^^ ■▼,*>; V*.'. .# \ ( I BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTl COMPILATO DA VARJ LETTER AT I. ToMo XLVIL ANNO DUODECIMO. Luglio, Agosto e Settembre 1827. ^oQefymm MILANO PHESSO I.A niREZIONE DEL GIORNALE. IMPERIA.LE RKGIA STAMPERIA. 11 presente Giornale , con tuttl i voliimi precedentl , e posto sotto la salvaguardia della Legge , essendosi adenipiuto a quanta essa prescrivc. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Opere varie del cav. Vinccnzo Monti. — Milano , 1825-1827, dalla tipografia dei Classici italianc, otto volumi (*). L a traduzione delU Iliade occupa i due primi vo- lumi di questa bella edizione. Dopo la ristampa di queir immortale lavoro e La suptrba i'anita. Ma toccar quel rio non osa La virtii che a Fibo e cnra , La virtii. che ognor piii chiara Per lui brilla — ^e in sen si posa Di tranquilla — cternita. II quai'to volume comprende la Bellezza dell' uni- verso , il Pellegrino apostolico , la Bassvilliana , la Musogonia ed un picciolo brano della Maschero- niana sul monumento eretto al Pariui. Coloro i quali non potendo negare al Monti la vera facolta poetica , e la ricchezza di uno squisito linguaggio , si gettano per misera invidia a negaigli la profondita de' pensieri e la tilosofia , debbono chiuder gli occhi su questo quarto volume e sul sesto in cui sono Y Aristodemo , il Cajo Gracco , e il Galeotto Manfredi. II poeta si niostra in tutti questi componimenti si profondo co- noscitore del cuore umano, della sturia, delle scienze e delle arti sorelle alia poesia , che non potrebbe ostinarsi a dirlo men filosofico di alcun altro o ita- Iiano o straniero , se non forse chi stima perduta ogni tilosofia quando e rivestita delle piu line bellezze VINCENZO MONTI. 7 poetiche. La Musogonia venne in piu parti ritoccata del ch. Autore , e coa cio di nuove bellezze arric- chita. Fra le tragedie il Galeotto Manfredi si accosta al genere delle urbane , e per 1' argoniento clie e moderno potrebbe dirsi romantica. D' ordinario V Ari- stodemo si cita siccome prova del valor tragico del nostro Autore ; e certo s' egli avesse scritto soltanto il Manfredi e rAristodemo, quel modo ordinario di sentenziare potrebb' essere giustificato assai di leg- gieri. Ma fra questi due componimenti surge il Cajo Gracco , splendidissimo di bellezze poetiche , e di caratteri niagistralniente sostenuti ; pieno di un in- teresse alto , coutinuo , degnissimo insomnia di es- ser posto fra le piu belle tragedie dell' Astigiano. Questa tragedia e per certo assai conosciuta in Ita- lia : pur non vogliamo lasciare di trascriverne alcuni versi i quali mostrano appunto come il poeta abbia saputo approtittare di tutto quanto la storia gli som- ministrava nel suo ar2;omento , senza cessar pero mai di essere vero poeta. Cajo Gracco rispondendo alle accuse di Opimio si volge alia plebe ed esclama : Oh miseri frateUi ! Hanno le fiere Pe' dirupi disperse e per le sehe Le lor tone ciascunn, ove tranquiUe Posar le membra e disprezzar I'insulto Degl' irati elementi. E voi, Romani , Voi che carchi di ferro a dura morte Per la patria la vita ognor ponete ; Voi signori del mondo , altro nel mondo IS on possedete , perche tor non puossi , Che V aria e il raggio della luce. Erranti Per le catnpagne , e di fame cadenti Pietosa e mesta compagnia vi fanno Le squallide consorti e i nudi figli Che domandano pane. Ebbri frattanto Di falerno , e di crapole lascive Fra i canti Fescennini a desco stanno Le arpie togate ; e cib , che non mai sazio , II lor ventre divora, e vostro sajigue. Sangue vostro i palagi, ecc. b OPERE VARIF. DEL CiV. Fra i due volumi dei quali parliamo frainiDisero gli editori il volgarizzamento di Persio oi-a iiotabil- ntiente cc •'■etto dallAutore. Quaudo il Monti pubblico per la p». , volta qiiesta sua traduzione dovette per certo acquistargli una grande fama , si per la felicita con cui egli ha recato in italiano il piu difficil poeta latino, e si ancora per le note giudiziose onde T ebbe arricchito. Al presente poi daremmo quasi una prova di non saper giustamente apprezzare questo egregio scrittore , se voiessimo trarre dal suo Persio le prove di quanto valga nel maneggio della lingua poetica e nella critica piu squisita. Dopo la classica versione deir Hiade , dopo tante opere pubblicate in ogni ramo di letteratura , dopo tante Hlologiclie quistioni sostenute con tanto onore , perche citeremo noi il Persio in lode del Monti? Dopo T uccisioue di Ettore chi mai avrebbe recate in prova del valore di Achille le prime imprese ch' ei fece staccandosi dal suo mae- stro Chirone ? Vuolsi dire per akro clie il Persio del Monti e degnissimo di stare fra le opere sue mi- gliori , e va fra le poche traduzioni italiane che non lascino desiderio di una nuova. II Cesarotti il quale lino dai primi tempi dichiaro il Monti un grande poeta , e profeto che farebbe bene tiitto quello che gli piacesse di fare , lodo altamente il confronto dei tre satirici latini che il nostro Autore ebbe fatto in una sua nota. Quel confronto e ancora il piii bello che possa raccomandarsi ad un giovane studioso dopo la lettura di quegli scrittori , ed e e sara sempre un modello da proporsi a coloro i quali si addossano il difficile incarico di mettere al confronto le opere di piu autori che abbiano coltivato un medesimo genere di letteratura. Ultimi nella raccoUa compariscono i dialoghi , e ne riempiono il settimo tomo e 1' ottavo. Gl Italiani avendo , come i Greci e i Latini , una lingua poe- tica quasi in tutto distinta dalla prosaica, non pote- rono avere molti scrittori eccellenti ad un tempo e nella prosa e nel verso. Questa lode di una doppia VINCENZO MONTI. 9 eccellenza non 1' avea forse raggiunta se non jl grande Torquato , finche surse ai di nostii il cav. Monti , e dopo aver vinti tutti i contemporanei poetando , si mosfro non secondo a nessuno anche nella sciolta orazione. Dalle molte sue prose gli editori lianno scelti i dialoghi, inirabili veramente, oltre alia bonta dello stile, per la festivita de' sali , per gli scherzi sempre spontanei ed originali , per la chiarezza con che r autore fra i niotti e le facezie sa camminarc diritto al conseguimento del sno scope. II dialogo oh' e materia all ottavo tomo, sugli scrittori del due- cento , sara sempre uno dei piii belli che si possano scrivere ucUa nostra lingua. II Monti nel Cajo Gracco ha mostrato , se non errianio , qnal sia il vero dia- logo eroico : in qiiesta operetta prosastica ha posto il modello del dialogo urbano. Questa raccolta potra col tempo arricchirsi di jnolti altri componimenti dai quali la fama del Monti sara non poco raccomandata alia posterita, ma anche nei termini nei quali sta di presente non puo a meno di riuscir sommamente utile alia gioventu italiana , ed e da porsi fra le piu belle imprese tipografiche dei nostri giorni. L' eclizione venne eseguita in for- mato di i6.° e di 8.° grande, con rara correzione e somma bellezza di caratteri e di carta. 10 Lettere sui manoscritti orieiitali e purticolarmente arabi che si tiovano nelle diverse Biblioteche d' Italia, del sig. consigliere aulico Giuseppe de Hammer. — Fine della lettera III. Xasso dagli astronomi ai meclici , ed ommetteiido Aidcenna , le ciii opere sono state pubblicate in arabo coi tipi medicei , mi tratterro con alcuni altri meno conosciuti. i53) Jl-mngiz Fit-tibb , cioe T epitomatore nella medicina ^ Ebil-asm Al-Karshi , inorto 682 (i283). Questo non e die uu conipendio del canone d' Avi- cenna (3o5 e 3o6). 154) Al-mesheb Fittibb, cioe la setta nella medicina, opera dell' istesso Fbil-asm , che non e pur niento- vata dair Ilagi Calf a (307). 1 55) El-irscied limassalihil enfus wel egsad, cioe la direzione agli aflfari delle anime e dei corpi dello Sceich Ismail Ben Hebetollah Ben Gemii (3o8). 1 56) Kitabol-esbab wel-aalamat, cioe il libro delle cause e dei sintomi , dello Scheich Negibeddin 3Io- hammed Ben Mohammed Ben Ali da Samarcanda (3 12). 157) Er-risalet al-Haruniet fittibb , cioe il trattato Arunico ( di Aarone ) nella medicina da Manasse na- tivo di Andalusia , che non ho trovato m\\ Hagi Calfa (3o9)- 1 58) Zachirei Chowaresmsciahi , la provvisione di Chowaresmsciah nella medicina , opera voluminosa coniposta pel gran principe del Chowaresm Arslan Kesamer da Zeineddin Ismail Ben Hussein Al-giorgiani il medico , in persiano. Dovrebb' essere di dodici vo- lurai , ma nella Vaticana non si trova che il quinto. 159) Kitabol-telwih ila esrarit-tenkih , cioe il libro della variazione nei segreti della puriticazione. Que- sto titolo misterioso non nasconde che un compendio del canon e (V Avirenna (160). LETTERE SUI MA.NOSCRITTI ORIENTALI CCC. I I 1 60) Minhagiol-beian fima jestamelehol-insaii miii el-edwiet al-moferredet wel-morrekebet, la strada della spiegazione delle cose necessarie all' uomo nell' uso delle medicine semplici e coniposte. Dizionario di medicamenti stimatissimo d'JZi Ben Issa lo scrivano discepolo di Nassir ettiissi (162) in quarto grande di fogli 3o8. Se poco o nulla il me- dico europeo trovera da apprendere nelle opere pre- cedenti , molto in vece egli raccogliere potrebbe da questo ricchissimo emporio di medicamenti , tra' quali forse non poche erbe o radici , il cui uso medicinale non e ancora bastevolmente conosciuto in Em-opa. 161) Kamiless-ssanaat fitlibh , cioe chi perfeziona r arte medica , opera di grande riputazione d'JZi Ben Abbas Al-me giusi {\\ ma^o) , composta per il celeber- rimo principe dei ^m(\i Azadeddewlet (3i3) in venti libri , dieci dei quali trattano della teoria , e gli altri dieci della pratica dell' arte : il numero de' capitoli e di 640. 162) Teskeretol-Kohhelin , cioe il memoriale degli oculisti di Issa Ben AIL 1 63) Kitabol-fil-fams , il lil)ro del cavallo , opera che servir puo non solo di norma al veterinario , ma eziandio di manuale al cavallerizzo. Essa e ano- nima (3oo). 164) Kitabol-Khawass , il libro delle proprieta delle cose, d' autore parimente anonimo (3 16). 1 65) Kltabol-scerab , il libro del vino usato come medicina (3 17). 166) Kitabol-hiel , il libro degl inganni c degli artificj deir astronomo Mussa Ben Sciahir (317). La filosotia teoretica non ci somministra nella Va- ticana die 167) L' Isagoge iV Essireddin Al~JEbhen , traduzione di quella di Porfirio (3oi). 160) Scemsiet, la logica di Negmeddin All Ben Amru. 169) Tehafetol-filasifet , cioe la successione dei ti- losofi gia da me rammentata parlando della R. Bi- blioteca di Napoli (35- e 291). 12 LETTERE SUI MANOSCKITTI ORIENTALI Alia filosofia deve annoverarsi la dottrina mistica dei Sofi , come ci vien accennato dal nome stesso derivato dai 'Lo(poi , clie Alessandro trovo alle sponde deir Indo. Non ci ha dubbio clie dalle Indie non debba derivarsi F orig,ine del loro sistema panteistico, come vai-j orientalisti 1 hanno gia osservato, e ulti- mamente i chiarissimi Erskine e Wilson, il prime negli atd della societa asiatica di Bombai, ed il se-* condo nel cento clie ce ne rende nel Magazzino orien- tale clie va piibblicandosi a Calcutta dair anno 1824 in pei per trimestre. Ma se non ci ha dubbie veruno suir origine della dottrina dei Soli, la quale non puo essere derivata dal Corane , come \ ha soguato il sig. Tholiick nel sue libre { Ss/ifismus, Berlino 182 1), nen meno e certo clie nioltissinii rapporti trovaiisi tra il sistema dei Sofi e la cabala degli Ebrei. Per cenescer a fondo il sistema dei Sofi non bastane i poeti persiani i quali 1' hanno in parte abbellito e in parte adnlterato , ma fa d' uopo di frugare nelle opera sistematiche dei Sofi, le quali sinora fmono appena cenosciute da tutti que' chiarissimi orientalisti che disputarono intorno a quest' oggetto. Le principali sono quelle dello Sceich Mohieddin Al-Arabi niistice celeberrime arabe di nazione , ma nato nella Spagna. Questi ^isse al fine del secole XI e meri al princi- pie del XII in Damasco deve il sue monuniento se- polcrale rinnovato dal sultano Selinio I forma ancora oggidi oggetto di venerazione ai peilegrini (i). Po- chissime sono le opere di questo padre del sistema dei Sofi nelle biblioteche europee , trattone quella deir Escuriale : ma la Vaticana ne possiede un tesoro nelle seguenti : 170) Kitabol-tegellictil-ilahie , il libre delle rive- lazieni divine , cell' aggiugnimento di quattre altri (i) V. il receatissimo viaggio di Richter. La crassissima Jgnoranza di Cantemir ne fa un Califo Saraceno conqiii- statore doHn Spagna. V. Histoirc Ottomane L. HI, N. IT. E PARTICOLARMENTE ARABI. lO trattati o commentarj del libro Al-fussuss (gioje di anello ) dell' istesso Ibnol-Arabi (297). 171) Ankai Mughrlb , cioe la Fenice occidentale , poenia mistico d Ibnol Arabi. J 72) Kitabol-ibadile , cioe il libro de^i Abdollahi (servi di Dio ) di Mohieddin Ibnol Arabi (298). 178) Taarlf Isstilahatiss-ssofie , cioe la dehnizibne delle espressioni dei Sofi dell' istesso Ibnol-Arabi , glossario preziosissimo di tutta la terminologia dei Soft (296). 174) Un Commentario della Fenice occidentale (298). 175) Et tedbiretol-ilahiet fi isstelahil-memlckil-insa- niet, cioe le direzioni divine nella fraseologia della provincia uniana dell' istesso Ibnol-Arabi. Compara- zione continua del corpo umano col sistema del mondo , ovvero Microcosmo mistico ( n.° 242), al- legatovi Tergimanol-cscwak , cioe 1" Interpetre dei desiderj , opera poetica dell' istesso Ibnol-Arabi. 176) Kitabol-nefhat , cioe il libro delle aspirazioni (169 fogli in quarto n.° 246) dell' istesso Ibnol-Arabi. II medesimo titolo di Nefhat ( proprianiente Soffii ) portano due altre opere niistiche celeberrime, l' una il Nefliatol-ins , cioe Soffii dell umanita di Sadieddin Mohammed Ben Ishak di Conia, morto 672, e I'altra coir istesso titolo le biografie di tutti gli Sceichi dei Soft del famoso poeta persiano Giami, morto l' anno 892 (i486). 177) Kitabol-rumusil-emssal illahutiet fil envaril- mugerridet al-melkutiet p. marifetil-nefs wer-ruh, cioe il libro degli arcani dei simboli dello^ stato di Lahut ( Non esistenza , ovvero stato nel quale 1' esistenza individuate dell' uomo si confonde con quella di Dio), nei lumi astratti del Melkut, cioe il mondo delle do- minazioni , ovvero mondo spirituale , per la cono- scenza dell' anima e dello spirito dello Sceicli Sciem- seddin Mohammed di Scehrzor. Per intendere questo titolo fa d' uopo saper die quattro sono i mondi mi- steriosi dei Soli (come i quattro dei cabalisti), cioe: Nasut, il moudo corporeo. 14 LETTERE SUI MANOSCRITTI OHIENTALI Melkiit ^ il mondo spirituale. Gebriit , il mondo della forza superiore. Lahut ^ il mondo della non esistenza. 178) Enwerol-aasclkin , cioe i lumi degli amanti , opera mistica , tradotta in turco dal libro arabo in- titolato Magharibol-seman , cioe le rarita del tempo. Fratelli erano V autore e il traduttore : si chiamava il primo Mohammed Ben Ssallh e il secondo Ahmed Ben Ssallh , e amendue Kiadbsade o Jasi^ogll , che vuol dire figlio di Scr'wano. L' autore stesso tradusse una parte del medesimo libro ( Rarita del tempo ) in versi turchi sotto il titolo di Mohammedie. Queste due traduzioni del libro delle rarita che abbraccia tutto r Islamismo si trovano alia biblioteca C. R. di Vienna sotto i numeri 248 e 352. 179) Kitab Kawanin hikem, il escrak il kullin Ssofi higemiil-afak , cioe il libro delle regole dei iilosotismi orientali (platonici) per ogni Sofo in tutto il mondo, di Ahmed Ben Mohammed , chiaro col nome Ibnol- mewahib ( il liglio dei doni ) ; (294) Unitovi Gia- miol-enwail-hikem , cioe il Raccoglitore dei varj 11- losofismi di Mohammed Ben Mohammed Sebt Al-bi- Iwii, \)oi un Gommentario del Fnssuss d Ibnol-Atabi : il titolo del commentario e : Risalet ala hakaikil- tassawuf we aleddakaikil-tearuf , cioe trattato delle verita dell ascetica e delle tinezze della cognizionc, poi il Minhagtol-aanf al-mottaki we miragiol-salik al-morteki, cioe il cammino del conoscente virtuoso e ascensore del discepolo progrediente ; in fine il poem a mistico Kassidet Olwan. 180) Un' opera mistica persiana senza titolo. L' au- tore Mohammed di Tebriz nell' introduzione racconta che ne' suoi viaggi alle Indie aveva trovato un libro stimatissimo , di cui non saprei determinare il titolo essendo scritto senza punti diacritici come segue iA.A«l:sXiIijs^i^. Doppia dice essere la scienza degli Indiani , 1' una teoretica e pratica nell' istesso tempo , e r akra ( augurale ) chiamata '6^nj.^*^] (Apsrude?), t I'AKTICOLARMENTE ARABl. iS fontlata siil soHio ovvero raiisaniento che determina ad intrapi-endere o tralasciare le azioni o gli affari. Questo libro fu tradotto dall' antore nella citta di Lar r anno 1021 (1612). Lascio a chi sia piu versato di me nelle cose indiane di determinare il vero titolo di questo trattato niistico, e se cosi trovisi cono- sciuto nelle Indie come lo pretende 1' autore. La- sciando i niistici , passo agli etici , tra i quali mi sem- brano rari : 181) Lubhol-elbab , cioe la midolla delle midolle di Scerefeddiii Abul-HusseiaAhmed Ben Ibrahim Al- esciaari, nella quale in dieci capitoli trattasi della virtu, della scienza , della mansuetudine , prodezza , eloqnenza, deU'eirore, ecc. con varie storielle (nu- mero 171). 182) Nushetol-elbab , cioe la piacevolezza delle midolle di Ahmed- naii\o dellTIegiaz; antologia egi- ziaca compilata a Himss nellanno 992 (i584) (n.° 38o) scrittura cattiva. 1 83) Kitab fassihol-kelam mime gera fil kelajn , cioe il libro deir eloquente nelle cose che occorrono nel discorso , colla giuuta del libro intitolato Feweidol- mewaid , cioe i profitti delle tavole di Gemaleddin Abul-Hussein Yahya Ben Abdol-gezar il poeta, morto 771 (1569). Non meno rari e piu curiosi , perclie trattano di oggetti proibiti dalla legge, sono le opere che trat- tano del vino e della lode dei fanciulli. Tale e T opera 184) Hallietol-kumeit , cioe 1' ornamento del vino purpureo del Nevagi , opera del genere di quelle dei Deipnosofisti d'Ateneo , essendo un compiuto co- dice dei piaceri della bevanda e di tutte le lacezie della societa dei bevitori in 25 capitoli ( n.'' 3ii )• i85) Menafiol-shereb , i proiitti , ovvero le utilita del vino considerato come medicina , e delle cattive conseguenze dell" abuso di esso ; curiosissime sono queste due opere nelle quali il piacere e la virtii del vino si esaniinano cosi profondamente come failo potrcbbc il piii graudc gastronoino eiiroi)eo (u." oio). 1 6 LETTERE SUI MANOSCRtTTI ORIENTAL! V 'istesso IVei'ctgi poeta, che era giudice al Cairo', ha trattato con uguale eloquenza la lode dei faijciulli neir opera. 1 86) Meratlol-guzlan fil-hassen min el ghilman , cioe Pascolo delle gazzelle nei piii leggiadri dei ra- gazzi, opera poetica di 1820 quartini trattanti dei nomi, delle qualita, delle arti, dei vezzi , ecc. dei fanciuUi (n.° 182). Le storie di Alessandro Magno e Salomone furono soggetto non meno spesso degli scrittori orientali che di cpielli del basso tempo. Due volumi scompa- guati dagli altri piuttosto che soddisfare eccitano la curiosita di vedere gli altri. Questi sono : 187) II tomo XVI del Isfcender name (fasti d' Ales- sandro ). 188) II III del Sullimanname del novellatore turco. Firdewsi , il cpiale ne compilo 366 volumi per Ba- jasette II. Sette altri di questi 366 o piuttosto 80 volumi ( perclie Bajasette II ne getto 286 al fuoco ) furono da me frugati nel mio secondo soggiorno di Costantinopoli c ne ho dato contezza nel primo vo- lume del /?o^^/zoeZ (Raccolta di tradizioni orientali). 189) Resadnal-mugeddet fil fereg baad el sciddet, cioe giardini coltivati nel piacere dopo il disagio , del Tenuchi (173); T istessa opera che trovasi alia biblioteca regia di Parigi n." 382 ha servito a Petit de la Croix di miniera donde trarre le novelle dei 1 00 1 giorni , come gia T ho osservato al n.° 171 del catalogo de' codici orient, della Biblioteca palatina di Vienna. 190) Un esemplare delle looi notti in quattro vo- lumi (175, 176, 177 e 178), che J per quanto io giu- dicar potei di pi-ima vista, e conforme a quello di S. E. il cavaliere d'ltahnski ed all'altro del sig. conte Rzewuski , dell' ultima delle quali tradussi le novelle non tradotte da Galland , che stanno per essere pub- blicate in tre volumi dal Cotta. Tralascio di parlare delle opere di poesia e di trologia . perclie tioppo poco ne ho trovate relative K PARTI COL A.RMENTE ARA15I. I7 alia prima e troppa farragine di quelle apparteneuti alia seconda , sia maoniettana , sia cristiana. Circa cinquecento codici vi si trovano di oggetti cristiani , e sono traduzioni della Scrittura , omelie , prediche, commentarj dei padri , ecc Mi bastera di notarne uno tra i cristiani e un altro tra i maoniettani. II primo 191) Preziosissimo per le sue antichita che sovra- sta a quella del codice ( n.° 83 ) , scritto I'annoioSS deir era cristiana , e a quella del codice dell' Escu- riale scritto V anno 1049. Duolini d' avere perduta la nota del numero e del titolo di questo antichis- simo codice. L' altro sussisteute in due esemplari (897 e 38o) e un trattato polemico druso intitolato Ed-damighaty cioe fcrita di testa in conliitazione del libro Kitabol- hakeik we Kescfol-mahgiub , cioe il libro delle ve- rita e la rivelazione del nascosto in difesa della dot- trina dei drusi per purgarla da tutte le accuse in- tentate contro i loro cougressi notturni , i cui scan- dali vengono tutti addossati ai Nossairi , i quali scandali sono la comunione dcUc femmine , la dottrina della nietepsicosi , T adorazione del vitello. Non du- bito che questo libro non sia stato trasferito a Parigi cogli altri preziosissiini niauoscritti della Vaticana , e che ivi stato non sia frugato dal chiariss. barone de Sacy onde prolittarne per la sua dottissinia opera sulla religione dei Drusi. Tra le opere poetiche , due hanno specialniente eccitata la curiosita niia , non avcndone avuto con- tezza prima d' ora : Tuna e persiaua, 1 ahia araba ; la persiaua 190) E un frammento (ilXVl libro) dun pocma epico Gengnamc Kesclcm , cioe il libro dei coinbat- timenti d\ Kcsciein , uno dcgli eroi dello Sciuhnamc ; r altra araba 1 94) Conticne gli auiori di Bclas e liclas in ra- rattere iiiogrebin(» ( seguato 36o ). UiOl. huL T. XLVli. 2 15 LETTERE SUI MANOSCRITTl ORIENTALI Terminero la rivista dei tesori arabi , persiani e turchi della Vaticana coll' enunierazione delle chiavi loro , cioe dei dizionarj. 194) II dizionario celeberrimo Kamus (I'Oceano) del Firuzabadi^ clie usci ultimamente quasi nell'istesso tempo dalle stamperie di Calcutta e di Costantinopoli (dal n.° 324-331). 195) Kenzol-lughat , cioc il tesoro della parola , dizionario arabico-persiano , conipilato da Mohammed Ben Ahdol-challk , e dedicato al sultano Mohammed Ben Kia Nassir Kia principe del Ghilan nel secolo XV. 196) Lexicon persicum in quo vociim persicarum origines et signlficadones varie traducuntur; Hadriani Relandi ex legato Cornelii , fol. 197) Janua lingiice persicce per quam qui hanc lui- guam addiscere cupiunt , debcnt ingredl , aliter enini aberrant e recto limine , excerpta ex quamplurimis operibas linguam edocentibus , Raimundi Cremonensis. 198) Grammatica della lingua turca di Pietro della Valle il Pellegrino , divisa in sette libri, fol. p. 149. In fine 199 e 200, due stimatissimi dizionarj per- siani deir Esedi e del Sururi , dei quali fa mestieri di dare notizie piu diffuse. II primo fu scritto gia sin daU'anno 400 (1009) dal- r Esedi nipote di Firdewsi autore dello Sciahname , e non dal poeta dellistesso nome , il quale comincio lo Sciahname terniinato dal suo discepolo Firdewsi. Non so come il nome di Esedi stato sia stroppiato nel nome di Andizio iscritto nella notizia italiana del codice. Notabilissimo c questo dizionario non meno per la sua antichita che per la scelta delle parole le pin pure della lingua delle provincie di Balkh , Khorasan e Transoxana , cioe del Deri , ov- vero dialetto piu puro il quale precisamente fu par- lato in dette provincie. In prova cita i versi dei poeti classici di quel tempo , esempio imitato in se- guito dair ctutore del Ferheng sciuuri stampato a Costantinopoli nell' anno 1742. I poeti persiani dai quali trae gli escmpi siioi vono i seguenti quaranta : E PA.UTICOLARMENTE ARABI. ig Ruilegi , Dakiki , Ebu Taher Khosrewani Kossayi , IMengik , Ebu sciuker Asgedi , Aossari , Firdewsi , Ferucchi , Chaf af , Behrami Chugeste , Ebulola , Sciu- turi , Amara , Sipelibed , MaaruR Lcbibi , Abbasi , All Karz , Gbasnai , Tayan , Abul-mesel Sciakir , Chatiri , Karieddehr , Chagiage , Hatak , AbulmosatYer Kliatiri , MusatFeri , Moisi , Scehid , Hekim Abak , Rusedi , AbdoUah Aarifi , Musafferi , Karalavvi, Ahkak. Trattone i nonii chiarissiini di Ferdewsi , Rudegi, Dakilvi Asgedi . Anssari , Ferucchi , Moisi , gli altri ueppure si trovano iielle biogradc dei poeti persiani del Dewletsciah. Questo glossario (Xe\yEscdl fn uuo dei sedici fonti dai quali ha compilato il suo dizionario il gran Hlo- logo turco e comnientatore dei poeti persiani Suriiri. Gli altri i5 sono : i) U Escrefname composto da IbraJibn Kawam Fa- ruki ; „ 2) Miari gemali , cioe la pietra paragone della bellezza di Seems Fakhir Al-issfahani , composto pel sultano Gernaleddin Ebu Ishak Sceich nell anno 744 (1343); 3) Tohfetol-ahbah , cioe il dono per gli aniici , di Hafis Ewbehi; 4) 11 trattato di Hiisselii Wifaryi^ 5) II trattato d' Ibruhiimciak Hussein Issfahniu; 6) II trattato di Mohammed Hindiisciah; 7) Moejedol-Fusela , cioe il favorito dei dotti del Mohammed Lad^ 8) Scerh sami fil csami , cioe il comnientario su- blime nei nomi; 9) II trattato dEbu Hafs Soghdi: 10) Edewatol-fasela fillughat , cioe il materiale dei dotti nella linsiua , di Kasichaii Mahmitd di DehLi , con)posto per Kadrichau nell' auno 820 (1420). 1 o- trebbe questo titolo ancora tradursi le panlcolc del i'Lriiiosi , e falso e cpiello deW Hagi Calfa clie lo no- liiina Edahol-fuscla , cioe i coslumi dei virtuosi , ov- vero dotti-, 20 LETTERE SUI MANOSGRITTI ORIENTALI , eCC. ii) Giamiol-lugkat , cioe il raccoglitore della lin- gua , di Niazi Hegiazi ,• 12) II codice di Zefangri; 1 3) La traduzione del Saidiye , cioe trattato di caccia, d^ Ahmed Birunij 14) II dizionario di Halimi,- 1 5) Lessanosc-sciuara , cioe la lingua dei poeti. Ecco i sedici dizionarj che hanno servito di fonte a quello del Suncri col quale gareggiavano quello dello Sciuuri , il Burhan catii ed altri , finche tutti fu- rono superati dal dizionario dei 7 Oceani del Re di Aude , del quale , se piace a Dio , rendero altrove un conto distinto. Mi basta qui d' aver data la no- tizia d' un centinajo di codici orientali tra i mille che si conservano nella Vaticana , e nella mia pros- sima lettera parlero dei codici arabi , persiani e tur- chi delle altre biblioteche di Roma. ^t La Colombiade. Poema croico di Bernardo Bellini, professore di filologia ladiia e di storia universale nelU I. R. Liceo di Cremona. — Cremona, 1826, dai torchi De-Micheli e Bellini. Volumi qnattro , in 8.° Lir. 10. 44 italiane. D. a quella buona e nojosa anima del Giorgino da Jesi sino a questo vivace spirito di Bernardo Bellini molti si provarono a cantare la mirabile impresa del Colombo : ne soli furono gl'Italiani, cui questa gloria e domestica , ma si anchc fra gli stranieri sorsero alcuni , ai quali il grande argomento parve , come a Torquato , degnissimo di poema e di storia. In fatti per poco che la nostra immaginazione sia ga- gliarda a ricrearci dinanzi quei casi si importanti c si nuovi , per poco che il cuore ne si commuova alia ricordanza delle virtu e delle sventure, la scopcrta del nuovo mondo e subbietto che invita alia poesia ogni mente piu schiva. Quel nudo nocchiero che promette alle repubbliche e ai regnanti un novello universo , e va lungamente errando negletto e tleriso prima che alcuno voglia da lui accettarne il gran dono; quel mondo che come per rairacolo alia voce d'un uomo s'innalza dall' accrue e par quasi render imagine d' una seconda creazione ; quell' Oceano che dopo tanti secoli apre 1' inviolato suggello delle sue maraviglie , e volentieri le versa ai picdi del glo- rioso Italiano che le avea profetate , tutto concorre a rendere c^uesto tenia conveniente alia musa piu illustre. Da una parte un drappello d' audari ven- turieri o bramosi di fama, o ghiotti di libidini e d' oro , dair altra una moltitudine di popoli quasi tutti divisi da ogni civilta , e piu ancora die da questa lontani dal primo stato dclla felice natura: diversa la lingua , diversi gli usi e gli aspetti , e per poco non diverse , come la terra , anche il sole : due 22 L/V COLOMEIADE. montli che per la prima volta s' incontrano , e con timorosa curiosita si riguardano : uno niisero della sua ignoranza e dellc sue riccliezze , Y altro incorag- gito per la coscienza della niaggiore sua forza , e g:ia or2:oo;lioso dcU' orrendo abuso che ne fara. II poeta che colTajuto della fantasia si trasporta a quei tempi e a que' luoglii , si turba in un tristo presen- timento , e gia cantaudo 1' inno che al memorando fatto si addice , sente farsi mesta la voce , e scorre involontariamente coUa mano ad una corda di pie- toso dolore; ei vede cpiel gran continente tutto per ojini verso inondato di sansue , e i suoi abitatori , i suoi poveri abitatori persegnitati dalla spada e dal cannone gettarsi sui monti e nelle caverne: ne quel- le ultimo asilo in comunione coUe Here e conceduto ad essi tranquillo : che dove non giugne 1 ira del- r uomo si esercita orribilmentc la solcizia e la rabbia dc' cani : scendi, o vile americano, questo e il grido degli Europei , scendi nel centro della tua terra , strappale con sanguigno sudore le risplendenti sue viscere , forse a prezzo d' oro avrai un tozzo di pane, e ti sara permesso di viverc. Indanio la cle- inenza e la ginstizia de' principi volea moderare la cnpidigia de' soldati e de' capitani : la voce del co- mando venia troppo da lungi per poter essere ascol- tata, dove una greggia di popoli ignudi era all' avarizia cosi vicina e facile preda : quindi la vendetta delle leggi si aveva in quel conto che da' malvagi quella di Dio, lenta e da non temersi, perche forse e un vano spavento : per verita un altra potenza piii prossima che moveva dal cielo mandava agli animi indurati parole di miscricordia e di carita, ma chi volcva arrestarsi a quelle preghiere , quando un falso zelo avea snaturate anche le idee piu sante , e la religione dei martiri era indegnamente tramutata a servire di stroniento a' carnelici? Tuttavia il poeta si rianima ad un canto trionfale, quando vede sollevarsi sul nuovo mondo la croce , e somigljante ad un astro d' influenze benefiche POEMA EUOICO DI B. BELLINI. ^3 piovere torrenti di luce su quelle tribolate nazioni. Invano egli sente le profane accuse clie attribui- scoiio al cristianesimo cio clie provenne dalla sce- lerata violazione de' suoi divini precetti : la vera poesia e un ispirazione celeste , e chi la prova deii- tro se, non acconsentiia mai nelle trame delF em- pio. Simile agli antichi profeti , cui era presente il future , il poeta si chiania davanti il passato , e lo interroga, e ne rivela i secret! ai contemporanei ed ai posteri. Ei piange sotto Y albero dei banani ed il tamarindo , come Gereniia sotto i salici del Gior- dano e i cedri del Lijjano ; ei piange i delitti, per cui quelle generazioni furono tolte dalla faccia del- r universo , e condanna le colpe degli avi e prega che una terribile vendetta non si maturi sopra i ni- poti: ma per traverso alle calunnie accumulate dalla malizia e dal tempo ei vede , clie ogni bene nei fatti d' America e dovuto a quella religione , cui si voile ascrivere ogni niiseria : a lei si debbe , se fu consolato un sospiro , a lei se fu rasciugata una la- grima , e solo per essa fra tante atroci figure , clie come insanguinati fantasmi scmbrano ancora azzuf- farsi su quella terra infelice , Y occhio consolato si riposa nella veneranda imagine del virtuoso Las Ca- sas. AI iianco di questo grande benefattore degli uo- mini, e nella medesima luce c collocato il Colombo, il quale , se anclie avesse alcun lieve fallo da rim- proverarsi, sarebbe gia stato largamente assolto dalla sventura. II poeta lo contempla un istante ncl som- mo della gloria , e tutto circondato dal favore dei principi , ma poiclie lo segui in quel suo primo trionfo dalle rive del Tago a Barcellona , ei ricorda tosto in che si andasse a risolvere quella pompa c quella grandezza. Parve quasi die Dio ne facesse una vit- tima d' espiazione per tutte le colpe clie si doveano commettere nelle regioni scoperte da lui : tanto fu grave il peso de' mali die per colpa delf invidia cortigianesca gli piombarono sopra ! E forse a lui , ch'era veramentc grande e buono, il somnio dolore 24 ^f^ COLOMBIADE. provennc dallo spettacolo dei disastri clie travaglia- vauo il nuovo niondo , e clie da quel la prova di dodici flnni ci ben conobbe a clie orribile dosola- zione sarebbero linalmente riusciti. Uno scrittore alc- nianno ininiagiiio clie il Colombo nell' ultima sua jiialattia, e gia presso a morte avesse una visione, in cui gli si offrissero tuttc le stragi e i danni die derivarono dalla sua insigne scoperta: ingegnoso con- cetto poetico clie nuiove a pieta ogni lettore, il quale vede aggiugnersi qucsta nuova specie di rimoiso alle tantc afflizioni clie distruggevano lentamente quel vec- chio gloiioso, e lo ascolta abbomiiiare i malvagi clie aveano traditc le sue belle intenzioni, e parlare con voce profetica del terribile fio clie dovrebbe pa- garne 1" Europa. Noi pero anche senza il soccorso della finzione crediamo clie il Colombo fosse vera- niente tormcntato da qucsti pensieri, e ne pare clie per essi , e per la crudele iiiemoria dell' ingratitudine sol- ferta avrebbe chiuso in mala disperazione la vita, se la coscienza e la religione non gli avessero ral- legrato gli estremi momenti. Per certo egli pcrdoiio allora anche a Francesco di Bobadiila; ma cli'ei non ne dimenticasse linfame oltraggio, lo palesa T ultima sua volonta d' essere seguito nel sepolcro dalle ca- tene clie 1' aveano stretto da San Domingo alia S]>a- gna, attraverso quei niari ch'ei solo aveva trionfati. E qui dove parrebbe clie la fortnna spingcndolo fra tante sciagure alia tomba avesse slogato tutto il sue veleno sopra lui ancor vivo , comincia un nuovo assalto clie fieramcntc ella mosse a quella gloria die cgli aveva a si caro prezzo comprata. II poeta ode i contemporanei e la posterita accusare il Colombo d' aver frodate Y altrui scoperte , e per poco non diiamarlo usurpatore e ladro di lama , e a compi- mento cV ingiustizia vede un avventuriere fiorentino prenderne il posto , e improntare dell' oscuro sue nome quel continente clie dovea splendere fregiato d' una denominazione tanto piii illustre. Anche co- lore die non contendono al Colombo quella scoperta , rOEMA EROICO DI B. BELLmi. 25 cercarono diminuirgliene T onore , quasi die fatta r avesse sovra alcune tracce che gia prima esistc- vano , e non fosse piix glorioso il rinvenire il nuovo mondo in forza di saldi ragionamenti e di vere dot- trine , che r indovinarlo per case. Ma V ingiustizia non puo essere eterna : i secoli si succedettero , e ognuno di essi operando contro 1' usato suo stile verso un raggio di luce sopra il passato -, la nebbia e da gran tempo cessata , e 1' ultima traccia clie della malevolenza dei vecclii nostri avi ancora re- stava, si dile^ua per Tunanime volonta dei due po- poli piu potenti di quelTAmerica, che oraniai e de- gnamente tramutata in Colombiade e Columbia. Tutti questi avvenimenti grandissimi, le virtii, i vizj , le sventure , i delitti , le stragi si presentano vivamcnte air istorico ed al poeta : ma se quello puo narrarlc a disteso , e trarne iiobili e gravi avvertimenti alia vita civile , qual e invece il partito che a questo rimane ? II suo canto sara magniHco e generoso , ma pare a noi inevitabile che debl^a esser lirico o alle forme liriche avvicinarsi. Per certo noi rozzamcnte c' inganniamo , se puo con esito felice accompa- gnarsi alia tromba delf epopea. Quel grandiose qua- dro die noi abbiamo piuttosto abbozzato che di- pinto, e troppo denso di figure, troppo diviso a scompartimenti per poter essere unito ad un solo punto di vista. Un ingegno come quello del Tasso potrebbe cavare una vena di limpide acque anche da un duro macigno , ma trarre da sitl'atto argo- mento un poema eroico , die fosse riscontro alia Ge- rusalemme , forse non avrebbe potuto ne' suoi begli anui il Tasso medesimo : il quale , contentandosi di accennarlo con poclii versi, non ardi poi compren- derlo fra i soggetti opportuni all' epopea , quando ne venne a discorrere in quella nota lettera al conte Ferrante. Quasi tutto lo splendore poetico che da cjuegli avvcnimcnd emerge considerandoli in massa , vien meno, quando si prende a guardare di per se il solo primo viaggio del Colombo , al quale secondo 2.6 LA COLOMBIADE. le regole finora accettate dee per uecessita restrin- gersi il poema eroico. Quel viaggio comiene per verita un' altissima impresa , da cui venne un can- giamento universale ai destini del mondo, ma rim- portanza sua deriva piuttosto dai fatti che lo segui- rono, che da quelli onde fu accompagnato. Muove il Colombo da Pales il 3 d' agosto del 1494 e il 12 d' ottobre dello stesso anno egli tocca la prima nuova terra, che nomina San Salvadore. Qualche tempesta, la declinazione dell' ago magnetico e le sedizioni de'marinaj e de' soldati occupano questo tempo, ne dopo di esse sino al ritorno in Ispagna avvenne cogli abitatori delle scoperte isole alcun caso che meritasse un'illustre narrazione, riducendosi ogni cosa alia con- tinua soi'presa ora degVIndiaui, ora degli Spagnuoli. Gli eventi memorabili ebbero luogo soltanto piu tardi, e quelli che meglio si presterebbero all' epico rac- conto , non risguardano punto il Colombo , giacche per essi bisogna ricorrere alia scoperta del Peru e del Messico , ove 1' atroce Pizzarro , e 1' cgualmente atroce , ma piu glorioso Cortez si trovarono a fronte d' una maggiore civilta , e d' uomini che sentiano d' avere una patria. A prima vista seduce la gloria del Colombo , seducono le sue stesse sventm-e , ma quando si mette la mano alia prova , le difficolta si presentano da ogni parte. Per quasi tutto il poema si va tra il cielo ed il mare , e Y intero universo si circoscrive pel poeta e pei lettori a tre picciole navi: ribolla pure sotto di loro I'Oceano a continua tem- pesta, si sconvolga al di sopra il cielo, e si rompa a gragnuole cd a fulmini ; s' aggiunga a questo in- furiare della natura il pericolo sempre crescente del- r interne discordie, e Todio delle occulte trame , e r impeto delle aperte fazioni , c il tumulto delle scoppiatc congiure. Risalga il poeta per vieppiii ani- mare questa liera scena ad un mondo invisibile, e, come il Camoens , ne mostri il Genio di que' mari sorgere dal mezzo della burrasca , e atterrire colle gigantesche sue forme quegli audaci , c piu ancora POEMA EROICO DI B. BELLINI. 27 spaventarii coi dolenti vaticinj dell' immutabile fu- ture. Ne cio ancora bastando siano cliiainad in soc- corso della poesia il cielo e 1' inferno. Provochi pure Satano la seconda folgore contrastando al segno di redenzione di traversare quelle acque : sia quel- r Oceano un campo di battaglia , ove - si rinnovi lo scontro del vittorioso Michele co' suoi riprovati fra- telli : si celebri finalmente 1' augusto trionfo della Fede , e il santo albero del Golgota metta radici sulle spiagge di Cuba e d' Haiti. Avra egli per cio il poeta con questo suo abbracciare tanta parte del creato esteso il suo tema? Avra egli con questo con- giugnere le cose sensibili a quelle che sfuggono alia potenza de' sensi , tolta I' uniformita del suo argo- njfinto? Si appunto come arabescando la dilatata cor- nice d' una pittura si cangerebbe un ritratto in un quadro di storia. Ma pogniamo che queste splendide immaginazioni possano ai primi tre o quattro canti degnamente bastare. Basteranno esse mai all' intero poema ? E questo sarebbe necessario per non tras- formare del tutto 1' indole di tali componimenti. II fatto illustre , il grande avvenimento sta nella sco- perta del nuovo mondo. Quando quella bramata terra si fa manifesta ai naviganti , quando il Colombo vi stampa pel primo le famose sue orme , il vero in- teresse e cessato, ed invano con ornamenti stranieri si vorrebbe riparare a questo difetto. Ne la storia viene in ajuto al poeta, perche in quel primo viag- gio , come di gia osservossi , furono assai tenui i casi accaduti nelle isole , e gl" Indiani che non aveano an- cora sperimentata la crudelta degli Spagnuoli , li ris- guardavano come i prediletti figliuoli del Sole venuti a rallegrare gli uomini del loro consorzio. Qualunque finzione o di feroci idolatri combattenti per lo zelo della loro superstizione , o di spietati cannibali cre- sciuti a largo dominio sarebbe in grave danno del vero , e tuttavia nou tornerebbe opportuna all' in- tento. Noi lo abbiamo gia detto ; quando il Colombo ha scopertc quelle regioni, pin non gli resta che di 23 LA COLOMBIADE. piantarvi la croce e donarle alia Spagna : tutto il resto appartiene alia storia, ma noa mai all' cpopea , la quale noii puo nemmeno accompagnarlo nella par- tenza , ne annunziare con lui la gran novella al- r aspettante uni verso. Sarebbe lo stesso clie tornare con Agamennone in Argo , o condurre Enoa nei gorghi del Numicio e incoronare Baldovino a re di Sionne. A questi inconvenient! gia per se soli non supe- rabili se ne aggiugne un altro gravissimo , die a molti argomenti epici e conmne , nia forse niuno ne impedisce come quello della Colombiade. La ca- tastrofe del poema e cosi palese, i mezzi per cui vi si arriva sono cosi noti, die i lettori non sono trava- gliati un istante dall' incertezza, ne mai fra que' tu- niulti possono agitarsi pel loro eroe, die certameiUe trionfera d' ogni cosa. II subbietto dcU' Iliade va j^r questa parte sovrano fra tutti, perclie T ira d' Achille e forse implacabile , e nelle sue conseguenze tienc di quel vago e indeterminato , die somiglia alle niisteriose les;o;i del Fato : clii volea dar il nonie a quel poema dalla morte di Ettore , distruggeva una bellezza essenziale della stupenda epopea. L' Eneide seguita per questo merito all' Iliade , ma ne ri- mane per lungo iatervallo distante. Invece il poema del Tasso , se altro non lo conducesse a gareggiare coir Eneide , le resterebbc in cio sovercliianiente inferiore , perclic qnaiido e dal titolo , c dalla protasi noi sappiamo die sara liberata Gerusalemme, sara liberate il gran sepolcro di Cristo , 1' aspettazione e r ansieta non ne possono piu accompagnare. Ma se per questo verso il suo tenia sarebbe a dirsi al- quanto vizioso , non e percio , die 1' immenso in- gegno di Torquato possa qui trovarsi in difetto. Egli vide certamente , e die non vedeva egli da quella sua altezza ? egli vide questa mancanza, ma tosto s' accorse die il maraviglioso argomento della pri- ma crociata era di tale natura die la certezza della catastrofe non gli poteva far danno. Qunndo 1' inte- resse si accumula tutto sopra una sola persona, come POEMA EROICO Dl B. BELLINI. 29 di neccssita avviene in una Colombiade , il nostro animo non sa appassionarsi per T uomo , che in quel fatto vede gia prediletto dalla fortuna : per quanto nella vita reale si cerchi da noi la gioja de' buoni successi e il favor della sorte , tosto che ne' pen- sieri , o nella lettura ne facciamo alquanto pelle- grini da questo inviluppo niortale , noi non possia- mo piu parteggiare per gli uomini lieti e felici , e cor- riamo invece volentieri nel deserto a portare le nostre lagrime ai disgraziati. Ma questa mancanza d' interesse non potea mai danneggiare 1' argomento del Tasso : perclie non e gia sopra il solo tiionfa- tore Goffredo che cadono le nostre cure. Quella impresa non e cosa piu sua , che degli altri crociati : alia voce d'un eremita 1' intera cristianita si e riscossa; Iddio vuole che il suo sepolcro tolto alia profanazione sia libero pellegrinaggio ai fedeli , e tutta V Europa si soUeva , e gridando , che c[uanto Iddio vuole ha da compirsi , si va a precipitare sulF Asia. Tutti questi valorosi , e troppo calunniati guerrieri ci stanno egualmente a cuore , e noi tremiamo per tutti , per- che sappiamo che la santa citta verra in potere de' Cristiani , ma non sappiamo quale de' combattenti avra le palme del martirio , e quale gli allori della vittoria. Goffredo e il gran capitano destinato dal divino consiglio a condurre quelle armi pietose , ma chi puo preferirlo al possente Rinaldo e al magna- nimo Tancredi ? E chi non s' affeziona al pari , die a lui , al buon vecchio Raimondo ,' che strascina a quelle dure battaglie i suoi ultimi anni ? Ne manca air argomento scelto dal Tasso, che con esso possa eccitarsi la compassione anche per la parte nemica: importantissimo accorgimento senza il quale e tolta al nostro cuore una sorgente di commozione soavis- sima. Omero anche in cio e sempre il prinio col suo mirabile Ettorre , e colic tante disgrazie di quel- r infelicissimo Priamo. Virgilio cadde invece nel- r eccesso contrario , giacchc pochi lettori vorranno antiporre nella pugna per conquistarc la sposa il 3o LA C01.0MBIADE. perfido e quasi vecchio Enea , ne amato , ne capace cV amare al giovine Turno , che tutto arde di cor- risposta fiamma , e difende dal villano usurpatore la ripugnante fanciuUa. II divino Torquato seppe con- servare le virtu d' Omero senza inciampare riel di- fetto del suo imitatore. Noi non preferiamo mai gli assediati a coloro che tengou 1' assedio : lo scopo deir artni cristiane e troppo santo per non ajutarlo coi nostri voti. Rinaldo e Tancredi ci sono amici, e vogliamo che vincano , ma non per questo e da dirsi , cli' entro quelle bastite non sia persona che vivaraente ne importi. Anclie per gli infedeli e santa quella citta ; anch' essi hanno una gloria da propu- gnare : e chi senza mire di privato vantaggio com- batte per la sua patria , e ognora ammirato. Non sara giusta la causa ch' egli difende, ma sempre de- corosa , sempre lagriraata sara la sua morte. Quel- r istesso feroce Argante , che dal seno del suo manto verso nel cristiano consesso la guerra , ne strappa a forza la lode , e quando nella sua estrema gior- nata lo vediamo rivolgersi con quel mesto pensiero alia citta antichissima regina del regno di Giudea , noi non possiamo impedirci dal risentire una pro- fonda compassione pel valoroso , che fra poco morra ; e questa compassione e si forte, che se Torquato sem- pre uguale a se stesso non gli attribuiva quell' ultimo tratto di volere uccidere a tradintfento il cortese cristiano, noi non avremmo saputo applaudire al vittorioso Tancredi. Tacciamo di Armida , taccia- mo di Clorinda e d' Erminia , bellissime creature di queir ingegno cosi grande e cosi sventurato : noi non potremmo moderare le nostre parole , e forse siamo gia anclie troppo digressi dalla Colombiade. Se non che ne pare che questo venire accennando , per che doti fosse eccellente 1' argomento scelto dal Tasso , abbia molto contribuito per la ragion de' con- trary a mostrare , come sia infelice questo , che piacque al Bellini. K interesse a non voler ishgurare la btoria e tutto pel Colombo , c tanto suo , the POEM A EROICO DI B. BELLINI. 3 1 ne una menoma parte puo caderne sopra i suoi mal- vagi compagni. Avversarj qui non abbiamo , se non si vogliono chiaraar tali le tempeste , o non si cer- cano nel mondo spirituale : ne certo alcuno potrebbe appassionarsi per le bunasche , o conipatire Satano , che si vede rapite quelle regioni. E forza dunq^ie che tutto il no8tro cuore si rivolga a Colombo , ed allora la troppa certezza , ch' ei vincera d' ogni osta- colo , ne impedisce di commoverci forteniente per lui. E ben vero che noi sappiamo , com' egli sara sventurato , ma nel momento del poema la sventura e ancora lontana , mentre la gloria e li presso , che incorona la poppa della sua nave. Forse poteva in parte ripararsi a questo grande difetto , ma non vediamo che alcuno fra tanti , che scelsero un sif- fatto tema , volesse pensarvi. Le disgrazie , che in- coglieranno al Colombo , non sono da lui prevedute , e quando ei n' e giunto , fa ogui sforzo per evi- tarle : tutto cio unito alia troppa lontananza di quella miseria , ne rimove quasi per intero da una viva pieta. Ma perche , s' e pur necessario introdurre piu in questo poema , che in tutti gli altri il ma- raviglioso della religione, perche non si mostro nel Colombo un uomo , che volontariamente riceve sulle sue spalle il peso di tanti dolori? Pare a noi che non fosse difficile ad imaginarsi una visione , nella quale gia sul principio dell' ardito suo viaggio fosse a lui offerta 1' alternativa o di riescire famoso in al- tre imprese , cui fosse congiunta la sola gloria ter- rena, o di condurre a tine questa illustre scoperta, cui era unito il trionfo jdella civilta e della reli- gione : quel primo splendore dovea essergli pro- messo immune da ogni nebbia , senza guai ne ti- mori in una vita lunga , consolata, tranquilla ; quel secondo al contrario non gli doveva essere conce- duto che a patto delF infinita angoscia , che lo tra- vaglio sino alla'morte . e per giunta si dovea lasciarlo dubbioso , se veramente i posteri gli sarebbero grati , se almeno era per toccargli la ricompensa di aver 33 LA COLOMBIADE. un nome eternamente vivo nella memoria tie' secoli , o se altri gli avrebbe rapito quest' unica mercede di tante sciagure. Nella terribile scelta non poteva esitare il Colombo , il quale sapendo , e volendo avrebbe a beneficio degli uomini assunto quell' in- cajrico cosi spaventoso ad ogni uniano valore : allora in noi ammaestrati da quella visione non si sarebbe per verita accresciuta 1' aspettazione , ne iucerto ue saria diventato il successo della sua nobile impresa, ma il nostro cuore almeno sarebbe corso a lui quasi per consolarlo ; e infinitamente piu illustre ne saria paruto queir uomo , clie seguiva la virtu senza lu- singlie di premio terreno , e con tanto suo danno venia beneficando le uniane generazioni , die do- veano tormentarlo vivente , e forse calunniargli con incessante perfidia la fama. Qualunque avvertenza pero avesse avuta il poeta ( e certo puo senza confronto farsi meglio , die non s' e fatto tinora ) , s' oppone senipre al buon riusci- mento d' un poema epico su questo tenia un di- fetto , che non ne sembra finora avvertito da alcuno. Questa specie di poesia , secondo V idea die gene- ralmente n' e ricevuta , e destinata a celebrare le ini- prese degli eroi , e da essi appunto prende nome d' eroica. Ora gli uomini per un inganno , die pare indivisibile dalla loro natura , sogliono attribuire questo bel titolo a chi nieno lo nierita, e se qual- clie volta sono giusti a concederlo , sono troppo spesso ingiustissimi a ritiutarlo. Tutti ravvisano in Alessandro un eroe , nessuno lo ha mai voluto rico- noscere in Socrate : e si anclie a voler credere a Giangiacomo Rousseau , die la prima e piu essen- ziale qualita eroica sia la forza dell' animo , pare die il mar tire della verita non la possedesse in mi- nor grado , die 1' assassino di Clito. Noi lo ripe- tianio , questo e un deplorabile inganno degli uo- mini, ma e vano sperare ch'essi rinsaviscauo mai, e il poeta , che a non tradire la sua vocazione ha da coasacrare i suoi canti alia moltkudinc , non dec POEMA EROICO DI B. BELLmi. 33 iiicttersi a contrasto colle piii salcle opinioni di lei. Ne cio puo essei'e tratto a mala sentenza dal rigido inoralista , che noi non diciamo al poeta di adulare la moltitudine, ma si lo avvertiamo di no)i isnatu- rare la bella arte sua : esistono veri eroi , che sono egualmente approvati e dalla fantasia del popolo, e dalla ragione del sapiente : questi sieno il soggetto deir eroico poema. Ne certo e da collocarsi fra loro il Colombo , al quale puo malamente darsi il titolo di guerriero , oramai inseparabile da qualunque eroica grandezza. Lo stesso Tassoni , a cui per un istante era piaciuto questo argomeuto medesimo , parlando sotto diversi rispetti ebbe a dire com' era noto ad ogn'uomo, che il Colombo {n pinttosto gran prudeiitCy che gran guerriero. In fatti quando in ispecie non si esce , come uscir non si debbe , dal primo viaggio , si puo vedere nel Colombo un uomo costante e accor- tissimo , si puo vedere il piu sperto de' geografi e del nocchieri , ma noi domandiamo come, e dove possa in lui trovarsi il gran capitano. Se il coraggio di affrontare un Oceano sconosciuto , e d' affidarsi alia dirczioae di venti nuovi e di nuove stelle, non lo separasse in parte dagli altri sapienti , che furono felici nello scoprimeiito del vero , nessuno forse avrebbe mai pensato a prenderlo per soggetto del- r epopea. Fausto ed il Jenner gli stanno al fianco per la gloria e 1' utilita delle loro scoperi:e , ma chi sogno mai che potessero diventare i protago- nisti d' un e-roico poema ? Che se volesse dirsi che a lie loro imprese manca c^uell' audacia che sublima il Colombo , noi domanderemo, se dunquc il Mon- goltier e lo Zambeccari sarebbero all' epopea con- venienti. E si crei pure , se questi non bastano , un uomo , che aggiugnendo a tuttc le dottrine del- r esperienza moderna il semio e la sottigliezza d' Ar- chimede arrivi a scorrere V aria tutta per sua , e muova liberamente , ove gli piace , fra gli applausi deir universo il suo volo. Avrenio noi percio 1' eroe , che a questa specie di poesia si richiede ? Certo BtbL Ital, T. XLVII. 3 34 LA COLOMBI.iDE. lion e clii lo pensi. Noi avremo le audaci iniprese, ma ne maucheranno senipre le cortesie , ne man- cheranno le donne e i cavalieri , c le arini , e gli amori. Un altro Monti potra salutare col sublime suo canto il nuovo navigatore dell' aria , ma iin al- tro Tasso non vorra uscire dalle sue risonanti bat- taglie per seguirlo iiella muta solitudine dell' aereo suo viaggio. In somma sia pur celebrato coi lirici canti I'ardimento di TiB , die guida secura la nave d' Argo attraverso tanta t'uria di mari , ma sia Gia- sone, Giasone che ama, e combatte, 1' eroe del poema. Questo sroglio, die ne pare per chi guardi con diligenza , posto a iior d' accpia , fu scoglio cieco al quale ruppero tutti coloro cui venue in grado un sifFatto argomento : ne forse le nostre parole saranno inutili ad arrestar qualche giovine ingegno che ci volesse ancora consumare la crescente sua t'orza. Per verita fra que' moltissimi die si cimentarono a questa impresa non vediamo un vero poeta , ma e pure una grande prova del nostro ragionamento die ogui cosa riuscisse men die mediocre. II solo Tassoni avea mente poetica , ma forte dubitiamo, sc fuori del geiiere satirico , a cui era chiamato , avrebbe saputo acquistarsi una fama desiderabile. Egli se ne accorse per tempo , e non voile procedere oltre il primo canto , lasciando gia in esso evidente la dimostrazione , die se forse saria paruto maggiorc degli altri , certo sarebbe rimasto grandeniente infe- riore a se stesso. In una lettera die precede cj[uel primo canto ei viene toccando con qualche accoigi- mento i difetti del subbietto , ma troppi ne lascia , e da certi avvisi all' amico suo , che forse erano op- portuni in quel secolo delirante, ma ora sono coni- piutamente ridicoli. Pare ch' egli in sostanza disap- provasse sen/,' altro questo argomento , perclie lo chiama quella henedeUa materia del mondo nuovo , ma pure egli s' ingannava a segno di credere che far se nc potesse un riscontro coll' Odissca. Uhsse era veramentc un eroe , c &e il suo viaggio scuibru POEMA EROICO DI B. CELLINI. 35 qnalclie volta iin frammento tlelle novclle arabe , vicne alia fine V istante in cui il poema s' innalza alia debita dignita. Ulisse ama e combatte, e qncsto combattimento si aspetta sin da quel primo punto die Minerva mostra a Telemaco la dilapidazione del retaggio patcrno. Senza di esso il solo viaggiatore , avesse pur anco trovate nazioni piu perfide e crudeli de' Ciclopi e de' Lestrigoni , non sarebbe mai stato degno dell'Epopea: clie anzi per quella lunga pere- grinazione Y Odissea sta senza confronto sotto 1' Iliade, e parve a moltissimi die Omero non si destasse pie- namente-dal sue sonno, se non quando Ulisse afferra con tanta commozione quell' antico suo arco e lo tende , e somigliante ad un Nunie compie la memo- rabile vendetta su quei vilissimi. Ma di cio basti questo cenno brevissimo, perche non pensiamo die nella presente luce di critica alcimo possa acquie- tarsi ancora nella sentenza di Alessandro Tassoni. In vece egli e forza die noi ci accostianio al poema del Bellini dal quale ci siamo secondo ogni nostro potere allontanati finora. I Icttori ne avraiino di gia avvertito il motivo. Quando si ha da parlare ad un uomo die provveduto di buoni studj e d' ingegno sj)ese gran tempo intonio ad un importante lavoro , e bisogna pur dirgli die una tanta fatica andra per- duta per la sua fama , V animo ripugna a proferire ([uesta spiacevole verita , e le parole incerte e dub- biose s' avvolgono quasi cercando , come possano riuscir meno giavi. Ma dove troveremo noi espres- sioiii die senza scostarsi dal vero palesino la di- versa opinione in die tegniamo 1' autore e il poema ? Bastera egli scliiettamente affermare die noi crediamo potersi dal Bellini attendere un lavoro senza con- fronto migliore ? E ne vorra egli perdonare , se dob- biani dirgli die non maturo abbastanza Y opera sua ? Noi iiol sappiamo , ma quest' ultima accusa , die per certo ogui lettore gli muove , saia forse a lui meno ingrata d' ogn' altra , perche al tempo stesso presenta una dibcolpa. Per verita iutcramcnle ci c sconosciuto 36 LA. COLOMBIADE. quanto tempo abbia costato al Bellini questo poema , nia troppi indizj ne fanno patente che con soverchia fretta ei corse verso la gloria , la cpiale di rado si lascia raggiugnere se non sono grandi , ma insieme lenti e misurati i passi di chi la segue. Chi legge quest' epopea , tosto s' accorge come 1' autore , tutto abbandonandosi alia foga dell' ingegno , neglesse ogni parte che all' artifizio s' attiene , e forse comincio il suo poema senza prima averne fatta alcuna orditura , senz' aver punto considerate i vizj dell' argomento , e il modo con cui vi si potea mettere qualclie riparo. Egli vide che 1' ira d' Achille era stata celebrata in ventiquattro canti , e senza notare la diversita im- niensa del tenia voile che a2;li stessi termini fosse dilatata 1' impresa del suo noccliiero. In questa ma- iiiera egli si rendette difiicilissimo e quasi impossi- bile il nascondere quanto fosse vuota fazione. Ma- dama di Boccage, dettando anch' ella una Colombiade, quantunque la restringesse a dieci brevissimi canti , dovette riempirla d' inutili e stranieri episodj : si pensi ora a che spedienti dovesse ricorrere il nostro Bellini per sostenere que' suoi ventiquattro libri dei quali un solo alle volte supera in lunghezza tre dei francesi ? L' aigomento a non volerlo stendere sul letto di Procuste e capace al piu di sei canti , e questi medesimi a non parer troppi debbono essere condotti coUa piu recondita sapienza poetica. Ne in elFetto chi esauiina questo poema del Bellini vi ritro- vera contraddetta la nostra opinione ; che anzi noi possiamo asserire che a raunare tutto cio che disperse ne' cpiattro volumi risguarda il Colombo, non se ne trarrebbero pur cinque canti: gli altri diccinove sono fabbricati di romanzesche e incredibili fole , e tutti trasvanno in lunghi episodj che s' intrecciano mala- mente fra loro senza punto annodarsi al poema , nel quale il protngonista e quasi sempre fuor della sce- iia , e quando vi appare , il piu delle volte attende a tutt' altro die alia sua gloriosa missioiie. POEMA EROICO DI B. BELLINI. 3^ Noi non voglianio presentare un sunto tli fjnesta Colombiade , ne seguire il poeta ne' suoi continui divagamenti: perclie quanto abbiamo detto fin qui, debbe avere senz' altro mostrato che non puo gio- yare ne ai lettori , ne all' arte V arrestarsi della cri- tica sopra un opera che siflFattamente e trascorsa fuor dei confini del Bello. Alcune cose pert) ne cou- viene annotare , onde non paja duro e uscente da contrario animo quel giudizio che certo non e dis- giunto da intenzioni all' autore benevole. Primo difetto e senza dubbio 1' assoluta man- canza d' ogni tinta locale : in ogni poema sarebbe questa una gran colpa , ma in nessuno piu grave che in una Colombiade : gli oggetd vi sono cosi nuovi , e questa novita influisce tanto sugli avveni- menti che ad allontanarsene e tolta quell unica lode che poteya in parte rendere 1' argomento men disa- datto. Poiche il Bellini voile condurci per dieciotto canti in cerca del nuovo mondo, ed altri sci impie- garne a farvi porre stabilmente il piede dal Colombo, bisognaya almeno che da prima la disastrosa vita de' marinaj^, e di poi 1' indole e i costumi degl' In- diani fosscro con fedele diligenza descritti. In quella vece nulla accade sulle navi che accader non po- tesse sopra la terra , e se la burrasca non vcnisse una volta a riscuoterci , noi non ci potremmo accorgere d' esser sul mare : gli episodj stessi che punto non coUegandosi all' azione del poema, poteano almeno ajutare la descrizione degli usi e de' luoghi , sono atiche per questa parte affatto inutili , e come po- triano collo stesso eEfetto inserirsi in qualunque poe- ma , cosi sarebbero egualmente opportuni ad ogni altro tempo e paese. Ne questo gran fallo vien meno quando 1' autore in vece di chiudere 1' opera sua coUa scoperta delle nuove terre , ne strascina ancora per sei canti in mezzo agl' Indiani. Noi anzi diremo che la colpa fassi ancor piu palese, giacche se prima consisteva soltanto nel non averci saputo djpingere quello che dovevamo aspettare , qui sia in vece piu 38 LA COLOMEIADE. assai tiel fatto che nella ommissioiie : non dimentico egli gia soltanto di adoprare quei colori clie nicglio poteano rendere il suo soggetto , ma si servi delle tinte piu false , e per tal modo ci presento og- getti e popoli die non hanno niai esistito. Non ba- stava il profondere con facile erudizione i nomi di quegli stranieri vegetabili e minerali , non bastava avvisarne col suono delle geografiche denoniinazioni che i fatti avveniano nel nuovo mondo : egli e que- sto presso a poco un imitare quei pittori del tre- cento che indicavano V espressione delle loro figure colla leggcnda che ad esse usciva di bocca. Era ne- cessario studiare profondamente la natura dell' uomo , e da questo studio passare alia ricerca dello state positive in cui furono trovati quegli isolani, Se cio avcsse fatto il Bellini, ei si sarebbe risparniiato il giu- sto rimprovero d' avere interamente snaturate quelle nazioni. Gl'Indiani nel suo poema non sono gia sel- vaggi , ma barbari : essi non sono gli antichi abi- tatori del nuovo mondo , ma Vandali ed Unni , che la mano del poeta vi trapianto: la crudeka e ridotta a sistema; la tirannia v' e nata dalla dissoluzione d' ogni ordine ; delle arti tanto si pratica , quanto basta a servire le yili e le fiere passioni. Anche il ferro che sappiamo sconosciuto a quelle genti , fu dal Bellini ad esse conceduto perche V ira e il tra- dimento non mancassero d' un' arma tanto fcdclc. Giacuste ed Atzeca che il poeta introdusse non sono gia i capi di due popolazioni selvagge, ma due mo- stri della specie dei Polifenii e dei Caligoranti, due scelerati , cui mille e mille sgherri non avriano po- tuto protegger la vita. Noi ne daremo piu avanti un qualche esempio , e fin d'ora assicuriamo i lettori che dovranno arretrarsi per ribrczzo di cjuelle non sopportabili atrocita, Intanto vogliamo considerare in qual modo sapesse r autore delinearci il carattere del Colombo , perche in questo egli dovette natiu'almente porre ogni suo studio^ c r artifizio esser voleva linissimo , perche POEMA EROICO DI B. BELLim. 3() le qualitii a lui concedute dalla storia non hastavano per Tepopea, ed era forza conservare ad uii tempo la verita, e raccogliere intorno ad esso ogni possi- bile luce. II Colombo fu magnanimo , costante, sprez- zatore dei pericoli e della morte: conobbe gli uo- mini e i tempi , qualche volta comando alle circo- stanze, qualche volta servi, ma quello fece senza frode, questo senza vilta : della gloria fu avidissimo, ma non la voile con macchia: aspiro aglionori, ma perche il cuore gli diceva di meritarli : entrambe le fortune sopporto con animo invitto , con niode- razione la prospera, Tavversa con dignita : dalle umane fralezze fu interamente lontano , o colla sa- pienza le modero ; visse religioso e buono , buono e religioso niori. Questo e in complesso il carattere del nostro glorioso italiano, ma quello ch' e il primo distintivo dell' indole sua, quello, su cui giova prin- cipalmente insistere , e Y invariabile fermezza con cui si tentie ccrto clie un nuovo mondo esisteva , e il tenace proposito di voler sopportare ogni dis- prezzo, fmche gli fosse creduto. Qucsta nobile per- severanza che lo accompagno in tutti gb avvenimenti della sua vita , e quella forza da cui convicne trarre ogni fregio alle sue azioni , perche non escano dal verisimiie. Fare di lui un Orlando sarebbe lo stesso che dar ad Achille la prudenza e il moltiloquio di Nestore. E difficile a dirsi , come invcce da questo esem- plare siasi scostato il Bellini. Gia la prima volta che il Colombo si presenta nel poema , e va ad aprire la sua alta intenzione ad Isabella e a Fernando ei muove tali parole che fanno incredibile la trovata credenza. I due principi sono stranamente descritti CO si : Sedea la regal Coppia in lucid' oro , Ch' ha gli ardui gradi d' oricalco e argento. Al viril senno , al femminil decora Mille hanno il gunrdo, e il sominesso atto inttiUO} Cli una fa del iiril senno tesoro , 4© LA. COLOMBIADE. E I' altro ognor del femminil talento , E con misto si hel die U consola. Son due salme, due cori , e uri alma sola. Ad essi parla il Colombo , eel e gia indegno della grande sua anima il dire, che toglie il lauro all' Italia, e loro lo arreca. Dovea esprimersi che quella gloria era prima stata offerta all' Italia , la quale T avea ri- cusata , ma non dovea mai mostrarsi come un atto volontario dell' eroe quel togliere una si bella corona alia patria. Se non che picciolo e questo lallo pa- ragonato all intero tenore di quel discorso. Non evvi in esso scintilla alcuna di eloquenza , nessuna forza di ragioni , nessun calore di persuasione , e ben pare che se ne avvedesse lo stesso Colombo , quando lo venne a conchiudere colla narrazion d' un miracolo. Testimon mi sia Dio, ch'un degli Spirti , Che reggon V Ocean , mi pose accanto. Guardami , egU diceva : io sol d' aprirti Le procellose vie mi serbo il vanto. Lo mirai , lo sentii ■• di caldi spirti M' empia le vene , e di soave incanto , E a me segno , qual rapido baleno Una croce di fuoco in mezzo al seno. Per verita , se 1' ardito nocchiero avea sempre te- nuto quel linguaggio , sono piu a lodarsi il Senato genovese e il re di Portogallo per aver rifiutata l' of- ferta che Fernando e Isabella per averla accettata : ne fu ingiusto o invidioso il bisbiglio che udite quelle parole si sollevo fra i grandi del Regno. Come mai a questo superbo millantatore doveansi affidare tantc anime spagnuole a si pericoloso tragitto ? Ne potea crescere la confidenza per lui all' atto della partita , quando si vide comparire sulla sponda del mare V in- namorata Lavira. Donna e costei che in giovanil sembiante Tutti i dolci d' amor vezzi raccogUe , E nel caro dell' alma ardor costante Le fiamme prime cntro il cor saldo accoglie. Ella a Colombo, a lei Colombo amante POEMA EROICO DI B. BELLINI. 41 Fu con brame innocenti, oneste voglie , E gia i lunghi doveano ardenti amori Coi giocoudi annodar lacci de' cori. Ma a lei, die nome ha di Lai'ira, e nata JVel fallace islamismo e saracina, Fu I' electa dl lui destra niegata Da la vera del del legge divina. L' ignorb pria il campione , e lacerata ■ L' alma da immensa ebb' ei doglia ferina. Ma quind dl fido suo culto devoto ; Le infocate ei tarpava ali del voto. § Questo innamoramento del Colombo e possibile, perche 1' amore e passione universale , ma 1' isto- ria ne tace , e come il carattere delV eroe punto non gli si accorda , era troppo inopportuna que- sta invenzione. E piu sconsigliata la rende quel- r aver fatto Saracina Lavira , ed aver voluto che il Colombo senza saperne la religione si facesse ad amarla, Che s' era pur degno di scusa , che il poeta per rendere piu dolorosa la partenza introdu- cesse questa donna e i suoi lunghi lamenti , non e poi perdonabile eh' ella sia volontariamente ri- cevuta sulle navi per essere compagna nel viaggio. Cio non era ne decoroso al Colombo , ne tollerabile agli altri naviganti , che lasciavano in egual modo addietro le cose piu caramente dilette. II Tassoni gia parlando della idea , che nel suo tempo era a molti piaciuta, di trasportare donne d' Europa sulle navi del Colombo , dichiara di trovarla debole assai : ma pare a noi die di piu forte espressione si sarebbe servito se veduto avesse come questo privilegio , contro ogni legge deir onesta e della priidenza , fosse riservato al solo condottiero al quale in vece come la prima gloria dovea toccare anche la sofferenza maggiore. Guai, se Alessandro nelle sabbie ardenti de' Susitani beveva egli solo ! Ma sembra che il Bellini quasi avvertitamente studiasse , come rendere , lo direm • pure, ridicolo il suo eroe. Appena che le navi sfer- rarono sorge una terribilc tempesta , e 1' ereiiaita 42 L'V COLOMBIADE. Ludeno , clie segue il Colombo , e vien cliiamato santo , e rapito dal cielo , e divino arclwnaiidrita , favellando con ira siderea , e tiitto invesdto nclV ani-' ma ispirata da una fiamma purissima celeste porge r orrendo consiglio di gettar nell' onde T innocente Lavira. . ... la donna in mar si land, e morat Cagion de' tuoi , de' nostri alti martin. Mia , ella muove gli dementi a guerra , Feral peste del mare e della terra. Piuttosto die dal cielo inspirato ne sembra dall' in- ferno questo eremita , che pure in tutto il poema vien rappresentato come 1' aniico di Dio e degli uo- mini. Lavira intanto che non ode le inique parole di lui Lavira intanto di furente in atto Ai lamenti dogliosi anco ritorna ; E in grida tai , che I' etra ne rintrona Con urio pietosissimo ragiona. Non son , non son da voi , che al par di beh'a L' ugne negli innocenti insanguinate. Dove Aquilon tra i ghiacci irtl sinselva, Onde uscia'l seme vostro , empii, tornate ■■ E ne" cavi hurroni , e nella selva Sui gelidi, e digiuni or si regnate. Che resto piii? ch'io di piii viver creda? . . . Pill degna l' ocean m' nhbia in sua preda. Pill degna preda all' ocean son io: V ahborro , o a rei propizia iniqiia gente. Morrb: ma pur la giusta ira di Dio Puniravvi , se dritto oggi il consente. , Tomba il mar siami ■• il tristo viver mio Maledico infelice alma innocente. Mentre si freme , gorgogliante I' onda Par, che in note d' affanno a lei risponda. Ella gia preso il fatal salto , in seno Gill de' flutti precipite correa , Ma ratto , come celere balcno , Agnez lei per le chiome auree stringea. Ella disvejine, e in nuovo atto sereno rOEMA EROICO DT B. r.ELLmi. 43 Pur credendosi in grembo alia marea , Tolta dai sensi , come spenta face , Gia gia in cheto moria sospir di pace, Ora noi sfidiamo i nostri lettori , sfidiamo tutti i lettori del mondo ad iniaginare come nella seguente stanza ardisse proseguire il Bellini. Lavira e sara- cina , Lavira e disperata , Lavira corre al suicidio , e per parte sua gia lo compie. Dalle battesmo , o tu, Colombo grida , Grida Ludeno , a lid che la sorregge. Deh ! Amica a Dio sen voU anima fida Agna beata deW eterno gregge. Al manco braccio Agnez la donna ajjida , L' allenta al seno , e 'I capo indi le regge , E con la destra man , cli all' onde inchina , La spumosa rC attinge acqua marina. Ei V Eterno invocb : lei d' onda aspsrse Col triplice di lui temuto nome. A lei della vitale onda cosperse Di pill bell' auro scintillar le chiome. La testa sollevb , le luci aperse , Ginbilb , sorridea , ne sapea come , E un sojfio in cor sentia d' aura piii pnra. Degnissima de' cieli creatura. Noi siamo ancora al secondo canto , ma clii po~ ti'ebbe condannare colui die dopo questa matta in- venzione gettasse il libro per sempre ? E pure tanto di essa si compiacque il Bellini , che quasi alia fine del poema la voile ripctere. Sivena giovine indiana trapassa col Colombo una picciola valle : ei le mo- stra le acque d' un fonte , e senz' altra preparazione le dice : Lascia, che il capo io te n'asperga, e 'I fronte, Piu vezzosa sarai , sarai piii monda , Stendi le mnni al sen bramose e pronte , Meco t' inchina in suW amica sponda ,• T' astergerb la macchia , onde si toglie Che intera ogni bellezza in te germoglie. 44 I'A COLOMBIADE. Sivena gli rlsponde che gia lavossi il mattlno , ma ei le replica che senza quelle acqne alcuno non s' erge alle stelle : allora la giovinetta acconsente , e il Colombo senz' aggiugnere parola dalle il batte- simo. EgU e soltanto dopo il sacro rito che il nostro Eroe trova uecessaria qualche istruzione , e d' un fiato le predica in trecento diciotto versi i piu au- gusti religiosi misteri , degno rivale d' Orlando e di Rinaldo, che nei nostri romanzieri convertono in egual modo a migliaja le genti pagane , ma pure hanno il buon giudizio d' indugiare il battesimo fin dopo la conversione. {Sard continuato.) 45 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Elementl di filosofia di Pasquale Galuppi dl Tropea. Toml cinque. — Messina, 182 1 al 1827, presso Giuseppe Pappalardo , in 8.° (*). In Milano si ven- dono dalla Societd tipografica de Classici italiani Fusi e C. in contrada di S. Margherita. \J]1 Elementl della logica pura , vale a dire le no- tizie ultime della logica generale speculativa , di cui prendiaino ora a ragionare , aprono il corso degli elementi di filosofia del sig. Galuppi. 11 loro conte- nuto ci viene dall' autore stesso esposto col seguente passo della sua prefazione. a La logica pura e con- tenuta nel piccolo volume die ho \ onore di pre- sentarvi : essa , sebbene di piccola mole , e desti- nata a formare de' pensatori. Ciascuno dei cinque capitoli de' quali e composta , mi sono studiato che (*) Neir anno 1 8 1 9 1' autore pubblico il suo n Saggio 'I filosofico sulla critica della conoscenza , ossia analisi 'I distinta del pensiere nmano , con un esarae delle piu ira- » portanti questioni dell' ideologia , del kantismo , e della » filosofia trascendentale. » Questa Biblioteca ne rese conto nel tomo 89, quaderno di Inglio i8a5, pag. 3. Egli pub- blico quindi i suoi Elementi di filosofia nell' ordine se- guente : Tomo i.° Elementi della logica pura, di pag. lao, anno 1821. — T. 2.° Elementi delta psicologia, pag. aiS, anno 1820. • — • T. 3° Elementi dell' ideologia , pag. 227, anno J 824. — T. 4.° Elementi della logica mista , -pag. 363, anno 1825. — T. 5.° Elemjenli ddla filosofia morale, pag. 483, anno 1827. 46 ELEMENTI DI EILOSOFIA. contenga, unitamente alle altre, qualche dottrina prin- cipale, a cui siano intimamente legate le tlilTerenze delle particolari opinioni die oggi si vedoiio nel- r impero della filosofia. Nel primo capitolo stabi- lisco le disdnzioni fra le cognizioni pure e le co- gnizioni empiriche. Per non aver fatto attenzione a quest' importante distinzione , Destutt Tracy ha adot- tato r empirismo , e sull' abuso di esso e fondata la fdosofia trascendentale , che oggi domina nell'Alema- gna. II secondo capitolo esamina la faniosa questione de' giudizj sintetici a priori , donde ha avuto ori- gine la rivoluzione che Kant ha prodotto nella fdo- sofia. Esso esamina ancora il diverso modo di for- mar le definizioni, esame che ci prepara a risolvere nella logica mista 1' influenza del linguaggio sul ra- ziocinio , su cui si e molto scritto a' giorni nostri. II capitolo terzo risolve uno de'principali problemi della nioderna logica, cioe come il raziocinio speculative essendo ap]>oggiato su \ identita , sia nulla di meno istruttivo. II capitolo quarto stabilisce la distinzione fra r ordine della deduzione delle nostre idee e quello della deduzione delle nostre conoscenze. II quinto ed ultimo capitolo determina le leggi non tanto universalmente conosciute de' due metodi ana- litico e sintetico. » Molto ingcgno , niolta chiarezza nel dire, moka maestria nell' adattarsi all' intelligenza degli studiosi sono i pregi che rendono , a parer nostro , stimabile questo lavoro. E siccome crediamo die T esimio au- tore sia capacissinio a perfezionarlo , cosi soggiun- gianio le seguenti osservazioni. I. Egli dice die la logica pura pud trattarsi pti- ma della metaflsica. Che cosa intende mai col nome di metaflsica .'' Egli in questo stesso paragrafo ce la indica come la scienza die esamina le forze dcllo jrpi/ifo. Benche, ri2;orosamente parlando, questa qua- lificazione non si possa ammettere , cio non ostante cssa indica abbastanza die 1' autore scguendo la 110- nicnclatura delle vecchic scuolc, vuol dinotare la Di P. GALurn. 47 scienza delle operazioni mentali tlcll' uomo clie fu in appresso denomhiau psicologia , ideulogia, ecc. Ora determinato il signiticato da lui attribuito al nome di metafisica, come potrebbe egli provare che la logica pura si possa trattare prima della meta- fisica ? Che cosa e mai veramente tutta questa me- tafisica? Fuorche la scienza delle leggi di fatto del o spirito miiano, come la fisiologia e la scienza del e leg3 razionc delF idea , si chiama definizione reale o » genetica. Quella in cui si annuncia solamente il 56 ELEMENTI DI FILOSOFIA y> complesso delle idee semplici le2;ato al vocabolo » die si delinisce sen/a occuparsi della j^eneiazione » di questa idea , si cliiama dcfiriizione numlnale. » Qui, come ogniiii vede , non si parla dell' intrinseco tenore della delinizione , ma della manicra sola di esporla e dimostiarla. II fondo dunque della de- linizione e perfettamente identico , tanto nelF uno quanto ncll' altro case. La detinizione sara sempie una nozione contenente il geneie , la specie e la dif- feienza ultima di un date oggetto lisico o morale. Se dunque la delinizione e reale quando vieue pai- torita col radunarne gli elementi, sara del pari reale aflclie quando venga enunciata senza altro apparec- chio. Yiceversa se in questo secondo caso si vuole nominale , lo sara pur anche nel primo. Diciamo ancor di piu. Ad ogni delinizione suol sempre precedere una parola , la quale almeno in confuso denota la nozione nascosta die da corpo alia delinizione. Se nella risposta invece di fame uscire a poco a poco i caratteri richiesti io li present! ad un sol tratto , cangio forse la natura della cosa? Bla se non ne cangio la uatura, perclie dovro can- giarne il nome? Se dunque rispetto al metodo si volesse stabilire un titolo diverso alle delinizioni, si dovrebbe dire esistere definizioni di metodo com- posidvo e di metodo resohitivo. Le prime sarejjbero quelle die si fanno uscire gradatamente col radu- narne e combinarne gli elementi : le seconde quelle il cui corpo viene presentato a dirittura , e quindi decomposto nelle sue parti integranti. V. L' esserc c il fate sono gli oggetti capitali del- Tumano sapere. Le deiinizioni appartengono all essere : gli aforismi al fare. Snbbiettivamente poi le nozioni appartengono alle operazioni nostre contemplative : le regole alle operazioni nostre esecutive. Noi do- lerci dobbiamo die T autore non abbia parlato fuor- clie dei raziocinj che riguardano V essere. Eppure quelli che riguardano il fare ; quelli die prescdono air arte di osscrvare e di formare gli aforismi; quelli m p. GALUFPI. 57 clie con tanto lume furouo trattati da Bacone e pra- ticati da Galileo erano forse piii importanti di quelli dci quali Aristotile diede i precetti. L' egregio profesaore si avvisa di rimetteie la trat- tazione di questa parte al tomo IV dandone per mo- tivo clie le verita concernenti le relazioni di causa ed elTetto sono empiriche, sperimentali , fisiche ed a posteriori contingenti. — Qui rispondiamo distinguen- do : o noi parliamo degli effetti particolaii , positivi , o noi parliamo dei principj astratti della causalita. Se parliamo degli effetti positivi; allora concediarao clie le verita riescorio empiriche , sperimentali e contingenti. Ma lo stesso pure accade allorche si, parla d' identita e di diversita nei giudizj positivi degli uomini clie sono fallibili. Che se per lo contrario parharao dei principj astratti della causalita , in tal caso non e vero che le verita sJano sperimentali , fisiche e contingenti , ma esse sono intellettuali , necessarie al pari delle altre. Chi potrebbe per esempio dubitare dell' assioma non esi- stere effetto senza causa : clie wi effetto determinato suppone una causa determinata : che date le forze cospiranti ad un data effetto , se queste forze vengono o spente o deviate, V effetto cessa o vieiie tramutato? Come si riconosce il principio di contraddizione per le scienze contemplative, cosi pure dobbianio rico- npscerlo per le operative. II contingente e \ empirico non istanno che nel positivo. Lo speculativo poi non pone niente in fatto ; ma supposti i fatti , ra- giona sui rapporti dei medesimi. VI. Dopo di queste parziali osservazioni noi ci crediamo in dovere di sog^iungerne una che riguarda tutto il lavoro. Col dire che la logica e la scienza del raziocinio, si spie^a soltanto la parola e si sod- disfa bensi ad un vocabolario , ma non ai discepoli che abbisognano di un disegno compendiato unito , compiuto che li renda consapevoli del tutto. Gli elementi del sig. Galuppi sembrano alludere ad al- cuni articoli di controversia piuttosto che olTiirc il nocciolo unito c fecondo della scienza. 58 ELEMENTI DI TILOSOFIA Non e nostra intenzione di supplire alle mancanze, ma diremo soltanto conipendiosamente clie dopo la spiegazione dei vocaboli necessarj a studiare la scienza si poteva far avveitire die tutto il processo logico in qualunque scienza consta delle tre funzioni di assumere , esaminare , raccogliere , nelle quali con- viene osservare quattro condizioni, cioe : i.° ben pro- porre ; 2.° ben distinguere ; 3.° ben connettere ; 4.° ben esprimere. II ben proporre esige clie si presenti tutto il campo della meditazione e se ne facciano avvertire i bmiti : che si riducano le questioni ai loro minimi termini prima d' intraprenderne la soluzione : che si stabili- scano le nozioni direttrici , e soprattutto si avverta e si faccia avvertire alia posizione piu vicina e piu lontana dalla quale il pensatore intende di raffigu- rare gli oggetti e di tessere i suoi giudizj. Questa cautela mai sempre negletta dagli scrittori ha pro- dotto mille inconvenienti. Parlando della proposta si deve avvertire alia dif* ferenza che passa fra la proposta di un indagatore fatta per lui medesimo da quella di un espositore. II primo niolte volte si propone un argomento la- sciandosi condurre per mano dal tilo spontaneo del- r analisi e dell' argomentazione. AUora si veriiica il detto che niuno va mai cotanto avanti, se non quando va dove non sa. Ma terminato il corso delle sue in- dagini , ei dee chiamare a raccolta i risultamenti e ridurli ai loro punti capitali tutte le volte che voglia comunicarli ad altri. Ecco allora la proposta articolata colle rispettive risposte. La diffexenza dunque fra la proposta antecedente e la conseguente non consiste che nella forma. Cio che vien fiUto nelle detinizioni in minuto, vien fatto nei trattati in grande. Niuno puo esiinersi da queste manieie , si per soddisfare air intelletto umano che vuol riposare su di un linito certo , e si per compiere la cognizione della scienza. Passando alia condizione del ben distinguere, convien prima di tutto avvertire che altro e il distinguere ed DI P. GALUPPI. S^ ahro c il dlsgiungere. La prima operazione alfro non importa die il rilevare colla niente le differenze delle cose lasciamlole tutte al loro posto. II clisgiungere per lo contrario importa di segregare un oggetto dagli altri e costituirne una cosa avente un esistenza ed un' attivita propria. Non tutti gli oggetti logica- mente distinti sono realmente esistenti , e non tutti gli oggetti esistenti sono realmente disgiunti. E qui opportunamente cade tutto il processo delle astrazioni parziali , modali , essenziali , e T avverti- mento di considerarle come puri frutti di un' atten- zione concentrata , necessarj per fabbricare quei mo- nogrammi senza dei quali 1' uomo non potrebbe ne abbracciare le scienze, ne avere un patrimonio pro- prio e libero di cognizioni. Questi monogrammi sono le nozioni generali, le quali quanto piu hanno di generalita tanto meno contengono di rcalita , pe- rocche quanto piu s' innalzano sopra \ orizzonte delle idee concrete , tanto piu vengono spogliate delle par- ticolarita coUe quali le cose esistono in natura. Or qui il precettore dee fortemente alzar la voce e far avvertire alio scoglio fatale e miserando , pel quale avvengono i piu disastrosi naufi-agi nelle scienze tutte. Applicare di salto le nozioni generali alle cose ed agli afFari che si trovano in uno stato concreto , con- nesso e continuo egli e lo stesso che atterrare e de- vastare tutto cio che sta di mezzo tra la sfera astratta e la concreta. Volere che tutto pieghi alia nuda ge- neralita e lo stesso die trattar le cose sul letto di Procuste. Quando la logica pura non insegni queste cose , essa diventa una crudele illusione. Venendo alia condizione di ben connettere, si osserva a primo tratto che essa si risolve nelle altre due conosciute sotto i nomi di metodo e di urpomenta- zione. La prima riguarda tutto 1' andamento della mente ed ha di mira la sua conclusione e i suoi estremi. La seconda versa su i movimenti artico- lati die compon2;ono questo andamento. Nella prima parte conviene insegnare \ artificio col quale i giudizj 6o ELEMENTI DI FILOSOFIA. particolari , per cosi dire , a manipoli , vanno a for- mare il giudizio concludente ed ultimo , il quale vieue espresso colle proposizioni generali. Alia se- conda parte poi appartengono le varie forme dei singoli raziocinj , come per esempio quelle del sil- logismo , deW end?ncma, del sorite, del dilemma, ecc. La huona coanessione non e arbitraria , ma deve essere naturale , graduata^ compinta. E naturale quaiido vien indicata e sospiuta dai rapporti necessari degli oggetti. Dee poi essere graduale , si perche il saltuario e coutro natura, e si perche ogni lacuna e un posto d'ignoranza, una causa di errori, o almeno una fru- strazione dello studio fatto. La fecondita di una scienza risulta precipuamente dal concorso delle idee inter- medie e dal compiuto esame dell' argomento assunto. La catena dunque scientilica dee abbracciar da capo a fondo il proposto argomento senza salti o intervalli. E qui appunto insegnar conviene come maneggiarsi debbano le nozioni astratte e generali : qui mostrare come gradualmente discendendo dalla cima della pi- ramide si debba ad ogni passo impinguare il con- cetto della nozione generale coi caratteri e colle leggi appartenenti ad ogni rispettiva sfera speciale , nella quale vi trovate collocato : qui finalmente con- viene avvertire di prendere posizione in un grado ne troppo lontano , ne troppo vicino al concreto , allorche vogliate trattare d una data scienza od arte utile, onde non cadere o in una vaga generalita, o in una angusta specialita ; perocche la prima riesce mancante per eccesso , e la seconda per difetto , tal- clie ne coll' una , ne coll' altra manieia si provvcde ai bisogni delle scienze e delle arti utili all' umanita. Per ultimo volgendo il discorso sul bene esprimeie conviene avvertire die 1 ufficio della buona espres- sione interviene tanto nella funzione di distinguere quanto in quella di connettere. Essa associa 1 idea separata o connessa ad un dato segno onde non ri- cada piu nella massa compatta, dalla quale fu distac- cata coir atteuzione , ossia coll' astrazionc o coUa Dl P. GALUPPI. 6l connessione. Senza di cio la parola mentale sarebbe perduta e 1' impero della raglone abolito. Alia fuiizione di esprimere si riferiscono la teoria e r arte di logicamente , ossia giustaniente e chiara- mente parlare e scrivere. Qiiesta teoria e quest' arte formano una specie di speccliio del verbo interiore perfetto della mente umana. Nella logica speculativa distinguendo la sfera razionale dalla positiva, si ab- braccia la parte sola che appartiene alia teoria emi- nente del discorso. Per questa maniera la teoria ra- zionale del discorso viene distinta dalla storia fdo- sofica e positiva del lingiiaggio e dai precetti dello stile tanto proprio all' oratoria , quaiito alia poesia e ad ogni altra produzione letteraria. Col proporre si prepai-a il campo delle ricchezze intellettuali : col distinguere esse si producono : col connettere si cumulano : coll' esprimere si nianeg- giano , si dilYondono e si assicurano. Queste ricchezze sono le buone definizioni , le buone divisioni , i buoni principj , i buoni aforismi e le buone regole. Cio basti a suggerimento delle funzioni essenziali al processo logico, o a dir nieglio delle condizioni del medesimo; perocche queste funzioni concorrono in ogni parte del logico procedimento. Noi ci siamo avvisati di proporre questi suggeri- menti, non solamente perclie ci sembrarono indispen- sabili, ma eziandio perche sappiamo che il diri- gerli al sig. protessore Galuppi e lo stesso che raccomandarli ad un filosofo illuminato , zelante , insigne. 6a Anno cllnico medico , compilato da Carlo Speranza , gid I. R. medico provinciale nel Regno Lombardo- Veneto , ora professore di terapia speciale e di clinica medica nella ducale Universitd di Parma , ecc. Anno accademico 18:23-24. — Parma^ 1S25, dalla tipografia ducale , in 4.