'^- -J. M BIBLIOTECA ITALIANA GIORNALE LETTERATUKA SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. TOMO XVIIL AiSTNO QUINT O Aprile , Maggio e Qiugno. 1820. eve/. jx>. <-/::■:■/ r/-f a icr: MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE Contrada del Monte di Fieta n.' 12$^ Casa Caj dirimpetco al £o>go Nuovo. lill'lLRlALE REGIA STAMPEUIA. // prcscntc giornalc, con tutti i volumi precedenti, e posto sotto la salvo guardia della Legge ^ esscndosi adcmpinto a quaiito essa prescrive. BIBLIOTECA ITALIANA cA?ptii^ 71020. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Saggio suit Uomo. Epistole dt Alessandro Pope tra- dotte da Micliele Leoish. — Parma , 1819 , coi tipi Bodoniani , in 8.'' di pag. xvi e it^o {splen- dida edizione in carta vcUna ). J_JA. parte poetica in cui T Italia e plu povei'a di cose oiiginali e certamente la didascalica filosoHca. I Frances!, gF Ingle si , i Tedeschi sono piu dovi- ziosi di noi. Dobbiamo quindi sapere bnon grado a quegli scrittori Italiani , die trasportando nella no- stra lingua le ricchezze straniere , vengono cosi in quaU'he nianiera ad accrescere il tenue nostro pa- triinonio. II Saggio sulV Uomo di Pope e uno dei piu distinti pocmetti di questo gcnere die vanti la letteratura di tutte le nazioni: « la piu sublime filosolia , e la poesia piu nobile si danno in quel poenia amiclievolmente la mano , e in disusato vin- colo graziosamente s' uniscono a tessere una ^loriosa corona alP immortale Pope. L' estro e il favore della poesia mal soflrc i ritegni e le tiniide cautele della ^ SAGCIO SULl'oOMO, DI POPE, sevrra metafisica , ania tli spaziavsii e di volare li- l)roprio canipo anclie la dove non e sparso di spine ». Avrenimo desiderate che il traduttore nella pua prefazione non lasciassc ignorare ai lettori lorigine di questo poema, P amicizia di Pope col celebre lord Bolinibroke , il quale somniinistrd i TRADUZIONE DI MICHELE LEONT. 5 materiali al poeta ; avremmo anche desiderato di qui trovir riportaio il ^iudizio del celebre Johnson, la cni autorita ha tanto peso in questo 2;enere di la- vori letterarj , e il trad.ittore pnteva farlo tanto piii volenti ri, in qnanto che noi gli sarebbe vStato dif- firil'^ di ribattere molte critiche fitte da quel cele- bre letterato, animate sempre dal pregiudizio e dalla passione dove si trattava di opere d' uomini di re- ligione diversa da quella professata da lui. Abbiamo trovata poi soverchiame;ite modesta la reticenza del tradnttore intorno alle traduzioni di qnesto poe- ma pubblicate prima della sm. Certamente e»h non poteva lodarle, e piuttosto che biasimarle ha pre- ferito il silenzio. In fatti se sospette sono ne' tra- duttori le lodi del loro originale , niolto pin so- spetto dcv' essere il biasirao delle traduzioni che precedettero la loro propria. Noi suppliremo al si- lenzio del sig. Leoni dicendo che ne conosciamo gia cinque. Due in prosa italiana e tre in versi sciolti, cioe una del Castiglioni, un'altra del Gerretesi e la terza deirAdami. II Castiglioni (Giovanni) era un professore di matematica nelF Universita di Utrecht ; la sua traduzione e letteralissima , anche troppo , e verso per verso ; ma manca d' ogni sorta di nuniero e di eleganza poetica. Quella del Gerretesi e al- quanto pin libera , ma niente piu elegante. Quella dell'Adami e soverchiamente ridondante e proUssa, e devesi piuttosto chiamax-e una parafrasi che una traduzione. Essa pare anzi fatta piuttosto dalla tra- duzione francese che dair originale inglese. Quella del sig. Leoni tiene la via di mezzo tra Tarida bre- vita della prima , e la frondosa ridondanza della terza , e possiamo con verita asserire esser quella la sola nella quale si possa ad un tempo gustare le bellezze della poesia e la recondita filosofia del- r autore. Abbiamo gia dato uno squarcio della tra- duzione del sig. Leoni nel torn. Xll , pag. 339 , di qupsta Biblioteca prima ch' essa traduzione fosse fatta di pubbiica ragione; chiuderemo questo breve 6 s.VGOio sttll'uomo, di pope, articolo olVrendone nn akrn srfnaroio a' nostri let- ton. Scegliamo il princi|»io della epi«tola IV che tratta della felirita. 1/ autore cominria con un' apo- stiofe sommnmente poetir a ; espone le false idee che molti si f.iiino flella felirita; mostra che essa e fatta per tiitti ; che noa puo consistere ne' beni CRteini , e che se pure ipiesti contrlbiiissero alia tlisua.iia2.1ianza ilella contcntczza , la speranza, fc- drlc- c(iinpa:Mia del'.a jxnerta, e il timore insepaia- bile dalle rirch^'zze scivirebbero a restituirne le jui- librio. La felii Que cliacun examine sa pensee. II la trouvera toujoars oc- cupee au passe et a I'avenir. Nous ne pensons presque point au present; et si nous y pensons, ce n'est que pour en p'-en- dre des luniieres pour disposer I'avenir. Le present n'est jamais noti'e but ; le passe ex le present sont nos moyens ; le seul avenir est notre objet. Ainsi nous ne vivons jamais ; mais nous c'Sp^rong de vivre; et nous.^isposant toujours a eti'e heureux , il est indubitable que nous ne le serous jamais , si nous n'aspi- rons a une autre beatitude qu'a celle dont on peut jouir en cette vie. » Pascal, chap, xxiv, p. 103, i53. (l) Bella perifrasi per significare la felicita , stante che tutta quella, di cui siamo capaci , consiste in sensazloni o riilessioai particolari. (a) La virtii igaorata procura a chi la possieJe im interna pace; e, conosciuta, concilia una pace csterna cosli aliii uoinlni. TnAPTTZIONE m MICHKLE LEONI. II D' ogni ben ch' ei desia: fia (he gl manchi Sempre il bene migUor , di buono il nonie (iV Nel dare un saggio della traduzione abbiama vo- luto aggiugnere anche le note,colIe -niali il tradut- torc ha rrediito bene di corredarla, perclie i nostri Itt- tori possano concepire un'idea giusta del modo col quale e fatto questo lavoro. Non nianca ora die di dare nn saggio delle tre altre traduzioni da noi ac- cennafe, perrhe si possa fore un confronto tra esse e quella del sig. Leoni. Traduzione del professore Qlo. Castiglioni. (2) Felicitade ! Oh nostra scopo e fine ! Ben , contento , piacer , qual sia suo name , Oh nnn sn che di piii , che tragsi etcrnt Sospiri ; ondp soffriani la vita , osiamo Morir ; senpre vicin, sempre ohre a noi. Visto o doppio o mal note al folk , al saggio. Pianta cel^stp ! Se quaggiii cadesti , Dinne , in qual suol mortal crescer ti degni ? (i) « Tous ]es homines sont niembres de ce corps; et pour etre heuveux , il faut qu'ils confoniient leur volonte particuliere ii la volonte universelle , qui gouvenie le corps entier. Cependant il anMve souveut que Ton croit etre un tout , et que ne se voyant point de corps dont oa depende , i'on croit ne dependre que de SOI , et Ton veut se faire centre et corps soi-meine. Mais on se trouve en cet ^tat conime un nienibre sepai'e de son corps, qui n'ayaat point en sol de principe de vie , ne fait que s'e- garer et s'etonner dans Tincertitude de son etre. Enfia quand on commence a se connoitre , Ton est comnie revenu cbez soi ; on sent que Ton n'est pas corps ; on comprend que Ton n'est qu'un membre du corps universel ; qu'ctre nienibre est n'avoir de vie, d'etre, et de mouvement que par I'esprit du coi'ps, et pour les corps ; qu'un membre s^par6 du corps auquel il ap- parrient , n'a plus c[u'un etre perissant et mourant ; qu'ainsi Ton ne doit s aimer que pour ce corps , ou plutot quon ne doit aimer que lui , parce quVn I'aimant on s'aime soi-meme , puis- qu'on n'a d'etre qvi'en lui , par lui , et pour lui. » Pascal, chap, xxix, p. 222, 223. (2) Saggio suir Uomo , di Pope , tradotto \n cinque linguc Suasbourg, chez Konig , 1761, in 8." li S.VGGIO SULL UOMO, DI TOPE Sbocci tu d' un i corf ai rai propizj ? S'i tu in le min- colle ^einne asci^staf Sei tu d' iillnr feheo fra i serti intesta ? O colta nclla fprrea innrzial mfsse? Dove crcsce ella? . . Ah dove non. cresce ella* S? i'ann e nostra inchicsta , la cultura S' incolpi , non il suol ; fisso ad un sito II vera ben non e ; per tutto trovasi , O in niun loco ; non e venale , e libera E i Re schivando , ainico , abita teco. — * Tradazione del Cerretesl. (i) O gran felicita lo scopo e il termine Dell' esser nostro! Ben , placer c e requie , Dolce contento , e alfin qualunque siasi 11 nome tuo ; quel non so che , cut suscita J sospiri, che son nei cor perpetui. Per la qual sopportiamo il nostro vivere , Ne si teine il morir ; sempre a noi prossiina, , O^nor da noi d'stante ; di continuo Cercata piii lontan di quel che sianc ; Al savLO e al pazzo oscurainente cognita; Pianta d' un seme, ch' ha dal del I' origine 3 Se discesa qua sei fanne conoscere Qual e quel suol, dow ti degni crescere ? Ti mostri tu animata dai piii lucidi Ra^gi di qualche Corte favorevole , O sei si'polti tra mctalli e gioje ? Coronata vd tu d' allor poetico , O ti troncb V acciar dclle battaglie ? Dov' e che cresci, o dove non puoi crescere? Quando sia mai la pena. nostra inutile , ^ la cultura non il suol , che mancane Quella felicita ch' e sol veridica Jn verun lujgo im nune non ascondesi , IVon e in niun sito , e da per tutto trovasi ; Comprarla non si pub; e meitre e libera, Luniii dai troni in Boli.nbrok ell' abita. — ■ (l) Saggif> 8uir Uorao tradnto dall' inglese in versi italiani da Giuseppe Cerretesi de' Pazzi Sigaori del Val d' Arno di sopra in Toscaiia. MiUao pressu Malitesta , ijSb , iu 8." TRADUZIONE DI MICHELE LEONT. l3 Traduziotie dell' Adami. (i) Bella felicita, tu set di ogni Ente , Che respira quaggiii, mobile, e fine : Quul nomc io potrb darti , onde ciascuno Ti ricerchi , ti siegua, e ti ravvisi ? Tranquillita , piacer , pace, dolcezza Un non so die ti dirb in fin di grata , Di pregevol, che ogni uoni dentro al suo cuore Con perenne desio chiama , e sospira. Tu set , la cui speranza adulatrice Forge lena , e riitoro ai petti umani Contro i colpi di morte , e del destino : Fisso e cangiante oggetto , a cui son usi Rivolgersi a vicenda , e saggi e stolti Con formarne ciascun quella confusa Iinmagine , che a lui sembra piii vera. Tu sempre a not vicina , in quel momenta Ch' altri crede fermarti , allor ti involi: Fianta, che avesti origine nei deli, Se qui posta tra noi da man divina Degni di possederti anche i mortali Tu credi , addita lor in qual Regione Debbanti rintracciar , sotto qual clima , Forse tra I' opulenza adulatrice D' una corte con brio siedi fastosa ? Dalle di gemme, e di or ricche miniere Forse snrtisti ad abitar il mondo ? Forse sul margin di scoprirti e d'' uopo Del chiaro Fiume, che il Parnaso irriga, Tra quel saper, che incbria la focosa Immagi name fantasia dd Vati? O all' ombra degli allori, pnde la fama Fregiar promettc il crin d' Eroi guerritri ? Qual e il Regno felice , ov' hai la cuna , O quello in cui di comparir paventi ? Ah die qualor la nostra industria e vana, Onde tra noi fdicita germogli , (I) I principj della morale, ossia Saepio sopva 1' «on;o , tia- dfitto in versi sciolti italiani rial cav. Anton- Filippo Adami. Veoezia, 1790, in ^°, presso Pezzaua. b\GG10 SULL UOMO , DI POPE CCC. V arte accnsar si dee , non il terrcno ; 11 piu orribil sogginrno , il p'u giocondo Posson di. I pari a lei servir d' asilo : O gia inai non si gusta , e non si vede , O si trova egualmenTe in ogni lato. L' oro , quel seduttore onniputcnte Non ha sopra di lei forza , ed. impero ; Virtu, r aitrae , del merto si compiace ; E se le spnlle volge disdegnosa D(i Regi alle pompose altere corti , Nel tuo soggiorno , amico , ella si cela Per godervi in amabile ritiro Jl suo stabil ricetto , il suo riposo. 15 Intorno al mo do di dipingere aW Encausto degli an- tichi. Memoria del sig. marchese Haus di Palermo y comwiicata ul Direttore di qiiesto Qiornale, E NCAUSTO pingendi duo fuisse antiquitus genera constat, cera, et in ebore cestro ; donee classes pingi cepere hoc tertium accessit , resolutis igni ceris pe- nicillo utendi ^ quae pictura in navibus nee sole, nee sale^ ventisve corrumpitur. Plin. Hist. Nat. XXXV. Queste poche notizie ci vengono sonimiiiistrate da Plinio intorno ai tre modi di dipingere air encausto , dei quali i due primi , gia adoperati anticamente , forse non eran piu in uso al tempo suo , il. terzo rertaraente ancor si praticava. Ma perduta che fu in fine la memoria di tutt' e tre , alcuni letterati , desiderosi di far rivivere un' arte , che meritava piuttosto d' essere considerata come curiosita anti- quaria , s' impe2;narono d' indovinarla , e ad essi si unirono alcuni artisti , producendone de' saggi non del tutto infelici. Ora se io da nuovo imprendo a trattare quest' argomento , lungi dal voler richia- mare in uso un genere di pittura poco o niente a noi giovevole , non altro ho per iscopo che di distinguere un po' nieglio di cjtiel che si e fatto fin ora r un genere dall' altro per assegnar poi a cia- scuno il suo vero posto. Dovettero senza meno gli antichi al par di noi sentn-e il bisogno di procurar alle loro pitture a tempera una qualche difesa ed una durata maggiore ^ e crederono di ricavare questi vantaggi dalla cera; invenzione comunemente ad Aristide attribnita , seb- bcne Plinio la giudichi alquanto piu antica , chia- mando in testimonio le diverse opere tatte da Po- licleto , da Nicanore e da Antenore , e prinripal- mente quelle di Lisippo in Egina cui iscrisse il suo nome colla parola £i'£xav r elletto che senza smovere i colori, la cera "vi s' introducesse , e rendesse ad un tempo la pit- tura pin liicida e piu capace a resistere alT umido, o a!tra offesa del tempo. Sarebbe qui inutile Fav- Vf'i tire , che sebbene il pennello si adoperasse pei colon , non di mono V eucausto sia dovuto alia all' ENCAUSTO L.EGLI ANTIGHI. 17 sola cera. Per non avere bisogno di biacca , e to- gliere alia cera quella viscosita che non fatilinente ammette i colori a tempera o a miniatnra, un altro artista ancor vivente crede piu opportuno di ag- giungere alia cera una resina parimente bianchis- sima, e solcata in poi con sottilissime linee ondeg- gianti la sua piastretta,a quel niodo che chiamano i Francesi guillocher ^ la pose sopra un discreto fuoco, dopo che T aveva dipinta in miniatura; ed io stesso vidi poscia che immersa piu volte nelT acqua punto non ne pati. Or se air uno o alV altro luetodo sia state simile quello tenuto dagli antichi , molti altri accorgimenti e molte cautele uopo e di sup- porre che da lore si osservassero , le quali cose non potevano essere suggerite che da una lunga pratica. Percio dopo Aristide vicn nominato Prassitele da Plinio , come qiiegli che raiglioro V invenzione. E forse mai, fuorche da pochi, si seppe scansare ogni sorta di pericolo ; e quindi avvenne che non tutti i pittori in tempera si servissero ancora delP en- causto , siccome tra noi dopo P invenzione della pittura ad olio, quella di semplice tempera non fu abbandonata. Passando ora all' altro encausto che sulP avorio eseguivasi col cestro ^ ossia pezico/o , molto rnaggior ditlicolta si presenta innanzi a clii pretende spie- garla , essendo pienamente sconoscinto questo stru- mento , il cui nome , sebbene ricevuto ne' nostri lessici , non vien interpretato da alcuno scrittore , e suir autorita sola di Plinio si appoggia. Che ncp- pur qui sia intervenuto il pennello e stato avvertito di sopra, e altresi chiaramente si dimostra da uii altro luogo di Plinio ( XXXV , 40 ) ove noniina , forse per la rarita del latto , una pittrice chiamata Lala di Cizico , che liori in Roma al tempo di Varrone , ed uso a dipingere tanto col pennello , quanto sulP avoiio col cestro : ct peniclllo piiixit^ et ill eborc cestro. In un luogo sovente citato di -. Bihl. Ital. T. XV III. 2 l8 INTORNO AL MODO DI DIPlNGERE Plntarco de Sera vindicta Numinis vien rlferita la storia d' un uomo di mala vita , che precipitato a caso dalFalto d'una fabbrica cadde in deliquio, du- rante il quale , trasportato quasi neir altro ninndo , jvi cbbe a ved: re i varj castiglu che soffronn le anime ree e nnlvage , dal quale spettacolo volen- do&i sottrarre fa rattenuto da una donna di stu- penda iigura e grandezza. che gli si avvento contra portando in roano una bacchetta infocata , come si nsava da' pittori di storie ( pa^^LOV tl QffTrep pi ^oypa(pOL ^laTTvpov) per imp^imergli maggioinnente ]a licordanza delle cose vedut--. Al nruno aspetto sembra poiersi ricavare qualihe lume da qucsto gtrumento addoito come famigliare ai pittori , ma io stimo (he altro non fosse < he una stecca abbru- stolita uella sua estremita, colla (juale pur oggi so- ghono disegnarsi i cartoni , cjo che per cevto non produce ima pittura all' encausto ; e cosi questo luo2;o ci las'ia uella medesim \ oscurita. Rivolgendo per altro i nostri sguardi ai pochi avanzi antirhi d'avorio troviamo una tavoletta con- servata in Roma presso mnnsignor Casali , ove si veggono diverse figure intagliate , ed i cavi del- r intaglio riempiti di vario colore quasi a tpiel modo, the si facevano una volta le opere di Niello che diedero origine alle nostre stampe. Non parlero di molte tavole di bronzo , che dairantichita ci ri- niangono, e sulle quali veggonsi incise le leggi ed i decreti de' Magistrati , ne di alcune altre con in- tagli di ligure , le quaU tutte mostrano che il bu- lino agli antirhi non fu sconosciuto , sebbene mai ecstrum o verlculum lo chiamassero. Ne potrebbe negarsi a questi intagU il uome di pittura che pro- pnamente ypapixij e nominata da' Greci , e che denota egualmente i disegni fatti a soli contorni, e le opcre colorite, siccome anro in latino i primi sono detti da Plinio linrarum ylctaros. Ma comuoque siasi, niancando in quelle opere il fuoco, primo requisite deir encausto, ncppm' esse soddisfanno al nostro in- ttiuo. . . _ ALL* ENCA.USTO DEGLI AKTICHI. Ip Potrebbe forse immagin^irsi da talano che gli an- tirhi si fossero serviii di stili d' arciajo infocati per punu'ggiare sail' avorio i contorni delle figure, e cosi purr per ombrt-ogiarle, come si fa colla puuta del pennillo nelle musiature; e questi punti avreb- bero ve: amente lasciate tracce indelebili , e meritato il nome d' encausto : ma per tacere che Y acciajo avrebbe perduto la sua tempera, raffreddandosi ogni niomento lo stile, e dovendosi cambiare con un al- tro , si sarebbe certamente ratYreddata anche la fantasia delP artefice, e V opera sarebbe in tine riu- scita si tediosa, languida e stentata che aiuno T a- vrebbe intrapresa per la seconda volta. Blolto piu lontano dal vero anderebbe chi per ispiegare il secondo genere d' encausto volesse ri- correre ai lavori di tarsia^ ovvero de' legni di vario colore, commessi insienie , t quali fo mestieri tal- volta di tenere neir arena infocata per far loro pren- dere una tinta piu scura, ed adoperavU cosi per le ondire. In tai lavori interviene bensi accidentalinente il fuoro, ma non vi ha luogo uno struraento che cestrum potesse chiamarsi E cosi all'incontro nelle opere di sgraffito^ le cpiali nel secolo XV e XVI , di artefici in 02;ni 2;enere fecondissimi, solevano ese- guirsi sulle facciate delle case e de' paiazzi , un si- mile strununto viene adoperato , mancando pero il fuoco. Cio non ostante non vogliam interaniente la- sciare iiidietro lo sgraffito, nia piuttosto addurne un nuovo metodo che cadde , non sono molti anni , in raente ad un forestiere in Roma , non tanto artista che amatore delT arte. Essendosi egli proposto di fare disegni simili a quelli a fuliggine , ma piu dii- revoli assai, uuse una tavola d'avorio con un ccrto grasso, il quale, posta poi sopra il fuoco la tavola , impedi che qucsta potesse bruciarsi , e al tempo 5tesso si cano;i6 in una tinta scura non perfetta- mente nera , che coprendo tutta la superfioic della stessa tavola passo pure alquanto indentro. Ivi con un ago dilineo prima i coxitorui , e poi con altri aO INTOKNO AL MODO DI DIPINGERE ferri radendo, ossia, sgraffiando ov'era uopo, tolse via pill o meno la tinta scuia, al line di produri'e le ne- cessarie embie e le mezze time, ma scopri intera- niente il bianco d'avoiio per serviisene pei lumi ; e per tal niodo fece nascerc piccole pitture a chiara sciuo Jiraziosissinie e iudeK bill. Sono debitore di questa iiotizia alia gontdezza del sig. cav. Gh rardo de' Piossi , nome eorualmeute caro alle IMuse clie alle arti belle ; e se convicn confessare che tal sorta di pittura adempisca tiittc Ic condizioni che V encausto sulPavorio potesse ricliiedere , conviene avvertire aiicora che il suo autore non vi fn indotto dalla lettura di Plinio ; ne allora si trovo ia Roma chi r avesse considerata come xm arte praticata antica- mente ; e percio egli forse non ebbe imitatori. Or sia che le congetture finora proposte intorno iii due piu antichi modi d' encausto non del tutto s' accostino al vero , sempre resta indubitato che il sccondo , praticato sulV avorio, non era adatto che a*" piccoli lavori in chiaro oscuro, e il primo selibene applicabile ad ogni sorta di pitture in tavola , ser- \iva solo a difesa, ossia lorica della medesima. Resta a considerarsi il terzo rnodo che ric hiede pcnncUo e colori nieschiati con cera , e disciolti dal fuoco. Ebbe questo la sorte di attirarsi di prefercnza Tat- tenzione de' moderni , e il maggior impegno a ri- produrlo con saggi , dei quali pero piu felici eran quei che in altro modo aveano liquefatta la cera < he col fuoco, onde neppure propnamente potevano chiamarsi encausti. Ma appunto un tal geuere d' en- causto il piu da iioi ricercato e stato presso gli an- tichi tenuto in pochissimo conto, cio che pure vieii dimostrato dalla sua origine, dovendo essa scrvire di un debole riparo contra Y azione del sole , e del sale marine per le grossolane pitture delle navi da guerra , e piu ancora perche a' tempi di Plinio fu dcgradato fino alle navi da trasporto : ( Cerce^ dice Plinio in un altro luogo , tingwitur eisdem colorlbus , ftltcnu iHuledbus gciierc^ sed clussibiLs familiaii , nunc all' ENCAUSTO PKGLI ANTICHt. 21 edam onerariis. H. N. XXXV ^ 3i). Ma a qual segno sia stato stimato ignobile e rueschino, sopra tutto ap- parisce da quel clie egli narra di Protogene e cli Era- elide celebri pittori deli' antichita , i qiiali prima di accjuistarsi fama con altrc opere , dalla necessita fu- rono costretti ad impiegarsi in qaesto vile mestiere. Varrone nel libro III , cap. penultimo de R. R. pa- ra<»"ona le grandi piscine che avevano i nobili a siio tempo, divise in tanti ripartimenti quante erano le diverse sorti di pesci che vi si conservavano, coUe casse di questi sordidi pittori in egual modo ripar- tite secondo la varieta de' colori ; ed io m' immagino che i colori tratti di la, e disciolti in caldaje, si ado- perassero con pennelli grossissimi a guisa di scope , per tingere piuttosto che dipingere navi e navicelle d'ogni sorta; e se occorreva di aggiungere su quel campo qualche figura grottesca, o di colorire i tu- telari Dei , che scolpiti si affiggevano alle prne , e percio D'u pied sono chiamati da Giovenale , cio egualmente con grossi pennelli di setole si eseguiva. A che pro adanque tal sorta di pittnra cui siicnes- sero il catrame , e la fasciatura di rame , vorrebbe oggi applicarsi a gentili opere in tavole piccole , con discapito di quelle dolci velature e di que' pas- saggi di tinte che producono 1' accordo , e sono il raaggior pregio del colorito , non permettendo quella pittura grossolana altro che tocchi larghi e forti ? Dal primo genere d'encausto, come sul priacipio fu da noi descritto, nac({ue molto piu tardi un altro nuovo genere che potrebbe dirsi il quarto, e in tanto diffensce dal primo che al di sopra , non al di sotto si stendeva la cera liquefatta. Fu introdotta questa nuova maniera per difendere contra i venti, il sole e Tumidita le parcti delle fabbriche poste in luoghi aperti , particolanncnte quando queste pareti eraa tinte di minio. Vitruvio, il quale sembra esser stato il primo a su2:2,erirla , cosi ne ragiona: Itaque cum alii muln , turn eUam Fabricius Scriba in Aventiuu 23 INTORNO At MODO DI mPlNGERE vuliiissrt habere domum clegaiiter expolitnm , peri- stylii parietes omiies indaxit minio , qui post dies triginta facti sunt invciiusto varioquc colore ,• itaqiie prima locavit iiiducendos alios colores. At si quis subrilior fuerit^ et volaerit miniuceum suum colorem retinere^ cum paj-ics cxpolitus, et aridns fuerit ^ tunc cernm punicarn pfutllo olio tcmperatam seta inducat; deindc postca carbonibus in ferreo vase compositis earn ceram apprime cum parietc calefacicndo sudarc cogat , fiafqiic ut perseqactur ; postea cum candila linteisque puris subigat , \iti sigua marmorca uite- scunt. De Arcliitct. VIII ^ 9. Piu brevemente , ma coHa stessa chiiirezza ne parla Plinio (XXXSll, 7). Sol's, atquc lance contaci.us inimicus ; reined' nm, ut paricti siccato cera punica cum olio liqurfucta setts itiducatur , iternmque admotis gallos carbonihus adu- ratur ad sudor em usque ^ postea candelis suhigutur ^ ac deincep^ linteis puris , sicut et marmora nitescunt. Da ambedue questi lLiosi,hi si rileva che una cosa simile gia precedentemente era in uso per dar lu- stro ai lavori di marino ; ed e questo il solo ge- nere d'encavisto, del quale abbiamo una piena e precisa descrizione. 11 vaso contenente i carboni dovca avere una sua propria forma per dirigere orizzontalmente verso la parcte il calore. Percio viene riferito sotto il nome di cautcriwn tra gli strumenti pittorici uel sesto libro delle sentenze di Paullo, e ne' Digesti. L, 17 De instructo ^ vel in- strumento legato, Parlandosi da Vitruvio e da Piinio di quest' ultima specie d' cncausto come utdissiina ne' luoghi esposti all' inclemenze dclP aria , e sopra parcel tiute d' na solo colore, non dovrebbe credersi che cosi fosscro trattate le pitture Ercolanesi e Pompejane esistcnti in luoghi chiusi , ove non ve ne era alcuna neces- sita. Quantunquc io sappia che in quel modo siano state ravvivate due di quelle pitture starcatc dal muro, e che con loro danno si ravvivino aiicora €on ispruzzarvi delP acqua o col verniciarle , pur» all' Ii!NC\oalo JJJiii>Ll Ai-iTIOHT. 2^ glwdlco esser mnlto pericolosa una t.^Ie operazione in an muro posto vertiraliiiente , obbligato con la replicata applirazione cli un fiioco vivo a sndare ed a soffrire lunglie stiofinazioni, specialmeiite quando le figure sul campo dipinlo a fresro soprapposte fossero a secco, Molto meno mi sembra probabile, cssere state esegiiite quelle pitture con colori misti a cera , cio die Pliuio espressamente chiama alie~ num parietibus genus. Oltre a cio cli sopra si e os- servato clie questa pittura non ammette altro che tocchi forti e larghi , ed assolutaruente ee -hide i dolci passaggi di tinte. Or scbbene c^vielle di Pom- pei e di Ercolano niostrino i loro principali lumi e le ombre con larghe peunellate , sono non di meno le raezze tinte apposte con lunghi e sottilis- sinii tratti, onde non saprei intendere come i colori a cera, ancorche non senza grave pcricolo di alte- razione , e non senza grande inibarazzo si fossero tenuti di continuo sopra i carboni accesi, non potes- sero subito rappigliarsi quand' erano coki con pic- coli pennelli , o certamente allorche toccavano il muro freddo. Tali passaggi di tinte die poi non si sfuma- vano con altro pennello largo c piu tenero, come tra noi si usa , molto a proposito vengono da Plinio (XXXII, y) nominati incisnrce, e tali vcramente ap- pariscono. Servivano essi ad umhras dlvidendas a lumiiie ^ e percio di prcfcrenza vien citato un az- zurro d' India, cui, per le carnagioni principalmente, abbiamo noi sostituito V okremare. Se siamo in vero al maggior grado obbligati a Plinio per le piu anipie memorie clie degli antichi artcli^i e de' loro lavori piii rinomati ci ha lasciato egli pressoche solo, dobbiarao parimeiite ammirare la grand' intelli- genza cliVgli sopra altii llomani da a vedere nelParte. Di questa intdlioenza sono chiare prove non podii vocaboli tecniei che fu costretto quasi a creare perche mancavano nel sue idioma ; e come ne ab- biamo gia veduto poco prima un esernpio , egli lo 34 INTORNO AL MODO DI DIPINCEIIE seppe fare ron particolare aggiustatezza e preci- sione. Nc citcro un altio die pure fa al nostro pro- posito. Ragionando del perfezionamento dclT arte presso i Greci , cosi egli si esprime nel libro XXXV : Tandem se ars ip^a distinxit ^ et invenit lumen , atqiie umbras , differentia colorum alterna vice sese exci- Tante ; delude adjectus est splendor , alius hie quam lumen ^ qnem , quia inter liunc ct lumen esset ^ appcl- laveruiit tonon , commissuras vera et transitus har- nio2;en. Ci voleva un delicato senso nelF arte per accorj^ersi quaiito una massa di lume posta a fianoo d' un' altra di ombra vaglia ad entrambe per iiivi- gorirsi scambievolmente , sirche pin acceso paja il iunie , c piu scura V ombra ; e generalmente , quanto un colore smorto faccia piu vivo comparir quelle clie gli e posto a canto. Quel che di piu aggiun- sero gli artisti quasi come un tuono intermedio al- r armonia dei colori , e percio tonos chiamato dai Greci , splendor da Plinio , non e da riputarsi giu- stamente posto in mezzo tra il lume e T ombra , ma piuttosto come un effetto prodotto dal primo suir altra. Comparando insieme la greca e la latina denominazione , forza e di pronunziare che vi sia inteso il rijiesso della luce , ben diverse dal lume generale ed originario , il quale percio deruatiio e detto dal Vinci , cioe quelle che imbattendosi in un corpo onibroso vien ripercosso da questo con tanto piu di splcndore quanto piu densa e levigata e la sua superficie. Quindi la bdla unione delle tinte , con altra voce tratta dalla musica , harmoge nomi- nata da' Greci, come appunto ancora da noi accor- damento y si ottiene per la massima parte da quei sottili trattolini di vario colore , sopra norainati ia- cisurac , ossia tugli da Plinio , e che riguardo al loro elTetto diconsi passaggi e commettiture. Non posso astenermi dalF addurre ancora , per con- cludere , un altro esempio di felicissime esprcssioni del nostro Plinio , quand' ci parla del modo di di- staccar una ligura dal sue canipo , e dice, le linee all' ENCAUSTO DtGLI ANTICHI. 25 esteriori benclie la oircoscrivano e la termlnino , sembrar devono di aggirarsi addietro della medesima, e mostrare , a cosi dire , quello stesso che vanno occultando. In qiiesta parte iion poco diflicile in cjuei tempi, che lo sfuniare non troppo conobbcro, cita Parrasio come sommo : confessione omnium in lineis extremis palmtm adeptus. Hocc est ^ prosiegue, in pictnris sunima subtllltas : corpora enim pingere^ et media reritm est qaldem magni operis , sed in quo multi laudem tulerint; extrema corporum facere , et desinentis pictures modum includrre rarum in sue- cessu artis : ambire enini se debet extremltas ipsa , et sic desiuere ut promittat alia post se , ostendataae etiam quae occultat. Lib. XXXV , 36. 36 jyionifi, Alicarnassco , dello stile c di altri modi proprj di Tncidide, dal greco per la prima volta in ita- liano recato da Pietro Manzt, con iin discorso del mrdcsimo sail arte Istorica. — Roma, 1819, /?rZZcf stampcria «le Romanis, in 4.° { A BlUano si veiide dal slgnori Fusl , Stella c Comp. in contrada di S. Margherlta. ) T ' J.^ opera di Dionigl clie contiene la critica di Tu- cidide , per gli importantissimi precetti che rarchiude, mcritava certaineutc una tradazione italiana, sir- come atta a promuovere i progrcdimenti de' giovani amatori drlla storia e della erudizione. La versione del sig. Manzl occupa solo 88 pagine , mentre iic ne comprende \\ discorso di Itii su Parte istorica. Noa potendo noi che commendare la traduzione per la esattezza e per la purita dello stile, faremo alciina parola di rpiel lango discovso preliminare. Delinisce cgli T istoria « narrazlone piu che mai » si puo veritiera di cose meniorevoli che soiio ■» accadiue . . . narrazione che coutiene la niemo- 3> ria delle azioni de2:li iiomini 55; con che esclude egli la storia del moiido , della natura e di tiute le cose naturali , che pure quel nome ottenne presso i Greci ed i Latini, presso Arlstotile^ Teofrasto e Plinio, e che scmbra a huona ragione meritarlo. Poco buena si trovera la scusa ch'' egli adduce , perche , die' egli, « S:; volessi appropriarla ( la definizione ) a tutte » altre cose, mi parria di toglierle gran parte di sua dignita » , come se non dignitosa fosse la sto- ria del mondo e dtlla natura. Divide cpiindi I'A. la storia in due parti princi- pali , in materia cioc, cd in parole. Egli ha ben ragit nc di dire, che la storia si vuol fornire dj materia nobilissima , evitando la narrazione di cose volgari e !e2;;riere che ne detiirpino la maesta cd il decoro •, che spczzare non si dcbbe il cor»o di DIONIGI ALICABNASSEO , ecc. 2f Hna interessantissima narrazione , ampl'tficando og- getfi o incoiicludenti o non relativi al sostanziale de'racconti, e the le cose bnsse e volgari , (jualoia sieno indisgiugnibili dalla intelligenza degli avveni- nienti , narrare si debbono colla discrezione , che la cognizione deir arte suggerisce. Ma una avvertenza ci scmbra essere stata dal sig. Manzi obl^liata \ e que- sta e che molte c<^sc basse e volgari, sebbene sem- brino in alcnn modo allontaiiarsi dalla dignita del- Tistoria, importaatissimc riescono tuttavia, rnassimc nelTistoria aiitica , per far conoscere ed illustrare i costumi delle eta e delle nazioni, lo spirito pubblico dei diversi periodi , in una parola per apnre il canipo alia filosofia della storia. Fondamento principalissinio deir istoria e la ve- rita, e qui dottameute 1' A. si fa a mostrare come la verita si guasti per ignoranza , per adtdazione , per odio , o aiicora per una specie di malignita sortita per cosi dire da natura. L'istorico/dee lo- dare la virtu, biasimarc i vizj. Pecca egli non solo dicendo il falso, ma anche omniettendo di dire il vero. Si propone la quistione, se lecito fosse il di- vnlgare eziandio i piu abboniinevoli eccessi, e quelii in ispecie che nuocono al costume. Opina V autore che air istorico vietato non sia il palesare le altrui rnalvagita •, raccomanda pero saggiamente la discre- zione , qualora si tratti di scelleraoigini di cosi turpe oscenita, che nuocere pos^a il palesarle senza freno di verecondia , al quale proposito riprende severamente Svetonio. 11 fine deir istoria e quella utilita , che dalla sola verita si concilia. Per giugnere all' ottenimento di quel fine conviene dare opera priiicipalmcnte alia filosofia , le di cui ])arti piu necessarie all' istoricp sono quelle che versano sulla politica e sulla mo- rale. La prima considera il bene di molti, la se- conda il bene di un solo ; quella £i conoscere i mezzi , per i quali un popolo acqiiista la felicita ; questa fornisce una piena cognizione dill' umana natura. Le sentenze adoperate con severita sono 28 DTONIGI ALICAP.NASSEO , utilissime alF istoria ; sono qiieste detti non di cosa particolare , ma di materia universale, nella quale cousistono le azioni dep;U iioniini. Le sentenze pero in persona propria debbono profferirsi con cautela e parsiinonia. L' invcstis^azione delle cagioni dejili avvenimenti non e propria del solo filosofo, ma si appartiene e/iandio air istorico. Passa cjuindi V A. a discorrere di tre studj nc- cessarissinii alP istorico , la cronologia , la geogra- fia e r astronomia. Si domanda, se sia lecito all'istn- rico digredirc dalla materia proposfa e andar facendo dcgli episodj ; T A. e d' avviso die si debbano pcr- mcttere queste digressioni , siccome necessarie per rendere pin chiare quelle cose, che altrimenti po- trieno rimanere oscure. Parlando delle concioni ., tratta pure la quistione se disdicevoli sieno o no agli storiri; e nfcrendo le ragioni che si adducoiio per escluderle , viene partitamente a confutarle , e dice che vitupcrare non si debbono per cio ne Livio ne Dionigr,^ sebbene Tacidide le concioni abbia om- messo iieir ottavo libro della sua istoria , scritto in eta pill niatura e guuliziosa , mentre alcun dubbio si e susritato perfino sulF autenticita di quel libro. EgU e d' avviso die porre si debbono le concioni neir istoria , ma in que^ soli casi nei quali dubitare not! si possa che sieno state prolTerite. Raccomanda q»iindi come utile e sostanziale air istoria la descri- zione de' caratteri ; ed indicate cosi tutto quello che appartenere possa alia materia , passa a discor- rere della clocuzione. Per iscrivere con eleganza I'istoria, necessario (' prima di ogni altra cosa lo studio della purita c candidezza della favella ; al quale proposito parla TA deir origine della lingua italiana , della genti- lezza alia quale la portarono Dante ^ Petrarca c Boccaccio, ed insiste perche lo storico la loruzionr ap;)renda nc'Villaid^ nt' Macchiavelli^ ne Guicciai dlni ^ nc Nardil ne' Farcld ^ ne Bemho , ne' Segiu , ed in altri somiglievoli. Non ci senibra pero ch; tutti quegli scrittori possano egualmeutc propors; DELLO STILE DI TUCIDIDE, 29 come modelli, cui lo storico debba conformarsi. Avverte quiadi giudiziosamente di cansare negli scritti que' riboboli, motteggi o proverbi, o akri idiotisnii , che disdicono nella traduzione di Tacito del Davanzati. Per ultimo raccomanda di atteneisi alle resole della "ir^'niniatica. Riguardo alio stile, avverte che questo confondere non si dee colle parole , perche queste essere possono conveuevoli, e tuttavia abbondare lo stile di difetti. Ln stile riceve in gran parte la sua forma dalle idee. L' istorico dee procurare d' esser chiaro , sfuggire le ainbiguita , non fare i periodi di troppa lungliezza, e non essere generalmente ne troppo breve , ne troppo dilTuso. Quattro sono le forme . di ragiouare pioprie air istorico ; la niagnifica , la tenue , la ve- imsta e la grave. Dj tiitte e quattro puo valersi con eloquente uiistnra , ma dee far prevalere la magnifica , che secoudo Demetrio Falereo consiste in dir cose e concetti nuignifici, proporzionati pero sempre alia cosa che si rappresenta. Puo ancora usare lo storico di parole straordinarie, come sono le metaforiche; puo servirsi del ragionare periodico e non disciolto, al quale proposito loda T autore il C. Alfieri , e mettere si debbono in ultimo le cose pill signiticanti ed espressive. Le hgure sogliono sempre gencrare magnificenza, tanto quelle de' concetti, quanto quelle delle parole. Loda r A. tra queste P antipallage , le mutazioni di caso , alcune ripetizioni inserite a proposito , le al- leiiorie che non de'>;enerauo in enii>:nu , le interro- gazioni , gh iperbati , t pohpteti ed akre sunili ii- gure ; e quindi con Lougino raostra come giugnere SI possa al sublime, Nota pure quali siend i vizj contrarj al niagnifico ed al subhm:? , cioe la gran- dezza vana e puerile , il fieddo e V affettazioae di grazia e venusta. Al genera tenue dice convenlenti la chiarezza e la faciUta , alle quali si oppone, die' egli , la nota vii-.iosa , che e V arida o gretta. Del genere o sia della nota giaye e severa abbisosLnano talvolta eli 30 DELLO STILE OI TUCIDIDE , CCC. storlri per riprendere e biasimarc le cose viziose e disoneste , tiel rhe gnindi csempj diede Tucidide \ a ([iiesta nota si oppone il suo contrario , che e r inderoro. Passa cpiindi F A. a ragionare di alcuni principali storici greci , latini e italiani, come ^i Erodoto , di Tucidide^ di Seiiofonte^ di Pulib'io e di Plutarco^ tra i primi ; di T. Llvlo , di Tacito , di Sallustio tra i se'oiidi ; dri Vlllaiii , di Gidcciardud , di Macchia- vello , di Davila , del cardinale BeutivogUo tra gli Italiani ; e tra i viventi annovera un sommissimo storico , die per alciine viccnde niena sua vita ia terra straniera. Questi tutti dice egli degni di essere imitati , e qiiindi si fa strada a parlare delP imita- zione, la qu le dee essere fatta in modo, che imi- taziono non a|)|>arisca. Alcune osserv azioni adduce per ultimo suIVutilita deir istoria, sulVauiore della medesima, projirio della uniana natura , e siil vantaggio che alia civile so- cieta ne ndorida. DalT istoria imparano gli uomini tatitamentt, come sojyo-etti sieno a moke s venture, e come riposare non si puo nel tran([uillo corso dellc cose del moudo. L' istoria serve altresi a pur- gare Tanimo, e sradicare quelle false opinioni che proprie sono di quasi tutte le nazioni ; in una pa- rola i pregiudizj nazionali. Pretcnde V autore che r istoria possa supplire ai difetti delT esperienza , iacc ndo conoscere le caginni , gli effetti , il princi- pio , il mezzo e la fine d' ogni cosa. Le ultime pagine di questo lungo discorso ver- sano intorno la traduzione flitta dalF autore della critica di Dionigi sopra Tucidide; recano alcune belle notizie di quelT illustre storico, siccome pure di Dionigi.^ ed un paragone tra quei due prestan- tissimi scrittori; e linalmente dichiara T autore, che il mctodo da esso tcnuto nolla traduzione e stato ([uello di rappresentare il senso piu che le parole. Egli non ha parafrasato, ma si e studiato d'imnie- desimarsi con fedelta religiosa ed esatta ne' modi di dire dell' origiuale. Zi III morte di un Parrocchetto. Traduzioae deW Elegia, VI del lib. II Amorum d" Ovidio. Al sig. Direttore della Biblloteca Italiana. u. N mio dottisslmo amico , di grave eta, ma di me'ite ancor tVrvida e robusta , ha volgaiizzata, giorni sono , T Elegia VI del lib. II Amorum d' Ovi- dio, In Morte di un Parrocchetto. E perche non e a mia uotizia die alcun Italiano ne abbia mai fatta la versione, e perche parmi clie si trovino in questa gli essenziali pregi dellu fedelta e delT eleganza , ho creduto ch' esser iioa le possa discaro di coacederle un piccol luogo ncl suo giornale , singolarmente iti un tempo, nel quale un simile uccello e pressoche diventato di moda in Europa. Oltre di die si fanno tutto di tanti elogi ed elegie ed epitaffj a p;ip;igalli moderni ( bendie forse mancanti de' pregi di qiiello d' Ovidio ) , die ha colore di glustizia e di cortesia il resuscitar la mcmoria di uno , il qual merito il lamento di quel tenero e immaginoso poeta. Firenze 6 aprile 1820. Morto e r augello , oime , degV Iiidi eoi ; II parrocchetto imitatore e niorto. Gite, o pietosi augei , gite frequenti Al fnnereo conipianto , e con le penne I petti pcrcotete , e il tenerello Capo seguate coUa rigid' unghia. Psittacus , Eois imitatrix ales ab Iucli« , Occidit : exsequias iie freqi enter , aves. Ite , piae volucres , et ilangiie pectora peaai» i Et rig«io teoerds uiijue uutate genae. 3a ,0 IN MORTE --: T(7 Quasi mesti' <;npei sien 1' irte piume -nd ttt DiveKe^ e, in vece dclla hinga tuba, *> Siioain<^ i vostri carnii. A che ti lag^ni 'T Piu , o Filomena , del rrudele oltraggio DelV Ismario tiranno ? Ebbero i iai , Col fin d< gli anni suoi, lor giu-ia meta.-»> Grande e pur hi di dolor cagione , T Ma antica omai. Del raro avigi 1 venite Alia fiint'bre miseranda pompa , Voi , clie librate in liquid' acre il volo ; Si, voi tutti, venite; e agli altri avante Geihi , o tortore amico. In voi Concorde Fix di vita il tenor ; lunga e tenace Sin ilV ultimo di la fede alterna. Tale a te , o parrocchetto , il tortor era ( ]\Tentre il concesse incsorabil fato ) , Quiil fn ad Orcste il giovane Foceo. Che pero questa fede , e che ti valse Raro color , ed ingegnosa voce Ne'varj suoni? e che, dal primo istante,. L' esser d' amor alia mia ninfa oggetto ? 1 Gloria infelice de' pennuti or giaci. Horrida pro nioestis lanietur pluma capillis ; Pro longa resonent caruiina vestra tuba. Quid scelus Ismarii quereris , Philomela, tyrauni ' Expleta est annis ista querela suis. Alitis in rars miserum devertite fuuus. Magna , sed antiqui , causa doloris Itys. Oiuaes qia liquido Iibratis in aere cursus ; Tu taaien ante alios , turtur aniice , dole. Plena fuit vobis oirrai coucordia vita, Et stetit ad iinem longa teuaxque fides. Quod fu't argolico juvenis , Phoceus Oreslae . Hoc tibi, dum licuit, Psittace , turtur crat. Quid tanien ista fides' quid rari forrua colorisi Quid vox mutandis ingeniosa sonis ? Quid juvat , ut datus es , nostrce placuisse paellas | Infelix avium gloria , neuape j^ces, \ ^^ ' DI UN PARROCCHETTO. S3 Tu ben potevi i fragili smeraldi Col bel veide oscurar, del rosso croco Tiato il punico rostro. In terra fabro Di pid simili voci a voci umane Augello noil fu mai : si ben torniti Con bleso suono proroinpean gli acceatil L'invidia ti rapi : non aspre guerre Movevi tu , d' una tranquilia pace Garrulo amante ; e lunghi giorni intanto E infin spess' anco alia stagion piu tarda Vivon le cotornici in fra le pugne. Sazio il poco ti fea ; ne ingorda voglia Di molti cibi in te vincea V amore Del sermon nostro : esca porgean bastante Soporoso papavero e la noce ; E ne spegnea semplice umor la sate. Vive edace sparviero , il nibbio vive , Che per V aria volteggia ; e della piova Presaga pica , e la cornacchia in ira Air armigera Pallade , ed appena Dopo la nona eta preda di morte. Estinto e quel loqiiace parrocchetto , Di mortal voce immago , elctto dono, Dono , che dall' estrenio orbe n' e dato. Tu poteras virides pennis hebetave Zinaragdos, TiQcta g»".ren3 rubro punica rostra croco. Men fuit in ten-is vocum siniulautiur ales : Reddebas bl»80 tani bene verba soao. Raptus es invidia : noa tu fera bella movebas : Garrulus , et placid.-e pacis aniator eras. Ec^e coturnices inter sua proelia vivunt: Forsitau et liiint inde frequenter aims. Plenus eras luiniiuo : nee pras sermouis amorc In niuUos poteras era vacare cibos. Nux erat esca tibi ; causssque papavera somni j Pellebatque sitim simplicis liuuior aqiise. Vivit edax vultur , ducensque per aera gyroa Miluus , et pluviae graculus auctor aquK. Vivit et arniifera; coinix invisa Minerva ; lUa quideni seclis vix moritura novem. Occidit ille loquax , huuijuaa; vocis imago , Psittacus, extreiuo munua ab orbe datum. mOl. Jtal. T. iVill. 3 IN MORTE Mano avnra anzi tempo i buoni invola , E rompion tutto il vitiil corso i rci. Di FiLicida il i'm vide Tcrsite ; Ed era polve Ettor , vivi i fratelli. A chc mai della timida donzella Ridir per lo tuo scampo i caldi voti , Che procelloso Noto in mar disperse ? II settimo volgea, che il di seguente Non avria mostro : e gia per ie la Parca Inoperosa senza ill si stava : Ke istnpidiron sulP ignava gola Le ust^te voci in pria : poiche la lingua IMoribonda grido : Coriuna, addio. S' erge frondnsa iu sull Elisio colle Di noreggianti lecci aha foresta , E d" erba eterna ovunque il suol verdeggia. La sede e cpiesta ( se alia lama credi ) De' volanti aniniai , che mansueti Niitron 2.1i spirti , onde i rapaci han bando. L' innocuo cigno e V unlca Fenice Si longeva , spaziando ivi si pasce : Deir ale variopinte il vanto spiega L' au2;ello di Ginnone ; e baci porge Dolce coloniba al ciipido consorte. 0]itinia prima f«;re uianibus rapiuntur avansf Implcntur minieris deteriora suig. Trisria rinllacyrla: Tlievsites fimera vidit : Jamrjue cinis , vivis fra'ribus , Hector erat. Quid lefrr.ini tiniidae pro te pia vota puellae ; Vota , procellcso per mare rajua Koto? Septiiiaa lux aderat . non exiiibitura sequentem -• Et sictbat \acua jam tibi Parca colo. INec tanien ignavo stupuerunt verba palate. Clau.avit ni( Udaque perpetuo tranirne terra viret. Si (jua fides dubiis ; volucruni locus ille piaruu- Dicitur, obscenie quo prohibentur aves. Illic innorui late pascuntur olores , Er vivax Plicenix , unica seiiiper avie. Ex|jll«/a//o^ I'imperadore M. Aurelio ando prA volte coU'armata romana e con numeroso seguito di persone iliustri nelP Uiigheria, dove sog- giorno lungamcntte e mori. Poteva dunque essere cola portato quel monamento dalla Grecia , o da Roma, come lo furono tant'altri delle migliori epo- che e dei migliori stdi deir arte , che nelF Uagheria SL ritrovarono. Converremo f.icilmente coir autore", clie picciole statuette mefa'liche si usassero come lari o penati ^ come arredi sacerdotali o domesti«^i, ed an-^ora che alcune se ne dedicassero nei sacrarj , v\AV interno dei templi , nei sacri luchi o boschetti, talvolta an- cora come statuette votive. Passa egli a descrivere il frammento, il qn.ile pero confessa egli stesso man- care di ronnotati archeologici , tutti forse essendo questi dall" edace tempo di^triitti. La testa e mal- concia dalla ruggine dei secoli , la destra mano e monca di tutte le dita, la sinistra gamba, non che quasi tutta V unita coscia , fu stacrata dal tronco della fi^ura ; ed a questa suppone Tautore, gratui- tamente pero , che annesso fosse alcun simbolo ca- ratteristico della sua rappresentazione. La sola msno sinistra , vezzos'amcnte atteggiata , offre un simbolo., cioe nn fiore o piuttosto il calire di un fiore , svelti essendo i petali , e questo T autore crede xin sim- bolo tra i moiti, coi quali Tantichita distinse la di- vinita di Venerc. Loda egli ben con ragione la squi- sita be'lezza delle forme, la venusta del carattere, la moUezza inarrivabile de' coutorni ^ la grazia no- bilissima delP attitudine, e tutti que' pregi che le opere onorano degli artefici greci, giunti felicemente a trovare il punto sino al quale e lecito alfumano ingegno di epignere T imitazione della natura , no- biiitandola. iSa 05SERVAZ10NI SOPRA UN FRVMMENTO 11 capo e adorno di utia ricca capellatura bipar* tita sulla frontc , ed arinodata negligenteniente alia nuca , il die convieue ad alcuna descrizioiie di Ve- nere degli aiuirhi poeti ; e da questo Tantore si fa strada a dedaniare un istaute contra la inoda del crine reciso ed irto , che le nostre belle per alcua tempo adottarono. Torna ei quindi al fiore , e sebbene rari sieno i monunienti in cui Venere si vegga effigiata con quel simbolo , alcuni tuttavia ne rammcnta , e tra gU altri unVirna del palazzo liarberiid di Roma, o Tan- tichissima Bocca dt pozzo del museo Capitolino , in j)ioposito della ({uale vediamo con piacere inserita una nota erudita e giudiziosa suUo stile detto Egi- netlcoj e finalmente un candelabro di marmo dello •tcsso musco Burberinl^ ed un' ara Gabina del mu- seo Chiaramontl , non che alcune gemme del museo di Firenze. DiHicile riesce Tindicare la qualita o la specie del iiore che la statuetta tiene nella sinistra ; ne I' au- tore riesce a dirne cosa alcuna di concludente , se non rintracciando nelF antica mitologia i fiori asse- Snati alia dea della bcllezza , tra i quali trova principalmcnte posta sotto la tutela di quella la rosa, benche dedicati le fossero anche il papavero, il ^iglio ed il pomo. Ncl fraramento tuttavia crede egli non potersi ammettere se non la })resenza di un tiore , mentre il papavero si da in mano a Ve~ nere solo in istato di fiutto o di capsula ; e per rio e2;li stabilisce che quel tiore sia una rosa , fa- ceudosi strada per tal modo a supporre, che forse il greco statuario alludesse alia sfida tra Amove e Vcncre , da alcuno scrittore antico rifcrita , a clii colto avesse maggior copia di rose. Studiasi egli per ultimo di determinare a quale dei moltiplici simulacri di Venere riferire si possa il frammento illustrato. Dugonto quarant'otto nomi o epiteti di Venere rarrolse con incredibile studio Larcher^ piu di cento quattro statue e sette piituie ANTIGO R\PPRESENTA.NTE VENERE. "S^ egli giunse a distinguere nelle opere degli anticlii classici. Tra tutti que'' moaumenti alcuno noa se ae trova, che richiami Videa del presente fraramento , per il che egli diibita che o di tutte le fogge , nelle quali gli artefici etGgiarono le varie diviaita, non siasi fatta menzione dagli scrittori, o perdute si sieno le opere loro , che ad una foggia particolare, e forse a qnesta si riferivano. Parla per ultimo dell' antica doratura di cui la statuetta conserva tuttavia mani- festi vestigt, deir uso e deir oggetto della doratura presso gli antichi ; e conchiude essere forse quest«> un antico lare o penate , o nn-^he piu probabilaiente ua idoletto votivo , lavoro di greca mano , rappre- sentante la dea della bellezza con attributo presso che insolito. > Degna di lode e certaniente questa illustrazione, dalla quale moke notizie possono raccogliersi , uti- lissime non solo per la scienza antiquana , ma an- cora per la storia deir arte. Non dissiraula 1 autore nelle ultime pagine, che il di lui opuscolo potrebbe dar luogo ad alcune osservazioni e disamine. La prima cadrebbe forse sulla attribuzione fatta di que- sto monumento a Vcncre , cui non viene aggiudi- cato da alcuu attributo, quello eccettuato del fiore che a moke divinka ed a molti akri personaggi mitologici riferire si potrebbe , anzi che a Venere stessa. La fjg-nra e nnda iiiteramente, e la s;amba sinistra mancante sembra dover essere rialzata , co- me lo mostra akresi la piegatura del corpo, il che farebbe supporre un' attitudme di ninfa scherzosa , di danzatrice o di baccante , alle quali tutte non disconverrebbe Tavere nelle maninn fiore. Ma aquesta osservazione potra facilmente rispondere T autore col soncorso deir estetica , accennando che solo a Ve~ nere converrebbe la inarrivabile veausta della figura medesiraa. 40 ^?i-»-v-^ jT^i T"rn'>r?T'>^T.T-'?rTO'--- — - ■ ■ i • • ■ ■" ■ 'I'" TtifK»-; oiinivj onnR Jl< i(> -.'..airrr, Memorie sc'ientifiche e letterarie aelf4i^neg di Tj'e^^ viro. Vol. II in 4.° di pag. lxxxiv. e 3ia,-— ,f^e/iezia , 1819, presso Fra.icesco Aiidreola^y^U' ppografo della proviiicia di Treviso. ; _. , p .-.-^-,- VjoMiTsrcT^. il volume con un dixcorso pronunziato dal segretario perpetuo Ghirlanda nella sediita straoi'- dinaria del di i3 liiglio 1819, alia quale inter- vemie il socio onorarlo lo scidtore Canova. In esso si pari » (lella crezioiie e de' ])rogrcssi di quel corpo arcademiro, e si acrennano i graadi menti dei so- ci , detti concittadini , Canova , Mengotti , e Scarpa. Sejjne la relazione di parte dei lavori fattl dii' rante V anno accadcmico i'6\6-\^\'j del prof. Pezzl. Si acrennano due memorie mediche, Tuni sal tifo del dott. Fabris , 1' a'tra sulV attuale tratramento dei pellagrosi del dolt. Zava. Nella classe delle let- tere P arcademico Bianchetti tratto deila eloquenza ctemporauea dei libri , e delF entiisiasnio , ben di- stinto dal fanatismo ; il socio Bastasini prese a di- scutere se gli scrittori italiani debbano prendere ad imitare nella locrtzione e nello stile le voci c le ma.' niere dei classici del secolo XIII. , come e d' avviso il Cesari , oppure quelle de classici piu vicini a noi , come pensa Francesco Maria Zanotti ? e si mostro del partito del secondo; il conte Amalteo in una disserta- zione della libertd concessa alia locuzione italiatia da^ gli accademici della Crusca^ credette d'imporre silen- zio a tutti i contendenti ; V ab. Tavani presento una traduzione in versi della 111 Satira del 11 libro di Orazio ,• rarciprete Dnlmistro nn sermone sulla scou' venienza d"lle azioni di pareccJd col'e loro dottrine\ il mnrch. Bernardi alcnm Quadri Virglltani , cioe passi piu luminosi di Virgilio , ropiati rol penneUo del. Tasso. Nella classe delle arti una dissertazione MEMORIC SCIENTIFICHE E LETTERARIE , CCC. ^t ^ola storicb-filo'solfica sul teatro italiano vedesi pre^ sentata dal co;ite Allegri. Di altri lavori fatti nel cors > di cjueiranno reiide conto il segretario per le scieaze signer Amalteo , cioe di alcunfe osserva-i' zioni mediche istittiite dal dolt. Liberali sidV indu- ramenfo del tessuto ccllulare ; di altrc fatte dai me- dici Qhirlanda e Pasqnali sul tif) ; delle esperlenze dair ab. Costantini istituite siilla pretesa manaa caduta 8U2.1i alberi , die eg!i riferisce al Cherme^ del Linneo ; di altre sulF ingrasso dei terreni tlel-- r arciprete Crico ^ il quale ha pure aanuaziato Tin- gegnosa industria di un suo villano nA sorprendere e distruggere i toiii di caaipagna ; dei cenni stati- stic! ed economici sopra Li proviacia di Treviso del d tt. Arrigoni , e di ua n lovo metodo per ri- solvere le equazioai deteraiinate di 3.° e 4.° grado proposto d il prof. Cardinali. Si accenaano pure sgttQ gli anui 1817 e 1818 un discorso sulla fantasia del- r arciprete 5oZc?afi , "altro del signor Fregonese sul modo di rendere piii accostumati e piu probr i ser- vitori; una dissertazioae del prof. Racchetti suUa cansa priacipalissima del ritardo posto ia Italia alia riforma del codice penale ; altra deir ab. PoUaii" zani sulla situazione della citta di Betulia ; un com- pendio di parte della storia Veneta del cav. barone Porro e una dissertaziime del canonico Rossi in- torno ad alcuni titoli malamente attribuiti ai Vescovi di Treviso. Per ultimo si accenna 1' artifizio col quale certo Balbi si occupa di togliere dai muri i dipiuti a fresco, e riportarli ia tela, il che, dicesi, ese- guisce egli coa somma facilita, con esattezza e con poca spesa, operando anche sulle superficie curve; notizia che puo riuscire iniportante a chi si occupa ora in Milaao di questo non nuovo artifizio. Una no- vella nella favella antica di Fiesole less^e il conte Tomitano , ed i socj Crico^ Lazzari ^ Soler e Buffo gU elogi prescntarono di letterati o di artisti ni- zionali; della pellagra tratto ancora in qnest' ultimo periodo il Marzari; della inutilita delle suiliimiga- I^j, MFMORIK JCIENTiriCHE E LETTEU.VRIE zioni il dott. Meiieghetti; del contagio petecchiale trattarono i medici Pasquali e Carretta ; il dott. Beiwenisti parlo di una febbre da esso detta go- nalgica^ o sia iiitermittente ad un ginocchio ; pre- sento il prof. Pezzi i suoi elementi di Antropologia coniposti per gli ediicatori e per i loro allievi ; si occupo di naovo 1 Arrigoni della popolazione della pr >vincia di Treviso considerata nelle sue relazioni coUa statistica ; tratto della nioueta il conte Revedln, e dei mezzi oade evitare la sproporzione della mo- neta erosa alia liua , coiitraddetto ne' suoi divisa- meiiti dairaccademico Ferro ; scrisse U signor i'Va/z- cesco Negri uaa dissertazioiie sopra Dionisio Ferie- gcte e sopra il suo poema sul giro della terra ; tra i letterati alcum iinpugno Y opiiiione del conte Perticari che la favella tramutisi eternamente; Tab. Barjiardi canto le glorie delF architettvira, e i pro- digi di Dio Fola alcuni versi consacro alia malin- conia , e \ arciprete Moaico railegro la societa coa un rapitolo intitolato il Queriio , poeta cortigiano , e builbne di Leone X; alcuni altri elogi si presen- tarono , ed il dot tor Bianclietti quello intraprese del Filangeri. II. Sulla intelligenza d' un passo di Vincenzo Sca- mozzi. Memoria del signor Francesco AmaUeo. II passo illustvato trovasi alia pag. 827 della edizionc di Venezia (\c\\' Albrizzi 1714, e versa sulla pian- tagione degli alberi in quincunce. II ragionamento deir autore sembra giusto ed ingegnoso ; ma non puo farsi ben conoscere senza il soccorso delle fi- gure unite alia memoria. IV. Sopra il disboscatnento dei monti. Memoria del signor Jacopo Filiasi. Si oppone egli al princi- pio , che le piene fluviali sieno divenute pin tre- quenti, piu alte , piii celeri dopo il disb »scamento de' monti , e la distruzione dellc eelve ; dice che per quest© inverso non trovasi V ordiiie delle sta- gioai , e su questo si estende con erudizioiie gran- dissima , rimQataado sjno a Scimno Chio e agU DETX' ATENEO DI TREVISO. 43 altrl anticlii geografi: mostrasi poco persuaso della creduta g;^"!!^^'*'^ estirpazione dei Ijoschi Alpini , e forse troppo persua'^o si fa vetlere del rapido in- crcmento degli alberi. Molto dottamente discorre deli' antica condizione del Po , della fbrmazione an- tica delle pianure , della sminuita altezza delle raon- tagne, del rialzamento del fondo dei fiumi italici, e specialmente di quello del Po, deirOlio e deirAdige, e della poca o nissuna relazione che il disboscamento de'inonti puo avere col lore ingrossamento. In una appendice tuttavia arrera alcuna limitazione alle massime esposte , e sembra far voti per la conser- Vazione de' boschi •, accennando altresi che il mo- vere la terra sui monti o il tagliarne i boschi puo far nascere alcuna alterazioae nelF acque da quelli provenienti , e conchiude che non si deggiono era toccare le selve sui monti , e nemmeno nelle pia- nure , sebbene impugni che questo recato abbia alcun danno ai fiuini. V. Della agricoltura Trivigiana. Secondo saggio storico del signor dott. Agostino Fappani. Ella e questa la continuazione di uno scritto molto esteso, e che puo riuscire di grandissima utilita a quella provincia •, in questo secondo saggio Pautore, dopo avere esposto alcuni principj e regole generali della coltivazione, tratta della cokura de' grani, de'prati e de'foraggi, degli armenti , delle viti e dei vini, delle coUine e dei monti , dei boschi e degli alberi, dei bachi da seta e dei gelsi , degli stromenti ru- rali , dei georgici di vario argomento, e finalmente dei promotori delP agricoltura trivigiana. I primi articoli sono trattati non solo coi lumi agronomici, ma ancora con molta erudizione , e si fa spesso ricerca degli scrittori agrarj trivigiani ed anche ita- liani in generale, dei quali si annunziano altresi al- cune opere manosciitte. XI. Dell' iiso presso gli nntichi di legare i marmi col legno nelle grandi fabbriche. Memoria del pro- fessore Giani, Si combattuno in questa due propo- 44 MEMOTIE SCIENTIFICUB E LETTEIIVKIE sizioni del coate Cicognara, V una die al sig. Dodwell sia dovuta la scnperta del modo con cui gli antichi connettevano alle volte le pietre con pei'ni di lea;no piuttosto che di metallo ; T ultra che dagli antichi da- vasi la preferenza al legno , perche i fulmini non fos- sero attratti dai metalU; e T autore della memoria si studia di provare che ben conosriuta era la pretesa scoperta del sig. D idwell ^ perche la cosa viene dilFusamente esposta nt;)!' architettura AqW Alberti ^ e che d legao al ferro dagli antichi si preferiva , percjie fosse piu durevole , scegliendosi sovente il cedro , come qnt^lo che godeva faraa di eternita. XII. Cenni statistici sulla provincia di Treviso. Blemoria del sig. dott. Renato Arrigoni. Memoria bella e pieaa altresi di dotte ricerche 5 importan- tissima per que'la provincia. XIII. Osservaziorii intoriio ad una iscrizioiie greca del mmeo veroneie. Memoria del sig. Francesco Ne- gri. Questa iscrizioae era gia stata pubblicata da Maff'ei^ e da piu di sei altri -ivanti di esso , seb- bene egli ne citi sei soli. II Negri , in occasione di questa iscrizione posta in venJita da un antiquario in una lamina spuria di piombo, ne riassume Tesa- me,recando tutte le opinioni d \i detti scrittori por- tate sulla medesima . ed aggiugnendo le sue osser- vazioni. Parlasi in essa di rerto Teofilo Aatiocheno, Melanoforo , che alcune pitture fatie anche alF en- causto, ed in alfro modo, che l.iti.iamente i\ Maffei ha tradotto paxillos, dedica a Serapide, I side ^ Aiuibl ed Arpocrate. Dice T autore in 'erto a quale p:iese 1' iscrizione appartenesse ; spiega il pastoforio per abitazione de" pastofori o tcdamiferi , che il talanio . o tabernacolo di una dea portavano nelle proces- sioni -, piu difficile trova a spiegirsi il signiticato dei melanofori ., portatori^di cosa nera , che egli crede forse coperti di nere graniagl.e o di vesti tene- brose. Parla quindi delF intonaco , che dalla iscri- zione vieue rammeutato come prepar \torio alia pit- tura ; deir encausto , degli artisti che iu qnesto DELL^ATENEO DI THEVISO. 46' genere di lavoro si occiipavano , e delle cure date ia questi ultimi tempi al rianovamento di queir arte ; traduce la parola atpofio^^yt; per measole , male interpretata dal Mnffei per paxillos ^ e da alrri per uncmi-, per ultimo propone ui;ia piu corretta ver- sione italiana della iscnzione medesima. XIV. Sit alcuni tltoli malamente attribuiti ai t'e- scovi di Treviso. Memorla del caiioiiico Rossi , ar- clprete della cattedrale di Treviso. Versa qucsta me- moria, iu gran parte diplomatica, sui titoli mala- mente a que' vescovi aitribuiti di Duca^ Marchese e Conte. XV. Elogio a Gaetano Filangeri di Giuseppe Bian- chetti. Sembra scritto con molta accuratezza, ed in uno stile elegante , che si accosta all' oratorio. XVI. latoriui alia lingua italiana. Epistola di An- gela Dalmistro al dott. Mnrzari. Noti sono 1 talenti poetici del Dalmistro ,• e qucsta epistola tende al- qunnto a scuotere il giogo , che allu Italia si vor- rebbe imporre dalla Crusca e dal Cesari. I trecen- tisti si veggono in queUa molto maltrattati ; assai lodato e il Monti .^ e si fanno voti , perche un nuov^ tesoro della lingua si componga ; si vorrebbe che ancora vivesse Lamberti., escludere non si vorrebbe il Cesari., ed associati si bramino al lavoro un il/i- ckele Opitergino assente . Lumpredi , Pindemonte ^ Valeriani traduttore di Tacito ., Botta., Giordani e Francesco Negri ^ si augura a questa impresa il fa- vore de'regnanti, con che certaniente T opera riu- scirebbe inunortale. Per ultimo Y autore consiglia air aniico di tenere una strada di mezzo in puato di stile, cioe tra la svcnevole rozzez/a e T orgo* glios:i lirenza , e chiude con questi versi che sono tra i migliori deir epistola: Oh! se nel mezzo si reggea Fetonte Mai destro auriga del pater no carro , Che il di recando , rccb a se V estremo ; No che I' onde del Po , dal fuhnin arso * " E in gill travoltb, ei non fendea d' un tonfo; 46 Bfr.TVrORIR SCrENTlFIRITF K LETTER VUIF, CCC. No che V EliacU non sarien pioppe '' ' Ainhra-geinenti. in riva al real fiume , Che fu Invacro al fu.niyante corpo DdV incouto frctel, ne tra le fronde State gia chioine fischiercbbe il vento. XVn. Saff'o in Lesbo. Cantata del prof. Fieri. Bella e la scelta rle'l' argomento, e nei recitativi si trovano versi assai lelici. la altro articolo si accenneraaiio gli scritti di me- dico arffomento. o 4f P A R T E 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE, Prospetto eke contiene i risultamenti ottenuti nella clinica inedica della regia Unlversitd degli studj di Napoll nel cor so delt anno 1819 sotto la di- rezione del professore Giuseppe Antonucci. -— Napoli, 18 19, in 4.°, presso il Porcelli. . N, ell' introduzione all' opera parlast dall' autore del- r importanza del fatti e delle osservazioni ia medicina, onde conseguire i veri progress! di quell' arte che noo conosce altri principj. Egli disprezza percio ogni sistema che sopra queste basi non sia stabilito, ed encomia il metodo ippocratico , come quello che intieraroente si appoggia sopra di esse. Ma quanto e mai difficile, esclama egli , di rettamente vedere in medicina I tutti i aaedici, coloro medesimi che piu sono ligi delle teorie e de' «i- stemi , ostentano e questi fatti e queste esservazioui ia confenna delle piu bizzarre opinion! : niuno ve n* ha il quale voglia opporsi all' espeiienza , che tutti protestano di rispettare , uia che in realtk pochi sanno debitamente apprezzare. Chi vede a una foggia , e chi altrimenti, gU stessi oggetti sono in vario modo osservati , e dai me- desimi fatti si traggono diversissime ed opposte conse- gupiize. Tanto e vero che liavvi in medicina, come in tutte le altre cose, una vera ed una falsa esperienza,e che il ben distiiiguere V una dall' altra non e facile im- presa , come ha ben dimostrato il Zimermann in quella sua opera Dell' esperienza in medicina , che da tutti i giovani medici dovrebbe essere letta e ponderata. Onde scliivare gli abusi e i disordini che derivano dall' osservare malamente^ propone 1' auture an mezzo che potrebbe 4^ RrSULT\MENTr OTTENUTl forse essere utile se fosse imlicato con niaggiore chlnreiza* poiclie quelle parole cosi come staniio , sentono troppo deir oracolo. La natura , die' egli , dcbbe essere inter' pretata per la natura. Premesso questo, passa egll ad accennare rutilita delle tcuole cliiiiclie ia geoerale come ottiuii foati di osser- Vazioiii e di fatti utili alia medicina , ma nelle quali ecuole potrelibe insinuaisi talvolta V ainore del sistema , come vi «i e iosinuato pur troppo, e percio propone che si formiiio delle ta'nclle comparative circa i metodi delle cure , e l' esito di quoste nei diversi climi , e presso i diveisi popoli. Imperocche inoko egli insiste suUa ne- cessita di variare i metodi curativi a norma dclla difFe- renza de' paesi e delle nazioni. Ma questa verita potreblje di leggicri convertirsi io grave errore ove noa fosse la proposizione ristreita entro i debiti confiiii , potendo fin anche fav credere inutile e pernicioso lo studio delle opere degli antichi niedici greci ed arabi , non che quello del nioderni inglesi, tedeschi , fiancesi e italiani , se dovesse la mediciaa essere essenzialmente diversa nei diversi climi, e presso i diversi popoli. Sunt certi deni- qup fines , Quos ultra citraque nequit consistere rectum. Venendo ora alia sostaaza del libro, dichiara 1' autore die nei clinico istituto di Napoli si ricevettero durante Tauno 1819 soli qnaranta infernii , e questi assaliti da malattie ie piii {)opolari o proprie del paese , come quelle che pill importa a quei medici di conoscere e di curare so il possono. Non piu di quattro furono i morti tra questi infermi , ed alcri quattro soltanto uiigliorarono , Vale a dire ue guarirono, ne morirono in quel tratto di tempo. La serie di queste 40 malattie, come appare dalla tabfUa aggiunti al libro, e in tre orJiui ripartita; f-bbri, infiammazioni , cachessie. II prirao ordine e sud- diviso in due goneri , in quello cioe di febbri continue gastriche, e flelT altro di continue nervose. II secondo lo e in altri due generi , che meriterebbero piuttosto il nome di specie , quili soao una infiammazione del pan- creas ed ua' altra del polmone. II terzo fiaalmente si suddtvide in varj generi e specie di morbi cronici , come per esempio T idrotorace , la tabe, la tisi polmonare, il profluvio di oriue , ecc. Le febljri piii comuni nei regno di Napoli sono le gaatriche cosi intitolate dalle iinpuriu del veutricolo, e NELL A. CUNIC\ MEDIC 4. DI NAPOLI. 49 d«lle iiitestlna , donde esse provengono. L' autore le coiisi lera endemlche di que" paesi , e le distingue in piii specie a norma della diversita delle lordure gastriche die le producono , come sai'ebbe iii liiliose , steicoracee , VermiQose , ecc, ^d a norma delle diverse loro coinpli- caztoni , tra le quali f'eqaeatissima e la reumatica.. Q'lanto alle febbri nervose, sembra assai sensato quanto egU espone. In queste , egli dice, ei rawisatio fenomeni iudicaati Tassalto del sistema nervoso , die ora sembra tocco da siagolare torpilezza e da stupore , ora da m'>tL pill o lueuo irregnlan. Percio ne addiviene che le febbri nervosa poss.i.io vestire qualunqiie diatest, poicbe sono accompagnate talvoka dal massimo languore , altre fiate fra lo stupore delle sensazioni, e lo squibbrio del siste- jna de' nervi si ravvisano feaomeni iadicaati ua esalta- mento del siscema sanguigno , in guisa tale che per re- primerlo fa mcstieri ricorrere ad uii esatto regime anti- flogist'co. Noa di ndo accade che uella niassima pro- strazioae di forze sorge una locale infiaromazione , che alia foggia lU uii fuoco di paglia consuma in breve tempo Jl residuo di una languida vita senza che si possa pre- stare verua soccorso. In quelle feijhri curate nella scuola i siutomi predoiuinnati , secondo I' autore , furono gli irritativi, quelli cio.e che iiidicano uno stato di esal- ramento nel sistema vascolare sanguigno , ed una irrita- zione Bella macchiaa , e nulla ostante che siasi in alcuni infermi osservata una notabile depressione di forze , tmtaviji in questl casi si e costantemente sperimentato nocivo il metodo eccitante , ed all' opposto con un re- gime antiflogistico siffatte feblori furono condotte a feli- rissimo esito. Tra questi rimedj il tartaro stibiato fa fec.uido di ottimi effetti, somininiscrato, come dices! , epi- craticaniente , ma nella dose di pochi grani sciolto nel-' r acqua di tiori di sambuco , ed unito alle volte coa V acetato , altre volte col muriato di ammoniaca. Le vere intiammnzioni , dice 1' autore , sono rarissime nel rejiao di Napoli ; non per tanto dichiara clie la co- Stituzione boreale dominante in quell' anno sitcome fn cagione di raolte malattie reumatiche , cos'i sveglio in t«luai nel petto un dolore della stessa natura , dolore che in alcuni forse piu predisposti si paleso con tutti i .amtteri della vera pleuritide infiammatoria, Confessa /ilbl. Iced, T. XV III. 4 bo ■ RISULT.\MENTI OTTKNCTI in oltre che le febbii petecchiali vollero aiic'ie nel regao di NapoU uii metodo aiit'fl ij!;istico , singolanueute nei primi gionii del loro coiso, e uiuu uieilico ne auche tra i [nil smoderaii coiitrostiniidisti conol be in alcnn paesc la necessita di coinl'atterle con un metodo enuaenteiueiite antifloglstico , quale sarebbe coiiveniente ad una vera iufninmaziono di petto o di go'a. Nella cura de' niorlji cronici o delle cachessie loda niolto r autore la digitale purpurea come idouea a cac- ciare le ritenzioai sierose , a calmare le irritazioui del sisicma snaguigiio, a freaare i motl irregolari del cuore, e (juiiuii a riordiuare 1' azione de' vasi linfatici , e ad aprire le vie ordinarie. Aggiunge alcuni utili avvertimenti ai giovaai medici per la ciua di cotali malattie, Qiost.rando clie essa si puo otteuere sola in principio , giacche a niorlio invecchiato e giunto agli ultimi stadj tutto b niutlle e forse ancbe daiinoso , dovendosi ristringere il medico ad addolcire i sintoini piu molesti delia malattia se non vuoie aljbreviare i giorni dell' infermo con un metodo di cura soverchiameate energico. Nella fine del libro havvi una taliella col nome di Quadro Jiosografico-cUnico ove s' indicano le malattie trattate nella scuola ridotte ai loro ordinl , generi e specie , 1' eta e la sorte degli ainmalati , la stagione dominante , e le classi de'rimedj adoperati. Nella colonoa degl' iiifenni sanati o migliorati manca un individiio per compiere la souima di 36, il quale sara stato omesso per inavvertenza , poiclie si ripete piii volte nel libro che di 40 infermi soli 4 raorirono. Nella colanna della stagione dominante , bencUe fatta ad imitazione di quella del prospetto clinico deiT ospitale di Roma, nulladimeno poco concludenti sono le indicaziom d' inverno , inverno- primavera, ecc. Imperocclie o e I' indole della stagione clie si voleva accennare , ed allora era meglio dire se fosse umida, fredda, variabile, calda, asciutta, ecc, o si voievano indicare i mesi dell' anno , e conveniva farlo coi proprj loro nomi f, dall' altro canto il far dominare ad un tempo 1' inverno e la primavera e cosa che urta non poco il senso comune. Nella classe de'rimedj ado- i»rati si specificano in generale i toaici , gli antiflogistici i deostruenti, gli espettoranti , i diaforetici , ecc. Ma ia tanta vertigine de' medici sulle virtu de' rimedj megljo tor.iuva d' individuare le sostanze usate , piiutosto cUe NELL4. CLINICV MEDICA. T)I NAPOLI. 5l jndicare i riniedj stessi per le pretese loro virtu, sog- getto di tante dispute presso gli innovatori dell' arte. L' autore cosi in questa , come in cjualche altra opera di medicina da lui publilicata , e di ciii abbiamo dato ragguaglio , non repnto necessaria una certa lindura e correzione di stile. Sono termini assal bizzarri ]e nvdele t gli attrassi della respirazioiie , la cura eradicaciva , la lingua conspurgata, come e cosa poco elegante il man- dare ua Ubro alia j)Osteriorita. 5a Osservazioni gcologichc fatte nella terra d' Otranto. Memoria ( inedita ) del sig. Brocchi. ^(uella proviiici.T del regno di Napoli intitolata Terra; di Otranto , e che anticameiite si chiamava Messajjia , e una luuga e stretta peals )la aonessa a qiiella grandissiiaa che CDStiiuisce il continente d" Italia , e di GUi debit es- sere risj;uardata come una pirticolare diramazione. Coiora che nella coafigurazioae dell' Italia inedesima veggono la forma di nno stivale, ravvisano il calcagno in questa pe- nisola « come si puo a qualche fogjiia ricouoscere lo spe- rone in quel !i.ran promoutorio della Daunia altraversato dal nioiite Gargano. Era prezzo dell' opera d' investigare la geognostica co- «tituzione del suolo di questa provincia, che e il punto deir Italia piu prossimo alle terre trasmarine. Un tratto dell' Adriatico di sole trenta miglia geografiche all' iocirca di larghezz^ la divide dagli Acrocerauni o monti della Chimera, che le giganteggiano a fronte , di inodo che al capo di Leuca , e meglio ancora sulla costa di Otranto si possono discernerc in tempo di notte i fuochi accesi sul- le niontagne dell'Epiro, Coloro che giungessero in questa regione dopo di avere altraversato il suolo salvatico e montuoso delle limitrofe provincie, sarebbero compresi di maravi2;lia \edendo il nuovo teatro che si presenta loixi dinanzi, e potendo dominare con lo sguardo un' aperta e deliziosa pianura. Gli Appennlni della Basilicata appena qui si disteudono con qualche debole ramificazione, e sdegnando per cosi dire qucsto angolo di terra maestosamente procedono verso la Calabria. La Terra di Otranto adunque considerata in complesso puo stimarsi una vasta pianura, ed e una continuazione di quella che lungo la marina dell' Adriatico si stende per la Peucezia o Terra di Bari , e inette termine alle radici del Gargano. Ma slccome sembra che la natura ab- hia seinpre gradatamente proceduto in ogni sua opera, cosi dall.i gran catena degli Aiipennini che ingombrano tanta parte deila Basilicata non passo ex-abrupto a formar qucsto pi no , essendo esso di lunga mano preparato da una se- rie d'iutermedie colline piu e pivi decrcsceati in altezza. OSSERVAZTONI GEOLOCICHE, eC(?. 53' Tali sono dal lato della Peucezla le emlnenze di Altatuura, di Turrito, di Andria, ecc, e tali qaelle di INIassafia , di^ Motola , delle Grottnglie , di Moaopoli ^ laddove la Mes- sapia incomincia a prendere la forma peninsolare. Se Don che avendo parlato qui di pianura, non dee ■[uesto termine essere preso in istretto e rigoroso signi- ficato. Ill parecchi luoghi 9' incontrano gioghi piu elevati del piano propriainente detto, ma la cui falda e dolce- itiente incUnata, e assai mediocre I'altezza. Ne queste sono colliae confoinii alle ordinarle, non particolari emi- nenze diSgiunte da valli , sparse senza ordine, di difle- rente mole ^ dissimili nella forma, il cui vertice sia di- viso in varie punte piii o meiio acuminate ed ottuse. Sono j^ioghi come gli ho intitolati , che scorti sotto un- eerto punto di vista hanno semhianza di argini , i quali formano una iinea continuata senza interruziojie di valli, e ciie non ofFrono nel loro profilo molio apparenti irre- golariia. E nel vero poco frequeniemente occorre di vedere in essi punte eminenti che isolatamente grandeg- gino, tuttoche qualche esempio ve n' abbia. Due se ne scorgono sul ciglio di quel giogo che passa presso Pra- sicce, 1' una quasi rimpetto al paese di questo nome, I'al- tra piu lontana verso 1' estremo promontorio della penisola, e questa e quella appajono a guisa di monticelli di forma couica. Alcune altre di cosi fatte protuberanze si veg- gono eziandio nel giogo su cui e posto il paese di Oria* Non tutti gl' indicati gioghi sono in modo tal confor- mati che stando sul vertice si possano. dominare le due opposte faUle. Molti fra essi si dilatano sul colmo , e cO'* stituiscono degli alti-piani notabilmente estesi , quale, a. cagion d' esempio, sarebbe quello che da S. Gioi'gio a 12 miglia da Taranto continua fino a Manduria , e va lentamente declinando verso Lecce da unlato, e dail' al- tro verso Gallipoli. Ne addiviene cos'i che la superficia di quel suolo abbia caratteri suoi proprj ed alFatto par- ticolari, poiche ne palesa la nojosa u.nformita delle vera pianure, ne e tampoco cosi trinciato e interrotto come d' ordinario lo sono i paesi di collina i ma le parti ele- vate armonizzando , per cosi dire , coi frapposti piaai vanno insensibilmente a dileguarsi in questi^ 1' occhio tranquillampnte spazia all' intorno senza vimanere scosso da forti contrasti, e meiitre e diVertito dalla varieta, puo agevolmente abbracciare tutto il con^plesso. L'aspetto di $4 0' dorsi , die pure assai si prolungano , e ua fenomeiio die ha faccia di novua, e Sorge tosto alia mente V opinione di que' fisici i ijnali vogliono die le valli tutte dei monti sim opera dei tor- venii e dei fiuini , die abliiano lentamente corroso il ter- leno su cui trascorrouo. Ora siccome niuu liutne e in questa pemsola , cosi foverebbero in cio la mgione del lion esservi tampooo valli, e citerebbero questo esempio in appoggio al loro supposto. Tauto secco e di fatto quel suolo die non havvi in verun luogo una vena d' acqua perenne atta a inettere in g'ro un inulino, i quali sono mossi per forza di uomini o di bestie , e T acqua neces- earia ai bisogni della vita si attinge da sraturigini sot- terranee. Non so poi se questo fatto particolare sia di tanto momenta die possa fiancheggiare un sisteina a cui si oppongono altri fatti non lievi , ne stinio die sia qui opportono di agitare una cosi intricata controversia. La depress! one di questa terra vieta die si possa discer- nere dai naviganti die veleggiano presso la spiaggia del- 1' Albania, 6 prosso P isola di Corfii, come aU'oppostO' coloro die radono la costa di Otranto distintamente scor- gono le montagne d' ambedue que'paesi. Una tal circo- stanza fu avvertita da Virgilio, die e poeta uiligentissimo nelle cose geograficUe , poiclie flicendo solcare ad Enea quelle acque si esprime ne' seguouti termini: Provehiniur pchigo vicina Cernunia jiixtn, Unde iter Jtaliain , cursusque brei'issimus undis Cum procul obscuros colics humilcmque. videmus Itnliam. Aen. lib, 3. Poclii oggetti meritevoli di considerazione troverebbe il mineralogista nella Terra di Otranto, ma il geognosta VI si potreVjbe piacevolmeiite trnttenere , ed avrebbe ezinn- dio di the fantasticare yier lo scioglimento di qualche problema. La roccia calcaria secondaiia o stratificata co- stituisce la massa dei mentovati gioglii : essa Iia un colorp per lo piu bianco e talvolta grigiastro, e opaca , di frat- tura liscia e concoide, e si conforma a quel'a delle mon- tagne appenuine della B.isilicata , talche ri»ulta dal pro- TATTE NELL A. TERP. V B*OTRlNtO. 