:%■% .*'\: I i e del Baki per rintuzzare la impugnazione del dottor Koscgarten. Dice dunque Ibiiol Hassan al Afissaii (Aiabo): sidcC e il Lodato (*) » vale a dire che il vero signi- ficato di Kassidet e poesia di proposito , il proponi- mento del poeta essendo la lode dell' eroe o mece- nate , della dama , del cavallo , del cammello , del Hone, del vino , come fii detto in altrettante parole nell' in- troduzione del Motenebbi e Baki. Deir enciclopedia tllologica celebre sotto il noma di Miftah del Sokaki, il terzo libro che tratta della rettorica venne ampliato nell' opera Telkhiss di Ge- laleddin Mohammed Ben Abdorrahman Al-Kazwini. Numerosissinii sono i commentarj di quest' ultima opera , ma come i piu celebri dcbljono reputarsi quelli del Teftasani\ I'uno A^ttoA Al-Motawal^ cioe \esteso , e X altro Al-mochtassar ^ cioe il compendioso. ^^uest' ultimo ii) dedicato dal Teftasani al sultaiio Mahniud Ben Gianibegclian si trova alia biblioteca Ambrosiana. II chiarissimo autore contemporaueo a Timur e morto T anno 792 (1389), ed abbraccio nella sua vastissima erudizione quasi tutte le scienze filosoliche, filologiche e giuridiche. Egli ha lasciato ancora un trattato stimatissimo di logica e di me- tatisica intitolato Tehzibol-mantik wel Kclam , cioe purificazione della logica c nietafisica. Questo vo- lume 12) e scritto in pessimo carattere. In poesia non ho veduto die tre codici di qualche valore, uno turco , uno arabo ed il terzo persiano. II turco e un i3) poema romanzesco degli amori di Giuseppe con Zuleica (la moglie di P«;i/ar); I'arabo E PARTICOLARMENTE AIIABI. 3 1 14) contiene il Diwan, cioe la collezione delle poesie liriche d'Ibn ol Faredh ( V. D'herbelot sotto la voce Faredh ) celeberrimo poeta mistico ; e il persiano e 1 5) un commentario del Roseto di Saadl fatto da Jacob figlio di Seid All. Tra gU scntti di poesia debbono annoverarsi le storie favolose , die sono i6) il Hamza name^ cioe il racconto delle prodezze incredibili di Hamza com- pagno d' arme del Prof eta. 17) Siretol-iskender , la vita di Alcssandro Magno. 18) Irtiahol-erwah ila be- satinil-efrah , cioe il tiipudio degli spiriti che stanno jyer essere condotti ai giardini dell' allegrezza : 19) un' al- tra raccolta di storiette ed aneddoti : e 20) Kitabol nuket wenncwadir min achbar il mughafiliii wel-liu- meka , cioe il libro degli aneddoti e stranezze , tiatto dagli scritti de' neghittosi e balordi. Pochi sono i codici di storia , ma tutti di pregio lion comune. 21) La traduzione turca della storia universale del Tabari. 22 ) Le conquiste degli Arabi nella Siria del Wakidi. 28) La storia dei Galifi del Seyuti. 24 ) La storia di Selimo primo composta in turco da Saeddedino ( italianizzato dal BraUUti in Saidino ) ; codice belHssinio e molto piu prege- vole di quello che di quest' opera si conserva nella biblioteca Cesarea E.. di Vienna, n.° 129. Benche gli anzidetti storici si trovino anche in altre bi- blioteche europee , pure non credo che alcuna di esse possegga le seguenti rarissime : 25 ) Mocktarol- achbar , cioe la scelta delle notizie ^ del tempo di Bibars Ed-dewadar. 26 ) La conquista di Behensa ed altre citta dell Egitto descritta da Loanaii Ben Mahmud Yaghmiir. Queste storie sono si rare die rimasero ignote persino ad Hagi Calfa il som- mo bibliografo ed enciclopedista degli Orientali. 27) Araisol-megialis , cioe le spose delle assemblee di Ahmed Ben Mohammed Es-saalebi m. 422 (io3c), opera rinomatissima che da il ragguaglio il piu coni- . piuto delle storie di tutti i profeti iiel Corano men- zionati. Peccato che di questo Codice di soninia 3a LETTERE SUI MA.NOSCRITTI ORIENTALI importanza , e scritto in bellissimo carattere , qui non si trovi il primo volume e ne manchi il secondo. La storia ^i a tentone se non vien guidata dalla geogratia, al cui studio F Ambrosiana fornisce un tesoro nel dizionario geografico 28) 3Ioagem ol bo- ledan , cioe registro alfabettco dei paesi , in quattro volumi di piccolo foglio : e questo non e gia il ce- leberrinio dizionario del Yakut di cui non si tro- vano die tre copie in Europa ( in Oxford^ Leida e Pletroburgo ) , ma un opera piii antica e iin ora totalmente ignota agli Orientalisti. L' istesso Ha^ Calfa non lo conosceva clie sulla citazione del li- bro 3Ie7giol-bahrein , cioe conflasso di due mari^ nel qual libro X autore vien nominato Ebi Obeld Al-bekri. II titolo citato da Hagi Calfa , e quale si trova nel Codice e Moagem ma istagem, vale a dire Colui che distingue con ajuto dei punti do che fa d uopo d esse?' distinto. Non ho alcun dubbio die cpiesto dizionario non abbia scrvito di fondanieiito al- r opera meno antica e celeberrima dell' Yacut , e quiii- di sarebbe di graiide importanza la comparazione fra r uno e r altro. 29 ) Khiridet ol adjaib, cioe la peiia unica delle meraviglie di Ibuol-Wardi dcf. 760 (1449), opera conosciuta per gli estratti die ne furono dati da Deguignes nel secondo volume des Notices et extraits des manuscrits de la bibliotJieque du Roi. 3o) Gharaibol-Junun we melih ol uyun , cioe le ra- ritd delle scienze e i sali dei fonti : ne e ignoto r autore ben anclie a Hagi Calfa die soltanto ne cita il titolo : non ci ha che il primo volume con- cernente le sfere cele?.ti , e mancano i quattro altri che trattano : 2) dei sette climi ; 3) dei cavalli ; 4) dei cammelli , dei loro nomi e pregi ; 5) della caccia e della pesca. Supplisce alia mancanza di questi ultimi libri nell' Ambrosiana un codice turco importantissimo non tanto per la materia, die versa intorno alle piu minute particolarita della caccia con falconi , quanto pel tem[)0 e per la lingua nella quale e scritto. Fu dettato al principio o verso la meta E rAKTICOLARMENTE ARABI. 33 del secolo XIV, e dedicato al principe di Mentescha uno di que' piccoli Dinasti die fecero a bi'ani V im- pero dei Selgiukidi in Asia e lo divisero colla na- scente dinastia degli Ottomani dalla quale poi an- darono inghiottiti. Questo principe di Mentescha ( no- me conservato nel Sangiacato d' oggidi ) e T istesso che vien chiamato Mavra^iaL dal Pachy meres ( p. 270) pel cui ordine T autore 3i) Mahmud figlio di Mohammed Al-bargini tradusse in turco la sostanza di sette delle opere piu famose sull' arte del falco- niere , le quali sono le seguenti : a) il trattato com- posto neUa citta dAchlat da Mohammed di Gnengi r anno 640 (1145); b) il trattato greco composto per I'imperatore di Gostantinopoli da Nicetas ( c'e un altro nome il quale e cosi lualconcio che non ose- rei decidere come debl^a esser pronunziato in greco ) r anno 671 (1175); c) il libro di Azeddin Moham- med Palasguni scritto Tanno Syy (1181) a Damasco; d) il libro composto 1' anno Sgo (iigS) in Alessan- dria dal maestro Abul-cassim ; e) il libro di Ama- deddin d Isfahan scritto a Baalbec \ anno 692 (i 195); /) quello composto in Aleppo da Bedreddin Bloham- med nativo di Balch T amio 577 (1181); g) il libro di Scerefeddin Alp Arslan Karaili I'anno 691 (1194). II sunto di queste sette opere contiene le materie di quello del Bargini distribuito in 164 capitoli nei quali si tratta della natura , educazione , istruzio- ne ecc. dei falconi, delle loro malattie e dei modi di sanarli. Non dubito che comparando il tenore di questi 164 capitoli coll ojjera dell' imperatore Fede- rigo, e con quelle di altri Ifaliani, per esempio, di Fedcrigo Scorgio sul modo di conoscere i buoni fal- coni c spanieri , 1 607 , o coi tre libri degli uccelli di rapina di M. Francesco Sforzino da Carcano, Vi~ ccnza 1622, non si trovi in cssi la sorgente donde questi ukimi scrittori trassero le loro cognizioni in- torno all arte del falconiere. Questo libro pregiabile per r amatore della storia naturale e della nobile caccia del falconc ora non piii in iiso , e non nieno Bibl. Ital. T, XLII. 3 34 LETTERE SUI MANOSCRITTI ORIENTALI inij)ortante come antichissimo monumento della lin- gua dei Tuixlii Ottoniaiii , perche esseudo coctaneo deir origine della diiiastia osnianica , o poco dopo composto alia corle di uuo di quei dinasti credc del regno dei Sclgiukidi, ci fa prova die il dialetto tnrco degli ultimi Sclgiukidi e dei prinii Ottomani non dif- feriva dal Giagatai o vecchio turco orientale , piu di quello ehe oggidi differiscano da quest' ultimo i dialetti tartari della Crimea e dei Nogai. Questo co- dice e dunque un vero tesoro, sebbenc di alcuni fo- gli mancante , non solo come libro di falconeria , ma ancora come testo di lingua. Dalla medicina degli uccelli passiamo a quella degli uomini. Non vi ho trovato che i seguenti : 02) TesliU fiL-tLl)b , cioe hi facilltazione iiella medi- cina di Hagi Fascia, divisa in tie parti i) della teoria e pratica ; 2.) dei cibi , delle bevande e delle medicine ; 3) delle malattie e de' loro sintomi. Legato con questo codice vidi un manoscritto. in Sj capi- toli : delle virtu secrete delle lettere tutto il libro 33) Cahsol-enwar we giamiol esrar , cioe il Recipiente dei liuni e il raccoglitore dei segreti dello Sceich Imam Ebi Abdilluh Ed-dauri, o daweri con un trattato sul- r istessa materia. Vuol essere pure tra Ic opere medi- che amioverato un libro turco curiosissimo sulla gene- razione, tradotto dal persiano da Mussa liglio di Mesud in 17 capitoli, coU' aggiunta di un trattato dei semplici. Di piu alto valore sono le opcre immortali d' Ibri Sina ( Avicewia ) coi loro commentarj ; ma i codici che si trovano nellAmbrosiana non contengono al- cun argomento di medicina, ma bensi le di lui opere lilosoficlie. Tali sono 34) Al-isciarat wet-tenbtliat, le indicazioid e ammoni2ioid , tutto logico e metatisico. 34) Uyimol-hikmct , cioe le fond della fdosofia. 11 celebcrriino dottore Facreddin Moliammed Ben Omar Er-rasi, conosciuto anche sotto il noine tli Rhases, com- mento 1' una e 1' altra di queste due opere del suo gran maestro; c il commentario della seconda vi e scritto in minuto , ma clegantissimo carattere. 35) Scierh uyujL d litkmet, commentario delle fonti della fdosofia. E I'AKTICOLARMENTE ARABI. 35 Alia filosolia appartengono le opere astronomiche c neir Oriente aiiche le astrologiche. 36 ) II trattato d' astronomia del Giagimni: 6~) una raccolta di sei trattati astronomici : a) dell' uso del quadrante del Mezii, b) deir applicazione dei sinus \ c) delFuso del- r astrolabio dYZ>« Salt; d) il computo degli orizzonti di Negmeddin ; e) un trattato aritmetico d' Ismail ; f) deir estrazione della linea nieridiana d' Ibn Yunis. Quanto i nomi del Qiaginini e di Ibn Yunis in astro- nomia siano apprezzati dai Tiirchi e dagli Arabi e noto anche agli astronomi europei : 38) Kitabol-ich- tiarat il libro oroscopico di Heibetillah Ibn Ssaid Ben Ibrahim conosciuto sotto il nome dibn Telmiz. Tra gli etici tiene il primo rango il lilosofo ce- leberrinio Gazali , conosciuto dagli europei sotto il nome Algazclis , ed io possedo una rarissima tradu- zione della sua logica stampata a Venezia (*). La sua enciclopedia tilosolica e teologica intitolata Ihia ol ulum , vale a dire la lesuscitazione delle scienze , non fu da me giammai veduta, ne ebbi mai i mezzi per comperarla ; perciocche non si trova a Costantinopoli a nieno di mille piastre. L'Ambro- siana possede non solamente il volume della parte etica di quest' opera enciclopedica 39) , ma ancora r estratto che ne fece il fratello dell' autore Ahmed Ben Mohamed Algazcdi. Questi ci fa consapevoli che essendo il libro della resurrezione delle scienze troppo voluminoso per poter comodamente servire ai viaggiatori, voile fame un estratto in 3o capi- toli intitolato : 40) Kitabol-libab , cioe il libro delle midolle. Ho passato sotto silenzio i legisti e teo- logi islamitici , il Corano e i Commentarj di esso , ma non posso far altrettanto di tre opere preziose die ho riscontrato nella doviziosa raccolta di ogni (*) Logica et philosophia Algazelis Arabis Petrus Liechten- stein Colonicnsis Gerrnanus hoc prcKlanun in liicem opus prodire fecit anno virginei partus MDVI Idibus Februarii sub hendsphcerio veneto. 36 LETTERE SUI MANOSCRITTI ORIENTAL! eCC. oggotto cU lettere e cV arti del chiarissimo sig. mar- chcse TrJvulzio, il quale, non possessore di vane sup- pcllettili , sa col proprio 2;enio vivilicare i niolti suoi tesori al proprio ed all' altrui uso : sono questi , il prinio volume splendidissinio della Bromatologia d'Ibn Beitar ( Tautore dei semplici ) , poi una raccolta d' una ventina di trattati mistici , scritti dagli autori i piu reputati in questa materia ; ed in oltrc una collezione di pitture elegantissime indiane e di altrettanti modelli di calligralia persiana eseguiti dai primi pittori e calligrali della corte del Gran Mogol al principio del secolo passato. Vi sono ritratti di principi, ministri, generali , santoni e donne col nome loro e con quelle dei pittori e calligrafi. Da tutto cio consegue clie questa bellissinia raccolta dcbb' essere stata eseguita per ordine d' uno dei Principi mogoli , di cui vi si vede r imniagine tratta , siccome sembra , dal vero. Delle tre siniili raccolte che conosco , \ una cioe cjuesta, r altra di S. E. il sig. cav. Wellesley Amba- scxatore di S. M. Britannica in Vienna, la terza di S. E. il sig. cav. Italinsky Inviato di S. M. di tutte le Russie in lloma, non possono le ultinie due gareggiare coUa trivulziana per dovizie di pitture e bellezze de' caratteri. Aggiugnero bensi che in quella del sig. cav. Italinsky si trova il ritratto vcrissimo di Timtir, il nome del quale sovrasta di lontano nella storia a quei di tutti gli altri principi Gran Mogoli. Avro occasione di parlare di quest' ultima effigie ragio- nando delle biblioteche di Roma; ora mi basta d'a- ver accennato con queste poche parole i tesori orien- tali che conservansi in Milano. ^7 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI IMECCANICHE. Filosofia della statistica esposta da Melchlorre GiojA autore. degli Elemend di filosofia. Tomo prima. — M'dano , febbrajo 18:26, presso Gio. Pirotta in Santa Radegonda , in 4.° di pag. xp'i e 3c8. Lir. 8 ital. In hcc philosophia (experimentali) leges deducuntur ex phoenomenis , et redduntur generates per inductioneiii. Newton. Pliil. nat. princip. math. ( Semplice estratto. ) JL er allontanare le idee vaghe die ingombrano la teoria della statistica ( dice 1' autore ) cominciamo per farcene un idea esatta. Nel linguaggio comune corrono le seguenti espres- sioni : stato del cielo , stato dell' agricoltura , stato delle arti , stato del comniercio , stato dell" animo , stato deir ammalato , stato delle cose , ecc La parola stato debb adunque indicare un' idea comuae a tutti cjiiesti oggetti disparatissimi : ella non puo dunque siguificar altro clie la somma delle qualitd che caratterizzano una cosa nclV istante in cui viene osservata ( i ) , o sia la somma delle appare?izc sotto cui ci si presenta , o finalmente , il che e lo stesso , la somma delle sensazioni che in noi eccita. Fermandoci sopra questa idea generalissima , io noil so vedere nella parola statistica die 1 arte di (i) La definizione della parola stato., nel seuso gene- ralissimo accennato nel testo , e di ciii e abituale V uso , non si tro\ a ne' tanti dizionarj grandi e piccoli della lin- gua italiana , i quali pero non sono avari ne di spiega- zioni ne di definizioni , allorche si tratta di parole meno corauni. 3(S riLOSOFIA DELLA STATISTIGA descrivcrc tutti 2;li oggetti in ragione dcllc loro ijiialita : clla e in tutto il rigor del terniine una lojjica descrittiva. La parola sUito nel linguaggio comune subisce una restrizione particolare, e significa V uuione di auuiitd viventl sotto lo stcsso vinculo sociale. In queslo senso la parola statisticu si limita a si- gniKicare la descrizione delle qualita die caratteriz- zano o degli elementi che conipongono uno stato. Cio che pill interessa in un' unione d' uoniini o in una popolazione , sono i mezzi con cui sussiste , i beni di cui fniisce , i danni cui va soggetta; cosi r idea primaria che affiggere si debbe alia parola statisdca, si e la descrizione economica delle nazioui in iin epoca deternunata'. ella addita le fouti delle loro ricchezze , i nietodi con cui le distribuiscono , gli usi che nc fanno. Per darci queste notizie , la statistica esamina i luoglii e le cose , gli uoniini e le azioni , le leggi e le autorita , le opinioni e i pubblici stal)ilimenti. In qnesto esame V idea primaria ( descrizione eco- nomica delle nazioni ) s' associa alle idee secondarie degli oggetti che le sono affini ; quindi 1' idea della sta- tistica s" allarga e, per cosi dire , s' impingua. Unendo all' idea primaria le secondarie , che con istretto vin- colo le sono unite . direino che la statistica addita : i.° La riccliezza o la poverta 5 2.° La scienza o Tignoranza; 3.° La felicita o \ infelicita ; 4.° La moralita o la corruzione; 5.° L' incivilimento o la barbaric ; ()." La potenza o la debolezza delle nazioni. La statistica comprende dunque quella somma di cognizio/ii relative ad un paese, che, nel cor so gio?— naliero degh a^ari , possono essere utili a ciascuno , o alia inaggior parte dc suoi menibri od cd Govcrno die ne e 1 agente , il procuratore o il rappresentante. Le cogniziujii loadi che scrvono di norma nelle facccndc giornalicre , sono il frutto delle osservazioni ESPOSTA DA MELCHIORRE GIOJA. 89 fatte dalle generazioni antecedenti, arricchito di quelle della generazione attuale, ridotto a quantitd medie , in mezzo (die variazioni cm soggiacciono gli oggetti che compongono un paese. Ella e questa , s' io ben discerno , V estensionc , sono questi i confini della statistica. Siccome Y astro- noniia riceve dall' ottica gl' instrumenti , dair algebra i calcoli , dalla fisica piu spiegazioni , senza discu- fere particolarmente le basi delle spiegazioni , dei calcoli , degl instrumenti ; cosi la statistica attmge alle scienze che le sono affini, i lumi che le abbisognano, senza coniporre trattati particolari sopra di esse. La filosofia della statistica e la cognizione ragio- nata delle norma generali per ricercare , delle fonti a cui attingere , dei sintomi per riconoscere , dei principj per giudicare , degli usi cui servono gli elementi relativi alio stato delle nazioni. Munito di tali cognizioni il filosofo descrive un paese con quell' esattezza che si usa dai pittori nel fare il ritratto d'una persona; lo giudica con quella imparzialita che si pratica dai tribunali verso gli accusati ; ricerca le cause della poverta o della de- bolezza e propone i rimedj , come il medico ricerca le cause della malattia e i modi di guarirla. La filosolia della statistica esaniina 1' influsso , si in piu che in meno , delle cause tisiche e morali , interne ed esterne sulle fonti di produzione , suUa popolazione , sui lavori , sulle abitudini. Passa r autore ad accennare i principali oggetti che compor debliono una statistica , e 1' ordine in cui si debbono succedere. i.° Ogni statistica deve cominciare dalla topo- grafia o sia dalla descrizione del luogo ; giacche , pria di tutto , fa d' uopo fermare il pensiero suUo spazio entro cui vive la popolazione , s' eseguiscono i lavori , si cambiano i prodotti , succedono i con- sumi, ecc. Infatti , la posizione geogralica, f indole del suolo. 1 abbondanza o la scarsezza delle acque, i ^radi di calore o di freddo , d' nmidita o siccita , ^O FILOSOFIA DELLA. STATISTICA i moti pill o nieno violent! dell' atmosfera, ecc. . ope- rano ora in piii ora in nieno sulla produzione , sul ripartimcnto, siil consumo dclle licchezzc, non che sopra tutte le opera degli uoniLiii , e sono cause per le quali qui Tiorisce un genere d agricoltura , la decade un'artc, altrove s'apre un ramo di commcrcio, ecc. 2° Dopo d'avere tracciata T area dc' lavori so- ciali , fa d' uopo condurre in iscena 1' attore die li eseguisca e li diriga; quindi, dopo la topografia, par- lar si debbe della popolazione , e riguardarla come una forza generate , che , associata all' azione degli elenienti topogiafici , concorre alio sviluppamento di qualsivoglia produzione , profittaudoue si moltiplica , soggiace al loro influsso ora utile ora funesto , e dopo certa durata soccumbe. Le leggi delle nascite e delle morti , r andamento de' matrimonj , le vicende della salute e delle nialattie endemiche, le emigx-azioni e immigrazioni, ecc. sono \ oggetto di questa parte. Gli usi , i costumi , le abitudini intellettuali eco- nomiche e niorali restano escluse da cjuesta sezione , perche essendo conseguenze anche delle leggi e delle opinioni , non potrebbero essere spiegate colla sola azione degli elenienti topogratici , e sarebbe necessario alludere a cose di cui non si sarebbe ancora fatto discorso. 3.° Le prime operazioni di qualunque popola- zione lianno per iscopo di procurarsi gli alimenti con die sussistere e ripararsi dalle inteniperie dclle stagioni. Sembra dunque die , dopo la descrizione della popolazione, si debbano additare le fonti delle produzioni , o per dir meglio i niezzi con cui la popolazione se le procura. Questi sono la pesca , la caccia , la mineralogia , \ agricoltura , parole usuali e die indicano iiel linguaggio volgare il la- voro applicato alle acqnc, agli aidmali, ai mincrali, alle tene, soccorso da qualclie instrumento o cnpitalc. 4.° 1 prodotti grezzi della caccia , della pesca , della mineralogia , dell' agricoltura divengono og- getti di nuove operazioni , Ic quali li modiiicauo iu ESPOSTA DA. MFLCHIORRE GIOJA. 41 moclo di renderli atti a soddisfare nuovi bisogni , procurarci de' coniodi ed anco de' piaceri diversi da quelli che risultano dal soddisfacimento immediato de' bisogni piimitivi. A queste seconde operazioiii e stato dato il nome d' arti o mesdeii. L' uso ha reso queste parole sufficieutemente chiare ed esatte, benche nessuuo ignori che la caccia e un' arte , r agricoltura e un arte , ecc. Sostituendo alle ante- cedenti le parole d' industria manufattrice ^ come ha fatto Say , onde distinguere le arti dall' agricoltura chiamata industria agiicola , da una parte non si aggiungono nuove idee alle scienze economiche , dair altra non si procura maggior esattezza al lin- guaggio ; giacche ciascuno sa che \ agricoltore ado- pera le mani come il fabbro, il falegname, \ ore- fice, ecc. La sostituzione di quelle nuove parole ha dunque lo svantaggio di alterare le abitudini senza produrre alcun utile. 5.° Seguendo il corso naturale delle cose si scorge die T abbondanza di alcimi prodotti primitivi o secondarj da una banda , e la mancauza di altri dair altra hanno eccitato il desiderio di cambj , e gli hanno presentata occasione di esercitarsi. L' iii- clinazione ai baratd non e dunque un' inclinazione primitiva come suppone Smith : ella e un eflfetto deir intelligenza che nel cambio dimostra il reci- proco vantaggio de' contraenti. La descrizione del commercio si colloca da se stessa a fianco della de- scrizione delle arti. 6.° Siccome poi , invece dell' inclinazione ai ba- ratti , prevale nell' uomo rozzo V inclinazione o sia il desiderio d impossessarsi dell altiid proprietd senza lavoro , come lo prova la storia delle piraterie an- tiche e moderne , cosi , per far argine a quel de- siderio , e necessaria una forza maggiore che lo raffreni , e dagl' interni e dagli esteri nemici difenda la popolazione. Questo il luogo in cui parlare del Go- vernor cioe di quella persona morale che reprime le fotze pcrturbatrici, soccorre le deficienti, dirige le udli A^ FILOSOriV DELLA STATISTICA. ron leg;£^i nniformi , le qiiali (V una popolazionc fanno una sola famigUa. E siccome le operazioiii di re- prcsslonc , dirczlonc , soccorso non possono essere escguitc senza capital! , cosi , dopo d' avere dato im' idea dell' autorita clie organizza le leggi , dei tiil)iinali die giudicano i diritti e le azioni , degli stabilimenti che soccorrono i bisognosi , dell' armata die difende il corpo sociale , ragion vuole die si parli AiiWe finnuze ossia (\e mezzi con cui il Qoveino raccoglle i capltnli chc gli abbisogiiano a pubblico vantaggio. '^" Se luomo opera sugli esseri che lo circon- dano , gli esseri che lo circoudano operano sopra di hii. 11 carattcre del popolo risente \ ijtiflusso de2,li elenienti topogralici in mezzo ai quali vive , de' lavori che eseguisce . delle leggi che lo diri- gono , delle opinioni che dominano , del Governo che lo sorveglia : e per lo piii necessario ricorrere air azione combinata di queste forze per rendere ragionc degli usi , de' costunii , delle abitudini. La discussione relativa al carattere del popolo doveva dunque essere 1' oggetto dell' ultima parte. Ella tratta i.° Delle abitudini intcllettuali ; 2.° Delle abitudini economiche ; 3.° Delle abitudini morali. Dopo d' avere 1' antore acccnnati di volo gli oggetti die andra discntendo nella sua opera , e promesso i quadri sinottici alia tine del secondo volume , da un cenno de' vantaggi dell a statistica nel seguente prospetto : CENNO SUI VANTAGGI BELLA STATISTICA. 1. Topogrnfia. Pe cittadim . Pq governanti. La topografia terracquea , La costruzione delle stra- clic rende facili o difficili le do, lo scavo dc'canali, la comunlcazioni tra le parti direzione de' fiumi , 1' asciu- dcllo Stato e coU'estero," la gameuto delle paludi, la con- topografia idraulica , da cui servazionc de'bosclii, T ere- diprridc la navigazione ; la zione e rinnovazione de'cimi- topogralia atmosferica , che teri, i lavoii ne'porti c nelle ESPOSTA DA MELcniORRE CIOJA. 43 Pe' cittadini. agisce suUa salute dl tuttl gli pi-esentano oggetti Pe syovernariti. fortezze , i movimenti delle armate di terra e di mare, ecc. rendono necessario al gover- no e coatinuo T uso delle iiotizie topografiche. II. Popolazione. L' epoca in cni le forze Le fortezze, i coUegi, gli ahitanti d' utilita generale , ed ora per gli uni ora per gli altri giornalieia. sono suscettibili di lavori , le alterazioni cui vanno sog- gette ne"" diversi territorj , la legge che segue la morta- lita , rabbondanza o la scar- sezza di cittadini , il vario riparto di essi nelle provin- cie , sono basi a pin con- tratti , niotivi di scelta nel- V erczione degU stabilimenti di manifatture , occasioni di niaggiori o minori consumi, e quindi norjne alle specu- lazioni commerciali. ospitali, le carceri, ecc. con- tengono rami di popolazione, aflidati principalmente alle cure del governo. La legge della coscrizione gl' impone r obbligo di conoscere i di- fetti fisici delle popolazioni e le cause onde scemarli. Nella mortalita e nell' emigrazione crescente o decrescente il go- verno legge la sua condanna o il suo elogio ; nella massa de'cittadini, la parte clie puo destinare alle armate , ecc. III. Produzioni. Le produzioni clie servono o come alimento alia popo- lazione , o come materie pri- me nelle arti , o come oggetti di commercio estero , inte- ressano gli agricoltori , gli artisti, i commercianti, cioe la massima parte de' citta- dini. La cognizione de' loro pregi e difetti e utile a tutti i consumatori. II governo e consumatore d' ogni specie di prodotti ne' porti , negli arsenali , nelle fortezze , ne' pubblici dica- sterii 'dovendo fame larghe provviste ha interesse di co- noscerne le qualita e i prezzi. Queste cognizioni lo autoriz- zano a giudicare gli ammi- nistratori , i fornitori , i ma- gazzinieri 5 ecc. IV. Arti e commercio. Ciascuno vuole esercitare la sua industria , eseguire intraprese in ragione de'suoi capitali , abbandonarsi alle II governo e artista negli arsenali di terra e di mare, nella fabbrica delle polveri e del nitro ^ nella manifattnra 44 FILOSOrr\ DELLA. STATISTICAL jPe' cittadini. sjieculazioni clie piu gli ag- gradaiio; gli e duiique ne- cessario di coaoscere da una Pe' goi'crnanti. del tahacco e del sale, ecc^ gU e duiique necessaria la cogiiizione delle migliori ma- parte le specie d' iiidustria terie , macchiue e proces- e le localita iu cui trovera si, ecc. ininori concorreuti , dall' al- La cogtiizione dello stato tra la latitndine die le leggi delle arti serve al governo lasciano alia sua libei'ta, gli per proporzionare i premj incoraggiamenti die le pro- all' importanza delle inveii- mettono o gli ostacoli die zioni, senza parlare qui dei le oppongoao. trattati di commercio. V. Sicurezza. La sicurezza della vita , dclla proprieta , delP onore e r oggetto de' voti di tutti i cittadini j fa d^ uopo dun- que conoscere i tribunali die vi guarentiscono questi beni. La cognizlone delle loca- lita montuose, bosdiive, in- sular! in cui s' annidano gli aggressori e i pirati , iu cui e facile rinvasione de''ne- mici esteri nello Stato , ecc. e die talvolta, facendovi pa- serve al governo per diri- gare gravissime tasse, ve li gervi forze di repressione o rubano. difesa, ecc. VI. Imposte, Le imposte clie si distri- La perequazlone delle im- buiscono in ragione de' pro- poste suU' agricoltura e suUe dotti neir agricoltura e nelle artI richiede cognizioni d'o- arti, de' consumi di cose e gni specie sulle qualita de'ter- di servigi , d' atti civili , commerciali od altri , ecc. vogliono essere esarainate dai produttori e dai consu- matori, o sia da tutt' i mem- bri del corpo sociale. reni, sul valore de' prodotti , sulla quantita delle spese, su- 2;li infortunj terrestri e cele- sti, suU'estensione dello snier- cio, ecc. accio 1' imposta nou colpisca il capitale necessa- rio alia produzione. VII. Abitudiiii. Le aljitudini economiche , Le abitudini economiche rappresentate dalle quantita servono di norma ai governi e dalle specie de' consumi , nello stal)illmento delle im- servono di guida e fanao la poste sui consumi ; essi iion ESfOSTA DA MELCHIORRE GIOJA. ^5 Pe cittadini. Pe governanti. legge ai produttori : essi sono possono trascurare quelli che costretti a produrre in ragio- sono j^iix coniuni , perche ne delle dimande di chi puo e piu produttori benche piu vuole comprare. La cognizio- leggieri. In queste imposte ne de' pregiudizj popolari e i governi si propongono tal- preziosa per chiunque cono- volta anche un fine morale^ see la storia di Socrate e di cosi Y imposta sui liquori e Anassagora. La cognizione sulle carte da giuoco pre- della morale del volgo e ne- viene crapole e litigi , e cessaria a chi deve contrattare conserva alia fainiglia i gvia- con essoi quindi, p. e.5 alia Ci- dagni del loro capo, ecc. na non vi condurrete ugual- mente che in Ispagna, ecc. Ill somma , la rendita del proprietario , il salario deir artista , i profitti dell' intraprenditore , gV in- teressi del capitalista , le spese de' cittadini , le pro- duzioni, la distribuzione , il consumo delle ricchezze, tiitto e calcolato sulla natura del clima , sulla qiia- lita del siiolo, sulla quaiitita della popolazione , sulle abitudini de' consumatori , sulle leggi civili e com- merciali , sui bisogni della societa , sulle relazioni cogli Stati stranieri. Pare dunque che ciascuno sia interessato a conoscere tutti questi oggetti, nel mezzo de' quali vive contiiiuaraente , a cui e uaito con tanti vincoli , su cui agisce in tante maniere , e che rea- giscono sopra di lui si intensaniente e si spesso , che la sua liberta , sicurezza , indipendenza , i co- modi ed i piaceri suoi da essi dipendono. Ogni sta- tistica dovrebbe dunque presentare sui frontispizio il motto d' Orazio: Quod magis ad nos Pertinet , et nescire malum est , agitamus^ Ai vantaggi generali 1' autore unisce i particolari che non sono meno importanti. La statistica addita al navigatore gli scogli che deve evitarc e le coste di pill facile o sicuro sbarco ; al capitano i vantaggi che trovera o non trovera ne' paesi dove progetta di condurre i suoi esercid ; agli artetici i luoghi 46 I'lLOSOFIA DKLLA STATISTIC! che producono i piii pregevoli o i piu dlfettosi nia- teriali di cui s' occu|)a la loro industria ; al giudicc gli usi , i costunii , le abitudini , f onti di tante liti c di tanii dclitti; agli esteri i nostri bi&ogni c le no- stre risorse onde agevolare le speculazioni commer- ciali ; ai tilosoli di tutte le nazioni i fatti per arricchire le scienze morali ed economiche , o distruggere qualclie pregiudizio iiocivo; alia posterita basi di confVonto per determinare la decadenza o i pro- gressi d ogni ranio sociale , i inotivi per aininet- tere o rigettare un regolaniento , le ragioni di gra- titudjne c d' aminirazione verso i prcdeccssori ov- vcro r opposto. Tra i vantacrffi dc' dati statistici Tautore annovcra resclusioiie di piu false idee ingannatrici di cpielli che non le conoscono. E noto, per esenipio, clie il governo spagnuolo trasporto le vigogne dalle fred- dissime cinie delle Cordigliere, lusingandosi di ve- derle prosperare nclla caldissima Andalusia ! ! ! Nelle Fiandre fu negli scorsi secoli proibita la coltiva- zione della canapa e del lino accio prevalesse quella del frumento ; nientre la combinazione dei dali sta- tistici dimostra che se la coltivazione del frumento costituisce la raccolta piu lucrosa nella Gran Bret- tagna , in Francia , in Italia , uon debb' essere con- siderata che la cpiinta in valore nelle Fiandre, ecc. La statistica , simile a tutte le altre scienze , non puo perfezionarsi che gradatamente : rinunciare al- 1' impresa , perche non e possibile eseguirla in un istante , sarebbe dannosa pazzia. Le prime desci-i- zioni del cielo furono imperfettissinie , le seconde , le terze lo furono ugualmente : gli astronomi non si stancarono d' osservare e di descrivere : i fatti si acci-ebbero, le imperfezioni scemarono, la scienza comincio a nascere, e mettendo a profitto gli errori autecedenti , divenne piu circospetta e pin esatta. Tutte le altre scienze , tutte le arti , in generale tutt' i lavori degli uomini soggiacciono piu o meno a questa legge di progressiono : lignoratiza che non ESPOSTA DA. MELCHIORRE GIOJA. 47 la conosce , T impazienza chc noii la rispetta , sono I'origiiie principale degU errori si nelle cose llsiche che nellc niorali e politiche. L' autore coglie qui il clestro di confutare estesa- mente un' opinione di Gio. Battista Say , il quale , dopo d' avere accennato le difficolta che s' oppon- gono alia raccolta di esatte notizie statistiche, con- chiude : et parvint-on d les avoir , elles ne seroient vraies qu'un instant ( Traite d economic politique^ discours prcliininaire^ png. xx, i..' edition). Quest' er- roie si trova ripetuto nella Revue encyclopedique del marzo 1828 , pag. 824. Dopo di avere il sul- lodato scrittore dato 1' analisi dell opera di Lowe ( The present state of England ) aggiunge : « on » sent en le lisant I'avantage qu'a un auteur qui » sait r economic politique, en pailant de statistique; » c'est-a-dire qui sait d ou proviennent les resultats » qti'il enregistre , et quclles consequences on en » peut tirer. Qu'est-ce, sans cela, que ces enormes » statistiques qui, en les supposant excellentcs, c'est- » d-dire vraies an moment ok elles ont ete dressees , y> ne le sont plus au moment oil on les consuUe .... » Ce quit y auroit de plus utile en statistique , ce » seraient des simples annuaires dresses dans chaque » departement sur un patron itniforme : on y trou- » veroit des donnees precieuses sur beaucoup d'objets » designes d'avance par Tusage meme qu'on en fait » dans les bonnes ouvrages d'economie politique. 5) Scorrendo per ciascuno de' sette rami della sta- tistica, il nostro autore stabilisce le seguenti pro- posizioni : i.° Tra gli elementi statistici vc n' ha moltis- simi e di somma im])ortanza , i quali si possono dire eterni ed immutabili; 9." Aliri ugualmente importanti non vanno sog- gctti a cambiamento che nel lungo corso di secoli ; 3.'^ Altri cambiano ogiii anno, senza che il loro cambiamento distrugga la loro utilita; 48 FILOSOFIA DELLA STATISTICA 4.' Altri canibiano mensualmente, giornalmentc , e se volete anche da un istante all' altro , senza ces- sare d' esscre utili. Dalla lun2;a diniostrazione di questi principj estrar- lemo solo alcuni fatti relativi alia topografia. ( Posizione ), La situazione astrononiica e fisica , terrestre o marittima, che influisce si potentemcnte e in taiite maniere sulle produzioni , sulle arti , sul commercio , sulle operazioni militari , e un elemento statistico per cosi dire eterno. Lione non cessa d' esi- stere sul Rodano da un anno all' altro : Marsiglia giace tuttora suUa sponda del Mediterraneo come al tempo di Pitea , e Londra sul Tamigi come nel pri- mo secolo dell' era cristiana. Restando istessa la distanza delle citta dai monti , continua 1' influsso di questi suUa temperatura di quelle : linche il Cairo rimai'ra al posto in cui si trova , la niontuosa e sterile catena del Makattam , che lo circonda , gli riflettera sopra un calore sof- focante : linche il dipartimento del Gers giacera ai piedi de' Pirenei francesi , andra soggetto piu fre- quentemente alia grandine che i dipartimenti piu distant!, ecc. ( Elevazione sul llvello del mare ). Le Alpi innal- zano al cielo le loro cime agghiacciate e nevose come al tempo di Annibale. Madrid continuera per molto tempo ad essere tlieci o dodici volte piu alto che Pa- ri2;i come al momento della loro fondazione. Siccome poi il calore , sotto pari latitudine , va scemando in ragione dclle altczze locali , cosi conservandosi costante 1' elemento dell' altozza , rimane costante 1 influsso del relativo calore suUa vcgetazione. ( EsposlzLone ). Siccome la terra ( almeno sensi- bilmcnte ) non si scosta dall' eclittica da un anno air altro e le montagne non camniinano , cosi le csposizioni co' loro danni e vantaggi restano co- siautcnicnte le stesse. I colli delhi Borgogua , volti al sud-cst, si rivolgono forse da un anno ail altro al iiord cd all' ovest come le banderuolc de' canjpanili ? ESPOSTA. DA MELCIIIORRE GIOJA. 4g ( Forma del siiolo ). II Rossiglione, la Linguadoca , rAuver2;ne, il Delfinato, la Provenza, saranno eter- naniente le provincie piu montuose della Francia. Luigi XIV , per indlcarc che era cessata ogni ni- mista tra la Francia e la Spagna , pote ben dire : il 11 y a plus de Pyrenees , ma i Pirenei rimangono tuttora. Ora la forma del suolo, montuosa o piana , influisce costantemente sulle spese e sui prodotti deir agricoltura , sulla costruzione e manutenzione delle strade , sidl' incivilimento e sulla salute de- gli abitanti. ( Indole del suolo ). Gli strati internl del suolo , onde sono buone o cattive Ic acque de' pozzi , esistono questi o mancano , facili riescono o difficili gli scavi per la costruzione de canali , per T asciugamento delle paludi , pe lavori intorno alle fortezze , ecc. non si caml^iano da un anno alV altro. Gli stessi strati esterni del suolo rimangono per cosi dire eterni. La celebre pianura de la Ciau in Provenza , vicino a Macon , e tuttora coperta di sassi e inutile alia coltivazioue de graiii come al tempo di Aristotile e di Possidonio. I dintorni di Si- viglia mancano attualmcnte di pietre come al tempo de'Eomani, mancanza che influira eternamente sulle operazioni militari e sulla spesa delle fabbriche, ecc. {Estensione). Si possono dividcre gli stati , cam- biare i nomi alle provincie , chiamare per esenipio Ardennes ed Aube la Sciampagna, ecc, ma le esten- sioui territorial! , salve le corrosioni de' fiumi , ri- mangono; e queste estensioni moltiplicate pel rela- tivo grado di fccondita danno il prodotto di cui sono capaci. (Confi/d). Le montagne , le riviere, i mari che formano ([uasi dappertutto i confini e la difesa na- turalc delle popolazioni, non ispariscono da un anno air altro. Non e impossibile di dividere la Spagna in piu regni come lo fu altre volte , ma ella sara eternamente bagnata dai due piu gran golfi dell'uni- verso, collocata alio strctto in cui I'Occano si sforz^i Bibl. Ital. T. XLII. 4 5o FILOSOFI.V DELLA STATISTTCA d' entrarc ncl IMcdi terra neo , quiudi dcstiiiata a co- municai-c con tutte le spiagge della terra , ccc. ( Fiuini ). La direzione , la celerita , lo sbocco do' fiumi, osgetti si importanti pel commercio , noii si cambiaiio , almcno scnsibilmente, da un anno all'aUro. Dacclie snssistono nieniorie storiche, il Ticino , scen- dente dal S. Gottardo nelle Alpi Pennine , forma il lago Maggiore, come l.Adda, discesa dalle Al[)i Re- tichc, qnello di Conio , ed uscendo da qne laghi conservano il cor so e il nome , presentando T uno e I'altra grandiosi volunii d' acqua clie dal secolo XllI sino al prescnte servono alia navigazionc ed air irrigazione del pian Lombardo. La Saona a IMacon conserva tuttora quella tran- quil lita e Icutezza che vi ammirava Cesare : fiameii est Avar , quod per fines Eduorwn et Sequanorum in Rhodamun iiiflidt iiicredibdl lenitate , ita ut ocidls in utram partem fluat judicari non possit. I llumi della Siberia continueranno eternamente a scaricarsi nel mar Glaciale , e quindi saranno poco o nulla utili al coaunercio , ecc. { Tcmpcratiari). La latitudine dun paese, la sua posizione insulare o terrcsti'e , la sua altezza sid li- vello del mare, le sue montagne circostanti, le qua- lita del suo suolo, la sua esposizione, cose tutte che rimangono costanti, danno ad esso una temperatura media annuale clie dill'erisce assai poco da un anno allaltro. A Milano nel giro di 64 anni dal 1768 al 1817 la massima differcnza e stata di gradi 2 , 70 sul termometro di Reaumur. In lungo corso d' anni si osscrva pocliissima dif- ferenza tra le quantita d' accpia che cadono in cia- scun paese. Ora il calore e 1' acqua cssendo i due dementi primarj della vegetazione , determinauo per ciascun luogo le specie vegetabili che vi si possono colti- vare ; quindi , per esempio , 1' Inghilterra non coltivera giammai in aperta campagna ne iLgrano turco, ne il gelso , nc il riso , ecc. ESrOSTA DX JLELCHIORIIE GIOJA. 5l ( Vend). I venti stessi in ciascuii paesc serbauo una certa regolarita e costanza. II vento di sud-ovcst , proveniente dal inonte Vultur , cui fufono esposti iiella cclebre battaglia di Cannc i Roniani , regiia tuttora in quelle pianure. I venti giornalieri die do- niinano sui laghi della Svizzera e di Como , allor- quando non e irregolare la stagione , e chc in de- terminate ore fiivoriscono Y arrivo , in altra la partenza delle barclie , si succedono , dacche si conserva nie- moria d' uomini , con una costanza die serve di norma giornaliera ai naviccllai. L' esperienza lia diniostrato agli Olandesi chc la niobilita della loro atmosfera basta per niovere nio- lini a vento , come ha diniostrato ai Lionesi clie Y ini- petuosita della loro gli spezzerebbe ; quindi i prinii fanno uso di quelle macchine , non possono ado- perarlc i secondi. U Olandese innalza un molino a vento, gli conlida una tromba aspirantc e preimente, gli ordina d' asciugare una palude e il molino ob- bedisce , ecc. Ecco notizie delle quali non si puo dire die en les supposant excellcntes , c est-d-dire iraies ail moment oil ellcs ont He dressces , ne le soiit plus au moment ou on les consnlte. Una serie uguahiiente nuraerosa di fatti adduce il nostro autore a prova delle sue proposizioni in cia- scun altro ramo statistico : noi ci contentcrcnio di ricordare con esso die quando si tratta di quantita variabili da nn anno all' altro , lo statista deduce le quantita medie le quali servono di norma alia generazione attuale negli affari piu importanti della vita ; cosi per cscmpio , benche siano variabili le spese c i prodotti de' terreni da un anno all' altro , cio non ostantc Ic osservazioni fatte negli anni ad- dietro ci servono nclla vendita dc' foiidi, negli aJ- fitti di cssi , nel calcolo dell imposta prediale , ecc. Convenianio dunque die il mondo lisico, intellct- tuale e morale va so2;getto a cambiamenti ; ma con- veniamo ancora i." chc in mezzo a quesle vicissi- tudini pill dementi statistici rimangono immutabili : 52 ntOSOFIA DKLL\ STATISTICA CCC. 2.° Clic nolle zone caldissime e freddissinie i cam- biaincnti sono inlinitamente niinori ; 3.° che nelle zone lenipcratc tutti i dati che ci presentano le sta- tistichc non hanno la volubilita delle mode di Pa- ligi ; e concludianio col nostio autore che , siccome le case sono utili e necessarie , benche convcn^a ri- rabbiicarle dopo due o tie secoli e ripaiarle in al- cune parti aumiahnente, cosi non cessa 1 utiliia delle statisuche , benche alcuni de' loro elemcnti vadano soggetd a variazioni annuali. Meno poi si puo anuncttere Y idea del suUoda- to Say , allorclie vorrebbe ristringere 1' utilita delle statistichc all' uso che ne fiinno gli scrittori di pub- blica economia. Le statistiche presentano moltissinii fatti, che coUe teoiie generali dclV economia politica non hanno duetto rappoito. Infatti, qualunque siano le vostie idee sail origine , sulla distribuzione, sul consumo delle licehezze , sara utile al medico e ai viaggiatori il sapcie , per escmpio, che vi sono cli- mi innoeui ai nazionali , fatali a2:li esteri ; che la peste fa strage in tale stagione e cessa in tal altra; che neir Oriente giunge sino a Kenee e non com- parisce niai alia ]\Iecca , ccc. Mentre disputate suUe teorie dell' economia poliiica , sara utile all artista la notizia , per csempio, che ^/^ di quintale di car- bone di Newcastle danno tanto calore quanto un cjuintale di quelio di Glasgow ; che la soda d' Ali- cante e preieribile a quella di Narbona nelle ma- nilatturc di vetro ; che la seta dell Italia e molto iHjgliore di quella del Bengala, ecc. Quell' immensa serie di fatti ond e dimostrata 1 azione degli elemcnti topografici sui sistcmi viventi , va ad illustrare di- rettamente le teorie agrarie e non porta gran luce alle teorie generali dell' economia politica ; quindi 1 agricoltore principal mente e interessato a conoscere la temperatura del luogo , le qualila del suolo in GUI i grani riescono piu copiosi e pin perfetti ed all opposto. In somma il campo della statistica e molto piu esteso di quelio dell' economia propria- mcnte detta. ( Sard coiuinuato ). Nodzie sul battello a vaporc dcnomi/iato il Verliano , accompagnatc da alciinc rificssioui gcnerali suU uti- litd di esleiidere in Italia gll usi e le appllcazioni della macchina a vnpoie. 1^ ordinaria macchina a vapoie, detta anche tromba a fuoro, coiisiste priiicipalmentc in nno stantnffo si- tuato in un cilindro cavo inacccssibile air aria esterna, quale non du iu2;resso verso le sue estreniita die al vapore. Questo vi opera alternativamente colla sua forza elastica e vi forma il vuoto col suo rallredda- mento: cio die succede in dilferenti succcssivi istanti di sopra e di sotto dello stantnffo in modo da far- gli prendere un moviniento rettilineo alternative che divienc il principio di tutti gli altri. E noto che gli uoniini volendo produrre il moto ne' varj bisogni della vita , non usavano alcuui secoli addietro che le limitatissime potcnzc degli uomini stcssi o degli altri animali: e limitatc furono pure le forze introdotte poscia col magistero de' molini ad acqua cd a vento. La polvere poi , terribile risultamento della combi- nazione dello zolfo, del carbone e del nitro, non si pote applicare al miglior uopo , al moto cioe delle macdiine ordinarie. Si pno adunquc facilmente con- cepire 1' importanza della scoperta fatta ncl vapore di una potenza e pin forte della polvere e piu comoda ai bisogni umani. Si riconosce inoltre la ragione dalla quale la meccanica fu indotta a formare della mac- diina a vapore il suo pin perfetto lavoro, la prova pill rara delfarte ed una delle pin belle invcnzioni che onorino lo spirito umano. II vedere di fatto un ordigno che una volta messo in movimento regola ed opera da se stesso una moltiplicita di azioni si varie e complicate da simboleggiare una specie di vita mec- canica; il vedere cioe una tiomba che serve a trarre dalle viscere della terra ed elevare a considerabili 54 NOTIZIE SUI. BATTELLO A VAPORE alte7.7.c masse ponderosissiine di acqua, ad asciugare abbondanti minicie c sorgenti , cd a provvedere ai bisogui dcllc citta e dcllc campagnc , una macchina finalmeute che da aniina e vita ad immense fabbri- chc per ogni maniera di manilatture ; ed il vedere tuttocio prodotto da una cagione , da cui per tanti secoli nou si ottenne il sollevamento di poclie once di peso , e tale maraviglia clie interessar dee il vol2;o non meno die i lilosofi ai prodi(>;j della na- tuia e deir arte piu addomcsticati (i). I doiti delle altre parti d' Europa ripetono gene- ralmente la prima originc della macchina a vapore da alcune osservazioni del marcliese di Worcester , non che dall' uso dell' Eolipila , della marmitta di Papinio e da altri simili ordigni non del tutto ignoti air antichita , ma trascurati ncl seguito e riprodotti come nnovi soltanto da qualche secolo (2). in Italia per altro Y epoca di una si grande scoperta risale sino air anno 1629 in cui Giovanni Branca disegno e descrisse un modclio di macchina a vapore per (i) Una delle piu maravigliose appllcazioiii della forza del vapore agli usi della socleta e quella receiitemeiite fatta ill Francia d' un sistema di trombe a fuoco alia mac- china di Marly. In luogo deir'antico e complicato mecca- nismo di spranghe e di ruote con civi si eseguiva 1' eleva- zioae delF acqua , scorgesi ora un nionumento di elegante architettura il cui luterno raccliiude in piccolo spazio mac- chine podeiosissime , ed atte ad elevare in un sol tratto un' imuiensa inassa d' acqua alf altezza di 5oo metri , la quale dopo aver servito ai Ijisogni della vicina citta, scorre ad irrigare ed abbellire i famosi giardini di Versailles. (2) Fra gli autori che trattano della storla della mac- china a vapore vedansi Pronj , Nouvelle Architecture hy- ilrauliqiie etc. ; Oliver Evans , Manuel de I' ingaiieur mecani- fien constructeur cles machines a vapeur :, Partington , An historical and descriptive account of the Steam Engine etc.; e gli articoli dello siesso Partington inscriti nel primo vo- lume del giornale inglese intitolato Mechanic's magazine alle pag. 3y3. 400, 417. DENOMINATO IL VERBANO. 55 niovere i ])istelli di un molino da polverc (i). Questo Tatto e riconosciuto ormai anche in Inghilterra , ed esso onora uon poco la nostra nazione (2). Mentre pero da qiialche secolo le nazioni straniere attendono realmcnte a perfezionare la maccliina a vapore e non cessano dall' estenderne gli usi e le applicazioni onde trarne qualche profitto in ogni ranio della loro in- dustria, nell' atto stesso die si contendono la gloria deir invenzione di essa ; gV Italiani non dovrebbero pill oltre mostrarsi indifferenti a questo rigiiardo. Di tatto non ci ha circostanza favorevole altrove all' uso della forza del vapore come motor piu comodo e piu potente degli ordinarj , la quale non dimostri di quanto vantaggio sarebbe a noi ancora il giovarei di tal inotore. Che se dall uso esteso delle mac- chine a vapore nelle nostre provincie dovesse anche derivare un consumo di combustibili notabilmente piu grande, ne verrebbe forse una uon dannosa con- seguenza , cioe Y aumentarsi in proporzione , come altrove e avvenuto, delle cure per le coltivazioni a bosco e deile ricerchc di miniere del carbon fossile, di cui si hanno pur molti indizj sparsi anche in seno alle medesime nostre provincie, sebbene fin ora da troppo poco tempo e troppo superficial- mente siasi a quest' uopo esplorato il nostro suolo. Quindi nemmeno il presupposto aumento del prezzo degli ordinarj combustibili in conseguenza dell' uso della macchina a vapore non potrebbe essere ne durevole ne tale da prodnrre per se stesso alcun fondato timore di loro eccessiva scarsezza nella nostra penisola. Si aggiunga , che all' uopo non mancherebbero in paese gli abili fabbricatori degli attrezzi e meccanismi necessarj che imiterebbero (i) V. il JVuovo volume di macchine illustrate di belle figure con descrizioni italiane e latine. Roma, 1629. (2) V. la lettera del sig. Partington sulla prima mac- china a vapore inserita nel 1." volume del Mechanic's ma- gazine alia pag. io5. 56 NOTtZlE SUL BATTELLO A VAPORE perfettamente i primi modclli di macchine a vapore introdotte d' oltremonte. E forse non si costruiscono ora aiiche fra noi stromenti fisici , geometrici ed astrononiici che emulano i piu perfetti dogli inglesi e del tcdeschi ? Essendo poi situata Y intcra nostra penisola fra due niari iiiolto frcqucntati dal com- niercio , ed avend' essa le sue provincie iuterse- cate da grandi laghi , fiumi e canali navigabdi , si puo sperare di Aedervi presto moltiplicati e dlretti a pill estesi vantaggi i veloeissinii Jjattelli a vapore chc scorroao gia t'elicemente siille onde di cpialclic lago di Lonibardia e di cpialche tratto dei niari Adria- tico e Mediterraneo (i). Col sottoporre in Italia alia fox'za del vapore le macchine piu comuni ora mosse da forze animali o da correnti d' acqua si potra accrescerne il numero e l eil'etto , non che stabilirle o trasportarle ne' luoghi piu opportiini. Col sostituire inoltre 1' uso delle macchine a va- pore ad ogui caduta d' ac(pia die non abbia per og- getto precipuo la iiavigazione, si jiotrcbbe mcttere alia libera disposizione dell' agricoltura la grande quantita d' accpie di irrigazione che si perde ora nel moviniento degli opificj a cui si trova legata. Per sollevare altri considerabili corpi d acqua dai bassi alvei iu cui discorrono iniuilmente e per farli servire air irrigazione o ad altri rami d' iudustria , la sola macchina a vapore non sara iusuiru'icnte , come lo sono pur troppo tutti gli ordigui sin ora a tal uso applicati. Finalmente nei nostri lavori in acqua da eseguirsi per asciiigamcnto, riuscira valevole ed cco- nomico niotore la forza elastica del vapore , lad- dove qualunc[iie altra e sempre ineflicace o dispen- diosa fuor di misura. (i) Alcunl autori citaiio Y ottava fra le lettere fisiche di Seuofiiio Serrati stampate neilo scorso secolo per provare che gl" Italian! non sono restati stranieri alia scoperta dei battelli a vajiore , la quale senza dubhio e una delle piu belle applicazioni della tromba a faoco. DENOMrSTATO IL VEEBANO. 5/ Pare pcrtanto die altro non possa ritardare fra gli Italjani 1 epoca dell' applicazioae di un si cconomico ageute ai varj rami d' industria nazionale cd ai prin- cipali bisogni della vita , se non ia difficolta di tro- vare chi abbia la mira, i mezzi ed il coraggio di accingersi ad imprese di simil genere , e la fortuna poi di rondurle a felice riuscimento senza cadere vit- tima della propria inesperienza o delT altrui nializia cammin facendo. Cio non ostante andando congiunto alia difficolta delle imprese qualche onorc pei primi che arrivano a stabilirle, giova sperare che i lodevoli tentativi cd i ripe;uti csperimenti per cstendere fra di noi r nso delle maccliine a vapore giungeranno a trionfare quanto prima d' ogni ostacolo e ad in- durre anclie i pin timidi o i meno avvednti ad ap- prolittarne in ogni caso pei loro privati intcressi. Resa quindi comune in tutta V Italia la macchina a vapore, non tardera dessa a procurarle fors' anche alcuno di que' pubblici vantaggi che forse non ne hanno finora litratto altre nazioni piu provette nel- r uso dcllo stesso motorc. Premesse queste riflessioni generali, passiamo ad accennare pin specialmente cio che si e operato fi- nora per introdurre ed estendere anche fra di noi r uso d' una maccliina si preziosa. Fin dai tempi delf augnsta Maria Teresa si sono esegniti in Milano per cura del benenierito nostro concittadino Agostino Litta varj esperimenti con un prime modello operative di tromba a fuoco, come ne fanno fcde gli Atti della Societa Patriottica. Altri modelli operativi della stessa macchina furono co- strutti anche in questi ultimi anni in Milano, come si puo rilevare dagli Atti dell' 1. R. Istituto per la distribuzione de' premj d' industria negli anni i8i6 e 1822. Una spinta a tentare lo stesso sperimento in grande si diede pure nel 1816 ai Lombardi dal gia Governatore signer Conte di Saurau , ora 2;raa cancelliere e ministro dell' interne , che si fece a raccomandarc pubblicamente L'introduzionc di mia 58 NOTIZIE SUL BATTELLO A VAPORE tale scoperta , niassime per V ogo;etto della naviga- zione (i). Che aiizi le cure del Governo di Lom- bardia per V introduzioiie del nuovo metodo di na- vigare col mezzo del vapore non si liniitarono a seniplici parole d' incoraggiamento. La notilicazione 27 dicembre 1817 del Goverjio di Milano venne ad oflerire il privilegio esclusivo di i5 anni , coll' esen- zione di alcuni dazj , a favore dei prinii introduttori de' battelli a vapore sopra le acqiie dello Stato. Quiiidi si comincio dalT approfittare di questi favoii coUo stabilimento del pachebotto a vapore la Caro- lina, clie da piu anni fa il servizio regolaie iiel tras- porto de' passeggieri tra Venezia e Trieste. In oltre alcuni nostri concittadini si accinsero con tutto 1 ani- mo alio stabilimento della navigazione a vapore sul Po e sulle akre acque del regno Lombardo-Veneto. Nel 1820 il battello a vapore nominato Y JEridano fatto costruire nei cantieri di Genova era gla arri- vato nclle acque di Venezia, da dove non tardo ad intraprendere qualclie viaggio con discreto ca- rico di mercanzie e di passeggieri sulla linea del fiu- me Po tra Pavia, Mantova ed il mare Adriatico. E sebbene la costruzione dell Eridano , che si allou- tanava alquanto dai disegni inglesi inviati agli in- traprenditori dai signori Boulton e Watt , all' atto pratico siasi rinvenuta difettosa , massime perche risultava troppo grande la sua inmiersione nell' ac- qua in confronto delle ordinarie magre del Hume Po, ed anclie perche era troppo piccola la forza della macchina in paragone del peso del battello e della corrcnte del Po nei diversi stati d' acqua ; pure r esperimento di quel primi viaggi dell' Eri- dano ebbe un successo bastantemente felice per far ben augurare la riuscita del nuovo metodo di navi- gazione sulle nostre acque. Ma in seguito gli ostacoli (i) V. il discorso pronunziato dai medesimo sig. Gover- natore nella solennita della dlstribuzione de' premj d' in- dustria pel suddetto anno 181 6. DENOMINATO IL VERBANO. Sg cU finanza incontrati nella navigazione del Po per parte dei Governi conlinanti ( non essendo finor in vigore Y articolo degli Atti del Congresso di Vienna che dichiara libera a vantaggio del coramercio la navigazione di questo fiume ) , ed altre circostanze sfavorevoli , tutto che indipendenti dal merito delle macchine a vapore , hanno impedito ai proprietarj deUJEjidano di stabilire il nuovo metodo di naviga- zione sul iiume Po e di estenderlo alle altre acque dello Stato. Col disarmarsi delYUridano, la maccliina a vapore, com' era facile a prevedersi, e caduta fra di noi in grande discredito , sebbene non si abbia trascurata r occasione di combattere fin dal suo nascere que- sto popolar eiTore che poteva essere fatale ai pro- gressi delF industria nazionale (i). Quindi avvisando ai mezzi piii diretti e piu opportuni per rinnovare con la speranza di un piu felice successo i tenta- tivi dello stabilimento dei battclli a vapore sopra le nostre acque, si dovette naturalmente riflcttere che una persona la qual parli a nonie di una societa. d' interessati , da cvii si dee supporre appoggiata e sostenuta, c ben piu sicura di condurre a buon fine un impresa qualunque e di procacciaiie maggiori ri- guardi e maggiore considerazione, che quando la stessa persona non elevasse che una voce sola ed isolata. D' altronde e assai raro il caso che un solo o pochi individui accolgano con ispeciale amore e con libe- ralita simili intraprendimenti e che abbiano poi tutto r agio di consacrarvisi esclusivamente. Da queste ri- flessioni e nata V idea di riunire in una societd di azionistl gli sforzi di tutti quelli che fra noi si mostravano piu ardenti del desiderio di ritentare r impresa dei battelli a vapore per fare cosa utile a se stessi ed al proprio pacse. In capo a qualche anno (i) V. la Storia dei pros,etti e delle opere per la naviga- zione interna del Milanese stampata in Milano nel 1821, pag. 22,1 e 222. 6o NOTIZIE SUL nATTELLO A VAPORE si e poi realniente fonnata in Milano, coir autori?;- zazionc del Govcrno e roll' approvazione de' suoi statuti , una tale societd d azionistl chc ha appunto per oggctto d' introdurre e di esf;cndeie 1 use dei battclli a vapore snlle acqne del regno Lombardo- Veueto, incominciando dai la2;1ii di Lombardia, come cjuelli clic presentano minori dilTicolta da supcrarsi nei piinii stabiliinenti di cpicsto genere in con- fronto del Po e di altre acqne. Fra i vantaggi che caratterizzano la snddetta societa pei battclli a va- pore vi e qnello di contare nel anmero de' snoi azionisti alcuni degU uomini pin distinti per le lore cognizioni nella Hsica e nelle niatematiclie. La riu- nione di questi uomini dell' arte in un impresa co- mune e veramente patriottica potreb])e essere con- siderata tanto come una societa di dotti che come un allare di specniazione : e di fatto sono poclii gli oggetti pin degni delle ricerche e dcll;c applicazioni della scicnza di qnello che lo siano i perfezionamenti di cni e ancora capace 1' arte tnttavia nuova della navigazione a vapore. A maggior decoro e Instro poi della stessa societa non mancano tra' suoi pro- motori i nomi di Saurau, di Visconti-Modrone , di Borromeo e di altre persone illustri die si tvovano sempre disposte fra di noi a prender parte nelle associazioiii che hanno per oggetto qnalche impresa di pubblica utilita. Essendo cosi composta e stabilita in Milano la societa d' azionisti pei battclli a va- pore , potra qnesta servire di esempio e di eccita- niento all istituzione di altre societa di simile natura, le quali sarebbero non meno utili al nostro paese. Intanto sara bene di far osscrvare che vi voile qnal- che perseveranza per vincere le prime diflicoha che si opponevano al bnon esito dell' intraprendimento. Di latto si elibe pur troppo a combattere anche fra di noi r a]:)atia di qnella classe d uomini die s' in- contrano da per tuttoeche, incapaci di associarsi a nulla di veramente nobile od utile pel propno paese , cercano di giustilicarsi spargendo la calunnia sopra DENOMTNATO IL VERUANO. 6 1 le azioni piu lodevoli. Si ebbero inoltre a soste- nere continuamente gli sforzi di chi in simili occa- sioni si associa pe' suoi lini particolari e si lascia poi g;uidare soltanto dal proprio e private interesse a costo anchc di scrcditare la cosa piii utile e piu. dcgiia ; mancavasi Hualmente della pratica ed espe- rienza necessarie per ben regolare 1 andamento dalle prime adunanze generali dci socj azionisti. Ma so r anzidetta societa pei ])attel!i a vapore ha po- tuto cio non di nieno sostenersi lino ad ora , e da credersi e desiderarsi clie essa continnera a trion- fare di tutti gli ostacoli onde possa un giorno go- dere del bene gia fatto e della prospettiva di quello clie ne pito aspettare nell' avvenire. Ad og- getto di meglio assicurare il buon esito dei primi battelli a vapore destinati ai laghi di Lombardia , la societa di Milano invece di far escguire la mac- china ill via econoinica, si rivolse per tempo al sig. Eduardo Ciiurch console americano e noto armatore di altre simili navi gia attivate nclla Francia, nella Svizzera e nella Germania; stipulo quindi col me- desimo il contratto in lia di ajjpalto della loro som- ministrazione per una sonima convenuta. D' altra ])artc la societa di Milauo, volendo evitai'e gli eli'etti della concorrenza e della rivalita colla societa Sardo- Ticinese ( clie non tardo guari a formarsi in Torino per lo stesso oggetto di introdurre la navigazione a vapore segnatamentc sal Lago Maggiore), prese tosto con essa gli opportuni concerti e si mise ad operare di perfetto accordo. Per consegnenza si creo snl Lago Maggiore T agenzia dell' impresa denondnata del Verbano dal nome dato al primo battello che da c[nalclie mese fu ivi introdotto per conio comune dellc due societa interessate e col piu. propero suc- cesso. II battello il Vcibaiio venne costrutto a Locarno , nel canton Ticino. I lavori a cjuel cantiere vennero cominciati nel niese di agosto dcUo scorso anno, e r operazione del lanciamento in accpa del battello 6i NOTIZIE SUL BATTELLO A VAPORE segui ai i5 «li fehbiajo del correntc. Nel giorno 25 dello stcsso niese si fccc il prinio viaggio d' espe- rimenlo che fii poi ripetuto iici successivi giorni ; e iln d' allora il fatto dimostro clie la navigazionc a vapore sui nostri laghi e preferibile ad ogni al- tra , perche col mezzo di essa vi si puo compirc con sicurezza ogni viaggio in un determinato tempo assai breve e ad onta del vcnto contiario. 11 Verhano ha 92 piedi iiiglesi in lungliczza (i), di cui circa 80 sono di chiglia : la sua larghezza e di 16 piedi, mism-ata da un fiauco aH'akro, ed airiva ai 3o piedi colle ruotc esteriori a palette. L' altezza totale non e minore di 7 piedi , essendo riuscita la parte im- mcrsa ncll acqua soltanto dai due e mezzo ai tre piedi. Lo scheletro del battello e fatto in legno di rovere, il rivestimento esterno e formato con tavole di larice , e Y interno con tavole parte di larice e parte di abete ; legnami che tutti si trovano in ab- bondanza nelle vallate del canton Ticino. Lo scafo venne eseguito da falegnami italiani e franccsi sotto la direzione di im abile costruttore di navi il si- gnor Mauriac, ilglio. Per procurare al Vcrbano la necessaria solidita si seguirono le norme gia prc- scritte dai signori Bouhon e Watt per la costru- zione dell' Eridano ; giusta le quali si formarono le costole della nave di travi in grossezza di cinc[ue o sei pollici per lo meno , acroppiandole sopra una chi- glia di 7 in 8 pollici di grossezza alia distanza di due piedi da centro a centio, per modo che il loro intervallo vuoto risultasse dai 16 ai 18 pollici tutt'al pill. Proponevano i suddetti costruttori che pci pczzi curvi si usasse legname naturahnentc torto , e che , per collegare in tutti i seiisi le parti componenti (1) II plede inglese, desunto dalla scala tli Bird adot- tata dai Parlamento (Bird's parliamentary standard) equi- vale a mctri 0,804 79^8 f, supposto il metro alia tempe- ratura del ghiaccio, e la scala inglese, in ottonc di gitto, a 6a" Falir. DENOMINATO IL VERBANO. 63 r ossatura del battello , s' impiegassero grosse travi al lutigo ed al traverse del foudo e dei lati, oltre niolti altri pezzi minori clie contribuiscono al buon sistema della medesima ossatura. Inoltre pel rivesti- meuto interno ed esterno volevano che le tavole fos- sero della grossezza di due ed anche di tre pollici; e per evitare il soverchio massiccio di legname, senza nienonianiente sottrarre alia solidita indispensabile , suggerivano di adoperare chiodatura a vite con le- gamenti in ferro , diligente man d' opera ed use frequente d' impenneratura. La forma esteriore del Verbano e riuscita bella nel suo complesso: special- mente la parte anteriore si trovo svelta ed aggra- ziata in modo da appagare anche \ occhio piu eser- citato. La sua interna distribuzione e poi tale che facilmente si potra renderlo in tutte le sue parti abbastanza comedo e proprio per ogni classe di persone. Intanto fra le opere gia eseguite per T in- terna decorazione del battello Verbano quelle che sono dovute agli artefici di Milano fanno fede della loro abilita in ogni genere di lavori si da falegname e da intagliatore , che da scultore e da pittore. La macchina che fu adattata al battello il Verbano dal valente inglese sig. Jordan (sotto del quale si sta attualmente formando un macchinista italiano nella persona di Pietro IMiani di Venezia), e quell a stessa che aveva servito nel 1820 per muovere Y Eridano e ch' era uscita dalla celebre officina di Soho presso Birmingham in allora diretta dall' illustre Watt. Tale macchina, che venne espressamente costrutta nel 18 19 sotto gli occhi dello stesso Watt, fu una delle ultima opere da lui eseguite avanti la sua morte avvenuta nel 1821 , ed in essa egli riuni tutto cio che la Imiga sua esperienza ed il suo genio gli avevano suggerito: e a doppio cffetto , e percio accoppia i piu essenziali miglioramenti dal medesimo Watt immaginati, che sono di far operare il vapore sopra e sotto lo stan- tuffo , di condensarlo al di fuori del cilindro , e di far muovere dalla macchina stessa le chiavi e le 64 NOTIZIE SUL BATTELLO A VArORE valvolc che scrvopo aU'irigresso del vapore or sopi"v or sotto ]o stanluH'o, cd al passaggio di esse vapore ncl sf'parato rccipiente di condensazione. Essa ap- pariiene al gcnere di quelle maccliitie che si dicono a biLssa prcssione , cioe clie operano col vapore ad una teiiiperatura poco maggiore di cpiella dell'acqua boUente; quindi la condensazione vi si opera ad una pressionc poco dilFerente da qucila dclV aria esterna ossia di una sola atmostera: essa inoltre va niunila del- r ingegnosa valvola di sicurezza d' invenzione dello stcsso fabbricatore Watt. La caldaja poi , die e di ligura paralk'lepipeda , ha in hmghczza 14 piedi e due pollici, 5 piedi e mezzo in larghczza e 6 piedi in profondita , pci cui c capacc di contcnere una niassa d acqua di circa 10 tonellate (1). Essendo la medesima caldaja costrutta a do()pie j^iareti di grossc lastrc di ferro fittaniente inchiodate e ribattute, vi resta fra r una e F altra parete una camera piena d' acqua esposta tutt' all' intorno all azione del calore. 11 dia- metro dello stantulib e del corrispondente cilindro del vapore e di 22 ])ollici. 11 giuoco dello stantulib, ossia la lunghczza del la porzione di cilindro in cui sale e disccndc per lare la sua corsa e di 2 piedi e mezzo. 11 nuniero dei colpi in ogni nrinuto prinio di tempo e dai 40 ai 46, ritcnendosi per colpo la salita c la discesa dello stesso stantulib. Qucsti dati basteranno per chi voglia farsi direttamente col cal- colo un' idea approssimativa della potenza dell' agente applicato a nmoverc il battello il Verbano. Del resto la sua niacchina si considera della forza di 14 ca- valli , ed e noto che secondo il sistema di valuta- zione di Tatt , la forza d' un cavallo che lavora ott' ore al giorno equivale alia potenza capace di elevare un peso di 26536o chilogrammi all' altezza di un mciro in ini' ora di tempo. Nel fatto poi la (i) La toiiellata inglese e nguale a ioi5 chilogrammi o sia corrispoiide a circa 10 quiiitali metric! della nuova misura italiaua. DENOMINATO IL VERBANO. 65 velocita clic si ottenne con qiiesta macchina pel battcllo il Verbano fu all incirca di 7 niiglia geo- graliclie ( di 60 al grado ) ad ogiii ora di tempo in accfua tranquilla. L esperienza poi della corrente sta- gione , in cui sul lago Maggiore i venti infuriarono piu che inai , servi a dimostrare vie meglio la de- cisa superiorita della forza del vapore e la bonta della macchina. 11 consume del combustibile varia notabilmente secondo la qualita del medesimo ; ma usando legne di abete o di alno di buona qualita del valore d' una lira italiana all' incirca per ogni quintale metrico, esso ascende a circa due quintal! e mezzo metrici per ogni ora (1). II Verbano fa due volte in un giorno la corsa del lago Maggiore tra i punti estremi di Magadino e di Sesto-Calende. Partendo alia mattina da Magadino arriva prima di mezzogioruo a Sesto , donde riparte acl un ora Jopo mezzogiorno per trovarsi di ritorno a Magadino prima di sera. Questa scelta del punto di partenza air estrc- mita superiore del lago, oltreche venne indicata na- turalmente dal corso ordinario del venti periodic! e giornalieri die dominano sul lago stesso , serve anche a comodo dei viaggiatori e dei passeggieri concorrenti al battello che provengono da Milano e da Novara , o viceversa sono diretti a queste due citta , giacchc si viene cosi ad offrir loro il vantaggio di poter fare in una giornata sola f andata da Milano o da No- vara al luogo della loro destinazione sul lago , ed in un altra giornata il ritorno viceversa dai ditferenti (i) Chi desiderasse conoscere altre e maggiori partico- larita sopra la cosu-uzlone dei battelli consimili al Verbano potra consultare fra i librl di questo genere il trattato di Buchanan ed il saggio di Gilbert sopra la navigazione a vapore , noii che la descrizione della macchina fatta dal professore Pictet ed inserita nel Giornale Biblioth. Uiiwcrs.^ juin 1823, di cui fu anche pubblicata una traduzione italiana nello sourso anno in Milano dalla tipograjia del Coinniercio. ISibl. huL T. XLIl. 5 66 NOTIZIE SUL BA.TTELLO A VAPORE punti del lago a Milano ed a Novara, senza che sieno costretti a starsene piu di una notte in viaggio nel fiire il suddetto giro di andata e ritorno ; lad- dove sarebbe loro indispensabile d' impiegare due notti e la parte di tre giornate per fare lo stesso giro nel caso che il battello comiuciasse le sue corse giornalicre dai paesi posti all' estremita inferiore del lago stesso. Quando poi saranno attivate in corri- spondenza e continuazione delle corse del battello il Verbano le vetture dette velociferi pel trasporto dei passeggieri ad ore e prezzi determinati sulla strada da Milano a Sesto-Calende , come si pensa di fare quanto prima per conto di un altra apposita compagnia d' intraprenditori , allora si otterra la si- cm'ezza di poter eseguire 1 intero viaggio da Milano air estremita superiore fl^;! lago Maggiorc in lo o 1 1 ore di tempo ed al prezzo assai moderato di circa 12 franchi ai primi posti e di 6 franchi ai se- condi ; mentre poco dianzi si richiedeva per lo meno doppio tempo e doppia spesa a compire lo stesso viaggio nella piu felice combinazione di circostanze della strada e del lago. Questa maggiore facilita nei niezzi di trasporto valga adunque per un primo sag- gio dei vantaggi die puo arrecare al nostro paese r uso e r applicazione della macchina a vapore. Ma perche ognuno giudichi in e;enerale deU' elFetto utile di una macchina a vapore impiegata a produrre mo- vimento nelle varie operazioni dell' industria ripor-^ teremo qui il seguente conteggio numerico. Una macchina a vapore , il cui cilindro abbia 22 pollici di diametro, lappresenta , come sopra ab- iDiam detto , la forza di 14 cavalli ; ora la forza d' un cavallo si valuta come equivalente a quella di 7 uomini; quindi risulta che la macchina suc- cennata da per se sola la forza motrice che potreb- bero produrre novant' otto uomini. Un uomo lavora ordinariamente in opere rozze e pesanti otto ore per giorno ; invece la tromba a fuoco lavora le 24 ore del giorno scnza interruzione ; bisogna dunque DENOMINATO IL A'ERBANO. 