° A. .1 valore del prof. Speranza la Biblioteca italiana ha gia reso giustizia analizzando altre sue opere. In quest' ultima , il cui oggetto e di dar conto del varj casi che gli si offerirono nclie sue cliniche esercitazioni durante T anno scolastico 1828-24, si mostra versatissimo in tutte le parti delta scienza che coltiva , e noi ci felicitiamo cogli allievi delF Uni- versita di Parma perche abbiano a duce nello studio della medicina e delle leggi pratiche un professore il quale al genio e al talento delf osservazione uni- sce quella vastita di dottrina , per la quale soltanto puossi muovere con sicurezza alia scoperta della condizione patologica delle malattie, dei mezzi di conoscerle , e di quelli conducenti alia guarigione. Ragionando della costituzione morbosa dell' anno clinico 1828-24 si ^^ ^'^ principio a provare che le condizioni atmosferiche imprimono V indole alle ma- lattie perche operano direttamente sulla macchina lunana , e preparano eziandio insolite qualita nelle sostanze di nostra riparazione. II precetto se ne de- sume di niodilicare il metodo curativo a norma del genio della costituzione atmosferica. Facendosi poscia a parlare delle malattie in detto anno da lui trattate cosi si esprime : « Dalf essere promosse le medesime da cagioni eccitanti , sottoposte air influenza delle atmosferiche vicende , e vantag- giosamcnte trattate con metodo antiflogistico emerge una plausibde prova di riconoscere predominante la costituzione infiammatoria durante il tempo di nostre ANNO CLINICO MEDICO, eCC 63 esercitazioni. Per questa ragione avemmo a rimarcare nel priiicipio del corso clinico le febbii periodiche , alcune delle quali associate a flogistica complicazione , le febbri ans^ioteuiche interessanti specialmente 1' or- gano cerebrale , le encefaliti e le infiammazioni ar- ticolari. Feconda osservammo la stagione invernale di catarri acuti , di polmoniti , diverse delle quali sotto una insorta atniosferica variazioiie piii risentita sul sisteina epalico complicavansi a valide epatiti ribelli a segno di eludere i piu opportuni soccorsi. Ne mancarono pure le flenimasie croniche del cer- vello , degli orgaui del respiro e della circolazione di assumere, dietro nuove cag^oni morbose esterne ed individuali, uii andamento acuto, grave e preci- pitoso. I tetani , le infiammazioni dei polmoni e dei visccri del basso ventre , ed in particolare le peri- toniti puerperali costituivano le principali malattie dominanti in marzo ed in aprile. La ricomparsa poi delle febbri angioteniche , le Hemmasie intestinali, r ischiade , le tisi , le scrofole formavano il restante delle uostre cliniche esercitazioni. Comune alia niag- gior parte delle malattie abbiamo osservata la ga- strica complicazione. » Scevro 1' autore di spirito di prevenzione non considera 1' indicato fenomeno se non quale etTetto di complicazione o dillusioiie flo- gistica sul gastrico sistema. Febbri. Ritenuta la divisione delle febbri in inter- mittenti e continue , ammette che fra queste assumano alcune un caratterc irritativo. Questo carattere attrii- buisce alle malattie dipendenti da un agente che stabilito in alcuna parte dell' organismo con poteri meccanici o vitali non agisce che come stimolo ec- citatore di moti disordinati. Quaranta febbri ebbe a trattare , quattordici periodiche, ventuna continue e cinque irritative. IiUcrmittend. Cinque furono le terzane sen)plici , tre vernali sviluppatesi in luogo asciutto e due au- tunnali nate in umida contrada. Le prime assali- rono individui robusti, scevri da affezione ai visceri 64 ANNO CLINICO MEDICO , splacnici , e portanti indizj di gastrica irritazione : guarirouo col salasso e col metodo evacnantc. Si loda contro Ic autunnali dell' emetico amniiiiistrato poche ore avanti il parosismo : sussistendo la febbre ado- pero , ma indarno , il pepe nero , e gli convenne per fugarla di ricorrere alia china e al rabarbaro. I purganti , la squilla , il calomelano ed i marziali maritati in fine colla china o col solfato di chinina gli corrisposero felicemente in due terzane autunnali interessanti individui cachetici e pellagrosi abitatori di umida terra , e mantenute da lenta flogosi epatica o lienitica. Parla di due terzane simulanti V una una polmo- nite , r altra un epatite , nelle quali con appropriato metodo rimosse in prima la locale affezione, ed ul- timo radicalmente la cura colla china. Col salasso , col metodo evacuante , ed in seguito col febbrifugo vinse una terzana vernale artritica. Al rabarbaro , alia gomma ammoniaca , al calome- lano ed alle unzioni mercuriali locali dovette ricor- rere in quattro quartane , tre autunnali e T altra vernale , tutte insorte in umido suolo , e mantenute da lenta flogosi dei visceri splacnici : tolta cosi 1' al- terazione di questi, dissipo la febbre colla china e col solfato di chinina. Broussais , al quale mal fa eco qualche Italiano che in piii onorata palestra esercitare potrebbe 1' in- gegno di cui larga vena gli concesse natura , consi- dera le febbri periodiche per akrettante gastro- enteriti, proclama dannosi gli emetici e i purganti in siffatte malattie , e restringe 1' utilita delta china air operare una contro-irritazione. Lo Speranza con- futa vittoriosamente sitFatte opinioni , e riflettendo che le cagioni piu comuni delle periodiche agiscono a preferenza sui visceri splacnici , esaminaudo i fe- nomeni morbosi che accompagnano tali malattie , il metodo cui-ativo, che in esse riesce piu proPittevole, ed appoggiandosi ad antiche e modernc autorita ani- mette negV indicati visceri la condizioau patologica COMPILATO DA C. SPERANZA. 63 di queste febbri. Nelle diverse periodiche da lui tiattate nel corso clinico del 1 8^3-^4 riscoiitio pii- mitivamente interessato il fegato e la milza. Avverte poi non essere necessario die si sviluppi un infiam- mazionc nel sistema epato-splenico per produrre siinili febbxi bastando il piii piccolo stimolo ad in- generare una congest! one , un turgore nell' organo per se medesinio predisposto a tali alterazioni. Nou nega pero clie il tube gastro-enterico partecipi alia influenza esercitata dal legato , dalla milza , dal pan- creas sulla produzione dclla febbre , e die si svi- luppi simpaticaniente una gastrica iiritazione die non costitnisce pero V essenza del male. Osserva che la divcrsita dei sintonii delle febbri interniittenti seniplici e delle perniciose non dipende gia dalla varieta delle cagioni , nia dal viscere ed organo die viene a preferenza interessato. Ogni medico di buon senso deve convenire nei ragionamenti deir autore contro le opinioni del riforniatore francese , e peir suadcrsi die conviene abbattere la predisposizione ad un processo flogistico prima di amniinistrare il lebbrifugo. Febbri iidevmlttend irritative. Tre di queste erano prodotte e mantenute da gastrico imbarazzo , la quarta da verminazione. Irregolare ne osservo il tipo febbrile : coll' enietico , coi purganti , coi vermifughi ottenne T evacuazione della materia irritante e la guarigione del male. Febbri continue. Diciotto di queste. avevano sede nel sistema sanguigno , due nel gastro-epatico ed luia neir organo encefalo-nervoso. Febbri migioteniclie o sinoche. Fra diciotto tredici interessavano direttamente il sistema sanguigno scnza condizione patologrca in alcun organo luorclie i fe- nomeni di vascolare iiritazione cerebrate. Con pro- litto impiego in quosti casi un trattamento antiflo- gistico. Osservo verificarsi la crisi per sudore o per orine sedimentose ; ma la riguarda come ctletto di diminuito stato morboso, e nidla piu. Bibl. Ital. T. XL VII. 5 66 AjNNO CLINICO MEDTCO , Lc altrc cinque attaccarono piii arclitamcnte il cer- vello , e rcclaniarono un aualogo trattamento piii energico. In uno tli questi casi la flogosi vascolare si dilluse al midollo spinale , in altro al sistema gastro-entcrico , ed in un terzo al polnione con suc- ccssiva inBammazione cutanea , e divennero ribelli ai soccorsi dell' arte Leggesi una storia scritta dal si'g. dott. Salicorni di una sinoca passata in flcmmasia del cervello e tlel tnbo gastro-entcrico , che Hni coUa niorte del ]>aziente , avendo presentato la necrotomia le tracce dclla flogosi al cervello, al petto, airaddome, non clie nel cavo vertebrale. Istruttiva e pure un' altra storia di febbrc an2,iotenica riuscita letale ad un giovine clie ncU' anno precedcnte aveva superato un'angioite: a cpiesto proposito avverte dclla residua predisposizione alio stesso genere di nialattia cpando siasi una volta fuperata. Colla scorta delle osservazioni e dci fatti inipugna r opinione di Broussais il cpiale ripete la sinoca dalla siniultanea irritazione del cuore e delle niejnbrane niucoso-gastriche. Condanna 1 idea di trasportarc al- trove r irritazione mediante i dertvativi , e prova che i medici italiani ad esempio dei grcci meglio ne conlidano la cura alle sottrazioni sanguigne, agli emetici , ai purganti ed alle !)evande antiflogisticlie , rcfrigeranti , ecc. Fcbbri biliosc. Dimostrata V insussistenza delle idee di Broussais intorno a queste malattie, ne riconosce con Meli la condizione patologica nell' infiammazione della vena porta. L' espenenza di tutti i secoli lo soccorre contro la scuola iisiologico-patologica per proclaniare i vantaggi in tali malattie del salasso , degU emetici , dci purganti , dei cptali Broussais as- serisce passeggicro il sollievo , e per lo piii susse- guito da peggior danno. Tifo pctecdiialc, Non ne parlianio pcrche come malattia contagiosa dovcttc csscre diniesso ad appo- sita sala. COMPILATO DA C SPERANZA.. 67 Febbre condnua irritadva coti palpltazioue di cuorc. Con questa importaute storia il iiostro autore con- ferma \ ammaestramento di Testa , che mold scon- ccrti di respirazione , palpifazioni di cuore , inter- niittenze di polsi sinuUanti vizj aneurismatici si guariscoiio ricoiidiicendo alia nornialita i processi deir organo digcrente. lafiammazioiil. A centosedici asceseio le inliam- niazioui curate ncl i8:i3-24 dal clinico j)armense. Cinquautotto inteiessavano gli organi della respira- zione , le altre i visceri contenuti nelle diverse ca- vita o le articolazioni. Cefulid. Qiiattro di queste furoiio acute cd una cronica. I generosi salassi , le inignatte al capo , al coUo , al dorso , i purganti attivi , i clisteri , i bagni tVeddi e \ acqua di laijro ceraso costituirono T ap- parato farmaceutico al quale ebbe ricorso. Si legge con particolare soddjsfazione la storia di nna eiicefahds trcmefacieus o dcUrlwn tremens.. Pre- niessa la fenomenoloffia del male, indica la cura coUa quale lo assali , cioe i salassi , le sanguisughe al capo ed air ano , la gialappa , il raercurio dolce , 1' acqua coobata di lauro ceraso , i bagni ghiacciati alia testa. Cosi ridono 1' infcrnio all' esercizio delle lunzioni iisiche e morali. Bella e la digressione die fa \ autore sulle varie denoniinazioni date da celebri medici a tale malattia. Sovra le altre conimenda come piu iilosoHca quella del prof. Giuseppe Frank , che dicendola encefaUds tremcfaciens espresse e la sede , e la natura , e la condizione patologica del male , non the Y indivisi- bile tremore delle mani subordinato alia principalc cagione morbosa. Sail apjjoggio di cadaveriche os- servazioni sta])ilisce infatti la sede del deUrkan tre- mens iieir encefalo o nelle sue membrane, e la con- dizione patologica in una flogosi vascolare con csal- tamento nervoso. La principalc cagione clip lij svi- liippa e 1 azione continuata dell abuso del vino e delle bevande alcuoliclic , che determina sul cervello 68 ANNO CLINICO MEDICO , una concentrazione delle forze vitali eel un accumu- lamento di fluidi nel niedesimo. Non considera que- sta malattia sempliceniente dinamica , ma un' altera- zione dell' intimo tessuto delle tibre , cioe dinamico- matcriale. Condanna V uso dell' oppio , di cui furono troppo liberali in siffatta malattia alcuni pi-atici ; ed insegna doversi dingere tutta la curg^ del medico a scemare col salasso e col regime antiflogistico la flogosi vascolare , e quindi 1' esaltamento nervoso prevenendo di tale maniera le organiclic altei'azioni. Avverte per altro clie come in tutte le malattie man- tenute da una condizione irritativo-inliammatoria o flogistico-convulsiva debbono anche in qnesta essere le sanguigne sottrazioni piu moderate clie uelle forti flemmasie cerebrali. Encefalite acuta sopraggiunta ad una' cronica in- fiammaziotie di cervello. L' interesse di qnesta storia e accresciuto dall' esposizione dei risultanienti ne- croscopici. Venuta a morte la donna , clie n e il soggetto , si vide una gran parte del suo cervello convertita in materia saniosa , e 1' osso petroso at- taccato dalla materia purulenta presentare manifesti segni di esulcerazione e di carie estesa a niolta su- perhcie. La paziente assalita fino dai prinii anni della sua infanzia dal vajuolo arabo ne sotlri la trista conse- gucnza di uno scolo di materia purulenta dall' orec- cliio sinistro , la quale era il risultato di un lento proccsso inHammatorio cbe sviluppatosi nel decorso del male le si mantenne Hno all' anno vigesimo. Finclie il processo flogistico conserve un lento ca- rattere , si hmito a poca sostanza cerebrale , e finclie la materia purulenta apertasi una strada pel condotto udjtorio esterno scolava dall oreccliio sinistro la vita della paziente non soffri manifesto danno. Siccome pero se in una parte attaccata da lenta flogosi abbia luogo un aumento di flussionc con eccesso d' irrita- zione si vede la stessa passare alia condizione di acuta inllammazionc , cosi non tardo in qucsio caso COMPILATO D,V C. SPERANZA. 69 la lenta flogosi del cervello al sopraggiungere di nuove potenze nocive , alle quali era la paziente morbosamente predisposta , a cangiarsi in una forte encefalite preceduta dalla soppressione dello scolo marcioso , indizio dell' aumentata infianiniazione. Ne r arte pote riparare le alterazioni gia fattCj o modifi- care il nuovo processo inliammatorio tendente per pro- pria natura alia disorganizzazione della parte affetta. Cefallte acuta con ficmmasia della pleura , del pe- ricardia, degV intestini successa ad una croiiica in- fiammazione dell' utero. Questa storia risguarda una giovane di venti anni mal nienstruata. Se la scarsa o deliciente nienstruazione determina spesso delle nialattie specialmente d' indole inHaramatoria al capo , al petto , al ventre , maggiori ne sono gli sconcerti allorclie nell' utero esista un organica alterazione niantenuta da un lento processo flogistico , die as- sume un' indole od un andamento acute. Non e dif- ficile che si sviluppi sotto sitfatte condizioni una vera encefalite per essere 1' organo cerebrale piu degli altri predlsposto a sentirne T influsso , e non e rare che la flogosi si diflbnda poi a diversi organi. Tale fu il caso della sua paziente , la cui malattia prese nei primi giorni un carattere subdolo che al- lontanava da un mctodo energico. 1 risultamenti della necrotoniia gli hanno poi dimostrato che quando la flogosi si diil'use ai varj organi non poteva piu 1' arte impedirne i guasti. Non presentano singolarita importanti le seguenti storie di un' encefalite cronica , di un' otite lenta , di una rachialgite lenta. Osservo cinque catarri d' indole acuta , due dei quali occupanli i seni irontali , tre la trachea, un' angina faucium e sei pleurodine, cin- que di carattere reumatico-inliammatorio ed una da causa traumatica. Intorno a cosill'atte malattie non espone cose meritevoli di atmotazione. In due Icnte hrunchiti accompagnate da dolori vaghi al petto con senso di tensione e di affanno, da copiosa cspcttora- zioiie di materia puriformc specialmente sul mattiiio , 70 ANNO CLINICO MEDICO , da leggiera fehbre vcspeitiiia remittente con sudore esperimento vantaggioso il balsamo di copaiba. Polmoniti. Qiiaiantotto ne tiatto , tutte gravi e ostinate intcressanti anche gli altri visceri , come il cervello , il cuoi'e , il fe^ato ed in alcune vide il processo flogistico estendersi alle articolazioni. Pre- Valenti osscrvo nella niaggior parte i slntomi gastrici per irritazione diilusa su la mucoso-gastrica , non per indigeste saburre. Troviamo noi die il clinico par- mense fu jjcn moderato nelF inipiego del salasso non avendo niai oltrepassato r ottavo, ed in un solo caso avcndo praticato il nono : riflettc egli non cssere possibile di troncare col niotodo antiflogistico anche il pill ardito nn' inliamaiazione qualunqne di neces- saria durata , e di un corso regolare coniposto di graduato aumento , e di simile decremento. Parco fu pure il nostro aiitore nelP uso dei rimedj controsti- molanti. Escluso ogni farmaco viroso , non supero mai gli otto o dieci grani di tartaro emetico al giorno. Nega die dalla tolleranza dei rimedj si possa giudi- care della forza del male. Seguendo De-Haen, Hux- ham , Stoll ecc. si valse promiscuaniente dei salassi , e dopo di questi del cliermes , di cui anche nelle polmoniti piu. gravi non oltrepasso mai nel periodo di 24 ore la dose di dodici a quindici grani. Non trascuro ne la squilla , ne gli evacuanti , ne i cli- steri , ne i diluenti , ne gli epispastici. Cosi ope- rando condusse quaranta polmoniti a fclice esito , e pare a noi die di maggiori gilarigioni egli sarcbbe forse stato lieto se meno temendo in alcuni casi la soppressione degli sputi avesse spinto un po' piu va- lidamente il metodo curativo. Segue la storia di una polmonite termmatu in gnn- grena nel breve corso di cinque giorni. Accenna a questo proposito come la terminazione in giingrena delle iniiammazioni polmoiiali non sia tanto rara come si e in questi ultimi tempi creduto. Ne determina i segni caratteristici , e rinunciando alle opinioni dei Frnncesi die ripetoiio la po'imonito gangrenosa da COMPILATO D.V G. SPERAN2A. ^t un infezione generale dei liquidi , e molto piu del sangue, ammette la causa di sillatta terminazioue iiella preesistente mancanza di vitalita e di resistenza or- ganica della libra per difettosa assimilazione. Curditl o pcrlcarditi. Tie di siHatte flemniasie en- trarono ncl clinico istituto , e di ciascuna si lia la storia. — Richiamando \ autore le osservazioui di Rondelezio , di Salio Diverse , di Senac , di Burns , di Kreysig , di Recamier , di Foklii , e ben conside- rahdo i fenomeni che offriva, giudico la prima per una pcricardite con sospetto di cffiisione. CoUe ripe- lute sanguigiie generali c locali , cogli evacuanti , coU'acqua di lauro-ceraso , colla digitaie, la scpiilla, la gomnia 2;otta , e coi vescicanti ottenne di guarire sillatta malattia , nella quale accenna T utilita dei su- dori che sono a considerarsi come effetto di scemata inliammazionc. Era la seconda una peiicardite con suppurazione del pericardio , e con ascesso nella sostanza interna del cuore. II paziente aveva presentato i sintomi di una splenitide , alia quale tenne dietro una febbre di carattere lento c consuntivo , che faceva temere di un processo suppuratorio in alcuno dei visceri parenchimatosi. In tutto il dccor^o della malattia non apparve mai sintoma che lasciasse sospettare di or-> ganica alterazione nei visceri del torace , o ,di effii- sione nella di lui cavita. Si marco dallo Speranza essere il polso, coxug d\ce.%i^ bis feriens^ ma. gia I'in- signe Testa avverti die senza il concorso degli altri segni caratteristici un siffatto polso non puo far ri- conoscere una malattia cardiaca: il nostro autore lo rimarco eziandio nella tisi ulcerosa acuta. Dopo la morte si osservo nel cadavere I'esistenza di organica lesione al cuore come il prodotto di preceduto lavoro flogistico. Lo Speranza si fa forte di una disinvolta erudizione per diniostrare la diffi- colta della diagnosi nelle malattie cardiache , e che puo reggere la vita luiigo tcn)po ad onta di esse. 2'2t ANNO CLTNICO MEDICO , Fn la terza una cardite lenta con abnorme pulsa- zione di ciiore prodotta da grave spavento. I sintonii che offriva la paziente, appoggiavano il sospetto di un vizio organico al centre della circolazione od ai vasi maggiori. Inutile riusci ogni soccorso dell' arte, e dope quattro soli giorni di diniora nel clinico Isti- tuto niori Y infernia , nel di cui cadavere non ap- parve alterazione al ciiore , al pericardio , ai vasi maggiori. La tessiti^ra del ventricolo sinistro era sol- tanto piu grossa , e piu titta delT ordiuario , e pic- coli erano i vasi che ne sortivano, Accennati altri fatti di affezioni cardiaclie prodotta dal terrore, si fa a distinguere la palpitazione dalla pulsazione, e dimostrata Tosciirita della diagnosi di tali affezioni, insegna cpianto si debba essere riser- vati nel proiuinciare il giiidizio delle malattie pre- cordiali. Diaframmiti. Due ne tratto 1' autore che interes- savano anche il polmone e la niilza. Non erano ac- compagnate da delirio , e cedcttero ad un attivo metodo antiflogistico di cura. Richiamando lo Spe- ranza interessanti fatti ed osservazioni prova quanto fosse equivoca f antica denominazione di parafrenite, e come il delirio e*d il riso sardonico possa essere effetto , ma non secino pato2:nomonico della nialattia. Omettiamo una gastrite lenta ed un' entente che non presentano alcun particolare interesse. A queste tien dietro una storia scritta con esattezza non co- mune di un altra enterite con passione ilicua. La necrotomia presento effusione seroso-albuminosa nel ventre , la superlicie interna ed esterna degli inte- stini tenui t^ — O50ooooooi3865"t* Bibl. ItuL T. XLVil. 6 82 SUI VALORI DELLE MISURE E DEI PESl trascurata nello stabilire il valore del cliilogranimo, il quale equivale ad un decimetre d' acqua distilla- ta , supposto die Y uno e 1 altro siano pesati nel vuoto. Venendo al caso nostro e supponendo coU' autore clie r acqua di ciii lo libbre romane riempivano il Congio fosse acqua di pioggia , la cui densita , a pari temperatura , stesse a quella dell' acqua distil- lata come looo a 998 ; e supposto inoltre die si adoperasse a 10 gradi del termometro centigrade, sara il peso d' uu litro di quest' acqua pesato nel vuoto di chilogrammi i • x^^.i^,g= i,cc68; e pe- sato ndl' aria ( ad una pressione e ad una tempera- tura media) di chilogrammi 1,0068-0,0012= i,oo56. Stara dunque il mezzo piede cubico romano al de- cimetre cubico come i pesi dell' acqua in essi con- tenuti, essia come 3, 2680 : i,oo56; ende agevolmente si deduce il mezzo piede di decimetri 1,4797, ed il piede inter© di metri 0,29594. L' autore avendo trascurato nel calcelo il peso dell' aria , e suppesta alquanto maggiore 1' espansione dell' acqua , aveva trovato questo medesimo ])iede di metri 0,29622, die meglio combinava colla lunghezza del modcllo d' esse o di avorio die sopra abbiamo riferita. II sig. Letronne, autore abbastanza couosciute per diverse opere ardieologidie , ha inserite nel Bulletin luiiversel etc., mai 1827, una sua Nota nella quale tratta questo medesimo argomento. « Avendo , dice y> egli , veduto in questo giornale 1' analisi della clis- » sertazione del siijnor Cagnazzi sulle misure e sui » pesi dei Romani , ho creduto utile ^ prima di ce- » noscere il lavoro del dotto italiano ed il risul- » tamento delle sue ricerche , di pubblicar quelle al y> quale m' ha condotte I' applicazione da me fatta » del peso della libbra Romana ad una parte di 5> questa importantc questione. » Egli cita i me- desimi testi di Remmie Fannio , di Feste , di Ga- leno , per provare die il Congio conteneva dieci libbre d' acqua o di vino , ed e anzi persuaso che DEGLI ANTICm ROM\NI. 83 il peso del vino fosse il tipo reale della capacita delle misure cave , e die la rclazione di esse al piede cubico non fosse che un elemento secondario. Egli ha dedotto il valor della libbra dal peso d' un uumero considei-abile di monete e da una serie di i3oo denari e lo ha trovato per un medio di grani della libbra francese 6i54 (i): ritiene pero in nu- mero tondo grani 6160, i quali convertiti in peso metrico danno di nuovo il nuniero frazionario di grammi 827,1872. Moltiplicando questo numero })er 80 ha il peso del vino o dell' acqua pura contenuta neir anfora di chilogrammi 26,76. Siccome poi 1 autore trascura la considerazione tanto della differenza delle densita specifiche del vino e deir acqua , quanto della dilatazione di questa e della perdita di peso nelf aria, cosi ottiene senza biso- gno di calcolo la capacita dell' anfora sfeessa di li- tri 26,175, e di qui, cavata la .radice terza , ha il valore del piede romano di metri 0,29690. (1) Qiiesta libbra difFerirebbe di poco piii cV un graiio dalla libbra nostra milanese di dodici once. 84 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Nouveaux principes d'economie politique on de la richesse dans ses rapports avec la population , par J. C. L. Simonde de Sismondi. Seconde edition. — Paris, 1827, Delawiay libraire , 2 vol., in 8.° (i.° Articolo. ) XT are die le scienze economiche ilmangano da qualche tempo stazionarie, ed i principj che ci si propongono come nuovi, se veri fondamentali ed utili , non siano che ripe- tizioni d' idee aiitecedentemente proclaraate ; se falsi chi- iiierici o nocivi , non fanno certamente procedere avanti la scienza : la seconda edizione delFopera del sig. Sismondi ci presenta piu esenipi dell' uno e delf altro difetto. L' illustre autore preferendo una franca sincerita ad una finta modestia;, ha indicate egli stesso a' suoi lettori quel principj ch' egli crede nuovi ; e , per assicurarsene meglio la proprieta , ci accerta che componendo T opera che an- nunciamo , chiuse tutt' i libri e s' abbandono al filo delle sue meditazioni (Vol. I, p. xx). Noi addui-remo dunque re- ligiosamente le idee del nostro autore colle sue stesse pa- role , e porremo loro a fronte quelle che gli Scrittori ita- liani avevano antecedenteniente pnblilicate. ' la diffusion entre toutes les classes (Vol. II, p. aSo). " Chiudendo i libri V autore non ba cbinso il magazzino della sua memoria ;, o almeno la combinazione ideale clie si presento al sno spirito, trovasi a lettere di cupola ne- gli Scrittori italiani del secolo passato : rai liraito a tre citazioni nella nota (r). II. II princlpio piu rimarclievole die campeggia nel- r opera del nostro autore e cb' egU proclama come nuovo , si e la necessita delFintervento governativo per regolare in pin casi lo sviUippo delle riccbezze : « On aura pu " remarquer , egli dice, que la difference principale entre " les opinions que nous venons de developper et celles (i) Beccaria che nel trattato del delicti e delle peiie dice es- sere scopo del legislatore la viassima felicila divisa pel maggior numero , negli Elementi d' economia aggiunge : essere l' econoiuia r arte di conservare ed accresc'ere le ricchezze in una nazione e fame il miglior uso , ossia di fornlre con pace e sicurezza noit solo le cose necessarie , ma ancora le comode e piacevoJi alia molti- tudirie rlunita. {Econom. italiani, parte inorleriia^ vol. XI , p. 19-) II coate Pietro Verri ricorda die il fine d' ogni legislazione si e la maesior felicita possibile divisa pel maggior numero pos- sibile. {Ibid. T. XVII, p. 340.) €< Lo stato e una gran famiglia, dice Genovesi; di qui se- » guita che come nelle ben goveruate famiglie non si pensa so- il lamente ad avere nuinerosa prole, ma a iiiezzi altres't di ben. 3> educarla e inantenerla con comodita , a quel modo medefimo e » necessario che nello Stato , col prouiovervi la popolazione , » si studii di ben educar la gente per la parte dell' auinio e « del corpo e prooacciarle proporzionatamente i niezzi di soste- >' nersi . . . Niuno Stato adunque non sara giammai ne savio , '> ne ricco , ne poteate se non vi sia educazione, e se l' in— » dustrla 0 una ben animata e regolata fatica non soiniidnistrL y> abbondanlcmente a tutti quelle cose che servono al bisogno , « alia coinodiCa ed a! piacere della vita. L' abbandonar queste » cure al solo interesse e studio privato e proprio dei popoli « selvaggi. » { Econ. ital., parte Moderna , vol. VlH , p. 3/, 38, vol. X , pag. 71 , 73. ) 86 APPENDICE » que Atlam Smith a cxposees , c'est que le dernier »> a constamnient repousse I' intervention du gouverneinent » dans tout ce qui avoit rapport a I'accroissement de la " richesse nationale , et que nons I'avons frequemment » invoquee ( T. II, p. 33 6). Nous regardons le gouver- » npment coraine devant etre le protecteur du foible contre >' le fort et le defenseur de celui qui ne pent se defendre » par lui-meme , et le representant de finteret permanent, " mais calme de tous , contre I'interet teniporaire, niais >t passlonne de chacun ( T. I, p. Sa ). " Per conoscere se questa teoria sia nuova e appartenga al sig. Sismondi , fa d' uopo ricordare che gli economist! piu rinomati della Francia e dell' Inghllterra proclamarono nello scorso secolo il princlpio che gl' interessi privati ab- handonati a se stessi tendono a produrre V interesse pub- blico. A quest! scrittori unitosi il sig. Sismondi accert6 nella sua operetta = De la richesse conimerciale, comparsa nel i8o3 che =: les homines tendent sans cesse en recher- chant leur interdt propre a servir Vinteret national ( T. I , p. 3zg ) . . . . Le capitaliste qui ne considte que son propre interet, travaille tojoiirs pour celui de la nation ( T. II, p. i5a), dal quale principio risulta essere inutile 1' inter- vento del poter sociale nelle vicende economiche , e tanto pill inutile quanto che = I'interet de la nation est le meme que celui du consommuteur ( T. I, p. 33 1). A qneste massime s" oppose altamente I'autore del Nuovo firospetto delle scienze economiche nel vol. IV , e dimostro che la societa e composta di piii individui , gl' interessi de' quali sono diametralmente opposti , cosicche gli uni possono crescere , mentre decrescono quelli degli altri ( pag. ]3i, 164-167), e concliiuse : " finche dalla libera " lotta degl' interessi ( privati) risulta piii vantaggio che " danno, il Governo deve restare semplice spettatore -^ ma " allorche le forze degli uni soverchiando quelle degli al- " tri ne risulta piii danno che vantaggio, il Governo deve " divenire attore e ristabilire I' equilibrio. " Quindi dalla pag. 148 sino alia 3o8 tento di specificare i casi e i modi d'intervento del poter sociale, senza per altro dissiaiularne gli abusi. La steasa teoria, lumeggiata da piii esempi, si vede nel T. V, p. 3-17. T. VI, p. 41-44- Ora il tomo IV del- V opera sopraccennata porta in fronte la data del gennajo 1816, mentre la prima edlzione dei Nomeaux principes PARTE STRANlERft. 8^ d'economie del slg. Slsmondi ha la data del 1819 e la se- conda del 1827. , In questa nuova opera il nosti'O autore ricouosce plu volte che V interesse privato puo crescere a danno dell' in- teresse pubblico ( T. II, p. 140, 141, 200, 270, 247, 359, 36o, 368,407, 408, ecc. )i ed in ispecie del fab- bricatore dice : Ce nest point Ic profit du fabricant qui con- stitue I'interet national ( T. I , p. 377 ). Genovesi aveva detto pria del Sismondi : non e da confondersi I' utile del mercante con quello deJlo Stato. Pub arricchire il mer- cante e rovinare lo Stato ( Economisti italiani , parte moderna , T. VIII, p. 72 , nota ). Da nuovo argomento di docilita al vero il nostro autore convenendo die aiiclie 1' interesse del proprietario pub tro- varsi in opposizione con quello del pubblico : ecco le sue parole: « L'interet des proprietaires n'est point le meme " que celui de TEtat; ils ne cherchent que le produit »» net; TEtat ne voit que le produit brut .... L'accrois- }> sement du produit net aux depens du produit brut pent >/ etre une calamite nationale ( T. I, p. 484, 182, i53, »/ 261, 262). » CoUa scorta di queste idee T autore cen- sura i proprietarj inglesi , i quali introducendo ne' lavori agrarj macchine economiche licenziano i giornalieri h ^gli vuole quindi che il Governo intervenga in queste faccende con mezzi che esaminereino altrove. Ci basti qui ricordare che il sig. Sismondi ha attinto 1' accennato principio con- trario alia teoria generale di Smith , nelle Meditazioni sulla economia politica del conte Pietro Verri : adduce il testo nella nota (i). (1) « Pare che V interesse del proprietario delle terre sia >> quello di ricavare dal suo fondo la niagglore annua riprodu- » zione: per lo che al legislatore sendara che non convenga 5> averne il pensiero , riposandosi snlla vigilanza dell' interesse 5> del proprietario. Con tiitto cio puo darsi che gli interessi » delio Stato non coincidano talvolca cogl' interessi del pvopne- « tario. Questa verlta ft conosce riOettendo che 1' interesse del 3> proprietario , si fe , non gia d' accrescere 1' annua riproduzio/ie » totale de' suoi fondl ( produit brut ) , ma bensi d' accrescere » quelle porzione di rendita che a liii spetta ( produit net ). Qo » posto , facilmente vedrassi, che la rendita del proprietario « per due maniere si pu6 accrescere o coll' aumentazione della >/ liproduzione annua, u colla diminiizione del niunero del giiu'- 88 APPENDICE in. Uno de' dogmi fondamentali della scuola di Quesnai e di Smitli , si e to concorrcnza illimitata. II sig. Sismondi che lie fa caldo difensore nel i8o3, le si oppone attual- mente ed accerta che = I'experience a demontre les facheux effets , pour la population, d'uue concurrence illiniitee (T. I, p. 474). La libre concurrence nest pas conforme a Vinteret de tons , parce que celui du plus fort nest pas contenu par c.elui du plus foible (T. I, p. 509). Quindi egli pei'ora eloquentemente la causa de' lavoratori gionialieri clie tra- vagllano nelle campagne e nelle officine. Facendo applause al sentimento d'umanitk clie guida la penna del nostro autore , fa d' uopo dire che gl' inconve- nienti che in alcuni casi possono nascere da una illimitata concorrenza, furono accennati dagli scrittori Italian!. Nel vol. V del NuoiO prospetto delle scienze economiche che ha la data del maggio i8i6, 1' autore , ricordando gli esorbi- tanti aggravj cui si assoggettano i livellarj nel dipartimento deirAdda per eccesso di domanda, ossia di popolazione, dice alia pag. 76: " Egli e questo un caso importantissinio, " nel quale i Governi si dehbono ridere della libera con- " correnza proclamata senza le debite eccezioni dai sognatori >' dello scorso secolo , e porre un limite di tariffa tille " esorbitanti pretese de'' proprietarj , i quali esercitano " r usura non sopra qualche figlio di famiglia , ma sopra " intere popolazioni per piii e piii generazioni. Ma sic- " come i legislatori degli scorsi secoli non conoscevano " talvolta che la capitale in cui abitavano , percio ab- " biamo un senatus-consulto Macedoniano che tenta di " salvare i figli di famiglia dalle avanie de' capitalisti , e " non abbianio un scnatus-consulto ragionevole che sot- " tragga il montanaro dalle usure de' proprietarj. " Nella nota i alia p^g-<)^'')() addurremo qualclie testo dello stesso scrittore relative agli artisti. » nalieri. L' interesse del proprietario coincide con quello del 3> legislatore sintanto che si scelga il priaio mezzo per accrescere 3> la rendita ; ma qiialora si scelga il secondo , possono gl' inte- 3> ressi dello Stato e quelli del possessore essere in opjiosiziorie. » ( Ecori. iial. , parte Modcina^ vol. XV, pag. a 18-220, XVI, pag. i3o. ) Addiicendo il testo di Verri non e nostra intenzione d' ap- provarne la niassima che discuteremo in altro articolo ; noi ab- biaiuo voluto solaniente dimostrare che piu idee spacciate coixie nuove dal sig. Sismondi contano piu di mezzo secolo in Italia. PARTE STRANIERA. 89 L''aatore Ginevrlno lia considerato gl" inconvenienti d''unft iUiinltata concorreiiza dal lato deiroperajo oppresso da ec- cedeiite lavoro e poco pagatoi Tautore Italiano ha esami- nato lo stesso argomento aiiche dal lato del pubblico, al quale un' illimitata concorrenza , sciolta da qualuiique pre- cauzione , frutta talvolta frodi e raerci alterate ( T. IV , p. 148-308). IV. I sullodati seguaci di Quesnai e di Smith nel secolo passato e sul principio delF attuale, oltre di noa ammettere collisioni nelle vicende della produzione della vendita e de' consumi , supposero nell' inteivsse privato di ciascuno attivita e perspicacia tale da bastare in qualunque caso da sk stesso alia produzione della ricchezza brainata, ed ac- certarono che quel pronto movimento che si osserva nei fluidi, per cuis'alzano o s' abbassano tosto a destra , se- condo il cambiamento che snccede a sinistra ed a vicenda , quel pronto movimento, dissi, quell' equilibrio si ristabi- lisce tosto anclie nelle faccende economiche , cosicche ces- sano le abitudini erronee ad un cenno della filosofia, na- scono le produzioni al momento del bisogno, appariscono le arti appena dimandate; e le paludi, per es., si cam- Ijlano si pi-esto in orti e giardini, come un sacco di grano in cialde od offelle. AH' opposto V autore del IVuovo pro- spetto sopraccitato attingendo piu fatti alia storia delFagin- coltura, delle arti, del commercio, si sforzo di provare nel vol. IV che ne' varj gradi della civilizzazione esistono diverse dosi d' ignoranza , molte prevenzioni, maggiore o minore indolenza , piii abitudini ricalcitranti , talora capital! che ristagnano per timori chimerici , frequentemente de" ca- pitali impegnati in modo da non potersi tosto adoperare in altri usi senza gravissima perdita, e conchiuse che, sic- come e necessario riconoscere frizioni ritardatrici nelle nine- chine fisiche , cosi non si poteva escludei'le dalle macchine morally quindi non e possibile, a cagione d'esempio, cam- biar tosto un bifolco in un giojelliere , ne un facchlno in un causidico , ne far servire gli stvumenti per la raflinatura dello zucchero alia fabl^rica delle maglie , ecc, e meno si puo sperare che sorga un bosco al momento che abbisogna di legnami la marina, ecc. Percio , oltre le frequenti col- lisioni d' interessi , si scorge la possibilita d' altri casi in cui e necessario F intervento del poter sociale , come di- rezione , stimolo , soccorso , o suppliinento alia debolezza delle forze private nelle indefinite vicende delle nazioni. Qf, APPENDICE II sig. SistnoncV. che nel i8o3 segaendo gli economisti Inglesi e Frances! aveva slmpUiicato il problcma della nc- c/.ez=a commercmZe, assegnandole per sola forza motnce Vinteresse, nei Nonveaax principcs riconosce che a questa forza fa d' uopo associarne altre , le quali talvolta ne m- ceppano i movimenti, ne stornano Tapplicazione, ne sven- tano <'U effetti ; bastera qualche citazione. A) « L'economie politique est , en gvande partie , una » science morale. Apres avoir calcule le profit pour les » horames, elle doit encore prevoir ce qui agira sur leurs „ passions. Quelques domines qu'ils soient par leurs in e- „ rets personnels, i/.n'e5tpa5 vrat quil suffisede eurfa^re „ ,^oir lear avantage pour Ics determiner a la recherclier ( i. 1, " ^'' B)'^,! l1 torpeur d'une nation pent quelquefois etre „ assez grande pour que la plus claire demonstration des » avantages qu'elle retireroit d'une Industrie nouvelle ne „ la determine pas a le tenter. L'exemple seul pent alors „ reveiller Hnteret personnel (T. I, pag. 46a) (a). » (,\ Trattando deell ostacoU che I'ignoranza e le abltudlnl pi; Ian o pon ono 11 con.uiercio , V autore del Nuo.o prospeno Hceva p.-ii del §,sn,ondi : « Quelli che si dar.no a credere cf.U.^ . denteunlita d^ ua idea qualunque basta per f.rla «^« «-/^ ^^I „ teresse nrivato , n.osirano di non sapere (per es. ) che I. ""''"r ,. nma de' pes! e delle misure ^ stata provocata da pm e p.u secoh . si dai pvincipi che dagU Stati generah J-^"- ,^'--7.^;,^.; "^^ „ a Carlomagno. In onta di questo costante nclamo delle peisone ,> p,u istruue, le vavie citta della Franca consevvai-c.uoe lo.o » diverse niisure e le conservano tuttora (T. IV, y. M-)-^ ' (2) Nel citato T. IV del Nuovo prospeito avendo 1 autore da la pag. l56 alia 164 dlmo.trata le perdue che cao.ona 1 m- dolenia die nazionl , cita tra 1 n,ezzi di torla V ese.np.o de so- "'^"V L' esemplo mostrando nei tempo stesso e la '"asslma da >. seguirsi e la possibilita dell' esecuzione , d.ss.pa prontameate " '""'l' ese'ii'io ha la uias.ima forza quando e il sovrano stesso M che lo presenta. _ ,.„-■' .f,..,„,; I' ^f iQa'c autore adduce una) » Ser.e dt f'^"' '^'.^°*^' J"/ ' ic » hcac.a deir esemp.o de' governanti ncUa pvoduz>one delle nc- ,. chezze. >. (Daiia pag. )83 alia 195. ) Vedi anche Genovesi negll Economisti Itnhani , parte nio- derna, T, X, p. lyS , i?^. TARTR STRANIKR\. QI C) Nella confutazioiie delle cliimere dl Rlcardo, il Sismondi ed il Say soiio costretti a ricordare piu volte la teoria dclle frizioni morali , Sismondi nel suo celehre ar- ticolo sul vapporto tra la prodnzione ed il consunio ( Revue encyclopedique , mai 1824, pag. 275-279), il Say nelle sue note all'opera del Ricardo t. I, p. 269, t. 11, p. 3. 33.418 (i). V. II nostro autore accenna i difetti degli altrui sistemi sul limite della popolazione , e pone loro a fronte il suo: « Malthas , tout en signalant le danger d'un actroissement " desordonne de la population , "ne lui a donne de limite " que dans la quantite des subsistances que la terra peut '• produii-e , quantite qui sera long-temps encore susceptible " de s'acci-oltre avec une extreme rapidite ^ tandis que s'il » (woit. pris en consideration le revenu, il auroit bientot vu " qiie c'est la disproportion entre la population travaillante " et son revenu qui cause toutes ses souffrances. M. Malcul- " loch exhorte le pauvre a proportlonner Taccroissement " de sa famille a I'accroissement du capital national, quan- " tite dont il lui est impossible de se former la notion " meme la plus confuse, tandis qu'il auroit pu remarquer » que tout homme en se mariant et formant une famille , " est toujours appele a se regler sur son propre reierui, d'ou " il est facile *e conclure qu^il suffit a la nation que tous " les hommes se reglent sur le revenu de tous (T.I, " p. XII I , XIV. ) " Che la rendita di ciascuno sia limite naturale cdla po- polazione , era stato detto da Beccaria con molta maggior precisione e chiarezza : annoverando le cause spopolatrici egli dice: "La prima cagione coniprende tutte quelle che " diminuiscono il valore dell' industria , perche rendono (l) Auclie nelle ultime edizi'ini del Tralte d'econojnie , il Say lia ricorclato la teoria delle frizluui uiorali , la quale non si trova nelle edizioni auteriori al 1816; eccone un esemjiio: criticaudo I pill recenti sciittori Inglesi che trasforniano T econoniia poll- tica ill una nietafisica oscura, incapace di servire di guida in pratica , il sullodato autore dice : « des principes trap absolus » mis en pratique , exposent aiix nieiues inconveniens qu'une 5) luacliine que Ton construirait selon les lois de la niecanique, » niais sans tenir compte des frotteniens et de la qualite des » mat^iiaux « (Trnite d'economie, t.II, p.Sl, cinquieme edition 1826) (Vedi il t. IV, pag. 149 del Nuovo prospetto , gennajo 92 A P P E N n 1 C K « impossiblle al povero il mantenimento d'' una famiglia, » E necessario che la massiina attivita d'un cittadlno abbia » tanto valore cli mantenere una moglie c tre fgli almeno , " per ottenere I' accrescimento di popolazione. AUora T uomo '> naturalmente si abbantlona al partito per lui consolante " di procurarsi una stabile compagna ed un ajiito ne' suoi " ligli in tempo della vecchiaja. L' idea d' un piccolo im- " pero domestico , V idea moltiplice e chiara d' una ordi- " nata famiglia modificano e ristringono il vulgivago istinto " naturale. Dunque perche le nozze siano incoraggiate e ne- » cessario che il valore miniino del massinio travagUo d' un " uomo rappresenti almeno cinque aliinenti giornallerl, date " le difFerenti maniere di vivere delle diffei-enti classi " d'' uomlni ( i ). VI. " II n'y a, a nos yeux, continua il sig. Sismondi, " accroissement de i-ichesse qu'autant cju'ii y a accroisse- " ment de jouissances nationales ( T. I, p. 474 e 5i (2). » Une population plus nombreuse , niais plus miserable " pent demander une uioindre consumation (T. I, preface, " pag. XXI ). . . L'augmentation du travail n'est un bien " social que quand il en resuhe augmentation d'aisance " pour celui qui travaille ( T. I, p. 387) (3). (i) Economisti Icaliani , parte moJeina. T. XI, p. 78 , 74- La popolazione teiide a mettersi in eciiiilibrio co' mezzl di gua- dagno { Nuovo prospetto T. II, 188-190). La popolazione noji cresce in ragione delle sussistenze , nia in ragioue de' viezzi di comprarle (Ibid., p. 84, 85). (2) « La ricchezza pubblica si riduce ad un' abbondanza di >i piaceri diffusi per la massa nazionale. » (Nuovo prospetto delle scienze economiche. T. I , p. 3C)3. ) (3) « L' aiimento della popolazione non e un vantaggio se » non quando e consegnenza d' un aumento ne' mezzi di gua- » dagno. 5> ( Nuovo prospetto ecc. T. II , p. i83. ) » Chi scrisse in inultitudine populi dignitas regis, nnn aveva » certamente in vista i seininudi Lazzaroni, » ( ibid. T. V , pag cxxxix. ) K Conviene negare la storia della China e dell' Indostan 5> per credere con Wallace , Condorcet e (rodwin che gran po- >• polazione e gran prosperita siano sinoniaii. ( Ibid. T. V , '> p. LVit ) . . . lo non arrivo a comprendere la ricchezza d' una >» nazione in cui la massa del popolo muore di fcime ed e co- » stretta ad uccidere i proprj figli per non poterli alimentare. » ( Ibid. pag. cLiv. ) ( L' autore allude alia popolazione Chinese della quale Smith decaata la ricchezza, ) V. la nota alia p. <)Z. PARTE STRANIERA. ' qS VII. » Parmi les principes nouveaux d'ecoiiomie que j'ai " cherche a ctablir dans cet ouvrage , il en est un qui " clioqiiait plus que les autres les opinions recues . . . J'ai » cherche a prouver que Taugmentation de la production » de tons le ohjets de nos besoins et de nos desirs n'est » un bien qu'autant qu'elle est suivie d'une consommatioa 't correspondante (i), >' Qu'en meme temps Teconomie sur tons les moyens »/ de jJroduire n'est un avantage social qu'autant que chacun ff de ceux qui contribuent a produire continue a retlrer » de la production un revenu egal a celui qu'il en retirait » avant que cette economle eiit ete introduitei ce qu'il >f ne peut faire qu'en vendant plus de ses produits (2). " J'en ai conclu que I'augmentation de la production , »> dans un etat donne, pourrait etre un bien ou un mal (i) Coufutando Smith che predica indefiaitamente il risparmio , r autore del Ni/ovo prospetto dice : « Guadiignare e consuinare e saggezza ; guadagnare per » guadagn.ii-e e pazzia. ( T. IV , p. 54. ) J) Predicare I'astinenza ai ricchi e predicare la morte de' po- » veri laboriosi o accrescere le eventualiti favorevoli ai poltroni. ( Ibid. p. 72. ) >) Smith e la tiu'ba degll economisti non parlano die di » aumentare gli agi-icokori e gli artigiani {fabbricatori di merci » durevoU) e di scemare d' altrettanto le altre class! della societa, » per cui alia fine de' conti la massa de' prodotti crescerebbe 3» a vantacgio delle potenze aeree e non degli uomini. ( Essi » dimenticano che non si tiavaglia che per godere) ( Ibid. T. I, p. 293 , 296. ) » Se moltiplicate a/Z'ecffifj'o gliabiti, le scarpe, le camicie, » le mobiglie ecc. , voi non avrete un cuoco clie vi cucini le » vivande , un servo che vi rassetti le stanze , un barbiere che » vi rada la barba ecc. ; una bella sinfonia , una rappresen- » tazione drammatica , un fiioco d' artifizio , tutto cio die sol- » letica rooiuentaueamente 1' odorato , il gusto , 1' udito sara » esfraneo alia vostra sfera vitale. » ( Ibid. T. I , p. 298 , 294. ) Vedi la nota I alia pag. seg. (2) Nel JVuovo prospetto si legge : « Presso i popoli industrl e y> commercianti la ricchezza si desume dalla quantita de' consuini » a fronte del travac,lio , cosicche la ricdiezza e niassiina dove e » massimo il^consuiiio di ciascuno e minima il travaglio giorna- >> Hero per ottenerlo. Una nazione povera ed oppressa dalla » fatica non k un valore nia una paseivita, » {Ibid. T. V, pag. LVII. ) 94 APPENDICE » suivant les clrconstances, tandis que les autres ecrivains » d'economie le regardoient comme etant constammcnt un » bien (T. II, p. 369, 870) (i). VIII. " D''autres principes egalement nouveaux, mais d'une » application moins generate, decoulent encore de ceiix-la. >' J'ai montre " Que la ricliesse territoriale etait d'autant plus pro- » ductive, que le cultivateur avait une plus grande part » dans la propriete du sol (2) -, (1) Nel Nuovo prospetto si iegp^e : E falso il nietodo che calcola la ricchezza dall' eccesso della pi-oduzione sul consumo. ( T. IV, p. 22.) « L' accumulazione ( per ea. ) di strumenti agi-arj al di Ih v del blsogiio ne accrescerebbe bensi il prezzo di compra, » ma il vantaggio che ne trarrebbero i fabbricatori di essi , sa- ■» rebbe minore del danno che soffrirebbero i fabbricatori d' al- » tre merci non consumate. ( Ibid, p. 78. ) >> Smith e i suoi commentatori vogliono diniinuzione ne'coti- » sumi di servigi , comodi , piaceri A , accio succeda aumcnto » nelle derrate, ruanifatture e simili oggetti materiah B. Ora h » evidente che scemando la popolazlone inipiegata in A eceiiie- 5» rebbe il prezzo de' prodotti niateriali 5 e lo stimolo a pro- » durli , giacche non ei produce che per godere, » ( Ibid, p, 80.) (2) Questa proposizione non h ne nuova ne vera nella gene- ralita anuunciata, Non nuova , giacch^ gli economisti del secolo passato lianno quasi unanimemente predicato la necessita di uioltiplicare i pic- coli proprietarj e liveliaij , ed hanno ripetuto che I' interesse personale e i! sentiniento di famiglia sono cause della niaggior produzione. « Volete migliorare la canjpagna ? dice Genovesi. M Fate prima che i contadini si persuadano di lavorar per s^ 3» e pei loro figli. Finche dormiranno a terra nuda e xiiange- >» ranno gramigne , e si riputeranuo schiavi , non e da aspettare 31 di veder uiigliorie. II contadino inglese h piii savio e piu di- M ligente del francese , perche e piii padrone. II francese lo e » pill del napoletano per la niedesinia ragione , ed il napole- » tano pill del polacco. » ( Econ. ital, , parte moderna. T. X , pag. 33o, 332, T. IX, pag. 3i6, 320.) Vedi 1' operetta di Giambattista Vasco intitolata : La fellcita pubhlica considerata nei coltivatori di terre propria. ( Jbid. t. XX-XIV, ) Non vera nella generalita anuunciata. Infatti , quando si tratta di piccoli poderi , il pvoprietario coltivatore ha le cogni- zioni e I'attivita dell' allittuario ; ma quando il jiodere esce da quel liniite, il coltivatore tende a vivere da signore e adegna quelle minute atteiizioni , faticose incuuibenze, costante auivit.i , PARTE STRANIERA. ^5 II Que les lois clcstinees a conserver aux anciennes fa- 11 niilles leurs patrimoines , causoient la mine de ces fa- " niilles memes (i) ; >/ Que r^quilibre entre les benefices d'intlustries rivales, » sur lequel les econoraistes modernes ont fonde leurs cal- 'I culs, n'etait jamais atteint que par la destruction des » capitaux fixes et la mortalite des ouvriers engages dans V une Industrie perdante (2) ; che 81 usano da chl , oltre di dover manteuere la sua famiglia, e aggravato dall' obbligo di pagare 1' affitto ; Vedi Dickson, de r agriculture des anciens. T. I , chap. II, (i) Anclie questa proposizione e vecchia in Italia e la si puo vedere nelT operetta delta felicita pubblica del Muratori. II Ge- novesi dice : « So die alcuui si son dati a credere di poter » provvedere all' eternita delle lore famiglie con de' fedecom- » niessi , cioe con voler arrestare la natura con i patti civili. Ma, » oltreche I'esperienza ci dimostra ogni giorno come una gran >• quantita di queste case si riduconO a mendicita , e che le ca- » gioni niornli a lungo andare cedono sempre alle fisiche, ^ da » considerare ancora che questi fedecommessi servono spesso » come di motivo cosl di pascolo alle grandi e intricate liti , » delle quali niuna non e che non basti a roviuare le piu » grandi e ricclie famiglie. » ( Econ. ita!., parte Moderna, T. IX , pag. 262, 319, 3a I , T. Vll , pag. 149 nota. ) (2) Nel Nuovo prospetto delle science economiche si legge : « Ne' movimenti sociali ciascuno si sforza di trarre a se por- » zione degli utili di cui lo Stato e suscettibile. Wa questi utili » son limitati ; quindi devono decrescere le porzioni , se cre- » scono i pretendenti, e siccome gli sforzi e le abilita sono ine- » guaii, percio i piic deboli o inabili devono restar privi delta 5» loro porzione od ottenerne una minima. La forza costante » della niorte agisce dunque generalmente col mezzo della mi- » seria ... La societa si puo in qualche modo paragonare alia » folia plebea, che s* agita sotto d' una finestra, da cui si gettji 3> del danaro ; il piii graiide spinge piu in alto il cappello ; il 5> piu forte allontaua gli astanti; i piii deboli non raccolgono » nulla o pochissimo , ed alcuni tornano indietro colla testa in- » sanguinata o colle gambe rotte. ( T. ll , p. 241,) » In generale cessano que' lavori , dalla veudica de' quali » non si ritrae quanto e necessario alia sussistenza giornaliera » d' una famiglia. In questi casi v' e emigrazione da un mestiere » air altro ; e se questo non e possibile , v' e emigrazione d?i » paese iu paese. Ma sicpome spesso la forza dell'inerzia, le >> abitudiui , Ic affezioni , V eta e la lisica debolezza oppongono g5 APPENDICE » Que quolqne riiivention des machines qui accrolssent » le pouvoir de riioinme , soit un bienfalt pour rhumanite, » la distribution injuste que nous faisons de leurs bene- ./ fices, les change en fleaux pour les pauvres (i)i „ Que le numeraire metalUque d'une nation est, entre „ ses depenses publiques , la plus utiles entre ses magnl- 1) ficcnces, la plus raisonnable (2); ^ ostacolo a qnesti movimenti , qulndi succede emlgrazione dalla « vita. ( Ibid. T. Ill , pag. 38. ; „ DivisL ia impieghi diversi e proprj ad un solo , gh ope- , rai non possono facilmeate passare da un' occupamone all al- >, tra • e se gl' improvvisi capricci della moda , se le vanaziom >, piu lente degU usl , se qualche nuova scoperta diminuiscono :, o distruggono affatto la dimanda d' ud prodotto . gh operai „ in esso occupati devono quasi tutti languire nella misena o ,. perire. » ( Ibid. T. IV , pag. 42 , 43. ) (I) E noto Ghe 1' imperatore Vespasiano accordo generosa Kratificazione ad un ingegnere , il quale aveva inventato un movo mezzo per innalzare al Ca.npidoglio con poca spesa co- lonne d' enorme grandezza , ma vieto di porlo m piatica, per- che nocivo all' interesse della plebe. £ «fc«^ariO , egli disse, cAe la povera aente possa guadagnarsi il vitto. Le ragiom del signor Sisiuondi si riducono all' idea di Vespasiano , d quale viveva nel primosecolo dell' era cristiana; e quindi e d.m.,sa-ata la loro «o- Uia". Intorno alia verita e solidita ne parleremo m aUro avticolo. (2) Tutti gli economisti che hanno parlato del danaro , ne hanno dimostrato V unlit a , e pero falso che /ra le spese puhbh. che la moneta sia la piu utile , come dice d nostro autore : le spese pubbliche piu utdi sono le strade ed . canah ; g.acche v sono de'mezzi per suppllre alia moneta n.anoa - son mezzi per supphre ai canah ed alle strade. V idea di mognificenza non s- appl.ca ai piccoU pezzi di rame , d' avgento o d oro con.ati. Le spesepmma.ninchesono per es. gh arch, che un.scono deL monti ovvero de^' monti tngliati coUo scopo di procurare d passo ad acquidott, che vanno ad abbeverare dtstanti cuta sittbonde. II sensatissimo Genovest si e ben guaidato dall assoc.a.e r idea del danaro all' idea della magnificenza : u L oro e 1 ai- „ gento, egli dice, sino a tanto sono "^■'''/l"^";.", ^""^^ P^": „ porzionevoli alle ricchezze prim.t.ve e alle fat.che , al cul „ moto servono. Se eccedono questa proporz.one, sono come » le pol.zze d' un banco falhto che non rappresentano nulla. >. Anzi sono dt molto peggiori , perche danno ad .ntendere . di rappresentare quel che non rappresentano; e a q^esto y, modo fanno abbandouare le arti. « ( Econ. Hal., parte Modenia. T. vm , p. 59 , Co. ) PARTE STRANIERA. gj <> Que les fomls publics ne sout autre chose qu'un ca- » pital imaglnaire , uue assignation sur le revenu qui peut " naitre du travail et de Tindustrie (i)^ •; Que Ics limites naturelles de la population sent tou- » jours respectees par les hommes qui ont quelque chose >/ et toujours depassees par les hommes qui n'ont rien (2). " Qu'on ne m'accuse done d'avoir voulu faire faire des » pas retrogrades a la science; c'est plus avant au con- » traire et sur un nouveau terrain que je Tai portee ( T. I, » preface, pag. xiv, xv ) (3). " NeU'edizione del 1827 si trovano piu proposizioni ri- marchevoli che si cercano invano in quelle del 18 19: citero la seguente perche opposta ai principj che Tautore proclamo nel i8o3. // Dut-on produii-e son ble plus cherenient , ii importe " de soustraire la subsistance aux chances des speculations " ( T. I, p. a63, 453). " Ella e questa una massima di Genovesi e di Verri i quali stabiliscoao per cardine deir economia che t< la nazione dipgnda meno che sia pos- >f sibile dalle altre in tutto cib che sappartiene alia vita na- » turale e civile^ e sia il men che si possa debitrice d' ogni u altra (4). " (i) Questa proposizioiie noa e nuova , jua si potrebbe diria iuesatta; non nuova, giacclie tutti eanno ciie i fondi pubblici rappresentano il debito pubblico , e il debito pubblico si paga couiunemeiue coUe rendite private , non dovendosi ricordare il caso dc' Corsi die, per pagare i di-blti, vendettei'o la loro isola ai Genovesi. Si puo accusare d' inesattezza 1' accennata proposi- zione , giacclie la rendita non nasce solaniente da!!' industria , 111a dair industria e dalla qualita ed estensione del fondo na- turale ( terre , acque , niiuiere, selvaggiunie , ecc. ) ; quindi le rendite nella Svizzera sono niinori the in Lonibardia , benclie ii lavoro e 1' industria siano uiaggiori. (3) Questa verita volgare si vede in Genovesi { Econ. ital., parte Moderna. T. VII, p. 148 ), Filangieri. {Ibid. T. XXXII, V- 57, 58.) ' (3) Forse i lettori imparziali che vorranno verificare le nostre citazioni , couverranno che il sig. Sisiuondi non ]ia portato la scienza sopra nuovo lerreno, ma che uscito finahnente dalla scuoJa inglese ed eiUrato nella scuola italiana , ha proclamato i principj di questa conn: suoi , previa protesta d' avere antecedenteniente chiuso tutti i libri ( V. la pag. 84 di questo fascicolo ). (4) Economlsti italiani, parte Moderna. T. Vil , pag. ao6 , 320. T. XVII, p. 325. BibL ItaL T. XLVII. 7 o8 APffENDICE IX. Vendicata la proprieta degli scrittori Italiani die i! sig. Slsmondi attribuisce a se stesso, accenneremo alciine idee pariniente italiane die lo stesso autore attribuisce ai Frances! e agl' Inglesi. A ) Dapprima e cosa strana die il nostro autore dando uu cenno della storia delf economia politica, ri- cordi Sully come quello che sul principle del XVII secolo travide le sorgenti clella ricchezza nazionale , perche ac- cordo protezione alP agricoltura , e ripeteva che pdturage tt, labourage ctaient le deux mamelles de I'E'at ( T. I, p. a8 ) , fa sorpresa, dissi, che il Sisuiondi, si istrutto nella storia italiana, non accenni ne anche di volo il nome di Btno de Gozzadini, podesta di Rlilano nel XIII secolo, il quale scavo un lungo canale d' irrigazione e navigazione a van- ta^srio deir asricoltura milanese ; organizzo un censimento ^^ it»' i-i*i prediale da servire di base all imposta, stabili il prin- cipio deU'eguaglianza ne' pubblici carichi e in vittima del suo zelo per Tinteresse pubblico, come tutti sanno (i). £) Maggior sorpresa si prova alia pag. 38 ( T. 1 ), ove il nostro autore attribuisce a Quesnay la massima che il clanaro non costituisce la ricchezza degli Stati, colla quale fanfaluca egli dimostra d' avere dimenticato cio che avra letto in Damnzati, Bandini , Galiiaru, scrittori che precedettero il Quesnay ( Vedi i testi del Davanzati e del Bandini nel fascicolo CXXXI di questa Biblioteca, pag, 207-209, a 1 5-219). C) La sorpresa giunge all' estremo alia pag. 48 e 5i ove si legge : « Adam Smith cherdie la source ( de la u richesse") dans le travail Nous professons avec ,f Adam Smith, que le travail est la seule origine de la » richesse ( T. I. ). Vi sono qui due errori, uno di teoria, 1' altro di sto- ria. E errore teorico il dire che il lavoro sia la sola oii- giae delle ricchezze , e questa proposizione non ha bisogno di prova per chi conosce la diversa fecondita delle terre, delle acque , delle miniere , ecc. Egli e gravissimo errore storico r attrlbuire a Smith V avere indicato il lavoro quale fonte di ricchezza. Nissuno scrittore ha tanto ripetuto, dimostrato e raccomandato questo principio quanto Geno- (i) Verri, Storia di Milaao , T, I , p- -60, ediiione in 4.". del i7o3. PARTE STRANIERA. qO vesi, anteriore a Smitli. Egli considcra il lavoro , i." come causa di riccliezze ; 2.° coine dovere di ciascuno ^ 3.° come fonte di fclicita auclie la clii noii ha Ijisogno di lavorare. Egli non si ristringe ad esaminare il sue priiicipio nelle region! astratte della metalisica , nia lo segue in mezzo a tutte le instituzioni civili, finanziere , religiose. Egli vor- rebbe , per esempio , rispinte le nianifatture estere , per- che tolgono la\oro agli ardsti nazionali, e indcholiscono il fondamento della nazione , la fatica : condanna V intralciata procedura de' tribunali, perclie rubano tempo alia popola- zione lavoratrice ; scx'edita quelle instituzioni pie die fo- meiitano I' iiidolcnza e la poltroncria ; cita replicatamente quelle leggi , usi e costumi clie stimolano I' atlivita. La vanita degl' Inglesi e 1' ignoranza de' Francesi avendo spo- gliato lo scrittor Napoletano deU'onore die gli e dovnto , jiroduco alcuni de' suoi testi e cito le pagine delle sue opere in cui si trovano gli altri, nella nota (1). (1) Raccolta degli Econoniisti italiani , parte moderna , T. Vil pag. 76 , 93 , nota , 96, 100 , no, 1 11, 1 16-120 , 13/ , » » » 166, 187, 188, 194, 304, 2i3, 223, 288, 289, 5> » » 3o4, 3o5-3i7, 3i8, 341, 352. » YIII « 3o, 3i , 33-36, 78, 97, 171, 186, 190, 191, « " » 197? 247 , 248. 5. IX 3> 9, 220, 287, 258, 271, 287. » X » 38, 39, 149-165 ( delta necessita di tone la pol- troncria) Ecco ora alcuue delle massinie che si trovaao ne' luo- ghi sopraccitati. « I chimici , dopo d' essersi per molti anni latubiccato il j> cervello . . . lianno conosciuto finalmente che non vi e altro ?> mezzo di far danaro che Y onesta fatica. ■» La fatica e il capitale di tutte le persone , di tutte le 51 fainiglie , d'ogni stato, Quanto piu son quelli ch& trava^liano ^ j> tanto si sta megllo da tutti. 3> Le ricchezze d' una nazione sono semprc in ragione deila j> soninia delle fatiche. » E un colpo fatale alio Stato il fare che la gente si stimi « piu conteuta nelT ozio che nella fatica. j> Si vuol duuque lasciar guadagnare a coloro che faticano, » affinche le sorgcnti della privata e coinune vita non secchino. » Le prime tuassime che si voirebbero insegnare ai ra- » gazzi d' ogui ceto souo , che l' uonio e jialo per taticare ; che » la fatica e il dovere d' ognuiio ; ch' ella non e solameiite ue- )i cessaria uia utile: che iiiuno puo viver bene aeiii;a faticarej, 100 APPENDIGE Non posso laeciare 1' articolo tiel Genovesi senza rim- proverare al sig. Sismondi 1111' iiiesattezza imperclonabile. Esponendo il sistema mercantile , egli cita le due false basi su cui, a suo giudlzio, s' appoggia e sono le scguenti : i.° La riccliezza degli Stati e il daiiaro (T. I, p. 82); 2.° Fa d' uopo preferire al comiiiercio interno che e infruttifero , il commercio estero che apporta del danaro. Ora tra i seguaci del sistema mercantile il Sismondi cita Genovesi unitamente a Davenant , Melon, Stewart (Ibid, aiella nota alia pag. 29 ). Dopo questa citazione i giovani che non hanno letto lo scrittor Napoletano, gli attribni- ranno le due erronee massime antecedent!, il che sarebbe la massima delle ingiustizie. Infatti: I." II Genovesi, piu che Smith, piu che Sismondi, piu che Say , declama contro il pregiudizio che fa consistere la riccliezza nel danaro (i)j a.° Apprezza infinitamente il commercio Interno ed assai poco I' estero (2). j> clie niuno h sicuro de' suol beni e della sua vita in un 3» paese , dove la natura vuol che si mangi , e 'I costume che » uoa si fatichi ; che quel soli possono essere esenti dalla legge »» in sudore vultus tui vesceris pane tuo , a cui o per morbi o » per estrema vecchiezza manca la forza del faticare o per al- 3> tri utili impieglii manca il tempo , ecc. » (i) Ecoiiomisti ilaliani, parte Moderna, T. VIII, p. 89, 60, 275 , 299 , 3o5 , 3i3; T. X , pag. i38 , iSg. V. anche la nota susseguente , e la nota (2) alia pag. 96. (2) Pria che Pitt dicesse alia trlbuna dell' Inghilterra che il commercia interno di quell' isola stava al commercio estero co- nic 32 a 1 , pria di Pitt diceva Genovesi « pu6„ qui parere ad » alcuno , ch' io noii. istind gran fatto il commercio esterno. E 5> a dirla nettamente non lio mai misurato il suo pregio che 5) dalla necessita .... Quel politici che gridano indifFereutemente 5» commercio , commercio 1 fanao all' amore colla fantasia non colla » natura. » (Econoiuisti iCaliani , parte 3Ioderr.a,T, VII, pag, 198, nota (1). ) La cosa piu sorprendente si ^ che una delle ragioni per cui 11 sullodato scrittore censura il commercio esterno, e « la » soverchia quantlta d' orO e d'' argento che ci mena , la quale a » proporzione che cresce cost indeholisce le arti sostentatrici. E » certo gvande obbligazione abbiamo per quanto appartiene a w quesco punto al commercio della Turchia , il qu.ile serve di 5. scolo air oro e all' argento d' Europa. » ( Ibid. T, VIII, pag. 58-6o. ' PARTE STRANIERA. Id Dalle cose Jette risulta die i Nuovi principj deccnomia poliiica del sig. Sismondi si riducono alle seguenti propo- sizioni tratte dagll scrittorl Italian! anteriori al Sismondi, e che per la massima parte sono diametralraeate opposte alle teorie degli scrittori Francesi e Inglesi. I .° Fa d' uopo combinare in mode la riccliezza e la po- polazione che ne risulti la massima felicita possibile divisa sul massimo numtro possibile ( pag. 85, nota i ). a.° Conviene sacrificare qualche porzione di riccliezza per conservare 1' indipendenza nazionale (pag. 97 ). 3.° La produzione non e riccliezza se non quando e se- guita da proporzionato consume (pag. 98, nota i ). 4.° La popolazione ha per limite la rendlta di ciascuno (pag. 91 e 92). (Alia quale proposizione del Sismondi tratta da Beccaria fa d'uopo opporre Teccezione della Corsica e della Svizzera , ove un quinto circa della popolazione va al servizio degli Stati esteri e non potrebbe vivere suUe rendite proprie ). 5." Gl'interessi privati nella produzione della riccliezza possono essere direttamente opposti ; quindi a) L'interesse del fabbricatore puo crescere decre- scendo quello deiroperajo (pag. 87). h) II proprietario puo conseguire lucri a danno del lavoratore ( pag. 87 , nota 1 ). 6.° In questa opposizione e lotta degli interessi privati e necessario piu volte Tintervento del poter sociale (p. 86 e 87 ) ; e cio tanto piu quanto che , senza di esse , 1' equi- librio tra le classi sociali non si ristabilisce se non se colla morte delle piii deboli ( p. 95 , nota 2 ). 7.° Oltre i casi d' opposizione, vogliono 1' intervento del poter sociale le non rare eventualita d' ignoranza , indo- lenza, abitudini, prevenzioni , mancanza di previsione, scarsezza di capitali, ecc. , eventualita variabili nelle vi- cende delle nazioni, dall' infirao sino al sommo grado della civilizzazione (pag. 89-91). 8." La libera concorrcnza richiede dunque alcuni limiti, argomento che il nostro autore considera dal lato deU'an- gherie che possono soffrire gli operai , non dal lato delle frodi che si possono commettere contro il pubblico ( il quale secondo riflesso non e stato dimenticato dagli scrit- tori Italiani) (pag. 88, 89). {Sara continunto.) Melcliiorvp Gioja. J02 APPETSTDICE Essal sur les nielles etc , o sla Sagglo m i nielli , incisioni degli orefici fioreiitini del XV sccolo , del sig. Duchesne ilmaggiore. — Parigi , 1S26, presso Merlin , in 8° fig. \Uti affrettiamo atl annunzlare quest' opera, clic destar dee il piu vivo interesse in tutti gli amatori dclle belle arti, massime ia Italia, seconda patria di secondo II Duchesne f tra il Finiguerra e il Cellini t che giunse a .p5 APPENDICE r„r e da esse vie.,e costituila la inima serie de, prodott. ,e, >:;.e tssa relacWa„e„.e all' „„p«ss,one de le "™f =• „•„,. , descrivere queste stampe di una rai ui stiaoiai ^ rH per la maggior parte i»edi,e, c generalmen.e poco r„Ver isr. f„,a,ok ^»JO„e.,,c .u^;^ 3-- ;rder: 'ZSlt i^rJS." da es,„ v-e«a^. s«mpe trntte da, n.elh ^^^"J" ,„„; ; „;eiu co- co„piere c,„es.o '---o, .a.«o p,„ « - ^ '^^ ^^f/ ^l,,^, dotto conservatore del gabinetto ix. ^^le^lone In es.a trovansi 83 stampe di melli , 34 se ne ve nela vicca coUezione del conte ^^-"^^^J^::^ :J: es.i il defunto senatore Durazzo aveva fatto esegi me ^ane ::;i;; .01. se ne t^vano p-^/ ^ ^^ r^;r.:i- i rnnli vorremmo vedere nommato 1 mgiese si^. r,5^>>™r.^.ur::ak"aV^^«»e.;^.es.E,; clsione e le stesse mimitexze cl.e m alcuno d. quelle dt rinl si .,-o.ano, se™bra»o g„a.e.«ue la - - - . ; RaBionando di queste piodui.on. dell arte dot mellato, , ral';r„ou ha t'raseut-a'to « "'"""'t \ TZlXa' itu „aes,,.t, ai .-" - -'-» "^ "-; J. da'^C^^i^, ^i^e si limnga di aver fatto conoscere per la P^"^''] ^^^^f' ;! .nohi alii: dal suo catalogo si scorge che moltiaitei i luuiii diti o „,.,.h;tctt „ SI distinsero nl- faixiosi com* pittori, scultor. o aictiitctu „,„„,,.,., tresi per Ic loro nieUatme, c ira ed un terzo die iudica i Document i de'de cose accenrlate nella Scoria dei principi di Svevia , di Raumer. Nel toino 38.° leggonsi i seguenti articoli : Sit I'Atlant.e etnogrctfico del globo, 0 classificazione dei popoU antichi e moderni secondo le lore Ungue ^ per Adriano Balbi (i) i art. del Consigliere de Hammer : La continuazione della disainina dei sette mari: Sulla storia dei principi di Svevia: un articolo cVie viene in continuazione ad alcuni altri sull' opere del sig. Barone di Hormayr intitolata Vienna, la sua Storia e le sue Me- morie: sufla storia della filosofia pitagorica del dottor En- rico Ritter : sul Eodolfo di Absburg , poema eroico del sig. Giovanni Ladislao Pyrker: sul Motenebbi e sul Disxmo di Baki, il primo tradotto dalFaraho, il secondo dal turco dal predetto sig. de Hammer^ art. del sigaor Deinhnrdstein : suir opera del dottor Stiel^el intitolata Piccoli supplimenti ait arte salutare ; art. del dott. Bauer : su d' un"* opera di J. M. Radlinger die ha per titolo Andicuno noi incontro ad una juiova barbarie , o die cosa si ristaura in Europa ? La con- tinuazione della disamina suUa Storia delle arti del disegno presso i Greci, di Enrico Meyer, e sn Le epoche delle arti del disegno fra i Greci , di Federico Tliiersch. Nel foglio d' an- nunzj sono indicate le seguenti materie : / sepolcri dei Du- chi di Lorena, una Lettera da Costtmtinopoli del a 5 feblirajo 1827 intorno alio stato della lettei*atura in quel paesc e sopra le produzioni tipografiche di Scutari : un' altra del aS inarzo dal medeslmo luogo ed anno sopra T o|)era di Guglielmo Lindemann stampata a Dresda in quest"" anno , intitolata Stainbul, ossia CostantinopoU , come e al presenter Fkwii Crescoidi Corippi Johannidos , seu de bellis libjcis li- hri VH ex Codice Mediolanensi Mnsei Trividlii opera et s/udio Petri Mazzucchelli: sul Contrassegno dei nomi sostantivi co- muni mcdiante le leltere iniziali wajuscolc. (1) Di <|uesl.' opera raginiieid auuhc la Bibliotrca Itidiuni. Il6 API'ENDICE (Euvres inedites de Proclas , philosopJie grec du cin- quieme siecle dapres les manusciits de la bibliothe- que royalc de Paris , publlees par Victor Cousin , professeur siippleant de I'histoire de la philosophie vioderne d la faculte des lettres de V Acadernie de Paris , maitre de conferences d Vancienne ecole nor- juale. II professore Cousin , il quale tanta fama si acquisto con le proprie specwlazioni lilosoficlie , voile anche asso- ciare a questo nierito quell' altro , certamente non picciolo , di fare meglio conoscere le dottrine di quel pensatox'i , le cjuali , mentre costituirono od in tntto od in parte nuovi sisterai di filosoiia , contribuirono ancora a promovei'e od a modificare 1' inciviliinento dei tempi andati. Con questo disegno egli pubblico le opere tutte di Cartesio, di quel filosofo die oso il primo scuotere il giogo dell' arlstote- lismo , e chiamare la ragione a reggersi con le j^roprie f orze :^ indi venne traducendo in francese le meditazioni del divino Platone , ed ora sta per rendere di pubblica ragione il sesto volume delle opere inedite di Proclo ; di che sino dal 1820 egli era stato incaricato dal Governo del re di Francia. La scuola di Atene , la quale crebbe come su le rovine di quella di Alessandria , ed esercito un' inflitenza non mediocre sul cadente incivilimento del basso impero , ebbe tra i suoi piia celebrati maestri questo filosofo. Per la qual cosa sia quelli che vogliono soltanto conoscere le diverse vicende dello spirit© umano nel suo procedere , sia quelli che bramano eziandio osservarle in rapporto al potere che possono esercitare sul vivere so- ciale , sapranno buon grado al sig. Cousin , il quale nelle opere di Proclo , che ora mette alia luce , oiTre a loro nuova materia d' important! meditazioni. PARTE ITALIANA. 1 I7 PARTE 11. SCIENZE, LETTERS ED ARTI ITALIANE. LETTERATURA. BIBLIOGRAFIA. Lettere Bibllogrnficlic dl Costaiizo Gjzzera , professore di filosofia , assistente alia Biblioteca della R. Uni- versitd , memhro della R. Accademia delle Scienze. — Torino, pTcsso Pletro Giuseppe Pic, in 8.° di pag. 78. Q Oebbene questo libretto non poi'ti data, e la prima cli queste due lettere sia stata gia pubblicata in francese nel n." 10 degli Archivj storici e statisdci del dipardinento del Jtodano ^ recentissima ne e tuttavia la stampa, apposta essendo alia seconda lettera la data del 26 marzo 1826, e letta vedendosi alia R. Accademia nel di 6 di luglio suc- cessive , e la prima anzidetta venendo ora pubblicata in originale con cambiamenti ed aggiunte. Passeremo con rapidita su la prima di esse, clie con- cerne principalmente alcuue produzioni della tijjogralia Lio- nese del secolo XV, il librlccino des quatre choses , il ro- manzo di Ponto e della bella Sidonia, la sposizione degli Evangelj, il Doctrinal des filles; altre del Piemonte, d'Aosta o d'lvrea, e di Caselle, ed altre francesi poco note ^ ma a piu diligente esame ci chiama la seconda , diretta al dotto storico della letteratura ligure, sig. Giovanni Battista Spotorno. In questa si fanno dolcemente sentire alio Spotorno tutte le difficolta che incontrerebbe chi rapire voles se ad Alba il vanto di aver dati i natali all' imperatore Pertinace, chiaro essendo a questo proposito il testo di Sifilino abbreviatore di Dione Cassio , il che non esclude che in Vado conti- nuasse Pertinace ad esercitare per mezzo di agenti suoi, per homines suos, la uiercatura gia stabilita cola dal padre Il8 A P P E N D I n E s«o. Si ammette che il vescovo Grossolano, troppo celebre sul finire del secolo XI ed a[ principio del seguente, iioii fosse Lombardo; ma non per questo si accorda che Lignre ei fosse, sembrando piuttosto per la perizia sua nelle greclie lettere un uomo della Magna Grecia, un Calabrese, come generalmente fa creduto. Qualche dubbio si maove altresl suil' esistenza di una Zecca in Geuova avanti il privilegio del re Corrado . e sii la distinzione tra moneta e medaglia introdotta tra i danari savoiiesi ; si conferma coUe notizie tratte da nn codice torinese la snpposta ami- chevole corrispondenza dello storico Giovanni Stella col celebre Coluccio Salutato , cancelliere del comune di Firenze; M acceiinano colla occasione medesima alcuni scritti poco ■conosciuti del Bracelli ; si nota che Uberto FogUetCa (a eletto storiografo dal Duca Emanuele Tiliberto avanti che lo fosse della Repubblica ligure, e storiografo di Savoja si fa ve- dere anche Lnca Assarino , parimente genovese : alia citta di Novi si accorda 1' onore di avere praticata Parte della stampa ne' primi 20 aiini del suo spargersi per T Italia , benche s' impugni che cittadino di Novi fosse quel Niccolb Girardengo die stampo e probabilmente nacque in Pavia, e finalmente con buone ragioni si conferma 1' opinione dallo Spotorno emessa die a Savona debba ascriversi 1' edizione fatta verso il 1474. del Dottrinale del Villadei^ corretto, non altrimente che il Boezio ^ da Venturino de' Priori. Tutti questi argomenti sono trattati con sana critica, con co- piosa erudizione e con un contegno urbano che servire potrebbe di modello a tutte le discussioni di questo ge- nere. Ma il punto di quistione piii importante che agitato vedesi in questa lettera , non puo riuscire indili'erente ai Milanesi, giacche il Gazzera si accigne a combattere di fronte r opinione dello Spotorno che alia patria nostra togliere A'orrebbe, per attribuirlo alia Liguria, T onore di aver pro- dotto in Filippo Lavagna il primo nomo italiano, com'egli scrive, die dopo la portentosa scoperta dei Tedeschi met- tesse in pratica 1' utilissimo artifizio della stampa. A noi parve di vedere che lo storico della letteratura ligure si lasciasse talvolta oltre i giusti confini trasportare da caldo amor patrio , non mai eccessivo ne riprovevole, se non allorclie si sviluppa a discapito di altri popoli o paesi; ma la pretesa concernente il Lavagna ce ne fornlsce una PAFxTE ITALIANA. II9 prova manifesta , perclie dal debole fondamcnto dell" ana- logia di quel iiome con quello di una terra del genovesato voile dedurre la conseguenza che il detto Filippo fosse ligure o genovese, soggiugnendo ch' egli fu stanipatore di professione e che prinio fra gl' Italiani si diede a stampar libri in Italia. Contra queste asserzioni tutte si leva il Gazzcra, ma sebbene questi trattar sembri la causa dei Milanesi, tali pero non sono in tutte le loro parti i suoL argomenti che non richieggano dal canto nostro alcune osservazioni. Ben a ragione nota il Gazzera clie la parola Lavagna ( applicabile , fors' anche in que' tempi, a cosa anzi che a paese ) , indicava il cognome non gia la patria di Filippo , senza che dal cognome stesso dovesse la patria desumersi ; e mentr' egli questa sentenza conferma con esempi tratti da antiche e distlnte fiimiglie torinesi, noi potreramo molti ao-2iun2:erne di faniiiilie milanesi, dette anche in addietro di Scozia^ di Crenia , di Pisa, o Pisani, Bolognim, Bresciani, Bergainaschi , Padovani , Piacentini , AUemagna , ecc. senza che gl' individui portanti que' cognomi fossero scozzesi o alemanni, o nativi di alcuna delle citta delle quali tratto avevano il nome del loro casato. Molti cognomi ne' secoli anteriori al XV , come osservo anche il Muralori , format! si erano dai patrouimici , e tale essere poteva anche quello di Filippo, ma gia erano in quella eta appiicati ad indicare soltanto la famiglia o il casato. E qui ne torna a propo- slto di far riflettere che lo Spotorno, rigettare non potendo questo inconcusso principio, si raftorzo coll' autorita del Sassi che disse non avere trovata tra le fautiglie nobili di Milano quella dei Lavagna, mentre nobile erasi intitolato nelle sue soscrizioni il nominate Filippo. k questo rispose debolmente il Gazzera , mettendo in campo la congettnra clie di stirpe nobile non fosse Filippo, ma che compero avesse egli, dopo di essersi arricchito, il titolo di nobilta^ ne forse poteva addurre risposta piii concludente; ma noi per la situazione nostra nieglio informati, avvertiremo lo Spotoriio , che il dotto bibliotecario Sassi in tutt' altri stndj imraerso , o non pratico le dovute indagini, o ingannossi, come gli avvenne in altre cose di fatto, perche la nobile famiglia Lavagna snssisteva in Milano fino dal principio del secolo XVI , come indubitata fede ne fanno 11 Morigia e il Benallo nell'elenco dell' antica nobilta nostra^ e continuo I20 APPKNDICE a snsslstere con oiiore per piii di tre secoli , con casa an- tica nella contrada di S. Pietro all' Orto, con insegne gen- tilizie e con altri distintivi, ne si estinse se non che ai giorni nostri , rimasta essendo un' miica fanciulla che si accaso in una fami^lia nobilissima di Mantova. Potrebbero citarsi numerosissimi atti pnbblici di que' secoli , nei quali si fa menzione della nobile famiglia Lavagna, e si ricordano indiviclui della medesinja che cariche illustri sostennero. Piu volte fa chiesto ai signori Lavagna, se ne' loro piu antichi docnmenti conservassero memorie di Filippo , o dell' arte tipografica da esso esercitata;, ma quelle domande secondate non furono, perche non se ne conosceva la let- teraria importanza , o perche temevasi ancora di far torto alia professata nobilta col dissotterrare le memorie di un avo artigiano : non e tuttavia impossibile che qualche giorno si scopra alcun documento relativo a quell' epoca, e intanto ci sembra ben provato che contraria al fatto era l' as- serzione del Sassi alia quale lo Spotorno si appoggio. Non ci tratterremo lungamente suUa giusta osservazione del Gazzera , che in moltissime edizioni Filippo s' intltola Milanese, Genovese non mai ; ma passeremo tosto alia seconda sua tesi, nella quale, intento soltanto a combattere lo Spotorno , si studia di provare die il Lai'agna non fosse di professione stampatore , o sia 1' arte per se stesso non esercitasse, ma facesse era da uno, ora da altro tipografo stampare libri a spese sue. A sostegno della sua opinione egli invoca le edizioni note in numero di 42 in circa , nelle quali e segnato il nome di Filippo , e in una meta delle quali apertamente si dichiara che impresse furono a sue spese e per opera sua da noti o ignoti stampatori; S02;giunge poi le osservazioni , che anche negli anni me- desimi in cui apponeva alle soscrizioni di alcuni libri la clausola arte et impensa, altri ne pubblicava colla sola indicazione impensis , o pure opera et impensis; che se vera fosse la data del 1469 apposta al libro intitolato : / mi- rncoli della gloriosa Verzene Maria , strano sarebbe che il Lavagna , primo introduttore di quell' arte in Milano, avesse lasciati per qualche tempo inoperosi i suoi torchi, mentre il parmigiano Zarotto cominciava a pubbllcar libri in copia e corrette edizioni di classici autori ; come pure che il Lavagna stesso , dopo la bella sua edizione delle Epistole di Cicerone del 1472, interrompesse ancora i suoi lavori PARTE ITALIANS. 121 per non rliJfgllarll se non clie dopo di avere stretta so- cieta col Montano e col Valdarfer ; che meatre ad alcune edizioni apposta vedesi per parte del Lavagna la frase non equivoca impressum o inipressit , molt' altre uscite veggoasi negli anni medesinii da altri torclii colla frase : opera et impensa , e che in fine, se stampatore realmente egli era, non potrebbe intendersi come negli anni 1479 ^ 148 1 chiusa tenesse interrottamente la sua ofiicina , giacclie al- cun libro in quel periodo non si annunzia da esso stam- pato , e tutti diconsi invece pnbl)licati a sue spese , fino ai Consign del Barbatia che come da esso impressi ricom- pajono dopo sei anni di riposo; da tutte le quali cose si vorrel^lie dedurre che negoziante soltanto o librajo 11 Lavagna, tipografo non fosse per se stesso, ma secondo r opportunity si servisse di altri tipografi , in molte edi- zioni apponendo il proprio nome e quello del tipografo omettendo , cosa da molti altri nel secolo XV praticata. Mentre grati ci mostriamo al sig. Gazzera per aver egli pigliate le parti nostre contro di chi rapirci vorrebbe ii Lavagna per ascriverne V origine a Genova, non possiamo con esso convenire interamente nella seconda sua propo- sizione x'elativa alio stesso Lavagna, come dal gia nomi- nato libro de' niiracoli de la Verzene Maria , portante la data 1469, noi pigliamo argoraento di rettificare alcune idee del Bibliografo , sebbene con esso ci troviamo per- fettamente d"" accordo nella massima, che all' apposizione di quella data occorso sia lo sbaglio di una decina. Parlandosi alia pag. 68 delle lettere bibliografiche di questo libro certamente rarissimo, si dice che il solo esemplare del niedesimo nolo in Europa e quello della Biblioteca della R. Universita di Torino , e contrastandosi alio Spotorno 1' as- serzione clie la data del 1469 e tenuta (per vera) da tutti gli scrittori piii acrurati ed imparziali , si adducono alcune citazioni onde provare che V opinione contraria fu sostennta da uomini dotati di senno ^ e di nuovo si entra nd esaminare la forma , il numero delle carte , le linee , le segnature ecc. del libro medesimo , come se per lo ad- dietro non fosse stato alcun diligente esarae su le stesse materie istituito. Strano sembra die al Gazzera noto non sia che Milano non e priva di quel giojello, e che un beir esemplare se ne conserva tuttora nell' I. R. Biblioteca di Brera, del quale si e piu volte pailato ne' pubblici J 22 A T V r^ N D I C K (o E N D I C E Clie prlmo tr.i gl' Italianl non fosse il Lnvagna, beiiclie stampatore , a pubblicar libri in Italia , come avvisa lo Spotorno , bastereljbero a dimostrarlo le clue Ijellissime edi- zioni principi di Sesto Pompeo e di Poinponio Mela del 147 1 5 alle cjuali il sig. Gazzera non lia fatto bastante attenzione. Se il Lavagna avesse fino da quell" epoca con- dotto agli stipend] suoi lo Zarotto (e molto piu se avesse gia prima pul)blicati i miracoli della Fier^ine), non avrebbe certamente omesso di apporre il suo nome a quelle edi- zioni di classici , egli che sollecito si mostro, se non pure anibizioso , di sottoscriversi con qnalcbe qualificazione a molt' altre edizioni posteriori, certamente di minor pregio, e tralasciato non avrebbe di procurarsi questo onore nelle prime. E di vero ci senibra clie ai priraordj , o come di- cesi dal biljliografi, agli inciwaboU della milanese tipografia debba riferirsi il Pomponlo Mela, nel quale probabilmente per la non ferma pratica acquistata ancora dagli operai, si lascio bianco il rovescio di un foglio, e quindi rimasero biancbe alcune pagine , alle quali per una specie di scru- polosa ingenuita , tutta degna di que' tempi , si apposero le parole : nihil deest. Novella prova dello sbaglio avve- nuto nella data dei miracoli, perche in questo libretto si vede r arte gia adulta , senza difetti o errori, e con di piu le segnature , mancanti nel Mela e nel Sesto Pompeo. Ci siamo alquanto dilFusi su questo punto di critica assai importante per la bibliografia, per la storia letteraria e per quella massimamente della tipografia milanese: I ." onde mostrare il conto in che teniamo i talenti e gli scritti del sig. Gazzera, come quelli pure del signor Spotorno , benche questi tentato abbia di involarci il nostro cittadino Filippo Lavagna; a.° onde corroborare gli ar- gomenti addotti dal primo, per rivendicare il Lavagna alia patria nostra f, 3.° onde mettere in cbiaro che non solo possedevasi in Milano un esemplare del libro rarissimo de' miracoli della Vergine , ma che se n' era altresi intra- preso da un nostro chiarissimo letterato il piu diligente esame gia da i5 anni , ne piii si era lasciato sussistente 11 dubbio che erronea non fosse la data del 1469 apposta a quel libro , sebbene essa di un anno o due rinculare facesse la nostra tipografia ; 4.° onde temperare con qual- che argomento la troppo cruda asserzione del sig. Gaz- zera, che il Lavagna eschulere vorrebbe dal catalogo degU PARTE ITALI4NA. 12$ stampatori ; 5." finahnente onde rendere a tutti il do- vuto onore , al parniense Znrotto come priino stampa- tore , al Lavagna come promotore chiarissimo e maestro ileir arte tipo2;rafica in Milano tine dal 1473, non meno che per conservare iiitatta alia patria nostra la gloria di n \'ere prodotte per opera di itn Italiaiio , nei primordj del- r italiana tipografia , edizioni belle e corrette di aiitori classici latini , degne tuttora d' aramirazioiie. F I L 0 L 0 G I A. 71/. Tnlld Ciceronis Opera ex recensione Christ. Godofr. ScHUTZii addltis conmientariis. Tomi IV ^ F , VI € VII. Titi LUii Pataiini opera quae extant omnia ex re- censione G. Alex. RupERTi cum supplementis Frein- sHEMii. Tom. XIV. Pub. Ovidd Nasonis Opera Omnia ex recensione Pe- tri Burm an i. Tomus XII. — Augustoe Taurinorum, 1826, ex typis Josephi Poniba , in 8.° Sono quest! i volumi 55, 56 , Sy, 58, 59 e 60 della collezioue dei latini scrittori che si pubblica in Torino, e della quale abbiamo sovente avuta occasione di lodare gli editor! per la loro soUecitudine , per la bella esecuzione della stampa e per la cura pigliata alia correzione dei testi. I primi quattro di questi volumi delle opera di Cicerone coutengono tutte le Orazioni. Alia orazione per Cluenzio Avito nel tomo V aggiunta si vede la dissertazione di Nicolb Ortensio, de re framemaria Eomanonim , in cui si tratta della parsimonia da prima, poi delPavarizia del popolo Romano, del grano comperato o riscosso per tributo , di cui quel popolo faceva uso , dell' origine e della cagione delle lar- gizioni che in Roma facevansi di grano , delle diverse leggi frumentarie o relative alle granaglie , delle distribuzioni dei grani , dei curatori e distributori dei niedesimi e iinal- mente delle provincie dette frumentarie ; e in fine di cia- scun volume si trovano le varic lezioni e le Osservazioni sopra Asconio Pediano e T antico Interprete anonimo. Nel tomo VI aggiunte vcggonsi parimente alcune anno- tazioni su T antico comentario, che spesso vedesi citato 126 A I' P E N D I C E nelle note alle Orazloni di quel volume; e il VII si chlude colle Filippiche, Non possiamo pero dispeiisarci dal far osservare, die qnesta edizione va a rendersi assai piii pregevole e ricer- cata anclie oltremonti , perche il quinto volume e ricco di "varianti tratte dai framnienti iuediti di Cicerone, raccolti da Hii palinsesto torinese per cura del celebre Peyron. Alcune di queste sono importantissime , come il cambia- niento del nome di Litcullo ia quelle di Lucilio , di qnello di Aquillo in Aquilio , del A^ocabolo cederet ia faveret , e molte altre assai riguardevoli die sparse veggiamo ancora nelle copiose note al testo : si sono pure opportunamente agglunte alcune varianti all" orazione per S. Roscio Aine- rino , tratte da quelle die il eel. Niebuhr ricavate aveva dai paiinsesti vaticani. Aggiugneremo pure a lode di un correttore della tipo- grafia Pomba, die cgli lia creduto di avvedersi di qaalche errore delT editore Schutzio , talvolta piii del dovere pro- peuso ad abbandonare la lezione piu comune per sosti- tuire le proprie o le altrni congetture ed annotazioni. Tanto piu siamo fondati a reputare vantaggiose le correzioiii da esso proposte, quanto die egli e riuscito ad avere alle mani le seconde cure apposte alia orazione pro Plancio , dal celebre nostro Garatone , e voile altresi approiittare delle nuove scoperte dei dottisslmi 3Iai e Peyron. Noi ab- bianio sott' occbio tutte queste correzioni o variazioui die sono indicate colle lettere T Y P , e tutte avendole esami- nate, nou possiamo die congratularci col correttore, sin- golarmente per quella alia pag. i65 del tomo IV, per quelle delle pag. i3o, 177, 207, 375, 892, 896, 408, 487, 5i3, 5]8, Sio, 521, 537, 540 , 546,5696580 del torn. V. Nel VI trovate abbiamo altresi degne di lode le note e le emeudazioni alle pagine 89, 96, 121, 149, i5o, 2o5 , 829, 365, 421 6497. Un piii gran numero trovato ne abbiamo ancora nel torn. VII, e belle congetture si sono pure proposte alle pag. 98 c 863 del tom. IV, 191 del V, 218, 221, 222, 39^^^ 472 del VI, e 256 del VII. Anclie nei tre primi volumi die forniarono argomento dei precedent! articoli , si inserirono alcune importanti cmendazioni. Queste possono vedcrsi nelle pag. 78, 1040 249 del torn. Ill, e specialmente nella citata pag. 104 fu inscrita una nola die alcimo potrelihe forse trovare ardi- ia , ma die ci seuiljra tuttLivia J)eu foadata. rAniE itAlLiana. 