'&J* BIBLIOTECA ITALIANA GIORNALE LETTERATUKA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO ■DA VARJ LETTERATI. TOMO XXXVllI. ANNO DECIMO Aprlle , Magglo e Giuguo. 1825. «►»&/. tA-CIA T>r.r. CUEDTTO SVEL\TA , CCC, affiato. 11 popolo piii felico non sarebhe mai quello
  • biano alle immap;inaric speculazioni di ([ueiruonio, die iini egli Sicsso co'- parteciparc tlella miseria alia quale coridotti aveva inolti capitalist!, Singolare riesce il vedere die Tautore, dopo di avere col celebre Srnitk riguardate come poco vantaggiose le compaguie , chiami in2;e2;uoso im progetto , che tutto fondavasi sopra coni[)agnie, sopra azioni , e sopra una Lanca, il di cui ciedito poteva dirsi fittizio. Nel capitolo VI si tratta della classificazione del- riudustiia umatia e dei liiniti ad essa prescritti. Si ride V autore della trita divisione fatfa dagli econoniisti tlei poj)oli in agricoli , niani£;ittuiieri e commercianti ; puo beiisi ainmettersi «che tiitti i popoli riuniscano questi triplici generi d'indiistria, ma a parere nostro non puo impugnarsi die V in- dustria per se stessa non sia suscettibile di quella divisione, come si vede fatto in moke statistiche. L' autore niedesimo sembra poi in qualche niodo deviare da' suoi principj, perclie, proponendosi la qnistione, se un jjopolo sttsso possa ad un tempo acquistare la prenunenza in tutti e tre quei rami, anmiette che non si possa giu2;nere ad un grado eminente in uno di essi , senza la divisione del Javoro, il che porta di conseguenza che un popolo debba sempre in un solo di que' rami primeggiare: accorda quindi che un popolo, acquistando una im- nicnsa superiorita nelle manifatture o nel traffico, non possa essere un popolo eminentemente a2;ricola, e che i capitali, comeche ingenti, di una nazione non possano bastare giaijuiiai a dare a tutti i rami la stessa energia ed estensione. Forse non si po— trebbe ne pure ammettere la restrizione fatta dal- r autore, che se a qualche popolo non si attribnisce esclusivamente se non che un solo di que' rami , questo deriva dal non presentarsi quel popolo se non che con esso nel mercato geiierale dellc na- zioni. Vero e tuttavia che rescnipio del guadagno e il desiderio di partecij)arne , fanno traslocare i 14 I"V MVGI\ DF.L CniZBITO SVKLATV, CCC. capital! dalle spcculaziotii magre o incertc, per tras- portarli alle operazioni rlguardate come sorgenti di felicita ; clie T indole del suolo , la sua situazione geogratica , il sua clinia, la qualita delle sue pro- duzioni, la coltura de' suoi abitauti e le lore le- lazioni di tralVico determinano cpial sia il ranio d'industiia piii utile in un pacsc ; clie 11 tiallico esleruo e senipre in peifetta piopoiiiJioae coll' in- terno ; clie ogui popolo ha un estienio bisogao di conoscere te proprie forze e le altrui ; clie F agri- coltura pno mokiplicare le niateric , ma la niano d' opera uioltiplica le forme, e con questo si mol- tiplicano i comodi e i piaceri della vita; die il traflico rappresenta il cambio delle manifatture colla moiieta , e della moiieta colle manifatture ; clie il traBico arricchisce i niaiiufatturieri , e piu questo e vivo e llorido , piu ha bisoguo di oggetti e pro- duce maggiore guadagno ; clie un trailico molto ani- niato accelera uecessarianiente la sua circolazione , moltiplicando le rivoluzioni del numerario circo- lante ; e tutte queste lumiriose massime politlche e lilosofiche sono dalF autore convenevolmente con altre accessorie sviluppate. Egli conchiude il capi- tolo coUa riflessione, clie quantunque F agricoltura , le manifatture cd il commercio sieno egualniente favoreggiati, non c possibile clie giungano alio stesso grado di prosperita ; soggiugne tuttavia il saggio avvertimento di non alunentare uno di questi rami a spese degli altri, e di non illanguidire una parte per dare alF altra un' eecessiv^a energia. Non ci arresteremo sul capitolo Vll, ove si parla dello stato attuale della Sicilia , e dello stato clie promette F esecuzione del progetto , non potendo riuscire questa discussione, siccome affatto parziale, di un interesse iiumediato ai nostri le2;gitori, e non avendo noi ne pure sott' occhio il progetto quale e stato presentato, sebbene esposto veggasi in parte nel libro II. Osserveremo soltanto colF autore, die la Sicilia ha Ualla natura ricevuti tutti i possibili I..V MAGIA. DEL CItEDlTO S% El.ATA , CCC. l5 vantaggi pel tnilFico •, lui territorio fecondo di una immcnsa varicta
  • pira , e quindi a quel vocabolo attribuisce due signilicazioni negli ail'ari d'interesse, la prima delia (juali consiste nella rcputazione di solvibilita , la seconda nel partito che si trae da questa rcputa- zione , dal che nasce che un privato o un nego- ziante puo avere un credito attivo o passive, lino stato che non avcsse debiti , avrebbe il piu gran credito passivo, pcrche non prenderebbe a |)resti- to , e una nazione che col mezzo di prestiti Ijeii condjiuati aunientasse , anche in mezzo a guerre lunghe e dispendiose, la sua nuUistria e il suo tral- tico , possedcrcbbe uu grandissimo credito attivo. BibL huL T. XXXVlir. -2 l8 tA MAGIA DEL CllEDlTO SVELATA , CCC. Ecco diinqne la sua definizione del credito : t arte di aggiiig/iere alia propria ricchezza reale una ricchezza artificiale, la quale col tempo finisce ancli essa con rca- lizzarsi. Noi vediamo in qiieste parole non una sem- plice definizione , nia hensi una indicazione pre- matura degli elFetti che il credito produce e delle condizioni alle cjuali sop;»iace. Non seguirenio V autore da vicino ne' suoi lun- glii ragionamenti intorno al credito particolare , e alle condizioni necessarie al credito , die gli eco- Tioniisti lianno a piacer loro nioltiplicate e variate ; c intorno alia conservazione cd alia perdita del credito ; giacchc non vcdiaino in questi sviluppati se non clie i generali principj che si trovano prcsso tutti gli scriltori di pubblica economia ; nia ci ar- resteremo un istante sul paragrafo che tratta del credito puljblico. A questo 1' autore applica la sua definizione gia da noi rifcrita , e le rnolte obbie- zioni che si propone, scioglie col paragonare uno stato ad un padre di famigiia -, al pari di questo , die' egli , lo stato dee stabilire una giusta bilancid tre le spese e le rendite , soltanto pero ne' tempi ordinarj ; ed occorrendo una spesa straordinaria grandiosa , o dee vendere una porzione de' suoi beni o contrarre un debito a prestito. II primo sa- rebbe forse il migliore partito , ma siccome V au- tore si accorda coUo Smith nel principio che uno Stato non dee possedere se non che gli ediiizj de- stinati al servigio pubblico e le foreste, quei pos- sedimenti non dovrebbono vendersi, e quindi lo Stato non pno che stabilire nuove imposizioni , o pure contrarre un debito col prestito. Si propone gencralmente la quistione, se pin vantaggioso rie- sca ad luio Stato in caso di bisogno il ricorrere ad una iniposizione o pure il pigliare a prestito ? Ma r autore osserva che la quistione non e ben proposta, pcrche si potrebbe egualmente ammettere o escludere T iniposizione, scconrlo che questa stesse in paragone con un prestito piu o nicno fgliccniente coinbinato. i L\ MAGI.i DEI, CRFDITO SVEI.A.TA , CCC. 1() Si cspongono ([uindi Ic tcorie del credlto del Say , del De Sismondi e di altri , e singolarmente s' impiigna la ptoposizione sostenuta dal De Sis- moiidi e da altri niolti , che il credito non crei gianinial nuove licchez.ze ; questa pero si accorda 111 parte colla niassima del Say clie il credito non moltiplica i capitali. L' autore distingue il credito in astratto e in concrete, e il credito volgare dal mercantile; e, fondato sul principio che il prestito suppone un bisogno, e clie il godere di tutta la fidu- cia e una condizione fondamentale per trovare un prestito , opuia che lo stato piu favorevole di una nazione rapporto al credito pubblico , sia quello di accrescere i capitali proprj coi capitali altrui per renderli produttivi, e moltiplicare per mezzo di cssi le sue rendite e i suoi godimenti. 11 cre- dito, secondo il De Sismondi , non e che una pura facolta di contrarre debiti ; ma questo, risponde r autore, non ha nulla di comune colle banche di sronto, di cambio , di circolazione, le quali sono stajjilimcnti che fanno valere il credito onde pro- durre una circolazione rapida , o anzi moltiplicare le circolazioni. Non possiamo diffonderci piu a lungo su gli argomenti che T autore oppone agli econo- misti francesi ; ma sembra in generale da annnet- tersi il suo principio, che i capitali si moltiplicano col renderli produttivi e colT accumulare quello che tssi producono, il che forma il vero caso del credito attivo. Questo principio viene dair autore esposto e comprovato con alcuni esempi, che tut- tavia non voiremmo vedere pigliati nella linea del credito mercantile. 11 capitolo II di questo libro versa sui titoli di credito , e a lungo vi si ragioiia della carta di banco, dei biglietti-promcsse , di quelli jiropria- mente detti di banca , dci biglictti di conlidenza, della carta monetata, ecc. Nel capitolo III si tratta pure a lungo delle diverse nianieie di stabilire i picstiti pubblici. 20 l.\. MXC.IX DKL CREriTt) SVF.LATA , CCC. Ncl capit. IV s' inseriscono abuini cenni storici su le linanzc di Francia , d' Inghil terra , di Napoli e di Sicilia , considerate sotto il rapporto del de- Ijito pubblico. Questi ccuni , divisi \n altrettanti para<;rafi , non sarebbono suscettibili di estraito ; osservereiuo tuttavia che, sebbene in proposito del famoso sistema (\i Law i'autore non citi se non che gli scritti di Dutot, di Descliamps ^ di Forbonnais y ^\\ Dados e di Montkion^ e non quelli di Haat-Champs e le IMcmorie della Rep;2;enza assai pivi sincere; tut- tavia e2;li non dissimula gli errori grandissimi di (jucir uonio , e solo si liinita ad aminirare ii pri- mitive stabilimento da esso fatto della banca , coUa quale il credito si sarebbe niantennto e con- solidato. Le osservazioni die cadono su le tinanze tli Napoli e della Sicilia , sebbene entrino nel di- seG;no deir autore e nella giustificazione del suo progetto , non presentano forse un interesse abba- stanza generale, perche sieno da noi riferite. Nel ^ 5 pero di questo CAyio si ricapitolano tutti i cenni esposti su le linanze dei diversi paesi ; si aggiun- 2;ono alcune considerazioni sopra le operazioni dei j)rincipali linanzieri ed anclie su di alcune del go- verno pontificio; si niostra con questi esenipi che il sorprendente fenomeno di vedere svanire le specie inetalliche dalF uno e dalTaltro continente,e cor- rere come un fiunie perenne a niettere foce in seno di un'isola fortunata, ahra cagione non ha se non che r USD "'iudizioso che si lno;lesi hanno fatto del credito. Egli paga su la fine un tributo di ammirazione alia patriaj che veramente avrebbe potuto con un cenno onorare da principio, riconoscendo che tutte le istituzioni su le cjuali poggia il moderno sistema Er> CP.EDITO SVEI.ATA, CCC. 21 straiiiera, e che quel genio ne sia rimasfo insensilnle ed indolence spettatore. Non possiamo tuttavia se noii die commendare altamente le massime politiche che trovansi sino nelle ultime linee di quest' opera, rioc die r ordine politico e morale accompagnano neces- sariamente T ordine amniiuistrativo ; che uii ministro dotato di tutti i requisiti per introdurre e mante- nere 'quest' ordine, e uii tesoro inestimabile ; che raniniinistratore non debb' essere ne imbecille , nc apata , ma ad una mente chiara e ad un cuore dritto dee rinnire un carattere di fermezza indo- mabile ; che i re , onde non essere illusi sul ca- rattere de2;li amniinistratori che scelgono , e dai quali dipende la prosperita dei popoli e lo splen- dore delle corone , debbouo aprire I' orecchio ai reclami di coloro che gemono'; che quanilo si ha Tefficace volonta di fare il bene, s' impiegano tutti i mezzi per iscoprire il male, al quale 1' intelligenza che presiede allc cose pubbliche suggcrisce il rime- dio ; che tra il bene e il male non avvi alcun mez- zo, come non ve n' ha tra T ordine e il disordine; rhe il disordine e il male son© eiFetti del vizio e deir immoralita, come V ordine e il bene sono i risultamenti della moralita e delta virtu; che final- mente V istrnzione e la motale sono i due cardini , su i quali puo solo poggiare stabilmente Y edificio dello stato. Come appendice si sono aggiunte una tavola cro- nologica dei re e dei ministri di finanze di Francia e d' Inghjlterra dal 1485 al 1824, e un quadro rappreseiitativo dclle spese pubbliche dinghilterra , di Francia e del regno delle due Sicilie, al di qua e al di la del Faro , ad imitazione del nietodo li- iieare di Guglielmo Pla\fair. Sebbene in questo volume non si vegga alcuna magin svelata , ne alcun concepiniento o alcuna pro- posizione che nota non sia, forse sotto altri ter- mini, per le opere dcgli altri economisti , tnttivia rendiamo la dovuta giustizia air autore per le sue 22 L.V M\CI.V PF.r. CREOITO SYKT-VTV, CCC. intcnzioni purissime, come accennammo (la princlpio, e dirt'tte efficacemente al pubblico vantag^io ; per la cliiarezza elcllc sue idee e dalle sue dimostra- zioni, per i;li scluarimenti portati in molti argo- inenti della publjlica ccoiioiiiia, c per la eruc'izione finanziera vastissinia , colla cpiale ha esposto tutti i principali sistemi di aniministrazione dellc diverse provinrie, ed anclic degli nomini di Stato clie ncllc diverse eporlie dcputati fnrono al reggiinento di que' popoli cd al governo delle pubbliche rendite. 23 Poesie di Giovanni Fantoni fra gli Arcadl Labindo. Tom. 3. — Italia iSaS. In 8.° A LLORCiiE Pinclaro prouuiicio quella severa sen- tenza = Sa2;gio e colui clie molto sa per natura^r= defini , siccomc a noi pare , il vero poeta Ijrico , il quale da natura debb' essere e non dall' arte. E vcramcnte della lirica e fondamento T eiitusiasmo. E perche ne la voce dei maestri , ne gli scritti dei retori insegnar possono alcana via clie guidi a quel subito e forte comraovimento deir animo che eiitusiasmo si appella , percio e manifesto che niuno, senza esserci da natura disposto , dee presumere di toccar la perfezione in questa maniera di poesia. Delia qual cosa mal persuadendosi alcnni , vorreb- bono conseguire per arte cio che vuol essere dono spontaneo della natura : ma quanto piti studiano arricchirsi di dottrina , tanto piu si faano gravi ed inetti ai liberi voli della fantasia. Donde poi Pin- daro soggiungeva : coloro i quali sanno soltanto quel che appresero a forza di studio, somigliano alle cornacchie gracidanti invano contro il divino augello di Giove. Che eglino nella miseria delle loro fantasie raccolgono a grande studio le acque piovane , e si tengon superbi di poterne comporre un rigagnolo ; mentre il verace poeta e simile a maestoso tiume , che ricco di vena sua propria inonda ampiamente ne' campi , e leva lontano il romore. Ma come non e dato a tutti gli uomini T essere suscettivi di entusiasmo, e molti consumano intiera la vita senza che il piacere o il dolore , la speranza o il timore si levino mai a perturbare la placida loro natura ; cosi non si appartiene neppure iudif- fereutemente a tutti gli oggetti il suscitarlo. E se i grandi elVetti e straordinar) ( fra i quali vogliamo porre anche il verace entusiasmo) del)bono procedere 2^ rOKSIC nt CIOVA.NNI FA.NTONI. da o;rnii(li o straordinavic cngioiii , hen possiamo fiaiicninontc concliiiidcic , clic a!Ia lirica pocsia ap- partcn2;trarca e Ibudata sulla srpiisitezza del sentiniento j)iu presto clie sul fuoco e suirini[)eto della passio- iie : e il canto di uii'anima clic , li])cratasi quasi da ogni influenza del corpo,si compiaeo della sua vit- toria sopra la guerra tuninltnosa dei sensi , piuttosto che Tcspansione di nn cuore che venga signilicando ([uello cUe dentro gU dettano le naturali inclina- zioni. E ben sappianio noii peter esservi alcuno che si confessi o d' aninia tan to vinta dai sensi, o di ver- Cogna si inorta , il quale non anteponga la nianiera del poetar petrarchcsco a quella seguita general- niente dajrli erotici 2:reci e latini; o non conosca che al nostro poeta bisogno un animo ben piu sublime, ed una poetica facolta molto piii efficace che iiaa fu d' uopo a Salfo , ad Anacreonte , *id Orazio ed a molti altri per secondar verseggiando quelle inclina- zioni che parlano possentemente anco ne' meno poeti. Che auzi crediamo , il Petrarca dover essere og- gotto di amiuirazione auche a chi non piace la poe- sia, siccome esenipio di quanto possa 1' animo nostro sublimarsi sul corpo. Ma d' altra parte ponendo mentc al carattere manifestamente diverso che seco jiortano le Odi amorose di Orazio e le Poesie del Petrarca ; a quel fuoco onde le prime son piene, ed al tranquillo e pacato procedimento delle altre , ci parve che a voler trovare il motivo di quella di- versita , bisognerebbe cercarlo ne' diversi aspetti onde que" due poeti consideraron V amore. E poi- che al Petrarca non manco certamente ne forza d' ingcgno ne impeto di cuore atto alia lirica ma- gnificenza , noi se non temessimo che le nostre pa- role venissero tratte a peggior sentenza che noi non teuiarao , (p\asi vorrcmuio allermare che V amore rOESIE ni GIOVANNI FANTONI. 29 nninno cessa di esscr fonte di entusiasmo (iessaiido di avcrc per oggetto i sensi. Certo non ignoiianio die il corpo , acconuinandoci colle belve, e in ogni sua t'acolta od azionc circoscritto ad angusti contini; iiientrc raiiinio per lo contrario, approssiniandoci a Dio , [)are chc non conosca liniiti nelle sue tendenze c nclle sue creazioni. Doude vorrehbe poi argo- inentarsi che T amore il cjual viene da II' aninio , tiene dalla sua niedesima orijiine im abito come pin no- bile , cosi anclie pin inniienso di (juello clie nel coipo soltanto si fonda ; e che qnindi del)b' essere anthe pin acconcio alia lirica poesia. Ma coloro i »juali cosi ragionano, confondono per nostro avviso gli ulliyf del corpo con quei dello spirito ; nc si ac- cor2;ono che le speranze , i desiderj , i voti , i ti- niori , i [)entimenti hanno senipre la lore sede nel- 1' aninio, qualnnque siasi o V origine o lo scojio lore. Quindi sebbene il corpo per le circoscritte sue fa- colta possa spegnere ed esaurire ogni piu accesa passione, pure laninio ha questa propneta di illudersi, e di poter considerare siccome eterni ed inesauribili anche que' desiderj ch'egli medesimo indirizza a bre- vissima meta •, somiglianie a quel i\Iida della favola che convertiva in oro tutto cio che toccava. Affgimi- gasi , che gli antichi fra i quali Aniore , Venere e Bacco avevano culti ed altari , poteron trovare nelle religiose loro credenze gli elementi del grandioso e del sublime anche per quell' amore che ai tempi nostri e vile ed abbictto ; c che per conseguenza allora pote esser dato alia magniloquenza de' grandi j)oeti quel che ora appena perdonasi alia scurrilita ;Ii subliinando (juclia virtvi clie alia voliuta nicde- sima SI oppone , fondo T escnipio di luia lirica af- fatto nuova , e guadagno 1' ammirazione dci secoli. Rla cpiesta lirica va cssa del pari con (piclla di Pindaro ? Cio non aOTermerebbe , credianio , nep- pure il pill caldo amuiiratore del Petrarca : e noi gia io negamnio , dicendo die la lirica del Tebano ( la- sciamo in disparte la forza di quell' altissimo inge- gno ) anclie per la sola iniportanza degli argomenti vincc quclla de' poeti posteriori. Va essa del pari con quella di SalFo e di Orazio? Qui molti staranno in forse, non osando quasi deliberarsi a chi conceder la palma. E noi, poiche Targomento ci ha condotti a qnesta specie di necessita , diremo , che se Ora- zio abbandonando per le ragioni di sopra toccate fvli argomenti veramente lirici , e cantando d'amore, gia si era posto al di sotto dell' altezza pindarica , il Petrarca cantando d'amore colic dottrine platoni- che dilungossi un altro grado da queir altezza. Di- remo che le poesie del Petrarca, alTeccezione di alcune poche , sono piuttosto Testremo raflinamento delle idee platoniche, che il frutto di un subito cntu- siasmo. Diremo che generalmente parlando sono ele- giache piuttosto che liriche. 0 meglio forse diremo che in quelle poesie abbonda assai piu la sublimita del cuore che lo slancio della fantasia. II Petrarca in alcuni pochissimi componimenti, inspiratigli dalle ]>olitichc circostanze de' suoi tempi , fece conoscersi attissimo , quasi diremmo , ai' grandi voli pindarici; ma in generalc consacro la musa air amore , che e tpianto dire ad un argomento gia per se stesso non suscettivo deir altissima lirica: cd elesse inoltrc di caiitar questa passionc in (picl modo che menu era P0E5IE Dl GIOVANNI FANTONI. 3l proprio dcUa lirica pocsia. Per la qual cosa noii an- tlra errato clii allermera , il Petrarca aver fondata in Italia una lirica meno illustre di quella di Pin- daro per la nr.Mira dcgli argomcnti c per lo splendor dello stile; pid nobile di qnelia degli erotici greci e latini , ma senza dubbio pero meno animata. Dietro a qiiesto esemplare la lirica italiana fii poi quasi tiitta amorosa : donde crediamo sia proceduto quel gran numero di lirici clie s'incontra nella sto- ria deir italiana ictteratura. Perocche P amore c il sentirncnto che piu comunemcnte di ogni altro si desta fra gli uomini ; e molti lianno V animo cliiuso alia carita della patria, e per sino al dcsiderio della gloria 5 mentre pochissimi invcce passano inticra la vita senza essere fatti segno ai colpi delT amorosa passione. Ma. se le materie amorosc accomodate alle dottrine platoiiiche non consentirono una poesia cmi- nentemente lirica, neppure al Petrarca ch' ebbe di- vine r ingcgno e caldissimo il cuore e verace la passione, a quale bassezza non doveva discenderc ja lirica italiana sulla cetra di una schiera d' imita- tori , dei quali a molti falliva P ingcgno , a moltis- simi era muto P affetto , e morta la voce del cuore? Qnante volte non abbiamo udito ripcterc die il car- dinal Bembo fu il ristoratore della lirica italiana 1 11 cardinal Bcmbo ! Ma sara dunque lirico , anche nel giudizio dei saggi, tutto quello die ha forma di sonetti e di canzoni ? 0 collochercmo il Trissino fra i piu grandi epici, al iianco di Omero , perclic ne copio fedelmente le invenzioni e i concetti? Se quella immensa lode adunque fu data dai contemporanei per gratitudine al porporato cantore che ridestava lo studio dei classici , noi ci maravigliamo ch' egli medesimo non se ne sdegnasse; in quella guisa che il Tasso per poco non si rissava con colui die lo vo- leva porre al di sopra delF Ariosto. Se poi le con- sideriamo rispetto ai posteri che le vennero con- fermando , ci sono cagione di osservare come gli errori acquibtano anch cssi dal tempo aiuoiita e 32 POESTE ni GIOVANNI F\NTONT. vcjicrazioiic, e ci impou^ono il tlcbito di dicliiarare die noi siamo in una aft'atto contraiia sentenza, liinanzi tiitto credianio che a ristorarc la lirica italiaua bisoiiiiasse uu fortissimo petto , il quale .nie- ditautlo sidle coiulizioni dcUa patria, lasciati iu di- spaito c;li ainori , levassc dal setio delT Italia la voce c chianiasse i suoi coacittadiiii alia ooncordia ed alia pace. O se la liacchczza do' tempi e i pregiii- dizi dcir educazioue non potevan produrre si nobil Irutto, bisognava almeno che clii aspirava ad esser detto ristoratore della lirica avesse dalla natura sor- tita una Ibrza straordiiiaria d'ingeo;no c di fantasia. Ma Ic opera del cardinal Bembo danno esse indizio od odore almeno di qneste doti ? Due maniere d'imitazioae soglion distinguersi nelle scuolc : I' una del pcusiero : 1' altra dclle forme ondc il pensiero si vestc. Alia prima non si sottraggono neppure i grandi ingegni ; perclie gli uomini, anche iuvolontarj e nol sapendo , approHttano di quanto fecero i loro padri. La seconda va scompagnata da ogni gloria; e la divisa di coloro die si arrampi- cano sid Parnaso come i vili die al prezzo di qual- sivof^lia vcrgogna voglion sedere alia mensa dci orandi ; e morte di ogni poesia. Pure di cjuest' ul- tima imitazione son piene le poesie del Bembo ; il iruale non sa quasi mai reearvi altro del proprio die una proluvie di parole sotto il cui peso va sep- pellendo i concetti, le frasi , c per fino grintieri versi del cantore di Laura, Al Bembo adunque non e dovnta altra lode , traune quella d' aver richia- niati i suoi contemporanei alia scuola de' veri mae- stri , cadnti in dimenticanza ; sebbene V esenipio del I'oliziano avrebbe dovuto liastare gia prima del Bembo , se anche nelle lettere non si chiarisse vera (piella sentenza , die le azioni umane ottengono ini diverso successo dalla diversa condizione di clii le compie. Ma fu si grave in questa parte il traviamento (legF ingegni italiani, che non solamente concedettero al Beinb'j quclla lode cmineatissiina «U csscr dctto POESIE Dl GIOVANNI FA.NTONI. 33 ristorator dclla lirica , ina lo collocarono ([nasi ul- timo segno (lella pcrfezionc in qnesta maaieia di poesia : ed era estrcma lode T cssei* fatto pari al Henibo; ed a questa lode dovette star contento an- clic il Caro , il (jiiale se iion j)iant6 neppur esso grandi vestigi verso la vera altczza lirica , vinse per altro di liinga niano qneirilhistre prelato , nella copia, ncir elegaiiza e riclla novita dell' idioma. Di questa nianicra la lirica italiana , gia niinore alia grcca ed alia Jatina tiuo dal suo nascere , per- dette 02111 vifforc ed oscni elevatezza alia scuola del Bcmbo c de' suoi iniuatori. No que' medesimi i ipiali ( come il Casa e il Costanzo ) si ribellavano a quella dottriua , e dividevaasi iu parte da quella risma servile , furono abhastanza arditi di staccarsi da quel perpctui argonienti d'amorc : ed eravamo si poveri di novita , die furon notati siccome inno- vatori e singolari dagli altri coloro clie recaron qual- che aura di novita nello stile o nel suono dei versi. Viiolsi pero confessare clie aiiclie in mezzo a cfuella povcrta d' invenzione ed a quella fiacchezza di fan- tasie , onde V Italia per V eseinpio e per la scuola del famosissimo Bembo era occupata , alcnui inge- gni privilegiati si accorsero elie sulle cetre grcche e latino eraii suonati cauti piu nobili e piii gene- rosi di quelli onde allora si beava Y Italia , e ven- nero dcsiderosi d' imitarli. Ma come per arte di re- tori non sarebbe possibile a ritornare nel moiido il miracolo di quella eloquenza con cui Demosteue agilava il popolo Ateniese , se non si rinnovano prima quel popolo e quelle istituzioni; cosi uessuna umana fantasia poggera niai al cielo con Pindaro per trarne quelle ardite e peregrine immagini delic (piali son piene le sue Odi , se un luugo succedersi di valorose generazioni non precedano a prcpararle e soggctti degtu di altlssimo canto , e concittadini capaci di ascoltarlo iVuttuosamente. Pero la stona ci niostra clie quaudo alcuni de' nostri pocti pcnsarouo Btbl. Jud. T. XXXVIII. 3 34 rOESIK DI GIOVANNI FANTONT. (li abbandonare le ornie del Petrarca c de' suoi imitatori, e di mettersi per un sentiero die li scor- gesse a piu alta meta , segiiitarono piu febcemente Orazio che Pindaro: non tanto, al parer nostro, per- che non avessero ali da^ (jnalsivoglia volo, quanto perchc le circostanze fra Ir quali vivevano li pareg- giavano al latino as?ai meglio che al tcbano cantore. Fra quest! vanno innanzi ad ogrli altro per ra- gione di tempo il Guidiccioni e 1 Alanianni; i quali inentre ogni cctra italiana suonava di veri o di finti aniori , posero V animo alle calamita della patria , rd insegnarono alia niusa un pianto piu generoso di quello a cni la stringevano i perduti seguaci del Benibo. Che se alT Alanianni toccava in sorte la ro- husta fantasia del Guidiccioni , od a quest' ultimo fosse abbondata , come la vigoria dell'ingrgno, cosi anche T eletta copia delF idionia , T Italia avrebbe avuto forse gia fin d' aliora un poeta che meritasse il nome di lirico nazionale. E questo nome non guari dopo poteva acquistarlo Torquato Tasso , che nelle can/oni eroiche spiego un volo arditissimo, e fece conoscersi grande nclla lirica del pari che nelT epo- pea. i\Ia niuna gloria lettcraria solleticava per av- ventnra quelf animo nieritamente pago della sua Gernsalcmme ; e quindi non pose cura gran fatto a fjue' brevi componimenti ch' cgli non dcstinava ne alia propria gloria , no alia posterita. E nondirneno per alcunc di quelle canzoni occupa , se non er- riamo,un bellissimo seggio fra i lirici ; e noi quasi vorremnio concedergli il prirao. Dopo costoro il Chiabrera tento di salire alTimi- tazione dei Greci (i); e come nelle parti amorose e dilicate non perde p^ran fatto al confronto di Sailb e di Anacreonte , cosi guadagnava forse inticra la meta e raggiungeva la sublimita di Pindaro , s' egU avesse avuti argomenti da esereitarvi quelf altezza ()) Noi non parliauio di alciini clie si dissero imitatori dei Greci percli^ alle divisioni dei loro coiiipoDiujenti d edero il Bonie di atrofe, antiatrofe ecc. rOESlE DI GIOV.VXNI FANTONI. 35 di canto. E jicro crediaino di iioii ccccdere il vero atlrrmando clie Ic Odi colle ([nali il Cliiabiera cele- l:)r6 i vincitori nel giuoco del jiallone , non sono niinori a quelle di Piadaro, sc noti in quanto quel giuoco, (juc' giuocatori e c[ue"lnoglii cran da meno del pugilato, dei greci atlcti e d" Olimpia. Gosi pari- ncnte nel Tcsti, nel Filicaja, ncl Guidi, nel Guarini ed in altri di quell' eta, clii non ravvisa Ic doti dei grandi lirici ? l\Iolti di cssi di tempo in tempo presero anclie a celebrare argomenti degni del lirico entusiasmo; ma per mala vcntura non seppero imitare nc i Greci, n«; i Latini in (pieirarte diHicilissima di accoppiare alia sublimita del concetto la naturalezza e semplicita della frase : e posero T argnto ed il gonfio in luogo del sublime, e V afiettazione invece dell' eleganza. Alia lirica del secolo decimottavo nocquero im- mcnsaniciitc TArcadia e il FiHigoni: donde poi molti cli' ebbcro nnnie di lirici, e seguitaiono rpielle scuole, noil sopravvissero neppure al suono dclla campana die gli accnm[)agno al scpolcro. ]\Ia in mezzo ad ogni corruzione di gusto galleggia sempre il norae di tiualclie belT inireeino die sovrasta alia comune lovina , c somiglia all' anima di quel Catone cne non lascio domarsi neppure da quella possanza a cui tutto inchino T universo. Quindi in sul principio del secolo fu b(?lla e mcritata la fama di Eustachio l^Ianfrcdi ; poi quella del Varauo , del Winzoni e di poclii altri. l\la la lirica in generale non ripiglio il suo splendore se non alF approssimarsi del secolo dcciinonono ; ed allora sursero alcuni nomi , la fama dei quali non vuole esser confusa con quella dei pre- cedenti. Uno di costoro , grande e vivo splendore in ogni manicra di lettcre , detto alcune lirichc poesic chc i posteri collochcranno senza dubbio vicinissime a quelle di Pindaro : e nondimeio gli sara bellissima lode il dirsi da tutti chc non imito neppur Pindaro. Anche ad Alessandro Manzoni sara data dag:li avve- nire una lode poco dissimile a questa. Angelo IMazza non trovando per avventura ffuaggiu argomenti 36 rOESIE DI CIOVA^INI F ANT ONI. al)l)astanza snblinu per csser tohi a soggetto tli canti lirici , Irvossi a (jiiaiito liau di pin ariluo la teolo- <*-ia e la jiiiisica, e smarri talvolta la vera poesia neir altozza medcsima del pciisiero , o per nieglio dire , nella dilHcolta del concetto. II Tarini e il Faii- toni si posero per una via meno ardita , e salirono in hrllissinia fama. Noi abbiamo gia accennato che i nostri poeti stogliendosi dal Petrarca si accostarono ad Orazio assai ineglio die a Pindaro: ma non poclii rinnovarono P errore commesso dal Bembo rispt'tto al Pctrarca, e dissero imitazione di Orazio il copianie i pensieri o traslatarne le Ibrnie ; come se non fosse ben manifesto , nessuna cosa essere tanto avversa alia natura della lirica poesia, quanto la servile imitazione. Pero fra gP imitatori di Orazio solo de2;no di tutta lode e il Parini, il quale imito il Venosino in quel modo che P Alighicri tolse da Vir£:;ilio lo bello stilc. Pochi a dir vcro sono gli ar- gomenti eniinentemente lirici dal Parini cantati ; ma »[uasi tutti ricevono dal poeta cpiella gravita e quel- r importanza che per se niedesinii non avrebbero. E con quest' arte anche Orazio diede abito lirico a molti soggetti che mal si terrebbero degni del- r armonia del verso : ma il cantor milanese nel se- guitarc la scuola del Venosino nou discese fino a quelP estrema umiliazione di copiarne i concetti e le frasi. Un altro prcgio distintivo di Orazio cou- sisto neir nso singoiarissimo degli aggiunti , coi quali , stanipa nella mente dei leiigitori il suo concetto , qual egli gia Pha foggiato nel proprio pensiero ; ed anche in questa parte non e alcuno che non conceda al Parini una pieuissima lode. AgP imitatori di Orazio dicemmo che appartiene anche Giovanni Fantoni , appeliato anzi da' suoi con- citradini il Toscaiio Orazio. Ma qiiesto fiome fu egli dettato dal vero ? Oual e il posto che al Fantoni debbe asseji^narsi nella schiera universale dei lirici ? ^^ual e il posto che gli debb' essere couceduto fra i lirici italiani .'' ( Sard continuato. ) 3- Dlscorso snpra nii Iscrlzioiic Treiitina del tempo degll Antojiini pubhlicato dal coiite Benedetto Qiovanelli podcstd di Trento nel trasporto di quella dal Ca- stcllo al Palazzo municlpale. — Trento^ 1824, dalla stainpcria Mouauiii , di pag. 100, in 8.° B ELLO e il vcdere opere d' ingegno ed anche di laborios;i crudizione , prodotte da personc di una classe che , o indotta dalla coscienza dclle proprie prerogative , o noii accostiimata per ediicazione al lavoro , o da og2;etti piacevoli e talvolta da pubhli- clic cariclie distratta , l^eii di rado e portata a col- tivarc qucgli stiidj die grandi foticlic e Innglii siidori ricliicggono. Di cpiesto iin esempio tanto piii pre- gevolc , quanto meno per avventura frequente , ci j)orge il ragioriamento sopra una Iscrizione Trentina deireta dei;;li Jyifo/M/fi, rcceiitemente pubblicato dal podesta di quel comune, conte Benedetto G-iovanelll ^ j/ia vantaggiosamcnte couosciuto per altri archeolo- gici lavori , e specialmente per una dotta ilhistra- zione di un' Ara di Diana. Dolendosi egli che dal valcntissinio barone Cresseri nvon fosse stato tratto it velo , che lo scorrere dei secoli posto aveva so- pra una nobdissima epigrafe Tridentina , che altre volte murata nella chiesa di S. Apollinare, era stata dai Principi Vescovi trasportata aduno,poi ad altro palazzo della lore residenza , colse il fortunate mo-i. rnento in cui dal castello trasferiyasi al palazzo mu- nicipale , c ne olTri a' suoi concittadiiii ed agli ama- tori dclle buone lettcre e delf antichita una erndi- tissima spiegazione. Non potrenimo noi seguitarlo in qualche parte della medesima, ne niostrare da vicino il incrito di fpiest" opera , se non riportando per intero la iscri- zione medesima , come trovasi in ottimi caratteri 38 nisconso sopr.v vn' tscriIiionk tufntina. e ben conscrvati incisa sii bclla tavola di iiiarriio rosso : C. VALERIO • C. F. FAP MARTANO HONORES • OmNES Adepto . Trident Flamini • PvoM • Et • Ave Praef • OviNt>. AvGVR {■;irc dalle terre loro dicdero ori- gine ai Rezj. I Sacrl Etruschi sono altroude ac- cennati in altre iscrizioni presso il Grutcro ed il Pi- ghio ; e dclla stessa natura erano i Sacri Tuscidani^ ben descritti in un passo di Varrone clie V autore ha rifcrito e posto in cliiaro , roentre era stato -tra- scnrato dal Volpl e da altri clie del Lazio ragio- iiaudo , trattarono ancora (\e Sacri ^ de' Sacerdoti , e de'Sodali Tuscalani. Siccome il codice di qne'riti era piuttosto rurale ed econoniico clie non ritual e o religioso , e in esso stabilite erano le discipline , in forza delle quali le nve non si raccoglievano se non giunte a pcrfetta maturita , e il vino ip citta non introducevasi se non dopo le feste vinali e dopo clie era stato in queste assa2;2;iato dai sacerdoti , cosi r autore trae argomento a parlare delle uve Trentine cclebri in Roma, e dei vini Rezj lodati da Virgllio^ Strabonc, Svetonio, 3Iarziale ^ Pliiiio ed altri, ed a mostrare clie quelle lodi vorrebbono a torto ri- vendicarsi soltanto ai vini Veronesi. Imbarazzante riusciva la Iczione , e piu ancora la spie^azione del marnio , allorche dopo le parole: jadici Selrcto Decur , leggevansi le lettcre TRID inr vece di TRIB ; ma i J2;randi uomini clie lessero in quel modo , il marmo forse non videro , e V autore assicura esscre V antica lezione contraria al cliiaris- simo testo del sasso. Si sarel^be potato credere in- dicata in quella linea la Decuria Tridentina : ma vedendosi la lettera B apposta non per errore , come taluno dubito , non dee obbliarsi die tre e qnattro J>ISCOR?0 SOPUA TN' ISCIUZIOKE TRliNTINA. 4$ e cinque deciirie si rammentano in altre antiche iscrizioni ; die in una scoperta in Ostia si distin- guono tre deGnrie,runa Viatoria , T altra Equestre, la tcrza Consoiare , composte le due ultinie di ca- valieri e di consoli o senatori, la prima forse di persone addette alle varie cariclie dc' niagistrati , clie tra i Jioniani dicevansi iniidsteria. Da (piella frase dclla cpigialb Tridentina pno dedursi che Trento avesse la sua divisione o iudiziale in tie decurie ; la prima forse dei decurioiii , dai quali sceglievansi i duumviri, i quinqucnnali ed altri primaij magistrati; la seconda de cavalieri e sacerdoti maggiori , la tcrza dei nunzj o in generale dei ministri delle varie di- gnita e collegi , clie iiella citta qualche giurisdizione esercitavano. A quelle decurie spettavano le cause civili e criminali, e siccome vi avevauo giudici pre- scclti e noniinati , non gia cavati a sorte, uno di que' giudici Selecti doveva essere C. Valeria. Siccome un decurione di Brescia era al tempo stcsso decurione in Trento , il clie era gia stato dair autore provato , non e strano che un decurione di Trento fosse pure decurione di Brescia , e cura- tore della rcpubblica , cioe delT amministrazione ci- vica dc' Wantovani. Anche oggidi alcune famiglie godono r onore del patriziato o della cittadinanza di varie citta , e sono al tempo stesso niembri degli Stati di varie proviricie. Piu onorevole doveva es- sere per C. Valeria la cai-ica di curatore della rc- pubblica de'Mantovani, giacche que' curatori, eletti sovcnte dagf impcratori, chiamati erano padri della citta, lie forse avevano punto che fare coi curatori che i decurioni dalf ordine loro sceglievansi : quelli dati alle citta dagf iniperatori non pigliavano parte nella iv.imita aniniinislrazione del municipio , ma una soprintendenza esercitavano , che delf autorita cen- soria partecpava e della vigilanza onde alcun nia- gistrato non mancasse ai doveri suoi , e ben ordi- nate fosscro tutte le cose piibbliche. 46 nisronso sopra un' isckizione trentina. I.a iVasc £({110 Publico indica chiaraiiicnto I'ordinc Ci[ucstrc al <{iialo ascritto era Valeri.o^ i cui nieni- bii dicevaiisi Equltr^ Publicly Eqno Publico Donatio Ornati^ Hoiiorati^ o Equani Publicum Ilabciites^ e que- sta distiiizione vieiie rammentata in |)resso che tiittc le aiuichc iscri/.ioni. II Patronato della colonia in- dica bastantoinentc chc Valeria era il difeasore dei :amente. Nella tavola I V autore ha consa- crata ima nou breve nota alia discnssione di cpiesto argomento. Che sia falsa V opinione di quelli che scrissero, e ripeterono trarre la famiglia della Scala, per vezzo di latinita detta degli Scallgeri, Torigine sua da alcuni nobili di Baviera, discesi in Italia nel secolo Xll , e provato dal trovarsi che prima di queirepoca orano in Verona de' chiamati pellettile poctica di qnel bellissimo ing'eg'no ; ma trattaiulosi di scritti sceld dovcva, a parer nostro , cscludere la canzone delia prlgion (T amoie , perche T autor medesimo se nc dichiaro assai malcontento , e molto piii dovcva la- 6ciar neir obblio qiiedue y7•rtOTm^^/^f^, T iino della de- scrizione di Venczia , T altro sopra la critica , i ([uali, sebbene inediti , oltre T essere soli framnicnti , e per conseguenza cose iniperfette , sono anclie scritti nel pill nojoso , e direm pure nel piii bastardo e barocco metro clie si conosca nel Parnaso italiano , cioe in versi martelliani, dai quali per comune sen- tenza il buon gusto rifiigge, per non dire anche il buon senso. Di fatto lo stesso autore in una delle inedite lettere ora pubblicate (torn. 2, pag. 39) comunicando ad un amico un pezzo di sua epistola clie stava scri- vendo , e avendogli ad anniinciare eh' ella era in versi martelliani, per evitarne forse un rimprovero, comincio per A\v^\: fatevcne il segno della croce y che a me non Importa. In luogo di queste poesie , che per certo non sono da annoverarsi tra le scelte, come ha potuto il dotto raccoglitore dimenticare le tre bellissime canzoni del Baretti siilla sua casa^ ed alcuno dei capitoli, che gia si avevano alle stanipe, e che appunto eran degni di ricomparire fra gli scritti scelti ? Ma parliamo oramai di cotesti Scritti. In qiiattro parti vengono dair editore saggiamcnte divisi , cioe in (hscussioni letterarie , in lettere descrittive , in let- tere famigliari ed in poesie. Di queste non ci ri- mane a dir altro. Tratteniamoci alquanto suUe pri- me tre parti. Ne inedite, ne per conseguenza rare possono chiamarsi tutte le discussioni e tutte le la- tere che costituiscoao quelle tre parti , pcrchd si DI GlUStri'E BAUETTI. hanno almen per due terzt stampate gla da graii tempo. Karo prrtanto ed inedito e soltanto I'altro terzo di esse. Notabili t'ra le dlscusslonl rcputiam quelle principalineiite , che versano intorno la lin- gua italiana , argoiiieuto clie e pure ai di nostri di cotanta iniportaiiza. Alcpianto nuova , per vero dire , ed anclic ahjuanto bizzarra , (• 1' opinione dal Baretti manifcstata ( vol. i.° pag. aSi ) die la lin- gua nostra non solo non possa parcggiarsi in bel- lezza alia latina ed alia greca , nia die ella sia al- tresi inferiorc alle viventi linguc francese ed iuglese. E cio crede egli provare col confronto dei tre grandi "vocabolarj delle rispettive nazioni , e col pretendere chc da quel della Crusca si debbano levare come superflui e fuori d' uso sei mila o almeno cinque mila vocaboli. L' insussistenza di siffatta prova e si diiara , die appeiia nierita lo accemiarla. Sono essi meno italiani (jue' vocaboli ch' ei vuole esclusi , o pcrclie antiqiiati, o perche solo in qualclie parte deir Italia adoperati , o perclie in due o tre maniere si esprinioiio ? Tutto cio che il Baretti va poscia sponendo a giustificazione di tal parere, di cui seuti egli sicuraniente la strava2;anza, non e die una pompa , anzi una bizzarria di quel suo acutissimo ingegno , die quando niettevasi a contraddire non voleva aver freno, Viiolsi accordare pero che ne il Boccaccio sia impcccabilc iiel fatto della lingua e dello stile , uc die abbiasi a stare alle leggi ed ai prccetti del vocabolario della Crusca, ora massinia- mente che un paziente e sublime spirito ne ha ri- levato gl' intjniti sconci. Assai pin giudiziosanientc ragiona il Baretti nella discussionc successiva , in cui tratta de' dialetti che nei vaij Stati d' Italia si parlano , dalla Novalesa apple dclV Alpl gut s'liio a Regglo di Calabria ( pa- gina 268 ) , e del poco studio che a' suoi gioriii faccvasi della buoria lingua. E qui e dove princi- piarido dagli Arcadi di Roma e scorrendo sino ai con- lini Lombardi meua spictatameute lo staftile addosbo 64 SCRITTI SCELTl INEDITI O RARI agli scrittori , come usava inenare la frusta, quantlo il noine di Aristarco si assunse. Poco diverso e V argomerito della tcrza disciissione^ in cui prende ad esaminare se la lingua che da noi si scrive abbiasi a chiamar liorentiiia , o toscana, o jtaliaiia. E qui un parngrafo che nou ci e possibile il dissimularlo. « Anche in Francia, dic'e chiamata lingua francese ; quella di que' di Spa- » gna , spagnuola ; quella di quel della Cina , ci- y> nese , e cosi giu sine al fondo della litania. E » se questa cosa sta cosi , come senza duljbio la » sta , quare non si chiamer^l italiana quella degli » scrittori d' Italia, o che scrivano purgato e netto » come il Boccaccio e il Firenzuola , o senza verun 5) garbo e con sommissima gollezza, come il conte y> Pietro Verri, e P abate Carlo Denina ? » L' ar2:o- mcnto e giustissimo , ma 1 ultima parte della con- seguenza si aspramente applicata a due chiarissimi ingegni dell' alta Italia meritava per lo meno una annolazioncella per parte delP cditore , cui non dd- veva a parer nostro bastare di averne fatto alcun cenno nelle 3Icmorie ; tanto piii che siffatta asprczza ed inesorabilita di giudizio verso que' due scrittori , ed altii di non minor grido, trovasi ripetuta in varj altri luoghi di questa coUezione. Le vere e piu forti ragioni poi , per le quali la lingua che noi scrivia- mo dee dirsi italiana , e non altrimenti toscana o fiorentina , espone egli piu innanzi assai chiaramente nella disciisslone medesima. Molto bella e ben rasiionata e V ultima di cotcste discussioiu ( relative alia lin2;ua ) , la quale tratta ilelV ella , del vol e del tu , cioe dellc tre maniere di scrivere , che gP Italiani haiino ne' carteggi lo- re, Puna chiamata signorile , amichevole Paltra, e DI GIUSEPPE BAHETTI. 65 compagnesca la terza. E facile inimaginarsi clie il Ba- retti doveva esscre contrario alia prima di silTatte nianicie, dove, coin'cgli avverte, l' uomo iion iscrive air altro uoiiio , come la scmplicitd del vero chicde- rebbc , ma scrive alia sigiioria dclP altro nomo^ vale a dire , indirtzza il suo parlare ad una cosa rioii formuta dalla natura ma dalla immaginatix>a. Nc assai gli garba la secomia manicra , prcfcrendo egli la terza alle due prime ; ma confcssa egli pure che chi queste togliesbc dal colloijuio o dal cartcggio non ci gna~ dagnerebbe die del novatore ^ccrvcllato c fiior de' gaii- glteri ( {)ag. 2cp ), aucora che il tit sia la sola ma- nicra che abbia , com' e dite voi de' verbi in ultimo ? volete voi che la Bibl. Itul. T. XXXVIIl. 5 66 SCRITTI SCELTI INEDITI O RAUI » siibliniita dipenda dal!a disposizione delle parole, » che e cosa cstrinseca , anziche da' pensieri che de- y> vono essere Tintrinscco r . . . Siatc sublime in pen- » sieri, che presto saretc sublime nclle cspressioni; » e sieuo plane, pure ed uuiili, e grammaticalmente y> esposte (pianto si voglia Non mi chiedete » pill mai alcun modello di stile, altrimcnti vi man- » dcro lontano: vo2;lio dire che vi mandero in Francia » o in Lighilterra ; in Italia ve n' ha troppo pochi. E ■» poi , che ne fareste se ve n'avesse anche assai ? » Imitarli ? Signer no , che non voglio siate imita- » tore di stili. Siate imitatore della natura , che e » cosa universale , e non di particolari artifizj di 5) questo e di quelle stile. » Cosi il Baretti , e sa- viamente ove riguardisi alT intenzion sua , che e il desiderio dell' originalita in qualsivoglia composi- zione Ictteraria. I\]a che ad un letterato italiano , il qual brania un modello di stile, propongasi a guida uno scrittore o francese o inglese , le cui lingua hanno si diversa indole della nostra ; che ne2;hisi aversi a imitare que' pochi bnoni italiani che pur confcssa che vi ha ; che dicasi non doversi por mente ai particolari artifizj di stile, pei quali princi- palmente gli scrittori, quanto alia maniera delTespor- re, acquistano rinomanza e preferenza : queste sono tutte sentcnze, con perdono del Baretti, che non reggono in faccia alia rao;ione ed agli esempj , sen- tenze fiilse, pregiudicate e fanatiche da non lasciarsi udire senza combatterle e rintuzzare. Non gran fatto piii ragionevole, perche dettata dalla solita atrabile contro gli scrittori d' Italia del suo tempo , e dal suo trasporto per gli stranieri e la seguente: cc Credo di avervi gia pregato un tratto » a non ripetere quel false articolo del nostro Credo^ 3» che noi Italiani siamo stati i primi e soli maestri » delle nazioni europee . . . Se invece d' esser sem- » pre pomposi lodatori di noi stessi e delle cose » nostre , come siamo stati da un pezzo e come 5> siamo tuttavia , fossimo un po' piu studiosi delle DI GIUSEPl'K BAIU-TTI. 6? » cose oltramontane , la nostra albagia pciocca si » diiiiimiirebbe alquanto su questo punto. E poi clie » vale il dire fummo , qiiando gli altri possono dire » slaino? Non dico chc noi nori abbiamo (|ualche » valentuonio sparso qua c la per la nostra pcnisola: » ma v' e egli uu volgo piii anipio in alctm paesc » di (picllo chc v' e nel nostro ? Neppure qnello di » Spagiia ha si poco gusto e si poco senso co- » nuuie quanto (piello d' Italia, » Forse cotanza d' uno sciocco , il reprimere \n\ insolente •» che ti da del pedante , perche biasimi le vitupe- » rose fdastrocche del Goldoni , T indicare il vero » a molti , A qnali e del tutto ignoto , in sostanza » dare il suo alia ragione, alia giustizia , pare a 5) me che non si dovrebbono chiamar cose da bar- » baro e cose da porsi nel numero delle offese che » si I'anno altrui. lo non cerco d' oll'endere i pi- i> docchi come il Verri e gli altri pidocchi suoi » pari ecc. « Ognun vede che qiieste parole deri- Tano dal rimprovero che al Baretti feceramico sno 68 SCUITTI SCELTI TNEDITl O RAllI D. Francesco Carcano cU avero troppo a2;ramente trattato nella sua frusta parecchi scrittori di grido, co' quali per conscguenza , e specialinente con ia Societa milanesc del Gaffe, era in aperta guerra. Queste cose scrive egli negli access! della sua Jjile, ne conve- niva per avventura il riprodinle 02;gi, e noi sappianio ehe in eta pn'i niatura egli stesso in gran parte se ne iicredette, jMa giacche ristampate le veggiamo , ci pare dover nostro di soffcrmarci un nioniento in- toruo al coiitrario giudizio die il Carctti pronunzio del Goldoni, elic e pure il maestro e padie della couuiiedia italiana. E prima di tutto vuolsi riflettere aver egli in particolar modo straziata la Pamela ap- punto perclie il Goldoni la riguardava con parzia- lissimo occliio d' amorevoiczza paterna. Ma V analisi oil' egli ne fa e generalnieute si giusta , e le con- chiusioni clie ne trae cosi evidenti, die bisogna pur convenire non esser quella , secondo i principj del- r arte , una buona commedia. Di fiUto ella e di quel gene re die i moderni chiamano sentimentale , ha un fondaniento tutto romanzesco e favoloso , ed e le mille miglia lontana da quella verita, da quella evi- denza, da quel lucido e naturalissimo ordine , die si amniirano in tante altre conimedie goldoniane , e speciaUiiente in quelle scritte iiel dialetto di Ve- nezia , le quali sono una pittura vera di costumi e di fatti domestici , com' esser debbono le buone commedie, e non invidiauo nulla (salvo la lingua) a quelle di Plauto e di Terenzio. Perclie pero la Pamela e una cattiva commedia non avevasi a con- chiudere die tutte le conimedie del Goldoni doves- sero essere filastroccJie vkuperose ; ma il Baretti si ostiiio a cavanie tal condiiusione, ed ebbe in cio pure grandissinio torto. E vero die poco dopo nd Dlscorso sopra Sliak- speare lodo l\eccellente commedia del Burbero beue- fico ^ e disse nioUo bene del carattere morale del Goldoni., ma ne questa puo cliiamarsi una ritratta- zione di biasimi di clie lo aveva coperto in vane DT OTtTSEPrr BARKTTI. 69 311c opcro, ronic asserisce il sic;. Cnstodi a pac;. 107 dello citaK; Memoric ^ ne convemva a parcr nostro die Fcditorc togliessc dal nnnicro dcUc inrdite la lettcra die lia piil)blicata a pas;. 186 del tonio II, di ciii citanimo j)Oc"aii7.i uii braiio injriurioso alTonor Icttcrario d' Italia ; iiiiperocdie in essa ripete altre contumelic conti-o il Qoldoni^ maltratta il libro dci Dclitti c delle pene , cliiamandolo cosaccia scritta inolto bastardamente , e sclierza siille frasi Vcrresche : cose die oggi sono giudicate assai diversaniciite e piu dirittaineiite, e a corrczioa delle cjuali ed anclic per difcsa dc' lombardi iiigegni , \\ dotto cditore , lombardo ejj;li pure, doveva alineno qualclie aiiuo- tazioncella applicare a ])ie di pagina , a cio i men colti lettori si guardasscro dalT accettare que' stranibi e inginriosi giudizj. I\Ia egli partecipa talvolta del rigorisnio ( per noii usare altro termiue ) del suo aiitore , sicconie si c qua e la notato , ova ci cadde in acconcio. Che se si volesse piu sottilmente inve- stigare la dottrina letteraria die e2;li pur nianifesta nelle sopraddette I\Iemorie , sia sul verso sciolto ita- liano , dd quale si vede chiarameute esser egli ne- mico , sia sulla leziosita ed atlettazione di stile die attribuisce al Baretti niedesimo negli u Itimi siioi anni ( pag* 7 1 68 e 181), noi avremmo avuto ma- teria di estenderci nel presente ragguaglio a piu di due articoli , a risdiio di deviare uu po' troppo dal- r oggetto principale per cagione delT accessorio. Assai piu giuste , piu savie e piu spiritose sono le altre sentenze di lui , die qui trascriviamo; « So- » pra tutto il poeta nou lia mai a mostrare il mi- y> ninio dispre2;io , la minima noncuranza della sua » religione -, iion lia mai a decorare il vizio die » per poi vilipenderlo , mortilicarlo e deprimerlo ; » e non porre mai la virtii in obbiezione , die per » farla riverire, amare e trionfare. 11 poeta die sa- » crifica airaltare della lussuria o alP idolo dell' em- T> pieta e un furfante die la socleta ha interesse » di stcrrainare come siermina 2:li avvelenatori e yO SCRITTI SCELTI INEDlTI O K \Rl » gli assassini. II poeta bisogna die non si scordi » inai rhe gli anni verranno a sedersi un di gra- » vemente siiUe sue spallc accompagnati dal ri- » morso , onde non deve traviar mai ne' suoi versi » dal buon costume , dalla rigida morale e dalla » religionc 5) ( pag. 202 ). Aurea veramente c questa sentenza, e degna clie tutti i precettoii la ripetauo nelio scuolc, che tutti gli allievi la scolpiscano nclla incmoria , che tutti i pooii la conscrvitio dinanzi agli ocelli. Severo , acre , anahjjiato anche fu spesso il Bcretti , nia illibalissiiuo ne'principj della sua mo- rale , e pcrcio nimicissimo della scostiunatezza e del mal vezzo de' suoi tempi , che in alcuni luoghi c in alcuni ceti regnava , e che percio appunto si acre e inesorabile il fecero. Non meno vera e giusta, e figlia deir esperienza e quest' altra sentenza ( pa- gina 2o5 ) : « II solo buou consiglio che vi posso 5J dare e che facciate studiare bene il latino e il i) greco (i) a' vostri (iglinoli , poiche quelle due i> lingue sono le due cliiavi del sapere umano , e » poi r istoria , le leggi, la matematica , la geogra- » fia , 1' astronomia , e se volete anche il mondo » moderno e la moderna poUtica , cominciando dal » jus delle genti , e in somma tutte le scienze che » distinguono T uonio dalla bestia , senza scordarvi » la vera pocsia, inculcando loro sempre che V onesta » vita privata e tranquilla e molto miglior cosa che » non la pubblica romorosa ... E ve lo so dir io per » prova , che un malevolo solo basta a farti assai » piu male che non ti possono fare cento benevoli; 3) sicche vita privata , vita privata torno a repli- » carvi, e non onori e non glorie e non panegirici (i) Air enconiio clie 1' autore di questo articolo tributa al consiglio del Barettl crediaaio di dovere aggiun<;ere che prima del latin c> e del greco e da racconiaiidare lo studio della lingua pattia , della buona logica , e di qualclie utile scienza. lu cio 9ta veramente la chiaife del sapere, Noia delP edilore. DI GIUSEPPE BAJIETTI. 7 I » fli gramll e di piccoli ». Clii prendesse a com- nieiitarc qucslc sole cj^rcj^ie parole si egrcgiameute espresse , e die sono piir tanto ajiplicahili aache ai nostri giorui, avrcbbe argomeiuo di niolte ed uti- lissime lezioni , delle quali non possianio noi che dare il cenno , e all' uopo anche T impulse, non fa- eendosi qui luogo a sillatti commenti. Ci piace non- dimeuo notare quell' espressioue di vera poesia di cui vuole il Baretti che si istruisca la gioventu. La sentenza riferita prima basterebbe a raanifestare quel cir egli iutende per vera poesia , ma giacche tra le op'udoni che rifcriarao avvene un'altra sullo stesso argomcnto , ci par neccssario il citarla , onde dal tutto iusieme rilevisi qual fosse veramente su questo soggetto il pensiero di tant'uomo. « Sappiate pero w ituianzi tratto ( e detto a pag. ao2 ) , che io non » bado niolto all'estro e nieno alT autorita. La poe- » sia c un' arte che richiede fatica e giudizio, anzi » che estro ; e se volete che andiamo d' accordo , » non vogliate niai addurmi autorita nessuna , do- 5) vunque il senno puo bastare j'. Non so quel che parra di cotal sentenza ai tanti facitori di versi di che si ricca fu sempre F Italia ; ben so che essa si accosta alF altro gran precetto d' Orazi.o , il quale esige che le socratiche carte, cioe la vera sapienza , la hlosofia vera delT uomo , abbiano a costituire il poeta , e non gia solamente l' immaginazione e lo stile. IMa chi dalle varie o[)ere del Baretti , auzi pure soltanto dawli Scrittl inediti e scelti , di cui trattia- mo , toglicsse ad estrarre tutte le giudiziosissinie cose nel fiitto degli studj , della morale , della pra- tica del mondo e della vita civile , che vi sono sparse , a non piccola liitica si assoggetterebbe , essendoche nou avvi pagina la quale non ne presenti alcuna , e tutte si veggono dettatc con quel brio , con quella rapidita , che e si propria di questo scrittore , e che per lo piii persuade ed incanta : salvo cola dove r inestinguibil sua bile e T cnfusi del prcgiudizio 73 Sr.RITTI SCELTI DI CIUSEPPF, BARFTTI. il traspovta , e il nianifesta per uomo , soggetto egli pui'e talvolta ad crrarc. Nol perfanto lasceremo che altri cotesta briga si prciida, hastandoci il ripctere che cosi come sono rari , jn-eziosissimi sono i libri che a questi due vohinii si rassoinie;liano , vuoi per le cose che contengono , vuoi po' modi coi qiiah le esprimono ; e che moltissimo grado aver ne debbe la letteratura itahana al chiaro cditore , che si e dato il pensier di raccogUcrU , d' iUiistrarh e di pubblicaili; ponendo loro in froiite il bellissimo ri- tratto deir autore , eseguito dal sig. Sergent Mar— ceau col suo mctodo di stampare a colori con cinque rami ; e adoperando nella stampa loro nitidi carat- teri e buona carta; giacche anclie di questi minori pregi e giusto far menzione in mezzo al diluvio di hbri stampati con tipi tarlati dall' uso e con carta da involgersi acciughe. '^'/yuyy/ ,/r//,/ rr/r///u//r/, c .j/.'////////o r/,//o v/ /.iryyi/(//f r/ />' r/f//r/ o'm/u/r::r/ 73 Sopra un Cippo scoperto sotto terra in Mantova con- tenente an iscrizlone araba in carattere Neskhi. ' Lettera del conte Carlo Ottavio Castiguoni al marchese Tullo Gversieri (i). Preslatissimo sig. Marchese, E. jccoMi , signer Marchese, a coinplere seco lei 1' impegno assuntomi , e non avrei differito a farlo sino ad ora se le tristi circostanze di mia salute non mi obblio;a«.sero a coglieie non diro gia i giorni, ma le ore , anzi i momenti per la piu piccola oc- oupazione. (l) Dobbiamo alia gentilezza del marchese TuUo Guerrleri la couiunicazione di questo monuraento fatiacl colla lettera se- guente. Sig. Acerbi stiinatissimo , Credo far cosa altrettanro grata a lei ed al pubblico , quanto onorevoie per nie , nel pregarla a dar luogo nel suo reputato Giornale ad una dottissima lettera, che sopra un mo- nuniento di antichita, orientale da me posseduto , mi ha scricta il sip. conte Carlo Ottavio Castiglioni. L' argomento della presente sua illustrazione e una Colonna Maomettana rinvenurisi in un sepolcro della cliiesa degli aboliti minori conventuali di JMantova; ma qui e prezzo dell' opera 1' ad- ditare in brevi cenni come quesra colonna fosse scopcrta , e in qual modo io pervenissi ad esserne il possessore. Trovavasi in Mantova il francese coumiissario ordinatore Siaove dilettante esi- niio di antichita conosciuto principalmente in Italia , siccome promotore degli scavi di Giulio Carnico nella provincia di Udine, autorc di un Saggio sopra certe tavole luetalliche framuientare quivi scoperte , gtampato in forma di lettera scritta all' in allora prcfetto del Passeriano signor barone Somenzari , e niorro sulle sponde della Beresina nell' ultima guerra fatta dai Francesi sul territorio russo , ove seco lui fatalniente perirono tanti bei di- •egni di monumenti da esso ecoperti, e che aveva portati con 74 ISCRIZIONE AUABA IN CARATTERE NESKHI II pregevole nionunicnto ritrovato annl sono nei sotterninci di una chiesa in Mantova , sul quale ella mi ha fatto V ouore di consultaruii , e un eni- tatio in lingua araba in carattere detto Neskhi^ e se dall' Italia. Mentre egli soddisfacea in Mantova al siio genio per 1(1 studio dcliR cose antiche , e serviva ad un tempo alle istruzioni del suo governo dissotterrando nionumenti , e poncn- doli in vendita, giunse a scoprire entro un sepolcro sottoposto ad un aitro e quindici nietri sotterra la colonna die porce ar- goniento alia niia narrazione , e la quale fu posta in vendita con altre colonne e nionuiuenti di siniil natura , ma clie non presentavano paiticoiarita di tanta importauza. Paventando poi il sig. Siaove che tale colonna cadesse in uiano di clii non po- tesse vaiutarne il pregio , e conoscendo me amantissimo di cose antiche, non gli fu dillicile il giovarsi delTamicizia che pas- sava fra no! per indurmi a far V acquisco della stessa colonna in unione a moltissime altre. La particolarita di essa e 1' iscrizione scolpitavi in caratterl urientali , e ciie non trovavasi clii sapesse interpretare. Non po- tea furse non ecntare graiide meraviglia che un monumento di questa natura fosse sotteirato e se))arato da due volte dalla guperficie del suolo della chiesa, quando non si volesse siip- porre che fosse cola sepolto o nascogto per sottrarlo alio sguardu come oggecto di culto proscritto. Per una siuiil cagione , come puo leggergi nel Biemml ( Storia di Brescia torn. 1." pag. 1 3() ) nel lyiS furono trovati in una chiesa di Manerbio tra Brescia e Cremona due stanze sotter- ranee , una sotto dell' altra , la prima che conteueva lapidi ro- mane , la seconda idoli spez/.ati ; ne chi fece la scoperta si mo- stro piu indulgente alle cose antiche, condannando senza pieta tutti questi uiouumenti , die sarebbero stati pr»;ziosi alia crono- logia e alia storia , ad essere gettati in una furnace , e a con- vertirst in calce. Due cose veramente ardue al proposito di tale monumento offerirano campo alia curiosita, prima di tutto 1' intendere il si- gnificato de' caratteri dell' iscrizione , in secondo luogo il fondare una congettura su la combinazione )ier cui cotesta colonna dal- r oriente fosse veuuta a giacere in Mantova. Desidero.'o di ap- pagare posslbilmente questa curiosita mia e di diversi amici, ho trasportata con me a Milano la stessa colonna , e per mia buona sorte ho consultato uno de'pochi da cui potea sperare soddi- sfatta qtiesta mia brania , n^ mi sono ingannato. Gentile quanto dotto e laborioso il sig, conte Castiglioui , ha iuijiiegate senza SOPR.V UN CIPPO SCOPERTO IN MANTOVA. 76 quale fu introtlotto nel secolo X delT era volp^aie. Noti e cosa insolita il trovaie nionunienti sepol- crali inaomcttani in forma di colonna , imperocche fu costume degU Ariibi , come delle altre nazioni, il valersi alT uopo di rottami di anticlie fabbriche greche o romane , quale e nel caso preseute questo franunento di colonna di marnio bianco salino che essi hanno capovolto , come lo da a divedere 1' es- seriie la parte superiore di maggiorc diamctro della inferiore. La vennta in Rlilano del chiarissinio orientalista il sijinore Consiffliere de Hammer avendomi olTerta Ill questi ultimi jfiorni la tortuuata occasione di fame la personale conoscenza , egli ebbe la bonta di esaminare meco il monumento , ed ai dotti di lui suggeiimenti sono debitore di alcune correzioni die lio mtrodotte nel seguente testo dell' iscrizione e nella traduzione che io ne aveva preparata. r.vfre nemmeno riguardo alia gractle sua salute , su tale monu- nicDto di anticliita le dotte sue cure; poi mi Iia scritta la se- gucnte lettera , atta a topliex-e ogni dubbio circa il significato dei caratteri , e V uso priruitivo della colonna; e in quanto spetta alia parte conghietturale , giudiziosa si , clie le conghictture »i trasfonnano , puo dirsi , in certezza. Mi raffermo con la pitl distinta considerazione. Milano , ii i5 marzo 1 828. Vevotist.'' ed affezionatiit.' strvitore ed anUco , M. Tullo Guerritri Gonza^a. r^- 76 leCRIZIONE AUABA IN C AUATTERE NESKJII S^^^l (jjj.J^S l^lj ^^^Jl Ajsi^P 5j-v-s.i (^,^=D) . j^/o^l ^^Ijtj fors' anclie sovra- nita in ([iialclie parte della Cilicia. \n iatti e noto che verso T epoca , cui appartieiie il monumento, essendo in totalc decadenza rini|)ero dei Self^iukidi, i governatori dt-lle diverse provincie dell'Asia Mi- nora si resero indipendenti, e formarono varj pic- cioli stati, cbe fnrono in appresso tutti conquistati dagU Ottomani. Chi volesse poi indovinare come questa colonna sia venuta dalTAsia Minore in Italia , potrebbe sup- porre che vi fosse recata o in segno di vittoria riportata sugV inft'deli , o come oggetto di curiosita nei secoH XIV o XV , periodo in cui le armate dclle potenze navab della nostra pcnisola frequen- tarono le spiagge della Siria e delT Asia Minore , a niotivo specialmente delle guerre che in allora si fecero pei Regni cristiani di Cipro e deir Arme- nia Minore. Approfitto di quest' occasione per dirmi col niag- giore rispetto, Di lei , sig. IMarchese pregiatissimo , Milano , il 23 maggio 1825. DcT." Obb." Servitore Carlo Ottavio Cmtiglio/ii. 8o PxiRTE IT. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE Estlrpazione di due parotidi ^ storia dl G. B. Man- \ FREDINI. — Modena, 1824, dalla tipografia came- " rale ^ in 8.°, di pag. 82. Prczzo cent. 60 italiani. JLl soggetto a cui venne fatta T operazione era uii ro- busto contadiao di trent' anni , il quale, iiella sua verde eta d' anui dieci , fu sveiituratamente colpito nella parte destra del viso ; ed e da quell' epoca ch' ebbe principio il suo guai. II tumore , ineguale nella sua massa , assai duro , e di forma alquanto lunga dall' alto al basso , era tuttavia , noil ostaate la notabile estensione delle sue unioni, abba- stanza libero e mobile, ed aveva ire pollici e mezzo d'ele- \atezza sopra dodici di circonferenza. Cominciava al di sopra della meta dell' orecchia destra , inferiormente al processo zigomatico , e ricopriva Farticolazione della nia- scella inferiore ; poi , col descrivere un mezzo cerchio , si portava verso T angolo della bocca , da dove , discen- dendo alquanto all' indietro, oltrepassava la mascella stessa fin quasi a toccare il mezzo della clavicola ; iadi si ripie- gava air insu sopra il processo mastoideo , di cui rivestiva la parete inferioie , e aderendo al lobulo dell' orecchio , che spingeva in alto , terminava col punto or ora notato il suo giro. All'apice di esso tumore eravi un' ampia ci- catrice prodotta dairapplicazione di un caustlco , col mezzo del quale erasi da un chirurgo creduto di poter farlo spa- rire ; ma ben lungi dallo scemare, ingrosso viemaggiormen- te, e da quell' epoca in poi cominciarono a farvisi sentir entro dei dolori lancinanti , fugaci , ma ricorrenti a lunghi tratti di tempo. Cresciuta in seguito ancor di mole la de- generata parotide; fattisi piit frequenti e piu fortl le tra- fitture; e cominciando la somniita di lei a rosseggiare per ESTIUrVXIONE 1)1 DUK rAHOTlni. 8 1 infiamuiazione, s! creclettc hcnc dal cliiriirgo di iioii indn- jfiar piii oltro , e di i icoiierc air ultimo od uiiico spe- dieiitc , il coUelio. 1/ opcrazioiic riesci oltre ogni credere dillicilc , si per- che il tumore si appoggiava inferioimcnte alT esterna ca- rotide dalla quale riceveva alcuni rami molto cospicui , e si ancora j)er risparmiar tanta pelle quanta ne bastasse per coprir totaliiiente I' ampia ferita. Dieci furono le ar- terie die si dovettero di niano in niauo legare , nel no- vero delle quali vi ebbero la mascellare esterna c le auri- coiari ; ad oiita di tutto cio , perdettc il paziente non piu di tre once di sangue. L' andamento della cura fu ne' primi giorni ak]uanto burrascoso per verminazione , per dolori e per risipola sopraggiunta a quella parte di faccia e di cuojo cappellulo corrispondente alia ferita; ma scomparve il tutto iu pocbi giorni alP uopo di adattati rimedj , cosic- che il Vcrxaliiii ( che tale era il nomc dell' operato ) pote, scorsi np|)ena venzette giorni dall' operazione , uscir di letto perfcttamcntc guariio, nou rimanendogli altro che im leggier grado di contorsione alia bocca , verso il lato opposto a quello su cui cadde 1' operazione. A sgoadjerar dall' animo de' suoi leggitori ogni dubbio clie il tumore estirpato fosse realmente Tintera parotide degenerata, e non qualche gi'ossa glandula linfatica, I'au- tore si fa ad esporre 1' originc e le diramazioni del nervo facciale , e concliiudo essere il tumore da lui estirpato una parotide scirrosa , in quanto die, notoniizzandolo , si vedevano mauirestamentc nella sua faccia posteriore alcuni nervicelli del j)Iesso parotideo , sebliene irregolarmente rccisi , e che penetravano per la ccllular« addentro in quella glandula , ed anche a certa distanza dal suo centro scorgevansi pure alcuni frastagli di lilamenti nervosi ; vede^fasi inoltre , anteriormente all' enfiato , ed al confine superiore del suo terzo medio , un pezzo di condotto stenoniano ol)literato. La seconda estirpazione fu escguita due anni prima di quella che abbiamo esposto, sopra una donna modanese clie gia da piii di dodici anni era travagliata da scirro nella deslra jiarotide , assai prossimo a incaucherirsi. La manua- lita fu la stessa come nel Vezzalini , ed ebbe essa pure un felice risnltamento , se non clie loperazione riesci piix spedita per essere il tumore d' assai minor volume. BibL Ital. T. XXXVIIL 6 8a l-STIRPAZIO'E DI nUE IWROTini. Senza mcnomaniente dulntare tlic i ilue tuinorl estir- jiati dal sigiioi" MaiifVcdiai lossero realmeutc due parotidi di-geiierato, avrcinino pci'6 desidei'ato una juinuUi desciizioiic dello stato jiatulogico di quelle due glandule, la quale avrcbbc tamo \nii convalidata la sua asscrzioue , in quanto clie , come egli pure lo acconaa , \i sono cliiiuiglii, la cui autorita e di gran peso , i quali opiiiano die gent— ralincute i camliiaaienti di tessitura, coagiunti ad accre- ecjmcuto di volume delle glaadulo salivari, come lo scirro ed il I'uago sanguigao , uon risiedono gia d" ordinario nella niassa o maggior composizione glaadulare , ma lieasi nelle :;laiidulo lialatiche die trovansi sotto e dintorno a quelle luaggiori glandule, riiuanendo in tanto queste ullime non daaneggiate nella loro sostanza. Ctie die ne sia pero , il bello e giudlcioso modo con cui e scritta la Memoria , e le ardue e rischiose opcrazioni iatraprese ed a buon ter- niine «;oadotte , fauno noa duljjiia testiuioniaaza dell' abi- lita del signor filanrrcilini, e lo rcadono degao di lude. 83 <)a!igio sii la topo^rafui fislca del siiolo di TivoU dl Arras tino Cappelu)^ dottore in nicdicLiia, letLo al- o ^ .... t Accadcmia de Liiicct il giojjio \2 c if) agosto 1824. — Ruma^ 1B24, ill 8,° dl pag. 43. v^'uESTO scrittore clie per lo spazio di circa tre liistri si tratteniie inTivoIi, cd osscrvo le nialuttie di fjue dintonii , si nccigac era a rcndere ragioue della salubro prevalenza del clima di qucUa citta , sopra tutti gli altri delle vici- naiize di Roma. Comincia egli dalf accennare di volo le antichc origini di Tivoli , c paria della sua situazLone , clic noi amnicttiamo bensi conservata siao dai tempi piii aniichi sotto i gradi 42 di latituditic settcutrionale e 3o di loiigitiuUne , lua noii possiamo conseiitire che conser- vata non fosse cgualmente da alcuno dei Inoglii vicini a Roma, csistciido tuttora varie citta o le ruiae delle nie- desimc , dove ancora veggonsi i monumenti anticlii dei qnali si conosce T origine e la data , o per lo meno i loro vestigi. Ill una nota si acceiiiia , che T altezza di TlvoIi sopra il livello del mare , misurata dai chiarissiml astro- noitii che teste foruiavano 1* onore delle scuole romane , e di 873 piedi parigini. Al colic, sul quale Tivoli e piantata, sovrastaiio motiti piu o meno clevaii all' oriente , i cjuali pocliissimo si sten- dono verso il settentrione , nientre la catena di essi con- ^nua verso il uiezzodi , non interrotta se non che da una angusta yalle , sca\ata forse dalle acque delP Aniene. Alia distan/.a tli cinque o sei luiglia verso settentrione veg- gonsi i nionti Corniculani , a mezzodi gli Aliiani e i Tu- sculani , distant! circa diciotto miglia. Descrive quiiidi 1' au- tore con qualclie eleganza F aspctto gajo e pittoresco di Tivoli , la di cui vista si steude verso occidente in una immensa pianura sino al mar Tirrcno, in mezzo alia quale torrrg,gia la citta una volta regina del mondo. II suolo , ricco e lecondo, produce erljaggi squisiti , al che forse contrilniiscono Ic actjue dclf Aniene , e di questo scende a raglonare alquanto tlilVusameute V autorg , addi- tando la sua sorgcnte prcsso Trcvi , liadia di Suluaco, il suo torso per orride e ruino;e j>alze . tra Ic quali si 84 s\r;Gio su hx TOPOGRvriA fisica tlistingiu- lo scoglio, nominato Sacro Speco, gli acquedotti clio gli aiiticlii Komani ne derivarono , i mmierosi con- flucnli clio do[)0 i I'ontl Simbruiiii fjiiesto fiume sia presso Tivoli riceve , e la inaguilica cadutn per cui si precipita con grandissiiiio nimore entro la citta medesima. Non vor- remmo aver letto in questa descrixione , che i frutici so- vi-astanti alia caduta sono per lo piii pietrtfat.ti, giacclie ad oguuno e noto , clic qiiesti sono soltanto rlcopcrti da una crosta lartarosa dalle acque spumanti deposta. Intendia- 1110 pure bensi , come Ic allavioni possano essere appor- tatrici di mine e di grandi dcvastamenti ; ma uon ben . conoscianio \c fisico-chiiniche Ifggi^ per le f[nali i vantaggi e le niaravigliose bellezze delT Anienc del)baiio csscre di Jrequente ainaregiiiatc. Entra qumdi T autore a provare la sua tesi , che il cli- nia di Tivoli prevale in salulnitii agli altri dintorni di Roma. Egli ricorre percio alia situazione di quella citta in un suolo calcareo ed in perfetto pendio , ove alcuna acqua non puo ristagnare , ed anche alia concatenazione di quel colle e dei monti yicini cogll Apenninl niaggiori : al suo allontanamento dalle paludi Pontine , alia difesa che t monii circostanti oppongono ai venti australi, final- mentc alT influsso dei venii d' occidente e di trauiontana , che r acre di Tivoli costantomente rinfrescano. Accenna finalinente di volo i vegctabili di que' dintorni , il sempre verdeggiante ulivo, e V eccellente qualita delle produzioni del terj:'itorio ; cose tutte che sempre piii alia saiubrita contribuiscono. Poche sono per conseguenza le malattie endemiche , die al piii riduconsi a leggiere alTozioni reujp iiiaiiche , e non rari sono in Tivoli i nonagenarj. Afline di mrglio indicare la natiira del suolo Tiburtino , r autore prende a considerare T emersione dei continenti dalle acque del mare. Accordlamo ad esso 1' esistenza dei testacei marini , ed anc!\e in ordinate famiglie , nelle piii ake montagne ; nia qualche dubbio ci ispira il ritrova- inento delle rocce piimitive nei terreni secondarj , annun- ziato come prova incontrastabile dell' accennata emersione i piii ancora ci fa urto il vedere dall' autore in questo luogo citati i vulcani galleggianti un tempo, e sospinti dalle oride nelle ggle de' piii elevati monti, Egli si lasjio trascinare da un' ingeguosa ma troppo ardita congettura , da un' illu- stre ftsjco iuserita ncl torn. XYU di questa Biblioteca , DEL SUOI,0 DI TlVOLt. 85 coll.n quale i pirt grossi macigni primitivi delle niontagne della Oroenlandia, congiunti con enormi niassi di gliiaccio si supposero gallcggianti nell' Occano sino alia Zona tor- rida ; ma questa non e una geo.'ogica vfrira , come lo o il ritiro dclie acqne degli Apennini , posteriore a quello dclle Alpl centrali. Piuttosto siamo inclinati ad animettere, die non ultinii a comparire in Italia fossero i iiionti Ti- l)urtini , le di cui rocce calcarie non sono c!ie una pro- pagazione mediata del i>iii alto degli Apennini. Esamina quindi V autore geologicaniente la calcarla se- condaria , die sovento contiene petroselce o focaja , e non ])resenta presso Tivoli nuclei, ne inqironte di testacei ; una roccia terziaria , formata di colline marnose e ab- hondantissima di fossili calcinati, specialmente di luvairi cardii , l)enche non niancliino pettini , veneri ed ostriches poscia la roccia vulcanica o il tufo vulcanico, che addos- sato si vede qua e la alia calcaria , e che contiene grani farlnosi di leucite o anfigi ne , cristalli e frammenti di pi- rosseno , squamc di mica , e jiezzetti che sembrano di poniice alcjuanto alterata. Pi'esso la villa Adriana tiovansi anche cave di pozzolana. Alia distanza di quattro mi- glia da Tivoli veggonsi rupi che il nostro Brocchi dubito se fossero di tnfo o di lava ; e qui T autore si volge a confutare 11 Sickler , autore di una topogralia della Cam- pagna di Roma, il quale asserl, che quella era una cor- rente di lava , venuta dal vulcano della solfatara , che forse formava parte de' monti Tiburtini avanti il sue av- vallaniento. L' autore tratta queste congetture di sognijma difTicilmente potra ammettersi, che gli strati di tufo, in mezzo ai quali trovasi jier cost dire la solfatara , e quel terrcno stesso che esala 1' idrogeno solforato , sieno tutti vidcanici trasporti , portati via da poi dalle acque albule. Piuttosto potrebbe essersi ingannato il Sickler la dove credette di ripctere da un vulcano le fonne della valle delle Cascatelle , piena di piecipizj formati da fenditure "violente , e anche la forma del monte spaccato. Noi che abbiamo diligentemente visitati tutti que''luoghi, incliinia- mo a credere colP autore , non gia che la valle delle Ca- scatelle sia stata sprofondata , lua bensi formata dalle Hcque delTAniene, che altrove scorre in mezzo a vallate profonde e precipitosi burroni. Conveniamo pure col me- desimo , che un prodotto vulcanico non sia il monte 86 SACGIO SU T.A T0T»0CR\F1\ FTSir. \ spaccato. il quale lia una fenditura die giugne alia pi-ofon" dita di 470 jialiui roniani , noii Aeiticale , nia di alquanti piedi iucliaata. Continua V antore nel prlncipio da esso adottato , die tutte le rocce vulcauidie del suolo di Tivoli sieiio di tra- sporto ; non omniette tuttavia di acccnuare le eruzioni "vnlcanidie sottoniarine , delle quali fece menzione sino dal secolo XVI Simone Majoli, dubitando die da esse pro- venute fossero quelle rocce. Accorda die il tufo siasi for- niato con un processo nieccanico , nia legolarc , dovuto alle acque marine, scorgendosi nolle regolari stratificazioni die i prin^ipj costitucntl la roccia stessa si deposero in ragione della loro spccifica gravita ; mentre un aggregate del tutto difFerente e forniato per cosi dire alia rinfusa , presenta il peperino. Si crcdette da alcuno , die le rocce vulcanidie tiburtine derivassero dai monti Allianl ; ma il Broccid, osservando la dissoniiglianza di queste rocce dai prodotti dei crateri Albani , voile piuttosto dcdurne la pro- venlenza da quelli dei monti Ciniini. Una forniazione trovasi pure di rocce di acqua dolce tra le Tiburtine, e doppia si stabilisce dalP autore , il quale distingue i depositl deirAniene e quelli delle acque Albule. I primi sono frequenti alle due rive del fiuiue prima della caduta , piu abbondanti dopo la medesima; e all' essere piantate sopia quelle rocce le case al di la e al di qua del ponte , ascrive 1" autore le variazioni , alle quali lianno dovuto soggiacere la caduta e i luoglii adiacenti. Noi cre- diamo ben fondato il parere ch' egli da di non piantare il nuovo ponte , indispensabile al passaggio del fiume , dalla via Tiburtina alia Valeria , su 1" orlo della caduta , ne vicino alia mcdesima, perche sicuramente mancherebbe di solidita , c riuscireblie di corta durata. Potrebb' essere , come V autore suppone , die V azione fjsico-cliimica delle acque, o piuttosto do! gas acido car- Ijouico , uel vlisciogliere da prima nelle acque medesinie la calce carbonata , e nelT abliandonarla poscia , svilup- pandosi in ragione della maggiore rapidita delle correnti , con die si formano le concrezioni calcarie , dlventasse piii attiva a misura die le acque del mare si ritirarono ^ ma non cosi genernlmente, come 1' autore lo presenta, pub ammettersi il principio , die di molto siasi abbassato il livdlo dei nostri mari. Oltre rosserynzione fatta dal /'opf/'.J DKL SUOI.O m TIVOI.I. 8;* l)Ucatl d" ordl/ie del mcde- simo. — 31 llano , Jua5 , ilcdC L R. Slamperla ^ ill 8.*^, con tavola in rame. G, I a' da pill annl . e forse ne' paesi nostri il primo , erasi occnpato il prof. Vismara nella disposizione della termolainpada ad olio ed aiiclie nell' I'same dell' cconoinia di cpiella operazlone , su la quale un articolo fu inserito ill questa Bihiioteca ; e in mezzo aj^li sperimenti da esso continnati , concepi il pensiero clie cltre al gas illumi- I nante si potesse ncll' operazione mcdesima ottenere la per- [ fetta ccmeiitazionc del ferio , o sia la sua riduzlone in I acciajo. Partiva egli dal noto principio , che P acciajo altro 1 non e se non clie ferro coinbiiiato intimamente col car- ; bonio ; c quello che ilngP Inglesi si fa, ponendo il ferro i a strati con polvere di carlione di legna in grandi cassc ( formate di terra rcfrattaria, e iiiantenendo queste roventi il per sei o sctte giorni in una fornace, o che altri ottengono I; colia teiiipra a pacchctto , ponendo il ferro rovente a con- tatto di sostanze carljonose , ben guarentito dal contatto deir aria , lien vide egli che conseguire potevasi col gas idrogeno carico piii o meno di carbonic , che si sviluppa alPatto della decomposizione dei grassi o degli olj ad una tciupcratura rovente. Intraprcse quindi la riduzionc del ferro in acciajo , operando in sitTatto modo die il carbonio al priino suo nascere si trovasse in contatto con un am- masso