55 lungamento di questo stesso deposito. Una cost fatta cal- caria, clie forma F ossatura della provincia , si mnnifesta non solatnente ne' siti clevati, ina eziandio a fioi- di tsfra in molte parti della vera pianura, come sarelihe poco Inngi da Taranto dalla parte di Palagiano , fra Taranto e Fraii- caviila nella strada da Erindisi a Lecce , in quella clie da quest' ultimo paese coaduce ad Otranto ed ia varj altri luoglii. La stessa cosa si osserva ed assai piii comune- mente uella Pencezia o Terra di Bari ove gli strnti soli di calcarei appajooo alio scoperto, o si trovano alia pro- fondita di pochi piedi sotto la terra vegetaljile , circo- stanza insolita nelle pianure d' Italia , di nianiera die per piautare un albero £a mestleri col palo di ferro o con la mazza stritolare la roccia. Di qiiesta calcaria e forinata la costa clie da Otraato si stende al promontorio di Leuca , la quale verticalmente sovrasta a quel mare di perigliosa navigazione, essendo privo di spiaggia e di porto. Quaatunque abbia nome di porto quello di Castro e r altro ivi prossimo detto di JMuiano^ altro in realta non sono se non che piccioli seni attorniati da baize , ed assai mal sicuri quando spiri p.irticolarmente scirocco. Mo'ite caverne gi spalancano in qucsta roccia sulla men- tovata costa, come parimente si avvera nella calcaria delle montagne appennine, ma non sono patenti clie dalla parte del mare, ed lianno accesso per barca. Tali sono quelle di S. Cesarea, la Solfjraca, la Palombara, la grotta Zin- zolosa, ed alcnne altre piiianguste, senza fare menzione dei grandi crepacci cbe s'internano nelle rupi. La spe- lonca di S. Gesarea, cosi denominata da una prossima cappella, e poco lungi dil picciolo piese di Certignaao , e sitmta suir estremo lembo di un lito tutto sparso di nude baize e di macigni calcarei disordinatamente acca- vallati gli uni sngli altri , il quale ofTre V aspetto della pill desolante sterillta. II mare qnando singolarmente e commosso da' venti , spinge i flutti in questo sotterra- neo , e fligellandono i tianchi , e rodendo la roccia ne an- menta di continuo la capacita. t. cosa notabile che una vena d"" acqua idrosolfurata scaturisce da qae'recessi, ia quella gulsa che ho veduto presso Cassano nella Calabria Citeriore, ove una consimlle fonte spiccia dalla calcaria solida, che e per altro in que' monti calcaria di transi- zione. Le pareti delTantro sono intonicate di fiariture di zolfo provenience dalla deftomposijiane del gas idrc— 56 OSSEUVVZIONl GEOLOGTCHE geiio solfarnto ; e siccome quelle acque giovano ai morhi cutanei , cosi in certe st.tgioui vi accorre stuolo di ijenie, e per procacciaie uu accesso dalla parte di teria si pra- tico nil foro neU'alto della giotta , da cui si discende per una lunga scala i piuoli : malagevole discesa 1 ben- che il luogo ineritereblie per certo di avere e un piu facile iiigresso e maggiori comodita, taiito piii die ai bagni sulfurei si potrebbero unire nel medesimo sito quelli di acqua marina. E moko probabilf che la fonte di cui si tratta sia qnella indicata da Strahone, clie egli dice favoleggiarsi es- sere dcrivata dal s.ingue de' giganti stappati da Flegra, ed ivi uccisi da Ercole , e da cui sgorga un' a< cjua fe- teiite ( ^DCtoJii ), non gih calda, come mal tradusse il Cluverio. Strabone dice che queila sorgeate additavasi a Leuca, jna Aristotele , o qualunque sia l' autore del bbio de MirabilihiiSf che parhuente ue pari a , piii esattainente raccenna iiitorno ( s'Sp' ) a quel promoutorio , da cui e appunto lontana sette miglia all' iiicirca. Presso S. Cfsarea e T ultra caveraa detta Solforaca , perclie spiccia da essa un' acqua della stessa natura^ e perclie e del pari incrostata di zolfo. Sotto Castro alia sponda del mare, che e cosi rovinosa quanto I'altra, sta la grotta Zinzolosa piu celebre per le bugle che ne sono state dette , che per quello che realnieate prestnta. Una capricciosa descrizioue ne fu pubblicata nel giorn .le ea- ciclopedico di Napoli ( gennaro , 1807) ove per primo si sbaglia nel aoiue chiain.indosi la grotta della Zinzanu$p, , qaaado realmeate s'intitola cosi come ho scritto , essendo quello uii epiteto derlvato dal sostaativo z'uiZ'di che nel dialctto del paese signiiica cenci ; epiteto che fu sugge- rito dalle stalaititi pendent!. Monsignore del Duca , ve- scovo di Castro, estinto da pochi anni fa, voile in sia- golar moilo nobilitare questa caverna immaginando ch© in essa fosse il tempio di Minerva iabbricato da Idomc- neo. II huon vescovo, coine fui accertato, non penetro mai in quel sotterraneo, ma in sua vece invio due ca- uonici onde esplorassero il luogo , i quali lo ragguaglia- rono delle graadi cose ivi vedute. S'iaimaginarono quei messaggieri di vedere tronchi di colonne , e capltelli, e cornici nelle stalattlti naturaltnente lormate dall' acqua, e d' altro non fu mesti(!ri per trrisformare queila caverna in un tempio J e nel teaiplo di Minerva. F4TTE N^LLV TFRR\ d'oTRAMTO. 5f Conviene pur credere clie sia questo uii luogo fatale riga.irdo alle ImgJe , poiclie oltre a queste che sono stain- pate, alire a me ne spacciarono gli abitauti di que' paesi. In Otranto Cut assicwrato che trovasi cola gran co{)ia di testacei impietriti , quando iiou ve n' ha il menoino ia- dizio. A Minervino mi si disse che potevasl seaza sussidio di fiaccole spaziare per la caverna, essendo bastevolmeate rischiarata da alcuiii alti spiragli, quando ivi tutto e hujo e soltanto in i\n luogo v' ha un pertugio donde trapela un iilo di luce. A Cerfignano fui ragguagliato essere es^ distante tre niigUa e mezzo da Castro , e che e forza di fare questo tragitto per mare, quando la loatananza noa e che di nie7zo niiglio all' incirca , e se il mare sia tur- bato si puo caiare abbastanza agevolmente da una rupe coatigua , ed essendo ivi pronta una barca col tragheito di cinquanta passi piii o nieno si approda all' imboccatura. Questa grotta adunque e riposta in ua curvo seno del mare di Castro, dove la rupe calcaria incavata a guisa di mezza cupola o di padigUone sovrasta ad un basso fondo in cui vegetano sott' acqua molte piante marine. Copiosissima e 1' Ulva umbilicalis che con le sue frondi V)i- gie accartocciate a guisa d' inibuto diguazza in quelle onde , nientre la Corallina cristata copre di un rubicondo tappeto le pareti degli scogli cuxostantl. Arrampiccandosi per una via non difficile su per li greppi si giuage ad una prima speloaca, che puo essere risguardata come il vestibolo dell* altra piii interna. Moke stalattiti pendono dalla sua volta formate di calcaria lamellare e spatosa , ed hav'vi nel piano uiio sprofondamento che era in quel tempo ricolmo d' acqua. Girando intorno al margine di quel baratro , e poco piii su montando trovasi noa stretta apertura la quale conduce in altri reconditi penetrali che non tutti ho visitato , dove di maggior mole, ed in mag- gior quantita sono le stalattiti ; esse potranno avere sor- preso chi vide per la prima volta simili sotterranei , ma riescono pressoclie inditferenti a coloro che si sono in- ternati in tante altre piii magnifiche grotte negli Appen- nini , fra le quali certamente primeggia quella di Colle- pai-do ne' monti degli Ernici. II sig. Mooticelli che pub- blico per compiacimento un transuato della niemoria del vesc.-vo di Castro, non erasl recato sul luogo , altrimenti quciroculato naturalista ne avrebbe sommiuistrato una pill veridica descrizione. 58 ossrnvAzioNi ceologichG Nulla til singolare cffre il capo di Leuca formato delis stessa calcaria appenniiia, e non potrebbe avei' pregio se jion che agli occhi de' filolo;;i , clie fossero vaghi di ve- dere il luogo dove Eaea , come narra Virgilio , pose la prima volta picde in Italia, e dove adocchio que' due cavalli bianchi da cai il veccliio Aocliise trasse lieti e funcsti anguij. Ne e puoto vero che esso sia stato visi- tato da Cicerone, come disse il Cluverio, citando iin pisso delle Epistole famigliari (^ lib. i6, ep. 9.), ed avendo «tjuivocato con Leucade , donde queir oiatore parti av- viandosi ad Azzio, a Corfu, a Cassiope, ad Otranto,indi a Briniiisi. Virgilio cosi descrive il sito dove Enea aveva approdato ( Aeii. lib. IIJ. ) : Partus ab Eoo fluctu curvatur in arcwn Objectce salsa spumant aspergiiie cautes , Ipse latet: gemino diinittunt brachia inuro Turriti scopuli refuptque a licore templum. 11 porto indicato dal poeta e ora una baja , ove non potrebbero dar fondo i nostri vascelli , e dove si rico-~ vrano soltanto alcnne bardie pescherecce. I due scogU clie terminano I'arco, sarebbero T uno quella pnnta ove e la torre ImbriacheUi, e faltro il capo stesso di Leuca, Sulla cui sommita era il tempio di Minerva. Ora v'ha ua santuario con un cattivo ospizio per albergare i divoti pel- le2;rlni , non gia un oppidam, come dice il Cluverio. Del rimaneate se nii sembra di situare Ivi quel tempio e non gia a Castro ove e da molti supposto, lo argomento dalle topiclie circostanze da Virgilio accenaate, senza va- lernii deirautorith di una moderna Iscrizione clie e nel sintuario , tuttoclie possa essere fondata sulla tradizione, ed accostiimnssero sovente i Cristiani di trasforinare ia chiese i delubri pagani. Non si contendera gia che I'o- dierno paese di Castro, misero paese che non conta che circa cento abitanti, fosse I'aiitico Castrwn Minervcc , ma rio non vieta che il tempio della Dea non potesse essere pill da lungi sulla punta della penisola , dove era vie iiicglio esposto alia vista de' navi^anti. La descrizione del porto fatta da Virgilio semlira che possa competere alia spiaggia di Leuca, poiche sotto Castro quello con tal nome chiamato non e, come ho detto, clie un aafratio tortuoso capace di jjoche barchette, e percio e da cre- dere clie Dionigi di Alicarnas?o abbia immagloato che parte delle navi di Enea avesse ' approdato al Casiran y-ATTE NFLL\ TEURA. p'oTRATSTO. St) Minerv(B, e parte al proinontorio Japigio. ?5a questa qui- stioiie potra essere nieglio trattata dagli eruditi. La calcaria di ciii alibiamo favellato fin ora noii e la sola varieta di questa roccia clie 9' iiicoiitri in Terra di Orraiito. Havvene ezinndio un' altra die I'orma pure estesi de- posit!, ed e qUella volgariuente nota sotto la denonii- nazione di pwtra di Lecce, ia quaato che comunemente in quel parse si adopera per la costruziooe degli edifizj ; uso a cui serve in molti altri luoglii. Cotale calcaria ha una grana affatto terrosa , qndndo si trae dalla cava e umida , molle , di colore gialliccio, asi iugandosi imbianca ed acqnista pia durezza, talciie percossa con un corpo solldo si inanifesta alqiianto sonora. Nelle petraje si scava tagliandola con T accetta, e con tale ordigno si riduce in pez/i parrilellcpipedi in forma di mattoni , clie iii cani- Lio di questi si niettono in opera nelle fabbriclie. Si la- vora del pari con la sega e con la pialla dentata, giac- clie con quest' ultima si spianano le facciate dcgli cdi- lizj. Al buon prezzo di questo materiale che si paKa alia cava un grano ( poco piii di 4 centesimi moneta^italiana ) al palmo cubo ( il palmo napoletano ha 9 polbci e 8 lin. del pie di Parigi ) , ed alia fncilita di firne qualun- qne opera di scalpello , va Lecce debitrice della grandio- sith delle sue fabbriche, che la costiluiscouo dopo Na- poli la pill sontuosa citta del regno. Per la causa mede- sima anche le case de' villaggi hanno un aspetto decente COS! poco comune in quelle tante bicocche che nell' Italia meridionaie si fregiano del titolo di citta e sono citta ve- scovili. Vero e bensi che si fci almso della agevolezza con cui cede alio scalpello e alia lima , poiche in Lecce le facciate degli edifizj presentano intnglj e frastagliature in basso rilievo cosi bizzarre, che io non so se v'abbia in vcrutia parte esempi di architettura piu barba'-amente elegante. La facciata del palazzo di prefettura, e quella del tempio contiguo, non che gli altari della chiesa del Ilosario sono capi d' opera di questo stile. Sarebbe cosa assai lunga di annoverare tutti i luoghi ove in Terra di Otianto trovasi questa calcaria, tanto ge- neralniente e estesa. Si rinviene oltr^ a Lecce ne'con- torni di Tarnnto, di S. Giorgio, dcUe Groltaglie, di Fran- cavilla, di Brindisi , di Olranio, ecc. Quel gran tratto di paese compreso fVa Tarauto e Brindisi, e T altro che e fra quest' ultima citta e Lecce la jiiani^estaco quasi 6o OSSFRVAZIONi CEOLOCICHE ovnnqiie. E altresi comunissinia fia Lecce ed Otranto , e circonJa il porto c!i quella citta ; appare presso il capo di Lenca, e si ravvisa qua e la ne'terreui frapposti a quel protnontorio e Gallipoli. Ne essa e gla circoscritta alia penisola della Messapia , ma si stende eziandio piu ad- dentro terra, incontrandosi a Massafra , a Palagiaao , a Ginosa , alia Terza, come plii oltre si scorge presso Ma- tera e Gravina dove i tagli f.itti per estrarla, ed i grandi niassi paralellepipedi che rimangono in piedi fra un ta- glio e 1' altro presentano da lungi una bizaarra prospet- tiva. Da Gravina I'ho seguitata fino a Spinazzola . terra poche miglia lontaoa da Venosa , patria di Orazio Flacco. La siratificazione di questa roccia e poco apparente nelle cave di Lecce quantunque abbiano tagli verticali di 80 in 90 piedj parigini di profondita;, e si vede soltanto in grossissinu banchi orizzdntali atiraversati da naturali fen- diture. Ma presso Gravina fuori della porta per cui si va a Spinazzola havvi un vallone sulle cui falde mostrasi a nudo questa calcaria , e compare dalT imo al sommo re- golaraiente disposta a strati orizzontali di varia gros- sezza. la Terra di Otranto costanteniente si trova nella pianura, ma non vuolsl percio inferirne che cosi sia da per tutto, imperocche da Palagiano a Matera , e di qui a Gravina costituisce la massa di colline uoiabilmente ele- vate. Non si pub uiettere in dubbio clie questa calcaria non sia di piu recente data dell'altra, che ho cliiamato appea- nina^ e manifestamente lo dichiara T essere essa sovrap- posta a quest' ultima , la quale in piu luoghi vedesl spuntare di sotto, come sarebbe fra Taranto e Franca- villa, ed assai spesso nelle colline fra Palagiano e la Terza. Ma volendo con piii precisione stabilire il periodo in cui ha avuto origiue, a quale dovremo noi riferirla ? Forse al periodo terziario , die e l' ultimo nella forma- zione delle rocce , e nel quale hanno avuto luogo quei tanti e cosi estesi depositi di sabbione e di niarna , che occupano si grande spazio d' Italia al pie delle montagne appennine ? Ora se si consi^era che sifFatti depositi terziarj sono Sieneralmente composti di materie polverose e incocrenti, tranne qunlche parziale eccezione , e che la calcaria di cui Si rugiona , costantemente ed uniformemente ha un grado dl solidita che non si compete a quelle altre rocce FATTE NELLA TERRA. d''oTRANTO. 6 1 formate da meccanici sedimenti ; se rifletteremo inoltre che essa e regolannente disposta a banchi o a strati orizzontali) potiemmo agevolniente essere indotti neU' opi- nioiie die piii da vicino si accosti alia calcaria seconda- ria. E qui e da dire che qiianiuiique mediocre sia la sua durezza , nou pertanto racchiude quantita di nocciuoli assai piii sulidi dtlla massa che p;li contiene , come st pua maaifestamente vedere aelle pietre poste iii lavoro Met;!! editizj di Lecce , ove le paiti piii tenere essendo corrose , riraangono superstiti questi uocciuoli d' irregolaie iii^ora i quali forniano alia superficie de'iuassi curiosissimi arabeschi iu rilievo, Questa pietra leccese e pariniente abhoiiJaiUe nelia parte meridioaale della Sicilia , segna- tamente ne' coatoriii di Siracusa , di Noto e di Palaz- zolo , e tuttoche si lavori del pari con l' accetta e coa la soga, e nulla di meno piii conslsteiite , piii sonora ed assai piii resiste alle ingiurie dell' atmosfera. Piii solida ancora e quella di Malta, poiche si rinviene eziandio in queir is( la , ed e percio a preferenza adoprata per la- stricare i pavimenti delle staiize , al qual uopo corre in commercio per la costa della Sicilia fiiio a Messina Di gran momento nella presente quistione debb' essere Tesanie e il confronto delle specie de'testacei marini rac- chiusi in questa roccia, i quali potrauno fare testimonio della sua eta, atteso che quelli sparsi ne''depositi terziarj sono in generate diversi dagli altri coatenuti nella calcaria appennina. In Sicilia presso Melilli ne' colli Iblei ho fre- quenteniente in cotal pietra adocchiato amuioniti del dia- metro di quasi mezzo pollicc , e non e a mia coiitezza che cotal razza di testacei si trovi di tanto volume ne' ter- reni terziarj ove non ve n'ha che di microscopici. Ma dalPaltro canto a Palagiano presso Taranto ho in questa ruccia medesiuia ravvisato parecchie di quelle conchigli* OTRANT©. 67 traprendere sifFntte peregrtnazioni: maravigliosa ^ Ijf quaatith de' paesi sparsi per la Terra di Otranto , e prossitni 1' uno all' altro , segnatamente vprso il promon- torio di Leuca , di niauiera che il viaggiatore poco dee curarsi di stabilire ove debba prendere ristoro , e dove possa ricovrarsi alia notte. Ne io so tsaipoco quale altra sduazione ia Italia possa meglio corrispoadere a quaato i poeti ci narrano della felicissima Arcadia , che certo non inancano ivi ne il dolce cliiua e salubre , tiegli ubertosi pascoli , ob le campagne vestite di rostnarino , di timo e di niille altre piaate odorose , e cio che piu importa, noa mauca il candor de' costutni , e I' esteriore decenza ncgli abitanti. 68 Ragionamcnti chimict letd nella Uiiwersitd di Bolo^ gna da Prllrgrino Salvjgni nel corso di vc/rj anni per cnnfcrlmcnto di lanree , con una nota impor- tante in fine, — Bologna,^ 1816, tipograjia Ram- p )ni , di pag. 126 in 8.° (con tre tavole in rame coiitenciiti gli opparati di Giovanni Mayow , di Lv~ dovico Barbicri e di Lavoisier }, o TTlMO avvisamento e quello certament? di alcuni pro- fessor! (Idle pill reputate Universita di trattare in occa- sione delle lauree alcun argomento scieiitifico, iuvece di tessere , come era costume ne' tempi antichi , il nudo elogio de' candidati , degli antenati lore, delle loro pa- trie; ed il prof. Salvigni si e in questa pratica distinto, sceglieiido, per ai'gomento dei di lui ragioiiameiiti materie iinportantissime , e quistioni dair esame delle quali molto onore viene a riflettersi suU' Italia. Qnattro sono i ragionainenti ia questo volume conte- nuti , dei quali il primo versa sopra alcune dottrine chi- jniche di Giovanni Mayow e di Lodovico Barhieri , con- frontate col moderno sistema di Lavoisier , e de' chimici pneumatici; il secondo sopra il quesito : Se Lavoisier ^ Priestley e Scheele avessero contezza dell' opera di Gio, Mayow avanti di pubbl'care le lore esperienze intorno air aria , alia combustione , e ad altri siinili argomenti i il terzo tratta dell' attitudine chimica^ fisica, economico- politica dell' oro , dell' argento e del rame alia moneta- zioiio ; il quarto finalmente sopra le esperienze della chimica. II primo ragioiiamento si annunzia in una nota letlo pubblicamente fino dal mese di giugiio dieU' anno 1806; importante riesce questa data , perche gia da varj anni si parla della convenienza di alcuna delle dottrine clii- miche di Lavoisier coi principj di Mayow, e quella data medesima farebbe nascere il dubbio clie prima d' ogni altro, almeno in Italia, ne avesse pubi)licanieiite ragio- nato il Salviani. Certo e che Mayow parla del salnitro e dollo spirito nitro-aereo , parla della respirazione , ed in que' tratCati sviluppa una serie d' idee cuviose suU' uso RAftlOTstAMENTI CHlMTCt CCO. fff) ^ielraria tiella cotnbnstione e nella respirazione , sulla dimhiuzioue e sulP assorbimento dell' aria in qnesti due fenomeni , sulla soniiglianza dell" aria e del nitro nella attitvidine a mantenere le infiamniazioai ^ e sulla foriua- Sione deiracido del nitro mediante vin principio speciale da quel chimico supposto nell'aria atinosferica, e da esso andicato col noipe di spirito igneo-aereo o nitro-acreo. tjuesto principio riguardava egli nelTaria, come atto a jnautenere la combustione^ la fiammaj la vita, e ad esso luolte proprieta accordava souiiglianti a quelle del gas ossigene dei moderni. Conobbe pure quello scrittore che dell' aria permanente ne' polmoni , il sangue ue assorbiva una parte, da esso detta aria vitale , e che per quelle assorbimento il sangue diveniva calJo e rosso , e cain- liiavasi ancora da venoso in arterioso. Queste dottrine^ dice V autore , sono divenute verita diaiostrate , da che la chimica ha determinato i veri eiTetti dell' aria atmo- sferica , e del gas ossigene nella composizione degli acidi, nelle calcinazioni nietalliche , ed in tutti i tenopieai della combustione. Altro non niancava se non che Mayow avesse separato dall' aria atmosteiica quell' aria vitale , ed esa- minato avesse questo corpo gasoso spoglio di altre com- hinazioni e mescolanze ; egli avreblie allora stabilito il primo i fondamenti delle nioderne teorie pneumatiche. L' autore espone altresi alcuae delle esperienze di BlayoiV^ e fa vedere che altro non mancava ai risultamenti del chimico iaglese, il quale scriveva verso la meta del se- colo XVII , se non di cambiare il nome di partlcelle ni~ tro-neree in quello di particelle ossis,cnce, di sostituire alia canfora da esso sperimeatata il fosforo, allora non cono- sciuto in Ingliilterra ; e singolare e pure che quel chi- mico si valse di alcuai api)arecchi e modi di sperimen- tare idropnenmatici somiglianti a qaelli , di cul fecero use cinquaat' anni dopo T autore della statica dei vegetabili, e pill di un spcoIo dopo Priestley e Lavoisier. Non dissimula pero I' autore , che Mayow, volenJo net succpssivi traltati readere ragione di alcuni altri reconditi fenomeni della natura, si aViliandoaa a molte altre ipotesi, o appoggiate a deboli fatti , o nianifestauiente erronee, o anche opposte ai di lui medesimi priacipj. Passa quindi a ragioaare di altri Ojiera non conosciuta e rarissima , inipressa in Bologna nel 1680 da Lolovico JBurhieri, illut stre medico di quella proviacia. Questi il pFiiu9 ugii solo_ 7© R\GIONAME\TI CUIMICI ammise le pnemnatiche clottrine di Muyow , non seginte tla alcuii aliro tliiiiiico ; nia le rischiai 6 e le coniptovo con iiuove espericnze , e le estese alia spiegazior.e di niolti fenoineiii dell' animalc economia , adottaiidole sce- ■vre dalle vane ipotesi , colle quuli erano fraiumiste nel libro del medico inglese. A questo piimo ragionamento si rifeyisce la nota im- portante , die trovasi in fine del volume, e clie noa lu a sno liiogo stampata , pevclie anrorn conipinte non eran si le licerclie fatte dell' opera del Barbi(-ri nolle biViliotecbe dellc principnli citta d' Italia. In questa nota si da il ti- tolo ed anche un indice soainiarlo del libro del Bnrhieri, die propi'ianiente versa in parte snlle operazioni dello jjpirito nitro-aereo nel microcosino. Si allegano quindi jilcuni dei piii notabili passi di qnell' opera, da una dei quali si raccoglie , come il Barhii^ri Iten conosceva cbe I'aria entrava nel sangue, non pero tutta , ma una parte ntta a produrre la combustione , la vita degli animali , la sanguiiyazione ecc. ; da altro che 1' animale cessava di vivere per niancanza dello spirito nitro-aereo o igneo- aefeo , o sia dell" aria vitale , die con altri termini avrebbe pofuto dirsi aria del fuoco, del gas ossigeue o termossigene; da altro che nel nitro era lo spirito nitro-aereo , cioe con altra voce 1' ossigene niedesimo ^ da "altri ancora che 1' antimonio cresceva di peso coniliinandosi colT ossigene ^ che il calore vitale e il calore animale pi'ocedevano da uila combustione, il die prova che Barbieri conosceva la combustione lenta , e la combinazione dell' ossigene coUa parte combustibile ossigenalnle del sangue , cioe col- 1' idrogpne e carL>onio del inedesimo ; che la perfezione c la colorazione del sangue eraao opera della combina- zione di quello spirito nitro-aereo , o sia dell' ossigene « e che finalinente nella opiaione che per mezzo dell' os- sigene si iilieri il sangue dal carbonic e dall' idrogene, ed in quelle della influenza dell' ossigene sulla moliilita muscolare, sulla digestione, sulla fecoadazione dell* novo e sulla germinazioue , ^ar?)/er/ prevenute aveva non solo ie teorio dei moderni chimici pneumatic! , ma le opi- nion! ancora di Girtanner , di Darwin, di O.nander , di Saussure e dl altri moderni fisiologi. Eppure manca que- st'opera nellc primarie citta d' Italia , e I'autore ha dato in quella nota il ragguiglio dei pochi esemplari che $4 as conQBCOno, I'e'tTI NELLA nNH^KRSITA DI BOLOGNA. 7I In alti'o ragionameato analogo al prlmo tratta I'autore la quistioue,se nota fosse 1" opera di Mayow ai nioderni clilmici pneumatic!. Lavoisier alia descrizioiie dcUe sue esperienze premise una storia delle ricerche degli antichi cliimici sul medesimo argoinento , ed i lavori descrisse niinutamente de' fisici e cliiuiici d' ognl paese ; di Mayow pero noa fece alcuna meiizione, e suppose inventorc Hales di apparecchi e di macchine che Mayow aveva da prima indicate , e Hales divolgate senza nominare il prime au- tore. Giudica aduncjue il Salvigni , die Lavoisier o letta non avesse T opera di 3TajO(^ , o mallgnaniente laciuto ne avesse il noma oude appropriarsene la gloi'ia ', della quale secoiida ipotesi alcuno non sara persuaso di tutti coloro , die persoaahnente conolsbero T infelice diiniico francese. II eel. £^rf/joZ/et, che tauto aveva con Lavoisier contribnito ai progressi della novella cbiniica, neirenco-' miare i talenti dell' estinto amico , piu di ogni altra cosa Jodava la di lui ingeuuita. E di fatto ancbe il Salvigrli non si niostra persuaso , die sensi cosi vili capire po- tessero in anima cosi graude e generosa. Mostra egli per fine die Lavoisier non avrebbe potuto, tacendo di Mayow, farsi credere autore dei di lui ritrovamenti , e molti ap- parecchi , e inolte macchine pigliate aveva da Hales e da Priestley. Se egli avesse conosciuto il libro di Mayow 3 nouiinato lo avrebl^e, e passandolo nializiosamente sotto sileuzio , non avreljbe potuto fiirsi credere autore dell* macchine e degli esperimenti del chimico inglese. Quauto alle teorie , osserva V autore che nelle prime sue opefe Lavoisier non amuiise quelle di 3Iayow , e probaliilmente non le conobbe , e cjuindi non le usurpo uegli scrittL posteriori; il die tauto e piii facile a credersi , quanto che r opera del chimico Inglese era stata dagll stessi di lui contemporanei negletta, e caduta era presso i posteri ia oblilivione. Sahicni si mostra persuaso, che ne Lavoisier, ne Sdieele , ne Priesthy abbiano mai avuto sett' occhio r opera di Mayow , della quale , o concordi o dlscordi dalle di lui opinioni , fatta avrebbero ouoratissima ricor- dazione. L' argomento del terzo ragionamento e di sua natura tanto importante e vasto , che diHicilmente in poclie pa- gine avrebbe potuto racchiudersene la trattativa. L' au- tore pero ha preso ad esamiiiare P argoinento in termini jencrali . naostraado da prima 1' attitudine perfettissima 73 R\GIO:«A>rENTl cnuTici alia monetarione dell' oro e dell' argeato , nei quali si riiiveugoiio coinbiiiati i< pregio rcale ed iiitrinseco, pre- " gio ugiiale t.auto nelle masse divise , qnanto nelle in- " divise, piegio stabile, prezzo d' in9eiisil)ile alteramento , -V luiiga conservazioiie , difiicile coutralFacimeuto , facile » ricogaizlone ed agevole trasporto. >i Questi priucipi cgli sviluppa bieveinente con chiuiiche dottrine ^ e colle nozioni chimico-mineralogiche e coi priiicipj della poli- tica economia diiiiostra mal fondato essere il dubV)io di alcuiii^ clie col lungo volgere dei secoli si deliba avere in commercio una s'tirniia "tanto enonue da far perdere a que' inetalli quasi interamente il prezzo , e renderli inetti alia monetazione. Col soc'corso della mineralogia prova che qne' inetalli preziosi non si rinvengono nella Jiatura in masse considerabili puri o in istato di regolo ; e soggiugne in una nota la politica osservazione, che se di sovercliio si aumentasse la quantita dell' oro e del- 1' argento e se ne diniinuisse il prezzo , verrelibe ne- cessariamente a diminuirsi o a cessare la escavazione di molte miniere , principalmente deile nieno ricclie. ]>ai raetalli preziosi passa 1" autore a ragionare del ra- me , e nota che la chimica metallurglca venne opportu- namente a soccorso deglt umani bisogni ;, discoprendo ed insegnando a liherare dalle estranee combinazioni un me- tallo dotatQ delle qualitii di inerce monetabile , fornito di tenue pregio in niolto volume , e per cid acconcio alia costruttura di monete rappresentanti i piccioli valori. Riesce doloroso che non tutto siasi pubblicato questo ragionamento, nel quale parlavasi delle Cagioni trsiche ed ccouoraiche , per cui altri corpi lucidi non avrebbono jjotuto ottenere presso gli uoniini il pregio dell' oro e tleir argento;, dei niotivi pei quali le masse di quei metalli hanno attitudine a diveni)e di bonta uaiforme in tutte le loro parti; della forma piii convenevole all' oro -ed air argento monetato , acciotche una moncta sotto la atessa massa abbia niinore superticie posslblle , e sia quindi meno suggetta agli sfregamenti , ed alia diminu- zione di peso; dell' effetto che prodotto avrebbe 1' arte
  • gii'^> di peg. 194, con altre paglne 102 contenenti la spiegazione di vend tavole in rame. K ION' si puo lodare abbast.'^nza 1" esecuzione tipografica e calcografica di quest' opera dedicata , come abbiamo no- tato uel (lostro Proemio pag. 8, a S. A. R. il priiicipe reggente, or divenuto Giorgio IV re d' lughilterra. L' in- defesso e beneraerito anatoiiiista D. Paolo Mascagai lasclo dietro di se tre opere postuiue: i." V Anatomia per iiso dev,li. studiosi di scultiira e pittura; a." il Prodromo della grande anatomia; 3.* la grande anatomia. La prima di queste opere vide alcuni aniii soao la luce; la secoiida e la terza sono quelle die una societa ianominata si e assunta di pubblicare. II prodromo che abbiamo fra le mani fii vivaniente desiderare die il pubblico nou rest! deluso delta terza opera j ma pur troppo il prof, che era incaricato della compllazioue ed edizlone de' maiioscritti lasciati dal defuato anatomico, trovasi attu-dmente loa- tano d'Europai e non sapremmo dir quando gli stuJiosi di questa scienza potrauno coa fondamenio sperare di vederia fatta di pubblica ragioae. Tutti i rami erano gia terminati prima die il Mascagai maacasse , ina i maao- scritti si trovavano in ua certo disordine da abbisognare una persona die fosse stata allievo del grand' uomo , die conoscesse il nietodo del suo insegnamento , che sapesse indovinarae i pensieri e deciferarne perfino le ab!)re\'iaiure onde trarre dalle sue carte quel prolitto per I' arte che pii si poteva. La societa innominata che acqu.sto dagli eredi tutti i rami e tutte le carte lasciate dal defunto autore gimdico che la persona piii capace a qupst'uopo sarebbe stato il sig. Antoninarchi , siccome quegli die eontinuamente fa dissettore sotto di lui per molti anni. Ma grandissimo errore fu, a nostro awiso. il confidare MASCAGXI, CCC. fi nilesti manoscrltti alia stessa persona dopo ch^- fii invi- tata a passare i inari eel assistere come chirurgo un il- lustre prigioniero sopra uii' isola in luetzo all' Atlantic© austiv.le. ' Qual fosse il merito del sig. Antommarchl come dis- settore non e in nostra facoha il giudicarlo i poiremmo hensi dire, da quanto abbiamo sotto gli occlii in questo Ijel volume , ch' egll non seuilna aver troppo il talento ne della esposizione , ne della oruinazione delle materie. Oltrcche la lingua vi e quasi sempve cattiva, le ripeti- y.ioni e gii andirivieni vi sono frequenti fino alia nausea. Qiiesti difetti non tolgono pero nulla alia massa de' |umi, e alia solidita della scienza clie distingue quest" opera, unica nei sue genere. Ai piu non sembrera ne natnrale ne plausibile V or- dine tenuto nella disposizione delle materie , coraiuciando dai vasi liufatici aaziclie dalla osteologia^ ma vogUauio credere che il sig. Antommarchi non avra in questo die olibedito al pensiero dell'autore, il quale avra forse avuto le sue buone ragioni per fare cosi : rincresce solaniente non veder acceunate tali buone ragioni, e il non veder giustiticato uno sconvolgimetito che puo di leggieri essere attribuito al capricciojO alia inesattezza dell' editore. Co- munque siasi , ecco Tordinamento di quest'opera. Incouiincia dai vasi linfatici o assorbenti, e passa di mano in mano a descrivere i vasi sanguigai , arteviosi e Tenosi , i nervi , i muscoli, i ligamenti , le caitdagini e gli ossi. Parlando dei linfatici, e piu specialinente de' ca- pillari, precede I'autore ad esporre coin'' entrino essi nella struttura di tutte le membrane semplici, delle composte, e delle piu composte o sensibili , facendo con mirabile rbiarezza conoscere rapporto a quelle stesse membrane la particolare lore orgauizzazione o primordial tessitura , e passando a dire come quei vasi capUlavi compongano primitivamente i peli , i capelli , i crini e lor bulbi , ed in qual altro niodo le unghie , T epidermide o cuti- cola, la cute, 1' epltelion ecc. ; le quali ultiiiie parti or- ganicbe appartengono alia classa delle mendjrane sem" plici suddivisate, e finalmente le glandule Untaticbe cosi dette. Sf'guono poscia a des.riversi gli attorcipllanienti , le svolte e rivolte , le diraniazioni , le maglie piii o meno aperre in cui si dispongono , principiando dni prinii stami , i canalini tubulari degli assorbeuti ali'oggetto di 76 MASCAGT9I, compor reti di varia grandezza, le loro picoole l«Qume»- revoli boccncce jnalanti , la loro azinae nttrattiva per tirare a sfe conforme alle leggi dell' afTniita chimica le par- ticelle dei liquidi e del fluidi aerif'ormi , e piii presto r une die le altre molecule c!ie vi 5' accostino. Dei vasl sanguigiii Tarterie godono d' una elasticith in alto grado jnvece della forza contrattile accordata loro dai fiSiologi;. dalle vene assai piu che dall'arterie si prova che na- scono tutte le secrezioni recrementizie ed escrementizle : le arterie si mostrauo sempre piix attenuate nel cnrso loro siiio al segno che quaado ritorconsi senzi niuna in- terruzione di canale , si trasforinano in vene : vedonsi distintamente le varie fogge di trecce , di plessi ,* dl tes- suti a stoja ed a spina, le papille, i villi, i canalini ce- re brali componenti il cervello , il cervelletto, la midulla allungata , la midulla spinale , e concorrenti alia forraa- cione de' garjglj , e dei cllindretti nervosi, i cilindrettl priaiitlvi della fibra carnosa , la stvuttura primoruiale dei filamenti tendinosl, ligamentosi, cartilagiaei , ossei , tutti in somma gli elementi piii esili e •fuggevoli ad occhio Volgare fan parte delle cospicue scoperte dell' iusigne ana— touiico , e confermano sempre piii quanto nei minimi suoi lavori sia raassimo il inagistero della natura. Oltre alia composizione speciale e alle funzioni proprie dei viscerk e dei varj organi della vista, dell' udito , dell' odorato c del gusto , ecc. generalmeute ed in particolare conside- rate, egli alia dlstinzione cliiarissima delle [glandule scm- plici aggiunse quelle delle congregate, delle conglobate e delle conglomerate del corpo animale. Queste materle sono contenute in nove . separati arti- coli , i tre ultimi dei qnali trattano dei polmoni , del fegato, delle vie alimentari. Ma cio che vi e di piii ma- raviglioso in quest' opera sono le tavole con la spiega- zione di esse. Tutto \i e circostanziato e distinto con una precisione indicibile, e quando si possede quest' opera si puo quasi dire di possedere il corpo uiunno in tante prepai'azioni anatocuiche distinte , e della grandezza na- tural e. Dimostransi nella I. tavola il quarto inferiore ed esterno deir antibraccio , e il dorso della mano coi tronchetti maggiori dei vasi sangnigni , arteriosi e venosi , coi vasi linf.itici e nervi succutanei , che vaano a distriliuirsi ai comuni intcgumeati che la ricoprono, ed alle parti cir- PROPnOMO BELLA. GCAT^DE ANATOMIA. 77 convicine. Si dautio nella stessa tavola altre figure espri- inciiti le masse pingueiiinose , le pustule del vajuolo aiabo , la struttura delle ungliie , dei criiii , ecc. Nella tavola II diiiiostransi il terzo inferioie ed in- terno dell' antibraccio e la pauiia della niano coi rispet- tivi vasi saiiguigni arteriosi venosi e nervi superficial! o succutanei maggiori , oltre parecchie altre osservazioni microscopiche iisp,uardanti alcune parti organiche animali. Nella tavola ill si da la coiJigurazioue e struttura speciale di alcune diverse parti organiche aiiimali esa- niinate , sottoponendole al microscopio Dollondiano foriiito delle sue varie lenti amplificaiive. Nella tavola IV si ottrono i resultati di uaa serie di osservazioui niicroscopiche , le quali si raggirano suUa strnttura della cuticola^ della cute, dei bulbi , de' ca- pelli , dei peli , dei criai , ecc, e dello sviluppiuiento delle pene nou meno clie dei deiiti nel feto vaccine, sull' organizzazione dei polmoui dell' aliusta , ecc. ecc. Nella tavola V si da la struttura particolare di alcune diverse cuticule e d" altre membrane organiche si animali clie vegetabili. Nella tavola VI dimostrasi per me/.zo delle lenti ocu- lari del solito microscopio Dollondiano l' organizzazione e struttura primitiva di alcuni visceri umani , e d' altrl animali comparativi. Nella tavola VII si rappresentano le parti genitali estenie virili e muliebri , non meno che i laammelloai appartenenti all' utero gravido vaccino. Nella tavola VIII comprendonsi varie figure clie mo- strano V organizzazione particolare del tendini , dei liga- ment! , non meno che delle liorse mucose , ecc, Nella tavola IX trovasi la conformazione esterna ed interna dei varj ossi component! lo scheletro umano , cioe dei lunghi , dei largh! e dei globosi , dei coperti e non coperti del rispettivo periostio esterno ed interno. Nella tavola X contenente diverse parti organiche risgnardate col mitroscopio dimostrasi V organizzazione pr iDitiva di alcune cartilagini che incrostaao le facce articolari di certi ossi deilo scheletro umano e dei fila- meiui ossei clie li compongono , o particolarmente di quell! che sono morbosaraente afFetti dalla gotta e dalla liie venerea, ecc. 78 MVSCACNI, Nella tavola XI si fa conosceie nieJiaiite una serie tli fij,nre il priucipio di 1 disviliippaiueuto del denti, il procedere siicressivo della dentizioae e P oigiiiizzazioae « stiuttura sppci;ile dei desiti, Nella uvula XII rappresentnsl l' organizxizione pri- mitiva della fi})ra caniosa o musculare , e coitie i vasi sangii j;ni arterlosi , venosi , plI i vasi linfatici insieme coi aervi si portino ai muscoli , e vi si distribuiscano, non raeno che la strmtma priniitiva delle tuniche dei vasi sangiiigni arterlosi , ere. Nella tavola XIII dimostragi la struttura primordial^ delle varie tuniche delle vene , dei vasi linfatici, delle guaine membranose che iuvolgono i cordotii nervosi, ed oltre a cio 1' organizzazione delle glandule conglobate, ecc. Nella tavola XIV rappresentasi 1' occhlo umano e quello di alcuni altri aniiuali coraparativi , non che ^fr membrane e gli umori concorrenti alia sua intera coiii- posizione, oltre poi la lore particolare struttura. Nella tavola XV vedesi espresso V organo dell' udito umano e la sua particolare costruzione, nOn meno che i vasi sanguigni ed i nervi i quali diffondonsi per le mem- brane che foderano le diverse sue cnvith ed i vaij ca- nali ossei e cartilaginei ; e si ofTre una serie o corredo d' osservazioni microscopiche risguardanti alcuni altri corpi organic! animali. Nella tavola XVI si oflfre la priraitiva struttura dei neivi, de* lore gangij e dei loro fiiamenii primitivi uoa meno che le rispettive guajne che T invilui?pano, con piii una serie di successive osservazioni microscopiche risguar- danti altri oggetti organic! animali. Nolla tavola XVII dimostrasi la primordiale struttura ed orgaiizznzione speciale del ce'rvello , e delle mem- brane'Clie lo involgono , non meno che il risultamento di un certo numero d' altre osservazioni microscopiche r<;l:itive al soggetto. Nella tavola XVIII sono disegnate alcune consegucnze di particolari osservazioni eseguite col microscopio , le quail raggiransi sopra soggetti diversi organici animali, « special mente sopra certe parti del feto umano e sulle meitdirane dell' novo impulcinato, ecc. Nella tavola XIX rappresentansi lo sviluppamento del pulcino, la struttura e composizione primitiva delle mem- brane d2lle seconding che 1' involeono e ima serie d'i VRODROMO DELL4 OR\NDE ANA.TOMIA. 79 altre particolarl microscopiche osservazloni risguardaati oggt'tti aiiflloghi. Nella tavola XX ed ultima si conteagono varle figure rilevaie coll' ajuto del nucroscopio , coucertieali 1' orga- nizzazione e particolare struLtura di pr.iecchie parti or- gauicUe dei vegetabili. 8o APPENDICE. PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. ^abrfeucftcr K , cioe Annali delTI. R. Institato poli- tecnico di Vienna pabbllcati dal Diiettore Giovanni Giuseppe Prechtl , Consigliere ecc. ecc. V. ^ affifflC ^CttKffmtiKtt 2C., o sia Osaervazioni praticke snpra Ic diinensioni e le azioni delle macchine a vapore di Watt e di Woolf. Del sig. Consigliere Prechtl. — Estratto. D. 'opo r introduzione delle macchine a vapore se ne Tolle misuvare il loro efi'etfo nieccanico col paragone delle forze del eavallo , perche quelle sottentraroao a questo. Per conoscere tala effetro fa mestieri esprimere il moineuto lueccanico , e la quan- tita del peso che la uiacchina e in caso di gollevare in un de- terniinato tempo e a data altezza. Boulton e Watt supposero che la fovza del cavallo che la- ▼ora ocio ore al giorno , arrivi per ogni minuto a 33,ooo lib- bre o sia a 5oo libbre per ogni secondo, sollevate un piede (i). Questa niisura della forza del cavallo e troppo abbondante , poiche a seconda degli esperimenti a tal uopo eseguiti non h che per poco tempo che il cavallo il piii forte sia in istato di sostenere siSatto sforzo. Smeaton provo che la forza del cavallo dee geaeralmcnte stimarsi a libb. 2a,ooo invece delle accennate 3?,oco, o sia a dibb. 366 per ogni secondo e per un piede; d' altezza ; la qual forza equivale a quella di sei uomini. ^) ^ P<=*') '« m»su/c soao inglcii, ee piir« uon si specificano di Vionni. APp. PARTE STR4NIERA. 8l» Volendo determinare la forza di una macchina a vapore, biso- gna jd-endere in cousiderazione la misiira superliciale della stan- tuffo , cux pieme il vapore , cioe Y anipiezza del cilindro , 1' al- tezza deir alzata dello etantuffo, il nuniero delle alzate la uii Diinuto , e 1' elasticita del vapore , per la quale lo stantuffo vieae abbassato. L' altezza dell' alzata dello stantuffo in ragione di piedi , moltiplicata col numero delle alzate in ciascun niiuuto , e radt, per cia.cun. l;?i d.i civallo. qu«drj'o ill Ubbre. I 6.0 28 280 7- I9CII 2 8.3 S4 27.4 7.a 395II 4 11.6 ic6 26.5 7.3 77;« 1 o 13.9 102 25.4 7.0 107(1 1 8 15.9 199 24.9 6.9 i38t» lO 17.7 245 24.5 7- 171^11 12 19.2 288 24.0 7-1 2o6jj| 14 20.6 332 23.7 7-1 2 35^1) i6 3T.75 373 23.3 7-1 366q, i8 33.0 413 22.9 72 3oo(|, 30 24.0 453 22.6 7.3 33o(l 23 25.1 493 33.4 7.35 363t| 24 26.1 533 22.2 7,4 396(j 26 36.9 569 21 9 7.5 429'lf 38 27.8 6c5 21.6 7.6 4'''2(|1 3o 28.7 645 3 1.5 7.6 489, 32 29.5 683 21.3 7.59 57< 34 3o.3 721 21.2 7-49 S5o Numero Ctleriti lltllo .t.ntoffo cubic! Pf.o P^r Per W.ii. per minmo. per miuuto \b pleJi, in libbr«. d- ClT>ll0. 'h 5o 166 Y3 528 33,000 2C'.-7 20 42 168 1 ,006 66,coo 1 5.6 27 ■■'[. 34 170 2,112 i3a,ooo i3.8 55 3i i85 3,168 198,000 12.2 73 ;A 27 190 4,224 264,000 10.5 84 24 192 5,280 j3c',cco 10.0 lOO 24 192 6,336 396,000 9.8 117 % 23 1^6 7,392 462,000 9.0 126 ■'f. 22 198 8,443 528,000 8.7 140 ■■/. 22 790 9,.-.c4 594,000 8.5 i53 1 20 2CO ic,56o 66c,cco 8.3 166 20 2CO I], 61 6 726,000 80 176 "A 18 200 12.6-2 792,000 ^.8 187 '■/". 18 200 13,-28 858,coo 7.6 ")7 ■/. 18 2CO 14.-84 924,000 -•4 207 17 204 1.5.840 999, oco 216 17 204 16,896 i,o56,ooo 7.1 227 17 204 17,952 1,122,000 7.0 238 17 204 19,008 1,188,000 6.q 240 •A 16 208 20,064 1,254,000 6.8 258 'f. j6 2C8 21,120 1,320,000 6.7 268 •/; 16 208 22,176 1,386,000 6.6 279 '/. 16 203 23,232 1,452,000 6.5 286 'A 16 208 24,288 i,5i8,ooo 6.4 294 i5 210 25,344 1, 584,0*0 6.3 3o2 i5 210 26,400 i.65o,oco 6.2 3io i5 210 27,456 1,716,000 6.1 3l-r i5 210 a8.5ia 1,782,000 61 320 y i5 210 29,568 1,848,000 6.0 336 I'A 14 210 30,624 1,914,000 6.0 348 ^4 APPENDICE Continu(iM. Nb-MEliO D I M E N S I 0 N I 1 PRESSlONEf delle fMi-ze dello dello da cavallo stantuffo. Stantuffo. 1 presso ^ ^-^^_- 1 le maccliine che aniscoiio in doppio Diareetro pol'uci. Superficie Qaan.i.i ' 95 48.7 1863 19.6 8.2 i5,; 100 5c. 1963 19.6 8.3 i6,ii io5 5i. 3043 19.5 8.3 i6,s 1 10 52.2 2145 19.5 8.5 18,2 ii5 53.4 3343 ,95 8.5 i(),i 120 54.7 2340 19.5 8.5 20,C 126 56. 2463 iq.5 8.5 2I,C l33 57 2553 194 8.5 22,cJ 1 36 58 3643 19.4 8.6 23,6 140 59^ 3734 19.4 8.6 23,5 145 60 2827 19.4 8.6 24,4 i5i 61 2923 19.3 8.6 35,4 1 56 63 3019 19 3 8.7 26,3 161 63 3i 17 19.3 8.7 27,2 166 64 3317 19.3 8.7 28,0 173 65 33i8 19.2 8.8 29,2! 178 66 3421 ig.2 8.8 3c,4l 189 68 3632 19.3 8.9 32,4 200 70 3848 19.3 8.9. 3,,.-. 213 4071 19.2 90 3r,,?. PARTE STRANIERA.. 85 iFcw O/ft. c elerita' I Effetto MECCANICO CONSU.MO dello oasia peso , del carbone aollevato ia I ininiito | per ciascun ora stantuffo. Celeriti ilfllo funruffo air altoEza cuhici di I piede. Pelo a libbre. Namero Per ciiscuna Per [i. per minmo. ia pie.+i. d, acqua. forza da cavallo. 14 3IO 3 1,680 1,980,000 5.9 354 -; 14 210 33,736 2,046,000 5.9 366 ■• 14 210 33,792 2,1 13,000 5.9 378 \ 14 310 34,848 2,178,000 5.8 382 r 14 210 35,904 2,244,000 5.8 394 i3 308 36,960 2,3lO,CCO 5.8 406 i3 2C8 38,oi6 2,376,000 5.7 410 i3 208 39,072 2,443,000 5.7 422 i3 3C8 40,128 2,5o8,ooo 5.7 433 i3 208 41-1^4 2,574,000 5.6 437 i3 208 43,240 2,604,000 5.6 448 r. 12 204 44,f<8o 2,8o5,coo 56 476 A 13 204 47,020 2.9-'C,000 5.6 504 A 12 304 5o,i6o 3,1 35,000 5.5 522 A 13 204 52,800 3,3oo,OGO 5.5 555 T I 198 55,440 3,365,000 S.S 577 S ] I 198 58,o8o 3i63o,ooo 5.5 6c5 9 I I 198 60,720 3.795,000 5.5 633 « 1 I 198 63.36o 3,960,000 5.5 660 S I I 198 66,528 4,]58,oco 5.5 693 ( II 19,^ 69,696 4,356,000 5.5 726 10 Va 197 71,808 4,488,000 5 5 748 10 y^ 197 73.920 4,620,000 5.5 770 10 -A 196 76,560 4,785,000 5.5 797 > lo-A 196 79,728 4,983,000 5.5 83o i 10 'A 196 82,368 5,148,000 5.5 858 > lO % 195 85,oo8 5,3 1 3,000 5.5 885 ) 10 195 8-.648 5,478,000 5.5 913 i 9V4 194 90,816 5,676,006 5.5 946 9^A 193 93,9^^4 5.874,000 5.5 979 9'/". 192 99,^92 6,237,000 5.5 1039 9 "A 191 io5.6rio 6,600,000 5.5 TICO t 9 -/a 190 111,936 1 6,996.000 5.5 1166 ai 86 APPENDIGE I niatpriali per (juesta tavola trovnnsi ne' raggnagli mensiiafi degl' iepettori delle niacchine a vapore nellc niitiiere di Cnvnwall. Fiuo al l8ll con uu buscliel ( 88 libb. ) tlL carbone non s' innal- zavano chc l3 'f, uiilioai di libbre di acqua all' altezza di an piede : nia dopo die gli esperci ingegneri Tliomas e Gio- Tanni Lean iie cbbero la direzione , I'effetto del carbone si au- niento ; cosicche dal ragguaglio nieiisuale di giugno l8l8 1' azione media di a4 macchine a vapore di Watt, tanto semplici clie doppie , li a^aerisce essere stata di 23,836654 libbre d' acqtia per ogni bu»chel ( 88 libbre ) di cai-l)one inualzate di un piede. I datj della tavola lervono anclie per le macchine semplici Jier Ic quali fa d' uopo della raeta del carbone. Quanto fe piii grande la macchina, tanto minore e il consumo del carbone ; ii osserva per alti-o clie non si ha piii guadagno di carbone ove la macchina arrivi alia forza di loocavalli, cioe quando il diatnetro del cilindro eia di 5o poUici ; il chc sembra dipendere dalla niaggiore difficolta di combaciainento dello stan- tuffo col cilindro ; • verisimilmente pure da soverchia gran- dezza del focolare. Paragonando V effetto meccanico colle quantita del carbone viensi a conoscere che una macchina a vapore della forza di 4 *^3" valli messa in azione da lOO libbre di litontrace solleva 14.400,000 libbre d' acqua all' altezza di i piede ; che una della forza di 30 cavalli ne solleva ig, 800,000 • una della forza di 48 cavalli ne solleva 3 1,680,000; una di 70 cavalli ne solleva 34,620,000 ? ed una di qo cavalli ne solleva 35,640,000. La macchina a vapore pin grande, esistente in Lighilferra , composta giusta i principj <rr« a> ov.lkj Macchina di Stoddart , col cllindro di poUici 63 ■ aSo '/i detta di William 65 200 delta di Sim 63 l85 detta di Poldorey ........ 63 196 La diversita deU'effctto di tali niacchine di egual diniensione "♦ien prodotta dalla diversita dell' effettiva pressione del va- pore sullo stantuffo , la quale dipende dall' attivita della foraa espansiva del vapore nella caldaja , la quale pure dipend* dalla maggiore superficie da ecaldarsi della caldaja istessa. Que- •te circostanze faano differenziare I' azlone del vapore in modo tale , che a dimciisioni eguali si ottiene talvolta un ruolto mi- nore effetto ; infatti la macchina a vapore doppia di 63 poUici di diameti-o esistente nella cava Wheal Alfred in Coruwallis ■on ha che la forza di 80 cavalli , ed un' altra nella cava di Dalovath della stessa dimensione ha la forza di i3a cavalli. Nella macchina di Stoddart la pressione del vapore sullo _ , .... 82000 . ,., , Stantuffo e per ogni pollice = -^ = 20 , 4 libore. 3117 La quantlta del vapore necessaria a muovere la macchina si •onosce dalla celerit.\ dello stantuffo moltiplicata colla superfi- eie quadrata del medesimo. In tal guisa secondo i dati della tavola sono in una macchina a vapore di 20 cavalli neces- sarj 462 X 200 X 12 pollici cubi , ossia 628 piedi cubici di Tapore per minuto della stessa elasticita dell' atmosfera ed an- •he piu , ossia libbre 2 J di acqua debbono cangiarsi eutro ua minuto in vapore, e tale quantita di vapore debbe nello atesso tempo venir condensata. II calorico che si sprigiona durante la condensazione del va^ pore acqueo al lOO gr. del termomerro centigr. in acqua della stessa temperatura e , a norma delle spcrlenze di Clement e Desoi-mes , sufficiente per portare dal grado di congelazione fino a quello di ebullizione 5 volte e mezza un' eguale quan • tita di acqua. Per condeusare pertanto perfeitamente una libbra di vapori acquei di ico" cent., ove il riinanenre dell' acqu^ conserva il grado di ebulhzione , v' abbisognano libbre 6,5 «li acqua di li" cexit. (12 R. ). Oude abbassar* pui quettc 88 APPENDICB libbre y.S di acqua bollente fino al 40° cent, v' abbiaogna lib- bre 18 di acqua di l5* cent. Conseguentfuiente la quantita di acqua necessana alia condeiisazione dei vapori acquei nel rife- rlto caso supposti giunge a 6,5 X 18 = a4'>5 libbre per rui- nuto , Je quali uiohiplicate per le libbre 21 di vapori acquei portano la quantita dell' acqna di condensazione necessana a libbre 164 per uiinuto. E da osservai'si che la quantita del vaporr arqueo ^ bene calcolaria meno del giusto percbA o ne va perduta una parte , o vien condensate in acqua. Presso le macchine di Watt e ne- cessario per ogni alzata di staniuffo 'f^ di vapore di piu del bi- xogncvole a riempierne il cilindro. L' evaporazione dipende anche dalla grandezza della super- ficie tocca dal fuoco : vieae comunemente amniesso clie uua ealdaja di una supci-ficie di 20 piecfi quadrati dia per ogni nii- jauto secondo un piede cubico di vapore acqueo sotto la pres- aione dell' atmosfera o poco piu. I vajiori di una forza espansiva niaggiore abbisognano di un. aunjento proporzionale della superficie svaporante , joirlie la su)^prficie riscaldata , la quale per ogni niinuto serondo da 2 piedi cubi di vapore di 100° , non produce nello stesso tempo piu di I piede cubo socto una pressione doppia dell'atmosferica. In quest! ultiuii tempi le macchine di Woolf(Woolfs double- cylinder Expansion-Engines) ottennero, relativamente alio spa- ragno del couibustibile, la preuiinenza su quelle di Watt. Woolf ottenne nel 1804 , e poi nel iHo5 e 1810, le patenti d' inven- zioni sopra i niiglioranicuti di tali macchine. Woolf ado]ira , come altra volta Hornblower , due cilindri dei quali 1' uno ha wn maggior diametro dell' altro. Nel cilindro piii piccolo il va- pore esercita una forza d' espansione piii grande ; entrato poi nel piu gi-ande vi opera per la sua dilatazione. Codest' effetto puo per altro ottenersi anche coUe macchine di Watt , ma in quelle di Woolf rl principio di dilatazione ha un maggior eflFetto perche vi si traggono a profitto dei vapori di una espansibilita niaggiore, e vi si ebbe maggior riguardo ad impedirne I'uscita; il che esegui egli coll' olio , co'la cera, col mercurio o con un metallo solubile , i quali trr>vansi sopra lo stantufFo ad un' altezza proporzionata alia elasticita del vapore , come pure coll' impe- dire elie questo agisca direttameute sullo stantuffo , ma bensi PARTE STRM^flERA. 89 sopra uua colonna interiuedia dei fluidi anzidettl. Tali fitiidi tvo- vansi in un vaso sepai-ato coruuaicante colla parte inferioi-e del cilindro. per mezzo di una canna, yiev la quale il vapore entra e ne icaccia il fluido eutro il cihndro. Quest' artificio osta ad ogni perdita di vapore per lo itantufFo , ma reade piii conij^li- eata la macchina, Nel i8i5 si eressero due grandi macchine di Woolf nelle cave di Cornwall; e dopo tal cpoca se ne introdussero delle altre. La macchina di Woolf nella cava Wheal Abraham ha il ci- lindi-o maggiore del diametro di 4$ pollici , 1' alzata di 7 piedi, e ne eseguisce 8,4 per minuTo. Per ciascnn' alzatd solleva essa il peso di 24060 libbre a 7 piedi di altezza. Con un buschel ( 88 libbre ) di litontrace sollevava questa maccliina nel marzo del 1816 libbre 5o,00O,C0O all' altezza di I piede , nell' ajiBile 5o,9o8,oCc , nel maggio 56. 917,312, e nel giugno 5i,5oo,cco. Quest' e r effetto massinio che , relativamente al consumo del combustibile , siasi os«ervato ia una macchina a vapore. Da tal epoca ne ando diminiiendo 1' azione ^ ma dopo le riparazioni fattevi ritorno quasi alio etato di prima , poiche nell' agosto del 1818 sollevava libbre 45.5io,4i9 e nel settenibre 47,540,653. In quel tempo le 34 macchine di Watt in Cornwall davano libbre 2 3,000*000. Considerando che la massinia azione della macchina di Watt per ogni buschel di carbone fu di 3o,00C,cco , e che quella della macchina di Wolf e di 56,900,000 , e che 1' azione media della prima e di 20,000,000 , e quella della seconda , dopo tatti gli esperimenti eseguiti , h di 3o,coo,oco , viensi a cono- acere che la pi-oporzione dell' azione delle macchine di Watt sta a quella della macchina di Woolf come 20 : 3o; e che trat- *andosi di estremi, le macchine di Woolf danuo quasi un dop- pio effetto delle macchine di Watt. Questo maggior effetto delle macchine woolfiane dipende dal-. Farplicazione dei vapnri dotati di maggior forza di espansione, i quali per la formation loro abbisognano proporzionatamentc di minor calorico; dalT applicazioue del principio di espansione, niediante il quale , senza ulterior consumo di vapore , ottieusi ana parte dell' effetto col mezzo della semplice espansione del vapore conservato in una inedesima temperatura j come pure dair armatura di cuojo piii perfettamente corabaciante , per la «[uale visa ^isparajiato quasi '/,, della quaatita del vapoie. go APPETMrtTCF, AfRne di cJare una complefa idea dell' eOFt'tto , «he presto le inarchine a vapore produce 1' applicafione del principio di espansione relafivaruentc alia diniiuuzionc del eombustiblle, I'au- tore fa il segiiente calcolo. Supposto rhe m sia il numero indicante Is quaatita dell« volte che il vapore li dilata iiel cilindro fino al terminare delF alzata fliello staatuSb ; dal pnragone dell' cA'atto dell.i ma€«hina , nel easo in cai il cilindru ^ solo per parte riempiuto di vapore e per V akra parte dello spazio dello stantuffo , viene spinto medianfe 1' espansione a tciuperatura eguale , c nel caso id cui il cilindn) e tutt'' aft'atto ripieno di rapore , ue siegue che JVeW espansione per la quanrita dei vaport = 1,1' azione e = log. not. m. Neir inticro empimenio per la qnantita dei vapori = 7H, 1' azione e = /« — I. Conseguentemente , a quantita eguale di vapori , 1' azione e durante 1' espansione paragonata all' azione durante rempimento intiero sta come Ad azione eguale , la quantita dei vapori ad empiinento totale sta alia quantita dei vapori nella espansione come D -.d = — I log. nat. ?n fet esempio : A dilatazione decupla e d = 0,392 D. A dilatazione ti-ipla e J == 0,607 ^' Qiiindi a dilata-zione decupla si sparagnano circa y,o» ed a dila- tazione tripla presso a ''/it> '^^^ vapore , e percio del combusti- bile necessario a produrre im' azione eguale ad empimento totale. Per ottenere un' azione eguale debbesi nondiinent> , nell' ap- plicazione del pi-incipio di espansione , impiegare un cilindro piu grande che non per 1' intiero empimento. Qualora la ca- pacita del cilindro da vapore ad empimento intiero sta alia ca- pacita del medesimo nella espansione come r : R, ad azion* eguale, in tal caso si ha iJ : r = log. nac. in A dilatazione decupla e quindi R = 3,91 T A dilatazione tripla R = 1,83 r. Tale considerablle jngrandimeuto del cillndro rende pressa .Biacchine grandi necesiarj , come Woolf ha creduto , due cilin- dri invece di «no ; a cio •! aggiugne che al cilindro minore » ia cui il vapore tsercita una niaggior forza di e?paiisione , puo piu faolmente darsi e niaggior consistenza e luiglior amia- tura, capace a resistere a sifl^jtta elasticita de' vapori , cosicchi jper talc motivo 1' aruiatura dello staatuffo del cilindro maggioi-e non ha d' uopo die di poter resisrere ad una densita e frizione •guale a quella drlla seniplice pressione atmosferica ; special- meate ie si fa principiare 1' espansione del vapoi'c nel piccolo cilindro , oppure si periuette 1' afilusso del vapore nel mede-^ si«o pvinaa cU« It staatuftb lo abbia perfcttamente percorso- Cf2 ArPENDlCR JDe Veconomie publique et rnrale des Perses et des Pheiiiciens. Far L. Bkynier. — Geneve^ 1819, /. /. Paschoufl , iinpiimeur lihraire. ( Continuor zioiie e fine dell' estratlo. V. tumo 17, p. 2^5 ). R 1 ON si £a , se V India ne' tempi piii antichi forinasse un va- st© iiupero , 0 66 divisa fosse in separati governi ; gl' imniensi cdifizj peio , di cui tuttora esistono le mine , danno a credere ©he-, se divisi erano , tutti considei-abili essere dovevano quei governi. Nei tempi storici 1' India era certatnente in piu governi divisa , alcuai repuLblicani , alcuni jnonavchici , gebbene il re- gime repubbUcano di que' popoli possa credersi una oligarchia militare , quale ^ quella di alcune nazioni odierne dell' India. L' influenza sacerdotale e pei'o stata eguale in tutti i governi , ed i re ancora , eletti dai sacerdoti , noa erano che uno stru- luento del sacerdozio niedesimo. Non contenti i sacerdoti di eomporre il consiglio , aniministi-avano altresi le rendite dello atato , e questo avveniva ancora sotto il regime oligarchico ; ricevendo essi le contribuzioni impaste sulle varie classi , ne ave- ■vano esentata la propria. Senibra confermato dalle uiemone in-f diane quello die gli antichi scrissero del suolo dell' India , che al re apparteneva , non accordandosene ai y>rivati se non il solo godimenTo ; ignorasi pero 1' epoca in cui adottato siasi quel sistema , che 1' autore iuclina a credere assai recente , forbe ancora piu del regime teocratico. L' agricoltura tuttavia vcdesi sempre protetta riell' InJia anche sotto la teocrazia medesima ; cd i sacerdoti stess: , isolando la nazioue e paralizzandone cosi il commercio , dovetfero comprendere la necessita di ricavave dal suolo onde pi-ovvedere ai loro ed agli altrui bisogni. Quindi ^ cht i coltivatori tranquilli lavoravano i cainpi loro accanto alle arniate combattenti , ne alcnna casta o classe aveva il di- ritto di portare armi a riserva dei soli guerrieri. Gli antichi lianno parlato ancora dei magistrati iiicaricati del riparto delle acque , del grado di perfezione al f[uale portata era 1' agricol- tura , dei piccioli elefanti che si attaccavano all' aratro , di una specie di miglio che cresceva in que' paesi , che si faceva cuo- ccre coUa sua scor/a , e clie alcuui male a piopoiito Lanuo «uppo«co essere il rieo. PARTE STR\NIER\. 9^ Un centro di autica civilizzazione piii victno all' Europa e posto sotto la zona teniperata , per il che il toro equinozialc era ricevuto nel suo culto come il dispensatore delle piogge della primavera , necessane alia fercilita, si suppone dall' autore indicato dal corso dei fuiuii Indo ed Eufraie, nel quale tratto di paese domiwarono successivaiuente gli Assirj , i Medi ed i Perai , donde passarono piu numerose le notizie in Europa, moltiplicati essendo i punti di contatto , e da questo si fa strada alia seconda parte del volume , nella quale si sviluppa 1' eco« nomia pubblica e rurale dei Persi medesimi. Comincia egli a trattare della organizzazione politica e delle istituzioni di un iuipero che ne' tempi piu remoti stendevasi tra 1' Indo e TEufrate, il mar Caspio ed il golfo Persico. Non bene si conosce 1' epoca in cui quell' impero avesse pi-iucipio ; i Galilei pero , specie di sacerdoti che tra gli Assirj trovavansi e concentrati avevano i lumi per brama di dominio , le loi-o osservazioni astrononiiche facevano risalire ad una antichita pro- digiosa. Le storie Europee non comiuciano se non dall' epoca in cui gli Assirj quell' impero gia possedevano; ma i libri orieu- fali parlano di epoche piu I'emote , ed incerta ^ quella in cui Zoroastro opero una rivoluzione religiosa , benche da alcuni voglia farsi credere contemporaneo a Pitagora . . . . O dunque con- verrebbe supporre Zoroastro vivenie alcune migliaja d' anni avanti Pitagora , o supporre ainieno che egli avesse consultato libri sacri molto di esso pui antichi. Quel libro parla ancora di una dinastia anteriore a quella degli Assirj detta dei Peischdadiani. In altro libro posteriore , il Boundehesck, vedesi la costcllazione dell'ai-iete neir equinozio di primavera, ed ancora si parla in esso di quella dinastia. I Perslani stessi pero accordano rhe la storia di quella dinastia e coperta da una notte impenetrabile ; luughe guerr* si accennano di que' re contra i re deU'Ourau , paese situato suUe rive del fiume Oxus ; ma que' fatti , forse veri , sono sparsi di al- legoric cosmiche e di emblematiche tradizioui , nelle quali I'in- verno incatena la state, e questa a vicenda riprende 1' impero; in somma si descrive l' alternativa delle stagioni. II piii antico di que' libri parla del rispetto dovuto ai magistrati, ne mai ac- cenna un re , dal che pu6 congetturarsi che il popolo allora fosse soggetto ad un governo aristocratico sotto Y influenza sa- cerdotale; il piu receute parla dei re come di una schiatta auiv "94 APPENDICE luata da un fboco piu puro che il riuiaiiente degli uomini , no» dcpendente die dalla suprema divinita, e capace a. trasmettere le qualita medesiine a tutta la 3ua descendenza , d che da luogo a credere che la nazlone allora soggiacesse al dispotismo. Uua antica dinattia della Persia e pure menzionata ia alcune storie indiaue e porta il noma di re Moabediani ; ma auclie queste •toric Bono piene di favole euiblematiche , le quali noa sem- brano punto relative al culto di Zoroastro ; coaverrebbe adun— que supporre quella dinastia anteriore a quel cuho medesimo. Se non si volessero distinguerc le epoche , converrebbe sup» porre quelle due dinastie stabilite in un impero niedesttno ia due separati govenii. Euselio aacora e Gregorio Sincello hanno conservato la tradizione di una dinastia aral>a preesistente a Belo , ma questa pure non era che un' aliegoria del sole. Be- roso fa giugnere per la via del golfo persico an mostro anfibio, meta uouio e meta pesce , che ogni ■^iorno si portava sulla riva del mai'e per insegnare agli uomini V agricoltura e le arti , • lornaYa la notte a tuffarsi nelle onde ; si era voluto 9piegar© questa favula col mezzo di uavigatori giunti a quel lido a di- rozzarne i selvaggi abitatori ; ma Dupids ha mostrato che quel pesce era la costelKzione celeste del pescc, che levandosi nelle corte notti della state indicava ai popoli le epoche dei lavori agrarj. Venendo ai tempi meno oscuri , o sia all' impero degli Assirj, pochi sono ancora i monumenti storici , e questi pure ingombri dalle favole ; il piii certo e che realmente gli Assirj fondarono un grande impero , il quale dopo un periodo di prosperita ia rovesciato , perche la sua forza proporzionata non era alia sua •randezza;e quindi 1' autore si fa strada a mostrare che quella deDolezza dipendeva dalla sua intei-na organizzazione. Specioso e il di lui ragionamento , ma a dir vero sembra egli atterersi troppo davvicino alia organizzazione presentanea de»r imperj deir Europa. Vero h che etenie sono le massime della sanit politica , e che eguuli debbono esserne stati in ogni tempo i risiiltainenti. Osserva egli che gli Assirj , i Medi , i Persi ed I Parti nci periodi del loro dominio ravvicinarono per quanto era possibile la capitale al punto die essi occupavano nell' impero ; quindi gli Assirj stabilirono il centro del governo a Babilonia «d a ^iiniv« , i JJiIedi , Caucasiaui in ori^iue ^ ad £cbaUa4 ; i PAUTE STRANIERA. 9^ Persi, pid meridionali , a Susa ed a Persepoli, i Pai'ti a Ctesifonte, Siccome non si coiiosce il priucipio del douiiuio Assii-o , cosi ignoti 80U0 aucora i mezzi per cui ei svilupjpo il suo potere - ebbe pero io epoca incei'ta quella nazione un saggio regginiento, un coiuuiercio molto esteso , un' agricoltura protetta dalle leggi, I lettevati tedeschi suppongpao una invasione del Caldei nomadi nei paesi piii meridionali sotto la condotta di Nabuccodonosor ^ che avrebbe fondato 1' injpero , e la capitale detta Babilonia; e quesco earebbe avvenuto un secolo avauti la fondazione delU dinastia dei Peroi , il che dareb'be a quella degli Assirj la du- vata solo di nn secolo , e favebbe sparire quella dei Medi , che tutti gli autichi classici stabiliscouo intermedia ; n6 in questo oisteuia si vedrfbbe aiicora come il noma di Caldei jiassasse alia casta sacerdotale, che in quel paese esisteva iivauti la invasione. L' autore rigetta questa opinione su la origine degli Assirj. Egli trova nei tempi piii remoti in quello impero ii diapotismo piu a^soluto , e pvomove la quistione se un tale governo potesse essere utile o dannoso alia nazione ? Condillac si h dichiarato per r utiljta di quel governo ; ma I' autore si mostra di con- trario avviso; ne a uoi e dato di seguirlo in quesfa dilicata di- scussioue. Poche notizie sulla organizzazione politica degli Assirj ; sem- bra che anche tra easi esistessero caste o class! d' individui ; che la prima , quella dei sacerdoti , esercitasse moUo potere « ma dubbio ancora e se alcuna influenza esercitasse sul capo deir impero. Secondo Diodoro , gcuoie vi avevano per la istru- zione dei giovani delle faiuiglie piu distiute nei mestiero dellc^ guerra ; si aununziaiio pure alcuni graudi lavori eseguiti dal governo per a=sicurare la fertilita delle terre-, che altri rappre- sencanu come opere oostrutte sokauto ad oggetto di munue lo Btato contra le mvasioni dei Medi. L' autore non si mostra per- •uaso , che quella mouarchia cadesse solo per il lusso e la mol- lezza degli ultimi re ; egli sembra piuttosto attribuire quella caduta alia mancaaza di istitwzioui atte a conservarla. Quell' im- pero, die' egli, aveva niaggiojre estensioqe che noa forza reale; gli elementi che lo componevano , non erano cimentati da al- cuna istituzione comune ; non era P impero etesso che uoa sem- plice agglomerazione di corpi eteroggaei , e la meaoioa scossa poteva discioglierla. C)6 A 1' T B N D I 0 E Ren diversa era la condizione dei Medi dotati di usi e di eostunii tutti naziouaii e semi'Iicissimi , bellicosi e gelosi delU loro indpf-endenza , formauti tra di loro una sjipcie di- aristo- crazia arinata , e sparsi su di una vasta superficie , non con- teutiati in grandi citta. I Medi da prima tribuiarj dei Persi scos- flero il gfogo, e forse per avere conservato qnelle citta diedero luogo alio sviluppamento di nuove viste ambiziose, e qiiindi di interne diseensiooi. Fu pure una sciagui-a per essi Tavere scelto un re conquistatpre , che il suo dominio eetese su i diversi ponoli compoueuti T impera degli As-i>'j. I Medi oooservarono tuttavia alcune prerogative durante la loro dinastia , che in qiiella degli Assirj non si erano maritenute ; si videro quindi le satrapie ineniovibili , e le asseniblee nazionali; ma in epoca posteriore il disi'otismo si rafforzo , e que' privilegi spai'irono. Alcune provincie degli Assirj conservarono per alcua tempo una spe- cie di mdependenza , e per que»to ei veg^ono i re di Babi- lonia, de' quail non bene si couoscono le relazioni coll' im— pero Medo. Ma i Medi, adottarado inseiisibilmeiue le costunianz* degli Assirj , perdettero 1' antica loro energia , e quindi la di- ■nastia loro fu rovesciata dai Persi, altre volte soniniessi all' im«> pero medesimo. Su I'lmpevo di quest! , sicconie piu recente , -abbiaino maggiori notizie , tanto piu che alcune relazioni «bbero coi Greci. Erodoto e Ctesia ci hanno trasmessi alcuni racconti niescolati coUe favole. Senofonte che guerreggio nella Persia ha scritto la storia della sua celebre ritirata. Ma la di lui Ciropedia da alcuni rigiiardasi come un roiuanzo politico, siccome l' A. lo crede uii quadro artificiosamente abbellito. Ua fatto certo , die' egli , e 1' esistenza de' Persi formauti un corpo di nazioneavanti 1' epoca in cui I'impero tolsero ai Medi; essi abitavano allura V Azerbydian , provincia corrispondente al set- teutrione della Media; e dalla posizione e dalla situazione di qnella provincia trae 1' A. alcuni argomenti per istabilire talunt caratteri di rassomiglianza tva gli* antichi P*rsi ed i Germani. Secondo gli storici greci L Persi si sarebbono portati a foiinare il loro iinpero nelle regioni piu meridionali in conseguenza tlelle conquiste di Giro ; secondo i Persiani quell' avvenimento avrebbe avuto luogo in epoca anteriore. Sembra che 1' orga- nizzazione sociale priniiriva dei Persi fosse un' aristocrazia dei jicbili ; Zoroasiro stabilisce ancora tra di essi le quattro classi PARTE 8TRANIERA, ^7 del jacerdoti , dei gueriieri , degli agricoltori e degli artigiani } e puo dubitarsi che aatico fosse 1' Uio tuttora sussHtente presso i moderni Persiani , per cui il giovane eceglie la classe , alia quale intende di appartenere. Gli antichi Persi erano pure sem- plici ne' costumi loro, sprezzatori del lusso , dei coinodi della vita , e bellicoai ; 1' A. non aiumette V asserzione di Senofonte , che cavalleria non jjvessero , vedendo che al cavallo si da gran- dissimo valore nello Zendavesta, e che una specie di cavalleria si aaimette anche m aopresso da Senofonte niedesinio. Non ai conoscono con precisione le cause della caduta dell' impero dei Wedi ; dee j)er6 questo essersi iudebolito per i vizj del suo governo , e quiadi disciolto ; e si puo credere che Ciro abbia coudotto la nazione ad uno slancio generoso,ma conviene altresi aoimettere cli' egli abbia trovato i mezzi di moltiplicarne le forze> il che egli forse ottenne amnlgaraando i nobili col popolo , ed aumentando per tal modo le sue armate ; riesce tuttavia un fatto singolarlisuDO, cli' egli abbia ad un tratto ottenuto il con- sentiuiento dell' ordiue privilegiato , ed abbia operato nella so— cieta una rivoluzioue che altrove non e stata condotta se non lentamente dalla forza delT opinione , ed accompagnata soveuta da risse tumultuose. Questa innovazione dee avere preceduto le conquiste di Ciro ; ma la conseguenza di queste fu 1' aboUzione deile assemblee nazionali , e di altre antiche istituziooi dei Persi. Ciro ebbe da principio alcuni consigheri; poscia il mezzo rinvenne di renderli inutili, e di conceutrare tutta rautorita ia un solo , attribuendo pero agli uomini investiti del sovrauo polere una premlnenza immaginaria e sopraunaturale su tutta la I'azza umana. Lo sviluppameuco pero di queste idee e deli' iui- pero de' Persi si e fatto in epoche progressive ; e dei molti po- poli che sotto quell' impero si sono riuuiti , alcuni hanno con- servato le loro costumauze , ed un certo grado di liberta inter- na , mentre ad altre non rimaneva se non la facolia di ubbidire. Alcuni re vinti divennero i Satrapi del loro paese ; e le provm- cie non dominate dai Satrapi alcuno spii'ito d' independenza conservarono ; i loro tentativi di rubellione non venivano tuttavia compressi se mcuiifestati non erano cogli atti piii violenti, in caso diverse erano dal goveruo trascurati. Alcune disposizion' limitavano il potere e le facolta dei Satrapi affine d' impedire joro di rubellarsi ; una specie di segretaiio avevauo esji , cbc Bill. Jtal. T. XVUI. 7 9^ A i> 1' K N D I C li il primo posto dopo dt essi occupava ; le loio fimzioui linii- tavansi alia sola auiniixaistrazione , e non mai al rouiando delle triippe ; ed invece di rass^mbiaie sotto il regginiento di un solo le provincie vicine , si davaiio lore a governare distietti sepa- rati. Due Ispettori scorrevano ogni anno le provincie , V uno civile , r altro militare , e questi pure scrvivano a tenere in freno i Satrapi. Ben diversa era la forma priniitiva di governo de'Pevsi, parlaudosi nello Zendavesta di varj uiagistrati, alcuni de' quali governavano una provincia , altri una citta , altri un quartiere della cltta niedesima ed anche una casa ; ma si puo dubitai-e con ragione che conservate fossero quelle forme nel regginiento instituito da Ciro. Nelle autiche leggi persiane in- giunta era la monogamia , ne pennesso era V assumere una se- conda sposa se non nel caso di provata sterilita. Gli anticLi scrittori tuUavia liauno supposto i Persi poligami , il che prova che niolti canibiameiiti sono avvenuti nel passaggio fatto dai Persi dal ioro stato primitivo a quello di un grande iinpero. Tutto tendeva nelle leggi anticlie a favoreggiare V increuiento della popolaziont; , ed il nukuero della figliuolanza era reputato :m nieazo per evitare qualunque punizione in una vita futura ; per la qual cosa si dava una giovane in nioglie ad un uomo colla condizione, che i primi di lei figli appartenere dovessero ad un alti'o morto nel cehbato , e procreati questi , quella donna contraea un nuovo matrimonio col marito, al quale si aggiudir cava la prole successiva. lucoi'aggiaio era pure il matrimonio tra i pavcnti , e specialniente tra i cugini , come grato ed ac- tetto alia divinita ; vietato era tutravia tra i fratelli e le sorelle, « solo concesso era ad una domia di potere sposare successi- Taniente due fratelli. Alcuna traccia non si trova nello Zenda- vesia delle congiunzioni tra padre e figlia, che i Greci hanno riufacciato ai magi di quella nazione. L' impero de' Pers: , divenuto un colosso imponente per la sua massa, era tale tuttavia che cedere doveva al piu piccolo sforzo. AgesUao.se di Sparta se ne era avveduto avanti AIes~ sandro ; e non tanto la forza e 1' impeto con cui questi lo at- tacco , quanto i principj distruttori che portava nel suo seno contribulrono a rovesciarlo. Alessandro conquisto quell' impero senza jsapere in qual modo potrebbe couservarlo , e mori di- cendo che suscitato aveva im grande incendio senza additaie i PARTE STRMaiERA. 99 mezzi di estfngiievlo ; laoncle , dice V A. con rnolta aocortezza , tnori a tempo per la sua gloria. La di lui armata divi«a in par- titi acquisto una nuova euergia , e quindi sulie ruine di qu«l- r impero sorgere si videro irrolti regui , che si indebolirono dap- poi per effetto delle lore gelosie e delle lore rivalita. Alcuni satrapi e re tnbutavj conservati da Alessandro si mautennero oscd- ramcate iudipendeuci da' di lui successoi-i ; uia approfitraie sep- pero essi dell' indeboliniento di questi per estendere il loro potere , e quindi per renders! forniidabili ai loro viciui. Tali furono i Parti, i quaii scosso avendo il glogo dei Persi , fonda- rono un regno potenre ; dubbio essendo ancora se Sciti fossero di origLue o usciti dalla Battriana. Noti sono cssi nella storia per le loro guerre coi Romani , ma nulla ci e rimasto intorno alle istituzioni loro. Si racco;ilie solo da Giusdno che inolte re- lazioni essi ebbero coi Medi ; ma non si puo da questo inferire , die al pari dei Medi cambiassero di costumi coll' ingrandiniento della loro potenza. Forse occupati da continue guerre , conser- varono le loro costuuianze primitive , ed una specie di aristo- crazia armata. I nobili ed i sacerdoti dividevansi tra loro il po-> tere , e da questi sceglievasi il re ; talvolta si sceglieva alcua principe della famiglia, ma si detronizzava tostoche dispiaceva alia nazione. Tutte le loro istituzioni erano militari ; nel che ravvisa T A. alcuna relazione coi Germani e coi Sarmati ; nek- r ozio dei militari csercizj davansi alle gozzoviglie ; luuglie chio- xae. nutrivauo come segnale di liberta ; il cavaliere stimavano piu di qualunquc altro soldato , e questo solo genere di milizia alia nobilta attribuivasl ; 1' ordine sacerdotale non aveva presso di essi lo stesso potere di cui godeva tra i Persi ; i capi delle milizie esercitavauo soli una influenza. I Parti perdettero la fbrza loro e la loro potenza per cagione delle loro discordie « delle loro frequenti rivoluzioni ; i Persi che uel silenzio si aa- davano rafforzaudo , -trovarono alia fine il mezzo di riprendere sopra di essi la sovraniia , di formare un nuovo impero ; e questo h quello che 1' A. non appella gia piii dei Persi, ma bensi dei Persiani. Tra questi crebbe T influenza dell' ordine sacerdotale; il dispotismo assoluto di Ciro e dei di lui successor! cedette il iuogo ad una mouarchia liniitata dalla inflaeBza dei nobili. Si videro assemblee riunite per coUocare i re sul ti"ono , bench^ il figlio succedesse al padre. II primo clie al trono sali, fn 100 ArrENDIOE Ardeschyr Bahegan figlio di un soninio sacerdote ; e d' indi in poi nou si riconobbe legitrimo alcim atto del governo , se ajiprovato non era dai uiagi. Sapore avrebbe superati gP iuiperadoii Costaiizo e Giuliano , se non fosse state in mezzo alle sue vitrorie tratte- nuto dai sacerdoti. Egli e , dice T A. , perche schiavi erano dell' ordine sarerdotale ed indeboliti dalle fazioni rivali dei no- bili , che i Persiani non si sono ingranditi malgrado lo snerva- mento dell' impero di Costantinopoli. Trattasi nel secondo capitolo delle relazioni della religione colla pubblica economia, e con niolta ei'udizione T A. va rin- tracciando le cause e gli effetti dell' influenza sacerdotale presso gli Assirj , i Medi ed i Persi. Parla egli de' Caldci , che erano proprianiente i sacerdoti degli Assirj , del Sabisino , o sia del culto astrononnco esistente nell' Assiria , rovesriato dai dommi di Zo- roastro ; dell' epoca e del modo in cui Y astronomia ha cessato di essere tra que' popoli una scienza naturale , e si ^ trasfor- mafa in astrologia , forse per la perdita delle notizie positive o per un calcolo della casta depositaria del potere ; della lingua eacra di que' popoli , e dell' artifizio col quale i sacerdoti si sono studiati di celare al popolo non solo i loro calcoli astrinomici ed i misteri del culto, ma ancora le altre scienze , e la medi- cina stessa, divenuta un enipirismo semi-religioso; di altre divi- hazioni aggiunte alle astrologirhe ; del tenipio di Belo , e delle immense sue rendite ; della identita del cnlto de' Medi e dei Pevsi ; del potere sacerdotale limitato nel tempo dell' aristocra- zia, divenuto grandissimo sotto i re; delle leggi civili che con- fuse erano presso i Persi colle religiose, e delle pene eguai- mente confuse sotto un regime teocratico , fi'a le quali tvovavasi una specie di sconiunica o di separazione dai corpo sociale ; di alcnni limiti imposti forse al potei'e sacerdotale nell' impero di Ciro 1 sotto il quale i sacerdoti non seuibrano essere stati se non i depositarj e gl' interpreti delle leggi, ma non giudici ; delle ricchezze straordinarie dei sacerdoti medesimi, derivanti in parte auche daH' esercizio dell' astrologia e della niedicina ; dell' ob- bietto primario della religione dei Persi , che costituivasi dai quattro elementi e dalle fasi annuali della natura ; dei riti , delle offerte , dei eacrifizj e degli ^Itri culti che nell' impero esistevano. II fuoco , principio vivificante della natura , leneva il primo grade tra gli elementi , ed ogni citta aveva cui-a di TARTK STRANIERA. lOI accendere e luantenere uii fuoco puro e non contaminato da materie animali. Quel fuoco dicevasi Orsinud, ed avt-va per rap- preientante visibile Muhra o il Sole che alia priinavera tornava moiitato sul toro celeste , sinibolo ne' tempi piii antichi dell' equi- nozio. Nimico di queeto era Ahriman, principio malefico , cioe r inverno che colle lunghc sue notti sospendeva i benefizj di quel fuoco vivificatore. L' acqtia godeva del maggiore rispetto e del maggior culto dopo il fuoco ; quel rispetto vietava persiao ai Persi qualuuque navigazione , che riguardata era come pro- fanazione di quell' elemento. Veniva in seguito la terra, che pei-6 meno si temeva di contaminare che 1' acqua ; si riguardava tuttavia come una profanazione lo seppellire nella terra i cada- veri. I cani entravano in molta jaarte nelle cerimonie religiose y e nei funerali un cane poteva rimpiazzare un sacerdote , il che r A. attribuisce al riguardo che gli antichi avevano per la co- etellazione del cane. Ma il culto degli elenienti , die' egli , era troppo semplice per essere lucrativo : quindi s' introdussero i sacrifizj , sebbene T A. non si niostri affatto persuaso che vittime umane si ofFerissero. II culto del fuoco celebravasi in pubblico $ il sacerdote riceveva le offerte e le deponeva suU' altare. Fra i culti amraessi nell' inipero de' Persi si annoverano quelli di Ci- bele e di Venere ; ignoto h , quale culto avessero i Parti , che pure al pari dei Medi sacrificavano cavalli ai fiumi. Non seguiremo 1' A. nell' esame che egli fa delle rendite , o come egli dice, delle finanze di que' popoli ; egli ne trova presso gli Assirj il sistema difettoso e non unifonue , perch^ diverso in tutte le provincie ; non perfetto , sebbene migliore presso i Wedi ; e vizloso ancoi'a presso i Persi per 1' eccessivo poterc dei satrapi , per la mancanza di amm^uistrazionc centrale , per r ineguale ripartizione delle iniposte che il governo faceva solo tra le provincie , ed i satrapi eseguivano tra gl' individui ; per r U80 finahiiente di convertire il prodotto delle imposte in ver- ghe d'oro e d' argento , conseguenza del quale era necessaria- xnente la sottrazione successiva de' metalli alia circolazione. L' A. osserva che in generate gli antichi non si prendettero graudi cure delle finanze , riguardate senipre come una pratica dei di- versi governi , e non mai assogeettate a costauti priucij-j ed a regole dettate dalla egperienza. 102 ArPENDIOE Trattando nel capitolo tjuarto del comniprcio e dell'indu- sfria, prova 1' A. che i Peisiani (-bbero seinpre il gusto delle arti ; che in molte delle loro citta fiori 1' industria ; che tele fabbricavauo di lino e dl canapa ; die inventori furono della pcr2,aniena ; che molti panni ancova fabbricavauo , e la lana im- piee,avano ed il pelo dei canonielli , noa meno che il lino ed il eotone ; che eccellenti erano , come ancora lo sono , nella fab- bi'icazioue de' tappeti ; cTie 1' arte conoscevano del feltro ; che il ft-n-o lavoravano e lo convertivaao in acciajo, nieutre uei II- bri sacri piii antichi si annovcrano ancora opeve in oro , in ar- gento, in ranie, in istagno ed in piombo. Due epoche distingue egli ingegnosamente nel commeicio di quegli antichi ^opoli ; r una anteriore , nella quale la navigazioue non era compressa da alcuna opinione i-eligiosa ; T altra posteriore , nella quale la superstizione porto grandi ostacoli al traflico. Per questo gli Assiri possono credersi navigatori , ed i Persi all' incontro chlu- sero pei'sino i loro fiuini con ripari , che solo furono tolti da Alessandro. Sembra tuttavia che sul finire del doniinio del Persi il governo tentasse di scuotere que' pregiudizj isolatori. Se i Persi non navigai-ono , ebbero tuttavia mercati frequentati da popoli navigatori ; quindi i loro mercati marlttimi divennero intermediarj del commercio dell' India e dell' Arabia; e mentre da quelle provincie si ricevevano anche per versarsi nelT Europa legni preziosi , come 1' ebano , rame , spezierie , incenso e perle , si spedivano cola panni , vesti di porpora , vino, datteri , oro « schiavi. Anche i Feuicj frequentarono le coste della Persia, e stabilimenti piantai-ono cola niolto anteiiori a quelli de' Greci. Alcune citta floridissime , e tra le altre PaUnira , non furono create se non dal solo commercio. I Persiani della seconda di- nastia, sebbens essi pure tratteuuti dagli antichi pregiudizj in- torno alia navigazione, con maggiori cure promossero la pro- sperita del commercio ; quindi e che soli per lungo tempo eser- oitaiono il commercio della seta, sia che dai Cinesi la rlceves- sero, o essi pure i bachi educassero. Osserva a questo proposito I' A. che ueir isola di Cos si educavano anticamente que' bachi , e si traevano dai loro bozzoli tessuti preziosi ; e solo attribuisce alia trascuranza dell' esercizio di alcune arti tra i Greci , e niassime all' essere la tessitura lasciata solo al domestico uso delle femiuiiie J la cagione per cui piii pveeto uon si clilati/ quel PARTE STRANIERA. loS ramo prezioso d' iudustria a tutta la Grecia , e qumdi all" Europa ; sripeazione che a nostro avviso non eembra Bufficieutemente •ciogliere quel problema. 