'^ V * /". $r^-^^^ Y^?^ .V— .■y< ■•-*ii^- BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE LETTEPvATURA, SCIENZE ED ARTI _ COMPILATO DA VARJ LETTERATI. Towro XXX, ANNO OTTAVO Aprile, Maggio e Qiugne. 1823. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE Contrada del Monte di PLeta Ji* laSd Casa Cnj dirimpctto al Borgo Nuovo. JMPERIALE BEOIA STAMPEEIA, Jl presente Giornale , con tutti i voliimi precedenti , e posto sotto la salvaguardia della Legge , essendosi adempiuto a quanta essa presciive. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!, Ltttera 6ritica ( seconda cd ultima ) del sig. Giuseppe Carp AN I at Direttore di questa Biblloteca iritorno TEssai sur riiistoire de la musique en Italic de- puis les temps les plus anciens jusqu'a nos jours, par M. le corate Greg. Orloff, senateiir de TEra- pire Russe. JL ermettetemi, sig Direttore, cV io richiami alia vostra meraoria gU ulterior! capi d'accusa, accen- nativi nella precedente mia , contro del Saggio sulla Musica Italiana del Conte Orloff, c\\ esser debbono provati in questa. Non usero, sia nel numero, sia nella qualita quelle prove soltanto che si esigano strettamente dal mio assunto, e concedere mi possa la vostra pazienza. Cio ch' io trascuro ve lo vedrete da voi , se a svolgere vi porrete que' libri. E di botto entrarido neir argoaiento io vi diceva tiul fiae di quella mia che « nou solo questo bio- grafo negligente ommette i molti che uon avrebbe dovuto, c storpia i nomi di varj dei da lui riferiti Maestri e Virtuosi^ ma che da qoando a quando da ^ LETTERS CRITIC\ a2;li nni qnello che e degli altri , eel iniln-oalla le epoche, ed iinbandisce di favole il desco, e falli conimette si niadornali, die condonare non g.li sa- prebbe Rlunna Clemenza mcdesima, se nel tanto da fare clie lia ai criorni nostri , tempo avesse di leeger libii. )i Cio posio, ritorniamo airattacco, e si sfoderino le poche. ma sicure e palpabili prove per ciascuna dclle suddette accuse. Le prime due mi sembrano piu chs surticientemetite comprovate neir altra mia; stara a quesla ' ildimostrarvi la giustczza e la soli- diia delle altre. Ejjili vi da per autore delT Idolo Cinese , e del Socrate fmmaginario. opere famosissirne delV immor- tale Paesiello, il romano mediocrissimo compositore Riist , e too;Ue cosi, per cpianto e in lui. due foglie rilucenti dalT alloro die il capo circonda del subli- me compositore napoletano, e ne ombra uii capo die non cinse mai corona alcuna. Supponi^uTlo che» per una catastrofe rovinosa rimanga solo in una parte del moudo il libro del signor conte Orlotl". Bravo Rust! vi sclameranno defraudandone il vero autore, que' die udiranno il Socrate di Paesiello ^ perche le frottole degli storici, se non sono impu- enate a tempo, pas-ano alTeternita, e non v' e chi non le beva ; e bevute una volta Tumano orgo- glio le difende a spada tra'.ta. Questa e la ragionc principalissima per cui mi mossi a vergare queste due lettere, onde toglierc il daniio die ne veniva air onore di tanti artefici s-gnalati, soppressi, o svaligiati dal biografo inconsiderato o mal istrutto. Gosi dopo d' aver detto neila biogralia Ae\X Aiifossl die VAvaro est son chef d'oeavre^ sentenza vcris- sima, egli, dimcntico di se stesso, assegna quest' o- pera medesima al Saller't nella biogralia di questo : tanto e vero die il llusso autore non pondera cio die scrive, ma copia materialmente il libro cbc gli sta davan'i; che se questo contiene un gran- ehio, egli Bubito io fa suo, senza darsi la pena di PEL SIG. CIUSEPrE CARPAKI. S «saminarlo. Anche nelU assea;nare a chi spetti il i?j- tratto ^ ed altre opeie, s' in carina; ma ho proniesso di non dilutiwaniii liiov de! bisogno, e peio taccio su di esso e su le altre. Questo pero nou lascero di narrarvi, ed e, che al sullodato maestro Salieri^ clie non ha d' uopo di prestiti per esser iin gi'an. capitaHsta di gloria musirale, egli ascrive un' opera che nou ha niai sussistito, e che il signor Conte intitola il Frodlgo. Dove abbia cgli trovata questa notizia, non saprei inlovinarlo. lo so bene, che il Salieri protesta di non averla mai scritta , al che goda di poter aggiungere , che il Salieri non solo, ma nessiin altro mai la com|)Ose, ed il P/'o- dipo si rimane un dramma sognato. o come dicono i Napolitani, un fanciuUo non nato che si chiama Nicola. Ed in proposito di questo Salieri, ed insieme d'una in altra rhisse di errori trapassando, affenna lo sto- rico nostro, che in Vencaia ahbii scritto V Eur op a Riconosciuta ed il Taltsmano ^ da lui composte in Mi- lano , e lo san tutti, per. T apertura del teatro della Scala, e per quello della Canobbiana. Poi asserisce che scrisse in Parigi V Axur , ed il Tarare , quasiche fossero due opere distinte, qnando non ue sono che una sola , che col titolo di Tarare compose in Parigi e col titolo d' Axur riprodusse, con varj cambia- menti in Vienna, tradotta in italiano. Dallii confusione delle opere e de'' luoghi cade lo storico in qiitdla de' tempi, e senza uscire dai fasti del 5aZ?m, classifica fra le composizioni jw/i/nt- tive di quel famoso maestro le suddette due opere, e \e Danaidi, per le quali, dic'egli, acquistatosi nome in Francia , fn rhiamato a scrivere in Italia. Ora se del vero hai desiderio , V istoria converti , e sappi che la faccenda ando proprio tutt' al contrario. II Salieri sendosi reso celcbre in Italia per le opere di Milano, ed altre felicissime dafe in Napoli, Pvoma, Venezia , desto la voglia d' averlo ne' Pari.'ini, ed egli li compiacque , e per loro scrisse le dette 6 LETTERA CRITICA Danaidi^ c piu tardi gli Orazj che non ebbero for-» tuna, ed il summenzionato Tarare che and 6 alle fitelle. E poiche noniinammo \' Anfossi^ Y imperfettissirao nostro illustratore des:!' Italian! ingegni , non dice parola della sua musica da chiesa. ne della carica di maestro di capptlla di S. Pietro di Roma, cioe del Papa to della musica da lui ottenuto e coperto finche visse ; i bellissimi salmi che per quel priuio tempio del mondo compose, vi si ripetono ogni anno. Per tal maniera egli invola al mllanese maestro Palladini la felice invenzione di quel silenzio mo- mentaneo, che precedendo il versetto del Dies irae=: Tuba nurum spmgens sonumr= prepara la sorpresa, il brividio ed il terrore, che alio scoppiare improvviso delle trombe si eccita nelP udienza. Questo colpo di scena musico-sacra fu eseguito per la prima volta in Milano verso la meta del secolo p.* p.*' nella chiesa di S. Fedele de' Gesuiti , di cui era maestro il Palladini. II nostro biografo copiando i «uoi dizionarj lo attribuisce al maestro Ricci di Corao, che rimito forse 3o anni dopo; e poiche ne egli, ne la sua niacchina sono d' ordinario ben sicuri di cio che emettono, si soggiunge in proposito di que- sta invenzione = soit qu'elle fut de Calvini, musicien francais, soit qu'elle soit effectivenient de Ricci =. Fatto sta , ch' essa non e effectivement di nessuno dei due. Di questo Ricci, da me ben conosciuto, il signor Conte si piace, tenendosi stretto a*' suoi dizionarj, di fame un profondissimo compositore , quando era ben altro-, e tranne il brio e la grazia delle sue piccole sinfonie da camera, scritte in Olanda, nulla usci mai di ben rimarchevole dalla sua penna. Ma non sempre il nostro autore spoglia Y uno per vestir T altro, o per vcstir nessuno. Egli con generoso motu propria da talvolta del suo a chi piii gli piace, come ixel succitato esempio del Prodi^o DEL SIO. GIUSEPPE CA.RPA.NI. jy da lui create, etl assegnato poi al Salieri\ e tal altra vi toglie quel che aveste, e. per compenso vi da quello che non aveste niai. Eccovene la prova ia cio che ci dice dello Zingarelli. = Dlvento , cosi c^li, maestro di cappella del Duomo di Milano^ e pot della cappella del Vatlcano di Roma =. La prima parte di questa storia non e esattamente tale. Zin.' garelli, vivente il Monza, n'ebbe la futura, ma non occupo mai quel posto, ed al Monza surcesse il Quaglia. La cappella che copri per anni ed anni, con molta sua lode lo Zingarelli prima di passare a quella del Vaticano, si fu la cappella della Santa Casa di Loreto ; ma di questa il signer Conte noti gli accorda il suo beneplacito, e quindi non ne parla panto punto. Cosi si scrive la storia quando la si scrive male ! Anclie al Fioravanti ed aWAsioli non rende intera pusti/.ia perche tace del primo T esser maestro di S. Pietro a Roma, e lo esalta soltanto per le sue opere teatrali. E si che il Fioravanti non occupa da jeri quella prima cappella del mondo cristiano , ma da tre lustri ben sonati. U attento storiografo della musica antica e moderna d' Italia o non sa ancora questa circostanza notabile , o non ce la vuol comunicare. Per cio che spetta alV Asioli egli ci rappresenta quel \'-alente compositore per nulla piu che un grazioso trovatore di sonate pel pianoforte, di leggiadre canzoncine et des noctarnes charmants ^ e non fa motto del Ciro die scrisse pel regio teatro di Torino con non dabbio successo , ne delle ben lavorate sue composizioni da chiesa che fece eseguiie nella cappella della R. Gorte di Wilano, di cui era maestro, Airincontro la milanese Pinottini, nata Agnesi^ c soreila della faraosa matpmatica sublime di tal nome , diyenta sotto la penna del russo moderatore delle italiane riiiomanze, una au trice di opera grandi e rinomate. Di una bucna sonatrice di cembalo che era pe' y-\Gi tempi, e piecola componitviGe di cantatine S rETTERA CRITICA da camera , eccola trnsformata in maestra distin- tissima di cappelli!, e di ciii per tlisgrazia s'ignora r insegnatore. Si consoli il signer Conte. Glielo diro io. Egli si fu il discreto professore di violon- cello signor Negri detto il Negrino , che le insegno il basso fondanienrale, e nulla piu. Codesta dilet- tante non compose il Ci/o, iie la Nittctl^ che il signor Conte le fa prodnrre nel teatio di corte ia Milano con brillante successo. Questa volta la mac- china lo servi piu male delT usato. La Pinottiiii non compose mai pel teatro , e non fece eseguir^' a corte che una sua cantata per V arrivo della vedova elettrice di Sassouia, per cui n' ebbe in dono ua fcellissimo servigio di porcellana. Addio dunque Ciro, addio Nitteti^ e buona notte al brillante successo. Pure Terudizione storica del nostro autore e cosi prepotente e dispotica, che ti cambia in mano dei sonatori che celebra , lo stromento luedesimo con cui si resero famosi, e quindi del supremo violon- cellista Boccherini te ue fa nn sonatore di vio- ]ino = iin violiniste qui iia trouve de rivaux que dans Nardini et Tardni =, quasiche tutti e tre que' valorosi non sonassero che lo stesso istro- mento, cioe il violino. In fatto d'esattezza e di storica precisione T au- tore ce ne fornisce un nuovo esempio discorrendo dei due egregi discepoli del Fenaroli , il Cirflurosa e lo Zingarelli. Situa egli il Fenaroli in qualita di maestro nel conservatorio della Fietu, ed alloga i due suoi alunni in quello di loreto che val a dire il maestro in un luogo, e gli scolari nell' al- ti;o. E ( vedi lo miracolo! ) ognun sa quanto bene imparassero i due scolari dal discosto maestro. Che se al miracolo non vogliamo aver ricorso, converia dire che la dottrina del Fenaroli operasse per forza sitDpatica sui giovanetti come la calamita sni corpi lontani. ]\Ia poiche si discorre di niiracoli, eccovene uno di prima qualita, operate dallo storiografo nostro DEL SIO. GIUSKPPE C\RPA.NI. 9' senza poi-vi ne pepe, ne sale; e a giadlce ne chiamo lutta Milano. E^Vi in questo suo Sagglo ^ che comprende la storia musicale d Italia sino al- Tanno 1822 inclusiie, ci parla del cav. Carlo Monztc come vvente in queiranno, e come maestro iii qucl- ranno del Duomo ed in quell' anno direttoie della niusica al teatro della Scalv Ora sappia'.e che questo Mojiza caialiere e morto gia da 20 anni , e.l ebbe per successore il QuagUa. Ma gia abbiamo visto coiresempio del Fioravar.ti^ che al nostro biografo non basiano vent' anni di possesso per conoscere a fondo e coUa dovuta esattezza le piii segnalate vi- cende delle persone di cui srrive la vita. E cosi maneggiando la storia , osera chianiar questo suo Saggio = Notice rapide , mais fidele de riiistoire musicale de Tecole Lombarde? = Per darvi un' idea adeguata e succinta del modo intralciato ed amfibologico con cui egli presenta i fatti, e la cronologia maltratta , che F ossatura essendo della sroria, intitramente la sconcia quando e mal congegnala, voglio trascrivervi, oltre il gia detto, un breve di lui squarcio tolto dalla pagina no, vol. I, laddove intende ragguagliarci del come, quando e per mezzo di chi 1" opera seria pervenisse alia sua perfezione in Italia ed altrove. Ivi = avec ces deux compositeurs ( Cinuirosa e Paesiello ) dans Naples, Gusparini et Lottl ( che stava a Venezia ) dans Pv.ome, Marcel { c\oe Idarcello) et Qalupp i (\ans Venise ( dove Marcello non compose die un' opera e buffa, la Dorina , oveche il Qaluppi ne srrisse piu di 40 fra serie e buffe), le grand'opera fut porte h un aussi haut degre, qu'il le ftit en France- par Gluck, en Angleterre par Handel^ et par Hasse^ et Mozart en AUemagne. = Ora chi non direbbe al Icggere questo passo che que'maestri compones- sero nello stesso voltfer d'anni, e quasi d* un comune accordo? II che quanto si disrosti dal vero lo sa ognuno che odorato abbia da lungi la storia della musica Europea del secolo XVili. II Cimarosa ed il 10 lETTERA CRITICA Paesiello c\\ ei ricorda priraai, sezzai vennero alia graiide iinpresa. Doveva danque a scanso d' equivoci nomaili per gli ultimi. II Gasparini ed il Lotti pre- cedettero nell'agonc il Paesiello di 60 anni, e di 80 il Chnaiosa. Cosi il Gluck scriveva in Francia 5o anni dopo die il Lotti. a Venezia, e molti dopo che r Handel a Londra. E inoltre ingiustizia solenne rattribiiiie 1' incremento e la perfezione dell' opera in Francis al solo Gluck ^ mentre e innegabile che d'assai vi contribiiirono, e contemporaneamente gli illustri suoi eniuli Sacchini e Picctni, del Gluck piu puri, pill dotti , piu melodiosi, e non men grandi, quantunque meno tragici ed originali. Anclie r Hasse ed il Mozart mal si legano nello stesso periodo di tempo, sendoche V Hasse vecchissimo ficrisse appuuto in Milano Y ultima sua opera il Ruggiero per gli sponsali del R. Arciduca Ferdinando coUa princjpessa ereditaiia di Modena , ed il Mozart vi scrisse la sua prima, die fu VAscanio in Alba per la stessa occasione. E qui troncliero le osservazioni die molte ancora potrei fame su quel passo fallace, ed un altro ve ne citero die vieppiu mostreravvi r equivoca ed incerta , non die erronea nianiera d'esprimersi del nostro scrittore, ed il mal governo ehe fa delle epoche e della verita. Egli a pag. 184, i35 cosi si esprime: «. Viottl encore vivent^ enseigne le vioLni « toute V Europe -s qnanti spropositi in qtiesta sola linea ! Primieramente Viottl da anni quasi piii non tocca il violino , e quindi r Europa non puo da lui prender lezione di quello strcmento a questi giorni ; secondariamente , se per tin' oratoria licenza quel enseigne nel presente vo- lesse riferirsi al passato, non sarebbe men falsa la proposizione, perche molti valentissimi violinisti contemporanei del Viottl non impararono da lui. II Lolli , il Farnovik , il Campanelli^ il Giardi.nl, il Moriggi , il Capuzzi , il Polla , il De Machi , il Poledro^ lo Sporr, il Rovelli^ il MeisseUsr, ed altri m buon date souarono , o souano bene' assai in, DEL SIG. GIUSEPPE GAUPANI. H JSuropa, e non furono m.!! a scuola dal Vlotti Non vorrei che scritta avendo in francese la sua storia, il signor Conte con parigina jattanza pigliasse la citta di Parigi per tutta V Earopa. IMa anche in questo senso la sua sentenza non reggerebbe sui piedi, perche vi sono in Parigi stessa di abili e distinti sonatori non poclii che non ebbero a mae- stro il Viotti, I\Ia avanti. Piu sotto , dice lo storico = Nardini et Pugnani peuvent etre joints a Tartini et Viotti rt= Vedeie clie diascolo di confusione ! E quale inevitabile e majuscolo inganno pel galantnomo che incappi in questo passo e presti fede alio storico. Chi non crederebbe, seguendo lame si ingannevole , che Nar- dini e Pugnani venissero dope il Viotti^ e che questi fosse sceso contemporaneamente neir aringo niusi- cale col Tartini, e ne fosse coetaneo? Sappiasi adunque, per servire alia verita, che il Viottiwenne r ultimo dei quattro al roondo , e fu scolare del Pu- gnani, e non coetaneo del Tartini^ ne il Tartini va aggiunto al JSfardini ed al Pugnani; ma bensi (juesti due vaono aggiunti al Tartini^ che li precedette, e dcir uno d'essi, cioe del Nardini fu maestro. Vo- lendosi restituire nelT ordine suo genuino questa cronologia de' violinisti piu celebri, sconvolta ed invertita dal russo Cronicista, cosi deve leggersi il surriferito suo passo: =^ Al Tartini^ ed al Nardini possono unirgi i\ Pugnani ed il Viotti, clie giunse da sezzo =. In questa forma salveremo T ordina de' tempi, e la storica verita riraarra illesa. E qui non posso trattenermi dal rinnovare le maraviglie , e l" accusazione riprodurre contro V au- tore di questo benedetto Saggio istorico , perche nel passare in rivista i piu faniigerati violinisti deir eta nostra , del famigeratissimo Paganini noa articolasse nemmeno i! nome nei fasti musical! del- r lialia d' oggidj , clie vale a dire tacesse delF ar- chetipo dei violinisti , delF ammirando ed unico , deir jnvincibile artista clie s' udisse fin ad ora. E t% tETTERA CRITICA. il sig. Conte biografo visito, come dice, e non pu6 dubiiarsi , la seconHa p ;tria delle Muse , e vi fe' Imiga dimora e diligi^nte ricetca di notlzie mu- sical! , e cio ammesso , n(»n vi udi mai quel pro- fessore , ne ginnse tnai fino a lui quel romorosis- simo nome ? E cosi non seppe nenimeno che in. quel cone tiadino dtl Colombo ci vivesse la meravi- glia delle meraviglie , il primo sonatore del mondo,? « Deciframi , per Dio ! questo segreto. » La straordincuieta e la iucomprensibilita di questo fenonieno di storica ignoranza , e cotanto superiore alTumana compiensiva , ch'' io mi sento a viva forza strascinato di bel nuovo in quella malnata opinione, clie 'hi ha distesa questa nuisica leggenda, goccia non abbia bevuto mai d' acqua italiana, e sia quindi opera di tutt' altri die di lui che V onoro del suo nome. i\Ia ricordevole della promessa da me fatta piu sopra, mi traggo anche questa volta d' impac- cio con un vade retro satana e credo alia veracita del frontispizio. Prego per altro sommessamente il sig. Conte senatore di risparmiare qua-ito piii pud qumdinnanzi nuovi pericoli alia mia fede , se no JO, e non saro solo, fiuiro per cedere alia tenta- zione, e credere che appartenga a lui quest' opera, non altrimenti che al Paullo di Marziale apparte- nevano i versi die avea comperati , juxta illud: « Nam quod emas possis dicere jure tuum. » Ma rimettiamoci in cammino. La negligenza con cui maneggia le epoche il nostro istorico gliene fa dire delle madornali , e certo con un po' piu d' attenzione le avrebbe facil- mente evirate. Parlando de' conservatorj di musica, e ricordando fra essi quello di Milano che fu l' ul- timo a comparire in Europa , dice che la storia di tutti questi stnbilimeiiti si trova nelle opera del p. Martini , del Doni , Buontempi , Allacci , ArC" tusi , Qcrbert , Mattel , Marburg , S^gnorellt , e voi DEL SIG. GIUSEPPE CA.RPANI. l3 sapete niep;Uo di uie die pressoclie tutti codesti autori dormivaiio nel Signore quando da terra sor- geva il conservatorio di Milano. Aviebbe peroio iin bello sfogliare e lagnarsi dello storiograto iii- dicatore cjiieir infelice die nelle succitate opere una tale fondazionc si andasse cercando. Era debito del sig. Conte il separare gli autori , e quelU speci- ficare clie del conservatorio di Milano favellassero e non presentarceli in massa a disperazione de' cu- riosi. Altro rimardievole errore d' epoca e di luogo cornmette il biografo quando ci narra die il Cima-' rosa componesse in Napoli T iminortale suo lUatri- moiiio segreto , e die di la quest"' opera diveiiuta epidemica ( belF aggiutito per un parto dellc Muse e del o;enio ) , fosse dair autor suo trasferita ia Vienna. Leggete Topposto, e leggerete ii vero. Ui ritorno dalla patria del conte OrlolT, il Cimarosa passo per Vienna nelVandare a Napoli. Giuseppe II lo invito a scrivervi un' opera. Cimarosa sujierbo dell'i ivito, si pose al lavoro. II poeta Bertatti gliene forni il libro , die imitato aveva dal Goldoni , ed in men di due mesi V opera ando in iscena , cioe alle stclle, dove resta e restera sempre mai. Tutta Vienna e testinionio di quanto vi narro. Fra le gratuite asserzioni risguardanti V epoclie e le vicende delT arte , e de' di lei cultori , di cui va riboccante questo Saggio talor poco saggio , leg- gesene una che su due rinomati genj aggirandosi, f Haydn cioe ed il Boccheriiii , merita d' essere rintuzzata. Affernia egli di qnesto secondo = qu'il a precede Hayda dans sa brillante carriire ^ et qu'il a le premier fait de quatours =. Bio' vcdete die ci tocca sentire da questo dassificatore de meriti al- trui ? Iktydii nacqne nel 1782 , ed il Boccherini nel 1740; dunque il precursore fra i due non e il Boccherini die venue al mondo 8 anni dopo d' 1- r Haydn. Circa poi alia carriera, musicale e se- gnatamente al far fjua?'tct[i^ I' Haydn compose quel 14 tETTERA. CRITICA. siio primo , clie per la sua singolarita fa cagione di tanto vomore, circa il 1752 iiella villa del ba- rone di Filhrenberg , quando cioe contava vent'" anni d' era ( Vedi Haydine pag. 83 e segg. ). Perche il Boccherini avesse potuto preceder 1' Haydn nella hrillante carriera^ avrebbe doviito coniporre cpiartetti al piu tardi nelF eta di 12 anni, e di queU' epoca essere gia si celebre in Europa da servir di mo- dello al giovine Haydn die scriveva in Vienna. Ora la «' cosa nota c.he il Boccherini, incamminato da fanciullo per la via ecclesiastica , e posto quindi nel Seminario di Lucca sua patria, appunto in quel convitto apprese dair abate Farmed i principj della musica , ed il trattare il violoncello pel quale aveva grande disposizione. Da Lucca spedito a continuare gli studj musicali a Roma non iorno clie varj anni dopo in patria , dove comincio a farsi conoscere coUa maesiria del sonare e colla grazia e venusta del comporre. Lascio quindi a voi il considerare qlianto poco esser debba versato nella storia mu- sicale del XVIII secolo colui, che non sappia qual- mente prima che T Haydn e il Boccherini scrives- sero quartetti, scritto ne avevano a bizzeffe il Tcle- tnann^ lo Hamilz^ il Wogenze/i , il Qassmann , V Hof- meistcr ^ e piu altri , stanteclie nulla eravi a quella stagione di piii usitato di queste sinfonie da ca- mera. Risponderebbe mai T autore di questa erudita ciancia clie Y ha trovata in quel dizionario, di cui non pud fame a meno chi scrive di musica ? Perche ammetterla per oro , gli risponderemo noi , e cb- piarla ? Ecco che cosa si gnadagna col far libri me- diante la macchina , anziche col sussidio della ra- gione. Altre notizie ci porge in appresso non piii con- X'alidate di prove delle anzidette e pronuncia giu- dizj non meno stravaganti dei gia combattuti. Ascol- tate questa, Parlando dei progressi e del perfezio- namento della musi.a drammatica , ne stabilisce sei cpoche diverse, 1' ultima delle quali e la segncnte DEL 8IG. OIOSEPJfi SaRPANI. 15 = Ou Haydn et Cherubini introduisseut les piquants effets ( dans la musique drammatique ) de la sin- fonie , appellee aussi drammatique =. Piu bello , grosso e rotondo ex hoc in hoc di questo non si e udito mai. Intioducono ne'la musica drammatica , che cosa ? La sinfonia drammatica. Ma corae fa la sinfonia drammatica a diventare drammatica se non. partecipa della musica drammatica? E se ne parte- cipa, come faremo ad introdurla la, dove gia" per essenza si trova? Confesso la mia incapacita. II si- gner Conte e troppo snblime per me, e non giungo ad intenderlo. Che pero colla solita mia chiarezza d' idee e di frasi gli diro , che storicamente parlando egli ha torto , checche abbia voluto dire con quel sue aristotelico guazzabuglio di parole. E tenendo die- tro air introdursi dei sinfonici effetti dram.matici nella musica drammatica , cioe nel teatro, comincero con un bel Nego per rapporto alF Haydn , poiche egli scrisse tutte le sue opere serie e bufte col!o stile e metodo usato a que' tempi da' maestri italiani , che miravano piu alPeffetto del canto, che a quello degli accompagnamenti in fatto anche d' espressione, Sol- tanto allorche gia provetto scrisse T Oratorio della Creazione , cerco ed ottenne gli effetti drammatici col drammatica degli accompagnamenti. L' aveva bensi, se non iscoperto , certamente pel prima in- trodotto questo effetto drammatica in taluna delle stupende sue siut'onie, le quali, se crediamo al- r autore delle Haydine , egli compoaeva dietro una specie di romanzetto che si creava prima di fare la musica , ma nel suo teatro non havvi idea di tale artifizio. Non corre cosi la cosa per riguardo al Cheru- bini. Qaesti in tutti gli aurei suoi componimenti da teatro cerco gli effetti drammatici dello stromen- tale , ma non ne fa F inventore , ne T introduttar prima. Lo aveva preceduto da piVi lustri il Gluck nelle opere date a Vienna prima della sua andata 1 6 LETTER A. CRITIC A a Parigi. II Cherubini non fece • he ricalcare le pe- date del genio alemanno, ma il fece da gran maestro. Del rimanente non silo T Haydn ed il Cherubini ni n fiirono gF introduttori nel drnmma degU effetti drammatici della suifonia , ma a strettameute favel- lare non lo fu nemmanco il Gluck^ mentre di tale artifizio saggi non poclii ne aveano dati da liinga stagione il Marcello nelle sue cantate , il Majo , il L€o\ il Jomelli e non pochi altri icaliani , ed an- che tedeschi, co;i)e potrei, bisognando, dimostrare. Talvolta il nostro autore copista corre dietro alle scoperte, nia le reginni cli' ei scoprc rassomigliano a que' nionti d' arena , che il vento radana e di- sperde la ne' deserti deir Africa. Poggi e cittadi sembran da lungi all' estenuato viaggiatore , ma ad Tin mnover d' aria sparisce l' illusione e si risolvono in nulla. Per tal modo egli ha scoperto, che .1 vi- "vacishuiio Salvator Rosa paesista eccellente , uno si fu de' principali maestri di cappella del seeolo XVII e che come tale coopcro co" suoi sudati lavori al miglioramento della musica. Fatto e che nessuno degli elogisti del Rosa e suoi contcmporanei nel- 1 esaltarlo pe' suoi dipinti e pe' suoi versi , fece menzione di qiiesta virtu del compor musiche, che, nota loro essendo, trascurato non avrebbero di ram- mentaie. Ognnii sa che quell' uomo ametio, de- posto il pennello cercava alle volte delle 8;raziose canzoncine sul suo leuto, siccome taP altra saliva i teatri di societa^ e vi rappresentava egregiamente or Puna, or P aUra parte. Ma ne faremo noi per questo di quel di]>intore un attore di mestiere , ed un restauratorr delP arte-comica ? Gosi dicasi della sua abilita nella musica. Trasformare il Rosa in maestro di cappella non e opera si facile ad ese- guirsi , che lo e a dirsi. S' appoggia il sig. Gonte su d' un manoscritto di musica di sua mano, rin- venuto in Napoli ai tempi del Burney. Ma ammessa 1 esistenza ed autenticita del documento , gli re- sta a provare che chi quella musica avea scritta ne fosse P autore , e non il copista. DEL SIG. GlUSEi'Jft CARl'AM. £7 Ma non solo lo storico nostro crea i maestri; li moltiplica, se in acconcio gli torna , e di uno ne fa due , come m' accingo a farvi palese. • Viveva ancora pochi anni addietro in Londra un reputatissimo maestro italiano che per un trasporto al cervello vi peri miseramente nel Tamigi. lo co- nobbi e trattai molto ne' miei verd' anni questo egregio compositore. Egli era il cremonese maestro Francesco Bianchi , discepolo del Jomelli^ ed au- tore d' opera pregiatissime che famoso lo resero in tutta TEuropa. Concorse egli alia morte del Fioroui insieme col Sard ed il Blariani alia cappella del Duo- mo di Milano ; sentendo di meritarla e non V aven- do ottenuta tutto si die al teatro. II nostro biografo ci dona qui una bella comnwidia degna delF autore de' Menechmi. Divide egli questo Bianchi in due , e d' entrambi ce ne tesse la storia. Deir uno ci ap- palesa il nome di battesimo , e questi si e il Fran- cesco^ di cui sopra. DelF altro lo tace , e ben a buon senno, perche i non nati sono tutti anoninii per natura. Greato questo secondo Bianchi, biso- gnava pensare a provvederlo d' opere e d' accident! . Che fa il disinvolto propagatore ? Piglia le com- posizioni del Bianchi vero e reale , ed accrescendo r asse totale di qualche amena favoletta , sommi- nistratagli da' suoi dizionarj , parte in due la sto- rica sostanza, ed una porzione ne assegna al Bian- chi ipotetico, Taltra air esistente. Deir uno , cioe del senza nome , ci narra sic- come da Cremona dov era maestro di cappella ( no- tate questa circostanza ) venisse a Parigi sul cessar della lite fra i Qlacisti ed i Piccinisti , e che vi desse La Resa di Parigi^ ed il Morto maritato , opere che vi elibero gran successo ; indi che di ritorno in Italia scrivesse a Firenze il Castore e Pollnce, a Napoli il Cajo Mario , il Demofoonte , V Artaserse , e r opera bufTa il Ritratto ecc. con non dissimil for- tuna. Fin blic6 colle stampe, e lo diffuse per tatta Europa. E cosi appunto fece il Cimadoro con quella sua musica La diede a chi \\ voleva , e voi la trovate su tutti i cembali. Mi riesce poi alquanto nuova la notizia che il Voltaire condannasse alle fiamme quella sua epopt'ja. Altre fiamme rhe le sue consumavano varie delle sue produzioni. Egli era troppo buon padre anche pe' suor aborti. Non vorrei che V autor nostro o il suo provveditore d' aneddoti piccariti avesse scambi.ito Virgilio con Voltaire. Tutto puo temersi dalla erudizione di chi discorrendo della musica Italiana del 1S22 , e DEL 8XO. OIUSBJKtE O.VRPAJtI. *7 teasendone una storia da lui dieViiarata per rapida je\ ma fedelc ^ non conosce, o dimentica nn Mayry un Paganini^ niia Catialani, un Milico ^ Viix Ansani^ un Marches!, ecc, e tog,1ie al Paesiello il Socrate Ima- gbiiario , e ne regala il Rust, all' Aiifossi YAvaro, fe ne accresce il patrimonio del g'a si ricco Salieri. Eccovene altri tre , dopo dri ([uali , se noii ba- sta per voi , basta per me. Faccio la mia riverenza al libro, e a chi lo ha scritto , e non ne parlo piu, vivessi niiir anni. II Veneziano sarerdote Don Agostmo Stef-ni, ce- leberrimo compositore di musica del secolo XVII, godeva non solo di un gran nome in Enropa per le sublinii sue composizioni da teatro e da chiesa , ma dietro il nostro autore , par sa piete il S'cleva jusqu'd I' Episcopate ed il Pontefice Innocenzo XI lo ebbe in cosi alto favore, c he chiamatolo a Ro- ma, lo decoro della mitra^ e "li conferi delle al- ..... tre ecclesiasiiche distinzioni. Fin qui non v' e ma- le, ne latnpo d' inverisimiglianza. Ma badate a voi, che lo storico fcdele ha la miccia in niano , e met- tera fuoco all i bomba. A terra, a terra. Eccola che scoppia ! Questo buon prete divenuto Prelato ed amico del Papa , non solo scrive opere pel teatro , ii che, via si lasci passare; ma egli medesimo in persona ( cosi il Biografo ) calca le scene , e vi recita la parte principale delle sue opere. Ecco il te- sto = Ouolque devrnti inseparable da Pt^pe , il ne craigiait pas , foulant aiix pieds les prejuges dun siecle .que son genie avoit devance , de jouer lui meme les principaux lol-'s des opera qu'il ecrtvit (pas. 276) =. Deh ! che mai dite signor Conte Senatore? Siamo nel secolo presentito dal sacerdote Stefani, e dove vedete voi i preti che cantino sui teatri di Ro- ma o di Costantinopoli ? 0\t\ ediche pregiudizio voi chiamerete (pregiudizio ? ) , in un ministro delV al- tare , in un amico dun Pontefice eseniplare , in nn Prelato decora de la crosse et de la mitre , in un uomo eleve jusqu'd V Episcopat \\ non fatla da istrtdoe a8 LETTERA CRITICA 6U d'un palco la sera, profane cantilena sfoggian- tlo con quella voce medesima colla quale intonava la mattiua i sacri cantici nel terapio del Signore ? E vorrebbe egli forse, il nostro spregiudicatissimo pensatore, die per giungere alFapice di questa li- berale filosofia dovessimo mandare i vescovi e i cardinal! arl imitazione, secondo lui, del p to moa- signor Stefaiil a cantare , e danzar sulle scene si- mulando i Niimi , o gli eroi del gentilesimo ? Ed a chi fara e^li iuHiiottire panzane simili , ed adot- tare si strana nlosofanteria ? Per toccare con ma- no r enormita di questa storica raenzogna, con- viene ricordarsi che tanto era lontana di que' tempi la capitale deir orbe Cattolico dal sopportare scon- venienze di tal natura , e cosi aperta profanazione del carattere sacerdotale, che non era ne meno per- messo alle femmine il calcare le scene di Roma in qualita di attrici. E tollerato vi si sarebbe un Mon- signore , lui Vescovo ^ V amico del Papa ? Ed egli stes- 6o, cosi distinto per la sua pietd e le sue cariche , presfcato sarebbesi a tale infamia ? Oh storie ! oh filosoli! oh bonta di secolo ! oh pazienza di leg- gitori ! Serve per compagna dell' anzidetta quest' altra frottolona del pari ecclesiastica , e che corto corto vi snocciolo dietro il testo Orloffiano. II maestro Vivaldi similmente compositore di va- glia, e sacerdote dabbene, sta dicendo la S. Messa. A mezzo il divin sacriticio gli puUula un idea nel capo, un passo ch' egli cercava da un pezzo, e nol trovava. Che fa il buon prete? Per paura di dimenticarsi il passo , dimentica i canoni , ed d ua des passages les plus important de ces veiierables mi- steres , pianta Dio , i divoti , V altare e la chiesa , ed eccolo in sagrestia a scrivervi il prezioso mo- tivo ( sul margine mi figuro d' un messale in man- canza di carta da musica ). Cio fatto, se ne ritorna santamente in chiesa, e non gli essendo corsi altri grilli pel capo vi termina P interrotto sagrifizio. Se DEL SlG. GIUSEPPE GARPANl. i^ lo storico aggiunto avesse alia sua narrazione che il povero prete era divenuto pazzo , o che V in- disciplinato Sacerdote fu sospeso a divinis , tanto la cosa sarebbe divenuta, se noii interessante , al- raeno credibile. Ma no ; io storico nostro ci narra a Inngo che il prete irregolare fu accusato al santo Offizio, ma T Inquisizione d' allora ( cosi il signer Conte ) , ben lungi dal punirlo , coti un indifferenza che partecipava della saQgezza , lo consulero come un pazzo , od an virtuoso di musica , che agll occhi de~ gli eredi di Torquemada valeva lo stesso^ e Hon ne fe' nulla. A tanta dolcezza che direbbe Don Llo- rente? Questo io ben diro che non altro puo farsi in leggendo questo tessuto d' inverisimiglianze che sclamare con tutta T anima Ah! quel Conte! E perche il sig. conte nel trascrivere questi due aneddoti dal tante volte citato , e le mille rico- piato suo dizionario musico di Chodron e Fajolle non segui fedelmente il suo Vade mecum? Rapporto al primo que' dotti raccoglitori di vere storie, ed insieme di sicure frottole ci dicono soltanto che facendo il cardinale Ottoboni eseguire talvolta del dranimi, de5>;li oiatorj od altii capolavori del nii- trato compositore, Steffuni quoique age de 79 ans y chantait quclque fois lui-meme quand quelqu'un des acteurs venoit d manquer. Eccovi tutto. Ora vedete da quel piccolo grano di semente qual albero gi- gantesco e frondoso ne seppe spingere verso il cielo il nostro fecondo amplificatore , e di quanta sua filosofia rifiolarlo ! Ne meno infedele egli fu coUa macchina , allorche ne ricopio il secondo de' suc- citati fattarelli che il prete Vivaldi risguarda. Quel due lodati narratori non ci dicono che F inquisi- zioue d' ogni pena esimesse 1' irregolare sacerdote , ma bensi che la medesiraa = Se borna a lui de- fendte dc dire la mcsse dorcnavant = cioe, lo so- spese a divinis per tutta la sua vita , il che non fu piccolo castigo per un nonio dabbene, e rende possibile il fatto. Ma cosi esponendoci la cosa it 3o I-BTrfiRA, CRlllCV sig. Conte curioso ne iuoi ancddoti quanto piccante avrebbe dovnto sopprimere quella sua filosofica perla delT indijfferenza die partccipava dclla. saggczza^ che sta tanto bene in uii libro del «ecolo XIX. Pretendere sacrifizj consimili da uno de' nostri ilbiminatissKTii scrirtori , e un trap issare i confini della disorezlone. Gli si perdoiii (piesta liceuza, e passi la frot'ola come Tautore Tha abbigliata, nes- suno vi sara r\ie la cri-da. ■ Orsii, |)igliatevi anche questa , e finiamola. Sa- pete tjnanto i Cinesi -siaii supcrbi delle loro cose, e sprezzino quelle dc2;li altri, e sapete dalle Let- tere cdificanti a qual segno trovassero ridirola e dissonante la musica eurvTpea que' barbassori d' ogni arte. Ebbeae, al dir del signor C )nte , la buona figliiiola del Picclni sparse di se tanta fa ma nel niondo, che = jicsq^id Vempereur de la Chine en fit ^ assiiret'on exeaUer la musique dans son valais de Pekiii. = Gosi trovo scritto il sig. Gonte non so dove, e dato mano alT ordigno non voile perdere si spleadido rnbino orientate per la sua storia. Ma di erazia ci direbbc e^li : i .° in die linffua fu cantata queir opera alia Gina? Se in Italiano; clii la comprese? se in Ginese; chi la volto in queir idioina senza alterarne la musica ? a.° Da quali virtuosi fa cantata, e da quali sonata? Clnesi no certo, perc'ie non sanno leggere, ne esegnire la nostra musica, meno poi trattare i nostri stro- menli. Dunque Europei. E si saranno tvovati in Earopa fia i malagurati die cantano, e gli eciagu- rati die sonano per inspirazione del ventre , dei virtuosi^ non cani a nativitatc ^ e non condannati al perpetuo remo, che si siano strappati volonte- rosamente «c Dal bet pojese Id dove il si suona » per andare agli antipodi a tentarvi i fischi e la fortuna, a risico di non esservi pagati , e cacciati anzi al diavolo senza ritegno e riparo ? Oh ! 31 fcEL felU. GIUSEPPE CARPAN't. 3* sapesse almeno il nome di quello scappato d* impre- sario, che i fallin.enti subid in Europa voile ioco- ronare con uiio si nuovo e solenne tentative nella capitf.le deir impero Cine^e, Perclie il signor Conte ci dice bensi clie V o^iera fu data , ma non ci parla dcir esito. Cattivo segno. Comunque sia, tutte le suindicate cose doveva egli comuuicarci, e allora si, che il suo aneddoto diveniva possibile e pic- cante. Ma il nostro autoie ha preso per se il tra- scrivere , e lascia a noi il ragionare. Non pill. Se dopo tanto sciorinare d' argomenti non sono perveuuto a provarvi il niio assunto, in- vano spendeici nuovo inchiostro e nuova fatica. Sia dunque fine alia impresa, ma non senza , de- poste le armi dcUa critica e dello scherzo, ringra- zjare il russo autore di questo Saggio per lo zelo e r amore con cni mostro d' avere abbracciata la causa della nuisica italiana, e ne preionizzo V eccellenza d' ogni tempo, e sovra ogn' altra Un Italiano non potrebbe essere piu italiano di Ini. Tanto egli e tenero dclle cose nostre , e delle glorie nostie su- perbo e geloso. Del che dobbiamo essergli grati. Ne io voglio venir V ultimo ad atto cosi doveroso ed urbnno. Ma se come Italiano partecipo di buon animo alia riconoscenza verso del signor Conte , m' accorderete che similmente come Italiano doveva rettificare la sua storia della nostra ninsica in ci6 che fu da lui alterata, come doveva ribatterne gli errori , e sopra tutto riparare il danno recato a tanti illnstri soggetti nostri dalla inginsia ommis- sione delle loro opere non solo , ma perfino dei loro nomi e delle loro persone. Confesso che que- sta trascuranza badiale in chi vissiito aveva per anni in Italia, e si assumeva T incarico di fame la Storia musicale . m' accese la bile , e quindi caricai la penna in queste mie lettere. Che pero nel chiu- dere voglio dare in segno di pace letteraria un consiglio alio Storiografo da me oppugnato finora. Questo si ^ d"" intraprenderc una seconda edizionc 3a LETTERS CRITIC V CCC. della sua opera , ed accrescendola delle mancauti biogratie , e ritoccandone i passi sbagliati , e sop- primendone le favole piccanti e talora indecenti con ritenerne tutto il biiono die contiene , e non e po- co , io mi tengo per fermo che , senza essere que- sta r opera la migliore di tutte , riuscira pero un commentario assai comodo , piacevole ed istrut- tivo , in ispezialita per quelli , die agio non avendo di provvedersi d' una biblioteca musica , o tempo di scorrerla, bramano pure di conoscere bastante- mente le vicende e i progressi di questa belF ar- te , delizia dei cuori ben fatti, e farmaco sicuro nelle umane sciagure per chi sa amarla davvero , e giovarsene come si dee. Sono ecc. '»r>r7. \'.- ■ iu>t|itn«.-»n 33 Annall Miisulmanl di Gio. Batdsta Raimpoldi. Vo- lume III. — Milano , 182a, tipografia Rusconi, in 8.° Jr ROGREDiscE in questo volume TA. dalF anno 66r fine air anno 760, col quale ha fine T ininerio Om- tniade in Orieute; e premette una tavola cronolo- gica dei Califfi, dei quali si parla in questo volume, colle date della loro esaltazione e della durata del loro regno, computate tanto sulFegira, quanto su r era volgare. Divenuto ereditario Tarabo imperlo che da prima era elettivo, gli Ommiadi assisi sul trono degli Arabi estendono fino alle regioni piu remote T islamisnif». la di cui dilFusione era forse stata ritardata o aim '''^'f rallentata dalle discordie civili e dalle guerre di par- tite , insorte per la mancanza di un ordine di succes- sione permanente ed invariabile. Paragona in questo Inogo Tautore gli Arabi ai Romani, che in tempo delle guerre loro civili piii accanite soggiogarono le Gallie, il Ponto, I'Asia Minore, la Siria, TEgitto e TAfrica : ma siccome V autore le cause dei pro- gressi degli Arabi ci addita nella sommessione al loro principe e nella tolleranza religiosa, avremnio bramMto di vedere esposte altresi le cause che Ten- tusiasmo e le conquiste produssero de'Romaui; e rii^uardo alia tolleranza religiosa non possiamo dissi- mulare il dubbio nostro, che sebbene fosse questa rammentata tra i precetti del Corano, tuttavia dai seguaci di Slaometto ed anche dalle truppe degli Ommiadi med^simi pratlcata non fosse; ed anzi manifesti indizj d' intolleranza e di persecuzione le storie loro ci presentino. Non liberi per lo islituto nostro di seguire passo a passo uno scrittore non compendioso di anna- li , noi non presenteremo se non V orditura della Bibl. Ital. T. XXX. 3 34 ANNALl MUSOLMA.Nl storia , arrestandoci soltanto a qualclie tratto che dcp;no ci sembro di particolare osservazione. Dopo alcune gencrali nbzioni intarno agli Arabi del se- colo Yll, si nanano i fatti di Muawyah primo CalilTo Ommiade; si nota che il partito di quella stirpc distin^i^acvasi col color bianco; che Damasco era alio ra la capitale delTimpero; che (|ucl GalilTo aveva iin competitore in un fratello, nato dal padre suo e da una schiava 2;reca, uomo pero moderate, prudente e coraggioso, il quale guadagraato non fu dal CalilTo se non col riconoscerlo frateUo legittimo e nominarlo luogotenente in Persia. S' introduce allora nelle moschee una specie di luogo elevato e sepa- rate per il CalilTo; nella Persia ripullulano i segaaci di Zoronstro^ e qui Pautore, pienamente con noi accordandosi, accenna che i Maomettani spiegarono C'la una ferocc intolleranza ed una crudele persecu- V ■«o contra que' settarj, costretti al fine a ritrarsi neTflndostan. Puo credersi che la condotta pin mite dei conquistatori delPAfrica traesse plu presto all'isla- mismo gran numero degli abitanti di quella regione; ma se cessarono le persecuzioni dei greci governa- tori che i Cristiani di quelle provincie come ere- tici riguardavano, non cessarono tuttavia le persecu- zioni ill generale, e la storia ecclesiastica rammenta di molti martiri nelP Africa stessa caduti in quel perlodo. Sorgono di nuovo i Coraiti, impugnatori delP au- torita dei Califfi, che battuti sono a Delab, e una persecnzione si esercita contra i seguaci e fautori dei discendenli di Alt. Muojono nelP anno 663 un segre- tario di Maometto , uno de' suoi dodici apostoli, ed una C( lebre profetessa , die suscitate aveva dopo la niorte di Maometto alcune tnbu. II CalilTo si arroga allora il diritto di supremo Imam, e tenuto avcndb una specie di concilio intorno ad alcuni passi oscuri del Corano, gia commentato da piu di dugento scrittori, sceglie nell' assemblea sei dei piu dotti.'e sotto il suo norae pubblica ua nuovo DI CIO. B.VTTISTA IIAMPOLDI. 35 coinmentario detto Amale/:, clic peio iioii estiugue tra i IMaomettani lo spirito di coatroversia. Piu titilte forse riesce i! su > stabilimento delle poste su le sitrade principaii per uso del sovraiio e della pubblica aminiiiistrazione, e sinsto greco ) rcsidente in Siracusa , die gli pcrmcttera di conservare la si- gnoria degli stati suoi, , pnrclie gli mandi . la meta delle sue rendite; noi pero brameremmo di vedere 36 ANNALI IvrUSULMANI nominato questo imperatore clie probabilmente era Costante ^ giacilie egli solo di Siracusa fece la sede imperiale , scbbene dubbio sia tuttora cli' eo,li in quell' epoca vi risedesse. Muore sul iiiiire di qiiel- ranno il fratello del CalifFo, clie di nuove imprese ineditava verso il niezzodi; si fa qualche innova- zione nella liturgia niusulmana; si dispone rapida- niente una guerra contra i Greci, e le triippe del Calitfo giungono sine presso a Costantinopoli ; occu- pano di la a poco la capitale della Frigia, e ( f orse per tolleranza religiosa ) ne trucidano gli abitanti, ne distruggono i principali edifizj, e tutta la pro- vincia saccheggiano, solo perche, Cireca e Cristiana, la credenza ricusava del profeta. Sotto Costanti- nopoli pcro muore un celebre personaggio , clie albergato aveva Maometto nella sua fuga dalla Mecca, e che combattuto aveva piu volte ai di lui lianchi: il di lui sejjolcro e tuftora dai Musulmani venerato. Alcun cenno faremo in questo luogo di una nota dair autore soggiunta intorno i Negri e i IMauri. Egli ha raccolt.- dai modemi viaggiatori alcune notizie concernenti la Nigrizia, il commercio degU schiavi, e le vie clie couducono alia Nigri/ia stessa ed aiiche pin oltre: lodiamo i sentimenti d' umanita che egli sviluppa, e accordiamo clie alcuni popoli fra i Negri sieno piu degli altri pietosi e cortesi. Ma ne possiamo ammettere che i Negri soffrano i pill crudeli trattamenti dai Mori abit;inti nella Mauritania, ne che que' Negri piu degli altri in- civiliti, debbano le loro virtu alia religione ed alia scrupolosa osservanza del Corano. Veio e ben- si, che i Mori sono per lo piu viziosi, libertini e di mala fede; ma questi noa sono gia gli abitanti delTantica Rlaiiritania ; sono Slori stabiliti nelle con- trade vicine alia Nigrizia e nella Nigrizia stessa, one quel nonie yiortano snltanto perche non sono dc'lla razza dei Negri. Del riuianentc nei vizj riva- lizzani) spesso coi Negri medesimi , e gli sciittoii piu recent! , come MoUien, Durand , Tukey , Scott ed ni GIO. BATTISTA RAIffJPOLDl. 3/ altri, convengono tutti nel dire die anclie i Negri meno barbari professano il maomettisino senza sapere cio che esso sia , ed haaao in materia di relia^ione le idee piu strane e piu assurde. Se essi esercitano il loro ciilto a cielo aperto, noa e qiiesto effetto se non della loro poverta, non della seinplicitk delle loro idee religiose; e Tospitalita non era incognita in tutte le regioni delT Oriente anche avanti la comparsa di Maometto. Muore intanto Akeha il conquisralore delTAfrica, e cade verso quell' epoca la prima discesa degli Arabi nella Sicilia, non che \ uccisione dell'nnpera- tore Costante; nel seguente anno 6(^19 una orribile pestilfnza si manifesta in Knffa; Aniorio e riacquistata dai Greci, mentre le vicine citta di Selinri e Bnrgaz rimangono in preda degli Arabi. Costantino Fogo- nato sale al trono di Costantinopoli, e il gia Calitfo Al-Hassan viene avvelenato da sua moglie ad isti- gazione del Califfo regnante , che proniesso aveva di darla in moglie al suo primogenito; questo gio- vine voleva egli ad esempio dei Romani imperatori associare al supremo comando, ma negli Arabi trovo osrinata opposizione, prodotta in gran parte dalla immoralita di (|uel pri icipe. Muore nelT anno 670 altra delle vedove di Maometto detta Omon Salma^ e nel successivo anno (571, in cui tentasi di tra- sportare da Medina a Damasco il pulpito ed il bastone del profeta, muore altresi uno dei compagni di Maometto^ T ultimo di coloro ai quali promesso aveva di introdurli nel paradiso. La peste nelTanno 672 fa strage nelF Irak, nella Slria, nelTEgitto; il mantello del profeta viene comperato dal CalilTo, che ordina di servirsene nelle pubbliche solennita religiose , e intanto una flotta musulmana assabsce , prende e saccheggia molte isole e molte citta del mare Egeo. Gli Arabi di quella flotta sono pero respinti dalla Sicilia : torna altra flotta neU'Egeo, e portasi ad assediare Costan- tinopoli; ma ben presto i Mnsulmani ritiraasi a 38 ANNALI MUSULMANt Cizico, e cola sono le navi loio in graa parte distrutte dal fuoro p;rcco. Sn qnestq versa la nota j3; e si adtlita brevemente la natura di quel fiioco clie ancJie sulT acqua aide^'a ; betiche non- fosse dair acqua niedocinia, come soiive raniore . aliinen- tato; si acccniia pure, clie la base di quel fiioco mi- cidiale, secotido g,U stoiiti Bizantini, era probabil- mente il j^etrolio nicseolato coilo zolfo, e la pece, e bi rnmnientauo le notizie -irrtorno a cpiel I'uoco cumuuicate dal cav. Venturis cl»e pcio pui abboii- daiiti sarcbbersi trovafe in uno scrittp su la illu- minazione ioitata col pctrolio , inserito nel gior/iale della SGcictd cT iiicorasipiameiito ^ ed anclie separata- mente staiupato iu Milauo. Noa ardiremmo tuttavia di asserire. clio quel -luoro inventato foi^se in qticl- r cpoca (lairnrchitetto CaU'iitico^ giarclie potrebbe trovarsi fpialclie indizio dclT uso di cs'^o fatto in epora anteriorc, e forse Cal/i/iico non fcce clie estenderne rappliea/ioiie alia distruzione della flotta ancorafa a Cizico., Si sarebbe potnto ao o condottiero , al cpiale un altro bea tosio sostiiuiscono , e continuano le loro deprcdazioni , fmclie cacciati sono nella provincia di Kerman. Abdalla rinnova coll' imperatore Glustiniano la tregua gia concluusa da Moawiyah, ma Gmstiniano non solo accorda di tni^liere xpialnnqiie protczione ai Mardaili , ma fa alricsi ucculere a tradiniento il loro capo de'.to Y us tiff Mar on , dal quale traggono il noma gli odicrni IMaroiiili , clie tutt' ora sussistono sul Libano , e scguono la comnnione latina. Nuovi tentativi fanno gli A/arakiti , ma respinti sono nel Korasan, ove si disperdono. IMuojono in quell' anno 688 un cugino germano di Maometto nominate Ab- dalla celebre lettore della sua Icgge , e detto per eccellenza interprete del Corano , t •! altro Abdalla dottore tradizionista , che da Blaometto stesso ot- tenuta aveva liccnza di scrivere quanto da esse imparava. Rla nelF anno 689 si avanza con forze poderose un fratello del caliiro della jMecca ; quello adunque della Siria e costretto a lasciare Damasco per recarsi ad incontrailo , e dalla rubeUione di Amiii , che lasciato aveva al govenio , vedesi fpr- zata a tornare frettoloso air assedio della sua ca- pitole. Quella contesa viene amichevolmente com- posta, ma i Greci scorrono arditi T Armenia , T Ijje- ria , la Media, e il Caliilo trovasi obbligato a rin- novare con essi V autica tregua sottoponendosi ad un tributo. La maggior parte dell' Orieuie e afflitta dalla peste e da un' orribile siccita. 11 Califl'o della Siria uccide barbaramente di sua mano cpielF Amrti, col quale erasi pacificato, e grande orrorc e malcontento 44 AiSrNA.LI MUStTLMANI genera per questo tra i suddlti , che quasi nel palazzo suo lo sorprendono , e solo si calmano a forza di danaro. Gli Arabi penetrano nel Can;ira intorno ad ua gover- natore di Kaffa,A>yr«, dagli storici descritto come uomo severo ed anclie violento , nel quale j)er6 r autore ravvisa un sano criterio, un distinto va- lore ed un cuore generoso. Egli riferisce difatto alcuni aneddoti, i quali provano in cruello un graade amore ed nn sentimento di anunirazione per la francliezza e per la ingenuita. Del resto quel go- vernatore tanto magnifico dicevasi ne' suoi bandietti, che talvolta lino a mille mense apprestate venivano in uu giorno. Non molto fecondo di grandi avvenimenti e il breve regno di Omar ^ celebre per le sue limosine; risorge allora la nionarchia dei Goti ; si ordinauo nuove preghiere iielT anno serolare ; si discutono i diritti degli Abbassidi al trono ; i Turchi detti Kozar fanno una irruzione nella Persia , e al co- niinciare delP anno 720 il CalilFo viene a tradiniento avvelenato da uno schiavo ad istigazione dei prin- cipi della stirpe Ommiade. Non liberale soltanto coi poveri , ma sfdario e temperante era Omar , e chiesto avendo alio srldavo, perclie mai gli avesse dato il veleno , e udito che egli era stato guada- gnato col dono di 20,000 monete, tranquillametite gli ordino che qu^l danaro consegnasse al pubblico Bihl. ItaL T. XXX. 4 So ANKAH M09UtM.VNr tesoro , e qiiincU dal palazzo uscisse , n^ niai piii parlasse del suo delitto. Giiigne allora al trono Yesld figliuolo di Abd Al 3Ialek ^ e vi si mantiene malgrado le pretensioiii di un Abbasside detto Maomctto. Gli Arabi inva- dono la Francia , ma rospinti sono dal diica di Aquitania colla ninrte del duce loro Alio; essi sbar- caiio di niiovo nella Sicilia , ma intanto gli Abbas- sidi si ribellano nel Korasan. Si persegnita il culto delle inimagini , e cpiiiidi nascono disposizioni per- niciose ai Cristiani, ma nell' anno 724 muore Yesid addolorato per la perdita di una sua amante , e CalilTo viene proclaniato il fratello di lui Hesliam. Nella nota 5i in proposito del Khan, di Turkestan si ragiona ampiamente di quel titolo, che secondo un dizionario persiano significa potentissimo slgnore. Lungo e il regno di Hesham e ferace di grandi avvenimenti. Una guerra infruttuosa si fa contra i Greci ; gli Arabi assaliscono inutilmente Nicea,oc- cupano Neucesarea, e la flotta loro scorre il mare di Siria. Una pace generale si concliiude nella Spa- gna , e la residenza del governatore si stabilisce in Cordova; egli pero viene ucciso in Francia. Alcune fortezze si erigono nella Mesopotamia ; il mezzodi della Francia e tutto preda degli Arabi ; qutsti pe- netrano nella Paflagonia e nella Cappadocia , c uel- I'anno ^3 r entrano di nuovo in Francia. Ma contra il Califfo si muove il re delTArmenia sectentrionale ; gli Arabi iiivadono il Turkcsian; essi abbandonano r assedio di Orleans, e presso Poitiers sono battuti da Carlo Martello ,• nelF anno ySS sono pure scon- fitti dair imperatore Leone ^ m.a vittoriosi nellanno spguente neirArmenia respingono ed uccidono il Klian dei Tartari. Sconono essi nelF anno 786 la Gallia Narbonese , battuti sono al Ponte di S. Spi- rito , ed edificata credesi allora Montelimar da un drappollo di Arabi cola rifuggiti. Muore Ali capo degli Abbassidi; si pacifica il Korasan; il re della Nubia ppnctra nclFEgitto: ma gli Arabi a vicenda m GIO. BATTISTA RAMPOLDI. 5l jr'iungono alia Getnlia , da essi nominata 1' ultimo Occidente. Uno (lc2,li Aliadi si fa proclamare Ca- litlo in KulTa ; la Gallia mt-ridioiiale e di iiuovo invasa ; tiibutario degli Arabi si rende il Khaa di Serir provincia sitiiata tra T Eiisino e il Caspio; vittoriosi gli Arabi in Fraiicia invadono di bel nuovo la Sicilia, nientre la Siiia e desolata dai tremuoti, e la Spaii;na agitata dalle jcuerre civili ; muojono in cjLiesto fiattenipo il fratello del CalitTo , e di la a poco jl Calilfo medesimo, al quale succede Walid iigliuolo di Ycsid^ ma qiiesti prodigo , dissoluto , e seguace dello Zendicismo e dopo lo spazio solo di ua anno dcposto dal popolo di Damasco , e pro- clamato viene in di lui vece altro Yesid figliuolo di Walid. Durante il lungo regno di Heshani trovasi ("atta menzionc di un ociilista, che viveva in Kuffa, c che un libro scrisse delle mnlat'-ic degli occlii^ nella prima parte del quale espose altresi F anatomia deir occhio. Insorse pure in quel periodo un pro- feta detto Yakaii , il quale una nuova religione predlcando, assai popoli sedusse, ma dopo un anno ia. assalito da an esercito ed ucciso colla maggior parte de' seguaci suoi. Tra i personagi^i illnstri spenti in quel periodo si annoverano alcnni celebri tra- dizionisii, die ricevute avevano le Ibro dottrine dai parenti o dai contemporanei del profeta ; ua famoso giurisperito mnsulmano ; un illustre dottore che era stato ct-rtainente coetaneo e Torse conipagno di 3Iaomelto\ an celebre medico del Kerman, il quale dopo avere scritto del modo di vivere lungamente, provo la bonta de' suoi precetti col vivere fino a laS anni, e una storia scrisse altresi degli aniniali ; un supremo Imam , ammirato egli pure per il suo alto sapere ; altri dotti nella teologia e nella giu- risprudenza , alcnni dei quali da semplici schiavi saliti erano ad altissimo crcdito ; un famoso mago detto Moughaida , che fondato aveva una setta con- tra il GoraAo, e che venuto a combattere colle truppc del CalilTo, fa hattuto, preso e crocifisso ; SV ANNALI MUSULMANI alcuni rli que' lettori clie il Corano leggev-ano sotto i portici della Mecca , e tra i guenieri fu ucciso pugnando contra i Tartari Maomctio , soprannoniato L'artal^ che dagli scrittoii Arabi e rignardato come r Orlando Orientale. Malgrado pero taiiti dottori c tanti comnieau del Corano, fnvvi nelT anno 739 clii jnsorse ad attaccarc la santiia di ([uel libro o il 6U0 preteso carattere di divinita ; e quclT eresia , come scrive T autore, fu in parte solfocata di la a due anni nel sangue del suo capo e di un gran numero de' suoi aderenti. Raccomandiamo ai leggi- tori nostri di non perdere di vista le note 53 , iiella quale si tratta a fondo la materia dei digiuni, e 57, nella quale si espone la situazione di Derben. In questa si tratta delle gole Caspiane, si descri- vono le mura di quella citta , die si estendono al- tresi clal mare al Cau'aso , se ne encomiano le for- tificazioni, e si parla pure della provincia dello Schirvan. Nella nota 64 si accenna, che lo Zendi- cismo altro non e se non un nome , che fra gli Arabi denota empietd\ avvertenza importante , per- che alcuno vedfndo un Califfo seguace di quella setta (che setta propriamente non era), potrebbe an- dare delirando su lo Zend o Zendavesta dei Persiani. II Sultano deposto e ben presto assediato in una fortezza ed ucciso, ed il suo successore rnuove al- cune ereditarie pretensioni al trono di Persia. Varie citta si ribellano contra il Calitfo, ma questi muore hen presto, e ad esso snccede Ibrnimo iiffliuolo di Walid. Ad esso pure si ribellano alcnni duci; se- guono aspre battaglie . e il tesoro di Damasco viene depredato; il nuovo Califfo pero c obbligato dai ribelli e specialmente da Sollinano figli\iolo di He- sham e da Merwfiii governatore della Mesopotamia a rinunciare, e il secondo di questi viene procla- piato nell' aniio 746 imperatore de' fedeli. Punite Eono le ribellioni di alcune citta; ma quel Soli- mauo viene egli pure proclamato Califfo ; perduta jrrendo pero una battaglia canipale, e coitrctto con DI GIO. tt.VTTISTA R.VMPOLDI. 53 pochi seguaci a fortilicarsi in Palmira. Non piil for- timato e altro pretendente al supremo comando detto Ahdalla della fiimiglia di Ali , die bea pre- sto obbligaio a fuggire , viene dal partito Abbas- side assassinate. Gli Abbassidi si collegano allora con altri Haseiiiti ; gli Arabi esegaiscono un nuovo sbarco nella Siciba; gli Ommiadi , gli Aliadi , gli Abbassidi si formano potent! partiti , clie adottano per distintivi colori particolari; proclamato e pure CalilTo un Abbasside detto Ibraimo ; si estejade la setta de' Kadriani difensori del libeiro arbitrio ; molte tribu Arabe, T islamisino abbjnrando, tor- nano alia vita errante ; si moltiplicauo le ribellioni contro il califFo Merwan e le sue truppe sono da alcuai ribclli battute ; la guerra civile coutinua nella Spagiia; gli Abbassidi si raduiiano con grandi forze nel Kerman , dove sconfitte sono le truppe di MeiM'an; nuova battaglia avviene in riva al Ti- gri, e questa perdata avendo Merwan^ e costretto a fuggire in Egitto ; gli Ommiadi sono da ogni parte perseguitati dagli Abbassidi; la flotta Araba e di- strutta dai Greci; un Aliade per nome Maometto e dichiarato Caliiro , e Merwan inseguito anche neir Egitto dagli Abbassidi viene ucciso , e crescendo da ogni parte il partito ed il furore degli Abbassidi vincitori, ha fine Timpero Omraiade in Oriente , col quale avvenimento importantissimo si chiude questo volume degli Annali. SitFatto periodo e pure distinto da alcuni avve- nlmenti caratteristici della nazione e per la morte di varj lUustri personaggi. Vedesi per esempio il califfo Meiwari accordare un generale perdono ai partigiani de' suoi predecessori , ma fa disotterrare al tempo stesso , crocifiggere e quindi gettare alle fiamme il cadavero di Yesid-^ vedesi un trattato con- chiuso tra diverse famiglie potenti e tutte aspiranti al trono-, vedesi introdotto il distintivo de' colori nero , bianco e verde ne' capi non solo, ma anche negli lifficiali delle truppe di ci^.scnn partito; veggousi 54 ANNALI MUSDLMANI i tlo^mi , le eresie pulhilare in mezzo ai grandi rivolgimenti politici-, veggonsi riforme al tempo stesso introclotte uella scrittnra araba. Tra gF illu- stri ('erunti si annoverano il fondatore della setta tlei Motazeliti , del quale si e stampato per enore clie abbaiidonando la sciiola c la dottriiia (U Hassan Al Basrl^ stabilito aveva la sua ccleiitd iuvece di celebritd] T auto re di un'' opera graniniaticale su la congiuiizionc del verbi ; uii dottore musulmano tra- dizionista, die trenta volte aveva fatto il [)eregri- naggio della Mecca; altro tradizioiiista nativo del- r isola di Lamer nel mare Indiano, dove non posslamo accordare alT autore, che crescesse il legno del Bra- sile •, uno storico nalio della citta di Hama in Si- ria ; altro tradizionista reputato per la sua e!o([uenza il pill esimio predicatore del suo secolo, e 1" autore di un libro di pregliiere per ogni ora di ciascun giorno della settimana. Nella nota 72 in proposito della desolazione della Siria cagionata da varj tre- muoti, dalla carestia e dalla peste, si ragiona a lungo dei funerali de' Musuliiian* , e se ne descrivono mi- nutamente le cerimonie: singolari sono le prescri- zioni, clie i cadavcri debbauo essere portati con fretta e a passi veloci ; clie tutti gli assistc-nti sono tenuti a segnire e nou a mai precedere la bara (non la barra) senza grida, senza gemiti e senza ]amenti ; che il corpo debb' essere collocato nella fossa rivolto verso la I\Iecca ; che una donna deb- be essere chiusa con un velo tutt' all' intorno, cjua- lora non sia rinchiusa nella cassa , onde nulla sia esposto agli occlii degli astanti; che, per alcun casa non e permesso I' aprire un cadavero, quand' an- che , dice la legge , il defunto inghiottita avesse prima di niorire la perla piu [)reziosa , accordan- dosi soltanto F o|)erazione cesarea per le donne in- rinte, il di cui feto desse segni di vita; fuialniente che una inquisizione si fa sn la vita e i costumi del defunto, e massime se abbia iaciampato in al- cuno dei dodici peccati gravi , che Y autore si DI GIO. BATT18TA. HAMl'OLDI. 55 prende cnra di registraie. Singolare riesce il vedere tra questi il politeismo e Y iiici-edulita , V omicidio ed il suicidio , la disobbedienza ai genitori o al priiicjpe , r usurpazione dei beni dcgli orfani, delle vedove c delle opere pie, la diserzione de' soldati in faccia al neniico , la caliinnia , la magia , V a- diilterio, la fornicazione e T incesto , le ostilitil coniniesse nel territorio dclla Mecca , i furti e le rapine, V uso del vino e delle carni impure, V usura ed ogni guadagno illecito. Questo catalogo e fatto per dare una vantaggiosa idea della moralita dei Musulmani. Non ci diffonderemo su la interroga- zione die tutti i morti , giusta lo spirito della re- ligione niusulmana , debbono subire col mezzo di due an2;ioli , ne su Ic tradizioni intorno V inferno o il purgatorio, che T autore ha raccolto diligen- temente ne' suoi viaggi. Nella nota seguente si parla deiKadriani, difen- sori del libero arbitno o della liberta delF uonm in qualunqne azione , contraria al sentimento pii^ comune dei Musulmani clie ammettono la prede- terminazioue o predestinazione fisica. Piena di eru- dizione e la nota 74, nella quale si ragiona della Arabia e degli Arabi ; si esclude la compaiazione die alcuno far voile degli Arabi coi selvaggi d'A- merica ; si distinguono gli Arabi pastori e coltiva- tori o sedentarj , e si determinano i confini delT A- rabia da essi occupata; non possianio pero ammet- tere Tasserzione dell' autore , che il Senegal divida i Neri dai popoli sempliceniente bruni o niori , giacclie cliiaro e per le relazioni piu recenti, che i Mori sono sovenre confusi coi Negri, e mesco- late ancora le tribii loro tanto su V una die su Taltra sponda di quel liume. Si parla altresi delle colonie stabilite dagli Arabi anche fuori dclF Afri- ca, di quegli die trovansi nella Siria ed anche neir Indostan, della distinzione delU Arabia in Pe- ,trea , Deserta e Felice , della ricchezza di quest' ul- tima o sia del Yemen; della proviucia Adramirena, della ten'a di Oman e di altri vieini pa^ia^ , delle 56 ANNALI MrSULMANI perle e della polvcre tVoro, del gran deseito d'A- rabia e degli abitanti di ((uelle diverse regioni , non che della loro storia , della loro costituzione fisica, della loro educazione, della vita loro e dei loro costumi. De^na pure di osservazione e la nota 77, nella quale si tratta della dottri'ia del fatali- smo , stabilita da Maometlo e da varj doitori della leji,s;e niaomettana riformata. Sembra die questi ab- biano voliito accordare il libero arbitrio colla pre- destinazioiie, asserendo che quepta non rigiiarda se non lo stato spiritur.le. L' aiitore osserva, che que- ste opinioni influiiono piii o mcno su lo stato po- litico e civile degli Arabi ; che alciini principi pero snrezzarono il pregiudizio del fatalismo per non consiiltare se non i lunii loro. Nella nota 79 fi- nalmente si osserva , che i caratteri arabi rifor- mati neir anno 799, non vennero ridotti alia fi- gura attuale se non sotto i CalitB Abbassidi. Sin- golare riesce il vedere, che que' principi oriental! ponevano in confronto un valoroso capitano con un abilissimo calligrafo, tanto importante reputavano cssi la forma e la conservazione de' loro caratteri. Da tutto qnello che si e detto fin qui puo rac- cosiliersi che 1' autore non ha risparmi.ito ne stu- dio, ne diligcnza, ne fatica per adoniare coiive- nientemente i saoi Annali musulmani. Lodevole e certaniente lo zelo , col c[uale egli ha consultato gran numero di scrittori arabi , e col quale non solo ha racrolto tutte le piu importauti notizie , nia ancora ha saputo mettere a profitto le osser- vazioni da esso fatte ne' suoi lunghi viaggi in Oriente. I pregi, che incontrastabilmente si ravvi- sano nella sua opera, e la modestia colla quale egli espone le cose da esso lette o vedute , deb- bono indurre i lettori ed anche i piu severi cen- Rori a sorpassare su di alcune trascuratezze della lingua o della stile, che da qualche giornalista sono state troppo minutamente notate. Di questi Annali e gia uscito anche il IV volume » del quale si pailera in appres&o. ^7 Vita dl Pier Luigi Farnese primo duca di Parma , Piacenza e Guastalla.marcliesc di iSovara, ecc. — ■ Milano , 1821, presso Paolo Emilio Giusti. Un volume ill ^.^ di pag. 193. i-JE scritture des;!! uomini insi^ni ven2:ono sem- pre avidamente cercate e lette da coloro, che dr quegli sciittori conoscano il pie2,io e il noine rispet- tino. Dottissimo nelle cose storiche d' ogtii maniera spettanti alT Italia, e soprattiitto alia Lombardia , ed anche piu particolarmeute a qacdia parte di Lom- bardia, che i ducati cnntiene di Parma, Piacenza e Guastalla , fii negli ultimi anni dello scorso se- Colo il P. Irenco AlTo da Biisseto , minore osser- vante , e vicebibliotecario nella ducal libreria di Parma, uomo per caiidore di virtu, semplicita di costumi ed ampiezza di co2;nizioni reputatissimo ed ammirabile. laedita rinianeva tuttora li Fita sopra citata, die venuta per cortesia d' amico aile mani del route Pompeo Litta vide fiiiidmente la luce nel loai. Un breve proemio delP edilore, uno schizzo deir albero gi;nealogico de' Farnesi , ed i ritratti di Pier Luigi e del P. Affo la precedono, oltre la dedicatoria delP autore alT Altezza Reale di Ferdinando I gia duca di Parma. Nni dunque si della Vtta^ clie del proemio renderem conto, scu- sandoci di aver t;mto tardato a parlarne. Vogliam confessare prima di tutto non essere noi della opinion di coloro, ai quali pare che le azioni ed i nomi de' grandi scelerati avrebbero a co- prirsi di obblio , acoo i buoni non si vergognino di appartrnere ad una specie che que' malvagi pro- •dusse, ed i tristi non tolgano ad imitarli. Noi cre- diamo alP incontro che ma^eior imnressione casiioni suil ammo de lettori la descrizione viva delle ini- quita , degli eccessi e degli enormi vizj degli 58 VITA m PIER Ltrici farnesu scelerati , e degli iricalcolabili mali clie ne derivano, per r orrore che se ne ha , clie non quella delle virtu e de' nieriti de' buoni , che per essere piii confonne alhi coniune indole degli uoniini , e pia generaltnente ripetuta , suol forse rinscire nieno utile. Che -^e cotai malvagi escono dalla sfera or- dinaria e sono insigni per nascita e per dignita , come un Caligola, un Ezelino , un duca Valentino, e simili , tanto piu giova il conoscerli , quanto piii aha e la condizione loro, si perche i grandi im- parino ad astenersi dalle colpe cui la potenza e r ambizione puo strascinarli , e si perche i minori apprendano da quel confronto ad estimar maggior- mente la moderazione e le virtu, che pur ne' grandi jn tutti i tempi e presso tutte le nazioni si trovano. questo ( continua egli poco dopo ) deliberato mi » sono di scrivere la vita di un principe , che alle V buone qiialita sue altre non troppo commeude- >j voli aggiunse : che alia destrezz \ adop^rata, onde » pervenire alia sublimita del comando accoppio » Timprudenza di non saperne usar bene: e clie » per volcre soggetti sin q;iasi alT avvilimento i » proprj vassalli, trovo ne' medesimi i parricidi e » i sicaij , quale fu appunto Pier Luigi Farncse. » PRIMO DUCA DI PARMA, CCC. 69 A questa intenzion principale dell' autore quella e da a'lilivin'reisi , clie direnio arcessoria, cioe di ri- schiaraie con inediti docmmenti, da liii trovati nel sef2;reto aicliivio di Guastalla una storia , intorno alia quale erano sin ({ui invalsi molti eriori cd in- certezze. «; Parer jjotiebbe ( dice egli nella dedi- » catoria ) a qnalche mcntc pregiudicata esser la » vita di Pier Lnigi un soggetto tia seppellir piut- » tosto nel silenzio di rpiello che fame storia par- » ticolare. Ma V. A. R. pensera d' altra gnisa. lo son » piu che certo come leggendone essa sparse quii » e la in varj antoii le niemorie a se stesse con- » trarie , avia piii volte desiderato di sapere a qnal » di tanti scrittori discordi creder dovesse ». Vnolsi anche avvertire che avendo il P. Alio scritta este- samente la storia di Parma e di Guastalla, a lui pill die a ncssun altro conveniva di esporre per mi- huto quella di Pier Lnigi , del quale aveva prima assai pin leg£r;ermente parlato. Troppo conoscinto e il sog2^etto di questa Vita perche ci trattenghiamo a darne un esatto raggua- glio. Noterenio tuttavia le cose che ci sono sem- brate piu degne di memoria, e quelle massima- mente che iHustrano veramente le niemorie o degli uomini o de' tempi, e rhe non erano prima note. Le cose pero che piu importanti ci sono sembrate in questa vita si apposigiano agli autentici docu- menti che il gindizioso autore va in essa producendo, colla scorta de'quaH molti punti deUa storia si par- ziale di Pier Lnigi, che applicabile ai tempi ed ai Inoghi in ciii visse, vengono o srhiariti, o corretti. Tale e, per escmpio, la data dclla investitura del ducato di Parma, che finora si credette spedita nel- r agosto del 1546, e clie il P. AlTo prova che lo fu snl finir del dicembre; tale il memoriale iiifa- matorio tendente a discredltare ognl ceto di persone della citta di Parma, clic i Gesuiti ivi di fresco intro- dotti porsero al nnovo duca nel 1646, e clie qui si produce ; tale la nanazione egregianiente giustificata 6o VITA DI PIER LUIOI FARNESE dalle lettere cli Feirante Gonzaga governatore di Milano, da cui risultano Ic tranie di quel ministro per toglieie ad esso piiticipe rotcenuto domiaio-, narrazione e lettere che formauo la parte piti istnit- tiva e pill rimurchevole di tuttaT opera, e svelano sino alTevidenza i rigiri e le cabale de' gabinetti di (|ue' tempi, iie'quali o non conoscevasi o inal conoscevasi quella franca lealta, che procede dal sentimento de' proprj diritti, della diguiia propria , e di quel pure onore che ogtii neo sdegaa che il potesse olTuscare. La violenta niorte di Pier Luigi, e roccupazioii di Piacenza per parte degV imperiali speditivi dal Gonzaga, avrebbero tratto seco anche la cadiita di Parma, e i Rossi e i Sanseverini ne avean gia fatto r accordo con Ferraate. « Ma perche ( dice » r autore ) volendone io presentemente parlare » uscirei da'liniiti che mi sono proposto, e la ma- » teria non e si poca che non avesse a trattenere » notabilmente chi legge , penso nieglio di fame » risparmio per altra meditata operetta, in cui si :» scopriranno assai cose non dette mai da veruno » storico ». Di che noi siamo persuasissimi, cono- scendo T esattezza , la diligenza e il giuclizio di codesto scrittore, nel fatto di storia esimio, e siamo dolentissimi clie la promessa operetta non abbia egli fatta o rimanga se la face nascosta, com' era sinora rimasta la vita di Pier Luigi Farnese , della quale, come dicemmo, andiam tiebitori al conte Pom- peo Litta, come lo siamo dei due ritratti, e del frammento genealogico parimente accenuati. Ma il breve proemio, o avviso ai lettori, ch'egli ha voluto premettervi merita pure qualche consi- derazione. Delia maniera nostra di sentire intorno ad alcuni studj archeologici troppe volte abbiamo eommiiiistrato in questo glornale chiarissime prove, inimicaudoci forse parecchi diversamente pensauti, per dubJtare che alcuno c' incolpi d' ipocrisia o di contruddizione, se questa volta non adottiamo PniMO DUCA. DI PARMA, CCC. 6 1 per intero Y opinione del chiarissimo editore. E veramente un j3o' straiin il vedersi presentare uno scritto iiiedito di autor celebrate, e il sentirsi tac- ciarlo di pedanteria, d' iiiforme mosaico^ perche inter- rompe il discorso storico c/ie non deve essere mal interrotto con taiito nninero di nuovi docnmend tratti da antiche cronache, o da lettere scritte in un modo a cui non sianio piu abituatl. Qaando trat- tasi di storia, il primo oggetto di lei e quello di essere creduta : convien diinque che si renda credi- bile; e non ci sono die le testimonianze contem- poranee, le qiiali valgano a darle siffatta credibi- lity. Se noi ridiamo in veg2;eado scritti e stampati grossi volanii per ilUistrarc una teca calamana, un marmo letterato , una cifra corrosa dal tempo, non e gia per dispre^io della somma erudizione die gli antiquarj lianno messo e vanno tutto di mettendo in codesti lavori, ma si perclie ci pare uno sciii- pamento di tempo e d' ingegno intorno frivolissime cose, le quali conosciute anclie sino alT evidenza non recano verun sensibile vantag.i,io ai progredi- menti deo^li studj, o alia perfezione di una scienza. Ma di qudla parte di archeologia, che chiamano diplomatica, non abbiaino riso ne iideromo giam- mai, a mcno die non si portasse ad un rimprove- revole abuso, perocdie siamo convinti delT utilita vera die ne trae la storia. la qu de tutta in- tera sopra sitfatti moniimenti s'innalza e riposa. Chi neghera al r.lontfaucon, al Mabillon, al Miira- tori, al Martene, al Baluzio, ed a cent' altri siilatti raccoglitori di antiche carte autentiche le immense obbligazioni che dee loro profcssare la storia r Chi non sa die merce loro anclie la vera critica ha otte- nuto una forma scientiHca, ed ha assnnto la cjualita di unica direttrice e guida degli umani giudizj fram- mezzo al bujo de'secoli, ed alio scompiglio delle vicende ? Ne valga il dire, come osserva T illustre editore, che al caso che ci determiniamo a diffidare di win scrittore , abbiamo diritto di nnn prcstar fed^ 6a TITA DI riER LUIGI FARNESE nemmeno a ciu ch' cgli ci dice di aver coplato da. carte autcntiche ^ pcrckc noi noa le poisia?no vedere; imperocche, sebbene alcuiii paclii sciittoi'i possatio tanto osare di suppone o diplomi o med.iti,lie o altri monumenti, clie non esistettero iiiai, sou e->si peio cosi poclii, e la falsiia di que' inoiiiimetiti salta si faciliiiente agli occlii di clii non e del tutto nuovo negli stud) della storia, die cio non prejyiu- dica alia lede die aver si deve nesili altri, a cui si farcbbe una vera ingiustizia, anzi sarebbe una gi'a- tuita nialignita , negindola. "Qsn. concediamo die col se£,uir c[uesto metodo riesoe era diHicilissimo clie uno storico saiga fine iilT altezza cui giimseio Seno- fonte e Polibio, Livio e Tacito, Guicciardini e Davila, e i podii simili dellc altre nazioni; ma il moderno criterio stoilco esiiie lo prove (F ogni rac- oonto, massimainente se lo scrittore non fu onteni- poranco ai fatti die desrrive ; e Taddurie cotali prove tramezzo confessiamo die scenia notabilmente quella rapiclita, queir andamenlo, quella eleganza, da cui risulta la bellezza di una uarrazione sto- rica ; end' e die alcuni usarono di nportare in fine deir opera tutta la serie de' monumenti die lianno avuto a citare, appunto accio quella inter- ruzion fosse tolta, die in iin discorso istorico di- spiace tanto. Nondimeno (convien ripete;lo ) an- coiclie ad ogni lettore possa pin d icttcvole riu- scire la storia del secolo di Luigi XIV cU Voltaire, die non gli Annali del Muratori ( per addurre un esempio), ogni lettore pero prestera i dinitamente pill fede agli Annali del Muratori, die alia storia di Voltaire; per conseguenza valutera gli uni al di sopra delTaltra quanto si valuta la certezza e la veriia piii die il dubbio e la menzogna. Ma se da questo lato non ci troviamo peifetta- meiite d*'accordo con le opinioni del cliiarissimo editore, vogliamo esserlo e dicliiarianio di esserlo iielle altre di'ei viene accennand.) nel suo breve proemio, e lodevolissima sopra tutte giudichiamo la rniMO DUCA DI PARMA., ccc. 63 seguente sentenza si per la verita clie racchiucle, come per essere pronuncinta da liii, che appunto a cpiel ceto appartiene, del qunle si accennano iti essa gli obbliglii. « I privilegi legislativi della » noljilta formavano parte di uii patto sociale, ma 5) i lunii dimostravaiio l' essenzialita di estenderli » al rimanente della popolazione, perche egual- >> mente coniposta d'uon'ini: la nobilta ha gia in se » niedesima il privilegio che le accorda il case; cio » che le impone il peso di molti doveri, perche y> la societa ha diritto ad un compenso. » Bella e nitida e la stanipa di tpiesto libro, ma parecchi errori vi sono scorsi, e iidimmo da alcuni desiderarsi die ia testa alle facce fosse indicato Tanno cui spetta di niano in mano la storia che vi e narrata, per non aver a riiitracciarlo molte pagine indietro, se per azzardo si fosse dimenticato. 64 De vita Caroll Mai(.ni et Rolaiidi Histoiin Joaiini Turpiiio Archieplscopo Rherncnsl vid^o tribiita ad fidcm codicls vetustiorls emeadata et observatibnibiis phdologicis illustrata a Sehastiano ClAMPi Canonico Sandombicnsi., eqidte Stanislaj'ano, ecc. — FLorentiae^ 1822 apiLd Juseplmni MolitiL ad sigfiwn Dantis : in 8.