  • ;li esperimeiili di fusione , da esso piii e pin voile ri|3etuti con diverso eslto ; ne lascio pure di preiiielLere a cjiicsta relazione resposi'/.ione di un suo lavoro intorno alia mag- giore resistenza delle terre al fuoco , al modo di costruire i cilindretti pironictrici per le misure delle elevate tem- perature, non obhliando di far parola dei fondenti diversi da esso esperimentati , cominciando dai vetrosl e passnndo ai terrei , variati in qualita , in quantita e nelle propor- zioni di coniposizione. ' Primi si espongono "11 speriiiicnti di cenientazione ter- inolanipica , eseguiti col jiorre chiodi e lame di coltello e di tempcrino lavorate in ferro , entro la cncurblta della termolamoada; que"" ferri furono compiutamente ceuientati o trasformati in acciajo di linona qualita , del quale si sono prodotti dei saggi ; e qui 1' autore colloca la descrl- zione del si\o ajiparato , ben riscliiarata colia tavola che trovasi in fondo al volume. Seguono poi altri esperimenti di cenientazione , istltulti col ferro duro di Bergamo In res,s:,ia da molle per cari'ozze, sii racciajo dl Carinzia or- dinario lavovato in quadretti di quattro linee di lato , sul ferro dolce di Congo In regg/a simile a quello di Bergamo, e fnialmente su di akro ferro duro in reggia , praticando con quest" ultimo la cementazione colla polvero di carbone in un crogluolo. II ferro duro del Bergamasco fu cemen- tato compiutamente , dop9 40 ore incirca di fuoco spinto sino a 70 gradi del plrometro di Wedgwood; f[uello di Dongo non lo fu se non rimesso alia cementazione per ore dieci; racciajo di Carinzia guadagno molto In grano, in durezza , in tenaclta:, 11 ferro posto nel crogluolo tro- Yossi cementato , ma in un grado minore di qucllo posto nella termolampada. Col primo si prepararono diversi stro- nienti da taglio, clie buoni riconosciuti furono dai dotti o dagli artistl , e la di cui bonta fu col lungo uso compi'o- vata, anclie in confronto col niigliore acclajo naturale die dlcesl da scultore ^ il ferro di Dongo, sebbene trasformato in acclajo di grano piii fino del primo , duro egualmente e pill netto , conservb alcuni punti bianclii e lucenti , in- dlcanti la preseiiza dl qualclie particclla di ferro ^ racciajo 1 DfiLi.A rrsTOXE dkil'' AcriAjo. 91 I di Cnrin/i.i vinsci nssni liuono cd atto prinripalniontc alia fabJjrirazione
  • i ci pratica per alcune canne da schioppo fabbricate in Brescia, giacche que* iiori compajono su (jua- lunque acciajo o ferro, composto di pnrii su Ic qiiali un acido esercita azione dillerente. Risulta da tutto il lavoro delP autore e dalle esperienze comparative , che il migliore acciajo fuso e quello clie si e fuso a contatto del vctro ; die dopo questo viene T ac- ciajo fuso coi fondenti terrei , sclibcne 1' autore slasi mo- destainente tcnuto nei limiti di un fisico esperimento, niolto rinianendogli a fare tuttavia per fondere in grande V ac- ciajo cosicche possa versarsi ncl trafiico e sostcnere per ogni lato il confronto col migliore acciajo inglcse ; niitre pero egli la fiducia che coadjuvato con niezzi efficaci , possa procedere piu innanzi , e intanto presenta il suo acciajo di fnsione come atto a tutti i lavori di coltelleria e di bigiotteria quanto V inglese detto Huntzman. Qualunque sia per essere il progresso di qnesta mani— fattura , in parte certamente nuova e sommamente ingc- gnosa , noi non dubitiamo che tutti i dotti , gli artisti , i fautori e i protcggitori delle arti , non sieno per applau- dire a quesil utili tentiitivi , i quali promossi ed iacorag- giati possono condurre ad uno dei piii grandi risuUamenti politic! , quello cioe di libcrare lo Stato da nn gravoso tribute, che necessariamente si e pagato sinora alio stra- niero per V introduzione delT acciajo inglese , senza del ^uale non possono eseguirsi molti dei piu comuui lavori. 94 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage dans la Rcpnhliqiic de Colombia , etc. Viaggio iiclla Repubbllca dl Colombia faUo nel iSaS da G. MoLLlEN 1 opera accompagnata dalla Carta di. Colombia e ornata dl vedate e dl varj costumi. Due vol, la 3.° — Parlgl^ 1^24, prcsso Bcitiaiid llbrojo. ( Artlcolo I ) u. N (juadro lllosolico tlclle provincie della Colombia, de- liaealo da uu viaggiatorc che le ha percorse nel 182.3, potcva ccriamente destaie iiiolto iiiteresse anclic dopo le lelazioui dei viaggi del cclebre Ilnniboldt, che la uiaggioi- parte di quelle provincie visito dall' anno 1799 sino al 1804, ia un' epoca cioe ia cui noii poteva ne pure 11a- scerc il sospetto clie caiigiata si sarebbe la taccia di quei paesi per uii politico scoavolgimeuto. Giovera duuque ii seguitare passo a passo il niiovo \iaggiatore in alcime de- scrizioui che egli ci ha date dcllo stato fisico e dogli u&i e costuiiii attuali dcUa Colomljia. Lasccrcmo da parte i primi articoli che concernono la partenza dell' autore dalla Francia , il di liii passaggio alK- Azore, la visita da esso fatta rapidauiciite alia costa degli Stati Uniti , a Norfolak e a Wasliingtun , le traversie da esso iaioatrate sul inare , spccialiiiente per le frcqucnti caliuc , il suo arrivo a Cartagena, c qaindi a Turbaco, a Barranca e al Juime detto della INIaddalcaa. Osserverenio pcro che il viaggiatorc parla forsc con (jualche eccessiva aniarezza di tutto quello che egli vide lu-gli Stati Uniti; ^V'ashiugton J al dire di esso, c una citta slraoidiaariauiente PARTE STKAXIERA. ()b j^raiiJc, nia luia tristisstiiia solitndine dove e forza di an- jn>}:ir»i, eccetiuata solo T epoca in cui vi si liunisco il Coiii;iebso; negli Stati Uniti coatavansi tuttora ncl 1820 uu niilioue 5 jo, 128 schia\i, e si udiva tutto il giorno liscliiare la sfeiza ; la jiolizia di qucgli Stati , lasciando iip.a eccessiva liberta al forestieri, offre ai raedcsimi poca sicmezza coutra la mala I'ede dei mcrcatanti e la fm-ran- teria dei douiesiici ; nelle regioni meridioiiali le popolazioni noil liaiino una lisoiiomia iiiglese , e inaiicano di qnella at- tivitix ci'catrice clie altrove lia operate jirodigi ; un foaiite di di\ isioiie trovasi tra le provincie nieiidtonali ridondanti di negri, e le se'tteutrioaali le quali non no haniio se noii clie un piccolo niuiiero^ tuttavia egli la elogi dell" atti vita grande del traflico , del huon orJine clie regna nella ma- rina, dello studio con cui gli Aniericani ajiproiittano di tutte le nuove invenzioni, e singolarmcnte delle macclilne a vapore , divenute per essi come per alcune nazioni ea- ropee un mezzo potente ed incalcolaliile di accrescere la forza e la liccliez/.a nazionale. Le citta semlirarono al viaggiatore in gcucrale assai tristc , le campagne monotone a cagione delle tVequenti foreste di pini , le strade assai cattive , perclie railorzate sovente con alberi posti a tia- vorso. 11 clima di Norfolck gli seinbro troppo caldo , qucllo di Washington ti'oppo freddo ed umido , e 1* ospitalita stessa gli pavve assai piii realo presso le donne ciie presso gli nomini , i ipiali diflicihnonte perdevano la loro natu- rale tacitnrnita. L' aspetto altresi di Cartagena gli parvc luguljrc coine ijiiello di un cliiostro; strette e oscure ne trovo le strade a cagione delle terrazze assai prominenti , sjjorche , aflTu- micate e di mcscliina apparenza le aliitazioni , c niara\-i- gliossi cfjc qnel Uiogo portasso il nome delT antiea rivale di KoQia. Neir interno delle case trovo qualrhe Imona dis- posizione , nia insopjiortahili gl" insetti ed ' anche i pipi- streili numerosissiuii , dei qnali pericolosa si crcde la morsi- cainra. La uitihitudine dei negri, la loro industria , il loro orgoglio , la bellc/.za delle donne nate dal comtucrcio dei J)ianclii colle negre , furono gli oggetli die principalmente aitrassero'in Cartagena la sua attenzione. 1 nostri giornali sarannu lien contcnti di potere riferire il ritrovaniento tra Csrtagena c Ternero di uu giovane armajuolo di S. Etienne , che passato era alia Colombia colla spcrauza di una sorte 9^) A P r E N 1) 1 C E vaiitapgioaa, e tfovavasi iaterameiite deluso ne' «uoi cnl- coli.. Santa Cruz, Ariando , Barrama iion soiio die mi- seri villag;;!; la uatura ha tutto aU'intonio un aspetto silvestre; il suolo e coperto di una vigorosa vegetazione i la scarsa coltivazione riducesi ad alcuiii campi di cotone, di mais e d' indaco ; benche noii vi sieno montagne , le strade noa souo plane e spesso si asceade o si discende ; i Ijestiami sono scarsissiini e in cattivo stato , magrissimi specialaiente i cavalli; le fbreste sono popolate dl couguars (^ fells concolor), di cei'vl , di porci selvatici , di scimmle e di pappagalli. llisaleudo il fiiimc delia Maddalena , si va a Bogota o a Santa Fc di Bogota, ma la navigazione non dnra nieno di un niese, ne uiolto iuiportanti sono i Iiioglii per i quali si passa. Al viUaggio pero di Bella Vista trovo il viag- giatore che male appllcato non era quel nome. II flume era largo al pari del Senegal, sul quale aveva Inngaiuente viaggiato il 3IoUien ; egli ne tro\'6 le rive egualmente in- colte , egualniente solitarie le foreste, e non dissiuiili dagli Africaiii gli abitanti che di tanto in tanto vedevansi assisi entro capanne formate di giunchi in mezzo al campi di jjiaisi que' selvaggl pero e i negri abitanti su le rive della Maddalena non avevano ne la robustezza, ne il coraggio, lie rintrepidita dl quelli del Senegal; i serpcnti , i cai- mani , specie di coccodrilli , e gli animali feroci delle fo- leste gli empiono dl spavento. II linuie si restrigne presso TenerifFa; all" Isola di S. Pie- tro si entra in un braccio del fiume situato a destra , sparso di scogli e di rapide correnti; su le sponde si tro- vano sovente nova dl testuggine; quelle del caimani, che non di rado trovansl nel cercare le prime , sono con gran cura dai selvaggl distruttc. Semhrano , Pinto, S. Anna, jNIonpox sono tutti luoghi dl poca iniportanza, a riserv^ deir ultimo die porta 11 nome di citia , e residenza del govornatore, ed e stata luunita di alcune fortilicazioni. II viaggiatoi-e ne loda le strade ben disposte , larghe ed ae- reate , ed anclie le case fabbricate con qualclie regolarita e iu modo dl uiantenervi la freschezza; vi si esercita an- die un tralfico conslderablle , benclie tanto caldo sia 11 clima che le notti si passano nclle strade affine di poteie respirare. Strano senihra ciie tutte Ic classl del popolo amino cola con patsione i liquor! spiritosi, la carne VARTE STR\NIERA. Q? j»oicinn e aliresl il cibo piu favorito , e tanta stiiiia si fa del porci die moke donne di condizione gli educaiio e seco loro li conducono come altrettanti cagiiolini. La col- tivazione e migliore in que' diutorni , vi si veggoao tia r altre moltc piantagioni di zncchero e di fichi Ijaiiani. Piccoli villaggi sono Margarita, Guania , Perion, Baako, Rejidor e Rio Viejo ; a sinistra trovasi nn braccio del Maddalena clie conduce a Ocana, quello a destra porta a Morales. Cola comincia a scutirsi 1' infliieuza delle Cordi- gliere, il terrene tuttavia e buono e fertile, e vi crescono all)eri di cocco ed altre paline , dai di cui frutti si trae il vino. Grande e il villaggio di Morales , situate su di un' isola dello stcsso nonic ; dappcrtutto air intonio si rac- coglie vino di Palnia , e i bianchi vi lianno staljiliti nie- diocri alberghi. Al di la trovasi Vadillo; le rive del liunie sono sparse di aliitazioni isolate, dove trovansi uominl di tutte Ic razze e di tutti i colori , niarinai congedati, scliiavi manoniessi , disertori , ed altre persone clie si sono staltilite le une vicine alle altre , senza pero formare tra di esse alcuna eoeieta ; povcrisbimi generalniente , sono tornientati dal- r aria malsana , dalla corruzione delle acque, dalle ulcere assai frequenti, dai rcttili , dalle niosche e da altri inset- ti; fortuiiataniente la natura ha sparse in mezzo agli ani- mali velenosl alcunc piante salutari , die scrvono di nie- dicina agli abitnnti contro le lore niorsicature. Le case lore sono formate di canne e di glunchi , e (T ordinario stabi- lite in mezzo ai ])0sclu piii folti ; un piccolo spazie di terrene si pone alio scoperte , e vi si piantano liclii ba- uani , canne di zucchero , ananas , alberi di cacao , e spesso anche liori bellissiini , dei quali si adornano le te- ste fennuinili. Nea e rare il trovare in quelle abitazioni un cilindre , col quale si fabbrica uno sciroppo di zuc- cliere fernientato, e un telajo sul quale si lavorano stuoje e reti ; le scorze dcile testuggini servono di piatti ed an- che di scranne per assidersi ; tutti posseggono una scure , una sciabola , dei vasi formati coUe zucclic e qualche pentola di terra. Sovente avviene die straripando il iiii- nie , qucgli abitanti isolati sono obbligati a rifuggirsi in una navircUa , chc talvolta altaccauo ai rami dcgU alberi pill niaestosi. Bibl. lud. T. XXXVIII. (^8 APPENDICE Cangia T nspctto del pnesc allorclie si cntra nelle pro- \iiicie ili S. Marta e di Cundinamarca; le terre sono ine- glio lavorate e copiose le pi'oduzioni del suolo , special- niente del cacao; T aria e racqua , massime nelle notti, sono cola straordinariamente fredde. S. Bartolomeo e ua tristo villaggio , dal quale parte una cattiva strada per Antioquia. Trovasi poi Garapata , i di cui abitanti si di- stlnsero nelle contese politiche ; al di la tiovasi T Angu- stura , passaggio pericolosissimo , perche uno scoglio ristri- gne il Jiuine e lascia nn passaggio assai diflicile ai battelli , massime allorclie le acque sono copiose. II villaggio di Na- re, sitiiato al di la dello scoglio, e uno dei pin considc- rabili di quella regione, perche ha un porto assai frequen- tato dagli abitanti della provincia di Antioquia, e un de- posito iinmenso di cacao che vi si cambia coir oro portato dagli aliitanti delle Cordigliere occidentali. Ancora incontrasi un braccio del fiuiue clie porta il no- nie di Tigre , e in questo si enira per continuare il cam- mino di Bogota, un villaggio cola si nomina Buona vista, altro Guarumo , e questo semlira destinato ad ingrandirsi. II fiunie in quel luogo si restrigne e trovasi incassato fra alte montagne e pieno nel fondo di pietre rotolate , che difficile ne rendono la navigazione ; fortunatamente le con- tinue tortuosita ronipono in qualcbe modo la corrente , e perniettono ai battelli di avanzarsi. Talvolta le montagne veggonsi tagliate a perpendicolo su le rive del fiume , e vi si distjnguono diversi strati di argilla , massime presso Garderia. La Cerrania di Garapapi , il Perico e altri luo- gbi nominati nella carta , non sono che scogli ; presso il secondo di qnesti il viaggiatore fu in procinto di perdere la sua navicella e niolte delle sue robe perirono. Honda e una citta posta in fondo ad una valle, dove il caldo e eccessivo ; passano assai vicino due torrenti impetuosi che sboccano nel l\laddalena , e su questi con molto ardire si sono faljbricati alcuni ponti appoggiati soltanto agli scogli, Quella citt.i e stata qnindici anni la orribilniente rninata da un tremiioto, rimangono tnttavia alcuni edifizj regola- ri , e le strade sono assai belle. II cannuino per Bogota continua per terra , e questo niette 1' autore a portata di conoscere P origine del fiume della TVladdalena , che esce dal lago Papas , ed il suo corso che si dirige sempre sotto il niedesimo nieridiaiio. Altro tinme, detto il Cauca , scorre I'AIITE STRANlKn.i. 99 quasi j).TrallL'lo , 111.1 cjiiello del Madclalena si allarga a mi- snra clie si allontaiia dalla sorgente, il Cauca si restrigne avvicinaiidosi ai luoghi ove col Waddalena medesimo si coiifondc. Trc cliini si distinguono lungo quel fiumci sino a Moiipox rognano i vcnti di mare ; da Monpox a Morales alctiii veiUo noil tempera piii i calori eccessivi, c soltanto la rugiada nclla nottc arreca qualclie ristoro ; da Morales sino alle sorgenti i veuti di terra teniperano Tardore del sole , c rendoiio la navigazioiie non perniciosa ne pure agli Europe!. Gli insetti sono pero dappertutto somma- mentc iucomodii se alciino vuole bagnarsi, corre pericolo di essere divorato dai caimani; se sbarca su lerive, puo essere morsicato da serpenti velenosi. Nel cammiiio da Honda a Bogota non trovansi da prin- cijjio se non che foltissimi l)Osclii ; poi si gode di una bellissima veduta della provincia di Marequita. Le case della citta crte porta questo nome , sono tutte iuibiancate. Si ascende poscia su la Cordigliera , il che nou si ese- guisce se nou colle mule; la prima montagna chiamasi il Sarjento , dove si trova su di una pietra notata 1' eleva- zionc di 870 tese; poi dalla cima di altro monte si scopre la bella valle di Guaduas, nella quale si discende. II paese t air intorno ben coltivato , le strade sono belie e le case ombreggiate da salci , i bestianii sono grassi e numerosi. Guaduas e pure una bella citta , le di cui strade sono ben selciate e la piazza e oraata di una fontana ; gli abi- tanti sono biancbissimi , le donne assai belle e bene ab- bigliate coa elegante seniplicita ; con sette villaggi all' in- torno , Guaduas contiene una popolazione di 14,00c anime. Le produzioni del suolo sono riso , iichi banani , cafFe , aranci e zuccliero ; presso il villaggio detto la Palma s' in- dicano luiniere d' oro , di fcrro e di smeraldi , clie pero non sono scavate. Billetta e altro villaggio die preseiita iiua bellissima prospettiva ; a Facatativa si trova il famoso piano elevate di Bogota ; cola il terreno e coltivato come in Europa , ma il vento solleva nel giorno moltissima pol- vere e annerisce il colore dcgli al)itanti. IMeci leglie di camiriino conducono a Bogota , la quale c posta quasi nel centro del piano elevato , tutto circondato da alte moiita- gne. In quella singolare pianura non trovansi ne animali feroci che cagionino terrore , nc insetti die tuibino la trauijuillila e il riposo. lOO A P 1' E N D 1 C E Un' antica traJi/ione porta , chc il iiume di Bogota , cletto aiiucamcnte Fanza, iuonclata aveva tutta quclla pia- uura , cosicclib gli aljitaiiti salvati eiMnsi su la cima drlle montagiie ; die allora cotnparve un nume , o mi uomo iiiai-aviglioso , il quale col suo bastone percosse la piu dnra delle niontagne, e die questa aprendosi, lascio scor- rei"e le acqne , le qnali precipitaifdosi formarouo la famosa cascata , detta in oggi il salto di Tequeiidama. La piaiiura allora dlvento fertile , benche il freddo A'i sia intenso e rare volte si vegga il termometro di Reaumur al di sopi'a di 12 gradi ; i ponii e i saici sono gli alberi piu coiiiuni j gli altri piu grandi languiscono, ma i cereali vi prospe- rano, e sparsa e la piaiiura di canipi d* orzo , di (rumen- to , di avena e di lieliissime praterie , mentre in Europa a quella elevazlone non si trovano che nevi. L' autore si porta a visitare il Salto di Tequeiidama , costeggiaiido per alcuii tempo il fiume di Bogota, che poi passa su di un ponte di gianchl ; egli giugue al villaggio di Soadia , nei di cui dintorni si sono scoperte ossa ele- fantine. La cascata e circondata da boschi pautanosi, e la presso e una minierh. dalla quale si trae una piccola quan- tita di carlion fossile; le acque della caduta si precipitano in massa dall' altezza di 78 tese in circa , e formano una nuA'ola di vaporl die rende assai dlllicile 1" osservarla in tutta la sua cstensione. Altro viaggio intraprende T autore al ponte di Pandi, gia descritto da //a/7i6o/(it, attraversanc!& diversi villaggi e alcune montagiie , e tra queste 1' Alto de Honda, al di lii del quale trovansi gl' Iiidiani di Coundaia. Si e stabilito nelle loro vicinanze un A'lllaggio detto Mer- cadillo , al quale pero dilficilinente riduconsi que' selvag- gi , amanti della loro iiidependenza ; quasi tutte le terre sono incolte, e appena vi si vcggono alcuni liclii banani ed altri alberi fruttiferi con qualche piantagione di zuc- chero. Crcsce cola la vainiglia , ma gli abitanti indolenti ne lasciano divorare i germogii dai loro bestiami. II ponte di Pandi e f'orniato da una sola pietra caduta die ha la larghezza di ; ri picdi, e al disotto trovasi una profoudita di 365 piedi , nella quale scorre .un fiume ; avvi pure un eaornie pezzo di roccla al disotto, che sembra formare il centro di una volta. Tenebroso e quel luogo , e frcqueii- tato solo dagli ucccUi notturni ; V acqua sembra nera , e 61 roinpe con orribile ruiuore, coblcche gli abitanti vicini PARTE STRVNIER.V. , ICI (Vicono dip quello e il passagglo per cul si va all" inferno. Bella e T osservazione dell" autore sul potere della nitii- ra; essa , come egli dice, noii ebbe di bisogno se iioa ciie delia cadiita di im sasso per istabilire la commiica- zione tra due altissinie niontagiie. Altro viaggio intraprese T autore nella provincia di So- corro ; attraverso il fiujue detto il Comune , die si getta nel Bogota , e vide moltissimi vlUaggi aljitati da Indiani, occupati nel tessere tele di cotone o nel fabbricare stovi- glie ; le capanne loro sono tutte piccole e rotonde, come lo erano al tempo della scoperta delT America. Al fine della piannra a settentrione trovansi niontagne di areiiaria, e presso I' ultimo villaggio della pianura vedesi il villag- gio di Guatavita. L' aria diventa ct^la piij fredda , il ter- reno incguale i; sp:irso di nionticelli ; vi si trovano moiti animali f'eroci , e gli abitanti vanno specialmente a cavallo alia caccia degli orsi , die noii senza pericolo uccidouo colle loro lance. Al di la di una montagna detta il Paramo di C!iocotan , dove trovasi nn pozzo di pctrolio , le campagne sono ge- neralmente ben coltivate; si costeggia ua fiunie detto Ma- clietan, die giunto al villnggio di Semondocon , piglia da esso il noine ; si giugne a Tirilnta , ove nei ruscelli tro- vansi uiolte piriti marziali. Quel villagglo ed alcr.ni vicini sono tutli occupati da Indiani. Ricca e da quella parte la ■ycgetazione, vi si veggono canne di zucdiero, piantagioni di cotone , e moltissimi cacti , intorno ai qnali si avvol- gono niolte piante parasite. Da! monte in prosjcttiva scen- dono varj torrenti , die da lontano fanno apparire cristallino tntto quel pendio. L"" autore recossi aoclie ad una monta- gna, nella rpiale si lusingavano gli abitanti di trovare de- gli smeraldi , ma non f« compensato delle sue fatiche se lion dal pfacere di goderc una vista deliziosa die sten- devasi sopra i nionti detti Llanos di S. Martino: gli schisti del monte, le snbljie dei ruscelli non prcsentavano alcun vestigio di smeraldi. La valle di Tenza e tutta solcata da ruscelli die ver- sano le acque nel Soraondocon , sulle di cui rive trovansi altre sorgcnti di acqua salsa ; il terreno e grasso e ferti- le, ma le strade sono impratlcabili ; gli abitanti sono po- verissimi , il die non si attribuisce ad una mancanza d" in- dustria , ma alia gravezza ecccssiva dcllo contribuzioni. 11 lOa APPKNDICE clima varia in ragione della elevazioiae delle niontagne e delle pianure ; la temperatura pero e d' ordiiiario di i5 o 1 6 gradi. In quel paese molti oltrepassano P eta di lOo anni. Poco elevata e la montagna di Volador , dove tut- tavla il freddo e rigoroso^ i \enti orlentali dominano nei Paramos, come nella valle di Tenza , e vi mantengono r aria serena e temperata. A Tiribi invece di piantagioni di zucchero , non trovansi se non clie campagne piene di cereali e di patate. Tunja era citta antica avanti P arrive degli Spagnuoli , i quali fecero perire il re di quel paese ; coi tesori con- quistati si rifabbrico una citta per lungo tempo rivale di Bogota, ma ora questa e malsana e spopolata. 11 clima e freddissimo , cattive sono le acqiie , vi si veggono molti gozzi; ma a poca distanza trovansi alcune sorgen^i , la di cui acqua e calda nella notte e freddissima ne\ giorno ; que' bagni notturni servono adunque di grancUssi <>^ o ristoro agli abitanti. Tunja e capo luogo di una provi ncia che , sebbene sparsa di rocce o di scogll , e attraversata da molti ruscelli e assai ricca , perche gli abitanti industriosi fabbricano molte stofFe di lana e di cotone ; molte terre sarebbono suscettibill di cultura , ma sono per la maggior parte trascurate : invano si e cercato di natnralizzarvi gli ulivi. In un prato presso Paipa sgorgano molte sorgenti di ac^ua sulfurea , e i vapori die ne escono , si condensano e incrostano il terreno di solfato di soda, del quale si fa grande uso pel bestiami clie con esso s' ingrassano nota- bilmente. Degno di osservazione e pure il lago di Tota , situato a grande elevazione sul paramo Ramona ; quel lago e grandissimo e sempre agitato dal vento che esce da altra montagna delta Toxillo : le sabbie all" intorno sono coperte di una sostanza mucilaginosa di fortna ovale , piena di acqua insipida; gl' India ni sostengono che quel lago non e navigabile , perche abitato da genj malefici , dei quali dicono vedersi i portici poco lungi dalle rive , e da un pesce mostruoso che esce tratto tratto dagli abissi ; r acqua ne e certamente azzurrognola e non buona a be- versi , e un uomo solo sinora ha osato portarsi a visitare alcune isole che trovansi nel mezzo , perche tutti credono che il lago sia incantato; le rocce die lo cingono, sono per la maggior parte di basnlte e di areuaria. Su le coste della PARTE STRANIEHA. IC3 CorJigliera non veggonsi clie alcuni miserl tugurj contlnua- mente Ijattuti dai venti, trovansi tuttavia in qualche luogQ cespugli di nnpale carichi di cocciiiiglia, e noii rare sotio sul terreno le jiietre focaje. Soganioso e iiii villaggio posto in mezzo ad una bellissiina piaiiura ; cola si reiideva an- ticamente un culto al Sole, lua non awl piii alcuu vesti- gio del tempio niagnifico die vi esisteva; vi si fa beiisi grande commercio di Ijcsiiami, di stofFe di cotone e di cappelli di lana , clie si cainbiano con cotone, indaco e sale; ouel traffico sarebbe tnaggiore se le strade non fossero impraticabili. In ciue' dintorni si scava anche una niiniera di piombo , nia il viaggiatore non vi trovo se non otto opera], i quali lagnavaasi del poco profitto che ne rica- ■vavano , non perclie scarso fosse il ininerale , nia perche r acqua aveva ostrutta la galleria principale. Poco lungi avvi una fonderia , dove pero non lavorasi se non il rarae clie si trae da Moniquira , e d' ordinario uon se ne faiino se non cbe stafFe e campane. Presso Santa-Rosa le niontagiie sono formate di un' ar- gilla rossa e violetta; Santa-Rosa e una cltta regolarmente fabbricata, ma il freddo vi e eccessivo , air iiitorno non si raccolgono se non clie poclie biade , patate e cipolle; la cltta pero trae molto vantaggio dalle faljbriche di cap- pelli di lana e di stofFe di cotone ; niolti abitantl soao resi deformi da enormi gozzi. Serinsa e sltuata in una valle, ove il freddo e ancora maggiore per la vicinanza di un monte che domina tntta la valle ; di la si comincia a salire la Cordigliera , ove si trovano alberi di poml sin- clie si vede qualche vestigio di coltivazione. Al di lii della montagna e situata la provincia del Socorro, ed il pendio e lateramente selvaggio , disabitato e domlnato general- luente dai venti ; non e libero il passaggio se non allorche rcgna qualche istante di calina , perche i venti, oltre il sofliare con violenza , sono carichi di vapori e portano tenebre profonde , cosicche periscono persino gli uccelli. 11 monte di Serinsa presenta un aspctto orribile; la sua cima e sempre nascosta nelle iiuln , e dagll sterili suoi fianchi escono alcnne acqne gelide clie non sono potabili, e non formano nelle valli se non che paludi fangosc , piene di giunchi e di altre plante acquatiche. Allorche cessauo i venti , veggonsi volare intorno alcuni aironi blanchi , e le strade, se pure possono con tal uomc appellarsi, sono 104 APl'KNDICE plene lU crocl collocate su le tonibe cU varj vingglntori cola pciiti. II passaggio tattavia e necessario al traflico eJ alia sassisteiiza dcgli ahitanti , e i Viaggiatori die ven- gono daL paesi calcU , poitano seco loro banani ed altri frutti^ quelli clie vengono da paesi freddi , si caiicniio di farina e di que' grandi vasi di terra nei quali si fa fer- mentare la chicha , specie di bevanda spiritosa. Nel luogo detto las Vueltas sul paramo di Serinsa si citatiu le ruiae di un villaggio antico degl' Indian i i T autore non vide se non clie niolti scavi fatti per trovare le ricchezze die vi si credevano sepolte , ma non si scoprirono se non die Tasi di terra e gyani di vetro, il die annunzia la distruzione di un villaggio assai recente , del quale pcro non bene s'intende come sparita sia la popolazione. Si scende nel Socorro per la strada di Guacba die dagli abitanti dlccsi opera del demonio ; il Guaclia e uao scoglio di grandissima estensione , tutto pieno di fenditure formate dalle acque e dai tremuoti ; colii pure abbondano le croci funerarie su le rive di un precipizio, e veggonsi in diversi luoglii ossa insepolto. Cessano iinalmente le montagne , il clima diveata piii dolce , piix fertile il suolo ; tra Ic prime terre del Socorro trovasi Ellsano , dove le capanne o le case sono copcrte di tetti e di nuovo si vede la vegeta- zione dci tropici; le strade perb sono fangose e sdruccio- levole e il terreno. Costeggiando la Pienta che bagna una A-alle, si giugne alia citta di Cliaralan regolarmente fab- bricata : di la passando per Culetas , si va alia citta di Socorro; la provincia contiene altre citta importanti , San- Gil doxe si e costrutto un coUegio , Zapatoca , Palmar, Aibas , Simotoca , Palmas e Guadalupe. Socorro e la ca- pitale e la residenza del governatoi'e , Ijendie sia raal fab- bricata e male selciata; il caldo e fortissimo, e non rare vi sono le piogge temporalesdie; le acque sono di cattiva qualita e vi producono il gozzo persino negli anlmali. La citta conta non ostante circa 14,000 aliitanti , i quali si occupano nell' agricoltura ed anciie in alcune manifatture. Lo zurchero era cola di un prezzo villssinio , cbsicdie non raflinato si vendeva sei lire al quintale, e raffinato in pani lire veuticinque ; quella depreziazione delle derrate non deviva se non die dalla niancanza delle strade. Del resto in qualunque casa veggonsi filature , telai , tintorie; molti si occupano nel tessere cappelli di paglja , e i panni cola TAKTE STRANIERA. \Cb fal)l)iical'i soiio gi-oi;solaiii , nia soliili o cjnindi assal rlcer- cati ; un pezzo ili tela tli cotoiie clella lungliezza c\l 1 6f) piedi non costa se non clie sette rcnli di fal)I)ricazione. Siiiji;olare e tiittavia die gli alntautl agiati non ccrcano se non die le stofFe inglesi , e die le donne tutte non si vestoiio die alia inglese. Le case sono spordie e mal co- strutte , la mensa e nial servita, ma pure vi si vede molta argenteria. Si attribiiisce agli abitanti di Socorro niolta ener- j^ia di carattcre die passa persino alF audacia ; certo e die i priiiii insorsero , mentre gli Spagiiuoli non crede- vano gianimai di vedere in America alcun niovimento ri- vohizionario. Noi non seguiremo qui T autorc il quale, a fine di porre il lettore in grado di conoscere le due eth dcir inipero Spngiiuolo ncir America , e di paragonare il nnovo sistema coir aniioo, entra in qnesto luogo a descrivere la situazione di que' jiaesi dall* epoca ilella conquista sino alia insurre- zioue di Socorro nell' anno 1781. Egli descrive adunque 10 stato di quel paese quale fu trovato nel 1498 ; paila de' suoi anticlii aliitatori, dei loro usi e dei loro costunii, e le conqniste divide in tre classi , cioe coinmerciali , reli- giose e luilitari. Parla qulntli del conqnistatore Quesada , del rapido dcperimento dclla j>opolazione Indiana, dei Negri introdotti e della sorte ad essi destinata , del mescolamento delle razze , dei porti , delle cliiese , dei villaggi , delle citta , delle miniere , dell' agricoltnra colonlale ed europea, deir industria , del governo Spaa;nuolo , e di un lungo pe- riodo di pace sotto di esso goduta. Selibene non tutte possano ammettersi le opinioni dall' antore esternate , molte delle quali sono pigliate da scrittori non imparziali, tut- tavia non possianio a meno di non trascrivere alcune sue parole, a II governo fondato in America, die' egli , ebbe ti la sorte di tutte le uinane istituzioni. Gli abusi lo sli- « gurarono, il regime nmnicipale divento una oligarcbia » tiraiinica , percbe tropjio scnrsi erano i lumi. I uiembri »» delle udienze , destinati a difendere 1' oppress© , diven- .« tnrono oppressor!. I Vicere erano ingannati o fingevano •.ji di esserlo , dislratti dai loro doveri per la eccessiva cura »> delle loro riccliezze : il consiglio di Castiglia fondalo »» nel i5ii, sovente male inform-afo , pronunzio giudizj " senza cognizione di causa. In mezzo a tanti errori il 11 colosso Spagnuolo era solido e sembrava indistruttibile ». I06 APPEND! CE L' aatore rlguanla come un fatto unico nell' Istorla clie sotto la protezione degli Spagiiuoli , poco numerosi , poco industriosi , poco traflicantl , male ainiati e mal forniti tlegU oggetti riguardanti la marina, 1' America abbia go- duto senza interruzione tre secoli di pace. Passa quindi V autore a parlare della insurrezione di Socorro ncl 1781, del fermento diveauto piu generale nella Nuova Graiiata ueir anno 1794, dei mezzi coi quali si sono compresse quelle sollevazioni , della condotta dei Vicere spagnuoli , per la maggior pai-te mancanti di atti- vita e di coraggio , della ribellione di Caraccas nel 1810, di una seconda insurrezione nella Nuova Granata , delle sommosse scoj^piate a Santa Fe di Bogota, del Vicei'e Amar, delle imprese di Miranda e di Bolivar, della sua disfatta al ritorno di Cartagena , dell' ardire col quale egli valico le Cordigliere , e si rimpadroni di Santa Fe , e" quindi ando ad attaccare Castillo a Cartagena, donde per la seconda volta battuto , passo alia Giamaica, Si ac- cenna V assoggettamento di tutta la provincia fatto da Morillo , ma si nota altresi che cangiata era T indole degli Aniericani , i quali di nuovo ardore infiaaimati , rivaliz- zavano cogli Europei in coraggio. Si descrive la condotta del Yicere Sanianon , e s'istituisce una specie di confronto tra i soldati Spagnuoli e gli Americani i si segue Bolivar nel suo reingresso n Santa Fe e nel suo passaggio a Quito e a Guayaquil, e, cominciandosi da Bolivar medesimo , si espone il carattore de" primarj generali die in quelle guerre si distinsero. Non seguiremo ne pure I' autore nella minuta descri- zione che egli fa della nuova distribuzione territoriale delle provincie e del nuovo goyerno, della costituzione di Cucuta, della forniazione di nuovi dipartimenti, del rlnnovamento dei Cabildos , delle leggi civili emanate , del modo di amministrare la giustizia , del congresso e del potere esecutivo. Noteremo soltanto che T autore, benche portato talvolta ad aramirare il nuovo sistema , non dis- simula i semi di discordia che si trovano in quello Stato. II potere legislative, die' egli , sviluppa maggiori lumi die jion il congresso ; I'ambizione finge la sonimessione, perche non trova al di fiiori uomini capaci ad appoggiarla; il popolo e ancora familiarizzato colle abitudini monarchi- chc, e quindi con difiicolta obbedisce agli ordini'del PARTE STRANir.RA. 107 governo rejHil)l)lirano;, susslstono aiicora le caste diverse, e i en pi noa inancano cU pretensionl che turljann 1' ordiae puhblico ; nial si sofFre la riunione di Caraccas coUa Nuova Graiiata che serve ad accrcscere i pesi scnza puiito auinen- lare i niezzi di sostenerli ,• la Nuova Granata insta per r abolizione della schiavitii de' Negri , meatre Venezuela braiiia ardentemente di appesantire le loro cateiie; Caraccas strepita per vedere Santa Fe , la sua rivale, elevata al grado di capitale , mentre qaesta si lagna di non avere ricevuto se non che lo sterile privilegio di essere la sede del governo; Guayaquil sospira di essere citta anseatica ed indipendente ; alcuni Indianl ridoniandano di pagare i tributi loro od altri si inostraao irritati , perche senza loro consetitiinento si e caud)iato il noaie antico di Guagiri in quello di Colonihiani ; i Negri chiedono con alte grida la libertit , i Mulatti I' estinzione dei pregiudizj , i Meticci indiani la cessazione della guerra , gl" Indiani antichi la conservazione de' loro privilegi. Qualche discordia domina anclie ti-a i gencrali : in Venezuela MontiUa forma la spe- ranza dclle faniiglie piu potenti , rues e T croe de' Negri, Sucre dovrebb'essere creatura di Bolivar , nia nelle provincie nieridionali da esso soggiogate sembra afFettare indipen- denza. Tutti i rami delT amministrazione languiscono in mezzo a que' disordiiii , accresciuti dai fiirori della guerra civile. Ripiglia r autore nel capo X il sno vlaggio ; egli torna a Bogota, passando per Guadalupe e jier San-Bendito, vil- laggio interaiucntc fabbrlcato con fossili pieni di ainmoiiiti che trovansi nolle viciue montagne ; lit presso nel luogo detto la Guadera , si e scoperta una niiniera di piombo. Le inontagiTe attravcrsate dall' antore al di la del fiume Suarez , le di cuiacque, per qiianto dicesi , cagionauo la febbrc a coloro che vi si bagnano , parvero ad esso coni- poste di scliisti , framniczzati da deposiii conchigliacei. Puente-Real e un villaggio rovinoso , nel quale pero si fftbbricano stolTe niolte apprczzate pei loro colori. A Curara erasi scoperta una niiniera d' oro assai ricca , e di la si passava alia Maddalena , ma si e alibandonaui qnella slrada , perche la maggior parte de' viaggiatori ntorivano in cam- mino. In questo luogo di frontjera volge I'autore di nuovo uno sguardo alia valle di Socorro die egli crcdr dovere I08 APPENDICE essere ricca di metalli , non pero cli oro , perclie i Ijanclii schistosi r.icchindono in quantita ferro e raiiio. Da Piiente-lleal recossi il viac;giatore a Moniqnira per vie presso clie impraticaljili , e tiovo die i fianchi delle niontagne , bagiiati dalle nubi die vi si roinpoiio , raccliiu- devano uii terreno fertilissimo , dove i vegetabili liissn- reggiavano , mentre il paese era tutto spopolato per la intemperie delle stagioiii e la iiisalnbiita del clima. Moni- quira e una misera citta, ma la presso trovasi una miniera alia quale si arriva , passando in mezzo a rocce quarzose coperte d' ossido di raine. Al tempo della visita dell' auto- re quella miniera non rendeva in diciotto mesi se non die So quintali di rame , ma forse potrelibe rendere assai di pin se fosse ben layorata. Nel llume die porta il nome medesimo della citta, si pigliano in quantita le lontre ; al di la trovasi un villaggio detto Ecce Homo , ed altro nomi- nato Suta che e posto in mezzo ad una valle piacevole ed a molte terre nltrose. Pin lontano trovasi il Santuario di Chiqulnquira die e il Loreto dei Colombiani ; il tesoro pero non e assai ricco , e 1' altare , rivestito di alcune la- mine d' argento , e ornato di fiori e di vasi ove si bra- ciano profumi die grato odore spargono in tutta la cliiesa. II quadro die rappresenta la IMadonna con S. Antonio e S. Andrea, e receiitissimo ^ ma si narra die essendo in istato di deperimcnto V antico , se ne sia trovato per mi- racolo uno nuovo in vece di quello , e questa credenza porta grandissima afllaenza di peregrini : le ofFerte giun- gono al Santuario soltanto dal dicembre sino all' aprile. Essendosi quella immagine nelle ultime guerre tolta da quel luogo e trasportata altrove , cesso totaluiente la de- "vozione e la frequenza de' peregrini , ne questa ricomin- ,ci6 se non dopo die 1' immagine fu restituita alia prima sua sede. Presso Funeca trovasi un lago die porta il nome di quel villaggio ; piii bello e pin popolato e il villaggio di Ubate; Suta-Pelado trovasi in mezzo ad una pianuraarsa, e qulndi si passa alle montagne di Tauza , dove si scava una miniera di sale. Parla poscia 1' autore della fondazione di Santa Fe di Bogota, del suo clima, delle sue case, delle masserizie die vi si trovano , della cattedrale, dei conventi , dell'o- spitale , dei coUegi, del palazzo del presidente e di qiielli PAUTE STRANIERA. IO9 i?ei iloputali del senato , delle prigloni , della zecca c del teatro , delle strade pubbliche , del regime politico , dei niereati , dei passeggi , dei incndicanti , delle botteghe , ilella nianiera di vivere in gcnerale , dei divertimenti, di alcune solennita, dei costunii, degli stabiliuieiiti scientifici c del carattere degli abitanti. Osserva egli che T arcliitet- tiira e 1" arte che ha fatto di maggiori progressi nella Co- lombia ill coiifronto delia scultura e della pittura clie soiio ancora Ijambine ; che le cittii delP America meridioi.'ale sono quasi tutte costruite snl medesimo disegno ; che gli Spagnuoli le coHocaroao d' ordinario al piede delle nion- tagiie e rare volte nelie piaiiure; die Santa Fe fa foiidata nel 1 538, e che noii cssendo da priiicipio se noii se un piccolo \illaggio , si accrebbe rapidameiite e divento citta iuiportantissiina. In proposito del cliina , dice che general- niente e piovoso e umido , e che le piogge vi diirano per lo nieiio sei mesi:, che tiittavia il cliina noa e malsano e che noil vi rcgnano epideiiile ; le donne sole , die" egli , sono cpiasi seinpre afllitte da mali di stoniaco per ralmso che faiino dell' aglio , del tabacco , della carne porciua e della bevanda detta chidia , mentre escono assai di rado dalle loro case. Quella citta e stata soggetta ai tremuoti ; e qnindi non si innalzano molto le case, le line%tre sono generalnicntc piccole , le inura presentano sovente delle prominenze , le porte sono di varie grandezze , ma rare volte miinite di serratura. In tutte le case pero veggonsi ta])peti delle nianifatture europee; in alcune le mura sono coperie di tappezzcrie di carta , o grossolanamentc dipinte cou ghirlande di liori. La cattedrnle falibricata nel 18:4, e assai bella nell' interno, e mostra una semplicita di gu- sto che non si ravvisa nella facciaia ; nelle altre chiese si e proCuso 1' oro , ma una statiia della catteilrale e co- perta di migliaja di pietre preziose , tra le quali si con- tano i3.5o diamanti e lacjS smeraldi. Numerosi sono i conventi , per la maggior parte in forma di chiostri qua- tirati, e ad alcuni sono anuessi coUegi , scuole o spedali ; nei collegi, tcnuti con sulliciente cura , si insegnano la lin- gua latina , la lilosolia , le matcmatiche e la teologia. I palazzi ed altri etiilizj pubblici parvero all' autore as^sai ineschini , dritte , nia sporche e male selciate le strade ; le (liazze sono tnttavia ornate di fontane , c quella spe- cialmcnte del uiercaio , dove si portano gli erbaggi e le 1 JO 1 1' P K N D I C E frutta drlP Eiiropa c clelP America. I nieaJicanti sono m,- incrosissimi , schit'osi e soiumaincntc incomocli ; forttinata- Hicute essi non ariivano come d' assalto se non die nel sabbato; i passeggi pubblici sono In-lli , ma poco freqiieii- lali. Cli abitand soao sobrj nel loro vitto :, si bee il vino in bicchieri d' argento , ma per V acqua non recast che lui vaso di terra , il quale serve per tutti. Non vi si tro- vano molti abltanti ricchi; presso clie tutti perb tengono bot'ega , ed il traffico gli arriccliirebbe , se maggiormente alibondassero di capitali. Essi liauno una specie di furore per il giuoco ; gli altri diveriiinenti consistono in balli e in combattlnienti di galll e di tori. Con grande solennita si celebrano le feste religiose e le processioni , qiiella spe- cialmente del Corpus Domini, nella quale tutte le strade sono adornate di alberi di cuccagna , di marionette e di un numero infinite di gabbie piene degli animali piu rari e pill curiosi. In quella processione veggonsi carri tirati da uomini, su i quali compajono Davide colla testa di Golia, la regina Ester, Giuditta , ecc. , alcuni patriarclii sono su di un cavallo ben bardato , ma le lore guardie non hanno se non cavalli di cartone, che strascinano alia foggia del nostri velocipedi. In mezzo alle due file dei sacerdoti veg- gonsi bellissime fanciulle che portano V area , i pani di proposizione , 1' incenso o ceste di fiorl ; al seguito della processione vengono giovani indiani che al suono dei flauti esegniscono danze bizzarre. I costuuii pero sono in quella citta assai dissoluti, seliljene i delitti non sieno tanto fre- quenti ; il popolo in generale e dolce , gajo e onesto , e i ricchi si distinguono dai poveri soltanto perclie sono calzati, mentre la plebe qitasi tittta cammina a piedi nudi : molte femniine die passano dalT infinia classe ad altra piii agiata , cominciano dal vestirsi alia foggia delle monache e portano il nome di heate. II governo ha fon- data una bildioteca numcrosa di 6ooo voUinii , nn orto botanico ed un osservatorio che sono ^^a abbandonati ; iiella citta tvittavia trovansi tre stamperic. Neir ultimo capitolo di questo volume V autore paria altresi delle finanze , e speciahnentc di qnello che ricavasi dair acqua vite , dalle poste , dalla carta boUata , dalPj/- cavala e dalle contribuzioni dirette; ragiona altresi della «;uprra , dell' armata , delle piazze forti , della marina e delle relazioni estere. I prodotti del suolo per i privati si PARTE STR.VNIERA. Ill faniio asceiulere atl otto milioni di piastre, non conipren- deiidovi pcro die i soli grani, i legunii e le frutta, e noii il lahacco , il cacao, V indaco ed altre siinili derrate , la di cui espoitazione produce otto altri milioni ; i metalli che si dauiio agli stranicvi , si calcolaoo due niilioni essi pure. L' autore j'ipartendo la soinma di lo milioni di pia- stre sopra la popolazione di due milioni e 700 mila ani- me , assegnata alia Colombia dalV Humboldt , trova la reii- dita di ciascun individuo di 33 fraiiclii , 33 cent., su i (piali il governo percepisce da nove a dieci franchi ; la poj>ola7.ione sussiste adunque solianto per lo stato di scliia- \'mi della maggior parte, e per 1' eccessiva sobrieta degli altri. II tabacco e le poste bastano soltanto al manteni- inento dclP amministrazione; di maggiore vantaggio sono r accjuavite e la carta boUata ; la contribuzione diretta non puo percepirsi per mancanza di un censo o di uii catasto ; il contrabbando nuoce infinitamente alle dogane , e (juindi il govenio e stato ridotto ai prestiti forzati, ai doni patriotici e a tutti i metodi rivoluzionarj d' impin- guare il tesoro : tuttavia con un debito ili piu di 40 mi- lioni di piastre, il governo e riusclto a tcrminare la guerra clie sosteneva con Morales , e ba potuto spedire forti soc- corsi air armata die c entrata nel Peril, il cbe certamente indica Tenergla o I'audacia di que' repubblicaai. L'armata e discrctamente montata , jebbeiie in modo diverso dalle europee, ma le armi sono in pessimo stato, e nel i8ai non trova vansi sotto le armi se non die 2 3, 000 uomini ; la cavalleria formava 24 squadroni , che portavano il no- uie di dragoni, di lancieri e di ussari; la guardia del presidente era formata di due battaglioni di fanteria e di sei squadroni di cavalleria, e non vi si ammettevano se noil i soldati che maggiormente distiuti eransi all' armata. Le piazze I'urono lasciate dagli Spagnuoli in buon ordine , ma mancanti di tutto qucllo che necessario era alia difesa c sino di projettili; due sole fabbriche di polvere non bnsierebbero al bisogno, se non A-i supplissero gP Inglesi. Nel 1 82 1 non vi avevano nella Colombia se non che ly vascelli di guerra, e per piii di 1000 leghe stendevansi le coste die si avevano a difenderc. Singolare riescc il vederc che nelP armata di terra si sono arruolati ninlti Inglrsi , molii Francesi nella marina ; una legge acrorda il diriito di cittadino a chiccheisia dopo due anni di 112 A P r E N D 1 C E soggioi'iio nel jiacse. L' antore , |)arl:uuIo del soccorsl in-ostati alia Colombia tiagr Inglesi , li cliiauia doni carl ed oae- rosi , c compiaiige i Colombiani i cjuali , die" cgli , si soiio scordati clie T India e stata soggiogata ricevendoiie di egiiali. Fill ora tutte le lelaz.ioni estere della Coloml>ia soiio liiiiitnte a quelle die si mantcngono cogli Stati Uniti e coir IiighilteiTa ; F autore noii dissimula tuttavia che i voti dei uazionali eraao per la Francia , e die il clei'o noil nomiiia geiieralineute die Roma , e si mostra deter- niiiiato a noti separarsi glammai dalla Cliiesa Fvomana. II clero e ricco ; le deciiiie sole di scttc vescovadi producono aiiunalmente oco,ooo piastre i nou avvi parroccliia la di cLii rendita sia niiriore di looo , e moldssime godono di una rendita superiore a due mila ; i possedimeiiti del clero si calcolano noii minori di quattro sesti del totalc della repubblica. A lode degli ecclesiastici puo dirsi che uoii mai si veggono alia testa dei movimenti popolari ; essi tengonsi , dice T autore, lontani dai tumulti die potreljboiio conipromettere T esisteiiza del corpo al quale apparteagoao. Sotto il titolo di Note e di riscliiaiauienti trovansi una descrizione della provincia di Pamplona di Gio(,ichiino Ca- macho; alcuiie note statistiche tratte dai viaggi di Hum- boldt ; alcune iiotizie su i vescovadi della Colombia ; il prezzo di alcune mercatanzie a Bogota ; le rendite della provincia della Nuova Granata, e iiiialmente le tasse re- ligiose di quel paese. Per una messa pagasi una piastra ; per un battesimo da una e mezzo sino a quattro; per un matrimonio dodici , e dugento se noa si fanno pubblica- zioni; per un funerale qnattro piastre e mezzo per i po- veri , dugento pei ricchi. ( Sura continunto. ) PARTI' IT\L1\NV. Il3 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED AKTI ITALIANS. oi'CRE rrniODicHE. R E G N 0 I. O M B A R D 0 - V E N E T O. Gionudc di fislca^ chlmica , storla naturalc , medicina ed arti^ del professori Pietro Configliachi e Gaspare Brugnatelli dl Pavla. Blmestrc 2.° Parte prima. M, EMORIE sopra le rocce zooliticlie dl sedimento inferiore delle proviiicie Anstro-VeneLe, di T. A. Cafi(//o (fine ). — • Ricerche chimiche sopra 1" incliiostro della Seppia , di B. JBizio. — Estratto della III Memoria sopra la lelazioiie che esiste tra i calori specifici ed i poteri refringenti delle so- stan;£e gasose. del cav. Amedeo Aivgddro. ■ — Considerazioni geaerali sulle temperature del globo terrestre e degli spazj planetavj , del sig. Fourier ( estratto ). — • Raccolta di os- servazioni sugii acidi solforico e muriatico nativi e liberi. — Ricerche sopra il silicio ,. del sig. Berzelius. — Sopra ixn nuovo sistema di costruzione delle niacchine a vapore, di G. Bruschetti. — Saggi aaaliiici eseguiti sii di un cal- colo oriiiario rinvenuto in un niajale domestico, di L. An- gelini. — Inspirazione del protossido di azoto, di Giacomo Cardone. Parte seconda. /. Frogressi delle scienze naturali. Cometa singolare. — Maaiera di ovviare i daoai dell' ispirazione del cloro. — Jodio nelle acque salate. — Sullo stato termometrico del glol)0 terrestrc. — Curiosa sostauza mirierale dctta sego BibL ItaL T. XXXVIIU 8 114 A r r I N D I c E dl niontng,aa e niaierie iiiucose delle acquc. ■ — Notizie sojua alcniie jiietre uieteoriclit', — Sopra V olio nativo di lauro. — Intoriio ai vegetaliili viventi sngli animali, e so- spetto snlla natura del calcinaccio. — INHscnglio cristailiz- zaiite per adoriiare gli oggetti clie vi s" iinmergoiio, del sig. Jfeches. — Notizie nieteorologlclie spettanti al 1824. Societa jjer le scieaze naturali fonuatasi in Catania. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Storia delle campagne e degli asscdj degV Italiani in Ispogna dal i8c8 al 18 13 corrcdata dl piani e carte topografiche , dcdlcata a Sua Altczza Impe- riale e Reale V Arcidaca Qiovanni d' Austria da Camillo Vjcani maggiore nelV imperiale rcgio rorpo del geiiio , cavaliere della Corona fcrrea e dclla Legion d' onore. — Mi/ana, ioi3, dalV I. R. Stainpcria. Volumi 3 in 4.° grandc , dl pag. 1010 coniplessivainente ^ e un Atlaiite dl \ 6 carte in gran fogllo , racchluse in apposlta cartclla. — Prczzi , in lire italiane , per gll assoclati , in carta vellna scclta dl prima qaalltd ^ coi rami coloratl llr. i 3o ,* in carta vellna dl seconda qualltd , col rami non . coloratl lir. 80 : pel non assoclati llr. 1 00 e lir. i5o. — Tanto gll assoclati come I non asso- clati si dlrigeranno alia dltta bancarla Glo. Batt. Negri In Mllano^ horgn dl Porta Romana n° 4614, ed a suol corrlspondcntl. N, I ON intendiamo per era che di annuiiciare la puhbli- cazione di un' opera attesa con impazienza , e clie per moiti riguardi lia superata I' aspettazione. Ci riservianio a darne un mggnaglio circostanziato ne' prossimi fascicoli , giacche T opera esige non di essere leggcrmente percorsa , ina bensi ponderata con diligenza e attenzioue. Essa e frutto \ I'AKTB J lALl ANA. 1 1^ di luolii aniii tli assiJiio lavoio, e nou ])Otev:i essere trattata in tnl guisa clie da iiu iiiilitnre com' e il cavaliere Yacani versatissimo nella strategia e neirarte degli assedj. Senza anticip.ue alcuu giudizjo e alcana crilica ciedianio di non far torto al veto dicendo clie quest' opera c una c'elle piu belle die sieno uscite in questo secolo ; e che jll' lialiani dovranno gloriarsi non solo del monuaicnto die il sjg. Vacani ha innaizato all' ouor uiilitare , ma della occasione die la sua dedica lia piocurato all' ottiino piia- cipe, air Arcidnca Giovanni, degno iVatello dell augnsto nostro Sovrano , di csprimere sensi a un tempo stesso ono- revoli per 1' autore e per tutli que' generosi italiani che iiiilitano sotto le bandicre aastriaclie. Manuale dcllc operazioid cJilriugiclic , coiLtcnente I lutovi nietodl operatorj del sigiior Lis franc , con due tavole slnottiche del parti naturali ed artlfi- ciali , del doctor G. Coster. Tradnzione con note ill- Ciovanui Daratta , medico e chiriirgo uclV I. R. Collc^io mditare. — • Jlliliino , i825, in. 12/', di peg- 384 , dalla Societd tipograjica det classici itct- tiani. Prezzo hr. 4 italiane. Seivat iueideudo. 11 signor Baralta , che gia conosciamo per Ic sue Osscr- vazioni su le principau inalattie degU ocelli , ha induhilatu- mente fatto CL.sa grata all' Italia volgendo in bel modo nel nostro idioma qiieeto Manuale di tutte le operazioni di diirurgia bi grandi die piccole, il quale puo , a nostro avviso, esser utile tanto al provetto, come al giovine dii- rurgo die desideri esercitarsi nelle operazioni sul cadavere. L' autore non si liuiita soltanto in questo stio Manuale a darci un solo metodo per ogui operazione , ma descrive i piii riputati , e particolarniente quelli del sig. Lisfranc per la legatura delle arterie, e per le amputazioni e le disarticolazioni , sebbene alcuni di essi non siano certa- niente i piu facili. II traduttore vi ha aggiunto in fine del hbro alcune sue note, le qnali nou debboao certamente a^dar prive d' in- teresse, tanto piii che la maggior parte di esse versa sn le operazioni di oculisiica, ramo di chirurgia a cui cgli Il6 VPPENDIOE si e particolarmeiite dedicate, e die esercita con pnliblica soddisfazione. A render com[iiiUa la sua opera, avreinnio desiderate die il tradnttore ci avesse dato la descrizione della maiiualita della disarticolazioiie del ginocdiio , snpplendo cosi ad una omniissione dell' autore il quale , colP improprio noine di ampiitazione delta rainba neW articolazione del ginocchio , si fa a "(lescrivere quella operazione in cui si spiccano i capi articolari di una giuiitura cor.ipresi da carie. Scoria dell' Iinperio Rasso compilata dal cavallere COMPAGNONI. Tom. 6. Storia delle Crociate tratta da varj autori per Davide Bertolotti. Tom. 2. Storia di Portogallo dai primi tempi siiio ai nostri tratta dal Le Clede , dal Verlot, dal Durdent .^ ecc. per cnra di Davide Bertolotti. Tom. 3- Storia dell' Olanda e dei Paesi-Bassi dai tempi di Giulio Ccsare fino all' avvenuneuto al trono del Re Qiighelmo-Federico oggi regnante , compilata dalV abate Leonardo Sanvitalj. Tom. 3. Tutte questc storie sono in coutinuazione al Com- peiidio della Storia aniversale del sig. Coiite di Segur , e si vendoiio da Fiisi , Stella e Compagni. lu importanza , o ineglio diremo , la necessita di ben conoscer la storia e si universalmente predicata ed ani- messa ai di nostri, die mostrerebbe oramai di essere cstraneo afFatto al suo secolo chl credesse necessario di spender parole intorno a questo argomento. Pero il conte di Segur accingendosi a tessere un coiupendio della storia universale , dalP una parte niostro di conoscere assai bene lo spirito della crescente generazione, e dalFaltra si fece degno di una bellissima lode , giovando ed agevolando coll' opera sua non poco quegli utili studj dai quali le troppe diflicolta rimoveano ogni piii fervorosa ed ostinata diligenza. Ma quelT iuipresa a cui appena sarebbe stata pari una giovinezza per anco intatta e robusta doveva riuscire soverc'ia di necessita al sig. conte di Segur : e quindi molta lode o dovuta al tipo2;rafo die si avviso d'jn- vitare alcuni letterati italiani a scrivere quelle storie alle P\UTE ITALIANA. I 1 t qnali il dottissimo Francese non poneva mano , facendo cosi oramai pieno il desicleiio coiniine di possedere una conipeiidiosa storia universale. Coloro clie si posero in qnesto aringo ebbero certaniente luia dilFicile impresa alle niani , perclie discesero a far paragone di foiv.a con un atleta die non pub esser ne vinto no pareggiato si di leggieii. Diremo eziandio clie i nostri scrittori non si trovarono in condizioni ugiinli a quelle del conte di Segur : e questa diversita in alcune parti e di si grande I'ilievo, ch' egli niedesinio forse non avrebbe saputo supeiarla ; e il vinto pote meritare piii anipia lode del vincitore. Tutta volta non pociii di questi coiiipendj storici dettati originalniente in italidno riuscirono tali che f uron lodati non solaniente fra noi , ma anclie presso gli stranieri , com' e a vedere pfincipalmente nella Revista Enciclopedica di Parigi. Le quattro storie clie ora aiuiunziamo furono tnttc pub- lilicate iicl corso del passato anno 1824. ed al coniinciare del corrente , ed accresconu certamente non poco di pre- gio a questa utilissinui collezione. 11 cav. Conqjagnoni detto in sei volumetti la storia dell' luqDerio Russo con quella erudizione e con quella chiarezza che cV ordinario van sempre compagne a' suoi lavori. Alcuni hanno detto che le sue storie non hanno di compendio se non se il nome. Forse non ebbero il torto , ma in servigio della chiarezza vuolsi tollerare assai volentieri il sagrifizio di una parte di brevica. Una storia dilettevole e giudiziosa si e pur quella delle Crociate clie il sig. Bertolotti coiiqiose indue soli volunii, seguitando principalmente i vestigi del sig. Michaud. Poclie storie sono ricclie di tante belle geste , di tante virtii , di tanti delitti , quanto quella di una singolarissiiua im- presa , alia quale nn religloso entusiasmo dappriuia , e poi moke altre cagioni che del religioso entusiasmo si fecer velo, condussero tante e si vaiie nazioni. £ il sig. Ber- tolotti seppe trarre da questi materiali il miglior partito per unire felicemente ne' suoi volumi l' utile col diletto. Non meno importante e la storia di Portogallo , scritt'a essa pure per cura del sig. Davide Bertolotti. Questo paese clie sotto il nome di Lusitania oppose non senza gloria alle invitte armi romane il coraggio di "Viriato e di Ser- torio avea d uopo di una storia che lo fticesse conoscere 7 I 8 A r P E K D I r, F meoilio ill f[nclIo noii fosse; e qnesln necessila noii isfiiffci ni conipilatoii tli qnestn istorica collezione. Qualche sii- ■ perflnita , e talvolta anche qualche salto un po' inconiodo 1 alia facile intelligenza ilei fatti sono i soli difetti clie ci e pai'so (li ravvisare in qnesti yolumi. Anche le cose dell' OInnda aveano mestieri di uno sto- rico che le facesse conoscere air Italia. Certo dai tempi di Giulio Ccsare , che pel prime ne paila , insino alia nieta del secolo XV, quaiido lo stato d' Oianda dalla casa di Baviei'a passo a qaella di Borgogna , poca e T impor- tanza dei fatti occorsi in quella nazione. E pero ci e sem- I)rato lodevole 11 consiirllo del si^;. Sanvitaii di raccocliere tutta questa partfe di storia in un solo capitolo sotto il nome d' Introdtizione , toccandone i sommi capi seiiza di- scendere a minute pai'ticolarita. In tutto il restante del tempo r Olanda occupa un Inogo importante , e la storia che il sig. Sanvitaii ne ha tessnta procede chiara e copiosa , senza superfluita e senza sconnessioni sensiblli. Di tutte qneste storie, le qnali finora asccndono a iiS volumi in 18.", la ditta Antonio Fortunato Stella e figli ha nltimamente riaperta Tassociazione anche a due soli vo- lumi al mese , per comedo di chi volesse adesso associarsi airintiera collezione senza sborsare a un tratto 1' importo di tutli i volumi gia pubblicati. Raccnlta di vasiantichl^ altar i^ pateie, tripodi^ sar- cofagi , ecc. pubblicati in 1 70 tavole da E. Moses , nttova edizione colle tavole ritagliate da Q. L. — Milano ^ iS-J^, fascicolo I al IX ^ in 8.° E questa la ristampa di un libro utile per gli artisti e per gli amatori delie belle arti. AUorche 1' originale in- glese fu pubblicato in Londra venne gencralmente appro- vato , sia per la scelta dei monurnenti , che pel sapere e per la maestria, colla quale il sig. IMoses seppe nelle sue incision! conservare il vero carattere dello stile dcH' arte degli antichi. Siccome pero il prezzo delP originale inglese e piuttosto forte , cosi i non facoltosi amatori di sifFatto genere di libri dovettero rinunciare al piacere di pcssedere quest' o- pera. La ristampa che ora annunziamo , nel mentre spiana interamenta la sopraccennata diflficolta colla modicita del Pi.KTE ITVLI.VNA. IIQ sao prezzo , puo altresi dal lato delT esecuzlone reggere ai coiifronto coll' origiiiale inglese. Le tavole in fatto ritagliate dal sig. GiuUo Lavclli ( c!ie tale e il nome del giovane artista che eSeguisce questa iiuova edizioae ) soiio gcneralmente coadotte coii somin.i precisione , con luoko spirito e cou vera cognizione del- I'aite, pariicolai-fuente in cio ciie risgiiarda la pane or- naiiientale. Diremo pero francameiite al sig. Lavelli , clie, ove trattasi di bassi rilievi coa figure uniaiie , procuri di stare alquaiito piii attaccato al Moses pel carattere antico die seppe dare alle figure niedesiuie. Questa ristainpa si pubblica per assoclazione, e tutta r opera sara coniposta di 37 fascicoli , il di cui prezzo e di lir. I. 7-5 austriaclie per ciascuuo. La inodicita del prezzo cli (jiiest'' edizione appare besi tosto quando si voglia osservare die giunta la inedesinia al suo teruiioe costera agli associati sole lir. 47. a.) aust. , nientre invece T oriijinale inglese si vende in Londra il doppio circa. La traduzione inoltre nella nostra lingua dei brevi cenni storici die acconipngaano l' ojiera in originale e un altro pregio di questa edizione per coloro die non leggono r inglese. Noi adunque non possiamo die anlmare il sig. Lavelli a condurre a bnon teruiine questo suo intrapreso lavoro, il quale non puo die procacciargli somina lode e gratiui- dine dalla parte dei conoscitori e cuUivatori delle belle arti. Raccolla di vasl a/itlr/ii , caiulclabrl, tripodl , sarco- fagi , lucerne , altari , clppl , ecc. pabbhcatl dal . cav. PiRANEsi , nuova edizione a contorni di Do- nato Vaselu. Fuse. /, //, ///. — Milano ^ 1820, fo^L piccolo. Inutile sarebbe il parlare del nierito iusigne di tutte le opere intorno alle roinane antichith pubblicate dai celebri Piranci; tra queste hanno certamente scelta con molio accorgimento i uuovi editori la raccolta dei vasi e dei candclaliri, la quale tanto [»iii merita di essere riprodotta, <]uanto die non solamente e dlvenuta assai rara e difficil- ntente puo per T alto suo prezzo acquistarsi dagli artisti, ma quella e ancora cbe piii utile puo riuscire agli artisti inedcsiiui ed agli nniatori e coliivatori delle belle arti iii I ac A !• v E N n I c r generale , ]ierclie , presciitando una scrie delle uiigliori opere deir aiiticliith, alia e a propagMio le forme piu elegaiiti eel il gusto pill squisito degli ornamenti. Sia dunque grato il pubblico al Vaselli che ha intra- preso di ristampare quest' opera con intagli a soli contorni ia miiiore diniensioue dell' antica ; e in qnesto modo T ha pure ridotta al prezzo tenuissiaio di lire due austriache per ciascuno da' fascicoli , che il numero nou oltrepasse- ranno di diciannove , couteiienti ciascuno sei tavole e V ul- timo quattro soltanio , promeitendosi gratuitamente agli associaii alia fuie dell" opera un quaderno in cui sara con- segnato il testo descrittivo del monumcnti. Finora abbiamo tra le mani i tre primi fascicoli , dei quali non possiamo che lodare la diligente esecuzione , vedendovi ben conservato lo stile ed il carattere dei nio- numenti secondo le diverse eta alle quali appartcngono. Dopo il primo frontispizio , nel quale vedesi inciso un bellissimo vaso antico, altro se ne trova in cui nobilmente sono dcliaeati il fregio e r architrave del tempio d'Antonino e di Faustina in canipo Vaccino , un vaso lustrale , iin candelabro antico di metallo , una tegola ed un fregio an- tichi , tre lucerne delle quali una di terra cotta , le altre di metallo , una statua del fiume Reno ed un bellissimo vaso antico; questa tavola puo riguardarsi come doppia. Tra le altre che abbiamo sott' occhio , degni di molta lode per 1" esecuzione troviamo un vaso antico di marmo, rinvenuio soltanto nell' anno 1769 nella villa Adriana ; un tripode o un' ara antica , pure di marmo, trovata nel 1775 nel luogo dell' antica citta d' Ostia ;, il bel can- delabro del palazzo Lanti ; altro candelabro di marmo. trovato ea;ualmente nella villa Adriana nel 1769 ; un' al- tare antico di marmo , scoperto fra le macerie di quella villa ; un tripode antico di bronzo del museo di Portici , e un' urna ceneraria di marmo trovata in Ronva nel 1766, e passata in dominio del cav. Piranesi. Avremmo deside- rato di trovare in queste tavole un nnmero progrcssivo , che ne avrebbe facilitato 1' ordinaniento. Tutto pero ci in- duce a far voti , perche fortiuiata riesca questa impresa , e perche la frequenza degli associati induca g!i editori a raddoj)piare le cure loro per la buona esecuzione delle tavole, le quali diffondendosi in copia , possono sempre piii contribuire a spargere il buon gusto degli ornamenti. PARTE ITALIVNV. 121 Flora Vernnrnsls (jiiani in prodroinnm Florce l/alice St'pteiitrioiuilis rxhihet Cyrus Pollinius. Tom. ter- tins cum tahulis ceiieis, — Veronce ^ 11^24, typis ct expensis Societatis typogrnphicce. In 8.° Questo e il tcrzo ed ultimo volume della bell' opera del dott. Pollini della quale ahhiamo fatia menzione nei vol. 27° pag. 364; 28.° pag. .SS e 338, e 3i.* pag. 10 1 della nostra Bililiotcca. L'autore ha cosi adempuito alle sue pro- uiessc, ed ha in certo qual mode snperate le nostra speranze. Quando vi fosse un' opera sirnile per Tltalia uieridionale si j)otrebl)e dir fatta la Flora Italiana. Nulladimeno coloro che verranno dopo troveranno senipre qualche cosa da aggiu- gnere e da cambiare. Lo studio della nature e tanto diffi- cile e tanto vasto , che nessuno scienziato per diligente , per valoroso che sia pub sperare di fare un" opera perfetta d'un tratto. Non bisogna pero cssere ingiusti, ed obbliare che i prinii sono quelli che preparano la materia a chi'vien dopo. II volume che al)l)iamo per Ic mani (di pr«.j. 898 ) e quasi del dojjpio piii grosso de' precedenti , ed oltre di es- ser trattato colla stessa diligenza degli altri , contiene due indici estesissiaii , uno de' nomi latiiii, I'altro de' nomi ita- liani, lombardi , oflficinali e vercnesi. La parte piu difficile e pill mistcriosa della botanica, cioe quella che risguarda le piante criptogame, e trattata con particolare studio ed amore , ed e la prima volta che 1' Italia A'cde un' opera dove oltre i nomi scientifici e la sinonimia de' diversi bo- tanici trova anche ad ogni fungo, ad ogni licliene, ad ogni felce il nome italiano o vernacolo ogni qualvolta fu pos- sibile di conoscere sifFatto nome. Non entreremo piu ad- dentro a dare I'analisi di quest' opera avendolo fatto anche troppo sottilmente coi nostri primi articoli : ternii- neremo soltanto col dire che il sig. Pollini si e reso al- tameiite benemerito della botanica con questo suo diligen- tissimo e pregevolissimo lavoro. Storia scicntifico-leUcraria dcUo s/iidio di Padoin^ del cav. Francesco Maria Colle nobile bclhuicse. Vol. II. — Padova , 1824., dallu tipografici della jMinerva , in 4.'^ Nel rendere conto del i." volume di quest' opera alia pag 4i5 del vol. xx\i\ della nostra Biblioteca , abbiamo 122 APPENDICE annunzlato mi lUscorso dciraccaJemico Vedova su gli sto- rici dello studio patavlno , preiiiesso all' opera del CoUe, Al piiucipio di questo volume trovasi pure una Lreve Memoria dello stesso Vedova intorno alle opere nianoscritte die esistoiio , tendenti ad iJIustrare la storia di qucUa Universith. Nulla a\endo lasciato di iuedito, per quanto si sappia , il Riccoboni , il Toinmasini e il Papadopoli , si limita il Vedova a parlare in primo luogo del Facciolali , del quale assert il celehre Morelll , che iminuni da ceusura non sa- rchboiio andati alcuni professori suoi contemporanei , se la contiuuazioue dei fasti scritti dal Facciolatl niedesinio , rimasta a penna, uscita fosse alia luce. Questa coatinuazioiae non si e rlnvenuta, ina di niano del Facciolati stesso posslede il Vedova un grosso volume, contenente, oltre una serie di decreti , alcuae ossevvazioni e notizie, che forse per bre- vita ommesse furono nei fasti stampati. Alcune Memorie inedite del Morelli ottenne pure T autore di questo scritto , e in esse trovo compendiate le notizie dello studio di Pa- dova nel secolo XV , e di poca parte del XVI. Poco si trovo tra le carte dell' abate Natale Dalle Laste , detto comunemente Lastesio ,• il Pont.edera scritta non aveva se non che la storia dell' orto botanico, forse non conipiutaj il P. Federici domenicano intrapresa aveva in lingua la- tina la storia della facolta teologica nel Ginnasio patavino, d(;lla quale fu promessa, ma non eseguita , la stampa. Par- lasi fjnahuente di itn lavoro uianoscritto del Colle medesimo, il quale , chiamato a tessere la storia di quello studio , era stato da prima incaricato di continnare in lingua l.a- tina i fasti condotti dal Facciolatl soltanto iino all' anno 1756 : quella fatica di sei anni venne pure in potere del Vedova , ed egli ne rende conto nelle nltime sue linee di questa Memoria. Comincia e finisce il secondo volume della storia del Colle colla nolizia dei professori di giurisprudenza civile di quella celehre Universita. Tutti sono con molta esat- tezza e con ordine cronologico annoverati; e non potendo noi inserlre per intero il catalogo di que' celeliri giure- consulti che oltrepassano il numero di cento , osserveremo soltanto che in mezzo a molti nomi illustri , i quali ono- rano le venete provincie, e a molti professori chiamati da Bologna o da Perugia j trovasi ancora Lamberio da rAUTE ITAI,T\N\. X 23 Milano, come pui-e Cii^lielnio Fraganesco da Cremona e qunl- clie altro lomliaido. Quattro di que" giureconsnlii , die la fncolth loro professnrono in Padova , sono rendnti not! per le annotazioni al cap. V, dclle qnali doljbiamo saper jiindo air editore di qnesta storia. In gcneralo qnesto volume al pari del prime e scritto con critica acrurata e giudiziosa , con molta cliiarezza , ed anche con snfTiciente venusta di stile. Ci duole soltanto (he, mentre della giurispvudenza civile ed ecclesiastica , (loilo stato di pssa al cadcre dell' anno 1408 , e dei nie- todi di trattarla c d' insegnarla gia erasi ragionato nel cap. IV deir opera , col quale cliiudevasi il i.