127 11 quinto del volumi cla iioi annunziati, die e 11 XIV ed ultimo delle opere di Livio secoiido T edizione del Ru- jterti c coi supplementi del Freinshemio , contiene alcune tavole storiclie , costrutte secondo I' ordine Catoniano, die comprendouo le serie dei re e del consoli e quiiidi degli imperatori roniani siao ad Augustolo ; alcuni monunienti deir antid.ita, cioe le leggi delle XII tavole, le iscrizioni della coloiina rostrata , il Senatus-Consulto dei Baccanali , e il nionumento Ancirano pubblicato dal Chishiill; una dis- sertazione del Creverio intoruo ai pesi , alie monete e alle misure menzionate da Livio; un'appendice dello stesso au- tore su la moneta indicata col nonie di aes grave; e una notizia letteraria iatorno a Livio, ai suoieditori, interpret! e traduttori, estratta dalla Biblioteca latina di G. Alberto Fahricio, accresciuta (XaW Ernesd. Seguono due indici co- piosissiini , 1' uno delle cose e dei nomi proprj die s' in- contrano nelle storie Liviane e nei supplement! del Frein- shemio, r altro dei nomi proprj e delle cose die si tro- vano nella Epitome dei Libri Liviani. Gia altrove aniiunziammo la pubblicazlone dei primi sei volumi di Ovidio, secondo il testo di Pietro Burnianno , e parlossi altresi del loro contenuto. In questo si presen- tano prima di tutto il poemetto intitolato Ibis, e un lungo discorso di Salvagno Boessio sul poemetto medesimo , nel quale si fa vedere die molti posero niano a questo lavo- ro , e die tuttavia vi si contengoiio grandi oscurita; si glustifica il suo vero titolo, e se ne espone 1 argomento, inserendosi all' uopo altre belle notizie. Seguono la raccolta de' framinenti di Ovidio, la di lui vita in ordine cronolo- gico disposta da Giovanni Massoni; le testimonialize e i giudizj degli antichi intorno ad Ovidio stesso, e finalmente un indice generale aiuplissinio , compilato dal cliiarissimo editore parigino , il sig. Lemaire. Menti-e lodiamo sempre piu la soUecltudine e V esattezza degli Editori Torinesi , non d' altro vorremmo lagiiarci se non die di vedere quest' indice assai ben fatto e importantissimo , non cliiuso in un solo volume , cosicche in questo non ci trovianio se non die al fine della lettera G. Quanto sarebbe state piu comodo e piii decente il riunirlo tutto in un volume, benclie si fosse trovato necessario di aunientarne alcun poco la mole 1 L' indice altroadc non potrebb' esscre me'= glio composto o compilato. 128 ArPENDICE Dizionarlo della lingua italiana. — • Padova , 1827, in 4.° Soiio pubblicati 4 fascicoli. Prezzo di cia- scuno , lir. 5 austriache. Dai quattro fascicoli finora pubblicati non possiamo che bene augurare di questo nuovo Dizionario. Editori ne sono i signori Luigi Carrer ed abate Fortunate Federici. Essi ne comniisero la coriezioae all' intelligenza ed alle sollecite cure deir egregio sig, Angelo Sicca , uoino di non comuni cognizioni dotato nell' italiana filologia. Moltissime sono le giunte die incontrate vi abbiamo , tratte dalle piu impor- tanti opere die in fatto di lingua italiana videro la luce nell' eta nostra, di filologici scrittori si feconda. Ma finora cl e mancato e il tempo e 1' agio per ben riscontrarne il testo ; ne sapremmo afFermare di quale giovati siansi gli editori. Se mai si attenessero a quello dell' edizione fattane recentemente in Bologna , noi li vorremmo avvertiti di andar molto a rilento , non essendo esso scevro di mende ; e piuttosto ameremmo che si valessero delle stampe del Manni di Firenze o del Pitteri di Venezia. Noi ritorneremo 6U questo Dizionario , t-^ sto che sara giunto a compimento il suo priipo volume. ROMANZI. / promessi sposi , storia milanese del secolo XVII , scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni. — Mi- lano , 1825 e 1826, presso Vincenzo Ferrario , vol. 3, in 8.°, di pag. 11 36 complessivamente. Lir. 12 ital. Per ora noi non facciamo che annunziare quest' opera cosi miova e iuiportante : perocche chi ne parlera non pote prenderne 1' incarico se non in questi ultimi giorni, e la materia doraanda lunghe e meditate parole. Sibilla Odaleta , cpisodio dclle guerre d Italia alia fine del secolo XV, romauzo istorico di un Ita- liano. — Milano , 1827, presso Antonio Fortunato Stella e figU- Volumi due, in 12.°, di pag. 664. Lir. 5 ital. Noi invitiamo i nostri lettori a provvedersi tosto di questo bel romanzo , del quale parleremo distesamente a PARTE ITVLIANA. 129 suo tempo ; e nel genere di Walter Scott , e i' imitazloae dee dirsi felice. ANTIQUARIA. Monumentl sabinl descritti da Giuseppe Antonio GuAT- TANi , professore di storia mitologica e costumi , segretario dell Accademia romana di archeolo^a , di qiiella di S. Luca , ecc. — Roma, 1827, dcdla stamperia di Crispino Puccinelli. Vol. i.^, in 8.° La classica e beata terra della Sabina meritava senza dubbio una piu arapia e meglio ordinata illustrazione , poiche tntto cjuello die se ne conosceva sinora sparse in diversi libri non era sufficiente ad appagar le brame degli eruditi e degli antiquarj. Quindi il prof. Guattani , noma chiarissimo tra gli archeologi , ha procurato di soddisfare a tal bisogno con un' opera estesa e ricca di notizie scelte con critica e disposte con bell' ordine. Riunendo egli cio che si sapeva da prima a moltissime altre nozioni e scO' perte nuove , sembra che non debba lasciar nulla a desi- derare sopra T interessante argomento che ha preso a trat- tare. L' opera e divisa in tre volumi coif aggiunta di varie carte a ciascun volume. Sinora non e uscito a luce che il primo nel quale contengopsi T introduzione , 11 piano deir opera e la spiegazione dell' annessa carta corografica. Vi si tratta della nuova scoperta della Trebula Suffenate e di Ficulea, Iiioghi ambidue ignorati sinora relativamente alia precisa loro ubicazione. Vi si propone inoltre la piu acconcia maniera di eseguire un viaggio antiquario sopra quei monti che richiamano tante memorie e presentano oggetti di natura e di arte veramente rnaravigliosi. Noi torneremo a parlare e piu distesamente di quest' opera , quando , pubblicati gli altri due volumi , ne sara compita 1 edizione. BIOGRAFIA E STORIA. Florilcgio storico , ossia inassime comprovate colla Storia di tiitti i tempi, di Vincenzo Barbaro. Vol. I, II. — ■ Venezia , 1826-27, dalla tipografta gov. di Giuseppe Gattei edit. In i6.° dipag. 279 e 280. Perche la civilta si estenda sulk moltitiuUne di una nazione , voglionsi avere libri d' ogni maniera , onde le Bibl. Ital. T. XLVII. 9 l3o APPENDICE varie class! degli uomini nelle varie loro indoli , cafatleri e situazioni trovino adattati mezzi d' istruzione. Questo Florilegio storico puo recare facile diletto ed utile istruzione a molti , se fia vero in proposlto di utile istruzione che sapendo I' uomo come in tale e tale altra circostanza altri si condusse , trovandosi egli nello stesso caso od in simile , sia portato a segui/ne,^ o a fuggirne 1' esempio. Noi toc- chiamo qui leggermente un problema , che meriterebbe un esame profondo : ne andrebbe forse lungi dal vero chi pensasse essere non poca esagerazione in quanto tutto giorno si ripete circa 1' utilita della storia. Volendo subli- niare il discorso, noi p. e. possiamo considerate una mol- titudine di fatti nella stessa storia e antica e moderna re- glstrati, i quali comprovano, che in similissime circostanze uomini potenti , e indubitatamente istruiti, fecero tutto al rovescio di quanto per gli esempi storici avrebbero dovuto fare , non diremo per la utilita del genere umano , ma per r interesse e la gloria d' essi medesimi. Clie dire poi de' privati ? E certamente un gran vantaggio aver 1" intel- letto illuminato. Ma e grande sciagura la perpetua lotta , in che le passionl mettono il cuor dell' uomo col suo in- telletto. Ma lasciamo la cura ai filosofi moralisti di pene- trare le secrete moUe , per le quali ciascun uomo si muove ad operare ; e diciamo alcun che del Florilegio storico del signor Barbaro. I due volami che annunciamo saranao seguiti da due altri. La diligenza del sig. Barbaro in rac- cogliere tanti fatti , per la piu parte particolari , e in classiiicarli sotto diverse categoric di virtu , di vizj , di passioni, di abltudini, di qualita insomma buone o cattlve , e degna di commendazione. Nel tempo de' libri rari^ poco sarebbe raancato al Florilegio storico del sig. Barbaro 1 essere stiniato opera classica. Che essenziale diiferenza troverebbesi mai tra essa, e quella de"" fatti e detti memo- rabili di Valeria Massimo 'f Al sig. Barbaro pero e raancata la correzione dello stile. Ma anche senza questo difetto, il suo Florilegio, come molti moderni libri, che in cio non peccano , passera forse senza rinomanza per la sola ragione ch' e venuto da poi. I primi sono sempre nell' opinione preferiti , tanto perche 1' essere stati i primi e un giusto merito , quanto perche v' ha tra gli uomini succedenti una imperiosa prevenzione , la quale per lo piu non e se non r e&presbiouc della nostra jaerzia. Costa troppa fatic^ PARTE IT\L1A.NA. l3l Tesanie di confronto; e stare al detto o al fatto altrui e per la piu parte degli uomini comodisslma cosa. L' opera del sig. Barharo ha eccitate ia noi queste considerazioni : altre migliori aveano per avventura a cio un diritto mag- giore i e 1' occaslone sola e mancata ; percio i nostri leg- gitori non supporranno al nostro giudizio sulla medesima una estensione^ alia quale non abbiamo inteso. Grand' albero genealoglco storico de' popoli italiani compilato da P'letro FioccHi. — M^lano, 1827, presso V incisore Stucchi , in due fogli papali , lir. 9. 20 ital. Nata era da qualche tempo nella Germania 1' idea di formare questi alberi genealogico-storici delle nazioni, de- scrivendoli con linee irregolari che facevansi scorrere con tutte le loro variazioni a guisa di fiumi. Ora lo Stucchi, editore del quadro cronologico storico universale , ci presenta r albero dei popoli italiani , che diinostra il suo principio , non da uno stipite comune , ma da diverse grandi famiglie divise in altrettanti tronchi , quanti ne' piii i-emoti secoli compresi erano nella regione che poi nominossi Italia. Que' tronchi, scendendo vertlcalmente , si suddividono o si riuniscono a norma delle rivoluzioni a cui que' popoli sog- giacquero , sino all' epoca luminosa della romana potenza , in cui tutti concentraronsi come in una sola nazione. Quel tronco si bipartisce in appresso , e mentre va a perdersi il rarao deli' impero d' Oriente collo scemamento de' suoi possedimenti in Italia , progredisce quello d' Occidente , diramandosi in molti piccoli dominj, donde poi nacquero i diversi Stati e le diverse sovranita ora esistenti. Veggonsi i fasti particolari dei popoli , le fazioni , le guerre , le conquiste, le perdite, i progressi delle lettere, delle scienze e delle arti, le invedzioni e le scoperte degl' Italiani, e gli uomini piii celebri per qualunque titolo della nostra na- zione , cosicche in un colpo d' occhio puo acquistarsi , senza ricorrere a lunga lettura, notizia di tutto quello che alia storia d' Italia strettamente apjiartiene. Ai lati del quadro scendono tre scale cronologiche , dalle quali partono le linee orizzontali che il quadro attraversando , indicano il secolo a cui si riferiscono gli avvenimenti , mentre a questi l3a APPENDICE stessi, come pure ai nomi del regnanti, si fantio prece- dere altri numeri , che ne' tempi aiitichi dinotano gli antii del niondo sino all' anno 784 avanti G. G. , e quindi se- guono corrispondenti cogli anni di Roma sino al principio. deir era volgare che ne conduce sino ai tempi presenti. I nomi degli uomini celebri sono frammischiati con quellL delle invenzioni e delle scoperte, non die coi progress* deir incivilimento nella colonna a destra ; ma alcune cose veggiamo pure notate in quella a sinistra , che piii ragio- nevolmente potrebbero nella destra medesima aver luogo. Tali, per es., sarebbero le prime scoperte di CrisCoforo Colombo, I'in^enzione dei mulini a vapore di Giovan Bran- ca , ecc. ; cosi in questa colonna a sinistra vediamo notati i primordj della lingua volgare sotto il secolo XI , nel XIII il risorgimento dell' agricoltura e dell' indqstria , e non mai in alcuna epoca troviamo quello delle lettere, Malgrado pero queste osservazloni ed altre ancora che far si potrebbero e che vorremmo emendate, e malgrado al^ cuni errori di ortografia dei nomi proprj , come Sillio itai lico , per Silio, Tribellio per Trebellio, Fronto per Frontone, TertuUano per Tertulliano , Labeo per Labeone , ed altri pochi di massinia, come il coUocamento di Macrobio e di Q. Calabro tra gli storlci, mentre filosofo era il primo, poeta il secondo f, utile reputiamo la pubblicazione di questa tavola , come quella della precedente , in quanto che molte notizie presenta in piccolo spazip raccolte e crqnologica- mente ordinate. Prose scelte da piii dlstlntl storicl itallani dal secolo XIII a tutto il XVIII , in modo disposte da pre- sentare una serie di grandi avvenimenti , cd una succinta Storia d Italia dal risorgimento dell Im- pero d' Occidente fino ai nostri tempi. Aggiuntivi cenni biograjici e critici su ciascun autore , ed un discorso sugli storici italiani. — Milano , 1827, Co' torchi della societd tipografica de' Classici Italiani. A spese dell editors G. C. , in i6.°, di pag. xii e 336. Prezzo per gli associati lire 2. 5o italiane ,• pei non associati lire 3. Queste Prose costituiscono il volume XII di una Bibjio- tcr.a ddla giovciuU , osski raccolta di opereut per I' istruzio/ie PARTE ITALIANA. 1 33 della medesima nelle scienze , iielle arti , nella storin , con una scelta delle piii celehri composizioni della Ittteratura ita^iana e straniera per cura di una societa di letterad. Se la giovine generazione italiana , die ci va crescendo in- torno , non sorge plena di lumi e di sapienza in ogni ramo di civilta , non potia certamente scusarsi querelando r inopia de' mezzi atti a facilitarle la coltura. Dappertutto si pubblicano biblioteche , ristampe e raccolte d' ogni genere « delle quali cinquanta o sessant' anni addietro non si avea tra noi che assai scarsa idea. Ed e bello il vedere 1' im- pegno de' tipografi e de' letterati in raoltiplicare ogni giorno sotto cento titoli diversi de' mezzi d' istruzione, dal che noi non abborrlamo, siccome taluni i quali gridano tutto ridursi ad una coltura superfiziale. Vorrebbero con cio farci retrocedere al beato tempo in cui la seienza era afFogata in grossi volumi, appena intelligibili a pochii nuUi afFatto per la moltitudine. I libri dei dotti sono il deposito sacro di ogni principio delle scienze e delle arti umane : possiamo assomigliarii alle grandi masse de' rai- nerali preziosi faticosamente scavate dalle profonde viscere della terra. Questi fino a tanto che non sieno purgati , fusi e raessi in circolazione^ per la moltitudine sono inutili* Cosi dunque, generalmente parlando, e de' libri dei dotti. A' letterati spetta i' officio, siccome altre volte fu detto da noi , di mettere in circolazione i frattl degli studj dei dotti; e cio appunto puo farsi semplificandone le dottrine, e vestendole di ogni maniera di facilita conveniente alia intelligenza e persuasione della moltitudine : che ad essa importa saperne il compendio e 1' applicabillta ai varj usi a cui possono giovare ; non le sottili ragioni , ne le lun- ghe vie per le quali quelle dottrine furono conosciute. Non ha essa ne tempo, ne capacita per questo. E perche 1 letterati italiani troppo in addietro trascui'arono quest'of- ficio , la nazione che appena seppe , e spesso obbli6 i nomi dei dotti benemeriti, niun pi'ofitto ritrasse dai loro studj; e restossi povera in mezzo ai tesori, e si man- tenne ignorante in mezzo a mlrabile copia di dottrine A ogni genere. Stolto e poi il lamento alzatosi , che delle fatiche di tanti valentuomlni nostrl si facessero belli gli stranierl. Questo lamento e la piu manifesta prova della nostra colpa. Ora 1' esemplo appunto di questi , presso i quali i letterati per la piu parte sono stati fedeli alia 1 34 APPENDIOE vera loro vocazlone , sembra essersi felicemente fatto vivo tra noi. Da qualche tempo veggiamo essere messo in cir- colazione ogni genera di sapere intorno a scienze e ad arti; e molti dei dotti stessi piegati a rammorbidire 1' aspe- rita degl' insegnamenti : ed abbiamo il buon senso di far nostro con traduzioni e compilazioni di ogni maniera qiianto in .questo proposito i nostri vicini piu intraprendenti di noi sanno accumulare per la generale coltura de'loro con- nazlonali. Cosi difFondonsi agevolmente i lumi : cosi inseii- sibilmente cresce I' istrazione generale ; e la moltitudine apprende quanto le basta; ne la scienza utile sta piu na- scosta ne' grossi volumi inintelligibili , o in quella massa di libri , che non a ciascuno e dato di avere o di leggere. Per queste considerazioni noi facciam plauso ai compi- latori di ogni genere di cose appartenenti a scienze ed arti; e non meno ancora a quelli di queste Prose scelte, e d' altre produzioni letterarie , poiche per queste pure e le cognizioni e il buon gusto si propagano presso le persone d'ogni classe, le quali non avendo comodita di dedicarsi di proposito agli studj, medianti questi soccorsi hanno tanto da condursi secondo i loro bisogni e le loro convenienze; e molti per avventura possono anche avere occasione di eccitarsi a progressi maggiori. Resta solamente che chi si accinge a simili imprese abbia quel giosto discerniixjento , che il fine da noi accennato giustamente esige. SCIENZE, ED ARTI. FILOSOFIA, Filosofia delta statisdca esposta da Melchiorre GiojA., Tomo 2° ed ultimo. — Milano , 1826, presso Giovanni Pirotta. In 4.° di pag. 416 con tavole. Lir. 1 2 ital. , il tomo i .° lir. 8. M E D I C I N A. Manuale clinico di ostetricia di Francesco Asdrvbali , dottore di filosofia , medicina c chinirgia , ecc. — Roma, 1826 , presso Lino Contedini. Vol. a in 8." II professore Francesco Asdrubail, dopo di aver pubbli- cato con plauso sino dall'anno 1796 i suoi eleaienti di PARTE ITALIANA. l3 O ostetricia in 4 voluml in 8.° , e nel 1 8 r a 11 suo Trattato teorico-pratico di ostetricia in cinque volumi pai'imente in 8.°, ora ha voluto dare alia Ince quest' altxa opera ostetrica col titolo di Manuale clinico. Si ripetono in questa i me- desimi precetti e le medesime massinie contenute nolle altre due : la dottrina e generalmente sana e Jodevole , ma r estenslone e senza dubbio biasinievole e spesso rldi- cola. Ad onta del titolo di manuale dato a quest' opera, le parole vi abbondano e soverchiano la sostanza. 01- tre la parte pratica vi si discorre a lungo d' ipotesi e di teoriche fisiologiche e patologiche ; havvi un gran nu- mero di nuovi vocaboli composti , ed alcuni cost strani , lunghi e grecheschi da spirltare i cani, come ex. gr. quello di dermosin-nevrocondrotomia per indicare il taglio ostetrico della sinfisi del pube , e 1' altra di gastroisterotomia o d' istc- rotomotocia per indicare il taglio cesareo. All' autore non place la comune distlnzione e denominazione di coste vere e spurie , che pretende doversi denomlnare e distingnere dalle loro connesslonl. Sono sue parole, pag. 358,vol. 2: " Perche codeste coste si hanno da chiamare con pari de- » gradante nome ? Forse che le medesime sono illegittime , >' adultere per essere state genei-ate da iin miscuglio di " semenze slccome i mull ? Tali coste unitamente alle altre " non sono quelle che fabbricano con slmmetria e di buono " accordo uno steccato osseo-scalo-forme arcuato , e con »* esso la maggior parte del tronco ? Dunque vengano le " coste pin decorosaniente distlnte e nomate le sette su- " periori coste sterno-spino-dorsall , le cinque inferior! coste " epigastrico-spino-dorsali. » In fine di ciascun volume si legge tm curioso elenco etimologico di molte vocl o di estranea derivazione , o di non owia interpetrazione che incontransi nel coi'so dell' opera , ex. gr. ergastolo , etero- geneo , marasmo , antonomasia , episodio , panacea , brocar- dica , energumeno , jota , iride , prepuzio , ecc. E singolare 11 modo con cui si scusa degli errori di stampa e di sintassi ( ne pochl , ne lievi ) occorsi nell' opera : u Essendo assioina " de' dotti che chi non sa correggere gll errori lipogram- " matici non sa tampoco leggere i libri stampati , io non " ho voluto porre la correzione del suddetti errori ( che >' di parecchi me ne sono accorto , ma tardi ) per essere " moralmente inevltabili in qualunque edizione ancorche " si avesscro gli occhi di Argo, Cosi del pari se sfuggita l36 APPENDICE »» mi fosse una qualche ripetizione e smaglJatnra til sin- // tassl, in codesto caso saranno piu compatiblli qufeste »/ sviste, che I'aver mancato negli essenziali principj cli- >' nico-o8tetrici. » Intorno allc^necessitd di definire in che propriamcnte consista I ahuso del salasso. Discorsi due del dott. Giovanni Palazzini di Bergamo. Mostra I'A. in quest! discorsi non poca erudizione nelle mediche discipline ; ci parve per altro di riconoscere in essi ch' egli sia forse atnico del salasso piu di quelle che voglia apparire , e che invece di determinare in che pro- priamente consista T abuso della sanguigna siasi occupato a tesserne un' apologia. Gi presenta infatti nel primo di- scorso alcuni cenni brevissioii sulla storia della flebotomia, e da questi conchiude che sifFatto mezzo terapeutico di origine antichissima fu usato sempre con vantaggio ( ben- che spesse fiate si praticasse con maggior generosita di quella in oggi biasimata) da tutt' i popoli , in tutt' i tempi, in tutte le malattle, da tutt'i piu esperti e distinti medici , e sotto r influenza di qualsivoglia sistema. Non dubita nel secondo di afFermare che i felici eiFetti ottenuti colla sanguigna dai Pratici, che ne sono i fautori , pajono a lui piu decisivi e piii simili al vero, poiche appunto pro- cacciati con quel mezzo, che dagli oppositori si reputa si dannoso ; e che i cattivi efFetti e gl' infortunj di che accagionar si vogliono le cure fatte con molte cacciate di sangue , sono inconsiderate , superficiali e storte accusa- zioni. Ne qui si contenta , che anzi pretende doversi a cio attribuire i prosperi success! , di che si gloriano i ne- mici del salasso , o meglio dlremo dell' abuso di esso , poiche leggieri erano le malattie cui diressero le loro cure , o tali che non presentavano alcun attacco infiammatorio , sebbene ne vestissero le apparenze, o tale 'attacco era per lo meno mite e non sulle parti necessarie alia vita. E di piu asserisce che se fortunati vantar si possono, in alcuni casi , quei medici che fanno un uso moderato della san- guigna , luolti pur sono i malati per la soverchia timidezza neir adoperare di un sifFatto rimedio. Le quali cose tutte pero vorrebbero, a nostro avviso, essere compi'ovate coa fatti, Dopo cio vuol V aiUore dimostrare che cjuasi tutte TAKTE ITALIANA. I 87 le tnalattie possono cosi fra loro collegarsi tla esigere pel loro trattaniento V uso delle emissioni sanguigne , e die queste possono essere ripetute raolto piu di quaiito coniu- nemente si crede, senzache aU'animale economla ne derivi un ben provato nocumento. Appoggiato a queste conside- razionl finalmente conchiude che nelle varie aifezioni flo- gistiche non debbe il pratico sentir tema , ne difficolta al- r estrar sangue , ripetendone le sottrazioni quante volte siano richieste dalle raorbose circostanze ; ne debbe la- sciarsi imporre dalla debolezza e dal fisiologico sfinlraento, piacendo tal iiata alia piu cupa e profonda infiammazione mascherarsi sotto queste mendaci apparenze; e che I'abuso del salasso piuttosto che nel numero e propriamente da riporsi nella sua sconvenienza. Lettere polemlche sidV abuso del salasso e sopra le ec- ceziord fatte al tentatwo di conciliare i medlci ita- liani di Domenico Meli. — Pesaro , 1827, dalla tipografia di Annesio Nobili. VoL 1° in 8.° In questo primo volume delle opere niediche del dottor Meli sono iiiserite , e quindi ristampate per la terza volta le applaudite sue lettere al cav. dott. Angeli sulC abuso del salasso, coll' aggiunta di alcune altre sue lettere intorno alio stesso argomento dirette ad altri illustri medici italiani. Havvi inoltre la sua corrispondenza coi signox'i dottori Strambio e Bufallni sopra il modo ed i mezzi da conci- liare tra loro i discordant! medici che sono attualmente in Italia. Lodevole senza dubbio e di molta importanza , ma non di facile esecuzione a noi sembra il doppio scopo che il ch. autore ha prefisso a' suoi sforzi. Poiche il mondo corre per andazzi , e durante il vigore di un andazzo , qual e certamente quello del salassare nella medicina d' og- gidi , poco o nulla si ottiene coUe piu solide e ragionate opposizioni. II tempo pero fa gran cose da se solo : ed esso il piu valente medico degli andazzi , e togliera , senza dubbio, raa con un poco piii di pazienza, quello contro di cui grida con tanta ragione e tanta forza il dott. Meli , e con lui gridano tutti i medici imparziali e veramente esperti. Anche sulla proposta conciliazione influira il tempo efficacemente , poiche bisogna disingannarsi prima di ri- conciliarsi, e al disingaano, specialineate in medicina, nulla l38 APPENDICE pia giova del tempo. Cio nonostante noi lodiamo assai non solo le buone intenzioni , ma pur anche i talenti , T indu- stria ed i mezzi adoprati dall' autore a moderare , o , per meglio dire , a medicare i medici d' oggidi invasi da morbi tanto dannosi all' umanita , cjuali sono 1' eccesso dei salassi e la discordia delle lore opinioni. Memorie cliniche scritte per istruzione della gioventii medica da Pietro Ruggiero , pubblico prof es sore di patologia e socio di varie accademie. • — Napoli , 1826, dalla tipografia di Silvestro Gar^ivWo , in 8° di pag. 128. Queste Memorie non sono che quattro, ma corredate tutte di opportune riflessioni e conclusioni ; e benche male scritte e porgenti idee diametralmente opposte alle piii ricevute in medicina a' giorni d' oggi , non sono prive di qualche importanza , e possono almeno provocare una mag- giore attenzione nell' osservare gl' infermi e gli effetti dei rimedj che loro si apprestano. La prima e sugli effetti della digitale nella cura dei dolori arteriosi accompagnati o divisi da aneurisma^ ed in essa 1' autore si sforza di mostrare irritante e calida la natura di questa pianta , e percio contraria ai malori summentovati , che abbisognano piuttosto di medicine rinfrescanti e sedative , le quali sono ( second© lui ) 1' oppio , il laudano , la tintura marziale , ecc. La seconda Memoria aggirasi sopra i polipi dell' utero , che pei sintomi che offrono e pei rimedj che loro nuocono o giovauo , sembrano all' autore prodotti e alimentati da una locale irritazione iiterina , per cui richiedono una dop- pia cura , la palUativa da affidarsi ai rimedj narcotic! e sedativi, tra i quali tengono il primo posto, a giudizio dell' autore , la soluzione di sublimato corrosive , le frizioni mercurial! , 11 cinnabro , V eradicatwa consistente nella se- parazione del pollpo dall' utero da ottenersi principalmente colla legatura. La terza presenta 1' istoria di una violenta epilessia fellceraente curata colle fregagioni di unguento mercuriale alle plante de' pledi , e qulndl lodasi il mercu- ric come rlmedio sommamente antiepilettico , e si biasima I'uso del nitrato di argento molto accreditato in Napoli contro slffatta malattla. La quarta si aggira intorno ai tu- raori fugaci dell' utero e di altri organi ai quali e dato PARTE ITALIANA. l3g giustaiticnte il nome di orgasmi, non essehclo che efFetii tli vero isterismo, di movimento cioe irregolare delle fibre uteriae agitate e coavulse , e non gla di pretest umori o fluidi aerifonnl cola stagnanti, die potrebbero pero esservi generati da simili movimenti morbosi di cui non le sole fibre musculari , ma tutte le organiche sono suscettibili. Osservazioni Intorno all' efficacia del seme dl senape bianca nelle malatde nervose , del fegato e di altri organi , ecc. di Carlo Tu rn er-Cooke j medico a Cheltenham , recate in italiano dalla terza ediziohe inglese. — Napoli , 1827, dalla tipogiafia dell' Os- servatore medico, in 8.° di pag. 104. Spesso si veggono tradotti in italiano libri stranieri che punto non lo merlterebbero : tale a noi sembra questo del dott. Turner-Cooke. Un secolo prima di lui Fuso interno dell' intei-o seme di senape ( ne facevasi gran differenza tra la senape bianca e la nera ) era una medicina popolare e comune in Iscozia e in altri paesi settentrionali , come mite e sicuro purgante. II celebre Cullen scrisse di questa sostanza ( Mater, med. part. 2 cap. V). n Sono cinquant' anni » da che , per quanto io so , s' introdusse per la prima n volta in questa citta ( in Edimburgo ) una pratica , la »» quale poscia e stata frequentlssima. Ella consiste nci »» dare i semi di senape interi e non pesti alia dose di t* niezz' oncia o quanto puo contenere un ordinario cuc- »» chiajo da tavola. II senape in questo modo non riscalda » lo stomaco , ma stimola il canale intestinale , e comune- »» mente diviene lassativo o almeno favorisce la giornaliera »» ordinaria escrezione. " Reca percio meraviglia 11 sentire annunzlato come nuovo questo stesso rimedio da un me- dico inglese che sembra , pel modo con cui ne scrlve , non averlo ne conosciuto, ne usato prima del 1822. La novita consiste piuttosto nel decantarlo come rimedio quasi uni- versale curativo non meno che preservativo , come una vera panacea non solo contro le malattie di bassoventre , ma contro le nervose tutte e le mentali ancora. Una buona parte del libretto verso il fine e occupata da lettere o re- lazioni all' uso di ciarlatani in onore di questo rimedio universale , e delle sue meravigliose virtu. Per Roma e per Napoli si vanno spargemlo degli annunzj enfatici 140 APPENDICE sopra questo riniedio che si vorrebbe rendere di un uso geaer.ile , e che potrebbe pure , usato senza cautele e con soverchia confidoiza specialmente in corpi irritabili e de- licati , produrre gravi inconvenienti. Delle case dei pazzi del dott. Esqujrol. Art. estratto dot Dictlonnaire des sciences medicates , p. tradotto con note dal dott. Salvatore RiVA. — Parma , 1827, dalla tipografia Ducale, in 8.°, di pag. xi e i38, ed indice. Lir. 2 ital. II traduttore italiano, che sembra assal giovlne in tutto: dice alia pag. X della prefazione di aver procurato di con- servare it senso dell' originale. Si convincera in piu luoghl del contrario chi facciasi a confrontare la sua traduzione col- r originale medesimo. Noi ci contenteremo di porre sotto gli occhi del lettore una sola delle molte prove che avremmo di questo contrario, cioe le prime parole della prima parte deir articolo tanto in frSncese che in italiano. Originale: On ne salt trop ce que devenaient autrefois les alie-, nes; il est vraisemblable qu'il en perissait un tres-grand nombre. Traduzione: <( E noto generalmente come ne' tempi scorsi " trattavansi gli alienati : puo credersi che ne perisse il " maggior numero. » Diremo altresi che il traduttore poche righe dopo in vece di San Francesco di Paola creo un San Francesco De' Paoli , non sapremmo se Romaru , o Fiorentini, GEOGRAFIA, Prospctto comparativo delle principali montagne e dei principali fiumi della terra , corredato di una ta- bella indicante le relative altezze e lunghezze. — • Milano , 182^ , presso V incisore Stanislao Stucclii, in fol. imperiale miniato. Lir. 6 ital. Le montagne furono in questa tavola dlstinte in quattro ordini^ dei quali il primo a sinistra rappresenta quelle deir America, il secondo quelle dell' Asia , il terzo quelle deir Africa, il quarto quelle dell' Europa. A ciascuna delle montagne , in qualunque ordine essa si trovi , sono ap- posti numeri progressivi, dei quali si trova la spiegazione in due laterali tabelle, portanti iu cinque colonne, i.° i PARTE ITALIANA. I4I nnmeri suddetti; a." il nome ; 3.° T altezza della montagna espressa in piedi di Parigi al di sopra del livello del mare; 4.° il noma della catena alia quale appartiene ; 5." la re- gione in cui e situata. Le altezze delle montagne sono plgliate dalle migliori fonti , cioe per V America dalle opere del celebre Humboldt^ deir Ulloa , del Clerke ; per 1' emisfero orientale dalle Ri- cerche asiatiche, dagli scritti di Jameson, di Leslie, da va- rie misure barometriche e georaetriche di varj accaderaicl, dalle opere del barone di Zach e dal quadro comparativo del Parrot, stampato a Parigi nel i8a6. Una coasimile delineazione era stata gia pubblicata in Inghilterra; ora in questa nuova ristampa si sono esatta- mente ricopiati i punti piu importanti ed alcuni se ne sono aggiunti come atti a destare un particolare interesse nel paese nostro ; tali sono le altezze di Milano , Monta- vecchia, Superga, la Madonna del Monte, il Campo de' fieri, la Madonna di Bisbino e le Corna di Canzo. Al disotto trovansi alcune linee indicanti il livello del mare ; ad una certa altezza veggonsi altre linee indicanti i llmiti inferiori delle nevi perpetue nelle cordigliere d' Ame- rica e nei monti Himalaya ; veggonsi altresi notate 1' ele- vazione generale de' contorni di Quito e di Messico, la maggiore altezza della vegetazione della chinachina , delle querce , degli altri alberi escluso il pino , e finalmente del pini sotto la zona torrida ; cosi pure 1' altezza maggiore a cui trovansi i Ucheni sui monti d' America e sulle nostre Alpi, e finalmente le altezze a cui giunsero V Humboldt sul Chimborazo e il Qay-Lussac con un globo aerostatico. La quantita adunque di notizie che qr>esta carta puo fornire, dee renderla, malgrado qualche inesattezza nell'ortografia dei nomi proprj , importante e gradita agli studiosi delle materie geografiche. CACCIA. La Scuola di caccia colV archibugio , ossia metodo facile e sicuro per divenire in breve tempo esperto caccia- tore, e modo di condursi in tale esercizio. — Milano , 1826, dalla tipografia di Omobono ^lanmi , in 8° Troppo assai promette il titolo di questo libro, pcrche non si diventa in breve tempo esperto cacciatore colla lettura 14a APPENDICE di un opuscolo, ma vi si richiede Inngo eserclzio ed at- tenta applicazione. Se I'autore ha composto questo libretto aiBne di alloatanare dai giovani imprudenti i gravi pericoli die seco porta la caccia coll' archibugio , e di tenere in hriglia , com' egli dice , il giovine che si da a questo eser- cizio onde preservarlo dalle disgrazie che si possono evi- tare e dalle occasioni di litigi , noi non possiamo se non che commendare altamente la di lui intenzione , ed utili credlamo i suoi avvertimenti , i quali pero sono per la maggior parte concentrati neU'articolo intitolato: DiscipUna del Cacciatore. Nel rimanente dell' opuscolo ci sembra di scorgere , che assai digiuni sieno alcuni articoli , e troppo minute invece alcune prescrizioni , come quelle che al cacciatore ingiungono di portar seco il fazzoletto da naso , la scatola del tabacco ovvero la pipa , 1' ago e il refe da cucire , un pajo di calze , I'oriuolo, ecc. , senza le quali cose si puo certaraente cacciare con frutto. Eccellenti no- tizie intorno alia caccia e ai cani trovati avrebbe 1' autore neir Almanacco dei Cacciatori , del quale si e pubblicato quest' anno in Venezia il nam. Ill, e sgraziataraente 1' ul- timo, per essere recentemente mancato di vita il beneme- rito patrizio compilatorej e nel Mnnuale del Cacciatore, nuovamente impresso in Parigi. STORIA NATURAL E. Manuale delta storia naturale di Gio. Fed. Blumen^ BACH recato in italiano sulV undecima edizione te- desca pubblicata in Gottinga nel 1826 dal dottoT Malacarne , colV aggiunta d' importanti sue note e corredato di molte emende ed ampliazioni comuni- cate nel marzo i8a6 dallo stesso autore e dal pro- fessore Hausmann. Vol. II e III. — Milano, 1826-27, *" ^•°' P^^' ■^"'tonio Fontana. Ecco due altri volumi di un manuale gia da noi an- nunziato e commendato, come puo vedersi nel tomo 42°, pag. 408 di questa Biblioteca, allorche uscito ne era alia luce il primo volume. E qui non vogliamo lasciare di rendere la dovuta lode agli Editori, perche accinti siensi alia publjlicazione di Manuali compoaenti un' encitlopedia PARTE ITALIANA, 148 di scienze , lettere ed arti , scegUendo opere origlnali ita- liane o le traduzioni di reputate opere straniere, anziche meccanicamente ricopiare o imitare servilmente la coUe- zione clie sotto il titolo medesimo di Manuale si pubblica in Parigi, della quale in mezzo a gran numero di vo- luiui , ben pochi sono quelli che giuste ed esatte idee porgano della scienza o dell' arte alia quale apparten- gono, e della quale presentare dovrebbero un utile com- pendio. Nolo era gia a tutti il merito del Manuale di storia naturale del Blumenbach , ne in fatto di compendj di una scienza cosi vasta , altro se ne potrebbe trovare in qualunque lingua che con questo potesse paragonarsi ; che se scrittori piii recenti hanno esteso il dominio di quella scienza , non mancano in questa edizione le giunte e le ampliazioni dall' autore medesimo comunicate soltanto nel 1826; non mancano le note del dottissimo Tprof. Hausmann e quelle deU' egregio traduttore , ed esse tutte sollevano questo compendio al livello delle piu recenti compilazioni, le quali poi hanno per la maggior parte difetto di quel merito intrinseco , di quelle viste filosofiche e di quella profondita che in tutte le opere del Blumenbach si ravvisano. Non crediamo di doverci molto difFondere su questi volumi , ne di dover presentax-^e il sunto di un' opera della quale abbiamo gia altrove esposto il disegno ; accen- neremo soltanto , che nel secondo volume e contenuta tutta la sezione quinta che tratta degli viccelli, distinti in nove ordini , cioe avoltoi , levirostri , picchj , coraci , passeri, galline o gallinacei , struzzi , gralle o uccelli tram- polieri e anitre. Tre altre sezioni contiene il tomo III, benche due sole se ne veggano registrate nell' indice , cioe la sesta che tratta degli anfibj , divisi in due ordini , in rettili ed in serpi ; la settima dei pesci , divisi in sei ordini ;, dei condropterigj , dei branchiostegi , degli apodi , dei jugulari , dei toracici e degli abdominali ; 1' ottava de- gl' insetti, ripartiti in sette ordini, dei coleopteri, degli emipteri , dei lepidopteri , dei neuropteri , degli iraeno- pteri, dei clipteri e degli apteri, ai quali si aggiugne un' appendice degli aracnidi, dei crostacei e dei cancri o granchj , divisi in brachiuri , parasitici e macrouri , dei inillepiedi , delle scolopendre e del iulo terrestre. Neir uno e nell' altro di questi volumi abbiamo trovate con piacere diverse note importauti, xioa solaaiente del 144 A P P EN DICE traduttore, ma anche del chiarisslml Blumenbach ed Haus- mann , e tra queste abbiamo distinte quelle che concer- nono r uccello sacro a Minerva , che con buone ragioni si inostra essere una strige anziche un gufo; i trochili, dei quali si sono enumerate assai piii specie di quello che fatto erasi dair autore ; le allodole delle quali parimente si e di molto aumentata T enuraerazione e la nomenclatura , il che si e fatto anche a riguardo delle cossie , dei becchigrossi o sfro- soni , da noi volgarmente detti /mo/fij e quelle riguardanti le capinere , i beccafichi , T emigrazione delle rondini e il supposto loro letargo , i colombi , i galli , le gallirie , ecc. Belle sono pure le osservazioni aggiunte intorno alle ci- cogne , intorno alle penne nere dell' airone o aghirone , che si portano dal Levante , intorno le ardee , le gru e le numerose loro specie nuovamente descritte , intorno r ihi degli Egizj, le beccacce, i colirabi e le nuove specie o varieta delle oche e delle anitre e le nuove loro ripar- tizloni , come quelle pure degli smerghi , e i nuovi generi dei mormoni , delle faleridi o degli starici , dei pinguini , delle cataracte , delle aptenoditi e degli sfenisci, dei quali il primo e forse sostituibile al genere dell' alca esposto dair autore. Ci ha fatto qualche sorpresa il vedere , che parlandosi degli struzzi , e indicandosi quello delle Indie orientali e quello della Nuova Galles e della Nuova Olanda , detto anche struzzo australe , non siasi fatta alcuna menzione del Magellanico , del quale almeno doveva espungersi que- sta denominazione , se T aniniale nelP ordine non amraette- vasi degli struzzi. Ci e pure spiaciuto che accennandosi il prezzo in cui sono tenute le penne dello struzzo afri- cano o struzzo cammello, siasi detto dall' autore soltanto che otiimt sono da scrivere. Nella sezione sesta degli anfibj si sono distinti dal tra- duttore assai opportunaniente il genere rospo e il ge- nere rana ; qualche importante schiarimento si e dato in- torno la rana ocellata. e la rana paradossale, piu difFusa- niente descritta di quello che fatto aveva I'autore, e il cosi detto dragone volante e il basilisco ; si e pure fatto ben conoscere lo scinco o ii raniarro , volgarmente indicato tra noi col nome di ghezzo, e in proposito della sirena la- certina si sono esposte le innovazioni piu recentemente portate nella classificazione dei rettili , e speciahnente il luetodo di distribuzione di essi dato dal Latreille. In una PARTE ITALIANA. 1 45 nota aggiiiuta all' ordine secondo dei serpentl , si accenna die i veleiiosl staano ai non velenosi nella propoizione a un di presso di i a 6 ; si espongono dal traduttore le diverse specie dei crotali; si descrive il conibattimento di un grosso sorcio con una vipera delle piii velenose , dal quale il sorcio usci vincitore, e finalmente incite specie si descrivono del genere boa, e alcune notizie si soggiungono intorno al genere coluber, al genere anguis , al genere an- fisbcBna e al genere ccecilia. Non senza interesse si leggera altresi la nota aggiunta alia sezione settima dei pesci, nella quale opportunamente il traduttore con grandissima fatica ha compilata 1' ultima distribuzione naturale di que- s\i animali, proposta dal succitato Latreille , e forse in \ ista deir importanza di questa e di altre note, non tutti saranno per applaudu'e alia legge ch' egli si e fatta e clie sill bel principio della nota medesima accenna , di econo- niizznre quant e possibile le note , onde non portare I' opera ad una mole maggiore. Alcune tuttavia di qualche impor- tanza ne vediamo aggiunte alia sezione ottava degl'insetti, una specialmente intorno ai gorgoglioni che di qualche uti- lita puo riescire ai nostri coltivatori ; altra sn le lampiridi o le lucciole , e quelle specialmente delF Italia ; altra sul ditico o ditisco orlato o marginale ; altra su la nomencla- tura italiana piu esatta degl' insetti e specialmente delle tignuole ; altre finalmente su i danni cagionati dalle blatte e sui modi di liberarsene , sul grillo crestato o grille locusta, sul modo parimente di llberarsi dalle cimici dei nostri letti , salle diverse applicazioni del nome di chermes , sul cocco del cacto o la cocciniglia , su le vespe volgari e i vespai, sul preteso snicidio degli scorpioni , suUa distri- Ibuzione metodica degl' insetti , ecc. Gioveranno forse que' pochi cenni a tranqulllare coloro che non abbastanza recente credessero 1' opera di BJumen- hacli per essere inserita in una recentissima enciclopedia di questo genere , o in una collezione di manuali , e ser- iviranno a mostrare piii evidenteniente il pregio in cui dee tenersi Y opera stessa , non che lo zelo e la diligenza del traduttore e degli editor! , che ben meritano di essere Inella lore impresa incoraggiati. mbl. Ital. T. XLVIL lo 146 VARIETA. FILOLOGIA. DelV inteiizione dl Dante nella Divina Commedia, di Giuseppe Taverna ad Angela Pezzana. X u desiderl, caro Pezzana, il mio parere del Dante il- lustrato da Ugo Foscolo. Sai che ogni tuo desiderio e un mio volere; ma pensomi sia vano che io dia a cio, ch'ora desideri , pure un pensiero. II gludizio che tu farai , od hai fatto di quest' opera non puo diversare dal mio : cosi addentro io conosco di che forma e '1 discorso della tua mente. So che talvolta il falso piglia il mantello e la fac- cia del vero , e lega 1' animo di chi non sospetta ; ma in quella scrittura la falsita sembrami essere tanto parvente e regnare per tntto cosi sfrontata, che non puo legare in nuUo modo di mondo un intelletto sentito come e il tuo, e ognora vigllantissimo. Lascio stare la lingua dello scrit- tore spesso barbara ; non parlo dello stile che non ha forma ; nulla dico dell' ordine , che e quello del caos : dico bene , che le sue novelle opinioni intorno a Dante non possono pigliare che qualche nuovo pesce. Nondimeno , aprendoti il mio segreto , quell' opinione , la quale ha fatto piu specie , ed ha mosso in alcuni anche T ira con altro nome, non ha potuto muover me ne eziandio a me- raviglia. Parlo di quel luogo, dove T illustratore afFerma (i) che <« Dante aspirava a fondare una nuova scuola di re- ligione in Europa , o almeno in Italia. » La meno me- raviglia ch' io ne sento precede da questo : che parmi co- tale immaginazione essere ingenerata del medesimo prin- ciple originale , onde nacqitero tutte le ipotesi , i sogni e le vision! che dello scopo di Dante si crearono e si creeranno. E questo principio e il non essersi infino a qui fermato a che cose egli verainente aspirava, come dice il (i) Edizioue di Lugano , yoI. I , f. 109. VARIETA. 1 47 Foscolo , qual fine egli si pioponeva , ed a quale miro con tutto il suo poema. Ond'e avveuuto, clie lui tuo desiderio lia racceso in me quest' altro , iie il voglio lasciar freddare , cio e di mo- strarti quelle clic siiio ad ora nou fu uiostrato da alcuno , cli' io sappia , ed e : clie Dante non voile lasciar ignorare al suo secolo ne agli avvenire , e dichiaro largamente egli stesso qual e il vero subbietto ch' egli prese a trattare , qual forma dar voile e al tutto e alle sue parti , qual fine si propose di ottenere , a qual genere di dettatura tutta r opera s' appartiene , a quale facolta o scienza T opera medesima h sottoposta e di quale specie di scienza Dante intende di ragionare si coll' intero della sua fatica e si nelle sue parti. Dissi di mostrarti, e volea dire die tutto questo lo faro aperto a te , affinclie tu ne giudichi, e giudichi severamente, perciocche nulla puo in te ne ira , ne parte ; anche son certo clie non te ne ingannera amore , benche io sappia da trent' anni il tuo verso di me essere graudissimo. Ma perche s' attenda puntualraente ad ogni parola clie pone Dante in que' luoglii , dove egli apre i suoi intendi- menti, giovami rammentare le censure e la derisione, e lo sprezzo , come le meraviglie, le sclamazioni , le bria- chezze e tutte le traverse strade , per le quali deviarono esorbitando sempre dalla niente di lui , cosi i neiuici suoi , come gli amici. Ricordomi , ch io glovine d' eta , e piu di senno , leg- geva nel risorgimento d' Italia del Bettinelli (i), che il poema sacro di Dante fu un lavoro di passatenipo , ch' egli compose per suo sollazzo e d'altrui non per alcuna gloria il- lustre. Questo io credetti, e a prestar fede a quello sto- rico aveanmi disposto le sue lettere virgiliane , le cui dot- trine mi erano lodate da* maestri. Io tutte sapeale amente, c quando alcuno rammentava il poema di Dante , io pron- tamente recitava : n E questo un poema , un esemplare , " un' opera divina ? Poema tessuto di prediche , di dialo- " ghi, di quistioni: poema senza azione , o con azioni " soltanto di cadiite , di passaggi, di salite ;, di andate e " di ritorni e tanto peggio , quanto piu avanti n' andate ; » quattordici mila versi di tai sermoni, clii puo leggerli (]) C. v., ediz. di Bassano, f. 182. 148 V A ni E T a'. » senza morlre ? Quale idea debbono avere della poesia » quel giovani che si vedono a par di Omero e degli al- " tri maestri lodar Dante tanto da quelli diverse ' " Di questa qualita erano le impressioni , che della Di- vina Commedia mi si stampavano in mente dalla tene- rezza de' miei studj ; impressioni che bastarono in me non pochi anni : e credo che il medesimo avvenisse in Italia a tutti gli stadiosi giovani di que' di. Certo che dopo i miei trent' anni il genio agli studj mi stimolo di conoscere la storia letteraria del bel paese ; e posirai a vedere dili- gentemente quella del Tiraboschi , il quale merito fama d' uomo imparziale e di gran senno. Ma quivi ancora io lessi " che quest' opera dell' Alighieri non e , anzi che il » suo autore non voile che fosse ne commedia, ne trage- » dia , ne poeraa epico , ne alcun altro regolare componi- >» mento. " Io dunque conchiusl , che non fa senza cagione , se il Bettinelli manteneva , che Dante /< non fece altro che t> descrivere un suo viaggio, e il capriccio non meno " che le passioni, piucche Virgilio, furono sue vere guide •» e compagne in tal via. » Seguitando a legger libri di storia letteraria , io mi ri- fermai che Bettinelli non avea fatto che rappresentare I'opi- nione dell' universale. Lessi nella grand' opera di D. Gio- vanni Andres (i) Delia origine e progressi e dello stato at- tuale d' ogni letteratura , le seguenti parole ; « Perche Dante »' ha voluto fare un poema senza azione e senza carattere, »/ senz'ordine e senza regolarita? Perche prendersi a girare >/ senza destine per 1' inferno, pel purgatorio e pel para- »» diso? Perche scegliere Virgilio a guida di paesi, che non " avea veduti , e fargli spiegare tante cose che non sa- »' peva? Perche unire il vaso di elezione con Enea , l' In- « ferno poetico col cristiano , e i serpenti cogli uccelli ? » Perche in vece d' un poema di qualche regolarita , darci »» un viaggio stravagante ed assurdo ? Perche in somraa in " vece di condurci a qualche delizia di Pindo, menarci »» in oscuri boschi ed inestricabili labirinti ? " Io non so vedere come un uomo savio di dottrina e di senno naturale, universale in tutte cose, siccome I'Andres, possa far tante e di tale maniera interrogazioni, senza che (l) Parma, tonio II, f. i34. VARIETAo 149 si presupponga , ch" esso non 'solo ignorava clie cinque secoli prima Dante medesiino avea risposto a ciascuno de' suoi perche, ma ancora ch' egli non vide mai il poema sacro , o non lo vide se non cogli occhi altrui. Ne altri- menti io posso giudicare del Tiraboschi, quando mi dice die la Commedia di Dante " non e un poema regolato (i); " die vi si leggon sovente cose inverlsimili e strane^ che " le immagini sono talvolta del tutto contro natura; cli'ei " fa parlai'e Virgilio in modo, cui certo ei non avrebbe " tenuto i che molto vi ha dl languido, e che di alcuni " canti appena si pno sostenere la lettura ; che i versi " hanno spesso un' insoffribil durezza, e che le rime noa " rare volte sono cosi sforzate e strane che ci destano " alle risa. » Dico poi che quel versegglatore di Bettinelli non avrebbe sperato gloria dal palesare a bandita 1' invereconda igno- ranza che I'oftendeva, se si fosse avveduto che pochi anni di poi dovea egli esser posto in ischlera con Cecco d'Ascoli, e le sue Lettere virgiliane doveano divenire a quella fama che s' acquisto I'Acerba di quell' Astrologo (a). Ma buoa per lui che la mutata opinlone del secolo non lasciava noverare tra' medici favoriti da' potenti un Dino del Garbo, ne sedere a sci'anna per sentenziare de' rei un frate Ac- cursio. Pill assai di cotesti nemlci dl Dante , or derisi , grande materia di ragionare darebbono gli amici di lui , i quali al tempo che difendeano Dante dalle censure di qite' dotti, si poco avanti se ne conosceano, e la poesia di lui tanto era lungi dalla memoria , non che dall' imitazione che quando apparve la Baswilliana , fu levato unanime un grido: ed ecco , diceasi , Dante ingentjlito , novella Dante , Dante redivivo ; mentreche in tutti que' terzetti non sia altro di dantesco , da certe voci, da alcune frasi, da qualche sen- tenza , come nel canto I , v. 84. Si che t alta vendetta e gia matura Che fa dolce di Dio nel suo segreto L' ira , ond' e colma la fatal misura. (I) T. V, f. 604. (a) V. Bettinelli, Risorginiento d' Italia c. v, f. 206, edizione di Bassano. V. Tiraboschi, t. V. V. Gelli , Mem. per la vita di Dante § Vlli. l5o V A R I E T a'. Al clie simile nel venteslmo del pnrgatorlo v. 94, leg- fiiaiuo ill quel desiderio d' Ugo Ciapetta : O Signor mio , quando sard io lieto A veder la vendetta che nascosa Fa dolce lira tua nel tuo segreto. Ma non voglio ne tener te piu a lungo in sulla fune , ne gravar me di fatlca non necessaria. Io percio qui non considero li difendltori della Divina Commedia , gl' inter- pret! , i commentatori se non quanto all' opinione ch' eb- Jjero, ed lianno tuttavia del disegno deirAligliieri, e della materia ch' egli elesse per incarnarlo e colorirlo. Che nel Paradiso egli descriva il regno celeste , e ne ridica di esso quanto pote da' suoi studj e dalla sua me- ditazione raccogliere di vero non e da dubitarne , poiche il fatto Io mostra e Io dice il poeta medesimo (P. c. I, v. lo). Veramente quant' io del regno santo Nella mia mente potei far tesoro Sara era materia del mio canto. Ma questo imprese egli per fine di sollicitare ed allet- tare gli uomini ad acquistarsi , comeche sia , il Paradiso, proponendosi in esso , come dice il Boccaccio ( Vita di Dante) ti di onorare li virtuosi e valorosi con altissimi premj. » Ovvero voile egli mostrarci per quest' ombra del beato regno segnata nel suo capo : che gli uomini qui ancora non sono beati se non intanto che ne' loro animi regna la virtii ? Cotale dottrina era quella de' filosofi cri- stiani anche a que' di (i). Fra Giordano insegna i minci ; e pero i santi uomini in questa vita sono gia » beati. Non sono in quella Ijeatitudine che sara in vita » eterna; ma gia cominciano e sentono in qiiesta vita al- » cuno diletto e dolcezza , e alcuno assaggio di quella bea- >/ titudine. Onde lo stato di beatitudine e mestieri che qui >; s' incomlnci. " Anche non e da dubitare qual proposizione abbla la cantica del purgatorio ; perciocche intera si legge nel se- condo terzetto : (i) Predica VI nell' esordio, - .''' ' V A RI E T A.'. l5l E canterb di quel secondo regno , Ove t uniano spirito si purga , E di salire al Ciel diventa degno. Ma fu egli mente delP autore di spaventarcl colla di- piiitura di que' dolori , onde muovere a penitenza e a soddisfare in questa vita la diviiia glustizia? Ovvero di rnostrarci la via die dobbiam prendere e tenere, onde partire da' vizj e andare alia virtu , sostenendo per la speranza le fatiche , le quali per giugnere ad essa egli e bisogno di durare? Ne meno aperta e la proposizione nel primo canto del- r inferno v. 114 la dove Yirgilio dice a Dante: E trarrotti di qui per loco eterno, Ove udirai le disperate strida, Vedrai gli antidd spiriti dolenti, Che la seconda morte ciascun grida. Ma intese egli coirinfei-no /< di mordere (i) con gra- M vissime pene gli scellerati e viziosi » e di fare cono- scere (2) ed odiare il peccato, mostrando com'esso dopo la morte e punito da Dio nell' inferno ? OvveX'o fu inten- dimento del poeta di raccogliere , e adornare, e comporre in uno quello die dall' universale opinavasi dell' altra vita, per fine di figurare colP inferno di quella 1' inferno di questo mondo , i vizj cioe , e le malvagita , di die pro- cedono le avversita, i tormenti e le miserie , pigliando iii esempio consigliatamente i tempi die duravano tuttavia nella memoria de' coetanei ? — Impresa al tutto nuova stata sarebbe cotesta. Dove gli altri poeti coUe cose die cadono ai sensi mostrano quelle die non sono ad essi sottoposte, Dante al contrario per cose non vedute , asiratte ed im- mortali avrebbe rappresentate le cose vedute e mortali, e creato cosi un novello genere di poesia. Ma intanto, o raio caro, die tu ripensi e conslderi di queste sei ptoposte, quali ti pajano plu verisimili, e cosi t' apparecchio a veder meglio in suUe stesse parole di Dante, ch' io ti porro innanzi , concedimi alcuno spazio di rifia- tare. Non perche grave o raolesto mi sia questo poco di fatica ; ma perclie ben sai in fra quanti triboli e rompi- testa io debbo meditare di tali cose. Parma, il di 17 giugno. (i)Coiue scrive il Boccaccio. V. di Dante, f, 83, ediz. di B.Ganiba. (2) Come uiantiene il Ceaari , Bell. , t. I , f. 5. 1$1 V A R I E T a'* MECCANICA. Vettura die porta seco le sue rotaje. — La cassa di qnesta vettura, inventata in Irlanda dal sig. Bryau-Doukin, e di forma parallelepipeda, e. porta alle facce laterali una girella, sulla quale s' avvolge una catena perpetua divisa in tre parti eguali da tre chiavarde di ferro, che si muo- vono con essa e die sostengono le sbarre verticali, alle quali sono attaccate le rotaje in numero di tre per ogni lato. Due di queste successivamente posano sulla strada , e sovr' esse passano le ruote , raentre la terza scorre lungo la cassa in una fessura disposta in modo che la rotaja che e sollevata si move separatamente dalle altre due , e non riprende la medesima posizione se non quando il movimento della vettura viene a ricondurla sul terreno. (^Dublin pitilos. Journal,^ few. 1826. Bullet, de Fer. Arts mec. juin 1827. ) ECONOMIA PUEELICA. Prezzo de' grani. — Giusta i datl piu recenti pervenuti nl Ministero dell' Interne di Francia , il prezzo medio del frumento su diversi mercati d' Europa e d' America era come nella seguente tabella : Prezzo d'un Prezzo d*un Luoglii £}>oche ettoiitro moggio milan. in frnnchi. in lire austr. Londra .... 3i marzo 1827. . . 35,57 42^04 Stetino .... i5 marzo 12,19 20, 5i Amsterdam. . 26 marzo 16,90 28,45 Anversa ... 28 marzo 17,24 29,02 Trieste .... i5 marzo i3, 16 22,08 Napoli .... febbrajo i5, 57 26, 11 Civita-vecchia 28 febbrajo 14,80 24,91 Geneva. ... 3i marzo 16, 63 28,00 Nizza 3 marzo ^7^9^ 3o, i8 Huova York . Ott., nov., die. 1826 14,42 24,27 Nuova Orleans dicembre 1826 . . . 12^29 20,68 Francia. ... i, i5 marzo — . . 17,03 28,66 secondo le nostra gazzette il prezzo medio del frumento era nello scorso marzo in Milano di lire austriache 35, 1 3 per ogni moggio ittilanese, VA R I E T a'. 1 53 F I S I C A. 11 sig. Christie aveva gia riconosciuto che 1' intensita della forza d' un ago magnetico decresce al crescere del calore. Con ulterioii esperienze egli ha ora trovato che r impressione della luce produce un eifetto contrario , e che la velocitii delle oscillazioni d' un ago calamitato e alquanto niaggiore alia luce del sole che all' ombra. Egli lia osservato inoltre che I'ago stesso nel primo caso perde assai piu rapidamente il suo movimento che nel secondo. L' ago che servi all' esperienza era della lunghezza di 6 poUici , pesava grani 42. ^/^ , ed era sospeso in una cas- setta d' ottone per mezzo d' un capello. Esso veniva al- lontanato di 3o° dalla sua natural direzione ; indi abban- donato a se stesso si aspettava che avesse compiute 5o oscillazioni, dopo il qual termine si notava il tempo tras- corso e T ampiezza dell' arco finale d' oscillazione. £cco cio che ha dato 1' esperienza piu volte ripetuta. _ Tempo di 5o , <- i Termom. ., Arco iinale. vibrazioni. A ii-" 1- J 765 o Fahr. 118", 8 5°. o' Ago all ombra { L . „ c ° I 81,6 118 ,7 4-45 r 75, 3 118,0 2. 3o Ago al sole ..< 90.4 "8,4 ^- f ° J 91, 4 118,0 a. 00 [ 89, 4 118,4 a. 3o Per variare 1' esperimento , 1' ago fu posto sopra il suo perno, indi allontanato dallo zero di 90°, i risultamenti ottenuti furono come segue ; „ Tempo di 40 , _ , Termom. ., . Arco finale, 'vibrazioni. Ago air ombra 74» 6 134", 96 i3°. 5a' Ago al sole . . 104,0 i35, 85 8. 27 Ago air ombra 83, 5 i35 , 3a la. 57 (^BuU. de Feruss. phys. mai 1837. ) CHIRURGIA. LUotritia, ossia stritolamento della pietra in vescica. — La necessita di sgomberare la vescica delle pietre che mor- bosamente vi si formano , e il tanto dolore che 1' opera- zione di estrarnele col taglio produce, ed il rischio a cui lS4 V A R I E T a'. mette la vita de' pazlenti in qualanque parte ed in qua- lunque gnisa sia esso fatto, costrinsero alia ricerca di altri mezzi nieno dolorosi e meno risicosi. Si penso impertanto a cavarnele , massime nelle donne , per la via dell' uretra con idonee pinzette, a distruggerle nella lor sede per virtu della chimica , dell' elettricita e del meccanico spezzamento. Ma air atto pratico , per piccola die pur si fosse la pietra, mal rlusciva quella prima maniera, e v' aveva de' gravi inconvenienti : i chimici agenti die han tutta possa di distruggere essa pietra , nissun effetto produssero dati per bocca ; e injettati nella vescica non pur ben riuscirono per la svariata natura delle sostanze che compongono quelle concrezioni , per la sovente lor troppa mole , e pei serj guai che caustiche corrodenti potenze arrecar possono alia pareti della vescica , se per sorte le tocchino , falliron le pruove , e deluse cos\ rimasero le concepuie speranze. Ne meglio rispose quel potentissimo solvente ch' ella e , la pila di Volta, cui fu sottomessa la pietra la pur entro la vescica. Alia meccanica distruzione si diede opera in prima con lime e scarpelli ; ma la curvatura dell' uretra sotto r arco del pube presentava ostacolo grave all' use di tali stromenti , i quali a cagione di essa curvatura ricurvati pur si voleva che fossero ; e donde o nuUo , o poco , o stentato , gravoso e infine insopportabile risul- tava 11 loro operare ai miseri inferrai ; sicche fu questo metodo ben tosto abbandonato. A' di nostrl uno studio piu esatto intorno alia struttura dell' uretra fe* vedere che a poca cosa riducevasi QT-.ella sua curvatura, e che tente rette ci potevano agevolmente aver passaggio. II perche con piu animo si mise mano alia costruzione ed appli- cazione di stromenti per distruggere meccanicamente la pietra in vescica. Gi*uithuisen , medico bavarese , pubbllco nel i8i3 stromenti retti per isminuzzarvela; ma per mala sorte a cagione delle anticlie idee altamente radicate noa gli fa dato retta , e sebben U mettesse alia prova innanzi intelligenti persone , pure il trovamento suo non fu in conto alcuao tenuto. Nell' anno 1818 Civiale , e ne' susseguenti Amussat, Leroy d' Etioles , Heurteloup, Meireiu produssero in Francia stromenti egualmente retti e metodi al mede- simo scopo. II che pur fecero Eldgerton, e Weiss in Inghil- terra, Lukens in America. Ma lasciando a parte T in- sorta graa quistione del dritto di priorita, egli si fu V A R I E T a'. i55 assolutamcnte Clviale die in fine stromenti e tnetodo per lo stritolamento della pietra in vescica a tale ridusse, die air atto pratico ei riporto la palma in su tutti i suoi competitori , e provo essere indubitatamente la litotritia operazione vantaggiosa. Ma questa nuova operazione, siccome interviene alle cose nuove ed a'nuovi trovamenti, ebbe ben tosto i suoi oppositori e detrattori. Ci sono,evero, certe anatomidie disposizioni non naturali die ne impediscono la pratica vietando 1' introduzione dello strumento nell' uretra o nella vescica ^ e 't squisita sensibilita di queste parti, non die certe lore ^^Ferniita non permettono talvolta nissun ten- tativo di strltolatura, la quale non puossi pur eseguire, quando il diametro della pietra trapassa le 1 8 linee , o quando e attaccata a qualdie parte , o ravvolta in membrane (^insaccata), o quando il suo nucleo sia corpo , sul quale lo stroinento non possa operare , come p. e, quali pezzetti di metallo o d' avorio , palle di piombo ecc. L' esser la litotritia pero tante volte felicemente rluscita, mostra ac- costarsi alia perfezione , ed essere si certa da doversi an- noverare tra le operazioni chirurglche indispensabili e di uso comunale. E in fatto e avviso del celebre professor Scarpa , ch' essa " merita di prender posto tra le piu utili scoperte in chlrurgia fatte all' eta nostra , perche ac- cresce 1' arte di un mezzo operativo , comunque limitato , e die sara non pertanto mai sempre monumento di gloria al suo autore. " (i) Lo stromento del sig. Civiale appresenta quando e cliiuso una grossa tenta retta; e corapongonlo tin tubo o guaina d' argento aperta ad amendue i capi ; altro tubo di ac- ciajo contenuto in questo, scorrentevi agevolmente e termi- nato al capo superiore in tre branche , die , ravvicinate tra loro quando stanno chiuse nella guaina o tubo esterno , s' aprono in forza della propria elasticita fatte uscire. Sul- r altro capo e segnato un ripartimento di gradi, indicante quanto sia 1' allargamento delle branche , e di conseguente anche sino a certo punto la grossezza della pietra affer- rata. Questa seconda cannuccia , detta puisette , contiene in se un' asta d' acciajo piu lunga dell' esterna guaina , terminata nel superior capo a denti e portante all' altro (i) V. Annali uaiv, di medicina , toui, XLII , pag. 342. 1 56 V A R I E T a\ capo una glrella , la quale nientre serve a dar ad essa asta ossia foratojo per virtu d' un archetto e d' una minugia il necessario movimento ad operare , ne limita eziandio r inoltramento nella pietra. II quale inoltramento si fa me- diante V azione di molla a spirale , chiusa in un cilindro raccomandato alio zoccolo del tornio volante in su cui poggia il pernio. L'operatore introduce chiuso nell'uretra questo strumento, e rinvenuta la pietra ve lo poggia leggermente contra, indi tira a se la guaina , tenendo fernia T interna cannuccia , e cosi s'aprono le branche e la pietra n' e colt^ in mezzo. Ad assicurarla stringonsi le branche collo spl^^^er innanzi la guaina. Con soavi movimenti dello stroraento s'accerta allora , che libera sia la pietra, e con essa non siasi pur pigllata porzione di vescica. Cio fatto, mandasl ancor innanzi quanto puossi la guaina , onde sempre piii tener ferma la presa , che meglio si assicura col serrare la vite premente, posta all' estremita d'essa guaina, rendendo cosi le due cannucce saldamente riunite fra loro;poi vi si adatta il tornio , che si affida a un ajutante , s' appone la corda deir archetto alia girella , e mettesi in moto il foratojo. Giusta la pratica del sig. Civiale il perforaraento non vuol esser protratto piii in la di dieci minuti , ritornandovi poi altri di , piii o men distant! secondo gli accident! e le condizioni particolari de' pazienti , quante volte basta per ridurre la pietra a tali pezzetti , che colle branche delle pinzette si possano facihnente e interamente strltolare. 11 tritume n' esce poi colle urine e col liquido schizzettato in vescica prima dell' operazlone per tenerla distesa fin ch' essa dura. M. F. ASTRONOMIA. Comete idtimamente osservate. Cinque piccole comete sono state osservate dagli astro- noml nello scorso anno i8a6, di tre delle quali si fece gia cenno in questa Biblioteca. La prima fu scoperta dal sig. Biela il di 28 febbrajo nella costellazioue delta Balena. Secondo i calcoli di Gam- bart e di Clausen avrebbe un periodo di anni 6 Y4 , e combinerebbe con quelle del 177a e del i8o5 ^Bibl. ital. marzo 1826, pag. 393,) >„ , ,, - V A R I K T a'. iSj II sig. Flaugergues , astronomo di Vivier , cercando la cometa precedente , s'abbatte in un'altra apparsa il dl 39 di marzo nella costellazione d' Orioiie. Egli fa il solo, per quanto si sappia , ad osservarla , e dalle proprie osser- vazioni dedusse gli elementi parabolici die seguono : inclinazione ()° $2' a 6" perlelio 222. 53. 32 nodo 193 3i II dist. periel. 0,646146 passaggio pel perielio ? 26q5q73- t. med. astr. al mer. di Viviers ) ^ ^y y t •> movimento diretto. La terza cometa fu scoperta prima dal Pons la mattina del 7 agosto nella costellazione dell' Eridano, indi dal Gambart la mattina del i5. (^Bibl. ital, luglio, p. 189) La quarta fu veduta dai suddetti licercatori il di 22 e il di 38 ottobre. II fenomenc del sue passaggio sul disco del sole accennato in questa Biblioteca (ottobre pag- 94) non pote osservarsi ne a Marsiglia ne in alcun altro luogo a motive del tempo contrario. La quinta cometa finalmente fu veduta dal vigilantissimo Pons la mattina del di 27 dicembre presso la costellazione di Ercole , e fu successivamente osservata dagli Astronorai delle Scuole pie di Firenze , i quali ne pubblicarono le seguenti posizioni. T. medio 1826 die. 27 18'' 3o' 26" 28 17 1 5 40 3o 17 14 22 3i 17 19 16 Nel corrente anno due sole comete si sono scoperte fi- nora, entrambe di luce debolissima e di breve apparizione. La prima fu veduta in Cassiopea nella mattina dello stesso giorno 2 1 dal sig. Pons a Firenze e dal sig. Gambart a Marsiglia. Col sussidio delle osservazioni graziosamente co- municate da quest' ultimo agli astronomi di Milano, fu essa riconosciuta ed osservata in questa specola dal sig. Capelli , allievo della scuola d' astronomia , il di 5 luglio dopo mezzanotte. La posizione da lui determinata e la seguente : T. medio Asc. retta Decl. bor. 1827 luglio 5 iS"" 27' 178° 5o' 37" 61° 56' 44" Asc retta Decl. bor. 25o° 24' 36" 21° 20' 40' 252 5 19 21 38 57 255 5o 39 2126 5 258 3o 40 21 So 8 l58 VARIETA. II cielo nelibioso ed il cliiaror clell.i luna linpedirono di seguirla piii a Inngo. La seconda cometa di quest' anno fu annunziata dalla gazzetta di Firenze in questi termini « II di 4 agosto }> verso le due ore della raattina da questo prof. Pons }> venne scoperta una nuova picciolissima cometa presso » la costellazione della lince. II cliiaror della luna e il }> tempo alquanto nebbioso hanno fin qui impediti questi }> astronomi dal determinare alcuna posizione. " Alia surriferita notizia aggiugneremo il cenno seguente tratto da una recente lettera dell'astronomo prof. Inghirami. t< Delle due comete vedute in quest' anno, la prima e >/ gia scomparsa , e dell' altra una sola osservazione e stata » fatta in regola dal sig. Pons al meridiano in questa notte '' ( 14 agosto ) dalla quale risitlta la seguente posizione f> approssimata. " Tempo medio Asc. retta Decl. bor. h , „ o I 'I 0 I II 9 a4 17 loa 34 ai 61 49 40 KECROLOGIA. Nel giorno 1 8 dello scorso giugno e morto a Padova r abate Giuseppe Avanzini , professore ordinario di mate- jitatica sublime in quella I. R. Universita, membro del Cesareo Istituto dei quaranta della Societa italiana e di varie altre accademie. Egli nacque a Gaino, picciola terra della rivlera di Said. Compiuti con sorama lode i suoi stud] di filosofia e di matematica nelle scuole di Brescia, fa promosso al sacerdozio nel 1777, ed in quell' anno rae- desimo venne dal celebre conte Carlo Bettoni assunto a compagno ne' suoi studj di fisica e di meccanica pratica , dalla quale nobile associazione provenne 1' opera intitolata JPensieri sul governo dei fiumi (Brescia 178a), opera che meritossi V elogio de' piii rinoraati idraulici di quell' epoca. Invitato quindi dal Cesarotti e dal P. Giorgi passo a Pa- dova, dove fu maestro di matematica e di fisica nel col- legio di Noventa, poi in quello di S. Marco. Nel 1797 fa promosso alia cattedra di geometria ed algebra nell' Uni- versita di Padova, e nel 1806 a quella di fisica generale e di matematichc applicate. Sulk fine del 181 5 riraasta V A K I E T a'. 1S9 v.icante la cattedra dl calcolo sublime nella stessa Univer- sita per la morte del celebre geonietra Cossali , venne ad essa sostituito 1' Avanzini dalla sapienza dell' augusto im- peratore e re nostro Francesco I. Tale fu la vita pubblica deir Avanzini, Mold sono i frutti che de' suoi studj egli trainanda alia posterita specialmente per la difficile e sca- brosa scienza delle acque , nella quale pote co' suoi disco- primenti segnar quasi un' epoca novella i dolcissima la me- nioria che lascia di se per la pieta sua verso i celesti, e jjer le morali virtu ond' era doviziosamente adorno. AUe csequie di lui intervennero il rettore magnifico , i direttori, i professori e gli alunni di quella insigne Universita, II sig. professore D. Vittorio della Gasa ne celebro 1' elogio funebre con una patetica , benche quasi estemporanea ora- zione , che fu poi impressa coi tipi di quel Seminario^ ERRATA-CORRIGE. Tomo 45.° Pag. 414 lin. a<) Ceneaiui Ifggi Cercsius X 415 i> 30 7 metri di peadenza » 7 metri di pendcnza per migUo » 417 II 10 dal nord al Sud , quests » dall' est all' ovest , quests dall'est air ovest. dal nord al sud. Tomo 46.'' y> 176 » 19 felicemente , » felicementc , e m ivi »> 37—38 conducono « conduce V 186 » 26 a' quali » al quale at 378 » 3i rafpresentarle » rappresentaria Jl. GinoNi, F. Carlini e J. FvMAGALLi, direttori ed editori. Pubblicato il dx a3 agosto 1827. Osservaziont meteorologiche fatte all' I, R. Osservatorio di Brera. L U G L I 0 1827. Mat TIN A. Sera. d "s's " 0 ? 2 u 6 ij d •2 (« ;.! a; 0 s Stato nJ »; •^ -i § c u — . - u Stato 1 1 c '6 1 N 0 i a < 2 u _ del clelo. rt g S 0 a; S < 2 ; del cielo. poll. lin. <- poll. lin. 0 1 27 9,8 +17,5 s 0 Nuv. ser. 27 9i7 +22,7 s Sereno. 2 27 ic,5 +17,3 N..E Sereno. 27 10,8 +23,8 s Sereno, , 6 27 10,8 +18.5 N Sere no. 27 9,8 + 25,2 so Ser. nuv. ser. 4 27 10,2 +17,3 0 Sereno. 27 10,4 +24,4 s Sereno. b 27 11,0 +18,0 N E Nuv.tem.piog. 27 11,0 +20,2 E Sereno. • 6 27 11,0 +16,3 NE Nuv. . . piogg. 28 0,0 + 16,7 N Nuv.rot.piov. 7 28 0,0 +i5,o NHC Piog.. nuv.ser. 27 10,3 +20,8 0 Ser. nebb. 8 27 10,5 +16,6 N 0 Temp.pr.nuv. 27 10,5 +23,7 S Ser. neb, ser., Q 28 0,0 +17,0 N Nuv. ser. 27 11,5 +21,6 SE Sereno. 10 27 11,3 +17,5 N E Sereno. 27 10,0 +23,3 N 0 Sereno. 11 27 9'7 + 19,0 0 Sereno. 27 9,0 +24,5 s 0 Sereno. 12 27 8,8 +18,7 0 Sereno. 27 8,2 +24,3 S...0 Sereno. li 27 9,0 +19,0 E Nuv. neb. ser. 27 9'3 +22,7 E Sereno. 14 27 10,0 +18,0 E Nuv. neb. ser. 27 9,3 +23,3 s Nebb. ser. iS 27 10,0 +19,0 E Sereno. 27 '0,0 +24,6 SE.... NO* Tem.pio. 16 27 9,0 +16,4 NE Sereno. 27 9.2 +23,2 SO.S* Tem.gr. piog. 17 27 9,2 + i6,b N Nuv.tem.piog. 27 9,0 +16,4 0 Nuv. . . ser. 18 27 9'0 +i4i7 s 0 Nebb. ser. 27 9,0 +2 1 ,6 0 Sereno. 19 27 10,0 +i5,o E Sereno. 27 10,0 +21,8 SSE Sereno. 30 27 10,2 +16,0 0 Sereno. 27 9,5 +22,5 S Sereno. 21 27 9,2 +17,0 E Sereno. /J27 8,8 +32,5 0 Ser. nuv. ser. 22 27 9'5 +ib,b N E Sereno. 27 9'7 +22,4 NE Ser. nuv. ser. 23 27 9'7 +17,5 NE... so* Te.pi.gr. 27 10,0 +21,8 S..E* Temp. piog. 24 27 10,3 -n5,4 E Sereno. 27 10,2 +21,5 S Sereno. 25 27 10,3 +16,0 N Sereno. 27 10,0 +22,7 E Sereno. 26 27 10,6 +17,4 N Sereno. 27 10,7 +23,7 s 0 Ser. nebb. 27 27 11,0 +i8,h E Sereno. 27 10,6 +34,5 0 Sereno, 28 27 11,0 +19,0 N 0 Sereno. 27 11,5 +35,3 E Sereno. 29 28 0,0 +19,5 N E Sereno. 27 10,7 +25,3 0 Sereno. 1 3o 27 10,9 +20,0 E Sereno. 27 9,8 426,0 S Sereno. 3i 27 10,2 +20,4 0 Sereno. 27 10,8 +26,0 0* Nuv. temp. ■1 .. , 1 Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,0 Altezza mass, del term. + 26,0 ia 1 •^■ ao, 12 Quaa ita della pioggia liuee 57,72 I .J / f. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. SciiptoTum veterani nova collectio e vadcanis codici- bus edita ah Angela Maio Blbliothecce Vadcana; prcefecto. Tom. II historiconim grcecorum partes novas complecteiis. — Ronue , 1837, typis Vadca- nis , ill 4.'' dl ciica 800 pagine^ K ,on ci ha dubbio die ai deplorati danni recati alle lettere dalle ingiurie del tempo e dalla mano ancor piu ingiuriosa dell' uonio , clie i piu numerosi nc spensero e piu pregevoli nionumenti , apprestino largo comeche parziale risarcimento Y opera meravi- gliosa e il perspicace iugegno del Mai. In poclii anni egli ha gia rinveniito e restituito alia luce non pic- cola parte del molto che si e perduto : ond' e a spe- rarsi che perseveraudo egli indefesso nelle sue for- tunate ricerche possa imitare i prodigj della favola di Esculapio , risuscitando mteri i classici scrittori deir antichita , le cui membra fmono , come quelle d' Ippolito , miscramente sbranate , guaste e disperse. Grazie dunque e laudi inllnite sieno all' egregio Ita- liano tanto benemerito della letteraria repubblica ristorata di si gran parte delle antiche rovine per virtu della medica sua mano e dell' alto suo intel- letto. 11 volume che annunzianio e il secondo della Bibl. Ilal. T. XL VII. II 162 SCRIPTORUM VETEEUM NOVA COLLECTIO preziosa raccolta di libri ora starapati per la prima volta ch' e2;li con tanta pazienza e con tanto studio va traendo dalla Biblioteca Vaticana , cui per buona sorte presiede. Le numerose parti che V ainpio vo- lume presenta sono tutte istoriche o politiche estratte da greci scrittori celebratissirai quasi tutti, beiiche di epoche assai diverse. La parte istorica assai piu abbondaute e pregevole dell' altra e priccipalmente formata da nuovi ed estesi scpiarci scelti di Polibio, Diodoro Siculo , Dionisio d' Alicarnasso , Dione Cas- sio , Euruipio , ecc. La parte politica e dovuta ai libri di Pietro il maestro, di Niceforo Blemmide, di Basilio iniperatore , di Eubulo , di Giuliano Laodi- cese , ecc. , autori egualmente greci , ma di tempi meiio anticlii o di fama meno estesa. Tanto degli uni che degli altri leggesi anche la traduzione latiua appostavi dall' editore , meno qualche piccola parte die gli e sembrata non averne bisogno. Ogni pagina del libro , cui precede una luminosa , bcnche breve prefazione , presenta note di diversa specie critiche , grammaticali , tilolo2;iclie , sempre utili ed opportune. A tutti questi pezzi di antica istoria se ne aggiunge uno assai moderno ne meno prezioso, qual e quello della lettera dedicatoria del libro al regnante Sommo Pontefice Leone XII nella quale con dignita pari air eleganza si cspongono le memorande gesta del suo pontifjcato nel breve spazio di pochi anni. Giova indicar la serie e Y estensione dei diversi autori con- tenuti nel volume, affinche fortunatamente ognuno a colpo d' occhio vi riconosca con piacere che il maggior pregio non va mai disgiunto dalla maggior copia. Diodoro Siculo dalla pag. i alia pag. i3i : Dione Cassio colla continuazione dalla pag. i35 alia pag. 246 , e nuovamente dalla pag. 627 alia pag. 568 : JEunapio dalla pag. 247 alia pag. 3 18 : Desippo dalla pag. 319 alia pag. 347: Giamblico dalla pag. 349 alia pag. 35i : Menandro dalla pag. 352 alia pag.. 366: Jppiano dalla pag. 367 alia pag. 368 : Polibio dalla pag. 369 alia pag. 461 : Dionisio di Alicarnasso dalla E VATICANIS CODICIBUS EDITA AB A. JMAIO. l63 pag. 463 alia pag. 626 : Pletro il jnaestro tlalla pag. 690 alia pag. 609: Niceforo Blcmmide dalla pag. 611 alia pag. 670 : Eitbulo dalla pag. 672 alia pag. 6^5 : Giuliano Laodiceiise dalla pag. 675 alia pag. 67a : Basilio iniperatore dalla pag. 679 alia pag. 681 ; Fozio o piuttosto Gerrnano dalla pag. 682 alia pag. 683 : Teodoro Metochita dalla pag. 684 alia pag. 608. Di ciascuno di questi autori e dei libri da esso com- post! , e poi smarriti o rinvemiti , si danno notizie precise ed acconce a fame iatendeie il merito c r importanza. Ora e giusto clie ancor uoi diciamo alcuna cosa tanto in generale che in jjarticolaie in- torno a qiiesto nuovo volume , onde meglio mani- festare il valore di cio che vi si contiene. E noto come nel 9.° e io.° secolo dell' era Gri- stiana, cpiando Roma e la parte occidentale dell an- tico suo impero giacevano nella piu crassa ignoranza e nella piu dcplorabile barbarie , 1' Oriente e spe- cialmente Costautinopoli caltivavano le lettcre con grande ardore. La fami2;lia sedente allora sul trono impcriale di Bisanzio non solo proteggendo i colti- vatori della filosotia e delle lettere , ma cokivandole essa medesima coopero efficacemente a mantener \ ivi que' lumi cli' erano aiiatto spenti in occidente. Co- stantiiio Porfirogenita , figlio di Leone il sapicnte e nipote di Basilio il Maccdone , si distinse altamente in questo genere di nobile protezione c di buoiii studj. Egli lu autore di varj libri, e riuni intoino a se uomini bene istruiti in ogni ramo di scien- ze e di letteratura , incaricandoli di scegliere , adu- nare ed estrarre il meglio che oflVivasi dagli an- tichi e dai moderni scrittori in tutte le raaterie. Quindi assai pin del padre ch' ebbe il nome di filo^ sofo , egli ha ben meritato delle scienze e delle let- tere , della giurisprudenza e dell' istoria ; poichc dob- biamo a lui 1' esistenza di varie preziose raccolte di estratti e di opere intere istoriche , mediche , geo- ponichc , ippiatriche. Rla la raccolta istorioa formata dalla riunione del piu bel fiore dei fatti e dei detti 164 Pr.RIPTOEUM VETERUM NOVA COLLEGTIO che Icggevansi nei piu famosi scrittori e rimasta ]a meno conservata e la meno conosciuta , benchc sia da siipporsi esser ella stata la piu pregevole e la piu voluminosa. Sappiamo infatti die fu divisa in 53 capi o libri , ciascuno de' quali aveva il suo ti- tolo particolaie a cui riportavansi i corrispondenti pczzi d' istoiia estratti dai diversi autori. Di questi 53 capi o libri solaniente 26 sino ad ora sono co- nosciuti pel loro titoli ; e un tempo di due soltanto , ora di ti'e , si conoscono anche le materie , oltre i titoli. Imperocche prima V Orsini seguito dalF Hoe- schel , e poi il Valeslo avevano gia pubblicato , que- gli il libro intitolato Legationum col solo testo greco, questi T altro intitolato De iirtudbus ac vidis aggiun- gendovi la versione latina. Ambidue li trassero dalla stessafonte, vale a dire dalla vaccoXtA Co stantijiiana, ma non dal medcsimo codice ; ed ora il Mai attin- gendo alia stessa sorgente , benche per via assai di^ versa e piu diiKcile , qual e quella di un palinsesto , ridona alia luce il libi-o quasi tutto intero col titolo De scntenuis , che costituiva forse la parte la piu utile di quelT ampia raccolta. Ne senza ragione noi la diciamo la parte forse la piu utile ; imperocche tali sentenze sono accompagnate o seguitc il piii dclle volte dalla narrazione di grandi avvenimenti dond' esse nascono ; e dobbiamo percio considerarle come le piu pregevoli lezioni di morale e di politica appoggiate a' fatti dei quali niuno oserebbe dubitare. E quale maggior servizio puo rendere 1' istoria agli uomini pul)blici e privati delT offerir loro le umane catastroli con massime o lezioni che ne trassero con- teniplandole scrittori dotti ed esperti .'' Ne queste sentenze rimangono senza utilita , quand' anche si presentino divise dai fatti che bisogna pero supporre ancorche non sieno narrati. In somma costituiscono esse il vero uso pratico delf istoria , \ applicazione della passata esperienza alle azioni e ai tempi clie soao c saranuQ. E VATICANIS CODICIBUS EDITA. AB A. MAIO. l65 II manoscritto clie offre rcdivivo il titolo soprin- dicato dclla raccolta Costmitiniana sembra essere del iOv° secolo quasi contemporaneo di quella magnifica impresa. Esso e rimasto cosi sconvolto , cancellato e giiasto sotto la nuova scrittura egualmente greca del secolo 1 4.°, per quanto sembra , clie forse niun altro occhio fiiori di quello espertissimo del Mai avrebbe saputo leggerlo , riordinarlo e trascriverlo. Avvertasi intanto clie in questo palinsesto , oltre i pezzi nuovi o inedid dci nienzionati istorici , trovansi mold altri editi spettand ai medesimi autori , o ad altri di fama non inferiore , i quali essendo gia noti da lungo tempo per le stampe ci dispensano dal farnc parola. Tali sono Senofonte , Arriano , Procopio , Agatia , Teofilatto , i di cui libri sono notissimi , senza che nulla acquisdno dal palinsesto vaticano. II greco compilatore incaricato di quella raccolta , e forse sara stato piu. di uno , benche non faccia conoscere il suo nome, deve supporsi bene istruito e sensato non solo per la scelta de' pezzi , ma per quello ancora clie qualche volta vi aggiunge del suo. Cosi per esempio , pag. 247, nello scusarsi di aver posto gli estratti storici di Eunapio dopo quei di , Prisco , mentre Eunapio fu anteriore a Frisco , ne ' incolpa la penuria de libri e 1 invidia di quei clie li possedevano quasi inutile telluris pondiis , e clic non dissimili dal cane ncl presepe , come dice il pro- verbio , che non mangia il tieno , ne lo lascia man- giare a quei che lo desiderano , non li vogliono co- municare , ne dare ad imprestito agli altri. Cosi an- cora neir invettiva , pag. 262 , contro le soverchie lodi date da Eunapio a Giuliano egli manifesta molta istruzione e rettitudine di spirito. Ma il buon sense del raccoglitore apparisce anche piu cliiaro dai di- versi saggi di cjuella raccolta che noi vo2;liamo far conoscere ai nostri lettori colle parole latine del traduttorc , onde meglio intendasi da ciascuno la natura e \ importanza degli accrescimend che riceve r istoria da questa romana cdizione. l66 SCRIPTORUM VETERUM NOVA COLLECTTO E incominciando da Polibio, dallo scrittore istorico il pill antico ed il piu classico che abbia contribuito alia Costantiniana raccolta delle sentenze, niuno igiiora aver egli scritto 40 libri d' istoria dalla presa di lloma fatta dai Galli fino alia rovina di Cartagine e di Co- rinto , della quale fii contemporaneo: scrisse per- cio di cose romane e straniere. Di questi 40 libri soltanto i primi 5 sono nod interamente per le stampe sino dal secolo XV. Imperocche dal libro VI al XVII noil si conoscono che frarlimenti tratti principalmente dai due titoli della medesima raccolta Costantiniana De legadonibus , e De virtutibus ac vitils. I nuovi squarci di Polibio die ora ne oCfre il Mai tratti dalla ir.edesima fonte sotto il titolo Delle sentenze inco- niinxiano appnnto dal lib. VI al XXXIX , mancando fortunatamente i primi lil:>ri che gia si conoscevano. E se lo stesso raccoglitore ne dice di aver lasciato intatto il 40.° libro Polibiano nella compilazione di quel titolo , ne indica peio 1' altro titolo De rerum inventoribus , ove- quel libro era stato largamente ado- })^ato. Anche del XIV libro non ci ha estratto che del solo proemio , perche il i-esto mancava nel ma- noscritto stesso di Polibio , dal quale estraeva quel raccoglitore. I pezzi ora editi dal Mai appartengono i 1 assai diversa quantita ai libri sopra indicati , e del XII specialmente se ne offrono parti numerose ed estese. Dal Ub. XXXIV al XXXVII parlasi molto della guerra cartaginese , di cjuella contra il falso Filippo , e contro de' Greci , aggiungendovi 1' istorico qualclie cosa delle proprie azioni politiche nella guerra de' Romani contro della sua patria, e giusti- ficando con imparzialita e con moderazione la con- dotta dei vincitori. Ecco alcune deilc sue principali sentenze fatte latine dall' editore : pag. 870: « Hanc y> unam esse perfecti viri cxplorationem si is sum- » mas fortuiice conversiones magno animo ac forti y> perfeiTC potuerit: pag. 877: fieri nequit lit is recte 5) prosit rei publicae^ qui suam privatam negligit; » rursns impossibile est ut is sibi temperet a patriae E VATICANIS CODTCIBUS F.DIT.V AB A. MAIO. 167 » suae pecuiiia qui sumptnosius vivit , quam succ » conditioni sustentandai opus est » , e pag. 424 : « cuiicti propemoduni homines ratiouem temporis in » negotiis gerendis habere debent; hiijiis eniin ma- » xima vis est , pxcesertim vero bellicis ia rebus ma- y) xima3 fiunt a tempore in utramque partem incli- M nationcs; temporis autem sive occasionis jactura ■» maximum peccatum est » : pag. 484 ove parlasi della vohibihta della fortuna e della catastrofe di Perseo, Tistorico pone in bocca di Paolo Emilio un aureo discorso che tra le altre sentenze ha questa: «; porro in hoc dementes a cordatis viris differre , » quod illi propriis dctrimentis, hi alienis erudiun- » tur » ; e descrivendo Asdrubale , che genullesso implora la generosita del vincitor romano Scipioue, il quale commosso da quello spettacolo conchiude una sua allocuzione ai soldati, pag. 480 : « Nihil esse su- » perbe dicendum faciendumve ab eo qui homo nafcbs » sit » ; ed altrove pag. 440 insegna: «. tanta videlicet » in hominum natura vis inest, ut non solum exer- » citus atque urbes, verum etiam nationes integras, y> imo et majores orbis pardtiones ob unius viri vir- » tutem vel malitiam modo maximis malis , modo » summis bonis afficiantur. » Nel XII libro il piu. conservato nel palinsesto si contengono utilissimi avvertimenti a ben scrivere Y istoria , e molti rim- proveri all' istorico Timeo per non averli osservati, poiclie privo cestui di uso e di esperienza , era ricco solo di eloquenza e di lettura ; al pari di quci me- dici altrettanto eloquenti che inlelici per maucanza di pratica : inoltre ei noiT cercava mai le cagioni degli eventi , che sono pure tanto necessarie a sapersi ; ed erasi acquistato credito colla sua gran maldicenza , poiche gli oomini in generale credono piu al bia- simo che alia lode , concludcndo con quella verissima sentenza, pag. 089: « Ut brevitcr dicam, videre licet » eos qui promptissime ad aliorum reprehensionem » feruntur, in vita sua peccare saepissime. » i68 scmrTORUM veterum nova collectio La lettura dei pezzi di Diodoro Siculo fu meno incomoda e difficile per V cditore di quella di Poli- bio. Sette interi quadernioni del palinsesto sono oc- cupati dagli estratti sentenziosi di quell' istorico ; e di quei sette ne sono inediti cinque dal libro VII al X , e dal XXI al XXXX , vale a dire sino all' ultimo della sua Biblloteca istorica che abbraccia le piu antiche memorie umane sino ai tempi di Giulio Cesare di poco anteriori ai suoi che visse sotto di Augusto. Soli 1 5 libri dei 40, i primi 5 cioe e gl'intermedj dal X al XX erano noti interamente per le stampe, e degli altri non se ne conosceva che qualche fram- mento. Ora per opera del Mai non ne resta ignoto in tutte le sue parti che il solo VI libro , poiche dal VII al X , e dal XXI sino all' ultimo o XXXX egli ne offre squarci piu o meno estesi tratti dalla medesima fonte. Le belle sentenze, di cui ridonda- nft questi squarci di Diodoro, che occupa le prime pagine del volume , sono veramente degnissime di esser conosciute per qualche esempio. Di fatto alia pag. 2 parlando egli di Licurgo , che aveva inter- rogato r oracolo di Delfo per sapere quali sarebbero state le piu utili leggi da darsi a Sparta, e n' ebbe in risposta doversi coUe leggi primieramente cercare che ben si comandi da una parte e ben si obbedisca dair altra , conchiude l' istorico : « nihil enim interest 5) fortes esse viros , si discordia sit , neque rursus » prodest tueri concordiam timidis » ; e poco piu sotto alia pag. 3 : « qui pietatem erga Deum non re- » tinent , ii multo minus officia inter homines ser- y> vant »; alia pag. 20: « baud magnum est viribus y> quomodocumque poUere, sed iis apte uti: nam cro- 5) toniatae Miloni cuinam usui fuit magnitudo sui ro- » boris? )) E parlando dell' orribile toro inventato da Falaride, che il primo ebbe a sperimentarlo, av- verte pag. 26 : « Qui enim adversus alios pravum y> quid moliuntur, suis plerumque nialis votis irretiri » solent » ; e alia pag. 28 : « modeste fclicitas ferenda » est, neque humanis prosperitatibus confidendnni , E VATICANIS COmCIBUS EDITA AB A. M\IO. 169 » quae horae momcnto magnas patiuntur convcrsio- » nes » ; e alia pag. 5o : « Quippe mori pisestat » quam vita retenta , se suosque videre digna letho y) facientes. » NeU'^indicare la superbia di Attilio verso i Cartaginesi , clie poi Y obbligarono a cosi aspra ed orribiie penitenza , conchiude : « Omnes » homines magnis solent in calamitatibus menioriam » iiuminis revocare , et cum in prosperis saepe deos •» tanquam fictas fabulas spernant , adversis casibus » pressi relabuntur ad insitam natura religioneni , » turn ergo prascipue Carthaginenses ob impenden- » tium terrorum raagnitndinem revocatis sagrificiis » janidiu intermissis, di vinos honores augebant. » Alia pag. 93 ove accenna la tristezza e il pianto di Scipione per la rovina di Cartagine , cosi lo fa ri- spondere all' istorico Polibio clie lo interrogava per- clie piangesse in mezzo a tanta sua fortuna: « For- » tunae , inquit , inconstantiam mecum reputo ; quippe y> aliquando futurum fortasse est ut eadem calamitas y> Romas accidat ; atque hos poetae versus recitavit : 3) Veniet dies , qua sacrum peribit Ilium » et Priamus et populus 33 Di Dionisio dAllcaniasso clie ai medesimi tempi di Diodoro scrissc 20 libri di Antichita romane ( dal- roi'igine di Roma sino al principio della prima guerra punica verso il fine del V secolo ) noi non conser- viamo interi che i soli primi 10 libri con parte assai considerabile delf XL Sino agli ultimi tempi non co- noscevansi altri frammenti dei libri susseguenti clie poclii estratti dalla raccolta Costantiniana sotto i ti- toli De legatlonibas e De virtutibus ac iitiis. II Mai nel 18 16 pubblico a Milano , siccome e noto , altri lunghi squarci di Dionisio tratti dai codici Ambrosiani, che ora piu chiaramente mostransi parti della mede- sima raccolta Costantiniana e precisaniente del titolo De sententiis ^ talmente che non si puo piii dubitare che r edizione milanese offrisse pezzi genuini ed ori- ginal! delle antichita romane di Dionisio , come gia sin dal principio opino il soramo archeologo E. Q. 170 SCRIPTORUM VETERUM NOVA COLLECTIO Visconti. Fu percio lodevole consiglio quello del Mai di collocare que' suoi frammenti dionisiani in questa roniana edizione colF aggiiiuta de' nuovi quanto era necessario a compiere 1' edizione di tutto cio clie e derivato da quel titolo Costantiniano , tralasciandoue cio che r Orsini ed il Valesio aveano tratto da altri titoli della medesima raccoka. Chi dunque brama leggere tutte quante le reliquie di Dionisio dal XI libro al fine della sua istoria , legga la milanese edi- zione, che tutte abbraccia le note sine a quel tempo, e conserva quindi 1' intero sue pregio. Nella nuova edizione di Roma si rinviene tutto cio che dal XII sino al XX libro di questo autore e derivato dal titolo Costantiniano delle Sentenze. Quindi vi si parla della guerra sociale , di quella degli Etruschi , dei Galli , dei Sanniti , di Pirro : havvi V interessante corrispondenza tra il re degli Epiroti e il -console romano P. Valerio Levino, non meno che la narra- zione intera delF ambasciata roniana a Pirro , e di cio che si fece e si disse pel riscatto dei prigionieri romani. II discorso di Fabricio ora per la prima volta comparisce nella sua integrita , poiche cio che r Orsini ne aveva pubblicato non ne costituisce che la sola prima parte ; in oggi vi si aggiunge il rima- nente con una nuova versione latina della parte gia nota , onde dare lo stesso colore ad ambedue le parti di quel sublime discorso , ricchissinio senza dubbio delle piu belle sentenze morali , politiche e militari. Quantunque in generate i pezzi nuovi di Dionisio sieno piu uniti e piu lunghi ed appariscano meno ricchi di detti sentenziosi che di fatti , tuttavia giova qui riportare qualcuna delle piii pregevoli sen- tenze che ornano le sue reliquie, Cosi ex. gr. alia pag. 5o5: « Simile quid mari patiuntur libeiae civi- » tates , nam et illud ventis agitatur , licet natura » quietum , et has ab oratoriljus perniiscentur , quam- » vis nihil per se improbum habeant >>: alia pag. 495: « nullam esse feram populo improbiorem (|ui se ne » ab alentibus quidem continet » ; c alia pag. Sic: E VATICANIS CODICIBUS EDIT A. AB A. MAIO. I7I « insuperabili vi regium aurum preeditum est, neque » ulla lioniinibus cautio inventa est contra hujusmodi » telum » ; alia pag. 467 : « melius est beneticiis supe- » rare liostes quam maleficiis »; e alia pag. 470 tle- scrivendo la tranquillita e Y innocenza ammirabili con cui fu celebrata dai Romani la festa del prime lettisternio messa in uso per far cessare una iiera pestilenza, riflette: « quam vis cseteroquin multa ini- » qua et injusta patrari soleant feriarum tempore » propter ebrietates. » I pezzi i. plu copiosi e lunglii che si conteugono in questo volume sono quei dell' istorico Dione Cassio, che scrisse in 80 libri T istoria dalla fonda- zione di Roma sino ai tempi di Alessaudro Severo , che furono anche i suoi. I primi 84 bbri con parte del 35.