11 capitolo quiuto e tutto consacrato all' agricoltura. Questa ti fa vedere incoraggiata con niolte istituzioni nella Persia ; fa- vorita dall' antico culto di qiiella regione ; alcuaa volta attra- versata da politiche disposizioni , couie dalla proibizione asaoluta del comniercio de' grani ; vietata interamente alia casta sacer- dotale i antichissima nell' Assiria, se pure si puo prestar fede alle asserzioni di Beroso. Del resto tra i Persiani vedesi radicato r uso deir aratro e dell' erpice, e coltivate veggonsi inolte piante cereali, il frumeijto di vaiie specie, 1' orzo , la segale, 1' avena, il miglio ed il riso. Veggonsi pure coltivate molte erbe pratensi, lo zaffierano , il cotone , le viti , le palme , i ccdri , i noci , i pistacchi , i peschi che a noi veunero da quella regione , le giug- giole ed alni alberi fruttiferi, e trascurati gli ohvi. I famosi orti o giardini pensili di Babilonia non erano se non teri-azze prati- cate sui tetti ; e 1' essersi trovato uelle ruine di quella c'\ttk tronchi di alberi esotici , prova secondo Y A. il gusto di quel popolo nella coltivazione delle piante forestiere. Si aveva gran- dissima cura tra i Persi almeno del bestianie ; la loro educazione era raccomandata dal culto niedesimo , il quale si opponeva al tempo stesso alia loro distruzione ; i paganienti si eseguivano spesse volte con un numero stabilito di bestianii ; bellissime razze di buoi u-ovavansi presso i Persi , accostumate ne' paesi marittimi a nutrirsi di pesci secchi ; pecore vi si trovavano pure di lana finissima ; ai cavalli ;i attribuiva ua valore niolto supc- riore a quelio de'buoi, consaci-ati erano al sole , ed cdcune pro- vincie ne nutrivano razze copiose , e pagavano in cavalli i loro tribnti. I cavalli pero uon si applLcavano mai al lavoro delle terre, nh ad altro uso destinavansi fuori che alia equitazione ; grandissime cure prodigavaiio ad essi i Persiani, alcune delle quali si veggono ancora praticate nell' Orlente, e non si taglia- vano i crini a quegli animali se non in segno di duolo. Anche i poUi trascurati non erano dai Persi, ed una legge religiosa esigeva che un gallo si trovasse in qualunque abitazione ; il che crede V A. derivato dalla costcllazione del cigno , che press* gli antichi portava il nome di gallo ; ma questa opinione cosmica contribuiva senza dubbio alia luoltiplicazione degli animali utiU air uotno. 104 APPENDtOH La tevzB parte del volume tratta dell' economia pubblica e rurale dei Fenicj , della loro origins e del piinio periodo della loro esistenza, della loro organi/zazione polirica, del loro com- Tliercio , delU loro industria e della loro agj-icoltura. Que' popoli non 60110 dair aatore creduti autottoai ; veunero essi dalle rive deir Eritreo ; non ebbero caste ; praticarono bensi la circonci- eione ; visnti dall' Africa, furcno iu tutt' i secoli trafficanti, e noa ebbero giauiniai iaclinazioni bellicose ; legati noa furono da al- cun patto federale ; il loro culto fu sanguinario ; ai aacerdoti pero non accordarono grandissima influenza, e solo confidarono ad essi gli archivj e 1' educazione dei fanciulli ; ebbero re , nia la loro costituxione piego nella loro decadenza verso 1' oligar- chia. Si estende 1' A. aulle loro ardite navigazioni , guile cause della loro prosperita e su quelle della loro decadenza , tra le quali annovera le guerre esterne non solo e la fondazione di Alessandria, ma ancora lo svilupianiento dt-lla oligarchia , che la rivalitu stabili tra le famiglie pivi facoltose ; prova che i Fe»- nicj lavorarono le niiniere di Taso , fecero il giro dell' AfricA , moltiplicarono le loro colonie , bench^ lutte non avessero per inotivo il commercio; molte arti coltivarono ed anche 1' agricol- tura ; ebbero ecrittori agronouiici , e giardinieri grandemente ap- prezzati in Roma. Trattenuti essendo noi dal dovere della necessaria brevita , ci troviamo con dolore vietato il seguire 1' autore in tutte queste erudite ricerche, e non possiamo che commendare altamente il metodo col quale egli progredisce animoso nello sviluppamento delle politiche istituzioni degli antichi popoli , ed espriniere il voto nostro , perche egli possa compiere soUecitamente la pub- blicazione di quest' opera grandiosa, e specialniente 1' edizione del volume nel quale egli parlera ancora delle origini italiane. PARTE ITALIANS. I05 PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PEKIODICHK. REGNO LOMBARDO-VENETO. G'lornale dl fisica , chimica , storiti naturale , medi- ciiia ed aiti di Pavia^ de signori P. Configliac- CHi , membro delV I. R. Istitnto ; e Gaspare Bru- GNATELLT , dottorc iiella facoltd fisico matematica, Bimestre VI (1819). PARTE PKIMA. Me .EMOBIA sofra lo stabilimento di una relazione tra le densita e dilatabtlitii de' liquidi e la densita dei vapori che essi for- maao , del sig. cavaliere Aiuadeo Avogadro. — Nuovo sistema di mineralogia , di G. G. Barzelius . secondo estratto. — Me- luoria sul pes J specifico delle acqne del niare nelle diverse parti dell' 0.;eaLio e in alcuiii niai'i particolari, con qualche esame delle matene s-dine cli' esse contengono , del dottor Alessandro Marcet v estratto dalla Bibl. univers. ). — Osservazioni intofno al tetano dietro quattro cure fatte in quest' anno nell' ospedale di Pavia. — Lettera del professore T. A. CatuUo al profesBore sig. Scipione Breislak sopra alcuni uiinerali osservati nel co- mune di Agordu e ne' paesi adjiceiiti. — . Sulla brucina, nuova base salificabile organica riti-ovata nella falsa iuigustura, de' si- gnori Pelletier e Caventou. PARTE SECONDA. Osservazioni e scoperte. i." Osservazioni sulla fortnazione della nebbia in situazioni particolari. — 2.° Sui volcani ed i basalti deir Alvernia. — 3." Intorno all' azione dell' acido nitrico sul- r acido urico. — 4.° Estratto di lettera del sig. professore G. B. "Van-Wons al dottor Gaspare Brugnatelli intorno ad una pioggia rossa. — 5.° Lettera del gig, Pietro Waragchini ad uo anuco. — ^ l06 A !• P IL N D I n r. 6." Articolo di letteia del uiaicliese C. Ridolfi al dottor Biu- gnatelli. Necrologia di Fattori e Dandolo. — Osscrvazioiii ineteorolo- giche del 4.° triuiestre 1 8 if). Idem. Decade II. Tomo III. Prirno bimestre 1820. I'AUTE PIUMA. Catullo. Fine della dissertazinne sopra la soda solfata di Agordo. — Marcet. Fine deila rueinoria sul peso specifico delle acque del luare nelle diverse parti dell'Oceano e in alcuni rnari particolari , con qiialrhe esanie delle niaterie saline clT esse contengouo. — Morelti. Continuazione dell' appendice all' elenco delle piante spontanee del Vicentino. — Avogadro. Memoria sulla legge della dilatazione del uiercurio dal calore. — Jaquin. Sopra il gingko ( salisburia adiannfolia. Wild. ). — Drapiex. Sulla prsparazione del tartaro emetico. — Effetti dell' acqua del mar niorto. — Bellani. Nuova ipotesi sulla coda delle co- mete. — Varese. Dell' influenza della luna ae' cauibiaroenti del tempo, e nella yegetazione. PARTE SECONDA. Estratti delle radunanze dell' I. R. Istituto di scienze , lettere ed arti, — Processo per fissare sulla lana , la seta , il cotone , la canapa eoc. un bellissiuio color giallo minerale, del signor Braconnoi. — Eleinenti della cometa scoperta a Lucca dall' astro- nomo Pons nel diceiubre 1 819. Articolo di lettera del cliiarig- simo astrononio di Milano sig. Carlini al P. Configliacchi. — • Annunzio di uoa cometa riniarclievole , che e ritornata nel nostro sistema negli anni 1786 , 1795, 1801 , i8o5 e 1818-19. ■- — Nuovo uuguento luercuriale. — Articolo di lettera del signor -Bartolomeo Bizio di Venezia sulla materia coloraate dei grani del caie. Annunzj di libri nuovi. STATI PONTIFIGJ. OpuscoUIetterarj di Bologna., fas cicolo XII. ( 1819) Del Rosso. Rilievi architettonici sopra i disegni di due monu- menti sepolcrali dell' antica Orcla. — CardinalL Iscrizioni antiche inedite. — Fava Ghisi^lieri. Sulle emt-ndazioni alia storia delle belle arti ( Lettera seionda ). — Mezzofanti. Discorso in lode del padre Emanuele Aponte della compagnia di Gesu. — Orioli. Annotazioni alia suddetta memoria su due sepolcri d' Orcla. Opuscoll scientifici di Bologna , fascic. XVII. ( 1819) Raddi. Synopsis Filicum Brasiliensium. Alessandrini. Su gi' in- viluppi del feto della Piioca bicolor. — Tommasini. Quistion* fisiologico-legale intoruo alia vitabilita di un feto settimestre estratto coU' operazioue cesarca. — Termonini' Delia sUuazione del f«co n^r utero. PARTE ITALIANA. IO7 Giornale Arcadico di Roma ^ fascicolo ii° (anno 1819). Letteratura, Lettera del sig. Labus sopra lui antico epitaffio. — • Callimachi hymni in latina canniua conversi et selectis variorum interpretum enarrationit-v illusti'ati a Josepho Petrucchio. — De' segni nu- nierici degK anticlii Egiziaui , con tavola in ranie. — Istoria di Tivoli , art. 4.° ed ultimo. — Delia volgare eloquenza , del cavalieve Angelo Waria Ricci. — Lettere inedite del card. Pietro Benibo , e di Bernardino Baldi. — 1 Delia vera definizione del rouianticismo , del sig. S. S. — Versi latini de' cavalieri Dionigi Strocchi , e Vincenzo Berni degli Antonj. Scienze. Sopra im nietodo proposto da Sir William Congreve per ridurre a meta il consumo del conibustibile nella niaggior parte delle opc" razioni delle arti. — Lettera di Francesco Puccinotti al professore Domenico Morichini sopra Tazione dinamica de' veleni. — Sulla uatura dell' infiammazione , art. II ed ultimo. — Analisi di alcuni mineralij del sig. Barzelius ( Annal. de chiui. et phys. ). Belle arti. L' Eueide di Virgilio del Caro , figurata. — Descrizione della villa di Papa Giulio III. Lettera inedita di Bartolommeo Aman,- nati , architetto. — Osservazioni meteorologiche di novembre e dicembre 1819. Idem^ fascicolo i3.° (primo del 1820). Il Diretfore ai discreti lettori. Sciefize. Venturoli. ElemeAti di meccanica.— Sulla pietra volgarmente detta lavagna , memoria del sig. mai-chese D. F. Analisi della niedesima fatta dal fr. Giuseppe Airenti. — Riflessioni intorno le notizie scientifiche e letterarie di Abruzzo ecc. di Giuseppe del Re , fatte dal dottor Agostino Cappelli. — Osservazioni sulla formazione delle nebbie in particolari situazioni , del sig. Onofrio Davy ( tradotte dalle Transazioni filosofiche di Londra per il 1819 ). — Element! di zoologia dell' abate Camillo Ranzani. Notizia suUe scoperte ed utili invenzioni fatte negli scorsi anni ( estr. dalla Bibliotheque universelle ). — Sebastiani. Novum systema ethices. Letteratura. Eusebii Pamphili chronicorum canonuni libri duo; art. 1.* — . Ritratto di Torquato Tasso , fattosi da se medesimo in un'sonetto ( inedito ). — La divina Commedia di Dante Alighieri con tavole in rame ( edizione di Bologna ). — Ulphilae fragmenta a Majo. — Prolusione del marchese Giuseppe Antinori. — . Gravina. Prologhi , inediti. — Lapidi recentemente scoperte. Belle arti. Pittura di paesi, di Rebell Viennese. — Tavcla mrteorologica di gennajo. I08 XrPENDlCE BIBLIOGRAFIA. — ^^-^flft*-*^ — REGNO LOMBARDO-VENETO. Dili alcnno nou a. eva iutrapresa una ci)Ui| leta ir.iluzi.nie , se non il fiandiera , die ora pill non SI potrebbe leggere. Egli si e pure stiidiato m )lro a proposito di acccmottaie lo stiL- dell-i tradu?ioue a quello del testo, servendosi uei gi'avi seriuoni di uno side so'le^ato e di una locuzioue spleudida. Deesi pure a cp esto traduttore alcuna lode per le note is oriclie , colle quaii alcana vtlta si e dato ad illusirare il testo. A . oiiiniendazioiie della versi.me bastera la lettera die si ■vede in froiite all' opera del cavaliere Luiei RoiSi . il quale loda la scelta delle parole e delle frasi , e 1' assicura del suffragio dei buoni letterati. Le note suno brevi e concise, e per la uiaggior parte si veggono attinte ai buoni fonci della classica erudizione,. rtO API'ENDICE L' edizionc potrebbe essere piu nitida ed eseguita in carta ini- gliore ; troviamo pero comniendcvole , die, secondo 1' uso in- trtidotto di recente presso le nazioni oltrauioiiiane , il teslo Vedesi costanteuiente posto a pi^ di pagina , onde possa stabi- lirsi un perpetuo confronto colla traduzioue. Tohlne Maycrl tabula sele no graphic a — in usitni ffalo- rum novlssimo edendatn cwavit Ubaldas Villa. — Medioiani, anno HfDCCCXX. R. S. • Evelio , Riccloli , Cassini ed altri insigni astronomi , in se- gnito alle piu esatte osservazioni lelescopiche si erano scudiati di delineare una carta selenografica , ossia un prospetto delle principal! maccliie die nel disco luiiare si veggouo , e die di- stiute con diversi noini di nionti , di valli , di laghi , di uiari , di stag,ui o paludi, di piaaure , di deserti , ecc. , costituiscono, per cosi dire , la topografia di quell' emisfero della liaia die a noi e visibile. Tobia Mayer , tanto benemerito dell' astronomia lunare , lascio morendo una carta accuratissinia della luna pub- blicata poi nelle sue opere inedite (i) , la quale a giudicio del celebre Schroeter supera per la piecisione , per la nettezza , e per la caratteristica fedeltii delle rappresentazioni tutte quelle in prima delineate , non esclusa la grande carta cassiniana. Ora il sig. Ubaldo Villa die dagli studj musicali passa talvolta alia dillgente esecuzioue di niacchine e ili stronienti geogralici ed astrononiici, e die e gia conosciuto per )a costruzione di globi eelesti e terrestri , di sfere ai'inillari e di planetarj secondo i diversi sistemi , lia creduto di far cosa grata alia sua nazioue riproducendo a comodo universale la tavola selenografica di Mayer. Ne si e egli accontentato di niaterialmeiite ricopiarla , ma prevalendosi delle minute e particolari descrizioni delle provincie lunari che in yS tavole si trovano nelT msigne opera del succennato sig. Schroeter (a) , ha aggiunto quelle piccole variazioni di foruia , e quell' aumento di segni , die le piu recenti osservazioni , e la niaggior forza de' nioderni tele- scopj hanno fatto riconoscere , e che rendono la carta modcsiiut assai pin pregevtde. Essa e stata con grandissima cuia intagliata dal valente sig. Stucchi , e tanto per la nitidezza de' contorni , quanto per la forma de' nunierosissimi cai-attcri delle indicazioni che nelle colonne laterali compreudono la doppia noiuenclatura (1) Oper.i ineJita , comnicntationcs societ.iti regiae scienti.Truiu oblalas , quje integrx supersuut cum tabula silenographica complectentii. Gothng2ie 1775. (2) Sclenotopop;raphiscli€ Fragmenke lur gcuauern Kenntniss der MoikJ- flache V n Johaun Hierouimas Schroeter. Gottingen , -vol. ^ in 4.°, 1791 • 1 80a. PARTE ITALIANA. Ill secondo Evelio e secondo Riccioli , trovasi di molto superiore alia carta gemiaaica , della quale ei souo altresi euiendati alcuni eriori di scrittura o di staiupa. La detta carta in mezzo foglio reale velino trovasi vendibile presso il detto Villa, abitaute ia WiJano sulla piazzetta della Waddalena , n." 4i5l, ove si vede ancora il copioeo di lui deposito di globi e di sfere. Dizionario etimologico-scientifico d'wlso in due parti. La prima comprr.nde le voci usate in lettera- tura , ill nietafisica ed in giiirisprudenza , e la seconda i termini della fisica ^ cliimica, matema^ tica, astronomia ^ botanica e geografia. — Ve- rona, 1819, dalla Societa Tipogratica, ia 12, di pag. 242. Oltre le suddette cose , qnesto volumetto contiene ancora in fine le rispettive greclie radici e la Batracomioniai,hia d' Oniero ad USD della scuola privata di lingua greca stabilita a Verona in S. Luca. A qualcuno potra sembrar piccolo questo volumetto per contener taute cose , ma giustizia ne obbliga a far osser- vare die il compilatore non si e iuteso di dare gia un dizio- nario di tutte le voci tecniche delle succennate scienze , ma soltanto di' quelle voci che provengono dal greco , e cio luas- simaniente a profitto degli studiosi di questa lingua , come pure ad uso di qnelli che la ignorano. Un tal lavoro forma parte de' materiali che si prepai-ano per la conipilazione del gran di- zionario che si fara un giorno in Italia , quando in Italia i let- terati avranno iniparato ad unirsi in bella concordia , e a la- vorare di concerto pel vant'aggio di tutti inseparabile da quelle della loro gloria. Sarebbe a desiderarsi che il tentativo che si fa attualmente in Bolog<«a si sospendesse per un anno o due , onde dar tempo a raccogliere maggiori matei-iali , e dar canipo d' invitare i diversi letterati d' Italia a concorrere a cosi vasto progetto. Sotto questo punto di vista crediamo che sia sempre a lodarsi ogni sforzo quantunque imperfetto , il quale cooperi alia produzione di un dizionario enciclopedico altamente chla- niato e desiderato dal progresso de' lumi in Italia. L' Universo. Teoria del caiaUere Natale Beboaldo , tenente-colonnello deW artiglieria austriaca. — Mi- lano, 1820 , dalla tipografia di Giuseppe Borsani , corso di porta Oriciitale. Un volume in 8.° di pctg. i38. Quest' opera contiene i seguenti articoli ; k Parte prima. Delle cause prime ; Confutazione dell' ipotesi dell' atb'azioae uuiversale 112 APPENDICE considerata come qnalita inerente , od einanata dai coi'pi ; della reriprora azioue e reazione universale , corollarj ; della Iiuia e del jilobo terrestre ; delT azione costaate della terra e reci- proca delle niolecole ; dell' azione dei tubi capillari. — Parte Sfconda. Deir armonia universale; della luce; dei colori prisnia-r tici ; dellc frange colorite esterne ed interne. » GRAN DUCATO DI TOSCANA. Opnscoli morall d'l Pi.ut\rgo volgarizzatl da 3Iar- ccllo Adrian I il giovlne. — Flrenze^ 1819, ddla stamperia Piatti. Tom. I in 8.° di pag. 463 e xxiv di pref azione {A Milano si vende dal sig Gio- vanni Firotta in contrada di S. Radegoada ). Assai comuiendevole dee trovarsi certamente il di8P2,no di dave air Italia una versione compiuta delie opere di Plutarco , inipor»autissiiue tanto per la srona , quanta per gV in»e^namenti filosofici , e niassiiue }ier il tesoro della scienza ujoraie che esse contengono. Degua di lode troviaiuo pure , al coiu)janre di questo pnuio volume degli opnscoli , la edizione che ne vieue fatta dal sig. Piatti con buoai caratteri e biertiinenti intorno al matrimonio , che portano in questa versione il titolo di avverti- vienti di maritaggio ; gli opuscoli dell' allevare i figlluoli , e dell' amnre naturale verso la prole ; la lettera di consolazione »lla moglie ; gli opuscoli dell' udire , e come debba il giovane I'AftTE ITALIANA. 11 ZJ udlre le poesie ; il discorso di consolazione ad ApoUonlo , quell' delta virtii e del vizio ; — • della virtii morale — che la virtu si pud insegnare — come I' uomo possa accorgersi di far profitto nclla virtii — dell' avere iiwltitndine di ainici , — coiite si pnssa dist'nsuere I' amico dall' adulatore — come si potria trarre gio- vamento da niiiiiri , e finalmente gli insegnamenti civili. Ad alcun vizio de^ codice dovra certaniente attribuirsi uu verso di dodici sillabe che ti-ovasi alia linea 17 della pag. 408 ; come a seuiplice inavvertenza di clii invigilo alia staiupa , 1' iu- versione fatta in capo a molte paglne dei titoli degli opuscoli , leegeiidosi per T obbliato trasporto dall' una all' altra faccia : Si pub insegnare = c/ie la virtu , invece di : che la virtu st pud insegnare — ad Apollonio = discorso di consolazione , invece di : discorso di consolazione ad ApoUonio — udir le poesie ==. come dcbba il giovine ecc. Una sola avvertenza oserenio propone intorno a questa lodevolissiiiia edizione , ed e clie gli opuscoli morali possono beusi pubblicarsi , come si e fatto in questo priuio volume , senza alcuna annotazione , ma che queste , sparse 3e si vuole sobrianiente , utilissime e , quasi diremmo , necessarie riuscirebbono nelle vite , e nelle altre opere istoriche , nelle quali aiouni jiassi , e specialmente alcuni nonii di persone , o Ai Iiioglii, abbisognano di alcun breve rischiaramento. Compnidln di un trattato elementare di chimica ge~ jierale ed applicata specialmente alia farmacia , del prof essore G, Gazzerj, — Firenze ^ 1019, "^^^<^ stamperia Piatti. I libri di chimica elementare hanno in genere il difetto di essere oscuri , intralciati , e soltanto intelligibili , in niassima parte , per coloro che sono o^ia iniziati in cjuesta scienza , riuscendo difficili e misreriosi per quelli che desiderano di apprendejla. Non cosi si puo dire dell' opera die anuunzianio , la quale , oltre di essere scritta con istile facile e con lingua purgata , precede con bell' ordine dalle cognite alle incognite cose , dalle idee jiiu semplici e coniuni alle pin composte , e cio senipre con ammirevole chiarezza e precisioue di dottrina ; sicche lo studioso con questa guida viene, per una via plana e spedita, quasi insensibilmente condotto alia meta desiderata. II chianssimo A. di questo compeudu) , nientre ha dato a' suoi scolari una per- fetta norma nelle sue lezioni , ha prestato un servlgio segnalato alia scienza chimica, sopra tutto in Italia, dove a parer nostro , mancava aiicora un libro elementare come questo ben conce- pito , ed ottimamente eseguito. Jiibl Ital. T. XVIII. 114 APPENDIGE STATI PONTIFICJ. Dissertazlo/ic fpistohtrc dl Francesco Cancellieri sopra due iscrlzionl dellc inartlri Simplicla^ inadre di Orsa , e di ui€ ultra Orsa , tr.ovate con le loro spoglic c CO vasi di sangue /ze' cinutcrj di S. Ci- riaco e dl S. Agncse , con varic notizie intorno ai nomi delle fiere e del briiti usatl dagll aiiticJd Romani , non meno chc dagli aiitichi Cnstianl , ed ai segni die dlstinguono le tomhe dc martiri da quelle de' semplici fedcli. — Roma , 1819, pel Bourlie , in 12." L'aigomento e trattato con quclla moltiplice erudizione che qualifica 1' A. pel VaiTone de' nostvi tempi, e"pu6 esaere ope- retta utilissiuia per coloro che danno opera alio studio delle {intichita cristiane. In una delle due iscrizioni illustrate leggesi Ursa in pace , e neir altra Simplicie Urse matuis. L' autore da quest' ultima parola argulsce che (piella Siniplicia fosse ma- dre di Orsa, e, potrebbe essere ; nia taluno chiederebbe se r appellatlvo di mater non fosse piuttosto un epiteto onorevole date a Simplicia Orsa come nello stesso significato si usava dai prinii cristiani quello di pater , nonie che rimane fra i claastvali anche ai nostri giorni la dove sono claustrali. In una delle aggiunte inserite nelT indice coglie occasione \\K. di ragiouare del trattato de Republica di Cicerone, di cui una gran parte e stata non ha guari sco])erta da monsignor Mai nella biblioteca del Vaticano. Anno vera niolti antichi scrit- toi'i clje raninientano quest' opera ; niostra che esisteva nei mo- uastero di Bobbio ai tenq:>i di Gerberto , abate di quel luogo , poi Silvestro II; narra die il cardinale Bessanone niesso in lu- singa che potesse rinveuirsi in Polonia spesc a tal iine niille scudi d' ore , e che T altro cardinale Bcglnaldo Polo ne im- piego per lo stesso oggetto , e senza frurto altri due niila. II Petrarea niedesimo si rammarica in una delle sue episfole 5c- nitl di non avere potuto trovai'e ([uesto libro nella biblioteca pontificia di Avignone. Non dubitiamo che per la nnmificenza del somnio Ponte- fice , a cui spetta la gran suppellettile di codici del Vaticano , sara sollecitamente fatta di pubblic a ragione Y importante sco- perfa del sig. Mai , di cui deploriamo V assenza da queste no- 6tre contrade. PARTE ITALIAMA. > IIP REGNO DELLE DUE SICILTE. Osservazioni snlla topografia dl Palermo e dr siioi contornl di Tomniaso B. Esq. Traduzwne dcdV in- glese. — Nnpoli , iBu;, presso Angela Nobile, in 8.°, di pag. 55. Quest' opuscolo e una diatrlba contro 1' opei'a del professore Sciua intitolata Topografia fisica di Palermo , di cui noi abbiamo reso conto nella nostra BiJilioteca torn. 16.°, pag. 56. La tradii- zipne e affatto supposta, e 1' opuscolo e stato scritto da qualche siciliano . nemico del celebre professore. E chi non ha de' neuiici e t'egl' rnvidioii, e dei detrattori? E dove non sussistono brighe lette.aric , tortuosi raggiri , odj laceratori dell' alrrui fauia ? Gettiamo un velo sopra queste niiserie die tanto disonorano la noEtra pejiisola L' opera del prof. Scina non e senza mende ; ma non nieritava certauiente di essere trattata oosi scurrdnieute. Egli ha accusato i Sicilian! di pigrizia, di indiflFerenza per gli etudj naturali. Ebbene questo non e un delitto. E sembrato alia sua attivita , clie non si faccia abbastanza. Questo riniprovero parte da amore di patria , da desiderio di senipre pin risvegliare la emulazione , il puntiglio di fare. Isoi sentianio questo stesso de- siderio, e da esso solaniente derlvano quegli stimoli clie ci per- mettiaiuo talvolta d' espriuiere in questa nosti-a Biblioteca. CORRISPONDENZA. Sui tentativi fatti in Napoli dal sig. Davy per la svolgimento de"" Papiri d' Ercolano. Lettera addriz- zata al direttore delta Biblioteca italiana. X oiche nel Giornale enciclopedlco di Napoli si sono pubblicate alcune notizie intorno a' Papiri ercolanesi ( n.° 2, 1820, pag. 282) , le qiiali' seiubrano piuttosto raccolte dalle voci popolari , che appoggiate alia verita dei fatti ; non le sark disaggradevole di Icgeerle accurataniente descritte da chi ne e stato testinione oculare. Parlo de' tentativi , cui il sig. cavaliere Davy, socio onorario deir Accademia delle scienze , ed assai benemerito delV odierna chiniica, ha iiupreso non ha guar! a fine di agevolare lo svoi- gimento de' Papiri rinvenuti uegli scavi di Ercolano , intorno a che mi si pernietta di ripetere la cosa dal suo principio. Avendo questo chimico trovato una sostanza, la quale valeva ad alterare le altre , ma non gia il carbone , e pensando di farae 1' applicazione a qualche oggetto iniportante iJeo di adoprarla verso quest! Papiri. Sperava che e$8a mentre avesse tolte via II 6 Al'PENDTCL tutte le sostanze etei'ogenee , le quali ne inipefJivMno lo svolgi- inento e la lettura, iiixi avrebbe piuito allerato il Papiro lue- desimo , che o pei* essere stato sottoposto all' azione del fuoco vulcaiiico , o per essere stato chiitso taiiti secoli sotterra si e carbonizzato. Manifesto adunqiie qiiesta sua speranza a S. A. R. il Prinripe di Galles, ora rei;nante , il quale dopo di avei'e, per gl' infclif issinii sforzi del sig. Sicklcr , j'^vduti ben sette volumi di que' Papiri che aveva avuto da Mapoli, non voile in conto alcr.no esporre i rimanenfi a uuovi pericoli. Gli suggerl percio di vecavsi piuttosto in questa citta , ed ivi eseguiie i supi spe- riinenti, ed in fatti nel gennajo dell' anno scoiso -/enne qui.il eig. Davy, uientre il PrinCipe fece a tal uopo i convenienti uffi7J verso questo Monavca il quale ingiunse al soprintendente deir oificina de' Papiri , che ne consegnasse a quel chinii^o qual- che fjezzetto per miprendervi un saggio. Gli fu dato da principio iin frammento creco facillssiuio ad aprus;. Egli allesti una piccola anipolla conieneute una sostanza , che non niostro ; e poi in altro tubo di vetro aperto da ambe le parti situando il papiro ,• pose tutto cio in un tubo di rame turato con uiolta ferniezza ; !' apparecchio fu avvicinato ad un leiuissimo fuoco , che grada- tamente s' accrebbe , e dopo un' ora e mezzo in circa, auche gradatamente si diminui : la quale lentezza serviva ad iiupedire qualche guasto , che la sostanza gasosa pel suo elaterio potesse produrre. Cio fatto , si vide che penetrando quel gas tra' fogli del Papiro coniinciava a distaccarli , e che la sua azione disper- deiido in parte la polvere sparsa sulla superficie , faceva com- parire alquEuito piu visibili i greci caratteri. Suscitandosi qulndi qualche speranza, si voile provare quale cfletto si ottenesse iu un pezzo di Papiro latino piii diiio ; ma essendo stato posto col niedesimo processo sul fuoco , e non potendo il sig. Davy trattencrsi ivi piii di mezz' ora , ne consegui un risultamento insensibile. Promise di ritornare dopo sei settiniane , ma venne finalmente nel dicembre flel meclfsimo aiiuo , iuijjlorando da questo sovrano la faci Ita di far V analisl chimica di cinque o sei pezzetti inservibili di Papiro , e di tentare lo svolgimento di cinque o sei buoni. Comunicati gli ordini opportuni al soprin- tendente deir officma, nulla gli fu negaio di quanto avea chiesto. Fece r analisi sopra i framnienti inutili , e vide che in molti di essi oltre al carbone vi era cziandio della terra, e propriamente del tufo. Scorse ancora che Y antico inchiostro non avea alcana parte aietallica o minerale , ma solamente era un miscuglio di carbone molto diviso ossia del cosi detto /ie»'0 /uwo, con un' altra sostanza vegetabile come ne siauio pure ammaestrati da Plinio. Nel tempo medesimo , e propriamente nel giorno ventisette dello scorso dicembre egli voile far proseguire col metodo antica- mente qui usalo lo svolgimento di due Papiri , clie trovo sulle niacchine che servono a tal uopo. Si avvide che i fogli non si ttaccavaao con facilita gli uni dagli altri, e pero impediyano PARTE ITA.HANA. II7 Ja regolarita dell' opevazione. Quindi bagnn col peunello inzup- paro neir erei'e solforico la superficie del Papiro , e lascio asciu- garla. Questo fluido esscndo sonimamente peneti-ante ed espan- sibde entrava nelle parti interiori del Papiro con iiioita celenta , e distaccava, e vero , i foj.li', ma ne distaccava moid iusieme , ed impediva in consesuenza die si fosse jiraticato tuiio cio , ch' era convenieute per ottenere 1' inteuto. Indi. imniaginando che i Papiri latini fossero foiii|>osti di un doppio foglio , e che in conseguenza per istaccarlo uitero , e svolgerlo cDinpiutaiiiente , fosse necessana una colla pin forte di quella qui adoperata, e che meglio prorurasse V adesione di esso con la pelle di bat- tiloro , invece dell' irtiorolla die a tal uopo si e sempre usata , voile mettervi una soluzione di resina , e propi'ianience di gomma di ulivn; ina sventuratamente non era qu€6to un glutine capace di uniie pelle e Pa|iiro, onde fu tantosto abbandonato. Ricorse poscia ad una soluzione di cloruro di jodio fatta nelT etefe, ne bagniS la superficie del Papiro , e poi subito vi atracco le pelli col soliro metodo ; e quindi con 1' aria calda , di cui or era parlereiTio , s' ingegn^ di accelerare lo sviluppo de' fogli. Quaato poco abbia questo giovato ail' intento , si conobbe dal non essersi messo in opera piu die una o due volte , e senza effetto. Perdie investiti da esilissime )>articelle di tufo trasportate dalle acqur , taluni volunii senibrano piuitosto pietre , che carboni. Egli ue situo un solo in un tuljo di ranie bucato da aiiibe le parti , ad una delle quali adatto 1' orifizio di una storta. In essa niescolo una certa dose di calce , ed un' altra di idroclorato di aiumoniaca , ed avvicino 1' apparecchio al calore di una latnpada. II rotoio fra questi sulFuiuigj divenne quasi inetto alio svolgi- lueuto , si tolse dal tube , e si lascio esposto all' aria. Nel di seguente si trovo ridotto in tanti pezzi a foggia di schegge: voile bagnarli con una soluzione di goniina elastica , fatta coll' etere solforico; gli fece foderare, indi gU asciugo con 1' aria calda. Tutro fu vano , ne si pote leggere una sola riga. Altri Papiri che sembravano poco carbonizzati , cd in con- seguenza refrattai-j alia solita operazione si avviso per carljoniz- y.arii anche piu di porre uno di essi in un tubo di rame aperto da una parte , e dall' altra chiuso. V infuse un poco di etere muriatico ed il riscaldo fino ad una temperatuva molto elevata, Cio reco nocumento , lua riteiitandosi poi l' esperienza eon inag- gior lentezza e precauzione , si vide qualche giovaiuento , se non per la iettura dello scricto , almeuo per lo svolgimento de' Papiri mal carboni^zati. La niaggior parte de' volunii die egli sagaio , quantunque» esibissero l' interna superficie dtl foglio, non uianifestavano piu il caratcere , il che proveniva dail' essersi disciolto , steniprato, e consunto o per 1' iugiuria del tempo , o per 1' etfetto del fuoco ([iieir inchiostro di cui si servivano gli antichi. Lusin- gandosi questo chimico, che le lettere meglio potessero risal- I 1 8 A P V F N D I C E tai'e V qualora il foglio si fosse ingiallito, mescolo cloruro di joclio ed etere solfoiico , e col pennello ne unse la snperficie. ]Ma con questo tentativo , ne si vide alterato il colore , nfe comparvero i sospirati caratteri. Sembi'6 piuttosto j>iu favore- vole il c,ns cloi'o all' azioae del quale essendosi posto un fram- lueutiuo di Pa|>iro , vi traluce^ano alquanto meglio le lettere : ma ben si scoi-se , che questa agevolazione noa era praticabile in grande , ne seuibrava di norabile interesse. Dopo tutto CIO rirornossi al nietpdo antico , e questo si esegui sino air ultimo giorno delta sua diniora in Nnpoli Solamente talvolta in vece di uiettere acqua nell' ictiocolla , vi si infuse un tantino di etere , clic acrelerava il distaccaniento de' fogli , anco quantlo seuibravano a cio nluttaiiti. Si corse anrora all' espe- diente di soffiiire sulla supcrlicie del Papiro coll' aria calda , cioe coir aria atuiosferica , clie pa>si da una vescica j>er un tube metallico riscaldato , nia si conobbe die cio non dee farsi coil sovercliio impeto , perche porterebbe via la materia pajii- racea troppo delicata, e perclie farebbe corrugare la jielle, e la staccherebbe dal suo Uiogo. Questo ajuto serve solamente ad aiuujollire la colla quando per essersi troppo iuduriia rendesse iucomoda o diHicile 1' apertura. Tutto il lin qui detto e il risultauieuto auche di altri siggi di ininore nllevo che io tras- curo di uoverare , e di cui fiu da' primi monieun si conobbe r inutilira. Tali sono la resina di leguo santo , ed il mas lice che si sciolsero nell' alcool ; la gomma elastica scioha uell' etere solforico ; la soluzione alcoolica di potassa pura mescolata a quella di goinnia elastica, il cloro asciutto , il gas atnmonia- cale ecc, delle quali cose fu fatta prova niente nieno , die sopra ventisei Papiri , che il sig Davy a suo talcnto ha scelti, nia ventidue gli ha lasciati a uiezza via senza coiu]iirne lo svolgi- mento , alKdando alle persone df U' olFicina 1' incarico di pi-ose- guirlo. Dopo tanta liljeralita e sofi'erenza parti assai scontento , e pid volte si lagno che gli erano dati Pajiiri senza cai'atteri. Fraiimienti teniu , ed aflatto inutili si ottennero si da' gveci , coii.c da' latini voluini; se ne sono ricavati sessantasette , de' quali soltauto trentuno si conservano nella olhcina ', luentre cgli avendo prome=iso di ivi lasciarli tutti, nondiiiieno porto seco gli altri, bench^ ne avea fatto fare le copie a penna riuuendole in un libro per presentarlo a Londra. Era pero uiirabile la felicita di un grecista*, che seco reco , neir intendere di che trattasse il Pajiiro , aiiclie daila lettura di pochissiiue parole Cosi per esempio in uii fraifiiuento di Papiro iatino avendo letto dixit , capi che questo contenesse una storia j in un greco gli ruisci di leggere (pvaiv il/vxriS aysX'"" > ^ si as- sicuro , che era o))era iiloootira ; in un ahro riti-ovando alcune paroline , die potevano ridursi a porzione di versi gianibiri imiiuri , asseri che era un componinieuto dramiuatico ; sebbem; per la contmuazione^ delle righe dovcsse ricono.3cervi8i piuttosto TAKTE ITA.LIA.NA. II9 una prosa. Lesse altrove le parole 7ni axa, e volea trovarvi un' accademia , ne depose mai il suo pensiero , coiueclie fosse aiumonito che la lettera la quale segulva ad axa non era cer- taniente ua 3. Avrebbe parimente desiderato di avere una colonna di ciascun Papiro , che coaserv^\\a.vA'\.. Veronica orchidea Graatz. • serpfllifolia L. . chamoedris L. lati folia L. " agrestis L. • filiforms Smith. ■ arvensis L. ■ hederccfolia L. ScHOENUS mucronatus L. SciRPVs palustris L. • mucronatus L. anruius Allioai. FhalARIs arenaria Willd. utriculata L. Alopecurus agrestis tL. PoA niesastuchjia Koeler. festucccforinis Host. Festvca ciliata Link. heterophyila Host. £ ROM us mudritensis Vahl. Lagurus ovatus L. Globularia cordifolia L. LiMNETis punzens. Persoon. Galium rotundifoliwn L. Plantago cynnps L. arf-naria tVaklst. Kit. Valantia glabra L. Myosotis sparsiflora Miknn. Cynoglossum pictuin Aiton, Androsace maxima L. Primula elatior Jacq. acaulis Jacq. Lysimachia punctata L. ncmorum L. Campanula bononiensis L. Phyteuma orbicularis L. LoN'CERA caprifolium L. ZizYPHUs paliurus Lam. «, Viola montana L. ■ lactea Smith. Afocynum venetuin L. Salsola trigyrta Willd. Pvpleurum odontites L. ToRDYLivM maximum L. Selinum cordifolia L. Sesexi selinoides Besser. CRITHMV14 maritimuin L. PARTE ITALIANA. Thlaspi alliceum L. perfoliutuin L. 121 Seseli elatttm L. Tamarix cermanica L. 4^ SINE media L. D BY PIS spinosa L. LiNVM viscoswn L. hirsutum L. i ^allicuin L. -^ strictwn L. G^i^A'Tift's nwalis L. Leucojum vernuin L. JuNCVs acutus Scopoli. capiCatus Willd. LvzuLA CiWipestrisWi Id.'En. Chlora perfoliata L. PoLiGONUM arenarium Kit. Waldst, SiLENE sericea AUioni. Arenaria serpyllifolia L. marina Smith. Cerastivm manticum L. — — brachjpetalum Des- portes. POTENTILLA hirta L. Adonis miniatus Jacq. Ranuncvlvs hulbosus L. falcatus L. Helleborvs hyemalis L. Myagrvm perfoliatum L. E pure uscita la prima centuria dell' Erbariwn portatile : e ne sono in pronto alcune altre. Ora ehe e scaduto il tempo prefisso per le associazio- ni , il prof. Jan ne ha accrcsciuto il prezzo , stante le molte ricerche , per cui pochi esemplari rimat)gongli an- cora disponibili. Ogui centuria della Flora costa . . lir. 25. co dell' Erharium portatile . v 3o. oo Iileni. tecnicum georgicum. . "26. 00 /lie,//, toxico-medicum . . >» 36. 00 Iberis unihtllata L. Alyssvm montanum L. Cardamine hirsuta L. Sisymbrium poly ceratium L, Arabis Thaliana L. Genista diffusa Willd. sylvestris Scopoli. ■ germanica L. Ulex europceus L. Orobus tuberosus L. HippocREPis comosa L. Er um utraspermum W.. Cytisus sessilifolius L. CoRONiLLA coronata L. AsTRAGALVsmonspessulanus'L. Trifolivm incarnatuin L. Medicago marina L. Crocus lineatus M:hi. Centaurea rupestris L. solstitialis L. Cyperus flavescens L. Drab A verna L. muralis L. Alsine media L. Valantia Glabra L. laa APPENDICE Al sig. Direttore della Bibliotcca Italiaiui. N, el numero 49 della vostra Biblioteca Italiana trovansi le segnenti sentenze ( pag. 7 ) : " Gia da qnalclie tempo 'I 1 niigliori poeti , i niigliori prosatori italiani tioii sono •/ di Toscana •» (i). II popolo di Toscana e qiiello che » in Italia parla meglio , i letterati qneili che scrivono •' peggio » (2). Indi per prova di queste cortesie ri- portasi una dedica di tale Francesco Antonmarchi , corso di nascita, chirurgo di professione , e di tal nltro Fran- cesco Mattei, tiitore degU eredi Mascagni; e couchiu- desi roU'assionia; a Non esser vero adunque '; Clie quattr' occhi assai piu veggon di due » (3). Per terminare una volta queste annuali provoc:izioni , pre- govi a dare un momento di udienza ad un Anonimo Toscaiio, che se non sara tanto dotto, sara per la Dlo grazia piii educate ed urbano deW Anonimo vostro Fiorentino (4). (1) Non ci sl.imo acci.iti a scr'iTcrlo prima, di averne ben ponderata la materia. Abbiamo scorsa' rol pensiero la storia letteraria della Toscana e del rimaiiente dell' Italia nel secolo XVIII e XIX, e dal confronto dc' fatti abbiamo troTato che la cosa e veramcnte cOii. Xoccava a voi Vesporre i fatti che smentisccro le niie asserzioni. (2) Me ne appcllo al s;ludizio d' tuttj i ietleri Che vestito d' ossa e polpe , » Entrp a\ Regno delle colpe , » Osi ardito penetrar? 'I Per la livida palude >; Alternando al petto il renio, >t II iiocdiier del guado estienio >> La pigi"' onda valico : E nell'addio di Ettore ad Andiouiaca, con rara e felice imitazione del Tasso , ,( Balbettando il uome d' Ettore <> Con la lingua ancor di latte, y> Piange il misero Astianatte , » Ed aucor non ,sa perche ! E nel giuramento d' Annibale : i< Sin da bambino appresi >; Giacer sul terren nudo ^ » Mi fn origlier lo scudo , )) E mi fu tetto il ciel: c cento e cento altri, che mostrano a clii ha cnore ed orecchi il suo rarissimo valore : di quella donna in fine , che nelle sue RlM£, di cui pubblico due volumi , nulla ha da invidiare alle Vittorie Colonna, alle GaSpare Stampa : e mi fa guarentigia di questo giudizio Tale fra i Lom- Ijardi , il cui nome non si ricorda senza riverenza ed os- sequio (i). (l) A co^i bello 5qnarcio di oratorin cloqucuza ri^pondero rinicttendomi a tutto cio che si e detfo siiU' argomento degl' impro»visatori alja jiag 365, torn. IV della nostra Eiblloteca. fla giacche voi considerate cosi gran tesoro gl' iniprovvisi , io daro alia vostra Bandettini un compagno che sari degno di lei , e 1' autrlce della Teseide non isdegneia di salire sul rarnaso coll' autore della Monteide , il celcbre objte Lorenzi , decano e principc degl' iniprovvisatori vivenii. Aggingnero che abbiamo scmpre avnti insigni iniprovvisatorj lombarili , e che per noi e di doppio me- rito il poetare estcmporaneo, perche voi imparate dalla balia la lingua f e noi coi libri , come s' imparano le lingue morte. I maggiori improv- Tisatori di questo e del)' ultimo secolo sonO.fioriti fuor di Toscana ; e M Toi aveste -il Perfetti , \x Fantastic!, la Corilla , il rimanente del- PAKTE ITALIAN A. IS^ Voi stesso ( N. 47 pag. ) confessate che dura vi parve la critica suU' Anguillesif, ed io vi aggiungo che fu in' giuta e malis^na: inginsta, perclie liiasinio qnelio , che siill" eseuipio dei Clflssici Scrittori oon potea biasimarsi : maligna, perche, iiunendo con strano accozzo immagini, prese di sopra e di sotto in una Stanza, fa dire all' Autore quello che aon dice ^ il quale non ricusera di xispondere quaodo il Critico, nominaudosi , mostri coUa fama del suo nome di esser tale, quale non lo dimostrano quelle male avvisate benclie ariificiose censure (i). La giovinezza del Benedetti, Tingegno che scorgesi nelle sue Hinie, dettate forse con troppa fretta , meri- tavano qualche indulgenza (2). Ma no : il Ghirardelli morto gia provetto, peiche Lnmbardo fu lodatissimo : il Beiieiletti giovine , perche Toscano biasimatissimo (3). E poiche siamo in questo proposito , poiche sembra a Voi ( benche modifirata con un forse ) « ingiusta la pre- /< ferenza data al De-Luca ( pag. 43. ) in confronto del " castigato, del cultissimo Cav. Pindemonte » sappiate che per ogai dove e in Toscana , e fuori di Toscar.a , fu ad una conchiuso , che lo ^crittore di quell' articolo potrk r Ilalii ebbe un Ferroni , "un Lorcnzi , un Gianni , il ducn Mollo , il Serio di cui si raccontano niiracoli nella Revue Encyclopedique , yascicolo
  • un poema tennto chiuso ed inetlito nello scrlgno del suo autore ? Sarebbe lo stesso come se io ponessi in couto (leir attiviti de' miei capitali il guadagno di un terno al lotto , clie uscira all' eitrazione della settimana ventora. Quando il pr.emetto del sig. Bagnqji suir agricoltnra avra veduta la luce ne parlercmo ; Cnora nou possiMn giudicare che dell' ottava da voi rlportata, la quale e de- bole prova del prono5ticato portento. Bill. itai. T. xvin. 0 l3o A P 1' E N D I C E , tprril)il tlimostrazione di quel vostro mal.inguratissitno Pec- GIO (i). Ma qui gi;i nnn fiulsce , aiizl til qui comincia por Vol la bisogiia (2). Iiinanzi per altra di darle piincipio , per- niettete che lichiami ad esame un' altra vostra seiitenza. Trovasi essa alia pag. 7 d<>l vostro N. 49. « II privilegio » ( (li giudicar della lingua ) e omai scappato di niano » alia Crusca vivente , e qiiesto non gia per nequizia t> de" tempi ran per colpa UNICAMENTE de'suoi let- t> terati , e sopra tutto pel lungo sonno delTAccade- » mia (3). )> Se alcuno far vi volesse 11 pedante, non so come uscireste da quell' espressione di Crusca vivente , perche la Ciu&ca , propriamente e la buccia delle blade (1) Chi t' ha in.ej:nnto a conf jndere i morti coi vivi in cosi strana maniera ? Avete voi cotl pre to dimenlicato che i colpi spietati Jel cav. Monti contra il vostro tribunale della Crusca Jatano del i f 1 7 ? Ignorate voi che la traduzione dell" O lissea del cav. Pindeiuontc , il piii gran lavoro ch' egli abbia fatto , e giunto appena al sao termine e sara puijblicato in que-t' anno se 1' incontentabile svia lira^ non vi porra ul — tcrlore ritardo ? E co-i alia buona voi fjte qoesti due illustri poeti ap- partcnere al liecolo passato , mentre vivono tuttora , e mentrc il secolo in cui siam > ha gia percorsi rjuattro Itistri ? E lutta questa siiraechia- ««ra per contrapporre a questi due vivmtl 11 vostro Fanton; , il quale jier giunta non e toscano , ma di Massa Carrara? Qiiesto svela troppo la vostra miseria. Ma se adoperate il Fantoni per far contrapposto a' no- stri viventi , chl vi re-tera da contrapporre a' migliori poeti d' Italia gia morti in qiiesto seculo o nel passato? Chi contrapporrete ai Savioli, ai Stilandri , ai Frugoni , ai Rolli , agll Spolverini , ai Maiclieroni , ai Varano , a Mazza , e segnatamente al Pariiii ? Ma c dove lasciate fra poeti viventi I'Arici? Contrapporri-te voi alia sua Pastorizia , al suo Ulivo "« poema preparato da circa 30 canti per vedere la luce ? Prima di slan- ciare queste asserzioni bisognava dare un' occhiata alia sturia nioderna della letteratara d' Italia. O voi siete piu giovane del Benedetti, o voi scrivete con pin fretta ancora di lui. Qiianto al voitro computo di tanti diecl^ esso pute un po' troppo di calcolo decimale , ma voi ne troverete la risposta alia fine di queste postille. (a) E tempo che cominci, perche finora veramente m' a^ete poco per- suaso. V a'colto con desiderij d'esser convinto e di presentarvi io stesso la palma della vittoria. (3) Vi riconfermo questo mio giudizio al quale ha fatto cca0a questa ora tutta Italia. Per non interrompervi rimettero le mle prove alia fine di queste postllle. PARTE ITALIAN A. l3l ftiacinate i viventi sono i Weinbri di quell' Accademia , die drtlla Crusca preade noine \ ma queste sono inezie , e veiigo al s.ibietto (i). Siete verameate certo the tutta Italia la pensi come Voi? (2) lo ne ho qualche duljljio;, e cosi prendo a r.igionare. Niuuo in Italia potra certo vantarsi di saper lingua quanto il Sannazzaro, e molto meno quanto 1' Ariosto : e bene, aprite 1' Apologia di Dante di Cirlo Lenzoni, e leggetevi poste in bocca al Gelli le seguenti parole ( pa^. aS. 26. ): « 1' uao in " Najioli aveva tanto piicere e giMzia quanto egli poteva )> godersi la «;oaversazioae e i ragionaiiieiiti de' Fioreniini , >> da' quail trasse iiiialmente non poca utilita, e molto '/ oaorata : 1' altro in Firenze , dr)ve egli steitt DUE ANNI i> a questo fine ( di bene appi'endere, udeiidola parlare , ;' la lingua) , se ne dolse piii volte con Francesco Gui- » detto amicissiiuo suo e nostro , e pero invito lui e " molti altri de nostri Toscani alia correzione delle oppre » sue ! 0 E cio faceva ua Ariosto 1 e dcU' affetto suo , della sua stima pel Guidetti lie son prova quei versi del Furioso : » (3) (1) Voi vnbreste farmi insuperliire coll' jmlui-nu a creJei-e cli' io sla un buono scrittore. Iinperciocehe se un ciiiico niinuto come voi siete tnlla sp.id.t sfujerata contra il luio proemio noii vi ha trovata che que- sts maccliia , forza e credere che il mo proemio in punto di lingua sia un modello di pcrfczione. Questn e la consec;iienza che ue tira il mio amor proprio ; ma la ragionc me ne bi-biglia due altre all' orecchio , cioe , o che voi siate in falto di liiigna ancor giovaue , oppure che siate di una urhanita e di una indulgenza maggiore a tutle le inJulgeuze pleuarie. Prima di scrivere crusca vivente cl ho pensato , e 1' assioma che la brevita unita alia chiarezza sia il prim > prcgio , come il primo biso«i ,gao , uelle lingte, iii' ha fatto preicindere dall' esattezza meta&ica. Scri- vendo e parlando ugl' Italian! prefcriro sempre 1' espre.-.sione Ja me adot— tata , ma quando scrivero a un Toscano di Empoli , invece di dire la erutca vivente, vi prometto di profittare delta vostra definizione e di dire j» menthri viventi )dell' Accademia delta, buccia delle biade macinate. ;. (2) Ho gia un fascio di lettere da ogni angolo d' Italia che mi com— prova esser tale V opiaiuue generate. Desidero di udre da voi delle buone ragioni e dei fatti die mi mostriuo esser io c 1' It.ilia In errure- , (3) Non m' aspattava 1' autorita dell'Ariosto a propn^ito della crusca ^wivente c del suo lungo sonno uel secolo XVUI e XIX. L' Ariosto a' mit' l3a • APPKNBICE 11 gran LodoVico aclunque non sdegnava di sottoporre i «uoi inirabili versi ad un Toscano , clie sarebbe presso- che ignoto, se dato nome ei non gli avesse nel Furioso ! E pure questo Toscano ( ammettendo che i present! Accademici della Crusca donnano ) non era desto allora Me piii ne mono di essi 1 E perche dunque ? Per la ra- gione che vi arreco , onde convalidar questo esempio : perche nei libri non ci e tutto ; che se tutto ci fosse , un» de' vostri piii gentili e dotti cooperatori non avrebbe chianiato Dante fazionario , in vece di fazioso , tratto in errore dalla derivazione. Ne cib vi noto per iniputarlo come gran colpa a quello scrittore ^ anzi egli e uiio di quegli , che i Toscaai amar debbono piii d' ogni altro ^ ed egli intende il perche )i lo noto solo perche 1' Ita- lia vegga che veniam damusque pftinmsque vicissini. (i) Sicche, tornanilo al propositi.), non credo che Italia pen- sera di togliere alia Toscana la supremaria della lingvia, di qualunque merito siano i letterati di essa , finche la lingua itaiiana sara vivente , e vivente e parlata soio ia Toacaaa (2). tempi avrebbe detto lo stesso di me , ed io nel secolo XVI avrei detto lo stesso di lui. Ma se le cose fosiero oggi come allora , voi avreste fra' viventi un Leon X , un Ruccellai , un Guicciardiui , un Macchiavelli > tin monsi'inor Della-Casa ecc. ecc. , e fra gli uomin' jllustri del secolo poc' anzi scorso avreste avuto un Pantlolfini , un Poliziano , un Polci , un Amer'co Vespucci , un Leon Battista Albert! , un Leonardo da Vinei c tanti alfri. Dove sonn nel pre*ente e nel passato sftcolo i nomi che richiedano la stessa riverenza dal rimanente d' Italia ? Avete voi sapnto «o/ sterita : — e nel n." 27 ( pag. 5i ) « Satire adorne >/ di tante bellezze , che sarebbe villana ingiustizia, e » illaudabile indifFerenza il non averle per degne di es- n sere particolarmente commendate. N. XXVIII. pag. 59. « Pensa modestamente ( il Ro- » sini ) che non si possa oramai con sonetti, capitoli e del popolo i fieri della toic.ina favella. Ma c!o non iscasa , an2i rentle piu colperole il li/ngo snnno ile" letterati toscani , e specialmente ilegli Accademicl viventi della iuccia delle Hade maciaate. (i) Per amor del cielo spicciatevi. Finora non furOBO die prirole ; Ptrha , rerba , pratereaque nihil. Veni«mo ai fitti. l34 • ,\ P P E N D 1 G E » canzoni passare alia postenth .... mji cio stesso toi- */ na ad elogio del sig. Rosiiii, al quale i due volumetti » di srelte pnesie consentuno urr alloro fors' anclie iiii- » mortale. » E pag. 91. " Noljilissnno , imniaginoso ar- »; gomento (La gara d' Omero e d'Esiodo) svolto coa >/ rara felicita ed eleganza in uu mcti'o , ncl quale po- >/ clii sono eccellenti, e il sig. Rosini e fra i pochi. i> Cammiu facendo m' imliatto negli Accademici della Crusca; e poiclie ad essi attrihuite la causa della nostra decadenza , ognua s'imagina che i giudizj , so non ia- giusti , saraiino almeno d' un estremo rij;ore. Udiamo. XLI. pag. 167. (I Tra le memorie ( degli Accademici /; della Crusca ) alcune son DTGNE VERAMENTE di quel 31 corpo di savj, e della Toscana ( nota elogio 1 ) o coin- » mendar si voglia la purezzi del liuguaggio e T elegante >> semplicita dello stile, o I'esattezza delle ricerche e >> rutilita dello scope, u E quelle aZcune pare che siano le seguenti. XLTI. pag. SaS. n Sono in^rito interamente suo ( del Sig. Zannoni ) 1' ordine col quale 11 discorso di lui e » disposto .... la disinvolta maniera dell' esporre , e )/ la purgatezza della lingua e dello stile , sciolte amen- » due di qualunque afTettazione . . . Tutta sua ne sia » dunque la lode , e noi volentieri gliela tributiamo. » — pag- 335. i< La giustezza del criterio e del ragio- » nare ( del Sarchiani ) si mostra compaguo alia purezza » della lingua e alia fluidita dello stile. — pag. 329. " Essa (la Memoria del Sig. Ferroni ) e » breve 5 EEN distesa , e a parer nostro giustissima. XLIIL pag. 29. " L* Autore ( delT Elogio del Cocchi r or or raancato alle lettere ed agli aniici , D. Giovanni Lessi ) mostra in esso uiolta perizia di lingua , bella /( disinvoltura di stile. — pag. 3o. /( Questa e due altre lezioni ( del sig. » Fiacchi ) sono tra le piii NITIDE e sensate scritture del » present e volume . . . E lo stile e la lingua di lui n sono eleganti senza afFettazione, e seniplici senza scur- >/ rilith. II .sig. Fiacchi e uno dei pochi odierni Scrittori » della Toscana , le opere del quale saranno lette e gu- " state anche aliorquando avra finito di scrivere. >> Terminati gli Accademici , vengono altri. N. XLIX. pag. 22. « La piu diflicile , e nel tempo " stesso la piii ardita fra le traduzioni d' Omero ia P\RTE ITALIANS. l35 .; ottava lima del sig. Mancini , e per molti titoli prege- )> volissirua. — ib. « Quella di Anacreoate e di SatFo del sig. Ca- i; selli splende a un tempo per elegaiiza poeiica, e per »> venusta tipogralica. — pag. 58. " Con disceruimento (a proposito del- >i V Angeloni hiasimato ) scrisse il inarchese Lucchesini la )t Storia delta Confederazione Renana. — pag. 26. «, Venusta (quella di scrivere iii versi latini del Gagliuffi 1 ) f'elicemente emulata dalla tradu- » zione italiana (dell'idillio Navis Bagusina ) del aigaor 31 Lazzaro Papi ; " Elogio trascendente , riflettendo al raro nierito del Gagliuffi. 0 pill economico di pro'vi^edere alia sassistenza ed » alia educazione de' figli abbandonati , senzaag- » gravio^ o col jninore possibile ^ delle pubblichs 5) amministrazLoni , e col maggior possibile van- i) taggio dello Stato , calcolandone il presumibile y niimero in 4600 individid » = pubblicato dalla sezione centrale del C. R. Istituto di scienze , let- tere ed arti in Padova il 16 luglio 1818, n.° 248. Seconda Edizione. — Venezia, 1819, per Fran- cesco Andreola. Un vol. in 8.° di pag. ig'j. , con alcune tavole. X^Ai torcln deir Andreola di Venezia e uscita la se- conda edizione delle tie Memorie o Disseriazioni, che riportarono nel p. p. anno 1819! premj &\ accessit fra le 3/ Memorie che vennero insinuate a quel- r eccelso I. R. Governo , in risposta al succennato quesito proposto da un Anonimo , e pubbhcato dalla Bibl. Ital. T. XVIII. 10 146 MEMORTE CH* BBBERO I PRKMJ E tJ ACCESSlt se/.ione cent rale del Cesareo Regin Istitnto delle scienze , Ictiere ed arti , residente in Fadova , con 9UO avviso 18 la«>lio 18 18, num. 248. Non abbiamo potato es[)orre il nostio sentimento sopra Li prima edizione di quest*' opera , uscita qual- che mese prima dai torchi della Minerva in Pado- va , perche i pochi esemplart che ne vennero stam- pati furono per la piu parte distribuiti ai p-abblici dicasteri ed ufiizj , cosiccbe pochissimi ne circola- rono, ed in fatfi a noi giiinsero ad un tempo stes- so, e solo in questi ultimi giorni, ambedue le edi- zioni. Soddisfacendo quindi al dovere che ci incumbe di portare a pubblica conoscenza questo lavoro di politica economia , dobbiamo premettere un giusto tributo di rispettosa ammirazione verso il Governo di S. M. , i cui salutari eccitameiiti valsero a pro- mnovere tanto filantropismo , quanto ne manifesta e r Anonimo rlie ha proposto il quesito ed of- ferti i premj , ed il concorso di 87 ingegni che all' onore aspirarono di cogUere questa palma. E vero che la pubblica voce e fama ravvisa sotto r aspetto di questo anonimo un tratto del cuore jreneroso ed esimio di S, E. il sig. conte di Goess , allora governatore delle Venete provincie , ed at- tuale Aulico Caiicelliere del Regno Lombardo-Vene- to ; ma quand' anche questa opiaione non fosse figlia che dell' alta stima universale che queir ot- timo raitiistro ha saputo conciUarsi , ridonderebbe sempre a gloria del Sovrano augustissimo , che dei suoi consigli si giova, e del Governo al di lui pre- sidio aflidato. Fra questo numero ci assicura la Sezione centrale delV Imp. Regio Istituto , che sette Memorie ven- nero coiiosciute degne di particolare attenzione , due delle quali meritarono i proposti premj , una r accessit , e quattro la menzione onorevole. , Noi parleremo soltanto delle tre prime , giacche cpieste sole si puliblicarono colic stampe. Non SUL MEZZO DI PROV. At FIGLI ABB.\NDONATI. I 4T essend.o ufficio nostro il pi-onunziare sul merito di queste Meniorie , giacche il giudizio e stato ema- nato , ci limiteremo ad osservare , che avendo il Governo comandata la stampa di tutte tre assieme, convien dire che la Commissione incaricata di stabi- lirne il merito risp^ttivo , abbia in esse riscoatrate delle particolari circostanze valevoli a tenere inde- cisa la preferenza , ed abbia essa Commissione cre- duto giusto , che se da un canto era suo dovere di determinare il rango di dette Memorie tra loro , dovesse pero lasciarsi libero corso al giudizio del pubblico sopra di tutte tre , e particolarmente de- gli uomini profondamente periti nella difficile ma- niera di sostenere la pubblica amministrazione, che si trovano sparsi in diiVerenti paesi, A cosi pensare ci persuade il Decreto governativo 24 febbrajo 1819, N." 63i p.p., che ne ha coman- data la complessiva stampa , il quale dichiara essere quella disposizione diretta non solo a far conoscere i tre Progetti premiati , ma ad ottenere altresi un risidtato forse ancora pile soddisfacente doll attrito delle opinioni , che i dotti porteranno sopra le me- desime. Per quindi secondare lo spirito sempre benefico delle governative intenzioui , e nostro dovere di esporre con brevi cenni il contenuto delle tre Me- morie in discorso , onde offerire alle opinioni dei dotti opportuna occasione di svilupparsi , come de- sidera col suddetto Decreto T I. R. Governo. U primo premio di lir. 600 italiane fu accnrdato alia Memoria portante V epigrafe : Delicta majorum immeritus lues^ di cui si conobbe autore il siguor dottor Pvenato Arrigoni , I. R. Aggiunto presso la R. Delegazione di Vicenza. 11 secondo premio di lir. 400 italiane venue con- cess o alia Memoria contrassegnata dalP epigrafe : Quod superest date paupcribus , di cui si scoperse autore il sig. Antonio Ouadri, I. R. Segretario del- r eccelso I. R. Governo di Venezia. 148 MKMORIE CH' BBBERO I PREMJ E L ACCESSIT Finalmente si riconobbe degna deir acccssit la Memoria portante 1' epigrafe : Nihil est turpias, quam co^nitioni et peiceptioni asscrtionem ^ approbationem- que proenurcre , della tjuale si rilevo autore il sig. j Liiif'i Ca^ariiii , Segretario prcsso la Congrogazione | centrale in Venezia. Seonircmo dmiqup I'ordine sopraddetto, e la stam- pa della seconda edizioue , per otierire al [)ubbli- co , com' e nostro ufficio , la compilazione dei ri- spettivi Piogetti. II siw. Arrigoni comincia dal mostrare la necessita di provvedere ai fanciulli indigeiiti che si trovano abbindonati, lo clie appanto e Y oggetto del que- sito e de' prenij. Divide poi la sua Dissertazioue nei punti segiienti : 1.° Oiinati , poirhe tali investigazioni sarebbeio inutdi , nientre il quesito glie ne consegna 4600 , tutti bisognosi egualmente di provvedimeato. Comiiicia egli col mostrare le somme difficolta che si presentano alia erezione di pubblifi ospizj o depositi , gV inconvenienti che ne risultiino , la grandenza dt- He spese di prima istituzione , e di quelle occorrenti per T annuo ordinario manteni- niento dei ricoverati , e ct ntessa di non connscere da ((ual fonte possano trarsi i niezzi necessarj per sostenerie , senza disapnunto delle altre ])ubbliche amministrazioni , lo die si deve e\ itare , quando vo- glia sciogliersi il quesito. Goir autorita d'inveterata esperienza espone egli quanto sia facile di collocare questi fanciuUi presso ■villiche famiglie ; espediente quesro che allontana ogni spesa di prima istituzione , e modera rjuella dell' annuo mantenimento. Quindi conchiude col pri- mo articolo , doversi adnttare la massima di col- locare i 45co fancinili abbandonati presso famiglie agricole contro una conveniente pensione o com- penso , che dietro un bene ragionato calcolo am- rnonta in coniplesso ad annue lir. 280,000 , com- preso anche un fondo di riserva di lir. 10,000. SUL MEZZO Dl PROV. AI flGLI AEBAISIDONATI. l53 II secoiido articolo di questa Memoria versa suUa m niera di tiovare queste lir. 28c, ooo annue, sen- za orgravare alruna pubblica cassa o amniinistra- zione, lo che in sostanza e Toggetto esscnziale del quesito. II nostro autore desrrive le varie fonti dalle quali porrebbf sor2;ere questa somma , e dimostra che non sarebbe coiivenienie agsravare le pubbliche casse, perche rjo retideiebbe necessaria un'' agjiiunta d' imposta a fa-, ore dei poveri , il che sarebbe piii daniioso che utile al nuovo Istituto , ed a[)rirebbe r adito a dei mali forse piu grandi di quclli che si tratta di allontanare : che niiin sussidio potrebbe darsi ai n stri fi^nciuUi dalle altre amininistrazioni ordinarie di pubblica beneliceiiza , perche le mede- sinie si trovano in un continuo rilevante sbilancio: c che fmalmente* non si puo far conto di nuove spontanee obblazioni , atteso che la dove queste lianno potuto ottenersi vennero applicate al bando della niendicita , e cpiindi una diversione a fiivore degli abbandonati sarebbe una mina che farebbe crollare un edificio giii sussistente , e forse piu in- teressante di quello che si vorrebbe istituire. Dietro questi fondati ragionamenti, conclude pro- ponendo tre mezzi , F uno o V altro dei quali po- trebbe impiegarsi per oBeriro un adeguato conipenso alle famiglie presso le quali verranno collocati i 4800 fanciuUi. Questi tre mezzi sono i seguenti: i.° Ottcnere mediante il Regio Lotto le annue lir. 280,000 necessarie al coUocamento di questi fanciulli ; 2.° Applicare la coltivazione dei beni comunali a soUievo dei pchi, e che quindi an,giuiigeudo due soli centesimi ad ogni giiioco inferiore ad una lira , e 5 centesimi per ogni giuoco di una lira , o superiore a qnesta somina , si rarcoglierebbero appunto con ipiePt;- aggiunte le annua Ur. 280,000, necessarir per soddisfarc le pcn- sioiii dei nostri 4600 abhandonati. Fa egli cono'.ccre clie questo espediente n >n portn i caratteri delF im- polite, ne r incertezza delle obblazioni spontanec , e che la sua attivazione niente toghe a qualsiasi pubblica cassa o amministrazione , e nori porta il menomo irabarazzo , ne la menoma spesa. Non possiamo infatti rifiutare un giusto encomio al sig. Quadri , rhe ha saputo procurarsi in qucsta guisa le ocrorrenii lire 280,000, senza aggravare alcuna pubblica cassa , o amministrazione , senza accrescere od alter are le ordinarie pubbliche im- 'poste, e senza obbl!«;are i particolari ad alcun nuovo 'dovere. Chi di buon grado vuole azzardare al lotto, per esempio, 80 centesimi, ne dovra invece az- zardare 82 , e chi arrischia per esempio lire So , dovra invece arrischiare lire 5o , e centesimi cin- que: r aggiunta e obbligatoria , ma non e doveroso il giuocare. Questo ritrovato, quanto semplice, altrettanto sti- mabile, manifesta certamente anche pel modo ra- gionato , con cui venne esposto nella premiata Me- mnria , un ingcgno molto versato, e profondo nei ditl'erenti rami della pubblica economia. Ma se noi siamo contenti di questo savio espe- diente, non lo e il sig. Quadri, il quale per sod- disfare a tutte le parti del quesito non si limita a collocare i 4600 fanciulli, e ad assicurar lore le annual! pensioni, ma vuole altresi che la sua so- luzione si estenda anche alle ultime parole del tpie- sito , cioe che la cosa si faccia col maggiore pos' sihile vantaggio dello Stato. C<)nosce r autore , che nel Voneto territorio esi- fitono 326,835 tornature di beni comunali, che SUL MEZZO DI PROV. AI FIGLI ABBANDONATI. l55 producono una tcnuissima rendita , calcolabile tutto al piu in annue lire 229,302. Mostra egli quaato interessa pel bene geuerale dello Stato di rendere fecondi questi terreni , e quindi comincia col dedi- carne sei tornature a favore di ciascheduno dei no- stri 4500 fanciulli , concedendo questo fondo ad uso perpttuo di quella famiglia agricola , che assumera la ciLStodia^ il mantenimento ^ e la educazione dinxi abbaiidonato. Questa distribuzione ridurrebbe a col- tura 27 mila tornature dei suddetti beni comunali, era (|iiasi del tutto sterili, e tenderebbe a piantare la prima radice di un piano , che deve interessare le viste sovraue e governative, air oggetto di con- seguire ua conveniente profitto dal copioso numero del fondi comunali di quasi niuna rendita , che oc- cupano quasi la quinta parte della totale superficie delle provincie venete. L' autore provvede a tutte le cautele necessarie alia conser\ azione dei suddetti fondi , onde non so- laniente sieno utili al coUocaniento degli attuali 4000 fanciulli , ma costituiscano in certa guisa 4600 pii stabilimenti sparsi nelle varie parti del Veneto territorio , e sempre aperti all' accoglimento di qual- che fanciullo raeritevole dei soccorsi della pubblica beneficenza , quando anche i nostri 4600 individui fossero morti , o resi adulii , od in qualunque altra raaniera alloiitanati dal loro collocamento primitivo. Dubita pero T autore, e con ragione, che questi assegni di terreno, senza il contemporaneo ajuto di qualche sovvenzione in danaro, non riportino tutto quel buon successo che il bene dello Stato richiede, mentre egli non solo contempla di collocare i 45oo abbandonati, ma le sue mire si esteiidono ancora a rendere agiate 4600 faniiglie villuhe di quelle appunto che marciano sulf orlo deirindigenza, e di arricchire il Veneto territorio coi prodotti di 27 mda tornature di superticie , ora sterile ed incolta, onde aumentare in tal guisa la massa delle indigene produzioni, ed il numero dei possidenti , e quindi porgere anche soUievo agli attuali censiti, poiche l56 MEMORIE GH" EBBERO I PREIMJ E L ACCESSIT allora le imposte prediali potrebbero ripartirsi so- pra 4800 dittc iK estimo cU uuova aggreg;izione. Sull'esempiv) adiinque deir Inghiltcrra , e coUa ri- spettabile autorita di Artiiro Joung, il sig. Quadri propone , oliB a qucsti niiovi possidenti si consrgni col suddi'tto terreiio anclie un sussidio di lire 5oo itali:ine |)er ciaschediino , il quale debba impirorarsi per erigere su! foudo siesso una capanua, e per i'acquisto di una vacca , d' un m^'jale , di alcune se- menti ed attrezzi. Coereite sempre a se stesso T autore nel tencr lontane le imposte , rombina ingegnosamente la sua prima proposizioiie sul lotto con questa della distri- buzione dei beni comunali , e provvede ai 4600 sussidj di lire 5co per ciascliednno , medianteTag- giunta di un solo centesimo sopra ciaschedun giuoco del lotto di qualunque snmma esso sia , coila (juale percezione compone egli un annuo prodotto suiH- ciente a porgere nel giro di pochi anni il suddetto sot corso di lire 5oo a tutte le famiglie , che fino dal prirao anno avessero ricevuto un fanciuilo, e con questo il rispettivo terreno. Ea^li determina saviamente le norme da seguirsi nella distnbuzione successiva del suddetto sussidio, e trova anche la maniera di diminuirne possibil- raente la somma. Cosi compiuta che sia Y operazione proposta , ri- sultera il pieno coUocaniento dei 4600 fanciuUi, e si avra provveduto con sicurezza alia costante sus- sistenza non solo di essi, ma anche di 4600 fami- glie di poveri villici componenti air incirca 20 mila individui, i quali senza di cio sarebbero sempre nel pericol'j di cadere in miseria, 11 territorio ve- neto si arricchira di nuovi prodotti , e le imposte si ripartiranao sopra una piu estesa superficie frut- tifera, e sopra un maggior numero di censiti. Fiualmente nel terzo capo il nostro autore assi- cura con un pratico regolamento V esecuzione del suo progetto. Egli descrive tutto cio che far de- vono Ic diverse autorita amministrativo-polttiche SUL MEZZO DI PROV. AI FIGLI ABBANDONA.TI. iS? interessctte in questo proposito : prescrive i doveri cd I diritti tanto dei fanciulli che si colloclieranno presso le famiglie agricole, quanto qiiclli delle fa- miglie medesime; determina V ingerenza e la sor- vegiianza dei parrochi rispettivi , ed assegna ai fan- ciulii, i.lle famifflie ed ai parrochi quei premj , che essci devono la finale ricompensa delT adenipimento del loro rispettivi doveri , senza pero trascurare a- cho 1 indirazi' ne di quei rispannj , che si ren- (1> n> ncecssarj per preparare i fondi a detti premj tor)i'^()('ndenti , i quali entr?no nella massa delle provvidenzf f-uogerite nel secondo capo, eviiando seinpre V autore tiitto cio che puo recar danno alle altre arr.ministraziotii, od aggravare qualunque pub- bhca cassa ; avvertenze tiitte che provano aver egli esibita la soluzione completa del proposto quesito. La terza memoria , che e quella del sig. Luigi Casarini, ha riportato Y Accessit. Questo progetto coiisiste nel raccogliere i 4600 fanciulli in alcuni depositi , che vuole istituire nei capi-luoghi delle piovincie ; nel collocate presso villiche famiglie quelli dei detti fiinciulli che fossero in tenera eta per lasciarveli fino aH'ottavo anno, dopo il quale debbano rientrare nei depositi per esservi educati ed istruiti. Le femmine verranno educate e dirette in nianiera da diventare utili madri difamigha, ed i maschi saranno iniziati in alcune arti piu neces- sarie ai bisogni della vita e nei militari esercizj, pr^r divenire abili soldati quando attingano lanno 18."° deir etci loro. Per r espCLizione di queste provvidenze T autore distingue primieramente le spese di prima istitu- zione, da cjuelle occorrenti per T annuo nianteni- njcnto dei fanciulli, Soddisfa alle prime coUa speranza che il Governo sia per sommniistrare i locaU pei proposti ospizj , e sia pure disposto di anticipare le sonime necessarie alle spese di prima istituzione, le quali egli sup- pone che potranno indi rifondersi nel tesoro cci prodotti della prima annata delle rendite ordinarie, l58 MEMORIE oh' EBBERO I PREMJ E h ACCESSIT che applica a qiiesta naova fondazione , come si dira in appre«;so. Parlaiido poi deir annuo mantenimeuto , T autore lo fa asretidere a lire 779,926, centesimi 37, per suppUre al (juale dispendio propone i trc seguenti mezzi: i.° La tassa di lire 4 italiane per ciasclieduno di quei coscritti , i quali nou venissero re.juisiti nella leva militare. a.° II ricavato dei lavori dei fanciulli d' ambo i sessi, che verranno, come sopra^ raccolti negli ospizj destinati al loro coUocamento ed educazione. 3.° L' imposta di 3 millesimi per ogui scudo cen- suario. L' autore calcola per approssiraazione di conseguire dalla tassa sni coscritti annue . lire 504,000. — • Dal prodotto dei lavori » 55,5co. — E fiiialmente dall' imposta sul censo » 260,216. 35 In tutto lire 819,716. 35 e quindi lire 39,791. 08 di piu del bisogno, Mentre si encomia V ingegno del sig. Casarini , e la saviezza delle sue viste nel preparare ai corpi militari de»r individui die desidera educare , ed istruire per ([uesto molto importante servigio dello Stato, non possiamo dispensarci dalle seguenti os- servazioni. Primieramente non vi e alcun fondamento per supporre che il Governo sia in grade di sommi- nistrare i locali , e di anticipare le spese di pri- ma istituzione pei progettati depositi. Inoltre deve rimarcarsi , che le tasse a carico dei coscritti caderebbero sopra individui, i quali appunto per questa loro condizione e pei tanti do- veri cui sono necessariamente chiamati onde sod- disfare alle discipline coscrizionali, sarebbero i meno atti a sosteneile. D' uopo e riflettere , che circa 3 quarti dei co- scritti appartengono a faraiglie viUiche e povcre, e SUL MEZZO DI VROV. AI FIGLI ABBANDONATI. iS^ die percio la piu parte di essi avrebbe il mezzo di mostrare la niiserabilitJi , per esserne esentati. L' autore prevede cpiesto caso , e propone che la tassa dei miserabili sia supplita per meta dalle casse comunali, e per T altra nieta dalla massa dei co- sffitti esenti dalla leva. Questa misiira ridonderebbe a 2;rave carico delle casse comunali, Ic quali per sod- disfarvi dovrebbero aumentare le loro imposte ; lo che sarebbe in opposizione al quesito, e dall' al- tro canto infliggerebbe una ripetuta tassa sopra i roscritti, Il prodotto dei lavori dei ricoverati si considera rertamente il mezzo meglio adattato per supplire a questa natura di spese, ma attenendosi anche al calcolo del nostro autore , il suo prodotto consiste i in uua somma di poca entita , e corrisponde circa alia quattordicesima parte delle spese che annaal- mente abbisognano. Finalmente V imposta di tre millesimi per ogni i scudo censuario e uno di quei suggerimenti , pei 1 quali coaviene ripetere quanto abbiamo osservato I siilla memoria del sig. Arrigoni , cioe che la parte ! essenziale del quesito consiste nel provvedere al biso£;no seuza aggravio delle pubbliche amministra- zioni , e quindi senza obbligare lo State ad au- mentare le pubbliche imposte. Questa e V esatta compdazione delle tre premiatc IMemorie , come ognuno potra riscontrare dalla let- tura delle medesime, ormai date al pubblico con tlue successive edizioni. La prima e T ultima progettano degli ospizj o depositi , ma senza calcolarne la spesa e senza prov- vedere al niodo di sostenerla. L' uno spera che gli ospitali , Y altro che il Go- verno accorrera a questo articolo, e su qxieste spe- ranze si erigono i due progetti. II sig. Quadri esclude assolutamente gli ospizj, e per dar ragione della sua negativa , ne calcola con fondamento il dispendio della prima istituzione . t6o MEMORIE CH' FEBERO I PREMJ , CCC. chr a«:cenclc a quasi tre niilioni di lire italiane , ch' pgli non sa ora dove trovare. II sio;. Arrigoni ed il sig. Casarini piovveggono air annuo in^ntenimento dei nostri fauciulli con iiiolti mezzi i <(uali si ridurono quasi tuUi , diret- tamente o indirettamente , a carico dello publ)liche casso , e die devono necessariamente immernare le pubbliche imposte, e reudere piu grave la logge di coscrizione. II sio^. Quadri vieta qualim (ue imposta per questo o^getto , e ti ova nelle spontanee, ma slcure otierte che vengono fatte periodicanif^nte agli uffizj del Regio Lotto , un espediente , che gli somministra qu into abbisogna per V esecuzione del suo ben calcolato progetto. E^li non trasciira parte veruna del proposto que- sito , poiche ingegnosameite combine ed intreccia , col provvedimento degli abbandonati fancinlh, anche la coltivazione dei fondi sterili, ed apre con questa una nuova sorgente di nazionale ricchezza. Cosi assicura la sussistenza a circa 20,000 individui oltre li 4500 contcmplati nel quesito , e prepara un col- locamento perpetuo a quelli che succederanno a questi primi indigent!. Finahnente rendendo ubertosi nuovi terreni, migliora la condizione di tutti 1 pos- sidenti , mentre p-.tranno piu comodamcate distri- buirsi le imposte prediali , che ora si trovano cir- coscritte ad una meno estesa superficie. Rispettando sempre il giudizio che ha lissato il raiigo delie co- ronate memnrie, lasceremo alia saviezza dei lettori il dccidcre, quale delle trc abbia sciolto il quesito in tutte le sue parti , le quali consistono : i.° Nel provvedere a 4600 fanciulli ; 2.* Neir eseguire questo provvedimento senza aegravio •, / "3.° Ovvero col minore possibile deile pubbliche amministrazioni: 4." E nel combioare quanto sopra col maggiore possibile vantaggio deilo Stato. idT Zi€ Odl di PiNDVRO, tradotte ed illustrate da Anto- tojiio M'ezz.^noite , professore di lettere greche neW 17/ liver seta di Per agin. — Pisa. i!&i(), presso Niccolo Capturo co caratteri di F. Didot. Tomo 1° in 8.*\ di pag. dog e \\\v di prefazione^ in carta veliiia^ e col ritratto di Piadaro a contorni. X^UESTO volume fa desiderare il secoado, e quando sara uscito potiemo dire di avere mi Pindaro fatto it^liano da mettere in mano a tutti coloro che de- siderano conoscere il prin;Mpe de' lirici greci. Cosi vanno trattati i Classici antichi : prima il testo: poi la tradiizione letterale in prosa; quindi le note, e finalmentp la tradiizione poeiica. In tal guisa ven- gono conteiitati gli elenisti di professione , gPiiii- ziati nel greco , e quelli aucoia die sono di u\\e studio digiuni. Dianio conto di questo lavoro. Si da principio con una prefazione nella quale si annoverano succintamente le migliori edizioni e i piu pregiabdi conimenti' del 2;t'eco poeta clie il traduttore lia avuta occasione di vedere e consultare. Dopo quelli di Tommaso Magistro , di Deinetrio Triclinio e deir Ofelimo ^ TA, accenna quelli di Gio Loniccro , di Francesco Porta, di Benedetto Aretino ^ di 3Iichele Reardo^ il lessico Pindarico dello stesso Porta (edi- zione di Hannover 1606): Toperetta suUa geaea- logia de principi uominati e lodati da Pindaro nelle sue odi ( edizione di Piostok 169.'), lihro raro ) ; il Pindaro del Becchio , Lipsia i-qa ; Y edizione di Gottinga del 179B ; le qu.utro odi rommentaie dal Pfctff del 1787 ; quella dlustrata d.d Camenz del i8co; le osservaz.ioni del Jacob ^ delU/rio , del- \ Hriiirichio ; P edizione d' Enrico Stefano : i lavori dello Schmidio ed i rerenti del Beckio , e la Si- nopsL di Alessandro Adimari , e Jinalniente P ultima edizione di Londra del 1814 del si 2:11^1' Enrico Bibl. Ital. T. XV ill. "ij. l62 Lt ODI DI I'lNDARO TR ADOTTE Hniitmg:ford^ edizlone, dice rautdrr, elegante, ac- ciir;ua t-d arricchita delle note della lleiniana. Dopo i < ommentatori <> scoliasti FA. passa a rasse- gna i tr;izaaua delle strofe^ antistrofe ed epodo. GPItiiliani debbono ora Jeggere Pindaro, non cantarlo, e non accompjgnaie colla danza il canto fra le giravolte del coro. Cosi hanno fatt;> per lo piu i tradattori moderni clie lianno sentita la inutdita d' imj)orsi una scliiaviiu tutta a puro danno dcdla poesin. Le odi souo dun- que tradotte in altrettante canzoni italiane, e il tra- duttore si estende a far conoscere le molte cure che si e date di non aj/giugnere, di non tralasciare, di evitare le maniere viziose de' parafrasti, in sorama di rendere il suo lavoro meno imperfetto al possibde. (c flla ad onta di tante cure, continua egli, andro io esente dalle importune domande di censori preve- ^uti e dil dileggio di certuni , che per vanita let- teraria sono caldi amatori di cio che e nuovo , ed cre;o£fliosi disprezzaton degli antichi , piu per zelo maiinteso, che per intinia p-rsuasione ? Non vi saru forse alcuno che m intuoni alP orecchio : Pindaro ha poi quel nierito sublime che ci dipingi? Saresti tu per avventura un commentatore visionario, preso dair ordinaria malattia dei grecisti dalla fatalc ar- cheomania , per cui tutto vdi in bene , e cangi i dllViti in bellezze ? Gf It diani [)otraiino 2;ustare Pindaro ? Sara utdc la sua 0])cra alia poesia ed ■dXi Italia ? » 1/ antore risponrle a queste interidgazioni , ma delle sue rispost • vogliamo dispensairene , pi-rclie o i iio&tri lettori sono di <(nelli che non liannc te- iierezza per Piml.iro , e le risposte non l>iistcreb- bero a farneli cajmri ; o sono di qucUi clie haiino di Pindaro Y opinione che ne aveva Orazio e gli antichi tutti , e sarebbero inutili La mi^lior rispo- sta , a nostro avviso , era cpelta di una bella tra- du/lone. Seguita la Vita di Pindaro compilata dallo stesso traduitore. Ei nacque a Tebe nella Bcozia : in quale anno, e cosa rontrovcrsa e dubbiosa , e 1 autore si sforza ernditanipnte a cliiarirla, e propende per Fopinione d.-l Corsini che stabJisre la sua nasrita air uscire delPanno terzo delT Olimpiade LXV . e la sua morte ntlj' anno terzo dell" Olinipiade LXXX , essendo in Atene Arconte Bione. Le favole e i sup- posti prodigi snila sua nascita non provano altro che la credulita degh antichi o la grande estima- zione in cui fu tenuto il poeta. II g( nitor suo se- condo r ardente mciinazione del iiglniolo per la musif^a e per la poesia. fjoriva allora nella lirica Jjaso Ermioneo , ed era in grido anche una poe- tessa n'^mua Mirtide: aniendue ebbero Pnidaro a discepolo neiParte pnetica, ed ambedue furono ben presto superati da Ini. Attese j)uie con inipegno al!e scieiize tilosofiche. Sroi tato da questi studj egli iisci a celcbrare le trionfali corone degli eroi di Olimpia , di Corinto , di Delfo e di Ncmea ; e il suo nome corse farnoso per tutta Grecia e fra le estere nazioni , e non vi fu inai uomo al pari di liii colmat-o di onori. Tanti onori gli svegliarono con- tra r invidia di Bacchilide e di Slmonide. Pindaro li })ixni col disprezzo ; corse amrnoso la carriera ini>apie?a , e tacendo ne trionfo. E fama che Co- ri/ina Tanagea. poetessa sua emula, lo vincesse nel canto cin-[ue volte, n:a dicesi che i giudici pecca- X-Mio di parziaiita. Psn'.laro sposo Timossena ^ fan- ciuUa tebana di lamiglia assai distinta , e n' ebbe tre DAL PROF. ANTONIO MEZZANOTTE. l6&. figli. Non sappiamo nulla deila sua famiglia, tranue il iiome de' suoi tigliu >li. In mezzo alle care doair- stiche non cessava peio di coltivare i Ijegli sfudj delle muse , ed abbiamo a deplorare la peidita di molte opere in versi e in prosa aunoverateci da Suida e da altri. Avendo egli lodato Atene , i Te- buni suoi coucittadini lo multarono di mille dram- me ; gU Ateniesi peru pas2;arono la muKa c ne do- narono al poeta altrettante. AUorche gli Spartani posero a ferro ed a fuoco la Beozia , sfando iiel punto di distrugger Tehe , spedirono clii scrivesse sopra la casa di lui Xiivddf)y ry ^yaoTrois rap eriyav /li] xaisrs. — Non ardete la casa di Pin- daro poeta; segno air avido soldato di rispettare quel sacro asilo delle muse. E il grande Alessandro, nelFeccidio di Tebe, ordino die si salvassero i suoi discendenti, e le sue case, die Pausania afferma aver vedute presso alia porta Neitide. Nulla di certo ci lasciarono gli anticlu , dice 1' autorc , suU estenore aspetto e sulle foime di Pindaio, Si sa solamente che la natura non Tavea dotato di petto robusto, giacche neppure poteva da se stesso cantare i suoi versi , come costtimavaao gli altri lirici , attesa an- cora Tesilita della voce, ed una certa non piacevole maniera di porgere ; ond' e che istruiva a tale ettetto delle abili persone. In pivi luoghi parla con tras- porto dei b^-ni pi odotti da una florida salute , e piu voile ne diic^de il prezioso dono agli Dei : scarse notizie, sulBcienti pero a farci credere ch'' egli fosse d'abito gracile e delicate. In sua raemoria fu eretta in Tebe un superbo nionumento, passato lo stadio di Jolao, in un luogo cospicuo e tVequentato detto Ippodiomo , vif ino alia porta Frctide^ ed Antipatro gli fece la iscrizione sepolcrale. Prima di venire alia traduzione delle odi Olim- piclie il nostro traduttore da un estratto della Dis" sertazione agonistica del Corsini Vui giuochi olimpici , iiella cpiale si discorre della dignita ed eccellenza Ji (piesti giuochi , delle varie ragioni di tal dignita. J 66 LE ODI DI l>IND\UO THADOTTE (leir oriojine de'giuochi, dclle varie epoche, di'quella in ciii otteiine vittori i C^ ^olta celebrita si ra2;2,ira intnnio alle nienti dei saorjii , accio cantino il lio;lio di Saturno , vetiendo alia ricca e beata casa di Geione, Aiitistrofe I. Che 2;insto scettro regge nella Sicilia rifca di greggi , roglieiido le «ime da tutte le virtu, rit'iilgc anche iiel lioie dolia nnisica; ed Sio come noi sovente scherziamo iufoino all" arnica sua mensa ! Ma togli dal chiodo la Dorica cetra, se il favoro di Pisa, e di Ferenico assojia-etto la tua mente a dol- cjssimi pensieri , quando egli si movea rapido presso TAIfeo, mostrando nella corsa il corpo non punto da s;)rone , e consegno il suo signore alia vittoiia, Epodo I. II Siracusano Re , che ha diletto di de- stijeri. Ma la jrloria di hii splende presso la valo- rosa rolonia del Lidio Pclope , a cui porto aniore il poientissimo Nettuno che racchiude l.i terra, dope che Cloto lo trasse fuori dal puro pajnolo, avendo adorno d' avorio il nobile omero. Molte cose sono in vero maravigliose, e le favole sparse di varie meiizogne seducono la mente degli uomini, piti cbe nn verace discorso ; nobili oggetti , Tacqua, F cio ed il sole. Talete Milesio riputcj r acqua origiae delle cose tutte , e Oiiiero canto che 1' Oceauo k padre di tutti ; il iiostro Lirico , chiamando T acqua ottima , racchiude in un sol detto tutti i suoi pregi; ond' e che Y apiSTiv ftiv v^itio Optima quideiu aqua addivenne in Grecia un pi-overbio , clie diceasi quando ad una cosa lodata si voleva anteporre un.a cosa niia;liore. Ma cominciare un' ode dalT encomio delT acqua ( diranno forse alcuni lual prevenuti ) non saia per avventura un fnvolo concetto , iudegno dell' aha Lirica ? L' abate Cesa- rotti in una delle sue relaziojii arcademirfie scrive : « ottima b Y acqua » disse Pindaro a pvoposito dei giuochi olinipici : il detto parve un po' strano pel proenilo d' un canzoniere ; ma ognuno r avrebbe trovaro convenieatissiino alia testa degU a£o- risuii d' Ippocrate. » Questo motto sjiritoso punge tioppo sco- peiiaineute per non essere indizio di maligna ceusura Puo dirsi pero che 1' accademico di Padova parlando del bagno e del- l^acfjua, tenti per ischerzo di niordere il nostro poeca, perchft non sarebbe coerente al bnon senso se il facesse da senno ia. quella relazione : ed in fatti 1' acqua, per la sua nobilta , puo in qualclio modo essere da Pindaro paragonata ai nobilissimi jiuoclii olimpici , lua PiuJaro uoii ha cli.e fare col bngni. (No'a del TradM'ore) l68 LK ODI DI PINDARO TR/VDOTTE Strofe II. E Ic grazier della Poesia l|,a. 0 t^iglio di Tan'alo, io d lodero al contr;irio (U'i precede'iti />oe.