67 inoltiplicarc la forza protlotta per tre, oiicle istituire il coufronto con quella die si ricava dagli uoniini ; il clie ila per la inacchiiia un lavoro di duecento no- vantaquattro operai. Supposto che ciascun opera] o riceva una lira e mezzo italiana al giorno , Y im- pJe2:;o dei 294 uomini iniporterebbe la somma di iir. 441. La spesa giornaliera pel servizio della mac- china a vajiore potra ascendcre in tutto a circa ital. Iir. 70 ; sicche calcolando 02;ni cosa sul massimo della spesa e sul minimo dei prodotti risulta sem- pre un benefizio nctto di 871 lire italiane per clii impiega nelle manifatture il fublica economia , su lo stato lisico del snolo , su la coadizione PARTE STRANIERA. ^3 degll ahitanti e sn le pi-oduzioni tlell' industl-ia e delle arti. L' autore descrive questi eftetti, e gli esjirime sem- pre ill nnmeri , per quanto almeno gli e permesso dalla qualita delle ricerche. Nel priino capitolo egli considera 1' influenza delle fo- reste su la temperatura delle regioni ; tratta nei capltoli seguenti degli altri efFetti prodotti dall' esistenza dei bo- 9chi di una grande estensione, e delle natural! relazioni di questa causa colla frequenza e coUa quantita delle piogge, coUo stato igronietrico deiratmosfera, coirabbondanza delle sorgenti e col corso delle acque de' iiumi. Egli applica que- ste ricerche particolarniente all'Inghilterra, agli Stati-Uniti, ai paesi meridionali dell'Europa e deU'Ainerica. L' autore dimostra in appresso quale sia T influenza favorevole delle grandi foreste, le quali coronano le montagne, servono di riparo ai paesi, aliinentano le sorgenti e temperano 1' azione dei venti. Con uguale cui-a egli descrive gli eff"etti nocivi dei boscbi situati nelle piii basse regioni ^ i quali in alcuni luoghi mantengono una funesta umidita , arrestano la cir- colazione dell' aria e cagionano febbri annue ; egli cita i pantani torbosi della Gran Bretagna, e le foreste inondate deir India e deirAmerica. Nel sesto ed ultimo capitolo I'autore esamina specialmente r influenza delle grandi foreste su la fertilita del suolo e su r economia civile : mostra le conseguenze temibili e non lontane della rapida diminuzione delle grandi foreste, e i danni inunensi ch' essa arrecherebbe ai possessor! dei terreni, agli usi domestic! , ai procedimenti delle arti, al commercio marittinio ed alia marina militare. Trattando quistioni tanto estese e variate , V autore lia fatto un' applicazione , ben degna di essere osservata , dei veri principj della geografia lisica. Egli non si limita a considerazioni generali , ma descrive ed enumera; e le sue ricerche , fondate su i docuraenti piii disparati dei quali cita le fonti principali, abbracciano una quantita grandis- sinia di fatti , die non erano stati giammai sino ad ora paragonati. Finalmente, e questa e una condizione troppo sovente trascurata negli scritti di simil genere , egli esprime in numeri i risultamenti tutti delle sue ricerche , il che serve a distinguere T opera sua dalle dissertazioni confuse, nelle quali si fanno sforzi per supplire alia mancanza di cognizioui positive colla esagerazione e colle espressioni 94 APPENDICE vaghe. A voro dire , i valorl nunierlci che nn simile ar- gomeuto richiede , sono rare volte suscettil)ili di una ])reci- sione rigorosa; ma quelli riferiti dall'autore hanno almeno un grado sufliciente di approssimazione per le conseguenze general! che se ne deljbono dedurre. Per esempio, egli rac- coglie i documenti atti a far conoscere la quantita perio- dica dei legnami , che dalla navigazione mercantile e dalla marina niilitare si adoperano nella costruzione dei vascelli in tutti gli stati Europei ; e cosi ofFre una giusta idea deir estensione delle foreste, delle quali gli usi marittinii rendono necessario il taglio. Rimarchevoli sono questi rav- vicinamenti d' idee : essi provano che la perdita continua dei legnami da costruzione destinati alia marina pud can- giare le relazionl politiche di molti Stati , e preparare immensi vantaggi a quelle sole nazioni , le quali , sia pei loro possedimenti , sia per mezzo del traftlco, potranno disporre di grandi foreste nelle region! piii recentemente scoperte. Da moltissimo tempo furono osservati e preveduti gli elFetti general! della disparizione dei hoschi. Non avvi chl non conosca I'opinione a questo riguardo di un gran ministro, caro alle scienze ed alle art! belle , del cele- bre Colbert, che consacrata aveva la sua vita alio studio di tutte le sorgent! della pubblica prosperita. L'Accademia di Brusselles ha data una novella prova dell' illuminato suo zelo pei progress! delle utili cognizioni , proponendo questa importante quistione. Essa non poteva scegliere un argomento piu accademico e piu degno delle ricerche dei fisici e delle meditazion! degl! uomin! d! stato. La Memoria da le! coronata tratta la quistione sotto qualunque aspetto. L" autore lia posto nel maggior lume T utilita delle grandi piantagioni , la necessita d! niettei-e un limite alia distru- zione delle foreste, ed ha provato che le disposizioni am- niinistrative dirette a questo fine , debbono essere collocate al piu alto grado tra quelle che concorrono al migliora- ineuto dei territo-j. PABTE ITALIANA. 96 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. BIBLIOGRAFIA. Opere pubbllcate dalle tipogrnfie del Regno Lom- bardo-Veneto. Lettera del conte Girolamo Asquint al chiarissimo sig. abate D. Giuseppe Venturi sopra un vecchio sigillo , e sngli antichi confini del territorio della provincia Veronese col Trentino. — Verona^ 1826, Bisesti , in 4.°, di pag. aS. J.1 sigillo di cui trattasi in quest' bpuscolo e di bronzo, dei tempi medj , ed appartiene ad un Forogiuliese , noa del Forogiulio Carnico , ma del Veronese : e triangolare , forma che rare volte incontrasi. Vi e nel mezzo una ca- pra in atto di correre ', e d' intorno , premessa la croce colla quale gli antichi cristiani sino da' tempi apostolici avvaloravano pressoche ogni loro arnese , sono alcune pa- role nella lingua italiana ancor nascente , le quali cosi leg- gonsi dair autore ; Cinnci da Santa Maria dal Bosc ; dal che e dair effigiata capra egli conghiettura avere questo sigillo appartenuto ad un Cincio della famiglia Capella, gia nobile schiatta Veronese , ma ad un tempo confessa che nulla ci ha di sicuro ne della persona , ne della fa- miglia a cui quel sigillo appartenesse ; e noi aggiugne- remo ch' esso sigillo non ci semhra una gemma si pre- ziosa da meritarsi 1' illustrazione di piii pagine. L' autore parlando poi del luogo ove fu trovato il sigillo intraprende a i-ibattere 1' asserzione del conte Benedetto Giovanelli ( Memorie intorno all' origine e corulizione antica di Trento ) , il quale assert che T antico territorio trentino giugneva sino alia Chiusa di Verona , ed escluse quindi dal Veronese C)6 APPENDICE la valle l^olicella. AH Asquini in cio dio conccrno s;Ii anzi- detti conlini rispose dottainentc il sig. Maurizio Moschini con alcune Osicnaaom (Milano, Stella, 1826 in 8.° di pag. 36), dedicate al chiariss. sig. D. Antonio Mazzetti , consigliere aulico e presidente delf I. R. tribunale civile di Milano. Noi non entreremo in una discusslone la quale interessar non puo clie due municipj. Gi giova bensi F aggiugnere che ambidue questi opuscoli pieni sono di bella erudizione. Flora Comensis plantns sponte in provincia crcscentes , atque illas , quce iiidigenatuin nactce coluntur ex- hibens , earumque proprietates ct iisiis enumcrans , a Joseplio CoMOLLio , etc. secundum systema sexuale digesta — Novo-Comi , 1826, Ostinelli , in 8." Non e questo che I'annunzio di iin' opera del sig. Giu- seppe Comolli , gia professore di botanica ed agricoltura nel liceo di Coino , ora medico provinciate e direttore di esso liceo, la quale sotto il titolo di Flora Comensis verra pubblicata dallo stampatore Ostinelli in tre o quattro tonii in 8.° con figure incise in rame, tosto ch' egli avra trovato un sufficiente numero di associati. II prezzo sara di 2 5 centesimi italiani per ogni foglio. L' opuscolo , die serve d' annunzio, contiene quasi per saggio la descrizione di due classi, quella cioe delle erbe fornite di virtu medici- nali e quella delle erbe di uso economico. Quest' opera non potra che ridondare a vantaggio de' medici , degli speziali e degli agronomi. Guida per insegnare ai fanciulli italiani i piimi de- menti gramaticali secondo i principj delta grama- tica generate e delta metodica , proposta a' maestri elementaii minori da Francesco Cherubini. ■ — Mi- lano, 1826, Bianchi e comp. , in 16.", di pag. i3i. L' indefesso e benemerite autore , dall" esperienza egli ancora finalmente persuaso che fino ad un certo dato punto anche I' insegnamenio gramaticale puo sulle orme della fi- losofia uscire dal labirinto delle parole e de' metodi pe- danteschi , insegna ai maestri elementari minori in va- rie lezioni il metodo con cui eglino quasi faniigliarjnente ragionando col fanciuUo sviluppar deljbono nel tenero PARTE ITALIANA. Oj intelletto dl liii le idee delle parti costitnenti il discorso. A ciascun capo od insegnamento aggiunge un' esposizione pratica in. forma di dlalogo coa uno stile semplice e piano quale conviensi alia natura delle cose. Egli in questo suo lavoro giovossi di un' operetta tendente alio scopo mede- sirao pubblicata in tedesco dal sig. Peitl professore di metodica in Vienna. II libretto del sig. Cherubini dee con- siderarsi come un utilissimo manuale pei primi rudimenti elementari. L' Istria , poema latino di Andrea Rapicjo , Vescovo di Trieste. — Pavia , 1826, Bizzoni, in 8.°, di pag. 23. Sanno gli eruditi quanto gli scrittori nostri del secolo XVI valenti fossero anche nel verseggiar latino. In questo genere niolto si distinse il vescovo Rapicio di Trieste, di cui gia conoscevasi un poemetto con cinque odi stampato in Yienna nel 1646. Ora Tanonimo editore ebbe la sorte di trovare nell' I. R. Biblioteca di Corte in Vienna il presente poemetto suir Istria , die , trattone pochi versi citati dal P. Ireaeo della Croce , glaceva pressoche sco- nosciuto. E noi grati essergli dobbiamo perclie fatto ne abbia dono al publ)lico. II Rapicio fu segretario di Mas- similiano II e Consigliere Aulico dell' Arciduca Carlo : da Ferdinando I venne adoperato in mission! diplomatiche. Nel 1567 fu promosso alia dignita vescovile nella sua patria , ove tutto si rivolse al bene del suo gregge ed a sedare certe dissension! , delle quali mori vittima nel iSyS, avvelenato con un bicchier di vino. Di lui cosi scrisse rUghello neir Italia sacra: Rapicius , flos videlicet illibatus politionan hotninuin, quos nostra cctas dedit. Lettere mercantili per iiso della gioientit ecc date in Ince da D. A. Filippi professore di lingna e let- teratura italiana nelV I. R. Universild di Vienna , seconda edizione milanese. — Milano , 1826, Sil- vestri , in iG.*^ di pag. 244. Queste lettere servir possono di norma e di uso ai giovani incamminati suUa carriera mercantile. La raccolta del sig. Filippi ci sembra altresi lodevol^ per la varicta delle Bibl. Ital. T. XLII. 7 gS APPENDICE matcrle , e per la soiiiplicita , chlnrezza e conclslone dello stile. II tipo!;iafo ci avxerte che la sua edizioiie e in varie pai'ti iiiin;liorata cle" difetti die incontransi in quelle di Vienna e di Trieste i8i3. L' essere stata ripetuta in ]}reve periodo d'anni ci diniostra cli' essa fu nelf Italia fa- vorevohneiite accolta. Blhlloteca portatlle lati/ia, itallaiia e franccse. Classe kallana. — Mllaiio ^ 1826, Ant. Fontana, vol. 3 in 1 6.° ( il i.° dl ptig. a5i , il 2.° dl pag. 248, il 3.° di pcig, 25 1 compresi gV indici) die conten- gono le opere di Metastasio. — - La stessa , vol. 3.° ( dl pag. 297 oltre V indlce ) dclle scclte prose ita- liane che cuntiene le prose di Torquato Tasso. Quest'elegante puligrafia di pregevolissime cose continua con intelligenza e fervore. Bibliotcca della giovcnth , o sia Raccolta dl operettc per I istrnzlonc delta mcdcslnia iiclle scienzc , nclle artl , nellit storia con wia scelta dclle plii celcbrl coniposlzionl dclla Ictteratura Ihdiana e straniera , per ciira d una socictd d,l IcUcrati. — Milano , 1826, tip. dc Classicl it'.dlanl ^ In i6.° con tav. ., vol. (.)." dl pag. 35 1. Aaclie cpiest' altra edizlonc di genei-e pariniente poli- gralico vuol essere raccomandata non a' giovani soltanto, ma ad ogni classe di studiosi , senibrandoci pregiabile per la scelta delle materie il piii delle volte di bella ed utile erudizione. Qaesto volume clie e il 4.° dei Giovani iiasgialori (opera tradotta dalfinglese suHa li.'"-" edizioiie ) conliene la Descrizione dell' Asia , Oceanica, Africa ed America. Su la gcologla della provincla Bergmnasca^ Mcmoria dl Giovanni MjTRONX da Ponte. — Bergamo , io2 5 , Mazzoleni, Ijl 8." dl pag. 200. Degno e sempre di commendazione un uomo clie si stadia d" illnstrare la storia naturale del proprio paese i e a cjuesto rijjuardo non crediarao che alcuno tra di aoi PARTE ITALIAN A. ()() slasi uiostrato piii zelante dell' aiitore di qiiesto libretto. Egli nel corso di una luiiga ed operosa vita non ha ces- sato mal di rischiarare con varie dissertazioni, con particolari ]\Ieinoi-ie e sino con un diziouario odeporico, ora lo stato lisico in generale e qnello dei tre regni della natura, ora i monti, ora le fontane intermittenti e le acque minerali , ora i minerali ed anclie i combttstibili, ora i cristalli, ora le petrificazioni , ora le terre , le pletre , i fossili d' ogni genere nella provincia Berganiasca. Da ultimo egli ha vo- Into gettare itno sguardo su la geologia di qiiella provin- ce ; e sicconie egli dice di essere stato sospinto a qiiesto lavoro dalla descrizione geologica della provincia di Milano , pub])licata dal chiarissimo Breislak , cosi sarebbe desiele- rabile ch' egli si fosse piii strettamente attennto a quell' ec- cellente modello, e sollevato si fosse ai grandi principj della scienza, recenteraente niessi nel loro maggior Inme dai Dubuisson , dai Beauvai.s , dai Beudant e piti di tutti dal celebre Humboldt nelle sue Osservazioni sal gicicimcato deJle rocce nei due cmisferi. II Maironi , cui pero non vorremmo togliere la do- vuta lode , ha voluto piitttosto e^porre in cpiesta sua INlemoria un gran numero di fatti e di notizie orittologi- clie , cosi clie come orittologica anziche geologica potreljbe riguardarsi tutta la IMemoria niedesima. Straniere di fatto air argomento della geologia riuscireljbero le speciali in- dicazioni del quarzo e de' sttoi cristalli , dell' agata , dolla corniola e del diaspro, della natura anziche del giaclmeato di varie rocce, della creta , del vitriuolo natio, del sol- fato di magnesia , dei metalli , ecc. , le quali notizie riuscir potrebbero a tutt' altro riguardo utilissime. Non dimentichiamoci mai che la geologia ha per oggetto la cognizioiie della storia naturale del globo terrestre con- siderato in graude e in tutte le sue relazioni conducenti alia teoria della terra , siccome 1' oggetto della geognosia e qnello di conoscere la situazione e la natura delle grandi masse di materia pietrosa, o d' altre sostanze mi- nerali che entrano a formare la corteccia del globo Cno alle maggiori profondita cui possa giugnere 1' uomo. ICO AI'PENDICE Mime edite cd iiicdlte di Jacopo Vittouf.lli colla tradiizlonc latina a fronte dcW abate Giuseppe A. Trivellato , maestro nel Seniinario di Fadova , vol. 2.° — Padova, i8a6, dai lipi della Miiicna, in 8.° Gia in f]uesta Biblioteca ( tomo 40.", pag. ^65) si e favellato del volume priiuo di quest' opera, ed ivi si e fatto plauso all' iniprendimento del Trivellato , o piuttosto si e preso a glusiiiicarlo dagli attacchi di coloro die la versione latina delle belle anacreonticlie del Vittorelli con occhio poco favorevole riguardavano , non gia come vi- ziosa in alcuna sua parte, ma come fatica poco utile e ijuasi 2;ettata. NcU' accennare la pubbUcazione del se- condo volume, altro non soaziuainereino se non che in questo si scopre lo stesso ingegno del Trivellato , la stessa perizia nell' idioma del Lazio , la franchezza stessa nel maneggiare i metri anche pin ditlicili , lo studio me- desimo della pttrita , nobilta , eleganza delle frasi poe- tiche e la stessa corrispondenza mantenuta quant' era possibile esatta coi versi originarj italiani, dei quali ad ognuno e nolo il nierito distinto. In prova appunto di questa corrispondenza della versione latina, invitiamo gli amatori dell' una e dell' altra poesia a voler rlleg- gere la brevissima anacreontica ix che trovasi nelle pag. 18 e 1 9 di questo medesimo volume. Annunzieremo parimente , che in qnesto vedemnio con placere tradotto in latino da Sofoleone Mainanli anche il poemetto dei Macchcroni, stanza per istanza, del quale avremmo pero desiderate di trovare il testo originale a fronte della versione. Accenneremo pitre per ultimo die in questo volume si sono inseriti tre sonetti della signora LucieUa Zambusi indirizzati al Vittorelli , assai leggiadri ed onorati essi ancora di traduzionc da un incognito che non indegno si mostra di seguitare le orme del Trivellao. Dalla prefa- zione a questo volume premessa dall'ab. Niccolo Scarabtllo jmpariamo che la Zambusi colti\'a da varj anni con inolta lelicita le lettere italiane e latine ; che la sola inodestia r ha trattenuta sinora dal pubblicare i suoi versi ., e che qualche bella mente fenuninile che bee alle stesse puris- sime fonti , potreblie torse, anteponendo I' amore della patria al tiniore della codarda invidia , colla Vordoiu e PARTE IT\LI\N\. lOl colla Zanihasi segnire anlmosanieiite le ornie segnate in questi ultimi tempi con tanta gloria dalle Albrizzi, dalle Micheli . dalle Saluzzo , dalle Verza. ScJicrzl estcmporanei latlni dclV avvocato don Faustino Qagliuffi in occasione di viagglo per la Siizzera , Monaco e Verona. — Ferona, 1826, Paolo Libanti. Noil crediamo di errare afFermando die in generale gli improvvisatori cadoiio da ogni stima qnando consegnano alle stampe le loro produzioni; di che dee veder la cagione chiunqne sappia qnanto i piii grandi maestri sogliono adoperare la lima intorno a quei componimenti pei quali vengono in fama. Tra i pochissimi clie dicendo all' im- provviso non debbono dolersi degli amici die scrivono e pubblicano i loro versi, e da coUocare senza dabbio il sig. Gagliuffi , 11 quale , o parli o scriva , puo dirsi che sempre iraprovvisa per 1' incrediblle prestezza con cni compone : dote doppiamente mirabile , perche egli ver- seggia sempre in latino. Molti de" snoi versi gia si cono- scono e si ammirano in Italia , ai quali ora non poclii se ne aggiungono da lui composti in nn suo viaggio , tutt* belli e lodevoli , e moltl eziandio bellissimi e veramente insplrati dalla musa di Virgilio e di Orazio. Noi riferiamo per amore di brevita un solo epigramma, il quale puo tener luogo di alcune centinaja stampate ai di nostri. « II giorno a di novembre , in cui grande era il concorso al rinomato cimiterio di Monaco , il sig. Gagliuffi tornando anch' esso dalla pia visitazione di quel sacro luogo, s' av- vide tra la folia che il nuovo re Luigi, non da servi, non da guardie accompagnato , passeggiava tra V amore e la venerazione del suo popolo , guidando a mano un sno piccolo figUo. Tocco da tal vista recito al sig. Scherer ( bibliotecarlo in quella citta e dotto nelle lingue orientali ) ed al conte Annoni ( suo compagno di viaggio ) non guari dopo incontrati T Epigramma segnente : " Jbat homo , natumque manit ducebat eunteni. Ilium unum e denso credlderam numero; Cuncta salMabat sed gens concorditer uiiwn : Blanda ille advtrtens lumina , IcBtiis erat. Ecqiiis hie? Oravi-Rex noster - Inermis ?- Amicus - Proh Deus! et Regi gratulor et Populo. IC2 APTENDICr. Rci'ista ^encralc dc llbri uscitl in luce nel Regno Loiiibardo durante V anno iSaS; opera di Franco Splitz , chirurgo , ecc. — 3IiIono , il 20 gennajo 1826, dai torchi d' Omobono Manini 11 sig. Franco Splitz pubblico ncgli auni 1824-1825 un Almanacco de letterati , in cni jiiischio a moltissime lodi alciine acerbissirae critiche. I censiirati, siccome e ben naturale , gridarono die quelF almanacco era ilisteso con ])Oco giudizio 6 con pocliissima buona grazia, ne i lodati ( fra i cjuali piacque al sig. Splitz di mettere anclie la nostra Biljlioteca) credettero die lor fosse debito di rispon- dcre a quell' accusa. Quest" anno T Almanacco si e con- vertito in un bel volnmetto di trecento facciate, in cui tutto A'enne migliorato cio che risguarda il tipografo , voglianio dire, la forma, i caratteri e la carta; e porta il titolo die abbiamo annnnziato. Anclie 1' autore si uni al tipografo nel migliorare quest"" opera , e la scrisse con uno stile piii corretto, e di tempo in tempo ])iu elegante: ma il giudizio .... in quaiito a questo dubitiamo forte se la Revista sara creduta migliore degli Almanacclii. L' au- tore cbe in vin volume di 3oo jiagine ha giudicato di oltre quattrocento libri , e die per conseguenza adotto quasi sempre il metodo veramente comodo e facile di sen- tenziare senza addurre alcuna ragione , non vorra certa- mente dolersi se noi imitandolo, dlciamo brevemente die il suo liliro e cattivo, lasciando cli' egli medesimo ne do- mandi il perclie al suo buon giudizio ed alia sua coscienza. Vcrsi dl Pier Alessandro Paravia Jadrense. — Ve- nezia , io25, per Giuseppe Orlandclli , cditorc. Chi stampa un volumetto di poesie fuggevoli non deve rertaniente aspettarsi un' accoglienza molto favorevole dal nostro secolo che ambisce il nome di grave e di pensatore. E noi niedesimi abljiamo in costume di esser giudici piu presto severi die graziosi con questa maniera di libri , non gia perche crediamo o desideriamo die il secolo possa esser tutto di gravi filosofanti , ma soltanto perche la facilita di conseguir qualche lode non inviti la gioventii a rinnovare in Italia quel profluvio di poesie onde fu in- vasa e nojata nella scorsa gonerazionc. Quando alcuno per PARTE IT\Ll'iN\. 103 altro si tofilie alcun poco dalla schlera volgare , e bello nio- strarlo ai coiicittadini ; non tanto perche ne riceva i! debito Qiiore, quaiito perche s" invoglino a segnitarae 1' esempio : e cio facciam volentieri rispetto al sig. Paravia , non pei* tutte le poesie comprese neirannnnciato volume, ma si per alcune di esse piene di affetto e di gentilezza , e dettate veramente dal cuore. Una piama a foggia di salice adorna il cappeliino di una bella signoi'a : il sig. Paravia compone sopra si lieve argoraento il seguente affettuoso sonetto : Perche il plangente salice , che abhella La notte de sepolcri alta profonda , Perche d' ingrata e squalUd' oinbra , o bella , La sacra del tuo volto aria circonda? ^ Ah ! do^ arde d' Amor la doppia Stella , E ride Gionnezza Hare e bioiula , E vien Beltate e Cortesia con ella , Mai pega il salce la sua inesia fronda. A te i gigli , a te i niirti , a te le rose , Cui le nitide membra il bello Amore A le mistiche sue norme compose. Ma la pallida figlia del dolore A me si lasci ; che alle meste cose Gran tempo t che sospira il mesto core. Ma quando 1" argomento e grave e suljlime-, non par che gli manchi la forza ricliiesta a Vjen celebrarlo. L' Assunzione di Maria Vergine e da lui celebrata con un' Ode a cui danno principio i seguenti versi : Clii e costei che daW umile stanza Dove trasse il supremo sospir, Coronata di stelle s' avanza Verso il gaudio del lucido empir? lo ben vidi un Potaue , la soglia Rovesciata del tacito avel , Con I' incarco dell' inclita spogUa Aspettato redire nel del. Ma colui che i sigilli di morte Con r invitto suo braccio spezzb, D' Israello era il Giusto , era il Forte Che la vita e la morte creb. Ma costei che il grand' atto riniiova . Dove assiiusc cotanto valor , 104 APPENDtCE Cfie all' ardir delta splendidti prova Pari ostenta la possa del cor ? Ed alia Vergine addolorata indirizza i seguentl versl , parte di ua' altra Ode : O de' secoli sospiro , O sorriso dell' Eterno , Come it nembo , come it vemo La tua guancia scolori ! Deh ! chi fia che in te m' additi Or di Gerico la rosn ? Ahi svermira ! A I' odorosa Ogni foglia s' appassi. Tal noil eri il di che emerse Dal purissinio tuo grenibo Chi la folgore ed il nembo , Chi la terra e il mar creb. II sig. Paravia pero vorreblje che fossero hen ricevute dal Pubblico le sue cpistole in preferenza di tutti gli altri suoi componimenti ; perchc in esse, e singolarmente nelle uUime ha procurato d' inserire qualche salutevol precetto , qualche nobile sentimento , qualche affetto gentile : ma in quanto a noi , ci duole di non poter essere fra colore che vorranno o potranno secondare il desiderio del poeta. Le sue epi- stole, sebbene non siano prive di jjregi, ci sembrano una prova die il sig. Paravia non e nato per questo genere di componimenti. Collezione di Opere scelte di autori Friidani. — Udine , 1826, pei fratelli Matduzzi , tip. Pecile. Tutto quello che procede dalP amor della patria pare che ci trascini alia lode ; e per conseguenza una raccolta di opere friulane , cioe una raccolta. fatta per illustrare la patria, e cosa che guadagna gia innanzi tratto 1 animo dei leggitori , afFezionandoli a chi duro questa fatica per si lodevole line. Ma non di rado interviene , che nelle imprese di questa natura il troppo amore de' proprj con- cittadinl nuoca al giudizio , e i volnmi s'aumentino senza che la patria letteratura se ne arricchisca : e questo, se non erriamo , e gia occorso nella presente Collezio- ne , per rispetto a non poche lettere comprese nel se - eojido volume , senza che o la bellezza dello stile , o PARTE ITALIANA. Io5 r importanza delle materie possa renderla accetta a chi r amore della Provincia in cui nacquero non tcaga luogo di letterario pregio. Piu lodato in vece ( sebbene di assai minor mole) uscira per 1' Italia il primo volumetto in cui null' altro e compreso che 1' Angeleida di Erasmo di Val- vasone , poeraa di soli tre canti , ma pieno di belle im- magini e di purissima lingua, in cui e cantata V Angelica battaglia nella quale Lucifer o co suoi segnaci perdendo fu. Icvato dal cielo , e Michele co suoi vincendo , confermato nella grazia di Dio. Una composizlone che non arriva a 3ooo versi non puo certamente paragonarsi alle grandi epopee , ed un argoment.o consacrato dalla religione non poteva concedere alia fantasia del poeta quella liberta d' invenzione e di modi per la quale alcuni altri si leva- rono ad incredibile bell^'^za, e di cui Erasmo stesso diede si begli esempi in altre siie produzioni. Pero egli disse opportunamente in sul bel principlo del suo poema : Gran prova e ben per non calcata via Dal secol prisco entrare a figger V orme Ma se fu caro udir con cento hraccia Briareo smisurato essere asceso A guerreggiar con Giove a faccia a faccia^ E poi cader dal gran folgore ncceso , Perche non crederb che 7 vero piaccia Fuor dell' antiche favole disteso? E veramente il suo poemetto riusci tale da piacere ; e piacerebbe ancora , e si leggerebbe da molti, se TAriosto e il Tasso non avessero avvezzati gl' Italian! ad un genere di poesia immensamente piii splendido e grande. icf> ATPE NDIOr Bibliografia dcgli altri paesl dell ludlii. Anche in questo, non meno che nei sussegiieiiti simlli elenclii seguiremo la norma clie ci al>!)iamo proposta pei libri stampati nel regno Lombardo-Veneto ( V. il fasc. di marzo , pag. 428 ). Niiova collczione di opuscoU IrttrraTJ compilata per ciira dei signori profcssori Gidconio Tonimasinl , Francesco Orioll , Paolo Costa , Francesco Car- dinaU e abate Giatnbattista Brnnl. Qaaderno II. — Bologaa , 1826, Gardinali e Frulli , in 6f? Vi si contengono due IMemorie , la prima dell'ab. Briini suUe dottrine psico'ogiche e cosmologiclie di P. G. G. Ca- hnnis, e Taltra del Costa, risguan^cnt.e t anal si e la siiitesi. L' abate Brnnl con sana filosofia, scevra da ogni preven- zione e dagli errori del secolo , intemle a dimostrare die r opera del medico Cabanis , Rcluzioni del fisico e dtl mo- rale deW uoino , la quale al suo comparire fece nascere gravi sospetti sulla non retta intenzioue dell' autore , si i-isente tntta del piii pretto mater ialismo. II sig. Virey giudicando da una lettera postuma del Gabanis , jiubbli- cata nel 1824 a Parigi ed a Montpellier , atl'ermo clie quel medico e filosofo essere non potea ne ateo ne mate- rialista. Ma i< se Cabanis (dice 1' abate Bruni ) ricusa di far ricerche intorno alle cause prime ; se una ne anunet- teva sommamente saggia e provvida , testimonio Virey , ma difFiisa in tutta la materia ; se d' altra parte usa frSsi che palesemente attribuiscono agli organi cor- porei le operazioni e le facolta deir anima umana ;, non si potra , per nostro avviso , si di leggieri separarlo dalla tui'ba dei tristi settatori deU' ebreo Spinosa , dell' inglese Hobbes e dei sofisti del secolo XVIII. Virey fonda la sua apologia sopra una rettitudine d' intenzione , ma che non appare in rerun luogo dell' opera , malgrado la solenne diciiiarazione di Cabanis medesimo. " 1 raziociiij dell' a- bate Bruni ci sembrano convincenti, qnanto al mattrialismo cui tende pur troppo 1' opera di Cabanis f, e quindi afFer- meremo sempre che quest' opera e sommamente pericolosa , qualunque stata ne sia 1' intenzione dell' autore. Alia dissertazione del sig. Costa die motive un articolo del giornnlc di Pisa dello scorso anno, ove tendevasi a PARTE ITALIANS. IO7 confntare alcnnc proposizloni deiraatore Intorno ai metodi deir analisi e della sintesi. II sig. Costa divide la sua di- fesa o risposta in due parti. Nella prima stabilisce le se- gueiiti proposizioiii , e procura di confermarle coa filo- sofici argomeiiti : le idee sono complessi di associate reini- niscenze ; le percezioni sono complessi di sensazioiii e di as- sociate reminiscerize ; nella forniazione delle idee , che acqui- stiamo per la semplice osservazione dei fatti , non vi I La parte I' operazione , che chiamasi scomposizione o analisi; la com- posizione delle idee si fa per tre maniere , cioe per I' atten- zione , per T accoppiamento delle reniiniscenze , e pel razio- cinio. Cliiarito cio che rignai-da il metodo di composizione , passa I'autore a quello di scomposizione , e stabilisce i.° che vi e un metodo analitico ; 2,.° die il metodo analitico retro- grado e possihile in ogni sorta di idee; 3." che il metodo di scomposizione retrogrado e utile. Tutte le quali proposizioiii ci sembrano derivare rettarnciite le une dalle altre , ed inoltre ci sembrano esposte con chiarezza e forza di ra- ziocinj. L'autore nella seconda parte risponde alle censure del Giornale di Pisa , le quali si rldncono a cose di poco raomento , e talvolta a semplici quistioni di parole. Memorle di rcUgioiie , di morale e di Icttcratura . — Modena, 1826, crcdi SoJiaiii , torn. IX , in 8.", fascicolo XX F. Questo fascicolo contiene i." II Catechism.o del senso co- mune del sig. abate Rohrbacher supcriore delle missioni della diocesi di Nancy, h' autore stabilisce per regola della fede cattolica il famoso canone di Vincenzo Lirinese, di tener ]>er certo cib che e stalo creduto in ogni liiogo , sempre e da tutti. In cio egli fa consistere il senso comune , ossia quel senso 0 sentimento comune a tutti gli uomini od almeno al maggior numero, e su di cio egli appoggia le prove ordi- narie che si danno dell' esistenza di Dio, della sua prov- videnza , delf imniortalita dell'anima, della divinita di G. C, deir esistenza dell' inferno e di tutti gli altri dommi cat- tolici. II dialogo di questo catechismo e facile , chiaris- simo, quale conviensi anche alia capacita delvolgo^ e tale ci sembra anche il volgarizzamento. II canone del Lirinese e basato sulla certezza morale, e sovra i piit evident! principj della logica : esso perciu fu sempre e giustamente io8 A r p r. N D I c E reputato come una sicurissima norma della cattolica fede. 3.° Sopra L' opera del cav. Gaetano Filnngeri, la scienza della le^islazione , alcurd sguardi. di Pietro Schedoni. L' au- tore premctte che al primo volgcre gli sguardi sopra V opera del Filangeri presagi cJie quelle usate fogge di lusinghei'oli progetti celercbbero frequenti semi delle antisociali massime , che il sostegno della societa si denominano : e qnlndi viene a mano a mano coml)attendo varie pi-oposizioni del filo- sofo partenopeo, siccome sono le seguenti : che i Romanzi costituir dovrehbero il primo libro di lettura pe' fanciulU ; che r istrutlore defanciuUi nella religione essere dovrebbe il ma- gistrate educatore ; che porre non si debboiio le moralitd nella storia ; che molto giova il confondere ne' coUegi i figli de' plebei con quelli de' nobili ; dovei-si rendere carO e desiderabile lo stato di matrinionio agli allievi clie sono gid vicini ad essere dalla pubb'ica educazione emancipati ; che il dogma di uri altra vita .... pub divenire inutile , pub diverure pernicioso , ecc. Sebbene cl sia forza di convenlre coir autore in alcune delle sue opposizioni, troviamo non di meno ch' egli ha qualche volta spinto tropp' oltre la sua disamina, siccome farassi chiaro a chiunque scevro da prevenzione pongasi ad esaminare taluna delle succitate proposizionl. Conveniamo bensi totalmente coir autore la dove afFerma che Filangeri spesso con moltissiine parole dice ben poche cose. 3.° Sul benefizio dalla re'igione cristiana re- cato agli uomini neU'istruzione de' sordi-muti , dissertazione di Severino Fabrianl. L' autore , premesso che 1' arte d'istruire i sordi-muti era agli antichi totalmente ignota , ne attri- huisce con Andres e con altri ben accreditati scrittori la scoperta alio spagnuolo Pietro Ponce , umile e caritatevo- lissimo monacoi e quindi osserva che fu un religioso, os- sia un sacerdote, il fondatore di quest' istruzione nella Fran- cia, cioe T abbate de I'Epee, e che sacerdoti sono non meno il celeberrimo Sicard ed il benemerito nostro P. Assarotti. Dopo di cio V autore passa ad ampiamente di- scorrere suUo stato de' sordi-muti , primo in ordine a se medesimo , poi in ordine a Dio , da ultimo in ordine alia so- cieta. Nel quale ragionamento non altro forse rimane a bramarsi che un dire piu semplice e meno prolisso. Nel- r articolo Varietd trovasi la notizla biografica su monsig. Giambattista Lambertenghi, vescovo d' Orvieto. Seguono le Notizic ecdesiastiche , ove sono annoverate varie conversioai PARTE ITALIA.NA. 109 dl protestantl alia chiesa cattolica, e quelle speclalmente d'un principe regiiante, Federico Ferdinando duca d'Anhalt- Coethen, e del celebre ministro e letterato Pietro de Joux de la Cliapelle. Collezione del moimmenti sepolcrali del cimitero dl Bologna. — Bologna, 1826, Giovanni Zecchi, in 8.", fuse. VIII, IX e X. Questi tre fascicoli formano il compimento del primo volume di un' opera commendabilissima per la nitidezza ed eleganza dell' edizione, non meno clie per le belle in- cisioiii delle quali va adorna. Gia sino dal 1809 pnbbli- cato erasi in Bologna un saggio degli epitafFj composti per queir insigne cimitero dal chiarissimo abate Schiassi. Nes- suno pero aveva intrapreso a pubblicarue i monumenti^ i quali, comeclie nioderiii, sono cio non ostante condotti ge- neralmente con ottima arcliitetiura e da mani maestre nel- r arte dello scolpire. In quest' opera pertanto trovansi e gli epitafFj ed i monumenti. Essa non puo quindl clie ridon- dare a grande utilita si de' professori dell' arti heUe che dei compositori d' epigrati. Sareblie a desiderarsi che anche la nostra Milano avesse finalmente un simile grandiose edifi- cio , in cni tutti raccolti fossero i monumenti sepolcrali ( tra i quali se ne annovei'ano non pochi bellissimi ) che ora trovansi sparsi ne'varj Campisanti , ivi esposti alle in- teniperie delle stagioni. II testo dell' opera e in italiano ed in francese. Questo primo volume contiene 40 monu- menti. Ne parlerejiio con un particolare articolo tosto che r opera sara condotta al sue compimento. La ragion delta llngna per le prime scuole , composta da un uidiiidao delle scuole pie. — Torino, 1824, Chirio e Mina, in 8.°, di pag. 272. Crediamo bene di annunziare questo libro quantunque pubblicato sino dal 1824. Esso non e propriaraente che una grammatica elementare italiana , tessuta a dialoghi. L'autore , ammonito dalla natura e dall' esperienza, s' ac- corse non essere cosa difficile il condurre i fanciulli ne'pri- mi rudimenti della lingua coUa sola fiaccola della ragione, in guisa ch' eglino da se medesimi intendaiio la forza , la no A P P K N n I C E definizlone , e 1' nso dello cosi dette parti del discorso , cd a niano a maiio T analisi di esso e la sintassi dclla liiij^ua. /< E noil veggiamo ( cosi egli scrive ) noi tutto di i fan- " cialli per le case cercare e doniaudare ad ogn' ora , e " voler sapere anclie troppo ragioii d' ogiii cosa ? II che " inostra che la ragion lore, piir in quell'eta stare non sa " fernia. •/ Ea;li osserva che le crammatiche nostre con- sistono di delinizloni , il piii delle volte dal fanciullo non Intese perclie le delinizioni non' vengono da natnra, nia si dagli uoniini : osserva inoltre essere detto da Socrato , che ogni uoino risponde bene , quando e bene intcrrogato. Sul qual principio egli non fa che chiedere all' altinno cio che e neir alixnno. Egli per esempio parlando del name cosi fassi a ragionare co' suoi discepoli : Quando io dico liljro , scatola , calamajo , mostratemi qiinli cose io I'Oglio indicare e segnatemele col iostro dilo ( i fanciidli indicheranno le predette cose) E quando dico Carlo, Antonio, Pippo, chri'ogJio io indicare? ( fanno conie sopra ) Ora ditemi , come cliiamate queste parole Carlo, Antonio, Pippo? S. Le chia- mianio nonii. M. Cosi e- sono nomi. Ma liliro, scatola, ca- lamajo 50/io anrhe nomi ■■ quclli sono nomi duomini, e quesd sono nomi di cose. Intendete voi? S. SI Io intcndianio. M. Fronunziattmi ora uno di ioi tutti i predetti nomi ( iino li prominzia ). Cld e che ha pronunziato tutti qucsii nomi? S. Sono io. M. Con che cosa gli avete pronunziati? S. Colla lingua. M. Dunciue i nomi sono iOci della lingua ; e egli vero? S. Si. M. Quando pronunziate scatola , qual cosa volctc ioi mostrare ? — ■ E quando pronunziate cnlamajo, qual cosa \olete mostrare ? ( indicano T una e I* altra ) Adunque at- tcnti bene: I nomi sono voci della lingua, che servono a mostrare le cose. Lo avete ioi inteso ? — Si — Adunque ripetcte tutti ad uno ad uno: i nomi sono voci ecc. L''au- tore va cosi a mano a mano raglonando su tutte le altrc parti del discorso. Questo libro comeclie contenga un nie- todo non totalmente nuovo , dee dmiqae considerarsi conic una grainatica elemeiitare bensi , ma ragionata ed uni- versale i ed anche sotto quest'aspetto puo riuscire vantag- gioso air istrnzione d' ambidue i sessi. Siccomc poi la prima soUecitudine del maestro debb' es- sere la coltm-a de'sentimenti naturali e morali ne'cuori an- cor tencri de' suoi alunni ; cosi T autorc vi ha aggiuiilo un saggio d' cscrcizj suUe virtu cristiaiie c ciyili , traeudoae pvute italtana. hi sempre le ragioni dalla mente e dal cuore dello stesso faiiciullo. Noil taceremo che ci e sembrata importuna la so- stituzione cli nuovi vocaboli gia troppo dalF uso consacrati, per eseinpio unale, piurale, alle voci singolare, plurale. Osscivazioni intorno ad Orazio , del cav. Clementino Vannetti , accademlco fiorentino. — Lugano , 1 82 5, Veladiiii e comp. Vol. 3, in 8.", il i.^ di pagi- ne IX e 3oo, il 2.° di pag. 404, il 3.° di pag. 243, compresi sempre gl' indici e V errata. Bella edizione, I pregi di quest' opera souo gia bastevolmente noti nella repubblica letteraria. Avvertiamo che il vol. Ill contiene i tre segueuti opiiscoli : La villa di Orazio al sig. abate Sdvcrio Bettiiielli ; Al medesimo sopra I' Orazio hodoniano del 1 79 1 ; Novella del cav. dementino Vannetti al suo ainico Antonio Cesari D. O. Opera teatrali di Alfonso Varano , — Roma, 1826, IMorclacliitii , tonii 4, in 8.°,il 1° di pag. xxf e 144. Ti e preinessa la vita dell' antore scritta da Pier Ales- sandro Para via ; il 3.° di pag. i85; il 3.° di pag. 108; il 4.° di pag. 108. Vi e aggiunto 1' elogio del Varano scritto da Eiiiilio Pannelli di pag. XXX. Accurata ristamjia. Esposizione critica dclla dottrina patologica del prof. Broussais : estralto dal Repcrtorio nicdico-chirnr- gico. — Torino, 1825, Stamp. Reale , in 8.° di pag. 1 52. Prospctto dci risnltamcnti ottenuti nclla clinica di Bologna durante il triennio 1819 , 20 : 20-21 ; 21-22. Dell influenza dell opinione in medicina , con una nota iniportantissima intorno alio stato attuale della medtcina in Italia , discorsi due del prof. Qiacomo Tommasini. — Bologna , 1826 , Nobili e comp., in 8.°, di pag. i63. Ambedue quest' opere meritano d' essere consultate dal jtrofessori dell' arte. Esse giovar possono, se non ad altro, alineno a chiarire i sistemi di medicina era dominant!, e su qiiali bi va dai diversi partiti acrementc disputando. Ua APPENDICE La scuola clinlca poi dell' Universlta di Bologna fu sem- pre una dcUe piii accreditate dell' Italia. Saggio dl andchitd primitwe , adunatc e pubblicate dal cav. Francesco IiVghiramt. Poligrafia fiesolaiia , 1825, vol. I contenente il Saggio di andchitd primi- tive del conte Gio. Ball. Baldelli Boni , con ta- vole in ranie , prezzo pctoli 10. Questo volume forma la prima parte di tin corpo d' opere d' antichita , die viene pubblicato nel modo seguente : Parte I. Antichita primitive. Tom. i II. Antichita nordiche .... 2 f In tntto sono III. Antichita egiziane .... 3 / 10 IV. Antichita etrusche .... 4 In Firenze da Audin e Conip . II solo anaunzio di quest' opera e dell' autore di essa basta per raccomandarla agli studiosi delle cose antiche. CoUczioTie portatile di Classici italiani. — Firenze , 1825-26 , P. Borglii e coinp. Vol. yiii. Dramini di Pietro Metastasio. Le ristampe de' nostri classici vanno sempre piu molti- plicandosi e queste sotto forme le piu comode e le meno dispendiose ; prova non dulibia che il gusto per la huona letteratura non si e punto fra noi scemato. II Boa di Plinio , congettnre snlla storia della vacci- nazione , discorso Ictto all Accadeniia de Lincci di Roma nelladnnanza del 5 agosto 1824, dalV ac- cademico dott. Tommaso Pkela , arckiatro di Pio VII. — Firenze, 1826, Pozzetti, j/z 8.°, dipag. 44. Ci sono alcuni che tutto veggono , e tutto credono di vedcre in Plinio , sebbene in quest' autore s' incontrino de' Inoghi che formeranao mai sempre il tormento degU interpreti. L' opera del dott. Prela puo non di meno stitz- zicare la curiosila deiiU eruditi e de' ministri d' Igiea, PARTE 1TALIAjS\. 113 Satire cli T. Petronio Arbitio, tradotte cd illustrate da Viiicciizo Ljncetti col tcsfo a f route. — Italia, 1S26, torn. 12.'^ in 8.° Si stanipauo per associa- zione al prezzo di soldi 5 toscani il foglio. Le satire del latino Epicure colla versione del Lancetti a fronte gia state erano jJubblicate in due grossi volumi in 8.° a Brescia pel Bettoni nel 1806. Tale volgarizza- inento fu allora freddamente accolt© dai coltivatori del- 1' antica classica letteratura , disapprovatissimo poi dagli uoniini dabbene. Le turpitudini de' Romani sono note an- clie di troppo. A clie giova il riprodurle con vitupero dell' Italia e con pericolo gravissimo del buon costume? L! incredulo senza scusa del padre Paolo Segneri dclla compagiiia di Gesii. Vol. I. — Peggio , 1825, per Pietro Fiaccadori , in 8.°, di pag. xvi e 352, comprcso l indue. Quest' edizi one e dedicata al serenissimo duca di Mo- dena Francesco IV arciduca d^ Austria. Essa e uno de' pri- lui sperimenti de' torcbi di Pietro Fiaccadori ; e dall' in- coiuinciaraento di questa nuova stamperia modenese giova il congliietturare esser egli delf arte sua buon conosci- tore. II Fiaccadori mei'ita lode altresi per 1' opera da lui scelta ne' primi sperimenti della sua stamperia; opera la quale, comeclie non iscevra di ogni difetto del secolo, puo non di meno proporsi come modello di stile , e tra le asceticJie come una delle piii opportune a' tempi nostri. Solo avremmo bramato che il tipografo indicato ci avesse di quale delle antecedenti edizioni siasi egli prevaluto. Qlornale di chirurgia-pratica compilato dal dott. Giu- seppe Can ELLA mcdico-clururgo ed oculista , e clil- ' rnrgo opcratore della cittd e dello spcdale di Trento. Anno II. — Trento, 1826, Monauni, in 8.' Questo giornale , il cui scopo e quello di far conoscere i progressi sempre crescenti della cliirurgia-pratica , senza trascurare ad un tempo le utili scoperle mediche, esce ad ogni mese in fascicoli di i\. fogli di stampa. Esso puo considerarsi come in tre parti diviio. La 1." contienc la Blbl. hal. T. XLII. 8 I 14 APPENDICE raccolta di casi cliirurgici etl operazioni tratte dai gior- nali dello stesso conipilatore : la 2.' le malattie e le loio cure estiatte dalle opera piu recenti , o comuuicate al- r autore da altrl medici e ciiirnrglii : nella 3.^ solto il titolo di Varieta, oltre il prospetto dei risultamenti ottennti nello spedale di Treuto, fatto dal sig. dottore Lupis, tro- vansi diversi articoletti intorno alia scoperta e dall' uso di varj rimedj. VARIETA. Letteratura. T JL n raduzioni. dal greco. — II prof. Giuseppe Biamonti , rapitoci non ha guari dalla morte, uomo benemei-ito della letteraria repubblica, aveva volgarizzato Pindaro in prosa anzi che in versi , sebbene foss' egli poeta di tacilissima vena , e clo per maggior vantaggio de' giovani che da lui apprendevano Teloquenza nella regia universita di Pavia, avvisando ch' eglino potessero sovra scritti non iegati al verso meglio conoscere i pregi di quel sommo poeta. Alcuni di tali volgarizzamenti trovansi nel nuovo RicogU- tore , marzo i8a6, ed altri saranno inseriti nei fascicoli susseguenti. Noi pero sianio d'avviso che Pindaro tradotto in prosa non e piu Pindaro, e che quindi il poeta dirceo cosi trasformato non puo che generare noja od inditle- renza anche nell' annuo de' giovinetti. Saggio di traduzione in ottava rima della Tunisiade, poema erolco di S. E. R. monsignor Pirker Patriarca di Venezia. — Dopo i saggi de' cavalieri MalFei e Monti entra nel diffi- cile aringo anche il signor Nicolo Tommaseo, e non con versi sciolti, ma coU' ottava riuia. Lasceremo che il pub- blico ne giudichi dal saggio che trovasi inserito nel fa- scicolo di niarzo del suddetto Rlcoglitore, Traduzione di Boczio — II signor Leman junior e a Lon- dra ha scoperto una traduzione in inglese dell' opex'a di I'AUTE ITALIA^NV. Il5 Boezio De consolatione philosophica fatta dalla regina Eli- sabetta. Sapevasi gia da prima che questa regina aveva tradotto siiVatta opera, nia la traduzione non era conosciuta. II libro e quasi tiitto scritto di proprio pugiio dalla re- gina , trattone alcune pagine che lo furono dal suo se- gretario e dal segretario di Stato. Annunciasi che questa -euriosita letteraria sara in breve fatta di pubblica ragione. {^Joarn. general ~ etc. fevr. 1826.) Coclice autografo del Petrarca. — In Pietroburgo fu coi fipi del dipartimento dell'istruzione pubblica stampata nello scorso anno V opera col titolo Illustrazione al codlce auto- grafo di messer Francesco Petrarca, stato occulto alia repuh- blica letteraria fino daW anno i5oi , cpoca in cni fu posse- duto dal chiarissiino messer Bembo. L' illustrazione e del cav. Arrighi , cni appartiene pure il codice. E certamente il signor cav. sarebbe possessore di un gran tesoro, quando i snoi argomenti oltrepassassero i gradi della probaliilita. Gli argomenti co'quali egli cre- de di mostrare 1' autenticita del suo codice sono questi : I .° Non trovansi In esso alcune lezioni e poesie contenute in altri e dalla baona critica rifiutate. Ma in altri codici ancora non trovansi si fatte lezioni e poesie rifiutate. E di fatto anche nel preziosissimo codice del 1370, ora posse- duto daU'illustre professore Poggi di Pisa, manca il sonetto in morte di M. Laura trovato nella sepoltura di lei. 2." Ci ha in esso codice qualche composizione che non trovasi in altri codici. Ma alcune rime un tempo attriliuite al Pe- trarca, vennero poi da' piu accreditati conimentatori rifiu- tate; e fra tali poesie fu posto altresi il capitolo de fania triwnphus che comincia: Nel cor pieno d' amarissima dolcezza, che pur trovasi si nel codice dell' Arrighi che in quelJo del iSyo. 3.° Non vi sono cancellature e pentimenti, dal clie I'Arrighi argomenta essere questa la netta o bella copia fatta dallo stesso Petrarca. Ma altri codici conosconsi del Canzoniere senza cancellatura, che non di meno considerare non si possono come autograft. 4.° L' autore crede di poter pubblicare il suo codice come un autografo del Pe- trarca per la somiglianza del carattcre co"" fac-simili dei codici Vaticano ed Ambrosiano; ma non ci da il fac- simile del suo , sicche ci e tolta la possibilita di fame il con- fronto , oiuissioue certamente un po' sospetta. Ci sembra 1 l6 \ r V K N D i C K. percio clie gli avjioincati del sigaor cavaliere ci dimo- striiio al piii clic il svio codice e di buona Icziono, assai anlico e i'ois' aaclie coiileniporaaeo del poeta. Ej^li poi crede die tal suo codice abbia appaitenuto al Benibo , perclie dei due autograli da cpiesto possednti e passati poi nclla Vaticana, un solo se ne trova ora in cpiella bil)lioteca. Belle arti. Piltture dd P. SabatelU. — II sig. Lnigi Sabatelli fio- rentiuo, professore di pittura in questa I. R. Accadeniia di Biei'a lia condotto a compimento , gia da piu uies; , i suoi dipinti a buon fresco in uno dei saloni del palazzo Pitti. Egli lia tratto il principale suo soggetto da Oniero, fonte perenne de' piii sublinii concetti. Sulla sotlitta del salone in nn gran tondo i-appresen- tante la piu elevata parte dell" Olimpo , grandeggia Giove in attecigiamcnto di comand.ire agl' Iddii di non iinpac- ciarsi piu ollre nelle cose de' Greci e de' Trojani. JSJel- l' aria , alia sinistra dei nume , vedesi T Aurora preceduta dalla rugiada e seguita da Fosi'oro annunciatore del Sole: pill solto e presso il trono del consorte sta Giunone as- sisa in seggio d' oro ed in atto di ritrosa ai coniandi del nunie, Iride appoggiata presso di Giunone coinmovesi al cruccio della superba Dea. Piii basso, pur alia sinistra di Glove, sedono Plutone e Proserpina, tjuindi Apolline e Diana, e dietro di essi Vesta. Al di sopra di cpiesto grup- po sta Escul.ipio, al disotto soiio Ercole ed Ebe. In alto, alia destra del trono di Giove, oltre Ganimede e TAquila ininistra del fulmine , vedesi Minerva dea della sapienza, quivi coil saggio divisainento dal pittore coUocata, cs- gendo la sapienza la prima e la piii necessaria virtii dei regnanti , senza della quale essi non possono ben gover- nare i popoli alia loro tutela allidati. Vicino a Minerva e Mercurio, piu abbasso il geloso Vulcano con Venere di lui moglie, la quale sta in attitudine di guardare con dolce mestizia il Dio della guerra , indicando con cio il timor suo pei danni die a Troja sovrastanno. Scberza fra Ic braccia di Venere il fanciulletto Amore , e presso di lei sorridono le Grazie vezzosauicnte atteggiate. Sotlo a Marte e il fiume Zanto personiilcato. Nella piii bassa parte delf Olinipo e il Dio Pane siniljolo della uatura , PARTE IT\I.T\N\. I I7 e dinanzi ad esso sono Cerere , o la gran madre aatica , la Terra , che tJeiie tra le l)raccia due pargoletti uno bianco e T altro nero , denoianti la ^arieta del colori neir umana specie. Fra la Terra ed Ercole sta il ca- nuto Oceano, cliiamato nell' Iliade ed in un inno orfico , padre di tutle le cose, e secondo altre Teogonie, figHo jtI- mogenito d' Urano e di Ebe , ed il piii antico dei Titani: pill sopra e Ted con volto ilare , speraiido essa che il ligliuol sue Achille vincerii i Trojani. Nel mezzo e sotto il gran trono giace la piu tremenda di tutte le greclie Deita, il Destino, custode deH'urna fatale: airintorno di lui sono le Parche , dive inesorabili , e cjnivi rappresentate saggia- inente ciascuna sotto diverse eta e sembianze , ginsta le diverse eta dell' umana vita; idea filosolica e propria pres- soclie tntta del signor Sabatelli. Otto lunette sorreggono la volta nei quattro lati del salone. Nella prima dirinipelto alia porta del verone e Gluno, che bramosa di vincere Giove coUe attrattive della bollezza, sta alio specchio acconciandosi i capelli. Iride librata sull" ali e in attitudine d' incoronarla , mentre una ninfa sta al piedi della Dea in atto di volerli profuniare con odorosi nngnenti : nn' altva ninfa mostra alia Doa gli ornamenti che alF itopo meglio convenire le potrebbero: il Pavone rappresentato con tntta la pompa della doviziosa sua coda, vi simbolcggia 1* interna compiacenza di Giu- none. Nella seconda Innetta e la stessa Dea , cui Venerc cede I'amoroso cinto ad onta dei crncci di Cupidinc. \aghi genietti scherzano colla ^•este di Venere , e le Grazie in- trecciano festevole danza. Nella terza e pur Ginnone in atto di svegliare Morfeo nella grotta di Lenno. Quanto piu questo Dio stimolato da varj amoretti va destandosl, si veggono tanto piu svanire le imagini de' sogni : il Si- ienzio fugge spaventato; la Pigrizia assisa a' piedi ilel letto di Morfeo viene da tin amorino invitata a ricevere in dono bcllissimi fieri, purclie stenda la ,mano per riceverli: ella che mal rcggosi in |>iedi , come dice TAriosto , mostran- dos'i oppressa dalla fiaccl'.ezzn , ricusa di moversi. Nella parte destra e T Ozio corpidento e gnisso , quale ci yien descritto dallo stesso Ariosto : egU sta giocherellando coUe dita , e si appoggia ad un poi'co in atteggiamento di non saper che si fare. Nella qnarta Innetta Ginnone si pre- senta a Giove sulf Ida con Morfeo trasformato m augello T I h A P r E N P I C K nottunio t-lie riposa sur un abete. La Dea colplscc tal- mente lo sguardo del suo consorte , merce del cinto di Venere , ch' ei la iiivita a riposare tra ie sue braccia, nieii- tr" cUa malir.iosamente finge di volar portarsi altrove. II soggetto e adorno di grandioso e vago paesc. Nella cjuinta vedesi in loiitaiianza Giove add or me a ta to ia grembo alia inoglie. Intanto Ncttuno postosi alia testa del greco esercito lia suscitata una terribilc tenipesta. Ajace , merce della vigoria in lui infusa dal regnator delle acqac , sta pei iscagliare una grossissima pietra contro di Ettore, che fre- niendo si ritira da i;n drappello di Greci inseguito. La sesta rapprcsenta Giove che alzatosi dal letto rainpogna la consorte accennandole quali disordini siano per Tingan- no di lei accaduti sulla terra. La diva finge di riposare tuttora niolleraente sopra un letto di nubi , ma sta medi- tando come scusarsi coll' adirato consorte. II luogo e sparso di liori vaghissirai e spontanei, giusta la dcscrizione ome- rica. Nella settima Ettove portato fuori della battaglia viene da' suoi commilitoni disarmato , onde meglio esami- nare si possa il colpo ch' egli ha ricevuto da Ajace. Apol- line al cenno di Giove scende dall' Olimpo jier rendere alPeroe lo smarrito vigore. Ettore al tocco del nume ria- nimitosi cliiede le armi. All' inaspettato avvenimento i cir- costanti commovonsi a diversi afFetti : qucsti sta attonito e stujiefatto ; qnegli ne ringrazia gli Iddii ^ altri animano r eroe contra i nemici ; altri accennano all' esercito esser salvo il duce^ un contrasto di barbariche armature ne rende ancor piii mirabile la composizione (i). Nell' ottava Ettore , afFerrata una delle nemiche navi , sta in attitudine di tron- care con un fendente 1' asta del furibondo difensore di essa, il telamonio Ajace, mentre i Trojani accorsi colle faci gia mettono in fiamme la flotta greca. Quest' ultima lunetta fu dipinta dal figlio di Sabatelli sotto la paterna direzione ; e questi un giovane di altissinie speranze ed e pensionato dal serenissimo e benefico Granduca. Da cio die noi abbiamo qui esposto e agevole cosa il de- durre i singolarissimi pregi di queste pittoriche coraposizioni, (i) Cosi vien riferito dal sig. prof. Valeriani nella sua descri- zione di queste dipinture. ]\Ia saia egli po^slbile che si vedano tame cose in una lunetta ' L' arte seaibra non poter giu^uere a tanto ( iVeta del Direttori ). PARTK ITALIANA. Ijg le qnali leggere si possono Jescritte ampiamente e non senza venusta dal sigiior professore Domenico Valeriani in un suo opuscolo pnbblicato in Bologna dalla tipo- grafia Marsigli in 4.°, ed inserit^* anche nel primo cpia- derno della Nuova collezione di opuscoli ietterarj c.i Bologna. Gl' intelligenti animirar sogliono nclle opere del Sahatelli un singolar pregio , cioe lo stile tutto suo proprio , e di un carattere di vera originalita. S. A. I. e R. il Granduca, caniminando sulle orme gloriose dell' avo e del padre , splendidi protettori delle arti e delle sclenze , ha non solo commessa quest' opera grandiosa, ma dimostrata ancora la sua sovrana soddisfazione facendo al pittore il dono d'ltna tabacchiera d' oro riccamente contornata di brillanti , oltre il prezzo dell' opera gia prima convenuto. Ingresso di S. M. I. R. A. in Milano rappresentato ad acqua tiiita. — • Nel Proeniio alibiamo annitnziata quest' o- pera del signor Gallo Gallina. L' ingresso e preso dall' in- terna parte della citta nell' atto in cui il regal coccliio non ha che di poco oltrepassato il grandioso arco in quella solennissima occasione eretto. Vi si vede tutto il magni- tico corteggio ; e vi si scorgono gli addobbi , gli affollati spettatori , e via via con bell' effetto di prospettiva gli adjacenti glardini , i contigui edifizj , ecc. II benelico nio- narca non solo clementemente accolse quest' opera, ma degnossi di mostrar all' autore la sovrana sua soddisfazione col dono di una bellissima medaglia d' oro a grande conio, nella cui parte anteriore e Y augusta di lui effigie , e nella posteriore un tempio dorico nel cui fregio leggesi 1' iscri- zione Honori , ed all' intorno 1-' epigrafe Austria ad Imperil dignitatem evecta, MDCCCIV. AllGHEOLOGIA. Antichita egizie. — Nel jjroemio ( pag. 9 1 ) parlando delle opere pubbllcate intorno a diversi punti di storia ed antichita egiziane dal signor cavaliere di S. Quintino Con- servatore del Museo R. Egiziano di Torino, accennamrao di volo r accusa di plagio fattagli in Francia, di essersi cioe appropriate cio che dai due ChampoUion era state anteriorraente e scoperto e stampato. Non essendo nostro pensiero di dare sentenza intorno a si fatto argomento, I 2.0 A r I' K N D 1 n E fatto lion ahhinnio rho scmplicpmoiite ncccnnare le opcre del cav. S. Qnintiiio e gli opuscoli de'suoi avversarj ne^quaU jjarlavasi siilla antcriorita ili tali scoporle. Iguorando pcio noi in allora die il cav. di S. Quuitino a \ esse risposto a queste accuse , noii ne facemmo jnotto : ina ])ervenuU)ci non lia guari 1* estruUO stampato a Lucca di una memoria da lui letta a quell' accademia intorno air aiizidette accuse , ci facciaino uii dovere di qui an- nunciarlo , liuiediando cosi alia mancanza involontaria da noi commessa iiel proeniio. E qui protestiamo nuovamente non essere noi clie seniplici narratori del fatto e niUla piii. Diremo dunque clie in quell" estratto i lettori troveranno le difese contra le imputazioni di plagio fatte al cav. S.Quintinoi accitse clie risguardano principalmente la lista cronologica della XVIll dinastia dei Faiaoni , alcune noti- zie intorno ai paplri storici del museo reale di Torino, r uso degli scarabei egiziani , e linahnente il sistema e r illustrazione delle citVe numerali egiziane. Da qiiel- r estratto potranno i lettori gindicare deiranteriorita delle scoperte, non die della diflerenza di alcune di esse in confronto di cio die fu gia stampato dai Gliampollion. E cio basterii a nostro discarico intorno ad un argoniento si disgustoso ; siamo anzi persua^i die la natura sola di detto argomento e stato forse il motive del sllenzio finora conservato dai coUeglii stessi del sig. cavaliere neir Acca- demia reale delle scienze di Torino. Termineremo col far plauso alio stesso sig. cavaliere il quale in quel suo estratto dignitosamente si sostenne contro de' suoi avversarj , tra- scnrando le frasi inurbane ed aadie ingiuriose die si leg- gevano in taluno degli opuscoli contro di lui stampati. I Tavole greclie. — Vennero trovate in Ingliilterr.a due tavole in rame , sopra le quali leggesi il racconto di una festa musicale , die fu celebrata in Corinto V anno 709 avanti 1' era volgare. I dotti attendono ora a darne la spiegazione. Journ. general etc. (janv. 1826 ). Heal Museo JJorbnniro — Quest," opera tanto generalmente desiderata lia cominciato a veder la luce , e ne sono gia pubblicati due fascicoli. Merce di essa potranno cono- scersi i tanti preziosi moaiimenti die dopo diciotto secoli PARTE ITALTANA. 12 1 risorgono dalle rovine d' Ercolano e di Pompei. Le illu- strazioni dei medesimi sono affidate ai dotti componenti la Eeal Societa Borbonica. E inutile il difididersi sopra r utilita di quest' opera insigne , eseguita splendidamente sotto gli auspicj di S. M. il Re delle due Sicilie. L' edizione e in quarto , in bella carta reale velina. Ogni fascicolo contiene 5o pagine di testo e sedici tavole egre- giamente incise a contorni , molte delle quali per ojoera del valente sig. Paolo Lasinio. L' opera sara composta di 72 fascicoli circa, e divisa in sei classi, cioe i." Archi- tettura^ 1° Pitturaj 3.° Scultura ; 4.° Gemme e medaglie; 5.° Vasi detti volgarmente Etruschi; 6.° Armi, utensili, suppellettili, ecc. Ogni fascicolo vale a Napoli carlini 24. II prezzo in Firenze e quello di Napoli, piu mezzo paolo per le spcse di porto e gabella , in tutto paoli 1 8 '/,. Ve ne sono alcuni esemplari in carta sopraffina, il prezzo dei quali e di carlini 36, e in Firenze di paoli 27 '/,. Le associazioni in Firenze si ricevono da Giuseppe Molini. CEOGHAFIA E STATISTICA. Ceiini sull' Egitto. — II giornale intitolato La Hivista bri- tannica somministra alcune particolari notizie intorno ai grandi niiglioramenti dei quali 1' Egitto va debitore airam- ministrazione delT attuale vicere ; in quel giornale si ri- guarda come un colpo di avversa sorte c!ie in una guerra lontana sieno distrutti gli uomini e dissipati i tesori, che avrebbero potuto accrescere straordinariamente nelFEgitto i mezzi di moltijjlicare le produzioni e di promiiovere la prosperita degli abitanti. I." Coliivaziorie del cotona del Braiile. — Questa che fu introdotta nell' Egitto dal sig. Jumel , negoziante francese e direttore generale delle mauifatture del vicere, morto al Cairo nel i8a3 , va di giorno in giorno estendendosi con una sorprendente rapidita. Quel cotone e stato sostituito alia specie assai comune e poco pregiata del cotone , che vi si raccoglieva da tempo immemorabile. La prima rac- colta della nuova specie produsse non meno di 26,000 balle. La seconda fu tanto abbondante, che non solo basto a soddisfare alle doniande delle diverse nazioni poste sui lidi del Wediterraneo, ma se ne spedirono 5o,ooo balle ia T22 ATPENDIGE Ingliiltena. Quel prodotto si era ancora raddoppiato nel 1824, e pill considerabile debb' esscre stato nel iSaS, perche il vicere , conimosso da una si uiaravigliosa riiiscita clie siiperava ogui sua speranza , fa ora ristahilire tutti i canali d' irrigazione che erano ostrutti , onde rendere alia coltivazione molti terreni da lungo tempo damiatL alia sterilitii ( E nolo che il vicere aveva oi'dinato anche lo scavainento dl un nuovo caiiale , che attraversare do- veva il Cairo, e portare le accjue alia distanza di 3o e pill miglia alKne di promuovere la piantagioae dell' indaco 6 del cotone nella proviiicia del Fayouni). « lo voglio (diceva egli iiei trasporti della sua gioja) coprire di pian- tagioni di cotone tutte le rive del Nilo dalle diverse sue iniboccature sino alle sue sorgenti, » SI crede che 1' Egitto non tardera a produrre qaesta derrata in una quantita tanto consideraljile , quanto quella che e prodotta da tutta iutera V America. Quale sorgente di ricchezze non sara questa in un tempo in cui i tessuti dl cotone godono di altissimo favore, in an. tempo in cui la Gran Bretagna, dopo di avere fornito il iiecessario ai bisogni de' suoi abitanti , ne ha spedito al di fuori nel i8a4 per un valore superiore a ySo milioni di franclii ! II cotone che al presente si coltiva , lungi dal degenerare sii le rive del Nilo, fornisce , per quanto si assicura , fila piu langlie e piu fine , che non il piu hello del Fernambuco. a." Coltivazione di altre piante. — Incoraggiato dalla riu- scita delle piantagioni di cotone, il vicere si occupa al pre- sente neU'estendere la coltivazione deirindaco, e gli sforzi suoi a questo riguardo non sembrano dover essere meno felici. Egli ha altresi fatto venire una colonia dalla Siria , affine di coltivare i gelsi ed educare i baclii da seta nella valle di Toumsant. La bella provincia di Fayoum, senza rinunziare alia sua abbondante raccolta delle rose dalle quali si trae 1' essenza tanto ricercata in Asia ( ed anche in Europa) , si va sempre piii coprendo di ulivi , e le viti cominciano a fornire cola vindenunie abbondanti. Da lungo tempo 1' Egitto produce la canna di zucchero , il lino, lo zafferano , la maggior parte dei frutti , legunii e cereali nostri ^ ben presto qaesta privilegiata terra , della quale un uomo straordinarlo s" attenta di inettere a profitto tutte le favorevoli circostanze, questa terra ornata egualmente dalla vegetazione deU'Europa, come da quella dei tropici , PARTE ITALIANA. 123 riunira in una stretta valle, tlella lunghezza ell 200 leglie, tutte senza eccezione le coltiv.izioni del due mondi. 3.° Bardie a vapore. — Afllue di ottenere comunicazioni piu facili e piii pronte coU' Europa ( c forse ancora col- l'Asia(*)), il vicere ha fatto eseguire niolti scavi in vnrj cantoni della Siria, lusingandosi di scoprirvi miniere di car- bone di terra. Tale combustihile servirebbe principalmente alle bardie a vapore ch^egli si propone di far costruire. ( II nostt'O celebre naturalista Broccbi e stato incaricato della ricerca del litantrace nelle vicinanze del monte Libano ed altrove , ed alcune sue lettere mostravano ch' egli non era privo delta speranza di riuscire in tale intento. Quanto at battelli, a vapore, il vicere se ne e procurato cdcuno dall'In- ghilterra. Egli si occupa anche attualmente nello stabilimento di un lazzaretto ad Alessandria.") 4.° Costrnzione di canali. — Molto aveva gia fatto il vicere cade facilitare V esportazione dall'Egitto , riiineiido il jjorto di Alessandria al Nilo per mezzo di un canale navigabile^ ma al presente egli va meditando un disegno di assai mag- giore importanza. Le nuove costruzioni cb' egli vuole in- traprendere , non sorprenderanno come le piramidi con una sterile magnificenza , ma porteranno 1' impronta del carattere del nostro secolo , e 1' utile vi sara accoppiato colla grandiosita. Non si tratta nuUameno cbe di riunire i due raari cbe bagnano I'Egitto, per mezzo di una na- vigazione artificiale. Volevasi da prima eseguire questo disegno col mezzo di un canale clie scavato si sarebbe seguendo le tracce di quello cbe alcune tradizloni stori- cbe attribuivano al Faraone Nicfiao. Questo canaie avrebbe messo capo da una parte al porto di Suez e dall' altra al Nilo , alcun poco al disotto del Cairo ; ma orii vuolsi stabllire questa coniunicazione per mezzo di una navi- gazione die sarebbe affatto independente da quella del Nilo. Secondo questo nuovo disegno, il canale, partendo ugualmente da Suez, incontrerebbe nel suo corso i lagbi Ainari e Menzaleh , e metterebbe a Tineh su le coste del Mediterraneo. 5.° Costruzione di telegrafi. ^11 sig. Pietro Abro, armeno, ba stabilita una linea telegrafica tra Alessandria ed il Cairo , (*) Questa e le altre agginnte tra parentesi sono dei Coiupi- latori della Biblioteca. T24 A P P R N n I r, K spcomlo il sistcni.T de\ siiinori Chnppr. Qnosta linen iioii tardera ad essere pi-olangata in tiitto f Egitto. Al toiripo Stesso si sono disposte diverse stazioni di posta per la trasinissione dei dispacci, che a cagioae del loro numero O della loro estensione noa potessero essere trasmessi per via di segnali. 6." Istruzione piibblica. — Fondazionc di nn collrgin c di una sciiola militare. — II vicere ha foadato uu collegio a Boulali nel palazzo altre volte abitato dal suo figUuolo Ismaele. Cento allievi, dall' eta di 9 aiini sino a quella di 35, sono cola mantenuti a sue spese , e sotto T insegnamento di ahili maestri imparano la chimica , le mateinaticlie , il di- segno, il greco letterale, il latino, I'arabo, il turco , il persiano e la maggior parte delle moderne llngue d' Eu- ropa. Credesi die le cariche superior! dell' annuinistrazione saranno specialmente riserbate ai giovani die usciranno da questo collegio. L' Egitto possiede parimente una scuola militare, disposta sul "modello di quelia di Metz , e in essa alcuni ufficiali francesi ed italiani insegnano T applicazione delle scienze fislche e matematidic all' artiglieria o al gcnio. 7.° Stcvnperia. Una stamperia reale e ora stabilita al Cairo. II Manuale degU ufficiali di fantcria e quelle degli ufficiali di cavalleria , come pure altre opere militari, sono state tradotte per 1' istruzione degli ufficiali dell' armata e stam- pate in questo nuovo stabilimento. Vi si atteiide inoltre alia pubblicazione di una Gazzetta officiale ad imitazione del iUbmforc, che conterra due testi, I'uno arabo e I'altro italiano. ( Non riuscira priva d' interesse la tintizi/i die quesin stabilimento debbesi all' insegnnmento ricevuto in Milano da alcuni giovani egiziani , e che il capo della stamperia del Cairo e un allievo della nostra stamperia. I. R.) 8." Fondazionc di un giardino botawco. — II vicere vuole altresi formare presso al Cairo un orto botanico , il quale sara un accessorio o una dependenza tldla Scuola, di me- dicina e di chirurgia da lui eretta , e della quale ha con- iidata la direzione ad ofFici.ali europei. Una vasta biblioteca e annessa a questo stabilimento, ed e composta dei lihri migliori intorno alie diverse materie deU'arte mcdica nclle varie lingue d' Europa. ()° Costruzinnr di un tealro. — Finalinente si pensa a costruire un teatro ad Alessandria, ed a cliiamare cola una compagnia di counnedianti fVavicesi. II vicere ha ordinato I'ARTE ITALIANA. 125 a Londra nn npparato conipiuto iV illiiminazione a gas , pel sno palazzo del Cairo e per la piazza su cni questo e situato. ( i?. E.) STOEIA NATURAL E. Continnazione e compimento ileLle opere odeporiche dei sigg. Humboldt e Boiipland. — I sigg. di Humboldt e Kunth neir ultima sessione dell' Accademia delle scienze del pas- sato anno presentarono il 36." ed ultimo fascicolo dell'o- pera intitolata: JYoi'a genera et species plantarum cequino- ctiaUurn. Quest' opera , messa in ordine dal sig. Kunth , e ora composta di 7 volumi in fol. ; essa e accompa- gnata da 726 tavole , i cui sviluppamenti anatomic! sono stati dal sig. Kunth disegnati. Essa contiene le illustrazioni di tutte le piante portate dai sigg. Humboldt e Bonpland daH'America in numero di 4,6 10, delle quali 4,120 sono nuove. Queste 4,5 10 specie sono divise in i55 famiglie , e 1,080 generi ;, dei quali 160 sono interamente nuovi : i caratteri di tutti gli altri sono stati rivednti e per la maggior parte corretti o aumentati dall' autore. II sig. Kunth pubblico al tempo stesso in 8."^ un estratto ragionato della grand' opera in fogllo sotto 11 titolo : Synopsis plantarum aiquiaoctialuni orhis novi. Trovandosi anche quest' opera compiuta , il sig. Kunth ha presentato il quarto ed ultimo volume della Synopsis in omaggio al- r Accademia. Queste pubblicazioni si collegano con quelle della Geo- grafia delle piante , dei lihexia e dei Melastomi , delle piante equinoziali e delle mimosacee , cosicche cogli ul- timi lavori del sig. Kunth tutte le ricchezze vegetali ar- recate in Europa dai sigg. De Humboldt e Bonpland, e raccolte ne' cinque anni del loro viaggio alia regione equi- nozlale del nuovo mondo, trovansi al presente tra le mani dei botanici. Per I'iutero compimento della grand' opera del sig. di Humboldt (16 volumi in fol. e 11 in 4," con ijaSo tavole e 70 carte geografiche e fisiche) piu non manca se non che la meta di un volume della zoologia , ed itn vo- lume e mezzo della Relazione istorica. M E D I c I N A. Sopra un avvelenamento attribuito al formaggio , articolo del dotl. Brack, tratto da un Giornuie tedcsco di medicina 126 ArrENDlCE pratica del mrsc dl higlio i8a5. — II dott. Bruck , dopo di avere iiiostrato colla citazione di alcuiii regolamcnti politici e di alcnni passi di G. P. Franks del prof. Weigcl ecc. die gli avvelciianienti prodotti dai formaggi sono stati da lungo tempo osscrvati , riferisce due fatti , dei cjuali espor- renio sominariamente il priino, a fine di dare ai leggitori un' idea degli accidenti ai quali puo esporre V uso dei formaggi troppo vecclii. Una donzella delf eta di a 8 anni, debole e di un temperamento nervoso, mangio un pezzo di un piccolo formaggio detto handkoese, cibo niolto usato nella Germania settentrionale. Essa dope pochi istanti si senti male , poscia provo delle vertigini die la olibligarono a coricarsi: dee notarsl die Tinferma la quale contluceva una vita abitualmente sedentaria, aveva fatto in quel giorno un viaggio di cinque ore. II sue volto era pallido , coperto di un freddo sudore; il polso tenue, molle e frequenter gli ocelli erano lagriraosi , senza alcun cambiamento nello stato dcHa pupilla , le estremita fredde ed uniide. L' inferma lagnavasi di doglie al capo, e provava uno strozzameato air epigastro ed alia gola : essa vomito ancora alciuie materie mucose di sapore amaro ( si provoco il vomito con una quantita considerabile di Ai^na tiepida , poi le fu dato a ciascun"" ora a trangugiare un cucdiiarino da cafFe di una niistura compos ta di sale amaro e d'acqua di melissa, ana once i, acqua distiilata once 4, e le si appli- carono sul ventre fomentazioni aromatiche calde ). La notte seguente sopraggiunse un' agitazione , febbre e cefalalgia , un dolore oppressive all' epigastro, un calore grandissinio ai piedi ed alle niani , una sete considerabile; si continuo lo stesso metodo di cura. L' uso dei tonici nel corso di alcuni giorni disciolse quci sintomi, ai quali parve doversi tauto piu assegnare per cagione il formaggio mangiato dalla giovane , quanto die un di lei fratello provo i sin- tomi medesimi dopo essersi cibato di quello stesso ali- mento. L' analisi chijuica ha niosti-ato in questa ed in incite altre circostanze : i ." die ne' vecchi formaggi della specie indicata non sussisteva alcuna particella metallica ; 3.