° volume, qnesto sccondo non contenga ss non die il cap. V, o il ca- lalogo ragionato dei professorl di legge , il die ci fa ra- gionevolniente dubitare die in non poclii volumi si rac- cliiudano le TMemorie dei professori di tr.tte le altre fa- colia. Qnesto riuscirebbe certamente onorevole alio studio di Padova , ma le opere di nn oggotto parziale non si difFondono facilmente e non si leggono con frequenza , ogni qual voita di troppo se ne accresce il numero dei volumi. Blografia universale antica e vioderna o sia storia per alfabeto della vita pubhli.ro c priiata di tutte le persone ehe si distinsero per opere , azior/i , ta- leriti , virtit e dclitti , opera affatto jiuova rompi- lata in Francia da una Societd di dotti , ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte c correzioni. Vol. XVIII, XIX, XX. — Venezia, 1825, presso Gio. Batlista Missiaglia , in S."' L' annunzio che not faccianio contemporaneamente di ♦juesti tre volumi, hasta a niostrare la scUecltudiue colla quale I "Veneti editor! progrediscono nella loro inipresa. 11 priiTio di tpie" volumi comincia colla celebre EUsabetia re- gina d' Inghilterra ( noniinata senipre come le altre tutte Elisabeta ) , e P ultimo finisce con iin Filippo , cioe con Filippo VI primo re di Francia del ramo collaterale dei Valois. Del vfsto r andaniento di quest" opera ci senibra egnale n qnello the nci pieccdenti volumi si e osservato; gli ja4 APPKNniCE articoli ilella Blografia francese , stesi con niagglore o minore esattezza , con iiiaggiore o iiiiiiore iaiparzialita, con niaa;2;iore o minore erudizione , alcuni degni di somnia lode, altri meritevoli di censura , soiio per lo piii fedelmente tradotti ed inseriti ; alcuni senza un' esatta osservanza deir alt'abeto o della serie cronologica , altri senza le os- servazioni o le emendazioni delie quali sarebbono meri- tevoli , tutti con frequenti errori di stampa , talora an- che gravissimi, sul quale oggetto al)biaino piii volte invo- cata r attenzione degli editori. Uii esempio del disordine alfabetico , degno certaniente di riflessione , noterenio nel nome di 5. EloL vescovo di Noyon. Gli editori dovevano benissimo avvedersi cbe questo era il 5. Eligio, notissinio protettore degli orelici in tutte le nostre citta ; di fatto nel- r articolo clie lo concerne , si parla dei grandissimi pro- gressi da esso flitti nella oriticeria , de' suoi lavori mo- netarj , delle sedie in oro da esso fatte per il re Clotario e dei reliquiarj da esso fabbricati anclie dopo il suo pas- saggio dalla fiicina alia sede vescovile di Noyon. Perche dunque non registrare il nome italiano di Eligio , e non quelle per noi affiitto liarbaro di Elui ? In proposito degli errori di stampa noteremo pure, che i celeliri Elzeviri non scrissero niai il loro nome, come si dice neir articolo della Biografia, Elseverius , ma. Elzevir ius e rare volte ELsevirius; che nell' articolo concernente ii^j- rraen/c/e, alia pag. 3i5 del torn. XVIII su la fine della co- lonaa a sinistra , si sono omesse di molte parole , cosic- che tuLto turbato e il senso , e non si vede il nome della persona die aveva avuto occasione di conoscerlo ne' suoi viaggi, e che lo fece chiamare in Atene ; intorno a che noteremo , clie un errore delT originale sarebbe se scrJtto si fosse il nome di Solniie , il quale soltanto di la a qual- che tempo conobbe Epimenide. Strano ci e sembrato die ommesso si sia il nome di Easel , uomo dottissimo , al quale dobbiamo un libro di istituzioni lilologiche , il solo f'orse in cui veggasi ridotta a principj queir arte difficile , e che accompagnato sia da tavole geografico-poliglotte ; ne a scusare qnesta nian- canza yarrebbe il dire che latinamente viene scritto Hen- selius , perche nello stesso modo vedesi scritto andie quello di Enschenio , che pure nella Biografia si e regis trato. Ma r onimissione che piii di tutte dee ferire T occhlo dei PAnTE 1TAL1\NA. 125 lecjf^itori , e quella ccrtanicnte di F.nea figlluolo di Andiise , il protagonista dcH' Eneide , meiitre si sono icgistrati Enea il tattico , Enea di Gaza, ef sino Enea vescovo di Parigi. Noil vanno altronde esenti da censura anche moiti ar- ticoli della fraiiccse biografia , clie potevano essere dagli editor! italiani riformati e migliorati. All' articolo , per esempio , di Giovanni Giacomo Engel , nel quale non tutte le opcre di qnello scrittore sono I'iferite , poteva oppor- tunamente accennarsi la traduzione delle sue lettere su la teoria della niimica , die si e da varj anni pubblicata in Milano. Belle sono le notizie che si danno dell' archi- tetto Entinopo ; ma sommamente sarebbe a desiderarsi , che il sig. La Salle indicate avesse le funti alle quali lia attinto, e i Veneti editoii avrebbono foi-se potuto riem- picre qnesta lacuna , trattandosi del prinio fondatoie di una casa in mezzo alle lagnne , ove ora giace Venezia. Cosi ])nre la dove si cita Boerhaave su la conforinita delle opinioui di Erodoto alio stato attuale delle scienze natu- rali , potevasi niolto utilmente indicare die I'iuglcse Ren- Tiell ha con gramliosa opera ginstiiicato tutto il sistema geografico di qnell' antico scrittore. Degno di lode trovato aljbiamo 1' articolo che conccrne il c:avaliere Ansclo Enio , e cosi pure conimendevoli in generale le agginnte fatte a A'arj articoli dal bencnierito sig. Gainha , il quale si e studiato di riparare le ommis- sioni fatte iiegli articoli francesi dei A'olgarizzamenti dei classici eseguiti in Italia. Tra rjneste giunte distinta ablaia- mo qnella che concerne i tradnttori di Epitteto , e i vol- garizzatori o gl' imitatori di Esopo , e soltanto abbiamo notato che nel ragguaglio dei tradnttori di Erodiano si e storpiato il nome di Pietro ^[anzi in Mansi , e non si e accennata 1' edizione del suo A'olgavizzamento , nobihnente eseguita in INIilano un solo anno dopo quella di Konia , coir aggiunta altresi di alcuue note e di moke figure. Piu fortunati del Ganiba , iioi abbiamo vednta la versione deir K<;cliilo fatta in versi itaiiani dall' abate Mallio , che sola fn ricordata dal biografo franccse ; ma con dispiaccre dobbiamo soggiugnere che mcritevole non era di alcuna onorevole menzione. Alquatito iHginni sono sembrati ad alcuno nel tomo XIX , tirtto che scritti da illustre penna , gli articoli coucernenti i Principi Estensi , di molli dei quali si sarebbe potuta in laf) A p 1' r. N D 1 o E iiioilo [3111 aunjio iiullcare la protezioae accordaia alle scieuzfl ed alle artl, e 1 influenza esercitata siil risLoraiiiento del buoii gusto iu Italia. Di Francesco III, a noi viciuissiuio, noil si e ne pure notato il lungo soggiorno da esso fatto come governatore iu Milano , e la sua niorte avveauta nelle viciuaaze di quella citta. — Airarticolo di Ester, poi- clie si era parlato nelle note delle versioni e delle pa- rafrasi del libro di Ester fatte in Francia , potevansi con ragione in una nota riferire i molti lavori intorno a quel libro poetico eseguiti daa,!' iugegni italiani. Nella prima di quelle note osserviamo altresi citato JlossL iuvece di De Rossi, e clie nialamente si e scritto avere egli pul)ljlicato cou una versione latina la parafrasi Culdaica delle addizionl dclla biblioteca privata di Pio VI, mentre egli pubblico la pa- rafrasi Caldaica di quel libro , tratta dalla biblioteca prj- vata di Pio VI. ■ — Al proposito delta nobilisslma famij^lia Estherazy , 1" autore dell articolo avrebbe potut.o consul- tare il libro iutitolato : Theatrum nobilitatis Estherazioe , grosso volume in fogl. , che forse non lia ne pure co- nosciuto , e nel quale avrebbe trovato le piii sicure iio- tizie intorno 1' origine di quel casato. ■ — E perclie mai Roberto Siefano , discendente dagli antichi c»leberrimi stam- patori di qiiesto nome , saviamente coUocati sotto la ru- brica degli Stefani , si e registrato sotto quella di Estitiine? • — La casa d'' Este non si sarebbe tenuta niolto onorata della parentela di un teologo di Est nelT Olanda , il quale, benclie detto dalla patria Estio , portava il nome di Gu- glielnio Hesse's , e sotto questo nome di famiglia doveva registrars!. ■ — • Nell' articolo die concerne Euclide , leg-- giamo Pergio invece di Pergeo , e vedlatiio alcuni altri er- rorl j ma alibondantemente ci coinpensa il ])el lavoro del Gainba intorno le traduzioni , le parafrasi o le imitazioiii e le esposizioni del greco geometra fatte in Italia. — Una sola Eufrosina imperairice d' Oriente cognominata Duceiia trovasi nella biograJia ; ma dove banno i collettori lasciata 6\ Eufrosina , della quale si narrano cose tanto maravigliose anclie nelle vite dei Padri , e che fu in Italia oggetto sin- golare del culto , ed anche delle sacre rappresentazioni , colle quali ebbe forse priucipio da noi il risorgiuiento dell" arte drammatica ? — Eugenio Bulgari , dotto vescovo greco, morto soltanto nel i8o6, avrebbe potuto piii op- poriunamente riferirsi sotto la rubrica di Bulgan, che riRTE ITALIiNA.. 127 sotto (juclla troppo vaga ed estesa di Eugenio ; cosi Giro- lamo ( e non Girolano ) , detto Euguhino , perche nato in Gubhio , avrebt)e dovn'o collocarsi sotto il vero suo nome di Accoramboiii. — Nell" articolo net quale si paila del- r imperatrice Eudossia Mucreinbolitissa , e della sua opera pul)ljlicata da VUloisoii , si e detto essere questa una rac- colta iiuitolata Jonia ; si poteva soggiugnere clie il vero titolo del liljro e Violaiiuni o Violetuin. — E come niai i biograii francesi ignorarono , die dopo T edizione dellc vite dei soiisti di Eunapio Sardi/ino fatta dal Coniinelino nel i5f)6, altia ve n' aveva molto stiinabile deir anno 1616; cbe Carpzoi^io ne aveva data altia di molto accre- sciuta ad Helmstadt nel iSoS, e die altra assai miglioie si e pubblicata dal loro collega Boissonade nel 1800 ad Amsterdam ? • — L' autore dell' articolo Euripide , die ba preteso di rammentare le principali edizioni delle tragedie ancbe isolate, non avreljbe dovnto o])bliare le edizioni del- Y Ecuha i^ite tSaW Ammon e dnW Erin anno ^ assai coninien- devoli la prima perclie 1" editore non ba ammessa nel testo alcuna congettura degli editori precedenti , ma soltanto le correzioni trattc dai manoscritti , la seconda per impor- tanti osservazioni sul sistema metrico del tragico greco^ egli non avrebbe pure dovuto ommcttere Y edizione del- r Oreste d' Euripide del Facio , quelle delle Fenicie , dello Schutze e del Martini , quella della Medea del Bliimner , quelle dell' Alceue del Kaltwasser , del fFagner e del Ku- noel , ne quelle della Iftt^enia in Aulide e del Ciclope del- Y Ihrpfner ; assai piii diligente e slato il Ganiba nell ag- giunta die congerne le versioni italiane di Eurpiile. ■ — Sotto il nome di Eicuis irovausi le notizie di un astrologo e di un parroco, ambidue inglesi; nia perclie non regi • strare sotto questa rubrica il meccanico americano , die coir opera e cogli scritti coniribui jiriucipalmente all' in- troduzione delle liarcbe a vaporc , e in generate delle mac- cbine a vapore , gia da luolti anni mancato di vita, seb- bene di continiio si riproducano le sue invenzioni e i suoi libri ? — Tre Evtrardi troviamo pure notati , un medico, un pittore ed un giureconsulto e non altri, omesso poi ve- diaiuo Erneuo Ereinondo, celebre scrittore latino, del quale fu tante volte siampata la storia elegantissima dei tumulti BelgicL c del furori. Gallici — Non abbiamo veduto giammai »l libro di Expdiy intiiolato: Delia Cusa. Milano liuri quaUro llZ A V 1' E N DICE 1753, lie sappiamo quellu the sia ; ma tUil>itiamo con qual- che fondaniento die vi sia errore nella citazione o nella tradiizione. — Con qnalclie asprezza e scritto Tarticolo, prohahilinente italiano d' origine , conceniente il caiionista Eyhel di Vienna , clie sottentro nella cattedra al Jlieg- ger , non al Riuger come si e stampato , e fn fatto in appresso consigliere a Lintz e non a Liritz. — L opera di Cennino Cennini su la pittura , nella quale si parla anclie della pittura a olio , e stata gia da varj anni puljlilicata in Roma dal dcfunto cav. Tanibroni, e diffusamente an- nunziata in questa Blblioteca , laonde non poteva piii ci- tarsl quest' opera come manoscritta neir articolo clie tratta del pittore Van Eyk, — Gi congratuliamo col sig. Marron per r elogio fatto del domenicano Eymerico e del sno Di- rettorio dcgli Inqitisitori, die apii la via alle crudelta inudite del Torqitemada: e leggiamo con edificazione die la Spagna, durante le gnerre di religione , /u debitrice all' Jnquisizione della sua tranquillita , per quanto terribile fosse quel tribu~ nale nella sua origine. — Un curioso errore di stanipa trovasi alia pag. 288 del vol. XIX , la dove Guglielmo Fa- hricio o Smith ( che forse non sono la stessa persona ) , si dice nato a Nimcga nell' anno i853. — Al pari di quelli die concernono gli Estensi , assai digiuni trovianio gli ar- ticoli die trattano dei Farnesi, e massime qnello del troppo celebre Pier Luigi , le di cui notizie avrebbono potuto rettiiicarsi in qualche parte, in altra ampliarsi, massime dope la pubblicazione fatta gia da alcuni anni in Milano della vita inedita di quel principe, scritta dal P. Ajfb. — II sig. Ginguentr parlato avendo con moUa precisione dei nieriti letterarj del bali FarseUi e della biblioteca numerosa da esso raccolta ed aperta agli uomini studiosi, avreljbe pure potuto inenzionare la parte pigliata dal celebre Mo- relli , alia pubblicazione della biblioteca manoscritta dal Farsetti medesimo stampata nel 1771 , la quale non dee- confondersi con una notizia ragionata delle sue opere manoscritte del Farsetti la maggior parte intorno alia stoiia d' Italia ; se non altro gli editori venetl avrebbono potuto con amor patrio riparare questa uiancanza. — Tornando un istante alia lettera E , trovianio che si e a torto ommesso il nonie e quindi la notizia biogra- fica deir Emsteruisio , uno dei piii celebri iilologi , edi- tori ed interpret! degli antichi scrittori greci j die non vi r.VRTE JTALIANA. X'J.() ii repistr.i alcim Eustachio, eccetto che l' anatoniico , ineu- tre alcuiii se ne conoscono insigniti del titolo di Saiiti , e im cclebre martire detto Eustachio roniano , tanto sia nolo, die form persino I'argomento ad una tragedia staui- pata nel secolo XV , che e forse la prima pnbblicata in Italia dopo il ristorameiito delle lettere ; die finalinente havvi en-ore nel diiplice nonie di Endelechio o Severo Santo, poeta del IV secolo , che invece chiamavasi Endcleico o Severo Saiizio. Veuendo al volume XX, assai lodevoli troviamo le giunte di nil l)iograt'o italiaiio , nelle qnali si illustraiio vaij let- terati della fa-iiiglia Fcderici: e cosi avvenisse di tntte le famiglie italiaiie (die poche non sono), le qnali uomini insigni fornirono allc scienze e alle lettere I Degai pari- niente di lode troviamo gli articoli ne' qnali si parla de- gli impcratori die il nome portarono di fet/trico , selibene al proposito di Federico II non siensi consnltate le letters del sno segretario Pietro delle Vigne , piene d' iinportanti notizie; ne della dovuta lotie dciVandoremo il biogratb di Federico il grande re di Prussia , e solo proporremo il dubbio , se piii vantaggioso non sareblje riuscito per 1' or- dine cronologico , e per la-continuazione snccessiva della storia , il collocare Federico Guglielmo I re di Prussia tra Federico I e Federico II , essi pure re di Prussia , anziclie posporlo ai Fcderici re di Svezia, ai Federici d'Austria , ai Federici elettorl Palatini cd al figlinolo del fiiuioso re Teodoro. Belle sono le giunte fatte dal Gamba agli articoli Fedro e ad alctiui altri d' autori classici ; bello 1' articolo che concerne i! De Felice, il quale chiaro si rendette con numerose opere puliblicate ad Yverdun ; bellissimi gli ar- ticoli nei qnali si danno le notizie dell' autore del Tele- maco , del matematico Fermat , di Francesco Fdelfo , del Fikm^ieri , ecc. Non vorremmo vedere letteralmente tra- dotto I' articolo Ferloni nel quale , tuttoche scritto da itomo che lungamente soggiorno in Italia, hannovi di moke falsita , e con buona ragione avrel)lDe potuta omettersi ((nalunqne notizia di quell' uomo. i\la sotto il nome di Feneslella noi ci credevamo 'li tro- vare Taafico scrittore Lucio Fenestella , die tratto dei ma- gistrati romani , e la di cui opera In siampata per la prima volta in Milano A'crso 1' anno 1476; Invcce ci ve- diamo rimandati alia voce Fiocco , sotto la c|uale non BU.l. Itul. T. XX Win. 9 l30 APPENniCE potrebbc trovarsi giaiiiii\al mi classico latino. In gcvwrale non sapremnio mai abbastanza raccomandare ai Veneti editor! una niigbore disposizione della nomenclatura , per- che Ferdinnndo Martinez nieglio si sareblie registrato sotto il nome di Martinez clie sotto quelle di Ferdinnndo; cosi il cardinale IppoJito d' Este , tutto clie noto fosse sotto il nome di Cardinale di Feriara , collocare potevasi con jnaggiore decenza sotto la niljrifca degli Estcnsi clie non $otto quella di Ferrara ; ne T Ingluraini avrebbe niai potuto viferirsi sotto il nome di Fesolano Prospero , in- vece di clie gli Italiani. scritto avrebbero Fiesolano. INIolta confiisione si e fatta tra i Ferri italiani e i Ferri o Ferry francesi ; il Maggi , letterato bresciano , traduttore di varj greci scrittori , si e posto non gin sotto il nome di famiglia , ma sotto quello di Filalteo , da esso adottato come impresa accademica ; il nome di Filarete si e stor- piato in quello di Filarate, mentre lo stesso storplamento fatto dai Francesi e notato dalla biografia , in Villare , Villere , Villeret , doveva mettere gli editori su la bnona strada •, cercando poscia il Filandro , celebre commentatore di Vitruvio , lo troviamo malamente confuso con JPi/antZrier , e piu tristamente ci troviamo rimandati a P/vitancirier , clie mai non si accorderebbe coUa ortografia italiana. L' ordine cronologico avrebbe altresi richiesto cbe i Filippi re di Macedonia si collocassero avanti i FiUppi de- corati del titolo di Santl , e avanti 1' antipapa Filippo. La cognizione geografica dell' Italia dovrebbe pure far einen- dare alcuni errori della biografia francese , perclie nel Mi- lanese non trovasi certaniente il castello di Crado^ qualora non si fosse pigliato Grado per Agrate , e certaniente presso al lago di Como non trovasi alcun villaggio o al- cuna frazione clie porti il nome di Palsot, dove si fa na- scerc lo scultore Ercole Ftrrata. Senza fare alcun rimprovero agli editori Francesi , ne al Yeneti, avvertiremo cbe tra le opere del gesuita Cuido Ferrari, valentissimo latlnista, si e ommessa una delle pill curiose e piii eleganti, clie e la vita latina , stampata in foglio in Amsterdam nel 1782 del fanioso contraljban- diere genovese Gottardo Piccninga , cognominato il Genopc- sino; e clie al j^roposlto di Orazio Fidele ( forse meglio sarebhcsi scritto Fedele ) , poeta italiano del secolo XVII, cssendosi notate le stravaganze di varj poeti nel sopprimere VAKTE ITALlAiW. l3l o aJottare pai'zialineiite alcune lettere, ottimaincntc avrehlse na queste rigurato il poeina latino composto cU inolte ccmiiiaja di versi , nei quali tutte le parole cominciano in P, intitolnto: Pugna Porcorum Per P. Poetam , che trovasi ncUa raccolta conosciuta sotto il titolo di Nugoe venules. jMentrc , zclanti del buon andamento e del buon suc- cesso di quest' opera , non ccssiamo d" insistere sn la ne- cessita di evitare gli errori di btauipa, non possianio dis- i>inii)lare die una ninggiore diligeiiza dovrebbe pure ado- perarsi iiclla tradazione. Per esenipio alia pag. 849 del vol. XX si legge certa espressioue relativa alle sculture die sembravano uscire ullora dal cesello di Fidia. Ognuno pno scorgerc , clic troppo letteralniente si e tradotto il vo- cabolo francese ciscaa , il quale usato aiiche dal celebre La Fontaine la dove parla del lavoro di un niarnio , si- gnilica scarpello, ed il vocaViolo italiano di cesello non po- trel)be niai applicarsi alia scultura , ne a Fidiu cbe non fu iiiai cesellatore. Elenco di alcune operc stampate e pubhlicate nel regno Lomhardo-Vcneto nel corrente anno 1820. Annali della luedicina fisiologico— patologica , compilati da Giovanni Strambio. Quaderno i3.°, gennajo. Milano , G. C. Destefanis , di pag. 168 , in 8." Lir. 18 ital. al- r anno. Le associazloni si ricevono dal librajo Giuseppe Bocca , corsia del Duomo , n." 980. Ape (la nuova ) italiana , quaderno i.", aprile. Milano, Nlcolo Bettoni , di pag. 96, in 8.° Lir. 1. 5o aust. Bililiotrca econoiiiico-portatile di educazione. Milano, fra- telli Sonzogno , stradone di S. Ambrogio n." 2 735 , in 13." piccolo. Lir. i.5o ital. al volume per gli associati a 60 volumi , e hr. 2 al vol. per le opere separate. • — • Raccolte di storiette niorali istruttive e piacevoU ad uso della gioventii da varie lingue tradotte da 1\1. San- tagnello. Vol. 2. — Curiosissinie avventure di viaggia- tori anticlu e inoderni raccolte 4a Pietro Blanchard , opera voltata dal francese in italiano e corredata di note da F. L. Tonio 4.° — Venti uovelle scelte dei piu ce- lebri scrittori italiani antichi e moderni, illustrate con notizie intorno alia vita ed alle opere de" meJesiiui da A. G. Fornasari. l3a APl'ENDICE Biblioteca clclla gioveatu. Milaiio , coi torclii ilella Societa tipografica dei Classici italiani ( Fusi e Comp. ) a spese deir ecUtore C. C. In ]6.° vol. i.° Compendio della sto- ria universale da' primi tempi lino ai giorni nostri , di A. G. Roustan, vol. i.°, parte i.» , pag;. 296. Lir. 3. ital. Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne, in 16.° Milano , Giovanni Silvestri , corsia del Duomo , n.* 994- — Operette scolte di Paolo Frisi niilanese , con le Memorie storiclie intorno al medesimo scritte da Pietro Verri. Pag. 5 12. Lir. 5. 29 aust. — Varie ope- rette del conte Lorenzo Magalotti, con ginnta di otto lettere su le terre odorose d" Europa e d' America dette Volga rmente buccheri, ora pubblicate per la prima volta. Pag. 487. Lir. 5. o5. Catalogo della biblioteca del defiinto cavaliere Borda, acqui- stata dal librajo Giegler. JNlilano , Felice lUisconi , di pag. 84, in 13." Lir. i. Si vende dallo ste.sso Giegler , corsia de' Servi. Cavaliere ( il perfetto ). JNlilano, Sonzogno , quaderno i.% di pagine 24, in 4.°, con rami. Lir. 5 ital. Collana degli anticlii storici greci volgarizzati. Milano , Sonzogno , in 8." ed ia 4.° — Le vite degli uomini il- Instri di Flutarco : versione italiana di Girolamo Pom- pei , con note di piu celebri letterati ora riunite per la prima volta in quest' edizione. Tomo 6.° Lir. 6. 20 ital. per 1' edizione ii^ 8.% lir. 11. 10 per quella in 4.° per gli associati a tutta la raccolta lii\ 7. 16 , e lir. i 3. 02 per gli associati alle opere separate. Compendio della storia naturale di Buffon. Pavia , Fusi e Comp. Yol. 2. in 12.% con rami. Lir, 5 ital. Consacrazione (la) e 1' incoronazione de' re di Francia. Milano, Gio. Pirotta, in coMtrada di S. Kadegonda, di pag. 18 , in 8." Cent. yS austr. Pescrizione delle feste celebrate in IMllano per le nozze delle LL. Altezze Reali I' Arcidnca Ferdinando d' Au- stria e I'Arciducliessa ]\Iaria Beatrice d' Este fatta per ordine della R. Corte Fanno delle medesinie nozze 1771 da Giuseppe Pariai. Milano , Societa tipografica de' Clas- sici italiani , di pag. 49 , in 4.°" piccolo. Lir. 1 . 5o ital. Dialoglii di Torqnato Tasso. Milano , tipografia di Coramer- cio , corsia de' Servi n.° 525, vol. 3 , in 16. ° Lir. 10. 5o ital. PARTE ITVLIVNA. K)3 Dizionario ortografico-pratico tlella lingua italiana , del- r abnte Loren^ro NcsL Pavia, Pietro Bizzoni , pajj. 63a , in 8.° Lir. 9 ital. In ]\lilano si veixle dal librajo Oiegler. Fontane intermittenti della pVovin^ia bergamasca , Memo- rla di Gio. Maironi Daponre. Bergamo, Mazzoleni, pa- gine 33, in 16. ° Cent. 60 aust. Formola ( nuova ) di vescicanti ad orli aderenti. Milano , Angelo Boafanti , contrada de' Fiori Chiaii n." 1896, pag. 8, in 8.° Cent. 2S. Giornale di farniacia-cbiinica e scienze accessoiie , ossia raccolta delle scoperte e ritrovati e miglioranieati fatti in farniacia ed in chimica , compilato da Antonio Cat,- taneo , cbimico farmaclsta. Milano , Rusconi , quaderno 1 5.°, niarzo , di pag. 56, in 8.° Lir. 16 aust. alPanno. Le associazioni si ricevono dal librajo Oiegler. Tntrodnzione alia grannnatica italiana per iiso della seconda classe delle scuole eleinentari , esposta da Giovanni Glu:- rardini. — Milano, I. 11. stamperia , di pag. i36, in 8." Cent. 90. anst. Iscrizioni veneziane ( dclle ) I'accolte ed illustrate da Enia- nuele Antonio Cicogna di Yenezia. Fascicolo 2.° Vene- zia, Giuseppe Orlandelli, di p. 85, in 4,° Lir. 2. 40 ital. Istoria della letieratnra greca profana dalia sua origine sino alia presa di Costantinopoli fatta dai Turchi , con un compendio istorico del trasportamento della lettera- tura greca in Occidente. Opera di F, Schoell recata in italiano per la prima voUa con glnnte ed osservazioui criticlie da Emilio Tipaldo cefalcno. Venezia , Alvisopoli , in 8.° vol. 1.° parte 2.» , e vol. a." Lir. 7. '^S aust. Lettere famigliari di cclebri italiani antichi e moderni , corredate di grammaticali e tipografiche annotazioni e di copiosi paralelli \)er la retta pronunzia di aioltissime voci ad esercizio della studiosa gioventu da Francesco Antolini. di Macerata. Milano , per Luigi Cairo colla ste- reoleldotipia di Gaetano, pag. 614, in 12.° Lir. 3. 5o aust. Si vende alia stamperia di Cominercio. Maccliina per la pigiatura delle uve, o pigiatore, del dolt. Tgnazio Lomeni , premiata con niedaglia d' argento dal- l \. R. Governo di Milano nel concorso d' industria deir anno 1824 presso V \. R. Istituto di scienze, let- tere ed arti. Milano, Silvestri , di pag. 70 in 8.°, con 5 tavole. Lir. 2. 3o aust. l34 A I' r F. N D I 0 E Mediiiiia ciirati\4i, ilel sig. Zeroj. Milano. Felice Rusconi, contrada di S. Paolo n." 11-7, pag. 5i6, in 12.* Lir. 4 ital. Si vende dal librajo Giegler. Opere deH' abate Giovanni Romani. Milano , Silvestri, in 8." vol. 1.°, Teoiia de" sinonimi italiani , pag. 288. Lir. 4. 60 aust. — Vol. 3.*, i." del Dizionavio gene- rale dei sinonimi italiani. Fag. 27a. Lii*. 4. 59. Opere del conte Gaspare Gozzi. Brescia, Venturini. Yol. 1.°, di pag. 38o , in 16. ° Lir. i. 85. aiistr. Orlando innamorato , di ]\L Maria Bojardo , rifatto da F. Berni, coiranah&l di P. L. Ginguene. Milano , stani- peria di Commercio. Vol. 1.°, di pag. 472, in 16.° Lir. 3. 5o ital. Poesie liriche (le) di Giuseppe Parini. Brescia, Pasiiii, pag. 142, in 24.° Lir. i. ital. Prosatori del secolo XVII ( Sulla eccellenza de' ) , ragio- namento del dottore Girolamo Venanzio, socio nazionale dell' I. R. Accademia di Padova , socio e segretai-io del- I'Atenco di Treviso. Treviso, 182$, Francesco Andreo- la , pag. 20 in 4.° Ra^guaglio (succinto) di due Interessantissirtii casi di oste- tricia. Milano , Giaconio Pirola al teatro della Scala , pag. 8 , in 8." Regolamento della societa d'azionisti per 1' impresa de'bat- telli a vapore. Milano , Giovanni Bernardoni , corsia di S. Marcelliuo , pag. i5, in foglio. Sedi e cause ( Delle ) delle malattie anatomicamente inve- stigate da Gio. Batt. Morgagni. Libri cinque. Prima ver- sione italiana di Pietro Maggesi dottore in illosofia e luedicina. Volume sesto. Milano, Rusconi, di pag. 3oo in 8." Sloria deir arte col mezzo dei nionumenti dalla sua deca- denza nel 4.° secolo iino al suo risorgimento nel 16.° di G. B. L. G. Seroiix d'Agincourt. Milano , Ranieri Fan- fani , contrada de' Borsinari num. 1027. In foglio. Fa- scicoli 1." al 4.° Cent. 20 ital. per ogni foglio di stampa e lir. 1 per ogni tavola. II testo si stampa anclie in 8.° Storia d' Inghiiterra , di Davide Hume: traduzione di A. Clerichetti. Milano, Bettoni. Vol. 1.°, di pag. .'112, in 8." Lir. 5. 5o ital. Teorica de' verbi italiani. Milano^ Fuji e Comp. , png. 3ia, in 12." Lir. 2. 5p. ital. PARTE IT \ LIANA. IO.> Trattato (Jelle (.Iroghc semplici del sig. Gu/feoitrt / trncinzioiie cli Angelo JJusciiti. Wilano , Bonfauti , fasc. i ." di [)a- giiie 96, in 8.° Lir. i. ao aust. Trattato di geodesia di Antonio Bordoni. Milano , Ciusti , di pag. 436, in 8.°, con 12 tavole. Lir. 9 ital. Viaggi ( raccolta de"" ) piii interessanti eseguiti nelle varie parti del moado tanto per terra quanto per marc, dopo qnelli del celehre Cook , e non puhblicati iinora in lingua italiana. Biennio III. Milano , fratelli Soiizogno , in 12.°, con rami. Vol. 3." e 4.° della Passeggiata in- torno al niondo negli anni 1817 al 1820 , sopra le cor- vette del re di Francia 1' Urania e la Fisica coman- date dal sig. Frcycinet. Opera del sig. Arago disegna- tore della spedizione. — • Viaggio nelle isole Baleari e Pitinse i'atto negli anni 1801 al i8o5 da Andrea Cras- sec di S. Sauveiir. Vol. i .° e a.° Lir. 3 ital. al volume. Incisioni. Carolina Augusta imperatrice d'Austria: incisione del Jla- dos. Lir. J 6 anstr. Duomo (11) di JMilano. Fascicolo 6." Milano, presso Fer- dinando Artaria , contrada di S. Margherita. In 4.° , fo- gli a di testo e 7 tavole in rame. Lir. 6 ital. Lo stesso in francese Lir. 6 ital. Penitenza (la) tratta da un dipinto del Poussin. Milano, presso r editore Giacomo Frey. Lir. aS. 8c. Presepio (il) tratto dal Perugino , inciso da Donienlco Can- dini. Lir. 4. Ritratto di monsignor Carlo Sozzi , inciso dal Kudos. Lir. 3. P I E IM O N T E. Le dicer ic di scr Fillppo Ccffi, notajo fiorentiiJO , pub- hhcatc da Liii^i Biondi roniano. — Torino, it'>25, tipografia Cliirio e Mina , in 8." II sig. Biondi ci fa sapere die di que s€ opera fu scopritore il celehratissiino signor Maj. Dopo di cio in un ragioua- niento lungo ben cento pagine parla distesissiniaiuenie deir autore e dell" opera , e diniostra che il Cefli volga - rizzii la storia di Troja e le pistole di Ovidio ; elf eg!i fu di parte Guelfa^ e clie nel comporre le sue dicerie ad altro non intese che alio ammaestraaiento di uoniini l36 A P r E N D 1 C E Sjiovani e rozzi. Faccndosi pci piu Ja viriiio a c/uidicnre le (licerie Jel Celli ne tesse noii poclie locli si dal lato dello stile, e si dal lato.delia materia, ch' e tutta di cose pa- trie , ed acconcia noii di rado ad iilustrave la storia. Noi confcssiamo iugennameiite che abbiamo per soverchie co- teste iodi , ma iioii per questo diremo die le crediamp jmmeritace del tutto. Coiicediamo clie le parole sieno tutte purissime ed acconcissime; lo stile porb e Imsso e agghiar- ciato a tal segno da gelar Taniiiia iiel petto de' leggitori. Di questa maniera di li])ri gia troppo ne turono posti in onore da alcuni pedaiiti ai cjuali soiio gemme e leccumi il ninferno , le grillande, il crupest.o e siniili altre cosucce. ; e ci dorrebbe clie V autorita del sig. Biondi aggiuugesse qualche. partigiano a qvtella perduta dottrica. Calendario generale pe regj Stati pubhlicato con auto- rita del Qoverno e con privilegio di S. S. R. M. Primo anno 1824. Secondo anno i8a5. — Torino^ dalla stamper ia della vedova Pomba e figli, in 8.° Non e questo mi Alnianacco o un Calendario, foggiato co- me la maggior parte dei libri ciie annualniente si stampano sotto un titolo somigliante. Vi sono bensi le cose iiiede- sime che negli altri s' incontrano , i sovranl d' Europa per esempio , le cariclie del regno, gli ordini militari, le am- ministrazioni diverse, i triliiinali, le giudicature , i notai, gli stabilimenti militari , civili e religiosi^ d' istruzione ecc. , ma oltre 1' elenco dei comuni si sono nella parte duode- cima dell' opera inserlte le notizie statisticlie dei R. doininj. Per tre o quattro anni si propone 1' editore o il conipila- tore,deI Calendario di presentare soltr.nto ragguagli di cose che piii da vicino appartengono alia statistica generale; in appresso promette di dare di mano in mano la statistica 2->articolare di ciascuna provincia , corredata altresi di una l)uona carta topografica , cosicche il Calendario non sara da gettarsi in capo all' anno , ma la raccolta di tutti i successivi j otra riuscire utile e preziosa. In quello del 1828 , oltre alcune notizie particolari delle cliiese ecc. , si sono inserite le descrizioni particolari dei mnsei , delle biblioteche e di altre istituzioui letterarie clie non si leggeranno seaza lateresse. PARTE IT\L1\NV. 187 Alia pag. 600 del secoado Calend.n-io vediamo un quadro statistico delle dioccsi e delle parroccliie, tanto in Sarde- {>na , quanto in terra ferma ; ma con qualche stupore ve- diaino esclusi , non solamonte da qnesto quadro, ma anclie dal calcolo generale di popolazione, le persoue viventi in nionasteri, in Titiri o in opere pie , i militari di presidio, gli El)rei e i ValJesi , die non gia nel qnadro delle diocesi e delle parroccliie , ma bensi nel calcolo di popolazio- ne entrare dovreljliono , ne potreljbonQ ragionevolmente esciudersi. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Siillc falsi ficaziorii delle sostaiize specialincntc medi- ciiiali e sni mczzl atti ad iscoprlrlc. Trattmo di Giuseppe Brakcui ^ professor e di chimica nell'I. K. U/iivcrsitd di Pisa. Pisa 1823, presso Sebastiar/o Nitri. Vol. 2 in 8/' L' argomento non e nuovo , e fu in diverse epoche e da diversi antori trattato. II sig. Branclii pero raccoglien'lo e conipilando giudiziosameute , e qualche volta ancora aggiugncndo delle osservazioni sue proprie ha forniato due volunii che contengono molte cognizioni e niolli fatti de' quali spesse volte si puo glovare il medico e lo speziale , e qualche volta anclie il giudice e I'avvocato, trattandosi niassimamente di sostituzioni che pe' loro ef- fctti promovono delle cjuistioni e de' processi. Ecco il metodo die 1' autore ha teuuto nel suo lavoro. Comincia coir esporre i niezzi generali che sono atti ad iscoprire le frodi e die sono fondati sul confronto delle sostanze sincere coUe adulterate. Tratui in seguito di queste so- stanze , accennando di ciascuna i." la definizione ; 2.° i carattcri sensibili e le propricta chimiche ; 3." la maniera di prepararla qualora non sia uaturale ,■ 4.° le materia adoperate per solisticarle ed i mezzi atti a conoscerne la falsiiicazione ; 5.° iiualmeute V uso gencrale al quale serve. L' opera , torniamo a ripetere, e per molti riguardi commendevole , ma non tralascerenio per qnesto di osser- vare che per la scarsita de' caratteri di coniVonio tra la sostanza genuina e la sosiitnita , difficile spesse volte e dubhioso nc rimaue il giudizio , c T opeuA in molti capi l38 APPENDICE non preseuta sussldio bnstante. Dove poi i succedaiiei sono o pill costosi o piii rarl poco iiiontava il notarli ; giacche per addurne un esemjiio solo , non accadra mai die alcnno speziale falsifichi il succo di liquirizia con cjuello deir acacia , costando quest' ultimo assai piu del primo. STATI PONTIFICJ. Qiiatuor Josephl Par'mil poeniaLa Mane , Mcridlcs , Vesper , Nox latine versa ab Ignatlo Querriero Canoniro. Firmi iSiS, typis Bazzi «c JatFei, iVz 8.° A qnesto fi'ontesplzio ne precede un altro brevissimo : Schedioruni Ignatii Guerrieri Cnnonicl volimien prlinuin : e la parola schedium nel vocabolario corrisponde a componi- mento rozzo , scritto all' iinprovviso e tumultuariamente . Not siaaio ben persuasi die il sig. Guerrieri per solo effetto di sua modestla si valse di qucsta parola , ma cli' egli non vorrebbe certamente regalare al pubblico piii volumi di componlmend rozzi , se credesse veramente die questo nome convenlsse alle sue poesie : e cou questa persuasione ci siamo fatti a leggere ed esamiiiare alcun poco questo primo volume che comprende la versione latiua di uno de' piu preziosi poemetti italiani. Poco , lo diciamo colla consueta nostra schiettezza , poco ci siani contentati di questa traduzione , nella quale se il sig. Guerrieri ha sa- puto per avventura mostrarsi facile e valente verseggiatore latino , ha dimenticato troppo frequentemente che le bel- lezze della satira, e principalmente della satira Pariniana , stanno in certe piccole parti nelle quali il traduttore dee porre tanto maggior cura , quanto e piu malagevole il conservarle. Queste poche righe gia contengono tutto intiero il nostro giudizio intorno al lavoro del sig. Guer- rieri. Ora soggiuiigeremo T esame dei primi undici versi affmche si vegga da' nostri lettori se nel dare questa sen- tenza noi alibiamo colto nel segno , ne creda alcuno che ne piaccia di giudicare a guisa di oracoll senza I'aggiunta di qualche prova. Heros o juveniim , tih'i vel longo ordine sanguis Magnanimis fluitet lumbis ccelestis origo , Sanguinis aiit labes tergant quot emuntur honores , Collecue nut terra , Neptune aiiL marniore gnzce , I r.UlTR ITAMAX.V. 189 Quas riio acennvit genitor fruo,alis in area , Judiiiili tut' audi ritus jjrcrcepta docentcm. Moro.unn ct lentam valeas qui fnllere i'itain . Qufr (lira' tibi mane adsint , quas Phcebiis ah axe Declinans medio jubcar , qua: vapere suri^ant JEdisces , tibi si tenipus quandoquc supersit , Quod mihi concedat tete juirere canenti. Innan/i tutto ci pare clie il sig. Guerrieri guastasse la seniplicita e fors' anche V accorgimcnto del Parini sosti- tuendo alle parole Gioviii signore la frase Heros 0 juvenum. Vero e ])ciie die nel corso del poenietto il Parini da al sno protn^onista per sino, il nome di gemma degli eroi , ina cjuesta fiase ottiene nn ottimo effetto la dove T ha collocata il poeta , dopo averne in parte descritta la vita di (jnesto eioe , non qui , dove farelil)e iiitempestiva- niente maiiifesta T ironia. II traslato arditissimo Nepluni marmore non corri?|ionde all' indole del poemetto. II verso MorOHim et lentam laleas qui fallere vitam non si accosta piinto alia bellezza del teste : Come ingannar qiiesii nojosi e Jenti — Giorni divita, cui si lungo tedio — • £ fastidio insojfribH.e arcompagna. II uiodo Plioebus ah axe declinans medio soniiglia moltissimo al Neptuni marmore ed ha lo stesso difetto verso P originale. ]Ma soprattutto crediamo che il traduttore perda al confront© del testo negli nltlmi due A'ersi. II Parini disse : Se in mezzo agli ozj tuoi ozio ti resta — Pur di tender gli orrcchi a' versi miei: e certo non uso sen/.a un perche il uiodo in mezzo agli ozj tuoi, e quell" altro tender gli orecchi. Perche diin- que il sig. Guerrieri non ebbe cura di trasiiortarii nella sua versione ? Chi non vede nei versi italiani quell' ac- corginiento che regna poi in tutto il poenietto , di porre in dileggio il protagonista e la sua vita sotto un per- petuo colore di gravita e di lode ? 140 APPENDICE CORRISPONDENZA. Filanda a vcporc. Lettera del slg. Clemente BosA no- blle Bresciaiio. Amico carissimo , Brescia 18 maggio iBsS. INegli aiiai scorsi potei rendervi conto della felice col- tivazione da nie eseguita del liso cinese , ed aveva spe- raiiza di poterveiie continuar la relazione, aggiungendovi cio die priiicipalmente deve interessare , la spesa cioe di questo coltivamento; ma la graudine die mi percosse ap- puiito in Capriano , ove 1' aveva aumentato a parecdii de' iiostri Pib , iiiisara bresciana , mi tolse ]a possibilita di farlo ; come anco nulla dir vi potrei su questo cereale da me seminato ia ottobre dietro Y asserzioiie di M. Fo- dere , poiche non mi fa dato di vedenie spuntare pur un grano, Nullameiio nell' autuiiiio veguente replidiero questo sperimento , la di cui riuscita potiebbe decidere , giacche la semiiia avantl l" inverno minoierelibe d' assai la spesa della mondatura , e rcuderebbe quindi certo il yantaggio della coltivazione. Noil potendo pero snl premesso argomeiito intratte- nervi , conoscendo quanto il vostro genio goda in. sentirsl annunciar cose se non aiFatto nuove , pur non ancor si difFuse da ritenersi per volgari, e per altra parte di tanta utilita da meritarsi le considerazioui del filaiitropo , mi permetto di dirvi alcuna cosa sulla niia Filanda a vapore, situata nel comune di Acquafredda , la di cui costruzione ho teste ultimata , e die sperimentai lunedi ultimo scor- so , giorno 16 corrente. E clb tanto piu voleniieri m' accina;o a fare, in quanto die nella provincia di Mantova io sono il prinio introduttore di questo recentemente perfezionato metodo di iilatura di seta, e perche mi e caro il merito del signor Valentino PARTE ITALIANA. I41 Casparlni di Rovcredo , al quale appoggiai I' intiera ese- cuzione di quesio niio piccolo stabilinieiito , clie intiera- luente corrispose alia mia aspettazioue, 5la cosa vi diss' io die sia conosciuto il merito del sig. Gasparini ? Desso e gia clilaro per tutta Italia , e ])cr la costruzione della nia^nilica ed imponente filanda Bettiiii in Roveredo , die fu onorata dell' approvazione delle 1\1M. LL. , cioe dell' Augusto nostro Sovrano e del russo Imperatore , e per le niolte altre soUo la sua direzione costrutte nelle provincie di Vicenza , di Verona , di Rovei-edo , e inas- siniamente in qiiesta di Brescia. Id non staro a farvi la descrizione della filanda mia di n." 3o tornelli, la quale sarebbe suscettibile d' esser por- tata ai 38, ed occupa vm' area di poco maggiore a quella ove a steiito antecedentemente erano collocati 18 di quelli alia Rwnfort Ne tanipoco vi notero come con un sol fuoco , sotto- posio al gran calderone , s' attivino con mirabile celerita tutte le caldajole de' singoli fornelli , e si mantenga 1' ac- qua delle medcsime costanteaiente in un grado di calore atto al pill perfetto svolgimento dei bozzoli. Dobljiamo questa scoperta, I'applicazione cioe del vapore alia lilatura della seta , al signor Gensul , e coateiuporaneamente al signer Silva. Bla il signor Valentino Gasparini prevalendosi di una niacchlna simile a quella del predetto sig. Gensul, ne di- stril>ui piu perfettamente le parti in modo da renderla acta ad alimcntaro nn nuniero maggiore di caldajole. La posizione del gran calderone quasi sotto terra; I'in- "vestimento con creta die gli si da; la situazione del nu- tritore attiguo al medesimo , e la diversa conformazione di esso nutritore sono miglioramenti die portano un sommo vantacjjio , e die si devono alio studio ed alia diligenza del sig. Gasparini. Pill d' ogni altro pero io credo contribuir possa a dare al sig. Gasparini la preminenza , il modo con cui traduce il vapore ai singoli I'ornelli. In luogo di lasciar esposti alle variazioni atmosfericlie •i tabi condnttori del vapore, il sig. Gasparini li fa cammi- nar soito terra , tramezzo ad un cauale di niattoui , Io die rende piu uniforme e costanie 1' azione del vapore stcsso 142 A r l> E i\ D I C E con (ju.iltlic i-is]iartiiio anco tli comljiistlMle ; risparmio an- nientato ilalT aver egli sostitiiito a qnei di raine i tabi secoiidarj di piomljo come jjIu aiti a condur il calofico. "Varj altri niigUorameiiti ed utili invenziotii ha il sigaor Gasparini saputo adattare con somma iatelligenza al pro- prio meccanisiiio oiide perfczionarlo. Tali sono tra ,gU alti'i la lamina con cui veste la ciirva dclla caldajola, tramczzo alia quale ed alia parete della caldajola stessa per riscaldar 1' acqiia , il vapore entra mediante alcune tVssure. Tali il togliinento di comunicazione che si puo esewuire tia il calderone e 1" indicalore ( il quale serve a far conoscere il peso e I.i qnantita dell'acqna die trovasi nel calderone, e qiiindi se occorra o no il farvene eiitrare di nuovo), allort|uando questo per la propria fragilita ( essendo di velro) avesse a spezzarsi , e si dovesse so- Stituirgliene uno nnovo. Egli e [loi da darsi tutto il nierito al sig. Gasparini pel ritrovamento di un nuovo tubo di cristallo ch' egli jione paralellamente all' indicatore suddetto , cliiauiato il mano- luetro o dasimetro , il quale mediante una scala di gra— duazione segnata in iianco al medesimo, diniostra coa precisione e costanteniente la forza e tensione del A'apore, non ciie i gradi di boUiiura delPacqua rinchinsa nel graa calderone. Quest' istromento serve miraljilmente a lame deirindividuo destinato a niantener il fuoco sotto il detto calderone , accio il calore e la forza sieno costantemente alio stesso grado ; e noa solo contriljuisce al risparmio del combustibile , ma ad una sempre eguale tenq^eratura deir acqua delle caldajole , e quindi ad una equabiiita di svolgimento dei bozzoli, vantaggiosissima all' eguaglianza del lilo serico , ed alia consisteiiza del medesimo. Altro utile ritrovamento devcsi al sig. Gasparini , da esso per la prima volta applicato quest' anno ai tubi che introducono il vapore nelle caldajole. Consiste questo nel- 1' aver applicato non solo alle grandi caldaje , nia hea anco a ciascheduno dei tubi conducenti 11 vapore nei sin- goli fornelli una valvola a pressione , la quale aprendosi spoutaneamente per dar passo al vapore , si chiude pure spontaneainente allorquando lo stesso cessa di agire. Questa valvoletta inipedisce quindi 1' assorbimento dell' acqua delle caldajole , il quale succederebbe qiialora levato il fuoco dalle grandi caldaje, le filatrici dimenticassero di chiudere PARTE ITALIANA. 148 le cliiavcttiiie per cui dai tul)l pass.i nelle dette caldajole il Aapore. (i) Olire ai sovraccitati , altri perfezionamenti sono stati introdotti dal sig. Gasparini nel pioprio meccanisnio, come tra' varj e rimarchevole quello di un grujjpo di cliiavi e ■viti opportnnamente situate , le quali servono a far en- trare dal niitritore nel gran calderone tanta quantita di acqua gia riscaldata , quanta u' e escita in vapore. Al disopra del gran calderone e del nutritore potreb- besi forniar la stufa occorrente a sofFocar le grisalidi, lo che porterebbe nn nuovo risparmio di coniljustibile, da rhe niun auniento si darebbe al consumo di quello gia occor- rente pel* niantener il vapore necessario airandamento dei foraelli. lo pcro avendo gia vina stufa eccellente a tal uopo , mi sono astenuto dal costrulrne per ora una nuova , risei'- ■vandouii d' approiittar in avvenire di questo vantaggio. Eccovi, auiico carissirno, succin'.aniente esposte varie delle Htilita clie derivano dal ineccanlsuio usato dal sig. Gaspa- rini per r andamento delle filande a vapore. Ne io vi espoago la superiorita che la seta filata in tal mode ha sopra le altre filate con fornelli a fuoco , sia pel lucido , sia per la consistenza , e pretendesi anco pel maggior reddito. Vostro AS.° Amico Clemente Rosa. (l) Giustlzia ci oljbliga a qui notare clie que»to iiugliorauiento , come pure qualche altro notato preeedenteiuente nou appartiene al sig. Gasparini ( Nota del Direitoie. ) Gjuseppz Aczrbi , direttore ed editore. 0. servnzioni m ct enrol ogkhe fatte aU'I.R Osscrvatorio di Brera. A P R I L E 1825. M AT r I N A. Sera. j c d — t! -^ i cS V 1, J; < 5 " 2 0 a Stato del cielo. < 6 — 1 u 0 s Si 2 2 2 2 0 s N > Stato del cielo. poll . till. 0 roll . lin. 0 J 27 9-7 + 8,4 N..E Nuv.ser.piog. 27 11,5 +i3,5 E Nuv. ser. 2. 27 11,0 + 8,3 E..SO Nuv. neb.ser. 27 9,2 + l3,2 0... S Sereno. 6 ^7 ic,o + 8,5 E Nuv.nebb.ser. 27 10,0 + 12,5 S Sereno. 4 27 9,« + 6,5 NNO Sercno. 27 9,2 +14,5 SO Nuv.neb.rott. b 27 10,2 + 6,3 E Sereno. 37 10,9 +i3,5 S E Sereno. 6 27 i],8 + 6,0 N E Sereno. 27 11,8 + i3,o E Sereno. 7 28 1/ + 7,5 E Nuvolo. 28 0,3 +11,8 E Sereno. « 28 0,7 + 6,0 S E Sei-. neb, nuv. 27 11,6 + )2,3 S Serejio. 9 28 0,0 + 6,5 N Sereno. 28 0,2 +14,2 N E Sereno. 10 28 1,8 + 8,0 N E Sereno. 28 I,C + i3,5 NNO Sereno. 11 28 1,0 + 6,5 N E Sereno. 27 11,6 fi4,5 s 0 Sereno. 12 27 11,7 + 7,5 NNO Ser. rfebb. 27 10,6 + i5,8 S 0 Sereno. i3 27 ic,8 + 8,5 0 Sereno. 27 10,1 +16,0 soo* Nebb. ser. 14 27 10,1 I- 9,2 s 0 Sereno. 27 10,1 +17,6 S E Sereno. lb 28 c,o +10,0 E Nebb. ser. 27 11,2 +16,5 0 Sereno. 16 ^7 J 1,0 + 10,5 N NO Sereno. 27 10,0 +18,0 S 0 Ser. nebb. 17 27 8,8 + 9,5 N 0 Sereno. 27 6,2 +18,2 .SO" Nuv. ser. 18 27 5,5 + 10,8 N* Nebb. ser. 27 7,2 + 13,5 E* Nuv. rotto. 1 ^9 27 7'4 + 3,8 N Sereno. 37 9,0 + 11,5 N* Sereno. ' 20 27 10,8 + 4)0 N 0 Sereno. 27 11,0 +12,0 0 Sereno. 31 27 11,0 + 5,7 N 0 Sereno. 27 10,6 +14,0 SO Sereno. 22 27 10,7 + 8,5 N 0 Nuv. ser. 27 9,7 +14,0 so Nuv. ser. 23 37 C),^ + 8,0 N 0 Sereno. 37 8,8 + i3,o 0 Nuvolo. 24 27 8,8 + 10,0 0 Nuv. rotto. 27 9,0 + 12,9 so Nuv.piog.nuv. ; 2i) 27 9,0 + 10,0 N E Nuvolo. 27 9,0 +i5,3 so Nuv. ser. 1 36 27 8,8 + 10,8 NNO Nuv. neb.ser. 27 8,1 + 35,7 N Nuv.neb.rott. j 27 27 -,8 + Il,C E Nuv.rott.piov.''27 7>^ + 13,5 E Nuv. piov. { 28 27 7,4 +11,6 E Nuv piovoso. 27 7.4 + i5,6 E Nuv. rotto. 1 29 27 7,4 + 13,7 E Nuv.tem.piog. 27 7,5 +i3,3 E Nuv.rott. ser. 3c 2*7 o,( + 1 1,0 0 Neb. ser. nuv. 27 8,7 +i5,7 SO Sereno. 1 AUezza mass, del bar. poll. 28 lin. 1,8 A tezza mass -- del term. + 18,2 minima » 27 » 5,5 • mini: na + 3,8 _. media » 37 « 9,99 Quantita della pioggia niedi linee 6,41 a + 11,24 1 14^) BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATUllA ED ARTI LIBERALI. Collezione del Classici Metafisicl. Vol. r.° al 40.® — Favia^ 1818 al \82/^, presso i Collettori , in 12.° Prezzo d associazione lir. 2. ital. al volume. N. 1 01 dobbiamo alio zelo ed alle cure di tre gio- vaiii di Pavia , della filosofia teneri ed amantissimi , il grandiose disegno di qaesta collezione de"' Classici inetaiisici, ed oi*a clie, attesa la pubblicazlone delle opere di Cartcslo , di Malebranclie , di Locke , di Cudwort^ di Condlllac ., di Hume ^ di Pagano^ di Kant, di De Stutt-Tracy e di Laromiguierc la veg- giani a buon termine oniai riuscita, lie vieiie in aiiinio di dire alcuna cosa della qualltd deir impresa , del jnodo con clie venne condotta , e delle operc e delle dotuine principali, die per essa , siccome tesoro ricchissimo , vennero raccolte onde veggasi apprez- zata questa lUosotica snppellettile qiianto ella si merita, ne vad.ino defraudati dei dovuti encomj quelli che alVaticarono a prepararla. Fu saggio divisaniento ed utilissimo quello di dare in luce ntlla lino:na nostra ed in una sola raccolta gli scritti di que"' classici antori clic la lilosona Bibl. Ital. T. XXXVIII. 10 146 COLLEZIONB nEI CLVSSICI METAFISICI. hanno illustrata ; e I vantaggl d' iin tale progetto non possono contiastarsi, prnsando rlie da torpore ver- gognoso cran presi gl' Italiani per cosi hegli studj da lungo tempo inonorati c intermessi , e die per siiratto modo piu agevolmente si scuolera qiiello spirito di emnlnzione clie soln puo ricondurli al jM-imo amore de' medesirni. Sia lode admupie ai Collettori de' Metalisici per quaiito adopraron alT in- coraggiamcnto dclle scienze filnsofiche , le prime e le piu impnrtanti di tutte le altre , e voglia il co- jmiiie fausto destitio die non toinino vani cosi forti iiicitamenti per non vederle nn' altra volta si brut- tamente neglette ed invilite. Se non die anclie il modo col cpiale si scppe rego- lare I'impresa ne pare assai commendevole, essendo cgli quanto gindizioso, altrettanto al proposito con- grnentissinio. Di fatto la scelta degli autori, se si prescinda dal Laromic;Hiere, cni piu dalla f.ima del talento, die dal merito dclle sue lezioni di fdosofia un tal posto puo essere conceduto (i) , e dalla di- menticanza immeritamente usata finora al prime metafisico italiano , all' illustre filosofo abate Ge- novesi , se si prescinda da cio, la scelta e veramente quale si vuole e qual deve essere , perocche con cssa si presenta la serie di quelle opere die possono cliiamarsi Classiche, e per cui la fdosofia venne avanzando. D' altronde con savio accorgimento s'in- comincio la collezione dalle opere di Cartesio, sa- pendo ognuno die V epoca di questo grand' uomo segua queila del risorgimcnto dello spirito umano , e che indarno si sarebber cercati raggi di luce nei secoli di barbaric e d'ignoranza che T hanno preceduta. (1) L' autore stpsso con noi sarebbe consenziente = on ne ju- gera pas qiielques Iccons clestinees particuliiTeiiient a dcs Aleves comme on juge iin ouvrage compose pour Je public .... Si i'avais anibitioniie le titre d'auteur, j'aurais du etc. Ved. Aver- lisseiiifn'i lecons de philosophic par P. Laromiguiere. Paris, 1820- COLl.EZIONK DEI CI. ^SSIOl MFC TAFI'^ICI. 14" Le traduzioni altresi in gcnerale ci pia((|ucro e j>ait)nc) buone [)cr f[uanto al stMnplice c disadornn iiMgiKigg^ia dclle scienze si adilicc, siccome le note (he di iiiano'iii maiio ci vcnnero sotf occliio por- gono interrsse con sulVicienti diluoidazioni , sicche al biion esito cd intero di questa rollezione non inanchercbhe piu die il miglioiamento delT eclizione iiella parte ti[)ogr ifna lihraria , e la menda di iin obblio chc !a santa caiita di [)atria iii.d potrebbe copiportare. Wneiido oia al [)articolare delle opcre e delle dottrine , noi piiseiitianio sottn un solo punto di vista i 2;randi lavori e Is sraiidi verita dclla mc- tafisica colla rassegna delle une e delle aitre. Inconiinciamo da Cartesio ; due volunii si sono Rtnmpati delle sue opeie ; il primo contiene sei medita/ioni liiLorno ai priiicipj della filosofia , e spe- rialniente iiitoino all' esistenza di Dlo e alia riatura deU aniina ^ e nel secotulo si racchiude il saggio sulle passioni delV an: ma. Cartesio e il Newton dt-lla filosofia; persuaso egli di non saper nulla , albirche avea gia di scienze studiato nioltissimo, colla vastita e colla forza del 8U0 gcnio , infranto il tirannico giogo della scola- stica, giunse a linnovnre la propria mente, e quella di tutti gli unmini colT aprire miova via al pensiero td ai ra2;ionanienti. Le sue nieditazioni contengono prima di tutto cose cgregie intorno alia logica universale, mostrando esse in che debba riporsi la jCertezza , e come il metodo analitico sia da segiiitarsi ,nel!a ricerca del vero , passando dal sem[)lice al composto , dal noto alP ignnto : in secondo luogo clleno provano T esistenza di Dio, come Idea iiinata^ distinguono Tanima dal corpo, peril diverse priu- cipio della vita , e trattano del conimercio reci- proco deir uuo e delTaltra per conoscere i rapporti di esscnzia'e differenza che remiono al parer di Cartesio piu conosciuta quella di qu-jsto. 148 COLLEZIONE DEI CLA.SSICI METAFISICI. II Sag2;lo poi dclle passion I delV anima die si di- vide in tre parti coniprende e^h pure delle grandi verita e dei grandi inscgnamenti intorno alle pas- sioni in c;cnerale, intorno al loro numcro cd ordine , e intorno alle passloiii particolari. In cjuesto infatti veggonsi stabiliti e possdjilmejite determinati i rap- porti d' inHuenza clie la natura fisica delT uoino ha suUa qualita e sulla forza delle passioni, conosciute le passioni primitive AeW ammirazionc ^ dclT amorc , deir odio , del desidcrio , delia gioja e della tristez' za\ e discusse le grandi quistioni sulla sede delle passioni, sul modo con cut ve/igono ccci-tate , e sul potcre e sul predominio che puo acquistarne so- pra di esse V anima e la ragione. In mezzo pero a tanta luce di dottrina vengono quasi nebbia ad offuscarla il sistema sidle idee in- nate ^ tanto assurde pei progress! della moderna filosofia , quelle dill' anima delle bestie considerate come semplici macchine ed automi, quando le os- servazioni della psicologia comparata^ e T analogia dei fatti e delTorganizzazione accordano loro tutte le f'acolta che costituiscono ahneno quella iuferiore di conoscere, quelle sulla sede delTaniina nella glan- dola pincale del cervello , a cui secondo il detto degli anatomisti non concorrono i nervi , i,\x\V essenza deir anima riposta nel pensiero quando egli non e immutabile ne continue ; e finalmente su tutte le passioni prodoite dal moto degli spiriti animali , quando la loro sorgente piu estesa e primitiva sta iielle cause morali e nella reazione potentissiraa delle idee e dei sentimenti. Ad onta pero di questi erronei pensamenti di grandi precetti abbondano gli scritti di Cartesio, e il solo beneiicio che essi im- partirono alPingrandimento della ragione e di tutte le scienze , li rende troppo rispeetabili e vcnerandi perche noi possiamo dimenticarli. Malebraiiche allevato alia scuola di Cartesio, le di cm dottrine ed i cui sistenii per ben due lustri tolse a profoiidanicnte meditare , ticu dietro a Cartesio COI.Lr.ZION'E DFI CI.ve^TCt METAFISICI. 1 49 ncllera della ricerca dclla veritd tanto ammirata se non per V orii^inalita delle idre , per la bellezza di-lT ordmc e dello stile. Quest' opera pulihlicata in sctte voliimi fn divi8;i dalTautore in sei lihri ; nel primo tratta eg;U dcgli errori del seiisl^ discorremlo partitamente degli errori della vista riguardo aWestensione^ riguardo aW^ figiua, alia vclocitd ^ alia dista/iza ^ al nioto ^ alia qnicte dei corpi , e a tutte le qnalita setisiblli in gcnerale , c presentaiido all' uopo nn' idea piu die sulTiciente delle scnsazionl e del modo con cui si formano e si accompagnano gli errori delle sensazioiii stesse , i (juali giusta la sua opinione piu die nolle sensa- zioni trovansi no' nostri giudizj. Ni 1 secondo nientre ragiona con inoltissimo avvedimentn delT immngina- zione , de' suoi rapporti colla memoria , della sua forza e de' suoi elletti , dimostra gli errori die ne I provengono elle persnne dl studio^ e attesa speoial- ' mente, sircome ei dice, i.i comiiidcazione contagiosa delle irnmagiiiazio/ii fortl. i\Ia al presente e d' uopo ri- nunciare a tnolte idee ed opinioni in questo secondo libro significate per non cadere in quegli errori che I il Malebranclie insegnava a fuggire. Nel terzo libro j parla degli errori delT intelletto , ossia dello spirito I puro , rifereudoli alia sua rlst?ettezza, singolarmente j alia imuicanza ^XtW ordinc che ei suole tenere nella ricerca della verita alia sua laiiga appllcazioiie , ad oggetti estranei, ai modi con cui percepisce le idee, I ed alia inclinazio/ie a credere non esistrnti le cose di cui non ha iden. Finalmente negli ultimi tre libri tiene discorso prima di tutto degli errori die possnno derivarc dalle inclliiazioni o dai moti natiirali dello spirito , e tra cui annovera V inrlinazioiie del bene generale, la curiosltd o V inclinazione die abbiamo a tutto cio che ci rende saperiori agli altri, il dcsiderio della scienza , il dcsiderio di comparire sapienti,la brama delle dignita e delle ricchezze, e V amor del piacere^ secondarianiente degli errori prodotti dalle l50 COLI-rziONE DET CLASSICI MKTAFISICT, passioni tanto c;enerali die particolari , mostraiido la via come anche certe passioni , e tra le altre r ammirazione^ ajiitar ci possano nella scoperta del veio;inrine del metodo riposfo xn^W attenzione ^ ne\- r uso (.leW imma^uiazionc ^ delle passioni e dei scnsi^ nei mezzi atti ad aumcnis.ve \' estensionc c la capa- citd dello s[)irito e nella pratlca delle rcgole gene- rali da osservaisi , allorche vogliasi ricercare e conosccre la verila. Qucsto prospetto di materie pertanto fa conoscere clie il Malebianche e riu- scito nel suo intento per una via contraiia, nia la piu ovvia e la piu sicura qual e cjuella di tener loiitano dair errore onde ricercare ed iscoprire la verita; e noi possiam dire che le sue investigazioni sopra tutte le cause degli errori tanto sistemati- camente ed estesamente diniostrate , costituiscono un"" opera classica di logica analitica^ che non puo essere abbastanza apprezzata e commendala. Cio che per altro e da osservarsi si e la singo- larita del sistema di Malebranche intorno all' ori- gine delle idee e delle cognizioni che egli st^ihippa, ed espone incidenteinente nel libro terzo : il Ma- lebranche rifiuto le idee innate di Ca-rtesio , sup- ponendo che altre partano dai sensi e che altre le formi lo spirito ; nia d' altra parte credette as- siirdo che lo spirito liniitato e fiaito , siccorne e , potesse vedere tutte queste idee pressoche inlinite in se stesso, e percio quasi per un seguito neces- sario di ragionarnenii fu condotto a credere che noi vcdiamo ogni cosa in Dio (i), costituendo Dio centro degli uniani spiriti , da cui hanno dipen- denza tutti i nostri pensieri. Ma questo sistema in cui per lo sforzo delTori- ginalita non potrebbe perdonarsi Tinaudita strava- ganza , e antifilosofico , siccorne tutti sanno , e fecondo di moltissimi assurdi, togliendo alio spirito umano tutta qurir attivita e quelP energia di cui seconda che V esperienza non e il fondamento » di tutte le nostre cognizioni , in guisa che da » essa hanno queste la loro prima origine (2) » ; poiche rispetto a quella e da osservarsi che se non vi sono idee nello spirito primitivamente, vi esi- stono pero le facolta come tante ingenite potenze ed attitudini ad acquistarle , e rispetto a questa che trovansi alcune idee specialmente morali ed astratte, cosi eterogenee e difformi dalle sensazioni che non possono aver alcnn legame o rapporto coir esperienza almeno immediatamente. Succede al saggio del Locke il sistema intellettuale delV universo di Rodolfo Cudwort basato sopra i tre fondamentali precetti della credenza di un Dio ^ della giustizia , della bo/itd naturale di Dio e del libe- ro arbitrio. Quest' opera estesissima , concepita e (j) VecJ. Locke torn. I , pag. 33o. (2) Ibid. torn. I , pag. 290. COTXEZIONE DEI CLAfiSTCI METAFISICr. I S'i diietta dairautore alia confutazione del /aiaZi,ymo e del determinismo , fa pero compendiata dal tiadut- tore sig. niaichese Benedetti ; e a dir veio (|uan- tunque ahhia clla poca importanza anche cosi ri- stretta dopo cio die scrisseio sulle stcsse materie tanto accuratamcnic il Clarke, il Berg^ier , il Ge- iiovcsi ed il Palmicri , pure e bene clie venga I'atta conoscere a prova della rpialita delle dottrine e de' progress! che fece gia da molti anni la metafi- sica anco in tal parte. Dopo le prefazioni dcW ahbreviatore e deU'aHtore si leo'o'e il comnciidio del (rnttato iiitorno alle no- zioiil et.erne ed iimniitahili dell' o/iestn c del giiisto ^ ove si pongono i londainenti de' ])riiicipj ideologico- niorali per una parte , e per V altra si confiitano le assurde opinioni di que' lilnsoti anticlu e di Obbes che tencvan per fernio nulla esservi di bene o di male, di giusto o d'ingiusto, tranne delle leggi e delle convenzioni sociali ; ma siccome osserva il traduttore nellc sue note, il Gudvvort ostinataniente attaccato alle idee innate di Platone , le rinnovo con questi principj eterni delT onesto e del giusto, e quel che e piii « s' indusse a personalizzare la y> giustizia ,. la prudenza , V onesta , la verita for- y> niandone un coniposto di nozioni fantastiche e » di attributi ideali (i). » Nel seguito deir opera del Gudvvort primiera- mente si espongono i principj ed i sentimenti delhi filosotia del fatalismo degli antichi , dedotto dalla dottrina atomistica corpnscolare , mostrandone la cor- ruzione per opera di Democrito e di Epicuro, e le ragioni che ebbe Platone di lasciarla, e deducendo delle prove da essa a sostegno delP immaterialitd degli spiriti; in secondo luogo si svelano e si pon- gono in chiaro quattordici argomenti principali , con cui gli atei antichi , Democrito , Leucippo , Anassagora ed i loro seguaci si opposero alPesistenza (l) Ved. Cudwort toni, I, paj. 204. Io4 COLI,EZIONE DEt CLASSICI METAF1!?]CI. di Dlo apientlosi colla confutazionfi dlc riinendnanzc , (i) V. il Jomiial di's Savau* loJ'). 164 COILEZIOKE DKl CI.ASSICI MELVFISir.l, deterininando il lo»o senso in mezzo alia moltipli- cita de' significati e de' vocaboli clie adopcrano i filosofi onde esprimerle , e provando che le idee sono veri giudizj ^ ma d' una specie particolare (i). Inoltre egli a tiitto cio ajiL^'mgne la trattazione della controversia dellc idee innate , rio:ettando tntti i sistenii del) mflusso fisico , delle carise occasionali delV armonia prcstabilita^ delle idee in Dio e delle idee innate di Leibnitz e di Cartesio , inventati per sostenerle, e provando, clie c;iusta la loro di- stribuzioiie di sensibili , intcllcttnali e morali sono accjuisite e derivate. Infine discorrendo delle idee chiare , vere e distinte , sernplici^ astratte e gcnerali prova i vantaggi e gV inconvenieiiti della loro di- visione , T istjtuzione di una lingua viniversale di- pendcnte dalla teoria delle idee seinplici, T astra- zione dei sensi, dello spirito e del lingnaggio, non che la vera natnra ed esistenza delle idee gencrali in mezzo ai dubbj e alle tpiistioni dei nomiuaLi e dei reali. Per tutto cio si conchiuda clie il Laromi- guiere e veramente riuscito, siccome si propose, nel dar lo scioglimento del problema di metatisica, qual e il modo con cui si forma V intelli^enza e che se non ha il merito di niiove idee e di nnove teorie, cui egli stesso non aspira , puo vantarsi certamente di cpicllo di una grande cliiarezza di cspo- sizione e di una somma puiild di principj , (piali air ammaestramento della gioventu si desiderano e si convengono. Del celebre autore degli Elementi di ideologia del Nestore dei filosofi viventi della Francia non si pubblico fin qui nella collczione die un' operetta avente per titolo Principj logici e Memoria medita sulla metnfisica di Kant. I principj logici consistono in una raccolta di fatii suir umana ititelligenza destinati particolar- mente alT istruzione de' giovani, ed in essi rdlustre (I) V. Tom. 3.°, r() rOI.I.r./IONE DFI r,T.\?SICI imf.tafisici. nazioiii rbbero i loro pocii eel i loro cantori , sic- come il piimo liiignaggio degli uoniini si fn qiu llo del veiso c del canto: tiatta con molta finezza e con molto raziocinio di critica delT oiigine e del- r analisi delle prime lingne dei selvaggi e dei bar- bari, e della nianiera di lavellare per tiopi e per allegoric , dell' origine della scrittura e della per- soniricazioiie delle qiialita dei corpi ; indi ragiona dtWa/nnm^ della qnalita pntrtica^ dei roZori e dell) stile dell' antlca uoesia •, dappoi passa a discorrerc deir origine delle varie specie di poesia , delle feste , della tragedia, della commedia , della satira e del ditirambo, non clie di tutte le belle arti. Dopo qnesti sottili e pmfondi ragionamenti viene jl Pagano a dare un Sagi:;io del gusto e delle belle arti--, ed in questo egli sa col solito acume della sua inentc delinirc 1' oggetto del gusto e delle belle arti, il genip e le sue sorgenti , dividere le belle arti nelle loro specie e qmilita, assegnare gli elc- menti della loro bellezza wcW unitd ^ ed indicare le cause del loro progresso , siccome quelle del loro decadimeuto. A tutto cio aggiunge il Pagano ddle ottime ri- flessioni siil jAarevole , sul raffi/iamento. del gusto, sul contrasto e ^wWa aiititesi^ snl dUicato ^ sul forte e sul sublime^ adattando questi varj generi di stile ai varj popoli e alle varie nazioni, per la qual cosa senza tema di soverchia prevenzione o di troppo favorevole giiulizio, possiain dire die questo volume e un aureo trattato del bello in cui si svol- 2;ono e si sviluppano tutti i principj e tutte le teorie che insegna la metafisica intorno al medesimo. Noi per tal guisa abbiam dato ragibne, per <[uanto la brevita di un articolo il comportava, di tutte le opere lln qui pubblicate dai CoUettori dei Clas- sici metalisiei; ma prima di couchiuderlo , non possiam a meno di non manilestai-e un nostro de- siderio, die reputiam tale da non disdegnarsi, e si e questo primamente che alio opere gia pubblicate COLI.F.ZIONE DEI CLASSICI METAFISICI. 1 67 se ne agj^lunc^ano delle altre anco Btraniere , clie sou pur uioltc c ili luerito altissimo, e scconda- riamentc clic al tcruiiue dt-Ua collezioue venga fatta , siccome ia uu quadro sinottico e di Rias- sicnto , uu'ordinata e ciiiica csposizione delle idee e dei sistemi priucipali che iu tutte queste operc si conij)reudono, poiche allora la collezioue sara veramente perfetta , siccome cliiara e raanifesta di- verra Tutilita die i Icggitori ue potranno ricavare. Accolgano aduuque i Colletiori de' Classici mc- talisici i nostri mililiori auc;urj , perche nou si ri- mauga la loro impiesa ; e Tamore e la gloria per le scienze lilosoliche , di cui si niostrarouo cosi teneri c prcmurosi, gPiucuorino per niodo che essi possano e sappiano viucere tutti gli ostacoli, i ([uali tutfavia si fVappougouo al di lei perfetto csegui- mento. i68 Viri^gio alia Certosa di Pavia. Poeinctio dell' abate I.iiigi, PoLiDORi. — jllilano , i8ii4, coi tipl dl Giuseppe Pogliani. I ,v poesla descrittlva ci pare inventata a servigio di coloro clie noii nascono ma diventan poeti : di coloro che noii avendo da natuia il privilegio di quel bellissimo dono delF invenzione , per arte appresero a vestire di poetici colori cpie' subbietti che seni- brano conceduti unicamente alia prosa. Ne perclie ai nostri giorni abbiani veduta nobilitarsi noti poco qiiesta nianiera di poesia sotto la peiiiia di alcuni felici verseggiatori, ci parve di dover mutare sen- tenza : quando non negliianio gia clie si possano applicare le grazie del verso e della poesia anclie a' soggetti pei quali bastercbbe la prosa, ma sijj- beiie" contendiaitio clie queste descrizioni siano una vera poesia. Perocclie non il numero delle sillabe, non il metro e non alcune poeticlie frasi dividono la prosa dalla poesia, ma si veraniente Tinvenzio- ne: e le grandi immagini bibliclie , e le odi di Pindaro sono poesie anche nelle misere prose dei pill innobili volgarizzatori. Qui vogliamo che sia finito il nostro esordio : che procedendo diremmo forse cose da spiacere a luolti : e noi non abbiamo gia in animo di censurare coloro che a questo ge- nera di poesia si consacrarono , ma unicamente di fare avvertita la gioventu , che qnanto questa via del Parnaso e pin facile e comoda, altrettanto e an- che men gloriosa delP altra , battuta dai veri grandi poeti. Ne speri diuturnita di fama chiunque crede far poesie dello stile e dei versi , ma colui soltanto che viene in campo ricco d' invenzioni e d' im- magini. Fra le varie poesie descrittive che ai nostri giorni vennero in luce , la Biblioteca Italiana ( sono ora VIACCIO ALL A. CERTOS \ PI PVVIA. CCC, 1 69 tre anni ) rese conto cli uiT Epistola del slg;. Poli- doii, nella ([ualc descrivf vaasi le bellezze di Roma ad una illustre donzella clie Imene tog,lieva alTOlona p«r fiorinie le rive del Tebro. Ora lo stesso auto- re , per nozze strettaniente congiunte a quelle di prima , ci viene innanzi con un Poemetto pur de- scrittivo; e noi di cjuesto secondo componimento renderem cento, Becondo il nostro costume, senza amore e senz' ira.^^ L'Autorc, mostVata alia donzella la barca nella quale far debbono il loro viag[r;io, soggiunge: Secura adunque v entra e neW adorna Stanza , ai ra^gi del sol scherino sulubre , Sid piumato sofa molle t' adagia : Che io tiio compagno , io guida, io tuo maestro Se cosa attorno vegga a dirsi degna Ten parlerb ; die a! divagato sense Cosi men lunglie sembreranno I' ore. Lodevole e la carita del maestro che si apparecchia di sostenere 1' incomodo raggio del sole per eru- dire la fanciuUa a lui allidata : ma soverchia ci pare questa carita quando vuole che la sua alunna - non solamente si ripari dalsole, ma si ancora mol- lemente si adagi sul piumato sofa. Perocche povera e^ quella dotcrina die apprendiamo seggendo in piume: e poco poetica, o meglio forse diremo, poco gentile e Y immagine di uno scolaro che consente di starsene nioUemente adagiato, mentre il maestro sostiene la sferza del sole per crescergli sapienza. Ci sembra poi che si viaggi non gia per iidir par- lare degli oggetti , ma per vederll , e che quindi il signor Polidori invece di quel suo , se cosa attorao vegga a dirsi degna ten parlero ^ avrebbe dovuto dire: sc vedro cosa degna cJC altri la noti i imitero ad os- servarla. Finalmente quelT aggiunto divagato che si da al senso ci pare che mal corrisponda al concetto deir A u tore. Giunti poco dopo ad un edificio dov' e gran fra- gore d' acqua cadeirle , il sig. Polidori avverte la I70 VIAGGIO ALLA CERTOSA DI PAVIA, sua aliiriiia, ascoltaute ilallo stanzliio , clie quivi e la sega dei niarmi. Lascia il desio di pompeggiar graditn Tra spumanti destrieri ed aurei coccliL Nel ciitadin passeggio , E qua vientene un di , die gran diletto . Ti fia veder da occulta forza spinta Ferrata sega , e quindi retro traita Scorrendo penetrar tenaci fibre D' antico mar mo. Trattandosi di una fanciulla era forse piu acconclo consiglio invitarla a lasciar il piacere di primeg- giar fra le belle, anzi che quello di pompeggiar fra spunuuitl destrieri ed aurei cocchi , die suol es- sere vaiiita tutta propria de' giovanetti. Poi quel verbo ponipeggiare ci par di quelli die all' uopo ottengono an grande eiletto ( tali souo torreggiare ^ graiideggiarc , gigante.ggiare ) , ma die senza neces- sita noil debbon essere usati. II vocabolo ferrata lion etjuivale a ferrea come ])are die il signor Po- lidori credesse : e ben si puo dire ferrata inuzza a dinotare una mazza di legno con chiovi od altro di ferro , ferrata zainpa a significar 1' unghia del ca- vallo di ferro armata, ma. now ferrata sega ^ c^uandiO questo istromento debb' essere ferreo^ cioe tutto di ferro. Notiamo inoltre, siccome poco acconcia, la parola scorrendo : perocclie lo snorrere e proprio di cosa die si move con facilita, come delT acqua che scorre per doccia, e qui invece era da trovare vo- cabolo die dipingesse la diBicolta die la sega ha da superare onde penetrar le tenaci fibre del mar- mo die , antico o no , e durissima cosa. L' incendio notissimo di Binasco porge al poeta occasione di un pietoso episodio , nel quale non mancano ne felici immagini , ne qualche verso espressivo ; se non che forse puo notarsene la Uin- ghezza siccome soverchia. Quivi egli fa discendere la sua alunna perclie vegga // vago ponte che tondeggia spar to Quasi pensile piazza in otto lati , VOFMETTO PELL AHA IK I IICI POLlDORI. I7I |.