^i. Qr.aiido il padre tuo chiamo i Nnmr a quel giiistissimo con- vito nella cara Sipil >, i-pj arec hiando alternatamente cene ao^li Dei, allora io dico cbe Nettuiio illastre- per-lo-tiid( ntc, Aiitistrofe II. vinto nell'animo da desiderio amo- roso, ti rapisse sopra avirei cjvalli , onde traspor- tarti air altissima casa dell' ampia -mcnte-onorato Giovo. Ivi ia alno tempo venue a Giove anche Ga- nimede , per Io stesso ministero. Poi'^lie fosti invi- siijile, ne ti ricondussero alia madre quelU die ni' Ito cercarono, tosto quaknno degF invidi vicini occultamente disse , clie intorno a veemenza d'acqua bollente per fuoco ta2,liarono c*.l ferro a brano a brano , e distribiuioiio suile mense in minuussime parti !e tm carni, e ne ferero pasto. Epodo II. Ma per me assurda cosa e il chiamare alcuno degli Dei crapulono ; da cio mi astingo ; sovente il danao tocra in snrte ai maledici. Clie se S,li Del custodi dell' Olimpo onorarono nn uomo mortale , egli fn qnesto Tan;al;i; ma non pote di- gerire la grande felicita. Superbo per la sa/ieta d' ogni bene , ebbe un' i/nmensa pena , che sopra di lui sospese Giove padre , nna poderosa pietra; e bramando sempre di torsela dal capo , e lontano da letizia. Strofe III. Ha qnesta vita priva-d'-ogni-conforto c unita alle tre questa qiiarta pena angosciosa , perche avendo rapito il nrttare, e 1 ambrosia degli immortali , in cui essi riposero I incorruttibilita , li dispense ad ugnali convitati. Ma se nn uomo spera di occiikare checchc opcri aDio, s'inganna! Pcrcio DAL PROF. ANTONIO MEZZANOTTT;. 169 ^V immortali mmdarono nuovamente il fij^lio suo fra !a stirpe cle2,li uoinini so2:c^etta-a-rapi.ui-morte. Nella iiorente eta, quarido la prima lamigine gli copriva il negro mento, egli ravvolgeva neir animo le prefisse nozze , Antistrofe III. onde ottenere dal Piseo padre Fin- clita Ippodamia. E venendo presso il mare biancheg- giante , solo fra T orror de!!a nntte, invocava il gravi-sonante Nettuno insigne-per -lo-tridcnte ; e questi gli apparvc dappresso, duianzi al piede. Al- lora Pelope gli disse: cc O Nettuno , se caro a te sono i soavi doni di Venere , rattieni T asta di bronzo d'Eiiomao, e su velocissimi cocchi conducimi ia Elide, e danimi in braccio alia Vittoria; imperocche avendo colui uccisi tredici giovani amanti, differisce le nozze Epodo III della figlia. Un gran pericolo non am- mette imbelle iiorco. Perche fra coloro a cui e ne- cessario il morire, alcuno consnmera indarno una iguobile vecchiezza, giacendo fra le tenebre, ignaro d' ogni bella impresa ? Ma io dobbo soggiacere a questo agone; tu pero concedimi un gradito suc- cesso ». Cosi parlo , ne a lui rivolse vane parole. Imperocche il Dio onorandolo , gli diede un aureo cocchio e cavalli infati^abili nelle ali. o Strofe IV. Domo Pelope la fcrza d'Euomao , e sposo la ver2;ine, die sei Duci gli partori, figli die nelle virtu riposero le cure loro. Ed ora giacendo presso la corrente dellAifeo, e onorato di magnifi- che esequie, avendo ivi una touiba che-sovente- «-visitata, presso iin'ara che-molti-stranieri-fre- quentano. ]\Ia la gloria dei giuodii d' Olimpia si vede splendere da lungi nelle corse di Pelope, ove combatte la velocita dei piedi , e lo sfor/o estrcmo della fortezza audace - nolle- f.itidie ; e il vincitore ha nella vita rimanente una dolre tranquil'itii , Antistrofe IV per lo premio - della -vittoria. Quel bene die giornalmente si £ode, e sempre il sonuno per ogni mortale. Ma coavieue clt' io coroni quel 170 LB Oni DI PINDARO TRADOTTE vincitore , per equestre legge , con Eolico canto : t- spoio che niiin altro dei poet/, ora vivcnti, il piu illustre per due pregi , e per bella sapienza , e per Urlco valore , ornera al pari di me di nobili mtrecciainenti d' inni T anii^'o Gerone. Un Dio , cu- stode de^r inni miei , sollecito cosi provvede , (» Gerone, alle tne cure; e se presto il Dio noa mi abbandoui , spero anrora di Epodo IV. doverti celcbrare col veloce cocchio rinvencndo adjatrice via di piu snavi parole, giuiKo al Cronio aprico : per me duaque lu musa niidrc di forza un potontissimo strale. Altri sono grandi per altre cose, ma lo strenio r/egZi o«o/7 giunge-al- sommo nei Re. Non mirare pin lungi. Avvenga che tu passi questo tempo di vita in sublime stato , e ch' io conservi con vincitori cosi insigni , ovunque per sapienza chiaro fra i Greci. Versions poetica del Mezzanotte, Sovran dono di Giove E la hencfic' onda : E come fiamma , onde gran luce moi^e In fosca notte ch'' ampio orror diffonda, Vivido e puro splende U incorruttibil oro , Che re d' ogni tesoro I cuor d' orgoglio accende: (i) Ma se nudri desio m lodar gli Achei Ludi, o Genio viio , Qual astro in del sfolgoreggiar vedrai , (i) II tracluftore ha illanguidlto 1' effftto clelle pintiaiiche cumpara- zloni stemperanilole oltre mijura. Che I' acqiia sia un sofiano dmo it i Clove e un sovra piu clie affibljiasi gratuitaniente al testo in-ie\L PROF. 4NTONIO lilEZZANOTTE. IjS Colmo di beni , e in suo poter superho j Provb di Qioiie alfin la sdegno acerbo. Per utroce tormento , Sospese un sasso enorme Giove sovr' esso; e mentre agogna a stento Quell' inftlice in disperate forme Di tor dal capo il grave Pondo , in angosce estreme Non mai conforto egli have, E quarta ptna il preme Vindice all' altre unita La dura pietra , ond' ha crucciosa vita ; Poiche gia osb con rapitrice mano Porgere a labhro uinano L' ambrosia e il nettar sacra, in cui la pura Posero i muni non mortal natura. Chi spera a Dio veggtnte L' opre occukar J ddira. Ahi Tantalo! Ed ahi Ptlope innocente , Che dal del spinto in bando, e a Giove in iroj Turnb con umil sorte Jnfra color che mena A Stige avida morte! La nereggiante appena Sul mento gli fioria Lanugin prima , ed ei d'Ippodamia L' ambito imen gict gia in pensier volgea; Ma I' ira ne temea Del genitor. Come inmdzar le piume A tanto vol, se non reggealo un nuine? L' ardente giovinetto In riva al mar spumoso, Di notte fra I' orror venia soletto Con amore ; e invocava il fragoroso Dio scoiitor , che innante Gli apparve , e a lui ii volse Con amico sembiante, Questi Pelope sciolse Accenti allor, u Se piacque » Di Venere alcun donu , o Re dtW acque , il Un giorno anche al tuo cor, fuusto ne vieni, » E d' Enomao rattleru 1^4 - i^'E ODi m viNn\uo tkadotte )/ L'asta, e sovr' agil cocchio iinnicnsa gloria » Dammi in Elide, in braccio uUa Vittoria. II A Dite il R'-ge crudo „ Ben died e tre v,ia spinse » Ddusi amanti. Jo corro alV arduo ludo. 'I Fup.ga i piTigli chi d' acciur non cinse II L' uudace cor. Mort'ili, » Pcrche trar tencbrosi » Giorni , e poltrir ni'i mali. It Ne por mano aniinosi ,1 Ad opre illustri, e alfine II Senza lode mirar sia bianco il crine? If Or me la voce drU'onore invita , II E d' Enoinao in' addita >, La indomit' asta. Ah tu, Nettun, che it vedi, i> Propizio evtnto all' ardir mio concedi. » Pregb , ne invan , che. dono GU fe d' un'' aurea biga II divo Enosigeo ; pronti gid sono GU alipedi corsier; gid il Lidio Auriga II carro ascende , e send Tremor d' Elide i campi, Ove il pie del frementi. Destrier I' arena stanipi. Ei , trasvolando , spinse Il fcrro Enomao giacque! Alfin si strinse L' alma vergine al sen Pelope , e fiori ' ' Dier pronubi gli amori ; E in bel valore usci drappello eletto D" eccelsi figli dul fecondo letto. Or presso il sacro lito D'Alfco r Eroe riposa ; I fanciulli d' Olimpia in mesto rito Onorano la sua tomba famosa : E dl stranier devoti Sovente nccoglie un" Ara Ivi le offer te, e i voti. Jda bella ovunque e cliiara, Ove il vcdor si spande, Splende la gloria dell" Elee ghirlande; Chi move in duro agon fulmineo pieder, Jvi pugnar si vede j DAL PBOF. ANTONIO MEZZ\NOTTE. Ivi combatte indomita fortezza, Estreme a tollerar fatiche awezza. E vita ottien tranquilla II Vincitor pel serto, Che largo premio a lui sul cr'm sfaviUa. Sommo ai mortali e il ben presente ; e incerto Futuro ben. Che braml , Geroa , se rie' suoi Ludi Onor Pisa te chiami ? Ma lodar tue virtudi Or con Eotio canto lo deggio : e qual mat cetra aver pub vantQ Di tessfr inni , e di te degni , o Prode, Se mia non e la lode ? Veslia un Dio su i miei carmi^ io mi consiglio Col tuo valore, e col CUlenio figUo, Da me se il Nume amico Non parta, io ben prometto Di celbrarti ancor sul Cranio aprico Seguitando il tuo carro , e il grido eletto Levar d' inno piit bello: Per me Calliope augusta Tempra uno stral novello D' invitta forza. Onusta Altii la nobil' alma Hun d' altri pregi; ma la cccelsa palma E nei lie. Qeron, busti. A te baato Serbia sublime stato J Numi ognor : Grccia tra i vati suoi Onori me cantor di tanti Eroi! Tradazionc del Bellini. Ottima e I' acqua ; e I' aura, Come lucida face in del notturno, (i^ Tra i superbi lainpeggia Ttsauri di fulgore (l) Face in cielo notturno siiona lo ste;;o che Stella , e PinJaro Tolls dire che 1' »ro splemle fra Ic altre ricchezze come fiamma di notte- teiiipo. Kon era egli facile evitar 1' ecjuivoco traducendo — Come jiarnn^a che iflcnde a del notturno? ■1'~'6 LE ODI DT PINr)\RO TRiDOTTE Cui nullo altro pareggia. (i) Ma s' e in tc brama, o core , D'off'ir luf.de a' cirtami, (a) Siccoine altro n>'l die (3) Pi4 deserto dcU'ttra Non miri al par di Fcbo astro fiammante Tal nullo delV Olimpico si vante j4gon piii generoso ; (4) Glide si tisse it celcbcrriin' inno (5) Dallo spirto de' Vati ^ Pcrclte il Suturnio germe Nell' opulenta esaltino magione Beata d' lerone. Jl gmsto scettro ei regge E a somino coglie o;j,ni gentil virtute Nel siculo terrrn ricco di grenae ; E^li sill fior de' musici bidciia (6) Quando scherziam scvente Tra le ihense gioconde. (i) Lampeggiar di fitlgore tra i superbi tcsori e vizioso per molte ra- glonl. Prima di tutto quanf'o dicesi lampegglare e Tano apgiugnere (It fulgore La voce tcsori uim e qui acconcia ad esprimcre ogni cupia di ben' , e T oro puo ben?i priineggiare fia le altre ricchezze , non cosi fia gl altii tes ri. E poi dov'e la sentenza di Pindaro cite le fortune im'annconn gli iiomiai ? (2) Offrir laud:' a' certami e maniera di cattivo gusto. Potrebbesi forsa npplicar a per ona , non mai a cosa. E chi direbbe aver offerta lode alia niagnific<'n?a di nn tempio anziclia lodara? (3) II sig Bellini ha qui senza uopo di rima pcrduta una gemma chfe poteva consfrTare pe' suoi improvvisi, (4) L' Olimpico e il piii nobile fra tutti ' giuoclii, non il piii generoso.. la generosila e un' affezione morale die raal ii cunvienc agli oggetti in en iljili. (5) (^uesto celeherrimo senfe un po' troppo di prosa per trovar grazia in un' ode. (6) Balt'iiare sul fore de* musici e frase iV inijiura lega , e non da coa osatiezza I' idea , cbe Gerone fornito delle piii elette virtu primeggiassc ■ancbe nel fior della mu^ica, Ci faebbe cnra Iroppo milesta il proccdere di tal passo slno alia £ne dell' ode. Ba tl il breve cenno che ne abbiam dato a persuadere i nosti leit.iri quanto sicno quete recenti versioni di cosrc dall' origi- nalc. Non e [ia die vogli,i;i inieraniente accajilunarne il difetto de' tra- duttori , mentre dee: j pur confes^are cbe Pindaro e tal lirlro da non po'ersi eon felicita co taute voliare in alrra lingua. E poiche Angdo Mazza penetrato di que'i'o vero rommi«e alle funiino la sua traduziiine» riMiaiie ancora .1^1' llalianl una p,i!m* the Bulliiii e Jlezzanotte lion. Viaiuio colta. D\L PROF. ANTOmO MEZZANOTTE, I/f 5m su la cetra Dorica Or dal chiovo dissoU j , Se a te soave suscitan pensiero E Pisa cd il Fert^nico Destriero , Cite vicinn all' Alfco Proruppe veloassiino , Ne sUviwlii'O , il fianco offrendo al cor so y Dicde al si(::nor vittoria Di corridori aniante Siracusan regnantc Folgorn la sua gloria appo V inslgne Colonia , pr gli eroi , del Lidio Pelope , Un di cura d' amor del chiaro in forza Ndtuno Ennosigeo , Poscia che trasse Cloto Fuor da I lebete puro Lui d^ir eburnea spalla Mirnbihnente ornnto. Molte opre son di maraviglia obbietto : E le mcnti niortali Pill che a' drtti vcraci Alia varia sogi>iacciono testura Di fiivole mendaci. Ma pur di poesia grazia che rende 7 utte opre all' uom gradite , onor n' arreca 5 E fe sovf-nte all' incredibil pone , Chi; de' futuri giorni S'.pif'ntissvno il corso e testimnne. Onesta. I' uom p^' JVumi ahbia fuvella , Che unco in mtntir la colpa Lieve allor fora. O a Tantalo Fii\lio , ber\ te altramente Caiitcrb che non fe' inai vate in pria j Quando a' celesti il padre La cena rese , e invito Feati alia car a Sipilo , E ulle mense legittime t'offria, E il prode pel tridente Ncttuno ti rupia. Per te il domb desir di trarti aW ardua Mdgion dell' in onore inclito Giove Cogli, aurati destrieri ^ Bibl. ItaL T. XVllI. 12 LE ODI DI P1NDA.ro , CCC. Lit dove poscia Ganiinede veime E pari, a qucllo ottenne Ministcrio appo il Nwne. Poiche non piii apparisti Ne te alia maJrt rescro Gli anelanti nell' opra esploratori , Taiuno de' propinqui invidi occulta Disse che alia bollentc acqua d' intorna T avean dwiso con V acciaro a hrani , E le cami sniembrate , Ai Niiiiii furo in pasto Sulle mense locate. Me stesso affreno , onde non sia ch' i' appelli Largamente de' Nwni alcun voracc. Spesso labbro maledico JDanno a se merca. -^e. agli Olimpii Numi Unqua mortal gradia. Pen fu Tantalo. A lungo irsene appieno fortunato concesso a lui non era. Dal mat sazio deslo Immensnmente crudo Affanno ei conseguio , Che sulla teita a lui Ciove sospese Vuro sasso. Ei y' affanna eternamente Vai capo a rovesciarlo , alma dolente. ^7<>. Sullc caicse deW avvilimento delle no^tre granaglie ^ e sidle i.ichiifrie agrarie rlparatrici del danni che lie derlvuiio. Oprri. postnma del conte Danpolo. — • Milaiio ^ 1820, dallu tipografia di Giambatdata Soazog:no. T, u TTi quelli che connscono con die indcfesso zelo il conte Dandolo si occupisse di varj anni intorno ai niii gravL oggetti de'reconomia caii][)estre , e che s.inno i grandi eccitamenti ch egli ha dati in tiitta Iti'lia a' niigUorainenti agrarj d' ogni genere criti , non (jucHa della Lora- bardia sola , ma la fbrtuna deW iiitera nazioue ita- luma. II tvansnnto di <[iiest' opera sta in qunlche niodo nella conclusioue^ con cui T antore T ha terniinata; e nox il riierirenio qui , giacche questa e V ultima volta , in cui luliamo la sua "voce. cc Non ho dissinmliti , dic'egli, i danni , da cui e minacciata la nostra agricoltura a cagione del crescente vcrsiiniento sui merc;'ti d' Italia e d' Eu- ropa delle granaglie del Mar-Nero ; versc'mcnto , del quale venti o trent' anni addietro non aveasi il piu leggiero sosjietto (i), IIo indicato , come rotto ogni equilibno tra il prezzo di quelle granaglie e dtlle nostre , per questo singolare avvpnimenio va ad essere ilnitxi per noi 02;ni utile nostra esporta- ziono, e a nascere 1' estremo avvilim'i-nto delle me- desinie (2). Ho accennato , siccome eifetto morale funestissimo di tale avviliniento, lo scoraggiarsi dei piccoli possitlentj , i quali veggoao sconcertati per (i) Nel ioo3 air aura di una pace generale nial sicura usci- rono del Mar -Nero 1,482,666 moo;gia di graoi , niisura milanese , e dopo la pace generale di Pangi , nel 1816 e nel 18 17 usci- 10110 di la 2C00 navi clie ne iraspoitaroQo 4,000, COO di uioggia. JC (lee calcoijrsi di \oli che mandaao i loro dal Mar-Nero , non costa nenimeno lire 6. Gome sostenerne diinque ia concoriT nz£> Biii mercati ? DELLE NOSTRE GRANACLIE, CCC. l8i oo;rii parte i loro bisogni econoinici. Ho ricordato finalnieiite che in mezzo a tanta diminuzione di valore ne' prezzi de' nostri prodotti, non puo farsi astrazione dai carichi per le spese dello Siato . e dai bisogni particolari di oggetti stranieri , iiidi- spensabili agli aiiauali nostri consiimi (i). » Conosciutaei questa disastrosa nostra situazione, mi e parnto venirne la giusta conseguenza di do- vere noi investigare quali sussidj potessimo opporre; (l) « Cadiito in g»*nerale avvilimento il prezzo delle gvana- glie , dice l' autore al cap. I , il possidente non trova piii una readita proporzionata a' suoi capicali e a' suoi bisogni. Miile ti- niori lo occupano , e quand' anclie jaol sia di fatto ) egli decide d' essere iuipossibilitato a costruire , a luighorare , a i-iparare , a spendere quanto da prima S|iendeva , e & sosteuere 1' agia- tezza piiaiiera della faiiiiglia ecc. L' avai'o , cogliendone V op- portuuita, vorrebbe sospeudere tutto , e nulla spendere. L' uom saggio tempera le sue spese , ed anch' esso attende tempi nii- gliori onde soddisfare ai molti suoi bisogni e desiderj , a cui da prima soddisfaceva. Cos! ovunqiie diminuisce 1' ali- mento all' industria , il travaglio all' operajo , lo smercio al fab- bricante , ia consumazione in tutti. — II colono dai canto sucj non tarda ad accorgersi che la quaatita auclie magaiore delle granaglie prodotte non corrisponde alia diminuzione del lor valore. Vede clie un mezzo moggio di formt-ntone non basta per ottenere un pajo di scarpe , ne un moggio per avere un cerchio di una ruota da cai-ro. Vede che quamita notabile glie " ne vuole , onde soddisfare alia tassa pcitonale e al giornaliero consume di sale in un anno , per jsoco che la sua famiglia sia numerosa. Si accorge allora clie 1' abbondanza stessa , di che prima si era rallegrato , non giova a' suoi bisogni , e perde r energia e si affanna in mezzo a mille occorrenze , a cui non puo provvcdere quantunque non gli mauchi il pane. E guai quando il reggitore di una famiglia colonica si accorge che il travaglio, la sobrieta , d buon costume non valgono jiiu onde farlo vivere trauquiUamente e contento ! . . I due estremi , del troppo cioe , e del minimo prezzo delle granaglie , anrhe in questo caso si toccano ; e souo cgualmente funesti, ecc ». Tra i popoli agricoli le granaglie , dopo T oro e I'argento, sono per cosi dire la moneta conente e circolaate , coUa quale possi- denti , ailittajiiuli e coloni ottengono quanto va loro abbiso-' gnando tutto T anno. Troppo quindi importa ch' esse non di- nuuuiscano , se non lino ad un cert'j punto del loro valor caai'* merciale, altrmieuti tutti ne so&irebbero. 1 82 SULIE C.4.1TSE DELL* AVVILIMENTd c poiflK"" 1e nostre terre , e I' indiistria nostra pos- sono somn)ini8tra!rene di niolte spe/.ie , ho ar^o- mentaio che dovremmo' pur anrhe connsrere qual- "ineate non dipcii^le che da noi stessi il tri*rre, per COS! dire , did ninle medcsimo ample sorsremi di ])eae , aniiiiando c niig^Horando a sicnro snpplimento e compenso altri rami d' industria rainpcstre dovi- ziosissinia. » Su di che veniva a confort;irci rosservazione, che r essere st:Uo il male prevedato fra noi sino tlal 1804 e pill vivamenre anaiiiiziato nel 1806 , avea accertati gia, merce lo zelo d' illuminati coltivatori, nuincrosi inielioranienti nelle nostre campaa;ne. Cosi la produzione dclla seta, vera ancora di sicurezza nelle angustie nostre, fu incredibilmeatc af^cresciuta ; e fu di conse2;uenza estesa la piantagione de'gelsi; intcso mefflio il lore governo ; ed ainpliati i se- menzai e vivai di questc piante preziose. Cosi venne perfezionandosi Varte di fare e conserrare i nostri vini, Cosi veune studiata e portata ad alto grado la pastorizia ; la quale , mentre per disgrazie non prevedute improvvisamente decadde , ora ha potenti ajuti per iiinalzarsi prospera quanto voglianio. Cosi finalmente si e diffuso per le cose agrarie uno spi- rito d' indagine , ed uno zelo tra' possidenti , che sono il pill sicnro garante di ogni buono incremento della priVata e pubblioa fortuna. » Ma le cose non sono ancora elevate al piinto corrispondente al male che viiolsi superare ; e gli effetti d' esso ci si faniio pin vicini. Importa adunque sommaniente che i piu fervidi amici del bene attin- gano dal loro corag In piu luoghi ho pur dovnto f.a* eonoscere , che senza migiiorare la eondizione econoniiea e morale de' eoloni, non migliorera m.ti durevolnjente la eondizione generale liella nostra a2;rico!tura E2;li e questo un argoniento , di cui sono profondamente convinto, non per sola forza di ragione , ma per quella piu potente dellesperienza. lo lo raccomando al cuore e alT interesse de' possidenti: 1 inn'ivazio- rie , che ho proposta ne' contratti (T afiit.o Ae pic- coli poderi , e lorse il secreio fondanieritale della prosperita, che quest'' opera e diretta ad assicurare all agricoltura del nostro paese ! . . . . » Cresca dunqiie Tanimo a raddnppiare gli sforzi nella grave considerazione delle circostanze pre- sent!; nelle quali non posso dissimnlare, cpialmente il sense degli elTetti niorali che possono denvare da un insistente ribasso de' nostri cereali , m' impt ne anche piu di qucllo che niai ni imponga il timore stesso di non poterci mettere a livelio di qualunrpie altro danno , che per la si funesta diminnzicne deile espor- tazioni delle nostre grannglie all' estero possa ve- nirci. E in cio sta qucsto mio pensiero , che Fabbon- danza di un prodoito proprio , consnmabile nell in- terno, scfmpre trne seco un ribasso di prezzo tanto maggiore qiinnto pin la quantita del medesimo e eccedente il biso2;no ; e siccome nel caso nostro il timore di sempre maggior ribasso non potrcbbe non agitare lo spirito di ogni possidente , i piccoli DELLE NOSTRE GR\NA.GLIE, CCC. l85 possitlenti specialmente die costltuiscono si gran nu- mero, sarebbero in istato quasi abituale di vendere i loro prodotti con una perdita al di la d' ogni pro- porzione; e questo f.nto stesso aumenterebbe an- cora 1 aI)bassaniento de' prezzi. Laonde s' intarche- rebbero i caj^it .li , le piccolo fortune sparirebbe- ro , le niaggiori diniinuirebbero; cd anthe prima che r accennata cagione producesse i consegurnti reali effccti disastrosissimi , gli animi di tutti reste- rebbero funestamente percossi dal sentito disordine, le cui conses^nenze , si per V apprensione , che per la verificflziDne , verrebbero a spaudersi in tutia la massa de' cittadini , sconvolgendo T econoniia 2;ene- ra'e , e togliendo a molte classi in seno alia stessa abb ondanza i mezzi di sussistere » . . . Fin (jui r autore. In quanto agU speciali oggettl da lui trattati , e alF ordiiie in quest' opera tenuto , per darne cpialche idea aggiungorcnio noi i seguenti cenni. La seta e Voggetto fondamentale e sicuro della nostra riccbezza. Non e meravigUa , se dopo VArte^ e do;>o le Storie del govcvno de' bachi dal i8i5 al i8i(} r autore ritorna su questo argomento , con. nuovi cenni sui bachi da seta , suUa malattia del segno e del calcinaccio, snlle bigattiere ^ stufe e sc- menti; e sugli ogtiora pni crescenti progress! per omai tulta Italia de nuovi metodi. Dimostra poi , come nella ragione composta dell' aumeuto di quan- tita , e del crescente miglioramento della seta sta r infallibile secreto di vibrare a poco a poco colpi sicuri e mortaii alia concorrenza di tutte le sete asiatiche sui mercati d'Europa e d'America. Che se anche il prezzo d(4la seta venisse a notabi]nien>e diminuire , !a crescenre qiiantita di ottiuia seta che otrerreino, riparera ad ogn inconveniente ; e in due tabeile esponc il coufiutante prospetto del valore delie sete esportate dal solo re^no d' Itnlia dal 1 808 al 18 1 3 nella soniina di 420,000,000, e delToro ed argento dalla Nuova Spagna dal 1814 al 1817 nella l86 SULLE CA.USE DELL' WVIMMENTO somma di 370^^^0,000 , c furouo aiuii per V Ame- rica copiosi. Questo e rargomeiito del rap. II. II cap. Ill c consacrato alia dimostrn/ionc com- parativa dclla rendita do' canipi a cerealc — a ce- recUi e- a g^lsi. — ■ a cereali, gelsc e viti — a prato e a gclsi. Tatto v trattato con calroli fondati sul fatto, e che essendo sotto le main di ogiUino, noa possono non prodiirre convinrimcnto pei niiglioja- nienti proposti attesa V cvidenza de' risult .ti. Nel cap. IV propone gli avvicnidamenti ' di col- tiira che nellc attnall nostre clrcostanze viegllo coii- vengono ai piccoli poderi. E cpii pure con diaio- strazioni pratiche dimostra i risiiltati compirativi deir avviccndamento di 5, di 4, di 3 anni; il pro- dotto di ciascheduno e la valutazione comparata del veccbio e nuovo sisteina di prodiizione. Nel cap. V parla degli animali., e della necessita di aunientare il nuniero de biioi^ delle pccore e dei majall , onde diminuire le nostre passivita rispetto a questi articoli. Noi siamo passivi in animali bo' vini per pin milioni. La grande officina, in cui deb- bono moltiplicarsi questi animali , e quella dei pic- coli poderi. Ivi nascono e si allevano: passano poi alle grandi tenute , e ritornano ai piccoli poderi per ingrassarsi. I piccoli poderi nel regno Lom- bardo-VeuciO sono pin di cinquanta mila. Due soli animali per ognuno di questi poderi in pochi anni possono saldare la nostra passivita. Gli avvicenda- jnenti somministrano le materie alimeutarie. Gli ani- mali domestlci somminlstreranno i m:iteriali alle no- stre manifotture di prima necessita : daranno lavoro a tutte le braccia, che F aumento della popolazione rende , e rendera sempre piii sproporziotiata al- r uopo dcir agricoltura. Sono di singolarc impor- tanza i bilanci che Tautore fa sidl' allevaineuto del buoi ne' piccoli poderi , e sul prodotto in letami. In quanto alle pecore , dimostra come non potendo occorrere per ogn' individuo meno di ima libbra di lana lavata per tutti i blsogni, e montaado la.. I>ELLB WOSTRE CRANAGLIE, CCC. 187 popolazione del regno a qualtio milioni , cl vorreb- bero altneno due milioni di pefore Jidulte. Rcnde poi couto (lei danni deile tiniffe vcccbie e dei van- ta2;2;i delle niiove. hi niajnli noi si;:mo passivi per due milioni e meirzo. Le circostanze possono aver diniir)iiita alfun pnco ([ucsta somma. Le ragioni e i mezzi di toj^lierla aflatto , e di renderci anzi at- livi , sono chiaramente dimostrate. 11 Cap. VI cdncerne i vini. V avitore espone le consegtieuze delTavvilimento dei nostri vini , le ca- gioni per cni restiamo passivi per qiiesto genere senza necessita , e i rimedj die piio prestare lAm- niinistrazione. In qiiesto capo liavvi quidche siipple- menro utile alia Eiiologia. li Cap. VII tratta del lino , della canapa , della macerazione ^ e delFuso deWix maecJiina di C/iristian. Se sono preziosi i calcoli comparativi cli' egli fa sul prodotto di questi generi , e V increniento che puo avere la loro coltivazione ne"" piccoli poderi , non meno prezio^e e nnove sono le sue osservazioni sulle macerazioiii , materia non ben esaminata an- cora tra noi. Es^li non itolo e il piii lungo di tiUti , ma raolti potrebbero essere d" avviso cbe dovesse all' opposto es- sere il piii succinto , e nioltissiini saranno peisuasi che jiieglio snreljbe tomato di soppriinerlo per iiitiero. Esso unicaiiiente si aggira iiitorno alia teoria vulcanica di Pa- trin, cbe l' autore pazientemente si toglie la briga d'im- pugnare. Ideo questo scrlttore die gl' incendj vulcanici deiivino dall' azione dell' acido mnriatico , cbe egli sup- pone libero nelle acqiie del mare , il quale sia assorbito dagii schisri dove incontraado ossidi metallici diveoti acida mnriatico snpraossigenato. Questo acido decoinjione gli zoifuri di ferro cbe abliondano negli scbisti, donde si produce sviluppo di calorico, firir.azione di acido solfo- rico , e si deconipone 1' acqua medesima. Una porzione dell' idrogeno di questo fbiido condiinandosi col carbonio e con un po' di ossigeno forma dell" olio: 1" acido solfo- rico uneudosi a questo olio forma del petrobo ', questo petrolio ridotto in gas , e 1' altra porzione d' idrogeno s' iiifinnimano per I' azione di nuovo gas acido muriatico sopra-ossigenato : il flnido elettrico con le copiose sue sc.iricbe mantiene questo incendio : lo zolfo non e che fluido elettrico coiicreto , ecc. ecc. L'autore partitamente A'a comliattendo tutte queste chimere , quando avrebbe dovuto serbare le sue armi a migbor tenzone ove po- tesse conseguire onore dalla vittoria. Confutata la teoria di Patrin, espnne la sun {^cap. 4). Stabilisce per principio cbe V acqua sia indispeiisabile per alimentare i fuocbi vulcanici, ed essa sara 1' acqua del mare in vicinanza del quale sono situati tutti i vul- cani. Questo fluido dovra decomporsi nel focolare del Tulcani medesimi, e dalla combustione del gas idrogeno tleriverh la massima parte di quelle immense fiamme cbe s' innalzano, die' egli, dal cratere. Qui dobbiam dire cbe alcuni moderni che furono spettatori dell" ern/ione di cui si tratta, e dell' ultima del Vcsuvio , negano cbe fiamme, propriamente dette , si sollevino o dalla bocca ignivoma, o dalle lave incandefcenti de' vulcani. Ma quale e il pro- cesso chimico per cui si reca ad efFetto la decomposi- zione dell' acqua? L' autore inclina a credere cbe nelle ])iu interne parti della terra esistano il silicio, 1' allumi- nio 5 il calcio ed il magnesio iu pitio stato nietallico , e DELL ETNA. 201 die 1' acqna mettendosi con cssi in contatto ceda loro I' ossiweno ^ e T idrogeno rhe si sviluppa espanilendosi in virtii del suo claterio generi i treinuoti , e qmlora accada the sia inolto compresso e si m<*scoU con 1" aria atmosferica clie penetra in que' rccessi, allora si accenda. II calonco die se ne svolge produce la fusione di quegli ossidi die nello stato metallico decomposero I' acqua , e quindi hanno origine le lave le quali altra cosa non sono se non die gli ossidi fusi di silicio , di allumlnio , dl calcic e di niagnesio. II gas acido inuriatico , prosegue esli , non ha influenza veruna suUa formazione de' vul- ° . . ... I- cani , e se fra i prodotti di questi si rinvengono sail jnuriatici , e se V indicato gas si riconosce fra quelli erut- tati dair Etna (prima per altro ne avea parlato con dub- bio) , esso deriva dalla decomposizione de'nnuriati portati dalle acque del mare, o die sono neU' interno della terra, e gli indicati s^ili traggono origine dalla subliifiazione di questi stessi muriati. II carbon fossile , ed il petrolic a cui taluno strananiente concede una grande influenza sugU incendj vulcanici, quando questi pure* si rinvengano, non. € die per uiera casualita. Lc zolfo e esso raedesimo un agente secondario , benche non si possa mettere in dub- bio , dice egli , die non abbia esercitatc , e non eser- citi la sua influenza in tutti i vulcani del mondc. Ri- niane da sapersi per quali niotivi dope di avere 1' au- tore considerati come casuali il carbon fossile ed il pe- troHo, s' induca poi ad accordare questa influenza alio zolfo, e su quali fondamenti asseveri die essa si stende su tutti i vnlcani del niondo , e die si cstese eziandio ne' preterit! tempi. Se cio fosse realmente , la quistione si ridurrebVje a determinare il grado di questa influenza: a lui piace di crcderla secondaria , altri potrebbero giu- dicarla principale , e questi in tal caso trovere1)bero su- perflna T altra ipotesi delP autore , giacche senza molti- plicare gratuitamente le cause bastercbbe il solo zolfo onde spiegare P origine delle accensioui vulcaniche. La teoria dall' autore adottata non e gia nuova : essa da qualdic anno fa fu accennnta dal sig. Davy, e se e in 'questo libro ingegnosamente svolta ed amplilicata, avreb- besi dovnto trattenerla entro i limiti di una consjbiettura. Troppo francamente per avventura e troppo tnagistral- nieiite si decide die sonosi molto discostrti dol vero quel naturalist! die hanno considerate le lave coine il aon isToniv dell incenoto risultato (lella fiisione delle rocce primitive, e chc erronf.a e la cHssiticazione tit esse lave tiatta dalli roccia die ne forma la bdSf , le quali ultlme parole haano un sigoifi- cato molto ambigtio , imperocche non hene apparisce co-i me possa chiatnarsi erronea una classificazione appo^giata a que' fondatnetiti. Non nega egli gia che le lave non manifostino una rassomiglianza con alcune rocce non vul- canichc , ma cio non diinostra , die' eg!!, che esse sieno rocce fnse , e la riflossione e ginstissima^ precipitata al- I'opposto ed oltre modo rischievolc e la couseguenza che ei ne deduce: « cio prova tsoltanto che il tnezzo impie- » gate dalia natura nella fortnazione delle rocce primt- » live fu qnello stesso che essa inipiega per la forma- » zione delle lave, T azioue cioe del termico [calorico) u e non inai qnella dell'acqna >> : ed eccolo inviluppato in un' altra teoria in genernle , che e quella che am— mette di origine ignea tutte le rocce che diconst primi- tive , benche egli in hrevi cenni se ne shrlghi, avver- tendo soltanto in una nota chc pende molto ad abbrac- ciare il sistema geologico di Hutton. Tuttoche r autore con molta coniilenza dichiari chc bisogna essere prrsnasi che la massa principale che forma le lave risnlta dalla fusione degli anzidetti ossidi, si sta- dia nulladimeno di dare la spiegnzione di un fatto che sagacemente jia preveduto essere di non lieve inciampo alia snr. ipotcsi, giacche con questo nome non esiteremo dl chiamarla. E nel vero supponendosl provenirc le lave dalla fusions di purl osstdi rnetallici , donde addiviene <;he esse rare volte, o a meglio dire, non niai sono omo- genee , e contengono intieri e perfetti crlstallt di varie sostanze , di amfigena, di pirossena , di feltspato^ e la- mine di mica ? Con buone e salde raginni combatte egli la sentenza di alcnnl, i quali voUero dare ad intendere che siffatti cristalli slensl formati nelle lave medesirae mentre erano fluide. A questa opinione sostitucndo la sua e di avviso che essi sieno alF.itto accidentali , ed appar- tengano a rocce di origine anteriore ai vulcant, e stima che le lave liquefatte avendoli incontrati nell' i.)tern» della terra gU abbiano seco strascinati avvilupp.indoU nella loro sostanza. Concependo questa idea sembra che egli abbia avuto soltanto sott'occhio, o presenti alia mente, le moderne lave dell' Etna, e singolarmente quella del- r eruzione che ei va clescriveado , ove disse trovarsi DELL ETNA. 20o ■Icnnl piccioU frammenti ell feltspnto, e rare sqiinme di mien. Ma che direbbe egli scorgendo sterminate correnti di altre lave auticlie e nioderne ove le pirossene e le ainfigene sono ia taata straboccUevole copia che superano la massa della pasta ove sono racchiuse , e dove cjuesta pnsta niedesima .esplorata con lentc vedesi constare dl un infinite numero di picciolissimi cristallini delle stesse sostanze ? E coins ragionerelibe egli osservando eerie al- tre lave sonimamente carlclie di feltspati , e la cui ranssa visibilmente si scorge nulla altro essere se non che felt- spato amorfo? Quella stessa teoria con cni si va industriando 1' autore di dare x'agione degT incendj vulcaaici e da esso lui ap- plicata a quelle esplosioni di gas idrogeno , e di argllla stemperata nell" aequa che succedono in alcnni terreni , come sarebbe ne"" contorni di Sassnolo , nelle Maccalube di Sicilia , ecc. {cap. 5). EgU da loro il titolo di vul- cani idro-argillosi , e convenendo che quell' argilla non e puro ossido di allnniinio , ma che covitiene inoltre os- sidi di silieio, di calcio, di ferro , ecc, fa riflettere ch» queste sono le stesse sostanze che formano le lave. Se egli pretendesse percio di conchindere che esse parimeate vengono dagU imi peaetrali della terra, troppo lungo tra- gitto sareblje questo , poiche quell' argilla che rigurgitano silFatti bulicami trovasi ne'contorni alia superficie, e co- stituisce la massa del suolo circostante. Se questl tall vulcani idro-argillosi , come egli gll chlama , non sono igaivomi, cio addiviene, a sua delta, perche essendo ia Inoglii mediterranei non hi ivi accesso I'acqua del mare, e penetrandovi soltanto quella delle piogge o de'ruscelli, poca quantita di questo fluido si decompone sugli ossidl metallici , ne la piessione e sufliciente per ridurre il gas alia corabustione , se non che in tempi di gagllardo pa- rossismo. Siccome per altro le Maccalube di Girgenti, per quanto alcuni dicono , sono piu prossime al marc dl quello che I'Etna lo sin, megllo avrebbe sostenuto I'au- tore il suo assuato dicendo che 1' acqua del mare noa puo avere accesso in que' bulicami perche non sono ab- bastanza profondi , se non che dl molta profondita ab- bisogna egli per trovare nella sede- loro que' metalU di alluminio , di calcio ed altri siffatti. Tali sono i pensainenti dell' autore. Pieno la mente del suo soggetto , egli ha Yohito for?e t*tenderli di 104 ISTORIA. DKLl'iNCEMDIO DELl'eTNA.. sovcrcliio, eil annnuzlarli con uu tono che potrebbe apps- rire talvolta uii po' troppo dogmatico. Seinl>ra che egli avrebbe piii efllcacemente favorito la sua causa se si fosse ristretto ad iiiiiiiagluare che il fuoco vulcanico deriva dall' acceasioiie del gas idrogeno sviluppato dall' acqua decoaiposta da que' luetalli , e quauto alle lave ammet- tere in buoaa pace die proveiigoao dalla fuslone delle rocce che compongono la massa del siiolo , lasciando la briga ai geologi di fantasticare a loro talento sal uiodo con cui possono essere state formate. Gio nulla ostante tnolta lode deesi attribuirgli poLclie ha tentato di appli- care le moderne scopeite chimiche alia spiegazione del piu stupeiido e forse del piu misterloso fenoraeno della iiatura, ed il sao libro di gran lunga emerge dilla folJa di tanti altri che sono stati in varj tempi pubblicati in- torno ai nostri vulcani. Una non picciola biblioteca si potrebbe allestire riunendo tutti quelli che sono stati scritti sul Vesuvio: in iscarso numero ne conta I'Etna, ina esso non dee con tutto cio invidiare la sorte di quel sno emulo, imperocche tutta qaesta farragine di trattati "Vesuviani, eccettuati pochissimi , meriterebbero di es- sere consegnati in preda a quel vulcaao di cui cosi male ragionano. 200 Aivwtazioni pratiche alle mnlattie degll occhi^ rnc- colte e ordinate da Qio. Battista Quadri , dottnre ■ in medicina e chirurgla , prof es sore neW Uiiiversitd di Napoli , direttore della scaola clinica di Ottal- Tniatria , ecc. — Napoli 1 8 1 9 , nella stamperla ■ franccse^ torn. /, la 4.°, con fig. I N questo prlmo volume si da principalmente ragguaglio de' lavori clinici dell' aaiio 1816 , e si espone un coin- piuto trattato salla trichiasi cigliaie. Mostra 1' autore die in due generali classi uello siabilimento da lui diretto si dividono coloro die abbisogiiano di cura per malattie degli occhi , in ottalmici auibulanti cioe , ed iu ottal- ; mici clinici. I primi recansi ia quel luogo in una data ora del giorno » sono niedicati^ e tornano alle loro fac- I cende ; i nomi di costoro sono scritti in ua libro •, ia J ogai otto giorni diligenteniente si esamina il loro stato, e si registrano sotto il titolo di osservazioni i piu no- tabili cangiamenii die il male presenta , ad alta voce dettandoli ia presenza degli allievi, e facendoli veriJi- I care da qucsti. Quanto agli ottalmici clinici,- essi riman- gono neir ospizio oiide essere cnrati , e per questi , I principalmente per gli operati, e aperto un altro registro I ia aggiunta alle tavolette conteoenti la storia del morbo, le «[uali rimangono sospese al letto dell' infermo. In cotesto registro sono notati il carattere della malattia ed il pronostico , die vengono altresi dettati ad alta voce in pubblico prima d'intraprendere T operazione^ facendo avvertire agli astanti quei segni da cui si ricava la na- tura del male, e pe' quali si determina il pronostico » indi si viene all' operazione. I giornalieri feiioineni die succedono a qnesta si scrivoiio nel niedesimo libro, e terniinata la cura , si registra cosi suUe tavolette , come suir indicato libro l' esito dell' operazione medesima. Ciiiamasi ftlice allorche si conseguisce quel tanto die potevasi sperare ; huono , quando l' operazione sia riu- scita all' infermo di qualclie giovamento :, inutile se non ne abbia ricevuto vant?igii,io alcuno^ infelicc , se abbia 2r6 A?fNOTAZIONl PRiTICIlB fofferto gravi dolori , o sia terminata la cosa con Impre- veduta distruzione della forma del globo dell' occhlo. Esposte queste cose, passa I'autore a ragguagliani del sistema di ecouomia di quell' ospitale , de' regolamenti col quali e diretto , del vitto che si sominiuistra agli ottal- iiiici operati , ecc. Indi esiliisce il prospetto delle lezioai che egli fa dalla cattedra a" suol discepoli , scoitandoU iiella teoria , ed insegnando loro quaiito vuoisi sapere da uii oculista die voglia riuscire eccellente nella sua professione. II testo di cui si vale ne' suoi cattedratici ragioiiamenti sono le Lezloni suite malattie degU occhi com- poste dal sig. Troja, II trattato sulla trlchiasi e il piu compluto di qnanti ne sieno stati pubblicati fiiiora. Chiatnasi con questo nooie il rivolgiinento de' peli { trichi in greco ) contro r occhio, e la piu ovvia di qneste malattie e qui-lla prodotta dai peli. della palpebra, e chiamasi trichiasi ci- gliare. Lo sviluppo e V irregolare dire/.ione de' peli della caruDcula lagrimaie dicesi trichiasi carunculare , e tri- chiasi della congiuntiva quella derivata da peli che na- scono sulla congiuntiva degli occhi, ma questo caso e assai raro. La cigliare puo essere o parziale o totale , ed a norma che i peli rivolti presentano due, tre , o piu serie si ha la districhiasi, la tristrichlasi , ecc. Allorche r or!o delle palpebre e rivolto all' indentro ne proviene r entropio , il quale pud essere uuito con la trichiasi cigliare , ma questa puo apparire bensi senza qnello. Ora I' azioue de' peli contro l' occhio travaglia a se- gno tale , ed irrita questo organo , che , senza gU opportuni sussidj , ne deriva una ribelle ottahma', si offusca la cornea, si gonfia I'estremo suo tegumento , si produce uno stafiloma che occupa la pupilla , la cor- nea fiaalmeate si spezza , gli uniori si vuotano , e 1' oc- chio e perduto. L' autore non si trattiene che sulla trichiasi cigliare di cui ebbe in clinica sedici cnsi , non essendo state per anche da lui osservate in quell' ospitale la trichiasi della caruncula lagrimaie , e quella della congiuntiva. La trichiasi cigliare , quando sia totale , e in tal caso chiamasi falangosi, riconosce per sua cagion prossima la cute che lussureggia. Questa si gonfia, si distende, perde la contrattilita , e svaneado il gonfiore formansi alcune rughe air esterno, e vengono s^^iute in dentro le radici ALI.E MA.tA.TTlE DEGLI OClftHT. 2O7 de' ppll. Se poi sia parziale e adJivenga che a!cuni peli soltanto SI rivol-;aao contro Toccliia, il vizio allora e nei bulbi di cotesti peli , impefocclie il saague o la liufa die e fra il margine della palpebra ed i bulbi niede- simi riniuove questi ultimi dal proprio sito , ed allora i peli si torcono contro 1' occhio. L' entropio ha luogo al- lora che la cute delle palpebre gonfiala e distesa noa puo tornare al primiero sue stato quando 3ono dissipaii gli unori, per lo che corrugaiidosl sospinge tutti i peli aW iiidentro, e puo provenire eziaadio ne' vecchi seaza gonfiaineato preliminare delle palpebre dalle grinze che naturaliuente si forinano nelle palpebre medesime. Si crederebbe che il nietodo piu semplice cade prc- veriire i disordiui che la trichiasi cigliare cagioua sul- rocchio fosse di strappare i peli ; ma questa pratica e inutile, imperciocclie ripullulano piii grossi e piii rigidi , e r esperienza ha fitto conoscere che noa giova tampoco passare sulle loro radici la pietra iiifeniale. Noa occorre dire ch' e peggio mozzarli , poiche riuascono muaiti di grosse punte troncate, che vie piu irritano l' occhio. Per guarire la trichiTsi sara iudispensabile adunque di raccorciare la cute palpebrale in proporzione del vizioso suo alluugameiito. Allora i peli sono stabilmente rivolti all' infuori , e rimangono scostati dairocchio. L' autore dice di avere seguito fiuo al gennajo del 1816 il metodo indicato da Celso { lib . "VW , cap . 8), il quale consiste nel tagliare una porzione della cute della palpebra , iadi si accostano i lembi della ferita con tre punti di cucitura , che sono necessarj , poiche facendone seaza non si conseguisce talvolta 1' inteato. Descrive a luago questa operazione in tutti i suoi particolari , per quanto spetta la inaniera di tagliare, di cuclre e di coprire la ferita, al quale oggetto adopra soltanto uu fascetto di tilaccica sostenuia da liste di drappo gomnioso e sbandisce le fasce e i cerotti. Se la trichiasi e parziale tagliasi una particola di cute corrispondente al gruppetto di peli mal disposti , giacche poco adattato a lui sem- bra il metodo di Celso , il quale suggerisce di applicare xxn ferro infocato suUa radice di que' peli i metodo che spaventa 1' infermo , ed imbarazza 1' operatore. Qaantunque questa maniera di procedere ottenga una guarigione sicura e solleclta , nulladimeno e barbara e dolorosa, per la qual cosa delibero T autore di mettera 2o8 ANNOT.VZIONC I'RVTIGHE in pratica nil nuovo metodo iiiventnto in Berlino dal sigiior IlolUng Questo consiste nell" applicare un po' d' acido sollonco coucentrato sulla palpebra difettosa, il quale cagioiia un' escira gangrenosa , la cute • cicatriz— zaudosi si contrne , e la palpelira si raccoicia. Ma le uotizie die egli cblje a voce iiitorno a questa metodo da un medico viaggiatore furono molto scarse , laonde doveite molto rlilelicie e niolto es|jeiimeniare onde ri- durlu a perfezioae. Ecco ia sua maniera di operare. Primierainente disteude lungo il maigine della palpe- bra una itstina di cerotto in guisa die si agglutlni ai peli , onde impedire la caduta delP acido suU' occhio. do latto , porta sulla palpebra stessa con uno stecco uaa goe- ciolina del doito acido, e la distende per uno spazio poco piu luiigo di quel tratto su cul sono i peli difeitosi , e largo circa tre luiee. Passati died rainuti second!, asciuga Tacido coil ua pezzetto di tela lina, non die le lagrime e il sudore die f )Ssero iie' contorni del luogo ove fu posto J' acido ste^S'j, allinche non iscorra oltre al debito con- line. Ne stende poscia un' altra goccioliua in guisa che giunga lino a toccare quasi il lembo su cui sono pian- tate le ciglia. Lo asciuga di nuovo , e se dopo queste due appUc;izioni non ottiene il desiderato elTetto , ne fa una terza e una quarta linclie Vegga i peli tutti alloa- tanarsi dall" occliio per mezzo della contrazione della palpebra. AUora lega i suddetti peli in tre o quattS^o gruppi mediante altrettanti capi di seta rossa , die rac- colti insieme attacca alia fronte con una listiiia di drappo gonmiato. Avverte 1' aut-ore die usando le debite precauzioni si possono garantire gli occhi dali' acido anclie senza il ri- paro delle strisce di cerotto; die le palpebre notabil- iiieate si accorciano senza 1' incomoda legatura de' peli ; .clip dopo la prima operazione si puo repllcare la seconda; die se la largliezza di tre linee o quattro per lo spazio ove si applica I' acido non e sufliciente , conviene o re- plicare 1' operazione , o distendere T acido sopra un pill largo tratto di cute {, die ia cambio di stecco si puo usare ua penntllino. AlP esposizione di questo metodo aggiunge quella di sedici casi di tricliiasi da lui curata , e ciasclieduna storia ■va accompagnata da una iigura incisa in rame , ove si rappiesenta.rocchio deirinfeimo , e T operazione maauale ALLK MA.LATT1E DEGLI OCCHI. 209 eseguita dall' oculista. Queste storie ofFioao casl parti- colaii o varieta ilella tricliiasi cigliare. II discorso di questa malattia termina con uii supple- mento istorico ove si riferiscono i processi tenuti dai. medici e chirurghi delle vaiie eta, e delle vaiie nazioiii da Ippocrate fiiio ad Helling onde condurla a guarigione. Segue il sommario dei trattati che publ^lichera ia pro- gresso r autore suUa tigna palpebrale , sail' entropio, suir ecantide , suUo ptengio , sul tagUo de' vasi varicosL delta congiuntiva che hanno cotnunicazione col panno della cornea diventato cronico, sullo stafiloma , sulla pa- pilla artifiziale , e suUe operazioni della cateratta. Nor presenterenio T estratto di questi sommarj riserbandoci di dare quello de' trattati allorche saraniio pubblicati, giac- che e crediarao e desideriamo die i' autore per avere esibito quegli eplloghi noii si distorra dal riduire I' opera ad iotiero compimento. II sommario o annotazione , come egli la intitola , in- torno air operazione della pupilla aitifiziale merlta di essere letto anche da chi non e cliirurgo esponendosi molte ottime riflessioni iutorno ad un' invenzione affatto mo- derna. Trattasi di fare nella membrana del!' iride un foro artifiziale per cui possano passare i raggi della luce , e sostituirlo a quel foro naturale detto pupilla, in caso che questo per cagioni morbose sia chiuso. Queste cagioni possono essere o la cateratta spuria sviluppata ne"^ con- torni della pupilla ; o quando la pupilla medeslma e offa- scata per macchia indelebile della cornea, che puo essere o cicatrice o stafiloma della cornea stessa ; o quando non e per intiero offuscata , ma buona porzioae di essa e impedita da cicatrice , da stafiloma o da cateratta spu- ria i o quando un panno morboso occupi la pupilla sol- taato, e non tutta V estensione della cornea. II vantaggio di questa operazione e tale che dati, secondo 1' autore , due occhi poco veggenti , ma di cui uno vegga piii del- r altro f, se nelf occhio che vede raeno si apre una spa- ziosa pupilla artifiziale, si ristaura in esso la vista a grado tale che eccede di grao lunga quella dell' altro occhio che prima meglio vedeva. Riferisce egU di avere nella sua clinica aperto la pupilla artifiziale a ventidue indi- vidui, ed oppone e fiiti e ragioui in contrario all' asser- zione di coloro i qnali dicono che la visia ri«juperata con Bibl. ItaL T. XVIII. 14 3IO ANNOTAZIONI PRA.TIGHE , CCC. la pupilJu artifiziale e men perfetta di qucUa che ottiensi niediante V operazione della cateratta. Le ragioni sono ovvie , iinperocche coloro che hauno soggiaciato a questa ultima operazione mancano del sitssidio della lente crl- stallina , e pcrcio la forza visiva debbe esseie in essi imperfetta. Ii sistema dell' occhio noti e all' opposto per nulla alterato negU altii su cui viene praticata la pu- •pilla artifiziale , i quali per conto almeno dell' operazione noa abbisosinano di occhiali. 211 Memoria sopra una lacca verde ottenuta dal caffe , con alcune nuove osservazioni sulla natura e pro- prietd della materia coloraute dl cotesta semenzct di Bartolomeo Bizio. — Venezia , 1819, stam.' perla Picotti , di pcig. 94 in 8.° OuLLA materia colorante del cafife institulte aveva molte belle esperienze aiiche il celeljie prof. Brugnatellt ; que- ste il sig. Bizio ha ripetute e contiauate , ed e giunto per questo mezzo ad ottenere dal cafFe la lacca verde. Espoae egli uel pcimo articolo qiiello die di utile alle arti trovaroQO i ciiimici fin ora colle loro ricerche speri- mentali sul cafFe. Chenevix scopri in esso ua nuovo pria- cipio vegetabile ■, ottenne aiicora colle soluzioni di ferro un precipltato verde, ina noii pose me ate ai cambia- meiiti clie quel precipitato poteva subire , veiieado in con- tatto coU'atmosfera Cadet irovo pure che il catFe •11 fre- sco raccolto comunicava alia boUuura ua verde bellissimo smeraldinoi previde die se ne poteva ricavare una lacca, ma non aado piii avanti, ne forse utile sarebbe rioscito il di lui proccsso , qualora non si fosse potuto operare se non sul frutto appena raccolto. Paysse scopri ancora an acido, die servire poteva di un nuovo mordeate nel- I'arte tintoria. Dnbita I'autore che non si sia progredito pill oltre in queste licerche , e nell' applicazione del nuovo mordente per quello sciagurato principio di molti pratici artisti che null' altro reputano utile e humo se non quello che praticato era dai loro avi. Scguin aveva «gli pure osservato il color verde del caffe, e risultante lo credette da una combiuazione deiralbumiaa colla so- stanza da esso nominata principio amaro , che Brugnatelli trovo non eslstente nel catfe Quel chunico francese as- seri pure che se in una soluzione di caffe non abbru- stolato, fatta a freddu , si versava della soluzione di al- lume , produce vasi un precipitato, o sia una vera lacca composta di allumii)a,di principio amaro e di albumina. Ma quel precipitato non e una lacca verde , bensi di colore castagno i esso non e di alcun pregio, ricavas; in tcnuissima quaatith, e lacca non potcebbe appellarsi nel 212 MEMORIA SOPRA. UNA LVCC.V VEKDE linguaggio del pittore. Biugnatelli si lascio indietro Scguirt nelle sue ricerclic , perche il priino ua metodo addito onde avere la materia colorante preparata in modo che la pittura poiesse in alcun niodo giovarsene. Semhro tut- tavia air autore che la pittura non avesse ancora con- seguito tutto quello che ripromettere si poteva dal verde bellissimo uel cafFe contenuto , ed anche si potesse so- stituire un processo piii semplice ed economico. L' articolo secondo contiene la sposizione di alcuni nuovi fenoineni, il risultamento dei quali e che la putre- fazione non ha una parte esclusiva nella produzione delle tiute e delle macchie formate sui pannilini colla infu- sione dei grani del caff^ , e suUa formazione di un cir- colo verde sul lemho delle macchie medesime giallognole. Qnesto da luogo a supporre nella infusione due sostanze dotate di fluidita difFerente, delle quali la piix fluida e quella suscettibile di tingersi in verde. Scopri pure T au- tore che il caffe disposto in modo da trovarsi al tempo stesso in contatto dell'aria, ed umettato dall'acqua, in- verdisce tutto, il che non avviene pero se non a pu- trcfazione innoltrata. Nell' articolo terzo si propongouo alcune ricerclie a fine di deterralnare la natura della materia verde. Sem- bra consistere questa nelP olio aromatico del caffe. II principio che, combinandosi con quest' olio , lo colorisce in verde, e il gas ossigene , il che 1' autore prova con molte belle osservazioni , escludendo le ipotcsi di Se- guin. — Nel quarto articolo rende conto degli sperimenti fatti a fine di fissare la materia colorante. Inutili riuscL- rono a tal uopo i solfati o gli ossisolfati di ferro , ed an- che alcuni altri sali metallici ; egli rinsci finalmente col solfato di rame , il quale produsse un precipitato , che sottoposto all' azlone si degli alcali che dei carbonati al- calini , si fece piu abbondante e si colori, passando per diverse degradazioni di tinte. La pura soda e il mezzo piu acconcio onde avere un elegante precipitato. — Nel quinto articolo &i espongono A'arj saggi per determinate il modo piu vantaggioso onde ottenere la lacca verde. Sembra che maggiori vantaggi present! la soluzione sa- lina adoperata in eguale quantita della decozione tratta dal cafFe. Si puo nella preparazione di questa lacca ado- perare anche il caflfe che abbia alcun dif'etto neil' odore c nel sapore , che sia stato inzuppato di acqua marina f OTTENUTA DAL CAFFE. 215 « alti'imenti guastato nel tiasporto. La lacca utnettata leggennente sopra ua marmo levigaio , e rimescolita cioque o sei volte al giorno per il corso di giorui sei o sette , a fine che tuite le particelle di materia vengano in contatto coll' aria , acquista nuova vivacita di colore. Non contento I'autore di avere ottenuto questa lacca, si e anclie accinto a provare I'azione clie sopra di essa esercitano i varj reagenti cliiinici , a fine di determinare a quale grade giugnesse 1' inalterabilita della luedesima. L' acqua non la scioglie , ne vi produce alcun cambia- mento , come alcuno non ne producono I'alcool purissimo, 1' etere ed i carbonaii di soda e di potassa. L'ammo- niaca purissinia la discioglie e la cauibia iii azzurro ; la potassa caustica ne forma una soluzione di un verde ca- rico ; la soda non ne toglie se non una leggerissima tinta verde \, il latte di calce in parecchi giorni non ha detratto punto alia sua tinta , il che da luo2;o a sup- porre che quella lacca potrebbe adoperarsi nella pittura a fresco. L' acido saccarico non toglie il color verde, ma tieae in sospeso una polvere biancastra , che sembra una parte della lacca imbianchita ;, I' acido beuzoico non la discioglie e non la altera _, piuttosto la avviva ; 1' acido citrico scioglie la lacca , ma non ne altera il colore ; r aceto comune distillato la discioglie interamente , ma non la scolora ; T acido acetico scioglie la lacca e da una soluzione di un verde bellissimo , riraanendo indie- tro una sostanza di colore cilestro ; I' acido idroclorico lascia sussistere il verde , ma lo altera riducendolo ad una tinta piu chiara, e cosi ancora I' acido nitrico e r acido solforico \ solo questo concentrato decompone la lacca interamente , ne lascia piu vestigio del colore pri- mitivo. Risulta dunque questa lacca inalcerabile, esposta a molti reagenti ; e riguardo agli efFetti che in essa pos- sono prodursi col tempo , V autore asssrisce sulla fine del suo libro di avere applicato gia da sedici mesi della lacca stemperata in acqua di gomraa sopra carta , la quale esposta air azione della luce ed a tutti i cambiamenti deir atmosfera , non ha lasciato scorgere alcuna minima perdita nella primitiva vivacita del colore. Egli ha pure aggiunto altro articolo sulla maniera di cavare dalla lacca altro color verde, ed alcuni brevi cenni intorno alia sua applicazione alia pittura , ed una nota finale sulla pre- paraxioae della lacca. Una virtuosa signora con quella 314 JSITiMOniA SOPR.V UNA LACCA VERDE, eCC. sola lacca ha copiato esattanientc 1' acanzia , 1' acptosella e r aglio , piaiite tratte dalla Flora mcdica A^W Alberti. Un pittore , marito della medesima, ha assicurato T au- tore che il nuovo colore rispondeva henissimo agli usi della pittura , e poteva cssere in niolti casi proficuo. Sarebbe desiderabile che noii da un solo , ma da diversi artisti si applicasse questo nuovo colore ripetutamente ai diversi usi della pittura , cioe taiito nella maniera a fresco, quanto in quella a olio ed a tempera, e si avrebbe forse nuovo argoraento per coinmendare V avvedutezza e la diligenza deir autore , che di questa nuova produzione ha arricchito le arti. E;;li avrebbe altresi potuto aggiu- gnere un calcolo approssimativo del prezzo della sua lacca, che pero si puo desuinere dalle quantith delle materie prime da esso esposte , e non puo riuscire ec- cessivo , ritenuta principalmente 1" osservazione, che il verde e forse il colore relativamente al quale I' arte pittorica abbisogna di maggiori sussidj. 2l5 Elementb di Algebra e Qeometria ricavati dal migliori scrittori di Matcmaticn per opera del cavaliere Brunacci 5 ad uso delle Unwersctd e de' Licei. Quarta edizione riveduta ed illustrata. — Mda- no , MDCCCxx , dair I. R. Stumperia, di pag. 358 in 8.° , con 5 tavole in rame. Prezzo fisso di ven' dita italiane lir. 4. J.L novello editore di qnesti eletnenti pieno di amore e di riconoscenza verso il suo maestro , scusa il cavaliere Brunacci per le inesaltezze e per gli errori che si tro- vavano nelle precedenti edizioni. Noi rispettiamo il me- rito sommo del professore di Pavia , ma non lo possiamo pero scusare d'avere ommesso quelle rettificazioni nella seconda e nella terza edizione , che venivano ricercate dalla prima :, ed annunciamo con vera soddisfazione la quarta edizione , la quale finalmente non solo porta la rettificazione di tutti gli errori delle precedenti , ma e arricchita di molte aggiunte nel testo e di molje note importantissime. Noi ci fermeremo a confrontare questa edizione coUe tre precedenti , onde si conosca il lavoro del novello editore , e si possa valutare in tutta la sua estensione. Nel trattatello di aritmetica s' introdussero poche va- riazioni. £ cambiata la regola per trovare i divisori com- posti di un numero qualunque , e la prescelta e, non v' ha dubbio , piu chiara e piii semplice di quella che si aveva nella prima edizione. La sezione che tratta degli altri rotti , dopo gli ordinarj ed i decimali conslderati in astrattOj e scemata dl varj paragrafi che poco importa- Vano , e in vece si e arricchita dl piii estese cognizloni suUe nuoA'e misure metrlche , e sopra altre di maggiot uso. Chiarissime pol sono le regole ed espresse col mag- giore laconismo , che servono per le operazloni aritme- tiche intorno ai rotti di diversa specie decimali e non decimali. ai6 BRUNACCl, ELEMENTl La regola per la rlcerca del inassiino coinuu divisore algebrico e ora convenientemente dimoslrata , e non lo era uelle precedent! edizioni. Avremino pero desiderato che si fosse reso piu facile quel passo, ove si dice che per tale ricerca dei due termini del rotto si puo moltiplicare o dividere P uno per qualunque quantita che non abbia alcun fattore coniune colP altro^ poiche in esso, a nostro parere e per nostra esperienza, sta la maggiore difficolta a sujjerarsi dai priiicipianti. Era poi oscuramente trattata la nascita dcUe frazioni continue, e qui appare assai chiara: iieir esposizioae delle quali frazioni credo bene di no- tare , sebbene cosa diro cosi materiale , che il novello editore ha stimato conveniente di levare tutte quelle lettere segnate a piii apici, le quali generavano conftt- sione. E giacclie ho qui notata questa mira di tipografica chiarezza, notero per tutto il resto dell" opera che parti- colare pregio di questa edizione e pure l" intelbgenza con cui sono scritti i diversi calcoli , i quali si presen- tano vantaa;giosanicnte anche air occhio ^ essendo io per- suaso che cio possa niolto influire suila mente de'giovani* onde pill facilmente li apprendano. Giunto il nostro editore alia fine del capo IV , nel quale sviluppasi la teorica delle equazioni del primo grado, trovossi in istato di diinostrare la regola a suo luogo proposta per la conversione delle frazioni decimali pe- riodiclie in frazioni ordinarie di cui non parlavasi nella prima edizione , e die pare non potersi ommettere pel compimento di quel trattato. Alcune operazioni intermedie eseguite nella dimostra- zione della formola del Binomio Newtoniano , senza il soccorso deir analogia , rendono ora questa dimostra- zione plii facilmente intelligibile di quelle che prima noQ fosse. E del tutto cambiato e il capo in cui si tratta deir estrazione per ap|>rossimazione delle radici di qualunque grade coll' uso del detto Binomio. I profes- sori giudicheraiino sul confronto di questo capo colle altre edizioni , e certamente troveranno la conveaienza del candjiamento. Intanto io osservero che in esso com- pare per la prima volta ridotta all" algebra elementare una S£rie utilissima all" inieato di queste approssima- zioni data da Eulero nel capo IV del toiuo a.*' del suo calcolo differenziale. DI ALGEBRA. E CrOMFTBI^. 217 ' II capo de'logaritmi era una materia molto male di- gerita nella prima edizione. I membri che dovevano for- mare un bel corpo non manravano ; ma erano qua e la sparsi fuori di quel luogo , cui il naturale orduie delle idee li destinava. II nostro editore vide questa specie di mostruosita , raccolse il raateviale, V ordinOj e n' esci non v' ha dubbio un piccolo trattato molto beu disposto e sufficientemente esteso. Non avrebbe pero il medesirao fatto male se avesse uii po' piii diffusa rapplicazione dei logaritmi alia risoluzione dell' equazioni esponenziali. Nella dottrina delle alligazicmi , dottrina taato utile e tanto poco studiata , si trovano molte addizioni dirette in particolare maniera a far conoscere distintamente la natura delle diverse question! ed a dimostrare rigorosa- meiite le regole che servono alia loro soluzione. Parlando delle false posizloni si e ommessa l' applicazione del me- todo ad una equazione di a." grado^ della quale ommis- sione si rende ragione in un' apposita nota. Co)ne nascessero le altre due radici uell' equazione del 5." grado , sciolta colla formola Caidanica , oltre la radice data direttamente da questa formola , non era ben dichiarato dapprima, e la loro esistenza viene ora dirao- strata con tutta T esattezza. Nel caso irreducibile si ret- tifico un errore ben visibile delle tre antecedent! edizioni nelle quali si replicava sempre che distruggevansi i radi- cali ; ed i radical! non si distruggevano , ma bensi gli immaginarj, avendo mostrato il novello editore sussistere per le fatte moltiplicazioni 1' espressione p/3. E nell' ap- plicazione di un esempio alle formole di Eulero per le equazioni del 4.° grado si rettifico un altro errore piit grossolano del primo , che non ammetteva scusa , e per cui si diceva che quelle quattro radici erano tutte im- maginarie i mentre sono , e qui vengono dimostrate due reali e due immaginarie. Non era bene spiegata I' indole di un problema inde- terminato , ed in questa edizione essa e resa assai mani- festa dalle osservazioni coUe quali si comincia il capo XV. Qui si dimostra la bella le^ge che seguono i valori delle incognite formanti delle progression! aritmetiche , le cui differenze sbno date da! coefficient! delle incogiiite stesse: e si estende il metodo di soluzione ad un' equazione che abbia tre incognite. II problema di applicazione della 2l8 BRUNACOI, ELEMENTI data teoiica riferito al Caleiidario e reso per la prima volta inteUig;ibile a tutti , se nelle altre eclizioni non lo era forse clis pei soli profcssori. In cfuesto capo ci sa- rebbe asisradita maggiore parsimonia di lettore greche. Sul priocipio del capo delle equazioni nuincriche sL sono iiitvodotte delle giudiziose osscrvazioni tenflenti a render piu chiara e piii esatta Tesposizione del uietodo die si tiene per iscioglierlc. Nossuna varlazione fi lalineiite abbiamo riscontrata nel- l' ultimo cipo dell" algebra die tratta della ricerca delle radici per approssimazione col metodo di Newton. Vi trovammo pero una iiota , tolta da Lagrange, in cui si fa vedere die qualche volta il metodo e fallace j e s" indi- cano i confini entro cui va ristretto. Varie note , die sono tutte del nostro editore , ac- compagnano le fatte variazioni alia prima parte ilel teste. Noi qui accenneremo solamente quelle chc ci sembranO le piu importanti , quale sarebbe quella posta alia pa- gina 34 snl salire die noi facciaaio dai nnnieri alia ge- neralita delle qv\antita algebrlche , passo che a tutta ra- glone si chiama uno de'piu arditi cbc abbia fatti umana mentei Taltra alia pag. 36 sulla giusta idea della quan- tith negntiva;, e T altra alia pag. i3o sull' uso della re- gola del tre, che ci pare giudizioslssima e che dovrebbe essere letta da tutti gli aritmetici. Piu importante e il lavoro che il nostro editore ha fatto uel disporre la seconda parte di questi elementi. Kei primi quattro llbri della geometria non introdusse che piccole rettificazioni e podie note contenenti delle defi- nizioni, le quali mancavano nelle altre edizioni e che non potevano essere negate al principiante. Egli ha adot- tato la parola equivalente invece di egiiale , quando trat- tasi di esprimere delle figure eguali in superficie , ma con angoli e lati diseguali, o eguali in solidit.a con di- seguali superficie ed angoli solidi ^ distinzione , dopo Le- gendre , accettata da tutti i geometri e utilisslma per la chiarezza delle idee. Nel 4.° libro trovammo mutate di slancio le esposizioni delle due proposizioni per cirroscci- vere ed inscrivere ad un cerchio un pentagono regolare, che nelle precedenti edizioni erano scritte male. Nel 5." libro si sono fatti de' cambiamenti di posizio- ne per alcunc proposizioui lichiesti dalla connessione DI ALGEBK\ E GEOMETRIA. 219 rigorosa delle dimostrazloni stesse , ed il processo dl molte di esse venne interamente rinnovato per portai'vi rnag- gior pxecisione e insieme maggiore nitidezza di razlocinj. Le proposizioni XX e XXII segnatameiite soiio ora 1 ese agevolmente intelligibili a tutti. Di varie note il nostro editore ha conedato questo lihro , sempre colla lodevole intenzione di far conoscere a' principianti il veto stato delle cose. Merita d' cssere letta e ponderata dallo studioso la prima nota die trovasi al iibro 6.° unitamente all' altra posta alia pag. 278, onde si tolgano i dulsVii che taluno potesse avere sulla contrastata deliiiizione X. E pure ri- marcabile la Aariazione fattasi alia dimostrazione delta proposlzione XXIII. la questo Iibro s"' inseri la proposi- zione XXVII che avevasi in Euclide e che era stata di- nienticata nelle altre edizioni , lasciandovi un vuoto ah- bastanza visibile. La XXIX e ora diniostrata : essa por- tava nelle altre edizioni un coroUario che in tal luogo non poteva intendersi , e che qui si trovera trasferito dopo altre tredici proposizioni. La proposizlone II del 7.° Hiiro meritava degli schia- rimenti , e il nostro editore si e fatto un dovere di of- frirceli e di esporre assai meglio il coroUario 2.° della proposlzione suddetta , che da un' idea del metodo di Esaustione. Mancava , e ci venne qui data la dimostra- zione del teorenia che i prismi e le piramidi di basi equi- valenti sono fra loro in ragione delle rispettive altezze. Quanto poi fosse necessario di stendere diversamente la dimostrazione del teorema, che il cono e sempre la terza parte del cilindro alia medesima altezza eretto sopra la stessa base circolare , lo sanno i professori di geometria elementare . e questi potranno giudicare del lavoro che Ti ha fatto il novello editore. Un coroUario di questa proposlzione che in tal luogo non poteAa essere dinio- strato , si trovera dopo altre dodici proposizioni. Ma il pregio della nuova rlforma precipuaraente dee Talutarsi da quanto e stato fatto nel Iibro 7.° La notji alia pag. 297 fissa la vera dlstinzione fra i due metodi di esaustione e dei limiti, e dopo qunnto il nostro edi- tore vi dice, ora in obbligo di compiere la dimostrazione della proposlzione I.^ provando che le accennate difterenze rendevansi realitiente minor! di qualuuque assegnabile : aaO BRUNACOI, ELEMENT! il che ha dovuto pur fare in altre delle proposlzioni seguenti , alle qu.ili ha saputo dare tutto quel grado di chiarezza di cul erano suscettibili. lutrodotti ancora quest! soccorsi , noi siamo d" avviso che il 7." libro sia troppo per uuo studeiite, che , secondo I'attuale sisteina, si appliclii al corso filosofico elementare : ci seinbra oscuro ancora^ e il professore ohbligato a spiegarlo , sebbene ne intenda egli chiaraiiientc le veritii, trovera pochi sco- lari capaci di teiier dietro alle sue lezioiii. Questi modi di diinostrazione si sogliono ainmirare come arditi slanci del gran genio d'Archimede^ e come preteadere che una mcnte giovanile abbia tanta forza da correre di pari passo col primo geometra deirantichita? II libro 9." e stato arriccUito delle formolette analitiche rappresentanti le varie superficie e solidita , che vi si determinano. , La trigonometria venne rifusa interamente ed ordinata, secondo noi, con raolta intelligenza. Essa e qui partita in due sezioni. La prima si aggira unicamente sulle pro- prieta delle linee trigonometriche. La seconda contiene I'applicazione della teorica alia soluzione de' triangoli : e questa seconda sezione e suddivisa in due capi. Nel I." si espongono i teoremi che servono all' applicazione : nel a." risolvonsi i triangoli rettangoli e gli obliquaa- goli. Nel problema V della I sezione abbiamo ritrovate aggiunte di nuovo alcuae formole di grande uso. I due problem! per la costruzione delle tavole contenenti gli archi e i seni, coseni, tangenti ecc. espressi in parti del raggio corrispondono al bisogno che avevano nelle prece- denti edizioni d' essere trattati nn po' meglio. Molte defi- nizioni e principj che dapprima si erano ritenuti veri, dietro la semplice iuspezione della figura , vengono qui confermati in appositi scolj , mediante T esame delle di- mostrate formole ; seaza voler parlare di due interes- santi teoremi aggiunti al capo I della II sezione. Neir avvertimento del novello editore si accenna il particolare impegno ch'egli ebbe per la correzione della stampa. Ad onta pero d' ogni diligenza , anche in questa edizione noi abbiamo trovati cinque piccoli errori. Ve ne potranno essere forse altri : ma pochi certamente. La pri- ma edizione aveva nella sola seconda parte , cioe nella geomctria, settaiita errori da noi riscontrati appena veime DI ALGEBRA E CEOMETRIA. 221 pabblicata. Gli errori qui osservati e corretti sono i se- guenti: pag. H^, l'"- 3o, al priino rad.cale cubico in al- cuni esemplari maaca V indice 3 , e a luogo del segno meno pon. in tutti il piu preposto al secondo radicale cubico, e quindi alia Pag. i6i lin. i5 |, ? A leggi I , 5. ^ „ 1 65 » 37 ad y » ad X ,/ 246 » 22 JJE » ^C „ 321 „ 6 7r=i4i5... „ TT = 3,1415 Dall'esame che noi abbiamo fatto di questa edizione pos- siaino lusingarci che non ci verranno apposti a preven- zione per V editore quegU encomj , di cm gU fummo ge- nerosi per tributare un sincero oraaggio al suo merito : e potremo asserir francamente aversi in questi elemenU un ottimo libro che lascia ancora carapo ai professori d'impieortnno ancora sirebbe stato die uti napoletano ne fosse 1' autore. La maggior facilita, e il maggior agio die haiiao i nazionali di prendere contezza delle cose patrie farebbero presumere die piu esatta fosse per riu- scire I'operi, quantuuqtie assai couimendevole sia quella di cui diamo ragguiigllo ^ scritta da uno straniero laeusi, ma die esercita la medicina in Napoli con molto credito. lacoinincia TA. con una succinta istorica esposizione delle varie inaniere poste in uso per la restituzione del naso J e le riduce a due nietodi principali , die in con- siderazionc delle nazioni a cui se ne attribuisce la sco- perta, cliiaina Indiano I' uno , e I' altro Italiano. II prirao, usato dai cliirurghi Maratti nelle Indie orientali, consiste nello staccare un lenibo di pelle dalla fronte per appli- carla sugll avanzi del naso niozzo preparato a riceverla e ad innestarsi con essa ine'-'.iaate pre vie scarificazioni. Questo nietodo annunziato all' Italia fiao dal 1804 coa 1' operetta del sig. B.ironio 5H£;Zi Innesti onimali e stata, secondo I'A.j conosciuto e praticato iti Europa negli ul- timi tempi per le cure del diirurgo inglese Carpue. No- tabili miglioramenti furono indicati dal sig. Graefe , dii- rurgo prussiano , per 1'' esecuzione di questo inetodo , al quale ha per altro stiniato, per giuste ragioni, di pre- ferire 1' Italiano. Consiste questo nello sticcire la pelle dalla superficie interna del hraccio per innestarla sulle i;ULL\ RESTITUZIONE DEL NASO. 223 parti residue e scarificate del naso , e chiamasi a buon dritto Itahano , perche inventato dal Branca , siciliaao , iudi accreditato da Gaspare Tagliacozzi di Bologna, e da altri che lo insegiiarono e lo piaticarono posterionnente. Pareva iniauto diiiicuticato , noa creduto , e deriso ezian- dio , quaiido surse in pensiere al sig. Grt-.efe di richia- marlo dall' obblio a cui era stato indegnamente condan- nato , e lo miglioro d' assai. Questi miglioramenti seni— brauo all'aiuore di tanto inon)»-nto, che si avvisa doversi caugiare uome a quel uietodo ed intitolarlo quinci lOr- uanzi Tedesco anzi che Italiaao. O Tedesco o Italiano o con qualsivoglia altro nome piaccia di chiamarlo , importerebbe alia storia deirarie di sapere a quale de' due Branca se ne deViba la prima in- venzione. L" A. non soinministra intorno a cio veruna notizia , e non dice se al padre o al figlio debbasi at- tribuire 1' onore della nuova e miglior maniera di ripri- stinare i nasi uiozzi , e molti altri scrittori ci lasciano nella incertezza niedesima. Stimiamo percio prezzo del- V opera di riunire insieme e di ponderare gli scarsi do- cuuienti che ci rimangono intorno all' origine ed ai pro- gressi di tale operazione. Noi sappiamo adunque che aaibidue i Braijpa risarci- "vano i nasi , ma non ambidue alio stesso modo. Sembra che il padre seguisse 1' antico raetodo indicato da parec- chi scrittori di chirurgia latini , greci ed arabi , e che il figho Antonio aUro ne tenesse che era sconosciuto fino a quel tempo , e che fu da lui immaginato staccando con miglior consiglio da parti remote e che si possono copri- re , come sarebbe dal braccio , la pelle da saldarsi sul naso mutilato. Ne siamo accertaii da Bartolomeo Fazio , il quale scrisse l' istoria degU uomini illustri del suo tempo, e parlando della maravigliosa abilita dei Branca suoi contemporanei , distingue coi seguenti termini la ma- niera del padre da quella del figlio : Prccterea quod car- nis pater secabat pro suffLcitndo naso ex ilUus ore qui mu- tilatus essct , ipse [filius ) ex ejusdem lacerto et in eo vul- nere infixis mutiluti nasi reliquiis , Usque arctissime constrictis adeo ne mutilato commovendi quopiam capitis potesta^ es- set , post quintwndecimuin , interdum vigesinlum , diem car- nunculam quae naso cohaserat desectam pnulatim cultro cir- cumcisam in nares refornmhat tnnto artificio ut nx discerni 224 SULLA. RE6TITUZI0NE DEL NASO. oculis June tarn posset omni oris drforinitats pcnitus sublata. {De Vir iUustr. pag. 38.) II Tirahosclii ed il Morelli , che non erano ne anato- mici, tie cliiiurg , lessoro questo passo del Fazio coq qnal- che varieta, parendo loro di noo trovai'lo abbastanza chiaro , nia sembra essere questa la sua vera e giusta lezione , dalla quale nianifestainente appare essere stato Branca il figlio , o Antonio , colui che si scosto dal vec- chio metodo di risarcirc i nasi , e che invento e praticb r altro pill opportuno. Vuolsi credere che di Antonio in- tenda di pariare Calenzio, poeta napolitano ^ contempo- raneo ed aniico di Saanazzaro e di Pontano alia cui fa- Kiosa accadomia era ascritto. Invita costui ua suo amico per nome Orpiano, che aveva periluto il naso, a recarsi a Napoli , ove il siciliano Branca, uomo di alto ingegno, sa , die' egli , mirabilmente innestare i nasi , risarcendoli con la pelle del braccio del paziente , o con quella di qualche servo. Questo nuovo metodo inventato dal glovlne Branca fu particolarraente adottato in alcuni paesi della Culabria , ove furono fauiiglie che acquistarono fama per tale ope- razione , esercitaiidola quasi per dr.ttO eieditario. La fa- miglia di Vianco { Barrius , dc antiq. et situ Calab. ) , g quella di Bojano in Tropea al du-e del Cortesi ( V. Mi- scell. med. Dec. Ill, pag- 83 ) si segnalarono in questa carriera , non altrimenti die varie famiglie di Nurcia si distinsero in tempi non niolto lontani p>?r un' abilita af- fatto diversa , anzi opposta , quale e quella di togliere invece di aggiungere ; abilita che vogliamo credere noa metteranno piu in pratica negli Stati della Chiesa , ove quegli ojieratori erano dianzi assai affaccendati, Del rimanente se i clue citati scrittori attribuiscono alle stesse famiglie norcine 1' iuvenzione deir appiccare nasi, furoao assai male inforniati, e non meritano alcuna fede. Ora se il vecchio Branca, seguendo Tantica maniera, staccava la pelle dalla faccia e forse anche dalla fronte , ex ore, per applicarla sul naso, sembra che il cosi detto metodo indiano non debbasi credere ne intieramente iii- diang , ne afFatto sconosciuto in Europa prima die fosse accreditato dal chirurgo inglese Carpue. Malgrado I'oscu- rita con la quale si esprimono gli antichi scrittori di chi- rurgia , e particolarraente Celso , sembra che la inaniera piu comune in allora quella fosse di togliere la pelle da SULL.V RESTITUZIONE DEL NASO. 225 inuestarsi dalle parti piii prossime al naso , ossia dalla stcssa faccia in cui e compresa senza dubbio e piinci- palmente la fionte^ lua utilissima fu 1' imiovazione in- trodotta dal Bianca prima della uieta del secolo XV , im- perocche otteneva V intento senza prodiirre nuove e de- fornianti cicatrici snl volto. Qiiando il Tagliacozzi verso la meta del scguente secolo si spaccio in Bologna per r inventore di un nuovo metodo di restituire i nasi , pubblicando intorno a cio varj libri a cui aggiungeva le pompose parole di arte fin ora ignota, o A^ invenzione pe- regrina e maravigUosn, non poteva con piu franchezza men- tire. Egli nomina appeua il siciliano Branca ^ quasi che 10 stinii soggetto favoloso , e disprezzando tutti color© die avevano prima di lui indicato il novello metodo, il Vesalio , il Pareo, il Courmeleno , lo Sckenckio , ecc. , conchiude doversi a lui solo il vanto di una cosi impor- tante operazione chirurgica , come apertamente dice in quel suo libro de Curtorwn chirurgia ( lib. I , cap. 19 ). 11 distintivo di un naso posto in mano della statua eretta in suo oiiore nell'anfiteatro anatoniico di Bologna non gll conviene adunque come ad inventore , ma sibbene come a primo espositore ed illnstratore di siffatto metodo, poi- che tanto ne scrisse, die fu anche troppo , avviluppan- dosi in teorie generali , e in poco utili discussioni. Cbe se egli pratico qucsta operazione, non lo fece con quella fcequenza die taluno potrebbe a prima giunta supporre. G. B. Cortesi, die fu suo successore nell' Universita di Bologna, candidaniente dicliiara cbe il Tagliacozzi aveva raolto illustrato e quasi perfezionato il metodo di riuiet- tere nasi , ma soggiunge coa lo stesso candore die vi riusci con I' ajuto de' raedici di Tropea della famiglia Bojana. Se il Tagliacozzi non fu il primo, ne tampoco e stato r ultimo a praticare questo metodo , come sembra asse- rirsi dall' A- allorclie scrlve che /( esso metodo si perde if totalmente con quel diirurgo ( Tagliacozzi ) , e die di »» poi si e solamente nominata questa operazione o co- »/ me una curiosita , o piii sovente colla satira , creden- tt dosi impossibile J e die solo nell' anno 18 14 fu ripro- " dotta dal sig. Graefe ». Ma il Cortesi il quale visse fino intorno alia meta del secolo XVII continue a prati- carla e ad insegnarla, come si ha dalle sue miscellanee Bibl. Jtal. T. XVIII. 1 5 326" SULLA RESTITtTZIONE BEL NASO. meJiche , ed il Molinetti, per tacere di aitri , afferma di essere stato testimonio oculare di una felicissima ope- razione di tale fatta eseguita da suo padre nell' acno 1625 sopra ua Polacco. ( Diss. Anat. ec, de Sens. cap. 12, pag. 174. ) In tanto, clie che ne sia di tali ricerche istorlche, certo e die il sig. Graefe inimagino degli utili cambiamenti , come si puo vedere nt^lla recente sua opera intitolata de Rhinnplastice , e pnbblicata in Berlino nell' anno 1818 , le tavole della quale sono state riprodotte nel libro del- 1' A. Egli adopra una previa misura per la quantita e la forma della pelle da staccarsi dal naso ; non iudugia si lungo tempo ad innestarla sul naso, come il TagliacozzL faceva; ha inventato stromenti atti a dare al nuovo naso una forma naturale , ed ha ideato una tal manidra di legare o fasciare il braccio con la testa da noa permet- tere afFatto che 1' una si mnova senza 1' altro , o vice- versa. Oltre alle restituzioni praticate da questo profes- sore in Berlino, giusta il cosi detto metodo indiano mi- gliorato da lui , una ne esegui con quello semplice del Tagliacozzi, ed altre due con le modiiicazioni da lui in- trodotte. Fortnnataraente i nasi a' giorni nostri sono meno espo- sti a rovina. Non si recidono piu essendo cambiate le leggi e i supplizj , e quel male contagioso che tanti ne mieteva al suo primo apparire in Europa , si e alquanto piu mansuefatto. Fuvvi un tempo in cui col naso mozzo fu veduto fin anche regnare ua greco Iraperatore detto porcio Rhmotmcte. il'Iulladiraeno potrebbe pur esservi alcuno sventurata- Jttiente privato del naso per violenza esterna , e noi cre- diamo che a restituirglielo sia da preferirsi a tutti gli altri raetodi I'italiano perfezionato dal sig. Graefe. Dubi- tiamo pero assai che questo o qualunque altro possa giovare quando un veleno interno avesse distrutto il naso, poiche le cause che hanno fatto perdere il primo v' ha giusta ragione di teinere che minaccerebbero rovina anche al nuovo. 227 Cenni sidla teoria dclla Luna. '.JL OICh£ in quest! giornl si e molto parlato Jella teoria della luaa alT occasioue del premio aggiudicato dall'Ac- cademia di Parigi a due astronouii italiani , e dei fa- vori ai medesimi gencrosamente compartiti da S. M. il Re di Sarde^na , noii dispiacera forse ai nostri lettorl che qui si faccia in brove la storia di questo famoso problema e si accennino le difficolta che nella solu- zione di esso hanuo fin ora incontrato i piu grandi geometri. Allorche nel sistcma newtoniano noa si considerano che due corpi mossi nello spazio ed attraentisi fra di loro , la ricerca del Inogo clie occupano in un tempo dato qualunque conduce ad un' equazione trascendeate^ clie noa pud veraniente risolversi in geometria colla sola riga e col compasso , od in analisi col mezzo di espressioni finite ed algehriche , ma che pero in tutti i casi ammette una soluzioue facile ad ottenersi e prossima al vero quanto si vuole. Ma la cosa e ben diversa allorche i corpi che si attraggono e si perturl^ano sono tre od in numero mag- giore, come accade realmente nel sistema mondano. II Newton, contento di aver aperta la strada , lascio ai suoi posteri la soluzione di questo piu complicato pro- blema, conosciuto comunemente sotto il nome di pro- bifma dei tre corpi. Esso fu facilmente ridotto a tre equazioni difi"er8n- ziali di secondo ordine , per la soluzione delle quali , tolta Ir. speranza d' integrarle in termini fiaiti , si ebbe ricorso aile approssimazioni; erauo queste naturalmente suggerite dalla costituzione del sistema planetario, ove> le eccentricita, le inclinazioni e le forze perturbairici sono quantita piccolissime e sj prestano alio svolgi- mento in serie. II problema generate dei tre corpi venne allora a. suddividersi In due rami principali ; il prime fu quello aa^ CENNl SULLA. TEORIA. DELL\ LUNA. delle perturbazloni de' piaaeti , pei qiiali le forze'per- turbatrici sono si piccole , die coniuneiuente basta considerarne le prime diuiensioni , ed in pochi casi il «jiiadrato ; ed il secondo fii la teoria della luna , ocl in gcnerale de' satelliti , nella quale la forya pertur- batrice provenienie dal sole e niolto jjiu considerabile , j., ma puo ia corapenso riguaidan.i come qnantita molto ■ piccola la sua distanza dalla tcna comparata alia JLj- stanza della terra dal sole. La teoria de'pianeti fa in breve tempo condotta ad un grado di perfezione corrispondente, anzi snperiore a quella delle stesse piii esatte o^serva2;'loni , e potrebbe dirsi quasi compjiua , non rimanendo a desiderarsi che Mn piii generate svolgimento dell' equazioni secolari , se i pianeti Pallade e Ginnone recentemente scoperti colle loro grandi eccentricita ed iaclinazioni non fos- sero venuti a far eccezione alia regola , rendendo ne- cessaria una nuova trattazione del problema , intorno al quale gia si esercitarono gl' ingegni de' celebri cal- colatori Oriani e Gauss. La luna poi soggetta , come si dlsse , ad una forza perturbatrice assai considerabile, presento maggiori dif- ficolta ne'ila lentezza con cui procedono le successive approssimazioni. I sommi geometri Clairaut , d'Alem- bert ed Eulero clie pei primi si occuparono d' un tale problema, appuoio per non avere spinto avanti quanto *ra necessario le approssimazioni , caddero nella strana conclusione d'un moto del perigeo lunare che non era che la meta di quelio mostrato daU'osservazione. L' er- rore sarebbe da se stesso scpmparso , se essi avessero avuta I'avvertenza di prolungare la serie tanto da po- tersi assicurare della sua convergenza , ma in quel primi tentntivi i calcolatori erano in certo niodo uti po' limidi e si spaventavano della lunghezza de' cal- coli;, ed in fatti il solo cercare in quella serie le qnan- tita di terzo e quarto ordine avrebbe richiesto un la- •voro di qnalclie niese. Quesla falsa conclusione di quei geometri , che venne attribuita da niolti a difetto del sistcma newtoniano , non fu dunque che una semplice inavvertenza che ri- conobbero essi stessi poco tempo dopo. Avvenne loro rio che avverrebbe ad un computista , il quale fa- cendo compendiosamente il conto della sua cassa col CENNI SULLA. TEORIA DELL.V LUNA. 229 co.nsiderare soltanto le piii grosse partite , trovasse poi uii notaliile diftalco a motivo deile piccole spese trascurate, clie accumulandosi producessero una noa lieve somnia. Ma il non felice successo di questo primo tentativo ebbe una influenza nociva sui lavori clie con piu esten- sione si fecero dai matematici posteriormente. Persuasi. essi che V espressione del moto del perigeo dato dalla teoria non potesse aversi che per mezzo d' una pro— gressione di lentissima coavergenza , presero il partito d' introdurre nel calcolo il valore nuinerico di questo moto quale e dato dalT osservazione e di valerseae nella deterniinazione delle ineguagllanze della luna , accon- tentandosi di verificarlo indirettamente per mezzo dL equazioni prossimamente identiche. Con cio rinuncia- rono essi alia generalita della soluzione^la quale noa fu piu vera die pei valori particotari della distanza e del moto medio lunare, e per conseguenza non appll- cabile agli altri satelliti ; e si privarono di quelle fe- lici riduzioni , e di quelle piii estese cognizioni sulla natura dei risultati del calcolo , che 1' analisi sommi- uistra allorclie e trattata con tutta la generalita. Un' altra grave difHcolta nasceva dalla immensa estea- sione del lavoro die va sempre piii crescendo quanto piu si progredisce nelle approssimazioni , e dalla faci- lita con cui un lieve errore di cifra^ouimesso in prin- cipio poteva guastare 1' opera intera. II celebre Eulero , dopo aver assal faticato da solo intorno a questo problema , senti la necessita di gio- varsl del concorso di molti calcolatori per dividere In fatica i in 81 breve tempo congiunto a' nostri giorni , e che i nietodi empirici e le diibbiezze cIjc gli accoinpag^aauo stcno per esserv linalmente tolti anclif dnli' n-itrononiia liinare. CENNI SULLA. TEORIA DFLLA. LUNA. a33 Prima pero della pubblicazione di questo programraa <• fin dall'anno i8i3i i sigaori Plana e Carlini ave- vano foruiata una societa per condurre a ternilne di concerto questo ardiio lavoio ,^ ad essi si erano pure associati i signori Santini astronomo di Padova ed In- ghirami di Firenze. I movimeiiti guerreschi succeduti poco appiesso coll' impedire per lungo tempo la libera comunicazione delle diverse parti d' Italia privarono la societa del soccorso di qucsti due ultimi collabora- tori; e sebbene dopo ristabilita la pace il P. Inghirami abbia continuato per qualche tempo a prender parte aU'impresa, ne fu presto distolio da un importante Invoro topografico in Toscana di cui fa incaritato. L' opera non era ancora condotta alia perfezione , allorche scadendo il teroiine prefisso al concorso , i si- gnori Plana e Carlini si affrettarono a spedirne , in una Meraoria diretta alia R. Accademia delle scienze di Parigi, un transunto. E noto che questo saggio ottenne Tapprovazione delTAccaderaia suddetta (i) sul giudizio d' una commissione coraposta de' signori Laplace , Le- gendre , Delambre , Burckhardt e Poisson ; ma il ra- ^ionato rapporto clie questi sommi uomini ne avranno fatto , non e ancora giunto a nostra notizia. Tosto che lo sia , ci faremo solleciti di pubblicarlo in questo stesso giornale , onde compiere la stona d" un si faraoso pro-- blema, che abbiamo procuraro di brevemente delineare. (i) Rileviauio dai fogli francesi che 1' Accademia abbia accor- dato altro premio , e coronata in pai"i tempo la citata iiieruona ed un' altra sullo stesso soggetto presentata al concorso dal sig. DaiRoiseau , ufficiale del genio francese , e gia noto anche iu Italia per uno tcviuo preuiiato olcuai ^aci sjnti dsll'Accadua.ti di Torino. a34 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. 3rtbt'tn'id)Cf K , cioe Annali delVI. R. Institute poU- tecnico di Vienna piibblicati dal Direttore Giovanni Giuseppe Prechtl , Consigliere ecc. ecc. XVI. tlcK't* H^ ^Gorfommcn JC, cioe Sul prosperamento e i vantaggi che trctggonsi in Dulmazia dal Corhez- zolo albatro. Del signor Consigliere Precht^L. ( Traduzione. ) Xl sig. Kletti , direttore della spedizione e della registratura presso ri. R. Governo della Dalmazia, coa sua del 12 febbrajo loi8 mi partecipo da Zara varie notizie sul prosperamento del Corbezzolo albatro ( Ar/mtus wiedo.Ij. ) (i)^ i cui frutti vengorib detti in italiano fragolini o corbezzoli, ed in illirico magni- che o planiche 1 e suU' attuale utllizzazione dei niedesimi , Ic quali mi seoibrarono tanto piii interessanti , in quanto che il dirigere le contemplazloni nostre sopra un albero il quale fuori della Spagna noa sembra esser proprio ad altro paese d'Eii- ropa (a) , noa puo riuscir privo di utili conseguenze per una regioue la quale noa ha abbondanza alcuaa di mezzi d' industria. (1) O noil piuttosto sorbus ancuparia ? (2) Presso Nizaa , sulle colline del Friuli e della Carniola , attorno al lago