° die la sostanza velenosa vi si forma da se stessa, e die questa materia ha molta analogia col veleno delle salsicce , esa- iiiinate nel Virtembergliese. L' autore non crede questa sostanza atta a produrre accidenti mortali. PARTE ITALIANA. 1 27 ( Questo caso b esposto in modo, die non bene si po- trebbe asslcnrare essere stata la malattia cU quella fanciulla prodotta dal formaggio, ne questo somministrerebbe una prova di una propi'ieta velenosa snssistente nel formaggio niedesimo. Su questa pioprieta tuttavia , ti'ovata in varie specie di formaggi , molto si era scritto anche in Italia : ma non ostante il sentimento del dott. Briick die T al- terazione dei formaggi col loro inveccbiameiito , produ- cendo efFetti nocivi , cagionare non ne possa di mortiferi , noi braraeremmo die le cure degl' Icaliani si rivolgessero ancbe alfesame delle qualita veneliche die contrarre pos- sono col lungo invecchiare le salsicce , delle quali I'uso e presso di noi assai piii coraune die non nel settentrione della GermanJa. A questo proposito osserveremo essere stata da alcuni medici gia emessa ropinlone, die il veleno delle salsicce, esaminato nel Virtenibergliese, sia in gi-au parte prodotto dalla forniazione dell' acido sebacico. ) G E O L O G I A. Viaggio gc'ologico e metallurgico del sig. Lill. — II sig. Lill, ingegnere delle miniere dell'Austria, residente a Wie- liczka, lia ricevuto T ordine dalla Camera Aulica delle mi- niere di eseguire nello spazio di due anni alcuni viaggi in tutta la catena dei monti Carpazj : la geologia e le miniere formano il principale argomento de' suoi studj. Egli ha gia compiuto un anno de' suoi viaggi , ed all' I. R. Consiglio delle miniere in Vienna ha spedito bellissimi disegni e specialmente spaccati delle miniere celebri di Wieliczka , come pure uno spaccato geologico della ca- tena dei monti detti del Fatra a Wieliczka lino a Kielce nella Polonia Russa. Nello spaccato , o nel taglio verti- cale delle montagne , trovasi tutta 1' arenaria dei Carpazj inclinata verso mezzodi , die posa sul sale di Wieliczka e si appoggia contra la calcarea intermedia e gli schisti die ricoprono il granito del Fatra. Piii in la si trova 1' are- naria liiantracifera, giacente sulla calcaria di transizione , il die induce il sig. Lill a paragonare V arennria carpa- tica coir arenaria variegata. Al di sopra della calcaria di transizione della pianura di Galizia egli registra un zeck- stein metallifero ( il saxum nietalliferum degli anticbi Te- deschi), poscia la calcaria del Giura, e le marne del Giura ancora al di sopra. Yerao la Polonia Russa si rialzauo ii 1 28 A I' r E N D 1 0 E calcario intonncdio o In scliisto. Trovaiisi liiialuientc a Wie- liczka cd altrove ncUa piannra piccoli depositi terzLarj. ( Bull. Univ. fevr. i8a6. ) ECONOMIA RURALE E DOMESTICA. Edwcazione de bachi da seta. — Due sjiecie di baclii da seta vengono allevati nel Piemonte : Tuna, piu generalniente sparsa, produce la seta gialla, T altra la bianca. Quest' ul- tima si trova particolarmente ne' contorni di Novi. In Fran- cia, oltre queste due varieta , ne vien nodrita una terza che il Governo vi fa venire dalla Cina gi.i da quasi cin- quant' anni , e die soraministra una seta bianchissiuia. II sig. Bonafous ha fatto due comparative educazioni con «n' uguale quantlta d' uova di Novi , e di quelle della Cina somniinlstrategli da un proprietario che ne avea conservata la specie nella jnassinia purezza. Con tal mezzo egli ha potuto assicurarsi che la tenue superiorita del prezzo della seta bianca della Cina sovra la seta bianca di Novi e ben lontana dal compensare la perdita risultante dalla minore f[uantit;i di prodotto che si ritrae dalla seta cinese con uguale consumazione di foglie. ( Bollct. Univ. di scienze, leU- ed arti , ace. ) ECONOMIA PUBBLICAE RURALE. Mercato di cavaUi ecc. — Un viaggiatore tedesco fornisce le seguenti notizie su la vetadita de' cavalli che si fa a Costantinopoli e nelf Oriente. Noi trovanimo, die' egli, il bazar, o il mercato , pieno di mercanti e di compratori. Vi si mostravano cavalli di tutti i paesi delF Oriente, e questi gareggiavano a vicenda nella bellezza ed eleganza delle loro forme in modo da rendere assai diOicile la scelta. Ma vi si trovavano allresi tanti ricchi dilettanti di cavalli, che se uno di essi proponeva un prezzo , un altro spcsso lo accresceva di qualche centinajo di zecchini. I cavalli orientali sono , come ad ognuno e nolo , diversi dagli Eitropei, tanto riguardo alle forme esteriori, quanto ri- guardo al temperamento. Essi sono vivaci ed ardentissimi, e tuttavia docili ed obbedienti. Gli Enropei rimangono ge- neralniente sorpresi al vedere che i cavalli nelT Oriente uon vanno se non che di passo o di galoppo, e quasi mai canmiiuano di trotto. Piii e rapido il lore jjasso, e mag- giore i" la celerita del loro corso, che tuttavia essi debbono r,\RTE ITALIANA. I2Q dirigere secoiuio il piii leggiero niovimento della mano , e per questo sono pieghevolissimi , meatre dotati trovansi di molto vigore. I AUorche camminano di galoppo , essi rialzano la loro 1 bella e langa coda al disopra della gi-oppa. Superano in rapidita ed in isveltezza i cavalli europei , e tutti possoixo essere adoperati per le corse ; ma preziosi rie- scono specialmente pei viaggi lunglii e non interrotti, ed I io non lio niai vednto cavalli piii infaticabili. In tutto ! r Oriente si nutriscono con erba e jjaglia sminuzzata , che loro si cambia la mattina e la sera, ma essi mangiano nncora tntto qnello che si da al grosso bestiame , come grano turco, erlje fresche, carote ed altri legumi, poponi, cicoria, ecc. Questo regime di vitto li mantiene in vigore e in buona salute, cosicche nell' Oriente sconosciute sono I pressoche tutte le malattie che affliggono quegli animali . ne' nostri paesi. I ferri dei cavalli tnrchi, come e ben noto , sono assai diversi dai nostri : essi non sono che I larghi cerchj di ferro rotondati di un sol j^}«zzo. I Turchi, j egnalmente come i Greci , trovano quella ferratura molto [ piii vantaggiosa che non V euvopea. La bardatura dei ca- valli neir Oriente non e dalla nostra molto diversa. Le selle su le quali seggono i cavalieri come su le scranne , si assomigliano alle nostre selle antiche: le staffe sono tanto larghe clie comodamente potrebbe entrarvi un piede intero. Le loro gualdrappe pendono sino a terra. Questi cavalli anclie in fedelta superano i nostri e quelli del settentrione , e di essi narransi alcuni tratti di attaccameuto ai padroni, che degni sembrerebbono dei ro- manzi a chinnque non avesse da vicino osservato si gli animali stessi clie il modo con cui vengono mantenuti v giacche inuditi sono afFatto nell' Oriente i barbari tratta- menti , ai quali esposti trovansi i cavalli nell' Europa e massime nei paesi settentrionali ; e noi non possiamo farci un' idea della cura che cola si presta ai cavalli, donde poi deriva V attaccamento e la fedelta che essi danno a divedere verso i loro padroni. Al mercato trovammo gran numero di cavalli della Na- tolia, deir Arabia, deU'Egitto, delf Armenia, della Persia € della Tartaria: i mercanti e i compratori distinguevansi per le fogge degli abiti, tanto varie quanto i loro dia- letti. I sensali, per la maggior parte ebrei o armeni, BibL Ital. T. ALII. 9 1 3o A P P E N D I C E sviliippavftao la piu g;raiKle attivita ^ su lutti i voltl dlplnto vedevasi lo spirito del traRlco iinito airainore del guadagno. Assai vaiio era il colore , non meno clie la forma del diversi cavalli; ma per la maggior parte craiio essi neri o hruni , e quasi tutti mi seml>rarono avere assai forte la spina dorsale, meno proannziata la groppa e il collo meno lungo die non i cavalli cnropei, E cosa notissima che in alcun comniercio non incontrasi tanto iaganno, qnanto ne* mercati de' cavalli dell" Europa; che in que' mercati i cavalli zoppi possono correre e i ciechi vedere; clie i cavalli ])lu poltroni vi diventano vi- vaci , e che fmalmente docili sembrano i cavalli piii ri- trosi ed inqnieti. Trttti qnesti inganni non hanno Inogo d' ordinario nel Levante , sia perche tutti gli orieiitali sono huoni cono- scitori, e all' occhio loro perspicace non isfuggirehbe la minima soperchierla ; sia perche il cavallo, avanti che se ne paghi il prezzo, si lascia per qualche tempo alia di- sposlzione del compratore, alHnche possa sperimentarlo, e il contratto vien rotto se T animale non possiede tutte le qualita annunziate. La maggior parte de' cavalli che sul mercato si trova- vano, crano stalloni , e ben poclii ve ne aveano che fos- sero in diversa condizlone. Nell' Oriente non si conosce la castrazione di questi animal! ; e un Turco riguarderebbe come un' infamia il niontare un cavallo mutiiato : egli al contrario va orgoglioso se cavalca uno Stallone. I ca- valli mutilati non si adoperano che per portare i pesi e per le carovane. Air incontro gli Arabi nomadl, massime per le lontane scorrerie , preferiscono le cavalle , perche queste sono piii docili dei maschi , piii pazienti e piii atte a sopportare le fatiche ; per la qual cosa essi \endono i giovani stal- loni ai Turchi tra i quali trovano numerosi incettatori. lo rlmasi sorpreso all' udire il prezzo altlssimo che di iiiolti cavalli si offeriva : questo solo pub dare qualche idea t\c\le ricchezze di Costantinopoli. Gli stalloni Arabi sono i piu cari di tutti, e un solo di essi costa sovente 10,000 zecchini ( se pure non mvi errore nella cifra , del che ab- biamo motivo di dubkare). Si inchinereljbe a credere che in un jiaese in cui la natura e tanto ricca e i foraggi sono a H buoa patto, i cavalli non dovrebbero essere cari, ma PARTE ITALIAN\. l3l il prezzo loro elevato risnlta dal grande concorso del coni- pratori, e tanto grande e i' amore dei Turclii pel cavalli che mai non ne riiuane alcuno sul raercato (^Journ. d'Jgric. du Nord , now 182 5). Sul regime dietetico al quale debbono tenersi i besdami nei grandi calori e nelle siccita. — ^11 signer Gouvin, professore e coltivatore a Laponcourt, cosi scrive in una lettera del giorno ay luglio 1825. « AH' ordinario nutrimento io ho sostitnita la crusca di segale e di frumento, dai quali grani non erasi estratto se non die il fiore della farina ; ag- giunsi una mezza libbra air incirca di erba fresca per cia- scun animale. — • La segale stessa in minore quantita tiene il luogo dell'avena; e siccome qnesto grano e quasi general- mente di un prezzo piii moderato che quello dell'avena, cosi trovasi ancora qualche risparmio nella spesa. — II fieno nuovo , qualunque ne sia la natura , si tiene in disparte, perche troppo suggetto alia fermentazione. Questa specie di crusca grassa e sostanziosa nutrisce suflficiente- inente T animale , e lo niantiene in uno state di freschezza che gli permette un lavoro moderato , senza che si ab- ]jia a temerne alcuna lualattia. Io sono assai contento di questo regime pe' miei bestiami, niassimamente pel cavalli e pei buoi ; forse potrebbe utilmente farsi uso del niedesimo pe' cavalli delle truppe. »> ( Journ. d' Agric. du Nord., nov. iSaS.) Sopra il villag2,io deipazzi nel Belgio del barone Vun-W . . . . • — II villaggio di Gheel, situate nella provincia di Anversa, distretto di Turnhout, e popolato da 7,000 abitanti in cir- ca : degno e perb di oseervazione che in quel comune da tempo antichissimo vedesi un gran numero di pazzi , di insensati e di idioti. Semljra che da principle, benche al- cuno non ne abbia conservata memoria, gl' individui sug- getti ad alienazioni di mente riuniti fossero in una specie di stabilimente o di depesite che efFeriva un asile a quegli infelici sotto il titolo di Santa Dinfa: al presente essi sono tutti distribuiti presso gli agricoltori, dove vengono oc- cupati^ secondo la forza ed eta loro , nei diversi lavori campestri senza pero che mai vi sieno costretti. La li- berta di cui godono, T aria aperta , le occupazioni e la vita tranquilla rendono a molti di quegl' infelici le facolta 1 3a APPENDICF, ch' essl perJiito a\'eano poi tortl ilclla fortnaa, per In av- versita, per le angosce doinestiche e per taute altre ca- gioiii, la maggior parte scoiiosciute presso i pacific! abitanti clelle campagne. Le cltta (U Brnsselles, di Anversa e molte altre di que" paesi, invece di tenere 1 pazzi poveri chiusi in uno spedale, dove quasi sempre lo stato di que'nieschiui altro non fa che peggiorare , li mandano a Gheel : gli spedali pagano una pensione annua di i^o fiorini per ciascuno di rjuegli individui, oltre le spese del vestito. I pazzi appena giunti a Gheel, passano in una sala vl- clna alia cliiesa , dove un ecclesiastico amministra loro i conforti della religione : sono quindi distriljuiti presso i coltivatori, i quali, benclie la pensione sia assai piccola, li cercano e li ricevono con piacere e ne prendono gran- dissima cura. I pazzi appartenenti a famiglle agiate sono essi pure d" ordinario posti in pensione nel villaggio presso i piii ricchi coltivatori : eglino al pari di quelli die sono maii- tenuti dagli spedali , godono V intera loro liljcrta e si daiino per la maggior parte ai lavori dell' agricollnra. Non VI lia quasi un contadino clie goda di alcnn comedo nel coinune di Gheel il quale non aljl)ia uno e spesso varj jjazzi in pensione iiella sua casa. Questi lianno tutti Taspetto giulivo che annunzia una buona salute; senibrano forniare coi loro ospiti una sola faniiglia, mangiano con essi, e sono qua^i tutti di una grande docilita : ajipena trovasi a stento qualche esenipio di un pazzo che passato sia. al ininimo eccesso. Qnesta dolcezza congiunta colP abitndine degli agricoltori di Glieel di vedere degli insensati e di vivere con essi , fa si che questi i»on ispirino a qnelli al- cnn timore, e olie si staliilisca altresi tra di loro tutti una specie di cordialita tenera e commovente. Si veggoao al- cuni di quegli infeli':i che da piii di venti anni vivono in una casa contadinesca , senza aver mai nianifestato al- cnn desiderio di abbandonarla , ne avere mostrato alcuna noja delle occnpazioni campestri alle quali attendono. Senza pigliare in esauie quale possa essere 1' influenza che sopra cervelli stravolti o male organizzati esercitano la detenzione , la soverita e spesso ancora la violenza pro- pria degli stal)ilinicati o\ e d' ordinario si tengono rinchiusi in luozzo alio citta , in un colia privazioiie dell" aria iiljcra TARTK ITALIANS. l33 e coUa mancanza totale di eseiclzio; gio\a 11 liin'itarci a dire die quegli infelici nel modo in cni sono trattati presso gli agricolton di Gheel , trovano i riguardi dilicati e la dolcezza clie si esige dalla loro situazioiie : quindi e che molti guariscono iiiteramente , senza che faccia d' uopo ricorrere ad alcuno dei mezzi piii violenti che dalla me- diciiia adoperansi sovente seuza alcuji giovainento ( Jour, d'agricult. des Pays-Bas le Globe, jaii. i8a6). ( Soggiugiieremo soltaiito, senza diminuire le dehite lodi ai Belgi ed agli abitanti di Glieel, clie invano si potrebbe desiderare quella pratica estesa ad altri paesi e specialmente all' Italia. Molto si e parlato in tutti i giornali, anche stra- nieri , dello stabilimento dei pazzi di Avei-sa del quale si narravano le cose piu lusinghiere : queste sono state ridotte al vcro loro merito dal dott. Gualnndi di Bologna, e pieno conto delle osservazioni di lui Iia rendnto la Biblio- teca Italiana (Tom. xxxiv, p. Sja). II fatto essenziale e clve la pazzia si manifesta in modi assai diversi nelle diverse region! , e clie i nietodi adottati nel Belgio e fors' anche ad Aversa , applicabili non riuscirebbero ai pazzi della Lombardia. Basta solo clie vietati sieno i barliari tratta- menti, e questi sono per la vigilaiiza di nn provvido Go- verno totalmente esclusi dai nostri spedali.) ARTI E MESTIERI. Vernice per la consenaziorie deUe picture a fresco, del sig. Andrea Celestino. — Col mezzo delF alcool si separa la cerina dalla cera, collo sclogliere un'oncia di cera bianca con due liljbre di alcool boUente alia temperatui'a di 42 gradi : allorche essa viene precipitata dalla soluzione sotto forma gelatinosa, si getta su questo precipitate una liblira e mezzo d' olio di terebintiaa alcoolizzata. Si lascia ■riposare e deporre questo mesciiglio per alcuni giorni , poscia si decanta il liquido cliiaro per adoperarlo in ap- presso nel modo seguente. Dopo che rintonaco e ben secco, conviene levare con diligenza la crosta di terra attaccata alia siiperficie , dove trovasi il dipinto , e con quahinque siasi mezzo guarentire dal coutatto dell" aria la parte poste- ■riore del muro. La vernice deblj" essere appltcata a freddo )6u la pittura. L'Accademla R. delle belle arti del regno di Napoli consul- tata su r uso di questa vernice, ne ha data una favorevole l34 APPENDICK relazione , fonilando la sua opinione su i seguenti niotivl, come c stato rifcrito nel Monltore. i< La vernice non altera punto i colori e i dipinti a fresco, pi-eserva da quella specie di efHorescenza che traspira dalle muraglie ; a questo risultaniento essa arriva coif impedire il contatto deir aria coUinterno dell' intoiiaco, e ponciido un ostacolo alia formazioiie del solfato di soda, del (juale una espe- rienza chimlca ha mostrata T esistenza uel IVesclii di Pom- peja. Questa vernice mette altresi i quadri a riparo dalle ingiurie dell' aria , giacche la cera e impermeabile ed iiii- pedisce T azione dell' acido carbonico taiito fatale ai colori. " Tutta la scienza chiniica clie si scorge in queste con- clusion!, non sembra di grandissimo peso, cosicciie noi non assuuiiaino a questo i-iguardo alcuna guarentigia. Faremo tuttavia osservare , clie non e punto nuova la conq)oslzione della vernice del sig. Ctlestino , e cb' egli soltanto ne lia fatta uu' applicazione che potra forse pro- durre grandi vantaggi alia conservazione de' nionnmenti prcziosi per le arti e per la storia i nia confesserenio che , inalgrado il sentiixiento dell' accademia di Napoli , ancora ci rimane a questo proposito qualche dubbiezza. li re di Napoli non ostante ha conceduta con decreto speciale 1' autoi'izzazione necessaria per far uso di questo metodo nella conservazione dei fresciii di Ponqjeja , ed a fine di riconqjensare 1' invenzione del Celesdno , ha confi- data alio stesso la carica di segretario perpetuo dell' Ac- cademia delle belle arti , della quale era egli menibro ordinario. (Bull, univer. fevr. i8a6.) ( Non male si e ajiposto nelle sue osservazioni il signor Dubrunfant , estensore di quest' articolo , ed egli avrebbe potuto aggiugnere che la cerina o le diverse preparazioni della cera per mezzo dell' alcool hanno formata la base di tutte le ricerclie che fatte si sono per ripristinare I'an- tico metodo degli encausti. Avvi pero in questo ragguaglio una frase clie non intendiamo , ed e quella che riparare si debba dal contatto dell' aria in qualunque modo la parte posteriore del muro dipinto. L' esperienza di tutti i se- coli ci insegna clie, se alia parte posteriore del muro di- pinto si applica terra o qualunque altra materia, la quale sempre raccliiude una porzione il'aria stagnante o d' acido carbonico; sc quella parte non e bene esposta al libero passaggio dell' aria, il dipiuto soflVe infalliliilmente e spesso I'ARTK ITALIAN A. l3S perisce , e quinJi si e perdiito in gran parte 11 famoso Cenacolo di Leonardo^ perche, essendo esso al di dietro in- gombro di altre mora e di altri edifizj, I'aria nou poteva liberameate circolare. Puo asserirsi tntto al piii, die questi metodj, nuovi o vecclii die sieno, di preservare le pitture a fresco, non possono essere adottati se non se dopo una lunga serie di esperienze e di osservazioni , e dopo clie uno scorrere di tempo considerabile abbia conferniati i risultamenti che promessi sembrano dall' applicazione dei principj della diimica. ) Nuova invenzione di stereotipia. — II sig. Seiicfelder, al quale deesi gia V invenzione della litografia, oggidi sparsa con esito piii o meno f'ellce in tutta 1' Europa , ba ora imraaginata una specie di stereotipia , della quale diamo tin' idea. Si copre un foglio di carta da stampa comune con uno strato di terra pletrosa , di una mezza linea di grossezza , die si fa Imbevere di una quantlta sufficlente d' acqua. In capo a una mezz' ora essa piglla la consistenza di una pastas si pone in alcune tavole coll' orlo e su i ca- ratteri collocati neH'ordlnarla manlera (cioe iinpagi/iati) ma che non sono anneritl: le lettere dopo quest'operazione si tro- vano impresse su Tanzidetta pasta. Si fanno qulndi seccare i fogli sopra una lastra di pietra e si coprono di metallo fuso ; tutti i cai-atteri trovansi ailora in rllievo sopra una lastra sottile di metallo, e la forma e coplata tanto esatta- mente quanto la paglna origlnale. Le prove tratte da questi caratteri stereotipi non sono punto diverse da quelle che traggonsi dal caratteri mol/ili. L' autore di questa scoperta si propone di farla conoscere col mezzo di una soscrizione di I DO fiorlni, tosto che avrii riunlti lOO soscrittori. Egli calcola die le spese necessarle per 1' apparecclilo della fon- derla possano nioutare a loo tiorlni , e a 6 carantani al foglio per la carta, la pasta pletrosa, ecc. ( li. E. ) ( Se clilara non si vedesse T intenzione deU'lnventore di voler conservave il suo segreto , che noi non saremmo punto tentati ad involargli , si potreblie doinandare quale cosa egli intenda sotto il nome di terra pletrosa, di pasta pletrosa , espressloni certamente non tecniclie ; come quella terra possa imbeversi di una qiiaiitila sujjiciente di acqua, senza formare una pasta die non sembra divenlre consistente se non dopo una mezz' ora j se il metallo fuso sia T ontinario d«i l36 ArPENDICE caratteri da stampa , o altra lega metalllca ' E s' eg)i voleva fare di tutto questo im scgreto , a clie pnbljlicaie nn' idea del suo nuovo metodo, ed iiidicarlo con vocaboli e con frasl per lo piii disadatte V Noi perb non abbiaino punto ad invidiare tale scoperta, perclie ad eguali e forse migliorl risnltainenti conduce la feido-stereotipia del sig. Gaetano Cairo die trovasi in piena attivita; e sebbene non sia a noi nota la somma alia cpiale possano ascen- dere le spese del suo appareccliio, dubitlanio tuttavia cbe il sig. Senefelder possa con esso gareggiare nella tenuita del prezzo delle sue stamper tanto piiich'egli, riducendo a 6 carantani per foglio la spesa della carta intonacata di terra o di pasta , non ba esposto il prezzo del nietallo fuso , che nel metodo stereotipo del sig. Cairo si rlduce ad una minima quantitii e quindi ad un prezzo tenuissmio. ) CORRISPONDENZA. Z, Jettera di un amico ed estimatore del defunio abate Luigi Bellb ai cliiarissimi signori dircttori ed eswnsori della Bihlioteca kaliana. Cremona, 182,6, De-Micbeli, in 8.", di pag. 19. — ■ L' autore di questa lettera parlando del nostro Proemio cl accusa , pag. 6 , di non avere noi seguito quel si raro spirito di nioderazione die fu generahnente di guida al me- ritissinio sig. direttore Arerhi. Legga egli, di grazia, i Proemj del 1820 e del 1821 compilad dal sig. Acerbi, e forse rimarra di leggieri persuaso che generahnente noi mani- festammo uno spirito di moderazione assai piu grande di quello clie servito aveva di guida al benemerito nostro antecessore. L' autore, pag. 6 e j , ci avverte die il cangiamento della direzione aveva fatto nascere in moltl la speranza di ve- dere questo accreditato giornale farsi una volta conciliatore delle due fazioru del classici e dei roniantici .... essendo provato che tanto in un genere quanto neW altro si pub far bene ma che noi abbiamo gettato invece il guanto del'a disfida , e sul bel principio ci siamo dxiti a conoscere per neinici dichiarati del romaruicismo, e rispettando, per non poter far di ineno, il bravo Manzoni , al)biamo PARTE ITALIAJMA. 1^7 preso a friistarc uno del zeland suoi seguaci, 11 sig. Tcduldi- Fores, giovane stutliosissiino , e trascurando il hello ed U buono della sua tragedia Beatrice Tenda ecc. A tutte queste iniputazioiii, in istrano modo afFardellate, e d' uopo che noi partitamente rispoiidiamo. Ed in priiiio luogo, pag. 59, noi lodando T Ildegonda dei Grossi affer- mammo clie se il romanticisnio consistesse soltanto nel det- tare poesie scevere da ogni idea mitologica , e tratte dalla storia dei bassi tempi, sarenuno coi jiostri uii'crsarj agevol- mcnte d' accordo. Alia pag. 335 leggonsi queste altre pa- role al proposito della Beatrice Tenda : crcdiamo che a inal grado di cjuesta prova del Tedaldi si innl riuscita , possano aspettarsl huone tragedie aiiclie dal romanticisnio , tie con- daiinamino giammai quella scuola ■ nascente , se noa qiuinto era d' uopo a difcnder I' antica ; siccome ci parrehhe ufficio degnissitno difendere la gia provata virtii de' vecchi dalla U- cenza di itn gioviiie che si levasse a schernirli imece di cniularne le virtuose azioni. E qnesti moderatissuni e ragio- nevoli nostri sentiment! , qnanto al romanticisnio , potranno giammai essere interpretati come una disfida? Si vorrebbe forse clie noi ingojassimo , siccome cosa sqnisitissima, ogni qualunque romantica composizione , coraeclie priva di quel l)uon sense, senza di cui nulla ci puo essere non direm di bello , ma nemmeno di ragionevole ':* Sara dunque an- clie a' di nostri avverato cio clie de' suoi tempi scriveva nn filosofo italiano , esserci cioe alciini i quali vorrebbero clie nozi si dicesse male neppur del mcde? II sig. Tedaldi e un giovine studiosissimo. Ce ne rallegriamo con esso lui : xivolga i passi al buon sentiero , pu])ljlicbi cose degne di lode; e noi, quantnuque fossero desse del geuere romantico, saremo i prinii ad encomiarle. Ma finclie ci regalera di componimenti pari alle Narcise, ai Bondeimonti ed alle Bea- trici, lasceremo che 1' autore della lettera abbia egli solo tutto r onorevole incarico di coronarlo. Ma noi in piii luoglii del Proeiiiio al^biamo altresi cen- surato non poclie composizioui del genere classico e spe- cialmente il Tancredi del sig. Bertolotti ; perche in questo genere ancora, come nel romantico, quando manclii quel genio die solo deljb'' essere di scorta nelle opere d' iminagi- nazione , dettar non si possono clie cose o mediocri o degne jclella generale condannazione. Noi dunque, glusia il razio- cinio dcir autore della lettera , gettato avremmo il guanto 1 38 A P P E N D I C E di disfiJa anclie coatro del dassicismo , e cosi sarenimo in guerra coi seguaci dell' un geneie e dell' altro. II cielo ne guardi ! Questa e aiizi un' evidentissima prova del- r imparziallta nostra ^ ed i lettorl di buon senno ci fecero plauso, ben eglino veggendo che noi non eravamo gui- dati , ne mai lo saremo, da vernno spirito di parti. L' autore dice die noi abbiam rlspettato , per non poter fare di meno, it bravo Manzoiu. E noi gli risponderemo che abbiaino rispettate le cose che degne di nspetio s' incontrano nelle tragfedie del Manzoni , ma non gia tutto il tessuto, ne tutte le parti di esse tragedie ; poiche in tal mode noi caduti saremnio in aperta contraddizione colla stessa Bi~ blioteca italiana , la quale nel Carinagnola e nell' Adelclii gia discevrate avea le cose buone dalle cattive, spargendo di lodi le prhiie , di ciitica le seconde. E di fatto , pag. 62 , noi dicenuno che le tragedie del Manzoni sono sparse di non volgari bellezzc, e, pag. 65, affermammo che il Manzoni Id dove ha voluto soUe\arsi dalla bassezza seppe far uso di un dire caldo , vi'^issimo , ecc. Ma quel participio sparse, e quegli avverbi Id dove a chi s' intende di grammatica di- mostrano bastevolniente che noi parlato abbiaino soltanto delle parti e non del tutto : e di fatto noi volevam dire die il Manzoni dotato di grande ingegno non ha potutd a meno di spargere di non volgari bellezze le sue trage- die , sebbene nel tessuto ( con classico vocabolo direbbesi nella favola) siasi dimostrato a se stesso inferiore , ed in altre parti forse meno che mediocre poeta. L' autore , pag. 8, si diraostra non contento del giudizlo da noi dato al Carmi del sig. Mocchetti ed al Caloniero del conte Schizzi, specialmente in cio che riguarda le tavole, onde que' poemetti vanno adorni. E noi, pag. yc) , non altro fatto abbiaino se non manifestar il timor nostro die quei Carmi e quel Cnlomero piii che dai versi avessero lode dalla magnificenza delle edizioni e dal corredo delle tavole da noi ivi lodate come belle ; ma non abbiamo giammai disapprovata ne Tedizione, ne il corredo delle tavole. Clie se voluto avessimo far uso delle armi della critica , noi forse stati sarenimo costretti ad oltrepassare i limiti di un Proemio ; e quanto al sig. Conte avrcmmo fors' anche po- tuto cominciare da (juel vocabolo Caloniero, dal quale nasce ben tosto uno stnuio equivoco, potend'esso significare, giusta le regole delf Etiuioloii,ia , una bcUa giornata-, una PARTE ITALIANA. 1 89 bella parte ed anche un bel femore, s\ anclie un bel femore!!!; ed intorno a quel vocabolo , altre ancor piu belle cose avremmo potuto dire , e qualche motto ancor aggiugnere intorno alle tavole. L' eftigie, per esemplo , delF Imperatore e Ke nostro ha gli ordini cavallereschi sulla destra parte del suo petto , mentre , giusta le prescrizioni araldiche , averli dovrebbe sulla sinistra ; ecc. ecc. Ed eccoci alia principale delle imputazioni. L'autore si lagna amaraniente accusandoci di aver parlato meno che onorevolmentc del benemerito e defuuto ab. Bello. Ma noi dopo d' aver tessuto con poche, ma gravi parole, cloe con parole scevere da ogni pompa di scolastica eloquenza, r elogio del Bello , soggiungemmo una verita Incontrasta- bile , cioe che gli applausi allorche ohrepassano i confiiii dkengono freddi ed insidsi; e che percio qualche altro giornale non senza ragione gia motteggiato avea i tanti elogi fatti in morte di Bello. Noi dunque parlato non ab- biamo che dell' intemperanza delle lodi attribuite al Bello; e r intemperanza, qualunque scopo abl)iasi ella prefisso, e sempre da condannarsi. E chi mai nel fare la rassegna delle opere pubblicate in Italia il passato lustro avrelabe potuto contenersi dal gridare alio scandalo leggendo quel poemetto, la Valle de suicidl, nel quale Tautore voglioso di tributare egli ancora un omaggio di lodi al Bello , defunto gia da pin di un anno , ci rappresenta la bell' anima di lui vagante neila bolgia ove le bnitte arpie lor nido fanno? Del resto noi siamo ben alicni dal disapprovare la de- vozione de' Creraonesi verso quel chiarissinio loro concit- tadino , sulla cui tomba anche la Biblioteca italiana sparsi gia avea non ignobili fiori ; rlngraziamo 1' autore della let- tera per le lodi cli'egli ha voluto compartirci ; non pos- siamo a meno d' approvare la moderazione coUa quale ha scritto : ma ad un tempo vorremmo pregai-lo a non essere in avvenire s'l superliciale nell' esame delle nostre opinion!, giacche per tal modo operando egli si espone al rischio di dettar travedimenti anzi che consigli e sagge ammonizioni. 140 ArrENnicE A N N U N Z J. Lettera di Giuseppe Pomba tipografo lihrajo alV amico p. Merle intorno alia collezione del classici greet che da esso Pomba deve stamparsi iiz Torino. Q. .nesta lettei-a tien Inogo di uii secoiiJo niaiiilesto d"as- sociazione alia raccolta dei Classici greci die il tipografo Pomba va preparando gia da alcuni anni. Ne e solo un manifesto , ma ofFerisce eziandio per saggio dell' opera il primo foglio delle Orazioni d' Isocrate , a cui venae destinato il primo luogo nella raccolta. Se noi diremo che il testo e quello pubblicato dal celelire Coray , con note e va- riauti del cav. Andrea Mustoxidi , avremo gia uetto al certo abbastanza perche ognuno s'immagini, che questo sara il migliore di quanti Isocrati si conoscan finora. Non vo- gliamo pero tralasciare di agginngere, che il foglio pub- blicato per prova induce a sjierai-e, che questa edizione andra del pari coUe piii accreditate anche per cio che ri- sguarda la senipiice tipografia : tanto son nitidi e belli i caratterl greci e latini , e si diligente ce n' e sembrata la correzione. La forma e in ottavo perfettamente uguale a quella de' Classici latini abbastanza conosciuti in Italia ; e dopo la pubblicazione dei primi due tomi , ai quali il tipografo non prefigge alcun termine sebbene vi abbia posta gia mano, continuera a pulihlicarne un volume a mese. Noi desideriamo che questa bella e lodevole impresa trovi in Italia un numero di associati che corrisponda non solo air interesse del tipografo , ma air utilitii che le no- stre lettere ne possono sperare. Questa ducale tipografia ha mandato in luce la prima parte del tomo scsto delle Memorie degli scriuori e letterati parmigiani raccolte dal celeljre padre Ireneo Affb , ed ora continuate dal suo successore Ijililiotecario Angela Pezzana. Oltre la lettera dedicatoria alia maesta di Maria Luigia, Principessa iinperiale , Arciduchessa d'Austria , Duchessa di Paruia^ Piaceuza e Guastalla; ed un preambolo intorno PAntE ITALIANA. 141 la preseiite continunzione , questa prima parte contiene la vita dell'Affb, ed im anipio catalogo delle sue operc, il som- inato delle quail e di presso a centotrenta. E nella vita e nel catalogo hannosi parecchie notizie pei'tinenti alia storia generale letteraria d' Italia, clie in qualclie rispetto si collegano coUe vicende di cotcsto insigne scrittore. La seconda parte, die compreiidera le correzioni e le giunte a' cinque primi volunii delle Manorie predette, sara divolgata nel ventuio anno. Alia quale conseguitera la ter~ za, in cui si avranno le Mtmorie degli scrittori e letterati parniigiani die vissero nd decimottavo secolo , e di quelli che ill esso la piii parte trassero de Loro giorni , benche trapas- sati nel presente. 11 continuatore tei-ra per favor segualato se nel tempo di mezzo a questi divolgamenti i letterati nostrali e foresticri , o quale persona si sia , vorranno esser- gli cortesi delle notizie di alcun momento che bene venissero a conserto si della seconda parte e si della terza. II ritratto delF Augusta Principessa, a cui e intitolata la pi'esente opera , intagliato in rame nello studio de' ce- lebri signori Tosclii ed Isac di Parma , sta in fronte alia dedicatoria. Nello studio medesimo e pure state intagliato quelle dell' AfFo die si vendera al tenuissimo prezzo di centesi- mi 5o ai soli compratori di questa prima parte, che ame- ranno acquistario. Per le due parti successive si andranno pure incidendo in quello studio le imagini de' piu celebrati uomini di let- tere Parmigiani, le quali ad egual prezzo si accorderanno a chi piacera comperaria non disgiunte da'respettivi volumi. II volume che si annunzia consi«tente di fogli quarantotto e mezzo di stampa in 4.° conforme a' cinque precedent! gia da piii anni pubblicati dalla reale parmense stamperia , si in carta sottile che in carta reale, e legato alia rustica, si vendera in Parma dai libra] signori Giacomo Blanchon e Giuseppe Rossetti al prezzo, compreso il ritratto dell'Afto, di franchi 8. 5o Senza il ritratto dell'Affo " 8. — 1 sei volumi gia usciti delP opera intera, vendi- bili presso i mentovati libraj , costano " 25. — • Parma 5 il i.° aprile 1826. // Dircttore della ducale Tipografia L. Mussi. 142 APPENDIOE Jnterpretazione con illustrazioni e comenti dl tutti i va/igcU dcllc doincnlchc e feste deW anno , gtusta la dlstiibiizlonc osscrvata nel rnissale romano. Opera die esce in lace dcdlcata aW illnstrissimo c reveren- dissimo monsignore Omobono Offredi Vescovo di Cremona e conte ^ ccc. ecc, cavallcre del R. ordlne dell a Corona di Fcrro. — Cremona, 1826, dal tl- pografi fratelli Manini. Quest' opera comprende 1 . V intei-pretazione in lingua Italiana di clascun Van- gelo eseguita sul testo greco paragonato sempre colla ver- sione vulgata. Nel seno stesso della versione testiiale yen- gono insei'ite quelle parti, die si devono supplire giusta r ordine della sintassi nostra a fine di readerne piii chiaro il senso. 2. Seguono quindi le illustrazioni ed i comenti, sotto il qual nome comprendesi la discussione , e conseguente di- lucidazione di tutte le parole, e di tutti i detti e fatti •oscuri clie si contengono nella pericope evangelica inter- pretata. A quest' uopo si compendio Lrevemente quanto fu di gia scritto in proposito dai padri e dagl' interpreti, cui si aggiunse dal compilatore quanto parve piu conducente alia niigliore intelligenza del sacro testo. Ove ricorra una pericope parallela a simili luoglii degli altri Evangelisti, si paragona, e se ne rilevano le differenze; si conciliano, e s' illustrano i luoglii discordanti. 3. Come a coroUario della interpretazlone e della illu- strazione termina la esposizione di ciascun Vangelo un riassunto, clie si fa in lirevissimi termini, delle dottrine dogmudche e morali in csso contenute ridotte sempre tutt' al piu a tre capi ; il quale riassunto puo servire di guida ai pastori d' anime nella dichiarazione clie si fa per essi al popolo ogni domenlca dcgli ammaestramenti contenuti nel Vangelo corrente. 4. Si aggiungera in fine la versione di due omelie del pill illustri padri della Cliiesa Greca e Latina, e tutta To- pera sara corredata di un indice alfabetico ragionato. Chi assunse questo lavoro ebl)e il doppio scopo e di giovare ai pastori di anime col riunire in hrevc le neces- saj*ie illustrazioni conducenti a conoscerc con sicurezza il / PARTE ITALIANA. 14^3 senso dei Vangell che splegar devono al popolo, e prln- cipalmente di fornire ai giovani ecclesiastic! studiosi della S. Scrlttura im esemplare della maniera che devesi osser- vare neli' interpretarla , a fine di non declinare mai dal senso della santa cattolica Cliiesa evitando i pericoli di una troppo licenziosa ermeneutica. L' opera nscira per associazione , e sara divisa in due vo nmi in 8.% in buona carta e caratteri simili a qnelli del manifesto , e per comodo dei sottosciiventi in fascicoU dodici incirca , di cui nno alnieno sara pubblicato oeni mese. II prezzo d' ogni fascicolo e di lir. i austr. Le associazioni si riceveranno in Cremona dai fratelli Manini e nelle altre cittk dai principali libraj. Cremona, il 5 aprile 1826. F. A. R. Ginom, F. Caulini e I. Fumacalli , Diretton ed Edi ori. Pubblicato il di 5 giugno 1826. Osservazioiii mcteorologlche fatte %ll'I. R. Osservacorio dl Brera. A P R I L E 1826. 31 A T T I N V. Sera. c 0 0 S — ■ 9J < I? -z ? - z N 0 V ~ < it a S 3 c z > Stato del clelo. S — • 1/ < s 51 « S N ° V S « 6 Is Ni > y Stato del cielo. poll. lin. 0 poll. lin. 1 1 27 n,8 + 2,8 N E Sereno. 28 0,0 + 8,8 s Sereno. 2 28 c,4 + 3,0 N Sei-eni). 28 0,0 + 10,3 0 Ser. nebbioso. 3 28 o,c + 4-,o 0 Sereno. 27 10, T + 12,8 0* Ser. neb. ser. 4 27 10,0 + 6,7 SO* Ser. neb. ser. 27 9,8 + i5,o s* Ser. nuv. ser. 5 27 9,6 + 7,5 0 Sereno. 27 9,2 + i5,o S 0 Sereno. 6 27 10,0 + 8,0 N Sereno. 27 li,0 + 1.5,0 N E Sereno. 7 27 I 1,0 + 9,0 N Sereno. 27 I I ,0 + i5,7 S 0 Sereno. 8 27 11,0 + 9,3 0 Sereno. 27 11,0 + 16,4 S 0 Sereno. ' 9 10 27 11,2 + 9,0 0 Sereno, 27 10,7 + i5,8 s Sereno. 27 10,3 + 9,0 0 Sereno. 27 9,6 + 16,0 S...0 Ser.nebbioso. IX 27 10,5 + 8,7 N 0 Sereno. 27 10,6 + 16,0 E Sereno. J2 27 9^8 + io,S 0 Nuv. sereno. 27 6,3 + i.S,8 S 0 Ser. neb. nuv. i3 27 4^0 + 8,5 N Nuv. pioggia. 27 8,6 + i3,4 S E Nuv. rott. ser. 14 27 11,5 + 8,0 N 0 Sereno. '28 0,0 +i5,3 SO 0 Ser. nebb. i5 28 0,3 + 9,3 N NE Ser. nuv. ser. I27 n,6 +16,4 0 Ser. neb. ser. 16 27 11,0 + 10,3 E Sereno. 27 9,0 +17,0 so Sereno. 1-7 27 9.0 + IO,() E Nebb. ser. 27 8,7 + 17,8 N E Nuv. ser. 18 27 8,1! 1+ 9,8 N Ser. nuv. ser. 27 9,0 + 16,0 E Sereno. i<1 27 10,81+ 7:8 N E Sereno. 27 I 1,0 +i3,4 S Sereno. 30 27 11,0 + 8,3 E Nnvolo. 27 10,3 +i3,o s Sereno. 21 '2-7 IC,6 + 8.r E N U V 0 1 0 . '2^ 10,0 + i3,o E Sereno, nuv. 22I27 ic,8 + 8,5 E Nnvolo. I27 10,8 +10,3 E Nnvolo. 23 27 10,0 + 7v'' N Nuv. nebb. J27 9,6 +12,7 E Nuv. ser. nuv. 24 27 9,0 + 9,2 N E Nuv.piovoso. ;V 7i7 +i3,3 N E Nuv. rotio. 25 27 6,5 + 9,8 0 Nuv. neb. ser. 37 5,5 +i5,4 S 0 Ser.nebbioso. 26 27 6,0 + 10,2 N Ser. neb. nuv. ,27 4v5 +11,3 E Nuv.. . piogg. 27 27 3,4 + 7,''' 0 Ser.nebbioso. 27 3,7 + 14,3 S 0 Sereno. 28127 3,0 -I 8,0 N E Sereno. 27 3,5 + 11,0 E Nuv. rotto. 29U7 4^3 + 6,7 0..N' Ser. neb. ser. 27 6,7 +11,2 N* Ser.nebbioso. 3o 27 7,3 + 4,0 N 0 Sereno. 27 7,6 +11,8 NNO Ser.nebbioso. Altezza mass, del bar. ] 3oll. 28 lin. 0, 4 Altezza mass, del term. + 17,8 ;, ■'■; Qua itita della pio zgia linee 9,o3- » 145 BIBLIOTECA ITALIANA Glllbaaaio ^1826. PARTE L LETTER ATURA ED ARTI LIBER ALT. / Lonibardi ulLa prima Crociata , Caiiti qiiiadici dt Tommnso Gitossi. — Milano , 1826, coi dpi di Vincerizo Feirario. N. lessuna produzione dell' ingegno usci niai in Italia precednta da tanto favore quanto 11' ebbero i Loni- bardi alia prima Crociata di Tommaso Grossi. L' II- degonda e qualche altro componimento diedero al giovine Autorc una fama a cui niolti gia vecchi po- trebbero stare contenti. Quelle poesie eran belle , anzi nel giudizio di mol'i Jjcllissime , e nondimeno parevano quasi un preludio d' ingegno che maturando potrebbe fare assai pin. Quindi j1 voto quasi diremmo universale , che il Grossi imprendesse un qualche grande lavoro ; quindi la festa con cui fu accolta la notizia ch' egli attcndeva a cantare i Lombardi alia prima Crociata; poi il domandarne frequente, e il dcsiderio e 1' impazienza di veder pubblicato (piesto nuovo componimento. II perche poi se noi fossimo tva coloro , i quali non trovano altra lode pel Grossi , gia gli vorremmo dar questa , che per lui fu veduto, come in Italia non sono spenti ne 1 amore del bello, ne il dcsiderio di onorare e Bibl. Ital r. XIJl. 10 146 1 l.OMU.VKDl ALL.V I'lUMV CIlOCIAiA , premiiirc gV ingegni. E dircmmo eziandio clie in un tempo ia ciii e si rado ogni diiiioslraincnto della pubblica opinione , gia gli iccix graii lode, ed c prova di merito nnn roniune il comnioversi di quasi liuta 1' Italia all aiuumzio del suo libro. Qual meraviglia per altro sc cpiesti elogi da alcnni anticijiati all Aiitore gli prepararono innaiizi tratto Finvidia, che nientre T Opera si stainpava , vcniva aguzzando gli artigli per lacerarla? Noi crediamo che il Grossi, qual che si fosse il pregio de' suoi Lom- bardi , avrebhc nondiineno trovato qualclie censore ; perche nou lu penuria giammai, [>iiucipalmente iu Italia , di coloro ai t[uali la lode degli altri pare avvilimcnto lor proprio. Aggiuugasi che talnno, piii presto amoroso che accorto favoreggiatore del Grossi, passo i eonlini della lode , diceudo pubblicamente che il Tasso al paragone di lui sarebbe come un porno fracido e vizzo a canto ad un tiore odoroso di pri- mavera. Perocche questo confronto doveva spiacerc non solo as^V invidiosi, ma a tutti coloro die sanno apprezzare il maggior epico dopo il cantor deU'Iliade: preparo piu scvcro il giudizio de' leggitori sul Grossi, e levo contro di lui chi forse avrebbe taciuto. Quindi si tosto che i primi cinque caiiti cosiiparvero , si accese una guerra la quale ferve tuttora , ue certo e per cessare si presto. II Grossi lu assalito con troppo acerbe censure, e fu difeso con villanie: alcuni vollcro fargli scontare una lode ch' egli cer- taniente non aveva ne sollccitata ne eslorta : altri credettero necessario di provare , a dispetto del vero , che il Grossi corrispondendo pienamente alle immense lodi che ne avevano prctlicate gia in- nanzi, supero la Gerusalcmmc: e ben presto luron lasciati in disparte T Autore e la poesia, e ciascuno combatte per se solo , ricambiando le ingiurie coUe jngiurie , e talvolta ancora le melensaggini con melen- saggini sempre piii vili. Vero e bene che alcuno dei oontcndenti si mostro degno di u:i campo migliore; lua in gcnerale e da dtre, die il Grossi da un latq C.VNTl VlIlNlHCl 1)1 TOMM\SO GKOSSl. I ^T put) teller ii!ta la fionte Ira le eensure , e dall :ili:ro dee ricusare di noniiuar difensori coloro die forse bi danno vaiito di aver combatLuto per lui. In mezzo a qiiesta lotta agitata con taiita aniniosita , fra si gran niiniero di libri pro c contra, dei quali e hello non portare giudizio , riesce maiagevole e gravoso inca- rico il fiarsi a discorrere dei Lombaidi. L' uonio die nella sua dignita e nella sua fama jjotreblje levarsi e dire con trauco volto ai contendenti , < onie gia Scipioxie ai Roniani : ilttendeie alle mie parole, die in cjuesto il mio avviso e migliore del vostro, cpiesr' uo- mo non nianca alia nostra eta , ma si tace per ca- gione troppo amara all" Italia. Ed a noi il coraggio vicn ineno , perclie ben sappianio come dovunque e contenzione di spiriti e gara di ainor proprio, indarno spera trovar buona accoglienza la ragionc die sola conibatte , non soccorsa dall' autorita. Non e r iniinagine del Grossi quella die ci sta innanzi mcntre scriviamo , ma e una moltitudine immensa , la quale da un lato per poco e die non gridi alia croce , dair altro innalza un altare , c male a <:hiun- que non inchina il poeta di' essa vi lia collocato! La moltitudine , secondo la sua natura , parteggia prima di ragionare ; e noi sappianio per conseguenza die non potrenio piacere a tutti ne lodando ne censu- rando. In mezzo di questo gran numero, onde quasi r animo e stolto dal di^isamento di scrivere, 1 Au- tore e il solo die pin ci pare disposto ad udirci con pacatezza , e die c' inanimisce a parlaxe. Certo possiamo affermare die il nostro giudizio non sara dettato dalla passione; portiamo anclie speranza die sara ricevuto con animo volonteroso dal Grossi di cui udianio lodare non men die Y ingegno la gentilezza delle Jiianiere; ma forse non ci e dato di accogliere se non una vana lusinga die le nostre parole pos- sano riuscir degne di lui e delF argomcnto. II Tasso quando tolse a scrivere del poema epico, ebbe .sicuro , e quasi diremmo anche facile , il sen- tiero die gli conveniva di battere. Raccolse , come 148 1 LO.MBARDI ALLA TKllIA CKOCIATA , dice C2,li stesso , le bcllczzc e le perfezioni dc jum lodati pocmi , e da cjufllc arpioniciilando , inscgno come si potcsse fare bcllissiiuo c pciletlissinio in- siemc : pcrche I' idea delle cose artificiali c fonnata dopo la considerazione di molte opcrc fatte artlfirio- samente. Ma il Grossi pubjjlica Quindici Canti c noii im" epopea ; e noi volcndo portarc giudizio del suo lavoro , sianio costretii a condurci per sentieri del tuUo diversi , no possiamo giovarci gran fatto dt qiicllo the i migliori maestri hanno scritto intorno ai varj componimcnti dai nostri pocti usitati. Laonde riusci piuttosto apparente cd criidita , CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. 1 55 dallo storico e dal poeta. Nella raccolta del Mura- tori trovansi parecchie cionache in versi , fra le quali alcunc sono appunto intorno alle Crociate: ma sono esse mai salitc in fania di poesia r Queste cose dovevamo premettere a quel che di- remo intorno ai Lombardi del Grossi , non perche r Autore abbia nianifestate opinioni si fatte , ma perche molti credono ch' cgli abbia scritto secondo queste opinioni. Ne a disingannarli valse linora, per (juanto pare , \ aver veduto che il Grossi nel fatto si e diviso in gran parte dalle loro dottrine ; perche siccome prima alTermavano che queste ricevereb- bcro dai Lombardi quell' vdtima prova che viene dair esperienza , credcndo cssi che il Grossi scrive- rebbe una poesia intieramente storica , cosi al presente li chiamano , quasi diremmo , ciecamente , in esem- })io , come se i Lombardi fossero una storica poesia ; e li tixano ad un sistema a cui crediamo che T Au- tore non abbia voluto aderire. Ben e vero che il Grossi racconta in gran parte la prima Crociata conformemcute alia storia; e non solo e pin storico del Tasso , ma quasi vorremnio dir del Michaud , avendo studiosamente cercate ed esposte cjuelle minute notizie che la storia me- desima negligenta , e le quali il Tasso diceva di aver tralasciate per ischivare la sovcrclda lunghezza, e per non perdere ogni laiidc di poeta. Ma chi poi considera che il Grossi promette di cantare i Lom- bardi alia prima Crociata , c che quanto egli dice dei Ljombardi , tutto c o incerto o contrario aflatto alia storia, verra necessariamente in questa opinione, che i suoi Quindici Cand non appartengono a cjuel genere istorico del cpiale parlammo poc' anzi , echo alcuni vorrebbero sostituire all' antica epopca. Di questa mancanza della storica vcrita avremo occa- sione di favellarc appresso piu distesamente: intanio ci bastera di accennare che le storie e le cronache per noi vedute non parlano ne dell' esercito Lombardo di rui il Grossi favella. no di Arvinn nr dtll.i sna 1^6 I I.OMBAHni ALL\ PRIM.V CROri VTA , fimiiglla. Laonde 1 argonieuto principale del libra, e il niodo con cui e trattato scnibraiio ripugnare alia scuola a cui lAutore e ascritto dalla coinune opinione , e il lettore domanda indariio a se stesso a qual line ab- bia il Grossi falsitlcata la stoiia per condurre alia prima Crociata i Lonibardi. Certo se anche dopo r Iliadc un qualche discciideiite dai compagni di. Achille avesse cantato i Jllirmidoni alia gucrra di Troja, avrcbbe trovato per avventura nell' amor della patria una l^cUa dif'csa contro la taccia di troppo ardito per essersi quasi posto al paragone di Omero : e la storia giustilicava V assunto, e Ic gcste di Achille e de' suoi erauo tali da potcrsene onorare i nepoti. Ma dopo clie il Tasso ha celebrata con si peifetta epopea tutta I impiesa dei Crociati , qual ragionevole motivo potrebbe addursi di tpiesto poema del Grossi diretto a cantarne solo una picciola parte.'' — Qiiello , dicono alcuni , di onorare i Lombardi. — Ma come possiamo noi tenerci onorati delle azioni ch ei canta , se questc non hanno alcun Ibndamento nella storia ? Aggiungasi clie T Autore ( e cio si fara manifesto nel restaute del nostro discorso ) uou canta la Crociata come azione bella e lodevole , ma come azione vi- tuperosa; e quindi ci fa partccipi di un biasimo die noi non abbiam meritato. Ne Yogliamo dire con cio , chc il Grossi doveva lodarc Timpresa dei Crociati; ma si diremo ch' egli doveva cleg2;ere qualsiasi altro argomento, s" egli tendeva alia 2;loria de' suoi concittadini. Ai tempi del Tasso la storia delle Crociate stava ancor tutta in alcune cronache , piena di meraviglie die il volgo credeva , e die i grandi o non volevano o non ardivano dichiarar false. 11 Tasso medesimo pote giu- dicar quell' impresa come ai di nostri si vergogne- rebbero forse di giudicarla non pochi : ne cio puo nuocere alia f;ima del suo in2;e?>no, se non forse nel- 1' opinione di alcuni ai quali il desiderio di detrarre alia gloria dei trapassati oHusca incredibilmente il giudi/rio. Onindi egli pote elcggere le Crociate per CANTI QUINDICI Dl TOMMASO CKOtSl. 1 5^ argoniento della sua grande epopea , e consideraii- dole come il mondo consideravale allora , col soc- corso deir arte , cioe ( pei- usar le parole sue pro- prie ) colU eccesso della vejitd , trarne il modcllo di un' azione perletta. E cosi adopero egli; e ne riusci an poenia clie 1' Europa lia collocato vicinissimo a quelle di Omero. Ben e il vero die alcuni o naturalnientc pedanti, o arruolad cpiasi per furore di parte a quella pessima razza , assalirono il Tasso con quel- 1' acerba ed ingiusca guerra die move lino ai di no- stri lo sdeguo di clii nc piglia contezza; ma la na- zione levava intanto a cielo il poeta, e cantava la Qerusalemnie piii giusta nel suo giudizio e piu sicura di tutti i pedanti; e piu ferma del Tasso medesimo, rifiuto il rinnovato poema, die quel grande inlelice con nuovo esempio della uniana fralezza voleva in^ darno sostituire al primo. E veramente se la Crociafa di GoffVedo fosse stata quale a' suoi giorni ha potutc) dipingerla il Tasso , nessun argoniento sarebbe piu graiide e pin acconcio all" epica niagnilicenza, ne al- run poema avreblie mai mcritato di eccitar tanto interesse , e di levar di se tanto grido quanio la Cenisalemme. l\Ia il tempo da cui ordinariamente le umane cose licevono il sigillo della venerazione , reco invece assai presto un gran nocumento al poema del Tasso : perchc la Hlosoha distrusse nella molti- tudine ogni credenza a quelle superstiziose opinioni sulle quali egli ha fondato in gran parte il maj-aii- glioso del suo componimento ; e la storia e venuta a dissipare moke iallaci apparenze, portando severa il giudizio sulle Crooiate, le quali cessarono di es- sere un argoniento di aminirazione e di lode. Quindi la Ceiusalenime rimase un poema a cui il volger del tempo avea tolta , coll' interesse che vien dal sog- getto, una pai'te non piccola delle suebellezze: ma nondimeno di tanti pregi \ aveva arricchita il poe- ta, die non cadde - per questo da quell' altezza in cui r avevano rollocata i contcniporanei del Tasso, quando l' andavan caiitando come poema eminente- mente nazionale. 1 58 1 LOMBAKDl ALLA VKIMA CROCIATA , Furono veii sapieuti coloro chc facendo cuiergcrc If Crociale dalle teiicliie del la sujjerstiziouc , iase- giiarono come debbatio collocarsi loutane da quella venerazione e da (jucllo splendore in cui il Tassn le ha poste. E perche ciau sa[)ienti fii niodesta la loro voce , e tcniperato dalla prudeiiza il ^uidizio. Ma la turba di coloro clie , poveri d ogni dottrina , si aggreggiano intoino ai grandi c ne raccolgono le parole, usurpando le occasioni di coniparire sapienti, sdegno la iiiodesda dei priini , e coine dcsiderosa ,nata del loro siuiguc e seguata quasi con esso la strada del suo trionio. Prossinio a Gollredo nella stoiia dclle Crociate e il principe Tancredi, clie le pill aride cronaclie non sanno niai nomiuarc scom- paniiato da uri (jiialclie titolo di onore: e il Tasso , valendosi della storia con quell' eccesso dclla verltd die r arte sua gli permetteva , anzi ( scrondo eh' ei dice) gli coniandava, ci diede nel suo Tancredi uvi guerriero si valoroso ad un tempo e si costumato , clie sara sempre il modello della perfetta cavalle- ria , r csemjiio della gcntilezza e della cortesia fra I'armi. Certo non ebi)e il torto clii disse clie i ca- rattcri di Gotfredo , di Tancredi e di molti altri , dei quali non accade far menzione , furono dal Tasso fo2;giati pill presto secondo le idee cavalleresche ancor dominaiui a' suoi tempi, clie secondo la storia e la possil^ilita di quel rozzo secolo nel quale sono vissuti. Ma se questa fu una semplice osservazione di stotico, non fu vera quanto ahri crede ; perclie le cronache stesse attribuiscono a Gollredo e a Tan- credi tanto valore e tanta gcntilezza da pregiarsene i cavalieri delle eta piu incivilite : se poi fu una censura al poeta, ci sembra errata del tutto ed insussistente, perche il Tasso con qucsto consiglio di mutare ed abbellire i carattcri , dimostro di aver conosciuto die le Crociate , chi le cantasse quali furon davvero , non potevano somministrare materia di bclla e splendida poesia ; e come scelse quell' argomento , non perche fosse bello e lodevole, ma perche talc era allora creduto , cosi canto anche qucgli eroi ijuali avrebbou dovuto essere, e quali il volgo s imniaginava in fatti che fossero stati i liberatori del sepolcro di Cristo. Ma forse alcuno dira che le dottrine romantidie fanno ringiovcnir gli argomenti quando gia sono C.VNTI yUINDlCI Dl TOMMA^O GROSSI. l63 vecrhi ed inetti alle regole della scuola dei dassici: e clic per tonseguenza le Crociate le qiiali , pcrduto il prestigio della superstizioue , iiial poticbbeio esser soggetto di una classica epopea , destinata solo alle azioiii nobili e grandi e degue di meraviglia , po- terono acquistare novella vita sotto la penna di iiu roniaiitico; il quale non crede niai clie le sue pro- duzioni siano scompagnate da bellezza ne da inte- ressc quando sono descritte secondo la verita. E ne traiTanno questa conclusione, che il Grossi trattando i siioi Lombardl come vili, cenciosi, ignorauti, san- guinarj , spergiuri , superstiziosi , ne compose non- dimeno una bella poesia, perche la fece esser con- I'ornie alia storia, Ai quali , per cio die riguarda la dottrina , 2;ia crediamo di avere abbastanza ri- sposto ; e speriamo che dalle nostre parole si possa iacco2;liere questa sentenza , die il belle che iioii si fonda se non sul vero , non puo mai di per se solo esser fonte della bellezza poetica in an grande componimcnto. Ne vale il dire di alcuni , che il hello morale (cioe il vero) dee mandarsi innanzi ad ogni altro , e die di questo si ha bisogiio piu che del hello jjocdco: j)crocclie primanKiite qui non conten- desi della dignita, nia solo dell acconcezza di questi due hclli al line dell arte poetica ; poi abbiamo gia detto die il bello morale c 1' argomento dei prosa- tori, e il poeta non lo ricerca, ne lo coltiva se non jndirettamente ; e imalniente quando parliamo del bclio poetico non iutciuliamo gia parlare soltanto (h fole arcadidie \uote di ogni utilita, ma si invece di un bello che dilettando istruisca. Quanto poi a quell' altra parte , cioe die il Grossi abbia compo- sti i suoi Qidndlci Cantl couiornieniente alia storia, giovera venir indagando come e quanto questa as- serzione sia vera. Per due strade puo seguitarsi la verita da chi scrive: o narrando azioni vere con personaggi veri , senza inescolanza d imniagiuato o di talso ; o lingcndo azioni c personaggi die siano coafbrmi alia storia sebbene 164 I I.OMUARUI ALL;V PRIM\ CKOCIATA, noil siaiio vcri. La prima stiada , la sola clic viene concossa alio storico, noii puo esser battuta dal poeta scnza confoudere la poesia coUa storia , senza riniin- ciarc , conic il Tasso diccva , alia lode di pocta, la qnalc tntla inticra c liposta nelle parti dclT iinina- 2;inativa. L' altra invece tVi pralicala (jualche volta con biion successo anchc da;j;U anticlii pocti , c ai di nostri venue in altissinio onore principalnientc per f[neir iii<>;cgno niaraviglioso del Walter-Scott, la cui faina oranuii non par niinore dcIT nniverso. Que- sta maniera di coinponinienti tienc in gran parte deir indole dell' anlica epopea ; perclie in essi T aii- tore coi pardcoluri del la storia conipone nn" ininia- sine universale, o, come il Vico direbbe , un ca- rattere dei tempi e degli iiomini dei cpiali prende a parlare. Se non clie 1 antica epopea avendo per fine di presentare T immagine della pert'ezione , abborre ogiii an2;nstia di Inogo c di tempo, ne si contienc: se non dentro I ampiczza del verosiniile per darci V idea del come dovrebbon essere gli nomini e il mondo : dove per lo contrario cpiellaitro genere, clie ora quasi A'orremmo dire di Walter-Scott, mirando alio scopo di rapprcsentare il vero degli uoniini e dei fatti , se non li toglie dalla storia, li va studio- samente inventando somiglianti , (juauto pin e pos- sibile, a lei. Laoiide questi due generi , per cio che spetta air utilita , ben si potrebbcro disputare la pal ma: perclie 1' antico niette nelT animo de' leggi- ton r idea della perfezione , c il nuovo li amniae- stfa nel vero: e se questo potrebbe dirsi piu frut- tuoso , perclie il vero par che si studii con piii vantaggio del verosimile, i fautori delTaltro diranno con buona ragione die la storia gia basterebbe per imbandirci con piu sicurezza ed in maggior copia quel frutto. Ma in quanto poi al diletto ( die noi diremo scopo principalissimo del poeta, appunto per- clie r utile e raccomandato alio storico) credianio che r antica epopea la vinca non poco sul nuovo genere che dalla storia piglia il suo iiome. Di che , se la CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. l65 ragione non fosse per avventura sufficiente a per- suaderci, potrebbe raccogliersi una bellissima prova, paragonando il diletto che viene dalla lettura de' Quin- dici Canti del Grossi con quello che ci procaccia la Gerusalemme del Tasso. Perocche noi crediamo che anche i piu amici al romanticismo , anche quelli che scrivendo seguirebbero il sistema dal Grossi adottato , confesseranno pero che il diletto dell a Gerusalemme e immensamente superiore a quello che ci destano i suoi Qidndici Canti. Ma perche in generale era invalsa un' opinione non ancora distrutta, che il componimento del Grossi sarebbe intieramente conforme alia storia, alcuni forse domanderanno , perche mai voglianio noi negargli questa ch' essi credono lode, per metterlo fra i roman- zi, sebbene fra quelli del Walter-Scott? E veramente e da confessare che la Crociata venne dal Grossi de- scritta con piii storica diligenza che forse non so- gliasi usare da nessun romanziere ; ma nondimeno es- sendo del tutto ideale in quella parte che e il vero argomento del libro , cioe nella famiglia di Arvino e nelle geste de' Lombardi , crediamo di non avere errato nell' assegnargli quel posto. E noi confessiamo di essere stati lungamente sospesi , se questa parte del componimento fosse fondata suUa storia o soltanto sulla immaginazione dell'Autore , si perche prevaleva anche in noi \ opinione che il Grossi partecipasse a quella dottrina che quasi riduce ogni pregio nel vero •, si perche credevamo che nessuno ardirebbe far prova d' invenzione in un argomento in cui Torquato ebbe speso il fiore del suo ingegno; e si finalmente perche ci pareva che fosse un aperta contraddizione il titolo del libro col libro stesso , se tutto quello che ri- sguarda i Lombardi non avesse per fondamento 1' au- torita della storia. E pero non ci ricordando di aver letto giamniai cosa alcuna di questo esercito di Lom- bardi che il Grossi descrive , ne di Arvino , ne di Pa- gano , ne di Giselda , siamo ricorsi alle cronache , l66 I LOMBAUDI ALL\ PRIMA CROCIATA , e ne Iegg;eninio qiiante ne sono acccunate dai piu diligent! bibliograli. Fra questc trovaitimo clie il solo che faccia menzione di un vcro esercito lombardo intervenuto alia prima Grociata c il Fiamma vissuto due secoli dopo, e giudicato amantissimo dclle favole e delle volgarl diccrie anche dal I\Iuratori. La sua as- serzione poi ricscc sospetta per 1" evidentc esagera- zione ( ex cwltate Mediolanl mirabilis exercitiis idtra mare ivit ) , mentre non e credibile che i cronisti a lui anteriori passassero sotto silenzio questo mirabile esercito^ ne che un mirabile esercito sia intervenuto a queir impresa senza aver fatta cosa alcuna degna di esser notata dagli storici delle Grociate. Per lo contrario Landolfo juniore che visse contenipora- neo air impresa di Terra Santa non parla dei Mi- lanesi se non ai tempi dell' arcivescovo Anselmo IV che predicando la Grociata fece cantar la canzone che principiava con quel barbaro Vltrcja , a significar forse che bisognava seguitare i Franchi andati gid oltre. E r abate Uspei'gense alFerma che questo ac- cadde nel mille e cento , prima del qual tempo i Lomhardi avevan sempre mancato ai voti di concor- rere all impresa delle Crociate. Ne si puo credere die sia venuta alle mani delF Autore qualche cronaca non conosciuta da altri , perche alia bn tine vediamo ch' esso pure , come il Fiamma , non racconta nes- 6una impresa dell' esercito lombardo contento di no- minarlo qualche rara volta. Quanto poi ad Arvino non potrebb' essere che Giovanni da Ro , detto dal Giulini banderajo e dal Fiamma capo de' Milanesi < ma estranio a tutto quelle che il Grossi racconta di lui e de' suoi , vale a dire a tutto quello ch' e prin- cipale argomento de' Quindici Canti. Aggiungasi che il Grossi attribuisce ad Arvino alcune parti di mag- gioranza ( come a dir la risposta agli ambasciadori d' Egitto ) le quali non potevano appartenere a un Lombardo in una Grociata in cui furono principal! i Franchi; che t'a Lombardo quel Pirro cui tutti CANTI QUmDICI DI TOMMASO GROSSI. 1 6? tlicono Arnieiio , dantlo cosi senza dubbio il colore della verila a qiiello c\\ e falso ; che attribuisrc a Pagano , fiatello di Arvino , le pratiche e i trattati con Pirro , mentrc le cronache aB'ermano bensi che Brteniondo si valse in cio delTulicio di nn Lombardo da alcnni nomato Pagano , ma dicono che costiii era un uonio da nulla ed un semplice interprete; che gli amoii di Giselda con Saladino sono intieramcnte la- volosi; e che iinalmente la sanguinosa istoria di Pa- gano figlio di Folco e in gran parte somigliante a quella di Folco d Angio il quale (dice il Giannono) angariava i suol sudditi , riibava , e non vi era rapina che non commettesse sopra i deboll , e credeva saldar con Die qnestc partite con andare in pellegiinaggio sino a Gerusalemme , per far si quui flagellar e da due snoi servidori colla fune al collo dinanzi al sepolcro di Nostra Signore. Laonde crcdiamo di non esser venuti troppo leggiermente in questa opinione, die il poe- nia del Grossi in tntto cio che risguarda i Lom])ardi ( val quanto a dire in tutto cio che costituiscc il suo argomento ) non ha per fondamento la storia, se non in qnanto quei personjjggi dci quali egli parla sono ideati quali probabilniente sarebbero stati se fbssero realnientc vissuti in quel secolo. Ne cio mi- nuisce pnnto nel nostro giudizio \ onore ch' e de- bito al Grossi; ina quasi anzi gliene vorreninio dar lode , perche mostro di non essere in quella fallace opinione , che la nuda storia possa convertirsi in ot- tinia pocsia. Con tutto cio se la casa di Arvino e la sua capitananza sono cose vere soltanto in idea , dillicilmente potra il Pocta sottrarsi a due rimpro- veri che udiamo laigli da molti ; 1' uno da noi toc- cato gia innanzi, che il titolo del suo libro e una specie di menzogna che mcglio avrebbe risparmiata, da che ne riesce poi la vergogna ed il vituperio dc' suoi concittadini ; \ altro , che avendo il Grossi cantato sotto il nome particolare de' Lombard i tutta tntiera la prima Crociata qual dagli storici si rac- conta , ha dovuto ritessere \ ai-gomento del Tasso , l68 I LOMRAUDI ALL.V PRIMA CROCIATA ,' e mettersi al paiagoae tli liii, Ne crediamo clie a fargli superaic il ribrczzo di cosi ardiio confrouto potesse basiargli il diveiso line clic si propose : pe- rocclie quaud anche avesse creduto argoineuto ac- coiicio alia poesia la pittura dclla superstizione , deir ignoranza c dei dclitti ondc I'u pieiia T Italia jii quclla leroce barbaric do' bassi tempi , quale ainpia materia di canto non gli potcvano dare le nostre storie , senza ri(eiitar quclla prcoceupata gia prima da uno dci piu celc])rati poeti dell universo? Quan- do il nostro diseorso diseendera ad un |)iii niinuio esame dei Quindici Cand , verrcm notando piii Ino- ghi nei quali il Grossi In trascinato dal tenia a lot- tare apertamcnte col Tasso , quasi avesse avuto in animo di strappare di niano ad Alcidc la clava. In- tanto ci basti proccdere allcsame dei principali ca- ratteri dal Poeta introdotti. Abbiamo detto gia innanzi , come crediamo clie il Grossi abbia contraflatto alia scoria dandoci una imnia2,ine si frcdda , e quasi diremmo sl^iadita, dclie virtu di Goilredo e del principe Tancredi. Pero di questi due grandi non accadc piu mover parola. Solo dobbiamo soggiungere , clie se T avere avviliti quci due storici personaggi poteva essere in parte giusti- ficato qualora il Grossi colla scorta d ignote cronaclie avesse cantate imprese diverse da quelle del Tasso, cioe imprese 0[)erate dai soli Lombardi , non sap- piamo indovinare a qual dilbsa potra averc ricorso, da die egli mostro col fatto di non aver seguitata altra storia die (juella a tutti gia nota , cd adornata gia dalla poesia del Tasso. La famiglia di Arvino poi si compone di Arvino e di Vicliuda sua nioglie , di Pagano fratello di Arvino, di lleginaldo, di Gul- fiero e di Giselda ligliuoli di lui. ]\Ia Viclinda , per la podiissiina parte die il Poefa le ha data , non do- nianda le nostre parole. Reginaldo e un perverso die ha rinnegaia la I'ede di Cristo , e die al par di Viclinda quasi non ha influenza sui Quindici Caiiti. Di Gulfiero . il Poeta non ci racconta ne vilta , ne I CANTI QUINDICI DI TOMISIASO GROSSI. 1 69 prodezze die valgano a renderlo gran fatto singolare dagli altri ; e di lui ( come di Pietro Eremita ) ci bastera di parlarne quando esaniineremo questo nuovo componimento dal lato della tessitura e della elocuzione : e cosi possiamo al presente restringere il discorso ai soli caratteri di Arvino , di Pagano e di Giselda. Se noi ragionando del poema del Grossi credes- sinio di poter giudicarlo secondo le regole da' piu accreditati maestri dettate per Fepopea, dovremmo dire che di tutti i suoi personaggi , alcuni voglion esser altamente riprovati, alruni si possono compor- tare, ma nessuno merita lode e si mostra degiio di esser cantato. Ai primi appartengono Pagano , Regi- naldo e Giselda per la turpitudine delle loro azioni; agli altri sarebbero da ascrivere Aivino , Gulliero e r Eremita per la loro inettezza. Questo giudizio avrebbe per fondamento V aha e sublime idea clie gli antichi si eran formata dell epopea , e non tor- nerebl:)c opportune in un componimento tessuto a bello studio con normc aifatto diverse. Laonde dob- biamo prendere dai trattatisti quel solo che, fondato sulla natura universale e non sopra idee particolari , si adatta per conseguenza ad ogni maniera di com- ponimenti : e con questo intendimento piglieremo ad esammare i tre principali caratteri di qucsta nuova produzione. E cominciando da Arvino , noi non cercheremo per certo s' egli aljbia le qualita richieste al Prota- gonista , perocche ben sappiamo che TAutore noi voile far tale; ma si cercheremo se abbia quelle qualita che si convengono al grado in cui egli lo ha collocato , e se abbia alcuna parte che c' inte- ressi. Indarno domanderemmo alia storia chi fu que- st'Aivino ; quali virtu , quali geste al predicarsi della prima Crociata 1' avevan gia rcso celebre in modo che i Lombardi se lo eleggessero a capitano. La storia ( quclla almeno che a noi e nota ) non parla se non di un Giovanni da Ko, il quale, al dir dei 170 I I.OMBARDI ALT.