( E a doppio rivo e a iloppia strada c varco. Quel die non lungL uppar borgo non vUe Binasco e dctto per Ic due colonne, Che , se farna non merit e , un di vi faro Erette a segno di coniun confine. Oh quanta d disertb , ncn ha molt anni , Alta sventura / . . . E qulvi ha luoo;o T episodio gia accennato ; poi un altro intorno alle sventare tli Beatrice Tenda, che il ferreo cuore del sno spuso Filippo Maria Viscoati trasse indeaiuinieiite a morire. Se noii che il pocta .accorgendosi che tante iinniae,ini di dolore contri- stavano T animo della sua alunna, so^siunfiie : Ah no, ti cahna: e dal pensier fngando L' idea di tanta pieta , al palischcrmo Cut hostro indugiar forse gia noja Scendiam bramosi di piii hinga meta, Ne' quali versi ci pare soverchiaiueute ardito il pensicro di attribuire al palischcniio il senso della noja : non ci taleiita (|acir indugiar dilacerato per compiere il verso , e credianio ozioso il concetto bramosi di piu litnga meta. Ma con quali imm;i2;ini si studia poi il poeta di ricrear Y animo alTlitto della cara viaggiatrice ? Oh se potesse V occhio Pill dair alto vagar per I' ampia terra Che Ticin parte e I' Eridan confma , Oh quante ridestar potria memorie Nel tuo pensier , mostrando i luoghi intorno Cli' hanno per esse ancor non dubbia fania! Qui certo ognuno aspetta che V Autore vada in traccia di luoghi famosi per belle e virtuose avven- ture ; e ci par di vedes e V alunna colle higriuie tuttavia sul ciglio per la pieta delT incendiato Bi- nasco e della sagrilicata Beatrice, pendere dal lab- bro del suo maestro, dcsiderosa di (pialche piarevole racconto. IMa egli le parla invece di battaglie e di stragi ; c spcnde ben trenta versi per dipingerle la penosa niortc di Boezio , a cui il piu grande e il 1^2 VIAGCIO ALLA CF.KTOSA PI PAVI\. pill loflato f'ra i barbari die abhiano iiivasa T Italia fece Ieo;are si fortemente una fane intorno alia te- sta clie fuori se ne schiantassero gli occlii. Ma die mai narro ? a die tiirbar pur oso II cor di alberga in te sereiio e placido , Qual fu deli innocenza il priino riso ? Perdonu , Eur ilia ; non e mia la col pa , Ma si di nostra inaledetta terra , Ahi troppo Crista da die hcbbe il sangue Del frotricidio antico , e /' uom ribelle Volendo essere un Dio fa men die uomo. E COS! ha ricorso ad una scusa che alcuni forse diranno peggior della colpa. Ma ve del tempio la turrita mole Tra gli appuntaii appar tremoli pioppi : Perdie V ondosa via lasciar conviencL E girne a meta. Prima di avviarsi , il Poeta fa un apostrofe di circa trenta versi al navicello clie fino a quel punto gli ha portati , e desidera che tutti di preferenza i ])asseggieri lo eleggauo , e che le fliwlali ninfe quando abbian vaghezza Di bcr la luce del muggior pianeta Su fiandii suoi s' assidano festose; Qui cantino lor inni , e qui premendo Colla Candida man le ghiuche chiome Ne tergano I' umor , e sparse in ciocche N' Grain la f route , il niveo collo e I' omero. Pervenuti dov' e la Certosa, il poeta rivolgesi alia sua alunna e le dice : Qual pensoso silenzio , e quante belle Sovra umana virtii sacraro un tempo L' ampio recinto die vaneggia intorno Chiuso da mura e fossa ! Allor non tocco Era da piede feminil ; die il giuro Del geloso pudor chiedea tal serbo. Noi saremmo detti maliziosi se mostrassimo pure di mettere in dubbio quello che afFermaao gli ultinii rOKMETTO dell' ABATE LUIOl POLIDOBI. 1^3 versl: ne vorremnio incoiitrar qnesta taccia per cer- car nella storia o nelle tratlizioni se questa asser- zione sia vera. 11 sig. Polidori j)er altro consentirii clu; noi, salvo tiitto il rcsto, dichiarianio riuscirne osrura e poco gradevole (juclla frase il giuro del gcloso piidoTc cJiicdca tal serbo. Ma , i solitarj ahitntor dispersi , Venne pur rnanco il cloustral divieto. Perche ogni tana di faUir deposta, Libero innoltra il passo. II poeta vorrebbe descrivere alia sua Eurilla alcuni altri oggetti, ed essa intanto sta fissa rollo sgiiardo siilia facciata del templo •, di clie accortosi egli le dice : . . . Quanro per molt' anni e scppe e i'alse Itnlico scalpel poscia die l' arti Alt antico splendor belle tornaro , Tntto qui ti si mostra in iin raccolto , O sia che i greci candelabri imiti Che furo in voto ai Nnmi e premio ai forti , O cspriina il Precursor che plen di zelo Rimproccia Erode del fraterno incesto , O Saulo , allor che al terzo cielo ascese E vide cose die ridir non seppe , O quel che Ambrogio fece , a quel die Bruno , Ed il Doctor cui gencrdr due patrie , Cartago al mondo e tua Milano al cielo. Nei quali versi ravvisiamo alcune bellezze clie ia quelli finora csaminati si cercherebbero invano. Non cosi lodercmo i seguenti: 7^ accolga il sacro limitnre , e in pria , Come pur vuole religion , ti vegga Bagnar d' acqna lustral V umile fronte , E china al suolo vencrar V Eterno , Che qui tra noi , qunl e nel Cielo , albergn , E padre aspetta de' {uoi figli i ioti. Perocclie sebbene ogni lettore s' imrnagina che la ben costiimata donzella entrando nel oacro tempio fcce (jucllo clic a ciistiano s' addice , pure non 1-4 VIA.GGIO ALLA OERTOSA. Dt PVVIV. crcdianio die qui fosse obbligo del poeta il taiilela avvertita : peiche la Musa disdegna le parti del pcdngogo , e cpieste minute e pneiili avvertenze impiccioliscono di troppo V idea del soggetto a cai il pocma e saciato. Inoltie il viaggio e fatto pei' couteuiplare le opere delTarti: la viaggiatrice aduu- que noil dia indizio di aveie diinenticata la eri- stiaiia pieta e religione , ina neppure ci aminoni- sca pill die tanto di aveila al pensiero. Che se la grandezza di Dio oecupera la niente de' leggi- toii , se essi dal poeta saranuo costretti a ricordarsi la santita del tempio , e la graudezza e V onnipo- tenza del Name a cui e dedicato , coiiie gli per- doneranno poi essi la lunga digressione iutorno air origiae della gotica arcliitettura , e tutti quegli altri discorsi onde , nel teiupio di Dio , spendo le ore lodando gli artefici e le opere umaue? Gume mai ua animo compreso dalT altezza dell' Etenio put) pascersi ndla contemplazione di queste mortali fralezze e prostrarsi dinanzi alT ara di Dio sol per mi rare intarslato il foco'^o ruhino ncl hlaiico mnrrno? Senza dubbio noi saremo accusati di scrupolo : ma si rifletta die diciamo queste cose ap[)unto per di- moslrare die mal a proposito il poeta non seppe liberarsi da uno scrupolo intempestivo. Vedute gia molte delle singolari beliezze onde il tempio e riccliisslmo, giungono i viaggiatori alia toniba del Coiite di Virtu, fondatore di tutto quel maraviglioso edifizio. Soffermati ; che hen lo merta il fmo Lai'or del docU mnrino , e piii I' imago Che posa, cinta di guerresco arnese, Sovra I' iirna feral a cui dappresso Stanno emblemi d' onor vittoria e faina. II Come di Virtii sappi die quegli Cui l' astuto alternar di guerre e pad , U usar fi' ingegno , il comperarsi i prodi , Lo sgommar le mal tessute Icghe Fra gl' itali signor , in chi dcstando rOF.METTO dell' ABATE LUIGI rOLlDORI. I^S Speranze ardite , in chi tiinor non degno , Seme ad enlrambi di vicin seivaggio , Die vnsto iinpero , e forse dato avria Quant' alpe scrra c 7 doppio mar circonda , Se in mezzo alt opre not cogUeva morte. Qui forse nieglio die in oj^ni altro luogo eadeva in acconcio il dire da chi fosse fondata la Certosa; e siilla toniba di un tanto principe potevano ben f;iisi alcune belle considerazioni. Cosi parimente poteva esser campo a jrrandi e sublimi idee la de- scrizione del tabeinacolo, clie invece il poeta assai poveramente descrive nei seguent^ versi: Jiicco per marmi e per sue forme vago E il rotondo tcmpietto , ov ha dimora Fegno d' amor perenne il Divo Agnello Che noi di celestial cibo nutrica. Dal tempio escono finalmente i due viaggiatori per visltare il restaiite delf edificio ; e il poeta onde far conoscere alia sua alunna la sevcna disciplina in cni vivevano i monaci, la guida in una dclle romite casotte , dov' essi V uno dalT altro diviso , alber- gavano. Senza il dolce alternar di arguti motti , E d' ilari novelle c liete visa , In questa die t' accoglie or , prima cella Egli a mensa sedea solo e pensoso. Non sulse acute non alpin fagiano , E non pernice , e non cignal ferito Nel selvoso Ciminio unqua sul desco Dal iolubil cilindro a lui scendea ; Ma gli cron cibo sol erbe e legumi , Laite rappreso , poche frutta e pesce D' ignobile laguna , oppur rapito La nel Nordico mar alia vorace Gola di non mai suzia ampia balena , E dal cosperso sal reso incorrolto. Non v' lia dubbio die i contrapposti danno , co- me suol dirsi, risalto alle cose; e una Candida fan- .ciulla c pill vaga se la vcdi presso al volto di un 176 VIAGGIO ALLA CERTO?A Dl PAVIA. contadino abbronzato dal sole. Cosi anche il sigiior Polidoii lia voluto metterci dinanzi agU occlii la durezza del vitto a ciii crede die stesscr coiitenti que' Monaci , concrapponcndolo agli squisiti cibi con ciie i grandi solleticano V appetite negaio al- r oziosita della loro vita : ma alnieiio rpiattro rjuinti deir umaii genere non vide iiiai sul sno desco ne acute salse , ne fagiani, ne cignali, e i nostri con- tadini potrebbono dire ad una voce al poeta : Ah signore, mentre que' nionaci oziando mangiavano il latte lappieso e le fiutta e il pesce rapito al nordico mare , i nostri avi col sudore di tutto il giorno nun guadagnavansi die un miserabile tozzo di pane ! Qui adunque il confronto introdotto dal poeta non aggiunge Teffetto a cui tende; e niigllor consiglio sarebbe state toccar brevemente V au- sterita di que' pranzi , ed accennare piuttosto che molti fra i monaci avevano eletta quella durissiina vita, potendo invece godersi i comodi dellc ric- cliezze fra le quali erano nati. La stessa osserva- zione vuolsi applicare ai versi die poco dopo ten- iroiio dietro dove I'Autore parla del letto su cui dormivano i monaci. Ma gia r ansante Mcssaggier ci annunzia Pronti al nostra partir mordere il freno J forosi destricri , e T impaziente Ferrata zampa scalpitdr I' arena. Pur t' arresta per briei^e , e non C incresca Sederti qui sovra ruvida panca Dove I' ombra ospital danno congiunt.i D' antica I'ite i tralci ancor non lesi , Che qui sul desco alle sinarrite forze Imbandito ti fia dolce ristoro O del bollente cioccolatle piacciad Le odorose assorbire aeree spume , O il migllor latte die sul colmo spessa ; Che assiso aP fianchi tuoi in alto ergendo , Quasi a presaga libagion , la tazza , Faro voti per tc ; ne sordo il Cielo Esser potra , che tanto a hd se' cava Quanta care gli son le \irlit bcUe. rOEMETTO DELL ABATE LUIGI I'OLIDOKI 1 77 In questi versi poiieinmo con diverso carattere gli epiteti , non gla perche ci sembrino tiitti degni di biasimo , nia perche sono sovcrclii , e per avere occasion di notare che di epiteti abbonda oltre il necessario tutto il poema •, difetto die incontrnsi non di rado in qiiesta inaniera di poesie dcscrittivc. Oltre gli epiteti incontransi cpia e la alcuni traslati che addirebbonsi al lirico piii che al seniplice descrittore , ed alcuni altri modi, come a dire espcrto titnone^ acquosa via , noii domo da coiislglio , nUoticl tigli^ far metro ai colpl di f errata blpcniie II fatlcoso ansar del petto ^ il non cedcvolc claterio, Vago esperto, I' abslde maggiore e simili altri , che noi verremino con pill diligen7.a annoverando, se non credessiino che le cose gia dette siano sufllcienti a tar giu- dizio di questo Poemetto. Bihl. Ital. T. XXXVllI. 178 Prospetto della Storia letteraria dl S'lcilia ncl sccolo XVI 11 ^ delV abate Domenico Scina' regio Storio- grafo. Vol.\° — Palermo^ 1824, presso Lorenzo Dato, m 8.° I li sig. Scind^ de' cui mcriti letterarj la Biblloteca italiana debitamente ha fatto.in addietro ouorcvole meazione, ha prcso a far conoscere i valcutuomini chc nel passato sccolo trav^aG^liaiono ad iiidii'izzare gV ingegni siciliani ai buoni stud), c che lasciarono cgregi monumenti del loio valore nelle letteie e nelle scienze. Noi ci affrettiamo a dar conto del volume i.° di questa sua opera, la quale dee aversi per un bel supplemento alle Storie letter arie d' Italia I'm qui pubblicate. Non possiamo pcro dissimulare un desiderio, che al primo prendere in mano questo volume del sig. Scind ci si e sorto in cuore; ed e stato qu-ello d' avere prima di tutto la Storia letteraria di Sicilia dai tempi in cui incomincio la nuova letteratura italiana. Egli deve avere avute le sue ragioni per non occuparscne : forse ha serbato questo lavoro per altri tempi : forse col prcsentc ha voluto eccitare alcuno de' suoi concittadini a supphre al bisogno. Egli nella sua Introduzione si e limitato a parlare di «]uelli che ne' due sccoli precedenti trattarono della Storia letteraria siciliana. Come i libri di Sicilia cir- colano dillicilmente tra noi , raccogliercmo qui bre- vemente le notizie che intorno a questo argomento il sig. Scind ci somministra. II Ventimiglia ^ YAg?-az^ il La-Farina nel seicento avevano data mano alia Storia letteraria di Sicilia; ma i loro scritti andarono smarriti. Nel 1654 si stampo in Messina il Nuoi'o Lacrzio del Mugnos ; e- fu quest' opera miserabile giustamente svergognata da Vincenzo Auria di Palermo col libro intitolato la Vcrild svelata^ che si pubblico nel 17C2. Cosi alia rROSI'ETTO DELLA STOIU.V l.ETT. DI SICILIA. I -() meta del seicctito tutta hi Storla lettcrarla di Sicllia era ridotta a nioiulii c midi catalou;lii di nonii, c a poclii ceiini, clie il FazcUo^ il Pivol od altri aveano fatto ili alciini valentiioiiiini sicdiaiii. La prima opera cir ebbe sembianza di Storia Icttcraria fu quella del gesuita Ragusa^ stanipata in Lionc nel 1690, e ri- stampata iii Roma ucl 1700 con moiti accrescinicnti da Rcnda-Ragnsa , nipote di rpiel gesuita. Migliore poi f u la BihlLOlcca Sicnla del Mongitore ; ne il Renda-Ragusa^ clie sorse diccndo avere sue zio in una secoiida parte trattato la Storia Ictteraria sici- liana dal i5oo al 1700, compreiidendovi Ic vite di due mila iUubtri personaggi di Sicilia (i), fece co- uoscere qucsto lavoro. Rimase dunqne sola in onore la Biblioteca Slcula del Mongitore. Ma essa avea bisogno d' essere emeudata, acciesciuta ed ornata. (.uitnhattista Caruso assunse questa impresa ; e il costui lavoro si rirlussc a poca cosa , e rimase ma- uoscritto nella librcria del comune di Palermo. Voile Francesco Serlo alia meta del settecento pigliar per mano V opera del 3Iongitore , suo zio ; e concorre- vano allora ad eccitarlo le ricerclie di alcuui frati stranieri , iuvestigatori in Sicilia degli uomiui dotti de' lore ordini cola fioriti, nou meuo che n[[ studi di Domenico Scluavo : ma la copia delle cose accum'u- late bea presto fecero coinprendere al Serio , clie voleavi uu' opera nuova , non poteudosi in nessuii modo acconciare quella del Mongitore. Lo Sc/iiavo , il P. Di-Blasi , im Principe di Torremuzza , Francesco Tardia , il cav. Aiigclini , c varj altri dotti fonda- rono un' Accademia per emendare ed accrescere quanto il Mongitore avca lasciato , e per compor- re luia nuova Storia dclla letteratura siciliana; c liuiroao con mettcre alia luce varj clogi d' illustri (1) Sc fosse vero che il gesuita Ragusa aveva iiiessi insipuie tra il i5oo e it 1700 due luila scrittori sicilinni, bisoguerebbe dii'e , clie ad iiiiitaziunc de' Fiurenliiii vi avessf couiprtisi i Cu- taloghi dtllc Confruicinifc e Ic vacc/tctte de yUilcaj^iKjU- l3o vnCSPETTO DELLA STORIA LETTERAEIA ^icilianl. Di poi iion si videro piibblicati clie scritti lUti bcnsi ad essere materiali di una Stoi'ia, ma non costituenti la Storia lettcraria siciliana die si desi- ♦ icrava. 11 sig. Scind reca un tratto del Grcgorio , «()lto di\\\' IiUr odnzio/ie di (jucl valeiituonio alio studio del Dii Uto pubbLtco , nel c[viale c detto (jual do- vrcbbe essere veramente la Storia letteraria di Sici- lia. Sarchbe neccssario ^ dice il Grcgorio^ chc si avcs- sero raccolte tutte le Memorie e i fattl ordinati , dai qiLall rischiarar si potessc qiude infliisso abhia avuto iicir Isola la cultura de Saraccn'i^ c qaaiito ^iovarono ulla perfczione drgl' ingcgni il coltissiino unpcratore iedcris^o e il suo hen nato flgUuolo 3Iaiifrcdi ,• e (jueste ricerche dovrebhero indi condursi sinu a tempi Aragonesi^ in ciii sotto il governo di Alfonso dee sta- bdirsi V epoca dclla moderna IctteratiLra. Cio giusti- llca il desiderio da noi accennato ; e guida il signor Scind a sperare clie indicata la via di trattare la Storia letteraria siciliana , e trovandosi assai mate- riali gia accumulati dal Mongitore , ed altri non ])ochi sparsi qua e la ncl paese , si rechi innanzi iin noma di polso , c dotato di lena per si onoruto c glorioso travagho. Ma c succeduto in Sicilia clic el' in£:e2:ni si Sono \^lti ad illustraro le cose greche e V antica lettc- ratura siciliana: fenomeno clie cola, come altrove, non e che una A'iolenta retrocessione dello spirito. II sig. Scind si contenta di osservare , clie intanto j)rogredeiido i tempi , mentre si corre dietro alle anticlie storie , si perdono le momorie delle cose presenti , e s' accresceraiino le diilicolta di narrarie (juando i;i apprcsso cio vorra farsi. Con cio giusti- lica il suo discgno di scrivere la Storia letteraria sicili.ana partendo di la dove termossi il Mongitore^ e proccdtiido poi innanzi. ]\lodestamente cliiama cgli r opera sua Prospetto , non intendendo cli' essa sia altro clic nn' agginnta a (jaanto scrisse il 3Ion- gitorc , diretta ad ctgevolarc il travuglio a chi pieno di se/ino e di cognizloni pigliasse a scrivere la Storia ni sicn.i.v NFX sr.cor.o xviii. ii>i tiuta dellc lette.rc dl Sicilia ; e priidentemeiitc del pari tormina la sua Introdazionc diceiido : Mi si perdonerd snlarncnlc die io movendo ipassl dal 1714, mi arresti nel 1 800 , giacche otdmo consiglio e da riputarsl il non parlarc delle opcrc degli autori vi- veiiti. Or venianio a far conosccrc le cose trattate in qiiesto volume i." Esso contienc sci capitoli. 11 i/^ e intitolato Dei mczzi di piibhllca istruzione e di pubhlica* cidtnra. Pei prinii trenl' anni del passato secolo , e piu aii- cora , la Sicilia fu agitata da guerre, da fazioiu intestine, da continue mutazioni di sifl^noria; aftlitta da tremuoti , da epiilemic , da carestie ; lacerata dalle discordie tra T antorita ecclcsia«;tica e la ci- vile nc' tempi delT interdetto, alle quali cose vcu- nero dietro odj puhblici e privati , esi2;li e conti- scazioni di bcni. Come prosperare 2;li studj in mezzo a tanti niali ? Nel 1728 i Teatini aprirono nn ottimo Seminario in Palermo per T cducazione de' giovi- netti nobili , cliiamando valcnti profcssori da varie Universita d' Italia. Nol 1737 fu stahilito nn Colle- gio , che venne allidato ai Padri delle Scnole Pie. Varj Vescovi ai)riroi)0 de Seminar) pe'chierici, fa- cendoli istruire tla cgre^^i profcssori chiamati da lun- gi ; e qucllo di Monreale divento una scnola di tutta la Sicilia per le scienze e pel buon gusto nella lati- nita. Si ristanro in appresso T insegnamento della ra- gion civile e della medicina. Oltrc cio si mandarono a spese de'comnni giovani di bnon indole alle migliori Universita d' Italia e di Francia. Finalmcnte nel t7(Er.L,v storia letter aria. del Caruso 8e2;iii quclla di 3flchele Dcl^Gmdice , altro grande erii;1ito. Furoiio essi , die rendcndo pnbblici i niomimenti atti ad illiistrare le tre epo- clie siciliane, Saraccna^ N^orinanna e Sveva^ spiii- sero p;r iiigeo;!!! a rivolgeisi agli stud) sodi e posi- tivi. Di questi e delle rispcttive loro opere rautore la qui r enumerazionc. Gap. IIP. Dcllo studio dclla filosofia e delle altre scieiize severe o naturcdl nella prima nictd del secolo pnssato. Le dis2;razie clie ncl principio di quel secolo oppressei o Messina , fecero che si speguesse V Uni- versita clie ivi fioriva ; e i giovani non ebbero pill r istruzione che nelle scuole pcripatetiche do- ve tutt' altro inline s' inscgnava , die quanto ve- ramentc avea lasciato scritto Aristotile. Per colmo di calamita , i valentuoniini in quella Universita eruditi abbandonarono V isola o per bando o per bisogno di procuraisi miaii/u ^ profondo crndito , c caldo d' amor di patria ([iianto foss' egli, onde poi nacqnc , clie di cinque voluiui del Codicc diplomat ico dal Di-Qiovaiini preparati , e rimasto soltanto il primo. Noi abbianio volontieri fatta conoscere quest' opera del signer Sciud , e per onorare lui , clic molta diligenza , moito amore e molta teniperanza ha usata in darci un quadro de' progressi della letteratura del suo paese , e per olTrire a' iiostri giovani un' imma- gine dello stato ia male e in bene, in cui in certa proporzione erano varie provincic della nostra pe- nisola alf epoca dal signor Sciud percorsa, Lo pre- gliianio poi ad astenersi in apprcsso dalle poclie parole del volgare siciliano, clie senza avvedcrscue ha lasciato cadersi giu della penna , come moidale, ddcsastici.^ ciaiUro^ dcgiio essendo cgli onninamente d' cssere tcnuto per iuiliaiio. 191 Saggio sail' educazione fisico-morale , di Marco Pa- sETTi. — Padova^ 1824 , nella tipografta Crescini, in 8.° J_j argomento dell' educazione dclP uomo e gra- vissinio non tanto per T individuale utilita, quaijto per quella delle intere nazioni. Dt fatto i sistemi e le teorie dclla Pcdagogia inentre servono di pa- scolo gradito e di allettaniento al saper filosofico, guidano la sapienza de' legislator! nel promulgar le leggi , i padri di famiglia nel gittare i germi delle virtu cittadine entro il cuore de'loro figliuoli, e i provvidi istitutori della gioventu neirallcvarla alia gloria della patria e all' oruamento di se stessa. Ma quest' argomento cosi importante e cosi su- blime come poi venne trattato nel Saggio clic ci facciamo ad analizzare ? Se lieta accoglienza dee farsi alia grandezza del subbietto, non puo egualmente applaudirsi alia qua- lita del libro non tanto per quello ch' egli e , quanto per quello die potea riuscire , ove se non maggior lena di forze , piii- avidita di lode avesse condotto r autore ad ela[)orarlo. Quale canipo vastissimo non offrono anche in un picciolo Saggio le teorie dell' educazione ? Con quale ardore non dovea egli percorrerlo , sapendo clie di ottimo seme 1' aveano sparso e fecondo.to il I\Iontaigne , il Loke, il Rousseau, 1' Elvezio , il BIolc ed il Kant ? Le grandi quistioui suU' indole dcir educazione in generale, snlle dilTerenti sue specie , sul suo oggetto , e sui nctodi di prestar- la; i legnmi c le lelazioni continue t'-a quif ta , e tra lo sviluppo graduato e succcssivo delle umaiic facolia; la loro perfettibilita, le loro al)itndini cd i loro rapporti di dipendcnza con tutte le circo- stanze interne ed csterne, fisiche c morali; la l()-2 SAOOIO SULL EDUCAZIONE lIl^ICO-MOnAT.E osservazione tie' fenomeni tlello spirito e dtilT iatel- letto ; il geueie stesso di educazioiie , clie deve preferirsi oude adattarla meglio in generale air u- niana natura ed al suo fine , avrehbero attratta certamente V attenzione anche de' leggitori pin av- versi alia sottilita delle metalisiche speculazioni. Ma nulla o ben poco di tutto qucsto ne fu dato di.rinvenire. Nessuna prol'ondita di dottrine o di osservazioui ; nessuna discussione di qulstioni im- portanti ; esposizione facile e chiara , ma empirica pill die razlonale delle massime pm trite e piii conosciute degli autori , e per soprappiu leggie- rezza e superficialita nel trattare gli argomenti maggiore di cjuella clie anche in un picciolo sag- gio potesse convenire , son queste le cose che ci caddero sott' occhio , siccome verremo era dimo- strando. Dividesi questo Saggio in cinque capitoli; i pri- mi tre riguardano alT educazione fisico-morale , gli altri due formano Toggetto di una educazione tutta particolare. L' educazione tisico-morale la considera r autor nostro nelle due eta deir infatizia e del- r adolescenza^ suggerendo dappoi alcune opinioni per cnrreggere il difetto delT istruzione intellettuale e morale: e noi parleremo in primo luogo di questi tre capitoli , e poscia degli altri due , in cui si discorre dclla proprietd e del vaiitaggi della lingua itaUana; e dell' utilitd de romanzi e della storia , e del dlfetti che risidtano dallo studio loro. I primi principj e i piii difficili a fissarsi in una teorica qualunque di educazione sono quelli che si riferlscono alia vera natura dell' uomo e del suo tine, non che air influenza che la natura e T edu- cazione sopra di esso possono esercitare. E come- che tali principj dipendano in sintiolar modo dalle opinioni e dai sistemi che si sono seguiti negli studj deir antropologia , cosi spies^asi per siffatta maniera e ad un tempo la varieta delle idee e delle teorie nclla scienza delT educazione, come Dl ^lARfO I'ASFTTI. l<).-y anclie quella ilegli scrittori sopra le stcsse f^uistioui che ill essa vennero trattaiulo. II Rousseau pensava che V uoino in societa fosse in uno stato di depravazione e di abbrutinicuto , perche la natura il vuolc solitaiio c selvagg,io ; e quindi colla toccante cloquenza de' suoi sofismi persuase i meno cauti di que' prccetti, die dtstinano il siio Emilio a vivere una vita iimiiagiaarla e re- pugnante alio unianc cose; il Kant alT incontro da opposta opinione iiioveiulo , suppose 1' uomo natu- ralmente socievole, e propose per elemento di cdu- cazione la socidbiliui ^ in guisa pej'6 die rallievo nou air attuale societa guasta e corrotta , nia ad uu' altra nii2;liore venisse educato. Eirualmente di- scordi furouo i lilosofi sopra aUri principj fonda- inentali delT educaziono. II Locke e 1' Elvezio tutto lecero dipendere dalT cducazioiie , nascendo T uomo una tavola rasa dispnsta a seguire tutti gF inipulsi deir abitudine e dell" imitazione ; altri alT incoutro adercnti alio massinie del Phuonisino , e alle dot- trine di Cartesio e degli Inglesi sui principj iii- iiati , e sul seiiso morale po^o o nulla alF educa- zione vollero attriiuiire. 1/ autor nostro loiitauo da questi estrcmi si ap- piglia al partito piii vero, dlchiarando e che approva la ragione. (i) » Premessi adisn([uo cpiesti priuci[ij , veggiamone lo conseguenze uel Saggio cesso delle precauzioni. Tutte le nostre cure, le » fasce nostre, i nostri letticciuoli, i nostri rimedj, 5> i nostri alimenti delicati contrariano e violano •o il piano originale della natura. 5> A tutto questo egli aggiugne Z' allattamfinto del proprj figli cc pcrche T allattare e per le madri una 3> sorgente di aggradevoli sensazioni e di utilita i> reali ; il rigore perclie percuotendo il fanciullo 3> alcuna volta si viene a vincerlo ; V azione ed il •o trastullo perche sono gli elementi die ingagliar- •» discono il corpo , e da' quali deriva nel fanciullo f) una buona costituzione ; >i una llhcrtd lUimltata s\ corpo, V nbitudinc dei fanciulli alle intemperie delle sta2;ioai ; il loro allontanamento dalT ozlo e dalla mollezza, come pure quello della niedlcina per le piu leggiere incomoditk (i). Quest! sono i precetti e le dottrine che dal- Vautore si offnono nel piano deir educazione fisica. Qual riflessione, o quale aggiunta di qualche im- portanza si e uiai fatta a quello, che vanno ripe- tendo tutto di gli autori ? E non si dirh anzi die egli ha lasciate molte loro osservazioni , singolar- mcnte sidle fasce e sulC allattamento del figll^ sui castlghi e sal trastulll della fanciullezza die gio- vano a dilucidar meglio ogui dubbio iu cosi fatte (1) Vedi da pagina 8 sjno a pagina 3i, i 1)1 MARCO I'ASr.TTI. 1 qS qtiistioni? E conic m;ii 1' iiutore le scioglic con taiita autoritri, c in modo assoluto , quaiulo i ]nii giudiziosi le vecc^ono incerte e nou delinite? E pe relic nou lia e^W riilcttnto clic Ic lualattle provc- uienti a' lanciuUi dalT uso delle lasce, sono per lo j)iu esagerate , perclie in piii gravi pericoli essi in- coriono ove siano sfasciali, e die ad ogni incon- vcnicnte puo ripararsi coir uso ragionevole ed in- nocuo delle fascc niedesiine? E perche non richiamo alia inentc , parlando dclla punizione del lanciuUi e dci loro corporci esercizj , clie il rigore sebbene dolce e moderato e talvolta inutile, o riesce dan- noso, e clie la ginnastica cosi sapientemente usata nella Grecia ne' tempi in cui voleansi dare dei robusti cittadiui alia patria , oggidi progredirebbc a danuo delT educazione intellettnale, e piu che non occorra , bastando il semplice moviniento e qualclie altro trastullo alia conservazione delT indi- viduo ? Tutte queste cose dinieuticando T autorc ha reso assai meuo dilettevole la lettura del sua libro e assai nieno fondate le sue opinioni. Ven- gasi ora a parlare delT educazione morale, clie comprende anclie V IntcUcttuale propriamente delta. « II cuore del fauciulloj il suo spirito, le sue » passioni , il suo carattere, in soninia tutto il suo » essere morale si conipone di tutte le sensazioni » clie ricevc dalT azione degli organi. Le prime •o cognizioni che si fimuo in noi da fanciulli , si » fanno in via d' imitazione. » II tempo, r educazione e V esperienza pre- » parano a poco a poco lo sviluppo progressivo » delle facolta intcUettuali del fanciullo. A misura » che il corpo cresce bisogna soccorrere lo spirito j» ad isvilupparsi, perciocche la sfcra dello spirito s» nou si tlilata che [)cl numero delle idee, e nou jS ci procacciauu) alcuu t'oudo d' idee so non per » r cscinpio dc' uoslri scusi sopia tutto del tuUo » e dclla iiita. » 196 SA<;cio sull' EUucAzioNE 1 isico-mokam: Ohio tutte ()aeste oose sulT educazione morale c intclletuiale , insegua T a mo re che ciasclieiluuo j)orta una disposizione particolare « che si sente , :» ma che xion si dclinisce, e che coir educazione :» sviluppa il talaito ed il carattere ^ e che questa » disposizione e d uopo sccondarla. » RIa da tutte queste dotlrinc cosa si racco2;lie mai rapporto air educazione morale della mente e dello fcpirito ? Quale e quanta puo essere questa educa- zione ? In qnal epoca deve inconiinciare , quale e il suo scopo preiipuo, e con (juali niezzi puo ella conseguirlo ? A queste doniande , d' altrondc iniportantissime in un trattato scientific© di educazione, nulla puo rispondersi coi sopraddetti insc'2;naraenti , tanto piii die troviani ragione di non prestarvi T intero no- stro consentimento. E egli vero e provato, che tntte le idee si acquistino per mezzo dei sensi , e singolarmente per quclli della vista e del tatto? Questa teoria con tanto ardore sostenuta dalF Elvezio e dagli fccatuarj della Psicologia , e oniai screditata ed as- surda in lilosolia, quaato lo possono essere le idee innate di Cartesio, die sono il suo 0|)posto nei due contrarj sistetni di Aristotele e di Platone. Blolte idee \engono dai sensi, dunque tutte le idee deri- vano dai sensi; ecco il sofisma e C abiiso delV indn- zione in cni si avvengono necessariamente i fautori di questa dottrina. 1 sensi soniministrano unfondo'j il'idee, die sono loro tutte proprle e particolari ill guisa che senza di essi non potrebbero elleno giammai aversi ; ma altre idee , e moltissime , che jiella mente si raccolgono, qnali sono le dstrattc g le morally sono . dai sensi alTatto indipcndenii , in (juanto che variano, e non si hanno da qnelli die vcggonsi di tali sensi esser «lotati. Per tutto cio barebbe assai ditettosa un' educazione intellettiiale londata snpra questa opinione , perclie cUa invece i\i curar la perfezloiie dei sensi , deve adopeiare DI M\nco TVSrTTT. 1 97 nl (liro7.7,ameiilo m, della heiiefkenza ^ della 50- ciahiliiii , iUWamicizia , cssendo il carattere originale 19^ sxooTO SUM,' rnur.A/ioNr. nsico-MoiiALr, del fanciidlo il produtto di ([ucstc sac prime abi- tudini (i). E in tutti qiicsti aniniaestramcnti cosa v' e mai clie non sia stata detta, cd assai nieglio ripetuta dagli scrittori pin incdiocri di Pedagogia? Ma pas- siamo al terzo capitolo in cui F autore manifesta delle sue opinioni per correggere varj difetti del- r ediicazionc. « SilTatte opinioni son qiieste , di avn- riguardo y> in fatto di ediicazionc ancJie allc cose tenni , di fon- » dare tutti i principj deireducazione sulla pratica, » di non reprimcre 1 ardire deir eta, di fare die y> nella carriera degli studj si sviluppi e si nutra la » fecondita giovanile, di usare il tratto affabile , » la lusinga della riconipensa e il conveniente •» rigore, di non cangiare condotta per quanto sia y> incostante e capriccioso Y umore delF allievo ; » sicche anche per cpteste cose e per cpielle di gia accenuate senipre piu si confernia , clie la leggie- rezza e la superficialita, unita alT esposizione piu empirica clie razionale degli argonienti e delle dimostrazioni vanno procedendo con an sistema co- stante ed invarjabile. Cio che accade altresi di osservare si e clie "in tutti questi capitoli non si presenta una teorifea della scienza delF educazione ordinata e compiuta, quantunque breve e ristretta ad iin saggio ; tutti i principj che vennero esposti , quantunque veri , sono slegati , e vanno succedendosi sempre a salti in guisa clie T uno e separato dalF altro , ne pos- sono formare col loro insieme quel tutto conca- tenato e dipendente, clie all' ordine essenziale delle scienze si vuole e si ricerca. D' altronde r esposizione stessa di codcsti principj e tutta em- pirica , fatta cioe come la farebbe chi conosce i fatti o la semplice comune csperienza, senza saperli connettere e sviluppare colT altezza de' ragiona- menti e coi lumi della filosofia. (i) Vedi biuo a pag. (^8. DI MARCO P/VSETTT. 1<)() Diciamo ora a concliisione alcana cosa sugli ul- tinii due capitoli, clic parlano della linj^iia nostra , dei romanzi c dclla storia , c clie costituiscono una specie di appendice agli oggetti della partico- lar nostra educazione. Dei piegi e delFutilita della lingua italiana par- larono tanto gli antichi cd i nioderni snoi cultori , e tra cssi cosi ecreiiiamente il cavaliere Galeani Napione , scrittore giudizioso e purgatissimo , clie poco o nulla omai rimane di nuovo e di impor- tante a dirsi in cosi fatto argomento; cio nullanieno noi non possiain negar lode all'autore per i meriti dclla lingua, clie ci va dimostrando nella copia dei segni , nella liberta della sintassi , nella bel- lezza ed armonia delle frasi , non meno clie per i precetti , dai cpiali vorrebbe sbandito il pregiudizio di temer troppo la novita de'scg^ni, facendo servire il pensiero alia lingua, e non la lingua al pensiero, e di ricorrere ciecamente ed unicaniente alle fonti de' Trecentisti per div'^enire culto e (iorito scrittore, condannando le intere generazioni , adulte ed il- luminate alia tirannia di una lingua bambina e nasceute. A noi, il confessiamo di vero cuore , gode r aniuK) nioltissiino in sentire a ripeter queste verita anclie dagli scienziati, poiche sta in cio quella brama e quella (iducia, che abbiamo vivissima di veder proscritto una volta V irragionevole predo- minio dei pedanti, e coronate d' ottimo successo le faticlie dei profondi pensatori filologi, che in- tendono V animo ad un linguaggio italiano anco per le scienze , onde a scandalo delle straniere nazioni non piu si rinnovi presso di noi la vergogna delle tanto meschine e frivole quistioni, che in fatto di lincrua vennero agitate. Finahneiue di buon grado soscriviamo alFopi- nione delTautorc, che la storia sia le moke volte deviata dalla vera sua utilita e dal vero suo scope piu dalla testa e dalle passioni dello scrittore , di qmllo che dalF indole della storia medesima. Inoltre 200 SACCIO SULfc F.DUCA.7tOT politica dove si veggano gli uomini non di pro- 5> lilo, ma di prospetto », poiche allora ella servira fcicuramente al difetto dell'espericnza, alia conipara- zioiie ed alia scelta de' petisieri e delle azioni, e sara la guida al perfezionamento della nostra intel- ligenza e al modo della nostra vita. I romanzi e le novelle, che gli uomini troppo severi giudicano frivolezze, e gli educatori troppo pregiiidicati tanti mezzi di dcpravazione e di cor- rompimento, se mai producono dei danni, li pro- ducono, siccome aflerma I'autore, per la malizia e per Tabuso che ne fanno gli scrirtori , piuttosto che per gli elTetti naturali die ne possono derivare. E certo che molti romanzi singolarmente oltra- montani , nati tra il bnllore delle pasbioni e tra la liberta soverchia de' costumi , non sono i piii confacenti all' innocenza e alia verecondia; ma d' altra parte non puo negarsi che molti di essi sotto il velo deir allegoria tessono fedelmente la storia domestica degli uomini e di noi stessi, toc- cano il uostro cnore colle scene animate della pii\ viva commozlone, e giungono insensibilmente ad infonderci nelf anima coUa dolcezza delle imma- gini e dello stile que' sentimenti e quell' ardore , die innaniorano della virtii e che sollevano ai ge- nerosi suoi trasporti. Per tutto cio sarebbe da poco senno il condan- nare assolutamente i romanzi e le novelle, qnando e ovvio che se ne puo trarre gran giovamento , ove siano recati alia lore perfezione. Ed e appunto a codesta perfezione tanto ammi- rata e cdebrata nei romanzi storici della straniera nr M.\Rf!0 pvsr.TTt. 201 iettcratnia, clic sapra addmli il genio non morto clegF Italian! , per conservare e per mip;liorare v\n e;enere ililctlevolissinio di comporre, il (juale col tlipingere la natura al vero, c le passioni contra- state in mezzo agli avveninicnti cli' elleno lian doniinato , ilhniuna colla verita dclla storia T intel- letto clic devc dirigere siccome pascc ed alinienta co'snoi cffecti il ciiore rhe devc operare. Per il (in qui detto e in noi lusinga clie non vorra essere alfatto malcontento e discoraggiato r autore del Saggio sull' cducazione fisico-morale per questo nostro articolo, veggendo clie se V im- parziale amor del vero ci condussc a toccar quelle cose 'che ne parvero in lui difetti, non ci distolse pero dal letribuirlo di debita lode per quelle , clie come ginste e savissime si el)bero ad esti- mare ; per lo clie sc non fu abbastanza felice il primo tentativo, i suoi Innghi studj nella scienza dell' cducazione possano essergli di sprone e di con- forto ad nn sccondo, onde riuscire in un' impresa di tanto malagevole eseguimcnlo ! 202 Tcorica de Siiwnlmi dell' abate Ciovan/ir. Romani dl Casalmaggiure. — Milano^ 1825, per Ciovawil Silvestri, in 8.° Dlzioiiario gencrale del Slnouimi itcdian'i cnmpllato dalV abate Giovanni Romani di Casalmas^siiore. I'lnora il tomo 1 . — Milano , idem. T ' 3—i EGREoio autore delle opere clie annunciamo , dopo avere ( nella sua prefazione alia prima ) breve- mente accennata T importanza del lavoro al nuale s' e accinto , ed i daniii vcnuti alia lingua itciiiana per la noncuranza in cui i principali suoi coltiva- tori lasciarono quesra parte di studio , confessa che il pensiero di compilare un Dizionario dei Suionimi italiani gli fu destato dal voto die ne esprcsse il direttore di questo Giornale nel suo Proemio del- r anno 18 19. La qual cosa noi notiamo assai vo- Icntieri, non tanto per quella parte di lode clie ne deriva alia Biljlioteca , quanto perche sia testi- monio della nostra riconoscenza alT autore ( o me- glio dircmo alia memoria di lui ) col quale amiamo di sdebitarci ponendo qui una diligente e compiuta analisi del suo libro. La teoria dei sinonimi e divisa in tre sezioni. Nella prima si tratta delle varie sorte de' sinonimi, dei quali 1"' autore distingue due principali classi; la prima « si compone di quelle parole clie in origine fornite di un proprio e distinto valore obbiettivo, furono per comodo o per abuso degli scritton pro- miscuamente impiegate per esprimere una nozione ad esse coniune. » La seconda « di quelle le quali benclie identiclie nel valore obbiettivo, sono pero diflerenti per la diversa a[)plicazioiie de' medesimi. » I sinonimi della prima classe sono dalT autore ap- pellati apparently agli altri da il nome di veri: e quan- tunque scopo del suo lavoro siano principalmente TEonic.v nr."' siNoWMT , ccc. ao3 i primi, pure jjroponsi di far conosccrc anchc gli altri per addllarc il modo di usarne. La prima rirerca dclT antore ir.torno ai sinonirai appniciiu od abusivi ri8£;uarda le diderenti cause dalle quali possoao trar nasciniento , e cjueste cau- se, dic'c^li, si possoiio ridurre a tre. « i.° Al- t' impropria sostituzione de' valori obbiettivi dei vocaboli radicali o primitivi. 2.° Alia confiisione de' valori accessorj nelle pai'ole complesse o deri- vate. 3." Air indistinzione del scnso proprio dal figurato o traslaio. y> Donde poi conchiude che i sinonimi abusivi si possono ripartire in tre subal- terne classi , cioe in sinonimi de' vocaboli radicali o primitivi ; in sinonimi delle parole complesse e derivate; e in sinonimi de' vocaboli per la confu- sione del senso proprio col traslato. Degna di niolta lode e la diligenza e T accura- tezza con cui 1' aut*re discendendo a parlare di- stintamcnte di queste tre classi ne va investigando le piu segrete sorgenti e le piu vere ragioni. « E massima generalmente adottata dai migliori lin- guisti , dice il sig. Romani parlando della prima classe , die tutte le voci radicali o primitive ot- tcnnero in origine un proprio e detcrminato valore obbiettivo. Ouando adunque uno di ([UPsti voca- boli viene sostituito ad un altro delT indicata ori- gine, non puo emergere una vera sinonimia ; per- clie la nozione propria del primo non puo essere trasfusa in quella del sccondo , e viceversa. Per tale ragione non possono in lin2;ua nostra reputarsi per sinonimi , come assert la Crusca , i due vocaboli fiato ed al'un: perclie il primo, al dir deila me- desima , significa in genere splrito cli esce dalla hocca degh (uiiinnli,^ ed il secondo esprime parti- colarmente il fiato accompagnato od alTetto da (|ual- clie qualita. Questa sorta di abnsiva sinonimia e frequente nelle lingue usuali , e specialmentc nel- Titaliana, i cui scrittnri , non esclusi gli stessi classici, si fccero Iccito di praticarla, » Cio preniesso, 204 TEOr.ICA DE SINONTMT , CCC. si fa V cp;rcglo antorc n discorrere le sorgcnti piu notabili di si f;itti siiioninii , e nc enumna l)cii diciotto. ]\la noi andremmo in nn'eccessiva liin- ghezza se volessinio sej^uitare minutamcntc V anlore in qut'sto csame : oltreche V indicar qucsti ionti senza lecarne iu mezzo oli esempli poco potrehhe profittare ai lettori ; e d' altra parte a riferirne 2;li esempli bisoffnerebbe ripeter qui presso che intiero il volume. Noi pertanto dovendoci contentar d' in- dicarc sommariamcnte le idee del nostro autore aviem cura di elejigere le principali , e quelle sol- tanto che bastino a tar si che i nostri leggitori pos- sano aver un chiaro concetto della somnia di questo letterario lavoro. La seconda classe de' sinonimi abusivi dicemmo esser quclla delle parole complesse e derivate. Intorno a questa classe ecco le principali idee deir autore. « Una delle piu#utili invenzioni che vantar possa V umana sagacita in fatto di lingue e senza contrasto quella dei valori formali , ossia delle formole orali, col mezzo delle quali le voci radicali delle lingue parlanti possono essere modi- ficate in guisa che vagliano ad esprimere con sem- pliciti\ , con brevita e con precisione tutte le sn- balterne e relative nozioni applicabili alle parole primitive. Quasi tutte le lingue usuali adottarono questo comodo e vantaggioso sistema, con cui per r aggrcgazione di pochi , brevi ed uniformi segni vocali si rivcstono le radici di un prodigioso nu- mero di nozioni accessorie. che altrinienti esigereb- bero altrettanti termini obbiettivi a gravissimo so- praccarico delle lin2;ue stesse. Quanto piu copioso e il nuuiero di tali formole rappresentanti le di- stinte, dipendenti od addizionali nozioni, e quanto piu analoga e regolare e Y applicazione di esse , tanto pill una lingua suole apparire ricca , som- plice , facile . ordinata e perfetta nelU importaii- tissimo oggetto d(dla chiara e sicura manifestazione de' pcnsicri c delle alTczioni nostre. » Un bcllissimo DELL ABATE GIOVANNI nOMANI. 2C b esernplo in qucsta materia si e (jiicllo die Tau- tore trasse tlal vocabolo pone , il quale puo as- sumeie mi z.i'M\ numero di rcLizJoiii diverse pel coiicorso di <[ueste voci di valor fonnale (cli'egU distingue in prepositive ed u^giuiituc ) e cambiarsi in apporre , compoire, depone , expoirc , frapporre , Imporre ^ opporre , preporre , propone ^ riporre ^ sup— porrc. Questa classe poi e dall' autore partita in due duisioni nclle quali raccolse un gran numero di Gsempli a dimostrare come T inesatta applica- zione di questc voci di valor formale si nei nomi che neiverbi, si prepositive die aggiuntive , sieno poi nati niolti apparenti, nia non reali sinonimi. La terza classe dei sinonimi apparenti e qndla , come si accenno , che nasce dalla confusione del senso proprio col traslato. « Per scnso propria in- tcndesi qvidla significazione die in origine otten- nero i vocaboli per indicare una nozione distinta, iiidipcudcnte , determinata pe' suoi caratteri natu- rali , tanto negli oggetti iisici che ncgF intellet- tnali e niorali ... II senso traslato avviene qnandu nn vocabolo , in virtti di una simiglianza al valore di un altro , lascia il proprio significato per assu- mer qucllo deiroggctto, comparato. Tale traslazione puo elTettnarsi nelle seguenti maniere : i.° qnando un vocabolo particolare esprimente un oggetto ma- teriale vien applicato ad altri oggetti maceriali nei ([uali incontrasi qualclie analogia; 2.° quando il noine di un essere corporeo viene applicato ad un oggetto intcUettuale o morale per simiglianza di una comune proprieta; 3." al traslato di somiglianza possono appartenere que' vocaboli di fiicolta, pro- prieta, qualita ecc. die appartenenti a qualche corpo nei proprio , si applicano jier analogia ad altri corpi; ^..' 111a quando le alVezioni , le proprieta, Ic cpiabla (isiclie sono aj)plicate alT intellettuale od al mora- le , in tal taso avvenendo un passaggio di un gc- iiere alT altro , il traslato si considercra per ligu- lato ; 5.' i traslati die teste appellamuio bgurati '■icG TEORIC.V DE' SINONIMI , eCC. vciigoiK) aache dai grammatici dcnominati raetafo- rici. » Dopo i sinonimi apparcnd regregio Autore tocca assai brevemente clci (r;i, dei quali riconosce sei classi: i .' De' vocaboli teciiici mutuati dalla lingua greca con tutto clie i loro valori fossero r.ippreseti- tabili da equivaleuti termini delle lingue latiua ed italiana ; a/ di tutte le voci la tine le quali benche rapprcsentabili da equivalcnti di lingiua italiana , liuono peio in cjuesta introdotte cd impiegate dai poeti e dagli onitoii per aggiungere ai disoorsi loro uobilta, splendore, energia; 3/ di molti vocaboli italiani che forse in origine assunti ed usati dai particolari dialetti , divennero comuni alia lingua nazionale , e che quantuaque identici ne' corrispon- denti loro valori , furono cio non ostante conser- vati perche s' impiegassero a misura della qualita del discorso grave od ordinario, sostenuto o di- niesso ; 4/ di quelle voci vernacole o gergali del dialetto toscano , le quali dai compilatori del Vo- cabolario della Crusca furono introdotte nel codice loro per renderle di uso corrente nella lingua na- zionale, tuttoche qucsta fosse gia fornita di appo- site parole corrispondenti uel valore obbiettivo a que' vocaboli provincial o niunicipali ; 5.' di quelle pjrole che figuratamente, ma piu sensihilmente espri- niono il valore identico di altre corrispondenti di uso coniune; 6.^ di quelle infiae volgarmente ap- ])ellate poetiche , le quali, tuttorhe rapprssentabili da altre di ugual valore nella lingua comune , si riguardano pero come differenti per riguardo alia diversa loro applicazione. Posto fine di tal maniera alia prima Sezloiie^ TAu- tore progredisce alia seconda , nella (piale tiene discorso delT uso e dclT abuso dti sinonimi. Nasce spontanea una questione , dice 1' egregio scrittore , se V uso de' sinonimi possa essere utile u nocivo alia Inigua nostra. Per isciogliere questo dubbio , jjiosegue egli diceiido , gia discnsso da dell' abate GIOVANNI ROMANI. 207 altri filologi , parmi die debba dccidersi secondo la distinzione j»;ia da noi stabilita de' sinoniiui ap- parciitl e de' siiionimi cm. Qiianto ai primi, pare al sig. Roniani the nel linguaggio de' poeti e degli oratori, da lui chiamato allettivo, possano riuscire di vantaggio e di coinodo , ma die dcbbano esclu- dersi allatto dal linguaggio filosolico o dottrinale, di sua natura avverso ad ogni sorta di sinonimi obbiettivi. Quanto ai secondi, cioe ai sinonimi peri, osserva die neir uso debbonsi considerare no,n gia per sinonimi, ma per parole apposite a rappresen- tare per se stesse delle particolari nozioni. E di tal indole , soggiiinge , noi riconosciamo tutti i vo- caboli delle classi stabilite poc' anzi dove trattam- mo dei sinonimi vcrl , esckisa la qiiarta (la quale risguarda le voci vernacole o gergali del dialetto toscano ) , e gindidiiamo die tali vocaboli siano da ritcnersi non solo come utili , ma altresi come ne- cessarj. E soggiunge alcnne ottime ragioni le ([uali noi tralasciamo per amore di brevita non nieno die perclic le crediamo facili da indovinare. La terza sezione alia quale pon mano 1' Autore e tutta intorno al cletcrminaie i valori dei sinonimi apparenti , die e ([uantn dire, intorno ai mezzi di eliminare qucsti abusivi sinonmii. I mezzi dal- r Autore proposti sono i segiienti : i.° V investiga- zione etimologica del valor radicale del vocabolo; 2^' la dcfinizione del valore obbiettivo del voea- bolo , non tanto secondo V oris:inaria sua sjfrnifica- zione , quanto secondo Tuso ; 3.° la determinazione tlei valori tormali secondo le analo2:ie dclla lineua nostra; 4. la distinzione del senso proprio dal traslato o iigurato. II prinio di questi mezzi fu pra- ticato assaissimo dal sig. Grassi in quell' aureo libro dei sinonimi, del quale ci premie meraviglia di non irovar fatta nienzione nel |)rcseiite volume. Si poi di (p.iesto come degli altri il sig. Romani reca iunanzi opportunissimi esempi , ai'i (juali e inirabile a dirsi come si vcggono inoltiplicare l«* 2C8 TEORICA DE' SINONIMI , CCC. prove tU f|nei diCctti dei qiiali il cav. Monti fece accusa al Vocabolario della Ciiisca. * (t Tutti i mezzi , concliiiule T egregio Autore, da noi parzialniente snggeriti per maiioriietterc dal com- niercio letterario il f'uco de' sinoninu abusivi diver- reljbero inutili qnalora la lingua dotta della nazioiie fosse fornita di an Vocabolario eretto sopra le vera analogic e sopra il sistcma grammaticale origina- rio e non tittizio della lingua stessa. E da lungo tempo clie i letterati d' Italia sospirano un tal co- dice , l)en comprendendo die cpiello della Crusca, benclie in alcune parti pregevole , in tant' altre pero difettoso , non puo corrispondere per intero ai bisogni della nioderua lilosoHca letteratura; ma fino ad ora una tal fiaccola infallibile che guidi per una sicura via i passi erranti o dubbj degli amatori deir impareggiabile lingua nostra, non c comparsa; e chi sa fmo a cjual epoca reniota sara per risplen- dere ! . . . Frattanto che si discutono e si dibattono i mezzi da impiegarsi per V erezione di cosi im- portante edifizio , non dovra essere attribuito a temerita , se io qual amatore della mia lingua oso di manifestare i miei pensieri intorno ad un oggetto di generate interesse ». Innanzi tutto vorrebbe Te- gregio Autore cbe precedesse alia compilazione del Vocabolario quella di una grammatica ragionata di lingua italiana (i), non aveudo per sufiicienti ne tpiella del Corticelli , ne quella del Soave. Non vorrebbe poi cbe si ponessero nel Vocabolario tutti i termini tecnici delle scienze e delle arti ; perclie oltre al rendere troppo voluminoso e dispendioso il Vocabolario, consistendo que' termini in soli nomi ed in alcuni verbi non abbisognano die della (i) Ai nostri giorni si e pubblicata qualclie gramiiiatica che a iiial gi'ado ili alciiiii clifetti, avanzo ili uiolto le )irececlrntt : ed ora il lU. Iciferato sig. Cio. Cherartlini in una 1 ntroduzione alia grammatica italiana, di cui renderein conto tia breve, La itcara nuova luce e nuova illosolia in (juesta ]>anf di studj. dell' ABATE GIOVANNI ROMANI. 209 spiegazioae obbiettiva« e iion aimnettendo essi alcun accidente grammaticale , lie ricliicdeiulo esempi di applicazioiie, noii possoiio fai" buona lega coa ({uelli della lingua comunc ■». I)oj)o di cio rAulorc sugge- risce alcune discipbne per istendcre gli articoli del Vocabolario , le quab noi per servire alia brevita vogliamo tralasciare. Queste sono le principali idee sulle cpiali si fonda tutto intero il trattato del sig. Komani che noi re- putiamo opera degna di niolta lode e da riuscir fruttuosa all' Italia. Noi non dissimuliamo che in alcune parti il nietodo di (piesto libro poteva essere ]>iii filosofico , e le division! e le regole piii con- cise. Non ignoriaino che auclie prima del sig. llo- mani alcuni altri avevano utdniente applicate alia lingua italiana le doitriae dagli stranieri poste in campo intorno a si fatta materia. Ma nondimeno affermiamo che molta e la lode dovuta all' Autore di questo libro, che primo cerco di ridurre a prin- cipj tutta intera la dottrina del sinonimi italiani , c promosse a nuovo bistro cd a nuova perfezioae questo bellissimo degV idiomi che dopo quello dei •Greci e dei Latini siano sarti in Europa. Ne contcnto a cio il sig. Romani voile aggiun- gere alia teorica la pratica, e compilo an DlzIoiiu- rio gencrale dc suionirnl italiani secondo le regole da lui proposte nell' opera che noi abbiamo fia qui analizz.ata. Di questo Dizionario se a' e pubblicato iiaora soltaato an volume il quale non coinprendc se noa la Icttera A e parte della B ; e noi percio vogliamo attcaderne il compimeato prima di fame giudizio. Bibl. [hd. T. WXMIl. aio PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. Osservaz'ioni del dott. fisico Giuseppe Cerri al libro intitolato : Cagioni , natura e sede dclla pellagra, desuiue dai llbri dl Gaetano Stramhio e dal prlncipj della dottruia Broussaixiaua , dl Giovanni Stram- Bio. — Milano^ 182^, presso Giuseppe Bocca, in 8.° Un ^crivain qui feroit parmi nou? IV'logc dcs syslcmes viendroit tiop taril. Alt'iubert. L' autore dopo d' avere manifeState le sue idee intorno alia pellagra ne' cjuaderni de' suoi Annall della medicina fisiologico-patologica^ le ha di nuovo rnccolte in un volume di 287 facce dedicate al sig. consigliere Giuseppe Kluky , aggiugnendovi alcune osservazioni. II padre dell' autore tratto da buon pratico questo stesso argoniento, ma era riserbato al figlio Giovanni,, teorico, di riconoscere la vera sede e la giusta causa della pellagra , infino ad era ricercata in vano. Ed eccoci per tale mode aperto il varco ad una felice cura, che si era fin qui sot- tratta alle molteplici indagini e del padre pratico e di altri colti medici che si stillarono il cervello senza alcun frutto. Ma sicconie da tutti gli scritti del padre su tale argomento il teorico puo di leggieri ritrarre delle prove per qualunque siasi sistema di teoria Imono o cattivo che egli se lo sia fitto in cuoref, cosi non e da farsi nieravi- glia che il figlio Giovanni invaghito oltre misura delle dottrine gnstro-enterichc di Broussais, abbia trascelto dagli scritti del padre ( doniestica suppellettile ) cio che gli tornava in acconcio per proclamarlo. Ad ottenere la qual cosa non erano di mestieri di giandi r.igionamenti, essendo la teoria di Broussais qurlla cli* ora vaga s'aggira per lo nostro orizzonte ; quantunque paja ch' essa pure al pari di tant' nitre volga gia alcun poco verso 1' occaso. OSSr.RVAZIONi DFX DOTT. G. CEISRI eCC. 2 1 t Alia facci.i 3 si ri|>()rtaiio i risiiltati dc'raj!,ioiiaiu< nti fatti (laj^li sciittori del IJiziooaru) tiellc suicuzc iiicilitliP , alTar- ticolo pellagra, ristretti in noii molte liiiee, ciie per coiioscere Ijene come la cosa stia, interessa assaissiiiio di qui arre- caile tali e quali ce le oflVe lo stesso nostro autore. In esse si dice ciio i varj siiitomi costitnenti la pellagra di- peiKlono ; « d'line reunion de circonstaiices propies a alterer )/ d'liiie iiiauiere quelconque le systoiue des premieres II voies = II n'y a peut-etre pas autant de dift'erence )/ qu'ou seralt teate de le croire entre la pellagre et II riiypocondrie. Toiites deux, au moins , derivent d'liiie •» iiiemc cause procliaine , quoique determinees par des 11 causes occasioaclles directement opposces = Ellc (lapel- » lagra ) parak a'etre en realite que le resultat d'uae " inflammation sympatliiqne entretenue par I'etat des pre- " mieres voies = La manifestation de Texan tlieme paralt " devoir etre consideree comme TelFet de la sympatiiie " qui existc entre la peau et tons les organes tapisses par " tie niemi)ranes muqueuses . . . . » La pellagra si e rite- nuta per malatiia astenica sotto oteva es- tere akrimenti secoudo Tadottato sistema della propagazione ilelle flogosi su i tessuti mucilaginosi , che dall' esterno si ripiegano ed investono tutti i visceri gastro-enterici , per cui sono fra essi in plena corrispoiidenza. Ora si sa che Odoardi e Zaiietti, i (piali fecero pnltljllche con le stanip« le loro opere Intorno alia pellagra fino a due terzi del secolo passato , acccnnarono in esse , associarsi di spesso ripocondriasi alia pellagra. Videniar piu d'ogni altro scri- veiido sul iinlre di quel secolo sostenne non essere alcro la pellagra che T ipocoiidrlasi antit:> ; cosi si ^piega ; /Vf'iO \r, i.inr.o ni no. '5TR^^rr.to -fr.r v PEr.r,\orxA. 2i.'i irificiohitur mnrJinm hiinc ( cioc l,i pellagra ) , neqno Insu- brio'. eii'lemicuin esse, uti hactenus creditiim est.; qitoniam ipocondriaiU vetustisslma est. Al contrario 11 sig. Gaetano Stiaiubio nel libro delle sue cUssertazioni , che noa passo sott' occliio di M. Jourdan, dalla faccia 109 fiao alia 128 , disserta e coii cvudizioiic molta e con ai'gomenti d' ogni sorte provM i; riprova iiao allt noji essere l»en diversa di caratterc la pellagra dalla ipocondriasi. Ivi si legge : Sin peri) come Videmar viiolc , la pellagra non potra giamuini chianiarsi ipocondriasi anclie nel senso di chi ammctte \' ac- cennata divisione ( cum materie et sine materie ) ; <• per- // ciocchfe non esscndovl nella pellagra quei caratteri clic » sono csscnziali alT ipocondriasi , e mancando in- qiiesta " fjuelli che sono a tjnella proprj , nc viene per conse- " guenza che debbano considerarsi per due mulattic di- » verse. » E nel foglio segueutc dice netto e schietto : Sc la pellagra ci presenta tal volta dei sintomi gastrici , sono quesli ben dii'ersi da qtielii che caratterizzano Cipocondriasi (i ). E qnesta cosa si dee avere alu-ettanto piii in consitlera- zione in quanto che noa isfus^gi agli occhi sagaci del padre essere di sovente T ipocondriasi coinpagna della pel- lagra ^ lo dice in piu Inoghi causa che le produce. Cio poi e onninaniente confornie alia dottrina francese la quale insegna : <' La niedecinc II empiriqne , qui consiste a garder la uienioire des sympto- . I) nies qu"on a observes et des remedes (jui ont ete utilo-< •f ou nuisil)Ics , sans se permettre ancune explication phi- II siologiquc , est inipratical)Io. ■> E poco dopo agginiii^e : (1) Ritii'iu' U stfssi 01 inioiie anclu- iiclli- IctiriP uliiainmciite scritte. Lettere del medico Gaetano Strambi'i ad lui ainico. Wi- laiio , 1823. (i) L. 1 , § 4^)0 , f. 134. ai4 OHCEnV\/T0Nl DF.L nOTT. CIUS. CFRia 0/1 ne pent reniMier a cctte ronfiision , qu'e.ii rapportant les syinrrines mix organes (i). Dal sopra esposto apparisro ev'uleateiiicnte die secondo il grand' arborc geiiealogico di stile fraucrse, dinotaiite la dis.^endenza de' mali s' abbiann d'avere in consideiazioue la sede, non il divario de' sin- tomi per giudlcare della loro provcnienza. Quindi Jourdnn avendo ritrovato in qiiella trentina di libri , ch' ebbe la noja di leggere molte relazioni di consangiiinita die sus- sistono IVa la pellagra e T ipocondriasi; e sapendo d' al- tronde die \ liypocondrlc est I'effet d'une gastro-enterUe chronique qui agit avec Anergic sur iin cerveau predispose a I'irritatlon siccome insegna Bronssais , lia ritenuto es- sere le due nialaiiie presso die egiiali tra loro , perclie provenicntl da vizio dello stesso viscere. A tale proposito ha pero fatto il giudizioso Strambio i>adie una riflessioiie die mi va uiolto a grado ; ei parla dell' affezione gastro- enterica applicata alia pellagra. « Ma (siami peruiesso di >i dnbitare ancora ) si potrebbe veraniente e di biiona >i fede spiegare con tale ipotesi tutti i piii stravaganti )i fenomeni che prescnta la pellagra ? 11 trattamento cu- » rativo sarebbe egli corrispondente ? Gli argoineiiti sui » quali ei Ibnda jiriiicipalmente la sua opiiiioiie sono troppo » deboli ancora (2). » Adunque come potra uiai lo Stram- bio iiglio dagli eleiiienti delle dottrine francesi tanto di- scordi dai paterni desumere risultainenti analoghi e con- form i ? Come potra esso figlio pretendere d' infrancesare il padre a mal grado di lui , inentre questi propone dei dubbi con tanta riservatezza , clie a luio seniio lianno Y apparenza di belle e buoue verita ? Andiamo innanzi senza dar i-etta agli sbai E sebbene anche il padre nclle cltate Icttere dica, in aria Jubitativa, die dalle se- zioni anatomiche da lui fatte sarebbe esso pure forse ten- tato di ammettcre ( face. 8 ) per causa prossiina della pel- lagra una cronica occulta infiaininazione del sistema gastro enccrico ecc: lo potrebbe bene esso padre pensare adesso^ ma cio non si potra giammai rilevare positivamente dagli anticbi suoi scritti. Imperclocche se la pellagra e prodotta da infarcimento qualunque de'visceri del basso ventre, la causa prossima clie e indivisibile compagna della malattia dee trovarsi sempre la al suo posto , cioe al basso ventre: ma siccome il sig. Gaelano Strambio in nioltissinii casi delle sue osservazioni necrologiche porto 1' occhio sul cervello e sullo spinal midollo , ed anz.i asserisce d' avere ritrovato scevri di \ izj i visceii del basso ventre in chi mori di pella- gra ; come apparo per esenipio nelT ispezione fatta del cada- vere di Regiaa Vergani pellagrosa antica cbe descrive cosi : Chiu i^cntris et thoracis contenta sunn omnia repcnisscni , ad (1) Strambio I. 2 , § 58 , i)2. (2) Strambio 1. 2 , § 70 , f. lo3. Ciipiris accrioncm deveni , uhi nil nliml appaiuir prcctcr incnii:- qnm , ec cerebri vasa nimio saiii^uinc distenta (^i)-^ cos'i non i' da farsi lo tneraviglie se T autore ilel dizionario fraaceso , persunso intimamente , n seconda dr" principj di lui , clio ]c magapjnc dovessern assolutamonte riii^cnirsi ne" visceri at- tiiicnti alle prime vie digestive, so, dieo , riclama acrenicntc contio le osscrvaziori anatomiciie dello Stratnliio. Avrel)l»p forse desiderate V autore franeese clie i vizj trovati nel cervello si dovcssero attribuire a flogosi , o niaiiifesta, o nascosta ed invisihile che si intiatteiicsse zitta in fra ie crespe del vcntricolo , e clie cola la trasfcrissero !c sim- patie ; siccome lo iusegnano le dottrine di Broussais^ ma lo Strambio non poteva allora dar retta a delle future ipotesi. Di pill le viziosita de' visceri addon\inali tali e quali sono indicate dallo Strambio ne'suoi libri anticlii, e quali ce la schiera innanzi agli occhi anclie nelle ultiinc sue lettere , sono troppo generalizzatc , c possono quindi entrare a far parte di tutta quanta la serie delle nialattie acute e croniche, e di tutte le contingihili ancora del basso ven- tre. Quindi egli e impossibile il desumere da esse cosa cbe appartenga speciilcatamente alia pellagra , ed e altresi ditficile clie dalle stcsse si possa desumere che la |iellagra si risolva in una gastro-enteritide, siccome opina Jourdan. A tale proposito sta bene qui di mettere in conslderazionc cosa Broussais dica delP immortale italiano Morgagni dorc questi ci rende contezza delle persone morte di malattie di ventre. " D'abord il ne rapporte que d'une maniere II tres-abregee a les symtomes qui ont precede la mort. " Ensuite , a I'ouerture , il ne tient compte que des Ic- u sions des organes de la poitrine et ne s'occupe point >i de celle de la nmqueuse digestive (a), n Dal che, sc- guita a dire , risulta che i sintomi da lui osservati ei gli attribuisce a lesione dell" addome , quando che sono di sovente I'efFetto dell' irritazione de' visceri adJominali. Cio e detto con un po' di confusioae d" idee ; con cui infnie conchiude clie Morgagni non sapendo nulla di gastro-en- teritide: Mais MorguL,rii , mois Buiinet. , etc., Strangers a la phlegniasie de rintesdn grele . nOn poteva avere delle giuste e diritte idee per giudicare de" mali del venti-e. 11^ (i) L. I , f. 2i . lib. !. (2) Exaiuen etc. tcai. 2 , f. 641^. i AL 1 ir.RO ni (.ro. iTn\jrnio sri.i-.v rEi.LACuA. 2 17 n[;2,iunto qucsto pcrclic nppniisca scinprc piii quale sia In lunssima fondnincntale sn ilolla quale c piantnta la tcoria (leir aiitore francese , die non ha alcana lelazione coUe anticlic e inotlevne cogiiizioni , essentlosi Broussais assunio il (litlicile incarico di coml^attere tutte le opinioni noa solo, ma (1i porre altresi in discreJito le dottrinc de' piii cospi- cui medicl anticlii c moderni , tenendo seinpre i suoi ra- e;ionari col dire ch' eglino non sapendo cosa fosse gastro- enteritide , erano nulli ; e die non erano entiati nella ll- siologico-patologica cognizione di assegnare la vera scdc e la legittinia causa patologico-fisiologica alle nialattie tutte die travagliano 1" umana specie. Ora se si riflette die andie lo Stranibio padre ehbc ad essere rimprocciato da Jourdan , perdie egii non iscoprisse Hogosi nelle prime vie digestive de' cadaveri pellagrosi, ne' quali la flogosi non c' era , ma die pure doveva supporsi ivi esistente anche invisibilc ; c sc di piii si prcnde in considerazione tutto il corredo dcllc teorie paterne tali quali si trovano esposte ue' vecclii suoi tre lihri, e nelle dissertazioni sue , dedotte da" fatti da lui osservati , die soiio, siccome egli stesso io confessa nelle ultimc sue Icttere , quelle di' erano in voga a' suoi tempi; come si potranno mai combinare le teorie antidie del padre con le frcsclie teorie francesi , e desumere da esse, comi^oste di elementi tanto diversi, una scambicvole prova dell' una per Taltra? Non ne rlsulierebbe egli in- vcce un vero tessuto a mosaico ? Che se il iiglio avendo penetrata tutta V anima dclle recenti dottrine francesi , si stilla il cervcllo per rintracciare o per diritto o per ro- vescio i semi delle medesime nelle opcrc antidie di suo padre, non se ne debbe far le meraviglie, avvegnache esso iiglio creda ili buona feile die non s'abbia avuta mai una precisa ed adequata cognizione dcU' arte di guarire , se non dadie e comparsa al mondo V ipotesi delle tlogosi francesi accompagnatc dall* infmito stiascico delle sue trascendentali simpatie. L" autore appicca due lunghe annotazioni al suo libro die stanno tra la face. i3 firo alia face. 22. Nella prima dice d' avere frettolosamente combinati i principj Brosse- siani alia suppellettile paterna; e siccome a dir vero manca a' suoi scritti il L;VX. POTT. OIU5. CERUI CCC, intrnprondcro ilollo so7.ioni anafoiiiico-patoloc;iclic su i ca- tlavori do'' pellagiosi della ScMiavra : Dio voglia die sieno esatte e lontane da 02;ui prevenzione afHuche possano es- sere iitili. NeU'altra nota comliatto la teoria tlellc tUatesi e del controstimolo : quasi clie V insnssistcnza di quella fosse una logica ragioiie per la verita della francese! Qnando non si saniio bene le cose si sostituiscono delle opinioui ad altre opinioni , cio che diventereblie inutile se a prima giunta si conoscesse il vero ; cd ecco il perclie la storia de"" sofisini c cosi breve in matematica , e cosi lunga in filosolia. ( Sara continuaio. ) 2I() Elementl dl storia natnralc generulc del dott. Oaf^parc BRVGMArELU P. O. d't dctta scicnza nelV I. R. Unwersitd di Pavia. Volume \.° contcnentc il trat- tato del jcgno liiorganicn. — Pavia y iSiS, ncUa tipografia Jjizzoni , in 8.°, dl pag. 336 c VI di prefazionc. J_y A Plinio sino a Buffon si e conosciuta la storia naturale , senza alcnna distiiizione di qucsta scienza ia generale e specinle. Nata cjnesta distiuzione ne^Ii ultiini tempi e in mezzo air incremento giandissimo delle scienze naturali , e stata bcnsi in alcune scuolc adottata , ma non niai si e riuscito a tlrare una linea giusta ed esatta di separnzionc, e ad indicare con prccisione i confini entro i quali la sto- ria naturale generale deljlia restringersi , e dai tjuali par- tire deljba T insegnaniento della speciale. Grazie sieno rendute al valente professore BriipnatelU, che le ornie paternc calcando gia si distinse e cliiaro si rendette nella coltivazione delle scienze naturali , ed era ci oflre , il prinio ccrtamente in Italia , gli Element! della storia naturale generale, cli'cgli sul bel principle dcfinisce: quella scienza che tutta la natura contenipla nella sua grandezza ed universalita. Bcnclie alYatto rigorosa non sia ijuesta defuiizione , potcuilosi andic nella storia naturale special e trattare della natura presa nel suo piii generale aspetto, siccon>e fecero tutti i naturalist! delle passate eta; tuttavia forza c di ammettere che dare diHlcilmente se ne potrchhe una niigliore, e die con quella Irase si espiime, almeno nc' termini piii anipj , T oggetto della storia natu- rale generale , che oi-a si vuole separatamente insegnata. Da una breve analisi del libro potra raccogliersi se T au- tore abbia raggiiuuo il suo scopo , qucllo cioe di proporre alle nieditazioni de' giovani la natura nel perfetto a^covdo delle sue parti, e di esprimei-e , com' egli dice, in brevi tratti il sincero quadro della natura medesima , che con esso sarenuno ben disposti a riconosccre utile non meno a clii si consacra alle scienze , clie a qnello il quale ama procacciarsi la nobile cultura, all" attualc stato del!" uniana societa confacente. 2iO KLEMKNTT Dt STAKIV XVTI'RM.K orNru \T.F. Ncir introiUiziono 1' aiitoro iiiolto opportiuinmonfe si an- plica a mostrare (juello clip sia natura, vocabolo del qiialo si ahusa sovcnte ne' volgari discorsl , applicandolo a di- vcrsi sigtiificati. Egli asserisce ossere la natui-a una sovru- maiia potenza diffusa a costituire tutte le cose, oa indurlo alle vicende cui vanno sottoniosse: nota pero die, cssond.) r iiitiovazione c la produzione coatinua degli esscri T attri- huto precipuo della natura, fu cssa detta dall'antichita ma- dre di tntte le cose; c noi crediauio chc non s' inga:iiierelil)o il lilosofo che sotto quel nome iatendesse , come gli anti- chi intesero , V universale complesso delle cose create. Si cstcndc rjuindi V aiUorc a mostrare die da una prima e sola cagione tutte furono prodotte lo cose , c die egiial- inente da una causa unica , saggia , benefica , onnipotente, sono conservate e sospinte a quel cangiameuti , ai qnali per leggi della natura medesinia le vediamo sottoposte. Tutte adunque le cose variatissinie die ne cirrondano, sono per se stesse e per le loro perenni vicende collcgate saggia- mente fra loro a conseguire lodevolissimi iiitenti ; tutte le parti corrispondono dehitamentc al fine che dal tutto si brama , e nel complesso si ravvisa costanza ncl servire al loro scopo , annonia e vaghezza di parti , cconomia di mezzi , ordiixe , tutto quello in somma che si loderel)l>o in opera nata dalT nmana iadustria e sotto la direzione di un saggio arteliee. Provasi questo con alcuni esempi, con quelli deir occhio e della luce che procedono e sussistono in virtii di una prima medesima causa , dell' occliio dei pesci che manca quasi dell' umore acqueo , del haco da seta die non sa cibarsi se non. che delle foglie del gelso , il quale appunto si veste di foi'lie coiatcmporaiieamente alia nascita del baco, ecc. Si mostra quiudi chc, non jjo- tendo r uomo di coiitinuo elevarsi nelT indagine delle operc e de' fenomeiii deU' uiii verso a quella prima cagioae che un' idea troppo terribile presenta all" umana debolezza , si immagino una poteuza emanata da quella cagioiie istessa e SMiuministra nelle cose create in cui e diffusa, e questa appellata natura, serve a giustilicare la prima delinizione dair autore esposta. I successivi paragrati giovaao a mo- strare r utilita dello studio della natura , che non so4o r uomo istruisce delle cose delle quali continuo prova il bisogno , ma giovevole puo riuscirgli anchc per T avan- zamento nelle cose morali , traeudolo alia cognizione dell.i l>liT> POTT, OASl'AlU". IJ1U)0N\TFLI,I. 2:i I «Iivinita , al sentimcnto della riconoscenza , alia rogiiizioiie pill ituima cU se stcsso , air ordine , alia saviczza , alia luoilera/ione. Per uliimo riconoscc anche 1' autore die sotio il noiiie di storia naturale s" iiitcnde iiii trattato su gii csacri doll' uni verso e su le loro vicende. Versando peio qucsto trattato sii gli animali , su i vegetabili , su i ininorali , non Ijenc iiiteiidiamo come quella scienza gene- rale contrapposta ( forsc ainereiniuo nieglio di vedere scritto 'tiitepoiia ) alle tre scienze particolari clic versario iatonio a quegli oggetti ^ la zoologia , la hotaaita , la uiiiieralo- gia , possa in un significato piii circoscritto anch' cssa ri- ccvere il nome di storia naturale generale. Noi crediaiuo piuttosto clie questa aljbraccian possa i grandi priucipj della scicnza , o quei punti di riuuione per cui gli esseri jiarziali dci tre regni si riducouo sotto quei gen«rali jjrin- cipj , e si concentrano come a foruiare un quadro gene- rale della natura, senza discendere alle particolari descri- zioni degli oggetti. Questo pero sia detto di passaggio e senza far torto all' esimio professore , clie niolto uieglio di noi dee conoscere T wssenza ed i coniini della facolta ch" egli e cliiamato ad insegaare. Siocome la fisica ed altre discipline si occupaao intorno alle uiateric , die aggiugnere si dovrebbouo per recare la storia naturale generale al grado die ad essa compete- rebbe nel senso piii vasto , cosi 1' autore per non man- care alia ridiiesia unita , premette nel libro I alcuae co- gnizioni preliniinari intorno alia materia ed alle forze. Egli dcfinisce aduuque la materia , cjuello che ingombra uno spaxio nell' nniverso , e corpo appella qualunqae detcrmi- nata por/ione della materia niedesima ; parlando poi della natura della materia , riferisce le oi)inioni degli atomisti c dei dinaiiiici , e la prima abbracciando , considera la ma- teria foriuata di atomi o di particelle di estrema tenuita , simili nolle proprieta loro al corpo totale , e di caratteri determinati o meccanicamente inalterabili. I corpi distin- gue in semplici e composti, dal che nasce la etereogeneitii i e vcnoiido alle proprieta gencrali della materia , due no riconosce ossenziaii die soiio I'estensinne e V impenctra- liilita , alle i ; nei secoudi coirapplicazione di parti le une su le altre , da esse detta extra positio , nienlre piu generalmcnte fu detta da lutigo tempo /liXM positio. Le diffcrenze dinamiclie sono pure re- lative per la mnggior parte ai corpi viventi ^ ma nell' ul- timo j^aragrafo di questo capiiolo viene 1' autore a descri- vere le difFerenze di state che piu particolarmente si ac- comodano ai corpi inorganici, e riferisconsi non tanto alia esteriore conformazione quauto alia costituzione moleco- lare. L' oggetto primario dell' autore in questa discussione sembra essere stato quelle di ben distinguere le sostanze organiche dalle inorganlclie , i! regno , com' egli dice , delle creature viventi da quello della materia inorganica , clie inorta egli appella , e che inorta dire non potrebbesi a rigore secendo 1" opinione di alcuni dotti naturalisti. Egli divide in seguito i corpi inoraianici o minerali in tre grandi classi , cioe in minerali propriaiuente detti , nei quali riconosce una omogeneita di tisico tessuto i in mine- rali misti che sono le rocce ; e in fossili , sotto il qual nome comprendonsi le vestigia degli csseri organizzati , solenne monumento ., com^ egli dice , delle catastrofi che la terra ebbe a soffrire nelle vetuste sue eta. Non potrebbe dal naturalista dirsi a tutto rigore che queste memora- bili vestigia congiungano il regno organico coirinorganico i, ma bensi e certo che colla presenza lore accennano masse di pesteriore formazione all' esistenza dei viventi , dette secondarie , giacche prive ne sono le altre repntate primi- tive. A questo proposito ricorda 1' autore il nascimento di una nuova scienza , cioe la paleontograiia , che versa in particolare su g!i avanzi di esseri organizzati , spesso spc- cilicamente diversi da quelli che era vivono ; nota pero che il nome di fossili presso i Tedeschi eJ anche presso i naturalisti di alcunc altre nazioni si viguurda come '^i- iiodimo di (juello di minerali in genere. f r»F.L noTT. OASrAllE BRUCNATKLLI. 