° di pctg. 1 54 e 36 di prolegomeni , con una figura litografica. L, JE prime trentasei pagiiie di questo libro sono occupate dalla dissertazione critico-filologica del Ciampl niedesimo sopra un codice in pergamena del secolo XIII concernente alia cronaca attrihidta all' arcivescovo Turpino. Di questa , sic- come gia inserita nel tonio XXV delle memorie della regia accademia di Torino , si e da noi parlato nel rendere con to di quel volume alle pagiiie 338 e seguenti del to- me XXVlI di questa Biblioteca. E stata pero questa dis- sertazione ri vista ed accresciuta dalTautore; ed aggiunte vediamo alcune annotazioni , in una delle quali leggiamo il catalogo dei nionumenti letterarj inediti, die sono stati dair autore dati in luce , tra i quali vediamo ancora alcune rime inedite attribuit.e al Petrarca. In altra nota si fa osservare, die da taluni e specialmente dal Gaillard, si attribui la storia di Turpino ad un monaco detto Roberto, vissuto a" tempi del Concilio di Clermont; die pero quel monaco scrisse o piuttosto rifuse la storia della prima crociata, e che come la Turpiniana servi di traccia al Bojardo per V Orlando innamorato, all" Ariosto per il Furioso, cosi la storia di Roberto servi a Torquato Tasso per la Gerii- saleinme Uberata. NelF ultima di quelle note pretende T au- tore di spiegare con un passo di Sigeberto all' anno 998 una parte della pittura deW Orgagna nel Campo Santo di Pisa 5 nella quale si veggono diavoli , i quali portano le anime uscite dai corpi e le gettano nelle fianime, die s' in- ufllirano da alcuui vulcani. Sigeberto narra yeramente , die DE VITA CAROLI MAGNI CtC. 65 un fi-ate vemitrf da Gerusalemme nella Sicilia , e cola ricevuto da un solitarlo ( in laogo forse noa lontano dal- i'Etna), da esso imparo che in qvielle vicinanze trovavansi monti ignivonii, detti fino a quel tempo olle di Vulcano, nelle quali tormentate erano dai demonj le anime dei defunti, dal che venne poi che T abate Odilone istitui il primo lie' suoi monasteri la commemorazione de' defunti. Puo essere che questo I'acconto abbia servito di guida alia fantasia dell' Orgagna, sebbene antichissima e comune in tutti i paesi ove esistono vulcani , sia la pia credenza che in essi le anime de' trapassati subiscano diversi sup- plizj i e iino gli antichi gentili credessero le spoglie dei Giganti affondate ne'carapi Fiegrei. Ma non vediamo, come questo conduca alia massima, clie gli artisti di primo ordine si sieno spesso adattati ai costumi piu comunemente rice- vuti; ne come questo venga provato dalla dipintura celebre della cena di Lionardo, che il costume antico conseryo; giacche in quante cene si sono vedute eseguite dagli antichi pittori ed anche dai piii recenti , non mai , la Dio grazia , si sono veduti gli apostoli vestiti alia fi'ancese. Segue la storia della vita di Carlo Magna e di Rolando , deir arcivescovo Turpino , tratta dal codice del Ciampi, e questa continua fino alia pagina 91, dove cominciano le illustrazioni ed i confronti. In questa parte del suo lavoro il Ciampi ha avuto il campo di sfoggiare la sua copiosa erudizione ; invece pero di distribuire queste illustrazioni in alti-ettanti capi, quanti sono quelli della storia, cioe iii capi XXXI; forse si sarebbe potuto desiderare , che in un capo o in un articolo separato raccolte avesse I' autore le note storiche e critiche , in altro le diplomaticTie", in altro le grammatical! , che pure numerosissime sarebbono ed iniportanti; in altro le antiquarie, in altro le scientifiche, o quelle relative alle cose naturalij agli oggetti d'arte, alia tecnologia in generale. Lode vole pero e I' oggetto che r autore si e proposto nelle sue iUusti-azioni , cioe di Bibl. hal. T. XXX. 5 66 »£ VITA CVROLl JIAGNl clistin|Tuere il veio dal falso , poicWe uno 'strano mescugjio di vcro e di falso e certamente roriglnale, e il A^ero vi h talniente sfigurnto , che dal falso non puo distinguersi se hoii coL liir.il della critica. Belle sono le osservazioni sul cammino deUe stellc, col qual nomc si e nel codice indicata la Via Littea^ su la convenieiiza di parte della stovia Tur- piniana colla vita di Carlomagiio contenuta in uii codice della biljlioleca imperiale di Yieniia ^ sul culto a Carlomagno proposto, ma non mai approvato dalla cliiesa ^ su la cor- rispoudenza dei nouii delle citta odierne con quelli che tro- Vaasi nel codice; su la foudazioae dclia chiesa di Aquisgrand. fatta da Carlomagno e sul di lui passaggio in Firenze ; su le disfide di que' tempi, al proposito di quella fatta da • Algolando a Carlomagno; e su i niarchesi 'potenti, mala- mente attribuiti in quell* epoca air Italia; sul rito di armare sino in quella ela luiliti o cavalieri; su i canonici del secolo VIII, riguavdo ai quali pero non abbastanza si e distinto tra i canonici regolari e i secolari , introdotti sol-" tantQ in epoca posteiiore; su le premure di CarZomagno a pro dei merldici, e su T istituzione da esso fatta di alcune case 5 che era direbbonsi di beiieiicenza. S' illustrano pari-- mente Tantica credenza, che su le spalle di alcuni uomini vi* cini a morte una croce apparisse; lo stile degli antichi teo- logi sviluppato nella disputa tra Ferracuto e Rolando ; il carro con lo stendardo vermiglio tirato dai buoi, col quale sembro preludersi al carroccio degl' Italiani o piuttosto dei Lom- bardi; le antiche turbolenze nate, specialmente in Francia,, per lo concubinato dei preti ; la forma delle antiche spade e di quella altresi probabilmente di BoJando; F uffizlo dei vescovi e dei preti che segnitare dovevano le armate; il suppliziq crudele di Ganellone; I'uso di seppellire i cadaveri dei guerrieri con la spada e con altre insegne analoghe; T usq antichissimo dei suffrngi con Inioui documenti riferito ijnq alia meta del secolo VJII; 1' introduzione di una tassa a favorc della Cliiesa di S. facopo di Compostella, derivatjj probabiluicntc dal danajo di 6\ Pictro; Ic pitture che diconsi JET ROLAND I HIST GUI A. CtC. 67 fatte per orJiiie di Carloinagno nella cliiesa e nel palazzo di Aquisgraaa ; Tepoca precisa delta morte di Carlomagno, e le cose straordinarie che la precedettero ; c fiiialaieate la probal)ilita risultante da diversi passl della storia , che essa debba essere scritta avaati la piima crociata, e quella risultante principalmente dal capitolo XXX , clie se non il primo autore , almeiio il riformatore della storia del supposto Turpino sia stato vin Francese, al quale proposito dottaineiite si ragiona dell' origine del nome di Franco e Fratichi. Quanto a noi, lasciando da parte le derivazioni iiiimaainate dal signor Legendre , che fa A'enire i Franchi dalla Frigia , poi dalla palnde Meotide , iinalmente dalla Germania, e priucipalrncate dalle spciide del Pienoj accor- dianio facilmente a quello scrittore , che il nome Franco jjossa dedursi dal vocabolo Teutonico Frank, che sigiiifica libero, e quindi anclie in italiano il vocabolo Franco a quello di libera equivale, onde si disse franchigia per im- munita, e franchezza per indicare prontezza d' aniiiio e di corpo ad operare, come fa chi e liiiero da ogni yincolo. In alcune agginnte si fa qualche cenno di altro codice di Turpino conservato nella Laurenziana , nel quale tro- vansi alcuni capitoli niaiicanti generalmente nelle edizioni e nel codice ora pubblicato. S' iuserisce poi la descrizione di un' aiitica spada, gia dal Cianipi pubblicata in un opuscolo parziale nella di lui opera intitolata : Ferice Varsavienses , della quale pure alibiamo renduto conto nel tomo XYIII pagina 2,48 di questa Biblioteca f, e la ligura se ne vede in qnesto volunietto riprodotta per mezzo delta litografia, che grandeuiente opportuna ci serabra a questo genere dl rappresentazioni. Non dubitiamo, che anche in questa nuova cdizione della storia Turpiniana il chiar. Ciampi acquistato uon abbia nuovo diritto alia ricoaoscenza degli eruditi, tanto per Timportanza dcUa storia medesinia, la qiale anche nella sua barbaric forma uno de' monumenti piii sinpjolari e plii curiosi del me- dio evo. quanto per le doUc illustrazioni dal Ciampi aggiuute PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. L' ELettromotore perpetuo , tiattato delV abate Giuseppe Z AM BON I ecc. Parte seconda. — Verona^ 1822 , dalla tipografia erede Merlo , di pagine XVI e 36 1 III 8.^ D, ell" opera die noi c£ui annunciamo vide gia la luce la prima parte nel 1820 , e noi su di essa abbiamo gia intertenuti i nostri lettori nel volume 20.° pag. i3i di questa Bil)lioteca. Contenendo quel primo volume le co- gnizioni necessarie per portare i giovani a cui e dedicato al pnnto di poter bene iiiteuderne il secoiido ; noi ci siamo accontentati in allora di parlarne brevemente , e ci siamo riservati a dilungarci maggiormente alia pubbllcazione del second©, come il piu importaiite delP opera, e quello a cui tutto era diretto il lavoro del primo A'olume. Divide I'autore il secondo volume di quest' opera in sei capitoli , il primo de' quali contiene le varie maniere di costruire gl'Elettromotori perpetui. Per farsi strada a questo argomento accennaTaufore nell' articolo primo alcune espe- ricnze da lui intraprese onde provare se potevasi costruire una pila servendosi di un conduttore secco , in luogo di un umido , e da quelle concbiude doversi per la costru- zione della pila a secco cercare questo conduttore fra i semi conduttori cbe mantengono ognora una data porzione di umidita. Dopo tanti tentativi variati ia mille guise, conferma essere i soli conduttori umidi efllcaci, e dimostra essere una semplice carta frapposta alle coppie della pila sempremai eHicace all' effetto. Servendosi di tali conduttori altro noii si era fatto che costruire una pila Yoltiana in istato di minima attivitii per la poca I'acoltii conduttrice cbe ha il soio umido maturale della carta. Ad ogni modo , se la carta tuttochc asciutla conserva costaateiuente 1' uinido h' ELETTROMOTORE PERPETUO , CCC. 69 bastante pel detto efFetto , se questo non e sufficiente per alterare le facce metalliche , quella tensione elettrica sarii sempre dui'evole, e con cio si sara costruito P elet- tromotore perpetuo. Ma a che avrebbe servito quest' istru- niento , il cui efFetto e la sola tensione elettrica , e questa si povera die cento coppie di zinco e rame appena sono bastevoli per far aprire di tre linee le fogliette dell" e- lettrometro ,• se il chiarissiino autore non ci avesse mo- strato un ripiego onde moltiplicare a niigliaja le piastre di ranie e zinco con grande semplicita, e senza incomodo di soverchio peso e volume ? Questo ripiego consisteva da prlncipio nel servirsi delle carte cosi dette d" oro e d' argento , che altro non sono che carte a cui si sono sovrapposte in modo durevole delle lastrine di rame e di stagno. Onde ottenere F effetto che si cercava, il suo autore prese tante lastrine di dette carte, e le dispose in modo da fame toccare esattamente le fac- ce metalliche , e poscia le sovrappose in gran nuniero , in modo pero che una foglietta d' argento fosse iraraediata- niente seguita da un' altra simile di carta d' oro , nia sem- pre facendo toccare le facce metalliche delle due listerelle di carta tra di loro. Per assicurarsi se la pila costruita in tal guisa era efficace ne tento la tensione all' elettrome- tro col mezzo del condensatore , e ne ottenne de' sensibilL efFetti. Dal felice successo avuto da una pila costruita in tal guisa si sarebbe potuto credere col moltiplicare a dls- misui-a le coppie di ottenere una tensione simile a quella data comunemente da una discreta maccliina elettrica;, se 1' autore non avesse mostrato che moltiplicando colle pre- dette due carte il numero delle coppie oltre un certo con- fine , la tensione elettrica non solo non cresceva , ma al con- trario diminuiv\a all' accrescersi delle coppie fino a dive- nir nulla. Servendosi di pile costruite nel su descritto modo r autore si avvide che aveva bensi costruito una pila a secco , ma che pero questa aveva una tensione si debole da non potersene servire che didicilmente. Per to- gliere advinque alia sua pila questo difetto , in Inogo di accrescere la tensione coll' accrescere il numero delle cop- pie , cerco di rinforzarla nella stessa sua sorgente , al che riusci pienamente sostituendo alia Carta d' oro il carbone, o r ossido nero di manganese. 7© L ELETTROMdTORE TERPETUO , Quali sono state le ragioni die hanno fatto preferire le pile fatte con questi coi'pi a quelle fatte colle carte d' oro e d' argento ; perclie siasi nsato il manganese in Inogo del carbone, ed in fine quali sieno le precauzioni da usarsi nella fahbricazione delle pile, lo accenna P au- tore neir art. 3 di questo capitolo e sono le seguenti: in- cominciando dalle prime , I." Perche la forza elettromotrice di qnei corpi in con- tatto alio stagno e assai piii forte di quella tra rame e stagno. 2.° Perclie nelle pile fatte a manganese o carbone s'in- terpone una sola grossezza di carta tra le coppie , mentre in quelle di carta d' oro e d' argento ve ne sono due, e quindi essendo divenuta la carta piu conduttrice pel man- ganese o carbone soifregato suUa parte opposta della carta d' argento , la tensione sara eorrispondcnte ad un graa nuniero di coppie. 3.° Perclie infine una pila costruita con questi corpi a pari altezza con una di carta d''oro contiene un numero di coppie quasi doppio , e quindi da una tensione per lo meno quattro volte maggiore. Perche siasi prcferito il manganese al carboiie si e Perclie il manganese e piu attivo del miglior carjjone, non eccettuato il carbone animale, e perche piii facilmente di quello si attacca al rovescio della carta d' argento. Le precauzioni die debbonsi usare onde riesca bene una pila a secco in qualsiasi raodo venga costrutta sono le se- guenti : Che i dischi della pila abbiano una perfetta eguaglianza, nltrimenti un solo lenibo die porga in fnori piegandosi puo coraunicare con un altro al di sotto piii lontano e distruggere cost P effetto dei discbi intermedj , e che il solo stagno di un disco tocchi il solo manganese delP altro, che lo seguita immediatamente. Per ischivare questi due inconvenlenti , propone I'au- tore r uso di un cilindro di ferro tagliente all" estremita , di cui ne da la figura , col quale trovando i fogli di carta d' argento gia preparati e sovrapposti convenientemente, in podii minuti puo tagliar fuori una pila di tre niila cop- pie. Per adoperarlo non si ha a far altro die appuntare la bocca tagliente di questo cilindro sopra un inazzo di IP a 12 fogli di rarto . e dare ini colpo di martello alia TRATTATO DELL ABATE G. ZAMBONI. ^I pai'te superiore. Allora la bocca tagliera fuori lo a 12 dischi di carta tutti esattamente ec;nali nel diametro. Essendo poi questo miiiore di quello della canna , in essa doyraniio essere ricevuti i dischi altrettanti per A^olta finclie ripe- tendosi questi tagli sopra altri mazzi di carte, ed i dischi che ne risultaiio cacciando alF insii i tagliati precedente- niente formino entro la canna una pila, che avra la forma di mi bastoncello 5 il quale prima di essere levato , deve legarsi diligentemente con dei fili di seta mediante alcuni pertugi praticati nella canna medesima , aflinche non si scornpigli. Dopo cio la pila debb' essere bene incatramata e posta enlro un cilindro di vetro onde non disperda 1' elet^ trico, e con cio termina il primo capitolo. Nel secondo, che tratta delle cause variant! la tensions elettrica, incouiincia 1' autore a distinguere le due specie di varieta di tensione delle pile , potendo queste v^riare i.° Nella quantita o grado di tensione; 2." Nella prontezza della tensione medesima. Per la prima , s' intende quelF apertura cui possono ar^^ rivare le fogliette dell" elettrometro che comunica col polo ngente della pila. La seconda poi consiste nel tempo messo dalle fogliette per giugnere ad una data apertura. Ora dovendosi si 1' una che r altra di queste varieta di tensione misurare coll' e- lettrometro , V autore accenna alcune regole onde iscliivai'© ogni errore nella loro misura , e sono : 1 ." Che le fogliette di questo strumento non slano ne ubljidienti troppo , ne troppo tardi\'c ad aprirsi ; giacche se sono troppo ubliidienti , mostra F elettrometro egual-. mente pronte le tensioni , che non lo sono , e se troppo tardive , lascia incerta la difFerenza nel grado o qualjta di tensione. 2.° Che r elettrometro , e specialmeyte 1' aria interiore sia in istato vero naturale , altriuienti T aprirsi delle fo-s gliette pill o nieno celere verrebbc pel contrario o simjlo elettrizzamento dell' aria che le circoada. 3." Che la pila di cui si vuole misurare la tensione si tenga da un solo de" suoi poli in conmnicazione col snolo, e rimanga il resto della pila ben isolato e lontano spe^. cialmente dai corpi conduttori , nltrimenti mettendosl in giuoco r atmosfere elcttriche di pressione, potrejjbero cjuegtS alterare la tensione del polo agente, ^a I- ELETTROMOTORB PERPETUO , 4.* Che quando pin pile sono cosi pronte nel dar la tensione , clie Y elettrometro non possa giudicar da se solo della differenza della loro prontezza , si torra ogai dubbio caricando con ciascnna pila la stessa bottiglia di Leyden; perche allora il tempo diverse che mettera ciascuna pila nel caricare al grado suo di tensione la delta bottiglia , fara conoscere la tensione piii o meno pronta delle pile im- piegate. 5.° Che se la pila e chiusa in un tubo , qiiesto debb' es- sere de' meglio isolanti , altrimenti la tensione della pila potrebbe apparire piii pronta e minore in quantita, ed alle volte piii tarda di quello che lo e realmente. Dope di avere rtiostrato la verita di queste regole con esperimenti, passa neirart. 2.° a parlare dell' influenza del- r umido nella tensione elettrica delle pile incominciando ad esaminarla I." Neir interno della carta ; 2,.° Neir esterno della pila. Che neir interno della carta influlsca I' umido alia ten- sione della pila , non vi e dubbio , ma i seguenti fatti comprovano questa verita: 1." Che la pila mantenendosi sempre secca non da il piu piccolo grado di tensione ; 2.° Che la pila posta aU'ombra, quantunque I'aria sia asciutta al massimo grado de' nostri climi , acqnista dopo alcune ore una tensione piii o meno forte secondo la di- versa quallta delle sue carte ; 3.° Che facendosi umida I'aria, cresce la tensione delle pile in quantita , e poco in prontezza ; 4.° Che col crescer dell' umidita cresce eziandio la pron- tezza ; 5." Che diminuendos! 1' umido atmosferico , la tensione della pila si rallenta , e la quantita cresce , non pero sino al grado massimo. Neir esterno della pila 1' umido atmosferico tende a sce- mare la c{uantita di tensione delle pile in due luodi, O fra lembo e lembo d' ogni carta , O fra un polo e I'altro della pila. In anibi questi casi pero mostra 1' autore poco nuocere r umido alia sua tensione. Nel primo caso, perche 1" umidita opera molto meno nelle piccole , che nelle grand! tensioni elettriche : onde ad TRATTATO DELl' ABATE G. ZAMBONI. 78 isolare una debollssima tensione puo essere acconcia 1' aria circostante ancorche umkla ; cosiccbe se tra una coppia e r altra in hiogo della carta vi fosse uno strato «ottillssinio d' aria umida, la pila non darebbe la piii piccola tensione ^ percbe , dati volumi eguali d^ aria e di carta , cjuesta con- tiene certamente piii materia imbevuta d' umido^ e percbe r umido aderente in istato liquido ad ogni particella di carta , trasmette assai meglio T elettrico dell' umido , cbe in istato vaporoso e disseminato nelP aria. Nel secondo caso o tra uii polo e I' altro della pila , il che e il caso il piu comune, essendo le pile circondate di mastice e cbiuse ermeticamente in tubo di cristallo , T umido non vi agisce cbe debolmente , tanto piu se T elettrico si sviluppa con una certa prontezza , il cbe e appoggiato alle massime cbe quando un corpo si elettrizza ad un certo ^>»\/- grado di tensione con sorgente perenne di carica, 1' aria umida non puo scemare la tensione di questo corpo , se non col rapirgli piu elettrico di quello cb" egli in pari tempo riceve dalla sorgente ; e quanto ,e piii debole la ten- sione del corpo elettrizzato, tanto meno elettrico da lui si sfoga neir aria umida , percbe la minor tensione produce neir elettrico minore sforzo per propagarsi neir aria. Oltre r umidith evvi ancor il calorico cbe altera la ten- sione elettrica delle pile , ma questo non le altera gia col render 1' aria piu o meno isolante , ma bensi T altera per- cbe il calorico agisce suU' umidita delle carte nelle due seguenti maniere , cioe : Nella quantita ; Nella qualita. Nella quantita V altera , percbe il calorico puo variare la quantita di umidita esistente nelle carte ; ma per suc- ceder questo, bisogna supporre una pila non intonacata di mastice. Nella qualita , poicbe il calorico cambia la qualita con- duttrice dell' umido delle carte , come il provano i liquidi cbe riscaldandosi divengono piu conduttori dell* elettrico , e questa e la causa generale del tanto svariamento al quale soggiace infra 1' anno la tensione delle pile ; poiclie rafFred- dandosi la pila quantunque ben dlfesa , T umido contenuto nelle caite diviene men buon conduttore , e 1' elettrico ral- lenta il siio corso lungo la pila , e scenia la tensione al- nieno in prontezza. All' opposto in una pila costruita coa 74 L ELETTROMOTORE TERPETDO , pochlssimo uiiiido nelle sne carte ;, bastei-a questo solo ri^ scaldato a iiietter in atto tntta la tensione delle sne cop- pie ^ dove lo stcsso nmido ralFreddato iioii sai'a sufficieate a mantenenie viva la piii piccola tensione. Oltre runiido ed il caloiico , altre cause vi sono die influiscono a va- riare la tensione di una pila , e queste sono T estensione e la compressione delle coppie, potendo il toccamento del manganese col rame di venire maggiore o coUa niaggior larghezza delle superiicie die si toccano , o colla loro com- pressione. Z/' estensione delle coppie agisce suUa tensione delta pila perclie la pi-ontezza della tensione in pari circostanze e tanto nia2;2;iore , quanto sono piu larglie le coppie. Questa raassima si comprova dalFautoi^e coUe seguenti ragioni , cioe Per la maggior quantita di elettrico die si raccoglie nelle coppie piu larghe ; Per la maggior quafttita d" elettrico , die in tall coppie supera piii facilmente T ostacolo del conduttore imperfetto, quale e la carta die s' iiitromette fra una coppia e T altra ; Pel maggior nvimero di toccamenti, non solo fra le carte ed i metalli, ma eziandio fra il manganese e lo stagno die nelle coppie piu larghe accresce il numero de' canali da condurre V elettrico. Che la compressione delle coppie agisca sulla tensione della pila il provano i seguenti fenomeni addotti dall' autore , e sono : Che quando la pila e troppo scarsa di umido nelle sue carte o die non da die una tensione assai lenta ed infe- riore al numero delle sue coppie, se si comprimono le coppie cresce del pari e proiitezza e quantita di tensione, Che se la pila per sovrabbondanza di umido nelle sue carte ha una tensione assai pronta, ma un poco inferiore al grado A^oluto .dal numero delle sue coppie , in tal caso col scemare la loro compressione , divien maggiore la ten- sione in quantita , e minore in prontez^a. Alle su accennate cause varianti la tensione elettrica delle pile si aggiunge in fine T influenza delle pile secondarie, Se le carte d' argeiito si spalmano con acqua entro cui siasi disciolto un sale , un alcali od un acido , e vi si applica il manganese e si fanno asciugare in modo da non tenere che V umido naturale della carta e del sale , e con rpieste si formi una pila, questa sara piu energica. TRATTATO DELl\aBATE G. ZAMBONI. 70 Ora questa enevgia e tlovuta atl una nnova sorgente cli teii- sione elettrica portata dal sale introdotto nelle carte, cioe ad una pila detta seconclaria. Gli acidi, gli alcali, i sali e gli ossidi metallici sono A'eri elettromotori , ma in diverse niodo , poiche gli acidi e gli ossidi niandano del pvoprio elettrico ne' metalli', e questi invece lo cedono agli alcali. Ecco perche queste pile secondarie possono accrescere o diminuire la tensione secondo la diversita del liquido di cui sono imbevvite. Questa forza elettromotrice die hanno queste sostanze e sempre nulla qualunque volta il sale o r alcali sia disseccato perfettamente. Cio posto, ognun vede potersi formare una pila attiva composta di sale, metallo ed umido, o di acido , metallo ed umido , o di ossido me- tallo ed umido , ed infine di alcali , metallo ed umido. Se adunqvie alcuna di codeste pile si generasse nella pila vol- tiana per nuove chiniiclie operazioni dei liquori che ba- gnano la carta, allora nella pila voltiana, di rame , sta- gno ed umido cli>e e la pila primaria , si sarebbe aggiunta un' altra delle gia dette, alia quale in tal caso si da il nome di pila secondaria. Dopo avere cosi spiegate c<*sa siano le pile secondarie, passa r autore a mostrarne come influiscano suUa primaria ; giacche quelle possono agire o nello stesso senso della pila primaria , o in senso inverso. Se agiscono nel mede- simo senso , la tensione risultera eguale alia somnia di tutte insieme le forze elettromotrici ; se nel senso contrario , la tensione risultera eguale alia lora differenza. Ecco come tutte le indicate cause varianti la tensione elettrica deb- bono essere conosciute volendosi ottenere vin elettromotore della massima forza , e per ispiegare tutte le anomalie che questa maccbina presenta. Nel capitolo 3.° 1" autore tratta della pila binaria, e sua influenza nell' elettromotore perpetuo. I primi due articoli di questo capitolo sono intieramente consacrati a dime- strare esserci una pila costituita da soli due elementi , un metallo cioe ed un umido ;, e che tal pila sta bella e for- mata nelle carte d' oro e d" argento. Queste pile 1' autore cliiama binarie perche composte di soli due elementi , men- tre la voltiana e sempre composta di tre. Deir esistenza di queste pile secondarie alcuni esperti fisici dnbitarono assai , non avendo mai potuto ottenere Tirlle loro indngini che piccolissimo tension! „ per i| cho ^6 l' elettromotore perpetuo , dubitarono essere questa dovuta pluttosto al nianeggio degli strumenti sensibilissimi, che alPazione elettromotrice della pila hinaria. Questo istesso dnbbio venne al iiostro autore , ma egli pero si tolse da quest' iacertezza usaiido grande diligenza nel maneggio degli strumenti. Ora se si ha una tensione costante quando si esplora un'estrenio dell' appa- recchio comunicando 1' altro col suolo , e nessuna tensione apparisca quando gli estremi comunichino fra di loro , ne quando 1' estremo che si tocca venga separato dagl' altri elementi ; e senipre veggasi la tensione crescere o calare secondo il maggiore o minor numero degli elementi, e troppo evidente dover essere quella tensione efFetto dell" apparec- chio , e non del maneggio degli strumenti. Nel terzo articolo poi mostra 1" influenza di questa pila suir elettromotore, occorrendo conoscere anche questa forza che fa variare la tensione delle pile a secco. Agendo pero questa pila liinaria nel medesimo modo che noi abl^iamo ve- duto agire le pile secondarie , noi in luogo di qui ripeterle passeremo a parlare della migllor costruzione e custodia deir elettromotore perpetuo , che forma il quarto capitolo di quest' opera. ■, Incomincia Tautore in questo capitolo a parlare delle carte d' argento da impiegarsi per la pila , ed avverte doversi usare di quelle fabljricate colle lastrine e non gia quelle fatte colla polvere metallica, in oltre insegna doversi pre- ferire per ispalmare le carte il manganese nero e friabile a tutte le altre varieta. Passa poscia a indicare la prepara- zione a cui del^bono sottoporsi le dette carte per costruire una pila della massima attivita , la quale consiste nel scio- gliere nell'acqua del solfato di zinco puro, entro cui si stempera poscia tanto manganese in polvere da formarne una tinta che rimanga afFatto nera applicata sul rovescio della carta d' argento. Inoltre nell' applicarla debbesi av- vertire clie Tumido venga intieramente assorbito dalla carta.- giacche altrimenti il sale in luogo di essere di vantaggio toi-na di danno , formando delle pile secondarie che agiscono in seaso contrario alia primaria. Le carte cosi preparate si asciugano al sole e poscia nitovamente si ripongono al- TomlDra, indi si spalmano colla polvere secca di manga- nese , e si sfregan con del cuojo affinclie dlvengfino Usee. Colle carte cosi preparate si costruisce la pila come di so- pra si e delto. TRATTATO DELL' ABATB G. ZAMBONI. 77 Ua ap}Dareccluo costrnito con qneste carte e cei-tamente il piu efficace dei tanti , che T autore mise alle prove per lo spazio di quasi 10 anni , e la tensioiie primitiva die ne risiilta si puo giudicare da sei in otto volte maggiore di quella, che viene da un pari numero di coppie nella pila di carte d' oro e d' argento : nia in quanto alia ten- sione permanente , il suo grado dipende da una certa quan- tita d' uniido difficile a determinarsi , perche quell" umido che serve bene per alcune specie di carte puo tornar troppo o poco per altre. A cio s' aggiunga ancor T influenza della compressione che fnio ad un certo grado giova alia ten- sione permanente , ma varia al variare di temperatura e di umidita. Ecco pei'che alcune pile costruite nello stesso tempo e colle stesse carte hanno la niedesima tensione primitiva, e dopo qualche tempo cangiano nella pe?77zane/ite. Per avere adunque una certa guida in tanti dubbj ed in- certezze , T autore ci da le seguenti regole per la costru- zione delle pile , cioe : I." Che in qualunque circostanza di stagione, di carte, di preparazione e di compressione , la pila avra sempre eccesso di uniido nocevole alia tensione permanente, quando la primitiva si dispieghi prontissima all' elettrometro ; senza giugnere al grado voluto dal numero delle coppie. a.° Clie quanto e piii tarda la tensione primitiva per iscarsezza di imiido , tanto meno difFerisce dalla perma- nente i ma ne verra tanto maggiore la dififerenza fra la tensione invernale e 1' estiva. 3." Che in qualunque stagione vuolsi prescegliere un tempo secco nel preparare e ta2;Iiare le carte ^ e la ten- sione primitiva dee nascere da quel solo umido che puo du- ■rare nel manganese e nel sale all' ombra in giornata secca. 4.° Clie fra' le stagioni dell' anno, 1' inverno sembra il piu adatto alia costruzione delle pile. 5." Che fmalniente volendosi una tensione permanente della medesima quantita e prontezza eziandio nel verno , di quella che darebbe nella state un' ottima pila di quat- tro o cinque linee di diametro per ogni coppia^ il piii sicuro mezzo e 1' unire in fascio un certo numefo di dette pile , coi poli omologhi tutti fra loro comunicanti , e co- struirle secondo le regole precedent!. Dopo queste norme , altre ne adduce clie servono per la custodia della pila , e sono : ^8 li ELETTliOMOTOKE PEUrETUO , i." Che prima di chiuder la pila entro il tubo dl veti'o dehba questa fasciarsi tutta air iatorao di ua cemento iso- lante nii poco molle come la cera gialla. 2.° Che il tubo di vetro delib" esseve de'piii isolaiiti, e meglio ancoia deJ^b' esser questo incrostato entro e fuori di cera lacca. Che iuoltre i fili conduttori della pila deb- bono essere ritorti in piii giri spirali e hen ravvicinati tra di loro , e seppelUrli iuternameiite nel mastice che suggella i capi della colonna , dei quali iili sporgera fuori una por- zione diretta affinche I'aria umida non penetri per questa etrada. Nel capitolo 5.° F autore tratta degli usi delF elettromo- tore perpetuo nelle esperienze elettriche. Questo capitolo e diviso in tre articoli. Nei primi due si occupa a mostrare potei'si con questa pila prodnrre tutti i fenomeni elettrici , come r attrazione , la ripulsione e quelli delle atmosfere elettriclie di pressione ed esplosive, fenomeni tutti gia lungamente trattati nel tomo prime. Nel terzo ed viltimo articolo di questo capo parla di due importanti usi della pila , cioe : I .° L' elettrometro o clettroscoplo formato con una o due pile. 2." La misura della diversa tensione elettrica a varie distanze del corpo elettrizzato per mezzo di una pila. Incomincia 1' autore questo articolo col descrivere 1' e- lettrometro formato con una sola pila , strumento simile a quello da tutti conosciuto che Hauy iatrodusse nella mi- neralogia per esplorare lo stato elettrico dei minerali. Passa poscia a descrivere quello del sig. Beherens formato con due pile. Essendo pero qviesto stromento soggetto ad al- cuni inconvenienti , 1' autore ne descrive uno assai piii sem- plice da lui inventato. E questo un elettron1etx-o ordinario , con una sola foglietta d' oro avente sul fondo metallico due pilette di 3oo coppie T una , coi loro poli agenti elettrizzati in opposto , e le cui basi sono incassate in un canale fatto sul fondo metallico , dalle cui estreniita sporgono due fili, che essendo attaccati alle liasi di dette pile, servono a movers innanzi ed indietro. Questo strnmento, oltre il vantaa:gio di schivare lo sconcio che la foglietta non rade volte si attacca alF anello che la tira , oppure va oscil- laiido fra T uno e 1' altro anello , meutrc dovrebbe stare nel buo prinio sito vei-ticale , Ua ancora il vantaggio di I'RATTATO DELL ABATE G. ZAMBONl. 79 poter distiiigucre facilmente nella foglietta V elettricita cU pressione da quella di carica. Poiclie avviciiiandosi al loot- tone deir elettroinetro un coi'po elettrizzato , liaclie que- 6to opera per la sua atniosfera di pressione, la foglietta si vedra piegarsi verso quell' aiiello clie e atto a tirarla;, ma qviando si allontana dal bottone il corpo elettrizzato , la foglietta si rimette da se medesima nella sua posizione verticale ; mentre quando il bottone dell' elettrometro ha ricevuta una vera carica elettrica , anclie rimesso dall'e-* lettroraetro il cox'po elettrizzato , la foglietta si rimari'a pie- gata verso 1' anello attraente , ne tornera alio stato suo verticale , se non dopo ayere scaricato col dito il bottone deir elettrometro. Con cio tormina la prima parte di questo articolo , e passa a provare potersi con una pila misurare le diverse ten- sioni elettriclie a varie distanze dal corpo elettrizzato. Ognuno sa die un corpo elettrizzato opera per attra- zione e ripulsione elettrica ne' corpi circostanti tanto nieno quanto questi sono piu lontani. La regola pero colla quale procede questo scemamento della teasione elettrica al cre- scer della distanza, e cio clie non bene si conosce. Co- niunque sia , la maggior parte dei fisici ammette con Cou- loml) clie la tensione elettrica opera in ragione inversa del quadrato della distanza. Per misurare questa tensione e dimostrar vera una tal Icgge, Coulomb invento una mac- chinetta detta hllancia elettrica a torsione. In cpiesta il no- stro autore sostitui al tuljo isolante una pila di carta di nota e costante tensione e con cio di molto miglioro questa maccliina. Non contento di questa vantaggiosa in- venzione 1' autore si studio di render piti semplice la mac- cliina di Coulomb , e ne rinsci pienamente sostituendo la forza magnetica d un ago orizzontaie mobilissimo a quella gia veduta di torsione. Questa macchinetta egli la chiama bussola elettro-magne- tica , ed e appoggiata al pi-incipio , clie F ago magnetico similmente come la leva nella bilancia di torsione, deviato che sia dal suo meridiano , tenta di ricondursi con forza proporzlonale all' angolo di deviazione. Questa legge pero deir ago magnetico ha luogo solamente nelle deviazioni die sono contenute nell' arco di 90°. Ecco adunque che anche la pila sostituita in questa maccliina die serve a misurare le diverse tensioni elcttrichc a varie distanze^ puo con otiiiuo successo servirc all" imUcato scopo. 8o l' elettromotore perpetuo , Nel sesto ed nltiuio capitolo T autore tratta del moto meccanico iiidotto dall' elettromotore perpetuo. Si sa die un conduttore mol)ile isolato in fra due altri elettrizzati in opposto oscilla contiiiuaniente, fiiiche la tensione elet- trica dci dfe conduttori non cessa. Si e veduto che il polo agente di una pila e un conduttore perpetuajiiente elettrizzato; se era fra due di queste pile , una elettrizzata positivamente , T altra negativaniente , si pone un mobile isolato, come un ago, un filo, un pendolo ecc. capace di cscillai-e , questo oscillera in perpetuo. Ma poiche la ten- sione di queste pile e poco attiva , in confronto di qua- lunque macchina elettrica , percio abbisognano artifizj e regole ^ aflinche queste capaci sieno di far oscillare per- petuamente un mobile fra di loro. Queste regole espone 1" autore nell articolo i .° e sono le seguenti : i.° Che il continuo movimento meccanico d' un mobile non puo aversi che fra due poli elettrizzati in opposto; poiche in tal modo V aria si tiene fra due poli diversa- mente elettrizzati, e cost non si elettrizza tutt'ad un modo, la qual cosa produce V adesione elettrica come accade fra le fogliette d' un elettrometro , le quali quando 1' aria in- terna e elettrizzata , qneste restano attaccate alle pareti deir elettrometro medesimo. Per mettere adunque in attivita la prima regola , biso- gna tenere alia meglio che si puo in comunicazione cia- scuna base o polo inferiore delle pile col terreno , il che costituisce la seconda regola generale stabilita dall' autore per la continuazione del moto meccanico introdotto infra le pile. La terza regola , che in ciascun toccamento del mobile col polo agente abbia questo a perdere del suo elettrizzamento il ineno che sia possiljile, n' e cagione la lentezza della cor- rente elettrica lungo la pila. Ora il piii o raeno di per- dita clie ]3u6 fare il polo agente toccato dal mobile , di- peade dalle tre cause seguenti , cioe : I.* Dalla velocita del mobile; 2." Dalla superlicie del mobile stesso , che si elettrizza nel toccamento ; 3." Dalla dlversita di tensione elettiica delle due pile. E iucominciando dalla prima, la velocila del mobile e cagiouc di pcrdita, perche quauto piii pretto oscilla, tanto TRATTATO DELL* ABATE G. ZAAIBONI. 8 1 men tempo si concede alle pile per rifarsi della loro per- dita , non potendo i gVadi di teiisione perduti i-ieiitrare nella pila^ nel solo tempo di mezzo fra un toccaiueiito'e I'altro. Fiiiclie la pila perde in -ciascun toccamento piu di qnello die riacquista nel tempo die scorre fra un tocca- mento e r altro , la tensione del suo polo agente verra stmpre piu scemando. Ova i gradi di tensione die riman- gono nella pila saranno piu prontia rientrare nella me- a , che per dir vero non proverebbero I' esaurimento , com' essi di- cono , delle sue potenze. Conveniajuo pure , che ottiina sa- rebbe la istituzione di un osservatorio meteorologico-vuL- cauico , nel quale uouiini istruiti tutte notassero le vicende del Vesuvio, gli efFetti da esse prodotti nell' atjnosfera » ^<5 STOniA DEI FENOMENX nel suolo, nel mare, e nella economia del regno vegetahile ed animale, e cosi pure P iaflueiiza dalle meteore delKat- niosfera esert;itata su le vulcaniclie elaborazioai. Strano e clie questo staljiliinento non eiitri nolle viste di nn sovra- no, cui , come essi dicono, si dee la gloria dcila introdu- zione delle scienze naturali in qnegli Stati , mentre essi "veggonsi inabilitati a piantare un osservatorio di tale na- tnra . e noi soggiugneremo ancora , di si grande importanza. Nella prima sezione si esaitiina lo staio del Vesnvio dair ernzione degli anni 1820 e 1821 fino ai primi di ot- tobre 1822. Nel primo articold si registrano i fenomeni del Vesnvio dall" eruzione suddetta del 1820 e del 1821 fino ai 2 3 di febbrajo 1822. Riduconsi queste in gran parte alle variazioni seguite nella forma del cratere e del cono , airapertnra formatasi alia sonnnita di nn cuno di recente foruiazione ( clie non vorremmo vedere nominato mainmello- /le); air apertura di altra hocca detta dagli antori obbliqua ; al passaggio dei rottami di lava e di pomici dallo stato d'in- coerenza ad una certa consistenza , la dove erano inter- namente riscaldati ; all' nscita di una quantita di vapori d' acido idroclorico; all' apertura di una voragine o di una bocca ampissima alia base del cono massimo , che si rivesti poi' di efllorescenzie di un sale bianchissimo , nel quale trovossi predominante 11 cioruro di sbdio ; alia con- servazione osservata nel fondo della voragine obbliqua di lino strato di neve della densita di un piede , la quale puo servire di prova della deliollssima attitudine delle nia- terie vulcaniclie a servire di conduttori , non amando noi di valerci in questo senso del vocabolo di condacibUita, Nell'articolo secondo si notano i fenomeni avvenuti du- ranti i mesi di feblirajo e di marzo dell' anno 1822 , e questi pure diedero argomento ad important! osservazioni. Nello sbocco di una corrente di fuoco si osservo clie gli sforzi del vulcraio presentavano periodi quasi analogbi ai paro- sismi di alcune umane inalattie. L' introduzione del nitro lA polvere nelle tre facce del monte intonacate di una pasta viscosa di materia candente , non produsse detona- 7,ione, ne scintillamento , ma il sale non fece cbe lique- farsi. Con altri esperimenti si riconobbe , die Tatmosfera crrcostante la lava in nioviinento , e la materia' candente e liquida della medesima, non erano nello stato elettrico , e con altri provossi , che la matelia della lava era nello DEL TESUTIO CCC. 8-? itato dell'aiia circostante. Molte circostanze si opposero e forse si oppoi-ranno sempve al desiderio di ottenere una niism^a anche approssimativa della temperatnra delle lave; si venue pero con alcune ricei'clie cliimiclie a conoscere cl>e la lava non conteneva acicli liberi , e che le sostanze solubili neir acqna consistevano in una cjuantita grande di acido idroclorico coiiibinato , in una piccola di acido sol- forico combinato ed in pocbissinia calce pariniente com- hinata. Si tento di raccogliere il funio die esalava da un torrente di fnoco, ma uon riuscendo qnesto n^^ pure col- Fajipnrecchio a mercurio , o pure coll' igio-igrometi-o , con- tenti furono gli osservatori di notare , clie quel fnnio noti dava odore di acido idoclorico , ne di solforoso o ammo- niacale , ma quello soltaiito leggerissimo deir idroclorato di ferro e di rame. Quel fumo non altero la liiitura del tornasole , ne quella delle viole; si credette adnnque com- po?to quasi interamente di vapori acquei con piccola nie- scolanza di sali , di ferro e di rame. La predizione di una nuova ernzioue , della quale si e pax'lato di sopra , fon- dossi nel giorno 28 di febbrajo 1822 su di una cessazione qnnsi istantanea delP accesso vulcanico , meuti'e le fortis- sime detonazioni e la sabbia bruniccia che usciva dal monte, annunziavano la presenza di materia liquida nel labora- torio del medesimo , e qnindi non dee riputarsi maravi- glioso die siasi essa verilicata. Si scopri in quell' occasione tra i prodotti della montagna ignivoma T acido solforoso, non niai trovato nelle lave dai piii illustri anticlii e re- centi osservatori , e ne pure dai signori Brcislak e Menard de la Groye. Si credette di poter concliiudere che gli acidi liberi non sieno contenuti nella lava nieutre e in attuale moviniento , ne tampoco nella sua materia alia tem- peratnra rosisa anche non piu scorrevole , ma die questi si manifestino alia sua superficie col favore dell' aria atmo- sferica." Weir articolo terzo si esamina lo stato della lava e del cratere nel giorno 16 marzo 1822; nel quarto s' istituisce un esame mineralogico e chimico dei prodotti dell' eruzioue. Sono questi la sabbia caduta ne' giorni 26 e 27 febbrajo e la lava del giorno 26 , nella quale si sono riconosciuti caratteri analoghi a quelli dei basaiti di d'AubuLsson. Nel qtiinto articolo si dcscrivono i prodotti dell' eruzioue al nu- lin.TO di diriannr>v<> ; nel seer cui la stessa supei ficie che porta le sementi diviene inferiore , e cosi vicevevsa. Esse stabiliscono un anello congiunto al genere Merisma , che ha pur Y abito delle Clavarie. I. Thelephora Hirsuta. T. ccRspitosa coriacea , lutescens , strigoso hirsuta subtus gla- bra. Persoon. syn. p. 671. Auricular ia reflexa. Bull. Champ, p. 282, tab. 274, et tab. 483, fig. I , 6. With. Brit. 3, p. 434. Sowerb, fang. f. 27. «. Lutea. Bull. Variet. 1 , t. 274. ossERVAzioiJi ecc. 93 J8. Fuliginosa. Bull. Variet. 2 , t. 488 fig. 3. y. Fusca. Bull. Far. 3, f. 483, fig. a. ^ Helvella rubiginosa. Dicks. Ciyptog. i , p. 20. ^. Cinny^a, Bull. Var. 4, t. 483, fig. 3. s- Varicgata Bull. Var. S, f. 48 3, fig. 5. ?. 4i^ietliystea Bull. Var. 6 , fig. 48 , fig. i . Questa auricularia e coriacea, assai delicata. La snper- ficie supeiioie e zonata e velutaia: T iiiferiore e vinifornie, sebbene qualche volta aiich' essa zonata lieveniente. Varia assai nel colore e nelle dimeiisioni. La prima A'^arieta e gialla , poscia fulva . al disotto , e cinerea nella supe- riore snpei-ficie. La secoiida e ciiierognola superiormente e fuligginosa al di sopra, di uii bruiio al disotto. La terza e fnliggiuosa al disopra^ di nn bruno al disotto. La quarta ha le due superficie cinerognole e la base divieii qualche volta nerastra. La qviinta ha la superficie inferlore, prima gialla poscia bruna. La sesta e cinerea o fuligginosa al di- s6pra , violetta , poscia vinosa al disotto. Cresce ella sopra gli alberi morti. M E R I S M A. Erectum , Coriacewn , Ramosum. Merisina. Per soon. Clavaria. Bull. Caratteri generici. Queste produzioni fungose appartene- vano un tempo alle Clavarie , e fu Persoon, clie ne for- mo codesto genere , e per un certo abito esteriore assai cliverso , e per la came costantemente molle , ma elasti- ca , siccome cuojo , die non puossi lacerare coi denti. I. Merisma Coiiaceiun. M. coriaceum-coriaceo moUiusculwn coralloidibus longitu- dinaliter striatis. N. D. C. syn. n. 268. Bull. 482 , fig. 2, Barel. , icon. 1260, 1266. Clavaria Coriacea. Biill. pag. 198, tab. 45a, f. 2. I rami di questo merisma sono piii o meno divisi e nu- merosi , ma sempre compressi , e per lo lungo- striati : le sommith costantemente verticali e recise, indi frangiate. II colore e bruno o nerastro. Cresce sul suolo nei boschi , ed io la trovai piii volte nel parco del principe di Bel- giojoso , specialraente in autunno , dopo la pioggia. 94 ossEKVAz. ecc. soru\ i sixtomi velenosi Hydiium. Aculci integri , teretes ( pileus manifestus ). Scipitata pilco plerisque. integro seu' orbiculari aut exciso. Hydnwn. Linn. Bull, systotremd , Hydawn , Odontia. Heri~ cium. Pers. Idihi. Caratteri generici. Git idai haiiiio la superficie iiiferiore e (jualche voka anco la superiore aniiata di punte ordiiiaria- uiente dirette verso terra. I grani sono situati verso T estre- mita di queste punte. Qualclie volta ne'' tempi di pioggia, le punte degli idni si rigonfiauo all' apice : esse ordina- liamente sono ciliiidriche, e qualche volta laniellose. Sono alcune coriacee , altre carnose. Nascono suUa terra, o sopra il troncQ degli alberi. 1. HydiiLtm squamosum. H. pileo carnoso coriaceo , umhiUcato wnbrino , squamis eras- sis suberectis obscurioribus. D. C. Syn. n. 298. Bull. tab. 409. Sclicpffer fung. Bav. tab. 140 et yS , flor. dan. tab. III. Quest' idno e coriaeeo, e di un color oscuro, il pedun- colo e senipre assai grosso: un cappello uiolto spesso con- vesso , seniinato al di sopra di maccliie brunastre e fel- pato: ritondo e largo da sei a dodici centinietri. L' in- ferior su]:»erjicie- e seminata da punte cilindriclie, prima biancbe alia somniita, poscia d' un grigio bruno : esso si osserva sopra il suolo, e cresce ordinariamente nelle selve. 2. Hydiium Repandam. H. incarnato — pallidum , carnoso • — fragile , pileo rugoso ftexiioso suhlobato glabra , aculeis crassmsculis : pluribus compressis , stlpite tuberose sub excentrico D. C. Syn. n. 292, Persoon. Syn. jx 555. Hydimm sinuatum. Bull. Champ, p. 3ri, t. 172. Rydnum repandunz Linn. spec. 1647, Vaill. Bot. Paris, ^t. H, f- 6, 7, 8. L' idno sinuoso e qualche volta bianco , ordinariamente • 1 1 = = 7 12: ossia per i R. si ebbe una gran- 7 . 02 ' dezza di espansione X = 0219. 5. 6. 7. Dai nioltiplici esperimenti dal nostro autore istituiti si ottenne costantemente per 1° R. di temperatura una grandezza di espansione del volume dell' aria raai mi- nore ad o • 021 e mai maggiore ad o . 022, per cui egli credo die deblja ritenersi come adeguato X = o . 02i5. SifFatto calcolo va correlativo colle osservazioni ed espe- rienze di Gay-Lussac , giacche una compressione quintu- plicata deir aria , mediante la quale accendesi 1' esca nel Jjattiruoco pneumatico , da secondo i risultati degii speri- menti di Prechtl una elevazione di temperatura = = 230" R. = 290° C. lo che difFerisce assai poco dal- r adequate di Gay-Lussac. 8. La temperatura dell' aria in una data altezza dal- r atniosfera puo quindi venir calcolata qualora si sa porre nella forraola al § 2 accennata il valore ritrovato di X = o . 02i5. Ma il decremento progressive della temperatura non e sempre regolare a motivo di tie speciali circostanze : 1." pel riscaldamento degli strati inferiori dell' atruosfera PARTE STUANIERA. I03 Operate dal sole^ 2.° pei vend (9) i quali portan seco a diverse altezze ora pochissimo ed ora molto calorico ; 3.° pel freddo (10) operato dalla evaporazione suUe iiion- tagne , per cui ad una iiiedesima altezza 1' aria e piii fredda presso le cime de' monti clie lungi dalle niedesime. Per tali motivi il calcolo rendesi piii sicuro quaato piii in alto si sale, il clie vien dimostrato dall'autore col pa- ragonare (i i) i risultati ottenuti dalla osservazione da Gay- Lussac nel suo secondo viaggio aereo dalle 2889 . 4 fino alle 3579 • 9 ^^^^ ^'^'^ quelle calcolate mediante il suo stroniento. Nel § 1 2 fassi 1' autore a considerare la temperatura dipendeate dal peso dell' atmosfera. Supposto clie in una parte di tale superficie , la cui temperatura metlia fosse di 10° R. e 28" del liar., esista una valle la cui profon- dita perpendicolare fosse di 4973 tese e uella quale il ])ar. segnasse 88", la temperatura sarebbe al fondo di quella valle = 80°. I vapori acquei esistenti in quell" aria avrelibero la denslta de' vapori al 28" del B. e 1' acqua non bollirebbe che verso il 109° R, II cielo nou darebbe a tale profondita a vedere die un azzurro sbiadato a motivo della dispersione della luce cagionata da aria e da, vapori pin densi ecc. Ad una profondita di 11 290 tese, ossia di tre miglia tedesclie allincirca ( essendo il bar. a 377") T aria diven- terebbe rovente (430° R.) , nel mentre che la temperatura della superficie della terra sarebbe = 1 0° R. Per la stessa ragione i cangiamenti del barometro lianno anche alia su- perficie della terra un influsso sui cangiamenti della tem- ])eratura. Pongliiamo p. e. clie il barometro dal 27" saiga al 38'', r aria inferiore diverra di —^ piii densa e in con- seguenza di — . o . 02i5 = 1° — -R. riscaldata, e in case opposto rafTreddata , nel caso sempre clie tal cangiamento di temperatura non venga per altri influssi a cessare. Da tali considerazioni si fa strada T autore a trattare ne"* susseguenti §§ dclle atmosfere di vapori sole o miste air aria si in astracto clie in concreto. Se si potessero avere a dlsposizione, die' egli al § 19, de' pozzl della pro- foi'iditii di 4 a 5ooo piedi e al loro fondo dilatati, il de- bole calore della terra vi si coacentrerebbe come iu un. 104 APPENDICE focolare e se ne otterrebbono de'vulcanl tli poca forza* il cui vapore acqueo poti-ebbe servire a riscaldare i fab- bricati od a muovere le macchine. Se al fondo del pozzo o della spaccatura si raccoglie deir acqua (20), essa assume la temperatura istessa delle sue pareti e del vapore die vi si trattiene. I macigni ri- scaldati e seniidecomposti cadono entro 1' acqua, la quale, trovandosi sotto tal peso al grado del calore rovente , li discioglie, squaglia e decompone e forma delle nuove com- binazioni colle terre ed in ispecie degl'idrati, i quali poi ad un grado mediocre di calore , siccome succede cogl' i- drati alcalini ed in ispecie coll' idi-ato di barite ., si squa- gliano , e perduta T acqua sono infusibili. ( Sorb, continuato. ) PARTE STRA.NIERA. I05 Congetture sulla cittd che ha fatto battere le medagUe attribtdte comiuiemente ad Iria (Hyria), cittd del- T Apidia ( Articolo inedlto tradotto dalt orlginale fraacese, del sig. i. Reynier dl Losanna (i) ). L, ;e medaglie delle quali imprendo a trattare sono cono- sciute da tutti i dilettanti di numisniatica. Si trovano nel regno di Napoli , dove, all' eccezione di qualcuna riinar- chevole per la singolarita della sua leggenda , esse non sono rare. In sulle prime cjuando s'inconiincio a prenderle in esanie venne suggerito dalla loro leggenda piu comune yPINAI che dovessero appartenere alia citta di Hyria nel- I'Apulia , e una tale appartenenza venne per lungo tempo riprodotta dagli archeologi , e sempre con accento duhita- tivo senza pero die fosse mai sottopOsta a una critica un po' rigorosa. Nuove indagini hanno finalmente provato che il dubbio era fondato ; si sono messe in campo di- verse opinioni suUa loro origine e si sono appoggiate a differenti motivi. II primo motivo e il luogo dove cotali medaglie si sco- prono il piii comuneraente e che deve sembrar quello dove r uso lor* come moneta dovea essere originario : ora non se ne trovano punto nel luogo ove Hyria era situata , come neppure ne' dintorni vicini della Puglia e della con- tea di Molise ; mentre poi il numero maggiore di quelle che si hanno furono trovate nella Campania. II secondo motivo si e che il loro modulo e la loro fabbricazione non hanno alcuna relazione di sorta colle (i) Autore delle seguenti opere : De I'ecoaomie puhlique e rurale des Cellcs , des Germains et des autres peuples du nord et du centre de rEurope. Un volume in 8.° — De I'Egypte sous la domination des Romain^. Un volume in 8.° — De Veconomie puhlique et rurale des Perses el des Pheniciens. Un volume in 8.° — De l\'conomie puhlique et rurale des Arahes et des Juifs. Un vo- lume in 8.° — Precis d'une collertion de medailles antiques, con- tenant la description de toures celles qui nont pas ete dccrites , ou qui soHt peu connues. Un vohniie in 8." { Queste opere si vendono in IMilano da Giuseppe Bocca, li-^ br.ijo sulla corsia dei Servi, piazza di S. Paolo.) I06 Al^TENDIOE niedaglie coiiosciute della Puglia , mentre i rapporti loro soao invece gli stessi di quelli delle raedaglle delle citta greche della Canipaaia , e quiiidi sembrano dinotare la medesima origlne. II terzo motivo sta nel loro tipo clie somiglla molto a quello delle piii antiche medaglie delle citta greche del- r ultima provincia sunimentovata. Aggiugiiero uix quarto motivo iinalmente die consiste in una istituzione ben conosciuta de'' popoli antichi , cioe clie le colonie conservavano abbastanza generalmente le divinita della loro niadre patria. — Hyria , dietro le tradi- zioni , dovea la sua origine a una colonia ah antiquo uscita di Greta (i) , mentre clie la testa di Minerva or- nata della civetta come ravvisasi suUe medaglie che sono del nostro argomento sembra invece indicare un' origine attica. Quest! motivi , tranne P ultimo , sono stati riconosciuti da molti antiquarj ed hanno servito di base a due opi- jiioni che furono projioste dai signori Avellino e Millingen, ambe le quali s*" accordano ad attribuire qneste medaglie ad una citta della Campania. II prirao ha pensato che clovessero appartenere alia citta di Sorrento ( Surrcntuni ), € per fiancheggiare la sua opinione ha fatto osservare ch' essa in greco e chiamata Supai/ov da Straljone (2) , e si serve della testimonianza di Servio (3) per pjrovare che i Greci hanno spesse volte usato il signia per esprimere r aspirazione delle altre lingue (4). II secondo ( M. Mil- lingen ) ha supposto che dovea avere un tempo esistito una citta Campana col nome d' Hyria della quale non fe- cero gli antichi veruna menzione (5). L' ultima di queste opinioni ofFre de' forti motivi per rigettarla, poiclie non sembra probabile che tutti gli an- tichi scrittori , e sopra tutti Strabone e Plinio clie hanno scritto di proposito sulla geogralia, abbiano potuto dimen- ticare una citta della Campania : fosse anche stata in ro- vina , la Campania era troppo nota ai Romani perchfe (i) Herod. L. 7 , c. 17. Strab. geogv. L. 6. (2) Strab. geogr. L. 6. (?)) Serv. ill /Eneid. Lib. 8 , v. 33o. (4) Avell. Ital. vcter. luimisui. Suppl. ad vol. i , p. 24» (Sj Milling, recueil de medailles grecques p. 1 3, PARTE STRA.NIERA. ICJ Plinio dovesse trasandarla. La prima opinione , piu veri- slmile in apparenza, incontra per altro delle grandissiuie diflicolta. Non si ha alcniia prova che Surrentum sia stata in verun tempo citta libera , che godesse della sua auto- nomia, e fosse per conseguenza in caso di far batter mo- neta col proprio conio. Dietro quanto ne riferiscono gli antichi bisogna piuttosto considerarla come citta che noa ha mai avata una tale importanza. In secondo luogo egli e tutt' altro che certo che I'Ypsilon dell' epigrafe di queste medaglie debba essere aspirato : si e attribuito un tale ufTicio al tratto perpendicolare che discende su questa let- tera ; ma siccome non esiste tampoco sopra tutte le me- daglie e non si trova sopra alcun altro antico monu:nento, cosi rimane molto dubbioso che quel segnale miri alia suc- cennata modLficazione letterale piuttosto che ad altra cosa. Si vede spesso suUe medaglie Sannitiche della guerra so- ciale la V con un punto sovrappostovi che piio aver avuta la stessa funzione , e non sembra guari che la lettera I della parola Italia ch' essa rappresenta sia mai stata aspi- rata. Dietro coteste coiisiderazioni non credo che Y opi- uione del sig. Avellino , quantunque la piii plausibile tra le proposte finora, possa neppur essa essere adottata. Ho quindi creduto che la quistione potesse esser ripresa a nuoyo esa- nie , e sono le congetture suggeritemi dalle indagini fatte su questo argomento che mi propongo di qui esporre. Mi pare fuor di dubbio die queste medaglie sieno Cam- pane : il loro modulo , la loro fabbrica , il loro peso , il loro tipo , tutto vi si riferisce , ed esse vi rassomigliauo tanto pill , quanto che le altre medaglie della stessa pro- vincia sono piu antiche. Quanfunque esse abl^iano moiti rapporti coHe piii antiche medaglie di Napoli aventi per tipo un bue a testa umana senza il genio che lo incoro- na , esse somigliano ben di piii alle piii antiche di Nola. Tutte due portano da un lato una testa di Minerva il cui elmo e ornato di una civetta e le cui figure hanno una rassomiglianza perfettissima. Al rovescio tutte e due Iianno un bue a testa umana' colla sovrapposta leggenda, Se non che sulle vine si legge NS^AAItiN e sulle altre TPINAI. Una cosi intera somiglianza mi e sembrato un indizio che queste medaglie appartengano alia stessa citta chiamata col suo noine §reco iielle uae , e col suo nonie Osco sulle altre. IC8 APPENDICE Per giudicare fino a qual puMo una tale congettura sia fondata gio<>^a alcun poco esaminare cio clie ci e noto delle antichita della citta di Nola. Per la testimonianza degli antichi essa era una coloiiia de' Calcidiesi die si era dappriraa stabilita nelle isole Pythecnse dalle quali passo in seguito sul continente (i). Questa einigrazione e posteriore alio stabil'ineiito di Cwnt e fors' aiiclie a quello di Palepoli che ha preceduto JVeapoU. Vellejo Pntercolo pretende dall'al- tro canto che Nola era una colonia fondata dagli Etru- schi (2). Gli uni e gli altri possono aver ragione. Si pu6 dare benissimo che abitatori di quelle due nazioni vi sieno "venuti in epoclie diverse. Non mi pare probabile che que- sta citta ( Nola ) situata nelP interno delle terre abbia ri- cevuto la prima sua fondazione da colonie venute per mare , perche elleno avrebbero preferito un sito piii vi- cino al mare :, molto meno i popoli di Calcide , isolani abituati alia marina , e a derivare da essa tutte le vie della loro fortuna. Se essi si stabilirono in un luogo che ne era lontano, e presumibile che vi fossero attratti da uno stabiliniento di gia formato prevenlivamente e dove si so- no uniti a' suoi antichi abitatori. Ci e noto per molte te- stimonianze che tutte le colonie greche della Campania aveano piu o meno adottate diverse instituzioni degli Osci antichi abitatori del paese , il che prova ch' essi si erano mischiati con loro. Se P osservazione si e fatta per Nea- poli , dove la vicinanza del mare moltiplicava le relazio- ni coir altre colonie greche e tendeva a maggiormente mantenervi le loro abitudini nazionali (3), bisogna ammet- terla ezlandio e con piu forte ragione per Nola situata plu addentro nelle terre. Un fatto tende ancora a provare il miscuglio accennato poc' anzi per questa citta , ed e che nel tempo in cui i suoi punti di contatto coi Romani hanno somministrata agP istorici P occasione di parlarne, essa ha quasi sempre mostrato colla sua coiidotta una predilezione decisa per gP interessi degli Osci ch'essa adot- tava con calore anche senza calcolare gli accident! che (i) Jiist. hist. L. 20. c. I. Sil. Ital. L. 12. v. i6i. Mortorelli dflle antiche colonie di Napoli T. 2. p. 65. (2) Veil. Paterc. L. I. c. 7. (?'J Strah, geogr. L. 5. PARTE STRA.NIERA. IO9 potevano riesclrle funesti (1). La cosa pare naturale allorche si auinielte die lino da'prinii tempi in cui i Greci vi si staliilirono vi formarono de" leganii cogli abitatori aborigeni e si mischiarono con essi. Da tutto cio cbe precede sembra die si possa risguar- dare come un fatto quasi diniostrato 1' esistenza di Nola come citta Osca anteriormente al tempo in cui i Calcidiesi vennero a stabilirvisi. Questa citta avea per conseguenza vin nome qualunque, perche non v" ebbe mai paese abi- tato cbe non fosse cbiamato con qualcbe nome da' suoi abitatori, ed e questo nome ch^io presumo indicato nel- r epigvafe delle medaglie di cui ci occupiamo. Puo darsi cbe essa non abbia mai acquistato una sufficiente impor- tanza per avere monete al suo conio cbe dopo la venuta de' coloni Calcidiesi. Si avra foi'se cominciato a porvi il suo antico nome , il solo die esistesse allora , e la difficolta che provarono i Greci artefici a esprimere un nome osco con caratteri della loro lingua avra fatta nascere la varieta cbe si osserva nella leggenda di queste medaglie snlle quali si trova TPINA . TPINAI . TPINI . TPIANOS . TPINE (2). Qualcbe volta T epigrafe si legge da sinistra a diritta, qualcbe volta essa e retrograda ; qualcbe volta , come gia dissi piu sopra , e sovrapposto all' T un segno perpen- dicolare^ ma il piii sovente vi manca. Simili variazioni nella maniera di scrivere il nome di una citta sulle sue proprie monete provano la difficolta in cui si sono trovati nelP esprimere la voce di una lingua coi caratteri e coir alfabeto di un' altra , e questo era il caso nostro , poicbe i greci artefici dovettero esprimere con caratteri greci il suoiio di una parola osca. • Piii tardi, allorquando il nome di Nola dato dai Greci a questa citta prevalse sul primo e sul piii antico , lo stesso tipo fu coiiservato , V epigrafe sola fu caiubiata e si pose NiiAAIiiN in vece di TPINAI. II bue con testa umana, o il Dio Hebon era comune a molti popoli della Campania i trovasi nelle loro medaglie con epigraii osche e con epigrafi grecbe : questi stessi popoli a un" epoca pill recente vi banno aggiunto lin genio cbe corona il (i.) Tir. Liv. passim. (a) Quest' ultima csiste uella uiia raccolta. no APPENDIOE bue, e Nola gli ha imitati. Quanto pol alia testa di Minerva clie porta una civetta sul suo elmo, essa era uii tipo naturale sulle mouete di una colonia proveniente da Cal- cide, ed originaria delf Attica (i). Nola di questa guisa riuniva sulle sue monete il Dio Hebon dcgli Oschi e la diviiiita da'' Calcidiesi venuti a riunirsi con essi loro. So si fa grazia a questa congettura clie mi pare la piu verisimile di tutte quelle proposte , per quanto mi sappia, finora , la citta di Nola avrebbe avuti due norai , Yrina in Osco , Nola in greco ,• come Pesto ne ha avuti due esso pure, Pcestum et Posidonia ; e le medaglie che portano il norae Osco sarebbero d"' un' epoca anteriore a quelle dove si legge il nome greco, o sarebbero almeno contem- poranee alle piu antiche di quest' ultime. Non mi nascondo Y obbiezione che mi si potra fare , cioe che nessnn autore ha mai parlato di questo doppio nome di Nola; ma giova anche osservare che gli scrittori aatichi liauno fatta pocliissima menzione di questa citta in tutti gli scrltti che giunsero fino a noi. Sembra ch' essa abbia cominciato a decadere verso la seconda guerra punica, ove fu lungamente esposta alle tribolazioni delle armate clie combattevano nelle sue vicinanze , e dopo la sua deca- denza non sara piu sembrata agli scrittori degna d' inda- garne le antichita^ ma si saranno limitati a parlare deg,li avveiiimenti storici in cui essa ebbe parte. Strabone e Plinio 1' lianno semplicemente annoverata nella lista delle citta della Campania senza aggiugnere veruna particolarita sulla sua antica esistenza , prova ch"" essa non occupava piu che un posto subalterno. Dopo di che non dee piu far sorpr6sa il silenzio de''classici antichi sul nome che gli OscI aveano dato a Nola e che era andato forse in di- suso , e percio V obbiezione del loro silenzio e molto meno forte che non sembrava da principio. Credo dunque clie si possa una volta per sempre e con buon fondamento at- tribuire a Nola tutte le medaglie , delle quali ci siarao occupati , come in fatti io le ho sotto quella citta regi- strate nel mio Precis d'une collection de medailles antiques ; a meno che non s'acquistino piu tardi prove positive e sicurc ch' esse appartcngano ad un' altra citta. (i) Strab. geogr. L. lo. Veil. Paterc. L, i. c. lo. Thucid. hist. L. 7. c. 87. PARTE STRA.NIERA. Ill Lettera inedlta dl Leonardo Eulero al sig. Lagrange. N. Iel volume 8.°, paglna 3o8 di questo giornale, ab- biamo fatto conoscere al pubblico una lettera del d'AIem- bert al nostro Lagrange , colla quale a nome di Federico lo invitava a sedere nella carica di Presidente dell' acca- deniia di Berlino , rimasta vacua per la partenza del ce- leberrimo geometra Leonardo Eulero. Essendo era giunta nelle nostre mani una lettera dell' Eulero medesimo , non meno di quella onorevole all' illustre niatematico italiano , ci facciamo solleciti a pubblicarla conservandone fedel- mente le parole , ed anclie qualche piccola iuesattezza di stile. Abbianio sotto gli occhi I'autografo di questa lettera il cui carattere potrebb' esser citato in appoggio della re- cente opinione del sig. Stephen Collet ( vedi Bibl. univ- raars. iBaS): la regolarita, la nitidezza dello scritto sem- brano presentarci una giusta immagine della chiarezza e precision delle idee che si ammira in tutte le opere Eix- leriane. Monsieur ec tres-cher confrere. Jc dois bien commencer pour vous demander mille par- dons de ce que j'ai si long terns difFere de vous repondre a la lettre obligeante , dont vous m'avez bien voulu lio- norer : je suis sans doute infininient cliarme que votre illustre societe a si bien recu les memoires , que j'ayois pris la liberie de vous envoyer,etje suis tout impatient de voir bientot le troisieme volume de vos ouvrages pour y voir la continuation de vos profondes recherches sur cette nouvelle partie de I'analyse dont les premiers prin- cipes meme ont ete inconnus , avant que vous en avez entrepris le developement avec le plus heureux succes : je me flatte que la presente foire de Leipsig me procu- rera ce precieux present. Mais pour justifier mon long silence je dois vous informer , monsieur , que depuis long- tems je me trouve dans le plus grand embarras ; qui m'a presque enticrement cmpechc de m'apliqucr a aucune re- cherche 5 et javois liontc de vous ccrire une Icttre tout 112 APPENDIGE a fait vukle de reclierches geometriques ; or aussi a Theure qu'il est je xi'en suis pas en etat, des graiides vaisoas ni'ayant deternune de solliciter ici nion conge pour retourner a Petersbonrg , on la plus avantageuse vocation de I'laipe- ratrice m'apelle. Vous savez sans doute que I'Academie de Russie est depuis quelque tenis fort tombe en deca- dence , niais maintenant Sa Majeste Iraperiale a forme le dessein de retablir cette Academie dans son ancien lustre et de lui donner meme plus d'eclat vu qu'elle y a destine un fond de 60000 roubl par an, Dans cette vue Sa Ma- jeste veut bien m'iionorer de sa liaute confiance en m'apel- lant pour diriger , et executer ce grand dessein , ou il s'agit principalement d'engager des grands liommes dans toutes les sciences pour venir s'etablir a Petersbourg , et y travailler a ravanceiuent des sciences. Vous compren- drez aisenient nionsiei\r qn^; vous avez ete le premier que j"ai propose a Sa Majeste Imperiale , et je m'estimerois in- finiment heureux si je pouvois vous persuader a accepter line telle vocation qui sera toujours aussi avantageuse que honorable pour vous. Je comprends bien , que le grand eloignement, et le climat rude vous causera d'abord une liorreur niais comme je connois parfaiteraent cet endroit y ayant sejourne pendant 14 ans , et que j'y retourne avec le plus grand empressement , je vous puis assurer que la ville de Petersbourg renferme a la fois tons les agremens , qu'on ne tvouve que separament dans les au- tres lieux , et qu'on y a des moyens de se garantir du froid de sorte qu'on y en est beaucoup moins incommode que dans les pays plus chauds. Je vous prie done mon- sieur de faire reflexion sur cette proposition et de m'en marqner A'^otre sentiment an plutot , avant que je parte d'ici ce qui pourroit bien encore trainer quelques mois. J'ai rhonneur d'etre avec la plus parfaite considei'atioa et le plus inviolable attachement Monsieur Berlin le 3 mai 1766. Votre tres-huinble et tres-obelssant serviteur L. EULEK. PARTE ITALIANA. Il3 PARTE 11. SCIENZE, LETTERS ED ARTI ITALIANE. OPERE PEaiODICHE. REGNO LOMBARDO-VENETO, dornale dl fisica^ cJumica, storia naturale ^ medlciiia ed arti, del pi-ofessorl P'letro Configliachi e Ga- spare Brugnatelli di Pavia. — Decade secorida, tomo 6.°, bimescre I. B, Parte prima. ' ORDONi. Delia disianza delle linee e delle superficle che hanao le normali comuni. — Driessen. De acidi niu- riatici prcesentia in aere atmosphajrico commentatio — Bellani. Di alcune proprieta del mercurio e del vetro , e delle difficolta che si soao finora pi*esentate nel deter- minare le loro dilatazioni. — Fusinieri. Delia forza di repulsione die si sviluppa fra le parti dei corpi ridotti a minime dimensioni. — Tadei. SulF iodnro di carbonio. — Bergamaschi. Gita botanica agli Apennini Boglelio e Lesime. Parte seconda. /. Progressi delle scienze naturali. Risultameati generali otteiinti intorno all' acqua del mare. — Nuovi schiarimenti sui feuomeni magnetici. — Azioiie elettro-magiietica dell' antimonio. — Sui confiiii clella espaiisioiie delP atmosfera. — Azione degli acidi suUe leghe delF acciajo. — Nuovo metodo per preparare r idrojod.ito di potassa. — Ideatita del cosi detto aciJo BIOL luL T. XXX. 8 114 APPENniCE della tremcntiiia con il succinico. — Struttura dello sto- niaco del cavallo. — Sulla presenza di encriniti in for- iiiazioni ter/iarie. — Nuovo uso del carbone animale. • — Bellissimo color verde. — '~ Articolo di geograiia Ijotanica estratto dalla Flora Veronese di Giro Pollini. GRANDUCATO DI TOSCANA. Antologla di Ftrenze , fascicolo 25.° Lettera dell' editore ai collaboratori , corrispondenti 'ed associati. — Istoria del giuri del sig. Aignan ( articolo 2.° ). . — Petrarca e Laura , romanzo della contessa di Qp.nlis.- — Almanacco agrario coinjiilato da Carlo Verri, — • Rapporto degli studj accademici dell" anno ' 182 i, 1822, letto il 29 dicembre nella solenne adunanza dell' I. R. Accademia dei Georgofili dal prof. Gl Gazzeri. — Viaggio al lago di Como e le Pellegrinazioni, di Davide Bertolotti. — • Ilde- gonda , novella di T. Grossi. — Raggnaglio dei progressi delle arti e nianifatture , .presentato all' adunanza solenne dell' I. R. Accademia dei Georgoiili il 2 gennajo , di F. Tartini Salvatici. — Inno ad Urania , del conte Folchino Schizzi. — Sugli spedali ed i soccorsi a domicilio. — La Ecienza del diritto commerclale terrestre e uiarittimo , co- stituito e costituendo , dell' avvocato Gio. Castmelli. — < Notizie suUa vaccina. — Memorie delle operazioni delle arinate alleate sotto il principe di Schwarzemberg ecc. durante il 181 3 e 18 14. — Ragguagli geogralici-e notizie di viaggiatorl. ' — Viaggio di un anno dall' ottobre 1821 al- I'ottolsre 1822. — Uonio mostruoso di Macao. — M. TuUii Ciceronis de re publica , qua? supersunt , edente Angelo Maio. — Adunanza solenne deirAccademia dei Georgofili del 29 dicembre. • — Lettera di un collaboratore al direttore dell'Antologia. — Lettera di S. Ciampi al marchese Cesare Luchesial. — Osservazioni nieteorologiche di dicembre. PA.RTE ITALIANA. Il5 BIBLIO GR AFI A. REGNO LOMBARDO-VENETO. Raccolta dl poemetti didascalici originall e tradotti. — Milano, 1822, dalla tipografia Destefanis a S. Ze- no^ a spese degli editori. Vol. io.° in i6.° Prezzo lir. 3 per volume. c, lONTEKGONSi in questo volume \e Notlzie biografiche di Marco Akenside col suo poemetto / Piaceri dell' immagina- zione; U Uccellagione , -poemetto di Antonio Tiraboschi Ve- ronese ; Alcone ossia Del governo del cani da caccia , poe- metto latino di Girolamo Fracastoro recato in versi italiani dal D. P. Alessandro Paravia^ Delia balia , di Luigi Tan- sillo ,• e le Notizie biografiche di Arato Solese co' suoi due poemetti / fenomeni ed / prognostici tradotti da A. M. Sal vini. Raccolta dl antichitd greche e romane ad nso degli artlsti disegiiate ed incise da Giovanni Bignoli , fascicolo V. — Mdano ^ 1823, presso V aiitore a S. B'larcellino ^ corsia del Broletto n.° 1854: si associa aiiche dalla ditta Pietro e Giuseppe Val- lardi in S. Margherita. Seguita sempre con egual precisione ed eleganza questa Raccolta in 4.° e siamo al V. fascicolo , ognun de' quali conticne 6 tavole come abbiam detto altre volte. Ecco il contenuto di quelle die abbiamo sotto gli occhi: i.° quattro busti di diverse Minerve ; 2.° le due figure o statue in piedi di Maramea e di Platina , e sotto un bassorilievo di Oreste che uccide Clitennestra ; 3.° due tripodi; 4.° quat- tn» tazze; 5.* due vasi figurati ; 0," quattro fregi. Il6 APPENDICE Ideolog,'ia csposta da Melchiorre Gioja , autore del Trattato del merlto c delle ricompeiise. — Milano , 1822-1823, col dpi di Giovanni Pirotta. Volumi 2 , di pug. 524, in 8.° Lir. 6. ( Di quest' opera daremo un estratto ne' prossimi qua- derni. ) Elenco delle opere stampate e pabblicate in Milano e sue provincie nel mese di marzo 1823. Aanali universali di medicina e chirurgia , compilati dal dott. Annibale Omodei. Milano , Destefanls , fascicoli 74.° e 75.% febbi-ajo e niarzo i823 , di pag. Saa, in 8." Prezzo lire 24 all' anno. Copie 600. Annuale omeletico , ossia raccolta di spiegazioni evangeli- che pel" tutte le solennita e feste dell' anno ecc. , del curaio D. Carlo Hota niilanese. Volume 5." ed ultimo. Milano, Nervetti , di pag. 342, in 8.° Lire 3. Copie 1000. Ape (T) italiana. Anno 2.°, vol. i.° Milano, Bettoni, fasc, b." di pag. 40 , in 8.° Cent. 5o. Copie Soo. Biblioteca portatile latrna, italiana e francese. Vol. a 3.°, elasse italiana, vol.. 3.° delle Poesie di Ossian tradotte da Melchior Cesarotti. Milano, Bettoni, di pag. lyS, in 12." Lire i. 5o. Copie i5oo. Biblioteca italiana. Milano , L R. stamperia di Governo , fasc. 86.% di pag. 144 , in 8." Lire 24 all' anno, Co- pie 800. Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne. Vol. 126.° contenente le Poesie del conte Gio. Fantoni. Mi- lano, Silvestri, di pag. 3.92, in i6.% con ritratto. Lire 3. Copie. I Soo. Colanna degli antichi storici greci volgarlzzati. Vol.^ 21.% i.° delle Istorie romane di Dione Ca5sio Coccejano , tra- dotte da Gio. Viviani. Milano, Sonzogno, di pag. Sao, in 8." .Lire 7. 07. Copie laaS. Conipendio della storia universale antica e moderna del conte di Stgur. Vol. 65.% 6." della Stoi-ia della Gi'an Brettagna dai primi tempi sino ai di nostii , di Gio. Ailnnis: traduzione dall' inglese di Davide i?erfoZom. Mi- lano, prcsso Fusi , Stella e coinp. , di pag. 2 So, ia il.'.', con trc rami. Lire 2. Copie 3 Soo. PARTE ITALIA.NA. II7 Condotta ( tlella ) da tenersi nella societa , opera dl Adolfo Knigge: traduzione libera dal tedesco dl R. A. con note di mi italiano. Milano , societa tipografica de' Classic! italiani ( Fusi , Stella e comp. ) , volumi 2 , di pa- gine 420, in 18. ° Lire 3. 20. Cople 1000. Corso ( triplice ) di sermoni pastorali sul vangelo di cia- scuna domenica dell' anno , di Gio Nep. Tscliupick: tra- duzione deir abate Giuseppe TegUo. Vol. 8. Como , Ostinelli , di pag. 840, in 8." Lire 2. 67. Copie 750. Gostiime ( del ) antico .e moderno di tntti i paesi e popoli del mondo. Milano , D. Giulio Ferrario , distribnzione 87." di pag. 72, in foglio, con rami. Lire 16. Copie 1000. Critica della ragion pura , dl Manuele Kant , tradotta dal tedesco dal cav. V. Mantovani. Vol. 7.' e 8.° Pavia , Bizzoni , di pag. 5 20, in 12. Lire 2 al volume. Cuore (il) del cristiano al sacfificio delFaltare ed al con- vito eucaristico, del canonico Francesco Michelesi. Descrizione storica dello spedale di Milano , con un det- tagliato catalogo de' pii benefattori del medesimo. Mi- lano, Brambllla, di pag. 82, in 16. Dictionnalre abrege des sciences medlcales. Tom. 5.°, sp- conde partie. Milano, Bettoni , di pag. 3o8, in 8." Lire 3. Copie 1000. Dizionario di chirurgia pratica , opera di Samuele Cooper : traduzione dal francese. Milano , Giusti , fascicolo i ." di pag. 160, in 8.° Lire 12 per ogni 6 fascicoli. Co- pie lySc. Dizionario di fisica e cliimica applicata alle arti , di Gio. Pozzi. Vol. 3." Milano, Batelli e Fanfani, fascicolo 2.* e 3." distribnzione 10." e 11." di pag. 190, in 8.°, con rami. Lire 2. 5o al fasc. Copie i5oo. Dizionario della favola o mitologia universale. Milano , Batelli e Fanfoni, fasc. 44.°e45.'', di pag. 96, in 8.% con rami. Lire 2. 36 al fasc. Copie 2000. Esercizio (divoto) per la festa del SS. Cuore di Gesu , cbe si celebra nella chiesa parrocchiale di S. Francesco di Paola. Milano, Pogliani, di pag. 24, in 12." cent. 19. Copie 5oo. Favolegglatorl (1) italiani, ossia Raccolta dellc migllori fa- vole scritte in italiano ecc. Milano , Batelli e Fanfani , •distribnzione 18." di pag. ij()^ in 16.°, con rami. Lir. i i5. Copie 1 5c (1. 1 1 8 A I' P E N D I C E Giornale di agrJcoltura , artl e commercio. Milano, Bram- billa, fasc. lO." e ii.°, ottobre e novembre 182a , di pagine 128, in 8.°, con rami. Lire 24 all' anno. Cop. 400. Giornale di iisica , chimica , storia naturale , medicina ed arti , dei professori P. Configliacclii e G. Brugnatelli. De- cade Iljtonio 6.° Pavia, Fusi e Calcagni , biniestre i.% di pag. 92, in 4.° Lire i5 all" anno. Copie aSo. Giornale d'indizj giudiziarj. Bergamo , Sonzogni , dal n." 7.° air 1 1 .° Giurisprudenza del codice civile universale austriaco , di- visa in diversi trattati esposti secondo P ordine delle materie in esso contenute, opera delPavvocato Giuseppe Carozzi, Vol 16." Milano, Pogliani , di pag. 460 in 8.' Lire 5. Copie 5oo. Heematuria (de) : dissertatio inauguralis. Pavia, Fusi e Calcagni, di pag. 24 in 8.° Gratis. Copie 100. Iconogralia greca di Ennio Quirino Visconti , tradotta dal ' dott. Gio. ia6u5. Vol. i." Milano, Destefanis , fasc. a." di pag. 48 in 8.° con i5 tavole. Lire 5. 10. Copie ySc. Interprete ( P ) milanese , ossia Guida di Milano per P an- no 3823. IVIilano , Visai , di pag. 644, in i6.° Lir. 3. Cop. 800. Kalendarium sanctee mantuanje ecclesiae pro anno 182 3. Mantova , Agazzi, di pag. 104 in 8." Lire i. Cop. 800. Libro ( questo ) si cblama le favolette esopiane approvate per Innocente Natanaeli. Milano, Silvestri, di pag. 80 in 8." Lire i. Copie 1000. Memorie sulla vita e sugli scritti del sacerdote Cosimo Ga- leazzo Scotti , professoi'e di storia naturale. Cremona , fratelli Manini, di pag. 260 in 8.° Lire 2. 3o. Cop. i5oo. Metodo da osservarsi nella cattedrale. di Cremona nel ce- lebrare le Litanie maggiori e minori. Ci'emona , Fera- boli , di pag. 122, in 12.° Copie looo. Morte (in) di Antonio Bodei, versi di Francesco Anibro- soli. Milano, Bettoni , di pag. 12 in foglio. Novena di S. Giuseppe. Milano, Pietro Agnelli, di pag. 8. in 16.° Cent. 3. Copie 1000. Odissea d' 0/nero nuovamente tradotta in ottava rima dal- P abate Eustacbio Fiocdii. Vol. i ." Pavia , Fusi e Cal- cagni, di pag. 546 ill 12.° Lire 4. Copie 5oo. OflRcium Bcatae Maria3 Virginis. Milano , Pogliani, di pa- gine 48 in foglio. PARTE ITALIANA. I lO Opere del padre Paolo Segneri. Vol 5." Brescia , Pasini , di pag. 334 in i6.° Lire i. 84. Copie. 1000. Opere raorali e scieiitificlie del padre Daniello Bartoli della compagnia di Gesu. Brescia , Foresti e Cristiani , di pa- giae 576 in 12.° Lire 3. 70. Copie laSo. "Opere scelte di Francesco A'garotti. Volume i.° Milano , ' societa tipografia de'Classici italiani, di pag. 578, in 8." col ritratto. Lir. 6. 95. Cop. 1000. Orlando furioso di Lodovico Ariosto, ornato di 5oo tavole in rame inventate, disegnate ed incise da Filippo Pistrucci. Milano, Bettoni, fasc. 14.° di pag. 47, in 8.° con 10 rami. Ortograiia ( sulla ) del contorno deir ombra propria del toro ordinario , Memoria del dottore Paolo Lanfossi. Mantova, Caranenti, di ^ag. iS, in 8.° con rame. Gratis Cop. 100. Pentecoste (la), inno di Alessandro Manzoni, colla ti-a- duzione latina in doppio metro dell'abate Luigi Belld. Cre- mona, Manini, di pag. 23, in 8.° Cent. 5o. Cop. 25o. Plutarco (il) austviaco, del harone di //b/-/najr: ti*aduzione dal tedesco illustrata con note. Volume 5.° Milano , L R, stamperia di Governo, fasc. i3.° di pag. i83 , in 8." Lir. 3. 04. Cop. 700. Poesie di Ugo Fo5Co/o. Pavia, Capelli, di pag. 72, in 12.' Lir. I. Cop. 1000. Quadro geograiico fislco politico storico di .tutti i paesi e popoli del mondo. Volume 9.°, 4.° dell' Africa. Milano, Carlo Bertone, fasc. 181, 182 e i83 di pag. 48, in 8.° con rami. Cent. 60 al fasc. Cop. 53o. Raccolta di poemetti didascalicl orlginali o tradotti, vo- lume 11." Milano, Destefanis , di pag. 256, in 16.' Lir. 3. Cop. 600. Raccolta ( scelta ) di romanzi. Volume Sol", 4.° dei Capi Scozzesi. Milano, Batelli e Fanfani , di pag. 221, in 18.°, con due rami. Lir. i. 60. Cop. 1000. Repertorio scelto ad uso de' teatri italiani compilato dal professore Gaetano Barhieri. Volume 1.° Milano, Ner- vetti, di pag. 388, in 16.'', con 5 rami. Lir. 3. 80. Cop. 700. RicogHtore (il). Milano, prcsso la societa tipografica doi . Classlci Itallnni . n.° "-)..'', febbrajo, di pa;;. 64., in 8.* Lir. T. 2 5. Cop. 75 o. 120 APPENDICE Romanzl storici di Walter-Scott. La prigione di Edlmburgo, o nuovi racconti del niio ostiere. Milaiio' Vincenzo Ferrario , volunii 4, di pag. iioa, in 12.° Lir. 9. oa. Cop. 1000. Saint-Clali- delle isole, ossia gli esigliati all'Isola di Barra, di madania di MontoUeu: traduzione di Luigi Motta. Vo- lume 4." Milano , Omobono Mauinl, di pagine 290, in 1 6.° Tutta I' opera lir. 8. Cop. 2000. Saggio di osservazioni siil taglio retto vescicale per I'estra- zione della pietra dalla vescica orinaria , di Antonio Scarpa. Pavia, Bolzani, di pag. 6a, in 4.% con ua ranie. Lir. 4. Cop. aSo. Saggio suir introduzione enciclopedica alio studio politico legale. Volume i ." Bergamo, Mazzoleni, di pag. 292, in 8.° Lir. 4. Cop. 5co. Scoperta ( nuova ) importantissima comprovata da' piu felici esperinienti per preservare le campagne dalla graiidine , presentata per la pi-ima volta all' Italia, del rev. Paolo Beltrami. Milano, Brambilla, di pag. ay, in 8.° Lir. 1. Cop. 1000. Sostituzioni ( delle ) e dei fedecommessi secondo i principj geuerali del Codice civile universale austriaco e del diritto romano, di Antonio Ascona. Milano, Pirotta, di pag. a6o, in 8.° Lir. a. 5o. Cop. jSo. Storia di due celebri recenti conversioni di un protestante e di un rabbino. Milano, Visai , di pag. 3a , in 16." Teatro coniico, di F. Augusto Bon di Venezia. Volume i.** Milano, Nervetti, di pag. 296, in 16. ° Lir. a. Cop. 760. Teatro scelto italiano antico e moderno. Vx>lume la.*, a." delle tragedie del cav. Vincenzo Monti, edizione rive- duta dalPautore. Milano, societa tipograiica de" Classici italianl , di pag. 220, in 3a. ° Lir. a. 40. Cop. i5oo. — — Volume 16.° I ." delle Opere di pietro Metastasio , di pag. ai2, con un ritratto. Lir. 2. 