\ PRIMA CROCTATA , cronisti , pnriava lo stenilardo tJella crooo , e cliede il noine alia lamiglia clic dalla crocc. si noniiua. II poeta per altro volcndo far di costui il capitano della Crociata, iiiconiiiicia dal dirlo corrcttore delle. squadre Lomharde ^ e con questa frase voile signillcar, non v' ha dubhio, che aveva la capitananza sopra i proprj concittadini , giacclie ci dice ch' egli udeiido il trionfale viaggio di Pier V Eremita , chiamo ncl- V ample plariure dl Mdano ogni gente chc aveva as- sunta la croce , precipito gV indugi , e voile chc tiitto fosse paiato alia giurata via. E conveiiienti al grado nel quale lo fiiise , gli assegno anclie gli oiiori , di- cendo che sedca nella sua tenda a consiglio Wa suoi fedeli, e gli eran da canto principi c haioni,- e che quando vennero dall' Egitto anibasciadori ai Crociati, egli solo fece loro risposta ia nome di tutti. Queste cose fiirono imniaginatc non senza giudizio a darci di Arvino V idea di nu GolTredo Lonibardo ; ma era poi lecita al Poeta questa iuvenziouc .' Nell opera del nostro Autore qucsto ignoto Arvino da Ro non e punto da men di Gollredo fra i principi della Cro- ciata ; anzi quell' nnica volta che poteva accadere di far mostra di maggioranza nel rispondere all' amba- sciata e2;iziana , quell' nnica volta esce in campo Ar- vino, c GollVedo si tace come se fosse nno del volgo. In questa parte ci pare adunque che linven- zione del Grossi, come qnella che contraddice alia storia in nn punto si essenziale, non possa essere accolta si di leggieri, principalmente dai romantici , tanto solleciti fautori del vero. Ne gli potrebbc esser difesa 1' amor della patria o il desiderio di collocare in alto se2;2;io i Lombardi : perche se l' essere interve- nuti e stati anche de' primi in quella Crociata fosse argoiTiento di lode, cssendo fondata sul falso, sarebbe un' aperta adulazione a cui ninno scrittore , meno poi il Grossi, vorrebbe abbassarsi; e se invece e un bia- simo (etal debb' essere certaniente nelPopinione del Grossi), non sappiaino come gli sia caduto in pensiero di poter dilcttarc con cosi fatta invcnzione. Che se CANTI QUINDICI Dl TOMMASO CROSSJ. I7I qualcuno ci vorra dire che ai di nostri il poeta dee mirare non al diletto , ma air istruzione ed all utile, noi gli domanderemo , come mai puo darsi a credere uno scrittore di farci migliori apponendoci errori e delitti che noi non abbiamo commessi? Enoi, come dicemmo , crediamo che Arvino e la sua irapresa sia tutta creazione della fantasia del Grossi ; ma se fosse invece storica , varrebbe ancora la nostra osserva- zione ; perche non diremmo ne accorto , ne amoroso della patria colui che disotterrasse un ignorato scrit- tore per coprirlo d' infamia. Anche il Tasso aggiunse al suo Gotfredo non poche parti d' immaginazione , e lo fece capo e principe de' crociati quando forse tale non era ; ma nondimeno GolTredo e un nome storico, e storiche sono in gran parte la sua virtu e la sua capitananza , e V invenzione del poeta fu ad onore non ad infamia dell' eroe e de' suoi com-^ patriotti. II Grossi invece dopo aver fatto ai Lom-^ bardi questo regalo di aver dato quasi il capo ad una Crociata a cui forse non intervennero, fece una si bassa pittura e dell' inipresa e del capitano , che la peggiore appena potrebbe pensarsi ; donde poi chi dal capo facesse ragione de' suoi soggetti , do- vrebbe conchiudere che que' nostri avi erano la piu vile e la piu viziosa genia di cui la storia favelli. E certo la moltitudine di quei tempi non si compo- neva ne di eroi , ne di savj ; e noi che abbiam gettato nel fango 1' apologista dei secoli barbari , non pos- siamo esser creduti panegiristi di quella eta. Pur diremo che fin d' allora la Lombardia aveva migliori soldati di Arvino ; ai quali se mancava la gentilezza , certo abbondava il coraggio e, quasi diremmo, I'amor delle stragi. Rifugge la penna dallo scrivere quelle guerre che allora correvano per 1' Italia e la bagnavan col sangue de'suoi pi-oprj figliuoli, ma ben possiamo afFermare che se quelle guerre fuxono esiziali, i con- dottieri non fm'ono si da poco quaiito 1' Arvino del Grossi. Innanzi tutto quali imprese fa egli mai questo capo di armati? II Poeta ci dice cosi in generale 172 I LOMBARD! ALLA PRIMA CUOCIATA , che vibin fulminnndo la grand' asta ; ma noii racconta nc un ordine tli battaglia , ne un assalto , ne \\n im- presa qual clic si fosse da liii iti particolarc opei'ata. Nella presa di Antiocliia non fa cosa che valga , e in quella di Gerusalemine appena troviamo accennato che in compagnia di GuIHero comljatte tiitto il giorno al lianco di Pagano. IMa cpiell' unica volta che viene a particolai-e battaglia , riceve da Pirro un tal colpo che gll si prosciolser le membra , e cadde stramazzone al siiolo. Poi contra i patti giurati contende vihnente a Pirro qnella vittoria che non ha saputo contra- stargli col brando ; e a malgrado di questa prova di fiacchezza e di vilta, leva ingiuriosamente la voce contro Boemondo e contro Tancredi, dando occasione di contese e di scandali al campo. Egli e inoltre uno smemorato , che veduto cader Gulliero nel fiume , ne vola egli stesso , ne invia alcuno de' suoi a fame richiesta; e dovendo uscire a foraggiare, conduce seco Giselda che poi lasciasi portar via dal nemico ; e sa- pendo che fn rinchiusa in Antiochia, non ne va in traccia appena entrato in quella citta ; ed udendo che e fuggita, non si move coUa sollecitudine di un padre a seguirla , nc manda alcun altro , ne con alcuno ne parla. Alle quali cose se aggiungasi che il Grossi non dice mai che in nessun bisogno del campo Ar- vino si desse pensiero di sovvenirlo , siccome capo ch' egli era , e non mai e narrata di lui nessuna di quelle cure che a capitano convengono , si verra fa- cilmente in questo avviso , che se Arvino fn realmente quale dal Grossi e dipinto , non v' ebbe mai capi- tano pin inetto e piu indegno di esser cantato ; e se invece, come noi crediamo, egli lo ha inventato di suo capo , non poteva fare il peggior regalo ai Lombardi. Non taceremo che gli merita qualche lode il generoso perdono conceduto a Pagano : ma oltrechc r altre sue azioni cattive cpiasi cancellano questa sola buona, le molte cose da Pagano operate in pro dei figliuoli di Arvino , e il tempo e il modo del do- mandare perdono son tali, che Arvino male avrebbe CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. I^S potato negarlo senza la taccia cli vendicativo e scor- tese. Di qiiesta maniera crcdiamo die Arvino abbia ri- cevuto dal suo Autore uu carattere che non serve ne al diletto , ne all' utile ; e mentre per la sua qua- lita di capitano ciascuno si aspetta di vederlo mag- gioreggiare a tutto il canipo in ogni piii bella dote , appena e che non vada confuso col volgo , alia cui abbiezione non rare volte si adcgua coUa sua inde- gna condotta. Piii importante invece nell' orditiu-a del componimeuto, e di molto maggiore interesse, riesce il suo fratello Pagano, il quale ben merita il nome di Protagonista, se questo vocabolo e fatto a signilicare colni che per la natura delF ar2;omento o per I'artifizio del poeta sostiene la prima parte in un' azione qualunquc. E questo carattere di Pagano , se non erriamo , divise con Gisclda la diligenza e lo studio delliVatore; e ci gode 1' aninio di poter alTejinare , che non solaniente e una delle migliori parti del presente poema, ma una eziandio delle migliori produzioni del nostro romanticismo. Noi non sarem mai fra coloro che quando pi^bano a scrivere hanno tin dal principio un' opinione da difendere , una causa da sostenere a cui cono;iun2;ono il loro amor proprio ; ma preghiamo il nostro buon Genio che ci conservi in questo proposito, di andar sempre in traccia del vcro per onorarlo dovunque si trovi. Pero lasceremo che alcuni facciano le maraviglie di questa lode che ci c ( diranno essi ) sfuggita dal labbro, e ripeteremo che il. Pagano del Grossi ci e sembrato un carattere che per la verita e V artifizio gli fruttera molta lode. Egli e destinato, se non er- riamo , a rappresentarci quasi in immagine quanto vi era di pin assurdo e di piu mostruoso nelle opi- nioni che a quei tempi correvano; e considerate siccome tale , difticilmente poteva esser recato a niag- gior evidenza ed a piu lodevole perfezione. Ed e in questa parte , come toccaramo gia innanzi , che la scuola seguita dal Grossi si accosta alcun poco 1^4 I I-OMB\Rl)I ALL.V PRIMA CROC I AT A , airantica c|>opea; perchc il poeta i-accoglie le iiulivi- (hiali qualiia de" prrsonajigi storici per accumularle cd attrilmirlo tutte ad uu solo oh' ej>;li compoiio , e ch' e dcstiuato a lapprcseutarc al piii alto grade i caratteri di ([ue' tempi nei ([uali si liage vissuto. Questi persoaaggi, a ben coiuporli , richiedono un graiidc studio della storia , delle opiiiioiii politiche e religiose , e di tiitt' i costumi di un' eta ; ucssuna delle cpiali cose ci pare che sia maucata al Grossi per ben ininiaginare e dipingcre il suo Pagano. Egli rivale del iratello Arvino , egli uccisor dei ni|)oti , niicidiale dei niinistri di Dio, rapitore della cognata , Earricida , saerilego ; e nondinieno piu volte pub- lieo penitente , e ledele ad un giuranicnto clie lo sequestrava da tutto il niondo in un antro , e tenuto santo da2;li altri, e quasi erediitosi santo egli stesso. Tutto questo e pur troppo un inniiagine vericieia di quella eta , nella quale si credeva che le pubbliche penitenze e i pellegrinaggi a Gerusalemnie lavassero ogni piu grave dclitto , e il popolo aveva in conto di santilirato ogni pubblico penitente , e atl'ollavasi per le strade domandando la benedizione del pellc- grina che poc' anzi aveva eorso il paese , e trucidati sugli occhi dei parenti i ligliuoli , e rapite e vitu- perate le vergini. In quella superstiziosa ignoranza e una niuuagine storica, che I'agano si facesse scudo cou buon prolitto della santita di un altare da lui medesimo iusozzato ei ingiustanientc di sangue; che uccidesse crndehuente gV infedeli trovad solctd, cre- dendo gratilicarsi a Dio coi tradiiuenti e colle stragi; che il popolo corresse a lui , e teneiulolo in quella venerazione che santo , credesse di poter liberarsi da ogni male per solo toccarlo o vederlo , e poi cor- reado la fania della sua partenza, gli mettesse luugo Ja strada una posta di assassini che 1' uccidessero per conservare colle mortali sue spoglie 1' influenza della sua santita in quel paese •, che Pagano pellegrinasse coperto di niaglia di ferro , e carico non nieno delle armi colle quali metteva a mortc gl' intedeli men forti CANTI QUINDIOI DI TOJ.IMASO GROSSI. l^S di liii , che delle reliquie colle quali credeva fuggire i pericoli dell' acqua e del veleno , la subita inorte e la foga de' sensl; che in Barutte trucidasse le guardie ed i sacerdoti del tempio per rapire una ciocca dei capegli del santo cola venerato; e che dopo si grandi e si copiose iniquita e stravaganze si ri- duccsse a vera virtu giovando la causa che si cre- deva di Dio, e salvando i ligliuoli di Arvino. Oltre a cio questo Pagauo si niostra suUe prime un viUo- roso , rinipetto a cui la forza celebratissima di Tan- credi e una vana ciancia : i suoi delitti sono gravi , ma sono anche numerose le opere di virtu colle quali si studia di fame amnienda ; e come i suoi vizj li sappiamo per seniplice uarrazione, e le virtu invece le vediamo nel poenia rappresentate , la buona im- pressionc di queste minuisce alcun poco la cattiva influenza di quelle. E di tal maniera il Poeta ha saputo in gran parte evitare quel contrasto, quasi vorrcnuno dir mostruoso , che nascer doveva.dalla j^ittura di un uomo il (piale comincia coll' uccisione dei nipoti e del padre, e tiuisce col volere che nep- pur dopo morte non gli si stacchi dal corpo il ci- Itcio pimitore del suo peccato. Se questo Pagano, uscito dair antro e venuto fra' combattenti, facesse qualche opera di valore piii luminosa di quelle che il Grossi gli attribuisce ; se invece di convertir Pirro , e di occupar fra le tenebre una citta apertagli dal tradimento , sbaragliasse una schiera di nemici , su- perasse per forza le nmra , e si mostrasse valoroso nel campo com' era feroce nei delitti e nella ven- detta , noi direnmio che non sarebbe indegno di stare con alcuni grandi caratteri del Byron e del Walter-Scott. Ma come se il Poeta avesse temuto di spargere ima qualche gloria su quell' impresa e sui Lombardi ai quali l' attri])niva, conduce il suo mag- gior ])ersonaggio Imo alia morte senza che gli ac- cada giammai di operare qualche bel fatto. Wettendo il nome del Grossi fra quelli del Byron e del Walter-Scott, noi crediamo di avergli data la 176 I LOMn\nT>t ALL\ PRIMA. CROCIVTA , maggior lode che da 1111 romantico possa esscr de- sideiata; e quiiidi sonza taccia di tioppo severi po- trcnio ora vonir ossrrvando f[uel clie ci pai've men bello ill questo j)ersonaggio. E veramente, come pare che il Grossi nella pittura del suo Pagano abbia avnto in animo di seguitar Ic pedate di Shakespeare e dei due nominati roniantici , cosi e iiaUirale ch' egli debba andare soggetto a quelle censure die i suoi maestri hauno incoutrate a cagione di cousiuiiU per- «onaggi ; i quaU cssendo perversi , f"u detto che vanno privi del bello morale non meno che del poctico , e pajono quasi latti per mettere il vizio in onore con quel prcstigio che Y arte dei grandi maestri infoude in tutto quello che crea. II per- che poi dopo aver detto che il carattere di Pagauo, secondo lo scopo a cui il Grossi niirava, ci pare de- gno di moltissima lode , non dubitercni di soggiun- gere che queste bellezzc non lanuo pero meno vera quella sentenza del Tasso, ove dice quasi in accon- cio del caso presente : Si- hiasima il poeta die faccia nasccre la compassione sovra persona che voloiitaria- mentc abbia macchiate le maid ncl saiiguc del padre e del fratcllo. Perocche nessuno dei leggitori potra mai dimenticare le troppe iuiquiia di Pagano : e quando soccorre Giselda , e quando s' inginocchia dinanzi ad Arvino per iuiplorarne il perdono , e quando muore coi pin santi nouii sul labbro , il let- tore lo vede scmpre accompagnato da' suoi atroci delitti , dei quali tanto e piu j)osscnte la rimem- branza quanto maggiore fn 1 arte del Pocta nell' im- maginarli e nel descriverli. £ queste orribili ri- cordanzc non ci consentono la pieta. Perocche il perdono e bello , e lodiam volentieri Arvino die lo concede , ma non per questo amasi il perdonato ; e senza \ ira o \ amore non s' otterra mai una splen- dida poesia. Quindi \ elletto di c[uesto grande ca- rattere e senza dubbio minore dell' artitizio e della diligenza usatavi dall'Autore; e Ibrse molte di quelle parti cir egli vi ha introdottc con piii fatica, gli CVXTI (JUINDICI DI TOMMASO CROSSI. 1 77 saranuo rimproverate da un buon numcro cli leggitori, perclic si Ibndano unicamente sii quelle sloriche nii- nutezze die, a dir poco , noii son neeessarie alia poe- sia , c pill aiicora siilla cognizioae di costuinanze e di tempi , dei qiiali la storia non s' e ancor fatta popolare abbastanza. Rlolte fra quelle cose die di Pagano abbiani dette potrebbero di presente ridirsi pel carattere di Giselda; la quale come s' ebbe graa ])arte della (Jiligenza del- TAutore , cosi pare die tutta per se sola pretenda Ja pieta di chi legge. Questa Giselda e una giovane amorosa ed innocente die per un voto della niadre se2,uita il canipo dei Crociati, dove cade in man dei neniici. La sveiitura apre natiiralmente V aninio al- r amore , perclie nelT alUizione andiamo ansiosamente cercando di clii conipiaiiga alia nostra miseria; e quan- do la realta delle cose ci attrista , tutte le illusioni esercitano sopra di iioi una piu ellicace influenza. La pieta poi di Sofia , e la bellezza e la bonta di Sa- ladino fanno ancor piu rngionevole l indinazione di lei per questo giovine valoroso , die tutto in fin si guadagna I amore della pellegriua captiva con queila generosa azione di non uccidere , ne far prigione Giilfiero. Quando , pubblicati i primi cinque canti , si lesse questa parte della storia di Giselda , niuno jiote rondannarne Y invenzione , tutti desiderarono di vederne il restante ; perclie nelle cose di senti- mento e di afl[t;tto non e clii osi mettere in dubbio la capacita di quelT ingegno die ci ha date V Ilde- goiida e la Fnggitlia. Ma quando poi gli ultimi dieci canti comparvero , e si vide una vergine die poco prima era tutui innocenza, si presa, anzi come alciuio direbbe , si guasta di Saladino , die sorda alle pre- gliiere del fratello , indnrata e proterva contro le riprensioni del padre, abbandona i parenti per get- tarsi in braccio del suo aniante ; e , dlmesso ogni icrglnale decoro , fuggir soletta con lui, e iion super pill quel che si faccia , e baciarlo cbbra d' amove , per la fronte , yer gli occhi e per la faccia^ quando BU'L Ital. T. XML 12 1-8 I LOMBARDI ALL,\ I'KIMA CROCIAT.V , s udi queir orribile -empieta di iinneg;are il batte- simo per scgiiitai- Saladino aiulie nei tornieuti della scconda vi(a , allora il parere del pubblico si divise; e qual seguitava a dire bellissima 1' iiivenzione , e qual pareva gettarla nel fondo di ogni vilta. Le cen- sure iondavansi principalmente sulla considerazione del decoro ; perche una giovane che sommette si ciecaniente la ragione al talento , non pare degna che nn poeta la tanti ; anzi non sembra che possa esser cantata con buon ]nolitto di pubblica costu- matczza. Le lodi avevano invece per fondamento la do/trina del vao : (|ueslo esser proprio delT aniore , di rovesciar la ragione dal trono e tarsi tiranno della niente al par clie del cuore : e questi elletti esser sempre maggiori dov' e maggior Tinnocenza; percioc- rhe il primo amore suol essere il piu acceso ed il piu pcricoloso , quando niuna esperienza ci puo pre- niunire contro le conseguenze di questa terribile pas- «ione. E gli uni e gli altri, sebbene riuscissero a diversa sentenza , pure secondo i principj dai quali move- vano , ragionavano dirittamente : e noi diremo che a voler dipingere una giovane accecata dalla passione, diEcilmente potevan trovarsi colori piu vivi e modi piu efficaci di quelli impiegati dal Grossi; e nondi- meno crediamo che non solo per le ragioni generali del decoro , ma eziandio per quelle che nascono dal- I'argomento dal Poeta trattato, avremmo amato me- glio di veder la pittura del trionfo della ragione so- pra la piu prepotente passione del cuore. Alcune signore ( se la fama in cio dice il vero ) per difendere il Grossi da chi censurava la storia di Giselda , affermarono , die cost si ania quando si ama davvero : e questo argonicnto parve gravissimo a coloro i quali ogni cosa stimano bella quando la cre- don conforme alia verita. Ma noi ci rendiamo sicuri che nessuna di queste signore vorrebbe dire : Cost avrei amato anch! to, se fossi statu Giselda^ perche , senza avere gettata ogni vergogna dietro le spalle , nessuna vorra affennare che il desiderio di seguitare CANTI QUINDICI DI TOMMASO GRO?SI. I79 uii amante sarebbe stato in lei cosi forte da farle rompere i vincoli piu sacrosauti , e da indurla in quel la colpa clie di tutte e maggiore e piii abbomi- nosa , voglianio dire la rinnegazione della fede. Di sortc che poi se alcuna credesse di potere impune- niente alTermare anche quello che a noi pare inipos- sibilc , gia ci sarebbe perniesso di non prestarle credenza ; perche si toglie 02;ni fede chi non arros- siscc di lonfessare la propria vergogna. Di qui poi vogliamo concliiudere, che sebbene, supposta Giselda ciecanientc innamorata di Saladiiio , la pittura die il Crossi ne ha fatta e lodevolc siccome vera e par- lante, non per cpiesto vogliamo encomiare il consi- gbo di aver preferito un amor cieco e colpevole a quel purissimo amore che anche nelf eccesso della sua forza abjjorrisce la colpa , ed e presto a sagri- ticarsi ai dettami della virtii. E questo amore nobi- lissimo e virtuoso non e per buona ventura e non fu niai sj)ento del tutto nel mondo ; e se mai av- venisse die il vizio prevalesse di tanto sulla virtu, die piu non rcstasse, neppure fra finnocenza delle vergini, un cuore che amando fu2;gisse il vituperio e 1 infamia, sarebbe un ulicio santissimo degli scrit- tori lasciarne mi loro libri la ricoidanza e le lodi. Coloro poi che scrivono secondo le dottrine roman- tiche, lianno uu motivo ancora piu forte, anzi quasi vorremmo dire una legge assoluta, di preferire lamor virtuoso al cieco iniperio dei sensi e della passione. Perocche la religiouc cristiana ( uno dei principali dementi del romanticismo ) comanda la servitu del cuore sotto la signoria della ragione , e il principale carattere distintivo fra f erotica antica e la moderna dovrebbe appmito derivarsi da questo religioso pre- cetto. La storia di Erminia nel Tasso ha molte parti di somiglianza coUa Giselda del Grossi; perche Er- minia prigiouiera' di Tancredi s'innamora, come Gi- selda , della gentilezza , del valore e della cortesia del 8UO nemico e signore ; poi messa in liberta ne va in traccia , c tradisce per amor suo i proprj concittadini , l8o 1 l.UMK VUDI ALLA VJUMV CllOCIATA , ]ialrsaiulo a Valiino la congiiira ordita contio Gof- fVcdo. Amcncliie i pocti adnii(|uo ci pros«'ntano I ini- iiiai>;iiic tli una giovanc die nel Icivor della pas- piouc niette in dinicniicanza la |)atria, e qnasi noii ecntc il lomorc di qnclla gran loua agitata lia F Asia e r Euiopa , e di cui per diversi destini si trova- rono spettatrici. Ma TErminia del Tassn non e cri- stiana , c nondinieno il sno errore e di gran lunga iiicn grave di quel di Ciselda : perclie T andar cer- cando 1 auiante anclie a riscliio del ])r()prio onore noii e si grave accecanienu) in una giovane aljbandonata a se sola , come ([iicllo di Gi&elda die sd<>gna i «'onsigli del fratello e del padre, e ostinata si getta nel vituperio della sua eiera passione. E il palesar la congiura di cui la costringevano a partecipare , poteva essere persuaso ad Erminia auehe dall' ab- borrimciito ( come il Tasso le fa dire ) in cui aveva ii contaminarsi in ([uell' atto di frode , ma il rinne- gar la fede e un enipieta die non puo trovar niai jicppiue un Icggieio colore di giustizia, e un pen- siero da cui la piu innaniorata dclle crisiiane fanciuUe rifuggircbbe. Quindi il Tasso di[)ingendoci 1 aniore di una pagana , fu piii eireospetto e piu riverente al pudore ed alia virtu , die non sia state il no- stro Poeta parlando di una crisfiana. E piu eireo- spetto fu ancora Apollonio di llodi il quale finse die Medea non seguitasse Giasone senza le isti2;azioni della sorella Calciope, come Virgilio fece Anna con- sjgliera di Didone; perdie andie fra i gentili furo- no santi iiomi la castita , Y innocenza e il pudore ; ne si penso die alcuno potesse violarli senza fortis- sinii eceitamenti. Ma pare die il Poeta , studiando il secolo di cui aveva a parlarc , se ne sia formata un'idea tutta di vizj e di delitti: la quale idea quanto sia conforme alia verita non mouta I investigarlo, quanto fosse sconveniente alia poesia il dipingerla , ei-ediamo di averlo mostrato. Queste osservazioni cadevano opjiortune intoriio air argomcnto ed ai personaggi principali dei Quiudici OVNTI QUINDICI DI T0M:M.\S0 CROSS!. 1 S I Cand. In aUime parti sianio forse stati soverchia- iiiente Iniighi , in altre abhiamo appena acreiiiuito. Queste riceveranno niaggiori ]Move dalla s:T1ctjoni , mernbre assocle etranger de la societe aslatiqiie de Paris. — A Milan. \i\'i(t, de I imprimrrie imp. ct royale. Uii volume in '6.'^ di 12H pagine. ( Quest opera si vende in. Milano dai librai Bocca , Dumolnrd e Silvestri at prezzo di Lir. '6 itul. ) I 1 sig. conte Carlo Oltavio Castiglioiii autoi'e di questa Memoria e gia noto ai dotd per diverse al- tre erudite opere , fra le quali primeggia la illustra- zione delle nionete Culirlie dell 1. R. Museo di que- sta citta (i). Ora con talc sua nuova produzione ren- desi senipre piu rispcttabile in tarcia ai suoi coucit- tadini, ed acquista un novello diiitto alia riconoscenza di coloro che particolarniente si applicano alio studio delle cose arabe. Noi non ne farenio clle un breve estratto Jasciando cosi ai nostri lettori il piacere di esaminare nell' opera stessa chiariti e provati gli ar- gomenti che anderenio qui succintamente accennando. L' oggetto di questa Memoria e d' investigare 1" ori- gine e le vicende delle citta di quclla ])arte dell' A- frica che dagli Arabi vien chiamata Afrikia (2). (i) Quest' opera riporto 1' approvazione fU tutti i piu dotti orieiitalisti d' Europa fra' quali souo particolarniente da notarsi i signori barone Sylvestre de Sacy a Parigi , consigliere Fraelm a Pietroburgo, e Guglielino Marsdeii a Londra. (2) Per Afrikia inteudono i Geografi orientali , oltre V Africa propria dei Romani (composta delle due provincie Zeugitana e Byzacene ) , tutte le altre provincie marittime di Tripolis e di Numidia con una porzione deila Maureta- nia Ccesariensis , compresavi anche , giusta T opinione di >tEMOIBE CEOGRAPHIQUE etc. l83 Incomincia il sig. conte Castiglioni tlall' iiidicare i uomi cKe delle citta di quest' ampia regione leg- gonsi sulle monete arabe giunte sino a noi , quindi passa a trattarc di ciascuna di esse. La prima di queste citta e Afiikia , cosi detta dalla provincia dello stesso nonie, e la seconda e Mahclia la quale per la sua vicinanza con Afrlkia venne considei-ata come costi- tuente con essa una citta sola, e questo e il motive pel quale il nostro autore tratta di ambedue unita- mente. II nome di Afrikia leggesi sulle monete piu antiche di questa classe, e quelle die fin ora si co- noscono non rimontano al di la dell' anno ii3 del- r cgira (731 di G. C. ). Fu da alcuni dotti (i) creduto die V Afrikia indicata sulle monete di una tale epoca corrispondesse a Cairoan : il conte Casti- glioni pero e d' avviso die possa essere Zouvcila , citta marittima della Barbaria , ignota finora ai dotti perclie confusa con un altra dello stesso nome in Africa , e perclie per la sua vicinanza con Malidia venne intieramente dimenticata. Passa quindi a tes- sere la storia di talc marittima citta, distinguendola dalV altra Zouvcila iiell' intenio del regno di Fez- zan , la quale mostra ancoia alcuni avanzi di an- lichita indicanti di' essa fu altrc volte di qualclie importanza. Zouveila , di Barbaria venne conquistata dagli Arabi nella prima spedizione sotto il Califfato di Othman , e prima della fondazione di Cairoan fu , alternativamente con Barca , residenza dei governa- tori della provincia d' Afrikia , cambiando per questo motivo r antico suo nome con quello della provincia stcssa. Cio viene provato colla testimonianza di varj alcuni , la Pentapolis o Cirenaica : e iielF interno V Oasis d'Annmone ed una parte del paese dei Phazanii. In questo modo TAfrikia corrisponde , secondo le attuali division! geografiche , agli Stati di Tripoli e di Tunisi , alia parte orientale di quello d'AIgeri, alVOudh di Siouah , a Gada- Hiis e ad una parte del regno di Fezzan. (i) I signori Fraehn e Marsden. 184 MLMOIRE CKOGRAPHIQUF, scrittori. 11 nome di AfriUia dato dao;Ii orirntali a Zouveila prodiissc (|ucllo di Africa chc gl' Italiani del medio ovo dicdtuo anclic a Qlahdia, c cosi (jUf- ste due citta furotio in |)roo;icsso di tein[)o couluso e considerate come una sola(i). Neil' anno 1088 di "G. G. diveaneio ambcdiie pieda dti Pisani e dci Genovesi , e per la loro vicinanza roiisidciale liiio- no anclie in (|ueir epora come una sola citta. Varj passi di anlichi autori sono qui riportati dal nostro autore onde provare clu; le snddctto due cilia vcii- nero sempre considerate come una sola , tessendo nello stesso tempo la storia delle vicende cui au- darono so2;2;ette , e terminando col dire essere assai probabile clic linalmente Zouveila diventasse il porto di Malidia. Nel i55o Cai'lo V imperatore, per mezzo di Andrea Dpria comandante la sua Hotta , si im|)a- droni di Mahdia: nou [)otendola pero sostcnere coii- tro Solimano il mafinilico, s' avviso di demolirla, e d' allora in poi essa non |)icsenta pin clic un am- masso di rovine. ]\Iol(e citta ])ortaiono il nome di Mahdia, ed il conte Castiglioni le va tutte distin- guendo perche non siailo confuse con ([uesta. Ritor- nando poi a parlare della citta di Jftica dice , die r aver essa fi2,urato per molti sccoli tece suppone die al tempo de' Romani fosse una citta di giande importanza. IMolti sci-ittori percio del XVI secolo ten- tarono di scoprire il nome con cui in allora veniva chiamata. Alcnui credettero die fosse Aplirodisium ed altri Adruinetum: ambedue queste opinioni sono provate erronee dal nostro autore , il quale invece e d' avviso die Africa o Zouveila corrisponda alia citta di Zella nella Bizacene, citata da Strabone, ed il cui antico nome fu in tempi posteriori scambiato dagli arabi con cpello di Zouveila. Scmbra pero , (i) Mahdia era stata fabbricata verso f anno 3oo del- r egira (911-912 di G. C. ) per ordine di Obeidallali el Mahdi prirao cnlift'o Fateniida , e divento a poco a poco una delle citta piu consideres'oli. ET NUMISMATIQUE CtC. l85 continua il conte Castiglioni, che al tempo dei Ro- iiiani questa citta non fosse fra le principal! della Bizacene : essa probabilniente fu scelta in seguito dai governatori arabi per loro residenza a motivo sol- tanto della favorevole e ben difesa sua posizione. 1/ altra citta di cui parlasi in questa Memoria e Abhasia, si sovente indicata sulle nionete dei califfi . Abbasidi. Fii per niolto tempo disputato che cosa si dovesse intendere pel nonie di Abbasia : niohi cre- dettero che questo corrispondesse ad un quartiex-e di Bagdad , ed il conte Castiglioni medesimo nella sua illustrazione delle monete cutiche dell' I. R. Museo di Milano si mostro della stessa opinione, Ultima- niente pero il sig Fraehn occupandosi di cpiest' argo- niento ancor contrq verso di geografia numismatica fece la ricerca di tutte le citta che oltre il succennato qunitiere di Bagdad portarono il nonie di Abbasia e colla scorta dello scrittore arabo Yacout, e dei nomi dei governatori che Icggonsi sulle nionete , pote evi- dentemente dcterniinare che TAbbasia noniinata sulle nioneto e la citta dello stesso nome situata nella provincia di Afrikia prcsso Cairoan e che Yacout dice essere stata fondata da Ibrahim bglio di Aglal); lo che , come vedremo in seguito , e falso. Di piii lo stesso sig. Fraehn e d' avviso che questa Abbasia sia la stessa cosa die il Castcllo di Cairoan ( Gasr Cai- roan ) nominato dal gia citato Yacout. 11 conte Ca- stiglioni passa quindi ad indicare le ragioni del signor Fraehn , le quali tendono a provai-e non essere stata la citta di Abbasia fondata da Ibrahim Hglio di Aglab, ma aver essa sussistito molto tempo prima di questo principe , il quale in realta non avrebbe ftitto che ristaurarla. Dal nome poi di una citta detta Rica che ti'ovasi citata da Cardonne trae il conte Castiglioni argomento per alcune erudite osservazioni intorno alia medesima onde poter poi conchiudere ch' e la stessa che Raccada o Rifada ( avendo errato il Gar- donne col dirla Rica), e che questa corrisponde al- 1 Abbasia e Casr Cairoan di Yacout. L' anibiguita dei iS6 MEMOIRK ciiOGRAPHIQUK due nomi tU Kaccada o Rifada provenne dalla diffe- renza d'ortogratia degli Arabi occidentali a quella degli orientali. Raccogliendo dunque il Bn qui espo- sto intorno a qucsta citta diremo clie Abbasia o Casr Cairoan sono la stessa cosa con Kaccada o Rifada , la quale fortilicata al tempo delle conquiste deg;li Arabi, fu detta Abbasia in onore dci principi Abbasidi , e che finalmente Abou Isliak Ibrahim quarto successore di Ibrahim liglio di Aglab (crroneamente creduto il fondatorc di questa citta e coufuso da alcuni con Abou Ishak mcdesimo ) , ponendovi la sua residenza , in- grandilla e restitui 1' antico suo nome di Raccada. Cosi pure ingannossi il d Herbelot seguito da ahri dicendo che qucsta citta fu cditlcata dal califfo Fatemida Mahdi, il quale realmente non fece che fortilicarla. Dopo il dominio dei prinii Fatemidi non piu tro- vasi menzioue di questa citta presso gli storici. Ter- mina il conte Castiglioni questo capitolo col far osservare che il gcografo Ibu el Ouardi chiania in- ditferentemente questa citta Raccada o Rifada, e dice che essa e situata nel Som el Aksa, lo che potrebbe far ci-edei-e a taluno che vi fosse un altra citta dello stesso nome nel regno di Fez : riflettendo pero che quel geografo chiama Sous el Aksa tutta que.ila por- zione d'Africa dagli altri gcograli detta ATagreb el Aousat ( occidente di mezzo ) e la quale abbraccia Cairoan, Raccada, Mahdia, ecc. facilmente potrassi persuadere che trattasi sempre di una sola c me- desima citta. Alia citta di Abbasia segue quella di Cairoan, che fu dalla maggior parte de' moderni scrittori confusa con Girene-, quantunque la prima trovisi nella Bi- zacene degli antichi, e la seconda sia la capitale di una provincia dello stesso nome e lontana piii di 600 miglia all' est (1). Cairoan fu fondata , giusta gli (i) Elmacino chiama Kuren la citta di Cirene, distin- guendola da Cairoan. Cirene fu rovinata intieramente da- gli Arabi nella seconda spedizione in Africa , e non piu ET NUMISMATIQUK CtC. 187 storici arabi , verso 1' anno 5o dell' egira ( 669-670 di G. C. ) da Ocbali ben Nafeh. Senibra pero piu probabile che sussistesse tino dai tempi i"omani , e che corrisponda al Ficus Angusti degli antichi itine- larj. Cairoan ando soggetta a varie vicende; fu per molto tempo residenza ordinaria del governo, e seb- bene venisse questo poi trasportato a Raccada, essa fii sempre considerata come la metropoli deH'Afrikia* Questa citta, centro del sapcre musulmano in Africa, aveva una celebre Universila ed una moschea, che esscndo fra le piii antiche e magniHche dell' Oriente veneravasi come un santuario. E tutte queste circo- stanze ci spiegano il titolo di gloria dell' Islam con cui vien qualilicata sulle sue monete (1). Cairoan e og2;idi attaccata agli stati di Tunisi. Mansoura e un altra citta di cui ragiona il conte Castiglioni. Fu fabbricata secondo Soyoutlii da Ismael el Mansour terzo calilFo Fatcmida : sembra la mede- sima the Edrisi chiama Maiisouria. AIT epoca di Moez, successore di Mansour, che trasporto la sua sede in Egitto, passo sotto il dominio dei Zeiridi ; un altro Moez pero di quest' ultima dinastia vi fece nuova- mente la sua residenza. Ma anche questa distinzione fu di corta durata per quanto appare. Poco o nulla si trova negli storici o geograh per poter ben de- termjnare la storia di questa citta. I califli Mansour e Moez fecero battere monete col nome di essa : queste pero fiirono da alcuni erroneamente attribuito a Mansoura d Egitto che e posteriore di tre secoli circa (2). Vi sono pure due altrc Mansoura, le quali ricomparve : le sue rovine sono oggiili dette Grenna, che e lo stesso nome arabo Kuren pronunciato con qnalche dif- ferenza di accento. (1) Le sue monete finora conoscinte sono tutte d' ore ed appaitengono a Moez principe Zeirida che regno verso il 441 deir egira (1047 ^'^ G-. C). (2) II sig. conte Castiglioni aveva gia notato questo errore nella sua opera Monete cufiche dell'I. Jt. Museo di Milano , pag. 280. 1i. Di- vento j)osoia residenza di lui Pacha o nel passato sccolo un Bey nativo dcUa Carainania, avcudo scosso il giogo de' Turchi institui un governo ereditario , il <}ualc pcro licoriosce la sovrauita della Porta. Soiio inolte le monete cuHche sidle quali leggesi il nonie di Tripoli : alcunc di esse appartcngono a questa citia, ed altre a cjuclla di Siria dcUo stesso nomc. 11 sig. Coute le va lutte csainiuando: nia noi noil ci intratterrenio piu ohre iutorno a Tripoli, onde discorrcre auclie sovr' Algeri. Secondo T opinionc di alcuui geograli orientali, i contiui dell Afrilvia verso occidente arrivano siuo a Meliana; in questo caso Algeri vi sarebbe conipresa. Pietesero pure aliri geograli, che Algeri eorrispon- desse alia Ccesarca Maui etanice , e lo storico Ibn Ra- schiq r avrebbe percio, come dice Morgan nella sua Storia d' Algeri, cliiamata Cnisarie. II nostro autore appoggiato al Shaw ed a Bellcy contraddice questa opinione appartenendo all antica Ccesarea le rovine che ancora vedonsi a Scherschell all' occidente di Algeri suUa medesima costa. II nome modenio di Algeri deriva dall'arabo Algczair (isole), cosi cliia- mata a niotivo della piccola isola die le era vicina , e che venne dai Turchi riunita al continente per forniarc l' imboccatura del porto. Altre etimologie sono a buon dritto escluse dal sig. Conte come erronee , e passa poscia ad indicaie i diversi modi coi quali gli Arabi qualilicarono tanto Algeri, quanto la piccola isola vicina : scorre poscia rapidamente sulla storia di questa citta, la quale sebbene molto antica noa incomincio che tardi a ligurare : annovera in fine le varie dinastie cui fu soggetta fino al i56o, nel qual anno cadde in potere dei Turchi. Le monete di Algeri dall' epoca di Haireddin fra- tello del famoso corsaro turco Horuc Barbarossa por- tano i nomi dei sultani di Costantinopoli, essendosi Haireddin posto sotto la protezione della Porta Ot- tomana. E qui tormina la storia da noi succintamefite ET NUMISMATIQUE etC. 1^1 tracciata di queste citta. Seguono undici lunghe note, alcune delle quali sono relative all' origine delle di- nastie dei Fatemidi e degli Aglabiti: in altre sono discussi alcuni punti iniportanti di storia e cronolo- gia intorno alle diuastie degli Zeiridi , degli Alnio- ravidi, degli Almoadi, non che ai Beni Merin (i) , ai Beni Omar, ai Beni Zian ed agli Plammaditi, che erano un ramo dei Zcreidi. Finalniente le note iv e IX trattano della cronologia relativa ai re di Tu- njsi Abou Abdallah ed Abou Faris. In seguito a cjuestc Memorie geografico-numismatiche sull'Afrikia degli Arabi stampo il sig. Conte alcune ricerche sugli antichi abitanti della Barbaria detti Bcrheri atlantici. Incomincia dalT osservare che il nonie di Bcrheri presso gli Arabi era generale a tntte le nazioni che trovavansi alia frontiera dell' Impero roniano in Africa. Questa circostanza , prosiegue egli , basta per farci esclndere le ridicole etiniologie trasmesseci dagli Arabi e da altri. Questo nonie devesi derivare da quello di Barhari, che cosi chiamavano gli antichi le nazioni straniere, senza che in ori sine fosse il nonie di una speciale nazione. Cosi presso i Greci era Bdp^apog colui che parlava una lingua difle- rente dalla gi'cca e in questo senso fuvvi un epoca in cui 1 Italia chiamossi Barbaria. Negli ultimi tempi poi della Repubblica romana e sotto i prinii impe- ratori tutte le nazioni che non erano ne greche, ue italiane erano dette barbare : dopo pero che gl'im- peratori accordarono il diritto di cittadinanza a tutti i sndditi dell' impero indistintamente , chiamaronsi col nomc di Barbaricum o di paesi di barbari quelli soltanto che erano indipendenti o eransi sottratti al dominio romano. E siccome, continua il conte Ca- stiglioni , il vocabolo Barbari produsse quello di Barbaricum, cosi da questo trasse origine 1' altro di Barbaricini , col quale distinguevansi spesse volte (i) Era questa ana delle tribu dei Zenati, nazione sta- bilita nel paese di Zab al sud di Algeri. 192 Ml-.MOIRE CKOCRVl'HIOUK qiiei popoli die abifavano fiiori dclla fronticra tld- r Inipcro , da cjucUi clie col consenso dt-gl" imperatori eransi stabiliti nellc |)iovin('i<' ronianc , i quali pero chiamavansi harbari gentiles. Da (fiicsta sorgente trasse pure origine tanto il nome di Barbaiiciid clie aucora oggidi portasi da una popolazione della Sardegria , qiianto cpiello di JJarbagia corrisj)ondcntc alia ])arte dcU'isola nicdosima abitata dalla suddetla popolazione. Cosi dicasi del nonie di tnuT- barbarico dato al marc delle Indie perche non apjiaiteneva alle provincie roniaue : e quindi lYi detto barbarlcnm emporiiun iin porto collocate alT iniboccatnra dell Indo. Per lo stesso motivo trovianio il nonie di Barbari dato da Tolo- meo ad una citta clie era nel mezzo del Delta for- mate dairindo succitato , cd i panegiristi degl im- peratori chiamano Barbarias le coste maritiimc dcl- I'Allemagna, uou die le spondc del Danubio lin dove erano giunte le vittoriose Icgioni romaiie. E progre- dendo cosi rapidamente il contc Castiglioni nelle sue ricerche fa osservare die anclie i paesi dell' Africa collocati al sud delf Egitto presero il nome di Bur- baria datogli da alcnni scritiori del V e VI secolo. 'RappapiHOV sono detti nei canoni della Cliiesa al'ri- cana i paesi collocati sulle fronticre della Mauritania, e Barbari i suoi abitanti presso i latiiii. Sembra anzi che i nomi di Barbarini e Banrbarras die i viag- giatori danno a fpialclie tribii di Negri del Senegal abbiano la niedesima origine. Dopo tutte qneste ri- cerche ed osservazioni e ben naturale il credere clic gli Arabi , i quali a motivo della loro gcogralica posizione aver doveano delle relazioni coi popoli del nord delf Africa per mezzo dei llomaui , chia- massero essi pure gli Africani col mcdesinio nome dato loro dai Romani. Questa adunqne c la vera origine del nome arabo Berberl derivato da quello di Barbari, siccome il Berberatconi fn tratto da Bar- baricum. 1 popoli di fatto diiamati dagli Arabi Ber- beri sono quelli die erano alle frontiere dell' Impero romano tanto al sud dell Egitto (die sono i Berberi ET NUMISMA.TIQUK etc. IC)3 Etiopici o Bcrberlni ) , quanto al siul ed all' ovest delle pi'oviiicie dell' Africa (i Bcrberi cioe occidcntali o atlantjci ). Dopo di cio passa il coiite Castiglioni a dimostrare noil potersi sostciicre le congetture del sig. professore Rittcr , il ({ualc nelT opeia die va ora pubblicando a BcilJiio (i) e d' opinionc die siano tutti di una ideutica origine tanto i Berberini, die i Berbeii oc- tidentali , iion die i ^arawras degl' ludiani. E per seiiipre piu provare die il iionie di Berberi non era parziale ad una qualclie nazione, fa riflettere die gli stessi Berberi occideiitali non si riconoscono essi mcdesiftii sotto questo nome, ma sibbciie sotto quello di Amzis, Mazis-, Imazl", o Amazim^, die ncUa loro lingua signiiica liberl , padroni , ed appunto per questa appellazioiie essi glonansi di esserc aiitichissinii e di avere in mezzo a straniere nazioni conscrvata c la lin2;ua e V indipendenza. Verso il periodo ante- riore a quello dcgli Arabi si trovauo i Mazyccs , nome di uii popolo valoroso die molto incomodo i Komani colle sue rivoluzioni. Questo popolo fu da varj scrittori in diversi tempi cliianiato anclie coi iiomi di Mast;f<;i Mazaccs , 2Iaxltanl, 3Tacae , Macii, le quali denominazioui soiio colla scorta degli scrit- tori dassici provatc identidie di Anizig. Ci giova pure il passar oltre a tutte le osservazioui iulorno alle origini dei sopracceiinati nomi, come sarcbbero gli Adxrmadwlae o Muzig montaiiari j i nomi di 3Ia- cumiaiil ed i Macomadcs provenienti forse dai Ma- cae Ammonii o Macae Ainmii (yJ/acio- Ammonii) , dai quali derivano pure i Mesaiiimoiies ed i Nasanio- nes etc. Provata pertaiito \ idcntita dei Berberi oc- cidcntali coi M(tzyces dcgli aiitichi, fa il sig. conte Castiglione qualclie osservazione sulla loro lingua, la quale giusta 1' opinione di Marsden e di Langles — T (i) Die Ertlkniide im Verhaltniss zur Natur uad zur Geschichte ties Menschen , oder nllgemeine , vergleicheade Geographic etc i Th. BibL hid. T. XLIL 1 3 1^4 ."VlfMOlRE G£OCHAPHIyVK snrebbc formata da una incscolanza di quelle delle dilTercnii nazioni clio doiniiuuono la costa d'Africa. L' estrema ro/zczza pero tii ([ucsLa lijigiia chc ob- hliga qncsti popoli a pieiiderc dagli Arabi tittte Ic pa- i-ole astrattc cd i vocaboU relativi alT incivibniento, c una prova in contrario alia sopracccntiata oplniono c ci inosti'a anzi all' cvideaza die i popoli i quali pre- redcttcro gli Arabi hanno pressociie nulla contribuito alia formazionc di cssa. Fatte quindi varie osserva- zionl iutorno a talc lingua, conchiude il sig. conte Castiglioni col dire die cssa noa mostra una grando affinila colTarabo cssciidone in fondo assai diileiente. Ad onta pert) di questa diH'erenza, proseguc egli, e ad onta cbe questa lingua si scosti dall' araba assai pill delle lingue seniiticlie ( quali sono l cbi-aica , la caldaica e la siriaca ) ci fa non ostante vedere una grande analogia coUa famiglia delle dette lingue tanto nella sua priniitiva struttura , quanto nelT uso degli affissi c della coajugazione de' verbi: lo die aggiunge non poco peso all antica tradizionc , la quale deriva i Berlieri occideutali , in epoca a noi lontanissima , dalla parte sud-ovcst dell'Asia. Sarcbbe pcrcio questa lingua , conic ben dice 1 autore , degna dclV esanie dei dotti trattandosi die dcssa parlavasi dalT Egitto sino air Oceano atlantico e dal paesc dei Negri sino al Mediterraneo , aiiclic prima delle conquiste dei Fenicj , dei Greci, dei Roniani e dcgli Arabi. Dopo tutto cio il Conte Castiglioni ci fa notare che gli Arabi dividono i Berberi occideutali in cin- que popoli die sono i Qomara , gli Haounra , gli Zenad, i Sanliagia ed i Musamedi^ divisione clie senibra fosse conosciuta anclic dagli antichi, i qnali ( coine vien provato con rcplicati escmpj ) conosce- vano pure i diversi rami che da quelli derivarono. Conchiude c^uindi col dire che fa d' uopo cercare nella lingua dei Berberi la niaggior parte degli an- tichi nonii geografici della Barbaria, e non gia nella g'l-eca , come fecero gli antichi , o nella cbraica od r;!;iba conic i moderni. Da tutto il Bn qui detto poi, FT NUHISiMATIi'^UE etO. I C)5 colla scorta degli anticlii scrittori e cle' viaggiatori piu accreditati, si liisinga il sig. conte Castiglioni di aver niesso nella piu grande cvidenza due fatti: \.° che la lingua dei Beiberi atlantiei se ha sofferto qualche aherazione dal tempo dei Romani in poi , cio accadde per parfe degli Arabi dopo la px'opaga- zione dellislamismo; 2.° che la lontana aualogia clie scorgesi tra questa lingua e le lingue semiticlie non basta ad appoggiare le congetturc di coloro che in ossa vogliono trovare una lingua punica corrotta. Bisogna dunque cercare Torigine asiatica della lingua Berbera ad un' epoca piu loatana , postcriore pcro , per quanto senibra , alia dispersione dellc nazioni ed alio stabilimento degli antchati de' Negri in Africa ; uia senipre prima dei tempi storici dei Greci e dei Romani. Cio viene pure coufermato dalle tradizioni stesse dei popoli che ebbero qualche relazione con quesie contrade, ed i quali considerarono ognora la lingua di questa nazione come particolaie e ben di- stinta da queJla dei popoli che furono altre volte o sono oggigioino suoi vicini , gli Egiziani cioe , i Fenicj , gli Arabi ed i Negri. Termina linalmente il conte Castiglioni queste dotte ricerche col far os- servare che la maggior parte delle dinastie che re- gnarono in Barbaria dopo il X secolo dellE. V. ap- partenevano a tribu Berbere , che dopo d' avere adot- tata la lingua e la religione degli Arabi si stabili- rono suUe coste marittime ove si confusero colla popolazione mista che noi chiamiamo Moii , dietro uno dei nomi generici che gli antichi davano agli abitanti di queste contrade; le tribu Berbere invece le quali restarono nell' interno delle terre conservano ancora oggidi la lingua ed in qualche parte f indi- pendenza c le pratiche religiose de" loro antenati. E qui daremo line a questo nostro qualunque siasi cstratto : avremo conseguito \ intento propostoci se saremo giunti a dare una giusta idea dell' importanza di quest' opera a coloro i quali non avessero per anco potuto Jeggerla o consultarla. C. Z. 196 IllustrazLonc del nioimincnto crcllo dalla cittd dl Trciito al suo putrono Cajo Valcrio Mariano , opera po- stuitia deir abate Girolanio Tartjrotti roveretano, supplita iiclla parte inancantc dall abate Bartolomco Giuseppe Stoffella dalla Croce. — Rovercto , 1824, dalU I. R. stamperia Marchesani , dl pa- glne 180 e xvi dl prefazlone ^ In 4.° Trento clttd del Rezj c Coloula Romana, appcndicc al dlscorso sopra un' Iscrlzlone trentlna del tempo deixll Antonlid del conic Benedetto Giovanelli , podestd dl Trento. — Trento, iSaS, dull' I. R. stauipcrla Monauni , dl pag. i52, In 8.° N. I on potrcmmo convenevolmcnte rendere couto dcUa miova eiudita produzione del conte Benedetto Gio- vanelli, seuza aununziaie V opera chc gli lia dato niotivo di pubblicare questo nuovo sno. lavoro, come appetidice al Dlscorso sopra nn' Iscrlzionc trentlna del tempo degll Antonlnl , gia da noi analizzato ncl to- mo 38.°, pag. 07 c segiicnti. Giova qui ricordaie clic iiel gioriio 10 scttenibrc del 1824 pubblicato fu il discorso sopra T iscri- zione trentina , nel quale nolavasi clio il cclcbre Tartarottl trattato aveva ex professo di quel mo- nuniento, e su V appoggio della sua vifa scritta dal Lorenzl , si aggiugneva clie \ opera non era stata ridotta a termine , c si esternava auche il voto che i frammenti imperfetti della medcsima venissero \\\\ giorno tratti dall obblio. Udito aveva di gia il Gio- vanelli , die i prof'essori dell' l. R. ginnasio di Rove- redo meditavano di rendere pubblica un' opera po- stuma del Tartarottl su lo stcsso argomento, e questa ronnparve di fatto nel successivo mese di dicembre dedicata al principe vescovo di Trento : essa fu aitrosi nella parte mancante supplita dal professore Staffella dalla Croce. In alcuiii punti discorda lo TLLUSTHAZrONE DI UN MONUMENTO ecc. If)- Stoffella dalle opinioni esternate nel suo discorso dal Ciovaiielli^ ma avaati di scendere allesame di quel piinti controversl , sara forse opportune e non di- scaro ai leggitori nostri il vedere in un breve pro- spetto delineata \ opera del Tartarotti e cosi pure accennati i supplementi aggiunti dall' editore. In cpiindici capitoli era distribuito lo scritto ori- pnale del Tartarotti , clie eon cinque di supplemento e siato ridotto a venti. Preniesso nn cenno intorno lo studio delle niedaglie e delle iscrizioni e mostrato il pregio di queste sopra di quelle , esponeva il Tar- tarotti la storia deH'iscrizione di C Valerio Mariano, gia pubblioata da molti , e additando gli errori e le lalse interpretazioni de' suoi editori, rendeva cliiari i motivi che spinto lo avevano a pubblicarla di nuovo. Ilagionava quindi nel secondo capitolo de' nonii del Ivoniani , di quello in particolare di Caj'o, della sua derivazione, del suo uso, della gente Valeria e dei suoi vestigi nel Ti'entino , del modo della sua vc- nuta in Trento e della derivazione del nome di JlTa* riaiio , delle meniorie votive dei soldati trentini e dei monumenti di oneste missioni ; linalniente dei Cimbri , al quale proposito ci giovera osservare che ne dal Panvinio , ne dal Maffci , ne dal Tartarotti medesimo fu provato sinora ad evidenza, che disfatti fossero que' barbari da Mario non a Vercelli , ma ])cnsi sul Veronese, non esscndosi l^itto bastante ea* rieo quegli tscrittori ne dei Campi Raudensi , ne delle memorie del passaggio e della disfatta de' Cimbri , che tuttora riniangono nella Lombardia. Nel capo terzo parla 1' autore delle triburomane, del loro numero e dei loro nomi , e si studia di provare che Trento era della Papiria o della Pa- pia; pin probabilmente della prima , perchc la se- conda non fu che un nuovo nome derivante da famiglia : ammette tuttavia che la sigla PAP . puo si2;niHcare tanto Tuna che V altra. Tratta nel quarto della formola llONORES . OMNES . ADEPT VS, del muuicipio piglialo talvolta j)er colouia : e provando 198 lLI,USTn\ZIONE ni UN MONUMENTO die gli oiiori suddetti furono da C. Valeiio conse- guiti in Trcnto, difende il 3Iuriiton stesso contra Jl Maffel. Veggonsi nel capo quinto Roma tcnuta per Dea , e Augusto. divinizzato in vita , e dopo niorte adorato dappcrtntto qual Dio; i templi eretti in onore di Roma iiisieme e di Augusta ,• poi si parla della voce concuis , si esamina un passo di Plliiio , e si discute se Pomponio Sccoiido fosse Veronese : si esa- mina pure il senso della voce cwis^ si niostra che flamine era il sacerdote destinato al culto di cia- schednn Dio , e si tratta la qiiistione se u/i flamine potesse servire a piu Dei; pro vasi quiudi die Trcnto un tempio aveva in onore di Roma e di Augiisto , e che nella colonia di Trento ed anche in qualche sue vice erano sodali e seviri augustali; linahnente si ragiona della sigla GRAT . , die trovasi non in t{uesta , ma in altre iscrizioni ; della dea Feionia e dei sacerdoti gratuiti , c si prova che gli augustali non venivano estratti dall' ordine de' decurioni. II capo sesto versa sil le sigle PRAEF • (^ ' ^ ' i:^ PRAEF • I • D • Q • Q • , e sul modo in cui deb- borio inteipretarsi, sui ginochi quinquennali e suUe f'este dette Qidiiquatrla , die jirobabilmente anche in Trento celebravansi. Nel capo VII si discorre in generale degli augurj de'Gentili, e falsa si mostra la dottrina dei filosoli intorno ai medesimi ; si propone il dubbio se Ari- stotele gli anmiettesse , si riferisce il sentimento di Cicerone intorno gli aiignrj , si parla dell' uHlzio degli Auguri e dclf autorita dei medesimi ; si mostra che r augur i'^o era carica vitalizia, e che Trento aveva un collegio di Auguri , al quale proposito si ricerca come alcuno vi venisse ascritto e di quanti sacerdoti composto fosse nelle colonic ; finalmente si fa pa- rola delle ultime dignita da. C. Valeria conseguite. Si ricerca parimente nel cajio ottavo quale fosse il significato della voce Adlectus , e quale Tufficio del- YAdlectus annana;: si espongono le notizie della le- gione III Italica; si mostra die il Teriolis della Notizia KHKTTO DALLA CITTA DI TRENTO CCC. igc) (ieirimperio non era gu\ Tiolo in Valtellina, ma castel Tirolo iicl Tirolo; chc la sigla ANNON • puo anclie signilicare annonarius , al quale proposito si esamina in clie consistesse Tannona niilitare; si nota la falsa lezione di ua passo di S. Agostlno , nel quale in luogo di ad Rlicdas si lesse ad rctia , di una lidi- cola etimologia della Rezia esposta da Cassiodoro. Ma sebbcnc pienamcnte conveniamo con S. Agostlno t» col Turtarottl intoino a quello chc dire si debba delle ti-aslorniazioui d' uoniini in animali, pure sia- mo d'avviso, clie sparsa si fosse la storiclla come incrcdi!)i!c narrata dal Santo Dottore dcgli uomiui trasforinati iu giumeuti da alcunc albcrgatrici e ri- lenuti ad uso dell osteria, perclie famoso a que' tempi era il tilosolico romanzo delf asino d cro di Ajjulej'o. Nel capo IX si tx-atta dei sacrifizj jmunicipali , dei sacrifizj tiisculani slabiliri in Trento, delforigine di quel nonie , di Tusculo e della sua etimologia , della sua ascrizione alia stessa tribu di Trento , e del luogo detto Toscolano della Riviera di Salo, dal quale certo non derivavano i sacrilizj tuscolani di Trento. Si discorre nel X dei giudici Selectl di Roma, dei duumviri e quatuorviri Jurediciindo nelle colonic , chiamati talvolta anche Quinquciuiali, giaoclie questi non costituivano cariche diverse , c i quinquennali non erano censori, ma giudici per un quinquennio. Si spiegano in questo luogo quattro iscrizioni, e a ^ifl'atto proposito si fanno vedere varie iscrizioni an- liclif maltrattate anche dagli antiquarj •, si ricorda il costume dei Romani nell esprimere gli onori ; si cerca cio clie intendere si debba per IVDEX . SE- LECTVS nelle colonic, e si prova che il duumvirato «ra la suprema dignita municipale. Dci decurioni nuuiicipali , del loro numero chc -stabilito non era a cento in tutlc le colonic, delforj- gine della voce Decwio , non derivante dalle de- curie e dalle persone ammesse a quella carica, si ragioiia nel capo XI , dove pur€ si la veder^ che i decurioni erano il senato delle colonic, e quale 2CO ILI.USTUAZIOXF. PI I'N AIONUMENTO rendita si richiedcsse penhc alciino fosse dccnrione< Che nella iscrizione trentina debba leggersi TRIB • , come lesse anclie il Giovanclli, e non TRID • chia- ramente si mostra nel capo XII , dove pure si parla del tribunato di due specie , cioe civile e mi- litare , e si discute quale tra i civili possa essere quello deir iscrizioue, giacclie molti presso i Romani erauo tanto i civili , c{uanto i niilitari , e quindi si ricerra quale auche tra questi potesse essei-e il tri- bunato di Cajo Valeria. Bella c la digressione su la Notizia dell Impero e su la sua autorita c[uanto ai tempi antenori ; bella ])ure la ricerca l(>nie onorarie annovcro, inchiuse tra quelle la Bcritense e \ Augustana , e alcune colonic italianc eonfondcr A^olle con quelle fuori d' Italia da Ulpiano ramnieutale. Ma noi non voglianio qui entrare iu una niessc clie non e nostra , e clie tutta e riser- bata all' eruditissimo Giovanelli. Supplementario e pure il rapilolo decimottavo nel quale si tratta del- r uso deir edizione j!>«ft/ir;ia, coi siis- sidj della niateinatica e della stalistica , c compreso tutto ill uu sol foglio non troppo grande , ne quindi incouiodo a luaneggiarsi. A tale mancanza provvede- icbbe luirabilmcule uu illustie nostro concittadiiio , r autoie della bellissima Carta drgU Stati pontlficj mc- ridhxiali, cpiando far volesse di pubblico diiitto la pianta topogralica di IMilano da lui delineata con iin- paresigiabile esattezza cd intelligenza in un foglio di 60 per 47 centimetri. Noi credianio percio di far cosa a' leggitori nostri non disaggradevole coif espor- re fpii il inetodo cui egli si e attemito e coll' ag- 2;iuguerc altrcsi un saggio di tale sua picuita rap- presentantc il Duomo ed i suoi contorui. La scala da lui assunta e nella ragione di iino a 8888 , dimodoche ciascun deciuietro suUa carta rap- presenta 888,8 metri sul tcrreno. Posta cpiesta pro- porzione, egli traccio con linee parallele ai niargini della carta le projezioni del meridiani di (5 in i5 ininuti secoudi di arco di parallelo, equivaleuti a un iniimto secondo di tempo, ed in niisura lincare e per la nostra latitudine a nietri 325, 696 : segno del pari con linee perpendicolari alle precedenti le pro- jezioni dei paralleli di i5 in i5 niiuuti secondi d' arco di raeridiano , equivalenti ad un quarto di miglio geogralico italiano , o sia a metri 462,962. Nel piccolo spazio entro il quale e circoscritta la carta, le suddette projezioni si confondono con al- trettante linee rette, le quali , trascurata la piccola convergenza de' meridiani , si possono considerare come rispettivamente parallele e perpendicolari fra di loro. Venne con cio compartita la carta in altrct- tanti rettangoli eguali , ciascuno di metri 462,962 d' altezza e 825,695 di larghezza. L' autore prevalendosi d'una piccola rete trigono- metrica eseguita e comunicatagli dal sig. ingegnere =?! ►^ ■^ ^ ■§ s '5^'^ 1 5, 1 1^ 3 5 i.^ > •§ ■5 -sv--! P ■§ s 5 l^.'^ ^^==^:- 'Z "^ ^ V ^ ■=> ~ ^ 2 --^ ^ 1 s ^ 1 '^ "^ i ^ 3. as ^■1 ^5J o t =* >* .? " 5 "^ '^ ■■?• = ^ ^ = ?■ ; -I ~* "t . = :£: § S * < 3 -2- z-;;;-^ ^^ •^ -2 -^ i^ ■ =: 2 5 - .: TOPOGR\riA STORICO-STATISTIC.V 2C9 Brioschi attual diiettore dell' osservatorio di Na- poli, colla quale venne determinata la posizione dci principali campanili della citta rispettivaniente al- I' aguglia del duomo , comincio dal collocarli snlla carta per mezzo delle distanze alia meridiana ed alia perpendicolare; iudi presa fra le piante di Milano Fino ad ora pubblicate quella che riconobbe la iiii- gliore, ne rettiHco le parti , ponendo al loro proprio luogo i punti corrispondenti ai piinti trigonometrici. Dalla storia alibiaino quattro distinte epoche sul- r estensione della citta nostra , oinmessa pero la piii antica, quella cioe de' tempi anteriori a Massimiano, epoca della quale non si hanno notizie bastevolmentc ampie e sicure. Si sono percio dati ai varj circuiti della pianta diversi colori secondo la diversita dei tempi , cioe — IMilano a' tempi dell' imperatore Massimiano verso r anno 295 — - 1' aumento fatto dall arcive- scovo Ansperto verso 1' anno 879 — I' aumento fatto dai Milanesi nel 1168 — quello fatto dal go- vernatore Ferrante Gonzaga nel i557. Per tal modo se ne vedono quasi ad un solo sguardo i diversi aumenti. E parimente indicata la sup^-ficic della citta nelle epoche diverse; jriarrKc questa ci da la vera misura dell' estensione, che non puo desumersi dalla volg;are ed insufficieute iiidicazionc della cir- conferenza. Con tre diversi caratteri, il corsivo, il perpendi- colare ed il rovesciato si sono ditlerenziati nella pianta i biti odierni, alcuni avvenimenli storici ed i luoghi ove un tempo sussisteva qualche edihcio o monu- niento. Ogni rettangolo formato dagli archi di lati- tudine e di longitudinc vedcsi distinto da un numero romano che ha il suo corrispondentc nelV indice , il qual indice ha pure tre caratteri; il perpendicolare per le chiese sussistenti , il rovesciato pei luoghi pubblici sussistenti , cd il corsivo pe' luoghi che piii non sussistono. Le lettere dell' alfabeto in ogni nu- mero romano dell indice additano i luoghi corrispon- dFLI7I. R. ISTITUTO POLTTECNICO. a3l fn tennta appesa o lasciata immobile, ma mossa la lampada o 1' aria circostantc quella tosto si spense. Col mezzo deW Argand la fiamma resisteva alcun poco ajr urto deUarJa, ma si spegneva se ne faceva use il carrettiere (6). Effetti totalmente eguali si otten- nero dalla nafta estratta dal litantrace , per cui si r una che V altra vemiero viconosciute non idonee pei siti di lavoro. L' olio empireumatico delle ossa bruciava con bella e lucida liamma , e questa non si estingueva neppure sotto r agitazione dell' aria ; ma si smorzava pur essa laddove il carrettiere fosse andato velocemente: dal che apparve essere questa sostanza da anteporsi alle altrc. Osservisi che ne" siti ove fecersi le sperienze sud- dette , ne il sego , ne 1' olio di lavettone poterono bruciai'e. IV. Fino dal principio degli esperimenti anzidetti si era vuotata la boccia dell acqua distillata conte- nutavi per lasciarvi entrar T aria , e fu turata con esattezza per analizzarla da poi. Degna di rilievo si e Y osservazione che in qnei siti istessi , ove non poteva bruciare V olio di ravettone e il sego, piii persone le quali vi si trattennero un' ora intera , non soffrirono alcuna ansieta o difficolta di respiro , non ebbero dolor di capo , non tintinnio agli orecchi , e nemmeno frequenza di polso ; dal che si puo conchiudere che non tutte le arie nelle quali si spegne la liamma prodotta dall' accensione del sego e delV olio di ravettone, sono pregiudicevoli alia salute dell' uomo. V. L' aver molti fisici e chimici osservato che l' at- mosfera in luoghi si alti che bassi, si sani che mal- sani , e si abitati che disabitati , non da a conoscere piii, o,oooi di differenza nella quantita dell' ossigeno (6) In tedesco Hundstoesser. E bene a sapersi che la lampada suole dal medesiino appendersi alia parte ante- riore del carretto il f(nalo dicesi Hiind , cane. 232 ANNAT.I DFBl'' I. R. ISTITUTO POUTKCNICO. coiitenuto in cssa , iiulusse verosimilmento Dalton a credere die quella uon fosse die una niistura niecca- iiica di azoto o di ossigeno; ma perche , dice Wehrle, non hniria iicUe arie cattive delle cave si il sego che r olio vcgetale, ed al conUario vi bvucia il pe- irolio e V olio empirevimatico delle ossa ? Fu pertanto niesticri rivol2;ersi all' analisi di tali arie , ed il iio- stro autore le esegiii coa iutclligenza ed accuratezza. Nulla di rimarclicvole oHVirono Ic-iiioletie al gusto ed air olfatto , tranne iin po' d odore di taiil'o ne' pri- mi momenti : esse erano pure trasparenti si nella cava che fuori. Questi caratteri erauo coniuai alle arie raccolte si al suolo che al colnio della cava. L' aria raccolta ia un apparato a mercurio , cimeti- tata con una soluzione di barite, non diede alcun segno di gas ossicarbonico , ne alcun segno di tale sostanza diedero le gocce d' acqua rimaste nelle bocce dopo che furono vuotate nelle cave. Una dose di tale aria niista ad una egual dose di gas ossigeno prodotto dal kali ossiclorato venue in- trodotta in un cndionietro ; malgrado pcro replicate violent! scintille elettrichc non ebbe luogo ne accen- sione , ne esplosione, la quale avrebbe j)ur dovuto aver luogo nel caso che Y aria avesse contenuto un c[ualche vestigio di idrogeno si puro che carbonato. Anchc il volume dell' ana non solTri diminuzione di sorta. Air esatto csperiinen(atore, al b):avoWehrle, non rimase allora altra via di spiegare la respiiabilita di tali arie e 1' incapacita loro a nodriie la liamma pro- dotta dal sego e dalT olio vegetale, se non se col snpporrc in esse una minor quantita di gas ossigeno, e cio in quasi aperta opposizione alle sperienze di Humboldt , Gay-Lussac , Davy e Berzelius ed alia ipotcsi di Dalton. , Messa l aria di cui si parla col gas idrogeno e fatta detonate , si ebbe una diminuzione di volume di 55 per cento , la quale indico esistere in quella i8,33 di ossigeno, mentre nclT aria atmosfeiica si sa esistcrne 21,79. ANNALI dell' I. R. ISTITUTO POLITECNICO. 233 Sebbenc questa sperienza fosse stata eseguita tre volte ed avcsse avuto costantemente lo stesso esito , pure cUffidaiido T autore sul risultato della medesima, tento , per accertarsene meglio , la via della sintesi. Posta una lanipada accesa da minatore ordinaria entro di una canipana di vetro nuuiita di galletto e collocata sopra un apparato pneumatico isolato dair acqua , vi si lascio , im che si esdnse da se. L' aria rimastavi venne sciacquata con una soluzione di ba- ritc , poi niista col gas idrogeno e fatta detonare nel r eudionietro di Volta. L' osservazione niostro repli- catamente una diminuzione di volume di 54,3 , la quale divisa per 3 da i8,i, cioe a dire la quantita deir ossigeno riinancnte nelV aria dopo Y estinzione della lampada. Se in quest' aria, nella quale non bru- ciava piii ne sego ne olio di ravettone , si poneva una lanipada colla nafta, continuava essa a bruciare per un minuto , e trattata ncll' anzidetto modo 1' aria rimastavi mostrava di non contener piu di i3,8 per loo di ossigeno. Risultali consimili diede 1' olio empireumatico delle ossa , ma questo consuniava in minor tempo la stessa quantita di ossigeno , per cui si estingueva un quarto di minuto jjrima. Le sperienze anzidette c i loro lisultati ci auto- rizzano , siccome pare , a dedurne le conclusioni se- guenti : i.° La nafta e troppo dispendiosa e si smorza fa- cilmente. 2." L' accensibilita della medesima procede da una maggiore intensita di attrazione delle sue parti verso r ossigeno. 3.*^ Le mofette delle cave non contengono sempre delle sostanze nocive , ma sono incapaci a nodrir la lianmia per difetto di ossigeno. Siccome pero colla inspii'azione non viene assorbito tutto 1' ossi- geno , venendone anzi colla espirazioue rimessa una parte insieme al gas ossicarbonico ed azotico , ed al vapore acqueo , percio ne conseguita die l aria / 234 ANNAT.T PKLT.' I. n. ISTITTTTO POMTECNfCO. atinosferica puo essere respirabile senza la inenorna (lillicolta aiiclie allora clie 1' ossigeno contenutovl si e ridotto a i8 pei* loo. 4.° La scarsita cli ossigeno di tali arie non con- trasta colle sperienze altiui, dalle qnali risulta clic la qiiaiitita doll' ossigeno e in tutte le atmosfere senipre la stessa, mcntie quelle non si riferiscono clie air aria esterna, la quale per varic sue relazioni puo serbarsi continuamente in equilihrio (7). 5.° L' ipotesi di Dalton diventa inverosimile, da clie la quantita dell' pssigeno dovrebbe secondo la^ medesima essere sempre la stessa (8). 6.° Sebbene 1' intensita della luce delV olio di ravettone stia a qnella del sego = 1842 : lOoo , e la quantita dell' olio consunto ad illuminazione eguale stia a quella del sego = yaS : icoo , non deesi con- chiudere che convenga antepoire quello a questo , e pagarlo anche pin caro , poichc la conipera e la manutenzione dei vasi per contenerlo , il sedimento che da , la sua dispersione nei vasi e 1' untunie che cagiona , servono a renderlo dispendioso (9). 7,° L' olio empireumatico delle ossa deve per la vilta del prezzo e per la maggiore sua accensibilita meritarsi 1' osservazione del minatore ; ma egli non potra jjrofittarne se non se per quelle mot'ette nelle qnali r uomo non diventa asfittico , e la lampada (7) Seguin pei-6 fece le sue osservazioni aiiclie nelle carceri, alcune delle qnali hanno una coinuiiicazione col- 1' aria esterna non maggiore di qnella di varie cave. Sa- rebbe desiderabile clie tah sperienze venissero intraprese ed eseguite in varj modi e con maggior esattezza. (8) Sarebb' egli assurdo T opinare cbe T ossigeno nelle cave pill jirofonde avesse cednto ai corpi circostanti parte del calorlco, per cnl Taria perdnta avesse bensi la facolta d' intertenere la fiamma, ma avesse pur conservato qnella di mantenere la respirazione' (9) In molte cave d' Italia e di altre region! Polio viene anteposto al sego. *i ANNALI DF.Ll.''l. R. ISTITUTO POLITECNiCO. 235 ordinaria non si spegne tutt' ad un tratto , ma solo a poco a poco (lo). 8.° Dalla minore quantita di ossigeno esistente nelle arie cattive delle cave dipende il comportarsi diverso dei corpi combustjbili nelle medesime (ii). Dalle premesse osseivazioni si rileva che , con- tro r opinione di Lavoisier , puo pur vivere Y ani- niale ove la fiamma si estingue ; e che se vi si estin- gue qiiella del sego e dell' olio , puo durarvi quella CENTSri SUI MECCANICI PEUFEZIONAMENTI ma pulite, de' cittadini , si fahbricano lodevolmente in Rlilano. Siccome tali oggctti gran pree;io acqui- stano dal buoii gusto e dalla giudiziosa scelta sia delle forme priucipali , sia dcgli accessor] , cosi la florida sciiola d' ornati in questa I. R. Accademia contribuisce noh poco a spargere ed a rendere per cosi dire popolare il senlimcnto del bello. Troppo spesso pero avviene, ci sia permesso il dirlo, che i fabbricatori spinti dal desiderio di agevolare , coUa diminuzione del prezzo , V acquisto delle loro opere di beir apparcnza rivestite, ue diminuiscono in mag- gior proporzione la solidita c la durevolezza. Sarebbe da desiderarsi clie introdotti lossero e posti in uso gli ornati d' aro;illa iina stampati , ad imitazione di qnelli della fabbrica di Sarrebourg , de' quali si fa grand' uso in Parigi per la decorazione degli appartamenti e delle botteghe. Questi , para- gonati agli oi-nati di legno scolpito, sono piu solidi, pi'esentano 1' apparenza d' una maggior bnitezza e costano assai meno. Sono applicabili alle pareti, alle soffitte , alle caminiere, a' diversi mobili ; rivestono la forma d' eleganti candelabri , di tripodi , di vasi ; servono a formare i capitelli e le basi di piccola e di mezzana dimensione , le varie specie di niodana- ture adorne d ovoli e di fogliami , ed ogni sorta di fregi con figure ed arabesclii. Okrepasseremmo i brevi limiti che ci siamo prefissi se ragionare volessimo di tutti i lami di fabbricazione che allignano sul Lombardo suolo , individuare tutti i miglioramenti introdotti e quelli che rimangono ancora da adottarsi. Ma non possiamo tralasciare di fare onorevole nienzione di due stabilimenti pubblici, le cui macchine primeggiano fra le analoghe che in al- tre europee contrade osservansi; parliamo della zecca e della fabbrica de' tabacchi. Ivi il genio d' inven- zione e lo squisito discern! mento di Morosi fanno chiaramente conoscere che 1 Italiano non meno che lo straniero e atto a perfezionare i piu delicati mec- canismi. INTRODOTTI IN QUESTI ULTIMI ANNI. 247 Soggiugiiereino a qucsti brevi cenni intorno ai nii- ' glioramenti deirindiistria manifattrice in Lombardia alcune 2;onerali riflessioni sovia i modi da tenersi per favorirne ed accelerarne gli ulteriori progressi. Esattezza di lavoro ed economia sono i due og- getti principalissinii che debbonsi aver di mira da un buon manifattore. Ambedue sono per se stessi pregevoli , ma devono essere intimamente fra lore uni'ti quando si tratta d' incamminarsi verso la per- fezioiie. L' illustre Fox visitando una delle grandi esposi- zioni de' prodotti dell indn stria in Parigi , la quale era ricca di preziosi e ben coudotti oggetti formad a bello studio per fare ivi grandiosa comparsa, d' essi fece poco caso, e riserbo i suoi encomj pe' modesti prodotti delle fabbriche di chincaglieria di Thier. 11 valent' uomo bene scorgeva ne' secondi il basso prezzo, alle conformazioni congiunto che nieglio soddisfanno agli scopi loro speciali; e ne' prinii vedeva pom- peggiare una sterile ostentazione. Sapeva che quegli spargeano di continuo T attivita e 1" abbondanza in un popoloso paese , e nel tempo istesso soinmini- stravano agli usi domestici numerosi oggetti , la cui utilita supera di gran lunga il prezzo , mentre gli altri dopo breve comparsa s' eclissano ne' fondachi del fabbricatore o nelle gallerie dun qualche signore. Quindi e che primieramente meritano particolare attenzione i perfezionamenti che alle produzioni piii usuali si riferiscono, giacche questi saranno sorgente di lucro durcvole pel fabl^ricatore e di ma^vior uti- lita pel sociale consorzio. In secondo luogo i perfe- zionamenti debbono essere per quanto sia possibile generali e perenui , non individuali e momentanei ; vale a dire debbono rivolgersi non ad un solo og- getto isolato , col fine d' attirare sovra d' esso la fugace ammirazione del volgo , ma bensi debbono abbracciare un ramo intiero di fabbricazione collo scopo d' arrecarvi scmplicita , prccisione e celerita. A produrre codeste tre qualita essenziali valgono , in 248 CENNI SUI MECCANICI rERFEZIONAMENTI ispecial modo , la divisione del lavoro e la sostitu- zione dellc macchine al lavoro manuale in quelle operazioni clie la comportano. Poclii soiio gli oggetti artefatti la cui formazione non risulti da un complesso d operazioni diverse : si dira di\'iso il lavoro se a ciascuna d' esse sara specialmente desdnato un lavoratore , il quale ripe- tendola di continuo innunierevoli volte , acquistera la maggior attitudine per eseguirla nel modo piu acconcio. II lavoro sara d' altreitanto piu celere ed esatto quanto 1' operazione saxa piii semplice e niag- giormente sussidiata da' niezzi meccanici. Infatti la sperienza dimostra che , per quanto intelligente e la- borioso sia un arteiice , sono assai rari i casi in cui egli possa da se solo fiibbricare un oggetto complesso coir economia e colla celerita die s' ottiene sotto- dividendo il lavoro , e che sono ancora piu rari questi casi se alia sottodivisione del lavoro s' ag- giunge r uso delle macchine. Per esempio , quale sara 1' oriuolajo die da se solo lusingare si possa di formare un movimento d' orologio colla sorprendente prontezza e facilita che s' animira nelle fabbriche Svizzere , oppure in quelle della Franca-Contea ; e che possa poi venderlo a cosi basso prezzo? Eppure la massima parte de' lavoratoii cola impiegati sono donne e ragazzi inesperti. — Alia suddivisione dei lavori devesi specialmente ascrivere la grande floii- dezza dell' industria parigina. Dissi die la sostituzione delle macchine al lavoro inanuale, combinata colla divisione del lavoro, e il mezzo piu valido di conseguire precisione ed economia. Innumerevoli sono gh esempj della somma precisione che colle macchine s' ottiene , precisione a cui in- vano tenderebbe la solerzia del piu diligeiite artefice coi mezzi ordinarj ; mi basti di citarne due soli , ed in primo luogo 1' incredibile esattezza che arreco alia graduazione degli stromenti astronomici e geo- detici la macchina di Ramsden a gran perfczione ridotta da Reichenbach , la quale esattezza pud avere, INTRODOTTI IN QUESTI ULTIMI ANNI. 249 come ognun vede , notabile Influenza sul progresso delle scienze. II secondo esempio ci sara sommini- strato dalla macchina a fendere le ruote. Superfiuo sarebbe quel lagionamento che tendesse a provare r importanza del precise comparto dei denti delle ruote e della loro perfetta uguaglianza , onde dolce ed uniforme sia il moto delle niacchine , giacche la cosa e per se stessa palese. La precisione del com- parto e r uguaglianza delle dentature sono appuuto i risultamenti che s ottengono con grande facilita e prontezza servendosi della macchina a fendere le ruote ; non parliamo solo delle picciole niacchine di tal genere che si vedono nelle botteghe degli oriuolai, ma specialmente di quelle di grandi dimensioni il cui uso merita d' essere generalizzato negV Italiani opificL come lo e negl' Inglesi e ne' Francesi. Dissimulare non deesi poi che sebbene la sostitu- zione delle niacchine al lavoro manuale sia, in un gran numero di casi , comniendevolissinia , altri casi essere vi possono in cui sara dannosa anziche utile ; laonde essa richiede prudenza , discernimento e matura ri- flessione. Chi accoglie con cieco fanatismo le nuove meccaniche invenzioni , massimamente se sono d' ol- tremare , non e ineno condannevole dell' uomo ignaro la cui inerzia ed i cui pregiudizj s' oppongono ai perfezionamenti piu chiari e sicuri. Deesi riflettere che certi nieccanismi e certi in- dustriosi processi clVebbero altrove felice esito, pos- sono non convenire al nostro paese , e che la buona riuscita in lontane reaioni non e un sicuro critei'io per pronosticarne il successo fra noi. Sono da pre- diligersi , a nostro credere , que' perfezionamenti che sono in armonia col suolo , col clima e coi nazio- nali costumi, e debbonsi coltivare con particolare premura que' generi di fabbricazione ne' quali im- piegansi le inaterie prime indigene , senza pero tras- curare gli altri. Terminercnio questi brevi cenni col richiamare alia rnente degli uomini che concorrono coll' opera o che 250 CENNI SUI MECCANICI PERFEZIONAMENTI ecc. » intei'cssano all' incremento delle arti quella specie di perfczionamento die tende ad allontanarc dalle fah- briche e dai laboratorj le cause di pericolo o d' iu- salubrita che in essi sviluppaiisi. II chiarissimo chi- mico francese d'Aicet ha con pavticolare successo rivolte le sue dotte ricei'die verso questo utilissimo oggetto. Egli fece sparire i funesti etfetti prodotti dalle esalazioni maleliche in un gran nuniero di labo- ratorj e specialmente in quelli degV indoratori sovra nietaili. Per opera delle sue beneHche cure furono stabiliti in varj de' teatri di Parigi dei ventilator! che puriKicano 1' aria senz' incomodare gli spettatori; e con un nietodo semplicissimo fu distrutto conipiu- tamente il cattivo odore ch'altre volte emanava dai recessi alle corporee necessita destinati. Sperianio che codesti pregevolissimi ritrovamenti saranno pure amniessi fra noi ; speriamo altresi che T esempio del valente D'Arcet trovera frequenti imitatori , animati , al par di lui , dalla nobile ambizione d' acquistare la doppia pal ma di benefattore dell' umanita e di pro- motore delle arti industriali. 