° erano perduti ; dal 55.° al 60.° sono pieni di lagune , e da questo all' 80.° non si ha che il compendio fattone da Sifilino nipote di un patriarca di Gostantinopoli nell'XI secolo, il quale incomincia dal 35.° libro fino all' ultimo , toltone il 70.° smar- rito sino da quei tempi , e al quale egli fece un brevissimo supplimento. Oltre tutto questo abbiamo diversi frammenti della medesima istoria trovati qua e la in diversi tempi , e riuniti in bell' ordine dal Reimaro , che ne procuro la piu ricca edizione che si conosca. Blolti di questi frammenti appartengono alia raccolta Costantiniana , poiche tratti dai suoi ti- toli de legatlonibus e de viitutibus ac vitiis. Ma le aggiunte vaticane , che derivanti dalla medesima fonte benclie da titolo diverse , ora compariscono per la prima volta alia luce sono veramente consi- derabili : esse incominciano dalla line della prefa- zione dell' opera sino' alia battaglia di Canne; e quindi si ripresentano ai tempi di Augusto sino a quei di Alessandro Severo , alternando in qualche luogo parti cognite cou incognite , o sieno edite con inedite, non senza qualche pregio anche nelle edite per le varieta che offrono. Ben dunque a ragione il Mai si avviso di collocarlc tutte in questa romana l-^^. SCRIPTORUM VETERUjyf NOVA COLLECTIO edizione coiraggiunta di una continuazione anonima sino ai tempi di Costaiitino, per cio che apparisce dal palinsesto vaticano , ma che si sa d' altronde essere stata protratta sino ai tempi di Graziano. I favori della fortuna sono stati assai larghi nel ritrovamento delle disperse reliquie inedite di Dione , poiche , oltre le copiose somministrazioni del palinsesto , se ne sono ottenute altre non poclie da altri codici della medesima Biblioteca contenenti estratti di diversi autori , quali sono quei di Planude , e Y altro ano- nimo col titolo di Florilegio. In anibidue questi co- dici si sono trovati altri squarci di Dione che riu- niti insieme accrescono sempre piu il risarcimento della sua istoria offertoci dal volume che il Mai ha dato alia luce. La naturale eloquenza e la molta ele- ganza di questo scrittore sono note generalmente , e benche non vada egli esente da varj difetti , cio non ostante si legge sempi-e con piacere e con pro- fitto. Ecco alcuni esempi delle sue piu belle sen- tenze scelte dai suoi squarci non mai stampati per lo innanzi, pag. i36: « Nonnulli sane tutiiis peri- y^ cula quani felicitates ferunt »; pag. 140: « Omnes y> conversioncs periculosas admodum sunt, prsesertim y> vero political. Plerumque enim privatis aeque ac y> publicis rebus perquam noxiae sunt. Quare qui » sapiunt in eodem semper statu , etiamsi optimus y> non sit, manere malunt, quam mutatis rebus hac » iliac circumferri »; e pag. i4i,ove insegna che bisogna credere ai fatti e non alle parole degli uo- mini troppo spesso mendaci, conchiude : « Igitur ex » prasteritis factis, non ex iis quae acturum se dicit y> de unoquoque ferendum judicium est 5) ; e par- . lando delle interne discordie de' Romani e delle tante sedizioni tra patrizj e plcbei, scrive pag. 154: « Democratia non in eo versatur ut imiversi homines y> paria temere habcant ; sed ut quisque digna me- » ritis impetret. » La narrazione del tristo fine di Manlio Gapitolino lo fa giudicare , pag. i55: « Sic » videlicet nihil fere apud homines in sua dignitate E VATICANIS CODIGIBUS EDITA AB A. MAIO. I^S » graduve manet, prospei'ique eventus multos mor- 5) tales conjiciunt in contrarias calaniitates.» Ed al- trove , pag. 189, presenta la seguente nobilissima sentenza: a Non parum confert sive ad Deorum con- » ciliandam giatiam sive ad hominum asstimatio- » nem , si non videaniur bella studiose quasrere , » sed illata coacti repellere. » Di Eimapio medico ed istorico di molta fama , lodatorc smodeiato di Giuliano imperatorc e gran nemico de' cristiani non avevanio die poclii fram- menti prima di questa romana edizioae. Egli scrisse 14 libri di storia coutiniiandola dai tempi di Clau- dio II e Cesare , ove la lascio Desippo , sino a quei di Onorio e di Arcadio. Ne fece due edizioni o esemplari; ed il secondo o nuovo , di cui ora si danno a luce gli estratti e piu moderate contro i cristiani per testimonianza di Fozio, ma piu oscuro ad un tempo, perche piu compendioso. Si divide in due parti , e ciascuna col suo proemio : 1' una aggi- rasi intorno ai tempi di Costanzo e Giuliano, 1' altra ai tempi posteriori. Di ciascuna parte sono sommamente interessanti i proem] amendue interi con pellegrine notizie intorno alia storia di Desippo e di Ewiapio medesimo. Vi si aggiungono gli altri pezzi gia editi con nuova versione latina , onde nulla resti a desi- derarsi di cio clie si e trovato finora del suddetto istorico. Le sue sentenze non sono molto numerose, ma neppur mancano di gravita ; ex. gr., pag. 260: cc Quodvis opus militare secreto ducum consilio di- » rigi praestat ; sane qii^i belli , plura celat , potior » est , illo qui factorum audacia manifeste utitur » ; ed altrove, pag. 269: « Avaritiam malitiee omnis esse » fontem , nee ipsi malitiae jucundam esse vel uti- » lem » ; e alia pag. 281: « Videtur homo tacilius » honore subverti ac decipi qitam calamitate. » Pochi sono i nuovi e sentenziosi frammenti dcl- r istorico Desippo rinvcnuti nel palinsesto , e rela- tivi alia sua istoria della guerra gotica, die fu molto lodata. Vissc ai tempi di Valeriauo c Gallieno : in 1^4 SCHIPTORUM VETERUM NOVA COLLECTIO mezzo ai frammenti suoi ne appariscono alcuni del- r altro istorico Iperide inscritivi da Ini clie lo sti- niava assai. A questi nuovi squarci di Desippo si aggiungono con nuova versione latiiia qiiei che gia si conoscevano , come si e fatto di quei di Eunapio. Tra le sue sentenze distinguesi quella alia pag. 3io: cc Prima virtus est quid optimum sit recte dispicere » proxima in agendo versatur , utraque autcm vir- 5) tute praesens tempus indiget, nempe et rectissima » deliberatione , et promptissimo opere. Nam et con- » silii defectus et agendi mora nihil utile effectual » dabunt ; immo ii qui ita se gerunt , non medio- » cria detrimenta capere solent. » Menandro , istorico bifeantino del secolo VI sotto r iniperatore Maurizio , die molto encomia , ha scritto 8 libri d' istoria dalU anno di Cristo 566 lino al 582 , spazio breve di tempo , ma ricco di avveninienti. I raccoglitori a eclogarj costantiniani estrassero molto da questo scrittore specialmente pel titolo delle le- gazioni, siccome e noto. II Mai ha rinvenuto poclie cose di lui nel titolo delle sentenze, ma queste sono pur interessauti , specialmente riunite ad altre de- rivate da diverse fonti , e principalmente da quella di Suida. II tutto , fuori dell' edito dall' Hoesclielio, e riunito in questa romana edizione , e le sentenze che offre sono assai degne di stima, ex. gr., pag. 355: innanzi quante belle opportunita di avvantaggiarti » tu abbi lasciate andare , si in provincia si in Fvoma , » cosi in altri tempi come in quello del mio con- » solato , non facea punto bisogno : conciossiaclie io » conosco la nobilta e la grandezza dell animo tuo ; » ne ho mai creduto, da te a me essere altra dille- » renza , die nel gusto della vita intrapresa : da ■» che me una certa ambizione porto ai procacciar » degli onori ; te un akro proponimento non punto » reprensibile , ad un ozio onorevole. Certo in quello » che e vera lode di piobita , di religionc , di af- » fetto io non ti metto innanzi nessuno , ne me » medesimo ; ma quanto all' amore che tu mi porti » ( tranne quello del fratello e de' miei ) io ti do il » primo posto. Conciossiaclie ho veduto , si ho ve- » duto e conosciuto a fondo nella varieta delle mie » vicende gli atlanni tuoi e le tue allegrezze : gran » dolcezza provai spesse volte del tuo con2;ratularti » della mia gloria , e grato conforto del tuo con- » fortarmi ne' miei timori. » Se tutti i volumi del sig. Gesari fosser di questa tempra , ne il sig. Son- cini avrebbe ragioue diceiido che non tonebbe questo 'k volgarizzamento a modello di stile epistolare , ne forse il sig. Gesari avrebbe il torto , affermando che Cice- I'one scriverebbe cosi se vivesse ai di nostri. 191 La Colornbiade. Poema eroico di Bernardo Bellini , professoje di filologia latina e di storia universale nelV I. R. Liceo di Cremona. — Cremona^ 1826, dai torchi De-Micheli e Bellini. Volumi quattro , in 8.° Lii: 10. 44 italiane ( Continuazione e fine. V, pag. 21 di questo tomo. ). L avira ravveduta e fatta cristiana diviene tosto un angelo di virtu e di santita. II Colombo racccso neir andca (iamma , e vago ben d' altro clie del nuovo mondo risolve di farla sua, ma intanto ella si e votata a Maria. Una mattina all' aprirsi dell' alba r ammiraglio va con Ludeno a proporle le nozze. Ei le presenta la mano, e gia la chiama sua sposa, ma la donna ricnsa il connubio , e si fa luogo ad una bella conversazione , la quale termina col rac- conto del voto, udito il quale l' innamorato noccliiero Gli ardori del sen fervido riscoss^, E in pur a di virtude onda gelosse. Egli e Ludeno si volgono altro ve, ed anzi, com'e detto , espressaraente tornano a letto: Lavira rimane , e prega dal cielo un qualche riposo all' amico. Nou puo negarsi die il Colombo non abbia preso il suo parti to da quell' uomo prudente ch' egli era : ma certo con questi pensieri , con questo animo ei non iscopriva un altro universo. Una sola di siifatte scene basta a privare un poema del nome d' eroico, e r uomo clie a questo modo piglia e depone 1' amore e tutt' altro clie degno protagonista d' un Epopea. E forse per cio il BelUni , quasi vedesse come non gli riusciva co' fiitti innalzare il suo eroe , voile con falsa lode magniKicarlo nell' opinione degli altri. E noto die il Colombo quando intrajircse il primo suo viaggio- avca qualche fama di geografo e di pilota , 192 LA GOLOMBIADE. ma e pur noto che il suo uome non sorgca per anoo famoso , e da qiiesto danno gli era venuta qiiella generale non curanza delle sue splendjde oiTerte. II poeta potea trarre di qui un belF argomento di lode , giacche niaggiore era cosi il nierito delF eroe nel- r aver persuasi Isabella e Fernando , niaggiore la forza deir anima sua nel contenere i sediziosi com- pagni. La gloria e un incanto che basta solo a com- pire le piu difficili imprese , e percio noi vedianio che Achille al solo presentarsi disarmato sui confini del vallo getto lo spavento e la niorte nell' oste tro- jana. Se il Colombo avesse avuto per se questa po- tenza , minore stato sarebbe il grido del suo nobile fatto , e quindi e degno di biasimo il nostro autore che lo mostra gia celebratissimo avanti la scoperta del nuovo mondo. Giunto appena nell' isole Canarie ei pronuncia il suo nome , e quella reina non gli chiede altra cosa. Cuando suonb di maesta ripieno Quel nome che di se gia il mondo empiea, L' eco di cento hocche in un baleno Quel memorando nome ripetea. Resc il ciglio si'ccome astro sereno Colei , che gia, d' un seren vago ardea : E oh disse , oh quanto avventurosa io sono ! Invitto Eroe , degnissimo del trono ! Qual lontano dal mondo angolo ignoto Fia mai , dove non giungano i tuoi, vanti? All' Anglo splcndi , al Scita e al Per so , noto Al Siberita e agli arsi Garamanti , Si, che ogni core palpita devoto A' pregi tuoi maravigliosi e tanti. La Fama d' immortal gloria t' ammanta E de tuoi merti sol trionfa e canta. Ne cio parve bastare al poeta il quale con inven- zione lontana da ogni verosimile finse che la regina di quelle isole avesse con trihistre lavoro fatta scol- pir(! nel suo palagio tuUa la preccdente vita del Golombo derivandola fin dalla cuna e da' prinii suoi POEMA EROICO DI C. BELLINI. 19$ studj. Queste parranno cose iiicredibili , ma pur sono vere. Mlra Colombo entro ad un umil culla Giacer , do^ce d aspetto un vago infante, Che nan folleggia , e invan non si trastulla , Ma d' un senno divin carco ha il semhiante. E questo bambino e il Colombo medcsimo , e la storia proscgue cosi per sedici stanze che vincono ogni provata pazienza. Ne r inopportunita di questo episodio c fatta mi- nore nel poema dal contegno del Colombo il quale nelle grandi occasioni riesce troppo ineguale alia sua fama , maucando perlino della piii comune prudenza. Degne per certo di questo gravissimo biasimo sono le parole eh' ei muove al primo Indiano che nel nuovo mondo se gli presenta. 11 Cacico Mezambuma, padre della battezzata Sivena , lo accoglie nella sua capanna , non gia rustica come al nome potrebbe parere , ma pomposa di architravl e d ampli frontoni e istoriata di mirabili tarsie , e tutta splendente dei piu eletti tesori con grande artiiizio disposti. II Co- lombo al vedere la pace e la riochezza di quel sog- giorno si rivolge al Cacico e lo chiama soprammi- sura beato. Oh fortunato , che in tranquilla pace Jlegni , e hai cortese il tuo regno e sercno ! IVe la folle dell' or cura tenace Sparge in te le sue smanie aspre e il veleno. Non d' insano desir rahido edace Cruccio ti piomha a infellonir nel seno , JSe ti fa il volto tnai squalUdo e Crista 11 sospetto ai terrori adri commisto. Stejidi alle lahbra eletti cibi e amici Ne pave unqua tua man, ne il labbro jnne, Che le vivande in te spandan C ultrici Furie , o ascoso venen lurido e grave •• Dai sacri frutti della terra elici La bevanda , che aconiti non ove , Ne onde il porto venen tema o il risappi Ti fa il rimorso irris,idir sui nappi, Bibl. ItaL T. XLVIl. i3 194 ^^ COLOMBIADE. Posi in placide notti , e I' irte forme De tradimend , ed il latrante affanno , E le brune de guaj pavide torme Tempestoso domino in te non hanno. Donne Natura, se il tuo cor s' addorme ; E a danzar candidissimi sen vanno Nei pinti obbietti a tuoi sopiti cigU I sereni dell' ajiima consigli. Non di scolte feroci , e non d' usbergo Ti cingi, ne aspra maglia unqua al sen stendi ; Ne i rauchi vagolar send da tergo Di corrucciati dl sdegni tremendi. Non d' enee porte in ferreo orrido albergo II lamentoso cigolar tu intendi, Ne il carnefice legge entro il tuo fero Ciglio un vigil di sangue utro penslero. E il Colombo prosegue cosi facendo sempre un tacito confronto fra 1' aflFarmoso tumulto del vecchio mondo, e la riposata vita del nuovo : ma che cosa avrebbe egli risposto, se il Cacico , udendolo dope siffatte parole annunciarsi come benefattore di quelle regioni gli avesse detto : « O straniero, tu vieni dalla » terra del sole, ma i tuoi detti sono tenebrosi, come » la via delle anime malvage dopo la morte (i): tu » hai parlato di colpe , delle quali ci e ignoto anche » il nome, e la voce ti tremo nel favellarne dell' ore J) che noi calpestiamo. Tu sarai buono , e buona e » celeste sara la religione, che ne vai predicand©, » ma tu invidii il nostro stato , e noi non abbiamo » ne desiderio ne invidia del tuo. Prendi il lucido » fango de' nostri monti che tanto ami , e torna alle » galleggianti tue case : quando avrai nella tua pa- » tria maggior pace e virtu, che qui non trovasti, » vieni allora, ma soltanto allora, e noi ti preghe- M remo stesi nella polvere di farci migliori. » (i) Alcune tribu indiane credevano veramente che per due gtrade s' avviassero dopo moite le anime, oscura quella de' cat- tivj , lucida cjuella de' buoni. POEMA EROICO DI B. BELLINI. IqS II Colombo del Bellini avrebbe per certo dovuto tacersi , ma il vero e prudeme Colombo fu ben lon- tano dair attirarsi questo discorso non ripugnabile : guai s' egli non avesse in principio saputo mostrare gli europei come una progenie d' uomini quasi di- vini , che non abbisognavano di nulla , e poteano ogni cosa donare ! Ma il nostro autore a questi ri- guardi non voile pensare , e quando ei condusse il suo Colombo a guerra coll' orrendo Giacuste , lo fece reo d imprudenza ancora piu grave. Chi crederebbe ch' egli avesse potuto imaginare un capitano si stolto da fargli addestrare gl' Indiani nella disciplina euro- pea per adoprarli contro le turbe nemiche ? E questo oso il Bellini nel penultimo canto , ne vide che tra- dito per tal modo il secreto della sua debolezza , ogni prestigio era caduto , ed altro egli non otteneva che rendere piu gagliarda ed esercitata una gente che presto dovea coUegarsi cogli avversarj a suo danno. E ben se questo gli accadeva , eragli piu che necessario quell' immenso valore che il nostro poeta gli attribuisce , e del quale noi non vogliamo dare che un saggio. Lo spaventoso Atzeca Un pino schianta , che t aerea ciina Per lo sentier de fuhnini suhlima. Non potrian cento leve entro alia nave , Che a nai'ili soggettl e capitana L' iminensurato alzare arbor si grave Ver la siderea region sovrana . Coni ei , che il militare urto non pave Crolla , e palleggia il pin per I' aura vana ■• Ma non si ratto al fulminarlo ei mosse , Che a vuoto il terren china egli percosse. Colombo il scuote allor (poiche curvollo Di sua tempesta la gagliarda foga) E a terra il batte ; e il ponderoso collo Dalle disconce vertebre disloga. Quel si distorce , e in pur rohusto crollo S' agita , qual cinghial fitto alia soga. Ruotasi , e s' alza : ma se ha il cuor superbo , Gia manca ai membri assiderati il nerbo. 196 LA COLOMBIADE. Frodigio iiifando ! A lid dondola Iratto DaW ossee commessure il capo infame , E spenzolante , e agli omeri ritratto Picchia de fianchi il lurido carname. Pur agli Iheri ei gia stizzoso e ratio Carco il cipigUo ancor di tutte brame ; E come a retro ei torse il wlto iroso , Cost co' pie distorti iva a ritroso. Noi non sappiamo come viva e cammini quest' or- ribile mostro , e sappiamo ancor meno come in tale state , e gia prosteso per terra ed immobile possa colle sole mani mettere a pezzi died di coloro che addosso gli balzano , ma quanta ne dee parere la vigoria del Colombo che toccando appena questo fiero gigante , tutto lo conquide , e cosi come fosse un fanciulletto trabalza al suolo colui che schianta gli alberi , rovescia i monti , e pur cadendo fa tre- mare la ten a , e veisa di bocca un tanto fiimo , che il sole se fie scolora ? Oh era ben meglio darne il Colombo della storia, che concedergli falsamente un valore quasi divino , e piu falsamente ancora attri-^ buirgli una prudenza meno che umana ! Noi potremmo seguitare avanti per piu tempo in questa materia , ma la via lunga ne sospinge , e queste considerazioni ci crebbero oramai a mole so- verchia. Giovera invece sotto grande brevita scor- rere alcun episodio , toccando cosi di volo \ artifizio ch' egli vi pose. Nel canto quinto \ ammiraglio approda ad un' isola sconosciuta , e vi trova un infelice europeo cola sbalzato dalla tempesta ; il misero vi strascina una vita peggiore d' ogni morte , perche i rimorsi lo straziano. L' eremita Ludenp e il Colombo lo con- solano, e \ afflitto risorgendo a speranza di ce- leste perdono si confessa a Ludeno , e lascia che anche il Colombo ascolti il suo doloroso racconto. Egli e Bondelmonte, e nacque a Firenze; amore go- verno la sua giovinezza , e di qui gli venne ogni male. E strano che sul bel principio della sua confessione fOEMA EROICO DT B. BELLINI. 197 egli si Volga con un" apostrofe a Dante , e ricordi i malinconici versi di Francesco Petrarca , nia sia pur perdonato e si perdoni ancora il chiamare in quella solenne narrazione farfallette d' amore i gio- vinetti clie s' aggiravano intorno alia sua bella Leo- nora. Come pero potra mai perdonarsi il modo , con cui sono descritti i progressi della gelosia nel cuore di Bondelmonte ? Dopo \ Ottello del Shakes- peare non e piii permesso di snaturare siffattamente questa tremenda passione. Bondelmonte ama la sua disgraziata Leonora , Bondelmonte la conosce pu- dica e adorna di tutte virtu , e pure a farlo correre neir opposta sentenza basta un menonio cenno. I contorni del suo palagio sono rallegrati da not- turne armonie , e v' e clii oso in iscritto manife- stare V amor suo ad Eleonora. Tuttavia la gelosa cura non prorompeva per anco a vendetta , quando fra le tenebre sorge mista al suono de' musicali stro- menti una voce d' uomo , clie presso a morir dispe- rato si consola d' aver veduto suUe labbra dell' amata donna un sorriso. Che fara Bondelmonte ? Soverchio sarebbe secondo ragione ogni lagno , ma egli per si lieve sospetto e gia uscito del senno , e ben lo palesano le sue matte parole : lo I' accuso , ella niega : io l' urto , e premo , Siccome nella rotta ira si suole ; E segue la percossa alia minaccia Sul sen di neve , e suU' ehurnea faccia. Sviene la misera, ma quel mostro urla, clelira E nel letargo suo l' ange , e calpesta. Ogni anima che abbia intelletto d' amore, ogni anima che nudra una scintilla di gentilezza , si solleva a questo racconto , e piuttosto che vedere gli atti vi- lissimi vorrebbe morta d' un sol colpo la sventurata. II morire e si poca cosa , ed e cosi crudele 1' essere maltrattato dalla persona che s' ama ! Ma Bondel- rnonte vuole che Leonora beva tutto Y amarissimo calice del dolore e della insiiustizia : ella non ha 198 LA COLOMBIADE. piu lamento, die di sospiri, e il malvagio risponde a quel silenzio colle piu fiere imprecazioni, e cre- scendo neir ira le immerge per dieci volte il pugnale nel petto , e V uccide. Oh noi domandiamo , se questo e verisimile , se questo e possibile , noi domandiamo , se Bondel- monte e pazzo o geloso : comunque sia e forza ad ogni cuore ritrarsi da lui : Ludeno puo assolverlo e benedirlo, perche la misericordia di Dio passa tutt' i confini , ma gU uomini piangono sulla tomba di Leonora , e maledicono il suo spietato carneiicc. E duro a pensarsi , come il Bellini , che certo e d' animo cortese ed appassionato, volesse chianiare la nosti^a compassione su questo ribaldo , ma piu in- credibile ancora e la compiacenza con cui si diletta a descrivere i piu esecrandi fatti , e le scene piu atroci. Guai , se con questo talento ei si fosse ac- costato alia drammatica ! Ogni spavento delle trage- die inglesi sarebbe al confronto un fanciullesco tra- stullo. Alzirdo naufraga col figliuolo Alvindo , il quale per lunga fame si muore : il padre racconta cosi , com' ei soccorresse a se stesso In lid con occhi torti , e dispettosi I sonanti vibrai denti bramosiy E del cadaver lurido mi faccio Empia carnificina , acerho strazio. Came i nervi non han freddi qual ghiaccio ; E sol d' ossa e di nervi irti mi sazio. Come mai non vide il poeta , che a volerci pur mostrar quest' orrore bastava un solo cenno che ne conducesse quasi ad indovinarlo ? Se non che ei forse lo vide, ma non gli parvero necessarj questi riguardi. E ben se ne dichiaro affatto privo nella storia che prende quasi interi 1' undecimo e il duodecimo canto. Egli creo un re di Portogallo , e una figlia di lui , e del primo fece il piu crudele tiranno , della se- conda la piii misera vittima. Noi non rinnoveremo ai nostri lettori questo fe- roce , e insieme schifoso spettacolo , ma si diremo , P0EM4 EROICO DI B. BELLINI. 1 99 rhe questo orrore e superato ancora da cio, che nel canto decimottavo racconta Rivoa. In esso r abbominazione giugne si avanti che non parrebbe piu superabile, se non che il BeUini neUac- costarsi alia conclusione del suo poema sembra con siflatte orribili invenzioni voler vincere anche se stesso. Tanto e spaventoso cio ch' ei racconta nel penultimo canto intorno a Giacuste e Taldia! Ma non vogliamo arrestarci piu a lungo in questa Caina, e per verita sarebbe oramai tempo di troncare ogni discorso , se non fosse atto scortese il chiudere le parole fra queste idee dolorose. Piu allegra materia ne aspetta, e ce la forniscono le profezie, che come gli altri epici, anche il nostro autore introduce. Noi taceremo di quella , in cui Biblo medico e poeta come Apollo predice V ippocratico ottocento , e saluta i fu- tm'i nomi dello Scarpa e del Tommasini , ne diremo dell'Angelo , che profeteggia il Volta e le sue grandi scoperte; ma come tacere quel giocondissimo vaticinio, che nelle isole Canarie rallegra le mense al Colombo? Una vaga donzella agitata dall' intima ispirazione viene a cantare le lodi della poesia : quelle della naviga- zione sarebbero state piu opportune , ma non importa. Cor di ferro ha nel petto , alma villana Chi fa de' carmi alia bell' arte oltraggio. La giovine spirltale invoca la poesia, e ne magnifica suir arpa il potere : quanto ne dissero raai i poeti , quanto ne imagino T antichita favolosa , e una breve stilla d' un abisso infinito. Sanno essi i lettori chi fu ministro a Dio nella creazione del mondo , chi ando con Mose sull' Orebbe , e al cospetto di Fa- raone , chi seppelli gli Egiziani nell' Eritreo ? La poesia. San essi chi diede a Giosue di fermare il sole, chi scrisse le vindici note suUa parete di Bal- dassare , chi venne suU' eculeo in soccorso de' Mar- tiri, chi innalzo la croce di Cristo? La poesia. Quella poesia stessa che rnette una ninfa , una dea dentro ogni pianta , e sedendo sulla lira di Orfeo anima le selve ed i sassi. Ne qui si arresta la profetessa che 200 LA COLOMBIADE. mostra al Colombo nella lontananza tli tre secoli (chi vorra crederlo ? ) il Rojivnticismo. Oltre a cento e cinquanta versi sono consumati in questa Icggiadra invenzione : il romanticismo e un orribile mostio che tenta rovesciar gli altari d'Omero,di quell Omero, sulle cui ali siccle la portciitosa omhra d'Achille. Ma il Monti se gli fa incontro , e in sua potenza lo uc- cide. Bello e il vedere, come allora intorno all' estinto gigante tripudii una schiera di coraggiosi poeti : i primi ad insultare festosi il giacciite sono il cavalier Pindemonti e il marchese Gargallo , ma dopo di loro crcsce la turba , e quaranta altri scrittori rompono la lancia sul morto. Per certo quei nomi non s' erauo mai trovati insieme , e alcuni di essi forte sdegne- ranno la compagnia numerosa , perche la natura non gli aveva creati ad essere confusi in un grcgge. E fors' anclie alcuno fra' piu oscuri ringraziando il Bel- lini della buona intenzione si dorra, che per dargli una lode non meritata abbia voluto ricordare i pec- cati della primissima sua giovinezza. Qui vorrebbe avvertirsi il poeta die non e troppo modesto il terminare il canto della donzella con una allusione al suo poema , ma noi confessiamo volen- tieri clie in questo episodio medesimo tanto privo d' ogni artificio poetico , e una cosa che vale assai meglio d' una bella poesia. II Bellini trasportato dal suo ingegno bollente era entrato nel mondo letterario con animo iroso e gareggiante , e venia accattando brighe e inimicizie con quell' ardore ch' altri por- rebbe nel cercarsi la pace. La piu splendida fama era anche allora come adesso quella del Monti , ed a questa appunto il Bellini con forza tioppo dise- guale air audacia voile far guerra. I buoni disappro- varono altamente il suo fatto : ma dopo la pubblica emenda ch' ei ne fece in questo poema , chi potra piu accusarlo ? Egli diede un esempio assai gencroso che sara ben di rado imitato , e mostro un' anima che di grande intervallo si separa dal volgo , perche noi troppo piu nobile di chi non ha mai fallato POEMA EROICO DI E. BELLINI. 20I repntlarno chi sa in qnesto modo riparare il suo fallo. E vcramente ne duole di non potere a quest' uomo gratiCicar colla lode che suol essere cosi gagliardo incitamento della virtu: sc non die pensando come egli sia ancora nella forza degli anni migliori, cre- diamo a lui stesso piu vantaggioso tutta sentirsi a dire la verita. Ed e percio che noi francamente gli diciamo , che se vuol intraprendere un opera che arrivi all' ammirazione de' posteri , gli conviene cu- rare con diliffenza lo stile. La velocita nelle arti che mirano al bello , non e punto considerata siccome un mcrito, e certo egli stesso inchina per sommo pittore il lento Lionardo da Vinci , e trova mediocre il fret- toloso Luca Giordano. Questo noi avvertiamo , perche se anche non ci fosse noto che il Bellini si diede un tempo al verso improvviso , il suo poema ne porge- rebbe una prova chiarissima , e noi per una certa dis- graziata pratica in tale materia non dubitiamo asserii'c che i seguenti versi tutti fabbricati ad un torno me- desimo gli vengono da quella sconsigliata sua usanza: Ha le folgori in faccia, i gorghi al fianco — Un demone sul volto , e in man la morte — La pietade ha nel cor , Ludeno al fianco — Con V ardire nel sen , ■ I' audacia in fronte — CoHa morte sul volto , e'l ghiaccio al core — Sul lahro il bacio , e il giuramento in seno — Bella era al i'olto , demone alia ioce ■ — ■ Sparsa i crin , fosca i rai , mesta le gote — Gonfio il cX>r , verde il sen , fumante gli occhi — Ne qui s'arresta il darmo che da quel tristo co- stume venne al Bellini : che Y ajuto del canto , col quale il verso improvviso si strascina, e diviene per forza sonoro , troppo impedisce f orecchio d' eserci- tarsi alia vera armonia. Se cio non fosse, come mai il nostro autore avrebbe potuto permettersi questo discorde ed aspro incontro di sillabe.'' Or ti scuoti ? Scorrete a onde , scorrete Cangian lor veci, e ivi han regno piacente Ite per monti, e selve, e atre spelonche — 202 LA COLOMBIADE. Entro a' pruni intricad, e spined ird — Guata fero in Andoco , e aspri tormenti — Vasto , siccome Calpe, e Ossa riesce — E lorda e randagia erpete , e atra schianza — Si rio stuol per noi memhro e arido e guasto — Di minugia , e urta e ahbatte , apre e conquide Pianse Ovando, e urlb, e dissi: oh rahhial Ed io — La dove Piroe , ed Eto , Eoo , e Flegonte — Chi vorra dire che questi versi sian versi? E come non conoscere la sinistra influenza di quell' abito an- tico? La quale apparisce ancor meglio in una certa singolarita d' idee , che sono piuttosto versate a caso che meditate. Chi potra tollerare Y Insania che co'gli artigli apre il molle, apre i macigni, ilLivorecheha due serpi sotto le ascelle, e Satana che siede urlando fra i rosticci, e la Fama che nel nuovo mondo canta la gloria degli Europei pria che v'arrivino? E qui si vede un navigante che in preda alia bufera sui marosi si voltola col pino : e la se ne vede un altro che idula mutainente , e sorge dall' onde di nave a uno sfasciume aggavignato. Questo giornale ha piu volte gridato per allontanare i giovani dal verso estemporaneo , e forse egli puo darsi lode d' avere in gran parte ottenuto il suo scopo. Ma se alcuno ancora non fosse persuaso , venga egli ed esamini un istante con noi altri versi di questo poema. La prova e severa , ma irresistibile. Cristo che rompe il fatale dc' cieli atro suggello , un angelo che rapisce il crine d una monaca , e I avvolge in cielo alia chioma di Berenice , il fiume Xanto trasportato in Europa sono ben fantasie , che fuggirono di capo al Bellini non osservate dall' intelletto ! E alle volte per intem- peranza d ingegno, e per quella sniania comune agli improvvisatori di dir cose nuove ei s' affretta anche verso il concettoso seicento. Allora il Colombo , se non trova chi lo provveda di navi, giura che sard egli stesso pino , e vela al vento , e I' aurora semina le vie dell orto difiori e un cane idrofobo incontro al Sirio can crucciasi e latra: allora si trova il tripudio POEMA EROICO DI B. BELLINI. 203 dclle pupille , il conpulso ma dolcc urlo , Z' infocato baleii d una preghiera , e le piaghe del core saldate dal piauto. E il diletto per suo agio siede mollemente sulla falcc del tempo, e gll alberi danzano in foggia di volubile rota , e le stelle fanno siepe al paradiso , e con modesto scmbiante baciano alle beate anime il piede. La niortc diventa il fine vitale, le carni dun misero tagliato a pezzi si convertcno in tante furie qnanti son brani , le lettere dell' alfabetq^ sono dette le animate di Cadmo atre sorelle, e le onde del mar burrascoso si trasformano in liquidissimi neii giganti. Dopo queste parole i nostri lettori si maraviglie- ranno di quella distinzione che abbiam fatta tra \ au- tore e il poenia , e ne vorranno domandare che cosa si possa attendere da un uomo, che con siffatto stile e si disgraziate invenzioni ardi appressarsi alia difficile magnificenza dell' epopea. E a noi non manche- rebbero ragioni da sostenere la nostra opinione, ma troppo lunga esser dovrebbe la risposta , ne mai potria persuadere alcimo che non avesse letto 1' in- ter© poenia. A questo dunque noi rimettiamo senza esitanza chi non si volesse cosi di leggieri acquie- tare in quel giudizio, che puo parere contrastato dai fatti. Ei trovera bensi molte altre mende che non abbiamo annotate , e si sdegnera nel veder consu- mati duecento e ventiquattro versi a descriver le zone , e quasi quattrocento a mostrar lo stupore d'una giovane indiana ;^ ei ridera pure , che noi neghiamo , della guerra , che il Bellini intima ai cani , e della fontana di Mercurio , che guarisce i morbi del nuovo mondo : ma tuttavia vedra sempre quantunque an- nebbiata la scintilla dell' ingegno , e comprendera , come possa 1' autore frenando la sregolata sua fan- tasia arrivare ad una meta molto piu bella. E perche i nostri detti non siano affatto abbandonati di prova, noi preghiamo i lettori di cercare nel canto XV quel luogo in cui I'Angelo rivela al Colombo le maraviglie della natura. Questa idea potea senza dubbio presen- tarsi ad ogni mediocre scrittore, ma solo, in un' ani- ma veracemente poetica poteva entrare il concetto , 204 ^^ COLOMBIADE. col quale si termina la manifestazione del messag-« ffiero celeste^ Di mano in mano die questi pro- cede neir additare le opere portentose di Dio , la sua voce s' infiamma , e le sue parole si fanno piu gagliarde e ispirate -, fiiialmente egli abbaudona la parte di maestro , e staccaridosi da tutto quello clie lo circonda , invita ogni creatura a cantare le lodi deir Eterno , e i cieli e la terra , e quanto con anima si muove, e quanto giace senz' anima tutto accom- pagna al suo solenne rendimento di grazie , e par che tutto nel mistico suo linguaggio ad esso risponda. Se questa non e poesia degna d' ogni lode , e un vano ardimento il nostro nel parlare di tali materie, ma perche mai non possiamo noi citare qualche altro simile passo ? Perche mai 1' autore sottentrando ad un peso che non era da lui, rendette inutile anche quella forza che in efifetto ei possiede ? Egli voile trattare argomenti magnilici , sublimi, terribili, ed e pur chiaro a vedersi che la natura lo ha meglio disposto agli oggetti teneri, delicati e graziosi, per- che quando a questi ei s' appressa , anche lo stile gli diviene piu gentile e corretto , e le idee stesse uscendo spontanee non trasvanno dai confini del bello, che qualche volta felicemente raggiungono. Alcune stanze prese qua e la saranno suggello al nostro discorso : e prima verra quella , ove la speranza e descritta : Di nave un remo nella destra accogUe , E d' auree punte un' ancora d' argtnto , E 'I peplo , come vela , apre , e discioglle AW aurette , o all' orrenda ira del vento, Bella di crin , di verdeggianti spoglie Favella in note di divin concento ■ Giaci tu, disse , al sonno in ahhandono? Volgiti , mira , la Speranza io sono. Questa Dea soUeva seco il Colombo, ed essi giun- gono in parte , ove tutto e delizia Si tramuta alle nuvole sembianza Che in grembo all' aere nuotano dorate , E un olir di siderea fragranza Spiran di rose i leinbi aurei fregiate, rOEMA EROICO DI B. BELLINI. 205 Chi fra i cedri del Libano s* avanza Sulle vette di fronde inghirlandate Sotto il crin verde , e sulla molle erbetta Di volutta si car a i sensi alletta. Quanta d' eletti e preziosi fiumi Tolti alia molle un di piaggia sabea Sopra le fabulose are de' JVumi La tarda e cieca antichita porgea , Misto quivi in dolcissimi profwni Con ambrosia olezzante onda movea. Tra simil di fragranza aura si dice , Che ha culla , e tomba I' immortal Fenice. E piu avanti un luogo simile e descritto cosi: Cespugli soavissimi di rose E colline ridenti , e hei giardini, Screziate di fior piagge odorose , E tersi in faccia al sol rivi argentini} E variopinte in or forme vezzose Di canori agilissimi augellini Gorgheggianti in dolcissimo concento Son di gioja , e cH amor vago portento. Ua mirto sorge a venti mirti in mezzo Di forme altero piii che gli altri , e ameno , Che ognuno invlta a posar cheto al rezzG , E a' nudriti da lui gigli nel seno. Pria sonb mollemente, e apri da sezzo La buccia a un carme di dolcezza pieno: E quante note il rinserrato spirto Movea , tante apparian sculte nel mirto. Tocco dalla mollezza e dal gradito Piacer di volutta , di maraviglia , Ogni i'olto, ogni sguardo istupidito Si volge all' inno , che ad amar consiglia. E I' inno Icggiadrissimo , scolpito In varia nota candido-vermiglia Con questo spiega facile tenore Le delizie , ed i giubili del core. O I'oi , che incauti le gid stanche piante Tra i perigU , e la morte oggi recede, E col desio di vana gloria amante Sotto I' armi di Marte invan sudate, III questo degli Amor seggio beaate 206 LA COLOMBIADE, CCC. Le travagliose omai membra posate ■■ Jl cid , la terra qui al piacer v imita : Qui regna il Riso animator di vita. Amano qui I' erbette , aman gli augelli, E I' aura istessa per amor si sface , E di gaudio favella entro i pratelli Dolce , lasciia , tenera , loquace ■■ Ama il rio , die garrisce , e gli arboscelU Amano , e'l suol di tanto amor si piace. Sciogliete il brando , riamate or voi , Non eroi del furor , d' amore eroi. Fugge la vita, non si tosto fugge Candor di gelsomin , rossor di rosa , Non si ratta nelV etra arde , e rimugge La saetta con vasta ala focosa. Come di vita la belta si strugge Entro alle nebbie d'Acheroate ascosa. Ahi stolto , ahi stolto chi non coglie il Jiorc Del piacer, della gioja , e delt amore ! Queste stanze non sono certo prive di difetti , ma chi non vede 1' immensa differenza che corre fra esse e quelle, die avranno rinvenute i nostri lettori, se corsero agli atroci casi da noi appena in- dicad? Quale confronto potra mai istituirsi per nie- rito poetico 'tra le parole arrabbiate che parlano di Giacuste e d' Atzeca , e i seguenti versi che ripor- tiamo per gli ultimi? Mirano , lungo il margine , dipinto II terreno di molli erbe fragranti , Nuova giunchiglia, e peregrin giacinto, E fiordalisi , e bei crochi olezzanti , Elicriso , soave terebinto , Viole col pallor de' casti amanti , A cui mentre gli odor zefiro toglie , Intra i calici posa , e sulle foglie. Non piu: noi abbiamo messo innanzi il nostro jiarerc , e ben sentiamo che alcuno vorra accusarne di troppa severita; alcun altro di sovcrchia indulgenza. Ma come evitare cio ch' era intrinseco alia qualita di \ questo poema ? Tutti almeno coloro che professauo guistizia , dovranno accordarsi che abbiamo parlato ] senza passionc, e coa aiiimo aperto e sincero. | 207 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Anno clinico medico compilato da Carlo SperANZa , gid I. R. medico provinciale nel Regno Lombardo- Veneto , ora professore di terapia speciale e di clinica medica nella ducale Universitd di Parma , ecc. Anno accademico 1823-24. — Parma, i825,dalla tipografia ducale , in 4.° ( Continuazione e fine. V. pag. 62 di que s to tomo. ). ^ E patiti. Tratto quattro epatiti, una in corso acuto e tre d' indole cronica. Con prospero successo fu la prima assalita coi salassi generali, coUe sanguisughe al luogo dolente e all' ano , e col metodo deprimente interuo. Nelle altre due impiego pur vantaggiosa- mente le miguatte alia regione epatica ed ai vasi emorroidali , i purganti , i marziali , il sapone , la gemma ammoniaca ed i mercuriali interni ed esterni. Splenite. Convenientemente curata non tardo I'in- ferma a riacquistare la salute. Gombatte il nostro autore 1' opinione di Vetch , il quale asseri essere dannosi i purganti , ed il calomelano nelle lente flo- gosi della milza. Peritoniti pucrperali. Cinque di siffatte malattie fu- rono acute e quattro croniche. Con generose san- guigne generali e locali, e cogli indicati rimed] in- terni seppe addurre ad esito felice le prime sebbene gravi, e sebbene fra queste una fosse accompagnata da universale cacliessia , la seconda da flemmasia ai polmoni ed all' organo encefalo-nervoso , la terza da anasarca ed idrotorace , la quarta successa ad un aborto avesse compagna una polmonite con sospetto 208 ANNO CLINICO MEDICO, di effusioue nella cavita toracica , e la quitita la phlegmasia alba dolens. Due perdette delle peritoniti puerperali lente; una svUuppatasi in donna scorbu- tica con effusione serosa nel cervello , nel torace , nel pericardio e nell' addome , e Y altra accompagnata da infiammazione del mesenteiio , dellomento, della membrana esterna degV intestini , e con raccolta se- rosa neir addome e nel torace. Metriti. Cinque pur furouo le metriti , quattro sotto forma cronica ed acuta, e grave fu una che sviluj)- patasi in conseguenza di aborto venne seguita da infiammazione del peritoneo, della pleura e del pe- ricardio con effusione sierosa nel torace , nel sacco del cuore e nella pelvi ; e trasse alia tomba \ in- ferma in trentadue giorni malgrado un sollecito e generoso metodo antiflogistico. Tacciamo di una cistite, di tre disenterle, di due blenorragie , nelle quali idtime si loda del balsamo di copaiba amministrato anche nello stato flogistico. Tratto dodici affezioni reumatiche. Attribuisce al- r estratto di aconito una virtu propria ed elettiva in siffatte malattie , e lo prescrisse ad ottanta , no- vanta grani al giorno senza alcun sinistro effetto. Celebra eziandio in questi casi il nitro, di cui porto con profitto la dose ad un' oncia al giorno. L' olio di terebintino gli ha particolarmente corrisposto tanto aU'esterno, che all' interno nella cura dell' ischiade. Tra le malattie del sistema vascolare sanguigno fa cenno di una clorosl^ che il nostro autorc considera per una malattia del sistema venoso , sotto la quale si prepara minore quantita di sangue, anzi si dimi- nuisce a segno che ne soffre la facolta riproduttrice. Fa pur cenno di diie amenorree , le quali nulla of- frono che iuteres^si la dotta curiosita. Passando alle malattie del sistema linfatico-gUin- duloso annunzia la cura felice di un anasarcatico , non che di due affetti da incipiente Idrotorace. Parla di tre individui affetti da scrofola , di cui consi- dera per causa prossima una imperfctta e difettosa COMPILATO DA C. SPERANZA. :209 assimilazione organica. Ricorre a molte autorita per tenei'ci in diffidenza su Y iodio contro silFatte malattie. Oniettonsi tie tisi di poca importanza. Tra le malattie del sisteina ciitaneo coUoca tre itte?'t acud. Ci permettiamo di domandare al dotto clinico se un miglior posto non avrcbbero essi avuto tra le inliammazioni, giacche pare che T essenza di tale malattia consista in una lesione dell' organo biliare. Parla di un erpete pustoloso felicementc guarito coi llori di zolfo, coi bagni caldi con solfato di po- tassa, e col decotto di dulcamara e di sassafras. Av- verte che nelle alfezioni erpetiche non manca di precedere una generate alterazione nell' organismo , e che nella cura delle medesime importa aver ri- flesso ai visceri addominali, giacche le stasi sangui- gne , le soppressioni dei menstrui , le emorroidi , i tumori del mesenterio favoriscono la diatesi erpetica; a curare la quale convicne distruggere in prima le interne alterazioni. Ragiona in seguito delle malattie del sistema en- cefalo-nervoso. Caddero sotto • le sue indagini tre individui attaccati da tetano per causa traumatica ,' j ed un altro per cagione reumatizzante. Ne due dci primi, ne quest' ultimo ha egli potuto salvare benche non •bbia indugiato a praticare il conveniente nie- ! todo antiflogistico , che pure esperimento vantaggioso ' neir altro caso. Interessanti noi giudichiamo le se- zioni cadaveriche riferite per dimostrare che la ma- , lattia in discorso e di carattere flogistico. j Nulla ne occorre a dire di un isterismo e di un ! hallo di San Vito. Sara letto con profitto un caso di ' scelotirbe passata in epilessia indi in apoplessia con paresi , e tcrminata in morte , dopo la quale si rin- venne un vasio ascesso nella parte anteriore del lojjo sinistro del cervello non senza degenerazione della sostanza di esso. Termina il prof. Speranza questo suo anno clinico diniostraudo che se la mortalita da lui avuta , la Bi,bL huL T. XLVIl. 14 2IO ANNO CLINICO MEDICO, quale appare del i3 per cento, sembrasse a taluno soverchia , concorsero alia medcsima la qualita e r insistenza delle malattie , e 1' essere state moke di queste ammesse nel clinico Istituto quando gia esi- steva irreparabile un guasto oiganico. Aggiunge il prof. Speranza un commentario sul tetano cui e piezzo d' opera che per noi si prenda a breve disamina. Fatti alcuni riflessi su la denominazione di questa nialattia , espone delle storiclie nozioni su le niede- sime , diaiostrando che fu essa conosciuta (in prima tlel figlio di Eraclide, che Ippocrate lascio un esatta e precisa descrizione dei fenoraeni esterni compo- nenti il tetano , e ne presento eziandio delle istorie. Accenna che Areteo lascio una descrizione del tetano niigliore di quante furono presentate dagli antichi medici , e che e a dubitarsi se Galeno ne abbia par- lato per propria o soltanto per altrui osservazione. Esamina anche le opinioni di Celso e di Celio Au- reliano intorno a questa malattia. Gli Arabi, ei dice, parlano superficialmente del tetano ; adduce quanto ne scrissero Rhazes ed Avicenna , i principj dei quali •furono ripetuti dai posteriori. Schenck raccolse non poche osscrvazioni sul tetano istituite da Benivenio , Cardano , Vaileriola , ecc Ma dopo Areteo e dovuta a Pietro Foresto che scrisse nel secolo XVI la prima esatta storia del tetano, e ne annuncia le idee. Bon- zio , che su la meta del secolo XVll esercito la me- dicina in Batavia , presento con niaggiore chiarezza la storia del tetano che e endemico nelle Indie oc- cidentali. Riferisce il nostro autore i pensamenti di Bonzio intorno a tale malattia. Nel secolo XVIIl, ed oltre la meta di esso si raccolsero dai medici delle osservazioni sul tetano degii adulti , e sul trismo degl infanti; ma non ne fu rischiarata la condizione patologica, ne il corrispondente metodo curativo. InsufHcienti furono a cio i lavori di De-Haen , Bil- finger, Torka, Starke, Ackermanu , il quale ultimo disserto del trismo , e fu imitato da Patitna. Deve COMPILATO DA C. SPERANZA. 211 dirsi :iltrcttanto di Bajon, Dazile, Ileurteloup, Lau- rent, Rims, Shooaft , Conningam, Wilson, Croocks, Hauscome, Thomson, Walrood, ecc. A Kaggi, a Borda, a Tommasini e dovuto V onore della vera teoria del tetano , e del sue trattamento ap])Oggiato all' analisi tilosolica del male. Mossero poi su le orme di quci grandi il Bergamaschi , il Montani , il Cavallini , il Savani , il prof. Medici , il Vallenzasca , il Barovero , il Cavalli ecc. Divisioue del tetano. Giudicando inutili le divisioui stahilite da Ippocrate , Fernelio , Valsalva , De-Haen proclama il sanissimo precetto che sotto qualunque forma avvenga il male uon cangiasi ne la natura, lie la condizione patologica , ne il trattamento cura- tivo del tetano. I tetani parziali riferiti da varj au- tori non sono che varicta nel grado e nella forza, ma una sola identica malattia. 11 prof. Speianza ri- guarda il tetano quale atfezione essenziale od idio- patica , non riscontrando nell irritativo o traumatico alcuna diversiia nel carattere , nei sintomi morbosi, nella condizione patologica , nelle indicazioni e nelle alterazioni cadaveriche. Descrizioiie del tetano. V ha discrepanza di opi- iiione fra gii scrittori sul modo d' invasione del te- tano : chi la pretende improvvisa , e chi precediita da sintomi prodromi. Dietro osservazioni di molti pratici , e di lui stesso il prof. Speranza ammette che tale affezione abbia sintomi precursori. Ciascuno deve applaudire all' esattezza , coUa quale richiamando le autorita di sommi scrittori si fa a descrivere i morbosi fenonieni che precedono la malattia , quelli die la accom[)agnano secondo che si inoltra fino alia iiiorte , o che diminuito I' orgasmo inliammatorio il male declina. Indica le vai'ie forme delle contrazioni, i fenomeni della flogistica dilfusione , e le varie ano- malie. Non sapremmo se ciascuno vorra ammettere che mite , e talvolta nulla sia in quest' affezione la febbre pel inotivo che essendo interessata la sostanza dello s))iual midollo o de" siioi involucii nc venga 2 12 ANNO CLINICO MEDICO, in gran parte tolta agli organi della circolazione la condizione della vitalita, e quindi Y attitudine alia reazione. L' autore appoggia quest' idea ad osserva- zioni degne di particolare considerazione. Rimarca che i sintonii sono ugualmente terribili e precipi- tosi tanto ncl tetano idiopatico , che nel cosi detto traiimatico. Sezione de' cadaveri. Da i risultamenti delle ana- tomiche sezioni riscontrati da Nerete Nerucci , me- dico tiorentino del XVI secolo, al quale senibra do- versi la prima autopsia istituita in individui morti per tetano : descrive quanto ebbero a rimarcare Bon- zio, Bonnet, Valsalva, Morgagni , De-Haen, Lien- taud , Biltinger, Zulatti , Richerand , Larrey , Reid , Walther , Jacobi, Michaelis , Coxe, Clefane , Fournier- Pescay , Arthur , Dickson , Borda , Brera , Bergama- schi cd egli stesso. Condizione patologica. La cagion prossima di una malattia costituisce immediatamente la malattia stessa, ed altro non e che la condizione patologica, Cio premesso , considera le opinioni su la causa prossima del tetano emesse da Galeno , da Willis , da Silvio de le Boe, da Boerrhave, da Hoffman, daBorsieri, da Rhus, da Sprengel , da Giannini, e deduce non essere i patologi stati quasi niai d' accordo nel de- terminare la cagione prossima e 1' essenza del te- tano. I fenomeni morbosi durante la malattia e le organiche alterazioni rilevate in seguito alia morte inducono il nostro autore a dichiarare che cc la con- ■» dizione patologica del tetano consiste in un pro- » cesso inliammatorio che attacca generalmente o » parzialmente lo spinal midollo con atfezione del >> sistema nerveo-muscolare. Quest' inllammazione e » sempre il prodotto di accresciuta proporzione di- » namica nel sistema sanguifero tino al punto di al^ » terare Y iutima tessitura o mistione organica della » fibra. » Sede. Ricorda dei fatti decisivi per confermare che 1q spinal midollo e la sede del tetano. L' influenza COMPILVTO DA. C. SPERANZA. 2l3 die lo spinal midollo esercita anche sui visceri in- tcrni fa si che nei tetanici si osservino talvolta sia nello stato di -vita , sia in quello di moite delle nioibose alterazioni in altri organi. Natura. I fenomeni morbosi che si osservano in istato di vita , e la patologica anatomia dimostrano evidentemente che di genio infiammatorio sia questa malattia sebbene coesistano i movimenti di flogosi e di spasmo. Posto nosologico. Premesso che di poco valore ed arbitrarie sono in genere le classilicazioni noso- logiche, rinuncia alle varie divisioni di Sauvages e i di CuUen. Dichiara essere il tetano niente meno che ' una mielite, o spinite da classilicaisi percio tra le flemmassie , non avuto riguardo all' apparente forma deir alterato sistema muscolare. Cagioni. Piu f requente si osserva nei climi caldi , piu neir estate che in qualnnque altro tempo. Ogni eta , ogni sesso , ogni temperamento vi e soggetto. Neir eta media e specialmente negl individui robusti pare che le cagioni agiscano a preferenza che nella gioventu e nella vecchiezza. Le donne perche meno esposte alle potenze nocive sono piii di raro assa- 1 lite da si terribile affezione. Non ammette quale ca- gione predisponente al tetano \ aria corrotta degli ospedali , delle camere delle puerpere , e degli in- fanti, e la cattiva nutiizione come asscrirono alcuni scrittori, alf autorita dei quali altre ne oppone non meno rispettabili. Riferisce molti fatti dimostranti che fra le potenze nocive pid atte alio svilnppo del ! tetano sono le atmosferiche variazioni, e special- I mente il subitaneo passaggio del caldo al frcddo , I come anche il riposare, o fermarsi a corpo riscaldato I sopra di un umido terreno. Le esterne lesioni de- terminano facilmente il tetano traumatico , e ne ri- corda varj casi consegnati nei fasti della medicina e della chirurgia. Dietro il riflesso che il tetano non si sviluppa d' ordinario che scorsi varj giorni dopo V ayvenuta lesione, ammette il concorso di altre 214 ANNO CLINICO MEDICO, circostanze, dietro le qnali avviene la tli lui comparsa; e fra queste considera 1' influenza del ]uog;o, e spe- cialmcnte delle variazioni atniosferiche , dellumidita, del freddo su Y individuo che venne leso. Varie os- servazioni confermano la sna assertiva. — Adduce ,dei fatti interessanti per dimostrare come la flogosi primaria esistente in qualche parte dell' organismo si propaghi col mezzo del sistenia vascolare alio spinal midollo od a' suoi involucri destando in queste parti altrettanti fenomeni di locale irritazione. Non dimentica fra le cagioni del tetano 1' uso di certi farmaci , che esercitano un' azione propi'ia su lo spi- nal midollo , fra i quali annovera la cicuta acquatica , la datura stramonium , le preparazioni saturnine , r upas di Giava , la noce vomica , la fava di S. Igna- zio , e specialmcnte il di lei alcali vegetabile. Diagnosi. Crede il nostro autore che il tetano non sia facilmente confondibile con altre analoghe affe- zioni. A torto fu accusato Ippocrate di averlo con- fuso colV epilessia : egli distinse una nuova forma di simile convulsione , 1' epilessia tetanica , di cui Prichard diede recentemente la descrizione. Non puo il tetano confondersi colla catalessi , lo che male a proposito fu imputato a Galeno , ne coll' isterismo , o col reuma acuto universale. 11 prof. Speranza as- segna i caratteri che siflatte malattie distinguono dal tetano. Prognosi. II tetano e sempre pericoloso, f univer- sale piu che il parziale. Ncga che 1' opistotono sia pill terribile dell' emprostotono. Varia e la durata della malattia , e si hanno numerose osservazioni di esiti in salute , od in morte dopo venti , trenta e pill giorni. Non assente ad Ipprocrate che di- chiara il tetano remittente meno pericoloso. II peri- colo e in ra2;ione del calore del clima , e dell' azione del freddo su 1' organismo. La presenza o la man- canza della febbre non cangia la prognosi del te- tano : ridicolo e percio il volerla destare ad arte non servendo essa che ad aggravare il corso del COMPILATO DA C SPERANZA. 2l5 male. Dcvc desumersi la prognosi dalla maggiore o minore inlianimazione dello spinal niidollo , e dellc pax'ti interessate. Accenna gV iiidizj d' infelice augu- rio , ne tace quelli di biion presagio. La malattia di- minuisce sempre a gradi e Icntamente. II tetano traumatico e di maggiore pericolo , e molto pill qiiando sia I' efFetto di ferita d' arma da fuoco. II clima , le variazioni atmosferiche , i patemi d' aniino , I' abuso dei liqiiori spiritosi durante il pe- riodo d' irritazione nelle piaghe coucorrono alia gra- vezza del male. Pericoloso e il tetano clie soprag- gimige ad un' aflfezione acuta qualunque , all' isterismo , air epilessia , fatale alle puerpere , e di pessimo au- gnrio nel tifo. Di esito infelice e da riguardarsi quand' e prodotto da terrore. Cura. Considerate le ragioni dei tanti metodi fra se stessi contraddicenti , che furono introdotti nella cura del tetano , ritrova nella medicina greca i fon- damenti del vero trattamento curativo. — L' autore si mostra versatissimo nello studio dei migliori pra- tici anticlii e moderni dei quali esamina con Hnezza e severita di criterio i diversi metodi di cura. — Dair essenza della malattia deducendo csso le indi- cazioni terapeutiche raccomanda sull' esempio dei mi- gliori pratici moderni il trattamento antiflogistico , e specialmente \ uso dei salassi e le emission! di sangue locali per impedire la flogistica dilTusione e gli esiti proprj dell' inlianimazione. Tra i rimedj in- terni commenda specialmente V accpia coohata di laiiro ceraso , I acido prussico , la noce vomica , T estratto di giusquiamo , il cupro ammoniacale , la digitale , il tartaro emetico a lar2;a dose. Ahbattuto I' orjrasmo innammatorio, si ottiene dalla continuazione del me- todo antiflogistico di promuovere una generale , va- porosa e dolcemente calda traspirazione nella cpiale per propria natura suole il tetano terminaic. Pro- fittevole riesce eziandio il bagno tiepido , scemato die sia coll' opportuno trattamento 1' orgasmo infiam- matorio. E qui 1' autore dimostra che a torto fu ai6 ANNO CLINICO MEDICO, attribuita ai bagni oleosi una virtu piu emolliente e rilassante di quella del bagni comuni. Utili pur I'iescono le immersioni, le aspersioni fredde replicate piu volte uello stesso giorno : queste vogliono pero essere graduate , lente e brevi. Riflette che non per altro titolo hanno ad alcuni pratici giovato gli ecci- tanti se nou perche produssero un abbondante tra- spirazione : doA^^e questa non ebbe luogo servirono ad esacerbare il male. Condanna come troppo ardi- mentosa Y injezione dei rimed) nelle vene ■■, ne ripone conlidenza nell' u'so dell' acetato di mortina , e nella cura proposta di Cruveillier , di sottrarre cioe i mu- scoli air impero della causa convulsiva facendo fare a misura di tempo inspirazioni profonde ai tetanici. Non sono da trascurare gli evacuanti ed i purganti , come la gialappa , il calomelano , la scammonea , r aloe, la colloquintide , T olio di croton tilium tanto per promuovere dell e al vine evacuazioni, quanto per abbattere V orgasmo inliammatorio : a tal fine giovano pure i clisteri emoUienti e purganti che riescono maggiormente important! ognivolta che la contrazione della mascella inferiore impedisce 1' introduzione per bocca delle sostanze medicamentose. Poca o nessuna importanza attribuisce a quella farragine di untuose applicazioni che adoperavano gli antichi medici; bensi consiglia le frizioni mercuriali specialmente dove si tema di spandimento sieroso qual esito della infiam- niazione rachialgitica. Rinuncia all' applicazione dei vescicanti , e lascia in dubbio se utilmente possa praticarsi 1' operazione dell' acupuntura. Suggerisce le copiose bevande antiflogistiche e la severa dieta. — Analogo dev' essere il nietodo di cura pel tetano tanto secondario che nato da potenze nocive gene- rali, o da lesioni locali perche identica e la natura della malattia. La diversita nel metodo curativo non deve consistere che nel trattamento piu o meno energico in ragione della veemenza del male, della irritazione od infiammazione piu o meno estesa e del modo della lesione. Insegna come in seguito alle .COMPILATO DA C. SPERANZA. 217 nwenute esterne lesioni si abbia a cercare d' impe- dire lo sviluppo del tetano promuovendo con topici emoUienti il processo suppuratorio nella parte otFesa. Cosi r autore pone fine alia sua monografia del te- tano. L' esame dell' anno clinico 1828-24, e quello del commentario sul tetano del prof. Speranza dimostrano che uno studio lungamente meditato e profondo delle opere piu celebri si antiche che moderne, ed una illuminata esperienza preservarono 1' autore da ogni perniciosa teoria che non s' appoggi all' osservazione ed a verita inconcusse. Al suo libro non si pud che predire 1' accoglimento e il suffragio dei migliori ; e lavoro pregevolissimo pel metodo filosofico , per la severita dei ragionamenti , per la vastita dell' eru- dizione end' e sparse. 2l8 Memoria sul bestiame bovino della Lombardia, del- I' Avvocato Domenico Berra. — Milano , 1827, coi dpi di G. B. Bianchi, in 8.° Gi '^iusta testimonianza cli lode rendasi ad un nostro concittadino , gia vantaggiosameute noto pei vasti suoi lurni nelle materie agrarie. Questi dal decadi- mento de' prezzi de' cereali vedendo prodursi una imperiosa necessita di accorrere al riparo dei danui che minacciano da vicino la nostra agricoltiira , e non ravvisando la possibilita di questo riparo fuor- che in un nuovo sistema di coltivazionc, o sia in un avvicendamento analogo, tanto alia diversa qua- lita dei terreni , quanto alle peculiari circostanze di ciascun paese , la cui base costitutiva di una van- taggiosa rotazione agraria debb' essere T accresci- mento di una proporzionata quantita di prati ar- tificiali, che ben coltivati pongano 1' agricoltore in grado di moltiplicare il bestiame quanto gli puo abbisognare; persuaso altronde che a questo scopo specialniente debba in oggi dirigersi la cultura delle nostre terre , si determino a pubblicare le sue ri- flessioni su gli animali bovini , si rispetto alia ne- cessita di accrescerne il numero , che rispetto al- r utilita die si puo conseguire allevandoli in paese e migliorandone al tempo stesso le razze. E questo suo lavoro puo riuscire tanto piii profittevole, quanto che alle notizie ch' ei raccolse dai piii celebri scrit- tori di quelle nazioni, presso le quali i metodi per allevare il bestiame sono portati al piq, aho grado di perfezione, si aggiungono molte esperienze da lui fatte negli anni addietro e che di continiio va facendo, onde praticamente conoscere questo impor- tantissimo ramo d' iudustria. I georgici latini parlarono tutti del grande profitto ridondante dall' allevare niolto bestiame. Columella MEMORIA SUL BKSTIAME BOVINO , eCC. 219 asseri clie i coltivatori a' tempi suol noii trovavano cosa die loro fruttasse maggiormente , e Catone in- dicava 1' educazione di molto hestiame sul proprio podere come il mezzo piu sicuro che 1' agraria for- nisse per arricchire. II bisogno che continuamente si ha degl' ingrassi per ottenere dalle terre copiose produzioni prova la necessita di un bestiame nu- meroso che li fornisca. Quindi e che anche il celebre Arturo Fo^/7^^ pose per irrefragabile principio, dipen- dere dalla copia del bestiame la ricchezza del pro- prietai'io, come dal numero di esso dipende la copia dei letami che i prcdotti aumentano. II lavoro mol- tiplicato puo bensi accrescere i frutti della terra, ma non puo supplire ai concimi se non al piu per due anni ; e in molti luoghi il prodotto dei cereali venne di mano in mano notabilmente diminuendo la dove gli agricoltori , sgraziatamente non pochi , non pen- sarono a proporzionare la quantita dei letami all' e- stensione delle terre da lavoro. La mancanza degl' in- grassamenti porto di conseguenza quella di molte altre produzioni, la diminuzione della quantity delle carni, delle pelli e del sevo , e quindi di alcune fabbriche che in passato sussistevano; si trascurarono i pascoli, s'incarirono le spese di coltivazione e di trasporto, e tutta si rovescio la rurale economia. Gia da molto tempo si pose mente in Inghilterra piu che ad altro ad introdurre nel coltivamento de' poderi i mezzi coi quali mantenere si potesse il maggior numero di bestiamij per la lusinga che coll' abbondanza dei concimi si sarebbe fcrtilizzata una quantita gvande di terreni incolti, e ottenuta sarebbesi con assai mi- nore dispendio 1' abbondanza di tutti gli altri pro- dotti. Si migliorarono ancora in quel paese le razze, e in parita di dati puo dirsi non essere nell'Europa altra regione che mantenga tanto bestiame e di qua- lita tanto eccellente, quanto F Inghilterra. Non ha gran tempo che quell' isola possedeva i5o,ooo animali bovini di piii della Francia, senza portare in conto la differenza del loro peso che hella totalita poteva 220 MEMORIA. SUL BESTIAME BOVINO considerarsi superiore di un terzo a quello del J^e- stiame francese. La Francia ha tuttavia migliorata di molto dair epoca dei viaggi di Young a questa parte la sua agricoltura, e \ autore si duole che noi soli siamo rimasti in questa parte inoperosi ed inerti , e che a niisura che si accrebbero i bisogni del bestianie bovino, invece di pensare ad allevarlo nel nostro paese, abbiamo con falsi calcoli reputato cosa nijgliore per \ interesse nostro il coniperarlo dai vicini, impoverendo ogu anno lo Stato di cin- que in sei milioni di effettivo contaute. E qui ri- chiamando alia memoria cio che gia accennato ave- va nel suo libro dei prati del basso Milanese detd a marcita , e il prospetto allora pubblicato dei bo- vini annualmente introdotti in Lombardia , giudico opportuno di riprodurre il prospetto niedesimo , on- de mettere in chiaro che il numero de' bovini stra- nieri ch' entrano ogni anno nel paese, oltrepassa quello di 46,000 , e che la somnia che esce dallo Stato pel loro acquisto, calcolare deesi di sci milioni in circa , supposto ancora che le bestie suddette in complesso valutare non debbansi piu di 120 lire austriache per ciascuna. A fronte poi di tale pro- spetto egli ha esposto quello altresi dei prezzi medj del frumento , del melgone e del riso , che egli nomina priiicipali dcrrate di prima necessitd , nel pe- riodo corso dal i8i5 al 1824, acciocche, ritenuto che il bestianie forma la base fondamentale d' ogni ottimo coltivamento , facilmente si riconosca quanto il basso prezzo delle derrate abbia influito ed in- fluisca a dauno della nostra agricoltura. Secondo \ autore , le nove provincie Lombarde , poste in un clinia assai migliore di quello delf In- ghilterra e dotate di ua terreno piu fccondo , non. alimentano in oggi la meta del bestianie liovino che mantenere potrebbero in proporzione di superficie. La gran Bretagna , die' egli , sopra la superficie di 5,334 Ipghe quadrate alimenta annualmente 7,122,634 di bovini , oltre un immensa quantita di cavalli e di DELLA LOMBARDIA. 221 altri animali destinati agli usi dell' agricoltura , ed oltre 41 milioni in circa di pecore , niantenute per tutto r anno su gli stessi fondi coltivi ; se dunque si supponga col Young clie il foraggio di otto pecore basti a nutrire una vacca di mezzana grandezza, si vedra che coU' eguale quantita di pascolo potrebbe ringhilterra nutrire ] 2, 280, 83 1 animali cornuti, e questo calcolo riesce in particolar iiiodo applicabile alia Lombardia, ove , come I'autore si esprime, non potra mai convenire il tenere su i fondi le pecore all' uso inglese. Le provincie Lombarde , segue egli a dire, su la superlicie di 890 leglie quadrate po- trebbono mantenere piu di 886,000 bovini, e invece da un prospetto del bestiame bovino e pecorino che esisteva negli anni 1822 e 1828, risulta che pigliandosi la quantita media di due anni , il numero dei bovini limitavasi a 424,061, dei quali il con- cirae per una gran parte non serve alle terre col- tive se non che per una meta dell" anno, mandandosi per r altra meta fuori delle provincie le mandre dei bergamini. Non e cpiindi maraviglia se pel contadino nostro puo du-si quasi sconosciuto Y uso delle carni, mentre in Inghilterra tutti se ne servono giornal- mente pel loro sostentaniento , il die piu atti li rende al lavoro , piu sani , piu robusti e piii longevi. II fine pero a cui tende 1' autore non e gia cjuello che ciascun proprietario o fittajuolo coprire debba il proprio podere d' animali; egli vorrebbe soltanto che il numero ne fosse proporzionato alia qualita e vastita delle terre. Siccomc il cokivatore che su la sua possessione troppo scarsi alimenta i bestiami non puo ricavare dal terreno tutto il prodotto pos- sibile ; cosi e certo che dee finire col rovinarsi colui che ne mantiene una cpiantita eccessiva, repu- tandosi anclie dal Young un eccesso di follia e d' ignoranza il comperare foraggio per nutrire o ingrassare i bestiami. Secondo la natvua , la situa- zione e il, grado di fertilita delle diverse terre, e Ja qualita dei pascoli , dee giudicarsi se allevare a22 MEMORIA SUL BESTIAME BOVINO convenga vitelli o venderli da latte , o se piii utile sia lo ingrassare bestiame pei macelli , e se sia del- r intei-esse dell' agricoltore il limitarsi alia riprodu- zione del bestiame necessario a tenere annaalniente a numero il proprio armento, o il fare allievi per approvigionare i mercati. Impossibile sarebbe lo sta- bilire principj genei-ali, trattandosi di cose variabili e dipendenti totalniente da circostanze che soltanto coir esperienza possono determinarsi. Migliorati sono da qualclie tempo alciini rami im- portanti della nostra agricoltura, e cio specialmente dee dirsi della coltivazione dei gelsi , ammirata anche dagli stranieri ; ma tuttavia i nostri campi non sono coltivati come esser lo dovrebbero , perche scarsi di troppo sono i prati artiticiali in confronto della quantita di terreno che ai soli grani viene an- naalniente assegnata ; e in un clima tanto favorevole , con terra variate e in gran parte fertili, spesso an- che irrigue , tuttora si ediica pochissimo bestiame , benche in piu luoghi si risenta la penuria grande dei concimi. In una nota alia pag. i5 con sodi ar- gomenti si fa vedere erronea la massima di alcuni economisti che uno stato , quanto maggior numero di bestie alimenta, tanto minor numero di uomini possa alimentare, perche quegli scrittori, oltre il non aver fatto alcun conto delle carni e dei latticinj che al sostentamento della popolazione contribuiscono , han- no mostrato di non conoscere che un podere ricco di bestiami produce in confronto di akri doppia quantita di dcrrate di prima ncccssita , e che quindi in tutti que' paesi ove si educano molti bovini , cresce assai piu la popolazione. Non risorgera 1' agricoltura nostra da uno stato dilanguore, sinche convinti non si mostreranno gli agricoltori che dal campo puo ricavarsi un prodotto netto di gran lunga piu grande di quello che si ricava col coltivare unicamente le biade. Gia in ahro scritto aveva 1' autore fatto toccare con mano che, atteso il basso prezzo dclle dcrratA* DELL A- LOMBARDIA. 223 di prima neceesita , era d' uopo alia roviaosa pra- tica di seminare tutto il terreno a grano sostituire un avvicendaiiiento che avesse per base la molti- plicazione dei prati artificiali , di cui tanto ancora scarseggia 1' alto Milanese. Egli ha fatto vedere che con una ben intesa rotazione , adattata alle diverse circostanze , le spese del coltivamento non poco si diminuivano , mentre si procurava Y abbondanza dei concinii coil' aumento del numero dei bestianii ; e che tra i mezzi co' quali raddoppiare potevasi la rendita , quelle pure vi aveya. di allevare del be- stiame bo vino , il qual mezzo d' indusrria avrebbe altresi potato in pochi anni liberarci dalla necessita di tributar danaro alia Svizzera. A' tempi degli an- tichi Romani Y Italia tutta non trovossi in bisogno di comperare il bestiame dagli stranieri. Involta in dense tenebre e la storia della patria nostra ne'bassi tempi , e tuttavia da alcuni dati possono ricavarsi le pill forti congetture che in que' tempi i bovini fossero tra di noi numerosi e nel paese si educas- sero. Serve di conferma a siffatto principio la quan- tita de' fondi comunali e la vastita immensa de' pa- scoli che allora coprivano la Lombardia, giacche do- veva nel paese trovarsi una proporzionata quantita di bestiame : che per sino intorno a Rlilano nei secoli XII e XIII trovavansi pascoli qua e la sparsi per lt» spazio di sei miglia , i quali riguardare dovevansi come importantissimi per 1' alimento de' bestianii , se r ammiiiistrazione loro era confidata a ragguarde- voli magistrati , sotto il nome di consoli- Da un passo del Muralto , giureconsulto di Como , si deduce che nel secolo XV molte mandre di vacche nutrivansi in Lombardia, e gia vi si fabbricava il celebre for- niaggio , conosciuto da poi sotto il nome di Par- migiano , giacche cento forme di esso sono annove- rate tra i doni da' Pavesi offerti nel 1499 a Luigi XII. Agostino Qallo , che scrisse d' Agricoltura verso la meta del secolo XVI , celebra ancli' esso i formag- gi dei Piacentini e dei Lodigiani , di grandissima 224 MEMOKIA SUL BE6TIAME BOVINO mole , de' quali gran copia fabbricavasi , cosicche al dire di quello scrittore andavano per tutto il mondo; e Lodovico Gidcciardini , parlando del commercio di Anversa , osserva che da Milano a quella citta spe- divasi oltre molt' altre derrate il formaggio detto Parmigiano , riguardato come mercataiizia importan- tissima. Se in que' tempi era in Lombardia molto bestiame, e vi si mantenevano specialmente uumerosc mandre di vacche , trova 1' autore fortissimo argomento per credere che quel bestiame fosse educato in pacse e non comperato dagli Svizzeri , e tanto piii , quanto che non si vede giammai fatto alcun ccnno di tale traffico negli scritti di quella eta. Poco o nessun com- mercio poteva avervi fra le due nazioni , sinche lo Stato milanese conservo que' confini co' quali la na- tura stessa separato lo aveva dall' Elvezia : sembra che il traffico abbia avuto origine all' epoca soltanto in cui gli Svizzeri di alcuni paesi italiani s' impadro- nirono al di qua delle alpi; parrebbe anzi che sino alia fine del secolo XV il commercio del bestiame si li- mitasse semplicemente ad alcuni cavalli , poiche di questi parlasi soltanto nel trattato del 1467, concliiuso tra il Duca Galeazzo Maria Sforza e gli Svizzeri , e del bestiame in generale non si fece menzione se non che nel trattato del i5i2, col quale gli Svizzeri s'impossessarono di quasi tutte le terre ora compreoe nel Gantone Ticino. In esso trattato gli Svizzeri si assolvono ancora dal tributo , si forte intcrdum equos aut alias bestias in. .... Ducatum adducerent extJU Hcl- vctiorum partes; il che basta a mostrare che generale non era ancora ne molto esteso quel traffico, e che rare volte ne' mercati nostri vedevansi cavalli e molto meno bovini dalla Svizzera proveuienti. Sebbene r Elvezia col possedimento di molte terre di qua dalle Alpi aperta avesse una facile e comoda comu- nicazione colla Lombardia , non pare tuttavia che quel traffico fosse per lungo tempo dannoso al paese uostro •, perche dallo State non esciva per la coinpcra DELLA LOMBARDIA 225 del bestianie 1' elfettivo contante , nia il bestiame si canibiava con altre mercatanzie e specialinente con grano di cui la Svizzera abbifiognava; il die risulta anclie dal trattato del i552 tra Carlo V e gli Elve- tici. Forse si estese allora tra noi la cultiua de' giani , in que' tempi assai profittevole , perclie, trattandosi di terie lasciate luiigo tempo in riposo , il prodotto loio doveva essere per lo nieno il doppio di quello clie danno preseutemente , sebbene il prezzo dei grani non fosse superiore a quello clie da noi ncgli anni addietro si e ricavato. Egli e pure da notarsi che gli Svizzeri ne' tempi andati vendevano il lor bestiame a prezzo assai minore di quello che ora lo vendono; il clie poteva contribuire a far si che al- lora si trascurasse o si abbandonasse Y utile pratica di allevarlo in paese. Ed in fatti secondo il citato Agostino Gallo , le vacclie graiidi, come egli dice, € di buona sorte , di quattro e di cinque anni ed anclie pregne , si comperavano dagli Svizzeri per un prezzo clie non giugnerebbe a 60 lire milanesi, e per cio 1' autore medesimo osserva che i 3Ialghesi o proprietarj di luandre di vacche Bresciani , equiva- lenti ai nostri Jjergami?ii, benclie soliti ad allevare ([nasi tuttc le vitelle di maggiore bellezza e di buone Ibrme , piu non vi trovavano il conto loro in con- seguenza del bas^so prezzo col telle che potrebbono allevarsi , onde rendere quella razza perfettamente nazionale. Giova a questo pro- posito ritornare alle massime esternate dal sig. Ber~ ra , ed anche ai precetti pel miglioramento delle razze assegnati dal Cline, Le vacche stiriaiie per DELLA LOMBARDIA. 287 r ampiezza loro potrebbero di molto giovare al nii- glioramento delle razze nostre , massime nei paesi asciutti , ove le forme di quegli animali sono d' ordi- nario troppo piccole, ed incapaci per conseguenza alia produzione di una prole clie possa con qualche lu- singa di proiitto allevarsi. Dalla forma e dalf altezza del petto dipende , secondo il Cline , anche 1' am- piezza dei polmoni , e nelle femmine debb' essere grande in particolare la cavita del pelvi , formata dalla riunione delle ossa delle anche e della groppa, con che si favoreggiano singolarmente i parti. Ora r ampiezza di quella cavita e bastantemente indicata nelle vacche di Stiria dalf allargamento delle anche, da quello delle parti ischiatiche e delle punte delle natiche , specialmente poi da quello che si osserva tra le estremita nella parte loro superiore. Quand' anche non reggesse il calcolo del prezzo superiore a cui si vendono le vacche svizzere , che in quella lettera e stato anche moderatamente esposto, rimarrebbe tuttavia sussistente il calcolo economico- politico del grande vantaggio che si otterrebbe , non inviando ogn' anno una sorama assai considerabile in paese straniero , e migliorando e accrescendo le razze nostre con animali tratti da provincie della medesima monarchia. Questo e forse f oggetto piu importante ; e come nelle provincie venete molte razze si sono ingrandite e migliorate cogli animali tratti dal Tirolo, dal Veronese e dal Polesine di Rovigo, cosi sarebbe desiderabile che su T esempio delf il- lustre possessore sopraccitato alcuni nostri agricol- tori si dessero ad introdurre , almeno per fame espe- rimento ,• le vacche di Stiria , dalle quali ottenere potrebbesi un miglioramento nelle nostre razze per r ampiezza delle forme , e tutto concorrerebbe a re- dimerci dal tributo die sin ora si e prestato agli stranieri. B-i. 238 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Nouveaux principes d economic politique , on de la richesse dans ses rapports avec la population , par J. C. L. Simonde de Sismondi. Seconde edition. — Paris, 1827, Delaunay libraire , 2. vol., in 8.° (Articolo secondo ed ultimo.) 3-t autore discuteado le quistloni piu interessanti della cconomia politica, dimanda in nome deirumanita d'essere ascoltato con attenzione ; e da al lettore nuovo motivo per non essere precipitoso, ricordandogll la somma difficolta dell' argomento : " c'est un des plus grands efforts que nous » puissions obtenir de notre esprit, que de concevoir I'orga- »/ nisation actudle de la societe. » ( T. II, p. 448.) I lettori giudicheranno se in quest' articolo e nell' ante- cedente ci sianio uniformati ai glusti desiderj del nostro autore. I. Popolazione. A) i< L'accroissement de la race de Vhomme, des aniinaux I) et des vegetaux , dice il Sismondi, est soumis a la seule » VOLONTE DE l" HOMME » ( Tom. II, p. 490): egli pre- senta questa proposizione come il risnltato di tutte le storie. " Lorsqu'on etudie Thistoire du genre humain dans tons » les terns , dans tous les lieux , on trouve constamment " que la volonte de thomme , ou si Ton veut la legislation » a laquelle il s'est soumis , et qui est I'expression de '/ cette volonte , ont scales arrete la malt i plication des sub- » sistances et avec elle celle des generations humaines. " (T. II, pag. 273.) APF. I'ARTE STRANIEKA. 289 Pare all' opposto che 1" accrescimento delle tre accea- nate specie non soggiaccia solo alia volonta dell'uomo, ma anche al potere immenso della natura, il che ristringe il canipo alia censura delle leggi, spiega assai meglio i fe- nomeni delle specie viventi , e dimostra la popolazlone , come tutti gli altri oggetti statistici , soggetta all' azione delle cause fisiche ugualmente che a quella delle morali. (^Specie umana). La leggerezza dell' aria sulle montagne alte 6000 metri sopra il livello del mare, e non la legge, toglie air uomo la facolta fisica di crescervi e di abitarvi; il freddo gli oppone lo stesso ostacolo al di la dell' ottan- tesimo grado di latitudiue. L' insalubrita del clima che 1' uomo non riesce sempre a distruggere, e altro limite all' accrescimento della nostra specie, anche dove abbondano le sussistenze, come per es. a Scanderon ossia Alessandretta. Tutti sanno altronde che r insalubrita ristringe la durata del periodo vitale : infatti se nella Norvegia la raortalita si riduce ad '//,8 della popolazione , in piu villaggi delP Olanda sale ad 'f^^. Nessuna specie animale puo raoltiplicare gli alimenti a suo piacere ^ percio gli uomini non possono crescere , per es., ne' deserti dell' Arabia come nella pianura lombarda, o sulle cime de'Pirenei come nelle campagne dell' Andalusia, Si contano per ogni lega quadrata in Francia indivldui . 1014 Norvegia » 70 ad 80 Le cause di questa diflFerenza sono forse le Zeggi o gli ele- menti topografici ? Bramerei sapere qual legge impedisca alia Svizzera di raccorre il frumento di cui abbisogna , e, in mancanza del quale , 'fs circa della sua popolazione e costretta ad abbandonare la patria e disperdersi per 1' Eu- ropa e per 1' America, alle volte con tale renitenza d'animo che alcuni ne muojono di languore e melanconia ? Finora gli scrittori che parlarono della Svizzera, attribuirono I'ac- cennata mancanza all' instabilita di quell' atmosfera , ai gradi di freddo in quelle altezze montane , alle qualita del suolo che spesso e nudo macigno. Nel caso che questi scrittori s'ingannino, converra far conoscere I'ordine della Dieta elvetica che vieta per es. ai pomi di terra di giungere a maturita sul Sempione. (Specie animali). Sono stati inutili tutti gli sforzi per iiaturalizzare in Francia i renni (specie di cervi ) si utili nelle rcgioai polari. 240 APPENDICE E forse per mancanza di volontk umaiia se i nierluzzi a Terra Nuova non corrispondono sempre al iiuniero dei bastimenti che vanno a fame la pesca ? Al tempo di Beaujeu (XVII secolo) si prendevano a Marsiglla 8000 circa tonni al giorno : attualmeiite non giungono a 600 i forse perclie i pescatori non ne iogUono di piii ? L' nomo pub moltiphcare a suo piacimento in poco tempo i prodotti delle manifatture ^ ma non pub aumen- tare del decuplo il nuniero de' porci in meno di due^anni, delle pccore in meno di quattrO;, de'buoi in meno di sei ecc. E egli mai riuscito a rendere V eyder dalla peluria finis- sima , SI comune come le anitre e le oclie ? Finora tutt' i legislatori hanno riconosciuto che 1' uomo pub benissimo distrnggere a suo piacimento , nia non pub a suo piaci- mento produrre ; percib hanno unanimemente vietato la caccia e la pesca in certe stagioni dell' anno. ( Specie vegetabili ). E forse per mancanza .di volonta umana se nella massima parte della Francia il prodotto medio del frumento non supera le quattro sementi , o se si fa un solo raccolto di grani alfanno, mentre nelF India se ne fanno due e tre ? Se V Inghilterra non possiede ne la vite , ne 1' olivo, ne il gelso, ne il grano turco j se al di la del 69.° grado di latitudine cessano tutt' i cereali ; se il castagno p. es. non prospera nella reglone del pinoj se sopra la linea della neve perpetua non si veggono piii alberi , e forse per mancanza di volojita degli abitanti? La volonta degli abitanti pub moltiplicare le barbal3ietole , il lino, il riso in Lombardia, ma non pub farvi crescere ne la canna dello zucchero^ ne il cotone, ne il caffe, ecc. Vedi il IV quadro sinottico deWa. Filosofia della itatistica, volume 11. B ) La population , dice il nostro autore , 5e mesure tou jours en derniere analyse sur la demande de travail, ( T. II, p. a86.) Vi sono casi in cui la popolazione e costantemente supe- riore alia dimanda di lavoro , ed altri in cui e costante- mente inferiore ; eccone la prova : I . AUorche , giusta la falsa nozione della liberta natu- rale , proclamata poscia dallo Smith, era permesso a chiun- que il questuare , le cltta e le campagne brulicavano di una popolazione parassiia , certaineate non eccitata dalla dimanda di lavoro. Nel secolo XIII si era talmenle molti- plicata la popolaaiouc moaastica che il Coacilio lateraiiege PARTE STRANIERA. 14! del 12 1 5 fu costretto a liinitarla. Se paragonando le citta olaudesi e portoa;liesi , inglesi e spagunole vorrete, ginsta la massiina del Sismondi, siipporre ugnale massa di la- vori la dove scorgerete tiguale nnmero d' individui , v" in- gannerete a partito. La speranza di soccorsi al domicilio, di dot! all'epoca del matrimonio, di ricevimento negli ospitali in caso di nialattia , e la cansa per cui in alcuai comnni Loinbardi piu die in n\tri concorrono e si stabiliscono persone estronee € piu die nol richicggano gli ordinarj laiori, fatto incoa- trastabile di cui vedremo piii a basso T applicazione. 2. Kelle paliidi pontine e siniili sitnazioni insalubri , noa si pno dire col nostro autore : toutes Irs fois que le travail sera demande , et quun salnire su^snnt lui sera offert , I'ouvrier naitra pour ie gagner ( T. II, p. 386). lavano vengono ivi esibite larsihe niercedi a2;li operai esteri ; essi ricusano di prendervi stabile domicilio, e noa vogliono andarvi in nessnn mode nella stagione piu calda ; quindi, in qneU'epoca delPanno principalmente , rimangono sospesi i lavori ordinati dal Governo. II. Agricohura. A) « La. culture par metayers^ ou I'exploitation a moltie " fruits , est peut-etre une des p'us heureuses inventions du » moyen age ; c'est celle qui a contrtbue le plus a repandre » le bonheur davzs les classes inf; rieures , a porter la terra " au phis haut degre de culture et a y accumuler le plus » de richesse. » ( T. I, pag. 192-194.) Con qu^sto poco sensato elogio delle mer::a(7rte, 1' autore diitiostra d' avere dinienticato il principio , clie // miglior modo d' amministrazione si e quello die lascia al lavoralore tutto il fruno dell a sua legittima attivita e gli fa soffrire tutta il dannn della sua itido'enza. Le mezzadrie sono dunque infinitamente inferior! ai livelli ed agli affitti : quelle la- sciano largo campo all' inerzia e al ladroneggio ;> quesvi escludono 1' una e Taltro. Quindi in Lombardia, dove fio- risce 1" agricohura , e generale il metodo noa delle mez- zadrie , come erroneainente fa supporre il nostro autors alia pag. 194, ma degli afiitti. II Sisinoadi, clie ha fatto del mezznjuolo un essere ro- manzesco , dice: « il ne demeure point exclus du festin de " la nature qu'il prepare ; il dirige ses travaux d'aprh so, Eibl ItaL T. XL VII. 16- 24^ A P P E N D I C E » propre prudence , et il jilante pour que ses enfans re- » cueillent les fruits. " ( p^g- ip^. i94-) Questi caratteri convengono al livellario, non al niez- zajuolo : cestui non ha col padrone contralto di tale du- rata da lasciargli sperare che i suoi figli raccoglieranno 1 frutti delle sue piantagioni ; e lo ammette lo stesso Si- smondi la ove dice : ti une famlUe de metayers pent etre " renvoyee on pour ses deinerites ou pour le caprice des » proprietaires . » ( pag. 198.) L'obbligo altronde delle piantagioni appartiene al jjro- prietario , il che e un seine occulto di divisione tra esse e il niezzajuolo;, giacche Tinteresse di costui lo consiglia a violentare per es. la produzione della vite, il che ne accorcia la dnrata i, sembra i[uindi falsa la seguente proposizione : « dans cette exploitation ( a moitie fruits ) le paysan s'iii- >> teresse a la propriete comme si elle ctoit a lui (p. 1^3 ): >/ qaesto e vero del livellario non del mezzajuolo. Costui s'interessa al copioso prodotto *lella vite ed e indifFerente che la sua durata si ristringa dai 3o anni ai i5. E parirnente falsa nelle mezzadrie quest' altra proposi- zione : le paysan est s ippose n avoir point ou presque point de capitaux (p. 19a). Al mezzajuolo appartengono^empre i buoi co' quali lavora il terreno i da cio un nuovo seme di divisione tra T interesse del paesano che vuole rispar- niiati i buoi onde rivenderli grassi, e T interesse del pro- ''' prietario che vorrebbe meglio coltivato il terreno e non j lesa la sua porzione del prodotto. [■ Finalmente la divisione per meta ,pu6 essere ingiusta e jp dannosa si al proprietario die al paesano. Siano infatti i r lavori richiesti da tre terreni come 10, i5, ao ; e cosa " evidente die se la divisione per meta e giusta quando i lavori sono come i5, debli' essere ingiusta ne' due casi di 10 e di 3o:, nel i.° caso e dannosa al proprietario, nel 2." al paesano. La bonta de'proprlelarj e 1' opinione pubblica possono dlstruggere in parte i difetti della mezzadria prolungando p la dnrata del contralto , come possono ugualniente niiglio- rare il sistema degli aflitti , ma non escluderanno giammai dalla prima le due sopraccennate eventualita delV indole nza e del ladroneggio , alia reallzzazione delle quali 1' indole dei second! direttamente si oppoue. PARTE STRANIERA. 