62 Cop. 1700. Tebaldo e Isolina , melodramnia erolco da rappresentarsi nel teatro Carcano nella quarcsima del 1823. INlilano, Dova, di pag. 40, in 12." Lir. i. Cop. aSo. Tratteniinenti spirituali con Dio. Milano , Manlnl , di pag. 3a4, in 33.° con un rame. Lir. i. Cop. 35oo. 'Versi in lode di Gio. Battista Velluti. Mantova, Caranentt, di pag. 16, in 8." Gratis. Cop. 3oo. PARTE ITALIANA. 121 Via crucis del l^eato Leonardo da Porto Maurizlo. Milano, Tamburini , di pag. 48, in 18.' con rami. Cent. 76. Cop. 5oo. Virtu e meraviglie del venerabile padre D. Francesco Saverio Maria Bianchi , barnabita di Napoli. Milano , Rivolta, di pag. 98, in 8.% con un ritratto. Lir. i. 25. Cop. 1000. Musica. Biblioteca di musica nioderna contenente le migliori pro- duzioni dei maestri piix rinomati dell' eta nostra. Anno 3.% classe 4.* , fasc. 24.° e aS." Anno 4.°, classe 4." , fasc. i.° e 2.° — classe 2.' , fasc. 5." e 6.° — classe 3." , fasc. 2.° e 3.° — classe 4.* , fasc. 3." e 4.° — classe 5.° , fasc. 5.°, 6." e 7.° — i classe 6.', fasc. 3.° e 4.° Milano, Ricordi. Lir. 2. 3o al fasc. per gli associati, e pei non associati. Lir. 3. 44. Cavatina = non lo trovo qui, non c'e = del maestro Fe- licianc Strepponi nell' opera il Maritxt nubile. Milano , Luigi Bertuzzi. Lir. i. 5o. Pastorale di Benedetto Caralli ridotta per piano forte ed organo dal fratello di lui Carlo. Milano , Antonio Garulll. Cent. 80. Inclsioni. Atlante ( grande ) universale, contenente FAmerica meri- dionale e I'America settentrionale. Milano , Stucchi. Deposizione di Gesii Cristo dalla crcce cbe si venera neir insigne basilica parroccliiale di S. Satiro in Milano, disegnata da C. Ariend ed incisa da Gallo GalUna. Mi- lano, presso agostino Comerio. S. Monaca, S. Elisabetta, S. Agnese, S. Cecilia, B. V. im- macolata, S.OrsoIa, S. Anna, B. V. del soccorso. Mi- lano, Pietro e Giuseppe Vallardi. Per ciascuna Cent. 10, Opere del cav. Andrea Appiani incise da Michele Bisi. Milano, presso T incisore , in foglio, distribuzione terza. Lir. i8. Occupazioni ( le ) ri^-ali , di^LucrezIa Scotti. In foglio. Lir. 3. Prospetto del nuovo tcatro in Mantova: cav. L. Ccinonica regio architetto invento ; Angelo Campi disegno ed in- cise. Mantova , Piatti. Lir. j . Ritratti (cento) d" illustri italiani. Milano, Bcttoni, fasc. 7.° Lir. 10. laa ATPENDXCE Elenco delle op ere stamp ate e pubblicate in Venezia € sue provincie nel mese dl marzo iSaS. Almanacco civile della citta di Ceneda ed ecclesiastico della diocesi , di Matteo Cagnani. Ceneda , Cagiiani , di pag. 54 in 16. Cent. yS. Cop. i5o. Arte ( dell' ) papirografica : lettera del conte cav. Leopoldo Cicognara. Vei'ona , eredi Moroni, di pag. 12, in 12.° Cent. 5o. Cop. 200. Biblioteca Canoviana , ossia Raccolta delle migliori prose^ e de' piu scelti componimenti poetici sulla vita , sulle opere ed in morte di Antonio Canova. Tomo i.° Ve- nezia, Parolari, fasc i .% di pag. 64, in 8.° Cent. 69. Cop. 760. Biografia viniversale antica e moderna : opera afFatto nuova compilata in Francia da una societa di dotti , ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e correzioni. Vol. 6.° Venezia, presso G. B. Missiaglia, di jDag. 477, in 8.° Lir. 6. Cop. 1200, CoUezione dei piii pregevoli monvimenti sepolcrali della citta di Venezia e sue isole. Venezia, Picotti, fasc. 3,*j in 4.°, con 5 tavole. Lir. 5. Cop. 2000. Commedie di Carlo Goldoni. Tomo i." Venezia , Tasso, di pag. 23o, in 8.°, con 4 rami. Lir. 2. 26. Cop. 1000. Coramentario ( breve ) , del dottor Francesco Vasani Ve- ronese , air esanie delle Osservazioni sulla storia d' una sinoca-reumatica gastrica. Venezia , Mosca, di pag. 9 1 , in 8.° Gratis. Cop. i5o. Conferenze di disinganno, fatte ad istanza d' vxn cavaliere e di una dama per illuminare ed istruire i loro figli : opera del sacerdote Gio. Contavalli bolognese. Vol." 1." S. Daniele , Biasutti, di pag. 890 , in 8.° Lir. 2. 60. Cop. 5oo, Corona di dodici novene per prepararsi divotamente alle feste della Santissima Vergine. Treviso , Palucllo, di pag. 70 , in 12." Cent. iS.^Cop. ^co. Descrizione del tempio della Madonna di Campagna :, ar- chitettura di Michele Sammicheli Veronese. Verona , Ercdi Moroni, di pag. 8, in 4.°, con 2 tavole. Cent. 80. Cop. 5oo. Dlzionario sacro liturgico, die comprende le rubriclie del Breviario, ?.Iessale e Rituale romano , ecc. , di Giovanni PARTE ITALIA.NA. 123 DIclich, sacerdote veneto. Venezia, Rizzi , dl pag. 64, in 8." Cent. 40. Cop. 3oo. Educazione cristiana , ossia Catecliisrao univ^ersale, di D. Santo Cimarosto. Yol. if).° Venezia, Curti , di pag. 3o2, in 8.° Lir. i. 5o. Cop. 5oo. Effemeridi politiclie, letterarie e religiose del mese di lu- glio. Verona, societa tipografica, di pag. 268, in 8." Lir. 3. Cop. 5oo. Elogio funebre di D. Anibrogio Piceni parroco di Cassia- no , letto da D. Luigi Montan regio censore. Venezia , Picotti, di pag. 18 , in 8.° Lir. i. 40. Cop. Boo. Epatitide (de) : dissertatio pro assequeudo in remedia docto- ris gradu habita. Fadova, Penada , di pag. 10, in 8.°, Cop. 120. Epistola pastoralis Josephi Grasserii , Dei et apostolic^ Sedis gratia episcopi Tarvisini. Venezia, Alvisopoli, di pag. 14, in 4.° Gratis. Cop. 800. Esercizio .( il santo ) della Via Crncis , die si fa pubbli- camente una volta al raese nella cliiesa pari'occliiale di Pesina. Verona, eredi Moroni, di pag. 34, in 12.° Cent. 10. Cop. 5oo. FaTole scelte di Fedro liberto di Augnsto , illustrate da Pietro Siniionato, con analisi, annotazioni e sentenze. Tom. 1.° Venezia, Rizzi, fasc. 2.° di pag. 112, in 8.° Cent. 70. Cop. 5oo. Galleria degli uomini illustri delle provincie Austro-Ve- nete nel secolo 18.°, pubblicata a cura di B. Gamha. Venezia, Alvisopoli, fasc. y.°, di pag. 6, in 8.°, con G rami. Lir. 2. Cop. 5oo. Giornale delle scienze e lettere delle provincie Venete. Tre- viso , . Andreola , fasc. 21.°, di pag. 56, in 8." Lir. 12 all' anno. Cop. 3oo. deir Italiana Letteratura , compilato da una societa di letterati italiani. Padova„ stamperia del Seminario , fasc. 55.°, di pag. 192, in 8.° Lir. 16 all' anno. Cop. 200. teatrale , ossia scelto Teatro inedito italiano , te- desco e francese. Venezia, Rizzi, fasc. 76.", 77.°, 78." contenenti: Avarizia e virdi, draiinua di Falegio : il Ma- trimonio per sepoltura., comniedia; Gelcossa, azione traijica in 5 atti dl Giacopo Crescini: la Bella pittrice , commedia di road, di Genlis , tradotta da Antonio Piazza bresciano ; Imelda dei Lambertazzi , drainma del cav. Gambara-^ e 124 APPENDIGE la farsa Quattro sentinelle ad un posto , In 8.", di pa*'. 3 60 complessivamente. Cent. yS per fasc. Cop. yoo. Immagine ( 1' ) della B. V. delle grazie , che si veaera ia Este : stanze di Pietro Qentilini. Padova , stamperia del Seminario, di pag. 47. Gratis. Cop. 220. Istituziooi di patologia generate , del prof. Angelo dalla Decima. Parte 3.' Padova, stamperia del Seminario » di pag. 4.06, in 8." Lir. 3. Cop. 412. Lettera pastorale di mons. Giuseppe Grasser , vescovo di Treviso. Venezia , Alvisopoli, di pag. 1 8 ia 4.° Gratis. Cop. 1000. Lettere inedite del beato Gregorio Barbarigo , pubblicate per 1' ingresso di mons. Giuseppe Grasser al vescovato di Treviso. Ivi, A^dreola, di pag. 49 , in 4.° Cent. 33. Memorie deU'avv. Carlo Gokhrd per servire^ all' istoria della sua vita e a quella del suo teatro. Venezia , Molinari. Vol. 2.°, 3." e 4.° di pag. 765, in 8.° Lir. i. 25 per volume. Cop. i2 5o. Opere ( le ) di Buffoii nuovamente ordinate ecc. dal conte di Lacepede. Vol. 3i.° Venezia , presso G. B. MIssiaglia, di pag. 517 in 8.°, coUa ao.a distribuzione di tavole lir. 10. 09. Ora eucarlstica, ovvero metodo facile per passare un' ora davanti 1' Augustlssimo Sacramento. Venezia , RIzzl , di pag. 46 , in 12.°, con un rame. Gratis. Cople 5oo. Ortografia enciclopedica universale della lingua italiana. Venezia, Parolari, fascicolo 2.° di pag. 11, In 4.° Cen- teslmi 78. Cop. 1400. Preservazione ( della ) dei bambini. Memoria pubbllcata neir occasione delle nozze Andretta Bernardi dal dottor Francesco Trevisan. Treviso. Trento. Gratis. Cop. 170. Regolamento per la fraterna generate di culto e benefi- cenza degll Israelltl di Venezia. Ivi, Santini, di pag. 16, in 4.° Gratis. Cop. 5oo. Storia della citta di VIcenza , di SUvestro CasteUini. Vi- cenza , Parlsl. Vol. 10. ° al 14.°, di pag. 1227 comples- sivamente, in 8." Lir. 2 per volume. Cop. 200. Saggio suUa educazlone flslca de' fancIuUi , del dottor Ri- r.ier , tradotto in itallano con annotazloiil. Venezia, G. P). MIssiaglia, di pag. i3o, in 8.° Lir. 2. Cop. Soo. intorno ad alcnnl rami di agrlcoltura drlla jirovincia di Padova, e degli ostacoli ad essa dannosi,^ di Pasquale 1'A.RTE ITALIA.NA. 12$ Coppin. PaJova , staniperia della Minerva, di pag. ia5, ia 8.° Gratis. Cop. 80. Souimario delle iiidulgenze concesse da varj sommi poa- tefici alle confraternite del Santissimo in S. Andrea di Treviso. Ivi, Trento , di pag. 8, in 8.° Cop. 600. Somao ( de ) : dissertatio inauguralls qviam ad doctoi'is graduin in medicina assecfuenduni edita a D. Cesare Gallotd. Padova, Crescini , di pag. 8, in 8." Cop. i5o. Spiegazione pastoi\ile ordinata degli Evangeli , dell' ab. don Francesco Molena. Tomo 1 .° Venezia , Parolari , di pag. 3 1 2, in 8.° Lir. a. 40, Cop. 928. Teati-o di Kotzebue , tradotto ed accomodate al gusto delle scene italiane. Tomo 5.° Verona, Societa tipografica , in 12.°, fasc. 2.° di 192 pag. contenente : / parenti, dramma in 5 atti, e Gl' infelici , farsa. Lir. i. 86: per gli associati lir. i. 56. Teseide (la): canti. Verona, eredi Moroni, di pag. 5o, in 8.° Gratis, Cop. i So. Testamento ( nuovo ) del N. S. G. C. , secondo la volga- ta , tradotto in lingua italiana e con annotazioni di- cliiarato da mons. Antonio Martini arcivescovo di Fi- renze. Venezia, Tasso , in 8.° Vol. 21.'* al 24.° di pag. 1487 complessjvamente Lir. 9. 70. Cop. 1100. Visione del prete Vincenzo Butturini in occasione die ce- lebra la prima Messa D. Alessandro Gripoli. Verona , Ramanzini, di pag. 8, in 8.° Gratis, Cop. 120. Vite ( le ) degli uoniini illustri di Plutarco. Vol. 9.° Udi- ne, Mm-ero , di pag. 809, in 8." con 3 rami. Lir. 2. 78. Cop. 1600. Incisioni. Ecce Homo. Venezia , Viero. Gratis. Cop. 280. Gibilterra,- carta, geograiica disegnata ed incisa dal cap. Basilio Lasinio. Lir. 4. Cop. 5oo. Giuseppe ( san ). Venezia, Viero. Gratis. Immagini (otto) di santi , in forma ovale disegnati ed in- cisi da Marco Nalle. Vicenza , Nalle. Lir. 3., 10. Cop. 2000. — — a figura intiera. Vicenza, Nalle. Lir. 3^ Cop. 2000. Pianta della regia citta di Treviso , disegnata ed incisa dal cap. B. Lasinio. Tveviso , presso 1' autore. Lir. i. Cop. 3oo. PorUi Savonarola in Padova. Ivi, fratelli Gaiuba, ;a6 APPENDICE llaccolta de' piii scelti ornati che si trovano sparsi nella regia citta di Yenezia , disegnati da Carlo Simonetti ed incisi da Marco Prosperini , alunni delP I. R. Accade- inia veiieta di belle airti. Yenezia, Prosperini , fasc. 4.* con 4 tavole. Lir. i. 2 5. Cop. 260. Tempio degli Eremitani in Padova. Ivi , fratelli Gamba. Lir. I. 5o. Cop. 3 00. Veduta della piazza della Bra e della corsa de' cavalli se- guita ill Verona il 10 dicembre i8aa. Lir. i. So. Cop. 3oo. PIEMONTE. M. Atd Plaiiti comcedioe qucs extant ex recensione F. H. BoTHE. Tomus secimdus. - — Augustoe Taari- noriim ^ 1822, ex typis viduoe Pomba et fUlorum, in 8.° Non parliamo di questo secondo volume di Plauto , se non per niostrare con quanta lodevole soUecitudine conti- nuino que' beneraeriti editori la coUezione da essi intra- presa degli scrittori latini. Contiene questo volume le sei comniedie , la Casina , la Cistellaria , il Curculione , 1' Epidico , i Menecmi ed il Mer- catante. Si soggiugne in fine un' avvertenza, die nella prima edizione del Boilie e stata riconosciuta falsa I' enu- merazione dei versi; e siccome il cangiarla avrebbe por- tata una confusione grandissima per la quantita delle ci- tazioni dei versi nolle note , hanno giudicato opportune gli editori di non alterare punto quclla enumerazione, tutto- che fallace, perche alnieno cosi trovansi le note corri- spondeuti al testo , il che dee riuscire di coniodo gran- dissimo ai lettori. Una pagina si e pure aggiunta a questo volume di cor- rezioni al primo ed al secondo volume, dalla quale pero 1 isulta , die gli errori sono scarsissiuii , occupata essendo quella pagina stessa in gran parte da una varia lezione , o piuttosto dalla correzione di una scena tra Bacchide e Nicobolo fatta sul testo Gronoviano , giacclie qualclie man- canza poteva ragionevolmente sospettarsi in quello dal Bothe pubblicato. Del rimanente 1' edizione progredisce col metodo eguale , e con egnale accuratezza come nei pre- cedent! volumi ; e noi continuiamo ad augurare agli edi- tori lena , coraggio e prosperi successi. PARTE ITALIA.NA. 1 27 GORRISPONDENZA. P. S. alia scconda lettera del sig. Giuseppe Carp an i iiiserita nel presente quademo , pag- 3. L, iE maccliine del sig. Conte sono in nioto come i te- legrafi in tempo di guerra. Mi portano or ora un altro 6UO Saggio sulla pittura itallana , dojjo del quale 1' erudite inaccliiniere instancabile ce ne promette lui altro sulla scul- tura ed uno sulF architettura , ai quali non dubito , ter- ranno dietro degli altri siilla poesia , sul commercLo , sul- V agricoUura , sulla storia naturale delf Italia , e tocca via, sui costiimi, sulle Icggi, la rcligione, le opinioni ecc. Tanto e vero cio che scrissi nella mia prima, che colla macchina i libri si fanno dormendo , e da chiunque vuole , ed in brevissimo tempo. Del succennato Saggio sulla pittura ita- llana , io , dopo gli elogi dl qualche gazzettiere , per ve- rita non ne lessi clie 1' indice delle materie , e , non sine causa , il solo ultimo capitolo , e basta. II resto lo legga clii ha buon tempo. Quello che posso dirvi si e che anche questa e opera tirata a braccio, se non che ove la mac- china del Saggio sulla musica era di ragione dei signori Chodron e Fajolle, quella del Saggio sulla pittura appartiene al celebre abate Laiizi ed ha per titolo Storia della pit tura ecc. Questa volta il sig. Conte non potea scegliere migliore ordigno. Gli auguro la stessa sorte per gli altri innumerevoli saggi che ci dara, onde fornire buon pascolo a que' non pochi che per ismania di leggere bene spesso aera captant. Lettera al Dlrettore dl questa Blblioteca Itallana. Pregiatissimo signore ed amico , ' J_,CC0MI fedele, sebljene un po'tardo, nel mantenere la parola. Esiste in questa publjlica Biblioteca il raanosci-itto 128 APPENDICE d«Ila verslone Itallaiia deirEnriade di Voltaire fatta dal- r abate Gio. Marenzi. Questa versione e preceduta da una icttera del Marenzi a Voltaire , scritta , per quanto a me senibra, con qualche venusta di stile, e dalla risposta del filosofo di Ferney onorevole al traduttore ed all' Italia. Le unisco copia dell' una e delP alti-a. Rignardo alia Versione ho trascritto II principio del i." Canto , ed ho aggiunta ancora la descrizione della modestia della bella d'Estrees tolta dal canto nono, perche so die questa descrizione piaceva moltissimo nell" originale al cele- bre nostro Cocchi. II signor abate Marenzi , niorto In avanzata eta suUa fine dello scorso secolo, apparteneva ad una famiglla patrizia di questa provincia. Era persona di molta coltura e di amena societa. Passava la maggior parte della vita in Ro- mano , grosso paese del Bergamasco , occupandosi di libri e di caccia. Gradisca le proteste di una distlnta stinia e pari amicizia. Bergamo, ao marzo 182 3. Dev. aff. servitore ed amico Agostino Salvioni. AL nobile sig. di Voltaire , autore delt Enriade. ' Eccovi, lUust."" signore, 1' Enriade tradotta in versi scioiti italiani da persona , che non ha nome alcuno nella re- pubblica delle lettere, e che, a dir vero, tal non e, che o per esercizio di studj , o per Ingegno merlti di averne. Se dopo una confessione cosi verace ed ingenua , mi chie- deste per qviale avventura io mi sia messo ad un' inipresa che non e pero si agevole, io non mi tratterro a dirvi , che gli altrui stimoli , la mia compiacenza e simili novelle mi ci hanno mosso : vi diro bene schlettamente , che giacendo r opera compiuta , comeche siasi , fra' miei scartafacci , e "venendomi talvolta alle mani , spiacquemi di vederla pe- rire , siccome quella che , se non altro , tien dal soggetto un aliito gentile : ne risolvendomi tuttavia qual uso ap- punto fame , mi passo in testa , che spiacere non potesse al famoso autore una traduzione letterale dei versi fran- cesi. Perche non giudicando io , che basti tradurre il senso degli autori , ma sia d' uopo tradurre la maniera clie hanno scelta per esprimerlo f, vedrete se cio io abbia scru- polosameute osservato : trattane la proprieta ne' modi del PARtE ITALIVNA. 120 »Urc , che ha ogiii linguaggio , che io ho procurato al mio di conservare. Ma ogni ahro esame o cjuestione da parte lasciaiido stare , mi ristringero a dirvi quel solo che e assolutameate necessario. Io ho seguita F edizione di Zurigo deir Orell e compagni del 38 ; ed esseiidomi giunta poi alle mani 1' edizione ultima di Ginevra, xiella quale lio vedute molte cose aggiunte e mutate , la mia natural pigrezza mi ha tenuto da iiitrajjrendere nuovo lavoro , e mi son contentato di torre qualche verso e d' inserirvi 1 elogio del Colbert, die mi parve pure da non dover essere ommesso. Necessario stimo egualmente di avvertirvi, che io non sono cosi privo di giudizio , che io non conosca a chi niandi , e cosa sia questa infelice scrittura. Ghie- stovene rivercntemente perdono, soggiungero sinceramente, che io non fo professione di letteratura : studio , come cac- cio ne' boschi per mio divertimento unicamente , e per avere di die passarmi a mio talento delle compagnie inu- tili o stucchevoli. Resia che voi compiate il mio desiderio con farmi segno di gradire questa mia fatica posta intorno al celebre vostro poema. Ve la indirizzo scritta di mia mano malamente piuttosto che con caratteri altrui , ed ho avuto ragione di farlo. Con Io scritto io ini ofFro a voi per quanto vaglio , ed alia vostra pregiatissima gi-azia senza fine mi raccomando. Di voi 5 illustrissimo Signoi-e , Divot. Obb. Servitor vero Giovanni Marenzi. Risposta del signor Voltaire 12 fc'iicr 1770 a Fcmey. Monsieur Je vous anrais remercie plutot de I'honneur, que vous me faites se j'avais ete assez heureux pour etre en etat de lire la traduction dans la quelle vous m'embellissez. Des fluxions tres dangereuses qui me tombent sur les yeux dans le tems des neiges , me privent alors entierement de la vue. Ses que je les ai pu ouvrir ils m'ont servi a lire votre belle traduction. Je suis partage entre Testime , et la recon- naissance. Je compte h'len faire imprimer votre ouvrage a Geneve. II est bien flateur pour la France que 1' Italic , la nibl. ItaL T. XXX. 9 l3o APPENDICE mere des beaux arts, daigne nous trailer en soeur, mais elle sera toujours notre soeur ainee. Pour moi je la regar- derai toujours coinnie ma mere. Asgieez mes sinceres remerciements , et tous les sen- timents" avec les quels j'ai riionneur d'etre , Monsieur Votres tres-liumble, et tres-obeissant serviteur Voltaire , gentilhomme ord. de la chambre du Roy. Canto priino dell' Enriade. Canto I'eroe, ch' ebbe di Francia il regno Per diritto di sangue , e di conquista. Ei da lungbe sventure aprese Tarte Di regiiare : pose fazioni in calma , E viiicer seppe, e perdonar: disperse Mena, I'lspan, la Lega , e fu de" suoi Sudditi al fine A'incitore e padre. Scendi dal cielo veritate augusta, Spandi sni scritti miei tua forza e lume. S'avvezzino i lie a udirti. Esser tu sola Dei la maestra lor: le nazioni Veagan della discordia i tristi efFetti. Di come da costei turbate furo Le nostre region. Gli error de'regi, E de'popoli narra le sventure. Canto nono, verso la meta. I/aurato crin, che in preda a' venti ondeggia II nascente tesor del seno or vela. Or Tineffabil sua bellezza scopre. E piu aiuabile ancor , perche modesta ; Non di quella modestia austera e trista Che gli amor scaccia, e la belta scolora; Ma di quel pudor dolce ed innocente Che di rossor divin tinge la fronte, Rispetto inspira , ed i desiri infiamma , E fa del vlncitoic avventuroso II diletto maga;ior. PARTE ITALIA^NA.. l3j_ Alcuni cerini delt abate Francesco Villardi sopra varli giudtcj puhblicad da an Qiornalista italinno. — Venezia, i8a3, coi tipi dl Giuseppe Moliaad edi- tore , di. pag. 53 , in 8.° OlAMO ben certi che a niuiio sara bastato T animo di ver- sarsi nello stomaco tutto 11 gelo delle cinquantatri? lunghe pagine lucubiate da quella innocente creatura deil' abate Francesco Villardi (i)f, e questa intima persuasione c"' im- pone r obljligo di dime qvialche cosa a' nostri lettori. II dablien uomo ci accusa di mordere col nostra Glornale la fama de' piii grandi ingegni d' Italia (pag- 6); di tac- ciar d' impostura la scienza de' Morcelli e de' Schiassi ( pag. 44 , 52 ) ; di deridere le fdici scoperte dell' abate Maj (pag. 34); di prorompere in invettive contro i piii eccellenti artisti ( pag. 38 ) ^ di essere ingiusti contro il Bosmini ad onta degli elogi profusi in tanti altri giornali ( pag. 16 ) ^ di avere stuzzicato sotto mano or questo or qiiello a scrivere contro la Proposta di alcune correzioni e giunte al Vocabo- lario della Crusca (pag. 28 )i di avere per mera aniinosita personale preterinesse alcune insigni opere, come p. e. il Glor- nale di Treviso , la traduzione della Georgica dell' abate Trento , il Trattato sopra gli Anfizioni del D. Ambrosoli (pag, 29 e 3a); ed in somma ci accusa di essere fieri (i) la ima letfera ia data del 7 settembre 1818 T abate Villardi ci aoriveva le segueiiti parole = // Monti scrisse a non so chi di Vicenza , che ha letto le bale dell' innocente abate VLlldrdi , e che verra tempo anche per lui. Quell' aggiunto d' innocente alcuni lo incerpretano; che il Monti voglia dire., e creda, quel Di- scorso non. essere cosa mia , ma del Cesari. E partid che /' inter- pretazione sia giusta. = I oostri lectori earaaiio forse meno in- Julgenti neir iuterpretazione di questa parola cosi i-addolcita dal- r amor propvio del iui»ti-o abate. l3a Al'PENDICE nemicl della gloria e del nome nazlonale ( pag. 5i, Sa ed altrove ). II solo pensiero d' istituire la Biblioteca Italiana e il grave carico di conservarla in. vita sono argomenti di fatto , innanzi ai quali dileguansi i maligni aliti dell' abate Vil- lardi ; e chiunque legge il nostro Giornale pu6 farsi giu- dice delle nostie intenzioni e del rispetto col quale si parla sempre degli uomini veramente insigni che nelle scienze , nelle lettere e nelle arti aggiungono nuove pa- glne al volume dell' italiano sapere. Noi abbandoniamo volentieri all' equita de' nostri lettori questa generica ac- cusa che ci viene apposta, nientre ne place di scendere un poco a dialogizzare col nostro abate Villardi intorno alcuni particolari che ci riguardano piu dappresso. DIALOGO TBA IL GlOBNAtlSTA E L ABATE ViLLARDI. Abate. Alia finfine mi son pur vendicato del vostro protervo silenzio. Voi, sig. Giornalista, avete sempre fatto il sordo alle mie umilissirae preghlere , e non vi siete mai degnato di parlare di me, del mio ingegno , de' miei scritti nella vostra Biblioteca: ma ora ne pagate il fio , ed io trionfo. Giornalista. . Plan piano, sig. Abate; so che voi altri poeti siete un irritabile genus; ma vuole giustizia che prima di condan- narmi inchiniate i vostri sublimi orecchi alle mie giustili- Abate. Di quali glustificazloni potreste mai farvi scudo ? Udia- mole pure, sig. Schidonatore de ktterau ( Opusc. pag. 36 ed altrove ). PARTE ITALIANA. I 33 GlORKALISTA. Schidonatore de letterati! Che diavolo volete voi dire? Abate. Eh ! voglio dire che in quei vostri Discoi'si proemiali, dove sciorinate tanta dottrina, si vede aperto che vi gon- gola il cuore nel mettere a spiedo i Monti , i Giordani , i Maj , i Perticari, i Borghesi, i Loiighi, i Rosmiiii , ecc. , come se fossero tanti cingUlall , e ne imlianJite poi tutto di la mensa del vostro albergo letterario ( Opusc. pag. 37 , 38 ed altrove ). GlORNALISTA, Ah ! ah ! Voi schizzate spirito da tutte le parti ; ma se io sono vino schidonatore di letterati , acchetatevi , che a voi non puo Incogliere la disgrazla di arrostire al inio spiedo. Del resto non vi dorra T Infilzatura del Monti per le ragioni che sapplamo voi ed io I Abate, Appunto per amor suo io ho princlpalmente scoccate le mie saette , Intendendo con cio di far pubblica la ve- nerazione e tenerezza niia pel Grande che concept il dise- gno di riformare il vocaholario di nostra lingua (pag. 14). E voi, signore, avete bonamente tentato di suscltare con- tro la sua nobilissima impresa uno sclame di articolisti e scribacchlni , proclamandovi capitano dell' esercito che dovea raccogliersi sotto le vostre handiere , e scendere poi nel vallo della vostra Biblloteca in dlfesa del fruUone , del burat- tello e della tramoggia (pag. 28). Anche quel mio buon fraticello del Cesari ebbe il vostro sprone ne' fianchi , ma ricusb con forte animo le sue forze uusiUarie, e voi doveste andar pago del solo anoniuio Fiorentino ( pag. 29 ). t34 APrENDlCE GlORNALISTA. Qwando tisci il primo volume dell' opera del Monti, nol niego, credei cosa utile destare una gara fra i letterati ita- liaiii, onde dall' urto delle contrarie opinioni nascesse qual- che solido profitto alia causa della lingua ; e fra i molti mi rivolsi anche al vostro Cesari ed a voi stesso , che acco- glieste con entusiasmo ed ambizione I'invito : ma le povere vostre forze vi fallii-ono in tant'uopo; e qualche sonetto, un pajo di capitoli ed un raagro discorso furono la Mi- nerva del vostro capo (i). Abate. Questa e una vera calunnia; e voi tentate di macchiare la coerenza del niio carattere. lo fui sempre passionato veneratore del Monti e del Perticari , e respinsi con isde- gno le vostre insidiose soUecitazioni. GlORNALISTA. Garo il mio Villardi , voi siele una innocentissuna per- sona in fatto di letteratura e di gusto , ma non lo siete egualniente in fatto di quella coerenza di carattere che voi vantate. lo intanto fatichero alia vostra conversione , e spero non senza riuscita. Rispondete al mio interroga- torio , ma con ingenuita e candore. Che giudizio fate voi del conte Giulio Perticari ? Pronunziatqlo schiettamente. (l) Il cav. Monti ha forse ignorato fino a quest' oggl che i due capitoli di Agatopisto Epifaiie ai GastigaCori del dialetto toscano statnpati in Verona dall' erede Merlo 1818 in 8." sieno effetti- vamente dell' abate Villardi, il quale gli sped! uianoscritti al Direttore di questa Biblioteca, e- s' adopero con niolia insistenza perche fossero pubblicati nel giornale di esse ; ma il Duettore •e ne schornii sotto diverei pretesti. P,VnTE ITA.LI,\N4. l35 Abate. Egli e colui che con tanta gloria della nazione franco la lingua itallana dalla servitit vergognosa della tramoggia , ed € un ingcgno divino , al quale non cadea nulla dalla penna , che non fosse plena di solida dottrina e di maschia filosofia (pag. 23). GlORNALISTA. Bene sta. Ma perche tlunqne altra volta scriveste che il suo Trattato non e no tntt' oro come talun falsamente si pre- suade (i)l E perche con vera gioja mi annunzlaste alcune vostre Osservazioni , ne\]e quali si provavano insussistenti le principali proposizioni dell' opera del Monti e del Perdcari, lieto di aver tanto in mano da rovesciarle ( Lett. 6 ago- sto 1818 ) ? L'autore poi della Proposta come si e presen- tato Innanzi al vostro tribunale? Apritevi con liberla, che nessnno ci ascolta. Abate . Ne' miei Cenni contro di vol parmi di aver parlato assai chiaro. Mi s' accese il petto di fortissimo sdegno leggendo nel vostro screditato Giornale V articolo dell' Anonimo Fioren- tino contro di lui ( pag. 9 ). IVon sara mai , ne pub essere declamazione che giunga al segno di ahhominar degnamente quell' infamia di scrittura , nella quale si osa perfino di trovare nelt opera del Monti contraddizioni a bizzeffe, errori (1) Cosi V abate Vlllai-di nella sua lettera scrictaci da Verona il 5 maggio 1818. — A.vvertiamo qui una volta per scinpre clie le parole stampate in corsivo sono coijiate dalle letter'e original! die conserviamo e che al inouiento della pubblicazioiie'' di qnesto articolo saranno ostensibili alia E>irezione di qlie'sta' Biblioteca Italians a tutti colore cJie uon credessero pog^bite la strana e vergognosa iiicoereuz.a del nostro abate. , »U'. 36 >• 3 a di un altro non ne resta » di uno altro ne reUx » 345 >' 16 volentia >• valentia X 348 » 3 del Scuola >■ della scuola » 417 » 12 Otells >■ Otello » 841 >' 38 come il vuots d' un poeta >• come il Tolto di un poets Milano ; dalU L B.. Stamjjcria. Ossen'cizioni meteorologich e fcctte all'L li. Osservatorio di Brera. 1 A r R I L E 1823. Matt in.a. Sera. 'S c o < d J5 0 a •- V Stato del cielo. < 6 n Si 4) ns a V 6 § a li Stato del cielo. poll . lin. 0 poll . lin. 0 I 27 11,1 + 8,3 E Sereno. 27 11,0 +14,5 SE Ser. nuv. aer. 2 27 10,8 + 7'7 N E Sereno. 27 9,7 + 14,5 NE Sereno. 6 27 9,0 + 7'-^ N Sereno. 27 7,9 +i5,o SO Sereno. 4 27 7,0, +10,0 N E Ser.nuv.piog. 27 6,9 +12,5 E Nuv. ser. b 27 0,b + 8,0 E Nuv. pioggia. 27 5,8 + 9,7 NEE Pioggia. 1 ^ 27 4,5 + 8,7 E* Pioggia. 27 5,6 +i3,o S* Ser. nuv. 1 7 27 7,0 + 8,3 N E Nuv.neb. ser. 27 8,3 + i3,o E Nuv. piovoso. 1 ^ 27 7,-^ + 7,« N E Pioggia. 27 5,0 + 8,5 N E Pioggia. '^ 27 i,8 + 7,5 S Nuv. neb. rot. 27 4,3 +12,0 s 0 Ser. nuv.. ser, 1 ^^ 27 ^7 + 6,7 E Ser. nuv. rott. 27 8,0 +10,5 E* Ser. uuv. 11 12 27 9,0 + 3,8 N Ser..poc.piog. 27 9,2 T 8,5 N Ser. nuv. 27 8,8 + 1,6 N Sereno. 27 8,0 + 8,7 E S E Sereno. li 27 8,8 + 2,8 N Sereno. 27 8,2 + 9,6 SE Sereno. ! 14 27 «,7 + 4,:^ N E Sereno. 27 7,1 +11,0 0 Sereno. lb 27 7,4 + 5,0 NN 0 Ser. nebb. 27 10,0 +10,5 SE Nuv. ser. neb. i6 28 0,0 + 3,0 N Sereno. 28 0,5 +11,0 S Sereno. 17 28 0,0 + 4,2 N NE Sereno. 27 10,0 + I2,0 0 Sereno. i8 27 9,0 + 7,5 N 0 Ser. nuv. 27 6,1 + 9,7 N 0 Nuv. pioggia. 19 27 3,6 + 7,« NE Nuvolo. 27 2,5 + 12,5 N* Nuv. ser. nuv. ao 27 b,6 + 5,0 N 0 Sereno. 27 8,6 +11,0 N Nuv. ser. 21 27 10,0 + 3,8 0 Sereno. / 27 9,0 +11,4 0 Ser. nebb. 22 27 8,3 + 7,B SE Nuvolo. 27 7,6 +12,3 S Nu. rott.piov. 23 27 7,« + 6,b S Ser. nebbioso. 27 7,3 +12,3 E Nuv. pioggia. 24 27 4,b + 9,0 E Piog... ser. 27 3,7 +i3,o N Ser.tem.pi.gr. 2b 27 6,0 + 6,p 0 Sereno. 27 8,0 +14,7 N Sereno. ! ^6 27 9,5 + 7,0 E Sereno. 27 9,0 +i5,4 S Ser. nebb. j 27 27 9,8 + 8,0 N Sereno. 27 9,9 +i5,o 0 Ser. neb. nuv. 28 27 10,0 +11,0 0 Nuv. pioggia. 27 1G,8 +12,3 E Nuv.rot...8er. 29 27 10,5 + 9,0 N Ser. nebbioso. 27 9,3 +i5,7 N E Ser. nebbioso. 3o 27 9,0 +11,5 NN E Nebb. rotto. 27 11,7 +J4,3 N... E Nuv. pioggia. j AUezza mass, del bar. poll. 28 lin. o,5 A tezza mass, del t ;rni. + l5,7 1 minima » 27 » 2,5 minima . . . .. + 1,6 1 + o.a8 i Quantita clella pioggia lin. 62,85. 4 1 45 BIBLIOTECA ITALIANA elllba/Qaio AOlO. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. DelV umana perfezlone, del dottore Giuseppe Germani. — Pavia, 1822, dalla tipografia di Geo. Giacomo Gapelli , di pag. 253 , in 8.° D, ELL'uomo, di quest'' essere sublime e maraviglioso si nella dignita e nella perfezione , come nelle de- bolezze e ne' difetti , si portarono oggi mai cosi straue e cosi varie sentenze ne' libri de^ filosofi , clie ardentissimo desiderio tuttavia rimane di leg- gere e meditar 'avidamente quelle opera , in cui ne sia dato sperare o di vederle una volta combattute per sempre, oppnre per sempre alia luce di un im- mutabile vero risorte e restituite, Se pero cosi lo- devole desiderio ne mosse alFesame delF opera sul- r umana perfezione del dottor Germani di Pavia, lungi dair esserne rimasi contenti e soddisfatti, siam costretti di dire , cli' egli ogni nostra aspettazione ha vcramente delusa , sicclic con malincuore ora intra- prendiamo V analisi di codest' opera , veggendo che r autor sue accecato nondimeno dalle lusinghe di un sovercliio amor proprio , e troppo favorevol- mcnte prevenuto per le sue dottrine , s"" illudc al BibL Ital. T. XXX. 10 1.^6 dell' umana terfezione se2;no di credere e tli asserire con sin2;olare tVan- ohezza dl aver sostermta una test , che colpisce tuttl i sistemi delta filosofia, e scoperte delle nuove leggi € dclle nuove teorie le quali segnaudo una linea di demarcazione separano i suoi princlpj da quelli di tutti gli altri scrittoii (i\ ]\Ia valga il santo amor del \ ero atiche contro V urto di tanto anior proprio , e sia intendimeuto nostro il dimostrare , clie V opera del Germani maiica d' ordine e di novita, e spar- sa di moltissime idee false e contraddittorie , e per sopra piu lontana da quell' utilita , al di ciii conseguimento Y aiitore spiego cotanta pretensione. Se a tanto, piu che T olVicio nostro, il poter della circostanza repugnanti ne adduce , i benevoli leg- gitoii non vorranno riraeritarci d'ingratitudine, ma- lamente avvisando , come talvolta avvenne , che sia percio meno stimato e riverito presso di noi il noma di queili , che a cosi sublimi sforzi la mente soUe- vano anche senza potervi riuscire. Dovendo dar principio alU analisi dell' opera del Germani dalFordine, che e il pregio non men bello che necessario de' lavori scientifici , non e nostro scopo di dire diffusaraente tutto quello che rileva essere egli stato interaniente violato, sia riguardo alia scelta delle materie , sia riguardo alia loro di- stribuzione , massime in rapporto del soggetto che dovea trattarsi , bastando all' uopo piu che mai i pochissimi cenni che andiam facendo sulla prefa- zione e sul prospetto delle medcsime. La prefa- zione presenta mi ammasso d'ideesulle varieta del- r uomo , che dimostrano esser egli sempre comparso iin Proteo multiforme nel giro de' secoli , interrotto pero da una lunga digressione sulla storia dei si- stemi anche dagli antichissimi lilosofi creati per Tu- mana felicita ; sicche in essa niuna concatenazione pud ravvisarsi tra il principio e tra il fine; Tutti i capitoli poi delle cinque sezioni , in cui T opera e (I) Vegg. il capitolo 5.* cd ultimo dell' opeiM. r UEL DOTTOR GIUSEPPE GERM.'V.NI. 1 47 tlivisa , compiendono materie disparate , o alnieno lontane dal siibbietto principale ; niuno va succeden- dosi g;radataniente, e con naturale passaggio dalFu- na all altra cosa, onde la tua niente ora tx'atta fuori d'argomento, oi-a airargomeiito ricondotta perdendo sempre di vista il vero ed importante oggetto delle sue contemplazioni, s' infastldisce , e neiliinpazienza a cui ti abbaiidona , ti lascia alia fine il desiderio di veder meglio disposto ed ordlnato il tessuto e r andameato dell opera clie ha letta e meditata. Se cio sia vero , noi il lasccrem dire a quelli che vogliano leggere soltanto 1' indice delle materie , ri- mettendoci nel resto alia coscienza deir autore me- desimo , che abbastanza accorto per prevenire Tac- cusa , fece Y inutile sforzo neir ultimo capitolo di ravvicinar meglio le sue idee e i suoi principj troppo confusamente qua e la sparsi e dillusi. \ enendo ora a discorrerc della uovita , per cui mena tanto fasto e tanto trionfo il Germaiii, ove mai se ne puo scorgerrf traccia ? E con quale di- ritto al cospetto di un pubblico troppo illuminato e severo per non redarguirlo di leggerezza o di men- zogna -osa egli chiamar nnova la sua teoria , perche confuta la perfettibilita di Condorcet e di qualche altro delirante filosofo troppo ostinato propugnatore di un'immaginaria ed assoluta perfezione deir uomo, se r egregio ed illustre professore Tam])urini forse gia suo maestro , e niolto tempo prima di lui dimo- stro la fallacia dei calcoU di probabiUta fatti dal- r autore del quadro storico dei pro2;ressi dello spi- rito umano sulla forza indefinita della perfettibilita, distruggendo come vane illusioni, e come sogni quella serie di avvenimenti , dietro cui egli presagiva al- r umana specie il puuto della realc sua perfezione? (i) E qual merito di novita vuole e2;li arro2;arsi per la (l) Veggasi il Tainbiirini lezione II e XI deir introduzione alia fiiosofia morale, e il Condorcet Esquisse rT un tableau h'lsto- •"ifjue lies progrt-s de I'esprit iniinin , a pig. 337 siuo alia fiitr. 148 dell' UMA.N.V PERFEZIONE scopcrta Icgge di natura , che V uomo cioe tenda a mettersl a livello delle circostanzc ( i ) se essa , come si verra dimostraiido, o e la perfettibilita stessa , od un elemento della medesima , onde da tntti -i lilo- sofi , che qiiesta aininettono , fa qiiella pure senipre ricouosciuta ? E ha dimenticato forse il Germani che non e , ne pao esser nuova codesta legge , mentre tutte le teorie delF educazione , i sistemi della fdo- soiia , e i principj della bonta relativa delle les^gi , e di qualslvoglia politica e giurisprudenza fiuono tutti hasati sopra di qiiella? E clii non ricorda, che anche il volgo ne' siio) semplici raziocinj e nelle sue piu trite seutenze va ripetendo tutto di quest' assionia, che e poi applicato e discusso coi piu alti principj del- r uniano sapere ? Fiualmeixte come si avra per nuova r altra teonca del Germani , che V uomo in socictd tciiti seinpre sgravarsi della sua dipcndcnza in forza della sua attivitd^ se tutti i filosofi e moralisti hanno diniostrara omai F impossibilita , ch' egli giunga a discioiscnq. afl'atto , e lo t^onsigliano anzi a ser- barla per viver pacificamente co' suoi simili , e per non turliare V ordine pul>blico , da cui anco la sua fclicita dipende ? Per tutto cio adunque e nostro avviso che ove in tali dottrine abbia a comparir orma di novita , questa soltanto si rinvenga nelle lalse siipposizioni dal Germani a bella posta create }>cr attribiiirsi da se stcsso il nome 2;lorioso d' in- ventore , giacche da altrui non gli sarebbe dato conseguirlo , e nelle assurde conseguenze, che ne possono essere tanto Icgittimamente dedotte. E in vero quale mai tra' fdosofi , tranne il Condorcet , e qualche altro soverchio promettitore di gran- dezza e di fclicita alF uomo , quale mai tenne per (I) Forge questa nuova legge il Germani I'lia tradotta , scam- biatl i termini del Virey, le di cui idee mostra di aver lette assni , e. tante volte anche ricopiate. L' intelligence de I'animal seule jouit de cette pro- priete de be mettre en harmonic avec les objets environnans. Hictoire des mccurs et de Tinstinct des auitnaux, pag. 494. DEL DOTTOn GIUSEPPE GERMANI. 1 49 fernio , cli' eu;!! per la forza indefinita e non niai retrograda della sua perfettibilita giugner potesse al punto di nil' assoliita perfezione , sc altri d'ingegno stranissimi lo iimiliano , e lo avviliscono alio stato di briitalita e di barbaric , e se tutti gli altri piu ra- gionevoli e piu sensati proclamano altameate V ini- perfezione come appannao;gio dell' umana debolezza fondaado le lore teoriclie su quel grande universale principio , che nelle cose umane tutto ha liniite e confine , ed e sempre ottimo il meno imperfetto , dacche T assolutamente perfetto non puo dagli uo- mini in verun niodo ottenersi ? Peril che la novita, di cui tanto immodestamente si compiace il Ger- mani , sta tutta in supporre , centre la verita della storia della filosofia piu patente e piu luminosa che un' opinione stravagante e singolare di qualche filo- sofo , sia la base cemune di tutti i suoi sistemi , e che le cose conosciute anche dal popolo siano ve- rita sublimi e misteriose da felicissirne ingegne di- scoperte ed applicate. Inoltre non e egli indubi- tato che, tolta co' nuovi prir.cipj del Gerniani ogni idea di vera perfettibilita alFnomo per essere, sic- come egli vuole , inerte e capace soltanto passiva- mente di porsi a livello delle circostanzc , non c piu che un essere apparentemente , e di nome per- fetto , almeno in cio che risguarda la dignita dclla sua natura e de' suoi destini , e in cio che distru2;gc ed annienta ogni jvrado e differenza di perfezione in cpialunrpie stato si ritrovi? Infine cpiando col Ger- mani abbia a stimarsi Y uome un essere natnralmente inclinato ad iscuotere il e-iojie della dinendenza nello stato di societa , qual altra novita mai si apnrende se non quella di Obbcs , ch' ci sia dotato dalla na- tura di un' orribile tendenza a vivere in istato di perpetua guerra co' suoi sinii'i , o V altra di llosseaii e dc' suoi seguaci , che le stato di societa sia pel uonio uno stato di violenza e di depravazione , ♦"ssendo e2;li chiamato alia barbaric e alia iiaturale solitudine da ([uella for/a eccentrica e ripulsiva che l5o dell' UMA.N*. PERFEZIONE lo stimola poteuteinente a disciogliersi dal consor- zio e dalla sommessione degli altri uoniiui ? Ecco tutte le erronee ed assurde conseguenze , che si derivano per tal modo dalle dottrine nuove del Ger- man! , e clie sono inevitabili [)er clii non abbia o bastevole modestia onde nou iidar troppo di se stesso, e lasciarsi sedurre da inganiievoli apparenze, o per clii nianclii di genio onde sviUipparle dalle tene- bre , e trarle alia Ince di iin ginsto sistema. Per la no vita adunque il Germani non si faccia pill millantatore di se medesimo , ed apprezzando pinttosto il senno di chi non crede nello scibile umano cosi facili le scoperte , ponga ogni studio con noi in rettificare le sue idee , ed impedire i perniciosi coroUai-j che nc potrebbero discendere. Passando ora a ragionare alcun poco delle idee false e coiitraddittorie , di cui e copiosamente disse- minata r opera del Germani , la prima clie si pre- senta , e che domina in tutta la di lei estensione si e quella, che nou esista la perfettibilita, ma sol- tanto r attitudine delF uomo a mettersi a livello delle circostanze in qnalsivoglja stato ei viva, e !a naturale inclinazione ad iscuotere il giogo della di- pendenza in quello di societa; nel che veramente dimostra il Geimani di aver per una parte ragionato sempre dietro falsi supposti , e di aver per P altra p.e'dotte le migliori prove , che valgono anzi a di- t'endcrla e a sostenerla. Che nella mente del Condorcet soltanto e del Ger- mani che ne tolse la idea , c non gia nelle opere di tutti i iilosoii , etista una perfettibilita indeHnita non mai retrograda , indipcndente da ogni poter delle circostanze, e capace di portar Tuonio al reale suo perfezionamento (i), e cosa tanto dt per se falsa e insussistente , che iioi) vi e prezzo delf opera (I) Condorrel ibid. pasr. 4 , '^2" , ^^o , p Topera ili-l Cer- niani a png. 44 ra)iit. S.* mv. 1. DKI. nOTTOR C-IUSEPPE GERiMA.Nr. \i>l il (limostrarlo; e del tiitto inutile ed infi-iutiioso sa- rebbe il libro del Germaiii , qtialora alia sola con- futazione tsi limitasse di cotanto errore ; ma che iiello spiiito umano poi sia inerente una facolta , uu' attitudine , o tendenza , come piace meglio ap- pellarla , di sua natura energica ed attiva , per la quale progressivamente e gradatamente si accresco- no e si peil'ezionano le tacolta lisiclie e morali deir uomo , senza pero cli' ei giunga mai al punto di un' assoluta perfezione , essendo ella piu o meno crcscente , stazionaria , ed anche retrograda , a se- conda delle circostanze , cliiamata percio da' filosoti era quel graduale perfezioiiamento di cui sono suscet- tive le iutellettualt. facolta , ed ora quella naturalc inclinazione che ha V uomo al dirozzamcnto secoii- daudo i rapidi movitneriti cd i progressi dell' intel- ligenza (i), e una verita troppo costante e conosciuta in lilosoiia , troppo conforme air esperienza e alia ragione , e troppa cara alia dignita e alia perfezio- ne della nostra specie , perclie si abbia il coraggio col Germani d' impugnarla. A questa mirabile pro- prieta infatti , die costituisce nel medesimo tempo il nierito e la debolezza delF uomo , e il carattere pill nobile e distintivo delT essere pensante , e die con taiita prccisione di vocabolo pcrfettibilud vien detta, e non gia perfezione come ipiella clie di este- riore sviluppo e di successivi incremeiiti deve gio- varsi , noi dobbiamo tutti i cangiamenti e le rivo- luzioni des^r individui e delle Nazioni , tutti i pro- gressi clie lia fatti sin ora lo sjiirito umano, e tutti que' prodisi) che nel volgere de' secoli operar sepjie 1 uomo alia sua gloria , alia sua immortalita. E in vero , cosa e mai, fuori clie T opera della pcrfetti- bilita , queir intensissinio , ((uel fervido desideno , che sempre irrequieto lo trasporta da una verita (i) Vpggnnsi il Destatt Tracy parte I. Iilenl. vol. II . cvl il Pezzi Lezioni i.U iilosof. vol. II , i^ 2C0. i52 dell' umana perfezione air altra , da questo bene a quello senza clic estin- 2;ucr possa la hrama del sapere , della gloria , del piacere e della felicita, e tutte quelle interne incli- nazioni , clie ponendo in contrasto il sno cuore co- gli oggetti che non puo conscguire , lo spingono sempre al ineglio , al grande ed al sublime? E per qual altra forza , se non per qnella della perfetti- bilitxi , contende egli ostinato ed invincibile colle piu avverse circostanze , per migliorar sempre di stato e di condizione , e per essere piu lieto e felice? E come mai senza la perfettibilita esce dallo stato di barbaric , e percorrendo a grado a grado tutti gli stati primiti\d , onde ne viene all' nmano incivili- mento, offre poi il gradito e maraviglioso spettacolo del potere di enormi masse, e del piu ordinate con- sorzio nella grandezza , e nella forza dei popoli e delle nazioni ? E non si scorgono le tracce della perfettibilita persino negli sforzi clie fa il selvaggio onde provvederc a' suoi bisogni, difendersi dal ri- gore del clima , e per respingere gli assalti delle tiere, che rendono agitata e paurosa la sua esisten- za? E non e dessa che anima e ravviva TingegnG e rindustria nmana, che accresce le ricchezze e la potenza delle nazioni , die migliora le loro leggi ed istituzioni , e che segna e misura i gradi della loro coltura, prosperita ed ingrandimento? E senza la perfettibiUta che agisce, sebbene in modo diverso, anche sulle iatere popolazioui, cosa sarebbero e la superlja Egitto, culia di tutte le scienze e di tutte le arti , e la Grecia tanto famosa , vero splendore del mondo, e Roma conquistatrice delle nazioni, e r Europa intera la piu colta , la piu bella e la piii ingcntjlita parte del nostro globo? Tenebre , oscu- rita e monotonia ancora ricoprirebbero nella notte dc'secoli i fasti gloriosi di qiieste tanto celebri na- zioni , e il mondo sempre fanciullo e bamijino sa- rebbe il teatro de' sos^ni e delle illusioni per la storia e per la filosofia, ciic hanno sempre parlato DEL DOTTOR GIUSEPPE CERJIANI. 1 53 de'suoi can2;iamenti e dclle sue rivoluzioni. Ne valga il dire col Germam , >> che la perfettibilita iioii esiste come forza inereiite dello spirito uniano , perche se cosi fosse ella dovrebbe agire in tutti, e nessun ostacolo interno od esterno dovrebbe inipedire 1' azione di questa facolta ; che lo spirito degli uomini in qualunque stato dovreblje per questa forza ener- gica moltiplicare gli stati di dolore per ottenere gli stati di piacere , ed accostarsi in tal giiisa alP assoluta perfezione ; che non esiste ella in alcun uomo , perche le storie anti- che e moderne mostrano che nell" uomo avvi T inerzia contrapposto della perfettibilita; per la qual cosa essendo la forza del bisogno accompagnata dal dolore quella che unicamente risveglia e comunica il grado di attivita del nostro spirito , ne viene di conseguenza , che 1' uomo per legge di natura ha 1" attititdine soltanto a mettersi a li- vello delle circostanze , per cui e un essere passive in quanto deve conforinarvi il suo syiluppo intellettuale e la sua attivita (i) ;;. Con siffatto ar2;omentare si cade in un complesso di paralogismi, di errori e di contraddizioni ncces- sariamente conGe£r'ienti tuttavoka che si tolsano a contrastare le verita piu certe e le piii inconcusse della filosofia. Primieramente, posto che la perfetti- bilita sia un' attitudine o una Atcolta , come gia si disse, suscettiva di sviluppo e di progressi^ non puo a meno di non agire diversamente in tutti gli uo- mini , ed arrestarsi o progredire pel favore delle esternc circostanze, dalle quali dipende, senza che percio venga tolta e distrutta nello spirito umano a cui appartiene. Le facolta di pensare e di ragionare, per cpianto risguarda i primi raateriali, e auche gli oggetti dei pensieri e delle idee, sono affatto esterne, ne veg- gonsi eguali in tutti gli uomini , eppure nessuno so- gno mai percio solo che nello spirito umano non fos- sero inere iti. In secondo luo^o cade assai in acconcio il dire, che le storie tutt' altro dimostrano che V uomo (i) Vejigaiisi i capituli 5/, 6.°, 7.°, 8." della Bczio^e 5,' 1 54 T>ELL' U1MA.NA PEKFE7I0NF. inerte e pigro, avendo egli sempre in modi luUnita- niente varj operate sulla scena delF universo , come potrebbesi agevobiiente provaie , se per Famor della brevita non tornasse meo;lio il tacersi su cose di o tanta certezza ed evidenza. Inoltre la pei'fettibilita, ove sia presa nel suo giusto e verace senso come fu da noi dciiiiita , e mia vera facolta quali sono le altre , sebbene ne diversiliclii per V estensione e pei diversi elementi clie la costituiscono; percio noii dee parere strano , clie segua ella pure il corso e le leggi degli enti consimili. Quale e quanta con- traddizione poi non trainee ne' ragionamenti del Ger- mani , se dair un canto pretende clie Y uomo abbia la naturale inclinazione alfinerzia, e sia un essere passivo, e daU'altro vuole die la forza del bisogno comuniclii e risvegli il grado di attivita al suo spi- rito , e se mentre asserisce clie deve agire con at- tivita ed energia onde porsi al livello delle circo- stanze , gli da una propensione invincibile per il letargo , e da cui non si desta mai specialmente allorche sia selva^wio ? Noi non siamo da tanto di poter conciliare insieme tutte queste contraddizioni. Spetta adunque al Germani di associar elementi cosi etero2;enei, cioe T inerzia colF attivita, la forza del bisogno e del dolore , clie risveglia Y attivita coUa passivita e colla letargia, la legge di natnra di met- tersi a livello delle circostanze col torpore e col- r annientamento. Pila tanta contraddizione vieppiu si appalesa esclu- dendo la perfettibilita per amniettere poi la Icgge di natnra clie ha Y uomo di porsi al livello delle circostanze , la quale in idtima analisi e la perfet- tibilita stessa , ovvero un elemento della medesima. E per verita il dolore che' produce il bisogno, le circostanze che pongono^ in grande attivita lo spirito iiniano , e lo sviluppo dell' inteUigenza e de If attivita deir iiomo in ragione dc suoi hisogni non fanno gia per so stessi supporre nccessariamcnie la perfetti- bilitii , di mi non sono clu' 2:li slinioji le cause DFL DOTTOR GIUSEPPE GERMANI. loO effettrici otl aiiclie la niisura ed i prodotti ? E che significa ella questa legge di porsi al livello delle circostaaze, se non la perfettibilita stessa che ope- ra , si sviluppa a seconda delle medesime ? E come potra r uomo osservarla, e segulrla se noa sia per- fettibile , ed abbia in se la forza, il potere e F e- nergia di agire conformemente ad essa? E Tidea di porsi a livello delle circostanze pno disgiugnersi da quella della forza e deirenero;ia dello spirito umano anche per modiiicarsi a norma delle medesime , a meno clie non si supponga T uomo una maccliina immobde ed inoperosa, ed un semplice automa, su cui meccanicamente e fisicameiite agiscono gli og- getti esteriori per determinare a forza di esterni impulsi tutte le sue azioni? Tolgasi adunque il Ger- mani di mente la falsa idea che ha concepita della perfettibilita ; richiami al pensiero che essa e atti- va , e quantunque inerente alio spirito umano , pure dalle circostanze non puo a meno di dipendere; ri- fletta che f uomo non e di sua natura inerte ed infingardo, ed allora vedru la sua legge di porsi al livello delle circostanze identificarsi coUa perfet- tibilita stessa, ed inutile ogni altro principio, tranne di questa per ispiegare come il selvaggio passi dai boschi alle citta, dalla pugna coUe here alia costru- zione dei tugurj e delle capanne; come TOttentoto stupido ed i2;norante sia industrioso nella pesca e nella cacciagione; <;ome il selvaggio Americano alia corte di Londra non senta cupidigia delle sue ric- chezze, e come le arti e le scienze per la scoperta di Colombo tanto rapidamente avanzassero nel nuovo niondo dapprima si barbaro ed incolto. L' altra principale idea parimente falsa e contrad- dittoria, e che il Germani lungamente sviluppa nei capitoli 3.°, 6." della terza sezione, si e quella, che r uomo come orgaiio della macchlna m.ondiale abbia la passu a qualitd della dlpendenza a differcnza del srlvaagio che non Jia inai. ostacolo nelV e.secazione della ilia volontd : la quale dipeudcuza coxtitiicudn 1 56 dell' UMA.NA PERFEZIONE pej- lui una fonte di dolore, lo splngc a llberarscne ^ sehbene i mczzi che ha in societd a tal uopo non siano che cause dl maggiore dlpendenza. QuesUi idea non pu6 essere ne piu falsa ne piu contraddittoria, perche fa supporre \\n indipendenza assoluta nel- Tuomo, veramente immaginaria, crea una fonte di dolore anche in cio che dovrel)be esserlo di piacere, distrugge ogni ordine ed armonia della natura , e pone in aperto conflitto molti altri principj del nostro autore. II credere che V uonio in societa abbia una dipendenza passiva soltanto, e lo stesso che ignorar da una parte il vero meccanismo del corpo sociale e porre in dnbbio tiitti que' vantaggi die da esso derivano, e che lo fanno attivo nella dipendenza stessa, e dair altra a2;girarsi ne' sogni e ne'vaneggiamenti de' piu fantastici sistemi, con cui r uomo si voile eniancipare anche da ogni legge naturale, che necessariamente seguir lo deve anche nello stato selvaggio e di perfetto isolamento , se pure egli potesse esistere. D'altronde poi, che questa sociale dipendenza sia sempre fonte di dolore, onde avviene che V uomo si sforzi continuamente di sot- trarvisi, noi non lo possianio concedere che per gli spiriti indocili ed irragionevoli, essendo per gli altri dolcissime le cure della paterna atfezione, soa- ve il giogo deir educazione, e tenero oltre mode il cattivarsi V altrui affetto anche con qualche sagri- ficio della nostra liberta. Buon pero per noi, che ad onta delf opinione del Gennani, ne' mezzi stessi con cui I'uomo vorrebl^e sciogliersi dalla dipendenza altrui, ritrova i vincoli d' una mac;2;ior subordina- zione, poiche cosi almeno dall' interesse saranno rispettate quelle sante leggi, che sono il sostegno deir ordine morale, e a cui la natura ne ha tanto provvidamente sottoposti. Finalmente se mai fosse naturale T inclinazione dell' uomo a liberarsi alalia dipendenza sociale, quanta contraddizione non vi sarebbe col piano architcttato dalla iiatura e colle altre massinic che professa f autore? E potrcbbe egli DEL DOTTOR GIUSEPI'E GERMANI. iSj cliianiaila saggia, provvida , maravigliosa , qiiando iiivita 1 uomo a disciogUersi collo stimolo del dolore dalla socievole dipendenza , e poi con alti*a catena di bisowni, di tendenze e di eccitamenti ve lo tiene sommesso ed avvinto ? E perclie essa vorra , che da una parte ei tenti sovvertire Y ordine sociale, e dairaltra lo serbi e lo mantenga con quel mezzo stesso col quale puo distruggerlo ? Ah questo non e gia un fcnomeno morale , ma una contraddizione maaifcsta, un assurdo inconcepibile ed uno stranis- simo paradosso clie distrugge ed abbatte questa supposta /?a5^j(-a d.'pendenza, e questa naturale ten- deuza delF uomo a disciorla e ad annientarla, il clie giova piuttosto alfermare anche a difesa del- r autore, dopo aver egli sostenuto nel capitolo 8.° che le cattive inclinazioni deiruomo non sono Fo- pera della natura, ma della societa. Se non clie lung-a srrie d' idee non meno di queste false e contraddittorie, ne ha V amor del vero discoperta nella lettura di quest' opera: noi le esponiamo in forma di proposizioni sotto un solo punto di vista , e ne' precisi termini deir autore , onde il pubblico possa giudicarne : /< I .^ L' amore ed il piacere sono gli stimoli di tutti gli esseri viventi a riprodurre e generare ^ persiao le piaiite iu una certa stagione sentono la sua forza, veggendosi gli organi della generazione piegarsi ed unirsi quasi con viva comniozione. 2.'' L' Orang-Outang , che piii si assomiglia air uomo , forma il secondo anello della catena degli ani- mali. S.'' La forza morale , ossia 1' intelligenza derivar la face la natui'a dalla complicazione e dalla linezza dell' or- ganizzazione ^ 1' uomo infatti e 1' essere piii intelligente perche egli e fornito di un'organi/zazione la piu compli- cata e la piu fina. 4.'^ Lo spirito inclinando sempre al piacere maggiore , ed avendo al dolore un' avversione in ragion diretta della sua intensita, deve a norma di questa scala , ossia misura, formare i suoi gindizj ; quando il ca- vallo coufronta il fieno coll'avena, gludicando clie questa e migliore , si determina pero a maagiarla , fa un giudizio, 5. Sotto il benigno cielo dellc zone temperate 1' intelletto I 38 deli' UMANV TERFI ZIOKE Oeir uomo e capace del niassimo sviluppo , ed il cuore e suscettiblle di tutte le piu nobili e generose passio- ni su quelle parti ove il sole vibra coUa raag- gior forza i coceiiti suoi raggi la ilamma del ge- nio si spegne . . . . e queste terre noa sono il soggiorao ospitaliere delle arti e delle scieiize, ma dell' igiioraiiza e dellapace. . . . questo feiiomeno morale si ravvisa nel circolo polare e nelle terre australi , ove troviamo gli uomiiii d'' intelligeiiza limitatissiina, e viciaa alia stupidita stessa. 6. Tutte le operazioni iiitelle^tuali succedouo per mezzo deir azione delle fibre del cf rvello; egli e per que- sto , clie e iiidispensabile die le iibre debbano avere una certa consistenza , ed una certa energia onde resister pos- sano lunga pezza al movimento , e possano mantenere le sensazioni o modilicazioni cbe loro vehgono fatte : se le fibre adunque avi'anno poco consistenza ed energia, breve ne sara il movimento, e passeggiere le impressioni, perche essendo moUi perderanno presto le impronte. Questo e lo stato del cervello degli abitanti dei climi eccessivamente caldi. 7.* II lavoro ed il linjuaggio sono gli elementi delle floride e colte societa .... Una colta e florida societa non potra adunque esistere presso quegli uomini ai quali un ostacolo fisico viene impedito di dare estensioae alia propria lingua , e dove un clima ardentissimo impedisce di darsi alie opere ed al travaglio. 8." La linezza dei sensi e una delle cause principali dell intelligenza. II tatto poi che e il ministro di tutti gli altri sensi , forma da "e solo una fonte d' intelligenza talmente , cbe 1' uomo per questo rapporto e superiore a tutti gli altri animali ; egli e per tal motive , cbe quanto piu il tatto sara fino , altrettanto grande sara T intelligenza (i). Non e adunque da farsi maraviglia se gli abitanti dei climi eccessivamente freddi sono di poca intelligenza. <).' Le passioni e le varieta morali dipendono dal clima : come mai un disordine per esse delle facolta morali potra conciliarsi con un sistema (i) Partni les sens, celui qui contribue le plus a rintelli- gence , est celui de tact Enfiii rhomme doit la soli- dite , la perfection de ses idces a cette main si flexibile , a ce nierveilleux instrument du tact et au toucher repaiidu sur tout son corps. Virey IbiJ., pag. i3i. ' • 1 . . DEL DOTTOR GIUSEPPE GEUMA.i-^1. 169 cli morale die deve esser basato sulla vtrui ? 10." Noi tro- vercmo 1" uoiiio solo , isolato , libero , tranquillo eel in pace con tntta la natura : questo sara T uomo pura- mente animale , e lo stato nel quale si dovra osservare r uomo per considerarlo un semplice organo della gran niaccliina mondic-le. 11." La mano e qtiell' organo por- tentoso , che la natura ha dato a lui , onde potesse con esso eseguirsi tutte le operazioni necessarie per provvedere a' proprj bisogni : anclie 1' Orang-outaag ha la mano , ma ella e di gran lunga inferiore a quella dell' uomo per non avere la stessa costruzione, la stessa finezza della pelle, per cui ,, oltre il non poter essere come quella dell' uomo una foute cosi grande d' intelligenza , non e atta a fare tutte quelle opere di cui e capace quella dell' uomo. 12.' Collocato e 1' uomo in istato puramente animale nel grande teatro della terra, egli e nello stesso tempo attore e spet- tatore; gli animali divengono per lui tanti maestri, onde egli acquista la facolta imitativa. i3.' Lo straordinario spettacolo , che il mondo artificiale e lo sciliile umano costituisce, devesi all' uso della parola. 14.' Il passaggio delP uomo dallo stato selvaggio a quello della civile so- cieta deve ripetersi da cause estrinseche , che furono 1' o- pcra del caso , o di certi fenomeni tiella terra, e quindi non I'amore, non i'amicizia, non il hisogno di sussisten- za e di difesa contro 1' ambizione e P orgoglio , ma 1' au- meatata popolazione , 1' accidentale unione dcgli uomini alia caccia , e la difesa della preda unite ad un linguag- gio . . . I S/ La spinta che ha 1" uomo a procurarsi tutti que' piaceri e quel comodi che sono propij delle colte e floride societa non e della natura , perche Diogene , Cin- cinnato e gli Spartani gli riiiutarono , e nella storia si trova che le nazioni intente a formare la loro felicita , ebbero diverse idee di quest' eute riponendolo in og- getti diversi. 16." Oh come siete ingannati , o iilosofi, credendo clie la natura abbia nel cuore dell' uomo posto lil germe di si tremenda e funesta passione del dominio; non e la natura che fa I' uomo un essere depravato, sono le circostanze, e certe cattive istituzion» che lo possono ren- der tale. 17.* Le circostanze fjsiche e morali furono le molle del mondo morale, eccettuandosi da queste tutto quello che e proprio dell' uomo , che e inerente a lui , e che costituisce la sua natixra fisica e morale. 18.* II l6o dell' UMANA. PERFEZtONE caso fii anch' esso una causa die pote far nascere gvamTi cangiaineati in una nazione ; fu il caso , clie ha portato il genio penetrante dell' uomo a fare quelle scoperte che fecero progredire a passi giganteschi le scienze e le ar- ti; per cui il caso e un agente del mondo morale, icj." L' uomo e questo animale portentoso , quest' essere per- fetto^ la divina mano della natura ha impi-essa in lui T im- j^ronta della di lei grandezza , ella lo fece 1' archetipo del- r organizzazione animale, lo colloco sul trono della na- tura , e gli pose nelle mani lo scettro del comando e del dominio su tutte quelle immense falangi di esseri che il gran teatro del mondo componsono. 20.' L' uomo acqui- stando un maggior numero di piaceri non ammigliora di condizione, perche la scala della sensiljilita prendo estensione non soltanto da un lato , ma eziandio dall' a!- tro , cioe quanto plu cresce la fonte del piacere , al- trettanto aumenta quella del dolore per cui la cosa ri- mane serapre equililji'ata. 21." II benessere, del qiiale e su- scettibile Tuonio, e riposto nello stato di sua perfezione , e siccome egli puo essere perfetto tanto nello stato di so- litudine, come di societa di famiglia , e di societa ciyile, qualora pero xjn tale stato sia conforme alle circostanze , e possa r uomo mettersi a livello delle medesime , percio tanto in uno stato come nell' altro potra trovare il suo lienessere. 22/ E assolutaraente necessario distinguere la perfezione in causa da una perfezione in effetto ,• una sif- fatta distinzione mi porta a chiamare imperfetti un' im- menso numero d' uomini , a cui la natura e la fortuna fu- rono troppo crudeli. Ora perche mai il cielo voile assog- gettare I'uomo a si fatale infortunio? Ma tu, o uomo, saresti troppo orgoglioso se non fosti soggetto alle infermita e ai mali della vita : nella societa non solo sonovi degli uo- mini imperfetti in causa , ma eziandio in effetto , ed il nu- mero di questi e maggiore di quello dei primi. Egli e pur tristo il quadro che la societa presenta agli occhi del filo- sofo , le sciagure , le afflizioni , le scelleraggini , gli atroci delitti e le miserie. Oh dolente scena ! Ecco qual funesto spettacolo presentana le societa civili , per quel numero immenso d' uomini imperfetti che essi contengono. Ma le s venture e le miserie furon forse il solo retaggio delle colte societa? Esse non penetrarono mai nelle oscure selve a funestare quei selvaggi ed erranti popoli? Pur troppo esst DEL DOTTOR «IU6EffPE GERMANI. i6i penetrarorto in quegl' innocent! soggiorni, e furono quelle cause , che costriasero quegli abitanli a passare alio stato civile ma di tutto cio non fe da imputarsi la natura , essendo un difetto della maccliina sociale , o per altre cause estrinseche (i). Se a poche e brevissime osservazioni siamo costretti restringere il discorso pe^ non trascendere i limiti tli un articolo , giova sperare per altro che verra con esse alineiio comprovata la rettitudine dell' im- parziale nostro giudizio. I.' E certo che ne T amore , ne il piacere pos- sono indistintamente stimolare tutti ch esseri viventi a generarsi , e a riprodursi , ne per se stessi , ne per il niodo di verso col quale elfettivamente e Tuno e r altro concorroao , senza distruggere la natura e gli essenziali caratteri di questi esseri medesimi^ Gli esseri viventi , altri aniniali , altri vegetabili , e quelli bruti od umani partecipar non posson ne tutti ne in simile niodo deir aniore e del piacere. I vegetabili sono alTatto insensibili e passivi , e qiiindi nelF atto della riproduzione il loro piacere non e che una meccauica irritazione, ed vui mec- cauico moviniento; i bruti solo di fisica sensibilita dotati non sentouo che la volutta di un fisico bisogno, e di un impulso istiutivo nello sfogo della venere; ma Tuomo, Tnomo solo sensibile anche moralmente per la forza della fantasia, neiratto della genera- zione gusta le dolcezze insieme del piacere e dcl- r amore ; per lo che tale idea del Gerraani piu che retta e precisa, diviene poetica ed imniaginosa, raf- figurando vivaniente negli altri esseri cio che av- viene soltanto nelT uomo , e supponendo in certa guisa al pari di Virgdio e di Tasso sensibili ed animati i tronchi e gli alberi. (l) Vegoasi 1' opera a pngine i5, 19, 20, 3o , 45, 48, So, Si , 56 , 65 , 80, 82 , 86 , 119 , iSo , 171 . 174 , 1841 1^2 , 193 , 197, 206, 211 , 223 , 226 , 227 , sino alia 2 3c, BibL ItaL T. XXX. 1 1 i6a dell' umana i?erfezione 2.' L'Oi'ang-outang, sebbene airiiomo piit viciiio, non e ne puo essere il primo o F ultimo ancllo del- rinimensa catena elegit esseri vaglieggiata del Bon- net, e da qualclie altro naturalista, ed ora ammessa dal Germani, ma aflatto inimaginaria ed ipotctica, sia perche non trovasi Tanello intermedio clie lea^bi il regno animale al vegetabile, cd il vegetabile al minerale anche dopo la scoperta degli Zooliti, sia, perche veggonsi quasi sempre de'salti anco tra gli individui del medesimo regno, che F interi-ompono e la distruggono. 3.* V opinione clie dipenda V intelligenza dalla finezza e dalla complicazione delF organizzazione mentre riproduce i principj del piu strano materia- lismo, urta anche colic opinioni de' naturalisti : non e pill disputabile so nei miracoli della natura si ammiri e sorprcnda di piu per la tinezza e per la complicazione la macchina delF uomo , o V esile e sottilissima delFinsetto., c se occasione opportuna ne venisse data, non saremmo lungi dal dimostrarc anche in questo momento che T uomo certamente piu perfetto, per altri rapporti nella s-ua struttura, e vinto pero dal confronto di akri esseri, allorche si tratti della di lei linezza e complicazione. 4.° In questa proposizione , chi non ravvisa a prima giunta il piu grave errore, volendoisi circo- scrivere il giudizio alia scala delle sensazioni piace- voli e dolorose ? hi cotal niodo e alterato indubi- tatamente il meccanismo della piu nobile intellet- tuale funzione ; smentita la giusta analisi dell' umana intelligenza, e non piu strano, che il cavallo, come qualunque altro animale anche meno intcUigente , pero sensibile , sappia istituire de' giudizj , siccome noi : sc non che la sfera delle idee e dei confront!, su cui opera la facolta di giudicare , e assai piu estesa di quello non vorrebbe il Germani, perche non si abbia a temere che i biuti possano cguagliarla. 5.' alia 9.' Dopo che il Germani ha attribuita r intelligenza umaua alia qualita deir organizzazione. DEL DOTTOR GIUSEPPE GERMAN!. 1 63 non icca maraviglia che dipendenti riconosca l" iju- tclljgcnza stessa , V attivita , c pcrsino le varieljl delle passioni dalle potenze fisiche, ed in ispecial jnodo dair influenza del clima. Se contro tali idee tolte per una parte dal Montesquieu e dal Virey, e per V altra ora modificate con quelle del Filan- gieri , ed ora piu esagerate di quelle d' ogni altro scrittore, e inutile andar ripetendo que' fatti notis- simi che le combattono e le distruggono , c niolto meno opporre la troppo grave ed assoluta sentenza dcirilume c delV Elvezio , clie tutto nell' uomo eia il prodotto deir educazione , non possiamo per6 ac- consentire che il Germani a tanto trascorra per estenderle ed ampliarle. L' influenza del clima sul- rintelletto, sulF attivita e sulle passioni deiruomo per quanto voglia sostenersi , non puo essere che mini- ma c iiuUrctta il piu delle volte, c concorrente sol- tanto a fronte delle circostanze politichc e morali, che sono le piu forti e le prevalcnti. Quest' opinione nella varieta de' si&'.emi c la piu certa ne' suoi prin- cipj, la piu sicura nelle sue conseguenze, e la piu coerentc co' tatti, che spiega ed anahzza; sicche per noi tutti que' miracoli , che il Germani riferisce al benigno cielo delle zone temperate , anziche pro- dursi in silTatta guisa non sono che il lisultanieiito delle circostanze politiche e morali , ne si hanno piu veri di quclli , con cui la decantata virtu dei Talismani e degli Amuleti soleva sorprendere la vol- gare ignoranza. II dire poi , che il clima possa agire sino al punto d' impedirc il linguaggio e il lavoro, e r esercizio delle piu belle virtu, lasciando le na- zioni pcrpetuamentc barbare e selvagge , oltreche pone un fatto straordinarissimo, dimostra 1' eccesso . deir cntusiasmo per inia dottrina , che c piu spe- ciosa ed apparente , di qucllo che solidi e fondata. Ma vi ha di piu: se oltre tutte qncste cose , si ani- mette, come vuole il Germani, che tutte le opera-. zioni intellettuali succedano per mezzo dellazione delle fibre del cervello , e che la tinczza dei sensi. 164 well' UM ANA PERFEZIONE ma piv\ ancora quella del tatto sia la fonte della nostra iiitclligcnza , nulla piu manca , perche per opei-a sua si vegga risorgere 1' iiomo macchina , e 1' uomo pianta de 1' Ameterie. II Germani non si accontcnta gia , clie il ccrvello sia organo , stru- rnento o semplice mezzo di manifestazione dell' in- telligenza , ma vuole cli' ei sia la causa di qualim- que funzione intellettuale anche la piii semplice ed astratta ; al Germani non basta che i sensi sommi- nistrino le idee degli oggetti sensibili, ma pretende che il tatto sia la fonte dell' intelligenza ; e forza adunque conchiudere che Y uomo per lui non e al disopra della scimia e dell' elefante , mentre 1' una lo parifica quasi nella struttura del cervello , e lo supera forse 1' altro nell' estrema sensibilita della sua proboscide. 10.' Non e nuova la stravagante e bizzarra ipo- tesi deir uomo puramente animale ed isolato da al- tri ammessa per sistema , e da altri adottata per sola supposizione ; ma a qualunque partito si appi- gli il Germani, o cade nell' errore, o si pasce d' inu- tili astrazioni , essendo tale ipotesi sempre in urto col fatto e coUa ragione ; la prima proposizione e incontrastabile , perche non ha mai esistito se non per caso , anche al dire de' viag-p-iatori , 1' uomo ve- ramente isolato , essendo sempre le famiglie il pn- mo elemento almeno conosciuto di ogni societa ci- vile ; la seconda e provata da tutto cio che 1' au- tore disse di strano e di men vero suU' uomo, ap- punto perche , come il Bonnet ed il Condillac nella loro statua , s' immagino un essere supposto , e non mai esistente. II." Ci sorpende moltissimo come il Germani, dopo avere spiegata tanta pompa di nuovi pensa- menti , si fhccia imitatore servile de' piu grossolani errori d'Elvezio e del Virey. La mano se dalla mente non e mossa e diretta , non e piu un organo por- tcntoso , cou cui la natiira piovvede a tutti i blsogni ileir uutno . ma un senso ottuso e materialc, capace DEL ,DOTTOn GIUSEPPE GERM.VNI. 1 65 soltanto di grossolane impressioni , ed agile tutt' al pill ne' movimenti meccanici ed abituali. Liin2;i adun- que da noi 1' idea falsissima , clie la mano sia la fonte della piu estesa iutcUigenza , e die senza r altrui soccorso servir possa a tiitte le operazioiii niirabili dell'iiomo, dovendosi ella risguardare come uu semplicc stnimento , ed un mezzo di esecuzione la di ciii attivita sola dipeude dall' iatendimento e dalla volonta nostra, 12.' Uno degli crrori , in cui s' avvenne il Cer- maiii per la falta supposizione dell' iiomo piiramente animale appare in cio , clie mentre vnole attribuir- gli la tanto utile flicolta imitativa , lo degrada e lo avvilisce coUa scuola dcgli auimali divenuti suoi maestri onde peifezionarla. Ecco gli assurdi clie de- rivano dalle ipotesi fallaci di troppo e troppo ri- pngnanti ! Provvediito , siccome e 1' uomo- anclie in qiiesto state degli organi necessarj a soddisfare i propr) biso^ni , clie sarebbero in csso ristretti ai soli tisici , e quantiinque rozzo e barbaro illuminato da qnalche raggio di ragiosie , die lo rende supe- riore ai brnti , egli non n' e , ne puo piu essere in alcun modo il loro imitatore ed il loro discepolo. 1 3." 11 linguaggio e la leva piu potente dello spi- rito umano , quello clie tanto avvalora ed ajuta r astrazione delle idee, e die rende ruomo un es- sere ragionevole e pensante ; egli cio non per- tanto non pii6 almeno direttamente aver prodotto tutto il mondo artiliciale , e tiitto lo scibile umano, massime clic i progressi dell' arte deU'immortale abate de r Epee suppliscono ora in molta parte anclie "alia sua mancanza ; troppo esagerati si denno aver qiiindi gli elogi die il Germani gli ha tributati. 14/ Nella storia suU'origine della civile societa tes- suta dal Germani , e nelle cause estrinseche da esse indicate die la produssero , nulla ne viene sott'oc- cliio di nuovo o di piu certo di quello die si ap- prende da tiUti gli alfri scrittori ; anzi la popola- zjone accrcsciuta , il bisog-no della difesa della rn-eda l66 dell' UMANA rERF^ZXONE e la fortiilta unione degli uomlni alia caccia e alia pesca, mentre escludono altre cause, die verisi- niilnientc furono valevoli a ridurre ruomo al pre- sente stato cli societa , non fanuo che accrescere le tenebre, i dubbj ed il mistero da cui c tuttavia ravvolta la piii bella opera dello spirito uinano. 1 5/ Che 1' uomo non sia spinto da una natiirale ed ingcnita tendenza a procurarsi tutti i placeri ed i comodi della societa, perche molti o li riget- tarono , o tutt' altra idea si sono formata del lox' bene , e un vero paralogismo , ed un' antilogica ar- gomentazione: ruomo per forza di una spinta na- turale non pu6 a meno di ricercar costantemente il suo bene , e a fpialunque oggetto si volga , non potra niai dirsi che cessi 1' inipulso della medesinia. L' uomo posto in societa vetle che i comodi ed i piaceri allettano c lusingano , li crede beni , e per- cio li vuole , ma sempre per cpiesta naturale incli- nazione che ha di desiderarli e di consegiiirli ^ non prestandogli lo stato socievole , in tal guisa , che r opportnna occasione di alimentarla e di darle diverse direzioni. I fiitti poi di Diogene , di Cincin- nato e degli Spartani non fanno che confermar mag- giormente 1' opinion nostra, provando tiitt' al piu , che quest' uni sono piu saggi degli altri , e che varia puo essere 1' idea del bene senza che meno- mamente si tolga la forza che spinge a trovarlo ne- gli stessi piaceri della societa. 16.' Anche noi siam lungi dal credere che la natura abbia gettati i germi della depravazione nel cuore umano, essendo bene, al chre di Kosseau, tutto quello che esce dalla benefica sua mano creatrice, ma non pcrcio vogliamo correre all' cstremo , come fa il Germanl , di attribuire ogni vizio alia societa almeno non guasta e corrotta, e cio tauto piu in quanto che altrimenti 1' uomo perverso e cattivo po- trebbe giustificare la sua malvaf^ita colla forza delle circostaiize , siccome si ha a dubitare moltissimo DKL DOTTOR GIUSEPPE CERMVNI. 167 per le eufaticlie e troppo general! cspressioiii del German! in tale rapporto esternate. 17.' Non puo ncgarsi che le circostanze fisiclie e morali siano sempre state le molle del raondo mo- rale come pretende 1' autore ; nia tpieste esser nol poteano che in concorso della natura e disposi- zione dell' nomo e delle sue facolta , e non gia seiiza di quello die gU e propria ed inerente : una di- versa supposizione scambia la causa occasionale in efficiente , e fa dipendere da una sola cagione quello che da altre e piu potenti e piu valevoli assoluta- mente deriva. 18.* E lungo tempo che anche dalla bocca dei filosofi si va ripetendo quella vieta sentenza , che il caso fu cagione di tutte le scoperte , e quanto ne dispiace il scntirla amplificare anche dal Ger- mani il dimostri la contraria persuasione che ab- biam dentro di noi pel sofisma ed il pregiudizio di cui fa prova, e per ravvilimento che torna a danno degl' immortali cultori delle arti e delle scienze. 11 caso , nome vuoto di senso pel filosofo , e sempre cieco stromento del mondo morale , quando si con- sideri come un coniplesso d' imprevediiti e stranis- simi accidenti che vi genera e vi produce , non e ne sara giammai quello che a passi gigaiiteschi abbia fatte progredire le scienze e le arti , ne il genio a questo nume ridicolo ed immaginario andra mai debitore delle felici sue imprese e de' suoi voli ar- dimentosi, II solo vasto talento di lui Galileo pro:- dusse la scoperta del telescopio , cui la mediocrita avea gia indifferentemente osservato nella fortuita combinazione de'vetri; la bussola non avrebbe per- fezionata la navigazioue , quando il Gioja avesse ca- sualmeutc contemplato il moto della calamita ; I'uso delle spranghe frankliniane sarebbe ancora ignoto , se il giuoco di un fanciallo non avesse raccolta tutta la forza della mente del fisico di Pensilvania per trarue la piu mirabile invenzione ; ne il Volta sa- rebbe il prinripe della scienza elettrica . quando il 1 68 dell' UM\Tlioso e stu- pendo , che ha architettato la natura , ed e questa r attitudine che diede V uomo per concorrere al sistema g;enerale della cran niacchina mondiale ? E dopo tutto cio sappiam noi cosa egli sia , se un essere perfetto o no , se socievole o non socievole , felice od infelice ? E si dira , che in tal 2;uisa 1' ali- tor nostro abbia tentato un nuovo esame dell' uomo per togliersi a tiitti gli errori in cui caddero gli altri filosofi , e per ragionare con verita e certezza della sua natura e della sua perfezione? Ah noi sn cio voghamo imporci iino scrupoloso silenzio , la- sciandone piu verace il giudizio ai nostri lettori. Un' opera , siccome e questa del Germani , puo essere ella mai utile e vantaggiosa ? I principj su cui e basata , le conseguenze che naturalmente se ne ritraggono , e V applicazione che se ne potr:\ fare mentre saranno la misura della sua utdita , por- ranno termine al dir nostro, indubbiamente com- provando , che non siarao ije ingiusti , ne indiscreti togliendogli pcisino il merito di cui forse piu d' ogni altro r autore era persuaso. I principj su' quaH tutta si aggira 1' opera si ri- dncoiio 1.' ad una fallace e strana idea sulla natura c suilo btato dcir uomo , c al cattivo metodo di 170 dell' UMi^NA PERFEZIONE esamiuarlo ; 2." ad un amore singolarissinio per \a. stravaganza e per la novita ; 3.° ad uno spirito di so- fisma e di contraddizlone chc continuamente sraorloua iiel I'aziocinio stesso : le conseguenze poi , che ne- cessariamente se ne deducoiio , sono i .' Y avvilimeiito o r apparente perfezione dell' uomo ; 2.° il materia- lismo piu strano ed ardito ; 3." la contraddiziou^ di quelle poclie verita , clie sinora si temiero per utili e per certe nella lilosofia. L' applicazione inline si per queste, che per quelli , e assolutamente im- possibile , assurda e sovvertitrice dclla fdosofia mer desinia. Che il Germani siasi formata una strana e falla- cissima idea dell' uomo nello stendere la sua opera, ce ne assicura ad evidenza tutto quello ch' ei disse riguardo al medesimo , qualificandolo ora un animale portentoso , su ciii la naLura profuse a larga maiiQ i suoi tesorl e che colloco sul trono della terra , ed ora un essere su cui come su gli altrl essa versa tutti i mall; un essere, ne buono , ne cattivo, ma capace di scelleraggini e di atroci dclitti secondo le circostanze, d' intelligenza superiore alle bestie, Aa come esse orcano della aran macchina mondiale, costretto alia societa per critiche circostanze , ma tendente a liberarsi da ogni sua dipendenza , ed esi- stente anche isolato , e come puro animale ; nou perfetdbile ma perfetto , imperfetto in societa tanto in causa che in cffctto , ma poi in qualsivoglia stato perfetto e fehce. Tutte queste idee , chc formano deir uomo un essere strano , mostruoso e quasi sempre contraddicente con se stesso , fanno gia fede, che per tal modo lo studio dell' umana perfezione non avra di gran lunga progredito. Che dirassi poi del metodo seguito nel meditarlo , ed osservarlo sempre nelV infinita serie degli esscri e come organo della macchina mondiale senza in Ini separatamente e principalmente distinguere que' sublinii ed essen- ziali rapporti , chc lo elevano piu chc al lisico ^'l mondo morale ed intelligcute? Silfatto inetodo, DEI. DOTTOR GIUSEPPE GERMANT. 