25l APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. LETTERATURA. Jahrhilcher der Literatur. Annall delta leUeratura, 1826, geiinajo , febbrajo e marzo. — Vienna , per Carlo Ceroid. Q> .uesto giornale die pubblicasi ogni tre mesi, e che e gia pervenuto al 33.° tomo, coiiserva tuttora tra i primi fogli periodici letterarj d" Europa quel posto distinto, che ha occupato insino dal suo nascere. Esso pigliando a di- samina i prodotti dello spirito uraano nelle scienze sacre, inorali e politiche del pari che nell' amena letteratura , riferendo i piu important! viaggi fatti sui diversi punti del nostro globo, descrivendo le modificazioni piii nota- bili nei costumi dei varj popoli, adempie 1' utile e grave incarico di fare noto cio che piu iniporta all' uonio si quanto alia sua tranquillita religiosa, al suo miglior vi- vere domestico e civile, e si ancora quanto alia lodevole curiosita di conoscere le varie condizioni della sua specie sotto r influenza delle div^erse circostanze fisiche e morali. Ma il lettore sara meglio persuaso intorno alia verita delle nostre asserzioni scon-endo i titoli delle materie che in esso giornale si contengono. Nel primo fascicolo del i8a6 noi abbiamo trovato meritevoli di speciale menzione i seguenti articoli: Novdle, racconti ed aneddoti scelti dalle Mille ed una notte, ora per la prima volta tradotti dalfarabo in francese da Giuseppe de Hammer , poi dal francese in tedesco da Augusto G. Zinserling. Un'altra traduzione fatta sopra uu manoscritto tuuisiuo da Massimiliano Halncht. Finalmente 25a APPKNDICE rorlglnale ar.ibo, secondo 11 snddetto manoscritto tunlsino, pubblicato dallo stesso Habiclu: la storia della Finzione ; una Disserlazione suUa natura e snir estensione della giu- risdizione delle corti negli Stati-Uniti, scritta da Pietro S. da Ponceaui Testratto di diversi viaggi nella Turchia europea, nelP Africa e neU'Asia;, T Ellade , di Federico Carlo Ermanno Kriise ; la Psicologia, per la spiewazioiie dei fenomeni deiranima, di Ernesto Stiedenroth ; il No- rico romano, ossia I'Austria, la Stiria, il Salisburghese , la Carinzia e la Carniola sotto i Romani, cavato dalle fonti da A. Alberto Muchar; scritti diversi di Ernesto di Houwald; la Tortorella e due notti a Valladolid , tragedie di Giuseppe Crlstiano barone Zedlitz; scritti di\ersi di Milliner, primo tonio ; Cronica de Gestis Hungarorum. S T O R I A. U art de verifier les dates , depuis Vannee ij'jo jusqiid nos jours ,• formant la continuation. , ou troisieme parti e de I'ouvrage puhlie , sous ce noni , par les • Religieux Beriedictins de la congregation du Saint- Maur, Tome neuvieme. — Paris, 1826, Dupant et Rovet , etc. , 8° pag. 5c 3. L' opera de' Maurini sotto il titolo di Art de verifier les dates, die contiene ad un tempo la cronologia e la storia, e cosi nota ed insi2;ne che sarebbe vera atFettazione il volerne era tessere 1' elogio. Ma quest*" opera trovavasi cir- coscritta tra il I secolo dell' era volgare , e 1* anno LXX del secolo XVIII. Rara d' altronde ed assai dispendiosa di- venuta era la terza e piii compiuta edizione che di essa stata era eseguita a Parigi negli anni 1783-87 in tre grossi volumi in foglio. Bello ed utile intraprendimento fa percio quelle del can. di Saiiit-Allais ( uomo gia nella repubblica letteraria distinto per la sua storia genealogica delle case sovrane deU'Europa) non solo di riprodur 1' opera dei Maurini ristampandola in S." ed in 4.% ma ancora di pre- mettere ad essa in cinque volumi parimente in 8.''ed in 4.° r introduzione , ossia la parte clie gia stata era composta dal P. Clemejit altro de' compilatori dell' opera stessa e die per le circostanze de' tempi stata non era impressa. Que- sto lavoro comprende tutta la cronologia e la storia dalla creazione del niondo sino al principio dell' era volgare. I PARTE STl<\NIERA. 253 cioe sino all' epoca da cui ha cominciamento 1' antlca edi- zione^ ed e preceduta da una tavola cronologica , nella quale sono gli anni del periodo giuliano , gli anni del mon- do, le olimpiadi, le diverse ere, ecc. , i varj cicli, la cro- nologia delle eclissi, una dissertazione sull" anno anticO;, ecc. Ma r opera non poteva dirsi ancor compiuta , da che essa mancava di tntta la cronologia storica degli anni po- sterioriv al 1770. 11 sig. di Courcelles divenuto nel 1820 padrone non solo dei manoscritti de' Benedettini per le due parti deir opera si prima che dopo F era volgare , ma an- cora di tutta 1' eJizione delle due parti pubblicate dal sig. di Saint- Allai s , si avviso di empire il voto che tuttora sussisteva, raccogllendo tutto cio che dalla storia ofFerivasi di piu memorabile dal 1770 sino a' di nostri. Persuaso poi che un uomo solo potuto non avrebbe reggere a tanto lavoro, chiamo il snssidio di piu coUaboratori d' ogni na- zione , uomini tutti gia illustri per altre loro opere di storia e di cronologia, e (juasi tutti appartenenti ai piii insigni corpi accademici. II volume che annunziamo contiene la cronologia sto- rica dell'America settentrionale , ed e lavoro del sig. D. D. Warden, gia console americano a Parigi , ed autore di uu trattato intorno air origine , alia natura , ai progressi ed air influenza degl' istituti consolari , e di una descrizione statistica, storica e politica degli Stati Uniti d'America. Commentatio historico-critlca de Rhapsodis ^ etc, — Viiidob.^ 1824, Straus, in 4.*' di 22 pagine. Pregevole operetta che contiene primieramente T etimo- logia della' parola 'Pai|/OD^o?. dno tcv pdnrstv ti\v w(Jviy, ov- vero duo tov sm puSou a.'-hiy. L' autore espone quindi le ragioni che gli fecero adottare quest' etimologia. Yxttthv (oJ'-ov viene s^Diegato, giusta 1' interpretazione di Wolf: Carmina modo et ordine puhliccc recitatiord apto connectere. 'Oju-ripKytccl ed 'O Jig placet sono indicati come sinonimi nel senso di pa^'ji^ch Seguono varie osservazioni storiche sull' arte dei Rapsodi^ divise in quattro periodi di tempo. II prime vgiugne sino ad Oniero ; il secondo comprende 1' eta d' oro dei Jlapsodi sino a Pisistrato f, il terzo , 1' eta d' argento sino a Socrate ^ il quarto finalmente , Teta di rame, e vi si ragiona intorno al decadimento della Jlapsodia. L" opuscolo 254 APPENDICE vien chiuso coU' elenco de' Rapsodi piu famosi. ( All. liter. Zeititng , 1 83 5, nov. n.° 281.) Ecco un' opera che potrebbe utilmente tradursi in ita- liano. The life of Erasmus. Vita d'Erasmo con osservazioni storiche sullo stato delta letteratura tra il X ed il XVI secolo. — Londra., 1826, Murray, in S." Pr. 7 j/i. , 6 d. Biographie nniverselle ancienne et moderiie., on histoire , par ordre alphabetique , de la vie publique et privee de tous les hommes , qui se soiit fait remarqner par lews ecrits , leurs actions , etc. par une societe de gens de lettres : tomes XLIII et XLIV. — Paris , 1826, Everart , 2 vol. in 8.° 604 et 588 pagine ( Solander- Tarutius ) . Quest' importante ed ampia collezlone tocca oggimai al suo fine, giacche piu mancar non dovrebbero che qnattro volumi al complmento di essa. Giova l' avvertire che varj articoli di questi due uUimi volumi sono lavoro d' uomini assai celebri per opere e per dottrina. Tali sono i signori Silvestre de Sacy , Ahcl-Rcmusat. ed Aucliffret che somraini- strarono molti articoli intorno alia storia ed alia lettera- tura de' popoli d' oriente ; i signori Sisrnondi e de Angelis , autori di non pochi articoli sugli uomini illustri d' Italia:, il sig. Michaud il giovane clie somministro varj articoli di storia moderna, ed il sig. Gley che compilo la piu gran parte degli articoli concernenti gli annali civili ed eccle- siastici della Polonia e di altre regioni dell' Europa. Gli articoli di filologia, di poligrafia , ecc. sono quasi tutti del sig. Weiss. Nella compilazione di questi due volumi eb- bero parte altresi i signori Depping, Eyries, Thiebald di Berneaiul, Malte-Brun, Nnudet, Fillet defunto da pochi mesi , il quale avea in parte auche atteso all' incumbenza di editore di questa grande coUezione , Prony , Walckeinaer ed altri uomini di chiarissimo nome. PARTE STRANIERA. 255 A/i history of chivalry , etc. Storia della cavalleria , di Carlo 3Iills , autore della Storia delle crociate. ■ — Loiidra, 1825, vol. 2 in 8.° L' epoca della cavalleria puo considerarsi come T epoca del tempi eroici e poetici della storia moderna. Tanti sono gli esempj di magnanimita , di prodezza ch' essa ci oiFre , sebbene noxi disginnti talvolta dalla ferocia, quasi retaggio della recente barbaric ! Ma la cavalleria per la sua stessa indole e pe' suoi effetti ci da il piu bell'esempio della salute- vole influenza che dal cristianesimo esercitossi sui feroci e rozzi costumi delle bellicose orde dell' Europa settentrionale. II sig. Mills ha raccolto tutti gli avvenimenti in qualsi- voglia modo relativi alfistituzioiie della cavalleria, traendoli dalle antiche cronache , dalle ballate e dai romanzi dei poeti de' tempi cavallereschi. Egli comincia dalla prima eta del cavaliere, ch' essere solea quella dei sette anni, e ne espone I'educazione. Questa facevasi da un amico del pa- dre dell' iniziato fanciuUo , e quindi ogni signore aveva la sua piccola corte composta di sifFatti giovinetti , ufficio de'quali era quello di seguirlo alia caccia ed in ogni gio- conda o dilettevole impresa. Piii tardi la loro educazione morale veniva affidata alle piu gentili e vezzose dame della corte, dalle quali apprendevano ad amare ed a piacere. Essi scegliere ne doveano una tra le piii belle , ed a que- sta serbarsi doveano fedeli sino alia morte. Ne' primi sette anni attendevano agli esercizj del corpo , al maneggiar delle armi , alle gare guerresche , e portavano il titolo di paggi , damigelli e scudieri, senza pero dimenticarsi gianiraai che il primo lor dovere era verso le loro belle. Air avvicinarsi dell' epoca in cui essere doveano consa- crati, il che farsi non potea prima dei venti anni com- piuti , rivolgevansi interamente ai doveri della religione, al digiuno , alia preghiera ed alle piii severe pratiche di pieta. La cerimonia corainciava dal bagno , ossia dalla la- vanda. L' iniziato rlvestivasi quindi con una Candida ca- micia , enililema della purita , e poi con un manto dL scarlatto , emblema del desiderio ch' egli nutrir dovea di spargere il sangue per la religione ^ iinalmente gli ve- nivan tagliati i capelli in segno di schiavitu. Accostandosi poscia air altare deponeva la sua spada nelle mani del sacerdote , e prostratosi giurava sul vangelo di difendere 256 APPENDICE la chiesa contra gl' increduli , di rispettare il clero , di soccorrere le vedove e gli orfani , di amare e proteggere il bel sesso e di sacrificare hen anche la propria vita pel bene della patria. AUora il saceidote gli rendeva la spada, dopo pero d' averla l3enedetta , e lo assicurava della pro- tezione della beata Vergine , dei Santi e degli Angioli, pur- che si foss"" egli conservato fedele ai proprj doveri. Dopo di cio il candidato colle mani giunte inginocchiavasi di- nanzi al sno signore dal quale , dopo un breve esame suir aviteriore sua condotta e sui doveri della cavalleria, riceveva le decorazioni dell'ordine, fra i complimenti delle dame e de' cavalieri. II nuovo cavaliere all' useir della chiesa montava siil proprio cavallo e faceva pompa della sua destrezza nell' esercizio della lancia fra gli applausi deir affoUata moltitudine. L' autore passa quindi a parlare delle varie imprese dei cavalieri , de' tornei , degli araldi e de' particolari costumi cavallereschi , nelle quali cose ravvisa un bizzarro e cu- rioso mescuglio di sacro e di profano, di festevole e di serio e grave ^ lo die vien egli quasi infiorando con dilet- tevoli racconti tratti dagli antichi romanzi. Le dame nei tornei apparivano in doviziose vesti, e spesso cinte il seno d' una fascia su cui erano ricamati in oro od in argento gli emblemi della guerra e dell'amore. Le armi dei due campioni pria di entrare nella lizza venivano diligente- mente esaminate. La punta della lancia essere dovea rin- tuzzata o coperta da un pezzetto di legno , e percio chia- niavasi I' arma cortese. Talvolta le spade erano fatte d' osso di halena e ricoperte di perganiena : cio non ostante av- veniva sovente che cotali giuochi si cangiassero in veri e feroci combattimenti ; e le rivalita nazionali, le gelosie, I'ambizione e 1' amore hanno piii d' una volta lordato di sangue il torneo. Ogni cavaliere portava suUa lancia una banderuola coi colori e cogli emblemi della sua hella ;, ecc. PARTE STRA.NIERV. nSj GKOGRAFIA E VIAGGI. Collcccibn de loi viages y descubrimientos , que hicicron por mar los espaholes desd<^ fines del siglo XV , coil lartos documentos liieditos concernieiites a la Jilstoiia de la marina castellana y de los estable- cimientos espaholes en Indias ,■ coordinada y iln- strada por don Martin Fernandez de Navarette , de la orden de S. Juan, seaetario de S. M. , mini— stro juhilado del consejo supremo de la gnerra^ di- rector interino del depesito hidrografico ecc. — Ma- drid, en la impronta Real afto de )8'i5, gr.in 8.°^ t. 2. 11 volume primo di 455 pagine, oltre i5r dell' intro- duzione, contiene : la dedica a S. ftL i T introduzione sud- detta i il primo viaggio di Colombo alia scoperta delle Indie orientali negli anni 149a e 1498 ^ il secondo viaggio negli anni 1493, 94, 95, 96; il tei-zo viaggio nel 1498^ il quarto ed ultimo negli anni i5o2 , 3,4;, varie lettere autografe ed inedite di Cristoforo Colomljo a' suoi amici e specialmente al figlio primogenito Diego, scoperte dal sig. Navarette negli arclii\j delF ammiraglio duca di Vera- guas ; un" Appendice di niolti docnmenti risguardanti la dignita del grande ammiragliato di Castiglia , le sue pre- rogative e la sua giurisdlzione. Un ampio srmmario , ed iin indice ragionato tenninano questo volume, clie e adorno inoltre di due grandi carte idrograficlie , cioe : N. I. Carta dell" Oceano atlantico settentrionale , colla strada tennta da don Cristoforo Colomljo, fino al suo sbarco alle prime isole da Ini scoperte nel niTOvo mondo. N. 2. Carta delle coste di Terra -fernia dal fiume Ore- noco lino all' Yucatan, ed alle isole Antille e Lucaje , col- r iudicazlone di tutte le strade seguite da don Cristoforo Colombo nelle sue scoperte in quei mari. 11 volume secondo compi-ende la collezione dei docu- menti die riguardano la pejsona , i viaggi e le scoperte deil'ammiraglio don Cristoforo ColomliOi il governo e I'am- ministrazione de' primi stabiliinenti nelle Indie. II numero de'documenti raccolti arriva a cento settantasette , ai quali il sig. Navarette ne ha ancora aggiunti in un' Appendice altri ventuno. 11 volume termina con un indice cronolo- gico di tutte le scritture in esso contenute. {^Corr. Astr. du B. de Zach. t. XIV, p. 468). Bibl. Ital. T. XLII. 1- a58 A P P E N D I C E Mappa ge/ieralis topographico - ecclesiasdco - stadsdca regru Hiuigarice , partiumquc ndnexariim Croaticn , Slavontcv , co/ifiinorurn inilitanum , mag/d item ]>rin- cipntus Trans\h'anicc\ per Jos. Aszalny. ( Prospetto, Vienna , 1826 ). Quest' Atlante dell' Ungheria e de' paesi atliacenti con- terra 7 fogli , 4 lie' quali di tavole e 3 di quadri statistic!. Vi si troveranno le altezze de'moiiti, lo stato della mili- zia , le divisioiii e snddivisioni amininistrative , le diocesi cattoliclie , le eparchie greche , le sovriiitendeuze degli evan- gelici , le uiiiversila cd i collegi col nuniero degli studenti , e finalmente la jiopolazioiie di tutte le citta e degli altri luoghi , il numero delle cui aiiiiue oltrepassi le sei iiiila. RelaUoii de Ganat et des coatumes de ses liabitanx , traduite litteralement de Varabe par 31. Amedcc Jaubert. — Paris, 1826, in 4.*^ In nn tempo in cui 11 deslderio d'istruirsi, non raeno die la curiosita . fanuo con premura ricercare tutte le in- formazioni clie ci vengono dalT Africa centnile , non piio non essere accolta col piu vivo interesse una relazione recente della citta e del paese di Ganat , scritta da un Arabo. Questo docuniento geogratico riesce tanto piii pre- zioso, cjuanto clie, nialgrado i coraggiosi tentativi dei mo- derni viaggiatori , T oscurlta clie tuttora copre la citta di Tombucto , si stende ugualmente sul paese di Ganat. II frammento di un nianoscrltto die contiene questa relazione. e stato spedito alia societa geografica dal signor Graberg ili Hemso , console generale di Svezia a Tripoli in Barbe- ria. II sig. Jaubert, atline di niettere i leggitori in istato di paragonarla coi racconti dei Geograli arabi, ha cre- duto di dovere a quest' opera aggiugnere un estratto del manoscritto della Biblioteca R. , conosciuto sotto il no- me di Geographia JVubiensii , puliljUcato a Roma nel 1692, ed un estratto di Ebn-El-Wardi , del quale il sig. de Guignes ha fatto conoscere T opera geografica nel vol. XI delle Notizie ed esiratii dei uianoscritti. di quella Biljlioteca. In conseguenza della natura e del numero delle curiose infor- mazioni inedite che sopra Ganat e sopra molte altre citiii e provincie dell'Africa centrnle contengonsi nella traduzionc PARTE STRANIERA. 25() del sig. Jaubert , dee questa rlgaardaisi come nno del piii iniportanti docuaienti , destinati ad arricchire il secondo vo- Iiiiiie delle Memorie della societd geografica. (7?. £.) STORIA NATUKALE. Glaniiia Osnovanlana. Elementl dl zoologia , di Mi~ rliele Maximoivitsch , libro I. — Mosca , 1824 , Semen , in \i° di 72 pagine. La pabblicazione di ua' opera russa Intorno ad impor- tantissinii oggetti di storia naturale deve taiito piu ecci- fare F atteiizione dei dotti , qaanto che sino al presente la Russia not! possedeva alcuna originale produzione sulle iiiaterie di cui si e occupato con ottiiuo successo il signor Maximowitsch. Tiaite des arhres fruitiers , par- Duhamel du Mon- CEAU. — Paris , 1826, Levenalt , xxxi livr. in fol. P. 3o /,-. Nuova edizione anmentata di un gran numero di frutti , gli uni sfiiggiti alle rrcerche di Uuhamel , gli altri otteniiti dope i progress! deiragricoltnra, da A. Poitoii e P. Turpin. Opera adorna di figure incise a colori e ritoccate a pen- nello sugli originali tratti dalla natnra dagli stessi autori. E C O N O M I A D O M E S T I C A. Handbnch fiir aiigekende Hausmiltter etc. Manuale ad iiso dclle doniie che s^ occupuno della domestica economia si alia campagna die alia cittd ,• ossia Istruzione compiula in tutte Le domestiche occnpa- zioni ptoprie delle rnndri di faitiiglia^ con aggianta di precctti foiidati sulF esperienza per conservarc la salute e la bellczza , di Schnee , mlnistro eccles. a Schertau. — Halle ^ 1 825, Jlemmerde, in 8.°, pag. ri e 553. II titolo di quest' opera bastevolniente esteso e ad un tempo preciso ci dispensa dal fame un'analisi. II giornale da cui viene annunziato la raccomanda alia classe delle persona cui essa e destinata. Ecco un altro libro che ben volgarizzato e con qualche nota ed aggiunta essere potrebbe vantaggioso anche all' Italia. {Allg. Liter. Zeitung. 182,5, octob. n, 341.) !6o Al'PENDICE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. BIBLIOGRAFIA. Op ere pnbblicate dalle tipogmfie del Regno Lom- bardo-Vericto. Due epistole in vers! di Pier Alessandro Paravia, Ja~ drense, pnbblicate per le nozze Crescini-Mcnghini. — Padova ^ 1826, co' dpi della Minerva, in 8.° N. 1 el fascicolo dello scorso aprile noi parlando dei versi di questo giovane poeta, e la poco favorevole opinione no- stra esponendo intonio alle poesie fiiggevoli , affermato abbiamo che quarulo tnliino per altro si toglie alcun poco dalla schiera volgare e hello mostrarlo ai concittadim ; non tamo per che ne riceva il debito onore , cjuanto per che s' in- voglino a segiutarne I' esempio ; ed abbiamo soggiuiito die cio facevamo volentieri rispetto al sig. Paravia per alcune poesie di lui piene d: affetto e di gentilezza e dettate vera- Ttiente dal cuore. Colle qnali parole , che cbe di esse dire si possa, sottraendolo dal gregge degli inetti e de' mediocri verseggiatori , i-enduto gli abljiamo la lode che ben gli si conveniva , ed indicato abbiamo ad un tempo quali siano le poesie fugge<,'oli, cui riferivasi il giudizio nostro piii presto severo che grazioso. E noi ben alieni dal riporre tutte quasi in un sol fascio le fnggevoli poesie , fareino anche in av\enire la debita onorevole menzione di quelle che a nostro gindizio dalla volgare schiera si toglieranno, cio che gia fatto abbiamo delle rime del Vittorelli e di altri , e per sino degli sclierzi estemporanei latini deiravvocato Gagliuffi. Che ben siamo persuabi potersi anche in qnesto genere di poesie giugneie r\RTE ITALUNA. 261 vhU immortalita, siccome pervenuti vi sono non pochi uo- iiiini e non nelle passate eta soltanto , maa'di uostri an- cora. Un'ode, una canzonetta, un' epistola, ed anche un solo sonetto puo mei-itarsi la corona apollinea , quaudo sia dettato dal genio, o condotto in guisa die pei pi'egi della lingua, del verso, delle sentenze e degli affetti ci venga soavemente irrorando 1' anima ed il cuore. Ed il lien condurre un sonetto, die dal nostro Menzini giu- dicato fu un periglioso e crudel letto di Procuste , e dif- ficilissimo intraprendimento, dal quale grand' onore dee percio pro venire a diiunque ne esca ("elicemente. Celehre e quindi cio die intorno a tal coniponimento , comeche di soli quattordici versi, fu sentenziato dall' Orazio fran- cese. « ApoUine stesso ( cosi egli dice, e ci perdonino i romantici, se il nome di Apolline osiam proferire), Apol- line stesso sdegnato contra 1' afFoUata turba de' poetastri , ne niisuro il nuniero e la cadenza , proibi die introdurre vi si potesse alcun verso deliole , ne die una parola po- tesse due volte apparirvi : e2,li stesso ne stnbili la divisione e la misura , gloria inimortale promettendo a quel poeta die presentato gli avesse un componiniento con silfatte leggi condotto. " Molti prestaronsi al lusinghiero invito, ma podiissimi nscirono onorevolmente dal cimento. Le poesie j uggevoli cui si riferisce la sentenza nostra , sono quelle dette da Ornzio nugce canorce , le prettamente arcadidie , e quelle dettate , iiwito Apolline^ dalle quali piu die la presente intettata venne la scorsa generazione, e dalle quali e d'' uopo riniovere i giovinetti. Premesse le quali cose , noi diremo die le due epistolc del sig. Paravia, benclie del genere delle fuggevoU , ci sembrano di singolare encomio degne. Esse ci danno fede die il giovane autore cammina sul buon sentiero, e die potra un giorno toccare qnella ineta gloriosa, ove a podiis- simi e dato di giugnere. iS'ella prima si celebrano le landi della signora Adelaide Menghini-Crescini. Esposti con belle imagini e con uno stile venusto i pregi della giovinetta sposa , il poeta entra in nna digressione che ci giugne soavissinia ed inaspettata : Oh te beata , che fra tnnto amore E la letizia di si care feste Al talamo procedi! Altra , ben akra Fa la pompa quel di , che mesinmente 202 ArPENDTCK Cialietta a Romeo si disposcHa ; E la hianca pnura , e V a ff anno so Sospetlo , e I' aha tenebra e il sileiizio Conipnuni eran del rito , anzi ministri: e per tal iiiodo procedendo con versi da facile vena pro- venienti e tutti spiranti dolcissimo aftetto ci espone la no- vella di que" due sciagurati amanti : Storia di piaiito e di dolor, cite adilutta Dal Soforle Britanno in su le scene , Valse a coinpunger di pieta gli akevi Anglici prtti non che i cor leggiadri , Da' cjiwi pill tiensi gentilczza in prci^io ■■ e fa 91 che dal contrasto di questa luttuosa dipintura piu vivace e piii bella appaja F immagine della conjugate fe- licita degli sposi , de" quali celel^ra 1" inieneo. Ci e noto che un giornale d' Italia, forse da tpiest'episodio conghiet- turando, credette di ravvisare la teiulenza del poetu per la scuola nioderiia ■■ ma noi s;ia piii volte detto abbianio clie se la nuova dottrina fosse soltanto vaga di moderni argo- menti e schiva degli antichi gia maneggiati dai classici, saremmo ben tosto cogli avversarj nostri d'accordo, e molto piu se eglino si f;icessero a trattare i moderni ar- gomenti nella gnisa che venne dal sig. Paravia dettata la novella di Giulietta e Romeo : ma piu-e non temiamo d" af- fermare clTegli fu a ben diversa scuola nodrito; del die ne fanno altresi fede gli altri suoi componimenti. L' autore nella seconda Lpistola che porta in fronte il nome della signora Lavinia Vermiglioli Oddi , ed e essa ancora dettata con versi sparsi d" aurea venusta , intra- prende, quasi direbbesi , il panegirico della vita campestre in modo die ci fa invidiare la beata liberta de' cainpi. Non crediamo che alcuno tacciar possa di prevenzione il nostro giudizio : ameremmo bensi che tali fossero tutte le poesie per nozze ^ arduo tenia die per le sue stesse difficolta ci indusse altrove a preferire il sistema di co- loro che in simili circostanze pul)blicar sogliono qualche opera inedita o rara , o trattar soggetti istruttivi ed eru- diti. Ne peri) dir vogliamo che scevere d' ogni menda siano le due epistole del sig. Paravia. Esse risentonsi tal- volta del difetti proprj di chi non e giunto ancora a qiiella elk che assennata precede ne' lavori d' immaginazione. Tale, p«'f esempio, e il soverchlo uso di epitetiy difetto che I'ARTF, ITAM\N\. 2^3 snerva le sentenze, e die lufugge la lima tanto necessaria ne' poenietti del genere delle epistole e de' sermoni. Ne siano di prova i segnenti versi, co'quali il poeta da prin- cipio alia seconda epistola : lo lo riinenibro ancor ; fra i lenti sorsi Dell' amnva. bevanda una gentile Lite fenea : qual pin tenersi in pregio Da culto ingegno e fida ahna si debba Se la beata libertci cle' campi , O del twnulto cittadin lo scoppio. Macro , cui ianto e desiderio fanrio De" festevoli crocchi il sermon franco , // versatile ingegno e V inesausto Scoccar d' arguti moUi ecc. Storia del re^no dei God e del Longobardi in Italia del cuiK Gio. Tamassia. Bergamo^ 1826- 1826, dalla stamperia Mazzoleni , vol. 3 , in 8.° La stovia politica ci presenta gli nomini sempre desl- derosi di una felicita die non poterono mai consegiiire , o die conseguita rius';i minore delle loro speranze f, e la storia letteraria ci niette dinanzi agli occlii i dotti di tutte le eta sempre intenti a dirizzare gli studj al vantaggio deir umana famiglia, e non mai paghi in questo divisa- inento. Alcune grandi opinioni politiche e letterarie si sono avvicendate col Aolger dei secoli , e dominarono una qual- clie generazione per essere poi abhandonate e derise da uiv altra. In alcuni tempi gli uomini furon veduti gettarsi in tLitti gli errori della superstizione, e fabbricarsi il pro- prio servaggio, credendo di provvedere alia comune felicita: e cosi parimente vi furono alcuni secoli nei qnali tutta la forza dell" ingegno , tutta la diligenza si spese in vanissimi studj, e nondimeno si grido altamente , esser quelle il secolo della filosofia , essersi linalmente condotte le lettere al loro verace splendore. Ma era splendor di parole die mai non misero frutto^ era filosofia tutta perduia in Aane speculazioni , e lontana le mille miglia da quell' unico stu- dio veracemente fruttuoso , la filosofia morale. Noi non diremo piu oltre , perche ofFenderemmo non poclii i quali anche ai di nostri sembrano piu solleciti di indovinare se le cipolle furono veramente adorate in Ej^tto, 2/^.4 A P P E N n 1 C K die di scevcrar la cretlenza tie' proprj concittacUni tlalLi liceiiza e dalla superstizioiie. Pnr tioppo auche ai di nostri v' ha chi si avvisa di conu'ibuire nou poco ai veri pro- gress! della buona letteratura consumando gli anui piii pie- ziosi nel volgarizzare le odi di Anacreonte o le favole di Fedro;, e per quanto la nostra etii senibri abborrire ed nllontanarsi da tutto quello che non ronduce a qualche evidente vantaggio, pure osereinmo afl'ermare die anche in questa eta si spargouo alcnni semi i qnali poi frutteraniio alia futura generazione un Inion nnniero di pedanti e di parolai. Alciine cose per altro camminano si apertamente alia perfezione, che ne la lorza della malizia potrebbe impe- dirle nel loro viaggio , ne il vantarsene puo essere ascritto a siiperbia. Infra le quali clii non dirii die la storia e og- gidi stndiata con piii giudizio, e quindi ancora con piii credibil profitto che per lo passato ' INessnno cei-tamente niettereblje piii in campo la controversia , se sia da pre- ferire lo studio della storia antica a quello della inoderna; controversia che non ha molti anui ndivasi agitare con in- credlliile gravita e buona fcde da pubblici professori. Peroc- clie ognuno che abbia fiore di scnno ti dice al presente , che r invasione dei l^arbari;, il feudalisnio , le crociate , i molti secoli in somma hanno spenla quasi ogni influenza de- gli Egizj , dei Greci e degli antichi Romani sopra di noi :, e che la storia moderna e le moderne istituzloni si delibono studiare per conoscere donde nascano i beni ed i luali delle presenti eta , e trovare come si possano aumentare i primi e spegnere o minuire almeno i secondi. In mez^o a questa universale opinione, non si puo senza ineraviglia pensare la scarsita dei libri di storia moderna , perche questo del cav. Tamassia e al certo uno dei primi , ed e anch' esso una picciola parte di quella storia della quale piii abbiamo bisogiio. L'egregio Autore, persuaso die dalla caduta di Roma abbia avuti i suoi veri 25rincipj la j>resente civiltk europea, penso die la storia si comince- rebbe utilmente dai popoli che dopo aver cagionata quella caduta successero a Roma nel doininio d'ltalia; e veggendo che la ruina delFimperio romano non fu descritta da altri con piu acuta filo?oiia che dal Gibbon, venne in opinione che la storia dei popoli soggiogatori di Roma non potesse attigaersi a iniglior toate die a questo autore medesinio PARTF. ITALIANX. ^65 ♦< II perclie , dice egli , mi sono determlnato ad estrarr« " da queir opera, ed a raccogliere uel piesente libro tutto " cio che riguarda la invasione ed 11 regno del Got! e del " Longobardi in Italia , come cosa che in particolare con- >i cerne la patria nostra : aggiiingendo altresi a compimento " del quadro delle invasioni barbariche gli assalti, benche >> momentanei, eh' ella sofFerse nel periodo di cni parliamo <> per parte degli Alemanni , degli Uani e del Vandali. » Per conseguenza 11 libro del cav. Tamassia princlpia dalle scarse notizle che si hanno Intorno all' origine del Goti ed alle prime loro emigrazioni , poi racconta come si stabl- lirono sul Danubio , come vennero primamente in Italia sotto Alarico, come patteggiarono cogli imperatori per sog- gioruarvl , e come linahnente vl fondarono un regno sotto il famoso Teodorico. Questa parte di storia occnpa tutto il primo vohime. Nel secondo si narra qual fu il regno de' Goti in Italia ; come Belisario 11 vinse j come si ribel- larono ed eldjer regno di nuovo , infino a tanto che poi finlrono colla disfatta e colla morte di Teja. Al Goti suc- cessero ben presto 1 Longobardi che ritolser 1' Italia a' siioi antichl dominatori , e la storia di questo jiopolo e com- presa in una parte del terzo volume : 11 restante e occu- pato dalla storia del JNormanni, dairAutore aggiunta a quella del Goti e del Longobardi, siccome sommamente nn- portante nel quadro delle invasioni d' Italia. La scorta del Gibbon bastava da per se sola a guidar r Autore per non fallace sentiero, e le opere migliori pub- blicatc dopo quel grande Inglese intorno a questo argo- mento gP insegnarono ad evitare que" poclii errorl nel quali egli fosse per avventura caduto. Quindi questo libro che 11 cav. Tamassia cl presenta quasi come un umile compen- dio vuol essere accolto favorevolmente, perche serva e di studio alia gio\entii e di eccltamento a coloro che uni- scono alia capacita dell' ingegno magglorl agi che V Autore non ha , per tentare piu ampl lavori in questo importante argomento. Due sole cose vogliamo permettercl di avvertire: r una che ci parve un po' troppo amplamente trattata tutta la materia del primo volume, dove non si parln del regno dei Coti in Italia ( vero argomento dell" opera), ma si dei Goti prima di questi tempi ; Taltra che la storia dei Lon- gobardi sarebbe forse riuscita plii chiara e piu efficace se r Autore vi ave&se iutrodotta la materia dell' appendice 266 A r P F. N D I G K aaziche separaila. Ma la prima dl qiieste osservazloni noii dee imocere al pregio del libro presso chiunqne sappia di quanta importanza e la storia dei Goti anche innanzi al lor regno per la gran parte ch' essi ebbero nella dlstru- zione dell'imperio di Roma: e T altra vogliamo clie torni ad onore del cav. Tamassia, siccome testimonio della fidu- cia clie poniamo nel suo ingegno e jiella sua dottrina. Notizle istoriche della Biianza , del dottore Carlo Re- DAF.LLi. — 3riluiio, 1826, tipogr. de' Classlci ecc. , fascicolo terzo , in 8.°, con tavole. Fummo noi Lombard i piii d' una volta accusati d'essere troppo ammiratori delle cose altrui trascurando le proprle nostre ricchezze. E di fatto e sovente accaduto die ta- luno de' nostri concittadini di ritorno da"" suoi viaggi siasi fatto a lodare le altrui ricchezze in ogni genere di arti e di monumenti, dimostrandosi ad un tempo tnrpemente ignaro di cio che in simil genere vantava la patria nostra. Contro di essi rivolgersi potrebbe cio cbe Plinio il gio- vine indirizzava a' suoi conteniporanei : Noi non conoscia- mo non solo di vista, ma neinmeno di udito moUissime cose nella citia nostra e ne dintorni di essa ; le quali se appar- tenessero alia Grecia , all' Egitto , od a qualsivoglia altra na- zione fcconda e creatrice di prodigi , gia da noi state sa- rebbero c udite e lette ed ammivatc ( C. Plin. secund. lib. Vlir. Epist. 20 ). Che pero beneraeriti debliono repntarsi della patria no- stra tutti coloro che fannosi ad ilkistrarne la storia e gli avanzi degli antichi suoi monumenti. Al he\ numero di tali cittadini appartiene Tautore di queste Notizie. Egli col corredo di non volgare erudizione procacciatasi dalle bi- blioteche e dagll archivj , e colle indagini sue proprie fatte indefessamente sui luoghi, ci tesse la storia della Brianza, paese fecondissimo di belle reminiscenze e caro anche ai viaggiatori per la singolare amenita sua ; ma delle cui an- tichita e vicende non si aveano che ben poclie ed incerte notizie. II fascicolo che annunziamo forma il libro terzo e comprende i tempi dal III sino al M secolo delP era vol- gare. In esso trattasi i." delle stazioni niilitari de'Romani in varj distretti della Brianza e del tumulo di un Merobaudc-, forse del console di qiiesto nome nel 377 e 388, o del TAUTF ITVMANA. 267 figllo, clie fii guerriero, oratore e poeta , i frammeiiti de' cui scrittl pubblicati fuiono in Roma dnl sig. Nlebhur nel 1833 i 2.° della propagazione del Vangelo nelle regioni briantine, della villa di S. Agostino , de' varj anticlii battisterj giusta il rito aniljrogiano , de' moniimenti gentilesciii. e di altre curiosita oud' e sparsa la Brianza; 3." delle anticlie monete riiiveiiute al Gendetlo , col clie si piende occa- sione di descrivere quella villa; 4." delle isciizioni die pro- babilmente si riferiscono al culto del gentilesimo , clie tut- tavia doniinava in alcinii di que' paesi \erso il secolo IV, iu accreditati storici. I diecimila Greci nella loro ritirata dalla Persia attraversarono una gran parte di questa re- gione da Senofonte minutamente descritta; e cio che qiiesti ne dice, va perfettamente d'accordo colle osservazioni fatte a' di nostri. Ci ha luogo a sperare che merce dei moderni dotti ed avveduti viagglatori , la storia di questo popolo non tnrderh ad essere vie meglio conosciuta. ( Gazz. letter, di Londra ). GKOGUAFIA E VIAGGI. 7«o/a nuova. — Nei giornali dei Paesi Bassi trovasi I'ar- ticolo seguente. La fregata reale Maria Reigershergen , co- mandata dal capitano Coertsea , e la corvetta il PoUuce, PARTE ITALI.VNA. 2-9 comandata dal c.apltaiio Eegli , partite tlai Paesi Bassi il giorno 23 di agosto 1824, soiio approdate alia costa della Guinea, ed in appresso haniio fatto vela per Buenos - Ayres dove gli officiali sono stati dalle autorita accolti nel modo piu amichevole. Essi hanno girato intorno al Capo Horn nel giorno 5 di febbrajo dell' anno segviente , e si sono recati a Valparaiso, ove rimasero sino al giorno 21 di marzo, trovandovi lo stesso grazioso ricevimento per parte delle autorita. Siccome la cittadella ed il porto di Callao erano in quell' epoca strettaniente bloccati, cosi que'due vascelli si sono diretti verso un altro porto nelle vicinanze di Lima, dove sono stati amichevolmente rice-- vuti dal presidente Bolivar. Il giorno 10 aprlle continuarono il loro viaggio per 1' Oceano Pacifico , e giunsero il 1 5 maggio air isola di Noahiva. Dopo avervi imbarcate alcune provvigioni, nel giorno 14 giugno scoprirono un' isola bas- sa, che non trovasi indicata su di alcuna carta marina, situata a 7° 10' di latitudine meridionale , e 177° 33' 6" di longitudine orientale dal meridiano di Greenwich. Essa e abitata da uomini del colore del rame , i quali, come gli altri abitanti del mare del Sud , sono selvaggi , e mo- strano inclinazione al ladroneccio. A quest' isola si e dato il norae di Nederlandscli-Eiland ( isola dei Paesi Bassi ). II giorno 29 di luglio quella spedizione e giunta all' al- tura della Nuova Guinea, e il primo d' agosto a quella delle isole Molucche. Monumento del capitano Cook. — Noto e gia che un vascello della marina reale inglese ricondusse alle isole Sandwich la spoglia mortale di Rio-Rio, re di quell'arci- pelago. II nuovo monarca permise agl' Inglesi d' innalzare un monumento alia memoria del capitano Cook , nel luogo medesimo ove I'insanguinato di lui cadavere fu tagliato a pezzi ; gli abitanti di Ovvaihi , essendo per la maggior parte cristiani, cooperarono essi medesimi a questa co- struzione. (^ Nouvelles annales des voyages, t. 29.) Agricoltura. Osservazioni sul Phormium tenax o lino della Nuova Ze- landa del sig. Edwardsoa , capitano del vascello lo Snapper. — Questa pianta utilissima, della quale si conoscono sette varieta piit o meno atte a diversi usi, nasce generalmente presso il mare in pianure basse e paludose : il suo gambo a8o APPENPICE giugne talvoUa a 14 pieili di altezza, ma la lungliezza delle foglie oltrepassa di rado 100 12 piedi. Questa lun- ghezza noii e aiicoia die di 10, allorche esse hanno acqui- stato tutto r ordinario incremento ; 111a siccome coiiviene recLdere le loro estremita die non sono buone ad alcua uso, COS! non puo farsi conto se non che di fila della lunghezza di 5 piedi. Le radici peneti-ano circa a piedi entro la terra; le piante si propagano per via di ram- polli e non per sementi , come volgarmente si e creduto; cosi ahneno dicono gli abitanti nativi del paese. Non e stato finora possibile il conoscere con certezza lo spazio di tempo in cui la jiiantagione di un germoglio o lam- pollo laterale giunga al compiuto sno sviinppamento. La parte inferiore della pianta presso alle radici e siraor- dinariamente amara ; le donne se ne servono allorche vo- gliono torre le poppe ai bambini , strofinando col succo della medesima il capezzolo delle loro mammelle. Allor- che la pianta giovine si rompe alia distanza di un piede incirca dal suolo , ciascuna separazione die si fa forni- sce cinque o sei grani di una gomma bianca e trasparenti. Si crede che la semente maturi in settembre ed otto- bre : perche in ottobre piu non se ne vede sulle piante. Allorche ne vengono schiacciati i grani , se ne ottiene un succo giallo scai'lattino , che serve agl' indigeni per ti- gnere le loro stuoje. Innanzi la formazione della semente lo stelo produce all' estremita un Hore rosso : in una certa epoca gli abitanti lo rompono , perciocche allora esso contiene una piccola quantita d" acqua piacevole al gusto e molto somigliante al sapore del niiele ; essi ne sono ghiotti oltremodo. I tronchi , allorche sono ben sec- chi , servono agli abitanti anche per fare piccolissimi bat- telli, entro i quali attraversano i seni del mare e i la- ghi nei viaggi che intraprendono lungo le coste. A diversi usi si applica qnesta pianta : essa somministra vestimenta , coperte per le capanne , cordami , maglie per le reti piii grandi, e le fila necessarie per congingnere i diversi pezzi che compongono le piccole navicelle del paese dette piroghe. Siccome gli abitanti sono assai indolenti , e mai non apprestano se non che la quantita di phormium che rie- sce indispensabile ai loro bisogni, cost una grande quan- tita ne marcisce e si perde. Se giugnere si potesse a PARTE ITALIANA. 28 f staliilire con essl un commerclo regolare, non v'ha dubbio clie una oi-dinata distribuzione dei tagli e delle raccolte contribuirebbe a migliorare la pianta e ad aumentarne le produzioni. ( Nouvelles annales des voyages, torn. XXIX, pag. 74. ) ( Soggiugneremo che questa pianta e stata trasportata e quasi dii-ebbesi naturaUzzata in Europe , vegetando essa assai bene anche alF aria aperta. II Phormium tenax ve- desi in Itaba in tutli gli orti botanici, ed in qualcbe luogo se ne sono fatte piantagioni considerabili: le annate fredde riescono tuttavia peruiciose a quella pianta , e in qualcbe luogo si sono vedute perire ad un tratto le pianticelle che promettevano un prospero incremento. Dee notarsi altresi che in Europa non si sono mai vedute giugnere le piante all'altezza, ne le foglie alia lunghezza, che nel paese nativo sono state osservate dall' Edvardson : cio non ostante la moltiplicazione di questa pianta potrebbe giovare, se non a produrre filati e tessuti di qualcbe merito , almeno a dare materiali opportuni per la fabbricazione della carta.) ECONOMIA PUBELICA. Storia del commerclo della seta , del sig. Cesare Moreaa {Edizione eseguita per mezzo della litografia). — Noto era gia il sig. Cesare Moreau, vice-console di Francia a Londra, per il sno eccellente Quadro del commerclo della Gran Bretagna. Quest' uomo dotto pubblica ora la storia delle sete , co- minciando dalla sua origine , e noi ci afFrettiamo ad estrarre Lda quell'opera, atta a destare il piii vivo interesse, i fatti seguenti. I piu antichi Annali della Cina fanno menzione della seta. Nella Grecia noi troviamo Aristotele che ragiona dei bachi da seta e dei tessuti, e 5oo anni avanti T era vol- gare , Ezechlele narrava che questo ramo dell' agricoltura formava un considerabile oggetto del commercio dei Tirii. L'autore distingue |)articolarmente que' fatti come i primi indizj del commercio della seta , e continua a svilnppar- ne cronologicamente la storia , cominciando dal IV secolo dell'era nostra. I Rodii nel loro codice marittimo avevano posta la seta in grado uguale a quello deU'orOjC noi ve- diamo nel III secolo 1' imperatore Aurellano ricusare alia sua consorte una veste di seta porporina, perche il prezzo ne era elevato appunto al grado deH'oi-o (^Rlmarrebbe tuttavia 28a A P P r. N D I C E a vedersi y se qucsto cddssinio prezzo derivasse in quell' orca- sionc ddlla seta in sc stessa , o dal colore di porpora cui- giunto alia medesima, sii la cut preziosita possono vedersi gli scritti dei nostri valentissimi Amati e Rosa e T opera del Costume antico e moderno , Europa vol. I). (*) La seta era tanto preziosa die si sfilavano le vesti gia usate di una seta finissima, nominata seta di Abissinia, della quale facevansi tessuti tanto lini e leggieri . die nuda sembrava una donna coi medesimi abbigliata. Gli uoniini portavano , niassime nella state, abitl di seta piii densa o pill grossolana; nia Tiberio li vietb. Le donne roniane meno ricdie si contentavano di portare stoiFe di niezza seta ( il che perb iion ben chiaro apparisce dagli scrittori latini ). Tra gli anni S27 e 565 due monaci Perslani veniiti da Sermida , paese dei Sei-es ( e da quesd popoli appunto che dal Serico trassero il nonie , 0 al Serico lo diedero , avrebbe forse dovuto V autore pigliare le piii antiche notizie di quel ramo d'industria e di traffico), i quali sino a quel tempo avevano soli posseduto il segreto dell'educazione dei bachi da seta e della preparazione della seta medesima ( il che ne pure pub asserirsi , se la seta veniva in Roma daW Abis- sinia), portarono a Costantinopoli una certa quantita di questi insetti (0 piuttosto delle loro uova 0 della loro seniente), che essi avevano pigliata fnrtivaraente e nascosta in un ])astone forato. Da questi bachi discendono tutti qnelli del- I'Europa e dell'Asia occidentale. Sotto la direzione di questi due monaci il greco imperatore fece stabilire a Costan- tinopoli la prima fabbrica di seta : a' tempi di Procopio le stolFe degli ordinarj colori costavano sei monete d' oro per ciascun' oncia, e sino a 24 le stoffe del colore (pur- pureo) che allora chiamavasl reale. L' imperatore ne aveva usurpato il monopolio , il che fece grandissimo torto al traffico delle antiche citta di Tiro e di Berito ( che dunque anch' esse preparavano la seta), dalle quali parti un gran numero di operai, che andarono a portare Tindustria loro nella Persia. (*) Crediaino bene di nuovaniente avvertire die nostre sono le parole in carattcre corsivo e cliiuse tra parentesi. PARTE ITALIANA. 283 Neir anno 85 1 tutti i Cuiesi vestivano abitl di seta: nel 947 i paesi situati intorno al mar Caspio, e niassi- mamente qaello di Meiu ed il Corassan, prodnssero in abbondanza una seta di eccellente qualitk , della quale si fecero stofFe operate e broccati d' oro. Fnio al 1146 non vi avevano fabbriche di seta se non nell' impero Bizan- tino , e le stofFe provenienti dalla Grecia erano tanto rinomate per la loro rlcchezza, come per la loro eleganza; ma il re Jiuggiero di Sicilia , avendo saccheggiato le citta di Tebe , di Atene e di Corinto , oltre un ricco bottino porto via ancbe un gran nuinero di fabljricatori di seta , coi quali fondo alcuni stabilimenti in Palermo. Essi istrui- rono i Siciliani , i quali tanto approfittarono dei loro inse- gnamenti , clie scorsi appena vent' anni le stofFe della Sicilia agguagliavano quelle della Grecia ( Qitcsto non e che un cattU'o abbozzo riguardo all' Italia , la quale tuttora e man- cante di una storia compiuta delle sue seterie , che pure riu- scirebbe importantissiina ). Sembra che in Inghilterra si Facesse commercio di seta sino dal secoloXIII. Marco Polo parla delle Fabbriche di seta della Georgia, della Persia e di Bagdad. L'ltalia ne aveva certamente nel XIII o almeno al cominclare del XIV secolo: le FabVjriche di Lucca sembrano essere state le piu antiche {se pure non erano quelle di Fisa); ma la citta di Lucca, essendo stata saccheggiata nel i3i4, perdette le sue fabbriche , i cui operai si sparsero nel rimanente del- r Italia. I Bolognesi erano i soli che possedcssero 1' arte di filare la seta, e sino al secolo XVI i Modenesi ei-ano obbligati a far filare da quelli la loro seta. Gli storici italiani, impegnati ad esaltare T opulenza che regnava in Genova nel secolo X , narrano che in quell' epoca mille Genovesi, tutti con abiti di seta , recaronsi a compllmen- tare il Papa, che di la passava recandosi ad Avignone. Nel 1455 il governo inglese , bramando d' incoraggiare questo ramo d" industria , vieto per cinque anni qualunque spe- cie di stofl'e di seta , eccettuate le cinture di Genova ^ nel 1482 quella pvoibizione Fu prorogata per altri quattro anni, perche le seterie straniere avevano ruinate le Fab- briche del paese. Nel i5c4 si pubblicarono nuove proibi- zioni , dalle quali si raccoglie che non si falibricavano allora in Inghilterra stofFe in pezze come al presente si costnma , ma semplicemente nastri. 284 APPENDIOE Solo tra gli anni iSai e 1546 alcnnl Milanesl pas- sati in Francia vi stabilirono le prime fabbriche di seta, le cui procluzioni noii tardarono a figurare su le piazze inercantili delP Enropa : non fiorirono tuttavia le fab- briche di SPta francesi se 110a sotto il regno di France- sco I. Nel 1554 il governo inglese vieto sotto pene rigo- rose a tutti i domestici il portare oniameiiti di seta ai lore cappelli o alle legacce delle lore calze ^ i padroni furono obbligati a congedare nello spazio di 1 5 giorni tutti quelli tra i loro domestici che contravvenissero a quella legge, che pero Giacomo I non tardo molto a ri- vocare. GT incoraggiamenti dati da Enrico IV a questo ramo d' industria accelerarono di molto 1 suoi progress!. Giacomo I gai-eggiava in questo col re di Francia; ma se egli introdusse in Ingliilterra belle fabbriche , non pote gia riuscire ad introdnrvi F educazione dei bachi da seta ( Veggasi I' aj)pendice a questo articolo. ) Nel 1629 1 fabbricatori di seta formavano gia una delle corporazioni delle arti a Londra. Nel i63o il re fu obbli- gato a vietare ai tintori inglesi di servirsi di certe droghe le quali , rendendo piii pesante la seta, ne guastavano il titolo (^trattavasi forse non tanto clella tintura, quanto clella cost delta cottura o del purgamento della seta ). Si raccoglie da un atto del Parlamento, che le fabbriche di seta in Londra occupavano nel 1661 piii di 40,000 persone. Nel 168 1 la Compagnia del Levante lagnavasi che quella delle Indie introducesse sete crude e stoffe , e nnocesse alle fab- briche del paese ed al trallico : dalla risposta della Com- pagnia ben si scorge che una gran parte delle stolFe di seta traevasi dalla Francia. La revocazione delF editto di Nantes fece passare ia Inghilterra e in Irlanda piii di 70,000 francesi protestanti, tra i quali trovavansi moltissiuii falibricatori di seta, che si stabilirono a Londra e nei sobborghi di quella capitale , e vi fabbricarono tutte le specie di stofFe che sino a quel- r epoca si erano fatte venire dalla Francia. Quindi il go- verno inglese ad oggetto di favorire la loro industria proibi r importazione delle seterie straniere. Da quell' e- poca in poi le fabbriche inglesi si perfezionarono in modo che nel lySo preferlvansi anche in Italia le stoffe di seta inslesi a tutte le altre. PARTE ITALIANA. 285 Nel 1760 r importazione della seta cruda giunse a 23a, 3 55 lire sterline ;, ma di mano in maiio che le fabbriche si per- fezionavano , si videro formarsi compagnie di lavoratori di seta che piii volte iiiquietarono il Governo, e che nell" ot- tobre del 1769 vennero persiiio alle niani coUe truppe reali, cosicche il sangue si sparse dall' una e dall' altra parte. Dal 1786 al 1790 1' importazione della seta crebbe sino al valore di 5,6o3,3i3 sterline, che pagarono 1,309,21 5 lire sterline di gabella , e il valore delle stofFe di seta e di mezza seta esportate giunse quasi a 2 milioni. Dall' anno 1819 al 1823 r importazione fu del valore di 12 milioni sterlini, che pagarono piii di 3,354,ooo lire sterline di dazio ; e 1" esportazione giunse sin quasi a 2 milioni e mezzo. Questo traftlco si e ancora esteso dopo il 1824, epoca nella quale vennero diminuite le gabelle; ma questa diminuzione medesuna ha prodotta un' importazione tanto copiosa di seta cruda e lavorata , che i manifatturieri sono stati costretti a sospendere 1 lavori. Conviene osservare altresi che tutte queste notizie sono tratte da relazioni officiali, e che per conseguenza esse non possono indicare la prodigiosa quantita di seta che ogn'' anno si fa entrare per mezzo del contrabbando^ abuso che tuttavia non ha potuto nuocere ai progressi delle fabbriche di seta nell' Ingiiilterra. Questo e un fatto as- sai importante e che merita particolare riflessione in questo momento in cui molti sembrano dubitare che la nuova per- missione d' introdurre seterie straniere , pagando soltanto una gabella di 3o lire sterline per quintale , non porti seco la ruina delle fabbriche dell' Inghilterra; ma se 1' at- trattiva che il divieto prestava all' introduzione delle stofFe straniere per contrabl^ando , non ha potuto a quelle fab- briche arrecare alcun pregiudizio ; come mai potra cre- dersi ch' esse possano venirne ruinate allorche quell' at- trattiva piii non sussiste? (^JVouv. Ann. des Voy., t. 3o ). ( E questo U luogo di far inenzione di. un opuscolo di un nostra concittadino intitokito : Sul progetto di ottenere bozzoli da seta in Inghilterra, Osservazioni di Carlo An- drea Locatelli , commissionario in sete. Milano, 1826, dai tipi di Giovanni Bernardoni in 8."==: Quest' opuscolo e fatto per rassicurare gl' Italiani e liberarli dal tiinore che I'industiia inglese giunga ad ottenere in quella regione bozzoH da seta. JVota C autore die sotto il regno di Giacomo I verso l' anno 2i86 APPENDJCE 1620 si pensb ad introdurre in Inghilterra la coUivazionc dei gcisi , ma pucid aiuii , come dice il Locatelli , bastarono al disitiganno , malgrado le promcsse dei fisici , t' incoraggia- mento dei ministri e le cure piii sollecite dei negozianti. Si rinnovb quel disegno al principio dello scorso secolo , e dal Governo con reale patente del 17 18 /it secondato certo Ap- pletree , che siiggerito c promosso lo aveva ; ma a dispetto delle sollecitudini e delle grandiose spese di una societa a quell' uopo fbrmata , non si ottennero se non che bozzoli mi- nori di wia meta dei nostri in volume, e una seta grosso- lana , di cattivo colore e non lucida, e caddero di nuovo i progetd serici. L' autore esterna quindi i suoi dubbj su la riuscita dei tentadvi, che i fogli inglesi dello scorso anno annunziavano rinnovati; e mostra che la natura, avendo data ai diver si paesi diver sa indole difertditd, e quella stessa cite alia nazione inglese oppone a questo proposito i suoi elcrni decreti ^ ncl che si accorda perfettament.e anche il sig. Mo- reau , dicendo che Giacomo I riusci ad introdurre nelV In- ghilterra le fabbriche , ma non I' edncazione dei bachi da seta. Noteremo di passaggio che I' Autore italiano crede nell' Italia introdotta non prima del VI secolo la preparazione della seta, bench e si a fehcis^mi vi germogliassero da gran tempo i gel si ,• ch' egli fa progredire gradatamente la miseria o nullita , come egli scrive , de' gelsi , dei vermi e dei bozzoli , a misura che dalla linea equinoziale ci andiamo scostando , cosicche imitili riuscirono i tentativi d' introdurre quella coltivazione al di Id del 46° grado di latitudine ; cli" egli espone i pericoli che nella irregolaritd delle stagioni si corrono anche in Italia ; accenna T inut.ilita dei tentativi fatti dal sovrani della Russia , della Prussia, della Sassonia, del Virtemberghese e del Magonzese ; conchiu'le finalmente che la seta itaUana sara sempre cara agli speculatori che ne conoscono la bellezza privilegiata , e finisce col dare importanti ricordi ai coltivatori italiani , af" finche non si ad.dormentino , come egli dice , su di un letto di rose, ma si studino di mantenere e perfezianare in ogni modo questo importantissimo ramo d industrial . PARTE ITALUNA. 287 Sqnarcio dl lettcra del cav. T. Montjcelli ^ presidente delV Istituto d incoraggiamento , ecc. ai Direttori della Biblloteca ital. — Nnpnli, 2 maggio 1826. N< Ion prima di jeri ho potuto leggere 1' estratto del Prodromo della Orittognosia vesuviana che avete avuto la compiacenza di fare stendere e pubblicare nel quaderno di dicembre della Biblioteca italiana, che fece gran pla- cere a me e al signor Covelli mio collaboratore : ve ne rendo a nome comnne i piu vivi ringraziamenti. Nel pubblicare il Prodromo io credei necessario di in- serire in esso un foglio di addizioni , che credo non vi sia giunto , e che percio vi acchiudo , pev farvi conoscere che nel Vesuvio si sublima e cristallizza il rame in forma di ossido o deutossido. Ed or che si pno scendere nell' in- tern© del cratere, vi si trova altra sublimazione di un bel- lissimo bleu cupo d' indigo la quale al rame certamente ap- partieue ;, e potrebbe essere il carbonato , coiigiunto pero a qualche alcali o terra ^ perche non si scioglie nell' acido nitrico se non a caldo , e non interamente. Altro fenomeno finora inosservato si presenta nel cratere , ed e che nel fango di alcuni fummajuoli schiudonsi ad alta tempera- tura degl' insetti volanti , microscopici , i quali si man- tengono intorno al luogo nativo, e vi svolazzano a sciaml in gran copia. De' quali due fenomeni da me avvertiti , io spero che saranno fatte tutte le osservazioni analoghe , perche il marchese Rufl'o, a rnpporto del professore Piaz- zi 6 mio , dark de' snssidj al signor Covelli per visi- tar quante volte bisogna il cratere , e per farvi tutte quelle osservazioni che vi si potranno praticare con istro- menti ecc, non potendo io per 1' eta soflrire si spesso r incomodo di ascendere sul cratere , e dimorarvi lunga- mente , come fa d' uopo per sorprendere la natura. Io sto preparando una lunga appendice al Prodromo , perche T ultima eruttazione ha presentate diverse cose me- ntevoli di attenzione, e moke di nuove. Sto ancor lavo- rando intorno alia parte geologica della mia collezione. R. GiRONi, F. Carljni e I. Fumagalli, Direttori ed Editori Mllaiio , dalV I, R. Stampcrla. Pubblicato il di 8 luslio 1826. Ossen azioni meteor ologlche facte all'I. R. Osservatorio dl Brera, M A G G I 0 1826. 1 Mat T I N s 2 0 c s > Q4 A. Stato del cielo. n < S ERA. V 6 1 § a Stato .- ~S ^^^ cielo. c 6 < 0 hi — < V ■^ § r~ rS Si ■^ 2 N 0 <3 s 6 4i n! S V S < 's poll lin. 0 poll lin. 0 I 27 7>9 + 8,5 N 0 Ser. neb. nuv. 27 7.(' + i5,6 0 Ser. neb. ser. 2 27 8,0 + 7,7 0 Serene. 27 7,^- +14,8 s* Sereno. 3 a7 g,o + 8,5 N 0 Nebb. ser. 27 8,6 +14,4 s Ser. nuv. ser. 4 27 8,6 + 9,3 N Ser. nebb. 27 8,6 + 12,5 0 Nuv.piog.nuv. 5 27 7'0 + 8,3 E, Pioggia. 27 7,0 +12,0 s Sereno. 6 27 6,2 + 6,6 s 0 Ser. nebb. 27 5,8 + i3,5 E...8 Neb. nu.piog. 7 27 6,2 + 8,7 S 0 Nu.pio.nu.rot. 27 7,2 + l3,2 SO..E Ser.nuv.piog. 8 27 7>« + 8,3 0 Nebb. ser. 27 7.8 + i3,8 s 0 Nuv. ser. 9 27 8,0 + 9,0 0 Ser. nebb. 27 7.7 + i5,8 s 0 Nuv. piov. ser. lO 27 8,0 ■*"IO,0 N Neb. ser. nuv. 27 7.7 +14,5 N 0 Nuv.teni.piog. ij 27 7.B + 9,3 0 Ser. nebb. 27 8,0 + ■5,4 s 0 Ser,.teni.piog. 12 27 8,8 + 289 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. / Lombardi alia prima Crociata , Canti quindici di Tommaso Guossi. — Blilano , 1826, coi dpi di Vincenzo Ferrario. lilcmii hanno detto che il Tasso restringendo la sua azione nello spazio di poche settimane perdette una gran parte di quell' interesse che avrebbe destato allargandosi a piu estesi confini , per comprendere nel suo poema un maggior numero di avvenimenti: e forse fu in conseguenza di questa osservazione , die il Grossi diede principio a suoi Quindici Canti da quaudo , presa Nicea , T oste innumerevole dei Crociati Verso Andochia spensieratamente Traea per una via fiera , inusata. Ma primamente diremo che 1' epopea del Tasso e ricca di tanto interesse , che non potrebbe parer ra- gionevole il domandarne di piu da qualsivoglia com- poniniento. Poi, con questo argomento, ciascun poema dovrebbe sempre narrare al par della storia tutta intiera un azione , invece di eleggerne soltanto la parte piii interessante e piii acconcia alia poesia: e noi potremmo fare al Grossi il rimprovero die altri fece a Torquato. E veramente se egli avesse cantata BibL Ital. T. XLir. ' i9 290 I LOMB.\RDI ALL4 PRIMA. CnOCl/VTA , la presa di Nicea, il suo poema avrebbe avuto uno s})lendido coniiiiciamento , dove la grandezza della c.itta , il carattere e la fiiga di Solimano , la prigio- nia della moglie e de' figliuoli di lui gli mettevano innanzi una materia assai anipia di bellissima poesia. Ma iioi non gli moveremo per certo qucsta censura ( sebbeiie potrebbe farsi coa piii ragione a un ro- niantico sciolto da ogni legge di unita o misura), perche le cose narrate ne' Quindici Canti del Grossi gia sono tante , clie se fossero tali da sperarne un vero interesse, sarebbe fuor di ragione il non istarvi contenti. Osserveremo piuttosto , come I'm da questo principio il Poeta dipingendoci i Crociati che viag- giano speiisicratainejite verso Antiochia, ci da di lore un idea assai svantaggiosa , la quale poi si fa troppo piu grande quando ci dice che , fallita la strada e venuti ad un precipizio, invece di far alto, prose- guono il difficil senticro , e urtandosi , come farebbe un esercito dal nemico incalzato , od una moltitu- dine die corresse al bottino, cadono in gran nuniero nel sottoposto torrente, Fra i caduti avvi Gulliero ii2;Iiuolo di Arvino , il quale poi sconosciuto e rac- colto da suo zio Pajiano, die di Fior di malva^i, erasi fatto abitator penitente di un antro. Se Arvino avesse mandato alcuno in traccia del proprio iigliuolo, sic- come e ben naturale che un padre doveva fare , per riaverlo o vivo o morto, f uonio della caverna sarebbe stato scoperto, ed era tolta ogni occasione alia parte pill bella di questo componimento: ma essendo pia- ciuto al Poeta di attribuire ad Arvino qucsta negli- genza die a noi pare gravissima , Gulliero portato da Pagano nelf antro, e quivi riavutosi , gli racconta come avessero origine le Crociatc , quali popoli si fossero armati, quali gestc avesser gia operate quan- do giunsero al mal passo da cui egli era caduto. Noveranda i popoli che s' armarono egli dice : Pier dc' Selvaggi e quel da Cortesella Sangue di prodi, Reginerio e Oldrado , Ardico c Otton Viscontc che ft hclla CA.NTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. 29 1 La nostra nominanza appo Corrado , La croce e il wto assunsero, fra quella Turba i prinii di cor come di grado ; E il corrector delle Lomharde squadre Arviii da Ro , die tal detto e niio padre. E siccome questi nomi son quelli die si trovano rammentati dal Fiamma , cosi pare die si possa con buona ragione afferniare , questa esserc stata la scorta a cui il Poeta voile afiidarsi , quantunque gli storici pill accreditati, ai quali iion pote essere ignota, r abbiano trascui-ata. Questo racconto fa manifesto a Pagano dii sia il narratore , a cui da quindi un Arineno die il guidi al campo de' Cristiani , e accomiatandolo lo saluta per nome. Se lie maraviglia Gulfiero , e lo domanda deir esser suo , ed esso risponde : Mi rifiuta La gioja di seguirti il mio peccato: A tuo padre dirai , die lo saluta Un Lomhardo die il figlio gli ha serbato , Un die abbracciarlo auiicamente spera Anzi die sia per lui I' ultima sera. Air Arnieno poi fa comandaniento , die venuto al campo dei Franchi , cerclii di Pier \ Eremita , e gli dica die quel Lombardo , il quale per consiglio di lui abitava lungi dal mondo nella Bocca delle prede , lo scongiura a scioglierlo dal voto , affinche possa iinirsi ancli' esso ai Crociati. E volendo dare alf Ar- meno i coiitrassegni ai quali potrebbe conoscere 1 Ere- mita , gli dice , secondo le parole di Guglielmo di Tiro {pusillus^ persona contemptibilis , etc.). Ivi in un pusillo troverai , la guancia Sinunto , d' eloqido e d animo possente. Posti poi in cammino Gullicro e Y Armeno , cpiesti domandato dice al conipagno quel tanto ch' ei sa deir uomo della caverna , dando principio alia sua uarrazione coUe seguenti ottave: La prima volta Ch' io costui vidi , ed e gid lunga etade. 29'i I I-OMBVRDI ALLA PRIMA CROCIATA , Fu a Solinia ; iiel mezzo clella folta A piii nudi ei correa per le comrade ,• Tolto il mantel^ la tunica rivolta Gill dalle spalle ai lombi gli decade ; E una turba di servi intanto il viene Pel dorso flagellando e per le rene. Tal egli V Oliveto e il vicin monte Dal sangue di Gesii santificato ^ La strada dolorosa , il sacro fonte , La colomLa e la casa di Pilato Visita ill mezzo alle hestemmie e all' onte DeW infedel che alteramente annato , Fastoso di harharici cavalli L' una e il sospinge per gli angusti calli. Non crediaino di errare afferniando che questi versi vanno fra i migliori di tutto il poenia ; e solo e da osservare che la descrizione di questa periitcnza trovandosi poi ripetuta nei primi cinque canti perde non poca parte del sue effetto. Alcuni dissero ancora che se GuUiero nella grotta, quando vide TArmeno parlare a Pagano Porse V orecchio alle parole attento , Ma intender non potea V estraneo accento ; lion puo concepirsi come oi'a parli si a lungo con lui e lo intenda si bene. E certo il Poeta avrebbe potuto evitare assai di leggicri di far nascere questo dubbio , il qnale per altro non era degno di quello scherno a cui ha data occasione , quando non e im- possibile che un Armeno parlasse anche la lingua di Gulfiero. La censura sarebbe piii vera , e il riso di alcuni critici sarebbe stato meno indiscrete, se GulHero dicesse nel viaggio tai cose da cui paresse avere in- teso il discorso dell' Armeno coll' uomo della caver- na. Del resto la narrazione di questa guida con quello che poco do])o iie lacconta Giselda a SoHa sono la piu Ijella parte del carattere di Pagano , percho ci rapprcsentano quel misto di superstizione e di delitti di cui quell eta fu si pieiia. Dopo quella pubblica penitcnza di che I'Aimeno igaora la cagione, CATTTI QUINDICI m TOMMASO GROSSI. 298 esso e Pagano viaggiarono V Africa e la Palestina , tinche Pagano Frese dlfin di ristarsi e por sua sede In una cava del Taborre al piede. Quivi it lasciai : d' ampia merce cortese Ei m era , e patto fa tra noi fermato , Che da quel di volgendo il sesto mese L' avrei nella sua grotta visitato. Voce corse frattanto in quel paese Del novo penitente ivi arrivato, E d' ogni parte a riverir I' ignoto Correa V oppresso popolo devoto. Pagano menava allora una vita da verace penitente. Passa ei le noni in cahle preci e in pianto Al lume d' una povera facella. Sonar fa il giorno di devoto canto Interminato la petrosa cella , E per le membra denudate intanto A due man crudelmente si fiagella ; JVe d' altro che di poca erba che nasce JVelle pianure d' Esdrelon si pasce. La fama della sua penitenza si diffonde ; viene in concetto di santo ; gV infelici , i nialati , gli ossessi ricoiTono a lui : Vasi gli apportan simulacri e bende Che col toccar miracolosi ei rende. In si aka fama di virtu , prosegue a dire T Armeno , io lo trovai quando feci ritorno alia grotta: ma una donna venuta a pregarlo di guarirle un pargoletto coUa virtu della sua parola, fu cagione che abban- donasse quelf antro. Senti , mi disse , il del comanda , o figlio , Ch' io fugga questo loco che m' e reso Loco di prova e di mortal periglio •■ Essermi guida assenti al vagabondo Che imprender vo' peregrinar secondo ? Ma partiti trovano una posta di assassin! che ten- tano di uccider Pagano per conservarne fra loro il corpo reputato santo. Pagano uccide uno degli 294 r LOMBVRDI ALLA PRIMA CROCIATA , assalitori , mette gli altri in fuga e procede nel suo viaggio in compagnia dcU' Armeno , il quale continua dicendo : Si feroce livor , rabbia si acerba Arde nel mio Signor contro l' arclita Ntmica di Gesu scliiatta supcrba Ond' e la santa Palestina attrita , Che la vista d' iin rio die fedc serba Al bugiardo prof eta , al sangue invita Tosto quel petto generoso , audace , Che a vendicar di Dio V onte si piace. E ogni volta che in loco ermo deserto Soletto un discendente d' Ismaele Gli si fu innanzi nel viaggio offerto , Lo assnlse avidamente , e I' infedele Spegnendo , si recava a maggior merto Quant' era piii in que' barbari crudele. Ma pur senipre da immagini spietate Padroneggiato , sbigottito , afflitto, Fantasticando sulle cose andate D' ciltro ei non parla che d'un suo delitto: e questo delitto , che viene poi raccontato da Gi- selda , conduce Pagano a sempre piu austera peni- tenza, non mai disgiunta peio dalla piu cieca super- stizione. 11 perche poi in Barutte , avendo doinandato indarno una reliquia , non credette indegna cosa il procacciarsela coUa violenza : Perche furente , i mansueti avvisi Abbandonando , irruppe imperversato Nel santuario e i sacerdoti uccisi E di strage I' altar contaminnto Furb una ciocca di capei recisi Dal Santo pur col brartdo insanguinato , Poscia notturno e tacito scomparse Corso in Gerusalemme a ricovrarse. Quivi Pier TEremita gli persuade di ritrarsi nell' au- tre , in cui vivc con voto di non uscirne. Con questo dire i due viaggianti pervcngono nelle viciuauze di Antiochia : CANTI QUINDIGI DI TOMMASO GROSSI. 2()S Brutto I' angusto tortuoso calle Di fresca si vedea strage latina: Di tronche membra sparsa era la terra E d' armi usate dai Lombardi in guerra. Chi non attende die il biion Gulfiero a tal vista dica una qualche generosa parola sovra i morti compagni? II Poeta invece gli pone in bocca una hreve e di- rerao anche una fredda apostrofe alia citta d'Antio- chia die gli si para dinanzi, e cosi lo fa entrare nel campo cristiano e nella tenda di Arvino suo padre. Sedea tra suoi fedeli egli a consiglio E principi e baron gli eran da canto , Quando dinanzi comparirsi il figlio Si fu vlsto , che morto avea gia pianto. In pie stupido surse , incerto il ciglio In quel volto intendcndo aniato tanto ; Pol s' assise ignorando che si faccia E tremanti ver lid tendea le braccia. Ma se Arvino da Ro era quel Giovanni piii volte da noi accennato , banderajo o capo se vuolsi dei Milanesi senza dubbio piccolissima parte della Ci'o- ciata , come niai sedeva a consiglio tra principi e baroni? Cio converrebbe a Goifredo che in quell' im- presa fu il piu potente e il piu venerato , ed era principe egli stesso e capo di forse ottanta mila sol- dati. L' atto poi in che lo descrive il Poeta all' ar- rivo di Gulfiero ci sembra piu presto manierato che aiTettuoso ; perche senza necessita non ci pare buon consiglio rinunciare al vantaggio che ha la poesia sopra la pittuia , di poter aggiungere \ espressione delle parole a quella dei niuti gesti nelle piii deli- cate alfezioni dell' anirao. II poeta dee , generalmente parlaiido , cercare che le sue inimagini siano anche materia di bella pittura , ma poi gli conviene trion- far su quest' arte col mezzo potentissimo della parola. Arvino da a Gidtiero la trista nuova che Giselda gli fu tolta dai nemici , narrandogli com ei con le sue genti Trascorrendo la terra saracina 2()6 I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA , Messo dal campo a predar blade e armentl Di die ha penuria oinai V oste latina , Venisse in una valle da possend Neniici aggresso con si gran ruina , Che rapita la figlia nella rotta Cattiva in Antiochia era condotta. Dove cade in acconcio di osservare Y incongruenza che questo Arvino , il qual siede a coiisiglio tra prin- cipi e baroni suoi fedeli , vada, anzi sia inviato dal campo a foraggiarc ; ultimo per avventura tra gli ulici guerreschi : oltre die gia notammo come sa- rebbe prova di pocliissimo accorgimento 1 aver con- dotta con se Giselda in si dubbia sj^iedizione. Gulfiero giura di bberar la sorella: narra i suoi casi ad Arvino , il quale La fulgida dal fianco dipartita Spada che a lui dai grandl avi discese , Di patrio fabbro lavorio stupendo , ';!;.;•• Iji man la pose deW Arnien , dicendo : Jiiedi , e alf ignoto tuo signor la mesla Gioja d' un padre di tre figli orbato . .. E r esultar del campo inanifesta In veder salvo questo capo ainato ; \ E accennb il figlio, e proseguia: gli attcsta Come tu vista m' hai tormi da lata Con le mie proprie man cotesto hrando Che di fraterno amor pegno gli niando. Primamente questa espressione di fraterno arnore c qualche altra che per brevita non si accenna, lasciano in dubbio se Arvino siasi accorto o no che T ignoto della caverna e Pagano, Poi i giandl avi da cui discese il brando in Arvino ( sia pure costui anche Giovanni da Pio ) e il lavorio stupendo di un fabbro di queir eta e di quel paese , ci scmbrano esagera- zioni inopportune per aggrandir sopra il vcro questo capo di pochi militi , a cui non poteva certo traspor- tarsi r idea di quello scettro che ci descrisse Omcro. Frattanto e venuta Y ora in cui Arvino dee por- tarsi al campo dei Frauchi per ascoltare gli ani- basciadori CANTT QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. 