220 Pass.i di la V autore ai carattcri fisici e chiuiici dci mi- urrali , e caratteri di priuio online riconosce la coiuposi- aionc chiniica e la forma dolla inolecola iiiicgraiitc. Arre- staniiosi poi sii la coniposizione chiniica dci minei'ali iiio- desiini , trova alcuni corpi sernplici , qnelli cioo che sin ura non liaano lasciato scorciere alcuna varieta di materia; ed altri die egli cliiama compostl artificiaU, nascciiti dalle cliimitiie comliinazioni. Esamina cjnindi 11 carattcre elcttricu de' componenti; il nuinero , per6 rappresentativo , degli atomi , i corpi ossldaii e le lore diverse unioiii , i sali e le loro leggi, finalmente alcune comhinazioni piu delle akre composte, tra le quali sono gli idrati. Venendo alia coiuposlzione chimica dei minerali. trova da prima i corpi iiaturali , come i silicati e i coinposti cristallini di corpi ussidati , die cgU diiama combinazioni saliformi , e qui , inostraudosi atiimiratove e scguace del sistema dalV Haiij , entra a parlare della crlstallizzazione, della forma primi- tiva, della cristallizzazione estenia e della divisione n\ec- canica dei cristalli , ccUa quale si giugne a ti'ovare il nu- cleo o la vera forma primitiva. Nei successivi paragrali si tratta piii cstesamcute della gcneraziotie delle forme primitive e secondarie , della molecola integrante, e delle leggi di decreinento; si aggiungono quindi alcune considc- razioai su la costanza attril)uita alia forma primitiva di un corpo ad onta della varieta delle secondarie sottu le quali pub sovente apparire; su la disposizione del nucleo u su quella delle molecole da cui trae principlo il cristallo secondario ; su i cin(|ue generi di fornse primitive, e su le forme litniu che formano quasi nodi di diverse serie di solidi geometrici ; su 1' anomaha per cui T identlta di so- stanza non porta seco nccessariauiente I'identita di forma cristallina , potendo qiialclie sostanza avere piu sistemi di forme cristalline ; su la opinione di MUscherlich che da uao stesso nuniero di atomi coml)inaii in una stcssa nia- niera abbia bcnsi origine una stessa forma cristallina, ma die la stessa forma sia independente dalla natura chimica degli atomi , e non determinata se non che dal nunicro e dalla posizione relativa dci medesimi, dal che nasce i.i t«!oria dei corpi isomorii , o sia di quelli che formanu gruppo insiemc c sono atii a fornire una eguaie form.i trislallina . qualora si combiuiao con altri sotto le uormc consuctc. 8i conchiude dio siuo negli atomi della materia Bihl. Ila/. T. X.WMU. ij ai6 P.LF.\lENrl ni STOtllA. N\TUU,\Lli CENKRAI.E b1 niAiiircsta la saviezza tlella natura , c clie tutto e ovdtne e legge maravigliosa ilagli atomi insino ai niondi ; come dalle forze che si r.coprono nel sistema cristallino sluo a c]iielle dalle quali i mondi sono governati. Si sjiicga poscia il metodo miiieralogico , e la determi' liaziorie dolla specie secondo il metodo di Haily ; si pro- pongono ancora quattro grandi classi, la prima delle qnali complende gli acidi liberi; la seconda i metalli eteropsidi , cioe larvati o mascherati , come la calce , la barite , la stroiitiana , la magnesia , V allnmina , la potassa > la soda , r animoniica , distiute ia altrettanti generi , ai quali come nppendice in ordine uiiico si aggiugne la silice. La terza r.lasse it foi'inata dai nietalli autopsidi , dei quali si descri- Vono 1 caratteri geiierali , parlaadosi in seguito dei nietalli iintivi, delle leghe, degli ossidi, dei carbnri, dei sulfnri, dclle condizioni niineralogiclie e delle relazioni die le eostanze metalliche hanno colle terrestri masse die le con^ tengoao ,• della loro disposizione in stra»,i o animassi , o tlella loro dispersione nelle rocce o ncUe sabbie, delle mi-* jiiere piii abbondanti e dei generi diversl ai quali da il home ciascun metallo. La classe quarta fe composta delle Bostanze combustibili noil metallidie , delle quali pure si fspoiigouo i caratteri, ragionaudosi partitaniente dcUo zol- fo, dcir antracite e del diamante. Seguono in uu' appen- dice le sostanze Aette fiiog^eni , cioe i bitumi , i carboni fossill I, il succino e i mincrali conibinati con acidi di iiatura analoga o perfettaniente eguale a quella degli acidi forniti dal regno vegetabile. II libro qainto e tutto consacrato alia geognosla , e pef dire il vero questa ci sembra la parte piit ampiamente trattata in questo primo volume di Elementi , sebbene la gpognosia per se stessa formi vina scienza pariicolare, in questi ultiaii aiikii grandemente arriccbita, cbe non fa parte tlella storia naturale generate se non die per incidenza e J)er lelazione, come tutti gli altri rami della storia natu- fale cbe si dirlgono a guisa di raggi ad uii centro comu- lie. Di fatto in una non breve iuiroduzione su le grandi \icende e su la costituzione della terra si tratta dello Boopo della geognosia , se ne espone la parte ipotetica, die non dee pero confondel'si col!a geologia , non occupata in jiarticolare , come scrive T autore, degli eveiiti die accom- j[)agnarono la generazione della teri'a , il che forma piuttosW DEL nOTT. OASl'ARK nnUONATELLI. 227 r oggctto tlcllc cosmogonie , ma Lensi della splcgazioiie cle'fenoiiicni die presenta il nostro pianeta dalla sua siipcr- licie sino alle pdi grand i prolondlta conosciiite, come scrive il Breislak ; si parla della lluidita priniitiva del globo e delle successive sue catastrofi ^ dci mezzi coi quali puo conce- pirsi la fliiidita delle masse terrestri , al quale proposito ti ricordano i sistemi dei nettunisti e dei plutonisti ; dello studio itiiportaiitissimo delle foimazioni , e dei caratteri principali die servono a definire ciascuna formazione o ciascun sistema di rocce ; finalmente dcgli oggetti accessorj agli stud] geognostici , clie sono le osservazioni dei fianchi scoperti dei monti , delle grotte iiaturali e degli scavi delle miniere. Si entia quindi a parlare della struttura delle rocce , deir importanza di questo esame , delle rocce composte di parti di origine contemporanea > delle diverse strutture , granitica, porfi'.itica , auiigdaloide cd a frammeati ; poi si lagiona della struttura delle masse o dei letti niinerali c della stratilicazione , e si fanno vedere le divisioni delle rocce in parallelepipedi rettaagoli , in prismi e in parti di forma gloliosa, indicandosi i caratteri delle fonnazioni di- verse derivanti dalla lore struttura. La struttura e le leggi tlelle formazioni sono 1' argo- inento di un separato capitolo , nel quale si assegnano le distinzioni che annunziano una diversita di formazione; si luostrano le loro alternanze e le sovrapposizioni dalle quali nascono le serie di formazioni; si parla della identita delle formazioni niedesime , dell" andanicnto e della forma dei letti , della lone inclinazionc e della loro dipendenza dalle formazioni principali. Viene in appresso 1' autore a descri- vere la struttura della terra e quindi tutti i terreni , cioe i primitivi c quelli di transizionc, i secondarj , i ter- ziarj e quelli di trasporto. Di tutti questi indica i carat- teri, i componenti le rocce e le loro alternanze, e in proposito dei te;X"ieni secondarj , parla della formazione del carbon fossile, del calcare aljjino , delle rocce bitumini- fere , delle formazioni salifcre , del calcare del monte Giura , dei caratteri esterni dci calcarj e delle arenarie o dei gres , dei graniti secondarj e della formazione della creta. Ilagionando dei terreni terziarj , scende a discor- irerc su le argille plastiche con ligniti , su di altre forma- zioni terziarie ^ su i fossili die vi si trovauo , c fcu le 2 28 ELEMENTI 1)1 STORIA NATURALE GENERALK formazionl di acqua dolce ; parla pure dclle rocce e dei fossili , e della superlicie della terra in gcnerale al propo- sito dei terreni di trasporto. la quest' ultimo discorso della superficie della terra vedianio con piacere accennata la diversa attitudine del suolo alia vegetazione , e indicate le circostanze del suolo medesinio , quindi le lande , le oasi , le steppe , le brughiere e le savanne , i Uanoe e i pampas dell' America meridionale. Ma compiuto non sarebbe un Trattato di geognosia , che tale puo dirsi veramente il quinto libro di questi Elementi , se non si facesse parola dei fossili , o sia delle reliquie organiche die trovansi in seno alia terra e dei vulcani. Questo ha condotto I'autore ad aggiugnere due appeudici, la prima intorno ai fossili, la seconda intorno ai vulcani, colle quali si termina il volume. Nella prima egli tratta dei diversi modi di produzione dei fossili , o piuttosto delle difFerenti condizioni sotto le quali accade di rinve- nire alio stato di fossili le organiche sostanze ; e qui di- stingue acconciamente gli animali vestiti di carne e di ]ieli , scoperti tra i Jiacci della Russia Asiatica , le ossa fossili che tuttora conservano il loro glutine animale , le ossa e le conchiglie calcinate , e finalmente espone il passaggio delle reliquie organiche alio stato di fossili , non obbliando i casi in cui , scomparsa essendo la sostanza del corpo organico , se ne sono perfettameiite conservate le sembianze. Da questo si fa strada a parlare della inte- grity e dello stato diverso di conservazione, in cui ne' ter- reni meno antichi si trovano le sostanze fossili , dal che si trae argomento ad investigare le epoche- della natura , ad indicare i fossili riferibili alle varie classi vegetabili ed animali;, a proporne un' acconcia distribuzione in vegeta- bili, zooiiti e molluschi , crostacei e pesci, rettili, uccelli ed insetti, che sono i piii rari, e finalmente inammiferi , ed a conchiudere che mentre questi oggetti sono atti a confon- dere non solo il piix perspicace ingegno , ma la piii ardita immaginazione, si opinerebbe che cooperate avesse alia pro- duzione degli strati terrestri anche piu elevati il fluido acquoso , che pero non dee farci ommettere la considera- zione del fuoco , o sia dei vulcani, che formano argomento della seconda appendice. In questa si definiscono da prima i vulcani e le lave ; si espongono poscia i fenomcni vul- canici , le forraazioai de' cratcri , le eruzioni e le circostanze nET. POTT. c\.<;pvr.K nnrTCN\TF,r,r,T. 229 clio le Trcompagitaao ; si pnil.a dollo vnricta di que' fc- nomcui , do' iiiontl viilcanici talvolta isolati , tal altra as- sociati in gfnppi irregolari , delle iuterno loro ravilh , delle eruzioni acqiiosc e fangose , dei vulcaiii estinti o scmi-estinti , per ultimo dell' origine ignca di varie nias«e ininerali, come del fcldspato e del pirosseno, delle trachiti, dei hasalti c delle rocce anfiboliche. Da questo primo A'olume ogiiuno puo argomeutare quale sia il disegno , e quale essere possa T andanieuto di t|ue- st' opera , che sebbcne qualche volta scmbri passare oltre ai limit! dei libri puramente elementari e quelli pure invadere della storia naturale speciale , tuttavia mi com- plesso presenta di notizle attinte ai niigliori fonti, le quali bene impresse nell* animo de' giovani studiosl, non solo potranno ornare lo spirito loro di una proficua erudi/.io- ne , ma istruirli altresl di molti particolari oggetti che ad essi non riusciranno piii nuovi nello studio della storia naturale speciale, della geologia principabuente, della pa- leontogralla , della zoologia , della botanica e della mi- neralocia. 23o Maccliina per hi. piglaliira drllc nve , o pigiatore del dottor fgiiazto Lomeni, prcnuata con medaglia d' argenlo dalV f. R. Qovcrno dl Milano nel coii.~ . rorso d' indastria dclV anno 18^4 presso V I. R. Istituto di scienze , lettere ed arti. - — Milano , 1825. per Giovanni Silvcstri. Opnscolo in 8.°, di pag. 68 , con 5 tavole in rnmc. Q. .UESt' Opuscolo del dottor Lomeni gli da un nuovo titolo alia benevolenza e graiitudine degli agricoltori ; la sua maccliina e una novella piova de' suoi studj e delle sue cure per giovare a qualclie ramo d' agi-aria ; il premio della medaglia d' argento ottenuto dall' Istituto e gia una onorevole testinionianza che basta a raccomandarne 1' in- venzione , intorno alia quale T Istituto medesimo ha emesso il seguente giudizio : Da mollo tempo si declama contra I' uso del vendenuniatori di schiaccuire le uve coi piedi , e molti meccanismi sono gia stati proposti come atti alia pi- giutura delle uve medeiime ; in tutii perb si sono trovati dei gravi difetli , e si sono per la maggior parte ubbandonati , perche 0 lasciavano libero il passaggio agli acini non pigia- ti , oppure schiacciavano insieme con essi i vinacciuoli ed i graspi. II valente agronomo sig. dottor Lomeni e meglio di ogni ahro riuscito a toglicre di mezzo i due suddetti incon- venieiiti con un nuoio pigiatore composto di due cilindri scanaJati di legno , col quale si eseguisce con grande celerita e precisione questa operazione essenziale della vendemmia. La descrizione di una niacchiua riesce difficile per non dire impossihile senza il soccorso delle figure. II dottor Lomeni ha quindi opportunamente corredato il suo opu- scolo di 5 tavole , nelle quali rappresenta tutte le parti unite e separate che compongono la sua maccliina. Noi cerchcrerao di darne ai nostri lettori una idea clie basti per comprenderne la forma e le funzioni principali. Tutta la luacchina considerata all' esterno corrisponde alia ligura di una grande tramoggia dell' altezza dal suolo di circa 3 braccia milanesi , clic corrispondono appunio poco meno all' altezza di una bigoucia posta sopva di im rarro comune. M\cnniN\ pcu L\ rioivTL'nv DF.TXE UVR ccc. a J I Quest' nliozza illventa di uii comotlo uso per far entraro neir imboccntura di delta tramoi^i^ia le uvc raccolte nella higoncia col mezzo di uii Cf)Si detto ricogluore. o condottn di legno , una delle cni estreinita ajipoggi snl laliro della liigoncia e 1" altro su quello dell' apertura superjore della trainoggia. Le live cosl trasportate entro la maccliina psssano fra due cilindri di dianietro eguale , cioe della luughezza di due braccia e della larghezza di nno clascuiio. Essi sono cavi internameiite, e presentano esierionnente uella peri- feria una superficie scanalata noa ad angoli rettl , ma a piccole sezioni circolari , le cui concavita e convessita reciprocamente si ricevono tra di loro , lasciando fra di esse uno spazio cbe si regola coa due reglstri, ossia viti , le quali allontanando od avvlciuando 1' asse o punto d'ap-. poggio dci due ciliudri , accrescono o diminuiscoao gP iii- terstizj paralleli delle scanalature medesiine. Le uve, ossia grappoli, dovendo col movimento di rota^ zione prouiossa da uu manubrio passare fra i suddetti lu- terstizj longituilinali delle scanalature dei due ciliudri si tro- vano successivamente schiacciate , e in ciucsi' ultimo stato cadouo raccolte in un serbatojo inferiore, il quale leg- germente Inclinato le conduce ne' vasi che si applicano Qppositaraciite e che sono preparati per trasportarle nel tino, Siccomc questa grande ti-amoggia deve trasportarsi nel luogo clie nicglio convicne alia circostanza, cost essa 6 sovrapposta a quattro rotelle che ne facilitano la loco- jnozione, Una pill circostanziata descrizione delle parti piii mi- nute di questa maccliina servirebbe piuttosto ad intorbi- dare die a chiarire 1' intelligcnza de'' nostri lettori , pei quali bastorauno per ora i cenni che abbiamo qui dati suctintamente. L' autore giustilica la scelta , la forma, 1" uso e T ufficio di tuttc le parti da lui messe in opera , e uiostra con bnone ragioui il percbe abbia data la preferenza piuttosto a una forma clie alP altra. I nostri lettori comprenderanno tosto che tutto il moriio operative della niacchina consiste nella snperticie scana- lata dei due cilindri , la cui distanza reciproca e regelate dai due registri che opera sul punto d' appoggio doiPassc, J2,)2 Mvr.ciTiw PFr> L\ prcivTURA nr.i.LF. nvF. c quiiuli avvicina o alloniana i duo ciliadii medesimi fra di loro secondo il bisogiio. Lo spazio lasciato fi-a le scaiialature dcve esser re2;olato ill nianiera die corrispoiida alia grossezza de' vinacciuoli e dei s;raspi, e scliiacci quiiidi gli acini dclle uve senza schiacciare ne i vinacciuoli ne i graspi. Tiitto il segreto , tutto il merito della niaccliina deve consistere in qucsto. Ora vedianio iinparzialnientc , e rispettando il voto del- ristituto, so un tale uflicio sia possihile nella costruziono della macchiua del sig. Lomeni. Le snperficie scanalate dei due cllindri sono dl legno , e r inventore suggerisce di faljbricarle di legno foi'te e dure , acciocclie ineglio resistino alio sfoizo dclIa pres- sione ed all' influenza igrometrica delP atniosfera. Sieno le due snpernc.ie allontanate in nianiera die dieno il passag- gio ai vinacciuoli senza scliiacciarli. Domandianio in tal case die cosa avverra di tulti gli acini iimnatuii die si presenteranno alia pressione con un diametro maggiore della grossezza de'' vinacciuoli. Essi saranno tutti schiacciati e infonderanno nel niosto un succo agro e disgustoso. Noil basta. Lo spazio die equivale alia grossezza di uu vinacciuolo puo equivalere a un dipresso alia grossezza anche del picciuolo del graspo ed alle parti legnose di esso ; ma se queste nel girar de' cilindri si agglomerano o si aggruppano, come necessariamente deve succcdere , accadra altresi una di queste due seguenti cose , cioe , o si spremeranno le ramiiicazioni verdastre ed acide dei graspi , e in questo caso si dara nuovo agresto e nuovo sapor disgustoso al mosto ; o non cederaiino alia pressione, e in tal caso opporranno air andamento della macchina una resistenza invincibile. Se frammisto ai grappoli delle uve si trovasse ( come spesso accade ) qnalclie sassolino della grossezza all' in- circa di un acino die cosa diverra della macchina ? Come si togliera un sassolino cascosto in mezzo a tanti grap- poli mezzi spromuti? Come si scoprira , come si trovera? La macclilna in tal caso o si scompaginera o si arrestera. L' autore ha scntito egli stesso questa obblezione, e come uomo di buona fede non 1' ha ne dissimulata , ne tacluta ; ma a nostro avviso non ne ha sciolta la difficolta. F,L DOTTOR ICNA7.I0 r.OMF.Nr. 233 nmmuccliiare \c uve siil mido terrciio durante T opera- /ioiie (lella vcmlemmia » , c qiiiiuli -uggerisco o la costru- zioni' di uii luogo apposito coperto di tetto e selciato pcr deporvl le uve; oppure di copiire tempoiariauiente il tet- leno coil leiizuola o stuoje od altro. Ma clii niai trovera questi suggciiinenti bastanti a sciogliere la difticoltii ? La veii- tleinmia non e un' o])crazione dilicata posta in mano e in balia di jtersone gentili ed educate. I villici piii grosso- lani non solo , nia i fanciulli d' ogni eta e d" ogni sesso se ne miscliiano. E dunque impossibile impedire I' inconve- niente di trovare qualciie pietruzza o sassolino franimisto coUe uve. E si rifletta clie questo inconveniente non sa- rel)be reso tale clie dalla niacchina stessa , poiclie una pietruzza , ne due , ne cento farebbero alcun male ( pre- scindendo dalla macchina ) alia vendennnia ne alia vini- ficajjione. Perche una macchina corrisponda perfettamente alia aspettazione dcU' agricoltore ed adenipia a tuttl i suoi ufTici bisogna clie eseguisca con niaggiore economia di tempo e con maggior precisione di operazione quelle fuiizioiii clie si escguiscono colla mano dell' uomo. Ora quali sono le operazioni a cui vanno soggette le uve pigiate alia nia- nieva usata finora ? II piede dell' uomo sgranella 1 grap- poli e nello stesso tempo li preme, ma in quest' ultimo atto presentando una superficie cedevole com' e la pianta del piede , scliiaccia 1' aciiio senza ofFendere ne il vinac- ciuolo , ne il graspo , ne gli acini verdi e immaturi. La pressione del piede non agendo sempre perpendicolarmente contro il fondo della bigoncia (la quale presenta due parti inclinate diagonalmente ) fa subire all' acino due opera- zioni , cioe lo scliiacciamento della sua rotondita e la con- fricazione e talvolta il rovesciamento della sua buccia. Perche il pigiatore eseguisse a un tempo stesso tutte que- ste funzioni, converrebbe clie avesse le qualita che noi ci permettiamo di qui sottoporre al giudizio dello stesso sig. Lonieni : i.° Che le scaualature de' due cilindri , o almeno di uno di essi , preseniassero una superficie cedevole come sa- rebl)e quella del cuojo iiubottito , di inodo clie sottopo- nendo«i i vinacciuoli alia pressione , la superficie prcmente cedesse su tuiti i puuti di coutaito col yinacciuolo, ma 234 M\r,r,TiiN\ pf.r l\ piotatutw dkt.le uve avosse tnttl gli altii punti libcri sporgenti in coiitatto colla superlicie del cilincUo opposto ; 2." Che i ciliiiJii okie il movimcuto di rotnzione sopra se stessi avessei'o uii altro movimeiito longitudiaale d"an- dirivieni in senso opposto I' uno dell' altro in modo da prodnrre nel tempo stesso una pressione ed uno sfrega- niento. Alia prima condizione si potrebbe in parte snpplire rendendo i due assi , ossia pnuti d' appoggio , soggetti air azione di una nioUa , la quale si renderebbe piii o meno forte mediante la maggiore o minor pressione di una vite. SifFatta pressione non dovrebbe mai giugnere a tanto da schiacciare gli acini, i quali nel movimento con- trarlo-longitudinale de' due cilindri rotolerebhero sotto la confricazione , ma non si stritolerebbero. Tutt' i fiocini in- vece sarebbero lacerati in mllle sensi e metterebbero alio scoperto quant' 6 possibile la materia colorante die sta celata nella parte interna della buccia. In tal guisa si ot~ teiTebbero dalla maccbina tutte quelle operazioni che si ottengono dalla pigiatura fatta col piede dell'uomo, gua- dagnando pel resto nella prontezza e nella pulizia. Noi crediamo cbe senza queste condizioni non si possa veramente lodai-e come buona , come ottima, come per- fetta una maccbina cli3 porti 11 nome di pigintore, ed ac- consentianio percib al prudente giudizio dell' Isti'tuto che quella del sig. Lomeni sia meglio (V ogni altra riuscita fiao- ra ; nia die molto ( aggiugneremo noi ) rimanga a farsi tuttavia , e forse il sig. Lomeni stesso potra il pri'mo col suo ingegno e colla sua perseveranza raggiugncre questa meta. Tutti questi nostrl dubbj o siiggerlmenti diverrebbero vani ed inutili se i rinUtaU pratici del sig. Lomeni fossero -veramente soddisfacenti , e dessero un prodotto da non lasciare alcuna cosa da desiderare. Ma dalla stessa esposi- zione di essi risultari fatta col solito candore e colla buona fede die caratterizzano il nostro antore, ci sembra di po- terne trarre alcune conseguenze non atTatto favorcvoli. Le ui-e assoggettate all' operazione della macchina , dice egli , sortono dalla medesiinn esattamente pigintc. Pigiate si, ma non confricate , non ridotte in poltiglia come si dcsidera di fare per ottenere 1' intento desiderato da' com- {>ratori e raercadanti di vino , cioc il colore. DEL DOTTOn ICNAZTO I-OMENI. sS'l GU acini matiiri , proscguc cgli , o sono inticramente svuotati, o per lo meno sono fessid'una in ultra cslremith: tohini di essi per effetto di reac^ente clasticita vedonsi scar- rere pel cannle di estrazione come non fossero rotii : questa varieta e fatta riferibile alia diffcrenza tra le me dal piii al meno polpose : il solo sniitoi'tre la massa per caricarne le brente opera il finale svuotamento degli acini, le cui bucce percib si vedono lacerate e perfettamente vuote. — Dalln considerazione attenta di queste parole il lettore compren- dcra quanto piii si confermi la ragionevolezza de' nostri dubhj. Gli acini sono jcuofrtft o per lo meno fessil — Ma qucsto noil basta ; converrebbe die avessero tutti la buc- cia lacera in piii luoghi e come rovesciata sopra se stessa, Gli acini irnmatiiri invece, come meno voluminosi degli altri e pill rcsistenti , sortono intatti , e nulla quindi del loro agresto e comunicato al mosto cd al vino. Non e sempre vcro che gli acini imniaturi sieno meno volwninosi degli altri ; e sotto la macchina basta clie sieno poco piii vo- luminosi de' vinacciuoli per essere compressi. / raspi soriono spogli de' loro acini , de' quali al piii vi rimangono aderenti alcune bucce svuotate o suoi frammenti , ma il loro tessuto organico legnoso non soffre alcuna alte- razione : anche i vinacciuoli sortono intieri , e nulla quindi di aspro o di amorognolo-stiptico entra ad alterare le qua- litii sensibili del vino. ■ — Di tutto questo siamo pei'suasi , perche combina coUe dinicolta e coUe condizioni cbe ab- biamo proposte piii sopra. Dove la maccbina presenta vantaggi veramente reall si e I'cconomia di mano d" opera e di tempo. II sig. Lomeni non e capace di asserire cio cbe non e, e la commisslone stessa deir Istituto fa testimonianza del fatto. In un' ora coUa macchina si pigiano 5, coo libbre di uva .• ora sup- poncndo che essa operi i 2 ore al giorno si avranno 60,000 libbre di uva pigiata , e percio nel giro di sette giorni 420,000 libbre. Noi troviamo in complesso la macchina del sig. LonienI lodevolissima, e il suo tcntativo merita la benemerenza del puliblico. I pochi dlfetti che scnza animosita e livore ab- l)iamo notati non sarelibero di alciuia iniportanza se prcsso di noi non dominasse il prcgindizio del colore del vino. Si c per secondare sifFatto pregiudizio che abbianio cre- diuo bene siiggcrire condizioni ed uflicj rlic la niaccliiuii nttualmcnto , a nostro parcre, non hn. M.i dove non si cnra cotal pro^indizio , dove sL I'anno jiiii vini liinnclii che iieri, la niatcliiiia del sig. Lomeni e vaataggiosissima eJ ottluia- mente immaginata. Chiunquc vorra volgerc il suo talento per inventare un congegao per silFatto uso s' appigliera tosto all' applicazione dl due cilindri scanalati che agiscano reciprocaniente sopra loro medesinii. Tra i varj teiitativi die noi conosciamo di questo genere dobbiamo nomiiiare quelle del sig. Hummel a Vienna clie ottenne il privilegio iino dal 182a. Egll lo cliiama Weintrauben Abbeerungs-Maschine , macchina per isgranellare le uve. Curiosi noi e soUeciti per tntte coteste invenzioni clie possono facilitare i processi agrarj , ci siamo (fino dal novemlj. del iSaS) rivolti all' Inventore, il quale ci fu cortese di una descrizlone della sua macchina. Ecco quanto ci scrive in data del 19 dicembre 182 3 da Vienna (d'Austria). Traduciamo fedelmente le sue parole. JVon ho potato rispondere pin presto alia lettera che mi avete fatto I' onore di scriverini in data del 9 novembrc p.° p.°, perche stava occupato a fare nn' aggiunta alia mac- china per isgranellare le uve. Colore che se ne sono serviti in quest' anno sono rimasti contentissimi ; hanno trovato so- lamente che gli acini non erano abbastanza schiacciati. lo non lo credo , poiche gli acini strappati con forza dai loro graspi non possono a meno di non essere abbastanza strap- pazzati e compressi onde poscia cooperare perfett.amente alia fermentazione. lo ho immaginato nondimeno due cilindri che si movono mediantc un manubrio e che ricei'endo gli acini gli schiaccinno fra di essi e li fanno cadere nel vaso sotto- posto ; il che risparmia la fatica e il tempo di pigiarli nel tino o .nella bigoncia com'' e qui I' uso di fare, Questo con- cerne principalmente la fabbricazione del vino nero , il quale lia bisogno di fermentare nssieme alle bucce degli acini per ottenerne il colore ; giacche pel vino bianco , quando gli acini sono caduti nel recipiente sono di la trasportatl sotto il torchio, e non si fa fermentare che il niosto. lo ho finito a quest' ora il mio perfezlonaniento che ha. avuto un esito felicissimo , e posso assicurarvi dell' eccellenza di questa macchina, il cui uso porter a un grandc migliora- mento nella. fabbricazione del villi. E state riconosciuto in ogni tempo che i graspi danno al vino un amarognolo ed un agresto nocivo nlle sue buone qualita; mn era troppo costoso PEL DOTTOR lONAZlO rOMliNl. 23~ <■- troppo lungo il far piluccare i grnppoU a mctno, Jigli fa jirr (picsto inotU'O die m indnssi a costruire una macdiiiia H'mplice , forte e poco dispeiuUosa, Vi soiio ritiscuo e sono crrto di aver reso un grande scrvigio at proprLciarj di vi- gried. Questa macchina e in legno di diverse sorta ; e lunga 7 piedi , larga a e mezzo , alta 3 e mezzo. Due uomini pos- sono agevolmente maneggiarla e riporla sopra I' imboccatura dei tint. Quando un tino e pieno si trasporta facilmenie sopra di un altro. Un fandullo posto a un estremitii ripone i grap- poli a canto uno deW altro sopra una tela cucita alle due estremita , e fatta movere da due cilindri. I grappoli vunno a cadere successiiamente sotto una ruota arniata di denti die si rivolge in un paniere costruito in semicircolo , il cui fondo e formato di bacchette di vimini distanti un pollice fra di loro, attraverso de' quali cadono gli acini piluccati dai graspi. La ruota e fatta in maniera die nulla resta mai nel paniere, ed i graspi spogUati sono trasferiti dai denti della ruota al- l' altra estremita della macdiina e cadono mediante un pet- tine mobile in un condotto die li porta in un vaso separata dai tino. Tutto questo moviniento di rotazione e dato da un uomo solo die volge un manubrio die va fucilmente e tanto presto , die in un giorno si possono sgranellare e pigiare ilelle uie per i5o einicr di vlfio (i) . . . . Questa macdiina costa I So fiorini , moneta di Vienna (^ circa x So franchi) , e coi due cilindri aggiuntivi pel vino nero 170 fiorini della stessa moneta. Avendo cura di questa macdiina essa pub durare 40 anni. La cassa per imballarla costa 1 5 fior, Al>biamo voluto riportar questa lettera, e per aggiugnere uu" idea cli piii al lavoro del sig. Lomeni, e per inostrare nello stesso tempo ch' egli ha operate sopra altri priiicipj e son/a conoscere quanto fu imniaginato dai sig. Hummel. Nulladimcno 1' idea di prima sgranellare le uve ed appli- carvi i cilindri, per poscia pigiare gli acioi ci senibra che merit! qualche coasiderazione , ed abbiamo volentieri colta <|uest'occasione per renderne giustizia al nostro corrispou- deiite di Vienna, Noi avcvamo T intenzione di far venire la macdiina del sig. Hummel per esperimentarla , ma funmio rallVcdiUiti (i) Che coirisi'oudono 3 o5 suuie e 5 piiue mctriclie. 238 M.VCCHINA. PER L\ riCIATURA DELLE UVE CCC. ilalla spcsa del trasporto , la cjualc ascendeva a circa 40 franclii , i quali aggiuiiti ai 170 sopi'accemiati, valore delLi maccliiaa , ed ai i5 altri per la cassa portava ij totale a 225 franchi. II sig. Lomeni ci tace neiropuscolo il valore delia sua, e per quanto possiamo giudicare dal complesso di essa , aveiido noi veduta ed esamiaata quella esposta in Brera > temiauio che debba ammontare ad una somma troppo forte per essere messa a portata di molti proprietarj. In ogni iiiodo sono sempre utili e lodevoli sifFatti teatativi , e il sig. Lomeni merita tanto piu lode e riconosceriza, in quanto che egli rlnunciando ad ogni idea di lucro privato , di gnadagno, di privilegio esclusivo, presenta le proprie idee al pubblico, e mostra il nobile e disinteressato suo desi- tlerio di gioyare ai progressi delle arti utili. -39 L' arte (It rlpararc clcd calori cstlvi le ubitazioiu c le pcrso/ie ^ Discorso lotto dal profess ore N. N. iiclla pontificia Uidvcrsitd dl Bologna il vn liigllo 18^3 in occasionc che pabbLicameiite coiiferivansl le laurcc iiella facoltd fisico-matetnatlca. — Bologna^ pe' tlpl dl Annesio Nobili , in 8.", dl pag. 5o. J.N mezzo ai |iiii graiuli calori cstivi noii riuscira discaro ai leggitori nostri il trovare indicati i nietodi o V arte di ripararne le aljitazioni e le persone. Questo scritto , seb- bene anonimo.^ procede da penna dottissiina , e seljljenc nella dedicatoria ero remleri-i frcsca dimora per la stnte sc non levandosene i guan I.' \UTK T)\ Uir\nARF. DM r. \LOUI ESTIVI. lie al)li.Tiiilonarci airiiiipeto di afFctti stizzosi o ad occu- pazioiii commovontl il sangue , tra le quali annovera Tau- tore aiiciie gli stiulj lunghi e scveri. Lontano dal consigliare purghc o salassl o altri siiiiili I'iincdj , egli condiiude col dire, che nulla di nieglio avvi ])CC sentlre nieno il caldo, clie Imitare la condotta del roljusto soldato o dell" abhrn- stolito niietitore , i quali , csposti ai raggi del sole anclio nc"" giorni canicolari , giuiigono a provarne meno degli alu-i la sferza , us;tiido la piu economica e la piu semplicc tra tutte le niaiiiere di ripararsi, cioe J'abitudine. Non puG dirsi veraraente nuovo questo argomento , co- j3iosaiuente trattato da mold t'isici ed aiiche nel celeljrc Dizionario delle scienze medlcali publilicato in Parigi. Degno pero di molta lode reputianio il dotto professore Bolognese che lo ha scelto per tenia di nn discorso accadeinico per lanree , e che i general! prlncipj dell' arte di riparare dai calori estivi le abitazioni e le persone ha applicato spe- cialaieute alle circostanzc dell' Italia. f 247 APPENDICE. PARTE I. SCTENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. II divano di Baki il piii grande lirico de' Turchi per la prima volta interamente tradotto in tcdesco da Giuseppe Di Hammer cav. consigUere aidico ecc. — Vienna, iSaS, presso il librajo C. F. Beck, iu8.° A, LLA poesia orientale s'addice perfettaraente quella felice espressionc , con che i Pei'siani significaiio 1' arte cU far versi , espressionc clie a renderia italiana sonerebbe come chi dicessc formare uii filo di perle : iiaagini lucidissime , e qiialdve volta di tutta bellezza si succedono contiaua- mentc in quclla poesia, ina sebbene sian tanto vicine, non sono mai vmlte una alF altra se non da un sottilissimo filo che si asconde anche al guardo piix acitto : anzi so- vcnte questo lilo si rompe, e le perle senza alcuu legame si ammassano. Clii delle cose orientali ha qualche pratica, conoscera tosto la verita delle nostre parole : agli altri si richiederebbe troppo lungo discorso che qui non cade in acconcio , ma clie lorse uoi tenteremo , ove il guardo dcgli Italian! si getti una volta anche sopra 1' Oriente , onde un tempo nei libri sacri sorse il primo raggio di poesia clic illaminasse la terra. Ne gli Italiani debbono spavontarsi alia dillicolta di quelle lingue e alia barliarie di quelle nazioni: gl' Italiani , che primi si diedero corag- giosamente ad abbattere F aspra e selvaggia sclva degli errori e doll' ignoranza. Egli e ben vero, che somiglianti al buon Rinaldo del Tasso , s' accontentarono de' primi colpi lasciando ad altri la piii facile cura di compire 1' im- prcsa , ma Ut forza medesima con cui la cominciarono gli ani- nia ancora , c cosi vogliano, come possono sempi'c porsi in 248 A r p E N n I c E cimn all' ninana civiha , e farscnc per dir cosi condottieri. Di clie ci basta aver toccato cjnesto pocliissimo. II consigliere aulico Giusepjie di Hammei" e conosciutis- simo , ovuiique gingne notizia delle cose e delle lingue orientali , in cul noii v'lia clil lo avanzi: niolte opere sue e niolte versioni vaniio lodatissinie per le mani dei dotti , ed anche questo Giornale ncl dlcenibre del 18 18 fece co- noscere all' Italia la sua boUa Storia della letteratura per- siana. Da quel tempo in poi egli publjlico molti scviiti, nia noi lion uscireiuo dalla sua ti-aduzione del divano di Baki niassimo dj' lirici turclii: con essa e2,li adeuipi il sue dl- segno di doiiare airEoropa i tre magglori lirici della Per- sia, deir Arabia e della Turchia , Ilalis, Motenebbi e Baki, i quali avendo poetato egregiamente in quegli idlomi,clic ncir Asia si cliiamaiio per ecccllenza Ic tre lingue, pos- sono dirsi il fiore della lirica orientale moderna , e servire d' utile confroiito colla lirica delle- altre nazioni. Noi ab- Jjianio lette queste tre veisioni , e saremmo fortemente dubbiosi , se ci convenisse istituire uii paragone fra i tre poeti , e venir raostrando col discoiso , a qual d'essi cre- dasi da noi dovuta la prcfereiiza. Per verita se avessimo a scguire unicamente il nostro cuore, la vittoria sarebbe di Halis , il quale si temie piii strettaniente alle afFezioni deir uonio, e parlo un linguaggio piu seniplice , ch' e in- teso volentieri da cliiunque ha 1' anima ben coUocata. Ed anche T arabo Motenebbi per la forza del suo sentire , e per una certa no vita di belli concetti ne par sollevarsi sopra di Baki : tuttavia sarebbe a temersi die questo giu- dizio trovasse qualche contraddittore, in ispecie fra coloro die igncrano essere la pdesia turca una poesia d' iniita- zione , che va quasi servilmente sulle tracce dell' araba e della perslana. Piu facile, ed anzi troppo facile sarebbe il mostrare come Hafls , Motenebbi e Baki vincano tutti gli altri lirici della Persia , dell" Arabia e della Turchia. Invano ad Hafis fu disputata la palma dal suo contenipo- raneo Selinan , inyano si cerco da taluno di mettere Ebi Teniam 5 o Bochteri al fiaiico di> Motenebbi: la voce uni- versale del popolo fece giustizia di queste false opinloni , ed ora per esempio fuori die in una o in due liibliote- che di Costantinopoli e del Cairo si cerca inutiluiente il divano di Bocliteri , mentre quello di Motenebbi si trova in tutte le biblioteche cosi ncll' Egitto , come nella Siria, PARTE STRANir.nV. 2 4q e in Peisl.i , c in Irak, e nt;ll;i Natolia, e nella Bomclia- Eaki el)!)e pel suo prininto ancor ininori contrasti , giac- rlie tjuando ec,li solto Soliinano coniparve in tutta la sua luce , catKlcro tosto dal loro sog^^lo d' onore Anihedbascia, Wedsc-hati c Sati,clie avcan illustiato i regni di Maomelto secondo , di I'ajazet secondo e di Seliiio primo. Tutti i voti s' accordarono per liii , ed egli fn ad una voce rico- nosciuto dai turclii pel priino lirico della nazione. Questo conscnso fu s\ pieno , die molti Itiograll lo chiamarono il sultano de' poeti , e lo stesso Sati 11 piii famoso de' suoi rivali si dicde nobilniente per vinto, ed imitandone i versi non dubito di alTcrmare , che non era vergogna prendcre cjualclie cosa da un tanto poeta. Frequentissinie sono le allnsioni che fanno i poeti e gli storici al suo nome di Baki, che fatto italiano significherebbe il duraturo: noi darcnio qiiella cli' e piii coniuue , e si contiene in due distici lettcralaicnte tradotti « Allorche il destino giudi- cante guardb la lista de'' poeti , nioltissimi nomi strappb dal registro : mentre rigetlwa quelU , confcrmb questo per sempre , e scrisse nel lihro dei tempi » — Baki e ^eramente duraturo — le cjuali ultime parole stanno in turco come a dire Baki e veramente Baki. E da notarsi , che niaggior lode viene al porta da questa allusione per essere in quella lingua da to anche a Dio T attribute di duraturo , e Baki voile forse tenere questo doppio senso , quando fece im- priuiere sul suo sigillo 1 due seguenti versi perslani Fanist dsclidian der o wcfa nist Baki heme ost dfchunile fanist. Noi gli abbiamo portati per chi fosse dotto di questa lin- gua , od amasse anche materialmente conoscerli : del re- sto si potrebbero tradurre cosi = Jl mondo e passaggiero e vuoio di fede , percliii tutto e vardtd ed e sol Egli che dura=^. Dio e senz'altro chiamato dai Persiani i'g/J quasi nello stesso modo che usan gli Ebrei : qulndi il prononie potea applicarsi tanto a Dio che al poeta , ad entranibi i quali si dicea spettare il titolo di duraturo. II padre di questo famoso lirico era talaciuianno nclla mo- schea di IMaomctto secondo , quando nell' anno 9 33 deU'Egira (1626) gli nacf[uc a Costantinopoli un tanto figliuolo: il giovlnetto dovette nella sua adolescenza guadagnarsi il Aitto col mesticre di scllajo, e pcrcio alcuni biografi turchi uscirouo in quelle matte parole che Baki sprono il caiallo S50 A 1' V n N O I (J E del siio spirhn inventii'o ed ncccse col fuoco del. mo gran cuore la lampada dclla sua utruzione. II sno nome era Malimud Baki , ma egli accostunio di sottoscriversl Abdul Balci ( il servo di colui clic dnr.i ) , c cosi c conosciuto in tutto r Oricate. L'invidla se gU fece incontro piii volte, nia spccialmeute quando i neniici di Ini trovata una vcc- chia ode del poeta Nami la presentarono al Sultano Mnrad terzo , pui" allora salito sul trouo: essi la dissero cosa di Baki, e raccusarono quasi egli lodando la clemenza di Seliuio che non era avverso ai bevitori di vino, e dolendosi della morte di lui lo preferibse al I'egnante suo figlio. II Sultano se ne sdcgno fortemente , e comando clie tolta a lui la carica che aveva in una nioscliea fosse cacciato in esiglio: nia prima ancora che dovesse sofFrir questa pena , fu scoperto r inganno e T innocenza di Baki trionfo. Sotto 1' imperio di Solimano il grande tocco il poeta la sommita degli onori, ne la cosa poteva altrimenti procedeve, se Solimano era poeta anch' egli , e si avea pe' suoi versi scelto il nome di Muhibbi come a dire quegU che ama con amicizia. In quel luomento la potenza della Turchia giunse al suo colnio , e quella letteratui'a sali con essa alia niedesima altezza: anche il regno di Selino II fu glorioso ai Musul- mani , e propizio al nostro poeta che ne ricevea lettere di proprio pugno , e dovea mandargU appena composta Ogni piu breve poesia , uia salvata colla Ijattaglia di Le- panto la Cristianita , la forza degli Ottomani sotto Murad e Maometto terzo coniincio a dechinare , e il favore con— ceduto ai poeti in gran parte manco. Baki per altro fu Sempre onorato , sicclie quando dalla Persia gli fu offerta la supreuia carica di Granvlsir pote rispondere che il ratno della felicita gli fioriva soltanto nella patria, e vile era a' suoi occhi la polvere del Chorassan. Giunto ai 74 anni egli mori il giorno undecimo d''aprile del 1600 (i) e fu sepolto fuori delle porte d' Adrianopoli nella strada che conduce ad Ejubo, II divano che era venne tradotto dall' illustre sig. cav. di Hammer, e 1' opera, cui debbe T immortale sua fatua i se occorressero nuovi esempi , essa mostrerebbe, quanto poco la mole de' volunii giovi alia gloria : il suo divano e il piii breve di quanti ne abbiamo , non contenen- do che quattordici cassidi , e dueccntoquattro gazelle , cioc (1) Alcuni biogvafi affrettano d' un anno la aua luorte. VARTE «!TU\NTr.Tl\. 25 I poco pill iVi trc mila versi , niontro il div.ino tli Sati clic nvanll di lui avca voce d' essero il maggior liiico , com- prende scicento cassidi o inlllosciccnto gazelle. In queste due maniere di componimcati si esercita la lirica di qnclle nazioni : la casside loda o compinnge , e corrisponde cosi al panegix'jco in versi , e all' elcgia presa nel vero suo senso : la gazella poesia assai piii breve sceglie soggetti mistici od amorosi , e tiene presso quel popoli il luogo che presso noi le odi salUche ed anacreonticlie , i ditirambi e gl' inni spiritnali. Eaki non anio nelle gazelle gli argo- meuti mistici , sicchi? appena in dne sole se no scorge una traccia : in tutte le altre el descrlve la bellezza della sua donna , 1' ebrilta del godimento , il dolore della scpa- razione , la letizia delle cone e dei vini. Non e pero uelle gazelle, ma si nelle cassidi che si vede pieno il suo va» lore poetico. L' essenza della casside e sempre la lode , perclie anclie quando si ccmpiana;e la morte d' alcuno , 6 fdVza ricordare i pregi die ci i^endono si forte il dosidorio di lui e si degna di lamenti la pcrdita. Nella casside il poeta comincia dal lodare un oggetto qualunque , la prl- niavera, la rosa e 11 glacinto : da questo passa alle lodi del suo eroe e di la a quelle di se medesimo : indi a guisa di commiato ritorna ancora con un lieto augurio al suo orce c tcrmina il canto. Fra 1 libri santi quello di Giobbe nel discorso di Eliu ci presenta una vera casside : il che moslra qnanto sia antica ncU' Oriente questa specie di componimcnto. Baki si manifesta in esse poeta imiiiagina- rio , e nobilmcnte ispirato , e si vede tosto di che lungo intervallo gli stiano nddietro gli altri lirici turchi. Clii ne volesse una prova , legga la casside che Eaki poeto per la morte del gran Solimano ; essa a giudizio del ccle- l)re traduttore e la piii faniosa ed incontrastabilmente la pill bella casside che abbia 1' ottomana poesia. Resta no- tizia che Baki si accostasse anche alia jDoesia satlrica , ma quattro soli versi di questa specie ne furono conservati da na suo biografo. Baki ne' suo; anni giovanili vivea in Adrianopoli , cd invitato ad una partita di piacere scntiva tla alcunl suoi amicl magnlficare quella citta. Memore del l)rovcrbio turco die la propria terra pare ad ogni uomo ])iii niaravigUosa di Bagdad , egli taceva pensando alle vere hellez/e della sua Costantinopoli : ma llnalmcnte eccitato n pronunciare il $uo parcre. usci in due versi die diceauo a5a APPENDICE esscre veramente bella la cltta, ina per disgra/ia non aver clttaJIiii. Qucste parole furono il segno della battaglia : i poeti (.V Adrianopoli se gli gettaroiio acUlosso con ogni ma- niera d'insnlti, ma egli insorsc con tanta fierczza clie li costrinse al silenzio e lo stesso suo Ijiografo si scusa del non riportarne die quattro soli versi dicentlo die gli altri erano troppo forti e terribili. I versi die riniaiigono possono voltarsL in prosa cosi : Baki^ cuor di leone ! die t' importa, se una plebe di arroganti si beffa di te ed amaramente ti svillaneggia ? Non vedi tu , come sul mercato , quando la- trano i caid, passa tranquillo il Hone? Sarelibe desiderabile posseder intera questa poesia per conoscere a clii fra gli orientali e noi spetti il priiiiato nella ^cienza delP ingiu- riare : alcunc recenti ribalderie ne dareljljero probabilniente la brutta vittoria. La gloria di Bald non sofTre per certo dall' essersi per- duti i suoi versi satirici , die anzi ne pare gioyargli mi- rabilmente quel suo presentarsi nel solo aspetto di poeta lirico , come uomo , in cui la poesia era un bisogno del cuore , un necessario sfogo dell' ispirazlone divina. Tutti i poeti , quando sien degni di questo altissimo uome,me- ritano la veiiei-azione degli viomini , ma il poeta vero , il poeta della natura , e senza dubbio il lirico , e se Oinero ch' e la prima delle umane fantasie , non contento delbt lirica voile e pote creare gli stupendi miracoli dell' Iliade e deir Ulissea , cio non e punto avverso alia nostra opi- nione ; die noi non parliamo della poesia considerata nei suoi efFetti sulla moltitudine , ma sibbene la guardiaino nella mente e nel cuore del poeta , ed ivi la troviamo pill potente , piu ardita e direm quasi plii poetica nel lirico , die in qualunque altro scrittore. II sig. cav. di Hammer in questa nuova traduzione riuscl pari alia fama deir autore tradotto , e alia propria , e certamente do- vette porre a difficilissima prova il suo ingegno , per- che voile restar fedele al suo poeta lino nel niimero de' versi, e nella posizion delle rime: ed anche senza cio, qualunque sia la flessibllita e riccliezza della lingua ale- manna , il genio della turca n' e cosi diverso , l' imagini sono si audaci , le allusioni a costumi e ad idee per noi straniere son si frequenti die parea quasi inipossibile far cosa piacente all'Europa senza snaturare T indole di (juella poesia. E tanto ne seinbra aversi ottenuto con questa PARTE STRANIEUA. 253 versionc, quando nel leggcriie i vcrsl non si voglia cli- meiiticirc il tempo e 1' itiioina in cui scrisse I'autore. Di graiuKssiina iiiiportaaza e piene cli belle uotizie di cui aljljiain prollttato sono anche la prefazloue del tra- duttore , e V appcndice ch' cgli v' appose : da esse impa- riaino per la prima volta che esistoiio non solo dieciotto antologie turche, in cui si contengono saggi e notizie di oltre a inille pocti , ma ben aaclie quattro grandi opere biograJlche, lo quali arrivando sino al lySo comprendono le vite di piii clie tremlla letterati ottomaai. II sig. car. di Hammer dopo tutto questo ha ben ragione di osservare che un si gran numcro di dotti unito ai raille poeti at- terra vittoriosamente I'opinione, die risguarda gli antichi Musulmani come uomini d' una crassa ignoranza. Que- ste qnattro grandi opere biograficlie in altrettanti vo- lumi in fogllo , fuori di Costantinopoli non si trovano in alcuiia biblioteca europea. II solo sig. cav. di Hammer le possiede intiere , e di si prezioso acquisto ringrazia* la gentilezza e Tamore che ha per gli studj orientali il ca- valiere di Raab interprete dell' I. R. laterniincio. A lui il nobile traduttore deve anche un manoscritfo del divano di Baki , sul quale confrontato all' altro dell' impcriale biblioteca di corte fu fatta la traduzione. Alcuno anche in Italia vorra certamente le£;gerla, e co- nosccre quauto sla questo lirico che si presenta quasi nuovo alia nostra Europa , ed e in si gran fama presso il suo popolo. Noi che lodiamo ogni vaghezza di sapcre , ove non sia disgiunta da scnno , vorremmo pero che prima di accostarsi a qtiesta versione si studiasse neireccellente Storia delle urti della parola presso gli Oltomani , che il cavalier di Hammer qualchc anno avanti ha pubblicata. Seuza conoscere la Ictteratura universale di quella uazione non e possibile apprezzarne degnamente i poeti , e sa- vebbe troppa vergogna , se la nostra supcrba ignoranza nc conducesse a sprcgiare quello che non intendiauio ab- bastauza. a54 APPENDICE Vuyac:;c dans la Rcpuhllque de Colombia^ etc. Viaggio iicLla Rcpjibbllca di Colombia falto ncl ioa3 da G. MoLLiEN , opera accompagnala dalUi Carta di Colombia c ornata di vedute c di varj costumi. Due vol. in 8.° — Parigi., 1824, prcsso BcrtrancI librajo. {Articolo II) V, ISITATA aveva 1' autore e in parte descritta nel vo- lume I la Coivliglicra orieiitale f, egli dcterniinossi qniadl nel ritorno ad esaniiuare 1' occidentale , siccome assai piii ricca deiraltra in niinerali. Dirigendosi quiudi a I'opayan , jiiglio la strada di Guaduas invece di altra c!ie diccsi della Mesa-Grande. Si passa per Fontibon, Resuela, Facatativa, della quale si e parlato nel volume I , e cola si lascia ^ plaHb elevate di Bogota , e si scende per sentieri montuosi assai dirupati. Mentre Finverno domina dal lato orientate della Cordiglicra , e i torrenti inondano le valli , si gode air occidente la piu ridente estate , e la stagione e d' or- dinario somniamente ascintta. Le valli pero da quella parte sono desolate dalle enidemle , e gli tiomini sono sovente dcforraati dai gozzi. Le messi che si fanno aU'oriente sol- tanto nell' ottol^re , nelle regioni occideatali si raccolgono in agosto. Chi scende nella planura da quella parte , trova da prima il villnggio di Billeta, e passa a Guaduas; il pendio della Cordigliera da quella parte raccluude le stesse con- chiglie fossili che si sono aienzioaate al proposito della valie di Socorro. Di Guaduas F autore aveva gia parlato, ma nel suo secondo passaggio osservo che gli abitanti erano generalmente pallidi , niolti di essi detormati dal gozzo , e tutti appassionati pei liquori spiritosi dei quali necessario credevano I'usoeanche F abuso nei paesi caldi. La valle di Guaduas e chlusa da alcune raontagne , dalla cima delle quali si scoprono immense pianure , nel cui seno scorre il iiume della Maddalena. Si apre quindi una specie di deserto , ove non solo non trovansi abitazioni, ma scarseggia ancora F acqua , allorchc le pioggie non riempiono i torrenti. Le campagnc sono tutte nel tempo della siccitii iiiariditc i noii vi si trovano nc pure pascoli PARTE STnANIEI!\. ^5 J jwi bcsllami, c Tcrba e sino cUsscccata sii Ic rive tlcl fiume, dal quale i venti tU mezzoili allontanano anclic i jK-sci. Alcniii approfittaiio tli cjuclla stagioiie per al)ljruciare ie erlie c i cespngli che ingonibraiio le terre , e queste fertilizzate tlalla cenere si caniljiaao aU'epoca delle pioggie in prati vertlcggianti ; qnegl' inceiidj si coniunicano alio foreste , e rischiarano talvolta 1' oscurita delle notti. II primo villaggio clie trovasi e Puerto Cliaguani , donde si passa a Palmar ; il caldo pero e la scte forza- rono r autore a ripigliare la strada delle nioatagne , e quindi passo a S. Jnan , villaggio delizioso non loiitano ^ dalla Maddalena. Altro villaggio dl quelle rive cliiamasi la Mora doiide si passa a Beltran , eve i viaggiatori s' im- l)arcano ed attraversando il fiuine si recaiio ad Aniba- leuia. Nei dintorni di questo villaggio si coltiva in quaii- titii il tabacco , il quale gode di grandissima reputazioae e procura grandissimo benelizio agli abicanti. Le case sono inal fabbricate al pari della cbiesa , nella quale pero P au- tore udi una siafoiiia di violini e d* istruineiiti da iiato , paragonabile a quelle dell" Earopa. Poco distante da Am- balcina trovasi un luogo uoininato Peladero , ove si dice the sicavl uiolte miniere d' oro. . Su la destra del fiume nou yeggonsi che montagne al- tissime copei'te di foreste ; alia sinistra si cammina nella pianura , ma non si trova alcuii' ombra ; si attrayersa il Benadillo , fiume o ruscello che talvolta e diflicile a gua- darsi , talvolta e secco , e al di la liannovi alcune abita- zioni che Sjjirano la miseria ; i bestiami stessi sono ma- grlsslmi : il vino di palma forma la sola consolazione di que" paesi. Non lontano trovasi il santuario di Mcndes , dove si narra che un' immaglne della Vergine di assai piccola dimensione s" ingrandisca ogni anno per una specie di miracolo. L' autore da buon lilosofo osserva clie la re- ligione , santificando alcuni luoghi c introducendo i perc- grinaggi , ha renduto grandissimo servigio al commcrcio ed ha stabilite alciine comunicazioni a dispetto deilc strade catfive e dei pericoli die vi si eorrono. II caldo si attenua allorche il viaggiatore si avvicina alle cime nevose del Quindlusf, le campagne ancora sono nicno aride, e molti spazj della pianura della Cordigliera medcsima sono verdeggianti. Si valicauo due liumi detli Totare e Cliiua, larghissimi nella stagiouc delle piogge c a56 A I' 1' E N D I C E nella state assai poveii d' ac^ue ; trovaiisi iii apprcs&o il Cliipalo , eil altri fjumi o torreuti die si sono scavati il letto in valli profonde. Ibague e una citia situata su la sinistra e precisamcnte sotto la magj!,iore elevazione del Qiiindius. II viaggiatore si dirige verso J^eyva , attraver- sando itna profonda valle nella quale scorre il fiumc Cuello con acqne limpiile e freschissinie, in mezzo a piantagioni di tabacco; in quella valle trova aliilanti agiati e cortesj , le terre in generate ben coltivate , e vi sL provvede di carni seccate al sole , dclle quali il paebe e abbonda/itis- sinio. Tre strade di la conducono 1' una a Es]>inal su le rive del iiinne della Maddalena , Taltra a Goainon , T ul- tima a San-Luis , situato al piede della Cordigliera Oc- cidentale , ed il Mollien piglia quest" ultima. Un Hume detto la Luisa scende da quel monte in una valle pro- fonda, che tutta pero e arida e sterile j forse quel fluiiie non si e aperto il p^ss^ggio se non che per una fenditura cagionata da un tremuoto. II villaggio di San-Luis, misero per se stesso bsnche ottimamente situato , era stato in gran parte distrutto da un incendio. Nelle vicinanze tro- vansi miniere d' argento , ma gli abitanti sono in gran numero aflflitti dal gczzo e da una specie di lebbra , che nera vedesi su i bianchi , e a vicenda bianca su i negri. In tutti que' dintorni non si coltivano cereali , e questi non traggonsi se non che dalla Cordigliera Orientale. Nella catena del Quindius trovansi tuttora molti Indiani indepen- denti , non pero insocievoli , che anzi cortesissimi eransi mostrati verso coloro che rifuggiti si erano in quelle mon- tac;ne duranti le ultime guerre. II Chaparral e un distretto separate da una catena di nionti , famoso egualmcnte pei contiiiui temporali che vi scopplano , e per le ricchezze minerali che vi si trovano a ciascun passo ; esce di la un fiume detto Saldana , ed au- rifere sono le sue sabbie; quel liunie' si passa in battello e quindi si entra nelle terre degP Indiani di Coaima, assai scontenti del nuovo governo che ad essi ha tolta la pro- prieta dei beni, lasciandone loro soltanto 1' usufiutto. Non si veggono all' intorno se non che pianure immense co- perte di un' erba secca , perche non ravvivata ne dalle acque, ne dai venti del Quindius. Quogl'Iudiani non hanno die un pezzo di tela intorno allc rcni alia maniera afri- cana , del rinianentc sono tutti nudi i la reildila loro non rAKTE STR\N1EKA. ao^ conslste se iioii uclla scarsa laiia dcllc loro jiccore. Naia- g;aiama e altro. villaggio indiano , die altre volte troVavasi pill loatano ed e stato ritalthricato in questo luogo tome pill salubre ; esseiitlosi peri) gia due voile iiiceadiata la iiuova cliiesa , il popolo ciede questa una vendetta del santo protettore die non voleva essere traslocato , e piii Bon vi si vede alcun tcnipio Nel luogo ove passa lui iiuine detto Auciiiqiie , Ic due Cordlgliere semlnano lav- vidnarsi j nn promontorio, detto Pakande, si avanza iiclla pianura e questo laccliiudc una minicra di laiuei le pietic die si trovano airintonio, la forma conica di quel nioute niedesimo , ie fenditure del suolo , tutto annunzia la na- tura vulcanica di quel luogo. All' uscire dal territorlo degli Indiani non si trova se non die una solitudine spaventc- vole; presso il tristo villaggio di Laleko veggonsi le mi- liiere d' oro di Apore , die si asseriscono ritcliissime. Piu avaiiti frequeuti diventano gli albeii e spccialnieute le palnie piii grandi di quelle dell'Africa , dalle quali si trae inolto olio die forma nn ranio di trallico , servendo a gli usi stessi del Imtirro. In niancanza di abitazioni si sono in alcuni laoglil staljiliti dei tatyiba , die sono come i ca- ravanserai dei turchi destinati al ricovero dei viandanti. A Saniborja si passa di nuovo il liuuie della ]\laddalena , le di cuL acque sono in quel luogo verdastre ; la naviga- zioae vi si esercita per lo piii col mezzo delle zattere die rimontano d' ordinario il liume carldie di cacao. Villa-Vieja non e die un tristissiino villaggio ; gli scogli all" intorno presentano I'aspetto di piramidi e di fortezze ruinate iiui negro e stato T arcliitetto dolla chiesa die il Mollien tro\ 6 fabbricata assai rcgolarmente e con buon gusto ^ gli edi- iizj cola si fanno di mattoni di una grandezza straordi- iiaria , die costano piii di i5 piastre al migliajo. Dirim- petto a Yillavieja vedesi Aipe, villaggio abltato da Indiani die gl' ignoranti del paese riguardano come periti astrologi. Neyva trovasi al di la di un bosco attraversato da niolii scnticri die no forniano un laliirinto , e ancora da uiolti ruscclli ; non lontane sono alcune piantagioni di cacao e su le rive delle acipie crescono Hori odorosissimi. La citta, capoluogo di una proyincia , altre volte trovavasi nello juontagne, cd ora si c fabbricata non lontano dnl liume, perdie gli abitanti quasi tutti furono stcrminati da alciuii selvaggt detti Andaqtiis :, si c scclta quella situazionc , Bibl lud. 'W XX XV HI. I- 258 A P !■ E N D I C K pcrclie in laso ill aiiacco 11 fiumc oilVe 11 comodo d' iiii- Ijarcarsi. Dlrlinpetto a Neyva ti-ovasi 11 viHagglo ill Sant'Aii- ilres 5 nelle d\ ciii vlclnanze si raccoglie deir oio ; nei - dintornl dl Saiit'Antonlo, clie e uella parte piii iVedda della Cordigliera , raccolconsl iiiolti legiuiil : l' autore inaravi- Cjliossi clie In qiiolla reglone non si coltlvassero in alcim luogo i cereali. La ricchezza pero prlnclpale del pacse e 11 cacao , e si calcola clie quella provlncia ne prodnca aooo cariclie, ciascuna delle quail vale alaieno 3o piastre. I selvaggi Andaquis abltano otto giornate lontano da Neyva; alcuni abitantl vanno a tradicare con essi e portano loro coltelli , specchi e granl di retro , riceveadone In camblo cera di vina bianchezza sorprendente, e vernlce eolla quale copronsl molti vasi di legno col solo masticarla e stenderla in foglle , che col palmo della niano si applicano su i color!. Neyva pero e una mesclilna cltta , rovinata dalle foi'niiche, non meno che dalle guerre ; le strade non sono selciate e sole sei case trovansi coperte di tegole ; tra oil abitanti le nialattie plii coniuni sono T elefautiasl e la lebbra. Altra cltta in quella provlncia porta il nome di Timana , ed e T ultima della repubblica nel l^acino del Maddalena. Da Neyva si passa all' Ovo , a SevlUa , e si giugne al passo Domingarlos , dove il Maddalena non ha che 3o lese di larghezza ; In tutti 1 torrenti che si attraversano trovansi pagllette d'oro nelle arene. II paese al di la del passo Douiingarlob va elevandosl., ma la popolazione manca tutlora , e il viaggiatore non trova rlposo se non se al- r onibra di qualciie albero. II passaggio frequente dclle truppe nelle ultime guerre ha allontanato gli abitanti dalle publ)llche vie ; 1" autore trova che questa trasloca- zione e riuscita in qualciie parte favorevole all' agrlcoltura, in quanto che ha prodotto 11 dissodamenio di nuove teire, e quindl promosso 1' Incremento della popolazione ; ma e d" uopo osservare che cessati sono i pubbllci mercati , e quindl molti non seminano se non quello die e necessario- alla sussistenza della famiglla., giacclie 11 traffico non tro- verebbe piu alcun mezzo di dare sfogo al superfluo. Le chiese sttsse sono in gran parte deserte , perche gli abi- tanti si lagnano clie i sacerdotl non predicant) se non die r adempimento delle gravezze pubbliche e T osservanza della coscrizione militare. La Cordigliera occidentale e in I'AKTE STR\NIliKA. ■25<) "cin'ialf tiiiiLo nspra nel siio jjciidio (]ii;uuo P orienuile ^ pericoloso tra gli altri e il passagj^io cletto Volador del Nerne,;]el quale due mule nun pos&oiio passare di fronte, cosicclie sovcnte incontrandosi , Tuaaclee retrocederc, giac- chc i sentieri sdrucciulevoli sono seinpre iianclieggiati da spavcntosi pvccipiyj. Su la cima pero di un iiionte trovasi una bella pianura , ove il terieno e assai fertile; di la s>i vede la vallc in cui scorre il Pai,clie va a gettarsi nella Maddalcna, Si veggono pure due miseri villaggi, ciue Car- niseria e Nataya, e gl" Indiani clie aliitano in quest' uUiiuo parlano una lingua tiitta propria , die f'orse potrelj])e ac- crcscere il numero dellc liugue Americane, gia portate da taluni a piii di 1290. Al di la trovasi Paical , villaggio die era stato di lecentc devastate da una epidcinia , o singolare riesce 11 vedere clie questa non era stata IVenata se non die coir uso del puucli , e die gl' Indiani vivcnti in mezzo ai nialati non ne erano attaccati giamniai. Passa quindi Tautore su le sponde del Rio della Plata, die va a gettarsi nel Pai , e vede la citta die porta quel uouie , alia (juale pero non si giugne se non die seden- dosi sii di un pezzo di legno munito di coregge , il quale e sospeso a yicenda ad altre coregge tanto lunglie quauto e largo il iiunie , coslcdie colic corde si fa passare il \laggiatore dalf una o dall* altra parte, scorrendo il nodo della sedia su la corcggia superiore , nientre gii aniinali guadano il fiuine. Quel mezzo di comunicazione die dal- r autore e stato rappresentato in una bella tavo^a, scmhra a prima vista pericoloso , e pure rarissiine sono le dis- grazie. Nulla havvi di piii mlsero della citta della Plata; di trista apparenza sono Ic case , e gli abitanti laceri sono tutti sfigurati dal gozzo e dalla lebbra. Passando ill la alle rive del Pai , trovasi una nnniera di ferro abbou- ilantissima dalla quale gli abitanti non traggono alcuii vantaggio ; su le rive del Pai veggonsi diciotto villaggi d' Indiani, dei quali ciascuno ha un capo scelto dagli abi- tanti luedesimi , mentre P annninistratore generale e un bianco rosidente a 0\ila. Un'alta montagna vcdesi all'nscire da Cuevas , die e d^ uupo valicare ton niolta fatica per giugncrc a Pedrtgal, altro villaggio indiano; tutti gli alii- tauti crano fuggiti per timorc della guerra ad eccc/ione del parroco. Un fiumc die scorre al di la porta il noiue di Ullutos , e ilalle unxilagne die lo liancliesgiano si scopre 260 A 1' r E N 1) } C E Santa Kosa clic iFassai Iiingi si distingue po siioi edifizj iinliiancati ; su le rive del liiime si picpara il sale tratto tialla miniera di Scj^ovia jioco distante. Da S. Francisco , A ilIas;gio die si attra versa , si arriva ad Insa ; tiitti quei luoshi pero eraiio deserti , ciI insoffribile era la luolestia arretata d^ille niosclie e da altri insctti. Le nionta2;tie del Gnanacas preseutano i passaggi piii didlcili ; si sono do- vuti in varj luoglii collocare delle travi per traverso afTine di sostenere il piede delle mule ; la terra perpetiiainente fangosa rende i sentieri sdrucciolevoli, e in qnalclie Inogo liannovi delle fosse pakidose cntro le quali le bestie da soma si afFondauo ; in alui luoglii V acqua sgorga con ■violenza , rovescia le lueschiue opere degl' Indiani , e si precijiita in torrenti nei quali si corre rlschlo di anne- s;arsi ^ il freddo ancora e cola eccessivo. Non si sale sul Guanacas se non die in mezzo a' foltissime foreste ; in nlto pero la vegetazione languiva, e su la cima trovaroiisi iiiolte ossa umane die erano forse quelle di uiolti fuggi- tivi o proscritti , die ritratti eransi in quelle inontagne e cola periti di fame o di freddo ; la niorte si dice ine- Aitabile in quella situazione per chiunque si a1)bandona al soiino. II lato opposto di quella uiontagna e nieno sas- soso e pill asciutto ; al piede trovasi 11 viIla2;gio di To- toro , i di cui aljitanti parlano essi pure un iinguaggio lutto proprio: la fama porta che quegP Indiani sieno tutti ladri. Da uiv altura prossima a quel villaggio si scopre la hellissima valle di Popayan ; I'aria e cola piii temperata, il suolo pill fertile, e ben tosto trovasi Panikita , ove piii lion si parla la lingua di Totoro; le case di quel villaggio sono ben fabbrlcate e le strade dr>tte e fiandicggiate di siepi , al di la delle quali I" acqua scorre in canali sco- perti. Si passa quindi a Popayan in mezzo a belle case ill campagaa cd a campi ben coltivati , bendic il terreno s-ia ineguale e sparso di raoaticelli. Un iiume dettu Palace the scorre in un canale assai profondo in mezzo a due iiiura di rocce , si passa sovra un fragile ponte di canae ; la strada continua in mezzo a belie aljitazioni the anclie al di fuori mostrano T opuleuza de"" loro padroni ^ al vil- laggio di Cauca avvi un ponte di pietra assai bcllo , ben- i:he strctto, die e staio fabbricato dagli Spagnuoli , e quindi un bellissinio stradone conduce a Popayan, situato in un luogo die cieato seaibra daiP iumuigiuazione de' poeti. I'AP.TF. STH VNIKftV. 2^ T Quel!.! citt:i I- stat.T fomlatn da Benalcazar. V arii chc v'l si re^piia, e purissima , il trrreno fertilissiiiio per la vi- ciiinnza de' nionti iierosi del Purace. dolco la tcmpcratiira, fd il soggioriio sarobbe dolizioso seiiza la noja grandissiina (he arrecano gP insetti. Le case sono mcglio fabbricate Tn strvn'Teuv. o.(^?> j->iantngioiii. Oil srhinvi stossi sono mep,llf) nuti-iti e nie- {:lio vestiti , e non e raro il trovare nnclie nolle cnpaniie wisi d* argento c collane d" oro , di cui si adornnno anchc lo feinmino del popolo. Tutto qucsto e dovuto alia ferti- liia del terreno , non clie alle niinicre d' oro al)l)ondantis- sline , sel)l)cnc uial lavorate: quelle miniere si scorgono jier mezzo di una terra rossa e gialla che le ricopre , c sovente sono a lior di terra. La strada passa per la Qne- I»rada di Tuina , nonic egualmente di nn (inme e di un villaggio indiano ; si valicano qnindi il Pescador eTOvcja, flunii assai profondi , inuniti pert) di ponti ; al di la della niontagna di Madomon avvi una famosa miniera d"" oro , nominata d' Allegrias ; niolte altre se ne trovano all' in- torno , ma quella di Allegrias pno dare un' idea di tutte. Veggonsi in mezzo a hosclietti di banani sparse molte ca- panne abitate dai negn ; le cave sono aperte da ogni parte a piccola profondita , e niolti ruscelli che scorrono in vi- ciaanza , trasportano le terre che si lavano nei vasi di legno detti sebille, come si costnma ncll" Africa ed anche in Ungheria. II terreno vicino alia miniera e acido ; il colore rosso della terra , che indica la presenza delP oro , e aflatto snperiiciale ; si trascura 1" irrigazione dei campi che potrebbe ottcnersi coi ruscelli mcdesimi. Allorcho si scende dal piano elevato di Popayan , tro- vasi il villaggio di Quilichao hen situato, e questo pure possiede molte miniere d' oro. A queste pero succedono alcune pianure paludose , innondate dalle acque del Cauca , e piene di canne e di giunchi. Si lascia a destra Caloto, villaggio famoso esso pure per le miniere aurifere i Tagri- coltura e dappertutto trascurata , forse a cagione dclle ricchezze minerali del suolo ; vicino scorre il Kio-Paio , dove fu battuto il vicere Sumanon. Si attraversano le strade clie conducono a Cartago e a Pitajon ; nei dintorni di quest' ultimo villaggio si raccoglie la chinachina die c molto stimnta ; non piu lontano di due giornate e il vil- laggio detto la Balsa , ove raccoglievasi in passato gran- dissima quantita di zucchero ; in oggi non se ne traggono sc non otto o nove mila lil)bre , che si preparano entro vasi di rame. La Taula e un fiume , clie straripa di fre- quente; al di la avvi una foresta di banibou , e quindi si passa di nuovo su le rive del Cauca, die si attraversa per seguire la strada di Cali. Questa citi* e moUo bcQ 3^4 APPr. KDicr: siinnta . trov.iiitlosi sul peiiilio dtlla Cortligllera occiden- t;ile , (• iiariasi die altre volto quel pendio fosse copeito di neve cl»e ora piu noii si vede ; il clima alT incontro \i e assai dolce , e da cjiielT altuia si gode una bellissima vediita ; vi si porta nioko taliacco da Llano-si^-ande , e si spedisce al Peru , dove gode tli grandissima stima. Le strade della citta sono diriLte , le case hen fabljrirafe e imbiancate ; vi si erigevano aiicora due chiese con otti- mo gii?to di arc'iitettura. Colii pure le case religiose soiio Slate soppresse , a riserva di nu convento di Francescani. Le palme di cocco sono abbundanli nei dintorni , e il cli- lua , sebbene tropicale , e salubre , ne vi si veggono gozzl o altre nialattie endemiclie. La citta ridonda di negri che pero sono tranquilli , essendo fatti quasi eguali di grado ai bianclii ; noa si permette tuttavia che yadano armati. GlJ aljitantl in cenerale sono ricchi , e tuttavia invidiano la sorte di qnelli di Cartago. Questa citta e meno bella , ma posta su di uao stretto passaggio del Cauca ove le due Cordigliere seml^rano rinnirsi , e diventata il deposito di tutte le niercanzie che vengouo da Santa Fe, dal mare tlelle Antille e dal grantle Oceano. Da Call si scende in una valle, nella quale sorge il fiume Dagua 5 che si passa e ripassa molte volte; si risale quindi su di ua'altura, oye trovansi alcune aljitazioni dette las Oias , e si gingne per una strada che e la peg- giore della repnbblica di Colombia , a las Juntas , villag- gio situato su di una specie d' istmo bagnato da una parte dal Dagua, dairaltra dal Pepita , ed aljitato in gran parte dal mercanti di Cali , die vi eswcitano il traftico dell' oro e del sale; quella popolazione pero e scarsissima. Da quel luogo a S. Bonaveniura si puo navigare con piccoli battelli il Dagua; la corrente pero e rapidissima , e sebbene pill avanti si trovino actjue tranquille, conviene tuttavia discendere per varj salti dalle montagne sino alle pianure bagnate dall' Oceano , e i negri soli sono esperti in qnella difficile navigazione. Avvi non ostante un luogo detto il Salto , dove le navicelle si tirano in terra e si collocano in un magazzino ; si coniinua quindi il viaggio con altra barca e si scende per nuove cateratte , delle quali alcune spaventano col loro rumore , altre come il Saltico , sono realmente pericolose. Cola si cambia ancora dibattello, e al di la non si veggono piii cascate, beuche PiRTE 9TRA.NIER\. 265 la coirente sia tiutora raijidissiiiia. VeJesl su le rive il viUaagio tli Santa Crux, olire il quale il liume si allarga , e conviene far uso dei remi perche V acqua non ha cjuast )iiii alciui moto. Quelle acque sono sporche c profonde , le rive basse c fangose , iiia ombreggiate da alberi niae- stosi. Colii rimoiitano le acque del mare clie si mescolano coUe dolci , seiiza che il viaggiatore se ne avveda ; fortu- natainente il caimano o coccodrillo d' America non esce dalle acque salse , e non rimonta il fiume. S. Bona Ventura clie ha un buon porto , dovrebb' cssere una citta considerabile e beu popolata , ma Invece non. contieiie se non che una dozzina di case occupate da ncgri e da mulatti , e una cascrma con alcnni pezzi di cannone. 11 traflico tuttavia dovrebbe essere cola impor- tante , benche si componga per lo piii di sale, di aglio e di cipoUe, con alcuni cappelli di paglia e letti pensili di Xipixapa, in cambio delle quali derrate si ricevono acqua- vite, zucciiero e tabacco; ma il vitto vi e scarsissiino ed avvi persino il disegno di costruire la presso un nuovo poi'to , giacche per questo lungo la costa delT America liasta che vi abbia quakhe sfondo entio le terre. S. Bona- ventura dipende da una provincia della nuova Granata delta il Ciioco , paese solcato da frcquenti canali alia foggia deir Olanda , e che poco e conosciuto in propor- zione della sua ricchezza e della sua felice situazione. Quclla provincia pero nianca di strade, ed e anche afiflitta da una continua uniidita che rende il clima fatale agU Europe!. Noi non sesjniremo T autore nel!a descrlzione che egli fa di questa provincia da csso non veduta, ne tampoco in quella doi vantaggi che ricavare ne potrebbe una buona amministrazione : noteremo soltanto che per cagione della uniidita non si possono piantare legumi , se non sopra un tavolato copcrto di nno strato di terra , che si forma colle canne moUi piedi al di sopra del suolo. CU abitanti sono dunque infelicissimi, e tutta la provincia che si estende per piii