17 1 sebbene non sia vizioso per se stesso, ma solo per la sua applicazione e pel suo abuse , dovea neces- sariamente condurre all' errore , o non cogliendo r uomo nel suo vero e principal piinto di vista o esa- niinandolo in una maniera troppo complicata, mista e confusa. L' amore poi del Germani per la stravaganza e per la novita , e il suo spirito soHsmatico e seni- pre contraddittorio lo prova, ed annuncia la qualita degli altri principj clie sostenne , ma piu ancora il modo col quale voile difenderli , e la smania ch' ebbe di proclamarli sempre per nuovi. Si ri- chiamino alia mente e la fomosa legge di mettersi al livello delle circostanze , e il contrapposto della naturale inerzia dell' nomo , e 1' influenza assolnta delle potenze tisiche sopra il suo stato morale , e la sua naturale iudipendenza c liberta , o il nessun miglioramento di condizione nel maggior nuniero dei piaceri , e la sua perfezione in qualsivoglia stato, purche abbia il potere di mettersi a livello delle circostanze, ed in fine i giri di parole, le false ar- gomentazioni c le contraddizioni con cui ha solen- nemente conculcata la ragione in tntte queste tesi, e non si dubitera menomamente della vcrita de'nostri detti. Se non chc di pe2;giore indole sono le conse- guenze di questi principj stessi. E cosa e mai Tumana perfezione secondo il Germani? Quale il carattere emi- nente , che mostri la dignita del'.' nomo e la sag- gezza della natura , la quale colla viaiio diviiia in. lid ha scolpita V impronta della di lei grandezza ? Non la perfettibilita, clie non esistc , che trasse i filosofi ad erronei sistemi , c attribui all' uomo un fine c delle facolta che non gli appartengono; ma Tattitu- dine ad eseguire come ogni altro cssere le leggi della macchina mondiale , e il suo ben essere eo;ualmente nella vita selvaggia e' pastorale , che nella civde. Ahl chc a tale idea dell' lunana perfezione ne e d' uopo esclamare ! O uomo, fjuanto sei folic nel- r inors^oglirti dc tuoi pre!>;i c ilclla tua natura , se Ija dell' UM4NA PERFEZIONE tanto 6 il tuo avvilimento ! Tu non sei piti il so- vrano del mondo , il figlio prediletto della natura , ma un essere non pin nobile della rude materia , che al par di te adempie le leggi del proprio fine ; la tua grandezza e un sogno , e la tua felicita una chi- mera ! Frena adunque quel nobile desiderio clie erige i tuoi pensieri ed estende le tue idee ; non correre in traccia dt maggior bene , perclie non migliorerai di state , ma arrestandoti immobile al poter delle circostanze clie ti dominano e ti sog- giogano , confortati col pensiero , che in tal modo adempi il tuo fine , e che il selvaggio ne' deserti d'America e perfetto e feUce quanto tu lo possa es- sere sotto il cielo tanto invidiato della culta e fiorente Europa. Ecco 1' utile linguaggio, che dopo la lettura delV opera del Germani siam costretti a tenere al- r uonio intorno alia sua perfezione 1 Quanta gloria e quanta utilita ? L' altra conseguenza che dobbiamo trarre dall' opera del Germani si e quella del raa- terialismo , sebbene siamo sicuri , ch' egli e abba- stanza saggio per non professarlo , e di tanta buona fede per non averlo voluto ammettere. E in fatti se le potenze fisiche agiscono sopra rintelligenza, 1' at- tivita e le passioni dell' uomo in modo che lo svi- luppo di queste sia sempre in ragion diretta di quelle ; se i sensi , il tatto e la mano sono la fonte piu estesa dell' umano intendimento ; se 1' uomo e per sua natura inerte e ncU' agire sempre passivo ; se infine in qualunque stato si trovi e abbastanza fe- lice e perfetto , potendo adempire il suo fine col porsi a livello delle circostanze , e necessaria ed innegabile la conseguenza , che l' uomo non puo es- sere se non un ente materjale e corporeo , cisen- dogli affatto inutile non meno che ripugnante una sostanza piu semplicc e pin nobile qual e lo spi- rito , sia per compicre le intfllettuali funzioni , sia per estendere il suo fine ad un altro ordine di cose. L' ultima conseguenza poi sj e , che ncU' opera del German] e cont'utata e contraddetia la perfettibihta DEL DOTTOR GIUSEPPE GESMANI. 173 dell' uomo , verita la pii\ utile e la piii certa sin ora in filosofia , capace essa sola di determinare il grado della vera perfezion nostra, e necessaria per non limitare Y uomo al mondo presente , ma per considerarlo eziandio qual e o un essere cui at- tende piu nobile e piu glorioso destino. Ora quale sara mai 1' applicazione che far si possa di questi principj , e di queste conseguenze ? La ragione tutti li condanna e li proscrive , e 1' au- tore stesso , se non sia ostinato nell' errore e nella cecita , confessar dee che quanto sono men veri gli uni , e legittime le altre , altrettanto impossibile , assurda e piu che mai dannosa ne saiebbe Tapphca- zione. Volga egli adiinquc 1' animo a migliori studi per non rendere cosi infruttuose le sue fatiche , e dimenticando un lavoro che non puo essere solida base del diritto naturale e della morale, nell' opera che sta scrivendo su tale argomento , opportuna oc- casione ne presenti d' encoraiare il suo ingegno e di dir cio che sentiamo con animo piu favorevole ed amico. 1 74 Dizlonario portatde dclla lingua itcdiana compilato da Francesco Cardinal!. — Bologna^ 182a, per Jacopo Marsigli. Qnaderno i.° e 2..° In BFilano presso Qlo. Sdvestri agll scallni del Diiomo. Qrtografia enciclopedica universale delta lingua itcdiana compilata per la prima volta da una studiosa so- cietd. — Venezia, 1828, co^ tipi di Gio. Parolari; editore, Antonio Bazzarini. Quaderno i.*^ e 2.° In Jllilano presso P. J\L Visai in contrada dei tre Re. G lua ue si dice esser molto copioso. 176 DIZIONARIO FORTATIXE, eCC- uoii sara luor di proposito il guardare un poco ad- dentro in questi due vocabolarj die mirano alia grande utilita che s' e accennata di sopra, tantoche si ritragga in quale stima presso a poco si possa lino ad ora V uno e Y altro tenere. E siccome non al tutto eguali sono gli ordini da questo e da quello osservati , e qu^l promette piu, e qual meno, cosi, per fare a ciascuiio debita ragione, converra divi- samente esaminarli. II sig. Gardinali , compilatore del Dlzionario por- tadle (il qual precedette d'alcuui mesi aW Ortografia eiicLclopcdica ) , ha creduto bene , in piimo luogo , di non accompagnare d' alcun esempio le. voci da lui niesse in registro , considerando ( ei dice ) c/zu non e di ultima ncccssud per la chiara iiitelligenza del termini V avers sotto gll occhl put d una prova che altri se ne sla servlto prima dl nol , e che con la sua autorltd ahbla ad cssl data del credlto^ a not aperta la strada per ben usarlL Su di che noterenio priniferamente che volendo pur concedcre, non esser bisogno a stabilire T uso e la legittiniita de' voca- hoYi pla d' ufia prova, non ne conscguita per questo che prova nessuna se n abbia da chiedere ; peroc- che stimiamo che il sig. Cardinali non reputera qual prova sufliciente dell' autenticita de' vocaboli raccolti uel suo dizionario questo sol fattodeires- sere nel suo dizionario registrati. Ma ne tampoco !ji puo concedere che basti sola una prova a giu- stificar T uso d' una parola ; perche , siccome avvi- sano ottimamente i signori Accademici della Crusca, soltanto i molti esempi e di varj autori ponno dare sicuro indizio dell' uso comune e indubitato d' una voce; e quelle che a pena adducono la testimo- nianza d' un esempio unico , si vogliono guardare con diffidenza, e sono da adoperarsi con sottilissinia cautela. Ad ogni modo , inlino ad un certo punto saremmo disposti ad acquetarci alia sentenza del sig. Cardinali , se nel vocabolaiio non si cercasse .ihro che la mauiera di scrivcre alcune parole, o ...B ORTOGHAFIA ENCICLOPEDICA , CCC. I 77 di conogcere cosi alia 2;i"ossa il significato tli quelle clic a taluno ricscono oscure o nuove. Ma lo stu- tlioso vi cerca piu avanti ; ei vnole clie il voca- bolario lo cliiarisca intorno alle proprieta specifiche e pill riposte delle voci, alia loro nobilta o bas- sezza , alle accompagnatiirc cli' esse ricevono , alle diverse attitudini die pigliano dalle loro diverse collocazioni; tutte cose che solo gli esempi possono mettere ihnanzi all' iutelletto, e tanto essenziali , che, dove altri credesse di poterle trasandare, sa- rebbe ita la purita della favella , e perduto ogni vestigio d' eleganza. Che piu? lascianio anche stare r eleganza e la purita -, un dizionario senza esempi ti lascera spesse volte piu al bujo, che non un libro di geometria scompagnato dalle figure. In effetto, poniamo verbigrazia che tu vogli esprimere cpiesto concetto : / Romani soleaiio parlare in pub- blico al popido; e che, in luogo della dizioue Par- lare in pubblico ^ ti corra al pensiero la parola Ariu.g:are : per assicurarti del valore di essa, inter- roghi il dizionario del sig. Cardinali , il qual ti risponde cue Aiin^are e verlio nentro , e vale Far pubblica diceria , Faiiamentare ecc. : questo e cia per r appunfo che tu vuoi significare , ed in quel subito non badando ad altro ne sei pago: ma non prima hai scritto questa parola , che ti nasce il dubbio se abbi a dire Aringare il popolo ^ o al po- polo , o ncl cospetto del popolo , o in altra maniera come che sia ; e si ti trovi nel medesimo caso di colui che avesse in mano una macchina , e non sapesse il modo di fame uso. Laddove niuno osta- colo si sarebbe messo fra Ja tua mente e la tua penna , se il dizionario avesse illustrata la voce Aringare con questo esempio del Davanzati (i) : Che bisogna sciloina in senato , se I migliori 'alia prima acconsentono ? Che aringare al popolo , se le cose pnbblichc non dellberaiio molti stolti , ina un (1) Tacit. Peril. elo<|. §41.' BibL Jtal. T. XXX. 12 17^ DIZXONARIO rORTATILE, ecC. saj>ientlssimo (j)? — Similniente il tlizionario del si^. Cardinali dice che Ahhandonare vale anche Lasciarsi recur e , Determinarsi a far die che sia : ma chi potria mai pensaie , se il dizionario nol dice , che qiiesto verbo ha di bisogno , a significare ua tal concetto , d' essere accoppiato colla particella tli o (//?Z, dependente da una parola sottintesa, come a dir desiderio , deliberazione o simile? Perclie , se del venire io m abbandono , Temo che la vennta iiou sia foils , disse Dante ; cioe , se rrC abbatidono al desiderio del venire: — e nella Tavola di diceric si legge : Tullio , noii essendo natio di Roma , nen s' abbandonava di far di Catellina quella giastizia die si conveiiiva al sua mtsfatto^ cioe, non s' abban- donava alia deliberazione od alia volontd di fare ecc. In somma, tolto via da' vocabolaij il sussidio degli esen)pi , ne vien pur tolto il miglior modo di co- noscerc il vero prezzo delle parole , V unica via per cui si scoprono i naturali loro coUegamenti , la luce di che ha mestieri lo scrittore a procedere ordinato e secondo V uso degli ottimi. E tanio piu si rendevano necessarj gli esempi al dizionario del sig. Cardiuali , quanto che egli ha messo a ruolo assai voci cavate dal Dizionario di giurisprudenza niarittima del Baldasseroni, dal Dizionario di vete- rinaria del Bonsi , dal Dizionario di chirurgia tra- dotto dal francese per Cesare Ruggieri , dal Voca- bolario di marina dello Stratico , e da varj altri libri , i cui autori , tuttocl.e lodevolissimi e loda^ tissimi, non sono tenuti per tali da dare alle voci per essi adoperate autorita e peso e da farle cor- rere. In su gli esempi e le citazioni degli autori si sarebbero gli studiosi, secondo il proprio gusto e giudicio , risoluti dell' usare o no le voci quivi regiBtrate ; ma da che vi mancauo gli uni e le al- tre , quel dizionario diventa una guida sospetta, (i) La Cfusca fra i tanti esempi che cita di Arlrigare , aon n« arreca pur unu che »ciolga il tUibbio che s'e qui proposto. ED ORTOGRAFiA. ENCIOLOPEDICA , CCC. IJ'Q nialslcura, inganaosa , e da non doversele per ogni buon rispetto far capo. , 11 sig. Cardinali, sicconie abbinmo notato poc' an- zi, tolse a lare lo spoglio di parecchie opere d' autori recei^tissimi , clie T universale consensu degli eruditi non ha per ancora, diremo cosi, cano- nizzate in quanto a merito di lingua. In quella vece jie sarebbe stato maggiorraente a grado die la prima cosa egli avesse* tenato conto di tutte le parole , di.tutte le diverse loro applicazioni , di tatte le maniere di dire confortate da baone autorita e da non disconvenirsi alT uso presente, le qaali gia si trovavano adagiate nel vocabolario della Crasca o in quello del Cesari, dal sig. Cardinali annoverati fra le opere ond' egli si valse per la compilazione del sao dizionario. Che altrinventi qaesto sao di- zionario non viene ad attingere il tiiie pr^ncipale a cai par dcstinato, qaello di risparmiare agli stu- diosi la spesa di provve.dere i lessici che lo pre— cedetteiro, e la noja di scartabellarli. Ma per questo capo non veggiamo eh"' egli adoperasse tatta la di- ligenza che pur doveg : e perche sol qncUa censura abbiamo per diritta ed onesta che si presenta coa le praove alia niano, v6n'emo qai appresso accen- iKiado per an saggio le diverse oniissioni che ci siaino accorti, in i\n primo e rapido riscontro, aver t'atto il coaipilatore del naovo dizionario infino alle lettere CAR, dove termina il secondo quaderno , che e r ultimo da lai finqai pabblicato. Abbandonato per AUentato. Tra gli altri ( vlzj ) che con piu abbandonate redine ne' nostri pericoli ne trasporta , mi pare che V ira sia quella Bocc. nov. 33 , a, — Voc. del Ges. , e Voc. della Crus. in Medina. Abcarbicare. Figaratamente pt;r P'tgiar forza . Rassodarsi. I • contrarj alia volonta del Papa non volendo pia sostenere il fascio del Cardinale , ne lasciare pia abbarbicaie la pace. Din. Camp. lib. 3. — Voc. del Ces. i8o DizioNiVuio roRTAariLE , ecc. Abbuuciari;. Nel seilso di Scottarc i porci ncl- V acqua Ifolle/ite per levarne il pclo. E abbruciati (i purci)^ e sparati, e cavate e rigovcrnate le cose dcn- tio, 2;li appiccarono Franc. Sacch. nov. 146. — Voc. del Ces. Ab^bruttifxE. Render brtitto , Dcformare. Radasi via con f'crro il niusco die si trova nel pedale , che annoja le viti e le abbriitlisce. Sodcr. CoUiv. 47. — Voc. del Ces. AccANNELLATO. Biiccito it giusa dl bucciuolo . di canna, Piglierai un niagliuolo dividendolo con iin coltello , e coUa puntrf del medesimo col- tello caverai tutta la niidolla di esSo .....; e subito cavato e accarinellato, lo liconiporrai insieme. Sodcr. Coltlv. 64. — Voc. del Ces. ACCENNAR DI SOTTO E DAR DI SOPRV. Lo StCSSO che Acccunare in coppe , e dare in bastoni , die e Mostrar di fare una cosa, e fame nn' ultra. Amor di setto accenna, e da di sopra. Buon. Tanc. 3 , :i. — Voc. del Ces. Aggiustare. Per Tirar dirittamcnte , Colpire dove Tuomo ha diritta la mira. E Larcollando nel iiume lion aggiustavano le ferite, come quelli a pie fermo in ripa. Davanz. Tacit. Stor. 2, 379. — Voc. del Ces. Aglio. Safer d' AGLio. Figuratamente vale Dis- piacere, Riuscir molesto , o simile. Ma voglia Dio la non ti sappia d' aglio. Buon. Tanc. 1 , 1. — Voc. del Ces. ACLIETTO. CoNFORTARSI CON GLI AGLIETTI. Modo •proverbiale , e significa Confortarsi con deboli spc^ ranze. — Voc. della Crus. , del Ces., dell'Alber. Allentare. Per Rendere pik comodo,. men ripido. Cosi s' allenta la ripa- die cade Quivi ben ratta dair alto girone.' Dante .^ Purg. la. — Voc. del Ces., Diz.^Alb. Alterazione. Per lo Alterarsi , Perturbarsi ., 3Io- vuncnto di sdcgno. Come la padrona intese questa cosa , pensate se ell a ne prese altelrazione. Cccch, As^iuoL 1,2. — Voc. del Ces. ED orvTOGR\Fi\ ENcicLorEDic.v , ecc. lOi Alto, A niodo di sust. per Marc. Clic val pcro die sian piccole Ic fessure che accadoiio in un va~ sccllo la su per Talto? Scgner. Mann. Agos. 8, i. — Voc. del Gcs., Diz. deirAlb. ( E tanto piu si convcnia registrare qucsto significato , cpianto che lo stesso dizionario del Cardinali trae faori Alto p-r C/VZo ). AiMBiEGGiA.Rti:. A/idaic ill. anibio. A voi mi dono .... acciocclie . . . . io possiJ lui tratto amliicggiando attra- versare la piazza della memoria de' galantuomini vostri pari ( Qui metaforicamentc ). Allegr. 35. — Voc. del Ces. Amjiortire. Per Far isi^anire. .La qualmacchia {(iolco) si puo agevolmente ammortire con la sa- liva a digiiino. Allegi-,'2il\. — Voc. del 'Ces. Arrendere. Usato attivamcnte per Daic in po- testd cTaltrui, Cedcre.' II cpiale . . . . arrende la terra a' Francesi ,*• salve ^e robe e Ic persoac. Guicc. Stor. 5. — Voc. del Ces. B.\LLAD0RE. Balkttojo di nave. Castello c ballador spezza e fracassa L' oiida nimica. Ario^. Fur. 19 , 44.. — Voc. del Ces. BuLLETTA. E di qui Sbullettare ., cioe Qcttar fuori le bnllctte :; e dicesi propriameutc ad un certo gcttar che fanno gP iutonachi di calcina(dopo esser ben secchi aaclic dopo molto tempo) d' ana porzionccUa di lor supcriicie per lo pid di ligura tonda , siiiiile alia testa o cappello di una bnllctta , lasciando nn biicr> , simile a quello che' fa la buUetta o chiodo nella muragUa nel cavarnelo fuori. — Baldliiucci , Voc. del Dis. ; c Diz. delTAlb. in Shallettnr.e. C.vMPO. PiGLiAR CAMPO ADDOsso A UNO. Prender rigogllo e maggioranza. II perclie lo fai , acciocche un altro non si avvczzi , e che non ti sia preso campo e rigoglio addosso. Croii. Morcll. TCq. - — Voc. dclla Crnsc, Diz. delPAlb. C\NVPE. Per Filo ., Corda, So di che poco canape s' allaccia Un' anima gentil quand' ella e sola, E non c chi per lei difesa faccia. Petrnr. cap. 3. — Voc. dcUa Cruse, dclPAlb., del Ces. — Onde il Trunca it canape reo del Mctastasio ucUa Didonc. i8^a nixioNARio portatile, ere. Ed altre tali o parole, o diverse loro significa- zioni, o maniere di dire, clie al parer nostro non meritavano d' essere diinentieate o ritiutate dal si- gner Cardinali. • Ma quanto ci duole di si fatte mancaiize, al- trettanto '.le place che il signor Cardinali abbia tralasciato, come dice egli stesso , tiitte le brutture e storpiature delta plebnglia^ gll arcaismj strani e le voci non intelligibili , non che le maniere di dire scoiice ed oscene die in gran copia sono registrate nel Voca- bolario delta Crusca^ e, noi agglugneremo , in copia troppo maggiore nelle ristampe che ne furono fatte per inline ad ogglgiorno. E d' iin altro molto savip conslgllo vogliamo dar lode al Cardinali; cioe, d' essersi giovato delle correzioni da farsi al vocabolario della Crusca pro- poste dal cav. IMonti. Ma non tutti gll errori che imbrattano quel vocabolario ha il Monti notato , ne far lo voile; che a Ini bastaya , per conseguire il suo fine, di sgannar gl' idolatri del frnllone, mostrandone la falliblllta , e. di rendere ognun canto e guardingo da' suoi responsi. Per la qual cosa, chi si mette al presente a compilare un novello voca- bolario, non pure gli corre T obbligo di non in- trodurvi le magagne avvertite dal nostro Critico nel vocabolario della Crusca , ma deve ezlandio aguzzar T occhio se altre piaghe e . altri vizj ci fossero tuttavia da sanare e snidare. E qui pure ne si offre bella occasione di lodare il signor Cardinali deir aversi particolarmente proposto di correggere rioltisslme deOnizioni e dlchiarazioni clie in fino ad ogglgiorno disonorarono 11 vocabolario della Crusca. Tuttavia, nelF aprire il dlzlonarlo di esso, ci siamo per caso abbattutl In un lu^go che richie- dea d' essere medlcato , e non €u. Eocolo. Sotto la voce Bisogiio 11 signor Cardinali, coplando il voca- bolario della Crusra, pone* che Bisogno vale anche giovane solduto. Dimodoche tu crederesti che in vece di «rii(' . per esempio , IVrt ciibre de' nostn ED ORTOGRAFIiV ENCICr.OPEDICA . eCC. l83 giovani soldatl noti e nncor morto l italico vnlore , dir si potesse cen propriety di favella : Nel cuore lie nostri hisogni non e ancor morto l' italico valore. Ma non e cosi; e gia, senza'pur sapeme il pevche, non v' e chi non ridesse a ei niatta elocuzione. La voce bisogni fu per la prima volta adoperata da' no- stri vecchi a nominar una specie particolare di soldati, intorno all' anno 1,528, quando venneroin Italia gli Spagnuoli sotto la condotta de' capitani di Carlo V ; ed e voce tolta a loro di peso, i quali cliiamano bisofii o visohi i novizj nel mestier del- Tarmi , o direnio le novelle reclnte. Se non clie, mcn- tre la voce spagnuola bisofii e innocentissima , ita- lianata in bisogni divento voce di beffa e di scherno; perche il popolo , ognor pronto a coglier cagione di motteggiare altrui, e massime gli stranieri, ve- dendo come quegli Spagnuoli erano male in arnese e sozzi e affamati , comincio a pigliarsi giuoco di loro con quelT equivoco soprannome di bisogni , che in lingua spagnuola suona una cosa, e tutt' altro nella nostra favella (i). Ma ritornati gli Spagnuoli alle case loro, quel motteggio cadde in obblivione, ne fu mai piii fatto rivivere ; perche sebbene sieno qua capitati da poi altri stranieri, pure applicando ad essi la parola bisogni^ le sarebbe mancato il sapore ed il frizzo che nasceva dal natural giuoco fra questa parola e la voce spagnuola bisofii. Laonde pare a noi che allorquando il Davanzati , tradncendo quel passo di Tacito: vexillum tiroinim in. (i) Venuono in quel tempo a Genova, maiidatt di Spagna , diieiuila Spagnuoli, di quelli che si cliiamano bisogni, die vengono qua scalzi e quasi ignudi e senza alcun bene {Segni, Stor. fior. r, 108). Questi ( Spagnuoli ) perche erano mal vestiti e peggio calzati , e 'n sonima, come gente fatta in fretta , non pagata , e abattuta dal mare , bieognosi di tiitte le cose , fiirono chiamati bisogni (Farcldy Stor. fior. 2, 181 ^. Era venuto Pietvo Vellejo con forse mille Spagnuoli di quelli. i .juali ^er isoliei'no si rh"«Tnarano bisogni ( Idfi/i, 4 , 21. ). 184 DIZIONA.RIO PORTATILE, ecC. Siuiam ewitann iutercipit ( An. L. 2 , § 77 ) , dlsse : sorprende una bisegna di bisogiu chc in Soria andavano ^ usasse un parlare improprio, golYo e da non essere inteso. Ben sappiamo clle questo hiasimo ei voile piu volte a bello studio accattare- per la vanita di rico- gliere tra le fronibole d"Arno cic\ cli'' ei tenea per gioje del parlar fiorentino , e legarle iieir oro di Ta- cito : ma perciocche stimiamo clie niuno si trovi il quale abbia sortito la uiedesima bizzarria di gusto , che egli, vorr'eninio che la voce bisogno nel senso di soldato novcllo fosse espunta da' vocabolarj ; o, se pur vuolsi ritenervela per dar lume a intendere gli autori che T ebbero adoperata, la fosse debitamente dichiarata e distinta, si die altri non ne venisse tratto in inganno. Se il nostro giudizio non erra, bene adopero il signor Cardinali a conservar nel suo dizionario le voci antiquate , si perche i Moderni leggendo gli Anticlii gr intendano, e si ancora perche i vocaboli, massime i sinceri, diritti e significativi, con perpetua vicenda cadono e risorgqno , e troppo sarebbe arrb- gante chi s' assecurasse di profetare che le tali voci piuttosto che le tali altre col volgere delle eta torne- ranno a rifiorire , o veramente saranno fuor d' ogni speranza dannate a riraaner per sempre nel bujo della dimentica«za. Tutte le parole, dice il Salviati, e prima di lui la medesima cosa avea detta T Orator roniano, si possono usare in suo luogo e tempo, e col senno. Ed e vero ; perche, supponiamo die una voce sia pur cosi vieta e tarlata da disdire a nobile ed clevata scrittura, od a grazioso e molle componi- mento , ella potra far bel giuoco tuttavia nel genera faceto e scherzevole: di che tantl sono gli esempi, die non accade allegarli. Diceva il Buommattei ch'egli gia non si risolverebbe di dir rarcggiare per acca- Tezzarc\ si gli parea rancida quella voce e dlsmessa: e pure il verbo carcggiare si e a' di iiostri di nuovo intromesso nelle polite scritture, ed e bene accolto, e a niuiio da noja. E a quel dilucile naso del MliSiQ ED ORTOGRAFIA. ENCICLOPEDICA, ^d. l35 61 forte putivano le voci guari, teste ^ appo, nopo^ cglino ^ altrcsi^ cacbro , rldevnle ed altre, cli' egli avrebhe tcmuto cli loroare e ammorbare i &uoi scritti lasciandovene pur una sola cadere per entro. Non- ^ dimeno tutte le dette parole son tenute al presentc per di buon conio , ed lianno corso per tutta Ita- lia, e pajono belle e di comodissimo uso. E pur dianzi non abbiamo noi veduto il Monti, in qiiella sua mat^niiica canzone a lode del pittore Agricola, innestarvi V incielare e V indiarc^ ahticaglle di Dante che niuno toccava, e clie sino a' piti 'svisqerati Cru- scanti aveano in quel conto, che le famose ghiande del secolo d' ore , Le qua fuggendo tutto il mondo onora? E bene, quelle due parole,' perche da lui poste neir aggiustata vednta, spiccano quivi a nie- raviglia, e eampeggiano, e ti convien dire che esse sole e non altre vi poteano aver loco. E tanto piajcquero , e si tennero per tanto efficaci e sma- glianti , che V incielare e T indiare sono in un su- bito divenute le gemme alia moda, onde i poeti, e grandi e piccoli , affettano adornare i lor versi. Per le cose finqui dette si pno quindi conchiu- dere : non mancare al Dizionario del signer Gardinali varj pregi e notabili; 1.' aveylo qualificato ^ev por- . tattle servir di scusa af quelle mancanze che vi abbiamo avvisate ; e dovere inline tornar utile ( se non a colore che vogliono 1' appunto dclle cose , e solo hanno per legittimo cio che porta in fronte r autorita degli eccellenti ) si al comune del popolo, il quale si mostra co' dizionarj assai parco nelle sue richieste , e si a' forestieri, i quali , piu che altro, e forse; non altro cercano da' nostri dizionarj, fuor- che un interprete di nostra lingua, e tin ' maestro d' ortografia. E noi gia non dubitiamo di presagire che il Dizionario portatilc del si2;nor Gardinali, ri- dotto che sia a compimenio (perocche un dizionario, . mentre gli manca parte alcuna, e strumentb inutile, e senipre ti hiscia in timore non si rimanga imper- fetto. siil banco deirartcfice ) , avra largo spaccio , i86 DIZIONARIO PORTATILE, eCC. come qtiello che alia mediocrita del costo unlsce una comoda forma, buona ^arta, bei carattpri, disposizione chiara e distinta de' paragrafi, e sutft- ciente correzione. Stifficiente correzione diciamo , non gia perfetta, perche, senza pigliarci briga di andarvi cercando gli erroii col fuscellino , due ce ne sono corsi air occhio in questi dne quaderni: Accapare in luogo di Accappare-., e Alterazione in luogo di Alteixazlone. Toccheremo era alcun clie dell' Q/^oo^ra/i'a cajc/cZo- pedica\ e il potrem fare brevemente , non arrivando essa finora piu oltre della lettera A , la quale anzi non e per anco fornita, e ne lascia all'avverbio A salvamento. I Compilatori di questo vocabolario, riel loro Ma- nifesto , annunziano cli' esso racchinderd non solo QUANTi SONG I vocABOLi della helUssima e copio- sissima nostra lingua, ma le voci altresi di cui si servono le scienze, le lettere ^ t aid ecc. E questo e troppo largo promettere , ne crediamo che ..altri potesse mai recarlo ad effetto ; perche la nostra lingua viene a buon diritto assomigliata air Oceano; e finora chi" prese a descriverlo, gli convenne y")ur confessare non esser possibfle di tutto niisurarlo , ne tutti vederne i confini ed i tesori. Onde a taluno potria nascere il sospetto non forse cotesti signori Vocabolistarj abbiano in animo di seguire il consi- glio che diede frate Guido a papa Bonifazio Vlll , e fu questo : " Lnnga promessa con attender corto Ti fard trionfar. Ne maligno sarebbe tal sospetto ; perche innanzi tratto noi •veggiamo che le voci •Ahbruciare^ Abbrat- tire ^ Accennare ^- Aggiustare , Allen tare , Alto ^ Am- bieggiare , Ammortire, Arrendere^ nelle significazioni accennate piu sopra in sulf occasione d'additar le dimenliranze del si<»;n()r CardinaH, fiiiDno ;V;uiinpnte ED ORTOGRAFli^ KNCICLOPEDICA, CCC 187 omesse nelP'Ortografia enciclopedica. E qua e cola cercliiamo indarno diverse locuzioni , e certe nia- niere d' usar certi vocaboli , le quali fanno lor prendere altr aria ed atto diverse, die pur si rin- vengono iiel vocabolario della Crusca, oin quello del Cesari. Ne vi troviamo le voci amatorio , a macCo nel senso di con ahhondanza ( i ) , ambrosia , acciiiga , abbaino , alone , acero , abrotano , albicocca , appio , andmoriio , dgata , amatista , angina , aneurcsma , anassarca , adraganti , acceggia , alcione , airone , e pill altre che sono in tutti i vocabolarj. I Gompi- latori addurranno per avventura in loro difesa, che pajrecchie di queste voci, per essere pertinenti a scienze o ad arti", e' si riserbano d'.inserirle nella Parte 11.", intorno a cui diremo poco appresso. Ma se tale era il lore disegno , perche dunque in questa Parte I." trassero fuori alice ^ che e pur sinouinio 6i'' acciuga-^ e angailla e atinga^ che al pari delFac- ciiiga son voci spettanti a quella scienza cui s' 6 dato il nome d' ictiologia? Perche vi posero androne ^ (i) Su questa parola s'hanno a uotar due cose. Avanti a tutto , a macco nel senso di a scrocco , a ufo , a spese altrui , che e .quello indicato neir Ortografia, non e vero che eia. fortificato dail' au- torita della Grusca.( salvo il caso di quando ^a insieme col vei-bq dare ) , siccome ne danno a intendere i signoin Compilatori , i c[uali avvertispono che voci tratte dal vocabolario della Crusca sun tulle quelle che stanno assolutamenle senz altra citazione di vocabolarj , o che non sono contrasscgnale daW asterisco ; e si V a macco non porta ne asterisco, nt; citazione di vocabolario alcuno. II primo che fI VINIFIOAZIONE. 201 sci-Ittore elegante, ne anieno , ne fiorko , ne A'ago, ne piu profondamente versato degli altri nella pvatica e nella teorica di mold rami d' agricoltura ; niente di tutto cjiie- stof, il suo stile pecca anzi sempre di lozzezza e di poca coltura; ma area cpiella qualita clie piii di tutte si pre- gia oggidi negli scritti didattici , ei'a chiaro , ordinato , e sapeva con qualclie esagerazione anclie invogliare a fare; e questo era molto, perclie il difficile e far nmovere il primo passo , e preso amore ad operare , T uomo inerte ha gia ottenuta la piii importante vittoria sopra se mede- sinio. La Francia fu sopra tntto la nazione che 1 nostri eno- logisti presei-o a modello , e si tosto che un qualche nuovo ritrovato fu fatto a noi manifesto per mezzo de"" giornali , venne con prontezza e con avvediniento anche esperimen- tato fra noi , e quindi niesso a disamina e sottoposto a variazioni ed a cambiamentl. Non bisogna credere per altro che in Francia 1" arte di fare il vino fosse giunta a tal segno di pcrfezione da non lasciar desiderio di miglioramento. I tinl anche cola si lasciavano o scopcrti o mal riparati dagl' iaflussi delP at- mosfera ; anche cola i buoni enologisti si lagnavano della pei'dita considerabile di alcool e di aroma a cui anda- vano socgetti i vasi durante la fermentazione ; lo stesso Chaptal ha in piii luoghi delle sue opere animato i suoi compatriotti a trovar qualclie iudustria che impedisse la succennata dispersione di sostanze preziose , senza correre il rischio dello scoppio de' tini o delle botti chiuse ei-nie- ticamente dope essere state riempiute delle uve pigiate, t' Le libre contact atmospheriqiie , dic'egli, precipite la fer- mentation et occasionne itne grande deperdition des princi- pes en alcool et arome , tandis que , dhin autre cote , la soustraction de ce contact ralentit le mouvement , menace d'explosion et de rupture , et la fermentation n'est complete qua la longue. II est done des avantages et des inconve- niens de part et d'autre : peut-etre seralt-il possible de combiner assez lieureusemcnt ces deux methodes , pour en ecarter tout ce quelles ont de vicieux. Ce serait la , sans contredit, le complement de la viniflcation. » Questa combinazione ci fu annunciata in Francia, sou gia due anni, come una grande scoperta fatta da madanii- gella Gervais , e ^eguita a far grande roniore e fortuna. aCi DE NUOVI METODI Un privllcglo escluslvo ossia Patente le fu concessa da! Re , ed una societa ( la society Anonyme ) si e formata per la dispensa delle liceiize , alia testa dcUa quale si vedono de' nonii rispettabilissimi , come appunto e quelle del C. Chaptal , e la detta societa ha procurata a madamigella Gervais una fortvina ragguardevolissima. Un ritrovato di tanto grido non poteva esseve ignorato in Italia, II signor Burel in Piemonte , il signor Ferriui a Brescia , il signor Grisetti a Salo lo esperimentarono e comunicarono al pubblico le loro prove. II signor Burel e il signor Grisetti doniandarono ed ottennero dal governo austriaco van privilegio esclusivo d' introduzione per le maccliine che ciascuno di loro propose agli agricoltori die volessero adottarle nella vinificazione. Ciascun di loro vanta de' perfezionamenti suUa macchina di madamigella Gervais , ciascun di loro loda la propria e la propone di preferenza. Nella collusione de' loro interessi ci e penoso e difficile I'uffizio di storico e di critico. Cerclieremo pero di non entrare nell' argomento de' loro interessi ; il nostro uf- ficio e di esaminare i loro metodi , le istruzioni con che gli accompagnano, i miglioramenti che vantano : il pubblico sara il giudice di noi e di loro. Si il signor Grisetti che il signor Huber ( incaricato di M. Burel per la dispensa delle licenze in Lombardia ) sono stati frequentemente al nostro uffizio , e ci hanno comunicate le loro idee , le loro pretese , le loro speranze ; noi stimiamo e 1' uno e 1' al- tro , e propendiamo piuttosto a giovar loro che ad esser loro contrarj : ma non per questo sacriiicheremo a nessun riguardo la verita. Rimontiamo dunque a qualche anno indietro, e vediamo in quale stato si trovavano le cognizioni sulla vinificazione al momento della pretesa scoperta di madamigella Gervais. Parleremo poscia del metodo di lei, poi di quelli proposti dai tre Italiani menzlonati di sopra; daremo i risultati di tutti , proporremo ancor noi qualche modificazione o cambiamento , e cercheremo in somnia di appagare per quanto sta in noi la curiosita de' nostri let- tori, e portare questo argomento come siiol dirsi alle co^ gnizioni del giorno. » I 6" G vn vm. ix DI VINIFICA.ZIOXE. ao3 ifttodi conosciuti e proposti prima di madamigella Cei\'ais, Shao line o trecento anni clie i nostii contadini in Ita- lia hanno usato di un nietodo meccanico per estrarre V ac- quavite da un tino o da una botte in fermentazione ri- pieno deir uva pigiata per fame vino. Questo metodo di poco momento in qualnnque akra epoca , diventa per la circostanza interessantisslmo oggidi, e merita di qui essere breveniente ricordato e riferito. Chiudevano ermeticaniente il tino o la botte dopo avervi riposta Tuva pigiata, applicavano al copercluo superiore uu tubo di qnattro o cinque Ijraccia di lunghezza ; ad esso tubo era sovrapposto il cappello di un lambicco , dal quale usciva un altro tubetto o rostro sottile clie andava a ini- mergersi nel collo di una boccia raccoglitrice del deside- rato liquore. Quattro segni di figura daranno di un t;ile oi'digno un' idea piii cbiara. Yedi la figura I. a. presenta il copercluo della botte ^ ■ b. il tubo cbe sostiene il cappello ; c. il cappello; d. r altro tubetto ; ^ e. la boccia. I] inutile notare cbe il tubo , II cappello e il tubetto devono formare un ordigno fortemente saldato insieme , o talmente unito da non lasciar trapelare aria di sorta. Cosk dove il tubo b s' imnierge nel foro del coperchio a , deve essere cacciato a forza e lutato pcrcbe non scappi vento , e la botte non deve essere piena lino al coperchio, ma avere uno spazio voto di 20 o piii centimetri a propor- zione delta grandezza del vaso , percbe iiel gonfiarsi della massa in fernientazioue , essa non prema contro il coper- chio del vaso e non spinga sn per lo tubo e fin nel cap- pello il liquore contenvito nella botte , nientre per esso tubo non debbono propriamente passare che i fumi pro- dotti dalla fermentazione medesima. II sig. Grisetti che avea letto questo metodo registrato in un vecchio libro ora , die" egli , diinentirato, avea sospet-' tato che da cjuesta idea avesse tolto madamigella Gervais la sua, e non ha csitato di accennarlo . forse senza averne prove bastanti , nel suo opuscolo , dove dice tra una pa- rentesi della pag. 4.^, che I' idea del meiodo da lei tenuto. 204 DE NUOVI METODI ]}er quanto ne posso giudicare , deve csscre stata a lei sug- gertta da uiio dc nostri antichi scrittori poco conoscluto ( i ). Per quanto aliliia pregato il signor Grisetti a dirmi que- sto scrittore qual fosse , egli non ha mai voluto compia- ccrnii, e per una singolarita die non saprei spiegare, mi lia piuttosto coniunlcata la pagina e le parole clie descri- vono il sncccnnato metodo peruiettendonii di pubblicarla e dandouii la sua parola sulla fedelta ed esattezza della copia. Ne riportiam qvil le parole , lasciando die qualcnno de' nostri lettori die ha piu agio di noi per cercare qual sia r opera , deluda il misterioso silenzio del signor Gri- setti, Aquavitoe extractio sine igne. Rustici sua industria modo excogitarunt , vitoe aqiiam e vino sine igne subsidio exsugere : videntes enim miistum sine ignis calliditate , suoe naturce spontanea impulsu se se com- moventem oestnantemqiie ebuUire , maxiniamque spirhns quan- titatein foras eniittere, vasa orificio circuniponentes , illani colligebant. Recens enim mustuni e torculari ad vinaceani cel- laiii transvectum transmutatnmqne jam jam effervere incipien- tem , sordiumque immundam illnviem supra effundatum enian- dare, supra vasis osculwn cavnm tnbum, sive ligneum , sive fictilem, quatuor v el qui nque pedum altitudinis accommodarunt : qui ori par esset et supra pileum constitucrunt , cujus ro- st.ro receptaculum supposucrunt , mox juncturas ficleliter ag- glutinarunt , ne quid vaporis vcl spiritus exlialaret , unde ex vaporibus e vino se exigentibus humor in receptaculum de- rivat, ut merito musti spiriti vocemus ^ Groeci a^rv^haaxT^s , qiuisi sine ignis adminiculo extractwn sit (2). Qnosto metodo non riesce scmpre. Se la stagionc non e alquanto fresca per condensare 1' alcool die asccnde pel tubo , la jjoccia non riceve die gas acido carbonico. II (i) Nuo\>o metodo di fare il vino con un semjAice meccanismo. Memoria di rietro Grisetii. Milono dalla tipografia del D. Giulio Ferravlo 1 1822, in 8.°, di pag. 24. (2) In una seconda edizione clie il signor Crisetti Iia fatto del siio opusroio , egli Iia inserito il niedesinio tcsto , ina tiirto spro- positato in isfinna nianiera. Cio rlie parera piii stravagante si e , oil' egli ri]iorta il lesto seuza citar ne T aiuore nu la pagina del libro dcnde 1" lia preso. - , . I DI VINIFICAZIONE. 2o5 signoi" Grisettl avendolo provato in una staglone poco op- portuna non gli riusci ; ma cio che mei'ita di essere no- tato , si e , die egli trovo con sorpresa , die senza sa- perlo aveva fatto uii vino niigliore di tutto I'altro. Egli pretende die da questo sperimento sbagliato nascesse in lui la prima idea di cercare il metodo di condensazione , nel quale vuole aver prevenuta madamigella Gervais ; nia crediamo die quando i nostri lettori vedranno la macchlna di' egli propone, la troveranno troppo conforme a quella della Damigella Francese per attril^uirgli Tonore di una tale scoperta. Non anticipiamo su i fatti e proseguiamo la storia dell' andamento delle idee sui metodi di vinilica- zione condensatori. Fin qui troviaino 1' applicazione di una macclilna o di nn lambicco condensatore sul coperchio del vaso conte- nente 1' uva pigiata in fermentazione ; ma non troviamo ancora tolta la comunicazione assoluta tra 1' atuiosfera esterna e T atmosfera interna del tino. Una tale comuni- cazione e Ijensi diminuita e resa pin angusta per la pic- colezza del rostro o tubetto d della iigura I, ma non e interamente tolta , e Fintercettamento della comunicazione e una condizione preziosa nel nostro caso. Circa sessant' anni sono M. Goyo/i de la Plombarie te- neva in Francia questo linguaggio: " On pent observer, di- ceva egli, que sL nous iicuons pas des vins aussi parfaits que le crit du terroir le comporterait , cest faute d'avoir examine ce qui pcut contribuer a lui donner ces degres de perfection suivant sa nature, — Je crois avoir dtinontre d'oii proviennent les defauts de la plus part de nos vins; ils sont occasionncs i.° parce que la liqueur , en fermentant n'agit pas sur toute la vendange; 2..° parce que une partie du marc s'ai^ grisant , attendu qu'il reste d sec , communique au vin une partie de son aigreur,, qui devient un levain capable dans Id suite de causer I'aigreur dans toute la masse-, 3.° que la plus part des parties volatiles les plus spiritneuse s'exhalent et produiscnt un affaiblissement considerable dans la li- queur (i). (1) Observations sur I'appareil viidficateiir de M. Gervais , sui.'jles de reflections sur Popusrule de Mad. Gervais. Par F. Delavou proprictaire. Bordeaux, liJai , in 8.°, pag, ibv. 206 DE' NUOVl MfiTODI Ho riportate le parole del signor Goyon de la PlouJja- lie perclie esse contengono tutti gli eleinenti della sco- perta di madamigel'a Gervais, e i pnnti essenziali die ri- chiedonsi alP applicazione delle nuove macchine. Egli stu- dio di riparare a tutti i tre succennati difetti mediante r applicazione di una macchina della quale noi daremo la descrizione e la figura. Yedi la figura II. a. b. c. d. presenta la parte superiore di un tino comuiie die non si da per iiitero per noii occupare inu- tilmeiite dello spazlo. Sovra di esso e sovrapposto il cono g. m. m. forte- niente incastrato internameiite dentro T estreiiiita superiore del tino b. a. II cerchio e. f. serrando le doghe del tino serra pari- niente quelle del coao in esse incastrato. L' apertura del cono in q. ha un mezzo plede di dia- raetro. Vi ha neir interno del cono all' altezza II. una tavola , ossia fondo mobile tutto hucherato di fori del diametro di 5 linee ciascuno, die si sospende iiel tino con una corJa prima di applicarvi il cono. Si serve di un grande imluito per versarvi il mosto e le vinacce :, allorche si e posta tutta F uva pigiata nel tino , la quale non dovra superare l' altezza del cerchio m. m., si tirera colla corda airinsii ii fondo buclierato a fine di coprirne tutta la massa fermentante ailorche moatera , ed ohbligare le vinacce a tenersi al punto m. ni. frattanto die il niosto fermentera. vSiccome poi questa fermentazione fara aumentare 11 vo- lume del liquore e goafiare le vinacce, il vino sopranuo- tera al fondo die non potra niontare di piii del punto ZZ, cjuindi la massa pigiata rimarra tutta inunersa nel vino per ricevere gli spiriti die la fermentazione fa esalare. Si porra al di sopra di qaesto cono un elmo ( un casque ) o capitello i somigliante presso a poco ai capitelli che si usano nelle distillazioni , un poco acuminato verso la sua sommita , fatto a forma di cuore e ripiegato all' indentro verso il suo mezzo , onde ricevere gli spiriti a misura che verran condensati , i quali coleranno pel piccolo tubo k jicurvo e si verseranno nel collo h, entro il quale comu- jfiica r Cstremita di un allro tubo die riconduce qnesti DI VINiFICAZlONE. 30^ Spirit! sino in 6 , e cjniiicU entrano nel tino donde erano usciti rimescolandosi di nuovo con tutto il liquore. Siccome il piccolo tubo ricurvo k non ottura esatta- mente il collo /t, vi^rimane abbastanza spazio per dar passaggio all' aria die si sviluppera, e inipedire cUe non cagloni scoppio alcnno. II colletto deir elmo die entrera nell' apertura del cono troncato sara erineticamente otturato con cera vergine mi- sdiiata a un po' di sugna per ammollirla e per potersene servire a lutare tutte le piii piccole fessure. Questo tino, dice il signor Goyon de la Plonibarie , rispondc a tntte le operazioni cbe fa il liquore per auial- gamarsi , niischiare , mocliiicare tutte le sue parti spiritose senza die possano csalare. Gli spiriti A'olatili , come si ve- de , ricadono nella niassa del liquore per mezzo del ca- pitello od elmetto e del becco ricurvo; il A'ino die tiene sommerse tutte le vinacce e con esse anche le bucce degli acini ne discioglie la parte colorante , e ne stacca gli aromi che servono a dargli il profumo. Se vi ha piii liquore che non abbisogna , esso rimonta sopra il fondo niolDile bucherato per dargli passaggio. L' elmetto che ri- ce ve il vapore spiritoso essendo piu freddo del gas che ne csce , lo condensa e lo precipita verso i suoi orli donde passa , come si e detto , neir interne della massa fermen- tante. 11 perdie questo ritrovato del signor Goyon de la Ploni- barie audasse in dimenticanza, crediamo vederlo nella com- plicazione del suo cono „ nella difficolta di mantenere Ter- ineticita , nel dilBcile innestamento di esso coUa estreiiiita superiore del tino , e in un complesso di poco agevole uso, in mano massimamente de' rozzi e poco pazienti agri- coltori , avvezzi a metodi piu semplici. In ogni modo, nes- suiio neghera che il suo inveiitore non abbia farilitata la strada a chi venne dopo, e non abbia lasciato che poco o nulla da aggiugnere alle sue idee. Proseguiamo la storia di questi ritrovati. II grande scopo era di procacciare al nietodo di vinllicazione V erine delta e la coiidensazione-, coUa prima si toglieva ogni comunicazione coll' aria atmosferica , e (juindi ogni cagioue d' acidificazione ; colla seconda si accrescevano le qualita spiritose ed aromatidie del liquore fermentante. 2o8 de' nuovi metodi Nel 1788 M. Casl)ois propose uii tulio ricurvo a cui cgli dieile il nome di valvola idraulica ( soupape fiydraio- liqiie ) , una delle cui estreiuita fosse forteniente inlitta nel foro del Ijotidoiie o in quello dclla spina del coperchio di una botte ripiena ( fino a un piede circa pero al disotto del cojiercluo medesinio ) del liquore fermentante^ Taltra estreniita dovesse immei'gersi in un vaso aperto , ma ripieno di acqua. Vedi la figura III. che non abbisogna di spie- gazione. II signer Casljois diiuostrava che con questo me- todo il gas acido carlionico che si sviluppa nella fernien- tazionc dalla niassa deU' uva pigiata ascende lungo il tuljo e disccnde nel vaso d" acqua, dal Ibndo della quale monta ed esce dalla superficie in forma di bolle. Con questo ri- trovato semplicissinio si ottengono i due scopi importanti deir crineticiUL e della condciisazione , glacche esce bensi dal tulio r aria lissa ossia gas acido carljonico che si svi- liqjpa dal lino, ma non puo T aria esterna avere comunl- cazione veruna coir interno diesso,ed e tolta interamente ogni via di contatto. Dall' altro canto per mezzo della curva del tnbo si ottiene anche tutta quella condensazione di parti aromatiche maggiore o minore secondo la lunghezza della parte asceiidente del tidio, e secondo lo stato della tenqieratura dell' atmosfera che agisce in ragione diretta del freddo che domina in essa (i). 11 diametro del tubo Ijasta di pochi centimetri anche pei vasi d" ingente ca[)acita. 11 signor Lavocat propose un altro tubo o sifone che produceva lo stesso elFetto della ermeticita , e in parte an- che della condensazione. La figura risparmiera a noi molte parole, ed agevolera a' nostri lettori T intelligciiza del suo ritrovato. Vedi figura IV. a. a. esprime il coperchio del tino che contiene la massa del mosto fermenlante , ripieno a circa sette ottavi. b. c. d. e il sifone di latta o di qualunque altro metallo, od anche di legno. e. e r apertura superiore del sifone fatta a forma d" imlmto entro del quale si versa dell acqua lino a tanto clie mettendosi in equilibro nel secondo Ijracclo del tubo essa resti ai due livelli c. d, o poco piu sopra. (i) Archl\). des dccoiueites ct des liweiuL-ns notisc'lcs Jaita luiidaiu Van i8.ii. Paris, 1822, pag. 45o. DI VINll ICAZIONE. 209 /. e r estremha inlevioie tiel tubo conliccata entro il copercliio <.lg|lla Ijotte o del tino, Di niaiio in niano «he fernieiita la niassa del iiiosto , r acido carbonico die si sviluppa vieiie spinto all' insu ed esce gorgogliando per mezzo all' acqua dal pmito e. con- densando intanto 1' alcool e gli altri flnidi aeriforini con- densabili die inontano pel plimo bracdo del tubo. Noa v' e qui altia cuia che d' invigilare pei'che 1' acqua noa nianchi niai al sil'oiie , e quiiidi 11011 manchi il perfetto in- tercettanientt) d' ogni coniunicazione tra I'aria atmosferica e I'aria interna del tino. (i) Non e ancor tempo di occuparcl A'l madamigella Gervais ; vogliamo prima accennare iin altro espediente per fare il vin bianco , suggerlto dal sig. Deppin professove di dii- iiiica a Tolosa , e corrispondente della sodeta Lineana di Parigi , sperimentato con vantaggio e colmato di elogi da molti proprietarj di quella pvovincia. Ecco in cbe consiste. " Prendete un turacciolo di sugbero , il quale si adatti " bene al foro della botte, perforatelo con un ferro ro- )' vente onde' farvi entrare V estren.ita di uri tubo di ve- >' tro o di latta ricurvo a foggia di sifone. Abbiate cura '; che r estremita del tubo oltrepassi appena il piano ia- » terno del turacciolo , e questo sia spalmato di colla di " farina in mancanza d' altra colla migliore , e sialo del " pari la parte del tubo die* deve entrare nel turacciolo. " Riempiuta la botte di niosto , applicatevi questo ap- 1) parato in niodo die il gas acido carbonico non possa " uscirne die pel tubo , la cui estremita esterna andra ad " immergersi in un vaso qualunque ripieno d' acqua ed » aperto. '<■ Se r apparato e esattamente combinato , voi dovete » vedere il gas ad uscire bolla per boll a attraverso del- » r acqna , ed in caso diverse converra meglio lutare il >/ turacciolo finche le bol'e si nianifestino. » Lasciate passare la forte fermentazione , indi chiari- » ficate il vostro vino entro forti bottiglie semi-otturate. " Dopo otto giorni capovolgetele affincbe il deposito cada » sul turacciolo e lungo il collo di esse, do cbe seguira >' entro lo spazio di akri otto giorni. Lasciate sgorgar fnori O) G-iovnale di AericoU.uva. T. 1, P' sopra di nn vaso per now perdcre il liquoifctorl)ido che » ue esce,e riotturate proiitamente iinia di Ini la doniaiulula. 214 ^E NUOVI MET on I patente.* Staiido ai i die contiene alcuue istruzioui sul inetodo di adoperarln. Ecco in che consistono. Esse soiio ])i-L'vi. Istruzione del sig. Grisetti. « Poste le live nel tiiio o iiella botte, lasciando circa » un piede di vacuo nel niedesiiiio (i), cojjvitelo colla " niacchina che farete eiitrare come ua turacciolo nel " buco praiicato prima nei copercliio del tino o nella botte /' al coccliiume. >i Adattate il tubo alia macchina , e che questo vada >/ ad immergersi in iina brenlella d' acqua , nella quale di- II scioglierete un poco di calce viva onde attraryi il ^as i> acido carljonico. V Suggellate con gesso, impastato o con creta o con al- V tra materia la fessiira' circolare intomo alia niacchina , II indi riempite il vacuo di sopra della stessa macchina II con acqua fredda. Qucsta fa T effetto di I'efrigerante e " circotida, il condensxitore. .Quando quest' acqua e calda, II cambiatela e ponetevene della fredda aprendo a quest' ef- II fetto il robinetto snperiore. '/ Quando F acqua della l)rentella ( o vaso dove pesca »' il tubo) e divenuta di color giallo, cavatela dalla detta " brentella per mezzo di una spina che vi adattei'^re pri- >i ma e ponetevene dell' altra come prima. ;; Allorclie vorr^te conoscere a che stato sia il vostro II vino, apritc il rolnnetto inferiore, esso vi dara dell'acqua- " vite : quando questa e perfetta, il vino e fatto., e potete II svinare. >i Sospendiamo per ora ogni riflessione sopra questa istru- zione, e riserbiamola al momento in cui facemo un' analisi comparativa dei diversi apparecchi. Per ora passiauioli tutti a rassegna. Apparecchio Burel. II sig. Burel, e per esso il sig. Huljer, otcenuta da^l nostro govcrno la patente o privilegio esdusivo per la (l) Questa cundizlone ^ indispensabile in tutti i ineiodi da noi arcennati fmora p ciie acrenneiPiiio annhe poi. DI VINIFICAZIONE. 217 loro macchlna , cUspensaroho a clii ricorreva per averne la relativa licenza due stampe , T una clelle qOali conte- neya il tlisegno del loro appareccliio , 1' altra le istrnzioni per adoperarlo nella viiiificazipne. ' L' appareccliio e quelle presentato sotto la fig. VII. Le sue parti sono le seguenti : a. Coperchio del tino ripieno a sette ottavi. b. Tube di legno o di uietallo di 0,04 di diametro interno. c. Bottlcella vuota servente di refrlgerante , situata fuori del celUere se e possihile. d. Acqua di condeusazione die esS'eiido scoperta si acidula pocliissimo. e. Sostegno dell' appareccliio. '. Abbiamo voluto adopei*are le stesse parole de' signori Burel e Iluber , ma del resto nol ci saremino nel caso loro spiegati dlversamente. Sotto la lettera d avremiiio detto piuttosto acqua entro la quale pesca o s' iminerge il tuhetto die esce dal botdcello c , non condensa , mar assorbe quella parte di gas acido carhonico die s/econdo la inassa e il volume dell' acqua contenuta nel laso e combinabile con essa, I signori Burel e Iluber cliiamano nella loro figura con- densatore il vaso d , ed acqua di condensazioni quella in esso, contenuta. Quest' espressione e inesatta e tende a pro- durre confusione col principio caratteristico della macclii- na, clie propriamente consiste nel tvibo b e nel botticello c. In vece del vaso d aperto alia sua supe.rlicie o iniboc- catura i signori Burel ed Huber propongono un vaso cliiuso con un copercliio nel quale sia praticato un foro , e questo foro sia cliiuso da un' animella di pelle. Gli eftetti di questa sostituzione tendoflo a conservare acidulata, e diremo cosl piit satura cbe sia possibile di gas acido carbotiico 1' acqugi contenuta nel vaso per pbi adoperarla a quegli usi die in seguito si dira. Quando 1' acqua e satura .di gas e non ne riceve di piii , esso rimane alia superiicie dell acqua , e da segno del suo eccesso rigonfiando all" insii. 1' animella di pelle.' Questo e il segnale- die in vita a cambiar acqua e metterne della nuova.* II sig. Huber, socio del sig. Burel, ba dispQnsato iancli' egli coUa lirenza una stamjia d' istKUzioni per isKibilire 1' apparei- chiQ . e di (ittcnziorn piirtirolnri. Fra le i»vime trascriveremo 2l8 De' NCOVI METOni soltfliito le seguenti , perche tutte le altre soao comprese nella descririone della figura. i< Questa botte ( cioe la botticella appoggiata snl vaso ti d' acqua indicata da c nella Jignra VII. ) avi'a circa litri It 5oo di capacita (i), e sara, per quaiito possibile, posta >/ fuori del tinajo. Sara sdrajata ed un poco inchinata , »/ acciocche le gocce di spirito die dai vapori carbonici ft clie s' innalzano dal tino vi saraniio portati , possaiio »/ dall'istesso succeriaato tubo ritornare nel mentovato tino. tt Verra posta una stuoja di paglia bagnata sopra la It botte 5 e si bagnera una p due volte al giorno onde at- ti tivare la condensazione. II II coccliiume della botte refrigerante deve essere v.ol- H tato m gill , e ad esso ^ara adattato un tubo di legno It di centimetri 4 circa , die andera a sboccare nel sec- 11 cbio o tinozza piena d' acqua d posta sotto il coccliiume " della botte che serve di condensatore. Quel succennato It tubo di discesa sara qua e la d' intorno forato di bu- II ch'i grossi come il dito a centimetri 10 in 12 al di sotto II della sua immersione. »/ Questi due tubi saranno ben solidamente stagnati dap- h pertutto ed assodati alia loro congiunzione coUa iDOtte >> . Queste istruzioni espresse con si poca esattezza e poco laconismo tolgono , anziche aggiugner cliiarezza. Ecco qui di nuovo la botte che fa I'ufficio di condensatore , quando prima e la secchia o il vaso die contiene V acqua di con- densazione. I nostri lettori non si lascino abbagliare da queste equivoche ripetizioni di termini. II condensatore sono il tubo ed il botticello ; la seccliia o il vaso pieno d' acqua fa due ufficj , di valvola idraulica e di scaricatore del gas^ come •valvola mantiene la separazione tra 1' atmosfera esterna e r interna del tino ; come scaricatore riceve il gas espulso dalla fermentazione del tino. Veniamo alie attenzionl par- ticolari , le quali per verita non contengono nulla clie possa aggiugnerelume maggiore di quanto abbiamo fin qui accen- Mato. Vi sono anche in esse tante espressioni che mettono il lettore in una confusione da non uscirne. Ei dice per esempio all' art. 4.° « Che il tuho di discesa che dal coccliiume (i) Equivaleiiti a brente lO circa pieiiiDureoi , e a lancbi. niiiiensiime fuoraie , rome \Pilirmo. DI \aNIFICAZIONE. 2I9 t> conduce il vapore carbonlco nel tinazzo conAensatore pe- »' netri centlmetri 5 in 6 circa nella liotte refrigerante " . Ecco qui un altro tinazzo condensatore afFaito fuor di loco. Oinniet- tiamo tutte le altre niinuziose istruzioni che noa sono di inolta iniportanza , come proverenio a suo tempo. Sareb- bero interessanti quelle die insegnano il moniento oppor- tuno per lo svinare , se il sig. Huber avesse saputo darne di nuove e non conosciute ; nia quelle ch' ei da sono quelle antiche e sono : " i.° Quando non si udira piu il movi- n mento della fermentazione ; 2.° Quando il vino die si » cavera per assaggio brillera e sara quasi risdilarjito ; » 3.° Quando il sapore zucclieroso sara state vimpiazzato n dal vinoso ed austero ecc. >/ Pare die il sig. Huber abbia distese quelle istruzioni senza aver egli stesso adoperato 1' appaiecchlo del sig. Burel ; altrimenti egli avrelDbe po- tutp dire almeno che la cessazione deTinterna fermentazione del tirto viene indicata dalla cessazione del gorgogliamento del vaso d'acqiut nella quale pesca il tuhetto scaricatore. Quando le bolle sono cessate del tutto , segno e che non si spri- giona piu (o pochissimo) il gas, e che i fenomeni della fer- mentazione vinosa sono. in riposo. Questo indizio e il solo proprio del suo apparecchio \, quelli da lui suggeriti erano noti anche prima che venisse proposto il nuovo jnetodo. Credianio avere intertenuti abbastanza i nostri lettori intorno aIV apparecchio Burel ; passiamo ora a perlare dei tentativi del sig. ferruii di Brescia. Appareccliio Ferrini. Gol solo legger delle gazzette che annunciavano il ri- trovato della Gervais , il sig. Ferrini si e industriato di istituire un apparecchio di condensazione che corrispon- desse a produrre lo scopo propostosi. Egli vi riusci nel- r autunno del 1821, e rese conto all' Ateneo di Brescia de' suoi resultati dando la descrizione e la figura della macchina da lui usata. Ecco 1" una e l' altra. "I." Si faccia al tino un coperchio fisso 'nella guisa »» cbe si fissano i fondi ni tini medesinii ; ma per usare " un risparmio di legname si prendauo quattro assi , due " lunghe ( vedi fig. VIII ) segnate aa: altre due segnate b b , " le quali unite in cirtolo forniiao Tapertura scgnsta B. >> Questo coperchio adaitisi nl tino. 120 T)F NUOVI METODI >> 2." Si faccia uii telajo composto di qnnlti'o parti " luiigo e largo quanto e 1" apertura sutldetta , ma clie » abbia le spoiide alte dalle once cinque alle 'sei , ovvero »/ pollici dieci incirca; si fiiccia a qnesto telajo un .fondo n di latta , che si alzi per formare le sponde di esso te- >' lajo ( Vedi fig. IX ), eppero capace a contenei-e pert'et- " tamente Tacqaa. Sia esso telajo arjnato trasversalmente " da traverse di ferro, od anche di.leaino nel fondo. e in iiii i> angolo si faccia collocare e nella latta saldare un tubn » clie abl)ia circa un poUice di diametro ed alto dieci ( e >> qnesto e il tnbo cc, della lig. IX. ). Si faccia una bat- " tuta alle sponde del telajo tutto all' intorno , accio possa " entrare coniodainente nell' aperttira quadra del tino e " starvi fermo in battuta. Qnesto e il condensatore. » "6." Una canna di latta bene saldata d s'innalzi verti- " calmente e ripieglii perpendicolarniente dd. Qnesta canna ■>' deve imboccare il tubo c c. per trasportar 1" ari^ fissa. >» 4.° Una grata si fofmera di verghe di legno grosse >' circa un poUice ciascuna con due piccole assi larglie tr^ » pollici, lungbe- sei merlo del diametro della tina ; ecco " tutto 1' appareccliio cite vi propongo e clie mi accerta »» di tutta r utilita nella confezione del vino , come sono " a diuiostrarvi. v Fatta la vendemmia con tutte quelle buohe regole " raccomandate da molti clie hanno scritto sii queeto pro- " .posito, si lasciho le uve due o tre giorni In ammasso , » indi si pigino ben bene, poi si passlno nel tino j>re- " disposto^ come si e detto , avvertendo di' non empirlo " pill di quattro quinti della suaaltezza; si poiiga il gra- " ticcio sopra il mosto , si aggiungano trasversalmente le " verghe, sopra queste si pongano le assi assicurate con " quattro pnntelli fermati tra il coperchio del tino; cosi " i grappoli ( ha voluto ' dire le vinacce o gli acini pigiati ) II saranno obblisati a star sotto il mosto 11. Qiiesto basta per dare itu' idea dell" apparecchio del si^ gnor Ferrini. Aggiugneremo solaiuente che anche il suo tubo va a riferire in un vaso d' acqiia come ne' metodl Gervnis, Burel e Grisetli. pi VIXinCAZlONE. 2il Fatti e risultanze che eniergono daW applicazione de tre succeanati cpparecchi. Apparecchio Grisetti. Pareva naturale che il signor Gri- setti clie ha pubbHcato il suo opuscolo in settembre, do- vesse o institnire egli stesso , o fare iastituire da altri esperiuienti tali e fatti con tanta esattezza da procacciare al s«o apparecchio qnella fiducia ch' egli si stadia di con- ciliargli . col suo opuscolo ; ma per quanto sappiamo egli non ha potuto procurarsi dt* fatti aiolto concludenti. Noi non a}3lnamo luancato di usare della solita nostra iusi- stenza presso di lui e presso varj altri che si sono pro- cnrati la sua macchina, e nessuno ha potuto soddisfare alia nostra cui'iosith in un modo da non lasciar .qualche lacuna pe' nostri lettori istruiti (i). lo stesso mi sono pro- curata la macchina del signor Grisetti in stagione troppo avanzata , in novembre. Le uve lasciate sui graticci aveano moltp raarcito ; il lievito e le altre parti che concorrono a promovere la fermentazione ertino degenerate o distrut- le , e quantunque per rimediare alia rigidezza della std- gione io facessi mettere la botte di esperimeuto in uii angolo della uiia cucina , pure la fermentazione si mani- festo e si opero cosi lentamente , che il tubo scaricatore del gas non fece coniparir mai alcuna bolla sulla super- ficie deir acqua ov' era immerso, ed il roliinetto inferiore deir apparecchio, per quanto fosse bene applicato ed erme- ticamente lutato tutto all" intorno della sua imboccatura, non diede mai goccia di alcool condensato. Dopo un niese e piii che lasciai fermentar lentamente qnella Ijotte io ne trassi il vino, il quale era ancora un po' torljido; il feci riporre in una botticella a parte di una capacita corrispondente alia quantita del fluido ( circa due brente e mezzo ) , dove fernientando forse lentamente al tornare della primavera e chiariticandosi nel riposo , riusci un vino eccellentissimo e pel colore sanguigno e nello stesso tempo trasparente , e per 1' abboccato , e per lo spirito, e per la qualita di gusto balsamico e dilicato. (I) La seconda edizione del suo opuscolo viene in appoggio fli questa nostra' asserzione mandata alle gtcunpe prima che il (ietto oiTUScolo ci peivenisse. aai DE Nuovi METonj Nulladimeno io non posso produr fatti comparativi tol vecchio metodo per rapporto hon solo della qualita , nia neanche della quantita. Tiitti quelli die usarono la maccliliia Grisetti, e clie fu- rono da me interrogati , mi assicurarona clie feceio un vino piu spiritoso e piii' prelibato del soliio ; tuLti me ne vaiitaioao i risliltati , ma nessuno teniae conto de' tatti comparativi. Bisogna dunque contentarci per ora de' fatti generali i quali sono favorevoli e vantaggiosissimi. Ecco quelli che abbianio potato procurarci. Estratto di lettera del sig. awocato Martini. " Nel giornq 12 settembre prossimo passato lio colta M Tuva, e nel i3 fu pigiata. Essendo dello stesso vi- n gneto asciutto e di buona qualita , ne posi quantita eguale n in due tini di egual capacita , lasciando 1' uno aperto >/ come al solito , e coprendo T altro nel modo indicate ti nel metodo del signor Burel. » II caldo avendo accelerato la fermentazion^ obbligo »a svinare nel giorno 19 il tino aperto; per T altro >i aspettai nel giorno ,20. " II primo diede vino forte col sapore solito de' cosl detti »» vini nostrani del paese che sono piuttosto aspri. )/ II secondg produsse vino dolce, piacevole e gustoso, fi per cui si vide che il nuovo metodo causando una fej-- >» mentazione meno attiva aVea dato luogo ad una minora " decomposizione della parte zuccherina, conservando per- >i cio un sapor dolce al vino che giammai non si riscon- " tro ne' vini del paese di Cavanago. " Sulla quantita del prodotto non ho dati sicuri , perche »« dubito deir esattezza delle mie annotazioni suUa -capa- » cita delle botti eve ho riposto il vino. >/ Limitandomi per ora alia sola qualita, mi pare fuor " d' ogui dubbio che sia risultato migliore il vino fatto >t col tino chiuso. Dopo qualche .tempo trovai che avea " perduto il dolce, ma conservato un gusto piii aggrade- » vole dell' altro , del quale e anche piii colorito. " Mi propongo. di esperimentare la durata dell' itno e »' deir altro nella prossima stagione calda , giacche oltre " la miglior qualita, cio che importa assai^ sarebbe che " si conservasse nel caldo , al quale oidiiiariamentc non " icggono i nostri viioi. DI VINIFICA.ZIONE, 2^3. Altro estratto di lettera. Pregiatissimo signore, « II nietodo di far il vino per condensazione proposto dal sig. Burel , privilegiato con sovrana patente 9 giugno i8a2, fu da me sperinientato in .Motta Visconti , provincia pavese , mentre gia la vendemmia erasi incominciata , e quiiidi lio dovuto limitare la prova a picciola quantita, ed indipendeutemente dall' uso d'ella botte refrigerante. '/ Nel mattiuo 1 6 seUembre ho posta un' eguale qviantlta di ( libbre ii5o ) uve procedenti dallo stesso vigneto in due separati tini , altro de' quali , giusta gl' insegnamenti , fu coperto superiorniente ^ e chiuse con ogni cura tutte le connessure de'legnami, e I'intomo del tubo con gesso e mastice formato di cenere e sego onde impedire possi- bilmente la volatilizzazione. L' altro tino ho lasciato aperto giusta il costume. Le uve furono soltanto pigiate , ne fu operata follatura e\x\ tino aperto. = Nel 20 a sera furono svinati i tini, essendosi riconosciuto maturo il vino, che venne riposto in separate botti. Nell' intervallo di quel giorni ebbi cura di aumentare I'acqua del seccliio affinche I'estremita del tubo fosse costantemente coperto nella pre- iissa misura. = La ferinentazione del*i.° tino comincio due ore prima del 2° tino. Quasi tutte le uve fermentarono ne' tini prestissimo in quf st' anno , e fu d' uopo svinare dopo pochi giorni. •> Palle sperienze praticate e rlsultato : i.° Dal primo tino tenuto giusta il metodo del sig. Burel si ebbe di ricavo brente 7 boccali 2 3 Dal secondo tino » 6 » 48 Differenza brente — boccali 71 i> Che e quanto dire sopra boccali 624 svinati dal setfondo tino si ebbero boccali 1 1 per ogni cento di aumento , e qualche frazione in piii dal primo tino. a." Spremute le vinacce sotto il torchio, si ebbe di tor- chiato da qnello dpi primo tino . .brente 2 boccali 16 Dal secondo tino >/ 2 >> 80 Differenza , . •. ; brente - boccali 64 324 D£ NUOVI METOOI " Per modo clie V aumeiito totale del vino t';itto col nietodo Burel risultercbbf? cU soli boccali 5 , coUa diffe- renwi pero die si ebbero 64 boccali di vino in sosti- tiizione di altrettanto torcliiato, essendo poi cjuello del priiTio tino piii vigoroso. 3.° Posta snlla pesa de' caricbi volnminosi che tengo in qnella campagna una brenta di boccali 96, vino del primo tino , risulto in peso netto liljbre 98.. = La stessa brenta con boccali 96 del spcondo tino fu trovata in peso libbre 94, cjnindi la .difterenza di libbre 4 in peso snlla eguale quantita di vino a favore del primo tino. 4." L'esperlaiento coll' enonietro , ossia pesa vino , lia dato in favore del vino procedente dal pi-imo tino iin mezzo grado. 5.° Istituita pur prova sul colore mediante immersione di due pannilini non apparve alcuna visibile diversita. 6." Quanto alia bonta del vino fu I'lconosciuto per -comune accordo de' piii intelligent! esser quello del primo tiao piu vigoroso dell' altro. " Dai premessi risultamenti imparzialmente riferiti e da me comunicati al sig. Huber, socio del sig; Burel, sopra sua ricerca, ella sapra riconoscere quali 'avvantaggi possano ri- promettersi dal nuovo metodo di vinificazione, avuto ri- guardo die. nello sperimeiito da me attivato non usai della botte refrigerante , ne dell' acqua acidula , cio die forse puo aver contribuito a qualdie diminuzion'e del prodotto. " Rimane una importaiitissima risultanza ad attendersi, cloe se il vino del primo tino possa conservarsi, siccbme ci promette il sig. Burel, nia non potra conoscersi che col tempo. = I vini pero di Motta Visconti, comunque di qualita distinta , difficilmente si 'conservano oltre 1' anno , per modo che per la vendita che si fa per mio conto ill paese giornalmente , soglio provvedere soltanto sino a tutto giugno sostituendo vino d'Oltrepo per gli altri mesi sino al raceolto. == Piii sollecito potra quindi esser il ri- sultata, di cui mi riservo fame partecipazione. " Ho lusinga di aver soddisfatto in qualche modo alle'geii- tili sue ricerche 17 staiite , e mi permetto pregarla farmi conoscere la sua opinione sull' argomento , di cui potro glovarmi per gli ulteriori esperimeati ». Milano J il 26 gennajo. i8a3. II Consigliere ■ ■ P. Della Porta. DI VINinCAZlONE. 2:25 11 sigiioi- coa>ig,liere Delia Porta , anzic!\e valersi del metodo Buiel pel ([uale avea paj^ato un tnbuto , si e ser- vito del sifoue del Casbois senza sapei'Io , e il suo espe ■ riiiieiito va posto a calcolo per giudicare gli efFetti del- r appareccliio fraiicese. Suuin cuique. Noil tralasceremo di qui riferire die noi pure abbiamo fatto circa due brente e mezzo di vino col metodo del signer Bnrel, ma senza esperimenti comparativi per rispetto alia quantita del prodotto, non avendo potato assistere noi stessi sempre all' esperimento. 11 risultato della qaalita e il solo die possiamo far manife-kcO, ed e riuscita veramente perfetta. I caratteri distintivi del vino fatto con questo metodo consi- stono nel maggiore spirito e forza; in un colore piu pure e rubino scuro orientale; in un sapore particolarmente ama- rognolo e clie non e proprio di alcun altro vino del paese. Un'altra singolarita cbe abbiamo notata si e die non boUe piii dopo riposto nella botte , e die non lascia quasi nessun deposito di feccia al fondo della botte. Ci siamo accorti di questa. proprieta nel p.° p.° marzo allorche facemmo porre in bottiglie tutto il vino suddetto. Cio fu osservato con meraviglia dello stesso fattore, uomo capace ed intelligentc , il quale aspettavasi un secdiio circa di sedimento , e che non trovonne un boccale in due lirente e mezzo di vino. Quest' ultimo fatto ci e di vantaggioso e sicuro pronostico per la durata nella calda stagione. Esperimenti coll' appareccliio Ferrini. Fra tutti gli esperimenti die furono fatti de' metodi fin qui menzionati , il seguente e il piii esatto ed il piii con- duilente. Col riportarlo per iatero credlamo rendere giu- stizia alia vigilanza ed esattezza del signor Compagnoni ( racrioniere ed agente generate del signor conte Girolamo Martinengo), e ilel fattore Giuseppe Bottecini, non meno the alia ilkiminata lilieralita del signor Conte die inco- raggia ed apprezza gli sperimenti die possono dimostrare r uiilita de" nuovi metodi agrarj. . 11 rappoi'to e diretto dal signor Compagnoni al signor conte Girolamo Silvio ]\lartinena;o di Brescia. " Pcicbe V. S. alia prima notizia die le gazzette diedero di un nuovo metodo tli vinilicazione privilegiato in Piemonte non tardo a de'^iderare die si concs'jesse geueralii\ente e Blbl. ItuL T. XXX. 1 5 a26 db"' ndovi mexodi lie lossero esperlmentatl i vantaggi ; e clie somn\inistran- done opportHiiamente i niezzL per la decovsa vendemniia questo nostro s'lg. Gaetano Ferrini colla nota inacclilna di sua invenzione e con suggerimenti a tale scopo diretti , •voile tosto fame la piova nella di lei cantina di Colle- beato. , eccole la soddisfacente relazione della prova me- desima e dei pregi del metodo: V Eseguitasi nei giorni i8 e 19 settembre la vendemniia del canipo Breda, giusta 1' anticipazione voluta dallo stra- ordiiiario calore della state, vennero posti per Tesperimento ill tre tiiii separati pesi lyS. 12. 6 di live di egiial qua- lita e diligentemeiite assortite , clie in peso nietrico souo Lbbre 1407. 56. 3. n Pigiatesi indi contemporaneamente le live medesime, il giorno ao vennero passate in tre distinte botti di uguale capacita, ossla di zerle 3i ciascuna, delle qnali La prima munita della inacchina condensante tiitta di latta , la se- coada munita della stessa macciiina col telajo di legno investita iieir interno di latta , ed una senza inacchina di sorta , rimanenilo nelle stesse botti un quinto air incirca di vacuo. Le prime due botti , corredate pur anclie del- r interna graticcia destinata a tener le vinacce sotto il mosto , agirono quindi secondo il metodo proposto dal Mg. Ferrini , e la terza fu tenuta iatieramente secondo la coniune pratica sin qui osservata. u la detto giorno 20 il terniometro di Pieaumur segnava nella cantina 14 gradi. II giorno appresso si aliljasso ai 1 3 e si manteniie nella stessa temperatura sino a tutto il 28 del mese in cui il vino si trovo perfezionato e si cavo dalle liotti. L' acqua poi delle due macchine, ossia dei condensatori , dovette cainbiarsi una sol volta, cioe il giorno a 3 in cui venne trovata tiepida. . rt Onde conoscere colla desiderata esattezza aU'atto del- r estrazione del vino i risultamenti della prova, non solo Si e misurato il vino scolato spontaneamente dalle tre botti, nia si sono sj)reinute a parte le vinncce della prima , della spconda e della terza jjotte, e souosi pur anche pesate le vinacce tolte ogni volta dal torchio in guisa clie i distinti prodotti furono come nella sesuente tavola. ■ni VlNlflCAZlONE. Botle 1 munila del contleiiiatoie tutto di latt.i. Vino gcoUto da ^e Vino del torchio Vinacce rim.iste dopo la spremituvA Perdita clic parcggia la cjuau- tita dell* uva Totale. munita del coiidensatore di legno invcslito di latta. 'Vino scolato da se \iao del turchio , Vinarce rin>a:?te dopo 1 spreinitura Perdita die pareggia la quan tita dell' uva Totale Bolte HI tcniita alia veccli'ia manici- Vioo srolato da se Viao del turchio Vinacce ruliast' spreinilura. . . Perdita clie parej tita deir uva. dopo la 1 1.1 quail- "4 1 2 . 1^07 'sd 867 229 £096 21 I 'hO- .» Confroataiido ora il riferito prodotto in vino delle tie botti , giacclie le vinacce rimaste dopo la spremitura del torchio noil anmiettono ne potevano aminettere una diffe- retiza veiaiuente calcolabile, si lianno i rapporti seguenti : Botte III ossia libbre inetriche 1096,69:60116 I ossia libbr; inetriche i^-^'i^^i =^ icc: ie6.07«7. 2a8 de' nuovi metodi Bolte III ossia lihbre inetiiche 1096,69. Botte II ossia libbre nietiiche 1166,79 = 100 : ic6,3c),2, vale a dii'e che rispetto alia Botte 111 trattata coll' usato nietodo La botte I ossia della macclilna tutta di latta ha date un auinento di circa il 7 per ceiito E la botte 11 ossia della raaccliiiia di legiio investita interiiamente di latta ha dato uu aumento di circa il 6. 4/10 per cento. " Stabilito il suddetto utile, rispetto alia quantita del vi- no , vnol essere calcolata eziandio la difFerenza della qnalita , la quale costitujsce uq utile ancora maggiore del prinio. Waucaiido di uno striuueuto veramente adatto a stabilire un tale giudizio perche gli enometri o cosi detti pesa vino 80110 difiiciliiiente esatti, e di piii perche sino a tanto che il vino si niantiene in qualche movimento di fermentazione (come succede per lungo tempo e seguita auclie tuttora), non segiiano una sicura gradazione , bisogna riportarsi al palato de* veri iutelligenti , il quale sofFre minori eccezioni. Yarj dunque di questi assaggiando il vino delle tre botti al momeuto di cavarlo dalle medesime si accordarono nel- lammettere una grau difFerenza tra quello delle botti I e II e I'altro della botte III^ vitro vando il primo molto piii spi- ritoso ed amabile del secondo. U entita poi della stessa differenza fn con qualclie varieth dai medesimi periti de- terminata, giudicando talnno che il vino fatto, al loro dire, coUa inacchina valesse lire 2. 10 di Milano, altri lire 3, altri lire 3. 10, e perfino lire 4. di piu la zerla rispetto al vino fatto senza macchina. Volendo per altro attendere la moderata difFerenza delle sole tre lire, e considerando il prczzo medio del vino della cantina Martinengo in CoUebeato per la decorrente annata di lire 2 5 milanesi la zerla, in onta che se ne sia gia venduto a lire 29 ed anclie a lire 825 si ha un'utilita di niiglloramento del la per cento. " Dal cumulo pertanto dei due vantaggi dell" accresciuta quantita, e dell'apprezzata miglior qnalita si compone la somma del 19 per cento, ossia poco manco del quinto deirintlero prodotto in contronto del metodo fin ora pra- ticato , cio che costituisce comniendevolissima la nuova juaniera che il signor Ferriai, dietro le tracce della pri- vativa riportata negli stati di Sardegna dal cav. Burel , ^la con semplicita e^l oconomia ideato e proposto. DI VINIFICAZIONE. 2'1() » Otto giorni piii tanli della prima vendommia fiittasi poi qviella dei beni della cinta coutigui alia Breda, e trovate le niaccliine gia libere, pote farsene uso una seconda volta per quest' altro vino. Non vi fu campo, in vero , di tenere un conto esatto del peso dell' uva , e percio non si ebbe modo di conseguire vma precisa conferina del van- taggio spettante la luaggior quantita, nia 1' esperimento intorno la distinta uiiglior qualita fu in tutto confornie al priiuo, talclie in delta parte si ba nella stessa cantina ed in un solo anno la replica del medesinio risultato. 'f Riniane ora a farsi prova della piu sicura durata del vino fatto alia nianiera del signor Ferrini, altro utile proniesso dal signor cav. Burel e da Ini, il quale e qnasi certamente da sperarsi dall" istante clie deve dipendere dalla niaggiore elaborazlone e purgazione del vino stesso. A tale scopo si sono posti da parte e suggellati due bot- ticelli di 4 zerle clascuno, pieni 1' uno di vino della botte I e r. altro della botte III , e si dara relazione a suo tempo dei confronti die ofFrii-anno. " A conipimento di questa relazione resta ancora a dirsi i.° Clie il colorito del vino fatto col mezzo del condensatore, il quale si vorrebbe da taluiio clie riuscisse alquanto piii scadente, rinsci a Collebeato ugualmente ca- rico e vivo, e clie se il vino medesimo all' atto in cui vieae cavato dalla botte apparisce alquanto piii limpido, non e cio un discapito di colore, ma un efFetto del mag- giore depuramenlo ricevuto dalla piii vigorosa fermen- tazione. 2." Clie la ragione della piccola quantita avutasi di nieno nell' aumento della l)otte muuita del condensatore col tela jo di legno deve naturalmente attribuirsi al telajo medesimo, sia per la sua facilita d'imbeversi dei vapori clie salgono dalla botte e di lasciarli trasudare , sia ( forse ancor piii) per la dispersione die puo sofFrire nelle sue commessure le quali, alia dilatazione che il legno rlceve, non possono a lueno di scomporsi o molto o poco andie se sono intonacate e difese. 3." Che la perdita reale della botte III verificata in pesi 12. 9, ossia liljbre metridie 9(). i3. i non giunse , rispetto al suo totalc, die al -7, 04 in ragione di cento, come puo vedersi istituendo la proporzione Lil)bra 1407, 56 : 99, i3 = Libbre 100, 00 : X 33o de" nuovi metodi e cli consegnen/a che sicconie per massinia 1" auinentu proniesso dngl' istltutori del nuovo inetodo non e „ ne pote\a essere assolnto , ma soltanto relativo, o pluttosto una diminuzione delle perdite clie si face va no col nietodo tisato, risulta ad evidenza come iiel prescnte espeiimento noil si potesse ottenere Tauniento medesimo nella predi- cata ragione del lo per lOO. E anzi degno abbastanza di osservazione die sia esso stato poco al disotto dal pareg- giare Tintiera peidlta naturale della ripetuta l)otte IH conforme lisnlta dai dati sovrariportatl. Resta e vero di conseguire ben auche iin' appendicc di anmento quando yerra I'occasione di travasare i A'ini , nella quale sicura- mente quello I'atto mediaute il condensatore lascera, per la niaggior dcpurazione ottenuta sin da principio, i\n dc- posllo molto niinore. Quest' appendice tutta's-ia sara ancora loutana dal far ascendere il detto auniento all' asserlto i o per looi e percib fe da credere clie se 1" auniento stesso del lo fu da altri rinvenuto , non slasi dedotto clie da esperinienti fatti col mezzo di tini, e rispettivamente alle dispersion! maggior entitk a cni essi danno luogo per ca- gione deir ampia loro apertura pin clie non sia dellc hotti da noi usate le quali lasciano all" evaporazione un cimpo assai piii limitato. Se neir osecuzicne di questo es]ieriniento si c per av- veatura corrisposto alia meglio alia prenuira ed aspetta- rione di V. S., non deggio tacere avervi avuto gran parte colTassiduita e diligenza sua il f.-.ttore di Collcbeato Giu- seppe Botteciiii, non alieno dalle utili innovazioni, come' il maggior numero de"rillici, ma A^oglloso di ogni niiglio- ramento e docile ai consigli clie possono a quello condurrc. Quanti per altro vi sono concorsi riguardano per priuio oggetto r approvazione e 1' aggradimento della S. V. e ^rincipalmentc chi si gloria di esserle pieno di devozione. » ■ Brescia, 2 diccnibre 1822. L'liiilissiiH* ObbligatisslsDO Serviiore Giuseppe CoMPAGNONt. Akrl fatti ed eipeiiuienti ho vediiti oltre il ripol-tato qui sopra, nia eseguiti con minor pieclsione; e sicconie danno presso a poco gli stessi risuitati per rispetto alia quantita e alia qualita. ciediamo di ometterli per non ingrossaie inutiln'.ente il volume di questo artitolo. DI VINIFICAZIONE. a3l Artigolo a.'' Consideraziuni comparative sid dlversl mctodi dl vini- ficazlone acccnnatl nelV articolo preccdeiitc , c pro- posta dl' alcnnc inodificazioiil. Non possiamo nieglio cominciar questo nostro secondo articolo clie col qui riportare iiii lavoro iaserito nel Ca- lemlario georgico della Reale Socicth agraria dl Torino del 1823 e die porta per tltolo: Rapporto fatto alia R. So- cleta agraria intorno a uno scritto del signor Francesco Cougnet dl Nizza, indtolato /< Parallele des proccdes vini- •' ficateius de madeinois^lie Gsrvais de Montpellier , et " de monsieur le Chevalier Burel ingenieur , a Cette , » qui ont obtenu, le premier, 1111 lirevet d' invention en n Prance , et le second nne patente de perfectionnement w en Pieiuont , compare avec la souspape hydranlique >' proposee en 1783 par M. D. Casbois ,• ou Ton demontre »» que la siniplicite de celle-ci reniplit en entier TefFet " des appareils precedens. " Lo scritto del signor Cougnet h proprlamente una esposizione delle sperlenze fatte a Tolosa nelPautunno del 1021 da una giunta incaricata dl paragonare gli efFetti deir apparecclilo condensatore per fare i vlnl , proposto in Francla dalla signora Gervais , con quelli del metodo coniune di fare 11 vino in vasi aperti. In questo paragone i deputati di Tolosa voUero di piii esperlnientare un me- todo proposto, sono ormai quarant' anni, dal signor Cas- bois. Non fecero ^jroya dell* apparecclilo del caval. Burel perclie a quel tempo forse non ei'a ancor noto : vi sup- plisce pero il signor Cougnet , il cui gludizlQ rlferiremo a suo luogo. " La narrazlone del signor Cougi>et e accompagnata con riflessioni , molte delle quail e natural cosa 11 crederfj clie trovlnsi pure nel rapporto della giunta suddetta ( 11 quale noi non abblamo avuta Topportunlta di consultare), altre scmbran proprle dell" autorc e le deduce dalle espe- rieiize stesse dl Tolosa e da altre f:>tte in Nizza ed altrove. » Le esperienze in Tolosa furoao fatte contemporanea- meiite con tie metodi diversi, cioe w i.