297 Che ai capitani e all' alta baronia Delia crociata , Babilonia invia. Qui si radunarono Boemondo , Ademaro , Goffredo e tutti gli altri priiicipali del campo; Ma fra tanto sertato e si solennc Sol r eremita Pier qui non convenne. II discorso di questi ambasciatori e la risposta clie lie ricevono da Arvino , vengono naturalmeiite in con- fronto coi discorsi di Alete e di Goffredo , e colla au- dace ma generosa disQda di Argante : e il non avere evitato questo paragone, come non pare buon testi- monio della nota umilta dell'Autore , cosi non torno neppure di grande onore al suo ingegno. Mold erano forti , che venuti alle prove con Ercole non gli sep- pero contrastar la vittoria neppur di un momento ; e questo doveva accadere al Grossi venuto in cosi aperto confronto col Tasso. Ma lasciando questo in disparte , perclic mai Arvino solo risponde ? E nel campo dei Franchi, alia presenza di Goffredo parla un Lombardo, die certo e di fama e di potenza do- veva esser fra gli ultimi capitani crociati? Se questa circostanza fosse storica spetterebbe al poeta il giusti- ficarla in qualche maniera: essendo ideale , non cre- diamo che possa trovar difesa di sorta. Intanto Giselda venuta in man dei Pagani era stata condotta al serraglio di Acciano signor d'Antiochia, Come alia cava di montan diriipo Tremante agnella si strascina il lupo. Quivi da principio le fu conforto la pieta di Sofia moglie di Acciano ; la quale , cristiana e prcsa in guerra come Giselda , venia spesso alia stanza di lei , e la tolse ad amar come fi2;lia. Con Sofia vi coiive- niva pur Salaflino suo figliuolo, giovinetto leggiadro e valoroso , a cui la bellezza e la virtu di Giselda non furono lunga pezza indifferenti. Bellezze allettatrici e invereconde Vista egU avea menar tripudio e festa. Ma una belia smarrita die s' asconde ar>8 I LOJTRARDI ALLA rRIMA CROCIATA , Sotto al vel del dolor timida e oiiesta. Nova nel giovin cor segreta infonde Una cura soave e pur molesta, Un desiderio d' asciugar quel pianto , Di restar sempre all' infellct a canto ' Quanto di generoso e di virile Fra il novellar d' avidi crocchi apprende Di fiamma emulatrice il giovanilt Fantasdco pensicr tosto gli accende ; Ma un nan so die di molle e di gentile Sui sogni deUa gloria anco si stende , E sente come ancli essa alfin gl' incresce Se un immagin d' amor non gli si mesce. Alcuni di questi versi gia ftin conoscere clie Y Au- tore entra in quella materia clie piii e conforme al suo ingegno. Sofia accoglie una vana speranza clie r amore di Saladino per Giselda possa fesser cagione di condurlo alia fede cristiana ; e pcro lontana dal- r opporvisi , gli da mano fin dove Y onesta lo con- sente. Saladino gia preso fortemente d' amore , vien doraandando soventc de' snoi casi la prigioniera : Ella 5 pill volte supplicata , il vago Talento alfin del giovane fe' pago. E qui Giselda narrando la rivalita e Y inimicizia di Arvino e di Pagano , e i delitti di quest' ultimo , c le pubbliche penitenze seguitate poi da piii gravi delitti , e la sua fuga in compagnia di Pirro ( dal Grossi detto scudiero di Arvino ) , dopo di che non s' udi piii notizia di loro , compie la pittiua di quella parte del carattere di Pagano che noi ab- biamo lodata , siccome vivissima immagine della su- perstiziosa barbaric di quell' eta. Quanto al suo pelle- grinaggio, gli dice esser questo un voto della madre, e Qui dei fratelli seguitb narrando A cui la madre in guardia pur la dicde ; Disse di Eeginaldo e del nefando Suo rinnegar della verace fede ; Mti di Gulfier la morte rimembrando -■' ( Pero che morto la fnnciuUa il credo ) CA.NTI QUrNDICI DI TOWTMASO GROPSI. 2()9 Al pianto che le scoppia il fren discioUo Tra le man bianche si celava il volto, Cosi vivea Giselda quando un giorno le apparve Saladiiio armato, E in modesto d' amore atto cortese Da lei comiato e dalla madre prese. La madre tenta distorlo da quell' ingiusta guerra : Muto ei la man le stese , dolcemente Guardb Giselda e sparve qual baleno. Die in un pianto dirotto la dolente Vergin correndo delta madre al seno. Era il perigUo della propria gente Che a tamo affanno disciogliesse il freno? . . . O quel del lor nemico ? . . . Ahi ! la ritrosa II cor segreto interrogar non osa. Rimasta sola Giselda i-agiona seco medesima del suo amore e delle sue speranze. Alcuue cose ci parvero troppo comuni e dette con poca iiobilta; alcune al- tre ci sembrarono degne del Grossi, fra le quali notercmo le seguenti ottave : Oh ! se doman destandomi fermata Mi dicesser la pace, ed ei venisse Al mio letto , e la fronte disarmata Alle sante acque di salute offrisse ; Poi per man mi traendo invidiata Ove i Lombardi le lor tende han fisse , Al padre i suoi tesor , la generosa Schiatta mostrasse , e mi chiedesse sposa ! Salutata Sionne , e sciolto il voto , Ed ei verria con nosco in occidente : Maravigliata di quel vago ignoto Per la mia terra chiedera la gente: Chi e il leggiadro giovane devoto Che al tempio con Arvin convien sovente? Lo sposo di Giselda , un che da' rei Culti s' e tolto di Macon per lei ... . Saladino nello scontro a cui corre s' abbatte in Gul- liero , ed avendolo per case in sua balia , ne il fe- risce ne il fa pur prigioniero , conosciutolo all' armi ed alle fattezze per uuo della casa di Arviuo ; azione 30O 1 LOMBARDI ALLA PRIMA cnOCtATA , che a noi pare, come dicenimo, la piu bella di tutto il poema, e che gli guadagna intcro I'amor di Giselda. Pagano intanto stava nell' antro aspettando I'Ar- mcno che a lui tornasse col permesso di Pietro di iiscire dall' antro ; concetto espresso al parer nostro con poca felicita in questi versi : II messo attende che la rwerita Parola rechera dell' Eremita. L'Autore, per darci sempre piii \ idea dei pregiudizj di cpiella eta, snppone che Pagano quasi tentando la divina possanza ad alTrettare 1' arrivo del suo messo dica fra se medesimo : Non fia Ch' esca a guardar s' ei spunta pel sentiero Se detto quattro i'olte non ho pria , E sempre flagellandoini , il saltero ; e soggiunge : Ma fugge a poco a poco e si disvia Dal pio concetto il fervido pensiero ; E mormorando la parola usata, Di se non conscio esce all' aperto e guata. Ma il carattere di Pagano per questa parte gia e starapato nell animo de' leggitori senza che v' abbia mestieri di simili minutezze , le quali piu nuocono al poema per la loro bassezza , che non gli gio- vino con quel poco di verita che aggiungono alia pittura del pcrsonaggio. Ed ecco intanto arrivar 1' Ere- mita il quale narra a Pagano, prostratosi quasi per adorarlo , ch' egli s' e fatto reo di troppa superbia nel cospetto di Dio, e che percio caduto nella sventiira e ingiuriato e spregiato, era fuggito dal campo. In questo discorso s' ode scuoter la porta : esce Pagano, e trovando Tancredi che viene per castigar I Ere- mita dcUa sua f uga , si azzulTa con lui , lo prende attraverso i lombi , e minaccia precipitarlo nella vo- ragine , quando Pietro accorre , e fa ristarlo da cpiel- r ecccsso. Noi abbiamo gia detto che c[uesta Pruva di valore aggiunge non poco pregio al carattere di Pagano , ma pur diremo che il Poeta non dovea CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSl. 3oi jiermettersi im' invenzione si oltraggiosa al valore istorico di Tancredi. E quasi s' accresce lo sfregio dalle parole in die Tancredi poco dopo prorompe, afFer- rando T Eremita : Qual terrena Forza , gridb , ti scamperia , codardo , Da qiieste mani , se non fosse il mio Cruccio temprato di un pensier di Dio ? Perche queste parole al cospetto di Pagano cambian Tancredi in un eroe bernesco : e il lettore non sa persuadersi ch' egli, ancor rotto dalle percosse di Pa- gano, osi nell' albergo di lui insultar T Eremita e di- chiararlo proprio prigioniero. Che clie ne sia, Pietro riconosce in Tancredi un inviato da Dio , e si dichiara suo servo : Ecco che mi ti dono e della mia Indegna vita qual tu vuoi , tal sia. Ma appena cio detto , sorge improvviso , ed ecco grida ecco il nefando Arbor ruina al furiar de'venti! Gia dell' Eterno I' infocato brando E alle radicl languide squaUenti ■■ Ecco si sveglia in sull' arena ignuda J I sacrato lion, forza di Giuda. Orrida di cadaveri ogni via Di pianto risuonar odo Sionne ; Fuma il sangue dell' empio . . . Oh ! non vi sia Pei bamboli pietade e per le donne : Pill accetto dell' incenso che salia DaW altar sacro per le man d' Aronne , Quel suono ascende dell' Eterno al trono E adempie la ragion del suo perdono. Oh ! chi se' tu ? . . . Qual lampo da quel visa Qual luce esce di morte e di paura? . . . Un cherubin non sei del paradiso Sceso alia strage d' esta razza impura ? Questa subita visione onde V Eremita sfugge al pe- ricolo in cui si trova , e le parole di villa coUe quali si accusa di sangue e di strage costituiscono 302 I LOMBARDI AT-LA PRIMA CROCIATA, il carattcre a lui attribuito tlallAutore. Questo Pictro dovcva essere un graiidc scoglio a cliiunque cantassc le Crociate : perchc a farlo ua personaggio poctico bisognava falsilicarlo in gran parte ; a dipingerlo qual fu davvero , egli e tale da non poter essere di log- gieri soirerto in un poetico componimento. II Grossi pare che abbia seguitate in parte le tracce di chi , non sono molt' anni , accagionava il Tasso d' aver fatto di Pietro una specie di cappcllano dell esercito^ ma questo suo personaggio ora principal e ora ultimo, era ai piedi di un uomo , ora conversante cogli an- gcli, vile, fanatico , impostore , non poteva mai esser soggetto di bella e piacevole poesia. In un compo- nimento romantico poi e un carattere mostruoso , perche pare che impunemente si faccia betle della rcligione e di Dio , abusando ogni cosa piu sacra per ingannare i suoi simili. Dopo di cio Tancredi e T Eremita si dispongono alia partcnza. Pagano si getta ai piedi di Pietro e do- luanda lo scioglimento dal voto. Dal voto deh mi sciogli e mi sia dato Lavar nel sangue infido il mio peccato. L' Eremita lo compiace della domanda , e tutti e tre vanno al campo , dove Pietro , ricevuto prima con mJUe ingiurie e minacce, di li a un momento e riverito da tutti e adorato quasi siccome santo. Pagano colla visiera al volto recasi nella tenda di Tancredi Inngi da cpiella di Arvino. Gli Antiocheni in conseguenza di una tregua escono dalla citta per dar sepoltura ai cadaveri dei loro concitta- dini. Fra gli usciti , Pagano s' abbatte in Pirro suo compagQO ne'delitti, ed ora rinnegato, e per favore di Acciano custode di due torri in Antiochia , il quale andava cercando il corpo dell' unico suo liglio clic credeva fosse stato ucciso dai Cristiani. Pagano si studia di convertirlo alia prisca fede , ma il ser- mone e intetrotto da lui improvviso correre alle armi; Pirro rifugge dentro le mura di Antiochia. Ac- cadc poi che Pagano trova ancor vivo uel campo CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. 3o3 il liglio del rimiegato, e d' accordo con Boemondo e con Tancredi vi fa sopra un alto divisamento. In sermon longobardico vergando Un breve a Pirro ^ per vie torte e ascose Giunse alle torri di ei guardavd , e quando Nella none tacean tutte le cose Una freccia scoccb fervido orando , Cui dianzi il foglio fra le penne impose : Ifcl fianco d' aha niacchina murale S' infisse , tremolo , stette lo strale. E lo scritto diceva a Pixro, clie suo figlio non era iiiorto , e che s' ei venisse a parlameuto con Pagano forse gli sarebbe data opportunita di salvarlo. Pino non tarda a venire , e si fernia il patto , che per ria- vere il ligliuolo consegnera ai Cristiani le torri a lui affidate. In questa parte il Grossi si dilungo intieramente dalla storia , e se non erriamo con molto scapito del suo coniponimento. II rinncgato a cui moiti danno il nome di Pirro e moki chiamano diversamente non e fatto Lombardo da nessuno degli storici o cro- nisti venuti alle nostre mani, ma si e detto espressa- niente Armeno. II Grossi adunque falso la storia per far dono di un rinnegato traditore a quei Lombardi che alcuni credono siano stati da lui onorati co' suoi Quindici Canti. Oltre a cio il Poeta fa opera di Pa- gano il trattato con Pirro che i cronisti attribuiscono a Boemondo : il qual trattato , se fu lodevole accor- gimento di buon capitano, vuolsi lasciare per amor di giustizia a chi spetta , se poi fu vile seduzione non fu bello averlo regalato a un lombardo. Ben e il vero che il Michaud ricorda un Lombardo iio- minato Pagano spedito da Boemondo a Pirro , ma lo dice spedito in qualita di scmplicc interprete ; e le cronache ne fan menzione come di un uomo del volgo ( lonibardus quidam) c di nessuna importanza. Aggiungasi che secondo la storia e le cronache, Pirro dice di non voler cedere Antiochia se non a patto cli' essa divenga signoria di Bocmoudo ; credibilc 304 1 LOMnARDI ALLA PRIiMA CROCIATA , astuzia cli quel principe per appagarc la propria am- bizione : e sebbene alcuiii Crociati generosamcnte rispondano alia proposta , e neghino cli assentirvi , pure cli cjui ha una probabile origine la padronanza chc Boemondo poi ebbe sopra Antiochia. Ma il Grossi attribuendo a Pagano la presa della citta non lascia poi indoviuai'c per c|ual niotivo sia toccata a Boe- mondo piuttosto che ai Lombardi od a tutti i Cro- ciati in comune. Finalmente si noti la poca proba- bilita che la freccia scagliata da Pagano stesse lun- gamente inCissa nella macchina murale , ne altri la vedesse che Pirro. Presa Antiochia , e penetrato Pagano nel serra- glio , piglia seco Giselda per condurla in salvo. Sa- ladino lo soprarriva e gliela invola, nia poco dopo inseguito da Pagano gli cade il cavallo £ la fanclulla ilallo scosso arcione Nel. rilevarsl stramazzb boccone. Di f[ucsta nianiera ( che a noi non pare bellissinia ) Giselda torno in man di Pagano che V invio o la con- dusse , non si sa come , alia tenda cV Arvino. Gul- fiero che n era coiso in traccia n ebbe notizia da Pasiano da lui non conosciuto. Ansio e duhbiante pur rial vallo uscito Corse ai paterni padiglioa repente ; E la col capo fra i ginocchi inchino Trovb Giselda , e starle al fianco Arvino. Levb la hella lentamente il volto Al subito apparir del giovinetto ■ In fino al suol le trascorrea disciolto II lungo criiie per I' ansante petto ; Smarrito il guardo , attonito , travolto Affissb muta nel f rater no aspetto ; ■ ■ y Poi dispettosa ver I' opposto canto Quasi delusa il torse e ruppe al pianto. Misera! ai sensi rinvenuta appena Starsi all' amante in braccio si credea , Fuggir le parea seco , e tutta piena Dell' indomata inebbriante idea , Al genitor che ogni passata pena GANTI QUINDICI DI TOMMASO CROSSI. 3o5 Dimenticando al sen se la stringea , Disse parole fra un delirio vano, Che del suo cor gli riveldr I' arcana. Quiiuli allorche Gulfiero corse per abbracciarla , Ar- vino ne lo trattenne, dicendogli die quella vitupe- rata non era degna di esser sua suora ; e gli narro Je udite parole. Piu bello dell' ira d' Arvino e I' amore fraterno di Gulliero : • .■ Sorella Ainata , disse , vedi chi t' appella. JE tuo padre, Giselda , e il tuo Gulfiero Che t' ama tanto e tanto amasti un giorno ; Pel pianto su te sparse , pel pensiero Che sempre ci ridea del tuo ritorno , Parla , diletta nostra , da un si fiero Dubbio ne togli e da coLanto scorno : Vieni al paterno amplesso; ah tu non i'uoi Si gran tormento de' piii cari tuoi! — E in cosi dire la piglia per la mano , e le ottiene il perdoiio d' Arvino che amorosamente Fabbraccia: Ma quella a tanta carita restia E nelV ebbrezza delV amor demente, Indomita di scioglicrsi procaccia Da quel nodi, e da lui torce la faccia. Qui dunque la passione di Giselda comincia a sovercliiar la ragione , e immantinente si fa dubbio se possa esser fonte di piacere ai lettori : perclie i poeti non per altro soglion cercare le occasioni di mcscolar tra la scverita delle altrc niaterie i pia- ccvoli ragionanienti d' amore , sc non per cagion di dilctto : nia dove questo amore sia troppo ignobile o troppo ingiusto ^ gia e fallito lo scopo a cui tende la loro arte. E quel di Giselda fu senza dubbio in- giustissinio amore ; e gliel gridavano ad una voce la terra ed il cielo ; e se la sua passione era tale che di per se sola non potesse piu conoscere 1' abisso nel quale corrcva a gittarsi, Ic preghiere del fra- tello e del padre non dcbbono niai esser \ane sul- Tanimo di una ianciulla. Essa iuvece tien tissa al BibL Ital. T. XLIl. 20 3(6 I LOIMBVRDT ALT..\ miMA. CROCIVTA., snolo Ic lucl dispeltose ^ c coll' ostinalo silcnzio staiica la pazic'iiza di Gulliero che la pose iiel pin segrclo del padiglione e s' avvio verso Antiochia al I'aggio della luiia. Noi credevamo die questa frase la pose ncl pill segrcto del padiglione signilicasse che 1' avea posta in luogo da cui iie potcsse esser rapita si di leggieri, ne potcsse fuggire ; e veramente a questo doppio pericolo avrebbe dovuto provvedere GulHero. Ma poco stante, ccco Giselda uscita dal padiglione; soprairiva uno scudiero di Saladino : le dice che il sue padrone 1' attende , ed essa senza metier tempo in mezzo , senza dnbbiare un momcnto , fugge in com- pagnia di Ini. Gia abbiam detto per quali ragioni il Poeta avrebbe dovuto lappresentarci la vittoria delki virtii e della ragione , anzi die c[uclla dei sensi ; ne quanto a cio sogginngeremo parola. Ben diiemo invece che questo rapido abbandonarsi alia fiiga , questo gettarsi nelF estrcmo errore che una fanciulla possa commettere , senza sentire nessun contrasto , senza pronunciare neppure una parola di dubbio, o e del tutto contrario a natura , o non puo esser vero se non solamente in fanciulle della piu tiista condi- zione. E ( ci sia perdonato il confronto ) questa Gi- selda ci rende inimagine di giovine cavalla che vinta dalla prepotenza del senso inarca dispcttosa il collo , e sorda alia voce ed al freno , divora impaziente la via che la divide dal chiuso a cui nitrendo la chiama il marito. Indarno il poeta cerca nobilitar la fanciulla cd i pcnsieri di lei , dicendoci che Quasi sgotiihra del carco d' esta vita Volar V e avviso alia celeste sede : indarno con alcuni versi che a noi sembrano assai belli ci dipinge la fuga dell' accecata fanciulla: Lieve qual nehbia , libera , espedita , Ne conscia pur , muta per I crta il piede ; II genitor la cava madre oblia, JVoii ha memoria che d' amor non sia: tutto questo, noi diciamo , e indarno; perclie il Poeta uon apparetchio li lettorc a quc&to error di cANTi Qummci m tommaso grossi. 807 Giselda , la quale non e piu un amante infelice , ma si una ti'aviata e fuggitiva, presso cli tui la ragione non ha ne forza ne santita. Infatti venuta dov' e Saladino, Ogni decoro vehginal dimesso E come fuor di se medesma uscita , Affannata di gioja ed anelante A lui sen corse la fanciuUa amante. E non sapendo piii quel die si faccia , Ebbra d' amor deliro e di pietate , S' abbandonando fra le care braccia Del garzon die ver lei le avea levate. Per la fronte , per gli occhi e per la faccia Con tremanti il bacib labbra infocate , E largamente dalle ciglia intanto Le discorrea giu per le gate il pianto, E nnturale che Saladino a cui la fortuna aveva omai tutto rapito , tranne il cuor di Giselda , in quegli abbraccianieuti dinientichi quasi la sua sciagura, c le domandi : A parte eiitrar di mie sciagure assenti? Sposa errante con me farti e mendica? Ma ripugna alia ragione clic una fanciulla cristiana risponda : Si , mio signor , fra i tiirbini frementi , Tra le fiere die I' Africa nutrica , Infra i dannati a' sempiterni glial Ti seguirb per non lasciarti mai. Intanto s' ode il romore di qualcheduno die soprar- riva ( e GuUiero in traccia di Giselda ) , e Saladi- no pigliata in groppa T amante fugge alia volta della citta di Damasco. lu sul far della sera pervengono i fuggiaschi al Libano , che pe' suoi cedri suggeri- sce al Poeta i seguenti bei versi : Vanto di Giuda , onor di Palestina , Care in di lieti d' Israello al Dio , Cantate dai profeti all' onde sanie hi torreggian le saperbe piante. II luogo e r ora del tempo inchiaauo la I'anciulla a mcditarc sui proprj casi : 3c8 I LOMBABDI ALL A. PRIMA CROCIATA , Tacita abbassa lentamente il volto SuW affannoso petto allor la bella , E ogni freno alle lagriine disciolto Empia figlia si chiaina , empia sorella. Ma tardi Giselda conosce se stessa , ed e troppo giusta la taccia d' empia c\\ cssa nicdesima si attri- buisce , perclie alciino Ic possa portar compassione pari alia sua sciagura, od all' arte iisatavi dal Poeta. Frattanto i Cristiani die in Antiochia assediavaiio la rocca agV infedeli rimasta , sono essi pure asse- diati da uii esercito pcrsiano capitanato da Cher- boga. La fame li ha ridotti all' estremo dclla mise- ria , quand' ecco si presenta ai principi congregati iin rude alpigiaii di Proveuza , il quale afferma es- sergli apparso di uottc 1' apostolo Audrea a dii- gli clie sotto r altare di S. Pietro troverebbero la lancia onde fu trafitto Gesvi , la quale recata fra le prime schiere , darebbe ai Cristiani la vittoria sopra i neniici. Noi noteremo cosi di passaggio, clie se il Grossi non avesse avuto in animo di avvilire in ogni parte le cose della Crociata , avreljbe potuto seguitar 1' opinione di chi dice che cpiesto inspirato non era un rude alpigiano , ma un sacerdote. Alle parole scguitarono i I'atti : Pasta fu trovata, e mise tanto coraggio ne' Crociati , che desidcrosi della bat- taglia inviarono P Eremita a disfidare Cherboga. E singolare in quest ambasciata la somiglianza fra il Grossi e P Autore della cronaca in versi intitolata Qesta Taucredis. Tutti e due s' accordano nel dipin- gere P Eremita lacero, scalzo, deform e : tutti e due ci dicono che i Persiani aspettavano di vederlo pro- strato ai lor piedi , quando invece 1 udiron tuonare in suon di minaccia ; se non che il Grossi invi- Icndo oltre il vero la bassa immagine di Pietro e la rozza sua parlata , fa comparire i Persiani e piii venerandi e piu civili e piii giusti dci Cristiani, Egli medesimo poi cade quasi in contraddizione con se me- desimo , dicendo che Pietro quando ritorno al campo Di fnngo il capo venerando, e il loUo Tutio di sangue uvea contamiiuuo : CANTI QTTINDICI DI TOMMASO GROSSI. 809 glacche se quell' aggiunto di venerando non e una ironia , nial ci pare die consuoni con quel che ne disse poc anzi , dipingendolo Spregei'ol di persona e di sembianza. Checche ne sia, Pietro ricondottosi al campo, eccita possentemente i Crociati alia battaglia: Sorgera il sol doman che in Terebinto Di Dio le glorie a illuminar venia, Quando per man f/' un pastorello estinto Giacque I' inimane mntator Golia. La spada dell' etcrna ira ha gia cinto , Gia l' all spiega e si rimette in via L'Angiol che scese neW arcana notte All' esterminio dell' assirie frotte. La f[uale ottava (chi ne togliesse le //o^fe) ci sembra delle niigliori del poema , e delle poche che attestino come il Grossi saprel^be maneggiare il vero stile deir epopea. E i successi confermano la profezia. La battaglia (descritta al parer nostro con eccessiva piolissita) fuiisce colla vittoria dei Cristiani; i c£uali condotti gia a mal paitito , al vedere la sacra lancia nelle niani di Ademaro , operano prodigi di valore. Anclie in cpiesta battaglia non si trova menzione ne dei Lombardi, ne di Arvino-, e solo vi e accennato Pagano , che poi non fa cosa alcuna. Arvino invece viene in campo non gnari dopo , ma per ben altra battaglia. Egli si scontra in Pirro , lo accwsa , viene a duello con lui per provargli ch' egli e un assas- sino , ma invece ricevc un tal colpo sulla fronte , che ne cade stramazzonc al suolo. Crediamo che questo duello sia stato dallAutore immaginato e fatto riuscire a tal line per nietterci innanzi la fallacia di quelle prove die la barbaric dei tempi chiamava giudizj di Dio^ ma doveva egli eleggere il capo dell' esercito a cosi trista hgura? Inoltre ai di nostri gia sono sradicate anche dal volgo quelle superstiziose cre- denze ; e come non senza pericolo ha il Poeta di- pinto r cmpieta trionliinte , cosi senza alcun frutto s' e umiliata la poesia a troppo basse descrizioni. I partigiani di Arvino gridano 3lO I LOTSrnARTlT WAaS. VR\m\ cnocT.\T\ , Che Pirro didla prova tra vinceMe UscUo per incanto e per malia ; e Gultiero si uiiisce a costoro per render vana la vittoria di Pirro ; e Arvino stesso ( di che giii no- tammo la troppa sconvenevolezza ) si fa neniico di Boemondo pcrche non gli assente di ricliianiarc ad una seconda battaglia il suo neniico. Frattanto corre una voce, che Pagano e nel campo. Gulfiero ne va in traccia per vendicare gli oltraggi da lui fatti ai suoi parenti. Ma Pagano , udita la fuga di Giselda , erasi dato a seguitaria : S' inclusse uti giaco a ferree maglie spesse , Vn rozzo sajn a quello sovrappose , Prese la spada che fu don d' Arvino, Poi celato dal campo usci al caminino. La descrizione di questo viaggio, clie dovrebb' esser prestissimo , ci senibra eccedente la necessaria lun- gliezza : perche la velocita di Saladino e di Giselda par che non possa raggiungersi da chi li segue si lento. Alia line poi cntra Pagano in una grotta, nella quale vede Giselda che piangente sul morto Saladino , e disperata, piglia il corano , lo posa sullestinto, e al del rivolta O Dio de'' padri miei, dice ^ ni ascolta ! Se allor che questo amato io hattezzni N' era gid I' alma delle membra uscita , Sicche la luce de' tuoi santi rai Frnir gli neghi alia seconda vita , Ripudio la speranza a che tu rn hai Da bambinella per pietd sortita, E la fe d' abbracciar giuro in che il mio Sposo diletto e signor mio morio. A qneste nefande parole Pagano che s' era tcnuto nascosto , Ritte sul fronte per orror le chiome , Si spinse innanzi e la chiamb per nome. e con cio il Poeta porge una piena confernia a quanto abbiam detto intorno all amor di Giselda; perche non doveva per ccrto esserc ben accolia la CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. 3ll descrizione di un errore clie fa rizzar le chlomc a un Pagano. La spada die fa don dAivino serve alio zio per farsi conoscere amico dalla nipote , senza bisogno di svelarle il nome chc le sarebbe oggetto d' ese- crazionc. Giselda e Pagano dan sepoltiu'a all' estinto. Quest' ultima parte delle avventure di Saladino con Giselda sara da 02;ni Italiano ratfrontata alia pietosa morte di Zerbino, cantata con tanta dolcezza dal- TAriosto, Ognuno richiamera alia memoria l' imma- ginc dclla nicstissima Isabella , die stassi Declinando la faccia lagrimosa E congiungendo la sua bocca a quella Di Zerbiii languidetta come rosa, Rosa non colta in sua stagioii, si ck'ella lllanguidisca nella siepe omhrosa: e le alTettuose parole di Zerbino all'infelicc Isabella faranno piu universale e piii forte il desiderio clie il Poeta ci avesse rivelato qualcuno dei sentimenti di Saladino in quell' ultimo istante di sua vita. In que- sto mezzo Arvino, sdegnato contro Boemondo clie dicliiaro Pirro innocente , desta nel canipo tanta discordia , clie molti 2,ia romoreggiano di abbando- nare I'impresa: pessima azione con cui I'Autore fa vile ed odioso il capo de' suoi Lombardi. Ma cessato il tumulto nasce piu fervido il desiderio di compiere il grande conquisto, e la Crociata s' avvia verso Gcnisalemme. Lungo poi il viaggio rinascono ad ogni passo le discordie nel campo : E di discordia pur cagion novella Fii in quel qiornl doltnti alia crociata La sacra lancia onde fu saha , quella Che il villan di Provenza avea si-elata; e comincio a dirsi non esser quella la lancia onde Cristo venue ferito , ma tutta una faVola composta dair avaiizia del provenzale. Se non che il rozzo provenzal si offerse Al giudicio del foco in sua difesa: e il giudicio si fa, e il provenzale cscc dal foco, ma di li a poco se ne niuorc , lasciando iu dubbio 3ia I LOMRARDT ALL V PRIMA CROOIATA , se r abbia ucciso il sovercliio calore , o la plebe die fat(aglisi d' ogni lato L' uno all' altro con raplde vicendc Sel fura sel ritoglie , ed ei sul piano Pesto , malconcio intanto e strascinato , Sozzo, grondante sangue in ogni lato. FJnabnente il campo e tanto proceduto , che un drap- pello di cjuei di Tancredi ha gia predate alcune be- stie sotto le mura di Sionne. II Poeta troppo intento a descriverci 1' ultima plebe del campo , esce qui in alcuni versi che forse non troveran lodatori : Quel nome appena proferir s'intese Che soi'erchiata il campo ogni misura , Quasi vnpazzato, ruppe in grida, in pianti. Die in mille atti sventati c stravaganti. Bassa la f route, al suol cliini i ginocchi Tancredi e il suo drappeUo ognun saluta : Chi lor bacia la man , la faccia e gli occhi Che la santa cittade avean vedut.a : Alcun non e che pur non miri e tocchi Quasi a ossequio la stupida, lanuta Greggia, i con dolci nomi non appelli I buoi predati, i hufali, i cammelli. La vista di Gerusalemme e Y effetto di lei sopra i Cristiani era uno dei luoghi nei quali il Grossi doveva trovarsi di necessita al confronto col Tasso ; e come queste sono le parti dove ogni scrittore suole far pompa di tutta la sua abilita, cosi era ben naturale che il Grossi ( lo diciamo assai francamente ) rima- nesse al di sotto del gran Torquato. II Grossi : Gia dalle prime file la diletta Parola tanto desl'ata viene : — Gerusalem ! Gerusalemme! in licte Voci lo stuol dei pellegrin ripete. e il Tasso : Ecco apparir Gerusalem si vede , Ecco additar Gerusalem si scorge , Ecco da mille voci unitamente Gerusalemme salutar si sente. CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSST. 3l3 Cost di naviganti audace stuolo Che mova a ricercar estranio lido , E in mar dubhioso e sotto ignoto polo Provi I' onde fallaci e 'I vento infido ; Se alfin discopre il desiato suolo, II saluta da lunge in lieto grido ; E I' una all' altro il mostra , e intanto oblia La noja e 'I mal della passata via. Quest' ultimo concetto presso a poco ha voluto espri- inerlo anche il Grossi , ma clilavato in quattro versi , perde la sua efficacia : A quella dolce vista inchhriante Gioconda al cor d' ogrd fedel venia La rimemhranza delle lunghe e tante Doglie sofferte per la lunga via. Amendue i poeti ci descrivono poi la riverenza e il reli^ioso tremore onde la Crociata fu invasa alia vista della citta santa ; ma indarno si cercherebbero nel Grossi i seguenti versi del Tasso : Osano appcna d'inalzar la vista Ver la citta , di Cristo alhergo eletto , Dove mori, dove sepolto fue^ Dove poi rivesti le membra sue. Sommessi accenti e tacite parole^ Rotti singulti e flcbili sospiri Delia gente die in un s' allegra e duole Fan die per I'aria un mormorio sagglri, Qual nelle folte selve udir si suole , S' avvien die tra le frondi il vento spiri ; O quale infra gli scogli o presso ai lidi Sibila il niar percosso in rauchi stridi. Questa ricchezza di poesia non trovasi ne qui, ne in alcun' altra parte dei Quindici Canti ; non solo pcrche i' altezza e 1' abbondanza del Tasso e difficile da conseguire , ma forse ancora perche il Grossi volendo sempre avvilire i Crociati dov^ette dipingere in ogni cosa il lato men bello e men poetico. Pur diremo che ci pai-ve una bella immagine la scguente : Eleva in sulle braccia il dolce infante La madre in mezzo agli urti e alia pressura, 3x4 I LOMn\Rni all\ prima, crocuta, E gli aiUilando la cittii di Dio Le man compongli ad otto umile e pio. Non clie I'immagine di colore clie pencloiio dal labbro di un palniicre , // qual dal sommo vcrtice del colle Verso Gerusalemme U dito te/ide, E ne disegna i lochi consacrati Da lui pellegrinando vlsitati. Giuiiti i Crociati a Gerusalemme vi solTrono an- cora il travaglio, non pure delle solite disscnsioni (c il Pocta ne accagiona di nuovo il lombardo Arvino), ma quello eziandio della sete. Anche Giselda chc ia compagnia di Pagano veniva a quella volta patisce una intensa spasimaute arsura. S' aggiungono a tor- mentarla il dolorc dell' amante perduto, e una ferita clie ha tocca in un assalto di Egizj ; a tal clie I'in- felice e condotta a trisiissimo stato. Pagano la con- forta colla speranza clie nel campo , a cui sono ora- mai vicini , troveranno ristoro di acqua c di riposo , ma poi trovano il campo oppvesso da un arsura pari alia patita da loro. La descrizione della sete e senza dubbio una delle migliori cose del poema , se non le nuocessero in parte la troppa lungliezza , e in parte i due (cpiasi diremmo burlesclii cpisodii di Pir- ro, die portando un' otre d' acqua perde la vita, e r otre cade traforata disperdendo invano T acqua sul suolo ) , e del sacerdote chc volendo trar acqua dalla rupe col tocco di una verga , rinianc frustrato nel suo desiderio ed e pigliato a sassi dal vojgo. L' epi- sodio di Pirro nondimeno linisce con un' ottava chc non vogliamo lasciar di trascrivere : Da quel funesto loco il passo ci torse (Pagano) Nel segreto del cor tutto turbato , Che il delitto di Pirro gli soccorse E il sangue che col sangue era pagato; E pill trcmenda a un tratto gli risorse La memoria crudel del suo peccato , Di che non anco uvea gettato il carco ^ In iaiic' (inni d'asprczza e di rammarco. OANTI QUINDICI DI TOMM^SO GROSSI. 3l5 La sete, die ha consumata giu non poca parte del campo , e ben naturale che riduca all esti emo Y ad- dolorata Giselda. La scena e fatta piu commovente dal soprarrivar di GuUieio , il quale si scontro in Pagano a lui sempre sconosciuto , E seguitollo dove amor V appella Delia compianta miser a sorella. Pagano le avvicina Y acqua alia bocca ; essa ne af- ferra con esti'ema ansieta il vaso; nia gia e sfinita per mode che non ha neppur forza che basti per here. Vistasi al niorir presso , un guardo spento In volto soUevando a quel cortese Tentb parlar , ma il meditato accento Le s' affogava nelle fauci accese-- Con la fievole destra a grave stento Allor la man che a ber gU offria gU prese , Languida sollevolla, e quelle scarse Linfe versando , il capo se ne sparse. Misera! le sovvenne in quell' istante Che il hattesmo per lei fa rinnegato L' ultima notte, quando il caro amante Sul Libano rendea. V estremo fiato ; E spaventata tutta e delirante Per I' orror che le inspira il suo peccato , Sperb al poter d' abisso d' esser tolta Per virtii di quell' acqua un altra volta. Queste immaglni , per vero dire , sono efficaci , e la parola non discorda al concetto; ma qui si strazia r auimo piu assai che non si commova; ne basta r illusione che Giselda fa a se medesima per libe- rarci dall' idea di quella disperazione in cui muore una rinnegata. Morta Giselda, Gulliero e Pagano le dan sepoltura in una fossa che il Poeta dice da loro scavata col hranclo : ed ecco sopraggiungere iino scudier di Gul- liero , dicendogli: Ml manda Anin che al campo ti rappcUi in frctta, Che fu vista sta man da quella handa La fugi^iwa tua suora dilctta ; 3l6 1 LOMBARDI ALL A PRIMA CROCIATA, E V lia chi assevra infra la miseraiula Turha die I'acque iiuorno al Siloe aspetta Aver Pagan riconosciuto , in lane Quantunque avvolto inusitate e strane. A im tale avviso Gulfiero protesta di voler cercare deir assassino e vendicare i parent! ; donde Pagano si accomiata improvvisamente da lui. Quest' atto e i contrassegni raccoiti inducono Gulfiero nel sospetto e poi nella ferma credenza, che T iguoto della ca- verna , il suo salvatore , e il fido compagno di Gi- selda sia quel Pagano medcsimo ch'egli andava cer- cando ; ma non ne fa motto con alcuno. I Crociati si apprestano all' assalto di Gerusalemme , mentre sopra iin navile italiano siiunee con alcuni altri Viclinda, che udendo di Reginaldo e di Giselda n' ha quel dolore che ognun puo pensare. Nel giorno precedente al- r assalto i sacerdoti guidano tutto 1' esercito in santa processione d' intorno a Gerusalemme : e questo e pur uno dei luoghi nei quali il Grossi discese a piu stretto paragone col Tasso. Ben sappiamo che a raf- frontar con quel sonimo anche i migliori poeti , si farebbero picciole molte grandi riputazioni ; e uoi saremo creduti troppo nemici del Grossi tirandolo a questi confronti. Ma T onore d' Italia e Y amor del vero ci traggono provocati a rispondere ad una ingiusta sentenza che alcuni lianno data fra il Grossi ed il Tasso; la quale, dove non fosse chiarita falsa, potrebbe e traviare la gioventu dai veri modclli, ed esscr tolta dagli stranieri a tcstimonio che la poesia ed il gusto siano fra di noi decaduti ancor piu che non sono. Leggasi la pittura che il Tasso fa della processione , leggansi quelle mirabili ottavc nellc quali ci ha date quasi le litanie vestite coUa piu splendida ed affettaosa poesia , e si vedra qual fu r arte dei classici , e come a torto si cerchi di al- lontanarne la gioventu. Non si tratta cjui ne di mi- tologia , ne di maraviglioso , ne di unitji , ma si tratta soUanto di linguaggio poetico, e di quclf orna- meuto csteriore che i romautici hanuo abbandonato in ClNTI QUINDICI DI TOMMASO CROSSI. SlJ gran parte minacciando cosi di confondere la poesia colla prosa , e di far perdere all' Italia il privilegio che le da la sua lingua sopra tutte le nazioni moderne. Finite poi quell' ulicio di religione, il Poeta per tener senipre viva ne' suoi lettori Y idea della super- stiziosa crudelta dei Crociati, ci dice che Pietro ar- ranipicatosi sopra un niasso sul quale era fama si fosse posato 1' angelo consolator del Giusto agoniz- zante , eccitasse il canipo alle stragi ed al sangue : Guni ! alia man che dalla riprovata Gente di Madian 5' dsterra pietosa I Sacro a morte e il lattante e il frutto ond'anco Di giovinetta sposa e grave il fianco. E giiai ! principi e capi a voi lo dico , Glial ! vi ripeto all' aninia del tristo Che il di delle giustizie altro nemico Ahhia fuorche i nemici empii di Crista.' Meglio per lui se questo suolo antico D' amor ^ di gaudio non avesse visto : Meglio se mai nato non fosse , o spento L' avesse la sua madre al nascimento. A queste parole succede un rappacificarsi di tutto il campo ; ed e in questa occasione che Pagano si getta dinanzi ad Arvino e ne ottiene il perdono. Molti, prima di Arvino, ubbidendo alle parole del- r Ereniita avevan gia accolti a peidono i piu odiati nemici : pel campo non si udiva che un suono Di care voci a chieder pace , un pio Prcgar di venia , un accusarsi a Dio : Pagano piangente si prostra ai ginocchi d' Arvino e gli domanda umilmente perdono : Tu pur dell stendi del perdon la mano Al parricida , al tuo fratel Pagano ! Queste circostanze quasi fanno forza al cuor del- loffeso, e lo costringono a perdonare : il perche noi abbiam detto die questa bella azione per la quale il Poeta avrebbe potuto farci amare uno de' princi- pali pcrsonaggi del suo componimento, perde gran parte del suo splcndore ; conferniando quasi il sospetto 3i8 I i.om:b\udi alla. prima crogiata, ch' egli aJjbia avuto in auimo cli faixi disistiniare tntti iiidistintamcntc i Grociati , come se fra i Cristiani noii fosse stato in quel secolo neppure il pensiero dclla virtu. Dopo Ic preci e il reciproco perdonaisi di tutto il campo , la Crociata si accinge all' estrema fatica , e colla piesa di Gerusalemnie comjiic la profezia di Pietro , e coglie il frutto di tanti disagi e di tanto sangue. Siccome V interesse che puo trovarsi in questi Qidndici Cantl tutto intiero risguarda la famiglia di Aivino , o pill veramente diremo , i easi di Giselda e di Pagano , cosi col finire del decimoterzo , moita r innamorata fanciuUa e pacilicato Pagano co' siioi parent! , non puo restar desiderio in alcuno di leg- gere pin avanti. L'Autore che in tutto il corso del suo coniponimento ha cercata 02;ni via per recarci a disprezzarc i Grociati e la loro impresa; TAutore che non ci ha piinto avvezzati ad aspettare da' siioi campioni ire prodezze, ne valore, ne niagnanimita, come mai ha potiito persuadersi che noi verrenimo desiderosi alla lettura de' suoi ultinii due canti , dove non potevamo aspettarci che la narrazione di una battaglia , gia cantata dal Tasso ? Non diremo che qiiesta battaglia c questo assalto siano descritti senza arte , o procedano senza interesse al lor fine ; che anzi ci sembrano un bel testimonio del poetico va- lore del -Grossi : e quanto meno son apparecchiati i lettori ad interessarsi per quell' ultima parte del suo lavoro , tanto gli torna piu a lode il piacere non picciolo che se ne coglie leggendo. Ma troppo scarsa e la parte che fii concednta dal Grossi al conquisto di Terra Santa , perche potesse spcrare di rivolgcre con buon successo e d' improvviso a lui solo 1 at- tenzione de' leggitori; ne era lecito presumerc di potcr vincere il Tasso nella sua doppia descrizione dcir assalto di Gerusalemnie. Ne la mortc di Pagano introdotta dal nostro Poeta ci riinove da questa opi- nione: perche 1' interesse di questo personaggio era tutto congiunto alla memoria dc' suoi passati delitti cd air ammenda die iiel corso di tutto il pocnia nc CANTI QUINDICI DI TOMMASO GROSSI. SlQ veiiiva facendo ; e la curiositii del lettore era tutta livolta a vedere a qual line il trarrebbe la sua pre- sente condotta. Ma qual era poi questo fiue a cui Pagano doveva cercar di arrivare ? Gerto non altro che il conseguimento del perdono di Arvino. In sino a tanto adunque che questo fine pendeva incerto , Pagano era un personaggio che non poteva andar confuso col resto de' Crociati ; ma dopo che Arvino ebbe distesa sopra di lui la mano del perdono , o Gulfiero e Viclinda seguitarono quel generoso csem- pio , egli si e fatto eguale a tutto il resto del canipo, anzi si e fatto minore a nioltissimi altri ; perche il perdono da lui ottenuto non iscancella dalla nostra memoria la troppa enormita de' suoi falli, e il per- donato c naturalmente al di sotto de' pcrdonanti o de' buoni che di perdono non han mestieri. E qui, se non eri'iamo , dee farsi manifesta a ciascuno la verita di quanto abljiam detto gia innanzi intorno al carattere di questo personaggio , cioe che il Poeta il lascio difettoso per non avergli data prodczza in armi che agguagli e neppure si accosti a gran pezza alia crudelta dei delitti da lui comniessi. Una circostanza poteva introdursi dal cantor dei Lomhardi nclla presa di Gerusalenime suUa fcde principalmente del Fiamma , vogliamo dire , Arvino ( sc questo Arvino c il Giovanni da Ro nominato da quel cronista ) che prinio di tutti pianto il ves- sillo della Croce sopra le mura dell' espugnata citta. Questa picciola gloria dei Lombardi se forse non c istorica, certo non e men probabile di tutto il resto che di Arvino si dice nci Qnijidici Canii. In questa presa di Gerusalenime invece appena c fatta men- zione di Arvino e dei Lombardi , ne Pagano vi opera cosa alcuna che sia dcgna di un eroe, o pari a quella forza con cui avea alFerrato Tancredi per rovesciarlo nel liume. Esili invece sconsldlatamenlc ■ furiando riceve un gran t'endentc suU' elmo : A mezzo il colpo della man disciolta Al Lombardo I' acciar cade repente - 3ao I LOMBiRDI ALLA PRIMA CROCIATA , E per la faccia pallida die lanpie Caldo trascoire in larga vena il sangue. Gulfiero ed Arvino Lo raccolsero in diihbio delta vita E I' adagidr nelle vicine case , Donde era I' infedel gente fuggita, Che prime fur dai saccheggianti invase : Tratto V elmo fascidrgli la ferita ; A vegliarlo il fratello si rimase , Mentre Gulfier per la citta s' affretta Di sdegno divampante e di vendetta. A Gulfiero noi non terremo dietro colle nostie pa- role; perche TAutore non si e creduto in dovcrc di dirci gli effetti di quello sdegno di cui divampava : ne alcun altro dei Lombardi e nominate da lui, sic- come opera tore di qualche bel fatto , ma tutti in- sieme non s' acquistano altro onore , che di aver fuse le armature nemiche per ejcttarne campane. Pagano non si risente se non al fragore dell' arini e delle stragi che si facevano intorno al suo aljjergo : domanda la cagione di quel frastuono, ed udendola, Per gli occhi sfavillando d' omicida Trepida gioja al brando la man stese. Poi vedendosi Arvino da lato piangente per lui E tu (^ gli dice ) per niio doppio scorno Scioperato cost mi stai d' intorno. Certo nei grandi scrittori abbiam veduti piii volte gencrosi guerrieri vicini alia niorte ricusar la pieta e il soccorso de' congiunti , e pregarli di volare fra r armi per consacrare alia patria quel tempo che indarno volevano spcndere d' intorno a loro : ma non ci ricorda di aver mai inteso che un pietoso che ci soccorre possa essere accomiatato con si acerbe parole e si rozze , le quali sarebbero quasi soverchie anche a rappresentar sulla scena qualche personaggio notevole per rusticita di maniere. I Crociati , udendo di un esercito egizio che so- prarriva, pigliano 1' armi di nuovo , e movouo verso Ascaioua per iiicoutiarlo. Pagauo GANTI QUINDICI Dl TOMMASO GROSSI. 321 Com ei visto il nlpote ehhe e il gerinano Alia partenza accinti ; egro e sfinito Ai sergend chiedea I' elmo e la tnaglia Delirando al pensier della battaglia. Ma sentendosi poi rifinlto , si accor2;e del suo ap- pressarsi alia morte , da Y ultimo addio ad Arvino , e a lui , ed a tutti domanda 1' ultima volta perdouo. Gulflero supplica Pagano die gli piaccia di bene- dirlo , ed egli trae di sotto alia coltre la mano per compiacerlo : Ma a quell' atto un pensier novo improvviso Parye la mente di Pagan colpisse , Tremb , gli corse un pallor freddo al viso , Lo sguardo al braccio sollevato ei fisse , E lasciandol cadere — Ancora intriso E di quel sangue , in suo segreto disse , Portar altro mai puote che condanna? E fra i lini a nasconderlo s' affanna. Noi non voiremmo dire per certo che questa sia luia bella ottava , ma si unicamente eh' essa ci sem- bra nata da una forte inspirazione. La memoria del parricidio piomba pivi che mai grave sul cuore del moribondo , die delirando vede passarsi dinanzi e Folco e Viclinda e Giselda e Pirro, tanta parte de' suoi delitti , della sua penitenza e di tutta 1' ir- requieta sua vita. Tutto questo, vogliamo ripeterlo, principalmente in un poema romantico ci sembra una felice ispirazione. Ma il Poeta spinge poi troppo oltre il delirio di Pagano , il quale pur vaneggiando , prende la mano della cognata e le dice : Prima del mio fratello io non t' amai ? E questo amor era pur santo allora: A me poscia cognata , ah I tu non sai Quanta guerra sostenni , e quanta ancora Ne sostenga , ma invan , che non pub mai , Mai I' incendio scemar che mi divora .... Oh se a me sposa il del t' avesse dato .'.... Dimmi , Viclinda , allor m' avresti amato ? Questo conforto almen deh! non negarmi , M' avresti amato aUor ? , . . . parla , rispondi : Bibl. Ital, T. XLII. 2 1 3-22 I LOMnARDl AILA. PKIMA CROCIATA , E U cognato che abhor ri ? — E ver , ma I' urmi Per chi impugnm , per clii ? Queste parole, non v' ha tlubbio, ci dipingono assai fortemente la passione di Pa^ano e il carattere di lui; ma il nostro cuore vorrebbe riposarsi una volta, e dopo tanti delitti , dopo tante idee funeste , vo- lentieri vedrebbe condotta al porto di qualche tran- quillitii questa infelice famiglia di A r vino. E scbbene Pagano deliri, pure all'udirlo parlar di amore, tutta ci corre alia mente la terribile istoria dc' suoi mis- Tatti , ed e spenta o minuita non poco quella pieta che noi quasi vorremmo averc di lui in quell' ul- timo istante dell' atfannosa sua vita. In questo mezzo Arvino e Gultiero gia son partiti alia volta di Ascalona. Pagano si va a poco a poco appressando al suo fine. Al letto del dolor Pier I' Eremita Di Viclirula all' invito a'lor venia , Quasi del ciel benefico messaggio Per confortarlo all' ultimo viaggio ■• c cosi egli consolato dai soccorsi della rcligionc , Composii gU occhi stanchi a nova pace, se ne muore placidamente ; non senza pero aver prima veduto il ritorno de' suoi da Ascalona , dove avevano riportata V ultima vittoria sugV iufedeli , cd assicurato il conquisto di Terra Santa. Compicndo un desiderio manifestato dallo zio poco prima di morirc JVella valle di Gibsafa una fossa Scavar fece Gulfier viclno a quella Ove da pochi di riposan I' ossa Compiante della povera sorella : Un senso di pietade a quella sinossa Terra d' intorno ogni Lomhardo appella, A vedervi calar la spoglia muta D'un, cui sa?ito in suo cor ciascun saluta. Ma noi abbiamo detto gia innanzi , che le malvagitii di Pagano son troppo gravi perche ci possa mai nascere vera compassionc di lui ; e pero dopo questa ,^ CANTI QUINDICI DI TOMMASO CROSSl. SaS Iimga descrizione de'suoi rimorsi e della sua niorte, noil e possil^ile die ci corra una lagriraa agli occhi per amor suo. S' egli salvo dal liume lo scoiiosciuto Gultiero e lo raccolse nella sua grotta , fu umano 5 se conosciutolo il fece accompagnare ad Arvino , poi cerco di trarre Giselda dal suo errore, e le fu coiu- pagno e sollievo nelle miserie , fece una piccola parte dell' ammenda die richiedevano i suoi enornii deJitti ; se domando perdono agli offesi , canccllo come poteva la ricordanza , nou la gravezza , dcllc sue coipe : ma dov' e la virtu die ricopra colla sua luce la turpitudine della passata sua vita , e nieriti il nostro compianto ? Al pentito e scortesia il rim- proverare il delitto ; ma il pentiniento noii e opera si virtuosa die del)ba farci obbliare le enormita di uii Pagano. Una sola via , per nostro avviso , rimaneva al Poeta se egli credeva necessario d' indurre i suoi ileggitori a compiangere questo malvagio. Doveva fare di sorte che morisse o per difesa di Giselda , o rifinito da' lunglii atlanni e dagli stenti sopportati per lei , o dal dolore die alia vista di Arvino e di Viclinda gli doveva recare la riniembranza de' suoi troppi delitti. Al Grossi non potevan mancare per certo acconce maniere di ben dipingere codesta morte , la quale potendosi allora considerare siccome espia- zione delle sue colpe , non sarebbe stata indegna ne della pieta de' leggenti, ne dell' artifizio del poeta. Ma un giierriero che muore di una ferita, quando mai ha potuto essere argoniento di compassione ? La vittoria d' Ascalona intanto ha rassicurati i Cri- stiaiii da ogni assalto nemico. Al termin giunti dell' impresa , e sciolto Al sepolcro di Cristo il ^vto pio, I crociati frattanto avcan rivolto Ogni pensier verso il terren natio , E a cor palme accorrevano pel folto Che fa hello di Gerico il pendio , A seer conchigUe lungo il mariii piano, A bagnarsi nelV acque del Giordano. 3^4 1 LoanjAEDi alla prima crociata , E quali a torme, quai shandatamente O alia rinfusa sotto capi ic.noti, Quai segueiulo i vessilli di lor gente , Da principi giddad e sacerdoti , In cammin si mettean per I' occidente Di letizia cantando inni deivti, Carchi di prede splendide rapite Ai barbari lavacri e alle meschite. ColTredo indarno scongiura i principi , che scco alcuii si riiiianjia , ne vo2;liaii lasciarlo solo contro i neniici , die certo non tardei-ebbero ad assalirlo. La sua voce non e udita , perche il desiderio di rivcdere la pa- tria spegne iiell' aniino de' Crociati ogni altro pen- siero; e solo vi riniane Tancredi ligio del novo re. Co$i un pngno di prodi , awalorato Dal terror del suo nome e dalla plena Fidanza del coraggio spensierato Stette come perduto in quella arena Che il nerbo d' occidente congregato Con tanto sangue ha conqidstato appena^ E per molt' anni assecurb il cammino Del sepolcro di Crist o al pellegrino. In questo sunto non crediamo di avere ommesso punto ne poco di quello che il Grossi attiibuisce a Gulficio ed a Pietro in tutti i siioi Qnindici Canity e nondiineno si rade volte ci e occorso di favellarne, si picciole sono le cose nelle quali vedemmo occu- pati questi due personaggi , e principalmente Gul- fiero, che ben si fa evidente come a ragione noi li tacciammo d'inetti. Del personaggio poi di Viclinda, che noi ponemmo con Gulliero e con Pietro per la pochissima parte concedutagli dal Poeta, nial si po- trebbe trovar la ragione o lo scopo. Pare che il Giossi abbia creduto necessaria la presenza di Viclinda perche il suo Pagano morisse consolato di un com- piuto perdono: ma questa ci scmbra troppo leggiera cagione. Perocchc o il Poeta credette di avere at- tribuite a Pagano tante virtuose azioni che vera- mente lo facessero degno della compassione de' leg- genti , e in tal caso dovcva tcnersi sicuro che oguuno OANTI QUINDICI DI TOMMASO CROSSI. 3^5 gli augurava il perdono della cognata lontana , con che supplivasi pienamente la mancanza di Viclinda; od egli non era in questa fiducia , e come mai ha potuto persuadersi che V aspetto di queUa infelice matrona potesse amicarci a cohii ch' era stato radice della sua infelicita ? Certo dove non si tratti di cose sulla storia fondate , ma dipendenti dalla sola fantasia del poeta , e troppo grave presunzione il farsi a dire come si sarebbe potuto inventare e condurre altrimenti la favola; ma pur diremo che quando leg- gemmo la prima volta questo arrivar di Viclinda nel campo, e vedemmo il misero uficio a cui eravenuta, ci corse un pensiero alia mente : Se fosse piaciuto al Poeta di ordir la sua tela per modo che Pagano o fosse ritornato alia patria , o fosse morto a cagion d'esempio in difesa di Giselda, e Viclinda fosse ar- rivata in Oriente a raccogliere i sospiri e le lagrime estreme di questa infelice fanciuUa? .... Se invece del pentimento di Pagano ci avesse rappresentato il dolore di una vergine che sente la vergogna del suo traviamento , e ne muore ? . . . Se Viclinda invece di turbare , benche innocente , il raoribondo spirito di Pagano col rammentargli e fargli quasi desiderar di nuovo il delitto , fosse venuta a ricondurre la sua cara Giselda al sentiero della virtu ? . . . non sarebbe stata la sua invenzione e piu conforme ai precetti dell arte , e piu consentanea colla ragione e col cuore de' leggitori ? Noi abbiamo gia detto che il carattere di Pagano ci sembra degno di molta lode in quanto e un immagine veritiera delle contraddizioni in cui gli uomini erano trascinati dalle superstizioni reli- giose , e dalla barbara ignoranza di quell' eta. La sua morte , qual ch' ella fosse , non poteva ne con- trilDuire al compimento di questo carattere , ne commover gran fatto a compassione , quando per avventura non fosse stata si strettamente congiun- ta con quanto egli veniva facendo per la famiglia d Arvino , da poter servire in tjualche maniera a scoutarc i suoi troppi delitti. Tale non c per 326 I LOiVrB\RT)T ALI,\ TRTMA TROCTATA , certo la mortc di Pagano appo il Crossi; peiclic muore come tante migliaja di Cristiani perirono in Palestina , c solo ci prescnta il concetto , die ogni cnormezza di coscieiiza puo essere cancellata dal ])entiinento. Ma qucsto consolante concetto con ben niaggiore efficacia , con piu decoro e con piu lagione avrebbe potuto il Poeta rapprescntarcelo traendo a diverso fine la storia dell' amorosa Giselda : e gli errori di lei avi'ebbero avnto il conipianto d' ogni gentile persona : e Viclinda non avrebbe pellegrinato indarno dall' Europa nell'Asia , se il Poeta P avesse destinata a ritraire dal suo cieco errore la nioriente Giselda , ed a confortarla di consigli e di cristiane speranze in quel tremendo passaggio. Un altra cosa avra senza dul^bio acquistata piena evidenza da tntto il poenia , cioe che il Grossi recito 1' impresa della Crociata siccome vituperosa, ed intese di gettar nelPavvilimento quella gesta e chi la con- dusse. II qual divisaniento avevam dimostrato gia in- nanzi con universal i ragioni quanto fosse da riprovare e quanto dovesse nuocere alia poesia ; ma ora ciascuno avra potuto vedere partitamente quanto abbia infatti nuociuto a questi Quindici CantL Un azione vituj^e- rosa puo esser grande, ma non mai bella; e cio che non e bello , siccome non puo dilettare , cosi non puo esser tolto a materia di poesia , se non forse della satira che dipinge il brulto ( val quanto dire il vizio) per insegnarci a fuggirlo. Ma la satiia ge- nera il diletto o col ridicolo o cogli altri artifizj a lei proprj ; e V epopea invece , od un componimento della condizione dei Lombardi^ mancando di questo vantaggio non puo essere che una dipintura di og- getti dcgni d' esser taciuti e nascosti , e tale per con- seguenza da ributtar facilmente. E s ingannano in cio alcuni i c[uali troppo leggermcnte la pittura con- frontano colla poesia , e ne confondon gli ufici , i con- fini e le leggi. L' artista che dipinge il deforme acquistera lode di espcrto qualora lo rapprcscnti se- condo la verila , perche ad acquistar questa lode CAiSTTI QUINDICI DI T0MMA.SO GEOSSI. 827 jiar clie gli basti la perfetta imitazione del vero : nia lion si dira die il poeta abbia ordita una bella fa- vola , ne ch' egli sia valente gran fatto nell' arte sua , se tutta intiera sara tessuta di errori , di vizj , di vilta. Diciamo tutta intiera, perclie uri qualche per- sonaggio vizioso che serva di contrapposto ai buoni , ed induceudo varieta , accresca il diletto e il vantag- gio , non e chi potesse mai condannarlo. Oltreche il defornie del pittore e tutto fisico ; ma il deforme della poesia e morale : e una poesia tutta moralmente brutta ne puo , ne deve interessare. Finalmente dall' esame che noi abbiam fatto dei Quiiidici Cantl si raccoglie che il componimento del Grossi in parte e storico ed in parte e d' invenzione : e noi gia notammo come ci sembra che errasse il Poeta inventando tutta quella parte che e il vero argomento del libro , cioe tutto quello che risguarda i Lombardi. Ma chi poi consideri piu dawicino la tessitura di c£uesto componimento , trovera di leg- gieri che la parte attinta alia storia e quasi sem- pre afFatto contraria all' indole della poesia , ne sii- scettiva di quelle forme o di quegli ornamenti , senza de' quali e indarno la fatica di costringer la prosa nei vincoli e nella misura dei versi. Perocche il Grossi e storico nella minuta descrizione di certe usanze appena degne di trovar luogo nelle piu umili cronache , e talvolta si ferma con inutile diligenza a raccontar quelle clrcostanze dei fatti , le quali , non che al poeta , ma nemmeno alio storico , non ponno tornar vantaggiose. Alcuni di questi luoghi gia furon da noi notati nel sunto , ed altri in gran copia po- tremmo venirne accennando dove cio fosse mestieri, A che giova , per cagione di esempio , quella mi- nuta notizia inserita in quei versi pronunciati dal- r ambasciatore d Egitto , ove dice che Babilonia ve- dendo \ opere de' Crociati , tenne Per sette giorni splendido e solenne De' suoi fedeli satrapi consiglio ? Bcu e il vero che in qualche cronaca da noi pure 32 tunc[ue unico non potendo operare regolarmente sic- come nella vegba desse luogo alle stravaganze dei sogni e del sonnambolismo ? Niuno puo indicare le vere modilicazioni e tutte le alterazioni che si mani- festano nelle nostre facolta per causa del sonno; quindi la ragione di questi fatti potrebbe ritrovarsi in tutt' altro fuorche nella pluralita degli organi. Fin- che pertanto e difettoso e inesatto 1' argomentare ana- logico per la mancanza d' identita e di rassomiglianza tra gli oggetti dedotti ; linche i fatti sulla plurahta degli organi cerebrali conciliar si possono anche col- r unita, e linche questi fatti ammettono la possibilita d' una ragione anche contraria , deve dirsi che non e certo, ne provato il principio fondamentale della pluralita degli organi. SULLA SCIENZA DELLA CRANIOLOGIA. 849 Rispetto al quarto principio fondamentale suU' in- fluenza del cervello sul cranio, noi non esponiamo die i nostri dubbi , lasciando altrove il posto alle altrui opposizioni. Primamente noi domandiamo se i nervi , data la lor natura anclie secondo la dottrina del dott. Gall, essendo un coniposto di due sostanze, Tuna gelatinosa e grigia, I'altra bianca e fibrosa (i) abbiano tanta forza nel crescere da imprimere la loro forma per mezzo di prominenze sul cranio? In secondo luogo , fatte dai nervi cpieste impressioni di forma , come potranno esse nel cranio stamparsi e ri- tenersi? E non assente il dottor Gall istesso clie le ossa del cranio de' bambini hanno una certa elasticita onde la lor testa torna da se alia prima foi-ma ; « die » poco dopo la nascita le ossa del cranio vanno in- » durando e perdendo della loro ^essibilita , sicche » gf intervalli membranosi , e le altre parti vengono V ad ossilicarsi ? (2) » E dove cio sia vero , come po- trebbe il cranio conservare le impronte qualora le riceva , se la reazione della sua elasticita tende a distruggerle ? come puo riceverle se la sua durezza e consistenza vi resistono per rimandarle : Ne valga il dire die il cranio pel suo allungamento coif a- vanzare degli anni sia sottoposto eflettivamente alia impressioni cerebrali, poiclie queste non possono succedere senza die il cervello lo comprima in tutti i sensi e in tutte le parti , il che si niega da mol- tissimi ; e poiche rimarrebbe sempre a provare come queste impressioni possano comunicarsi e rimanere (i) E noto che i nervi prima del dott. Gall si tenevano dalla comune de' fisiologi e degli anatomici siccouie un composto di sostanza niidollare, e percio di natura teneri e molli. Un certo grado di mollezza nei nervi pare tuttavia ammettersi dalle due sostanze del dott. Gall. Vedi CoroUai- res anatomiques , vol. I, jmg. j5. Anatomie et phisiologie du systeine nerveux. (a) V. pag. 17, torn. Ill, Sur Us fonctions du cerveau , etc. 35o RAGIONAHTENTT CRITICO-FILOSOFICI colli! loro forma e col loro lipo ncllc estcrnc pro- tubcranzc. Se non che prescindenclo da tali difficoUa, le pro- minenze del cranio rappresentorcbbero poi T iutcro sviluppo dcgli organi del ccrvcllo e le corrispon- deiiti loro facolta ? Lo stesso dottor Gall fu il pri- mo ad ammettere T impossibilita di deterrainare cou esattezza lo sviluppanicnto di certi orgaui e di certc circonvoluzioni cerebrali colla cranioscopica esplora- zione (i). In oltre non puo assicurarsi cbc il cer- vello nell' atto della sua pressione segua il cranio in tutte le sue cavita e in tutte le sue prominenze, I'imanendo esso tutto liscio e riunito allorclie ven- gagli tolta la scatola del cranio medesimo , talche riesce quasi immaginaria ed invisibile la pressione dei fascetti nervei del cervello al vederli silTatta- mente disposti ed appiqnati. E poi nella veccbiezza nclla quale i nervi perdono la forza e' Y attivita , come continuera la loro influenza sul cranio , quan- tV ancbe non fosse impedito , siccome sostienc 11 dottor Gall , il combaciarsi delf uno coll' altro per causa d' una spugnosa deposizione tra il cranio c il cervello .'' Tutte queste osservazioni f\uino dubitare assai dell influenza continua desili oreani del cer- vello sul cranio , pnncipio senza del quale vanno a caderc tutte le dottrine della craniologia. II principio piii imporf:«ite e veramente rdosoHco, che c da ricbiamarsi per la sua novita a sevcra disamina (2) , si e quello delle facolta fondaraentali (1) V. la citata opera Sur l-es foncLions , etc., torn. 6. (2) II dottor Demangeoii nel sno Tableau aiialytique et critique dell' opera del dottor Gall non fece che delle par- ziali osservazioni intorno alia sfera di attivita e agli at- tributi di ciascliednn organo. II dottor Spurzheim e gli Scozzesi ridussero ad una diversa classificazione iili orjrani della craniologia , distinguendoli in facolta frenologiche affettive, ossia propensioni e sentimenti, ed intelleltuali, ov- vero sensi , facolta percettUe c rifltsske. Qiieste innovazioni SULLA SCIENZA BELLA CRANIOLOCIA. 35l o degli organx della craniologia , il quale tendc nientc nicno clie a distruggere gV insegnamenti di tutti i jnetailsici. Per quanto varj e discordi sieno i sistemi di denoniinazione e di classiticazione delle facolta iimane , tutti convcngono pcro nel coiisiderarle e nell' am- metterle siccome forze , attitudinl , capacitd e poteiize dello spirito esistenti e reali, merce delle quali egli pensa , ragiona , vuole e desidera. E siccome queste facolta a tutti gli uomini appartengono , sebbene in modo e in grado diverso , siccome da esse dipendouo tutte le funzioni ed i fenomeni del pensiero , ne possono in altre sciogliersi e decomporsi, cosi se ne ragiona , • siccome di facolta astraUe , generali , primitwe e fondamentall , nella stessa guisa clie nella fisica si discorre della gravitd , (Sell estensione e del- r impenctrabilttd del corpi. Sicche codeste facolta non sono astrazioni e geueralitd speculatkc se non in quanto si analizzano separate dai loro individui e disgiunte tra di loro , mentre per essenza trovansi sempre unite a qualche soggetto e sempre simultanee nella loro azione. II dott. Gall rigetta queste facolta fondamentali , stimandole semplici astrazioni , e volendo clie siano modi e awibuti di ciascliedun organo della cranio- logia , ond' esso opera e si manilesta nelle proprie funzioni. « Au lieu d etre des facultes radicales , » fondamentales et primitives , elles ne sont que des )) abstractions. Je m'explique : la faculte des rapports » de fespace et la faculte des rapports des tons sont » deux talens particuliers , deux facultes primitives , » fondamentales. Or dans la faculte de lespace il » y a perception , puisqu il faut d'abord percevoir » ces rapports ; il y a attention , sans quoi ces rap- » ports ne fixeraient aucunement findividu ; il y a sono di poco momento , e lasciaroiio sussistere, anzi con- fermaiono in tutta la sua integrita il sistema craniologico delle facolta fondamentali , ossia dei ventisette organi. 352 bagionam:enti critico-filosofici » souvenir, memoire, etc. Ainsi Tattention, la per- » caption , la memoire ne sont d' autre chose que » les diverses modes d'exercice dune faculte fonda- )' mentalc (i). » Questo e il sistema del dott. Gall, che noi volemmo rapportare colle stesse sue parole , onde si vegga con tutta cliiarezza in che si op- ponga a quello de' tilosofi. Tanto nel sistema del dott. Gall , quanto in quello di tutti i iilosoli si am- mettono le facolta della percezione , dell' attenzione , della memoria e del giudizio , ma con un essenziale difFerenza. 11 dott. Gall riconosce per facolta fonda- mentali e primitive gli organi che sarebbero facolta particolari e distinte , o anche semplici atti e modi- ticazioni pci filosofi, e viceversa considera siccome astrazioni , mixU ed attributi quelle facolta che i fdosofi dichiarano primitive , generali e veramente fondamentali nello spiiito umano. Ma il sistema del dott. Gall per quanto ingeguoso voglia immaginarsi , ci sembra non sussistere , ne doversi accogliere i.^ perche le facolta generali dei fdosoti , comeche reali ed esistenti , escludono in tutto o in parte gli organi della craniologia; 2.° perche nel sistema delle facolta generali dei filosofi vanno a risolversi tutti questi organi ; 3.° perche il sistema degli organi del dott. Gall e piu oscuro , complicato e misterioso di quello delle fiicolta generali riconosciute da tuttc le scuole della filosofia. Le fiicolta generali della percezione , della memo- ria , dell' attenzione e del giudizio niuno vorra ini- pugnarle , siccome nessuno vorra impugnare i diversi ufficj a che si prestano nelle operazioni dell' intel- letto e neir esercizio dei talenti e degl' ingegni. Ora essendo esistenti e reali queste facolta , ed avendo un immediata relazione con tutti gli atti della mente , perche mai la natura, contra le consuetc leggi d' or- dine e di cconomia avra prodotti tanti organi par- ticolari oltre di esse , i quali potrebbero scrvire (1) V. Tom. 3.°, pag. 134. Fonctions du cerveau, etc. SULLA SC1ENZ.\ BELLA CRANIOLOGIA.. 353 alle stcsse liinzioni? D'altroade le facoka general! si possono dire modi e attrihatl nell' esercizio di questi organi , se essi senza di quelle per confessione dello stesso dott. Gall non possono ne manifes tarsi , nc operare ? E cosa sarebbe, a cagion d'esempio, T or- gano dei rapporti dello spazio senza il sussidio della percezione , della memoria e dell' attenzione ? NuUo , e siccome non esistente ; quindi il carattere di facoka dee attribuirsi a queste e non a quello. Le facolta generali sopra menzionate pertanto sono vere forze e capacita primitive ed operanti in tutti gli uomini , perche in tutti si ravvisano , e perche sono quelle che costituiscono tutta la forza e 1 atti- tudine degli organi stessi della craniologia , ne pos- sono considerarsi come attributi se non relativamente al soggetto dello spirito c della mente a cui appar- tengono. Dunque le f;icolta generali di per se esclu- dono e remlono inutili gU orjrani del dott. Gall a meno che questi non abbiano delle funzioni c dei caratteri essenzialmente diversi ; il che e del tutto impossibile, venendo noi anzi a provare che rotesti oi'gani ad uno ad uno si riducono alle generali fa- colta niedesime. Prima di tutto e noto che i filosofi , oltre alle facolta generali propriamente dettc dell' intelletto e della volonta , riconoscono in aggiunta il gcnio e gV istinti che si esercitano per mezzo delle facolta generali , o che sono fiicolta ed atti particolari essi stessi sconosciuti nella loro causa piimitiva. In se- condo luogo si sa da tutti che le l^icolta generali si ammettono siccome prodigiosamente perfettibili c va- riabili nella loro azione , negli oggetti diversi che riguardano , ed anche ne' gradi della forza ed abilita loro. Per ultimo non ignorasi che queste facolta ge- nerali ravvisandosi siccome tante forze e tanti atti delle operazioni d' un solo ente o soggetto , qual e lo spirito , ond' hanno tutte una reciproca dipen- denza, e mirano tutte al medesimo tine, devono naturalniente presentarsi ed operare in combinazioni Jj'M. huL T. XL LI. 20 354 RA.GIONAMENTI CniTICO-FILOeOFICI binaiic , ternarie , ed anclie di piu negl' iiidividui diversi e nelle diverse ciicostanze. PreiT»esse queste nozioni essenziali al sistema delle facolta dei filosofi , e die corrispoudono esattamente alia reatta dei fatti, ognuno vede che tutti gli or- gani del dottor Gall vanno a comprendersi nelle fa- colta general! gia conosciute , nel genio , e negl' istinti , o come facolta identiche , o come loro atti , modi- licazioni e fenomeni. Si cominci dagli organi dell' istinto della genera- zione , delT amore delia progenitura , dell' amore e deir aiiiicizia , dell istinto della difesa , dell' istinto air uccisione , del sentimento della proprieta , del talento della meccanica e dell' organo della malizia , i quali sono tanti istinti propriamente detti agli uo- mini coniuni non ineno clic agli animali. Per istinto intendesi quel principio di interna or- ganizzazione , pel quale T uomo e gli auimali ese- guiscono certe operazioni senza un precouceputo di- se2:no. Anche il dottor Gall assente a qviesta dermi- cs .... .,v-*ii-i. zione , die scambiati i termini, e queila di tutti i filosofi (i), non concedendo pero egli die T istinto sia una forza universale. L' istinto ben analizzato nella sua essenza e natura, e nel carattere delle sue azioni istantanee , perfette ed uniformi , consiste pro- priamente in una forza piu o meno universale ine- rente in tutti gli animali , ed anche nell' uomo , ne diventa particolare se non pei diversi oggetti a' quali si riferisce , e pel diverso grado della sua forza e del suo sviluppo. Per il die e taiito istinto quello dell' amor della progenitura , quanto il possono es- sere il talento della meccanica , c il sentimento della difesa e della proprieta, giacclie operano tutti (i) L'insdnct est un sentiment, un mouvcment intcrieur indcpendant de la reflexion et d' line veritable volonte , une impulsion, qui pousse it certaines actions un etre vimnt, sans que celui-ci ait une idee distincte ni de moyens , ni de but. V. il torn. 6.°, pag. 414 della citata o\^ei-a. sur les fonctions. SULLA SCIENZA DELL A CRANIOLOGIA. 