  • t» e seitembre seguents. ( JVo;» dtl Tradut'.are. ) 236 APrUNDICE faciltuenfe dal picciuolo. I frutti vaccolti si scliiacciano e rlcluconsi in poltiglia della quale si rienipiono de' caratelli , ove ferniea- tare. Ordinariamente le bacche haniio tanto sugo die la ruafra. ne \ien copevta ; qualora pcro cio iion fosse , in tal caso vi ti ajigiunge tant' acqua di mare da coprirne la supcrficie , e cio per varj motivi , cioe per preservare dall' inacidimento la massa esposta all' aria aperta , per promiiovere la fermeatazione me- diante la presenza di un sufficiente liquido , non che per favo- rii"e la dissoluzione delle particelle zuccherine , al qual uopo con- viene agitare la massa due Volte il giorno con un pezzo di legna. Allorquando e gia incominciata la fennentazione , debbesi ogni giorno , durante la niedesima , estrarre da una chiave po- sta rasente il suolo del caratello due tinozze di sugo e versarle sopi'a la massa che fermenta , afFuiche la fermentazione succeda e siegua egualuiente ne' diversi strati della niedesima. Terniinata la fermentazione , lo che viene indicate dalla ces- sazione del boUimento , si estrae il liquido dal caratello , e si sottopone alia distillazione : si ottieue da esso la quarta parte del volume del liquido in tanta acquavite forte senza odore e sapore eterogeneo : la sua forza e ordinariamente di ] 8 a 20 gradi , nientre che quella estratta dal vino , a distillazione con- eimile , non lia comunemente che la forza di .14 gradi, Sopra la massa restaate nel caratello isi versa una decima parte del suo volume di acqua di mare : si antepone questa air acqua fontana o di cisterna , poic'ie le si ascrive la proprieta di dividere e far precipitare dalla dissoluzione le parti mucose, coaicclie il fluido puo per essa venir estratto pii'i puro e piu ohlaro. Pei luoghi quindi piu lontani dal mare , i quali non possono adoprare clie acqua dolce , vien raccomandata 1' ag- giunta di una piccola quantita di sal mariiio. La massa Inumidita coll' acqua marina viene spremuta. II li- quido ottenuto vien distillato o da se solo , oppure si versa 9ul liquido da pi-Ima ottenuto. Nel jorimo caso si ottieue natu- ralmente un' acquavite piii debole. In generale da mille libbre di frutti del Corbezzolo si ottiene un barile dibuona acquavite di 16 gradi. Nel 44.°'" volume degli Annales des arts et manufactures i8i3, sotto il titolo « Notizie sopra un albero zuccherino scoperto in Ispagna •> contiensi una Memoria del sig. Armesto , relativa agli gpcriiuouti da lui eseguiti , co' quali egli ottenne dello zuccheio PARTE STRANIEKA. 2.3'^ dai fi-utti Ael corbezzolo albatro da lui trovafo' sulle colline di Navia nella Spagua. Egll assicura di avere ottenuto dalle bacchc di tal pianta una quinta parte del suo peso in sciroppo cristal- lizzabile, dal quale si ebbe pure uno zucchero duro e cristal- lizzato. Arniesto scliiacciava le bacche , vi aggiungeva una terza parte del peso in acqua di mare , poiche I'impetto aUe parti mucose contenevano troppo poco sugo per venir con vaataggio spremute ; mischiava a siffatta poltiglia ua' oncia di cenere lisci- viata per ogni libbi'a onde saturarne Y acido libero , e sepai-ava con una flanella la parte fluida dalla solida , per ultimo colla spremitura. II sugo ottenuto veniva miscbiato con deir albume d' uovo , poi cotto e schiumato ; quindi tolto dal fuoco e lasciato in quiete ; poi schiarito e ridotto colla cuocitura a sciroppo cri- Stallizzabile. Consapevole io del sopra menzionato favorevole successo , a Sieconda del quale codeste bacche somministrerebbero qucisL altrettanto zuccliero quanto la canna da zucchero , I'isultato questo , il quale non contrasta colla quantita di spirito di vino ottenuto dalle bacche ed indicata nel sunnominato rapporto pf- ficiale, io ne diedi notizia all' I. R. Governo della Dalmazia, il quale si compiacque d' incaricare il sig. Bignami , medico del circolo di Spalatro, ad intraprendere un tentativo di estrazione dello zucchero da siffatte bacche , su del die ne fece F 1 1 febbrajo del corrente anno rapjjorto all' eccelsa I. R. Commis- sione aulica di commercio. II signer Bignami raccolse le bacche al finir di novembre dello scorso anno dalla parte meridionale dell' isola di Lesina. Venti ]ibbre di peso fanuaceutlco vennero schiacciate e ridotte in pol- tiglia. Siffatta poltiglia onde poter essere spremuta dovette venir pill volte sclolta nell' acqua. 11 sugo spremutoiie venne esposto ad un fuoco mite in un vaso , . e vi si ando durante il rimesco-' lamento aggiungendo calce carbonata polverlzzata finacche diede segno di fermentazione; dopo del che si accrebbe il fuoco e si fece bollire il liquido : tolto il vaso dal fuoco e lasciato in quiete il liquido venne decantato ; quindi di nuovo coll' aggiunta della chiara d' uovo rlscaldato e schiumato e fatto svaporare fino alia consistenza di 29 gradi. ( 1,25 peso spec. ) Lo sciroppo peso libb. 5 once Q farmaceutiche. Da una pai'tc del medesimo tento il sig. Bignami di ottenere Io zucchero col mezzo di una continuata e placida evaporaziooe all" aria ajierta, 238 APPENDICE ma non ottenne piii di once 3 e diamine 2 di solido e cristai- lizzato zucchero per hbbra. Veiisinulinente lo sciroppo non era stato sufficientemente chiarito , poiche aveva tuttora ua color rosso bruno , e fu costretto a fenuentare di nuovo per la sua diuturna esposizione all' ai'ia in uno stato d' ispessimento minore del bisognevole. In fatti , se quel sciroppo fosse stato delT egual natura di quello che ottiensi dal sugo della barbabietola , dalle cinque libbre ed oncie nove di sciroppo dell' indicato peso spe- cifico 61 avrel'vbe dovuto ottcnere due libbre e nove once di 3olido e puro zucchero (i), il che darebbe quasi 14 libbre di zucchero per ogni centinajo di libbre di bacche. E tale risultato sarebbe consonante coll' asserzione di Armesto , poich^ le lib- bre 5 , once 9 di sciroppo di i,35 peso specifico ispessite fixio all* consistenza di sciroppo cristallizzabile granulare diminuiscono di libb. 4, once 2 '/j , e danno in conseguenza la quinta pavte air incirca del peso delle bacche adoperate , siccome vien ac- cennato da Armesto ne' suoi esperimenti. Cio sembra dimostrare che le bacche dell' albatro sono nella Dalmazia tanto zucche- rine quanto quelle colle quali il sigoor Armesto fece in Ispagna i snoi tentativi. Tanto dallo zucchero quanto dallo sciroppo , i quail vennevo ottenuti dalle bacche del Corbezzoli) , veaaero iaviate a Vienna delle mostre. Lo zucchero h seraibianco , assai compatto , ed la nessun modo , tanto pel sapore quanto per la struttura, distin- guibile dallo zucchero di canna. II sciroppo ha un sapore pu- rissimo. SiflFatti risultati preliminari c' inducono a desiderare che ai istituiscano degli ulteriori sperimenti ; tanto piii che siffatta pro- duzione dello zucchero, qualora potesse concorrere nel prezzo •olio zucchero araericano , puo accoppiarsi coUa produzione deir acquavite per mezzo dei rimasugli delle bacche spremute e della nielassa ; e in tal caso 1' industria si arriccliii'ebbe di due nuovi prodotti, sul cui smercio, anche a quantita illimitata , non potrebbe giammai sorger dubbio. (i) Sfconilo Achard looo libbre di barbabietole danno 96 '/, libbre d« sciroppo perfcttameute puro del peso specifico di 1,348 : sei libbre df ^aesto sciroppo perdono coUa evaporazione fino alia cristallizzazione granulare una libbra ed un qaarto di peso ; dieci libbre di zucchero graauUre danoQ libbre 6 •/, di puro zucchero e libbre 3 '/i 'U melassa. PARTE STRANIERA. JSSp SulV Iscrizione di Rosetta. ,1 J 4 speranza di poter interpretare i caiatteri sacri degli Egizj , i geroglifi de' quali sono adorni i loro obelischi , e gli avanzi di teiupj e sepolcri die si auimirano sulle sponde del Nilo , parve divenlre certezza , allorche , saraa 1 8 auni, fu scoperta a Rosetta una pietra , sulla quale si videro non solo que' cai-at- teri , tua due altri al di sotto di quelli , 1' uno che sembro analogo al coptico , e greco evidentemente T altro , coUa dichiarazione j che tutti tre esprimevano gli stessi seasi. Due classi di dotti festeggiarona la scoperta , quelle cioe degU astronomi e de' iilosofi. Gli astronomi ricordarono die gli Egiziani scolpivano sulle pietre ( Steli, Thoich , Hermeti ) le loro osservazioni sul corso del sole e della luna , onde forse saranno astronoiuici i porfidi figurati di Diospoli ed Eliopoli. Priuii gli Egizj divisero il giorno in 13 mesi di 3o giorni , e vi aggiunsero i 5 compleuientarj , e il bisestile. Essi conobbero che la terra e sferica rotonda , e sep- pero predire le eclissi del sole e della luna , avendone osservate con giusta proporzione , del primo SyS , e della seconda 832. Vuolsi che avessero anche scoperto il nioto de' pianeti , e mi- surata la grandezza del circolo che percon"ono i corpi celesti. Si deve agli Egizj la cognizione che Mercurio e Venere girano intoi'no al sole. Essi usarono le clepsidri e i gnomoni per de- terminare il diametro del sole. Nel sepolcro del loro re Osi- niandua girava intorno alia volta una corona di metallo divisa la cubiti , e dedicata all' indicazione del sorgere e trainontare degli astri. Questa corona , che avea 74 piedi di raggio , fu creduta favolosa , ma si trovo poi che gli Arabi aveano istrumenti con- simiti , e nell' India orientale esistono ancora , sebben guasti dal tempo, i grandi osservatorj di Bangalore e Delhi; quest' ultimo si vede in lorma di un gran seuiicircolo scavato tutto pel lunga in uu' alta rupe , ed e tagliato alia meta da una muraglia coa scala di pietra. Talete die conobbe la sfera fu istrutto in Egitto. Ivi lo fu egualniente Pitagora , quegli che insegno la pluralita de'moadi , la natura planetaria delle comete, il movimento della 240 Ari'ENDICE terra intonio al sole, la necessiia tlegli antipodi , e la tcovia della -inusica , ossia cic' sctte toni corrispori'lenti all' armonico movimento degli astri. Metonc visito pare 1' Egitto , ed ti aseai piu probabile clie di la traesse 11 suo ciclo di 19 anni solari , detti nuiuero d' oro , anzichfe il recasse di Grecia in Egitto. Democrito studio anch' esso sulle rive del Nilo , visitate pure da Platone, da Eudosso e da Pitea. Alessandria fmalmente di- ▼enne il ceatro di tutte le piu belle cognizloni , e alia sua scuola si devono i piu grand i progressi dell' astronomia. I fdosoli si rallegrarono nan meno degli astronomi all' apparive deir iscrizione di Rosetta , immaginando tosto , clie sui monu- nienti degli Egizj , non solo si dovessero scoprire le ossei'vazioni celesti , ma auche le memorie istoriche di quel popolo niaravi- glioso ; cosicche venissero in luce colla spiegazione de' gerogllfi le progression! successive di quelle leggi , dalle quali emanarono le cognizioni politiclie de' Greci, coUe colonic che uscirono dalle foci del Nilo ; poiche da quanto fu scritto suU' Egitto si pui> argomentare , che ivi la religione si unisse strettamente al com- mercio , facendo centro delle carovaiie ne' niaggioi-i tempj ; clic la monarchia si confondesse , e qiiindi si temperasse non sola- niente roll' aristocrazia , ma anche colla teocrazia , e colla per- ■petuita di alcune caste ; che le arti poi dovessero alzarsi a molta perfezione, ove lottar dovevano colla natura, sia per le perio- diche feconde escrescenze del Nilo , sia per le sabbie serajore piu vicine dei deserti , a traverso de' quali si osarono scavcU" canali e forniar laghi , col doppio oggetto di fertilizzare la Libia, e di estendere le comunicazioni.coU' interno dell' Africa e dell' Asia. Alcuni de' piu. audaci antiquarj pensarono che si potesse trovare ne' maruii geroglifici 1' origine de' misteri d' Eleusi e dei Druidi ; altri ne sperarono le teorie di Platone , altri persino i libri di Mose , e moke sacre dottrine della moderna Europa. Queste immense lusinghe non furono fortunate. Del marmo di Rosetta non si trovarono intere che 1' iscrizione greca, e pseudo — coptica ; la geroglifica era spezzata nelle prime sue linee e qnindi anche per cio il conte Pahlin sudo iuvano nel trovai-e la corrispondeuza de' caratteri sacri coi greci. Appeua Akerblad pote stabilire qualche relazione fra il coptico , e il rarattere scolpito in mezzo al greco e all' ieratico ; ma Silvestrt- de Sacy , il celebre inventore del carattere Sassaaideo e il P\RTE STR\NIER\. 2^1 prlnclpale degli ovientalisti , non pote eottoscrivere alle interpre- tazioni die gli furono conuinicate , sebbene gli sembrassero indu- stviose , e dichiaro noa senza grave dolore degli archeologi , che anziche sperare dal greco carattei-e o dal pseuducoptico , os-ia epistolare egizio , di giungere alia spiegazione de' gerogliQ , gi dovea tuttavia aspettare dalT iuterpretazione de' gerogliti quella del carattere epistolare o encoriale degli Egizj. L' opinione di Sacy , die la pietra di Rosetta dimostri tre caratteri di diverse nazioni , e che pero 1' egizio epistolare nun abbia alcuna dipendeuza dall' ieracico , merita un' attenzione par- ticolare. Ragiouando suUe iiivasioni alle quali fu soggeito T Egitto , e non sulle passeggiere , ma su quelle de' Barbari , o Berberi , ossia pastori , i quali vi si stabilirono , si puo congetturare die il carattere ieratico appartenga ai primi Etiopi, che f.ibbri- carono Tebe , e il secondo al popolo invasore , il terzo ai Greci venuti coi Tolomei ; se non che il carattere dell' Egizio encoriale ha una lontana rassomighanza , in alcune lettere evidcntissiuia , col carattere persepolitano. L' Egitto non avea un solo culto , e non era abltato da un solo popolo. Qual maraviglia che piii lingue ivi esistessero ! Non vediamo noi in questi tempi, in molte parti d'Euroj:a ed Asia, iscrizioni diverse nella stessa citta, greche, turche, ebraiclie, latine? Non si appeudono su gli angoli delle strade editti stani- pati in piu lingue ? Se Bruce avesse potuto fermarsi fra le ro- vine di Meroe , forse ci avrebbe date delle maggion notizie su questo argomento ; ora non resta che a spedire in Egitto molti fac-simUe d»;U' iscrizione di Rosetta , e pregare que' Consoli e que' negozianti di rintracciare ed acquistare altre pictre con eguali caratteri , onde fame oggetto di nuove indagiui e para- goni. Ne h a credersi che sia difficile il rinvenirne. La pieti^a di Rosetta appartiene al regno di Tolon.eo Epifane , cioe al quinto de' Tolomei, cominciando da Lago , cui successe Fiia- delfo , cui Evergete , cui Fdopatore , cm Ejjifane. La politica de' Tolomei sostenne il culto de' numi Egizj , e tutti pero eb- bero onori divini , quindi probabilmente e statue e iscrizioni. Ecco la traduzione dal greco di quella dedicata a Toloiueo Ejiifaue , monumento singulare della \ile adulazione , con cui i Sacerdoti Egizj cei'cavaiio di ottenere dai Re i maggiori pos- sibili vantaggi. La data dell' iscrizione puo dirsi del 191 0 BibL Jtal. T. XVIII. 16 242 ATTENDIOE 103 innauzi 1' era dl nostj-a salute. Ejnfane avea allora i3 anni circa. ■ « Rcnaiiilo il giovane moiiarca (i), il successore del padre, il Re dei Ke , il ^lonosissiaio , restuutore dell' Eguto e degli Dei, pio , viiici or de' neaiici , ristauraiore del vivere uinano , Signore della Tnaf onietcruie (2), siuiile al gran Re Vulcauo (3), paii al solt- (4) , il graa Re delle superiuri e infenori regioni ( deir Eg\it(> ) . il briit-Mso dj Vulcuno , al ([uale il sole diede la vittoria , vneme iiiinnfLUie di Gir)\e (5), liglio del sole , Tolocneo eteruo , 1" inn- to d:i Fta '6 nel n.ino anno; essendo saoer- dotp Aeto tli.1 o d'Aeto sacerdore d'Alessandro (7), degU Dei Sal. aii^ri (I*), degli Dei Fratelli ^9) , degli Dei Evergeti (10), degli Dri Filapatoii (n) e del Die Eptfaiie (12) il graziosissauo ; essendo Pirra fjglia di Fdino Athlofora (i3), di Berenice (14) (1) ToloTieo Epfaic dovefe In prima prospcrita ilel suo regno ad Arist.omeue , che Roiua gli dietle per tutore. Ma UiCj appena di tutela , che lo fece avvelenare , .ibbjiidonandosi tjii'ncli ad ogni dis5olutezza. (2) Triaconteteride , fefteggiavasi probabilmente ogni 39 anni com- piuti jl ciclo solare , che Metone stabili in Grecia. (3) Volcano. Hephae-^to'. II fuoco in genere. (4) Sole. Qui non s' intende il pa'"agone di Tolomeo col sole , se dop» e detto che il >ole gl' diede la vitroria (5) Giove. Qdi fur=c acceunato per adulaiione ai discendenti d'Ales- sandro. (6; Fta. Mercurio , 1 Dio operatore , perfezionatove. (7) Alessandro. Eoco divinii^ato I' eroe da cai ebbero regno i Tolomei. (8) Dei Salvatori. Tolomeo Lago o Sotero. (9) Dei f.a'el'i Dcve dire Filadelfi , fome poi dice Filopatori. L'lnscri' z'one greca e sparsa di errori , sia perche lo scuUore egizio non fo3se ben dSrelto o sia anche per la non molta pcrizia de' saeerdoti ai quali appartcneva il dirigere. (10) Dei Evergeti. Tolomeo Evergete. Benefattore (11) Dei F.lopatori. Tolomeo Filopatore. Amator de' parenti , ruerito qnesto titojo truc'dando la raadre , il fralello e la sposa , forse anche avvelenando il padre. (12) Do Ep fane. Apparso per la felicita de' popoli. (13) Atlofora. Sacerdotc-sa che portava le insegne della vittoria. (14) Berenice spoa dl Tolomeo Evergete; sacrifice la sna ohioma »gli Del per la vitlotia del marito. Veggasi il bell' inno di Callimaeo. PARTE STRANIERA. ^43 Evergete; Aria figlia t)i Diogene Cauefora (i) d! Arsinoe (a) Filadelfa, e Ireue figlia di Toluiiieo sacerdotessa di Arsiuoe (3) Filopatora , nel quarto gionre del uiese di Xantico (4) , e il diciottesimo dell' Kgizio Wechir ^5) , i Pontefici , i Pr iferi , e quelli che penetrano il Santuario (6) per vestire gU Dei e £,li Pterofori (7) , e i sacri scrivani , e gli altri sacerdoti tutti rac- colti dai tempj all' iutorno di Menfi alia preseaza del Ke, ]jer la festivita , allorche Toloiiieo 1' imniortale , 1' aiuato da Fta , il Dio Ejiifane graziosissiiuo, assunse la corona patei-na nel terupio diWenfi, liauuo io quel giorno stesso pronunciato. ". » Siccouie il re Tol)iueo, imiuortale, auiato da Fta , il Dio Epi- fane , graziosissiiuo disceadente dal re Tulomeo e dalla regiua Arsinoe dei Filopatori, fu generoso ia moke cose , cosi ai teuipj , che a quelli che gli abitano , e a tutti i posti sotto il suo re- gime ; Dio disceso da Dio e Dea , come Oro (8) il figlio d' Iside e Osiride , difensore del padre Osiride ; fu ligio al culto degli Dei ; assegno ai tempj provvisioni di danaro e di gvanaglie ; sopporto gravi spese per ricondurre la serenita (()) all' Egitto e ri- staljilirne i tempj ; mostrossi a tutta possa umano con cLi che sia; dei tributi esistenti in Egitto alciini soppresse , altri diminul , (1) Canefora , portatrice delle ceilc colle sacre otVcrte. (2) Arsinoe , fi^'ia di Seleaco re
  • ere di circonvallazione. PARTE STRVNXERA. 2^S nnno del suo regno , e che allago , come al sollto , tutta la pla- nur'a ; pose a guardia degli argini o dighe cavalleria e faateria ; espug,\6 in breve la citta e uccise i ribelli , come Enuete, e Oro L;lio d' Iside e Osiride aveano anuicliilato i rivoltosi nello stQiso luogo ; recandosi a Menfi per 1' incoronazione , come vendicatore di suo padre e della propria corona , puni come uieritavano i capi della ribellione , che softo il regno del padre desolavano il paese e oltraggiavano i tempj ; dono ai tempj i rilevanti tributi in grano e danaro , di cui erano debitori per otto anni alia cassa reale -, accordo 1' esenzione dalla consegna de' cotoni (i) , che non furono dati , o gia consegnati non cor- rispondevano al canipione ; le terre dei tempi e i vigneti di- chiaro immuni dall' arraba e ceraniio (2) per 1' imposizione ia grani e vini ; fece raagnifici regali ad Api (3) e Mnevi (4) , e agli altri sacri animali dell' Egitto , mostrandosi premuroso piii di qualsiasi dei re precedenti , pel servizio di questi sacri animali ; e per la loro festiva sepoltura ed altri caori assegno ampie entrate ; gavanti esattamente secondo le leggi i diritti dei tempj d' Egitto ; ingrandi con sontuosi fabbricati il tempio d' Api , e percio impiego gran quantita d' oro e d' argento e pietre di graa valore ; innalzo tempj , cappelle e altarl ; ristauro quelli che abbisognavano di riparo , dimostrando cosi i senti- menti d' un beaefico DIo riguardo alia Religione ; indago lo stato degli oggetti preziosi ne' tempj e li ristabili ovunque nel suo regno : pero gli Dei gli diedero in guiderdone salute , vit- toria , forza e ogni altro bene , cosi ad esse che a' suoi fieli , e in tutti i tempi avvenire. Sia egU benedetto e felice! Cosi hanno fl) Sclilichtegroll traduce una voha cotone , c «n' altra Ijuo alia parol* fivcatviv : Gli Egizj aderavano nell' Egittsi sup»ri«r« il Mnevij * I' Api aol. Delta, J 2 4<1 A V P K N IJ I U E i sacercloti di tutti i tempj del paese tlccret-ato , die deLha farsi ancora piu di quello c]\c ora si fa per onorare il n'?8tro re Tolouieo , 1' inimortale , T amato da Fta , il Dio Ep*.'*ne , il graziosifisiuio Re e tutti i suoi parenti , Dei Filopatori ^''e gll avl Dei Evcrgeti, Dei Filadelfi . Dei Salvatori. Si dovra porre IQ op,ni teinpio, nel luogo piu risplendente una statua dell' im- movtale re Tolomeo, il Dio Ejifane , graziosissimo , e questa sfatiia si dira imagine di Tolomeo i\ vendicatoi-e dell' Egitto ; e presso questa statua verra collocato il maggior Dio ( 3 xv^uotxtois ^sas) del tempio ia atto di offi-irgli le armi della vittoria , e tutto cid sara fatto nel miglior niodo , e il piu ai'tificioso; i sa- cerdbtl tre volte il giorno ufficleranno presso il simidacro , il vestiranno de' sacri ornamenti , e gli faranno nelle grandi fe- stivita tutti quegli onori clie agli altn Dei si convengono. Oltre cio sara dedicata ne' priacipali tempj un' imagine e un taberna- colo (i) d' ore al nostro i-e Tolomeo il visibile Dio , il grazio- iiissimo , il figlio del re Tolomeo, e della regina Arsinoe, dei Filopatori , e questo tabernacolo , al pari degli altri , sara collo- cato nel Santuario; e nelle grandi festivjta allorche gli altri ta- bei-nacoli sono portati alia vista pubblica con pompa solenne, dovra anche il tabernacolo di questo Dio visibile portarsi fuori coQ essi. Perche pero questo tabernacolo dedicatorio si possa facilniente distinguere, si porranno sopra di esso le dieci corone di oro del Re, alle quali verra annessa una serpe , secondo la forma delle corone serpentine su gli altri tabernacoli, e nel mezzo delle dieci corone verra collocato il reale diadema dett'o PscheaC (2), quale il Re lo porto , quando fece il suo ingresso nel tempio a Menfi per farsi ivi consacrare e incoronare con tutte le prescritte solennita. Al qua;lrato sul quale poggia questa corona verranno infisse delle tavolette d' oro' (3) coll' iscriziorie « QUESTO E IL TABERNACOLO DEDtCATORIO DEL Re CHE RESE ILLU- STRE l'alto e BASSO PAESE dell' Egitto » , e giacche il trentesimo (1) T.ibernacolo d' oro od eflirola , come quelle cVie si vedono co- miinementi; portjle da molte fii;ure ill Sacrdoli ^cnlpite o dipintc. (2) P^chcnt. Corona pcrsiana. I Tolomei fore I' inlrodassero ia Egitto. (?) Tavolelte d' oro. Goiiph dire amulet! per ©/XaXTf p/3t ; ma l*amulet# HOD K seinpre cosa su cui si Ecriva. Oiova servirsi di piu cliiara perifrasi. PARTE STUANIERA. 247 ^iorno del mese Mesori (i) uel i|Liale si festeaaia V annlvpi- sario della nascita del Re , e il giorno nel ^uale assnnse la corona paterna , saao gia legalmente uouiinaci ne' tetii| j col suo noiue , come clie siaao il principio per tutti di molriplice ivli- cita : cosi tali giorni , ognuao nel suo mese , saranno fcstegaiati come giorni solenni in tatti i tempj d' Egitto , c in que' gi'vruL si faranno sacrificj e libazioui e ogni altro rito festivo, couie nelle alti-e grandi festivita. In ciasruu anno si terra iuolrrf una festa e una grande solennita j>opolare in onore delT iumiortale amato da Fca , il re Tolomeo , il Dio Epifane , il graziosissimo, e questa festa sara celebrata in tutto 1' alto e bisso Egitto per cinque giorni nel mese Thouth (2) priucipiando colla nuova luna , e in tali giorni coloro che fanao i sacrillcj e le liba- zioni saranno adorni di coroae , e aggiungeranuo alle altre de- nonilnazioni divine onde si fregiauo , secoado gli Dei ai quali servono , anche il nouie di sacerdoti del Dio Epifaue , il gra- ziosisBiiuo J e riceveranno oltre gli altri j roventi anclie quello che puo essere necessario pel nuovo Sacerdozio. Anclie ai pri- vati sara peruiesso di festeggiare i detri giorni e alzare il taber- nacolo, come si e detto, e di possedere tutto cio cii' e d' uopo per quest' annua festivita. E perclie sia uuiversalmeate cono- sciuto il perche gli Egizj ouorano e festeggiano legalmente il Dio Epifaue , il graziosissimo Re , sara il pi'esente decreto scol- pito su di una colonna di pietra dura (3) in, lingua sacra , in lingua del paese e in lingua green , e questa colonna sara eretta in tutti i tempj , cosi principali clie di secondo rjiigo » Qui finisce V iscrizione , per uiolti titoli interessante. La tra- iluzione che di essa si presenta alio studio dei dotti Italiani h fatta coir utile confronro di quelia di Gough inserita nel musfo critico, o Classiche ricerche di Cambridge N." VI, mnggio 1816, e di quelia di Federico Schlichtegroll pubblicata a IMoaaco nel 1818. (1) Mesori. 11 3o di questo mese egizio conispomlerebbe al 24 agofto. (2) Thouth. Mese che eqaivale al ^ettembre. (i) Cough d'^i pi«tra n«ra , ma «ia itoa si legg« nclT jicrizion* 24H APPF, NniCE Feriae. Varsavicnsrs slvc quae varans ab acadcmicis lectionlhns scrihehat mcnse Ang:i^to anni 1819 Se- hnstiau.ii's Ciampi , doctor pliilosophiae , etc. — Varsailae t 18 19, in i\.° fig. E GLI ^ questo il secondo volume o pluttosto il secondo rasci- colo delle Ferie Varsavlensi del Ciampi , e cotitiene due sole dissertazioni , 1' una latiua diretra ad un illustre Polacco su di uua spada dei bassi tempi , della quale quel magnate aveva chiesto la spie^azlone ; T altra italiana, portaate uti sagglo di illustrazioni Glologico-critiche eopra Pausania. La spada e probabilmente del secolo Xll o XIII ; vedendo- visi il segno della croce con isrrizioni cristiane inserite , le quali rozzamente scritte , 1' A. si sforza d' interpretare. Nella faccia aateriore , dopo di avere corretto i nouii dei due evangelisti 5. Matteo e 5. Giovanni , crede egli di potere spiegare una in- tralciata leggenda colle parole : Christi rectoris figura traliet ad ainorem regain. Judical me et principuiii iras. Altra piu oscura interpreta: Conditor mundi Deus servabit ab rebellione. Nella fac- cia posteriore , dove vedesi una picciola aquila sovrastante ad altri due Evangelisti , la iscri;?ione e piu facile a leggersi , c viene dalTA. espressa nel uiodo seguente : Quicumque hxc Chri- sti n^nina Dei secwn tulit ei omnino non dabit victoria ulluin pe- riculaiii in Christi nomine. Non v' ha dubbio che questa spada servii-e non dovesse ad un cristiano , forse nelle guerre coi Turclii o altri niaiici della cristiana fede. Propone il Ciampi il dubbio se ad alcuno ser- visse dpi soldati delle crociate , o pure doaata fosse da un im- peratore o da un re ad alrun guerriero come preniio di fedelta e di valore. Osserva egli die mnlti ordini equestri di sacra mi- lizia istitniti furono in qtiei tempi , ai qaali la spada serviva come insegna ; paria dell' ordine dei fratelli di Altopascio , che gia esistevano nel secolo XI ; dell' aquila , insegna imperiale , e deir aquila bianca , vessilio della repubblica Polacrn; e quindi conchiud e die (piella spada appartenere dovesse ad alcun I'olac- €0 , uaata forse da un le, o da esse pmttosto donata ad ua PARTE STRANIER^. 249 «omanclante degli eserciti. Nelle note si paria per incidenza di ua cadavero trovato nel rifare il paviuiento della chiesa di S. Anibrogio di Milano , nel di cui dito era ua anello con figura d' iiomo pileato e vestito di lorica coUe parole : Mavche Ba- dusuiu , e presso il quale si erano trovate insieme coUa croce Una spada , una lanria , uqo stocco ed un pettine , potendosi dubitare clie all' ordine ap)5artenesse quello dei frati Gaudenti. Assai piu imporraate e la secnnda dissertazione , contenente alcune illustrazioui del capo X, lib. V della descrizione della Grecia di Pausania , opera che gia da otto auni TA. dice avere preso a tradurre in italiano , sviluppando nelle note le materia, non solo a beoefizio degli eruditi , ma anche a coniodo degli artisti di pitrura e di scultura. Pubblicando ora parzialmente le sue illustrazioni siil cap. X suddetto , che versa snl teinpio di Giove Olimpio su V Aid , I'A. ha voluto rivendicare la priorita di alcune sue o^servazioni fatte fino dall' anno 181 1 , coUe quali prevenuto aveva quelle del sig. Gail ^ e quelle del sig. Qwarre- viere , esposte da quest' ultimo nel suo libro sopra il Giove Olimpio^ del quale oggetto gia si era fatto cenno nel torn. XI, pag. 140 di questa Biblioteca. La prinripale osservazione versa 8ulla non esistenza di una citta di Olimpia , che invece fu un distretto della provincia dell' Elide ; e molte cose aveva pure esposto il Ciainpi intorno alia starua di Giove Olimpio ed alia toreutica degli antichi , che quegli scrirtori pubblicaveuo come nuove. Nelle note a quel capo mette egli in chiaro la sua tesi della non esistenza della citta di Olimjiia , e quindi si fa strada ad esaminare T idea della restituzione proposta dal sig. Quatre- mere del tenipio e del siniulacro di Giove con trono del mede- simo lavorato da Fidia. Opina et;li che quel tenipio fosse di pietra; che non il solo ordine Dorico fosse in quella costru- zione inipiegato , ma anche il Corlntio ed il Jonico ; clie 1' epoca della costruzione di qnello fosse piii antica deli' eta di Fidia, e rlferibile forse alia Olimpiade L. o ad un periodo da quella noil lontaoo. Col testo di Pausania alia mano escUide dal tem- pio le gallerie o i colounati sovrapposti in giro , ammessi da Quatremere , ed anche la lanterna o ajiertura del tetto a fog- gia di ipetr^) . da quello scrittore imniaginata. Riguardo poi air altezza del trono e del simulacro , egli la deduce dall' al- tezza del tenipio medesimo , appoggiato ad un passo di Stra- bone , e cosi stabilisce nel tempio medesimo 1' esistenza di un soffitto piano , e non a botte , come ha creduto Quarremere. Egli ha pure in altre note illustrara la sforia dell' arte , pro- vando che Bizza e non Evergo figlio di Bizza fu autore delle statue di Nasso , ed inventore delle tegole di marmo , e Ic niemorie lischiarando di Feonio Efeiio , scultore ed architetto. 2 DO X V V V. s rt \ C. T. CORRISPONDENZA. Lettere dl wi vinspjatore in Barheria al sis. Giu- seppe AcERBl dirett'^re delict Biblioteca ItaVand uitoriio il cotumerrlo di Tripoli cu paesi litnitrofi € coll' interno deW Africa. LettetxA Prisia. \ /UANTUNQUE sieno gia tre anni clie ho lasoiate le coste cU Barberia , pure il mio lungo soggioruo fatro a Tripoli , le mie indagini per isti-uirmi intnrao al commei-cio di quella citta coll' interno dell' Africa, i frequenti miei rapporti con tutti i CoDsoli europei stabiliti presso quel governo , la luia conoscenza delle linaue araba e turca , le ripetute mie corse ueir interno del paese per oggetto d' istruirmi sugli usi , costunii , a> ti c manifatture di quelle regioni mi mettono in grade di poter soddisfare alia dotta sua curiosira , principahnente intorno a coramercio di Tripoli, e cosi supjjlire in qualclie modo alii la- cuna che in questa parte presenta il viaggio ultimamente pub- blicato a Geneva dal sig. Delia Cella , e di cui si e dato un estratto alia pag. 356 torn. XVII della sua Biblioteca (i). II ramo piu interessante del coinniercio di Trij'oli e senza dubbio quelle che si fa coll' interno dell' Africa col mezzo delle carovane di Fezzan e di Ghedemes ; ed e pure il cemniercio coir interno clie alinieata in gran parte quelle che si la coll' Eu- repa e eel Levante. (l) L' autore di qaeste letfere , che per modestia vuol rinianersi celato, ma clic sta preparando un bel lavoro , al quale porra a siio tempo il su» taome , appunto •■ul comni' rcio , *ui costumi e sulla gef^grnfia dell' Africa •ettentrionale e. dell' Egilt> , mi fa <-orte00 mitacali ossia 480 once di polvere d' oro. La capitale del Fezzan e Moursouk , assai piii importante per la sua posizione che pe' suoi prodotti, i quali si riducoao alia sena, di una qualita inferiore , e al sale natrone. II Fezzan serve di entrepot , di luogo di deposito o di scala a tutte le mercanzie deir interne delT Africa e delP Europa. Questo gran mercato e particolariuente aniiuato nel mesi di dicembre e gennajo per le carovane di Gat , di Bouinon e di Soudan che ne dipendono , e il cui capo luogo e Khasna , e di Tombuctu donde viene la polvere d' oro , la piii srimata che si raccolga suUe rive del Niger franimezzo a mille pericoli , a niotivo delle bestie feroci. E da Tripoli che il Fezzan riceve tutti i diversi oggetti di conituercio provenienti dall' Europa e dal Levante. II Soudan soniministra alia sua sussistenza del riso , del niiele , del co'tone di una bella qualita ecc. Bisogua notare che le monete, di qua- lunque sorta esse sieno , non hanno corso al Fezzan , ma che tutto vi si fa per cambio , e clie 1' oro lu polvere supplisce allc mercanzie nella ruisura del peso di Tripoli. Ghedemes situato al sud-ovest di Tripoli e un piccolo stato governato quasi a foggia di repubblica , i cui menibri sono settarj zelantis^imi di Muhanied ( Maometro ). Questa popola- zione , p colonia che voglia cliiamarsi , era altre volte sotto la douiinazione di Tunisi da cui si e emancipata. Essa paga un picciol tributo al Bascia di Tripoli in polvere d' oro di Tom- buctu ; e sicconie essa e sempre in guerra coi Noagli , tribu la piu tui-bf»lenta e la piii rapace di questa reggenza , cosi le caro- vane ne sotfi-ono di nmlto, ed il Bascia 6 obbligato di assicurar loro il passaggio se devouo passar per di Ja. II commercio di Ghedemes con Tripoli differisce poco da quelle del Fezzan. Le carovane di Ghedemes e del Fezzan portano a Tripoli , Negri circa a i5oo. Oggptto principale di commercio di Tripoli col Levante , oltre un piccolo numero che resta a Tri- poli ad uso de' Mori , i quali si servono di schiavi Negri per domestici. Polvert d' oro. Circa 10,000 mitacali, la cui meta serve a Tri- poli per la moneta , e T altra meta si asporta. 252 APPENDICE Natron. T)i cui si gervono nelle tintorie per lavare le lane , e cui niescolaiio col tabacco onile renderlo piu piccante. Tripoli ne asporta annualmente circa 5oo quinrali in- dipendentemeate da quello clip si consuraa nel paese. Tutto 11 natron viene dal Fezzan e si puo computare in totale a 700 quintali. Sena. Circa 1600 quintali. Piuiiie di Struzzo. Per 16000 piastre di Spagna. Cera. Da qualche tempo non e stata portata. Avorio. Arriva di rado. Oltre inolti altn articoli di niinore importanza , come parroc- clietti o«sia pappagalh grigi , dattevi secchi di una qualita infe- riore , ecc. , le quali produzioni delT interno dell' Africa sono carubiate a Tripoli col rame di Levante mlsto al piombo , che noi cliiamianio ottone, e la cui lega si fa a Tripoli stesso e serve per fare la nioneta a Bouanon ; con sciabole ed altre armi", coa perle di vetro colorate provenienti da Venezia e Trieste; coa panni ordinari di Napoli , i quali servono per le coperte dei cavalli , e pel vestito delle persone comuul ; con varie chlnca- glierie , ecc. ecc. II prezzo corrente degli oggetti principal! di commercio pro- venienti dsir interno dell' Africa monta a Tripoli come segue: Gli Eunuchi costano dai 35o a 400 zecchini zunnabubi, cioi di una piastra e un terzo di Spagna 1' uno. I negri maschi costano dai 60 ai 70 zecchini. Vn fanciidlo al di sotto dei 10 anni , 40 a 4S zecchini. Una donna negra 80 a 100 zecchini. Una fanriulla al di sotto dei lO anni, 70 a 75 zeccliini. La polvere d' oro al niitacal due piastre e un quarto di Spagna. Bisogna notare che d mitacal col quale si pesa 1' oro in polvere e piu piccol) di un ottavo dell' ordinario. II mitacal ordinario e di 24 canubi o grani , e quello deir oro solaiuente 21 ranubi. Za pelle dello Struzzo maschto 20 a 25 piastre di Spagna, queila della femmina , la nieta. La Sena, 10 a 12, e fine a 17 zecohim il quiatale. Ve n' h» di tre qualita. Un Cammello aS a 3o zecchini, PARTE STRANIERA. iSdt Za Rohlia ( Garanre de' Franc. ) costa 8 a 10 piastre di Spagna il quintale. Le spugne 5 piastre il quintale. Tutte queste mercanzie si trasportano col mezzo di cam- melli. Voi conoscete V eccellenza di questo aniuialc , e come eali sia adattato al cliina del paese ed ai bisogni dell' uouio che lo abita ; come esiga poco nutrimento e si contenti di quello rifjutato dagli altri , come possa starsene alcuni giorni senza niangiar, senza here. II carico di un cammello e all' ordi- nario di quattro quintali. I dromedarj non servono die per mandar de' niessaggi che richieggono della celerita ; posseggono la ^ irtii dell" astinenza a un grado ancor plu eminente che il camuiello uiedesimo, di cui per altro forma uua specie. Andando giorno e notte di un trotto rapidissimo , gli Arabi preienJono ch' ei faccia otto volte piii viaggio in un fiato di quello che far possa un cavallo. Cio che e vero si e che il cavaliere attaccato alia sella e obbligato coprirsi la bocca per non perdere la re- spirazione; tanta e la rapidita con cui fende 1' aria, (i) (i) Con tntto il rispetto del dottissimn mio corrispondente io diflido assai di (juesta opini^ne volgare che il corso di un Dromedario posia glu- pnere a tale da lerare il re-piro. Mi si diceva lo stesso in Lapponia dei Rangiferi , ed io 1' ho trovato faIsi:«imo. Non vi e corso che superi la velocitd de' cavalli inglesi addestrati alle corse di gara , eppure i cava- lieri non hanno d' uopo della precauzione di coprirsi la bocca e non soffrono alcuna difficolta di respiro. Ci ha in oltre ana ragione ovvia e assai naturale a cai non rifiettono i parcigiani della sappo'ta velocita. Se ha bisogno il cavaliere di coprirsi la bocca, perche no il Dromedario ? Non respira egli coi polmoni e colle narici i:ome nol? Non ha egli anzi bisogno di nn maggior volume d' aria atteso il frequente batter de' fian— chi reso piii celere quanto maggiore e la violenza del corso ? Io mi ricordo che contraddicendo in Norvegia la supposta velocita de' Rangiferi che toglie il respiro , si voile cola farmi credere che di tale difficolta soffrivano coloro che correvano sulle slitte tirate dall'Alce. Considerando la ftrnttura dell'Alce c prtragonandola a quella del Dromedario sarei incli— nato a credere che maggior fosse la celerita del primo. Gli Alci trano in qu dche uso in Norvegia ed in Isvezia circa due secoli sono , e corrc opi- nione in quei paesi che coU'Alce si potessero fare cento miglia ( itnliane) in Hu nat ;, senza bi;ogno di riposo intermedio, e con una incredibile velocita. Una legg* fu fatta sotto Carlo XII che proibira i' uso degli Alci appunto 254 APPENDICE II commercio coll' intcrno dell' Africa esige rlelir ant'cipazioni a lungo tempo , e bisogtia abbandonarsi alia bnoua fede dei coiumissionieri. I mercanti del Fezzaa e di Gliedenies vengono a Tripoli per preudervi dellc luercauzie a credenza , ch' essi flmerciano poscia al Fezzan stesso e negli Stati piu lontani , donde rirornaao dopo un anno d' assenza , e pagano con pol- vere d' oro , ecc. ecc. , qualche volta con considerabilissimi vancagiii. Ordinariaineute noii ei corre altro viscluo clic quello degli accidcnti della strada. Alrre voire iion v' era clie una strada sola ji.el Fezzan al nord ed ei'a quella di Tripoli ; iiia 1' indolenza del governo ha per- iiiesso die se ne apriasero delle alire , cioe per Tunisi , pel Cairo , ecc. La carovana va da Tripoli a Fezzan in tre settimane circa , piu presto o piii tardi di ([ualche gioi-no secondo la strada che piglia. II ritorno k piii leuto di qualche giorno , perche la ca- rovana e ritardata dalla niarcia a piedi de' IMegri che si inenano •chiavi al inercato. Sotto i rapporti del commercio le carovane del Fezzan e di Ghemedes sono le piu interessanti ; uia la piu considerabile pel nuuiero delle persooe, de' cavalli e de' cammelli che la com- pongono e senza dubbio quella che viene da Marocco a Tripoli colla destinazioae per la Mecca. perche potevasi con essi in un batter d' occhio sottrarsi dalle mani della eiusti^ia dopo aver coinmesso un delitto ; e si dice ancora perche erano suUe strade postali cagione dl frequenti malanni atteso lo spavento che i cavalli ne avevano all' incontro con essi. Tutle queste notizie ch' io ho raccolte sul Inogo , merit.ino di passare pel vaglio della critica , prima rhe vi si conscnta senza rcstrizione. 11 fatto sta che gli Alci non sono ora piii in uso, anzi -sono divenuti rarissimi ed anche selvaggi"in Norvegia , e si puo pronosticare con molta probabilita che i progress! dtll' agricol- tura di'^truggeianno fra poco interamente questa specie in Europa. I ^antaggi die la societa iocivilita ha saputo trarre ilalla generosa docilita , dalla obbediente pazienza del cavallo ha resi inntili i servigi dell' Alee e del Ranjifero Quest' ultimo animale rimarra necessario alia sola razza de'Lapponl finche vivra la vita notnada e mezzo selvaggia ; giacche porta'a la civilta anche sotto il polo .irtico , formate delle strade di eomunicazione , stabiliti degli albcrghi , de'lnoghi di rieambio , i cavalli tfaranno sempie preferiti e potranno scrvirc sntto ogni latifudine. ( Ifota ttel Direttore ii questo giornale. ) P4RTE STR^NIERA. 255 Lo scopo pri'nclpale delle persone che sono cli qneste carovane deve esser quello di socldisfare all' obbligazione di tutti i Mu- sulinani; quello cioe di andare alnieno una volta in vita loro alia Mecca, dove sono stabiliti tanti oggetti del loro culto , piu antichi degli scessi oracoli del loro Profeta , ma ai (juali quel celebre legislatore ha saputo dare una niaggiore iinportanza. Questo pel- legriuaggio di precetto h uno stiiuolo per far viaggiare i jMusul- luani. Nod ci voleva niente meno che la religione per trioufare della stupida iuerzia clie li tiene cosi sedentarj. II puugolo deir interesse non basterebbe punto a far sormontare gli osia- coli che rendono V accesso della Mecca e di Medina cosi diffi- cile , sopra tutto agli abitanti della Barberia e di Marocco. La citta di Tripoli ne jirofitta ; essa vede due volte 1' auno avanti le sue niura i pellegrini o Hagi destinati alia Mecca , o che ne ritornano , e questo passaggio, che non e ne devastatore , ne rapido , vi lascia alcune volte delle mercanzie preziose e delle monete di ottima lega. La carovana parte daJMarocco, passa lungo le coste d' Africa , si ferma a Tripoli per passare in seguito o per mare ad Ales- sandria e di la al gran Cairo , o per terra a quest' ultima citta. Sono per Id piii i pellegrini o infermi o i meno agiati che pi- gliano la via del mare e che ritornano per lo stesso mezzo. Dal Cairo la carovana si reca alia Mecca affinchc tutti i viaggiatori poEsano trovarvisi al Courban Beirain ossia alia festa de' montoni, solo tempo dell' anno in cui siano ricevuti come pellegrini e che ottener possano il titolo di Hagi tauto glorioso per essi. Alia Mecca si tiene una fiera consideiabilissima , forse la pii\ grande del mondo , che dura cinque mesi , e linisce pochi giorni dopo il Beiram. I Musulmani delle tre parti del mondo si riuniscono alia Mecca per divozione e per commercio. Non v' ha mercanzia che non vi si trovi durante la fiera. Dopo non vi si trova piii nulla. Nel tempo delle feste del Beirain i pellegrini adempiscono agli obblighi religiosi che loro prescrive il Corano ; qualche giorno dopo si mettono nuovamente in viaggio per ritornare ciascuno alia patria loro. Passando per Tripoli per andare alia Mecca la carovana di Marocco porta con se della polvere d' oi-o , della cera , delle penne di struzzo ed altri articoli dell' interno dell' Africa ; dei a56 APPENDICE Baracan o lungbe coperte die fanno parte del vestimento loro e nelle quali s' imbacuccauo a foggia di mantello , e sono o di seta , o di baiubage o di lana , fabbricati a Marocco ; de' maroc- cbini, de' profumi , del Turme per tingere gli occlii o le unghie » dello Zocl per tingere le labbra ; dell' antiuionio e moke altre droglie luedicinali , e diverse monete clie si cerca cambiarle coa de' Thalaris , e delle piastre di Levante che coavengono me- glio pel commercio della Mecca. La carovana porta sovente delle manifattnre europee e perfiao delle stoffe delT Indie. A Tripoli i pellegrini dispougono di una piccola quantita dt queste luercanzie ia cambio delle den-ate cbe i Tripoliai hanno allora la perinissione di vendere come possono e di che fanno il loro principale vantaggio. La cera e le piuine di struzzo restano ordinariaaienre a Tripoli per passar poscia in Europa ; ma in generale tiUte le famiglie Tripdline si provvedono di cio che loro e necessario pel vestire e per rornaniento delle donne loro. Circa un anno dopo la carovana ripassa per Tripoli e porta con se le diverse stoffe dell' Indie orientali , delle perle fine , del muschio , del legno d' aloe ed altri profumi , del caffe e in generale tutti i prodotti dell' Asia. Ma siccome i negozianti di Marocco speculano segnatamente sullo sraercio di queste derrate nei loro proprio paese , cos) ricusano tante volte di vendere a Tripoli , anche per non iscompaginare i loro ballotti che dilKcilmente potrebbero riaccoaiodare nello stato in cui erzuio. Nel tempo che i Fraacesi occupavano V Egitto non passavano puiito le carovaae di Marocco alia Mecca. Dopo che 1' Egitto fu sgombrato dai Fraucesi, la prima carovana passo per Tripoli nel niese di dicembre del 1802 e ripasso un anno dopo. Ma la guerra che il nuovo profeta Abdul Wechab avea suscitata in Arabia, era cagione che la fiera non fosse visitata che da pochi negozianti dell' Oriente , e la carovana di ritorno ccrcava a, Tripoli stessa diversi articoli , che non avea potuto procurarsi ne alia Mecca, ne al Cairo. Parlo come testimonio oculare di tutto questo. E probabile che ristabilita la calma nelle regioni ove ]Muliamed chiama cogi iiuj: eriooamente i suoi seguaci, le persone illumi- nate di tutte le parti del globo non mancheranuo di recarsi alia Mecca, e Tripoli vedra come altre volte regolai-nieute tutti gU anni le due carovane avanti le sue porte. P\RTE STR\NIER\. Q.Sj I Musulmaui cliianiaci alia Mecca uieno per divozione che per interesse cercano di precedere di niolto la carovana . la quale non arrivaiido alia Mecca che poclii giorni prima della festa del Beirain e alia fine della fiera trascura alquanto di piii i suoi iiiteressi teni|5orali. I Pellegrini i'aDuo per questa ragione il loro ruaggior coiumercio al Cairo ritornaudo dal pellegrinaggio ed iTi fanao un soggiorno di uiolci mesi." V Pare dunque die il principale vantaggio che Tripoli ritrae dalla carovana di Marocco e dal ricaiubio delle sue provvigioni colla polvere d' oro , collacera, colle piume di scruzzo ed altri articoli di minor valore , e coa alcune manifatture di Marocco e deir Indie per la sua propria consumazione durera ancora. Ma questo ricanibi.) non essendosi quasi effettuato negli ultimc aoni , tall articoli non sono di nessuna iiuportanza nel cora- metcio di Tripoli coll' Europa e col Levaute , del quale com- mercio intendo di fare argoiuento di un' alrra lettera ; quantuu- que propriauiente parlaudo non e facile il determinare con pre- cisione la quantita di tanti oggetti, i quali non pagando alcua dazio air entrata della citta, non vanno percio soggecti alia controlleria della dogaua. Lettera seconda sul commercia di Tripoli coll' ester o , cioe cogli Stall di Tunisi , coll' Europa e col Levatite, Gli articoli che il commercio dell' interno dell' Africa somnai- nigtra a Tripoli con alcuni prodocti del proprio suolo servono a procurargli i prodotti c le manifatture dell' estero , come sa- rebbe di Tunisi , d' Europa e del Levante , che servono un' altra volta poi di cambio per le mercanzie che le carovane portano dair interno dell' Africa. II quadro qui aonesso del commercio di Tripoli fa vedere quali siano presentemente, prese in monte a ragguaglio di annate comuni , le sue asportazioni. Ci ha ancora degli altri articoli abbastanza importanti che Tripoli potrebbe fornire e che ha somministrati ne' tempi passati , ma che nun sono gtati dimandati come altre volte , attesa la gituazioue in cui furono posti alcuni Stati Europei , massimameute nel tempo dell' ultima guena. Blbl. Ital T. XVm. 17 258 ArrENDlCE Facciamo un riassunto degli articoli che Tripoli puo mettere sulla bila.icia del commercio, Esso fara conoscere i principali prodotti del suo euolo. Delle Lane. Tripoli altre volte ne ha asportati piii di 3,oco quintah per anno. II prezzo variava dai 3 ai 4 zee— chini il quintale , il c)ie costituiva la somma di circa l8,OCO piastre di Spagna, o di i3,5oo zeccliini. Ma dappoiclie una stranrdmana siccita clie duro tre o quat- tro inverni consecutivi face mancare i pascoli , e lascio niorire di fame molte niigliaja di pecore, la lana luanco c il prezzo sali fino a 25 piastre di Spagna il quintale. Egli e probabile che questo articolo riconiparira poco a poco. Le lane a Tripoli sono sporchissime e niiste di sabbia ; ei perde piii del 40 per cento lavandole, e dilBcilmeate si puo liberarie interauiente da detta sabbia la quale si attacca fortemente all' untume. I Tripohni pretendono ch' essa preserva la lana dalle tignuole I panni di Napoli detti di S. Pous erano fabbricati colle lane di Bougasi , capoluogo di un di- partiiiiento degli Stati di Tripoli all' altra parte del golfo della Sidra , die ne somministrava altre volte la iTiaggior copia e che trasportavansi fuori di Barberia per la via di Livorno e I^Ialta. Tele grossolane di lino d' Egitto. Se ne asportava altre volte pel valore di 1000 piastre, ma anche questo oggetto h diminuito d' assai. Tapped di Mesurate capo luogo dl un uipartimento sul golfo dtlla Sidra governato da un Aga Vi si fabbrica una grande quantita di tappeti di un lavoro ordinario e co- lorati, che si portano a Tripoli e che lianno un grande smercio pel lor basso prezzo, specialuiente negli Stati di Tunisi. Ve n' ha un buon consumo aache nel paese, e r asportazione puo calcolarsi a circa looo tappeti , che al valore di i5 piastre rune formauo i5,000 piastre di Spagna. Cuoi di bue e di viiello per circa 100 quintal! per 1' asporta- zione. Marrocchini sopra tutto tintl ia rosso colla cocciniglia. Si cou- taao ciica 5coo pelli di capra conciate a Tripoli. PARTE STR\NIER4. 25g Olio d' ulivo. I contorni di Tx-ipoli, le inontagne di Galalan ed altri luoghi pill lontani daano un olio d' ulivo della miglior fpjallta. Vi sono degli anni in cui si asporta deir olio pel valore di iS o 16 mila piastre di Spa- gna , ma in alcuni anni la raccolta basta appena pel consumo interno del paese. Non si pud dunque rigo- rosanieiite risguai^dar questo pi-odotto come un oggetto di commercio roll' estrro da dove viene qualctie Volta eomministrato a Tripoli stessa. Si puo dire aUrettanto del graao , dell' orzo , del grasso di castrato salato. Di quest' ultimo se ne traea da Derne, dipartimento vi- clno all'Egitto, una quantita clie ba«ava ai bisogni ia- terni e ne rimaneva una parte per i' asportazionc ; ma cio non ha piit luogo. Della cera e del miele. Derne somministrava anche questa der- rata , ma la vicinanza d' Alessandria e le carovane che vi passano portanO in Egitto moici arcicoli che veni- vano a Tripoli. Dei bastimeati maltesi vanno di tempo in tempo a Mesurate , Bengazi e Derne i soli borglii posti suUa costa del mare tra I'Egitto e Tripoli, e que' bastimeuti vi cercano sopra tutto delle provvigioui fresclie. Dei datieri. Tripoli produce una graiide quantita di datteri che si .mangiano freschi verso 1' autunno ; ma siccome il sole non ha abbastanza forza per dare a questo frutto una perfetta maturanza , bisogna staccarne la polpa dal nocciuolo e metterli in macero per conservarli. Egli e in questo stato e coiiipressi in bariletti o panieri che , passano nel Levante e a Malta. Un anno coll' altro si puo asserlre che se ne asjiortano 1 3oo quintal! valutati a circa looo zecchlni. Vi sono degli anni in cui 1' aspor- tazionc monta fino a 3ooo qulntali, ma in altri que- sta den-ata manca intieramente. Egli e propriamente a Tunisi dove si procacciano dall' interao i buoni dat- teri secchi e in grappoli. Buoi. Si puo contare die ne sortano , un anno coll' altro , circa 2CO ; ma per favorire il governo di Malta si e ultiiua- meute otcenuta ua asportazione moUo luaggiore. 260 APPENDICE Zafferano, II zafferano cresce particolarniente sullc niontagne di Gahrian. Qualche anno se ne raccoglie fino a 3o quin- tal!, ma si puo contare un anno coll' altro che se ne asportino ao quintali che costano 13,000 zecchini. La guerra in queste niontagne e il saccheggianiento che la segui ha distrutta una gi'an parte delle piantagioni di zafferano ; ma la pace le ristabilira. In Europa il zatferano di Tripoli , che e di ottinia qualita , sarebbe as^ai piii stimato se non si alterasse mischiandolo coa farina ed olio. L' Alyzani o sia Rohbia ( La Garance de' Fran. ) e un articolo raolto. importance del commercio di Tripoli coU' Europa , spe- cialmente con Livorno , e qualche volta con IMarsiglia. Non e molto che la coltivazione di quesfa radice e stata introdotta a Tripoli, ed h riuscita benissimo. Le sementi vengono dal Levante , e bisogna riiinovarle ogni due auni. Le spugne. II mare che bagna le coste di Tripoli ne fornlscc di una qualita inferiore. Le stiioje , le ceste , i panieri ecc. che servono a contenere la rohbia , la sena ed altre derrate , si fanno a Tripoli di foglie di palma e di giunchi. Questi articoli uniti alle spugne possono montare a circa 1200 zecchini. La soda e it sale non entrano piii da qualclie tempo in com- mercio. Essi appartengono al Bdilir , cioe al Bascia. Egli e a Soara o sia al vecchio Tripoli , circa 48 o 5o miglia all' ovest di Tripoli che si ritrae. La soda e di una qualita inferiore a quella che viene di Spagna. II Bascia la vende a ragione di ^/j di piastra il quin- tal e , e se ne puo calcolare il prodotto fino ic,000 quintali ; cio che farebbe piii di 6000 piastre all' an- no Marsiglia ne tirava buona quantita e serviva spe- cialinente per le saponerie. Del sale Soara puo som- ministrarne qualunque quantita. I Veneziani , gli Sve— desi e gli Olandesi ne hiniio fatta successivacnente r asportazione. I Veneziani hanno continnato a tirarlo di la fino alia fine della loro repubblica. I basti- menti vanno sulla costa a caricarlo. Questo sale e stato riconosciuto di una qualiti troppo attiva per salare le PARTE STRANIERA. 261 carni , ma purgato dalle raffinerie fe ottimo per la sa- lanioja tlelle avinghe. E tuisto assai di sabbia. L' aspor- tazione e stata una volta appaltata ai Veaeziani per ICOO zeccliini veneti ; questo privilegio e cessato. Ora jl Ba8Cia rilascia il sale franco a bordo de' bastimenti per 4 piastre il Caffis di 32 quintali. II carico non costa duDcjue clie il prezzo del sale ; le spese delT im- barco sono addossate al venditore. Eccole , sig. Direttore , i principal! oggetti del commercio di Tripoli co' paesi stranieri. Se tutto cut che richiede diligenza, ardore , perseveranza non fosse al disopra delle viste di ua governo nioresco , Tripoli potrebbe considerabilniente accrescere il prodotto di moiti di questi oggetti , ed anzi aggiungerne di nuovi. Gli ulivi potrebbero essere di niolto moltiplicati , e quelli clie vi sono, nieglio coltivati. II suolo e il cliiua di Tripoli ammettono beiiissimo la coltivazione del bambage ; i gelsi rie- scono a meraviglia e vi si potrebbe introdurre la coltivazione dei bachi da seta ; ma farehbe inestieri di un concorso di circo- Btanze straordinarie per animare un paese cosi povero d' uomini e di mezzi. Piii della meta della citta non offre che ruderi, e case che minacciano rovina. II commercio piu lucrativo di Tripoli si fa cogli Stati del gran Signore , che offre un' uscita per la vendita dei negri. Se ne ritraggono i diversi articoli indicati sul qaadro. I Tripolmi fanno essi medesimi questo commercio , e si vedono di rado negozianti turchi a Tripoli. I negozianti Tripolmi e sopra tutto gli Ebrei hanao delle cor- rispondeuze a Livorno , a Trieste , a Venezia. II cambiamento avvenuto nella bilancia politica d' Europa ha portato de' cambiameuti anche nel commercio degli Siati di Barberia ; quello di Tripoli non puo occupare niolti bastiiueati e il cabottaggio non puo essei'e di grande nlievo. Quaudo esi- steva Tordine di Malta era im po' piu importante , perch^ i corsari di quell' isola impedivano ai Gerbini e ai Tunisini < t trasportare essi medesimi le loro mercanzie a Tripoli ; ma que- sto non ha piii luogo ; bastimenti sotto baudiera moresca vanao •ino in Levante , e Tripoli ne manda al pari degli altri. ( La III ed ultima lettera pel prossimo fascicolo. Si dara in quella il quadro del commercio di Tripoli piu volte accennato in questa. ) ?. . . . B 262 APPENUIOE Estratto rV una lettera da Losanna, II foglio d' Agricoltura e d' Economla delLi nostra citta coniiene , come voi avrete piu volte potuto notare , uiolti articoli di un grande interesse , e la cui niaggior p^rte e stata letta nella nostra Societh e ). — < Mine- ralogin Sul platino, rame e mercurio ; osservazioni del signer Brande ( traduzione dall' inglese ). — Fiska. Osservazioni sopra i raggi ciie compongono lo spettro solare. — Letteratura. II Roniantici^nio. Lettera di U. L. al sig. D. Giuseppe de Medici. Libri diversi. Letteratiira. Corso analitico di letteratura generale ; del signor Lemercier — Istoria Letteraria- Atti della reale arrademia delle scienze. Vol. I , articolo secondo. — PoUrica. Sulle cause ed effetti della Coufederazione Renana. Lettera al sig. U. L. Notizle letterarie. Sciuarcio di lettera del sig. professore de Mattlieis di Roma intorno ad alcune nuove scojertt; del signor Mai. — Notizia de' processi del Cav. Davy per facditare lo svolgimento de' pa- piri ercolanesi del R. Museo Borbonico. — Aiinunzj. Idem^ fa^cicolo 3.° Opuscoli srelii. — Belle arti. Le arti dipendeuti dal diseguo ne' luoghi die oggi foriuano il I'egno di Napoli. Cr)iitin lazioue. — Paleografia. Sidle tre iscrizioni scoverte presso Roserta in Egitto , lettera di Francesco Gianpietri. — Geografia e Viaggi. Norjzia del viaggio in Pale- stina, in Arabia, in Siria el a Paloiira , fatto dal sig. Legk nella primavera del i8i3 ( es'ratto dal Weekly Repertory). Libri diversi. Asricoltura. Tratrato teorico-pranco completo suU'ulivo, del sig. Tavanti (esrrarto dalli BdjUoieca Italiana ). — Farmacoloi>ia del medico EinidJio Cassese. — Medicitia. Metodo di guarire PARTE ITALIAN4. ^67 le malatiie sifilitiche inveterate, del sig. E. Saint Marie, — Toposrafia. Indicazione del piu riiiiarcabile in Napoli e contorni, del cauoiiico D. Andrea De forio. — Istoria letleraria. Atti del!a Societa Pontaniana di Napoli; ter?;o ed ultimo articoio. — ■• Fifo/ngia. Delia prima e principale allegoria del poema di Dante, discorso di G. Marcltetti. Notizie Istterarle, Estratto degli Atti delle sessioni della Reale Accademia delle Bcienze di Napoli; dal 18 noveiubre 1819 al 10 gennajo 1820. Fenomeni osservaci sul Vesuvio , del sig. cavaliere Mondcelli. Invenzioni del sig. De la ViUette pel bagxii caldi. Hauyua della Java di Welfi , del sig. Brocchi. Gas idrogeno zinato , del sig. cavaliere Sementini. Osservaziooi sul rob autisifilitico , del sig. cavaliere Savjiresi. Azione del muriato di stagno su quello di platino , del sig. cavaliere Sementini. Visita di S. A. R. il Prin- ci> e Pieaie di Danimarca. Deposito delle acque termali di Lucca, del sig. cavaliere H Davy. Miir'ato di scda iielle lave di Quarto, del sig. cavaliere Monticelli. Soluzione analitica di sei problenu delle tazioni, del sig. Saiigro. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMB ARDO-VENETO. Elavil Crescon'd Corippi Johannidos sen de bellis Libycis libri VII , edtl ex Codtce Mediolanensi Musei Trivalt'u, opera et studio Petri Mazzuc- CHELLI .Collegii Am/.rosiani doctoris. — Mediolani,, ex Imp, ac Reg Typographco ^ 1820 , di pag. 444 in 4.° , oltje la prcfazione. . . ♦. Ci facciamo solieciti di annunziare 1' edizione di ua' opera classica , non mai finora pubblicata , clie gia da alcuui anni at- tendevasi per le cure del dotto editore. Di quest' opera, e spe- cialniente delP eruditisBiii>a prefazione di 72 j agine che la accompagna, e delle coj-iose note dall' editoie apposte all.i Cto- vannide si pailera piti diffusaniente nei ventuii fascicoli. i68 A r p E N « I c K Dizionario ethnologic o di tiitti i voraholi u<;nti nelle scienzr , arte, e mcstifrl die tnigg(nio orioine dnl grcco , compilato du Bonavilla, coltasusteiiza del professore di lingua grec.a abate D. Marco Aarelio Mahchi. Tom. II, C-D. — ■ Milatio ^ 1820, nella tipografia Pirola , di pag. 460, in 8." Gli editori di questo dizionario progredisrono aniuiosanicntc nella loro luipresa , e seguono il luetodo da essi adoitato di italianizzare qualunque vooabolo greco , clie ne s:a suscetribde , ri-salendo quiadi alia origine di quel nome come se ifaliaao fosse per 6^ stesso. Degna di lode e cerramente la loro fiiira, tanto pii'i rhe inolti articoli si veggono trattati con, atcuno sfosigio di erudizione. Ci fa alouna maraviglia di non trovjire in questo \olume la parola Camiiieo , die pure ad origine greca poteva megho di altrc molte rifcrirsi. Studio di lingua pel fancinllo Italiano. Cenni del- l' avvocato Qiambattista Faustiiio de Filippi — 3Iilano , 1820, tipografia Silvestri. Diseguo deir A. ^ di presentare in qiiesta grauiniatira ( ohe rale puo dirsi di fatto , anziclie uno studio di Lingua) vanraggi niaggiori di f[uelli che dalle altre fin ora conosciute ottengousi , di abbracciare maggiore copia di oggetti senza oinmettere quei principj clie nelle piii pregevoli oi trovano ; di giovare agli intlotci senza annojare chi e gia provetto negli studj; di darci in soiuuia una grainmatica piii precisa , piii analitica, piii chiara , e piii copiosa nelle regole , la quale piii agevolmente conduca alio studio delle lingua straniere , piii facile renda il coufronto colle niedesime , e piu conseutaaea trovisi alia iiioderna uaeta- fisica del parlare. Egli si e studiato certauiente di conforniarsi agli odierni nierodi d' iuse^namento , non intendendo nui cliia- raniente cio cfie egli voglia dirci per metodi di esecuzione ; ed un ordine ed una distribuzione ha introdotto nelle marerie , che le fa proceders naturalniente , e luette V istitutore in grado di discendere alia uiencale situazioue di cl»lui . al quale l' istruzione si vuole coniunicare. Egh si lusinga nullanieno che di potere introdurre col suo libro a sensata criticn , robusta logica ed vbertosa eloquenza., il che qual;>ra avvenga, noi ci congratuleremo ben di cuore colP A. Duolci solo il vedere che nel proemio alcune parole nuove s' incontrino , nella crusca e nei niigliori vocabolarj non registrare , come quella per eseinpio di trasentire c quella ancora pe^gtore di sagomisti. Altri neologisiui ci e •euilirato di ravvisare |)er enrro al libro , come il seiuplicizzare e, siiaiU , eU alcuni modi di dire non usitaci , come per esciiipio PAKTE ITALIANA. 269 che !a scrittufa e un" orma della parola ; il tuono ser'io opposto cl hufo e saltellante ; il tuono di elocuzione tondeggiance ecc. E ci clie V A. noa lia onimesso un lungo articolo sul iiei)li)gismo , nel quale converrenio ben volootien con esso , che scrupoleg- giare non si clebba sui vocab.>li di pistore e di follone-, che si trovano anche uella crusca ; uja uon cosi facihiiente ammetterenao i vocaboli di hulco , di romia , di teinpnrito , di inessora , di meda , di penagrria , di mocnaga e di mnggiostra , e niolto meno quello di Ae//ero per noiiie generico di giojelli , cioodoU , ti-astuIlL puerili e rose siniili. Vediann) con piacere su la fine del iibro alcune buoue osservazioni sui sinoninii e sugli epiteti , snlle voci poliloghe, sui linguaggio poetico, sugli arcaismi, barbarismi ed • idintisnii , sulle lingue straniere , sulle lingue niorte , sulla lingua , universale, sulla stenografia , sulT alfabetu geometnco , e sui linguaggio di azione , sotto il qual nouie egli iutende T espres- iioue di qualuatjue nioviuiento delT aniino fatra per mezzo di un gesto , di ua sospiro , di uno sguardo , interpreti del cuox'e. Raccolta delle m's^Uori fabbriche ^ monumentl ^ ville , autichitd di 3Illano e suoi dintorni. — Milano , 1820, presso Paolo C;avalletti e Comp. in ^.° fig. Abbiamo sott' occhio due fascicoli di quest' opera , con savio avvisamento uirrapresa da un illustre nostro patrizio , zelante del patrio onore , e ben persuaso , come nel discorsa prelimi- nare si accenna , che mentre la tradizione suona per lo piii incerta , e le memorie scritre facilmente penscono , i monu- menti soli ci porgono le piu solenni ed irrefragabili testimo- nianze delle istorie dei tempi. Egli dice ben con ragione essere Milano una delle prime tra le citta d' Europa , che vantano monumenti di eta diverse, •ebbene con tutto il rigore della storica verita non possa aui- niettersi la di lui tesi assoluta, che qui Diocleziano traspor- tasse la sede del romano inipero, divenuta esseudo Milano sede imperiale solo allorche l' impero niedesinio comincio rnise- ramente a dividersi , e Massiiniano stabiii in questa citta la sua residenza. Egli osserva pure con ragione , die alcuni monumenti «opravanzarono all' orrida devastazione de' barbari , e che sparso essendo degli editizj de' Vlsconti il suola Loiubardo , non che delle opere dell' arte protette dagli Sforza ; monumenti si ri- trovano di tutte le eta , i (juali meno illustraii veagonsi per av- ventura che quelii di altre citta dall' arte del disegiio e della inrisione. Egli si e dunque acrinro a riprodurre coll' intaglio i inagiiifici colonnati dell' antichita , le rozze sciilture dei tempi barbari, i magnifici edifizj dei secoli XIV e XV, le e'eganti facci.ite di Bramante , Brauiantino , Pellegrino ecc. , i niausolei innalzati agli illustri principi s guerrien o letcerati , e le opere 370 APPENDIOE de' prodi nostri arcliitetti moderni , che nella grancHBsita e nella elegaiiza spesso si accostarono agli ancichi, e tiualmente alcune dpile piu vaglie e pittoresche ville che adornano i colli ed i laghi del IMdiUiese. Lodevole e certaniente questo disegno , e da quaiito fin ora e stato publ)licaco degua di lode si riconosce pure la esecu- zione delT opera. Ben disegnare ed accurataiiieiite incise sono le stanipe ; chiare , succinte ed erudite talvolta sono le illu- strazioni die le accoiiipagnano ; il teste e impresso in buoua carra e con bellissinii raratteri. Conipaiono nel piinio fascicolo il nionumento I^Iedioeo clie trovasi nella catredrale , il juoauniento Birnghi esistente nella cliiesa della Passione , il nionumento Carelli pure nella catte- drale , e quello di La/iriiiio Curzio , die dal cliiostro di S. Marco e stato trasportato nelle gallerie dell' I. R. Accadeiuia delle belle arti. Nel secondo si veggono i! bellissimo tempietto ad uso di sagrestia in S. Satire , disegnato dal eel. Bramante , del quale si sono esposti la jiianta , lo spaccato , ed in una terza tavola, come si dice nel resfo , i dettigli , le sagome , gli ornati , e parficolanuente i bassi rilievi del eel. niellatore e scukore Ca~ radosso Foppa , finalniente il nionumento di Gabricle Sforza. Zelante del patrio decoro , 1' autore di quest' opera non solo lia attribuito a Bramante la sagrestia di S. Satiro , ma sembra anclie insinuarc tlie inilanese fosse quell' architetto, il die crede e^li provato coU' epitalio del Casio di lui contemporaneo ; ina sarebbe forse stato opportuno 1' introdurre in questo luogo la distinzioue tra i diversi Bramanti. die in quel tempo fiorirouo , e dei quali uno fu certaraente Urbinate. Una sola cosa potrebbe fonnare argomento di alcuna osser- vazione , ed e die proposto essendnsi il vatente editore di que- sta raccolta il lodevole fine di. servire all' illustrazione della sto- ria patria e di quella insieme dell' arte , sembra die egli avrebbe Tiotuto dare ai monumenti da csso esposti un ordine approssi- mativaniente cronologlco , inconiinciando dai piii antidii , pas- sando quindi alie opere dei bassi tempi, ed in seguito a quelle venute dopo il risorgimcnto deli' arte ed alle pui recenti , il die niostrato avrebbe piu cliiaraniente le memorie de' secoli di- versi e le vicende dell' arte medesima in tutte le eta. Inter- pret! noi alcuna volta dei pubblici desiderj , nel tributare al- 1' editore la lode ben nieritata per la convenevolezza del disegno, direrao altresl die niolti avrebbero desiderate 1' edizione in piu ampia forma, onde maggiorniente oampeggiassero i prolili delle ardiitettui-e ; die si branierebbe nella rappresentazione di alcuni monumenti un maggior numero di figure , aOSnclie piii chiara- inente esposti fossero le piante, i laterali ed alcuni dettagli ; che altri finalniente vedrebbero con compiacenza il teste dichiarativo piii ricco in alcuni articoli di quelle erudite notizie, che servono direttaaiente all' illustrazione della storia dell' arte. r^RTE 1T\LIANA. U'Jl Volgarizzamento delle tre prime Pistole dl Skneca : testo di lingua. — Venezia , 1820, nella tipogra- fia Picotti. L' editore , sig. Giuseppe Lazz.ri, ha voluto onorare nobili nozze colla pubblirazioiie di quesro volgarizzamenco , che e uno del liljri sacn della Crusca , piuttosto die di alcuna couiposl- zione sua propria; e merita plauso. Questo volsarizzaiiieiito fu fatto prima del iSiS; e sopra una tradu^ione provenzale : ra- gione noa osservata , lua certa , della introduzione in esso di jiarole e frasi , die nei Trecentlsti si rigiaavdano rouie ore pret- tcj , e ne' nioderni come moneia falsa. Souo celebri presso i To- scani due Codici di questo volgarizzamento , uno della Lauren- xiaiia , r altro de' Guicriardmi ; e uionsignor Bottari stampo il prime nel 1717. Ma qiiesta edizio .e e stata fiitta sopra unCo-* dice trovato in Udine , e die e una copia di quello de' Guic- ciardini; poi regolata supra due Codici, che sono uella Biblio- teca di S. Marco. II sig. Eiiianuele Cicofna e quegli ciie lia jiresa questa cura ; ed egli ha da ^ 1S17, stamperia Bonaudo, di pag. 12 in 12.° Dissertazione sul libro di GioB di Francesco Ri- cardi fu Carlo di Oneglia. — Torino., 18 18, tipografia Favale , di pag. 16 in 8.° PARTE ITALIANA. Ji'S La Cantica^ ossia Dramma profetico rigaardante i fatti eke appartengoiio alia Redeiizione , tradotta letteralmente in latino , e fedclm< nte in italiano , coll' aggluuta della spicgaztoue complcta del re- si.hio di lingua punica conscrvato nel Penolo di Plauto, ed an progetto di pasigrafia e ncomo- gi-afia di Francesco Ricardi fa Carlo di One- glla. — Genova^ 1818, stampcria Bonaudo , di pag, 74. in i:l:' JBcthomi , ossia la prima distrazione di Gerusalemme sotto iVabiiCCodouosor ^ ed insieme piofezia della se~ conda sotto Tito Vcspasiano V anno settanta del- t era volgare. Dramma ricavato dal testo ebraicOy e compros^ato dalla qui ann.es 'sa traduzione Iptte- rale dei Treii del profeta GEKEMi\,c?i Francesco MiCAJiDi fu Carlo di Oneglia. — Qenova , 18x9, staniperia Bonaudo, di pag. 60 in 12.° Saggio snlV antica poesia degli Ebrei e sail' inter- prctazione di una lapida ebrcdca esistente nell'atrio ' dcU Universitd di Torino non intesa fin ora, di " Francesco Ricardi fa Carlo di Oneglia. — To- rino , stampcria Reale ^ di pag. 3 2 in ix" Abrege de la vraie methode de lire ct comprendre Vhe- breu qui a etc perdue pendant la derniere captivite des Jaifs d Babylone et maintenant recouvree par Francois Ricardi^ feu Charles d'Oneille. — Genes ^ imprimerie Bonaudo , di pag. 28 in 12.° Cominceremo tlall' ultimo di questi scritti del sig. RirarJi, il quale sebbeue senza data , puo rendere ragione ui alciini altri di lui lavori. Cvede egli di avere rinvenuto li vero nietodo di leggere e d' iiitendere il testo ebraico , o sia 1' antica liiipua ebraica senza il soccorso de' puuti clie rappreseurauo le vocalf. Tutta r aacLcliica lia nconosciuto che sei vocali dovcvauo avervi a, e , u , f , £, o ; gli ebrei masoreti bauno inrrodotto, coirap- poggio della ragione e del testo , die ad ogni cousonaute si dovesse sottinrendere apposto iino sceva o sia « ; quaiora \.er() Hon fosse quella seguita inimediatameute da una vocale espressa Bibl. Ital. T. XVm. 18 2^4" aptendtce o sottintesfi , e qiialora non fosse finalp. L' nutove cscludendo come spurj ed ingufficienti all.i i-etta intelligcnza i punti ma- soretici , crede di siipplire roll' apposizione , secondo i geue- rali modelli delle deciinazioni e delle conjugazioni di tutfe le huone grammaticlie , rettificate ancora ove occoiTa , dei tre ac- cent! o sia apici detti tnghim , rappresentanti le tre vocali e, u . s. Con questo luezzo egli crede di avere scoperto la ra- gione deir antica pocsia , fin ora , come egli dice, inutilniente ricercata dagli ebreizzanti , e di essere giunto a dare connes- sione ortodossa a tutti i libri della sacra scrittura. Egli si e niosso ad intra)irendere cpiesta fatica sul riflesso clie i ti'adut- tori non sono soveute d' accordo , e persino i nomi proprj pre- sentano con vocali dift'ereati, n>entve soritti sono originariamente colle stesse lettere ; die essi lion lianno atrribuito lo stesio suono alle vocali medesime , leggeudo V aleph per a , per e , per i, per o e per u; che essi hanno anrhe abusato degli ac- cent! aggiunti in nianiera vaga e non uniforme. Egli si e dun- que studiato di regolarizzare V apposizione di quegh accenti, e di scoprirne il valore coll' esanie della declinazione dei nomi e degli articoli. Egli ha spedito aile principal! accademie d! Europa il suo metodo , e per quanto ci e noto, ancora ne attende il giudizio. l>loi ci guaidt-renio dunqiie dal pronunziare anticipataniente su questo argonieuto , tanto piii che note ci sono le contraddizioni sostenute dallo stesso Masclef, autore di un metodo di leggere senza punti , che dalT autore veggiaino seguitato nella disposi- zione delle consonant! , ed il poco favore che ottenne tra di no! coUa proposizione di un consiniile metodo il P. Giovenale Sacchi , al quale si opposero con erudite dissertazioni il signor Gallizloli ed il cav. Bossi , dato allora alio studio delle lingue oriental!. Farenio intanto parola di alcune version! bibllche die 1' au- tore ha fatte seguendo il suo metodo , e non serveudosi che dei significat! coniuni in tutti i buoni vocabolarj ebraici , atte- nendosi nel riniaiiente al testo colla maggiore fedelta ed esaC- tezza letterale. La prima e quella della Cantica die egli nguarda come dramma profetico , conrernente i fatti che appartengono alia Redenzione. Egli ne ha indicati ! personaggi , e ne ha distiuto gli atti e le scene. La prima versione e poetica, ed in alcune ariette tro- viamo alcun poco di mecastasiana dolrezza. Seguono una ver- sione letterale latina, e quindi un artirolo di lettera suU' antica |i poesia e buW arte dramiuatica degli Ebrei , nella quale s' in- serisce una parafras! italiana lirico-dranimatica del canto di De- hora. Per tdtimo si di un progetto di pasigrafia e neoinogralia , che ci spiace di vedere per errore uel frontispizio detta not' vtografia. t I 1*A.RTE ITALIAN A. 27u' Anche del libro cli C'iahbe egli ha voluto formare iin diamnia , e dopo averne distinti i ])eisonaggi , ne espoue nella sua dis- sertazione su quel libro, 1' argomeiito , la coiidotta e lo eciogli-- inento , indicando ancora i corollarj che ne enifrgano.' Siccome delta Cantica egli aveva fatto uua rappresencazione della lle- denzione ; cosi in Giobbt trova la figuia dtl Redentoie, e. nel can.o del profeta Abacuc una fedele descrizioue del giudizio universale. Egli ha pure dato una parafrasl in versi del terzo capitola di quel ])rofeta e del sahuo 68: Exurget Deus , ed una ver- eione letterale latina di tutti i ealmi , le quali cose tutte , I come egli dice, servouo di confenna al di lui nietodo di leg- gere senza punti. Parlerenio per ultinio della Bethomi , o sia della prima distruzione di Gerusaleunne sotto Nabuccodonosor. Questo e im drauinia clie egli ha con grandissiuia faiica rica- vato dal testo ebreo , ed in prova ha egli aggiunta nel volume medesiuio la ti'aduzione letcerale dei treui del pi-ofeta Geremia. Altra prova ne ha egh fatto nel saggio suU' antica poesia degli Ebrei , esponendo il quinto ed ultimo capitolo dei treni sud- ' detti neir originale , e nducendolo in poesia coll' inserire tra le lettere ebraiche le vocali nostre infranimezzate. L' iscrizioue ebraica esistcnte nell' atno dell' Universita di To- rino sembra Ictta ed mterpretata ingegnosamente ; ne altri- nictiti potrebbe leggersi, non trovaudosi a tutta prima ebraiche I le parole per essere scntte scnza distinzione tra una ed altra I voce. Se 1' interpretazioue e la parafrasi delT autore potesse am— I niettersi, risulterebbe essere questo 1' epitafio di un iiomo detta [ irhffet , virtuoso e peniteute, il quale in vecchiezza si lascio se- durre ed abuso della »ua dottnna per pubblicare 1' empieta. i Noi abbiamo piu volte veduta quella laj^ida, eadii'vero, come molt' alfre di quella nazione che nei lapidarj s' incoutrano , non I ei e sembrata jjtr la iorma de' carattcri molto antica , cume 1' autore stesso ha in line riconosciuto , ne meriievole di niolti Studj per otienerne 1' interpretazione. Alcune consimdi iscnzioni in uiarmo trovansi nell' ospedale di Lodi, cola ridotfe per cura deir egregio sig. Cavezzali , e queste pure non contengono se ron epitafj strani , talvolta ancora capricciosi ei sempro incou- cludenti per la storia egualmenre die per la fitologJa. Koi desideriamo die il sig. Ricardi , il quale mentre appn«- siouato vedesi jier la letterdtura ebraica , e degno per (ji:esto di lode, iutimamente mosrrasi persuaso della rettiiudine e della genuinita del di lui metodo di lei:gere senza piuiti , octenga il sutlragio dei dotti onentalisti d' Italia e d' i)lfrenionti ; giacclie confermato dill' autorita loro , potrebbe quel nietotlo nuscire dr grandissima utdita, e facilitare e promuovere lo studio di un.i lingua aotiohissima ed iniportantissini:\ ,, siicome (jtiella in cui. ^ scntto 01 iginalaiente il resto dei libri sacri dell' aiilico testa- Jjiento. 