2^3 Questa discussione sui tnezzadri tende a coiifennare cio clie ho detto nel i." articolo ( fascicolo del Inglio 1827, pag. 84), cioe die le scienze economiche noii fanuo pro- gressi; ecco •infatti due precisi termini di coiifronto : 1." Sill principio del secolo XIII i moiiaci di S. Zeno a Verona, dopo d' avere diboscato vasti terreni e ridotti a fertile campagna, ne coiicessero la coltivazione a Ll- VELLO (i). 2.° Sill principio del secolo XIX tin filosofo rinomato , dopo d' avere liingamente meditato sulle scienze economi- che ed annunciato principj nuovi , fa T elogio della MEZ- ZADRIA ! ! B) II Le systeme des graudes fermes , dice il nostro au- " tore 5 n'est avantageux qii''en raison dn partage injuste " qui (s'est) etabli entre celui qui travaille et celui qui » fait travailler. <> ( T. II, pag. 357.) Questa proposizione evidentemente falsa puo provare quale influenza eserciti sulF animo del Sisraondi un senti- niento lodevole , cioe la compassione vei'so gli agricoltori giornalieri. Tutti sanno infatti clie i vantaggi de' grandi poderi risultano dalla possibilita d' introdurre ragionati av- vicendamenti agrarj, dalla minima perdita in sentieri, viot- toli, siepi, fossi divisorj, dalla minore irregolarita e niaggior lunghezza de' campi pej' cui tutto il ftrreno e coltivato , dalla minore spes* in edifizj e luanutenzione di essi , dair impiego degli avanzi i quali , atteso la loro tenuita , vanno perduti ne' piccoli poderi, dalla facolta di comprare a tempo e difFerire le vendite, dal risparmio d' instrumenti d' ogni specie e di cavalli , oltre la minore inattivita (2,). Coi quali riflessi non intendo di negare assolntamente r influenza ciie siiI valore delle giornate possono esercitare gl'immensi poderi che le leggi britanniche, tuttora barbare, sopra una sola testa riuniscono. Se prestasi fede a Pennant, lord Brealdalijane in Iscozia poteva viaggiare 100 miglia in linea retta senza uscire dalle sue terre. (1) Biblniieca Ifaliann , f.iscicolo dell' aprile 1837, pag. l3g. (2) Lo Slatiscictil account of Scotland fa lucnzione d' una par- rocrliia U Norc Vi»t , la quale cuntiene 32i8 abitanti ed im- pir^a 1600 oavalli , cia.srun picrolo fircajuolo avendo gli attrezzi e gli iiteiiBih di coUura che basterebbero per un podere iiiolto niaggiore. 244 APPENDICE C) Per migliorare la sorte degli agricoltori giornalierl , rautore vorrebbe che i proprietarj e gli afFittajuoli maa- tenessero tutto V anno i lavoratori cli cui abbisognano ( T. II, pag. 35o, 354), il che equivale a volere che una fami- glia niantenga tutto 1' anno il sarto clie la serve itna set- timana ;, quindi la pianura lombarda , per es., sarebbe obbligata di mantenere tutto 1' anno i montanari piacentini , parmigiani, genovesi, ecc. che vengono saltuariamente nelle rispettive stagioni a tagliare i fieni, niietere il frumento, scalvare i gelsi , corre il riso , ecc. i< Les fermiers et les pvoprietaires qui cultivent leurs » petites fennes de leurs mains , continua a dire il nostro » autore , n'ont que faire des joarnaliers ; les grands pro- » prietaires seuls en ont besoin pour leur usage ; Us les » ont fait 5, qiiils les maintienncnt. » ( T. 11, pag. SSj.) Sembra clie 1' autore , per creare un obbligo ne' pro- prietarj, spieghi male T origine de' giornalieri. In tutte le campagne si danno persone che talvolta il basso prezzo de' grani o gl' infortunj celesti, talvolta I'ec- cessiva figliuolanza o le malattie , talvolta I'altrui durezza o frode, ora la propria indolenza od inabilita ed ora i proprj vizj rendono miserabili , per es. , donne rimaste prive di niarito o non ricliieste in matrimonio, mogli di fornaciai o simili artisti mescnini , figli cui i genitori non lasciarono nulla, uomini attempati e senza famiglia, persone robuste ma assai poco intelligenti, servi dimessi per poco lodevole condotta od altrui capriccio , forestieri allettati dalla spe- ranza di ottenere soccorsi dalle pie instituzioni, ecc. ( pa- gina 24.1 ). Questi individui da una parte mancano di capitali per essere aftittuarj o mezzajuoli, dall'altra, su- scettibili di lavoro, debboiio stabilirsi in qualclie luogo per esercitarlo. Questa classe di persone costituisce in Lombardia i cosi detti pigionanti , coltivatori a cui il proprietario da la casa e fa sovvenzioni che essi pagano con altrettante giornate di lavoro , ottenendo altronde i cosi detti' vajitaggi delta zappa , cioe f^ del grano turco e del riso, '/,^ del niiglio, '/,3 del frumento da essi coltivato, il che ricorda i politores o poliiitores de' Romani che rice- vevano 'J'^ dell' orzo e delle fave , '/^ sino ad '/j del fru- mento, secondo la qualita delle terre e le localita. Questi giornalieri, utili al proprietario come il proprietario e utile ad essi , e che . sebbene addctti al servizio d' uu fondo, non | PARTE STRANIERA. 245 lasciano cU servirne altri, secondo le eventuali esigenze , si trovano in Loinbardia si nella hassa pianura doie doini- fiano i grandi poderi , come nella media ed alia dove i po- deri sono assai pircoli , il che diinostra falsissinia V origine a cui il iiostro autore gli attribuisce. Questi gionialieri si possono paragonare ai frutti che scossi dal vento cadoiio daU'albero pria della loro maturita ; essi si trovano bensi sul suolo, ma la grandezza o la piccolezza di esso noii e causa ne del loro sviluppamento , ne della loio caduta. Per legge di natura comiine a tuiti gli esseri viventi ed alia stessa specie umana , I'evoluzione de' germi nella loro primavera e maggiore degli alimenti clie sarelibero neces- sarj per condurli a maturita nel loro autunno. Ora, se da una parte la popolazione tende a superare i mezzi di sus- sistenza , se dall' altra la vaccinazione e le altre institu- zioni sanitarie conservano piu individui i quali morirebbero nell' infanzia , come si puo dire che i proprietarj gli hanno fatto ruiscere e che percib debbono mantenerli ? Si deve dire air opposto : la natura li fa nascere ; le instituzioni li con- servano ; che la societa li mantenga (i). (1) Giusta il rapporto di Heberden fu a Londra negli anni 1700 , 1801 , dopo il iBoi la nioftalita '/aS '/is '/iS della popolazione. V ha dunque un beneficio di i3 individui, ossia della uieta. Nell' Ingliil terra propriatnente detta fu negli anai 1780, 1785, 1801, 1810 la mortalita '/40 V^s 'A/ '/so della popolazione. Nello spazio di 3o anni la mortalita e scemata di '/^ ; il quale prodigioso fenonieno ascrivere si debbe alle niigliorie suc- cesse nello stato sociale durante gli ultinii 3o anni. II rapporto delle niorti alle nascite fu a Londra nella prima meta del secolo XVIII come 3 a 2 nella seconda meta n 5 a 4 dal 1800 in poi 3> la a i5 Nel corso d' un eecolo la legge si h dunque cambiata ; le nascite superano attualniente le morti , mentre per T addietro le morti superavano le Dascite. In Francia fu negli anni 1780, iSaS la mortalita '/jo 7"?9 della popolazione, cioe quasi '/^ di meno. Altri fatti diiuostranu essere successo aumento nella durata media della vita. Ora se la diminuzione della mortalita e 1' auiuento della popola/ione toao eflfptti delle instituzioni ianitaric , con qua!* 246 APPENDICF III. Arti. A) Degli operai che lavorano nelle officiae e in generale de' giornalieri il nostro aatore dice : / puisse jamais savoir sur quelle demande de travail il " peut compter , c'est que la puissance de travailler ne " soit jamais pour lui un revenu precis et assure. " ( T. I[, pag- 261.) ^ * Noil e inutile 1' ossevvare dapprima che T incertezza del reddito, deplorata dal nostro autore negli operai, e co- mune alia massima parte delle classi sociali, ai servi che possono essere dimessi da un momento all'altroi ai sol- dati che la pace ritorna spesso alle loro case senza paga ; ?.i professori di pittura, scoltnra e in generale di arti belle, a' quali nissnno giiarentisce lavoro tatto Fanno; ai mer- canti a cui la guerra , le vicende della moda , i trattati di commercio , !e burrasche marittlme , gli altrui failimenti tolgono non di rado i consueti lucrl e per cui non sono rari i snicidj ; ai medici, ai causidici, ai notai e simili , la sorte de' quali dipende dalT immaginazione inferma degli amraalati , dai capricci non sempre ragionevoli del pub- blico, da una lotta in cni ottengono spesso Ja vittoria i ciarlatani ; dite lo stesso de' letterati che , oltre le accennate eventualita , nissuna legge guarentisce dalla pirateria libra- ria , ecc. Si puo osservare in secondo luogo che 1' incertezza del reddito, deplorata dal Sismondi, e feconda sorgente d'atti-'H vita sociale, giacche T indolenza e V iinprei-isione (i) ine- renti alia natura umana , vogliono essere punte dallo sti- molo del timore e della speranza; Innguescet iudustrkt , iri- tendetur socordia , si nullus ex se metus aut spes et seciiri omnes aliena subsidia expectabunt sibi ignavi nobis graves (2). repola di diritto si potva accollars il niantenimento degl' individut superflui nelle cauipagne ai soli proprietari ? L' id-ea del signor Sismondi spinge la popolazione tra due scogli ; indolenza da parte del povero, dispotlsmo da parte del ricco. (1) Parola che puo essere auimessa alia cittadinanza italiana rome tantc altre simili , per es. improbabilita , iinpossibilita , i;i!V)otenza ecc. ' (2) Tacito , Ann. 11 , 38. J PARTE STRA.NIERA. 247 Dopo questi rlflessi geiierali lasciamo parlare T autore : Egli osserva clie se ua iatraprenditore fallisce od uu pro- prietario ha fatto male i suoi conti , gli operai sono liceii- ziati (T. II, pag, 261.262); se decade una manifattura , o prevale un' industria estera snlle nazionali , gli operai , sono liceuziati ( jiag. 3i3, 3)4.); se s' inveiitaiio iiuo\e i macchiiie o si erigono stabilimenti in grande , gli operai I sono licenziati (pag. 3 12, 335). Egli crede che la loro esi- I stanza sia talvolta peggiore di qnella del selvaggio ( pag. 3 i3, 314). Per migliorare la sorte di questa cUisse sociale , Tan- j tore vorrebbe che restasse agl' iutraprenditori ed ai lavo- ranti il dirltto di stabilire tra di essi la qnantita della niercede , ma che gl' iutraprenditori mantenessero i lavoranti nella loro vecchiezza , nella loro miseria, nelle loro ma- lattie (p. 353);, il quale sistema , s' io non erro , prlve- rebbe di pane tutti gli operai deboli di salute, tutti gli avanzati in eta , e tutti quelli che da numerosa famiglia fossero aggravati. E nientre da un lato parte de' lavoranti resterebbe senza lavoro, dall' altro quell' obbligo imposto ' agl' iutraprenditori diminnirebbe il loro numero , il che vuol dire diminuireV^be le mercedi degli operai robusti che nelle officine rinianessero. Quell' obbligo altronde non farebbe cessare ne i fallimenti degl' iutraprenditori , ne i cambiamenti nelle manifatture , ne le vicende del com- mercio estero , ne 1' invenzione delle macchine. E qui os- servate che, sebbene 1' autore accerti che il guadagno degli inventori si caiubia in perdita pe'loro coufratelli nelle stesse manifatture ( T. II, p. 374), cio non ostante egli vuole die questi continuino a mantenere i lavoranti che . atteso le altrui invenzioui , sono costretti a dimettere , il che e volere che gl' iutraprenditori falliscano , giacche ca- richi di quella spesa non potrebbero reggere all' nrto della concorrenza estera che 1' autore vuole assolutamente libera (T. I, pag. 446, 448 ) (i). (i) Da iin lato 1' incostanza della iiioda si stanca dell' unifor- niita , dair altro delle stofiV d' uii genere niigliore piacciono di piii ai consumatoii; da cio internizioni ne' lavoii , cioe danni agl iutraprenditori e ai lavoranti. L' uso generale per es. di non piu aspergere i capelli di polve lia sceaiato il consume del- r amido , cioe lia tolio lavoro a quelli rlie lo eatraevano dalle 248 APPENDICK Non contento d' avere accollato agl' intraprenJitori Tinca- rico di provvedere alle maiattie, alia poverta, alia vecchiezza degli operai , T autore vuole clie questi siano anco panecipi de' lucri delfintrapresa , e, fascinato dalT idea deile mezza- drie, da una meta de' lucri agli operai, Takra airintra)jren- ditore. Col quale progetto, se noa andiamo errati, I' au- tore viola doppiamente le regole della giustizia : Giacclie i.° tiitte le eventualita favorevoli devono suc- cedere a vantaggio di quello clie I'esta esposto a tutte le eventualita sinistre; ora il solo intraprenditore soggiace ai fallimenti, alle avarie, ai furti, alle perdite marittinie, ecc. 2.° L' autore uguaglia il lavoro /15/co dell' operajo al la- voro intelletluale dell' intraprenditore , dando a ciascuno la ineta de' guadagni : equazione clie da chiunque ha fior di senno gli sara negata. La ricompensa dovuta al lavoro ia- tellettuale dell' intraprenditore puo essere uguale a 100, aoo, 1000 mercedi dovute al lavoro fisico, secondo la di- versita delle iiiiraprese. II Sismondi esagerando 1' idea d' ttno scrittore italiano r ha guastata. Nella Discussione economica sul diparlimento del Lario comparsa nel 1804. si legge alia pag. 148 che si poteva niigliorare il lanificio e setificio assegnando ai lavoranti qunlche benefizio sul nwnero delle pezze esitate. Questo calcolo, che e semplice se si eseguisce sni nurnero delle pezze, riesce piii comjjlicato se gli devono essere base i lucri, giacche qnesti suppongono I'esame delle spese primitive ed annual!. Altronde qaalche beneficio sul nwnero delle pezze esitate dista alquanto dalla meta de lucri dell' in- trapresa. yiiante cereali. La diminuzione delle cei'imonie religiose e degU jnservienti al cultn cattol'co ha dann-^ggiato le fabbriche di h- none , di batiste , di tessiui serici ricamnti d' oro e d' argento, L' introduzione delle stoffe di cotone e la grande vaiieta de' loro tessuti ha dimezzato il consumo delle stofFe di seta, di lino, di lana , e paralizzato stabilauenti die contavano secoli di pro- eperita. L' acquavite che si estrae dalla fecoia de' pomi di terra Jinjiteva necessaiiaaiente lo sniercio di quclla che si estrae dal vino , ecc. In queste vicende dell^ avti e de' niestieri imporre agP in- traprenditori 1' obbligo generale di mantenere i lavoranti nella loro vecchiezza , niiseria e malattie , e volere che la terra som- ministri uinore ail" erba qnando non piove. PARTE STRANIERA. 349 In sorama i progetti deir autore diminuendo la concor- renza degl' intraprenditori rinscirebbero fatali ai lavoranti ch' egU si propose di favorire. B) It La metliode d'eiicoiirager les decouvertes dans les " arts par un privilege exclusif est peu prudent, dice il » nostro autore ( T. I, pag. 347). On ne doit plus en- >f courager les decouvertes par des privileges exclusifs pour " Tinventeur. " ( T. II, p. 496, 334, 335.) Le sue ragioai sono le seguenti: I." « Les consommateurs natlonaux gagnent fort peu »' de chose a Tinvention (i). (1) Movouo dubbj contro questa asserzione i spguenti fatti : l.° Atteso i progressi delle invenzii)ni , un braccio di panno di Sedan che valeva 40 lire cinquanta anni fa, oe vale attual- niente 10 r>d al piii 12; 2." Nel 1782 il valore d' una libbra di filo di cotone n." 60, filato col processo di sir Ricardo Arkwnght , eccedeva di 20 Bcellini il valore d' una hbbra di cotone grezzo ; nel 1819 non r eccedeva clie di imo scellino e mezzo {Simonde^ voyage en An- gleterre , T. II, pag. 287 , seconda edizione ); S.'^ Il prezzo del percal nelle varie sue specie si e abbas- sato di 'fi , e le stoffe di merinos dalle 12 alle lire 8 al braccio. 4.° L' illuiuinazione col gas es'ratro dal carbone costa la meta di cine I clie costa eseguita cell' olio ; 5 " La soda die tratta dallo straniei-o pagavasi in Francia 80 a 100 fr. il quintale , si paga 10 fr. , dopo die Leblaac ha insegnato ai Frances! il modo di estraila dal sale marino ; 6.° II prezzo del ferro in barre sta a quello della ghisa grezza in Inghilterra come ao a 12 ossia 5 a 3 in Francia . . , . « 60 a 18 >> 10 a 3 la quale differenza si attribmsce alia niancanza delle opportune niacchine in Francia {Annates de I'industrie national e , cahier de mars 1827). 7.° II sig. louy descrivendo V esposizlone delle manifatture fatta a Parigi nel 1R19 dice sotto 1' articolo, colori^ mntite , saponi, cere, colle forti: «La plupart de ces produits out pris depuis vingC » ans un develuppement singulier : la fabrication des acides eC j» des sels a ete Tobjec d'line grande concurrence ; plusieurs des j> produits sont tombes au di.xieme a peu pres de ieur ancienne » valetir. ^> (Etat aciuel de I induscrie fran^aise , pag. 117, 118.) Questi vistosi guadagui , per non parlare di mille altri , nioltiplicati per la loro estensinne e frequenza , bastano , se non crro , a dimostrare erronea la proposizione del nostro autore. Somministrano lo stesso risultato le arti puramente piace- Toli ; pria delle invenzioni di Dcjrcet , i tain-tain che si traevano 250 APPENDICE a.° ei-8one che vi sono occupate , oltre di condurre una vita lan- guente , danno nascita ad una schlatta degenere ; quindi non si potrehbe condannare per es. 1' introduzione delle niacchine a vapore nelle uiTiclne in cui si segano le pletre , ecc. aSa APPEMDICE ingoinbro la mente di macchine a vapore , ha indistiuta- mente pronunciato. IV. Rimangono da esaminarsi le iavenzioni e le mac- cliiue clie risparmiano braccia , oggetto delle calde decla- niazioni del nostro autore prhicipalmente nel 2° volume, Dir6 dapprima che il risparinio di lavoro in un ramo d' in- dustria per I' introduzione d' una nuova macchina moltiplica ta'volta i laiori in altri rami secondarj. La diininuzione del prezzo per es. del ferro in barre, atteso Tuso delle mac- chine a vapore nelle relative miniere e fucine grosse, ha moltiplicato T uso del piu prezioso metallo nelle arti, quindi ha accresciuto immensamente i lavori (i). Piij scrittori hanno gia osservato che attnalmente ogni lagnanza contro le macchine e inutile, giacche gl' intrapren- ditori sono costretti ad adoperarle , se non vogliono es- sere soverchiati dagli esteri , e che chi possiede le migliori macchine ottiene la preferenza sul mercato generate del globo. / risparmj altronde ottenuti coll' introduzione delle mac- chine si neir agricoltura che nelle arti o coll' erezione di graadi stabilimenti, non si disperdono neir aria come il (1) II bacino di Wednesliury nelia contea di Strafford , lungo circa 20 miglia sopra una largliezza media di 3 a 4 , non era, 40 anni fa, die una laada coperta di niaccliie e di bosclii. At- tualaiente vi si contano piii di 60 forni di fusione , un centi- najo di fucine grosse che producono , anno couiune , 200 nii- lioni di kilograinmi di ferro. I jiozzi d' estrazione sono disse- niinati qua e la vicino alle officine : piu di 2000 macchine a vapore superioii in forza a 3o,ooo cavalli aniniano sopra .tutti i punti queir inimensa intrapresa ; 40,000 uoniini , donne e ra- gazzi , neri come i ciclopi , lavoraoo intorno a niiile fornaci ar- deiiti, ecc. Accrescete il prezzo del ferro, togliendo le mac- chine a vapore, e vedrete que' 4o>000 lavoraati in gran parte privi di pane. II basso prezzo a cui , atteso le invenzioni della chiraica , si ■vendono gli acidi nitrico e nitro-muriatico ha cagionato una rivoluzione nelle arti, non solamente perche i fabbiicatori hanno potuto diminuire il prezzo de' loro prodottl riella stessa propor- zione , nia anco perche ne hanno moltiplicato gli usi , e in piu operazioni hanno sostituito 1' azione di questi acidi ad agenti piu dispendiusi i, in questo modo la perfezione d' un' arte trae seco la pei-fezione d' un' altra e tutio si lega nell' industria ma- nifattrice. PARTE STRANIERA. 255 fumo , iiou si nascoadono sotterra come altre volte , ma vengono consumati dal bisogno dl coinparire ricco , bisogno attivissimo in clii e uscito di recente dalla mediocrita , e daW amore de' coniodL e de'piaceri, attivissimo in chi ha la- voratoi cjuindi un intraprenditore die e passato dallo stato di meschinita alio stato di riccliezza : I ." Cessa di lavorare , e pone un nuovo indivlduo al suo poslo nella sua intrapresa ; 2.° Vuol essere servito : sua moglie richiede una don- zella , r anticamera un domestico , la cucina un cuoco, ecc^ 3.° Viiole comparir ricco a) 'NeW cdloggio : percio compra orologi a pendolo, grandi specchi , tappeti ^ como, ecc. ^ b) Nel vesdto ; quindi, invece di quattro caraicie , ne vuole venti , invece di due abiti^ dieci: potete anco ima- ginarvi se la moglie e le figlie consulteranno le figurine della nioda : percio ottengono mercedi e lucri i tessitori , i sarti , i niercand , ecc. ; c) Nei vitto ; parte del suo danaro si distribuisce gior- nalmente sugli ortolani, sui pizzicagnoli , sui beccai , sui venditnri di vino , ecc. , senza parlare delT altra parte che annualmente viene ricbiesta dalla biancberia da mensa , dalle bottiglie , dalla porcellana, ecc. ; (/) Vuole comodi , percio compra una carrozza, a pro- durre la quale concorrono piu di 20 arti ; e la carrozza chiama al servizio altri due uomini, coccbiere e stalliere, ecc.i e) Vuole goder de' piaceri ; quindi eccolo seralmente ai teatri , i quali somministr.mo pane a diversi artisti. Procedendo cosi la faccenda vediamo die V introduzione d'una maccbina risparmia braccia, mercedi, lavori in un"of- ficina, e il risparmio prodotto dalla maccbina suscita brac- cia , mercedi, lavori in altre. L' introduzione d'' un vascello a vapore die va in una giornata da una citta ad un' altra, fa cessare, per es. , tre osterie in cui tre notti fermavansi a dormire i passaggieri quando il passaggio coUe liarcbe comuni eseguivasi. Ma il servizio die cessa ne"" puntl intermedj, si accuinula sui due estremi e forse si triplica, giaccbe la speditezza del viag- gio accresce di molto il numero de' viandanti. GT inser- vienti adunque delle tre osterie che esistevano nelle cam- pagne , troveranno impiego nelle osterie delle due citta , ovvero altre braccia disoccupate diverraano attive. Resta la 254 A P P K N D I C E perdita de' barcajuoli. Se riflettiamo che ogni barca traspor- tava per es. lo persone, avreaio 3 giornate da liarcajnolo per perdita, 3o giornate da commerciante per guadagno ; e supponendo che i valori di queste giornate siano nel rapporto di i a 2 solamente , sara la perdita come i e il guadagno come 20. E siccome speditezza di viaggi e au- mento di commercio e egnale ad aumenfo di officine, di lavori, di mercedi , percio sembra che si fara luogo al- r esercizio attivo aache de' barcajuoli nella qualita di fac- chiiii, di servi, di motoric di sorveglianti. In tutti i casi , col ventesimo del capitale guadagnato si potrebbe seinpre somniinistrare soccorsi al domiciiio, come si fa per es. iu Inghilterra, dove quasi otto milioni di lire sterline vanno a soccorrere i poveri ^ e si puo ricordare 1' esistenza di questo capitale , senza approvare le leggi che ne divigono il riparto. In somma I'acqua che irrigando il vostro campo disperdevasi in parte tnx sdrusciti e mal livellati canali, attualmente , migliorati i canali ed accresciuta la pen- denza 5 basta pel vostro campo e pel vicino. E verissimo che dalle vicende commerciali, dalle inno- vazioni nelle arti, dall' introduzione di nuove macchine , dai cambiamenti forzati nelle abitudini risultano sofferenze di pill specie e talvolta alcitne vite restano sacrificate^ ma prima di asserire che lo stato degli artisti e inferiore a quello de' selvaggi , come fa il nostro antore ( T. II., pag. 3i3, 314), e giusto ricordare che presso i selvaggi non si trovano .stabilimenti ne per gli orfani , ne pe' vec- chi , ne pe' pazzi , ne per le partorienti , ne per gli am- malati ; e meno vi sono case d' industria per chi nianca di lavoro , ne monti di pieta od ancore di salute in pres- sante bisogno , ne fondi di riserva da cui ottiene capital! chi ha credito, ne societa di soccorso , ne casse di rispar- mio , ne soccorsi al domiciiio , ecc. Sogliono altronde i governi nelle sopraccennate circostanze accrescere i lavori pubblici, omle impedire I' avvilimenlo delle mercedi, e per diverse vie fanno entrare nella borsa del povero que' ri- sparmj che negli stabilimenti dell' agricoltura , delle arti,, del commercio od nitrove si accumularono : basti la cita- zione d' un solo fatto. I giornali del p." p." gingno dice- vano : « La costruzione d' un gran canale marittimo da " Londra a Portsmouth e stata decretata. Le spese di » fjiiesta impresa veramente gigantesca saramio fatte dal P4RTE STRANIERA. 255 v go\er/io, tialla compagnia delle Indie orientali, dalla banca, » da mold stabilirnenti puhblici e dagli arinatori. Questo ca- » nale avra 26 leghe di liingliezza , sarii lai'go i5o piedi , " e ne avra 3o di profoadita. La spesa si calcola a i5o » milioiii di franchi. I lavori occuperanno ao,ooo ope- " rai per quattro anni. " I quali modi di soccorso sono afFatto ignoti ed imposslbili nello stato selvaggio. jD) II Le perfectloiinement des machines et I'economie du » travail iimain, dice il Sismondi, contribaent d'une ma- » niere immediate a dininuer le nombre des consommateurs » nationaux ; car tons les ouvriers qaon ruine etoient des >f consommateurs. » ( T. II, p. 826, Say). Per distinguere i casi in cui la proposizione del nostro autore e falsa, prendiamo per norma V uso , il prezzo, la specie. ( Uso ). Non dirainnisce il numero de' consumatori na- zionali, ne rovina alcun operajo il perfezionaraento delle macchine ft) Che impediscono frodi od errori, per es. la nuova stadera proposta da Pasquale Bernascone, la Lilancia do- cimastica eseguita con somma precisione da Giovanni Cu- lot , la liilancia a ponte per pesare i cariclii di gran peso e volume senza die occorra soUevarli con argani , imma- ginata dal Catlinetti e dal Rosa, gli ordigni di serratnra artificiale in diversi modi congegnati da Pietro Mazzoleni , dai fratelli Rubini , da Antonio Crivelli ; b) Che accrescono la salubrita, per es. la novissiraa ed utilissima macchina con artifizj tali da poter giungere a ritrovare F acqua migliorata ne' pozzi , liberandosi dalle stagnanti o corrotte dalle torlie e ligniti die s' incontrano ne'primi strati, inventata dal marcliese Vidoni di Sore- sina , ecc. ( Vedi la pag. 2.5 1, nota i.) ( Prezzo ). Tutte le maccliine introdotte nelle manifat- ture costose diminuendo il numero de' lavoranti , non di- minulscono il numero de'consumatori in quel genere^ gi' apparato de"" suoi pensieri , col fasto delle sue espres- » sioni , sento I'ignoranza ed il falso gusto che ammirano, >/ vanno in estesi , e profondono elogi. Quanto a me ecc. " * Prospetto statisdco delle Proviucie Venete , di An- tonio QuADRiy I. R. segretario presso VI. R. Go- verno di Venezia e membra ordinario del Veneto Ateneo. — Venezia^ 1826-1827, presso Francesco Aiidreola. Un volume di pctg. 276 in i6.°, con una carta del regno Lomhardo- Veneto , ed un atlante di 82 tavole sinottiche in 4.*^ Lir. 12. 18 ital. — In Milano si ven.de dal tipografo Rusconi in con- trada di S. Paolo, n° X177. Schiarimenti alia nieccanica ed idraulicq, del sig. pro- fessore Giuseppe Venturoli , destinati ad agevolare ai giovani lo studio di tale opera, di Giuseppe Oddi , professore nell Univcrsitcl romana. — Roma., 1826 e 1827 , dalla stamperia di Giuseppe Mauri. Vol. 2 in 8.°, con tavole. Sono Jjastanteniente noti al pubblico per la meritata loro riputazione gli Elementi di meccanica e W idrauUca del PARTE ITALIANA. 291 ch. Ventuioli professore ua di a Bologna ed era in Roma. Non vi ha geometra che non tenga quest' opera in gran pi-egio : venue gia ella adottata per testo nelle primarie Universita d' Italia; e se ne sono ripetnte sinora quattro edizioni (*). Air ultima eseguita in Roma tra F anno scorso ed ii corrente sono stati aggiunti dal sig. Oddi, professore chiarissuuo di matematiche nelF Archiginnasio romano, due volnmi di opj)ortuni ed interessanti scliiarimenti di cui abbisogna quell" opera d'altronde pregevolissima ; schiari- rimenti provocati ed approvati dal medesimo Venturoli. II nome del professor Oddi era gia note per varie sue sti- mabili produzionl, e specialmente pel sue libro in 8." col titolo iVi Eleinenti del calcolo integrale e differenziale , stam- pato in Roma nel i8a5 dalla tipografia d' Ignazio Coronati. Questi element! di calcolo sublime furono destinati appunto alia piu facile intelligenza dell' opera sullodata del Ventu- roli i ma r Oddi ha crednto inoltre opportune di aggiun- gere all' opera stessa gli annunziati due volumi di scliia- rimenti per renderla sempre piii utile e comune alia gio- ventu studiosa delle scienze matematiche. Non pub negarsi di fatto che il testo del Venturoli e assai conciso , e che suppone conosciute molte cose, specialmente il calcolo in- tegrale e differenziale. Lascia percio libero il campo ai lettori di esercitarsi nella geometria anche piu sublime , e di agnzzare il loro ingegno nel calcolo. Ma non tutti i lettori sono da tanto : e ai meno esperti soccorre opportti- namente 1' opera del!' Oddi, che appianando loro le vie, e togliendo di mezzo ogni dubbio ed ogni difficolta , li mena piu agevolraente ad intender T opera preziosa del Venturoli. Breve csposizione di alciuil precetti sail arte delV eqid- tazione da proporsi alle donne , con sei tavole in rame. — Milario^ 1827, cot tipl di Felice Pvusconi , in 8.° di pag. i36. Lir. 3. 48 italiane. Molti anche tra gl' Italiani scritto avevano intorno al- r arte importantissima della equitazione , ma niuno , che ginnto sia a nostra notizla, occupato erasi nel paese nostro a raccogliere i precetti di quest' arte, che alle (*) Quest' opera e stata recentcmente tradotta iq inglese e pubblicata in Londra , ove si epiega in diverse [Tibbliche scuole. 293 Al'P. PARTE ITALIANA. doniie SI potessero ragionevolmente proporre. Lodevole e dunque lo scopo deH'aatore, che a nobile donna intitola appunto questo suo libretto , in ciii tiitte ci sembrano raccolte le piu important! notizie tanto sii la natura e su 1' indole, su le bellezze e qualita fisiclie , e su le principali vauieta de' cavalH , quanto snl mode di acconciamente bardarli , di montare in sella e di scenderne , di conservare sovr'essi le opportune posizioni , di detenninarne e dii-igerne i di- versi movimenti , ed in fine su la cura che debb' aversene e sul nutrimento che loro nieglio conviensi. L' opuscolo e scritto con chiarezza e talvolta ancora con. amenita di stile: la lingua e bastantemente pura, ben- che in confronto delle altre nazioni e massiine dei Fran- ces! noi ci troviamo niancanti di voca]:)oli atti ad espri- mere tutte le diverse parti non solo del cavallo, nia aiiche quelle della sua bardatura, giacche giornalmente s*" introdu- cono in Francia neologisnii onde nieglio indicare ben anclie i capricci della moda. Pericoloso sarelibe certamente il voler tradurre nel lingi.aggio nostro alcnni di que' vocaboli , e civiindi non intendiamo perche F autore adottato abbia nel cap. XIX F espressione di alcune difcse hlandi e mezzi per correggerle , mentre in quel capo non si ragiona se non clie di qualche insolito moviuiento del cavallo, che sebbene iunocente in se stesso, tende pero ad impedire F azione del niorso o ad oiFendere chi cavalca. Lo scrittore italiano avreblje potiito dare tutt' altro nome al colpo di testa, alF//i- cappucciainento , al vizio di tirare alia niano , alia collera , alFabitadine di coricarsi neW acqua , ecc. Ne crediamo tanto povera la lingua nostra, clie si dovesse in tutto il libro adoperare la voce francesissima di fouet. Degna tuttavia di molta lode troviamo quest' operetta , scritta con miglior divisamento che non la maggior parte dei Manuali che si pubblicano in Francia:; ed aggingneremo a lode della medesima, che oltre ad essere diligentemente stampata in buona carta e buoni caratteri, va altresi adorna di sei lavole in rame , disegnate dal vero e intagliate da abile incisore. Introduzlone alia geografia ad iiso delle scuole ele~ inentari niaggiori del j'egno Lumbal do- Veneto. Parte seconda die coiitiene la descrizionc degli Stati ester'i. ■ — Milano , 1827, /. R. Stamp eria , iu 8.°, di pag. 468. Libro di testo. 293 V A R I E T A. LETTERATURA. u, n giornale di Parigi , meritamente accreditato per la ginstezza de' suoi gludizj sulle opere di bella letteratura , annunzia il Sergianni Caracciolo del P. G. B. Decristoforis , il Giddo della Torre del Conte G. B. Carrara Spinelli , e la Marianne del sig. Calvi. II giornalista trova nel Sergianni personaggi iiisigniiicanti e LafFoneschi , scene senza inte- resse , e uno stile e un verseggiare prosaico, e si mera- viglia die un giornale italiano abbia proposto qnesto com- ponimento come prova del talento drammatico dell' autore. Al conte Carrara Spinelli rimprovera di avere alterato un fatto generalmente conosciuto da' suoi compatriotti, d' a- vere introdotto incident! e clrcostauze manifestamente op- poste alle tradizioni popolari. In quanto al sig. Calvi af- ferraa aver esso glustificata 1' opinione del Lessing, die a volere esser poeta non basta esser pittore. Tutti qnesti giudizj s' accordano pienamente con quelli die ne aveva gia dati la Biljlioteca Italiana, e una tal concordanza di opinioni puo far conoscere die le parole del nostro gior- nale non furono dettate da personale anlmosita. STORIA NATURAL E. Pubblicazione de' laiori clei jSaturalisd austriaci spediti. al Brasile. — L' Iniperatore d'Austria lia ordinato clie ^engano pubblicati tutti gli oggetti rari di storia naturale die rac- colti furono al Brasile dai Naturalisti austriaci. I! dottore Pohl , uno de' viaggiatori , comincera dalla botanlca. Egli descrivera tutte le piante , deile quali non si e fatta finor menzione nelle opere die trattano delle piante del Bra- sile, di niodo che quest' edizione potra servire di com- pimento alle opere di Saint-Hilaire , Spix e Martins. L' o- pera uscira per fascicoli col titolo di Plantarum BrasilioR Icones et Descriptiones hactenus ineditcK. Ogni fascicolo avra 9 a 10 fogli con a5 tavole. Quattro fascicoli formei-anno nn 294 V A R I E T A. . volume: ognl voltime in f.° p.° con incisionl in nero costerk fior. 6; in f.° gr. carta velina ed incisioni a colori, fior. 3o. (^AUgemeines Repertorium , et Bui. Univ.) Intorno ad una specie dl Procellaria osservata nel- V Ellesponto , nellct Propontide e nel Bosforo Tracio. LeUcra al sig. cav. Carlo Di Schreibers , dottore di Tnedlcina , I. JR. Consigliere di Governo e Direttore dell I. R. Qahinetto di Storia natarale di S. MI. V Jmperatore. Alessandria, 20 aprile 1827. Spero ch' ella avra rlcevuto da Bnjulidere (*), ove mi trovava lo scorso giugno, tre esemplari di una nnova specie di Procellaria ch' io credetti meritare 1" attenzione di lei , e che mi presi il pensiero di spedirle col mezzo della dlrezione postale dell' I. R. Internnnciatura di Co- stantinopoli. Le loro pelli erano accomodate alia meglio, perche si conservassei'o , e le accompagnai con una lettera scritta in fretta, coUa quale le prometteva qnalche noti- zia piii clrcostanziata tosto che mi fossi trovato plii cjuieto ed in sitnazione di poter consacrare qualche ora agli studj natnrali. Ma le incessanti mie. occnpazioni non mi per- misero prima d' ora di sdebitarmi verso di lei della mia promessa , e se lo fo oggi , e con grande stenio , e rubac - chiando a riprese de' momenti interrotti alle giornaliere occnpazioni di ufficio. Le diro dunque piii brevemente che posso quel poco che mi venne fatto di raccogliere intorno a questa Procellaria , e come mi nacque il pensiero di occuparmene. Entrando nel canale dell' Ellesponto dopo esser partito dair isola di Tenedos^ notai alcune torme di uccelli acqua- tici nerastri sul dorso e bianchi sotto il ventre, i quali volavano aflpaccendati radendo le onde del mare , descri- vendo una linea retta e voltando indietro quando erano a una certa distanza dai Dardanelli. (l) Villaggio sul Bosforo tracio a circa 20 miglia da Costan- tinopoli , dove gli Ambasciadori delle Potenze estere pasaano TJlleggiando nella bella stagione. V A R I E T a'. 295 In tntt'i mlei viaggi preceJenti di mare e nell'Oceano, e nel Baltico , e nel golfo Botiiico , e nel Mediterraneo , e neir Adriatico, come neppnre fra le isole dell' Arci- pelago non mi accadde mai di osservare siffatta specie di uccelli ; quindi la mia curiosita li tenne di vista e mi proposi di occnparmene tosto che 1' occasione mi si pre- sentasse opportuna, Viaggio facendo nella Propoatide fino a Costantinopoli , e di la Inngo il Bosforo tracio fino all' imboccatnra del mar Nero riscontrai sempre gli stessi uccelli che volavano senza mai posarsi sulF onde ; e come , direi quasi , che fossero pagati a giornata per volare , volare , e non far che volare. Noleggiai a Bnjukdere una leggiera barchetta con un re- raigatore musulmano ; presi con me il mio fucile , ed at- traversando il canale mi accostai a 3oo passi della spiag- gia dell' Asia dove le tonne di cotesti uccelli sfilavano piii frequenti , e quando mi passavano a un tiro discrete spa- rava il mio colpo. E siccome le torme erano or di So, or di ICO ed or di 200, credetti di fame flagello. Ma presto mi accorsi dell' inganno. lo tirava in mezzo a loro, ed essi se ne andavano per lo piii illesi ed indifierenti, come se nulla fosse, e quasi pigliavano scherzo di me con una voltata d'ala fatta con somma dlsinvoltura. Ne colsi cinque o sei dove credetti di coglierne clnquanta o sessanta, e quei pochi anche feriti solamente , slcche mi fu d' uopo di molta fatlca per coglierli , giacche si tufano con grande agilita e reggono sotto acqua per lungo tratto. Qualche volta ebbi mestieri di replicare uno o due colpi vanamente contro di essi cosi posati com' erano e feriti suUa super- ficie , quantunque io non sia poi cacclatore alFatto ine- sperto. II fatto sta che sono vestiti di penne assai fitte, come sono in generale tntti gli uccelli acquatici, e che portano il colpo con grande disinvoltura. Di rado fra tutti quelli che uccisi di poi mi riusci di spegnerli sul colpo. Confrontando questi uccelli colle descrizioni registrate da Temmink (i), trovai che quella sola che poteva appli- carsi agl' individni da me esaminati era la descrizione del Petrel obsciir, (^ProceUaria ohscura. Gmel.)ima siasi che fosse (1) Vedi Manuel (T OrnUiiologle ou Tableau systemacique des oiseaux qui sc irouveat en Europe etc. II.' ijariie , pas;. 808 et 8cy. 296 V A R I E T a'. esegnlta sopra nn indivlclno iinpagliato e clie 11011 con- servava visiblli tiitt'i caratteri esterni, siasi per qnakuiqne altro motive d' iiiesattezza, trovai bastevoli fondamenti per convincenni die la Frocellaria da me esaminata non era stata veduta e descritta da qneiP autore. In fatti la nostra Frocellaria non ha il becco di un bruno nerastro, nia piuttosto verdastro. II tarso e le dita non sono di nn bruno rossiccio , ne le membrane sono gialle. II colore in essa douiinante e il bianco, ed un carattere ben distintivo di tutti gF individui si e che la parte di fuori del tarso e del dito esterno e strisciata di nero , e strisciate di nero sono parimeiite le dita tutte al di sotto del piede non che la membrana , mentre si gli uni che V altra sono di color bianco snperiormente. Neppure i costami della Frocellaria obscura combinaiio punto con quelli della nostra. Non si puo dire delle 110- stre che non si facciano vtdere che la notie e nei soli crepuscoli ; ne che escano dai loro buchi quando il mare € burrascoso. lo ho vednte le procellarie della Propon- tide in -pien meriggio come sul tramontar del sole , e in plena calma come in mare tempestoso seguitare senza requie il loro mestiere di volare e in sn e in giu , e in- nanzi e indietro senza che raai si riposino : volo instan- cabile e senza requie clie loro procure il nome bizzarro di anime dannate dagli Europei e specialmente dai Greci, quasi ricordando le pene di Sisifo condannato a rivolgere senza tregua la ruota. I Turchi le chiamano Yelkouan, uccelli del vento. Come ho detto piii sopra questi uccelli non s' incon- trano panto nelle isole dell' Arcipelago e noa si cominciano a vedere che ne' paragi tra 1' isola di Tenedos e le coste deir Asia minore , e piii frequenti sono di mano in mano che si entra nell' imboccatura dell' EUesponto. I pescatori e qualche cacciatore mi assicurarono che fanno il loro nido a migliaja negli scogli vicino all' isole de' Principi e particolarinente a quella detta Oxeia. Qual- cuno mi ha narrate d'averne veduto anche ne' canneti al- Fimboccatura de" fiumi che metteno foce nel mar Nero dalla parte europea. Che questi uccelli si cibino di pesci non e da dubitarsi e pel mode agile col quale si tufano sotto 1' acqua nuo- tando cost immersi a grande distanza, ed ancora pel tanfo V A I? I E T A . 297 e piizzor cli pesce delle loio carni che le rende inipos- sibili a iiiangiarsl ; ma nontliixieno non ho potato mai scorgere vestigio di pesce ne' loro intestinl, ne per entro al loro veiitricolo , quantiinqne aperti ed esamlnati suhito appena colli. Non vi ho trovato che una gelatina o una specie di glutine con resti indicant! vermi di mare e raolliischi ch'essi pigliano a fior d''acqua, dandovi di becco con una desterita singolare e senza punto rallentare ne divergere il lor volo. lo non conosco alcuna buona figura di questa Procella- ria , ne so persuadermi che ve ne sia alcun individuo nelle raccolte d' Europa a me note. L' individuo esaminato da Temmink nella raccolta del marchese Farlotti di Baroi a Torino non poteva essere della stessk specie , giacche quello era stato preso nelle alpi del Piemonte , e la descri- zione non comliina. Per empire dunque la lacuna che rispetto a questa specie si trova nell" opera di Temmink io vi aggiugnerei I'articolo seguente : i< Procellavia Yelkouan (sive Pr. Propo?iticlis , sive Proc. Bysantina ? ) nob. » Sommet de la tete , da cou , de toixt le corps , des » ailes et de la queue d'une couleur brunatre paroissant >i veloute, moins fonce sur le cou que sur le dos. Toutes " le parties inferieures de la tete, du cou, du corps, des il ailes et de la queue d'un blanc pur. Bee d'un brun » verdatre j mandibule inferieure avec una espece de fou- » reau blanchatre qui la couvre de la base jusqu'a 3 ou ti 4 lignes de I'extremite ; narines ovales un peit promi- }t nentes , bien distinctes. Jambes , membrane et doigts » blancs en dessus ; liseres de noir exterieurement et en » dessous. Grosseur d'un pigeon casanier, longueur de 10 >i pouces ; longueur des ailes etendues un pied, 8 pouces. » Habile le long de TEllespont de la Propontide , du " Bosphore et de la mer Noire. Vole sans cesse. On la " voit rarement en repos. » Nourriture des vers , des moUusques. i> Propagation sur les isles des Princes vis-a-vis Constan- " tinople et dans la mer Noire. " Soitometto queste poclie osservazioni alia di lei sagacita e gentilezza , e se le sembrano fondate , se la oiia Procel- laria non fa conosciuta prima ed esattameute descritta , se 298 V A R J E T a'. non v' erano Indivldul di questa specie nella stupenda rac- colta di S. M. r imperatore , alia quale ella ha V oiiore di presedere , noa avro perdiito 1' opera e il tempo . e mi trovero abbastaaza ricompeasato della mia fatica colla di lei approvazioae. La prego , sig. Direttore, di accogliere le asslcurazioai della mia distinta stinia, colla quale ho 1' onore di pro- testarmi. Di V. S. illustr. Dei)Qtiss° ohhlig.° servit. G. Aceebi. EPIGRAFIA. Epigrafe Stratonicea. — II sig. Girolamo Aniati, nome chiarissimo tra'gli antiquarj de''giorni nostri, lia letto nella pontificia Accademia romana di arcbeologia un discorso intorno alia grande iscrizione di Stratonicea, ossia alT editto degl' imperatori Diocleziano e Massimiano contra gP incet- tatori ed i nionopolisti , fatto intero per la prima volta , e preparato a piena illustrazione dal signor Luigi Vesco- vali. Quest' importantissima iscrizione fu scoperta nella citta di Aix, le anticlie Aquae Sextiae in Provenza , dal sud- detto signor Vescovali, coltissimo giovane , hime crescente alio splendore di Roiiia sua patria e della scienza ar- cheologica. Visitando egli un palazzo di quella citta s'av- vide di un gran marmo tutto da minute e difFicilissime lettere intagliato. Era cola tradizione che tal marmo pro- venuto fosse dall' Egitto, ed aggiugnevasi che gia stato erane trasmesso all' Accademia di Parigi un calco alF in- chiostro in gran carta. II valoroso giovane t.rattane una diligentissima copia e fattosi a studiarla , ben tosto s' av- vide (( essere quel marmo un principal pezzo di duplicato dell' editto imperiale su"" prezzi de' grani e di altre derrate, che nuovamente scoperto fra le rovine di Stratonicea della Caria dal dotto inglese sig. Bankes , rendevasi noto a po- chissimi , per una o due copie della tavola litograiica venutene in Italia , e cadute fra mani non propizie agli intelligenti: " rilevo inoltre contenersi nello stesso mar- mo r intitolazione degli Augusti, preziosissiina per le date cronologiche , che nello stratonicese totalmente mancava. E gia il sig. cav. Borghesi , sovra ogn*' altro in questa specie di stuilj esimio e profondo, avendo nella doviziosa V A R I E T A . 299 I. R. Biblioteca numismatica ed aicheologica della citta nostra vednto quel singolare editto in una delle copie trattene dal sig. Banlces ;, giudicato avea appartener esso a' tempi di Diocleziano. Passato poi il sig. Vescovali a Lotidra , ed avend' ivi consultati i filologi e gli antiquarj piu celebri , e posto ad esame uno de' primitivi esemplari deir epigrafe stratonicese , cioe il famoso codice Harlejano, venne nella piena persuasione, essere il niarmo acquisestino il solo mnnito della cronologica intitolazione e dei sussidj opportuni al riiiteramento dell' editto. Ne trasmise quindi nel I 8^4 im' esatissima delineazione all' Accademia rotnana, aggiugneridovi i confronti che fatti ne avea in Londra , e che giovar poteano ad illnstrarla. Comunicata la sola intitolazione dell' acquisestina epigrafe al signor cav. Borghesi perche di mutila ch' era la rendesse intera , il perspicace archeologo rescrisse che il moiinmento apparteneva all' anno 3oo od al piii al susseguente di nostra salnte , essendo consoli per la terza volta Cosianzo e Galerio, ed essere « qnesto 1' (fnico esemplare a liii noto de' titoli a disteso degl' imperatori Diocleziano e Massimiano, e de- gli acceniiati due Cesari, col novero delle salutazioni im- periali , e co' nomi delle nazioni e •delle vittorie per essi conseguite i e di piii con la singolarissima noviia d'ap- porre il numero di quante volte la nazione era stata vinta ». Intanto il Vescovali fra il giubbilo de' dotti suoi con- cittadini ritornato in patria co' disegni d' ambidue i mar- mi, fece si clie tutte si rivoigessero le menti de'Romani archeologi al rinteramento dell' editto. Grandissime diffi- colta erano a superarsi^ comeche qualche temerario e pro- sontuoso gia divolgata ne avesse una divinazione stra- vagante e contraria ad ogni convenevolezza. Finalmente merce de' ripetuti lavori dello stesso signor Vescovali , della scrupolosa comparazione da lui eseguita tra i due marmi, e del calcolo, quasi direbbesi, matematico ch' ei fece di quante lettere capir doveano precisamente in ogni lacuna, riesci a que' dotti archeologi di ottenere una bella e plausibile restituzione dell' insigne documento. E gran- dissiuio certamente chiamarsi dee il pregio di un editto imperiaje romano , il primo die a' di nostri pervenuto sia intero , e quale appunto da Diocleziano e da' suoi colleghi emanato , rimanev'a in due grandi citta esposto. Che perb noi crediamo di far cosa a' leggitori gratissima, 3oO V A R I K T a'. col qui i-ifei-irne dne brani quasi per saggio e dello stile tli quel testo imperatorio , e del modo con cul da' romani arclieologi fti alia sua lezione I'estituito, avvertendo die col carattere pendente o corsivo distlnti sono i lore sup- plimenti : e cio noi facciamo tanto piu di buon animo, quanto che gli stessi illnstri arclieologi col lor favellare palesano il desiderio che divolgata venga tale loro restitu- zione, onde gli altri arclieologi d' Europa giudichino se qnel testo imperatorio si potesse per avventura e meglio sanare e piii perfettamente compire. DD . NN . IMPERATOR . CAESAR . C . AVREL . VAL . DIOCLETIANVS .P.P. INV . AVG . PONT . MAX . GERM . MAX . VI . SARM . MAX . IIII . PER- SIC . MAX . 11 . BRITT . MAX . ARMEN . MAX . MEDIC . MAX . ADIABENIC . MAX . TRIB . V . XVIII . COSS . VII . IMT . XVIII .P.P. PROCOSS , ET . IMP . CAES . M . AVREL * VAL . MAXIMI- AKVS . P . F . INV . AVG . PONT . MAX . GERM . MAX . V . SARM . MAX . IIII . PERSIC . MAX . II . BRITT . MAX . ARMENIC . MAX . MEDIC . MAX . ADIA- BEN . MAX . TRIH . P . XVII . COSS . VI . IMP . XVII .P.P. PROCOSS . ET . ELA . VAL . CONSTANTIVS . GERM . MAX . II . SARM . MAX . II . PERSIC . MAX . II . BRITT . MAX . SARM . MAX . ARMENIC . MAX . MEDIC . MAX . ADIACEN . MAX . TRIB . P . Villi . COSS . Ill . NOBIL . CAES . ET . C . VAL . MAXIMIANVS . GERM . BlAX . 11 . SARM . MAX . II . PERSIC . MAX . // . BRITT . MAX . ARMENIC . MAX . MEDIC . MAX . ADIAM . MAX . TRIB . P . Villi . COSS . II . NOBIL . CAES . D I C V N T I. Fortunam reipublicae nostrae , cui juxta immortales deos bellorum memoria quae feliciter gessimus gratulari licet , tranquillo orbis statu , et in gremio altissimo quietis V A. R I E T a'. 3oI locato , etlam pads bonis , propter qnaiu suclore largo la- boratnni est , disponi lideliter, atque ornari decenter , lio- nestuiu publicum et romana digiiitas niajestasque deside- rant i ut nos , qui beaigno favore iiuniinum aestuantes de praeterito rapinas gentium iDarbararum , ipsarum nationum clade compressimus , in aeternum fundata quiete populorum. jLOStroruin universitatcm saepiamus. Etenirasieo5, m quibus nuUo sil)i fine proposito ardet avaritia desaeviens , quae sine respectu generis humani , non annis modo , vel raen- sibus aut diebus , sed paene horis ipsisque momentis , ad incrementa sui et augmenta festinat, aliqua continentiae ratio frenareti vel si fortunae communes aequo animo per- peti possent banc debaccliandi licentiam , qua pessime in dies ejusmodi sorte lacerantur ; dissimulando forsitan atque reticendo religiosi in deos videremur i cum detestandam immauitatein condicionemque niiserandam communis aui- morum patientia temperaret. Sed, quuni illi quibus est cupido furoris indomiti , nullum communis necessitudinis habere velint delectum ; et gliscentis avaritiae ac rapaci- tatis aestuantis ardoribus , velut quadam religione apud im- proio5 firinatum aestimetur, in lacerandis fortunis omnium, necessitate potius , quam voluntate destitui :, atque se ultra continere non possint quos ad sensum miserrimae condi- tionis egestatis extrema traxerunt; convenit prospicientibus nobis, qui parentes sumus generis humani , arliitram rebus intolcraiuUs curara admovere ; ut quod speratum diu huma- nitas ipsa praestare non potuit , ad commune omnium temperamentum remedio provisionis nostrae conferatur. 2. Et huic quidem calamltati ( quantum communis omnium conscientia recognoscit, et ipsarum rerum fides clamat ) paene sero prospici, id caussae est; dum (^scilicet nos) hac spe consilia molimur, et reniedii inventa componi jubemus, ut quod expectandum fuit per jura naturae (^ingenita) , in gravissimis deprebensa delictis ipsa se emendaret humani- tas : longe melius existimantes non ferendae direptionis notas a communibus judiciis ipsorum sensu atque arbitrio submoveri , quos cottidie in pejora praecipites , et in pu- blico netaria quadam aniinorum caecitate vergentes , ini- niicos singulis , et universis reos atrocissimae inhumanitatia gravis noxa ediderat Importantissime ci sono sembrate le osservazioni del sig. Amati iiitorno alio stile di quest' editto. Egli avverte 3oa V A R I E T A. rilevarsi che all' epoca di esso 1' oratoria latina oltrepassati avea i limiti del vero bello e sublime; perciocche sebbene la dizione appaja tnlliana nel collocamento de' vocaboli , nella forza , nel suono, nelT estensione de' periodi , pecca noiidimeno per eccesso di scjuisitezza e di gagliardia e si ri- sente di quella inaiiiera che TuIIio gia sino da' snoi giorni disapprovava chiamandola exaggerata: dall' impeto straor- dinario poi, dalla soinina vcemenza , dal fuhninante preciso ed assoluto di uri uomo assuefatlo a comandare , ma noii abbastanza esercitato nella bnona eloquenza , dal ruvido negletto nei pnssaggi, e da siffatte altre circostanze coii- ghiettura essere cjuesta composizione tutta propria di Dio- cleziaiio il maggior imperante, ed i suoi argomenti raf- forza con un passo di Niceforo di Callisto Santopiilo, com- pilatore di storia ecclesiastica. Osserva quindi di passaggio <( clie da esemplari di si fatta eloquenza, ricca e viva- cissima di oriental! sfoggi , grandiosa e sonora, derivarono senza dubbio , oltre gF inni ed i cantici , anche le preci niaggiori di Santa Chiesa; e segnatamente que' proemj che daH'anteporsi alia celebrazione de' divini misterj serbano ancora il nome a prcefando. » Egli poi riserba ad altra occasione il contessere piu ample notizie ed illustrazioni di questo nionumento , contentandosi per ora di avvertire oil' esso venne fia dal 1705 scoperto dall' antiquario ita- liano Antonio Picenini, e che con ereditario vanto ed onore deU'Italia fit da due Italiani in bella luce restituito. (Gioniale Arcadico , gennajo 1827.) BELLE ART I. Notizie sopra un Museo Cinese. — ■ Onorato Martucci , native dell' antico Anzio nella costa mediterranea degli Stati Romani, sino dalla sua plii verde eta aveva abban- donato T Italia e T Enropa. Nell' anno 1816 parti dall' Egitto per Bombay in qnalita di agente di All Fascia, vicere di Egitto, incaricato di aprire una comunicazione commer- ciale diretta fra le Indie Orientali e il porto dl Suez. Com- pjuta cli' ebbe il Martucci la sua missione nelle Indie , e stabilito quel commercio che non ha cessato piii di esi- stere a gran vantaggio dell' Egitto per mezzo di bastimenti egiziani che ogni anao partono da Suez pel Surat , Bom- bay, Costa del Malabar ed il Bengala, egli noleggio in Calcutta per la Gina il Mysore , una delle piu grandi navi V A. n I E T a'. 3o3 deir Indie , oade maggiormente stendere le mire coinmer- ciali del Pascifi di Egitto. E per formare i foiidi necessarj di cui esso abbisogiiava iiella Cina carico quella nave di S418 balle di cotone, die vendnte in Canton al suo ar- rive ill quel porto, ne fu impiegato il prezzo in un carico di prodotti ciiiesi da trasportarsi in Egitto , per dove fece vela il Mysore il 3 diceuibre 181 8. Ma sventnratamente nella notte del quinto giorno di navigazione una di quelle tremende tempeste, che i Cinesi chiainano Tae-fung (gran vento, volendo significare vento d' infinita possanza), som- merse in quei mari la nave Mysore, e perirono con essa 94 individui. II Martucci per sua fortnna al momento del disastro non trovossi sulla nave, essendo rimasio in Cina, ove , terminato il tempo del suo impegno per 1' E- gitto, continue a dimorare tre anni, attendendo sempre con indefessa attlvita e grande spesa a formare una co- piosa raccolta di antichi, raoderni e rari prodotti dell' in- dustria , del genio e del cielo cinese. Consistono i mede- simi nella lunga serie di oggetti individuali nella nota se- guente : Una lil)reria cinese di 3371 volumi, composta di 256 opere gia indicate nel Giornale Arcadico di Roma, gia- gno 1827. Pitture a olio , Paesaggi della Cina ^ il di dentro delle case cinesi coi loro abitanti , e ritratti di signore cinesi in 99 quadri. Miniature ; Mandarin! e Mandarine nei loro costumi ; battelli , bastimenti, arti, mestieri , venditor! in istrada , botteghe , giardini , vedute della Cina, fiori , insetti , uc- celli , pesci , idoli , donne alia musica, uomini e donne , disegni per lo stile e costume cinese^ procession!, utensil! pel culto , funerali e castigh! , processo per produrre il te e lo zucchero , altar! de'Buddisti, fanciull! che giuocano, giuoch! sorprendenti , geograiia della Cina , caratteri radi- cal! o element! della lingua cinese per servir di modello , palazzi o residenze imperial!, ruota delF eternita, ecc. P!u di i5oo pezzi. Bronz! pel culto , turriboli , vas! per fior! , candellier! , idoli, acquasantaj , calici, campane , ecc-: i85 pezzi. Idol! ed altr! oggetti d! malachita , calcedonia , giada , agata orientale, amatista, cristal di rocca, corniola e la- pislazzuli , ecc: 170 pezzi. 304 V A R I E T a'. Bambii iatagliati , oggetti diversi : 2 3 pezzi. Tazze di porcellana pel te come in uso fra i Ciaesi : ya. Tavolini del Giappone in oro e lacca : un pajo. Una quantita di tante altre cose , come corni di riaoceronte , grezzi ed intagliati : testa di rinoceronte ; teschio d' iiomo cinese , lanterne, bussola da navigare, scarpe da iiomo: scarpe da donna del piede piccolo e grande ; modello del piede piccolo e calzatura. Cin e Caam istromenti da mit- sica cinesi ■■, monete della Cina : pipe , rasoj , san-pan per calcolare ; modelli di tavohni cinesi ^ stccche per mangiare in vece di forcliette ^ caratteri radicali della lingua cinese intagliati \n legno ; scrivania cinese , l^ilancia cinese ; tazze di argento con fogliame, antiche ; jiassi rilievi in pietra a dne strati ; fiori madreperla ; canestri d' avorio intagliato; maschere cinesi ; cappello di Manderino :, pagoda e tempj , calici con tazze e piattini d' argento cesellato per liljazioni, ombrello cinese , ecc. Ogni articolo , di ctii e composta qnesta collezione die puo considerarsi come iinica inEuropa, e di forma e di- segoo che non ha pari fra di noi. Ognnno puo facilmente comprendere le grandi spese sostenute dal Martucci per r esportazione , nolo , assicurazione e magazzinaggio nei diversi porti di si copiosa e ricca raccolta di oggetti dalla Cina sino a Roma ^ tanto piu che di molti e rigorosamente proibita 1' esportazione dall' impero cinese , come per esem- pio dei libri, bronzi e metallo qualunque, e di ogni altro artjcolo risgnardante le leggi e la nazionalita dei Cinesi. Aggiungansi a tutto cio le spese di confisca in Inghilterra , e suo trattenimento di 3 anni a Londra per ricuperare qnanto fu confiscato , meno 463 quadri a olio ed alcuni altri oggetti , e finalmente le spese di nolo , assicurazione , ed altro dalF Inghilterra a Livorno sino a Roma , ov' e col suo proprietario giunta alia per fine questa preziosa e singolare raccolta in mezzo a tanti pericoli e a dispendj si gravi. F I s I G A. Fenomeni magnedci. — II sig. Barlow , dlstinto fisico di Edimburgo , aveva trovato per via esperimentale che dite sfere di ferro magnetiche , di egual diametro esterno , ma r una massiccia e 1' altra vuota nel mezzo , esercitavano , rimanendo inriposo, la stessa azione magnetica;, a questa V A Px I E T a'. 3o5 stessa conclusioiie era giunto del pari il celebre sig. Poisson per mezzo di considerazioni teoriche ; egli aveva pero riconoscinto die quest' eguaglianza d' azione non doveva sussistere fuorche nel caso delle due sfere in quiete, e che air opposto ove s' imprima ad esse un moto di rota- zione , la forza attraente deljb'esser piu energica in quella di raassa maggiore. II sig. Barlow s' accinse tosto a veri- ficare coU' esperienza il fenomeno annunziato dal mate- inatico francese. A quest' oggetto egli preparo due globi di ferro di otto poUici circa di diametro, I'uno pieno e del peso di 68 libbre , 1' altro cavo, e ridotto a non pesare die la meta. Ad entrambi fu successivamente impresso un moto di rotazione con tal celerita da far lor com- piere 640 glri per ogni minuto primo. Un ago calamitato era collocato al disopra del loro polo superiore e nella direzione del meridiano magnetico , in modo che non par- tecipasse al moto dei due globi di ferro; esso erasi inoltre reso in gran parte indipendente dall' azione magnetica della terra col mezzo d' una sbarra calamitata , e cio a fine di rendere piu energica 1' azione dell' altra forza che si voleva esperimentare. II risultamento di questa impor- tante esperienza fu pienamente conforme alia teorica del sig. Poisson, giacche si osservo che coUa sfera piena Pago calamitato subiva una deviazione , nel senso del moto ro- tatorio, di 28" 24 , e colla cava di soli iS" 5'. (^Bull. de Ferussac phys. juin 1827.) ECONOMIA PUBELICA E DOWESTICA. STATISTICA, Poderi de po\eri agli Stati Uniti. — Sono circa nove anni , da che la citta di Worcester nel Massachuset com- pere un terreno di circa aSc acri per darvi impiego ai cittadini bisognosi. Ogni indigente atto al lavoro vien ob- bligato ad occuparvisi. Coi prodotti di questa possessione il mantenimento dei poveri dai a, 000 dollari fu ridotto a 700. II numero degl'indlgenti che prima andava aumen- tandosi , e ora diminuito : alcuni amarono di cercare al- trove di che vivere , anzi che essere di carico alia citta ed obl)liii;ati ai lavori dell.a suddetta possessione. Coloro che vi furoao addetti , trovansi piii felici di prima , es- sendoche non piu marciscono nelP ozio e nella iniseria , e sentonsi mcno soggetti alia dipendenza. Tale sistema fu adottato da piii citta nelle diverse parti degli Stati Unitij Bcbl Ital. T. XLVIl. 20 \ 3o6 V A R I E T a'. ed ill alcune 11 mantenlmento del poverl ben lontano dal- r essere d' aggravio , fa anzi di qualche vantaggio. ( Providence american Niles Weekly Register. ) Maniera di preservare i lihri dai danni del verine. — Grandissimi sono i danni die dal verine recar soglionsi ai librl j molti i tentativi fatti contro di sifFatta peste , molti i rimed] proposti , ma null! , o pressoche nulli i ri- sultamenti che aspettaronsi. I Volpi, tanto benenieriti del- r italiana tipografia , fecero intorno a cio non poclii espe- rimentl , ma finirono col raccomandare la piu scrnpolosa mondezza ne' libri e nelle librerie. II riniedio che vien proposto dal sig. Tommaso AUsop , consiste nell' intonacare leo-germente col petrolio e coll' olio spremuto dalle bacche della melia azaderach , delta a nche marg:ou5ier dai Francesi, mescolati a parti uguali, il foglio che vuolsi conservare. II solo olio delle bacche della melia e pressoche inefficace contro del venne ; ma si pretende che le foglie ed i fiori di questa pianta abbiano la proprieta di allontanarlo ( Te- chiric. Reposit. e B. U. ). — Ogni tentative per preser- vare i libri dee riputarsi utile , e vuol essere incoraggiato. Noi percio invitiamo i librai , ed i custodi delle bibliote- che ad esperimentare il mezzo proposto dal chimico inglese. Forza produttrice e commerciale della Francia (i). — La scienza dell'economia pubbllca e giunta ora a quel punto in cui non potrebbe fare ulteriori progress! senza il sus- sidio del calcolo e senza T uso di particolari unita di mi- sura atte ad esprimere numcricamente i diversi element! dai quali la scienza stessa dipende. I prlmi tentativi fatti per istabilire qiieste misure di convenzione non possono essere die assai imperfetti ; e cio nulla ostante essi riescono di grandissima utilita , massime allorche trattasi , come nel- r opera presente , d' istituire un confronto della somraa (I) Non essendoci ancor pervenuta 1' opera test^ pubblicata dal sig. Carlo Dupin col titolo: Sur les forces productives et commerciales de la France comparees a celles dc la grande Bretagne etc. ( Vol. a in 4.", con due tavole e grande atlante , Parigi , Bachelier etc. Prezzo a5 fr. ) ed avend' essa destato gia grande applauso fra gli Econoniisti , crediam bene di qui inserir qualche estratto della Wenioria die lo stesso celebre autore ne lesse alia R. Ac- cademia ddle scienze , e che poscia fu da lui comuuicata aglj estensoii del Globe, V A R I E T A . 007 delle forze fislche applicate all' industiia pressd diverse na- zionl. II sig. Dupin distingue in tre classi le forze iinpiegate neiragricoltura, nelPindustria e nel comniercio : nella prima ])one la forza degli uomini , nella seconda qnella degli ani- mal!, nella terza quella delle macchine. Gominciando dalla prima egli suppone che dalF eta di 1 2 anni lino a quella di 17 gli adolescent! possano produrre una forza utile eguale alia raeta di quella degli adulti ; a questa stessa misura ri- duce del pari la forza de' vecchi , dagli anni 54 fino a 60. Degli uomini niaggiori di quest' eta non tlene verun conto, considerando che la forza loro che si trascura nel computo vada in compenso della diminuzione di quella degli uo- mini adulti negli ultimi 14 anni assegnati alia virilita. Le tavole di popolazione mostrano che sopra 10 milioni d' abitanti ve ne sono in Francia 933,297 dai 12 ai 17 anni 5,236,258 dai 17 ai 54 5 1 0,566 dai 54 ai 60 ^ prendendo dunque la meta del prinio e del terzo numero, eel a2:s:luns:endola al secondo si trova che il totale delle forze di DO S 10 milioni di abitanti equivale al lavoro di 5,953,189 adulti. La popolazione della Francia si valuta di 3i,6oo,oco anime , delle quali pud supporsi senza notabile errore che una meta sia di maschi , F altra di femmine. L' autore suppone che la forza di queste equivalga in generale alia meta della forza degli uomini : presa dunque una quan- tita proporzionale alia quantita di lavoro che si e ritro- vata per ogni i o milioni d' abitanti , si avrebbe la forza totale del sesso mascolino in Francia di 9,406,038, quella del sesso femrainino di 4,703,019. L' autore fa al primo di questi due niimeri un dilTalco di i,5oo,ooo, a motivo delle perdite straordinarie cagio- nate da 3o anni di guerra e di rivoluzioni^ e con cio riduce il totale delle forze umane in Francia a 12,609,057, presa sempre per unita la forza delF uomo nel vigore dell' eta. Se si avesse un censo esatto della popolazione francese si conoscerebbe qual parte di questa forza sia specialmente applicata alF agricoltura, e quale alf industria manifattu- riera e commerciale. Li mancanza di questi dati precisi il sig. Dupin, appoggiandosi alia comune opinione , ne asse- gna due terzi alia prima ed im terzo alia seconda;, e quindi 1 3o8 V A R I E T a'. conchlude che la Francia possiede una forza txmana agri- cola equivalente a 8,4.o6,o38. Ma r uomo ha trovato il niodo d' associai'si delle forze straniere e d' accrescere cosi notabilraente i prodotti ne- cessarj alia sussisteaza della propria specie. II cavallo, I'asino e il hue sono gli animali che prestano i maggiori servigi airagricoltura. L' autore suppone che la forza me- dia d' un cavallo adulto equivalga a quella di sette uoinini , e quella del hue a quattro. Ma prendendo i huoi e le Vacche complessivamente ( poiche quest' ukime in gran parte della Francia non vanuo esenti dai lavori della cam- pagna ) assegna loro la forza media di due uomini e mezzo. La forza dell' asino e certamente maggiore di quella del- F uomo ; egli pero la ritiene eguale , parendogli che vi sia nel computo un certo compenso per essersi computati nel numero dei suddetti animali anche quelli che non hanno per anco raggiunta 1' eta in cui rendonsi idonei al lavoro. Supponendo ora che in Francia s' impieghino all' agricol- tura 1,600,000 cavalli, 6,973,000 fra buoi e vacche e soli 240,000 asini ritrova la somma delle forze degli ani- mali di 28,872,500. L' uomo c dunque giunto con questo mezzo a quintuplicare le forze applicate al lavoro della terra. II sig. Dupin istituisce un calcolo analogo per rispetto air Inghilterra unita alia Scozia , giacche quanto all' Irlanda mancando dei dati necessarj , e costretto ricorrere ad una valutazione ipotetica in ogni sua parte. Egli assegna ai due primi regni una popolazione di 1 5 milioni d' individui di entrambi i sessi, equivalenti , giusta il ragguaglio sopra stabilito, a 6,697,389 uomini adulti. Da questo numero detrae sole 3oo,ooo unita per le perdite sofFerte dalF In- ghilterra nelle ultime gixerre ^ del numero rimanente un terzo solo assegna all' agricoltura ; essendo gli altri due terzi impiegati nelle manifatture e nella navigazione. Segue dunque da cio che i 5 milioni d' individui applicati all' a- gricoltura producono una forza di 2,132,446 unita. Quanto alia forze degli animali , non computando che i cavalli adulti , le vacche ed i buoi , ritrova sui dati precedente- mente stabiliti che i, 260,000 cavalli danno 8,2 5o,ooo 5,5oo,ooo buoi e vacche 1 3,780,000 somma delle forze degli animali 22,000,000 i somma di tutte le forze applicate alFagricoltura 24,132,446. V A R I E T a'. 809 Gli ahitantl della Gran Bretagna hamio duiicjne trovato 11 modo di creare una forza dodici volte maggiore della loro propria. Pub ora stabilirsi un confronto fra la superficie delle terre e le forze inipiegate a lavorarle. I terreni coltivati della Francia ascend ono a 46 milioni d' ectari , ed intorno ad essi lavora una forza animale equivalente , come s' e veduto , a 87 milioni d' uomini aduiti; i terreni coltivati deir Inghilterra congiunta alia Scozia si valixtano a 21 milioni d' ectari , e a dissodarli s' impiega una forza rap- presentata da 24 milioni d' uomini ^ dunque nel prime di quest! paesi ogni migliajo d' ectari impiega una forza come 810, e nel secondo come ii38. Questi confront! sono assai favorevoli alia Gran Breta- gna, ma lo sono assai piu quelli che il sig. Dupln isti- tuisce fra le forze applicate alle arti d' industria , nella valutazione delle quail entra come elemento essenziale la forza prodlglosa delle macchine. Ecco in succinto 1 rag- guagli da esse stabiliti. Forze applicate all' industria ed al commercio in Francia in Inghilterra Uomini 4,203,019 4,264,893 unita Cavalli 2, 100, GOO 1,750,000 Macchine idrauliche . . . i,5oo,ooo 1,200,000 Mullni a vento 253,333 240,000 Vento applicato alia na- vigazlone 3,000,000 12,000,000 Macchine a vapore . . . 480,000 6,400,000 Soamia 11, 536, 352 25,854,893 Di modo che la forza appllcata all' industria e plii che doppia in Inghilterra, se si considera in totalita^ e cinque volte maggiore se si ragguaglla al numero rispettivo degli abitanti. Non meno iniportanti sembrate ci sono le osservazioni deir autore intorno all' Istruzlone del popolo : -• — 1 lU p 3 S 0 0 a V" _ Stato del cielo. Si S 2 N > Stato del cielo. poll . lln. 0 poll. lin. 0 ■ II 1 I 27 11,7 +17,0 N Sereno. 27 II,C +23,8 N E Sereno. 2 27 10,8 +18,5 N 0 Nebb. ser. 27 10,2 +24,0 S Sereno. i 6 27 10,1 +18,0 E Sereno. 27 9,6 +24,5 S 0 Sereno. 1 4 27 9>« +20,0 E Ser. nuv. ser. 27 9,1 +25,0 s Ser. neb. nuv b 27 9,« + 19,0 N E Nu. poc.piog. 27 9,2 + 20,0 e.no* Se.tem. pi.dii ; 6 27 9,6 + 17,7 S 0 Tem.pr.piog. 27 9,2 + 20,7 SCO Sereno. J 7 27 9'7 + lb,b N E Sereno. 27 10,0 + 21,3 E....S Sereno. ' 8 27 io,a +ib,8 N E Sereno. 27 10,0 +22,0 s e Sereno. 9 27 10,0 +17,0 N E Sereno. 27 9,2 + 22,6 s Ser. nebb. 1 10 27 9,3 +17,0 s 0 Te.po. pi. ser. 27 8,0 +21,6 S 0 Sereno. 11 27 7,6 + 17,5 N E Nuv. piovoso. 27 6,0 +22,5 SE..0 Nu.te.po.pioj 12 27 6,3 + i5,o E Ser. neb. ser. 27 7,2 +20,4 0 Sereno. i3 27 7,6 +i3,o N Sereno. 27 8,0 +20,3 S 0 Sereno. 14 27 9,0 +i3,7 N E Sereno. 27 9,0 +20,0 e Sereno. ! lb 27 9,2 +i3,6 N Sereni). 37 8,0 +21,6 8 8 E Nuv. rotto. 16 27 Z'^ + 16,5 E Piog.pr.nu.pi. 27 7.0 + 16,8 E Nuv. piov. 17 27 8,b +ib,b E Nuv. neb. ser. 27 9,5 +20,4 E Nuv, ser. 18 27 10,3 +16,0 S Nuv. pioggia. 27 11,0 + 16,5 S 0 Temp, piogg 19 27 10,0 +15,6 0 Nuv. ser. 27 9,4 + 19,5 6 0 Sereno. 20 27 9,4 +16,5 NE Ser. nebb. 27 9,0 +22, C N E Sereno. 21 27 8,8 +16,7 E Tern. pr. pi. se. 27 8,0 +21,5 UNO Ser. nuv. 22 27 7,^! +16,4 NN 0 Sereno. 27 7,6 +21,3 0 Nu.te po.pio 23 27 7,^ +ib,b 0 Pio.pr.nu.ser. 27 7,4 +18,0 S Nuv. tern. pioj 34 37 7,0 + 13,6 NNO Sereno. 37 10,0 +18,0 sso Ser. nuv. ser 2b 27 g,o +12,3 N Sereno. 27 7,c +18,8 s Nu. teni. pioj , 26 27 6,9 +12,0 N N E Sereno. 27 6,3 +16,7 N 0 Nuv. ser. nuv | 27 27 7,« +10,0 E Ser. neb. ser. 27 7,8 + 17,5 N E Nuv. ser. nuy i 28 27 8,0 +12,0 E Nuv- ser. 27 9,0 +18,0 S E Sereno. 29 27 9,8 + 11,0 N Sereno. 27 10,5 +18,6 S 0 Ser. nuv. ser. 3o ^7 11,2 + 11,5 N E Nebb. ser. 27 ic,8 + 17,5 0 Sereno. 61 37 10,6 +i3,o E Nuv. piovoso. '27 10,8 +14,8 S E Nuvolo. Altezza mass, del 3ar. poll. 27 lin. 11,7 Altezza mass, del term. + 28,0 i ( niinnna . . » 27 » 6,0 minima + iC,o i Quantita della piot;gia linee 57,410. ' k BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Scriptorum veterum nova collectio e vaticanis codicibus edita ab Angela Majo Bibllothecos Vaticance prce- fecto. Tom. II in 4.° — Mo nice , 1827, typis va- ticanis ( Articolo 2.° ed ultimo ). G. ♦ ""li scritti greci di cose politiche non mai stampati per lo innanzi occupano coUe loro traduzioni latino che ne face il niedesimo editore pid di una sesta parte delT ampio volume , e precisamente dalla pa- gina 571 sino alia pagina 682. Precede a questi scritti un compiuto catalogo di iibri antichi greci e latini in genere politico tanto editi che inediti o perduti : catalogo da gonsultarsi utilmente poiche formato coir usata diligenza e precisione dal benemerito edi- tore ad uso proprio , ed ora fatto di pubblico diritto. Sembra non potersi dubitare che la prima delle opere politiche che ci si presenta dal volume consista in alcuni pregevoli frammenti di quella indicata con lode da Fozio nella Biblioteca cod. 87 , senza die questi siasi degnato , e non si sa il perche , di no- minarne 1' autore. II Mai pero dottamente e convin- centemente ha dimostrato doversi attribuire al famoso Pietro maestro degli ojjicj nella corte Bisantina a' tempi deir imjierator Giustiniano sul principio del VI se- ,colo. Ed infatti fu costui un assai dotto ed eloquente Bibl Ital T. XLYII. 21 3 14 SCRIPTORUM VETERUM NOVA GOLLECTIO istorico e politico , certamente cristiano che che scri- vasi in rontrario dal Fabricio , lodatissimo clai con- tcmporanei e dai posteri , quali ex. gi\ sono Lido , Procopio , Cassiodoro , Coiippo, Menandro , Stefano Bisantino, Suida, ecc. Tutto cio che Fozio annunzia di quest' opera corrisponde perfettamente a cio che vi si legge , vale a dire che Y argomento fosse po- litico col titolo De scientia polilica , e in dialogo tra Mena patrizio e Tommaso referendtirio ; che fosse divisa in sei libri , e scritta con principj non di fan- tasia ma di pratica , contrarj a quci di Platone che si biasimano , ed analoghi a que' di Dicearco che si lodano ; principj tendenti a riunire in uno li tre noti generi di govern© , il regio, 1' aristocratico e il po- polare oncle averne uno misto. Convien credere che siff'atto libro sia stato composto a imitazione di quello de re puhlica di Cicerone , coi medesimi principj e colle medesime forme , poiche diviso come quello in 6 libri e per dialoghi. 11 codice in cui leggonsi questi frammenti e rescritto , e benche la prima scrittura non sembri piu antica del secolo X, cio non ostante e cosi guasta , mutila , interrotta e di lezione tanto difficile da non potersene raccapezzare che scarsi frammenti dei soli libri 4.° e 5.°, ne sempre letti con sicurezza. Pare che il 4.° libro non si aggiri che sopra cose militari, lodandoyisi 1' infanteria so- pra la cavalleria , della quale pero non si tacciono i vantaggi. Nel 5.° trattasi dei principali doveri di un principe , e vi si paragonano le idee come che riprovate di Platone a quelle tanto piii rette e lo- devoli deir Arpinate. L' editore ha giudicato inutile una verbale e fedele traduzione latina di pezzi tanto maltrattati e di lezione tanto incerta. Egli ha creduto di potervi sostituire con maggiore utilita un epilogo o sommario latino delle cose principali che si con- tengono jiei diversi capi di questi due libri. 11 secondo scritto politico e siiW arte di rcgriare di Niceforo Blemmide monaco notissimo per f istoria , il quale visse ncl secolo Xlll , durante f occupazione E VATIGANIS CODICIBUS EDlTA AB. A. MAIO. OIO di Costantiuopoli dai Latini , quando i Greci impe- ratori regnavano in Nicea. Egli fu uomo assai dotto , illustre per saviezza e religione , e scrisse varj libri. Due sono gli esemplari dell' opera sopriudicata , r uao puro ed originale quale usci dalle mani dello stesso autore; I'altro cambiato e ridotto ad uno stile piu facile e cliiaro da due dotti uoniini dello stesso secplo , i quali ebbero Y uno e 1' altro il nonie di Giorgio. 11 secondo eseniplare e piu comune del pri- mo, poiclie si sa esisterne copia nellc biblioteche di Parigi e di Vienna, e due nella Vaticana. Ma del primo , che fu scritto con uno stile oscuro e quasi poetico , sicclie giustamente si ridusse dai Giorgi a modo piu intelligibile e chiaro, non si sa cli esi- sta in altro luogo tuori della Vaticana. Percio e pia- ciuto al Mai di pubblicare Y uno e Y altro eseniplare , limitandosi, in quanto alia versione latina, al secondo conosciuto sotto nome di Giorgiano , che senza dub- bio n' era piu degno. II titolo original^ dato dalf au- tore a questa sua operetta , fu quello di rcgia statua 'Ba(n?,ixd(; av^plaQ, quasi clie abbia voluto egli in- dicare con cio contenervisi dentro 1' iramagine vera deir ottinio e perfetto re tratta principalniente dalle massime della morale e della religione cristiana. An- che questo titolo , che non lascia di sentire alquanto di poesia , fu camliiato nell' esemplare Giorgiano nel- r altro di otvoiov dsL eivai tov ^aQiXech , il quale suona in latino : qualem oporteat esse regem. I pre- cetti' e gli avvertimenti che vi si contengono non possono essere di maggiore importanza e valore , poiche diretti a forniare un principe veramente sa- vio , il quale cerca la propria felicita in quella de' suoi sudditi. Quindi egli lo dipinge capace di otte- nerjo un tanto scopo, e senza dubbio con tinte ben diverse da quelle adoprate dall' istorico e politico Fiorentino. Deve principalniente il re , cosi egli scri- ve, dar facile ascolto ai consigli dei saggi : sia cle- niente e benefico, non avaro, non iracondo,^non im- pudico ; couosca bene 1' arte militare , c spccialmente 3l6 SCRIPTORUM VETEUUM NOVA COLLECTIO la marittima •, eserciti spesso i soldati ; non ami r inerzia e la lentezza ; scelga buoni magistiati , fugga la vana gloiia ; e priinierameiite sia reIi2;ioso con sincerita. Di questo libro colla sua traduzione latina sull' esemplare Giorgiano se lie e fatta in Ro- ma quasi ad un tempo e coi medesimi tipi una se- conda edizione anror piii nitida , dedicata ad un gio- viue principe di alte speranze , qual e 1 augusto erede del regno delle due Siciiie, die in cosi verde eta accoppia la piu solida istruzione ad una straor- dinaria saviezza. Nel line di un codice molto antico che contiene i commenti sinora inediti di Proclo al X libro della repubblica di Platone e un altro scritto di antico lllosofo in favore delle idee politiche di Platone con- tro quelle di Aristotile. Pareva che se ne dovesse credere autore lo stesso Proclo , poiche vi si trova imito non solo nel codice romano , ma anche nel fiorentino. D' altronde le parole di Longino conser- vate da Porfirio nella vita di Plotino ne mostrano tanto piu antico il vero autore nella persona del platonico Eubolo, cui realmente appartiene quest' o- puscolo scritto in favor di Platone contro Aristotile. II genere suo politico gli ha fatto aver luogo iu questa collezione ; ma lo stato di mutilazione in cui trovasi il manoscritto vaticano ne dee far atten- dere una piu compiuta edizione da quei che hanno per le mani il codice fiorentino forse piu pieno , se non meglio conservato del romano. Codesto sembra scritto nel 9.° secolo , e con assai buoni caratteri. L' editore non ha creduto di dare la versione la- tina di questo scritto greco , come neppure dei tre frammenti del libro di Giuliano sulV uso dell astio- logia nella guerra ; frammenti che fanno parte della raccolta , e che mostrano abbastanza i delir j e la caldaica superstizione di cui ridondava quel libro. Air edizione di tutti questi opuscoli si aggiugne anche quella di un' altra lettera esortatoria delf im- pei'ator Basilio a suo tiglio Leone; lettera picna delle E VATICANIS CODICIBUS EDITA AB A. MAIO. 3 I 7 pill belle ed iitili massime di pieta e di rellgione , e quindi degnissiraa di esser conosciuta anche nella sua versione latiiia che vi si unisce, Finalmente leg- gesi aggiunto a tutti questi greci scritti politici uno squarcio di altro scritto gfeco erroneamente attribuito a Fozio Patriarca , che lo riporto nella sua amlilo- cliiana sid termine della i^ita. L' editore ha scoperto che r autor vero di tale operetta fii Germano Co- stantiiiopolitano , il quale visse 5o anni prima, e che vien lodato a ragione dallo stesso Fozio e da altri. L'ardore con cui si ricercano in oggi le antichita, gli iisi e le scritture degli Egizj ha indotto \ editore , non istraniero a siffatte ricerche, a chiudere il suo volume con uno scritto greco sinora inedito di Teo- doro Metochita , il cui titolo cosi suona in lati- no , quod omnes , qui in Mgypto instituti fuerunt , asperioie orationis genere uti soleant. Vi si mostra col fatto e coUa rassegna di molti illustri scrittori , che gli Egizj e gli educati in Egitto hanno sempre parlato e scritto in modo aspro ed insoave piu assai dei Fenic] , degli Assirj , degli Asiani e degl' lonj , i quali si sono avvicinati di piu alia dolcezza e alia rotondita dell' attico linguaggio. Ma non si entra ad indagar le cause che possono aver prodotta questa differenza di locuzione e di stile. 3i8 5. Nicetoe eplscopi Aqidlcfensls opuscula tria ex Va- ticaiio codice edita cum episcopologii Aquilejensis fragmcnto. Accedit ejusdem S. Nicetoe opusculum aliud Chlsiani codicis ope cmendatum. — S. Pau- llni cpiscopi Nolani pocmata duo ex codice Vaticano edita. — Romoe, 1827, typis Vaticanis , in 4.° di pug. 80. i^lie un S. Niceta avesse seduto nella secle patriar- cale di Aquileja era manifesto principalmente da una prolissa e grave lettera diiettagli da S. Leone I papa, donde anche risultava cliiaramente I'eta in cui visse quel patriarca. De' suoi scritti pero , benche licordati con lode da varj anticlii, nulla esisteva : finclie nel 1799 ne fu pubblicato uno in Padova , die ha per titolo explanatio symboli. Lo scritto proveniva da Roma , tratto da un codice della libreria Ghigi : e siccome esso parve molto importante per T eta an- tica di questo jiadre , per 1' esattezza della dottrina cattolica , ed anche pel merito dello stile , ne fu ri- petuta r edizione in Venezia nel i8o3 , e poscia in Udine nel 18 10 con copiose note e dottissima dis- sertazione. Ed allora si aggiunsero ccrti pochi fram- meuti di S. Niceta tratti da un codice Viennese per opera del ch. Denis , non che un altro opuscolo ad i'irginem Lapsam , ch' era stato divolgato sotto nome di altri autori , cioe di S. Ambrogio , di S. Girola- mo e di S. Ao:ostino e che nella edizione Udinese si voile rivendicare a S. Niceta ; nella qual contro- versia noi non crediamo di entrare , giacche quel- le opuscolo non fa parte del libro ora edito in Roma. La scoperta che noi annunziamo e di tre nuovi opuscoli del suUodato S. Niceta Aquilejese, trovati recentemente da monsignv>r IMai in un bel codice va- ticano ; ai quali egli ha dato per compagno T opuscolo ghigiano , edito , come dicemmo , ma ora rettilicato in piu luoghi col confronto dello stesso codice Ghigi, non clie i pochi fiammenti viennesi. I ss. nicety: et paulini opusgula. 819 ' II prlmo opuscolo vaticano e iiititolato De ratione fidei ; ed e diietto specialmente contro gli Ariani e i Giiidei a fine di diraostrare la divinita di Gesu Cristo e la sua piena eguaglianza al Padre. II se- condo e un trattato De Spiritus Sancti potentia , ed e scritto contro i Macedonian! , ed altri eretici e Giiidei per comprovare la vera personalita e divi- nita dello Spirito Santo ; e questo scritto supera il primo piu del doppio in estensione. II terzo, assai piu breve , ha per titolo De diversis appellationibus domino iiostro Jesu Cliristo convenientibus ; e vi si niostra dottamente, come a buon dritto convenga al Redentore quella tanta varieta di titoli clie le sacra pagine gli attribuiscono. Lo stile di questi opuscoli chiaro , elegante e dignitoso , la solidita degli argo- menti , la semplicita e purezza della dottrina , la perizia de' sacri libri, tutto in somma ci sembra de- gno dell" aureo tempo ecclesiastico di S. Leone I. Ecco le prove colle qiiali monsignor Mai dimostra clie questi opuscoli sono veramente di S. Niceta. l.° Cassiodoro nel capo 16 delle istituzioni cita con molta lode uno scritto di Niceta vescovo De fide, in cui si esponeva la dottrina teologica delle divine persone. Questo scritto era sinora perduto , ed il titolo e r argomento suo combinano col primo opu- scolo vaticano. II mdnaco Enrico nel secolo XI scrisse una notizia de' codici allora esistenti nel famoso nio- nastero italiano della Pomposa. Questa notizia ossia catalogo pubbbco il Montfaucon nel suo Diario ita- lico : ora in tale catalogo s' incontra un codice pom- posiano , contenente i tre opuscoli di S. Niceta coi titoli medesimi ad litteram del codice vaticano. II MS. della Pomposa piu non sussiste ; ma ecco riparato il danno dal MS. vaticano recentemente osservato dal Mai. 2.." Un catalogo antico scritto circa il secolo X di un celebre monastero di Germania registra tra i codici di quel monastero anclie i due primi opuscoli vaticani col nome di S. Niceta. Nemmeno quel co- dice di Germania sembra clie piu sussista; ma intanto il catalogo dimostra T csistenza antica dell' opera. 320 SS. NICETY ET PAULINI OPUSCULA. 3.° L' ultima prova e la piii efficace cli tutte e il codice vaticano , salvo , bello ed ostensibile a tiitti col nome di S. Niceta, coi titoli degli opuscoli , e cio che piu importa col testo loro. Ne vuolsi tacere altra circostanza assai favorevole , cioe die Cassio- doro nel citato luogo aveva detto solersi unire que- gli scritti di S. Niceta a' libri di S. Ambrogio , di- retti a Graziano imperatore. Ora cosi appunto nel codice pomposiano , descritto dal monaco , non meno che uel vaticano , i tre opuscoli di S. Niceta cora- pariscono uniti in uno stesso volume coUa predetta opera di S. Ambrogio. Sembra percio che non si possa con maggior evidenza di argomenti esterni comprovare la genuinita e la pertinenza di questi opuscoli vaticani. Agli esterni argomenti si aggiunge r interuo della piena uniformita dello stile e dei sen- timenti coUa sposizione del Simbolo , opuscolo gia cognito del medesimo Santo. L' editore occupato nell' illustrazione di questi opu- scoli , cio che ha fatto con assai brevi , ma sufficienti annotazioni , s' incontro in un antico MS. episcopo- logio aquilejese , linito di scriversi nel secolo XI , ricco di non comuni notizie , con menzione ancora deir episcopato di S. Niceta. Di questo episcopologio si da un largo brano dall' anno 462 , in cui fu da Attila rovesciata Aquileja, essendb patriarca S. Niceta, sino al 628 , dopo la qual epoca V episcopologio pren- de aria di piu estesa cronica , della quale si avverte che non restera defraudato il pubblico in avvenire. Sapevasi che un vescovo Niceta fu amico ed ospite di S. Paolino vescovo Nolano ; ma questo Niceta non pote essere 1' aquilejese , poiche Y amico di S. Pao- lino era vescovo in Dacia , e mori nel 48 1 prima che r ahro divenfasse vescovo. Sembra percio ma- nifesto dalla diversita delle epoche e delle sedi che il Niceta aquilejese non fu il vescovo amico ed ospite di S. Paolino. Intanto f editore , trattenendosi in queste indagini gia praticate da altri dotti , ebbe occasione di esaminare varj codici degli scritti di S. Paolino , in uno de' quali incontro due poemetti SS. NICETiE ET PAULINI OPUSCULA. 521 inediti del predetto S. Padre. Amendue sono diretti a Dio , in versi elegiaci ; il primo di 240, T altro di soli 28. Gli argonienti , pe' quali V editoie non senibra dubitare che questi due carmi appartengano realmente a S. Paolino , sono i.° T autorita del co- dice vaticano, che a lui gli attribuisce e che li coii- tiene framniisti ad altri poemetti cogniti del mede- simo autore : 2.° le circostanze che vi sono sparse della vita di S. Paolino, delle sue ricchezze nel se- colo , del consolato, della sua conversione e del batte- simo siio in eta adulta, della sua sorella e del fratello, deir alienazione de' bcni di sua famiglia: 3.° tinal- mente la contormita dello stile e dei sentimenti coUe opere cognite del medesimo S. Padre. L' editore ricorda opportunamente che il gran Mix- ratori trasse gia dai codici anibrogiani di Milauo tre altri poemetti inediti di S. Paolino , e che ad uno di essi pote poscia il IMingarelli aggiungere 53 versi col soccorso di altro codice. Ma avverte cio che sinora non sembrava avvertito da altri , die pari felicita non ebbe il P. Becchetti, il quale pid^blico negli aneddoti dell' Amaduzzi, torn. II in Roma 1773, come inedita una lunga lettera di S. Paolino, la quale pero , ben lungi dall essere sconosciuta , esisteva in tutte le edizioni di S. Paolino senza che la pubbli- cazione del Becchetti abbia potuto aumentarla di una sola parola. II P. Becchetti fu tratto in errore dal Bandini , da cui fu asserito inconsideratamente nel catalo2;o dei codici laurenziani , che quella lettera pareva nuova , mentre in verita non era altro che un iuforrae erroneo accozzaraento delle lettere i3 e 33 amendue pubblicate. E pero strana cosa che il dotto Becchetti, prima di accingersi alia sua pubblicazione, non abbia avuta la cautela di leggere il non lungo volume delle lettere edite di S. Paolino , nella quale lettura avrebbe tosto incontrato cio ch' egli credeva incognito , e che aveva non senza ei'rori ricopiato dal codice laurenziano in guisa che la sua edizione romana noa fn nuova , e fu alquanto peggiore delle precedenti. 