  • u6 dirsi in uno state florido nella Colombia; si trascura (|uella dei cereali e il nianleniinento de' pascoli , che r autore nomina coltivazione europea ; ed in uno stato peggiore trovasi la coltivazione detta coloniale , cioe del lotone, dello zucchero, del cacao, del calFe e deirindaco, che gcneralnientc e condotta colla niassima uegligenza; ua dccroto del nuovo governo del 1821 tende a riparare f[uesti disordini , niettcndo in vcndita a un j)rezzo tenuis- sinio le tcrre abbandonate. L' autore crede fatale ai pro- gress! deir agricoltura Tabbondanza deU'albero detto Musa, dai Frances! bunanier; la rapidita con cui cresce quell' al- boro quasi senza alcuna cultura , la gran copia de' suoi frutti , r uso osicsissiiuo die se ne ta , distraggono gli Indiani ilalla coltivazione dclla terra , giacche trovano essi suflicicutcniente da nutriisi cou que' frutti , col latte dei ■2~0 A I'PENDICE cocos , colle paliuc die proelucono una sj)fc-,ic di cavolo , cose tutte die la natura ad cssi iiiette sotto la luano. Le iniiiiere diventeranuo di grandissiiiia iiiiportanza al- lorche saranuo scavate e lavoratc da maiii perite; quel j)Opoli noil avranno piu bisogno di raiiie, di ferro e di piombo che ora traggono dair Europa , e tfiplicato per lo luciio sara il lienefizio che si ricavera dalle iiiiniere d'oro e d' argcnto. Una dclle piii ricclie lavorata da sessanta scbiavi , non produce aunnalniente se non 20 libbre d"" oro, V questo jirodotto scarsissimo di tutte le niiniere aurifere passa aal" Inglcsi delia Giainaica , i quali non ricevono al- tra derrata in caa\bio delle uicrcatanzie die jiortano alia Colombia. L' oro abbonda assai piii nella Coidigliera occi- dentale die nella orientale, e specialmente prcsso le rive del Grande Oceano. La provinciadi Antioquia e tutta piena di ininiere , sebbcne in geneiale quell' oro sia di titolo assai basso , e massime quello scolorato che cliiamasi nel paese oro hajo. Si e trovato questo nietallo prezioso sino a 1324 lesc sopra il livello del mare ; le ininiere del Poer e di Barbacoas si considerano come le piu ricche , ma quel ine- tallo vi e sempre unito al platino, Numerose pure sono le miniere d' argento die la Spagna aveva fatto chiudere; riaperte sotto il governo attuale, quelle di Mariquita sono r(;sa , che forse non sarebbe ne pure consentanea alia sua politica , gl' Inglesi si occupano ora dell' csame della pussibilita di questa riunione. Gli American! credono I'acile r apertura di un canale per alcune piccole Ijarcliettc, e giudiciiuo impossibile il renderlo atto alia navigazione di grossi A'ascelii. Parte finalmente 1' autore da Panama , passa a Cruces , villaggio abitato soltanto da Negri , si imbarca sul iiiTme Cliagres , del quale offre una corapiuta descrizione ed una Jiella lignra , e giugne alia Giamaica , donde parte per I'Europa, non arrcstandosi che brevemente se non clic ad una della isole Lucaie. Le note rischiarative aggiunte a questo volume non maiicano di qualche intcresse. Nella prima si accenna che le minicre piu ricche non rendono se non clie otto reali per giorno o una piastra per ciascuno scliiavo o lavora- tore ; le inediocri non rendono che due soli reali. Nella seconda si fa vedere che le insurrezioni di que' paesi non sono state proinosse se non che da alcuni capi; che il po- polo non ne e stato mai il primo niotore , e che i capi lo hanno sovente soUevato in nome del re di Spagna , onde meglio coprire i loro disegni ; in questa nota trovasi altresi una bella descrizione di Quito e dei paesi vicini, stesa dal viaggiatore Caldcs native di Bogota , illustre botanico the fu uel 1816 fucilato d' ordiiie del vicerc Spagiiuolo. La terza iiota coutieue alciine osscrvazioui di un Iiiglese sill mezzo lU s-ta}jilire una coiiuiiiicazione tra il mare delle AntlUe e il Grande Oceano per il iiiune Atrato. IS'cIla cjuiiita Icggonsi alcune parole della lingua degF In- dian! di Ciiocoi piii curiosa c la sesui nella quale si parla del vanto che i Coloniluani nienano de' loro irrand' uoniini ; essi trovano poclii dotti europei superiori a Mutis ^ a Caldas c a Zca , poclii artisti paragonal)ili al loro piltorc Vasques, € forse niun oratorc emulo del loro deputato Mosquera ; nella settinia pero si dice che le pitture della Colombia , nianeanti cli prospettiva , possono paragonarsi a quelle che si lacevano in Europa avanti Raffaello o piuttosto avanti il riiiorimento delle arti. In qucUa nota si cita pure un jtoeta Colombiano , che e pero un ecclesiastico spagnuolo. Sotto il num. 8 si promette F analisi di alcuni minerali, fatta dal sig. BertJiier, professore alia scuola R. delle nii- niere; ma queste non sono clie del minerale di rame di Moniquira , di quello di piombo di Sogamoso e di quello di ferro della Plata. Quest' ultimo sarebbe veraniente sin- golare , perche si da come ferro ossidulato magnetico , af- fatto puro e senza involucre , senza parti eterogenee. Le iiltime note sono relative alle esportazioni che si fanno annualmente dalla Colombia, alle iniportazionl ed alle ren- dite della Nuova Granata avanti il 1810, non che alia liilancia del comraercio di Cartagena e di Vera Crux, du- ranti gli anni 1802-3—4. La relazione del viaggio in ge- nerale e scritta con disinvoltura , e talvolta con eleganza; r autore pero vi parla troppo sovente delle sue avventure parziali; alcune niassime troppo generall espone riguardo al carattere ed ai costumi de' popoli , e molto lascia a de- siderare intorno alia storia naturale delle diverse provin- cie, intorno alia zooloaiia, alia niinerolotia, alia botanica ecc. I PARTE ITALIANA. 2-^3 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OP£RE rCIUODICHE. D, GRAN DUGATO DI TOSGANA. Antologia ill Firenze , quadcriio 5a. £LL'aatlca iiumismatica della citta tli Atri nel Piceiio, con un discorso preliminare sulle origiai italiclie , di ]\IeI- cliiorre Delfico. — Pensieri sulle Universita ; Uiiiversltii di Tubinga^ Istituto di ngricoltnra di Hoheiiheinj. — Odi oliii!- piche J 3.* e 14.°, tradotte dal inarch. Cesare Lucchesini. — - Le nove Muse di Erodoto Alicarnasseo tradotte cd illu- strate da Andrea Mustox'uli. — Sopra Valeria INIassimilla , nioglie deiriniperatore Massenzio, Memoria di Bartoloniineo Borghesi. ■ — Osservazioni sull' origine e progressi dell' arte d' istruire i sordo-muti dalla nascita , di IMatteo Marcacci. — Sarcotago autico rapprescntante la favola di Marsia , osposto cd illustrate da L. CardinalL — Teoria e descri- zione di una macchina colla quale si quadrano le su- perlicic piane , di Tito Gonella. — Bullettino scientilico n." 17.° — Bullettino bililiografico n." 16.° Tavola uie- teorologica di niarzo. STATI PONTIFICJ. Ciornalc Arcadico ill Roma , quaderno 74." SctEN'ZE. Saggio di niacchine per agevolare il segamento del luariiio e delle pietre dure , del cav. G. Aldiai. — L' edito universale diviso in quattro volnmi, dell' avv. G. Dibl. Ital. T. X-^XVIII. 18 2^4 APPENUICE L'Xerziani , vol. a.", Ordiiie de' giiulizj civili. • — DeiPec- citabilitk e dell' eccitamento , Memoria del dott. M. Bufalini. LetteratURA. M. TuUii Ciceronis fragnienta inedita ( pub- bljcati da A. Peyroa ). — Versi laiini di Pier-Francesco Giustolo da Spoleto , colla tradazione italiana. — Memo- rie storiche di Cori , di S. Viola ( fine ). — Altri epi- grammi di Raiiiiondo Cunich raccolti e pubblicati da F. Cancellieri. — Ode del cav. Monti per le nozze Calde- rara-Butti. Belle ARTI. La fossa trajana noii dimostrata dall' aw. D. Carlo Fea , risposta del cav. Linotte. Varieta'. Iscrizioni latine del prof. Boucheron. — Elo- gio funebre di Lorenzo Vallicelli. — Collezione di opere scclte di scrittori italiani viventi. — Calendario generale pei regj Stati Sardi. — Scelta di racconti storici e favo- losi tratti da ottimi testi di lingua italiana ad uso delle scuole , per Terenzio Mazzoli, — Annali d' Italia dal lySo conipilati da A. Coppi: tomo 2.° — Oiiiaggio alle A'irtu d'Auna Rinieri nata Martini, — Osservazioni meteorolo- giche ed idrauliche di febl^rajo. B I B L I 0 G K A F I A. REGNO LOMBARDO-VENETO. Elenco di alcime opere stampate e pubhlicate nel regno Lombardo-Veneto nel corrente anno iSaS. J^lBiTO (1') e gli stivali, componimento 1." del D. Antonio Cattaneo. Milano, Felice Rusconi , contrada di S. Paolo n." 1 177, di pag. 108, in 18.° Lir. i. ital. Almanacco pei cacciatori , uccellatori ed ornitologi per 1' anno i825 n.° i, compilato dal cacciatore F. M. G. P. V. Venezia , Molinari , di pag. 162 , in 8." Lir. a. Almanacco per le provincie soggette all' L R. governo di Venezia, per T anno i8a5. Venezia, Gattei , di pa- gine 886, in 8.° Lir. 7. Annali universali di niedicina e chirurgia , del dott. Anni- bale 0/nodei. Milano , Destefauis, in 8." Quaderni 100. * e IC!.°, aprile e niaggio. Lir. 24 ital. all' anno. PARTE ITALIANA. 2/5/ Aimali universali Ji statistica , econotnia pubblica , storia e viaggi. IMilaiio, presso gli eJitori, a S. Gio. alle quat- tro facce , n." i838 , in 8.° Fasc. io.° e ii.° apriie e maggio. Lir. 18 ital. alP anno. Atti ( Collezione degli ) delle solenni tlistribuzioni del premi d' industria fatte in Milano ed in Venezia dall' anno 1806 in avanti. Milano, I. R. stamperia. Vol. 3, di pag. 788 , in 8.° Riografia universale antica e moderna. Opera alFatto nuova compilata in Fi'ancia da una societa di dolti , ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e correzioni. Venecia , presso Gio. Battista Missiaglia. "Vol. M." di pag. 479, in 8.° Prezzo d' associazione ' Lir. 6 ital. Cause principall della varieta delle teoriche fisiologiche , IMemoria del dott. Girolamo Fabris. Padova , stamperia dclla Minerva, di pag. 41, in 8.* Lir. i. Collezione delle opere classiciie italiane del secolo 18.° Vol. 106." Trattato teorico— pratico di prospettiva , di Eustacliio Zanotti. INIilano , societa tipografica de' Clas- sici italiani, Fusi e Comp. , di pag. a3o, in 8.°, con rami. Lir. 5. 32 ital. Commedie di Alberto iVoto. Venezia, presso il librajo Or- landelli , in 12.° Vol. 6.° di pag. 249. Lir. 3. Commedie di Carlo Goldoni , con rami. Venezia , Tasso , in 8.° Vol. 19.° Lir. 2. 5i. Commedie di Gio. Gircvid. Milano, Omobono Manini. con- trada de' Tre AlbergUi. Tomo 1.°, di pag. 127, in 16.* Lir. I. 06. Commentarii de bello gallico et civili, C. Julii Ccesaris. Bassano , Retnondini. Tomo i.*, di pag. 446, torn. a. ° di pag. 248 , in 8." Lir. 3 al vol. Comentarj delP Ateneo di Brescia per l* anno 1824. Bre- scia , Bettoni, di pag. 112 , in 8." Conientario sopra il regolamento generate della proce- ditra gindiyiaria civile negli Sfati ereditarj della nionar- chia austriaca di Gioacliino Fligcr , cousigliere di giusti- zia del magistrato di Vienna: tradnzione dal tedesco di Felice Cristiaiiing- Vol. i." Venezia, Andreola , di pa- gine 172 , in 8.* Lir. i. So. Compendio di notizie sclenlifiche. Venezia , Molinari , di pag, 284, in 12.*; con rami. Lir. i. 2-0 A r P E N D t r. E Coiiferenze di disinganiio f'atte ad istanzn di un cavalicie e di una dama per illumlaare cd istruire i loro figli : opera del sacerdote Giovanni ContavalU bolognese. S. Da- niele , Biasiutti, Puhblicati 4 volnmi , in 8." ^amigella (la) istruita. Milano , Pietro Agnelli , di pa- gine 528, in S." Lir. i. 5o. Difesa degli editori della galleria dei piii rinomati attori drammatici italiani , contro 1" assurdo e rldicolo attiicco del gazzettiere Eusebio al caff'e di Petronio in Bologna. Venezia , Rizzi , di pag. 24, in 8." Cent. 5o. Discorso recitato da Giuseppe Grones : Del retto use del- r intelletto nel promovere le scienze. Venezia , Picotti , di pag. 35 , in 8." Disinganno sul nietodo pnrgativo di Le Roy. Venezia , presso Milesi , in 8.% di pag. 27. Cent. So. Dizionario sacro liturgico , clie comprende le rubriche del brcviario , raessale e rituale romano ecc. , di D. Gio. DlcUch, Venezia, Rizzi, in 8.° Vol. 4.*, fasc. i." e a." Cent. 46 al fasc. Educazione cristiana , ossia Catechismo universale di D. Santo Cimarosto. Venezia, Curti , in 8." Vol. 35.% 36.° e 37.° Lir. i. 72 al vol. EfFetti memoral)ili del rimedio vomipnrgativo del sig. Le i?oj. Bergamo , Mazzoleiii , di pag. 8, in la." Cent. aS. Elcgia inedita di Cornelio Ainalteo poeta del secolo 16.° colla versione a IVonte in terza rima. Treviso , An- dreola , di pag. la, in 8.° Elementi delle leggi civili romane, divisi in quattro li- bri ed esposti nell' italiana favella dall' abate Giuseppe DairOlio romano. Venezia, Rosa. Vol. i." e 2." in 8.° Lir. 5. 75 al vol. £traoger (1") au dome de Milan , jiar D. Bertolotti. Mi- lano, Rusconi, di pag. 110, in 16." Lir. i. So. Fal)briche (le) di Michele Sanmicheli architetto Veronese , disegnate ed incise da F. Ronzani e da Girolamo Lu- cioUi. Arcbitettura civile. Verona , Moroni. Fasc. 5.°, di pag. 2 , in fogUo e 4 tavole. Lir. 4 al fasc. Francesca da Rimini , tragedia del sig. Pagliari, Cremona , Ferral3oli , di pag. no, in 12.° Lir. i. So. Galleria de' piu rinomati attori drammatici italiani. Vene- zia, Picotti. Fascicolo i,' di pag. 24, in 8.* con 4 rami. Lir. 4. PARTE ITALIA.NA. 277 Cerosolima presa da Tito e il sallce piangetite , elegie ita- liane tradotte in versi latini. Treviso , Trento , di pa- giiie i5 , in 8." Giornale di farmacia— chimica e scienz^ accessorie , ossia raccolta delle scoperte , ritrovati c miglioraiuenti fatti in farmacia ed in chimica , compilato da Antonio Cat- taneo , chiniico farmacista. Milano, Rnsconi. Quad. 16.% aprile , di pag. 56, in 8." Lir. 16 all' anno. Le asso- ciazioni si ricevono dal lilirajo Giegler. Giornale sulle scienze e lettere delle proviucie venete. Treviso , Andreola , in 8." Fasc. 43.° al 46.°, gennnjo ad aprile. Lir. i3. 79 all' anno. Giornale teatrale , ossia scelto teatro inedito itallano , le- desco e francese. Venezia, Rizzi. Quaderno ii5 al 120, in 8.° Cent. 86 al quad. Giuochi (i) pltii in Delo , poemetto di Francesco Zanotto. Venezia, Andreola, di pag. 44, in 8." Lir. l. So. Iconografia greca di Ennio Quirino Visconti , tradotta dal dottor Gio. Lahiis. Milano, i8a5, presso gli editor). Fascicolo i3.° Lir. 3. 90 ital. per 1' edlzione in 8.°, in 4.* lir. 7. 80. Li due edizioni in italiano ed in fran- cese. Le associazioni si ricevono dalla societa tipografica de' Classici itallani per 1' edizlone italiaua , e da G. P. Giegler per quella in francese. Instituzioni di diritto criminate , ossia Comentario sul codice pcnale anstriaco di Jenull , compendiato e ridotto in elementi daU'avv. Francesco Foramiti. Venezia, An- dreola, di pag. i35 , in 8.° Lir. 2. Instituzioni di medicina pratica dettate da Giuseppe I'ranck. Versione italiana con note del doit. Pieiro Mora. Pa- dova, stamperia della Minerva , in 8." Pubblicati 7 qiia- dcrni. Lir. 2 al quad. Introduzionc alio studio della legiblazione dedotta dai prin- cipj dell' ordine , dell' ab. F. Wl. Franceschmis , cava- liere , prof, di inatematica sublime neirUniversita di Pa- dova ecc. Tomo i.° Padova, stamperia della IMioerva , di pag. 448, in o." Lir. 6. Istoria (delT) delle guei-re civili di Francia , di Enrico Caterino Daii/a. Milano, Fusi e Comp. Vol. i.°, di pa- gine 478, in 8.° Lir. 5. 33. Istoria d' Inghilterra di David Hume recata in italiano da Miche\e Leo ni. Tomo 8.° Venezia, Ficotti , di pag. 7^0, in 8." Lir. 4. 3t8 a. p p e n d I c k Isti'uzione sopva il rituale , del carcUnale de la Luzerne. Venezia , Curti. Tomi l." € i.° in 8/ Leontiiia, romanzo in loo lettere cli Augusto di Kotze- bue , tradotto da Pier Antonio Cenitti. Tomo a." Vene- zia, Andreola , di pag. 196, in 8." Lir. 2. 5o. Lettere due del cav. Tommaso Puccini ad un amico , -in- torno a due i-itratti di mano di RafFaello da Urbino. Yenezia, Picotti , di pag. 2q. , in 8." Wanna (la) dell" anima del P. Paolo Segneri: agginntovl il volgarizzaniento dei passi lalini. Udine ^ Murei'o. Vol. 7.% 8." e 9.% in 1 6.° IVIedicina ( la ) cmativa , o sia la pnrgazione diretta a to- gliere la causa delle malattie , riconosciuta ed analiz- zata in quest' opera e comprovata dai fatti , del signor Le Hoy , chirnrgo pratico e consulente di Parigi. Se- conda edizione milanese purgata da varj errori fatta sulla duodecima di Parigi. Milano , presso Giegler , di pag. 5o8 , in 12.° Lir. 3 ital. Medicina (la) curativa, ossia la purgazione , del sig. Zeroy. Venezia, Molinari, parte i.*, di pag. 278, parte a.*, di pag. 181 J in 8." Lir. 8. Idem. Venezia, Tasso . parte i.* di pag. 282,, parte 2.* di pag. 188 , parte 3.* di pag. 224, in 8.° Lir. i. 5o ciascuna parte. Medicina (la) curativa , ossia la pnrgazione , couipendio fatto dal sig. Leroy ed inserito nella sua opera. Vene- zia , Tasso, in ia.° Lir. i. Weditazioni di Isidoro Bianchi, della felicita. Venezia , Al- visopoli , di pag. 269, in 8.°, con ritratto. Lir. a. Memoria del conte Gio. Antonio Scopoli sul programma : Visto I'attuale avvdimento nel prezzo degli ordinarj pro- dotti deir agricoltura , proporre qnal sia il ranio d'in- dustria agraria o manifatturiera , die possa ossere in- coraggiato per ottenere qualclie compenso. Verona , Li- banti, di pag. 64, in 8.° Memoria di Edoardo Gibbon, scritte da lui medesirao. Mi- lano , Bettoni , di pag. 287 , in 8." Lir. 2. 5o. Memorie scientifiche e letterarie dell' Ateneo di Treviso. Vol, 3.° Treviso , Andreola , di pag. 433 , in 4.* Lir. II. 49. Memorie dell' Accademia d' agricoltnra , commercio ed arti di Verona. Volume X. Verona, 1824, Societa tipo- grafica , di pag. 3q9 , in 8.' FARTE ITALIANA. 279 Memorie dell' imperiale regio Istituto del regao Lombardo- Veneto. Volume terzo , anni 1816 01817. Milano , I. R. Staniperia di pag. 376, in 4.* con rami lir. 10 ital. Metodo (niiovo) di niedicina curativa , del sig. Le Roy. Ve- nezia , Alvisopoli, di pag. 108, in 8.° Lir. i, 5o. Norme per valutare il merito del sig. Le Roy, Venezia , Picotti , di pag. 14, in 12.° Cent. 5o. Notizie di utili osservazioni e scoperte a vantaggio cosi deli'agricoltura clie delle nianifatture. Verona, Libantj , di pag. 16 , ill 8." Notizie intorno alP abate Zola , del sig. Cussago. Brescia , Bettoni , di pag. 220 , in 8." Lir. 3. Nozioni ( alcune) di meccanica e di astronomia , di A. V. BonicflU. Bergamo, Sonzogni. Fasc. i.° di pag. 112 , in 8.° Lir. i. 5o. Ortogriifia enciclopedica universale della lingua itnliana. Venez.ia, Tasso , fasc. 12.° e 13.°, in 8.° Lir. 2 al fasc. Ortografia poriatile , aumentata per la prima volta di al- cune voci ilaliane tiatte dal Dante Bartoliniano , die niancano o sono diversamente scritte nel Vocaliolarlo della Crusca. Udine, Mattiuzzi , di pag. 210, in 8.*, Lir. 1. 73. Pandette (le) di Ciusiiniano disposte con nuovo ordiue. Venezia , Santini. Pubblicati 8 fascicoli , in 4.° Paradiso (il) perduto di Milton, in arnieno. Venezia, stani- peria Armeiia , di pag. 5o3, in 8.°, con rame. Lir. i 3. 79. Quadro delle opere di varj autori anticamente tradotte in aruieno. Venezia, tipografia Armena, di pag. 48, in 8." Lir. I. Regno (il) mistico di Gesii Cristo , ossia l' avveramento delle profezie e delle figure deirantico testaniento e del nuovo in Gesii Cristo e nella sua Cliiesa. Opera del P. Angclo Bigoni M. C Padova , Crescini. Sono pub- blicati 9 vol., in 8.° Rime di Francesco Vannozzo , tratte da un codice del se- colo 14.° Padova, stamp, del Seminario, di pag. 5o, in 8." Risposla al disiiiganno sul mctodo purgativo di Le Roy. Venezia , Alvisopoli, di pag. i5 , in 8." Cent. So. Scrittura doppia, in armeno. Venezia, tipografia Ai'mena , di pag. 3o2 , in 4.° Lir. 25. Spiegazione degli Evangelj delle donienicbe e di alcune feste priacipali dell" anno, del cardinale Cesare Guglielmo de la Luzerne. Venezia , Curti . pubblicati 4 vol. in 0.' sSo APPENDICF. Spiegazione pastorale ordinata degli evangelj , dell' abate D- Francesco Molena, Venexia , Parolari. PubVjlicati 6 vol. in 8.' Storia degl" imperatori roniani di Crevier e del basso im- pero di Ze 5eau. Venezia, Alvisopoli. Vol. 24.° al 28.°, in 12.° Lir. 3. 45 al vol. Statistica dell' impero austriaco , di J. A. Demian: tradu- zlone di V. Chiesa. Pavia , Fusi e Comp. Fasc. i .° Lir. 3. Storia della Casa d' Austria, di Guglielnio Coxe. Brescia, Nicoli e Cristiaiii. Sono pubblicati 5 vol. in 8." Storia della letteratura italiana del cav. abate Girolamo Ti- raboschi. Venezia, Molinari. Tomo VI, parti 4.' e 5.', torn. VII, parte i.' , in 8.° Lir. 3. 5o al vol. Storia della letteratura italiana di P. L. Ginguene , mem- bro deir Istituto di Francla. Traduzione del prof. Be- nedetto Perotti. Tomo XII ed ultimo. Milano , tipogra- fia di conmierclo , di pag. 648, in 16.° Lir. 5 76. Storia ecclesiastica , del cardliiale Giuseppe Agostino Orsi. Venezia, Picotti. Vol. 2 3.° al 28.°, in 12.° Lir. 3. 4.5 al vol. Storia viniversale cronologica del secolo 17.% in lingua ar- mena , Venezia, stamperia Armena. Vol. 3., in 8.° Lir. 17. 25. Storia (la) universale provata con monunienti ecc. da monsignor Francesco Bianchini, con 70 stampe in rarae. Venezia, Battaggia. Fasc. 1.° e 2.% in 8.° Teatro di educazione , della contessa di Genlis , ad uso della gioventii : ti-adotto dal fi'ancese nell' italiana fa- vella da Giuseppe Jehan. Venezia, Picotti. Vol. i.° e 2.% in 8.° Lir. 2 al vol. Teatro di Kotzebue completamente tradotto ed accomodato al gusto delle scene italiane. Verona , Societa tipogra- fica. Pubblicati 7 vol. e i fasc. 1.° e 2° del vol. 8.°, in J 6.° Trattato cambiario e di ragguagli mercantili dell' Europa , Asia, Africa ed America. Venezia, Santini, di pag. i33, in 8." Lir. 3. Trattato intorno le servltu civili e rusticbe secondo la dottrina piu certa de' leggisti e specialmente del conte e cavaliere Bartolommeo Cipolla , Veronese. Venezia , Valle , parte i.* di pag. 335, parte 2.* di pag. 144, in 8.' Lir. 4. 60 ciascuna parte. PARTE ITALTVNA. 2r> I Tribute tl'Ippolito Pindemonte alia nieniorla deir astronomo Antonio Cagnoli , con la tradiizione latina a fronte. "Verona, Societa tipogralica di pag. Sa, in 8." Viflggi di Enrico Wanton ai regni delle scimniie e dei ci- nocefali : opera di Zaccaria Seriman. Yenezia , Alviso- poli. Vol. 3.% in 8.° Lir. i. 92. Viaggio (un) sul Benaco , di ]\Iarco RizzardL , in tcr/a rima. Verona, Toniasl , di pag. 186, in 8.* Yita di Torquato Tasso scritta da Glamhatista Mnnso n.i- politano. Yenezia , Alvisopoli , di pag. 278 , in 8,°, con ritratto. Lir. 2. Yite (le) degli uomini illustri di P/utarco. Udine ^ Mnrero. Pubblicati 17 volumi , in 8." con rami. Lir. 2. 84 nl volume. Yite dei Padri, dei Martiri e degli altri prinripali Santi : opera dell' abate Butler , tradotta in italiano. Venezia , Battaggia. Vol. 12.", i3.° e 14.°, in 8.° Yite delle piii illustri Sante italiane , di Antonio Testi. ]\lilano , Ranieri Fanfani. Toiuo i.° di pag. 264, in 16.° Lir. 3. 5o. Uonio (1') evangelico clie ragloua con se stesso su varj argomenti, dell' abate INIarco Marinelli. Udine, Mattiuzzi , di pag. 241 , in ia.° Lir. 2. 3o. P I E M 0 N T E. Publil Terentii Afri comcedice ex recensioiie F. G. Perlet , torn. I , II. — Augustce Taurmorum , i8a5, ex typis Josephi Poniba. M. Fabii Quintiltani de institutione oratoria ex re- censioiie G. L. Spcddingil. T. IF. Titi Livii Patavini opera quce extant omnia ex re- censione G. Alex. Ruperti cum supplementis Frein- shemii. Tom. I., in 8.° L' editore die gia nella sua prefazione a Plaitto pre- niessa ragionato aveva dei pregi tlelP antica commedia , torna in quella del suo Terenzio su lo stesso argomento, e dopo di avere , forse un po' troppo crudamente, asse- rito che per l.a maggior parte le commedie dei Romani tolte erano o tradotte dai greci originali, pas'^.a a indicare di quale artificio di scriyere e di quale urbanita debba a8a APPENDICE essere fonilto il poeta comico. Egli ne paragona I' inJu- stria con quella ilelP epico , del lirico e anclie del tra- gico , e al proposito di qiiesto non molto opportuiia ci sembra la digressioiie fatta sopra Shakespeare , detto con eccessiva conipiacenza padre della modenia tragedian ne forse giusta ci sembra V ossei'vazloiie clie tanti valeati tra- gic!, gareggiando coi loro ingegni, non giunsero ad emulare la gloria degli antichi , soltaiito perche ad essi niancavano il colore deir antichita , il popolo avido di azioni energi- che o anche atroci, e le opinioni lasciate in retaggio dalla barbarie , che rincivilimento a poco a poco distrusse. In- vece di mostrare come torre potrelibesi il maraviglioso del Macbeth, perclie non ha piuttosto 1" editore rammentati i pregi e le glorie del suo connazionale , clie padre dire potrebbesi della moderna tragedia italiana ? Siamo pero di- sposti a perdonargli quest' ommissione in grazia solamente di una glnsta censura cli' egli fa in seguito contra il ro- manticismo delle tragedie , ch' egli chiama bene a raglone una tetrica mitologia ed una fredda invenzione, die il riso desta plu sovente che non 1' anunirazione. Passa poscia V editore a ragionare piii particolarmente della commedia, poema , com' egli dice, festivissimo che si aggira intorno alle consnetudini della vita domestica , e nel quale non fa bisogno della gravita e della forza della tragedia , nia bensi di una venusta che 1' insegnamento faccia gustare col condimento della piacevolezza e del riso. Certamente Terenzio merito in questa parte grandissima lode, perche, sebbene cartaginese , seppe accoppiare la chiarezza e la forza del latino linguaggio, cosicche la vo- lutta spiro in qualche luogo a guisa di Catullo , scrittore di eta posteriore ; accomodossi ai costumi romani ;^ in- gentilire seppe i sali di Piaiito , e vestire un' aria di decente urbanita clie anche da Orazio fu commendata. Si giustifica quindi quel poeta per la varieta di metro da esso adoperata , che secondo il Bentlejo necessaria era nelle grandi passioni e massime nelle gare e nei contrasti degli amanti. Si fa vedere che lodato fu da Cicerone per la sua destrezza nel valersi delle greche sentenze ; che dal con- fronto delle commedie di Mcnandro e di Filemone , se piii copiose ne fossero le veliquie , giudicare potrebbesi non solo deir abilita di Terenzio , ma del genio ancora della lingua romana che emulare pote in molte parti la ric- cliezza e 1' indole della greca , e finalmentc si giitstifica ' PARTE ITAI.IANA. 2H'^ Terenzio anche dall' eccessivo studio di inilta'/ione del Greci, ad esso talvolta rimproverato. Noti manco egU certamente di perizia nell' arte , colla quale alle sue coiumedie diede una bellezza inusitata; prinieggio nella scelta delle frasi e deile parole, e coi piu giusti colori espresso i diversi caratteri del personaggi. In questa edizione terenziana V edltore , coperto sotto il nome uiodesto del tipografo, preferi di attenersi alia re- cente germanica del Perleto, anziche all' aiitica del Wester- hovio , e in questo non possiamo che approvare il consi- glio dei dotti die a quella scelta lo iiidussero. Siccome pero il Terenzio di Lipsia alquanto scarso semljrava dl indici e di note , molte di queste aggiuate furono nella torinese, e fu altresi apposto Y iudice riccliissirao ultima- mente pubblicato dallo stampatore di Loadra. Comincia il volume colla prefazione del Perleto , nella quale si rende ragione deiremendazioae del testo tatta da prima sul Bentlojano , posria su quello dl varj codici , fra i quail due di Gota , uno di Wolfenbuttel , altii di Jena , di Roma e di Venezia , finalmente su le antiche edizioni , e le variant! in ispecie del Faeriio ; si parla pure dell'in- terpretazione istituita con un perpetuo commentarlo , e delle note estratte da molti de' precedentl Interpret!. Se- gue la vita dl Terenzio, scritta secondo alcuni da Svetonio, secondo altri da Elio Donato , e a questa tengono dietro le notizle antiquarie intorno al romani teatrl , tratte dal Westcrhovio e da altri , e la dissertazione delP Heinsio in- torno al giudizio del merito di Plauto e di Terenzio pro- nunziato da Orazio. Trovasi pure un dlscorso su i metri terenzianl, tratto in gran parte dal Bentlejo , e finalmente si riferiscono gli elogi dagli antichi scrittori a Terenzio tri- butati. Nel catalogo delle diverse edizioni di Terenzio ve- diamo primeggiare quella di Milano dell" anno 1470 fatta da Antonio Zaroto a spese di Giovanni Legnani, ed altra ne vediamo accennata pure di Milano del 1476 , fatta dal Petrarca con aggiunta la vita dello stesso Terenzio. Nel primo volume si contengono le tre prime commedie, cloe r Andria , V Eunuco e V Eauntontimorunieno o sia il crucciatoie di se medesimo. Nel secondo le altre tre, cioe gli Adelfi o i fratelli, V Ecira e 11 Forniione. Tutte sono corredate dl note copiosissime, per la maggior parte filo- logiche, nelle quail vediamo persino censurati gli errori delle traduzioni fatte in line;ue nioderne , e tra le altre 284 \ V P K N D I c r. dell.1 franccse del Dacier. In fine trovasi un Indlce senzn alciiii titolo, che forse poieva ominettersi, vedendosl tiitto compenetrato in quello dclle paiolo e delle frasi terenziane, che occupa non meno di diieccntocinqne facciate; e in mezzo ai due indici ( il primo dei quali e forse quello deir edizioiie di Lipsia ) trovansi le vaiie Jezioni del nia- noscritto di IFolfmbiUtel. Del rinianente non possianio die congratularci di nuovo cogli editori torinesi tanto pel modo in cni 1' edizione e eseguita e per la correzione singo- larniente del testo , quaato per la rapidita colla quale essa felicemente progredisce. Alia pubblicazione Aitta del Terenzio tenne dietro im- mediatameate , conforme era stato promesso •con ispeclale avviso, quella del Tilo Livio , del quale gia alibiamo tra le mani il primo volume col testo riveduto dal Ruperto , e i supplementi del Freinseinio , unitamente al quarto di Quintiliano. Non ci estenderemo in questo luogo a raglonare della ediziotie Liviana , perclie manca tutt' ora la prefazione del dotto toriiiese che dirige la parte letteraria di questa intrapresa . la quale verra soltanto consegnata col tomo terzo, Riserbandoci adunque a parlarne in quell" epoca , noteremo ora di passaggio clie il volume comincia colla prefazione o col proemio dello stesso Ruperto , diviso in sette articoli , nel primo dei quali si ragiona dell' eta di Livio e delle poclie notizle che si Iianno della sua vita, nel 1° degll scritti Liviani, nel 3.° della forma esterna e deir indole della romana istoria da Livio scritta , nel 4..* deir indole interna o del carattere di quella istoria, e da prima dei suoi pregi e dei fonti dai quali e stata ricavata , nel 5." dei vizj della medesima o d«"i difetti che lianno formato argomento di qualche rimprovero , nel 6." dei manoscritti e delle edizioni di Livio, nel 7." del dise- gno di questa edizione. Oltre i libri delle istorie, dei quali abbiamo una parte, ranmienta Quintiliano un' epistola di Livio al ligliuolo , Se- neca alcuni suoi dialoghi, e alcunl libri nei quali ex pro- fesso trattavasi della iilosofia. La istoria da alcuni e da Livio stesso distinta col nome di Annali, e male a propo- sito divisa in decadi , comprendeva 14a e non 140 libri, il che si confernia coll' autorita del Petrarca. Intera forse possedevasi quell' opera nei secoli IV e V ; non cosi facil- mente ammetteremo che intera esistesse in Inghilterra nel secolo XII , perche GitgHelmo Sommerset o di Mahneshury I'ARTE 1TALIA.NA. 'A^S tiasse da scilttori piii aiitichi le sue notizie. Si sparse pin volte la faina ( e anclie in epoca assai receiile , lungo tempo dopo il Morliofio ed il Fabricio citati dal Jiuperto ) die ill Francia, nella Scozia, nella Norvegia, e fiii anche ill Brema e in altre citta scoperti si fossero i libri pci- duti, o almeno le versioiii arabiclie trovate si fossero uolle )>iljlioteclie di Costaiitinopoli; ma vane riuscirono (juclle speraiize, laonde nou ci riinasero se non die 1' epiiome Liviaua di igiioto autore, e i siipplementi die Frcinscniio agjiunse a Lk'io, come gia fatto aveva con Q. Curzio. Crederehbe foise alcnno di non trovare se non nel § 4.° i fonti deir istoria Liviana , ma invece vediamo ntl 3." annoverati tutti gll storici romani anterloii dai quali pote LUio raccogliere ampia messe di notizie; nel 4.° si ragiona soltanto del pubhlici monumenti da esso citati , dei trat- tati di pace o d'' alleanza , dei libri lintei conservati nel tempio della Moneta , delle iscrizioni delle statue e delle tavole dipinte , delle spoglle e delle arnii ne" templi so- spese, degli elogi e delle iscrizioni onorarie dei trapassati , dei plebisciti, dei senatusconsulti, delle lettere dei re, ecc, e in questo luogo si rivendicano a Lwio il vanto di sto- rico veritiero , quello di elegante ed eloquentissimo scrit- tore , masslme nelle orazi(jni ed allocuzioni dei duci , e quello pure di un intenso amore della virtu e di un odio somnio dei vizj die in tutta la sua istoria si lavvisa. Ad esso furono tuttavia fatti rimproveri per la sua rauninita , per le frequenti nairazioni di prodigi c di portent! , per gli ornamentj del dire troppo talvolta ricer- cati , per qualche trascnratezza , qualche omissione, qualcbe contraddizione o ripetizione , tfcc. Questi difetti scusa il Jiuperto colla considerazione della grandiositii dell' opera c della dillicolta di tutto rltenere ed ordinare ,; accorda die troppo spesso siasi LivLo alibandonato al suo gusto per r eloquenza; e opina die i raccoiiii di cose strane e ma- rasigliose debbnno perdonarsi ai romani scritiori perclie al genio si accomodavano della loro nazione. La patavinita alcunl fecero consistere nelle lodi eccessive de' suoi com- patriotti , altri nell' odio dei Galli, altri nella sin^olarita della ortograiia , altri nello zelo mostrato pe.' il partite di Poinpeo altri nella verliosith e in una fredda prolis- slta , altri porlino in una certa analogia colla iVeildezza delle di)nne padovane , riconosciuta auclie da Marziale t da riiiiio il giovanc. 11 Iluperto h d' awiso die quel t q86 append I fi e rimpiovoio cadesse sopra una cotale peregiinitii nell' uso di vocaboli insoUti pei Romani, la quale pero , die' egli, iiei libri superstiti appena si ravvisa. I codici Liviani distingue il Riiperto in cinque classi , la prima dej^li antichissiiiii ed ottimi ; la seconda degli an- tichi e migliori; la terza dei piu recend; la quarla di al- tri la di cui vera indole non e stata (in ora con accurato giudizio dai dotti riconosciuta e descritta; la quinta di quelli che sono stati veduti da Gio. Francesco Gronovio. II Ruperto in questo elenco ha seguito clecamente il Dra^e/iiorc/i; nia per verita alqnanto digiuno ci sembra riguardo ai codici deir Italia , non accennandosi nella prima classe se non che due codici IMedicei, e uno nella terza che fu di certo Eecanati , detto forse per errore patrizio veneto. Noi sap- piamo che qualche codice della prima classe, trovasi nella Vaticana , e della seconda e della terza niolti cltare ne po- treuimo da noi veduti nelle biblioteche di Roma, di Ve- Bezia , di Milano , di Torino e d'' altre citta della nostra penisola. — Tra le prime edizioni o quelle almeno nelle quali replicossi la prima , vediamo rcgistrata anche la Mi- lanese- pub1)licata da Filippo di Lavagna nell' anno 1478 , e cosi pure quella bellissima del Minuziano dell' anno 1495, e quella piii corretta dello Scheffer pure di INlilano del i5i8, che formo una nuova serie , e come lo stipite , dice il Ruperto, di una nuova famiglia. Si parla poscia delle edizioni dei secoli susseguenti e delle lacune riempiute dair Orsino, dal Lusignano e dal Giovenazzi, il di cui me- rito verso la storia Liviana avrebbe dovuto essere piu particolarmente osservato. Venendo al metodo di questa edizione , il Ruperto an- nunzia di essersi sovente staccato dal testo del Draken- borch , qualora la ragione critica lo persuase di dovere sostituire piii vere o piii probaljili lezioni. Ed aggiunse altresl i compend) o i sommarj di ciascun libro e di cia- scun capo, e al fine dell' opera rimando i frammenti piii copiosi di Lwio , gli indici , le tavole cronologiche e sto- riche, ed alcuni antiquarj raonumenti. A questo lungo proemio succedono gli elogi ed i giudizj diversi degli au- tori intorno a Livio , e quindi tre soli sono i libri conte- nuti in questo volume , accompagnati pero da perpetue note critiche e filologiche , delle quali una gran parte e toha dair edizione drakenborchiana. I PARTE ITALIANA. 287 A parlare brevemente del IV volume dell' istituzione Oratoria di Quintiliano , ci cliiania una prefazione a que- sto volume preinessa da Filippo Buttntanno , il quale per la morie del chiarissiiuo editore Spaldingio , avvenuta nel inese di giiigno del 181 i , fu chiauiato a supplirne le ve- ci , sicconie quello che meglio d' ogni altro couosceva 1' in- dole del defunto ed il nietodo da esso costantemente nel procuraie qnesta edizione nianteauto. Dal cap. Ill del lib. XII cominciai'e doveva I' opera del Buttmunno , giac- che siuo a quel punto giugneva il coninientario ci'itico ed esegetico dallo Spaldingio disposto sopra Quintiliano ; ina il iiuovo editore anclie in quel coinnientario riconobbe inolte parti scritte con qualcbe precipitazione , altre im- perfette o appena coniinciate, e tali forse die al pubblico date non le avrelibe come si trovavano lo stesso loro scrittore; e quindi videsi obbligato ad emendate e a com- piere in gran parte tutto quel lavoro. Egli si servi aurora di alcuni codici dallo Spaldingio non veduti , di alcune edi- zioni del secolo XVI , e quindi piu copiosa divento la inesse filologica del III e IV \olume, e ne emerse la nuova interpretazione di alcuni passi , che nella prefazione nie- desima sono accennati. Questo volume giugae sino a tutto il § XI del lib. XII delle Istituzioni. REGNO DELLE DUE SICILIE. Delia dominazione degli stranierl in Sicilia^ discorsi due di Saverio Scrofani si.ciliano , membro corri^ spondentc delt Istituto di Francia , accademico delle iscrizioni c belle lettere. Uii volume in 8.° Di quest' opera parleremo nel prossimo quaderao. CivsEPPE AcERsi , direttore ed editore. jWdann , dull I. R. Statnpcria. ().s scrvnzioiii tnetcorologufie fatie alVl. R. Oiservatoiio di Bicra. I\I A G G I 0 1825. M A T T 1 H A . Sera. c5 0 u — u ■^ 3 2 2 ^ V a 3 S c S2 0 c ■- 1; q1 Staco del cielo. < 0 - ? ■= S 5| u 6 ° S M > V 5^ State del cielo. poll . Iln. 0 poll lin. o ] ^7 'h4 + 11,0 N 0 Sereno. 27 9,6 +16,5 s s 0 Sereno. 1 2 27 10,0 +10,8 K 0 Sereno. 27 9,f^ + 17,5 E Sereno. 1 3 27 10,0 + 12,0 0 Ser. nuv. 27 10,8 +17,4 N 0 Sereno. ' 4 27 11,8 +11,5 . N 0 Sereno. a7 ji,4 +18,5 S Sereno. 0 27 11,6 + 12,3 N Sereno. 27 10,9 +19,5 S 0 Sereno. 6 27 10,9 +i3,o N Sereno. 27 10,0 + 20,0 0 Ser. nebb. 7 27 10,0 +i5,o 0 Se.ne.po.goc. 27 10,0 + 18,8 N 0 Nuv. ser. H 27 q,8 +i3,o N 0 Nuv. ser. 27 9,6 + 19,5 N 0 Ser. neb. ser. t) 27 Q,b +12,8 N Sereno. 27 9,2 + 19,7 S Sereno. 1 10 27 9,^ + i3,6 N Tein.pi.nu.se . 27 8,9 + 18,8 S Sereno. II 27 9,1 + i3,5 0 Sereno. 27 9,0 Ti8,c 0 Sereno. 1 12 27 9,0 + 14,0 0 Sereno. 27 8,0 +20,0 S E Sereno. i3 27 7,<' + i3,7 E Neb. ser. nuv. 37 5,6 +i5,5 S 0 Nuv.tem.piog. 14 37 4,9 + 11,6 Q Sereno. 27 6,0 +17,0 E* Nuvolo. i5 27 7'f' + 8,3 E* P.oggia. 27 7,4 + 9,8 N Nuv. pinogia. 16 27 7,0 + 6,5 N 0 Piogg. nuv. 27 7,0 +12,0 S 0 Nuv.rott- ser. 17 27 74 + 8,0 NO Sereno. 27 7,9 + i3,5 N N 0 Ser. nebb. 18 8,6 + 8,2 N..0 Tern. nuv. ser. 27 9,0 + 14,0 SO..E Ser. nuv. ser. 19 27 9:0 + 6,5 0 Sereno. 27 8,8 + 14,0 SO Sereno. 2C 27 9,6 + 7,0 N E Sereno. 27 10,2 + i5,4 s 0 Sereno. 31 27 11,4 + 8,3 N E Sereno. J27 11,0 + 17,0 0 Sereno. 22 27 11,5 +10,0 N 0 Sereno. 27 10,3 +17,8 s 0 Ser. nuv, ser. 23 27 10,6 + 1 1,5 0 Sereno. |27 10,6 + 18,0 s 0 Sereno. 24 27 11,2 +12,0 N 0 Sereno. |27 11,0 + 19,0 so* Sereno. 2b 27 11,0 +i3,o N 0 Nuv. ser. 10,3 + 19,0 E Nuv. pioggia. 26 27 9,7 + 12,8 E Nuvolo. ,27 8,5 + 14,7 N 0 Nuv. piovoso. 27 27 .7v^ + i3,4 E Nuv. pioggla. 27 5,5 + 14,0 E Nuv. piovoso. 28 27 6,5 +10,2 0 Tem.pio.. nu. 27 8,7 + i5,6 SO Ser. nuv. ser. 29 27 lc,o +11,8 E Nuv. ser. 1^^ 10,0 +i3,4 N E Nuv.tein.pio^. 3c 27 9,7 +11,4 N E Nuv. pioggia. 27 9,2 +14,0 SO Sereno. 3i 27 9,5 +10,4 N Ser. neb. ser. ,27 9,6 +16,4 E Se.nu.po.goc. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 11,8 Altezza mass, del term. + 20,0 uie( Via. ... . » 27 » 9,26 ita della pioggia med liuee 42 ^48 a + 13,91 Quan 0. 289 131BLI0TECA ITALIANA Ciiuau'O Ao2j. PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERALL Osscwazioni sulla Dissertazione intitolatav Delia Le- gislazione crin)inale, inimaginato per imped irne V infrazione. j) Ma questa idea quanto accomodata ad un senso volgare, e quanto conforme alia troppo divulgata scuola romanzesca invalsa cotanto presso gli scrit- tori, e dessa poi la piii sana idea delle leggi positive umane ? Qui io parlo delle leggi quali debbono essere. Eppero in caso die riguardar si dovessero come patti, non si potrebbe parlare che di patti equi ed utili all" universale. Senza di questa pre- cisione si dovrebbero accojiliere tutte le assurdita immaginate nei popoli , i quali pur troppo gridano DELLA LEGISLAZIONE CKIMIN.VLE , t'CC. 2^1 talvolta, come diceva Dante. ^ viva la mla morte c muoja la niia vita. Ma facta la separazione dai patti equi e provvidi, da ([uelli che tali noii sotio, die cosa abbianio noi »otto la niano ? La disiinzione iVa le biione e le cattive leggi. Ma (jual e il carattere distintivo delle buone? La loio coiiformita colT ordine necessario dei beni e dei mali. Ora ridotta la cosa a ([uesti termini, risulta che i patti si dcbbono considerare soltanto come puri Modi di esecuzione di questo ordine , e nulla piii. Allora diiiii[ue si deve assu- mere la legge come V esprcssidne di ({uest' ordine necessario accoaseutita da una citta. Noii temo d'incontrare opp sizione dal sigtior autore , il quale pill avanti osserva non essere in potere deir uomo di creare a capriccio il giusto e T in2;iusto. Procediamo oltre. Col presentarci le leojgi colhi inula veste di patti, si roglie forse Tesseaziale ca- ratteristico loro? Nell' ordine si tisico che morale qual e il vero ed essenziale caratteristico della leg- ge? V obbligare a fare o ad omettere qualche cosa. La legge nel suo universalissinio senso fu e sara sempre queir azione fra due o piu poteuze in virtu della quale Y una deve ubbidire all' altra. La necessita di ubbidire, T impero di chi 1' impone sono idee cosi essenziali ad ogni legge, che tolte di mezzo svanisce il concetto di lei. JMa colF anuunziare la nuda idea di patti, questo concetto e forse posto in evidenza ? Invano si soggiungerebbe esser egli sottinteso. Le buone qualificazioni non ammettono idee piinci- pali sottintese: esse debbouo annoverare almeno gli attributi cnratteristici di una cosa. Accordo che qui nnu si tratta di delinire rigorosaniente, ma semplicementc di dimostrnre la cosa. Ma anche in via non tassativa , ma dimostrativa si poteva forse omettere V idea principale? Idea mctaforica e mal pensata e quella colla quale vcngono qiii prcsen- tate le leggi. Che sia puramcntc mctaforica ognuno ^92 OSSERVAZIONI SULLA. DISSKRX AZIONE r intende, pensando clie un patto e iiii atto posi- tive convenzionale liniitato da tempo e da luogo, ntd nientie clie le ltigg,i si estendono a tutta la vita della socicta, e variano sccoiido le esigenze della incdesiina, cosi clie una l«'g,ge inoppoituna, sia per vetusta, sia per iimiiaturiia, riesce una catiiva legge. IIo detto poi clie V idea di patti applicatii alia legge e mal pensata, porocche niolti inten- dono e sostengono essere le generazioni obbligate a provvedere ai fatti loro a voglia dei morti, invece di soddisfare alle attuali indigenze dei vivi e per i diritti ingeniti del vivi. Quaiito e da deplorarsi clie la bella mente di Filangeri siasi avviluppata nella nebbia di tpiesta inetaforica e nial pensata idea ! Tuita quanta la sua teoria criminale riesce senza unita, senza di- rezione , senza consistenza e senza lume Questa idea lo ha condotto a presentare la penale econo- niia come un sistema di civile retribuzione, nel men- tre pure clie ella consiste in un magistero di poli- tica difesa, nella quale la dolorosa sanzione scritia a piedi dell' atto proibito non forma die una parte sola. Notate bene cpiesta precisione , senza della quale non si conosce nemmeno il tenia della legis- lazion criminale. II. QuESTIONE. E cgli vero die i Romani ahbiano e.retto in delltto le offese recate per puro caso ? Ecco quanto piacque di affermare al sig. autore. « Non sarete dunque certamente poco sorpreso » neir intendere clie i legislatori Romani fossero » cosi uidietro nella scienza delle teorie morali clie ij identificassero le azioni volontarie colle casuali, ed » estendessero del pari alle une ed alle altre 1' idea » di delitto. » Certamente se la cosa fosse cosi dovrebbe ccci- tare non solamcntc sorprcsa, ma lo scandalo il piu I DF.rx\ i,roT«;T. v7.Toxr f;nTMrv\T,F , occ. 29.1 clamoroso. Come? I Romani Instiutti della greca filosofia avrebbcro ignorato cio die nun ignorano gli Uroni e gli Ottentotti , e cio che tutto di si pratica nolle fainiglie del minuto [)opolo ? 11 capo di faniiglia grida contro il figlio per uti vaso rotto; nia quest! gli mostra di non aveilo fatto a posta , e che ill ])uro caso, e il padre si placa. Eppiue i Komani , dice Tautore , non hanno saputo questa di- stinzionc, e sono stati cosi stolidi, che hanno ascritto a colpa cio che avviene oltre la previdenza co- niiine e nialjrrado la dovuta dilis:enza. Tale e il senso attribuito dai moderni alia cnsualttd. Ma e poi vera quest' accusa ? Quali prove ne produce 1' autore? Egli cita la legge prima e se- conda del digesto de Icglbus ; e la legge underima del titolo de pceiiis. Ora veggiamo se esse parlino della casualita eretta in delitto nel senso ora spie- gato. Nella legge I si produce un passo di Papi- nlaiio cavato da un' opera die non abbiamo piu e che sarebbe pur tanto necessaria di avere , cioe dal libro delle definlzioni. In questo la legge posi- tiva iimana vien delinita come segue: « Lex est y> commune praceptum viroruni prudentum consul- » turn, dclictorum cpice sponte vel lifiiorantia contra- » huntur coercitio, connnunis reipublica; sponsio. 5) Nella leg'j;e II poi trovianio questa stessa defmizione tratta daH'oratore Demostcnc ^ nel quale si adduce r originale passo greco. Ivi la legge vien defmita a decretum prudentum hominum , coercitio eorurn » ([uoe sponte vel involoutarie deUnquunticr, com- » nmnis sponsio civitatis ad cujus prtescriptum » omnes i[ui in ea republica sunt vltani institucre » debent. » Queste due definizioni, come ognun vede, sono identirhe. La sola dlllerenza fra 1' una e l' altra sta, (he i delitti commcssi per ipioraiizn , come dice Papirnann, diconsi fatti involoiitariainentc da Dcmo- stcne. Neir uno e neir altro pero era perse ovvio intendere, die qui si volevano dinotare le due note 294 ossEp.vAzioxi srr.T.\ dissektazione specie di delitti commessi per dolo c per colpa ^ i prlini designati col nonie di syoiite ^ ed i secondi col nome di ignoraiitia o iiwolontarie ^ perocchc aiiche il volgo sa die le oflese avveniite per colpa non sono ne prevedute ne volute, eppero sono com- inesse con igtioranza ed involontariainente. Q.uando j)ero iiitervenne imprudenza e negligenza, vengono ascritte a colpa, e quindi erette iu delitto. Se di fatto esiste un' ignoranza imputabile e non imputabile, vincibile ed invincibile, scusabile e non iscusabile , come tutti sanno, con cjual diritto potrebbe mai il sig. autore prcu'are che Papiniano abbia voluto qaaliiicare come delitti anche gli atti commessi con ignoranza non imputabile? Ha egli posto niente nelT uno e nelT altro testo alia parola dellctorum clie forma il nominativo o il soggctto al quale si applicano le due qualificazioni di sponta- neo ed involontario ? Se Demostene o Papiniano avessero detto Damnoriim aut maloriim quce spontc vel ignoraiitia aut involontarie fiunt, allora il si2;nor autore avrebbe avuto qualche appiglio per compren- dervi anche gli atti meramente casuali; ma Papi- niano ha usato la parola delictorum ; e Demostene ha detto quw sponte vel involontarie delinquuntur. Che cosa indicarono con cio ? Ognuno vede che indicarono azioni imputabili. II signor autore piglio adunque la cosa in sense precisamente inverse : egli parla di delitto da co- stituirsi , e Papiniano e Demostene di delitti costi- tuiti , cui si tratta solamente di qualificare. Perclie valesse la taccia del siguor autore , conveniva che Demostene e Papiniano avessero detto che tutte le ollese fatte senza intcnzione ed involontariamente sono delitti, ma ne T uno ne P altro si sogno mai di dir qnesto. Veniamo ora alia legge undecima del titolo de pcenis: eccone le parole : « Delinquitur autem aut y> propcsito , aut impetu , aut casu. Proposito de- » liuquunt latrones, qui factionem habent. Impetu T)ELL\ i.nci5T.A7:ioNr. cnTMiNAi.E, ec.c. 29S » autem cum per ebrietatem ad manus aut ad 5> ferriiin venitiir. Casu autem cum in venando » telum in leraiii missuni honiineni Interfcoit. » Qui vet!.2;iamo la parola casus ^ qui V omicidio fatto a caso vicnc ascritto a delicto, dira il si^. autore: dunque con questo testo e provata la mia accusa. Contn» di quest' obbiezione mi si permetta di do- mandaro se il significato da lui attribuito alia pa- rola casus ^ sia poi quello che i Romani sempre annettevano a questa parola, specialmente poi al- lorche la sposavano al noma di delitto. II signer autore come i moderni tutti colla parola caso in- tendouo di dinotare non solamente un avveniniento non voluto; ma die non si doveva, ne si poteva, secondo V ordinario prevedere. Ora domando se il signor autore sia ben sicuro die i Romani adope- rassero la parola caso esclusivamente in questo sense ? Ha egli mat sospettato che V adoperavano molte volte per significare im effetto prodotto oltre Tintenzione; ma pero con una biasimevole impru- denza? Anche in oggi presso del vulgo taluno die fa male per semplice colpa, si lagna essergli acca- duta una disgrazia , lo che corrisponde al caso. Ora veniamo al fatto. Se il signor autore avesse consultato il Vimiio (i) ed anche il solo Voet (2) avrebbe trovato die piii volte i romani giurecon- sulti adoperarono il nome di casus per significare appunto oflese recate senza intenzione , ma die erano state prodoitc con colpa « hand prastermit- » tendum videtur quandocjue casuni pro negligen- >» tia et culpa in jure poni : ac damna dicj casu » data: dici et casus fortnitos homicidii qui ab ira y> subitanea profecti erant ; ac incendia fortuita » qnai a negligentia processerant; ad oppositionem (i) Selecfarum quaestionuni , lib. 1. Cap. 33 fere in principio. (a) Ad paudectai, lib. IX. titol. I. ad legem ai]uiliam, n.' 29 in fine. 2C)(t (>S?F.Rr\7IONl SUI.TV r»lSSF.RTA7I0NE » coram quae dolo ant proposito facientis contiii- gunt (i). » A fronte di (juestc prove di fatto parmi che il si^nor antorc doveva almcri dubitare di aLtribuire alia parola caso da lui incontrata in delta le£<>;e il senso ristretto dei rnoderni, e cio tanto piu che vedeva, che Marciano aveva detto che si dellnque per dolo, per impeto e per caso. Es^li doveva in- tendere che qui si parla nel senso volf>;are, cioc di un fatto accadnto oltre 1' intenzione delToperante, ma avvenuto in una niauiera imputabile, ossia per colpa, tanto appunto importando la parola dclinqiiere. Ma tutto questo e ancor poco. Per avvalorare r imputazione data ai Romani in generale come fa il signor autore , era dover suo di ben esaminare i varj atti dai Romani qualificati come delitti ; e vedere se fosse vero o no che i casi veramente fortuiti siano stati da loro qualificati come delitti. Egli sa che inclvile est judicare nisi tola lege per- specta: egli sa che in fatto di legislazione cio che decide non e la parte grammaticale , ma la parte dispositiva. Ora questa parte dispositiva che cosa ci manifesta ? E noto che i fatti colposi producono anche I'a- zione civile ex delicto: e noto che il titolo ad legem aquiliam del digesto parla appunto delle oifese e dei danni recati per colpa, distinguendoli senipre da quelli che accaddero per mero caso. Ora leggendo questo titolo fra molti esempj ne troviamo due nella legge 3i e 32. L' uno cV inceudio , e 1' altro di ofFesa o morte recata ad un passaggiero. Nel primo Paolo figura un agricoltore che da fuoco alio strame del suo campo come si pratica anche in oggi neirAgro Romano, sia per far perire bestie (i) In prova cita Je seguenti leggi: Legge Qui cedes, 9 digesto de incendiis , riiina, naufragio. Legge Absentem , § ultimo. — Legge Aut facta 16, § a8. — Legge Capitaliuuj a8 , § iacendiarii la digesto titolo de poenia. PKLLA LECISLAZTONF CUIMTNALE, CCC. 29- nocive , sia per medicare 11 tcrreiio. Si sa clie si (lcl)bono nsarc prccanzioni aniiiclie V iiiocndio non si j)ro|)ap;lu oltre il tlovuto limite. Fin2;iamo, dice il Giurcconsulto, clie 1" incendio si fosse appiccaio alia propriela del vicino. Si donianda se T autor ileir incendio del proprio campo sarebbe tennto a risarcire il danno del vicino ? Qui Paolo risponde distin2;nendo : o 1' autore delF incendio lo pratico colle doviitc precauzioni onde rattenere il fiioco e in tempo che non solTiava vento, o no. Nel prinio caso non e tennto a risarcire verun danno quando anche il vento fosse improvvisamente insorto du- rante r incendio : o egli non use le dovute pre- cauzioni per rattenere T incendio; od anche diede fuoco mentre soffiava il vento, ed allora e tennto. Che cosa senibra nl signor autore di qnesta de- cisione eretta in Icgge generate ? E vero o no che r incendio nel primo caso e puramente casnale ? Rla e vero o no clie (jui e sottratto da qualnnqne risponsabilita penale e civile ? Come dunqne egli puo allermare clie i Roinani abbiano imputato il niero caso a delitto? Come assicnrare che non co- noscessero la distinzione clie conosciamo noi? lo mi dispcnso dalf esaniinare il secondo esempio pro- jiosto nella susseguente legge Sa, nel quale si tratta di uno che troncando rami di un albero , ollende il passMggicro colla caduta del ramo troncato , peroc- che si adduce la stessa decisione. In vece per con- fermare con esempio di altro genere la stessa mas- sinia profcssata dai llomani, stimo acconcio di ri- cordare il caso nel quale un imputato atlklato alia castodia militare fngge. Collistrato (nella legge XII digesto Dc publicis jndiciis ) riferisce un rescritto deir Iniperatore Adriano concepito nei seguenti termini : « In cum qui custodiam dimisit aut ita » sciens liabuit ut possit custodia evadere ani- 5) madvert■' in dcteriorcm militiani dare: si vero fortuito 298 OSSERVAZIONT SUrX\ DISSERT \7.I0NE » amnilserit , nihil in eum statuendiim. » lo potrei inohiplicare gli esempi, e si troverebbe sempre la stessa massima. Da cio si vede ([uale fosse il niodo di opinare dei Roinani circa le oilese recate per niera caso. Lungi che dessi le erigessero in delitto, le esiine- vano per lo contrario da qunlunque penale e civile risponsabilita. Essi ascrivcvano a colpa sol quelle che venivano recate per niancanza di dovuta pre- cauzione. II punto di paragone poi della diligenza o della colpa non fu determinato dai Romani da considerazioni speculative poggiate su mere possi- bilita , ma dal corso conosciuto ed ordinario delle cose , e da quello die i cauti e prudenti uomini sogliono per lo piu praticare. Cosi fu posto un limite assc2;uabile e suscettibile di prova alP arbi- trio tanto dei legislatori , quauto dei magistrati. Col provvedere in questo modo, mostraroiio forse i Romani di essere cosi indietro nella scienza delle teorie raorali , come dice il signor autore ? Chiun- que brama di accertarsi se abbiano o no saputo i Romani separare i confirii fra la colpa e il caso, non ha che a leggere attentamente il sopraccitato titoln ad legem aqidliam (jpltre altri passi molti ne' quali occorre di parlare della colpa si in linea civile che criminale) e si convincera certamente, che xiiiino dei moderni ha spinto piu in la il di- scernimento , l' equita e la previdenza quanto i Romani giureconsulti. Qui dunque ci sia permesso di domandare verso chi volger debbasi era la sorpresa che il sig. autore eccitar voleva contro i Romani ? E qui per con- chiusione dobbiamo dichiarare che se la taccia ap- posta ai Romani ci fosse sembrata senza conse- gueaza, noi non avremmo posta tanta cura nel dissiparla. Noi avremmo lasciato passarc senza far motto un error personale del signor autore , ma due motivi si presentarono per non serbarc il si- lenzio. II primo si e che in questi ultimi tempi e DELLA LECISLAZIONE CRIMINALE, CCC. 299 invalso Tappetito presso alcuuii scrlttori oltrcraon- tani di schialTeggiare a diitto e a torto i romani giureconsulti finariche senza aver letto o aver in- teso i loro dettami (1). 11 secondo motivo piii iniportante risiilta dal con- siderare die se fuvvi mai tempo nel quale si pos- sano meditare con frutto le sentenze dei romani giureconsulti ed i rescritti desl' imperadori ante-' riori a Diocleziano e a Costandno , egli e il pre- sente, nel quale da una parte codici regolari ci presentano canoni gencrali, e dalT altra parte gli scritti dei Romani ci somministrano le varie appli- cazioni. Cosi gli uni danno lume agli altri, e con questo vicendevole servigio perfezionare si puo il bnon giureconsulto ed il buon magistraio. Un' altra niira di piu aha indagine si offre pure alia nostra attenzione. Questa si e di raccogliere i uiateriali di molti politici regolamenti per que' paesi che sono giunti a civilta. Qualunque fossero gli usi privati dei Romani, egli e certo che tutto cio che riguarda la sicurezza delle libere comunicazioni in una citta , la tranqnillita ed altri simili oggetti dovettero richiamare le provvidenze loro. Le trac- ce di tali provvidenze si veggono or qua or la sotto forme diverse. Noi abbiarao opere insigni sulle romane antichita, sui loro monumcnti, sulle loro scienze, sulle loro arti , suUa loro religione. Noi abbianio anche varj espositori delle loro nia- gistrature ecc. ecc. Ma io non so se esista alcun (i) Quest' appetito non ^ stato senza esempio anche in Italia. Verso la meta circa del secolo passato iin certo Giovanni An- gela Seira cappuccino native di Cesena fece stampare a Faenza un libro intitolato Compendia delle leggi civili ricavate dal corpo del diriito romano , nel quale copri di censure e contumelie quasi tutti i giureconsulti che couipongono il digesto , e gli qualified come altrettanti ipnorantacci in giurisprudenza. Questa notizia fu trarta dalla prefazione fatta da\V y^maduzzi art' insigne opera delle Novellae anecdolce ecc. Roiua 1767 presso Veuanzu) Moualdiui. Recenteniente il sig. Delfico iia creduto di ceneurare la Rooiana iegislazione. 3C0 OSPFRVAZIONI SUI,I,\ DISSERT AZIONF. raccoglitorc dci loro rc<>;olamcnu di polizla intcviKi cstcsi ai variatissimi rami cho ossa compiciidc. Par- mi clie slender si p(itrebl:)c un codicc articolato, e molte disposizioni ricavar si possono dai franimenti che abbiamo. Ma se dimentichiamo , se riruitiamo Teredita dei nostri magt^iori , se la screditiamo, se la conculcliiaino, qual profitto ricavar possiamo dair esperienza dei sccoli, prima guida delle buone lesiffi ? III. QuESTIONE. Qual e il scnso attribuito comunemente al detto^ ma- lum rpiia vetitum? A cpiesta interrogazione rispondono tutte le scrit- tnre di colore die ne fccero uso. Essi distinsero le azioni che in ogni tempo cd in ogiii luogo ven- gono ripntate come delitti, e die il senso morale e la retta coscienza come tali riprovano, da quelle azioni die le speciali circostanze di vin popolo esi- gono di vietare per la coniune sicurezza. Essi videro che come le leggi umatie iion possono assoggettare tntte le azioni immorali a pena , cosi debbono vietarne altre per se non immorali, o come occa- sioni prossime di mali irreparabili, o come mezzi sussidiarj di difesa contro mali gravissimi. Da cio nacqne il paragone fra le male azioni assoluta- mente riprovate, e le azioni moralmente lecite, ma civilmente proibite. Le prime furono riguardatc come proibite dalla natura e qnalificate come mali moral i assohiti. Le secondc per lo contrario furono qnalificate come proibite soltanto dalT umana auto- rita , eppero come mali in consegiienza di questo divieto. Da cio nacque il detto malum quia vetitum. Ma altro e il dire che considerando i soli rap- porti della morale universale non si trova il mo- tive di condannare queste ultime azioni , ed altro c il dire die un imperante le possa vietare a ca- priccio. 11 malum quia vetitum non inchiuse mai questo senso. Esso espriine soltanto la sorgente DELLA LECISLAZIONE CIUMrNALE, CCC. 3c 1 nota ilclla proihizione, faceiulo scntlrc die la co- scicnza iiatuialc iion dicenclo nulla, la (jualilica- zionc criininosa tlcriva dal divicto delT uomo. Mu dalTaltra parte la ragion pubblica vi dice clie ogni giusta legge non e atto di arbitrio, ma di ragione; eppeio discendendo a cousideraziDni spcciali , voi acconscntite di riguadar come male le azioni vie- tate aiiche solo tlalle leggi umane, quando sono fondatc su niotivi di civile sicurezza. Da un' alta montagna mirando un date terrene cgli vi sembra unito, eppero non vedete la neces- sita di gettare un ponte. Voi dunque concludete non occorrere ponti su di questo piano. Se dun- que vi venga detto clie su cjuesto piano esistono ponti, li qualilichcrcte voi come posti arbitraria- mente? Voi ?ltro dir non potrete clie stando dal- .Valto voi non ne vedete la necessita. Ma postoche i ponti vi sono, cio derivera certamentc da circo- stanze di fatto clie non vedete. L'ordiiie morale e comune quale ci viene presentato nei precetti del Dccalogo, nei catecliismi e ncgli scritti dei niora- listi rassomiglia al prospetto di un piano veduto da un' alta montagna. Stando a questo prospetto noi non ci accorgiamo di dover proibire ed anclie tollcrare politicamcntc certe azioni. Ma quando disccudiamo dal moiite , c/interniamo ncl concreto, la cosa cangia d' aspetto. Allora veggiamo circostan- ze anche transitorie , per le quali dobbiamo fare od omettere cose clie miraado dair alto ci sfuggi- vano dalToccliio. Dalla parita passiaiiio alP apjilicazione. Quando vi e sospetto di contagio e male viaggiare senza certilicati di sanita. Chi viola la legge viene giu- stainentc punito. Ora qui il cittadino dice chc il male deriva dal divieto politico e non dalla co- scienza naturale. Di fatti I'antore asscgnabilc del divieto e pro[)iiamcnte V imperantc umano e non la ragione universale. 11 vederc poL il motivo dclla legge, lo stabilinie la durata, compete solo a clii 302 0S5ERVAZ10N1 SX^LI-A DISSI RTAZIONE regge, e non a clii serve. Ed e appunto per questo chc la legge positiva porta con se la presunzione della sua giustizia , perche si presume che anche nelle materie puramente transitorie non voglia proi- bire senza ragione. 11 malum quia vedtum lia luogo appunto in via presuntiva. Ecco il senso notorio clelT adagio vnlcrare malum quia vetitum. Con questo senso si pretende forse di santificare le male le-gi? Con questo senso si vuole forse giustificare Tarbitrario? Con questo senso si puo forsf dire jus datum scelerl? Ora udiamo il signor autore: « Ma coUa sorpresa » eccitera in voi un vero sentimento d'indigna- » zione il sapere che sienvi stati dei moralisti di » mente si ristretta e stravolta , e di anima cosi » abbietta die abbiano circoscritta V essenza del s) debt to a niera volonta del legislatore, ed abbiano y> eretto in massima V adagio malum quia vetitum. » Secondo questa strana dottrina dunque, la na- 5) tura , la ragione non sono piu nulla in morale. 5) Tutto e in potere delTuomo. Egli puo creare a 5) capriccio il giusto e 1' inglusto , onde la co- » scienza di tutti ^ tutta nella volonta assoluta di » un solo. » Due sono le questioni che qui si presentano. E poi vero che il senso qui supposto dal sig autore sia quello che fu assunto dai moralisti, che adot- tarono T adagio malum quia vetitum? Che cosa avvi di difettoso nelle dottrine di questi moralisti ? Rispondendo alia prirha questione osservo che il 8Jg. autore attribuisce a questi moralisti la nota sen- tenza di Hobbes , di Bcntam e di alcuni altri, che il giusto e I'ingiusto sono tali, non per la loro natura, nia solo per volonta delle umane leggi. Con questa massima si proclama Tateismo della morale pubblica e privata; e contro questa massima non s' inveisce niai abbastanza. Ma la comune dei moralisti sud- detti adotto forse questa massima ? Non mai. Essi anzi fccero seutire tutta la santita della morale BELL\ LEGISLAZIONE CUIMINAIE, C'CC. 3t3 universale, suggerita eziandio da uu' Integra co- scienza; e solo dir vollero esservi azioiii vietate dalle leggi vuiiane, die dedur iion si possoao da qiiesta uioi-ale. Essi noa dissero, omnk malum quia vctitum, nia dissero soltanto clie certe azioni erano riputate male , perche vietate dalT autorita civile. Con questo niodo di dire, lungi clie professassero la massiina imputata loro dal sig. autore, essi dichia- rarono anzi Topposto. Certamente se avessero pro- fessato r i-Veismo della morale, avrebbero meritato i rimproveri fatti dal sig. autore, ma il fatto sta che dessi nol professarono ne panto ne poco. Fu domandato in secondo luo2;o clie cosa abbiavi di difettoso nella dottiina dei moralisti? Rispondo: che essi lasciarono senza la sanzione della coscienza molte leggi di secondo ordine, le quali se soao suggerite non da una procurata, ma da una incol- pabile sociale necessiia, si debbono tenere egual- mente sacre di quelle della morale privata. Ma sia che i moralisti credessero che la stera dell' ordine politico non fosse di loro competenza, sia che essi abbiaiio creduto di adottare il criterio dei giudici civili, ella e cosa di fatto, che si contentaroiio di rimettorsi in cio alT autoriia politica , e di non trasportare al foro interiore cio che credevano competere al foro esteriore. Dare il criterio del bene c del male verarnente politico, e mostrare la sua unione con quelle della morale universale comuncmente intesa , importava un altro modo di concepire il sistema della ragion naturale. Gli scrittori dovevano intendere che il natnraie diritto, ossia quello che nasce dai rap- porti reali e necessarj delle cose , non era chiuso nelle formole astratte allc quali si suole attrilniire il nome di naturale diritto ; ma che egli e tanto flcssibilc- e moltiformc, quanto sono flessibili c mol- tiforuii le csigenze della natura e del tempo. Que- sta idea era troppo al disopra dei loro lumi e del loro sccolo , c pcro si contcntarono di abbaudonarc 3o4 OSSEKVAZIONl SULLA DISSERTAZIONE al criterio dei govcrni la dccisione del bene c del male puramente politico indotto dalle ciicostaiize. Se noil volevano o non potevano approvaie o con- dannare in particolare, dovevano ahneno far sen- tire che anche per quesla decisione esistono norma clie escludono Y arbitrario, e ol^bligar possono sotto Ic giuste leggi anche la coscienza. II si2;nor autore avrebbe reso un grande servigio alia scienza della cosa pnbblica se avesse supplito a questa lacuna lasciata dai nioralisti , o se alnieno avesse fatto sentire che il malum quia vetltnm ha un principio direttivo anteriore al pari del male assoluto , che denominiamo di ragion naturale. Per la qnal cosa la divisione che viene fatta del na- turale dal politico , e puramente fattizia ed intellet- tuale a coniodo della dottrina e dell' insegnamento. Forse sotto cattive leggi giudicarono atto di pru- denza di non porre in conflitto le loro sanzioni colla coscienza e colla opinione comune. Ma dal- Taltra parte si poteva ahneno in via di tesi gene- rale far sentire esservi una combinazione nella quale la morale e la politica debbono andare d'accordo. Con questo vien fatta la risposta al secondo que- sito che proponemmo, nel quale si tratta di sapere che cosa abbiavi di difettoso nelle dottrine conmni dei nioralisti? Dal fin qui detto risulta che il di- fetto consiste nel separare le parti integrali del vero naturale diritto, e nel restringere (juesto nomc ai soli dettami della morale privata, o a due o tre principj astratti di politico diritto. Ma anche dati sol questi principj , era facile il vedere che se si prova solidamente esser eglino di rigoroso diritto naturale, ecili e forza che tutto cio che essi com- prendono, e tutto cio che essi esigono sia pure tli ra2,ion naturale. Cosi provata per esempio la civile colleganza come cosa di rigoroso diritto natu- rale, ne veniva di necessita che tutti i tempera- nienti ad un astratto diritto di [>roprieta e di liberta Mcccssarj per il lUie naturale della socicta crano DELLA LECI8LAZ10NF. CRIMlNALE, CCC. 3c5 indotti in forza di naturale diritto. Cosi pure se doj>o una certa epoca vien dimostrato che la vita agricola e coratnerciale diventa un rigoroso dovere naturale per non esterminarsi piu a vicenda, ne seguono tutti i varj ullicj non introdotti dalFarbi- trio , ma nccessitati dalla forza stessa delle circo- stanze e del tempo in onta di qualuucpie ritrosia degli uomini e delle societa. Cio poBto , nsaltava che tutti i benche minimi provvedimenti imposti dalla necessita politica e at- teggiati dalla ragion sociale nei diversi tempi e nei diversi luoghi, si dovranno riguardare cosi necessarj ed obbligatorj, come necessarj ed obbligatorj riguar- dati vengono gli altri ufficj e gli altri diritti pro- clamati dalla coscienza e sanzionati dalla religione. Ecjuilibrare le soddisfazioni coi bisogni giusta ]e varie reali necessita, e salvi i rapporti della co- mune equita, ecco la vera formola generale del naturale diritto preso come legge, o come ordine di leggi morali razionali. Ora traducendo questa formola nei suo senso pratico, si trova che il di- ritto naturale considerato come legge, riesce di ragion necessarla ed immutabxle ( lo che esclude r arbitrario ), e dalT altra parte riesce di poslzlone coiidngente ( lo die esclude T immaturo ed il ca- duco). Con ci6 vedesi la reale necessita rispetto air uomo deir ordine morale iatiero, taato per la sua posiziune, quanto per i suoi rapporti. Questo niodo non fu mai avvertito dai morali- sti , eppero le loro teorle riescirono difettose. Per tal modo rmiase a desiderare V alleauza fra la mo- rale pubblica e la privata, e soprattutto T accordo e la cospirazione fra il diritto e la sana politica. Per tal modo manco, come manca ancora il sutfra- gio della pubblica opinione, l" eco della coscienza e Tautoriia della religione ad avvalorare (juesto a« - cordo e questa cospirazione. QiaHdomeaico Romagnosi. ( Sard continuato ) Jiibl. Ital T. XXXV 111. :io 3o6 La magia del credito svelata , istitazione fondamentale di pubblica lUillld da Giuseppe dc Welz offerta alia Sicilia ed ai^lL Stafi d' Jtalla. Vol. 11. — ISu- poli , 1824, dalLa sLaniperla francesc, in 4." {Arti- colo II). T RoviAMO nel secondo volume di ([ucst'' opera , die non avevaino vediito da prima , una contimiazione del libro II , e il primo capitolo di questo volume chc c il quiiito del libro , tratta della natura di un banco pubblico e delle sue ditferenti specie. Seb- bene le parole di Senofonte , citate dall' autore sul principio di questo capitolo , sieno piuttosto riferi- bili air interesse marittimo che non ad un banco , puo tuttavia ammettersi che sconosciuto non fosse siffatto stabilimento economico agli antichi , e pin di tutto che i banchi sieno invenzione italiana , di cui Venezia diede il primo esempio nelF anno 1171. Non bisogna pero confondere lo stabilimento dei banchi pnbblici coir invenzione dei segni rappre- sentativi della moneta , privi di valore intrinseco , ma diflicili a contratFarsi , poiche non potrebbe forse accordarsi giammai V assoluta impossibilita : si pcnso bensi a questi segni , come dice T autore , ovunque era buon governo ne' principi e virtu nei popoli , ma il banco di Venezia che forse avanti il 1 413 emetteva biglietti per le sue operazioni , iiel 1423 fn obbligato ad eseguirle in danaro so- nante e non piu in carta , e le banche di Genova , di Amburgo , di Amsterdam , di Norimberga , ecc. tenute erano a pagare in buona moneta esatta- mente conforme al titolo ed al peso primitivo della moneta dello Stato, donde nacque il credito gran- dissimo di quegli stabilimenti. In seguito forse il cambio si lece in carte di banco , e i banchi pub- blici favorcggiando F agricoltura , il commercio e LA MAGU DEL CREDITO SVEIATA , CCC. 3o" I'industria, 90110 stati riconosciuti intlispensablli da tiitti gli ecouomisti. Acccnna V autorc V istitu/.ione , le operazioni e rntillta del banclii di Parigi , di I.on- dra , di Edinibiirgo, e cita il celebre passo di 3Ion- tesqnieu, nel quale si asserisce che que' banchi fini- rono di avvilire 1' oro e 1' argento in qnalita di se- gno , e die il credito pnbblico tenne liiogo di mi- niere ; si compiace per ultimo di osservarc che, es- sendo V ntilita dei banclii riconosciuta da tutti gli scrittori di pnbblica econoniia , anchc il celebre nap poletano Palmicri trovava nelK istitnzione di quei banclii la migliore risoisa dcllo Stato. Passa ([uindi V autore a difendere i banclii pub- blici contra colore che ne contrastano V istituzione, o ne deplorano V esistenza <, e a questo proposito arreca gli esenipj di diversi banclii di deposito e di circolazione , dei banchi antichi di Napoli , ora ri- dotti al solo banco dclle Due Sicilie , dei banchi privati , posti in conlionto coi pnbblici , dei Lom- bardi o banclii della Prussia, cosi detti [ler essere stati istitniti dai Lombardi t'u2;2^iti d' Italia tra le con- tese dei Gnelfi e dei Ghibellini ; dei banclii di de- posito e di consegna , dei Monti di pieta, de' po- veri o de'pegni, ai qnali avrebbe potnto aggingnere i Monti di grano^ fretpienti nelle veiiete provincie; dei banclii di accnmulazione , di previdenza e di risparmio , dei banchi cU prestito o di soccorso , degli ipotecarj o territoriali , dei banchi di sconto , di aniniortizzazione e di servigio , finalmentc dei banchi misti ; e fa vedcre che non avvi banco di circolazione , che pin o meno non partccipi della natnra dei banchi di deposito c viceversa. In un banco cinque cose diverse si consitlerano: 1." il ton do ; 2.' le rappresentazioni del fondo ; 3.*' r uso delle rappresentazioni ; 4." il credito ; i')f la gestione. II fondo e interamente di valori reali o rcalizzabili, cioe di specie eHettive di nioneta d'oro e d' argcnto , o pure in parte di specie clletLive , e 3c8 Li. M\GIA DEL CREDITO SVELVTA , CCC. iii parte tli titoli di cicdito rapprescutauti specie , o verghc iV oro , o altre cose pieziose , o credito , (» iotidi. Se il fondo del banco risulta dalla sonmia di pill fondi particolari , ne einergono le quote o le azioiu ; il favore clie otteiigoiio queste azioui , le porta talvolta ad uii valore superiore a quello die rappresentano :, quelle della Ijanca di Parigi create nel 1800 per frauclii icco, valevano nel 18:^4, 195c ; quelle di Vienna clie costarono 5oo liorini nel 1817, valgono ora ii5o. 1 londainenti di uti banco sono dunque due : uno niateriale , V altro di opinione ; il primo consistente nel deposito roalc dei fondi , il secondo nel credito , dal die nasce die nil banco puo esistere rigorosamente qol solo fon- daniento delF opinione , perdendosi la quale , il fon- damento materiale diventa o inipotente o inellicace; nientre un banco limitato al solo materiale , ma spo- glio del credito di opinione , e paragonabile ad un edilizio die si sostiene in forza del solo suo peso , ma mancando di qualunque sostegno , ad urti re- plicati dee rovesciarsi. L'uso leale e prudente del credito e la piu nobile risorsa della ricdiezza; I'abuso e una perfidia , un atto di disperazione , al quale si abbandona la miseria ridotta alT ultima strettczza. Le rappresentazioni del fondo o i segni rappre- sentativi portano i nomi di polizze, di fedi di credi- to , di partite , di tavole ( o colonne come si chianiano in Genova ), di cambiali, di biglietti di banco ecc. , ma e d'uopo die tutti que' segni rappresentativi ab- biano tanto il credito materiale , quanto quello di opinione. Debbono adunque essere le rappresenta-< zioni vere , reali , elfettive ; se sono efimere , pog- giano su V inganno e non durano se non quanto dura il medesimo. Senza credito del banco non avvi giammai prosperita nclle sue operazioni. Con- viene die il pubblico e gli stranieri abbiano piena qonhdenza nelle sue operazioni. La gestione final- iqiente di im banco e Tinsieme ddle sue operaZiiQUi, i.\ m\ca\. nvi. r.nrniTo svr.i,\T\, cCc. Scq le tjiiali (liversificano secondo il carattcie che piglia il banco , |)er esompio , se esso e di deposito , di mobili o di immobili , se esso e di consegna , se i mobili soao di mimerario sonante o di effctti, come caml)iali, azioni , ecc. , se esso e ipotccario , se coi scgni si sroiitano le catnbiali , o se con essi si pagano gl' iiitrressi di un fondo pigliato a pre* stito, o si soddisfano le spcse cori'Ciiti dello stato o s'impicgano nelle diverse imprese deiriiidiistria. L'au- tore mostrasi assai propenso alio stabilimento di ml banco territoriale, ed anclie di banclii di sovvenzioiie per r agricoltura e per V indiistria. Egli tesse per ultimo la lista doi banchi piu rinomati , clie si tro- vano stabiliti presso le nazioni incivilite del globo, c al banco di Sicilia vorrebbe dare il nonie di banco misto. Singolare riesce che accennando , almeno in una nota , i banchi di Genova, di Torino, di Roma e di Napoli , T autore nostro nazionalc non faccia alcun cenno dei monti o banchi assai antichi di Mi- lano , e si accontenti di comprenderli sotto il nome troppo generito di banchi d^ Italia. Abbiamo sin qui riferito alcuni generali principj