27^ APPENDICE STATIPONTIFICJ. JS'otizle della vcnuta in Roma d'l. Caiinto TI e dl Cri-tiano I re dl Dtudmarca negli aniil 1027 e 14^4, e dr. Fcderigo IV, giunto a Firrnze' eo/i anirho dl venlrvl nel I'-cS, niccolte da Francesco Canceluepi , ia occadone dclla faustls.iima per- manenza in Roma delle A A. RR. il prlndpe ere- ditarld di Danimctrca Crista no Federlco e Caro- lina Anialia sotto II nome dl conte e contessa dl Oldemburg^ con la hibllotcca degll scritlorl delle cose Danesl. — Roma, 182,0, In 4.^, presso il Bourlie. Con quella profondita cli erudizioue di cui ba daro taute pvove r A. nelle iuoUi])lici sue opere e in questa illustrato 1' avveni- meuro dell' arrivo in Koma de' re Danesi Canuto il e Ciisiiauo I. Caoiito parti d' lughilterra, soggetta al siio luijierio, si trasferi iu Daiiiuiarca, iiidi si reco a Roma lu peliegriiiagaio (oh b«au teiupi ! ) per laredenzione de' suoi peccati , a\eodo iuteso dire daisapienti, come egli sresso dichiara m una lettera addrizzata agl' luglesi , clie S. Pietro apostolo ricevette da Pio il potere di iegare e di sciogliere , e che tiene le cliiavi del regno celeste; cluvigeruin- que esse resni caslestis. Soddisfatto questo desiderio , e toruaio ue' suoi doujinj cooiando ai suddiii di pagai-e le deciuie , e di speUx'e a Pvonia il soldo . che gl' luglesi so'evano annualpiente pagare sotto il titolo di denaro di. S. Pietro. L' A. coglie qui occasione di ragiuiiare a lungo in una uota intorno a questo tributo , e mostra clie in antico oliVi\aiisi alia Chiesa vouiaua in- tieri regni e priucipati , e clie s' iui)iedivano con questo espe- dieate giieme ed invasioni faceudosi soveute scrupolo i sovrani d'invadere ftiadf del pontefice. Cio lu praticato piti volte dal- r Ingliilterra. Soao discordi gli scrittori mtorno all' anno in cui quel Canuto venue in Pionia : alcuni dicono nel io33, ahri uel 1027. L' A. doj o uiulie cntiche disquisizioui si attiene a quest' uliiuia sen- teiiza. Quanto a Cristiano I , questo monarca fu niosso ad intrapren* dere lo stesso viaggio nel 1474 da un' luteuzioue egualmente pia , per soddisfare cioe ad un suo vote : i costuuii non es-> senJo alloia cosi seuiplici, se ue venue in gran trrno , e coa njagmlicenza fu ricevuto. Essemiosi canibiari i tempi e le circostauze da motivi di re- li^ioiie non pote essere sriuiolato Federico IV di trasferirsi iu KoAia uel 1708. jy.a quesia gita non fu recata ^d efi'etto,,e giunto a Firenze volto strada e ritorno ne' euoi Stati, Dices! che r\RTF. ITALIAN. \. 277 HP fa persuaso dai cortigiani , i qiiali temevano clie la sua co- Bcienza potesse essere niessa a qnalclie forte sTetta in quella rapiialt; d'el niondo cattolico. Solaiuente na persoiiaggio della famiglia reale prose&,ui LI viaiigio , e si condusse in Roma nel cai-jiovate del I709. Sul proposito del cavnovale steude l' autore una nota Ovve dichiara l' ovigiae della masclieva del Pulcinella j ed tinBovera gli scritrori die ne haano parlato. A questi poteva aggiLuigere Giacojiio Vitrorelli , poeta ancora viveate , che com- pose' un grazioso poeinetto in ottave sdrucciole intitolato i 3IaC' Caroni , di cui il Pulcinella h protagonista. L' opera tennina con uno '^pedinen hibliothecae scrlptorum re- rum Danicaruin ordine chronolosico digestae , o\'e con moltissimo studio si vegistraao da circa 200 opere , le quali illustraao la storia, le leggi , la letteratura , la biografia della Danunarca. Neir articolo della boraaica doveva easere rammentata la Flora Danica dell' Oeder. REGNO DELLE DUE SICILIE. Ritratti poetici di Agatino Longo , catanexe. Parte seconda che comprende gli oratori e i filosofi. — • Catania, 1819, in ^° piccolo^ dai torch] dell U- niversitd. La prima parte , di cui a suo luogo abbiamo gia dato ragguaglio (t. VII, p. 346) contiene i ritratti de' poeti. Gii oratori e 1 filosofi sono in altrettanti sonetri drlineati in questa secouda , e riduconsi ai seguenti : Aleiubert , Archiniede, Anstotile , Bacone , Bonnet , Bossuet , Buffon , Cartesio , C'cerone , Coperuico , Deiuostene , Emj'edocle , Filangieri , Franklin, Galilei, Kant , Leibnitz , Lin- neo, Jlacchiavelli , Malebraiinhe , Massilon , Newton, Platone , Rousseau G. G., Socrate e Spallan?ani. Sotto due aspetti vo- gliousi cocsidecare couiposizinni di siniil fatta , sotto quelio cioe della soniiglianza del ritratto , il quale debb' essere tale , clie senza indicazione di nouie , di patria , e senza vcruna'glo- ga , si raffiguri di botto da clii conosce la stovia letterana ii soggetto che rappresertta , altrimenti 6i f areggerebbe alle ]iitture di colui che scriveva sotto ai suoi quadri questo e un altera , questo e un cavallo. L' altro aspetto sotto cui debbono essere esaminare siSFatte opere e quelio del uierito poetico ; e questo non puo andare disgiunto dal priiiio quando \ool,asi fare una coniposizioiie istruttiva iusieme e ]/iare\ ole., Se si dovesse usare indulgenza verso il difetto cfi una di queste due prerogative, siauio di avviso che per voto gener^ile non si Ubevebbe verso la poesia , poiche uial si soilVono L cattivi o i niediocri versi , qualun que siano i aentiuienti che essi raccLiudonp , i quali uon appajono belli se uou cbe in quauto che souu bene esposti. 178 APPENDICE - ■^■- Hill Kispetto alLi verita de' rirratrl , I'A. lia saputo niolte volte af- ferrare i tiatti cniattPiMstiri de' siioi protagonisti , ronie sarebbe in qiipllo ili Alembpvt , di Bacone , di Buffon , del Galilei, ma in alcuni aitri potreblte taluno avvisavsi clie siasi usata uua ma- niera troppo vaga e generale , e talvolta anche iufedele. Di qupste raende potrebbero essere singolarniente tacciati i ritratti di Platone e di Rousseau. Dell' eloquente paradossista , e del niisautropo di Ginevra appena viene acrennato il vigore dello stile , e oonie di un distruttore delta fede si conchiude che la i-eligione , la virtu, la coscienza e 1' onore vietano che si ab- bia a versare una stilla di pianto suUa sua touiba , cose tuttf? clip si potrpbl)pi-o egualmpnte dire di qualunque scrittore che si volessp rappreseutare ribaldo. Platone e raffigurato come uno che travede la verita fra le tenebre , ma che ideando a suo niodo uno state civile combatte la natura ed atterra il pudore. rcichi a questi tratti saprebbero riconoscere quell' antico filosofo che fu tanto raeditato ed encomiato da; padri della Chiesa. Per quanto spetta al merito poptlco,se i versi non sono stm- pve sostenuti , se le frasi Don riescono sempre di scelta elegan- za , se qualche volta lo stile e languido e sparuto , non si potra dire alnieno che sia contor.to e ricercato. Immune da qupsti di- fetti , e nello stesso tempo fedele ci sembra il ritratto di Kant , autore di quella filosofia che chiaraano trascendenlale, Nel Borussico ciel dove sovente Stride di nembi indomita procella , Sorger veggo un vapor , che ognor novella Forza acquista da lurida sorgente. L' Orizzontc teutonico repente Cuopre , ed ingombra region si bella, Si che io gia uiiro iu questa parte e in quella L' articlie stelle ottenebrate e spente. Fioca luce talora ed indistinta Da quel nembo traspare , abbenche sia Dalle dense teuebre oppressa e vinta. Ox- fia che Italia per suo turpe scorno Voglia niai preferir notte si ria A f^uel clie su lei splende amico giorno ' PARTE STR\NIERA. 279 ..> -• ^ CO RRISPONDENZA. Leitera del sig. pro/essore G. A. Giobert al signor AcERBi, direttore della Biblioteca Italiana. , In uu gloraale francese ( Revue Enciclopedique , torn. 3 , pag, 583) io leggo il segueiite articolo, clie certaiueiite e stato esrratto da qualche giornale italiano , ch' io non lio veduto. ^..Vtrone — Metalluugie i JMonsieur Bariuossi a decouvert Tart de readre aux cloches felees leur premier son, sans avoir besoin de les refondre. Dans differents endroits d'lfalie il a deja eu roccasion d'appliquer tres Iieureusement le proced^ dont il est Vinventeur ». Se qutlli i quali si destinaiio a una professione cominciassero , come Io debbono fare , dallo studiare T origine , i progressi , la storia della loro arte , niolte cose a trovarle quali si affaticano , sarebbero loro notissime. Cosi i fonditori dt cauipane , saprebbero tutti come senza rifarle , si possa rendere ad esse il suono primitivo , e clie quest' arte praticata da niolti secoli non piii rimane a discoprire. La descnzione di questa maniera si trova in un libro troppo dimenticato e dai dotti e dai letrerati , nia che pure e uno de' piii oaorevoli per 1' Italia, perciie oltre le altre cose di cui tratta e il primo in cui le cose tutte di metallur^ia e di doci- mastica sono state sistematicamente trattate ; poiche cjuesto libro e anteriore a quello che abbiauio sul proposito da Giorgio Agri- cola. Io sono stupito che non sia stato coiiipreso da codesto Si'lve- etri nella Biblioteca scelta di opere italiane , classe di scienze ed arti , nella quale poteva far corpo con V arte vetrai-ia del Neri. Questo libro e la Pirotecnia di Vaauccio Biringoccio Sanese , opera che a' suoi tempi ottenae il titolo di divina, e ch'e il piii complcto trattato delle arti chiaiiche che si agglrano scpra i metalli. Ecco cio che a riguardo dell' arte di rendere alle caiupane rotte il suono di prima , si legge nel libro sesto , al capitolo XV che vi i destinato e che e cosi intitolato. Ordine et luodo di saldare le campane sfesse. a Appresso alle sopradette niaterie , per parermi cosa ffoco usata , ingeniosa e di molta utilita, vi vo' dire il modo del saldare le campane sfesse per le percosse del troppo gran battaglio ; o per Io straordinano e sforzato suonare ; quali spesso nell' orlo , nel core o in altro tuoco si vanno sfendendo ; et per tali sfen- diture perdono il suono ; anzi non altrimenti il fanno , che ceriL tegolacci di terra percossi -, che e vcraiiiente uua pieta a vedei' 280 A P I' K N D r C E" qualrhe volta una c.iitipana bella er buona anzi pevfftta , faUa con raato travaglio ec spesa , ec per si piccola cosa , doversi pordere e per volerla di niio\o rifave jnuhe voI'.k v' ha duppio danuo-, sen/a' avere r-amiiana; anzi bene S)iesso li patron! d' esse per tal tiaiore , o per ounsulerare alia graudezza della spesa , o per Qpn aver da possere soj | lir ai cal , et alia guai-dia , ec a uiolre,altre cose (he vi btBOgnano , molie volte )'er aban- donate le lassano ; er con cpiesia via del saldar si sicuri d' haver la cainpana niedesima , et diminuiscouo T im-.)niodita et la spesa e possono anche sperar , che la ntorni nel suono alia perfettione di prima. » Hora a voler far qiie?to havete da forniar dentro la campana di vantacsio dove e '1 sfesso, e fatta questa forma grossa quanto vi par, et fortificata per ognt caso con tre o quattro verghette di fexTo , e ricotia la metterete al suo iuogo dentro stuccaudo bene ogni estreaio con terra uiolle , di poi i' einpirete deila campaua tutto il vano di terra trita alquanto humida ben cal- Cata , e la metterete in una f.issa cosi actoncia a jacere soiter- rara , lassaiido solo seoperto la sfenditura 60i>ra della quale si adatta una maiiica che pigh le fiamnie d' una fornacetta, e che la porti di sorte die battiuo sopra alia sfenditura di j iiuio ; « tanto ve le continiierete , che iion splo scaldino la campana in quel luoco , uia la uiollifichino , facendoli sopra alia sfendiiur a una volnciuola et uno spiracolo a\anti che sia volto in su, dove le fiamnie eschino , e cosi con questa via essendo la cam- pana condorta dal fnoro in bianco , e disposta in quel luoco , dove le fiamme batreno ,' a liquefarsi , con un ferro la toccarete et rrovando ch' entri nel metailo la jionta , pigliarete alquanto di liietallo fuso in uno crociuolo o in una cassetta , e per la borca della uscita delle fiamme della manica v' el gittarete sopra, e di nuovo lassarete li due meralli ben scaldare, e bene unirsi insieme. Di poi c[naiido vi jjarra farere allrntar il fuoco , et a poco a poco la lassarete freddar , et fredda trovarete la vostra campana salda. Ma quel luoco, che avrete saldo , sara alquanto piu grosso rispetto ai piu del nietallo che vi meiteste , del quale con la forza di scarpelli levarete il superfluo , e la re- durrete a buona forma; et cosi haverete ritomata la campana de uu jjezzo non alrnmecti sara che se regittata fosse, et dt suono nella bonta di pi'iuia, come la ragione et la sperienza \i dimosti'era » . La mauiera non puo essere piu chinramente espressa; se non che nella edizionCi che ho sort' orclao ( ch' ^ ima delle ultime , e di Vinee.ia }.er Comin da Trino di ]Mnnferr;ito iSSg) , aggiunge alia chiarezza ima elegante no, ma esatta tavola innsa in legno, che ben rappresenta e la fornacetta, la manica, e la cauipaua. Torino il 24 m^rzo 182.0. .Jl'-iV.t PAETE ITALIANA. 28 1 Lettera di un dilettante dl teatro al Dircttorc della BibUoteca Italiana. Signore , L' urbanira ron la quale mostiMfe nel vostro proeuiio per r anno 1820 di volere acco£;licre gli avvei'tliiienti til quelle in- voloufarie oniiggloni clie vi sono sfiiggne in qae'l lavoro , mi rencle arclito fer suggerirvene appimto una che riguarda F arti- colo del Teatro — Voi avete' detto clie la niusa coniica del C. Giraiid tare da qualcbe tenipo , e che fta le di lui pro- duzioui reatrali si puo riguaidare come la niigliore quella che porfa 1 er titolo I'/^jo jieW iwbarazzo ; foioe voi ignoi'avate che uel decorso auno 1819, di cui appiinto compilaste 1 fasti, il C. Gi- raud eiasi riprodotto al imbhlico cou una novissiiiia comiuedia inntolara La lotteria di Culnbuono , la quale fu pei- la prima ed ultima volia rappreseutata in Firenze sotto la loggia delta dei Lanzl con molta soddisfazlorre deti' autore , che la puo riguardare a giusto motivo come il siio Capo d' Opera. Non parlo del modo con cui fu accolta dal pubblico, giacclie nelle commedie di que- sto nuovo genere fatte per piacei'e piii ai comici che agli ascol- tauti , il pubblico noa puo esaere giiidice couipetente. Voi ignnravate al certo tulto questo, perclie altrimenti, tacendo deir Ajo neir imbarazzo , avreste trovato nella Lotteria di Col- tibuono un soggetto piu degno del vostro stile , e della vostra cloqiieaza. Sono , ecc. Il priuio niarzo 1820. A N N U N Z J. II sig. Giorgio Jan, professore dl botanica neU'Uni- Tersita di Paraia ha puV)])licato la seconda centiiria della s«a flora Itnlice supcrioris, e le due prime deW Hr^rbarium portatile Piiportianio i nomi delle piante in esse centu- rie contenute. Rerbariam teclinico-georgicum. — Plantce tinctorice. CzNTVRIA I. , TuEGHiNO. LiTHosFESMUM officinale L. CoRONiLLA emerus L. Valantia cruciata L. Croton tinctoriuni L. Pbunvs padus L. Mercurialis perennis L. Hieracivm pilosella L. Meljxpybum anense L. Coreopsis, vertieillnta L, ' Rosso. Ep^onymvs eurnpcea L. ■iifQVSTRVtt vulture L, Asperula cjnunchica L. 28a APP£NDIOE AsPEnvLA tinctoria L. Galium verwn L. mollu'^o L sylvaticwn L, borcale L. CBiVT^t7«ii< yacea L. '• Othonna cheirifolia L. Carpi N us betulus L. CoATrJtiy^Bf^ polygonatumL. Cljnopodivm vulgare L. Evs'A tinctoruin L. Tmlaspi bursa pastoris L. LiTiiosPERMVM arvmse L. Erysimum barbarea L. OiV05jV^ fchioides L. Geranium snnguinewn L. Staphilea pinnata L.- -^^ .*i' Genista tinctoria L. Co;!iVC7s inascula L. - /.i^MM-M pilosa L. Nero. avw tK^Mi\'Tirri£/s vulneraria L. Lycopus europceus Ll'.'i^'v,''' riLAr,o arv^nse L. Daphne Cneorum L. SpiRJEA uhnaria L, Scorzonera humilis L. PoTEXTiLLA argentcu L. Melia uzedarach L; Scutellaria gaiericulata L. Lathy Rus aphaca L. GlALLO. PffiLLYREA media L. Circjea luteliana L. Crocus sativus L. Prunvs avium L. Cratmgus monogyna Jacq. Pyrus communis L. Leonurus cardiaca L. Lepidium latifolium L. Amorpha fruticosa L. Lotus hirsutus L. ' corniculatus L. JJiERAciuM umbellatum L. Serratula tmctoria L. Br DENS tripartita L. SoLiDAco semporvirens L. Ci7JT,«Gtrs oxyncantha L. Anemone nemorosa L. C ALT HA pulustris h.'-^i '^"l T^jv/^/?/x gallica L. JOV.'JV.i*' Ty^jtftrs communis L. k-xr-fe-Ai Spartium junccuin L.^vsv, iv. ScANDix pcctm L. sfHiisn. Antjiemis tinctoria Ll'iR'jt^ Aster amellus L. SoLiDAGO canadensis L. RiNANTHus crista galli L. Vitex agnus castus L. Trifolium agrariwn L. C^z,xt7Ar^ vulgaris Salisb. CoRYLLus avellana L. Verde. B ROM us secalinus L. Rhamnus frangula L. Chxrophtllum sylvestre L. Prunella vulgaris L. Rhamnus catharticus L. Pulsatilla vulgaris W. Ea. Bruno. RuBus fruticosus L. Frag aria vesca L. Ballota nigra L. Senecio jacobcea L. PvLMONARiA angustifolia L. i officinalis Philadelphus coronarius L, PiNQUicuLA vulgaris L. Polygonum aviculare L. Inula dysenterica L. Thuja orientalis L. a • Hippophe rhamnoides li. Sancuisorba officinalis L. Lysimachi A vulgaris L. V I BURN UM ■ lantana L. • - j • i opulus Lj ,,j\;f4 Ai^»r PARTE ITALIANA. KelampybuM nemorosum L. Phvnvs mahaleb L. Thlaspi atvense L. "" ' ^ OjfONis natrix L. aSc ceraiui L. SoLiDAGO virgaurea L Herbarium j}ortatile. — Plantoe Alpince. CT u.l:,C^NTURJA I. Vkronica aphylla'Jj¥^^ saxatilis L. > uiu/. Valzbiana tripteris L. Veronica alpina L. VALERiAifA montana L. • saxatilis L. Eriophorum alpinum L. Nardvs stricta L. Agrostis alpina Leyss. Phleum alpinum L. Po>< alpina L. >tr£;.v^ scheuchzeri AlUoni. G^L/c; iif austriacuin Jacq. JiV^Dflos^CE chamaejasme Wulfen. Mrosor/s alpestris Hoppe. Androsace villosa L. — - lactea L. Primula auricula L. farinosa L. — — integrifolia L. Campanula barbata L. TsEsiuM alpinum L. Viola bifiora L. Gent I AN a acaulis L. verna L. Amarella L. — — nivalis L. pumila L. utriculosa L. BuPLEURUM angulosum L. Athamantha cretensis L. Lasebpitium peucedanoi" des L. pHELLANDRivM mutelluia L. JuNCUS Jacquini L., Vacciniom vltis idaea L. ToFlELDiA palustris Willd. Erica herbacea L. MoEHRiNoiA muscosa L. Daphne alpina L. FiHODODENDRON ferrugi- neum L. hirsutum L. PoLiGONUM yiviparum L. Pr^oiyJ uniflora L. Saxifraga mutata L. aizoon Jacq. stellaris L. caesia L. rotundifolia L. autumnalis L. androsacea L. SiLENE acaulis h. Saxifraga muscoides Wulfen. Saponabia ocymoides L. AbenabiA ciliata AUio;ii. laricifolia L. Silene quadrifida Jacq. > Abenaria austriaca Jacq. ^ Rosa alpina L. Dbias octopetala L. PoTENTiLLA aurea L. Geum montanum L. i?^A^ i/ivcyi. t/s montan/^i Willd. Helianthemum oelandicum Willd. En. Pediculabis verticillata L. Ranunculus alpestris L. Lin ARIA alpina Willd. Eii, v Thymus alpinus L. iTHw^d Stachys alpina h. .!--.<» trifidus L. .!l»i<\j Satureja r.upeitrii WulCea,^ 284 A P P E N U I O Ji ScvTELLARiA alpina L. . Senecio abrot.anifoliiis L. KebiVEba mya^roidcs MeJi- Gnaphalivm IcoiUopodium cits. Lepidivm alpinwn L. Drab A ajziuiles L. AiiABJH nlpnia L. Hedyi^arom ohscurum L. Thlaspi alpcstrc L. AsTUAGALus montnnus L. HiERACiUM idp 'Stre Jacq. • aureiiiii Villars. aurantincuni L. Jiicqutni Villars. TusfiLAGO alpina. Aster alpinus L. Lam. DoRiONtcuM niistriacuin Jac. Erigeroiv alpiiiuii L. Achillea ClawnncE L. ■ atrata L. Pybethrvm alpinwn Willd. Orchis niij^ra W. . albida Swavtz. Ophrys monurchis L. odoratLsslina L. Betula ovnta Schrank. Salix herbacea L. retusa L. Herbarium por tattle. — Plaatce Vcrnales. Centvria II. Veronica proecox Schmidt. • prostrata L. PiNQVicuLA vulgaris L. PoLYPOGON monsprliensis Desfontaines. FisTVRA ciliatn Link. ScHOENVS niiiricans L. Crocus lineatus Mihi. Valantia glabra L. Valeriana dioica L, Plant AGO cynops L. PuLMONARiA ans^asti folia. VAiLLANTiApedemontunaBel- lardi. PvLMONABlA officinalis. Lr cop SIS pulla L. Primula ucauhs Jacq. veris L. Viola hirta L. lactca Smith. persicifolia Roth. • rupfstns Sch^nitlt. Andro-^ace- tnaxiina. L; LoNicERA caprifoUuni L. Vinca minor L. Staphylea pinnata L. Viburnum opulus L. lantana L Ornitiiogalum villosum Bie- bersteiii. sylvaticum Willd. CoNVALLAjJiA pofygonatum L, SciLLA bi folia L. Erythronivm dens rnrnis L. MuscARi roTianum W rucemoswn Willd. luzuLA camp^stris W. Ea, Narcissus pr>et,icus L. CONVALLARIA inaydis L. Chlora pcrfoluira L CONV ALL ARIA blfjU.l L. D PHNt laurenli L. Avoxa noschatrlh na, L. Saxipbaga tridartylites L. CALtuNA vul'oris Salisb. Saxtfbaoa pulbif rn. Cerastivm iirvffist' L. bracliypctaluiuD fsportes »6Jt3J9i:Cl ,iiaa.}/. PARTE ITALIAN A. 185 CerAstivm vuljatum L. viscoswn Smith. — C. ovale Pers. SiLENE italica Pers. viridifl^ra L. Arenabia trinervia L.. StellAb: A lulo'tea L. EuFBORBiA peplus L. fragifcra Mihi. Philadelphus coronarius L. ToTENTiLLA vema L. opaca L. -^ oZ6n L. Cow^flPAf framrioides Roth. Pulsatilla vuharis W. En. ■ pratensis W. Ea. Anemone nemorosa L. ■ ranuiLculoides L. HsLLEBORVs viridis L. fcetidus L. hyeinalis L. FlAnoncvlvs ficaria L. ■ parviflorus L. ■ falcatus L. Adonis virnalis L. C ALT HA palustris L. AjuGA rtpmns L. genevensis L. Digitalis lutca L. _ Lamivm aiiipl xicaule L. u^xrsspiif montimum L. — Thlaspi pirfcliatwn L. alii actum L. **' 5/srjv/5if/f7Af polyceratium L. C^/fOv^jif/A'^ hirsuta L. Ababis tha liana L. Dbaba verna L. muralis L. TuBBiTis patnla Ehrhart. Thlaspi saxutile L. Ababis turrita L. ■£■£/' DivM pctrcewn L. LoTvs corniculatus L. Astbagvlvs monspessulanus L. Polygala arnara L. t/i£x europcEus L. Obobus vernus L. Genista gerniunica J+. ■ f/#u5a Wild. . F/c/yi lathyroides L. sordida Wahlst. et Kit. ■ segetalis Thuill. TussiLAGO petasites L. far far a L. Obchis pallens L. ■ vurifoata L. ERRATA. — Tomo 17.° Pag. 423 Ijn- l3-)4 Pernicotti .... Premarti « ivi » J 7. Pietro Montani . . . P erluigi Mont.-marl » 424 >> S''. il cav. d'Assincourt . . il rav. d'Ag-noouT-t » 461 » 3l. neir urero dell'Auqua . iiell' nrto rlell'acqua j> 470 dopo r articola necrologico del ra.v. Seka~tianc> Canierzani le;- ga«' : Bnrroni Paolo di Voghera cavallere ilelln Speron d" -.ro pilture riuomato. Egli era I'en.-ioaato da S. M. il Re >ii ?ar— degna. Mori il 25 .nposto l8ii), nell' eta d' a*ui 70 e niesi 8- Tomo l'6° » 40 liu. 17. Bianchetti ttaxta AkWh. rl.,- Bianchetti detto esempUre d'e- r|uenzvi e-teinporanea del li- /oqiienia estennicran^a dci li- bri e dell' entuf lasmo . . bri tratto dell' eotoriasimi » 4a »• II. Invece delle parole: contradrleifo ne' svoi diviiamcn'i daW accademico Eerro , si legjja : P accademico CioVunni Ferro tratto il qneiito : se la yindemmia doveise ossiiggctiarsi a. Ugge di tempo , e sostenne contra il parere di a'.tri acca- demiri V n^'emutiva, Milano, daW I, K. Sfainperia, G. AcsEEl » Direttoie. Ossen'azioni mateorologiche fatto aW I. /?. Osservatorio di Brera. 1820 MAGGIO. M A T T 1 N A. N — Oj 4) U - ^ is J3 ponriin 27 9,0 37 9,7 27 10,8 27 9,3 27 7,c 27 5,8 27 8,0 27 9,0 27 10.6 711,8 28 0,0 27 11 3710,4 9.8 _9,8 37 9 27 9,3 27 9,0 37 9,7 27 ii,S 27 I ],5 27 10,(1 27 10,2 27 10,8 + 27 10,7,+ « a Stato del cielo. 9,0 9,0 6,0 9,8 37 10,3 + 27 9,0; + 27 7,5 + 27 6,6 27 5,o 27' 5,8 N E N...E N ON IS O N E S ] N E • N N E N...0 N E oso . £ NE N E 0...E O £ N i N O Nebbia, ser. Neb. ser. . nuv. Sereno. Nebbia , eer. Nu. poc.pio.pr. Nu.ne.po.pi.pr. Sereno. Nebbia ser. Nuvolo, ser. Sereno. Sereno. Sereno. Nuvolo , ser. Nuvolo , ser. Ser.la.e pio.pr Sereno. . . nuv. Ser. nebb. ser. Ser. nebbioso. Sereno. Nuvolo , piog. Piov. nuv. roll. Nebbia, sereno -E Piov. nu. ser. Ser. nuv. ser. Sereno. Sereno. Ser. nebb. ser. Nuvolo , ser. Nu.se.po.piog. Nuv. neb. rote. Sereno. Sera. {.oil. lin. 37 8,8 27 10,0 27 9,2 27 6,3 ~6;6 27 8,c 27 9,8 27 11,0 27 11,8 27 11,6 27 10,2 27 9,6 27 9,0 37 9,2 27 8,9 27 9,0 27 8,8 27 10,3 27 10,6 27 10,9 27 jo.c 37 10,3 27 io,6 9,2 8,c 6,8 4.7 5,3 6,8 + 16,2 + 11,3 + i3,o + 141O + 11,7 + '4,o + i4i3 + iG,8 + 17,3 + 17,7 + 19,0 + 20,5 + 21,3 + 21,3 + 21 + 20,6 + 19/J 4- 18,6 + 19,6 + Ml*"' + 17,6 + 18,8 + 18,5 + 19,2 + 19 + 20, S + 31,0 + 20,5 + 18,0 ■i 18,4 + 18,1 Stato (lei cielo. s O N E E S O s o o SOS S £ S s o S E S S E S0..0 S O N E N E S E S E S E O S O N o Sereno \ nebb. Nuvolo, sereno Sereno. Ser. nuvolo. Nuv. piovoso Nebb. sereno Ser. nuv. ser. Sereno. . . nuv Neb. nuvolo, Sereno. Sereno. Sereno , nebb. Sereno. Ser. nuv. ser. Sereno. Teni. nuv. ser. Neb. nuv. aer. Sereno , nebb. Ser. nuv. p. got. Nu. teni. piogg. Nu. ro.poc.goc. Nu. se. teuii pv Nuv. ser. nuv-, Nuvolo, ser. Ser. nuv. ser. Ser. nuv. ser. S'^r. nuv. ser Ser. nu. ro. tu. Poc. pio.. . ser. Nu. ser. te. pio. Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. c,o minima » ^7 " 47 media - • " 27 » 9,11 Quantita di pioggia poll. 4 lin. 5,33 Altezza mass, del term. +21,3 minima + 6,0 media +i5,li BlBjQiPXJBC: A IT AtlANl liElirERAT^RA ED ARtl LIBERALI* graiS-Or de1t,.Semmario., Vol. 2 i/i 4.° grande fig. •ft... . -;jj. ■ :' i ■ X-' 4 lungo tempo si aspettava in Italia una edizioiie del sublime eaniore di Zawa, che degna fosse di queir esimio poeta , e degna ancora delia patria che egli aveya. tanto onorata co'' suoi scritti ; e gia da alcuni anni parlavasi dellardua impresa assunta dal prof. Antonio Marsand di formarne , illustrarne. ed adornarne nnia edizione , che soddisfare potesse r aspettaziftne dei'liettefati.- Questa e liaalmente ve- nuta in luce, e sebbene diphiarata gia siasi a favore della rnedesima la comune opinione dei letterati e degli„uoraini..dotati dibuon gusto ', tuttavia crediamo del dovere nostro di fame speciale menzione , onde renderla jjiii nota agli amatori del vero bello e darne altresi iin*^ idea a coloro, che abbastanza fortunati non fossero, per poterla acquistare ed averia libe- ramente alle niani , essendo la rnedesima di xm prezzo proporzionato alia raagaificenza della esecozione. ■A' i''*i . a88 LE i!n\n<; Sotto due aspetti dehbono consuleiarsi, a nostro avviso , le cdiziom di questo geiicre : sotto quello del materiale , o sia della niecciinica eseruzkme deir opera , e sotto quello del formale, o sia delle cure ingegnose che costituiscono il merito intrinseco deila ristampa. Dal lalo del materiale presentasi questa edizione con tutti i carattcri di splendidezza e di lusso. For- ma grandiosa, carta sctltissima, bianchissinia, ci- lindrata ; caratieri nnovi , bella disprsizione delle pagine, margini aniplissinii ; questi sono i pregi che si ravvisano al primo aprire diel libro. Ma questo non e tutto ancora. L' edizione e arriccliita di al- cune tavole in rame, preziosissime tanto per i sog- getti che rappresentano e gli originali dai quali sono pigliati, quanto jser Y intaglio eseguito da cclebri artisti , e solo saiebbe desiderabile che tutti fosscro «tati intagliati a bulino , siccome lo sono i ritratti di Laura e del Pctrarca. 11 primo di questi, tolto da un oris;inale ce'ebre di Sitnone Blenimi , e stato con somnia cura inciso dal valentissimo Raffaello Morghen , il di cui nonie solo basta a mostrare 1' al- tissiHiO prrgio dell' opera. Bellissimo e pure il ri- tratto del Petrarcu , dipinto da Guarienti fin era inedito, e con molta franchczza pittorica inciso da Mauro Gandolfi. In fronte alia parte prima delle rime trovasi il disegno della solitudine di Valchiu- sa ; precede la seconda parte del canzoniere la so- litudine di Selva-piana , perche non lungi da quella il poeta ricevette I'annunzio della morie di Laura\ in fronte alia terza parte , che contiene i trionH , e collorala la vedata della solitudine di Arqua, per- che il Petrarca la maggior parte ne compose in quella solitudine \ la veduta di quella di Linteriio presso Milano precede la parte quarta , per essere il poeta nel tempo che cola abitava pervenuto alia mago^iore altezza della fama sua chiarissima; e final-s mente innanzi al trionfo della morte trovasi il mo- Rumeuto , che e in Arqua , ed innanzi a quello deUa DEL PETRARCA. S89 fama, il monumento che e ia Padova. Tutti questi disegtii di vedute e moaumenti sono opera di va- lenti artefici, e sono stciti incisi ad acqna tinta^ uno dal defunto Bigatti ^ g,li alcn da Federico Lose in Milano ; la veiluta de'la solirudine di Linterno e stata ron molta cnra disegnat.t dall impares^giabile nostro Gio. Migliara , cosicche .pao Milann glnriarsi di aveie contribuito alia splendidezza di ;jue&ta no- bihssinia edizioiie. II fac simile che si trova alia pag. 358 del pnmo volume, e che presenta le otto linee scritte dal poeta nel codice \ irgiliaao della Biblioteca Anibrosiaiia , e stato diligeutementf" co- piato da Emaiiuele 5coffJ , sotto rispezione delTedi- tore niedesimo. Non rimane aduncjue cosa alcuna a desiderare da questo lato, esst-ndosi adornata qae-ria edizione , sicconie conveniva, di que'le sole tiouie che un interesse imnudiato destare potevano nei leggitori , e non con atUtt..ta profusione , cosircjie r eieganza e T utilita non vengnno in airun niodo pregiudicate dalla sobrteta e dalla discrezione. In- terpret! noi delle pnbbliche brame , non dissiniule- remo che alcuno avrebbe deskierato piu pon'p'isa la parte tipogratica ; qn<^sta pcro non puo djrbi del tutto inelegante, ne si puo impugnare la bel!e7za e la proporzione dei diversi caratteri , sebbene al- cuna maggiore dihgenza sarebbe stata opportuna- mente impiegata negli spa?] o nelle distanze dei caratteri niedesimi , delle quali si e spesso trascurr.ta la eguaglianza , il che s;:lta agh occhi a dirjttura nella parola adornata della prnna faccia dnpo il frontispizio. Ma cjuesti pic( loli nei, se tali possono pur dirsi , sono grandiosaineate conipensati dalla corrozione del testo di tutta T opera, procurata non dalP editore solo , nia da una coramissione di tre valenti correttori, cosicche pno assicuiarsi . rhe al- cun errore non trovasi in quii" due grossi volutin, e questo libro potra annoverarsi tra i tre o qiiattro che a notizia dei bibliografi esistono scevri da qua- lunque erroie tipograbco. Questo niento , grande per se stesso, diventa anrora mnggiore ove si ri- Betta , die questa e V edizione di un celebre clas- tico italiano. Venendo ora alle cure letterarie che Teditorelia postn a f(uesta edizione, nc'.la quale per molti e mt'lii anni si nuo diie avere egli occupatn tutti i suoi stud) e tutto V uonio ; coniinceremo dal fare alrun ccnno della prefazione , siccome quella che indica il nietodn da esso trnnto neila esecuzione di questa grande impresa. Moki errori eransi intro- dotti nelle edizioni del Fetrarca o per V ignoranza dei copisti, o per la negligenza df' tip ograli, o per r arbitrio ( e si sarebbe pure potuto in questo luogo aggiugnere e talvolta per V Ig^noranza o la trascuratezza ) degli editori ; e sebbene emendate fossero alquanto quelle del Volpl^ del Bandini^ del Serassi e del Morelli^ pure ritrovati aveva il Mar- sand in esse aicuni passi, che a lui non parevano del tutto proprj di si eccellente poeta. Si volse egli al confronto delle prime che erano state date in luce, secondo che si leggeva ne' manoscritti au- tograti del Fetrarca medesimo allora esistenti, e cominciando dal noto verso del sonetto 2o5 Arbor vittoriosa trionfale trovo clie anche gli nltinii pin accurati editori stac- cati si erano dalla sincerita della primitiva lezione. Bestitui egli per questo mezzo molti passi alia loro primitiva integrita ; e questi egli presenta in fine della prefazione niedestma colla lezione comune a fronte , onde concesso sia ai lettori il discoprirne e consi- derarne le ditferenze. Non ns6 manoscritti, perche non potendosi abbastanza provare essere essi imme- diataniente copiati da autografi, allora solo potreb- bero servire , qualora mancando o-li autoo-i-afi me- oesimi o anche la copia iijimediata di questi, non vi avesse neppure edizione alcuna fatta su di un autografo. I codici altronde non tratti da autngrafo, pongono senipre in dubbio V autenticita della loro lezione , ed il pericolo fanao nascere akresi che si DEL PETR\RCA. 29I icelga la lezione al giu:lizio dell' editore piubella, e tioa la piu vera e genuina , il die il Marsand diinostra con buone ragioni e con esempj. Tre crede egli essere le edizioni, che da autografo o da scritti d. 1 poeta stcsso rivedud, tratte fuioiio e pubblict^ite; qadla di Padova di^l 1472 per Martino de septem arboribus ^ la prima di Aldo del i5oi , c quella delio Stagiiino stampata in Venezia nel i5i3, delle qaali T ultima, sebbene caduta in to- tale dini'^nticatiza , conserva tutta la sua natia pu- rita. Egli prova il merito loro , o sia la loro deri- vazione dai testi origlrtali , coUe sottoscrizioni che stanno in fine di ciascheduna; colla buona fede con cui manifestamente vedesi in esse ricopiata la pri- mitiva scrittura , e coll' ammirabile conformita di Iczioni , che quasi sempie tra di esse si riconosce, non potendosi neppure sospeLtare che V una sia 8tata ricopiata dalP altra. Dubito bensi il Marsand a quale delle tre dovesse appigliarsi , ed in questo dubbio debbero di ritenere la lezione comune , sebbene non conforme se non se ad una delle edi- zioni sopra dette , e trovandola difforme da quelle tre , di esse fece uso per restituirla alia primiera sua integrita. Non credette egli opportune d' illustrare con comenli le cose gramma ticali , ne le storiche o le poetiche ; ma pose animo a mettere in luce una cdizione delle rime del Petrarca per quelli che gii ne comprendono le bellezze tutte anche piii recon- dite. Non ommise tuttavia di apporre a ciascun so- netto ed a ciascuna canzone un breve ar^omento , e pose in tutto il testo le virgole e i punti in tale maniera, che abbiasi a discoprire le bellezze della poesia, ed a comprendere la forza tutta dei con- cetti che si contengono in ciascuna parte dei com- ponimenti. Le ommissioni dei punti e delle vir- gole in alcuni luoghi , i quali sembrauo in tutto consimili ad altri ai quali si sono apposti , non serve che ad indicare la ditiereuza di un passo e a()2 rE RIME tlell'viltro; e non solo con qnesio mezT^o si spieG;a la mente del p eta, ma si danao a vedeie altresi Ic pii!i {ine ed arcane hellezze del'a composizione. Trovasi t;\lv'>lta ia ([u^sta edizione la parola mede- sima in vnrio modo scritta , come virtu e vertii , tiene e yene , pen^iero e pensero , iiifiammare ed enfiammare ; oosi voile, dice rere, il poeta, e rosi dobbiamo volere ancor noi ; e qui si muove a rombattere V opinione di quelli die soglioiio ri- gcttnre le voci da essi dette antiquate ^ e solo in- trodotte le credono, perche la nostra lingua a"" quel tempi non era salita a quelT alto grado di per- fezione, al quale, come essi credono, e pervenuta ai di nostri. Osserva egli , che il poeta scrisse in alrnn luogo pensiero e virtu; sapeva egli dunque scrivere come ora si scrive , e se diversamente scrisse in altro luogo, egli non lo ftce a caso, ma con particolare avvedimento , forse per la dolcezra e la 2;razia del verso. Questo conferma egli con alcuni esempj ; e probabilmente non trovera se non pnchi Tosrani per avventura, die non si conformino al di lui awisamento. Chiude egli la sua preCizione col rendere conto dclle cure die si e piglinto per la parte bibliogra- fica, calcografica e tipografica, e per arricdiire altresi questa edizione con una nuova vita del Fetrarca , raccogliendo solo ed ordinando in breve conipendio tutti que' pnssi principali delle opere latine del poeta, ne' quali favelia di se medesimo ; anzi quei passl mcdrsimi egli tradusse in volgare, studiandosi tli avvicinarsi a quella semplicita, dignita, gravita e quasi andie non ispiacevole ruvidezza , di die e fatta la nviniera dello scrivere latino del Pe- trarca medesimo. Segnono le lezioni die in questa nuova edizione sono rimesse nel canzoniere secondo il testo delle tre lodate edizioni 1472, i5oi , l5i3, sotto a ciascuna delle quali si rontengoao le lezioni comu- ni & quasi comujii , cioe quelle che s' incontrano DEL l^feTRARCA. 298 nelle edizioni del Volpi^ del Bandiiii^ del Serassi e del Morelli. Queste lezioni sono al numero di quarantadue , ed assai opportuna troviamo la loro collocazione in questo luoo^o, perche una edizioae spleadidissima quale e qnesta, noii viene per tal modo imbarazzata o deturpata da variant! al piede delle pagine. Le postjile Petrarchesche chp i fatti riguardano del poeta , compajono sotto il titolo di Mernorie della vita di Francesco Petrarca cK egli stesso ci la i* ablto vile In che di continuo ei traveste i piu no- bili sentinienti, cosi vile^ cosi pleheo , che quella lode superlativa del Salyiatt si trova ad ogiii voliar di fogUo buginrda. Prima adunqiie di raccomandarlo ai bramosl del Vjello ecrivere sia peiniesso 1' esaminario. II Rigoli giurando sulla parola di quel grande avvocato del volgar fiorentino, non dubito di gridarlo superiore a tutti gli altri, Wa se per avventura a noi verra fatto di ])en dimostrare che co- testo suo principe degli antichi volgarizzatori e uii idiota dei piii solenni , lasceremo al discrete lettore il decidere fin a qual punto gl' idioti si debbono prendere a sicuri maestri di bella lingua. E poiche nelle opere di ainena letteratura e da procurarsi precipnamente la grazia e il diletto , pregheremo che ci venga insegnato il segreto di rendere graziosa all' animo nostro la lettura delle gofFag- gini e dilettevole quella degli spropositi ; e tali che se cadessero di bocca ai fanciulli , la frusta d' Orbilio tem- pesterebbe. Vedremo appresso se il Rigoli ahbia saputo ben leggere il testo noruiale della sua edizione. Ei dice di essersi impegnato a farvi dei lavori , spianando ogni dif- ficolta con quella diligenza quanto ha potuto maggiore : pa- role della sua prefazione, ne'la quale gli esimii censori deU'Accademia attestano non aver trovata cosa alciina con- traria alle regole delta lingua: e il piccolo brano che ne abbiamo or ora spiccato , attesta bastantemente la gene- rosita del giudizio. Ma se qui del pari ci awerra di ino- strare che il Rigoli anzi che nettar le stalle d'Augia ne ha cresciuto lo stabbio , mirabilmente ingannandosi nelle lezioni del testo , non ci verra , speriamo, disdetto di ca- varne alcune conseguenze che risguardando la correzione del Vocabolario inculcata nella Proposta , si troveranno assai opportune , e scopriranno ai lettori la fonte dei tanti errori in quella grand' opera insinuati. Coll' onesta liberta adunque che in si fatte materie e necessario sempre con- cedere alia ricerca del vero, in due Errata Corrtge di- videremo il nostro critico esame : e 1' uno sara dedicato agli errori del volgarizzatore , l' altro a quelli dell" editore. E prima di metier la falce in questa doppia gran mpsse, giovi il conoscere la fisonomia del nostro Bocca di Lam- pana (che cosi l' autore del volgarizzamento si nomina nel prologo della Fedra)j- e T avremo naturale in dvie £ibL Jtal T. XVIII. ao 3C4 DtTE EKP.A'tV COT^BTOE. trattt, o*sia in clue picci)le niostie della sua manicra di traslat.iie : conosciuta la quale, si ftirh piu credibile la incredibile stranezza de' suoi abbagli. E acciocche ne riesca lucida e plena la dinioslrazioue ( amaiido noi di peccare nel soveichio della chlarezza piu presto che cercar lode di brevita col pericolo che Orazio ne mi-' naccia di cader nell' osciiro ) terremo questa via di con- frovito. Porreino primierame-ite , come pietra di paragone, il resto latino:, indi la sua letterale versione seguita tal- volta dalla poetica , onde allegrare , se sark possibile , di alcun fiore 1" alpestre cummino in cui ci mettiamo. Rischiarnto cosi il testo latino , recheremo il testo del Yoignrizzaiuento , in cui giace la colpa che deesi porre iu veJuta. Noi non segiiiremo in tutti i loro partict>lari quc- ste coriezi'iii, ma ci limileiemo a dire che sono tutte ragioiievoli, evidetiti . e che srnprono ad ogni pagina e qnasi ad ogni hnea orrendi strafalcioni , noil tanto di bassa grammatica , quanto di senso c d'iiiterpretazionc o per nie2;lio dire di senso coniune. Dopo di che 1' autore conchiude questo primo Er- rata corrige con queste animate parole : Ognuno che dritto guardi alle cose dette e mostre fill qui , se non vorra uscire del giusto , confessera che noi annunziaiido in cotcsto volgarizzatore ua idiota di gi'osso pelo , non alibiamo fatta frode alia verita. Ne si creda che il sacco siasi voto pe' pelliccini : perche le no- tate stolidita a petto delle ommesse sono zero. Clii noi crede , apra il libro, e con Ovidio aiia inano , esamina- tolo passo passo , si accorgeih noi essere stati censori di larga manica. Se taluno poi di colore che per odio della cansa migliore stan pronti senipre ad assumere ia difesa della peggiore , sorgera a Ijiasiraarci dell' aver noi nel corso di questo esame usato parole di troppo spregio e dis'Jegno contra il Vdlgar.zzatore non meno che contra il iuo grande panegirista-, rispctto al primo faremo una con- versione rettorica al rijirensore , e direnio: Enirate , signore, nel santuano dell'AccadeHiia , che si e costitnita assoluta legisiairice dell' universale idioma ita- liano. Mirate la numerosa e venerabile schiera dei santi padri della favella , lia i quali un' inlinita moltitudine di scoaosciuli volgaiizzatori , sul cui nome e miita la fama; DUE ERRATA. CORTtlGE 3c5 perche in vita noa levaroao di se ttessi alcun grido che valesse a trarli fuor dell' oblilio , e a racconiandarli alia scima de' poster!. II Ijisogtio che fa I'accolta di timo, qnel potente e sempre vivo bisogno die uato dalP avtdica di imparare rendeva, avanii all' invenzione della stani()a, preziose tutte le carte, tiiio i quaderni degli apoticaii e le liste della cuciiia, saho dalle fiaimne e dal cesso gtaa parte eziandio di quei iniserabili volgarizzameati : del quali non sarebbero adesso igaoti gli autori, se Tumana generazione in mezzo a cni vissero , gli avesse onoraii di quella pubblica stima che sopravvive imitiortale alia morte degli scrlttori. E nondiuieiio queste soao le cai"te dalle quali a larghi rusceli e colato iiel Vocabolario il cosi detto ore della favella. E capitauo e priaclpe di cotesta niandra d' incogiiiii coiuemplate il vostro Lam- pana , cjuel Lampana che volgarizzando moho mesUo che non costumavano in quell' eta , non distiTTgue dalle foglie di vite le beade, ed unisce i nominativi del meno coi dativi del piiif, quel Lampaua che asciuga col dito grosso le lagrirae delle fanciuUe ; che offerisce a uccclli disveiv- turati la virginita delle principesse i che caugia in isole le citta e le province del continente ; e in monache le Baccanti ^ e 1" adultero di Clitenuestra in un prete colla painicia senza -tapezzale : quel Lampaua in somina nel cui scemo cervello si genero quelle stranissirao Minotauro , che imbestiato per lungo ha mezza bocca, mezzo naso , mezza fronte e un'orecchia da uomo, e I'altra orecchia sorniontata da un conio, coll' altro mezzo di questi mem- bri da hue; e movendosi dalla parte sinistra con piede e braccio da uomo ^ cammina alia diritta con zampe da bue. Miraie il degno padre di questo mostro emiaente- mente sedersi accauto a Dante e al Petrarca, e al pari di quei due divini far testo di lingua piu d' assai che quell' altro divino cba canto Le dnnne , i cavalier , V armi^ gli aniori : le cui Rime e Commedie nei reggiinenti della prima compila/.ione del Vocabolario reputate indegae di starsi con quelle gemme del volgar fiorentino , escluse rimasero dal libro d'oro, e tuttora vi rimarreljbero se il senno dei successor! dell' Tnfarinato e dell' laferigno non ne avesse emendate 1' errore. Ma remanent V( stigia ruris , le orme cloe dell'antica pedanteria : la quale grida che innanzi a tutii gli 'scrlttori di nou toscana famiglia comparsi ne' secoli della ciyilta a far glorioso il nome 3o6 DUE EKRATA, COBRIGE. italiaao, debbonsi veneraxe quei tenebrosi volgarizzatori , e baciare con devozioiie le lorde loro pantotole. Ed e per questo ciie il Lampana , slillaiite tutto tiel nettare di CamaKloli , siede maestro di lingua purissinia , fffica- cissiinu e pitna di ;^ran vivczza ct>l pje iioieuiliio trioiifaU meate pos ito sulla lombarda testa del Tass > ; il qwale , consapevole della sua grindezzi , freme di nobile indi- giiazioiie ( e con lui fieme lutta V Italia ) , al vedere di- "Votaniente riposte suU" altar maggiore dell V C adeuiia tante veccbie carte insensate ; e tuttavia giacenii nel fango i suoi subliini dialogbi splendenti di eloqueaza si decorosa » e gravi di aUissiina filosofia. Mirate adunque in tanto dispregio le nobilissime prose del nostro grand' Epico, e in tanta altezza d' onore , con tanti peccaii addosso e di logica e di granimatica , cotesto Lampana sciap^uratoi mi- ratelo , e condannate, se il potete, il poco rispetto con cui alibiamo parlato delle sue colpe. Quanto al suo panegirista , risponderemo, die come in letteratura non sappiamo demenza cbe eguagli quella di vituperare gli scrittori che 1' uuiverso pul'blico onora della sua stima , cos\ crediamo viltiv il parlar gentilezza ai superbi loro vituperatori •, tra' quali messrr Lionardo tenne la ciina. E mise egli stesso i posteri fuori dell' ob- bligo di norainario con riverenza, allorclie bestemmiando vlUanamente il Goffredi , oltraggio tutia Italia , anzi totte le genti, e stampo in fronte alia sua Accadeinia una mac- chia ciie appena dopo un secolo di pertinacia fu cancel- lata, e al ricbiaiuo di tutta Europa , espiata (i). Aggiun- gerenio « che se i mani di Torquato sono in parte pla- cati , il dispregio ivi che tutiora si lasciano le altre sue opere maravigbose , palesamente dimostra che lo spirito delle pedantescbe dottrine cbe partorirono quella graa colpa , non e ancora inoito del tutto ^ perche gli oracoli di rjueir audacissinio solista nel secreto di qualclie petto sono ancor venerati. Protesterenio finalraente, che dove vuolsi parlare di soprafFazioni e imposture, noi non ab- biaiuo appresa ancor 1 arte di essere mansuetl e graziosi, E iinpostura e soprafFazione non tolleranda si e quella di (i) Ma questa espiazione fu ella volontaria , come doveasi ? Fu ella fatta per iiitiuio sentiinento di stima? Vedi le Lettere di Ottavio Faloonicri e del MagaJotti , riportate alia line di questo scritto. DtJE ERRVT\ CORRIGE. 807 messer Lionardo venuto in toga di gran giudlce a ven- derci per V ottimo de' volgarlzzatori uno stolto , e come a fonte di purissinia lingua invitarci a spegner la sete ad una spntina di spropositi da orecchio utnano mai non in- tesi. Che se il Messere , o taluno de' suoi devoti dira che anclie gU spropositi poniio essere ornati di bella lingua e farsi utili a chi vi studia, risponderemo di nuovo che r andare a scuola di bella eloquenza sotto la disciplina di maestri a lunghi orecchi non pub essere proponimento che d'uoniini accostantisi alia natura del precettore. Di- remo che l' abbassar la ragione a pescar in cosi fatte poz-r zanghere 1' eloquenza t rna lo stesso che T affannarsi a mortificare 1' ingegno , e a tirpargU le all. Per che va bene che da noi pongasi dlligenza ed amore a conoscere le ottime qualita della nostra lingua, onde ben vestire i nostri pensieri ; va bene che si combatta e si atterrl 1' errore di coloro che senza dar opera alio studio del Classici si persuadono di poter giugnere al pieno conse- guimento della pura favella da quegli antichi fondata, dal generale consenso appi'ovata, e che sola nelle arti del- l' eloquenza fa vivere cari e immortali gli scritti Ma il corso della vita essendo si breve, e il tempo cosi pre- zioso , egli e senno il cercare I' acquisto di quella pura favella negli scritti , che insegnandoci con diletto a ben parlare , ci insegiiano ad un medesimo tempo a ben ra- gionare e a pens ir altamente. Mi qnal diletto , qual utile, quale severita di discorso , quali spiriti di eloquenza si possono sperare da liWri che in lingua tutta lorda d'idio- tismi ti presentano d' ogni parte errori s'l nauseanti , si mostruosi ? Non e egli questo il medesimo che studiarsi di far passaggio dalla classe de' rngionanti a quella dei bruti , segneudo la natura del porco , la cui volutta prin- cipale e il voUolarsi nel brago? Aggiunginmo per ultimo quest' altra considerazione. La gentile favella che rende bello uno scritto non e natura , ma arte ; ed arte tutta plena di giudizio e sapere. Qual sia 11 sapere , quale il gludizlo di cotesto autore , Il vedemmo. Perclo ferml nel credere che la ruggine degli hne e hne e dei fae e farbe impastata coll' acqua che scende di Falterona non e suf- ficientp a far buon inchiostro, daremo fine al priniA JSr- rnta Corrigp con una dimanda e un dilemma. Se l' autore di questo Volgarlzzamento , da noi mostrato si pecora, volgarizza moho me^Uo che non costumavano in queW eta , 3o8 DUE EKRATA. CORRICE. in quale grado di stima si avra a tenere la sconosciuta e classica gveggia del luiuori volgarizzanti ? L'una adiin- qne delle due. O il Salviati vide quell' imnienso cuinulo di spropositi, o pure nol vile. Se il primo , ei s'efatta una crudele befFa di noi coll' esaltarne a cielo 1' autore. Se il secondo, egli e forza die ?nesser Liouai'do caschi dal tripode , e in com /agnia dell' esaltato converrebbe failo camininare ancor esso su quatt.ro piedi. Ma cio ri- pugna al suo sottile ingegao e sapcre. Onde conclude- reino piuttosto cli'' cgli tnagnifico questo classico macche- rone con lo stesso torto giuuizio con cui luise sotto il calcagno del Morgante il Goffrclo, e sbandi dalla lingua italiana gU Dei pcnati per istaljilirvi il culto degli Dei Casalinghi nati iielle colombaje Camaldolcsi. Nella seconda parte del suo libro , o per dir tne- c:;1io , nel siio secoado Errata corrige F autore piglia ill esame le correzioni fatte al teste dal sis:, dottor Liiigi Rigolt, attuale accademico della Crusca ed edi- tore drl vantato Volgarizzameiito , e per verita noi rintinreremmo voleatieri alF onore di anpartenere a cosi nobil consesso piuttosto che gravarci la co- scienza di tanti abbagli cosi grossolani , e di una superstiziosa venerazione per idiotismi cosi sperti- cati e plebei. Facciam pero eco all' autore che cosi termina il sno lavoro. Or quando i piu scaltriti nelle materie della lingua, e i crcduti piii abili alia rifonna del Vocabolario si pa- lesaiio ignari delle leggi coUe quali ei fu comfilato e or- dinato, il pubblico potra egli fi larsi del lavoro che vi fara rAccadeniico riformatore che piglia per noini proprj niitologici gU awerbi e le partioelle , e nianda Giasone a conquistare il vllo d' oro neW Isola di Lenno , e inena via i cavalli di Reso per U acque delV Ismaro? E in opera di tanta lena e pericolo , in opera che (Jiaianda il con- corso di tanti ingegni e tant' ocelli , verra egli lodato il rifiuto dell' auiichevole confederazione a cui I' Istituto Italiano sotto ahi auspicj invitava i reverend! custodi della favella ? Certo la fidncia di poter soli cio- che in tanta varieta di linguaggi il saper collettivo di tutta Italia a stesito potrebhe, e firlmia di aniini valorosi , e delle proprie forze ben consapevoli , la filucia insorama dei fortiche sdegnano la compagnia dei deboli. E noi deboli DUE EUR4TA. CORRIGE. 30() veramente amiarao di credere che i ritrosi a confederarsi non avran bisogno d' ajuti , onde condurre a lieto porto 1' impresa. Nulladimeno pensaiido che la piu importaiite parte della riforiua del Vocahoiarlo riguarda la parlatura scieiiiifica , per la quale uscendo dei fioriti campi del- 1' amena letteratura coiivien mettersi nei rigorosi sea- tieri della filosofia e al tutto divldersi dal parlave della moltitudine , ei parea che T ossequi.so , libetale , sincero e fratellevole invito di tali che da questo lato , senza nota d'orgoglio, potrehbero reputarsi piix atti a dar legge che a riceverla , non fosse da gittarsi dopo le spalle. E che? L' Istituto Italiano aspirava egli forse con torte mire anibiziose a sopraffare gli Accademici? Oltraggioso so- spetto ! e non degno di hen sicure coscienze 1 L" Istituto non chiedea che fratelli e consoiti alia no'oile sua fatica. Per adimarli forse e balzarli dal prime scanno? Anzi per confermarveli, e senza disputare se quelle scanno a dritto o a torto fosse occupato, al cospetto di tutta la nazione onorarli come capitani , e quasi servirli : purche T alto fine di emendare i vizj del Vocabolario , e ferniare il linguagglo delle scienze e delle arti si conseguisse : la- sciando al supremo intendimento del pubblico il gludicare se il governo della lingua convengasi a chi meglio la parla o a chi meglio la scrive ; a chi la prende corrotta, irregolare ;, variabile dalla boeca del volgOj o a chi pur- gata, ilhistre, sicura la raccoglie nel consorzio e nelle carte immortali degli uomini addottrinati e civili. Che dovea , che potea egli dunque fare di piii? Con abbiette frasi di servll dipendenza disonorar quell' invito? II sen- timento della propria dignita a chi lo fece nol concedea, ne il comportava la gentilezza degl' invitati. E al presente chi ha scorsi gli Atti deil'Accademia, non ha bisogno gU si spiani a qual fine si toccano di necessita queste cose. Dirk il resto 1' Errata Corrige che abbiamo ardito di stendere sopra un libro con tanta solennlta fatto classico dalla Crusca. NeU'avvisare gli altrui errori non abljiamo dimenticato che altri pub fare larga messe dei nostri ^ e la faccia. Ov'e T iutelletto che non ne pigU? E chi vorra disperarsene , e gittarsi nel pozzo per la vergogna quando vm Fontani abbassa i pond co' trochei, e circoada di grandl fossi i rifiuti''. Cio valga a consolazione di noi , non mei o che dell' egregio Accaderaico che ha dato la corona renle ai Tritoni , e parla alle camex'iere di Elena colle unjj^hie. 6io Flavii Cresconii Corippi Johannidos sen de bellis Libycis libri VII editi ex codice Mediolanensi Mnsei Trwultit opera et studio Petri Mazzvcchelli , Collcgd Ainbrosiani Doctoris. — Mediolani ^ 182c, ex imp. ac reg. Typographeo. Di pag. 444 e LXXii di pref. , in 4." A, LL'illustre possessore del codice e di tanti altri preziosi inonumenti dell' aiitichita e della erudizio- ne intitola il dotto bibliotecario Mazzacclielli que- sta prima accuratissinia edizione della Qiovannide di Corippo., ed in lunga prefazione conipenetrata nella dedicatoria medesiitia prende a ragionare , 1/ della esistenza di quel poema composto da Corippo., 2." dei codici nei quali scritta trovavasi quell' opera e del Trivulziano^ ora solo superstite ; 3.° delF argomento di quel poema , e delF utilita die dal medesinio puo ricavarsi per V illustrazione della storia ; 4.° final- mente del metodo da esso osservato in questa no- bilissima edizione. Corippo stesso aveva parlato di questo suo lavoro in altro poema in lode delF imperatore Giustiiio mi- nore, del quale un frammento si e conservato. iMa da altri ancora era stato annunziato che quel poeta in versi esametri cantato aveva le guerre Libiche, sebbene alcuno avesse supposto argomento del poe- ma le vittorie ripnrtate da Giovanni Patrizio sotto Leonzio contra i Saraceni dtir/ifrica, mentre piut- tosto indicare doveva le lunghe guerre Africane , che ebbero luogo sotto Qiustiniano. Confuso ave- vano altresi alcuni quel Ciesconio Corippo con altro di egual nome , che una collezioiie di canoni com- pilo. Vissero bensi T uno e F altro sotto Giustinior- no , ma il canonista non fu vcscovo certamente , questo raccogliendosi dalla stessa di Ini lettera ad un vescovo indirizzata, e forse lo fu il poeta rLAVII CRESCONII CORIPPI , CCC. 3ll secondo V opinione del Morcelli , discordante pero da qiiella del Foggini , nulla trovaiidosi in tiitto il poeraa che sconvenevole dire si possa ad nn cri- stiano e ad iin vescovo. L' editore sembra dcfe- rire alia opinione del Foggini^ anziche a quella del Morcelli , 3a vescovi trovandnsi in Africa sotto il noma di Cresconio , oltre un Crisconio, il che mag- giormentc incerta dee rendere 1' applicazione del noma. Sni pranome di Flavio osserva , che coinune era qir llo in Roma a nelF inipero dope il secolo di Costantino ^ nientre affatto particolare vedesi il co- gnome di Corippo , altro non trovandosene meazio- nato negli scrittori, e non inopportunamente cre- dendosi derivato dal greco. Di due codici del poema delle guerre Libicha si aveva notizia dagli eruditi , non del terzo che e il Trivulziano , rimnsto tin ora presso che ignoto. Uno Tie esisteva nella biblioteoa di Monte Cassino, chef^ consarvato fu in quella badia dal secolo XI lino al XVI; altro codica si conservava a Buda, dal quale Cuspiniano trascrisse i primi cincjue versi del poe- ma medesinio nel sue libio dei Cescui e degli Im~ peratori. Si ignora il fato di que' due codici, che reputare si possono periti, giacche nulla per loro mezzo e uscito alia luce. II Budense che veduto fa da Cuspiniano tra Tanno i5ioedil i5i5, peri forse nella espugnazione di Buda fatta ne!l anno j 626 da Solimano II imperatore de' Turchi. Dispersi furono allora i codici di quella biblioteca, e del loro pas- saggio in varie biblioteche italiane parla il dottis- simo editore , il quale avrebbe pure potato accen- nare i codici Gorviniani praziosissimi di quel com- pendio , che trovavansi in Venezia nella biblio- teca de' Santi Giovanni e Paolo , c dei quali si e fatta sovente raenzione negli opuscoli del Calo- gerd , ad in alcuni scritti dell' eruditissimo Morelli. Di questi codici tre se ne conservano pure in- signi nel museo Trivulziano , i quali portano lo (Kemma di Mattia Corvino , quale vedevasi nei Sra FLWII CRESCONII COEIPPI codici vcneti de'' Santi Qiopanni e Paolo , e que' libri crede non iaopportimamcute V editore scritti in Fi- renze , dove il re Illatcia quattro copisti a graiidi spese manteneva, afflnche i migliori autori greci e latin! trasrrivessero. Non venue, die' egli , certa- meiite da Buda il codice Trlvidziano , per mezzo del ([iiale esce ora alia pubblioa lure il poema di Corippo ,• qiiesto viene prov ito dal confronto dei prinii versi del codice con quelli dal Cuspiiiiano tra- scritti , e quel codice otto interi libri conteneva , mentre il Trlvidziano non ne porta che sette. Que- sto fa scritto in Milano nel secolo XIV ; e quindi Milanese pud dirsi a buona ragione , a distinzione del Cassinense e del Budeuse. Che scritto sia in quel secolo , r editore lo desume dal carattere semi-go- tico die tiene il luogo tra il latino ed il teutonico, e dalla carta assai densa che in quel secolo princi- palmeute si adoperava. In quel secolo medcsimo ag- giunti furono al codice altri fogli , nei quali versi si scrissero di altri poeti con carattere non diverse da quello del copista di Corippo. Singolare riesce il vedere che in alcune di dette carte V insegna del fabbricatore , o come volgarmente dicesi la filigranay porta lo stemma dei Visconti^ o sia la biscia, senza il fiinciullo pero, die solo comparve frequente nelle carte milanesi del secolo XV. Alcune note nelle quali si rammenta la mortalita, prodotta forse dalla pesti- lenza, che ebbe luogo nelP anno 1348 , ed in Milano neir anno i36o, anoora piu chiaramente compro- vano il tempo ed il luogo nel quale il codice fa scritto. Esso passo forse avanti^ la meta del passato secolo nel Trividziano rnuseo per vendita fattane dagli amministratori della fabbrica del Duomo al marchese Alesiaiidro Teodoro Trividzio. Si inganna- rono il Qnadrio , il Zaccaria ed il conte Mazzuc- chelli ^ i quali il poema delle guerre d' Africa e delle vittorie di Giov(inni attribuirono a Giovanni de Bo- nis di Arezzo , come a' ingannarono pure suUa etk\ del codice medesimo; e piu singolare e ancora il JOHANNIDOS SEU DE BELLIS tIBYCIS. 3l3 vedere come i due primi clie lo videro , pnnto non si accorgessero delF esistenza del poenia inedito di Corippo. Maggiore lode ne risulta al Mazzucchelll nostro , il quale i codici Trwulziani, rivolgendo per tesserne un catalogo , al solo leggere alcuni versi di quel poenia si avvide che appartenere non po- tevano ad uao scrittore del secolo XIII o XIV , ma bensi all' eta dell" imperatore Giustiniano. Eccitato da questa prima scoperta , meglio esamino lo stato interno ed esterno del codice , e scopri fortmiata- mente intissa coa ferrei chiodi nella coperta un psz- zetto di membrana , nel quale scritto era , benche difficilmente riconoscibile , il nome di Cresconio. Com- prese egli allora T errore del Qnadrio , e non du- bito che quello scritto non fosse la Giovunnide de- siderata di Corippo. Quel codice contiene altresi un frammento acefalo di un poeina italiano anonimo in terzine , nel quale si parla di Urbano VI ^ ed e opera probabilmente del nominate Giovanni de Bo- nis di Arezzo. In esso , forse non diverse da ua poema susseguente dello stesso autore sulla guerra e sulla vittoria delle virtu contra i vizj , si norai- nano tra i grammatici Goro o Geri di Arezzo, tra i dialettici Ocamo , tra gli oratori Famino , tra i giurisperiti Azone , Goffredo ( die necessario non sembra di correggere in Odofredo ) , ed Accursio ; tra i poeti Gercooeo , forse il Geri sunnominato , Pet? area , Dante detto Alcglrrio e Fazio ^ T autore certamente del Dittamondo. Quel Geri Aretino si suppoae con ragione quello essere , di cui trovasi tra gli scrittori delle cose italiche una cronaca Are- tini dair anao i3io al 1874, srritta in terza rima sotto il nome di ser Gorello d' Arezzo. Si dilfoude in questo luogo T editore a ragionare de' diversi poe- metti di quel de Bonis , il cpi le nou il nome S(do portava di Giovanni.^ nia quello fors' anrhe di Lo~ dovico^ indicate dalla lettera L. Barbari pero sono quegli scritti poetici tanto italiani, quanto lati- ui, e solo servono a provare T eta del codice , 3 14 FLVVII CRESCONri CORIPPl osservandosi pero die il poema di Corippo letto aveva il de Bonis, o forse trascritto, ghcche molti versi o emlstichii ne usurpo nella snaRomulea^ o sia nel suo poemetto di Romnlo , della fondazi n\e di Ro- ma , dei ve , della morte di Lucrezia , e del prin- cipio del consolato. In .iltio codice trovansi le Bu- colichc dello stesso de Bonis ^ in una delle quali si parla della niorte del Petrarca^ e si descrive il Par- naso; ma con altissimo stupore vedesi il Petrarca trattato da suo consimile da queir infelicissimo poe- ta, il quale altrove non teaie di paragonarsi a Vir- gilio e ad Orazio. Altra di qur*lle egloghe si intitola Milano , e si descrive in essa la creazione di un Duca, che quella debb' essere di Galeazzo Visconti^ di quel titolo investito nelV anno i385. Dope quelle egloghe trovansi 3o lettere ai re , al pontefice, ai santi del cielo, a tutta la chiesa per la distruzione dello scisma , ed una ve n' ha pure al re d' Unglie- ria in pessimi versi , dalla quale si ra^coglie che scritta fu nelP anno iSSB. In essa vedesi la parola Biiqidnis ^ che tolta sembra senza dulibio d.dla Gio~ vanidde di Corippo. Da altra lettera scritta ad ua condnttiero delf armi del duca di Milano, forse Qia- cotno dal Verme^ si vede la presu-izione ad un tempo e la miseria del de Bonis ^ il quale tanto povero era di sostanze, qnanto d'ingea;no-, egli aveva tut- ta via osato di dar tiato all' epira tromba , ed un poema aveva coniinriato sotto d titolo di Visconti- na^ nel quale le !odi o piuttosto la vita esponeva di Galeazzo Vi<;conti. Ommetti uno 1 1 menzione di altri di liii scritti , rh:; dilig Mitem 'nte hi registrati r editore del Conppo^ ed a-iche della tavola dei libri metrici delT a irore mide^imo che trovasi in altro codice , nel qua'e ve lesi altresi un tristo poe- ma del Paradiio e d.^lP Inferno con in fronte la rozza miaiuura di uia <>rigioie ; ([U<'ir inferno si riferisce alia esp dsi) le fata di mo!ti finciulli e di moltc doni' da Are/'.o, .ne itre cola dominava certo Carlo dl Dirrachio oDurazzo. Sembra faor di dubbio , JOH.VMNIDOS SEU DE BELLIS LIBYCIS. 3l5 die quel mescliino poeta lun:^amente soggiornasse in Milano, e f.)rse vi morisse , per il che o in via di legato o ia altro modo poterono i di lui coJici passare alia f.ibhrica del Duomo, prcsso la quale una bibliote^a altrevolte esisteva, benche non men- zionata tial Sassi. L' argnmcnco del poema che ora per la prima volta si p.ibblica, trovasi chiaramente cipres&o da Procopio nel libro 11 , cap. XXVIll delle Guerre Van- daliche. Qiustiniano richiamato avendo certo Arta- baiio ^ creo solo maestro o comandante delle truppe nelTAfrica Giovanni fratcllo di Fappo ^ il quale giuuto in queila provincia, e venuto a battaglia con Antala ed 1 Mauritani Bizaceni, riporto grande vittoria, e le insegne di Salomone che c|ue' b.ubari conquistate avevatio , spedi ail imperatore , gU altri cacciando assai lungi dai confiiii del Romano inipero. Tornati essendo que' barbari con forze grandiose , e riuniti con. Antala ^ Giovanni undo di nuovo ad incontrarli, ma con grave perdita fuggire dovette a Laribo ; ed i nemici scorrendo lino a Cartagine, grandissime cru- delta esercitarono cogli Africani. Riunite avendo pero Giovanni le sue forze, pugno di nuovo coi Mauritani guidati da Cutzina ed altri niolti con essi confederati, e gli sgomino ; grande strage fece dei fuggitivi , e gli spmse bno agli estremi lidi delT Africa. Paolo Diacono nel libro de Gesiis Longobardorum accen- na in poche parole , che Giustiniano con mirabile valore distrusse {protrivit) i Mauritani die 1' Africa infestavano , ed il re loro Antala o Attila vinse per mezzo di Giovanni ex-console o proconsolo. Questo e dunque Targomento del pcema; quel Gio- vanni non sembra esserc stato mai consolo ; e forse proconsolo potc dirsi , perche solo rcsse T Africa alcun tempo , non altrimenti che gli antidii pro- consoli Romnni. Procopio non lo dice che fra telle di Pappo o Pampo , del quale altro non e noto se nou die nelT Africa trovossi comandante prima soito Belisario , poi sotto Germano. Giovanni una 3x6 FLA VII ORESCONII CORIPPI sposa ottenne di sangue reale, cioe Giustina figlia tli Germano ^ nipote di Giustinicmo Aiigusto^ se pure non e que^ti diverse da un Giovanni nipote di Fi- tnliano dal lato di una soiella, come duuitare sein- bia il doitissimo editore. La oriierra Africana , di cui tratta Lorippo , avveniie circa V anno 53o , il die Feditore prova con varj testi di Corippo meJesinio e di Procopio contra V opinione del Morcelll e del Foggini. Molta ntilita reca ccrtamente alia storia questo pnema , pcrche in alcuna parte puo supplire alia jnancanza di Procopio^ che non tiitte espose le im- prese, che fatte fiirono in Africa sotto Glustinlano^ ma quelle sole che si riferiscono alia spedizione contra i Vandali ; cosicche una grande lacuna viene con questo poeina a riempiersi della stona Africana del seco'o VI. Trovansi pare nelV opera luedesima alcuni fiitti parziali della Persia , essendo stato da qudla regione richiamato Giovanni da Giustiniano ^ a ii.irl'.e >ie',! Africa si recasse contra i Mauritani ral»Ciii. Puo ;>!tresi giovare il poema Gorippiano a ri-ichiarare la ge'^gralia delP Africa, sebbene molti nonii proprj veiigaasi ntl codice per imperizia o per iticuria d 11 am niuense corrotti. L' autore della Giovanidde era altronde stato dal Foggini lodato come elegante e degiio del poetico lauro; ed i libri di CoripDo . Barchio iioaiinati aveva iili ultirrsi sforzi del!a r;:mana eloquenza. Certo e che quello scrit- toie si e studiato di emulare i migliori poeti ; che sempre vedesi eguale nella sua elocuzione, e niolte cose in quel poema sembrano piu felici die quella eta forse non permettcva. Raccoglie in questo luogo r editore le testinionianze di diversi scrittori intorno a Corippo , tra le quali noi ameremmo di attenerci alie frasi , che non indotto paeta lo indicano, e non mancante d' ing."gno ; giacche di lodi amp>)llose o esagerate non fa d' uopo per provare die grande servizio si e renduto alia letteratura ed alia erudi- zione coUa pubblicazione di questo poema incdito , JOHANNIDOS 6EU DE BELLIS LIBYCIS. Si/ da lungo tempo desiderato. Piii difficde opera sa- rebbe il liberare interaraente quel poeta dada tac- cia di adulatore, al che pure si e arcinto Telitore, imnugnan !o le asserzioni di Alemaiino e di Baillet^ ai ijuali non puo risparmiarsi la qualibcazione di troppo rigidi ceasori. Passa egli quindi a parlare del metodo col quale ha intraproso qu^^sta edizione. Voile egli da prima stampare la Qiovannide tal quale trovavasi nel co- dice Trivulziano col testo a fronte da esso corretto; ma tanto o;uasto e corrotto trovo il testo del co- dice che mostruoso paruto sarebbe ; si avviso quindi di presentare addirittura il testo corretto , espo- nendo nelle note i vizj del codice stesso, di qua- lunque genere essi fossero. Al vedere queste note adunque potrebbe chicchessia accomodare il testo come mcglio a lui piacesse , scegliendo tra le le- zioni viziate quelle che per avventura cfcdesse di conservare. la quelle note registro pure Y editore i passi di Virgilio , di Lucaiio , di Claudiano e di altri poeti, dalT autore della Giovannlde imitati , e tutte esamino le parole di qiiegli scrittori confroa- tate con quelle di Corippo , onde conciliare una maggiore autorita alia correzione del testo. Nelle note critiche moke cose iiiseri parimente che ser- vono air illustrazione della storia ed al'a piu facile intellig,enza del poema , e non ommise neppure al- Cune glnsse ed annotazioni marginali delle quali al- cune scritte furono dallo stesso de Bonis , probabd- mente copista del codice. Ed affiiiche quest' opera di Corippo collocate si possa nelle Bibliotcche accanto agli altri di lui versi, a questa edizione ha dato la duplice forma in foglio ed in 4.°, la prima onde unire si possa alT appendice romana de2;li scrittori della storia Bizintina , la seconda oule formar possa il secondo volume delle opere di Flavio Cresconio Corippo. Non trovandosi alcuna immagine di quel poeta , r editore ad ornamento della pagiua posta di contra 3t8 FLAviT cnrscoNii CORTPPI al ffontispizio espose uii frammento di una bellis- sima agata ilello stesso miiseo Trivulziano , nella qu:)le TAfiica vedesi davanti ad ua'ara, alia quale sacrilica Gordiano il padre o il vecchio ; e questo frammento c stato aocuratamente dclttieato d;:lla li- glia mij:"^,! ore delT illiistre |)Ossessore medcsnno, ora lalta sposa del conte G.aaeppe Arcliititi. Questo mo- numento rra stato con doita disserlazione illiistrato dal celcbre antiquario D. Carlo de' Marchesi Tri- viilzi , clie r editore ha voliata in (piesto luogo in latino ; ed aQ'inrhe nulla mancasse alF ornamento ancora del frontispizio, 1' editore medesimo vi inseri inta2;liate in rame due medaglie incdite dello stesso museo , rappresentanti 1' iniperatore Giustiniano e spettanti , come dal rovesclo si pu6 raccogliere , a Cartagine. In una di queste medaglie e notato r anno XIII dell' impero di Giustiniano , corrispon- dente air anno 539 delf era volgare , V altra manca di data, e forse coniata fu in Cartngine, allorche "' Belisario V Africa al romano doniinio recupero. Segue dopo la prefazione il testo intero della Giop«;777J(/e, distribuito in VII libri , ai quali e pure premessa una breve prefazione del poeta in versi elegiaci , mentre il poema , come gia si e detto , e composto di esametri, Mutilo vedesi pero il libro VII verso la fine, ed altre lacune in quel libro si rav- visano. Non rimane die a parlare brevemente delle note , che ubertose sono , occupando esse solo piu di aSo pagine. Non sono esse soltanto grammaticali o relative alle varie lezioni e voci corrotte del co- dice , ma piene sono di vasta erudizione , e di un perpetuo confronto delle voci e delle frasi Corip- ' piane con quelle non solo di molti antichi scrittori, ina eziandio di Corippo stesso nel poema delle lodi' di Giustino. L' editore ne esamina talvolta anche la' ' poetica elocuzione, ne nota i costmni relativamente alia misura dei versi e delle sillabe , non trascura i neologisini o le parole degne di alcana osser- * vazione, come quella per esempio di Vatibus per JOHANNIDOS SEU DE BELLIS LIBYCIS. Sl^ Episcopis^ sebbene ommessa dal Forcellini ; quella cli indrciis ^ qunlora leo;gere iion si debba indicas ^ qu^Ila di harenas sostitiiita alia paroia A«6eraa5 del codice, ii nome di Pampo sostituito a Pappo , quella di Marzace o Mazace , applicafa ad un popolo del- J' Africa , non gia della Ccippadocia ed altre simili, che solo nelle note al prinio libro s' incontrano. Preziose per la geografia antica, massime delF Afri- ca e deir Oriente, frouo tra queste note quella alia pag. 169, nella quale si parla di Nitzibe o sia Nisibe, da Corippo nominata alia maniera degli Orieatali ; quella alia pag. 161 e segg. intorno a Teodosiopoli deir Armeviia , due vedendosene ramnieatatc da Pro- copio^ ed a Dara , altra citta posta presso Nisibe ; quella alia pag. 16" su i popoli Mauritani detti Lan- guanti , e poscia Lebanti o Levaiiti ; quella alia. pag. 178 intorno ai coniini delf Adriatico ; quella al'a pag. 176 intorno al porto Caucano d:dla Sici- lia; quella alia pag. 189 sui campi Antoniani, detti Castra Antoida^ rettamente collocati nella provincia Bizarena ; quella alia pag. 209 intorno la citta di Macunia posta tra le due Sirti , donde la gente Macumiaiia , ecc. Alia storia pure ed alia critica erudizione ha renduto il MazzuccheUt grandissimo servigio colle sue lUustrazioni delV epoca in cui Be- lisario approdo al'e coste delP Africa , cioe negU anni 533 e 534 '■> ^^1 ni>nie del re Qelimero da Co- rippo detto Qcdamlr e della di lui cattivita ; del Pappo fratello di Giovanni^ e delle cariche da esso •ostenute ; del principe dei Mauritani Bizaceni detto Antala che a Salomone rubellossi :, della nazione Afri- cana dei IMassili , da alcuni supposti nella Numidia, da altri nelL^ Libia, e confusi alcuua volta coi Mau- ritani ; di quel Salomone o Solomone duce degli Afri- can! gia nominato , che rifuggitosi dopo le sue per- dite a Siracusa jn Africa , torno nell' Africa stessa coa Beli<:ario\ di aitro popolo deir Africa detto Ilasgua o Ilagua ; dei Mazaci , popoli dell' Africa n(in della Cappadocia ; di Sergio nipote d'll eroe del poenia; del nome e dei fatti di Cusina, Ciitina o Cutzina. duce dei Mauritani ru- belli , del nome di Quntarich o Qoiitarl , celebre gu- rriero dei p u'tito di Sulomone ^ (\i Iinerio^ altro 1 dnce dei Bizaicni , di altro Giovanni nglio di Slsin^ niolo , altro duce dei snddetti : di Ariobindo genero di Olibrio c marito di una nip te di Giustiniano ^ del nome di Senatore applicato a persona, come avvenne in u:io de' nostri arcivescovi ; dell" organo rausico ptieumatif^o , da Corippo acr.-^nn^iro per via di simi- litudine ; della parola timpora anj)Ucabile alle tem- pi i . dei multni odierni degli Arabi iiidicati da Co- rippo nel verso 1076-7 del lib. IV; dell' epoca delle guerre di Giustiiiiano coi pnpoli di Albi e del nome di Ginstiniana data a Gart.n" ^dtr >ve ehe in qiiesto poema. Vediamo pure con pi'^ ere lUustrati alcuni vocaboli ed aticlie prop'ist- da aggiugs'ersi I'T oitiiiio lessico Forcelli- niano, come insafnr'is , facellu^ adpropiare o adprO" pians . imdlvngos ^ acfpptabiles ^ ecc D ipo uacipioso ed accurate mdice trovaasi le perioche o postille di JOIIVNNIDOS «EU DE BELLIS LIBYCIS. 021 osservazioni trovate nello stesso codice Trivulziano, rontenenti in gran parte gU argomenti tU diversi libri del poema. Queste sono scritte in latino assai barbaro , ed in esse veggonsi introdotte le parole fortditia ^ attare per aptare ^ scarainociare , rissa^ refortiarc ^ seriosius ^ victioriaie ^ nichilandurn, exen- tia^ che numca in tutti i glossarj , lotare martus , voce pure mancante nei glossarj dell' intima latini- ta , prodimenta , ecc. Meritava egli , diranno alcnni , nn autore semi- barbaro ed un poeta certaniente non felice , nialgra- do le cose dette a di liii lode da alouni critici , tante cure e tanta fatica onde adornarne una splen- didissima edizione ? Si , noi risponderemo , perche preziosi sono gli antichi fraiumenti di qualunque natura , che sussidj portauo alia storica e critica erudizione, clie illustrano i fatti e le loro epoclie , le guerre, i popoli, i costumi , e per fino le fasi della lingua e della letteratura di que' tempi. Molto pill dee riuscire gradita e vsntaggiosa la pubblica- zione di questo {>oema inedito , perche, come gia accennamnio , riempie una grande lacuna nella sto- ria di que' tempi; perche serve di complemeuto alia storia Bizautina, o sia alia appendice latina di quella faniosa collezione ; perche giova nel tempo stesso alia integrazione delle opere di Corippo , alcune delle quali erano gia state pubblicate ed illustrate coir opera di uoniiiii eruditissimi. Nuova gloria dec dunque risultarne alia patria nostra , giacche non solo dai nostri torch) esce uobilmente stampato que- sto scritto inedito , ma tratto e altresi da ua codice Milanese -, al possessore del niedesimo che la pub- blicazione ne promosse , al dottissnno editore , che alcuna cura r>on trascuro per rendere quella pub- blicazione per ogni via piu adorna , piu conipiuta, _piu vantaggiosa. D22 IPOCRISIA FEI\IMINILE, ■NOVELLA. I, N Torino , bella e simmetrfca citta , ma di astnzie feruniinili e (V ipocrisie e di altri vizj piena quanto 02,111 altra d' Italia , era agli anni passati , anzi sul linire dello scorso dn-iinottavo secolo una giovane donna , la quale , men per rispetto di lei , die per debiti riguardi all' onestissimo parrntado suo . chiameremo Ernestina : grande e bella e di ben proporzionate forme , con gli ocrlii azzurri e le labbra vermi2;lie , alle quab facevan corona bian- chi e iucidi denti , ed avente per siiigolare orna- inento una lungliissima cajjellatura di leggiadro colore tra il biondo ed il cenerogaolo, e cosi pie- ghevole , che ad ogni leggier tocco la s' increspavi graziosaniente ; il che unito ad una spaziosa fronte suole signiHcare prontezza di mente; dove una fronte. ristretia e rapelli osciiri e distesi vogliono spesso indicare dappochezza di cervello e di sentimenti. Era Diarito di costei un ser Geronimo dalli Bran- colini, mercatante ricchissimo c bancliiere , e pos- sessore di case e di poderi , che gli fruttavano di buoae entrate. Ma erano le ricchczze il piii bel corredo di lui , siccome quegli die gia avanzato negli tjoni e sucido nella persona , e grossolano nei modi incresceva ad ognuno che il trattasse, non che alF avvenente nioglie. Oltre che egli era avido di danari , e pronto a far gabbo altrni, ezian- dio per un picrol guadagno , come assai merca- tanti fanno , ed in ispezialita coloro , i qnali ( come ap[)unto era ser Geronmio) di bassissinia estrazione hati , vengono in Piemonte da una valle denominata di Barcellonettc , che trovasi sui conliiu di Fran* ia , e 01 giungoiio con piccolo botteghiii dietro le spalie IPOCRISIA. FEMMINILE, NOVELLA.. SsS a vender nastri , fettucce e spille , e ritag;li di tele niussole e {jercalle , e simili donueschi cioiidoli e bagattclle ', e rorrono sii e giu per le vie e sotto ai portici della tiera e del Po., e si fanno incontro co!i le parole di buon mercato alle inesperte con- tadiiielle e alia o;ente meno accorta ; quindi pigliano a pigione uii canton •in di strada , e mano niano contentandosi d'' un vil pane e d' una cattiva mi- ly^stra , e accrescendo i l'>ro traffici ed usureggiando si progrediscono in pof hi d' anni che si veggoiia poi , come tanti ne abbiani vednti e veggiamo , di— ventar ricchissimi negozianti e di quei di banco , ed acquistar possessioni e comprare palazzini su colli piesso Torino, ed ivi grandeggiare la dom§- nica ne' conviti e ne' festini , e prender quelle arie (li non eri e sei , eh' egli e una cosa nojosissima a sopportarsi da og'.ii educata e gentile persona. U nostro ser Geronimo pero di quest' ultima qualita -, cioe del grandeggiare, non penava no certo , come abl^iarao gia avvertito. Ma a rincontro egli era cosi geloso e pieii di sospetti verso la moglie , cho avvisando non poterla abbastanza gnardare con r o|)era della fantesca e dei famigliari, propose ti- nalmente di trasportare banco e magazzini nella stessa casa da lui abitata, e cosi fece , ignorando il buon Alf ssere che in si fatte bao-attclle d' amore apche la pin sciocca , se le ne viene il destro , sa pettinare il cinffetto al piu vigilante marito. Con tutto cio la suggi'zione per madama Ernestina si. era fatta grandissima : avvegnache per \ un canto il marito stava molto in casa , e ad ogni tocco di Canipanillo, ad ogni muovcre di porta usciva del suo scrittojo ; dalf altro e2,li aveva rigorosainente vietato all.i nioglie qualuu(|ue passatcnipo di teatri , di festini c di vegUe ; e poichc in casa di qualche auiica, o per via erasi talora accontata con qnalcha garbato uomo che le piacesse , non poteva piu oltre spinger la cosa ; e la meschinella era riilotta a di- torare entro se i.proprj desideri, Fiaalmente dopo .'324- ll'OCRISIA FEMMINILE , tante inutili prove , non veggendo di presente alouna via da poterne iiscire, delibcro esscr niiglior consiglio di assicurarsi atlatto d^ ogni sos[)(tt<) del geloso niarito , faceudo la monnonesta c la divota, e di aspcttare dal ttnipo sna buoua ventiua. Cosi tleposto ogui oniamento di liisso ( il cpiale nulla aggiiingcva alia naturale avvenenza di lei), si pose Tiiadama Ernestina a frequentar le chiese di niattina c di sera , ed a condurvi seco le figlinole sue gia grandicriue e bellucce , e sempre col velo bene avanti snl viso , e con 1' uffitiuolo fra Ic mani : di modo che le pinzochere , i crediili c gli sciocchi ne rimancvano edifirati , e andavano dicendo : vedi la in tanta corruzione di costumi quelia bella e matronal donna come veste modestarnente , e con qual divozione dice il suo paternostro , e con qual raccoglimento ascolta i sermoni e le prediche ! oh bene avventurato Geroninio; oh fortunata famiglial E il marito a cui pervenivano tali voci , tntto de- llziava , avendo per t'ernio lui solo col suo esempio e col suo rinore aver la mosilie a cosi santamente vjvere ed operare educata : e per inantenerla in cosi bnoni proponimenti soleva ogni sera farle la lezione di morale, or raccontandole i miracoli della iMadonna , or discorrendo le vite dei Santi del leg- gendario ; di che tutto quanto piacere ne venisse alia moglie , ciascnno sel puo pensare. Accadde che in quel torno , a fuggire le orribili catastroli dalle quali era straziata la Francia , ri- patrijsse uno strettissimo parente delE Ernestina , di lei pill giovane d' anni , detto per nomc Eraldo, stato educato in uno dei piu rinomati coUegi di quel floridissimo reame. Era costui bello di sua. per- sona , artettatuzzo ne' modi e curante l' attillatura : oltraccio esperto ne'giuoehi, destro nel cavalcare, e sino-olarmente ao^ile e svelto in o2:ni mamera di danze , piii assai die non fosse ammaestrato nei .sevcri snidj della fjlosofia e delle lettere , de' quali pero aveva tale tintura , onde fare di se bella ed NOVELLA. SaS ■onorevole niostra nelle conversazioni e nelle bri- gate, dove soleva reritare i bei versi del Rarine e e del Voltaire , e piu spesso trattenere g;U astanti ispiegando loro le cosi dctte Sciarade o diciferando logngrifi e iiidoviiielli ed altri si fatti francesi iion- nulla. Con li ([uali appareati pre2ii , essendo egli inoltre grandissinio vagh< ggiatore , era sommameute «;rato al bel sesso. Ora manrando airErnestina una migliore e piu comoda opportunita , e piacendoli' sommament^ Eraldo , ed essa a lui , messo da banda OiL'ni saiu- tare ntegno ne' rispettati legami del sangiie . fuiouo entrambi presto d' accordo per vedersi , frei[uen- tarsi e darsi bel tempo : nel che servavano ptro la massima circospezione , non tanto per la temiita gelosia di s^r Geronimo , il quale di si fatta mac- chia appeaa avr<^bbe osato di sospettare la nioglie , quanto perche qiiesta voleva presso i parenti e nel pubblico conservar illesa la riputazione di savii ed onesta , sapendo benissimo che a Torino , come altrove , non V esser buona ma il parerhi , da e mantiene la buona fama : e cosi duro la bisogna per ben due aimi. Ma siccome avviene che le cose da prima desi- derate e gradite , qiiindi lungamente e senza con- trasto possedute sogliono bene spesso venire a noja e dar luo2;o a novelli pensieri ; e d' altra parte quando una donna fa tali beife al marito , piu noa le costa mancar di fede all*' amante , il che cgni uom di senno che s' iunamori dee tener per feimo onde non dia soverchio pascolo a gran sentimcnti , i quali ad un nubile e sensitivo ammo sono p« r lo piu ca2,ione di tristezza ed affanni; cosi mad.ma Erncslina a cui per un altro canto iucrcscevano certe trequenti scappatine di Eraldo , penso doversi procacciare un secondo amante , e pose 1' oc< hio al primo ragioniere del banco di suo marito per nome Giarmto : uomo di tVesca eta , scrio , di poche parole , tutto dedito alia sua professiouc , e pcro oaG ipocnisj-i femminile , tenuto caro da ser Geronimo , benche da poco tempo r avese preso a suoi stipesid). A Giacinto lion dispiareva la donna ; e sebbene di qnando in qnando andasse scamhiando con lei le furtive oc- chiatine , tuttavia stava ee:li niodt-sto e contesnoso non lanto per propria scelta , die io non vo' di- chiararlo pin casto di (jnel die per avventura ei si fosse ; ma pinttosto perdie egli , siccome avveduto ed accorto , aveva conosciute le secrete e doppia- mente biasimevoli tresrhe della modestissima donna ; ondc aveva al tutto ddiberato di abbandonar tal pensiero. Se non die nelle donne il non osser curate j^e- iiera dispctto ed accresce lo stimolo del desiderio: il perche madama Ernestina volendo ad o2;ni mode _2;nadagnare Tainore di lui , presa f opportunity che il marito per suo bisogno trovavasi in Isvizzera ^ cntro un giorno nel banco ove solo era Giacinto ; e d'una cosa in altra avvedutamente trapassando-, con affettnosc , sebben velate espressioni, T animo sno gli discoperse ; e ne aspettava rpiel cli'' ei sa- prebbe risponderle. Alia qnale Giacinto senza punta niostrarsi isnbarazzato cogli iadugi e co' pretestj , ma sei'iamente secondo il suo costume e con molta nobilta cosi disse : madama , i sentimenti die con tanta bonta e gentilezza vi piace di proferirmi 60110 piu onorevoli per me di quel ch' io potrei nieritarli ; e certamente e per la bellezza vostra , per la grazia e lo spirito e per altri pregi moltis- simi non vi dovrebbe cader diibbio die il niio cuore non fosse per far lor grata acroglienza; e romeche al niarito vosfro io sia debitore della presente mia condizione e di prossime speranze di migliorarla ; e percio a secondare nn tale intendi- rnento non possa Y aninio nuo riconoscente senza nna qnaldie ripuo;nanza disporsi : tuttavolta essendo il marito vostro attcmpato e sdiiftiso , e voi giovane ed avvenente , oltraccio vees;* ndovi sopportar con pazienza le noje e le privazioni d' ogni maniera NOVELLA. 