355 per ua principio d' interna organizzazione dall' espe- rienza e dalla ragione allatto indipendente. E dun- que manifesto che gli organi sopra menzionati del dottor Gall vanno a confondersi cogl isdnti general i dei filosoli , non essendone che varieta , modi e difTerenze. L' istinto della generazione spiegasi in tutti gli animali collo svilnppamento degli organi gcnitali , e col sesso differente , eccitanti la tendenza alia venere. L' amor della prole imiversale nelle spe- cie anche dejili animali feroci , e il cni difetto e una mostruosita nell' ordine degli esseri ragionevoh, opera a si sviluppa nello stesso modo per un piin- cipio interno ed ingenito , die si fortillca sohanto colla ragione, coll' abitudine e coll' esperienza. In che stanno adunque le difFerenze particolari di que- sti istinti , se non nella qualita degli oggetti e nel grado della lor forza , conseguenze della diversa struttura degli organi fialci proprj dell' istinto, delle diverse circostanze , della diversa educazione e dello stato diverso delle facolta stesse intellettuali? Di- casi altrettanto degV istinti dell' organo della difesa , della malizia e dell' uccisione , del scntimento della proprieta e del talento della meccanica. In tutti questi noi scorgiamo per una parte una forza cgualc ingenita e di interna organizzazione indipendente da esperienza e da educazione , e per I' altra di- versita di oggetti e di gradi onde opera e si sviluppa questa forza medesima. No per queste acci- dentali diucrenze si ammettcranuo col dottor Gall tanti particolari istinti essenzialmcnte diversi , in- vece di riconoscere in questi tante modilicazioni e tante varieta dello stesso universale principio. Ne valga il dire , siccome egli alTerma , che am- messo r istinto come forza universale, ciaschedun animale dovrebbe far quello che tutti gli altri (anno; poiche una tal conse2;uenza ci parrebbe assai preci- pitata. L' isdnto per manifestarsi e per opcrarc ab- bisogna di organi fisici e materiali , di oggetti ester- ni clie cccitino la sua forza , ed anche di facolta 356 RAGIONAMENTI CRITICO-FILOSOFICI generali lino ad iin certo punto , e massime ncl- r uomo , onde al suo Fine sxa diretto. Siccome queste circostanze dell' istuito sono variabilissime in tutti gl'individui, cosi ne nascono particolari istinti, quante sono le loro varieta , i quali per altro non possoao dirsi diversi dall' istuito universale se non per la qualita degli oggetti. E manifesto pertanto che nei varj organi degl istirul della craniologia Iin qui me- morati non si hanno che tanti fatti comprovanti di piu la forza generale dell' istinto , e il vario modo del suo operare , ma uon mai tanti istinti partico- lari e diversi. E gli altri organi dell' orgonlio e dell' alterigia, della vanita c dell' ambizione , della bonta e della benevolenza , del sentimento reli2;ioso, della fcr- mezza e della costanza , della mimica , clii non li vede originarsi altri dalle modillcazioni , dalle ten- denze dell' unico istinto , o ^^cissione dclV amor pro- prio , altri dalle facolta intellcttuali , ed altri dal- r istinto universale ? L' orgoglio e la vanita , die fondansi sulla stima soverchia di noi stcssi, proce- dono immediatamente dall' amor proprio, onde siamo inchinevoli moltissimo a voler bene a noi, ed a stimar tutto cio che ci appartiene, e nell' istesso tempo bramosissimi che in altri si trasfoiidano que- sti nostri sentimenti. L' ambizione e un' altra modi- ficazione o tendenza dell' amor proprio , che ricerca negli onori e nel potere la ielicita c la perfe- zione. E cosi e degli altri organi dc.jla bonta , della benevolenza e della mimica. Ci ha degli uo- mini , che nascono con un' irresistibile tendenza ad amare i loro simili , ed e qucsta un' inclinazione liglia deir istinto della socievole natura, e forse pri- mitivamentc dello stesso amor proprio : altri sor- tono una I'acilita singolarissima d' imitare gli altrui -gesti e tutte le attitudini di rarattcre , di affetto e di passione. E non sono queste disposizioni natu- rali , in2;enite , accresciute e perfezionatc solamente cuir cducazione che traggouo la loro oiigiuc da quel STTLLA PCIENZA DELL \ CRANIOLOGIA. 357 prlncipio iatenio e sconosciuto , pel quale senza esperienza e senza istiuzione operano gli uomini iii certe cose in iin modo veramente nieraviglioso ? L' organo poi della prudenza e deila circospezione , e il sentimento religioso , piattosto che organi dalla nascita perfetti , si producono in noi per V uso e per r esercizio delle facolta intellettuali , poiche r attcnzione e la riflessione sopia gli avvenimenti nostri cd altrui, come pure la scicnza dell applica- zione ci rendono cauti e destri nelle piu. ardue cir- costanze della vita, e nell'istesso tempo osservantis— simi di cpie' jirincipj ai quali fine dalla prima edu- cazione ven2;liiamo ammaestrati. Gli organi della fcrmezza altresi e della costanza, ove siano bene analizzati , lianno i loro germi nelle prime fanciuUesclie abitudini , in guisa die si svi- luppano e pro2;rediscono alio svilupparsi e al pro- gredire di quelle. L' ostinaz.iono e la caparbieta ue'ra- gazzi , ove siano ben dirette , rlnvigoriscono col crescere degli anni e dell' esperienza , prendendo il nobile carattere d' iiiflessibili e d' indomabili nella fermezza e nella costanza. Finora pertanto tutti gli organi degli istinti e delle propensioni della craniologia si ridncono agli istinti e alle facolta generali de' filosoli , siccome tanti loro atti, fenomeni e modificazioni; siccome vi si riducono ancora piii gli altri della niemoria , del senso delle localita , della iilologia , della sagacita comparativa , dello spiiito melaHsico , del bello spi- rito , del talento poctico , dei rapporti dei nu- meri , della musica e della pittura , pei-che tutti vengono a prodursi o dalle facolta 2;enerali dell" in- telletto , o dal genio , o dalle une e dall" altro in- sieme. La memoria distinta nei tre or2;ani particolari delle cose, dcWe pel sojic e dei nomi, come anche il senso delle localita, che altro sono mai se non le comuni facolta di ricordarsi e di associare applicate a diffe- renti oggetti , c con diversi gradi di perfezione ? 358 nACIONAMENTT Cr.ITICO-riLOSOFICI Cosi il talcnto dclla filologia e uii i-isultamcnto dcUa mcmorin e dcU'attenzione, veggendosi niirabilmentc disposti alio studio dt;lle lingiu- coloro clie hanno piu perfctte queste facoUa. La sagacita comparativa, lo spirito nictafisico , e il senso dei rajiporti , doi numeri clie costituiscono Ic facolta piu elevate dcllo spirito, soiio per una parte il prodotto del genio , facolta innata quanto maravigliosa , altrettanto sco- nosciuta , e per T altra delle facolta ordinarie della percezione dcU' attenzione , della memoria e del giu- dizio rivolte ai partieolari oggetti della iiietafisica c delle matcmaticlie. Finalmente i talenti dclla ]K)Csia, della niusica e della pittura derivaiio essi pure dal genio e da qucstc facolta ; ed anzi piu da (|ucllo clie da queste , esseiido prematura la loro perfczioue istantanea e non per educazione conseguita , ma air educazione tante volte contraria. Se tutto cio e indiJ^itato , nou si dcggion sup- porre tante facolta distjnte e fondamentali , uiolti- plicando gli enti senza necessita. Ne si opponga fesistenza delle facolta generali uguali in tutti gli individui , senza clie riescano percio uguali la loro perfezione cd il numero delle attitudini e delle abi- lita intellettuali e morali , come pure V esistenza di talenti e di capacita straordinarie ed esclusive incom- patibili coUe facolta generali; poiclie a tutte queste obbiezioni si va incontro coll' osservare priniamente, clie le 2;enerali facolta sono piii o meno perfettibili lanto per lor natura , quauto per le interne od esterne cireostanze le quali tcndono ad isvilupparle, onde negli uni giugner possono alia perfezione e air eccellenza , laddove negli altri appena mediocri e tante volte rozze ed incultc si rimangono ; in se- condo luogo clie le facolta generali congiunte col genio e cogf istinti spiegano tutti i fenomeni delle straordinarie abilita e tendenze , senza eke percio debbansi supporre lanti organi separati e fondamen- tali , essendo forse il genio stesso e gl' istinti o un risultamento di naturali primitive disposizioni o di SULLA. SCIENZA DELLA. CRA.NIOLOGIA. 359 combinazioni piu perfette delle general! facolta me- desimc ; per ultimo die le general! facolta al pari degli organ! della craniologia andando soggette in se stesse e nel loro organo cerebrale a' vizj e ad !niperfez!on! or!ginarie o derivate, non possono a laeno d! non far var!are i talent! e le d!sposiz!oni deir an!mo !n c!aschedun !nd!v!duo. Per tal giusa s! da ragione d! tutt! ! fenomen! c d! tiitte le va- rieta di fatto , per le qual! fu !ndotto !l dott. Gall ad ammettere tant! organ! particolar! corr!spondent!, assumcndo per loro base e fondamento delle seniplici niodificazioni ed anomalie , le qual! s! raccliiudono nella maniera var!a e multiforme d! operare delle facolta general!. L' ultima ragione , per la quale s! risolvono gl! or- gan! del dott. Gall nelle facolta general! de' fdosoi! s! e !1 fatto altra volta citato , che tutt! merce de'.l' edu- cazione e dellesercizio possono actpiistare !n parte quelle attitudin! e quelle facolia che costituiscono gl! organ! della craniologia , veggendosi per esperienza , che moltissim! di genio non dotat! pure riescono in qualche grado nelfarte o nella scienza cui loro malgrado s! sono post!. E questo un segno eviden- tissimo , che non esistono facolta particolar! fonda- mental! , ma solo generalita capac! d incremento , che si accompagnano in cert! cas! col sommo grado di eccellenza nel genio innato c naturalc. Se fosse altrimenti, i craniologist! dovrebbero ricorrere ad una d! queste false e contraddicent! supposizioni , o che in tutt! jil! uomin! esistano i ventisette or- gani della craniologia, o che oltre gli organ! v! siano delle altre facolta che operano da se e assa! diver- sanientc. La prima si oppone a! fatt! sinora conosciuti nella stcssa craniologia, la quale soltanto dalF estra- ordinarie attitudin! e da! talent! sin2;olar! dedusse la scoperta de' suo! organ! ; e la seconda urta pure colle sue teoriche, in cpiaato che le facolta gene- ral! sono per essa semplic! attributi e modi nel- r esercizio degli organ! stessi. Dunque gli organ! 36o n VCTON-VMr.NTI CnTTTCO-riLOSOFICT del (loltor Gall noii csprimono se iiou i falti del genio c dci jKirticolari istinti , c vanno p( rcio a confondersi coUe facolta generali, clic racchiudono noil solamento qnesti , ma anclie gli altri iclativi a tutte le varicta possibili. Finalnicnte il sistema del dottor Gall rencle piu oscura e complieata che non sia la scienza dell' in- telletto , e percio sii quello dellc facolta generali non si mcrita la preferenza. Si ralfrontino le dot- trine c gV insegnanienti di qnesti dne sistenii, per- che cliiara ap])arJsca la verita del nostro argomentare. La vita dell nomo si presenta in una serie continua di fatti c di I'enonieni , elie la rendono niolii])iice e distinta in animate , iiitellettuale e morale. Per questa vita egli e nn essere organieo che vive, che sente , che pensa , che ragiona, che vuole e che desidcra , ond' e poi capace di sensazioni , di idee e di sentimenti. Ecco tntti i fenomeni della vita sen- ziente e razionale. A produrre cosi fatti fenomeni abbisognano delle facolta , e queste le posseggono tntti gli uomini tino dalla loro origine, salvo le va- rieta , le modificazioni e gl' incrcmenti , a che sono somniesse per il differente grado d' ingenita perfettibi- lita , per le diverse circostanze che concorrono a svilupparle. Da cio naturalmente cons'egue , che co- teste facolta si serbino sempre le stesse, cjuantun- que vadano variando cosi fattamente negf individni, sicche per tanta loro varieta e dilTerenza vengono a risultare variatissimi i fenomeni che ne dipen- dono. Con qneste poche e semplici dottrine noi ve- niamo a conoscere e ad ispiegare possibilmente la serie pressoche infmita dei fenomeni e dei fatti della vita animale , intellettuale e morale , siccome andiamo ad istabilire tutte le facolta che concor- rono ad operarli ; cosicche nel sistema delle facolta generali , del genio e degV istinti si apprendc con chiarezza e con facilita tntto quello che delf innana natura puo sapersi, e non riman2;ono scoiiosciute se non le cause del genio , degf istinti , ovvero di altri SULI.A SCIENZV PEI.LA CR\NIOIpGIA. 36l fatti niaravigliosi , i quali si celano alia curiosita del lilosofo negl' impenetrabili recessi dell' intima no- stra costituzione. Air incoutro nel sistenia della craniologia tutto e pill complicato e piii misterioso, senza clie possa dirsi die la scienza abbia avanzato. Prima di tutto e d' uopo siipporre per essa in ciasciiu individuo una o pill lacolta primitive e fondamentali , siccoiuc lorze e talenti innati ; in secondo luogo bisogna congiun- gervi uno o piu orgaiii cerebrali perche queste fa- colta si manifestino e possano operare ; in terzo luogo occorre ammettere le facolta della percezione, della memoria , dell' attenzione e del giudizio per cia- schediina facolta o per ciascun organo senza di che a nulla montano gli organi e le loro lacolta; in quarto luogo ci vuole il soggetto delle facolta e degli or- gani, che e fanima, e per ultimo ci vogliono le esterne circosianzc cKe pongano in moto ed in azione gli organi e le facolta. E non e cosi abbandonato quel principio di semplicita , die acco4npagiia di piu la verita anclie nelle ipotesi e nelle opinioni ? Per- che oltre lo spirito e le facolta generali richieggonsi talenti speciali e particolari industrie , che possono riuscire innumerevoli al crescere e al discoprirsi di altre loro niodificazioni ? E non e provato che le line o le altre sono inutili, eccetto die pel genio e per gf istinti , a riguardo poi anche de quali ven- gono a confondersi insieme ed a compenetrarsi? Ne minore della mancanza di semplicita appare il difetto deir oscurita e dell' incertezza nel sistema degli organi. Non si sa comprendere die cosa siano in realta le forze e le attwild degli organi distinte dal soggetto deU' aiiinia e dello spirito , e dagli attribiiti o modi delle facolta "generali ; non s' intende come queste facolta considerate quali attrihuti possano collegarsi cogli organi particolari , mentre non sono piu attributi quando abbiano ancli' esse una forza loro propria e speciale , siccome riesce inconccpi- bilc, che generali ed indeterminate quali trovansi , 362 R\CIONAMENTI CRTTICO-FILOSOFICI tlebbano couvenire allc fuuzioni di questi ore;nni affatto eterogenei e diversi. Cosi se puo darsi ra- gione nclla craniologia de' genj c de' talenti distiiiti ed istraordinaij , non si spiegano le loro mininie grada/.ioni c le qualita mcdiocri che si possono avere senz' onibra di organi, a nieno die non vo- gliansi qnesti occulti ed invisibili , nel qual caso la craniologia e fallace o ipotetica e non ha fatli bastevoli per istabilire la generalita di un sistenia. Inline il sapere non progredisce, rimanendo tuttavia sconosciute le cause del genio e degV istinti, inespli- cabili le leggi ed i fenonieni , che confessiamo d' igno- rare, ed accrescendosi le difficolta nella parte piu mistica dell' umana natura coll' attribuire molto piu d' influenza al fisico sul morale di quella ch' esse ab- bia realniente. Dopo queste osservazioni che non dai libri, ma dair attento esame del principj dclla craniologia emergono , perche la critica sia compiuta ed intera , passiamo alia discussione delle principali obbiezloni che confro di essa vennero fatte , le quali pel miglior ordine a due specie riduciamo , comprendendo tra le prime le anatomichc e le fisiologiche, c tra Ic seconde le lilosoliche. Parlando delle obbiezioni anatomiche e risiolo2;iche noi non diremo delle quistioni del Tiedemann e del Rudolphi, cioc se il sistema nervoso secondo la storia del feto si tbrmi ad un ti-atto , se la sostanza polposa gelatinosa non fibrosa sia la produttrice della bianca bbrosa , se sia vero e reale il sistema divergente e convergente dei nervi nel cervello e nel cervelletto, se la grande commessura del cervellp nasca dal siste- ma convergente , se gli emisleri cereJirali siano co- stituiti d' una membrana nervosa , ravvolta e ripie- gata che forma diverse circonvokizioni , e che puo distendersi siccome una guarnizione ed una stoffa, oppure se risultino della polpa degli organi genera- tori , che rinchiudonsi nella dura madre , la qual polpa va deponendosi a strati, c cristallizzandosi sotto SULLA. SCIENZA DEl.LA. CRANIOLOGIA. 363 la forma delle libre; o linalniente aiiclie un compo- sto , e uu tessuto di varie iibi'e o lamine siccome taluni piu zeccntemente haiino supposto (i). Da troppo lontane ori2;ini si trarr(^bbe cosi il nostro assunto , e d' altronde queste csperienze e questi fatti ap- partenendo alia speciale anatomia, possono conside- raisi dalla craniologia iilosollca alTatto indipendenti. Ci limiteremo pertanto ad espoire quegli obbietti die attaccano le fondamentali teoriclie del cervello, siccome or<>;ano delle facolta intellettuali , della plu- ralita deg^li oro;ani cerebrali , dell' influenza del cer- vello sul cranio , ed il sistema degli organi , tornando questi al nostro intento. Le obbiezioni anatomiclie e fisiologiclie sono Ic seguenti : I.* Che il cervello iion essendo propriamente r organo delle sensazioni non puo esser quello nep- pure delle facokii dell' anima. 2." Che le lesioni cerebrali fino nella mancanza d' un emisfero non recando seco la perdita della ra- gione , mostrano die esso non e T organo necessario e indispensabiie di dette facolta. 3.* Che r unita e Y omogeneita del cervello (2) diviso da semplici interstizj e cavita escludono la pluralita degli organi. 4.* Che gli organi esistono piuttosto nellc in- terne circonvoluzioni cerebrali die nelf esterna su- perticie del cranio. (i) F. Anatomie dit cerveau par Frederic Tiedemann tra- duit de I' allemand. Paris, 1823. Recherches experimeiitalcs sur les fonctions du systeme ncneux par M. Flour ens, 1824. Anatomie comparee du cerveau par Serres. Paris, 1824, L' Osservatore Medico di Napoli , lettera del 1 5 ottobre 1824, del dott. Quadri, ecc. (2) La teorica dell' unita e dell' omogeneita del cervello e quella che gli anatomici e fisiologi Francesi chiamano: systeme de centralisation del quale sono seguaci Jourdaii , Berard , M. Serres , e il Dictionuaire des sciences medica- les, torn. VII. 3^4 R\GTON\MENTr rRTTTCO-FIT.OPOriOT 5." Clie il difetto del j^arallclismo nolle laniine ossee del cranio rende ini|)ossibiIc 1 induenza del cervcUo sul cranio , onde improutarlo dc suoi orgjaui. 6.* Che le proniinenze del cranio possono deri- vare dalF azione mnscolarc , o da altre cause , come dair aria intermedia , ecc. 7." Che il seno longitndinale del cranio nella linca mediana del cervello disti'ugge gli organi posti sopra di essa. Le obbiczioni rdosofiche poi si hanno nellc sc- guenti : I.'' II materialismo dclla craniologia ; 2." 11 fatalismo nclF irresistibilita delle umane azioni; 3." L' inutilita dell' edncazione , della morale , delle leggi e della religione ; 4.' La coscienza delle interne percezioni , clie contrasta alia pluralitu degli organi ; 5." L' imperfezione del sistema degli organi per esprimere tutte le facolta intellettuali, e le loro mo- diHcazioni , e per comprenderle tutte snlla ristretta superlicie del cranio ; GJ" La non precisa indicazione degli organi co- stituenti le lacolta fondamentali -, 7." 1 pochi fiitti favorcvoli alia craniologia pi'a- tica, ovvero la dimenticanza dei contrarj; 8.* La fallacia delle divinazioni craniologiche vere pel caso , o per le cognizioni della fisiognono- niica. L' apparato di tutte queste obbiezioni e grande , e r istesso dott. Gall fu sollecito ed ingegnosissimo di rispondervi. Noi le porremo a confronto colle risposte , diniostrando che alcnne non sono sus- sistenti , che altre vanno a ferir proj)rianicnie la verita e la certezza della scienza, lasciando intatte atiche quelle che per noi vennero agginnte. In quanto alia prima obbiezione anatomica , e di- mostrato che il cervello in certe malattie c sensibi- lissimo. e che quand anchc noi fosse non vcrrcbbero SULLA. SCIENZA BELLA CRANIOLOGIA. 365 ]»ai a perdere di forza i tanti argomenti addotti dal dott. Gall in prova the il ccrvello e V oigano delle facolta intellettnali. D' altronde in qiiesta opposizionc si confondono erroneaiuente insienie la vita automa- tica e vegetabile, e la vita che egli cliiama ajiimale , e alia quale appartengono le funzioni delF intelletto; la prima e quella die comprende il nioto e la nutri- zione e che puo coutiiiuare siccome ha continuato in certi animali anche acefali ; la seconda invece e quella che consiste nella sensibilita , e nel pensiero che si distrugge ad un vizio o difetto esscnziale del ccrvello. Per riguardo alle lesioni e alle mutilazioni cere- brali , o nella niancanza di un emisfero , o nell idro- cefalo , osserva il dott. Gall che gli anatoniici antc- riori non aveano nozioni alibastanza chiare ed esatte per distinguere le concrezioni ossee e le petritica- zioni che diconsi nel cervello riuvenute dalle natu- rali escrescenze morbose del niedesimo. In secondo luogo , che il cervello essendo doppio , puo senza niaravifflia conservarsi 1' intelletto anche con un solo de' suoi lobi. Per ultimo die nell idrocefalo lungi dair esscre consunta la sostanza cerebrale , essa sus- siste dilatata e distesa in forma orizzontale dall' ac- «|ua , e qnindi non essendovi distrutte le fibre ner- vose, continuano le mentali funzioni. Ognuno pero s accorge , die tiute queste ragioni in coiiLrario prc- suppongono f assoluta certezza delle scoperte intorno alia struttura del cervello , che noi non osiamo im- pugnare, dache il Gall dislida gli anatoniici alia prova delle dissezioni , e dache niolti ne partirono persuasi e convinti. Cio che importa osservare in ogni modo si e che il cervello siccome semplice organo , o strumcnto dcUe facolta intellettuali puo lasciarle sane e perfette quand' anche sia accidcntal- mente viziato e difettoso ; il qual fatto sparge lume intorno alf influenza del tisico sul morale delf uomo. In quanto alf uniui e alf omogencita del ccrvello, qucsta c quasi opinione comune, perchc il ccrvello 366 RAGIONAMENTI CRITICO-FILOSOFICl noil ha parti rcali , o reali divisioni ncgl iiitcrsti/j , e nolle sinnosita degli cmisrerj , perche ncllo stato emjjrionico tutti i vertebrati lo lianno costiuito so- pra un solo cd identico tipo , c perche Ic succes- sive variazioni di forma , di direzione c di unione della sostanza ccrebrale non sono che accidentali et- fetti di ripetizione e di aggiunta di qiiesta sostanza. Noi non entrcremo in tale qiiistione sottilissiina per non meritarci la declamazione del dottor Gall, o tenipora, o professorcs ! il quale per altio non ha po- tato niai asserire che sia divcrsa \ intrinseca ed in- tima sostanza de' suoi sistemi nervosi ; ma non po- tremo dissimulare che non vi sia grande proba- bilita di vero anche per T omogeneita della sostanza cerebrale , la quale non arrivera mai al grado di cer- tezza se non cpiando col fatto e coi moltiplici esperi- menti dimostri false le scoperte della craniologia suir origine , suUa direzione diversa dci nervi del cervello (i). L'obbiezione quarta, che gli organi del dottor Gall sussistano in tutt' altra parte fuorche nel- r esterna superficie del cranio , e che il Desraoulin dedusse dalle ripiegature e dalle circonvoluzioni meno profonde nell' idrocefalo e in alcuni soggetti nian- canti d' intendimento , non e ne nuova , no vitto- riosa ; poichc se c vero , che nelV idrocefalo trovisi la membrana nervosa sotto diversa forma , e che il volume del cervello e del cranio sia una fallace mi- sura deir umana intelligenza , essa al solo annuuciarsi e anche caduta. Le obbiezioni piu gravi ne pajono le altre , tra le qnali merita singolar attenzione il difetto del (i) Avvi un' opera recentissima cui il dottor Gall non fa in tempo di rispondere nell' ultimo volume uscito nel iSaS. Quest'opera e quella di I\I. Desmoulin, la quale com- batte i suoi princij)] intorno all' anatomia e alia lisiologia del cervello e del sistema nervoso. V. anclie le opere gia citate di Tiedeinann, di Rudolphi, di Serrcs e di altri. i SULLA. SCIENZA BELLA CRANIOLOGIA. 867 parallelismo nelle lamine del cranio e dell' influenza del cervello sul cranio. Non nie2;a , anzi ammette il dottor Gall il difetto del parallelismo nelle ossa del cranio , dicendo di aver egli stesso insegaata questa difficolta reale e sussistente per V inipossibilita d' un uniforme coni- jiressione , per 1' inlinita varieta delle orbite del cra- nio e pel diverse grade della sua densita e spessezza; ma cerca di difendersi col non presumere di spie- garc tutte le niinime impressioni , die sul cranio potessero venir fiitte , non avendo osservate die le grandi prominenze nelle persone dotate e distinte per un dato organo e per un dato talento. E questa una satisfacente risposta ? E non contraddice 1' autore agli stessi suoi principj pratici e teorici? Egli dice prima di tutto die 2;li organi anche ben pronunciati noil presentano ]e boz~p del buffoiil , ne le grossezze di wi pngno, ma dolci prominenze ed inscnsibili, die non si conoscono se non da maiio espertissima : ora come mai iiou essendovi il parallelismo del cranio pos- sono prodursi qucste prominenze dolci ed inscnsi- bili , taiito pill die sarebbero T effetto di pochissima compressione e di poco sviluppamento degli organi cerebrali .'' Inoltre gli organi gia scoperti dal dottor Gall, quantunque esistenti in diversi individui, pure toccano omai tutta la superficie del cranio , il die farebbe supporre o il parallelismo, il quale egli stesso contrasta , o la mancanza del parallelismo , die vo- glioiio appunto i suoi avversarj , perclie il cranio non possa essere improntato degli organi del cervello. Non e vero poi , risponde il dott. Gall , die Y azione muscolarc sia Y ellbttrice delle protuberanze del cra- nio , perclie la forma del cranio ncl feto c gia di- versa prima delV azione muscolarc , perchc queste protuberanze sono per lo piu collocate in parti sulle quali i muscoli non possono operare o non opera- no die assai debolmente , perclie se dipendessero dai muscoli , dovrebbero anche ritener la i'orma ed il contorno di qucsti e non delle circonvoluzioni 36(> RACIONAMENTI CIUTlCO-FlLOSOnCI cerebrali , e perclie inline i mnscoli tendcvchbcro piuttosto ad appiauarlc , anzi che a produrle. Clic se tutto cio c vcro , siamo poi certi che la minima azione dei muscoli unita all' iniur2;cscenza dci seni , alia pidsazione delle artcrio della dura madrc o alle percussioni di materia accidentalmcnte frapposta nou possano generar questc prominenze r E se anche questc cause non fossero eilicaci , possiam con sicurezza de- durre, che tali prominenze si formino dagli organi del cervello ? Basti il ricliiamarc tutti i dnhbj die noi abbiamo esposti intorno alia mollezza dei nervi , e alia loro poca forza in confronto di quella dci muscoli , e ci troveremo tuttora nelle tenebre dcl- r incertezza e dell' esitazioae. E iacontrastabile che nella linea mcdiana del cer- vello sussiste un seno lon2;itudinale, e che alio spazio di questa linea non conispondoao parti cerebrali , mentre vi si sono collocati sopra alcuni organi; ma e del pari incontrastabile , siccome si esprime il dott. Gall , che questo seno e di poca larghezza , che non puo im]>edire la formazione delle prominenze , o nascondere lo sviluppo delle parti cerebrali, ne togliere che queste si posino anche sopra le estre- mita della linea mediana-, le quali considerazioni an- nullano tutta la forza di questa particolare opposizione. Fin qui si raccoglie die le ol^biezioni anatomichc e fisiologiche di maggior peso e tuttora sussistenti son quelle contro la pluralita degli organi e contro r influenza del cervello sul cranio ; principj fonda- mentali , senza i quali si distrugge ogni sistema della craniologia. Ma quand' anche sitlatte ojjbie- zioni venissero sciolte o dilucidate , qual pro ne tornerebbe alia scienza nella sua parte filosofica ? Non c aflermar troppo il dire die anche in ({uesto caso essa guadagna assai poco di verita e di cer- tezza per ritenerla sicura c dimostrata nelle sue teo- riche e nelle sue applicazioni ? Tutto cio vedrassi piu chiaramente nel terzo ragionamento nel quale discuteremo di proposito il inerito della craniologia. SULLA SCIENZA DELLA CRANIOLOCIA. 869 Le prime obbiezioni filosofiche son quelle della tendenza della craniologia al materialisnio e al fata- lismo neir irresistibile necessita delle umane azioni; nia la prima non sussiste assolutamente , mentre la seconda pare inevitabile ad onta degli argomenti e delle oncste e sincere protestazioni del dottor Gall in rigettarla. II dott. Gall ammette il cervello sic- come organo e strumento , e non gia come causa efficiente delle facolta dell' anima , equivoco a cui moltissimi si conducono ; dunque Y essere che si nianifesta ed opera nell' esercizio di queste facolta non e piu corporeo , ne materiale , ne muta di natura se gli soccorre T organo fisico del cervello e dei sensi. Gli stessi spiritualisti piu scrupolosi atten- gonsi a questa dottrina , aramettendo il commercio mutuo deir anima col corpo ; cosicche sarebbe vera ingiustizia il dar colpa al craniologista di errare in cio die i Padri stessi della Chiesa ci vengono insegnando. In quanto pero al fatalismo siain di discorde parere , quantunque il dott. Gall , siccome gia si disse , sia abbastanza saggio per non ammet- terlo. II fatalismo della craniologia non e gia quello che risulta dall' influenza delle cause esteriori sulle deliberazioni della volonta , la qual influenza da tutti e ammessa , ne quello che dipende dalle qualita cattive all' uomo attribuite , si che qucsti le serbi ad onta delle leggi e delf educazione , supponeudo anzi il dott. Gall che coll' educazione queste cattive qualita si possano mutare e deporre; ma e quella specie di fatalismo die si deduce dalle azioni automatiche , meccanidie e necessarie nel sistema degli organi , quindi un fataUsmo non di principio e di sistema , ma di mera induzione e di conseguenza. Akermann e molti altri che vollcro trovar in colpa di fatalismo il dott. Gall , gli obbiettarono special- mente che tutti gli organi , siccome forze , rappre- sentando Ic azioni corrispondenti eran quelli che soniministravano in mode necessario tutte le nostre tendenze , tutti i nostri desiderj c tutte le nostre Bibl. hid. T. XLII. 24 SjO RA.CIONAMENTI CRITICO-FILOSOFICI inclinazioni, in oonseguenza di che T uomo piu non godeva il libero arbitrio. Non e vero, egli accor- tamente risponde , che gli organi rappresentino le azioui corrispondenti, sia perchc le loro forze, quan- tunque determinate , debbono svilupparsi colle idee e colle abitudini , sia perclie V educazione e la ra- gione colle idee e colle facolta possono sempre va- riare Y impulso e vincerne le spinte e le tendenze. Ma cio nulla ostante noi temiamo assai che la liberta ne softra e perche 1' educazione non vince gl' im- pulsi degli organi , e perche Y educazione anche mancando il loro stimolo nel sistema craniologico altro non essendo che un complesso di buone e rette abitudini che devonsi dare agli organi del cervello lisici e materiali, non puo prevalere sul lisico cjuan- do non trovi altri organi che valgano a distrug- gere Y influenza degli opposti. Tutto questo prova abbastanza che le azioni serondn il dottor Gall es- sendo determinate primitivamente dall' impulso di organi fisici , in seguito non possono dall' educazione infrenarsi , e riescono in certa guisa irresistibili e dalla vera volouta indipendenti. Cosi accade della ragione. L' uomo conosce per le facolta che lo illu- minano , ossia per la ragione , la necessita di su- perare le facolta inferiori ed appetitive che pos- sono strascinarlo al disordine e al delitto ; ma nel sistema della craniologia non puo a tanto riuscire. Che cosa e la ragione pel dott. Gall? Un complesso di organi esprimcnti le varie facolta colle facolta ge- nerali , attaccate come attributi a questi organi me- desimi, Essa adunque e tutta meccanica , automatica e necessaiia, siccome gli organi stessi; onde a vin- cere per sua opera le tendenze di certi organi ab- bisogneranno organi opposti. Quindi noi ci aggiriam sempre nel medesimo circolo , nel medesimo labi- rinto : la ragione non e ne spontanea , ne libera , ed essa non puo neppur suggerire i mezzi , ossia le idee , le ficolta e i sentimenti per distruggere le male tendenze degli organi. Per tali diflicolta sembra che , SULLA SCIENZA, DELLA CRANIOLOGIA. 871 a malgrado del suo autore , il sistema degli organi tragga alia conseguenza dell' irresistibilita nelle umane azioni. II dott. Gall tenta schermire 1' obbiezione dell' inu- tilita deir educazione , della moiale e delle leggi nel suo sistema, sostenendo che le facolta superior! prevalgono a quelle di ordine inferiore , che oltre la coltura delle facolta interne devono nobilitarsi i niotivi esterni delle azioni , e che e possibile il dare una buona direzione anche alle tendenze crudeli ed inunorali , come sarebbero gli organi dell' omicidio e del furto (i); ma in tal modo non e sciolta la difficoltu. E gia provato che questa influenza delle facolta superiori sulle inferiori e indipendente dal- r uomo , e riposta nella sua piu felice organizzazio- ne , ossia nel maggiore sviluppamento degli organi di quelle sopra gli organi di queste; dunque rimane an- che provato che V educazione non puo da se nobilitare gli oggetti esterni , quando essi vengono ad essere le cause occasionali e subordinate delle azioni e degli organi , e cpiando le facolta stessc delle quali essa dovrebbe giovarsi sono organicamente disposte e determinate nell impulso che lianno all' operaie ; siccome e provato che essa non vale a correggere e a vincere le tendenze del furto e dell' omicidio , le quali sono organiche . innate e di essenziale costi- tuzione. Altrettanto puo affermarsi delle leggi , della mo- rale e della religione. Non esiteremo noi a punire , quando e incerto che 1' uomo possa frenare le sue naturali inclinazioni , e che egli sia arbitro di que- ste facolta superiori ? Ove e allora il dolo e la vo- lonta a delinquere che costituiscono il titolo legale d' ogni punizione civile o religiosa ? Con cio per altro non vuolsi neaiare, che anche nel sistema del dott. Gall r uomo non sia capace di vizio , di virlu e di (i) V. Tom. I.*, pag. 419. Tom, 6.", pag. 438. 372 KACIONAMENTI CRITICO-FILOSOFICl ecC. religiosi sentinienti ; ma le sue passioni e la sua vo- lontii essendo sempre V efFetto di oigani e di istiiiti natural! e determinati , nasce timore fortissimo , che dalla morale , dalle leggi e dalla religione possano inspirarsi. Le obbiezioni che riguardano Y unita della coscien- za , r imperfetta enumerazione degli organi , che non abbracciano molti talenti e niolte abilita , e la non esatta indicazione di essi sono afFatto nulle , sia per- che r anima presedendo a tutte le funzioni , racco- glie e concentra in se con un sol atto tutte quelle degli organi , sia perche il sistema craniologico , sic- come afterma il suo autore , non sarebbe ancora compiuto e perfetto, sia perche una non precisa classificazione degli organi non distruggerebbe la loro esistenza. Relativamente alle ultime obbiezioni che pongono in contrast© i fatti tanfo clamorosi della divinazione craniolo2;ica avverati nella visita delle prigioni di Spandau e di Berlino , e dei diversi soggetti, cui il dott. Gall in altre citta suppose ad esperimento , deve dirsi, che ad onta del loro numero, non sono pero cosi estesi da render certa la pratica della craniolo- gia ; che realmente non tenendosi registro di tutti i fatti contrarj , vengono ad iscemare di forza i fa- vorevoli , e che i trionii del dottor Gall, quantun- que ei nou sia amico della ciarlataneria e dellimpo- stura , potrebbero apparire avventurosi per caso , ovvero per gf indizj della lisiognomonica o anche pel conoscimento di altre circostanze. Noi esponemmo liberamente i nostri dubbi e le nostre osservazioni iutorno alia scienza della cranio- logia. Ma abbiamo fiducia , che il linguaggio sempre moderato e rispettoso con che vennero espresse , non meno che la calma della ragione colla quale si accompagnano saranno di argomento , che per acco- stai'si possibilmcnte alia verita non e d' uopo parteg- giare , ne mostrarsi avversi a quelli che onorevol- mente afifaticano per rintracciarla. 373 Elementi dl fisica per uso delle scuole elementari mag- gioridel regno Lombardo-Veneto di Gio. Alessandro Majocchi , professore di fisica nelV I. i?. liceo di Mantova, ecc — Milano, 1826, dcdl I. R. stampe- ria, in 8.°, di pag. 352, con 12 tav. inrame. {Prezzo lire 3 austiiache. ) Istruzione teorica e pratica sui parafulmini , dello stesso. — Milano, 1826, presso Giovanni Pirotta, in 8.°, di pag. 114 con una tcwola in rame. Osservazioni suU istruzione de' parafulmini approvata dalla R. Accademia delle scienze, pubblicata nel 1824 da Ferdinando Elice , p?'ofessore supplimeu' tario di fisica nella R. Universitd di Genova. — Genova , 10 maggio 1826, in un foglietto volante. J— ia Biblioteca Italiaria , tessendo la storia de' pro- gress! deir istruzione pubblica ne' nostri paesi , ha fatto conoscere (i) il fine al quale fu specialmente diretta \ istituzione delle scuole elementari , ed ha esposti i vantaggi che da una piu estesa diffusione de' primi principj della granimatica, dell aritmetica, della geometria , della fisica , della geografia che in esse s' insegnano , devono ridondare all' agricoltura , al commercio ed alle patrie nianifatture. La perfetta uniformita e la buona scelta de' libri di testo fu uno degli oggetti principali al quale la direzione generale di queste scuole ha rivolte le sue cure , esserido essa convinta che il produrre un corso d' una scienza qualunque, che sia breve, ele- mentare , adattato all' intelligenza comune , e che nel tempo stesso contenga le nozioni piu necessarie a sapersi , e non si riduca ad un nudo elenco di nomi e di definizioni, e un problema assai difficile; alia compiuta soluzione del quale non si giungera (i) Proemio pag. i53. 374 EtEMENTI DT FIPICA eCC. ehe dopo molti tcntativi e per mezzo di successive approssimazioni. Le nazioni a noi vicine , la Ger- mania, la Francia e segnatamente T Ingliil terra , che prima di noi hanno sentito il bisogno di render le scienze popolari (i) ci olTrono, e vero, fra un gran numero di libri mediocri di questo genere , alcuni eccellenti modelli ; ma questi sebbene possano servire di guida ai compilatori Italiani , mai non avrebbero pienamente corrisposto alio scopo se si fossero fatti nostri con una semplice traduzione; imperocche , ol- tre la diversita dei bisogni , delle costumanze , delle abitudini proprie di ciascuna nazione , la sola di- versita delle lingue fa si che quell' idea che e feb- cemente espressa in un linguaggio straniero perde della sua chiarezza e della sua naturale ingenuita tosto che e recata fedelmente nel nostro. II corso di fisica era qiiello cho otfriva maggiori difficolta , e richiedeva nel compilatore non solo una fondata conoscenza della parte scientiFica , ma (i) Da qualclie tempo si pnbblica a Londra un gior- iiale col titolo The artisan or mechanic's instructor, del quale ognl sabato esce in lace un foglio di 1 6 paglne di stampa in piccol testo. AUorche un operajo , che ama d' acquistar qualche istruzione , ha ricevuta la mercede del lavoro della settimana, ne impiega una piccola parte nell'acquisto di questo foglio, la cui lettura gli serve d' occupazione nella seguente domenica; occupazione non solo utile, ma quasi necessaria in Inghilterra ove ne' di festivi non solo il lavoro , ma interdetti sono quei passatempi, ai quali in que' giorni s' abbandonano generalmente i nostri operai. Una simile istituzione sareblje in Italia ancora immatura ; ma intanto e sperabile che i testi delle scuole elementari vendibili a poco prezzo, e de' quali i giovani allievi sono obbligati a provvedersi , possano col tempo divenire il manuale degli artigiani, e servire alia loro istruzione an- che dopo compiuto il corso scolastico. Con savio provve- dimento fu percio data a questi testi un' estensione che eccede d' assai quella necessarlamente richiesta dal piano adottato per T insegnamento elementare. Dl GIO. MAJOCCHI. 3^5 tlelle non comuni nozioni cli tecnologia onde cliscer- nere i principj che devono riuscire piu importanti per la loro pratica applicazione ; una lunga abitudiiie neir arte d' insegnai-e ; una certa popolarita di stile e d' espressioni , ed una sagacita singolare nel tro- vare il modo di riferire ad idee semplici e co- muni r esposizione dei fenomeni della natura. Tutte queste qualita non mancavano alV egregio professor Majocchi, il quale ne aveva gia dato saggio colla pubblicazione del breve Corso dl meccanica ad use delle scuole suddette; ed cgli ha anche questa volta lodevolmente corrisposto alia fiducia in lui riposta dal Governo che gli ha affidato questo secondo la- voro. L' autore nella prefazione ha prevenuta T obbie- zione che alcuno potrebbe movergli per la mole del presente trattato , che sembra a primo aspetto eccessiva per un libro elementare « questi elementi , egli dice , sono composti per istruzione di quei gio- vani che si dedicano alle arti ed ai mestieri e per compimento di educazione di quegli altri che de- vono attendere agli affari domestici , senza voler conseguire un grado accademico nelle Universita; tut- tavia possono essere d' utile preparative a chi vuole progredire agli studj superiori , ed anche servire di dilettevol lettura a chi ama d' istruirsi nelle ope- razioni della natura » . . . del resto « nell' istru- zione ordinaria il prccettore potra tralasciare tutti i paragrati scritti in carattere minuto , e dalla parte III scegliera quelli che credera piii utili a suoi scolari , a meno che il tempo e 1 ingegno de' medesimi non gli perrnettano di diflbndersi eziandio nella spiega- zione di tutto cio che viene in questi elementi trat- tato. 5) Noi abbiamo gia accennati i motivi pei quali crediamo che la notabile estensione de' libri di testo debba piuttosto lodarsi che biasimarsi ; cio nulla ostante abbiamo qualche speranza che 1' autore ri- vedendo in una seconda edizione il suo lavoro , trovi foise modo di abbreviarlo in alcuna parte 3/6 ELEMENTI DI FISICA CCC. senza nulla toglierne d'essenziale. Sianio inoltre per- suasi die nella stessa occasionc egli riuscira di leg- gieri a fare sparire alcune inesattezze die gli sono sfuggite in questa prima compilazione. Giudiziosa del resto ci e seinbrata la distribuzione delle mate- rie ed ottimo il sistema adottato nel trattarle. L' au- tore premette sempre 1' esposizione de' fatti , come verita dimostrate dall' esperienza, preferendo quelli die cadono sotto gli ocdii di tutti , o die possono essere verificati , seiiza far uso di macdiine com- plicate e di gran valore. Ove poi queste si rende- rebbero indispensabili , supplisce ad esse con iin' ac- curata descrizione e colla relativa figura , mediante le quali Y allievo se non puo veder attualmente Y espe- rimento , possa almeno formarsi una chiara idea del mode con cui dovrebbe istituirsi. Dai fatti cosi sta- biliti vengono in appresso dedotte le piu importanti conseguenze ora per via di semplice raziocinio , ed era col sussidio delle prime nozioni d' aritmetica e di geometria die sono insegnate nelle scuole ele- mentari. Ma ecco , per recare un primo &aggio dello stile deir autore , in qual modo egli si apre la strada air esposizione de' fenonieni tisici , premettendo la seguente essenziale distinzione fra 1' osservazione e r esperienza. ( Introduzione § 27^. ) (c Dopo aver fatto conoscere in general e la 11a- tura dei corpi di cui e oggetto la fisica , noi verremo a studiarne le principali proprieta ed i piii distinti fenomeni. Nello stabilire le leggi naturali di queste proprieta , e nello spiegare questi fenomeni si fa uso deir osservazione e delf esperienza. La contem- plazione di quei fenomeni die la iiatura produce da se stessa clicesi osservazione. Cosi })er esempio contemplando il sole con un cannoccliiale per de- durne il movimento di rotazione die fa intorno al proprio asse , e le macchie di cui e sparso , si fa un osservazione. Quando poi i corpi coif arte si ri- ducono in istato da mostrarci dei fenomeni die da se stessi non si sarebbero prcsentati , allora queste DI GIO. MAJOCCHI. 877 operazioni si dicono esperienze o esperimenti. Cosi per es. comprimendo con prestezza un soffietto per vedere se I'aria che ne sorte mette in movimento dei piccoli corpi , o estraendo T aria da un pal- lone di rame per sapere se esso e divenuto meno pesante ; oppure mediante uno stantuffo comprimendo r aria contenuta in un tubo per conoscere quale re- sistenza presenta : in tutti questi casi si fa un espe- rimento. » Al § 3o definisce le proprietd generali e le parti- colari dei corpi, e quindi, stabiliti i giusti confini che separano la fisica generate dalla particolare , prende occasione d' esporre in succinto Y ordine e la^ distri- buzione delle materie delle quali ha impreso a trat- tare. « Nella parte I , cosi nel citato paragrafo , vien esposta la fisica generate in cui dovrebb' anche com- prendersi la dottrina del moto e delle forze che lo producono , e quindi delle inacchine che lo facili- tano ; dottrina che si e lasciata , perche vien trattata nella meccanica. La iisica particolare e piu estesa , mentre propriamente dovrebbe parlare di tutte le sostanze per esaminare le singole fisiche proprieta che a ciascuna competono , e dovrebbe quindi ab- bracciare ne' suoi trattati particolari i metalli , le terre , gli alcali , gli acidi , i diver si gas, e in soni- ma tutto r indefinito numero di sostanze che con- corrono a formare questo nostro globo. Ma siccome tutti questi corpi si dividono in due graiidi classi , i solidi e i fluidi , cosi il trattato delle fisiche pro- prieta particolari dei corpi viene distinto in due rami , la fisica particolare dei solidi e la fisica par- ticolare dei fluidi. Del primo ramo ho gia parlato bastantemente ne' miei Elementi di meccanica e in questa introduzione , e se ne parlera nella parte I. II secondo propriamente formera il soggetto della fisica particolare ; e giacche i fluidi si suddividono in due classi , fluidi liqiddi e fluidi aeriformi , per- cio la fisica particolare ( dei fluidi ) o la parte 11 sara compresa nei due capitoli , i.° dei fluidi liquidi in 378 ELEMENTl DI FISICA, ecc. generate e speciahnente delVacqua; 2..° dei fluidi aeri- fonni € specialmente dell aria , a cui si sono aggiunti i trattati dei quattro fluidi ( impercettibili ) e iinpondei-a- bili calorico, luirdco (o luce), elettrico e magnetico. Di- pendendo appunto da questi agenti le vicende fisiche del nostro globo , dell atmosfera e dei materiali da cui risultano ; cosi dopo aver in tal modo gettati i fondamenti sui quali opera la natura corporea , si viene nella parte III ed ultima , divisa in tre capi- toli , a dare la spiegazione de' grandi fenomeni che succedono nella terra , nell' atmosfera e nel cielo. » Bastera questo cenno a dare iin' idea della distribu- zione dell' opera , e quanto al modo con cui gli ar- gomenti sono trattati , aggiungeremo die sebbene r autore candidamente dichiari d' aver approfittato delle opere piu classiche in questa materia , non percio deve credersi che il suo lavoro sia una sem- plice compilazione : diversi articoli vi abbiamo in- contrati che non mancano del pregio della novita ; noi ne recheremo due soli; il primo contiene la descrizione del termometrografo , istrumento ora mai conosciuto e diffuso , specialmente in Italia , ma di cui non trovasi la descrizione nei piu recenti e piu accreditati corsi di fisica ; il secondo riguarda Y ascen- sione areostatica eseguita dal Lunardi a Napoli nel 1789. Art. 194 termometrografo. — « Sarebbe di molto vantaggio e comodo se itermometri, oltre segnare il grado di calorico dei corpi , e principalmcnte quello deir atmosfera, notassero anche I' ora in cui si ebbe tale o tal altra tempcratura. Qualche tisico tento con meccanismi complicati ed inesatti di dare al termo- metro tali requisiti. Un termometro pero aljbastanza semplice si e iramaginato sul fniire del secolo X VIII, il quale in assenza dell osservatore nota la massima e la minima temperatm-a fatta in un dato intervallo di tempo. Questo strumento che si chiama termo- metro ad indice o termometrografo e stato immagi- nato da Six e in seguito perfezionato da Landriani , DI CIO. MAJOOCHI. 3j7Q Fioroni e Bellani. Noi daremo la tlescrizione di quello che comunemente si usa oggidi. II termometrografo consiste in un tubo abed della lunghezza di 400 millimetri e del diametro interne di millimetri i,5 ripiegato come vedesi nella figura. Da una delle sue estremita termina in un cilindro a 6 , e dall' altra in una palla c?, ambidue del diametro interno decuplo in circa di quello del tubo. II ciUndro a 6 ed una porzione bp del tubo sono pieni d'alcoole, il quale serve di corpo termometrico. La porzione p cq del tubo e piena di mercurio , is\ qd trovasi aucora del- r alcoole , la sfera d e vuota ed il tubo e di vetro e chiuso ermeticamente , affinche 1' alcoole non isvapori . » L' alcoole che trovasi nella capacita a bp dila- taudosi respinge la colonnetta di mercurio con cui e a contatto , facendola discendere nel braccio b c e contemporaneamente salire nel braccio c d. La graduazione dei detti due biacci del tubo e eguale , se non che nel primo be i gradi di caldo si con- tano da p verso c, e nell' altro cd da. p verso d; cosicche gli aumenti di temperatura nel braccio b c sono segnati dalla discesa del mercurio , e nel brac- cio c d dair ascensione dello stesso liquido. La scala e stabilita come negli ordinarj termometri. » Nelle due porzioni be ,cd del tubo si trovano in / ed in g due piccioli galleggianti d' acciajo ter- minati in una pallottolina di smaito nero come nelle spille comuni. Ciascun galleggiante ha attaccati su- periormente due o tre corti fili elastici di crine , i quali senza impedire 1' ascendimento dei galJeggianti , al riabbassarsi del mercurio li ritengono nel luogo ove da questo furono alzati. » Ora e chiaro che aumentando la temperatura , il mercurio nel braccio c d ascende ed alza il gal- leggiante g; e se in vece la medesima diminuisca , il mercurio sale nel braccio c 6 ed alza il galleg- giante / Siccome ambidue i galleggianti rimangono nel luogo ove furono sollevati dal mercurio , e sic- come in un braccio 1' alzamento dinola diminuzione 38o ELEMENTI DI FISICA CCC. e neU'altro accrescimento di temperatura, cosl e chiaro die i galleggianti indicheranno colle loro basi 1' uno la minima e V altro la massima temperatura avve- nuta fra un osservazione e 1' altra. » Per rimetterc i galleggianti nello stato di poter fare nuove osservazioni si fanno essi ritornare a con- tatto col mercurio mediante un ferro calamitato. Chi bramasse di apprendere la pratica della costruzio- ne di termometro2;rafi puo consultare le opere se- guenti : Opuscoli scelti sulle scienze e sidle arti. Mi- lano, 1798, torn. XX , pag. 284: Nuova scelta d'0~ puscoli interessantl ecc. Milano , 1804, torn. I, pag. 21; e Qiornale di Fapia, decade II, vol. I, pag. 418. » JVota air art. 3o5 ; massime altezze a cid sono giunti gli uomini. — « II barone di Humboldt , salendo sul monte Chimborazo in America , e giunto nell' atmo- sfera all' altezza di metri 588o sopra il livello del mare ; e Gay-Lussac , mediante un pallone areosta- tico a gas, e giunto all' altezza di 7016"" sopra il livello medesimo. Questa si ritiene la piu grande altezza a cui 1' uomo sia pervenuto. Tuttavia nel- r opuscolo intitolato Ragguagllo circostanziale del pri- mo viaggio aereo in Inghilterra felicemente eseguito dal cnpitano Vincenzo Lunardi con varie lettere con- cernenti altri suoi viaggi nell' atmosfera , ecc. Palermo , 1 790 , stamp. Gagliani , noi troviamo che il detto Lunardi nel viaggio aereo che esegui in Napoli il giorno i5 settembre 1789, segnando il barometro air atto della sua partenza poll. 27 e lin. 9 sali ad un altezza tale che il mercurio discese sino a poll. 1 1 , mentre il termometro segnava 0°. Ora calcolando con una delle citate formole l' altezza corrispondente a quella colonna barometrica col prendei-e 18° cen- tigrado per la temperatura alia stazione inferiore , si trova che il capitano Lunardi si elevo metri 7680 sopra Napoli, e metri 7688 sopra il livello del mare. Percio d' ora innanzi si deve ritenere che la piu grande altezza alia quale sia giunto 1' uomo e quella Dl CIO. MAJOCCHI. 38 1 di metri 7688 sopra il livello del mare , cui per- venne il capitano Lunardi di Lucca. » Abbiamo asserito che a parer nostro quest' opera , sebbene lodevole in complesso , aveva bisogno di qualche emendazione ; siamo percio in debito di riferire alcuni dei punti intorno ai quali non pos- siamo essere totalmente d' accordo coll' autore. Noi entriamo tanto piu volentieri in quest' esame , per- che siamo persuasi che se mai in alcuni dei luoglii che verremo notando ( ove non e evidente lo sbaglio ) il torto fosse dal canto nostro , le presenti riflessioni potranno servire a meglio rischiarare i punti con- troversi , e dar luogo a qualche importante discus- sione. Pag. 3. « L' affinita varia al canglar della qualita del corpo ; il ferro , p. es. , la sabbia , 1' acqua , ecc sono corpi nei cjuali 1' affinita che tiene unite le molecole essendo piu o meno contrariate dal calo- rico loro combinato ( con esse combinato ) esercita un azione differente , e rende 1' uno d' una consi- stenza diversa dall' ahro , ecc. » II confronto che qui si fa tra la forza che tiene unite le molecole del ferro e dell' acqua , e quella che tiene uniti i granelU di sabbia non e esatto. Un grano di sabbia e una massa enorme se si confronti colle molecole integranti de' corpi , nc la forza d' af- finiui puo estendersi alia distanza ch' e necessaria- mente inteiposta fra centro e centre. La cagione che sostiene le particelle d' un mucchio di sabbia e quella stessa ( dal piccolo al grande ) per cui si regge una piramide di palle da cannone ; cioe lo sfregaraento dello strato primo contro il piano sul quale posa , e quindi \ attrito e il contrasto 1' un contro r altro dei globi clie compongono gli strati successivi. Se la sabbia fosse umida o bagnata 1' attrazione molecohire avrebbe qualclie parte alia coesione ; ma tale attrazione sarebbe quella esercitata dalle mole- cole deir acqua , non dai granelli di sabbia. 38a ELEMETITI Dl FISICA CCC. Pag. 5. « Versando sal marmo bianco dell' acido solforico , si giunge a scomporre il primo ne' suoi due dementi , calce ed acido carbonico. ... La calce avendo maggior affinita coll acido solforico che col- r acido carbonico, si combina col primo e forma lo solfato di calce o gesso. » Se con questa operazione si viene a formare del solfato di calce o gesso , non e dunque vero che il marmo si decomponga ne' suoi due eleraenti , calce pura ed acido carbonico. Pag. 1 8. «. Nella campana urinatoria si respira un aria tanto piu densa , quanto piu s' accosta al fondo del mare. » Qui deve intendersi , quanto piu s' abbassa sotto il livello del mare ; giacche \ essere il fondo piu vicino o piu lontano non influisce suUa compres- sione dell' aria. Pag. in. Parlando delle immagiui vedute in sogno le chiama « un' illusione degli occhi. » Ognuno sa che gli occhi non hanno in cio alcuna parte. Pag. 29. Dopo aver definita la massa dei corpi col dire ch' essa e egiiale al volume , meno lo spazlo oc- cupato da port, conveniva insegnare in che modo la gravita o il peso possa servire a misurare la massa medesima. Pag. 74. La dimostrazione che qui si da del teo- rema « che una molecola vien attratta egualmentc da una data quantita di materia , sia questa disposta in un inviluppo sferico (e qui doveva dirsi disposta nniforniemente), sia tutta riunita nel centro del me- desimo, e affatto inconcludente. Per rimanere con- vinti dellequivoco bastera riflettere che il teorema che qui si vuole stabiUre come vero in generale , non sussiste che per certe leggi particolari d' attra- zione. 11 sig. Laplace ha gia dimostrato ( Mec. eel. L. II. ch. II) che fra il aumero intinito delle leggi che rendono l' attrazione piccolissima a grandissime distanze , la leggc dell' attrazione neutoniana e la m Gio, MAjoccHi. 383 soht nella quale le sfere agiscono sopra un punto esterno come se la loro massa fosse riunita al centre. Siffatte dimostrazioni richiedono il sussidio delle ma- tematiche sublimi , ne si possono ridurre a semplice discorso senz' ammettere delle idee inesatte , e ca- dere in paralogismi. Pag. 87. bastanza copiose, piu studioso si mostra V autore delle eleganti descrizioni pittoriche che non delle scientifiche osservazioni. Soitanto alia pag. 24 si entra a parlare del Tirolo pro- priamente detto , intorno al quale principalmente si espon- gono alcune notizie statistiche , geograliche e morali. Troppo rapidamente passa egli dalle grandi Alpi e dalle souimita che dominano la valle delF Inn e quindi dalle cime del Brenner alia discesa verso 1' Italia, Non sembra pero che egli abbia con bastante attenzione esaminato 1' andamento di quelle catene montane e delle valli frapposte, perche egli scrive che nel Tirolo meridionale colthansi le viti nel fondo e sul pendio delle montagne e cdcuni cereall su le sonvnita, sin verso Roveredo, dove le valli si allargano; que- sto ci fiirebbe dubitare che egli veduta non abbia la grande PARTJE STRANIERA. 89 1 ed ampla valle delPAdigi? , che si stende tra Meran e Ro- veredo , e die pi'ecisainente al di qua di Roveiedo , ve- nendo verso Tltalia, dl nnovo si ristrigne. Quanto ai co- stumi degli abitanti e specialmente di quelli del Vorarlberg , alia loro iiidn stria , alle loro ordinarie occupazioiii , alle emigrazioni di tutti i maschi che in alcani villaggi ha Inogo per varj mesi delF anno , alia disposizione dei Ti- rolesi per la meccanlca , al profitto econoinico derivante da quelle emigrazioni intraprese tanto pel lavoro quanto pel traffico, T autore semhra bene inforniato^ se pure non ha tratta la maggior parte delle notizie dall' opera del Rohrer sul Tirolo , alia quale egU medesimo si professa debitore j ma forse alquauto esagerata e la descrizione che egli fa dei Tirolesi devoti non solo , ma anche supersti- ziosi; giacche in oggi hannovi ben poclii che prestino fede , come egli dice , alle leggende particolari dei diversi distretti , nelle quali si parla di apparizioni di spiriti o di demonj. Piuttosto brameremmo che esatte si trovassero in generale le asserzioni dell" autore intorno alia severita dei costnmi di quel paese , intorno alia fedelta delle mogli duranti le lunghe emigrazioni dei loro mariti , e intorno gli amori sempre innocenti dei giovani d'ambo i sessi; ma come queste conseguenze dedurre forse non si potrebbono da parziali osservazioni , cosi dubitiamo con ragione che r autore siasi ingannato anche nel quadro troppo svantag- gioso che egli ha fatto dei Tirolesi meridionali, altramente detti Italiani. Puo ammettersi che la vicinanza , come egli dice, della ricca e voluttuosa Italia abbia alterati i costumi loro e il loro carattere , ma non per questo diremo che presso di essi non trovisi affatto T ingenuita e la lealta dei montanari settentrionali : cosl non amraetteremo le troppo vaghe espressioni , che le deliziose valli di Non e di Sol, e le rive incantate del lago di Garda snervino gli animi , e 11 dispongano alia moUezza e ai piaceri. Alia pag. 3o e apposta la nota 23 , la quale sembra per lo meno scritta avanti 1' anno i8o5 , giacche vi si parla di disposizioni amministrative , delle quali piu non avvi alcun vestigio. Molte cose rimarrebbono ancoi'a a dirsi intorno alle notizie date dall'autore nelle pag. 29 e 3o, perche troppo lontano dal vero e quello che egli accemia relativamente air organizzazione militare del Tirolo , ai sLioi ofTetti , alle sue conseciuenze , ecc. , e perche egli I 392 APrENDICE hidica alcunl pnnti come l)en fortificati eJ Inespngnabllj , nientre a riserva della sola fortezza cU KufFstein, tutti gli altri forti sono stati gia da ])iu di vent' anni ab- bandonatl ed in gran parte anclie demoliti. Egli s' in- ganna altresi allorche dice nel luogo medesimo la valle dcir Adige essere la sola die presenti un facile accesso, mentre 1' accesso a quella valle dalla parte dell' Italia e assai difficile , polcbe la valle medesima si restrigne e da Ala sin quasi alle pianure dell' Italia non forma se non che una gola strettissima , ben nota a chiunque ha viaggiato in que' paesi. Noteremo di passaggio che egli attribuisce all' ultimo viaggio dell' arciduca Giovanni I'og- getto di esaminare le eminenze che dommnno Brixen , onde vedere se quello ei'a il luogo opportune alia costru- zione di una fortezza che guarentisse la difesa della valle. Quel viaggio lungi dall' essere rultimo, ebbe luogo lina dal i8o3. Nelle pagine seguenti si presenta un quadro delle ren- dite del Tirolo ^ che parimente senibra compilato parecchi anni addietro , e si danno alcune notizie delle viceade sto- riche del Tirolo ne' bassi tempi i poscia si ripiglia la re- lazione del viaggio in una parte del Tirolo e del ritorno deir autore nella Baviera. Ma ancora le notizie e le in- formazioni che egli da , sembrano doversi applicare ad un' epoca per lo meno anteriore al i8o5 anziche ai tempi nostri , perche sul bel principio vi si dice che la carta monetata o sia le cedole di Vienna perdono al di fuori 3o per ICO, mentre la cosa e ben diversa al presente. Ben descritti sono i monumenti d'Inspruk, e il gabinetto di antiche armature del castello di Ambas ; ben descritte la lisonoraia dei Tirolesi , le loro canzoni , e la loro abilita nel tirai-e a segno ; ma qualunque lettore trovera inoppor- tune il confronto che si fa degli alberghi del Tirolo con quelli d' Italia e d' Inghilterra, superfluo 1' elogio delle trote del Brenner, e piii ancora la lunga diceria su i cavalli di posta trovati presso la cima di quel monte. A Stoerzing 1' autore osserva le belle ghiacciaje del Tirolo , a Brixen la cattedrale, l' antico palazzo dei vescovi e le deliziose passeggiate dei dintorni ; ma troppo a lungo egli descrise le circostanze del suo incontro col conte di Sternberg, e sgra- ziatamente di questi episodj poco importanti, se non pure insigniiicanti , sono piene le settanta pagine del libvo. Assai PARTE STRANIERA. 898 leggermente si parla di Bolzano , piu dlffusamente tU Kal- deni e del lago vicino detto Kaldernsee , della bellezza del paese aH'intoino e dell' eccellenza de' suoi vinii di la T au- tore vede il passaggio iiella valle di Non e ossei'va le mon- tagne circostanti, dove non lascia d' indicare le piante degne di qualche attenzione , e dappertutto si mostra as- sai vei-sato neH'agraria e nella botanica. Poco distante da Lermoz egli non tralascia di aminirare gran numero di aguglie argillose , conosciute nel paese sotto il nome di pirami'li ■• difficilniente pero si crederebbe che cjueste for- mate fossero dallo scolo continuo delle acque in una tinea obbliqua perfetlamente eguale , giacche , se tutto il terreno non e che un gran letto di argilla , come egli suppone , difficilniente vi si potrebbono formare quei coni o cjnelle piramidi , delle qiiali egli annunzia altiesi la riproduzione, mentre alcune croUano per essere alia loro base scavate. Molte inutili digression! trovansi ancora nelle descrizioni di Ober-Botzen e nella relazione del ritorno nella Baviera; tutt' al pill si distingutiuo le notizie intorno la badia di Ettal e il suo osservatorio meteorologico, e intornu al ca- stello e al lago di Stahrenberg. Sembra che F autore non abbia fatto che il viaggio da Monaco a Inspruck e a Botzen , e ritornato sia per la strada medesima ; una terza parte del suo viaggio e piena di riflessioni sentimentali e di oggetti di piacere; un'altra terza parte, relativa airamministrazione e alia statistica propriamente detta, presenta notizie di cose che da ventitre anni in circa sono interamente cambiate, e r ultima terza parte , in cui ragiona dei paesi nei quali e passato, a riserva delle indicazioni botaniche, non pre- senta se non che le osservazioni piii comuni che ciascnn viaggiatore non filosofo potrebbe fare , recandosi in quei luoghi. Segue il viaggio alle sorgenti del fiume Partnach, scritto a un dipresso nello stile medesimo : vedesi pero fatta dall' au- tore una ricca messe di piante alpine , e gli si puo tenere conto altresi delle osservazioni Ijarometriche e termometri- che fatte snl Wetter-Stein , dov' egli giunse sino airaltezza di 5977 piedi e al limite delle nevi perpetue. II conte di Sternberg aveva gia fatte varie osservazioni sulla temperatura delle acque del Partnach e delle acque sotterranee in genera- le, seguendo come ottima guida le indagini che fatte aveva il celebre di Sau55»/e su le acque dcirArve. La temperatura $94 AFP ENDIVE delle .icque del Partnach c invariabilo alia sua imboc- caturn , il die si attribuisce alia rapidita del suo corso , esseiido le variazloiii osservate nei diversi punti probaliil- mente ca2;ionate dal suo passaggio per diversi laghi , c dalla mescolanza delle sue acque con quelle di altri ruscelli, auzicbe dall' influenza delP atmosfera. L' idea di cercai'C nella temperatura delle sorgenti la misura di quelle del- r interno della terra e dovata al sig. di Bucli, ed e stata adottata dall' Humboldt. Alcune pagine sono anche occu- pate dal viaggio da Garinisoh a Weillieim, passando per I'Eypsee, Lerraos, Reutti , Fuessen e Schongau. Ma an- cora la relazione e deformata dalla lunga e ridicola descri- zione della capanna di un carbonajo , dall' inutile racconto della fuga di Carlo V da Inspruck nel iSSa, dai cenni su i guerrieri avveaimenti che ebbero luogo in varj tempi sit le rive del Lech , a Reutti e a Fuessen ; degni pero sono di qualcbe considerazione il confronto della velocita de'princq)ali liunii della Baviera, e il bel quadro che si pre- senta dei dintorni di Schongau. L' ultima parte di quest' opera contiene la relazione di una scorsa nel Vintschgau e nella contea di Meran ; dice sul bel principio I'autore, ch' egli fu ad osservare nella valle di Drofuy il curioso fenomeno di itna ghiacciaja mobile , o come egli scrive , d'uii glacier marcliant, e che nel villaggio nominato Drey Heiligen Brunnen , ov' egli fermossi , era passato in que' giorni con- dotto dallo stesso motivo 1' arciduca Giovanni : ma la ve- rita e che questo principe non fu mai nel Tirolo dopo le ultime guerre , e che invece ad osservare quel fenomeno singolare recato erasi in quell' anno 1' arciduca Ranieri , nostro amatissimo Vicere. Poco felice e poco esatto tro- viamo pure il paragone che si fa di Andrea Hofer con Guglielmo Tell ; lasciando da parte qualunque altra dispa- rity , basta soltanto 1' accennare che Tell e i suoi com- pagni insorsero ailine di sottrarsi al doniinio dell' Austria, mentre Hofer ed i suoi compatriotti mostrarono uno zelo eccessivo per difendere la causa degli antichi loro sovrani. Poco altronde si raccoglie da questo capitolo, se non che vi si trova la descrizione assai lunga delle mine del ca- stello del Tirolo presso Mcran , e quella pure di una parte dclla valle dell' Adige e di alcune popolazioni della mede- sima; tie priva di merito potrebbe reputarsi quella della ghiacciaja ambulanto e 1' esposizione delle cagioni a quella PARTE STRANTEUA.. 3c)S mobil'ita assegnate , ma superflua parrh senza clubbio la descrizione clell' albei-go di Sclilanders, e piu ancora quella della giovane cameriera di esso albergo. Noteremo soltanto, che quel nionte di gbiaccio era allora in moto , e die con una progressione lenta ma continua giunto era piii di looo piedi al di sotto del suo livello primitive. Nelle note FA , ricopiando 11 Posselt , lia stabilito in 5 19 niiglia quadrate di i5 al grado la superficie del Tirolo com- preso tra Trento, Bressanone e il Vorarlberg ^ essa e in- vece di miglia geografiche quadrate 516""°,, e la popola- zione di quel paese , scconilo le j^iii recenti notizie ofliciali, e di 755,401 anime. Nella nota 45 si espone T altezza comparativa di varie montagne sopi-a il livello del mare , e si stabilisce quella della cima dell' Oertler di 14,466 piedi , il che la ravvicinerebbe a quelle del monte Bianco e del monte Rosa, ne sapremmo intendere, come 1' au- tore accusare possa il sig. de Welden di avere troppo di- minuita la misura di quell' altezza, supponendola di 12,059 piedi par. soltanto, nientre questa misura e fondata sopra osservazioni trigonometriche , e quindi puo a tutta ra- gione credersi esatta. Non chiuderemo quest'articolo senza parlare della sin- golare bellezza delle vedute , maestrevolmente delineate ed Incise ad acqua tinta , che formano certamente un gran pregio deir opera , e tra queste abbiamo distinte la grotta di Edei-lsliausen , la porta di S. Sigismondo in mezzo alle montagne , e la veduta del Durrenberg , della sua grande cascata e del lago di Wolfsgang. Doloroso pero riesce il vedere che di 24 vedute aggiuntc ad un viaggio nel Ti- i-olo, ne pur una ve n' abbia concernente questa provincia, riguardaudo tutte la Baviera ed il Salisburghese. 3c)f) \rvENDTrr. PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. B I B L I 0 G R A F I A. Opere pubblicate dalle tipografie del Regno Lom- bardo-Veneto. Appendice alia Proposta di alcune correzioni ed ag- giunte al Vocabolario della Cnisca. — Milano , 1826, dalV /. R. stamperia. I lettori della Proposta si ricorderamio clie il cavalier Monti incomincio soltanto tlalla lettera L a notare di mano ill mano diverse aggiunte da farsi al Vocaliolario ; le cjuali , a difFerenza delle correzioni clie suscitarono forti rumor i ed acerbe animosita , piacquero a tutti i partiti si favore- voli e si avversi alle opinioni di lui , perclie si andava per esse acci-escendo la ricchezza della nostra lingua co- mune ; ed alle ricchezze non e alcuno che faccia mai brutto viso. Ma quanto piii furono accette quelle aggiunte dalla lettera L in su , tanto piii rincresceva universalmente clie jl celebre filologo ne avesse lasciato sforniti gli articoli che cadono sotto le lettere antecedenti, e d"" ogni parte si manifestava il desiderio che simile laguna fosse riempiuta. Egli sel vide; ed a far pago un desiderio si giusto e per lui si onorifico raccolse i materiali dell' Appendice qui sopra annunziata. Essa contiene pertanto una bella mano di giunte dalla lettera A inlino alia lettera /• e queste sono o voci le quali , benche usate da insigni scrittori , non furono mai tratte fuori per innanzi ne" vocabolarj ; od hanno alle volte una significazione che non era stata prima avvertita ; o servono ad usi diversi da qnelli che gia si conoscevano i o, come che sia, allargano ed abbel- liscono la maniera di dipingere il pensiero. Ne tali giunte PARTE ITALIANA. 897 son gia registrate con qiieU' asciuttezza clie si suole ne' voca])olaij ; ma cli raano in mano vi si ragiona sopra con dilettevole dottrina , e si rivela la recondita beliezza degli esempi che si adducono , e si accennano le fonti onde attinsero gli autori citati per ampliare ognor pivi e far pill splendido il patrinionio della nostra favella. Ed oltre a cio si cavano in mostra altri errori caduti per entro al Vocabolario della Crusca, e si spiegano varj passi di Dante, dell' Ariosto e d' altri classici , e si fanno osservare a cau- tela degli studiosi alcune macchie di cui si tinsero anche i piu eccellenti. Degno poi di gran lode , e da raccomandarsene a tntti gli scrittori la imitazione , e T Jiidice degli errori in cui r autore medesimo dlchiara d' essere incorso. Che se I'er- rare e proprio d' ogni uomo , 1' avvedersene , all' incontro , e segno che 1' errore provenne da momentanea disatten- zione , non gia da iniperizia ; e il confessarlo al tribunale del Pubblico attesta siiperiorita d' animo , verace aniore delta sapienza, e generosa brama di sola quella gloria che e legittimamente nieritata. A rendere amena insieme ed istruttiva la detta Appen- dice concorrono altresi diverse Osservazioni sopra alcune glunte veronesi al Vocabolario della Crusca , ed un capi- tolo intitolato Guazzabuglio delle giunte medesime : ed e questa una nuova maniera di regalo che il cavalier Monti presenta all' illustre Compilatore di esse giunte in contrac- cainbio degli errori o veri o supposti per tali , ch' egli ando con molto zelo cercando nella Proposta. Sono questi i nuovi servigi che il Monti col presente volume ha prestati alia lingua italiana. II sig. Soncini poi, considerando che non tutte le cose discusse o riferite nella Proposta sono registrate per ordine alfabetico ( ne pote- vano essere ) , onde nasce difficolta grandissima a consul- tarla nolle occasioni ch' altri ne abbia bisogno, si piglio carico di corredare 1" Appendice d' un Indice generale ra- glonato di tutto cio che si contieue in essa e nelle nuove aggiunte ; e con questo suo faticoso lavoro ha renduta ancor piii utile 1' opera stessa del Monti. Termina iinalmente il volume coUa ristampa dei due articoli da noi pubblicati suUa Proposta nei uostri tonii XXXVII, pag. 337, e XLI, pag. 3o3. 398 A !• P E N D I C E Mardrlo de' Sand Padr'i del monte Sinai c dell' crenio dl Raltii, coinposto da Giovanni Ammonio nionaco. Volgarlzzamcnto fatto ncl buon secolo delta nostra lingua non mal stampato. — Milano , 1026 , presso Antonio Fortunato Stella e figU- Qiiello che v'ha di piu vero in qnesto frontispizio e nella prefazione che gli tien dietro , e ( pare a noi ) V as- serzione che questo libro non fu niai stampato. In un'' al- tra cosa siamo del tutto consenzienti coif edltore , cioe dove dice che qiiesto volgarizzamento gli e paruto dcgno della pubblica luce per la purita e la candidezza della lingua i e queste due qualita saranno per certo sufficient! a far nascere in niolti il desiderio delf operetta ; perche la iiovita e la bonta sono condizioni che non si trovano di frequente congiunte. Questo volgarizzamento e , al parer uostro, la miglior prova che in questi anni siasi fatta di scrivere nello stile del buon secolo , e tanto si accosta alia perfezione, che, se a noi fu riferito il vero, trasse in inganno colui che in questi studj si crede il miglior naso d' Italia. Tuttavolta a noi non sembra che questi sperimenii, siano da lodare ; e quanto piii ci par grande r ingegno e la capacita di chi vi si adopra , tanto piu vorremmo dolerci di questa nuova maniera che alcuni Ita- linni lianno presa di traviare dall' utilita. Perocche ai di nostri non sarebbe lodato chi scrivesse nella lingua e nello stile di questo volgarizzamento ; e la lingua non vi fa pro- iitto perche non puo arricchirsi ne di una voce , ne di un modoi e lo scrittore consuma in questa vana imita- zione un tempo che forse gli basterebbe a qualciie grande concetto j e la gioventu non puo se non trovarsi nel ri- schio di credere del buon secolo anche que' modi di altre eta che lo scrittore v' introduce a malgrado di qualsivoglia diligenza. Tutto cio vuolsi intendere disgiunto da ogni volonta di detrarre al merito del libro, ne alia fauia di quell" egregio a cui la pubblica opinione lo attribuisce. PARTE ITALIANA. 