° La botte apcrta come e T uso 11 plii comune ; " a." la botte cUiusa , cui fu adottato il sifone del si- gn or Casbois ; aSa de' Nuovr metodi .; 3." Ill liotte chiusa, come Li prcceJentc, munlta tlel- r appaveccliio ilella signora Gervals. ( NB. II rapporto qui si difibntle a dare una desrii7ione degli apparecchi della signora Gervais , del signor Burel e del Casbois die noi omettianio , avendo a questo gia suppllto coir artic. precedente e colle annesse figure). »/ Or verjamo agli esperimenti dl paragone fatti dalla commisslone di Tolosa e riferiti dal signor Congnet. » Adunque nelF autunno del 1821 furono scelte tre liotti , ciascuna della capacita di 6co litri ( 1 2 hrente ) , e furono collocate verticalinente Tuna accanto all' altra. »/ Alia botte n." i era stato tolto il piano clrcolare superiore , sicclie radigurava come un tino aperto. n Nella botte n.° a venne piautato il sifone del signor Casbois. V Alia botte n.° 3 fu appllcato rappareccliio della si- gnora Gervais. II E qui egli e opportuno dl notare clie 1 comniissarj dl Tolosa , per quanto ap])arisco dalla narrazione del signor Cougnet, anziche adoprare T appareccliio Gervais, come lo prescrive 1" inventi-lce , vollcro apporre al capltello un tubo raunlto dl chlavetta , a fine di rlcevere in vaso se- parate i vapori alcoolici, di mano in mano die A'enlvano condensati , e percio dovettero sopprlmere quegli intagli , o scanalature nelForlo Interno del capltello, per cul, nel nietodo della signora Gervais , gli anzidettl vapori con- densati ricadono nel tino. » In ciascuna delle tre bottl era stata mcssa una stessa ^uantita d' uve , cloe Cliilogr 55i '/, Dopo quattordlci glornl di fermentazione fu tratto 11 vino da ciascuna delle tre bottl : i risultanientl furono i seguentl: ^otte n.° I aperta. Peso del vino Chil. . . . 2f)3 ^4 delle vinaccc ( rape ) noil isprcmute . . . 168 'I ^ Somina . . 462 '/i • • • • 4^2 74 DifFerenza o?s>ia perdita ^9'/ 4 o n DI VINIFICAZIOJfE. 200 Botte n.° a col slfone ilel Casnois. Peso del vino 33o '/, ■ delle vinacce noil ispremute . . . i'76 Somma . , 5o6 '/•••• 5c6 '/. Differenza. ossia perdita 48 live, come sopra, Chilogr 55i '/, Botte n.° 3 coirapparecchio Gervais, Peso del Aino SaS '/^ delle vinacce non ispre- mute 182 7. Somma . . 5c8 .... 5o8 Diflerenza ossia perdita .......... 43 '/. " Rlferisce inoltre il signor Cougnet die dal capitello apposto alia Ijotte n.° 3 i"u raccolto circa un chilogr. di liqnido , il qaale , distillato separataniente , produsse di spirito a 19 gradi , in ragione di 7 once per litro , e once a '/» di residuo (repasse) a gradi 11 '/^, cioe in tutto un quarto circa di spirito di vino. " Da questi fatti , e da alcuni altrl osservati da lui stesso, o da altre persone, il signor Cougnet deduce pa- reccliie conseguenze tutte piu o nieno sfavorevoli all* ap- parecchio Gervais. » E primieraniente il cliilogr. di liquido , ridotto con la distillazione a un quarto di spirito, rappresenta , dice egli , una sola parte delle otto niila die compongono r intera massa ferinentante : quantita assai piccola , e af- fatto insufliciente a render migliore 11 vino. >' Infatti , prosegue 1' autore , i deputati di ToJosa hanno riconosciuto die il vino di ciascuna delle tre botti era assolutamente della stcssa qualita e dello stesso grado di bonta : e cio fu da essi provato con la distillazione . il cui prodotto fu uno spirito a un di presso dello stesso titolo, cioe quello della Ijotte n.° i scgnava all" areometro gradi 14 '/» ; qucllo delle botti 3 c 3, gradi lif ^1,.; le I'ecce ( i'inasses ) furono altresi pcsate con 1 areometro , a34 nn' nuovi mftod: life si scojjn tli(Foreii7a alcuna , e cosi si ebl)e per cosa provatii 5 die la ilistillazione nveva trntto dal vino tutto lo spirito in esso contenuto , e per conseguenza il vino fatto in vasi cliiusi nou potea dirsi migliore di qnello die aveva feinientato in contatto coU* aria libera. yi Qui il signer Congnet osserva opportunamente essrr men vero, die il pregio di un vino dipenda dalla sola qualita areometrica dell' alcool die da osso si ricava , ])otendo il A'ino contenere inoltre principj odorosi , sa- pidi, halsaniici e altri: cose tutte die concorrono a render iin vino piu o men pregevole , ma die 1* areometro non puo ne misurare, ne indicare. <> A questa giustissima riflessione del signor Cougnet noi aggiungeremo le seguenti. " E priinieramente noi vorremmo , die dopo aver di- mostrato die T alcool ricavato dal vino delle tre botti segnava a un di presso lo stesso grado all' areometro , si fosse pur cercato di dimostrare con Tesperienza la mas- sima quantita assoluta dello spirito , die ciascniia delle tfe soiti di vino era capace di dare con la distillazione ; la qual cosa , die pure e importante , a noi pare die non sia l)en cliiaramente espressa. " Cosi pure ci senil^ra die non si sia tennto sufficien- temente cpnto della minove perdlta riconosciuta nel tino n.° 3 munito dell' appareccliio Gervais , in paragone di quello della botte ii." a munita del sifone : la qual cosa sembra provare die 1' appareccliio Gervais impedisce 1' e- vaporazione un poco piu die noi faccia il sifone del Casbois. ti A noi pare inoltre, che nelle suddette esperienze la Tennentazione avreldiesi dovuto lasciar diirare un poco di pill nelle liotti n.' 2 e 3. die non in quella del n.° i, essendo noto che la fermentazione si compisce piii len- tameute nei vasi diiusi die non negli aperti. 't Qiianto al raccogliere separatamente lo spirito con- densato nel capitello deU' appareccliio Gervais, noi ripu- tiamo che questo sia stato ottimo divisamento; ma puo recar mcraviglia che si sia ommesso di fare altresi Tespe- riniento tal quale il propone I'lnventore, cioe lasciar ri- cadere nel tino ogni vapore di qualnnque sorta, di mano in mano che e condensato nel capitello: e questo sempli cemente numito del tubo immerbo uelF acqua , e destinato ni vi:'nFicA?;ioNE. 255 a dare nsclta al gasse snperfluo. Le quail due ninniere di operart; possoiio non esseve stessissime. » Del resto ( snppouetido ora clie la pvova , a dir cosi , indire:ta e dedotta dall* esperienza fatta colla Jjotte n." 3 , >-alga qnanto la dirclta clie si sarcblie potuto fare, ado- praiido Tappareccliio Gers'als nel iitodo sopra nienzionato ), debbesi conlessare clie dai riferiti esperiinenli risulta esseve assai piccola diiFerenza tra i prodotti oltenuti col capiteilo Gervais , e quelli clie si cbbero dal senijilice sifone del Casbois. " II quale iiliimo nietoilo ^ appuiUo qiiello clie escla- sivamente inculca il siguov Congnet, e il vorrebbe preie- rito a qualsiasi altra inaniera sinoi'a conosciuta. •' Quanto poi all' appai'eccblo ultimamente proposto dal cavaliere Burel, i deputati di Tolosa non nc ban fatta la prova , per la ragione indicata in sul princijMO dl questa nostra rela/ione; il signer Congnet pero ne parla uel sno scritto, e il gludizio sfavorevole die egli ne porta h dedotto da qnakbe prova fatta da Ini e da alcuni altri in Nizza su piccole dosi d'ltva, ma specialmente e fondato sulla considerazione " I." Che rapparcccliio Burel non e se non nna sem- plice niodificazione di quello della Qcrvais ^ e percio ad ambidue sono egnalmente applicabili le ragioni e i calcoli addotti pill sopra. » 2." Che i risultainenti di ambidne gli tippareccbi non snperauo qnelli del seinplicissimo sifone del Casbois, " Noi non vorremnio accertar* cbe altri non abbia a" riputare per avventura alqnanto premature queste conclu- sioni, trattajiidosi di argoinento intorno a cui furon fatte , e tuttova si fanno sperien/.e^ i risultanienti delle quaii non sono sinora perfettamente concordi. Per altra parte non e ben ccrto cbe ci sian note tutte le operazioni dclla natura nella vinificazione , e forse cbe la A-aria disposizionc e diniensione degli stcssi dementi di im ap- jiareccbio c valeA'ole a cagionare notabili differenze nei prodotti, o cio avvenga per la maggiore o minor dose d' aria atmosferica teni:ta in comunicazione con la massa ferinentantc, ovvero pel soggiorno piii o men limgo die fanno i vapori nelT appareccbio istesso prima di venir condensati , o inline tio accada ])cr ultra qualsiasi ra- utonc. 236 de' nuovt mktodi >» Ncl coi'so di'l siio scritto il signor Cougnct iinprcnde a paragonare i risultanieati ottenuti a Tolosa, con qucUi clie si otterrebbero a Nizza ove la fermentazione deiruva noil si protrae al di la di quiiidici a treiit' ore , invece di quattordici giorni die dnro a Tolosa, Le basi de' suoi calcoli sono le seguenti : » A Nizza nel tempo delle vendemmie , e qiiando si svina, il peso deiruva, fatta una media, sta a quello del vino, come i5 al 12. » II vino, clie si va aggiungendo (^oiiUlage) per alcuu tempo, a fine di tener sempre piene le botti, sta alia quantita del vino posto da piincipio nelle botti , come i! 5 al 100, " II peso delle Aanacce ( rape ) quando si tolgono di sotto il toi'eliio , sta al peso primitive delFuva, come i air 8. >» Dal calcolo fatto con queste basi il signer Coiignet ricava clie il vantaggio iiella quantita del vino delle botti cliiuse n.' 2 e 3 in confronto della botte 11. " i , il quale vantaggio a Tolosa fu dell' 1 1 e piu per cento, iion avrelibe a Nizza oltrepassato il 4 per cento , per la ragione sopra indicata, clie la minor durata della fermentazione fa sce- mare di altrettanto 1' evaporazlone, e per conseguenza il consumo. " II slgnor Cougnet adnnqne raccomanda moltissimo il metodo di far il vino in vasi cliiusi, specialmente in ouci luoglii , ne'quali, come in Piemonte , la fermentazione delle uve si fa durare molti giorni, nel qual caso V uso de' vasi cliiusi , secondo else dice egli stesso , accresce maggiormente la quantita del vino , e ne migliora iiota- bilmente la qualita ; ma siccome in ogni maniera di cliiu- dimento dei' tini o delle botti sempre e necessario clie A'i sia uno sfogo piix o men libero ai Aapori aeriformi , che sareblje pericolosa cosa il voler di troppo contenere, cos'i a quest" eiFeito il signer Cougnet pensa in niuna ultra maniera potevsi incglie prevvcdere , se non se ado- perando il sifone del Casbois. >i II signor Cougnet tennina il sue scritto con alcuni suggerimenti , tratti da varj autoii di Enologia, diretti al fine di procacciarsi \ iiii mieiHori di cjuol clie non conipor- tereblie la men Jjuona qualita delle uve , per etfelto di DI VINiriCAZIONE. 23/ contrariaate stagione , deir indole del teireno e siinili, e sono i seguenti : '/ i.° Tagliar le uve alia perfetta loro maturka ; 't 2." Far fermentare separatamente le uvemigliorl, to- gliendo loro gli acini immaturi o secchi o fracidi ; » 3." Spicciolare i grappoli , separandoli dai ras^n ^ " 4.° Aggingnere alle uve poco dolci una certa quantita di zucchero. )/ II penultimo consiglio non e utile presso noi se noii in certi casi particolari , sapendosi che il graspo concilia forza e austerith al vino. L' ultimo suggerimento , assai opportune per molte provincie , non lo e per la piii parte di quelle del Piemonte , nelle cui uve la sostanza zucclie- rina e quasi sempre sulTiciente , e talora eccedente , e pel coutrario scarseggia la materia estrattiva, dalla giusta dose della quale dipende specialmente la condizione di un buon vino , siccome lo ha da gran pezza dimostrato un dotto membro di questa Societa ( V. Saggio Cltimico- Economico sopra i mezzi i pin utili per migliorare i nostri \ini ecc. Del signor Gioljcrt: memorie della Societa agraria di Torino 1788 vol. a ). Dalle osservazioni e dalle spe- rienze del predetto professore risulta in fatti , die in generale i vini del Piemonte danno con la distillazione una niaggiore quantita di alcool , die uon la piii parte dei vini fores tieri : e questi in cambio hanno la preziosa qualita di resistere maggiormente a lontane navigazion: , e di conservarsi un piii liingo tempo perclie in essi piii ablDonda la materia estrattiva. Dopo di aver dimostrato che dalla materia estrattiva , anziche della zuccherina , mancano le nostre uve , T autore del citato Saggio propone r uso dei liclii per supplire a quella mancanza , il qual uso egli preferisce a quello dello zucchero e del miele , e produce un doppio vantaggio^ quello di somministrare la parte zucclieriaa in quel casi particolari in cui si cre- desse die di essa mancassero le uve, e quello di fornire r estrattivo di cui piu frequentemeute scarseggiano le no- stre uve. " Queste riflessioni piacqne a noi di riferire a couipi- mento delle cose dette in qitesto proposito dal signor Cougnet. » Or ritornando al principale argomento , noi tcrmi- niamo la nostra rela/.i'juc csponeiido in pochc parole la 233 Dfi' NUOVI MKTODI sostanza tlel liij^louaniciito cUl tsiii^uor Coiignet, e quella del jiaier nostro. '/ Al dire del sigiiog Coiigiiet nieJesiiHo la slgaora Ger- vais, a ciii fa uso del suo appareccliio promette i.* Dal lo al 13 pel' ceato di aaaierito nella quaiitita del vinoj 3.° una nii^liore qiialitii di esso. Ora lo stesso signor Cou- gnet amniette die il vantaggio nella quantita fu a Tolosa deir 1 1 e piu per cento : e jier cio die concerne alia iiiiglior cfiialita egli la tiene per cosa certa. Dunque 1' ap- pareccliio della signora Gervais , sperirfi«ntato da persone dotte ed iniparziali , quali certamente sono i deputati di Tolosa, qncir apparecduo, diciam noi , ha protlotto esat- tamente gli eft'etti proaiessi dallinventore. » Dopo cio nai non comprendiaiiio come la signora Gervais e i promotori del siio metodo aljbiano avuto a riuianer ^nto confusi al vedere i risultauienti dclle sud- dette esperienze. Se in quelle sperienze dal capitello non fn tratta una maggior quantita di spirito , nol non vediauio come cio a'll^ia a riputarsi rigorosamente coutrario air ajj- pareccliio della signora Gervais, la quale , con T uso ordi- nario del suo metodo, non pare die prometta una deter- niinata quantita e (jualita di alcool, ma bensi vino migliore e pill a'obondante, in paragone di quello die si avrebbe segnendo il metodo comune di fare i vini in vasi aperti. '/ Tutto si ridurrebbe dunqac al dire die gli apparec- dii Gervais e Buret non producendo a tin di presso mag- giori vaiitaggi di quelli die si hanno dal sifone del Cusbois , questo s' abbia a preferire pcrche piii seiiqjlice, e men costoso. 'I Quantunque, per le ragioni da noi esposte piu sopra, la giustezza di una tale pret'ereiiza non sia ancora beii dimostrata, tuttavia trattandosi di cosa molto importante , non improbabile, e cosi facile ad esser verilicata , noi ■ siamo di parere die questa lleale societa possa iiotilicarla ai nostri concittadini, unitamente alle principali cose con- tenute nello scritto del signor Cougnct , siccome quelle die possono riuscire altrui di incitamento TorinO; li 34 novemlire 1833. 'i , .., ■ ClOEERT. • ,( ,rr ,. CAREi;A RckUWC. Dl VlNllICAZIONE. a39 Alle sill qui acceanate consiclerazioiii de'signofi Gio- bert e Carena ci permetteremo di aggiugnere non essere stato fatto a dovere 1' esperimerito coll' appareccliio Ger- vais per uii altro lato , o almeno noii emergere dalle pa- role del rapporto c!ie siausi usate le dovute precauzioni per noil lasciar nulla da opporre ai partigiani del metodo della Gervais. In fatti anziclie opporre al capitello delt appareccliio Gen^ais uri. tubo miinito di chiavctta , sopprunendo quegt iii- taglj 0 scanalature neW orlo interno del capitello per impe-^ dire die i vapor i condensati ricadano nel tino, ajfiae di ri- cevere detti vapor L alcoolici in vaso separata , bisognava sopprimere il capitello , o costruirlo diversamente , per- clie e certo clie lasciando il capitello e la condeiisaziono de' vapori succedendo tutto all" intorno delle sue pareti in- terne , essi vapori avraiino in gran parte dovuto a goc- ciole e a rigagnoli ritornare nel tino lungo le pareti me- desime , e noa si saranno raccolti nel vaso separato che i vapori che non furono in contatto colle pareti del capi- tello , ma partirono dal centro di esso per recarsi a cor- rere il loro viaggio nel tubo. La quantita quindi di uinore raccolto nel vaso separato non puo presentare la giusta uiisura di tutti i vapori condensati o condensabili dell' ap- parecchio Gervais. E quantunque noi sianio d' opinione che una tale quantita sia minorc di quella che si vanti dai zelatori deir appareccliio Gervais , pure dovevauio alia giustizia questa annotazione. Ua difetto sensiljile delP apparecchio Gervais crediamo che sia qnello della sua troppo vasta apertur^j , per cui tanto piii difficile diventa ottenere lo scopo delP ermeticlta e il praticare nel coperchio del tino un foro corrispontlente , applicando in tutti i punti della periferia il luto o ma- stice in modo die non trapeli aria di sorta. Per Foggetto deir ermeticita non v' ha certaiucnte di ineglio che il si- fone del Casbois, Non bisogna perder di vista clic dne sono i grandi ed iuiportiintissinii og2;etti che si cerca ottenere nel pertezio- namonto dell' arte di fare il vino', Ermeticita e condensa- zione ; ed e sotto (jnesti due punti di vista die dobbianio pesare i pregi di chi pretende a qualche novita ne' suoi riirovati. l\ol metodo Gervais la condensazione sara in mag- gior propor/.icae , ma rcsta a vcdere se sia in tal pro- Jjorzio.ue d.i tuu*pejijarc il ma^gior imljaviizzo della sua a40 De' NUOVl METODI applicazioiie e l;i niiiiore seiupliciui del suo apparecchio paragonato al sifone del Casbois. Noi troviamo clie finora non si soao istituite esperienze abbastanza esatte per scio- gliere questo dubbio. Fino a tanto die non si riscbiari con fatti bene compi-ovati noi propendiamo per la seinplicita e per la facile enneticita del sifone _, tanto piii cbe in esso rav- visiamo ancbe unita la condensazione , qnalita die si po- tra accrescere qnalora si facciano al Sifone quelle luodi- ficazioni cbe saremo per indicare in appvesso. Venendo airappareccbio del sig. Biirel esso non e pro- prianiente cbe la combinazione del sifone Casbois coir ap- pareccliio Gervais; almeno cosi senibra ai nostri occbi. Se non die esso non lia ue la seinplicita del prinio , ne tutta la facolta condensatrice del secondo. 11 diametro della sua Ijotte condensante e troppo grande e percio diflicile ed in- comoda a inaneggiarsi. II legno essendo un cattivo con- duttore del calorico sentira andie piii difiicilmente gli ef- fetti del freildo die si voglion prodnrre coUa paglia inu- iiiidita prescritta dal suo inventore. Quanto air ermeti- cita , i mezzi per otteneria sono bensi di pin comoda di- mensione, ma sono troppo nioltiplicati. IS el sifone Casbois non v' ba die a combinare col copercbio della l)otte una estreniita del tuljo e tutto e linito. Neirappareccbio Rurel dope aver combinata nn' estreniita nel copercbio della botte o tiao fermeatante , bisogna far combaciar V altra nella botte condensante , al ventre della quale bisogna appli- care un altro tubo cbe poi vada ad iinniei'gersi nel vaso scaricatore. ^lo bo esperimentato questo apparcccbio e ne lio toccato con mano T inconiodo e la poca solidita. II piii piccolo accidente scompagina queste unioni e toglie il nie- rito deir ernieticita. L'' appoggiar di una mano, la stessa umettazione della paglia sovrapposta alia botte condensante, se non si fa con certa delicatezza e se si urta menoma- mente in essa, fa screpolare il Into o mastice posto nclla combaciatura de' tubi ne' fori rispettivi. I nostri lettori vedranno die qui parliamo direttainente del nietodo privilegiato del sig. Burel Uil quale lo ba sng- gerito colla sua iigura coUa quale accompagnava la sua istru- zione per istabilire I'apparecchio. Perche non ignoriamo cbe il sig. Burel , o per lui il sig. Hul)er, iia in scguito dato a quest' appareccbio una figura ed una nioditicazione cbe nou e pill la sua , ma e quella del bifuiie del disbois Dl VINli lOAZlONE. 241 partenilo cosi dalla priinitivJi sua forma. Con quali niotivi aoi lo igiioriamo , e noii vogliaino entrare nella quistione se una tale motUficazione entri ancii' essa nei diritti del privilegio o della patente coacessagli dal govei'no. Noi reiiderenio di huon animo ginstizia all' apparec- chio del sigiior Burel in cio che e suggeiuiuento vera- inente sno proprio , per qnanto sappianio , e die in alcuni paesi puo tornare utilissimo. Vogliaino parlare del sugge- rimento di raccogliere V acqua de' vasi scaricatori, divenuta satiira di gas acido carbonico , per adoperaria nella fabbri- cazione de' vinetti , i quali sono di taato use in diverse provincie delia penisola. Questo pensiero e suo e noi 1' ab- biamo provato utilissimo e di eccellente riuscita. Non v'lia bevanda die sia nella state piii graziosa e piii ristoratrice di quella di tali vinetti leggieri. AI memento che scrivia- nio questo articolo noi godiamo di quello fatto coUe acque acidule ricavate dalla botte scaricatrice clie servi nel no- stro esperimento del succennato appareccliio nello scorso ottobre. Resta a vedere se cotali vinetti fatti coll' acqua acidula durino e fine a che tempo. lo avvertiro della du- rata del niio , giat^Iie generalmente tutti i vinetti fatti col solito nietodo non reggono ai calori del luglio (i). Siccome 1' arte di fare questi vinetti non e indicata dal sig. Burel , non sara discaro a' miei lettori ch' io accenni il metodo che fu tenuto da me e che mi e riuscito ec- cellenteinente. Se il tiuo o la botte contenente la massa fermentante delle uve pigiate e per supposto di 10 Iirente, si adoperera per vaso scaricatore una Ijotticella di cinque brente circa di capacita. Si riempiera d' acqua dal foro del cocchiume e si terra in quel luogo e in quella distanza dalla botte fermentante che comportera la situazlone, la lunghezza del tubo e la posizione dell' apparecchio. Entro lo stesso foro del cocchiume si mandera ad inuuergersi per due terzi della sua profondita ed anche piii il tubo scaric*atore che parte dal ventre della botte condensante dell' apparecchio (I) Siauio al 2 laglio qoando scriviamo questa nota ed il viaetto fatto colTacquc acidule lesiste sanissinio tuttavia, men- ne (jLiello de' iniei jjaesani fatto alia loro inaniera era oia guasto ed iihbevihde fino dal lS fuaggio picsoiuio scarso. BibL Ital. T. XXX. 16 2.^2 I>E NUOVI JIETODI ilfl sig. Burcl , ()[i[>ure restremita ilel sifonc del sig. Cnsljois. (loiiiiiiciata la foi'ineiitazione della massa dellc uve pigiate, comincia a gorgogliare l' acqua nella botte dove s'iiniiierge 11 tubo scaricatore. 11 gas acido cai])onico passando atti-a- verso di delta accjua si combina anche con essa in tutta •juella proporzione compatiliile coUe leggi della sua affinita. Si computa a circa due volunii deir accjua la comljina- zione spontanea e naturalc del gas. Al foro del cocchiume snddetto si pub applicave V aniinella di pelle suggerita dal big. Burel per meglio impedire la dispersione di detto gas <;d assicurarsi col rigonfiamento di essa pelle del nioinento in cui r acqita riliuia d' iml)eversi ulterionnente di esso. Dispnste le cose in tal guisa e fatto clie sia il vino , si svina dalla l)otte fermentante doUe lo brente, indi si versa grille viiiacce die restano doj-io svinato tutta P acqua aci- dula della botticella scaricatrice contenente le 5 brente. Si tliiude ben bene delta botte , e si lascia cosl chiusa per due o tre giorni al piii. Si estrae dopo e si svina quel liquido color di rul^ino sbiadato e si ripoae in iin* altra botte delia giusta capacita perclie resti plena, nieno tan ileciuio circa. Quel decimo si rienipie di 'puro inosto sjjre- luuto ;ito questo vinetto , dura ad alcuni fino in luj^lio, e certaniente no:i v' e Ijevanda in estate die si possa bere con mrigaior lilierta a tutto pasto , e die piii calnii la sete uelle rrsure dclla stagione. In alcitni luoghi del Bresciano e del Veronese si rlpete (juesr operazione suUe stesse vinacce iino a tre volte , o certamente la terza volta 1' acqna esce appena tinta co- lor di rosa o di liscivo ; ma certo e die adoperando le acque aciu'ilate col mezzo del slfone scaricatore del Casljois o dell' apparecdilo Gervais e Burel anclie il terzo vinetto avra un sapore piacevole , die diventera piii animato dalla uiaggior porzione di mosto puro die dentro la botte cliiusa rifcrnienta di iiuovo e svlluppa e condensa dentro del Uuldo maggior massa di gas acido carbonico. Vero e die questa lode die noi credlamo meritare 11 siijTg' riinento del sig. Burel diventa nulla la dove domina DI VlNlFIC\ZIONE. 243 il costume di torcliiare le viuacce e fa-e II secomlo viao torcliiato ^ ma io credo die aiiche veisando l" acqna aci- dula suUe viuacce to'cliiate ed aggingnendo alcuu poco piu di mosto si potrcblje ottenere oltre il torchiato aiiche il vinetto di cui abbiamo parlato di sopta. I bevoni che noii usano clie vino geaeroso rideranno di queste nostre lodi date a un vino die avrebbe ceito risparniiate le vergogiie al nostro patriarca Noe ; ina sono pocUi (fueili die a pasto i.sino sempre vino puro , e il vino annacquato non e ne sano , ne facile a digerire , ed a molti promuove dolori, mentre iuvece il vinetto die colla seconda fermentazione s' immedesiiua colle parti vi- nose e gasose passa facilissimamente ed ajuta assai nieglio la digestione. Torniaino a ripeterlo : per que' paesi ove I'uso de' vinetti e comune, prezloso e il suggerimento del sig. Burel; nessuno de' prodotti della fermentazione e per- duto; fiiio i prodotti aeriformi e incondeiisabili sono messi a profitto. L' ordine tenuto ncl Rapporto della Societa ngraria di To- rino ha fatto invertere il nostro, perclie dovevamo parlar prima deir apparecdiio del sig, Grisetti e poi di quello del sig. Burel. Qucsto fu Tordine da noi segiiito nel i.° articolo , e COS! voleva T identita della sua maccliiaa con quella della Gervais. In die consista il suo perfezionamento , contessianio di non conoscerlo e di non capirlo. Abbiamo notato die la sola variazioue conslste neU'emettere dal suo capitello il tubo con un mezzo giro a spirale , piuttosto die emettcrlo in retta linea e piegarlo ad angolo reito. Non vediamo in siffatta niodilicazioue nessun vantaggio , anzi qualche in- con veniente. Se si credesse die tjuella spirale girando per maggior spazio nel fluido refrigerante aumentasse gli ef- fetti della condensazione , noi risponderemo, che se quella spirale ascendesse in giri moltiplicati fino alia superficie del recipiente per poscla partendo di la immei-gersi nel vaso scaricatore , alia buon' ora ^ ma nel suo apparecdiio iuvece non fa che un mezzo giro e poi esce del iianco del recipiente luedesimo. Questo mezzo giro praticato con uu tubo di latta ingombra la base del refrigerante e la rende complicata , difficile a pulirsi e ad asciugarsi , inconve- iiiente notabile in un melallo facilissimo ad ossidarsi come la latta. L' apparcechio Gervais, il cni tube partendo d.il capitello astendo Inaj^.o un lato intcrno del recipiente ed 244 I^E NUOVl -MIjTODI ajijiena nsclto si ri|>iega ad angoli retti ( vcili la nostra <]g. V ) per aiiLlaro ad iivunerger^i ncl vaso scaricatore del gas, ]5re- senta niolto maggiore seiiiplicita e produce lo stesso ef- tctto. Si aggiunge ciie le splrali in tulii di latta sono di jiialagevolissima costruzione , uoii si possono esegiiire se non con tanti tronciii o uienibretti di tuljo die vanno sal- dati a stagno e tutti ad angolo ottuso. Coufessiamo di non comprendeie V utilita del suggeri- niciito cli' ei da nolle sue Istruzioni: di disciogliere un poco di calce liva nell' acqiia del vtiso scaricatore del gas onde attirarvi il gas ac'ido carbonico. Questa precauzione nou s'accorda colle nostra teorie, ne con quelle clie sono generalmente ricevnte da' chiniici iiio- dernl. Anziche attrarlo bisogna resj^ignerlo e ritenerlo per qnanto piu si puo entro del tino fermentante ; bisogna in- "vece cercare die il vino ne sia imbevnto per qiianto sia compatiljile con una pressione nioderata die non sforzi i fiandii del tino e ininacci lo scoppio. II sig. Grisetti fonda il suo snggeriinento sopra la ragione die accenna a pa- jiina II del suoopuscolo, cioe c/ie un vino jrivo di questo gets (acido carbonico) non regge at tempo ed e di poco conto ; tnn se e troppo saturo di esso gas , offende la testa e lo stomaco e non e grato al palato. — Quali vini ne sono plu saturi di que" di Sciainpagna spumanti ? — Eppure quali A'ini piu grati al palato e alio stomaco , usati con mode- razione ? Per pi'odurre una satnrazlone come intende il sig. Grisetti, ci vorrel)l)e una pressione artiliciale, potente e come quella che si usa in alcune provincie a fare il cosi detto vino forzato, diindendo ermeticamente il botti- cello in fennentazione e poi puntellandolo con travi da tutti i lati. E neppur quello e sempre incomodo al capo ed alio stomaco. Come vorrebbe poi che il vino si ca- ricasse di tanto eccesso di gas col suo apparecciiio, dove il tulio aperto scarica continuamente nell" acqua il gas di mano in mano die si sviluppa e non soffre die il debole ostacolo deir acqua per mezzo alia quale si fa strada per uscir gorgogliando della sua superilcie ? Noi ritengliiamo invece die quanto maggiore e 1' ostacolo che vi oppone r acqua del recipiente scaricatore , tanto maggiore sia la coinljinazione del vino col gas , e qnanto maggiore il ri- lardo dcUa sua uscita dal tino , altrcttanto si ottenga di condensazloae de' iluidi acriforuii che dctto gas tenia di Xm TINIFIC.VZIONE. 245 st'co trasportare. Cousigliaino quindi a iiietteve la maggior quantita d" acqua posslbile uel vaso scaricatore , e a far si die ii tnbo peschi quanto si puo profonclanieiite , oncle opporre una niaggior colonna d' acqua die si oppone al- r uscita del gas medesiuio. — Preferiamo dunque in que- sto il suggeriiiiento del sig. Burel , e crediamo nocivo T iii- sudiciamento di calce di un" acqua die, come abbiani ve- duto, puo essere iiiessa a protitto nella doraestica ecoiiomia. Se il metodo del sig. Grlsetti avesse indicate almeno il vero monieiito della svinatnra, sareljbe bastato a dargli il iiierito deir utllita :, ina oltreche egli nou lia aggiunto uii atomo di piu all' aj)pareccliio Gervais, direnio clie il suo precetto sul moniento della svinatnra ( clie e pure il pre- cetto della Gervais ) e fallace. Ecco il precetto : Allorche volete conoscere a che stato sia il i'ostro vino , aprite il rohinctto inferiore ; esso vi dara dell' aquavite ; quatulo questa e perfetta , il vino e fatto e potete estrarlo. O noi c' ingannlamo oi principj della vinificazione sono i f;eguenti : Snbito appllcato 1' apparecchio e appena co- ininciata la fermentazione del tino , i fluidi aerlfonui che si sviluppano non sono gli alcoolici , ma piuttosto gli acquosi. II rol;inetto inferiore non dara dunque die acqua quasi insiplda; poi si fara alcun poco sapida, poi alcoolica , poi quando la fermentazione sarh giunta al suo colmo e die r elal)Oiazione diiniica delle parti zucclierine si eseguisce senza ostacoli, si raccogliera acquavite. Lo svinare cjuando si raccoglie dal robinetto inferiore 1' acquavite sarebbe pre- coce. A nostro avviso si dovrebbe svinare quando il ro- binetto lia ccssato di dare acquavite , e soprattutto quando il tubo scaricatore non tranianda piii bolle di gas dalla superficie del vaso in cni e imnierso. Tutti dicono e tutti sanno die il vino e fatto quando la fermentazione e sc.e- mata, od e sul finire^ orsu non \'i e sviluppo d'alcool senza fermentazione ; quando il vino sara fatto . il robi-. netto non dara diincjue alcool , o non ne dark die pochis- sime gocce die il roliinetto non potra forse raccogllere. Veniamo all" apparecchio del sig. Ferrini. Qucsto private ha il me ito di aver proposte le sue idee senza alcuna mira d' interesse per^jonale e per solo de- slderio di giovare al prrfezionaniento di cosi bel ramo 246 de' NUOVI METOni tV afrricolturn ncUa pi'ov'mcia l)resr,ianri. Egll nori ha cliicsta lie patente no prlvilegio , c noi dovi'einmo cssere piii in- dulgenti verso il sno apparecchio. Noi 11011 tacerenio per questo do die crediamo utile di osservare. U apertura del suo apparecchio e di gran Iiinga troppo grandc e di difficile applicazione per rispetto alia condizlone dell' er- nieticita. Egli ne e convenuto nieco ed ha gia iimiiaginate delle niodificazioni per toglicrlo. Del resto il suo refrige- rante , il suo tubo che conduce il gas nel vaso scarica- tore e atto , poco piu poco meno, a produrre gli stessi ef- fetti degli apparecchi della signora Gervais , del sig. Gri- setti e del sig. Bui-el. I fatti e gli esperimeuti prodotti nel precedente articolo lo hanno provato. Se non altro egli ha aggiunta un' idea die e sfuggita ai tre priiiii ed e di praticarc un graticclo entro del tino , il quale ob- bliglii il cappello delle vinacce a restar senipre a quel punto durante la fermentazione , e qnindi a rimanere im- merse nel niosto soprannuotante quando nel goufiarsi si ac- cresce il volume de' solidi e de' liquidi della massa fer- nientante. Questo suggerimento produce il vautaggio di Tina maggiore elaborazione ed estrazione della materia colorante aderente all" interna buccia degli acini. La sua Idea e forse attinta dall' apparecchio di M. de la Plom- barie , ma e qui piii semplificata e resa piii agevole Non gli va dunque negata qaesti lode. Non dobl iamo qui omettere di accennare una modi ficazione che abbiamo adottata nello scorso ottobre al tubo deir apparecchio del sig. Burel e che nella pratica ci e riuscita comodissinia. Vogliamo prima confessare che non fu a studio e per motivi preveduti che ci venne tale pensiero , ma piuttosto a caso e per circostanze parti- colari nelle quali non avemnio merito alcuno. SifFatta nio- dilicazione consiste nell' applicazione della chiavetta o spina inglese al tubo dell' apparecchio del sig. Burel , applica- zione die si puo fare egualmente al tubo o sifone del sig. Casl)ois. Ecco i vantaggi ch' io el)bi da quest' appli- cazione. Se per accidente si scompagina I' apparecchio , e siasi jjel mbniento perduta 1' ermeticit.\ nella congiunzione del tubo nella botte eondensatrice , o nelF altro tubo che con- duce il gas nel vaso scaricatore, si puo intanto che si ristaura col iiKT^tice rhiudere momeutaneamente la chiave DI VINIFICAZIONE. 24.7 o socchludcila per iinpetUre che non nasca comunicazione tra r cstcrna e 1' interna atmosfera. Se il corrente del gas e nel suo pieno vigore con un piccolo movimeiito fatto alia chiavetta basta , se e nel finire , si pno socchiudcilo di piii , e se le boUe del gas si mostrano a intervalli suUa superficie dell' acqua del vaso scaricatore, si puo franca- mente cliiudere afFatto la chiave fine a tanto che si abbi;"; ripristinata 1' ermeticita ne' congiungimenti dell" estreniita de' rispettivi tubi. Anche quando si vuole o mutare o togliere racquaacl- dula per fame uso , nieiite pid facile di vedcre deluso 1' oggetto deir ermeticita. Intanto dnnque che si toglio il vaso di sotto e che se ne sottopone un altro , si puo colla* chiave rogolare, diuiinuire o sospendere affatto Tuscita del gas e cosi vienimeglio assicurarsi deir intercettaz.ione d' ogui influsso dell' atmosfera externa. lo r ho pi-ovata utilissima anche per conoscere se vp- ramente fosse cessato affatto lo sviluppo del gas , oppure durasse tuttavia nella botte la fernieatazione. Sul fiiiire di questa o quando diventa piu debole , il gas che n esce non ha piii forza di vincere gli ostacoli deir acqua del vaso scaricatore , e le bolle non si mostrano piii sulla su- perficie deir accpia acidula. A questa scomparsa puo na- scere un dulibio in chi adopera V apparecchio del signor Burel. E essa finita la fermentazione , oppure il gas non si niostra perche trapela da qualche lato ? Adoperando il sifone del sig. Casbois l" occasione di questo dulibio puo essere meno frequente , ma puo nascere anche con esso. Per accertarsi della cosa come si fa ? Si chiude aiFatto !a chiave ; si lascia chiusa mezz' ora o un' ora secondo la circostanza , e poi si apre tutta in un fiato. Se la fer- mentazione non e finita , il gas che seguita a svilupparsi si coiidensa entro lo spazlo tra il cappello c il coperchio della botte f°rnientante , ed al subito riaprirsi della chiave scorre con qualche forza su pel tubo e si apre V uscita attravcrso dell' acqua acidula , e.l ecco la prova che dura tuttavia la fermentazione ; ma se dopo un' ora o due od anche tre di chiave chiusa non si manif«>iita al subltaneo aprirsi alcun segno di gorgogliamento, e prova che la fer- juentazione e scdata aiFatto o aliueno sino a quel pnnto che invita la svinatura. Con questa chiave insomma ado- perata da persone capaci el osservatrici si possono trarre 248 de' nuovi metodi lie' lumi che non si potiebbeio ottcnere senza di essa ; e diciamo ndopcrata da persone cnpnci , perche non igno- riamo che, abbandonata a persone zotiche e lasciata chinsa fuor di proposito , potrebbe produrre T iacon\'eniente dello scoppio della liotte fennentante. Alibandonianio al giudizio e buon criterio degli agiicToltori istniiti quest' aggiunta , e quando la trovino utile non domandiamo ne privile- gio , ne patente , ne sottoscrizioni , ne jjatti sociali , ne annuncj nella gazzetta , ne cose siniili. Quali saranno le nostre conclusioni dopo questi due liin- ghi articoli ? A qnal guida, a quale norma si ap])iglieranno gli agricoltori vogliosi di profittare de' nuovi lumi e di procedere innanzi coi progressi generali die fanno le arti co' sussidj delle scienze ? A quale appareccliio dai'anno la preferenza ? Se gli agricoltori clie ci fanno questa domanda sono iniziati nelle scienze e capaci di osservare con profitto , istitniscano pure delle esperienze comparative con tutti i succenaati apparecchi e comunichino al publjlico i loro ri- sultati. Ma se vogliono fare nn vino eccellente usando un nietodo facile , sicuro , adattato all" intelligenza la piii li- nutata e die non abl^isogni di quasi nessuna destrezza , preferiscano il sifone del Casbois. Con una piccola modi- ficazione si potra accrescere in esso anche la virtu con- densatrice. Si allunghi alcun poco il braccio ascendente , si tenga ravvolto di stracci umettati d' acqua fresca e si otterra in gran parte 1' efFetto dei succennati apparecdii. Se si volesse accrescere maggiorniente siffatta virtix , si faccia ascendere spiralmente il detto braccio e si faccia passare pel fondo di un vaso contenente acqua fresca. Questo fara le veci di refrigerante della signora Gervais e de' si- gnori Grisetti, Burel e Ferrini; ma non si ostinino troppo gli agiicoltori intorno questo refrigerante lino a tanto che esperimenti piii cbiari , piii ripeturi non ci assicurino di una decisa utilita di esso. Tutto cospira a farci credere esagerati gli efFetti A'antati del refrigerante. La tempera- tura dei gas che si sviluppano nella fermentazione vinosa si trova in troppo piccola sproporzlone colla temperatura dell' atmosfera per abbisognare di un liagno d' acqua fredda che li condensi. Non si tratta di un vapore ne a 80 ne a 60 gradi , ma a soli 18 o 20 gradi al piii. Molti giorni d'autunno in una cantina ben simata liasteranno colla sola ni VINIFICAZTONE. 249 tcniperatnra dell' atmosfcia a condensare nel tubo o si- lone del Casbols i vapori clie scori'ono per esso insieme al gas acido carbonico. Gli agricoltori colF appllcazione di questo stromeiito seniplicissimo avranno ottenuto il grande oggetto deir ermeticita die risparniiera loro certamente il 7 o rS per cento di svaporaiTiento, ed avranno procurato al loro Yino altrettanti gradi di bonta. Sara da qui innanzi una barbaric, un indizio di rozza caparbieta , vina prova di radicati ed irragionevoli pregiudizj il vedere agricoltori fai'e il vino in tini aperti come si e usato in niolti luo- gbi flnora. Sappiamo die in molte provincie d' Italia si costuma fare il vino in botti , pinttosto die in tini. Nel mio pacse si usa da nioIti, ed io T ho senipre praticato i in niolti lnoo;]u della provincia bresciana si ha questo lo- devol costume, ed il vino e cola migliore die altrove;ma non si fa che appoggiare tutto al piii 1' usciuolo sopra il coperchio della botte, e non si chiude abbastanza per ottenere tutti i vantaggi che presents il metodo e 1" uso del sifone del Casbois. II vino alP antica maniera boUito anche nelle botti sormonta sopra il coperchio e gorgoglia air aria aperta e disperde una quantita de' snoi ai'onii bal- samici e spiritosi. I buoni effetti del sistema del Casbois sono perduti. L' Italia e in procinto di ottenere un van- tagglo iinmenso se adottera generalmente 1' uso del sifone nella fabbricazione de' suoi vini. Essa ripigliera quel posto che gia aveva sopra tutte le altre nazioni in fatto dei vini , quel posto che le promettono ed assicurano la sua situazione , il suo cielo , il suo clima , e quello sguardo henelico con cui le sorrise mai sempre la natura. (S/ daru forse in seguito im 3." articolo.) aSo APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED AKTI STRANIEriE. Rassegna hlhliografica delle mlgllor'i opere statnpnte in Parigi ed in altre cittd delta Francia nel mese di gennajo 182 3. I NCOMINCIAMO la seconda annata della Bibliogmfia fran- cese. Abbiamo iiidicato neiranno scorso che questo lavoio ci veiiiv^a dalla gentilezza di un letterato francese di pri- ma sfera. A for/a d' istanze e d" iniportunitii abbiamo ot- tenuto dalla sua niodestia il perniesso ncgatoci fin qui di nominailo. Egli e il celebre M. Pougeus autore di tante opere (Vedi Bibl. Ital. torn. 26.°, p. 10 3) tutte classiclie e dislinte per profondo sapere e per gusto, II suo iionie basta per assicurar fede a' svioi giudizj , e per niostraro a' nostri associati di quali covrispondenti e di quali sussidj e onorata la Biblioteca Italiana. . Edizioni nuove , ristampe , fasticoli, opuscoli, ecc. iu numero di 409. TEOLOGIA , FiLOSOFiA, MOBALE EDUCAZfONR. De I'influence de la reformation de Luther sur la croyance religieuse , par M. Robelot , aticicn dianoine de I'eglise cathedrale de Dijon. In S° (Questo soggetto non e nuovo, am fu dall' autore trnt- tato in una nuova nianiera. ) 'S.VV. PARTE STRANIEUA. 25l De rinflucuce de la civilisation siiivie d'une analyse raison- nee des origines Gaulnises de la Tour d'Anvergne , par M. M. de L***. In 8." (Mar aha nds de nouveautes), fr. 2. (II pro ed 11 contra di qnesta gran causa sempre so- spesa davanti al tribunale della lilosofia , furono cosi spesso discussi che e meglio dire essere la civilizzazione una specie di maturan/a necessaria , la quale , come tutti i generi di niaturanza , finisce poi con la cci'ruzione.) ISTOEIA , BlOGRAriA. Esquisses historiques ou coup d'ocil rapide jete sur qidnze annees de notre \istoire nationale pour servir a I'appre- ciation exacte des int&ets anciens et nouveaux en France, par J. F. SiMONNA, ancien aide de camp. Vol. 2 m 8." ( Ponthieu ). ( Opera scritta da un testinionio oculare d' un gran nuuiero di fatti di cui da la storia : si puo distinguere questo liliro dalla folia di qucUi clie furono scritti intorno a (juesta crisi luemorabile , e troppo recente per essere giudicata con 1' imparzialita necessaria. ) Histoire de I'cxpedition de Russie par M*** avec un plan de la bataille de la Moskowa et une vue du passage dii Niemen. Vol. 2 in 8.° et atlas, in 4.° ( Gillet , Auselin , Pochard ) , /r. 1 8 . ( Esattissima narrazione esposta con molta chlarezza e precisione. ) Collection de memoires relatifs a la revolution francaise , portraits des personnages les plus celehres et facsimile de leur ecritur.e avec les caricatures les plus piquantes et les monumens les plus remarquables de cliaque epoqne. In 8." ( Baudoin freres ) , lio. 1 , 2 , 3 a fr. ^1 fr. 12. ( Nulla di pill curloso , secondo me , di questo facsi- mile della scrittura dei celebri personaggi quando e unita al loro ritratto. Senza essere scolare di Lavater si cerca di ritrovare , e nella scrittura e nei loro lineamenti , il carattere ed i principali avvenimenti della vita di coloro clie si distinsero per le loro azioni o personali circostanze. Questa operetta e molto dilettevole. ) aSa APPENDICE Menioire sur la vie. vrivee de Marie Atitoniette , reinc fr. 6. (Questa sorta di Catelepsia che si chiama sonnambulismo esiste senza dul)liio^ ma fare d' un sonnambulo mandriano un proFeta che predice 1' avvenire o un abile medico die gnarisce degli ammalati lontani, con osservare solamente o delle uu^hie o dei capelli e una colpevole inezia che merita d"" essere punita. ) De I'inflncnce de la pesantear sar qaelqaes phenomenes de la, vie par Isidore Baurdon de la societe Linneenne de Paris. In 8." {Baillere), fr. i. 80. ( Opera molto lireve , ma die nulla di meao merita d' essere attentamente esaminata. ) Dictionnaire classique d'liistoire naturelle par MM. Audoin Is. Bourdon , Brougniart , Decandolle , DaudebArt , Fe- wssAC etc. dirigd par M. Bory de S. Vincent. In 8." 256 APPENDICE {Rey et Gravicr , Baudoia frcres ), loin, i , 2 , (7 />. 9, \^. Plane. 1/14.° Chaicrs 1,2, a 4 /r., fr. 8. Plane, iii 4.° ^g. ca!. d 8. /r., fr. 16. ( 11 nome dei compilatori e una prevenzioiie in favore di cjuesi' opera , i cui piiiicipj devono di gia far presu- luere il successo die ottena necessaiianieiite in Europa. ) Rceiied de planches des coquilles fossiles des environs de Pa- ris avec leur explieation, par M. Delamark, In 4.° orne de trente planches ( Gabriel Dufour ), fr. i5. ( Ogaun sa che il cav. Delamark^ socio dell' Accadeinia -reale delle scienze , e classico in concliiologia : le di lui opere devono essere collocate con un' alta primazia a lato di quelle di d'Argenville, di Martin, e degii altri concliio- logisti del passato secolo. ) £ssai geognostique sur le gisement des tochers dans les deux himispheres par Alex, de Humboldt. In 8.° { Levranlt ) , fr- 7- ( M. Humboldt e superiore ad ogni elogio : tali uomini sono r onore del secolo e dell' istituto di Francia. La raccolta conipleta delle sue ditl'erenti opere ascende a circa sette niila e cinqviecento fraiichi; quella ciie noi qui ^n- nunziamo e eccellente. ) - •.,• Memoire sur /e< terrains a sediment superieurs calcareo-trap- peens du Vicentin et sur quelques terrains d'ltalie, de France, d' Alleinagne etc, qui peuvent se r^pporter a la inetne epoque , par Alex. Brougnart de I'Acadeinie royale des sciences. In 4.° orne de 6 planches ( Levrauh ). ( M. Brougnart e uno dei primi mineralogisti della Fran- cia, e quest' opera noa e indegna della riputazion dell' au- tore. ) Memoire sur I' influence de I'electriciti dans la fecondation des plantes et des animaux , par Gas. Br. 8. {Jastu). ( Trovansi in quest' opera delle rapide considerazioni sulla pretesa generazione spontanea, sistema cui non troppo bisogna accordare , ma che merita Tattenzione particolare dei fisici e dei naturalisti , principalmente di quelli che si occupauo della psicologia vegetalule. ) PABTB STBANIERA. iilT Fuus c£ x>bser\'atlons sur la fabrication du sucre dc beite- raves ^ par C. J. A. Mathieo de Domsaslb , %.' Mition. In 8." fig. ( Hazard ) , fr. 4. ( Qnesta seconda edizione di uii* opera che passa con giustizia per una delle migliori clie pubblicate si abbiano sopra questa materia e aumentata da una meinoria suUa distillazione della nielassa. ) Essai sur la composition des jardins , ou recueil de plans de jardins de ville et de campagne , de fabrlques propres « leur decoration et dc machines pour ele\-er les eaux. In 8.* obi, orne - iiacco iiititolato // buon giurdiniere. Vol. 1°, ia ia.°, 6 SV., e di cni gli autori ebbero il buoa iatendimeKto di sop- priniere qnesi' auiio molte frasi ainpollose raal collocate ia un'' opera clio deve essere semplice come la natura. ) Beli.e Arti. Manuel du ilessinateur lithographe , ou description des meil- leurs moyens a employer pour [aire des dessins sur pierre dans tons les genres connus , par G. E.vgelmav directeur de la societd lithographique de Malhousc. InS." (I'Auteur^ rue de Louis le graadc , tu° 2.j),fr. 6. ( L' aiitore colloco di seguito a quest' utile mauuale una istruzione sul uuovo processo dell' acquerello litograiico. ) Vie de S. Bruno par Le Sueur executee en litliographie par M. Prosper Laurejst ., info', r. liv .{ Laurent , rue Neave de Matliurins ^ n." 20 ) , fr. ao. Idem papier de La Chine ., fr. 3c. ( Uaa delle piii aggraderoli produr.ioiii della litografia , e vero presente fatto agli amatori, ed in geuerale a tutti quelli clie piofessaao T arte del disegno. L' opera coiiipleta formera 6 fasciooli. Si sa che Le Sueur , die giustaaiente passa pel Raff'aello della Francia , e cha noii godevru-cho di una mediocre fortnna , noii fu mai i:i Italia, J Bbl. Itcd. T. XXX. 17 258 AI>rENt)ICE Description liistorique ct pittoresque du cluiteau dc Clionu- bord , par MM. Merle et Perie. In fol. fig. liv. a e: dcrniere ( DUlot dine ), prix de deux liv. fr. 60. ( Beir opera. Nessuno igiiora clie il castello di Choau- bord , casa reale situata in Lorena , fu ceduta dal re al fu jiiaresciallo di Sassonia sua vita durante. ) Album comiqne de patliologie pittoresque .• recueil de vingt ca- ricatures medicales dessinecs par Aubry, Chasal , Cotin , Belongs et Pigal. In fol.. obi. ( Ambroise Tardieu ),fr. 20. ( II bulino ha come la penna le sue govialita, le sue ar- guzie , i si'.oi sarcasmi. Questa piccola i-accolta e luolto amena e piacevole. ) Jeux des jeunes filles de tous le pays reprdsentes en vingt- cinq lithographies d'apres ou par MM. Xafier, Le Prince Colin et Noel. In 8.° obi. ( Ang. Nepven Giroux ) , fr. 10 , fig. color.fr. i5. ( Gli artisti cui noi slam debitor! di questa raccolta os- servarono con esattezza i costumi dei diversi paesi. L' edi- tore uni alle incisioni la circostanziata spie2;azione delle regole di ciascun giuoco ed alcuni aneddoti relativi , vi si trovano altresi delle nuove fa vole dei signori Armand, Gouffe 5 Naudet , Lefranc , ecc. ) L'education de la poup^e. In S." obi. vrne de gravures ( Alex. Eymery ), fr. 5. Idem fiig. col. fr. 8. ( Libro per la prima eta e che devesi unire al prece- dente. Del rimanente sarelibe possilsile di fare col mede- simo titolo un piccolo opuscolo molto lilosolico. Quanti gravi personaggi spendono e prostituiscono la loro vita a giocare con la bomliola I coUa sola difFerenza che la loro maniera e meno pura ed innocente. ) Traite des chasses aux pieges , supplement au traite de toutes les cluisses par les auteurs du pecheur francais. Vol, 2 in «-° .H-> fr- It.. ( Quest' opera adorna di un gran numero di tavole rap- presentanti trappole ed utcnsili necessarj a questo gencre di caccia e in qualche maniera il riscontro del traite des chasses au tir. Vol. 2 , in 8." fr. 20, che usci aon e molto. ) I'AUTE STR,VNIEUA. 269 Belle LKriERE, Poesia, Miscellanea. Bibliotheque itraagkre (Xhistoire et da lluerature anciennc ec moderne , ou choix d'oiarages reinarquables on curieux traduits Oil. extraits de diverses langues avec des notices et de reinarques , par M. Oignau de I'Institut , Acade- mic frangaise. In 8.°, i>ol, i." (^ L' Adx'ocat ) , fr . 7. ( Miscellanea molto graziosa. ) Lc livre de femmes , choix de morceaux extraits de nieilleurs ecrivains franr/iis , sur le caractere, les inoeurs et I' esprit des femmes , par rnesdames Dufjienoy et Amadle Tastu. Vol. 2.° ia 1 8.° orne de ^. portraits (Rue de I'Arhre Saint, n.° aa. Ponthica, mademoiselle Goulct),fr. 8. ( Scelta fatta con intelligenza. M. Dnfrenoy ha molto splrito e gusto ; del rimaneiite clii ignora essere questo soggetto inesanriliile ? Gib clie si puo dii'e delle doniie si e die esse piu di noi restarono vicine alia natura. ) Recherches sur les auteurs dans lesquels La-Fontaine a pa trouvcr les sujets de ses fables, par M. Guillaome des acad&niciens de Besanqon et de Dijon. In 8." ( Debure frcres ) , fr. i. 5o. ( 11 fa sig. d' Alambert ed il raccoglitore di queste no- tlzie , egualmeiite ammiratori dell' iiiimitaljile La Fontaine furono obbligati di convenii'e dopo un riflessivo esanie die tra le nuuierose fa vole , non ve ne erano die sette die fossero di sua invenzione, e bisogna dire la verita. queste non sono le miglioii. ) ttude litteraire sur la partie historique du roman de Paul et Virginie accompa) Ibid. 1. 3, c. i5. (7) Ibid. 1. 3, C. 17. (8) Ibid. I. 3 , c. i5. (9) Ibid. 1. 3 , r. 7 e 1,5. a64 1PPENDIC2 Corylus 4:o}urna, Tuno e 1' ahro dci quail rassoniiglla alia epccic comune per la Icro forma principale. Maciobio si e ingnnnato allorchc ha applicato questo noiiie al casta- gno ; 3' ei fosse stato naluralista avrebbe notato che la fiorigione di quest' ultinio e tardiva, nicntreche al suo dire medesimo il Karyon heracleotico avea una fioritui-a prccoce come il nocciuolo (i), Noi noil trovlamo piii negli scritti posteriori a Teofra- sto la voce Karyon inipiegata da se sola per significare il nocciuolo. Gli autori ora si servono della parola Ka- ryon pontikon, noce del Ponto (2), era della voce Sep- ta karyon, noce a buccia fragile (3); e verso la fine del basso Inipero compare la parola Auara che gli stra- nieri vi avranno introdotta (4). Presso i Rcnnani la nocciuola fu in prima chiamata Nux pramestina, o Nux avcUana (5) , in seguito si e soppressa la A'^oce nux e conservata quella di avellana , che fu introdotia anche nel greco del basso Impcro (6). E da lui che si e for- inato il nome moderno di Avelline dato alle nocciuole col- tivate c non a quelle della citta di Avellino , nel regno di Napolij citta che non esisteva peranco alPepoca in cui tjuesta voce era gia in uso. Cio che ha propagato questo errore si e die la coltura in grande de' nocciuoli e pi-nticatissinia ne" contorni di Aveliino dov' essa forma un ramo di commercio. II frutto del nocciuolo era adopei'ato dai Greci in molte «erimonie. ISe gettavano sulla testa della spbsa lorclie ella arrivava sulla soglia d.lla porta del marito ; vi consocia- Taiio una idea di prosperita (7). La stessa cosa avea luogo, nia pill di rado , alia introduzione di un nuovo ^chiavo f8). Piu tardi allorche il noce fu in.'rodotto in Europa le noci vennero sostituite alle nocciuole (9). f i) Macr. Saturn. 1. 3 , c. 14. (3) Gal. de simpl. niedicam. Geopon. I. 10, c. 68. (3) Dioscor. I. T , c. 145. Geopon. 1. 10, c. 70. (4) Heych. voc. Auara. (5) Macr. Saturn, 1. 3, c. 14. Plin, hist. nat. 1. i5, c. 23. (b) Wagaz. encycl. an loOf) , t, 2, p. ol. (7) Svidas voce Katachusrnata. (8) Svidas ibid. (9) Flin. hist. upt. I. 10 , c. 22. , ■ ■ ■• PAETE STUANIERA. 265 Siissiite tuttavia quest' U80 presso i Ci'oali (i), e ml ri- cordo averlo veduto a Losanna iiolla mia glovenlu, e igaoro se riQiangono in qualche luojjo le tracce di quest' uso. II noce non era ancor coltivato iiella Grecia ai tempi di Teofrasto , ma ne lia conosciiito I'l frutto impoitaio col mezzo del coinmei'clo dalTAsia, ed lia fatta T osscr- Tczione cli'esso era molto meno durabile in «erbo che le nocciuole e le mandorle. Se il sue albero avesse esistito in Grecia cgli avrel^be parlato della qualita del suo legno, come lo Iia fatto, con molta pi'ecisione, di Uitte le specie d'alberi selvatici e cokivali de'qnali eb!)e contczza, IMuHa- dimeno 1" intrcdnzione del noce , quanttmquc posteriore ai tempi in cui scrive, non puo csserlo stato di molto. im- perciocclie esso vi era da lungo tempo coitivato quando vi\'ea Dioscoride (2). I Greci non lianno fatto nso delle iioci che come nllmento; T abbondanza de2:;li nlivi loro ha fatto trascurare I' oiio che se ne pote\'n ricavare; sape- vano per altro che i Persiani ne coglievano siffatto pro- dotto (3). In tntti i passl ne' qnall Teofrasto ha parlato delle nori le ha designate col nome di Basiliko Karyon , ovvero di Persiko Karyon^ noce persiana (4); nia insensibilmente cotali epiteti andarono in dimentlcanza o il solo nome di Karyon divenne nsato generalmente (5). In tal guisa questo nome clie da principio servi a significare la noc- ciuola ha finito a indicare la noce; di maniera che e pel solo senso della frase Oije un natnralista puo attnalmente riconoscere di quale di sifFatti due frutti si tratti. Quantnnque i Greci conoscessero il niandoi-lo sotto il nome iVAmygdalos , e che sia costantemente chiamalo in t>al guisa negli scritti di Teofrasto , il nome di Karyon e stato dato qualche volta ai suoi frntti, o almeno a qual- cuna delle sue variela. Egli era soprattutto ai mandorli perfpzionati colla coltura nell' isola di Thaos , che era stato applicato , aggingnendovi quello delT isola donde. (t) Ann. de Voyag. t. o, p. 39c. (2) Dioscor. I. 3 . c. ". (3) Atlien. Deipn. !. 2. Gropon. 1. q , c. 10. ^4) Theoplir. hi»t. plant. ]. 3, c. "- de «an», j'Unf. I. 4. {'■<) Gal. de fllim. f.iciih, I. 2. 266 ' APPr. NDICE pvovcn'ivaiio, T/irwiou A'tJ/yo/i , nocl tU Taso (i). Ho motivi di pensare die fosse la varieta a guscio tenero coiioscluta jf'ia dagli anticiii e cbe i lloinani hamio cliiamato Mohi- sca (2). ]Mi senibra eziaiiilio die cjuesta varieta deljba essere la Nux GrcEca cU Catone (3). Plinlo aveiido detto die igno- rava a qual alljero conosciuto a' suoi tempi potesse cor- rlspondere (4) , eatrero in cjnalclie ragguaglio circostan- ziato sulle ragioni die mi haano fatto adottare 1' opinione espvessa pod anzi. Catone quando ha parlato dcUa sua Nux grccca, 1* ha dlstinta dalla iVux ^reZ///ia , o nocciuola coltivata; essa era dunque uii frutto diverse. Yarroiie lia detto che il suolo che le conveniva era lo stesso die pel iico , e T ha di- stinto dal iioce di recente introdotto nella coltivazioiie d' Italia (5): ora di tutti gli alberi fruttiferi , egli e al mandorlo die uii tal geaere di terreno meglio coiiviene. Finalinente Columella, dopo aver detto a ua dipresso le stesse cose die Varone , ha inscgnato il metodo di far na- scere la Nut, groeca da viii mandorlo (6). Questo metodo die consisteva , dopo alcune fcrmalita preliminari , a pian- tare la mandoria spoglia del suo guscio legnoso , era cat- tivo ; ma Columella iion T avrebbe indicate, se il man- dorlo ed il noce greco non avessero avuto tra di loro la piu crrande analogia. E in fattl la varieta a guscio tenero della mandoria non differisce dalla dura die per la sotti- gliezza maggiore del suo guscio. Y' ha finalinente un altro frutto , al quale fu dato il nome di Karyon , ed c la castagna. II nome jiin antico ch' essa ha portato e quello di Dios Balaiio, ghiaada di Giove. Teofrasto dice, che 1' alljero da lui cliiamato con questo nome cresceva in Grecia selvaggio e coltivato (7) , die amava i luogbi ombrosi ed umiJi (8), cbe il suo (1) Atli. Delpn. 1. 2. Geopun. 1. 10, c. .S7. (2) Plin. liisr. nat. 1. i5, c. 22. Wacr. Saturn. I. a , c. (3) Cat. Econ. 0. 8. (4) Plin. liist. nat. 1. l5 , r. 24. ' .; _j? (i) Varr. Ecou. 1. i.e. 17. ((') CriUnu. Econ. 1. 5 , c. 10, de arbor, c. 13. (-) Tlieo)ili. de raus. I'lant. I. 3, c. 7. (H) Id., :i)i.l. .: .' , •,'<:■ .K :. - PARTE 5TRANIERA. 367 legno era di lunga durata (1), e che la scorza del suo frntto noil era legnosa come quella della nocciuola , ma di natura corincea (2). Tutti silYatti caratteri comljiiiano troppo con qnelli della castagna per lasciar qualclie duh- liio. Ma le varicta coltivate di cotal fratto lianno ricevuto diversi iiomi , come per esempio : Eaholkc Karyon , noce eulioica , perche se ne coltivavano molte in quell' iso- la (3); Sinopike Karyon, noce di Sinope (4), Sardlanos Balanos , ghianda di Sardi (5), linalmeate Platy Karyon, noce larga (6). 11 nome di Kastanea o Kastania e stato adottato in scguito. L' aiitore piii antico presso il quale si trovi , per quanto mi sappia , e Galieno (7). Adunqne la sua adozione e di niolto anteriore al basso Iinpero , dove il miscugllo de'popoll setteutrionali ha introdott.o nclla lingua greca molte parole, che le ei'ano straniere ; ma e piu che dulj])ioso clie il nome di Kastania dato alle Ca- stagne 1" al)]jia derivato, come niolti pretendono , da Kii- stanea , piccolo l)orgo della Tessaglia. Le testimonianze di Tcofrasto provano che il castagno era un alljero indigeno della Grecia : liisogna quindi riporre fra i moiti errori di riinio la sua asserzione che sia stato portato di Sardi in Europa (8); avreljbe potuto dirlo tutt* al piu di qualche varieta perfezionata coUa coltnra. II nome di Dios Balano sareh])e una indicazione che quest' alljero fosse stato d' una utilita di primo grado ])resso gli anticlii Greci , giacche ne aveano fatto omaggio alia piii po^sente divinita. In fatti si sono conservate fradizioni che le ghiande fossero il loro nutrimento prima che conoscessero r uso del frumento ; ma siffatti tempi mitologici sono cosi spinosi di favole che non e agevole distinguerc le allcgo- rie cosmiclie dalle tradizioni reali. Gli Arcadi , che fra i Greci hanno piii lungamente conseryati gli antichi costunii , (i) Theopln-. Jiist. plant. 1. 5 ;, c. 5- (2) Ibid. 1. I , c. 18. (3) Ibid. 1. 4, c. f). (4) Athen. Deipn. \. 2. (5) Id. , ibid. (G) Id. , ibid. Xenoph. Exp. Cyri \. 5. (~) Gab de cibis uiali et boni siicci r. ^. Hesych, voc. Dios balanos. Geopon. 1. 10 , c. 3 e 63. (8) Plin. liist. nat. lib. i5, c. 2^. a68 AVT'ENDICB sono stati Jagli nltrl Creci chiannti Balanophagoi , uiaiigia- tori lU gliiaudi; (i). La Grecia posslede , ec;U e vero , roiue r Italia , una querela il cui frutto e niaiigl . Cyri 1. 5, r<) :^.4rrob. S,uurii. 1. 2 , r. 14. I'ARTE ITALJA-NA. 269 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIAIH^. OPERE rERIODICHE. REGNO DELLE DUE SICILIE. Gioruale enciclopedico dl Napoli , tomo 4." deW anno 182 1 [penenuto a lifdaiio nel p.° pJ^ maggh). 0, PUSCOLI SCELTI. OsservazionL sullo stato antlco e pre- sente dell'Agro trojano, del sig. Webb ( copiate da questa Biblioteca italiana ). — Rapido cenno svill' iadustria del Regno di Napoli , del sig. Forleo. — Considerazioni sopra alcuni punti di fisiologia e di patologia generali , del si- gnoi- Longo. ■ — Di un particolar sistema venoso osservato ia niolti aniraali , del sig. Jacobson. ■ — Delia lingua e del Cesari , Meraoria del sig. Marzari. — Lettera di Gaetano Ventvniglia coucernente alcune notizie suU' aiitiquaria. — Discorso di G. I. Molina sul caffe. LlERI DIVERSI. Deir economia pubblica e rurale de"* Pevsi e de"" Feaicj , del sig. Reynier. ■ — Riflessioni lisiologiche su ruonio e sugli animali , di Biagio Crescimone. ■ — Del- r immediata influeaza delle selve sul corso delle acque, del sig. Castellani. — La scienza selvana ad uso de' forestali , di M. Tondi. — Atlaate medlco-pratico e nosologico , del sig. Merletta. — Sag2;io sulle priiicipali operazioni chirur- giche , di Francesco Petrunti. — Yiaggio nell" interno del- TAffica alle sorgenti del Senegal e del Gamlaia fatto ncl 10 18, del sig. Mollien. — Relazlone di un A-iaggio a Cu- stantinopoli , di G. B. Casti. Notizie scientifiche e lettekarie. Spcdizioni di piante delle Indie n Pangi. — Scudo a fuoco. — Feltro per '2-JO AI'PENDICE ioclerartj I vasci-lli. — Giornali ncgli Stati Uiiiti. ■ — Missloui ill Asia. — Blblioteclie, musei e staljilimenti scientifici La Russia. ■ — Aurora Ijoreale. • — • Corcle arnioniche di pla tino. — Idropoto. — • Macchiiia per scavare nel fuudo de' iiunii. — ■ Marea straordlnaria. ■ — ■ Aerostatica. • — • Lin- gue orientali. — Del zodiaco di Denderali. AN^fUNZJ. Tragcdle di Francesco Ruffa. • — Lo spettatore italiano. CRANDUCATO DI TOSCANA. Antologla di Fireiize , fascicolo o.G° Petrarca e Laura di mad. de Genlis ( conclusione ). • — La rcgiiia Giovanua, tragedia di G. B. Marsuzi. — Poesie e prose del cav. Lamhcrti. ■ — Storia della giierra de'' tren- t aiini, di F. Sddller. — Delia storia, dei costnmi e della favella d" alcnne nazioni indiane deirAmerica setteiitrio- nale. — Precctti d' edncazioae , di Lnigi Boiieschl. — Le odi ismiclie di Pindaro : traduzione di G. Borgki. — Estratto di una Meuioria del signer Cliainpollion rolativa all' alfabeto dei gerogliiici fonetici egizlani. — ■ Risposta alle Conside- razioni del prof. Gazzeri intorno alia Meccanica della ma- teria, del cav. L. NobUi. ■ — ■ Rime di INI. F. Petrarca. — • Adunanza deir I. R. Accademia dei Georgofili , del iG feli- brajo. — Sopra il giuramento d' Ipocrate: discorso del dottor Stanislao Grottandli. — M. T. Ciceronis de re pu- blica, quce supersunt , edente Angelo Maio. ■ — ■ Estratto di lettera del signor Riippel al signer Ijarone de Zach da Da- mieta. — Progetto per la formazione di una stabile com- pagnia comica in Firenze. ■ — ■ Osscrvazioni mcteorologiclie di gennajo. PARTE ITALIVNA. 271 BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. II piccolo Bollandlst a , o atti e vite dl Scuiti dl cia- sciui gioriio. Ge/inajo , fascicoli i° e 2.° — Tl/i- lano , 1823 , presso V editoie Carlo Bertoni. D, I quest" opera , ora nuovanicnte intrapresa , parlcrenio pill a Iiuigo allorclie ne saraniio usciti altri- fasciioli. In- tanto credianio di potere avvcrtire i Iettoi"i , die non sono queste vite di saiiti scritte , come la maggior parte dei lavori di qnesto senere , in iin modo bislacco, senza cri- tica e seiiza gusto di erudizioue. Sono Invece notizie tratte dai fonti piii geiiuini , accoaipagiiate di criticlie osservJV- zioni, e clie possono non dispiacere anclie a coloro , che nmanti sono della storica erudizioue. Le tavole altresj clie al numero di sei accompaguano questo fascicolo , ci seni- braao con qualche diligenza intagliate in rauie , e bene eseguite ; e dcgne sono pure di lode perclie tratte non da capricciose inveuzioni , ma da buoni originali , come per esempio dal Teinpesta , da 3Iartiiio de Voss , dal Cal- lot ecc. Noteremo solo clie nella prima tavola, nella quale e nobilmente rapprcsentato il mistero della Circoncisione , si e apposto per errore il nome di Passeroid, clie invece dovreljljc leiciersi Bernardo Passcri romaao. Storla della Lcttcratura itallaiia dl P. L. GiNGUENil , membro dell' Istituto dl Fraiicia. Traduziorie del prof. Benedetto Ferotti. Tom. \." e 1° — jWla.'io , 1820, dalla tipograjia dl Commerclo ., I'l 12.° In mezzo a tanta farraggine di traduzioni dal francese , proviamo da r.iolti anni assai ineraviglia die non siasi pensato inai a tradurre uiv opera die risguarda partico- larmeatc la nostra lettcratiira, e clie godea della lama tli tlassica anche ^■iveute 1* autore. Ooiniui sa. die iavccc di 2 -a A 1' P £ N D I C I» tr.iJiulft un noitro lipogrnfo luilanese ( il iignor CiuJti ) ha t'aita una i-istaiiipa dell' oiigiaale , che ha avnto ua otiinio esito. Se v' era pero libro che meritasse una tra- duzioiie, cei-tamcnte era questo. La forma dell' etUzione e comoda, la stampa e la carta sono nitide, la traduzione cammina con disinvoltura e senza afFettazione ; ma perche mettere inline del tomo quelle note che piu comodamente per i lettori si poteano mettere a pie di pagina ? L' oii- ginale franccse e cosi. II sappiamo, ma non e obbligo di chi rlstampa e traduce, il copiare dell' originale anche i difetti. Avremmo desiderato che il tradattoro , giacche e un professore ( e siipponiamo prcfessore di bella letteratura ), ponesse qua e la qualclie annotazionccUa che rilevasse quelle poche inesattczze in cui 1" originale e incappato ; inesatte/.ze inevitaliili per uno straniero che non potea tutte profondaniente conoscere le finezze della nostra liella lingua, massimamente nella poesia. In ogni modo noi con- sideriamo il pensicro del tipografo utilissimo, ed auguriani lieue alia sua iinjtresay e ci f'areino cai'lco di annunciare tutti i seguenti voluuii di mano in mano che vedranuo la luce. // Ditomo dt- Hfdaiio o sia Descrizione sLorico-critica (il qacsto insiguc tetnpio e dcgli og^eLtl d' arte che lo adornano , corrcdata di 65 tavoic. — • Jlldaiio , liii'i ^ presso F. Artaria , editore e negoziaiitc di musLCU e stanipc , in 4.^ Ancora una dcscrizione del Duomo di M'llano ! Molti scrittori, ed auche alcuni recentissinii, intrapreso avevano di illustrare questo grandioso mouumento di religione, o le principali fabbriche di Milano in generate , o qiiesta pariicolarmente descrivendo. Sebbene pero alcuni, dei quali si e latta particolare menzione in questa Biblioteca , trat- tato abbiano con erudlzione ed anche con dottrina d' arte questo nobilissimo argomcnto , tuttavia ci sembra che an- cora rimanesse aperto il campo a mettere mano in questa messe, e non dubitiamo che la descrizione che ora si pubbJica da! signor Artaria, sicccme posteriore e forse f'iu delle altic esatta , non dtbha esc-u pure risyegUare I'ARTE IT.VLIANA. 270 r iuteresse tU'l puljiilico , e specialmente degli amici delle arti belle. la una Ijreve prefaziorie si aaiinnzlaiio i pi'egi siiigolari di questo graiidloso edillzio , riconosciuti aiiclie dagli ar- chitetti dei secoli XV e XYI , e consistenti non taiito nella sua vastita , quanto nella moltitudiiie e vaghezza do' suoi ornamenti, e nell' immenso numero delie statue clie lo ador- nano , non meno die ne' sonluosi iiionumenti innalzati dalla cristiana pleta e muuificenza. Si annuuzia quindi , die in- trapresa si e quest' opera in un sesto piii comedo in con- fronto delle altre gia pubhlicate , e die particolare cura deir editore e stata quella di rappi-esentare in copioso nu- mero di tavole gli oggetti i piii importaati, tutti rifratti dal vero ; nel die non possianio die lodare il di lai avvi- saniento, giacche, come egli dice, 1' artista non avra bi- sogno di avvivare la propria iiumaginazione colla rimem- branza delle cose vedute , ma avra sempre sott' ocdiio le copie dei nionumenti e di tutti gii oggetti die maggior- mente destarono la svia ammirazioae. Si la osservare per ultimo, die qnesto lavoro riuscire dee importautissimo an- clie per la storia dell' arte italiana, coucernendo esso una fabbrica iucominciata su la fine del secolo XIV, e prose- guita iino al presente , cioe per il corso di quasi cinque secoli coir opera dei piii grandi maestri di ciascuna eta. Non abbiamo sott' occliio se non il priino fascicolo, che appena contiene sei pagine della descrizione , laoade di questa ci riserbiamo a parlare allorche la vedremo fino ad un certo puiito coadotta. Non lasceremo pero di far menzione delle tavole die qnesto fascicolo accompaguano al numero di dieci , e nelle quali degne di particolare osser- vazione abbiamo trovato le seguenti : il prospetto anteriore del Duomo, il prospetto posteriore, 11 laterale , lo spaccato verso la porta maggiore , lo spaccato medesimo per lungo e per tra verso, la cappelia sotterranea detta lo Scurolo, il sarcofago e la cappelia sotterranea di S. Carlo, e linal- mente T aguglia principale. Queste tavole diligentemente eseguite ci fanno augurare bene di tutta 1' opera , e ci rendono sempre piu commendevoli i talenti dei due va- ienti artibti nominati nella prefazione , il signor Ladislao Rupp , architetto di Vienna , e il signor Giuseppe Bramati, pittore milanese. Bibl. IiaL T. XXX. 18 •J~^ A 1' 1' E N ]) 1 C E RaccoU.L delie /lugliori fabhriclic , rnoiiuinenti c aiui- chltd dl Milaiio. Fuscicolo XV. — M/lano , iii22, presso Paolo Cavalletti, in 4." Si coiitimia in questo fascicolo la descrlzione del Duo- inn , gia coiniuciata nel prececletite. Vediamo con piacere diligeiitemeate registrate le niemorie dello scultore Amadeo, niorto ill Pavia il giorno 3o agosto i Saa , die incite belle opere esegni iion solo in Milano , ma alia Certosa presso Pavia, in Bergamo , fors' anclie in Cremona ed altrove, ed inunagino le quattro aguglie con interna scala , erette sopra ai quattro piloni maggiori del Duomo medesiino. Si ragiona pure delle migliori sculture clie ornano P esterno delP e- difizio, e si nota die per eseguire un nuniero infinito di statue e di bassirilievi non f'u d' uopo per lungo tempo di ricorrere ad alcuno degli scultori stranieri , ma tutta la gloria se ne lascio ai soli artisti nazionali. Si parla quindi di alcune statue degne di particolare attenzione , di quelle particolarmente di Giudltta e di S. Elena attrihuite a Cvi- Moforo Solari detto il Gobbo , di quelle dl ^. Lucki e di Adanio ed JL^'a attrihuite all' autore medesiino , di quelle di S. Anastasio , di Davide e di Abigail, opere di Biagio da Vairone, di qucUa di Cojcantmo, creduta di Andrea Fu- sina , di altre molle anche d' incerti autori , e alia serie degli scultori in altre opere rammentati, si aggiungono i nomi di Tommaso Aniici , di Stefano Scotto , di Battista de Parisis, finalmente di Giacomo Benvenati e Carlo Berretta Luganesi. Si comincia poscia la descrlzione delP interno del tem- pio, della quale non e impressa se non una pagina. Le tavole die accompagnano questo fascicolo, rappresentano appunto alcune delle statue summentovate , piii degne di particolare osservazione, e queste sono al numero di ven- tidue. Seguono la pianta del Duomo , e P icnografia della porta magglore interna , bellissima ardiitettura del nostro Fubio Mangone. m .1 ^-^^ TAiriJi n . 1,1 \N *.. 2 75 CORUISPONDENZA. Lettera di Bartolomeo Ihzio al clilarisslino caiioiiico Angela Bellani sopra d fcnomciLO delta polenta porporina. s ONO gia oraniai corsi tre auui da che nieiio tanto ru- iiiore fjnel singolare arrossaiiieiito della polenta. E siccome ill tiitto qnesto peiiodo io non T ho inai peidiito di vista al ritornai-e della state , cosi teiigo di poterla presente- niente infoniiare con esattezza di tutte le cii'costauze die accoiiipagnano quel f'enomeiio , e delle prerogative speciali del nuovo essere organico, facendole per giaiita alcuni cenni delle vicende , a cui soggiacquero le pociie cose ch' io feci prima d' ogiii altro di pubblica ragione sopra rargoiiieiito teste mentovato. Per non onimettere di dirle tutto cio die puo avere stretta relazlone coll* argomento , sono obbligato a tenerle discorso dove , e quando si pno credere esser couiparso per la prima volta il fenomeno. Quanto e al tempo in cui venne osservato, egli si fa indnbitatamente ai primi di luglio deiranno i8ic) , avvegnadie io sia d'avviso che nella calda stagione s" abbia manifestato altre volte , come si sieno conibiaate le circostanze che favoriscono la sna produzione. Ne per dar fede a cio abbiamo raestieri della testimonianza de' contadini , come vorrebbe il sig. Melo (i), ma anzi diro ch' essa teiiderebbe a farci opinare tutto il contrario. Infatti perche ne fecero eglino tanto le mera- viglie e rumore altissimo levarono, come videro nell'epoca diaazi detta rosseggiare d" nn vivacissiino porpora la su- perficie della polenta? Se al dire del Melo e' sapevano che un tale rosseggiamento appariva allora quamh le stagloni erano calde e piovose, ne seguirebbe che per la gente del contado era cosa si nota, die avevano a lielPagio potuto (i) Veggasi Giornale deW ualiana letteratura del Da Rio > toui. 49 , p,ig. 333. 2~0 A P r E N J) I C E ezirtncHo istrnirsi liellc oircostanze clie iie lo prodiicevaiio , cosa a dirittura smentita ilal fatto. lo dico bensi che dee t'sse^ coiiipai'so altre volte, ma lo dico purninente nppog- giato air esperienza, la quale mi addito le circostanze die soiio necessaiic alia sua produzione , come avro motivo tli porle sott" occhio dappoi. E s' ella poscia mi domaiida per cosa i villani V abbiano osservato solameiite in quel tempo, io spero di darle risposta non inverisimile, di- teiidole clie tali circostanze sieiisi combinate da produrre r effetto il pill sigailicante (i) per cui alio stesso vulgo igiiorautisii'.mo , al quale sfuggono sempre le minute cose , ijoii pote non baizare agli occlii un colore vivacissimo clie tingeva tutta la superiicie della polenta : laddove altre volte non producendosi sopra la stessa , clie piccolissimi punti o luacchiette qua e col.i sparse , a queste poi non A'i badarono, anzi non furono ne anco vedute. Quindi se possiamo aver argomento con cui spiegare il percbe sol- tanto neir anno 1819 fece cliiasso la comparsa del men- tovato fenomeno, io tengo altro esser non possa clie quello teste recato. We potra mai andarci a' versi la spiegazione che vorrebbe darceae il sig. Abate col dire , aver cio avuto orig'.ne dall' alibondanza somma di quell" anno, per cui non v^ era persona, avvegnache tapina e mendica, la quale non avesse polenta , non solo con clie saziare la fame, ma per metterne ancora in serbo un di per F altro. Questa cosa e gia di fatto ;, ma non e poi men vero clie in moltisslmi altii anni v' ebbero di tali al^bondanze, e ne abblamo alF ora clie parlo , senza che per questo la divenga porporina alia foggia dell' anno dianzi detto. ISle gioverel)lje oppormi, clie oggidi la gente piii non vi bada, poiche se gli altri non curano piii il fenomeno , vi metto io tutta r attenzione , ed osservo costantemente clie col mezzo semplicissimo di un' atmosfera calda ed umida non ho mai veduto quel vivace ed esteso arrossamento , che (1) Egli *■ un fatto clie nel 1819 il ternioiiietro sali ad un grado tale, die non si ebbe mai pel rorso di parecchi annij quesca circosranza favorisce senza dubbio una niaggiore svapo- razione , la quale dona all' atmosfera una piii giande quautit^ di vapor acqueo. E poi sarebbe ijui lungo il dire e nojoso, se »i volessero annoverare tiitii gli cfFetti die si ponno produne neir aria da una state calda olfre V ordiunrio. I'.VRTE ITALIANV. STT ottenni nel «.llciannove; a meno clie Taria di cui mi servo iioa sia vi/lata tla putriile esalazioni. Oiule persuaderci sempre piii il sig. Melo, clie T uber- tosa rioolta sia stata la vera cagione di quel feiioineno , ci assicura clie i villici in quell" anno la sguazzavano si del nientovato alimento , die ne ayevano per iino di due o tre piorni. E nel farci notare questa circostanza, pare clie voglia animettere la necessita di un tempo si lungo per- clie la dianzi delta sostanza si faccia porporina , la qua! cosa sarelibe fallacissima , poiche onde appaja la tinta rossa non si ha mestieri die di 34 o 3o ore , quando r aria e tanto umida da poter produrre V efFetto ; anzi oltre un tale periodo s' alzano con rigoglio le altre muffe, le quali impcdiscono efficacemente Taccennata colorazione. In questa circostanza si osserva in piccolo quello, die in grande suole addivenire , cioe che le piante di maggior levatura a])battono cosi le piccine , che fatte tisicuzze pel danno die ricevono , terminano alia per fine col perire intierameiite. Ho creduto di doverle far conoscere V erroneita del sig. Melo intorno al tempo necessario alia produzione del fenomeno , onde ella scoi'ga cliiaraniente che date le cir- costanze , desso puo avvenire senza V anno dell' abbon- danza, poiche in molti casi meno ancora di 24 ore basta ))erche la polenta si tinga di color porpora , come piii oltre avro occasione di farle vedere. Egli sarebbe adunque tempo perduto T occuparsi dei- r epoca della comparsa del fenomeno , poiclie le cagioni che lo producono , le sostanze sopra cui si manifesta ci fanno chiari abbastanza , ch' esso ha dovuto aver origine fino da que' primi tempi ne' quali si cori'.incio ad impiegare come alimento nella maniera mentovata la farina del mays, o quella pure di altri grani cereali. In cambio adunque di perdersi nella ricerca teste ri- cordata , meglio egli e ripetere die il solo anno 18 19 puo essere tenuto pel primo in cui venne osservata quella materia porporina , e dico esser meglio ripetcrlo , aflin- clie non ci tragga in errore il sig. Melo col riferire una tale osservazlone ad alcuni anni prima. E la prova piii chiara per convincerlo dell" inganno in cui si e lasciato condurre, sara sem.pre il rirordargli lo stupore , la mara- viglin , e per fino la paura de' coutadini , i quali tenncro 2jS A I' I' E N r> I O E cosa dlabolka quel tingersi , dicevaao essi ,