3^27 di clie egli vi e cagione , sarei appareccliiato ad amarvi e ad amarvi con saklo e costante affetto , ove del simsgliante potessi ripromettermi per canto vostro. Come, ripiglio la donna ^ die dite voi mai? QtiHifli continuan'lo con queVolori e quegli artilizj die son rosi faniiliari alle femmine , allorche si atreiitano di v-.ler coprire le verita eziandio le piii evideiiti: e 8stotr/,' e §8r- reva rischio tli nioriie. II perclie ser Geroniiuo clic nn tal uomo, siccoine antico e ildato, aveva molto carrt, delibcio di partir subito a qilelTa volta con la speranza di poterlo soccorrere e serbare in vita. E mandato per un buon chirurgo siio amico, e preso a nolo un calessetto, signilico alia rrioglie questo suo divisarAento , e dissele che siao al venture lu- nedi e' non sarebbe stato di ritorno. La quale , commeridata la caritatevol premura dA manto , il consiglio a non fiapporre diniora : e datagli una ca- migiuola di lana, e postogli in testa un doppio berrettin di seta, onde Tuniido deila notte nou gli fosse cagione d' una infrcddatura , gli poise mano a scender le scale ed a moutare in calesso : e poi. messo£;li un buon pastrano sulle gambe, e datogh' il buon viaggio con niille baciozzi, il racromanclo al chirurgo che ne avesse cura ; e pregatili entrambi di andare adagio per evitar disgrazie, e di tornare alio indiniani, se mai fosse possibile , e non aspet- tare al luuedi, con un' aria di alTcttuoso conjugale rammarico cosi bene dissimulato, e cosi bene cre- duto smcero , gli lascio avviare per la porta di Susa. Quindi, parendole mille anni di non aver piu vt-duto Eraldo , corse prontamente al magazznio di lui, e fattolo consapevole della sospirata felicissima oppor- tiinita, dissegli che lo aspetterebbe a cena in casa sua alle dieci della sera stessa : di che Eraldo fu lietjssinio e promise di venire. E dato ordine ad os^ni cosa , ed apprestata nella propria camera senza saputa d' alcuno della famiglia, una p ccola ma sa- porita cenetta, e mandate prima del solito a dormire le figliuole e le fantesche , e serrato ben bene ogni nscio che dalle altre stanze potesse dare adito nel suo appartamentino ; aperta una segreta porticina, della quale da tanti anni il marito credeva, lui solo aver la chiave, quando batterono le dieci alia tori'c, di la cheta cheta introdusse lamico, e con esso si pose allegramente a cenare. Ma non prevedeva la KOVKLLA. 335 donna , die Infra poclii nionienti si sarebbe intor- bitlata la festa , e che Domenedtlio non salda seni- pre i conti alia donieuica. Itifatti, appena ser Gerouimo ed il cerusico s' eran di due luiglia avanzaii sulla strada che conduce a Rivoli, ecco farsi loro incoutro frettoloso un faniiglio il quale disse die il gastaldo era spirato in qnelTora stessa nolle niani di nicsser lo ))arroco. Ailora av- viso il cliirur^o essere luig^lior consiglio il tornare a Torino, tanto piu ch' egli era numito d' un ordine del governatore per farsi aprirc le porte i[uatunque ora della notte si fosse : e cosi fu fcUto. Intanto delToccorsa disgrazia si andava Geronimo consoianda al pcnsare quale e quanto sarebbe il piacere della sua donna in veggendolo cosi inaspettataniente li- tornare a casa : e della divozione e della t'edcka di lei ineravigliose cose raciontava al chiruigo; ed entrati in • itta , scese cjncsti di calesso e ando pei fatti suoi. E Geronimo, restituito il calesso al luogo ove I'aveva noleggiato , s' incaniniino a casa sua. E salita la scala niaestra, ed appressatosi alia porta, non veggendo lunie , ne sentendo niuover persona, ebbe per fenno che la moglie fosse a letr.o; e non volendo sonare il campanello per non destar ru- niore , e svegtiar la faniiglia, poirhe aveva presso di se la chiave delP altra portitina, si reco nella contrada ed alzando gli oc,? oj£if|a3 oil alrisin X £>r/ kIj OJRrDtolJ>;iiiA' T> rp Tjlt naTuTijJnoa Ofioe .irrton . . "I nil iiTi u\v M/i i'>if AKisruIuaij-i-:-.' oJBiigr.J SCIENZE ED ARirio#M]GAt^K;;3^E.uwoim Jill iioiO i 6fijoni^ ^ oas'iO m/ saeoi — •«gn«»~-<»-g>'*-iJw«'iu n.I ni or;j3vcJjai989 iiron one fi aiisJtiamogiB Considerazioni sopra un antic o zodiaco dis1^^tff^tfif{\ isL 6ct fiaofdansj ilonsg onp Jb oJerjg omieaaq If driBS i(i jjii'if. . )!.' 1 .", ; 9i{;> ijjsgooe i'lnfoaiJ'iBq Iella cnttnidrale di OtrantOi i9(^iba riAWd iftiatiflj^l^jiwb- saico , il quale occupa buon tratto Jel pavimeato cWiif cliiesa , e raffigura ua wraradissimo albero da cui « ftgr gia di lamificazioni si spiccano molti compaitiiueau svji quali soiio effigiati fatti storici del vecchio e del nuiivfo testatnento. Entro dodici S|iazj circolaii disposti a certj intervalli veggonsi espressi ia via luogo i dodici oie^l dell' anno indicati col proprio loro no me in linfuaggV* latino , e caratterizzati dall' emblema di vina costellazio^* zodiacale , al che si aggiunge la rappresentazione ^i^itf opere villerecce , o delle domcsticlie occupazioni (SSfi%%t tanti a ciaschedun mese lo do il jiome di zodia«B8o9 questo lavoi'o, quantunqne le figure delle costeUaziStfti non sieno collocate ia ciicolo, ne schierate in Recife joie? tinua. . ,.j Ifj-s II mosaico di ciii si tratta conta un' anticliita di piij di sei secoli e mezzo, esseado stato fatto nell' anno ii6S per cura di Gionata arcivescovo di Otranto. Cio si ,id©f sume da un' iscrizione paiimeiite sciitta in mosaico, 'ia quale f'u letta iitiera da moasign. d' Aste arcivescovo di quella citta , ed e da lui i-ifcrita nell' operetta 3Itinoriai Hjdruritincc ecclcsice inscrita nel Thesaurus aiiti(j. et liistofl Jtalice compilato dal Grevio (Tom. IX, pars 8). Ess£V;i;^ del seguente tenore: ti'U'.fJf'-i > 'looit Anno ah incarnatione doinini nostri Jesu Christi MCLK.y indit. XIII reiynantf. domino nostro W. rege nuiiinifico luiri milis sfivus Jesu Christi Jonathas Hydruntinus archicpi&cO'y pus jussit hoc opus fieri per manus Fantakonis Pri, ,umo CONSIDER.VZ. SOPR\ UN iVNTICO ZODIACO CCC. 339 ^'^"Iscmloue e ora molto malcoiicla^ talclie iion ho po- tato disceruere se non che (jueste parole clic esatta- niente lio copiato servus J< su Christi ( questi due nomi soao scritti jCOn uq moiiogramma formato da uu X tagliato verticalinerite pel mezzo da uia I) Jonat Hydruntinus archiepiscopus jiissit hoc opus fieri. Manus Pan- taleanis prcshyteti. £ probabile che questo Pantaleone fosse ua Greco, giacche i Greci molto a que'' tempi si esercitavauo irt lavori? di siinil fatta , e lo da eziandio da argomeiitare il suo iiome , e I' essere stata Otranto chiesa Greca tino ai tempi di quel Gionata che fu il primo ad iutrodlirri il rito latino. lo non mi tratterro a ragioiiare ne dello stile ne del disegao delle figure , le quali pale- saiio il pessimo gusto di qae"" secoli tenebrosi , ne dei particolari soggetti che rappresentano. Gli emblemi delle costellaziorti non differiscono puato dagli ordinar) , se non die qnello dello scorpione in cambio di offrire 1' iin- magine di questo aniuiale. Via piuttosto sembianza di una 4ocertola con la coda cosi vitorta che forma uu giro di splrale. Potrebbesi credere che V artefice abbia voluto sostituire alio scorpione la Lacerta stdlio , comunissima in que' paesi , ed erroneamente reputata dal volgo ve- nefica , ovvero la Lncerta scincus , che, quantunque in- nocente , ha fama di essere piu micidiale , e che chia- masi tira-fiato in Sicilia. Ma siccome T animale ivi deli- neato mostra sei zampe , mal si saprebbe indovinare che cosa abbiasi voluto rappresentare. Piacemi di notare che sotto il mese di ottobre e effigiato un villanp che solca la terra con un aratro affatto simile a qtiello di cni tuttavia si fa uso in Terra di Otranto , il quale ha «iia sola stiva , e di sempUcissima strnttura , e cosi leg- giefo che puo agevolmerite essere portato in coUo da ua womo. lo ho vednto arare que' poJeri con ua solo asi- ncUo attaccato ad uno di cotesti aratri. Sotto il mese di luglio vedesi un contadino che batte il grano ncU' aja eon un coreggiato simile a quello che adoprasi neU' alta Italia , ma con due mazzafrusti. Questo stromento ^ og- »igiorno sconoscinto in que' paesi , solendosi in cambio ricorrere alia trebbiatara ; e siccome esso non puo es- ^^•e vantaggiosaniente usato se non che ove si iratti di battcre una mediocre quantita di grano, si potrebbe forse eonghietturaie da cio che nel secolo XII o le proprieta eraiio piii divlse fra gU abitaatl moUo agricoli auche a 340 CONSIDERAZ. SOrR\ UN ANTICO Z<1iDt\CO ^ •■ C ''. J r.J "!;;'. J'i t ,£.-. ",-1.. ■'., .i'.y>*>.l)Oiiclaiit€ la }mpolazione. ^ . t . .tn Ma cio cho particolarniente ho avvet-^ito,,jn- qiiesto zq- .diaco e V iiisoUta oleggiato dalla Libra , ma dalla Vergine : quello di giugno mostra i G,§- melli non il Cancro , che passa nel luglio , e diceml)}'^ ta il Sagitt^rio , nientre il Capricorno appare in gsn- najo (*). Sarebbe un punto curioso di erudizione quello d'io- , Vestigare in quale tempo , e per quale motivo si idea. di escludere in queste rappresentanze la costellazione de|- r Ariete dal mese di marzo , che in questo discou'so , si {*) Benche comunemente si ?appia in fjiirtl seguo entp! il sole ne' di- vers! mesi (leir anno j;iii«ta J nosiri calendarj , pure a sollisvo della lil^- • moria sai a opportuno rf' ind'^ci^rlo ; . ; , In Gennajo entra il 5ole in Aqiiario Luplio Leone Febbrajo Pesci Aposto Yorgine M,ir70 Ariete Setlenihio Lihra '"■* Aprile ToTO Ottot.re Scorpione rj ]\I.if;gio . , GeinelU,. Novenibre Pa(;ittar;o ,^^ Cingno Oancro Bicembrc Capricorno. DELL4 CATTEDR\LB DI OTRA^NTO, 841 prenderk per norma, e lasciare ia cambio quella de' Pe- tpii , giacche noti e un uaico fatto quello dello zodiacO di Otranto. Ne qixeste indagini soao cosi sterlli , quanto aitri a prima giuiUi potrebbe supporre , giacche es3en* ■rfosi vedute in alcuni vetiisti zodiaci simili traspt)sizioni, ed argoinentaiido alcani che ai riferissero ad i\a certo Itato del cielo uell' epoca in cui furoiio costrutti, ne de- dussero conseguenze che fecero risalire a piu migliaja di anni V antichlta di quelle opere , mentre altri le giudi- carono apocrife e assurde, Ora e gia noto che le costellazioiii da lungo tempo non corrispondoao piu. a quo' punti in cui furoao vednte nella prima istituzione dello zodiaco da noi adottato. "Esse vi si soao allonta.iate iiiohrandosi lungo reclittica da occidente in oriente , talche I' equinozio di primavera succede ora circa trenta giorni prima che il sole abbia Taggiuuto la prima stella della costellazione dell' Arietcf , 4a quale corrispondeva una volta al nodo dell' eclittica', b sia a quel punto in cui cssa e tagliata dall' eqnatore , fenomeno che viene indicato con la frase di precessiohe degli equinozj.. L' epoca in cui la mentovata Stella si ri- feriva a quel punto risale vei'so T anno 338 prima del- r era volgare^ e siccome il suo movimento e di circa 5o" TBiir anno , cosi si avanza in 72 anni a un dlpresso per 'lo spazio di un grado. Al tempo d'Ipparco, che fioi-i circa iSo anni prima dell' era nostra, I'allontanamento di que- sto astro dal punto dell' ec[uinozio doveva essere abba- stanza vislbile , poiche eccedera oramai tre gradi , ma piu manifesto apparve agli ocelli de' posteriori astronomi della scuola Alessandrina. Nell' anno Ii65 in cui fu fatto lo zodiaco di Otranto, la sua distanza era di circa ai ■gradi e mezzo un po' piu, ed ora la longituJine dell'ac- cennata stella, glusta i dati somministrati dalle tavole di Berlino, e di gradi 3o , 40*, i3", vale a dire tatta la costellazione e gia uscita dal se^^no, che per serbare vm .antico uso s' intitola ancora col nome di Ariete. Deggio qui d re ,che per agevolare rintelligenza e per maggiore comodita ho ragguagliato la precessione delle fisse a 5o" all' anno, come vien detto da alcuni astronomi;, e ad un gndo in 7a anni; quantuaque , se- condo altri , sia di So" '/,„, ed allora un grado sara corso in anni 71 , giorni 3ia, ed ore i3 all' incirca. Ma ho etimato opportuno di trascurare questf: fraxioni, giacche 342 CONfilDERA^.. SOPRA UN ANTICO KOOIiCO sarebbe snpfifluo t\\ dai'e ai poclii coinpnii cbe occoi'ronc una precislone maggioi'e di quella cUe rargouieiito richietle. Kiatracciaiiilo aciuaque 11 luotivo per cni vollero alciini eliiiiiiiare negli Z')diaci Jal mese di marzio la costellazioae tleirAriete, ed appi"0[>riarlA esclusivatnente airaprile, po*- trebbe opinare taluiio cUe silFatta iaaovaziaiie fosse* stata ideata dopo che rAriete tanti gradi r!ibe corso cbe ol- trcpasso il confine del mese. In cotal , gjxiga si avrclibe preso norma dal sito della costellazi<>,*T<^ , senza piii cu- rare il segiio, il quale difatti era fi,l;Vi?itanti di Lavinia , per e6"em""» pio , avevano certi anni di 1 3 mesi , il xnarzo presso gli Albani contava 36 giorni, ecc. ; per la qual cosa facendo una nuova restrizione conrerra riferirsi all' epoca die eegui la riforma del calendario fatta da Giubo Gesare, percbe di quel calendario conosciama bealsslino i dnti sui quali e stato formato , e |ierclie i mouunieati che • sarenio per citare sono posteriori a quel tetnpoj rb 9TiBiJf ''^'•DELLA C\TTrT)nALfi Dl OTRANTO. ^43 • ' Allorche adunque piibblico Cesnre quella nnova rifor-- *na neir anno 46 iiiuanzi all^era volgai'ie , il vero ecjttt*' mozio , secondo il ^icc'ioM { ChroHolog. refbrm. I. 90), ttccadde '\'erso il a3 cli marzo ^ cioe lief gibfno 23, oi*e a5 , rtiinnti 5i , qnantunqne per particolari niotlvi ci^ vilmente si registrasse ne\ 2 3 del detto niese ( YIII kdh aprilig ). Oi'a dal giorno 23 ( die partitemo da qtiesta tnitoche non cotnpinto ) al primo di aprile si fiappontrono etto giomi , i qOali suUa graduazione dell' eclittita '^ arrendo in quel tempo il sole un moto medio, impot- tano cii'ca otto gradi ;, che dovreiibero essere oorsi dalla prima Stella dell' Ariete per nscire dal mese. AH'epoca del calendario ne ave^^a gia passati 4 *fj a tin dipresso,' poiche erasi trovata nel cokiro delF eqrtiHoziO A'erso P auflty 388 prima di Gristo , e.il' Mlo viaggio , cOftve ahlyiain d' zio di tiempo porseverava a mostravsi in qdella pofzio'rfe"' del seg"no inclnsa nel mese di marzo. ' ' Se dagli astrononii di Cesare fosse stata regolata a do- vere la correzione delF anno , onde V eqniiiozio si fosse mintenuto sempre invariahile rtspetto al giorno in cui succedeva, potrernmo nelle attuali ricerche francaraente spaziare senza altri calcoli per quel periodo di 234 anni. Ma siccome per cause gia note , e che non giova qui r.ddurre , dopo il corso di i32 anni, secondo Bailly e Biot, precedeva sempre di un giorno , cosi anclavasi via xin successivamente prolungando il litnite del mese di marzo suUa graduazione dell' eclittica. Per evitare adun- que gli equivoci dovrassi prima conoscere in qual giorno veiiiva a cadere P equinozio di primavera quanJo fa for- mato ciascheduno di qne' calenlarj o di quegli zodiaci di cui fosse accoucio di parlare , ond'e riscontrare in ap- ppe«80 se sieno stati composti prima o dopo che qnesta coatellazione svanisse dal tenimeiito del detto mese." - " Quanto agli zodiaci, parecchi ne rif^risce il MontfliUcoii' ( Supplem. mix antiq. expliq. torn IT ) , ed uno ne e st.^to' trovato a Gahio presso Roma , e descritto da Ertnio "VJ- sconti , ma oltre « ER\Z. SOTPnX. UN \NTICO Z0.DI4CO medaglie .raccoUe dal Blanchini ( Oe kqh et cyclo Co^sa- Tis , tab. 1 ). Alcune ve u' lia bensi jr , cui si veJe u^ solo nsterisaio J o T Arietc , o il Canprp.r, o 11 Capric9,i^r no, ed ill qaeste noa vi sarel)iie pni^tp, di>7u,iui o«no Veaeado ai calendarj romaai , n\can\pg^,^t^T^\^,^^ga^^ chevoli furoao raccoUi dal Grevi'?, ( Tlief, av^iq. \JRqn[i. "Horn. VIII ) , ed ia maggior numero ne reca il Foggi^|| ia quel li'nro ove iniprese ad iHustrare il caleadario^,jf^ Verrio Fiacco , ma uoii tutti registraao le costellazipfii zodiacali del mese. Coasultaado quelli che per questjo rispetto soao piii compiuti , aoa e prezzo deir opera ch,« ci tratteniaaio iatoruo ai caleadarj che nella coUocazione delle costellazioai nulla esibiscono di suigolare. Tale,. ,e quello premesso negli aaticlii libri ai Fasti rli Ovi^io", ove ai 22 di raarzo ( XI kal. aprilis ) auuuoziasi IfrW? gresso del sole ia Ariete ; tali gli altvi compilati suUe traccii degli aatichi autori dal Gasseado , dal Petavio e dal Dempstero , ove si acceaua catrarc :l sole nel dettp segao al 18 di rnarzo (XV kal. aprilis); lie meritano tampoco uel caso nostro considerazioue due Iramraenti di caleadarj riaveauti T uao ad Aazio , c; T altro presso Ye-- ^»osa , il priaio de' quali mette ia maggio il sole ia Ge- » melli , ed in giugao nel Caacro , ed il secondo coUoca _^n novenibre questo astro nel Sagittario , doade per •conscguenza ne vieae che in questo ed in quello doveya in marzo essere notato 1' Ariete. Virgilio medesimo a cio 3|i uniforma , poiche in uu verso del primo libro delle Geor^ giche assegnaado il Toro air aprile, da a divedere che cou- '♦iderava PAliete come caratteristico del mese precedejjt^. . Candidas auratis o^erit cum cornuhus annum TaUKU,^^ . , iTlflA CATTEDRALE Ul OTR\NTO. 846 'Non istimo molto probabile il sentitrrento del Bailly il T^ale si aT^'isa che questo verso alftVrfa al mese ili niai*- zb , ed all' incominciamento dell' anno tlatato dall' eqni- "iiozio di prima v era , ove in tempi molto remoti trovavasi la prima Stella del Tore in congiunzione col sole, e crede che il poeta in guella guisa esprimendosi ahbia volnto segnire un* antica tradizione ( Hist, cle I'astr. mod. III. S»89i astr. one. 74). Ma troppo antica ella era per verita, * troppo inopportnna per essere rammentata al sno tem- po, rimontando ad un periodo di ben venticinque setvoli. Anche I'Usserio male si appose supponendo che quel Vtirso si riferisca a non so quale anno Macedonico, che «f^ (ihiama Georgico , e di cni vien fatto cenno in iih frjflTtelento di opera di Giovanni Damasceno, ove si dice cHe il primo mese dell' anno presso i MaceJoni partivH tfStla costellazione del Toro ( Vsser. dp Macd. et Asionof. anno solari ). Ma fatto sta che attri!n\endo Virgilio a qtie- 8?(5'4inlmale zodiacnie 1' nffizio di aprire 1' anno, nan voile ^iS alludere all' incominciamento delfannata,. nia a qnello Hehsi della vegetazione , e contrassegnare co-si il mese di a^rile. Qnesto mese di fatto, a senso di Varrone , di Ovi- dio , di Macrobio e di altri antichi scrittori , era con tal home chiamato perche apre la primavera , onde nel ca- J^ndario di Verrio Flacco rinvennto presso Anzio e cosl ^nnttnziato : frames , flares nnimaliaque ac maria et terroe %phriuntur. ■ Tntti gli accennati calendar] come qnelli che sono eonformi agli ordinarj non meritano nel caso nostro con- «iderazione, ma giova bensi di trattenersi alcuii poco su quello di Columella ( Dereiiistica lib. xi , cap. 2 ). Questo Sutore registra al solito Tequinozio di primavera nel ^iorno VIli kal. aprdis-., e siccome lo colloca nell' ottavo grado col segno di Ariete, dice non igaorare egli i cal- coli d'Ipparco , il quale fissa gli eqiiinozj , ed i solsti^j Tael primo grado, ma che per co ifonnarsi all' antica usanza 8t' contadini ed alio stde de' vecclii calendnrj seguita a i&ettere (juesti punti nelP ottavo , giusta i fasti di Me- torie e di Endosso ( ld>. ix , cap. 14). II tempo in cai ■la prima Stella deirAriete , donde incominciava la gra- dtiazione del segno , precedeva di otto gradi quell' equi- jiozio , rimonterebbe a 790 anni prima di Cristo se la posizione delP astro fosse stiti determinata dalla sun asceasione retta. come si ac90stuiuava fins ad Ippareo^ 346 coNstbitrtiaSOsWR^ trw antico tobikco ovrero fli '964^^^'J§»M (J^i***!! otto gi-acU fossero statJ'fll longitnilinft. I\Ia comunqnf cio sia, id trfedo che EUdwsifcl' presso i Romani facesse autorita , n6rt"'tanto per hv^nf^- annuiizinto che 1' cquiuozio di prima vWa ^ccAde nell' ot-^ tfivo grado , perche cio poco importfiva^ thi non e)^' astronoino, quatito per avcre determirinto U giorno ?»t cui esso snccedeva al tempo suo, e coh*isp6hdeva ^ s6- condo il compnto del Riccioli {op. cit. I. gS), al 2S di marzo , ossia al "Vlll kal. aprilis; determinazione presa per norma dai Romani , e per lunghissimo tratto di tempo conservata iie' lore calendar]. Cos\ veggiamo che in qnelli compil;iti dal Dempstero _, dal Petavio e da nltri si segn* reqninozio di primavera in qnel giorno ( vtli kal.'tipriUs' (rquinoctium) , mentre I'entvata del sole in Ariete britt^ tata al 17 (tv kal. aprilis : sol in Arifte ) , in cni dl fatta accadeva una volta precedentk)' di otto gradi all' ilicJrdii? r equkiozio suddetto. Ma con T andare degli anrii taiil!6^ cammino aveva fatto la costellazione, che rerso i t^W]^ d'Ippar<:o giuase a coincidere la prima sua stella tol nOadf eqtiinoziale i e siccome da cotcsta aveva origin e il seg^o, cosi potevasi allora dire a buon dritto che tnnto Y ^qpif-^ nozio , quanto T ingresso del sole nel segno uiedosittrtf^ succedevano al principio del piimo grado. Questa e \Ha^' novazione che, seguendo Ipparco, si sarebbe intrrtd<)(^fti^ lie' fasti Romani, e a cui voile alliidere Columella. '^''^'^ Tali cose semplici come sono sembra che fosseiT) i^n3-_ rate dal Pontedera, il c(iiale non avendo , o diafenticaridti qneste notizie, si studio a tutta possa dl discreditare iiti- antico calendario , che torna molto in acconcio a dilrtti'-^ dare il nostro argomento, ed a mostrare non essere tf!^' ti'imenti vei'o che negli zodiac! o in altri simili opere s'l'i-' stata esclusa dal marzo la costellazione deirAriete , sfei non dopo ch' essa usei per"la sua pteefessitine dai' cWh'-* iini del niese. .i,..if.''l :. tW..' . . ■ :■ > ads Tl calendario di cui favello, che e al tempo stesW' calendario e zodiaco ^ e scolpito sulle qttattro facce dJ' un cippo quadraugolare , che era nella raccolta Farne^-*' siana in Roma, e che illustrato da Fulvio Orsini e rift-* rito nel Thesaurus antkpiitatn-n Romanani'ti del Grevi'6^ ( torn. VIII ) sotto il noiiie di calendario riistico. In tVoliC^ ad ogni mese e scolpita una costellazione , inli ne e sci'itto il nome , e tutte sdno distribuite cosi come veg- gonsi nello zodiaco di Otfaiito. I Pesci si registrano in --, IVELLA CATTEWIALE DI 0TRA.NTO. Si^ ihar74) , TAriete in aprlle, e tauto pecnliari furono ere— dute queste costellaxioui al mese a eui si attriliuirono o' PR\. CT^ ANTICO Z0OIA.C0 dal vero op'mando che sia stato composto verso Ijv metk del jiriino secolo dell' era nostra, suppoaiaiuo iieirautio- 5o. La longitudiiie del y delPAriete doveva essere allora di gradi 6, h' ; e se il calendario di Ciulio Cesare fosse stato regolato in mauiera die V equiuozio costantemeiite accadesse al di 23 di marzo, sai'ebbero ancora rimasti alia costellazione circa due gradi da scorrere prima di uscire dal mese. Ma siccome nello spazio di anni i3a, come dicemmo , aaticipava sempre di ua giorno , lo che die motiv'O alia nuova riforma Gregoriana, e per consegueuza vie pill si allontanava da quel puiito il limite del mese , cosi in que' 98 anni clie corsero dall' epoca del calendariq Giuliauo questo limite er.isi gia prolungato di circa tre quart! di grado. Tale alternativa tra la Stella clve col suo moto progressivo si avaazava verso T estrerao confiap, del mese , e questo couluie die di mano in mano si al-^ lontaaava dall' astro per raiiticipazione dell' equinozio noa ebbe termine se non che dopo la meta del secolo V , allorehe tutta la costellazione guadagnando con piu vantaggio cammino si sottrasse per intiero al dominio di marzo. Del rimanente io stimo superfluo di assottigUare que- st! computi , imperocche nou e da credersi che vi fos- sero allura astronomi cosi scrupolosi e cost e«3ttl osser- vatori che preadessero per not'iua il vero punto della. stazione dell' astro , oade deterrainarsi ad elimiaare da quel mese negli zodiaci o nei caleaJarj la costellazione deir Ariete. Se questa novita cosi contraria all' uso co- miine fosse stata foadata sopra siffatti priacipj, e suppo- nibile che non si sarebbe introdotta se uon che quando r allontananieato della costellazione dall' indicato limite era gia molto seasibile^ ed allora couverrebbe riferire il calendario Faruesiano ad uu' epoca cosi bassa che noa gU si potrebbe in verua modo competere. Apparendo cosi priva di foddamento la supposlziooe che i Pesci sieno stati esclusivamente attribuiti al marzo j allorehe 1' Ariete si ritrasse ue' gfadi di aprile , per dare^ a qualche foggia. ragione di questa pratica lui seinbra che,, si potrebbe cosi ragioaare. Allorehe fu posto mente che la- prima Stella di quest' ultima costellazione coincide va cott-, r equinozio di primavera, fu stimata un punto fisso e in-., variabile il quale contrassegnasse quel tempo quando ess* trovayasi in coagiuuzioae col sole, NiuAOveva itilf^Ar DHLL\ CiTrEDRVLR TfV t)l'R\NTO. 3^9t rittts&re di metiere il fnai^zo Sotto gU auspizj di una co- stellazione, diremo cosi , tanto classica la cui prima stelia era 1' iudice di mlo dtj" quatiro puiiti pl-iilcipali dell' an- no , il quale cadeva ia quel mese. Ma poiche col pra- cedere de2;lt aiiiii si fe'palese il coutirario , e videsi chfr essa c•al^glava posto , scemo ia certa guisa d' importanza e di credito : alcaai , e qnesti in maggior numero , se- gaitaroiio a risguardarla come 1' auspice di inarzo per uiiiforiiiarsi all' aatico stile ., ed aliri accordarono questo onore alia costellazione de'Pesci col principalc riflesso che si stendeva per maggiov quautita di gradi in quello spazio del clelo clie trascorre il sole in tal mese. Venne uti tempo in ciii questa pratica pote semhraie vie piu A'alidamente giustiftcata da una speziosa circostanza , e fii allora quaado si vide l' ultima bella Stella de' Pesci corrispoadere al punto equiuoziale , e tenere il luogo occupato una volta dalla prima dell' Ariete. Questa sa- rebbe r a de' Pesci , la quale concorse con 1' equinozio II 4 anni prima di Gristo. E da credersi per altro che dovette generalmente es- servi stata molta renitenza a risolversi di trascurare quella steTlA di Ariete presso coloro medesimi che avevano gia arvertito la sua precossione. Ne abbiamo un esempio in queir aatico ulobo celeste , noto sotto il nome di Atlante Famesiano , di cui rimaoe un modello in gesso nella bi- bliote'ca Vaiicana in Roma. In questo monumento sono delineati due cifcoli uiassimi , i quali a prima glunta si cfederebbero i coluri degli equ'aioz) e dei solsti?] . ma rigorosamente nol sono , benche il Passeri cosi gli a1d)ia chiamati ( Dt Atlante Fames., pas- 55), e benche fosse per avventura intendimento dell' artefice che Hvesjero tsle rappresentanza. Ei voile condurre uno di questi cir- coli per la prima Stella dell* Ariete, a fine di unifor- niarsi a quanto fu statuito dagU astronomi anteriori , die c<)ilocarono V equinozio di primavera nel prinio grado del segno di Ariete. Nel tempo in cui fu costrutto quel globo non erasi forse incominciato per anche a risguar-' dare come due cose distinte il segno e la costellazione , e siccome quell' astro in allora erasi gia allontanato dal punto equinoziale , cosi il circolo di cui jjarliamo preci- samente non passa , come far dovrebbe il coluro , pel luogo ove r eclittica e intersecata dall' equatore. La dif- ferenza « di alcuni gradi , c chi ha dirett© quel lavoro 35o r.OKSIDEKVZ. SOPRA. UN 4NTiaO ZODIACO avra stiinato che rssr\ non sia di tanta iiiiportanza onde introvlurre innovazloni su tale articolo. La distril)uzione delle costellazioui rispetto ai mesi quale si vede nello zodiaco di Otranto e stata eziandio adottata da aitri ne' hassi tempi. Se si consultiiio i mar- tirologj ed i calendar] di quelle eta raccolti dal Martene ( Thfs. ncv. ane.cdotor. Tom. Ill), dallo Ximenes (Del gnoinone Fiorent. Introduz. ) , e siiigolarmente dal Giorgi in un' opera dove illustra il uiartirologio di Adone com- po8to verso raniio 85o, si vedra che la massima parte si uiiiforraa nel punto di cui si tratta ai calendar] co- muai. Ma quello ricavato dal monastero di Fulda, e cora- posto nel X secolo ha in fronte a ciaschedun mese ua verso latino iiidicante la costellazione del mese luedesi- mo nel seguente tenore ; Prucedunt dupUccs in Mart/a tempora pisces. Respicis apriles aries Frixee calendas. Majus Ageiiorei miritur cnrnua tauri. Junius cequatos cceIo vidit ire Laconas , etc. Questo caleadario non si scosta per altro dal metodo comune ove si specifica il giorno in cui entra il sole nei segni in ciaschedun mese , ma e da avvertlre che i V£rsi citati , ed eziandio tutti gli altri , furono posteciormente aggiunti , come nota il Giorgi, ed io gli veggo ripetuti nel calendariwn Vaticanwn scritto circa un secolo dopo , ed in un altro esistente nelT archivio della cattedrale di Firenze , e pubblicato dallo Ximenes. Essi debliono es- sere stati tratti da qualche piii autico libro , e si adat- tavano in quelle eta a qualunque calendario. Ma io stile di simboleggiare il marzo con la costella- zione de* Pesci non ha eseaip] soltanto o ne' bassl tem- pi , come Io indica Io zodiaco di Otranto , o nel primo seco'.o dell' era comniae , come si vede nel calendario Farnesiano ; esso rlsale ad epoche aiicora piii remote, ed era seguito dagii Egiziani , come ne fa fede Io zo- diaco di Esneh a cui ora tende il niio ragionamento- Questo zodiaco osservasi in uno degli anticlii templi » di cui riinangono le reliquie in quella citta dell' Egitto , e fu fatto la prima volta conoscere in Europa da circa 40 anni fa. Io ne ho veduto un fedele disegno presso I'inglese signor Barry, che fu sul luogo , e questo viag- giatore mi riferi essere scolpito in una pietra calcaria sotto il soffitto del tenipio , non gia in incavo , came. nftfcA. C4TtEDRAtE DI OTR^NTO. 35t sbno la pivi -'^arte de* gerogfific!! , ma in basso tiUevo. Appnjono su di essb i gi'uppi delle "stelle , e le figure delle dbdici costellazioili zodiacali disposte in due linee, 1' una superlore , e 1' altra infeviore , a cui si frappoa- gouo altrc figure situboliche espiimenti , per quanto sem- bra , divinitii , le 'quali fanuo torse T uffizio degli Del Consenti de' zodihci Romani. Quelle delle costellazioili soiio collocate nel seguente ordine sulle due acceunate linee. Leo.ie , Cancro , Gemelll , Toro , Ariete , Pesci , Ver- gine. Libra, Scorpione, Saglttario, Capricorao , Aquario. Questo zotliaco ha somministrato aro;omento a molte discussipni , e fa proclainato da alcuni come un slngola- rissimo monrimento il quale attesta T anticliita di ben sessanta secoli Si stabili clie debba essere letto inco- miiiciando dalla seconda riga , e proseguendo alia foggla ordinaria dalla manca alia destra , vale a dire dalla Ver- gine successivaniente passare all' Aquario ; ma la riga auperiore si leggera in ordine contrario dalla destra alia nfahca , ed incoininciando dai Pesci si teruiinera col Leo- ne. Si stabili ancora die la prima costellazione jndica il 6olstizio estivo , punto da cui dee partire lo zodiaco , e siccome questa e la Vergine , cosi V eqninozio autunnale avra il Sagittario, il solstizio d' inverno i Pesci , 1' equi- nozio di primavera i Gemelli. Queste costellazioili sono ora lontane tre segni dagl' indicati punti , e si conchiuse che non potevano essere nel posto die occupano in quello zodiaco se non clie 6480 anni fa. Monsign. Testa impugno le consegueoze cronologiche cbe si ritraggono da questo monumento in una disserta- zione snpra due zodiaci novellamente scoperd in Egitto , e concedeudo che debbasi incominciare dalla Vergine, so- stiene che questa non indica gia il solstizio estivo , ma bensi I' equinozio autunnale il quale cade in settembre , e che questo mese era presso gli Egizj il prinio dell' an-, no, allorche que' popoli adottarono 1' era Aziaca o Ales- «andrina. Cosi quella scultura non potrebbe essere piu antica dell' epoca di Augusto. Arguti ed ingegnosi sono i raziocinj con cui questo sclenzlato si studia di provare il suo assunto <, uia seui- ]ira che si possa attingere il medesimo scope dando a questo zodiaco una piii semplice e forse piu naturale Blbl. Ital. T. XVllI. a3 352 coNsinrnAz. sotrv tjn a.ntico zodivco interpretazione. Esso noii cUftVrisce punto da quello di Otraiito , ne dal caleudario Faniesiauo, ue dagli altri monu ncnti citaii quamU) sia rettamente letto. Sarebbe ccito una bizzarra foggia di scrivere quella d' iocomlnciare dalla riga inferiore , e dnl)ito cbe la pa- leon^vafia aiibia eseiiipj di simil fatta. Se nltri dicesse che essendo qnosto zodiaco scolpito sotto un soflltto, quella die noi chianiiamo scconda riga divevrebbe la prima qnando F osservatore si coUochi nell' opportuna situazione ,• non occorrcrebbe rispondere cbe le figure comparirebbero in tal caso capovolte , ne questo al certo sarebbe il loro Tero pnnto di vista. Ma se poco naturale e forse inusi- tata e quella manirra di scrivere sin con lettere o con s;ero2;lifici , o con figure einbleniaticlie , praticata beasi era queir altra , delta dai Greci hustrophedon , eve la prima rii^a va dalla destra alia manca^ la seconda in verso contrario , e tutte le altre procedono cosi alter- nando. In siffntta guisa leggendosi lo zodiaco di Esneli, la prima costellazione sara quella de' Pesci , e indichera il marzo , 1' ultima I'Aquario die corrispondera a febbrajo. Non liaA^vi difficolta a credere che il mese in cui succede r oqniiiozio di pi'imavera fosse in qualclie epoca presso gli E^^izj il primo dell' anno o civile , o religioso , o ru- rale, che su di cio non vorro decidere , come lo fu un tempo presso i Romani ; Martis erat primus mensis , Ve- nerisque secundus ( Ovid. Fast. lib. I ) , e febbrajo per conspguenza sarebbe 1' ultimo. Macrobio dice che presso que' popoli lo zodiaco incominciava dal primo grado di Ariete , e cosi sara stato una volta; ma se Tanno avesse inrominciato del pari nel mese a cui facevasi presedero quella costellazione, non sarebbe improbabile che avendo sostituito ad esSa ne' calendar) quella de' Pesci , questo cambiamento per associazione d' idee non s'introducesse cziandio negli zodiaci. Ho gih esposto le mie conghletture intorno ai motivi da cni pote avere tratto origine quella sostituzlone ^ e se si trovassero ammissilnli le ragioni addotte, lo zodiaco di Esneh dovrebbe essere posteriore • all' anno 388 prima dell' era nostra. Che esso non sia di remotissima data lo comprovano le figure dei dodici segni , le quali sono simili alle nostre ed a quelle dello zodiaco de' Greci di Alessandria , tranne la Libra, che si vede in quello di Esneb , ed in luogo di cui mettevano q[ue' Greci le forbici dello Scorjpione. DELLA. eATTFDR4LE DI OTRVNTO. 355 Cevto e che in piu lontani tempi gli Egiziaiii avevano zodiaci dissimili da qnesto , quale e quello riferlto dal Moatfaucon (op. cit. II 202). Negli orti Barlienni ia Roma havvi ana graa tavola Egizia di granito rosso scolpita dalTuna e dall'altra faccia, ed e collocata alia line di ua viale coatlguo alia palestra. Ia una di queste facce sono effigiate alcune figure di cui la principale e sedente , e sotto di questa sta un ceatauro che teiide 1' arco in quell' attituline in cui si rappresenta il segno del Sagittario, die, come ognan sa, e raezz^uo- mo e mezzo cavallo , e come si vede in una gemma ri- fer'ta dal Gori ( Thes. s;eni. astrifer. , tab 84 ). Se quella figura sedente fosse il simbolo del solstizio d'inverno, esseadosi attribuito al mese in cui questo succede la co- stellazione del Sagittario in cambio di quella del Capri- corno , si ripcterebbe qui quanto veggiamo uello zodiaco di Esneh, e quanto fu fatto in quello di Otranto, e nel caiendario rustico Farnesiano. Reco innanzi questa con- ghiettura per quanto puo essi valere , poJche malameate si puo far 1' iadovino sui simboli Egizj. 354 Annotazioni di Medicina pratica del Dott. F. En- rim AcEBBi. — Blllano ^ 1019, presso Silvestri. Vol. ill 8." , di pag. 280. ■ — Anno priino. K EL compilare il primo anno di pratica del suo maestro dichiara l''antore di liuon' ora quale sia stata la sua inten- zione nel farlo , e dice: Ho contemplato le malattie e gli < f- fetti dei reinedj scnza odio e senza ainore di parti , e volli eleg- gere a inio soinmo prectttore la natiira. Tenersi saldo sulle onue additate dalla natura senza presumere di travolgerla a sua fantasia, esponendo per tale mode le vite degU uo- mini ad un incerto sistema, egli e mostrare fior di senno. Segue r A. neir indicare le malattie la Nosologia del Cuilen , e nel primo capitolo da principio al suo assunto col discorrere delle febbri periodiche. Ivi fa parola del salasso , e lo crede nelle medesime inopportuno. Ne pub esser utile , egli scrive , che in qualche caso di cura sinto- matica , ricordo utile a' nostri giorni , in cui piii la nioda, che la ragione spinge a pi-aticar salassi ove i salassi sono di soverchio. I medici della maggiore ci hanno in tutti i tempi avvisata la stessa cosa , eppure la dominante teoria consistente in un buon motto esige sangue e pur- gagioni perpetue in presso che ogni maniera di mali, L- A. ha messo in considerazione clie nel bollore delle suddette febbri rosseggia la congiuntiva: rossore effimero che sparisce col dileguarsi dell' accesso febbrile. Cosi pure ha fatto delle diligenti e miuuzzate osservazioni sulle variazioni delle urine che lianno luogo nelle medesime. Le urine piii o meno cariche e giallastre , dette latteri- zic , sono in fatti siatomo caratteristico di tale maniera di febbri. Ammette per cagione delle medesime un miasma che sgorga dalle acque stngnauti , e 1' arcana influenza che esercita sui corpi umani la costituzione deiratmosfera. Si veste tal volta il dominio d' una costituzione alle fog- ge della doininante teoi'ia , e si crede cosi di spiegare wna cosa che si conosce poco , per un' altra che si cono- sce meno. Voglio dire con questo che prevalendo in, certi uni la teoria di cc.itro-stimolare , teoria che sup- pone sempre e poi sempre eccesso di stimoll e di forze ; dunque si debbe in virtu di essa teoria levar sangue ANNOTAZIONt DT MEDICINA PR4TICA. etC. 355 perpetuamente. Per iscusare poi appo gP idioti tanta pro- fiisione tli sangne , si allega il dominio di una si fatta costituzione d' atinosfera che lo esige. Finora pero souo per me arcane e la teoria, e la citata costituzione aerea. L' A. per dare un' esatta nozioiie della maniera di pratica dell' egregio Professore espone le storie de' ma- lati tal quale egli gU osservo seguendo il sue maestro. La prima storia e di una remittente cotidiana complicata a male di fegato ribelle alia china somraiaistrata in piii volte a generose dosi , quando la febbre risorgeva ; cio che accadeva spesso fra l" anno. Trattata nello spe lale COQ qualche salasso e ripetuti purgaati di cremor di tar- taro e tartaro stibiato ; e poscia con gorama gotta e ca- lomelauo, che continuato per alcuni giorni suscito una copiosa salivazione , che si esperiniento indarno di to- gliere , siccome alcuni pretendono , con le frizioni mer- curiali. Sospeso il mercuric dolce per bocca, si continuo la cura col sal catartico , latte ecc. , e l' ammalato guari bello e bene in meuo d' itn mese. Giovi di mettere qui in considei'azione , i.° die il rossore fugglasco della cougiuntiva solita a comparire nelle vere periodiche , uelP ammalato in discorso non ap- parve ; a." che i mali di fegato afFettano per lo piu ua periodo ; 3.° essere verisimile , cio che appo gli antichi rilevo I'itatiano Valcarenghl , che il miasma delle iater- mittenti agisca particolannente sul sistema epatico. La seconda storia ofFre un caso di remittente cotidiana in conseguenza di calcoli epatici , nel quale 1' ammalato , non ostante un acconcio trattamento , come ad ua di presso fa praticato nel priino caso , pure ebbe necessa- riamente a soccumbere ; ne altrimenti era possibile di levare con medicina la causa meccanica del male. Nella terza storia ci si porge un esempio di quartana , nella quale rluscendo inutile 1' uso del Rhus cotinus , fu vinta con la china unita a due scrupoll di clcuta olTicinale di- visa in otto dosi , ritenuta anche questa come calefa- cieute. La quarta storia ci mette sott' occliio una febbre cotidiana remittente itterica , clie apparendo con sintomi di flogosi , si prescrissero quattro salassi senza profitto ; fu vinta poi con V uso della corteccia. In vece la storia quiuta ci porge un caso di cotidiana remittente superata con undici grossi salassi , d' alcuno de" quali , secondo I'autore, s' avreblje potato fare tU ujeoo j cos'i egU park: 356 ANN0TA2T0NT DT MF.DTCTNl TUVTICV M'^ItP volte si ottribuiscono alia inedicina i cowpensi mnra" viilliosi delV aniniale econoinia ^ chn se iin aminalato si snlvn a dispctto di un metodo eccrssivo , cento oltri vanno a prrire per questo. La storia sesta e di nn contacUno assalito da piii giorni da cotidiana vemitteiite per aver fatto nso di pane contaminato di lolio ; tollero quattro salassi, e guari poscia ineliaiite china e viiio. Nella set- tinia storia si lia uu esenipio di un contadino assalito da qiiartana , il qnnle non approfittando dei vlgoi'osi pur- ganti , ricupevo la salute con la china e 1' oppio. L' ottava * la nona storia soiiuninistraiio due fatti , 1' uno di una terzana die si e cercato di superare con 1' arseniuro di potsssa somministrato a niiiiutissiine dosi, che peri;, 1' al- tro di una cotidiana rcnattente curata in quattordici giorni con felice esito al'a stessa maniera. L' arsenico s' e esperimentato da molti , il prime a fame nienzione fu Avicenna. Wepfer , MuUcr , Wolf » Ettmulero , Schal , Foresto , Sprogel, Morgagni , cd altri assai ne condannano assolutamente T uso. Wirth , My- repsus , e Slevogat piu d' ogni altro mania alle stelle il Vantaggio che ne torna dal sno uso nelle intcrmittenti. Al contrario Hildano, Amato Lusitano , Diemerbroeck e Sproegel ne ntrassero de' cattivi effetti anche dal solo nso del medesimo esteriore. Dunque fa senno chi scliiva dallo adoperarlo si nell' una che nell' altra maniera. II secondo capitolo verte sulle febbri continue, delle qnali di sessantacinque individui occupati dalle stesse nc perirono cinque. Quattordici di essi non furono salassati; il resto lo fu piii o meno a tenore della gravezza del male e della supposta flogosi : Ho veduto , riilette T A. , o mi senibrb di v^dtre alcuna siiioca p-ggiorare di mano in mano che si ripetevnno i salassi. Poco dopo soggiunge ; Qufsti nudati mi presmtavuno V immagine di una lucirnn cui vrnga a poco a poco sottratto V alimento E malage- "vole assai di determinare il vero punto riguarJo alia mi- sura delle missioni di sangue ; in quanto a me sto a lato ' dell' A. ; e penso che sia miglior partito quello di ado- perare nel levar sangue una misurata econoniia , sugge- rita dalla esperienza di venti e piii secoli, piuttosto che di abbandonarsi cosi alia ventura di una moda d' incerta ■e non provata teoria che ne richiede una eccessiva pro- fusione. Nel resto la cura e tutta appoggiata a pnrghe e riiifreschi. Fa V A. una bella osservazione , ed e ; DI F. ENniCO ACERT5I 35/ clie ill simlli febbri ha liiogo ingrossameuto cd opila- zione della milza , che vitne con la inalattia , e svanlsce col finire della medesinia ^ a diiFereaza di quella die si vede nelle periodiche , che siiole essere persistence ed incurabile. Espoiie poscia con molta diligenza i sintomi comuni a tali nianiere di febbri , e ci mette in consi- derazione che il rossore degli occhi in cotesti malati suol essere pennanente ed accoinpagnato da tumidezza e da maggior ardimento di vista ; a differenza parimente di quello che occorre nelle intermittenti. Non s' e avveduto 1' A. che nelle felibri in discorso la natura niantenesse una strada costante per le critiche evacuazioni , come tutti gli anticlii venendo fiiio alia meta del secolo XVIII, hanuo comunemente creduto. Non sa- rebbe per Ventura essa natnra soventi A'olte stata distor- nata dal solito caramino delle sue operazioni per lo sover- chio uso de' salassi , e dalle mai rifinite purgagioni che si fanno con tanta molestia ingojare ogni ora ai poveri infer- mi? Siami in quest! tempi ahneno permesso di sospettarlo. In qiianto alle urine critiche, dice l' A. che nelle iafiam- mazioni particolarmente de' vlsceri del petto si da bensi a divedere in esse ua seclimento bianco, piu o nieno copioso, ordinariamente di buono augurio , ma in queste febbri la varieta delle medesime non lascia luogo a de- durne alcuna sicura prognosl. Anche dal saugue estratto non se ne puo cavave do' certi indizj , se non cosi al- Tingrosso. Passa T A. a favellare della durata di queste febbri , che varia a tenore di molte circostauze che le accompagnano, ed in fine va Indagando quale essere possa la causa di tali malattie , ch' ei colloca nella intemperie delle stagioni , negli abusi di vitto e d' ogni altra guisa. Sei stotie espone V A. delle snccitate febbri. La prima h d' una contadina soggetta ad accessi d'epilessia, che assalita da sinoca reumatica venne trattata con medica- menti purganti diversi , e con otto salassi per cui teme r A. che quella semplice sinoca reumatica si fosse can- giata in sinoco per le molte cacciate di sangue. La seconda e d' una contadina d' anni 17 che trattata a tutta prima, come se essa fosse una sinoca, e fattigliele quat- tro salassi, s" cbbe a guarire , fu mestleri di sonixnini-^ strarle generose dosi di china. Piu felice fu l' uscita di otto salassi praticati col soggetto della terza storia, affet- to da sinoca accoaipaguata da grave dogUa di testa. La 35S ATJisroT\2tONi ni medtcin.v. pr^ttci malatt'ia iluro quasi nil inese; si puo egli presumei-e cotll'A. clie il teuijio abbia servito d'ajuto a coin|jierc i! processo morlioso? Si potrebbe egli siipporre che tauti salassi sieno stati piu toUerati che necessarj? La qnarta storia e di grave siaoca accompagnata da forte doloie di testa, onde fu assa- lito uu gioviue uiuratore d'auiii 22 , il quale guarlto due nnni prima da consinule malattia tnediante dieci salassi ; si curb con salassi e sanguisuglie anche in qnesta volta, ma la si\ioca col sangue ])ar che si cangiasse in tifo , e r ammalato peri speditaiuente in 12 giorni. Nella quinta storia si tratta di sinoca complicnta ad antiche magagne de' visceri del petto, per cni 1' ammalato salassato piii Tolte peri idropico. La sesta storia ci olTre un caso di febbre tif'oidea onde fu assalita una contadina d' anni 17 , conosciuta per tale anche a tutta prima, pure le si levo sangue al solito. Nel vigesimoterzo giorno di malattia le si eniio una parotide , che suppuro imperfet- tameate, e nel sessantesimopvimo della stessa perdette la vita. Le enfiagioni delle parotidi sono pur troppo ua segno fatale di morte in tutte le consimili malattie. la cjuanto a me, se riconosco un tifo mi risolvo ben mal Tolentieri a levar sangue. L' A. cita il sig. Robert , che scrisse ove nello stesso caso convenga o no il trar san- gue. Die buono ! Mille autori parlarono su di tale argo- mento prima di lui , e particolarmente nel caso di tifo , ma che? Ognuno segue il suo costume, ed il sig. Pro- fessore ha il diritto di proseguire 11 suo. Nel terzo capitolo si tratta delle infiammazioni, ed in ispecie della peripneumonia, giacche di lyS malattie di tale natura che sono occorse in quell* inverno , 14.2 furono le peripneumonie , ed il restante furono iufiammagioni diverse de' visceri appartenentl jtl capo, alio addoraine. Qui e dove veramente i salassi sono utili , anzi neces- sarj. Crisippo , Erasistrato , ed in tempi plii a noi vicini Paracelso , Elmonzio , Lixca Tozzi , Scala ed altri assai cercarono indarno con mal augurate teorie di abolire in- teramente l' use delle missioni di sangue f, I'esperienza ci ha insegnato che tale pratica non era da segulrsi , e quelle teorie in un con la pratica loro caddero neU r oblio \, ma perche giova il trar sangue ne' mali d' in- iiammazione, sara egli utile di profonderlo fmo all' ultima stilla? Odio mortalmente j, dice Lancisio ( Consulti Me- dici a Yenezia 1747 pag. 87), quel tesco quanto utile ^ DI r. ENRICO ACERBT. 359 nltrettanto pericoloso di Galeno : <• Suluberrimum est in fe~ hribus venaiii incidcrc lna a fare tanto sciala' quo come e di moda il fare del sangue umano ;, s"" aggiunga al sen- titnento del suUodato autore il non dvibbio ed autorevo- lissimo sentimento degli abbastanza chiari Scarpa , Pallet- ta , Moriggi, Moscati , Cera, Cerri, per tacere d' altri assai die colla parola e coll" opera condannano la smisu- rata foga delle inissioni di sangue , e la riguardano come causa principale d' una serie di mali ci'onici mai piu finita. Riporta e parla I'A. delle osservazioni da lui fatte sui cadaveri degli estinti di mai di petto che sono esittamente descritte, e quali d'ordlnario sogliono rinvenirsi in simili circostanze. Propone I'A. die in alcuni casi di efFusioni di linfe non sarelibe male di esperiraentare la paracentesL del petto, che si potrebbe tentare ne' casi dubbj v ma chi sa s'ella fosse per arrecare del sollievo, Piii sopra ci ha pure proposte le inspirazioni di decozioni cmoUienti come attissime a soUecitare lo spurgo del polmone : cosa raccomandatlssima da Boerave , Van-Svieten, e general- niente da' Tedeschi. Discorre in seguito della cagione delle infiamniazioni , ne mette sott' occhio le comuni , e poscia tocca di volo le teorie correnti intorno alle medesime. Non e contento delle teorie su tale argomento di Sthal , di Brown, di Hasori ; e pare ciie gli vada piii a grade quella di Car- rere consistente nel supporre un intasamento di sangue lie' minimi vasi che nelle infiammazioni $i faccia all« DI F. EXRieO ACERBI. 365 [5nrti dalle stesse attaccate. Una tale dottrina od e la stessa , o per lo ineno s' avviciua assai a quella dell" tr- rore di loco di J?oerave ; ma a dir vero e anche qiiesta soggetta a noa poclie difficolta. 11 sig. Scavini ammette r intiammnzlone astenica ; ammessa, non sa poi come in essa si possano far giuocare gli stimoli ^ ma tale sia di Ini s' egli e sistematico i io non ho cci'to per questo a beccarmi il cervello. Scgaono ciuque storie , che VA. espone con molta dili- genza, e nelle quali lascia travedere il libero suo sen- timento con qnella franchezza , che e degna de' bravi pratici. Nella prima ci i"'ca innanzi il caso di un con- tadino assalito da peripneumonia di 40 anni, che tvattato al solito col tartaro stibiato e con venti salassi , se ebbe a guai-ire , gli si somrainistro la cortcccia , e gli si accordo un vitto piu lauto. Si dovra qui supporre che la diatesi siasi cangiata , e che le niissioni di sangue fossero seguite di troppo? Nella seconda storia ci si descrive un giovane d' annl 22 anch' esso p«ripneumonico , che niori tlelirante dopo i5 salassi. Si rinvenne nel suo polmone inciso, il tessuto del medesimo indurato per eftusione di linfa giallastra rappresa. Epptire si moltiplicano i salassi per tenia che i polmoni non si epatizzino ! 11 sig. Rezia celebre anatomico ha dimostrato sul campo, che le ostru- zioni de'visceri addominali provenivano da lassezza dei vasi sanguigni che li compoiigono. Ora io dico nelle pie- tore sia ad vasa , sia ad vires, non v'ha dubbio che le giuste e temperate missioni di sangue torneranno a gran pro- fitto i avvegnache il troppo sangue empie soverchiamente i vasi ed inceppa a se stesso il cammino pe' medesimi canali , pe'quali esso s' aggira. Al contrario se si amraorza piu del dovere la vitalita del viscere affetto , p. e. del polmone, non poti^ebbo egli accadere , che ne' medesimi s" intoppasse il circuito del sangue per relassazione dei Vasi , per cui ne il consueto impeto del cuoie , ne la dovuta contrattilitii de'vasi istessi bastassero a spinger oltre tutti i circolanti fluidi che in essi polmoni si rivolgono? La terza storia ci mette sott' occhio I'andamento Felice di grave peripneumonia superata con dodici salassi in un robusto contadino , in cui i salassi non turbarono le solite critiche escrezioni , che d' ordinario hanno laogo in con- simili raalattie. Nella qnarta storia si tratta d' un giovane d'anni 16 curato a tutta prim.^ con otto salassi e 24 366 ANNOTAZTONI DI MEDTCINA. PRiTICA., CCC. saiigulsuglie , e guarito in seguito coa la cluna. Fa .1 qiiesto proposito il dotto autore una buoiia riflessioiic , ed e die la china non altera per nulla 1' orgasuio dclla vitalita aaclie soinniiiiistrata iielle couoseiute iaiiainniazioni. Prov:ii la inedesiina cosa su di me stesso , per cui io clico essere uii grossolano errore quello d' alcuni clie voglioao sostenere die cotcsto fannaco o riscaldi , o provodii e pi-omova gli effetti degU iufianimanienti. La quinta storia- e degna di considerazione : una giovane donzella assalita' da peripneumonia trattata al solito col tartaro stihiato , cui si ag^^iunse e nitro , e digitale , e T acido solforico, e la gialappa , e mercurio , accompagnando come di co- stume tali medicine con otto salassi e 24 mignatte , fini j r ammalata per diveuire croaica e s' iavio altrove come '. incurabile , dove per buona ventara lasciate da parte tutte le medicine, e posta a lauto vitto rlcupero la salute. A ragione qui I' A. dice: Furb osservare chc a non, meno- faCale eslto possono condurre i dehoU vestigi di una flogoii , se V arte si ostina nello indcholire la macchina , togliendo i cosl qwi' mirahili compensi die sono esclusivamente proprj \ dtW ccononiia animalf. I prodighi di sangue sogliono ap-„ pendersi al collo alcuni casi di aS o 3o salassi di indi- j vidui die risanarono , e die ora menano buona vitai.i ma oltre die a questo si pno rispondere , che non vale r allegare un fatto per farsi strada a procurare mille ^ sventure ; diro collo schietto A, Io metto grande diffe- ■. renza tra la sottrazione mcessaria del sangue e quella che sempliceinnnte viene toller ata da'soggetti di. buona e robusta : coinplessione. ( Sara continuato. ) 36/ Pomona italiana, ossia Trattato degli albert frutti- feri. Opera di Giorgio Gallesio , autore del trat- tato del Citrus , e della teoria della riprodazione vegetale. — Pisa , presso Niccolo Capuiro. X INO . Tutti i buoni Italiani faranno plauso a questo ge- neroso pensiero , e sapranno buon grai per accelerare ai lettori dell' opera il comodo di vederne insieme tatte le parti , 1' autore si propone di pubhlicare anticipatamente anche l' ultima in una edizione provvisoria da distribuirsi gratis a" suoi associati., e cambiarsi poi in edizione di lusso nell' ul- timo anno. E tutto questo dispendio I' autore dichiara di farlo per nvere il couiodo e il tempo di accrescere e migliorare 1' opera sua, prohttando in questo inter- vallo delle criticlie doi dotti , delle osservazioni degli amici e delle ulteriori sue indagini. Sarebbe crudelta scoraggiare cosi nobili intenzioni , ed ingiustizia il non farvi plauso; e noi limitandoci POMONA ITALIAN A. 869 per ora a dar conto delle parti Cm ora pubblicate , cL permetteremo di secondare i virtuosi desiderj del no- stro autore ogiii cjiialvolta ci verra il destro di farlo cou vantaggio dell' opera sua , 8peraiido ch' egli pobsa accogliere con gratitudine 1 nostri deboli siiggerimenti.. La parte scientifica e certamente la piii iinportante e deve essere la prima ad essere aiializzata. Non ab- biamo fin ora veduto di essa die un lascicolo di pag. laS, (^oatenente i tjuattro priuii tapitoli del Trattato del fico , e che ne annunzia tre altri pel fascicolo die -ficve succedpre. t, - II lavoro e diviso in sette capitoli. 11 prlmo e con- ,$acrato alia stona natiirale del lico. II secondo alia sua iClass ficazione. 11 terzo ai feuouieui che in esse pro- e^uce il cosi detto iiiulismo. U quarto agl' insetii del fico. II quinto alia storia del lico. 11 sesto alia sua cul- tura ed a' suoi usi. 11 settiuio al quadro delle sue va- ^eta in Italia. II primo ca[Htolo e saJdiviso in due articoli. In uao #i tratta del Fico tipo o sia del Fico selvatico . 1' altro ha |5er oggetto il Fico mostio o sia il Fico domestico. . L' autore coiiiincia col dimostrare che il Fico tipo essendo il prototipo della specie , e anche il solo che possa servir di base ad una dassilicazione , e possa determinare i caratteri botanici che ne sono gl' indizj e la chiave. In seguito a cio egli passa a descrivere questo tipo Ijpminciando dalla sua nascita , seguendolo in tutto il cei'so della sua vita vegetale , esaminandone tutte le parti e tutti i fenomeni: e dopo di aver passate a ras- «egna le opinion! dei botanici intorno al niedesiino, ter- taina collo stabilire il posto ch' egli crede dover que- sta pianta occupare nel sistema della vegetazione , as- segnandole quello della Monoecia triandria. 11 secondo anicolo e consacrato al Fico inostro. L'au- tore chiama con questo nonie tutte quelle varieta i cui caratteri non combiuano con qaelli del tipo. Egli ne fa due classi : nell.i prima vi pone i inostri ch' egli chiama per aborto : nella 8«>coada quelli ch' ei distingue col nonie di niostri per mulisnio. Indi espone i diversi fenomeni della mostruoslta per aborto , dei quali de- termina i caratteri e stabilisce le divisioni , e passa poi ni Qiostri per mulismo , nella cui classe pone tutte le ficaje che conosciamo soito il nome di fichi domestici. la Prenclerta^^'|*i?i*"*b«8e il si^tema del mull smo, stabilrtbi dairantore hpI suo opuscolo della riproduzione vegetale," pvli paosa a dimostrare che il ric*>ttacolo del lico, di sua natnra magro , ascimto e cartilaginoso , non acquistn; il polposo ed il miele dei fichi domestici, che niediantei il muHsmo ^ o *ia la soppressione delle parti sessuali. E"li esainina poi i diversi feiiomeni di questo mnlisino, la sua graduazione , i snoi caratteri , i suoi eft'etci , e finisce con dare la storia naturale di questa sorta di fichi , che esamina al momento del loro primo svi- Inppo , e che segue fiao alia loro fruttiiicazione. La classiticazione forma I'argomento del secondo'Ca- j'^itold^ -, e ill qnesto 1' antore ha spiegato profonda 60- gniziotte' della scienza , e spirito di osservazione e di njetodo. Diffieilissimo sicnramente si preserttava il progetto di disporre la famiglia indefinita dei fichi in un qtiadro tnt-todico. Le loro varieta sono cosi nnmerose , i loio caratteri cosi vaghi e complicati, che sembrava impos- sibile il poterli ridurre ad un sistema. Eppure il no- stro autore e riuscito ad otteiiere tale intf iito. Ne si e servito per questo di caratteri superficiali e indeter^ tniua ti. Egli ha fondata la sua classificazione sopra i carat- teri i piii decisi; e le sue divisioni sono cosi semplici « cosi marcate, che non vi e clii possa negare che esi- stano nella natura. Troppo lungo sarebbe il dare qui nn' idea di qaesta parte delT opera , ne si potrebbe fare con chiarezza senza co])iare quasi tutto 1' articolo. Bastera solo rt9- servare che la classificazione e tenninata da un quadro sinottico , nel quale si vedono distribuite con sempli- cita tuite le moilificazioni coUe quali la natura ha va- riato lo stato del fico , ed in cui per conseguenza qua- lunque varieta trova a colpo d' occhio il suo posto. II terzo capitolo e consacrato ai tre singolari feao- meni , conosciuti sotto il norae di caprificazioriei d'w* gallazionp. e di oliazione. : > 1 1 >ie^ ' \. La caprificazione era riguardata dai naturalisti mo- derni come un pregiudizio. L' autore conibatte questa opinione. Egli pnncipia con esporre il fenorneno , e col dame la teoria. Passa poi ad esaminare quanto e stato opinato sopra di essi dagli scritiori che ne hanno I'OMONA.- ITAldANA. 871 trattato, incomiaciaado da Erudoto e terminando coi na- tural isti piu recenti della Frauciaj e dopo di avere «ta^ I^iliti coll' autorila di tutti quesii ^critloti i faiti che servono di base alia sua teoria , «6pone i fatti paiti^ colari da esso osservati , la cui scoperta scioglie le diilicoha che iiubarazzavaao i botanici , e dissipa i duhbj stilla spiegazioae data al feuoQieno. 3 L'lngallazione era stata adottata da molti naturalistV^ come la vera causa della aiaiurazioae doi fichi capri— iicati ; e si appoggiava questa op nioae coireserupio dell' oliazione, a cui noii si contrasta la virtu di pro- dmre un simile effetto. U autore esamitia questi due fenomeiii , e dopo df, averne esposte le pratiche . e spiegata V azioae , dir mostra die essi non hauiio alcutia analogia colla capri,t iicazione , la quale agisce iodipendeutemeate da essi p«r la sola forza della fecoadazioiie. . , ,t,,y ,f^ oil quario capitolo e liservato agTinsettl del £i;CA*i^ {^itfto a preseniarsi e naturalmente il Chalcis Psenes. Qtt4rfl hnnao seguitato harnu) setitito r iniportanzjv del colorito , ed hanno aggiunto questo pregio alle loro poDione ; ma non sono siati in geoe- -.rale niolto felici. . i •■^"i-^Mi i'jji Le figure deHa -Pomona belgica sono meschija^ per ibdi4egao e pei' iocisione , e pessmic pel colorito. Poco migliori sono quelle della Pomona austriaca e aodella Pomona franconica. La Pomona bvitannica prt-senta '■imolto his>o per la carta, ma le sue figure sono d'una esecuzione cattiva , e perdoiio del loro efFctto poiiifoadi coloriii in cui sono state po&te. . j ^j II nuovo Dnhamel e superiore a queste tutte. pei oudisegnL , ma le sue tinte sono tutte false e non hanno veritn. r--.^: 'jioiB^iun! g-iu/fi '■ Le sole eke facciano dell' illusittnfc cjoU'ieiFettl) del colorito, sono quelle della Pomona londinense, Esse sono incise con molta finezza ; tiia i disegnl sono per £i]o piu manierati. 11 colorito e spesso veritiero ncdla "imitazione del verde , e per eouseguenza spicca assai nelle foglie , ma nei frutti non e sempre egualmente felice. j i ii\ - 9 La Pomona italiana ha forse superato tutte lepjre- cedenii sotto tutti i succennati rapporti. Quattro sono finora i fascicoli che si sono pubbticati , e ciascuno contiene quattro figure coUa rispettiva loro descrizione. ■ La prima rappresenta la Mela Carla. E un frutio vernino esclusivo all' Italia , e clie pnmeggia sapra tutte le mele. La seconda rappresenta la Pera Spina. Anclie quQSta ■''3 e particolare alia nostra penlsola , e si puo dire I& mi- 9 gliore delle pere vernine che si conoscono. or La terza contiene la Pesca Vagaloggia. E una pesca siiioce duracina a polpa gialla sconosciuta agU oltramon- tani , e di un profunio delizioso. j!:.: j >. r!:> oJ.' La quarta rappresenta il Caprifi;Go-( fico salvaticd ). iicVi si vede un ramo da cui pendono due fichi , uno .(lacerbo e Taltro mature. Piii basso si vede il suo spac- -iicato conteneote i fiori maschili e i fiori femminei , e 5 tutte le parti deali organi della fruttificazione che non si trovano nei fichi domestici. Vi si vedono inolire il A^-; famoso insetto che opera la caprificazione nella sua grandezza naturale, e ingrandito col m croscdpio, non ' meno che una ntnfa poou conosciuta finora dai natu- ralisti. POMONA ITALIA NA. SyS OJiJ.'La quinta rappresenta la Pesca Maddaleaa. £ una oJ|sB»ca spiccagnola a polpa bianca , conosciuta aache in -dtt^Q-amonti sotto quesio noine. La verita coa cui e rap- presentato qiiesto frutto non lascia nulla a desiderare. t3n i,a sesta e la Ciiiegia gialla. E ua fi uito noto agli oitramontani , e die merita di e^'Serlo. II gruppo di s qnesca figura e pittoret.co. KSasija ^eitiina e ia Pesca Albf-rges. E uaa pesca noce Bojipiccagnola asaai graziosa , e che pare noia aoche ia /ibi^tramomi. L'ottava e I'Albicocca di Geimania. Questo bel frutto, «'■ noto anche oltrainonti sotto il ooine di Ahricot Peche, •^'P resell ta in questa tavola uno spaccato die non puo a\ ere inaggiore verita. < j^ La nona e il Fico S. Piero. Questa fignra e cosi evi- 92, e riempira coa onore un voto die restava nella lette- ratura italiana, Noi desideriaino poter avere V occasione di render conto ai nostri lettori della sua coiitinuazione , e di jioterlo fare coir istessa compiacenza , con cui I' ali- biamo fatto questa volta. Una s^ola lagnanza ci resta da fare ed augurianio che la nostra severita usata in prin- cipio dell' opera giovi al rimanenie che dovra vedere la Ince. Questa lagoanza risguarda il solito argouiento cotanto trascurato in Toscana, vale a dire la gramatica della liaoua , la correzione della stampa e lo stile. L'autore ha trascuraie queste tre cose in un modo ignoto aHatto alle opere che vedono la luce in Loni- bardia ^ e se ranimosita che regna per le recenii qui- stioni tra i Toscani e i Loiubardi non facesse sospetta di calunma questa nostra criiica, ci dispenseremaio vo- leniieri dalT obbligo di provarla con esenipj stucchevoli. Noi Lombardi restiamo maravigliati in vedere come si scriva e si stampi in Toscana oggidi. Con si bella carta , con si bei caratteri , con si esatta esecuzione tipogra- fica s' infilzano spropositi gramraaticali, che nel paese naiio della lingua scritta dovrebbero venire corretti non dai proti , ma da' torcolieri e dai rimestatori dei mazzi. Diamone pochi esempj per non annojare so- vercbiamente i nostri lettori. L' autore alia pagina V parlando degli artisti da lui incoraggiati aggiugne : — ^' ho avuta la cura di far venir d'oltremonte espressamente dei modelli e dei sag- gi , che gli hanno servito di eccitamento e di esempio v — quel gli riierendosi agli artisti e uno sproposito grammaticale , e bisogna dir loro. Alia pagina VI — parlando della sua opera e della lentezza colla quale essa ha progredito aggiunge — >i Ora pero essa e incamminata e non puo piii retrocedcre t — Kitrocedere non e la voce propria Un' opera comin- ciata si atresia per intoppi , ma non rctrocede. Cio che e fatto resta senipre faito. Alia pagina ai. L'autore comiucia un periodo col dire — " Noi si limiterenio, ecc. // — In Toscana questo POMONA. ITAUANA, 877 sproposito e comunibsinio ed e piu coniune ne' libri che nel lingnaggio del popolo, il quale piu spesso dice ci liniiteretno. Alia paginn 38 parlando del fico noniina — <( i modi di essere che le sono proprj » — e il fico essendo di genere mascolino bisogiiava dire gU sono projirj. Alia pagiaa 84. L' autore dice — u disponendo le cose in maniera che mai niaachi lore ove conservare un cPrto nuniero di individui , ecc » — 1' autore ignora dunque che mai noo e negativo quando e usato isola- taufienie , e bisognava dire, cfee mai non manchi loro. — Aila pagina 09. L'autore dice — *. I^elT ipotesi del signer Tournefort esse ( uova ) dormond per circa cin- que inesi , e in quello del sigaor Gavolini esse resta- no , ecc » — Ipotesi essendo di genere femminile, bi- sognava dire e in quella. Sono a dozzine gli spropositi grammatical! di questo calibro. Gli errori di stampa poi sono a centinaja. Perigoso per perigonio a pagina 9. — Tavala per tavola a pa- gina 35. — Fiori femmini per femniinei o femminini a pagina 41. — Moscini per moschini o inoscherini a pa- gina 44. — Longo per lungo a pagina 89. — Accogliene per accoglierne a pagina 88 , ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. I neologism! sono infiniti ed inutili senipre, e tutto il testo anderebbe quasi rifuso. A pag. V — " Ho avuto il coraggio di dispendiarmi per lungo tempo in una successione di spese » — L'autore ha voluto dire d' intraprendere luiighe spese y di spendere lungamcnte , d' incontrar lunghe spese. L' autore usa poi in cento luoghi V inutile frauce- s^ismo di maniera di essere di una pianta , e lo va spesso variando con inodo di essere 5 in vece di usare o portanientn, o (jualitci , o stato od altra voce che spieghi il suo pensiero in un raodo meno incerto ed equivoco. — Alcnna volta poi egli ha sotto la penna il termine e nol sa usare, e si vale di circollocuzioai e neologism! inutili e lontani e di dubV)io sensn. Dia- mone ua esenipio appunto dove entra il niodo di essere, — L'autore dice a pag. 35: " II fico presenta come le altre piante due modi di essere different! , che si conoscono sotto le diverse denominn/.ioni di stuto di seh'cttichezza e di stato di domesticitd » — Quanto piu breve e piii chi.iro non sarebbc stato il dire 1 — II 378 GALLESIO, POMONA ITALIANS. fico presenta come le altre piante due stati differeati, uno di selvatichezza , V altro di dome s tic it a. A pag. 41. L' autore dice: « Esso ( frutto ) e aa aborto die non chiude di liore, o e ua mulo die con- tiene soltanto dei fiori femininei , ecc. »/ — L' autore jion usa quasi mai il quarto case senza il del^ la qual cosa fa cattivo suono e seate di i^allicisino — • qui ne renferme point dc fiear .... qui contieiit seule- ment des fieures [eminints — Un italiano avrebbe scritto piu elegantemente. — E ua aborto die con chiude fiore , o e un mulo che contieae soltanto fiori fetn— niinei. Qnesti pochl ceniii bastino pel nostro autore. L' opera del sig. Gallesio e tanto bella nelle altre sue parti, die inerita questa critica perdie sia fatta degna per I' av- venire deli'amiuirazione degritaliani anche nella lingua, che e quel tal patrimoaio di cui i Toscani fanno tanto romore e cosi cattivo uso. Sappiamo che il sig. Gallesio non e toscano , ed appiinto per questo noi siamo coa lui piii rigorosi , perche un forestjero dovrebbe in To- scaria cogliere le grazie della lingua , ma noa imitalrne le negligenze e i difetti. ">» »w«3 ^^Wic^woa on^ts vOOCvVv ,-,.«\;A .^♦•.rv<, ^^ :^ - v . . ., oj-^^j^ ^^jjy AWAIJ/TI AVfOHO? fOnaJJAO '^' ^ 00 ^ (^ttivi)) oi'«a > . — » - «w >^ ., -i,v, ,. -noo sHa olwrn na 9 o ,9ioil ib obuifla noa srfa oJ-iodii 910J11B 'd ■— M .oaa^jsniinnis'i iiuA .lab, aiiiB.rioB,.a!^ * ssnse o?bo oj^Birp Fi i^m isEup R-m noa — n" 'T ib sJase e -o. ,., ..,,t.,, -^ ^ , ,,.^, -3\a JM^ . . .' . y. ^^'TAVOLE NOSOLOGICHE — m^i I !■'-• • ■■.■ t).' JBi9qo'iPII9W S?Ep\LI ED ALTRE INFERMEKIE _^ ^^ ^ 9ri3 , inisq sjiTEitW PROVINCIE LOMBARDtif.^*'^^ gfa Isfc -VB 'I i9q BDg^b Kjjfci Bii: rMioi-i'^ s:-.jii;> ejesop iJrieai «Bri:sntl sllaa arfaae iaBilBJl'];^9b ^aorsBiimoiB'lIab siins'f oJOBt onnei} iDsaejjXJMMVVvs'^B^^^-^l&il 1^'' ^^np 9 ads oiesJlBO .§18 !i sdo om; bt f>03 9 "nomoi n03 oroB!? ion oje^r.ip T . / . , sati^HK '^^^^^^ ^^^°^? Nosologiche quando che sieno compilate colla dovuta accuratezza e abbastanza nota , e riescono sommamente preziose non solamentc ai medicl^ ma a tutti color o principalmente che fanno della statistica il loro studio gradito. Le Tavole che noi offeriarno a iiostri lettori devoiio essere tanto pin bene accolte in quanto che dalla passata ammi- nistrazionc non furono mai pubblicate , e noi pos- siamo farci mallevadori della loro autenticitd cd esattezza. aso Speccbio degli ammalati negU Spcdali ed altri Stabilimenti pubblicm dell" S P E D A L I ."a I'rovincia Co rail ni ill ciii scno sitiiati gli spedali. Denomimzione degli Spedali. c ... |S CO e c W 3 0 0 *~ '" C ~ a i ' 0 0 c~ .5 » ■J 0 n B 2 -Jc 1 " 2 ^11 ( M lano ... Ospedal Magoiore 74>> 12734 10713 l8o 1761 821 13475 1 Idem. ... Id. del Fatebenefratelli a6 991 905 14 58 40 1017 Monza Id. di S. Bernardo Melzo Id. diS. M. delleStelle J9 5io 435 16 54 24 529 j Vimercate. . Id. de* poveri i6 245 2J I 4 29 17 26 1 1 Pavia Ospcdale di S. Matteo . 3o2 4S28 3535 178 655 262 463o COTIIO . . . . Ospcdalc di Sant'Anna. . 1 393 II23 14 193 63 J393 i V.irese Id. diS. G. Evangeli5ta 2a :i84 224 2?. 34 25 3c6 w Lodi f 87 258f) 2195 63 295 123 2676 1 V.iilatc 1 ^ 249 237 '- 8 6 25l Codogno. . ^OipeJal civico / 1 5 aSi 208 5 32 21 266 Rivolta .... f " 248 225 1 21 I 248 - Crema ' 9^ 1270 IO?2 5? 142 90 1371 C' ] 1 38i MbV compilato sopra i risultamenti delle Tavole nosologiche annuali F= AlTRI STABILIMENTI PUBBLICl AVENTi APPOSITE LNFEilWEPJE. F" o . ._; ; Comuui in cul suno si- B "> 1 'b ^ cc ■1 i 0 ■- £ Deiiominazione 'Z s 'S a. tuati gli sta- — « C o ^ 5 ~ 5 a S c 3 0 ^ liilimenti a- venil apposi- degli Stabilimenti. a o <^ Z 0 3 c s '^ 2 H ._ •= te infernieiie T > 5 0 " "^ k w '" ° _a_ ^Jl i «3 ''Ospiz.de'pazzi alia Sena v. 1 1 275 193 " 80 i3 a80 -9—3 /(/. delle grav. in S Cat. '} JI9 116 " ^' I 128 «it; 1 Id. degli esp. in S. Cat. 67 23; 2l5 » 21 68 3 04 8 fj^ Ricovero Je' vecchi al L. P. Trlvulzi io8 28i 162 >• 145 83 390 MJ.iao .... (Orfauotrofio de' tuaschi. » 32 28 " 4 " 32 Id. (telle fenimine . . . a8 70 83 '- 3 12 98 ^ ~86 \ fCarc' del pal." ili giust.* 1 * 1 '7 lit, 124 8 1 3 i36 i33 j 1 i Id. politiche in S.Ant." '■ 137 114 I I 3 9 137 4 7 778 85 ^^ Id. della cafa dj corr.<' 25 226 197 16 22 16 25l '^ .35 TOspizio dcUe gravide . . I I 2 1 1 •• 2 '■ i3 -^ Pavia } Id. degli esl^osti .... I i 1 JO 124 " c i3 143 80 fRicovero de' mendichi 85 _4^ 63 in S." Croce 7 90 9 34 54 97 Abl.iategr.". Id. degli incuiabili. . Pavia Career! polit.' e crini.' ao 461 464 1 J. 2 i3 491 175 Como Ospizio degli esposti, . . - 141 87 " 52 2 141 ''4; Lod, Ospizio degli esposti. . . ,, 5i I I J 30 „ 5i '°^ Ciema Ricovei-o degli incurabili 1 ji 118 3 3i 6 i58 20 _*^ 1 332 Segvito dello Specchio 4egU-.anwxa\ Spedatt ed altri Stabitimenti pubbtici , ecc. mi ALTRI STABlLIMEiNTI PUBBLICI AVENTI APPOSITE INFERMERIE. £CT)niune in tui jono si- luall gli 3ta- bilimenti a- eoti apposi- te infermcrie DenominazioDe flegli Slaliiliineuti o — o *^ 4, .- I Manto' a Cremona, I,0>liizt0 idegli espojti. , . I; Jd.ielle graviJe. ... I I |0#fani(Aro£4 ' 2 Idem '• 5 Idem » 6 Idem » 5 Idem. 3> II Idem 1' i3 Idem r> 2 Totale degli fped. n.° 5o [ ■ - -o C o " a 121 224" 94 1476 2? i53 4 187 1 3 69 i5 192 I 14 " 33 5o 438 " 79 5 63 i3 » 16 1 60 » 20 302| 4328 22 1677 196 4616 102 1187 3i7 5357 242 5234 33o 4981 I 81 1793 95a 98 i65 61 164 9 27 362 39 41 3535 1347 3947 945 4S89 4584 3707 68 232 334 a8 178 3? 126 3? 98 233 67C1 aSo 193 a3 17 8 655 227 498 2l5 696 419 596 9 262 88 241 97 29 1 240 2369 1570 180 191 82 207 iS 33 488 79 68 i3 16 61 463o 1699 4812 1289 5674 5476 53ii 81 29 335 Spedaii ed altri Stahiliinenti jyubblici ecc. ALTRI STABILIMENTI PUBBLICI AVENTI APPOSITE INFERMERIE. Coniuiii in cui souo si- tuati gli sta- biriineiiti a- venti apposi- te inferruerie Deuoniinazione clegli Stubilimentl. JS s = 2 E !; ■ - c ■- ( O.-pizlo degli espostl. e:cia • • • ? (J 7i/. delle graviile. . Sondiio. . . . la. Career! politic, e crimin, Stabiliiuenti n." 9 Idem » 5 I Jem " I Idem » 2 Idem » 6 Idem » 7 Ideal » 9 Idem » 2 Idem » 1 Tot, de-;'.! st.ibilim.'n." .'ti a65 99 59. 283 iij 14^7 i36o 141 ao2 1287 O25 36i 290 1282 1207 87 i33 1179 523 736[ 96 299 i35 5 67 I 35 I 12 137 I 56 205 io5 46a 1762 1459 141 209 1398 679 416 290 i3i 97^ 3 3 — . 6379 17 - 37 65 1 53 Jl 3»t; oiD^* ^-wBi-^i ./a. ^ Jl x-^ XT JL/ X 1^ JL/» 13) isisTib PART E*' f.*^^ * ^^""^^^ ^'^' ' SCIENZE LETTERE ED ABTI STKANIERE: Sa^ttn'lC^cr U.r cioe Annali d^lJ^/y,^^,uIf^titutQ p■''" • ;.-.'>-,■ **^^efla'pliu-alita delle flibbricWe^^d!*-\Si* preseutemente la favina di segala sciolta e ridotta a thSliVistenia di siroppo con una so- luzione satura di sal marino. Le liine vengono tuffate in codesta tenue poltiglia e tractate come di sopra fu detto. Con tal mezz» gi sparagna tempo e sale. Temprate le lime si lavano nell' acqua ,« si spazzettano , poi s' immergono nell' acqua di calce , si asciu- gano prestamente al fuoco , e , tuttor calde , vengon unte di olio d' ulivo misto ad un poco d' olio di trementina. Le lime- inglesi constano di acciajo ceinentato due yoke scaldato. Onde riscaldare uniformemente le opere d' acciajo , p. e. gU atromenti da taglio fini , i quali anthe dopo la tempra vengono -per un dato temjio riscaldati, si usa il bagno metallico : . ordi- . uariamente si adopera quello di pionibo : i pezzi d' acciajo la- vorati si pongonp sopra una lastra di ferrp, la quale nuota sul. piombo fuso, c dopo qt^«, vi jOUfiuneyp ,1' ^ccoloramento che si tiesidera , si smorzano. ,,;;a,0 ,. _,,,,,j,,,, : Noto essendo il grado. la cul si fondono le diverse niiscele 5i metalliche , massiuie .di jziaco > jyoipbo. e bisiouto , si tr«sero „,ess? a, profitto onde^ccertarsi. del grada di calore di cui.abbi- sognaao i pezzi. d' ^^ccia jo per venlr risqaldati. a dovere, e tale Hietodo , siccomc sicujro, mexita di essere emulate) e seguito ,,,Anclie dai nostil artefici. Le aanesse tiijVqle di,^»rlf,fj ^^hicniical ..^Lssnys T. Y) gevviciijnc all' nopo, . . . ., „ ^ 38^ APPENDICE T. I. Stromend ed opere. Miuda. ihetallUa. ''^'"/"'■«'"''* '■ Fahrenheit. Xancotte , . . . 7 piotnbo 4 stagno 420. Altri stromenti cliiiurgici . . . 7 '/", » 4 >• 43o Kasoj 8 » 4 " 44a Temperini o '/, » 4 » 4S0 Coltellini , ecc 10 » 4 » 470 Forbici , scarpelli 14 » 4 " 490 Accette, ferri da pialla , colcelli da tasca 19 » 4 >• 609 Coltelli da tavola , forbicloai . . 3o » 4 » 53o Lame da spada , ruolle da oriuolo 48 » 4 » 55o Lame da sega Olio di lino bollente 600 Pezzi clie abbisognaao di riscald.i- mento maggiore Piombo fuso 6 12 Posti i pezzi d' acciajo che debbonsi riscaldare sopra la mi- scela raffreddata o rappresa, si da il fuoco sotto il vaso di fciTO che la contiene , e qualora incomincia a sqiiagliaisi, ne-vea- gon tolti e si smoi'zano. A Scheflield si da alle lame da sega il caloie da riscaldo per niezzo dell' abbruciatura : si ungono esse da prima con sego e poi si teagono al fuoco fiiio a die incomiiv^iano a bruciare. Sif- fatto calore e = 600° Falir. T. n. La tavola seguente contiene le miscele di bismuto , stagno e piombo , non che di piombo e stagno per le temperature dal 202.""° grado F. fino al 6ia, che e quelle in cut si liquefa il piombo. Miscele di bismuto , piombo e stagno. Farti. Parti. Parti. Gradi di' Fahrenheit. 8 bismuto 5 piombo 3 stagno si squagliano al 2,02, 8 ,. 6 >. 3 » » ao8 8 » 8 >> 3 »> - » 226 8 »• 8 « 4 « >> a36 8 » 8 » 6 >> » 243 8 '» ' 8 p. 8 >. 5. - 254 8 >i^ ' 1 o j> 8 » >' 266 8 » ^ 12 3> 8 » >• 270 8 » 16 « 8 •> » 3oo PARTE STRANIERA. 389 Parti. Parti. Parti. Gradi di Tahrenhtit. 8 bismuto 16 piombo 10 stagno ei squagliaao al 804 •Ui/gi: » 16 » 12 « » 294 » 16 » 14 M 3> 290 » 16 >. 16 >» » 29a » 16 >. 18 » ■» 293 » 16 » 20 » » 3c4 » 16 »' '23 » >> 3l2 » 16 » 24 » » 3i6 » 18 » 24 >» » 3l3 » 20 >» 24 » >. 3io « 22 » 24 » » 3o8 » 24 « 24 » » 3io » 26 » 24 » « 320 » 28 » 24 » » 33o » 3o >. 24 » » 242 » 32 » 24 » » 352 » ' 32 » 26 •> .. 348 '-'■^ ^ 3a ' ■» 28 M » 332 » 32 „ 3o » » 328 » 32 » 3a » » 320 "» 32 » 34 U » 3i8 J* 32 '» 36 » » 32(» » 32 » 38 4> » 322 « 32 >. 40 » » 324 Miscele di piombo e stagno. Parti. Parti. Cra di di Fahrenh 4 piombo e 4 stagno St squagliano al 372. 4 » 5 » « 35i 4 3> 6 :> » 336 4 » 7 » »> 333 4 « 8 >i ?» 340 4 3) 9 » > . 344 4 3. 10 » r> 348 4 >, 11 « J» 352 4 » 12 « » 356 4 5) i3 » >• 36o 4 » 14 » »> 362 4 » i5 .. >i 364 4 » i^ .' f< 367 390 Ay P E NT b I O E fan!. Parti. Grniti di Fahrenheit^ 4 piombo « 17 stagno si sfjuaigliano al 370 i^ 4 » 18 » n 37a' 4 )i 20 « * 378 4 » 22 » »• 38o 4 3> 24 » >» 38a • 4' ' » 4 » » 372 5 ' » 4 " '* 39P 6 » 4 >• >» 41a . 7 - » 4 * " 4^** 9^r » 4 ^ ^ 44^ ^'^'^^ » 4 » »> 460 jH''-^ » 4 » » 470 " If'?' » 4 > P» ■^ 476 lii5r 49^ ^7 « 4 >• p^iTJv'otj .7 5oa 38 5> 4 » sr 5o5 39 s> 4 » ,;'Bb»»«»iJnf,. 509 >3'Cf io w-iJ'tswipinthr^jK^jnoi oeivifa oi>j 5i2 f >889 31 » ■< ' ^4'- li -■•? 6 *nf.8B/ 5i5 slfi io 22 » 4 » 3<)3«|W t - 5i7 Jssanr 23 » 4 » »*6 Sill .7.^18-1^'" anoa 24 » 4 » ■ •33^8, »UJii;i5l$f JMaiaBS ""4 t. aS-' » 4 » "jw '^3f! Sao ' ^rf» a6 « 4 » • «-)*J«£«i 523 -V»/nti 11- 07 » 4 » 3i«Jfc.)83 c. 52S- iTL-, 38 » . 