322 Del romanzo in generals , ed anclie del Promessi Sposi, romanzo dl Alessandro MIanzoni (i). Articolo I. Oupremo bene dell' intelletto , primo alimento clel- r anima e la verita : la ricerca cli essa e il solo stu- dio clie corrisponda agli alti destini delluomo: ma somigliante all' Iside Egiziana ella e una mistica di- vinita coperta da un velo che tutti ci sforziam di rimuovere , e che nessuno squarcera intcramente. Se questo velo cadesse avanti la consumazione dei tempi , gli uomini non avrebbero piii una conveniente occupazione sopra la terra , mancherebbe in un mondo migliore il piu degno premio agli eletti. Ma se la piena scoperta ne viene contesa dalla nostra stessa natm'a , e pero debita ogni lode a chi con petto generoso tutta consacra la vita a discoprire qualche parte di vero , ad innalzare almeno un lembo della sacra cortina: e le umane generazioni die succeden- dosi rapide e fuggitive come le onde , seguono un moto d' opinioni sovente conti-arie , s' accordano in questo , die la piu bella gloria e da concedersi ai primi scopritori delF utile verita. I contemporanei accecati dalle passioni o sedotti dalla calunnia pos- sono farsi ludibrio di Socrate sopra le scene , pos- sono anclie decretargli la mortale cicuta , ma viene poi la giustizia de' posteri , e acconsentendo all' ora- colo , lo proclama davanti la statua di bronzo die gl' innalza Lisipjio , pel migliore e il piu sapiente degli uomini. Vivere e morire per la verita e la sorte piu nobile che ne possa toccare, e troppo e (i) I pi'omessi sposi, Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da Alessandro Manzoiii. Volumi tre. — Milano, 1825-1827, pi"es50 Yinceiizo Ferrario. DEL ROMANZO IN GENERALE. Sso disgraziato colui clie nol sente : troppo e disgraziato chi messo nelle lodi di qiiesta insigne virtu pu6 agevolmente frenarsi. Ne per noi si porrebbe cosi pronto termine a tali parole , se non fosse die gia. ne sembra ascoltare un rimprovero dell' aver preso le mosse da un si magnilico elogio del vero per ra- gionare del romanzo, clie avvertitamente se ne di- scosta. E forse alcuno si vorra ingannare credendo che per tal mode ci sianio fatti strada a jjroscrivere questo genere di componimenti , come avversi alia piu sublime destinazione dcgli uomini ; ne manchera chi gia si prepari a condannare la nostra severita, egualmente pronto , ove scorga altra intenzione nel nostro discorso , a tassarci di soverchia indulgenza. Di che non bisogna farsi alcuna maraviglia, quando questa materia de' romanzi fu sempre soggetto di forti disputazioni e venne alternamente detinita con probabili sentenze a favore d' ambe le parti , sicche per uno strano contrasto Pietro Bayle ne proibiva la lettura , e il beato Francesco di Sales se ne fa- ceva una cara delizia. Noi fra siffatte autorita osia- mo appena entrare con fronte timida e riverente , ma pure vogliamo alcuna cosa avvertire piuttosto come ne signitica il cuore , che come lo stanco in- gegno ne potrebbe dettare. L' argomento e tale che a volerlo discon-ere con austere dottrine , oltre che troppo saria maggiore alle nostre forze , scaderebbe anche in gran parte dalla sua venustA , quasi a quel niodo che le ali della farfalla , se il naturalista troppo gravemente le tratta, perdono fra le sue mani quel Bor di vaghezza che parea tessuto d' aria e di luce. Coloro clie condannano rigorosamente i romanzi, e vietano clie possan mai venire alle mani de' gio- vani , lianno per certo un intendimento che vuol es- sere riconosciuto e lodato; e noi vorremmo ad essi senza esitanza aderire , se ne paresse che a questa proscrizione fosse per conseguire un utile effetto. Ma in im modo convien ragionare tra la feccia di Ro- niolo , in uu altro uella repubblica di Piatone , ne 324 DEL R0MA.NZO IN GENERALE. soltanto alle leggi civili e da restringersi quella grave sentenza , die non tutte le otdme oxxlinazioni pos- sono proporsi ad un popolo , ma quelle unicamente che alia sua natura e a' suoi costumi s' accordano. Volesse Dio che questa grande uniarta famiglia fosse temperata in maniera da rimanersi contenta alia ri- cerca e al progressive conoscimento del vero ; vo- lesse Dio che tutta la terra fosse collegata in quella beata citt^dinanza che il poeta de' filosoli immagino negli alti suoi sogni. Noi vorremmo allora che dopo la schiera de' poeti capitanata da Omero , abbando- nasse i nostri confini anche Gualtiero Scott colla turba de' suoi romanzieri : a lai pure sarebbero ver- sati profumi sul capo , a lui pure sariano imposte ghirlande, ma il piii vecchio del senato potrebbe dirgli con volto allegro e tranquillo : « Qui sull' animo 3) nostro impera la ragione , qui sulle nostre azioiii » comanda la legge: noi siamofelici, perche siamo » giusti , e siamo giusti , perche abbiamo pacifica » r imaginazione, e dome, e cacciate dal cuore le » violente passioui ; tu non potresti , o sublime in- » cantatore, aggiugnere una dramnia alia nostra fe- » licita, ma si potresti colle splendide tue fantasie » crearci qualche inutile desiderio, potresti renderci )i fastidiosa questa placida mediocrita, Esci dunque » fra le nostre acclamazioni , esci fra gli applausi cli » chi ti discaccia : nella schiera che ti precede , e a » cui apparterresti tu pure se non fossi qui primo, X troverai im tuo lieto fratello. Unisciti a quel Fer- » rarese , e cerca insieme con lui un mondo , ove » non sia c|uesta sacra potenza di costumi e di » leggi. Ivi sarete forse utili, forse sarete necessarj: » qui le vostre lusinghe sarebbero vane o dannose. » Affrettatevi, fuggite: la vostia presenza e un tale » fascine che indugiata piii oltre renderebbe impos- » sibile o infruttuosa la dipartita. » Queste o so- miglianti parole potrebbero indirizzarsi ai roman- zieri, estendendo anche a loro il bando che pro- nuncio Platone contro i poeti , ma • dov e quella DEL ROMANZO IN GENERALE. SaS sapiente repubblica ch'ei voile fingere? Dov' e quella virtuosa congregazione cV uomini die faccia possibile metter in atto la sua risplendente chimera? E 3'ella fosse in alcuna delle tante stelle die con divina nia- gnificenza ne liammeggiano in cielo , a qual altro luogo die alia nostra terra potrebbero mai cacciati di lassu approdare i ronianzieri e i poeti? Non e forse qui clie al primo presentarsi d' una verita si chiudono gli occhi o incapaci o insofferenti della viva sua luce ? Non e forse di noi die Y infelice Torquato cantava , die bisogna persuaderci allettando ? Non e forse quaggiii die si torce sdegnoso il labbro , se il vaso delta virtu non e asperso agli orli di ter- rena doicezza ? Perche vantarci , quando a crederne niigliori die non sianio , diventeremo ancora peg- giori die non sgremmo? Egli e percio die se anclie potesse provarsi colla forza del discorso die i romanzi per se stessi sono cattivi , rimarrebbe sempre ad iuvestigare se non siaiio un male oraniai necessario. Pur troppo alle volte e da prescriversi anclie 1' uso de' veleni , perche ad altri veleni s' oppongano ; e allora non rimane altro partito die di studiarne con attenzione gli ef- fetti , e cosi rattemprarli die le qualita nocive scam- bievohnente si vincano. Quaiite volte anche iiella morale una passione ottiene suU' altra quel trionfo die niun ragionaraento potrebbe , e nientre per un esempio V ira ne caccia a prendere de' nostri vili nemici una fiera vendetta, la superbia ne grida die r olfesa non potea da quella bassezza salire fino al nostro petto , e noi crediani perdonare , quando sprez- zianio e cliiamiam filosoHa la voce delf indoniabile orgoglio ! A questo modo potrebbe cercarsi se i ro- manzi non siano un utile sfogo alia sfrenata curio- sita deir uonio die sempre avido di nuove cose non si cura della scelta, e par quasi quelle piu forte- niente abbracciare die lo trarranno a rovina. Ne sa- rebbe a dimenticarsi die forse niun migliore rimedio 61 puo provvedere incontro ai daani dell' ozio , nel 3^6 DEL ROMANZO IN GENEKALE. quale ogni virtu si consuma, si rinforza ogni vizio. Se lion che avaiiti clecidere cosi francamcnte , come sogliono alcimi, che i romanzi si debbono tutti per r intrinseca loro malizia proscrivere , e forza matu- rare profondamente questa severa sentenza , perche forse potra riiivenirsi qvialche cosa nella condizione deir aiiima nostra che ne renda dubbiosi a pronnn- ciare un giudizio si rigido. E certo ne sembra, che se altro non fosse puo bastare a tenerci sospesi Y uni- vcrsalita de' romanzi in tutti i tempi e presso tutte le genti. E un assioma cosi certo , come se fosse d'Euclide, che un' opinione generahiiente creduta vera in ogni eta e da ogni popolo debbe esser vera, ed e pure uguahnente certo che tutte le nazioni con- vennero a riporre ne' romanzi uno de' piu cari loro diletti. Ne qui per romanzo vuolsi ,prendere unica- niente quello che fuso volgare intende sotto questa parola , perche oramai a troppo ristretta signitica- zione si trasse cio che comprendeva in genere ogni racconto d' un fatto che non fosse veramente acca- duto. Ed anzi ove si consideri il romanzo ne' suoi rapporti colla morale e colla vita civile , conviene rallargare ancor piu questa idea ed estenderla a tutte quelle creazioni della fantasia, die ne presentano un moudo diverso dcil reale, o il mondo reale me- desimo ne offrono attraverso ad un prisma , che tutto lo tramuta di allegri colori. Noi non abbiarao ne forza, ne coraggio che basti per gettarci nei vasti campi delf erudizione , e salire su per li tempi fino air origine de' primi romanzi , ma dovunque vol- giamo il pensiero li troviamo in favore presso la moltitudine , e a questo riguardo va indistinta la mi- steriosa sapienza degli Egiziani e la credula igno- ranza degli Irochesi : al pie delle piramidi e presso il lago di Meri una turba sedente suUe gambe in- crocicchiate ascolta ancora le menzogne delf arabo conduttor di cammelli con quella stessa ansieta, con die r altro gregge presso f Ontario , e in mezzo ai suoi castori beve pei bramosi orecchi le uovelle DEL ROMANZO IN CENERALE. 827 ileir accorto giocoliere die lo trattiene. E se i dilettosi giardini dell' Ionia videro di freqiiente incisi i loro mirti di favolose ricordauze, aiiclie le scoscese rupi della Scandinavia presentano ad ogni passo i defornii caratteri runici che ti raccontano ugnali finzioni. Ogni terra senibra clie ispirasse del pari a' suoi abi- tatori questo genio , e solo quando voglianio avvi- cinarci niaaiffiormente all' idea che s' e ora concetta del romanzo , i nostri occhi qnasi senza accorgersi si rivolgono verso 1' Oriente. Di la venne a noi col sole ogni luce , e mirando come quelle beate region! sian ora sepolte nella barbarie , alcuno potrebbe forse pensare che sia questo un castigo somigliante a cjuello di Prometeo per aver comunicata la divina scintilla alle genti. Gli Egiziani , gli Arabi , i Persiani e gli Assirj sono i primi di cui la tradizione ci ricordi le narrazioni romanzesche ; ne questi popoli si die- dero soltanto a confondere fra iniaginati racconti i veri avvenimenti , ma la morale e la politica e la religione tutte ravvolsero d' allegorie e di finzioni, sicche gia uno de' sacri profeti dava agli Arabi il nome *\i favolosl ^ e Straboue si lamentava che I'amore del maraviglioso rendesse incerte le storie di queste nazioni. Ora quella ruota incessante che volge tempi e costumi , pote mettere al fondo coloro che stavano in cima dell'umana civilta, ma non per questo valse la fuga de' secoli a cancellare quel primitive carattere che la potente natura aveva improntato. Quell' aria e quel sole sono ancora i medesimi : la fania bu- giarda non dira piu che fine Omero rapi dagli altari di Menfi i poemi della vergine Fantasia, e li canto per suoi alle mense de' principi Argivi : ma nel luogo istesso , ove sorgeano que' templi , zampilla ora una fresca fontana cli' e chiamata degli amanti, e porge soave argomento al continue uovellare di quegli abi- tatori che in questo solo non han ti-alignato. E il Gorano stesso , al quale s' appoggia ogni loro cre- t^nza , non e egli in gran parte un romanzo , che in mezzo ai piu sani precetti di morale racconta Ic 3a8 DEL ROMANZO IN CENER,VLE. pill strane fole, die capissero mai in un sogno feb- brile ? Tutto in quelle regioni si slancia oltre i con- iini del verisimile , perche la calda imniaginazione del popolo cerca in ogni luogo le maraviglie. I Per- sian! niedesinii che fnrono sempre tanto osservanti del vero , e n ebbero gia dagli antichi scrittori graa lode , non sono piu que' dessi quando si tratta d' in- ventare un racconto : il loro ingegno si sfrena tosto ai piu svariati delirj , e ti par quasi ascoltare le brillanti menzogne degli Arabi. Sono questi pero che tra tutti i popoli dell' Oriente per siffatta strada van prinii ; ne poteva essere altrimenti di quella nazione , che ha voce di posseder essa sola piu poeti , che non tutte I'altre insienie raccolte. II poeta ed il ro- nianziero sono fratelli, e piace a noi alle volte con- siderarli sotto il medesimo lume, perche sovente col solo ajuto de' confronti le idee si fanno piu sicure e piu certe. Tutta r India ofFre un nuovo rinforzo alle nostra parole : il clima v' e si romanzesco e poetico , e cosi gagliardamente influisce sul popolo che le moderne istiiuzioni scorrono su quel gran continente senza gettarvi radice; e gli Europei che 1' onnipotenza della iortuna vi ha coUocati in signoria , rimangono sempre stranieri , e cosi rimarranno finche una rivoluzione del cielo non rimuti le leggi della natura. Come mai in quella vita cosi indolente ed abbandonata potrebbe r uomo restarsi dal seguire il corso della facolta che imagina e crea ? Nell ozio delle membra , e quando cessano i bisogni dell' esistenza positiva , lo spxrito raddoppia la sua azione , e si getta perdutamente nel niondo ideale. Di qui sembra a noi che debba es- sere provenuto , se nelle nazioni a chi ben considera si presezitano due epoche distinte e lontane, in cui r amoi'e del maraviglioso appare piu manifesto : quella in cui i popoli sono ancora , per dir cosi , nell' in- fanzia , e 1' altra nella quale trapassata 1' operosa virilita entrano in una quiete senile. Quando uria uazionc uscendo dallo state di primitiva rozzczza DEL nOMANZO IN GENERALE. 829 s' accosta alia coimme civilta , cUa conosce cio clie_ le nianca per essere al pari dell' altre grande ed il- lustre : qiiindi si riscuote come da un sonno, e nei veri oggetti die la circondano cerca forza e splen- dore: allora le battaglie e le leggi si dividono 1' at- tivita ed il riposo, il nome della patria e qnello della sloria si coiilondono insienie, e I'ambizione a soddisfare il suo orgoglio vuol poteiiza e riccliezza , cose alTatto reali che nou sanuo contcntarsi di vane illusioni. In una parola nientre un popolo compone, per cosi dire , coi fatti la propria sua storia , ha scarso luogo il romanzo; il quale soltanto allora riacquista favore , quando la vittoria o la sconlitta hanno condotta la pace del trionfo o del servaggio, e la civilta die non ha piii strnda per avanzare , si ristagua quasi e comincia tosto a corronipersi. Dopo r eta d'Oraero si evidenteniente vicina ai tempi croici la Grecia sali a iarna inmiortale per valore e per sapienza, ma di tutti que' lumiuosi suoi giorni, ove si taccia della disputata Ciropedld, non pervenne a noi im solo romanzo, perclie il vero era cosi bello da non abbandonarsi per nessuna leggiadria di men- zogna. Tostoche pero la felice temerita d' Alessan- dro vendico la Grecia , e la gloria della nazione di- vento una proprieta di quel guerriero, il romanzo s' introdusse presso un popolo che piii non dovea temere d' esterna violenza. I vinti Persiani comuni- carono i loro costumi ai vincitori , e per la via deir Ionia la moUezza delle favole Milesie giunse cara pertjno ai disccndcnti del severo Licurgo. Si disputava ancora la sanguinosa eredita del Macedone , quando Antonio Diogene primo de' Greci romaiftieri raccontando gli Amori di Dliiia e Dcrcillide aperse la strada a que' tanti che veimero dopo dilui,epiu di lui famosi non abbisognano di venir ricordati. Egli e ben vero che qualche volta il romanzo si presenta d' improvviso appunto allora, che un popolo e nel niassimo furore delle fazioni e delle guerre civili , e noi vediamo Sisenua uomo della gentc Bibl. Ital. T. XLVII. 2 2 33o DEL ROMANZO IN GBNERALE. Cornelia offrire le favole di Mileto ai Romani ancora ignorant! di questa merce , in quei niomenti mede- sinii die per le liere parti di Mario e di Silla sem- brava doversi sbandire ogni idea di forastierc diletto. Ma quando Y occhio dell' osservatore scoi'ge questo o tal altro somigliante fenonieno , e forza in un altra qualita del cuore umano rintracciarne la profonda cagione. L'uomo la cui vita coniincia nelle lagrime, e si termina in mezzo ai singulti, per un contrasto inesplicabile altro non fa in tutti i suoi anni che cercare la felicita : se qnindi le circostanze de' tempi tengono stretta una nazione fra oggetti dolorosi , ella ne allontana lo sguardo , e cerca in ogni parte la dimenticanza della propria miseria. Orazio obblia la repubblica cautando T allegria degli aniori e del vino-, Lucano sotto il regno di Nerone dopo aver narrato le favole salticlie celebra gli ultimi sforzi della ro- mana liberta; cd Halis, mentre Tamerlano invade e saccheggia la sua patria, divcnta jl piu gran lirico della Persia lodando le belle vergini della sua terra , e consigliando di correre lietamente il campo delle umane delizie. Egli e forse per un somigliante mo- tivo che quasi tutti i popoli volendo consacrare in ogni anno alcuni giorni ad insolita gioja, li vollero collocare nel verno , quasi che in tal modo 1' arte riparasse i danni della natura, e l'uomo potesse il- ludersi dimenticando ad un tempo la dolce e F au- stera stagione. Non puo in verita venire alcuna lode ai romanzi da quella prima considerazione , che nei tempi di potenza e di gloria essi non ottengono gran favore pres'so le genti , ma noi non vogliamo gia lodare per se stessi i romanzi , che anzi dicemmo , come ne gioverebbe alloutanarli ove si potesse ottenere un perfetto reggimento di civili costumi. I principj da cui siamo partiti rimangono ancora laella loro inte- grity, ed e sempre vero che ragionano con egualc giustezza Platone che scaccia Omero dalla sua re- pubblica, ed Orazio che alia corte d'Augusto trova DEL KOMANZO IN CENERALE. 33 1 j)iu Utile la morale del gi'aa poeta , chc quclla di Crisippo e di Crautore. Che cosa avrebbe rnai gio- vato la severita delle leg2;i , quando la moltitudine applaudiva aWAsino d'Apulejo, e T imperatore Clo- dio Albino s' era fatto scrittorc di uovelle Milesie ? Oltre di cio per guardare la quistione sotto tutti gli aspetti non deve tacersi , che i tempi in cui un popolo sali alia sua maggiore grandezza , non sono sempi'e quelli in cui fu piu virtuoso e felice ; chc anzi un filosofo chianiava beatc quelle nazioni la cui storia e nojosa. I delitti furono qualche volta protetti dalla fortuna , ne 1' animo gentile misura mai la virtu dalla forza. Troppo e facile che noi c' in- ganniamo , ma ne pare clie se presso un popolo si spegnc r amore del maraviglioso , vada ad estinguersi nel medesimo tempo I'entusiasmo per le nobili azioni; c se noi vedessimo per disgrazia una moltitudine in- tcsa unicamente alia realta della vita, e tntta occu- pata di guadagni e di calcoli, ogni ora ne parrebbe un secolo pel desiderio d' andarne lontani. Quello die s' e detto fm qui delle nazioni, vuol dirsi con egual fondamento degl' individui. I lilosofi e gli statisti lianno gia di frequente istituito confront© fra le une e gli altri, e trovati maravigliosi riscon- tri , ma forse Y analogia non c in alcun caso cosi patcnte come nel fatto dc' romanzi. Anche per gli uomini le eta che pin se ne appagano , sono la pri^a gioventii e la vecchiezza : la virilita trova altxi ne- gozj e si agita nell' ambizione e nelf avarizia. Ne con cio vogliam dire, che in questo melanconico viaggio dalle lagrime della cuna all' oscui'ita del se- polcro venga un tempo, che per la generalita degli uomini sia vuoto d'ogni illusione. Se avessimo que- sta opinione , troppo sarebbe grave il nostro erroi-e, perche l' attivita della vita puo rendere bensi meno gagliardo 1' impeto che ne fa correre in cerca tli maraviglia , ma non giugne a sopprimerlo che in alcuni pochissimi, i quali ne sembrano aver ripudiata r eredila di Adamo , e per diverse alFezioni di cuore stanno forestieri in mezzo all umana famiglia. 332 DEL ROMANZO IN GENERALE. Alcuni superbi ingegni hanno voluto inutilmente colla forza del solo intelletto spiegare il sublime mi- stero deiruomo, e dime donde gli vcnga questo insa- ziabile amore del maraviglioso , e perche egli sia sem- pre in continua lotta con se medesinio : ora vil polve- re , ora fuoco celeste , ti-oppo orgoglioso per istrisciare sopra la terra , troppo debole per volare suU' aria. Ma se in pena di tanta alterigia tutti tornarono con- fusi innanzi al grande arcano gli sforzi della vanita lilosofica , evvi pero un gran libro , del quale la nostra baldanzosa ragione altro non vede die 1' esterno inviolabile suggello , e che la religione apre volen- tieri a chi umilia il cuore e la niente. In esso ogni cosa e spiegata , e tostoclie o nelle lettere , o nelle scienze, o nella morale piu non bastano le regole ordinarie , tostoche bisogna ricorrere all' intrinseca natura dell'uomo, fuori di quelle pagine non v' e piu che confusione ed errore. Parra strano , che a parlare del romanzo noi entiiamo in questo argo- niento , nia e forse colpa nostra , se ad allontanarsi da silTatto principio tutto il niondo intellettuale di- venta un enimma senza parola ? E forse nostro di- fetto , se la tendenza dell' uomo al maraviglioso non pud spiegarsi che seguendo quest' Essere , cli' e tanta maraviglia egli stesso, i'lno alia prima sua ori- gine ? I hlosoti possono a loro senno taJDbricare si- s^mi suUa progressiva perfettibilita del genere uma- no , e contar gli anni in cui sara permesso a Die di vedere meno imperfetta 1' opera sua: essi possono animare la statua del Condillac , e lentamenie per la miserabile strada de' sensi provvederla d' alcune idee , e quindi unire insieme questa nuova specie di macchine , e lasciare che a poco a poco raggiun- gano la sapienza dei jocko e dei castori per poi arrivare a comprendere 1' universe , e giudicare Colui che fa le giustizie. Chi puo frenare 1' orgoglio di un' anima immortale , quand' clla abusa delle sublimi sue doti? Ma questa tanta superbia agli occhi del vero saggio e foilia, e questi sistemi soniigliauo a DEL ROMA.NZO IN GENERALS. 333 quelle torri di sabbia che i fanciuUi ammassano sulle rive del mare, qiianto piii alte tanto a rovinarc piii prossime, anzi gia lovinose. Dio, ch' e fuori d' ogni tempo, non ha bisogno del tempo, e se alcuno osasse pur resistere all' intima voce che di cio lo persuade, noi ci contenteremmo d' appellare dalT uomo agli uo- mini, perche se Tindividuo dalla presuntuosa sua cat- tedra per parer singolare non dubita di combattere il vero, la moltitudine non puo venirne traviata che un breve momento. Tutte le nazioni , e quelle stesse che altra storia non hanno che i dubbiosi racconti conservati dalla memoria degli avi , ricor- dano un tempo primitivo di felicita e d'inuocenza, tutte richiamano nelle loro tradizioui un terreno pa- radiso , che troppo presto si chiuse , una eta del- r oro , che troppo rapidamente passo. Che cosa sono i sistemi davanti a questo consenso universale dei popoli , a fronte di questa solenne protesta del ge- nere umano ? Qui dentro , e i nostri lettori hanno gia posta la mano sul cuore, qui dentro noi abbiamo una gnida sicura, ove ne piaccia seguirla nel silenzio delle passioni , e per poco che 1 uomo con buona e sincera fede s' interroghi , egli sentira combattere in se stesso due forze, delle quali una T attacca a que- sta vita , come se cpii fosse ogni suo tine , Y altra lo soUeva ad un mondo ideale , ov' egli si divide fra la reminiscenza lontana d' uno stato migliore , e la nuova speranza di tempi piu lieti , e diremo quasi piu luminosi. L' uomo e ancor esso un angelo ca- duto. e se creatura di pochi giorni non puo in realta rammentare £li anni felici a cui non fu presente , ha pero nelV aninia sua una secreta rivelazione che gli palesa la sorte a cui era prima destinato , e lo tormenta come s' egli stesso avesse smarrito quelle che non ha mai posseduto, L' antica filosofia ( noi dicianio T antica ) col solo ajuto delle sue medita- zioni era giunta a vedere uno spiraglio di questo vero , e qualche passo d" Aristotile , e piu assai di Platone ue manifesta, com'essi sentissero la necessita 334 I^EL ROMANZO IN GENERALE. di spiegare con mezzi superiori al ragionamento la terribile coiidizione cleiruomo, e la doppia sua volonta , e quel continuo sforzo di gettarsi fuor della vita reale. Ma s' abijandoni pure uii istante questa dottrina infallibile, e rimauga senza soluzione il gran problema dell' umana naiura ; esisteranno forse meno percio i fcnomeni niorali di cui abbiamo par- lato ? Si cambi pure , come vuol scnno o dclirio , la cagione recondita , gli elTetti palesi sono c saranno sempre gli stessi. L' uomo , per quanto si sforzi una fredda e disperata scienza a tramutarlo in autonia , non arriveramai, se anche il volesse, a disumanarsi: r impronta gli fu posta da una mano , i cui carat- teri durano eterni : essi possono per un moniento coprirsi , cancellarsi per sempre non possono. E chi vorra ora negare , clie dentro non gli parli Y am ore del maraviglioso , e il bisogno irresistibile di allar- garsi ad una piu vera, ad una piu animosa esistenza? Qual e r uomo chc non abbia in sua vita fatto un romanzo? Chc non tutti i romanzi si scrivono, e a ben considcrare la prima romanziera e 1' umana spe- ranza. A discorrere di questa materia bisogna di con- tinuo avvertire die dee piuttosto esaminarsi la po- tenza creativa , die 1' effetto da lei derivato , perchc questo si puo nioditicare sotto 1' irapero delle circo- stanze , quella e liberissima, e ci sottrae alle condi- zioni de' tempi c de' luoglii. Puo quindi frequente- mente avvenire , die presso un popolo in un deter- minato tempo non si trovino romanzi scritti , ma forse alcuna volta a ben riccrcare si scoprirebbe , die quello fu appunto il momento in cui la sua iin- maginativa piu largamente spazio. All' osservatore non puo rimanere alcun dubbio : 1' uomo e tale per sua iiatura , die amera sempre il nuovo, il singola- re , il maraviglioso de' romanzi. Che sono altro i pri- mi suoi pensieri , quando ei vede ancora il futuro attravcrso un niagico velo ond' c trasformata ogni sembianza alle cose ? Senibra a lui ncll' cstasi deii- ziosa de' cari suoi anni , die sull' aurco limitarc della DEL ROMA.NZO IN GENERALE. 335 vita gli si faccia incontro la bella sua gioviiiezza tutta Serena d' uii celeste sorriso ; ei ne ascolta le inno- centi parole e le crede : (iorente salute , uomini vir- tuosi , donne pudichc e Icggiadre , sapienza , licchez- za, e tutto cio per lunglii anni, e accresciuto di gloria immortale. Che fara il giovine conlidente di questo secolo di felicita? La sua immaginazione s'accende, e prepara gli avvenimenti ne' quali si possa distri- buire uu tanto gran bene. Chi gli torra allora di mano i romanzi , ove gli par di leggere la futura sua storia , ove la sua fantasia rinviene il mondo ch' ei cerca ? II filosofo grida eh' e necessario rom- pergli qucir inganno funesto , ma badi anche il lilo- sofo che questo e forse il solo istante in cui quel giovine sara veramente felice. II sonno della vita si dorme sopra un letto di spine : perch e svegliare quel beato che vi sogna iiori e giardini , e sotto una piog- gia di rose tien ragionamento della sua gioja cogli angeli? Viene anche troppo presto a destarlo T espe- rienza , dolorosa maestra , che vende a prezzo di la^rime le sue crudeli lezioni. A poco a poco egli vede , come per un gioco d' ottica , allontanarsi quella luce che 2;li era si presso , e la splendida stclla che prometteva d' acconipagnarlo pel sentier della vita ad un paradiso di tutta dolcezza , gli si converte neir incerta liammella d' una raniinga luccioletta che lo traviera al fondo d' una fangosa palude. Allora ingannato dalle illusioni ei vuol correre all' opposto eccesso : c chiede ragione di tutto, e riduce i scn- timenti ad assiomi, e rinnovando la bestemmia di Bruto domanda se la virtu sia poi altra cosa che un nome. Collocato in mezzo alia moltitudine , ei si trova in un deserto , perchc per un' aninia appas- sionata non vi sono altri esseri vivi che quelli che le rispondono : egli giura che chi non odia a trent' anni gli uomini , non gli ha mai amati , e si affanna per occuparsi unicamente dell' esistenza reale, volendosi pur persuadere , che nclla vita ei non puo aver cosa che pill della vita stessa gli riesca gioconda. Ma il 33i6 DEIi ROMATSrzO IN GF.NFRALE. cuore gli combatte ancora all' incontro , e mala- mente puossi resistere al cuore. Ei chiama in suo soccorso le operose passioui , ma Y azione lo stanca , e il riposo lo toruienta , ne altra scelta gli rimane che tra la fatica e la noja; per liberarsi dal biasinio egli rinuncia ad ogni felicita , beato abbastanza , se per placare Y iuvidia noii si piega ad abliandonar la virtu. Iq questo momento e2;li ])ensa di veder le cose come sono in effetto , e di nuovo s' inganna; gli uo- mini non sono cosi buoni com' ei credeva, ma non sono nemmeno tanto cattivi quanto egli crede. Prima egli faceva un romanzo , come gl inventa Augusto La Fontaine , ora ne compone un altro , come 1' a- vrebbero dettato Anna Radcliffe o il Lewis. La Sa- pienza dopo aver contemplate le cose umane , pro- feri che quanto avvien sotto il sole e tutto vanita di vanita : Y uomo e spesso tentato di gridare che tutto e illusion d' illusione , o d'esprimcrsi con Gian- paolo Richter , che la terra e un sogno pieno di so- gni. Sole le idee morali e religiose si sottraggono a questa terribile esclamazione , e conducono insensi- bilmente i buoni a riconciliarsi colla vita , la quale per essi altro non cUventa che il lungo desiderio d' un mondo migliore. Ma se la tempesta delle passioni si muta in una calma che annunzia la vicinanza del porto, la iia- vigazione pero continua ancora ; si raccolgono le vc- le , si abbassano gli alberi , s' innalzano i remi, ma il pilota siede tuttavia a governo del timone, e co- gli ocelli lissi nel cielo vi cerca il termine del suo difficile viaggio. Ne la vecchiezza e priva de' suoi intellettuali romanzi, perche se gli anni mancano alia speranza , non per questo manca la speranza all uo- mo, la cui anima arrivata ai limiti del tempo disde- gna queste brevi mi sure, e risguarda come un nulla cio clie non le si oll're immortale. Conosceva ben poco r umana natura chi disse che il vecchio vive di sola memoria : certo ei non puo dimenticare il passato , perche non pud dimenticare se stesso , ma che cosa DEL ROM\NZO IN GENEEALE. SS^ lia egli da cercare esclusivamente negli anni clie gli fiiggirono , se i beni stessi quando sono passati non sono pill un godiinento , ma una sollerenza , e iino la ricordanza dclla giovinezza e uu sospiro ? Oh s' egli fu virtuoso , piio invero compiacersi a rian- dare le buoue azioni della scorsa sua vita , ma an- che in questo caso non sara egli meglio , clie abban- donandosi al sentimento soavissimo della coscienza, si getti nell avvenire e prelibi la ricompensa cli egli ha meritato ? Pindaro senti questo vero , allorche con- trastando colle opinioni volgari , canto clie la spe- ranza e la nudiice de' vecchi. E il romanzo e figliuolo della speranza , e d' esso la tarda eta , come gia os- servammo , assai si diletta. Per questa lettura ella vede dilatarsi da ogni parte la vita , e le si cangia per cosi dire il passato adornandosi di lieti colori , e bello e consolato le si proluna^a il futuro. Per quanto 1' uomo fosse infelice , egli ha sempre alcuni punti lucidi dispersi pei giovanili suoi anni; questi egli viene accostando, e se ne fa una gioconda novella a lui piu cara clie la storia d' un mondo. Abdal Kallmann , il piOi fortunato tra i Califi d' Oriente, dopo cinquant' anni di regno prospero e virtuoso scriveva d' aver avuti interamente felici soli quattordici giorni : poclii uomini possono con verita dire altrettanto, ma anche meno puo bastare in vecchiezza , ove se lo consegni all' imniaginazione , poteiitissima fra le incantatrici , clie nel piu orrido delle rupi solleva con un tocco di verga il palazzo d'Armida. Se mai per le disgrazie , e piu ancora per Y aspettazione tradita si fosse al vecchio oscurata o tolta dagli ocelli la prospettiva del futuro , non e mai a dispe- rare del suo stato ove gli rimanga gagliardo 1' ajuto della fantasia. Un sole clie tranionta , una luna che sorge , una foglia di pervinca , una intonazione di fiauto gli fanno ricomparire davanti 1' animosa sua giovinezza. Guardami , ella dice , guardami com' io son bella e giojosa, noi abbiamo un giorno scher- zato msieme gran tempo, io ti ho donate assai cose. 338 DEL ROMANZO IN GENERALE. amore , amicizia, entusiasmo , vigore, speranza , c tu non hai piii nulla, e sei cosi pallido! Ah prendi ancora almeno la speranza , e torna a scherzare con me. — II vecchio riacquista conlidenza a quelle dolci parole, e sente che la giovinezza se gli appressa di nuovo , perch' egli e sulla soglia d' un luogo , ove negli anni eterni gli sara indivisa compagna. A quel misterioso annunzio ei si riscuote , e le prime idee gli si presentano con forza novella , e il passato e r avvenire si circondano di quella splendente aureo- la , che sembrava svanita per sempre. Che importa che la sua ghirlanda di rose si appassisse prima an- cora che ne sbocciasscro gli odorosi bottom? Ei la ripiglia com' e, e se la pone sul capo; perche va ad un giardino , ove tutto si riliorisce , e la fragranza sara divina c immortale. Noi confidiamo che per la condizionc dell' argo- mento ne sara perdonato 1' ardire di questo linguag- gio : ma perche avremmo noi dovuto usarlo diverso , se gia in principio abbiamo dichiarato di volerci ab- bandouare alia significazione del cuore? Alcuno ne vorra forse dire con qualche apparenza di ragione, che fin qui noi abbiamo parlato soltanto pei buoni, i quali infelicemente sono la menoma porzione del mondo. Ma perche penseremo noi a scolparci , se fu cpesta appunto la nostra espressa intenzione , e se in tutto il discorso non allontaneremo mai da essa le nostie parole? 11 pocta Saadi pregava Dio che mandasse ai malvagi un lungo e tranquillo sonuo , perche almeno sin che dorniivano non molestassero i buoni. Noi lo pregheremo ch' essi leggan romanzi , perche se anche cio fosse un male , sara sempre minore che la calunnia ed il tradimento. Ben sap- piamo che anche fra i buoni e gentili se ne rin- vengono alcuni ai quali il nome stesso di romanzo ripugna o perche il cuore tranquillo e V immagina- zione pacata li lascino contenti al scmplice vero , o perche la timorata coscienza li faccia abborrire da una cosa che vennc spesso orrendamcnte abusata. DEL ROMA.NZO IN GENF.RALE. 889 Ne a quel primo niotivo e facile trovar risposta clie li possa appagare , e chi la trovasse , avrebbe inu- tilinente perduto il suo tempo. Beato coliii al quale r animo e la fortuna sono temprati per niodo clie mai non gli vien desiderio di crearsi un presente ed un avvenire diverse da quelle che gli e prepa- rato nel niondo ! Con esso ogni ragionamento sa- rebbe follia , e solo in leggendo la storia , e vedendo come la sorte ruoti a suo capriccio gli strabocche- voli casi de' I'egnauti e de' popoli ei s' accorgera quanto rarissima eccezione sia quella che fanno egli e i suoi simili nel genere umano. Che se una volta verra anche per lui il giorno della prova , ci sen- tira come sia di conforto il poter correre da questa valle di pianto ai floridi canipi della fantasia. Con que' secondi ai quali V abuse de' romanzi fece parer dannoso anche V use , il discorso diventa piu agevole , giacche bisogna tosto aderirsi con loro ad adoprare ogni severitu , perche non sia pubblicato alcun tale componimento , ove siano pur da lontano offese le leggi della morale , della religione e della sana politica. Guai se alV ebra imaginazione de' per- versi fosse conceduto un libero corso ! Meglio sa- rebbe aprir vendita di veleni in capo ad ogni con- trada. Platone , che certo non vorrassi dire coutrario air onesta liberta , nel settimo delle leggi ordino che i poeti non potessero mostrare le opere loro ad al- cuno , prima che giudici a cio dcputati non le aves- sero vedute e approvate. Ora con quanto piii di ragione non debbe applicarsi un siffatto decreto ai romanzieri che possono si facilmente colla sciolta orazione accostarsi al popolo , e profondarlo nell' ul- tima corruttela ? Si ricordi per un solo , ma terribile esempio quel roraanzo francese che nato nella rivo- luzione fu dcgno di essa , e parve il piu osceno delitto deir umano pensiero : noi non osiamo nem- meno proferirne il nome , perche , sebbene per se stesso innocente , sembra quasi conteuere una secreta rivelazionc dclf inferno. Ma qual cosa c nel mondo 340 DEL EOMA.NZO IN GENERALE. che non possa trarsi a degenerare da se niedesima , se fino la religione fa qiialchc volta adoprata a ve- lare ed anclie a consacrare le colpe ? Pur troppo a cpiesto siam nati , che fra le nostre mani nulla puo diirare perfetto , ma per cio appunto e necessario clie siano vigilanti e severe le leggi , per cio nel fatto de' romanzi noi applaudiremo a tutti quegli ordiiii che rendano innocente quest' impeto dell' in- gegno in cui par quasi che il soperchio del suo ca- lore si svampi. Proibire per intero i romanzi non si potra mai con una legge che venga eseguita : noi abbiamo gia dimostrato com' essi troppo stretta- mente si leghino alia natura delVuomo, alia sua debo- lezza, alle sue stesse disgrazie. Se mai per un' ipotesi impossiliile si giugnesse a togliere i romanzi scritti, resterebbero sempre gl' immaginati , che sciolti da ogni freno tornerebbero forse di maggiore pericolo. Senza che il mondo e gia provveduto di questa merce per molti secoli , ed ora anche per la morale sarebbe a desiderarsi che fossero dettati romanzi onesti e piacenti , che colla loro novita e col loro merito togliessero nome a certi altri che trionfano d' una infelice celebrita. Noi non sappiamo qual uomo possa esistere di principj si austeri che non gli piaccia vedere moltiplicati romanzi eguali a quelli di Miss Edgeworth, preferibili, senza dubljio, a certe storie che col pretesto di render onore alia verita si fe- cero diventare istromento di corruzione. 02;ni lette- ratura, ogni dottrina puo essere pessimamente ado- prata , perche ad accostarsi senza cuor umile e religioso all' albero della scienza non se ne coglie altro frutto che la colpa e la morte. Ma si confor- tino coloro che temono del romanzo : esso non e piu dannoso che V altra uniana sapienza , e puo piu facilmente venir regolato , perche il nome stesso ne mette in diffidenza e ci fa stare avvertiti , sicche non venga sotto questa forma alle mani del popolo , cio che lo puo danneggiare, mentre in vece e assai malagevole lo scoprire il veleno nellc opere di grave DEL ROMANZO IN GENERA.LE. 041 (lettato , ove Y attcnzione e deviata o dalla scabro- sita o dalla noja della materia : il nocumento per verita sara in principio di pochi , ma questi poclii sono quelli chc istruiscono e dirigono i mold. Ne dee rimanere senza qualche osservazione quella importantissima accusa die se altro pregiudizio non arrecassero i romanzi , questo almeno luor di con- tra sto cagionano clie per essi la mente s' infastidisce del vero troppo al loro confronto disadorno e rae- schino. Noi tacciamo die il vero lia in se qualche cosa di magniiico e grande , per cui fu detto die r istoria diletta sempre , comunque sia scritta , ma ne pare che sia da farsi una distinzione essenziale tra la lalsita e la tinzione , e considerare che due specie di vero possono diversamente combinarsi nei lavori dell' arte: i\ \ero storico , o de'fatti, e 1' altro vero , die noi chianieremo morale , o degli alFetti. Se la storia , dcviando dal suo sacro istituto , si fa narratrice di favole , noi diciani ch' ella e falsa , ma non darenio mai questo titolo ad un romanzo , se anche ne accumulasse una serie di avvenimeiiti strana- nicnte impossibili : esso non ci puo ingannare , per- clie gia nel prcsentarsi ne avverte die tutto e tin- zione. Ma si diremo falso un romanzo , se nella pit- tura delle passioni non fa ritratto del cuore umano : diremo cli' egli si allontana dal vero , se non da ad ogni affetto il suo proprio linguaggio , la propria sua azione. I romanzi del Prevot, tranne un solo ben altrimenti dannabile, sono con giustizia riprovati dai critici perciie troppo rimoti dalla verita: ma questo rimprovcro non gli e gia fatto , perclie la sregolata sua fantasia lo traesse ad olTrirci quelle awenture bizzarre e incredibili , ma si pcrche i suoi perso- naggi liaiino un anima diversa dalla nostra , e pen- sano e sentono come non fu mai ne pensato , ne sentito dagli uomini. In egual modo la Scuderi ed il Calprenede, dopo aver riscosso per certe allusioni e per la pompa d' una galaiite metallsica g!i elogi dci loro coutemporanei, son ora pieuameiitc dimenticati, 342 DEL EOMANZO IN GENERALE. e il 2;eigo del Giro e riscontro in Francia alio stile del Caloandro fra noi. II Molieie fii il primo a castigare quella ridicola affettazioiie , e salvo forse la sua patria da un altro secolo di corrottissimo gusto, perchc T effetto delle sue commedie fu cosi lungo e gagliardo, die quando il lamentevole Arnaud voile iiitrodurre quel nuovo suo gcaere manierato e fuor di natura , si penso ancora a Jodelet ed a Masca- rillo , e il successo fu di bievi momeiiti. II vero mo- rale non dev' essere perduto di niiia un istante , e per qucsto solo che se ne scor2;a in un romanzo il difetto , pare a noi clie la pubblicazione ne debba esser vietata. II volgo ha una grande riverenza per tutto cio che vcde starapato , e troppo e facile che si lasci deviare a credere naturale eifetto d' una pas- sione quello che n e quasi la parodia. Anche i gio- vani non esperti ancora del verace novimento de- gli all'ctti , corrono rischio di modellarsi a quelle idee sregolate, ed cntrano nel niondo dannosamente pcrsuasi che irrefrcnabile e il corso delle onnipo- tenti passioni. Poco nuoce che una persona dieci volte creduta morta dieci volte risorga , e per una catena di non verisimili casi giunga sempre oppor- tuna a salvare la tradita innocenza : il peggio che accader possa al lettore , c di sdegnarsi col roman- ziero , e gettare il volume. Ma guai se con una pericolosa meschianza ci si confonde il giusto e f in- giusto , e si conccdono al protagonista i comodi del vizio e i premj della virtu ! Guai se in mezzo alle colpe ne si vuol mostrare puro ed intatto il senti- mento dell' onore ! Guai se all innocenza ed alia probita e data come sicura altra guardia che la religione ! Da questo falso morale procederanno non riparabili danni c ben maggiori che dalle piii stolte chimera che immaginar potesse una mente in delirio. Ne con cio vogliam dire che anche del verosimile non s' abbia ne' romanzi a tenere gran conto ; ma cpiesta e piuttosto regola dell' arte a ragionevole diletto , che norma della prudenza a custodire i DEL ROMANZO IN GENERALE. 3:^3 costumi. Cio e cosi certo chc puossi anclie trovare un verosimile affatto impossibile che cliiameremo quasi di fantasia, pcrche avanti scorgere in un deternii- nato avveniniento la somiglianza del vero c neces- -«aria un' operazione di questa facolta , la quale ne trasporti in un ciltr ordine di cose e d' idee. A que- sto genere appartengono tutti quei ronianzi che si fondano sul uiaraviglioso §oprannaturale , come le novelle delle fate e dei genj , che i Crociati ne vennero portando dall'Asia. Tutto e in esse strava- gante ed assurdo quando se ne niira la prima sem- bianza , ma supposto quel nuovo mondo , e messi a fondamento V esistenza e il potere di quegli esseri superiori , vi puo essere verosimiglianza anclie in questo impossibile. Le Novelle arabe , che ci tradusse r abate Galland , ne sono un perfetto modello : noi siamo continuamente tra i buoni e i cattivi genj , tra i talismani e le apparizioni , era ansiosi per la maravigliosa lucerna d' Aladdino , oi-a stupiti pel po- tentissimo anello di Salomone. Ne alcuno puo certo credere a questi fantasmi , ma pure la verita dei costumi orientali e si ben conservata , tanta e 1' evi- denza delle narrazioni e delle pitture , die a poco a poco ci abbandoniamo a quella illusione , e giu- gniamo a trovar credibili quelle stupende avventnre. Tuttavia non e sano consiglio il lasciare , com' e trop- po consueto , nelle mani de' fanciulli tai libri , per- clie il tumultuoso loro ingegno assai difficilmente da quelle regioni lontanissime puo condursi al verace sentiero della vita che debbe percorrcre. Due sono gli estremi die bisogna ugualmente evitare : il gio- vine non dee senipre tenere il capo cosi rivolto alle stelle , die precipiti nella fossa aperta sotto i siioi piedi , ne sempre guardar timidamente la terra senza ricordarsi ch' egli ebbe fronte sublime e destinata a volgersi in alto. Sara di povero cuore , di spiriti abbietti e d' incerta virtu chi , spento ogni entusiasmo, tutto si concentra nella vita realc , ma sara del pari selvaggio dell umano consorzio , imprudcnte degli 344 ^EL ROMANZO IN GENERALE. uoniini e delle cose, aspro , scle^noso, infelice, chi dalla pace del suo mondo ideale e tratto nuovo e per forza a questa effettiva guerra delle passioni e de' vizj : cosicclie sarebbe quasi a dirsi die 1' uomo debbe come il pilota d' Omero volgere uno sguardo al cielo e V altro all' oceano. E questo e appunto il duplice effetto clie tutd avrebbero a cercare i romaiizi : tenerci 1' animo gen- tile e puro dalle vili passioni , e i-isparmiarne , quanto co' libri si puo , i rigorosi avvertimenti del- r esperienza. Ma per verita troppo son rari quei racconti , die delF aver conglunte queste due doti possano venire lodad : die anzi pare convenuto fra i romanzieri , che per conseguirne una debbasi Y al- tra lasciare da parte. Dal che e venuta una divi- sione generalissinia , colla quale si possono quasi tutti compartire in due grandi classi i romanzi : con- tiene la prima quelli , in cui lo scrittore presenta gli uoniini quali dovrebbero essere; laccliiude la seconda quegli altri, die mostrano gli uoniini come sono in elletto. Augusto La Fontaine puo dirsi alnieno per la moltiplicita de' suoi lavori il capo della prima scuola, come sono eminenti nella seconda il Le Sage ed il Fielding: ma ne Tuno, ne gli altri seppero guardarsi abbastanza dai difetti , che dall' aver ri- strette ad una sola intenzione le loro opere natu- ralmente scorreano. Augusto La Fontaine e quasi sem- pre in un continuo entusiasmo , e va spaziando con voluttuosa compiacenza per lo campo delie passioni purilicandole tutte : ma se il cuore si nobilita rice- vendo 1' ispirazione del buono e del bello , sover- cliio e lo scapito della facolta estimativa , che troppo di rado trova nel mondo imagini corrispondenti , troppo di rado rinviene quei pertetti modelli d' ogni virtu. Okie di che quasi tutti i suoi romanzi spi- rano una mollezza incllabile , che tende a infemmi- nire 1' ingegno , c 1' amore si presenta con si vaghi colori , che par soniigliante a dclitto il iion ricm- pirne 1' anima siup all' ebbrezza. Per verita e diminuito DEL ROMANZO IN GENEKA.LE. 84.5 il pericolo di queste pitture dall' idea sempre donii- nante , die la religione e il dovere debbono andare innanzi ogni cosa, ma pure e forte a temersi , clie i severi precetti della morale non giungano tardi o importuni , quando il cuore e gia disjDosto alle vive impressioni del piii potente fia tutti gli atfetti. Ne con questo vogliamo assolutamente condannare il buon La Fontaine , die anzi i suoi racconti possono con qualdie scelta mettersi utilmcnte fra le mani de' giovani ad averne frutto di sentimenti nobili e generosi. Moiti scrittori anclie prima di lui lianno avuto la sua stessa intenzione , ed alcuni anche la misero in atto con migliore successo : ma troppo sa- rebbe lungo il qui divisarli , e bastera die noi ri- cordiamo quasi per gratitudine il Mlssionaiio di Miss Owenson , il Sir Andrea Wylie dell' ottimo Gait e i Capi Scozzesi di Miss Porter , ove 1' ideale dell' umana virtu ne sembra portato all' ultima perfezione (1). Noi citeremmo volentieri anche il Trovatore iniiamorato ( Sangerliebe ) tradizione provenzale del barone do la Motte Fouque , ma il meraviglioso cli egli vi sparse ne par troppo ardito , e sentiamo die dopo averlo letto , tutto quel racconto ne si risolve nella niente come la traccia d' un sogno die ne occupo molto tempo prima dell' alba. L' altra scuola , ch' e condotta , come dicemmo , dal Le Sage e dal Fielding , va incontro ad ua rischio molto maggiore : e ben vero die in que' loro libri s' inipara a conoscere la societa , e lezioni vi si trovano , colle quali ripararsi dalle insidie de' tristi : ma cio di rado puo ottenersi die il cuore fatto diffidente non perda i piu. belli suoi impeti , senza i quali la virtu non e altro die un calcolo. Per con- seguire T effetto cui mirano tali romanzi, e iieces- sario cli essi descrivano i vizj e i viziosi , e la (i) I Capi Scozzesi appartengono iafelicemente alia classe de' romanzi storici , ma questo non e ora 1' aspetto sotto cui giova guardai-U. BibL ItaL T. XLVIL 23 346 DEL ROMANZO IN GENERALE. descrizione per tenerci luogo clelF esperienza debb' es- sere viva e vera , e tutte rivelarne le male arti e le vie tortuose, di cui la perversita suol giovarsi a scandaloso profitto. Ma chi ne accerta che i giovani vedendo per cosi dire una perfetta armatura vogliano piuttosto nel calore dell' eta raccogliere Y elnio e lo scudo , che la spada e il pugnale ? Chi ne assi- cura , che invece di ammaestrarsi nella prudenza non si facciano dotti nella malizia ? Noi tacciamo dei ro- manzi ne'quali il Fielding racconto le avventure di Amelia Booth e di Gionata Wild: una liberta quasi cinica li deturpa , ed in ispecie il secondo per quella sua perpetua e qualche volta nascosta ironia va coUocato tra i pessimi libri. Ma chi vorra dire , che ad un giovine inesperto ed innocente possano darsi senza alcun danno anche i due capolavori , che sotto i rapporti dell' arte sono a considerarsi come mo- delli non superabili ? II Gil Bias e il Tom Jones sono quadri fedebssimi in cui la societa si presenta quasi sempre nel peggiore suo aspetto , e gli stessi protagonisti si allontanano non di rado dal cammino della virtu e dell' onore. Pur troppo cio avviene nella vita ordinaria , ove ben pochi possono sorgere con fronte sincera , e dire : io veracemente fui sem- pre giusto : ma perche in un romanzo chiamare la nostra benevolenza sopra un uomo di probita vacillante ? Perche proporci ad esemplare chi cosi spesso si abbandona alia sua debolezza ? La costanza nella virtu debb' essere la prima lezione , ne con- viene mettere confidenza nelF uomo , che il difficile cammino del dovere si possa lasciare e riprendere come meglio attalenta. Senza che alcune pitture in ispecie nel Tom Jones sono per dir cosi tanto nude , che il puclore, gemma bellissima della giovinezza, non le sa tollerare. II Goethe , che quasi tutta la lette- ratura felicemente abbraccio , ed il Picard , che di si vivaci commedie arricchi il teatro francese , vol- lero entrare in questa medesima scuola , ma il se- condo non parve conscrvare intcramente anche nei DEL ROMANZO IN GENERALE. 847 romanzi quel suo spirito sagace ed osservatore , ed il primo ci debbe esser grato, se ne restringiamo a dire, die il suo Guglielmo Meister non e lettura ap- propriata alia iiiente de' giovani. II Pigault-le-Brun apparterrebbe ancor egli a questa classe, ma di lui e della disgraziata sua fecondita si dovria discor- rere con troppo gravi parole , e noi voglianio spe- rare clie T eccesso medesimo della sua bufFonesca ed oscena empieta ne sprofondi le opere nel meri- tato disprezzo. Non e qui nostra intenzione d' entrare nella lunga serie di tali romanzieri, fra cui va eminentemente distinto per le stesse doti e gli stessi difetti il biz- zarre e giocondo Smollet : ma si prima di stac- carci da questa grande divisione delle due scuole noi dobbiamo ricordare colui che con sovrana co- noscenza dell' arte si sforzo di congiugncrle. A questa parole il pensiero corre tosto a Samuele Richardson, che nella sua Clarissa e nel suo Qraiidisson ne diede r ideale dell umana perfezione cousiderata no' due sessi, e colloco i suoi personaggi in tale state, che nel lore combattimento cogl' iniqui ei potesse sco- prirne le scellerate macchinazieni. Non e maniera d' elogi , che queste romanzatore non abbia raccolti , e fine quel Diderot , che non credcva in Die , chia- mava divini i suoi scritti: di che vuel tanto piu farsi le maraviglie , che la virtu di Clarissa e virtu religiosa. Noi pero , mentre riconosciamo 1' alto pi'e- gio di que' romanzi, non sappiame dissimulare , che la narrazione ne sembra soverchiamente prolissa e che la passione in quelle continue minutezze non di rado si spegne. Dicono alcuni che tutti quel particolari ajutano assai Tevidenza, mala ragione ci grida che r evidenza dell' eggetto dipende ne' suoi edetti dal- r attenzione del riguardaute , ne puo mai essere at- tento le spettatore annojato. In ogni modo ne pare fuori di dubbie che per giugnere al perfetto ro- hianzo si debba percorrere la strada che tenne il Richardson, e come lui evitare i danai , e rnccogUerc 348 DEL ROMANZO IN GENFRALE. i vantaggi cV entrambe le scuole. Tornanclo alle quali segue a dire , che ogni specie di romanzi puo ad esse comodamente ridursi , coUa sola avverteiiza che iiiuna scuola sta ristretta per modo in se sola , che non prenda dair altra alciina cosa ad impre- stito. Ne qui vogliamo suddividere nelle sue classi secondarie questa infinita famiglia , contend ad ac- cennarne quasi di volo le principali. Dei romanzi che si fondano sul maraviglioso so- prannaturale abbiamo gia detto e ne convenne avver- tire , che non erano lettara affatto innocente : tuttavia vuole giustizia che noi confessiamo non essere i me- desimi di gran lunga si dannosi, che gli altri del ge- nere che chiamano nero o tcrribile, ne quali le mara- viglie si vogliono con niezzi umani spiegare , e cosi r iniaginazione e tratta di assurdita in assurdita lino a perdere ogni norma del possibile e del verosimile. Ne il cuore da quelle scosse violenti puo aver alcun utile ; che anzi la contemplazione de' guai atrocissimi , e dclle esagei'ate passioni ne falsa ogni sentire e ne rende incapaci di compatire ai comuni e tollera- bili niali. Chi ha letto i romanzi di Anna Radcliffe ricoidera , come gli restasse a lungo un certo spa- vento per gli uomini , e quanta t'atica durasse a ri- farsi tenero alle dolci impressioni. I grandi delitti vanno rimossi da' romanzi per quello stesso motive che Orazio vietava a Medea di trucidare i figli so- pra la scena , ne sara mai consigliabile d' olTerire alio sguardo inorridito de' giovani sino a che ter- mini possa arrivare 1' umana scelleratezza. Non ap- pena sono mostrate alia temeraria nostra razza le colonne di Ercole , che da moke bocche sfugge il motto di Carlo Quinto , e una turba d' avventurieri s' affretta a varcarle. Si tolgano quindi dalla comune lettura questi mostruosi racconti , e con essi tutti quelli in cui si mette come unico rimedio delle passioni la morte. Lungi il disperato Wcrther del Goethe , lungi la copia servile che con tctro in- tendimento ne fece Ugo Foscolo . Ne si perdoni alia DEL ROMANZO IN GENERALE. 849 Chiara d'Alba di madama Cottin , ne alia Delfina della signora di Stael, se anche intercedessero per la prima la sua Matllde , e gli EsigLiati in Siberia , se anche per la seconda volesse farsi mediatrice Corinna. Piu lietamente noi ci accostiarno alle altre specie di romanzi , perche non e cosi agevole a derivarne un gran danno : i romanzi politici ed i satirici pos- sono per verita riuscire anch' essi gravemente nocivi, ma e da consolarsi che furono sempre assai rari, e di loro natura si restringono ad un piccolo cerchio di lettori, facili poi a cadere in piena dimenticanza quando si calmano le passioni, dal cui fermento sou nati. La stessa Argenide , che ando tante volte e in si diverse lingue alia stampa , e ora scaduta alle mani di pochi che fanno professione d' una lette- ratura recondita ; ne agli scritti del curato di Meu- don durerebbe ancor tanta fama , se disgraziata- mente non concorressero tutto di a rinfrescarla al- tre dolorose cagioni , ch' e bello il tacere. S' ag- giunga, che la sapienza de' ben regolati governi ha sempre vegliato che la fama de' cittadini venisse dalle leggi protetta , e la ragione di Stato non fosse con frivole invenzioni strascinata nel trivio. Ai ro- manzi critici e letterarj e invece lasciata franca car- riera , purche non trasandino da' loro contini : che le battaglie de' letterati menano uno spaventoso ro- more , ma pochi se ne curano , e lo sdegno in breve si placa , se alia critica non s' aggiungono piu ga- gliardi e stranieri motivi. La vita di Martino Scri- blero e le maravigliose Avventure di Don Chisciotte sono in questo genere perfetti esemplari. Ma poiche venimmo a toccare 1' ingegnosa opera con cui r infelice Cervantes si sforzava a dimenti- care 1' ingratitudine della sua patria , perche non vorremo noi esporre intorno ad essa una nostra sin- golare opinione ? Quel libro passa per la piu gio- conda novella che mai s' abbia trovata, ed un sor- riso si vede a fior d' ogni labbro , tosto che pur il 35o DEL ROMANZO IN GENERALE. nome si pronuncia del Cavaliero dalla trista figura , e del suo buono scudiere. Ne certo siamo noi cosi avversi da ogni lepido scherzo, che non ne sia ma- nifesta V inimitabile leggiadria , coUa quale e fatto sorgere il ridicolo da quel casi stranissimi : ma tut- tavia perche tacerenio , che non conosciamo alcun romanzo piu profondamente malinconico del Don Chisciotte ? Gli avvenimenti sono in apparenza gaj ed allegri , ma qaal e in sostanza V idea principal e di questo racconto? Un disgraziato, a cui false, ma generose letture hanno sconvolto il cervello , si la- scia prendere all entusiasmo , o diciain pure alia pazzia di rinnovare la gloria cavalleresca , e farsi raddrizzatore de' torti e guerriero del sesso gentile ; un biion villano se gli accompagna come scudiere , e diviso tra il retto suo senno e le stravaganze del padrone lo serve con rarissima fede. I piu magna- nimi sensi , le intenzioni piu virtuose sono sulla bocca e nel cuore del buon cavaliero , che nello stesso tempo s' abbandona a incredibili , ma sempre innocenti pazzie. Se quindi le sue avventure fossero semplicemente ridicole , il castigo potrebbe forse pa- rere opportune , ma ben altra e la sorte di quello sventurato, che viene afflitto dalle miserie piu reali e piu vere. Alia derisione continua s' aggiugne ogni peggiore strazio della persona , le percosse , le ma- lattie, le ferite, finche consumata dalF insopportabile stento la vita gli giugne misera ed acerbissima anche la morte. Sia pur egli un pazzo , sia pure un delirio quell' impeto che senza consiglio lo spinge a get- tarsi incontro a pericoli ; ma quando mai fu soggetto d' onesto riso la perdita del senno , cpiella terribile disgrazia che assopisce nell' uomo la scintilla divina? E come invece non compiangere lo sfortunato, che delle sue nobili illusioni, della sua inganuata bonta raccoglie questo pessimo frutto ? Alcune parti del ro- manzo potranno separatamente sembrare piacevoli , r intero concepimento e per noi pieno di cupa tri- ste/za. Ne di cid viiol darsi colpa al Cervantes, che DEL ROMANZO IN GENERALE. 35 1 forse senza volerlo tradi a questo modo il suo sde- gnoso dolore. Non e cosa che amareggi il cuore piu. che r ingiustizia degli uoniini , ed ei la provo sino air ultimo della vita , senza poterne mai aver altra vendetta che Y intimo disprezzo pei vili che nol co- noscevano. Qual maraviglia adunque se in questa si- tuazione dell' animo anche il suo scherzo riusci cosi fiero, e sembro quasi una crudele ironia contro chi si lascia trasportare all' entusiasmo della gloria e della virtu ? Si dice che questo romanzo giovasse molto alia nazione liberandola da un diluvio di libri cat- tivi, e certo egli sbandi gli Araadigi di Gaula e di Grecia , e Palmerino e Primaleone , ma noi diman- diam volentieri , se poi la Spagna abbia veramente fatto un grande guadagno , quando insieme co' ro- manzi cavallereschi depose tanta parte de' suoi an- tichi costumi. E qui poiche la digressione ne condusse a questa specie di favolosi racconti, ne bastera averli accen- nati. Venuti nelle Spagne co' Mori per 1' infausta vendetta del Conte Giuliano essi si diffusero rapida- mente per ogni popolo , e in ispecie nella Germania si moltiplicarono ad incredibile numero. I piu famosi pero si possono aggruppare in tre grandi famiglie intorno ad Amadigi , ad Artu e a Carlo Magno , e fra questi , quantunque gli scritti di Vasco Lobeira e del benedettino Goff'redo di Monmouth jjorgessero argomento di gentili invenzioni , trionfano i romanzi che pervennero dall' apocrifa leggenda attribuita a Turpino. La poesia li raccolse sotto il bel cielo d' Ita- lia , e questa nuova e vera incantatrice fabbricando i brillanti palagi d'Atlante e d' Alcina distrusse per sempre le magie d' Alchifo e d' Urganda. Ora le no- stre costumanze troppo abborrono da siffatte novel! e, e r averne qui detta alcuna parola non fu necessita del soggetto , ma desiderio di ricordare una illustre niemoria. Questa breve iatrammessa de' romanzi cavallereschi molto ne allontano dai filosofici , che naturalmente 352 DEL EOMANZO IN GENERALE. doveano seguitare ai romanzi critici e letterarj : ma poco e il danno che sarebbe venuto anche dalla in- tera ommissione di questo genere affatto vizioso. Non si tratta gia della filosofia morale , che debb' essere il fondamento di mtti i racconti, ma si della filo- sofia speculativa , o della metafisica che si poco in- tende e vuol tutto spiegare. II Candida , 1 Ingenuo , Giacomo il Fatalista , il Racconto della Botte sono germogli di questa semenza : perche dumcjue per- dere il tempo a considerare 1' altra messe del campo ? Dei romanzi d' educazione si potrebbe invece con molto compiacimenlo parlare , perche se anche in alcuni di essi e sparso qualche veleno , la raassima parte va ricca di bei precetti e d" utilissimi esempi. L' Alemagna ne abbonda , ma pare a noi che i gra- ziosi scritti del Berqnin , il singolarissimo Robinson di Daniele di Foe , e le opere di Miss Edgeworth e di madama Genlis siano ancora cio che fu inven- tato di meglio. I fanciulli ed i giovani vi prende- ranno istruzione senza nocumento del cuore , e i vecchi stessi torneran volentieri a qnel caro sogno della loro eta fanciuUesca. Anche qui pero si dee sempre avere dinanzi che questa lettura sia conce- duta con gran parsimonia , e solo quaudo bisogna rallentare 1' arco perche non si spezzi. L' ottima Hannah More col pio romanzo che intitolo La scelta della jnoglie voile tentare in questo genere una novita cui s' accosto Allan Cunin2:ham colle sue Prove di Margarita Lindsay , ma lodando la loro santa intenzione noi crediamo che col togliere ogni interesse di avvenimenti dalle proprie scritture essi impedirono quel vantaggio che fatte volgari poteano produrre. Oltre di che e molto a temersi , che in- vece di rendere religioso il romanzo non si renda romanzesca o nojosa la religione. A questo scoguo ne pare che finora rompessero anche coloro che di proposito scrissero romanzi di devozionc , sia che con pieta troppo credula accumulassero non avverati prodigi , sia che andassero perduti nelle sottigliezze DEL ROMANZO IN GENERALE. 353 del mlsticismo. La storia di Balaam e dl Giosafatte n e forse il piu antico esempio , e S. Giovanni Da- masceno die la detto , diede con essa a conoscere che non credeva per se stesse riprovevoli queste lin- zioni. Quando pero si pensa air estrenia facilita clie la religione abbandonata alia fantasia perda il sue dignitoso contegno, ed entrando nel regno delle chi- mere piu non conservi manifesto 1' augusto carattere della verita , nasce il desiderio che questa confusione di generi opposti non trovi favore , e si lasci iu quella dimenticanza in cui e gia caduta cogli svene- voli ronianzi mitologici e coi pastorali. Chi ha letto le opere del Fessler dovra certo formare con noi questo medesimo voto. Ne i romanzi che con nonie mezzo forastiere so- gliamo chiamare umorisdcl vogliono essere piu lie- tamente raccolti , perche quando si allenta alia ima- ginazione ogni freno delf arte , ^ quasi impossibile eh' ella si contenga fra giusti confini. Noi sappiamo bene che si pretende esservi certe regole anche per tali componimenti : e se tutti somigliassero al biz- zarro Viaggio di S. Cloud o a quelf altro grazioso intorno alia mia camera, noi lo vorremmo anche cre- dere. Ma quai regole, per nostra fede, quali precetti possiamo noi imaginarci seguiti in quelle scritture che si dicono le piu perfette di questa viziosa ma- niera ? Lorenzo Sterne e risguardato come il piu ec- cellente di tai romanzieri , e il breve suo Viaggio sentimentale ha in fatti molte parti degnissime di tutta lode , ma chi puo dar intera ragione ( e sia pur inglese ) del suo Tristram Shandy? Chi puo tener dietro alf autore in tanto e cosi disparato trascor- rere ? Una mente sottile ed attenta sa reggere all' av- vduppo degli avvenimenti senza confondersi , ma air avvduppo delle passioni, degli affetti, dei senti- menti, delle idee non v' e ingegno, non v' e cuore che basti. L' anima umana , che pur vive d' azione , ha qualche volta bisogno d' una quiete solenne per raccogliersi in se medesima , e sempre dee procedeie 354 DEL ROMANZO IN GENERALE. nelle sue operazioni con ordine successive e distinto. Chi vuole assalirla da cento parti ad un tempo, chi la conduce in un vortice , e per esso tempestosamente r aggira , giugne a stordirla , ma non a commuoverla, e con quel violento esercizio Y afFatica senza renderla piu poderosa. Egli e, come se mille oggetti ne passas- sero rapidamente dinanzi: I'occhio li vede tutti, ma non arriva a distinguerne alcuno. Gian Paolo Richter tiene in Germania il primo seagio fra gli Umoristi , i cui privilegi oso adoprare fino nelle sue opere di educazione e d' estetica , ma chi ha mai veduto al- trove un piu strano abuse di dottrina e d' ingegno ? Espero , Titano e I'Avvocato de poveri , che ne sem- brano i suoi migliori roraanzi , sono tali che nessuno potra mai bene tradurli , nessuno potra darne nem- meno un idea distinta a chi non li puo leggere nella loro lingua nativa. E fra i Tedeschi medesimi noi conosciamo molte gentili e dotte persone che inge- nuamente ne confessarono non averli mai potuti per intero comprendere. La teologia , 1' astronomia , la storia naturale , la medicina , la nautica , ogni arte liberale , ogni mestiere meccanico , ogni parte in somma dello scibile umano gli somministra paragoni e riscontri , e spesso con un cenno fuggitivo sono ravvicinate le idee piu lontane , e quelle che pa- reano prossime vanno disgiunte. La no vita del lin- guaggio s' unisce alia novita del concetto, e qualche volta , quando si crede avere spiegato ogni cosa si conosce d' esser pienamente in errore. S' incontrano due pagine sfolgoranti di schietta bellezza , e la terza e bassa, triviale , puerile: si studia per dicifrarla , e chi v' arriva si duole d' averci studiato. Sembra , e forse potrebbe esser vero , che 1' autore faccia conserva di cio che nelle sue varie letture trova degno d' osservazione , e tutta quella materia indi- gesta cacci nelle opere sue come gli viene alle mani, senz' altro ordine che il caso , senz' altro nesso che le analogic scoperte in quel momento dall' arguto suo ingegno. In tai modo ad una sentenza degna di DEL ROMANZO IN GENERALE. 355 Tacito succede un concetto che nol torrebbe per sue r Achillini , e la bella donna d' Orazio termina assai peggio che nella deformita d'una foca. Difficilmente potrebbe farsi ne meglio , ne peggio , ma per giu- gnere all' ottimo troppo malagevole e la strada che conviene percorrere. Non e qui il luogo di allar- garsi in esempi , ma questo almeno ne piace avver- tire, che in un romanzo, del quale non e pur pos- sibile a tradursi il titolo ( Jubelsenior ) , egli ardi alteinar sempre un capitolo di narrazione e una lettera pastorale affatto straniera al soggetto. Ben intendiamo che questi vizj sono da attribuirsi ancor piu air autore , che all' intrinseca condizione di tali romanzi , ma tuttavia non vuol essere dissimulato che una gran parte di essi non e da potersi evitare , perche la singolarita e la bizzarria sono i prirai elementi che r imaginazione adopera in siffatti lavori. II viag- gio di Maurizio Thiimniel nel mezzodt della Francia non ha certo dal lato letterario altri difetti che quelli inerenti a questa maniera di romanzi; ma chi vorra dire che sia libro da permettersi volentieri alle mani de' giovani? E quando veggiamo che le opere dello Swift , e del Claudius e del Tieck , e di quanti altri tentarono sinora questa via , sono tutte a mi dipresso alia condizione medesima , perche dubiteremo noi di avvolgere in una proscrizione geuerale una specie di componjmenti che condusse fuor del retto sentiero tanti nobili ingegni? Un mare gia infame per si grandi naufragj non e degno che alcuno gli voglia affidar la sua vita. E qui perche non paja che dopo avere in qualche modo trovati i romanzi conformi alia natura del- r uomo , li vegniamo con artilizio tutti ad uno per uuo escludendo , noi diremo di non essere avversi a quella specie di racconti che principalmente si occupa nella descrizione de' costumi e de' luoghi. I viaggi che in ogni parte del mondo continuamente si fanno , of- frono a siffatti lavori una materia abboudante , e come in essi puo tenersi strettamente il vero in tutto cio 356 DEL ROMA.NZO IN GENERALE. die non e narrazione di fatti , noi confessiamo che vedremmo volentieri rivolgersi a qiiesta metagrin- gegni. Ne con cio c nostro intendimeiito , come foi'se potrebbe sembrare , di unirci ai lodatori cosi frequenti dei romanzi storici, che anzi troppo siam lungi dal voler fomentare quella smoderata avidita con cui questo secolo curioso gli abbraccia. Sono oramai pa- recclii anni che pubblicandosi i viaggi del Petrarca dettati dal professore Levati noi abbiamo proferita schiettaniente la nostra opinione su questa peiicolosa meschianza del vero e del falso, ue da quel gioino in poi una piu lunga meditazione ne condusse a diversa sentenza. Noi crediamo ancora che con una confusione di favole non si debbano ridurre incerti i documenti delle eta trapassate ; noi crediamo an- cora che invece di rendere la finzione piu utile e r istoria piii dilettevole , sia diminuito il diletto della finzione , sia tolta \ utilita dell' istoria. L ingegno e operator di miracoli, e chi ne fu privilegiato da Dio con quella magnificenza che a Gualtiero Scott venne usata , puo quasi cambiare la natura delle cose , o alraeno fame parere laudabili anche i difetti. E pero da avvertire che la denominazione di romanzo sto- rico e indistintamente applicata a due specie di ro- manzi che in un solo punto si uniscono , e in tutto il resto vanno divisi. Romanzo storico e propria- mente quello in cui personaggi gia celebri nella storia sono argomento della narrazione, e questa va mi- schiando i privati avvenimenti ai pubblici casi. Tale e il Waweriey , tale il Woodstock e i Piiritani, e \ Abate , e Quintino Durward , e quasi tutti gli stu- pendi lavori del romanziero scozzese. Ma egli stesso diede \ esempio d' un altra maniera di romanzi che noi aspettando un nome piii esatto chiamerem de- scrittivi. La sposa di Lammermoor , le acqiie di San Ronano , 1' Antiquario , \ Astrologo , e quasi tutto r Ivanohe appartengono a questa classe affatto di- stinta. Altro e il ripeterci con dannose variazioni i fatti che furono gia tema agli storici , ed altro e DEL ROMANZO IN CENERALE. 357 portare un' azione imaginaria in un tempo ed in un paese determinato , e renderla piu evidente colla fedele descrizione dei costumi e dei luoghi. Tutto il biasimo che a quel primo intendimento debb' es- sere inflitto , si converte in lode per questo secondo ; imperocclie se con quello dee necessariamente tra- dirsi il vero , con questo il vero puo diffondersi , e in tutta la sua purezza insegnaisi. La parte narrativa e per intero creata dalla fantasia , la descrittiva e senz' altro tolta dalla natura e dai fatti. L' antiquaria , la storia naturale e la geografia possono da questi romanzi essere singolarmente ajutate, e quegli studj medcsimi che per soverchia aridita sogliono ritiutarsi dai giovani, vengono per la via del diletto a insi- nuarsi nella loro nienioria. Certamente un romanzo non potra insegnare quella dottrina die a fondo si \uol possedere, ma si egli potra adornare I'ingegno di moke cognizioni , che senza essere strettamente necessarie ne valgono a niiglior gentilezza. E anzi da osservarsi che dall' aver negletto questo vantaggio provenne alia massima parte de' romanzi quel ditetto d' interesse e d' evidenza che li fece cosi presto di- menticare. Quanti non sono i racconti, dei quali e impossibile indicare il tempo ed il luogo? Tutto e incerto , vago , indeterminato , e se anche 1' autore ne avverti della sua intenzione , noi siamo costretti a credergli sopra la sua parola, come a quei dipin- tori die per buona precauzione a pie delle loro fi- gure ne scrivevano i nomi. Egli e quasi, come se noi assistessimo ad una trasiedia d' antiche e stra- mere memorie , e i personaggi vestissero cle nostri medesimi panni sopra un teatro afFatto nudo di scene. L' illusione non potra mai essere perfetta , e se a case la forza della parola arrivasse un istante a rapiici , r effetto e momentaneo e il disinganno prontissimo. Molti credono che i romanzi storici di Gualtiero Scott debbano gran parte del loro favore alia maravi- gliosa destrezza colla quale il vero e intrecciato col falso, e i giaudi quadri della storia sono dai colori 358 DEL ROMANZO IN GENERAXE. deir imaginazione fatti piu belli. Su questo falso sup- posto vengono innalzate le piii strane teorie, e chi s' arresta alia prima superficie leggermente se ne persuade. Ma perclie non vorrassi procedere con maggiore attenzione, e render conto a se medesimi del proprio diletto, quando da questo esanie non e disgiunto il vantaggio dell' arte e della stessa mo- rale ? Non perclie meschia il vero coUa finzione , non perche falsifica splendidamente V istoria , ma ad onta di questi difetti e venuto Gualtiero Scott nelV alta sua fama , perche soverchianti bellezze sono di com- penso agli errori. Ed a cercare quali siano queste bellezze si grandi da superare un vizio tanto essen- ziale si rinvengono appunto in quelle doti che al romanzo descrittivo appartengono : somma fedelta nella rappresentazione de' costumi , perfetta evidenza nella pittura de' luoghi : il resto viene al grande ro- manziero dall'ingegno felicissimo, e dalla forza dram- matica con cui gli avvenimenti sono piuttosto messi in iscena die raccontati. Si guardi quella spaventosa tragedia nel castello di Frondebeuf , ove lo Scott ne diede 1' estrema misura di quanto puo fare , e si vedra che tutta e luce d' invenzione senza una scintilla d' istoria. Non e maraviglia che una filosofia, la quale du- bita di tutto , e converte gli assiomi in problemi , si sforzi di combattere la verita nella sua piu salda tiincera insinuando la finzione , ove non avrebbe dovuto mai penetrare. Ella spera forse che dal ren- dere storico il romanzo si passera a credere ro- manzesca la storia , e se tanto le riesce tien sicuro 1 infelice trionfo de' suoi sistemi , perche avra resi dubbiosi ed incerti i fatti , soli nemici ch' ella vede di non potere coi sofismi distruggere. E pero vana e temeraria questa speranza , perche gli errori mol- tiplicando somigjiano ai guerrieri nati dai solclii di Cadmo, e scambievolmente s' atterrano. Pur troppo a pie del vero germogliano i dubbj , ma prima che arrivino a solTocare la nobile pianta , una mano DEL ROMANZO IN GENERALE. 359 vigorosa strappa senipre gl' infetti rampolli. Noi non vogliamo accusare lo Scott, ne alcun altro tale che certo non e da tribuirsi ai romanzieri la mala in- tenzione ; ed essi piuttosto che artefici s' hanno a dire stromenti, dai quali saprebbe la malvagita trarre dannoso partito a suo tempo : ma non per questo le nostre parole doveano uscir timorose , che quelli soltanto se le porranno ad in2;inria , cui d' averle meritate rimordera la coscienza : ne per tal gente alcmi biiono vorra contrastare chi difende i piu santi principj. Gritaliani, proclamiamo pure questa gloria bellis- sima, gl'Italiani sovra ogn altra nazione si tennero costantemente e nelle arti e nclle scienze fra i giusti conlini, e se qualche volta per la forza delle circo- stanze li trasgredirono, non ando a lungo il riniettersi suUa buona carriera. Uno squisito senso di conve- nienza passato dalla Grecia nel Lazio arrivo sino a noi coir altra eredita de' Roniani , e per esso 1" Italia riduce alle vere norme cio che le giugne snaturato e vizioso. L'antica sentenza che Roma perfeziona le arti e fatta anche per noi , ed ora ne abbiamo un esem- pio molto osservabile nel romanticism© che vcnuto d' oltremonti pareva volerne tramutare ogni lettera- tura , ed altro non produsse che 1' eiofetto d' una tem- pesta , dalla quale Y aria e renduta piu pura e serena. Le norme antiche rimasero ancora inviolate , e solo caddcvo quei miserabili ingombri che lo scarso animo de' pedanti avea gettati fra passi , a chi troppo me- glio di loro potea percorrere lo stadio glorioso. Alcuni inesperti si agitano tuttora senza ireno tra r esagerato ed il falso , ma troppo son pochi verso i moltissimi, che della scuola romantica altro non presero, se non quanto bastava a ricondurre le dot- trine classiche a quei pi'incipj onde le fallacie dei retori e delle accademie le aveano sgraziatamente deviate. In egual modo avverra tra noi de' I'omanzi storici die forse ne potranno un istante sedurre , ma poi saranuo condotti a spogliarsi d' ogni I'also e 36o DEL ROM4.NZO IN GENEHALE. pericoloso ornamento. Altri ha gla veduto la necessita di questa avvertenza , e severe criticlie ammonirono lo Scott, quand' ei parve in ispecie nel Talismano abusare soverchiamente T ingegno. GF Italian! non banno bisogno d' imitare nessuno , ma pure non sara forse inutile il dire , come \ americano Cooper ne abbia forniti belli ed imitabili esempi del romanzo descrittivo senza punto rendersi colpevole d' aver lesa la maesta della storia. II suo solo Lionello Lin- coln e macchiato di un tale difetto , ma il Pilota , la Spia, i Coloni (i) , Redwood e \ Ultimo de Mohi- cani sono modelli eccellenti di quel romanzo che noi sovra tutti raccomandiamo , perche s' uniforma il meglio ai bisogni del secolo senza favorirne Y in- fausto genio di confondere il falso col vero. II Cooper non arriva forse alio sterminato ingegno dello Scoz- ze&e, ma certo il suo cuore fu privilegiato di piii profonda passione : e s' ei nella parte drammatica di grande intervallo cede alio Scott , noi non dubi- tiamo d affermare che gli e in vece altrettanto su- periore nella evidenza del descrivere e del raccon- tare. Chi ha letto il passaggio fra gli scogli nel Pilota^ r incendio del bosco ne Coloni, e sovra ogni cosa il viaggio per le foreste nell' Ultimo de' Mohi- cani vorra certo far ragione alle nostre parole , e tro- vera perfino temerario, che alcuno ardisca parago- nargli il bizzarro Visconte d'Arlincourt, o lo Zschokke. Questa carriera , che potea dirsi appena dischmsa dalle Avventure di Paolo e Virginia e dalla novella di Attala , fu dair Americano felicemente percorsa lino agli ultimi termini , e noi osiamo promettere agli Italiani che sara loro conceduta una nobilissima pal- ma , se rinunciando alia pericolosa e fuggitiva lode del romanzo storico vorrauuo con migliore consiglio a quest' altra meta animosamente contendere. (i) Noi adopriaino per approssimazione questa voce ia vece della inglese pioiiiieers , che nou sapreaimo piii accon- ciamente tratlurre. DEL ROMANZO IN GENERALE. 36 1 Ne puo arrestarci dal favorevole augurio quella divulgata opinione che noi non abbiamo finora ro- manzi, e die quintli dopo si lunga esperienza e da conchiudere che alcuno ne dee mancare degli ele- menti che a silTatte scritture sono essenziali. L' ar- gomento e difettivo in ogni sua parte , ma se anche la base su cui si fonda reggesse , egli avrcbbe a un di presso la medesima forza di quello con cui avanti il Goldoni si avesse voluto dimostrare che siamo incapaci della commedia. Un popolo , cui la sua natura renda inetto ai romanzi , sara da noi creduto possibile quando ne verra mostrata quella nazione aliricana d' Erodoto che mai non sognava : ma se anche esister potesse una gente , cui fosse cosi morta la fantasia da non bastarle a questi con- cetti , chi la vorra mai cercare tra le alpi e il capo di Lilibeo nella patria del pensiero e delle inven- zioni ? Chi vorra dire che nel sacro terreno della pocsia e dell' aniore non alligni nemmeno coltivata quella pianta che cresce spontanea fra gli Uroni ed i Caraibi ? Tuttavia e da confessare che Y accusa tiene alcun sembiante di vero , ne sara perduta qualche breve parola a cercare se in effetto noi siamo privi di romanzi , e quale ostacolo possa avere inipedito che questi componimeuti almeno a nostri giorni non abbiano moltiplicato in Italia con quella dismisura, a cui vennero in Germania, in Inghilterra ed in Francia. Ghe cosa sono le novelle , in cui la nostra lette- ratura appena risorta dalla barbaric fece si bella prova della sua forza ? 11 nome mutera egli Y essenza alle cose , o forse e prescritto un termine , oltre il quale si dee stendere il racconto per diventare uu romanzo ? Noi ben ve2;giamo che una tavoletta o un bel motto brevemente narrato corrisponder non possotio a queir idea che del romanzo abbiamo con- cetta : ma perche ad esempio non si dara questo ti- tolo alle avventure di Griselda o a quelle cosi pie- tose di Ciulietta e Romeo ? Gf Inglesi chiamano no- velle ( novels ) qppnnto quelle narrazioni che noi Bibl. ItaL T. XLVIL 24 362 DEL ROMANZO IN GENEEALE. diciamo romanzi, e questa denominazione, clie per essi e comune ai molti volumi della Clarissa , e alle poche pagine del Vicario di Vakefield , ne seinbia iiiolto pill filosollca die la divisione senza varitag- gio o motivo introdotta fra noi. Romanzo o no- vella senz' altra differenza e quel racconto lavoloso, ill cui gli avveuimenti siano esposti con quella lar- ghezza clie lasci campo a rappresentare i caratteri e i costumi , e ad esprimere il movimento delle passioni. Non e forse un romanzo pei Francesi quel Renato , in cui le nostre vaghe speranze , i nostri dubbiosi desiderj sono si vivamente spiegati ? E qiial altro titolo piii conveniente si darebbe a quell' Jc?o^o, che con tanta profondita nianifesta la pin terribile situazione dell' aninia umana ? Perche dunque non vorremo anche noi chiamare romanzo le nostre mi- gliori novelle , clie certo non sono piu brevi del- r Adolfo , lie del Renato , e tanto s' avvicinano a quelle cosi lodatc delF Irving? Una distinzione di nomi puo esser utile , quando col suddividere si viiol ser- vire a maggiore chiarezza , ma dee assolutamente sbandirsi quando si tratta di aflferrare nella sua pie- nezza un' idea principale. Qui si tratta dell' attitudine d' una nazione ad imaginare un racconto favoloso, lie delle nicnome diflferenze si vuol tener conto. II Boccaccio si allargo nella Fiammetta e nel Filocopo molto piu die nelle novelle non avea fatto , ma noi domandiamo , se veraniente cosi facendo egli abbia meritato meglio il nome di romanziero. E pero da considerarsi attentamente questo subitaneo rivolgersi degl' Italiani al diletto del novellare , tosto clie il i loro ingegno dai nuovi studj fu illuniinato : la nostra lingua e le novelle sono quasi nate ad un parto , e forse cio solo potrebbe bastare incontro a coloro , clie alle narrazioni romanzesclie ci vogliano inetti. II secolo decimoquinto fu piuttoslo adopcrante nello scoprire le antiche riccliezze , clie nel crearne di nuo- ve , ma qui pure abbiamo novelle e romanzi , e se im gelo universale prodotio dalle ricerrlic d' erudizioue DEL ROMANZO IN GENERALE. OOO ci remlette meno pronti ai lavori della fantasia , ci debb' essere uu gran conforto il pensaie alia somma udlita di quelle ingrate fatiche , e il ricordare clie il resto delF Europa era ai nostri piedi, e ne inclii- nava come maestri. In que' tempi il romanzo ca- qui devroient avoir pour guide les notions les » plus saines de la statistique comparee, laquelle est » encore dans leufance. » ( Situation progressive des forces de la France, pag. 4, 1827.) I due grossi volumi in 4.'' della Filosofia della Sta- tistica fanno dubitare , se in Italia sia vera la proposi- zione del sullodato scrittore : La Statistic[ue comparee est une science d creer^ infatti dalla prima pagina sino air ultima si trovano in quell' opera numerose serie di fatti statistici posti a confronto , e de' quali gli uni additano i sintomi dcllo Stato piii o meno buono , gli altri, i sintomi dello Stato piii o meno cattivo di tutti gli oggetti economici , e l' azionc in piii 0 in meno , cioe impellente o ritardatrice delle cause alle quali soggiacciono ; tutti i tempi , tutte le nazioni , tutte le forze si tisiche clie morali vengono comparate ( dal lato statistico ) e si lumeggiano a vicenda. L' autoie ha r avvertenza di scegliere principalmente quefatfi che possono essere ridotti a calcolo , giacche i risul- tati de' confronti riescono piu sensibili, piii esatti, pill luminosi. Ci lusingliiamo che il lettore con- verra nella nostra opinioue, dopo d'avere consultato ESPOSTA DA M. GIOJA. Z-jS principalmente le tabelle che si trovano nel i .° volume alle pagine 64, 56, 61, 70, 'j^.-jY-, 83-86, 88-94, io5-iio, 112, ii3, ii5-i23, 126-129, 133-141 , 144, 145, 149-154, 161-163, 166, 167,199, 224, 225, 258,259, ^7^' 282-295; nel 2.° volume alle pagine 10-19, 3o-34 , 37-39, i5i-i59, 166-173, 202-227, 238-245, 248-260, 296-314, 321, 322, 349, 387-407. * Per citare un solo tra i cento esempi di Statistica comparata die si trovano nel primo volume, ricor- deremo il modo con cui T autore dimostra L influenza degli dementi topografici sulla vite e sul vino In pill. In meno. J. Tempo infruttifero della vite. i.° La vegetazione e si ra- i." In Francia la vite non pida nella Crimea, che non comincia a daie frutti clie abbisognano alia vite piii di dopo quattro anni o cinque. tre anni per caricarsi di frutti. Nelle Alpi marittime ella non da che un frutto mediocre ai cinque anni. //. Precaiizioni di conservazione. 2." Generalmente il clima a.'Lungo ilDon, giungendo dolce del Portogallo , della il freddo a - 20 e - 22 gr. Spagna, della massima parte centigradi, e necessario alia deir Italia, permette di la- fine d'autunno coprire la vite sciare scoperte ed esposte a di terra e di fieno ( spesa sen- tatte le vicende atniosferiche sibile ). Nella state il calore le viti (^minore spesa). salendo a •♦• 27 e + 28 Tuva puo giungere a maturita, III. Durata della vite. 3.° Ne'dipartlmenti del ZoJ 3." Nelle Alpi marittime e e Garonna , Loir e Cher la forza rinnovare la vite , qui vite dura anni 5o. dopo 25 amii, la dopo i5. IV. Grossezza delV albero e de frutti. 4." Nel Ghilan, la piu bella 4° America settentrionale. e piu fertile provincia della Dal crescere spontanearaente Persia, non e cosa rara di ve- la vite in tutte le parti del- dere un ceppo di vite gvosso TAmerica Settentrionale, con- riLOSOFIA DELLA STATISTICA 3:6 qnanto pub esserlo nel mezzo del corpo un uoino di taglia ordinaria. Nel Monte Libano (Siria) la vite produce de' grappoli enormi , ciascuii grauello de' quali lia la grossezza d' una prugna. Nella Galilea uii solo grap- polo d' uva , luiigo due o tre piedi , basta , con pane ed acqua , alia cena d' una in- teva famiglia. chiuderebbesi a torto clie quel paese convenga alia sua col- tivazione , come 1' Italia , la Spagna , la Francia , situate sotto le stesse latitudini. Le subite vicende del caldo e del freddo distruggono nella Ca- rolina i giovani germogli, ec- citano ed arrestano il succo in pvimavera. Altronde I'umi- dita regnante aU'epoca in cui maturano le uve, fa crepare e marcire la pellicola de'grani. V. Metodl di coldvazione. S." In piu luoghi della Pro- 5.° Ovunque regnano neb- venza si puo , senza nocu- mento, lasciar che serpeggi sul suolo la vite , senza il so- stegno di legnami , e rispar- miare una spesa die cresce in ragioae della loro scar- sezza. bie e venti un po' gagliardi, e necessario sostenere in aria la vite , accio 1' umidita non guasti e le contusioni non spezzino i suol frutti dili- cati ; raolto piu poi se e scarso il calore. FI. Effetd del trasporto sul vino. 6." Bassa Austria: il vino 6.°Astrakan,\iii./{G'' 2.S' lo.": i vini sono eccellenti sul luo- go, ma non si potrebbe tras- portarli senza renderli tor- bidi; senza questa circostanza la Russia potrebbe sommini- strare vino al restante del- r Europa, che si coglie al sud di Vien- na, e che chiamasi vino della montagna , guadagna ad es- sere conservato e trasportato, mentre V altro , nolo sotto il nome di vino del Danubio , e che cresce sulle montagne di- rimpetto a Vienna al nord , non sofFre il trasporto. 7.° I vini di Bordeaux mi- gliorano colla navigazione. 7.° I vini di Borgogna non hanno bastante consistenza per resistere alia navigazione. VII. Dnrata de' vini. 8." II vino de' Dardanelli 8.° Dope 14 anni o 16 dopo 20 o 3o anni perde il il vino dell' isola di Tenedo suo colore senza perdere la perde il suo color rosso, di- sua forza. viene bianco e sceraa di forza. ESrOSTA DA. M. GIOJA. ^"JJ o." II prezzo del vino cli 9.° II vino del Capo di Cipro cresce in ragione del- Buona Speranza e prezioso Tela: dopo 4.0 anni e ri- bevuto sul luogo , ma perde guardato come un balsamo molto colla navigazione; dopo che serbasi per gli ammalati. cinque anni ^non vale piu nulla. VIII' Rapporto tra il vino e I' acquavite. io.° Linguadoca: da 3o vel- 10." Angomese: da 3o vdtes tes di vino si traggono pinte di vino si traggono pinte d'ac- ,, . { prima 40 . ( prima 24 a 26 d acquavite . . < ,7 quavite . } '^ ^ o '■ i seconda So ^ J seconda 00 a 40 Daudo rapidissimo cenno delle materie contenute nel II volume citeremo altre tabelle di confronto. § I. Stato dell agricoltura. Le fonti da cui T autore deduce i sintomi dello stato agrario buono o cattivo , sono le scguenti: I. Bestiami. 6. Orti e giardini. a. Strumenti. y. Recinti e siepi. 3. Lavori. 8. Capitale impiegato nella 4. Concimi. coltivazione. 5. Rapporto tra i campi e i g. Metodi d''amministrazione. prati. Noi non esamineremo coll' autore il rapporto tra il bestiame e I'estensione de'podcri, ne il peso medio de' buoi o de' porci, ne il prodotto giornaliero d' una vacca in latte , od amiuale d' una pecora in lana , e meno la forma degli aratri combinata col iiumero degli animali che li tirano , ne il terreno arato in un giorno , ecc". Ci basti V osservare che T autore di- scuic questi sintomi importantissimi in modo com- parativo , rioc pone a couiVonto gli dementi stati- stici dclla Francia e dell IngliiUcrra , del Portogallo e della Svizzera, dclla Fiandia c della Lombardia, ecc. De' lavori 1' autore dice tra le altre cose: La durata del riposo che si In Fiandra le terre non concede alle terre , pub scrvire, riposano mai^ un vicolto sue- in pari circosuinze , a misurarc cede ad un alti-o quasi seaza Bibl. Ikd. T. XLVIl. :25 SjS riLOSOFI.l DELLA STATISTICS I' imperfezione dell'agricoltura: interrnzione. II giorno stesso eccoae qualclie esempio: in cui fu segata la messe, r agricoltore s' introduce nel ^nni campo coll'erpice onde estir- ^ ,. . pare le cattive erlje , quindi coll aratro e 1 erpice di nuo- Magdebourg . . . 4 . . i ^ vo. llvr e massima che fa Portogallo .... a .. I d'uopo afFaticare I'erplce per Dipartiniento ottenere huone raccolte. La del Gers . . . . i . . i terra e si hen preparata, che Siera-Leona in alcnni giorni dopo una messe Africa i . . 