  • rUilcciata, anno 1(^19, n." 190, martedi 24 agosto ; e lo st»"ssij si dira aiiro di Ha spevieni'a seronda. aSo A r 1' E N D I C E una canipana di vetro della polenta ordinaiia, e rovescini la cainpana sopra un piatto contenente delP acqua ^ in nianieia pej-6 die la polenta fosse lontana dall' acqua piii di uu poUice. Alle ore undid prima del mezzogiorno del di vegnente compariiono alia superlicie della polenta al- cun»i punti rossi , i quail fino al giugnere della sera si estesero e nioltiplicarono grandemente, talclie uon erano corse ancorn quarantott' ore die la polenta rosseggiava in tutta la siiperficie. Ho veduto die quando 1' arrossaniento e innoltrato, giova levaro l' acqua, e rinnovare 1' aria entro la capncita della campana. La temperatura poi dclT amljient.e era ai 2 1 gradi circa del termometro reauniuriano. II." Sperlenza. Sospesi della polenta in luogo , dove c' era un' aria umida e continuainente rinnovata , e dove per giunta svolgevansi delle putride esalazioni ;, ed os- servando die dessa giva pure asciugandosi, la umettai con deir acqua alcune ore dopo la sospensione. Quivi il fe- nomeno e coniparso piu presto die nella sperienza teste nientovata, ed il color rosso s.i fu il piii vivace iinma- ginabile. Questi due saggi , com' ella ben vede , comprovano abljastanza che la materia porporina della polenta pro- cede da un' atmosfera molto umida e calda. E se in oltre vi avranno in questa degli atomi putridi , allora sara dessa la piu atta alia produzione del fenomeno. Quests furono le mie prime deduzioni ; pure meditando dappoi sopra una circostanza , a cui pose attenzione lo stesso cliiarissimo sig. prof. Innocente, gran sospetto mi nacque die ad ottenere I' accennato color porporino vi avesse contribulto 1' aver avuta fra le mani , e tcnuta in propria casa della polenta gia arrossata. Infatti se la materia rossa che si produsse fosse stata una muffa^ sap- piamo di quale fecondita sono dotati questi minutissimi vegetabili , e quanto esili sono le sementi loro , onde venire con grandissima facilita portate ovuikjup daU'aria. Poiendo quindi cio essere , niuna fiducia potea piii ac- cordare a' miei saggi , e cadeva nuovamente nella incer- tezza , se il fenomeno dlpendesse o no da un' aria calda, umida e viziata. II pensiere piii grande che mi dava questa nuova dilficolta quello si era di non potermene diiarire da me. Ma come il bisogiio fa in tutti i casi PARTE ITALIANA. a8 1 trovare gli spedleati , cosi scrissi a certo luio amico si- gnor Agostino Manocchi di Mestre, giovine di cliiarissiml talenti , comniettendogli di ripetere i miei saggi. Egli corteseniente vi aderi , ed ottenue felicissimi risultati ; laonde ogui dul)bio venne con cio allontanato. Tuttavia, avvegnache la cosa fosse posta in chiaro ab- hastanza , voUi nulladimeno, tiovaudomi in Padova nel 1820, ripetere gP indicati sperimenti , e in quell' anno pure , tiutoclie non avessl ancora veduta la dianzl delta sostanza , e percio ne meno avuta IVa le inani , apparve il fenomeno come nell' anno precedente. Lo stesso feci in Vicenza, e in varj altri luoghi del territorio , e dap- poi qui ancora in Venezia, come lio reiterato quest'anno medesiiiio , e sempre ottenni I'efFetto colla combinazione delle stesse circostanze. Deggio pero dii'e die adoperando negli anni 1830, iBai, 1822 la prima sperienza gia re- cata , non ebbi mai alia superficie della polenta quella dovizia di materia porporina , di cui mi largheggio I'anno 1819. Bello pero, pronto ed esteso in qualunque degli anni mentovati fu sempre il porporeggiare della teste ricordata sostanza, quando gii sperimenti furono ripetuti. ne' luogbi vicini alle risaje. Anzi ho potuto osservare die la tinia si produceva con maggiore prontezza in que' gior- ni die alle risaje stesse si tolgono I'acque, lo die lui confermo vie maggiormente della influenza cli' hanno le putride esalazioni nelT occasionare un talc fenomeno. A questo proposito mi giova ricordare die il sig. Melo , forse per non dare tanto nell' occhio , a cui appartenes- sero le cose da esso lui stampate , non fa parola die della sola umidith , omettendo di favellare nienomamente delle putride esalazioni. Bella poi , che tralasciando di copiare questa raia verita, si niostro pivi cortese per uii mio errore (i) , dandovi caritatevole ricetto nella sua memorietta, anziche sbandirlo con quella severita die avrehlie mcritato. E a parlare rigorosamente non fu desso per me un errore, essendomi espresso in questa guisa : e proprieta costante della polenta formata di farina del zea mays , o grano turco di produrre quel coloramento alia superficie, come si trovi avvolca in umida atmosfera, oppure (1) Veggasi Da Rio dj). cit. t. c. pag. 33- aSa A P P E N D I C E suggctta a putride esalnzioni , forsc prrche in tali rircn^ stanze giugnera a concfpire ulciini gradi di movimento in- testino, che sembra di molto favorire la comparsa del fnin- meno. Si ponga percio attenzione a quel forse , e si legga per giunta quello che dico quasi alia line di quel mio la- voretto, e si trovera ch'io lio discorso cosi : la iiatura poi della materia porporina e susgetto d'alcre ricerche. Ella vede adunque , illustre canouico, che il mio non e stato altro che un seinplice dubbio, non avendo mai as- serito assolutamente che il color porporiao sia un pro- dotto della fernientazione , poiche nel giro appena di 48 ore non potea avere di tante osservazioni che fossero bastnnti a farini decidere di qaal natura si fosse la men- tovata sostanza. II sig. Melo poi non badando a quel forse ci asseri francaniente che la materia rossa era un prodotto della fermentazione. Ci confessa dapprima di nou esser cliimico (1), e qui non saprenimo che dirgli; ma arroge dappoi di aver letto a tal nomo de' libri di chimica , e quindi si tenne di poter sostenere con fer- niezza la proposizione dianzi recata. Quanto a me credo di potergii provare ch' egli incappo nelT errore per es- sersi attenuto uiiicameiite al mio dubbio, anziciie osser- vare senza prevenzione tutte le circostanze che accom- pagnano il fenomeno. Egli mostra di appoggiare specialmcnte queste sue de- duzioni a cio che pote scorgere col mil roscopio i ma la nuda inspezione, io dico, non dee essere che accessoria, eve si possano avere de' mezzi piu cerii, capaci di farci distinguere un essere organico dalla materia brutla. Pas- sero dunque ora a intertenerla sopra le sperienze da esse lui instituite per determinare la natura della materia por- porina. Avendo il sig. jMelo ammesso che la materia mentovala fosse un prodotco della fermentazione , |3er togliere di mezzo ogni sospetto non fosse per avventura una delle niiniiue pianticelle , oppure un animaluzzo delT ultime classi , stempera la polenta nelT acqua ed osserva col microscopic , mediante cui vede bensi una sostanza co- lorita , ma non gli e mai comparsa ne fdamentosa. , ne oscillante, e quindi si confermo nell' abbracciata opiiiiotie. (I) Veggati Da Rio oji. cir. t, c. pas.. 3?,6. PASTE IT\LI\T>!A. uSZ lo non dlco percio che siasi ingannato , ma dtco pura- niente clie avendo miglior niodo onde scliiarlre la cdsa, qupsto deblia essere preferito ; poiche i nostri sensi ponno spesso fallirci. Per decidere adunque la cjuistione io scelsi altra strada, prendendo a scorta le originali sperienz.e di quel rhiarissimo intelletto del nostro Spallanzani (i). Io aveva osservato che mettendo un pezzettino di po- lenta porporina in contatto con dell' altra , tuttochfe di recente preparata , pure in brevissimo tempo porporeg- giava in tutta la superficie. Anzi vidi, che mettendovela nel niomento che riteneva ancora un leggerissimo tepore, i puiiti porporini comparivano , avvegnache non vi fosse un etFetiivo contatto. Per ottenere I'arrossamento in que- st' ultima maniera io costituiva il briciolo porporino , come fosse nel centro fisico di un cerchio di due pollici o poco )MU di diametro, e la cui circonferenza risultiisse di polenta di fresco prep.irata. II briciolo adunque cen- trale era lontano un pollice circa dalla polenta da arros- sarsi ; pure anche in quest' ultimo caso la divenne rossa ; e in un tempo molto piii breve die nelle sperienze dianzi rerate. Volli vedere se 1' influenza del pezzetto porporino re- lativamente all' altra continuava a manifestarsi tuttoche si aumentasse di piii ancora la distanza , e se i suoi ef- fetti si esercitavano in ognl direzione. Presi adunque un pallone di vetro a bella posta for- mato , il di cui diametro era di sedici pollici, ed avea quattro aperture della larghezza di un pollice , dispostc fra loro in maniera di croce , ossia corrispondenti all' estre- mita dei due assi, che in una sfera si segano ad angolo retto. In essa sfera o pallone appesi un pezzettino di polenta porporina in guisa che corrispondesse al centro fisico del pallone , e In ciascuna delle quattro aperture vi ho collocato un briciolo della stessa sostanza, nia di recente preparata , talche era ancora sensibilmente tie- pida. Corse poche ore, apparve il solito colore vermiglio, manifestandosi un pari etFetto in tutte le direzioni, giac- che tutti e quattro i pezzetti rosseggiavano nella maniera stessa. (1) Vrg'gasi Sjiallanzani Opusroli di fisica animate e vgetabiJe. 284 A 1> P E N D I C R Qnesta influenza della polenta gia arrossata , per fare die con prontezza nasca lo stesso colore sopra queila in istato naturale , avvegnaclie non si trovi in contatto , pni- verai che non si potesse rlferire ad una fermentazioue :, non sapendomi [lersuadere che la polenta tre o quatti' ore dopo di essere preparata possa concepire un movimento intestino , capace di occasionare il fenonieno: imperocche i primi punti rossi appajono sicnraniente entio si corto periodo. Si aggiunga di piu che la polenta fatta rosseg- giare in tal nianiera non ci si presenta in guisa da illu- derci , col farci parere solcnnto In sostanza mucilagiiiosn tinta in rosso, come senibro al sig. Melo , ma si veggono per r opposite tante congerie di piccolissime niezze sfe- rette, le quali ci ofFrono all'occhio come fosse la super- ficie di una tale sostanza di minutissime pustolette senii- nata : tali sperienze ed osservazioni m' indussero fino da hel principio nel sospetto, che un essere organii:o fusse quelle che un tal fenomeno produceva^, e non altiinienti una materia brutta figlia della fermentazioue. Se adunque la sostanza porporina era un essere orga- nico , questo non poteva essere altro che o un anima- luzzo della classe degli infusorj , oppure una pianticella fra le minime di questi esseri. Attenendomi quindi, come altrove ho gia detto , alle originalissime sperienze del- r illustre Spallanzani, se la materia rossa proveniva da un animaluccio infusorio, io poteva ucciderlo merce I'esa- lazioni di alcune sostanze odorose. Se percio prima di eseguire le sperienze poc' anzi recate avessi assoggettato a cotali esalazioni il bririolo porporino , esso non poteva piix esercitare influenza veruna sulla polenta da arros- sarsi ; imperocche uccisi gli animaluzzi merce gli aliti micidtali , essi non pote\'ano piii figliare quegli uovicini qualunque che dall' aria recati donassero dappoi origine a numeroslssima prole sulla polenta che vi si poneva d' intorno o in contatto. L'insigne mentovato naturalista rinvcnne clie 1 vapori della canfora erano i piu atti a togliere di vita gli ani- maluzzi infusorj (i). Percio prima di tutto sottoposi 41 (r) Veggasi Snailan/aiii Opuscoli di fiiica annnnle e ^egetahtle torn. /, cnjj. VII , png. im. PAUTE ITALIANA. ^85 briciolo porporluo al vapore fortissimo della canfora, e poscia con < sso instituii lo sperimento, ma tuttoche I'avessi cimentato in tal guisa comparve il sollto arrossamento. Lo stesso ottenni assoggettandolo agli aliti fortissimi del- r olio di trementina , del fumo di tabacco , eccetera ; e solamente T esalazione dello zolfo alqiianto protratta tol- sero al bi'iciolo la facolta di produrre il fenomeno: nul- ladiiiieno non ho creduto cia cio di poterne trarre sicura iliusione , conciossiaclie producendosi in questo caso ua acido forte, questo poteva ledere benissimo gli embrioni di microscopiclie piaiiti';elle , nel caso che la sostanza pnrporina movesse da un essere di tal fatta. Anzi diro cli'era questo il precipuo mio dubl3io, e quindi per chia- ririnene continual a seguire le tracce dello Spallanzani, il quale determino fino a qual grado di temperatura poteva durare la facolta germinaiiva di alcune sementi (i). Se io adunque con un certo grado di calore , il quale non giugnesse pero niai a decomporre la materia porporina , poteva togliere al briciolo la virtii di arrossare altra polenta , parvemi allora di poter avere ragione validis- sinia , onde concliiudere che il fenomeno dipendeva da un esseie vegetabile. Presi adunque un palloncino di vetro , e vi sospesl nel centro il mio briciolo; indi lo chiusi col mezzo di un sovero, attraverso del quale passava un termometrino, il di cni bulbo si trovava vicinissimo al briciolo porpo- rino. Lutato ch' ebbi il coUo del pallone , elevai la tera- peratura fmo agli 80 reaumuriani , e lo lasciai a un tal grado di calore per dieci minuti. Dopo di cio, preso il mentovato pezzettino e ripetute le solite sperienze, com~ parve il color rosso con eguale prontezza e vivacita. Vedendo adunque che se la materia porporina proce- deva da una piauiicella delle rainime , pure il grado ot- tantesimo non valeva a spegnere la vitalita de' suoi serai, cosi ho voluio cimentarli a' gradi superiori per vedere , se percossi da un forte calore si rendessero incapaci di riprodurre la specie. Ho sepolto adunque il palloncino nell' arena , e portai dapprima la temperatura ai 100 gradi , ma non trovando ne' risultati senslbile differenza ho istituito un altro saggio , in cui il termometro sali j(i) Veggasi Op, (it,, cap. IF, ya^. 45, 46, 47, ecc. 286 A P P li N D I C K liiio ai graJi lao , e Insciai il V)rictolo ad uri calore si esaltato per lo spazio di soli cinque minutl. Tuttociie ia ijuest' ultima sperienza io abba ridotto il tempo alia sola nieta di quello ado]>erpito negli altri saggi , nulladimeno basto , e foi'se davvantaggio per uccidere intieramente i germi riproduttori , e cjuind' iiiipedire die il briciolo porporino esercitasse piii verun effetto suila poleata da an'ossarsi , avvegnache non contento di collocarlo a varie distanze , ve lo ponessi per giunta in contatto. Cio ho reiterato varie volte , e sempre otteaendo gli stessi ef- fetti ; dunque la materia porporina ubbidisce a quelle leggi , a cui il nostro celeberriino Spallaazani trovo sog- giacere le sementi vegetabili Ragiono quindi di analogia ti autorizza a inferire, clie la materia rossa clie nasce sulla polenta e beasi fra gli nltlmi , ma pure an essere vegetabile. Non traiascero tuttavia di ricordare che il nientovato naturalista cimento i semi delle mulFe ordinarie prima alia temperatura dell' acqua boUente , e poscia a quella delle braci,e ci attesta clie malgrado un calore si forte, serbarono tuttavia la facolta di germogliare (i). In questi saggi pero e' non ci addita ne come siasi adoperato , ne il grado di temperatura di quelle braci ;, laonde non sap- piamo se quella esaltazione di calorico , a cui si spense la virtu germinativa della materia porporina , sia stata maggiore o minore di quella adoperata dallo Spallanzani, merce le braci. Ccrto egli e che se alle vive braci fos- srro state esposte le sementi di quelle mufFe, la potenza decomponente del calorico si sarebbe esercitata sn di esse, e in un colla attitudine al nascere si sareblie 1' intora se- mente distrutta. Si aggiungn di piii clie difficolta non lieve ammette P osservare la ditferenza del nascere della muft'a sul corpo seminato da quel corpo su cui non e gia se- minata, difficolta in gran parte superata dalla solerzia singolarissima dell'esimio nostro sperimentatore , ma pure non ha niente a che fare colla cosa del mio vegetabile, il quale in parita di circostanze si sviluppa bensi sul corpo seminato, e niente affatto suil' altro. Se la strada da me seguita onde pronunciare sopra la natura della materia porporina sia migliore e j)lii sicura (i) Vpgt^aji Spallaiiz.uii op. cir. toiu, II, pag. 371. PAKTE ITALIaNA. ^87 di qiiolla tenuta dal sig. Melo , lasclo a;^li altri il giudicare: (jUiiiito a me uiente riiiiasi sotldisfatio dalle sperienze del sig. Abate, e manco in oltre dal ragionamento ch' insti- tuisce, prima di decidere se si abbia o no da tenere per una pianticella la sostanza di cui si discorre. Queste infatti soqo parole di lul (i): in questa opinione poi , egVi dice, vie piii mi conferma il riflfttere, die se il color rosso dclla polenta dipendesse dallo sviluppo di qualche pianticella inicroscopica, questa non potrebbe essere altro die un bissus- owero nn mucor , quasiclie , io soggiungo, 1' Ente Supremo noa sapesse creare di qnesti minimi esseri , uscendo dai due modelli indicati bissus e mucor. Io credo certamente ciie nessuao potra fare buona accoglienza a foggia si straria di ragionare sopra le naturali cose. Ma egli poi per in- calzare sempre piii col raziooiaio ci mette in plena luce non essere altrlmenti la materia porporina ne un bissus, ne ua mucor, e togliendoci per giunta il sospetto clie oorrer ci potesse pel capo non fosse per avventura V^ge- riCa Crustacea, conclude che altro non puo essere che ua prodotto della fermentnzione, intorao a cui credo di averne poc'anzi mostrato quaiito basta la fallacia e 1' errore. Essendo ora tolto di mezzo ogni dubbio che insorger potesse sopra la natura della materia porporina , ci rimane adesso a determinare a quale flimiglia degli esseri vege- tabili ni da sosteuerio , 111a sic- coiue r osservazione piii sicura si iia dal uioiueuto in cui si reode seusibde la tinta, cosi io couiincio da ([utl j)iint() , non tenendo il piu piccolo conto di que' prinii stanti di vita che puo avcre, prima di manifestartisi col suo vaj^o rasscg^iare. PARTE ITALIANV. a8() crescendo tiao a.l uu vivacissiino porpora , lo ciie aniiun- cia il teruiine deila vita del nostro vegetabile. Se noi ci poaiamo a considerarlo atientamente in que' brevissiuii nioineati cUe soao segnati al suo vivere, altro uon veg- giamo clie delle luacchiette rosse formate da uu aggre- gato di ininimi fanghetti senza lo stipite , e vestiti da uaa esillssiiiia pellicitia alquanto lucida , la quale veJuta col microscopio ci olfre qua e cola sparsi de' punti , clie appajoao di un colore piu cupo. Merce una tale osser- vazione veiiai in sospetto, quivi non esistessero per av- ventura gli orgaui della fiuititicazione , e vi si coiiteues- sero percio le grauella, otide si riproduces.e il nuovo vegetabile. Se vugiiaino aver ricorso al ragionamento appoggian- dolo alle sperieaze dianzi recate , noi veggiamo il sospetto cosi cliiarito , clie il durarla nella daliitazioae potrebbe forse odorare di soverchia sottigllezza. In fatti se le gri- nella, o, per serviruii delle vocL de' moderni botauici , Spore f oude la S':;rratia si riproduoe , non esistessero in particolari cellule collocate nel suo eplderme , come po- trebboao venire slanciate neU'aria per essere poi con tal mezzo recate suUa polenta posta in disianza? Se per r opposito esse si irovassero nella parte interna , ver- rebbero allora inviscliiate nel latice che quivi si contie- ne , e non potreblDoao piu volare per aria, ed esser do- nate ad un corpo distante su cui potessero svllupparsi. II solo contatto allora potrebbe glovare alia sua riprodu- I zione, lo clie e ribattuto da que' fatti, di cui ebbi piii I "Volte a far menzione. Pouiaiuo aduiique die que' punti della pelliccina un I poco pill coloriti, slerio tante esilissime cellule , le quali 1 si rompano toccando maturita; in tal caso un getto di , inlnutissime seaienti, forse iavisibili col mezzo dello stesso microscopio uscira aell'aria, le quali poi cadendo sopra : que'corpl, cli' liiuno le circostanze necessarie a donarne I lo sviluppo, faranno nasoere con prontezza la nostra I pianticella. Tuttoc'ae le semeati si lanclno neU'aria per lo fendersi delle vescichette , pure non poche indugiando soverciiia- j mente a far c:6, veagono soprapprese dallo sciogiimeato seiupre celere della pianticella per cui ne riraangono al- cune eziandio invescate nel latice che si forma. Percio I Bibi. Iial. T. XXX. 19 390 APPENDIGB se coa questo laiice b' Intride la superficie della carta, essa acquista la proprieta di far nascere celeiemente sulla polenta il nostro vegetabile, nella raaniera stessa del Jjriciolo porporiuo, e colla sola differenza, che la carta noa si estende oltre il contatto. Questo adunque ci serve di riprova iutorno all' esistenza delle cellule nell' epi- Uerine della Serratia, e cos\ ancora deirufTieio loro, Iti- fatti se sopra la poleata gia arrossata ed umettata prima di sottoporla all' esperienza vi hanno delle pianticelle in vegetazione , lo che il fatto ne induce a credere, queste deggiono lanciare le loro sementi, e propagare la specie sopra corpi anco in distanza, la qual cosa non pub av- venire per effetto della semplice carta intrisa, la quale non esseado proweduta che di granella impiastricciate nel latice gia diseccato, queste non ponno staccarsi di Ih, c percio il solo contatto puo favorirne lo sviluppo. Potrebbe forse taluno non vedere il perche dello svi- luppo piu celere della nostra pianticella , come si ha ri- corso al briciolo porporino , ovvero alia carta intrisa. E pel vero il nostro Spallanzani seminando le rautfe or- dinane (i) non riaveune questo gerniogliare precoce, ed osservo appena una leggerissima difFerenza nel nascere delle mufFe sul corpo seminato da quello che non lo era. Nel caso nostro pero giova riflettere , che le senienti della Serratia non si trovauo neil' aria in quella abbon- uanza in cui vi si trovano quelle dei mucor; laonde ove si voglia porporina la dianzi detta sostanza , conviene aspet- tare parecchie ore , le quali non sono gia dovute alio sviluppo della pianticella , raa bensi a quel tempo piix o men lungo , il quale e necessario oade 1' aria rechi in contatto della stessa alcune sementi, tempo di cui non si ha pill bisogno , quando si ricorra a' mezzi poc' anzi ricordati. Una prova di cio conviucenllssima puo ognuno averla ripetendo la prima sperienza da me recata, imperocche vedra in tal caso moltissime volte che il pezzettino che si trova sotto la campaaa, corse le diciotto a vent' ore, non sara per anco colorito che sopra un lato unicamente , quivi apparendo alcuni punti costituenti una iiiacchietta, (1) Veggasi Spallanzani op. cit. toui. 11 , pag. 267, 268, J.(jatoiio di Si era. M A G G I D 1823. III A T, T 1 N A. Sera. < d — 1 a 13 2 '■J P 0 c pi Stato del clelo. < 0 "= 0 ;5 2 V 6 J S V Stato del clelo. I poll 28 . lin. 0,6 + 7'0 N N E Nuv. rott.ser. poll 28 . l!ii. 0,5 +i3,o SE Sereno. 2 28 0,3 + 7.5 N Sereno. 27 ] 1,0 + i5,6 0 Sereno. 3 27 11,7 +10,3 N E Sereno. 27 10,8 +17,5 s Sereno. 4 5 27 27 10,0 10,0 +11,0 + ]3,o E N E E Sereno. Sereuo. 27 27 9,4 11,2 +19,0 +17,5 S 0 .S E Sereno. Sereno. 6 27 "'7 +10,2 N E Sereno. 27 10,6 +17,5 0 Sereno. 7 27 10,6 + 11,5 N 0 Sereno. 27 10,2 +19,2 S 0 Sereno. « 2'7 10,7 + 12,5 0 Sereno. 27 10,2 +19,0 S 0 Ser. nebb. ser. 9 27 9,« + 12,3 0 Sereno. 0,f +19,8 0 Ser. nebb. ser. 10 ^7 9'7 +11,0 N E Sereno. 27 94 +18,8 s Ser. nebb. ser. li 27 IC,0 +j3,o N 0 Ser. nebbioso. 27 10,7 +19,4 S 0 Ser. nebb. ser. 12 27 11,4 +14,0 0 Nebb. sereno. 27 1C,T + iq,8 s Ser. nebb. Ij 27 10,2 +14,^ 0 Ser. nebb. 27 8,8 + 19,8 3 Sereuo. 14 i5 27 27 7,« 7:5 +14,0 + 11,5 N 0 N 0 Ser. nebb. Tem.pr.e pio. 27 1^7 773 10,8 + 18,7 + 16,0 S....0 S E Nuv.poc.piog. Sereno. 1 i6 28 0,7 + 9,0 N E Sereno. 128 1,0 + 15.7 E Sereno. 1 17 28 1,0 + I0,C N Sereno. 27 I'lT +16,6 S E Ser. nuv. neb. !| 18 27 11,5 +11,8 N 0 Ser. neb. ser. 27 10,7 + 18,5 E S E Sereno. K 19 20 ^7 27 lO.O 9,6 +12,0 +i3,2 0 Ser. nuv. Ser. nebbioso- 27 27 9'- 9,2 + 19,5 +30,3 S E 0 Ser. nuv. ser. Nebbioso. ser.' 21 27 q.3 +i3,5 N 0 Nebb. sereno. qo +20,0 S S E Ser. nebb. 22 -7 8,8 + ij,6 N 0 Sereuo. 27 8,-7 + 17,0 S...0 Tem.po pio^. 2j 24 27 27 9,3 9,7 +11,3 + 13,5 0 0 Sereno. Nebb. sereno. q,6 + 19,0 +20,3 0 S 0 Sereuo. ii Nebb. sereno. 1; 2b 27 9,0 +i3,o N 0 Sereno. 27 8,^ +20,3 s Ser. nuv. j 26 27 8,0 + i5,5 J« 0 Nuv. rot. ..ser. ^7 6,4 + 16,5 NN 0 Tem.pi.se.p.u. 27 27 6.C +12,3 S E Nuv. rotto. 27 r>,c + i5,o E S E Poc.piog. nuv. ; 28 37 6,1 +11.0 0 Sereno. 27 8,0 + I7i7 E Sereno. I: 2927 8,5 +j3,S S E Nuv. ser.Duv. 27 Q,r^ + i6,c 0...N Nuv. piov.vnr. ' 3o 27 9,c + 3 2,0 0 Nuv. ser. 27 10,0 + i-,3 S...E Ser. nuv. ser. 61 27 10,0 +i3,o N E Ser. nuv. ser. 27 ic.o +19,0 SE Sereno. j Altezza mass, del bar. p oil. 28 lin. j.o A tezza luass. del term. + 20,3 media iMPfUn + iS.Ol Qaan cita della pioa jia lin. : ,4,140 397 BIBLIOTECA ITALIANA iLii/Ciwo A 020. ^''7 PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LlBERALl. M. Cornelii Frontonis et 31. Aiirel'd imperatoris epi- stuloc: L. Veri et Antonini Pil et Appiani epi- stiilarum reliquia: : fragmenta Frontonis et scripta grnmmatica. Editio prima romana plus centum epistulis aucta ex codice rescripto Bihliothecce Fontificice Vaticance curante Angela BIajo bihlio- thecce ejusdem prcefecto. Vol. in 8.° — • Romce in Collegia Urbano apud Burlieum an. 1823. JLja fortuna che non e sempre avara ne cieca nel dispensare i suoi favori arrise nieritamente alle ri- cerclie e agli stutlj di monsignor Mai , allorche dopo di avergli fatto trovare una gran parte delle opere di M. Cornelio Frontone tra i palimsesti della biblio- teca Ambrosiana di Milano, glie ne offerse un'allra non minora tra quei della biblioteca Vaticana di Roma. Percio comparisce ora al pubblico una se- conda edizione dei libri di queirantico e rinoniato scrittore accresciuta del ^doppio , ed assai nieglio illustrata con qualche letll^ra deirimperatore Anto- nino Pio, e con altre assai. numerose di M. Aurelio c Lucio Vero al medesirao Frontone the fu loro Bibl. Ital. T. XXX. 20 '2()8 M. CORNELII FRONTONIS ET M. AURELII ainico e maestro. Singolare in vero e meraviglioea e la maniera col!a quale il Mai fn condotto a que- 6to 'Joppio scoprimcnto. 11 codice niembranaceo che conteneva queste preziose rclif[uie della veneranda anticliita fu disfatto m tempi di aiiseria e di bar- baric ; e caacellata secondo l' uso d' allora V antica scrittura dalle sue membratie, furon queste rnccolte, confuse con altre , e diversamente disposte onde servissero a ricevere nuova scrittura. La piu co- piosa riunionc di sitlattc membrane accadde fortu- natiimenre iu due soli vo'umi non diversi fra loro, sopra de' qiiali farono scritti iiuianzi al X secolo gli atti del i.° ooncilio Calcedonese dai monaci di S. Colombano di Bobbin. CoU' andar del tempo que- st! due volumi uati dalle rovine dell' autioo codice frontoniano ebbero diverso destino : uno passo nella biblioteca Ambrosiana di Miiauo , V altro nella Va- ticana di R.oma. Per tal 21»isa avvenue del codice di Frontone cio die narrasi avvenulo del corpo sbranato di Orfeo: membra jacent dlvcrsa locis; ma come 1 Ebculapio della favoia valse a raccogliere e a ravvivare coUa sua medica mano le membra di- vise dcircstinto Ippolito , cosi il nostro Mai coi suo ingegno e coUa sua dottrina ha saputo riunire e richiamare a nuova vita i libri speuti e dispersi di Frontone. Se dunque Tantica scrittura dei libri fron- toniani torna inaspettatamente a rivivere dopo molti secoli di morte, cio e dovuto alia singolare virtu di nn iUustre Italiano , il quale fa tutti gli sforzi , e adopra la yuu niirabile iadustria c pazienza , onde risarcire la repubblica lettcraria dei gravi danni a lei recati dalia barbaric de' tempi. Iinperocche dopo di aver egli scoperto e pubblicato sino dalT anno ^8i5 il codice di Frontone esistcnte nelfAmbrosiana, essendo stato chiamato per masigior fortuua sua e delle lettere alia custodia* della Vaticana in Koma, ha riuvenuto e letto T altro codice frontoniano re- scritto ivi esistente , c quindi riunita la seconda parte di questi libri alia prima, la romana cioc alia iMi-ERvroRis EPisTULa: , ctc. sgc) milanese, ne otl're ora al pubblico una pii\ compiuta e soddisfaciMitcj edizionc. Ne si dee lasclar di av- vertire che V edizione milanese con qualche cam- biamento t'li ripetuta bentosto a Francoforte, a Ber- lino ed a Lipsia; die non tardo a comparirne una traduzione tedesca; e che tutti i giornali tanto ita- liani che stranieri, specialmente quelli di Jena e di Lipsia , si occuparono con particolar cura del nuovo libro , i! quale fisso meritainente T attenzione di quasi tutti i lettcrati d' Europa. Anche noi parlammo distest.mente in questo gioi- nale (i) dello scoj)rimento dei libri di Fioatone tostoche vennero a luce; e torniamo ora a parlarne assai volentieri per i coiisiderabili aumenti , e pec le pill Inininose illustrazioni clie presenta la romana edizione. Chi si fosse M. Cornelio Frontone, e quale e quanta la sua dottrina , la sua autorita e la sua fama e generalmente nolo per V istoria e per le testimonlanze degli antichi scrittori. Native di Girta nella Libia, benche d'origine italiana, e verisimil- raente di Nocera , coltivo le lettere con ardore , e le latine ancor piu che le greche. Di eta maturo e pieno d' ingegno , di erudizione e di facondia recossi in Roma per cercarvi una fortuna , e tanto vi brillo sntto T impero di Adriano che reputavasi generalmente il piu facondo degli oratori , e di- vento caposcuola in genere di eloquenza. I suoi se- guaci ed allievi furon detti frontoniani dal suo norae, e crebbe a tal segno la sua riputazione che fu eletto in maestro dei figli adottivi di Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero , ai quali fu carissimo. Ot- tenne quindi i piii grandi onori nelli'; repubblica , poiche fu console, senatore e proconsole in Asia, ove noil pote recarsi per la sua cagionevole salute iafestata dalla podagra, e da tutti gli altri morbi che ne dipendono. G!i fu decretato F onore di una puhblica statua ()cr richiesta fattane al senato dallo (I) Dicembie l8lf>, psg. 377, e gennajo 1817, pa^. 3. 300 M. CORNELII VRONTONIS ET M. AURELII stesso M. Aurelio. Non ebbe superstite che una fi- jxlia col nome di Grazia come la madre, e la dette in moglie ad Anlidio Vittorino di Pesaro neir antica Unibiia , scolaro suo e uomo eloquentissimo , dal quale ebbe dei nipoii die anio teneraniente. Dotato di animo semplice ed ingenuo fu amico affettuoso e benefico • ncl parlare e nello scrivere mostrossi arguto , scherzevole , dotto e facondo , portato ad iniitar gli antirhi piu che i moderni. Ad onta dei suoi molti incomodi di salute mori assai vecchio , e probabilmente prima delF immatura e subitanea morte di Lucio Vero. Beache sia egli state autore di molti e diversi libri qual gramatico, istorico ed oratore celebratis- simo , noi non conoscevamo sino a questi ultimi tempi che quello assai breve de differentiis vocabu- lorum^ giacche T altro opu^colo grammaticale col titolo di exempla locutionum che alcuni gli att.ribui- scono , sembra piu fondatamente dovuto a Messio Volusiano. Avevamo inoltre in Aulo Gellio alcune sue dispute gramaticali , le quali cose riunite tutte insieme con quelle scoperte dal Mai ci dimostrano quelTatrtico scrittore [)ivi epistolografo e retore che oratore ed istorico, piu dotto nella gramatica che valente nella eloqueoza. Di fatti la piu gran parte de' suoi libri ora editi non consiste che in lettere; e se alcune di queste lettere per la loro lunghezza non meno che per il tono oratorio che le distingue possono farsi riguardare quali orazioni o squarci di eloquenza , non lasciano percio di appartenere al genere epistolare. Tali sono quelle de nepote amisso^ de feriis Alsiensihus , de tcstamcnto transmarino , de oratiombus ^ de eloquentla, de bello Partliico dirette a M. Aurelio , non meno che Y aitra in favor di Volunnio ad Arrio Antonino suo arnico. A ben co- noscere il valor di Frontone come oratore sarebbe stata opportunissima T orazione gratiarutn actionis pro Canhagiiiieiisibus recitata in senato avanti Tim- perature Antonino Pio , della quale il Mai ha imperatoris epistul^ , etc. 3oi scoperto e pubblicato in questa stessa edizione un lacero e poco intelllgibile frammento contenuto nel famoso palimsesto palatino n.° XXIV della biblioteca Vaticana. Ne le lodi della polvere , ne quelle del fumo , della negli2;enza o del sonno ecc. laudes fumi , pulveris , iiegUgentice etc. che leggonsi nella medesima edizione possono farci conoscere Fron— tone degno di quell' alta famn oratoria a cui per- venne. Questi squarci ci richiamano alia memoria il gusto bizzarro di qnella eta, nella quale i sofisti e i retori che allora abbondavano , per far pompa o esercizio di una ingegnosa ma depravata elo- quenza, solevano occuparsi di simili argomenti ; e tutti conoscono le lodi della podagra , della febhre quartana , della calvizie , della mosca , della zan- zara ecc. che per la maggior parte dobbiamo a scrit- tori tanto Greci che Latini di quella eta , benche sia fama che anche I'ingegno divino di Platone non isdegnasse di scendere a simili occupazioni. D' al— tronde poco o nulla apparisce il valore istorico di Frontone , polche il guasto frammento intitolato prin- cipia historian , libro destinato a narrare la faraosa guerra partica di que' di , e assai breve , e nella sua brevita ridonda di adulazioni e di lodi esagerate verso di Lucio Vero , eke 1' autore vorrebbe mo— strare anche piu grande di Trajano. Cio non ostante a noi sembra bello tra gli altri , e degno di consi- derazione quel pezzo col quale si glustifica la cura che Trajano e Lucio Vero si dettero di compiacere, e divertire i soldati non meno che i popoli del- I'Asia con istriot)i e spettacoli teatrali. Ex summa civilis sciendce ratione sumpta videntur ne hlstrlonum quidem coster or unique scence , aut clrci^ aut harence artificum indillgentem pruicipem fuisse., ut qui sciret pnpulum romanum duabus prcecipue rebus annoiia et spectacnUs teneri; iinperium tioii minus ludicris qnam seriis prohari- major e damno seria, graviore invidia Indicra neglegi; minus acribus stiniulis coiigiaria quam spectacula rxpeti; congiariis frumeiitanam modo 3ci M. CORNELIl FRONTONIS ET M. AUKELII plehcm singillatim placari ac nominatlm , spectaculis unii^ersiim (i). 11 corto racconto della storiella di Arione tanto conosciuta per altri scrittori incomln- cinndo cla Erodoto sino a) Au .Tinir. 1. i. Ep. 6. 3o8 M. CORNELII FRONTONIS ET U. AURELII sua religione e del pubblico bene. Profondamente istrnito nelle lettere fu eloquente e saggio egli stes- so , e procuro che lo fossero anche i suoi due figli adottivi M. Aurelio e Lucio Vero , ai quali assegno per maestri i piu dotti uomlni del siio tempo , che esli amava e stimava grandemente Greci o Latini che fossero. L^ Itinerario delle proviiicie delV impero romano che gli si attribuisce , appartiene ad altro autore , ma sembra essere veramente sua la lettera conservataci da Eusebio , e diretta a varie citta deirAsia in favore de' Cristiani, comandando di noa inferire ad essi niolestia alcuna per motivo della loro religlone , ma solamente in casi di delitti vie- tati dalla leg;2;e comune. Ora Tedizione dei libri rinvenuti di Frontone , oltre varj aneddoti scono- sciuti di quest' ottimo principe , olfre altre due let- tere sue scritte a quelT amatissimo suo amico. II tenore di esse conferma la giusta e generale opi- nione della somma bonta , della straordinaria virtu , e della molta erudizione di Antonluo. Lodando egli un'orazione di Frontone recitata al senato in onor suo adopra un' ingegnosa delicatezza coUe seguenti parole (i): Ncque hoc commlttam ut te jastissima laude fraudem , dam metuo ne insolenter laudes meas laudem. Bene igltur acceplsti et rectlsslmo opere , cui plane , seposita materia , omnis honor debetur : cceterum ad ostentandum mihl animum tuum nan mul- tum eglty nam esse te benignlssimam omnium facto- rum et dictorum meoritm conciliatorem bene noveram. Tenerissimo com' era delljj memoria di sua moglic Faustina, lodata anch' essa in quella orazlone, pc- netrato dal piu vivo scntimento non dubita di as- serire che su qucsto punto T oratore erasi mostrato piu veridico che eloquente , e ch' egli conservava ancora tanto amore per quella donna che avrebbe voluto vivere piuttosto con essa in un' isola deserta (i) Ad Ant. riutti Ep. 2. IMPEBATOBIS EnSTULTE , etC, 809 ed invisa , die nella reggia senza di essa (i): Mal- lem mehercule Qyaris cum illa^ qtiam sine ilia in palatio vivere. Che poi fosse fornito di molta elo- fjiienza lo mostra quella sua orazione recitata in Senato , quando conferi V onore del consolato al figlio adottivo L. Vero : orazione tanto lodata da Frontone e da M. Aurelio , il quale giunge a dire che non v'\ era punto a meravigliarsl di questo bel saggio della paterna eloquenza (2). Bene a ragione potrebbe dirsi di Maixo Aurelio che in lui solo si verificarono quei giusti voti del se- nato e popolo romano nella inaugurazione di un nuovo imperatore, che fosse cioe pin felice di Au- gusto e raigliore di Trajano. E chi volesse dubitare se la sua felicita fu superiore a quella di Augusto, dovra convenire che in bonta , articolo di assai maggiore importanza , 6uper6 certaniente Trajano. Grande in pace ed in guerra coltiTO le lettere gre- che e latine di tal maniera che al dire diErodiano, non fu secondo ad alcuno, L'alTabilita, lamodestia, la giustizia, e tutte le altre virtu di questo egregio principe debbonsi a quegli studj e a quella filosofia, cui si era dedicato dalla sua piu verde eta, e per cui ottenne meritamente il soprannome di Filosofo. Varj furono i suoi maestri che amo e rispetto mol- tissimo , giacche da Frontone non apprese che le lettere latine e Teloquenza, della quale abbandono ben tosto lo studio per meglio dedicarsi alia filosofia, in cui ebbe a maestro lo stoico Giunio Rnstiro. Tra i beneficj de' quali egli rende grazie agli Dei, an- novera quello di essersi distolto prontamente da quegli studj , che a lui sembravano leggieri forse o poco utili ad onta dei consigli contrarj e delle istanze di Frontone. Compose parecchi libri in greco ed in latino, i quali passarono alia posterita , ma uno solo xi era giunto sino a noi prima degli ultimi (1) Ibid. (i) Ad M. Caesar. 1. 5 , c\<. o:lu nel pubblico regime. Onesto impe- latorc , benclie ]'iu illusire in e;uerra die in pace, coltivo r eluquenza e le lettere gredie e iaiiiie iti modo assai distinto. II niaestio Fjontoiie se ne coiii- p..iceva altamente, e tribiitaviig'u i piu graiidi elogi scrvendosi delle se.^uenii parole (2) : Viriutes tuas il) Lib. 4, cpie. 4. (s)'Epi,. I. 3 12 M. CORNELII FUONTONIS ET. M. AURELII belllcas et militaria facinora taa atque consulta me nunc laudare tii forsitan putas ut est.. Qidbus ego rebus , tametsi sunt pulcherrimce in rem publicam imperiumque popull romara optima; , amplissimce , tarn iis ego rebus Icetandis virilem cum cceteris portlonem voluptatis capio. Ex eluqucntia autem tua quani scri- ptis ad senatum litteris declarasti, ego jam hie trium- pho . . . Tuce litter oe et eloquentes sunt ut orator is, strenuce ut ducis , graves ut ad senatum^ ut de re jnilltari non redundantes. Ma senza troppo fidare nelle lodi di che gli c largo il maestro , cliiaro apparisce dalle proprie sue lettere cpianto toss' egli colto, istruito, pieno di lumi e d'ingegno. E cer- tamente tale egli mostrasi in quella lettera a Fron- tone (i), ove gli parla del modo con cui voleva die a procacciargU fama ed oiiore scrivesse Tistoria della sua guerra partica. I\Ia V aniore , la gratitudiae , il rispeito ch'egli nudriva pel maestro non possono manifestarsi piu luminosamente. Scusandosi ex. gr. deir infrequenza e del ritardo delle sue lettere gli dice (2): peccavi fateor i adversus quern minime de- cuit ctiam id fateor : sed tti melior esto. Satis poe- narum lui primum in eo ipso quod peccasse me sen- tio . . . Delinquere humanum est^ et hoiniuis maxime proprium ignoscere. E confortaudolo nella perdita della ranglie e del nipote incomincia dal dirgli (3) : Certnm esse te , mi magister carissime , etMmsi re- ticeam , nUiil dubito qnantce mihi accrbitatis sit tua omnis vcl minima tristitia ecc. Le qtiali cose sem- brano suflicienti ad is[)iiMrci una migliore opinione dello spirito e del cuore di Lucio Vero. Le aicgiunte al testo che presenta T edizione ro- mana , la quale non e di taato lusso quanto la rai- lanese , sono piii intere e meglio conacsse per la (1) Epist. 3. (2) Epist. 2. (3) Epist. u: , i)nj:. 194. IMPER^TORIS EPISTULjE , CtC. 3l5 miglior condizione del palimsesto vaticano. La pri- ma scrittnra di ambedue i codici comparisce all e- sperto editorc non posteriore al secolo di Gomodo e di Severe, e puo quindi considerarsi quasi con- temporanea dello stesso Frontone. Un Cecilio, co- me rilevasi dalle parole segnate a pie di ogni libro, lesse , eniendo , ed aoigiunse io margine delle note e delle varianti al testo Frontoniano. Ora V editore appoggiato a plausibili ragioni inclina a credere che qiiesto Cecilio sia quel desso che prima gentile e poi cristiano disputa con Ottavio nel libro di Minu- zio Felice , essendo stato cnstui compatriota ed amico di Frontone , e come tale riconosciuto in quel libri. Pare pero che la firma di Cecilio non sia au- tografa ma trascritta, poiche il codice ad onta delle antiche correzioni rimane assai scorretto. Indici pre- gevolissimi di cose, di parole e di persone adorna- no questa romana edizione con note delT editore non niolto nuinerose , ne troppo estese, ma oppor- tunissime e di gran valore. L' indice delle parole e delle fresi latine mostra i nuovi vocaboli non meno che le nuove manir-re di dire usate da Frontone , di cui non e piccolo il numero. DalF indice delle persone si possono raccogliere tutte le piu interes- santi notizie letterarie degli Antonini, e di molti altn rinomati autori. liavvi in oltre un indice orto- gratico , dal quale rendesi ragione delTantica scrit- tura del codice , e si dimostra quanto la moderna ortografia latnia dilFerisca dalT antica. Nella dotta prefazione sono esposte le varie vicende del codice frontoniano, dei diversi eeneri di sua scrittura, I'ordine dato alle lettere che vi si contengono tanto nelTuna che nelTaltra edizione, come auche Tisto- ria di Frontone e de' suoi libri non rinvenuti an- cora. Nelle ultime pagine del libro leggesi il de- ciderato frammeuto di quelT orazioue greca di Li- banio a Tcodosio seniore per la conservazione dei tempi ^ degV idoli de' Gentili: frainmento che Bibl. Ital. T. XXX. a I 3l4 M. CORNELII FRONTONIS , etC. il benemerito editore ha trovato scritto in cinque diversi codici della biblioteca Vatlcana, ad onta che non sla stato mai stampato prima, ed ha voluto aggiungervi in oltre un breve transunto latino del niedesimo per renderlo piu noto. II hbro e dedica- te, siccome era giusto , alia Santita di Pio VII, al di cui saggio discerniraento e dovuto Tattuale con- venientissimo coliocaraento del Mai , e quindi il bene che n' e ridondato, e che sta per ridondarne alia repubblica letteraria. Non mancano finalmente i saggi incisi di ambedue le scritture frontoniane , tanto deir Ambrosiana che della Vaticana , donde risulta la loro piu perfetta somiglianza. Nulla percio rinianc a desiderarsi in questo libro che accrescera sempre pii^ la fama ed il merito delT infaticabile tditorc. 3i5 Ideologia esposta da Melchiorre QiojA , autore del Trattato del merito e delle rlcompease. — Alilano , co' tlpi dl Giovanni Pirotta , toml due in 8.", no- vembre i8a2, gennajo 1828. Oi puo dire clie la scienza del sentlmenti e delle Idee sia tuttora in culla •, e fors"' anclie passeraniio molti anni pria che n' esca e sorga a livello di altre meno importanti. Noi sappiamo quanti minuti impiega la luce nel giungere dal sole alia terra ; calcoliamo i movimenti retrogradi de' punti equi- noziali, conosciamo le oscillazioni o il librameato della luna ecc. , e i moti deir animo umano sono tuttora in gran parte coperti di tenebre. La ({uale impeifezione della scienza ideologica puo essere attribuita a sei cause; due generali, piu o nieno comuni a tutte le scienze, le altre piii o meno particolari alT ideologia. I. La superstizione fu sempre e dovette essere nemica del sapere : senza ricordare i tempi in cui vietando T esanie de' cadaveri, s' oppose ai pro- gressi deir anatomia, e ngto ad ogni mezzano let- tore clie negli scorsi secoli, mentre il fisico temeva d' essere abbruciato come mago, Tideologista corse pericolo d' essere abbruciato come eretico. SeTin- qnislzione condanno Topinione del Galileo sul moto della terra come contraria alia Scrittura santa , piu papi e concilj condannarono Y ideologia d'Aristo- tel? come tendente all' ateismo. E sebbene siasi ri- connsciuto poscia che quelle censure e mi'le altre slmili soostandosi dal vero colpivano un fantasma immaginario , cio non ostante non si ritennero i pedanti superstiziosi dal giudicare e condannare opinioni che col loro sistema teologico non ave- vano ne vincolo , ne rapporto. La corrispondenza tra i fenomeni dello spirito e lo state del corpo fu un 3l6 IDEOLOGIA. ESPOSTA DA M. GIOJA. oggetto (Y allarme per la Sorbona che la riguardd come un' onta alia nobilta dell' animo , quasiche i suoni discordi di guasto istroraento mettessero in dubbio Tabilita del sonatoie e le nubi dimostras- sero rinesistenza della luce solare. Non potendo uegare i fenomeni, la Sorbona spavento gli osser- vatori coUa taccia di inaterialismo : voi eravate per r addietro materialista se dicevate che una notizia improvvisa e funesta piio sospendere le operazio- ni dello spirito, o che si puo rianimaiie con una tazza di caile. Si pud dunque usare un linguag- gio mistico , vestire le apparenze dello zelo ed ignorare le massime della Scrittura santa. In piu luoghi di questo libro divine si vede ricordato r influsso del fisico sul morale o del morale sul fisico ; bastera citarne due : Corpus eiiim quod corruinpitur aggravat aiiimam et terrena inhabLtatio dcpiimlt sensum multa cogltan- tem ( Sap. ix , ]5 ). Animus gaudens octatem florldam facit^ spiritus trlstis exsiccat ossa (Proverb, xvii, 22 ). Allorche alcuni filosoli in Francia abbando- nando 1' ipotesi di Cartesio concessero alle bestie la sensibilita e diversi gradi d' intelligenza, la Sor- bona fu prcsa da panico timore, e diede prova di credere che citando le casucce del Castoro si de- primeva la maesla de' nostri palazzi e de' nostri tempj. Ella dinienlicava cio che si legge in Giobbe: qnis posult in visceribus hominis sapientiam et quis dedit gallo iiitelligENTiAM? II. Anche il dispotismo oppose ostacoli alio svi- luppo delle scienze Ideologiche: un uomo che riusci a soggiogare colFarmi per alcuni istanti TEuropa, fece clamorosi rimproveri all' Ideologia , perclie i suoi principj pongoiio in dubl^io il preteso diritto di conquista e dichiarano instabile un dominio che non ha per base la giustizia , V amor del popolo o la pubblica opinione. IDEOLOGIC ESPOSTA. DA M. ClOJA. 31^ III. Forse spaventati dalla taccia di materialismo^ piu scrittori d'ideologia andarono a perdersi uelle nubi d'uno spiritualismo trascendentale ; essi si lu- singarono clie innalzandosi sulla sfera delle idee comuni non sarebbero raggiunti dagli strali teolo- gici. cc Ne' libri die prevalgono in piu scuole gertna- niche si sottomette alia meditazione de' giovani V unitd , la pluralitd , la totalitd , Z' affermazione , la negazione , la llmitazione , V inerenza , la sostanza , la causalitd , la dipendenza , la possibilitd , V impos- sibilitd , V essere , il non.'-essere , la necessitd , la con~ tingenza , V identttd , la dlversitd , V accordo , la con- traddlzione , V iiiterlore , V esteriore , la materia , la forma ^ ecc. cose bellissime , e che possono ecci- tare V ammirazione degli Adettl , ma che non ren- deranno giammai popolare V ideologia. » Chi crederebbe clie in Francia nel secolo XIX si dirnandi seriamente, se uri essere sensiblle sa che csista alU istante in cni prova la prima sensazione , se , per esempio, la statua di Galatea al momento in cui venne animata sotto lo scalpello di Pigma- lione , al prinio istante in cui comincio a sentire , pote dir io? Lasciamo parlare Laromiguiere : « J'ai donne la solution d'un probleme qui di- » visoit les metaphysiciens. II s'agissoit de savoir » si, au moment ou Fame est unie au corps et ou » elle recoit une premiere sensation, elle a la con- » science de sa personable. On etait divise , par- » ce cju'on ne mettait pas assez de precision dans » le laugage. On pent dire , en effet, qu'a une » premiere sensation, Fame a la conscience de son » moi , et qu'elle ne Fa pas •, qu'elle le connoit , » et qu'elle Fignore ; qu''elle en a le sentiment , » et qu'elle ne I'a pas ; parce que toutes ces ex- 5> pressious peuvent se prendre dans deux excep- » tions dilTerentes. Nous avons dit que Fame avoit » le sentiment de son existence, mais qu'clle n"'en » avoit pas Videe. Le choix et Fespece d'opposition » de ces deux mots a termine la dispute. » Io Slf{ IDEOLOGIA, ESP05TA DA M. GIOJ\. compiango , dice il sig. Gioja , la sorte della gio- ventu condaniiata ad occuparsi di tpieste dotte ine- zie. Allorche veggo gli scrittari sudare nciresaine di queste e simili cpiistioni, mi pare di veder delle persone clie proponendosi d' insegnare ai giovani r anatomia , si pongono a ballare sulla corda. IV, Invece di coiisultare Y esperienza e registrare pazientemente i fatti secondo le leggi deir analogia , piu ideologist! Tedeschi s' acciiisero a dedurre le leggi e le qualita dell' animo a priori, e vollero per cosi dire volare in pien meriggio con ali di cera. Essi diedero prova d' essere sottili ragionatori come gli scolastici de"" scorsi secoli , ma non estesero i limiti rlella scienza. Voi potete ripetere le mille volte die i terreni sono lunglii , larghi , profondi, ma non arriverete giammai a scoprirne T indole fisica, se non sceridete all' esame delle lore particolari proprieta, insomma se non cercate di conoscerli a posteriori. I raziocinj a priori sono ottima cosa nelle scienze positive, cioe in quelle che snppongono e combinano determinata somma di dati , come per es. nelle matematiclie , ma nelle scienze fisiclie e idfologiclie non si va avantl senza la fiaccola del- r osservazione. V. Alia frivolezza delle quistioni, airiucongruenza del metodo si ag2;iunse un Imguaggio misterioso e qnindi sospetto agl' ingenui indagatori del vero; il ritirarsi alT oscuro sembra segno di debolezza. « L'ideolo^ia, dice il si";. Gioja, debb' essere in- telligibile ad ogni classe di persone, giacche tratta di fenomeni clie succedono nelP animo d' ognuno. Non tutti gli scrittori la intendono cosi: essi amano salire sino alle nubi e di la divigerci un linguaggio mistico clie non giunge , ne e inteso dalle nostre orecf^hie profane. Siccome e piu difficile di farsi intendere dai sordi e muti che dalle persone dotate di buone orecchie, cosi e piii difficile di farsi intendere dal Volgo che dagli uomini dotti. Sotto qnesto aspetto IDEOLOGIiV ESrOST\ DA M. CIOJA. 819 il merito d'' un'' opera ideologica debb' essere dcsmito dal numero assoluto de' lettoii che riescono a (■.om- prcnderla. VI. Le cause finora accennate si possono dire esterne ed eventually 1' indole o la difficolta delFar- gomento e una causa interna e costante che ritar- dera sempre i progressi delV idcologia. Sono si nii- merose e diverse le forze che conconono a produrre i fenomeni delF animo ; e si complicata e si Inegiiale la loro azione sui diversi individui ed anche suUo stesso individuo ne' varj stati della vita; sono tante le combinazioni delle circostanze esterne e degli interni impulsi ; si confondono si spesso gli effetti del fisico sul morale e del morale sul fisico ; si rapidi sono i moti e le variazioni de' sentimenti e delle idee che la piu rigorosa analisi riesce appena a fissare le leggi piu generali do' ienomeni , ed c costretta ad ammetrere migliaja d' eccezioni ; molto meno poi le e possibile di determinare la quantita d' azione di ciascuna causa ne' fenomeni composti, e solo vagamente puo dire che esse concorrono alia loro produzione. Ne' fenomeni puramente fisici non e difficile il precisare quanto si debbe ad una forza e quanto ad un'altra, giacche non e sempre impossibile T isolare la loro azione, ed esaminarne separatamente gli effetti ; succede tutto V opposto ne' fenomeni complicatissimi dello spirito e del cuore. L' animare una statua con successive sensa- zioni collo scopo di osservare lo sviluppo delle varie facolta, come fecero Condillac e Bonnet, e lavoro certamente ingegnoso , ma affatto ipotetico e che rappresenta assai male lo stato reale delle cose. Dope d' avere accennate le cause deir imperfe- zione deir ideologia , seguendo le tracce segnate dair autore , e ricordando ch' egli confessa candi- damcnte piu volte di non sapere rendere ragione di piu fenomeni , daremo un saggio del piano che egli si e proposto e delle opinioni che professa. Sao TDEOLOGIA ESPOSTA DV M. GIOJA. Tn un' opera antecedente, cioe negli Elementi di filoxofia , il sig. Gioja tento di svolgere quelle re— gole die seguir si debboiio da chiuncjiie aspira a conoscere , per quanto e permesso alT intelletto umano , lo stato passato , presente e future delle persone e delle cose, onde farle servire al soddi- sfacimento de' proprj e degli altrui bisogni: quel- le opera e un trattato di senso comune adattato alia capacita d' ogni classe sociale. Ma siccome sono assai poclii coloro die vogliano conterttarsi del senso comnne, e tiitti bramano di spingere avanti lo sguardo e scandagliare gli abissi dello spirifo umano, percio m\V Ideologia egli si e proposto d' abbozzare la storia de' sentimenti e delle idee, quali vanno svolgendosi nella vita del- r uomo dalla nascira sino alia rnorte. La massima di conoscere se stessi e stata pre- dicata anclie quando la filosofia avendo a vile la cognizione delT uomo , andava crrando, colla pre- sunzione deir inesperienza, sulle origini delle cose, e inventando qualclie parola misteriosa lusingavasi d' avcrle spiegate. Fermo neir idea die non una frazione, ma Tin- tero sistema ideologico si debba presentare, ben- che in ristretto, alio sgiiardo de'giovani, 1" autore ha procurato d' unire la storia delle idee a quella de' sentimenti , i fenomeni dello spirito a quelli del corpo die sogliono accompagnarli , V azione delle cause esterne alV azione delle cause interne die loro si associano e spesso le modifirano. Gollo scopo di sdiiarire e rendere meno arido r argomento , V autore lia associata T ideologia del- r uomo a quella degli animali, giacche dal con- fronto risultano nuovi argomcnti della supcrioritd del primo sid secondL Altronde, allorclie si connsce la poligamia di tante specie animali , la gliiotto- neria di piu quadrupedi e volatili, le guerre eterne die regnano tra tante classi ecc, non s' inclina ad attribiiire la corruzione de'nostri costumi alle sole IDEOLOCIA ESPOSTA DA M. GIOJA. 3a I instituzioiii sociali , come pretesero alcuni misan- tropi. 11 visionario clie diceva : tout est bieii en sor- tant des mains de la nature: tout degenere entre les mains de I'homme , dava egli prova di conoscere i primi dementi della storia natarale? E cjuando sog- ^\ux\2^e.\:K: fose presqit assurer que V etat de reflexion est un etat contre nature , et que I'homme qui medite est un animal deprave (i) , non teatava esso di con- fondere V uomo coll' ostrica ? Quelli clie amano di leggere e non amano di meditare , si lagneranno con ragione che V autore abbia piii volte concentrato T attenzione del lettore sopra serie d'idee disposte in ordine simmetrico o quadri sinottici e ragionati , accio piu vive risultino agli ocelli le verita cli' egli intende di sviluppare. Forse non porteranno la stessa opinione coloro die conoscono le rinascenti distrazioni cui soggiace lo spirito de'giovani, e con quanta facilita la loro im- mao-iiiazione introduca idee estranee nejlli altrui scritti e ne turbi i principj , 1' ordine e le cnnclusioni. « Del resto , soggiunge V antore , se i giovani die hanno letto i miei Elenienti di filosofia , non riescono ad intendermi , non della loro poca capa- cita dovranno lagnarsi, ma della mia. » Regnano tuttora nell' ideologia molte opinloni oil* io credo erronee e delle quali non ho fatto cenno in questo scritto , giacche saranno argoniento di altro che seguira T Ideologia. Noi vedremo il modo di trar profitto dai cattivi libri cominciando dai miei e di formarne de migliori. E cosi utile ai gio- vani filosofi la cognizione deglierrori, come entile ai medici la cognizione delle malattie . . . . » L' opera e divisa in nove parti come segue : I. Origini delle sensazioni. II. Anomalie delle sensazioni. III. Leggi delle sensazioni. IV. Centri delle sensazioni. (i) Rousieau. 32^» IDEOLOCIA. ESPOSTA DA M. CIOJA. V, Prodottl intellettuali e morali, VI. e VII. Continuazione dello stesso argo- mento , cioe Teoiia del piacere e del dolore. Teoria delle passioni. VIII. Teoria delle facolta deirauimo. IX. Alterazioni delle facolta deiranimo, cioe Fenomeni del sonno. Fenomeni della pazzia. In ciascuna di queste parti F autore ha sparso molti fatti desunti dalla storia naturale , dalla fisio- logia e dalla medicing. ( Sard contiiiuato. ) iaS Storia della Spagna antica e moderna^ del cav. Luigl Bossi. Con carte geografiche e tavole incise in ra- me. — Milano , dalla tipogmfia di Commercio , tomo /, 1821 , di pag. 339, in 12.°, tomo 11^ ecc. sino al VI ^ 1822. Otavamo negU scorsi giorni occupandoci intorno questa nuova e vasta opera del nostro dottissimo e infatica])ile cav. Bossi , parendoci clie F averne iinqui taciuto non ci venisse imputato a soverchia negligenza ; e nostra intenzion era di oU'erirne una idea cliiara e precisa ia uii solo abbastanza esteso articolo , per non tornare sulT argomento se non air occasioiie di nuovi volami. IMa 1' esserei capi- tato fra niani il Prospetto di nna consimile opera , the si sta elaborando a Parigi da tre valentaomini, ci lia fatto cambiar di parere , e ne e sembrato clie per onore delP itallana letteratura ci convenisse esporre con maggiori particolarita questo nobil la- voro del cav. Bossi , accio si vegga aver egli in quasi tntte le parti prevenuto quello de' tre lette- rati di Francia, con quella erudizione, diligenza e critica che e sua propria. Vogliamo anche soggiun- gere clie V accennata circostanza ci ha portato ad esamiiiare con qualche rigor di critica la storia di Spagna delV autore italiano , accio dagli stranieri non dicasi che noi sianio troppo indulgenti verso le cose nostre, e severi verso le loro. L' opera francese , per quanto dal prospettio ri- levasi, verra divisa in sedici volumi in 8.°, e or- nata di due carte geo2;rariche delF antica e della moderna Spagna. II prime volume conterra la storia antica di quella penisola , conipresovi il doiainio che vi ebbero Cartaginesi , Romani e Visigoti. I due volumi susseguenti csporranno c[uella de' primi cinque secoli del dominio de' Mori , periodo non 3a4 STORI\ DELL.\ 6PA.GNA ancora ben conosciuto, per V illustrazione del quale importa soirtmaniente il coaoscei'e la lingua e gli scritti degli Aralii ; cognizione die trovasi nel si- gnor Saint-Martin , menibro della reale Accademia delle iscrizioni e belle lettere , clie ne sara T au- tore. Dalla decadenza del potere de' Moii in avanti quegli scrittori canimineranno suUe tracce del Ma- riana, che e il Tito Livio degli Spagnuoli, trascu- randone le minuzie inutili, rettificandone i racconti inesatti, e perfezionandoli col soccorso degli storici Spagnuoli posteriori al Mariana; e questa parte di lavoro resta affidata alia dotta penna del sig. De- spres, consigliere onorario delF Universita. Ma la piu importante e piu difficil parte a trattarsi in codesto proseguimento degli Annali di Spagna, come avverte il Prospetto ^ e 1' epoca ove il Mariana ter- mino, che e tuttavia la piu splendida della monar- chia Spagnuola , cioe dai i5i6 al 1700. La storia di que' due secoli pieni di memorabili fatti e ri- serbata al diligente sig. Raoul-Rochette , membro della citata Accademia , die valendosi degli storici spagnuoli Ferreras, Zarita ed altri, e de' lumi sparsi in proposito ne' libri delle altre nazioni e piu mo- derni , e accoppiandovi esatte nozioni sullo stabi- limento delle istituzioni politiclie , e sulla direzione degli studj letterarj , delle arti e de' costumi nei citati due secoli, presentera la parte piu nobile e piu utile di un tanto lavoro. Per ultimo la storia di Spagna del secolo scorso e del corrente, e quella pure cosi interessante, che si va attualmente svol- gendo, scritta dal sopraccitato sig. Despres, compira si illustre fatica. A cio die hanno fatto o che faranno gli allegati valentuomini nella bene ideata storia generale della Spagna contrapporremo era noi cio che il cav. Bossi lia sullo stesso argomento, e con una rapidita sor- prendente di gia stampato dal 182 1 sinqui ne' sei volumi che fino ad ora se ne ha. Per darne ade- quata contezza non abbiamo che ad esporre quanto DEL CAV. LUIGI BOSSI. 3a5 venne da lui descritto in ciascun capitolo di cia- scun volume. Premessa una carta della Spagna antica sotto r impero de' Romani, ove trovansi esattaniente in- dicati i nomi de' varj popoli die la abitavano , e quelli de' monti , fiumi e citta principal! , quali ci vennero trasmessi dagli anticlii geografi e storici , e soprattutto da Irzio e da Strabone, comincia nel primo volume a descrivere la lisica e geografica situazione della penisola, e come venisse chiamata Spagna , lo che forma F argomento del primo ca- pitolo. Narrata la posizione astronomica , e tocco il dubbio se la Spagna fosse negli antichissimi tempi attaccata all' Africa , il clima di essa e la fertilita e le produzioni del suolo racconta, e le montagne e i liumi principali ne accenna con quelle partico- larita die le «ne c gli aUri clistinguono , poscia sulle fisiche rivoluzioni del globo ritorna, per ef- fetto delle quali il suolo della Spagna ha potuto subire notabili cangiamenti, e nota come lo stretto che dall'Africa la divide andasse dilatandosi di mano in mano. Ricerca dipoi donde il nome di Spagna le sia derivato , e T opinione confuta del Bocarto , e le pill ragionevoli espone di Court de Gebelin e di Mentelle , anche in proposito de' norai di Esperia e d' Iberia coi quali venne parimente ap- pellata. Nel secondo capitolo rintraccia T autore quai fossero i primi abitatori delle Spagne, e giu- stamente rifle tte quanto oscura sia V origine di tutte lenazioni, si per le favole che se ne inventarono, e si per volersi anche dagli eruditi ricorrere ad un solo stipite, da cui tutto 1' umano genere sia derivato. Un passo di Giuseppe Ebreo, ripetuto da San Girolamo, ha fatto credere agli Spagnuoli che Tubal figliuolo di Japhet, figliuol di Noe , venisse il primo ad abitare T Iberia , ma V autore avverte essere questa T Iberia Asiatica posta fra la Colchide e r Albania, e aversi a rinunziare a sifTatte genea- logie. II passaggio de' Celti vi esamina quindi coUa 3a6 STOKIA DELLA SPAGNA scoi'ta degli autichi e motlerni scrittori chc ne trat- tano ; ma pensa con buone ragioni aver essi tro- vata la Spagna gia popolata , essendo opinion sua ( che pill innanzi ripete) aver essa pure, anzi tutte le altre nazioni , avuto i suoi Aborigeni , come ritalia. I Fenicj successero ai Ccki, e T autor crede clie essi aj>prodassero in Ispagna avanti V epoca di Omero. Nel capo terzo si espongono i racconti del- r antica mitologia riferibili alia storia di Spagna , e qui pure Y autor manifesta si la sua vastissima erudizione, come il pin giusto criterio. Nei tre corpi attribuiti a Gei'ione ei riconosce i tre reami di lui sulle due Baleari e sulla vicina isola Eritia. Parlando degli orti Esperidi altro ei non vede nelle donzelle che li custodivano fuor che le donne del paese date yarticolarmente ai lavori pacifici del- r agricoltura ed alia cura degli orti , e nel drago di cento teste la resistenza opposta dalla nazione, composta di molti popoli , agV invasori che anda- vano a depredarla. II (juarto capitolo contiene il sistema geografico della Spagna, tanto secondo Pli- nio , quanto secondo Tolomeo. Qui pure vuolsi notare la particolar diligenza deirautore,e la sua non ordinaria dottrina , ma non vogliamo dal canto nostro dissiniulare, che il disegno di questa illustre opera ci paja alquanto disordinato, e che cammini a salti , giacche avendo a principio trattenuto i lettori sulla situazion fisica della penisola, ivi do- veva anche di cio che Plinio e Tolomeo ne scris- sero farsi carico , in quel modo che dove de' piu antichi abitatori di essa ha la prima volta parlato , giovava che ne avesse esaurito T argomento , senza essere egli obbligato a tornare sull' orme sue , e senza richiamare il lettore , ansioso di progredire, ai luoghi, alle produzioni ed alle genti pi'imitive , di cui supponevasi gia abbastanza informato. Ben veggiamo aver egli seguito siffatto metodo per di- lungarsi il meno che possibil gli fosse dalF ordi- ne cronologico , ma noi gli avremmo piu presto DFX CAV. LUIGI BOSSI. 827 perdonata qualclie licenza in cio , anzi che la spez- zatura continua degli oggetti in gran parte del primo volume. Questo critico rilievo clie nulla toglie al merito intrinseco della bella e faticosa opera della qual favelliamo , provando la nostra imparzialita , anzi pure una certa severita di giudizio che salvar ci dee dalla facile accusa d'indulgenza compartitaci dagli stranieri, ci difendera pure presso i nostri lettori, cui per avventura sembrasse che noi pro- cedessimo irregolarmente nell'annunziarla, laddove non facciam che seguire V autore capitolo per ca- pitolo. In questo ha egli pensato che i Celti andati in Ispagna riguardati vi fossero come avventurieri dalle popolazioni che ivi trovarono, e quindi con- servassero il nonie loro , e separati distretti abi- tassero. Nel quinto capitolo poi, dove 1' autore rac- coglie le partJcolaii notizic tie' piu antichi popoli della Spagna e de"" loro principali stabilimenti , troviamo giustissima la riflessione , che se i primi abitatori di essa venuti fossero dal Settentrione, cioe dai Pirenei , le regioni settentrionali state sa- rebbero le prime popolate , le piu famose , le piu ricche , e fors' anco le piu potenti alF epoca del- i' arrivo de' Cartaginesi e de' Romani •, ma queste qualitJi trovansi preferibilmente nella Betica , che e una delle piu meridionali contrade della penisola; dunque la Betica era gia popolata quando vi giuu- sero i Celti, le meniorie de' quali e deMoro sta- bilimenti vengono piii minutamente trattate nel seguente capitolo sesio. E qui , lichianiando di nitovo i lettori sugli argomenti gia discussi, si nota cio che il Mariana ha cieduto intonio T antica Spagna , e cio che prima di lui ne aveva detto VaiTone , e il Pellouticr si combatte che voleva veder Celti dappertutto, e de' Persiani si parla che alcuni dissero andati in lspae;na , poi de' Fenicj di nuovo , poi di nuovo e assai piu a lungo de Celti - cercaudosi donde venissero, in qual tempo, in qual numcro. qual parte signoreggiasscro della Spagna. 3a8 STORIA DELLA 8PACNA quanto vi si diflfondessero , le citta che vi cdifica- rono, il governo, le leggi, la religione, i costumi che v' introdussero. II dotto autore e d' opinione che la somiglianza de' costumi degli Spagnuoli con. alcuni costumi de' Persi , trovata dai Romani , noa nascesse dair avere i Gelti comunicato dapprima coi Persi, ma bensi dalP aver forse qviesti, mentre dominarono in Egitto , navigato sino alle coste di Spagna , come sembra indicato da alcuni noiiii af- fatto orientali si di luoghi che di genti che vi trovarono i Romani ; egli e pur d' opinione che la passata de' Celti nelle Spagne fosse contemporanea air arrivo loro nelle Gallic, e pensa che i Fenicj vi andarono dopo i Celti ; ma siccome questi vi sarebbero iti prima di Omero , giusta la congettura sua gia no^ata di sopi-a , cosi non ci sembra potersi facilmente provaic una tanta lontananza di tempo nella civilizzazione e ne" viaggi de' Celti , clie ia origine appartennero alle Indie. QuelP esattezza che r autor pose nel citato capitolo intorno ai Celti adopero nel seguente intorno ai Fenicj , dai quali venne introdotto il culto di Ercole , e i cui pro- gressi e stabilimenti vengono menzionati. AI capi- tolo ottavo finalmente si puo dir che cominci la storia piu certa della Spigna-, perocche vi si espon- gono i primi stabilimenti cola de' Cartaginesi , e i fatti loro sino alFincominciamento delle guerre con Roma, escludendo quanto o troppo buonamente o disordinatamente ne lascio scritto il Mariana ; e accennate le cause da cui la prima guerra punlca derivo le imprese di Amilcjre e di Asdrubalc nella Spagna si narrano , e quelle poscia di Aanibale , e la fondazione di Cartagena , e V assedio di Sa- gunto , e la successione de' capitani Cartaginesi vi si descrivono con particolar diligenza, e con quelle critiche osservazioni, che nascono dai fatti, o dalle circostanze, o dalle discordanti opinioni degli scrit- tori. E perche in questo stesso capitolo si fa co- noscere il trattato che i Romani strinsero con le DEL CAV. LUICI BOSSI. 839 greclie colonic ivi stabilite , cosi Y autore nel seguente capitolo nono ampiamente parla di queste, le quali dai Rod] e dai Focei vennero specialmente costituite , e le notizie ne raccoglie pervenuteci dagli aiitichi autori , e tocca di passaggio i monu- menti giganteschi che tuttora esistono a Tarragona, che il sig. Petit-Radel attribuisce ai Greci, e F au- tor nostro con maggiore prohabilita ai Celti. II capo decirao finalmente , che e 1' ultimo del primo vo- lume, descrive T indole guerriera degli antichi Spa- gnuoli, le armi loro , il vestito, il vitto , i diver- timenti , le raalattie , il disprezzo della vita , i funerali , V agricoltura , Y attivita delle femmine , le case rurali , la navigazione , il commercio , le monete , le misure , i culti religiosi, e tutte le varieta di questi oggetti che sussistevano tra gli uni e gli altri de' diversi p©poli della penisola , non diuienticandone le lingue , e quella segnata- niente do' Vasconi (i Baschi d'oggidi) , nella quale egli milanese trova una radice, che indifferente non dee riuscire ai Lombardi, secondo lui, cioe la voce Oloiiic , ovvero Olonlca significante teireno prodat- tivo di buona avena, dalla quale dice che il nome di Olona potrebbe essere derivato. 11 volume finisce con un cenno sulle circostanze che favorirono la conquista delle Spagne ai Roinani , cioe Y averle trovate divise tra loro , ed aver* saputo essi mag- . giormente dividerle ; senza di che Y indole fiera e bellicosa di que' popoli non ue avrebbe resa si agevole la sommissione. c< Quella fermezza inaltera- » bile, dice i'autore, quella tenacita del proposito, •» quella disposizione ad ostinata resistenza, porto » gli Spaiimoli nelle eta piu remote a difendere » cul massimo coraiigio la loro liberta; portoUi ad » essere i migliori giierrieri ed i migliori alleati » de' Romaiii , ne formo i pivi fedeli sudditi dei » loro re , i piu arditi navigatori , i piu zelanti » cattolici, gli entusiasti alcana volta piu. esagerati; » popolo il cielo di santi , la chiesa di ordiui UibL Ital. T. XXX. 22 330 STORIA DELLA SPAGNA » religiosi , le arraate di eroi , le Indie di conqui- » statori e di apostoli ; diede origine alle azioni » ed alle imprese piu gloriose, e cagiono i disor- » dini del faiiatismo e gli orrori della Inquisizione ». Oltre la Carta della Spagna antica, quattro altre tavole in rame adornano il primo volume , e tre di esse rappresentano le medaglie di piu remota epoca delle varie citta e municipj , di cui nel corso della narrazione si ebbe occasion di parlare. Nel fine pero di esso volume leggesi una piu minuta spiegazione di quanto in quelle tavole e rappre— sentato , dove parimente si manifesta la non ordi- naria dottrina del nostro autore anche in questo genere di studj. Kapido senza dubbio e troppo piu leggiero che forse air onore delF italiana letteratura non con— veniva e lo schizzo che presentiamo ai nostri let- tori del primo volume di un' opera , gia giunta al sesto , e importantissima si per ro2;getto che tratta, come pel tempo in cui vien pubblicata. Ma cosi leggiero com' e basta, a senso nostro, a dimostrare non avere il cav. Bossi nulla dimenticato di cio che ad illustrare una storia si interessante poteva contribuire , in ogni cosa prevenendo i tre valen- tuomini, che stanno ora occupandosene in Francia. Ben e vero , che tanto in questo, quanto ne"" suc- • cessivi volumi, voglionsi alcuni difettuzzi avvertire, che, secondo noi, possono criticarvisi giustamente, in quel modo che le giudiziose congetture e i piu felici tratti parimente se ne indicano. E qui non sappiamo tacere che il si frequente parlar di se che fa r autore in tutto il corso del presente vo- lume, coUe ripetute €spressioni: io credo, io penso, io soiio di tutt' altro avviso , e simili , non bene si adatta alia gravita della storia , dalla quale ogni discussione che appartenga alia polemica ed alia rritica debb' essere allontanata, o appena con una o due parole fatia sentire , o riservata alle osser- vazieni piocmiali , ovvero finalniente rimessa alle DEL CA.V. tUIGI BOSSI. 33 1 note c scliiarimenti clie servir possono (V illustra- zione e di prova di cio clie si narca. Goteste di- scussioni , deir utilita delle quali pero vo2;liam cctfi- venire , cagionano anche il gia notato difetto del poco ordine con die la narrazione precede, obbli- gando r autore a ritoccar cose gia dette per farsi camniino a dime altre , cui lo conduce il discorso cronologico. Del resto , ove quest' ordine si retti- licasse , e quelle opportune illustrazioni a' luoghi e a forme piii proprie alia qualita loro si riduces- sero , e die la narrazione procedesse dignitosa , contiuua , e nobilmente espressa come a .storia conviene, e come in varj tratti realmente procede , noi avremmo necessita di tutto il rigorisnio della critica per trovarvi a ridire. Vengasi ora al secondo volume, il qual contiene la storia di Spagna dal primo conquisto che ne fe- cero i Romaiii fino alia vittoria di Munda , anzi pure sitio alia caduta della romana Repubblica , ed in sedici capi e diviso. Non ci fermeremo a darne minuto ragguaglio , ma bensi a notar cio die piu degno di osservazione ci e sembrato. Con particolar diligenza vi si veggono descritte le imprese del prodc Viriato eroe Lusitano, e del roniano Sertorio ai Roman! formidabil nemico , e le guerre di Gesare contro Pompeo , e contro i figli di Pompeo. L' as- sedio di Numanzia c narrato con eguale squisitezza, e cosi pure quello di Munda. Ma qui parimente il diiaro autore, lungi, per quanto a noi sembra, di ricordarsi di essere storico, non sa cessare di rrio- strarsi dotto,ed entra in questioni d'ogni geiiere, le quali istruiscono, piacciono , giovano , ma non ispettano rigorosamente alia storia. Osservando egli, per darne alcun esempio, die nelle esequie di Vi- riato interv«nnero i gladiatori , move il didibio se r uso di essi fosse antico tra e;li Spa2;nuoli , o se r avcssero apprrso dai Latini. Venutagli occasione di parlare de' Cimbrl , cerca se quesii avessero comntu-; I' aveva ad uccidere Salinatore-, avanzato erasi quindi » coir armata nel centro della Spagna ; e troppo » debole trovandosi Sertorio per resistere a quella » armata passato &a con 3coo uomini in Africa , » dove coUegato erasi coi pirati della Cilicia, allora y> potentissimi nel Mediterraneo ; con questi impa- 5} dronito erasi di Ivica , il presidio romano caccian- » done; ma Annio battuto aveva la di Ini picciola » flotta e Sertorio stesso forzato aveva a ritirarsi » presso lo stretto di Gibilterra. Approdato era que- » sti all' imboccatura del Beti ; ma sicuro non cre- » dendosi su quelle coste, disegnato aveva di recarsi » nelle Isole Fortunate, delle quali si celebravauo » il clima, il suolo , le produzioni , riguardandosi » quella terra come un soggiorno delizioso. I pirati » pero di lui compngni proposto wli avcvano di » passare con esso loro al soccorso del re della » Mauritania, attaccato da alcuni nemici negli Stati » suoi ■, durante il viaggio venuto era egli a con- ■» tesa con que' pirati , e passato colle sole sue 334 SToni\ DELLA srAGNA , ecc. » trnppe iieirAfrica , assistito avcva in vece p;li » a sera , afline di rendere pin dilllcile ia ritirata ai 51 niniici non bene istrntti delle strade ; Perpenna » comandata avrebbe Y ala sinistra che sarebbe stata y> ben presto da Pompeo rovesciata , nia Sertorio , » superato avendo Afranio , sarebbe volato a soc- » correrla, e cangiato avrebbe iiiterameute V aspetto 3> e la sorte della pugna : Afranio rovesciata avrebbe » a vicenda T ala destra da Sertorio abbandonata, a> ma questi sarebbe giunto nientre le truppe d'Afra- » nio si perdevano a sacclieggiare : sparso avrebbe » tra di esse il disordine , rinnovata il di seguente » la zuflFa, e solo ritirato si sarebbe, Tarrivo udendo » di Marcello. » Non faremo riflessione ulteriore sulla estrema trascuratezza di stile, che ognun vede m questi due tratd, bastandoci di avere con di- stinto carattere notate quelle si frequenti e si vi- cine ripetizioni degli stessi verbi , le quali , non che a provetto scrittore , non si perdonerebbero r. j;evolmente ad un giovin retorico ; trascuratezza prodotta dalla rapidita con che Tautore detto que- st'opera, che ridotta a miglior ordine ed a miglior lezione sarebbe pure tra le piu insigni che uscite fossero in questi giorni in Italia. 335 Illustrazione al sarcofago Agrigentino rappresentante V Ippolito d' Earipide , scuUara d' alto rilievo in marino stataario antico dl Raffaello Poljti siraciL- sano. — Palermo^ 1822, presso Lorenzo Dato , in 4.°, con 4 tavole in rame. Qri Ti\ di altro opuscolo di questo scrittorc si e parlato alia pag. I25 e seg. del tomo XXVI di questa Biblioteca. In qucllo esponeva il Politi la sua opinione su la situazione e forma della porta nel rinomato tempio di Qiove Olimpico in Agrigento; in questo si illustra il celebre sarcofago Agrigentino, clie ora serve di fonte battesimale alia cattedrale di Girgenti. Si premette un cenno della storia, a tutti nota, di Ippolito figliuolo di Tesco, del quale divenuta amante la matrigna Fedra, la fuga cagiono di quel giovane pudico ; V accusa data da Fedra stessa al hgliastro presso il padre; la morte di lei, e finalmente lo spavento dei cavalli A' Ippolito , il quale dagli stati paterni si allontanava, la di lui caduta e la di lui morte-, argomento favorito di molti tragici an- tichi e moderni. Puo cssere, clie inopportunamente sia stato quel sarcofago come alcuni altri convertito ad uso di fonte battesimale ; puo essere che ora trovisi ascoso da legni mal connessi e da informi scidture senza con- venienza alcana; pud essere die ora trovisi in disgw- stosa situazione alV occhio dell' erudito osservatore : non lien s' intende pero come formi una specie di trihana inoperosa, e' ognuno s' immagina che Tac- ([ua lustrale non potrebbe trovarsi altrove clie Jiel- r interno e propriamente neU incavo del sarcofago. Per altro fautore nou e il primo die abbia veduto, delincato ed illustrato quel prezioso monuraento, e mcnzioiie se ne trova fatta presso moltissimi viag- giatori; le litjure ue sono state esposte ed intagliate 336 ILLUSTRAZIONI in ramp nellc opere del Misson, del D'Orville^ del Pigona/o, del Martiui^ del Gagllo e di altri, e Tul- timo dogli scrittori meiizionati si e molto esteso nella illiistrazione di quel mouumento, sebbene al PoUti piaccia di trovare scorretti e cattivi tutti que' disegni , mentre non molto ci soddisfano ne pure le tavole unite alia di lui iilustrazione. Alcuna parola non ha poi fatto intorno la natiua del n^ar- mo, da esso detto statuaiio aiitico nel frontispizio , e non si e data ne pure la pena di esaminare se Siciliano era o straniero, di quale apparenza ester- na , di quale tessitura, di quale durezza, di quale cava, ecc. Avanti d' innoltrarci nella descrizione di quelle tavole, o sia dei quattro lati del monumento, ci arresteremo per un istante su V opinione esternata o piuttosto azzardata dalV autore su F eta di quel monumento. Egli , non si sa bene su quale fonda- mento, congettura clie sia stato scolpito 400 anni incirca avanti Y era volgare , poco prima o poco dopo la morte di Euripide autore della trao;edia iV Ip- polito. Prima di tutto dee notarsi, clie -non e ben certa Tepoca della nascita, ne della morte di Euri- pide,- e clie, sebbene la tragedia dC Ippolito sia stata tra le piu applaudite di quello scrittore, gli artisti tuttavia 2:li aro-omenti delle giveche trap;edie, e mas- sirae le composizioni tratte dalle tragedie medesime non adottarono per lo piu se non lungo tempo dopo la morte dei tragici, ed allorche sparse nella Grecia non solo, ma anche in Italia e nelle isole, acquistata avevano col lasso del tempo una ma2;2;iore celebrita. Al che puo anclie aggiugnersi, che gli argomenti stessi dei tragici , non tanto furono trattati dagli artisti dei piu bei secoli della Grecia, quanto dai Greci d' Italia nel secolo di Augusto o verso quel- le epoca. L' autore stesso sembra confermare questo nostro avviso, allorche persuaso si mostra che Tar- tista opero con Euripide alle mani e colla di lui scorra; giacche non si sparsero probabilmente i AL SARCOFACO ACRIGENTINO. SS/ codici di Earipide se non lungo tempo dopo la di lui morte. Coiisiderando poi attentamente le figure del monumento medesimo, il modo non libero col quale sono spesso aggruppate , la lunghezza delle dita delle mani e dei picdi, la forma troppo studiata e contratta degli occhi, la somiglianza di diversi profili, reccessivo studio clie si ravvisa nel sistema de'capelli, e le scorrezioni di disegno, che Tautore stesso nella pag. 6 e spesso altrove riconosce in qualche parte delF opera; non possiamo conformarci al di lui avvisarnento, che cpiesto sia un lavoro anteriore di cpiattro secoli air era volgare, ne tam- poco che esso possa dirsi condotto, come egli asse- risce , allorche le arti erano ancora -floride nella Sicilia. A noi sembra invece, che questo lavoro possa 2;iudicarsi posteriore di qualche secolo alia nascita di Crista, e forse non si andrebbe lungi dal vero, qualora si credesse di trovarvi ima somi- glianza con molti bassirilievi scolpiti al tempo degli Antoniiii. Venendo alia spiegazione della tavola prima, opina Tautore, che cominciata avendo Euripide la trage- dia col ritorno d' Ippolito dalla caccia, lo scultore abbia cominciato dalla caccia medesima. La tavola rappresenta bensi Ippolito che uccide un cignale, ma non per questo Ippolito sprezzatore di Vencre^ come alFautore e sembrato. Qualora si dia un'occhiata alia rozza struttura delle piante e dei fogliami, che indicano il teatro della caccia, alia forma somma- mente rozza e pesaote delle armi, alia enormita del sasso che uno dei compao;ni d' Ippolito solleva per lanciarlo sopra la belva, alia lunjvhezza eccessiva del torace di quella fi2;ura medesima; si converra facilmentc nella opinione da noi esternata , che quello non sia un lavoro dei tempi in cui T arte fioriva. ne nella Grecia, ne nelfltalia, ne nella Sici- lia. Non intendiamo come mai fautore abbia pigliato per un elmo una specie di pileo o di cappello sin- golare. ma tuttavia non infrequcnte nei bassi rilievi 3S3 ILLUSTRA.ZIONI greci, clie vedesi sul capo della figura piu vicina ad Ippolko. Ben con ragione egli si e fermato a descrivere i cani, che sono forse la parte migliore di questo lavoro; il cignale, sehbene poche propor- zioni vi si ravvisino, massime nellc gambc straor- dinariamente grosse , sarebbe degno di maggiore attenzione, se non fosse estremamente guasto; non troviamo poi nella seniplicita nosti-a degno dello scalpello di, Fldla il disegno del cavallo, troppo de- presso nelle parti posteriori e troppo arcuato nel collo , ne credianio tampoco , che lo storpiamento della coscia destra del supposto seVvo, il quale giii- dare sembra un cane, possa attribuirsi aU'essere ri- masta questa scultura imperfetta. Nelle piante poi con fogliami larghi ed in varj modi divcrgenti non vediamo primeggiare i pini da Euripide menzionati. Nella seconda tarola, corrispondente al lato orien- tale del monumento , vedesi, dice Ttiutore, Fedra smanlosa, dolcnte e quasi svenuta^ clie implora rajuto delle ancelle ( da esso pero dette serve ), accio la sostengano, le tolgano il velo dal capo, e le sciol- gano i capelli, il che viene esegnito dalla uutrice. Per dlr vero, tutto questo uon vedesi nella tavola, ma solamente Fedra seduta che si appoji^ia coUa destra ad una delle ancelle, colla sinistra alia sedia stessa, ed una figura al di dietro, che T autore ha battezzata per nutrice, la quale colla destra solleva il velo , colla sinistra sorregge le chiome gia sparse della regina, mentre le altre ancelle stanno d' intorno in diversi attcggiamenti che non si saprebbono ben indicare per il guasto della scultura, ed alcune il guardo I'ivolgono alia parte opposta. Migliore anti- quario crediamo certamente il signer Gaglio, al quale parve di vedere Fedra in ahito succinto, non ravvdsando noi nella tavola ne la maorniiicenza della tunica , ne il manto caduto su la cintiu^a, ne ([uel corredo di ornamenti, che Tautore liberahnente sup- poac. Potra dunquc dirsi Fedra , se cosi [)iace al Polld^ inarstosamc.i/c ajflltta., nia non maeslosamente AL SARCOFAGO AORIOENTINO. 