4 » ; ""^^ -^ - 527 -too fil jkip soiiitMS' If ii^^p 3ttbt> , 33iJii«#: o}li>&a /Si:gar^u.iu-3CfC -iau stcl^i^iu it,*' fri 14/^ iiiioicnccae orojiabaai -V' 53<»>- »ti3 9 ,S(|t>dtL, » . . 4 .:03 :Ji fi%OflinT fit oe«? 532 34\ ■'l^ >> 4 » oa^ filDiJ ; ; 533 ■5>lwd ,v3l&';«l' » 4 >• -U" 3'->»£ 3a61»Io/533 38 H. 4 >. . ». 01,,. ; 540 40 M 4 » J' * 542 /ja « 4 »i » 644 PARTE STRANIEflA. 391 ;^»-.^K»>*tfl, J*- ttiTU. Parti. Crddi di Tahrenheit- 44 pioinbo Q 4 etagno si squagliano al 846 46 , - 4 » » 545 48 « 4 « y» 55o 5o » 4 » ■» . 55i S2 » 4 » » 55a 54 y> 4 3> » 554 56, » 4 » s> 555 58 :, » 4 9 » 556 60, i> » 4 « » 557 6» » 4 » » 557 64 . » 4 » y> 557 66 , » 4 » J> 557 68 ,. » 4 y 91 557 fOr/. » .4 » , » 557 100 ,. *» 4 » ,» 558 ibo "4% se solo si sqi laglia al . ...... . . 6ia Sopra un mantice da La Forge migUorato in Pa- rigi. Del sig. consigllere Prechtl ( Estratto ) . Difierisqe tal mantice. dagli ordlnarj mantici doppj per esser esso fornito di fondo diviso longitudinalmente in due , i quali si alzano e e' abbassano a vicenda, npn che per avere il tra- mezzo del mantice , in conseguenza di tale divisione del cas— sone inspijratore , due aperture invece di una. Per siffatto mec- canismo il cassone superiore ha una doppia corrente dr aria- she lo riempie , per cui 1' aria che n' esce ha un corso piu uniforme che^nei mantici ordinarj. A Vienna furono eseguite dall' I. R. uflBcio superiore de' can- noaieri e dall' I. R. Comaiido del corpo de' carriaggi delfe Sperienze con siffatto mantice, daile quali si evince che la cor- xente d' aria, dal luedesimo somrainistrata ba una uiaggiore uni- fonuita che (ton esso si minora il consume del carbone, e die il feiTo vi si brucia nieno. Qualora si ^olesse avere una corrente minore di aria, basta ten ere in azione uno solo dei casacui inspirator!. 3^2 APi'ENbict; Lcttere dl un vlaggiatore in Barberia al sig. Qiti*^ seppe Ace RBI , direttore dclla Bihlioteca Italiana intorno il commercio dl Tripoli co* pacd lirnitrofl e coll interno deW Africa {Fedi qiiesto tomo p. a5o). Letter. V teuza. Sid pes i e misnre , sidle monete ^ sulle doganc e sidle rendite del Bascid di Tripoli, (if "' '»Aa»_- Il quintalc cU Tripoli e di lOO rotuli; il rotuh e di 16 once. L' ocka e di due rotuli e mezzo. II mitacal h il peso deir oro e dell' ai-gento , e ci voglirino 6 mitacali e un terzo per fare un' oncia. II initdcal di cui si ser- vono i luercanri deir interno per pesar I'orS in polvere e di 21 carubi ossia grani , quello di Tripoli e di 24. id misura del grano si chiama ouiba , e serve per niisurar tutti im" i graoi ; il auo peso ordinarianieute pel fruiueato e di 160 rom/i dope die si usa colmar le misure , giac- clie prima non era che di 120. If olio si luisura per Arbaye di 18 rotuli: esso era altre volte di l5. Una caraffa d' olio ha il peso di un' ofila, ,_ .^-^ ic^ nic/t .Araba, ossia pick corta di cui si serve per misurare \i seta, e circa Ic poUici. II Bascia di Tripoli batte moneta sempre col conio del Gran' Signoi-e. Non si h conservato che il norae di alcune nionete del Levante, mentre il valore intrinseco c sempre andato in degradazione per 1' abuso della composiziooe della lega inetallica. Si conta per piccole piastre , ma la nioneta che serve , per cosi dire , di misura -generale e la piastra di Spagna e lo zecchino del Cairo , ossia Zennaboub. Ad ogni nuova fabbricazione di moneta il titolo di essa de- grada; il Basci^ ne fissa il valore in piccole piastre che il po* polo e bensl obbligato di accettare, ma non e costretto per' (1) Noi abbrevieremo aIr[u,iiito <(ue5tci leltei-.i I.» quale cntra in notizie sul pesi c inlsure , salle meuete e suUc dogane uii po* troppo minute l)er mn giorii.ile. Non ometteremo per>> nulla di oio ''he piu iiftercsSP. PARTE STJiANIEU.V. OQO tfnesto di dare pia9t»-e di Spagna o zecohwi colla steftsa pro- porzione di prima io cambio di una moneca di tuolo piii de- gi-adato. Questa e la ragione per cui le piastre di Spagna che una volta valevano 43o piccole piastre , ora ne valgono piu di l3oo, e anderanno montando sempre piu di valove. Le monete di Tripoli soiio attualmeate in rame e in argento. Esse souo le seguenti : Bourbos ( in rame ) di a piccole piastre Paras detio 4 detto e si noti die le piccole piastre sono ora una moneta ideale. — Le monete d' argento sono le seguenti : Fezzi di a5 piccole piastre » 5o » chiaiuati Euckamini » « 160 » » Grecchi yt 45o » » vecchi Tusseliky y 5oo » » nuovi Tusseliki. In ore non VI sono che i scert'/ di 2400 piccole piastre, aventi lo stesso titolo di quellt che <) anni fa il Bascia avea fissati a 2000 piccole piastre. II vecchio zecchino di Tripoli , e il mahboub di Tripoli , il primo a 1800 piccole piasti'e, il secondo a i3oo, non si trovano ormai piii. Le principal! monete straniere in corso a Tripoli sono le seguenti : Piastra di Spagna i35o piccole piastre Tallero l3co " Scudo di Francia di 6 franchi 1 3oo >• Zecchino di Venezia 3coo » Zecchino del Cairo i65o >• Quadrupla di Spagna 19200 » ossia 8 scerij, La maggior parte di queste monete va aumeutando ogni giorno. Si possono dunque risguardare le pisstre di Spagna e lo zec- ehino del Cairo come le sole monete di uno stabil valore e che servono di campione a quelle del paese. II Bascia pu6 cam- biare il valor nominale ed intrinseco delle sue monete tra di loro , ma degradandole abbisogna un maggior numero di esse per e^uipararle al valore di una piastra di Spagna. Pochisshne persone {anno a Tripoli il commercio della Bancax e perciti i mercanti. louo Ui fcalia di uai* « due banchieri. clic 3()4 APPENDIOE saano trar |->rofitto dalle occon'enze , e si perde il i6, ilao efino il 25 p«" ceiitrt negoziando dellp tratte «npra 1' Eiu'ops, taiito piu che il roninievcio dt Tripoli di rado eaige fli far qu^^tp giro. L' iateressc del danaro quantunriue pioibito dalla legge di Mohamed (Maometto) e sempie del 3 per cento al luese pev W meno^ •e'spcsse fvolte del 5 per cento al mese coa pegno in niano. ,, Nel i8oi la Grande Dtigana di mave fu data in appalte agli Ebrei per 5o mila zeccliini ; ma avendo uiostsato al Bascia la loro'perdita , fu rldotto a 5o uiila piastre di Spagna. Dopo la pace conchiusa cogli Stati Uniti d' America la dogana fu appal- tata per 40,000 piastre di Spagna a contare dal primo gennajo IfSoS siilo al primo genuajo del 1806, e per lo stesso valore fil appaltata anche di poi. In questp, apg^^Jlp ^opj9, j^9,mjpjije|i melti aim appaiti inferiori , .eoi«?,j>^,^, ,,^^g notr i^asH e.a o La pesa delle mercanzie volumiaose . . lOOO piastre ^i Spa&oa La misura de' grani. . > • --s .,-^0O,„0iSM-,?c^(.,-> J - ia pesadeU'oro ed argento, e la misu- .y i onsgEqanBl oj ra de" tessuti diversi di (i\o e cotoue, -fePsg^^ g^g ^j :.=cLa permissione eaclusiva di cuocere le ^^,j^,^^^ imisRn 'si '''■ fave e venderle per le strade . . . • ^9 per cento per le nazioui estere die hanno trattati col Bascia. Le aruji ed i legnl|4i jQQstruzione sono pey • lo piiJ fraiidii di (do&ana. , jj, ,jO,,. PARTE STRANIERA. 39» -■Gli stranierl sono obblipati di vendero agU appaltatori tutti qUi^glrAiricoli la cw vetidita 4. ioro appaliata esdusivamente , cdnie vino, acquavite, sapone > ecc. Gli . af paltaton solamentc possono venderli od accordare ad altri.il petme^BO di: vendpFfe nella citra. ' I coinmestibili soho ordlnariamente esenti di dogana sopra tutto qnando la carestia ne rende necessana 1' introduzione. r introduzione per terra ha ariGh' «sa Ic sue gabelle. I Negri condotti per ^afovaoa dal Tezzan pagano il3per cento, e quelli di Ghemede*'i-1 2"pi^er ceuto sul prezzo deUa vendita=,, ma se il propnerar.6 paasa di segu.to al Levance , e. gade del ie;^^- ficio di transito ' ' .?^ Le piume di eti^izzt) pagano il lo per lOO 6«nza pregmdm<^ deRA gabella d' nscita; L^ mercanzie incrodotte dai peUegrisj. o sia Haggi uon sono sottomesre ad alcun dazia eatrando neWa ' i3;i t I ' ' L) ■=»"' '^^-0 ' ' y : .11-, ;'.->. ■: >:■.• - '■ ii .;J:,i) Li^q tj Cifta. ^ . ' • L' aJi>()rrflzio/i«"il^ga ancV essa dei- diritti, gravosisii.sim eJ Le lane pagano 3 -/j per cento d. piastre di Spagna al quintale. La sena paga uno zecchino zomb. il quintale. Le nazioni europee che banno trattati pagano il 3 per lOO. Non 81 asportano* provigioni di nessuna sorte senza un per- messo o sia Tosquere che si paga semndo le circostanze. II sale e la soda venduta dal Bascia non pagano alcuna ga- \qm il nostro manoscritto presenta un circostanzlato bilancia -del commercio d' importaz.one ed asportazione di Tripoh, il quale %evU sua eetensione non puo aver liiogo in questi nostri fogli. ^l3iretno soltanto che emerge da detto bUancio essere il com- mercio in vantaggio di Tripoli, >^t ', . - ,. „4^ ^ . 2OC>,Q0O zecch. z. L esportazione montando a ^v ,y T,. „ • 104,000 » » L importazione a ■'-r Entra poi il nostro manoscritto in alcune congetture intorno .Ue rendue del Bascii di Tripoli, al numero de' corsart e de. le<.ni di guerra. Noi daremo fedelmente i r.sukat. delle sue no'tizie valendoci quasi sen.pre delle stesse sue parole. ) ^■^E sempre difficile stabtlire il totale delle vendue d. una po- tenza qualunque , difficilissimo fissare quelle del Basc.a d. Tn- poli. 11 fatto eta ch' egli propriamente non ha rendite hsse. La corsa in tempo d. guerra coUe potenze Europee che haan«? bastimeuti mevcantili uel nieduen-aneo , e i re.ali che si fanno 396 A p r u N 1) I t: E ai Bascia alia eonclusioue o al rinnovamento della pace soin» le pnncipali sorgenti di tali rendite. Vi soao delle potenze die p'agaao un annuo tributo, di cai dovrebbe ovmai arrossire la civilta europea , e clie il progi'esso de' lumi coaipagno eenipve della superiorita e della forza non tardera molto a riiiutai-e. •• Se gli Stati di Tripoli deesero al Bascia una rendita propor- zionata alia sua estensione, non potrebbe essere chc consldcra- ^■+>dissinia. Si contano piu di 3i2-.leglie dai confini di Tunisi a qtielli dell' Egitto , c dalla parte, nveridionale la catena dell' A- tlante e de' deserti di sabbia non peniiettono di stabilire i li- miti di una esatta demai'cazionc. Atiche la popolazione oOn e facile a stabilivsi , molto meno poi il numero de' Bedovini no- madi che aon hanno altro tetto che le loro tcnde e die abitano cli Stati di Tripoli per lo piu Indipendenti , e spesse volte ancoya in aperta giierra contro il Bascia. Per procacciarsi de' partigiani nplle guerre contro suo padre e contra i suoi fratelli il Bascia attuale ha sciolte da ogni gabella molte orde e molti villaggi , e quclli che tuttavia pagano qual- che tributo pagano la decima parte annuale in natura. Ma una prova che un tale contributo non e considei-abile , »i e che il Bascia e obbligato a far co;nperare del grano e dell' orzo pei bisogni del suo palazzo e del suo servizio consistente in 3o(» uotnini e circa 300 cavalli. I principali governi del suo Stato sono , quello di Tripoli che il Bascia governa in persona ; di Mesurate governato da un Aga ; di Bougasi governato da un Bey ; di Derne governo vi- cino air Egitto e con un Bey anch' esso , e quello d' Angela' ( die nelle carte scrivesi anclie Andjelah ) a quattro giornate da Derne e situato nell' iaterno. Eccettuato il governo di Tripoli e quello di Mesurate , git ' altri governi pagano poco o quasi nulfa. 11 Bey trincerato nel suo castello , armato di qualche cattivo cannone , non ha altra autorita chc quella proporzionata alia forza ; egli e il solo com- nierciante nel borgo ; egli c ogni cosa. II Bey di Bougasi passa aunualmente al Bascii iO,coo zec- diini. Gli altri governi piii lontaai noa danno nulla, tranne cid »;be in qualche occasione si ti'ova modo di estorquere dagli abitkriti con esa~ioni forzate, il cLe non si puo ripeter sovente e divienc molto precario. rA.RTE 5TRA.NIE11A. SoV La sola pitta di Tripoli e de' suoi contorni h quells che souiministra le maggiori rendite al 'Baspia. Non h facile cono- sc^rne tqtti i rami, iiia sono abbastanza* palesi i principali , c quelli che s' ignorano non nieritano per cosi dire giaode coDsi- derazione , e sono i meno important!, L'appalto della dogana con qualclie piccolo appalto dipendente da annualniente piastre 5o,6oo — Piii r aniiiiontare di cio che pagano alcuni og- getti alia 1 iro entrata come i Negi'i .^ » 6,OQO L'appalto del vino e acquavite » i8,coo II governo di Bougasi » 14,000 II governo di Mesurate » 14,000 Tributo di Fezzan » 6,75© Tnbuto degli ebrei di Tripoli « 5, 000 Imposizioni ed iniposte dcUe niontagne ed alu'i luoghi » i5,65o Totale .... piastre i3o,000 Si pu6 assicurare che le rendite fisse annuali del Bascia unite alle contribuzioni in natura di cui 61 e gia parlato uon oltre- passauo le i5o,000 piastre di Spagna. Vediamo ora cio che la corsa di mare ha dato al Bascia negli ultimi quattro anui. In questo frattempo i corsarl del Bascia ( giacch^ non ve ne furono punto di particolari ) hanno preso aS bastimenti napo- letani, tra grandi e piccoli , de' quail ao con carico d' olio , provigioni , ecc. — 17 Bastimenti svedesi grandissimi . 9 dei quali carichi di zucchero, fernambucco, vini, olio, ferro, ecc. — Un basfimento americano con carico di Marsiglia. — Un bwti- mento sardo con carico di sardine. In tutto 44 bastimenti e 34 carichi. Di piu si sono presi sotto diversi pretesti 2 bastimenti im- pei-iali con ricco carico. — 2 Ragusei carichi di blade. — 3 Grecl carichi come sopra , ma questi furono rilasciati col- r equipaggio ed ogni cosa. Ora non e facile il dire con esattezza qucinto abbia il Bascia ricavato dalla vendita di queste prcde,ma a giudizio di chi Jia qualche praticji nella cosa > il tutto puo esser montato a l6o,000 piastre di Spagna. 'igS APTENDIGB In que«ti stcssi quattr6 ultimi anai'il Bascia n- cevette dalla Danimarca per la riutfovazlone dellA" "«^"»'**''"' pace piastre di Spagna 35,000 Daila Svezia per lo etesso oggetlo e per la libe- razione de' prigionieri » 170,000 Dalla repubblica Batava » 80,000 In doni consolari » 5, 000 0 ^90,000 Che ia tutto poi fanao piastre. 480,000 E mancavano tuttavia gli StatI Uniti ch« aon avevano fatta ancora la pace e riscattati i loro prigionieri di guerra. E biso- gna ancora aggiugnei^e die gli uLtimi quattro a'ani di cui si-pai'la non furono de' piii favorevoli. Tripoli fu quasi sempre bloccato dagli Americani , e i suoi corsari non potevano mai uscire. Si puo quindi asserii'e che il prodotto delle corse sia la maggior rendita e la piu importaate pel Bascia. Per dare un' idea per quanto si piio esatta delle forze dei Corsari del Bascia di Ti'ipoli, eccovi la nota de' suoi bastimenti ehe avea in corso nel 1801 , nel mese di giugno. I Fregata di 28 Cannoni T, . . . \ » 20 » 3 Urjeantmi { ^ ^ " 14 « 4 Polacche. < " / » 6 « I Corlangis >• 18 » - O I Corvetta » . 16 >. liat 3 Sciabecchij *' ^^ " ' ♦^^^ I » 10 J> « .:,/, 3 Galeotte. j » ^ >. .,^y f » 4 >• 7^q 3 dette . . < >• 4 >' , -i f » 6 » ,^ . Jib lu tutto 16 Corsari con 171 caauoai , oltre alcuufg sclaluppe cannoniere. Molti di questi bastimenti in corso furono perduti di pof e molti vendutij di luodo die il Bascia non ha attualmente che una fregata di 28 cannoni la quale trovasi a Tangeri , uuo sciabecco di 12 che trovasi a Tunisi. Undici nltvi piccoU PARTE STRANIERAi!«wr/ v?,' , 899 bashnicnti ia ristauro nel porto ; 16 scialuppe obnnoniere ,- e nel caiitiere due scialuppe e un piccolo schooner. Neir ai'seaale del Bascia lavoca tra i prigfoijierL di guerra un niastro capo di costruzione spaguuolo del servizio del JRc di Spagna ecu dieci altri spagauoli falegaanii fabbri ferrai , ecc. tutti appartenenti all'avsenale di Cartagena. Di piii 16 Make3i e varie persone del paese. 11 Basciu passa a tutti gli Spagnuoli una piastra di Spagna al giorno, oltre cio che essi ricevono di paga dal Re di Spagna. I Mal- tesi ed i Mori non ricevono che la loro piastra. II eapo costrut- tore e assai ben pagato e riceve continuaiuente qualche regalo. Aggi-adite ecc. ecc- P. B iDarfidluttfl t)ci5 ^a[H'ifi'5iinD (Bcmcrb-Jivcfcny :c. , cioe RagguagUo delle fabbriche e manifatture delV Ini' pero Austriaco^ pubblicato da Stef. E. von Kebss, primo commissario delX I. R. ispezione delle fab- bridle ueW Austria iiiferioie. Parte seconda. — Vleima^ 1820 ^ presso A. Strauss, am Peter im Aug Cottes 11."^ 6o3 , e presso C. Ceroid , am Stephansplatz n° 666 {prezzo 1 fior. con carta senza colla, e 2 fior. e 24 car ant. con carta con colla ). Quando la prima parte di quest' opera comparve alia luce ' tale fu r accoglienza del pubblico da non lasciar duLbio su buon esito della seconda parte. Presenta questa un' importanza ancor niaggiore ; poichf' essa contiene la descrizione di tutti gli oggetti fabbricati che si fanno nelle diverse provincie dell' Im- pero Austriaco, con una compiuta tecnologia, e le pin recenti ♦coperte , e i diversi luetodi de' loro processi , e i privilegi di invenzione conipartiti nell' interno , la storia di tutti i rami di industria compilata all' appoggio de' rlocunienti piii sicuri, 1' in- dicazione de' principali luoghi delle fabbriche, il ncniie e il pregio di ognuna di esse, le piii recenti date e notizie sul com- niercio esteruo ed interno , le ultime vigeuti tariffe doganali per ogni articolo , il prezzo di tutte le uiercanzie ecc. ecc. Questa opera e urilissiiua pe' fabbricatori e couuuercianti , pegli specu- latori non meno che per tutti coloro che si occupano dt-Uo studio della politica economia. Si vende presso Fusi , Stella c Compagui , e presso Paolo EmiLio Giusti. mL Jtal. T. XVIII. 26 40O .1, A T P E N D I C E »»«^»— i^— "^i— M^— ^i^— ^■^— °— — PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARlTI itALIANE. OPERE PEKIOBICHE. AnnaU geograficl e de vlaggi. contenenti V estrcUto o r f(nalisi delle migliori opere di geografia , jdi- statistica e di viaggi , con carte geografiche ed_^al- tre iiicisionl, piibhllcati da Salvdtore Bertolotto ^ genovese. Tonio primo , numero I. — Genova , 1820, stamperia di Q. Bonaudo. In 8.° di pag. 160. XiNNUNCtAMO con ))iacere questo pi-imo fascicolo cli un' opera che va ad acrrescere fra noi il numero delle produzioni perio- diche. Augui-ianio buoaa fortuna al sno compilatore. Non v' ha dubbio ciie il suo tenia e il piu aaieao ed il piu iateressante pel gusto doiiiinante del tempi. II sig. Bertolotto lia lunii ed attivita bastante per adempiere con onore a' suoi impegni , e Genova e in una posizione favorevole per procurarsi inateriali e notizie da arricchire il suo lavoro. II sistenia che ci siamo prefisso di non dare estratti delle opere periodiche ci terra nei limiti del puro indizio delle materia contenute anche nellapresente. Parte prima. Rclazio?u e Mernorie. — Kotzebue : Vtaggio fatto dai Russi iatorno al inondo nt-gli anni i8i5 al i8i8. Mac— Leod : Viaggio alle isole di Lieu-Kieu uegU anni 18.16-1817, con una tavola. Balbi ( Adnano ) : Delia popolazione dell' Europa. Parte scconda. Estratti ed Anallsi. — . Di una coloijia d' origine Europea, esistente in un' isola del mar Pacified. Prospetto fisico-politico .» dello stato attuale.del globo , conipiiato da Adnauo. Balbi , ecc. PARTE -ITALIANA. 40 I •UejmHdne JpHp anticliira recenteraente scoperte dal sig. Bank? in Arabia , ecc. 11 Parte terza. Varieth. — Viaggio in Oriente del cav. Enegilcio Frediani. Sopra il c«dro del Libaoo , di Gaetarjo Savi. Breve notizia sopra il viaggiatore Burckhardr. Antichita osservate nella Nubia dal sig. Bauks. Viaggio del sig. Moiliea alle sorgenti del Senegal, ecc. Annunzj bibiiogi-afici. STATI PONTIFICL Opuscoll letter or j di Bologna , fascicolo i3.* Veriniglioli. Elogio di ignazio Danti , perugino , delP ordine de' predicatori , niatematico. — Marsiglj. Dissertazione proble— matica se la geoinetria ed il suo metodo applicato a tutti i rami dell' uniano sapere abbia giovato o pregiudicaco ai pro- gres»i delle scienze. — > Tognetti. Alcune pgesie di Accademici Felsinei recitate nel casino di Bologna la sera del 3 1 diceiubre l&;g( coQ pt^fazion* del Raccoglitore. REGNO DELLE DUE SICILIE. Giornale Enciclopedico di Napoli , fascicolo IV. Opuscoli scelti. Belle arti- Le arti dipendenti dal disegao ne' luoghi die oggi forinano il regno di Napoli. (Contintiazione ). — Veterinaria. No- tizia sopra i cavalli arabi , del sig. coute Venceslao Rzewushy. Libri diversi. Istoria letteraria. Arti della Reale Accademia delle scienze , vol. 1 ( terzo articolo ). — Archeologia. La epifania degli Dei .appo gli anticlii. Letcere del cav. Arditi. — Fllologia. Opuscoli di Gio. Battista Vico raccolti e pubblicati da Carlanronio de Rosa. — Q. Horatii Flacci de arte Poetica, ecc. Aut. Can. Giordano edidit. — Miscellanee. L' Ermete classico, Gioruale filologico. — Arti chiiaicke. Istituzioni di Pirotecnia. Notizie letterarie. Estratto delle sessioni deirAccadeniia Reale delle scienze di Parigi , dal niese di Inglio l8i8 a luglio 1819. — Istoria natu- rale. Opera di Bridel sopra i luusclii. Analisi di alcune sostanzc minerali. Ricerche sulla cristallizzazione. — Chimica. Cai-iiiinia. Acido delfinico. Neve rossa. Acido nitrico ossigenato. Acido idro- clorico ossigeaato. Nitrati ed idroclorati ossigenaci di potassft> Acqua ossigenaita. Stricnina. — Fisica inorganiia. Polarity ^ella mica. ]Meiiir)na snlle atmosfere liqmde. Rtoercbe sul caloripo. — Geologic. Mnro naturale della Caroliua. C.olpo d' occhio geolo- gico delle viciiiauze lU Nizza. '— Fisica org(inica. BLolopia 'tini~ jiirJe. Forme del regiio oi'gamco. Larin2,« degli ucreHi. Allissia de' Batracii. Ricevche sugh Gove.rt\'ioai. Ziologicge!obiU, Galore della vegerazione. Zontomia, Meiubrana pupdlare. Vasi liufatici degli uccelli — Scienze applicate. Medirinn. Egtirpazioiie di un cancro al seno Rumina^ione uinatia- EtFetti dfUa musica. Osser- va-'ioni sniriride. Os»erva/i'jm sulla lig.itiira deile arterie. Cho- lera morlius osservata nel Beagala. — St(itlstua. Osservazioni sopra Parigi. Eetratto delle sesg'toai della Societa Reale' d! Londra, da aprile j8i8 a luglio 1819. — Chimira. Combmazioni del fosfora col- r ossigeno e col olorn. Ricerche snl oaloticoi Ossidi di u»ei"Curio. Scomposizioiie deir amido. Foruiazioue della uebbia. — Fisica inorganica. Pularita della luce. Declinaziuiie della bussola. Os- 6ei"vazioni suUa luce. Proprieta del tabasheer. Direzione del- r ago niagnetico. — Fisica organica. Orgaai orinarj degli am^tibj. Ragazzo torchino. Ricerche sul Jegno di quercia .\ B I B L I O G R A F I A. -^ . , "T REGNO LOMBARDO-VENE TO. Medlclna legale e polizia medica di P. A. O. M\hon, traduzione dal francese , terza edizioiie corretta , accresciuta di annotazioiii , ed adattata ai vigenti codici pel regno Lomhardo-Veiicto da Giuseppe CniAPPARiy professore di chirurgia nel grande Spe- dale. — Milano^ 1820, per Giovanni Pirotta ., vol. 4 in 8.° .;; Di quest' opera non gono usciti finora che i primi due"*^©- lumi. I^on parliaiuo della sua eccellenza , che e gia abbastanza riconosciuta e confei'inata dal voto de' scienziati di tutta 1' Eu- ropa. Farenio piuttosto osservare , che la conia del srelti co- nienti onde venue arricchita questa terza edizione dal cbiaro tr.idiittore , e sopra tutto 1' applicazione giusta ed estesa che di'lle dottriiie coiitenute egli fa alle leggi presenti del regno Lombardo-Veneto , readono questa edizione uiedesinia di uiolta siiperiore alle ante.ceJenti , e la raccouiandano ai uiedici ed ai chirurghi , noa menu che ai giurecousulti. I'AKTE ITALIANik. 403 Nuovo Galateo di Melchiorre Gioja , autore del ■ '"Tratratb del merito e delle rkompense. Seconda ~ edizione ^ corretta ed accresciiita. Milano ^ i8io, j^^j^pr^e , per Qlo. Pirotta m Santa Radegoftda^ amV^l. 2-t/*,r^°i, fl,.ji/;ipio di pag. a68, ed il seconds j^nfi' ■. V- -,.perajprecedente parlerenio ne'prossimi fascicoli.) JDe' giudizj criniinali pel Regno Lombardo-Veneto istituiti dal Codice peiiale Auitriaco. Istruzi^ni teorico-praticlie dell avvocato Giuseppe K e s T i Fkbraki, R. Consigliere iieW I. R. Tribunale pro- vinciale di prima Istanza in Mantova , ecc. Tamo I e II. — Muntova , 1 8 1 9 , dalla tipografia Virgiliana di L. G iraaenti , in 8.° di pag. 32v v:rfii'I vol.^ senza V introduzione, e di pag. 455 il if. * V Quest' opera , che nel i8l6 comincio a veclere la luce in ^-Wilaao sotto diverse ticolo , e che fa per vane vicende iater- -,.fotta, vieue 01a pe' luiei tipi ( osl si esnrime I editore man- .tovauo ) riprodotta, luigliorara e rettificata ove fu d' uopo dalT au- tore , non che arricchita di moite utihssinie aggiunte. 11 solo ' titxAo che porta in froute , basterebbe, a niio credere, onde interessare tutti que' faazionaij , i cjuah destiiiati sono dall' Au- .,gusto Sovrano ad aniministrare la giuscizia crinunale , da cui ,., dipeadono la sicurezia dell' accusato e la pubblica salute. Un'o- _, pera infitti , la quale aiializzt la vigente leg,ge j^euale, spieghi ^ual debb.1 esserue T applicazione , ed oftVa in una regolare inquisizioue gli esemplari dei varj atti occorreati , dovra certa- uiente esserf di soaiiuo vantaggio non aolaiuente a tutti coloro che si dedicaiio all) studio della crioiinale guirisprudeu/a, aia .a quelli non meno che gia appartengono all' ardine giudiziano. ,, fale.e appuaco lo ecopo di questa coniuieadevole upeia die 404 APl'ENDICE r autore , pu'ifco nelia' scienza, delle leggv, ha saputo ezi4>uii<|, render proficua agl' iudividuL die iacuiubouo . alia giurisdiziopi;,, delle niaterie pnlitiche. >• loi. Cosi si esprime V editore ; ascoltiamo ora 1' autore, nella sua;! Introduzione « Molteplici riflessioni nell' svol^eve la nuovii . legislazione mi si doveaao naturalmente afFacciare ; ed a copiose annotazioni aiialitiohe mi porsero le stesse largoinento. Te.ndono . queste ad ispiegai'e , dove me ne ap])aja T oppoituiiita, la legge, luedesiiTia , a combinare le prescri-zioni , a diiuostrarne V appli- cazione al caso , e poiche ml parve talvolta, clie il tutto dalla sua lettera non si espnuia , ho osaro d' iiivestigarae lo spirito. Riputai anclie opportuno uii ragiouaco ]n'ospetto della giurisdi- zione criminale , eppero lo estesi , coiue l' ordine e la connes- , sion delle idee mi suggerivano , in uti disroj-so preliiuiuare, clie anche i principal! motivi contiene , i qaali luii ,dii:es5et"|0 1 pe,lla luia inquisizione , ecc. ecc. » r. j .j^vi,-; igt a , m/ ti. .•■■< Nel succeanato Discorso preliminare , che .ftegjue . Siql^if^o dq|^p,,. r introduzione, I'aucore entra di fatci a parjar di proposito della,. legislazione penale , della sua necessita e suo use; delle aziotjl- per le quali proceda legitriiuanieote la pena; del delitto e. «ua definizione , delle azioai iotrinsecaiuciite male, e clie non dehr bono essere il soggetto della legge penale; della divisione delle violazioni sociali in delitti e gravi irasgressioni politlclie ; quindl de' g'udizj criminali e di poLzia; della giurisdizione criminale, suo soopo primario ed accessario ; dei caratteri delle due ob- bligazioni derivanti dal delitro , pena ed indeiinizzazione ; degli effetti deir azione del danneggiato nel gludizio criminale ; dei niasistrati clie esercitano la giurisdizione criminale e loro rap- porti ; delle parti della giurisdizione , cioe inquisizione e giu-> dizio ; della inquisizione alfidata alia prima istauza e della vigi- lanza delle altre ; della competenza per la inquisizione ; delle eccezu)ai , 1." per delicto ne' limiti dei due giudizj ; a.° per la ([ualita della yjorsona; 3.* per lo stato militai-e; 4.° per rapporti diplomatici ; 5." per la qualira del delitto; 6." per T insegui- mento del fuggitivo; 7.° pel concorso di dt-litto e di grave trasgressione ; 8.° pel concorso di piii delitri, ma in vane giir- risdizioui ; 9.° pel concorso di piii imputati, ma arrestati in diverse giurisdizioni. Passa indi a parlare ilel conflitti) per com- petenza ; di una particolare disposizione nella competenza pel Regno Loinbardo-Veneto ; delle cause per cui il giudice e gli altri individui del consesso debbono astenersi dal loro ufficio. L' inquisizione si esercita dal giudizio per mezzo di un giudice delegato; delTatfuario o suo ufficio ; degli assessori , loro requi- siti e funzioni . . . Scogli della giurisprudeiiza rriiuinale ; impu- nita del delinqnente e pericolo dell' imiocente ; quinJi necessita e vantaggio delle forme di procedura , la quale dee niauifestare la colpa o r imiocenza. Difesa ai'cordata dalla legge. Prova del fatto. Imputazione legale c suo fondamento. Pruva legale voluta PARTE ITALIANA. 4o5 per la condanna. Proceduia ed atti che la compongoao. Difetti os3ervati aella pratica. Protocoili o quadt-rni coateiieati la pro- cedura, loro fji'ma e fede ai medesimi accribuita. Difetto di motivi a giustiHcazioae degli atti; difetto per iaconvolgiiuento di tempo nelli disposizioae degli atti. Giornale dell' iuquisizioae, 8LIO oggptto e *ua f n'lna. Fascicolo ed eleuco degli atti. Sussidio delle aiitorita cri.niaali fra loro ed anche delle poliiicLe, Pro- cedure straordiuiirte , i.° edittale coatro il contuniace ; 2." pro- cedi>ra coatro il veo ignoto ; 3.° coatro V tMseate a:jn faggitivo ; 4.° salvaroadotto ; 5." impuaita e sua concessione ; 6.° giudi- zio statario. Passa qiiiadi a ronsidcrare la seconda parte della giurisdi- zione , cioe il giudizio, ed ecco T argomento de' seguenti para- grsfi. Sessione coilesiale per giudicare. Prineipio geuerale per la conipeteflza. Difetto nel prescritto iiuiuero de' gu.dici. Termiue e niodo per la trattattva della causa. Sent"aza ; assolutoria d^ condftnna o sospensiva. Rispettiva competeiiza delle trc ist^ngf;. nella decisioue delle caise. Ricorso contro le sentcnze e;-eiutiv«. Riassuuzioiie clelT iuquisiziL>iie. Riassanzione provocata dal on- datinato e da' suoi congiunti. Estiaguoao la pubblica azione , l.^'la^pteriav 2.'' -la morte delT iinputato ; 3.° la grazia ; 4? la pfescriirione Scopo d''! presente discorso. Osservazioai relative ai xle'itti' ed alle peiie del Codice attuale. Peua di m'>rte ; i,ie- f-e^'slta c giustizia della stei?a. Quanto raro debba eisere i" estre- nio supplizio. Come perci!^ debba aver luogo la pena di luorte. Disposizioui della legge attuale nell' estiemo supplizio. Delle pene attuali uella loro applicazioue e nel coafrooto di quelle della legge precedente. Di'ficolta delT iuvestigizione e conse- guente iiecessaria sollecitutluie. Di-i doveri del giudice criminale. A questo discorso seguita il giornale ossia formulano di un processo crimiaale dove sono lutrodotce tutte le possibih cir- costanze atte a faoilitare la pratica di uii simil lavoro. L' opera presenta una utilita decisa per clii professa la giudicatura. Essa e stampata con ottimi caratteri e bellissima carta. Due voluuii sono usciti finora, e 1' opera sara compiuta col III che e aotCo i torch j. ■'■: Sopra la ternperatnri dell aria osservata in Verona nclV anno 18 ig. Discorso di Gio. Federico Mayer membra attuale c osservatore mneorologico della Accademia di agricoltara^ commerrio ed arti di Verona. — Vero'ia^ iio ^-tijjografia Raraarizini, di pag. 20 in 8.° Accenna sul prineipio il di'igente osservatore due essere le eause che possono tiarre in errore nella ricerca della tempe- rsitura dell' aria , cioe i difetti di coetruzione degl' istronienti 4o6 APPENDICE chp si adoperano per riconoscerla , e la vai'ia loro, coUocazionc e posituva. Noii ciede egli potere in qaesta indagine portarc niolta dift'erenza P crrove cagioiiato nella costruzione di un ter- mouiPtro , e neppure il inasslmo dpgli eri'ori, cioe quello d'ella positura de' punti fissi della scala , il che crede egli di provare colla osservazione che ncl rlima di Verona la tnas»itua tempe-f; rarura dell' aria noa giupae niai ad un terzo di tutta la scala del termounptio di Reaumur , cosirche se T errore fosse cagionato nella positura del puato della ebollizione dell' acqua , il difetto produrrebbe nei gradi cbe soao presso al terzo della scala il terzo circa delT errore corso nello stabilimento del punto supe- riore ; e se T errore provenisse dalla positura del punto infe- riore, cioe di quello della cougelazione , T errore sarebbe doppio J5erch^ si dividerebbe tra tuttr i gradi superior!; non avveoeodcii pero qiiesto nello stabilire il niaggior freddo dell' inverno , perche essendo la minima teinperatura di quel clima di circai, 5° sotto a zero, cadrebbe questa interamente fuori di tutta la scala compresa tra i due punti tissi , e r[uiildi 1' errnre coVso nello stabilire il punto della ebolliziooe non porter^bbe alcUna ditferenza , o tutto al piu la portereiibe assai .piccola nellail^i- nima temperatura. Piantaci questi prmci|i>j , che nou taotn far? ciluieate si aumietterebbono dai modevai ti»ici piu diligeixti f,. iiiassimo potendosi reputare qualunque. errore di questa natuj-a^ ed aumentandosi in ragione della distanza dal punto; tr stroiuenti medesuui , potendo questa cagionare gravissiuii: .etr-^ rori nello stablluuento della temperatura. Dalle diverse jUfrfe zioni del calorico verso i corpi , e dall' aumento o duumuiiou^ della temperatura dell' ana che ne riceve le impressioai , cuunf; le ricevono ancora gli stromeati adoperati , nasce, die' egli, tuita. la difficolta di osservare esattamente ia temperatura dell' avti*t medesima. ,.;: ;;jp Descrive egli quindi il suo istromeato , nel quale Qwdp (4ti avere riunito niolte circostaaze oade readere meao difettosa !«■ osservazione. Loda egli il tennometrografo di Six migliorato dal; nostro caaonico Bellani , ed iusinua che V istromeuto gi tenga in aperta campagna disfpsto da terra, cd in luogo ove alcuua eminenza , o alcuna fabbrica non possa portare alterazione air aria circostante Egli pero prescelse una tinestra al aecoudo piano, e ad otto metri di elevazione dal terrene, volta a mae- 8tro-tramoutana , e libera da qualunque impressione di calorico cbe ricevere possa il termometro dai corpi esteriori. Con quested cure osservo egli la temperatura dell' aria , che preseutata aveva all* Accademia negli anni antecedejiti ; e quindi si fa strada a ragioaare della cagione per cui si trovo alcuna differenza in ala-p osservazioni fatte in Verona medesima , consistente per la magijor- parte nelle-varie circostanze della positura degli stro- meati. La maBsima tetiiperatara da esso osservata in Verona PARTE ITALIANA. 407 iMf* Mino '^Sigi fu di gradi aS , 08, .meiitre jjtri la por- tarono a gradi 29 e 3o , oS. Nelle note si accenna il risulta- mento delle osservazioai di 84 aoai fatte ia Wilano , clie ua c'alore simile a cj^ucllo dell' anno jgj^ si trova sokanto due voice in quel periodo , iu a^ostp deli' anno 1784 ed in luglio del- Pan no 179^. La piibblicazlbue cdnteiuporanea di lutti questi opuscoli prov« se 'hon" altio le ciire clie ottimi cittadiui si pigljano in Verona per le osservazioul nieteorologiclie, agrarie e medico -statisttche, e X incoragfiiatuento clie prest.t a questo genera di studj quella beotemerita Accademia di a"iicoJtura, commercio ed «irti. Osservazioul meteor ologiche fatte in Verona net 1&19. — Verona^ 1820, tipografia Ramanzini ; OssPTvazioni mediche fatte in Verona nel 1819. -W ]f^i^rQua, 1,826, tipogrpfia^^a^cc^i^nziiiiin ^diiqpag.iiildt ^iiifi^i'&° edite tavole. ..liods ill^b umuq h aiihd/ne oilsri •^Softb^il pfittK* frontispizio non si "presenta se' iiohi uri quaan? c#ntWJ«Wte le altezze del barouietro , la temperatui'a dell' arla^^ « t*'^tb dtl riek) , scanipato pey commissione dell' Accademla^ d* agricokura , commercio ed arti. Sotto il secondo compajuno le osservazioni medlche mensuali dfel dotiore Matteo Barbieri, d.Ole quali risulta che quell' anno b proceduto nelT accrescere la popolazione della citia piii del doppio di quello che awenuta era nelT anno anteeedente. Questa fu calcolata al prinio gennajo 1819 in Verona e ne' aob- borglii annessi , di 50,297 individui ; e coll' aumento facto ia quest' anno si e trovata al primo gennajo 1820 di 5o,557, seb- bene I' aumento del secondo semestre non abbia corrisposto a quello del primo , morti essendo nel secondo SaS impuberi , c uel primo soli 891. Ci spiace il vedere in queslo secondo se- mestre , malgrado le provvide cure del govern© , estinti 49 in- dividui per la sola influenza del vajuolo , sebbene suppongasi da estranea persona introdotto. Termina 1' opuscolo con un quadro statiscico del corso ed esito delle malatcie in genere, c delle morti succeduce in Verona in tutco 1' anno 1819 , coin- presi gli stabilimenci di prbblica beneficenza e le carceri. Le morti accadute in varie eta ascendono al numero di I7i8. ' Osservazioni agrarie fatte. in Verona nel 1819. — *o Verona, i8uo, tipografia Ramanzini, di paging 14 in 8." ed una tavola. Queste osservazioni agrarie mensuali sono state fatte per commissione dell' Aceademia suddetta di agricoltura , commercio ed arti dal dottor Ciro Pollini vantaggiosamence conosciuto per altri di lui lavoii agrarj e botanici. Cominciando dal mese di 408 APPENDICE febbrajo e coiitinuando fino a quello di giugno , egli lia dito la niinenclatara botanica delle piaate Sjionranee , die dischiuso jiiostvavano ilfiore. Alle notisie agvarie delmese di settembre egli ha aggiuato altre JO , variefa d' Uive y^rqnesi alle 63 chc descritte aveva nelle osservazioai delP aiiab pvecedente. Soiio queste tra le iips-p", 1' aleitico , tl IcaflajoTo , la ma/zf se , li pioinhina o di Cipro , il I'efosco , le uve S. BavtolouTeo'fe S. Petronio , le prime tre venute dalla Toscana , la qiiavta da Ciprf) , le tre ultiuie dalT Istria : tra le bianclie i' arzi.)li , la civilliaa ed il monteiuoro , venute dalT Isrria c di Gorizia Al fioe si e aggiuuta una tavola del prezzo medio dei grani e del fieno in Verona nelP anno i8ic), la quale piii utile sarebbe riuscita , se in una nota apposta si fosse la Velazione die pftsja tra Ir. uiisure di capacita Veroriesi « ' ,' . sscr ^^ i ,«■ v T>-n. . •j!.;-_-... :::>< ,y. ,,.^1 61 .^ : 'I, <»i. v no. , [/I ^I- .f omf- Le' ' lOpetei ''di JEnicmno -- volgarizzate ^ ij.In questo interessanre opuscold "si- (Jimosira i^'i^«f'n'«tft>riinato corrosivo congiuoto al glutine di frulnerito', nella' proporziotoe di .1 a 4, SI decijmpoiie , pcrdeiid » una quatitlta di ossigeiifc^ aicche di uq deutossida die era , si forma uq protossido mer^ ciinale. II sublimatoj cosi coiubiaato e di poco o niuno nottfi ineato a.quegLi steaei aniuiali cui reca la inarte , se si dia lt>fo puro aocUe, ,iu dose di due o tre graiii , coiiii! I' \, ha prdvfTO con lipecute sperienze di coufrontt) fitte sutle gallin-e e-iifii '<;*i- nigli. L' A. ha dato a diverst -ammali d subliuiato, ed alrre pre- parazioni nievcariali veapli'^he, noa sqIo d.jpo cbfi eraiio di^ state combiaate e covretre dal glutiae , ma le aiumtaisft-ry ntiyVc sole, faceiidovi succedere T uso del gl^tiae come antidoto. "»Da quelle sue prove risulta , che i detti veleni mercuriali Uanuo una leggerissiuia azione, se siano stati prima conglimci col siKi- tine ; hanno azione rnediocre , e non sempre senza pertcolo di grave dauny, se il glutine sia fatto inghiottire anche pooi) tJ-fjja del veleno. Quindi e che i niedici debbono ntenere che , i^l'tU la prontezza con cui il subliniato produce i suoi micidiaii eff^tji negli auiiuali, ed avuto rigiiavdo al tempo che vi abbisogna' p*^- r operazione cliiuiica del glutine sal mercurio , 1' eHFicacia di questo antidoto non e mai tanto estesa e valevolc coine allor- che si possa darlo imniediatainente , o brevissimo tempo df»pt» r accaduto avveleuamento. Appunto per questo 1' A. insegna il modo dl preparare il glutine , e di averne sempre una quanti6a pronta all' urgeute bisogno. Non essendo il glutine soUibile nt-l- Tacqua, suggerisce di stemprarlo in una soluzione acquosa di sapooe di potassa nella proporzioue di r su 10 di liqmdu in- circa, agitando d miscuglio dentro di un mortajo di pietra, (in che si forma una emulsions glutlnota. Tan servire a questa pr^- parazione anche il sapone di soda , awertendo che vi vuole piii lunga nianipolazione. L'emulsljiie glatinosa cosi preparata ei agita piii vglte nel corsa di 34 ore, e poi si espone al ca- loye della stufa in piatti od in altri vasi vetriati di larga super- ficie , e si riduce a secchezza , indi si distacca e si polverizjsa agevoiiiiente. In tale statu si pua conservare inalterablle in ca- raffe di vetro questa polvere , che I' A. denoni-na emulslva di gU-finc ; i;np,«rocche agitandola nell' acijua forma subito una PARTE ITAtlAIiJA. 4II emulsione sinfite a quella che si prepara col glutioe fresco e col sapone , ed ^ otriuio autidoto ai dt-tti veleni niercunali. l>' A. diniostra con sakle ed ^ideati ragiouL , cLe tjuesto auii- d(*to da esso scopeito e prefeubile all' albimnna d novo iiidi- c.^a dair Orfila couie rimedio il j.iu efficace contro il subliniato corrogj^o. A quesie licerche ue aggiugne alcune altre accessorie, n6ir iu'«*no iiupovtanri ed urili , sul niodo di agiie del sublinjato coAroaivo nei tessuci ovganjci. degii aaimali viventi , e sull' uso e gli efi'etri della stesEa )>rppaiazioiie nella ciira delle nialartie veneree. E iutorno a questo ultimo argonieuto eglt sostiene , che il BubJiaiaco , bene e prudenteuiente aniaiinistrato , ser oudo i.j3re<;etti del Boerhaave , del Barone Van-S\vieten , e del 0ft .Haen , debbe essere ancora , come e stato le mille volte , llj.piii eaergico e pronto rimedio della sifiliile. Isell' ajijilaudire, Q$>i^e e debjto , a questo lavoro j regevolissinio del prof. Tad- ^i|, ^ccitiamo i medici a valersi in pratica dei niiovi lumi e rilftivfia-\j .owg^rioienLi Del medeaimo contenuti , aflrinch^ tie-dli^ ■fis^ j?ya- "Juautta tutto il vantaagio cLe essi promettono. ■"'-'^ -3-iq 3111b bt, ,03£auldoc h ikuiiii/; itJJv;b k vuA> «d .A ' J .ifgm ^j^^coti llordti 'dc V'LvikRGo 'volganzzdil di,' Mdri Mcello Adriani il gioviiie. — Fir raze , 1820 , dalld '^'^'stamperia Fiatti , torn. II, di pag. 494. torn. III , ;;:''ttf pag. 552 , in 8° ! Progredisce questa edizione con quel lustro con cui si era ;intrapresa , e del quale si e da noi fatta menzione nel tomo I 8.% pag. 112. Contiene il 2.° volume altri opuscoli morali di Plu- tarco volgarizzati da Marcello Adriani ; e sono questi 1' opu- ecolo del non adirarsi ; qucllo se fu, ben detto : naScondi la tua ~i>ita i altro quali passioni sieno peggiori 0 quell; deW amino o ^quelle del coipo, e T altro che non si pub vivere lielame?iie se- [condo la dottrina di Epicuro. Seguono gli scritti diversi di quel ^filosofo del lodarsi da se stesfo senza Invidia ; dell' invidia e AeVt odio; di-Ila curiosita; della versos'ia biasiiuev'ile \ della /o- ,quaciia ; dell' avarizia, e del non convenirsi pigliare ad usura. Trovansi quindi gli nvvertimenti di sanita . disposti in un dialogo ; tra Moscliione e Zeusippo , uel quale si uarta delle relazioni che -passano tra la filosofia r la salute umana. Mtri opuscoli vengono ^ancora in seguito , e quelii sono della fortune . dell' esilio, della -tranquillita deW animo , AeV^ amor fraterno , dei puniti tardi da Dio e della super stizione. Contiene il 3." vohime il Convita dei sette savj , 1' opuscolo se gli Aieniesi furono piu faiuosi in arme o in lettere ; le cagioni d' usanze e costuini Greet, e cosi pure Romani; il parallelo aei falii Hreci e Romani ; gli opuscoli della fortuna de' Romani , e della fortuna e virtu tT Jlessandro , quest' ultimo diviso in due trattati ; gli apofiegmi e detti memorcbili de' Greci , de' Romani , 412 APPENUICK de' Lacedemoni ; varj apoftegmi di privmi ed oscuri Spartani ; e- cli antichi ordtnamenti e costumi del Lacedemoni. Le donne al- tresi troveranno pascolo in cjuesto volume, giacclii- si chiude cogli apoftegmi o dctti fainosi di donnc Spartane , e roll' opusoolo delle viTtii delle doiuie. La pubblicazione di questi opuscoli tradotti in buona lingua italiana crediamo noi dovere riuscire di grandissimo vantaggio ai buoni studj , e massiine alia gio- Tentii , perche meiitre colla letttira di quegti aurei scritti essa i' imbeve delle massiuie della piil sana morale e delle Jilosoli- clie vei-ita, essa apprende al tempo stesso una maaiera di scri- Tere colta ed elegante , egualmente lontana da qualunque vizio d' impurita, quanto da qualunque studio di aflFettazione. Riceviamo avviso dair Editore che anche il IV vol. 6 uscito da' suoi torcbj. Grammatica inglese ad uso dfgV Italiani , dl Vergani , sempliclzzata e ridotta a XXI Lczioni. Seconda Edi- zione intierameiite rifiisa , corretta ed accresciuta si nclle regole della prominzla che nelle lezioni e nei temi da C. A. Vanzon. Livoriio, 1820, presso Glauco Masi , in i6.° dl pag. 296. Questa e la piii comoda , la piu tascabile , e per quartto ab- biamo osservato , anche la piu corretta delle Grammatiche In- glesi ad uso degP Italiani. Giovi qui riportar V indice delle ma- terie per far conoscere T ordine col quale e trattata, e coglianio questa occasione per animare gl' Italiani ad imparare una lingua cosi bella , cosi ricca d' insigni scrittoi-i in tutti i rami dell' a- mena e della profonda letteratura. «< Definizioni; Introduzione alia pronunzia inglese; Regole generali della pronunzia delle vocali , dei dittonghi ; Lisia delle parole che si alloutanano dalle regole generali della pronunzia; Pronunzia delle consonanti; Regole generali sull' acceuto ; Degli articoli ; Dell' articolo indefinito ; Dell' articolo partitivo ; Plurale dei noiui ; Del genitive possessivo ; Degli addiettivi ; Dei couipa- rativi e superlativi ; Coiitiuuazione delle ossevvazioni sui com- parativi ; Dei nonii di nuaiero ; Dei pronouii personali ; Modo di esprimere in inglese le particelle jie •, vi , ri.; Del prononie possessivo ; Del pronome relative ; Del prononie dimostrativo ; Dei pronomi indeterniinati ; Gonjugazione dei verbi ausiliari j Conjugazione d' un verbo principale per servire di modello a tutti i verbi regolari ; Tavola alfabetica di tuttti i verbi in-ego- lari ; Dei verbi passivi , riflessivi reciproci, difettivi e imperso- nali ; Delle negative , delle interrogazioni ed esclamazioni ; Dif- ferenti maniere di n-adurre in inglese il pronome generale si ; Avverbj , congiunzioni , preposizioni , intei-jezioni ; Lista delle principali abbreviazioni , e dei diminutivi dei nomi proprj della lingua inglese; Osservazioni sulla maniera di tradurre in injlese PARTE ITAtlANA. 4^^ le par6le itallane si^nore , signora ;T)e\U v^rslficazione inglese; Irttroa«zioae alia conversaz.one .nglese ; Eserczio su. veib> .r- reg.,l.«-i Che SI usaao il p™ sovente nella conversazione; tias. faittiliari. » "W.'c^Qltd del piu sccltl monumenti dl helle Am , si ll'-^di pittura e sraltiira , come cf architettura e d' or- ''."^ooiato , che esistono nella cittd di Siena. -■'Tino dal ras^^to anr.0 1819 erasi con uarrltno manifesto ^i!«-ome8sa rrnest' opera , nella quale proponevas. la p.bbhcazione dipreziosi monumenti per la niassin.a parte inedm e scono- sciuti, ciiseenati da espertissimi attisti colla p>u scrupolosa ac- cLtezza, e col p.u franco e ..goroso tocco d: buhno mc.s. Le tavole di architettura prouiettevansi a"°'^P^g"^%' °'^^,;/ bAsogtiolo rich.edesse, di piama, alzato e n-"^'"'. ^, ^^"^ .=;"■: -^r/ed trrnati sr imendeva d. dare m f'''°^f. ' '^^"^.f ' ,f, ," •importanti. rrami dovevano essere corredat. d. analog! e .11,- strazioni in lingua kal.ana, 8tesa dal pofessore di quella ut.^- TersTciuseppe Pohri, e tutta 1' opera doveva essere esegu. a ■^Sna assi.tei? del sig. Giuseppe CoUg.cn, dn.uore dt cpje la I R. Accadenua di belle Arti , perit.ssuno dell a.te p.ttouca. Con un secondo n,anifesto di quest" anno niedesimo si e pubbUcato un saggio di due tavole , annnnziandosi el>e net rami auccess.vi si ac!;iugncranno masse d' ombre piu forti , onde ot- tenere maegiore efletto, massime nei quadri compUcatiss.mi di fiaure Uno di que' due rami , che abbi.mo sot. occhio , rap- prelenta parte di un quadro de. d.ec. famos. d^egnat. ed m pLte dipnti a fresco da Rafaello e dal i>,,nmnc,/.o es.stemj Slblteria dl quella n-.etropor,tana ; 1' aUro una spaUetta del coro della metropohtana medesuna , che forma una be'la "rva, lavoro complicatissimo e bene mteso , ese^gutto da ^^^^''^enico ncdeuo d. Giovanni da Montepulc-ano e da Maes.n, ^o..« o di FUippo Fioreutino con disegno di Bartolomeo Ncrom detto '' Quete tavole, sebbene mancant. di o.nbre , no,; l-;-^;b-« essere meglio eseguite , ed U --&6:'-« ^-^ r^'^S'" ! ' ,tV>de^ massime del quadro compos.o di cnciue f.gure , V -;":;\ ^^'^^ mente tutto .1 carattere dell' or.g.nale , ^".-'^'-7°" -X'^; ^.po! disegno se ne puo acquistare una gmsta '^f^^-.L^^ /^^^e r losa'fedehi vedesi osserva.a, massune nell ar.a delk ^ e e nelle pie^he armon.che de' vestm>ent.. Lo stesso ?"« j''^^ ^'^^'^ V altra tavola, nella quale oltre , bell.ssu.u ^^ttagl del cu,a o si vede ancora bene espressa I' mtenz.one dello ^-^^'^j;^^ nnita Cgura. 1 pi^ valent. profess:., hauno applauduo a q e.o primo sagg.o; e non resta a desiderare se no n che I p Lntiuuatr colla eguale accuratezza e d.l.genza pel l^^^^^^^, oi-tisri diseguatori ed incicori. F.nora noa c. r state conce.so 414 APPENDtOK ■vedere alcun saggio delle illustrazioni , le qaali Hcbbono- eSsere etampati ia cai'attere palcstina , ed in cai'ta veliiia all' ueo In- glese , che e la niedcsima dflle tavole. Tanto pill e desiderabile la continuazione di quest' opera « qnanto che si promettono d.ipo i qiiadri sucrennati nella biblio- teca capitolare , quelli di Pietro Perugino , di Luca SigiwrelU , del Genga di fra Bartolomeo, di G-uido Reni , c coa ordine cronologico le opere di tutti gli artisti e jtittori di Siena , che dal secolo XII slno ai nosiri giorni fiorirono cola e forniarono una celebre scuola. Si aiinuuziaiio pei- ultiuio tie graiidi rami , »ei quali sara inciso il paviuieuto della luetroj^olitaiia , degno per il fiore dell' arte e la uiaestria del disegno che vi rlsplen- dono , di essere conosciuto qiianto 1 piu bei uioiiumenfi dell' an- tica Grecia e di Roma ; esso rappresenta vai"j fatti della Sacra scnttura disegnati da Domenico Beccafuml detto Merherino. Quei rami 81 distribuiranno al fine dell' opera giatuiramente agli asso- ciati , ai quali 1' opera e j5ropo3ta al j re/!i;o assai uioderato di paoli 5 Fiorentini per ciascuna tavola accuuipagiiata dalla rela- tiva ilhistrazione. STATI PONTIFICJ. Le Fisiche rivolnzionl della Natura^ o la Palinge- nesi filosofica di Carlo Bonnet convinta di err ore, Dissertazione teologico-filosofica del P. M. Fdippo Anfossi delV ordine de^ Predicatori. Roma pel Mor- dacchini 1820, in 8.° Carlo Bonnet nel suo libro della Palingenesi iiniuagino una fierie di luetamorfosi alle quali ha in parte sDggiaciuto il nostro mondo, ed in parte soggiaceru per 1' avvenire : esso, die' egli, e stato un tempo sotto forma di verme o di bigatto , ora e «otto figura di crisalide , e 1' idtima rivoluzione lo ridurra a quella di farfalla. In questo mondo cosi rifatto gli uomini re- Busciteranno piu inteliigenti, e tutte le loro facoUa avranno un maggior grado di perfezionc : qucsta resurrezione si rechera ad effetto mediante lo stJluppo di un corpicciuolo incorruttibile che tutti abbiamo enti-o il cervello , e che egli chiania germe di restituzione , in cai rimane 1' aniiua , poiche il corpo c discioko, Trasportato 1' uomo a nuova vita, gli elefanti e le scimie rap- presenteranno suUa Terra queila parte che rappresenta cjuesti fra gli aniujali bruti , giacclie essi niedesimi iono capaci di un gvado illiniitato di perfettibilita , ecc. II Bonnet die era, come ognun sa , uomo dabbene s' indu- stria di provare che questo suo sisteina aon e in opposizione con la Biblia, lua comparve fin da principio cosi stravagante e bizzarre che non fece mai fortiina , e pochissiuii ebbero ed hanno PARTE ITAIIANA. 4l5 ia BoffersnsA IVIaesvro del Sacro Palazzo nego V Imprimatur , perch^ s' in- » segna in esso non come ipotetica, ma come posidva la mobi- » lita della terra , e P immobilita del sole. E siccome taluao lisi » avuto la nialinconia di render pubblico questo fatto faceudolo » inserire in un foglip periodico di Parigi ( Journal des debats » 1 mars ) , e di ricorrere contro di lui a cui solo appartiene » dopo r Em. Card. Vicario di accordare la stampa dei libri , » come si puo vedere presso il Catalani , De masistro Sac. Pa~ » lalii, Apostolic i , cap. rii » cosi e bene cbe tutti sappiano i » niotivi per cui non ha voluto pennettere the ei stampr, e » sono i seguenti : » I. Le chiare e manifeste espressloni della Scrittura in cui » si asserisce costantemente il moto del sole , e 1' immobilita 51 della terra. Eccl. I. vers. 4- Generatio proeterit , et generatlo » advenii , Terra autein in ceternum slat. Oritur sol et occldit , » et ad locum suum revertitur , ibique renascens girat per meri~ j> diem, et flectitur ad aquilonem. ■a II. L' unaniiiie conseiiso dei Padri riferiti da Natale Aies- » sandro ( Hist. eccl. Veter. Testain. Dis. xui prop, unica ) , i j> quail hanno inteso letteraluiente i testi della Scrittura su que- » sto punto ; dal cLe ne siegue che era questo il sentimeuto 3) del a Cliiesa cattohca , come dice il Melcliior Cano (lib. 7 3> «fe locis Theolog. cap. 3.) Non enim aliud viri illi omnes tanto » consensu sensisse credendi sunt quain quod coinmuniter ecclcsia )> cathohca sentiebat. » III. II giudizio clie si e formato della contraria scntenza » nella causa famosa del Galileo , cbe il P. Waestio non poteva » ignorare. » IV. I libri che sostennono come dottrina posiiiva , e non » come ipotesi la mobilita della terra soao stati inseriti neU' iu- Bibl. ItaL T. :X.VIII. 27 4»n A !> j*wdyie'K » dl'^e de* protl^ifi, « avvt-bbe dovuto {n¥«i'rtrvi«i «ttcIiA'^^6'i!Tii » del sij. pr-ifes^ )!•«• , se fi fissp ]ifrmes80 tli stmnparln. » V. I due deci'i-'ti dflla Sacra rnngreiia/iDae dell' Indicp , di » cui tl P. I^Inesrm del Sncr> ralazxi) ^ pro trinpore A.ssisrfuie » perMcturi , e. conitt tale deve )irrteuraVne T e^ecuzione Uno-fe »' del 5 m^rzo i6l6, « T alCro del" 1620, e veden-e «i possont> it presso il F. Salvatove M. Roselli ; 2. 2. pattis Physicce pal'- » ticufnris , petg. 188 e aoi. ' " » Qaestr soao i motivi per cui il P. Miesrro del Sacro Pai » lizz) non ha voluto pennettere che si staiupi. Ej;li peralrrr* » ^ per3u;iso die o siasi gia stampatrj-, o sia per atainparsi » senza il suo penijesso , come gli e arvertuto altre volte, "e » l\i avviene oontiuuamenre. E pera si crede ia dovere di far » noto a tutti il decreco di Benedetto XIV 1 sectembre 1744, » in cui anpTova e conferma i decreti -^ de' iaoi'-~predecessorr; a quibus rautuiii est etc. » — ' ' ' OniettiaiHo la citazione delle parole di qnesto decrcto in cui si proibisce di 8taui| are Ubri senza licenza del Maestro del Sacro Palfizzo, o del S'icario sotto pena di anateiua , della- cofBbaK »tioT.ie de' libri , e della multa centum ducatorum auri. ■" Cici nou potra mai addivenire al iiostri A., giaccli^ *gli we- desiiin rilascia firinalaieTite la licenza dell' iiupruiiatur alle pro- prie opere , coiue si vede ia quella di cui diaino ragguaglio. NOTIZIE LETTERARIE COMUNICATECI. L" abate Amedeo Peyron , professore di lingne m-ientali nella R. Uiiiversira di T'lrini scopri frammenti di Cicerone in un palirapsesfo gia appartenenre al Monastero di S. Colonibano di Bobbin. Oirre a raolti foeli de'le orazioni gia note pro Cluen- tio , Caecina , Coelio , in Pisonem , ecc. , i ((uali ci danuo note- voli variantl , e confermano lezioni irragionevolirente tormentate d.i intern, eranti critici ; il 1 alinipsesfo contiene altresi franniienti delle inedite orazioni pro Scaurn , pro M. Pulho ed m Clodiuin. Di queste alcune parti ne ave^^a gia pubblicite Tab. Mai da nn co'licc resrri to bobbiese conservato nella biblioteca anibro- eiana , tantocli^ a prima giunta parrebbe die i figl' rescritri toinesi e gli ambrosiani appartenessero ad imo stesso rodfce bobbiese ; iua una leggiera differenza nella scrittura , il mnss:tao divario nella qualita della pergamena , 1' esseve T ambrosiano icritto in tre colonne ed il torihe^e in due , e fiualmente la coincidenza di alcune parti dei framinenti torlnesi cogli ambro- siani, cosi che e ne emendino la lezione ■ e ue riempiano pa- recchie laoune , tutto aperta.iiente dimostra die due diver^i 'codici delle Orazioni di Cicerone si consevvavano nel uiooa- jtero bobbiese, oltre al codice di Asconio' Ped ano ed a quello de Repuhlica. Se noa clie la stoiia c le ricdiezze -deir iusij^ue b^liotecadi S. Colcunbaao verranno discorse dallo tte«so Pro- fessore Peyroxi , il quale dicesi die abbia trovati paiecchi mo- nuiuenci che lo concei-nono, e segnataniente il catalogo che i j\Iouaci, ne dctcarono assai accurauimente nell' anno 146 1. II codice rescritca phe ora appartiene alia R. biblioteca di Torino era svanito per uiodo , che la soluzioae di gaila orientale , •olito mezzo per ravvtvare le smorte scritture , appena ne vi^ vificava poclie Unee , ma il signor Giubfjrt , professore di Chi- mica suggeri all' ab. Peyron tal iiquitlo efficacissimo , per cai lo scolorato ferro torno a luostrarsi insigne. Lo stesso liquido fu pure proposto in Roma dal celebre Davy al signer ab. Mai; e prima di quesri era stato nella meta dello scorso serolo tro- vato e descritto dalT inglese Blagden nelle Transactions. Cosi i •ommi ingegni convergendo verso V assoluta ed unica veriest dauno eeuza alcun sospetco di plagio o d' imicazione gU »tes»i risultati uelle stesse cose. , ^^ - < ib -jli-i'iii I •]' I ■' 0 '-- Credianio fare Cofea grata' ar nostvi leggitori col pubblicare 'la seguenre iscnzione clie dalla lettvira tleil opera ultiiuauiente comjiosta dal signor conte Perticari venne ispirata ad un dotto •Virroriese. -ti . IVllVS • PEETICAr.IVS "' ■- INNOCENTIA • DANTIS • ALIGHERi ' i»=^ ET • FAMA • VINDICATA ITALICI • SEBMOKIS • ORIGIITE AMPLITYDINE • LIBEKTATB • ASSERTIS jUj. rVRFVKEORVM • INSGITIA . PATEFACTA jg^. TIRANNIDE • EVERSA c.jii VOTVJI • MERITO • MINERVA C O K R 1 S P O N D E N Z A. Sig. Direttore , Brescia lo giugno 1820. Puo esser degna del vostro Giornale la notizia che il signor Luigi Moutesanto , uiantovano , ha oou e guaii qui tei-minat» ua organo per la basilica dl S. Giovanni , il quale fa 1' amnii- razione di tiuti i veri intelligenti, e la delizia di chi concorre -ad udirlo , quando pero e sonato da persone capaci , che qui per mala venciira non sono in buon nuuiero. II sig. Montesanto i senza dubbio imo de' piii esperti , de' piii ingeguosi fabbrica- tori che conti ora il nostro regno ; egli e conoscitore tilosofo deir arte sua e nieccanico soccilissiiuo Per cajjire fino a quale luaj^ica illuslone possa giugnere questo sublime istromento, o piuttosto cjuesta artificiosa riunione di tanti , bisogna udirl* gonato da un altro bel genio mantovano che voi pur conoscete. Voi vedete suhito che voglio alludere al sig. Coiuencini. Pochi sonacori i* Italia, ed ai'direi dire in Europa, canoscoua uiegli* 4l8 APPENDICE di lui il sonar 1' ora;aao nel genere de' concetti, dando a quc- sto stroinpnto tutta quella vaneta di conibiuaiiioui di cui e ca- pace , e tutto quel brio e quel seiitimento di chiaio-sciu'o che parpva pi-opvia soltanto dell' orcliestra. II eig. Montesauto poi allonranaadosi ne' suoi organi da tutte quelle puerilita clie haano fatto ne" tempi passati la fortuna degli organi e de' fabbricatori, oouie il canto della quaglia , della parussola , del fringuello , la voce puerile o nasale , ed altre eofisticherie tbe due eecoli fa parevaao iniracoli ncir organo di Trento e di Utrech , ecc. si e particolariiiente occiipato a dare a' suoi organi un maggioro cqiiilibrio nella forza degh acuti e dei bassi , una ceria pro- porzione fra lutte le voci de' suoi istromenti , uiaggiore roton- dita in quella delle sue trombe , una uaitazione cIjc lilude nel su.) Ilauto traversa , nella sua viola, nel suo corno inglese, ixel suo violoncfllo , di nianiera che ti pare seatire o il fischiare del labbro nel prime , o lo strisciare delT arco del secondo , o il suono nasale e caratteristico del terzo, e cost discorrendo. Da per tutto dove il sig. Montesanto ha fabbricati organi , i poeti ( aliueno dove vi erano poeti ) gli hanuo tnbutate lodi cpii versi stanipati. La nostra citta , che , come voi sapete , non maaca di buoni poeti , non e stata in questa occasione niinore delle altre , e il sig. Montesanto ha avuto il suo sonetto stam- pato per Niccolo Bettoni e socj. — Si accusa auior del sonetto iin profeasore, che pero non e Cesare Arici, il quale e tuttora inconsolabile per la perdita di uca amabilissima sposa. II sonetto non mi par degno de' vostri fogli , ma voi e come Direttor di un Giornalc di tanto gi-ldo ^ici- la aana sua critica, e come uian- tovano coinpatr-iotta di Virgiho , non dovete ignorai-e la chiusa di questo sonetto ingiuvioso , a mio avviso , a iMantova , a Vir- giho , a Wontesanto e al buon se^iso, Dopo aver chiesto il nostro poeta, cioe il nostro professore, nelle due prime quartine donde il sig. Montesanto ha presa Un' arte cosi portentos*, dopo aver detto nella prima terzina che Nuova I' arte non e che insiem congiunge Piii canne armonizzate a tuon. concorde , Ma dove arrivi tu , quella non giugne i Conchiude con questa bestemuiia : Jjen a ragioii^ chiara citta di Manto Per due tuoi figU , invidia ogni altra morde. Uiio primo nel suon, V altro nel canto. Cosi il nostro professove confonde un' arte liberale con un' arte rncccanica , cosi paragona un cantore con un fabbricator di fitrojuenti , cobi avvilisce 1' arte sua, cosi confonde e rimescola If idee piu disparate. Virgilio, il goave Vu-gilio che fece pian- gere A'-igusto e sveoire Ottavia cogl' inarrivsibili suoi versi .... paragonato al sig. Wontesanto che ha fabbricato 1' organo di S. Giovanni , il quale non fa pianger nessuno fino a che il signer Wontesanto non preglii qualche bel genio che il sappia eouare in inodo da for piangere M ! S PARTE ITA.LIANA. 4Itt Chiarisslmo slgnor Direttore delta Blblloteca italiana. '^'^Ila si eompiacque di dare nel suo giornale V esrratto d' ua inio libricciuolo intitolato = Disrorso in cui si ricerca qual parte aver possa il popolo nella forniazione d' una lingua , e Considerazioni ecc. = Ho qiiiiuli ragione di sperare cli' ella vo- glia inserire nella Biblioteca Italiana questa mia protesra coUa ?uale intendo scolparmi da un' ingiusta accusa datami dal Conte erticari , e ripetuta dal Cav. Monti. E mi creda Di Firenze 9 giugno i8iO. Sno devotisslino servo L' AUTORE. II sig. Conte Giulio Pertlcari alia pagina Sao delta sua Apo- logia di Dante, dopo aver notato essere il Ubro intorno al Fb/- gare EloquLo 1' ultima opera scrltta dall' Alighieri , pone a schia- rlmento del suo teslo apologetico questa ctiiosa : « E questo sia testimonio clie disingaaui quel gentilissinio no- jStro avversario , che compose un bel discorso , dove penso di ^provare die Dante scrivesse il Convito per confutare i proprj Jibri del Volgare Eloquio : couie se gli fosse piaciuto di proi- jiunciar prima egU stesso l.i sua condanna , e poi di com- Hjettere la col pa. E cosi darebbesi a Dante il titolo di (lazzo per salvarlo dal titolo d' iracondo. Concediamo poi a quel dotto jcensoi-e eh' egli conosca la Divina Commedia meglio che noa siasi conosciuta dal Tnssino e da noi. Ma non possiamo con- cedergU di non avere iuteao Dante, quaudo facendolo parlare, abbiamo usato alcune sentenze ed alcune parole da lui adoperate ad alO'i bisogni. Sapevaraolo. Ma credemnio che le generals sentenze dette da Un autore non cangiaasero natura pe' luoghi dove sono collocate : credemmo che il raccogliere i suoi vari pensamenti intorno le lingue fosse un mostrare 1' intero int<>l- letto , o come or dicesi , lo spiflto dell' autore : credemmo che fosse riverenza debita a quello scrittore non imitabile il far ch' ei parlasse coUe sue voci niedesime il piii che potevasi : credemmo che si dovesse conoscere che molti di que'' passt erano posti a congiungere alcuni de' principali luoghi fra loro disparatissimi. Che se tutte queste credence ci toruarono vane , non vorremo tiu'barcene , ma fame senno , e riferirne grazie a quel cortese e nobilissimo Fiorentiuo. » Protestlamo che coutro ad ogni giustizia ci viene attribuita la foUe intenzione di provaie che Dante scrivesse il Convito per confutare i proprj libri del Volgare Eloquio : nh alcuno troveri nel nostro Discorso le prove di quel grave errore che il genti- lissimo avversario ha in animo di rimproveravci , e dal quale egli intende levarci. Che il Trattato della Vulgare Eloquenza fosse scritto dopo 1' opera del Convito , sapevaniolo : ma per que- sto si toglie che dai principj metafisici in esso Convito ricouo- sciuti per veri cl«dV Alighieri diacendere non possauo conseguenze d2<> APPENDICE del tutto opposte a cpiell*, dott^e"'cIie nell' ultimo sno rrijrn e<;li lia sosteniue ? Ptj6,darsi che in questa uostia ci-edenza ab- biamo enato. Ma se pore la ragione fosse dalU nusn-a partf; , non ppiisianio d' avfr dato a Danre il titolo cli pazzo. La slorijk iplla filosofia ne iiiaegna die intelletci valorow a.1 pari di quell ^ deir altisaiiuo Ponta noa hanno talvolta previsro gU uluini co- toUarj delle lovo premesse. E cio fn il pif»' d^Ue voice notato- da cbi non oedptte ad alcnno in venefarli , e gll se ne seppe buou grado se disse vei'o, e se 'ne and'S Uiogi", non gli fu mai dato il biasimo , e la mala voce di pubblicare per pazzi quei •arri infeg^ni. Amicus Plato, amicus Aristnteles , sed iiiagis arnica Veritas fu la divisa di chiunque stiaio clie fra noi niortali non possa esservi alcuno co«\ scioko da tatte le uniane qualita che il sir) amino divenga inaccessibile all' errpre e alia passione. In nessuua ijartc del nostio tenue lavorr) ci siaino arrogati i! vanro d' inteiidere la Divina Commedia uieglio del Trissino , e dc\ cortese e nobilissimo Pcsarese : nia_^ex. gr. nelle tegueatt- •♦raino di Dante, Par. c. XXVI ,':'-'^ -"^ iiosasWiq mhl 0 Frate disse qnesti eh' io tj' 8C*rttoP"SoIoS nf 'noR^ oi^pU .Liu- 'Ca\ dito . e addito iino spii'to innariziinoijel ollsb ■•0I4 oibjjjfj' Soverchio tutti , e Idscia dir g,li ^stclflij j^.j^ jOnRliM j " Che quel di Limosi credon die ,a.vaiizi.y '. A voce pill die al ver drizzan lor volti ^ ''\ ^* E cosi ferman sua ojnnione : .uamfinuiq Prima che arte , o ragion per lor s' ascoUi^^'sfl ib Cosi ffr iiiolti autiehi di Guittoue f ■j'/ng Di gvido , in grido per lui dando pregio (ju. Finclie r ba vinto il ver con piii persone. j. tton credemmo che fosse coinpresa questa sentenza ( Davann questo pregio a Guittone senza conoscere che iu colui non era ne ragione, ne arte. Perticari , Degli Scrittori del treceiito , .cap. III. p. 9. ). Ne credemmo che al c. XXIV si alludesse al pjalvagio stile del Poeta Aretino : ci'edemmo finalmente diviso r intelletto o spirito di tutri i passi di Dante che riportauimo. '3VIa non potea entrare nelF animo nostro neppure il pensiero '■d' ingannare il lettoi-e , giacche avendo egli davanti agli occhi ■bn coritinuo e fedele confronto del testo e della citaziooe, ei -■ben potea nell' istante conoscere se quelle che per noi asseri- , vasi era vero. Nou inteiidiamo con questa protesta di rinnovai'e col dotto sig. Conte Perticari una disputa che agl' imparziali soltanto tocca di decidere : ma ragion volea che ci togliessinini la brutta macchia d' aver dato in forza del nostro ragioaaiuent(> titolo di pazzo al massiino dei Poeti Italiani. L, »vrtb itali^na. 421 NEGROLOGJA." ;uiGl Maria Ferfitrt ffglicr di Dionigt Maria (i) e di Anna Miiria Castiglibni , oaorevoli cittadini milaiiesi , nac- que in Milaiio il 5 giugao 1747. Apprese le ])elle lettere nelle scnole ArchubolJe , ed ebbe a maestri di rettorica il Brnnda, nolo pei' le sue letterarie coutese, ed 11 Bcirelli pel poema De Rtlgianp. Nel 28 di ottobre del 1764 vesti Tabito rcligioso nella Gongregqzioae de' Barnabiti , e assunse il nome di Bartoloiueo , sotto cui e coaosciuto nella rppu!)blica letleravia. Nel gsorno 29 ottobre del*. I' anno , snssegviente fece ia Monza la solenne professione de' voti. Axtese agli stuJ.j fdosofici ia Milano sotto i ce- lebri professor! De Regi e Recagiil : coniincio quello dei sacri ia Bologna, elo compi ia Roma, approfittahdo delle lezioni de' rinomati teologi Ugo ed Alpruni. Dopo di che venne subito «Jlestinato a dirigere uello studio filo- sofico gli Studtntl Barnnbiti nel coUegio di S. Baraaba in Milano, dal quale impiego presto fu chiamato a percorrere la carriera del pubblico Insegnaraento. Nelle scnole di Lodi primamente lesse filosofia \, e pnsso quindi alia cattedra di fisica'ia quelle di S. Alessindro in Milano, quando grave malattia costi'inse il pi-ofcesoro Recagni a sospen- dere le sue lezioni. Resnsi vacante dopo qualcUe tempo anche la cattedra del niatematico De Regl , il nostro Fer- rari occupo contemporaiieamente le due cattedre di ma- tematica e di iisica j e su di esse diffondendo collo zelo piu puro e piu costante i tesori del profoado suo sipere pel corso di ben trent'anni, cioe fino al 1810, In cui ven- nero aholiti tutti i Corpi religiosi del cessato Regno d' Ita- lia , si rese egli sommairente bcnemerito della patria e de" suoi coiicittadiui. Da quest' epoca visse ritirato nello stesso collegio di S. Alessandro, tuttoiuimerso ne'suoi studj, fino al 1816;, quando, erettasi in ogni Liceo imperiale la cattedra d' istruzione religiosa , fu dal conte Scopoli , in allora direttor generale della publilica istruzione, invi- tato a coprire provvisoriamente quella dell' I. R. Liceo (i) Figlio deir ngfgnpre idraol CO Di.in (;i e pure il T'rente inge- gncie arch'tetto I3ernar Llmltato ne' suoi bisogni , ed incli- nato seinpre al soccorso de' miserl pote in morte procac- ciarsi lo squisito piacere di essere tra' benefattori del- 1' ospedale maggiore di Milano , lasclando al medesimo r onesto peculio , di cui trovavasi possessore. Plena la mente in fine dei piu sublimi concetti di quella Religio- ne, alia cui gloria e difesa consagro gli esempj della vita « il valor della penna, da una peripneumonia cancrenosa il giorno 19 dell' ora scorso maggio venne in quattro jgiorni rapito all' ediucazione del sacerdozio , airornamento della patria , alia tenerczza degli amici , ed alia venera- zione e gratitudine di un numero immenso di persone che nel giro di 5o anni furono pvlvatamente e pub- blicamente da lui guidate nella carriera delle piu ardue discipline. Gli stuJ^nti dell' I. Pi. Llceo di S Alessnndro «d i professor! coUeghi , accompagnandolo con dolentr porhpa al clmitero , gli diedero l' estremo uflicio della loro stima e del loro amore , e presentarono alia patria ?ARTB ITALIAT?A. 423 il"Aorc^°sjiettafe6lo degli allievi die g^regglano col loro lAaipstri rieir escrcizio della virtii. (i) Varie opere pubblicate dal professore Ferrari faranno certament^ che si conservi sempre cara e venerata la sua' memoria. L' angnstia dello spazio accordatomi in que- st! fogli non mi perniette clie di accenuai-le. Dedito il Ferrari alio studio in particolare della matematica , tutte Hdpercorse le parti: equantunqne possenteuente ciascnna lo allettasse , pure intese alle miste piu die alle altre ; o il traesse la maggiore lUilita cl;e quelle promettono,o il maggior bisogno cbe lianno di essere favorite ed ac» cresciute. Limitossi pgli percio alio studio deiridraulica, nella quale si mostVo versatissimo coUe <1issert?.zioni pul>- blicate in tre tomi negli anni 1793, 1797, 1811. Un*. dici' sono questc dissertazioni esposte con soir.ma cbia'- reZSia, e corredate di opportune spericnze , per quanto il TomportavaAo le forze di un privato religioso. Tratta in esse 1." della percossA de' flnidi ^ x." della velocita delle acque sgorganti:, 3.° della contrazione della vena e della formazione de'vortici; 4.° dell' allargamento della vena prodotto dai tubi ; 5^ del tubi di coadotta •, 6." delle acque in corso libera ^ >,.' de' varj strumenti per misurarc le velocita delle acque correnti , nella quale memoria uno ne propose di sua invenzione per supplire in qual- che modo alia dimostrata insufficienza degli altvi:, 8." del rnoTimento attuale delle acque correnti; 9.° del sistem* lie' fiumi -, 10.* del rigurgito delle acque; ii.° del cilin- dro a pendolo , che contiene per esteso la teorlca del 8U0 nuovo stromento e le risposte alle olibiezioni clife Valenti idraulici gli fecero , quaudo la prlmi volta suc- cintamente il propose alia fine della settima dissertazlone. Un altro lavoro importante per la scienza clelle acque esegui il Ferrari e pubblico T anno 1804 in vi?. di supple- mento nella ristampa della famosa operetta del professore De Regi suU'uso della tavola parabolica per le bocche d'ir- rigazione. In questo supplement© egli prende a sciogliere per analisi il ^iroblema generale di assegnare I'espressione (l) Gli stui , e compreiide il covso delle pub])liche sue lezioni d'istruzione religiosa. In tutte qupste opere la rettitudine del raziocinio, la profondita e la so- lidita delle dottriae manifestano V uomo che ha appreso a ragioaare nella scuola della geometria : ma piu di tutto le raccomanda quel caldo afFetto per la religione, die sgorga da un cuore intimamente persunso e comiuosso dalle verita che cerca d' iastillare negli alu'i. PARTE ITiLlWi.^ 4^5^ olor-«o,a s^prei meglio dar Jme^a cjupsto breve articolo, atesp. coil sem[)lici pav9l^ e, se^za .oratQij oniaineuti , ma deflate dalU veuei:az|.9ae , dahlia rtcoaoscefiza ie dall' aitiore v^rsQ U, maestCQ ^, il jSUlJeriore, il collega e 1 amico, cU« A'pudfiudo pubblica T iscrizioiie cortese 111,6 ate iinnata- ii^'-tlialr sigiior coasijlieve De Herra , del quale in questi^ fogli si e fatta altra vqlta, oiioreyole^ menzipae.' ^ ^5Milaao,,,il ,7 ;Siiiig^o,,i8,;^9i^„ . ^.,„ ' r ^ ' ' "? «j1s dg snrntfT i6j9b r "r.sa.ci . ^"''"'^ RoviBA , l-'b 9 p.^^r hh nmiluBh /:?f^.^- ^^•'^f- «i^ Matematica. ^J;'] s oj. '. I ; : . •^V JgTt ..IT • memoriae '^^^^^^nti^maWt ilEflOHTftlJJ. JIAGEUJATOKU.- B.,,^^PAK|,, , ,, —BUJ ilKF .c,ie-Vl,. fJpifiSQPHIAJI ..IS . FATRL^i .„^.j- ^^g . , < ';>fitff.ltjX»I(ioLlaGIAllii 1« . iVBBE .PROBE . DOgf^|i.f j, " . diSian8.Bih c yitt^si^.^lVVlUiKXSyS . SODALlVlrf T0"-> -f Ur SIF.hO i' -OTO-^r., ■,.? ■. . ,- MEDIOLASr . IN . COT-LEOIO . EATxNAEAE 3JfpOA ^ ., . , ,n. ,, . - -oI>-W? - jCniBVS . LAVDE . rO:\IP£IA . TRADIDIT . PVELICE U .rJ-iIPWI^V* 4-fR,« .CATHEDRAM . DECESSORVil . CLAittSS. OiZCI^ti^^'- fiVCCEDERE . ivoeve "SHlh •- 5T ^ EOKTM . VIRTVTEM . ADEPTVS '^^^'^' MATHESIN . ET . PHYSICEfT . PER . ANNOS . XXX. ^, XN . LYCEO . MEWOLANENSI . AiEXANDRIANO . PP.OFESSVS ' j(VA9 . ELERASQVE . BISCIPLINAS . ET . HTDRAVLICAM . PRAECIPVE Ki . ' >- 6¥IV«o,I»r£LUGENTIAM . MAXIME . CALLEBAT Lif '•■■ M'J-(e?Si(T -SCRIPTIS . INLYSTKAVIT 111 ? rLVRlVMQVI . AVCTOR . FVIT . EDITORVM . OPERVM KEDOLENTIVM . BELIGIONEM . EITS ^KIQVE . SEXeMIO . POSTQVAM . CONGREO. A . S. PAVLLO . ESSE . DE^IT <\^ . SCHOLAS . ARCailEOLDIIS . SVGCEDANEAS . ITEHVM . ARCESSITVS CATECHESI . CHRISTIASAB . ENVCLEANDAE . STVDVIT PROPINQVI . ET . AMICI . VETERES TITVLVM . OFFICI . CA/SSA . IN3CRI3ENDVM . CVRAVBRTNT OJiKT , SUPTVACBNARIO . MAIOR . XIV. KAL. iVN. A. M. D. CCC. XX. OiusxFPS AcF.nni , dircttnre ed editore. 426 I N D I G E (telle maierie contenute in questo diciottesimo volume. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. IJjccro suir uomo. Epistule di Alessandro Pore , tradotte da Michele Leoni .......... pag. 3 Intorno el modo di -dipingere all' encausto degli antichi. Memorla, ( ine- difa ) del sig. mttrchese HaC9 . • • . • . n i5 Dlonigi Alicarnasseo , dcllo stile e ^i allri modi proprj di Tucidide , dal gi'eco recato in ilaliano da Pieira Manzi . . . . » SO In morte di un Parroccketto Traduzione ( inedita ) delF elegia VI del lib. II Amorum . 3 1 Osservaiioni lopra utt framinento antico di bronio di greco lavuro rap- presentanfe Venere ......•■» 30 Hemorie scicntifiche e letterarie delVAteneo di Trevita. Vol. II . 1. 40 Memorie che ebbero il premio e faccessit in risposla al quesito « Qual sia. il mezzo migliore ed il piii economlco di provi^dere alia sussi- stenza ed alia educaZione de figli abbandonati , eec. » . . » 145 te Odi di Pindaeo tradt\tn- fJ '•llitttrate da Antonio Mezzanotte » 161 Suite fax: dell' avvilimento delle nostre granagtie , e suite inditstrie agrarie riparatrici dei datini clie ne derivano. Opera postuma d. 6§ Prodromo della grande anaiomia, seconda opera postuna di Paolo Ma- SOACNI pasta in ordine da F. AiiToUMAncHi . . . . >> 74 Istoria dell' incendio delt Etnt del mete di maggio 1819 , di Carmela MAhAVicNA . . . . . . . . . 019s Armotazioni pratiche alU nalattie degli occli! , raccolte e ordinate da Gio. Battitta Qpadm , professore di Napoli . . . . ■ ao5 Memoria sopra una lacca verde oltenuta dal caffe , di Bartolommeo Bjzio . . . • • • • . . . »3ii Slemenii di algelra e geometria , del eavalierc Efvkacci. Quarto edi- zione riveduta ed illustrata . . . . . . . >. 2l5 ^ulla restiiuzione del naio. Rapporio del cav. Alberto de Schokbefc » aaa Cenni sulla teoria delU luna . . . . . . . » 227 Cbnsideraiioni ( inedite ) sopra un antico zodiaca della cattedrale di Otranto , del sig Bgoccbi . . . . . . » 338 Annotation! di medicina pratica, del dollar F. Enrico AcErsi, Anno primo » 354 Pomona italiana , ossia lyattato degli alberi fruttijeri. Opera di Giorgio Callesio .....>....» 367 Tavole nnsologiche degli ospitali ed altri statilimenti di pvliblica leneji- cenza^el Goi/erno di Milano pel 1819 ... . >> 879 AFPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Annali dell' I. R. Istiluto poUtecnico di Vienna , puiBlicati dal direttort Giovanni Giuseppe PrECHTi. , conslgliere di Governo , ecc. ecc. Osservazioni pratiche sopra le dimensioni t le azioni delle macchirtc a vapore di Watt e di W^oli". Estratto . . . pag. Sp Sul prosperamento e i vantaggi che traggonsi in Dalmazia dal Cor- bezzolo aliatro , del sig. conslgliere Pekchtl. Traduiione . » aS^ Osservazioni sulla tempra delf acciajo , e tomposiiione di metalli di facile fuslone per regolare il grado del colore luperjiciale net dar tempra all' acciajo e per altri usi , del tig. contigliere Ptecbtl. Estratto . . . . . . . ■ . . » 386 Sopra un mantice da La Foccb migliorato in Parigi. Del sig. con- siglicre VctOBth. £tlraU9 k 391 4a8 . 1 N D I G «. J)e I'economie puhti^ite et ruraie Jes Penes et des ^f[fi/fictens , jiii) L^^av- ' jiiEit (2.° ed ultimo eslrulto ) ...... pag. 9s So7/' Ifcrhione di Bosetla . . . . . . » «3^ ferite Varsavinnses etc. Selastianus Ciamti • . ... » 2^8 Hagguaglio delle fabbriche e manifaUure dell'Impero ^uslQa^o ^ . ;. >> ^^99 CoB^IH•o^■PH^i\ . ■ . . • ■ . j • t . * . »• a3» Letteie di un viaggiatore in Barberia al %ig. Ciu^eppe AcEMi , di- rettore del/a Biiilioteca Italiana , Inlorno il commeicio di Tripoli CO vaesi linifrofi e coll' intariio delfJfriCa. Lettera I . »• ivj Jdem , lettera II . . . . . . . . » '. ,1 7 Idem , lettera III ........ t> $92 Squarcio di lettera, da Lo^anna sul profitto tratto dai gas the si iviluppano dal vino in fernuntatione . . , , p aia ■XXi:". ... i „^ r>n«>»io\ ^\ \b v^ii^ireas tl MsV.\.:r P A R T-Ba^li. K :© .»V» ^. :2' SCIENZE, iETTERJE ED ARTI ITALI^NE. OrSBT ISEI^DICHE .. .. ■ > j^^.'/ »4 ; ,t5 • • • P*5' *°* >'** "Giornale di fisica , chimiea , storia natur4h\^ medicina ed arti di ' Pavia, dVligHori P.'K:nii)r\Gi.i£ixat i^' Gttijiare 'Bli oiuxctlr. JSimestre T/ (1819) ... . *^ , . . . ,^ -^ w • . > .• " "' Jdem, bimestre I (1820) ' <- .-■.... • .-,- » »oo /(/em , bimestre II ..'» M.* Ofuscoli letterarj di Bologaa y^ fascicolo XII (lZl<)) . . • »■ loi Idem , fascicolu XIII (iZlo) i. 401 Opuscoli ^rJ^^ciyLct at Jiologna, faicicolo XVII (1819) . »• 106 Idem , fascicolo XVIII . . . . . . , " ^6tf. Giornale Arcadico di Roma, fascicolo XII (liig) •. . » 107 Jdem , fascicolo XIII fiSao^ ....,.» i-^i Jdem , faicicolo XIV . . . . . . . »" 264 Idem, fasclcofo XV . . ' ~ 7^ i ; i »' 2<>5 Giornale Encicloptdico di NapoU , fascicato f ^1^0) . » ivi Jdem, fascicolo 77 ........ «• a6i Jdem, , fascicolo III ^. .. ._» . • .n xfi ' ■ ■■->a . »:u4 , i « ,rro-*s':T^.» .. -.S ^5 , i.f .a,i 5 ,,<^ ,„.. » 40^ Annali geogrupci e de' viaggijpulhh'cati^da Sa!v. 'BetTOLono. I^. I. » 400 SiZLlOGEAPIA . . . . . , . . . . r> loS Segno Lombardo-Veneto .,.,..■.•» >''» Jdem . . . » 267 '''''« • ,„* ,, £.^y. • • ' .'^°=' Cran Ducato di Toscana . . . ...,«.\!; .a»i.. ■ . . • » Iia Jdem . . . . . , , (•410 Stati Pontificj . . , . . . . »ii4 Idem , . .» , . , , . » %'jb .i^ii\\*\li; Idtm . . ^tiii'* l»U ... . . >. 414 I N D I C E. tii^koB. Soiiii tte^na itlU Sxu ShiVie . . ^ idgm ...... S-_i jPifnioJlte . . . » . ■ - Irfem . • . . . Dueato d'l Parnm " . ' , . . . '^britiE teTTECAME * ••'^^^<•iy.. • ' Codici g!a appartenent'i at moniitera dl S Coloiiiiano di j» seoperti dal tig /""of- ■A.medco Peteon . . . . v Jitcrizinne di un dolto f^eivnese lull' opera del conte PiBticaM in difesa di Dante A'lghieri ....,,» CPritllPOXDEBZA ....... . . >■ •$■«;' trn'.at'vi fatri in I^'apoli da! slg. Davv per to svo/gimenfo dei papiri d' ErcnUno Lfttira nl Direttore deVa Biilio^eca Ita/iana » Sciipla di niiitvo insegnamento instituila a Man'ova . . » Letiera di un ToS'ano da Empoli al Direttore della Biblioteca Italiana ...,.....» itifpns'a al tig Toscano da £'/ipt,li ....,»' LetK-ra del tig. 0- A Ciobeut tut modo di saldsre le eampane sfrsfe ,■ . ; . . . . . • . « " Za to'reria di Cohlbuono Commcdla del C. Gt»ACD . • •> ^ dr'gano f ftalTtia d^H' antore del •' Di^corto in eui ti rlcerr.a qual pnrte ,,j avr poitu il popolo nplla formazione di vna lingua t> culla quale in-rnde senlpart: da una ing.'uila aecusa datagli dal conte PetLt CACi e ripetuta dal eav. Mokti . « 'ASKCKXJ . . . . . . ... 4 Flura I'alice tuperiorit Centuria I . . • . Berlarium technico-grorgicum. '— Planttt tinctotice • JJerl/arium por'ntile. — Plantw a/jiince • . • Idem. — P'nnta; vcrnalet ..... TiEcitnLociA. Luigi Maria FErEABi , ex barnabita , profcssure labclla meforologica di aprile . . . . Jderi di maggio ........ Idem di glugno ........ 429 ■pof. ilS " a?? 27% 408 409 416 116 119 12a, 137 379 4>7 4«9 aS3 2B4 4ai a86 ^3o ERR.lTA CORRIGE. Tomo i7.° fag. ia4 lin. i Caeerotti e Fracastor . . Bert! « Guj;erotti Fraea.tor •> ifi noia i lin. 4 Gageroeti e Frac»=tor Berti e Gugerotti Fracastoi Tomo 18.' » 68 lin. 6 apparati ritratti » 141 s 24 calunuioiO caluiiuiosa B 167 » 6 ed lio ed oh » a34 in una nola bi mette in 'luhbio se il CurXiezzaXa Albatro si» X'A'liutus iiliedu, a piuttoito il Soriut aucupariu L. Si toigs un tal ilulibio pronioiso d.il iraduttorc , e ;i riieu{;a che e I'Arbutiis unedu come lo dichiara il sig. Prechil , nulore del- 1' articulo. Milano , dalV Imp. Megia Stamperia. Osservazioni rrr^(e6¥hlo^Uhkftitte-^0lH4,'-Mi '^Osstr^mbKiA^Hi Jirem. f***?- E M'^4'"^'' :e+^£ 7,S i7 9,0 ?7 i>,4 ICJ27 (),'! 11^7 6^ lab? .6,9 i3'i^7. *' 14127. 8,2 1 5:^7 9,6 + )5,r + J 2,0 + ii,'3 + i3,5 + 14. ' +.14,0 + i3,5 4- 1 3,0 + 13,4 + i3,3 i6!27 8/, + i:,7 17,37 H,^|+ I4i<^ 18:27 8,9 + 12,5 i9'37 io,2J+ 13,5 20,27 9,'7j+ J^if" al;27 l<,'f'|+ ,14,C a|jl27 9,2i+i''.,i- 23 27 11,2;+ I 3,^1 2,4,27 ic/a+ 14,5 25|27 12 27, 28 37 11,61+ '5^<^ N £ N N E N E N E Serenh. Niiv.nebb. rott. Nuv neb. p.sp. Sertno. Ser nuv. s«»rj S^-' "7,ft r^' * ■■■—n'M -^ „ ,Stato 1.. r—'j ^ del cielo. a4> 27' /8,e.U-.i8,,7- Serevu). IS'iivoIo, piogg Seretio "^ Ser: 'iTeK sill'; Niiv^np'b. gef.'^ Sareuo,, u,i,iy, Kuv, rptto,:^!- tiuv.^qv. pi,og Kuvolo, ser. Sereao. S E jNeb iliiV. piov. O jSfr nuv. ser js E tNel;b Bfreno. N E jNijv; st-reno. jNuvolo rotro. jSer ueb.nu.ser iSeieuo. I Nuv. rotto. jNuv. rotto, ser. a9!a7>o,6^ Sereno.. _ I Sereno., N E .jSeieno, + i..S,6 OMO Sereno. §©iii7SiovB>bi'6,5 «o ,S.ei:fno, ■+ 19." ?r8;o +^9,0 27 6,6}+ ao'.S +*t«^ ^7 .^^^.igi'f ?-7.. 7,0;+ i<),,5 27 7,0 + i5,c + 19,3 + I7,C + 30,3 + 19,0 + 10,5 Ser^noi Nuv. ser. nebb 8er.mi,,teuip.]i SereijQ. T'efiiji/fpiogi^ia. 6e»'en0. 8er. litltv. ser. S^r. te pio. £r. '-—^71! ^- Nuv.^ireno S<-r. nuv. piog. Temp. pi. eer. Ser. neb. ser. c ■ -I oer.nu. po. goc. Sereao, nuvolo Nuv. flier, nuv Ser. ..-nuv. neb. Ser. neb. nuv. Nu. te)p>27 « 9,o3 '" media. ..;.. . +16, ni ^, ,,^ , . Quantita della pip'ggia lin. 25,63. III Hill J , .P l.^l III ■'■'■'h-h '■(■''(i 'ih^' >■■• .'•i: K.....-,,,,^.i^, u&^