  • hissima vita. La pubblica cconomia e le discipline che a quella appartengono furono lunga pezza lo scopo precipuo de' suoi studj : scopo uti- lissimo , c tanto piu degno di lode , auanto piu e scarso il numero di coloro che nella beatitudine delle ricchezze pensino alle vie da rendere meno mf'elice il restante di ipiesta uniana tamiglia. A que- gli studj f'reddi e severi frammischio il conte Vidoni anche que' miti e piacevoli delle I\Iusc; e a mo- strarc quanta attitudine a (piesti studj sortisse dalla hatura , e cjuai frutti potrcbbero aspettarsi dalla sua fantasia voghamo citare la sua versione del car- me Catulliano ( Vesper adesses ) pubblicata or sono quattro anni in occasione d'illustri nozze. A (piesti studj aggiunse inoltre quelli delle arti, di che l' opera qui anruHiziata c bellissimo tcstimouio. E perche in tpiesta parte scarso e il vantaggio che si puo trarrc dai Ijbri , visito Roma , f jrenzc , Napoli , la Sicilia 320 I.\ PITTURA CREMONESK PESCRITTA e (|uelle parti tiitte d' Italia dove i inaggiori maestri lasciarono le piu aniiniratc [)roduzioni dc' loro in- gegrii: e fatto cosi tesoro di iitili cognizioni , e nia- tiuato il giiulizio col diutunio versaie fra capi-lavori, volse raiiinio allc pitliirc ancor ([nasi igiioiatc dcUa sua Cremona , e penso di metterle in cpicll onore di cui conosccvalc degne. Noii voile pero discor- rere ne di tutti i pittori cremonesi , ne di tiuti i dipinti che in quella citta si trovaiio , ma sokanto de' principali : e degli artisti scrisse accuratamente le vitc , e delle opere loro rcco le piu boUe iutagliate a contorno , e v' aggiunsi^ alciine brevi sposizioni tiitte pieiie d' osservazioni giiuliziose c diligentissi- me. Neir introduzione e nelle vite mostrasi conosci- tore sicurissimo della storia patria, e di quella parte principalmeiite che risguarda le arti : nelle esposi- zioni poi e ne' giudizj fa conoscersi d' animo mira- bilmente acconcio alle sensazioni del bello e d' inge- gno nutrito alia scuola de' migliori maestri. 11 sue stile e numeroso e severo dove racconta le vicissi- tudini deir arte o de^li artisti : dove poi vien di- chiarando i soggetti delle pitture, e ne mostra i pregi o i difetti, procede piu semplice e piano ; ma sem- pre dignitoso e purgato. Forse talvolta potrebbe dirsi troppo soUecito di eleganze ; ma clii ne vorra mover querela ? Chi poi non vorra encomiare la moderazione dalFegregio Autore serbata si nelle lodi attribuite a' suoi pittori , e si in quelle parti nelle quali convince di falsita le altrui opinioni o gli altrui giudizj ? Perocche nella prima parte troppo facile era pigliar i modi del panegirista, e nell'altra sono poclii coloro ai quali paja pregevole la scoperta del vero s' e scompagnata dal proprio trionfo. Dicemmo che le pitture sono intagliate a contorno^ e scguitan)mo in cio le parole delf Autore ; ma se getti lo sguardo sulle tavole oh' ei ti presenta vedi un' incisione svelta , leggiera ed acconcissima alF uf- ticio a cui e destiiiata , e ti maravigli di quella DAL CONTE B.VRT. DE fiORESlNA VIUONI. o2l niodcstia che a si circospctte promesse fa segultare cosi larglii gli elletti. Le tavole sono tutte diseguate od incise da biioui artisti sotto la direzioiie del va- lentissimo sig. Garavaglia : si fedeli , si belle , chc alcune ci ridestarono quasi intiero il diletto che gia provamnio aiiimirando in Cremona le pitture che rappresentano. Alcuna di (jueste tavole poi c anco intieranicnte incisa dal ridetto sig. Garavaglia, clie incise mirabilmente anche il ritratto del signor contc Vidoni posto in fronte alT opera. A tutto quello chc finora si e detto vuolsi aggiungere la magnifi- cenza delF edizione, che senza dubbio e da coUocare iVa le pin belle prodnzioni che vanti la tipogratia ai di nostri; e quindi e da conchiudere che il signor come Vidoni non venne meno in nessuna parte no alia stima che noi avevamo di lui, ne al perfetto com- pimento di lui' opera alia (juale faranno plauso cer- tamente non pure Cremona e I' Italia, ma ben anco fra gli stranieri quanti apprezzano ed hanno care le Arti Belle. BiOl. Ital. T. XXXV III. ?i Delia dominazione degli Stranieri in Sicllia , Discorsi due di Savcrio Scrofani Sicdiano , rnembro corrl- spondente delV Istituto db Fraiicia, accademia delle Iscrizioni e belle lettere. — Parigi , 1824, presso Antonio Boucher. Un vol. in 8.° (1) 1l titolo di quest' opera ci aveva (juasi indisposti: a tutta prima noi credemmo di ritrovare una verrina contro ogui estera dominazione ; la lettura ci ha (i) L' autore di questo scritco si e di gia acquistato una fania curopea colle seguenti opere : Vlaggio in Grecia, tradotto in francese , inglese e tede- sco , m Pangi , Londra e Lipsia. Saggio sul commercio generate d' Europa col commercio par- ticolare delta Sicilia , tradotto iu fi aucese. Corso d' agricoltura , di cai il primo tonio e stampaco in Venezia. Pavlano con lode di quest' opera il cavaliere Filippo Re ne' suoi Elenienti d' agricoltura , e il sig. Gagliardo nella Bi- blioteca di campagna. Due Meinorie suit' economia politica , riatampate nelia Rao- colta degli economiaii italiani. Una di esse versa sul commercio de' grani della Sicilia. Lc guerre servili in Sicilia sotto i Rotuani ^ tradotte in francese. Lettere sii le belle arti, indirizzate ad Ennio Quirino Viscon- ti, tradotte in francese. Memoria suite misure e pesi d' Italia in confronto col sisteina metrico francese. La pena di Venere ^ nOi>ella siciliana; la troviamo citata con elogio nelle lettere del Cesarotti. Sul valore degl' immobili in Europa dnpo la scoperta del- r America. II sig. Pugens cliiama classica quest' opera uella sua biblioteca francese, n." XI, l8o3. I giornali forestieri e principalmente i francesi , nel dare uu conto favorevole tlei due discorsi clie stiamo per analizzare, dicono clie il sig. Scrofani ha fatto i suoi studj in Italia e in Fi ancia, «■ ciie noil appartiene alia Sicilia. A vero dire, la pcnisola Italica s'ajipropriereljbe volontieri quest' iilustre scrittore e a nissun patto vorrebbe cederlo alia Francia; ma, a nostro ni ilgrado , la verita ci costringe a confessare , senza citar altrl fatci, che sul frontispizio di tutte le sue opere froviamo il titolo di Sici- liano , e le molte cose ch' egli va pubblicando a pro della Si- cilia, svelano un amor patrio clie col carso degti anni cresce in DF.LLA DOMIN. DEGLI STUVNIEHI IN SIOIMA , CC.C. 3^3 (lisinf;;annati. L' aiuore non dissimulando le passatc sveiiture della sua patria , vicorda con is[)ecialc ri- conosccnza tutti i l)cal cU'ella consegui dagli estcri, e ci avverte espressamente ( pag. i85 ) essere 'iffi- cio di priidente scrittorc non dl accendere i>,ll aiuiclil odj e noccvvli, ma di spcgncrii colla menioiia de be- ncfizj. A prova il' una imparzialita e nioderazione pill racconiandata die soguita a' nostri tempi, dire- mo die r awtore arrenna ad ixno ad uno i miglio- rcnnenti introdotti nrl/ arnm/.nistrazionc c ne trdninali didlo sLcsso Filippo II ^ benclic non taccia lo stabili- mento deirinquisizione ed altri mali gravissimi die r ignoranza c la ferocia de' scorsi secoli trassero seco. Lo stesso desiderio di spegnerc gli antichi odj ha judotto Taiitorc a delineare pinttosto die a colorire Ic circostanze del famoso vespcro Siciliano. Si no- bili , si imparziali , si moderati scntimenti antoriz- zerebbero il sig. Sciofani a dire d" avere scritta la storia della sun patria sine ira et studio quorum causas procul habco. Noi non seguiremo il nostro autore nello sviluppo delle vicende militari e politidie , e diremo solaniente die tia gli antichi conquistatori della Sicilia trovianio que' faniosi repubbhcani, die facendo pompa di libcrta nel lore paese, si riserbavano il diritto di distruggcrla negli altrui. In onta degli stranicri op- piessori e degU antichi tiranni nazionali, F autore ci mostra la Siciha famosa sotto i Grcci , grande an- cora in balia dc' Roniani , coltivatrice e ricca fm nel dominio dc' Saracini, temiita , prosperosa, tranquilla sotto i Normanni, Svevi, Aragonesi, akamente ter- ribile agU Angioini , angariata, dissanguata , lacera- ta, non mai vile, nclla decadenza della nionardiia vece »li sceinare. Non ci reca quuRli maraviglia se ia quel— r isola , fertile cl' iiigegni ugualmente che di biaile , gli uoiuim docati di noliili seniimenti altissinia siinia gli professauo e sin- cera riconoscenza. 11 Governo delle due Sicilie luise a profitto le vaste e profoiide cogmzioni del sig. Sciofani; per quasi dieci auui egli fu Dircttore generale della statistica e del censinientu. 324 BELLA DOMINVZIONE DKOLI STUANIEIU Spagnuola, ferma nella fcde al ramo Borbonico sotto la cui ombra attuahncntc riposa e florisce. L' autore ha riunito tante cose e si importanti in uii volume di poca mole che riesce assai difficile il fame V estratto. Noi ci restringeremo a scerre nel suo scritto que' tratti "che caratterizzano la Sicilia dal lato delle forze intellettiudi morall civilli cpiindi daremo un cenno del modo con cui Tautore ha or- dito il suo lavoro. La Sicilia mando i primi strumenti agrarj all' Italia : clla si gloria d'aver dato i natali a Pappo messinese che invento 40 utili macchine nelle arti meccaniche -, ad Anassagora di Siracusa che immagino il prinio basti- mento a sei ordini di remi; ad Archimede che col suo ingegno pote piii che non avrebbero potuto migliaja di braccia contro la flotta Romana nel notissimo as- sedio di Siracusa ; a Samia di Segesta , donna cele- bre a quei tempi per tesser drappi e tingerli in rosso col murice ; ad Attalo di Noto , Lisoue di Li- libeo , Crotolao d' Enna e cento altri i quali intaglia- tori erano e fabbricatori di ricche mobilie , di mas- serizic d' ogni sorta , di vasi, di triclinj, ecc, cose tutte tanto per disegno che per materia e lavoro finissime , e tali inline che nulla aveaue Roma di somiglianti. Quindi largo campo s' aperse a Verre di rubare alia Sicilia tanti candelabri di bronzo , tante lettiere di rame e tazze intagliate, ed emble- mi , e suggelli d' oro, d' argento e d' altre rare e preziose materie, tutti lavorati in Sicilia e con tale maestria che Roma altissimo stupore i\ ebbe e inutile invidia. Non ometteremo i famosi lectos aeratos di bronzo o rame siracusano tcmpi'ato con 1' argento e con r oro , che i Romani facevano venire dalla Sicilia a gran costo , e de' quali servivansi nelle feste piu sontuose, e nelle dimostrazioni del lusso pin raflinato. Senza ricordare che i cuochi siciliani erano i piu apprczzati dai Romani ; che i primi barbieri , 1' anno di Roma 464 , vi si traslerirono dalla Sicilia, diromo che da quel paese furono sino IN SICIT.IA , CCC. 32b cliiamatl gli artcfici e i decoratori delle scene della caj)italc del mondo, Ne' secoli moderni la Sicilia ha il vanto d' aver dato air occidente il setilicio , foute d' immensa ric- chezza principalniente per I'ltalin. II re Ruggieri 11 , portate con successo le armi in Levante , occupate nel 1 148 Corfu, Atene, Corinto, Tebe, TEiibea, ecc. iiivece di distruggere, uccidere cittadini e cittadi, prescelse d' ornare la sua capitale ( Palermo ) , non di statue , vasellanii o muti splendori de' prischi tempi , ma de' semi de' gelsi bianclii e de' filugelli 0011 buon numero di Greci contadini e artigiani, per cui famosa vi divemie la fabbrica de' serici drappi. Queste illustri vittorie e veramente onorifici trofei noa devono recare maraviglia , giacche i Siciliani sotto i Normaiini ( XI e XII secolo ) cominciarono a correre il mare con maggior facilita e sicurezza die sotto i Saracini ; e non meno coragsiosi deo;li Amalfitani, prcsso i quali fu inventata la bussola da Flavio Gioja , precedettero nella carricra com- mcrciale i Pisaui, i Genovcsi , i Veneziani. La Sicilia fu la culla di Antonio Limello di Trapani clie il primo addolci T acqua del mare nelf assedio delfisola delle Gerbe, invenzione perdutasi con lui ; egli invento pure r arte di lavorare il corallo , rara produzione de' mari della sua patria , e le viti su le quali si cavalcano le artiglierio , ecc. NcUc belle lettere , invece di citarc i nomi dei jmrticolari Siciliani che in ogni secolo si rendettero illustri nella poesia , ncU' clo(picnza , nella storia , come fa V eruditissimo nostro autore , noi accenne- remo alcuni fatti die sono indizj di gusto nazionale. \.^ Nel 4i3 avanti Vera cristiana, dopo davere i Siciliani viuto i Gicci clic volevaiio tiranneggiarli , e lasciato giusto sfogo alia vendetta patria, conces- sero vita c libcita a parecclii soldati nemici , ma per quaK- motivo? perclio ripetcvano rcrti versi d' Eurij)ide appnraii a mcmoria ; 3^6 HELLA i:»OiMlNAZIOME PEGLI STRANIFRI 2.° AU'epoca deirinvasionc de' barbari, allorclie nel resto d' Euro[)a estinguevasi il hime delle scienze, spariva ogni traccia di gusto , e i diiri accent! dei Goti , dei Vandali , degli Ostiogoti tin sul labbro dcgl' Italian! risonavano, nella Sicilia qualche scin- tilla conservossi del prisco fnoco nella dottrina e nelle arti. A quell' epoca infatti nella Sicilia sola- mente e in Costantinopoli scrivevasi dal comune la lingua latma e la greca ; anzi fuvvi un tempo in cui si restrinsero entrambe nella sola Sicilia , come ne fa piena fede il sommo pontelice Giegorio Magno. o° Se la Sicilia fa I' ultima a cadcre ncW igno- raiiza ^ fa anchc la prima a risorgcrne. Infotti qiiando le tenebrc della barbaric copiivano la faccia delle na- zioni , comparvero scrittori Siciliani e Saracini di Sicilia e iiorirono nel IX, X, XI secolo , tra quali giova ricordare quel Costantino Arabo-Siculo , poscia monaco cassinese , die ottenne in medicina il titolo di novello Ippocrate e co' suoi studj e le sue opere raddrizzo la famosa Scuola Saleruitana , la ([uale , quasi luminoso faro, vastissimo splendore dilluse di scienza medica , e fa acclaniata maesti^a ai nazionali e agli esteri. Nel secolo XII la poesia italiana ebbe la culla in Sicilia e vi cniise i primi ■'/a2;iti ; in queir isola coniparve la prima grammatica volgare. Concludiamo dunque col nostro autore clie la Sicilia ancnrchc lacerata dalle angarie de' principi , dalla rapacita de' pretori , dalla licenza de' soldati , ilalla debolezza e ptu'versita delle le2;gi , diede prova in tntti i secoli di specialc forza intellettnale in ogni manicia di scienze, di lettere e d'arti. Alio sviluppo di queste forze i favori concorsero di piu sovrani. Le leggi , le istituzioni , i monumenti citati dal no- stro autore diniostrano die i principi piu aniici del pubblico bene sono i protcttori piu generosi delle scienze; essi sanno clie le teste d'Anassagora, d'Ar- cliimede , «li Liniello valgono piu die migliaja di soldiiti. IN SICILIA. , CCC. 32" Dcllc forzc morali volcndo far cenno , giova ri- cordare Stesicoro d'lniera che colla soavita de'suoi canti estinse neirenipiu petto di Falande la lianima di tirannia ; Empedocle che riu;etta la corona oller- tagli da' suoi concittaduii; il divino Gelone die, dope d'avcre cacciato i Cartaginesi dalla Sicdia, li costringe ad essere uniani nel loro paese e a non piu immo- lare i loro tigU suH' altare di Saturno •, il prode e venerabile Timoleonte che , per ecfcesso d' inaudita luoderazionc , lasciata al niaggior Dionigi V obbro- briosa vita, io manda a Corinto, mcmorando escm- pio degli strazj della fortnna, e dalla salvata patria nc vantaggi ricerca , ne onori, e solo I'obbligo ri- serbasi di guidarla co' siioi cousigli , coIF esenipio e colla ricordanza di sue virtu. Passando ad epoche posteriori il sig. Scrofani c' insegna a rispettare la Sicilia , ricordando i nonii de' suoi concittadini che, come poutefici, illustrarono col sapere e coUe virtii la cattedra di S. T'lctro , come vescovi , primeggia- rono ne' concilj della Chiosa, come martiri, la fedc di Cristo difesero e |)rojiagarono. [ vesperi siciliani preceiluti dal pianto generale della nazione e da replicate umilissime, ma inutili suppliche , dimostrano nn sentimento che reagisce contro la corruzione e i delitti. Facorderemo iinalmente che, in onta delle estere tentazioni , la Sicilia si tenne ferma nella giu- rata fede al suo ristauratore Fili[)po V di Borbone, fortuna procacciatalc dall alto antivedere del siciliano cardinal Mazarino. Nella Icgislazione alcunc idee sceglieremo che do[)o la generale barbaric divennero massuiie diret- trici per la Sicilia e posteriormente fiirono proclamate da altri governi o pubblici scrittori. Giacomo , il quale regno dal 1285 al 1296, voile che i giudici spedissero tra due mesi le cause inoltrate ai loro tribnnali ( vanta2;2;io che non si ottienc attualmente che presso assai |)oche nazioni); che 1 niilitan nou potessero coniparne arniati nelle citta o nclle terrc ^ uso di cm nu'nauo gran van)po wllnglcsi attuali); 3a8 nnM.A dominaztonf. dkcm sTRANitni che a ciascinio fosse libero Tescrcizio tlella propria industria ( niassinia clie troviamo anche iiello Statuto Milanese e che la sola ignoranza dclla storia ha potuto attribiiire a Quesnoi e a Smith ) ; che non s'imponessero diritti ai passi interni del regno (mo- lestia cessata in Francia appena aU'epoca del mini- ster© di Turgot ), Pietro II (1337-1342) ordino die fossero ripartiti sulP isola intera i danni fatti dai nemici in alcana terra ( Questo modo d' indcnniz- zare che rendc V aggravio insensibilc a ciascnno , e stato introdotto nella legislazionc prussiana ). Mar- tino I (1402- 1 407) anterior e a Richelieu, se non piu perspicace meno vendicativo , scoperse e puni la fellonia de' Grandi, Tra le leggi d'Alfonso V (1416- 1434 ) c memorabile quella che la libera esporta- zione dalP isola bandi non che di vettovaglie , ma d'animah e d'ogni altra derrata , e i lacci ruppe onde Taltrui industria anticamente annodavasi; santa legge, aggiunge il dottissimo nostro autore, che a' modcrni economisti rimprovera le non nuove lor massime di libero commercio onde sembrano grandeggiarc. Accio dal nostro discorso i lettori non vengano indotti in errore , osserveremo che Y cruditissimo sig. Scrofani svolgendo con rapidi ma succosi ccnni le ottime leggi de' re siciliani , non ommette d' ad- ditare quelle che di gravissimi mali furono larga soi'gente e che la brcvita dun articoio non ci per- mette d' accennare. Passando a! modo con cui V autore trattcggia il suo argomento , diremo che nelle sue pagine ritro- viamo spesso la forza, la rapidita, il calore di Ta- cito , e a prova, e come saggio' trascriviamo il se- gueute squarcio relativo ai tempi immediatamente posteriori a Gclone. ic Vedransi dalP una banda lontane gcnti alToI- :» larsi da piu parti a soggiogar la Sicdia ; cittadini » farsene tiranni; numerosi cserciti, fiere battaglie, » sanguinose vittorie , campagne guaste dalle armi » straniorc e piu dalle propric , c a vicenda citta IN SICII.IA , CCC. 32q » sforzate, sacclieg2;iate, tcmpli prcdati, inceneriti : » nazioiii iiitere audatc ia pezzi o in catene; e da » pcrtuito pcrlulie , spopolameiili , strage e licenza » pill atioce die scliiavitu. Dall' altra banda , ucl- » riiiterno , principi giusti, santa libcrta e sommi » compositori di leggi : cltta erette , rifornite, ac- w cresciute : alzati templi e inonnmenti iiTagiiifici : j> ill onore le aiti c le scieiizc : al di fuori i Sici- » liani combattere suir EUespoiiio Alcibiade , vincere >' ill Eloso Trasillo, rcstituire al troao il re dc Mo- » lossi ; prendere Antandro c Coicira ; occiipaie la » Magna Gieoia ; spedire colouie alT opposto lido » dell Adriatico; spaventar Cartagine: e allrontar per » lunglii anni e respingcre le f'atali arini di Roma » (pag. 1 5-17). « Si vegga la descrizione della battaglia tra i Car- taginesi coiidotti da Asdrubale e i Siciliaui capita- nati da Timoleonte ( pag. 42-46 ). Nel dipiiigere il caratterc de' personaggi clic pone sidla sceua, il sig. Scrotani iniita Sallustio; ne scrva d'esenipio ([iianto e2;li dice d'Alfonso Y cognmniiiaio il magnaninio : « co' suoi benigno , co'viiiti inodcratu, » autorevole co' vineitori , agli uni e agli altri ac- » cettissimo , verso tutti uniano : piu desioso tli » gloria die di domiiiio , e [)iii in donar generoso •» die avido d'accunuilare: in feste , spettacoli, edi- » ficj , grande ; nc per boria o f'ania ottencrne , » nia per natura magnillco ; rcndiitc alT antica (or- » za le leggi de' suoi luaggiori e allc pubbliche » strade la sicurezza, ralTeniio tra cittadini i diritti » e le facolta con nunierose prammaticlie . . . Sin- » cero lodatore dell' altrui \irtii; di se modesto, i> percio tanto lontano dalF iavidia , «juanto viciiio )) ad esscr sonuuo. Eniulatorc caliUssimo del saperc w ilegli anticlii, iion passo niai giorno senza leggere » un (jualche s<|iiarcio dellc divine opcre di Livio » e di Ccsare. Ordinata riiniversita di Catania, or- » nolla di (jiianti lioriti ingegni avcsser creilito nei )' snoi Stati c ncgli altrui, i (piali raccolli con soninu 33o DELLA. DOMIN. DECLI STUANIEUl IN SICILIA , CCr, 5> doni d' intorno a se , il circondarono in camhio » (li cosi vera e bella gloria , che all' cscmpio del- » r Atene di Pericle , fu la Sicilia denominata la » Grecia d' Alfonso (pag. 214-218). » Con iiguale colorito , concisione , vibratezza e di- segnato il carattere del maggior Dionisio (pag. 33), di Agatocle (pag. 46), di Ruggieri II (pag. i33- 137), di Guglielmo I (pag. 1 40-1 41), ecc. II sig. Scrofani non mostra la poco sensata prc- tesa di pill storici modern i , 1 quali vogliono esscre creduti suUa ioro parola : cgli cita religiosamentc le fonti a cui attinge i fatti , e, mentre pone il lettore in situazionc di verificarli, scioglie se stesso da ogni sospetto di parzialita e d' arbitrio. Egli ha saputo innestare nel suo libro i fiori piu belli della storia Siciliana ; ma questi fiori erano sparsi in piu centi- naja di volumi , ed ingombrati da foltissime spine ; il raccorli ha doviito costare lungo tempo , penose rJccrche e profonda nieditazione. Noi abbiamo riconosciuto ne' discorsi del sig. Scro- fani sagacita nella sceka de'fatti, filosofia nel com- binarli , rapidita nel descriverli , imparzialita nel giudicarli ; moderazione di sentimeati , lontana dalla mordacita e dalf adiilazione ; corn e sa2;aci riflessi risultanti dal soggetto \ la logica d' una passione ad- ditata in una parola; stilc grave, nervoso , conciso e mai oscuro; piirezza di lingua senza affettazione; nissuno di que' difetti che offender potessero le orecchie o il gusto de'cittadini deir Arno. 33 1 Pocsie dl Giovanni Fantonj fra gli Arcadl Labindo. Tom. 3. — Italia y loaS, in 8." {Seco/ido ed ul- timo articolo. ) Q, .u\NDO noi ci proponiamo di esaminare se il nome di Toscano Orazio dato al Fantoni sia dettato dal vero , non intendiamo gia ne di restringere il no- stro discoiso ad uii confronto di questo poeta col cantor di Venosa, ne di far procedere da cio tutto intiero il giudizio die ne faremo. Clie anzi se la ragione ci rechera a negare al Fantoni quel no- me , non crederemo cli' egli debba per cio solo cadere dalla stima dei dotti : perocche nella poe- sia avvi una lode a tutte Y altre sovrana , quella di farsi animirare sicconie trovatori di nuova strada die ci conduca a bellezza : e crediaino clie V Ali- gliieri sia giandissimo appnnto perche non puo dirsi che fosse ne F Omero , ne il Virgilio italiano. Dove poi SI tratti di lirica , quivi Fessere imitatori contralTa alT indole medesinia della poesia ; e il seguitar si dappresso le orme e le maniere altrui, che i nostri versi rendano sempre immngine di un niodello imitato , accusa la mancanza di qnelF en- tusiasmo cli' e fondaniento alia vera lirica, che move dal cuore, e da lui assai piu che dallo studio o dair arte pigba tcnore nelle sue creazioni. Gia furon notati per altri i luoghi nei quali il Fantoni iniito Orazio in quel mode che Orazio stosso condannava , siccome ulficio servile, da canibiar in pecore gli scrittori. E questa fatica fu pigliata da si diligente ed accorto . che noi faremnio opera inutile se volessimo rinnovarla. Da cpiel confronto SI voile poi derivare, se non errianio, questa con seguenza , non potersi dare ai Fantoni il noinr di Orazio toscano perche fu troppo piu iinitatori; »li que! clu! Orazio non fosse, e si divisc da quel latino 332 POFSIF m OIOV\NXI fantoni. riclln tlote piu essenzlale a'pof-tl, cine nell' esspre originale. Ma noi stiamo in forse se questa conse- guenza , com' e vera in se stessa, cosi possa dirsi dirittaniente dedotta; e portiamo speranza di poter aggiungere in questa parte qualclie novita alle cose (la altri gia dette. Noi iniianzi tiitto crediamo clie r imitazione di alcuni speciali concetti non sia seni- pre nociva alia lirica : perocche puo essa intcr- venire anclie naturalmente ed a caso; e cio solo basta a fiirci conoscere die non e essenzialmente contraria alT indole della lirica poesia, ne alF en- tusiasmo. Bensi e contraria alia lirica, e impossibilc aU'entusiasmo la piena imitazione delle forme estriu- seclie del pensiero, non clie quella del carattere ge- nerale d'un autore. Orazio tolse tante immagini, tanti concetti a Pindaro , ad Alceo ed agli altri lirici greci , clie tanti per certo non ne tolse a lui il Fantoni : ma nondimeno cUi legge Orazio anclie dopo aver letti que' Greci , sente un' aura di no- vita clie spira e rallegra que'versi: attribuisce alia somiglianza degli argomenti o degl' ingegni T iden- tith dei concetti, ed ammira il prodigioso potere deir eloquenza clie sotto la penna de' grandi maestri sa dare ad uno stesso pensiero mille abiti gli uni tlagli altri diversi. Di clie un solo esempio voglia- mo ci valga per tutti. Pindaro cosi d^ principio alia seconda olimpica : " h.vah.i^opiJbtyyeQ v^voi rlva ^eov ^ TiV TJpcoa , riva, 5'' (ivBpoj xeXa^'i2cro^iEV \ inni re- della -cctra^ qtial Dlo ^ qual eroe , (funl uomo celehrercnio? Ed Orazio imitandone evidentemente il concetto, cosi cominciaPOde duodecima del libro primo : Qiiem virum aat hcroa lyra vel acri Tibia suitiis celebrare cliof' Certo non e alcuno clie possa dire contraria al li- rico entnsiasmo questa maniera d' imitazione: quando roR5iE Di (Giovanni fantoni. 333 hen c possihile rlie tluc poeti, neir atto lU accin- ji;ersi a cclcbrare nil gran personaggio , propongano una simile interrogazioue alia musa. Ma non sarebbe crcdibile che quosto pensrero senza un' apposita cura venisse espresso ila due poeti colle niedesime forme: e questa soiniglianza fu da Orazio evitata, o piuttosto non gli fu consentita dal suo entusiasmo. II vero poeta studia nella natura, del pari che nelle opere di coloro i quali prima di lui studiarono in quella : raccomanda alia memoria si le proprie os- servazioni, come le altrui che piu gli parvero degne di nota ; ma come nella natura non trova le forme da dare al concetto , cosi generalmente parlando non le cura neppur lette negli altri scrittori. Pe- rocclie queste forme vogliono esser tutte di una tempera, tutte dettate dalf entusiasmo , tutte con- venienti alT indole del soggetto, dei tempi, dei- r idioma nel quale si scrive: e come i retori inse- gnano che nelle grandi passioni e naturale all' uomo Toffendere certe minute rcgole de' grammatici, fuor delle quali non pare che possa trovarsi diritta e lodevole orazione, cosi la ragione poetica del)be far manifesto anche a' piu scrupolosi venerator! deir antichita, che al lirico entusiasmo non puo accoppiarsi la fredda e pedantesca soUecitudine di traslatar le parole. Che anzi chi trasporta da un altro poeta ne' suoi versi un intiero concetto senza alcuna importante modificazione , confessa o in se medesimo la mancanza della poetica facolta, o nel soggetto r incapacita di recarlo al vero entusiasmo. Perocche dove T animo sia acceso , (\m\'i j)c/isicro sopra pcnsirro rampolla ; e se non e ghiacciata o niorta la fantasia , non e possihile a immaginarsi che un concetto ci tocchi si vivamente da volerlo imitare , e non valga poi a destarci un qualche nuovo pensiero. Sopra tutto poi e da por mcnte come Orazio , a mal grado di tante imitazioni, pro- cede per una via tutta sua propria; per modo che «piando si dice ch'egli e il Pindaro del Lazio, questa 334 poEsn ni ctoyanni fantont. sentenza non c vera se noii in quanto signil'ica ch' egli primeggia fra' lirici latini come il Tebano maggioreggiava fia" Greci. Ma lo stile e il niodo di poetare e tutta sua creazionc : e in cio egli e tanto originale , tanto diverse da ogni altro, che in quelle odi medesime dove V imitazione e j)iu manifesta e quasi diremrao servile , il carattere ge- nerale del coniponimento e oraziano, non gia di Pindaro o d'Alceo o di qualsivoglia altro autorc imitate. Noi pertanto non crediamo clie al Fantoni si debba negare queironorevole soprannome di Orazio Toscano perche fu meno originale di Orazio. Amen- due furono imitatori ; e se avessimo tutte intiere le poesie di Pindaro , di Saffo , di Alceo e degli altri lirici greci , forse che Orazio apparirebbe pivi imitatore del Labindo. Ma la differenza sta in cio , che neir imitare non ebbero tutti e due ne un medesimo consiglio , ne una stessa via , ne una stessa meta. Orazio era un forte e generoso inge- gno che avendo dinanzi tntto quello che la natura e Parte potevano somministrare ad una poetica fan- tasia , di tutto si valse indistintamente nelle sue creazioni, ma vi stampo si fattamente Piinpronta del proprio genio , ch' egli e sempre uguale a se stesso , gareggia co' suoi rnodelli , ma non si tramuta , ne si faisilica mai in alcuno di loro. II Fantoni per lo contrario ebbe una fantasia da troppo scarsi studj nudrita , la quale innanzi tutto, perche le manco la forza necessaria a studiare nella natura , si volse a quello che P arte de' precedenti poeti seppe trarre dalla natura medesima ; poi non sentendosi capace di ridurre a un mode uniforme od a colore di no- vita i concetti e pensieri raccolti da varj scrittori,. si restrJnse ad un solo , e tento di ritrarne tutto intiero il carattere. Ma in tanta differenza di co- stnmi , di credenza , di educazione , com' era mai da sperare die alcuno riuscir potessc in questo di- visamento ? II Labindo niise a sacco le pdi di Orazio , rOESn, Dl OIOV,\NNl r\NTONI. 335 lie iinito qnasi tiitti i concetti , cerco di ritrarne I inetri ed i versi , e lin qui e<^li poteva dirsi in j^ran parte V Orazio Toscano^ perclie uvea fatto verso Orazio (|uel che Orazio aveva i'atto coi Greci. Ma in ffuesta imitazione seguito le t'rasi e le parole del 6UO eseniplare , e invece «i' impriniere agli altrui concetti Mil carattere che fosse suo proprio ( nel che sta il preglo dl Orazio) sforzossi di dare anchc a' suoi pensieri Tiniproiita de.l poeta latino; e cosi dove pui aspirava a diveiiirgli uguale , piu sc nc face lontano. Quindi Orazio, contuttoche fosse an- ch'egli in\itatore , t'ondo come siiol dirsi ana scaola , una maniera di poesia che i posteri denoniinarono poi oraziana, e che i Latini poterono dir nazionale; ma il Fantoni non diede ali' Italia ne una nuova maniera di poetare, ne un' indigena poesia: e (juindi non e fra i nostri lirici cpiello che fii Orazio iVa i Latini, non e T Orazio Toscano. Pero noi diceni- mo (i) che nell' imitazione di Orazio il Parini va innanzi ad ogni altro : e quella nostra sentenza era fondata principalmente in cio, che il Parini imito Orazio e gli altri poeti in quel modo che il Ve- iiosino imitava i Greci ; poi diede alle sue odi iin cotal abito di novita che le fanno esser diverse da ogni modello , e le acquistano meritamente il nome dl Odi panniane. Ne alcuno attribuisca a basse gare niunicipali queste parole che la ragione ci delta. Perocche se noi dovessinio dar sentenza delle Odi del Parini saremmo forse piu severi che non cre- dono i favoreggiatori del Labindo ; e noteremmo innanzi tutto il difetto delT entusiasmo, senza del ipiale non e lirica al mondo. Ma la ragione ci per- suade , il Parini nelle sue imitazioui essere stato piu nobile del Lai)indo;la sua poesia essere tanto piu oraziana , quanto meno ne suoi versi s' incoa- trano i concetti e le frasi di Orazio ; avere insomnia il Parini aperta una nuova strada ai poeti itallani (i) Neir Artie olo precedente. 336 I'or.sTF, m oiovanni F\NTONr. e gettati i semi cli una lirica nazionale, mentre il Fautoni non fece altro die tentar di piegare la nostra poesia ad assumere il carattere , le sem- bianze ed i modi di nn' antica scuola , divenuta straniera alT Italia in cni nacque , per quelle va- riazioni che il corso di oltre diciotto secoli porta seco naturalmente. AUe quali poi non ponendo mente il Fantoni, mentre era intento solo a imi- tare perpetuainente Orazio, non si accorse per av- ventura di aver fondati molti de' suoi componimenti sopra tali opinioni religiose, o sopra certe dottrine filosofiche , le quali non avendo piu ne credenti iie seguaci, non possono riuscire d"'alcun elFetto ne' mo- derni componimenti. Perocche sebbene non voglia- mo essere di coloro che sbandiscono affatto la mi- tologia e le antiche dottrine, sianio anzi d' avviso che questi saranno sempre i fonti piu ricclii di vere bellezze poetiche, pure crediamo che la mi- tologia mal possa usarsi oggidi come vera creden- za , e come parte morale di un componimento. Quindi Orazio pote assai ragionevolmente comporre pel fclice parte dell' arnica quella brevissima e .gra- ziosa ode : Montuim castas nemorumque , virgo Q{ice laborarites utero puellas Ter vocata aiidis , adimisque leto^ Diva triformis ,■ Immiiiens villce tita puius esto, Qiiam per exactos ef:o Icetus aiinos , Ferris obliquum meditantis ictiim Sanguine donem : perocche quella triforme Diva aveva ancora culto ed altari , e quel voto siccome cosa religiosa e reale, era sufficiente a dare importanza e interesse a questo breve componimento. Ma da un voto a cjuesto somigliante non poteva acquistare ne pre- gio, ne vita un' ode scritta in sul linire del secolo decimottavo , qual e la seguente che il Labindo POKSIE DI GIOVANNI KANTOiSl. iij coiisacrava al cav. Beniainiiio Sproni imbarcatosi alia volta di Cadice : Nave die at lidl betlci Porll I' amabile garzon d' Etruria , L' ondd per te sia placida , Taccia del Llbico veiito la furla ,• Reca (die spose Ihericke Un I la , ua Ercole reca alia gloria , Ed un Eroe magnaninio Al plauso nohile della i ittoria. Amici , lui' ara cr^teml Sii la Ligustica' splaggla inarittirna^ Vuo' un ag/ielletta Candida Ai fausti zefftri svenar per nldnui. Clii lion vede nel divisato saiirilicii* delT :is:nelletta un' iniitazione di Orazio? EI GIOVAMNJ FAN'lONl. intcramente manifesto quanto sia male appropriato al l.abindo quel iiome di Orazio Toscano. I\Ia noi clichiiiraoimo gia innanzi die , negando al Fantoni ([ucl soprannome , non credevamo di niiuuire ne il suo valore ne la sua fama ; ed anzi come Orazio ci pare grandissimo appuuto perche non e il Piiidaro Latino , cosi nel iiostro giudizio il Labindo potiebbe aspirare a tanto maggior lode, quanto piu si dilungasse da ogni somigliaiiza coi lirici preccdenti. Ad una ricerca piii impoitante si volge intanto il nostro discorso , segnendo Tordine clic ci siamo pioposto : perocclie linora sianio ve- iiuti paragonaudo il Fantoni con un solo pueta, ed ora dobbiamo considerarlo rispetto a tutta la grande /amiglia dei lirici , e determinare qnal posto gli debba essere in quella assegnato. Nel die fare vo- gliamo ci giovino le dottruie esposte nella prima parte di questo articolo , dove per le parole e per r esempio di Pindaro confermammo die alia lirica veramente sublime appartengono i soli graudi ar- gomenti celebrati da quel Tebaao. Dicenuno poi , HI processo di tempo , quando le politiche circo- stanze non consentirono piu i liberi caati alle muse, essersi accolti sotto il nome generale di lirica anche i componimenti consacrati a minori materie ; ma doversi tenere in assai diverso conto quella prima lirica da questa seconda , ne potersi tutti ouorare colla corona di Pindaro que' poeti ai quali fu con- ceduto il nome di lirici. Chiunque ron queste dot- trine nelPanimo discorra i volumi del Fantoni, ve- dra immantinente ch' e' non puo essere collocato fia i grandi lirici, dei quali la stessa Grecia non ci lia tramandati die pochissimi avanzi dopo le Odi di Pindaro. Sopra beii cento componimenti die il Fantoni ci ha lasciati, appena se ne trovano al- runi in cui si laccian socgetto di canto i grandi interessi delle nazioni , o dove si tenda a promo- vere le cittadine virtu: ed anche in questi pochi nou icmiamo di atiermare ch'cgli c inuneasamente POESIE DI ClOVANM FANTONI. 33() minore a queir enerj^ia , a (juel fuoro che la na- tura degli argoinenti (.lovevano insplrargli , e senza di cui ne Tirteo avrchbe spiati alia battaglia i sol- dati , ne la Grecia avrebbe incisi ne' ternpli i ge- nerosi versi di Pindaro, ne alcimo puo aspirare al titolo di poeta nazionale. Ma a noi non si ajipar- tiene di toccare pia davviciao questa parte del nostro arn^omento: e soltanto diremo che queste Odi 6ono pure tra le migliori clie il Fantoni compose; tanto e vera (juella sentenza, che deila lirica e fon- damento T entusiasmo , e che rentusiasino non puo essere suscitato se non se dai grandi argoinenti. II Fantoni adunque non tolse dall' italiana lette- ratura questa inancanza di un graiidissimo lirico : e poiche visse in tempi iiei quali nun gli era con- teso di correrc questo aringo , e poiche anzi vi scese a far prova del suo ingegno , se non colse intiera la palma , se non valse a comporre un car- me che girasse per le bocche di tutti siccome uu inno nazionale , cio debh' essere prova ch' egli non era da tanto; e ben lungi dal poter essere anno- verato fra i prinii lirici, si fa minore anche da questo lato ad Orazio ed a molti altri It alinni. I quali perche nelle opere loro dieder>) grandi prove di val'ore poetico, fanno credibile ai posteri che avreb- i)ero guadagnata ogni djfficile altezza se i tempi avessero loro concesso di provarsi tie' grandi argo- nienti. Che anzi Orazio in quelle odi nelle quali tolse a celebrar le vittorie e la possanza di Augnsto emulo pienaiwcnte la pindarica sul)limifa. Di che taluno fara forse le nuuaviglie pensando a quello che noi dicemmo intorno al carattere di questo poeta , avverso a quel politico reggimento. Ma noi avvertimmo eziandio , che dove sia un sublime argomento e un poeta capace di entusiasmo, (piivi emergera sernpie bella e splendida una lirica poe- sia. Ecertt), K- gra:i(!i geste e le vittorie e la pos- sanza- d' Augusto eran tale argoujcr.to da tnccar vi- vamente anchc 1' animo di uu poeta rc^uibblicaao; 340 POrsiE Dl GIOVANNI TANTONI. e la fantasia di Orazio che nei tempi delle guerre cartaginesi avrebbe enuilato Tirteo inanimando i suoi concittadini a vendicar le scontilte del Tra- simcno e diCanrie, tratta dalle circostanze a cele- brar quella grande e fortixnata virtu che fece schiavo il pill gran popolo della terra dopo sette secoli combattuti per amore di libcrta , non fu da meno dcir argomciito , e trovo nella subliniita del soggetto e nella propria forza gli elenienti di quelT altissima lirica , che al Labindo non pote csser dettata nep- pure dai sentimenti del cuore. Ne Orazio e il solo da mettere innanzi al Fan- toni. Diceinmo gia che air Italia nianca tuttavia un lirico veramente nazionale; ina nondimeno toccam- mo del Guidiccioni e delTAlamanni , ai quali V amor della patria dettava alcuai geueiosi componimenti. A costoro potremnio aggiungere il Filicaja , il Testi, il Guidi e molti altri che al par del Fantoni , fra niolti componir.ienti di vario 2;enere , nc scrissero alcuni intorno alle politiche circostanze de' loro tempi : ma volendo anche star contenti a que' soli primi, non temiamo di esser tenuti esageratori , af- fermando che ({ualche sonetto del Guidiccioni vale tutte insieme le Odi patriottiche del Labindo. E cosi ( poiclie siamo entrati in quell' altra parte del nostro discorso , nella quale dobbiamo determinarc qual posto sia dovuto al Fantoni tra i lirici ita- liani ) ci pare innanzi tutto di poter dire, ch'egli non solamente lascio cadere int'ruttuosa V occasione d' innalzare la lirica italiana a qiVL-l nobilissimo ufficio di giovare la patria, ma non seppe neppur conservarle quelF altezza in cui alcuni spiriti ge- nerosi, lottando contro le traversie d' inl'elicissiini tempi, r avevano coUocata. Di sorte che poi F Ita- lia , la quale a dir vero dopo F Alighieri (piasi non ebbe piu alcuti poeta che alle muse insegnassc parlare di patria e di virtu cittadine , non porra in cima a' suoi pochi lirici nazionali il Fantoni vissuto in liberissiina eta , nia sibbene alcuni alui POESIF. Dl GIOVANNt FANTONt. 34 1 clie s'incontrarono iu secoli pieui dl inollczza, di su- perstizioiii e di pericoli. E i poster! e gli stranieri diraiino per avventura , che a quegli atitichi mari- carono i tempi , a (fuesto inoderno iiianoo l' inge- <2;no: ne si tardera forse gran tempo a I'cvocare in dubbio se il Labiiido amasse veracemeute la patria , e se le sue Odi patriottiche siano vcramente (pielle che pill dl tutte traessero nasciinento dal cnoie. La lirica dope le lodi dei Numl e degli eroi , dopo r esnltamento delle piu nobili gesle , acco- niodandosi ai tempi, si convert! agli amori ed alle minori virtti. E poiche abbastanza abbiam detto del posto debito al Labindo , considerato slccome coltivaiore di (jueir ahissima lirica primitiva, dob- biamo era fame giudizio siccome Iirico erotico. li Petrarca fondo iu tpiesta parte una poesia die puo dirsi nativa d' Italia, a nialgrado che al)bia avuti i suoi principi cd i suoi inodelli fra i piovenzali. Questa poesia , conforme alle iiostre religiose crc- denzc ed alle opinioni platonichc allora tenute in gran pregio, sbandi tutte quelle immagini invere- conde delle qiiali van pieni gli erotici greci e la- tini ; e se fii meno animata e meno focosa di qucUa di Saftb , d' Anacreonte , di Orazio e di Properzio , riusci in vece piii n obile e piu virtuosa , e fu la sola clTesser potcsse sostituita aU'antica nel nnovo crdine reli^ioso e civile. Laonde , sebbenc abbiam detto die il troppo nnmero de' petrarchisti nocque alia vera lirica italiana perche la lecero tutta amo- rosa , pure crediamo che a voler essere fra di noi erotici nun sia lecito dilungarsi gran fatto da qnella via per gettarsi in quelT altra che i Greci e i La- tini han battnta. Ma in questo avviso nou pare che fosse il Fantoni ; il quale non vergogno di pubblicare ch' egli scriveva colle fibre agitate da fiioco lascivo ; e piu volte amo di gareggiare e di vincere gli anlichi in quelle parti nelle quali il pu- dore appena ci consente di leggerli; e fece maestra di sedu/ionc e di lubrici air.orl la nmsa. Avess' egli 342 POESIK ni GIOV.VNM F\NTONI. almeno recate in questi coniponimenti quelle poe- tiche inspirazioni , quelle bcUezze di stile, per le quali sono famosi ed in pregio anche fra noi gli erotici auticlii! ma i suoi versi van poveri d' 01- nanienti non nieno clie di vergogna , cio che noi coufernieremnio assai di leggieri cogli esempli , se non temessimo di meritarci una parte di questa censura ripetendo f[ui le Odi die 1' han meritata al Labindo. In quella parte adunque in cui il Labindo fu erotico , cadde innanzi tutto in qucsto principaUs- simo errore , che seguito una scuola cui la diritta ragione condanna; luia scuola che presso gli auti- clii onde la prese , pote essere religiosa, ma presp-o di noi e immorale. Poi non conobbe abbastanza con qual arte voglionsi maneggiare gli argomenti amorosi, diversa, in tutto da quella che si conviene agli altri soggetti. Ne vide quanto Anacreonte e Saffo sono diversi da Pindaro , ne quanto Orazio sapeva cam- biare , diremmo quasi , se stcsso , ora poggiando al cielo per trovar lodi che fossero degne alia gran- dezza d' Augusto, ed ora passeggiando tra le rose e r erbctte in traccia di voluttuose immagini ac- conce agli scherzi che meditava per Lidia o per Glicera. Ne in quest' arte fu minore soltanto ai Greci e ai Latini : che anche in Italia si couobbe e si pratico da valoi'osi poeti ; fra i quali, se non erriamo , fiirono singolarissimi Torquato Tasso e il Chiabrera. E il Fantoni e tanto lontano dalla deli- catezza e dalla grazia veramente anacreontica di cui son piene molte leggiadre canzoni amorose del Savonese , quanlo dicemnio cli' egli e da lungi dal- r enerjria del Gnidiccioni , e potremmo dire eziau- dio da queir energia die il Savonese medesimo e il Tasso niostrarono in alcuni lirici componimenti. Lnonde possiamo conchindere che neppure come li- nco erotico si conviene al Fantoni il nome di Toscano Orazio, se questo nome vuol darsi a significare , che come Orazio "fu il prinio fra i liriri latini , poF.sin ni ciovAXNi fantotsi. i^^ cosi- il Fantoni el)be vinil tutti ^P Italiani. Che anzi non a2;<>;iunse i pregi tli inolti die lo avcvano pre- cediito, e noii crebbe neppure da cpiesto lato una fronda all' italico alloro. Fin (jui abbiamo pai'lato del Labindo , ralTron- tandolo ai c;randi lirici nazionali e stranieri per vie si generali e spedite che non c'\ pcrmisero di fermarci a nessun esame particolare de' snoi singoli componimenti : e poiohe crediamo di avere in cio pienaniente adempiuto quello che ci eravaino pro- posto, vogliamo ora por mano all' ultima parte del nostro ragionamento , c vedere quanto il Lal)indi> fosse poeta. Adinche dopo aver dimostrato ch' egli non puo cssere annovcrato fra i grandi lirici ne politic! ne erotici per la condizione degli argo- nienti e per cpiclle altre generali ragioni che fin f[ui siamo venuti accennando , veg2;nsi iinalntente qual posto gli s' apparienga tra quell' altra schiera di poeti di cul V Italia e si ricca. Ad ogni poesia, e principalmente forse alia lirica, si richiedono Tinvenzione delle iina2;ini, le sentenze e lo stile. Le imagini voglion essere evident! , e se non nuove sempre , almeno con qualche colore di novita : le sentcnze nobili e chiare, e tali da esser fonti di altre idee : lo stile poi tntto poetico ed accomodato al soggetto. Ma nelle imagini il Fan- toni , siccome perpetuo imitatore ch'egli era, non puo aspirare a gran lode. Non ncghiamo gia che molte non siano belle ed evidenti , ina sibbene che siano nuove ; anzi il piii delle volte , che abbiano pure apparenza di novita. Pevocche P orrore prin- cipalissimo del Labindo, al parer nostro, fu questo , che confuse il copiare coif imitazioiie ; e ujentre i grandi maestri ci hanno insecnato , doversi imitare i concetti ma non le forme di quclli , egli mostro invece di essere in questo avviso , che alT imita- tore si appartenga di ritrarre insicm col pensiero eziaiidio la veste sotto la quale ci vicne rapj>re- sentato. E noi potrenimo roufoitare di mille esempli 344 VOF.SIE DI ClOVANNr FANTONI. questa nostra sentenza , se i conlini di uii aiticolo l)astasseio a capirli, o sc in questa parte uoa aves- sero concetto, ne si guardo dal rimare quelle parcle die non essendo diilercnti fra lore se non per VOESIE ni GIOVANNI FANTONI. 35 1 qualclic preposizione ag<;iiiativa j^uastano Teufonia, c reiuloti scnibiauza di puerili giuochetti. / primi uffetd^ a non se/vue avvezzi SprezzaiL gli avail capricciosl vezzi AL niurite , e (T ombra I' ir/ia lalle cuopresi ; C/ie su (juel colic al passcggicr discuopiesi. Fa dace , amico , cittadlno , docile Nc i'arj cast della sorte indocile. Lc ({uali negligeaze , come non si coinportano di loggieii in nessun poeta, cosi principalnientc son riprovevoli in quegli scrittori che avendo battuta la via deir iniitazione si fecero debito di usare nello stile e nelle forme esteriori tutta quella tatica e ipiella diligenza che risparminroiio nell'invenzione. E pero non sara perdonata al Fantoni, soprattutto in (|uc' moltissimi componimenti nei qnali non fu die semplice imitatore. Ne di perdono e pur degno 1 abuso die fece degli epiteli , dei cpali si valse IVequentemente a servigio del verso piu che ad abbelliinento del concetto; sebbene Orazio dovesse essergli in questa parte ottimo pi-ecettore. Leggasi il st^gnente brano e si osservino anche i Inoghi gia citati , onde non moltiplicare gli esempli. Se le supine maid, industre Corilo , Delia nascerite litiia al rasgio palbdo Al clelo iimalzerai di fc non povero , Non il libeccio sentird pestifero La pregna vitc ^ ne V edace ruggine La bionda messe ^ o la maligna nebbut L,a dolce pndc dell' autnnno prodigo , Dcllo sterile inverno a urea deCtzia. Se V anno avaro per dannosa pioggia O i>er V aravimento di camere, segata in pezzi quadrangolari o qua- drilunghi, e chiamasi dai volgari pietra gallina. Non r.ii e avvenuto giammai di osservare sui colli veronesi la cal- care grossolana conformarsi in gloljetti aggregati , o come dicesi venire oolitica , siccome occorre sui colli vicentini presso Costosa, Monteccliio e altrove. Ho bensi veduto in varj luoghi impregnarsi di moltissimi grani di quarzo , e trasformarsi in un' arenaria , come in VaJdonega presso Verona, a S. Amljrogio lungo la strada delta Zane , e nella valle dei Prusti sulla sponda sinistra del torrente Ilasi , ove serve di lotto al lignite. In Valdonega F are- naria racchiude nel suo cemento un numero prculigioso di petrefatti , e particolarmente discollti e pettiniii. A S. Ambrogio all' opposito e priva di petrefatti , e a luogo a luogo si trasforma in una breccia composta di ciottoli tondeggianti di varia grandezza di calcare di peunltima DF.L DOTTOR CTRO POr.T.lVl. 357 formazione e di focaja , a cui V arenaria stessa serve di ceinento. Questa breccia ed arenaria compongono molte colline tra S. Aaibrogio c la Grolla. La jjaite iuferiore addossata alia calcare penultima suol esscre arenaria dis- posta a strati concordant! colla calcare dianzi accennata quasi orizzontali o lievemente incHnatl al sud. In tale' arenaria dansi a vedere filoncini e setti di spato calcare , i quali ta^liano in tutte direzioni gli strati, come Interviene ne' tuli \ulcanici; e a niano a mano che ci elevianio r arenaria vien trasformandosl in breccia, eve non si di- stingue stratiticazione di sorta, nia sendsra disposta in niassa. Da cpiesta breccia vuolsl separare altra breccia pin re- cente e iiieno solida , frequentlssima sui nostrl colli , la quale e opera d''antica alluvione. Consta questa di ciottoli toudoggianti grandi e piccoli di graiiito , di porfido quar- zifero e pirossenico, di scl.isto anfibolico , di serpentina e di calcare di varie formazioni , comniessi da cemento calcare. Riaviensi questa sui colli di Peri, di Volargne presso la GroIIa , e in piii altri Inoghi lungo la strada di Gcruiania , in valle Policella, e in tutta la catena di col- line , clie dalle falde di nionte Baldo discende lungo il lago di Garda e il corso del Mincio verso il Po. Si fatte colline furono innalzate da quella antica alluvione , die ha copcrto la valle delT Adige e 1" aha pianura Veronese di ciotti di v;iria grandczza. Che una tale alluvione dai monti del Tirolo provenisse il provano e i ciotti che sono pill vohiniinosi quanto pin prossiiui al Tirolo, e il prova la natura dei ciotti stessi , che sono simili alle rocce che compongono le niontagne tirolesi. Quantunque io abbia detto che la calcare d' ultima for- mazione componga la maggior parte de' colli piu umili , tutLavoIta debbo avvertire, che si rinviene eziandio sui monti , eve amnianta sempre V altre rocce. Dessa pero non arriva niai le altissime cime , le quali come dimo- strero appresso sono composte di calcare terzultima. La niaggiore altezza alia quale ho veduto poggiare e dalle 5oo alle 6co tese. La marna di Breonio e di S. Anna , dopo d' aver coperto la penulilma calcare , altcrna una o due volte con essa. Presso la Cliiesa di S. Gio. Battista di Breonio all" altezza d' oitro ciniinocpnto tef^e sopra 358 LETTER \ r,KOr,OGIC\ SUl MONTI VEUONKSI r Aclrlatico (i) la marna niostrasl zeppa di iiummali dl moke fatte , di spatanglii e d''altre concliiglie simili a quelle dei colli di S. Leonardo |)resso Verona. Colii ho rinveiinto anche la concliiglia politalaniica , cosi comnne sui colli di S. Leonardo, rapprescatata nella tavola VII fignra B del tomo III, decade seconda del Giornale di Fisica , Chimica r Storia natiu'ale del Brugnatelli , e descritta a faoce 387 388. Una forniazione parziale , clie puo considerai'si come r ultimo menibro della calcare ultima , e la calcare allu- minifera contenente i famosi pesci bituminizzati di monte Bolca , con molte imniagini di foglie, alcuni rami e frutte, ijualche cancro , e piii di rado conchiglie e penne d' uc- celli. Qnesta calcare scliistoide e disposta a strati inclinati air orizzonte e djscordanti dalla disposizione di quelli dei monti adjacentij cio die a voi fece adottare 1' opinione di colore die reputano non esser piii gli strati nella pri- stina loro e;iacitura , ma da un terremoto S2;ominati, Cotali strati altri sono nieno duri , altri assai coinpatti , rice- vendo anche puliniento , e sono attraversati da vene di spato calcare. Spezzata la pictra seoondo la direzione degli strati offre sopra i due pezzi I' immagine delT ittiolito. II peperino alterna ed e soprapposto insieme al basalto alia calcare schistosa bolcana , e la calcare grossolana acdiiu- dente discoliti vi e sottoposta. Frequenti nella calcare d' ultima forniazione sono 1p i-occe trappiche , e il basalto in ispecie , e il peperino ( brecciole Brougn. ) i qnali s' avvicendano spesse volte colla calcare grossolana. II basalto il piii rinviensi accanto alia peperite o tufo vulcanico , nia talora sporge dalla calcare grossolana in masse isolate come a Lavagno , in Valdonega presso Verona , nei colli d' Avesa , a Pozza- ferrera e aitrove in monte Baldo. 11 basalto die compone il coUe conico , ov' e fabbricata la chiesa di Lavagno, e porfirico , ossia e una dolerite basaltoidea ( Griinstein arti- ger-Basalt), laddove quello di Valdonega, d' Avesa e di monte Baldo e a pasta piii fina. II basalto di S. Giovanni Battista presso Breonio parte e porfirico , parte a pasta sottile raccliiudeiite grossi noccioli d' olivina e bei cristalli (i) In tiitte le nusure baronietriclie qui nfeiite mi furono soorta le 7\u'oIe pel calcolo dclle fdtczzc baromelrithe tieil'egregio uiio aiiiico Fi-.mctsco t'arliiii (Mil.1110, (hilT I. R. St.imijevia 1823 ). Dr.L POTTOU CIRO ror.T.TNI. ,)5f)
  • articolarniente il \uo2,o detto Molane sopra il villaggio Cavalo. Voi poi ed altri T avete pin volie scoperto entro la scaglia de' monti vicentini (i). Ma dove anclie cio non fosse, e il basalto fosse una roccia propria air ultima forniazione, sarebbe ct^li un carattere siifliclente a costituire la calcare nostra per una roccia terziaria ? A me e scmbrata la distinzione delle rocce terziaric d.'>lIo secondarie meramente sistematica e di nessun giovaniento alia scienza; e pero pinc(]nemi considcrare tutte le rocce contenenti petrificazioni come secondarie. A distinn:nere poi le formazioni gcologicamonte parveini nominarlc coi vocaboli ultima , penultinia , terzultima, qnartultima, ecc, considerando la ris])ettiva loro soprapposizione. La calcare d' ultima forniazione passa insensibllmente alia sottoposta o penultima senza che venga fatto di fissare i liniiti precisi. Cio puo vedersi su molte pendici dci nionti (l) Tn un luogo di nionte Baldo mi (> senibrato di scoprire il bnsalto anche nella calcare terzultiiu.'i o jiirense. Ascendend" dal villaggio Avio in niontc Baldo liingo il torrente sopra Ic fratle , jioco prima di riuscire alia vallc dc' suppiailori e al jirato dcUa stua , all' altezza di foise 5co tese sopra il uiarw lio veduto sporgere la roccia bisiltica dalle rupi vicine al dr.- gtro lato deir osservatore , le quail sono composte da una cat- rare compatta a luogo a luogo oolirica, di terzultima forniazione. La roccia calcare non mi parve sconvolta dalla sua ordinaria giacitura ; ina pure siccouie poco piii in alto principiauo ad a|(parire nel letto dell' Aviana pezzi e ciotti di basalto, qundi al prato ilella stua il basalio incontrasi io gran copia sulla cal- rare penultima; percio uii nacque in appresso il dubbio di non aver esattauiente osservato. Siccome il fcnomeno avverandosi sari'bbe rilevautissinio , cosi mi propongo esaminarlo nuovamente; •• piartjneiui frattanto imiicare a ))f lli) studio la sitiia/.ioiir , jior- ' ho nifii s' invocli a visitarla. .164 I.rTTtnA OKOl OCTCV ?iri MONTT yr.RONFST Acronosi cite finnrheggiano da orionte In strntla ili C<'r- iiiaiiia. Ill un sol luogo piesso Grcv/aija ia valle Panteiia Im veduto scparare la calcare ultitiia tlalla penuluaia , luta arcnaria bianca ( arcnaria ultima ) |.oco solitla , noii tlissi- iiiile da quella clie rinvlensi nclla cnlcarc grossolana tH S. Aiiibrogio e di Yaldonega. Nci mouti poi die sovra- staiino alia valle Policella un letto di tufo vulcaiiico, coidc gi.t toccai, diparte !c due fonnazioni. La calcave pf-nuUiiiia cliiaiuasi dai nostri scalpelliiii scagUa , cnlcara scaglioso , lasta , pictra i'iva , marino biaiicone. E conipaita , dura , a fraltura coacoide o scagliosa , di colore Ijianco o grigio o rossiccio o screziato di l)ianco e di rosso e piii ralaaicnte glallo. Ia pill luoglii ofTresi dipiata da elcgaatl erborizza- zioni prodotte dair ossido ferreo. Nella sua coiaposizioae eatra seaipre uaa ittaggiore o laiaci" dose d' argilla. £ seaipre stratificata , e gli strati ordiaarianieate sottili sono soveute in. liaati al sud-ovest, talora al sud-est, e piu di rado oriz- zoutali. E facile a I'eadersi in ainpie lainiae secoado la dire- zioae degli strati. La qual proprieta e la sua noa soyerchia durezza rendono questa roccia sopi'aaunodo acconcia alia co- strazione dei palazzi, dci condotti e d' oga' altro solido edi- ficio i e ne abbiaaio un insigae moauiaeato ncl noslro aaliteatro o arena, die di questa calcare e costrutta (i). Oltraccio riceve sovente levigatezza e pulimento , e costi- tuisce la maggior parte degli elegaaii niaraii della provia- cia. Celebri tVa questi sono il inaraio giallo di Torri, di ill valle Policella. DEL DOTTOU Cllio VOLLINI. H65 fosfoi'lci del iiionte Pernise (i). In pin luoglii la talcare |)ciiultiina si tnisfoniia in elegante spato , i)iii ili rmlo in nrragonitc, come qnella die a f. Sy del inio Viaggio ho cliiamata con nome strano calcare in bastoni allastellati o hastonite. Altiove veste 1' aspetto della crcta facendasi di color bianco gialliccio, tenera , terrosa e (juasi polverosa. Talc osservasi nelle collino di Marcelise presso Verona , e in qnelle di Castione sopra Garda al luogo detto la valle del moliiu, ove avvi inolte ininiere di creta , die serve alia pittnra e alia ribbiica delle cosi dette terraglie sotio r iniproprio nome di gesso. In altri Inoghi vcggonsi av- vicendarsi straterelli di creta, di marna indurita e di sea- glia. Nei iiionti di Breonio , di S. Anna, e del Poiiie di Vija osservasi un grosso letto di lireccia composta di In- minette c ciottolini angolosi di qnesta calcare connessi da cemento calcare. Raro non e il ferro oliglsto in arniuni e in masse sfericliei ma piu copioso e il selce piromaco <) pictra focaja ora a strati altcrnanti, ora in arnioni. Sni monti di Breonio, di S. Anna, di Romagnano, del Cerro, di Badia Calavena rinviensi la pietra focaja nera , briina, bigia , gialla , pavonazza , azzurreggiante , e in tanta do- vizia , die se ne fa commorcio. ]\lolte conchlglie marine osscrvansi convertite in pietra entro a qnesta formazione, come nautili, lercbratule, ecliiniti, ma i corni d'ammone sembrano il petrefatto ad essa particolare , sicdie da ta- liino vorreljbe appellarsi calcare animonitifera. Se ne rin- von2;ono moke specie, altre piccole, altre di mezzana grandezza , altre di inqJe meravigliosa, soprattutto negli strati inferior!. I snpcriori all' opposto sono ricclii a Iiiogo a luogo di discoliti cd ecliiniti. I pctrcfatti e soprattutto gli cc'liiui c i cornammoni scoproiisi spesse volte anzidic in calcare trasformati in focaja come nei contorni di Grez- zana c di Romagnano , e piii di rpdo in ferro epatico. Entro a qnesta calcare giacciono le ossa d'clefantc sco- perte dal commcndatore Gazzola sui colli tli Romagnano (I) lo lio adunato oltre a cento vaiicta di niarini veronesi , parecclii de' cjuali pero sono erratici. La niaggior parte appar— tengono a qnesta formazione , alciini pochi alia terzultiina , e ijiiesti come piu solidi sono di iiiagj^ior pregio. Tale j>er avven- tiira e la luiiiacliella del inonte Peniise; nia tiou so Jiiaerirlu con ccrtezza non avendo visitatu quel luogo. 366 LETTLKA OKOI.OGlCiV SLl MONTI VEUONESI in valle Pantena a incirca otto niiglia da Verona e descritte ital Fortis (i). Una pendice di que" colli prolun^ata veiso la valle di Squaratito , soniniaiucute sterile , dirujiata c d' alberi i aello stesso novero i dciiti il" iiiiioiiotauio rinvf-niiti dallo Spada in valle Pantena, le corna di ncrvo fossdi rauimeiitate dal I^l«rcati , e quelle di iiro dal Faiijas ( Essai de gt^oiog. tom. I pag. 347 ) ? — Anclie in uri antio per iiieta diroccato uel luogo detto i I'iazzi , raseute la via che dal villaggio Svio scorge m moiite Baldo lungo T Aviana, io ho riuvenuto gran copia di foglie di faggio c di cliiocciole terrestri , le quali erano incrostate da una concr<*zione stalatti- fica. Le ossa di foche poi scoperte dal Festari nella grotra di Selva di Proguo non erano iuipietrate ne prese in ceinento la- pideo , uia come iissicura lo stesso Festari , gidcevano sepulte nella terra gra^sd e oncuoba provcuicnte dalle carin putrefdite di tjucgli aniibj. S6o LETTKK \ r,1,or,0(;lCA SUI MON 1 1 vrun^iKsi fli adilurrc qnattro inslgni esempi. II jnimo sono gli or- xidi ilirnpi clie accorcliiano il saiituario tlelli Corona in niontc Balclo. Le sonimita di ijuelie ijalze sono composte tli calcare jirnnltinia a strati ori/.znntali o leggeraicnte inclinati al sud-ovest ; ma dlsccndenjo verso il santuario sucklctto vedesi la calcare ]>on ultima passare alia lerzul- tima, la (pialo forma T intiei'a pcndice del monte fmo alle falde. II secondo e la catena ojiposta dc' monti , die lian- cheg2;ia da oriente la strada di Germania , incominciando da Ala lino a Duemigliara , ove i monti venuti colli si appianano aflatto. In ogni luogo della catena snddetta lio vcdnto concordanza pcrfetta e indistinto passaggio dalPuna air altra formazione. Piit chiara pero che altrove disco- presi la concordanza nel tratto de' monti tra Volargne e Duemis!;liara. A poche centinaja di passi da Dnemigliara vedesi la terznltima calcare a mano a mano abbassarsi e nascondersi sotterra , e la penultima o scagliosa formare le sommita de' colli piii dimessi , alle cni falde sono fab— bricati i villaggi Duemigliara e S. Ambrogio. II terzo e ffuel medesimo che ho gia addotto a provare la concor- danza degli strati fra la penultima ed ultima calcare, vale a dire la via che move da Fumane e viene a Breonio, e tjuella da Negraro a S. Anna. II quarto elegantissimo esempio e il celebrato Ponte di Veja. lo credo die conta vi fia la fama di questo meraviglioso fenomeno die i monti sopra Lugo presentano a dodici miglia da Verona. Air altezza di 3i5 tese sopra al mare in mezzo a variata scena di rnpi s' estoUe vm arco gigantesco , che porge comoJo varco dai due lati d' una valle. La sua grossezza e di metri 6,04, la larghczza di 17, 10. Le due far.ciate non sono ugualmente cstese. Due srogli alti metri ar) , 41 sopporiano a modo di pilastro 1' arco orientale, che s'apre maestoso con una corda di 3() metri sopra ai , 20 di rigoglio; nel mezzo avvi nn frontale di metri 3 , 42 di prominenza. La corda o base delT arco occidentale , il quale e assai irresjolare, e di metri 5a, 66. Due spelonclie dischiudonsi ne' suoi fianchi, la maggior delle quali situata da settentrione s' addcntra a modo di walleria per lungo tratto nel monte. Un ameno ruscello discorre sotto 1' arco e precipitando a poclii passi dall' aliezza d" oltre settanta metri nictte in un lorrcnte. In si fatto ponte pertanto mi si scopcrse il passnggio dalla penultima alia terzultima DKi, noTTOi; fiuo rOT.MNi. 369 cnlcnro. La volta e composta tli scaf^lia rossiccia cliiai-issima- incnte stratificata , a strati sottili Icggermente iiicliiiati al siul-ovest, la quale conticne cornainmoni d' ogiii gi-ainlezza e focaja a graa dovizia. A mano a inaiio die ci avvici- niamo alia l)ase delPaico gli strati vengoiio inenodistiati, la roccia spogliasi al tiitto di focaja e di cornniniiioiii , si fa cinericcia e pin dura e a luogo a luogo apparisce oo!i- tica; sicche i pilastroni die sostengoiio la volta, le pareti dello grotte , e il letto del ruscello constauo al tutto di ter/.ultinia calcare. — Ncl vostro dotto Sagglo geologico sulle fonnazioni delle rocce viceatine voi riputate la calcare pennltima o sca- gliosa come uu ecjulvalente della creta de' contorni di Pa- rie;!. Qiiesto vostro peasamento pare verisimile ( lasciaado ogni altro argomento ) ponendo niente come la calcare scagliosa in varie colline si couverta in creia. Secondo i signori Leonliard , Kopp e Gaortner a f. 317 della Pro- pedentlca tutti i monti calcari della valle Paiiteua , clie constano di calcare cornamnionifcra , appartengono alia calcare del Jura. II prof. CatuUo , dopo d'' aver ricouo- sciuto i caratteri per noi addotti come proprj alia cal- care penultima , diniostro come andassero errati gli autori suddetti; ma prese altro ablingllo egli pure in cliiaman- dola calcare alpina (i). La lezione per.6 delle opere del Brougaard e d' altri geologi il fece accorto dell' error suo, afTerniando in un recentissimo suo scritto , die i monti A'eronesi appartengono a un siiolo di formazione posteriore al calcare alpino. I caratteri die tolgo a esporre della calcare trrzullima nc faranno diinri esser appunto fjnella , cui molti grologi appollano calcare del Jura. La terzultima calcare suol suc- cedcre , come gia avvertii alia penultima, scnza 1" inter- niczzo d' altra roccia. II Catullo pero asserisce d' aver vc- duto in molte situazioni e soprattutto in valle Pantena un' armaria azzurrina conchigliiVra ( arenaria penultima) (1) « Prescindemlo liai corpijhssili aunidati itcUa calcare grcg- f^ia del Veronese, tulti gli altri t tic ho descritli ncl Gionuilc di i'ai-ia , speltano alia calcare alpina di quella provincia. •• Cosi il Catulli) a f. 27(> toiii, 3. Kiec, i dfl Gioiii.ile tli fisica «j cliliiiicn del Brutiiatelll. E )o etcsso nrurc ri|i(Mc a f. 3S3, 3}J.|, e nrl torn. 5 a f. 808. Bild. Ilal. T. XXXVIII. 24 370 LETIERA OEOLOGIGA SL'I MONTI VEUOKESI separare la calcare jurense dal biancone (i). Si fatta aie- naria sarebbe la secoiida arenaria qnadrata o quadersancl- steia de' Tedeschi , lispondercbbe alia sabbia argillosa del vostro Sag£;io geologico , e sarebbe identica alia molasse concbiglifera scoperta dal Fortis e dal Max'zari , e da voi verificata , la quale alle Frattc sul sentiero che da S. Orso riesce al Smnmano soggiace allascaglia, e la diparte dalla calcare jurense. La calcare terzultiuia e bianca pendente un po' al cinericcio, al gialliccio o rossiccio, agranafina, dnra e compatta e quasi cristallina. A luogo a luogo si conforma in globetti piu o nieno minuti, o come dicono i inineralogi, si fa oolitica. E pronia a far effervescenza co- gli acidi. Sovente e disposta a strati poco distinti i talora distintissimi e assai piu grossi di quelli della penultima calcare, e il piix inclinati ad austro-ponente. Forma dessa il nocciolo dei colli e dei monti , coperta dalle precedent! due calcari riao all'altezza dl 5oo in 600 tese. Nuda poscia si eleva a formare le altissinie cime di Baldo , Bondoae , Campogrosso, Posta, Campobruno e degli adjacenti monti veronesi e trentini , die a prima giunta si distiiiguono a I torreggiare a modo di pirainidi , di guglie sovente inacces- sibili , e di creste scarne , fi'astngliate , e quasi ignude di vegetazione. I fiumi e i torreati squarciando il fianco dei monti e de' colli dinudano il nocciolo composto di terzul- tiuia calcare , come puo vedersi nella valle dell* Anguilla sopra Grezzana ascendendo ai Lessini , ma soprattutto nelle valli deir Adige e Lagarina , principiando dalle colline di Diiemigliara fino al Tirolo. Alia Cliiusa poi la violenza delle acque de' vetusti tempi non pure strasciao seco le due ultime calcari, ma profondamente spaccando la cal- care terzultima un nuovo varco discliiuse all' Adige. La direzione della vetta de' monti Bibalo e Pastello, e piu la giacitura per tutto corrispondente degli strati di calcare terzultima , i quali tagliati quasi a piombo costituiscono le due sponde del flume, f;ia manifesta fede che contiuuati erano un tempo quo' due monti , e c!ie Y Adige dlscendeva fra nionte Laldo e Pastello, e sboccava per la vnile di Cnprino. Debbo pero avvertire che in un luogo delia valle Policella la calcare terzultima mostrasi a nude tino alia radice delle colline , senza die apparisca esser tio lavoro (J) Giornale di fisica e chimica guddctto, toui. 7, p. 202 , 206. DM- DOTTOK <-.MU) PUl.LINI. Sjl delle acqiic. AbljandonanJo il villaggio Fuinaiie fabbricato a!le falde del colli coperti di calcare scagliosa , c lungo il piccol torrente prendendo i nionti di Breoiiio, tutte le rupi discoprousi formate di terzultima calcare fiao al luogo ove i colli coniinciano a farsi inonti ; nel qual luogo si coproiio di calcare pcnultiuia , e questa piii in alto verso Breonio si nasconde sotto la calcare iiUima maraosa. La roccia terzultima di tale situazionc e biaiica, durissima, cjuasi cristallina, a grana fma , ed e conforniata ia globetti pic- colissimi. Pogginndo in alto si fa rossiccia, macchiata so- vente da punti rossi. A luogo a luogo poi appariscono straterelli carnicini o gialllcci di una calcare si fragile che si sfracella fra le dita. I cornammoiii e gli ecliiiii cosi co- iiuiui nella soprapposta pcnultima o scaglia di S. Aiiibro- gio , di Breonio , di S. Anna mancano al tutto in questa. Solo ho scoperto 1' impressione d"una conchiglia Ijivalve in cattivo stato e indeterminabile. In gcnerale la terzultima calcare e povera di petrefatti ; cio pero non e senza ec- cezione. Cosi nei monti sopra Peri ho rinvenuto numniali e in monte Baldo lungo la via della Corona appare fre- quente il nocciolo d' una concliiglia , die non ben mi ri- corda a qual genere appartenga. Tutte le pendici poi di monte Baldo rivolte a oriente alPaltezza di 600 in 70* e piii tese , ])rincipiando dalle acque negre fino alle Scalette la calcare terzultima niostrasi zeppa di discoliti di varie fatte con pettiniti , ostreiti e forse cidariti. Alle acque Negre la roccia teppa di petrefatti prende un aspetto ci- nerino piii o nieno fosco , e s' impregna di niolti grani di quarzo volgendosi in arenaria. Ivi gli strati appariscono sommamente inclinati , e il fianco del monte comunque di sua natura durissimo , qua e la squarciato dalf impeto de' ruscclli che giii precipitano dagli altissimi dirupi , soffre frequent! scoscendimenti , ed ofFre un aspetto so- prammodo orrido e salvatico. I singolari caratteri di si fatta roccia m' hanno sospinto nel niio Viaggio a fac. Sa , 60 e in altro scritto posteriore a reputarla un prodotto di vulcano sommarino. Non e raro il ferro oligisto nella calcare terzultima , disposto in arnioni o in masse sfericlie. 11 basalto all" op- posto vi manca e la focaja sparsa a plena mauo nella penul- tima calcare qulvi e rarlssinia , e storrohsi ampiissimi tratti di luonti senza stoprirne vestigia. Anclie rallumlua, che 372 I,ETTEUV OEOI,0Cir.\ St'T MONTI VER0NF.5I abbonda nelle due nltimc calcari , suole in tjuesta rinvo nirsi in miaor dose. Da cio proviene il suo aspetto iiieno grasso e percio viene ad ogu' altra preposta per cuoceisi a far calce viva da cemento. In altri luoglii s' impregna di magnesia convertendosi in dolomia , sicche tarda assais- simo a far effervescenza cogli acid) , e si fa piii dura e cristallina. Tale apparisce su varie vette del Campobruno o del Posta, e particolarmente presso la Lora, ove lio rin- venuto anclie rognoni e straterelli di serpentina. E poiclie ivi vicino rin\iensi il porfido pirossenico, cio favorirebbe r oplnione del De Bucli , clie la dolomia sia opera del fuoco : peroccbe ha egli osservato die la calcare adjacente ai poriidi pirossenici e piii cristallina , come cristallina suol venire la calce a contatto delle rocce vulcaniclie. Oplna in oltre il teste lodato naturalista , che la magnesia sia un elciucuto alia roccia calcare precsistente e ad essa couui- nicato dalle lave in fiisione. Pure alle falde di monte Baldo presso Avio e nellc rupi opposte del Vo e di Peri lungo la via che riesce alle fosse ove non apparisce ne por/ido pirossenico ne altra roccia reputata opera del fuoco, io ho staccato bellissimi esemplari di dolomite al tutto si- mile a quella del Tirolo illustrata dal De Buch e a quella che ho raccolta dal monte Spizso sopra Pv.ecoaro ncl Vi- centino. Si fatta dolomia e liianca, durissinia , criAalllna , sparsa di cellette con dentrovi cristalli romboidali di calce carbonata magnesifera, ed e tardissima a far effervescenza cogli acidi. Del rimanente la roccia dei luoghi dianzi no- minati, e soprattutto di Peri, assume qua e la vario carat- tere. Nelle baize piu dimesse suol essere dolomia ; elevan- dosi alcun poco e impregnandosi di argilla diventa un.i marna grigia giallo-fosca , poco dissiuiile da quella della calcare alpina ( qnintultima calcare ) del monte Spizzo , e appare tramczzata da venc spatiche ; indi piii in alto ritorna bianca cristallina , e a luogo a luogo oolitica. I globetti che compongono la calcare oolitica di Peri sono minutissimi , e tali sono pure qiielli delle rupi di Fumane , di Lugo „ del Ponte di Veja ;, al Seraino lungo la strada di Germania , e particolarmente nelle rupi di fr.ate al porto della Perarola , sono di mezzana grossezza ; ma sulle vette di monte Baldo, come sul giogo detto Ahissimo e a Navene , come anche sulla sounnita del Campobruno e del Bondone i globetti appajono della grossezza d' ua r>Fr, DOTTOR crno poi.i.ixi. S^S pisello ed anclie piii. La calcare tcrzuliinia della Chiusa e tiiiericcia o bigia , e a luogo a luogo screziata a vene e cliiazze azzurriue. Vagliissiina poi e qiiella die conipone i lati e il letto del torrente che dal poute di Veja muove verso Lugo. La sua stratificazione il piu e indistinta: ap- parisce era ginlliccia , ora cinericcia , ora celeste , e al di- sopra dei Bollori d' un azznrro vivace sparse di strisce e zone di spato caiididissimo , cui il Fortis cljbe per pe- frefatti. S\ fatta roccia sommiiiistra un marmo elegantis- simo. l)uo Icsjgiadrisiiiui mariiii alternano coila doloiuia alle falde di nioiite Baldo poco sopra Avio lungo 1" Aviana; lino carnicino screziato , T altro d' un azzurro violetto jxjmleiite al nero ; quest' ultimo e anolie biiuininoso. Ma una varieta singolare di calcare tcrzultinia bitumiaosa mi si scoperse piii in su al luogo detto le fratte prima d' ar- vivare al pnito della stua , come pure in gran massi lungo la via della Corona. Si fatta calcare e di color ceneriuo , e (l;il!a sua superlicie sporgono setti tortiiosi ed eminenze altre l)isluiiihe , altre tondeggianti , aitrc angolose e di forma indetcrminabile e strana , tutte bianchissime, sicclie la su- perlicie sembra come segnata da caratteri geroglifici. La niaggior parte di tali protuberauze sono formate di spato calcare , e spezzando la pietra scorgesi che lo spato vi si spande per entro a maccliie irregolari e di varia gran- dezza. Una varieta a qnesta simile mi ricorda d' aver os- servato uella calcare penuliiuia del Serbaro fra le rupi sottoposte al cimitero degli elefanti ^ ma non ho posto mente ad assicurarnii se fosse bituminosa , ne se i setti e le protuberauze fossero spatose. Una formazione parziale spettante per avvcntura alia ter? ultima calcare e la cosi detta niasegna de' Yeronesi , ilella cpialc sono selciate tuolte vie della citth. Costituisce dessa la sonuiiita d" una niontagiuiola , elevata sopra al mare 338 tese , alle cui falde orientali e fabbricato il ■villaggio Fumane , e alT altezza di 370 tese ilella pendice il villaggio Mazzurega (1). La base del monte apparisce composta di penultima calcare, la quale si eleva fino al vil- laggio Mazzurega , e la parte superiore e tutta ninsegna. II passaggio da una formn/iono alT altra succetU- d" un (i) La so^iia di-lla cliiesa , a lato alia qiialr i- il srpolrro dfll' abate lioren/i, <• alta «opra al luare tege a"'i,^'9. ^74 I-KTTERV CROrOOICV SUI MONTI VF.noNFSi modo Indistinto; ne m' e avvenuto iielP unica gitn ivi fatta d' a^sicurarmi se la mascgiia sia sovrapposta alia calcare penultiriia o scaglia, o piii veramente se qnc5ta giaccia su quella , vale a dire die la masegua, fortuato il cuore del monte, s" innaizi a costituinie il vertice , e la scaglia noii faccia che accerchiarla lino a mezzo nionte. I caratteri della masegna, che tolgo a divisare mi fanno pendere a quest' ultimo pensameuto. Dessa e d' un colore biaiico- gialliccio o ciiiericcio o turcliiniccio , e compatta e vince in durezza la calcare penultima ; la sua frattura e ine- guale , squamosa e talora cristallina , e nei luoglii ov' e priva di petrefatti riceve bel pulimento. Contiene iin' in- finita di discoliti , di raggi d' encrino ed altri petrefatti ^ ma non mi e avvenuto giammai di scoprire corni d' ani- mone si volgari nella contigua formazione penultima. Rac- chiude in oltre frequenti globi o arnioni di calcedonio o d' una focaja che al calcedonio s'avvicina, il piii ame- tistina ; e cotal calcedonio offre il singolar fenomeno d' es- ser pieno di lapidefatti. Non rari sono pure i glolii dl ferro ossidato ( oligisto ). E disposta a strati concordanti colla adjacente penultima ; ma gli strati non si dividono si di leggieri secondo 1' indole della stratilic.azione; sicche riesce sonmiamente diflicile separarne ampie tavole pei lavori architettonici , come interviene della penultima. La mase- gna dal nobile sig. Ignazio Lazise a face. 3o delle sue il- lustrazioni alia carta del dipartimento dell' Adige fu divi- sata per un'arenaria, prendendo i corpi organici spati- ficati per grani di quarzo ; ed io a face. 60 del Viaggio al lago di Garda e al monte Baldo , senza esaminare il mincrale , ho abbracciata r'opinione lazisiana. II prof. Ca- tulio a face. 41 del Cenomio Euganeo ha rilevato il mio errore asserendo che la masegna e calce carbonata gros- solana dell' Hauy ; indi a face. 420 del toni. V del Gior- nale brugnatelliano ne ha ribadita la correzione. Dalla descrizione pero della masegna che ho addotta parmi ra- gionevole inferire non esser punto una calcare grossolana ne terziaria , ma una formazione parziale piii antica »pettante per avventura alia calcare jnrense. La calcare di terzultima formazione e la plu antica che finora mi venne veduta nella provincia Veronese, come quella che serve di base ad ogn' altra. Laondc ne la ter- zultima arenaria o arenaria quadrata , che nel Vicentino DEL nOTTOR CIRO POM.TNI. StS so{^gIacp nlla calcare jurcnse, e qucsta divide dalla quar- tultima calcare o vostia seconda calcare grigia , o se- coiula calcare secondaria del Bouc (i), o muschelkalk se- coudario dei Tedeschi ; nc Ic scguenti inferiori , cioe la quartultima arenaria od arenaria screziata od oolitica o vostro secondo gres rosso o grcs bigard ; ne la quiiitultiiiia calcare o vostra prima calcare grigia o calcare alpiiia : ne la quintultinia arenaria o primo gr^s rosso sccondario , rispoiidente alia vostra metassite o arenaria del terrene di iiiaiitrace o carljon fossile; ne infinc il talco scliistoideo veggonsi in niun luogo sporgere dalla soprafFaccia dei nionti vcronesi. E mestieri salirc le riipi del prossimi iiionti vicentini di Recoaro , e particolarmente dello Spiz/.o , ove sgorgano le celehri acque acidule , a vedere V intiera suc- cessione di si fatte rocce. Rispetto al porfido pirossenico , die in pin luoghi del Vicentino e del Tirolo rinvicnsi en- tro le formazioni plu antiche (alcari e non perviene oltre alia terznltinia calcare o calcare jurense ; sicche senibra tener il posto del basalto e del tufo vulcanico delle due nltinie formazioni ; in im sol luogo mi venne osservato verso 1 confini col Vicentino e col Tirolo , cioe sul Cani- pobruno. lo non prendero a descrivere il porlido piros- senico del Canipobruno;, da clie quando lio visitato quelle rupi, inteso solo a raccorre piantc, ho trasandato di stac- cariic esemplari. Oltrecio non sarebbe cgli un ire in trac- cia pel cerco , avendone voi tritamente raglonato nel vo- stro bol Saggio sulle formazioni del Vicentino ? Chiudero adunque il presente scrltto con un cenno sul vago porfido quarzifero rosso , che mi si scoperse sui monti di Brconio e di Perl (a). All' altezza di 35o e pii'i tese sopra il mare le selvose peiidici rlvolte verso Peri appariscono coperte da un porfido coniposto di una past.i pill o iiieno rossa , raccliiudeiite cristalli di fcldspato c di quarzo con mica , simile a qnello di Valsugana e d' altri luoghi nel Tirolo. Si fatto porfido e in massi ora tondeggianti , (i) II Bou^ nej^li Annates des ;Hinc5, n." 4 , anno 1824. nssr- risce riiivenirsi nella proviacia Veronese il muschelkalk seroii- dario, ma nou inilioa il luogo. (2) Uii tal porfido venne prima di mc rinvenuto d.d big. Cio. Federico Majrri, siccume iiT iissiciir.ino alcuni esenii'Uri di essu favoritiini. 