339 ornata ; ne veggonsi tra le mani delle ancelle assi- stenti ornamenti tolti dal capo, che pure sarebbono stati i primi segnali di un ricco ornamento o mondo muliebre. Un cagnolino, o piuttosto un grosso cane, come lo denota la grandezza mostruosa di una gamba residua, vedesi presso uija sedia nella parte opposta del bassorilievo; se quello e posto, come dice Tau- tore, per occupare quel voto, serve questo di con- ferma all' opinione, che la scultura non appartenga ai buoni secoli deirarte; alcuno poi non consentira coir autore che quelF animale abbia la testa rivolta airinsu, come a sentire la melodla del coro. Uecces- siva grandezza di Fedra, la quale, se si alzasse, usci- rebbe fuori del campo del bassorilievo, serve senipre piu a corroborare la nostra opinione gia indicata. Cosi dirassi della grandezza sproporzionata del brac- cio destro della medesima; ne gioverebbe forse di scusa r asserzione poco considerata di qualche scrit- tore, ripetuta dal Politic che fra le operc degli an- tichi trovansi i sommi pregi accoppiati coi sommi errori. QueU' Amore posto, non innanzi, come dice r autore, ma a canto alia seggiola di Fedra, non mostra grande accorgimento, ne un ingegnoso con- cepinicnto puo dirsi delT artefice, ansioso d' indica- re che Amore era ca^ione deir afFanno della reo-ina. Su i cesti, o piuttosto su le ciste mistiche, alle quali dubitiamo assai che appartenga quel canestro scolpito, forse per solo ornamento, in un lato della seo;o:iola , invece del majirissimo dizionario delle favole del Milling V autore avrebbe potuto consul- tare quello che ne scrisse il nostro cav. Tambroni, presso il quale avrebbe pure veduto, che le figure delle ciste tolte da2;]i antichi monumenti punto non convengono con (juella del suo canestro. Violcatissimo sforzo d' immaginazione si richiedc certamcntc per potere istituire un confronto tra Tagitazione o piuttosto lo stuporc delle ancelle, e i senliiucnti cspressi dagli ;iposto]i tieihi ccna di 340 ILLUSTRA.ZIONI Leonardo. Del rimanente, se strumenti musicali souo quelli ( tli forma pero insolita ) clie veggonsi tra le niani di due ancelle, necessario non sarebbe il ricorrere alia rappresentazione del coro di Eiaipide, perchc ancbe in Oincro veggonsi le damigelle seguaci delle regiue , sonatrici di varj strumenti ; e strano sarebbe clie lo scultore, mppresentando il fatto che argomeuto diede alia tragedia , avesse volute con doppio sforzo di fantasia esporre al tempo stesso il fatto cd" anclie gli accessor] o i scenici artifizj della tragedia medesima, Non vediamo poi cogli oc- elli nostri il rialzamento supposto del manto delle due doune alle estremita opposte del bassorilievo, ne alcuna di queste figure olixe alcun indizio di ve- locita di moto, come T autore asserisce. Lasciando per ora la parte supcriore del campo adorna di un fregio a foglie di acanto, frammezzo alle quali non vediamo ^li stell gigllati delf autore, ci arresteremo alcun poco su lo zoccolo e ci per- metteremo di osservare chc non con poca riflessione, ma con savio accorgimento il signer Gaglio credette i bassirilievi laterali ( e forse peteva dire tutto il fregio ) allnsivi alia caccia. Si vecle in une un animale, clie air autore piacque di nominare u.na tigre, in atto di divorare un cervo; nelFaltro un lieiie, clie non assalisce, ma bensi sbrana una cerva e altro simile animale; tra i foPiUami del frejiio vesi^iamo ancora cervi e cani, e altre fiere. AUudono qucsti, dice r autore , alia trista sorte d' Ippolito e alia iniio- ceiiza eppressa dalla forza : V autore non dovrebbe ignerare, che altre metafisiche spiegazioni si sono date a cjueste rapprescntazieni , comunissime negli anticlii monunienti e massime nclle pietre incise, clie in tempi posteriori ' anclic gli alcliimisti a lore favore usurparono: e in qualun{(ue mode non po- trebbe dirsi avere errato il QagUo, perclic general- meiite a quelle rapprescntazieni si attribuisce il nome di cacce, non discenvenendo pure il soggetto delle medesime dalla storia d' Ippolito cacciatere. AL SARCOFAGO AGRIGENTINO. 841 La tavola terza clie corrisponde al secondo lato maggiore , presenta Ippollto con varj compagui , con cani e cavalli, e V autore dubita se in questa scul- tura sia espressa la partenza per la caccia o uon piuttosto rappresentato il ritoruo. 11 signor Gaglio di fatto aveva creduto di vedervi il ritorno d' Ippo- lito dalla caccia; il Pollti incliina a riconoscervi la partenza. Rla come mai egli, attaccato nella spiega- zione del^ monumento al testo di EaTipide , non ha potato Vedere la nutrice, clie appunto al ritorno della caccia si presenta ad IppoUto, e gli spiega le incestuose voglie della matrigna ? Una paerilii:a e il due, clie stanchi uon appajono i cavalli ed i cani, di alcuui dei quali mancano le teste, e due per lo meno veggonsi tranquillaniente seduti; altra pucri- lita e il dolersi di non vedere servi che su le spalle portino le belve uccise; e generalmente non si rico- nosce in tutta la composizione il brio, come pre- tende T autore, e il movimento di una vicina par- tenza. Egli e pure brutto T atteggiamento d' Ippollto appoggiato colla destra ad luia lancia, eke pare un trave; e di molto coraggio e d'uopo per asse- rire che e2;li tentra colla nianca ui\ dittico, che tale non sareblje forse neppure un amoroso messaggio, a meno che non regga la supposizione del Gaglio, che ha crednto di vedervi alcune lettere corrose; ne in tutti i bassiriUevi citati per esempio puo accer- tarsi, che IppoUto tcnga in mano un dittico, o una epistola , che a stento e di diversa forma scorgesi neUa sinistra della nutrice. Ve2;2;onsi in molti mo- numenti le ancellc con capelli pendenti su le spalle, con tunjca e manto, ne questi sarebbono carattcri per distinguere la nutrice ; piuttosto si sartbbe potuta tare qualche osservazione su la specie di berretta o di cullia, uella quale involti tiene quella donna i capelli anche nella tavola seconda. Nelio zoccolo ancora di (piesto basso rilievo veg- gonsi negli angoli aicune cacce, cioe uu ccrvo in- seguito da una tigrc o piuttosto da lui cane , cd 34a ILLUSTRAZIONI altro cervo divorato da un grifone. Questi non siin- boleggcrebbono gianiniai la vittona di Venerc sopra Diana , perche a quella non farono sacri giamniai ne i cani, ne le tigri, ne i grifoni. La tavota quarta rappresenta Tinfelice fine di Ippolko. Questi e gia rovesciato a terra, e i ca- valli veggousi in enorme disordine smarriti , nien- tre nn solo servo a cavallo si sforza di tratte- nerli. Sal fondo del bassorilievo ed in alto, perche altro spazio non rimaneva nel quadro, scorgesi una testa mostruosa, che Tautore dice di un tor o marino arniato di squame. Veramente assai mal coUocato fu dallo scultore queir orecchio , clie il signor Qaglio tolse al cavallo per darlo al toro : ma perche mai il signor Politl voile definirlo un toro marino, ani- malc del quale mai non pariarono gli antichi, e non conosciuto ne ])ure dai moderni, i quali solo un genere di anfibj conoscono, a cui si applicarono i uomi di vacca, di vitello ed anche di tigre, ma ai t{uali, timidi per natura,* mai non avrebbe commesso Nettuno di atterrire i cavalli d' Ippolito ? Gli antichi per lo piu non parlarono che di un mostro orribile, e se un hue marino stato fosse, come qualche poeta lo finse, ne sarebbe questo stato sqiiamoso a detta deirautore, come non lo sono le foche coperte di lucido pelo, ne il signor GagUo male a proposito lo avrebbe supposto oreccliiuto, ne finalmente om- messo avrebbe lo scultore di prestargh le corna. L'artista in questa parte assai giudizioso, altro non fece che abbozzare grossolanamente la testa di un mostro che non si saprebbe a quale specie riferire. Dopo queste brevi osservazioni non sapremmo quale cosa aggiugnere su questo opuscolo , e solo brameremmo die quel rispettabile monumento ca- desse sott' occhio di ([ualche piu diligcnte illustratore, di un archeologo piu istrutto e meno immaglnoso. Se il signor PoHti tornasse di nuovo su questo suo lavoro , bramerennno altresi che egli piu accurato fosse nella scelta delle frasi, piu studiobo di evilarc AL SARCOFAGO ACRIGENTINO. 343 i neologismi, non traducendo sarcofago per cassonc, espresso per espressato , ecc. Abbiamo ^)ure con do- lore osservato in un libro di piccola mole fiecpienti errori madornali di stampa, come opoco per opaco, spiegglevole per spregevole nella pag. 6 , occorse per accorse pag. i3, campagni i^er compagni pag. 14, protogonlsta per prota2;onista pag i5, e iin errore di stampa o di sintassi crediamo pure corso alia pag. 2 1 , eve parlasi del vescovo di Girgenti, che taida raritd possiede. 344 * P A R T E 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Tentativo di una Classificazlone Geoponica delle vlt't per servire di base alia descrizione dl tutte le vor rietd tanto italiane che strardere. N, 01 ancliam debitoii all' Asia non solamente delle scienze e delle arti , ma di quasi tutti i prodotti che fanno piu dolce e piu agiata la vita. Molti legumi , itiolti cereali , i frutti piu grati , 1' albero piii prezioso all" agiicoltura il eelso, sono dono di quelle regioiiij ma fra tutte le piante fruttifere la piu lieta , la piu gioconda e la vite. Portata dai Feuicj prima nella Grecia , poi ia Sicilia, poi in Ita- lia , poi a Marsiglia , copre oggi mai , ed ombreggia dei suoi pampini buoiia meta dell" Europa meiidionale. Essa e ogo-etto d' iavidia all' altra meta : perche dove ella con- sente o ricusa di crescere e segnata la liuea di un clima piu o meiio felice. Chi potrebbe dire le lodi di questa pianta benefica? Essa e desiderata da tutte le eta , ia tutti i luoghi , al coUe , al piauo ;, e non solamente ne' villaggi , ma nelle citta si stima beato chi puo coronare de' suoi tralci un cortile , un terrazzo , un balcone. I suoi rami o])bediscono a tutti i desiderj dell' uorao , ascendono sulle piii alte sommita delle case e vi formano giardini pensili , si piegano a tutte le forme , ed in tutte le maniere sono liberali di foglie che ombreggiano , di fiori che olezzano soavemente , di frutti che la vista ricreano ed il palato , e che sprerauti dauno un licore serbatojo e durevole per molti anni , e le cui virtu esercitarono mai sempre la facoudia de' filo- sofi , de' naturalist! e dei poeti di tutti i tempi. Ma r elogio delta vite non e 1' argoraento di questa no- stra fatica. II nostro studio e trovare un metodo di clas- sificazione che agevoli il collocamento delle moltepliti sue TENTATIVO DI UNA CLASSIFICAZIONE, eCC. i^5 varieta e ne faciliti la descrizione. A qual nnmero giun- gessero o giiuigauo anclie attualmente nelle regioni donde ci vennero i primi tralci , non abbiamo fra le mani auto- rita clie ce lo mostri. I botanici non I'iconoscono clie po- che specie 5 la vitis vinifera , la F. labrmca , \^ V. laci-. niata. Gli agrononii vedono le cose con occhio diverso, e quand" anciie si conceda che le varieta delle vitl sieuo il prodotto deir industria e della dift'erenza dei climi, giunte cotali varietii a si gran nmuero, e presentando caratteri e qualita piu o meno costanti, piu o nieno utili , piii o jneno piacevoli, e niestieri allora considerarle coine nn coniplesso d' individui interessanti clie Ijisogna ripartire in classi , in gruppi, in famiglie, onde facilitaie il mezzo di studiarli individualniente , di descriverli e d"" indicarli an- clie a' lontani senza generare confusione e dubbiezza. Se Vanone , se Coluuiella , se Plinio ci avessero date biione e cliiare e circostanziate descrizioni delle vlti che essl menzionano confnsaniente alia nianiera di que' tempi , potreiniuo oggi forse riescire a coaoscere gli effetti del tempo e della coltura sopra niolti individui, e vedere quali abbiano degeneraio , e quali siensi rigenerati (i): quali live intorno al Golfo Auiiclco dessero il Cecubo, quail sopra il Foro Appio ( oggi detto le Case nuove o S. Doaato ) dessero il Setino , quali presso Capua dessero il Falerno , quali a poclie nilglla da Sessa davano 11 rausliano , quali nelle colline intorno il Garigliano ( iiume Iris ) davano il Gauro , e cosi tanti altri vinl famosi presso gli antlchi , e clie oggidi sono decaduti afFatto dalla loro prisca fortuna a segno d" esserne andato in dimeaticaaza lino il nome. Ma il linguaggio esatto nelle scienze e nelle arti e la- voro purameate de" nostri giorni, ed invano lo cerchianio negli scrittori anclie Italiani che onoriamo col nome di classic! e che preadianio d"" altronde a modello del bello scrivere. Si leggaao il Cresceazi , il Soderiai , il Davan- zati dove parlano delle varieta ilelle viti, e poco o nulla (l) L' opiiiiiine coiaLinc »t e (lie una vite portata in miglior chuia si rigenori , in peggiore degenert ; ma si souo vediite ec- cezioni iioiabdissiiue su cio. Talvoha una vite portata in un cliuia piii selteatvioiiale lia trovato una situazione , un terreiin cosi conlACfnte alia sua indole da uiauifestare qualira iiiolto pin piegevoli clie ml luoLio diieiu ([uasi nativo. ■jnt'L Ital. T. XXX. 23 346 TENTATIVO DI UN\ CLASSIFICAZIONE si potra raccapezzare da quelle loro elegantemente itiesatte e superliciaU descrizioui. £ poco piii di un mezzo secolo cl»e ci occupianio a perfezionare uu linguaggio che ci aji,iti ad esprimere T immensa sei-ie degli essei'i che popolano i tre regni della natura. I botanici da un polo all' altro del globo possono ormai individuare con precisione e senza equivoco cinquanta o sessanta mila piante. La sola agri- coltura , quautunque sorella gerniana della botanica, e tut- tavia balbettante ed incerta in moltissime parti de' suoi prodotti. In Italia poi forse piu clie altx-ove: non v/ sono due provincie fra noi per vicine che sieno , dove gli agri- coltori s'intendano quando nominano una pesca , una mela , una pera , un grappolo d' uva. Sono tante lingue , quanti sono i paesi. Una tal Babilonia nuoce ai progressi del- r arte , alia facilita delle comunicazioni , al piacere d"" ac- crescere gli oggetti dei proprj stud] della propria coltura. Si e tentata in Milano una Pomona in rilievo che co- spirasse appunto alia formazione di una lingua tecnica ge- nerale e rendesse cor.iune V intelligenza dei nomi provin- ciali e niunicipali di tutte le frutta in Italia. Ma non ebbe presso gli aniatori di agraria quell" incoraggiamento che se ne sperava. Giunta qnella Pomona al ragguardevole nuniero di 327 individui, manca tuttavia delle varieta delle uve , delle quali si sta occupando il sig. Pizzagalli con quella industria e diligenza che gli e propria. Ma e difficile nella imitazione delle uve ottenerne T intento senza lasciar qual- che cosa a desiderare , tanto piu die alia distinzione dei caratteri , delle varieta delle uve concorrono piii necessa- riamente che nelle aitre frutta , i caratteri delle foglie , de' raspi , de' racimoli , del sapore , ecc. Per quanti sieno stati i progressi die in questo secolo ha fatti la calcografia a colori , chiunque sia in queste cose un po' esercitato confessera facilmente che neppure le tavole bastano all' uopo d' indicare lutti i caratteri di- stintivi delle varieta in luodo da non lasciare incertezza in chi osserva. D' altronde dove gl' individui sono cosi numerosi, qual dilettante o professore d' agraria puo bastare alia spesa di tante tavole colorate ? Un vigneto che con- tenesse viventi tutti gl' individui costerebbe menu (1). (l) La Pomona del Gallesio e tutto cio die si puo vedere di bello in questo geuerc. Supera e il Nvui-eau Duhaiuel ., c quantc GliOPONICA DELLE VITI, CCC. 847 Bisogna adunque ricorrere ancora alle descrizioni e fare colle viti CIO die i botanic! hanno fatto colle piante. Se essi hanno riescito ad intendersi con circa sessantamila indi- vidui, perclie nol potranno gli agricoltori con soli mille e forse meno ? Gli agronoini, i botanici, i natuialisti iu»- liani nou hanno che a volere, e la riuscita e sicura. Ma per caniniinare tutti sopra una linea e per dare al lavoro di tante mani un carattere di unita conviene trac- tiare un sentiero che tutti alletti e persuada a corrervi sopra. Questo e il difficile , e cio e appunto quello a cui inirano le nostie speraiize. Prima pero di entrare in ma- teria conviene conoscere il terreno ove sianio ; vedete quello che si e fatto dagli agronorai e naturalisti che ci hanno preceduti , indi proporre le proprie niodificazioni con quella diffidenza di se che inspira un argomento finora tentato con poco successo da tanti uoniini capacissinii. Cominciando dall' Italia non mi e noto clie, toltone al- cune poche descrizioni dateci dal dott. Villifranchi (i), dal Commentatore milanese del Mittepacher (2,) , dal dott. PoUini (3) e da alcuni altri pochi, nessuno siasi oc- cupato di proposito a comljliiare un sistema di classilica- zione delle varieta delle viti conosciute. I botanici , come aljbiamo dctto , disdegnano lo studio delle varieta ch' essi escludono dal novero delle loro spe- cie. II Galizioli ne"" suoi Elementi botanico-agrarj (4) ha creduto dovere entrare piii addentro degli altri in questo argomento e far seutire agli studiosi la necessita di una descrizione generale di tutte le varieta delle viti in Italia e cosi aprir 1' adito agP Italiani d' intendersi quando nomi- nano alcuna di tali varieta. Vediamo com' egli s' esprime : opere a r.niui coloiati esc.-oiio in Fraucia. Ma 1 opera finita noa contena die circa rento individui, e costera forsc 2 mila frandii. (1) Oenologia toscaua o sia Jltriiioi-ia sopra i vini e> IV. Dai rami o sermenti piii o meno grossi o colo- riti, con nodi piu o meno distanti. >> V. Dal tempo della fioritura e della maturita del frutto. >i II Galizioli , oltre confondere in alcixni dei succennati caratteri il significato ricevuto dei termini della nostra lingua, cliiamando acini i vinaccioli e granelli gli acini (i). (l) Per amor del cielo fissianio una voUa i termini e chia- iiiiamo le cose pel loro nouie senza far confusioni. II granello polposo die si inangia delT live si diiama acino : la biiccia del- 1' acino si diiania fiocine : i semi o noccioli si cliiamano vinac- cluoli. Perdi^ diuKjue tutto stravol£;cre ? Anclie i traduttori del Traiitiiicinn chiaiusno hacchc gli anni. Quest' ultima voce non GEOPONIC\ DELLE VITI , eCC. 849 vedesi palesemente cli' egli penso piii a suggerire i inezzi di descrivere gV iiidividui che a fonnare una classificazione gciierale dove prima collocare cotali individui a gruppi o in famiglie e direino quasi in tanti scafFali distiati, oiide poterli poi ad iino ad uno considerare e descrivei-e parti- colarmente. Pare poi ch'' egli ignorasse nel 18 10 cio ch' erasi fatto prima dai Francesi a questo proposito, e iion avesse letto r articolo inserito nel vol. X del Conrs complet d agricul- ture (i) dai continuatori del dizionario dell' abate Rozier e stampato nel 180 1. La Francia a questo riguardo trovandosi appuiito nello stesso stato di confusione in cui ci tvovinmo noi, ed avendo fatto qualche teatativo per uscirne , meritava d' essere consultata e studiata. L" aliate Rozier , tanto benemerito deir agricoltnra , avea delineato un piano ingegnoso ed esteso col quale riuniva in un punto solo tutte le va- rieta delle viti conosciute in tutte le provincie di Francia, per quindi studiarle e descriverle e confrontarne le diverse denominazioni che portano ne' diversi.luoghi , e iinalmente compilarne una sinonimia generale che tutti i Francesi mettesse a portata d' intendersl, Qqel piano cosi bene ideate non fu messo ad effetto per certe traversie che T autore provo , e Unalmente per la morte che venne poscia a tron- care il filo degli utili suoi lavori. I continuatori di quel gran dizionario all" articolo Vigne inseriscouo un ben concepito articolo sulle varieta di essa e danno compresi e rinchiusi in un sol quadro tutti i se- gnali piu apparenti che distinguono i caratteri dalle va- rieta delle viti. Non possiamo prescindere dai porre sotto gli ocelli dei nostri lettori quel lavoro. I'haano ui.ii noniiaata una volta; eppure tanto geoponicamente qiianto botanicamente ( secondo Gaevtner) era rueg^lio usare la voce acino. (i) Parigi , in 4.°, X vol. e 3 di supplemento , con molti rami. Stato tradotto ultimainenfe a Padova , in 8." TENTA.TIVO DI UN.V CLA.SSIFtCAZIONE Segni caratterlsticl pin. oppareHt' per fa?' distingdere le sper lobate FOGLIE/ UVE ' intiere vei'discure meno scure lunicoloi'ate |coii 2;raclazio- yanughsi ni di colori ( nuancees ) brunastre I plcchlettate (^mouchetees)l verde chiaro' (vert tendre) ' Jbamba:u glabre ad acini bianchi semi partite {mi-parties) ad acini \ colorati J bianchi trasparenti , . \ unicoloii verdastn j doratl I punteggia ( ambrees ) ,^ afFumicati ( enfumes ) GEOPONICA DELLE VITI , eCC. 35 1 |t£ dalle foglie e dalle uve varietd delle vitl. ai lembi in tempo del fferiuofflio regolar- meiite da festoni regolari bescenti \Dentellate per iiitero al tempo della matnrazlone o poco prima della cadata Dentelli interrotti irregolar-j mente da festoni irregolari acini Condi alati eguale solitarj di grossezza * a grappoli aderenti al raspo con corti peduncoli acini vokli / iaeguale gem nali \ alati formanti corim- bi o raceraoli il cui peduncolo comune s' at- tacca al raspo 352 TENTATIVO Dl UN,V nL\SSlFICA.Z10NE Qnaiito (juesto quaclro riesce a priino aspetto soJdisfa- cente eil iiigegnoso, altrettanto si trovn die in pratica esso non basta al nostro scopo. Oltrechi? noo presenta ncp- piu- esso dei grnppi dlstinti die si classifidiiiio volentieri iiella mente ed ajutiiio la uiemoria , trovasi die le stesse descrlzloni individuali rlescirebbero imperfette quando fos- sero fabbricate con questl soli materiali. Infatti / semi indicati dal Gallzioli , i sermenti , la precocita o tardanza della fiorigione e della maturiui ed alti-e moke particolarita qui soiio tiascurate. Non ando guai'i die il celebre sig. Chaptal fn posto in sltuazione di potere pin efficacemente contribnire all' ese- guimento di simile lavoro. lanalzato egli al posto di mi- nistro dell' interno di Francia ordino die fosse nel giar- dino del Luxemburgo a Parlgi posto in pratica a un di pvesso quel piano die il .Rozier avea idea to a Bezicres. Tutti i dipartimenti di Francia dovettero mandare a Pa- rigi le varieta di viti del loro territorio , ed un insigne botanico, il slg. Bosc, fu posto alia direzione di quello stabilimento , e fu incaricato di compilare una slnonimia venerale di tutte le varieta delle viti francesi. Sono 1 6 anni die furono piantate quelle' viti , e ne sono o^ia dieci che il sig. Bose lavora a distric^are la sino- nimia ed a fissare i caratteii che determinano le varieta: J'ai cm d'abord , die" egli , que I'ardeur avec laquetle je vou- lais me Uvrer a ce travail me four nir ait les moyens de sur- monter ses difficultes , mais fen ai trouve de telles que les effets de cette ardeur ont dil etre ralentis des la seconde annee. In mezzo a tante spedizioni fatte da tante mani e da tanti luoglii non pote a mcno di non introdursi la confu- " sione e il disordine ; niolti biglietti , moiti nomi furono cambiati o perduti o malamente applicati , per cui il pro- fessore trovossi in mezzo ad un caos nel quale il solo suo ingegno poteva trovare qualclie scintilla di luce. In mezzo a questo egli ha gia osservate migliaje di viti e ne ha descritte , die' egli, 55o. Un pittore (M. Redoute ) ne ha gia figurate cento, ma 1' incevtezza in cui si trova intoriio alia loro nomenclatura non gli permette di fare GEOPONICA^ DELLE VITI, eCC. 353 uso ancora del risultati ottennti fin qui e consegiiati nelle sue aniiotazioni. NuUadimeno per facilitare il suo lavoro M. Bosc ha composto ua quadro siiiottico del quale ci ha dato un estratto nel toiuo 1 6.° pag. 246 del Nouveaa cours coin- plet d'agriculture theorique et pratique stampato dal Deter- ville a Parigi 1823 in 8.° Eccoae le sue pai'ole tradotte con la maggior possibile fedelta: " Le uve ei distinguono benissimo pel colore. E sopra questo carattere , il primo che si ricerca quando trattasi delle varieta di cotal sorta di frutti , che e appoggiata la niia prima divisione. La seconda viene stabilita dalla forma che e rotonda o ovale. >i Dietro la forma viene la grossezza , la quale divide abbastanza i grani delle uve in due sezioni , cioe in grossi ed in medj. Nella prima serie si comprendono quelli che hanno piu di i5 millimetri di diametro. >f Le foglie die sono piu ispide (^herissees) c\\e bamlja- giose , o piu bambagiose che ispide o quasi glabre , che sono piii o meno profondamente divise, grosse o sottili , Usee o picchiettate , piane o raggrinzate ( tourmente ) , di un verde chiaro , o di un verde scuro , piu o meno lunghe o larghe, a lobi piu o meno distinti servono in se- guito su queste basi a formare cinque nuove suddivisioni. Poi 11 loio picciuolo che e tutto rosso , o striate di rosso , o. non colorato ce ne fornisce ancora tre altre. >; lo devo qui osservaie che le foglie piii basse sono sempre piii divlse e piii ispide (herissees) di quelle della sominita , cosi sono sempre le intermedie che lo scelgo al- lorche le descrivo. 'I Quando le foglie incominciano ad alterarsi , cIoc all' av- vicinarsi del freddo , esse presentano degli eccellenti ca- ratteri che non bisogna per consegueuza trascurare. Quelle delle viti a grappoli neri diventano generalmente rosse o brune, quelle delle vitl a grappoli bianchi , gialle o ferru- ginee (fauvesy Avvene niolte che prendono que' colori assai per tempo , altre molto piii tardi. In alcune comin- ciano a manifestarsi sul margini , in altre sul disco , le 35^ TENTITIVO ni UN\ CL\SSIFIC\/,IONE niacchie che ne enicrgouo sono regolari o irrcgolarl. Ve ne ha di quelle in cui nascono dalP interva!Io delle ner- vatiiTc ; altre in cui esse offrono dei circoli concentrici. Nol Pincaux esse hanno alcune piccoje linee In-une para- lelle. Queste gradazioni di color! si presentano presso a poco le stesse su tutti i ceppi, e tutti gli aani sui ceppi della nieJesima varieta; questi undici caratteri combinati tormano i56 caselie , in cui si collocano tutte le varieta pos- slhili di uve , di modo che ciascuna casella non ne con- tiene clie un piccolo nnmero , die uoii diffei'iscono che per i caratteri che ofFrono alia vista, al gusto o al tatto. " Cio che io considero primieramente in uu piede di vite a frntto maturo sono i poUoni o getti deiranno, sui quali , come si sa , nascono esclusivamente i fiori ed i frutti. Questi ptflloai sono generalmente di un fulvo piu o meno carico , piii o meno mescolato di verJe , e talora sono iiiacchiati. " Vengono in segnito i caratteri toiti dalle gemme che sono piii o meno distinti. II terzo oggetto delle mie osserva- zioni e il picciuolo il quale , come ho di gia osservato , e o tutto rosso o strisciato di rosso o interamente verde. Questi ultimi caratteri , quantunque indeboliti allorche la vigna cresce air oniljra, non sono per questo meno valu- tabili. In alcune varieta sifFatto picciuolo e ispido, in altre e lanuginoso , e fiualmente in altre e T uno e V altro in- sieme. " Dopo di avere esaminati questi dilFerenti oggetti io vengo al frutto che , come ho di gia osservato , ofFre dei carattei'l piii numerosi ed importanti. " Infatti il suo colore e rosso , o violaceo, o giallastro o bianco in gradazioni senza numero , la sua forma e ro- tonda o ovale , la sua grossezza e al di sopra o al di sotto dei r5 milUmetri di diametro trasversale, la sua pelle e grossa o sottile , il suo succo e molto o poco zuccherino o aspro , i suoi semi sono grossi o piccoli , corti o allun- gati , in numero variabile tra il cinque e Io zero, i raspi si avvicinano alia forma cilindrica o alia forma conica, sono fitti o rari , lunghi o corti , cioe di un decimetro almeno. GEOPONICA DELLE VITI, eCC. 355 )' Considerazioni di altro ordine concori'ono ad aumentare il numero di questi caratteri, pei-che vi sono delle gve die ad eguali circostanze maturano piii presto di alcune alti'e, delle uve clie si conservano piii o raeno senza al- terazioue sul ceppo , altre die danno costantemente molto o poco frutto , che soffrono piii, o meno il melunie (couture) , piii o meno il gelo , die crescono meglio in un tale o tal altro suolo, ad una tale o tal altra esposizione , ecc. » Neir aspettazione in cui trovasi la Francia del lavoro del slg. Bosc le accademie scientifidie di quel regno non cessano d' incoraggiare gli agronomi ed i naturalisti a voler coa- correre ad un lavoro die presenta non poche difficolta. Anche nello scorso anno (1822) T Accademia reale delle scicnze , belle lettere ed arti di Bordeaux avea proposto il preniio di una niedaglia d' oro del valoi'e di 3oo franchi per lo scioglimento del seguente quesito : Donner une methode claire ct precise propre d determiner avec exacti- tude les differ-ens caracteres qui constituent le varietes de la vigde. Essa accordo una menzione onorevole a M. Bor- dier a'utore della sola Menioda mandata al concorso , e TAccademia rimise lo stesso quesito al concorso dell" anno 1824 (i). Possessore io stesso della maggior raccolta di varieta di viti die forse vantar possa in Italia un privato, an- clie prima di leggere il piano e del Rozier e del signor Bosc andai fra me ruminando un metodo di classilicazione die scgnasse a me stesso la norma , onde disporre in certi gruppi o famiglie le varieta die mi danno gia frutto , e potesse conteneie quelle eziandio die facendosi adulte mi preparano il frutto per gli anni avvenire. lo non eontava di pubblicare questo tentatiyo se non dopo la stagione delle vendemniie per poterlo maturare meglio con Tesperienza c col confronto degli oggetti stessi alia mano; ma il desiderio di profittare dei lurni de" niiei colleghi nello studio delF agricoltura e di vedere gl" Iialia- ni occuparsi di una descrizione delle uve di tutte le (i) Vedi Revue Encijclopediquc. Vol. 17, livrais. So, pag. 424. 356 TENTA.TIVO Dl UNA. CLASSIFICAZIONE proviiicio e distretti d" Italia, mi ha determiiiato ad antici- parp ([iiesto lavoro , e inviarlo a tutti colore clie liaaiio capacitn e volere di occuparsi di tale argonieiito pel pros- sinio settembre. Comuaque siasi questo abbozzo, esso stara nieglio nelle maiii di agroaomi osservatOri ed esperimentati , perche potra da loro ricevere utili inodificazioni e foi's'' aiiclie uii perfezloname'ito totale per la prossima stagione delle uve. l\r aiTretto quiiidi a farlo di pubblica ragioiie , ma sempre con quella diffidenza di me medesimo , che m inspira il sentimeuto della mia insufficieiiza. Aggiungero solamente die nel concepirne le ripartizioni ho avuto piii nell' animo le cogaizioiii geopoiiiche che le botaiiiche , e quindi mi sono fermato -piuttosto sui caratteri piu apparenti della forma e del sapore dell" uve, clie a quelli che potessero emergere da osservazioni piu dilicate prese dai sermenti , dal colore delle foglie , dalle loro nervature, dalla distanza dei nodi, dalle qualita e color de' peduncoli , e da altre minute cir- costanze coatemplate da M. Bosc. Senza punto diminuire la niia ammirazione ed il rispetto dovuto a quel celebre naturalista francese, io trovo che r abitudine troppo famigliare ai botaiiici di dividere e snd- divldere, gli ha fatto moltiplicare forse eccessivamente gli dementi della sua classificazione e che quindi le sue 1 56 caselle sono gia troppe. Io sono d' avvlso d" altronde che moiti caratteri da lui trovati costanti nella sua Pcpi- niera del Luxemburgo negli stessi individui nol sieno poi in quelli posti sotto altro cielo e sotto clrcostanze di nu- trimento e di coltura diverse , per cui a me e sembrato che debbansi semplificare i dati che stabiliscono i gruppi e le categoric , e si abbiano poi nelle descrizioni individuali da accumulare tutte quelle osservazioni cite non sono am- miss'ibili come basi di suddivisioni tisse e determinate (i). (i) L' autore dell' articolo Vlgiie uel cours complet d'agricul' tare nota clie il colore della corteccia e le distaaze dei uodi sono talmente varlabili in ogni iadividuo della stessa specie da un luogo air altro, ch' egli noil lia esicato ad escludevli dai se- gnali caratteristici. GEOPONICA DELLE VITI , eCC. 35/ La espei'ienza e 1' applicazione delle nosti-e idee alia pra- tica conferniera o confutera in seguito le mle asserzioni. Intanto veggiaino in che consista la classificazione die io propongo. 353 TENTATIVO DI UNA CLASSIFICAZIONE QuADno sinotdco delta (ti Classe I. Uve bixinche. n^ vx Sotto-clasge I. a sapor moscatello. Sotto-classe II. a sapor semplice. Ordine I. ad acini rotondi. Ordine II. ad acini oblunghi. Ordine I. ad acini rotondi. Ordine II. ad aciw oblunghi i O O O O I fD (^ O ffi < 15 P P 3 GEOPONICA DELIE VITI , eCC. 359 mie geoponica delle viti. Classe II. Uve di colore. Sotto-classe Sotto-classe I. II. a sapor moscatello. a sapor semplice. )rc1ine Ordine . Ordine Ordiiie I. II. I. II. ! acini ad acini ad acini ad acini nondi. oblunghi. , rotondi. obiungld. O O Q Q O Q ecie die presenti questo scherzo : e qnella die nel catalogo di M. BiirJiii di Chaiuht'ry e ditauiata Raisin Si-isse u trois coulcurs. I Tedesdii la diiauiano Oi" i^eitetiamsclic Trauhe e non ne sajnii il perdie , uoa essendoiui noto die a Venezia sia ue couiuae, ue coaosciuta. Essa e pesilinaineute iiguiata ni-ila rac- colta di Weimar (Weiiuaf des Laudes IndusUicsCouij-toiis Foit- gesctzLc AbJjiMiiiipcn allcr Obatailcii ). GEOPONICA OELLE VITI , CCC. 36l La suddivislone sulla quale io piu insisto , e che a me sembra fondata, e quella delle uve in moscatelle e non mosca- telle ossia semplici. Questo carattere trascunflto finora mi sembra ttinto piu. rimarcaliile in quanto che esso non e propi-io solnmente del frutto, ma si comunica periino ai tralci, ai pampini , alle foglie. Chi nol osservo si provi a masticare i pampini di una vite moscatella e ne con- fronti il , gusto con quelli di una vite semplice o non moscatella. * Parlando della forma degli acini ho preferita la deno- minazione di oblungo a quello di ovale , perche la prima puo rigorosamente comprendere la seconda, mentre la se- conda non comprende la prima. Tutte quelle uve i cni acini non sono ne sferici ne sferoidali appartengono alia classe delle oblunghe. Quanto alle categoric snbalterne, la pratica ne mostrera r utilita e la ragiouevolezza. II volere prescindere intera- mente dai caratteri delle foglie ci avrebbe meritato un rimprovero ; s. poteva dire che la nostra cla'ssificazione non risguardava piii le varleta delle viti , ma quelle so- lamente dei frutti. Bisognava legare i caratteri di questi coi caratteri della pianta , le cui parti pin costanti, o per meglio dire raeno incostanti consistono ancora nella forma della foglia , presa pero anch' essa in senso lato senza entrar molto addentro nella precisione delle incisioni dei lobi piu o meno profonde , le qnali diversificano moltis- simo secondo le circostanze concomltanti della coltura , della situazione e del clima. Potremmo di tal passo andar via via giustificando tutte le altre modificazioni subalterne , ma aspetteremo che 1' ap- plicazione delle teorie alia pratica faccia le parti uostre. 11 modo di giudicare per ora il tentativo che presentiamo al pubblico e , a nostro avviso, il seguente : •Clie i miei let- tori ricliiamino alia loro memoria un' uva qualunque a loro piii famigliare. Abbiano sott'occhio il mio quadro. Se essi trovano subito la classk , a sotto classe , V or dine , il ge- nere a cui appartiene , il mio quadro ha ottenuto lo scope che si era prefisso. Nominiamo p. e. la lugliatica comune , uva primaticcia che tutti conoscono. Essa e bianca , dunque cZa55e /; none moscatella , diinque sotto classe II ; non ha acini rotondi , BibL Ital. T. XXX. • 24 36ri TENTATIVO DI UNA CLASSIFICAZIONE ma oblunghi, Junque ordine 11; ha foglie trilobate, dun- que genere IF. Ecco adunqjie la lugliatica che col solo vederla coUocata nel posto cui appartiene e gia mezij^a descrltta. Veiigono ora tutti i caratteri iadlvicluali clie appartea- gono alia parte descrittiva della specie o della varieta , e cio e quaato deve ora occuparci. La descrizione deir iiidividuo deve aver preseiiti tutte le parti della vite, cioe i.° il fusto , 2..° le foglie , 3." il fruuo, 4.° i semi, S.° I' indole , 6.° finalmente couipreu- dere le annotazioni di vario genere. La pratica mostrera , se tutte qaeste cose sieno assolu- taiuente necessarie; giovi nulladimeno qui indicarle per nii- nuto a buoiia guida di clii vorra occuparsi di tale argo- mento nella prossinia stagione delle uve. i.° FUSTO. * Con serniend plu o meno rigogliosi , di molta o poca cacciata , con molto o poco midollo, di legn » duro o moUe , che gill si piegano (o non) per forza del peso (i), con nodi spessi o rari e lontani (2) , di colore Con viticci robusti, legnosi, esili, fragili, di colore .... (3). Con raspi composti di racimoli distinti , non distinti , opposti, alterni , con penduncolo forte, legnoso , tenace al tralcio , fragile, lungo, corto , con peduncoletti degli acini corti , lunghi , di colore 2." Foglie. Coi lenibi dentellati regolarmente , irregolarmente ; con dentellatura interrotta da festoni regolari , da festoni irre- golari (4). (1) Frase del Crescenzi ritenuta in oinaggio dello scrittore (2) Ciesceuzi. (3) 11 viticcio non 6 propriameute che il prodotto d'un raci- niolo o d' un gi'appolo abortivo e aadei-ebbe ( botanicaiuente parlando ) posto fra gli ammiaicoli della pianta piuttosto che fra le parti del fusto. I geoponici al contrario considerano coine fusto tutto lo scheletro della vite come si presenta nel- r inverno dopo coltone il frutto e cadute le foglie. (4) Nelle foglie soqo ruolte piu le considerazioni da conteni- plarsi per la descrizione. La dentellatura e piii o ineno lunga, eguale o ajterna, seghiforuie (juando le punte sono rivolte verso OEOVONICA. DELLE VITI , CCC. 3(jO Con superficie superiore , inferiore raggrinzata, glabra, lanuginosa, bambagiaosa, tomentosa (i). Di colore verde unito, vaiiato (meance de' Franc.) chiaro, giallastro , scuro, sporco, brunastro, macchiate o tinte di rosso, di pavonazzo , di color sanguigno , tinte o tutte o Til parte , a strisce , nel mezzo attorno i lenibi , ecc. , pri- jna 0 dopo della fioritura , prima o dopo dclla matui-azione. Co! peduncolo lungo, breve , grosso, esile, di colore .... 3." Frutto. Colore. I bianchl sono bianciltri , verdognoli , gialli , dorati, ferruginei , ecc. , diafani , opachi pruinosi o no; di colore sono ancb'' essi o diafani od opachi , rosei , ameti- stini;, affumicati, porporini , violetti , a due o piii colori , bruni , neri, ecc. Configurazione. I rotondi sono o sferici o sfei*oidali. Gli oblunghi sono ovoidi plu o nieno, oblunghi retti , oblilnghi ritorti , regolari , irregolari , eguali , ineguali , ecc. della grossezza e lungliezza di millimetri .... Fiociiie liscio , scabro , calloso(2), punteggiato, duro , sottile , moUe , di sapore astringente , dolce , asjjro , al- quanto amaro (3). Sapore degli acini, dolce, aspro , fragrante , acldo , iii- sipido , di polpa carnosa , duracina , floscia , succosa , asciutl^ , ecc. Grappolo solitario , geniinato , alato , non alato , ad acini rari , fitti , eguali , ineguali , spiccaticcio e t'enace , ecc. la cinia , divaricata quando guardano piuttosto orizzontalinente. La nervatura e a i ami opposti , a rami altenii ; il nuruero dei rami , se corrispondono ai lobi , se le sottoraniificazioni sono bilatevali o unllaterali. II colore delle nervature , la loro pelii- ria , ecc. : ma se questi caratteri non sono assoUitann-nte costanti bisogna abbandonarli , e per una descrizione geoponica 60no troppo luinuti. (1) Lanuginosa , cioe a pell convoiti o inanellati come i velli delle pecore. Bambagiose a peli fitti ed intricati da non detrr- minarsi. Tomentose a pell corti ed intrecciati come il velluto. Glabre lo stesso che Usee. Ripetianio rlie per una desctizioiic geopouioa gono soverc'iiie iiitie qurste di6tinzioni. (2) Crescenzi. (3) Id. pailando dc! fiocine dell' .Hhciiia, 364 tentativo di una classificazione 4./ Semi. Esistenti in tutti gli acini , o in alcuni solamente. Estremita sitperiore larga, corta , appuntata, rotonda. Estremita inferiore risultante dai due lobi piu o meno , distinti per lo solco che li divide, piii o meno convessi.^ OmbeUico , sua sltuazione , grandezza , figura , cordone ombellicale lungo , corto. Colore piu c meno chiaro. Numero , supposta la vite in eta provetta ed in terreno e cliuia confacente (i). '* 5." Indole. Sterile o feconda, senipre o in alcune circostanze sola- mente , precoce o tarda a fiorire , a niaturare , ama il colle , il piano, il secco , 1' umido , resiste alle brine, alle piogge , al vento , aJ nielurae (2) ^ perde il frutto nel fiorire o nel niaturare , mangereccia , o da vino , o per r uno e per 1' altro ; per dar colore soltanto o sa- pore , ecc. • 6.° Annotazioni. Se indigena o forestiera, donde viene e portala da clii, e quando , se porta frutti piii di una volta all" anno (3), se il frutto si adopra ad altri usi economici o farmaceu- tici (4). Ecco notate le divisioni delle famiglie e dei gruppi , e indicati i caratteri piu niiauti per descrivere gPindividui. Non resta ora che di applicare queste teorie alia pra- tica, e dare un esenqiio che serva come di moduhi per chi vorra provarsi a descrivere le uve secondo il quadro. da noi proposto. Scegliamo per questo una vite molto (1) Tutte queste indicazioni intorno al seme sono del Galizioli e I' esperienza le provera forse sovercliie. (2) Frase del Crescenzl. (3) Plinio parla di una vite bifera come di una maraviglia di Tacape citta dell' Africa. A Mantova abbiamo una vite che porta fieri e frutti fino a Natale. Sara furse argomento di un articolo. (4) Come r uva passerina ( Corinthe de' Franc. ) che da noi 8-i fn appassire unicaraente per uso della cucina. GEOPONICA. DELLE VITI , eCC. 365 nota forse in tutte le parti d' Italia , la Marzemina dei Toscani. Supposto che trovassimo una tal descrizione nella classe II, sotto classe parimente II, ordine I, genere V, sarebbe lo stesso die sapere essere essa una vite i .° di colore; 2.° non moscatella , ma a sapor semplice; 3.° ad acini rotondi; 4.° a foglie quinquelobate. Sarebbe dunque inutile ripetere questi caratteri che emergerebbero di per se e dal posto assegnato alia vite medesiina. Bastera dunque no tare i caratteri specifici dell' individuo e quelli della varieta , avendo noi espressamente scelta una vite che appunto ha una varieta , per cosi tutte accumulare quelle circostanze che possono occorrere nell' eseguimento del nostro piano. Ecco come vorremmo fatte tutte le de- scrizioni. Nome e sinonimia. Marzemina de' Toscani. Nel Mantovano Barzmin. Nel Bresciano ^erzamt; cosi a CastelgofFredo e ne'contorni per un raggio di 10 miglia. Nel Veronese e Milanese Balsa- mina, Nel Riminese Marzabino (i). Fusto di mediocre cacciata, con sermenti di poco mi- dollo, piuttosto duri , con viticci alquanto fragili. Foglie co' lembi dentellati seghiformi alterni, superficie superiore poco plana , inferiore alquanto baiiibagiosa , di color verde cupo , spesso maccliiato di sanguigno priiija e dopo la maturazione i peduncolo di 9 in 10 centim. di lungliezza. Frntto di color d' indaco tendente al nero , acini rotondi , opachi, spesso pruinosi, per lo piiieguali, piuttosto rari, peduncoletti rosseggianti ; fiocine liscio , stritolato tinge (t) Marzimina leggesi nel Soderini. Marzomino o MarzemiiLO nel Villifrauchi , Eaologia Toscana toni. i, pag, 118, dove la descrtve cosi : « Uva uera che si colti\ a da alcuui nel Chianti » e nel tenitorio di Monte Piilciano , ed entra nella composi- » zioue dei vini di quel paese; forse la stessa che zeppolino o » uva tedesca , com' e chiamata altrove. E detta propriamente » marziiitino nel Vicentino donde e venuta, e dove si fa uii » vino che porta lo stesso nome, il quale da alcuni uiedici si >• dice molto salutare, e segQatainente che si possa bare senza V danno dai gottosi. » 366 TENTATIVO DI UNA. CLA.SSIFICAZIONE le dita di turchino pavonazzo; saporc degli acini nobile dolce, polpa alquanio duracina, ma anclie succosa. Grappolo solitario , piu spesso alato , peduiicolo spicca- ticcio. Semi ( aon essendo maturi gli acini e facendosi questa descrizione di memovia per oi'a qui si omettono i semi; dicasi lo stesso della grossezza e Iiinghezza degli acini ). Indole. Vite per lo piu feconda inediocremente; fiorisce al tempo della maggior parte e anticipa alcun poco a niaturare ; mangereccia e da vino , al quale d.'i noliile sapore e color nero. Sola fa vino molle e alquanto muto o di poco sale. Annotazioni. Indlgena a memoria d' uomini. Serbevole d' inverno il frutto ad uso di tavola. Da non coltivarsi ne' canipi aperti perche attiva i ladroni. Varietd, ^ Nel nostro vernacolo delta Berzami Rampighi , Marzeniina arrampicatrice. In tutto somigliante alia precedente tranne nelle segnenti qualita. Fusto che monta assaissimo e sermenti die arrampicano a qualunque altezza,,con viticci tenaci , legnosi e fortis- simi coUe gemme piu spesse generalmente dell" altra ; col peduncolo del raspo tanto tenace che non si spicca senza un tagliante. Gli acini alquanto piu filti, e piu duracini ^ piu .piccoli , ma deliziosi. Imperfetta com' e questa descrizione , essa basterelibe se ne avesslmo una simile per tutte le uve conosciute in Italia. Avremmo in allora elementi bastanti per compilare una sinonimin , che da tanto tempo forma il voto degli agricoltori curiosi ed istruiti. Posti noi a'la testa di un o;iornale abbastanza diffuso ^er tntta questa bella penisola , non tralasceremo d' inculcare, per quanto sta in noi, cio che pno tornar utile alle scienze ed airagricoltura. Dalla dilazlone di un anno qucsto lavoro avria potuto ottenere quel perfezionamento che ora non ha -^ ma pur troppo il differire e spesse volte lo stesso che togliere o tralasciare. D' altronde non aspirando noi alia gloria esclusiva di questo perfezionamento, preferiamo dividerla con altri , anzi do- ve rla tutta intiera ai lumi di chi potra con questi pochi cenni fare maggior viaggio di noi. Non sarebbe il primo GEOPONICX DELLE VITI , CCC. 867 esempio die uri"' opera mediocre abbia data origine a una migliore , e a una eccellente. L' applicazione del nostro ten- tativo alia pratica decidera del suo nierito. C16 cbe im- porta si e che i signori agroiiomi e naturalisti d' Italia si occupino di qiiesto argomento , e sopra sifFatte tracce si complacclano di descrivere tutte le vlti che soao alia por- tata loro. Potrerao sperare di veder compiuto questo de- siderlo entro il futuro mese di settembre? Se cio accade, r Italia avra preparati i uiateriali per un lavoro che si potra poi col tempo correggere e perfezionare. L' Impor- tante e di cominciare. 368 Elementl di zoologia dell' abate Camillo Ranzani , pro fes sore dl mineralogla e di zoologia nella R. Uni- versitd di Bologna. Tomo I coiiteiiente Z' introdu- zione generale alia zoologia {Secondo estratto). Parte seconda. Dei fondamend delta zoologia che non le sono comuni colle altre parti delta storia naturale. c AP. I , II, III. Delia prima divisioiie delle fimzioni ani- mati ecc. , delle sensazioni e degli orgatii che servono alle sensazioni. Ferrao T autore nella sua protesta di non ali- bracciare alcuna dottrina modei'iia , se pruna da lui non conosciuta conforme alle regole della buona ci-itica e della Sana ragione , dice che le funzioni animali sono di due sorta , vitali quelle che risguardano la vita , animcdi le altre che appartengono alle sensazioni , e a tutto quelle che e connesso colle medesime. Forti obbiezioni possono farsi ad una tale divisione presa dalle rovine deireditizio galenico ; ma ci limiterenio a dire che tutte le funzioni le quali si eseguiscono nell' animale , appartengono alia vita , e quindi sono vitali ; e che la loro classiiicazione deve essere basata piuttosto sullo scopq diverse o alinen precipuo a cui adempiono nell' ordine della vita istessa. Chi sa i motivi onde i fisiologi al presente distinguono le funzioni tutte della vita animale in tre ordiiii , cioe in funzioni della vita organica , della vita di relazione, e della vita propagativa , scorge ben tosto 1' inesattezza della mu- tllata divisione galenica suesposta, ed il passo retrogrado, che farebbe sotto questo rapporto la fisiologia animale. — Parla in seguito della sensazione , cui egli e ben lontano dal considerare come una modificazione della materia, ma bensi una mutazione nel principio senziente , dotato d'in- telligenza, cliiamato aiiiina immateriale che risiede in una data parte del corpo, e poco manco ch' egli aggiungesse, nella ghiandola plneale. Dimostra che le inipressioni , le quali servono al senso , operano sugli organi cosi detti sensorj , di cui fanno parte i nervi , i quali si dividono , giusta il nostro autore , in wihili ed invisibili , e i prinii o KLEMENTI DI ZOOLOGIAl, CCC. 869 U conosciamo per quelli die sono^ 0 non U riconosciamo. Se la Sfinge avesse proposto un tale enigma alia sagacita di Edipo , noil si sarebbe certamente per queHa voUa get- tata a preciplzio dalla rupe Ismenia. Esposta in seguito una triviale descrizione de' nervi visibili , e da noi rico- nosciuti per tali, insegna come per mezzo delle loro co- niunicazioni ed unioni formino xin aggregate, cui si da il nome di slstema nervoso , e che deve in tutti gli animali avere un centro , quantuncjue sia molto difficile precisarne ' I' estensione e la sede. Finalmente chiude il presente ar- ticolo sugli organi che servono alle sensazloni, coUa espo- sizione delle quattro forme principali , che presenta il si- stema nervoso nelle quattro provincie zoologiche stabilite a questo riguardo dal chiarissimo Cuvier. Cap. IV, F, VI. In questi capi si tratta de' mod volon- tarj , degli organi che servono ai medesimi , e dfille parti dure che trovansi nel corpo di alcuni animali. Dimostrata la necessita in cui erano tutti gli esseri senzienti di godere della facolta del moto volontario , onde allontanare o fug- gire le cose nocive , e procacciarsi le grate e giovevoli , contraddlce a quegli scrittori i quali opinano che da un certo numevo di animali non si eseguiscono movimenti volontarj. Divide tali scrittori in quelli i quali negano la facolta dei moti volontarj ad alcuni animali che essi sup- pongono privi della facolta di sentire , ed in quelli i quali considerano silFatti movimenti negli animali piii imperfetti non gia volontarj , ma spontanei soltanto. Ai primi oppone il carattere da lui stabilito come distintivo degli animali tutti , consistente nella proprieta di sentire ^ per lo che viene a conchiwdere, che anche i loro moti devono essere infaliantemente stimati volontarj : e di questa verita con- vince anche i secondi ]>rovando loro , che la spontaneita. si definigce il piii delle volte in modo clie non differisce dalla volonta. Ammette perb che i movimenti delP animale non dipendono tutti dalla volonta ; ma che ve ne hanno alcuni 1 quali sono afl'atto involontarj; e che agli iinl ed agli altri servono j^articolari organi ch.iamati muscoli. Da una breve Idea della struttura di queste parti , del modo con cui agiscono , e confessa di nulla sapere intorno alia natura della irritabilita. Dopo aver parlato delle parti che Servono alle sensazloni ed ai movimenti , trova ragione- vole.di fare alcun cenno delle parti dnre che trovansi nel 370 ELKMENTI DI ZOOLOCI\ corpo di certi animali , e clie raccliindono e proteggono le parti molli, o foniiscoiio i nmscoli de' puxiti d'attacco necessarj per la loro azione. Tali soiio le ossa, le cliioc- ciole , le corna e le cartilagiiii , tutte di difFei'ente strut- tura e durezza. Cio posto, ne insegna cosa siaiio i gusci , le croste , lo scheletro osseo e cartilagineo , cosa sia il cranio e la colonna vertebrale , e perclie dividansi gli animali in vertehrad. ed invertebrati. Cap. FIT., VIII. L' animale acquista il necessario incre- mento , e ripara le continue perdite della sua sostanza mediante la nutiizione , o sia , giusta il nosti-o autore , la facolta di appropriarsi particelle, che prima in verun conto gli .appartenevano , e di dare a queste il temper a- mento , che non hanno di per st stesse , e che all' uopo e necessario. E per dire alcuna cosa sojjra questa funzione, considerata in largo senso, ci avverte die i cibi enti'ano per la hocca nello stomaco o tube digerente, ove ha luogo un' operazione chimico-animale, detta digestione, agevolata anclie da ajuti meccanici , e per la quale il cibo si scom- pone,e formansi dei nuovi composti quali appunto il bi- sogno li richiedeva. Preparato il nutriniento nel tubo di- gerente 5 fa osservare che esse viene assorbito da alcuni vasi , e per alcuni canali distribuito a tutto il corpo. Ma acciocche il sangue acquisti le debite qualita per divenire atto alia nutrizione , e necessario che sopra esso agisca r ossigene. Di qui T autore prende motive di fare alcun cenno sulla respirazione clie egli divide in siiperficiale ed interna , in limitata , ed in piii o meno generale ; e cui servono o i vasi aeriferi , o le trachee , o i polmoni , o le branchie, sia che vogliansi queste dire proprie degli animali soltanto clie respirano nelF acqua , sia clie ab- bianvi anclie le branchie aeree. Poscia torna 1" autore a pnrlare degli organi che servono a distribuire il nutriniento alle parti. I vasi sanguigni sono distinti in quelli che hanno un centro comune , ed in cpiclli che non T hanno. Nel primo caso il sistema sanguifero e composto di arterie , di vene, di un cuore , e in alcuni animali di tre. La cir- colazione del sangue poi e o generale, o doppia, o seni- plice; e qui 1' autore indica brevemente le dilFerenze che passano tra V una e V altra , mettendo fine cosi al suo ragionainento sulla nutrizione. Superficiali e liniitatissiine suno le no/ioiii che in 2;enere osli ci da dellc fuiizioni dell' AB\TE CAMILLO RANZANI. S^I tutte or ora menzionate, ed appartenenti alia nutrlzione considerata in largo senso ; ma cIo sarelibe ancora tolle- rabile , se neir esporle avesse nsato di un metodo plu ra- gionevole, bnde evitare una certa confusione, che ne ram- menta ad ogni passo il caos d' Ovidio. Cap. IX. Delia propagazione degli aniinalL L' autoi-e dl- cliiara assurde o su debole fondameuto basate tutte le ipotesi imniaginate dai fisiologi e naturalist! per ispiegare il fenoi»eno nieraviglioso della procreazione. Egli ommet- tendo ^rcio di far parola di esse , restringe il suo discorso alia esposizione di alcuni fatti clie la risguardano, e che non possono rivocarsi in dubbio. Ammette la preesistenza dei germi die in alcuni individui sortono spontaneamente, indicati coi nomi di bulbetti o gemme ; mentre in altri non possono svolgersi, se non dopo la fecondazione. Ac- cenna la varia disposizione degli organi destinati a questa funzione che ei divide in intei'na, ossia per accoppiamento, ed in esterna^ cosa debbasi intendcre per mndre ovipara, vwipara e vipara; e finalmente come la madre vivipara nu- tra per qualche tempo dopo la nascita i suoi feti per mezzo del latte; e diversamente siano nutriti qnelli che nascono dalle altre. In seguito 1' antore che iin da principio ha protestato di non parlare della formazlone del germe, ci avverte che ha pure evitato di chiamare gli organi ses- snali organi della generazione , altrimenti si dovrebbe cre- dere che questi prendano parte nella formazione del germe. Gli organi sessuali sono meramente destuiati alio svihtppo ed alia fecondazione dei germi ; e percio , secondo il no- stro antore, devesi sbandire da tutte le opere di fisiologia e storia naturale la denominazione erronea di organi della generazione 1 I : rilievo spezlosissimo per il nostro autore, ma che speriamo non verra da alcun altro apprezzato. L' ultimo squarcio del presente articolo degno piuttosto d"' essere inserlto in un almanacco , che in un trattato di zoologia, e diretto contro i fautori della generazione equi- voca ossia spontanea ; e le ragioni e i fatti che egli ad- duce per negaria , presi dai chiarissimi Redi e Vallisnieri, sono abbastanza noti , perche ci asteniamo dall" accennarli. Cap. X, XI. Nel primo di questi capi definisce la spe- cie zoologica la raccolta di tutd gli animal i individui ^ aveiiti la stessa natura. e la stessa essenza . e procreati ( eccettua- tine i primi) da animali somiglinnti ; la quale definizione , secondo esso , non ci sommiuistra pero sullicleiile n\czzu 372 ELEMENTl DI ZOOLOGIA. di riconoscere e di detei'mltiiire le vere specie natural!. Adduce gli argomenti sui quali crede di fondare questa sua asserzionc , e dichiara pertanto clie le specie de' zoo- logisti non dovranno sempre aversi in conto di specie na- turali , avvegnache spesso abbisognano di correzioni. In scguito parla delle varicta costanti ed iiicostaati , non cbe delle razze; e fa di proposito osservare la difKcolta somma di stabilire il I'ispetdvo valore de" caratteri distiiitivi delle specie, delle razz« e delle varieta, oude uoxi si confoa- dauo , o non si aljbiano le une in luogo delle^lptre ■ — Nel capo XI tratta delle variazioni degU aiiitnali, e delle cagioni. delle medesime. Le difFerenze dell' atniosfera e del clima, le qualita diverse delle sostanze alimentari, e molte altre circostanze intrinseche ed estrinseche agli animali stessi sono le cagioni, per cui gli animali individui, cd anche le loro generazioni, vanno soggetti a cangiamenti degni dell' attenzione del zoologista. Posta una tale verita , r autore s' inoltra a diniostrare che sonovi dei limiti , oltre i quali non possono estendersi codeste variazioni ; limiti che separano le vere specie naturali , perche f'ondati nelle immutabili essenze reali di ciascuna delle medesime. Ei reca in mezzo gli argomenti addotti da alcuni moderni , i quali afFermano le essenze e le specie esistere soltanto nella nostra mente , e ad esse non corrispondere alcun oggetto reale ; il perche sembrerebbe che tutti gli esseri non sono se non variazioni, ossia gradi di una serie non interrotta, pei quali si passa dalPanimale il piu sem- plice ed iinperfetto al piu perfetto e complicate organismo. Qui riproduce la cjuistione suUa generazione equivoca degli jnfusorj e degl' intestinali , e suUa trasformazione dei me- desimi in animali di struttura ognor piu complicata. E per combattere una sifFatta dottrina amniessa da Treviranus , Sprengel ed altri , si accinge a provare i." che non me- ritano fede i racconti fattici da Vrisberg , Needham e Muller , suUe osservazioni dei quali voi-rebbe essere posata la realta delle succitate opinioni;^ 2.° che e falso il preteso assioma, giusta il quale si suppone che la natura non puo generare gli animali se non successivauiente proce- dendo dal piix semplice al piii composto ;, poiclie in natura non vi hanno forze atte a produrre questa immaginata successione. Cap. XII, XIII, XIV. Questi tre ultimi capi sono dedi- cati all'istinto, A\c maniere di mere ed alle prime divisions dell' abate camillo ranzani. 373 degU animali. Nuiraltro suU'istinto egli ne dice, se non die e la causa ignota di un genere di azioni , clie si faiino dagli animali tutti di. una data specie, non provenienti immediatamente da fisici bisogni, ne dalla organizzazione, ne da abiti co^tratti, ne attribuibili a consociazioni d' idee, ovvero a idee acquistate di nuovo. Cosi , ad imitazione di Alessandro il Grande , egli con un colpo di spada scio- glie r intricato nodo gordiano , intorno al quale sembragli cbe inutilmente spendessero e tempo e ricerche e raziocinio i Reimar, i Lock, i Darwin, i Lamarck , e tauti altri cui troppo lungo sarebbe il rammentare — . Per riguardo alia maniera di vivere degli animali, ci avverte essere diversa secondo la struttura del corpo , il grado d' intelligeaza e la varia natura dell" istinto, Quindi in brevi parole ne dimostra , cosa signilicbino le denominazioni di animali carmvori, erbivori ed onnivori, diurni e notturni, seden- tarj e vagabondl, non che la voce emigrazione ed altre cose , alle quali pongono mente i zoologisti nel distinguere gli uni dagli altri animali. — Finalmente scendendo a parlare delle prime divisioni, ne tesse la storia letteraria, ed indica i nomi di quegfli scrittori cbe banno piu o meno contribuito ai progressi ed al perfezionametito di questa parte della zoologia col proporre nuove distribuzioni, o correg- gere quelle dei loro predecessori o contemporanel. E sotto questo rapporto gli sembro convenevole di lissare tre prin- cipali epocbe, quelle cioe di Aristotele, cui giustamente risguarda come padre della zoologia, di Linneo, e di Cuvier, ai quali tutti ofFre i meritati encomj. Per mezzo di tavole ci fa conoscere le piii importanti distribuzioni del regno animale proposte da questi celebri naturalisti non solo , ma ne acceana ancbe i varj cangiamenti , che essi m&desimi od altri scrittori vi lianno poscia introdotti, e le i-agioni da cui furono guidati a cio fare. E siccome la divisione esjiosta da Cuvier nell' anno 18 12 gli sembra meno difettosa di quante altre sono state sinora proposte, ed ha percio divisato di seguirla nel dare i svioi elementi di zoologia; cosi termina il presente capo esponendo , secondo Cuvier, la distriliuzione degli animali in quattro provincie , basata suUe quattro principali forme , che in essi presenta il sistema nervoso , e per mezzo di tavole sinottiche la divisione di ciascuaa provincia in quattro classi. (Sara continuato. ) 37 /•+ Storla particolare delV ape bicornc e dell' ape mararia^ dl Bernardino Angelini Veronese. N, I ELLE ultlme serene giornate di febbrajo , od al prln- cipio di marzo vedesi comunemente nell' Italia settentrionale un' ape grande come la peccliia, lueta uera e metk fulva a volteggiare solitaria presso le abitazioni anche nei luo- ghi pill frequentati, per le strade del villaggi e delle citta, posandosi sui iiori , sui iiiuri e suUa terra ^ ed i suoi co- lori attraggono facilmente lo sguardo. Messaggiera della Ijuona stagione e del rianovellamento dell' anno , preferisce di aggirarsi per gli orti e giardini aaiiunciando la par- teiiza del gelo *, e la prossimita dell' arrivo della prima- vera ; ed appare tra i priini iinenotteri, che abbnndonano il segreto ricovero , che li sottrasse ai rigori dell' inverno. Frecjuenta i fiori del salice caprio , delle varieta del pru- ao e iiiolti altri, e piii noii mirasi nella state, forse per- che peri see dopo la deposizione delle uova. Non sono ben conosciuti aiicora i costumi dell' ape bicorne , ed avendo a caso nel couiincianiento di aprile trovato alcuni suoi nidi , sono in grade di poter dire cose non dette , pre- mettendo intanto la descrizione dei due individui di questa specie. Maschio. Corpo irsuto , meno pero della fcmtnina : peli bianchi suUa fronte , neri stxI busto e fnlvi suUa parte superiore deir addonie. DifFerisce dalla femniina per la raancanza delle prominenze coniute sui fronte, per le antenne fili- formi e piii lunglie del torace , e pel ventre al di sotto quasi nudo e di color bronzino bruno e finalmente per la mancanza delT aculeo. Meno grande della feuimina, e dalla testa all' ano lungo un centinietro. Fcnimina. Corpo irsuto e molto sotto il ventre , cioe a brusca » nero all' eccezione dell" addome sopra e sotto fiilvoi gran" dezza e jiortauiento della peccliia nicllifera. Antenne cubitate ■ ■ ■ > hicornis. STORIA DELL APE BICORNE eCC, O-^li o scavezze plu brevi del toracej via nero, piccolo pro- getto corneo , coii due punte sporgeiiti orizzoiitalaientc a luna cresceute, "od 4^ guisa di due ^jorna'sopra le luandi- bole , ed un incavo nel mezzo alia fronte. Pare clie si serva di queste puate per dar forma all' interne del nido , ed ai fitti peli al di sotto del ventre appicca pel trasporto le materie polverose clie coglie sui fieri. La sua limghezza dalla testa all' arte e di quindici millimetri , e la sua de- nominazione uon e la stessa presso gli auteri; Fabricio Atithophora ? , . Jurine Trachusa . . ^ . Latreille Megachile . . cornuta. Dictiomiaire d'hist. naturelle Osmia Linneo, Yillers Apis Encyclopedic n." 47 Aheille bicorne fern. n.° 48 Abeille fauve ( rufa ) male. Linneo del maschio avea fatto una specie distinta setto il nome di Apis rufa e da altri fu in cio seguito. L' En- ciclopedia nen da ai n." sepra citati pei due sessi presi per due specie che una descrizione assai succinta , piu dif- fusa nel diziouario di storia ilaturale. II chiaro entemologo succitato di Ginevra sig. Jurine , nen ha guari defunto , avea sospettato che quest' ape vivesse , come la pecclua , in societa forniata di tre sorti d' individui neutri maschi e femmine, e cio per la varieta di grandezza e colore cui e sottoposta. Ma la cesa nen ista in tal feggia e la sola femmina provvede alhi sicurezza ed aU'alimento della prole , il maschio nen entra mai nel nide, volande errante in marzo ed aprile sui fieri in traccia della compagna^ e dei neutri poi nen ne nasce in alcun tempo. Quest' ape varia nella grandezza e specialmente nei celori dal fulvo al biondo ed al bianchiccio. La vaiieta piii distinta e la Megachile cornigtra del Rossi nella Fauna etrusca , la- quale sembra assai degenerata , e puo presentarsi per una specie diversa. Quando le api bicorni erano sparite , io ne colsi una sola in estate posata sepra una foglia di ontano , e la reputo rara fra nei. £ della grandezza del maschio , cui somiglia nel portamento ; e meno pelosa e coU' estremita superiore deir addome nero. Le gambe gone bionde , il pelo ( tranne nella parte al di setto del ventre che e fulvo ) di un grigio liiondo, il busto e l" addome superiormente presen- tane un fondo lironzhio e le corna sono uiene sporgenti. 376 STOUIA. dell' ape BICORNB La lungliezza del corpo e poco piu di un centinietro. Si e annunciato in modo dubbioso che fossevi congiunzione nei due sessi , e Yillers avea reso noto che Forskoehl li vide in copula , poiche i maschi e le femmine ordinariamente in corapagiiia coflipariscono negli stessi luoghi e nella stessa stagione cercandosi mutuamente. lo stabiliro iu appresso con pill accerto questo fatto. In generate gl' imenotteii eccitano T amnih'azione, allorchfe si esaininano i lavori che adoperano e le soUecitudini che si prendono per assicurare 1' esistenza della loro posterita. Gli sfegi , gl' icneumoui , le vespe , le api e le formiche ofFfono degli stupendi esempi d' un' attivita instancabile nella famiglia , di una certa intelligenza per la ragionevolezza delle opere e della piii sentita tenerezza materna verso la prole crescente. La nostr' ape palesa anch' ella una pre- videnza per la scelta del luogo , e per le provvigioni che dispensa alia sua ligliuolanza. Latreille ha detto che nidi- fica nelle fessure dei muri , e nei t^ rreni argillosi tagliati a rettangolo e che sovente approiitta di cio che ha ser- vito ad altri apiarj. lo stesso 1' ho piu volte veduta ad entrai'e nei nidi vuoti dell' ay/fe niuraria , nei rotondati fo- rellini delle luuraglie e degli alberi vecclii, ed allargare particolarmente i bucolini del legno delle finestre e delle porte per istituirvi il suo nido senza prendersi molto tiniore della presenza dell' uomo. Nessun entomologo pero a quel che io credo, ha dato ancora la descrizione di cotal nido sempre collocate in sito difeso dalla pioggia. Nella bassa e paludosa pianura della provincia di Yerona in vece di tegole di cotto, con un grosso strato di camie selvatiche ( Arundo phraginites ) sono coperte le case dei contadini , miserabili abituri forniati di legno coUe pareti di vimini o pertiche di salcio conimesse tra loro ed intonacate e smal- tate internamente ed esternaniente di una terra argillosa. Nella parte inferiore di un tal tetto di canna e propria- mente all' estremita ed orlo della grondaja, alia meta di aprile vidi a vagare parecchi imenotteri , che entravano ed uscivano pei bocciuoli delle canne stesse incUnate ed aperte al basso ; ne adocchiai cinque o sei entro le quali marcai entrate le api bicorni e le tagliai a piii di 3o cen- timetri in lunghezza. Queste canne o piii propriaraente questi bocciuoli ascendendo dal foro al trauiezzo della pri- ma articolazione contenevano nei vano 1' uno dietro l' altro E dell' kVE MURA.RIA. Sy? pii\ iluli ciascuno della Innghezza di r|uindici centlnietri, Ecco le operazioni clie si eseguirono dalla sola femmina. Scelto il caanello opportuno , 1' ape lia applicato contro il traniezzo alia prima incoiitrata articolazioue una calotta , o piccolo coperchio a caiiipana col concavo all' iiigiii fab- Ijricato con terra argillacea ammollita ; a questa calotta o cappelletto appese pel tratto di sei millinietri una pasta gialla che lia V aspetto di cera grossolana o di polliiie , niasticato , di sapore dolcigno non ingrato. Tale pasta non iiiacidi mai e si conservo come posta di fresco in tutte le trasformazioni. Nel mezzo di cotal pasta alimentaria ap- pariva piantato un piccolo corpo oblnngo cilindrico bianco e diafano che e il cacchione. Non ho potuto accertaruii so fosse nato da mi uovo o se piuttosto Tape fosse vivipara. La calotta e V alimento occupano la meta circa della Inn- ghezza dei quindici centimetri col resto vuoto per i' incre- inento del par to. Successivamente seguivano tre o quattro nidi delle stesse forme e proporzioni , ed in una pari di- stanza fra loro f, la qual distanza corrisponde pressoche alia Innghezza deir insetto perfetto. Alia meta di aprile fu- rono raccoiti tai nidi e le cose ei'ano nello stato descritto. II lo maggio osservai che il caccliione cresciuto ei^a di- venuto tre o quattro volte pin Inngo e proporzionatamente pill grosso , tenendosi costantemcnte piantato nella pasta in una poslzione semi«ircolare. Conservava tuttavia una certa lucidezza nel corpo di cui si annoveravano quattor- dici anelli distiati , e veduto col microscopio appariva fiha- mente punteggiato di bianco. Erano assai visiljili la bocca c r ano. La ])occa era munita di due mandibule acuminate brunastre, che 1' insetto moveva alia maniera di forbicette ed a volonta potea ritirarle e nascondere nel primo ancllo: r ano air altra estremita mostrava pel cibo di csscre d' un colore tiraute al bruno. Gli cscremcnti evacuati crano bruni ed a piccoli corpctti cilindrici e qnai granelli di sabl)ia. Verso la line di maggio osservai che alcuni si eraiio in- crisalidati o stavano per filare il bozzoletto. Qiielli che erano in qifest' ultimo stato riempivano T intera cavita del nido tenendo sempre arcuate il corpo , e portando qua e lii ill giro la testa tessevano ed appiccavano alle pareti del nido i fdi del ])ozzoletto ch' erano lavorati dalle man- dibule e dai lal)bri. Conservava il cacchione il colore bianco sporco punteggiato di candido , ed il ])ozzolo ovale di Bibl, Ital. T. XXX, 25 378 ST OKI A dell' ape bicokne llnissinia seta era tli un roseo languido. Dal lato risguat'dante il foro della caniia vedesi come un capezzolo , od una pa- pilla conica sporgente, e pare die la si operi T apertura per r escita deU' insetto. Ivi il colore distinguesi piu ca- rico ed ivi lacerai con un ago iino uno di questi boz- zoli. II cacchione colorato e Incido , come prima , sebbene un po' accorciato , accoi'se colle parti della bocca ad esami- nare e tastare il foro, e si mise a ritessere per otturarlo come fece. Nei mesi susseguiti tutto resto nel sonno e nel riposo fine verso la metii di marzo , allorche ai primi te- pori, esposti i nidi alio riscaldamento del sole, sbucarono le api. La prima a nascere fu una femmina , e pare die i iiiasclii ordinariamente sieno all'indietro negli ultimi nidi. Colla femmina niisi sotto un vaso vitreo piii maschi ch' erano di difFerente grandezza , altri quasi eguagliando la femmina ed altri non erano che la nieta. Esposi il recipiente al tepore del sole in modo pero che il calore concentrate per la troppa i-arefazione dell' aria non facesse loro male alcuno. Quaiido si trovarono ad una temperatura piu ele- vata di quella all' omln-a, uno dei piccoli mariti sali sul- I'addome della fenmiina non moventesi, e poco tempo dopo, facendo col tremore delle ali e del corpo un lieve ronzio, insinuo nell' ano della compagna le sue parti genitali ese- guendo una vera congiunzione , che fu pero di un istante ; indi si rimise a cavalcione sull' addome della femmina, ove rimase alcuni minuti e poi discese miscliiaiidosi cogli altri die andavano cercando un egresso della loro prigione. Quel fatto quindi riferito da Villers sulla testimonianza, di Forskoel resta cosi comprovato ; ed anciie in qnesta spe- cie, come nella pecclua melliiica. neU'ape violacea ed al- tre , le nozze si celebraiio coll' unione non equivoca dei due sessi. Queste osservazioni ed esami erano gia formati, , quando mi venne all' occliio la nuova opera sotto i torchi a Parigi , Dictionnair'' des sciences nalurelles , incoata nel 1 8 1 6 , • e die alia voce Abeille sotto il n." ig descrive Tape bi- . corne. Parlando del nido si dice che apparisce applicato alle muraglie esposte al mezzodi qual piccolo tumulo o muccliierello di fango o di malta , che la femmina lo fab- brica con particelle di terra o di sabbia agglutinate da ixn viscoso umore , dividendolo in cellette della forma di un ditale lungke un pollice e larghe sei linee. Le larve poi ( viene soggiunto ) nascono alia fine di aprile od al E dell' ape MURA.KIV. 3-() priacipio di inaggio. Dopo aver data una descrizlone del- Tape fVonticorne di Panzer e della cornigera di Rossi, si esprime al u.° 22 = che Tape muiaria e una specie A'icina alia cornigera , clie il maschio piu allungato della femmina lia delle antenne lunghisslme senza corna al fronte e senza pungolo airaddome, clie la femmina nidiiica neU'argilla, nella cavita di qualche pietra , in un qualclie bncolino di un ar- bore, non costruendo che una celletta con rena ricoperta intieramente al di fuori della stessa materia =. INTi sorge da cio il dubhio , che non sia noto il mascliio dell' ape muraria , e che il sue niJo sla stato confuso e reso co- inune alia bicorne , conferniandonii in quello clie dissi di so|5ra che nessun entomologo diede ancora la dcscrizione del nido dell' ape bicorne. Per rischiarare gl' insorti so- spetti daro la storia dell" ape muraria , di cui mi sono occupato a conosccre i costunii. Fabricio Xylocopa. Linneo Yillers. ^ Encycloiiedie , Diction. '> Apu>. . ,, ,' ■ ♦ II ; > Murarui. des sciences natureUes. i / Jurine Trachusa Cuvier reg. aniiii. . Megachile Diet, d'hist. naturelle . Osmia cornuta. Mascliio. Fnlvo-bruno e lungo sedici mlllunetri : rassomiglia al maschio delV Anthopliora fahnventris di Fabricio, e gli po- trebbe in gran parte convenire la descrizione dell' ^pw bryo- rum Villers. Esso e bruno, ma nella massima parte coperto di peli fulvi particolarmente sul corsaletto , ed ai primi anelli dell' addome nella parte disopra. Sotto la gola , alio sterno , alle cosce delle prime gambe e nel fronte, la lanugine e d' un fulvo chiaro quasi bianchiccio : occhi, antenne . mandibule come nella femmina , ma pero m^io larghe: all jaliae ed un po' bruno verso il margine esterno al di la delle cellette. Le cosce e i due ultimi anelli del- r addome col ventre nei'i, e 1' ano dentato. I tarsi de' sei piedi fulvi. Lc antenne meno lunghe del torace. Femmina. Nera e lunga due centimetri appena : ha dell'sspptto della Silocopa violacea , d' una meta pcro mcno giande 38o STORIA deli/ ape BICOKNE tli essa. II nero e il colore dominante del corpo : ali turchine; i tarsi, Tapice delle mandibule ed il ventre , ad uu certo lunie, coperti di peli fulvi ^ T addonie iiiiameiue puiiteggiato , ed i peli lo coprono a fasce traversali la- sciaiido a nudo Ic incisure. 11 pungolo e rossiccio , lungo quattro niillimetri : torace finamente punteggiato ;, e quasi nudo nel davanti : occlii bruni , oblunghi , sporgenti; ed antenne brune scave/.ze , pari in lunghezza a quelle del mascbio : mandibule assai forti , largbe , triangolari adun- cbe. Cbecbe ne dicano i due citati dizionaij francesi , io non ho veduta alcuna prominenza o punte sporgenti a forma di corno sul fronte. Questa silocopa , e 1' affine violacea danno un saggio del- r architettura degl' insetti , e deturpano gli ornati scolpiti posti a cielo aperto. La femmina del pari che la hicorne sola s' incarica della costruzione del nido. Al finire di niarzo sopra una statua di marmo collocata nel parterre di un giardino negli angoli o delle niembrature del corpo o delle piegature del vestito trovai alcunl suoi nidi impastati di terra e di sabbia, senza fori e del tutto ancora intatti, Rotti con qualclie avvertenza vidi maschi e femmine in perfetta niaturita , ed un solo caccliione prossimo alia metamorfosi. I mascbi e femmine sviluppati aveano lacerato coUe man- dibule 1' invoglio setaceo , in cui si rincliiusero. Questo invoglio o bozzoletto di una seta bianco-rossiccia , lungo due centimetri e largo uno , e ovale diafano e lascia tra- vedere il caccliione o la silocopa in quale stadio trovisi di trasformazione. I maschi sono in maggior numero , e dopo la fecondazione che segue in primavera , vedesi la nera femmina a svolazzare qua e la cercando il luogo pid cpportuno per la costruzione del nido a qualche altezza del suolo nelle situazioni solarie anche nelle case delle citta. Da preferenza a posizioni al sicuro della pioggia e particolarmente a qualche sporto arcliitettonico nei cui angoli assicuva il ricovero alia futura famiglia. Sceglie a grano a grano sabbia ed argilla minuta , clie stenqiera ed agglutlna colla bocca e portando e riportando al luogo eletto forma una malta o stucco , che molto indurisce dap- pol ed e il solo materiale che impiega ad edificare. La sua casa rilevata a piccolo tumulo e semplice ed e di molta solidita. Consiste aclV interno di alcune stanze ta- lora dalle dieci alle quindici una all' altra addossate , e E dell' ape MURARIA. 38 I seiiza comunicazione tra loio ^ alcune piu , altre nieno grand! , il di cui interno polito ofFre la iigiira della ca- vita di un ditale da cucire. Un iaviluppainento generale della stessa materia ceineutaria durissiuui le copre ed av- volge tutte, ne lascia scorgere alcuii forelliao al di fuori. In ciascuna stanza la femmina depone un uovo con una pastiglia dolce, clie ha del miele di grato odore e sapore , per I alimento del caccliioue , che in poclii giorni nei niesi caldi e niatnro , essendovi in un anno piii generazioni. Nelle celle pin graadi stanno sempre le femniine e nelle minovi conseguentemente i niasclii che sono ordinariamente meno grandi della meth della femmina. II cacchione lungo 1 6 niillimetri , d' un bianco paglino , grinzato a rilievi an- nular!, sul dorso pill grosso ve/so T ano con un piccolo foro brnno all" altra estremita per bocca. Negli ultinii pe- riodi dello stato verniiforme , visiliile e la testa rotonda , e distinta dal corpo. Sta nel nido ricurvato in guisa che le due estremita del corpo quasi si toccai*<5. In un mese, piu o meno secondo P esposizione al caloi'e del sole , nasce e . diventa insetto perfetto , e quelli dell' ultima ge- nerazione dell' anno che passano a ninfa 1' inverno , ap- pajono in prima vera a procreare un nuovo ordine di suc- cessione, Sotto una finestra di mia abitazione , alcuni anni sono Iio potuto tenere dletro ed alia formazione dei ni- di , ed alia iiascita della prole in tempi diversi. Da un bozzolo in giugno mi e pure uscito un Leucospis dorsigera che avea avuto ospizio nel corpo di un cacchione della silocopa muraria. L' enciclopedia metodica { Abeille maconne n.