3()() La vita ed alcuiie letter e familiar I di Calileo Galilei. — Venczia , 1826, tipografia di Alvisopoli. Lettcre filologiche del coiite Francesco Algarotti. — Venczia nella stessa tipografia. Noi annunciamo insieme cjuesti due volumi perclie fanno parte di una stessa raccolta , vogliamo dire della raccolta di operette d' istruzione e di piacere scritte in prosa da telelsri Italiani antichi e moderni , scelte e pubblicate per cura di Bartolommeo Ganiba. « lo so bene ( dice questo egregio raccoglitore ) , io so liene che Y ammirazione pel Galileo e soprattutto serbata a coloro cni sono fauiiliai'i le sue dottrine , o die possono deliziarsi con ispirito scien- tifico nella lettura delle svie opere i ma chi non e sacer- dote , se uon puo metter piede nel santuario del tempio , non potra anch' egli visltarne alnieno il vestibolo? Cosi ( soggiunge egli assai modestaniente ) fara con me il mag- gior numero de' miei lettori , a' quali , affinclie riconoscano in Galileo un maestro eziandio di eloquenza didascalica, piacquemi dare anche di questa qualche piccolo saggio. '/ E questo consiglio fu tanto piu ragionevole e fruttuoso , quanto forse , generalmente parlando , e piii scarsa in Italia la diligenza intorno alio stile in coloro che coltivano la iisica, la meccanica e le naturali scienze. Quanto all' altro volume « av^rete ( dice V egregio signoi* Gamba ) , mio lettore , per la prima volta raccolta in que- sto libro una messe non abbondante , ma scelta , di bre- vissime scritture che uscirono dalla penna di uno de' piu illustri filologi del secolo XVIII , indirizzandole famigliar- mente a' suoi amici. Argomeuti curiosi , ameni, istruttivi troverete trattati con altezza di sapere e con sempre ac- concia vaghezza. E mio deslderio die dopo questa lettura vi facciate gludice se sia o non sia stata prevenzione del contemporanei deir Algarotti quella che gli decreto uno de' primi seggi di onore tra quel ristretto novero di scrit- tori die sapevano per mano delle Grazie erger tempio alia verita , e rendere piii facile , piii amabile , piii uni- versale la cultura dello spirito in ogni maniera di arti e di lettere. " Forse il presente volume e troppo picciola cosa per chi volesse di qui far giudlzio dclF Algarotti , ma certo egli sara sufliciente a fame concepire un' altissiuia stima, ed a procacciarc buon frutto alia giovcntii che ne impreudera la lettura. 400 APPENDICE RaccoUa di inclodramnd giocosi scritd nel secolo XVIII. ■ — ■ Milauo , i8i6, dalla socicul tlpografica dci Clas- sici italuud, Un bel campo nell' Italiana letteratiira fii qiiello de' me- lodrammi giocosi , coltivato pei- qualclie tempo con sonima felicita da hellissimi iiigegni, ma poi abbandonato e de- serto, non senza grave scapito della poesia , e principal- mente del teatro. Forse V abuso di alcuni scrittori che troppo facibiieiite passarono dallo sclierzo alia scurrilita , o dal faceto al puerile , coritribui a cacciare di seggio qiielhi luusa sempre vivace che rallegrava le scene italiane; ma quanti motivi non avremmo per operare una rifornia nei drammi che si cantano oggidi ? E questa riforma non do- vreblie oramai tardare gran fatto ; perche il falso gusto jirevalso nelle opere sentimentali non trova oramai piii difensori : e se il dramma giocoso fu abbandonato perche alcuni pretesero di farci ridere dove non era cagione di riso 5 perche non daremo noi bando a tuttl quei drammi sentimentali , nei quali ordinariarnente non si puo piangere se non la meschinita del poeta e la miseria del gusto pre- dominante ? Pero con ottimo consiglio la societa tipograiica del Classic! italianl penso di raccogliere in un volume al- cuni cletti drammi giocosi composti nel secolo XVIII; e })astera il dire che questa scelta fu commessa al ch. sig. dottore Gio. Glierardini , perche ciascuno la tenga per la migliore che far si potesse. Undici sono i componimenti raccolti in questo volume. La Dirindiria del Gigli , e ( sotto il nonie La Cantante e I' Impresario ) gl' Intermedj alia Di- done del Metastasio sono i primi nell' ordine di questi componimenti : da' quali , cosi e detto nella prefazione , si voile principlare la presente raccolta per far conoscere con che piccoli e lievi passi tento il melodramma giocoso di mostrarsi sulla scena italiana nel secolo XYIII. Al Gigli ed al Metastasio succede in questo volume il Goldoni, il quale come in molti altri componimenti , cosi principal- mente nel Faese deUa cuccagna e nel Filosofo di campagna niostro die avrelibe saputo recare il melodi-amma giocoso alia sua perfezione , se non gli fosse piaciuto in vece di rigenerare la commedia : e gia in quei pochi saggi rebl)e recato a tal punto , che non sareljbe andato gran fatto piii oltre, se non nasceva quel piacevole ingegno di Giambattista PARTJi ITALIA.'NA. 40I Cjisti il quale " benche scorretto iiella lingua , e duro soveiite nel verso , e mancante alcune volte del debito ar- tilizio neir introdurre in iscena i personaggi e fhrneli par- tire , ha pur sempre il dono di spargere i suoi dranniii d"" un" attraente festivita , ne niai gli vien nieno lo scherzo anclie dove e manco aspettatO;, e soprattutto ha continua- niente in mira di toccar quelle corde che sono piii gradite al popolo. " Da questo celehre autore quattro componi- nienti vennero eletti per la nuova raccolta , si perclie un maggior numero non ne comportava il volume , come an- che perche diflicilmente potevasi viscire da questi confini senza ofFendere il buon costume di cui il Casti non di rado fu poco curante. Ma il unmero che potra parer poco e supplito da un' iniportante novita , percUe la gentilezza del sig. marchese Don Giulio Beccaria partecipo agli edi- tori un dramma non niai stampato iinora (/ dorinienti) , e certo ben degno di tanto autore. « A' melodrammi del Casti , prosegue dicendo la prefazione , abljiam fatto se- guire r Ojjeru seria di Ranieri de' Casalljigi , . . verisimil- mente la fonte onde il Sografi ebbe tratte le si famose convenienze teatrali ... e finalmente abbiamo chius.a la presente raccolta col Socrate immaginario e colla Pittra simpatica, che sono i piii lodati melodrammi giocosi di Giambaitista Lorenzi. » Questi nltimi per essere scritti in parte nel dialetto napoletano , nativo dell" autore, perdono una gran parte del loro bello : ma gli editori provvidero a questo inconveniente mettendo a pie di pagina la spie- gazione delle cose piu diflicili a intendersi da chi non avesse pratica con quel dialetto; e certo questi conqjoni- menti son tali che ben nieritano che vi si spenda intorno qualche fatica per arrivare ad intenderli. Giova il chiu- dere colle parole stesse degli editori : « Fossa la presente » raccolta suscitar le fantasie de' nostri poeti a ricon- »' durre sul teatro italiano 1' inapprezzabile allegria, che »' vi trovavano i nostri bnoni vecchi ! " Questo volume e il 130." dell'edizione delle opere clasv- siche italiane del secolo XVIII. Bibl. Ital. T. XLII. 4oa A p p E N n I c E Blografia universale aiitic.a e moderna, ossia stor'ui per alfaheto della vita pnbblica c privata di tutte le per- sone che si distmsero per opere , azioni , tnlenti , virta e delitti , ccc. Volumi XXV , XXVI , XXVII , XXVIII. — Venezia^ 182S- 1(^26 ^ prcsso Qio. Bat- tista JMissiaglia. Quest! volumi comlnciaiio dalla lettera GI e giuiigouo s\ao n HYD. Avendo noi piii volte parlato di quest' opera ed anclie incoraggiatl i venetl editovi a migliorarla in al- cuiie parti , il clie ad essi non sareblie riuscito diflicile , e ad usare niaggiore diligenza riguardo alia versioiie di alcnnl articoli ed alia correzione delle stampe, per quello massimamente die i nomi proprj concerne j altro non di- remo per era se non che V opera continua collo stesso an- damento, e diremo pur aaclie coi difetti medesimi. Lasclamo duiique di entrare nella disamina di varj ar- ticoli, che degni sarebljero alcuni di lode, altri di cen- sura , ma non ommetteremo per questo di avvertire il si- gner Guilloti che egli ha pigliato un solenne granchio ( die non e pero il primo ne' suoi scritti ) , accennando air articolo del celebre Viio Giovenazzi ( e non Gioviiuizzo come e stanipato nella blogralia ), che ad esso si, dee la sco- peria di un frammento di Tacito di cui ha pubbUcala una dotta interpretazione. A tutti gli ernditi e sin quasi ai fanciulli di scuola e noto che egli non trovo gia nella bil)lioteca Bar- berini ( della quale non si dice ne pure ch' ei fosse il bi- bliotecario ) nn frammento di Tacito , ma bensi un fram- mento importatitissimo dei libri perduti di Tito Livio , frammento che egli non interpretb gia , ma pubblico con dotte osservazioni in Roma in un volume in 4.% e che quindi passo in tutte le posteriori edizioni di quel clas- sico latino , e fu inserito anche nelle nltime di Draken- horck e di Brotier. Alia suddetta notizia che egli era bi- bliotecario della Barberina , il biogiafo avrelibe potuto ag- giugnere altresi che chiaro si rendette il Giovenazzi per una sua opera cruditissima sopra la citta di Aveja nel Vestini. A riscrva delle notizie dei traduttori itaiiani de'classici, con molta avvedutezza aggiunte dal sig. Ganiba, assai poco vediamo fatto in questi quattro volumi per parte degli au- tori italiani , e con dolore osservatnmo che si e inserito il solo articolo del dizionario storico Bassanese concerneute PARTE 1T\LIAN\. ^oS r iniperatore Giuseppe IT di immortale memoria; articolo «:he parla piu quasi della morte die della vita di liii, e die tratto da fonti impure conliene alcune frasi poco giudi- ziose , e non ofFre uua giusta idea dei talenti e dei disegni di quel graiide monarca. Istoria cC Inghilterra di Davide Hume , recata in ita- liano da Michele Leoni. Tom. VII , VIII , IX, X. — Venezia^ i823-i8a5 , prcsso Picotti, in 8° Gia altra volta annunziando i primi volumi di quest'opera j)ubblicati dal Picotti , abbiamo renduta giustizia alia ver- sione fedele e non inelegante del sig. Leoni. Altro non aggiugneremo adunque nell' annunziai'e la pubblicazione di questi quattro volnini , se non die 1' opera si continua col medesimo stile , colle medesinie cure per la correzione e per quella speclalniente dei nomi proprj die non vediamo in questo libro sfigurati , e die la storia di mano in inano die 81 accosta al suo line , diventa sempre piii importante ed atta a destare il piu vivo interesse. Le controversie religiose , lo stabiliaiento della religlone protestante , il bac- cliettonismo dei rifonnatori scozzesi , le leghe formate con- tra I protestanti, le fazioni dei puritani , le quistioni tra le regine Maria ed Elisabetta, le commissioni ecclesiasti- che , i progressi dell' arminianisnio, il governo ecclesiastico deir Ingliikerra sotto Giacomo I , le Innovazioni nella Chiesa , 1' introduzione de'canoni e della liturgia nella Sco- zia, le lotte tra i comuni e i vescovi, i tumulti religiosi , le frequenti guerre civili , i supplizj di una regina, di un re e di varj illustri personaggi riempiono in gran parte le pagine di questi volumi , e non possono se non che grande- mente allettare la curiosita de' leggitori. Sappiamo buon grado al Leoni di non avere tentata la versione di quelle parole die non si possouo ben tradurre, e quindi di non aver date luogo a storpiature , esponendo anzi le parole originali , come tonnage e poundage die significano un tanto per libljia e per botte. 404 A P P E N D I C E Elemciid dl storia natarale gc/rerale del dot.tore Ga- spare BnuGNJTELLi P. O. dl dctta scienza ne,l- V I. R. Universitd dl Pavia. Volume II contenente il trattato del regiil organicl. — Pavia, 1826, nella tipografia Bizzoiii , dl pag. o^S , i/i 8° Gia difFusamente abbiamo parlato cli quest' opera , ren- dendo conto del primo volume pubblicato neU'anno scorso; non acceiineremo duiique se non che il contenuto di questo secondo volume , che e precisamente uu trattato del i-egni organici. Nel libro VI che versa intorno all' organismo ed alia vita , si espongono da prima le doti dei corpi organici e viventi , iu paragoue di quelle de' corpi inorgaiiici e privi di vita; poscia si parla della eccitabilita o irritabilita, presentata come carattere prlmario della vita ; della nutrizione e della ge- nerazione; della sensibilita, data come soccorso per il retto uso delle cose esterne , nel che grandi differenze nascono tra i ^'egetabili e gli animalii e dei soccorsi prestati alia sensibilita medesima , quali sono 1' intelligenza e 1' istinto. Si parla delle relazioni tra la vita fondamentale e la sen- ziente , e a questo proposito del sonno e del letargo ; dei cangiamenti che avvengono durante la vita, dei fenomeni che ne illustrano il corso , della morte e della corruzione ; e qui soggiungonsi alcune generali considerazioni su F or- \ ganismo , T indicazlone de' materlali organici elementari , le analogie fra le strutture organiche degli esseri viventi , e un prospetto delle principali divisioni nietodiclie dei re- gni organici. Tratta il libro VII delle funzioni conservatrici dell' or- ganismo e della vita ; quindi a lungo della nutrizione e della generazione. In proposito della prima parlasi delle materie elementari e accessorie nel processo della nutri- zione medesima, della varia facolta nutritiva delle diverse sostanze , della ricerca degli alimenti e cosi pure della fame e della sete i, poscia si discorre delT assorliimento , della linfa e del sistema linfatico ; del canale alimentario negli animali e delle vicende che i cibi vi sofTrono;, delle funzioni conservatrici dell' individuo , come sono la circo- ■ ' lazione e la rcspirazione , e i loro processi comliinati; della assimilazione e delle secrczioni ^ linalmente della nu- U'ii^iuue dcllc piante , della loro slruttura ; del moto della P\UTE ITALIANA. 4c5 llrtfit e iloirincremcnto ile" vegetablli. Rigiiai-do alia gene- razloae si ollVe un prospetto geuerale degli efletti delle forze generative no" corpi organizzati ; poi si descrivono la generazioiie geininipara, per la quale nioltiplicansi i vcgetabili per gemme e per ])ulbi , e la generazioiie per sessi , della quale si danno alcune nozioni generali su i sessi niedesimi , su V attlvita degli organi generativi e su la fecondazione. Distinguonsi gli animali in ovipari e vi- vipari , e di questi si espone il parto e 1* allaltamento ; parlasi ancora de' sessi dei vegetabili , dei fiori , del pe- rianzio, della fioritura, dei pistilli e degli stami, non clie delle parti diverse , della fecondazione , del frutto , della maturazione , del pericarpo , della disseminazione, del seme e delle sue parti , e in fine del germogliamento. Fin qui non si saprelibe ben decidere, come distinguere si possa la sloria naturale generale dalla fisiologia aniiiiale e vegetale , e nei seguenti due libri essa entra totalmente nel dominio della botanica e della zoologia, che e quanto a dire della storia naturale speciale. Si espongono neirVIII i principj fondamentali per le distribuzioni metodicbe de' ve- getabili e per 1' istituzione delle famiglie naturali ; quiiidL i caratteri dedotti dalla struttura delF embrione , la divi- sione in dicotiledoni, monocoliledoni e acotiledoui; i me- todi di Tournefort e di Jussieu relativi alia forma della co- rolla ed air inserzione degli stami ; ed accennato il ilumero , r inserzione , la proporzione e la connessione dei mede- simi , si espone il sistema di Linneo , e si enumerano di- stintamente tutte le famiglie naturali. Cosi riguardo alia zoologia, dopo un saggio sul sistema nervoso, su i sensi, sul piacere e sul dolore, si passa alle distribuzioni meto- diclie degli animali, distinti in zooHti o radiati, in mol- luschi, in articolati e in vertebrati ; e su tutte queste classi si esibisc'ono nozioni generali , poi si additano le precipue famiglie , il che onmiettere non si potrebbe nelle lezioni o negli elementi della storia naturale speciale. II decimo ed viltimo libro meglio si avvicina alia gene- i-alita , trattando dell' economia della natura in pro degli esseri viventi^ e in questo, dopo una breve introduzione, si parla della stazione degli esseri viventi, della loro abi- tazione e della loro distribuzione geografica ; si espongono alcuni quadri della natura su le basi piantate dal celel)rc Humboldt : poi si raglona delle emigrazioni e delle socictii 4C.6 ArPENDir. E «legli esseri vivcnti , o linalniente ileir influenza tleiruonio sn gli altri esseri dotati di vita. Questa o la parte die piii diffusaniente avremmo bramato di vedere trattata nel li- hro ; in generale pero abbiamo trovata inolta esattezza nelle notizie , e inolto ordine e niolta cliiarezza nell' esposi- zione. Deir oro c dell argcnto in coinmcrcio , operetta cone- data di molte istruzioni pratiche sul modo piii fa- cile per ahhassare , raffinare, amalgamare e partire le materie d' oro e d' argento di qualnnque titolo a peso di marco e metrico , e di varie taiole sul prezzo legale dell' oro e dell argento di qualnnque titolo a peso di marco e metrico , in nioneta mi- lanese ed austriaca , e sul ragguagho dc' piincipali pesi di marco col peso jnetrico , c de' titoh vecchi co' nuovi , e viceversa , seguita da molte altre utili cognizioni e dal prospetto descrittivo delle piinci- pali moncte d oro e d argento circolanti in commer- cio , col loro titolo e peso , compilata dull orefice Filippo Cattaneo a vantaggio c comodo degli ore- fici , argentieri , banchieri , cambia-valnte e cassieri , e di tntti quelli die Tuaneggiano meiri e monete d oro e d argento. — Mdano , 1826, dalla tipo- grajia di Felice Riisconi , in 4.'' Nella piefazione annunzia I'autore ch'egli colla pubblica- zione di qnesto libro ha ci-eduto di rienipiere un voto, man- cando al nostro paese un" opera nella quale si contenessero i dlversi calcoli concernenti le materia d' oro e d' argento , e tutte le cognizioni necessarie a possedersi in questo di- licato ed iniportante i-amo del comniercio. Questa asser- zione puo ammettersi , massime da clie venne nello stato nostro e nei limitroii adottato ii nuovo sistema di calco- lare sul peso e suL diversi titoli delle materie d' oro e ■d"" argento, perche in addietro, oltre varj scritti partico- lari , esisteva la grand' opera del sig. Marco Michele Be- TMven , intitolata il Cassicre italLano ( benche scritta in iVancese ) , nella quale contenevansi non solo tntte le piii Importanti notizie intorno il peso e il titolo delle monete e in generale de" metalli iiol)ili e delle loro leglie , ma PARTE ITALTANA. 407 aiiche le figure ben distlnte delle monete medesime , de'pesi e delle misure di qualiinque gcnei-e , calcolate colla nias- siina esattezza. Merita pero molta lode Tantore di quest' operetta, per- che in piccolo volume ha raccolte tutte le notizie piii es- senziali per chi esercita il trafiico dell' oro e dell'argento, tanto nionetati quauto lavorati o in verghe , e colla mag- giore ciiiareiza ha esposto cose clie la maggior parte de' traflicanti ignorava , perche dilVicili per se stesse ad intendersi. Cosi tra i diversi calcoli riguardanti le mate- rie d' oro e d' argento , egli ha esposta la soluzione di sei prohlenil clie contengono le nozionl piu necessarle a chi traffica o lavora di quelle materie. Sono questi i seguenti : /< Trovare la quantita d" oro o d' argento purissiino con- tenuto in una verga , o in una moneta d'un dato titolo ; — trovare il valore dell' oro e dell' argento di qualunque ti- tolo , dietro il valore legale fissato per F oro e per l' ar- gento purissimo ; — trovare, dietro I'assaggio, il valore di una quantita d' oro o d' argento contenuto coniplessi- vaniente in una sola verga, detta comunemente dorato; — • trovare il titolo complessivo di diverse materie di titolo difFerente , fuse o da fondersi in una sola verga ; — sa- pere la quantita di lega necesSaria per abbassare una massa d' oro o d' argento di titolo supcriore al bisogno i — avendo delle materie di titolo superiore, ed altre di titolo inferiore al bisogno , cercare la quantita di ciascun titolo necessaria a formare il titolo deslderato. " Seguono dieci tavole nelle quali si contengono i diversi ragguagli del peso metrico col peso di marco milanese , e il valore reale dell' oro e dell'argento a peso metrico ed a peso di marco in moneta austriaca e milanese. La ta- vola X e gli articoli successlvi non contengono se non clie varie norme dall' autorita puliblica stabilite per le spese di zecca , pei diversi titoli de' lavori d' oro e d ar- gento , per le misure e i pesi metrici , e linalmeute i prospetti del titolo e peso delle principali monete , e i ragguagli fra le lire milanese, austriaca ed italiana. Non inopportuna troviamo la sostituzione fatta ai di- versi impronti delle monete , le di cui figure avrebbono rincarito il libro, delle diverse leggende purticolarl (die mo- nete di ciascun paese , tanto piii che quegl' impronti tro- vansi in varie opere e quasi da tutti i tiaflicanti si co- 4o8 A r r r. N p T c E noscono:, ni.'i non egualiiienle approvianio la semjilice dearri- zione dei punzoni prescriiti per la i^aranz'ia del Imori d' oio e d ars;eiito , perclie iiivece di questa avrebhe assai nieglio riscliiarate le idee, massinie degll artefici e di altre pei'sone non erudite, la corrispondente figiifa , die riuscita non sa?ebbe niolfo dispendiosa, trattandosi di piccolissimi og- getti die indicare potevaiisi per la maggior parte con leg- S!;ieri contorni. Podii . per esempio , tra gli operai e i traf- licanti distingueranno coUa descrizione alia mano la for- ma peiitagona , esagona , eptagona , elittica, cnrvilinea , quadrilatera-niistilinea , frastagliata ecc, e miuore ancora sara il nuniero di quelli die potranno riconoscere coll' ap- poiigio della sola nomenclatura la testa di Vulvanb , i Dio- scuri , le Sirene , il Giano Bif route , la Sfinge , la testa di Perseo , il Pediculo marino e cose simili. Non intendianio per qiiesto di detrarre al merito deir opera , ma soltanto di acceniiare come con leggerissimo anmento di spesa po- tevasi rendere assai piu comoda e vaiitaggiosa al volgo de- gli artefici e trafficanti , al servizio dei quali e stata dal- r autore priticipalmente diretta. Manuale della Stoiia nntarale dl Gio. Fedcrico Blv - MEN BACH , recato ill italiaiio sidl undeclma ediziotie ledesca , pabbllcata in Gouiiiga nel io25 dal dot- tore Claro Giuseppe Malacarne , coll' aggiunta d importduti sue note , e corredato di moltc emciulc cd ampliazioni comunicate nel marzo 1826 dallo stesso autore e dal prof. Hausmann. Vol. I. — Milaiio , 1826, per Antonio Fonlana , in 12/', di pag. 824 c 2.3 di prefazionc. Questo libro e preceduto da mi frontespizio die e il seguente : CoUezione di manuali componenti un eiiciclopedia di scienze , let.tere ed arti. A pie di pagina e indicate il ramo delle cognizioni al quale ciascim'' opera compresa sotto questo titolo appartiene , ed a questa e premesso il titolo : Scienze naturali. Noi cominceremo dal commendare altamente il disegno di questa coUezione , die bene ese- guito puo tenere utilinente il luogo di nn Eaciclopedia me- rndica , e r:'.is< ire assai piii utile tli quella cbe si e pub- biicata in addietro \n Francia . jriacche una serie infinita PARTE ITALIAN A. 4C9 «U dizionarj , mnssime ]ier le relazionl die tengouo neces- sarianiente tra tli esse le scienze , riesce meno ordinata e piu iiicomoda die noii una serle di trattati particolari , stesi da antori veranienle classici nel loro genere. Tale e certamente il Mauuale della stoi'ia naturaie del Blumenhach , die ora si piesenta , arricchito di note im- poitaiiti dell" espei-to traduttore , e corredato di emende e di ampliazioni die in quest' anno niedesiuio sono state dalfautore e dal di lui coilega ^voi. Hausmann conmnicate al diiar. dottor Gautitri, ispettor generale dei bosdii. Inu- tile sarebbe lo estendersi sul merito di quest' opera , gia abbastanza conoscluta, per ben undlci volte stampata in tedesco e in tutte le moderne lingua ti-adotta. II Malacarne nella sua prefazione con ottimo avvisaniento si e dato a restrignere la storia naturaie nei giusti suoi limiti , esdti- dendone quelle die proprianicnte spetta all' astrononiia e ad altre scienze, ed ba dato prove della sua fedelta , la prefazioncella conservando e tutte a un dipresso le parole deir autore , e sostituendo soltanto per ogni genere e per ogni specie nomi o efl'ettivamente italiani o in qualdie niodo italianizzati. Non tutti forse i leggitori si mostre- ranno egualmente soddisfatti della soppressione fatta in quest' edizione delle due tavole in ranie , delle quali la prima relativa ai vermi intestinali , sebbene non assoluta- niente necessaria , avrebbe servito di ornamento al libro , e la seconda , contenente diverse forme cristalline osser- vate nei minerali, si sarebbe dal traduttore potuta accre- scere con gran vantaggio degli studiosi , facendosi uso ap- punto dei progressi die ha in oggi fatti la cristallografia. Soggiugneremo die questo volume contiene quattro se- zioni, delle (piali la 1/ tratta dei corpi naturali in gene- rale e della loro distribuzione nei tre regni della natui-a ^ la 2.' dei corpi organizzati in genere ; la 3.^ degli animali, e la 4.'' in nove ordini preseiita la serie dei mammali o poppanti. In questo volume degno di commendazione ab- l)iamo trovato 1' articolo dell' ordine primo , contenente il biinano ossia 1' uoino , percbe scritto con molta saviezza , vedendosi anche ben distinte e descritte le diverse razze e le specie , senza die queste siensi con eccessivo ed inu- tile studio moltiplicate. 4IO \PPENDICE II pprfetto CdvaViere , opera corredata di stampe ml- iii.ate, lapjircseutautl le vaiic specie de (av(dli , iii- comiiiciando d(d sclvaggio ^ ccc. — Milano , 1825, 1826, fascicoh 1-5, COL tipi dcfratelli Sonzogno. II slgnor Antonio LocatelU, artista assai favorevolmente conoscinto per bei disegni e lielle incisioni , si e accinto a noliilissima impresa , togliendo a rappresentare col suo l)u- lino le foinne o lineamenti caratteristici di tntte le razze de'cavalli, etl a raccogliere da''pid accreditati scrittori quanto di nieglio fu detto intorno alia storia naturale, all' istru- zione , alia conservazione di qnesto bellissimo quadrnpede, non clie intorno all' arte del cavalcarlo. II pensiero di qne- sto lavoro , come non par possilnle die tardasse fino ai di nostri a cadere in mente di qualcheduno , cosi non poteva forse incontrarsi in eta appareccliiata a ben riceverla ed onorarla piu della presente , nella quale tutta la gioventu aglata fa suo principale diletto il maneggiar cavalli , e cia- scuno pone gran parte della sua gloria nel mostrarsi esperto cavalcatore. II perche poi vuol essere doppiamente lodato il sig. Locatelli , che coir opera sua rivolge a qualche pro- iitto quello die si farebbe per solo divertimento, e forse con danno non solo della dottrina , ir.a ben anclie dell'at- titudine di addottrinarsi. Le incisioni si jiossono dir tutte jjellissime, e sono opera del sig. Locatelli. A lui appar- tengono pure anclie i disegni tratti dall' opera di Vernet, se lie eccettui qualcuno del celebre sig. Palagi. Alcnne di queste incisioni rappresentano un solo cavallo per servire ■alio studio della storia naturale : altre ti mettono innanzi un cavallo col suo cavaliere o col suo istruttore per ser- vire air arte del perfetto cavaliere da cui 1' opera prende il nome. Gosi anclie la parte letteraria di questo lavoro dapprima ci presenta la storia naturale del cavallo tolta dair opera dell' immortale Buffon ;, poscia si fa a parlare della scuola di cavalleria , seguitando principaluiente il De la Gueriniere. La semplicita e la diiarezza sono le doti die piu dovevan desiderarsi in questo scritto , e sono quelle eziandio die 1' autore ha conseguite assai pie- namente. A giuilicare del merito essenziale dell' opera vuolsi attendere che sia giunta al suo fine : intanto ]iu6 afFer- marsi con sicurezza die la parte pubblicata iinora dee appagare certamente il dcsidcrio degli associati. PARTE 1TALIA.N\. 411 Bibliografia degli altri paesi d' Italia. Aloysii Colla Illnstrationcs ct icones rariorum stir- piiim qua; in ejus horto Ripidis florehant , anno 1824, addita ad Jiortum Ripulensem Appendice I. L' illustre botanico Colla, pubhlicando il catalogo ragio- nato delle piante coltivate nel suo giardino dl Rivoll , pro- mise di dare alia Ince in seguito alcune appendici dirette ad illustrare le specie piii importanti da lui coltivate , e a descrivere quelle nuovamente introdotte. E cio pose in esecuzione iniprimendo 1' opera sovraccitata. Le piante nuo- ve da lui descritte, e delle quali porge ottiuie figure lito- graficlie, gli furono spedite dal ch. sig. Reuben-Haines , segretario perpetiio dell' accademia delle scienze di Fila- dellia. La prima che ci si ofFre , novellamente coltivata in Europa, e la Nemophila Nuttalii ritrovata nell' anno 1821 dal dotto prof. Tomniaso Nuttall nei boschi del territorio d''Arkan ( nell' America seltentrionale ) presso al fonte di Smith e presso la scaturigine del Potta ■■ appartiene alia Pentanclria monogynin, e sembra essere della famiglia delle Solanaccoi. Nuttall la descrisse sotto il nome di N. Pha- celioUles ( Journal of tlie Acad, of natural sciences of Philad. Vol. 2, pag. 179); ma sembrando all' illustre nostro Ita- liano non avere essa molta somiglianza col genere Plia- celia, crede opportuno dedicarla al celebre suo scopritore. Un'altra specie e la Centaurea americana ritrovata dallo stesso Nuttall nei luoglii ombrosi del medesimo paese come sopra. II nostro Colla illustrandola ce ne otFre il prime la figura. La terza specie e T Euphorbia variegata pure scoperta nel medesimo territorio. Ignorasi se sia stata pri- ma d' ora descritta. Dubitasi che se ne faccia parola nel Botanic, magaz. 1747 di Sims; ma I'autore non pote de- cidere la quistione, mancandogli 1' opera medesima. Le piante gia coltivate nel giardino di Rivoli , e che il dotto nostro botanico crede opportuno d' Illustrare con figure e descrizioni sono le tre seguenti : Leptospermum flexuosum Spreng. {Nov. prov. p. ab) che e il Metroskleros fiexuoswn ( V. En. p. 514) che si ritrovava nel giardino di lui sotto il nome di EncaJyptum salignam Smith. Su questa pianta da nuove illustrazioni circa la fruttificazione e ne porge pel primo la figura. Viene in seguito V Hake a ruhricaulis , 412 APPENDICE di cu'i clieile una nuova fmse generica , giacche bene esa- luinaiiilo la finittillcazione poco esatta rkrovo qnella degli akri hotanici. Nel giugiio e Inglio i(S34 esseiido liorita nel o;iardino di Rivoli la Melaleuca densa ed egli i-iscontrando clie incoiigrueate era la frase rispetto al iiore clie dato avea neW Hortus Ripul. p. 87, e per essere T inflorescenza d'l lei dlversissima dalle congeiieri ne diede una maggiore illustrazione e ne pnbljlico la llgura. Una bellissinia spe- cie e r ultima che ci offre , cioe V Eugerda australis che rlcevnta avea sotto il nome di Triscanla corymbosa ; ma in seguito esaminata in fiore riconobbe che questa appar- tiene al genere Eugenia, ed essere V Eugetva australis di Wendland. Anclie di qaesta specie vi sono estesissinie il- lastrazioni ed un' ottlma ligura. L' appendice e fatta sallo stesso modello del catalogo , e vi si riscontrano giudiziosissime note clie illtistrano le specie ivi annoverate. Commedie del cavcdiei'e avvocato Vinccnzo Behni df.^ GLi Anton J. — Bologna , 1826 , presso Tiirchi Ve- roli c comp. , in 8/ Delle sei commedie comprese in cjuesto volume alcune potrebbero con piu ragione ricevere il nome di farse , o si guardi alia brevita ( di uii sol atto e di due ) , o si gnardi al genere quasi burlesco in cui sono composte. Le tre sorelle , commedia in due atti assai brevi , hanno per fondamentale intreccio un amante che sotto T apparenza di cuoco s' introduce nella casa di ixn vecchio tutore in- vaghito di una delle sue pupille. La Magie sans le secours da Diable ( componimento in un atto solo di cui non ab- biamo che una versione francese ) rappresenta una giovine clie per sottrarsi ad un matrimonio odioso approlitta delle superstiziose credenze'di suo padre, e finge che una Strega r abbia resa in un subito vecchia, rattratta , schitbsa , e cosi spaventa lo sposo che le viene proposto. Non vogliamo gia dire che queste brevi commedie o farse del)bano an- dar prive di ogni lode ;, ma solo crediamo opportuno di assegnar loro un posto piii conveuiente di quello in cui niostra di coUocarle il tltolo che portano in fronte. E di- remo eziandio che nelle Tre sorelle rargomento sarebbe ])iu acconcio alia narrazione che ad esscr i-appresentato. PARTE ITALIANA. 4l3 e riesce pinttosto voto die semplice : e netla Magia senza il diaiolo 1" astuzia e piii presto puerile e ridicola che spL- ritosa e verisiniile. Piii nianifesta si vede la capacita e r arte delF autore nelle commedie di piu lungo intreccio , e crediamo che T Adulatore ed il Sospettoso lo pongan nel numero di quei pocliissiini die non iiidarno scrivoii com- medie ai di nostri. Se noi avessimo del sig. Degli Antonj un concetto minore di quel die aljjjiamo vorreuimo o por iiiie con questa lode alle nostre parole , o toccare alcun poco quelle parti per le quali abljiamo creduto di dover- gliela attrilmire ; ma perche lo stimiamo piu caldo aina- tore deir arte , die desideroso di encomj , verrenio in vece Jirevemente notando alcune mende die fanno al parer no- stro minore il pregio delie sue commedie. E iniianzi tutto nel Sospettoso il carattere del personaggio da cui la com- niedia piglia il suo noma, non ci parve dipinto con si vivaci color! da farlo emergere Ijastantemente dagli altri : di modo che la commedia cammina al suo fine indipeii- dentemeiite dal sospettoso carattere di Ottavio, il quale non porge occasione che a qualche lireve ed accessorio accidente. Aggiungasi che il processo del cassiere Easilio, da cui dipende la catastrofe della commedia, compiendosi tutto fuor della scena non puo produrre negli spettatori queir interesse a cui forse 1" autore T ha destinato. Nel- r Adulatore poi il carattere del segretario Rlelanzio il quale colle sue mah'age adulazioni tenta di rovinare il lidato cameriere Valerio e di trarre in dannoso inganno Don Tito suo principale , somiglia di troppo al carattere del malvagio Tihurzio che avendo guadagnata la grazia di Ottavio ne aliusa a daiino dell' innocente Basilio, non meuo che del suo ospite e padrone Ottavio stesso. Di qualita che in queste due commedie la varieta degli accidenti va quasi perduta per la troppa somiglianza che hanno fra loro Ottavio e Don Tito , Melanzio e Tiburzio , i primi aggirati e ingannati , i secondi aggiratori e malvagi. Del resto, come abbiamo gia detto , queste due commedie danno un indizio sicuro della non ordiiiaria capacita dell' autore ; non hanno colpi di scena , ma posson vantarsi di molta naturalezza ed interessante semplicita. La lingua potrebbe essere nou di rado piii purgata e piu elegante. 414 iVrrr. NninE Di Prospero Spani , det.to il Clcmculc , scnltore reg- giano del sccolo XVI. Discorso accadeniico del cav. Francesco Fontakesi con annotazioid , pnb- hllcato in suppliinento alia Storla della scultara , del conte Leopoldo Cicognara. — Reggio , 1026 , jter Pietro Fiaccacloii , opuscolo in S.'' In un' opera di tanta mole ed importanza quale si e la storia della scultura , pubblicata dal conte Cicognara , sa- rebbe stata presunzione il tenere sicnrezza di aver jjrov- vediito alia gloria parziale di ciascnn paese. Mosso rillii- 9tre autore da tutt' altro sentimento, conieche prevedere potesse r accogUenza clie avrebbe riscossa il dotto sno lavoro, si e anzi proposto di correggere, di aggiugnere e di possiliilmente migliorarlo , ed egli e da questa generosa disposizione ciie V editore dell' opuscolo di cui facciamo parola , trae argomento pel piccolo proemio che pone in fronte al discorso del cav. Francesco Fontanesi , ed in cui dimostra il diritto che competevasi al nome di Pi-ospero Clemente Spani , onimesso nel quadro storico della scul- tura , di essere celebrato a preferenza di quello del di lui avo Bartolomeo egualinente statuario , ma di merito infe- riore. Per supplire a tale ommissione aveva da prima r editore avvisato di ristampare T articolo del Tirabosclii inserito nel torn. VI della Biblioteca luodenese , ove am- piamente ragionasi Intorno ai meriti di Prospero Clemente , quando un' arnica niano lo presento di questo discorso che fu recitato T anno 1783 nell' accademia di Reggio , conosciuta sotto il nome d'Accademia degV Ipocondriaci, e beneraerita delle lettere, sostenute con tanta gloria dal Salandri, dal Para- disi , dal Cassoli e dal Lamberti. Noi dobbiamo saper buon grado tanto all' arnica mano di aver fornito questo discorso, quanto all' editore di aver deviato dal primiero suo divi- samento pel doppio motivo che fu lo stesso cav. Fonta- nesi il quale somministro al Tirabosclii non pochi lumi e irotizie sullo Spani , e perche a niuno quanto agli artisti si addice il discorrere sopra le cose dell' arte e sopra i cultori di esse. II cav. Francesco Fontanesi cele])ratissimo pittore di scene teatrali si distinse anco negli altri generi di pittura, e quindi nel di lui discorso gli avveduti leggi- tori si accorgono di leggieri che il linguaggio e la cogni- zioae deir arte gli sono faniigUari. Da principio all' elogio di TARTR ITALIANS. 4j5 Prospero Clemente Spani , scultore , col rlvendicarlo a Reggio sua patria , avenJolo per inotlenese il Yasari chiamato iiella vita fli Girolamo da Carpi : indi passa a fare uu succinto cenno geiiealogico, in seguito lo fa visitare Roma, ove s' invaghisce di que' miracoli dello scalpello , e forma una maniera si bella tra il grazioso e il terriblle die pan'e ad iiri tempo emulare nel forte e grandioso Michelangelo ed isfiiggirne i difetti. Restituitolo alia patria ne eiiumera ra- pidamente i molti lavori da lui condotti accennaiidone le epoche. Pari a JMlchelangelo, cui sopravvisse vent''aani, lo trova degiio di doppia corona per 1' invenzione della facciata del duomo di Reggio , niodello di ottima ed ele- gante architettura , e ne indica la niorte avvenuta il 26 maggio del 1584.. Alcune altre notizie intorno la sua ma- niera di operare, intorno ai di lui iigliuoli , agli scolari ed al inonumento die la gratitudine di uno di questi gli eresse , chiudono questo discorso , cui tengono dietro sen- satissime note ; e finalmente un catalogo cronologlco delle opere in marmo tuttorfi esistenti del Clemente accresce r importanza di questo opuscolo , e soddisfa la curiosita degli artelici amanti di erudlrsi di quanto rimane delle opere sculie trattate nel secolo del Buonarroti. Lettcra del professore Giovanni Carmiqnani all uinico c collcga suo professore Giovanni RosiNi sul vera senso di quel verso di Dante : Poscia pill clie il dolor pote il digiuno. — Pisa, 1826, dalla tipografia Nisti'i. Risposta del prof. Giovanni RosiNi alia Icttera dcl- V amico e collega suo pi'of Gio. Carmignani sid vero senso ecc. — Pisa, 1826 , presso Niccolo Capurro. Queste due lettere ottennero amhedue 1' onore di una se- conda edizione ;, il che noi annunceremmo con piacere se la dimentlcanza nella quale vediamo giacere parecchi libri assai buoni , non ci sforzasse a sospettare che la fortuna di questi due sia proceduta dalla natura contenziosa del- r argomento. Non vogliamo dire con cio , che il Carmi- gnani e il Rosini non abbiano meritato il favore del jiub- blico :, ma temiamo non forse in Toscana , come in Lom- bardia, il piibblico si abbaudoni tanto piii facilmeute alia 4 1 6 A r 1' E N 11 > C E curiosita, qnanto put crede tU trovare nei liliri , noii la scoperta del vero, ma la scopcita di qualche errore in cui akri sia caduto. II discorso del Niccolini intonio al Sublime di 31iclielangeio c una di quelle poclie produzioni, che distinguendosi dalle ordiuarie, si attiraiio e Tammira- zioiie e Tiuvidia; e quest'ultiina doveva naturalmente rac- cogliere assai volentieri ogiii piccolo neo che vi rinvenisse per niinuire la gloria deirautore. Uii neo in quel discorso noi reputiamo appunto T interpretazione data in esso dal Niccolini a quel verso di Dante : Foscia piii die il dolor pott il digiuno ,• e da lui tirato a signiHcare , clie Ugolino divoro i proprj figliuoli. Quella interpretazione dispiacque subito dopo al Niccolini medeslino , sicconie scrisse egli stesso ad alcuni suoi amlci ^ ma intanto il Carmignani e il Rosini starapavano pro e contra, e coloro che si piac- ciono in.cosi fatte contese comperavano avidamente i loro libretti, nei quali se Fingegno degli scrittori fa bella mo- stra di se, le nostre lettere non j^ossono dire di aver fatto progresso di sorta. E piii dell' ingegno o del sapere, e lodevole in queste due lettere lo scnvere verecondo e gen- tile del Carmignani e del Rosini, i quali non piatiscono, ne contendono, ma vanno pacatamente in traccia di un vero ch' essi credon di qnalche importanza. Del resto al presente la quistione e tolta afFatto di mezzo, definita ( quasi per caso ) da colui che piii di ogni altro n' era giudice competente, cioe dah cav. Vincenzo Monti in due lettere pubblicate dall' Antologia di Firenze ( n.'^ 62, ) alle quali rimettiamo i nostri lettori. Michaelis Ferrucci specimen inscriptionum. Hisce ac- cedunt canniiia ejusdem uonmdla. — Fisaiai, 1826;, ex typographeo nobiliano , in 4.*^, di pag. 1 64. Le latine iscrizioni e poesie del slg. Michele Ferrucci ci rammentano il bel secolo d' Augusto ; si eleganti , si squislte elleno sono. II favellare di esse come converreb- besi non e si agevole cosa. Alia mancanza delle nostre parole suppliscano i seguenti versi di un giudice inappel- labile , il sig. professore Filippo Schiassi : Mcicte aiiiryio patrii spes a cerdssima Luci Et quarn coepisti perge teaere viani. Banc tibi MorceUus patefecit niaximus auctor , Heme nullum vidi currcrc te ciiius. PARTE ITALIANA. 417 Le prime set vlte di Coruclio Nipote , tradoUe da Tommaso AzzoccHi. — Roma, 1826 , per Crispino Puccinelli. Moke sono le versionl italiaiie delle vlte di Cornelio Ni- pote, ma iiessmia riusci tale iinora da contentare colore clie possono pur delibare le singolari bellezze delF originale. E come a qnesta impresa si accinsero uomini di sufficiente dottrina e d'instancabile diligeuza , cosi il poco felice riu- scimento pare che debba ascriversi tutto ad una quasi insu- perabile diflicolta. Laonde ci fecero maravigliare quelle pa- role del sig. Azzocclii ove dice , che le vite di Cornelio facili alia buona trailuzione si prestano ■" perocche queste vite facili ad essere intese ( e percio spiegate con grande coraggio da ogni maestro ) sono difficilissime ad essere Jien tradotte ^ se per buona traduzioiie s' intende quella clie rende una conipiuta immagine delle bellezze del testo. Certo il sig. Azzocchi non e da confondere con alcuni traduttori dai quali fu preceduto ; ma ne sempre la sua versione e migliore delie altre , ne sempre seppe rltrarre il semplice e cliiaro ed elegante andamento del suo au- tore. La semplicita c la chiarezza ( e taluno aggiungera forse anche la buona sintassl ) non fanno al certo Ijella mostra nel primo periodo della prima vita : « Milziade » Ateniese di Cimone , conciossiaclie e per la chiarezza » del sangue, e per gli onori degli antenati , e per la >' sua modestia sopra ogn'' altro soprammodo fiorisse, e » fosse in eta da fare a' suoi concittadini non pure aver " buona speranza di se , ma certezza eziandio che sareljbe, )/ qual lo trovarono in fatti i avvenne che gli Ateniesi " mandar voUero una colonia nel Chersoneso. " E Y eu- fonia , ch' e si gran parte dell' eleganza , va perduta , per cagione di eseiupio , nelle seguenti parole : << Cio di leg- » gieri jsotere venir faUo che disfatto il ponte , o il re ti saria fat.to in pezzi da nemici , ecc. >> — Ne punto di eleganza si trovera nel periodo seguente : " Aristide Ate- n niese di Lisimaco fu sottosopra nel medesimo tempo '; che Temistocle : pertanto fecero a superarsi T nn V al- " tro ; e fatto fn , ch' e' si morsero insierae. " Lasciamo qui di notare quelle pretese eleganze del sottosopra, del fare a superarsi , del fatto fu e del mordersl msieme ; ma se queste fossero anche eleganze squisite , chi vorra dire Bibl. Ital. T. XLII. 2- 4l8 APPENDICE che fare a superarsi I'un taltro significhi lo stesso come de principatu contendere ? La frase del traduttore potrebbe ap- plicarsi ad ogni misera gara ; quella del testo fa intendere su quale oggetto versava la gara di Aristide e di Temisto- cle , ed e per conseguenza non solo piii elegante , ma piu precisa e piii vera. E questi pochissimi esempi ci valgano per altri mold che se ne potrebbero addurre. Annotazioni pratiche sidle malattie degli occhi , lac- colte e ordinate da Giovambatdsta Quadri , dottore in medicina e chirurgia , professore primario nella Unlversitd reale degli studj di Napoli , ecc. Volumi quattro in /^f con tavole in rame. — Napoli, 1819, nella stamperia fiance se. Lir. 10. 56 ital. al volume, Di quest' opera non sono usciti finora che i primi due volumi. Siamo pero informati che il terzo e sotto a' torchi , e che interamente disposto e il materiale per 1' ultimo. Varj medici , ingannati dal titolo , giudicarouo che si trat- tasse di cose da dover solo occupar 1' attenzioue degli ocu- listi i ma , senza che bisogui entrare in lungo esame , di subito si vede, chi si ristringa pure a trascorrer la ta- vola de' capitoli , che larga messe di dottrina e ofFerta a tutti i chirurghi indistintamente , e che non potranno se non ricavarne molto profitto tutti i medici che studieranno le Annotazioni pratiche del dottor Giovambattista Quadri; perciocche la piu parte delle malattie degli occhi richieg- gono , oltre alia mauo ed al ferro dell' oculista , la guida del medico in quanto risguarda la simultanea somministra- zione de' rimedj interni ^ e ve n' ha parecchie eziandio , le quali vogliono esser curate da' soli medici senza che faccia mestieri di niun sussidio meccanico. Di tal verita si sono ormai renduti capaci i dotti professori del regno di Napoli j e varj illustri personaggi si sono fatti inscrivere fra i protettori di quest' opera , a fine d' incoraggiare 1' au- tore a non rallentar punto di zelo nel dar compimento ad un lavoro che ha tutta I'apparenza di dover riuscire uti- llssimo air umanita. Or pare a noi clie un' opera, la quale s' e meritata una simile protezione , i cui esempi sono og- gidi tanto rari , non abliia ad essere dimenticata da coloro che per proprio institute debbono conoscere tutte le in- dagini e tutte le scoperte che va facendo 1' arte salutare. PARTE ITALIAN!. 419 Dei parti naturali anticlpati , deW atdtudine a viverc de' prematwi nascenti , e del loro diritti cwili. Dis~ sertazione inedico-legale del cavalier Domenico Meli pubblico profess ore , ecC' — Perugia, 1826, per Garbanesi e Santucci , tipografi camerali. Vol. in. 8." di pag. 172 , prezzo paoli 8. la questo libro leggonsi notizie istorlche , legal! e fisio- logiche di molta importanza onde ricoaoscere vital! e le- gittimi i parti anterior! al settimo mesa di gravidanza, epoca generalmente ammessa e riconosciuta della loro vitalita , ossia attitudine a vivere. L' opera e divisa in tre parti : nella prima si diinostra la possibilita delle nascite natu- rali anticipate per tutt'altra causa clie per quella di vio- lenza o di morbo , potendosi benissimo dare un coucorso di circostanze favorevoli al piii sollecito o precoce svi- luppo degli organ! di un feto ; nella seconda per via di ricerche anatomico-lisiologiche sull' accresciinento degli or- gan! vital! d°l feto dentro T utero materno, s' indica Tepoca approssimativa, nella quale possono ess! sostenere il pas- saggio della vita vegetativa alia respirante, e la possibile continuazione di questa sotto 1' influenza degli agent! esterni benche non proporzionat! alia debole vitabilita dei nascenti prematuri ; nella terza si esamina lo spirito deUe leggi con ordine cronologico da! tempi i plu aatichi a! piu re- centi, e presso i diversi popoli, per inferirne che anco in forza di esse e della loro applicazione ne' tempi passati si potrebbero con piii retta giustizia maggiormente esten- dere nei present! codici civil! le prescrizioni che rego- lano i diritti alia legittimita e alia successione della prole nata anche pruua del settimo mese. II libro e degno di esser conosciuto e letto per la moltiplice erudizione, e pe! giusti e nuovi argomenti che T autore ha raccolto so- pra un soggetto di grande importanza. Memorie romane di antichitd e di belle arti. Vol. IT. Roma, 1825 J tipograjia Contedini, in 8.°, di pa- gine 358. E questo il secondo volume di una collezione di opuscoli risguardanti le antichita e le belle arti die si va pubbli- cando in Roma. Il primo volume cbbe un niaggior numero 420 ATPENDICE di compllatorl ; 11 seconJo scnibr.i essere stato compllato dal solo sig. Luigi Cardinali , e chi sa se oltre il secondo ve ne saranno dcgli altri ia appresso. Ogni volume e di- viso iu due sezioiii , vale a diie in quella di antichita, e neir altra di Ijelle arti , escavazioiii e relativa bibliografia. Tra i vai-j opuscoli contenuti-nella prima sezione sembra essere il piu iiiteressante quello intorno ad una nuova e lunga iscrizione lalina incisa in un niarmo stratonicense nella Ca- rla die fu letto dal medesimo sig. Cardinali nell' Accade- mia romana di archeologia il di i5 aprile dell' anno scorso. Questa iscrizione fu trascritta otto anni sono in Stratonica e trasportata in Europa dal viaggiatore inglese Giovanni Eankes II contenuto di essa e una legge aanonaria impe- riale ;, ossia una tarifFa del prezzo de' generi , de' mestieri , delle arti ecc. onde frenare V avidita e il monopolio degli artisti, dei venditori , dei commercianti ecc. L' autore della dissertazione appoggiato a plausibili congetttire inclina a credere clie il promulgatore di questa ignota tariila sia stato r imperatore Diocleziano, ed indica le ragioni per le quali pare die non si possa attribuire con egual fon- damento ad altri imperatori h cio non ostante non si de- cide , e sembra rimanere incerto. II monumento e senza dubbio curiosissimo e singolare in guisa da meritar V at- tenzione di ogni coltivatore di ardieolosiia e di letteratura, presentando una taritfa legale del massimo prezzo staliilito circa quell' epoca alle diverse vettovaglie , bevande , arti, mestieri e profession! liJDex-ali. . Compendia dcgli anni santl e stoiia del Giubileo ce- leb into dal regnant e sonuno Pontefice Leone XII , del canonico Andrea Strocchi faentino. — Faenza, 1826, dalla tljjografia di Fict? o Coni].. Vol, in 8.° di pag. 242. £ questa una seconda edlzione dello stesso libro cor- retta ed aumentata dall' autore il quale nello scrlverlo ha usato di uno stile piano e fluido , ma pure e dignitoso ad un tempo , qual si convlene ad una istoria sacra. Sono in numero di 20 gli anni santi die vi si descrivono in- eominciando dal primo aperto nel 1 3oo da Bonifacio VIII, che fu primo istitutore di sirail pratica di religion catto- lica, iino all' ultimo dell' anno scorso aperto e cluuso dal PARTE ITALIA.NA. 42 I regnaiite sommo Pontefice Leone XII. Alia descrlzione di oc;iii aaao santo si premette una succinta notizia istorica di ciascnii Papa che lo apri o lo chiuse. L' opera puo esser letta con piacere e profitto non solo dal devoti, ma da ogni curioso di cose Istoriche , anche per la felloe in- serzione ed interpretazione di varj passi relativi de' nostri scrittori del 3oo, Dante, Petrarca, Giovanni Villani. Solenne generale adunanza tenuta dagli Arcadi nella protomoteca il di 11 aprile 1826, ecc. — jRoma, presso Filippo e Nicola de Ronianis , di pag. 62 , in 8°, oltre il frontispizio c la prcfazione. Solid friitti d"" Arcadia , ne gia colti al bosco Parrasio o al Serbatojo, ma sulla vetta del Campidoglio, nuova e piii degna sede die le fu destinata dalla genei-osita di Leone XII, tra le immagini in busto dei piii famosi Italiani riunite in una di quelle sale percio detta protomoteca. Un dotto car- dinale, il Zvirla, ad imitazione del decano del sacro collegio, uomo chiarissimo per senno e per dottrina ( il cardinal Giulio IMaria della Somaglia , cul piacque con un suo bel discorso aprire altra simile adunanza arcadica nel passato anno per la ricorrenza del gionio onomastico di S. San- tita), parlo con beH'ordine e con iscelta erudizione intor- no alia sacra poesia per provare che ingiustamente si dice essere la religione cristiana poco adatta a soUevar T estro de' poeti. Alcune delle poesie si latine che italiane reci- tate in quest' adunanza sono degne di elogio , ne le altre si meritano quel vitupero, che alcuni per antipatia so- glion fare di tutte le cose di Arcadia. Vertono tutte piu o meno sulle lodi di S. Santita , specialniente per la no- bile sede concednta agli Arcadi sul Campidoglio. Joaiinis Devoti iiistit.utiomim canonicarjun libri qiui- tuor. — Romce , iSaS ct26, ^ vol. in 12° {oltre a 60 fogli di stamp a. ) Delle opere veramente buone cresce sempre la fama. Sono molte le ristampe di qucsto notissimo libro , buono per il metodo ed anche per 1' eleganza della lingua la- tina, ornamento necessarissimo a que' libri die si debbono apprendere da giovani , e giovani principalmente dedicati alio studio della giurisprudeuza e della teologla. 422 APPENDICU III dlvum Pldlippwn Neriurn. Ode Philippl de Ro- man is. • — Romce , 1826. Non e nuovo il nome di questo scrlttore cU altre otU latine date a stampa e delle due epistole ad Macrinum. L' inno che si anaunzia e tutto sacro, e vi si dice di sa- granienti, dimiracoli, della cavalcata del Papa, degli ora- tor] ill musica ecc. , con moita facilita di verso alcaico , che certo non puo essersi ottenuta con poca fatica. Sem- bra che in vista delle cose dette , e della maniera con cui sono scritte, possa quest' ode non dispiacere air uno e air altro partito poetico il dassico ed il romantico. Qentis Ceronios in jEmilia Vetiista aliquot monimenta auctore Dominico Mita. — Romoe apud Philip- pum et Nicolaiim De Romanis, pctg- 64, in 8.°, ed una tavola in rame. Quest' opuscolo sottratto da pietosa mano alle tenebre in cui si giacque manoscritto molti anni benche di autore gia note per altre stampe , sara cercato avidamente col tempo, e qualora si facesse una giunta da molti desiderata air utile coUezione degli scrittori delle cose italiche dataci dal gran Muratori, vi potrebbe avere degnissimo luogo. Paria con grave e non inelegante latino delle vicende di Ceronio terra forte una volta in Romagna sotto la diocesi d' Imola , poi detto Ciruno , del quale per fazioni tra' suoi e per guerre co' vicini altro da secoli non rimane che un cumolo di rovine. Una tavola topografica ne indica a' let- tori il vero sito in poca distanza dal fiume Senio e rende piu aggradevole e perspicace la narrazione de' fatti guer- reschi. Fu veduto questo libretto nitidamente stampato nelle mani di un viaggiatore, il quale sapeva non esservene in commercio alcun esemplare , e quindi ne fu inti'apresa questa ristampa romana ;, ma rimane tuttora ignoto a chi debba 1' Italia la pubblicazione di si care memorie. Dissertdzione dell' Accademia romana di archeologia. Vol. in 4.° — Roma, 1826, nella stamperia de Romanis , con tav. in rame. Egli e questo il terzo volume degli Atti o Memorie lette neir Accademia di antichita in Roma. Ve ne sono delle PARTE ITALIA.NA. 423 interessantl antecedenteraente pubbllcate per altre stampe, come, ex. gr., quella del Cardinali suUa iscrizione stratoni- cense. Noi torneremo a parlare di questo libro piu diste- samente , occupandoci in particolare di quelle Memoi'ie o Dissertazioni che ne sembreranno piii degne. Decreta authentica Sacrorum Rltuutn Congregationis ab anno i568 usque ad annum 1826. Vol. 7, in 4.° — Romce , 1825-26, apud Bourlie. Quest' opera voluminosa , della quale non e ancora pub- blicato il 7.° volume , importa al clero ed alF istoria ec- clesiastica. Sulla mfiammazione : trattato diviso in tie parti del dottor Antonio Goldoni , professore ecc. Parte J. — Modena, iS 2 5, per gli eredi Soliani , tipografi reali , vol. in 8.°, di pag. 284. Ecco ua altro trattato medico snlla infiamraazione , og- getto delle Indagini le piu calde e le piu comuni dei me- dici d' oggidi , specialmente in Italia. Questo primo libro sara presto seguito da altri due , ed allora noi ne par- leremo piii distesamente. Intanto chiaro apparisce dalla prima parte che 1" autore istruito e ragionatore vuol pro- fittare delle diverse opinioni de' medici sopra questo me- desimo argomento , facendone gludiziosa scelta ed oppor- tuna alia sua teorica , che sembra riavvicinarsi a quella della scuola boerrahaviana. Egli si sforza a conciliare le diverse sentenze de' medici che sono in voga presente- mente: ammette la flogosi come base se non di tutte, certo di un grandissimo numero di raalattie e adopra alcuni vocaboli nuovi in raedicina presi ad imprestito dalle ma- tematiche , quali sono quel di fattore dinamico e di fattore idraulico che tanto figurano nel suo libro , come compo- nenti di ogni flogosi , benche in diversa proporzione ed attivita. Non vi ha dubbio che in questa prima parte vi sono delle buone massime appoggiate alia ragione e all' espe- rienza medica da potersene giovare al letto degl* mfermi. 424 A p r K N n I c V. VARIETA. V I A C G I . v.. iaggio alle Indie Orientali su di un battello a vapore. — Siamo informati coa lettera del capitaiio Johnson , comaii- dante il battello a vapore T /nt?a/>r«a , che nel suo viaggio da Falmoiitli al Capo ha impiegati 07 giorni. Duranti 35, egll ha sempre navigato col anezzo del vapoi-e. Egli si e ferinato tre giorni a S. Toiiimaso, e per 19 gioriii ha fatto uso delle vele. Iiivece di dirigersi all' Occidente tra i tro- pici, come i vascelli veleggiaiiti, egli ha seguito assai da viciiio la costa d'Africa. S. Tommaso ov' egli si e ancorato, trovasi sotto 1' equatore alia dlstanza di 100 miglia dal con- tinente. La macchiua a vapore consnmava circa 36 staja di carbone per giorno. II carboae portato dall" Inghilterra ha servito per tntto il tragitto , ma il capitano dichiara che la necessita di risparmiare il carbone gli ha fatto per- dere 20 giorni, ed eccita i possessor! del vascello a nian- darne qualche centinajo di nioggia a Madera , ed altrettante a S. Elena. Sicconie egli aveva ancora carbone per due giorni, allorche giunse al Capo, e navigato aveva 35 giorni col vapore , si dee riguardare come fatto certo che un bastimento a vapore clie percorra otto miglia in un'ora in tempo tranqiilllo, puo essere costratto in modo da por- tare il combitstibile necessario per 07 giorni, il che e cer- tamente di qualche importanza. La maggiore distanza per- corsa in un giorno colFajuto delle vele, e stata di 190 miglia, col mezzo del vapore di 169 miglia, il die equi- vale a sette miglia per ora. Essendo la distanza da Fal- mouth al Capo, qualora si segua la costa d'Africa, di 7,800 miglia, il vascello ha dovuto fare il viaggio di i3i miglia per giorno. Ma tagliando direttamente il cammino dal Capo Proyo al Capo di Buona Speranza, si sarebbero risparmiate 5 00 miglia. La distanza dal Capo di Buona Speranza a Calcutta e di miglia 6,800 ; se essa e superata con una velocita proporzionata a quella del viaggio precedente , il vascello dee impiegare 3a giorni. Siccome adunque il PARTE ITALIAKA. 42$ capitano Johnson doveAa lasciare il Capo iiel giorno i8 ot- tobre, egli avra dovuto giugnerc a Calcutta verso il 9 di dicembre , e per conseguenza nel viagglo avra consumati 114 gioriil , conipresi cinque di riposo al Cajjo:; coUocan- dosi pero depositi di carbone a Madera, a S. Elena, al Capo, airisola di Francia e a Colombo neirisola di Ceylan, stazioni tutte che assai comodamente ripartiscono la di- stauza , il vapore potra essere adoperato senza iiiterru- zione , e il tempo del viaggio potra essere quiiuli ridotto a giorni 84 o a la settimane. Questo costituisce ad un dipresso due terze parti del tempo consumato dai viaggi ordinarj, esseudo all'incirca di 17 018 settimane il tempo clie si spende nel viaggio dall' Ingliilterra a Calcutta ; ma se 1' istmo di Suez fosse tagliato da un canale , quella di- stanza sarebbe ridotta ad 8,600 miglia; e siccome le sta- zioxii intermedie sarebbono meno lontane le une dalle altre, si potrebbe adoperare una potenza maggiore del vapore , e il viaggio sarebbe in questo modo certamente compiuto in 36 o 40 giorni. Fino a Bombay la distanza non sa- rebbe che di 7,100 miglia, e il viaggio si farebbe in 3o o 35 giorni. Riassnmendo il tutto, sel)bene noi non cre- diamo che molto vantaggio si ottenga facendo uso di ba- stimenti a vapore su la strada attuale delle Indie orientali, non puo negarsi che il viaggio delP Intrapresa non abbia di molto ingrandite le nostre idee sul merito di questo modo di navigare , e noi abbiamo la ferma speranza di vedere ben presto aprirsi con questo mezzo comunicazioni regolari tra ttitti i paesi marittimi poco distanti gli uni dagli altri , come V Ingliilterra , la Francia , la Russia , la Svezia, T Italia , la Grecia , TEgitto, gli Stati Uniti , le Indie Occidental! , la Colombia ed il Brasile. (^Bulletin Universel , ftvrier 1826, sect, VI. Voyages.) R. GiRONi. F. Carlini e I. Fvmagalli. Direttori ed Editor i. Mllaiio , dull' I. R. Stampcrhi. Pubblicato il di 4 agosto 1826. 4a6 INDICE delle materie contenute in qiiesto tomo XLII. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. o, pere di Lorenzo de Medici detto il Magniftco . . p. 3 Osservazioni sull'uso di coUocare modiglioni o dentelli ne' frontispizj , deli architetto Carlo Amati » i5 Risposta del pittore scenico Paolo Landriani alle Osser- vazioni suddette : con tavola in rame » ivl Lettera del consigliere aulico Giuseppe de Hammer sui manoscritti orientali e particolarmente arabi che si conservano nella Bihlioteca Amhrosiana ; con un cenno di alcune opere e pitture orientali della Trivulziana in Milano " 27 1 Lomhurdi alia, prima Crociata, Canti quindici di Tom- maso Grossi (1.° ardcolo) » 145 Idem (2.° ed ultimo articolo) "2,89 Memoire geographique et numismatique sar la partie orientate de la Barbaric appelee Afrikia , par le comte Ch. Oct. Castiglioni » 182 lUustrazione del monwnento eretto dalla citta di Trento al siio patrono Cajo Valeria Mariano^ opera postuma dell' abate Girolamo Tartarotti supplita nella parte man- cante daW abate Bartolomeo Stoffella della Croce . » 196 Trento citta del Rezj e colonia Bomana, appendice al Discorso sopra un iscrizione trentina del tempo degli Antonini , del conte Benedetto Giovanelli " ivi - • PARTE II. : ' ' SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Filosofia della statist.ica esposta da Melchiorre Gioja. Tomo 1° (^Estratto) " 37 Notizie sul battello a vapore denominato il Verbaao, con alcune riflessioni suW utilitd di estendere in Italia gli usi e le applicazioni della macchina a vapore . . " 53 I N n I c H. 4217 II Parroco istruito per dialoghi in medicijux dal dottor Giacomo Barzellotd p. 68 Topos,rafia storico-statistica di Milano, del conte Antonio Litta : con tavola in rame " ao6 L' antagojiismo i'itale, e critica appUcazione di esso alle dottrine dello stimolo , del controstimolo e dell' irrita- zione , del medico Gio. Battista Pezzoli ; con un'Ap- pendice sopra T opera di M. Gioja intitolata : Esercizio logico sopra gli errori d' ideologia e zoologia . . . »/ a i a Osservazioni naturali intorno alle cavallette nocive alia campagna Romana , dei signori Metaxa e Rolli. . " 2^7 Annali deltl. R. Istituto politecnico di Vienna. Tomo V. — Sopra I' impiego della nafta per illuminare i cunicoH delle cave ove a motivo delle mofette non hrucia ne t olio , ne il sego , di L. Wehrle » 226 Cenni sui meccanici perfezionamenti introdotti in questi ultimi anni, e sui modi di promoverli sempre plii . » 24a Sulla scienza della craniologia di Gall, ragionamento secondo del prof. B. Poll ( Vedine il primo nel t. 41.°, pag. 36a ) ji ^3j Elementi di fisica per uso delle scuole elementari , del prof. Gio. A. Majocchi » SyS Istruzione teorica e pratica sui parafulmini , dello stesso » ivi Osservazioni suit istruzione de' parafulmini, di Ferdinando Elice »/ iyi APPENDICE. PARTE I. SCrENZE , LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage pittoresque dans le Tyrol, par le comte Bray » 887 Bibliografia » 83 Lexicon novum manuale grccco-latinum ec kuino-grce- cum w ivi Homeri Odyssea, cum interpr. Eustathii " ivi Sophoclis tragoedice septem , . " ivi L'ltalie , poeme " 84 Tassos hefriede Jerusalem " ivi Corpus inscriptionum grcecarum " 85 Atlas politique et historique de geographic ancienne » 86 428 T N I> T c r. M. Tull'n Ciceroni s de RepuhUca p. 2:6 Ahriss etc. Compendia clella geografia e ddia statistica dcUa Si-izzera » 88 Geschirhte etc. Storia deW incisione in legno . . . . » ivi Jlecherchcs historiques et statistiques siir le murier » ^o Recherches sur les changemens produits dans Vetat physique des contrees par in destruction des forets » 9a Jahrhucher etc. Annali della letteratura " aSi L''art de verifier les dates "2 5a Commentatio historico-critica dc rhapsodis '^ ^53 The etc. Vita d'Erasmo "254 Biographie wdverselle " ivi An history etc. Storia della cavalleria "255 CoUeccion de los viages y descubrimientos "257 Mappa generalis regni Hungarioe » 2 5 8 Relation de Qanat " ivi Glaunia etc. Elementi di zoologia >> 2.S() Traite des arhres fruitiers " ivi Handhuch etc. Manuale ad uso deVe donne die s' oc- cupano della domestica economia " ivi PARTE IT. SOIENZE, LETTERE ED ARTI ITA.LIA.NE. Bibliosrafia. — Opere pubblicate net regno Lomh.-Veneto. » 95 Lettera sopra un vecchio sigillo e sugli antichi confini del Veronese " ivi Flora Comensis (^da pubblicarsi) » 96 Guida per insegnare ai fanciulli i primi elementi gra~ maticali " ivi L' Jstria , poema latino " 97 Lettere mercantili " ivi Biblioteca portatile italiana, latina c f ranee se . . » 98 Biblioteca della gioventii " ivi Sii la geologia della provincia Bergamasca . . . . » ivi Rime edite ed inedite del Vittorelli, colla traduzione latina. Tomo 2.° " 100 Scherzi esteinporanei latini del GagUuffi. " 101 Revista generale de' libri usciti in lace nel regno Lom- bardo-Veneto durante J! anno iSaS. ...•.." 102 Versi di P. A. Paravia " ivi Collezione di opere scelte di autori Friulani , . . . » 104 I N D I G E. 429 Due epistole in versl di P. A. Paravia p. a 60 Scoria dd regno dei God e dei Longohardi . ...» 263 Notizie istoridie della Brianza "366 TripUce corso di sermoni pastorali sul Vangelo . . » 268 Postille (die Osservazioni critiche di I. Fantoni sopra la parte prima della grammatica italiana e ladna di F. Bellisomi " 269 Storia dei recenti progressi della chirurgia " ivi Nota di stereotomia "270 Di un epigrafe latiaa scoperta in Egitto "271 Sopra due frammenti di (intica latiaa iscriziotie . . » 27a Appendice alia Proposta di alcune correzioni ed ag- giunte al Vocabolario della Crusca ''396 Martirio de' Santi Padri del monte Sinai » 3^8 La vita e le lettere famigliari del Galilei » 3gg Lettere filologiche dell'Algarotti " ivi Baccolta di melodrammi giocosi " 400 Biografia universale antica e moderna "402 Istoria d' InghUterra di D. Hume " 4o3 Elementi di storia naturale generate "404 Dell' oro e dell' argento in commercio "406 Manuale delta storia naturale di Blumenhach ..." 408 // perfetto Cavaliere » 410 Biblioarafia degli altri paesi d' Italia " 106 Nuova coUezione di opuscoli letterarj " ivi Memorie di religione, di morale e di letteratura . " 107 CoUezione dei monumenti sepolcrali del cimitero di Bo- logna " 109 La ragion della lingua per le prime scuole . . . . " ivi Osservazioni intorno ad Orazio , del Vannetti . . . » 1 1 1 Opere teatrali del Varano " ivi Esposizione critica della dottrina di Broussais ..." ivi Prospetto de' risultamenti ottenuti nella clinica di Bo- logna " ivi Saggio di antichita primitive » 1 1 2 CoUezione portatile di Classici italiani » ivi II Boa di Plinio » ivi Satire del Petronio " 1 1 3 L' incredulo senza scusa , del Segneri " ivi Giornale di cldrurgia pratica •' ivi Aloysii Colla illustrationes plantarum » 4 1 i Cotnmedie di V. Bcrni degli Aiilonj j; 413 43o IN DICE. Di Prospero Spani scidtore reggiano p. 414 Lettera del prof. Carmignani al suo collega Rosini sul vero senso di un verso di Dante " 416 Risposta del prof. Rosini alia lettera suddetta, . . » ivi Michaelis Ferrucci specimen inscriptionwn "416 Le prime sei i>ite di Comelio Nipote , tradotte dall'Az- zocchi >* 417 Annotazioni pratiche suUe malattie degli occhi . . . >/ 4 1 8 Dei parti naturaU anticipati " 4^9 Memorie romane di arUichita e di belle arti ....»/ ivi Compendio degli anni santt "420 Soleniie generate adunanza tenuta dagli Arcadi . . » 42, i Joannis Devoti instltutionum canonicarwn » ivi In divum Philippum Nerium. Ode "42 a Gentis Ceromcs in Emilia » ivi Dissertazione dell'Accademia romana di arclieologia » ivi Decreta authentica Sacrorum Rituum Congregationis » 4a 3 Sulla infiammazione, trattato del dott. A. Goldoni » ivi Varieta » 114 Letteratura. — Traduzioni dal greco " ivi Saggio di traduzione in ottava rima della Tunisiade » ivi Traduzione di Boezio » ivi Codice autografo del Petrarca " 1 1 5 Pensieri sul sistema de' Romantici "273 Sullo stesso argomento » 2jS Poesia del Baschiri " 276 Belle arti. — Pittnre del Sabatelli " 116 Ingresso di S, M. I. R. A. in Milano " 119 Archeologia. • — Antichita egizie " ivi Tavole greche <> 120 Real Museo Borbonico " ivi Geograjla , Statistica , Viaggi. — Cenni suW Egitto » 121 Iso'a nuova " 278 Monumento del capitano Cook "279 Viaggio aUe Indie orientali su di un battello a vapore » 4^4 Storia. — Cristiani detti Caldei i36 Squarcio di lettera del cav. T. Monticelli sopra alcune sostanze del Vesuvio ''287 Annunzj. — Collezione , del Classici greet " 140 Memorie degli scrittori e letter ati parmigiani , . . . » ivi Interpretazione ecc, di tutti i Vangeli delle domeni- che ecc » 14a Osservazioni meteorologiche di aprile » 144 Idem di maggio "288 Idem di giugiio »/ 43 a Necrologia : articolo di lettera del sig. D. C. Brioschi , direttore del R. Osserpatorio astronomico di Napoli. Napoli , il a4 lugllo 1826. Vi annuncLo con grandissimo cordoglio la niorte dell'ot- tiiiio nostro prof. Piazzi , avvenata qui ia Napoli , il giorno 2 2 del corrente verso le 4 pomeridiane, in seguito di breve malattia manifestataglisi coa forza nel precedente giorno 16, giorno in cui appunto coiupiva V anno ottantesimo deir eta sua. Gia da alcuni mesi le indisposizioni senili , alle quali era soggetto, gli si erano aggravate, aveva perduto 1' appetito , e si trovava in uno stato di debo- lezza grande. Vi do questa notizia , sapendo quanto generale interesse inspiri nei dotti tutto cio die riguarda quest' uomo celebre. ERRATA-GORRIGE. Tomo 42.° Pag. 23 1 Un. 35 0,0001 Itggi 0,001 " 236 " 24 Zo )' 3 o Oiservazioni metcorologiche fatte all' I. R. Osservatorio di Br era. G I U G N 0 1826. M A T T I N A. s ERA. c n N V < 0 u — 1 u J2 ■s 2 0 i3 Stato del clelo. N N < 6 "= 5 « Si < 2 V 6 5^ Stato del cielo. poll lin. 0 poll . lin. • 1 27 8,0 +i3,o 0 Sev. nebb. 27 7.« + 17,5 s 0 Nuv. rott. ser. 2 27 7,b +12,6 N NO Nu.rot.pio.se. ^7 7,3 +17,5 SCO Ser. nuv. 3 27 8,0 + l3,3 s 0 Nebb. ser. 27 8,8 +19,4 s Ser. nuv.tem. 4 27 10,0 + 14,0 N E Nuv. ser. 27 10,1 +30,0 E Nuv. tempor. 5 27 9,8 +i4'i 0 Nuv. ser. 27 9,0 +18,5 N 0 Temp. piog. 6 27 9,5 +i3,8 NN 0 Nuv. neb, ser. 27 8,8 +20,0 OS 0 Ser. . . temp. 7 27 9,0 +14,0 NN E Nuv. piov. 27 8,2 +14,8 N...E Te.pio.po.gr. 8 27 8,2 ^■13,0 N NE Nu.piog. inter. 37 9,0 + 14,3 N Piog.. *.. nuv. 0 27 10,0 +10,6 0 Nuv. ser. nuv. 27 9,H +17,0 s Ser. nebb. 10 27 10,0 +i3,o E Nuv. pioggia. 27 10,2 +16,0 E Nuvolo. 11 27 10,3 +i3,3 S Ser. nuv. 27 10,2 +18,5 S 0 Sereno. 12 27 11,4 + 14,2 NE Ser. nuv, ser. 37 11,0 +19,5 E Sereno. i3 27 11,0 + 14,5 N SerettO. 27 10,0 +22,0 0...E Ser. nebb. 14 27 10,0 +i5,o 0 Sereno. 27 10,0 +21,7 S Ser , nebb. i5 27 11,0 +17,0 E Sereno. 27 10,3 +22,7 S 0 Sereno. i6 27 9.4 +16,8 N 0 Sereno. 27 7.3 +32,7 0 Neb. ser.teui. 17 27 9,0 +i5,o N Sereno. 27 10,3 + 19,6 N* Sereno. 18 27 11. 0 +11,6 N 0 Sereno. 27 10,C + 18,7 so" Sereno. iq 37 0,8 +i3,o 0 Nebb. ser. 27 9'*^ +21,5 NO* Sereno. 20 27 9.2 +16,0 N Neb. nuv. ser. 27 8,6 + 19.6 N Ne.nu.se.teni. 31 27 10,0 +12,6 S Nuvolo. 27 10,2 + i8,c N 0 Ser. nuv. ser. 23 27 9,6 +11,0 0 Sereno. 27 9,2 + 19,0 S S 0 Nebb. ser. 23 27 11,0 +12,0 N E Ser. nebb. 28 r,() +i8,S E Sereno. 24 28 1,0 + 13,8 N Sereno. 38 0,2 +20,0 s Ser..* A i'* i5'| pom. scossa, ondul.diterr.J 25 28 0,3 +14,5 N Sereno. 27 11,8 +21,6 S 0 Sereno. 26 28 0,3 +i5,o N Sereno. j27 1 1,0 +23,0 S 0 Sereno. 27 27 11,0 +16,5 E Sereno. 27 10,8 +23,3 so Sereno, aS 27 11,0 416,2 N E Sereno. 27 3 1,0 +23,8 so Sereno. 29 28 0,0 +17.4 N N E Sereno. 37 11,6 +24,0 s Sereno. 3028 0,0 +J7,« N Sereno. ;27 11,3 +24,7 s Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,6 AUezza mass, del term. * + 24,7 [j uie dia . , » 27 » io,oS5 tita della pioggia medi linee 19,60 a + 17,0 Quan 1 ( 5 JUNSO ) '''d < X[3 ^ f ^ V? \ v^