6 si puo seminare di nuovo. Degli orti e giardini Y autore dice : osservando le specie vegetabili che si veudono giornalinente sulle piazze delle citta, potete formarvi qualche idea deir industria che si esercita nelle canipagne circo- stanti. Percio esaminerete /. Le cpoche delle priniizie. Dato lo stesso stato topografico , V anterioritd della maturitd pud rappresentare i gradi d' industria agra- ria : eccone esempi di confronto : » Sulla piazza di Milano (lat. » A Parigi ( lat. 48° So' ) glo- • >> 4.5° 28 ) conipariscono " riavasi la Qaintinye d'a- >' vere presentato a Lui- » gi XIV » gli asparagi sul principio » degli asparagi in dicembre " d' aprile, >> e gennajo, " le fragole dopo la nieta " delle fragole alia fine di " d' aprile, " raarzo , " i piselli in maggio, » de' piccoli piselll in aprile, » i fioroni in luglio, » de' fichi in giugno ; » i melloni in agosto, » a Londra (lat. 5i° 3i') si " ecc. ecc. » lianno melloni in maggio. //. Ze varietd delict stessa specie. II nuincro delle varictd nclla stessa specie e una secouda misura dell' industria; quindi ponendo a con- fronto i divcrsi tempi e paesi , il uumero delle varieta E?POSTA DA M. GIOJA. 879 puo far conoscere i relativi gradi d' abilita o inabi- lita agraria : eccoiie degli esempi : >i XIII secolo: Arnaldo di VII- » XIX secolo : si coltlvano '.• lanuova (iiiilanese) noa " in Francia » conosceva che .... 3 " specie di cavoli . ... So » specie di cavoli. " lattnghe piu di . . . . 5o ') melloni piu di .... 40 '/ XVI secolo: Carlo Stefano 6 „ i^ generale la sorama dei x-TrTT T. ^ 1 " frutti, leffuini, erbaggi col- » XVII: Bonnefonds . . la . .'. ^ ^^. r.„„ " tivati 111 un paese puo tar " XVI Liebaut (1574) non " conoscere la sua industria " contava in Francia che 4 " agi'anai quest' industria pe- » specie di lattughe. " I'o ^ nieglio rappresentata " dalla somma delle varieta " XVII Bonnefonds sole 7 " della stessa specie die dal " specie di mtlloni. " numero delle specie (i). (c Gl' Inglesi sono riusciti con una perscveranza » illuminata a crcare delle varieta preziosc di pomi ■» di terra , di carote , di uavoni , ecc. , Ic une delle » qiiali sono molto precoci e resistenti • al gelo , le » altre molto tardive , tutte estremamente produt- » trici. L' accademia di Marsiglia ricevette da Lon- y> dra alcuui anni sono una specie di pomi di terra , » dclla quale una sola pianta diede , il terzo anno , » 2160 libb. d'once i6 di tubercoli d' un cccellente 3) qualita. d ///. Le qiuditd de' frutd. cc Gl' Inglesi coltivano pochi alberi boschivi , ma 5) usano la massima diligenza nella coltivazione de- » gli alberi fruttiferi ; essi hanno ottenuto per esem- » pio de' pomi per litre il sidro , i cpiali matii- :» rano piu presto , danno un fiquore piii spiritoso , » migliore , e due volte piu abbondante che gli y> altri. » (i) Se non andianio errati , qucsti sono esempi di Sta- tlitica comparaca. 38o riLOSOFIA. BELLA STATISTICA. IF. II prodotto e la durata dell' albero. Crescendo la durata dell' albero decresce la neces- sita di ripiantarlo , decresce pure il tempo della gio- vinezza infruttifera. *< II pesco, per modo d'e- »» II pesco nelle mani degli » sempio, e, quasi dissi, un « abitanti di Montreuil e ua " arbusto nelle mani de' ^iar- « albero vigoroso e dure vole; » dinieri comuni ; n suUe loro spalliere occupa " Egli e debolissimo ; >» otto a nove tese di mura- » Muore nel giro di lo a » glia. L'abate Royer accer- n i5 anni; »/ tava nel 1770 d'avereve- " Produce poclii frutti ; il » duto a Monti-euil molti pe- » celebre giardiniere francese " schi che avevano anni 60 >i la Quintinye non accorda- » e davano annualmente 5 00 " va ad uno di questi alberi " a 600 frutti. " clie 120 frutti all' incirca. Colla scorta di cento fatti \ autore s' alza al se- guente principio generale : la somma de vantaggi di cid e siisccttihile iiii paese confrontata colla somma de vaiitaggi, che se ne ottengono , serve a misware i gradl dell' industria e dclV iiidolcnza. Allorche cjuelle due somme sono ugiiali , U industria e masslma ,• la differenza ci addita i gradi minori e le mancanze. Questo principio s' applica all' agricoltura, alio arti, s\ commercio. Riteniamoci iiell' agricoltura e vedia- mone una particolare applicazione. Volcte conoscere e misusare 1' industria de' popoli del Nord ? Ponete da un lato le diverse parti d' un albero boscliivo , per es. la beola, dall' altro i diversi usi die ne fanno, come segue : » a) Foglie). Le raccolgono per alimentare il » bestiame nel verno. 5) h) Corteccia e'steriore ). Se ne servono per co- » prire i tetti perche quasi incorruttibile. » c) Corteccia interna ). Ne fanno lili per la » pesca e piccoli cesti per raccorre le bacclie. » Ne traggono uu olio o una gomma glutinosa , » odorosa ed intiammabile che impiegano nella con- » cia dcile pelli , alle quali coiuunica un odorc KSPOSTA DA M. GIOJA. 38 1 » particolare che rispinge efficacemente gl' insetti. » Sinclair osserva che questo vantaggio e trascurato » in Inghilterra. Da questo lato i Russi superano » dunque gV Inglesi, » Profittano di quella corteccia i tintori per tiu- » gere in giallo. » d) Suco). Facendo in primavera un' incisione » air albero col mezzo d' lui succhiello , ottengono » un liquor acido , piacevole al gusto , e che di- » viene vinoso allorche e passato alio stato di fer- » mentazione. » e) Rami). Se ne servono a far legacci e scope. » f) Tronco). Cogli*albeii tuttora giovani fanuo » cerchj per bariletti; co' piii aduUi, cerchj per tini » e vaselloni ; dagli albeii piu grossi traggono ta- » vole per piccole bai'chette. » g) Legiio in generale ). Fanno scarpe. Abbru- » ciandolo ottengono le migliori ccneri e carbone. » Dai copponi traggono, coi noti processi, catrame » e nero di funio : anche questi due ultimi rami » d' industria sono trascurati in Inghilterra. » Paragonate T industria de' Norvcgi che profittano » di tutte le parti tlelle bcolc , con quella de' Lap- » poui costieri che la distruggono con immenso danno » della generazione presente e della futura , ecc. y> Determinando lo stato agrario I' autore ha chia- mato a nuovo esanie la teoria deila stima de fondi, e dopo d' avere analizzato tutte le basi del calcolo e le j-elative variazioni, I'ha presentata in una gran- diosa tabella particolare. I proprietarj troveranno nel- r opera le formole per calcoiare i valori de' terreni coltivati a viti, ad olivi, adaranci, agrani, ariso, a prati, a boschi. Una delle particolarita che distingue la teoria dcl- r autore dalla pratica comune, si e die in questa si calcolano solamente i lavori materiali nella partita del- le spese, come si vede per es. nelT opera del Crud , Economie de lagricultiire e nella Statistique de lan- cien departement de Montenottc del Chabrol, scrittori 382 FILOSOPIA DELIA STATISTICA glustamente celebri ; all' opposto il nostro autore pone a calcolo anclic il lavoro intellettualc che e ne- cessario per la produzione , conservazione e ventlita dc' prodotti , il quale lavoro essendo divcrso nelle diverse coltivazioni , vuol essere diversamente ri- compensato ecc. cc 11 celebre C. Furio Cresino , dice T autore , ac- » cusato di magia avanti il popolo romauo, perclie » nel sue piccolo campo faceva raccolti piu copiosi 5> che i suoi vicini ne' loro vasti poderi , dopo di » avere mostrato i suoi aratri, i suoi buoi, la sua fi- » glia robusta disse: Veneficia mea, Quirites, hoec sunt^ » nee possum vobis ostendcre lucubrationes me\s vi- » GiLiASQUE, €t sudorcs (Plin. hist, nati , xviii, 6). y> § II. Stato dellc ard. I. SintoTni d' industrla speciale. i.° Opere eleganti eseguite con istrumenti im- perfetti ; 2.° Molto lavoro in poco tempo ; 3.° Lunghezza confrontata col peso ( per es. nelle filature ) ; 4.° Le2;gerezza relativamente al volume (1) ; 5.° Estensione superliciale relativamente al vo- lume (2) ; 6.° Diafanita artificiale; 7.° Latitudine nei prezzi della stessa manifat- tura ( i diversi prezzi indicano i diversi gradi di perfezione ) ; (i) A Tremecaii , citta africana , cUstaiite dal Mediterra- neo 35 niiglia circa, si fabbricano stoffe di cotone, di seta, ecc. si fiae che v'ha de' mantelli i qnali pesaiio ap- pena i o once. (2) Si preparava a Roma la cartapecora con soninia fi- nezza, giacche Cicerone dice d' avere veduto tutta I'lliade d' Omero scritta sopra una cartapecora che racchiuJevasi in una noce. ESPOSTA D,V M. GIOJA. 383 8.° Prezzo discrete delle nianifatture piii iisuali e piu perfette; per es. il piu bel panno di Sedan non costa attualniente piu di 12 lire allauna, men- tre per T addietro nc costava 60; la dilTerenza tra I a e 60 , ossia gencralmente tra Y antico prezzo e r attuale, rappreseiita i progressi in una manifattura di cui non e scemato T uso. g.° Varieta nella stessa specie (i); io.° Resistenza alle cause distruttrici ossia durata: Qui pure si trova la Stadstica comparata. « As- » sumendo per misura di perfezione la durata , dice » r autore , si puo agevolmente paragonare gli an- » tichi e i moderni in piu rami d' industria ; pren- y> diamo per esempio una delle manifatture piu in- » teressanti, le bevande artificiali. La biri'a di Parigi » non si conscrva piu di sci mesi. Appena quelle » che hanno il vanto d' essere migliori , cpielle clie » si fanno in febbrajo o in marzo , possono a stento » resistere un anno. Qual era dunque il processo » usato dagli antichi Galli , i quali , benclic non » conoscessero \ uso de' luppoli , sapevano cio non » ostante, secondo che ne dicePlinio, conservare la » loro birra pin anni? Ecco un sc£:reto perduto , » ed ecco i moderni , a malgrado delle loro pro- » fonde cognizioni in ogni maniera d' industiia , in- » feriori ai barbari. » Air opposto il sidro , cui Gaieno rimproverava » di non potersi conservare, si conscrva attualmente » piu anni, e se ne conosceva di gia il segreto in y> Francia, sono quasi tre secoli, secondo che attesta » Campicr. Cio che piu sorprende si e , che i Fran- » cesi , i quali avevano trovato I'arte di conservare » i loro sidri , non conoscevano ancora quella di (i) Paulet diceva nel 1773 : le stoflfe di seta sembraiio giunte in qnesto secolo al piu alto grado di perfezione cui possano ginngere ; giacclie si contano a' nostri giorni pill di 300 sorte di stofFe differenti, tra le quali piu di I So sono state inventate dal 1780 in poi. 384 FTLOSOFIA. I>ELLA STATTSTICA » consei'vare i loro vini. Lo stesso Campier cita come » cosa degna cli luaraviglia, die nel 1640 i vini tVun » certo cantone cli Borgogna erauo rimasti intatti » sei anni; e questo prodigio egli T attribuisce al » calore che domino continuo in tutta la state. Ora 5) e noto oggigiorno che negli anni ordinarj la mag- y> gior parte de' vini di Borgogna e quelli delle altre » provincie francesi, celebri per vigneti, si conser- » vano molti anni di piu. » //. Siiitomi cC aumento o decremento nolle manifatture. i.° Consumo del combnstibile ; 2.° Importazione di niaterie prime; 3.° Esportazione di manifatture ; 4.° Prodotto deir imposta sulle arti ; 5.° Mercedi degli artisti; 6.* Brevetti d' invenzione ; 7.° Telai battenti , maccliine a vapore e simili. Le variazioni di questi elementi in piu o in meno da un anno all' altro rappresentano in generale le variazioni in piu o in meno delle manifatture. II no- stro autore va esaminando le eccezioni cui ciascuno di questi sintomi soggiace. ///. Rcgole per conoscere la quantkd dei prodotti. L' autore non dimentica il rapporto che ha una quantita coU' altra , e per cui , essendo nota 1 una , viene pure a riconoscersi 1' altra che rimaneva ignota; cosi per es. nelf agricoltura la quantita della paglia annuncia la quantita del grano , come si scorge nel seguente prospetto calcolato sopra quantita niedie. _ . Peso di im Specie ,. ,. J. ' . etolitro di di erani. ° grano. Frumento kilogr. 84 Segale » 78 Orzo » 62 Avena » 47 Peso corrispon- dente delta paglia. Rapporto tra il grano e la paglia. [iilogr. 168 I a 2 cir » 196 » 98 » 78 I I I a2 1 . . a I i . . ESPOSTA DA. M. GIOJA. 385 I prodotti boschivi hanno essi pure i loro rap- porti ; si dica lo stesso de' prodotti animali ; per esempio stanuo i vitelli alle madri come 5 a 6 gli agnelli » » 4 a ^ i puledri » » 3 a 4 , ecc. Nelle arti si trovano i seguenti rapporti : 1. Rapporto tra le macchine e gli operai: per es. 600 telai per tela di canapa suppongono 17 in 18,000 persone impiegate nella filatura e tessitura ; 2. Rapporto tra le macchine e il prodotto : nelle cartiere si calcolano 10 risme di carta per ogni tina in ciascun giorno attivo; 3. Rapporto tra le materie prime e le manifat- ture: etolitri 4 |- di grano di ravizzone danno un eto- litro di olio ; 4. Rapporto tra gV ingredienti e le manifatture : il peso delle materie tintorie e triple del peso del cotone tinto ; 5. Rapporto tra i lavoranti ed il prodotto : nello stabilimento in cui si raffina lo zucchero si contano i73o5'',65 di zucchero raffinato per ogni lavorante annualniente , ecc. § III. Stato del commercio. I sintomi dcllo stato commerciale e delle sue vi- cende vogliono essere attinti alle seguenti fonti : I. Stato delle strade; 5. Prodotto della tassa sulle a. Stato della navigazione ; cambiali ; 3. Mezzldi trasportoper terra 6. Prodotti delle dogane i e per acqiia ; 7. Massa della popolazione, il 4. Nuniero delle poste r, die e comune alle arti ed air agricoltura. Ciascuno di questi sintomi ha elementi diversi, i quali nelle loro variazioni in piu o in meno rappre- sentano \ aumcnto o la decadenza del commercio. § IV. Autoritd. Ne i'aremo parola in un altro articolo. 386 FILOSOFIA DELLA STATISTIGA § V. Abitudiiii. A) Abitudinl intellcttiiali. Sicconie nel disco lunare si scorgono parti lucide e parti oscurc , cosi si vode in una nazione scienza ed ignoraa^a. /. Sintomi d ignoranza. L'ignoranza e generale o particolare, generale, cioe piu o meno coniune ad una nazione ; particolare , cioc ristretta agli agricoltori, agli artisti, ai commercianti; ecco Alcunl sintomi dJ igiioranza generale. 1. Minima rapporto tra la popolazione che sa leggere e scrivere colla popolazione totale ; 2. Credenza all' astrologia e simili divinazioni del futuro desunte da combinazioni accidentali; 3. Uso degli amuleti onde preservarsi da qua- lunque accidente funesto ; 4. Rapido ed esteso spaccio di libri ridicoli con- tcnenti storie insensate e prodigi strani. In generale la qualita e la copia de' libri che si diffondono -in- dicano la qualita e 1' estensione dello spirito domi- nante. II confronto tra i libri die si stampano a Lisbona ed a Parigi svela lo stato intellettualc delle relative popolazioni ; 5. Prodotti del lotto i qnali suppongono una proporzionata seric di falsi giudizj ne' giocatori ; 6. Imposture rapidamente credute e diffuse ; 7. Opposizione alle utili innovazioni , p. es. alia vaccinazione, opposizione dimostrata dalla mortalita per vajuolo, del che si citano piu fiitti nella Svizzera •■, 8. Numero di fidsi oggetti del culto e delle false divinita : nelf India per es. giungono a 3o milioni. Ivi ciascun impostore puo aprir bottega, spacciare la storia dell' idolo che ha creato e vivere a spese deir imbecillita del volgo. La concorrenza a questi falsi idoli rapprcsenta l'ignoranza del popolo indiano; 9. Ricchezza de'ciarlatani di qualunque specie, dcnominazione c colore. Mesmer, divenuto ricco in ESPOSTA DA M. CIOJA. 887 pochi anni a Parigi dal 1777 al 1784, dimostra la goffaggine de' Parigini a quell' epoca. 11 Paraguai d'ebb' essere ignorantissimo , poiche il dottor Francia uscendo tutte Ic sere dal suo palazzo per osscrvare le stelle , e facendo alcuni calcoli alia presenza della sua corte e del volgo , e riuscito a procurarsi la pubblica ammirazione e dominare ; 10. Un pregiudizio e comune ad una nazione quando e rispettato da' suoi personaggi piu illustri , dalle sue autorita , da' suoi tribunal!. La presenza d' un astrologo alia corte di Costantinopoli e prova evidente che nella mentc del volgo e tuttora radi- cata r astrologia , ecc. Alcuni sintoml d ignoranza particolare , per esempio asll aoricoltori. o o 1. Erbe, parte inutili, parte nocive al bestiame, vegetanti ne' prati naturali ; nell' Olona giungono circa alia meta delle esistenti ; 2. Inncsto de' frutti ignoto; 3. Avvicendamento nelle sementi non diretto da alcun principio e senza riguardo alia specie , al terreno e alle vicende atmosferiche ; 4. Aratri pesanti in terreni leggieri, o I'opposto, e , in generale , uso dello stesso aratro in quaisivo- glia terreno e stagione; 5. Mancanza di molini per ispremere le olive, e di pile per isgranare il riso; 6..Materie minerali ed animali non impiegate come ingrassi, per es. gesso, calcinacci, ossa, ecc; 7.° Inabilita a prolittare delle acque per irrigare terreni, come per esempio in Ungheria; 8. Importazione di burro in paese agricola , come per es. nel Port02;allo che lo trae dall Irlanda, il che denota che non vi e comune 1 arte di lab- bricarlo ; 9. Uso di rimedj piu o meno nocivi contra le nialattie bovine; od ostinazione a far uso della sola acqua santa per guarirlc, in onta del teste scritturale : 388 FILOSOFIA DELLA STATISTICA Altissimus creai^it de terra medicamenta , et vir pru- detis non abhorrebit illa^ lo. Snperstizioni insensate e gentilesclie contro i temporali , superstizioni nelle quali 1' atto eseguito e fisicamente incapace di produne V effetto vagheg- giato , ecc. L' ignoranza nelle arti e nel commercio ha pure i suoi sintomi die 1' A. sviluppa con copiosa serie di fatti. //, Sintomi di scienza. L' A. attigne questi sintomi nelle arti relative alle scienze , nelle persone che le professano , ne' luogfd che ne racchiudono i depositi. Arti relative alle scienze. 1. « Magazzini di stracci , materia prima della » carta: un bel magazzino di stracci del valore per » esempio di 5o luigi, e sintomo piu sicuro d' estesa » istruzione clie nol sono i 1200 luigi ofi'crti dal » Direttore della Biblioteca reale di Parigi per la » copia unica in carta velina della prima edizione » di Tito Livio, in occasione della vendita de' libri » di Sir Mark Sykes (1824); » 2. Gartiere ; il Portogallo ignorantissimo e su- perstizioso si serve tuttora di carta estera ; 3. Fabbriche di nero di fumo necessario per r inchiostro ; 4. Fabbriche di caratteri da stamperie; 5. Idem di strumenti fisici, chimici, astronomici; 6. Tipografi e librai ( Dividere la massa dclle opere stampate in ragione de varj rami scientifici , onde conoscere quale d anno in anno prevalga ) ; 7. Prodotto del dazio suU' importazione de' libri. Persone che professano le scienze. I. Prodotto della tassa sugli esercenti profes- sioni liberali , Medici , Chirurghi , Avvocati , Notaj , Ingegneri, Architetti, Agrimeasori , Ragionieri, ecc. ESPOSTA DA M. GIOJA. 889 ( Dalla testa degl' ingegneri sono uscite le maccliine a vapore , fonti di tante ricchezze per 1' Ingliilterra e gli Stati-Uniti d' America). 2. Prodotto dclla tassa sui giornali. 3. Maestri di Hague , scienze ed arti. 4. Concorrenti in ciascuna scuola. 5. Autori accreditati. 6. Opere periodiche, giornaliere , settimanali , mensuali, ecc.; numero degli abbonati. Luoglii di depositi scientifici. I. Gabinetti di Jetturai 5. Archivj della marina , de' a. Blblioteche pubbliche ; tribunal!, ecc^ 3. Conservator] d' arti ,■ 6. Osservatorj astronomicii 4. Musei d'anticliita, di nu- 7. Giardini botanlci ; mismatica 5 di storia natii- 8. Teatri anatomici , ecc. rale , ecc. B ) Abitudlni economiche. I sintonii delle abitudini economiche sono disposti in sei serie die hanno le loro numerose raniilicazioni : I. Sintomi d'indolenza; 4. Sintomi d'attivita; a. Sintomi d' imprevisione; 5. Sintomi di previsionei 3. Risnltati dell" indolenza e 6. Risultati deirattivita e pi*e- imprevisione o miseria ; visione o riccliezza. L' autore attigue per es. i sintomi della ricchezza alle seguenti fonti : I. Vitto; 4- Comodi ; a. AUoggio; 5. Piaceri ; 3. Vestitoj 6. Intraprese costose C ) Abitudini morali. 1. Sintomi d' immoralita nelle famiglie ; 2. Sintomi d' immoralita nelle nazioni ; 3. Sintomi di barbaric nelle famiglie ; 4. Sintomi di barbaric nelle nazioni. I sintomi dclla barbaric nazionale sono tratti dal sistema mijitare , dal sistema penale , dal sistema civile. Tra i nunierosi sintomi dclla barbaric nel sistema civile r autore acccnna i due seguenti : 390 FILOSOFIA DELLA STATISTICA eCC. « Estensione de beni comunali. Nello stato sel- 5> vaggio tutto e comune a tutti ; ncllo stato inci- » vilito ciascuno ha la sua proprieta. Tia questi clue » estremi Y estensione de' beni comunali dimostra » quanto una nazione all' uno o all' altro s' avvicini. y> Sotto qucsto aspetto 1' Inghilterra e tuttora la piu » barbara tra tutte le nazioni europee , giacche le 3) supera tutte nell' estensione de' beni comunali ; essi » giungono sino alle porte di Londra. » cc Nissuna gaarentlgia alia proprieta Ictteraria; la » repubblica delle lettere lasciata in balia de'corsari, » o sia permesso indefmito ai tipograli di listam- » pare le altrui opere senza consenso de' rispettivi 2) autori nazionali od esteri, permesso che equivale » a qnello d' impossessarsi degli oggetti naufragati , » quale era in uso ne' tempi piu barbari. y> Generalmente le abitudini intellettuali economiche morali, clie sono oggetti astratti^ vengono dall' autore rappresentate da quantitd fislche che scrvono a mi- surarne 1' iiitensitd e 1' estensione. I sintomi dello stato delle nazioni sviluppati nel decorso dell' opera si veggono riuniti in una gran- diosa tabella, accio il lettore possa scorgerne age- volraente i reciproci rapporti. Chiunque voglia cora- porre la statistica di qualche regno o provincia , trova aperta ed appianata la via ; basta ch' egli s' at- tenga al discgno e raccolga ad uno ad uno gli de- menti indicati in ciascuna colonna di quella tabella; ed in caso di dubbio consulti 1' opera , dove e unita copiosa messe d'esempi esposti in modo quasi sem- pre comparativo. ( Sard contiiiuato. ) 391 Considerazioni snl progetto dl prosciugare il lago Fuciiw , e dl cougiungere il mare Tineno alT Adria- tico per mezzo di uii canale dl iicwlgazlone , del magglore cavaUere Carlo Afan de Rivera. ■ — Na- poli , 1823, dalla Reale tlpografia della guerra. Un volume in 4.° dlpag. 35/ , con due tavole in rame (i). L rima di entrare in materia il si2;nor De Rivera , ia un lungo discorso preliminare espone gV interessi piu importanti delle due Sicilie sotto il rapporto agrario e conimerciale , mostx-ando di quali veicoli si di strade clie di navigazione e il regno fornito e di quali sente la mancanza (2). Sebben due siano gli argomenti trattati dal signer De Rivera, pure al primo ha cgli precipuamente rivolto lo studio con- sacrandovi nove dei quattoidici capitoli in cui tutta r opera e divisa; e questa importantissima parte del suo lavoro va giudicata dietro le seguenti nozioni. II lago Fucino , ora detto anclie di Celano dal no- nie di una' vicina citta , e posto nel fondo dell' ani- pio bacino della regione dei Marsi. Questo bacino al principio dell' era Cristiana niancava di emissario apparente , e percio se le acque che di mano in mano andavan radunandovisi prodotte da piogge o da sciogliniento di nevi non venivauo smaltite parte da sotterranee liltrazioni e parte col mezzo dell' eva- porazione, il lago andava dilatando il -suo dominio (i) Quest' opera noii ci e pervenuta che da poco tem- po , sebbene porti la data del 1823. Di cio non si iua- raviglierauno que' lettori che non ignorano qiianto sia difficile Taver prontaniente le opere che si vanno pubbli- cando nella bassa Italia. Essa ci e pero sembrata di tanta e tale importanza , che creduto avremmo di mancai-e al dover nostro coU' omettere di darne un sunto. (2) Questo discorso potrebbe dirsi estranco all' argomento se r umano sapere non avesse un leganie che nc abbraccia il toaiplcbso e lo readc uno, ♦ 392 CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO con tal clanno pei eircostanti paesi da ridurre intcre popolazioni all' assoluta miseria privandole dell asilo in cui avevano i proprj avi tranquillamente dimoxato e vissuto anni felici fra 1' abJjondanza. II male s ac- crebbe al segno di minacciaie Y esistenza di niolte citta. Valeria , Penne ed Archippe , scomparse di poi afFatto , non furono al certo le ultima a reclamare al trono imperatorio di Roma un provvedimento con- simile agli accordati da Augusto in favore degli abi- tanti de' lidi circondanti i laghi del Trasimeno, di Albano e di Nemi , tutti piii o meno pregiudicati dal dilatarsi delle acque. Claudio finalmente , die ane- lava d'emulare la gloria del suo piii illustre an- tenato , presto orecchio alle suppliche dei popoli Mar- si , e si accinse a formare al Fucino un emissario , traforando lo scoglioso monte Salviano che gli sta a mezzogiorno e lo separa dalla valle del Liri. Se- condo Svetonio avrebbero alia grand' opera lavorato per undici anni trentamila schiavi sotto 1' intendenza di Narcisso, nel qnal numero potrebbe forse esservi esagerazione quand' anche siasi fatto lo scavamento non solo del foro emissario , ma anche di tanti pozzi e tanti cunicoli che cominciando dall' alto del monte sui due versanti scendevano ad incontrare lo stesso emissario. I pozzi scendevano perpendicolari , ed i cunicoli a piani piu o meno inclinati per servire ad estrarie le terre scavate , ed a calar giii i materiali necessarj al rinforzo con buone murature di quelle parti del foro emissario die scorreiido fra strati ar- gillosi, interposti alia roccia tutta calcare del monte Salviano , non avrebbero potuto reggere senza soste- gno. E non solo il foro emissario , ma anche varj pozzi 6 cunicoli vennero armati con murature all' in- giro, alcune delle quali avendo ceduto all' azione del tempo, furono forse colla loro rovina la causa piu efficace dell' ostruimento, e poi della totale inazione dcir emissario, non che della pcrdita d' ogni traccia di alcuni pozzi e cunicoli ora visibili in piccol nu- mero , mcntrc da mcmonc dcj;ue di fcde del liiiir o „ *> DI PROSCIUGARE IL LAGO FUCINO , CCC. 090 del secolo deciniosettimo consta che se iie riconosce- vano allora ventidue degli uni ed otto degli altri. Staiido alle dimeiisioni dal sig. De Rivera raced te dagli scrittori clie lo precedettero , il lago Fucino avrebbe attualmente la figura prossima ad un elisse col diametro maggiore di iiiiglia 16 e col minore di migliaS, tal die la sua siiperfieie sarebbe di miglia cjuadrate circa cento (i). La soglia dello sbocco del foro emissario presentasi nella roccia del Salviano , formante la sinistra sponda del Liri , a palmi 184 inferiormente al livello del lago, e quella soglia sa- rebbe elevata palmi 5o sopra il letto dello stesso fiunie. II sotterraneo emissario sarebbe lungo canne tremila, largo palmi 8 |- ed alto palmi 16, quasi continuamente. Quest' ampiezza almeno e 1' apparente alio sbocco, e concorda con quella riconosciuta di- scendendo per uno dei pozzi sixperstiti , il piu alto dei quali e di palmi 5oo. (2) (i) Parlasi di miglia napoletane di canne 878 i ciascuna canna divisa in otto palmi e metri 2,096 11 68;, quindi il pahno e di metri 0,2620146. (2) Raglonando del metodo dei Romani per le hvella- zioni , il sig. De Rivera in una nota alia pagina 9 3 parla pure dei metodi attuali. Fra qnesti, per motivi che noi noii possiamo valutare , da la preferenza all' uso del livello a tubi comunicanti e boccette , in confronto delF uso del li- vello Ugeniano od a boUa d'aria montata su cannocchiale ;, ed accennando le difficolta che questa presenta per rettificarla, crede quella piu esatta appunto perciie la crede non bisogne- vole di rettificazione. Ma a far si che sconiparisca il suppo- sto vantaggio nella livella a tubi ed a boccette entrano le diverse refrazioni di due diversi vetri , le quali in aggiunta alia difficolta di fissare coll' occhio la vera linea tangente ai due piani acquei posti a distanze diverse dell' occhio stesso, contribuiscono a determinare lo sguardo sotto una linea che facendo il mininio angolo coUa orizzontale porta uella livellazione un sensibilissimo errore. AH' incontro il livello Ugeniano potendo e3sere armato di cannocchiale acromatico con micronietri puo essere scevrato da ogni Bibl. ItaL T. XLVll. 26 394 GONSIDERAZIONI SUL PROGETTO Per le storiche notizie minutamente e con critcrio fmissimo discusse dal sig. De Rivera parrebbe non potersi negar credenza agli autori che accertano die r emissario del Fucino e stato varie volte operoso nou solo a' tempi di Claudio (i), ma anche sotto Trajano ed Adriano , sotto Y imperatore Federico secondo e sotto Alfonso il Saggio, e sul fmir del secolo deci- niosesto ( vivendo il cavaliere Domenico Fontana ). Il pensiero anzi di non perdere il frutto di tant' opera sembra essere stato continuo nei varj regnanti del Sebeto , ed alcuni lavori all' uopo , in seguito a molte controversie , furono intrapresi anche ncl 1795, ma abbandonati ben tosto per ragioni estranee alia cosa. Intanto nel corso dei secoli il lago s'innalzo per quanto pare , per palmi 79 da Claudio in poi , estendendo la sua superficie di circa miglia quadrate 3o so- pra terreni quasi orizzontali , e gia ubertosissimi che erano sede ed alimento delle citta di Valeria , Penne ed Archippe sommerse affatto, e della terra di Ortucchio , die appena in piccol parte emerge ancora dalle acque. Le materie strascinate nel lago dai torrenti e rigagnoli che vi mettono foce , fattesi piu abbondanti pel vizio nell' agrario sistema pene- trate pure fra gli Appenini, di dissodare e coltivare i boschi in forte pendio , rialzarono simultaneamen- te il bacino del lago di forse cento palnii. Senza questo rialzo 1' attuale massima profondita delle ac- que toccherebbe i duecento palmi , mentre e ridotta a meno di palmi cento. Un tanto rialzamento del " ottica dannosa illusione. E qui giova ranimentare che a Milano si costruiscono dei hvelli a cannocchiale di gran perfezione e di facile uso da non farci pin desiderare quelli che in aJdietro ci venivano d' oltre monti a si caro prezzo. (i) Tacito nel llbro la-'degli Annali ai capitoli 56 e 67 desci-ive lo spettacolo di navi e di gladiatori preparato da Claudio suUe acque e sul lidi dei Fucino pi'iiiia di darvi scaiico per F aperto emissario. DI I'ROSGIUGARE IL JLAGO FUCINO , CCC. ogo bacino ha probabilmente contribuito anclie al rial- zaniento del pelo delle acque non gia coll' occupare il loro posto , ma coll' ostruire quei sotterranei ineati co' qiiali ebbero sempre il piii attivo scarico. Convien credere che in addictro alternasse il di- sostruirsi c 1' ostruirsi di quei meati , da che il lago andava talvolta soggetto a tali variazioni nell' altezza del suo pelo che non possono spiegarsi con altra causa. Nel 1762 si abbasso di tanto da permettere che dalle vestigia di Valeria si estraessero facihnente e statue belli ssinie , ed altri preziosissimi monumenti dei mi- gliori tempi stati i-accolti nella real villa di Caserta (i). Dopo il 1784 gli aumenti del lago sonosi fatti visi- bilmente progressivi col rialzamento di palmi 49 nel pelo, mentre il rialzamento nei precedenti diciassette secoli calcolasi a soli palmi 3o: pare quindi che dopo il 1784 siasi rotto Y approssimativo equilibrio tra la produzione annua di acqua per piogge e scioglimcnto di nevi, e 1' annuo smaltirsi colle liltrazioui e coll' eva- porazione senza per altro evitare 1' alternazione nel livello delle acque ora basse ed ora alte , la quale alternazione non solo condanna alia sterilita i campi soggetti a sommergersi e ad impaludare , ma rende r aria incostante e pestifera , e prova esservi iiiente di piu salutare pei popoli e di piu glorioso pei so- vrani quanto i grandi lavori diretti a fare scomparire le paludi , che un vivente egregio scrittore deno- mino spiritosamente piaghe della terra. (i) L' aprimento di meati per una straordinaria fikra- zione accadeva probabilmente per eiFetto del peso delle acque e della dissoluzione delle tei-re ostruenti , ed il loro nuovo ostruimento era causato dai rivolgimenti del fondo operati dalle furiose jeraali tempeste a ciii il Fucino va soggetto. E gia sappiamo essere i laghi piii teuipestosi quanto pill sono angusti e riaserrati fra alti monti^ della qual verita vorremmo far persuasi coloro die hanno opi- uione ad essa diametraluiente opposta. 396 CONSIDERAZIONI SUL PBOGETTO Le operazioni die possono essei'e nuovamente ten- tate per dare scolo al Fiicino vanno distinte in due parti fra loro disparatissime : Y una e relativa al net- tamento del foro emissario ed in consegueuza anche dei pozzi e del cunicoli ; Y altra riguarda 1' intro- duzione delle acque nello stesso foro regolate in modo clie lo scarico di esse superi di gran lunga la quautita di quelle di pioggia , di nevi e di sorgenti onde abbiasi ad ottenere un progressive abbassa- mento del pelo del lago. Quanto a tutd coloro che presero fuiora a trattare di simili operazioni , ester- iiando le proprie opinioni anche con IMemorie pro- lisse, alcune delle quali fiirono pure divulgate colle stanipe, sembra che abbiano pensato , come ben lo dmiostra il sig. De Puvera , alia sola prima parte di lavori che e la meno difficile perche dipendente da pura pratica , mentre la seconda e attribute della scienza idraulica. Valutando , con dati da altri raccolti , la prima parte de' lavori a circa ducati cinquantamila , il si- gner De Rivera e entrato nei piu minuti particelari sulla parte seconda per la cpale si e fatto anche a - preporre un nietedo , clie dice di sua invenzione , per costruire le chiusure con cui porre in secce 1 imbecca- niento dell' emissario ed abbassarle ripartitamente per lasciarvi defluire le acque introdotte nel recinto sca- vato ed abbassato, Questo sue metodo particolare espesto nel cap. VII sta propriamente nell' ommet- tere la cateratta scaricatrice che in casi consimili suol praticarsi nel mezzo delle chiusure o dighe, e neir operare lo scarico con un progressive abbassa- mcnte della cresta delle dighe , le quali vengono air uopo dal sig. De Pdvera composte con pancon- celli orizzontali collocati in cesta negli stivi formati nei pali perpendicolari (i). (1) L' esperieiiza ci ha dimostrato quanto difficile riesca il conservare ai pall , battendoli , e 1" eqiiidistanza , e la . '' perpcudicolarita e la sinunetria nel rivolgimento dei loro m PROSCIUGA.RE IL LAGO FUCINO , CCC. 897 Mettendo a parallelo la portata dell' emissario sotto una pressione costante di fluido colla quantita delle acque da scaricarsi , dimostra il sig. De Rivera come il Fucino non possa abbassarsi piu utilmente che in otto anni nove palmi per anno con progressivi scavi e con ripetute costruzioni ed abbassamenti delle chiu- sure e ciu col dispendio di altri ducati circa tre- cento ottanta mila. L' abbassamento dei primi nove palmi importa il continiio deflusso pel foro emis- sario di piu di quattro mesi , giacche la portata di quel foro e , giusta i calcoli dell' autore , di canne cubiche d' acqua poco piu di otto per ogni minuto secondo. Da questo calcolo risulta che la velocita. media delle acque nel foro sarebbe maggiore di quattro canne, velocita che corrisponde a quella di un fmiosissimo torrente. Nel produrre questo calcolo r autore sminuzza il dispendio di ogni anno nelle sue parti quasi minime in modo da essere inteso non solo dagli uomini d' arte , ma ben anco dal semplice ani- ministratore a cui vuole inspirare , e con ragione , tutta la fiducia nel riuscimento dell' opera (1). Vuotate le acque del Fucino e protratto il canale per la lunghezza di 9000 canne a ritroso dell' imboc- camento all' emissario sotterraneo sino al centro del bacino conservandogli sufficiente pendio , il signor De Rivera cerca il mezzo onde impedire che 1' emis- sario si oppili di nuovo , e risorga il lago con devasta- zione dei terreni restituiti all' a2;ricoltura. Ponendo quindi pensiero alia necessita di allontanare e lo scor- rimento del prosciugato terreno nel nuovo canale lati escavati per gli stivi, per il che il raetodo delle di- glie qui indicate dall' autore come di sua particolare in- venzione potrebbe riuscire meno vaiitaggioso. (i) II sig. De Rivera ha conseguito questo suo inteato, giacche nel 1826 sono stati intrapresi e condotti avanti col piu felice successo i lavori per espurgare 1' emissario che saranno naturalmente seguiti da quelli per renderlo giovevolc BgS CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO colatore aperto , e 1' affollamento cli sarmenti spinti dalle acque di pioggia alV imboccare dell' emissario sotterraneo , propone opportunamente di piantonare le sponde del niedesimo canale orlandone gli alti ciglioni e le peiidici col dispendio di altri ducati dodicimila. Queste sagge idee , che 1" autore stesso dice non nuove ne di nuova applicazione , so no esposte nel IX capitolo dell' opera , col quale si pone fine alio speciale discorso intorno al noniinato lago. Non ci e permesso di seguire Y autore nei ragio- namenti guidati dal principio generale di suddividere le acque nei monti onde domarne 1' impetuoso corso ed impedire od almeno scemare il rotolar dei ma- cigni, dei ciottoli e dei ghiajati al basso, che am- massati poi nei letti meno declivi li rialzano con danno tanto grande e pubblico e privato. L' autore manifesta il bisogno di applicare simile rimedio non ai soli torrenti che circondano il bacino dei Marsi in cui e compreso il Fucino da vuotarsi , ma ben anco a tanti altri , anzi alia generalita di quelli del regno di Napoli , e cosi sembra far eco alia voce di jiiolti che trattarono del regolamento dei fiumi e torrenti di diverse altre regioni d' Italia. Imperocche essendosi ovunque in certa maniera insultata la natura nel suo pill nobile ed utile provvedimento coll' abbat- tere sregolatamente le piante di cui essa rivestite avea le plu scoscese pendici , ovunque si sente il bisogno d' ajutar la natura a rifare cio che fu o da avara o da inavveduta niano distrutto. Per altro se il prin- cipio dirigente i lavori a tal uopo puo dirsi gene- rale , variar devono sommaraente i particolari se- condo la diversita del clima e dellc terre : per la qual cosa ogni valla ta richiede per frenare i pro- prj torrenti un metodo speciale dedotto da jnofondo studio a cui hanno necessarianiente parte le teorie idrauliche , la seologia , la botanica e 1' a2;raria. Da questo cenno si comprendera forsc il motivo pel quale simili studj siano generalmente trascurati. Un secondo motivo potrebbe essere anche il vederli non DI PROSCIUGARE IL LAGO FUCINO , CCC. 899 abbastanza apprezzati, comeche esclusi per fatalita dalla classe di quelli che o chiamansi brillanti o preseiitano nn immediato vantaggioso risultainento cadente sotto gli occhi, non direnio dei dotti, ina del ricco volgo. Nel capitolo X 1' autore presenta alcuue considera- zioni suirutjiita delle acque del Fucino per renderena- vigabile il Liri fino alia foce nel Garigliano che tri- biita le sue acque al mare Tirreno. II corso del Liri dopo Capistrello ( punto piu elcvato a cui vorreb- besi spinta la navigazione ) e iiiterrotto dalla citta d' Isola posta sopra uno scoglio collocato in mezzo alle acque divise in due rami precipitanti al basso r uno con un salto e 1' altro sopra un piano inclina- tissimo. Pel passaggio della navigazione all' Isola r autore ti'ova indispensabile un canale artefatto di deviazione , il che e naturalissimo. Un canale con- simile vien pure progettato nel rimanente della valle pel caso che Y economia delle acque e la moderazione del corso non bastassero a fare si che il letto natu- rale del Liri potesse essere atto alia navigazione. Questa parte del lavoro dell' autore riesce meno in- teressante , specialmente a coloro che non hanno una particolarc cognizione del luogo a motivo della mancanza dei dati di livellazione e di ampiezza del dominio fisico tanto del Liri quanto del Fucino. Del Liri e del Garigliano , lungo cui debb' essere conti- nuata la navigazione , 1' autore indica soltanto la por- tata in piena, col qual dato, mostrando quanto tenue cosa siano le acque del Fucino comparativamente alle piene del Liri e Garigliano , combatte vittorio- samente gli oppositori del progetto di dare scolo a quel lago col pretesto che le sue acque porterebbero inondazioni terribili alle due vallate in cui verreb- bero introdotte. E destino che opinioni consimili ed egualmente false si ripro.ducano in ogni circostanza in cui si tratti di dare scolo alle acque dei laghi e di abbassarne il livello. 400 CONSIDEKAZIONI SUL PEOGETTO L'autore considera altresi le difficolta clie la na- vigazione iacontrerebbe alia foce del Garigliano a motivo dei sorrenamenti che a mare grosso vi si formano; e per vincerle propone due diversivi in cui abbiano a trovare scarico le piene alternativa- meiite trattenute dai cavalloni del mare, i quali le acque del Garigliano rialzano fino a farle traboc- care sui circostanti piani di umile livello. I diver- sivi per favorire o facilitar la navigazioiie sono in generale riconosciuti raeno opportvini dagl' idraidici, come qiielli che incontransi naturalmente in tutti gli sbocclii dei grandi e piccoli flumi entro un bacino stagnante , per effetto di una legge della natura dia- nietralraente oj^posta a quelle colle quali \ uomo penso a rendere navigabili quegli sbocchi. Terniina \ autore il cap. X con varie giudiziosis- sime considerazioni sul progetto di un ponte in ferro fuso pel passaggio del Garigliano in continuazione della grande strada tra Napoli e Roma passando per Terracina. II ponte dovrebbe essere in una sola ar- eata di circa canne 3o. Ma a questo proposito non possiamo convenire coll' opinione di lui , cioe che Yolendosi rendere navigabile il Garigliano sia in- compatibile la costruzione di un ponte di battelli : credianio anzi che un ponte consimile sarebbe, tem- poralmente almeno , convenientissimo a faciiitare quel passaggio tanto importante per tutta Italia e tanto difticile : esso poi potrebbe essere costrutto in modo da potersi spezzare agevolmente a comodo della na- vigazione ove fosse stabilita. Nel capitolo XI trattasi della comunicazione per acc[ua da Polmona alia foce della Pescara , del pro- fondamento della foce stessa , e della costruzione di un ampio porto nelle sue vicinanze. Mentre il Liri ed il Garigliano versano le acque nel mar Tir- reno a mezzogiorno del Fucino, la Pescara le versa a tramontana nelF Adriatico. Colla navigazione di quel liunii sarebbero in certa maniera ravvicinati i due mari a cui \ Italia e interposta , od alnicno la DI PKOSCIUGARE IL LAGO FUCINO , CCC. 40I distanza sarebbe ridotta a meno d' assai , a quella cioe che misurasi tra Capistrello e Polmona , due punti fra' quali Y aiitore piopone pure uu canale naviga- bile come vedremo in appresso. Maucando anche per la Pescara quel dati die servono a giudicare della possibilita ed utilita di renderla navigabile, le idee in proposito esternate dall' autore nou possono tro- varsi abbastanza persuadend : lasciano per altro scoi- gere che le difficolta saranno , se non niaggiori , al- meno comparabili a quelle da vincersi dall' altro late e specialmente alio sbocco della Pescara per mante- nerlo attivo e praticabile dai grossi navigli di ca- bottaggio. Sono di maggior interesse le osservazioni dell' au- tore risguardanti la sistemazione del porto di Pe- scara , pel quale propone in termini general! la costru- zione di due moli con una bocca fra 1 uno e Y altro rivolta verso il mare e difesa da un antimolo isolate. Osservando che la maggior parte dei porti moderni s' interrano per effetto delle correnti onde strasci- nansi le ghiaje lunghesso i lidi, propone di lasciar dei trafori nella radice del molo inferiore alia cor- rente pei quali le ghiaje entrate dalla bocca possano trovare uscita e risparmiar cosi d' interrare il baciuo del porto ; al quale assegna una posizione discosta a ponente cii-ca ottocento canne dallo sbocco della Pescara , poiche le marine correnti motrici delle ghiaje discendono hingo la costa d' Italia verso lo sbocco del golfo Adriatico. Abbiamo gia detto che P autore si occupa del progetto di unire ron altro canale di navigazione il Liri alia Pescara , e questo e specialmente Y ar- gomento toccato nel capitolo XII che potrebbe dirsi un tcssuto di pure supposizioni , mentre gli man- cano assolutamente dati positivi di fatto che abbi- sognavano per tale argomento. Cio non pertanto , senza aver veduti quasi i luoglii , senza averne ne un esatta topo2;ratia ne una livellazione , esclude con presumibile verita Y idea di far entrare ncl 402 GONSIDEEAZIONI SUL PROGETTO canale di congiunzione il bacino del Fucino come- che troppo depresso in confronto della cresta tra esso lago e la valle della Pescara , e poi s' accinge a calcolare il verosimile dispendio del canale di congiunzione guidato attraverso all' Appennino dal Liri alia Pescara : canale clie dovendo necessaria- mente essere a due pendenze ha d' uopo d' un ser- batojo di acque per alimentare le cliiuse che Y au- tore stabilisce per approssimazione in numero di ottanta dell' altezza di circa palmi dieci, valutandole a soli ducati tre mila ciascuna. Dando egli alle chiuse o conchc ( nonii ricevuti entrarabi in Italia ) il piii ab- bietto titolo di pcscaj'e fa nascere idee nieno esatte , poiclie quest' ultimo titolo compete non al mezzo , ora generalmente couosciuto ed adottato di passare colla navigazione in canali artificiali dall' uno all' altro li- vello , ma unicamente a quelle specie d' imbarazzi con cui si attraversano i fiumi naturali per derivarne le acque in un canale artefatto, o far agguato ai pesci. Per trattare convenientemente 1' argomento di unire il Tirreno all' Adriatico con un canal navigabile at- traverso air Appennino non bastava 1' ideale peusiero di approfittare di due vallate opposte e di congiun- gere 1' estremita superiore delle stcsse vallate con un canale serpeggiante nelle pin basse gole de' monti. Era indispensabile primieramente il determinare a qual genere di navigazione destinavasi il canale per assegnargli la proporzionata ampiezza e declivita. A questo eleraento poi, che manca nel progetto, doveano discendere tutti gli altri, non esclusa la dimostra- zione della possibilita di trovare salle piu elevate vette la quantita costante di acque indispensabili ad alimentare il canale di congiunzione dei due corsi naturali. Non vogliamo per altro imputarc in cio una mancanza al sig. De Rivera che vedemmo nella quasi necessita di occuparsi di un pensicro che non po- teva essere analizzato se non con una lunga serie d' indagini locali , a cui egli non poteva attendere e che rimanwono tuttora a farsi. DI PROSCXDGARE IL LAGO FUCINO , CCC 403 II capitolo XIII riassume i vantaggi che derive- rebbero dagl' intraprendimenti di prosciugar il Fu- cino , e di congiungei-e il mar Tirreno all' Adriatico con un canale di navigazione. E 1' A. parlando del primo lavoro pone a confronto le spese giudicatc ne- cessarie a compirlo , col valore del terreno da con- quistarsi sul doniinio delle acque , e trova die pren- dendone il necessario danaro all' usura anche del- r otto per cento sarebbe nel corso di undici anni tutto restituito , ed avrebbesi per guadagno netto la rendita annua di duecento sessantaquattro mila ducati , la quale in senso dell' autore potrebbe du- plicarsi quando s' eseguisse il secondo lavoro , cioe il canale di navigazione. Ai vantaggi che con cio si otterrebbero va pure aggiunta la salubrita del- r aria ora viziata dall' alternaie in altezza delle ac- que del Fucino , e questo e il bene piu certo di quant' altri concorrano alia prosperita delle popo- lazioni. Del resto se i dati su cui aggiransi i cal- coli deir autore non sono tutti abbastanza givistilicati , sono pero tali da lasciare scorgere reale ed immenso il pubblico e privato vantaggio derivabile special- mente dal prosciuganiento del Fucino. Anche la na- vigazione dair uno all' altro mare a traverso dell'Ap- pennino, potendo nella pluralita dei casi risparmiare al commercio 1' immenso giro attorno alle coste del- r Italia inferiore sovente tempestosissime , riuscirebbe una nuova cagione di vitalita pel corpo sociale ita- liano ; ma per le sopra osservate cose questa e la parte del lavoro del sig. De Rivera che comunque lodevohssima nel complesso abbisogna tuttora di piu mature indagini. L' autore pone fine al suo libro col capitolo XIV , in cui parlando dell' importanza del canale di comu- nicazione che congiungesse i due mari per la di- fesa del regno , entra in considerazioni di strategia, sulle quali ci asterremo d' intertenerci onde non ol- trepassare i liniiti che ci siamo prescritti. 404 JPPENDICE, PARTE L SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Orbls andquus , cum thesaum topographlco contlncnte indices tabularum gcographicarwn topngtriphicos, eos~ demqiie criticos. Auctore Chrisdano Thcophilo Rei- CHARDo. — Norimbcrgce , 1824, sumubus Friderici Campii , foh , etc. (' ). K 1 on si puo negare cTie la geografia antica abbia da wa. secolo fatto considerevoli progress! , e die segnatamente alia Germania si debba ch' essa stata sia a qualche sistema rldotta : cio non ostante i risultaiiienti finora ottenuti da qiiesta scienza, die tanto inflnisce sullo studio de'classici, snir ampiezza ed iiitegrita della storia , e sulla conoscenza delle antidie nazloiii , non andarono del pari coi buoni effetti di molte altre in questo e nel passato secolo ad altissimo grado elevate. E in fatti ad onta degli studj e delle opere de' dottissimi Cellario , Clnverio , Schwarz , Be- retti 5 Danville , ecc. ed ultimaniente dell" illnstre professore Mannert puo la geografia antica ancor dirsi in gran parte bambina, sia per difetto del preso sistema, sia pe' molti (*) Crediamo bene di parlare di quest' opera, quantunque stata sia ]3ubblicata sino dal 1834, perche essa ci si presenta bensi sotto un aspetto grandioso ed imponente , e quindi come impor- tantissima fu encomiata oltreuionte : cio non ostante h zeppa di tanti errori la dove parla de' nostri paesi , che il tacerne sarebbe vergogna. Quest' articolo giovera a dimostrare quauto fallaci siano i giudizj di alcuni lodatori , e quanto facile il ca- dere in inganno alloi che nell' esanie de' libri non si va oltre il frontispizio o la superficie. ArP. PARTE STRANIERA. 4c5 e gravissimi errovi in cui que' grandi uominl, non gia per clifetto loro proprio , ma per la difficolta stessa della cosa ( lion potendo tutto esaminare da se ) incapparono. E se dicemmo di sistema, intendiamo dire che alcuni non sempre sono riusciti a sostenere nelle opere loro la di- stinzione de' secoli , troppo necessaria per non confondere le eta, sia pei nomi de' Inoghi e de' popoli che variarono, sia perclie 1' una citta cadde mentre 1' altra sorgea , oppur non era ancor nata : e nondimeno in quasi tutte le opere che s'hanno intorno a questa scienza, trovansi talvolta i tempi gli uni dagli altri non ben distinti. E cio che di- cesi di citta, vale de' nomi di monti;, di valli , di provin- cie intere : il che quanta confusione produca in chi vuole studiarvi , e quanto nuoca all' inlelligenza ognun sel vede. Era percio desideratissima un' opera che dietro un piii conveniente piano rifondesse le benemerite fatiche de' pre- cedenti scrittori , le purgasse con buona critica dai moiti errori che ad onta della loro avvedutezza s' erano qua e la introdotti , e vi aggiugnesse le molte e importanti sco- perte fatte d' allora in poi. Tale opera, e da cui si prometteva cio che di piii per- fetto puo per oi^a darsi in questi studj , comparve in Noriml^erga , ed e quella che annunziamo. Essa consiste in dodici tavole in rame incise con qualche lusso tipogra- fico, e porta in fronte il nome di Reichard, noma da cui, siccome di gran fama in Germania, davansi le piu belle lusinghe. Aggiunto alle tavole sta un volume in foglio di indici geografici e topografico-critici in ordine alfabetico. E noi non possiamo che lodare cotal metodo , siccome quello che presenta il comodo di trovar subito quel qua- lunque nome che si ricerchi : ma ad un tempo mal volen- tieri vediamo tanto in questi quanto nelle tavole accaval- lati i nomi di diversi secoli, que' de' Romani primi ed ultimi con quelli del regno de' barbari e del medio evo. Che quantunque il sig. Reicliard il piu delle volte non abbia omesso di citare le fonti dond' egli ha tratte le sue notizie, e da queste si possa in qualche raodo inferire 1' eta alia quale quel tal nome appartiene ^ pure supponendo egli nel lettore una cognizione piii ampia di quella clie comu- nemente trovasi in chi si volge alio studio della geografia e della corogratia degli antichi, non ci pare che tolto ajjbia r incoaveniente da noi luentovato. I 406 A.PPEND1CE Ma non ista in cI6 solo F imperfezlone dell' opera di cni ragioniamo : che altrimenti ella potrebbe tuttavia aspirare e con ragione al vanto d' essere una delle piu istruttive che di questa scienza sieno a' di nostri apjjarite. Essa, il dobbiamo pur dire , e piena zeppa di mende e di av- venturate asserzioni ^ e ve n' ha buon numero di quelle fondate unicamente sovra lontane somiglianze de' nomi an- tichi con taluno de' moderni. Per dimostrare la verita di questa asserzione , noi dovremmo inoltrarci in un esame pill lungo di quello che comporti la natnra e I'istltuto di questo giornale. Laonde senza proporci di seguii-e passo passo I'autore , ci contenteremo di presentare alcune nostre osservazioni intorno ad una delle parti piii note e plii ini- portanti dell' antica geografia seguendo le tracce dell' opera tanto nella rispettiva tavola quanto negl' indici. Tali no- stre osservazioni saranno forse sufficienti a far concepire la giusta idea del merito dell' opera , e ad avvalorare la sentenza con cui chluderemo quest' articolo. Tavola X. Bhceda. Breuni. Ne' monti sopra Verona, sulla sinistra dell'Adice veggonsi in questa tavola segnati due volte i Breuni. Noi non abbiamo mai conoscinto i Breuni in questa situazione , ne i Breuni diversi da' Brenni che stavano ben piu di cento niiglia italiane al settentrione di Verona. Che se il ch. march. Maifei ha detto che i nomi di Brelino a pie del Montebaldo e Breonio neW alto della Valpu'icella seinbrano venir da! Breuni, non per cio ne segue che la si stessero gli antichi Breuni o Brenni. Ma cio non basta al sig. Reichard : nella stessa tavola egli nota i Bi-euni una terza volta al toi'rente Rienz, e poi una quarta volta ancor.a al nord est di quella valle , in luogo de' Pyrusti di Cesare ch' ivi stanziarono. All' incontro omette di segnare il nome de' Breuni o Brenni al monte Brenner dove noto- riamente era la loro propria sede. Appianum. L' autore segno questo luogo sulla destra del- l'Adice al settentrione di que' suoi Breuni Veronesi in pros- simita al luogo, dov' egli nota ad Paladum. Quale sara mai cotesC Appianum ? Quello ricordato da Paolo Diacono, no certamente, e I'antichita non ne conosce alcim altro nei monti della Rezia. U" Appianum de' Longobardi e creduto da' piu essere il kiogo detto Alhiano all'oriente di Trento: o da qualcnno il castello Eppan ni Luugadice, residenza un (Il dc' celebri e potcati conti de Piano. Noi uon decidereuio TARTK STRANIERA. 407 a quale di questl due spetti 1' ouore di tale antlchita: ma ben posslamo affermare che chi facciasi a leggere con qualclie attenzione quel luogo del Diacono dove ne parla, conoscera ben tosto clie quel sue Appianum non puo ap- partenere al luogo dove trovasi in questa tavola collocato (*). Ad Palat/um. II sig. R. noto e questa stazione e tutta la via Romana da Verona fino a Trento sulla sinistra del- r Adice i quando e omai certo che , almeno fino a' tempi di Massenzio, trovavansi sulla destra. Egli avrebbe dovuto segnarla dove erroneamente segno Appianum, nella situa- zione di Avio. Sarna , propriamente il campus Sardis dell' annalista di Frisinga, e segnato sulla sinistra e non sulla destra del- r Adice. Al sud-est poi del Benaco il sig. R. pose Sardis die non trovammo in quella situazione in alcun altro autore. C altronde , qualora in questa tavola debba aver luogo tal nome de' tempi de' Longobardi , perclie non ve n' ha ugual- mente per tanti altri di quell' eta medesima , come p. e. Prata Romaniana , oggi Romagnano , nominate dallo stesso autore e nell' incontro medesimo, i Breoni di Venanzio Fortunate , ecc? Del resto il campus Sardis va posto fra Brentonico e la Chizzola. Volenes e posto a sue luogo, se veramente apjjartiene a Volano , villa sotto Trento: ma ci ha di molte ragioni di assegnarlo a Volargne, e porre il Vennum dell' Itiaerario piia verso Verona di quello ch' erasi fin qui praticato. J^erruca. Questo castello e notato all' oriente di Tronto , mentre e al ponente, sulla sinistra dell' Adice in vece della destra , sulla via Claudia Augusta derivata da Trento verso Valsugana e Altino al mare , in iscambio della gran via Claudia Augusta che da Verona sulla destra dell' Adice per Trento metteva al Danubio. Vitianum , l' odierno Vezzano, non giace al lago Dublino , dove il pose il sig. R. , ma assai piii verso Trento. A que- sto lago egli avrebbe dovuto porre Tuhlinates , ch' omraise del tutto , quantunque apparisca nell' iscrizione romana che sta nel castello dello stesso norae, nella quale appunto si legge anche il suddetto Vitianum. (*) Ci ha pure ua Appiano , celebre borgo nella provincia di Coiiio , a 18 niiglia circa da Milano , ed esso ancora h di deri- vazione probabilmeuLe longobardica. 4C8 APPENDIGE Genaunes. Qaesti noii soiio menomamente qnelli della Valle di Nou , dove li noto il sig. R. Questi ultimi soiio i JVaimes o 'Aiiauni. JSaun dicevasi il loro ton-ente , e Aiiau- niitm o Anonium presso Tolomeo e detta la loro valle. I Genauni all' incontvo si stavano nelle viciiianze del monte Brenner e della valle Vipitena ( Wipthal ) dove ancora ri- suonano nomi simili di Valgenaun e Itidnaun , ecc. Enneniase e segnata dal sig. R. nel luogo dov' egli avreb- be dovuto segnare Meta Longobardica , nome longobardo come ogiiuii vede dell' odieriio Mezzolombardo da Ini oni- niesso del tutto. L' Enneinase del Diacouo altro non e die En mansio , V Endldejo o Endide degl' Itinerar j , T odierno castello Enn, cui il prossiino borgo di' Egna ia Luiigadice , ossia En nova, dee il suo nome. E qui si noti die la me(a Longobardica giace sulla destra. Enn ed Egna o Ennemuse giacciono sulla sinistra delT Adice. Anagnis castrum vedesi in questa tavola posto nella valle di Fienie , di' e una valle interna alia sinistra del- r Adice al nord-est di Trento : ma basta leggere i no- tissimi atti di San Vigilio del IV secolo per assicurarsi die questo castello giaceva in una valle tutt' opposta a quella, alia parte sinistra delT Adice ^ cioe nella valle di Non , ed e F odierno castello di Nan con villaggio al tor- rente Naun o Non , oggi Nos. Bauxanuni e posto a suo luogo : ma avremrao amato die r autore avesse preferita la denoniinazione piii antica Bauxare, che si ha in alcune leggi del codice Teodosiai^, o notate le avesse amendue. Foeius fu dal sig. R. posto sulla sinistra delF Adice , mentre giace alia destra. E T odierno Vadena detto dai Tedeschi Pfattea in faccia al borgo di Bronzollo. Ebbe posteriormente il nome di Vadena da Vadwn Enn , come luogo di passaggio dell' Adice il piu prossimo alia mansione Romana Enn o Endide sulla gran via Claudia Augusta. Pons Drusi e segnato in questa tavola come se fosse il ponte sul torrente Eisack ( Isarcus o Itargus degli anticlii ) , ed in vece era il ponte sulF Adice presso 1' antico castello Fonnicariwn, ricordato nelle storie del medio evo al tempo de' Berengar j , oggi detto Sigmundskron. Sabiona , Sublahio e Sebatum. Questi tre nomi sono no- tati dal sig. R. F uno litto presso all' altro all' Isarcus so- pranuomiiiato , mentre qui non doyea esser notato die V VRTE STRANIERA. 409 il solo Sabiona : imperciocche Sebatum non ha clie fare menomamcnte col torrente Eisack , ma si colla Rienz , os- sia col Birrus degli antlchi. Sebatum e V odierno Schabs suUa strada Roraana che da Vipitenuin (Sterzing) per la valle Pyrusdca ( o Pustrissa del medio evo , oggi Pustertlial ) conduceva ad Aquileja ; e Sublabio stava sulla sinistra del- r Adice in tutt' altra valle al mezzodi della citta di Merano e di Mais la dove oggi e Labers di sotto , in prossimita del torrente Jlometz , chiamato un di Romana ineta, sic- come a tempo del regno de" Franclii , Longobardi e Bojoarj nella Rezla avanti Tassilone formava il confine fra i bar- l)ari e gl' Italiani , non altrimenti che qualche tempo pri- ma il formavano la 31eta Teutonica e la Longobanlica , nomi cangiatisi poscia in Deutschmetz e Welschmetz. L' origine del noma Sublabione pare dovuta alia frana di monte che ivi sobbisso la stazione di Mais. Ttriolis e Vipitenuin sono segnati al loro luogo : ma al settentrione di quest' ultimo veggiamo mancare nella tavola i Brenni d" Orazio e del trofeo delle alpi, e piii in la i Genauni de' quali dicemmo. Queste non sono che pocliissime mende delle innume- revoli che nell' anzidetta tavola incontransi. Che se dalla tavola passar volessimo agl' indici geograiici e critici del- r opera nella niedesima parte della Rezia fra Verona e la sommitii dell' alpe Brenner, noi presentar potremmo un ammasso di errori da spaventare qualsivoglia benigno let- tore. Ne siano d' eseuipio i tre seguenti : « Breuni. Plin. 30 Strabo , Ptol , Breoiies , Cassiod. For- tunat. in vita S. Martini, ap. P. Diac. I. II, Briones, Paul. Diac. II, 1 3. " « Brunedien , Breunorum caput. Inveniuntur in ditione Ve- ronensi loca Brun et Breuni , qucB nomina sua Breunorum genti sine ullo dubio debent indicantia , partem gentis hie lo- corum incoluisse. » Sembra die 1' autore non conosca i Brenni d' Orazio e del trofeo di Augusto delle Alpi, o che li consider! come i medesimi che i Breuni , siccome noi pure ne siamo persuasi. Ma in tal caso malamente egli li confonde coi Breoni di Casslodoro e del Diacono , ricordati anche da Giornande nelF incontro della battaglia d' Ezio sui campi Catalaunici , e abitanti nelle alpt prossime a' Grigioni. Se non che ancor piu ci sorprende il vedere com' abbia egli Bill. ItaL T. XLVII. 27 410 ArPENDICE qui confiTSO la moderna citta di Brunecken con quest! Brio- ni, e come anzi la chiami Breunorum caput, nientr' essa giace ia tutt' altra valle, e debbe la sua origiue e il nome suo al vescovo Brunone di Bressanone molti e molti secoli dopo. Cio poi die qui pur dice Tautore de' luoghi Brun e Breoni nel Veronese cade da se e per V inopportana col- locazione e perche ne pur questi nomi ivi si trovano : a meno die egli non avesse male trascritti quelli de' quali gia parlammo al nome Brcniii della tavola. « BrixeiUts , Pliii. Ill, 2,0. Brixincnses , Paul. Diac. Bri- xcntce Ptol. » It Brixen. » II tutto erroneo! II nome piix antico a noi noto di Brixen, ossia Bressanone, e Bressinone , ed a disti nzione di 5rjx/a^ Brescia, la trovammo nomlnata neirantichita anche Brixia JVorica. I BrixeiUes appartengono all'assai distance Brixun- thal, ed e nome di popolo non di citta. tt Carraca Ptol. » ti Arco. » Caracca esser 1' odlerna citta di Arco non ci ha dubbio: ma sarebbe stato desiderabile che in questo indice si avesse fatta menzione del castello romano d'Arco , cioe dell'-^rx Saracca, da cui viene il nome di Arco e la sua origine ; e cosi egualmente del torrente Saracca oggi Sarca che mette jiel lago Benaco e forma il Mincio. Ma conchiudianiv omai. Noi fatto non abbiamo die qual- die cenno di un sol paese , ne tutte vennero da noi sce- verate le mende, delle quali ridonda questa parte dell' opera. Che se un ugual esame far si volesse su gli altri paesi , dire non sapremmo quale e quanta matassa ne uscirebbe. Ma il sig. R. non coaobbe la vastita della sua impresa , o almeno non ne pondero prima tutte le difiBcolta. L' opera sua, per se stessa , ben ci dimostra non essere possibile che si ardua e si grande impresa venga da un sol uomo condotta a felice compimento. Essa abbisogna dello studio simultaneo e diligente di molti , ciascuno de' quali si assu- nia r esame e la descrizione della provincia in cui egli di- mora. In tal caso un uomo erudito e laborioso come essere ci sembra il sig. R. potrel^be dapprlraa compilare cio che in questa sclenza si e fin qui scoperto , giovarsi poscia delle osservazioni critiche degli altri , e con la scorta di queste emendave il tutto, e darci iu line raccolto in ituo PARTE STrxANTERA. 41I clo die in cjiiesla scienza avevamo gia cli ccrto e positlvo od almeno di piu probabile , ma sparso in molti lil?ri o nelle mend di mold uomini. Senza di cautele e di sussidj siffatti, con nuove stampe di tavole e con nuove grandiose opere non altro si fara che avvalorare gli antichi errori, aggingnerne di nuovi e spargere confusione la dove iiitro- durre voleansi ordine e luce. Cllniqne de la maladle syphilltlque etc. Clinica del morbo sifilitico^ del sig. IV. Devergie, dottore in mediciiia e cJururgia ecc. , cavaliere delta legion d onore ecc. , arricchita d^ osservazioni partecipnte dai signori Cullcricr zio , Cullerier nipote , Bard , Gama , Desrnclles ed altri medici , con atlante colorato , rapprcscntante tutt' i sintomi di essa malattia ri- tratti dal vera , e dalla bella raccolta di pezzi in cera del sig. Dupont scniore , ecc. Tomo 1 .° — Parigi , 1826, presso F. M. Maurice, librajo edi- tore , stampcria Rignoux. Magnifica edizionc in 4.° grande. Si distribuisce in fascicoli at prczzo difran- chi 8 ciascuno. In due tomi sara divisa quest' opera con cenclnquanta tavole in rame. Sette sono i fascicoli pervenuti a quest' I. K. Biblioteca , ne' quali non rlnviensi che una parte del- r introduzione in cui si tiene discorso dell' origine della sililide e delle diverse teorie amraesse in risguardo alia sua natura, mostrandosi T autore dal lato di quegli che vogliono non sia stata la sifiUde trasportata d' America, ma si conosciuta in Europa sin dalla piu remota antichita, non dipendendo essa per anco da uno specifico virus e percio doversi modlHcare il metodo curativo mercuriale. Con moito discernimento e non minore erudizione ci pa- jono questi punti discuss: , seljbene 1' egregio autore sia alieno dal pretendere di avere intieramente chiarita la qui- stione. Le trentacinque tavole che recansi da questi fascicoli pajonci un po' troppo risentite ne' colori in cio che spetta alle parti morljose , onde non perfettisslma idea dello stato naturale ne risulta. Ma d' uopo e confessarlo ; il mettere innanzi in tavole le morbositti si che ne ]7aja il vederle e toccarle come fossero sul corpo , vuolsi dire impossibile, 412 APPENDICE Jahrbilcher der literatur : Aiinali della letteratwra. Tomo XXXIX. Luglio , agosto e settembre. — Vienna, 1827 , Gerold. Questo tomo contleiie una i*assegna di sessantatre opere tutte spettanti alia letteratura orientale. Tra esse ve ne ha di quelle che sono originali , alcune che sono tradu- zioni o commenti , ed altre die sono estratti , giornali od opere foggiate su gli scritti originali di quella medesima letteratura. Questa rassegna sara continuata. Gli altri arti- coli si aggirano intorno alle segnenti materie : sull' opera di monsignore Frayssinous intitolata , Defense du christia- nisme , ou Conference sur la religion : sui Settemari , opera persiana di grammatica, e gia per noi ricordata non meno delle due seguenti, quando ne uscirono i primi articoli negli stessi Annali : suUa Storia delle arti del disegno pres- so i Greet di Enrico Meyer, e sulle Epoche delle arti del disegno fra i Greci , di Federico Thiersch , articolo che chiude la critica : sul quarto tomo della Storia dei principl della casa di Svevia ( der Hohenstauffen ) di Federico de Raumer : su la Storia universale della religione e della cliiesa cristiana, di Augusto Neander: su di ua Comniento alia divina Commedia di Dante ^ di Taafe, e su i supplimenti per lo studio del medesimo poema , di Abeken. La prima opera scritta in inglese e destinata agl'Inglesi, la seconda in tedesco e proposta ai Tedeschi. Nel foglio di annunzj si parla di cio che si contlene nei diversi stabilimenti ed arcliivj di Monaco , riguardo alia storia dell' Austria sotto il dominio della casa di Bam- berga, e vi si ragiona eziandio in generale intorno al modo tX" investigare i documenti originali. PARTE TT\LI,\NA. 4l3 PARTE IT. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATUSA E BELLE ARTI. Atti dell I. R. Accademia delle belle arti in Milano. Soleniie distribiizione de premj fattasi da S. E. il sig. coiite dl Strassoldo , presidcnte del Governo y il giorno 6 scttcmbre 1827. — Milano , dalV I, R. stamperia. , in 8.° Oegnendo le norme adottate negli scorsl aaiii, daremo nn cenno della continuazione di questi atti accademici , ed intratterrenio i nostri leggitori con una rassegna di quelle opere degli allievi dell'Accademia, dei meiBbri della stessa, degli altri distinti ai-tisti e dei dilettanti , le quali esposte al pubblico lianno nieritato 1' attenzione ed il plauso degli intelligenti e delle quali trovasi un catalogo negli atti medesimi. Al discorso del Vicesegretario , die s' inserira per intiero in uno de' prossiini fascicoli, succedoiio dunque i programmi dei grandi concorsi e 1' estratto dei giudizj delle commis- sioni straordinarie e delle permanenti. Sebbene questi atti sieno stati divulgati pel mezzo di apposite stampe e della gazzetta di Milano , pure reputiamo di qui inserira i nomi dei coronati nei grandi concorsi per essere tuttl allievi deir Accademia , e , tranne un solo , tutti milanesi , ce- dendo cosi a quel sentimento di vera compiacenza , cui non deve essere straniero ogni animo gentile , nello scor- gere in un cimeato aperto agli artisti di tutte le na- zioni essersi conseguiti gli onori piii distinti dal proprj concittadini. II gran premlo della pittura fu aggiudicato al signor Ambrogio Riva milanese, allievo dell'Accademia, e particolarmente del signor Palagi. Da un foglio scien- tifico parigino (i). In cui si fece parola lo scorso anno (i) La Revue encyclopedique. 414 APPENDICE tlella distribuzlone del premj fattasi nell' I. R. Accade- niia di IMilaiio, mentre non si risparmlarono le dovute lodi al nostri artisti esercenti la scultura e la parte or- namentale , farono consigliati 1 giovani pittori figuristi a prender norma pel buon colorito dalle molte opere del Tiziano di die abbonrta , come si asseri, questa nostra citta. Per quanto saggia sia la cliiamata, lasciaiido noi che ognuno giudicbi se cotal mezzo sia fra noi disponi- bile , giacche il piix bel quadro del Vecellio ch' esisteva in Milano nella cliiesa di Nostra Sigiiora delle grazie e rimasto a Parigi (i), ci accontenteremo di dichiarare clie il qnadro preraiato in quest' anno non va destituito della qualita , la di cui asserita mancanza in quello dello scorso anno semlDra aver provocata nel foglio estero 1' indicata insinuazione. Gli altri grand; premj farono aggindicati ai signori Luigi Scorzini, milanese, per la scultura^ Gaspare Fossati, svizzero, per 1' architettura ;, Gioi'awii Fagani , milanese , pel disegno di figura ; Angela Moja e Domenico BriLsa amendue milanesi, pel disegno d'ornamento. (2) Neir incisione , siccome lung' arte pei di cui lavori bene spesso non basta un anno al compimento, non si sono presentati concorrenti. I minori concorsi, oltre di provare clie furono tentati da numerosi competitori, offersero uno specchlo molto lu- slngliiero delle scuole nostre , ed ottennero I'annTiirazione si del nazionale che dello straniero. Fra le opere poi fuori di concorso eseguite dagli i.lunni nelle difl'erenti scuole, e che furono esibite siccome saggi alia esposizione , se])ljene tutte meritevoli di lodi (3) , si distinsero a nostro avviso i (i) La incoronazione di spine. (2) I soggetti erano i seguenti. Per la pittura Erminia assistita da Vafiino fascia le ferite delP esangue Tancredi ; per la scul* tura Enea clie porta Anchise con aggruppata la figura cli Ascanio ; per r architettura un pubblico archivio per una citta capitale; pel disegno di figura Cornelia madre dei Gracchi die presenta alia niatrona Capuana i proprj figli siccome gli oggetti per lei piu preziosi dei giojeili e delle vesti che le erano dalla ospite ostentati ; per 1' ornamento una porta a due imposte riccamente decorate da eseguirsi in bronzo. (3) Fra qneste meritano particolare menzione due nitidissime copie a penna eseguite da Giaconio Rossari , Y una tratta daJla Waddalena del Correggio incisa dal cav. Longlii , T altra pari- niente tratta da una stauipa del cav. Albertolli. PARTE ITALIANA. 4l5 dlsegnl di prospcttiva. Condotti con e§attczza di linee e di ombreggiature , con diligeiiza di esecuzione e con bel brio, si pno asseverare . promettono dei degni successori del nostro Sanquirico, il quale padrone dellincanto della scena cogli efletti dell' ottica e dei colori possiede orraai la facolta coUe sue tele di tenere in forse gl' intervenienti al teatro suUa realta o suUa illusione dei varj siti a lui commessi di rappresentare. Fra i giovani coloritori figuristi accennammo con lode nel nostro foglio dello scorso anno Vitale Sala , Giuseppe Sogiii , Carlo Picozzi. Seljbene abbiano tutt' e tre esposto anche in quest' anno le loro produzioni , un numcro magglore pero ne dlede il primo, e cio che piii auimonta, diede nii- gliori prove della sua abilita. Nel quadro delFAttilio Regolo clie parte per Cartagine, in quello di maggior mole desti- nato per la chiesa di Bosisio , e nei due ritratti si sono riscontrati non poclii pregi , e I'attitudine a far mostra di cose maggiori eve consulti piii frequentemente la verita , e si attenga piii fedele alia iraitazione di essa. Ai men- zionati aggiungerenio in quest' anno Pietro Nanlncci che col suo quadro rappresentante S. Carlo catechista in mezzo a molti fanciulli appalesa molta accuratezza ed una tendenza a colorire con buon nietodo e vivacita , e consiglieremo a Paolo Brioschi , troppo ricercato nelF imitare le minuto parti della natura , a consultare V antico , trovando ne' suoi ten- tativi una disposizione all' avanzamento ; ne sarebbe infrut^ tuoso il suggerimento che ben di buon srado porgeremmo a qualche altro giovine , ove ne profittasse , di far prece- dere gli studj necessarj per ben disegnare e colorire una testa , prima di accingersi immaturamente a trattare vasti argomenti. Da questi tentativi passando alle opere di maggior en tita ed interessaniento con che gli artisti di gia formata ripiUazione arricchirono le sale dell' I. R. Accademia, osia- mo assicurare , senza timore di essere accagionati di entu- siasmo o di soverchia tenerezza per le cose del nostro paese , che le due arti decoratrici la plttura e la scultura si collegarono onde sorprendere e trattenere il publ^lico e gl' intelligenti sia col numero che colla preziosith degli esposti lavori. Parlando della pittura storica egli e certo che i dipinti degli accademici TIayez , Palagi e Diotti hanno prodotta una tale amniirazione, che saranno rainmentati 4l6 APPENDICF. cogll elogl per niolte stagioni avvenire , e massime in oc- casioiie di altre csposizioni. Noi non ardiremo istitnire con- front! fra qtiesti corifei , veraci amanti dell' arte, e rivali di gloria : ciascuno si mostra ben degno professore , cia- scuno quantunque ofFra un lato tutto particolare a se , e questo sembri talvolta piu prezioso rimpetto a quelle del- I'altro, tuttavia non sovrasta agli emuli , perche nell' arte vino si e lo scopo cui mirarono , non disuguali sono i mezzi, le forze rispettive e 1' ardore parziale per conse- guirlo , e moke sono le strade , diceva quel Isuon antico , che conducono a Corlnto. Nel quadro piu farragginoso del- Y Hayez in cui tutto e afFanno, commozione , curiosita, in cni r avvenente regina di Scozia sostenuta e circondata da' suoi famigliari sale i gradini del paico , ove 1' attende r ultimo supplizio a che la trasse la rivale Elisabetta, ti si afFaccia Tallibito, ma dignitoso volte della paziente; in esse ti si mestrano i lineamenti ond' era un tempo si vago, e le sventnre sofFerte^ ivi scorgi le lagrime ed il singhiozzo degli astanti cli' erano attaccati a quella infelice contrastare coUa indilFerenza , col compiacimento de' suoi nemici e dei sergenti della feroce rivale ; ivi la curiosita di assistere ad un caso si memorando conduce in frotta quella parte di popolazione , cni fu accordato T accesso nel luogo ove avviene si luttuosa scena. La luce piu viva percuote i protagonisti , indi insensibilmente si degrada ad illuminare il fondo che rappresenta uno scalone da cui si scende nella sala : i diversi caratteri di teste , le leggiadre niosse , le variate e ricclie fogge de' vestimenti , le arma- ture e gli accessorj sorprendono i tutto e armonia , forza , ■yigore di colorito, verita , tutto trasporta 1' osservatore, lo chiaina a quel Ferale momento, e i piii dilicati sentinienti lo stringono d' afFanno. SofFermiamoci un momento sul qua- dro di Palagi che rappresenta Newton osservatore di un fenomeno della natura. Qui non tumulto , non forti pas- sioni : tre soli individui, i pacllici studj , la meditazione , il raccoglimeuto ti aprono una scena totalmente di versa. Mentre una donna seduta sopia i gradini di un balcone assiste al trastuUo di un fanciulletto che sta formando delle hoUe di sapone , il giovane ^losoFo seduto al suo tavolino ove stava meditando si volge ad osservare due globi che gia innalzati presentano nel loro sferico e diafano disco la refrazione dei raggi della luce. L'attitiidine dell' osservatore PARTE ITALIANA. 417 e quella di aver afFerrato il segreto , e cU aver colta la natura sul fatto ; quelle della donna e del fanciallo, estra- nee a clo che per mezzo dello sgnardo si agita iiella niente di Newton, sono quali convengonsi al loro trattenimento : semplicita, mollezza di espressione propria, adattata al casoi guarda il fanciullo le boUe , la niadre gli osservatori. La luce cli' entra dal balcone illuinina la camera con tale degradazione , die ti pare di trovarti in essa ^ 1' iride nei globi abbandonati all' aria non puo essere piu vera : forme nobili e geniali squisitamente segnate e dipinte, scelti paa- negglamenti, stroinenti ottici e matematici, ed altri acces- sor] , tutti ritratti a rigore di prospettiva , e coloriti a tutta verita si staccano dal fondo e si fanno amrairare con sempre nuovo incanto. Eccovi ora il qnadro del Diotti : e il giovane Tobia che col serbato fiele del pesce da lui ucclso, mentre gli si av- ventava dal lido del Tigri , sta ora per restituire la vista al cieco suo genitore : il celeste compagno di viaggio gia conscio del successo si volge a mirare la moglie del gio- vane operatore , la quale collo sguardo al cielo rivolto sem- bra supplicare la guarigione del venerando suocero, mentre la consorte del vegliardo cogli occhi sopra lui immobili , e coUe mani atteggiate dalla sospensione dimostra tutto lo stato d' infra la tenia e la speranza. E qui parimente 1' evi- denza del soggetto non puo essere piu al colmo : la testa senile e maravigliosamente atteggiata , colorita , espressiva ; gli occhi cercano la luce, I'esitanza del buon vecchio tra- spare dalla lingua che vedesi in niovimento fra le labbra: sotto quelle mani aggrinzate dall' eta , diresti , scorre il sangue ; all' attenzione del figlio nulla si potrebbe aggiun- gere ;, il lume , investendo del maggior chiarore la parte superiore della figura principale, vestita di bianca tunica, quieto discende sfumandosi sino alle estremita , quale lo si vede naturalmente i giusto n' e I'efFeito, ciascuna parte n' e accurata e di puro disegno. Tali agli sguardi nostri si rappresentano queste produzioni eseguite da differenti pen- nelli : ciascuna ha un carattere , una irapronta del dipin- tore die pure si confanno al soggetto, ciascuna pregevole in se stessa va adorna di vere bellezze , desta interessa- mento, e quindi la penna nostra rifugge dal confronto. Colla scorta del medesimo principio non faremo che accennare le altre opere di questi abilissimi artisti, e per 4l8 APPENDICE cio i varj ritratti esposti dall' Ilayez non colloclieremo in vicinanza tli quello del Palagi rappresentante Gesare Borgia con un paggio. Se pieni di brio, di fuoco , di espressioni , di vive immagini e di bei gruppi trovansi gli abbozzetti che il primo dipinse sopra i due argomenti da lui attinti dalla tragedia di Maria Stuarda dello Sciller, diremo che con non minore piacere si pasce lo sguardo nella compo- sizione bene immaginata e condita con sapore di dipinto, che il secondo dispose , del gran quadro commessogli pel gran tenipio di S. Francesco di Paola in Napoli , rappre- sentante la carita del Beato Nicola de' Longobardi. Cosi diremo che la Bersabea nel bagno , fignra di naturale gran- dezza , il Crociiisso colla Maddalena, i due Apostoli Gia- como e Filippo, e Tancredi che amministra il battesimo alia nioribonda Glorinda , quadri tutti di difFerente dimen- sione , leggiadramente composti e dipinti dall' Hayez con varieta di efFetti e di tuoni di tinte mal saprebbersi , a nostro avviso , mettere in bilancia e raffrontare coll' altro quadro di maggior composizione del gia descritto, esposto dal Palagi, e rappresentante Vetturia coUe matrone romane al cospetto di Coriolano condottiero dei Volsci sotto le mura di Roma ; quadro anche questo ben composto , di bel disegno, di tutta espressione , di brillante colorito, degno in fine dell' autore. Ne dietro la rivista delle opere di questi tre valenti si troncheranno i nostri elogi , giacche molti altri argomenti per prolungarli ci furono somministrati da altri artisti. II giovine Darif veneziano co' due suoi quadri porge evidenti saggi di calcare le amene tracce de' suoi antichi compa- triotti, ne con minori lodi rammentare dobbiamo la Ver- gine col Bambino , mezza figura grande al vero , dipinto dal sig. Giuseppe de Albertis, maestro di disegno nell' I. R. Collegio delle fanciuUe , perche il trovato e Felice e ben composto : la compiacenza materna nel mirare il volto del pargoletto si presenta viva ed amorosa ; il Fare e largo , ed il colorito non manca di lucentezza e di brio. II gio- vane Gesare Poggi milanese reduce dopo due anni da Roma , ove Fu condotto dalF amore di studiare gli antichi original! e le opere dei sovrani maestri , sFoggio esso pure un nu- mero considerevole di lavori , pel quale devesi ricono- scere in lui molta Facilita di esecuzlone, ingegno e spiri- tosita di tocco. A parere nostro pero, quantunque troviamo PARTE ITALIANA. 4x9 commendevoli le sue produzioni , avremmo dcsiderato (in mezzo a si gran mimero di studj dal vero , di rltratti , e di composizioni eseguite con certo quale spreglo magistrale, e con eft'etti di imitazione dal Remlirand , dal Tiziano, e da un modenio ritrattista Inglese , la di cui celeljrita ri- suona per tutta Italia (i) ), avremmo desiderate ch' egli avesse esibito un qualclie saggio condotto con maggior di- ligenza e finitezza, perche non rade volte accade die un giovane 11 quale si abbandona alia facilita di operare, fini- sce a cadere in sovercliia trascuratezza e a diventare am- manierato. Abbandoneremo un istante la rassegna delle opere co- lorite per poscla ripigliarle dopo cbe avremo esaminate le sculte onde variare di materia , giacche il numero delle meritevoli di lodi e di citazloni e si abbondante die po- trebbe indurci nostrc malgrado a riuscire di troppo stuc- chevoli a' nostri leggitori col rimestare le stesse frasi. A pociii riduconsi i norai di quelli die lianno messo in mostia lavori di scalpello ; ma i lavori di un solo baste- rebljero a forniare una considerevole esposlzione. II pro- fessore della I. R. accademia Pompeo Marchesi , delle cui produzioni abbiamo fatto parola lo scorso anno , ha da queir epoca a quest' oggi scolpito piii marmi di quanti avrelibero potuto lavorarne tre scultori die fossero stati incarlcati di un numero uguale di comraissioni , e cio die pill notabile si e, le sculture tutte , le quali sono uscite dal suo studio, ben lungi dall'essere negligentate, furono a mi- rabile finimento condotte. Un gruppo colossale , sei angell e quattro medaglioni , tre bassirilievi, quattro busti grandi al vero, e la copia di un erma di altro famoso scalpello sono di prova alia nostra asserzione. Parlando poi del pri- me non deve ommettersi cli' cgli dovette lottare contro I'intrattabilita e la durezza della materia. 11 gruppo colossale e in marmo di Gandolio, il quale serve pei lavori del nostro Duomo, e vien detto percio marmo di fabbrica. Chi lo ha tentato col ferro, di leggieri sara convinto delle diflicolta su- perate dallo scultore ; la pirite di che abbonda , ribatte i colpi dell'acciajo il piu hen tefnprato ; a malgrado pero di questi ostacoli il lavoro non cede in finitezza agli altri ese- guiti in marmo lunense. Destinata questa mole a decorare (i) II Cav. Laurens. 420 APPENDICE lo scalone die conduce alia infernieria de'nostri PP. Ospi- talieri e ad indicare le qualita del loro istituto , pui' troppo preziose per rumanita, effigio il professore Marches! San Giovanni di Dio fondatore di tal corporazione in atto di prestare assistenza e ricoverare un inalato. Comecclie alcuni fogli ivitorno la rappresentazione di cjuesto gruppo abbiano opinato in contrario di quanto abbiaino esposto , noi pero la ravvisiamo sotto di questo aspetto , siccome appunto la piii adatta ad esprimere gli ufficj dell' istituto per cui deve servire. II Santo in piedi sostiene con una mano il destro braccio di un giovane il quale in attitudine di abbandono si sforza colla mano sinistra appoggiata alia coscia di le- varsi dal sito , ove giace a sedere : 1' altra mano del santo impiegata al pietoso atto e posta snlla spalla dell' infermo che lo sguardo innalza verso il cielo : quello di S. Giovanni che lo sorregge e volto agli spettatori. Nel viso di chi solleva il raisero ha il saggio artista scolpito lineamenti di bonta i pel sofFerente ha adottato forme nobili a preferenza delle esili, potendosi benissimo supporre che repentlno sia il malore da cui viene attaccato , siccome per ottenere poi da un soggetto si poco suscettivo di artistica bellezza Iia saputo trar partito e dalle nude parti del giovane assistito, e dalla foggia stessa dell* abbigliamento adottato da que- st' ordine regolare , avendo con bell' artlfizio riplegata ed attaccata alia cintola la cosi detta pazienza che scende nella parte anteriore in modo da presentare un bel getto di pan- neggiamenti. La parte posteriore del gruppo vedesi non meno accurata e si presenta con un efFetto pittorico veramente am- mirabile. Lodatissiini furono pure , siccome di squisito la- voro, i sei angeli in marmo in atto di portare un bal- dacchino, e i quattro medaglioni rappresentanti i quattro SS. Dottori della Ciiiesa , parimente in marmo , destinati a formar parte della decorazione per 1' altar maggiore della parrocchiale di Stezzano , provincia di Bergamo. Procedendo ad indicare gli altri lavori del Marchesi e d'uopo premettere che dei tre bassirilievi eseguiti in mar- mo di Carrara uno solo e mortuario n' e il soggetto , perche una parita di luttuose clrcostanze combinossi nei tre com- mettenti. II piu macchinoso di questi monument! gli fu ordi- nato dal conte di Rechberger, illustre personaggio bavarese, ill occasione della perdita di una figlia di rara bellezza e ia eta adolescente , e l' artista la rappresento nella parte PARTE ITALIANA. 42 I superlore in atto cU essere condotta dal dl lei angelo tute- lare alia sede del beati ; la celeste guida con una mano la sorregge mentre coU' altra tiene innalzato il clnto sim- bolo deila verginita ; figuro poi inferiormente il paterno dolore in un genio che col volto appoggiato sulla fnnerea face riversa semlira assorto in dolce pensiero e racconso- larsi coUa certezza che lo spirito delF oggetto per lui si caro , libei-o per seiupre dalle terrene angosce, si spazii nelle sfere celesti. In quanto ai pregi di questo lavoro , avvisia- ino die I'artista ha dovuto porre in opera tutte le sue facolta onde raggiungere si felice risultamento , perche oltre di riscontrare in esse le forme proprie dell' eta componenti questa rappresentazione , oltre la nobilta e la totale ele- ganza, vi domina un'aerea leggei-ezza, la quale, per essere in questo caso accoppiata all' idea del marmo, uial si saprebbe concepire se non da chi ha esaminato il lavoro. Degli al- tri due bassirilievi il piu grande ordinatogli da un Pari d'Ingliil terra venne dairabile artefice immaginato in modo affatto difFerente dal gia descritto sebbene identlco ne fosse r argomento. II cnore rimane commosso da tutta la forza della passione e dal dolore rappresentato all' evidenza. Una figlia adulta giace distesa sul funereo letto^ la madre stret- tole un braccio su lei si abbandona , mentre il marito nascondendo colla faccia rivolta ad altra parte il proprio singhiozzo , tenta con un braccio di strappare la consorte da tale situazione : un fratello sta in addolorata attitu- dine a capo del letto dell' estinta sorella ; ma Taccorto ar- tista seppe dare a questa figura un dolore meno intenso di quello dei genitori. Ognuno che siasi trovato presente od abbia formato parte di queste scene di corruccio pre- gerk piix d' ogni altro la verita di questa , la quale com- posta e trattata con tutta la maestria dell' arte ha riscosso gli elogi degl' intelligenti : ben inteso e ad imitazione dei ntigliori pezzi antichi n' e il rilievo , le figure sono egre- giamente aggruppate e panneggiate , e 1' espressione loro quale si addice alio stato delle passioni da cui vengono animate, 11 terzo, piii piccolo degli altri monumenti, venne composto di molte figure avendo voluto il cominettente conservare la niemoria della morte di sette figliuoli i quali dair infanzia non oltrepassarono 1' adolescenza , e quindi in questo bassorilievo ( che potrebbe per le diuiensioni c pel uuuiero degli uggetti rappresentati denouiinarsi una 422 APPENDICE miniatnra deirai-te statnaria ) lia dovuto T artista assogget- tarsi alia massima diligenza ed al peuoso ufficio di mi- nutamente misurare i colpi del suo scalpello. L' inspii-a- zione pel trovato non poteva essere ne piu felice , ne piii dilicata , ne piu accoiicia al soggetto. Onde variare dalle altre la sua composizione finse egli un sogno del genitore, figurato in un genio alato dormiente , al disopra di cni si distendono molte nubi ; in un lato di queste vedesi so- vrastare un bambino , 1' ultimo degli estinti , ed essere pre- sentato dal suo angelo tutelare agli altri fratelli che gia fatti celesti abitatori gli si fanno incontro in atto di ri- ceverlo con esultanza nel loro consorzio ; superiormente circondato da nuvolette piu leggierl onde dimostrare la parte eterea piii pura e indlcato l' Eterno Padre che colle aperte palme sembra accogliere anco il piii piccol ospite di recente salito. Quanto fosse disagevole il dino- tare in questa composizione i diversi piani , bastera a chi ha conoscenza delP arte la premessa descrizione. La pla- cida attitudine del genio , le mosse tutte dei fanciulli di difFerenti eta sono maestrevolmente immaginate , e le parti tutte finamente condotte. Ne con minore impegno ritrasse e scolp'i 11 Marches! i quattro busti che aljbiamo disopra accennati: in essi ai pregi rllevati nelle altre sue opere non va disgiiinta la somlglianza delle persone prese a ritrarre, come nella copia dell' erma di una vestale di Canova , parlmente ac- cennata , si ravvisa ripetuta 1' Impronta di quel bello che quel dlvino ingegno infuse nell' orlginale. Al conslderevole numero dei lavori descritti agglungiamo con compiacenza il busto in marmo del Pontefice Pio VII ; alquanto piii grande del vero , ch' espose lo scultore Gae- tano Monti membro dell' I. R. Accadeinia, busto 11 quale e piu che suHiciente per dare un' alta idea del merito dell'autorc, e che senza essere alterato rlcorda perfetta- mente le fattezze di si lllustre pontefice. Alia carne, di- restl, non manca che 11 colore, i capelll si vedono leggier! e leggladramente trattati, gli accessor] del pari sorprendono per verlta, per diligenza, per gusto e squisltezza di lavoro. Dopo 11 cenno di questo ritratto non dlmenticheremo Giovanni Franceschettl il quale lia diritto anch' esso al nostro encomlo per un festone di iiori egregiamente scol- pito in un marmo destinato per una laplda sepolcrale. PARTE ITALIANA. 