° 5i ) fa- cendo cenno altresi dell' Apis bryorwn pare che descrivi pill il maschio che la femmina , citando GeofFroi torn. 2 , e mette i suoi nidi compost! di piu alloggl. II dizionario delle scienze naturali seguendo la stessa citazlone sembra, sulle tracce di GeofFro! , descrivere soltanto il maschio d!cendo=: ape nera a pel! fulv! principalmente suU' addome = sog- giungendo che il nido, come gia annunciai, e di una sola celletta. Cuvier, nella sua opera Regne animal 1817 torn. Ill pag. 5i8, con qualche breve tratto fa distinzione dei due sessi, e la descrizione del nido concorda colle mie osser- vazioni, asserendolo di piii alloggi , ma e assai ristretto nella storia , e non fa motto poi dell' ape bicorne. £ lecito quiudi iV indiirre eke uella parte su riferita il 382 STORI-V DEIl' Al'E BICORNK , t'CC. Dictionnaire des sciences nattirelles (lavoro d" altronde cH un gran nierito) possa doniandare un' emenda partlcolarmente nella descrizione dei due sessi dell' una e dell' altra ape , di cui e discorso , non clie nel rafrguaglio dei nidi del- Tape bicorne assai dlversi da quelli della niuraria. E un al- tro erroie 1' avere csposto die il niaschio di quest*" ulti APPENDICE Ilia iiella cjunle egli si e lasciato talvolta trasportare oltre il dovere dalla forza del suo ingegno e della sua im- maginazioiie. Tale e per esempio V estensione eccessiva che egli ha dato alia uiassima , che i g(\venii soao la causa prima del carattere dei popoli , e che le virtu e i vizj delle naz.ioui , la loro energia o la loro moUezza , i loro talenti , i loro lumi o la loro ignoi-anza, uon sono se non se r opera delle leggi. Ma il SLsmondt ha altresi attaccato il cavattere personale di Lorenzo de" Medici , e quindi si e trovato spesso in aperta contraddizione col Roscoe , al quale ha riinproverato di avere esaltati i benefizj e taciuti od attenuati i delitti della famiglia de' Medici , di avere dis- simtdato lo spirito dependente ed omliroso dei Fioreiitini , di avere adulato il suo eroe. Contra questo scrittore adun- que sono dirette per la maggior parte ie illustrazioni , che ora si pubblicano , ed egli stesso ne conviene nella lettera colla quale ha accompagnato gentilmente 11 dono di qiieir opera al traduttore della vita di Leone X. II primo articolo di queste illustrazioni versa sopra un passo della prefazione della vita di Lorenzo , e sul valore poetico di Lorenzo medesimo, le di cui poesie negato avea il Pozzeld che andare potessero del pari colie piii famige- rate de' tempi presenti. Gia a qnesta censura risposto aveva il Bossi nel § 4 delle sue osservazioni ; ma egli non erasi , forse con prudente avvediraento, arrestato al guazzabuglio fatto dal Pozzetti dcgli ingegni preclarissimi vivuti e viventi nei tempi nostrl . tra i quali ha riferito gli Alfieri , gli Arid, i Bondi , i Cesarotti, i Fantoni , i Lainherti , i Ma- scheroni , i Mazza , i Monti , i Parini , i Pignotti , i Pin-> demonti, i Savioli, i Varano , ecc. Osserva il Roscoe , che quel passo della sua prefazione non fu tradotto con bastante accuratezza ^ poscia viene a parlare partitamente di alcuni dei poeti rammentati dal Pozzetti, cioe \' Alfieri, il Bondi, il Parini , il Monti ed Ippolito Pindemonte , nelle di cui produzioni celebratissime non trova alcun punto di rasso- miglianza , per cui paragonare si possano coi versi di Lo- renzo de'' Medici. Delle lodi date a Lorenzo per il suo valore poetico da Pico della Miraudola e da altri valenti scrittori di quella eta, gia alcune cose dette aveva il Bossi, ed ora molte ne aggiugne il Roscoe , il quale si e anche pl- gliato r incarico di rispondere ad alcune critiche del Mu- ratori sopra tre sonetti di Lorenzo , da esso per intero PARTE STRANIER4. 887 riferiti , non meno che un saggio delle sue terzine , appog- giandosi per ultimo air autorita del Fahroni , ed al giudi- zio su di alcuni poeuii del Magnifico recentemente por- tato dal dottissirao Ginguene. Nel secondo articolo parlasi della bella situazione di Fie- sole ; nel terzo della superiorita acquistata in quella eta dai Fiorentiiii ingegni , per cui divenuti erano gli storici , i poeti , gli oratori , i precettori dell' Europa : a questo propo- sito egli ha citato i nomi di dodici oratori, o amhasciatori iiorentini , i quali ad un tempo per diversi sovrani eser- civano ministero diplomatico verso Tanno iSoo, altri per i re di Francia , d' Iiighilterra , di Boeraia, di Napoli , di Sicilia , altri per la Russia , per gli Scahgeri di Verona , per i Pisani , per il signore di Camenno , per 1' ordine di.S. Giovanni di Gerusalemme , e fino per il Cane dei Tartari. Nel quarto si rivolgono gli attacchi co)itra il Sfamondi, c si giustifica il biografo inglese, il quale la prima appa- rizione di un Medici nella storia fiorentina aveva fatto risalire fino alia nieta del secolo XITI. Nel quinto si parla bi-evemente di Binaldo degli Albizj capo dei Guclfi ; e nel sesto al Ginguene , che accusato lo aveva di avere dissimu- lato le crudelta di Cosimo, risponde Tautore che istigatore non era stato Cosimo delle severita praticate contra i di lui avversarj. Nel settimo si accenna , che della dissertazione di Poggio Bracciolini • an seni ducenda sit uxor , supposta inedita , erano state pnbblicate dal sig. Shepherd pocliissi- me copie distribuite soltanto agli amici ; nell" ottavo si giustifica coU' autorita di Pietro Crinito V aneddoto riferito nella vita di Lorenzo^ che un manoscritto della storia di Livio , mandate da Cosimo de' Medici ad Alfonso re di Na- poli, tronco le discordie, che ti'a que' due principi sussi- stevano ; e nel nono si rammenta una pittura di Fran- cesco Peselli rappresentante Cosimo col suo llgliuolo Pietro e i suoi abbiatici Lorenzo e Giuliano, della quale pure si inserisce un" elegante delineazione incisa. Si torna nel decimo a combattere le ojiinioni del Si- smondi , il quale a Lorenzo contrastave vorrebbe pur an- che il titolo di Magnifico ; Tundecimo e il duodecimo sono diretti contra alcune incaute espressioni del Poz- zet.ti: nel tredicesimo si enienda una frase del Mecherini, e nel declmoquarto si tonia contro il Sismondi , il quale 388 ArrENuicE ama piuttosto nelle cose politiclie cle' Fioi'entini segnitare il MacchiiWcUi ed i saoi copisti, clie noii Lorenzo mcJe- simo lie' suoi ricordi. Contra lo stesso SismoruU soiio pure rivoiti i tre articoli segueiiti , nel primo de^juali si fa ve- dere die Lorenzo e Giuliano noii eraao cosi discord! nel- r indole loro e nel loro sistema di amiuinistrazione, come voile farli credere lo scrittore francese ; nel secondo lun- ghissimo si paria diirusaniente delle relazioni della famiglla Medici con quella de' Pazzi, e della congiura celebre sotto il noine della seconda , le di cui circostanz.e sono spesso travisate dal Sisinondi ; nel terzo si rende i-agione al Si- smondi medesiiiio del motivo , per cui Lorenzo de Medici non comparve alia testa delle sue truppe in una guerra che solo per di lui cagione si sosteneva. Tratteiiuti dal necessario amore di brevita dal segui- tare a passo a passo tutte le diverse illustrazioni, die ascen- dono al numero di quaranta , osserveremo die contra il Sisniondi medesimo sono dirette quelle sotto i nntneri 33, 24, aS, 32, 34, 36, 37 e 40 , nelle quali per la mag- gior parte non si fa die difendei-e il carattere politico e morale di Lorenzo il Magnifico contra il sistema contiiiuo di detrazione dal Sisniondi adottato. In due di quegli ar- ticoli si parla della descrizione poetica dell' Ainbra , villa favorita di Lorenzo , ed in una bella stampa in rame si ospone la favola medesima di Ainbra , elegantemente rap- presentata in un vasetto di ambra o di succino, alio stesso Lorenzo ajjpartenence. L' articolo 2 1 versa ancora su le poesie di Lorenzo , stampate da Aldo nelP anno 1 544; il 22 su r equililirio politico dei poteri stabllito a' tempi di Lorenzo; nel 2 3 si parla della morte di BuccoUno Guzzoni ordinata in Milano per tradimento da Lodovico Sforza , della quale il Sisniondi voile far complice Lorenzo mede- simo; nel 28 si giustifica 1" autore dell' accusa datagli dal Pignotti , clie probaljilmente per eccessivo attaccamento alia famiglia de' Medici asserito avesse , die la Ictteratura dopo la morte del Boccaccio caduta fosse in uno stato di languore , dal quale fu solo rial zato dagrindividui di quella famiglia. Nel 29 si accenna il sepolcro al Landino eretto soltanto neir anno i8o3 dal cardinale Despuig; nel 3i si parla dei letterati Cantalicio ,, Nicodemo Folenglii , Alessan- dro Braccio , ed Aurclio Augurelli , ai quali altri iiomi il- lustri si aggiuagonoi nel 33 del PoUzianoj nel 35 del favori PARTE stuaniera. 389 concedutl da Lorenzo a Michelangiolo , e In questo s' inse- risce lo scliizzo del magnifico catafalco eretto nei funerali di quel celebre artista , nientre nel 89 si deplora la sorte di Lorenzo medesimo , die se una tomba ottenne tra quelle dei Medici, non I'ebbe in niodo degno di si grand' uomo , avvegnache neppure un'iscrizione T addita. Seguono i documenti dell' appendice al numero di 19, tra i quail i plu rimarchcvoli sono la peifezione dcUo Sprengel, contenente il paralello tra Lorenzo e Pericle; una lettera inedita della sjgnoria di Firenze a Sisto IV , rela- tiva alia congiura de' Fazzi , accompagnata da una lunga relazione su gli archivj fiorentini , fatta al sig. Egerton , clie anche in Milano lungamente vedemnio collettore di preziosi monumenti ,• le osservazioni del Bossi ; alcune let- tere del Bandini e del Fahroni , del secondo dei qnali non crederemo giammai, che si soscrivesse col titolo di monsi- gnore , ne niolto meno coUa formola ill.""' sig. rev.""" ohhlig."" servitore; un lungo capitolo di Lorenzo de' Medici, ed altre poesie del Castiglioni e del Filicaja ; un articolo concer- nente un poenm inedito del marchese di Montrone intito- lato : Lorenzo il Magnifico ; un' introduzione di Lorenzo mc- desimo al suo conimento sopra alcuxio de' suoi sonetti , e la vita latina di Lorenzo scritta dal Fabbroni , coU' ag- giunta di alcune lettere del Magnifico stesso , del Lanfre- dini suo anibasciatore in Roma e del PoUziano. Quest' opera che , come gia si disse , destar dee il piii grande interesse negl' Italiani , non concernendo se non alcuni punti importantissimi della loro istoria , meriterebbe forse una traduzlone italiana , che servisse di compimento a quclla gia pubblicata della vita di Lorenzo del Boscoe; ma sarebbe d' uopo altresi , che attentamente si ritornias- sero le lunghe allegazioni dl passi italiani e francesi , che neir edizione in"lese sono da niolti errori deiormate. 090 APPENDICE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PERIODICIIE. STATI PONTIFICJ. Gtornale Arcadlco di Roma^ fascicolo So." OciENZE. Ricerche mecUco-forensi sopra uno straordinario genere di morte violenta, di S. Grottanelli. — Appeudice alle osservazioni criticlie sulla scieiiza economica del Gioja, di C. Bosellini. — Analisi de' fondamenti della materia medica, di T. Borelli. • — Prospetto sulle propi'ieta carat- terlstiche del solfato di chinina, di A. M. Letteratura. Spiegazione d' un passo della Divina coni- media , di Antonio Cesari. — Selecta carniina. — Raphaelis Mecenate I. C. , de casibus C. Caisaris Germanici conju- gisque Agrlppinee commentariiis. — De comite Julio Per- ticario vita functo, Francisci Guadagnii adv. Iiexametri. — ■ Lettera di Pietro de Laina sopra un frammeiito scritto sul rame d' un antico militar privilegio di semplice connuljio. Belle arti. La battaglia di Rocroi;, cpiadro di V. Schiietz, francese. Varieta". Lettera di Luigi Biondi. — De dramatis Grae- corum satirici origine disputatio , auctore G. Pinzger. — Journal scientifique et litteraire de la Corse. — Estrazione della pietra col metodo retto-vescicale. — Bibliografia ita- liana dcir anno 1822, ( continuazione ). — Estratto delle osservazioni nieteorologiche dall'anno iSi i lino al 1823. — ■ Osscrvazioai meteorologichc ed idraulii-Iie di febbrajo. PARTE ITALIANA. SqI Effemerldi Letterarie di Roma , fascicolo 'j.i).° Le rime di Francesco Petrarca colle note del Tassoni e del Jferator/, cclizione romana, e le niedesime col comento di G. BkigLoli , edizioue di Parigi (annotazione). — Amio- tazioni del conte Giacomo Leopardi alia Cronica d' Eusebio del 1 8 1 8 ( contiiiuazione ). — Saggio dell' istituto clinico ro- luauo di medicina esterna , di G. Sisco ( estratto ). • — Otia reatina Arcliangeli Isaia : seconda edizione emendata ( estrat- to ). — Dello scrivere degli antichi Roniani : dissertazioni deir ab. S. MorcelU ( estratto ). — Niiove indagini snlla natura della cosi detta febhre puerperale , di V. Ottaviani ( originale ). — Memoria intorno ai doniinj e governi della citta di Ravenna , di Camillo Spred ( notizia ). — Saggio di un A'olgarizzaniento delle Selve di Stazio, in verso ita- liano di G. A. Cassitti ( originale ). — • Del In-eviario del carclinale Quinones : lettera di F. Cancellieri. Varieta'. Trattato del sublime di Dionisio Longino tra- dotto dal Gorl. — Illustrazione d' un vaso italo-greco , di P>. Quaranta. — Scoperta d' un alfaljeto per 1' interpre- tazione de' gerogliflci egiziani. — Opuscoli sul niatrimonio, dell'avv. Perosird. ■ — Lettera di G. B. VermiglioU per la cri- tica fattagli sulle Lezioni archeologiclie. — llutli : lezioni sacra d' un religioso domenicano. — Elegia del prof. An- tonio Mezzanotte. ■ — Notizie della famiglia Pallotta , di Gaetano Profili. — Bibliografia straniera di scienze, lettere ed arti. — Elogiuni Ant. Mariae Grandii ab Ungarellio. B I B L I 0 G R A F I A. REGNO LOMCARDO-VENETO. Elenco delle opcrc stampatc e pubbllcate in Mllano e sue jjiovlncie iiel mcse di aprilc 1828. Annali universal! di medicina compilati da Anniljale Omo- dei. Mil a no , Deslefanis , faso. 76.°, aprile iSaS, di pag. :6o in 8.°. Prezzo lire 24 alPanno. Cop. 600. ■ mnsulmani di Giovanni Battista Rampoldi , vol. 4.° Mllano, llusconi, di png. SaS. in 8." Lir. 6. 6c. Cop. 5ac. 392 AVl'ENDICK Ape (1') Italiana , anno a.", vol. 1°. IMilano, Bettoni , fasc. 6." e 7.° di pag. 80. Cent. 5o. Cop. aSo. Besclircibung der Stadt Como uiid des Comer-Sees niit dessen Umgcbungen; ein Handljucli fur deutschc Reisende von F. F. von H. Como, Ostinelli, di pag. 126, in ia.°, con tre rami. Lire 3 5o. Copie loaS. Biblioteca Italiana. IMilano, I. R. stamperia di Governo, fasc. 87." di pag. 144, in 8." Lire 24 air anno. Copie 800. . portatile latina , italiana e francese , vol. 20.°, 5.° deirOi'lando Furloso di Lodovico ^/705to. Milano , Bettoni, di pag. 223, in 8." Lir. i. 5o. Cop. i5oo. . storica di tuttc le nazioni , vol. 41.°, i.° della Sto- ria dcgli Svizzeri o Elvezj, del P. M. Mallet^ tradotta in italiano da Ascanio ForcaiL Milano , Bettoni, di pag. 671, in 8." Lir, 6. 22. Cop. 2600. . scelta di opera italiane ; vol. iSi.", i." della Sto- ria pittorica dell' Italia dal risorgimento delle Ijelle arti , deir abate Lanzi, sesta edizione. Milano, Silvestri , di pag. 464, in 1 6." Lir. a. 90. Cop. 2000. Cantatc c canzonette dell' abate Pietro Metastasio. Berga- mo, Mazzoleni , di pag. 112, in 18.° Lir. i. Cop. i5oo. Catalog© dei libri francesi , italiani , spagnuoli ed inglesi di Gio. Meiners. Milano, Lampcrti , di pag. 13, in 1 6.° Gratis. Cop. 5oo. CoUana degli antichi storici greci volgarizzati ; torn. i.° degli Opuscoli di Senofontc, trasportati in italiano da varj. Mi- lano, Sonzogno, di pag. 260, in 8." Lir. 4. 3o. Cop. io5o. Compendio della storia universale antica e moderna del sig. conte di Segur = Indice generale della Storia dcl- l' America. Milano , presso la Societa tipogr;ifica de' Clas- sici Ital. ( Fusi , Stella e comp. ), di pag. 127, in 18.° Per gli associati gratis. Cop. 2 5oo. Idem, vol. 66.° e 67.°, 7.° ed 8." della Storia della Gran Brettagna dai primi tempi sino ai di nostri , di Gio. Adams , trad, di Davide Bertolotti. Milano , presso la Societa tipografica dei Classici italiani , di pag. 226, in 18. °, con tre rami. Lir. 2. Cop. aSoo. Compendio della dottrina cristiana ad uso della citta e diocesi di Lodi. Ivi , Fallavicini , di pag. 3oo , in 12.° Cop. 1 20c. Dcscrizione della celebre Ccrtosa presso Pa via , del pittore Francesco Pirovuuo , in italiano e I'rancese. Milano , Fvi- volta , di pag, 88 , in 8.° con mi ramc. Lir, '>. Cop, 75c. PARTE ITA.LIA.NA.. Z()Z Dichiarazione della dottrina crlstiana carata dal catechisnio roinano. Brescia, pel* Gaetano Venturini , di pag. a 56, in 8.° Lir. i. Cop. loooo. Dictionnaii'e abrege des sciences medicale etc., tome sixifenie. Milano , Bettoiii , di pag. 3o4 , in 8.° Lir. 3. Cop. iSoo. Didone, tragedia di Giovanni Martina. Cremona, fiatelli Manini, di pag. 8o, in 8.° Lir. i. Cop. aSo. Discorso inedito di Nicolo MachiavelU alia balia di Firen- ze. Milano, Rusconi, di pag. 12, in 8." Cent. 38. Cop. 1 000. Dizionario di cliirurgia pratica , opera di Samuele Cooper , traduzione dall' inglese ecc. Milano, Giusti , fasc. 2.° di pag. 144, in 8.° Lir. 2. Cop. 1760. della favola o niitologia universale. Milano, Batelli e Fanfani , fasc. 46.° di pag. 48, in 8.° Lir. 2. 71. Cop. 2000. Duomo ( il ) di Milano , ossia descriziono storico-critica di questo insigne tempio e degli oggetti d' arte clie lo ador- nano. Milano, Destefanis, fasc. i.° di pag. i5, in 4." con 12 rami. Lir. 6 al fasc. Elegia funehre del rev. signer don Gio. Donienico Vitali , parroco degnissimo di S. Alessaadro in Colonna , pro- nunciata dal signor prof. Girolamo Gianibarini nella cliiesa suddetta in occasione de" suoi funerali. Bergamo , Mazzoleni , di pag. 3o, in 8.° Cent. 60. Cop. 5oo. Esercizio praiico di preparazione alia SS. Comunione. Milano , Bonfanti, di pag. 46, in 16.° Cent. 2 3. Cop. 5oo. Esercizj di pieta esposti in brevi meditazioni e preghiere sulle A'irtu e prerogative della SS." Vergine pel mese di maggio. Milano, Manini, dip. i5o, in 16.° Cent. 86. Cop. 1000. Favoleggiatori ( i ) italiani , ossia raccolta delle migliori favole scritte in italiano ecc. Milano, Batelli e Fanfani, distribuz. 19.% in 16.", con 6 rami. Lir. i. i5. Cop. iSoo- Gazza (la) ladra^, mclodraninia per musica per V I. R. teatro alia Scala , da rappresentarsi nella priniavera deir anno 1823. Milano, Piroia , di pag. 64, in 8.° Lir. I, 1 5. Cop. 3ooo. Giornale d' indizj giudiziarj della citta e proviacia di Ber- gamo, n." 12, i3 e 14. Bergamo, Sonzogni. Guida pel buon cristiano ecc. Conio, OstinelU , d'\ pag. S46 , in 12." Lir. 2. Cop. 20CO. Bibl. IiaLI. XXX. a6 3(;4 Al'TENUIGE Cuida al sautuario di Santa Maria del Monte sopra Yarese. Milano, Lampcrti, di pag. 94, in i8.° con varie inci- sion!. Cop. 6000. alle sale doll' I. I». accademia di belle arti in Mila- no. Ivi, G. B. Bianclii , per conto dell' autore , di pag. I 34 , in 8." Cop. 3coo. Ideologia esposta da Melcliiorro Gioja , autore del trattato del inerito e dcUe ricojnpense. Milano, Pirotta, Vol. a di pag. 534, in 8." Lir. 6. Cop. 4000. Istruz.ione e niodo pratico per ascoltarc con frutto la santa Messa. Bei-gamo , Mazzoleni, di pag. 32, in i6.° Cent. 12. Cop. i5oo. Legge ( la ) di Dio e della Cliiesa in tre libri spiegata da Gio. Antonio BorgovLni. Milano , Motta. Volume o." di pag. 239, in 8.° Lir. 3. 84 Cop. 1000. Lettei-a piacevole d' uno di citta ad uno di campagna , colla quale si prova aritmeticaniente e logicaniente, die la diniostrazione della quadratura del circolo , pnlibli- cata dal signor Federico NicolL Cristiani , e un paralo- gismo. Brescia, Valotti, di pag. 14, in 8.° con una ta- vola. Cent. So. Cop. 200. Lezioni sacre del padi-e Carl'Ambrogio Cattanco. Brescia , Pasini, Vol 6." e 7.°, di circa pag. 480 , in 12.° Lir. 2. 60. Cop. 1000. Mazzetto ( il ) di iiori alle ]Nint'e del Lario , poenietto di Carlo Beretta. Conio, Oslinelli^ di pag. 16, in 8." Cent. 5o. Cop. 200. Meinoria sulT idrocele del cordone sperniatico , di Antonio Scarpa, Pavia, Bizzoni , di pag. 48, in 4.°, con un . ranie. Lir. 5. Cop. 25o. Metodo ( sopra un nuovo ) di preparare il lino e la ca- napa bcnza danno della pubblica salute. Menioria del dott. fisico Luigi Sacco ecc. Milano , L R. St. di Go- verno, per conto dell' autore, di pag. i5 in 4.° con un rame. Cop. 3oo. ■ ( nuovo ) di fare il vino con un senipHce nieccani- smo per privilecio di privativa, Menioria coii dclle aggiunte sulla sua utilita pratica , di Pietro Grisctti. Milano, D. Giulio Ferrario , di pagine 118, in 8.° Ct)p. i5oo. Mezzi ( siii ) praticati dal signor Tholurd nel diparLimenlu dogb iilti Pirenei onde presei vare le canipagne dalle I'ARTE IT\LI\N,V. 39.5 tempeste , osservazioni di Pietro Molossi. IMilano , Bram- billa , di pag. 24, in 12.° con un ranie. Monte ( il ) Santo presso Gorizia , poenietto del sacerdote Francesco Andrea Cosnni, cappellano curato di Tnrriaco di Monfalcone. Milano , Bernardoni, per cento dellau- tore, di pag. 201 , in 4." Cop. joo. Morte ( in ) dell' inipareggiabile pastore don Domenico Vi- tali, inno di Giulio Botelli, Bergamo, Mazzoleni, di pag. i5, in 1 6." Cent. 25. Cop. 5oo. Ode in lode del loolto reverendo saccrdote don Antonio Angelini. Milano, Bernardoni, di pag. 8, in 16.° Gratis. Cop. 5cio. Opcre scelte di Francesco Algarotti. Volume 2.° Milano, Societ.a tipografica de' Classici Italiani, di pag. 546, in 8." Lir. 6. 33. Cop. 1000. del padre Segneri. Volume 6.°, i .° dei Panegirici. Brescia, Pasini, di pag, 296, in H." Lir. i. 64. Cop. 1000. Oratorio posto in nmsica dal maest.o Mehul, da eseguirsi in casa Castelbarco la sera del 3o marzo 1823. Mi- lano, Pirotta, di pag. 23, in 8.° Orazioni ( divote ) a Maria LSantissima per ciascuii giorno della settimana. Mantova, st. all' Apollo , di pag. 16, in 16." Cent. 10. Cop. 5oo. Orfanella (T) inglese , ovvero storia di Carlotta Summers. Volume 3.° Milano, Agnelli, di pag. 182, in 12.° Lir. 2. Cop. icoo. Plutarco ( il ) austriato, del liarone di //or/uoyr; traduziune dal tedesco illustrata con note. Volnme 5." Milano. I R. St. di Governo , fasc. 14.", di pag. 3c7 , in 8." Lir. 2. 44. Cop. 700. Poesic pel solenne ingresso alia prejiosilurale di Sovere del M. R. sig. don Luigi Ricardi. Roveia , Fantoni , di pag. ji, in 8.° Gratis. Cop. 120. Poctici omaggi alia virtii ed al merito di Gaspare Eugcnio Piantanida di Milano, oratore evangelico. IMilano, Ber- nardoni, di pag, if), in 8." Gratis. Cop. 200. Quadro geografico-fisico-poliLico-storico di tutti i paesi e popoli del mondo. Milano, Pogliani, fasc. 184.°, i85." p. 186.° di pag. (^''1, in o.'con rami, Cent. 60, al fa- ^cicolo. Cop 5 3i . 396 APl'ENDIGE Raccolta ( scelta ) di novissime coiiimedie ridotte ad uto del teatro italiano dal piu recente repeitorio dei regj teatri francesi, vol. 4.° Milano , Visaj, di pag. 270,111 16." Lir. 3. 5o. Cop. 1000. ' delle migliori fabliriche , monuinenti e antichita di Milano. Ivi, Destcfanls, fasc. i5." di pag. 8 ^ in 4.°, con 6 tavole. Lir. 3. Cop. 5 00 Ragionaniento del dottor fisico Giuseppe Petazzl per hen governare i bachi da seta. Milano , Pogliaili , di pag. 48 , in 12." Cent. 76. Cop. 5oo. Ricoglitore (il). Milano, Fusi , Stella e C. , fasc. yS." , di pag. 64, in 8° Lir. i. 2 5. Cop. ySo. Ricordi di S. Filippo Neri. Roveta , Fantoni , di pag. 4 , in 16.° Cent. 2. Cop. 400. Ristretto ( breve ) della vita e niiracoli del B. Francesco di Girolamo , direttore in Napoli dell' oratorio delle Mis- sioni. Chiari, per Tellaroli, di pag. 48, in 8.° Gratis. Cop. 200. Spettatore ( lo ) italiano preceduto da un saggio critico sopra i filosofi morali e dipintori dei costumi e de' ca- ratteri, opera del conte Giovanni Ferri di S. CostarUe. MUano, Societa tipogralica de' Classici italiani , di pag. 482, in 8." Lir. 5. 60. Cop. iSco. Storia della letteratura italiana del P. L. Ginguene, tradu- zioiie del proi". Benedetto PeroUi, vol. 1.° Milano , Ner- vetti, di pag. 368, in 16.° Lir. 2. 88. Cop. 1000. JderiL di Girolamo Tiraboschi, vol. 2.° Milano, Societa ti- jiogratica de' Classici italiani, di pag. 553, in 8." Lir. 8. 66. Cop. 1 000. Teatro scelto italiano antico e moderno, vol. 14.°, 2.° delle Opere dramuiaticlie di Pietro Meiastasio. Milano , Societa tipograHca de' Classici italiani, di pag. 272, in 32." Lir. 2. 92. Cop. i5oo. Trattato delle malattie delle arterie e delle vejio , di C. Hodgson ecc. , aumentato di moltissime note da Gilberto Brcschet, e tradotto da G. B. Caiini ^ coU' aggiunta di altre note e di un' appendice sulla legatura teinporaria , vol. i.° Milano, Silvestri, di pag. 344^ in 8." Lir. 3. 6c. Cop. 1000. Veglie del Tasso coll' aggiunta della novella di \oi-d Byron intitolata i Lamenti del Tasso, tradolta dal cavaliere P. M. Pavia , Capelli, di pag. 1445 in 12.* Lir. i. 5c. Cop. icro. i rARTE TT\.LI\Ni, 6gj Vesperi festivl lU tutto I" anno per Li ciiiesa universale e per le chicse particolari della cittu e diocesi Ji Brescia. Brescia, Vescovi, di pag. 460 , in 12." Lir. i. Cop. 6000. Viaggio di Anacarsi il giovine nella Grecia verso la aietk del 4.° secolo avanti T era volgare, tradnzione con note di Giuseppe Belloni. Tom. 4.° Milano, presso i fratelli Sonzogni, di pag, aii, in 12." Lir. 3. intorno alia mia camera , tradotto dal fraucese. Mi- lano , Omobono Manini, di pag. 74, in 16." Cent. 86. Cop. 1000. Vicende ( le straordinarie ) della baronessa di Lestoch , di F. R. milanese. Milano, Tamburini, di pag. 80, in 8.' Cent. 38. Cop. 1000. Vita e lettere di Abelardo e di Eloisa^ tra.luzione dal fran- cese di Andrea Metra. Milano, Agnelli Pietro , di pag. i56, in 13." Lir. i. Cop. 1000. Volgarizzamenti da qnalunque lingua stati fatti da classici italiani , vol. i ." contenente L. Anneo Seneca delle sette arti liberali, delle pistole e del trattato della provvidenza di Dlo. Brescia , Foresti e Crlstiani , di pag. 464 , ia 8." con un ritratto. Cop. 2000. Biblioteca di musica moderna contenente le niigliorl pro- duzioni de' maestri piii rinomati dell' eta nostra , classe 2.*, fasc. 7.°, 8.° e 9.° Idem, classe 4.', fasc. 5.° e 6. " Milano, presso G. Ri- cordi , al fasc. per gli associati lir. 2. 3o, pel noa as- sociati lir. 3. 44. Coro := Tacete e non temeie = nell' opera Elisa e Clau- dio, ridotto per piano forte, con variazioni di Gaetano Nava. Milano, presso Giuseppe Antonio Carulli. Lir. 2. Divertimento per viola con accompaguamento di due vio- lini , viola e violoncello coiuposto da Giacomo Zucchi. Milaiio , presso Giuseppe Antonio Carulli. Lir. 3. Divertimento per violoncello o viola con accompagnamento di due violini , viola e basso del signer Vincenzo Merighi. Milano, presso G. Ricordi. Lir. 5. Duettl ( sei gran ) concertanti per due clarlnetti del signor Pascotino Palese. Milano, presso G. Ricordi. Lir. 7. 5o. Elemeuti per contrabbasso con una nuoya maniera di di- gitare del signor Bonifacio Asioli. Milano , presso G. Ri- cordi. Lir. 6. 398 APPENDICE GraiiJe scena o duetto = Sul mio capo it ferro pcnde = per soprano e bulfo, del maestro Vincenzo Colla, Mi- lano , presso Luigi Bertuzzi. Lir. ^. 5o. Pot-pourri per rlavicemhalo e flauto o violino sopra al- cuai pezzi scelti deU' opera La donna del Lago , com- posto dal maestro Benedetto Negri. Milano, presso Giu- seppe Antonio CaruUi. Lir. 9. Solfeggi per basso , per la divisione , intonazione e mo- dnlazione. Milano , presso G. Ricordi. Lir. 3. 3o. Variazioni ( grandi ) e polonese per chitarra e cembalo , del signer IMauro Giuliani, Milano , presso il suddetto. Lir. 5. Waltzer ( sei ) per forte-piano composti da Elisa Sedlaiich , alunna pensionata nelF I. R. conservatorio di Milano. Milano, presso Giuseppe Antonio Carulli. Lir. i. Inci.sioni. Benedizioni ( le ) de'figli; Leonardo da Vinci dip. Angeli inc. Milano , presso G. B. Grasselli. Lir. 3. 5o. Efliaie degli apostoli S. Matteo , S. Filippo , S. Andrea, S. Paolo, S. Simone e S. Giovanni; inc. di Rados , e vendibili dal calcografo Tanner. Famiglia (la sacra). Milano, presso P. G. Vallardi. Cent. 12. Immagini ( sei ) di varj santi , cioe la B. V. della Con- cezione , il B. Marco Marconi, S. Giovanni Bono, S. Antonio di Padova e S. Anselmo. Mantova, presso Giu- seppe Piatti , per commissione. PJanta della citta di Milano. Milano , presso Molinari Do- menico. Ponte ( il ) sul Taro ; Scotti inc. Raccolta di figurini ad uso dei teatri , giusta il costume di tutti i tempi e di tutte le nazioni , fasc. 5.° Milano , presso r inc. Stucchi. Lir. 3. di scene teatrali eseguite o disegnale dai piii celebri pittori scenici di Milano, fasc. t8.° Milano, presso Pine. Sciicchi, al fascicolo. Lir. 2. So. Ritratti ( cento ) d-i'lustri Italiani, fasc. 8." Milano , presso lo St. Bettoni. Lir. ro. I'ARTE TT\LIAN\. 099 Elerico (lelle opera stampatc e pubblicate in Vciezia e sue proviiicie nel mcse dl aprile iSaS. Abhecedario con raccolta di massime ecc. di Francesco Soave. Ti-eviso , Paluello, di pag. 34 in 8.° Cent. 8. Cop. 1000, Adelaide e Coiningio, melodramma semiserio In due atti. Venezia, Casali, di pag. 16, in 8.° Cent. aS. Cop. 3oo. Adorazioni ( brevi ) da farsi avanti la sacra reliquia del preziosissimo Sangue di N. S. G. C. che si espone e venera nella chiesa di S. Giuseppe in Cavarzere in ciascun anno nella domenica terza dopo Pasqua. Ro- vigo, Miazzi, di pag. 8, in i6.° Gratis. Cop. 300. Anacreontica per le nozze Marlanna Roscbini-Angelo Cec- chetti. Rovigo, Miazzi, di pag. 8, in i6.° Gratis. Cop. 100. Arion. Carmen Angelo Cecchetti et Marias Annas Casalini dicatum. Rovigo, Meazzi, di pag. 8, in 8.° Gratis. Cop. 100. Arte (dcir) di vedere nelle belle arti del disegno , secondo i principj di Sulzer e di Mengs : operetta di Francesco Milizia. Venezia Alvisopoli , di pag. i36 in 8.° Lir. i- Cop. 1000. Bellezze dell' istoria d' Italia ossia Compendio di annali d' Italia , col quadro de* costumi , delle scienze, delle lettere ed arti dalla invasione de" barbari sino ai nostri giorni: opera del signor C/rauc/ : tradnzione dall'idionia francese di C. E. F. Verona, Biscsti. Vol. i.° e 3.° di pag. .396, in 8.° con tre tavole. Lir. 2 per ciascun volume : per gli associati lir. i. 5o. Biblioteca Canoviana, ossia raccolta delle niigliori prose e de" piu scelti componimenti poetici suUa vita, sulle opere ed in morte di Antonio Canova. Venezia , Paro- lari , fasc. 2.° di pag. 63, in 8.° Cent. 69. Cop. 780. Biblioteca germanica di lettere , arti e scienze. Padova , stamperia del Seminario ^ fascicolo 6, di pag. 192, in 8.° Lir. 24 air anno. Cop. 5oo. Biograda universale antica e moderna: opera afFatto nuova compilata in Fraucia da una societa di dotti, ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e correzioni. Vol. 7.° Venezia, presso G. B. Missiaglia , di i>ag. 479, in 8.° Lir. 6. Cop. 1200. 4CO A.PPKNDTOF. Gasrina ( 1« ) delle alte alpi: tiailuzioiic dal franeese. Verona, Bisesti , di pag. 112, in 8." con 4 tavole. Lir. I. Cop. 5oo. Cons;i*esso ( il ) Europeo in Verona I' anno iJ^aa: versi di Filippo Uberti. Verona, eredi Moroni, di pag. 3a, in 8." Cent. 80. Cop. 5oo. Cuccagna (la), i gatti, testaniento della lingua latina e la follia delle donne : coniponimenti berneschi. Verona, Bisesti, di pag. 66, in 8.° Cent. 80. Cop. See. Decisione dei casi di coscienza e di dottrina canonica , del padre Faustino Scarpazza. Vol. 3.° Venezia, Moli- nari, di pag. 217, in 8." Lir. i aS. Cop. 600. Difesa invincibile della conversione di Carlo Luigi de Haller di Berna. Venezia, Molinari , di pag. 86, in 8." Lir. i. Cop. 1000. Discorso pronunziato da mons. Giusp. Crasser vescovo di Treviso. Ivi, Andreola, di pag. i i, in 4.° Gratis. Cop. 55o. di Giuseppe Bianchetti nella solenne dedicazione del busto di Antonio Canora fatta nell" Ateneo di Treviso il di I." aprile i8a3. Treviso, Andreola, di pag. So, in 8." Lir. i. Cop. aoo. Educazione cristiana ossia Catechismo universale , di D. Santo Cimarosto. Vol. ao." Venezia, Curti. Lir. i. So. Cop. Soo. Elenco di una coUezione di stampe antlclie e moderne delle scuole italiana, francese, inglese , fiamminga e tedesca , da vendersi coniplessivamente presso G. B. Missiaglia al negozio di libri all' Apollo. Venezia , Moli- nari, di pag. 20, in 4." Cop, Soo. Epigrammi per le nozze Giacomo Miatti e Carlotta Mario, di Pietro Parolari. Lendinara, Michelini, di pag. 20 in 8." Gratis. Cop. 100. Esercizio (breve e divoto ) per i fratelli e sorelle ascritti alia compagnia della buona morte nella chiesa archi- presbiterale di Schio. Vicenza , Parise , di pag. 14, in 8." Gratis. Cop. 3oo. Galleria di uomini illustri delle provincie austro-venete , pubblicata per cura di B. Gamba. Venezia. Alvisopoli, fasc. 10." di pag. 6, in 8.° con 6 ritratti. Lir. 3. Cop. Sro. Generale ( il ) in campo ossia Trattato di erande tattica rnc( ojto dalTojiera di Guibert e di altri relebri autori, PARTS ITVLIANA. 40 I eon iTi tavole di manovre; il tutto applicato alle attuali teorie e piatiche, dell' I. R. capitano pensionato Antonio CorteVi, dedicato all' I. R. aulico consiglio di guerra: colla traduzione tedesca a fronte. Venezia, Picotti , di pag. 340, in 8." Lir. 10, pex* gli associati lir. 7. Cop. i5oo. Giornale sulle scienze e lettere delle provincie Venete. Treviso, Andreola , fasc. 12.° di pag. 5o, in 8.° Lir. la air anno. Cop. 3oo. teatrale , ossia scelto teatro inedito italiano , tedesco e francese. Venezia, Rizzi, fasc. 79.° contenente L e- roismo d' una donna in una prigione di Stnto , dramma storico di Bovilly liberamente tradotto , e Ceccina sona- trice di Gironda, commedia in tre atti in prosa, tradotta dal fi-ancese : di pag. 160, in 8." Cent. yS. Cop. 700. Granimatica ragionata della lingua italiana , di Francesco Soave. Venezia, Molinari, di pag. 216, in 12.° Cent. 5o. Cop. 3coo. Della imitazione di Crlsto di Tommaso da Kempis , libri quattro tradotti in lingua italiana da iin Veronese. Ve- rona, Ramanzini , di pag. Sio, in 8.° Lir. i. Cop. 200. Istituzioni di logica, metafisica ed etica di Francesco Soave. Venezia, Molinari, vol i." al 5.° di pag. 1148 in 8.' Lir. .^. 5o. Cop. 3ooo. di mediclna pratica dettate da Giuseppe Frank figllo del fu Pietro : versione con note di Pietro Mora. Vol. 2.° Padova , stamperla della IMinerva. Lir. i 44. Cop. 1000. Juventus gymnasii episcopalls Rliodigli e uioribus et pro- gressus in lltteris causa exeunte, anno scholastico 1822. Rovigo. Mlazzi, di pag. 12, in 4.° Gratis. Cop. 3co. Kalendarlum sancti, pub- blicata per le nozze Berger e Frank. Venezia , Andreo- la, di pag. 47, in 8.° Gratis. Cop. 5oo. Storia ecclesiastica, del cardinale Agostlno Orsi. Vol. 3.° Venezia, Picotti, di pag. 388, in 12.° Lir. 3. Cop. 1600. degli impcratori romani di Crevier e del Basso Im- pero di Le Beau: versione ridotta a lezione uiigliore. Vol. 3.° Venezia, Alvisopoll, di pag. 278, in 8.° con un vanie ed una carta gcograllca. Lir. 2. 5o. Cop. 2000. della letteratura italiana, del cav. abate Girolanio Tiraboschi. Tomo 3." parte seconda dalla rovlna del- rimpero occidentale iino all' anno 11 83. Venezia, Mo- llnari: dl pag. 65 1 , in 8.° Lir. 3 88. Cop. 6jc. delle belle arti Friulane , scritta dal conte Fabio di Maniago: edizione seconda ricorretta ed accresciuta. Udi- ne, Pecile, di pag. 421 , in 8." con ritratto. Lir. 5. Co|>. Soo. 404 A P P It N n 1 C E Studio della religione, diviso in tro parti per l.i fanciul- lezza, per I'aclolescenza e per la gioventu del secolo 15.* operetta composta da tin sacerdote della compagnia di Gesii. Venezia, Picotti, di png 408, in8.° Lir. 3 5o. Cop. 100. Siicciiito storico-crouoloffico sullo state veneto dalla sua origine sine alia caduta della Repubblica, compilato dal cav. Giuseppe de Cerstenhrant I. R. commissario di guerra, Padova, Crescini, di pag. i34, in 8.° Gratis. Cop. 180. Vetus Testamentum gra)cum. Vol. 2.° Venezia, Glichi , di pag. 676, in 8.° Lir. 11. Cop, 5oo. Vite (le) degli uomini illustri d'l Plutar CO Vol. lo." Udi- ne , Pecile , di pag. 867, in 8." con quattro rami. Lir. 3 34. Cop. 1600. Versi nelle faustissime nozze Schiappadini-Malia. Padova , stamperia del Seminarlo. Gratis. Cop. 62. Incisioni. Effigle ( vera ) della B. V. die si veneva nella rhiesa arcipretale di S. G. Batt. nella citta di Badia. Venezia, Bonvecchiato. Cent, 5. Cop. 1000. Tniniagini ( due ) del santissimo Croclilsso e di Gesii Na- zareno. Vicenza , Nalle. Cent. 3. Cop. aooo. Opera ornamentale di arredi e mobiglie sacre e profane , pubblicata dall'I. Pi. Accademia di belle arti in Venezia. Ivi , presso 1' editore Borsato , fasc. 2 , con quattro tavole. Lir. i So. Pietro ( San ) Jiiartire , disegnato dal quadro di Tiziano da Lodovico Matteini ed inclso da Felice Zidiani. Vene- zia, Battaggia. Lir. 12a. 5o avanti lettere, e lir. 61 aS. dopo lettere. Raccolta de* piu scelti ornati die si trovano sparsi nella R. citta di Venezia , disegnati da Carlo Simonetti e incisi da Marco Prosperini ainnni delP I. R. Accademia veneta di Ijelle arti. Venezia , Prosperini, fasc 5.° con- tenente quattro tavole in 4.° Lir. i 25. Cop. 200: in carta velina lir. i. yS. Cop. 60. Ritratto di Giuseppe Manfrin-Provedl , vescovo di Chioggia , inciso da Angelo Carisi. Cop. 100. Santuario della B. V. di Vicenza, col castello delle otto campane, e Tapparizione sul Monte Berico, inciso da Marco VaZ/p. Vicenza, Nalle. Cent. 5. Cop. i roo. X>ARTE 1TA.L1ANA. 405 Soldati (due) di cavalleila disegnad ed iiicisi da Giacomo Costeniero. Vicenza, Cosieniero. Cent. i5. Cop. looo. (quattro) di cavalleria disegiiati ed incisi da Giacomo Costeniero. Yicenza, Costeniero. Cent. i5. Cop. loco. Uffiziali (due) di cavalleria disegnati ed incisi da Giacomo Costeniero. Vicenza, Costeniero. Cent. i5. Cop. looo. Biografla universale antica e modcr/ia o sia storia per alfabeto della vita pubblica e privata di tutte le persone che si distinsero per opcre , azioni , talend , virtii e delitd. Opera affatlo nuova compilata in Francia da una societd di dotd , ed ora pei la prima volta recuta in italiano con aggiunte e correzioiu. Vol. VI. in 8.° — Venezia., io22, presso Giovaniu Battista IMissiaglia. Ecco un alti-o volume di quest" opera die ci conduce dalle lettere B E R fmo alle lettere BON. Altro dire non possiamo , se non die questa edizione progredisce colla massima soUecitudine , e col metodo medesimo che adot- tato erasi lie' primi volumi. Non vediamo come nell' articolo Alessandro Ponipeo Ber- ti, il signor Ginguene dia il nome di iinperlinenza aristo- cratica al desiderio mostrato dalla repubbllca di Lucca di non vedere surrogate alle famiglie piii antiche alcune nuoye nelle dignita di quelle Stato; ne molto meno vediamo come questo alterare potesse le meinorie degli scrittori Luc- chesi , scritte dal Berti e rimaste inedite , benclie i nomi di quegli scrittori disposti fossero per famiglie; non cre- diamo poi, benclie r aneddoto riferito sia dal Mazzucchelli , die i magistrati Luccliesi mal sofFrissero di vedere tra i parenti e gli avi loro annoverati medici o altn uomini il- lustri per dottrina. Alquanto digiuno troviamo P articolo di Giovanni Lorenzo Berti, il quale fu certamente uno dei pill grandi teologi dell" eta sua , e del quale non si sono neppure registrate tutte le opere , e singolarmente i di- versi trattati teologici; degno poi non essendo di una bio- grafla stampata in Italia , il iiotare succintamente die la sua storia ecclcsiasticu non ebbe voga in Francia. Da aiuore di patria piu die da altra cagione crediamo iudotti gli edi- 4o6 APTENDIGE Ncir artlcolo Anton Francesco Bertini , la dove si paria delle di Ini quistioni con Girolamo Manfrcdi di Massa per la ciira di un'aaunalata, crediamo mal tradotta la fiase: Man- frcdi fu I' oppressore , invece della quale poteva dirsi che fu Taggressore, giacclie il i?(Tfmt non fu oppresso , ma ri- gorosamente rispose. Avvertiamo poi i benemeiiti editori , che Bertius nou e che il nome latino e francese del cosmo- grafo ed istoriografo del re Luigi XIII , il di cui nonic originale olandese era Bert ^ e Berdo , non Bertius , T^oteyA dirsi in italiano. • — Vedendo un articolo consacrato a Ler- toldo prete della diocesi di Coslanza, che non si sa bene die Bertoldo fosse , o Bernoldo o Bernaldo , trovianio con qualclie sorpresa onimesso il nome di Bertoldo scultore fio- renfino, direttorc della scuola di disegno nella sua patria, ottimo fonditore in bronzo , od uno dei fiivoriti di Lorenzo il Magnifico. NelP articolo Bertoli Giovanni Domcnico , il Ginguene rimprovera un dizionario storico erudito , come egli dice , di avere annnuziato la grande opera del Bertoli sotto il nome di Antichita di Aquileja ^ e di non averne am- messa se non la parte profana ;, era d' uopo notare che questo dizionario storico fu uno dei piu accreditati che avesse veduto la Francia. — Gli editori Italianl della Ijio- grafia non avreljbero dovuto ignorare che Giovanni Ber- trand di Tolosa poteva nominarsi nel iSif) scaliino e non capitoul di quella citta. — NcU' articolo del celebre chi- rurgo Bcrtrandi altro non osserviamo , se non che i tra- duttori invece di Turino scrivere potevano piii acconcia- mente e costantemente Torino. Dopo r articolo del maresciallo di Berwich desiderato avreldiono forse gli artisti di vederne uno consacrato alia menioria del celebre intagliatore in rame , da qualche anno mancato alia gloria delle arti. — Bertrada vediamo ri- niandata all' articolo Bcrta : ma per dire il vero, ci seni- bra che avvenuto sia in questo qualche equivoco , perche da tutti gli storici vediamo annunziato che il re di Francia Filippo I , avendo repudiata la regina Berta, divento amante di Bertrada gia sposa del coate Folco di Angio, ed ot- tenne di farla divcrziare dal primo marlto per fame la seconda sua sposa. Alcuno di quegli storici non dice che invece della prima Berta ne avesse sposata una seconda , p ncgli atti dei Coucilj di Autun e di Clermont, nel quali PARTE ITALIAN \. 407 il re e la nuova sposa furono scomunicati, senipre si parla non tU Berta, ma di Bcrtrada. Laddove si narra die il celebre Bessarione nion a Ra- venna , di raamiaiico , secondo alcuni autori , per motteggi conti'a di esso lanciati dal re di Fraiicia Luigi XI , ma piic verisimilmente di vecchiaja o cU malattki; a queste opinioni riferlte da scrlttori Frances i , poteva opportunamente ag- giugnersi cjuella del nostro Nicolb Perotti, certanicnte me- glio inforniato , il quale la di lui niorte attribui alia ne- . gllgenza di uu medico. Poteva pure aggiugaersi a quei- r articolo , clie Bessarione fu V amico dei letterati del- r eta sua . e specialmente de' Greci , e clie Argiropulo , Teocloro di Gaza , il Poggio , Lorenzo Valla ed akri f onna- vano nella di lui casa una specie di societa lettcraria, e debitori andarono ad esso in gran pai'te dei loro progressi nelle scienze e delle loro glorie letterarie. — Sembra im- possibile clie i Francesi abbiano obbliata una loro poe- tessa nominata Elisabetta Besuchet, vissuta fiuo all" anno 1.784, e nota per molte coraposizioni , specialmente per alcune stanze elegantissime sul Miserere, Al signor Gingucne andlamo debitori di vedere resti- tuito air Italia i^ra/iceico 5e«a giuresconsulto di Roveredo , clie nominato essendo dal Toldo , fu comunemento nomi- nato di Toledo. Liberale poi oltremodo riconosciamo quello scrittore verso il nostro BetUnelii , le di cui opere nume- rose fatte per piacere un istante , difficilmente passeranno ad una tarda posteiita. Pochi Italiani consentlranno ancora nelle lodi da esso date al suo stile. Al Ginguene siamo pure delntori di avere tra di noi rinnovata la memorla del gesuita Mario Betdni. Ma perche non accennare all' ar- ticolo di Giuseppe Betussi, clie mono egli era solo verso la fine del secolo XYI , e che il Conte Giumbattista Verci scritta ne aveva la vita , senza citare la lettera inconclu- dente del Gosellini per provnre che egli viveva nel i565? Sembra impossibile die il diligentissimo Ginguene la mc- nioria ristabilendo di Bartolonieo Bcverini Luccliese , in moiti dizionarj obbliato , otuiiiesso aljbia Giovan Domenico Bevilacqua , poeta italiauo assai noto del XVI secolo, die ill versi tradusse il pocinetto di Claitdiano sul ratto di Pro- serpina, e molte altie operc poeticlie pubblico. — Air ar- ticolo Beivelet non vediamo, come tradotto siasi il seini- iiario di S. Nicolb dii Curdonnri , nel scminario di S. JSiiolo 408 APPENDICK del Sardonetto , ne come obbliata si sia o confusa coUe meditazioni 1' opera sua piii importante , cioe il manuale per gli ecclesiasUci. — Teodoro di Beze viene coinune- meiite chiamato ia Italia Teodoro Beza .j e sotto il solo nonie di Beza noii di Beze e bastanteinente coiiosciuto non solo come teologo , ma ancora come letterato ; il suo nome altresi fittizio di Frangidelphe Escorche-Messes , poteva be- nissimo tradursi in Frangidelfo Scortica-Messe , molto piu trattandosi della storia del Mappamoiido papistico. — Con sorpresa vediamo nominato Giovanni Maria De Biagi di Roveredo autore di alcuni libri di devozione e di un trat- tatelio de situ Austriue ^ e non il celebre P. Abate Bia- gi , uomo ei'uditissimo , e dotto antiquario , il quale tanto contribui alia illustiazione della Elblioteca Naniana di Ve- nezia. — Tra i Bianchi molti vediamo registrati ed anche un semplice gondoliero veneziano poeta, ed un pittore e scultore modanese , piii comuiieinente nominato Francesco Ferrari ed anche il Frari ; e non vediamo nominato il celebre Pietro Bianchi pittore romano , clie per la corre- zione del disegno e per il vlgore del colorito si distinse tanto nei quadri di storia, quanto ne' paesi, nelle mari- ne, negli animali e ne"" ritratti , e molto contribui al per- fezionamento delle figure anatomiche in cera. — Ci con- gratulianio col Ginguene per la giustizia ampiamente ren- duta al nostro Francesco Bianchini Veronese , ed anche al di lui nipote Giuseppe. Ma perche mai gli editori italiani hanno potuto ommeitere il nome di Carlo Bianconi, cotanto caro alle belle arti, non solo perche artista fu egli stesso, ma ancora perche con diversi scrltti publjlicati le illustro "* E perche non vediamo fatta menzione del celelire attore ed autore drauunatico Pi'eCro J^ra/zceico Biancolelli, figliuolo di altro celebre attore, e 1" uno e T altro Italiani ? — • Non accordiamo al signer Ginguene , clie il cardinale Bibbiena non fosse della famiglia Tarlati o Turlatti, soltanto perche in una lettera di Leon X si accenna che egli era di famiglia oscura , e che ai suoi talenti dovette il suo innal- zameato. II diligentissinio signer Ptoscoe, dopo molte ricerche non dubito di scrivere, che uscito egli era da una fami- glia rlspettabile , e ehe mandate a Firenze perciie vi com- pisse la sua educazione, alcune relazioni di famiglia gli pro- curarone T accesso nel palazzo de"" Medici. Nelle note dal tradutiorc italiano aggiunte alia vita di Leon X di quello I'AUTE IT,VL1VN.V. 4O9 scrittoie, alia pagina 197 del volume X si fa vedere die inolti scrittori italiaai lo faiiuo discendel^e da una famiglia Tarlati o Tarlatd o anche Tallad di Arezzo stabilita a Bilibiena , e die ingannossi il Moreri e cou seco ingaiina- ronsi altri lessicisti , i quali nato lo asseriiono uella oscu- rita. Una lettera poi iiiedita a Giovan Giorgio Trissino , paljblicata dal traduttore italiaiio alia pagina suddetta , porta scritto al di fuori di aiitica niano : lectera del car- diiiale Bernardo Tarlato di Bibbiena. Vediaaio noii senza uiaravigUa obliliata tanto la poetessa Bichi seiiese die fioriva verso I" anno i58o, e le di cui rinie furono stanipate in Napoli, cjuanto il cardinale Alessandro Bidd, cclelire diploniatico e granJemente lodato dallo stesso Wicquefort. Ci fa pure qualclie sorpresa il non vedere iiouiinato Fabrizio Biblia, matematico napoletano del secolo XVIII, die un' opera preziosa pubblico su le nionete del regno di Napoli. — Non sappiaiuo die dire anche per queUo die riguarda la storia antica, perdie mentre regi- strati vediaiuo Marco Culpundo Bibulo, e Blante e Beds eunuco del re di Persia , e Lucio Calpurnio Bestia , e 5. Berdno e S. Bibiana ecc., vedianio con dolore oliljliati iiiteramente in questo piccolo periodo alfabetico Berillo vescovo di B^tri iielF Arabia, faiuoso per i suoi errori , e la sua conversionc sotto Origeae, Beseleel celeljre artelice ebreo in metalli , nominato iiella Biblia , Bessasirl fainoso gfenerale persiano, Biblide fauiosa essa pure nella stoi'ia uiitologica , altra Biblide iiiartire caduta nella persecuzione di Marco Aurelio ecc. Tornando alia storia moderna cre- diaino oinniissioni iinportanti quelle del musico Berdii , celebre in Francia per tantc opere applaudite, di C'orZo Bcr- dnazzi, riiuandato male a proposito al nonie francese di Carliii , die non era se nonun soprannome, ad esso dato in Francia , di Giorgio Berdno medico illustre napoletano del secolo XVI, autore di molte opere mediche, di Enrico di Besset , segretario per lungo teuq)o delT Accadeuiia di iscrizioni e lielle lettere, ed ispettore delle belle arti, autore di alcuni scritti elegnntissiiiii, di Beuklaer grkndis- siuio pittore liammingo del secolo XVII ecc. Queste osservazloni fatte sopra un centinajo solo di pagine debbono far intendere agli editor! Veneti , die raddoppiare potrebbono di attenzione e diligenza , a()ine di rendere quest'opera in ogui sua parte coiupiuta , e ma ■ Bi'uL ItaL T. XXX. 27 410 Ai'PENDiCE trascurare gli eifori tijjogralici, cou uao dei qaali nia- dornale vediaiuo coininclare il priiuo articolo del volnnie, stanipato esseadosi Betuolo.y iuvcce di Bestuolox ; cosi pure leggiamo Btiuista Boccanera , che meglio scritto sareb- besi , secondo I'nso del tempo e del paese, Boccane^ra, camljiato nell.i pagina medesinia in Baccunera, ecc. Sexti Aurelii Propertil Carmlna quae exstant ex re- censione C. T. Kuinoel. Tomus secandus. — Au- gusta; Taurinorum^ i823, ex typis viduoe Pomba €t filcorum. C. Svetonil Tranquilli opera ex recensione Quill. Baum- GARTEN Crush. Tomus primus. — Augustce Tau- rinorum ., 1828, ex typis viduoa Pomba et filioium , in 8.° Ecco due nuove produzioni degli editori torinesi , rela- tive alia loro grande impresa di pubblicare i classici latini , Eecondo le migliori edizioni sinora conosciute. Gia altrove notamino, clie ottiiiiameute apposti si erano |^lla edizione di Properzio , adottaiido il testo riveduto dal Kuinoel. Comiiicia il volume cou una prefazione del Santenio , nella tpale si annnnzia la morte e ua breve elogio si tesse del eel. Burmanno secondo , "^he le prime cure prestate aveva alia piii corretta edizione del Properzio. Si parla del di lui commentario su quel leggiadro poeta , e si fa la enumerazione dei codici, dei qaali servito erasi in quel lavoro ; tra questi , die non sono piii di dieci , due ne ve- diamo scritti in Italia , ed uno forse nel Piemonte mede- simo , apposto essendovi il norne di un notajo Delaitl , lamiglia tuUora sussisteute in quella regione. Di molti altvi codici delle biblioteche d'Ingliilterra , della reale di Parigi, della Vaticana e di quella di Napoli ebije il Burman/io le variant!, e si servi ancora della edizione Aldina dell' anno i5i5, di quella di Venezia dell" anno 1470 e di quella <1i Reggio del J481. Emerge da questa prefazione una notizia, importantc per la storia della Ictteralura ita liana , di certo Antonio Perrejo, sconosciuto aache al Tirabosciii , il quale con somiiiii I'AKTE IT VLI\N\. 4 I 1 diligenza e coHajuto di antichissiini codici emendo e com- inento iiii esemplare dell' edizione Aldina veuuta alle mani del celcbre Einsio. Si trattiene il Santenio dal ricercare chi fosse ciuel Perrejo , ignoto all" Einsio stesso, al Brouckusio ed al Burmaano. Poco giovevole sarebbe tertamente il fare alcuna .iudngiae intonio la persona di quel letterato; ma dalla sua soscrizione niedesima risulta che servito erasi di tre codici, uno dei qviali del Poretoi^o , altro del vescovo Cremonese , altro di Francesco Pucci , finalmente di altri che coiisnltati aveva in Roma ed in Firenze. Puo credcrsi ragionevolmente die il vescovo cremonese fosse il celebre VidOy e da quella nota se non altro puo raccogliersi, che legato era il Perrejo in amicizia coi primi leiterati deU'eia sua , e che sebbene leggere noa si possa la data da esso apposta , perche sniarrite ne sono le ultime due cifre , tuttavia fiorire doveva questo celebre italiano ( se non pure spagnuolo italianizzato ) avanti la meta del se- colo XVI , e non mal fondata e la congettura del San- tenio, che la data quella fo-*se del xSaS. Tanto piu im- povtante riesce questa notizia , quanto che il Pontano stesso ed il Pucci dell' emendazione del testo properziauo si occuparoVio , e le note del Pucci furono al Santenio comunicate dal dotllssinio Miintcr, ora vescovo nella Da- nimarca, che in Roma ottenute avevale coir assistenza del celebre Gioi'cnazzi. Ebbe pure per quel mezzo V editore anche le note di Piero Vettori , e nulla certamente gli manco perche il testo uscisse piii che in qualunque altra edizione corretto , e larga materia si fornisse alle sue dotte osservazioni in fjuesto volume contenute. Par- lando delle edizioui di Properzio del secolo XV, nota op- portunamente il Saiit.f'nio , che il Burmanno ne cito una veneta delP anno 1487 , perche nel rilegarsi alcuni fogli deir edizione vicentina del 148 1 mescolaronsi da un im- perito legatore con quelli di un Tihu'lo di Venezia del 1487, il che produsse che il Burmanno questa edizione veneta di Properzio, da esso supposta e non esistente , an- nunzio , e neppui'e sospetto l' esistcnza della vicentina. Seguono copiosi estratti tolti da altra prefazione del Barzio, nei c|uali pure si parla dell' opei'a alF emendazione di Properzio prestata da varj editori , Specialmente dai ^roucA«s/o ; trovansi quindi le osservazioni copiosissime del Santenio stesso su i quattro libri delle elegip , le quali 412 A !• P K N U I C E versauo priucipalniente su 1' enienJazione del testo ., su le diverse varianti, e per la iiiaggior parte sopra quistioni gramniatlcali. Uniio al secoiido di Properzio riceviamo il prinio vo- lume delle opere di Svetonio col testo riveduto da Guglielino Baumgarten Cnisio. Si nota iiclla prefazione, die due sto- rici latiiii principalmeiite le cose narrarono avvenute in Roma dopo Augusto , Tacito cioe e Svetonio, i quali in si- mile argomento tennero via di scrivere affatto diversa^ il prime sonimo nella facondia , ed intento a comprenderc nci suoi racconti la vastita dell' imperio , il secondo intento piuttosto a descrivore i Cesari , alcune notizie qua e la scegliendo da altri scrittori. Parlo it primo della pace e della guerra , degli studj civili, degli artilxzj de'regnanti; il secondo svelo g!i arcani domestici in tempi per la re- publilica infelicissinii. TSfon pero sprezzare debbonsi le cose piir minute die da Svetonio sovente reglstrate si veggono , glacclie servono queste a mostrave come un popolo vinci- tore del niondo, dalla liberta alia servitii ridotto, tutto ebbe a soffrire da pessimi regnanti. Si veggono adunque in questo scrittore la gioventu ed il vigore di un popolo , e quiiidi la sua veccliiezza e la sua decadenza, e questo maggiore interesse desta in coloro die lessero gia Livio , Polibio ed altri scrittori , ai quali per compimento non affettato si a2;2;iungono i liljri delta r ep ubbli ca di Cicero/ze, nuovamente scoperti e puliblicati dal 3Iai. Si nota pure , che nel periodo in cui scrisse Svetonio i Romani pene- trarono per la prima volta nella Britannia e nelF interno della Germania , e gran parte dell' Oriente corsero vitto- riosl , i conliai dell' imperio estendendo. Grande spettacolo presenta altresi la sfrenata lil:)idine dei Cesari , la barbaric gladiatoria accoppiata colla mollezza asiatica , un nuovo gencre di vita introdotto ad imitazione di stranieri costu- nii , r ospitalita accordata alle arti grecbe ed alle super- stizioni egizie. Clie se Svetonio al pari d' altri non risplende per va- ghezza di stile, nato e die invano si cerdierclibe la pri- mitiva eleganza negli scrittori posteriori all' eta di Augusto, e die le lettere latine non piu sostenute erano da quei presidj die T eta dell' oro per esse condotta avevano nel periodo corso tra SiUa dittatore ed Augusto medesimo. Sve- tonio e pero studiosissimo dd modi di dire scntenziosi . e PAUTE ITALIANS. 4I0 quasi sempre procede con un criterio fntto suo , e libera - niente pLu assal die Dione ed altri , sovente accusati di parzialita. Parlandosi per ultimo dei fonti ai quali Si'e- tonio attluse , si accenna die eruditamente ne scrisse il Vossio iiegli storlci latirii, ed il Bawngarten , dalla di cui edizloiie di Si^etonio fatta in Lipsia nell" anno 1 8 1 6 si trasse la presente. Segue la prefazione del Baumgarten medeslmo, nella quale si ragiona delle jjrincipali edizioui di Svetonio fatte nel passato secolo, quelle cioe del Barnuuiiio , dell' Oudendorpio e deW Ernesti, 1" ultima dei quail fu dal ^Fo//io riprodotta. SI espoae quindi il metodo dal nuovo editore seguito , e si diclilara die grande giovamento si e tratto dalle osser- vazioui del Miiller e del /f^a/t/ier, stampate negli anui 1804 e t8i3. Un codice ebbe pure alle mani il Baumgarten ^o piuttosto alcune note niarglnali all' cdizione di Pietro Scri- verio ; noa molto antico quel codice stesso , ma scritto in Roma con molta dillgenza verso la meta del secolo XV , dal quale tratte si erano molte varlanti. Un amplo coin- mentario aggiunse pure questo editore , ed un glossarif> svetoniano, i quali grandemente 11 preglo di quest' edizioae accrescono. Segue una raccolta delle varie lezioni estratte dal co- dice del quale si e parlato , e forse savio avvisamento e stato qnoUo di rlferlrle rn 'questo Inogo, anziclie dlsso- minarle nelle note sottoposte al testo. Trovansi poscla al- cune notlzle della vita e degli scrirti dl Svetonio, estratte in gran parte dalla prefazione a quello scrittore premessa da Angiolo Poliziano , ed altra notlzia lettei'aria di Svcronio medeslmo, tratta dalla biblioteca latina del Fabricio , dall' J^r- nesti con molte aggiunte riprodotta. Versa questa princi- palmente su l' eta e sn gll scritti di Svetonio , su le vlte dei dodici imperatori e sui liljri degl' illustrl grammatici , e dei chiari retori ; si mostra quindi die male a propo- sito attribuite si sono a Svetonio una vita di Plinio ed un" operetta degli uomini illustri, e finalmente si accennano alcune opere di quell' autore peixlute , come un libro dei giuoclil dei Greci , altro degli spettacoli e delle gare dei liomaui , altri dell' anno romano , delle note eritiche degli scrittori , dei nomi proprj e dei geueri delle vesti , delle voci di cattlvo augurio c delle maledizioni ,ortantissima collezione dei classici latini , ed anche per quella che si sta disponendo dai medesimi benemeriti edi- tori , dei classici greci , giacche eseguite con sonima cura vediamo le innunierabili citazioni di testi greci, massime di Dione, che nelle note apposte a questo volume ad ogni passo s' incontrano. STATI PONTIFICT. In ohitnni Antonii Canovm. Carmen. — Romoe ^ excu- dehnt De Roraanis MDCCCXXlii. L' autore deir interessanle poesia die ci place annun- zlare , il chiarisslmo signor Filippo de Romanls , guidato dal genio di virtuosa tristezza, entra notturno fra i se- polcri del Gianicolo , non puo non ricordarsi del Canova recentemeate compianto , si sente cnnunosso , vede alti personaggi , crea scene grandiose, e qiiindi discende sulle sponde del Tevere, passa nel piii grandioso dei tempj , sente ruggire i leoni del mausoleo Rezzonico , incontra , saluta e senfe pnrlare T ombra del somiuo Rafaele. L' in- ven/ione puo dlisi brillante « ricdiissima . ma taluno T'\RTE ITALIAN V. 4? 5 alieno dalle conipiacenze romantiche potrebbe dcsiderarvi un poco piti del prezioso simplex dwntaxcit et ununi. Lo stile e franco e vivace , ma non saprebbe iiiduvinarsi il niotivo per cui I' autore abbia preferito spesse volte il sermone pedestre epistolarc , alia dignitosa eleganza cbe sembrava coiivenire a tanta magiiificenza del suo soggetto. Che se qv\este due censure fossero , come a noi pare, di qUalche valore , non percio lasceremo di fare applansi a questo componimento , in cui , tolte due maccbie , tutto ri- splende di pnra luce latina. REGNO DELLE DUE SICILIE. Bibliografia della Sicilia negli nniii 1821 e 1822 (i). DLzioiiario delle antichita esistenti in Sicilia diretto in Napoli alia nuova R. Accademia Borbonica Ercolanese di Archeo- log*a, ed all' altra reale Accudeinii di storia e belle let- tere dall' antiquario Giuseppe Maria Cnpodieci. In Sira- cusa , 1820. presso le stampe di D. Francesco Marin Pnlejo, in 4.°, di pag. 54. Questo dizionario, benclie stampato nelFanno 1830, coni- parve nel 1821. E un buon particolarizzato catalogo di tutte le antichita della Sicilia, che puo servire come una guida pe' forastieri amanti di un tale studio. Tavole delle cose piii memorabili della storia di Siracusa avanti Cesii Crista, dispost.e daW an'iquario regio carato Giuseppe Maria Capodieci ecc. In Messina presso Giuseppe Fiumura 182 1 , in 4.° pice. Precede a queste tavole un saggio sui luoghi piu me- morabili , e sulle opere piii sontuose cbe ua tempo si ammiravano nelle anticlie Siracuse ; poi seguono di\'erse tavole cronologiche tutte attinenti alia storia politica , e (1) Questo lavoro ci e stato mandato dalla Sicilia colla seguente lettera : Ornatissiino Signore , Palermo, il i ." mafsgio l823, La Sicilia, estrema parte della bella Italia, in qualunque tempo, come a \. S. e ben nOto.ba coUivate 1^ leltere e 41 6 A P 1' E N I) I r, E letternria lii SiiMcusa , Jbf^iriate «oii inolta esattezza da qnesto valento eriulito nnti([uario, spccialinente nolle cose patrie. De diritti della Sicilla per la siui nazionale indipendenza : Mrnioria del Barone France.sQO Ventura , seconda edlzione , corretta ed accresciuta dolt aut.orc. Palernio dalla Reale Stamperia, iSai, in ^.,'' pic. di pag. 38. Jn questa I'agionata Memoria I'aiitore colla scorta della storia fa vedeie clie la Sicilia per l" addietio ha avuto uu governo a se , e die la forma di qnesto governo e stata costltuzionale , .aveudj sempre ua parlamento nazionale. Elogio storico di Antonio Gagini scuUore ed architetto Paler- initano, scritto da Agostino Gallo. In Palermo dalla reale stamperia r 1821 , in fog. ., di pag. 3o col ritratto del Gagini. II slgnor Gallo, autore di qnesto elogio, mostra molto inqiegno j generali di fisiologia-patologica coordinati giusta la dottriiia del dott. Broussais (estratto). ■ — Modo di fare ua grasso di lunga durata per ogni sorta di ruotc. — Tabella meteo- rologica. Fascicolo IX. Continuazione delF estratto de"* priiicipj generali di fisio- logia-patologica del dottor Broussais. — Saggio sulle Me- morie de pittori messinesi e degli esteri, die in Messina Jio- rirono , del signer abate G. Eertini. — Nuovo apparec- chlo per somministrare agli ammalati fumigazioni e vapori nel proprio letto, inventato dall' ab. cav. Pasquale Pan- vini. — Relazione del raodo con cui in Irlanda , mediante la Campana de" Palonibari gli operai discendono in fondo al mare, del dott. T. Colladon. — Giacitura novella di zolfo nianifestata in Sicilia presso Licata. — Saggio su i mezzi di nioltiplicare prontaniente le ricchezze della Sici- lia, del signer Welz: estratto del signer Sanlilippe. Fascicolo X. Sulla epizoozia che regno nella valle uiinere di Palermo neU'autunno del 1818: Memoria del dottor A. Barbaci. ■ — • Antitodo contro il sublimate corrosive. — Sopra una ma- teria gelatinosa caduta dalP atmosfcra. • — Estratto di una lettera del signer Lucns figlio al signer Arago, con la data di Messina il 3o luglio 18 19. — Su la fesferescenza del selfate di cblnina. - — • Processo per far fruttare i vecclii alberi. — Mezzo per conservare gli uovi, del signer Ca- det. — La Donna del lago: poema di Walter-Scett recato in A'^ersi italiani dal dott. Indelicate (esti-atto). — Tabella meteorologica. Fascicolo XI. Su i pregl intrinseci della lingua greca : discerso del professore Crispi. — Intreduzione a' due saggi sepra 1' a- cido citrico e V acido solforico , di Parkes e Martin. — I'ARTE 1TALIA.1N\. 421 Primo Siiggio suir acido citrico. — Notizic gcografiche , statisticlic e di viaggl. — N.otizle scientificlie, letterarie e di arti. — Liljri d' ogai genere ed ia ogiii lingua pul)- blicati iiel i 8 2 1 . L'Ape^ gazzetra letterarui di Sicilia. Palermo, 1822, dalla tipograjui di Filippo Solli , tomi 2. , in 12.° Questo giornale, in opposizione al precedente, pel* nian- canza di niezzi si arresto al XII fascicolo, Nuovo giornale di sceka letteraria fisico-medica per la Sicilia. Palermo , 1822, presso Giambatista Giordano in 8 .° Di questo gloimale iinora non ne sotio usciti die quattro fascicoli. L' autore avreljbe ottenuto il suo intento, se in luogo di trascrivere diversi squarci raccolti da vai"] autori $ giornali, Tavesse arricchito di pezzi originali. Giornale di osservazioni medico-pratiche compilate nello spe- dale grande e nuovo di Palermo , dal sig. Antonio Longo. Palermo, 1822, presso Lorenzo Dato, in 0°, primo e secondo triinestre. Se continua questo giornale forse si andra perfezlonando. Poche considerazioni sul giornale di osservazioni medico-pra- tiche compilate nello spedale grande e nuovo di Palermo dal signor Antonio Longo. Palermo, 1822, presso Gio. Bat. De Luca, num. I , II e III. E una critica assai mordace dell' antecedente giornale. Risposta di Agostino Gallo ad un articolo della Bib. Ital. , settemhre 1821, Ji.° 69 /'«g- 41 5^ relativamente al famoso poeta palermitano Giovanni 3Ieli, in occasione di darsi in quellu giudizio di una canticu in morte di lui scritta da Giuseppe Bozzo ( Straordi/iario del giornale Letterario intit. L'Ape, r febbrajo 1822, di pag. 24J. L' autore di questo scritto diinostra che il poeta Meli, in fatto di poesia , gode il primato fra tutti i poeti clie hanno scritto nel proprio dialetto. Estratto e comento di un giudizio comparativo emanato dalla Biblioteca itdliana sopra due traduzionl del poenia di Wid- ter-Scott, la Duma o la Donna del lago, una di Giuseppe delicato 'li Palermo, V ultra del cav. P. Palermo, 1822, per Dc'Luca., in '6.°, di pag. 16. 42 -i APPENDtCE Pinacotscu di S. E. il signor Principe di Cutb diduarata dill tenente Cuglielmo Bechi suo ajutante di campo. Pa- lermo, 1822, dalla Socieca tipografica in 4.° picc. di pag. 72. E una dichiarazione sopra 64 quadri dipinti da piu celebri artisti , come sono Luigi Morales, il Tiziano, il Tintoretto, il Palma, il Cnerciiio , Michelangelo da Cara- vaggio, Rosa, Poussia, Pietro Novelli detto il Monrealese , Ana. Caracci , Paolo Veronese, Laafranco , Andrea del Sarto, Vincenzo Aneniolo, Antonio Allegri da Correggio, Paolo Kubens , ed altri. Sul metodo normale , che si ossen^a in Sicilia , e sul metodo Lancastriano : Memoria dell' abate Mercurio Ferrara, stcun- pata per disposizione delta comndssione dell' istruzione pub- blica. In Palermo , 1822, nella reale stamperia , in fogli<^ di pag. 3o. L' autore fa vedere prima i vantaa;gi e 1' utile del me- todo normale, e poi espone il metodo Lancastriano , dando la preferenza al normale. Delia Helena , ossia del Morbo Nero d' Ippocrate , letcera. In Palermo, 1822, presso Giambatista Giordano, in 4.° pice, di pag. 38. L' autore e di parere die qiiosto morbo molto si asso- mlgli alia ematemesi. 1 frammenti di Dicearco da Messina, raccolti ed illustruti dalJ! avvocato D. Celidonio Errante de' Baroni di Vanelta e Calasia. Volume Primo. Palermo , presso Lorenzo Dato , in 4.° pice, di pag. 170. Qnesta pregevole opera e corredata di una ben Innga dissertazione suir eta, sn!le opere e sulle opinioni di Dicearco, in cui il signor Errante si sforza di spiegare il sistema psicologico del filosofo da Messina , che secondo il parere di Bayle e di altri sembrava assurdo : alia quale siegnono gli elogi o testimonj , poi vengono i due primi frammenti, Puno sopra lo stato, ossia i costumi de' Greci , r altro contiene una bella descrizione del monte Pelio. Al testo greco e p ista a riscontro una fedele traJuzione in lingua italiana corredata di dottissime note si filologiche die ne rettificano la varia Iczione, come storidie che ne rischiarano il testo. II secondo volume fra breve iiscira P^KTE ITALIANV. 4^3 alia luce, e contena il terzo franmiento ia versi giambici intorao alia descrizione dclla Grecia , ed*ottantasei piccoli fraiiimenti , ed uii liea dotto discorso sopra il cottaho aiidco giuoco de' nostri Siciliani. Una ben dotta critica , una ricercata erudizione , ed una buona lingua sono i pregi die rendono lode vole questa fatiua, oltre i bei nuovi ca- ratteri greci fatti venire a bella posta dal tipografo per la formazione di cosi utile inipresa. Corso di studj teorico e pratico per la lingua greca , metodi- camente esposto dal sac. Giuseppe Crispi , professore di letters sreclie nella R. Universita degli studj di Palermo. Palermo^ 1S2.2,, presio Lorenzo Dato, parte prima, in 8.' di pug. 301, con () tavole. Questa fatica, per cpiei che vogliono apprendere la lingua greca, e.utilissinia , comprende la prima parte, la quale e un compendio di una esatta grammatica greca; la seconda parte che si sta stanipando comprende alcuni pezzi sceiti di autori classici greci , con traduzioni , note ed osserva- zioni grammaticali. Compendio delta storia dell' antico e nuovo testamento com- pilato dal cav. L. R. Palermo, 1822, dalla reale stani- peria, tomi %, in 12.° E lo stesso che la Bibbia per la gioventii del cav. L. R. stampata in IMilano , senza le figure, le quail mancano in questa ristampa di Palermo. Saggio su i mezzi di moltiplicare le ricchezze delta Sicilia del signor de Welz , corredato di note , di aggiunte e di un esame critico dal dottor in medicina Giuseppe Indeticato. Palermo, 1822, dalla tipografia di Francesco Abbate qu. Domcnico , in 4.° pice, di pag. 200. Buoa libro , e da ricavarne molto profitto ia vautaggio della Sicilia. L'autore fa derivare la poverta della Sicilia da due precipue cagioni , V una e la niancanza del com- mercio iuteruo ed esterno ; e 1' altra la mala costruzione delle strade , ed arriva a dire che 1' unica sorgente della miseria del uostro paese e la fecondita medesima del suo suolo, idea che ha del paradosso. II signor Indelicato in diverse note ed aggiunte rettifica alcuni sentimenti del "Welz, e ne aggiunge degli altri, ov« gli parvero sensati ♦ynplli dpir antore. 4^4- A 1' 1' E N D I C £ Giiida de\iaggiatorl agli oggetti jyih intercssarui a vedenL in Sicilia , del professorc abate Francesco Ferrara. Palermo. 1822, dalla lipograjia Abbate, in 12.° di pag. 804, con alciini rami. In questa guicla si sarebbe dcsiderato cUe 1' autore avessc un poco piu esteso il siio Uiscorso nel dare le particolari notizie iiitorno alia Sicilia, e specialmente nel fare rile- vare i pregi della capitale Palermo. Saggio sopra le malattie e le lesioni organighe del cuore e de grossi. vasi di Q, N. Corvisart, tradiizione sidla seconda edizioae fraacese. Palermo, 1822, dcdla tipografia di Francesco Abbate^ toml 2 in 8.° il priino di pag, 176, ed il secoado di pag. 102. Questa eccellente opera fa parte delta nuova Encixlopedia niedica e cliirurgica, cominciata a puliblicarsi in ralermo, della quale si sono gia stauipati linora 16 volunii. Osservazioni sulla vlrtii febbrifuga del solfato di Chinina nelle febhri interntittenti fane dal dottor Andrea Barbaci e dal dottor Girolamo Mina. Palermo, 1B22, nella reale stamperia, in 4.° pice, di pag. 40. In queste osservazioni si enuinerano tutti quegli arania- lati che si sono guariti in Palermo colF uso di questo solfato. Formolario tascahile , o raccolta delle formule le piu usate nella pratica della medicina , che contiene la classifica- zione de' diversi medicamenti semplici con I' indicazione della loro preparazione , e delle loro dosi , giusta il nuovo codice farmaceutico di Parigi, di Achille Richard figlio ., tradotto did francese , prima edizione siciliana. Palermo , ' \^ 2.0. , dalla tipografia di Francesco Abbate qu. Domenico, in 12." di pag. i5i. Utile libro. Sa la vaccina , qualche ricordo di Santi Romeo. Messina , 1822, presso Gius>>ppe Pappalardo , in S.° gr. di pag. 58. L' autore di qaesta Meinoria e abbastanza conosciuto. Memoria deW architeito dipartimentale della direzione generale di ponti c strade Vincenzo di Martino , inlorno <;/ progetto PARTE ITA.LIAN\. 428 di im nuovo carcere in Palermo. Palermo , 1823, presso Lorenzo Data, in foglio, con una tavola in rame. 11 sigaor Martiiio in qnesta Memoria si mostra a dive- dere niolto perito nella sua arte. Principj generali della lingiui inglese , di Gaetano Tesauro. In Palermo, 1832, presso Lorenzo Dato, in ^.° pice. di pag. So. Buon libro clementare. Prose di vario gencre, di Michelangelo Blond. Parte prima. Palermo, 1822, per Solli e De-Luca, in 4.° pice, di pag. 170. Questo volume forma il quinto tonio delle opere in verso e in prosa italiane e latine del celebre Miche- langelo Monti;, e contiene cjuattro orazioni funebri , e soi sacre. Illustrazione al Sarcofago Agrigentino rappresentante I' Ippo- lito d' Euripide,, sculiura di alto rilievo in marmo statuario antico , di Rujfaello Politi Siracusano, Palermo, 1022, presso Lorenzo JDato, in foglio 'di pag. 24, con 4 tavole in rame (i). Index veterwn ct receaiiorwn nummorwn qui apud Antoniuni Astuto Noetinwn equitem extant. Palermo , 1822, luila stamperia reule , in 4.° pice, di pag. 3 1 . In questo ben i-agionato catalogo di una copiosa raccolta di medaglie, quelle delle famiglie Roniane, in oro souo 5 , in argento Byi, in rame 190, in piombo 8. Degl' iinpe- ratori 41 in oro, 849 in argento, e 11.° 2 35o in rame. Le Sicule in oro amiuontano al n.° 35, in argento al n.° 606, ed in rame al n.° 1007 ; de' Re di Sicilia in- cominciando da lluggiero, in oro sono 39 , in argento 94 , in rame 137. Finalmcnte le medaglie dcU' estere nazioni , in oro se n' enumerano 12, in argento 258, in I'ame 379, de' Pontelici Romani n.° 57. Cenno sul modo di migliorare P agricoltura , le manifatture ed il comraercio dclki. Sicilia , del dottore in legge Igmizio Sanfilippo , professorc di Economia politica nella regia Universita degli stiidj di Palermo. Caltanissetta , 1822, presso Lipomi. (l) Vediue r ciiraUo in quujlj blfaso qiiadiiin) a Jm;^. 335. . Bibl. hat. T. XXX. ■j.o 426 APPENDICE Poesie del dottor Vincenzo Navarro da Rihera , tomo i . Pa- lermo , 1822, presso Giov. Bat. De Liica, in 12.° di pag. 148. / Trcni di Geremia, tradotti in sestine dal R. P . Domenico Dane, con aggiunta di alcuni sonetti dello stesso in fine. Palermo, 1822, presso Gio. Bat. De Luca, in 12.° di pag. 76. II Poeta e la Toletta , ditirambi di Tommnso Gargallo. Pa- lermo, 1822 , presso Lorenzo Dato , in 8." Calendario per I' agricoltore siciliano. Palermo, 182S, dalla reale s tamper ia, in 12.° Contiene prima il risultaraeiito clelle osservazioni meteo- rologiche fatte nelP anno 1 8 2 1 , poi siegue il calendario civile con quello dell' agricoltore, nel quale mese per mese si additano quelle pratiche agrarie da usarsi da un buon georgofilo: termina il libro c ci alcuni articoli di utili coguizioni, quali sono sulla manifattura de' buoni caci, precetti pel buon govern© de' filugeJli , saggio sul tcssuto del lino maciuUato colla macchina di Christian ecc. Poesie di S. Scuderi. Palermo, 1823, per De-Luca, in 12.' di pag. 1 02. Poesie dell'Abbate Giovanni Meli , recate nella italiana favella da Giuseppe Selvaggio. Palermo, 1823, dalla reale stam- peria , in 12.° di pag. 32. In Morte di Michelangelo Monti , insigne poeta ed oratore , stanze liriche di Agostino Gallo a Piazzi. Palermo, 1823, per De-Luca, in 8.° di pag. 12. Discorso intorno ad Archimede, dell' abate Domenico Scina. Palermo, 1823, iiella reale stamperia, in ^..° pice, di pag. 116 (i). Nuovo metodo ragionato per istrulre shnultaneamente i fan- ciulli nel leggere, nello scrivere, nel conteggiare, ne' do- veri della religione e della giustizia, compilato dal sacer- dote Girolamo Guzzo. Palermo, 1823, presso Lorenzo Dato , in 4.° pice, di pag. 84. Utile fatica per 1' ammaestramento de'ragazzl. (I) Di iiuesto lavoro darenio un estratto ne' prossimi quaderni. PARTE ITALIANA. 427 Dizionario logico , owero definizioni de principali termini del- t arte dl ben ragionare , descritte in ordine alfabetico da Luca Cuccia . . . Palermo, 182 3, per De-Luca , in 4.* pice, di pag. 44. II titolo abbastanza fa conoscere il inerlto di questo giovaiiile lavoro. Corso di procedura civile fatto nella facolta di diritto di Grenoble ilal signor Berriat-Saint-Prix , prima traduzione italiana sulla terza edizione francese , col confronto al codice civile e di procedura civile del regno delle due Sicilie ecc. Palermo, 182 3, dalla tipografia del fu Fran- cesco Abbate , tomo i e 2 in 4.° pice. Formulario per la preparazione e V uso di molti nuovi me- dicamenti di Magendie, tradotto dal francese , con note di Antonio Cattaneo, Palermo , 1823, tipografia Abbate , in ia.° Gwrnale di scienze , letteratura ed arti per la Sicilia sotto gU auspicj di S. E. il direttore generale di Polizia ecc. Tomo I. Palermo, 1823, presso De-Luca , in 8° Di questo giornale ne e coraparso il solo 11.° i die com- prende un prospetto succinto dello stato della pubblica cultura in Sicilia dal 1800 fiiio al correiite anno. # Ragioni di Giuseppe Indelicato contro U Principe di Castel- nuovo. Parte prima. Palermo, aprile i8a3j per De-Luca in 8.° di pag. 24. Sul tremuoto avvenuto in Palermo il giorno 5 marzo 1823. Riflessioni di *** ( Carlo Dolce ) Palermo , 1823, daJla tipografia del fu Francesco Abbate in 4.° pice, dipag. 40. L'autore attribuisce la causa preclpua delle rovine delle case alia mala costruzione delle medesime. Giuseppe Acerbi , direttore cd cditore. 428 INDICE dellc rnntcrie contenute in questo XXX volume. PARTE I. IfETTERATUR.V ED ARTI LIBERAL!. L. Jbttera rritiea ( seconda e 297 ideologia esposta da M. Qioja. ( i.° estratto ) . . . . » 3i5 Storia della Spagna antica e moderna , del cav. Luigi Boss! , tomo 1.° e 2..° . . . . . . . . • • » 323 I'lustrazione al sarcofago agrigentino rappresentante I' Ippolito cVEuri- fide, di Eaffaello PoLiTi . . . . . ■ ■ » 335 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. £' Elcttromotore perpetuo , trattato dell' abate Giuseppe ZAtiLONi. Parte seconda. ( V. per la parte prima il tomo 20.° pog. l3l ) . pag. OS Storia dei fenomeni del Vesuvio avvenuti nel i8ai, 1822 e parte del i8a3, con osscrvazioni e sperimenci di T, Mohxicslu e iV. Covblu- » 83 I N D I C E. 429 Ostervationi mlcologiche ( inedite ) ed enumerazione storica di tutti i funghi delta provincia pavese , di Giuseppe Berg^kasghi. ( Conti- niiazionc. V. torn, ay pag. 68 e 228 ) . . . . pag. f)a ZJe' ntiovi metodi di vinijicazione. Art. i.°, con una tavola in rame. » aoo Articolo a.° Considerazioni comparative sui diversi metodi di vini- jicazione, e proposta di alcvne modijicazioni . . • » aSi Tcntalivo ( inedito ) di una Classijicazione geoponica delle viti . » 844 Elemcnti di zoologia , delt abate Camilla Ranzahj. Tomo i.° ( Conti- nuaiione. V. il tomo 29.° pag. 367 ) . . . . « 368 Storia particolare ( inedita ) dell' ape bicorne e dell' ape muraria , di B. AncELixt ......... K 374 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTEUE ED ARTI STRANIERE. Jahrbiicher ecc. Aiinali dell' I. R. Istitiito politecnico di Vienna. Tomo 3." ( Continuazione. V. il tomo 28.° pag. 85 ) . . pag. 99 Sopra la legge dell' incremento del calore ne' siti profondi , e so- pra i fenomeni delta volcanita , del consigliere Pkecbtel. v ivi Congctture ( inedite ) suUa citth eke /la fatto battere le medaglie ut- tribuite comunemente ad Iria , di L. Reyi/isr- . . . » io5 Lettera ( inedita ) di Leonardo Eviero at sig. Lagrangie , » 1 1 1 Rassegna bibliograjica delle migliori opcre stampate in Francia net raese di gennajo iSaS ........ aSo Indagini ( inedite ) suite diverse specie di frutti ai quali i Gre~i ap- plicurono il name di Kayron , di L. Reyniek ...» 262 Illustrations etc. lllustrazioni istoriche e critiche delta vita di Lorenzo de' Medici , di Guglietmu RoscoE . ■ . . » 38 3 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OrSRE PBRIODICHB . . . . . » I 1 3 Giornule di fisica , chimica , storia naturate tie, di Pietro 430 I N D I C E. COKrrcLiACHi e G. SRucifATELLi , bimestre i.° . . pag. ii3 Antologia di Firenze , fascicolo 25.° • . • . >• 114 Idem fascicolo a6.° ........ ayo Giornale cnciclopedico di Napo/i , tomo 4.° dclV anno 1821. » afic) Giorni'le arcadico di Roma, fascicolo 5o.° . • • » 390 Xffemeridi letterarie di Roma, fascicolo 29.° • . . » 891 BlBLrOGRAFIA . , , . . . . . .'nilS Regno Lombardo-Veneto ........ ivi Raecoha di poemetti didascalici originali o tradottl , tomo 10. ° » ivi Raccolta di antichita greche e romane ad uso degli artisti , di C. BicnoLi ..,.....» ivi Alcuni cenni delP abate Villardi sopra varj giuii-zj pubhlicati da un giornalista italiano , . . , , . » 1 3 1 // piccolo Bollandista , o atti e vite di Santi di ciascun giorno , fascicoli i.° e a." . . . . . . • 7> 271 Storia della letter atara italiana, di P, L. Ginguene. Traduzione di B, Perotti ........ n ivi // duomo di Milano , o sia deseriiione storico-critica di quetto insigne tempio , fascicolo 1.° ..... » a^a Raccolta delle migliori fabbriche , monumenti e antichita di Mi- lano , fascicolo l5.° . . . . . . . » 274 Elenco delle opere stampate e pubblicate in Milano e sue pronin- cie nel mese di marzo • . . . . . » 116 Idem nel mese di aprile . . . . , , » 891 Elenco delle opere stampate e pubblicate in Vcnezia e sue pro- rincie nel mese di marzo . . • . . . » 123 Idem nel mese di aprile . ...... 899 Bingrafia universale antica e modcrna. Prima traduzione ita- liana , con aggiunte e corrczioni , tomo 6.° . . j» 405 Piemonte . . - . . . . . . . i>i36 M. Atti Plavti comcedice , tomo 2." . . . • » ivi Sexti Aurelii Profertii Carmina , tomo 3.' . . . >• 410 C. SvETONti Tranquilli opera, tomo l." . . . . » ivi Stall pontijicj . ........ v 414 In obitum Antonii Conovce. Carmen ...... ivi Regno delle due Sicilie . . . . . . . » 416 Notizie bibliograjlche della Sicilia negli anni i8ai , i8aa e nei primi quattro mesi del 1 83 3 . . . . • » ivi CORRISPOKDENZA . . , . . . . . . u I27 Due Icttere , una di Gio. Marbuzi , I' ultra di Voltaire, con un saggio di traduzione dell' Enriade fatta dal suddetto Marenzi » ivi Lettera di Bartolomeo Bizio sopra il fenomeno della polenta por- porina ......... » ayS I N DI C E. 4^1 Pomona in riUevo , della ditta Piizagalli e Degaspari di Milano, pag. agS >• 143 » «44 » 296 distribuzione iS." . Errator-corrige del tomo ag." . Tavola meteorologica di aprile Idem di maggio Idem di giugno . • • Milano , dalV I. R. Stampcria. Osservazioni meteorologiche fatte all' I. 7?. Osservatorio di Brera. G I U G N 0 823. M A T T I N A. Sera, c '6 (3 d u ^_ N 3 V g < 2 %2 0 a Stato del cielo. nj N < 0 v. Si ^ 2 V S u 6 N > U ' — 1 Stato del cielo. poll lin. 0 poll lin. 0 I 27 10,6 + 12,8 N NE Sereno. 27 10,6 +20,2 S S E Nuv. sereno. 2 27 9>9 +14,0 E NE Ser. nuv. ser. 27 f),o + 18,8 NN 0 Nu.proc.piog. 6 27 8,0 + i4,S N E Niivolo. 27 6,2 + 19,5 SE Ser. ..nu. piog. 4 27 6,4 +14,5 N 0 Nuv.rott.ser. 27 6,8 +20,4 S E Ser. nuv. var. b 27 7>o +14,5 N E Ser. nuv. 27 6,4 +20,6 0 Ser. neb. piov. 6 27 6,5 +14,5 N 0 Nuv. piog.ser. 27 7,0 +19,0 N E Ser. temp. pio. 7 27 8,0 +i3,o 0 Nebbios. ser. 27