376 LKTTEuv cr;oLooin.\ sui MONTI vr.noxrst ora di forma iircgolanneiite angolosa, ammonticcliiati , alcuni dc"' quali lianiio oltre sei nietri di hmghezza , e fcporgoiio dal suolo per forse tre luetri ,• altri sono di mole assai miiiore. Amplissimi tratti di que' boschi aj)pa- jouo coperti dal porlido del predetto modo ammontato , indi altii spazj succedono ove sporge a nudo la roccia calcare terzultiiua o jm-eiise a stratilicazioiie poco distinta. Saleiido alquanto piu in alto noii apparisce piii poiiido o solo se ne riiivieiie qualche ciotto erratico , indi scompa- risce al tutto; e il flanco del nionte si scopre composto di calcare terzultima , la quale all' altezza d' iacirca 36o tese vien coperta dalla penultima calcare o scagliosa. Se poi si disceiide verso Peri e la valle dell' Adige il moate osservasi composto di calcai-e terzultima cosparsa di massi di porlido quarzifero , ma in assai minor quantita che in alto; e si fatti mass! sono d' ordinario piii piccoli e misti a massi e clotti d' altre varieth di porlido quarzifero di calcare terzultima e penultima, di schisto anfitolico , di granito , di porfido pirossenico , di serpentino , i qualt sassi tutii alia base del monte connessi da cemento calcare formano la ln"eccia che ho toccata superiormente. La prima volta die visitava i monti di Breonio al vedere fra gli arl'usti sporgere dal suolo que' massi di porfido, alcuui de' quali di mole grandissima, io riputava d' aver final- iiiente scoperta la roccia , che sopportasse tutte le secon- darie de' monti veronesi. La neve nella uotte precedence caduta ajutava il mio inganno. Pero una seconda osser— vazione fatta prendendo il monte dalla parte di Peri mi trasse d" errore. Imperocche scavato in piu luoghi il fiance dclla pendlce iion ini venne fatto di scoprire roccia con- tinuata porfirica , ma massi 1' un su 1' altro ammontati. Pure r immensa quantita di massi e sassi porfirici ammas- sati a cotanta altezza infra monti altissimi tutti calcari , niolti de' quail massi cogli angoli appena smussati , la loro straordlnaria mole mi faceano inverlslmile , die le acque gli avessero cola strascinati dal lontanisslmi monti porfi- rici del Tlrolo, Pendeva a vedere un fenomeno sonilgliante a quello die presentano i nostri basalti , e soprattutto il colle di Lavagno tutto di massi basaltini ammonticcliiati. Ma in fine piii mature considerazloiii mi fecero al tutto abbandonare 1' idea d' un vulcano. Tuttavolta quando vcngo meco stesso ravvolgendo la prodlgiosa forza delle DEL DOTT. C.lilO POI.I.INI. 877 acque cngione il' un tanto fenomeno , d' altissimo stupore io riinnngo compreso. E tli vero non pure le acque furi- honde sniantcllarono i nionti della valle dell' Adige fino alTaltezza di 36o tesc del suo copercliio di calcare ultima e penultiraa , die piii in alto apparisce in suo luogo ; ma squarclarono alia Chiusa le rupi di calcare terzultima fi'a i monti Bibalo e Pastello , come fa nianifesta fede la giacitura corrispondente degli strati di que' monti, clie tagliatl a piombo costituiscono le due sponde delT Adige; indi fin dal centre del Tirolo divelsero maravigliosi massi di porfido , e gli accatastarono sulle pendici di Peri al- 1* altezza di 35o tese sopra al mare , ed innalzarono la catena di colli clie scorrono lungo il corso del Mincio , e accavallarono sulla pianura Veronese UQ altissimo suolo di ciotti e d' arena. Tali cose a me parve di ravvisare sui nionti veronesi , e tai cose io desidero confortino in voi la voglia di vi- sitare questi luoglii. Voi giudicherete se avro errato , ed io ben voloutieri mi trarro dell' errore , perche Altro piacere che imparar non trovo. Di Verona, il gcnnajo del iSaS. ■ ) a Di una si/igolare manicra d'l rcgolare le vid iixata da molto tempo in alcune parti dell' Ungheria e prijicipalinente a Edeiiburgo. Nc loK ci e mai capitata 1' occasione di parlare di uno stal)tIiniento agrario posto ncl centro quasi dell' Ungheria ed opera tutto della geiierosita di ua private , il Conte Giorgio Festetics , uno de' magnati piii illustri di quel re- gno. Dopo di avere cousacrata la maggior parte della sua A'ita al servigio del suo Sovrano , si ritiro in campagna a godere di una vita semplice e tranquilla , occupandosi del luiglioramento degP immensi suoi poderi e della civili/.— zazione ed islruzione de' suoi compatriotti. Lo stato flori- do delle Fiandre eh' egli avea visitate e studiate, per quanto spetta air economia agraria, gli feee concepire il progetto di uno stahilimento die prepara all' Ungheria la stessa prosperita , ed il Conte Festetics visse abbastanza per vedere i suoi disegni condotti a buon termine. Destino a questo fine una grandissiina terra Incolta o mal coltivata ne' suoi dominj di Keszthely presso il lago Balaton , sog- giorno favorilo de' suoi antenati, la cui situazione offeriva tutte quelle varleth di circostanze clie si desiderano per uno stabilimento agrario eh' ei vuole nominare Ceorgicon^ destinato a servire di scuola sperimentale per tutti i ge— neri possibili di agricoltura. Laglii,' fiumi, ruscelli , monti , collinc. pianure asciuttc , irrigabili, maremmose , sorgenti fredde e termali , lande , brughiere, boschi , tutto si ti'ova nel vasto ricinto destinato alle rurali esperienze. Fu fon- dato in fatti un grande giardino botanico destinato ad ac- cogliere non solaniente le plante esoticlie e di puro diletto , ma prlncipalniente tutte le economiche , tecniche, odici- nali. Diversi oiti gastronomici , diversi frutteti , campagne per esperimenti in grande e in piccolo , vivai di gelsi e d' alberi cedui e d'altofusto, greggie di pecore spagnuole chianiate merinos , mandrie di vacche svizzere , fabbriche di formaggi e di burro , armenti di buoi d' ogni specie , d' ogni varieta , di bufali , di porci , razze di cavalli , apiarj , selvaggiume, ecc. ecc. Si aggiunga un gabinetto di storia naturale , un museo iisico-niatematico , una grande Dl UNA MAXir.r.i 1)1 r.EOOl.ARE I.K VITI. 379 sala Jove si trovnno racculte tutte le maccltine conosciule spettanti all' agricoltura. ^ Fatto questo , il fondatore stabili delle scuole per Tistru- 7Aonc de" suoi compatriotti , e principalmente ptn* formarc degli allievi dcstinati a coltlvare le sue terre cd a pre- siedere al iiiiglioramento delT agricoltura ne' suoi vasti po- deri. Fece venire a sue spese da tutte le parti de' pro- fessori di una riputazione stahilita , i quali insognassero gratis a chi volesse profittarne I." La flsiografia , la cliimica e la tecnologia; a." Le scienze fisiclie e niatematiclie die dcvono es- sere trattate come propedeutiche e quindi senipre in rap- porto alio studio principale dell" agricoltura ; 3.' L' econoniia rurale e domestica con un corse di dottrina aniniinistrativa de' beni rurali e d' istruzione do- mestica'; 4.° La zoojatria dove s' istruiscano gli allievi nelle cognizioni tanto igieniche , quanto terapeuticiie necessarie al coltivatore illuniinato non solamente rispetto all' econo- niia , ma anclie alia scienza veterinaria. Uno di questi professori e eletto Arconte die corri- sponde al Rettor magniiico delle nostre Universita. La sua carica dura per un anno, ma puo essere rieletto per im sccondo ed un terzo. Egli presiede ^ quando e assente il Conte) alle sedute de' professori , la cui assemblea for- ma una specie di magistrato accademico. Per seguire il corso delle succennate scuole bisogna die i giovani abbiano terminati i loro studj ai licei almeno fino alia Jilosofia; die abbiano date prove di talento , di assiduita e di buona condotta ; die sappiano le tre liugue ungarese , latina e tedesca. Sono alloggiati in un vasto edifizio dell' Istituto dove sono provveduti di tutto il nccessario pe'loro coniodi e )jer la loro istruzione a spese del Conte. Si diiamniio praticanti interni per distingucrli dai vraticariti. e^terni , i quail accorrono da tutte le parti per prodttare delle le- /ioni gratuite dcllo stabiliinento e seguire il corso delle lezioui a spese de' loro parenti. Molii pero non provve- duti abbastanza ricevono dalla munificenza del Conte dei soccorsi auche in citta. Questi tali possono nella stagione delle vaccanze diventare andic praticanti interni, cioe es- sere alloggiati e nudriti gratis nello stabilimento quando 38o ni UNA SINCOLARF !\I\NTF.R\ flieno prove ili particolarl progress), e ill nn espinplnre coiiteguo. Qncsti ullimi pititifdiiii interni soiio allora iii- caricati dell" ii)sej;iiamei)to tie'' snbalterni e iTe' giovani cou- tailiiii per tutto qaello die devono fare ne' caiiipi , nolle scuderie , nelle stalle, ne' presepj. In?egnano loro a ieg- gcrc, scrivere, 1' arltmetica e tutti gU uffizj campestri , ma per pura pratlca e sen/a perdersl in vani ragioiia- menti. Fortnnatamente per questo magnifico Istitnto , al gia defnnto fondatore Coate Giorgio e succeduto mi figliiu'lo ili lui il Conte Ladislao Festetics , il quale co' vasti ])eni del padre ha ereditato lo stesso patriotismo , la stessa fi- Inntropia , lo stesso aniore de' buoni studj , delle scien/e e delle cose agrarie. Sotto di lui lo stabilimento venne nccresciuto , perfezionato , abbellito. Egll fa viaggiare a sne spese tutta TEuropa giovani colti ed attivi stati al- lievi del Inogo , i qnali mandano al Georgicon e liljri , o piante, e semi , e macchlne d' ogni geuere, Noi ne ab- biamo conosciuti due in quest" anno , i quali tornavano a Kesztliely dopo un viagglo di sei anni. Uno ( il sig. Lchr- mann') occupavasi de' vcgetal)ili ntili , de' cereali , delie piante, dei frutti e delle viti. L' altro ( il sig. Prof. Gerlts) avea raccolto tu^ cio clie avea trovaio tli piii interes- sante in Europa nspetto alia veterinaria. Egli e dal primo die noi abliiamo raccolto il metodo di coltura clie slamo per descrivere in appresso , e spe- riamo clie questo preambolo, quantunque estraneo alle viti, non sara per riuscire discaro a' nostri lettori. Esso noa sara interamente perduto se fara , se non altro, arrossire taati nostri ricchissimi signori Lombardi , i quali spendono tesori in futllita e in inezie, e muojono senza lasciare im beneficio dnrevole per la loro patria. Noi sperianio di poter tornare sullo stabilimento del Conte Festetics con magglor profitto dandone una descrizione piit circostan- ziata , e di poter niostrare cli' esso supera di gran liinga tutti i piii vantati stabilimenti di Francta , di Svizzera e d" Inghilterra dal lato deir utilita e del iilautropismo. Ve- niamo alle viti. Non ci ricordiamo di aver veduto in nessun autore die tratti de" diversi usi di coltivare le viti , il metodo clie siamo per descrivere. Esso risguarda particolarmente F ns(» di coltivare' le viti basse , pcrche Sentano non solaniente nl UliCOLAUK I.l- VITI. OoT il calore de' r.ig^i diretti dal sole , ma cjnello ey.iandio di riverljoro. E quantnni[ne possa seinljiare i.na costuuianza piii adattata ai paesi setteutrionali ed ai luoglii poco so- Icggiati , pnro non vi sara chi possa sostencie clie le viii nou si coltiviao Ijasse aaclie ne' paesi piii caldi come in Francia , nella Spagna c altfove con grandissiino vantaggio ilolla qualLta del vino. II sole e V aiiima della vile, e dil- iicilincnte potrciiio giudicavlo soverchio in Eiirojia , quaii- do sapj)iaiiio com'' essa vegoti prosperosa nelT All'rica lue- ridioiiale e rallegri le iiostre iiicnse co' viai del Capo di Buona Speranza, dellc isolc Cannrie , di INIadeia , ecc. In pochi luoglii d' Italia si usaiio le viti coltivate di- stanti tra loro poclii piedi e noii piii alte di uu hiMccio. Quelle c!ie abliiamo vedute in Francia soao taiiti piccoli coppi che si sostengono con una canna od altro tutore di legno sccco , le qnali ingombrano intere coUine e caiii- ))agne eziandio di ])ianiira, e sormontano poco piii del- Taltczza del ginocchio. A chi dall" Italia viaggia in Fi'ancia per la prima volta non crede , se nol domanda c non sc lie assicura avvicinandosi , die quelle campagae sicno in- goinbre di sole viti, cd e fra quel folto e quel rczzo die i cacciatori trovano con grande diletto appiattate le pernici e le quaglie , alle quali scagliano nel volo un tolpo lacile, perclic all' aperto e libero da ogni ingoiiibro di iVonde e di rami. I Icttori ci perdonino queste care ri- mcmbranze de' giomi piu lieti de' nostri vlagsi. In alcuni luoglii doll' Unglieria, e principalmente a Eden- burg ( r antica Siiiij)roiuiim ) dove si fanno i miglior* viui di quel regno, si jiiantano i vigneti nel seguente modii: Si destiiia un cnnipo alle sole viti. Si praticano longitu- dinalmeute e parallele le fosse alia distanza di circa tre piedi una dall' altra. In (pieste fosse si piantano due nia- gliuoli o due barbatellc alia distanza di altri tre piedi le une dalle altre , in niodo che quando tutto il campo c piantato le diverse paja di magliuoli o ili barbatelle si presentino in forma di quinconce facendo lila tra di loro j)er ogni verso. II primo e secondo anno si ahbandonano a loro stesse. Solamenlc si coltiva il terreno coUa zappa sarchiaiidolo. II terzo anno si taglia la ceppaja dal piedc al secondo occbift. Ne csce un tralcio ad ognuno. E<.coci quattro tralci. Teneteli nettati dai rami ascillari e rimet- titicci , e sarcliiate il terreno. 11 quarto anno csaminatc i «« 382 Dl UNA M\XILR\ DI REGOLAUE IE VITl. vostii quattro tralci. Tagliate , o como noi diciaino , sfte- ronate i due piii deboli sopra la secoada gemma e ilei due j)iu forti e piii lunghi fate un arco uno a diritta , 1' altro a sinistra : due quarti del tniicio formino 1' arco sopra terra , un quarto si pieghi a ginocchio e resti propagginato sotto terra ; 1' altro quarto che coinpone 1' estremita del tralcio sporga S'lpra terra e s'appunti alT iiisii. Questi due archi , e 1' estremita sporgeuti sono le parti che danuo il frutto nell' annata , e daniio un frutto die sente i calori del sole e della terra. Le quattro genime lasciate ai due tralci troncati preparano quattro tralci per r anno venturo , in cui si rinnova la stessa operazione , cioe due de' tralci piii belli si propagginano ad arco per aver frutto , gli altri due piii deboli si speronano sopra la seconda geumia. Alia vendemmia si raccoglie 1' uva che cresce sulT arco del tralcio e nella sporgente estremita : e alia primavera Ventura si taglia questo tralcio vicino al nodo dove at- tacca coUa ceppaja madre: e strappandolo dalla terra entro la quale ha poste le radici fra I'arco e T estremita spor- gente , si hanno tante barbatelle pel commercio dove vi sia domanda di esse i, altrinienti se ne fanno fascine da ardere. Con questo metodo si ha un risparmio di tutori , e si ha la vite bassa e soleggiata massimamente sui pendii delle colline. II sig. Lehrmanu mi ha assicurato che il miglior vino d" Edenburg provieae dalle viti cosi coltivate , lua mi ha delto anche che questo metodo, quantunque in ap- pareaza economico, in realta lo e il meno^ perche costa il tenere i tralci puliti dai rimettiticci ascillari , e costa r operazione della doppia propagginatura ad ogni ceppaja , dovendovi fare il buco abbastanza profondo perche tenga forte la piegatura dell' arco e possa produrre radici. An- che le sarchiature costano perche non possono esser fatte co"' buoi , ma beasi coUa zappa e coUe braccia de' con- tadiai. Se non abbiamo male inteso questo e il metodo usato a Edemburgo , e giova provarlo fra noi. II sig. Lehrmaan mi ha assicurato che le viti con questa coltivazione du- rano assai vecchie, e appunto per tal motive danno buon vino. ' 383 La igicne degli occld, ui>i>ero consigli per preservare la vista; opera indispcnsabile agli uomini di studio e di govcrno , agli artisti , agli artigiaid , ecc. , de- dicata al dottor Carlo Donegana , aggiantevi al- cune considcrazioni sulle cagioni delta miopia o vista carta. — Milano, 1826, presso Antonio For- tunato Stella e figli, in 12.°, prezzo lir. % austr.., o ital. I. 74. IT REVIE alcune filosofiche considcrazioni sul senso dclla vista , e dope aver parlato della negligenza die in gcae- rale si ha per la conservazione degli occhi , I'autore si la ad esporre ie cure d'.igiene generate e particolare relative ad ossi. Eccole : Moderazione neil' uso ; non esporli ad un' aria imprc- gnata di niaterie irritanti , o troppo calda o troppo fredda, principalmente se a quest' ultima yada congiunta ruDiidiih: nulla v" ha di piii salubre per gli occiii , che un" aria secca e viva. Anche i venti possono divenir nocivi agli occhi a motivo dei corpicciuoli die trasportano di lonuno, e che vi s' introducono. Quando ci6 interviene, e d' uopu lavarsi ininiantinente gli occlii con acqua fresca ; iinper- ciocdie, cosi facendo, oltrc il rimover essa que' corpic- ciuoli irritanti, serve pur anco di un dissolutivo ecccllentc. Quando gli occhi sono deboli e delicaii , non si esporranno tutto ad un tratto all' aria piena, o ad una luce del sole troppo viva, riflettuta dalla neve o da altri corpi bianchi. Gli alimcnti debbon esscr loggieri, facili a digcrir>i , non acri, ne salati, nt aromatizzati , e deb])onsi cvitar gli cccessi. L' uso smoderato a far uso di essi , T autore inclina a dar la preferenza alio lampade , perclie la liamma lore e piii considerabile e meno vacillante-che quella di una candela; ma r olio sia Ijen purgato , e ben disposto il lucignolo. Nulla pero val meglio quanto le candele di ccra , e niol- tiplicate secondo i bisogni. 11 miglior paralunie , giusta r autore , si e di mcttersi su Ic sopracciglia una specie di visiera bruna clie impedisca al lume di batter suU" occliio Bcbl. ItaL T. XXXVlll. a5 386 IGU'.Nli DKGLl OCCHI. troppo vivameiite in direzloni opposte. Se avvcrra die s' introJuta sotto le palpeljre qualclie corpo straniero , non si dovra fregar l' occliio ad oggetto di failo uscirc , ma se ne fai'a I' estrazione con un pezzetto di carta attor- tigliata a mo'' di coao ; si tei-ra poscia V occhio ia liposo, e lo si lavera con acqua fresca ; ove il corpo fosse vo- luminoso, irregolare, o impiaiitato in qualche parte, o se r occliio fosse gia iafiammato, si mandera pel chirurgo. S* egli verra punto da qualche insetto , ape , vespa o zanzara, si cercliera d'estrar I'aculeo, indi si lavera. Si fa- ranno de'' hagnuoli con una soluzione d' estratto di saturno neir acqua fresca; le unzioni d' olio dolce e tiepido souo pure convenienti al caso. Parla inoltre 1' autore di quella leggier malattia die consiste nel veder dinanzi agli oc- elli, alia distanza di circa un piede, dei corpuscoli neri di varia figura , grandezza ed apparenza , e da i segni per distiiiguerli da quelli clie soglion precedere la comparsa della cateratta. II solo metodo curativo di essa consiste nel risparmiar la vista piii clie si puo, e nel fortificarla con acqua fresca e pura , o coll' aggiunta di qualche goc- cia di rum, d' acquavite, d' estratto di saturiio, ecc. Pon fine 1' autore a questo suo lihro coll' impugnare ad una ad una le cause attrihuite dai lisici e dai fisiologi alia miopia, e concliiude clie la leorica attuale di essa e suscettibile di una iufinita d' eccezioui ^ e gli par meglio fondato il sentiraento di alcuni autori , i quali hanno opinato non es- ser aUro il vero principio di codest' alFezione die ua'al- terazione dell' occliio e della retina. Prova flnalraente con ragionamcnti , die una delle principali cagioni die hanno renduta frequcnte ne' suoi paesi la miopia , si e 1' abuso fatto de' vetri concavi. Tale e in iscorcio il contenuto di questa buona ed utile operetta, die noi vorremnio fosse fra le mani di tutti coloro die amano di conservare il prezloso ed importantissimo senso della vista. Ma e dessa forse una produzione originale italiana , o la traduzione di un lavoro oltremontano? Qui V editore si lace, e non sappiauio a quai fine; noi pero, supplendo al suo silenzio , diremo essere Tautore di essa un Francese , la cui opera ha per titolo : Ifygime oculaire , on conseils aux personnes dont les yeux sont foibles et dune grande sensibilile ; 'avec des nouvelles considerations sur la cause dc la myopic ou I'uc basse; ouvrage enlicrement destine aux ICIENE DEGLI OCCIU. iSj gens lie lettres , aitx artistes , aux homines d' etat , aux adininistrateurs , etc. Par, J. H. Keveille-Parise, docteur en medeciue, chirurgien de la {rendainierie d'clite, ineni- bre adjoint de l' Academic royale deniedecine, section de cliirurgie , un des medecins du dixienie arrondissement. Seconde edition , soigneusenient revue et corrigee. Paris, 1823. Porta per epigrafe : Magls experiendo quani diicendo. Nello scorrere questa traduzione , che d' altronde e lo- devole , vi aV)hianio in essa scorti due nei , dei cjuali ne vogliamo , per sua norma , avvertito il traduttore. II pri- me di questi e quello di aver volto Maitre-Jean in mae- stro Giovanni. Maitre-Jean e nome di casato , e , come tale , non vuole esser tradotto ; e farebbe certaniente ri- dere i lettori chi si ayvisasse di volgere in italiano i nonii di monsieur Petit , o di monsieur Louis, clie lurono celeljri chirurgi di Francia, in quelli di signor Piccolo, di signer Lui- gi. L' altro si e quello che trovasi alia pagina 119, linea ai, ove si legge : " come non si conosce quello del ca- nale incatramato di Petit. » Confcsslamo che queslo stra- vagante epiteto , dato ad uno spazio trinngolare forniato dalla membrana jaloidea intorno al cristallino, ci fece so- spender la lettura e fantasticar fVa noi stessi donde egli niai derivasfie; ma confrontando 1" originale francese , ab- hiani veduto provenir cio da uno sbaglio del traduttore , il quale ha letto gondronne yev godronne. Buon per bii se non e del mestiere, che altrimenti si iiieriterebhe le •ferzate. 388 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Rassegna delle opere che trattano della letteratura orientale pubblicate in Europa dalV anno 1816 cd 1820. Del cav. Giuseppe De Hammer (i). A NTARAE Poema Arabicum Moalldkah cum integris Zou- zenii Scholiis. E codice nianuscripto edidit, in latinum sernionera transtnlit , et lectionis varietatem addidit (i) E piacluto al sig. consiglieie cavaliere De Hammer dl esserci cortese di questo suo lavoro intorno la lettera- tura orientale e d' indirizzarcelo con una lettera che qui trascriviamo quantunque essa sia sovrabbondante troppo di lodi e oltre raodo lusinghiera per noi. Chiarissimo sig. Direttore della Biblioteca italiana. 11 Sono ormai cinque anni che ho radunate in un solo » quadro le notizie di 41 opere concernenti 1' orientale >> letteratui'a e che furono pubblicate nel lustro che passo » tra il 18 1 5 ed il 1821. Aveva destinato questo lavoro >> per gli Annali della letteratura ( Jahrbiicher der Littera- u tw^ di "Vienna, ma essendosi ritirato dalla compilazione >; di detti Annali il mio teste defunto amico Collin , essi >> crebbero di poi troppo gi'avi di lunghissinii articoli " perche potesseio accogliere queste notizie. Mi reco dun- V que ad onore particolare di offerirle a voi qualora vi >) piaccia di trasportarle dall' originale tedesco nella vo- .; stra lingua: intendo di tributare in tal guisa un omaggio '; dovuto alia Biblioteca italiana come al primo giornale PARTE STRANIKRA. 38^ Vincentius Elias Mcnil. Oljservationes aJ totum Poema subjuiixit Johannes WiUnxet. Liigduni Batavorum flpud S. et J. Luchtmans , Acadeniiae typographos , 1816, in 4.°, 244 pagine. 2. Friderici Guilelmi Caroli Uinhrcit Sonneborno-Gothani Comnientatis, exhibeiis historian! Emirorura Al Omrah ex Abulfeda. In certamine litterario Civium Acadeniiae Georgiae Augustae die 4 jiuiii 181 6. Praemio Regis Munificcntia constituto ex sententia iilustris philoso- phorum ordinis ornata. Gottingae typis Heurici Die- trich , J 8 I 6 , in 4.° , 112 pagine. 3. Szafiedini Hcllensis ad SuUanuni Elmelik Eszszaleh Schcni- seddin Abul-Mekarcin ortokisdam Carmen Arabicum. E codice nianuscripto Bil^liothecae Regiae Parisiensis edidit interpretatione et latina et germanica , annota- tionibusquc illustravit D. Georgins Henriciis Bernstein orientis litterarum in Universitate litteraria Regia Be- rolinensi Professor. Llpsiae , 18 16. Excudit Carolus Tauchnitz, Vendit Jo. Anibrosius Barth. M., pagine 24, c due fogh di testo arabo. 4. C. M. Frachnii Rostochiensis Nummorum Bulgaricorum forte antifjuissiinoruni libri duo. Accedit hiijus aho- rumqixe aliquot Musaei Fuchsiani qui data occasione Jetterario non solamente d' Italia , ma della Monarchia Austriaca. " Spero die queste notizic verranno tanto piii oppor- tune pel vostro Giornale, quanto meno si coltivano oggidi in Italia le lingue orientali , intorno alle quali preziosi tesori si conservano forse sepolti nelle biblioteche Va- tic ana , Medicea , Naniona, ecc. , i cui cataloghi non furono ancor pubblicati. >> II printipale oggetto del mio viaggio in Italia essendo di andar in cerca di codici orientali , non roanchero in seguito di manifestarvi le scoperte che spero fare nelle biblioteche di Firenze , Roma, Napoli , Parma e Vene- zia , e le uniro a quelle che lio gia fattc nelPAmbrosiana di Milano e nella biblioteca rcale di Torino. " Mi jirotesto ecc. Milano, 9 giugno iSaS. D«voti5 capitolo si |)H^ trarre e piii che sufficients al hisopiio della iiiaggior parte Je'' leggiiori , e 1' amenita di quell' opera e senza duhbio di lunga mano superiore a quelia ciie il sig. Mazois seppe recar nella sua, Non vo£;liauio dire con cio che il Palazzo di Scaiiro sia uno di quei libri in cui la dottrina e divisa da ogni ornaniento; nia sibbene clie non coatenendo una dottrina di grande utilita, stianio in forse se due conteniporanee edizioni troveranno suflicienti compratori in Italia. A dir poi qualche cosa delle tradu- zioni le loderenio amendue per una ceria disinvoltura e scorrevolezza tanto conveniente a qnesta nianiera di libri , ma non taceremo die qualciie volta vi abl)iano desiderata una maggiore accuratezza uella elezione delle parole , e sopra tutto una piii diligente uguaglianza di stile. Le edi- zioni sono , c|uella dei Sonzogno in ottavo grande i queJla del Giusti in i6.° Questa vince la prima nell' eleganza e nella coniodita; 1' altra avanz-a quest" ultima nella copia e nel pregio delle tavole, tanto essenziali alia compluta in- telligenza del liljro. Le cento novclle antiche secondo V edlzlone del iSiS, corrette cd illastratc con note. — Blilano, iSiiS, per cura di Paolo Antonio Tosr. Pag. i So in S." '• Riguardano gli eruditi, cos\ leggiamo nella prefazione a questo volume , come uno de' piii vecclii nionumenti della eloqucnza italiana le cento novelle anticlie pnbblicate dal Gualteruzzi: e certo esse sono stese con si poco d''arte e in uno stile si semplice , che chiaramente apparisre dover essere scritture da porsi nel novero delle piu anti- che die s' abbia la nostra lingua. Trovansi di queste no- velle due vecdiie edizioni assai rinomate; Puna Aittasi nelle case di Girolamo Benedetti in Bologna nel iSaS: e r altra senza veruna nota ne di luogo, ue di stampatore , ne d' anno , fatta anch' essa in quel torno ; nia sono en- trambe divenute oggidi tanto rare, che a gran fatica pud venir fatto di vederne qualche eseinplare. •> Prosegue poi dicendo T autore della prefazione, come nel iSji Moasi- gnor Borghini fece un' altra edizione di queste novelle « nelle quali introdusse un gran nuniero di variazioni se- guitate poscia dai successiyi editor!. L' autore , a cui il ^cG A p p K N n r c E nonie di Monsignor Borghini pare die sin oggetto til al ■ tissima riverenza, si astieue clal «ensurar quel modo iere !«• sole parti dello storico, ottiene lo scopo del pa- iiegirista; c jier nil' arte veraiiiente singolarissiiiia , sen/a esagerare, senza magiiilicar mai sopra il vero , iioii concede ad alcuii lettore di storreie tutto intiero il suo liljio senza innamorarsi di quelle feste e di que^ Piiiiripi ai quali furono coiisacrate. Saggio fil car after I ebraicl ad icso della studios a gio- veritu di Giuseppe ViGEVANO , maiitocano. — Reg- gio , i^>i4-, coi tipi della Societd ^ in 4.° graiide di pag. 24 , coil 1 2 tavole in rame. Premesso daU'autore iin proem io , nel quale accenna in succinto i diversi antichi scrittori sulle materie clie ini- prende a trattare , il carattere usato dai primi patriarclii ebrei , da cui credesi dcrivato lo scritturale odierno , e le disparate opiuioiii degli storici intorno alP origine del Tebraico nioderno alfalieto gcncrato d;;l Cliedau-Asciurit , passa in pvinio luogo ad eaporre le piii sicure regole in- torno alia posltura del corpo , alia qualita della sedia e del lume, air attitudine della persona, cd al modo di trat- tare la penua per apjilicarsi con bnon successo alia for- mazione dcUe letteie ohraiclie. Da in seguito gli dementi del carattere scritturale o quadrato sopra elegantissimi esempliri proposti nellc due tavole prime, alle qunli hanno relazionc i dl lui precetti per ridui^li alia pratica, Pj-escrive la niisura , la disianza e la propprzione dei caratteri scrit- turale , rabbinico e corsivo, trattando con pari ordiue della pratica dei niedesimi, della punteggiatura , della nuraera- Kione ebraica e delle licenze da usarsi in fine di Lnea : cio die viene ampiameate illustrato sui modelli di uitida forma , e di elegante magistero esibiti nelle tavole HI , IV, V, VI, VII, Vm, IX, X che succedouo alle due precedent! . E poi originale del tutto T ultima parte del Saggio , nella quale il nostro autore parlando dei caratteri di assoluta inveuzione ollre nelle bellisslme tavole XI e XII esempi onJe potersi scrlvere rc])raifo con venusta c con lusso. Per la coinpiuta lode di questo Saggio, scritto con buon garbo ed ornato c|ua e la di eleganti traduzioni di esem- jilari ebriici in versi iialiani , resta a dcsiderarsi un pii 40P) A P P F. N D T O F. osteso sviluppo ili alcunl articoli in esso proposti per !;» gioventii studiosa, e die dal frontispizio e dalla tavola YI vengano eliminaii i coatorni pesaiiti e di stile anti- qiinto die tanto contrastano alia bellez/a ed eleganza di qiielli delle altre tavole , e specialmente della IV e delle due ultime. Applaudiamo nondimeno al genio felice del giovane autore sig. Vigevano per la novita del suo lavoro c per r aggiustatezza delle sue tcorie e regole pratidie, ri- Hietteudo al medesimo duuiiqne vorra con esattezza appli- carsi ad apprendere la fonnazioue ed ortografia dei carat- teri ebraici. Eleiico di alcane opere stampate e piibblicate nel regno Lombafdo-Veneto nel corrente anno i825. Aniiali universali di medicina e chiriirgia , del dottor An- nibale Oniodei. Milano, Destefanis, in 8.°, quaderno 102.°, giiigno. Lir. 24 ital. all' anno. Annali universali di statistica , economia pubblica , storia e viaggi. Milano, presso gli editori a S. Gio. alle quat- tro facce , n.° i838 , fascicolo 12.% giugno. Lir. 18 ital. air anno. Ape (la nuova ). Milano, Bettoni, quaderno 2.°, maggio, di pag. 62, in 8.° Lir. i5 alP anno. Contratti ( i due ) di niutno e locazione di valore. Milano, Carrara, di pag. 160, in i6.° Lir. 2. Galateo ( il ) deiristruttore , dell' abate Giuseppe Bagutti. Milano, Giulio Ferrario , di pag. 63, in 8." Cent. 78. Gerusalemme ( la ) liberata , di Torquato Tasso. Conio , Ostinelli Carlo Pietro , di pag. 5oo, in 18. ° Lir. a. So. Giornale di farniacia-diimica e scienze accessorie , ossia raccolta delle scoperte , ritrovati e miglioramenti fatti in farmacia ed in diiniica , compilato da Antonio Cat- taneo diimico farmacista. Milano , Rusconi. Quaderno 1 6.°, maggio, in 8.° Lir. 16 all' anno. Istoria ( dell" ) delle guerre civili di Francia , di Enrico Caterino Davila. Milano , Fusi e C. Vol. 2.° e 3.°, in 8." Lir. 10. 65 ital. Nozioni (alcune) di nieccanica e di astronouiia , dell' abate Vinccnzo BonkelU. Bergamo , Sonzogni , quaderno 2.% ill 3." Lir. I. So. rXnTK ITAI.T\NA. 4O9 Pez7.i scelli della Storia delle missioni del P. Daniele Bar- toli. Lodi , Orcesi. Pag. 199.) in 16.° Lir. a. So. Trattato delle razze de' cavalli , di M. Bourgelat : tradu- zione di F. Curioni. — Milano , Pirotta , pag. 240, ia 8.° Lir. 4. Incisioni. Adorazioae degli angeli al Bambino , tratla da un dipiuto del Tiziano: incisione del s'lg. Anderloni. Milano, presso Birago. Lir. 40. Atlante c!ie va unito all" opera intitolata : Viaggio di Ana- carsi il giovine nella Grecia. Milano, Sonzogno. Tavole io in mezzo foglio. Carta di cabottaggio del mare Adriatico : distribuzioni i.' e 2.* in gran foglio. Milano , presso V I. R. Istituto geografico militare. Vedata esterna del Duomo di Milano contornata da 12 piccole vedute. Milano presso P editore Molinari. Lir. 5. GRAN DUGATO DI TOSCANA. La guerra per ll Prlncipi Cristiani gucrreggiata contro i Saracini corrente a. d. m4xxkxv in latino dichia- rata per Ruherlo monaco e traslatata in volgare per uno da Pistoja ^ ccc. — Firenze ^ iS2S^ presso Leonardo Ciardetti. Pag. 426, in 8." Roberto monaco del monastero. di S. Remigio di Reims scrisse in latino la storia della prima crociata. II suo la- voro porta seco 1' improntc del sno secolo , ciie sono un fiir semplice che declina sovente in troppa ingenuita: poco artificio nell" ordine e nella narrazionc dei fatti : poca eleganza di stile. Con tutto cio questa storia , chi la giu- dichi rispetto ai tempi nei qnali fu scritta , vince quasi tutte le opere contemporanee , cd e tale da potersi leggere anclie ai di nostri nou senza qualclie diletto. Qua c l;i trovi alcnne sentenze non indcgne di uno scrittore iilosofo; e soprattutlo uno spirifo religioso die senza uscire in grandi apologic ti pone in islima e in amore i Crociati. II signoi" Ciampi puliblico nel corrente anno un volgarizzamento di questa storia attribuendolo ad uno da Pistoj.i vissuto dal secolo XII al XIV. IMa sebbeno in molte parti lo stile di 4IO APPENniCli quelbi versione non disconverrebbe all' accennat.i eth , pure :i molti segni si pub coiioscere ch' egli c opera assai |>iii moderna. " Qualunque sia il giudlzio , dice il sig. Ciampi , " cbe voglia farsi di questo volgai-izzameiilo , dicliiariauio » d' esserci proposti di preseiitare la storia di Ruberto nio- 'I naco tradotta in volgare coa uno stile piii couvenieiite » alle idee che vi son contenute; a gvan parte delle quali ft non sarebbe stato adattato uno stile nioderao. » Queste parole quasi dichiarauo il segreto cbe il volgarizzamenLo non e piii antico dell' editore , e diinostrano cbe soltanto per una specie di burla si e voluto dirlo veccliio meutre era ancora banrjbino, cosa sfuggita air autore dell'articolo intorno all' opera Gesta Caroli Magni iiiserito nel tonio 35.', pag. 3i2 di questo Giornale. Non voglionsi dunque giudicare severamente le ragioni coUe quali il sig. Ciampi vorrel>])e provare che all' anticbita del testo si convieae pii che ogni altro stile 1' antico e rozzo usato in questo volgariz- zamento , poicVie non saremmo di leggieri scusati se pren- dessimo a coniliattere sul grave quegli argomenti cbe 1" in- gegno suggeri al sig. Ciampi a sostegno di una letteraria sua burla. REGNO DELLE DUE SICILIE. Memorie istorico-crldche i/itonio alia Vila e alle opcre di Tnonsignorc fra Paolo Piromalll domenicano , arcivescovo di IVassivau, aggiuntavi la Sideniografia, scritte dal canonico Michelangelo Maori'. — IVa- poli^ 1824, stamperia Filomatica, in 8.", di pagi- ne 478 e XVI di prefazione , e una pianta di Siderno. Ella e questa la vita di mi celebre missionario , nato in Siderno verso Tanno iSgi 092, poliglotto, come scri- ve r autore , e poligrafo , gran flagello de' viziosi , raro speccbio de' prelati, e vero splendore delle mitre oriental i ed occidentali. Strano sembra in vero , che le memorie di questo missionario consegnate non fossero da prima tra quelle se non alti'o dei viaggiatori italiani , o an'clie dei frati viaggiatori su i quali scrisse un domenicano , ben- cbe nominare vorremmo quei viaggi fiatesdii piutiosto die coir autore viagsti fratenii. fVRTF. ITVM\N\. 41 I Lascinndo da parte le discus^oni del l)iografo sopra Si- dcrno , su I' cpoca della nascita del Piroinalli. su i mira- coli avvenuti in Soriano nel 16 14, sul casato , su i fra- telli , su la vostizione nionastica. su la esemplarita e ca- rita verso la patria del protagonlsta , su la foiulazione del convento di Siderno, ecc, iioi aocenneremo soltanto che oletto nel i63i missionario apostolico dell' Armenia Mag- piorc . della quale si descrivono la situa/ioac , i pregi e lo stato della religione , passo il i'/>o^?ifiu importanti del libio. I ininerali da prima , poi i vcgcta})i!i, e quindi gli animali vi si annoverano secondo la nomonclatura di Linneo e di aUri piii recenti naturalisii. A poclii riduconsi i minerali, cioe all' /ju/nu5 o alia terra fertile dc' canipi, ai ciottoli de' iiumi e de'torrenti, per lo piii di na- tura calcarea, ad una varieta di travertino, ad una specie di ocra argillosa , ad una specie di marna , a qualche arena , ad una particolare argilla di cui si fanno opere figuline , e ad una nitriera ora abbandonata. Le acque potabili non sono molto salubri , perche contengono sottocarbonato di calce e solfato calcare , donde nascono alcune nialattie , e quella tra 1' altre che porta il nome di coccio maligno. Dei vegetabili si tesse un lungo catalogo, distinto in classi secondo I' ordine Linneano. Tra le diverse piante dell' e- sandria vediamo annoverata 1' agave americana , della quale sotto il nonie di semprevwa si fanno siepi^ tra quelle del- I'ottandria la daphne gnidium , colla quale i contadini tin- gono in color verde le lane^ Inoltre la palnia o sia phoe- nix dactilifera, la robl)ia , V anipelodesmos di Plinio, detta ncl pacse giida , specie di canna colla quale si fanno i crivelli , il cactus opuntUi , i di cui frutti ad uso di cibo degli uomini e dei!;li animali si conservano sino all' inver- no ; la rosa canina , su la quale cresce una galla conte- nente le larve del cynips rosne di Linneo , male a propo- sito noniinata fungus bedeguar ^ il sesamuin orientale o la giorgioUna, della quale si fanno dokiunii e anclie il cosi detto torronc : T arancio , che T autore mostra malaniente denominate /'o;t05:'7//o , venuto esscndo da Portucalei o il lontisco , pistacia lentiscns , dal ((uaie si trae olio per ar- (Icrc e anclie per friggere varie paste. Con pinccre ahbia- mo lotto un articolo su la caprificazione praiicata in quel territorii) , la quale si eseguiscc, sospcndendo i c.ipriliilii o i fichi selvatici legati coi giunclii ad alcune ficaie dome- stiche , credendosi questc fornite dei soli liori ftnuninci, p i caprilicbi all' incontro contonenii soltantu i niascolini. Parlandosi del regno animale, si J)re^entano tra i uiammiferi 414 APPENDICE il piplstrello , il cane, la voipe, il gat to , la f'aina, il niartoro , la pnzzola , 11 tasso , la talpa , il riccio , il topo doniestico e quello di canipagna , il ghiro , il topo bianco, il Icpre, il coniglio, la capra, la pecora, il bue, il cavallo , T asino e il niulo , dal quale si distingue il nuiletto , cquus fiinniis di Linn., il porco , e iinalraente il deliino. Tra gli uccelli si annoverano V astore , il gheppio , il nibbio , lo sparviero , il gufo , T allocco , la civetta, il barbagianni , il laniere rosseggiante, il corvo coniMOe e il frugilego o corvo dei canipi , la inonacliiaa , la pica o gazza , il I'igogolo , il cuculo , la mai'igiana , specie di aniti'a , 1' oca , la palomba marina, altra specie di anitra, il pellicano, veduto pero una sola volta in Si- derno , la gru , il chlurlo , la beccaccia , il vanello , la folaga , il gallo e la gallina , la pernice , la quaglja , la starna , il pipitone, specie di pavoncella, il Colombo ed il palombo o Colombo salvatico, la tortorella e quella pure del collare, 1' allodola campestre e la cappelluta , la calan-. dra , lo storno, il tordo iliaco o viscarda e il niusico, il nierlo , il calderugio , il fringuello , il manglazanzare o jiappamosclie , 1' usignuolo , il beccafico , la cutrettola , 11 jiettirosso , la rondine ed 11 rondone. Tra gli anlilij veg- gonsl la testuggine, 11 rospo , il ranocclilo, la salamandra, la lucerta vernilnata, 11 ramarro e varie specie di serpentl: ci spiace di vedere in capo a cjuestl nominate e descritto I'aspide, della cui eslstenza ora piu non si fa menzione, non riconoscendosi negll aspidl del volgo se non che al- cune specie di vipere. Singolare pero riesce 11 vedere a tutti quel serpentl, benclie non tutti reputati velenosi , attrlbuita la facolta di afFascinare e di tlrare nella bocca loro 1 sorcl e i piccoll uccelli vaganti su 1 rami degli al- beri. IMolti pescl pure si registrano , senza che si vegga luia accurala distinzione tra 1 fluviatill ed i marjnl. Qual- cbe confuslone debb' essersl fatta nelF articolo della rana o raja pescatrice , pcrche noa e questa da alcuno nomi- nata rana, ne dagli Italianl fu detta giainmal niartmo pe- scatore , e il nome dl diavolo inarino fu sempie applicato ad una specie di raja o razza , come deb))' essere la lana ])cscatrice dell' auiore che giugne slno al peso di sei ro- toli. Cosi pure non vorremmo vedere scritto all' articolo del pesce cane, che nel ventre dl quel pesce stette tre di e tre noitl nascosto 1! profcta Gionu. Deirampia fnmi^li.i I'dRTE ITAMANA. 4ID iii I'AKTK 1TAM\N'A. 41^ JjL-lla iiKclnj^li.i , u«; piii clogantc rapprp<;cnta7,ioiic. Da una jmrtc vcilesi il capo di Ccroiu: diadcniato, con iiii l)idente al di dietro ; dalPaltra una fjuadrij^a gnidnta dalla viitoria e i cavalli corrcnti sem')rano afTicttarsi a raggingnore la lucta ; al disopia b. posta una stella , c tra le ganibe dci cavalli la Ictrera K , col nonir di Gerone in grandi lettcre. INIostra 1' autorc con dotta discnssione , come fjuesta me- daglia difl'orisce da altra pubhlicata da Cabrielc CastvUo , e ic nienioi-jc illnstra di Ccronf; , dalle quali vieiic in cliiaru il signi/icato di fjuella Icttera e della stella , che era forse il segno di Castore domatore de' cavalli. Altra niednglia d' argt-nto di fjuella tavol.i ini-dcsinia o di Dionisio , c ncl rovescio sotto ad un albcro di palnia dal (jiiaie pcndono due cosi detti spati coutcnenti i datteri, forse non del tutto rsattamrnte dalP autore descritii colle parole friictuwn rticemis , veggonsi alcune lettere fenicie , da esso dettc Pliornirii Alphaheti elcmcnta. Si stacca rjuesta niedaglia da quelle gi a pnhl>licate dal Custcllo , perclie nel rovescio veggonsi botto al corpo dimezzato di un cavallo coronate dalla Vittoria , due vasi ai quali T autorc dice inter[)0ste altre lettere fenicie , che nell.i tavohi noil si scorgono se non che con grandissinia dillicolta. AUia ine- daglia d' argento c dei Cataiiiesi , nella quale da una parte si scorgc una testa senile con un picciolo corno rivolto air insii sopra I' oreccliio , dalPaltra il luie cornupeta die e lavoraio con sonuiia niaestria. Trovas^i pure in qiiesta tavola altra niedaglia o nioneta dei Segestani , singolare per la rapprcsentazione che vcdcsi ucl rovescio di un cane che divora un lepre, con un grano o piuttoslo una spica d' orzo al disopra , lavoro questo pure nohiliuente escguito. L" ultima e una inonefa d' argento dcgli Ennensi , che da una parte prcsenta il capo di Cerere coronato dalle spiche , dalT altra una bellissiiua testa di vacca con una spica o tm fascio di spiche giacente al disotto*, e piii abbasso una face accesa. Colle spighe crede I' autore in- dicata la feriilitk de' campi di Enna , e la lace quella e forse che accesa nei fnochi delT Etna , Cerere porto seco alia ricerca della figliuola che Ptutone nelle cainpagne stesse di Enna rapita le aveva. • Quest' operetta e scritta con chiare/.za e con molta prc- cisione di linguaggio nnmismatico , e lascia vedcre al tem|»o btesso nel suo autore uno scrittorc versato nella luigliotc Bibl. hal, T. XXXVIII. 2- 4lS APPENDICE latinith. Su la line si trovano alcune note di erndizionc , e ilegne sono pure di comniendazione le tre tavole inta- gliate in ranie , nelle quali ottimamente vedesi conservato il carattere degli antichi monumenti. N: CORRTSPONDENZA. Al slg. Dlrettore della Bibilioteca itallana, Mjlano 1 8 magpio i8a5. lELLA supposizioue che nell' accreditatissimo Ciornale con tanto onore da lei preseduto possa aver luogo qualclie altro articolo intorno alia Storia della vercellese letteratura ed arti di G, De Gregory, Torino , tipografta Chirio e Mirui , della quale si e poc' anzi pubblicata V ultima distribuzione , credo bene di prevenirla di una cosa che troppo da vicino mi risguarda ; e cio con tanto niaggior coraggio , quanto che ella si e compiaciuta di far onorevole nienzione delle Notizie storidie di Gaudenzio Ferrari da me pubblicate , gia sono quattro anni. Lo Storico vercellese accennando tali mit' notizie ed il ritratto del Ferx'Ari di cui vanno desse corredate , cosi si esprime : Spiace a not che I' autore ingannato da una falsa tradizione ahbia, copiato il profilo del ritratto con naso aquilino che sta ncl quadra di santa Ca- ' teriaa a Milano , e che ahhia alia pag- 49 detto che Gau- denzio aveva occhi piccoli , naso aquilino , citando il Lo- mazzo, il quale dice francamente che aveva csso il naso acute e tutti quegli altri segni che combinano col ritratto di Gaudenzio dct not posseduto e pubblicato nella prima parte a pag. 5o2, che abbiamo confroniaio per assicurarci della verita , giac- che aon si legge il nome dell' autore , e solo e per tradizione coi seguenti : i ." con quello in abito di pellegrino esistente a Varallo nella cappella della Crocifissione ; 2." con I' altro che si vede nella chiesa de' Francescani in Varallo; 3." con quello the si trova in S. Cristoforo di Vercelli ecc. Concordati qucsti, si e riconosciuto che il ritratto di Gaudenzio stato da lui fntto in eta di circa 3o armi meritui'a la prefer enza per r incisiune. ' Orn io non ho creduto di dover pubblicarc I'AKTl'. IT 4 LI \N A. ^H) il ritratto die ilallo Storico vercellese vieti supposto come il piu autentico, per quelle stesse ragioni appuiuo cli'egH credette di dover recare in prova del suo assunto. II ritratto di Gaude:izio , ch' egli dice di possedere , non ha pressoche somiglianza alcuna coi tre da lui mentovaii , siccouie chiaraniente apparir.i a chiunque ami di fai'ue il confronto. Questo ha naso ottnso , mustacchi e spagnoletto o lieve liarba al niento : al coatrario i tre succennati lianno ampia barba ed il naso aquiliao ed acuto. Tale e appunto quelle die vedesi nella diiesa de' Fraucescaiii , dipinto nel i5i3, e nou gik nel i5i7 siccome poco accu- ratamente afFerina lo Storico vercellese. Questi pretetule inoltrc die T effigle di Gaudeiizio dipinta dal Laniuo nel- r oratorio di Santa Caterina presso la basilica di S. Naz- zaro in Wilano sia pur somigliaate agli altri di sopra inentovati , e uon si avvede die 1" elligie da lui cit;ita col collarino bianco e con berreiia nera non e giii il ri- tratto di Gaudenzio , ma qiiello bensi del Laaiiio in eta piii matura dell" altro die tiello stesso pittore sussisie in S. Cristoforo di Vercelli , e da lui medesimo a pag. a38 pubblicato come effigie del Lanino. L' anzidetta efFigie con berretta nera e una delle tre delle quali il I.omaz/o nel suo Trattato a pag. 372 , senza punto additarci i di- stintivi caratteri delle llsononiie , cosi si esprime parl;intlo della dipintura dal Lanino eseguita nel sudtietio oratorio di Santa Caterina : Dipinse Gaudenzio fuo precercore die dispiLtava con Giovanni Batusta delta Cena suo dlscepolo e mio maestro. Sulle quali parole io lio fatto le seguenti osservazioni in una nota delle mie Noiizie a pau;. 5i : '< Distinguonsi questi non solo dai sembianti , ma anche » ne moti delle rispettive njani : essi sono in atto di » disputare ai fianclii della iigura piii giovane col bcr- " retto nero in capo, intenta ad ascoltarli. Non so come " tutti gli autori die descrissero questo dipinto abbiano " scelto il piii giovane dei tre pel ritratto di Gautlenzio , " maestro degli altri due. A ine parve , per frcglanie la '/ presente opera , di preteilrne IVa i due attempaii v " disputanti quello posto alia sinistra di clii guarda il " dipinto , niosso dalla somiglianza die tiene con quello •' die lo stesso Gaudenzio fece di se nella cappella della II Crocilisbione , e dell altro sopracce.iuato pur lU I I.a- » uino, sussisieuti al sacro xMoule di Yarallo. •> Da Uiuo 420 APPENDir. E cio risiilta , se io pur non m' inganno , clic le asserzioui dcUo Storico vercellese, non soiio finora tali clie distrug- gaiio I antenticita dell' efiigie di Gaudenzlo da me presentata nellc suddette mie Notizie. Ma in niolti altri errori e ca- duto il sig. De Gregory , die qui potrei tiuti accennare , se non temessi d' abusare della conipiacenza ch' ella , cliiarissinio sig. Direttore , ha la bonta di accordarmi. Egli , peresempio, attribuisce a me stesso il progetto della restaurazione dei freschi di Gaudenzio a S. Cristoforo di Vercelli , progetto del quale protesto di non essere state giammai consapevole : a pag, 240 , quadro 8." dice che Antonio Orgiazzi pittore di architettura cesso di vivere nel 1682 , nientre qnest' artefice mori in Varallo T anno 1787 quasi ottnagpnarlo , essendovi tuttora non poclie persone che lo hanno conosciuto , ed altre che di lui furono fors' anche discepole. Da tutto ci6 ella intendcra non essere quest' opera di tal natura che nulla piu debba lasciare a desiderarsi per la storia letteraria di Vercelli. La prego , sig. Direttore , ad accogliere con quest' occa- fione i uiiei sentimenti della piii perfetta stinia. Gaud. Bordiga. NOTIZIE SCIENTIFICHE. SidV apparizioiic della Cometa d' Enke e sui calcoli relatwi asli elementl della sua orbita. J.N due modi hanno tentato gli astronomi nioderni di ri- conoscere il moto periodico delle comete e di predirne il ritorno; I'uno assai incerto e che il piii delle volte non puo considerarsi die come un esercizio d' ingegno , il quale consiste nel far passare per un arco descritto dalla cometa durante una sola apparlzione una curva elittica , di cui viene a detcrminarsi 1' asse magglore , e quindi , dietro le leggi neutoniane, il ten'po periodico dell' astro che la descrive. Ma gli archi che si possono da iioi osservare sono generalmente s\ piccoli che troppo incerto diviene il couiputo die si vuole su di essi appoggiare. L' altro modo jTuui ,, assai piix sicuro , sta ad paragouare fra di loro gU PARTE ITALIANA.. 42 I element! delle coniete osservate in opoclie lontane p ral- colate per una prima ajijirossimaziono in iin''orl)iia paral)o- lica , la quale puo riguardarsl come la parabola osculatrii e al vertice deU'elisse. Se Ira ([uesti elemcnii trovasi una qual- che rassomiglianza ( giacchc una coincidenza perfetta non potrebbe attendersi a cagionedelle perturliazioni planetaric), si ha un argoniento per snpporre clie le due comete chc si rassomigliano non siano che una sola , e clie l* intervailo frapposto fra le due apparizioni equivalga al tempo d' una intera rivoluzione , o d' un multiplo di essa. II celebre Halley fu il primo a tentare qucsti ravvici- namenti. Avendo egll calcolato giusta i metodi del Newton gli eleraenii di niolte comete fino a' suoi tempi osservate , riconobbe una visibile somiglianza fra quelli di tre di esse che erano state vedute nel i53i, 1607 e 1681, e quin- di non esito ad asserire die qucste erano un astro mede- simo , ed a predirne il ritorno per I'anno 1759; predi- zione cbe dalT evento venue pienamente confermata. Nol attendiamo questa conieta per I'anno 18 35, la quale giu- sta i calcoli delle perturbazioni date dal matematico fran- cese Damoiseau in una niemoria coronata dall' Accadeaiia delle scienze di Torino, dovrebbe passare pel periclio il di 16 novembrc dell' anno suddetto. L' Halley sospetto pure che la grande cometa del 1680 fosse la stessa che quelle che diversi storici rammentano negli anni 53 1 e ]io6 deir era volgare e nelP anno 43 avanti G. C. RIa qui la congettura si fonda non pin sulla coincidenza degli elementi , giacche negli antichi tempi mancano le precise osservazioni su cui appoggiarne il calcolo , lua su la gran- dezza e sulla lunga coda della cometa, e principaluieute sulla combinazlone di tre intervalli di tempo fra loro prossimamente eguall. Ammesso un periodo di 674 anni , non dovrel)be aspettarsi priiua dell' anno 2254. Lo stesso Halley aveva assegnato nn periodo di 128 anni alia co- meta notata per la prima volta nel i532 e che sarebbe identica con quella riconiparsa nel 1661. Stando a qiiesta supposizione , lo stesso astro avrebbe dovuto niostrarsi di iiuovo nel 1789^ ma prima di questo tempo i diligcnti calcolatori IMechain ed Olbers avevano dimostrato ad evi- denza che le due orbite , convenientemente determinate, eraijo troppo discordi fra di loro , e con cio dispensarono 4:i2 A r P P. N D t O E gli Astroaouu dall' aft'aUcarsI nell" anno suildetto in una vana i-icerca. Per ultimo Pingre aveva dubitato che la cometa del i556 fosse la stessa veduta nel 1264, la quale in tale suppo- sizione dovrebbe ritornare nell' anno 1848: ma nulla v' ha di pill incerto, dice il Delambi-e. Dobbiamo dunque conchiudere ciie lino a questi ultimi tempi non esisteva cbc una sola cometa , della quale si conoscesse con certczza il periodo. Ora un fenomeno si notabile , qual e quello della riapparizione d" una cometa al suo periello dopo una o piii ri%'oluzioni , si e ripro- dotto a' nostri giorni pei* rispetto alia cometa scoperta da Pons nel 18 18. II confronto de' suoi elementi parabolici con cjuelli d' una cometa ossevvata nel i8o5 fece sospettare al sig. Olbers in Germania ed al sig. Arago in Francia che non fossero che una sola ^ ma il primo avverti di piu che assegnando a quest' astro un periodo di circa tre anni e mezzo, i suoi elementi soddisfacevano benissimo alle os- servazloni di due altre comete fatte negli anni 1786 e 1795. Queste erano semplici induzioni che conveniva sotto- niettere a calcolo rigoroso, II sig. Enke si occupo in essi assiduamente, ed avendo calcolato separatamente 1' elisse che soddisfaceva a ciascuna apparizione trovo fra gli ele- menti cost determinati un accordo assai maggiore di quello che s' era incontrato ritenendo gli elementi parabolici , onde quest' importante scoperta venne niessa nella massi- ma evidertza. Se non s' avesse riguardo che alia rapidita della rivo- luzione , quest' astro potrebb' essere considerate come un planeta ; ma gli astronomi continuano a chiamarlo una cotneta a cagione dell' apparenza di nebuloaith che presen- ta , e della circostanza che cessa d' esser visibile in una porzione considerabile della sua orbita. Per poter predire con piii sicurezza la strada che avrebbe tenuta la cometa nell' apparizione del 182a, il sig. Enke iton voile ommettere di caloolare P elFetto delle perturba- zioni planetarie. Dopo un lungo e difftcil lavoro egli A'enne a conchiudere che la rivoluzione anomalistica , la quale per un medio delle 4 comprese fra il i8o5 ed il 18 ig era stata di giorni 1204, verrebbe ad aumentarsi nel pe- riodo compreso fra il 18 19 ed il 1824 di 9 giorni ed al- cune oif. Egli annnncio nel tempo stesso che nel 1822 it nuovo astro iiort sarelibe stato visibile in Europa , ma solo tieir emisfero australe. Queste predizioni si verifica- rono pieuaineiite ; In conieta esseiulo tornata al peiielio sulla line di inajrgin 1822, fu osservata a Paramatta nella Nuova OlanJa ilal sig. Dunlop, die fu il prinio a vederia, dal generale Brisbane govermtore della colotiia e dal- 1' astronomo Runiker clie trasmise sollecitamciite in Europa la serie dellc Sue osservnzioni. Gli elementi ellittici che il sig. Enko ha dedotte da queste si sono trovati Ijastan- temente d'accordo con quell! deterininafi preventivamente, il die risulto a grand' onore del valente ed instancabilc calcolatore e gli nieritb dairAccndemia delle scienze di Parigi il premio d'astronomia fondato dal Lalande. I inoltiplicati j>anigoni resero manifesto un fenomeno nel moto della cometa die servira a spargere nuovi luini Sulla costituzione del sistema solare. Avendo il sig. Enke preso per primo fondnmento doUe sue indagiiii le tre ap- parizioni del 1795, i8o5 e 1819, per le quali calcolo le perturbazioui di tutti i pianeti die potevano esercitare qualclie influenza , applico i risultati trovati alia prima apparizione nel 1786 ed all" uliima nel 1822. E qui ri- conobbe die volendo rapjiresentare la totallta delle osser- vazioni con una sola e comune ellsse corretta dalle per- turbazioui planetarie non si potevano evitare delle discor- danze die arrivano a 24'. Non essendovi alcun niotivo di rigettare come dubhie le osservazioni piii anticbe , con- viene amniettere un' accelerazione nel moto della cometa, ossia una successiva diminuzione nel tempo del suo pe- riodico giro. Questo fenoiiieno spiegasi naturalmente sup- ponendo 1' esistenza d" un fluido tenulssimo die riempia tutto lo spazio e die opponga una resistenza al moto dei corpi celesti. Ov' e da notarsi un fatto die sembrera un. paradosso a chi non conosce i principj della meccanica celeste, cioe die la resistenza dell" etere invece di ritar- dare , accelera il moto de' corpi die girano intorno ad un centro atiraenie. Prima di ricorrere all' ipotesi suddetta il sig. Enke voile tentare se niai inducendo un piccolo cam- hianiento nelle masse assegnate ai pianeti periurbatori e particolarniente nella massa di Giove si fossero potuic conciliar nieglio le osservazioni ; ma il cakolo dlmostri die la corre/loue della massa gioviale a tal fine necessarii noii snreblie minore d' un settinio del suo valor* totale ; 424 APPENDin E corrczionc clie noii s"" accorclereb])e in alcuii iiioilo con iiltri loiiomcni celesti. Ed aniniottenclola ancora , gli erroi i sulle posizioni della cometa sarebljoio semjire troppo considerabili , j;iungendo il loro valor medio a 4S". Se invece si ammette 1' esistenza d" im etere nello spa- zio , la cui resistenza agendo come forza tangenziale con- tro il moto della cometa aumenti rcfFetto dell' attrazlone del sole, si spiega in mode soddisfacentissinio il succes- sivo accorciamcnto della periodica rivoluzione. I piu ce- lebri geomctri dello scorso secolo , e Newton istesso , si sono esercitati in questo genere dl ricerclie : cssi trovarono clie la resistenza d' un fluldo, oltre all' accorciarc il se- niiasse maggiore dell' orbita e il tempo della rivolnzione , tende a diminuire anclie 1' eccentricita , mcntre i nodi e r inclinazione rimangono invariati. La longitudine del pe- rielio poi va soggetta ad alcune alterazloni cbe non sono progressive. Dei cambiamentl di siffatta natura non sono stati fin era riconosciuti nel moto degli antichi pianeti, onde s'era con- chiuso die lo spazio del nostro sistema solare o e per- fettamente vuoto o non e occupato die da un fluido tal- niente raro die non produca alcnn sensiliilc effetto ; ma e cosa possibilissima die qnell' influenza die non si ma- nifesta nel movimcnto delle masse solide e dense della terra e de' pianeti , divenga nolabile nel moto d' un corpo raro e vaporoso quali sono le coaiete : egli e ]ier tal modo che alia superficie stessa della terra vedianio la resistenza deir aria alterar assai piu il moto d' una leggiera piuma cadente , che quello d' un pezzetto di metallo di peso eguale , ma d' assai minor volume e minor superficie. Nei calcoli suoi il sig. Enke lia seguita 1' ipotesi del Newton ed ha supposto che l' etere sia dlsseminato per tutto lo spazio, in modo pero die la densita ne' varj strati concentrici diminuisca in ragione inyersa della distanza dal sole; e che la forza di resistenza sia proporzionale al quadrato della velocita lineare della cometa. Cio posto, si ha dair analisi il rapporto die deve snssistere fra V au- mento del moto diurno della cometa nelle successive ri- voluzioni e la diminuzione dell eccentricita f, le osserva- zioni poi fanno conoscere il valoie assuluto dell' uno e dell'altra che meglio rappresenta le osservazioni stesse , ed il rapporto sopra indicate stabililo dal calcolo. II signnr PARTE ITALIANA. 4a5 Knlcp tial coniplesso tVi intto Im irovnto P annipnto del nioto (iiiirno ili di sccondo, c In clii)iinti7ionc dolP ec- if o rentricita di 4" — ^. L' errore medio delle ascension! rette 40 e delle declinazioni e con cio ridotto a soli ai". In tutto (juesto calcolo si e supposto die il volume della cometa rimauga costantcmente lo stesso ; ma e chiaro clie la cosa va assai diversaniente. Essendo un tal volume in gran parte composto di gas o di vapori , alT nvvicinarsi al sole deve tlilatarsi e crescere notabilniento , e con ntolta rajjidita. Qucsto fatto che la fisica c' insegna e confermato dalle osservazioni astrononiic'ie essendo noto clio !e comete avvicinandosi al perielio spiegano ordinariamente una piii anipia coda , e crescono in dianietro apparentc piu di queilo c-lio porterclibe il loro approssimarsi alia terra. Un matcmatico itnliano, il sig. Mossoiti , lia tontato di sottomcttere al calcolo questa essenziale circostanza del nioto accelerato delle conictc , ed lia prosentato alia so- cieta astrononiica di Londia il risultato delle sue ricerclie in una sua Memoria die fu tradotta in lingua inglcse dal sig. dott. Gregory, e letta in una radunanza di quel dotto conscsso tenutasi il di 1 1 giugno dello scorso anno. Dovendosi in (|uesto calcolo partire da una ipotesi die stabilisce la rclazione fra 11 volume della cometa e la sua distanza dal sole, Tautore suppose che il coedlcicnte die deve rappresentare la resistenza opposta dalT etere sia composto di tre termini, di cui il prinio costante, il se- condo diviso pel quadrato del raggio vettore , ed il terzo per la quarta potenza del raggio medesimo. L' assunta formula s' adatta a rappresentare 1' aumento del volume delle comete il quale , appena sensibile nclle grandi di- stanze , diviene rapidissimo nclle vicinanze del perielio. Ora introducendo la nuova espressione nelle forniule die rappresentano le variazioui secolnri dcgli elementi delle orbite planctarie , e paragonando cio die ne risulta dopo eseguite le integrazioni colle variazioni deXerniinate dal- J' Enke , il sig. INlossotti ne deduce il valore del coetiiciente costante die r.ippresenta la densita delT etere alPunila ili distanza dal sole. Questa densita gli risulta 3 60,000 nii- lioni di volte niinore Ji cjuella della nostra atmosfera. Resta ora a ycdersi se il cocllicicutc irovato c coucili.ibile 426 A P P E N T> I n K col fatto riconosciuto della ioipercettibile iiifluehza Jell?? resistcnza dell' etere sul moto de'pianeti. A tal fine 1' au- tore prende per punto di paragone il pianeta Merciirio ,' il quale per la sua vicinanza al sole e per la rapidita del suo movimento dovrebb' essere il piii soggetto ad altera- zione ; e trova che ritenuta la suddetta densita del mezzo, r aumento della sua anomalia media nel coiso di too anni non risulterebbe che di 49"; quantita ass.-ti piccola e clie puo beuissiuio essere sfuggita alle osservazioni fatte fin ora. Ecco come I'assiduita de' moderni astronomi ad osservar degli oggett'i che a' nostri autichi sembravaiio di niuiia uti- lita , ha potuto condurre ad una scoperta importantissima sul sistema del niondo , ed apx'ire il campo ad ulteriori ricerche. La nuova cometa doveva ancora ritoniare in quest' auno nelle regjoni inferiori della sua orbita e passare pel pe- rielio il di lysettembre 182 5. II sig. Enke per facilitarne il rltrovamento prepare una nuova efFemeride calcolata di giorno in giorno pei mesi di luglio e d' agosto , la quale fu pubblicata nel volume XII, pag. 5o5 della corrispon- denza astronomica del barone di Zach. Egli manifesto la sua fiducia die i luoghi calcolati non dovessero allonta- narsi dal vero piu di 10' di arco , e che la cometa, seb- bene molto lontana dalla terra e non molto elongata di! sole, non sarebbc sfuggita alia vista de' diligenti ricercatori. II sig. Damoiseau , che abbiamo nominato piu sopra , voile anch'esso entrare nell'arringo aperto al calcolatori e riteatare il computo delle perturbazioni della cometa ; ma siccom* egli abbandono , come meno precise , le osser- vazioni del 1786 e del 1795, non ebbe campo di rico- noscere il nuovo fenomeno dell' accelerazione del moto periodico. Egli presento nel febbrajo dell' anno Scoi'so al- TAccademia delle sclenze di Parigi il suo lungo lavoro , i cui risultati combinano assai bene ( dall' accelerazione del moto medio in fuori) con quelli del sig. Enke; cio nulla ostante si trovo discorde con quest' ultima sul pronostico della visibilita della cometa. Secondo lui I'elongazione dal sole prima del passaggio del perielio rimanendo ristretta fra i limiti di 33 a 49 gradi lasciava poca spevanza di veder la cometa fuori del lumc crepuscolare , e dojio il suddetto pnssaggio le ctrca<1>) npiosto io25. 429 INDIGE delle matcrle contenute in questo XXXVIII volume. PARTE I. LETTERA.TUR;V ED ARTI LIBERALI. L. J A magia del credito svtlaea , di G. DB Veiz { i ." ettrntlo ) ■ p. 3 Idem ( 2." ed ultimo esiralto) • 3o6 Poeiie Ji Giovanni Tajitomi fra gli Arcadi Labindo ( i ." artico/o) » 2 3 Idem ( 2.° ed ultimo articolo ) • 33i Discorso topra un' itcrizione trentina dtl tempo degli Anlonini , del conte B. CiorjKSLLt " ^y Famigiie celebri Itatiane, del cav. Pompeo Litta-, fascicoU jo.° al i^.° » 5i Scritti tcelti inediti o rari di Giuii-ppe Daretti (2.° ed ultimo articolo. V. il 1° net eomo 84.° pag. 3o5 ) ■61 Sopra un cippo contenemt un itcrizione araba , lettcra del eonte Carlo Oltavio CAiTioLtom » 73 Colleiione dei Claisici Metajisici. Vol. t.° at 40.° » 145 yinggio alia Certoia di Pavia , poemetto de It abate Luigi PoLlDOnt • 168 Proepctto della storia letleraria di Sicilia nel leeolo 18.", dell' abttte D. Scixa'. Vol. 1° i» 178 Saggio lulP educazioae fisico morale, di Mareo Pasbtti • . . » 191 Teoria dci linonimi , deW abate Giovanni RotlAHi • 20a Dizionario generale dei linonimi, del luddetto • ivt Oitemazioni fulla dinertazione intitoluta : Dcll« legislazione criminalc , dell' avvocato Uasia : di G. V. Bouackosi • 289 La pittura eremonese deacritta dal conte L'. db SontsiaA Vivoki • 3 16 Della dominazione degU itranieri in Sicilia, discorii due di S. Sckofami » 3^i TARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Estirpaiione di due parotidi, itoria di G. B. MANTRtDist ...» 80 Saggio sulla topografia fisica del suolo di Tifoli , di A-Cafpfllo >• Si Della cementazione e della jusione deW acciajo , esperimenli del pro- fessore G. yisMAKA -89 i)siervazioni del dott.fsico Giuseppe Cebri al lihro i:ilitolalo: Cagioni , natura e srde della pclljgr.i , di Giovanni Stkamdiu . • . » 210 lUementi di itoria naturale generale, del dottor Gaspare LRVcNATtLii. Vol. 1/ >- ily 43o I N D I O K. Macchina par la pigicitura litlU «»?, del ilolt. I. Lomehi . . .p. j3o i" arte di riparare dai calori escivi le nbita^ioni e /<• pcrtone , discorio Ji iin professore di Bologna ...» a 3 9 Leeeera geologica (inedita) sui monti Vcroncsi, del Jott. Ciro Foluni •> 253 Di una singnlnre maniera di rrgolare le vili usata in alcune parti dcW Unghrria ■ « 878 La igiene dcgli onchi » 383 APPENDICE. PARTE I. SOIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage dnns la repuHifue de Colomlia^par G. Moilltn (1.° eilratto) » 1)4 idem ( z° ed ultimo estratto ) » aS/f Jl divano di Baki il pik grande lirico de' Turchi , jitr la prima vvlta interarnente tradotto in tedesco dal cav. Giuseppe di Hiumer . » 347 Basse gna detle opere the trattono della letteratura oricntale pubhiicate in Europa daW anno 1816 al i8ao inclusive , del cav. Giuseppe 1>M Hajimkr { i.° articolo ) » 383 PARTE II. SOIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. Or ERE FEHlOniSHE - I 1 3 Giurnale di Jisicuy c/iimica^ ecc. de' professori Pietro Cokficliacui e Gaspare £RVCi/ATBLi.t di Favia. Bimestre i." » ivi Idem., Bimestre 3.° . , , , . » 3()8 Antologia di Firen^e , quaderno 52.° « 173 Giornale Arcadico di Roma , quaderno 74.° » ivi BtJSLlOCRAriA »1J4 Regno Lombardo-Veneto » j»i Storia delle campagne e degli assedj degl' Italiani in Ispagna dal 1808 dl i8i3 del caw Camilla Vacasi •• ivi Maniiale dellt operazioni chirurgiche di Lisjranc e di Cosier 1 trad, con note di G. Baratta 8...»ii5 Compendie della storia universale del conte di Secvr e conti- nuatori >• 1 1 6 Raccolla di vasi antichi ecc. di E. Moses, fuse. l.° al 9.° . » 1 1 8 Raccolta di vasi anti'hi ecc. del cav. PinAtiEsr, jasc. 1.° al 3.° » 1J9 Flora veronensis quam in pro'lromum floral Italice septentrionalis exhibel Cijrus PoLumvs- Tomo 3.° ed iillimo >■ 1 2 1 1 N U 1 C E. 43 1 S'.oiia icientiJLco-lctttraria ilcllo iludio di Padova^ di F. il. Collb, Tonio a.° p. i»> Biografia universale antica e moderna. Tomi 18.°, 19 ° e ao.° w ia3 InCroduzione alU grammatical di Gio. CuBRARDim . . . . » 899 Microseler\e i» 4o3 // palatxo t/i Scauro » 404 ir ctnto navelle » 405 Veicriiioitf dtUe fisit i» 406 Saggio di carafteri ebraici "407 ilemo di alcune optre stampale e pul/ilieaf nel regno Lomlardo- Vtiieto ntir anno iiia5 vi3l Idfpt K 274 Idem » 408 Picmonte . , « l35 i« dicer it di ler Filippo Ctrrt , puiilicate da L. Biovvi . » ivi Calendar! gtnerali de' regj Staci pel 1824 e 1826 . . . . » i36 Publii TsRFMTtr jifri tommdice. Tom. j.° * 2.* « 281 , M. Faiii QviMTtiJAHJ de initifutionc orutoria. Tom. 4.* . . » ivi Till Lini Patavini opera. Tom. j.° » ivi f;runducato di Toseana » 137 Sulle falsifieaiioni delle tottamt specialmente medicinali , t sui metzi atti ad itcoprirle. Trattalo di G. Bkascki. Tom. 2 . » ivi La guerra ftr U principi criieitni guerreggiata . . . . » 409 Slato pontificio » )38 Qiiatuor Joiephi Parini poemata, latine versa ah I. Gvmrrixko » iri Jtegno delle due $icitie j . ...» 410 Memaric is!pri(o-criticHe intorno clla vita di monsignor fra Paolo Pirnmali » ivi Numiimata aliquot Sicvla nunc primum a M. H. Forcflla edila m 416 COKRIsrONDEMZA "140 Lettera di CUmente Hosa inturno ad una Jilanda a vapore . . » ivi Letlera di Gaudeniio BoRDicA tul vtro ritratto di Gaudcmio Pcrrario » 418 MOTIXIK SCIEKTITICHe » <^2o Siitl' rippariiiune delln comcta d' Enke e sui calcoli relativi agli ele- menti dellu sua orSila a ivi Tiivola meteorologica di aprile » 144 tiein di maggio >, :t88 IdfKi di giugnn » 43a Osservnzioni mctmrolof^ichc fatte all' I. K. Osservatorio di Brera. G I U G N 0 1825. M AT T IN A. 1 S E n A. c3 0 5 1; P (3 H N 3 t a < 5 = 2 0 s q5 Stato del cielo. IB N V < 6 ^ § 52 N ° V a ^5 .2 g PC > V u — Stato del cielo. poll lin. 0 poll . lin. 0 1 I 27 10,0 +12,6 N Nuv.ser. nuv. 27 io,b + i5,o so Nuv.pioggia. 2 37 1 1,0 +11,5 S Nuv. ser. 27 11,0 +16,5 S..E* Tem.pioggia. '6 27 I 0,0 + 9.5 N Sereno. 27 8,0 + 17,0 SO Nebbioso. 4 27 7,« +j3,g N Ser. nebbioso. 27 6,8 + 18,0 S..NE Ser. nuv.piov. b 27 (.,0 + 12,8 E Nuv.i-ott- ser. 27 4,f> + i3,c E...N Ser. nuv. ser. 6 27 6,0 +11,8 n' Sereno. 27 C),0 + 17,6 N* Sereno. 7 ^7 0.7 +11,5 N 0 Sereno. 27 0,6 + 17,5 s Sereno. }^ 27 10,(' + 12,0 N E Sereno. 27 0,0 + 18,8 0 Ser. neb. ser. 0 27 y,2 •♦•14,5 0 Ser. nebb. 27 8'7 +23,7 N* Sereno. lO ^7 ic,o ■M4,C) N E Sereno. 27 9,9 +20,4 S S E Ser. nebb. 1 1 27 10,(' + i5,5 £ Sereno. 27 0,5 +21,5 S....E Ser. nuv.piov. J2 27 (),o + 1.5, J N E Ser. nebb. 27 0,3 + iO,« E Nuv. ser. i3 27 <>/^ + ib,b 0 Sereno. 27 8,0 +21,3 E Ser. nebbioso. 14 27 .;,S + i4i7 E* Piog.ser.iiiiv. 2-' 10,5 +20,3 0 Ser. nuv.piov. lb 27 10,0 +i5,8 0 Sereno. 27 9,7 +3 1,4 E Ser. nuv.piov. 16 27 Q4 + 1 8,0 E Nuv. ser. ^7 0,5 +32,8 E Ser. . . .temp. 17 27 10,0 +17,0 E Sereno. 27 8,8 +31,5 E Sereno. 18 27 8,5 + i5,5 N E Sereno. 27 7,6 + 23,0 s 0 Sereno. If) 27 8,n + 16,5 E Sereno. 27 8,2 + 22,3 0 Sereno. ■1(1 27 8,0 + iO,0 N Nuvolo. 27 8,c + 21,0 N..0 Nuv.rott.piov. 21 27 6,2 + l(',0 E Ser. niiv.piov. 27 6,2 +ao,o N E Nuv.tem.piog.l ■12. 27 7iO + i3,c N E Ser. nuv. ser. 27 8,2 +20,5 .S E Sereno. ■2d 27 0,c + lb,0 E Nuv. rott.ser. 27 10,3 +20,6 E Sereno. M 27 10,8 + i5,o E Ser. nuv. 27 10,4 + 19,6 E Sereno. ■lb ^7 10,4 + 14,5 N E Sereno. 27 9,7 +21,5 S Ser. nebbioso. 2G 27 0^7 + 16,5 N Ser, nebbioso. 27 0,8 +21,0 S Se.te.piog.ser. 27 27 0.8 + i5,7 N Nuv. ser. 27 10,0 + 21,8 S Sereno. 28 27 ic,o +i7i7 E Nuv. ser. 127 0,3 +2 3,6 E Ne.se. te. piov. 2<)^Q,J 8,7 + 17)5 E Ser. nebb. 27 7^ *23,0 N E Ser. nebb. 3o 37 7,t^ +i8,5 N Neb.nu.piov. 27 b,2 +31,0 S Sereno. Altezza mass, del bar.} oil. 27 lin. ii,r Altezza mass, del term. + 33,7 | . » 27 » 8,( ^ media + 17,4' Quan titft della pioc gia liuee 21,63. I\ Kj ^ yr/f.;-- — /^ V ^ 1 1 WrW-_.;-:^. \ ' ' ^ 1 i \ 7» '^h>n^^^H^^^^^l9 k1 I. J W- m^ 1