423 L' abilisslmo artlsta ha diligentati questl fiori senza dare in seccliezza : gli ha variati con bel garho, con verita ed effetto tale che non disgradano a fronte di quakinque liel pezzo antico e del cinquecento. Ne andranno senza un contrassegno del nostro incoraggianiento i nomi del gio- vine Gaetano Manfredini e di Desiderio Cesari : il prime per nn modello in gesso grande al vero, di una Flora ; il secondo per alcuni ritratti a tutto cesello, cioe sljalzati da lamine di rame dorato o di argento , ed eseguiti con moltlssinia diligenza e vera niaestria d' arte. Ripigliando ora la disamina delie altre principali pltture e dei disegni che abbiamo intralasciata per parlare delie opere di statuaria, faremo menzione di una bella copia dell" Agar del Guercino esistente nelle gallerie , eseguita da Francesco Gagna per uu illustre personaggio , di un ritratto dipiuto da Giovanni Servis veneziano con bravura di pen- nello , e di un quadretto di Fenlinando Castelli rappresen- tante Galatea condotta da dellini e corteggiata da najadi e tritoni , nel quale se alquanto disgustano le fisonomie e le forme non del tutto ingentilite , e la mancanza di giusta degradazione nelle figure accessorie di Aci e Polifemo , af- fascina pero un brillante colorito ed un tinteggiare di forza che si accosta al tare de' Caracci e del Domenichino. Un cenno altresi crediamo che sia dovuto in queste no- stre pagine al sesso femminile , giacclie e la signora Giusep- pina Crippa SepoUna. e la signora Onorata Panigoni hanuo trattenuto anch' esse il pubblico colle loro produzioni ;, la prima con un quadro a olio rappresentante Luigi XIV con- dotto dalla duchessa Valliere al luogo del di lei ritiro nel chiostro delie Carmelitane , e la seconda con alcuni ritratti pariniente dipinti a oho ed eseguiti con facilita. Ommet- tendo poscia di descrivere la quantita dei tentativi dei gio- vani allievi liguristi , non destituiti di qualche parte di merito , e passau> dottrine ; caccio ra? (^tXTxroiq v.vvo(.^\, si raccolse a santa » gravita f, zelo per 1' onor di Dio e della sua chiesa: fu » il piu sollecito pastore ed il vescovo piu prestante della » Pentapoli a que' tempi ; sicche giudicava , a lui mandate }> da Teoiilo , le piu difficili quistioni die sorgevano nelle >; Cliiese vicine. " Ne di cio fu contento Sinesio : die meditando sulla religio- iie della quale era divenuto operajo, n' espresse i sulslimi concetti ed i sentimenti ond'era cagione al suo cuore, in alcnni Inni clie era per la prima volta furon tradotti in italiano. II cli. signor abate Fontana , gia professore di filologia greca nel liceo di Como , ed ora direttore di quel di' Brescia , in una dotta prefazione ragiona della filosofia ch' e base , direm cosi , a questi versi , e della loro eccel- lenza. Quest' ultima gli sembra si grande , die al confronto gli pare una miserrima cosa il proprio volgarizzamento, it I miei versi ( egli dice ) non espressero die 1' orabra » della sublimita e della soavita die spirano i versi di » Sinesio. lo percio avrei levato troppo ai lettori ponendo " loro innanzi la nuda traduzione. I primi concepimenti *i nelle lettere lianiio per se stessi il piu delle volte un « maravigliobo allettamento. Ma quella vergine novita di }> creazione scema troppo anche nelle ottime traduzioni : }> e le traduzioni ottime o non vi hanno, o sono miracoli il nelle lettere. Troppl maestri lianno disputato sulla dif- " ficolta del tradurre. Essi mi sdebitano di aggiungere pa- »/ role. Affermero solo , essere i volgarizzamenti come i }> fiori fatti dalla mano dell' uomo , i quali , per quanto " sieno di forma e di colore anche niaravigliosamente » uguali a quelli die natura produce ^ mancano pero sera- " pre , non solo della dolcissima fragranza onde gli altri " sono cospersi , ma anche di quell' inesplicabile fascine » die si deriva da certa freschezza nativa , da certa cara " morbidezza , da certo soave uinidore , da certa delica- >i tezza virginea die innauiora. lo sento altamente que- " sta verita nei versi die offro all' Italia. Ecco per qua! " ragione ho io posti a fronte i versi originali. Chi li 'I intende , legga quelli , ue punto si curi de' miei. P-VPxTE TTAL1A.NA. 420 Noi ill questa parte dissentiamo alcun poco dal ch. traduttore , e crediamo die del Sinesio sia bella e poetica la pvosa , ma poco men die prosaica la poesia. Se dovessimo proferire in cio il nostro avviso, diremmo die del Sinesio si vogliono stndiare le lettere e nulla piu. In quanto poi al volgarizzamento crediamo die molti vorranno essere meno severi del traduttore stesso nel giudicarne. Egli ha voluto essere estremamente fedele: ed avendo alle mani un autore die precede per un angusto sentiero , a traverso di carapL negati quasi alia poesia , ne mai curasi d' iiitrecciare al suo canto alcun fiore, forse per tenia die se ne offenda la santita del suo argomento , non era possibile cli' eglL desse all' Italia una poesia da innaiuorare , quale a lui pare die sia quella del testo. A dimostrare quanto il traduttore sia stato fedele aH'o- riginale , ci basti il dire die sopra cento trentaquattro versi greci dell' Inno primo il signor Fontana ce ne ha dati cento quaranta italiani ; prova sempre difficile , ma difticilissima poi trattandosi di argoiuenti die mal si pre- stano al linguaggio poetico. Questo linguaggio non eel presenta , per nostro avviso, se non di i-ado anche il testo, die forse non vantaggia la traduzione se non in quanto la lingua greca vince 1' italiana. El'itaUano invece coUa spontaneita delle rime copre non rare volte assai piacevolmente la nudita in cui Sinesio ha lasciati parecchi concetti non punto poetici per se stessi. Questa sponta- neita risplende principalmente nell' Inno quarto tradotto in brevi strofette di sei versi quinarj tutti obbligati a rima. Qui si puo calcolare che ogni cinque versi del testo il traduttore ne ha fatti sei , aumento di ben poca rile- vanza se si consider! quanto nel greco la brevita pote essere ajutata dalle molte parole composte. Dove cio non sia, egli cammina di pari passo col testo, e qualche volta ancora , senza nuocere alia chiarezza, precede piu conciso di lui. A far conoscere poi quale sia lo stile della tradu- zione eleggiamo, per amore di brevita, 1' Inno decimo cui trascriviamo qui per intiero. Diva Progenie O in Ciel bealo Crista , deh ! meniora 11 servo ingrato. 43o API'ENDICE Che il cuore instabile Da te disi'ia. Pur destb siipplice Quest' armonia. Scorda in me facile Gli offetti tristi: AW alma sordida Nacquer commisti. Deh ! vegga splendere, O Salvatore, A me daW etere II tuo fulgore ! Se appare, cantica Sciorrb gradita A te , che a' fragili Membri se' vita ; A te dell' anime Vita e sospiro ; Al padre massimo ; Al Santo Spiro. L" edizione ( della quale sono nuovi i caratteri , buono r inchiosti-o, bellissima la carta, gentile la forma e gra- ziosi i compartimenti ) e riuscita scoi'retta per modo che tutte le predette qualita sono indarno. II tipografo ne ac- cagiona principalmente la lontananza del traduttore , e la scusa puo essere in parte accettata. Che dovra dirsi pero di tanti volnmi pieni di errori, che ci vengono regalati ogni giorno da alcune nostre tipografie ? In nno dei primi fascicoli terrem discorso di questo male iiecessitoso oramai di rimedio, e farem vedere qual sia la dote costante di certe edizioni precipitose e di picciolo prezzo. / Sacramenti. Inni sette di Giuseppe BTalachtsio , prefetto dell I. R. Ginnasio , /. R. censore in Como € membro ordinario dell Accadeniia italiana. — Como, 1827, dai figli di Carlantonio Ostinelli. Da gran tempo slamo avvezzi a separare i nomi dalle cose i ed alcuni ci hanno insei^nato , od almeno lian pre- teso d' insegnarci , che dove le cose sian belle , e indizio di misero ingegno il fermarsi a discorrere delie forme e dei nomi di esse. Se ci6 non fosse dovrebbesi domandare rVRTK ITALIANA. 4$ I al sig. Malachislo , pcrclie mai iatltolo iniii e non odi le sue poesie? e come mai quel componimento die da priia- cipio fu scliivo di tutto cio die non era lode di Numi , abbia potuto snatuiarsi per modo, die oggidi si compon- gano inni andie snlV estrema unzione? Ma si ai bene die al male non si arriva se non per gradi ; ed e un' invete- rata ingiusdzia, die nella lode e nel biasimo gli uomini attribuiscano tutto a chi fa T ultimo passo e per esso o co- glie la meta a cui gli altri lo avvicinarono, o cade nel pi-ecipizio in die venne dagli altri sospinto. Pero il sig. Malacliisio, se alcuno gli movesse la domanda per noi accennata, si farebbe riparo coi nomi d'illustri poeti, i quali prima di lui ritrassero 1' inno dalla sua nobile altezza-, e solo per avventura gli resterebbe il rimprovero di non essersl accorto, come inneggiando la penitenza e T estrema unzione, dava quell' ultimo passo che metterebbe il colmo all'abuso, e sopra lui solo trarrebbe il biasimo a molti dovuto. Tutto questo sla detto a disinganno di quanti non sapes- sero ancora che cosa sia un vero inno, non gia a biasimo del sig. Malacliisio, ne di quanti lo ban preceduto nel- r abuso di questo nome ^ die noi pure largheggiamo assai spesso in cosi fatta materia, e fummo a cagione di esem- pio avvertiti talvolta persino di avere scritta un' acerba censura mentre avevamo promesso un semplicissimo esame accompagnato da semplicissimi avvertimenti. Al sig. Malachisio non manca una forte immaginativa : che anzi potrebbe in quasi tutte le sue produzioni accusarsi un cotal soverchio calore pel quale non sempre si tien lontano dai dlfetti del Cesarotti e del Frugoni. Ed anche in questi Inni qualche volta ci pare che le immagini siaii tumide piuttosto che iiobili od alte ; e generalraente par- lando procedono con una certa gonfiezza non approvata dal vero buon gusto, ne dalP esempio dei grandi scrittori. II dlsserrare le fauci d' infcnui morte , il dischiudere gli aurei cancelli del cielo , il Sire dell' igneo scamio , V acqua del gior- dano che sul capo di Gesit nuiizib scontato il dehito del fallire uniano , Satano che hJasfemando nei cupi gorghi iCulb d'ira impotente , Adanio die si svegJia dal sonno de sccoJi , son tutte immagini, che qnand' anche abbiano esempi, pure accumulate in pochi versi Tuna a ridosso dell' altra , fan turaido oltre misura il componimento. A questo difetto delle immagini corrisponde naturalmente lo stile ; anzi 432 APPENDICE quasi vorremmo dire clie qui veramente sta il dlfetto degli lani del quali parliamo. L'abuso del latinismi e la prima cosa die ci pare notabile nel linguaggio del sig. Malachisio ; poi una certa cura di fuggire gli articoli e le congiunzio- ni , per la quale i suoi concetti si avvolgono spesso nel- r oscurita , e la sua locuzione si accosta alia fidenziana. Tra i uiolti esempli che si potrebbero addurre valgane la stanza seguente : Dorme Adamo sonno placido; DcUr un fianco tragge fuora Donna bella, prima vergine, Piii ridente dell' aurora ; Poi lor dice il gran Motore: Sia fecondo il vostro amore , Quanta stelle in cielo splcndono , Quanta arene sano in mar. Ed a questi versi consonano i seguenti : Tu 5e' fiamma che vivifica, Monda lobe , e taglie ruga .... Quel Dia forte Che t err ante area naetica Salva in mante collocb Che navel di vita calle Crista aperse a lui che falle Lungi , se brama cupida Di grado , o inopia d' aro A seder punge e stimola Tra il Levitica cora , O tema vil del bellico Di nohil tuba squillo Del sacra all' ombra a ripasar vessillo. Dal peccata rotta e fievale Del Calvario col lavacro Crista fe V amor di polvere Veneranda affetto e sacra. Oltre di che i vocaboli 6Za5/e?7iare , mirifica, munijico, vivi~ fico , indelibata , genito , milite , eculei , indefettibile , macri , celicoli, sapida, gurgiti, ignifere , cuspidi , conjugio , cingolo , tangibile, ebriato , con molti altri che qui uoii si notano, PARTE ITALIANA. 433 ma che si trovano piu cli una volta negl'Innl, danno a questi coniponimenti un colorito quasi straniero, e ua far secco e stentato. Spesse volte poi la slntassi e duramente contorta , come puo ravvisarsi ( per non moltiplicare gii esempi ) nei passi da noi citati gia innanzl: noa di rado e fatta oscura perclie I'autore mischio gli articoli e i cosi detti segnacasi, come se fossero d' una stessa natura, ed avessero uno stesso ufficlo , per esempio in quel verso in cui nomina ruomo: Fis,lio d' ira e dellA polvere ; o in quegli altri : Per la voce che dei turbini Di tempesta acquista I' ire. Finalmente qualclie volta si scorge che 11 concetto non era ben chiai-o neppure uella mente del poeta , di che daremo due esempi. II Golgota (dice I'autore) vide spirar G. Gristo attrito di tormenti : Ma da quel sangue il prezzo Tolse di labe ingenita Con vergin Unfa la hruttura e il lezzo. Ma che cosa sono il prezzo del sangue e la vergine Unfa? e quale di queste due cose tolse il lezzo di ingenita labe? o come il prezzo del sangue puo adoperare la vergine Unfa per lavare una macchia ? Altrove : Ma si affretti il pas so celere Pria che giunga queHa sera Per cui mute avvolge in tenebre Opre tarde I'ombra nera. O feral notte infeconda , Tu sedesti sulla sponda Del regale letto in Siria: Re infelice! invan plorb. Ma qual e qnesta sera in cui I'ombra nera avvolge in tenebre opre tarde ? o qual difFerenza v' ha fra 1' omhra nera e le tenebre? e che cosa sono una notte infeconda e le opre tarde ? o come una notte siede su la sponda di un letto ? Altrove si paragona il sacrosanto olio deir estrema unzione all' olio con cui Nelle atroci pugne atletiche Assassino il gladiatore infondea vigore alle membra, e solo si dice che quel primo dona piic forte drtii. 434 APPENDIGE I difetti da nol avvertiti ia questl Inni cl semlirano tanto evident!, die per qnanto possa rincrescere all'Autore il sentirseli ricordare , non temiamo pero cli^egli sla per dir cavillose le nostre parole od ascriverle a mal aniino verso di lui. Potevamo tacere del suo libro, ma parlarne diversamente da quel che abbiam fatto , non avremmo potato senza dipartirne da quella veracita della quale fac- ciamo professione. Di alcuni versi inedid del Tasso. Richiamiamo assai volentieri i nostri lettori alle poesie del Tasso delle quali parlammo nell' ultimo nostro fascicolo alia pagina 262, per avvertire die iiel primo sonetto del- I'edizione incorsero due notabili errori. Quel componimento fu iiidirizzato dal poeta al suo amico e protettore card. Pie- tro Aldobrandini , e vuol leggersi come segue : Pietro, che in forme si diverse e tante Di mirabll virtute altrui risplendi , D' erto e gran monte omai sembianza prendi Nel peso tuo , quasi novello atlante : E come di piropo e d' adamante Lucida alta colonna al ciel t' estendi In mezzo al tempio , e se virlii difendi Di fortissima torre hai pur sembiante ; E magion sembri in cui valore alberga , E pietra inscritta ancor di viva legge ; Ecco pastor m' appari e di lontano Veggio , o credo veder , scolpite gregge , E i paschi e i fond , e la tua sacra verga ; Angela cdfin ti mostri in volto umano. Vogliamo ancora in questa occasione correggere alcune parole colle quali annunciammo queste poesie. Una raal intesa espressione dell' editore c' iiidusse a credere clie il ch. signor marchese Trivulzio possedesse altre poesie del Tasso e le serbasse gelosamente inedite ; e quindi facemmo un voto clie queir egregio promotore delle buone lettere le rendesse di pubblica ragione. Siamo ora assicurati di aver preso errore in quella nostra credenza, ne trovarsi appo il signor marchese altri versi del gran Torquato. II nostro voto poi , a scanso di ogni sinistra iiiterpretazione , PARTE ITALIANA. 48$ noa riferlvasi ad altro che alle cose del Tasso da no'i er- roneamente supposte inedite ; che ben sappiamo con quanta cortesia quel dotto signore sia solito concedere a clii nel richiede le opere inedite ond' e ricca la sua biblioteca : e per tacere di tanti altri esenipi , annunciammo noi stessi poc' anzi le lettere di Annibal Caro ora per la prima volta stampate in Milano ed estratte dai codici trivulziani. Questa dichiarazione la dovevamo alia verita ed alia stima in che abbiamo V illustre signor marchese Trivulzio. II Pai'adiso perduto di Giovanni 3Iilton , tradotto da Lazzaro Papi. — ■ Milano^ 1827, Bettoni , vol. 3 in 1 6.° Nel giornale dei Dehats fa asserito « che dopo diverse traduzioni nell' italiano idioma del poema di Milton , da quella di P. RoUi sino all' ultima del Ijeoni, I'ltalia nessuna ancor ne possedeva che atta fosse a dare una perfetta idea del capo d'opera del grand' epico inglese " e vi soggiugneva che pero t< il sig. Guidon Sorelli ha tradotto quel poema ed ha saputo penetrare nel vero senso del medesimo per fame gustare nella lingua italiana le bellezze , e qualche volta, sia lecito il dirlo , ha saputo sorpassarle. »/ Ma cio che piu importa , questi medesimi sensi furono ripetuti nella gazzetta di Firenze. Ora il sig. Luigi Pacini, professore lucchese con una sua lettera inserita nel giornale di Lucca, giuslamente si lagna che in tale rassegna delle italiane tra- duzioni del poema di Milton sia stata ommessa quella del- r illustre suo conclttadino Lazzaro Papi , della quale non solo parlarono ampiaraente e con tributi d' applauso 1 gior- nali pill accreditati ed anche non pochi dotti inglesi ; ma ancora gia fatte furono due edizioni, ed una terza se ne' sta eseguendo. Qnindi cosi concliiude : « In ultimo deside- rasi da noi ardentemente di leggere quanto prima la tra- duzione del sig. Sorelli per unire i nostri plausi a quelli del giornalista parigino, ove essa di fatto li meriti, come da buoni e veri Italiani vogliamo desiderarlo. " Noi lodiamo I'egregio professore , che spinto dal nobile amore di patria provveder voile alia fama di un Italiano suo concittadino. Ma guai , se rivendicar volessimo tutte le di- menticanze , le ingiustizie tutte , delle quali rendonsi ogni di colpevoli al cospetto delT Italia gli scrittori d'oltremonti ^ 436 APPENDIGE Noi anderemmo errando senza poter giammal raggiugnere la meta. Intanto ci e ben gradevole I' anminziare questa nuova e Leila edizione hettoniana del poema di Milton tra- dotto dal Papi, edizione forse ignota al professore lucchese. Cosi egli vedra che noi prendiamo parte al giustissimo suo lamento. Quest' edizione forma parte della Biblioteca uni- versale antica e motlerna, che va qui piabblicandosi dal Bet- toni , giunta oggimai al vol. 3o.° Se non che nelF annunziare la milanese rlstampa della traduzione del Papi , ci morde un certo qvial timore , che essa ed anche alcune altre opere delle varie Bihliotedie bettoniane state siano eseguite con lesione degli altrui di- ritti. Se cosi non fosse , e per avventura il timor nostro c'' ingannasse, siccome per I'onore della milanese tipografia lo bramiamo, avvertito vorremmo il sig. Bettoni , perche in avvenire a sifFatte sue ristampe aggiunger voglia una testimonianza dell' ottenuta permissione per parte o dell' au- tore , o del tipografo che gia trovavasi in possesso dell' edi- zione. Lo che non avvertendo, egli si esporra al rischio di incorrere nella brutta taccia di tipografo pirata. Anthologia latina ad usum studiosce ]'nventntis primce humanitatis classis accommodata. Mediolani, 1827, Imp. Regiis typis , in 8.°, di pag. 5 19. Prezzo lir. 2.85. Libro di testo ad iiso degl'II. MR. GinnasJ. Unbel giorno. Poemetto del cojite Folchtno Schizzt, socio cor lisp ondcnte delV Ateneo veneto ecc Seconda edizione. — Milano , 1827, tipografia Bettoni. Con greco nome ( il Calomero ) apparve questo poemetto ■nel 1825, dedicato ai cold e gentili Parinigiani , in una splendida edizione di soli duecento eseniplari , non posti in commercio , ma dispensati dall' autore agli amici. Ora in itna ristampa che uguaglia la prima ne' tipografici pregi, e la vince per raolte notabili aggiunte , coraparisce di nitovo con nome italiano , e , senza dubbio , assai piu vago del primo. Neir efTigie di S. M. Francesco I nostro imperatore e re fu corretto un errore per noi gia notato intorno alia parte in cui si dovevano coUocare gli ordini che ne illu- strano I'augusto petto : nel restante le tavole sono in tutto le stesse che nella prima edizione. I versi ricevettero qua I'ARTE ITALIANA. 487 e la alcunl ritocchi, testimonj del buon gusto deU'autore, il quale veramente e degrio di ogni lode per quell' amore puro e caldissiuio della gloria itallana a cui consacra il suo tempo e le sue ricchezze. I monumenti coi quali S. M. Maria Luigia viene illustrando i paesi a lei affidati eiano senza dulibio un argomento degnissimo di riscaldare ogni petto italiano, e il sig. conte Folcliiiio Schizzi si e iiiostrato ben degno di cosi nobile inipresa. Libro secondo de' Paralipomeni di Omero. Poema di Quinto Calabro. Volgarizzamento dal greco di Ber- nardino Baldi di Urbino ecc. — Fenezia , 1826, j)er Francesco Andreola tipografo ^ in 8.°, dip. 47. Nel 1818 venne stampato in Firenze il primo canto di questa versione. L' Italia non fareb])e un gran guadagno se tutta si desse alle starape , perclie ne Quinto Calabro fu un gran poeta, ne questa traduzione ci pare che me- riti di esser posta fra le piii belle cose lasciateci da quel mirabile ingegno di Bernardino Baldi. Tuttavolta un lungo dettato di scrittore si puro non potrebb'essere senza qual- clie vantaggio. L! Osserpatore del conte Gaspare Gozzi. — Milano y 1827 , Antonio Fontana. Vol. I e II ^ in i8.° Opere del conte Gaspare Gozzi , Viniziano. — Ber- gamo, 1825-27. Bresso Tommaso Fantozzi, edi- tore ( Brescia^ co tipi di Gaetano Venturiiii tipo- grafo ). Finora volumi 10 in \().^ (*). Quand' anche dalla lettura delle opere del conte Gaspare Gozzi non altro vantaggio trarre se ne potesse die quello di avvezzare la lingua e la penua alia purita, alFeleganza, alia chiarezza, alia disinvoltura dello scrivere e del favel- lare , sarelibe questa gia bellissiuia cosa e soinmamente da lodarsi. Ma alcune delle sue opere, e tra esse I'Osservatore, 1 Sermoni, iDialoglii di Luciano e le Lettere, somministrano (*) Prezzo de' prinii tre volunii contenenti I' Osservatore ., au- striache lir. 5. 17, de' volumi 4, 5, 6, Novel le , lir. 3. 78, de' vultiuii 7, 8, 9, Lettere, lir. 3. 48, del 10, Mondo morale, la-. I. 54. 438 APPENDICE non piccola messe di senno e di sapere. Le grazie pol di cui vanno adorne , V amenita dello stile , 1' atticismo de' pensieri le rendono care ben anche a quelle persona die piu scliive dimostransi di qualsivoglia applicazione. L' annunziato Osservatore forma parte della Bihlioteca portatile , ladna , italiana e francese , che si pubblica dal tipografo Fontana , e che oggimai sta per raggiugnere il centesirao volume. Questa collezione , comeche all' occhio insidiosa , puo per la sua stessa forma riescire comoda ne' viaggi ed in campagna , contenendo opere d' ogni ge- nere e tutte piii o meno dilettevoli ed istruttive. Lodevole poi ci sembra il divisamento del bergomense editore Fantozzi, qtiello cioe di tutte ristampare le opere del conte Gaspare Gozzi ; perciocche le due antecedenti ed accreditate edizioni , I' una di Venezia , 1794? co' tipi del Palese , e per cura del ch. Ab. Angelo Dalmistro; T altra assai bella di Padova co' tipi della Minerva , e per cura dello stesso Dalmistro , non sono di si facile acquisto per qualsivoglia studioso. Ed appunto sull' edizione padovana vien esegnita la bergomense, la quale gareggia con quella, quanto alia diligenza nelle correzioni , ma e di piu facile acquisto per la tenuita del prezzo. Teatro italiano di Francesco Righetti , attore della ('nella^ Compaguia drammatica al servizio dl S. 31. il Re di Sardegiia. Volumi i.° e 2.° 1826. Vol. 3.° 1827. — Torino, Alliana e Paravia. (*) II sig. Francesco Righetti e uno degli attori che mag- giormente onorano a' di nostri la scena italiana. Dopo aver (*) La messe delle produzioni sceniche va fra di noi ogni di crescendo. Una nuova collezione di drammi in ogni genere anche inediti vien annunciata a Roma pel Mordachini , in 12.° Essa avra per titolo : Nuova bihlioteca drammatica. Ne uscira ua vo- lume ogni mese cominciando dal setceaibre di quest' anno , al prezzo di 4 paoli romani per gli associati ; sara accomjjagnata da notizie storiche e critiche , e sara altresi fregiata di rami rappresentanti gli abiti delle diverse nazioni cogli opportuni sctiiarinienti. Pregevole ed utile corredo , purche sia convene- ■volmente eseguito. S' aggiugae che si daia ogni anno un preuiio di 25 zecchini a quel nuovo componimento drammatico italiano, che dal giudizio delPArcadia rouiaua ne sara state reputalo nie- ritevole. PARTE ITALIANA. 409 nella prima sua gioventii come accademico filodramma- tico e quindi nella qualita di commediante sostenuto il personaggio di tiranno nella tragedia, si applico nell'eta piu niatara al comico faceto , che vien chiamato con vo- cabolo deir uso caratterista nohile ; nel che adopero con bonissimo accorgimento. Che ben ne ricorda ch' egli reci- tando la tragedia, soleva spingei'e oltre ogni misura la sua fortissima voce, e declamare i versi piuttosto a guisa d'ua robusto predicatore da pergamo che non secondo richiede il dialogo drammatico. Ma di si fatta maniera non si ap- pagava punto il genio degli spettatori intelligenti , i quali vogliono r imitazione della natura anche nella tragedia , comeche severo , grave e sublime ne sia I' andaraento. Ora in queste parti di caratterista il sig. Righetti e giunto poco men che alia perfezione. E per verita egli diletta il pub- blico con T intelligenza del dire e con naturali, sagacis- sime mosse i, e trae il sorriso ben anche dalle persone di senno; mostrandosi initnico sempre de'lazzi ignobili e ple- bei, non che dell' improvvisar frasi scurrili, o del sostituir le proprie alle scritte , siccome con vituperevole pompa facevano negli anni passati gli altri caratteristi, incoraggiali per avventura dagli applausi del volgo indotto, parte troppo grande anche oggidi ne' nostri teatri ; che volgo pure si trova fra raolte persone , le quali son chiamate nobili o bene educate. Cio preraesso per omaggio di quella stima veracissima che anche noi professiamo alFattore, dovremo essere anzi rigorosi che no nel considerarlo come scrittore. E forse tralasciato avreramo piii volentieri di tener ragionamento suir opera di lui , contentandoci di accennarne V edizione , se non ci obbligassero ad una severa critica alcune potenti ragioni. La prima, che oggi mai il teatro vien riguardato generalmente siccome una parte di morale istruzione : ed ap punto delle cose al teatro appartenenti molti piii si trovano a' nostri giorni i conoscitori ed i buoni giudici, che non per lo passato. L' altra , che la rinomaaza di un tiile attore potiebbe di leggieri indurre in inganno i meno cauti nel far ragione delle cose da lui dettate , riferite od imraaginate. La terza, perche il sig. Righetti va gia da molti anni tentando di procacciarsi altresi il nome di scrit- tore drammatico. E di fatto sappiamo che alcuna volta nelPanao, singolarmente per le serate di sue beueficio. 44© Al'PENDlCE snole far dono alia Compagnia reale, od al pubblico To- rlnese od a qaello di Genova di qualche sua nuova cora- media : dal die gli nasce I' obljligo di scriver ragionevol- mente e correttaiuente. Nella prefazione del sno Teatro italiano ( avrebbe detto jjiu propriamente Istoria del teatro italiano ) T autore ha dicbiarato , essere suo divisamento di vendicare la scena italiana dalle contumelie del D'Auhignac, dello Schlegel e di altri molti. E di certo era lode vole un tale iiitendimento percbe tutto patrio : ma teiniamo assai clie non vi abbia corrisposto come convenivasi alia difficile propostaj oltreche moltissirae cose egli ne ando significando ne' due primi volnmi , le quali o sono affatto inutili , ovvero , come di- rebbero i Francesi, fuori di stagioue. lautile ne e sembi-ato qnanto egli ha voluto abbondevol- mente ricopiare da' due volumi dell"" istoria del teatro ita- liano , scritta sul principio del passato secolo da Luigi Ric- coboni : opera die i letterati e gli amatori di cose teatrali hanno letto o ameranno uieglio di leggere nell' originate francese, e della quale gli altri poco o nulla si cureranno. Fuori di stagione, perclie, grazie a'lumi dell' eta presente, non abbiani piii ne mascbere, ne zanni, ne commedle improvvise , ne altre favole indecenti e da trivio : anzi la buona e costumata commedia nobilitata da alcuno de' mo- dern! scrittori gia fassi a signoreggiare anche sugl' infimi teatri. Laonde bastar pote\ a ( e con cio avrebbesi anzi avuta iina prova soddisfacente di buon giudicio) il pas- sarsela in questa parte con poclii e rapidi cenni d' intro- duzione ; essendo affatto ridicolo il voler correggere vizj die pill non sono. E parimente avvisiamo che male abbia il sig. Riglietti impiegato il suo tempo nel volerci intrat- tenere ( sempre traendo dal Riccoboni ) di quanto scrissero i Santi Padri contro agli spettacoli teatrali, e delle ecce- zioni cb' essi fecero a quando a quando per tolleraaza , in favore delle tragedie e commedie i-egolari. Ne pare percio che in pochissime rigbe si potesse comprendere cio cb' egli con tanta verbosita e venuto dichiarando. Poteva egli avvertire che siccome I'antica commedia, mimica, istrionica presentava per lo piu laidezze ed osce- nita e ne' gesti e nelle espressioni , cosi era degnissi- mo ufficio della Chlesa il vietare a" fedeli 1' intervenirvi : essendo troppo per se stessa proclive al male la nostra PARTE ITALIANA. 441 natura senza clie vl si aggiugna uno stiinolo cosi peri- coloso. Ma la nioderna coiiimedia castiga il vizio, deride le stravaganze , fa gentile il costume , indirizza gli aiiimi alia virtu , e posta poi sotto la speciale vigilaiiza de' Go- verni , noii puo incorrere alcuiia censura. E di fatto noa ci ha veruno che ignori essersi fatti noii piccioli progress! nella morale draiiiinatica , anche dopo le commedie del Goldoni , moke delle quali non sono scevre sempre da sconveiievolezze , come ottimamente avverti il sig. Pietro Schedoni nelle sae Jnflueiize morali. e ultimaniente ne' suoL discorsi iiitorno alle commedie del Nota (Modeiia, 1826, tipograiia Regia), quantumjue possano chiamarsi modelli di huona morale anche le commeilie Goldoiiiaiie a confronto di quelle del secolo XVI e delle successive iiiio alia meta del secolo XVIII. Oltrecio , sebljeae abl)ia il sig. Righetti ne' due priuii volumi divise per capi le materie delle qunli si accinge a ragionare ; nondimeno non serba per lo piix ne metodo , ne precisione, ne ordine, ne chiarezza, ed or si coiifonde, or si allarga in cose estranee al soggctto ; ora viene a ri- petere con lunghe sazievoli dicerie le cose stesse di cui ha tenuto discorso in altri capi. Volendo per esempio di- scoi'rere snl teatro italiano nel secolo decimottavo, tonia a parlare dei secoli precedenti servendosi eziandio dcgli stessi paragoni , delle sentenze ed immagini medesime e svilla protezione che i principi ed i governi dovicbbero compartire agli scrittori drammatici, e sul merito rispettivo deir Alfieri , del Goldoni, Metastasio , Monti ed altri, e facendo una ridicola, anzi mostrnosa pompa di erndizione greca , latina,ecc. con citazioni a tutt'altro applicabili che air argomento suo , da cui percio si allontana indiscreta- mente e devia le mille miglia al solo oggetto di farci sapere c!ie ha letto questo e queirautore. Quando poi egli imprende a parlare degli scrittori vi- venti, dopo avere giustamente encomiato il tragico Nicolini , trovandosi imlDarazzato nel dare un retto e sicuro giudizio sugli autori comici, e non pigliando coraggio alcuno ne dal proprio criterio, ne dal parcre dei letterati , ne dal- r universale consentimento degl' Italiani e degli stranieri, e volendo o per timore o per particolari riguardi , ov- vero per genio di piacenteria consolarli tutti se pur gli fosse possibile , fa un singolare impasto del Cirand , del Bibl. Red. T. XLVIl. 2(; 442> APPEND ICE Nota , del Marchisio, del Federici e deir Avelloni , ora qaesto ora quello prepoiiendo per tenerli ia giusta vicenda: seb- bene raccapezzaado di qua e di la qnanto ha detto di questi autori , ne pare ch' egli dia il primato di dritto al coiite Giraud, e quello di dolce predilezione alfAvelloni. Parlaiido di quest' ultimo egli si maraviglia come Na- poli Signorelli nella sua istoria de' teatri non ne abbia fatto alcun ceiino : quantunque confessi poi candidamente che nelle moltiformi di lui produ/ioni non si trovlno questi lievissimi pregi , condotta, caratteri, lingua e stile: dan- dosi a credere che sia titolo bastante alia nazionale rico- noscenza degl'Italiani 1' avere il detto Avelloni dettate cen- tinaja di mostruosita che per nostra vergogna infradicia- i'ono suUe nostre scene per tanti anni ; quasiche il mei'ito delle opere d'iiigegno si stabilisse a nuuiero, peso e misura. E si veramente dovrebbe pur sapere il sig. Righetti che hppunto al cattivo genere cui si appigliarono per ottenere inerito di novita e il Federici, e chi ne segui le tracce , siccome fece I'Avelloni , e dovuta in gran parte la deca- denza fra noi della buona commedia piii che ad alcun' altra delle cagioai da lui avvlsate ne' due primi volumi. E di vero , poiclie malgrado le infelicissime condizioni per gli scrittori , e malgrado la mancanza e di jsrivilegi, e di premj , e d' incoraggimenti , 1' Italia ebbe tuttavla un Gol- doni ; possiamo aft'ermare clie se Federici , Avelloni ed altri non avessero corrotto il gusto co' niostruosi loro ro- manzi in dialogo, o con satiracce , ovvero con allegorie, macchine e travestimenti , si sarebbe mantenuta viva e gradita V idea della vera imitazione de' costumi , e non sarebbe costata tanta fatica il ricondurla tra noi , siccome fortunatamente la rivediamo al di d'oggi pressoche ricon- dotta in onore. II sig. Righetti pigliando quiiidi a prestanza quanto fa detto e scritto in Francia ed in Germania sul romanticismo e sul classicismo , e mescendovi le proprie idee , fa il piii liizzarro accozzamento d'immagini e di costrutti per distin- guere 1' un genere dall'altro. E volendola fare da metalisico, dopo essersi confuso e disperse per gli spazj immaginarj si determlna poi a consentire nel giudizio di Boetheux ( noi conosciamo Batteux). Ora senza fare tanto strepito di parole e di cltazioni , gli doveva tornare assai piii facile il ripe- terc cio clie gia sappiamo : vale a dire die le regole I'ARTE ITALIANA. 443 del genere classico nascono dalla natura , e sono oi\linate clalPartei die prima furono le opere, quinJi i precetti ;, die non trovaHclosi in alcuiia donna la massima eccellenza di Jjellezza e di forme per ogni rispetto, convenne die lo scultore della Venere Medicea togliesse qua e la le par- ziali bellezze e le forme per comporne un tutto die ag- giugnesse in ogni possibil maniera alia desidei-ata perfezione: di qui essere nato il hello ideale , o la natura scelta die a tutti conviene i gcneri d'imitazione. Ma per dir queste cose tanto semplici, tanto note, e per esporre le ragioni della scuola contraria, quanti girl di periodi, quante contorsioni? E dii raai puo intenderlo, se fors' egli non intende se stesso? A die raai quel mescuglio di religione cristiaiia , di cerimo- nie esteriori, di cavalleria, di aiuori, di lingua romancia dalla quale vuol derivare il romanticismo? Clie mai signiiica il santificare le impressioni sensuaH co'l'idea di un legame tniste- rioso'f ovvero un niondo meraviglioso uscito dal caos per essere nel suo di sordine piic addentro nel secreto dell' universo ? Che vuol dire I' imitazione della natura con la giusta scparazione degli elementi della vita ? e poi inondo egitente morale , politico, istorico , favoloso : genio che non pub creare , ne distruggere la natura, ma deve trovare cib che veramente e : quindi V appoggio suo per innalzarsi e la natura ? A chi parla egli il sig. Kighetti nel secolo decimo nono ? A die vien egli parlando poi dell" imitazione scelta teatrale coll' imitazione die Virgilio fece di Omero, Terenzio di Menandro o simili ? E le ani esUiate da Costantinopoli , e il risvegliar le ombre d''Orazio, di Cicerone, e di mia bisnonna con rallle spro- positi di ordine di logica, di sense comune? E tutto cio per parlare dello stato attuale del nostro teatro per parte, cioe in riguardo o rispetto agli scrittori ? E perclie final- mente farci ingojare a bei sorsi la storia del teatro antico dal capro inlino alle scene nostre , riferendoci testualmente quanto ne scrissero e Napoli Signorelli ed altri molti prima di esso. Quanto poi alio stile ed alle altre proprieta d' immagini e di vocaboli bastino alcuni esempli tolti a caso. Contu- nielie inurbane — divina arte drammatica — andare in traccia degli effetti csterni — pronunziare dietro le commedie , — ar- senale d' ecceUenli scrittori , — appaiare la greca commedia , invece di agguagliare, crepuscoli die gettan fuoco ~ abbrac- ciare un gcncre , - personc di qualita ( buoiie o cattive ? ) 444 APPENDICE genio per ingegno ;, - colar le lagrime - lardellare un reper- torio drammatico , ecc. E queste altre piu graziose ancora: dar nel genio alle berrette per accamular teste — comniedia che oltrepassl di una linea ki periferla della decenza — poU vere che rode il buon costume , - loglca che non basta a na- sconder I' infamia di un vigliacco , e centinaja d' altre che per compasslotie de' lettori omettiamo di trascrivere. Assai piu ragioiievole ed esatto ahbiani trovato cio che il sig. Righetti ne vieae esponendo snl merito degli attori viveiiti ; siccome migliore fuor di dubbio de' due prirai volumi ne pare il terzo che ci e capitato or ora alle maai, dove con buoni principj e con pensati consigli e precetti si discorre sulle qualita che al bene convenevolmente porgere in iscena sono richieste; e de'varj metodi e delle diverse discipline d'azione, con Tosservanza delle quali un comico che abbia sortito dalla natura la necessaria attitudine po- tra sperare di riuscire eccellente neU'arte sua. E in questa parte diam lode all' autore. Ma non possiam tralasciare di nuovamente ripetere, che quanto ha egli detto e ridetto in diversi luoglii tanto del prime, che del secondo volume in ordine alle compagnie comiche , agli attori passati e pr^senti, ed alia recitazione tragica e comica , tntto poteva e doveva da liti raccogliersi ed ordinarsi in un sol volume e forse in un solo capitolo. Con tal mezzo, accorciata almeno di due terzi 1' opera sua, avrebb"" egli evitati gl' inconvenienti nauseosi della prolis- sita e delle ripetizloui, T inutile sfoggio delle innumerevoli sue citazioni, e I'abuso delle metafore e dei traslati, niolti de' quali sentono troppo della commedia improvvisa del se- colo XVII , finalmente non sareljbe cosi facilmente caduto in parecchie contraddizioni. Peresempio, dopo aver egre- giamente detto con Ugo Blair ed altri (Vol. 2.°, pag. 55) che lo scrittore comico dee prender di mira e sferzare i di- fetti deU'eta presente , e percio molte commedie del Goldoni non poter piii soddisfare all' intento , in altro luogo asse- risce ( Id. p. 5g ) che con poche mutazioni le commedie del secolo XVI , pulite ed acconce alia moderna dovrebbero essere restituite all' onor della scena : come se il costume di tre secoli fa potesse trapiantarsi nell' eta presente. E non sa egli die parte del costume sono la lingua, lo stile, le usanze , Parti, le scienze, il calzare , il vestire, la ci- vilta inline , ossia la politica e sociale condizione de' tempi PARTE ITALIANA, 44$ e de' Inoghl ' Anzi alia stessa guisa che appunto nel se- colo XVI si recitavano dagli accademici le commedle di Plauto e di Terenzio. si potreb!)ero al di d' oggi recitare varle commedie dci ciaquecento , ma quali fnrono scritte da que' maestri ( di che i dotti ed i letterati sareljbero contenti ) e col loro naturale colorito , non gia ritocche da alcniio, neppure dal sig. Francesco Righelti dittatore supremo d' ogni nianiera di leggi drammatiche anche per gli scrittori. Altrove poi , dopo aver sosteiiuto (Vol. 2°, pag. f) ) che le tragedie moderne sorpassano in merito le commedie che furono scritte da Goldoni in poi, ne dice ( ivi p. 58) che senza le tragedie delFAlfieri , 1' Italia re- stereb])e chiottn cliioua sotto il manto delMafFei, e quello pill anipio del Monti (*). Forse avra per fermo che le mo- derne commedie sieno tutte pessirae, escluse per altro quelle del sig. Francesco Righetti. Ma non parendo a noi doverci dllungare oltre a' dl- screti termini d' un articolo , e contidando che le osser- vazioni sin qui fatte siano bastevoli a mettere in guardia i lettori di quest' opera sovra i molti altri abbagli e nel deiinire la maniera deaili scrittori Romantic! , e in altri (*) Malgrado delle gravissime difficolta die ora piu che jDPr lo passato dcbbono superarsi da chinnque agogni di calzare il co- turno , e lualgvado ancora dell'' infellce esito cli' ebbero pressoclie tutte le tragedie a' di nostri composte, non venne nieno il co- raggio degl' Italiani in »i nobile arringo. Prova ne facciaao le Sf gupnti edizioni : Tragedie di Tommaso Zauli Sajani, Flrcnze , Blagheri, 1827, in 8.* Tragedie di Pompeo Campello ,Pesaro, lVoi>ili, 1827, to/no i,° in 8.° Emira, tragcdia di Filippo Cicognanl, FiretLze , Magheri, 1827, ^"8.° I Bianchi e i Neri^ drainma , Livorno , Vignozzi , 1827, in 13." Le tragedie del Sejano , del Campello e del Cicognani sono del genere classico, dr\ romantico il draainia. Due sono quelle del Sejano, il Mitridate e Catterina Sforzn ; tre quelle del Campello, il Pirro , V Ester ed il Focione. U Emira non e che una servile iniitazione della Zaira di Voltaire. Con queste tragedie il teatro italiano non ha fatto alcun passe. II Sejano cainmina servllniente sulle orme delPAlfieri, senza pure una scintilla di quel fuoco end' era aniuiato il orande Astigiano. 11 Campello poi ci si di- niostra ignaro del teatro , e quasi totalniente educato alia scuola de' Granelli e de' Bettinelli. Lodianio nondimeno gli sforzi de' giovani poeti. Non ^ cosa impossibile die con lungo ttntare e con audace costauza taluno d' eesi raggiunga la uieta. 44^ APPENDICE giudlzj intol'iio ad altrl puuti teorici e pratici dl questa materia , saremo contenti di awertire aiicora pocliissinie cose sul particolare degli attori. E primieramente sarebbe stato urljano e convenevole divisainento nel parlar delie attrici viveiiti il dire alcun che della signora Gaetana Goldoni e della signora Anna Pellandi che formarono per tanti anni la delizia de' nostri teatri ; tanto piii die nessun'altra, se non erriara grande- mente , ha toccato finora il pnnto di quella perfezione a cui esse arriva.rono. Quantunque poi abbiano esse abbandonato il teatro, pure conservandosi generale in Italia la loro ripntazione, si do- vevano almeno accennare i principali pregi , per cui si rendettero cosi accette agP Italiani , e porli a confronto con quelli delle altre che illastrano di presente la scena , e cosl dare nn nobile stimolo alia emnlazioiie. E polche il moderno teatro italiano si va perfezionando per r esempio del francese , cosi pur fosse che si tenesse eziandio maggior conto delle attrici eccellenti benclie avan- zate negli anni ! Di fatto veggonsi tuttodi applaudite nel teatro francese a Parigi, anche nelle parti ingenue e da giovinetta J insigni attrici che hanno oltrepassati i qua- rant' anni ; e non esce mai di bocca a quel popolo colto e gentile : la tale attrice e vecchia. Rispetto al Demarini , pare a noi che il signer Righetti non abbia colto nel segno qnando asserisce che quest' attore fa troppe mute sceneg- giature e troppi preparativi nella sua azione per compia- cere al genio degli spettatori. II signor Demarini fu ot- timo primo amoroso, ed e ottimo pach-e nobile, o si ri- guardi alia non comune scienza sua delle cosi dette situa- zioni drainmadche , o si osservino le doti esterne della sua persona. Ma pure , il dobbiam dire , egli non euro mai troppo lo studio delle parti assegnate, fidandosi sempre alia prontezza delF ingegno e all' arte del gesto , de' passi, dello sguardo e delle altre attitudini in cui e insuperabile maestro. E che ne intervenne ? a forza di piegare verSo il suggeritore per aver 1' imbeccata , tolse 1' abitudine da molti anni in qua di trascinare T ultima sillaba delle pa- role, e di moversi in tutti i versi con modi spesso esa- gerati per coglier tempo ad esprimere cio che non gli cape nella memoria. E di cotal difetto consigliamo lo stesso signor Righetti a guardarsi bene , e ad attcnersi piuttosto PARTE ITALIANS. 447 a' suol stessi precetti : perche plu si va In la cogli anni , s'intleboliscono tanto piu 1' ucUto e la vista, e qaincU divien sempre piii necessario T esercitare la memoria e T essei: slgnore delia jiarte. Delia sigiiora Garlotta IMarchionni e de' suoi niolti pregi e di qualche lieve suo difetto ragiona a Inngo il signor Righettl , e noi conveniamo nel suo giudizio. Attrice im- pareggiabile ella fa tutto cio clie vuole, purche fortemente il voglia. E se negli anai passati mostrava una qualclie par- ticolare tendenza al lagrimevole ; ora e viva, spontanea e sciolta nel dialogo della commedia, ed osserva con iscrupolo ogni convenienza draminatica, talmente che poche attrici signoreggiano 11 palco scenlco al pari di lei. Insomnia e pel* la voce e per la pronunzia e per le raosse e per la nobilta del portamento e la naturalezza del porgere , o rappresenti le parti vivaci od esprinia le tenere , la Mar- chionni e degna della sua fama e degli applausi che ottienc. Non e nostro intendlmento di parlare degli altri attori: ma diamo deliito al signor Righetti di aver tacluto del signor Verzura genovese il quale ne pare essere stato nodrito all' ottima scuola di Petronio Zanerini ; e percio sia per la nobilta de' modi, sla per 1' espressione degli afFetti non lo reputiamo ad alcun altro secondo. D' un altro avvertlmento cl facciamo ancor carlco. Dice il signor Righetti (vol. a. pag. 122) che molti coinlcl sof- focarono il gernie del loro gcivo origlaale trasciiiad dalla chimera delle tradizioni. E poi sotto (cap. 128) parlando deir ultimo atto del Saulle recitato dal Marrochesi , confessa che quivi V attore era perfetto , e sogglunge : io lo presl a modello . . . perche per quanta studio avessi posto onde variar modi ed atteggiameiiti , m aivedeva che tutto sarcbbe rimasto al di sotto d' una felice imitazione. Chiamano i Frances! tradizione propriamente il modo di esporre una tragedia o commedia coUe posizionl, mosse, gesti ed aitre particolarlta all' azione appartenenti quali fiirono indicate o prescrltte dall'autore che personalmente intervenne alle prove, e die norma alle discipline della prima rappresentazlone. Chiamasi tradizione impropria- mente, allorquando queste norme furono date da attori, o direttori die non erano gli scrittori «tessi. Quindi veg- giamo che in Parlgi e genei'^lmente nelle altre cosplcue citta della Francia si conserva con Iscrupolo la tradizione 44^ APPENDICE tlel Tartuffo e del Misantwpo quale fu assegnaia clallo stesso Moliere , e passera di generazione in generazione finche Sara genio di buon teatro in quel vasto reanie. E guai a quelTattore die si attcntasse di variarla o farvi difetto? clie il pubblico ne farebbe in teatro severa ragione. Cos! dicasi del Cinna e degli Orazj di Corneille: cosi dell'^mZM e della Fedra di Racine. E venendo al nostro teatro , nel dramma 1' Eugenia di Beauinarcbais e nel Padre di famiglia di Diderot , sebljene malaniente tradotti , era sommo il sovra citato Petronio Zanerini. E quando il nostro Demarini succedette a lui, in quelle parti si travaglio buoiia pezza per esprimere in altra variata foggia i sentimenti e le mosse per non farsi imitator di Petronio ;, ma venne raeno alia prova , e il con- fronto fu tutto a suo danno. Per la ragione stessa chi vuol bene esprimere gli afFetti del padre nel Bencfattore e T orfuna convien die segua la tradizione del Demarini die non ha dii lo agguagli in quella parte. Epjiure pochissimi lo pigliano a modello nel Benc- fattore, dove i cosi detti jDnVni attori s' ingegnano d'imitarlo nel rUosofo celibe. E la ragione sta nelP amor proprio ne- niico de" confronti. Demarini ha cessato di recitare nel Tilosofo cdibe , e continuera tutta la vita a far degna mo- stra di se nel Bencfattore e V orfana. II die prova a suffi- clenza che non ci possono essere molte variate maniere di bene esprimere le cose stesse. E quando un attore riusci perfetto in alcun personaggio, conviene di necessita a chi vuole adoperar con profitto farsene imitatore e seguace. Annall del teatro della cittd di Reggio , anno 1826, con un Epistola del sig. cav, Angelo Petracchi, ccc. — Bologna, iSiiy , p?-esso Nobili e Comp. , in 8° I Tcatri , Qiornale dramniatico , musicale e coregra- fico , ecc. — Milano . D. G- Ferrario : esce og/ti sct- timana per fascicoli, ciascuno di un foglio in 8.° Anclie 1' Italia vanta finalmente i suoi giornall di teatro, de' quail era stata finora mancante , selibene nessun altro paese delKEuropa presentasse maggior materia a questo ge- nere di lavorl. Cli© meschlnlsslma cosa era quello die non ha guari pubbllcavasl in Venezla, e del quale fatto abbia- mo un cenno nel nostro Proemio. Ne pero dire potreninio PARTE ITALIANA. 449 che i due tla noi ora anminziati abbiano gia ottenuto il merito e la celebrita die nello scorso secolo acquistato erasl in Geriiiania il Giornale ebdomadario sull arte clrani- matica, clie pubblicavasi a Lipsia dal Leasing. Diflicilis- sima e cotest' impi'esa , e quindi di molta esperienza , e di non breve tempo essa ha d' uopo per raggiugnere il noblle e divisato scopo. Del milanese ne sono editori il sig. D. G. Ferrario , gia nolo per le sue opere , e specialmente poi per quella del Costume antico e moderno ecc. , ed il signor G. Barbieri nolo desso ancora per teatrali componiinenti e repertorj. Compilatore pero ne e il solo sig. Barbieri, col quale coopero per qualche tempo il sig. G. Battaglia. Ora sappiamo che il solo sig. Barbieri tutto ne sostiene r incarico. Questo giornale venne alia luce nello scorso aprile , e con auspicj certamente non molto lusiughevoli. Ma esso era allora, per cosi esprimerci, nella sua puerizia. L' altro che si pubblica dal sig. conte Carlo Ritorni, ebbe principio col 1807, ma si ristrigne ai soli annali del teatro di Reggio. Che pero se argomentar vogliasi dal- r angusto circolo in cui si e racchiuso il nobile autore , cioe ne' liuiiti di un teatro solo e di secondo ordine , ne- gare non gli si dee un giusto titolo ai puliblici applausi, avend' egli saputo rendere gradevole a niolti un argomento che sembrava a pocliissinii destinatof, laddove il Giornale milanese , die quasi novello atlante tutto si addosso i tea- tri dell' orbe terracqueo, e tuttavia ben lontano dal vol- gersi verso la nobile meta cui raggiugnere vorrebbe. Di questo 5 direm quasi , fenomeno , non potendo noi darne la colpa ai dotti editori, ci sembra che la principale causa stia nella difficolta di avere sicure e scevre da ogni pre- venzione o spirito di parti le notizie che vengono tras- messe , sia dai corrispondenti , sia da qualche foglio a stampa. Da cio avviene non rare volte che dandosi come certi ed assoluti alcuni giudizj , de' quali si verifica poi il contrario , e ponendosi le cose sotto tutt' altro aspetto di quello che loro realmente si convenga, 1' animo del lettore va quasi tentennando fra dubbj ed incertezze. Da si fatto pericolo sembra del tutto sicuro un giornale patrio, non consegnando esso alle stampe che cose avvenute sotto I'oc- chio stesso dell' autore, e delle quali aver puossi T irrefra- gabile giudizio d' un intero pubblico che ne fu spettatore. Sarebbe percio a desiderarsi die ahiieno nelle primarie 45o APPENDICE citta sussistesse un glornale condotto alia foggia del suddetto di Reggio. Cosi gli editori milanesi avrebbero bella e ma- tiira messe pel loro nobile ed ardno intraprendimento. Ben alieni siamo dal voler esporre agU editori milanesi vernn consiglio intorno al nietodo die meglio si conver- rebbe a questo genera di giornali. Diremo soltanto essere desso un lavoro arduo, pericoloso, benche riguardi un ar- gomento dai piii reputato leggiero e di poca importanza. Che questa medesima leggerezza, nemica di qualsivoglia tuono pedantesco o cattedratico , richiede appunto in clii gcrive e leggiadria di stile e amenlta d' idee e dizione spesso scherzevole e giocosa; i quali pregi andar non do- vrebbero disgiunti da una profonda cognizione di tntte le arti sorelle. Ecco la ragione per la quale ben pochi in- gegni usclrono gloriosamente da si fatta palestra. D' uopo e poi evitare, per quanto sia possiblle , le controversie , le gare, le repliche, le giuslificazioni , delle quali cose la maggior parte accostandosi d'assai a cio clie chiamar po- trebbesi peUegoUsino, infastidlscono il piu delle volte 1 let- tori , senza che ne provenga alcun vero vantaggio ne per r arte ne pel diletto. Da un altro scoglio convien ancora guardarsi , ed e il giudizio di certi professori , e general- mente de' cosi detti virtuosi, le cui parole sono ben di rado scevre di prevenzione o di spirito di parti. Un' epistola del sig. cavaliere A. Petracchi inserita ne- gli Annali del teatro di Reggio ci fa sovvenire di una no- stra dimenticanza nella rassegna che V anno scorso pub- blicamino de' libri usciti alle stampe in Italia ne' cinque anni che precedettero I' epoca della nostra direzione. Tale opera versa sul reggimento de puhhlici teatri, Miiano, 1821, presso il D. G. Ferrario, in 8.° Noi ci asterremo si dal- 1' impugnare che dal difendere la masslma dell'autore, cioe che i grandi teatri debbano essere ammhiistrati dai governi e non da privati appaUatori , non mancando realm ente ap- poggi per sostenerla , argomenti per contrariarla : ma solo al tempo ed all' esperienza appartiene il dimostrarne la falsita o la giustezza. Cio diremo bensi che 1' autore ha trattato il suo tema con principj economic! ; che nel di- ccuterlo si e dimostrato esperto amministratore ; che ha renduti di pubblica ragione molti oggetti che alia buona azienda d' un teatro appartengono : pregi tutti che accop- piati alia chiarezza, alia precisione , al perfetto conosci- niento delle materie rendono assai r)res;iabile 1' opera sua. PAKTE ITALIA.NA. 4$ I Relazione del prof. Alessandvo Volta dl un mo viag- glo letterario nella Si-izzera ova per la prima volta pubblicata ecc. — Milano , 1827, dalla Socictd ti- pografica de Classici italiani , in 8.°, dipag. vii e 47. Bella edizione di soli sei esemplari in carta turchina , € di settanta in carta velina. II si-r. Zarcletti die atteiitle gia da un anno a compilare un ragionato catalogo della biblioteca Reina pubblico la relazione che qui s'annunzia, piccola, ma preziosa parte dei nianoscritti inediti di che quella biblioteca e dovizlosa. Tntto quello che appartiene ad Alessandro Volta debb' es- sere s\ avidamente cercato dagli amatori delle fisiche di- scipline , che noi avremmo niancato all' ufficio nostro se avessimo taciuto di questo grazioso volametto. La Relazione e imiii-izzata al conte di Firmian, minlstro plenipotenziario di S. M. I. R. A. in Lombardia. II viaggio fu fatto nell' au- tunno del 1777, ma la Relazione non \em\e presentata che due anni dopo; del quale indugio Tautore dice d'aver fatte le sue sense al ministro in Monsolaro, deliziosa villa e antico possedimento della casa Vismara nel contado di Como. Vi si descrivono specialmente il monte di S. Gotardo ed il lago di Lucerna, con corredo di osservazioni barometriche e geologiche, e vi si parla a lungo del celebre Pfiffer , audace e diligentissimo viaggiatore che tutte esaniino le vette e gli abissi tutti della Svizzera, e quindi ne condusse pressoche a compimento un modello in rilievo ; maravigha di pazienza e di esattezza ! Agli amatori di questi studj lasciamo il giudicarne T importanza ed il pregio : noi fac- ciam plauso al sig. C. Zardetti, che festeggiando le nozze del suo amico sig. Antonio Reina, ha rallegrata tutta in- sieme l' Italia regalandole un nuovo frutto di qiiell' ingegno immortale del Yolta. Elogio morale del conte Alessandro Volta di Giovanni ZuccALA, pubblico professore ordinario di estetica e di letteratura italiana nelV I. R. Universitd di Pavia^ membra della facoltd filosofica ecc. — -Ber- gamo, 1827, stamperia ]\Iazzoleni. Quando fu tolto all' Italia il grande ingegno del Volta noi abbiam dato, seconde le nostre forte, un tnbuto di 452 APPENDlCE giuste locU alle ceneri cU qnelP illustre concittadino. Ora torniamo assai volentierl a si pietoso argoinento , chiama- tivi dairdogio die il professore Znccala ha tessuto a qnel- 1' eterno splemlore del noma italiano. Le piu utili esperienze e le niaggiori scoperte del Volta ebljero , per cosi dire , la culla neir Universita di Pavia, dove <»li sopravvivon tuttora alcuni illustri colleghi , molti scolai-i e inoltissimo ricor- danze delle sue belle virtu. II chiarissimo apologista send vivamente come il suo soggetto acquistasse splendore dalle circostanze del luogo in cui egli era destinato a parlarne,* come chi fosse chiamato a celebi^are un gran capitano sopra il cainpo medesimo delle sue vittorie. Da questo nobile paragone piglia le mosse il professore Zuccala , e partendo i pregi del cuore da quei dell' ingegno , mentre die di quest! ultimi si aspetta die altri ragioni , egli si volge a jiarlare di quel bello morale die adornava il defuiito : " es- » sendodie il Volta appartiene a tutte le nazioni di Earopa f quale scienziato di prinio ordine ; ma come buono cit- »» tadino e maestro , buon padre ed atnico non appartiene " che a noi , ed e obbligo nostro il fare tesoro delle doti »> del cuore, die molte in lui furono e tutte egregie, per " tramandarle in retaggio ai futuri Italiani. " La virtu e si bella cosa agli animi gentili, e si gradito ufficio il par- larne, che il diiarisslmo encomiatore, anche in mezzo al dolore ond' era cagione la perdita di si grand' uomo, pote chiamar coasolante 1' incarico a lui addossato di coniporre « il ritratto morale di un giusto, la cui grata ricordazione >' dovra 1' Italia conservare gelosamente sin che le fiamme « di questo sole nutriranno nei nostri poster! senso di » patria e di virtii. " II pensiero delle virtu del defunto tanto s' impadronisce dell' oratore, e T animo ne soUeva al di sopra di queste umane affezioni, che non dubita d' in- vitare i suoi uditoii a liberarsi da ogni mestizia^ perche veraniente nelle pompe funebri dei l>uoni il dolore non e ragionevole, se non in quanto si dona ai superstiti orbati di un utile esempio delle migliori virtii. <> La tomba del- " I'uomo dabbene non e circondata da silenzio ed orrore, " ma dair astro piii lusingliiero abbcllita, quello della spe- " ranza ; essa e un' ara santificata dalle benedizioni dei " popoli ; ara intorno alia quale s' aggira il sospiro dei " buoni ; ara da cui prende la inspirazione e il conforto » chiunque sta nel dolore. " Conforine a questo priacipio , PARTE ITALIANA. 453 tutto il dlscorso del professore ZuccaLi somiglia ad un inno di gioja piu die ad una canzone di pianto : le sue parole si aggirano degnamente lungo il fiorito cainpo delle virtii, e tuite trovandole coltlvate dal Volta , e pensando a quel- 1' eterno frutto clie ne raccoglie , appena e che 1' oratore si pieglii in sul finire del suo discorso al conipianto. Al- lora egli si volge opportunamente agli studiosi giovaui che r ascoltavano e « Questo ( dice ) e 1' insigne modello die » io vi reco davanti , se desiderio vi sprona di rendervi >i degni di una patria che avete con lui coinune. Potra >> per avventura lo spirito da bassi o iminoderati all'etti " intristito , abljattuto, potra poggiare a una meta che e " seggio immortale a Dante, a Galilei, a Volta, a Canova? » Per questo funebre monuinento che sacro avete, perclie n e quello d' un vostro padre, deh ! fate di conipiere il » voto universale dei vostri concittadini, che e di vedere » in voi rlnascente la protezione e la gloria delle eta che y> verranno. » Delia vita e delle opere di Carlo Coldoni. Mcmorie isturiche apologedche e crldche serine da' Ferdinando Meneghezzi di Mantova. — Milano , 1827, dalla tipografia Ri volta. L' aniore alle commedie del Goldoni e rinato general- mente in Italia; e molti scrittori lianno colto questo op- portuno momento per rimettere in onore la scuola di quel grande maestro , e niostrare per quali vie abbia egli rag- giunta la sua celeljrita , e per quali altre alcuni scrittori aljbian condotto il nostro teatro ad un incredibile grado di poverta e di avvilunento. Noi abbiamo parlato di un' opera del sig. Luigi Carrer su questo argoinentO;, pensata assai giudiziosamente e scritta in istile purgato. Quest' altra operetta del sig. Meneghezzi ci par clie meriti ancli' essa non poca lode , ma non ci fa dinienticare chi lo ha pre- ceduto. II sig. Meneghezzi protesta di non aver voluto gareggiare col professore Domenico Gavi, che scrisse lezioni quattro sulla vita e suUe commedie di Carlo Goldoni. Ma non e questo lo scoglio cui dee superare oggimai chiunque pigliera a scrivere intorno al uiaggior comico italiano. 4-54 APPENDICK Paragone dcgV Ingegni antlcJd c modcnii di Alcssandro Tassoni modencse. ■ — Venezia , 1B27, dalla tlpo- grcifia di Alvisopoli. AleBsandro Tassoni fu uomo di singolare ingegno e dl non men singolare dottrina. Fra le sue opere non e ultima certaniente quella clie qui s''annunzia, riprodotta dal cliia- rissimo sig. Gamba coi testi latini e greci tradotti. L'ar- gomento di quest' opera avreljbe richiesti parecchi volumi, proponendosi 1' autore di jjassare in rivista quanto fecero gli antichi e i nioderni in ogni maniera di lettere, di scienze e di arti , per decldere una difiicil quistione , se a quelli od a questi si dehba dare la preferenza. Nella brevita del volume la materia e trattata alcun poco superlicialmente , ma tanto vi son notati i punti piii principal! , e con tanto bell' arte vi si fanno palesi le difFerenze piix iitiportanti , clie dair insufficienza del volume, anzi clie scapitare, riceye splendore 1' ingegno e la fama del Tassoni. SCIENZE. Dizionarlo tcojico-pratko del notarlato , ossia Ele- inenti delta scicnza notarilc , ovc rinvengonsi per ordine alfabctlco tutti i vocaboll dl tale scicnza appoggiati alle patrie leggi emanate sal notarlato cd Inslnuazlone , I dl cul articoll trovansl rappor- tati sotto i corrispondentl vocaboll dclla materia , con alcune declsionl dl snprcrnl maglstratl , e for- inole a claschedun atto relative. Compllazlone dl Giovanni Calza da Gattlnara , reglo notajo alia resldenza dl Torino. — Torino, 1826, dalla stam- perla Bianco , volumi trc di pag. 1341 in 8.° Lir. 17. 40 ital. La lettura del frontispizio di quest' opera ci dlspensa dair annunziarne il contenuto. Ci rimane dunque solamente il carico di rilevai'ne il inerito. Allorclie il pubblico esi^ geva dagli scrittori o il dilettare con prose e versi con- formi al buono od al mal gusto doniinante, o il pascolare una sterile curiosita con istorie spettacolose o con novellc ro- manzcsclie ; il tessere un dizioiiario veniva ri^uardato con PARTE ITAtlANA. 455 orrore , e paragonato a grave supplizio. Celebre e 1' epl- gramma dello Scaligero il quale ia vece di mandare un reo • air ergastolo od a scavar miaiere lo condannava a tessere un dizionario: Lexica 'contexat : nam qwd moror? omncs~ pcenaruni fades hie labor unus habet. Per biioaa sorte nostra i tempi sono cangiati , almeno ne' paesi i piii incivilitij ed ogni giorno piii si manifesta il desiderio delle nozioni positive ed iuteressanti. Un buon dizionario di lingua viene generalmente rignardato come opera importante , s'l perche in sostanza racchinde il pri- mo stromcnto necessario onde parlare con proprieta, e previene inliniti errori die derivano dal meno esatto si- gnificato dei vocaboli, e si perche attesta i progressi men- tali di un dato popolo. Un buoa dizionario poi di Diritto viene stimato come importantissimo , perche racchiude le nozioni fondamentali riguardanti le fortune e il vivere degli uomini, e perche ajuta a sciogliere le dispute su- scitate da un cieco o frandolente interesse. In questo novero noi crediamo die collocarsi debba il Dizionario teorico-pratico del notariato del slg. Giovanni Calza da Gattinara. Discernimento , esattezza e buona fede lianno preseduto alia compilazione di quest' opera che cre- diamo utile per tntti i paesi , Ijenche appaja specialmente accomodata agli Stati del Piemonte. La massima parte de- gli articoli versa snlle definizioni e regole di romano diritto il quale , come ognun sa , forma il fondo pressoclie ge- nerale del diritto civile della colta Europa. Un dizionario non e opera che si presti ad un estratto ; quindi noi ci restringeremo ad accennare gli articoli che air autore parvero i piii importanti , o che almeno a lui costarono uno studio maggiore. Essi sono i seguenti , cioe : Affittamento — Albo notarile — Anteriorita d Ipoteca — Aspirante al notariato — Atti notariali o pubblici — Beneficio — Calendario — Censo — Collegio de' Notaj — Compra e ven- dita — Danaro — Danno — Dote — Falsita — Fide-com- misso — Incanto — Individualita — Jnsinuazione — Inven- tario — Ipoteca — Liboniano — Misure e Pesi — Notajo , § I e 3 — Risponsabilita , ecc. ■ — Scritture private — Ser- iitit — Testamento — Ubena. Gli articoli particolarmente riguardanti certi atti volon- tarj , sia fra vivi, sia per causa di morte, sono muniti coUe rispettivc formole notarili succiute e giudiziose , talche 456 APPENDICE per questa parte T opera riesce assai comoda ed utile per la pratica. Solamente si brainerebbe die fossero tolti certi idiotismi del tutto locali , i quali o noii possono essere iatesi o suoaaiio assai male agli orecchi italiani , e ve- nissero loro sostituite voci italiane , permettendo die fra parentesi si ricordino , se fia necessario , i nonii o i verbi veniacoli. II Cardinale De Luca nel suo opuscolo dello stile legale lascio scritto die i legisti sono condaanati a stare nel ti- nello contigno alia sala di Apollo sol per cogliere la broda, E desiderabile die essi si lavino da questo obbrobrio ^ pe- rocche se vi e professione die usar deblia la proprieta nel dire, ed in certi casi aiiclie rdoquenza^ ella e cer- tamente la legale. Noi non parliamo della veracita , della buona fede, e di altri morali e giuridici doveri. Noi ri- proviamo in vece in alcnni la licenza e perfmo la petu- lanza d' inventare vocaboli e frasi non solo barbare^ ma non esistenti in vernn dizionario, di tessere periodi senza sintassi, argomenti senza logica, formole senza senso , tal- die meritamente a costoro fu applicato il nome di bestiame forense. Ora ritornando all' opera del slg. Calza giova avvertire ad una singolarita certainente non aspettata da veruno ; e conslste nelP essere stata qui inserita una notizia da Ini delta storica del borgo di Gattinara , notizia die a tutt'al- tra opera apparterrebbe e della quale egli si scusa col- r amore del paese suo nativo. La massima parte di quest' articolo storico die occupa tredici pagine versa suU' alliero genealogico delle famiglie Gattinara die dominarono come feudatarj quel paese. Quindi le poclie cose die si potrebbero connettere coUa storia del Piemonte si rlducono nel dire die « Gattinara , Gatinaria »> o Gattinara e un nobile borgo distante da Rade antico '/ castello conosciuto dai Romani , chiamato un tempo Borgo n della Plebe per la riunione seguita nell" anno 1248 dei » cantoni di liado , Loceno , Locenello e Mezzano (i). Que- » sto borgo sta nella provincia di Vercelli , distante 44 (l) Investiture, privilegi e dichlarazioni di S. A. R. e de' suoi 8U|iremi aiagistrati a favore di D. IMercuriiio Alfo.aso Arborio marchese di Gattinara , ecc. Tormo , 1671 , Sinibaldo stampatore, pag. 174. PARTE ITALIANA. ^5j » miglia da Torino e 14 daVercelli, suUa rlva del fimne » Sesia. " Noi lasceremo alia crednlita del borghesi di Gattinara ii credere che il nome sia derivato da Catulli Ara , ossia da un trofeo o da un' ara innalzata in onore di Ca- tullo. Questa etimologia , tirata al solito di molte altre coi denti, viene smentita una riga dopo dallo stesso autore il quale ci dice che quel niedesimo monte ove T etimologista pianto la sognata ara di CatuUo , vien denominato Mons Gattinanus o Mons Cattinarus. Piu ancora ci dice che lo stemma di Gattinara e un gatto che si striscia sopra una vite attortigliata ad un palo in campo d' argento. Cosi il CatuUo romano e convertito in un gatto. )( Questa terra ( cosi F autore ) e una delle piu antiche >t della provincia di Vercelli ed una delle precipue giurisdi- >» zioni che avessero i signori d'Arborio, alcuno de'' quali " per difFerenziarsi dagli altri loro consorti ed agnati con >t un agnome particolare si chiamarono di Gattinara. » Essendo questa terra stata ruvinata e poi distrutto il " suo castello nelle antiche guerre del Piemonte , essa venne " poi cinta di mura e ristaurata con belle vie da Mercu- » rino Arhorio uno de' suoi signori che fu consigliere del » duca di Savoja e quindi gran cancelliere di Carlo V » imperatore , poscia cardiiiale della Chiesa roraana. >> Questo Mercurino visse nel secolo XVI , mori il 5 raag- gio i53o in Inspruk, indi fu trasportato a Gattinara e sepolto nella chiesa de' Canonicl regolari di S. Pietro a pie deir altare maggiore con queste parole : Quegli che vi- vendo fra puhblici affari fu senipre oppresso da travaglj , morendo iuole essere calcato pubbhcamente a piedi. Qui 1' au- tore soggiunge quanto segue : Atto questo di umiiiazione non proprio de' nostri tempi. Ognuno si sarebbe aspettato che un articolo storico so- pra Gattinara avesse mosso il vivo patriotismo del signor Calza ad esibirne una particolare statistica che certamente non sarebbe costata grande fatica e che almeno avrebbe compensaio la noja e 1' inutilita delle notizie personal! lungamente tessute intorno alia famiglia feudale domina- trice. Ma 1' autore se la sbrigo coUe poche righe seguenti : i< II territorio produce buoni pascoli , gelsi e frutta con f> vini squisitissimi , raassime se sono ben vecchi ; egli }> ha un discrete trafEco , e vi si tiene una fiera il di "II novembre , con un mercato al uiartedi ^ vi sono Bibl hat. T. XLVII. 3o \ 458 APPENDICE* » 4800 e pid abltanti, tutti possidenti e buoni agricol- n tori (i). " Delectus opiisculorum ad praxin medicam spectandum antehac apud Rentes exteras editorum^ quce in me- dicorwn Italice commodum colleglt Josephus Frank Joannis Petri filius , angiistissimi Imperatoris et totius Rossice Auctocratoris a consiliis Status etc. — Novocomi , 1827. Volumen primum, typis C. Petri Ostinelli. Bella edizione in 8.° di pag. 241. L' illustre ed indefesso sig. Cons. Frank, ben ancora riposando sugli allori da Ini raccolti ne' campi della piu benefica tra le liberali discipline , non saprebbe astenersi dal soccorrere co' kimi e cogli studj snoi all' umanita lan- guente od inferma , animate sempre dal nobile ardore di giovare altrui. In quest' edizione egli imprende a pubbli- care una scelta di operette medicbe spettanti alia pratica, le quali apparvero in diverse epocbe alia luce in x*egioni da noi remote , e fa per tal mode rivivere una pi-eziosa coUezione incominciata dall' immortal suo genitoi-e , gia sono circa quarant' anni, e proseguita dal chiarissimo professore Luigi Brera. E cio facendo ci avverte die in essa non avranno luogo i suoi proprj trattati , ne i molti suoi discorsi accademici , credendo si gli uni cbe gli altri indegni d' appartenere a siflfatta scelta. Nel cbe non sa- premmo se piii ammirare dobbiam la modestia di lui ;, o dolerci di una lacuna cbe bello ed utile sarebbe il vedere riempiuta. Nella scelta poi di tali operette o dissertazioni ba con ottimo divisamento rimosse non solo tutte quelle cbe risentonsi d' ipotesi , o cbe qualche vestigio conten- gono di sistemi , ma quelle altre ancora le quali trat- tano della virtii di certi nuovi medicamenti cbe a larga bocca decantati da alcuni medici d' oltrammonte non cor- risposero poi all' esperienza ed all'aspettazione. E siccome precipuo scopo delle descrizioni de'viaggi ( giusta ravviso (i) Corona reale di Savoja di nionsignor della Chiesa, part, a, pag. 228. — - Theatre du Pienioiit , toui. 2 , pag. i5i. — Denina , Tableau historique , statistique et moral dc la haute Itulie. Paris, pag. i52. PAUTE ITALIANA. 469 dello stesso autore ) e di porci sott' occhio le vavie costu- nianze de' popoli da noi disgiunti i cosi una ben ordita collezione di opuscoli di medicina raccolti in paese stra- niero dare ci puo le piii sicare notizie delle diverse ma- lattie ivi dominanti. Tali notizie inoltre e fanno si che un colto medico si distingua dalla plebe de' coUeghi , e spargono lumi per la migliore conoscenza delle nialattie patrie o nostrali. E per esenipio gli opuscoli clie risguar- dano la malattia detta ^lella Scandinavia Badesjge, e quelle nomate Plica Polonica , Lepra Taurinica , ecc. potranno somministrare nozioni e chiarinienti intorno alia pella- gra, da ctti sono si crudelmente flagellati alcuni de'no- stri paesi. Due dissertazionl contengonsi in questo volume: la prima di Carlo Federico Ed. Mehlis , De morhis hominis dextri et sinistri; la seconda, di Gugl. Enrico Conrado, De Cynan- che Tliyreoidea et Stroma infliunmatoria. Delia litoP'itia , ossia stiitolatura della pietra in ve- scica , Mcmorla del sig. prof. Al. Tavernier , tra- dotta con note dal dottor G. B. Fantonetti , memhro della facoltd inedico-chirurgico-farmaceutica nelV I. R. Universltd di Pavia , ed ornata di tavole in rame. — Milaiio ^ 1827, presso gli editori degli Annali unipersali di medicina e di statistica , in 8. grande di pag. 98. Tra le piii utili scoperte di cliirurgia fatte a' di nostri merita di prender posto 1' operazione di stritoiare !a pietra della vescica nella sua stessa sede nierce degli stromenti introdotti per la via dell' uretra. In Italia non e pero ge- neralmente conosciuto quest' utile ritrovaraento quanto che basta , e percio opportuna e la traduzione del sig. dott. Fan- tonetti della Menioria che annunziamo , e nella quale ne sono indicati V origine e i progressi , descritti i diversi procedinienti dai varj autori proposti e nella quale tro- vansi altresi figurati in tavole in rame quanti mai stro- menti vennero inventati per essa stritolatura. Alle lacune di essa Memoria snppli il traduttore, il quale vi ajjpose anche alcuni riflessi intorno ai risultanienti e al grado di perfezione cui puo aggiugnere questo nuovo metodo. 460 AP1?ENDICE Lettere sulla lacerazione della cristalloide ante? lore, intorno ad un' aneurisma dcU artcria toracica , so- pra una doppia pupilla , dirette al celeberrimo An- tonio Scarpa , prof, cmeiito e direttqre della facoltd medica nell I. R. Universitd dl Pavia , cavdliere delV insigne ordine austriaco di Leopoldo e di qiiello della corona ferrea , ecc. , dal dottor Lidgi Pacini, prof, di notomia iimana e comparata nel R. Li- ceo , ecc. — Lucca, 1826, dalia dj} ogjafia Bertini , in 8.°, di pag. 38 , con quattro tavole dimostradve, Allorclie nella difEcil arte del sanare vedesi proposta qualche nuova maiiiera di cura, della quale se ne riscontra r erroneita o la disconvenienza, debb'essere debito nostro il farnela pul^blicamente coiioscere, perche altri strascinato o dal desiderio di fame prova ;, o dalF autorlta potrebbe di leggieri praticarla a daano del gia troppo misero uman ge- nere. Saviamente s'opponeva percio il sig. prof. Pacini alia nuova operazione della cateratta proposta dal suo coUega il sig. prof. Cappurri, e che conslste nella sola lacerazione della cristalloide anteriore, lasciandonela in sito ed abban- donandone alia natura il discioglimento. II qual metodo col sussidio di buone ragioni e forti autorita vien dimo- strato dal nostro egregio autore ne nuovo, ne piii facile, ne pill sicuro, ne preferibile alia depressione ; aggiungen- dosi clie potrebbe tutt' al piu valere in alcune forme di cateratta , come le fiuide , le caseose , le miste , le lattici- nose e molte congenite ; e in fatto le istorie rapportate dal sig. Cappurri a sostegno della sua maniera di opei'a- zione sono appunto di tale natura. Nel che tutto piii che niai conviene anche il Sommo che ne' mali degli occhi s' acquisto , come in tante altre grandi parti della chirur- gia e neir anatomia 5 a buon diritto rinomanza europea, il signor cay. Scarpa , il cui giudizio e stato in questa controversia dal signor Pacini richiesto. Che anzi negli stessi casi di cateratta sovr' accennati , 1' immortale pro- fessor di Pavia trova /< piii razionale e piii utile diyisa- mento quelle di lacerarla in piii parti minutissime , e spin- gere con I' ago i frammenti nella camera anteriore dell'ac- queo , che di lasciare il cristallino opaco intatto al suo posto, dopo averne lacerata Ja cassula, " PARTE ITALIANA. 46 1 Non un'ico, ma singolare e degno veramente di essere a notizia della gente dell' arte, e il caso di aneurisma deir arteria toracica esattamente descritto nelia seconda lettera, e rischiarato con tre tavole litogi-afiche. Ne senza importanza ravvisiamo pure la lettera terza in cni e fatto parola di una doppia pupilla che sussisteva in uno stesso occhio di un giovane di 20 anni, presbite, eft'etto di mor- bosi fenomeni venuti in seguito di ottalmia traumatica non vinta dai rimedj , ma passata alio stato cronico. Una tavola in rarae mette innanzi quest' occhio cosi morboso. 11 sig. prof. Pacini fece diversi sperimenti intorno alia visione sua. L'infermo, ei dice , guarda guercio , dirigendo sempre F occhio guasto , ch' e il destro , alF angolo del naso. Semplici e distinti vede gli oggetti se guardati con ambidue gli ocelli; confusissimi li vede, se coperta dalla palpebra la superior pupilla ; coperta in vece la naturale , ch' e di sotto, chiaro distingue coll' accidentale I'oggetto, ed unico il vede: niente lo scorge mirandolo con amendue queste pupille essendogli dinanzi ; chiarissimo in vece quello obbliqua- mente situato e a destra , ma raddoppiato, e 1' uno piu distinto e piu in alto dell' altro , e volendo vederli unici , non fa che diriger 1' occhio verso il suo canto grande. Al bujo non ravvisa un' accesa candela postagli in direzione deir asse ottico ; a lato dell' occhio morboso gli appare come doppia j unica se coUocata verso 1' angolo interno di esso occhio. Dictiojiaire abrege des sciences medicales , redlge d Paris par line parde des collaboratews du grand Dictionaire , et enrichi dune appendice contenante des articles nouveaux par des professeurs italiens. — Milano , presso gli Editoii in contrada del Monte di Field, tipografia Fontana. \S volumi o 'do mezzi volumi in 8.° grande^ lir. 90 italiane (*) I volumi della presente ristampa , che abbiamo dinanzi, portano tutti in fronte il nome di Nicolo Bettoni , ma le parole di varj successivi annunzj , e di quello pure con che se ne riapre in oggi 1' associazione , ad uno , due o piu volumi al mese, ben ci fanno avvertiti, essere questa C*) Annuncianio questa grande iinpresa venuta gia al suo fine. Non tacereiuo per altiro ch' essa cade sotto V aiticolo Pirateria, 462 APPENDICE una delle varie imprese clie cessarono In tutto o in parte tlair appartenere all' anzkletto tipografo appena Ideate o nel progresso dell' esecuzione. Ma di chiunque siane at- tualmente la proprieta, crediamo opportune il fame qui cenno, sebbene il gi'andissimo spaccio che ha ottenuto quest' opera sia prova ch'essa e gia da tutti conosciuta ed apprezzata. Fino dal 1 8 1 2 una societa di grandi uomini fran- cesi pose niano in Parigi alia compilazione di un Grand Dicdonaire des sciences mediccdes, compiuto poi in 60 vo- lumi. Ma ancor prima d'assai che si grandiosa opera toc- casse al termine , I'editore della medesiina pensava a darne un compendio di cui affido la cura ad alcuni degli stessi compilatori del Grand Dictionaire, e, dandone in luce nel 1821 il primo volume, annunziava che tutto il compendio non avrebbe oltrepassati i sedici , come in fatti avvenne , essendosi anzi limitato a soli quindici. Noi non vogUamo pronnnziare a quale delle annunziate due produzioni, cioe se alia principale o al compendio, si debba dar vanto di maggiore utilita , ma certo utilissime sono ameudue , poiche mentre nella prima si trovano le inaterie piu distesamente trattate , ha 1' altra il vantaggio di un' assai minor mole , e quell' altro ancora che vi rin- vieni lodevolmente riparato ad alcuni luoghi che nel Grand Dictionaire , a mano a mano che si veniva pubblicandolo furono giudicati capaci di miglioramento. Di siflPatto compendio appunto, mentre che non ne erano a Parigi coraparsi se non pochi voIS mi, il Bettoni imprese la ristampa in Milano, e qnesta poi venne si puntualmente prosegujta che presto si videro raggiunti i volumi pub- blicati deir edizione originale , di sorte che quasi contem- poi'aneamente pervennero al loro fine e 1' edizione di Pa- rigi e la miianese ristampa, la quale non ci pare per niun conto inferiore della parigina. II disegno dell'opera e, a nostro avviso, giudiziosamente condotto, vogliam dire che i singoli articoli vi si conten- gono in quella giusta mlsura che si conviene secondo la rispettiva loro importanza , e vi si leggono tutti esposti con uno stile sempre piano e chiarissimo generalmente , senza amore di parzialita per tale o tal altra opinione , e in modo da presentare costantemente al lettore le ultima ronclusloni della sclenza secondo gli ultimi suoi avanza- menli, In l)revc quest' opera ci pare aver raggiunto tutto PARTE ITALIANA. ^63 quel grado di perfezione che nel suo genere poteva aspct- tarsi. Essa tien luogo di una copiosa biblioteca, e si pre- sta piu comoda di ogni altro libro al bisogno dello stu- dioso. Ma colla ristampa del compendio fraiicese non e I'edizione di Milano totalmente compinta, poiche, siccome sta espresso nel frontispizio , debb'essere questa arricchita di un' Appendice composta di articoli espressamente scritti da professori italiani; questo pensiero ci par commende- vole , perocche ad un lettore , specialraente italiano , potra accadere di notare alcune mancanze od alcune dottrine degne di emendazione, e tale e appunto 1' ufficio a cui crediamo riserbata 1' appendice. E gia se n' e pubbllcata una parte die conferma le nostre parole , voglianio dire una Memoi'ia del sig. dottor Paganini d' Oleggio su tutte le acque mlnerali e bagni d' Italia , che indarno ricerchi nel lavoro francese, i cui compilatori generalmente parlando si limitarono al territorio di Francia. E qui ci sia lecito in- viare una preghiera ai dotti incaricati di quest^Tppendice , affinche si attengano alle sole importanti materie, fuggendo le discussioni o vane, o come suol dirsi di lusso , onde si vegga che l" amore del vero e il bene della scienza sono r unica guida de' compilatori italiani. E certo non mancano air Italia scienziati capaci di adempiere degnamente cosi nobile incarico, e noi araiamo crederli non ritrosi alia gentile cooperazione che da essi mostrano ripromettei'si gli editori milanesi in si nobile divisamento. Quadro generale dello Stato Poiitificio del conte Ltdgi Antonio Senes Trescour d'Antillo. — Roma , presso V autore , in fol. atl. Opera di grande apparenza, ma confusa , indigesta , imperfetta ed all' use incomoda. L' arte seropedica , o sia precetti per far nascere i bachi da seta , allevarli ecc. , di Francesco Ago- stino Gera , ecc. — Milano, 1827, Silvestri , in 8.° di pag. 87.- Lir. i. 3o ital. Annunziamo quest' opuscolo col solo scopo di niostrare la pazza smania dell' autore pei neologismi, lasciando che quanto alia materia in esso contenuta i professori dell' arte ne portino il giudizio che piii sara convenevole , giusta le loro niassime , i loro metodi e i procedimenti loro. 464 APPENDICE L' autore e un giovane studente di mcdiclna nell' niilver- sita di Pavia , ed e figliuolo di un reputatissirao filatore di seta di Conegliano: invaghitosi dell' arte paterna, ap- pena giunto in Lombardia, credette di poter farla da dit- tatore in materia di gelsi, di baclii da seta e di setificio, sebbene le sete friulane anche ben lavorate si ritengano sempre ad un titolo e ad un prezzo inferiore delle migliori lomliarde. Nota era gia da varj anni una specie o una varieta di gelso a lai-ghe foglie , del quale fatta erasene qualche propagazione , e gia in molti luoghi se ne faceva uso pel nutrimento de' bachi. Eccoti il nostro dittatore , che in una lettera inserita con iscandalo dei dotti e degli agricoltori nel Giornale di fisica , chimica , eco. di Pavia deir anno 1826, s' impadronisce di questa specie o varieta, come se fosse cosa nuova , e senza esaminare se questa sia , cotne e assai probabile , una varieta del Moms latifolia di Lamarck , vuole appiccicarvi il nome di un illustre professore , che crediamo ben lontano dall' accettare questo omaggio ; tanto piii che non e di costume di apporre alle specie si fatte denominazioni; e quindi teniamo per cei'to che tal nuovo nome non sara cosi di leggieri ricevuto' dagP intelligenti. Neir annunziata lettera , plena di madornali errori , dei quali una parte ha avuto bisogno di correzione in un successivo fascicolo, si trovano stravaganze non poche, e quella tra le altre , che di una particolare specie di bachi iiascono le uova due tre volte 1' anno , quando ben sanno tutti i conoscitori della rurale economia , che conviene pigliare le piii assldue cure perche dalle uova preparate per F anno seguente non nascano i vermi innanzi tempo , cioe neir anno stesso in cui furono preparate. Dopo cotal preludio , il buon giovane si e dato con fu- rore a scrivere e scarabocchiare , e senza avere premesso gli studj piu necessarj , specialmente della fisica e della storia naturale , senza avere coltivata la sua Imgua e ne pure r ortografia , senza essersi formate uno stile , ha empito delle proprle cose varie opere periodiche parlando sovente di se stesso , copiando gli altri spesso senza citarli e largamente censurando a diritto e a traverso le opere altrui. Nella moltitndine de'suoi scritti notato abbiamo soltanto, che egli mise avanti come suo ritrovamento il cenno la- sciatoci da Pallas dell' arero tartan ro ^ che ora vorrebbesi PARTE ITALIANA. 465 scioccamente in qnalche luogo sostituire al gelso , mentre gia da piu mesi si era fatta menzione delle parole di Pallas neir opera medesima a cui egli stesso fece il dono della sua scoperta^ ch''egli non trascnra alcana occasione per lodare e niagnificare le cose sue e i suoi metodi; che egU noil ha parlato colla dovuta giustizia delle filature della Lombardia ancbe pid ragguardevoli^ che ha talvolta lodato qualche invenzione o qualche meccanismo , come quelli dei valenti Calvani e Mosdiini, e 1' ingegnosa costruzione della filanda del Mylius , ma vi ha suggeriti dei cambiamenti i quali quaiido fossero adottati , teiiderebbero a distruggere quasi totahnente T effetto dei primi e ad attenuare di raolto quello del secondo; che ha gettato imprudentemente sulle macchine a vapore per la filatura della seta qualche frizzo, al quale certamente ripugnano 1' esperienza e gli esempL costanti della Francia e dell' Italia; che ha supposto come da lui messo in pratica un processo del chiraico francese signor Caire , che egli tampoco non conosceva ne poteva conoscere , e finalmente che lodando alcuni dei piu graa- diosi stabilimenti di filatura della Lombardia, non ha la- sciato d'inserire sfacciatamente qualche frase, che se pro- venisse da altro scrittore , potrebbe far torto a quegli illustri raanifatturieri. Questi sono i frutti dell' inseusata foga di scrivere. Lasciamo da parte che il novello dittatore pretende coir autorita siia di escludere il vocabolo usitato e anti- chissimo in Italia di filatura della seta per sostituire il neologismo di trattura e di trattori, non avvedendosi che qualunque operazione per la quale si estrae un filo, sia dalla lana , dal lino, dal cotone, sia dal bisso o dalla seta cade sempre sotto il nome di filatura , e i vocaboli di trat- tura e di trattori , massime in alcuni paesi , potrebbono far nascere ridicoli se non pure perniciosi equivoci. Lo stesso puo dirsi dell' arte seropedica, giacche il vocabolo di arte porta in se stesso quello che significa il greco di ttxi^ix , equivalente a puerizia , a tirocinio o istruzione , e quindi alcuno non disse giammai V arte chimicopedica , tatticopedica, nauticopedica , cucinopedica e simili. Ne e gia che noi dif- fidiamo de" talenti , o disapproviamo in generale 1' ardore del giovane dittatore , ma desideriamo vivamente ch' egli si persuada che avanti di mettersi a scrivei'e di qualunque materia , e d' uopo studiare ed apprendere assai e soprat- tutto imparare a scrivere. 466 V A R I E T A. ENTOMOLOGIA. Jls .scalafi italiani con nuova specie. Artlcolo del sig. Bernar- dino Angelini, comunicato al sig. ispettore generale Gautieri, da Verona 20 settembre 1827. — Qnesti entomati dell' or- dine dei neurotteri per la struttura si avvicinano alle li- Lellule ed ai mirmileoni, da cui facilmente distinguonsi per la forma delle antenne i, hanno poi qnalche affinita nell'aspetto coi papilioni, comunque molto difFeriscano nelle ali e nella bocca. L' ascalafo ha quattro ale nude, eguali, membranose e reticolate , due antenne lunghe filiformi a capocchia, cioe rlgonfie airestreraita, bocca con iiiascelle, niandibule e palpi , ed il corpo alqnanto allungato peloso con sei piedi di media lunghezza a tarsi di cinque articoli. Ha inoltre testa vellosa grossa annessa al torace col mezzo di un corto pedicciuolo, e gli occhi grossi e sporgenti. Non si conoscono le larve , e si credono viventi in terra colle maniere di quelle dei mirmileoni. Fabricio pose il genera die e poco numeroso traendo il nome dalla mitologia , in cui si ha che Proserpina volendo vendicare 1' indiscrezione di Ascalafo figlio di Acheronte lo cangio in gufo, il cui capo ha qualche somiglianza con quello degl' insetti di questo genere. Sta un altro ascalafo figlio di Marte con- dottiere dei Beozj all'assedio di Troja. I. Ascalafo italiano. Ascalaphus italicus. Ali jallne reticolate di bruno: nelle superiori due mac- chie oblunghe gialle alia base, separate da una linea rile- vata , e da due nervature brune con un punto oscuro alia costa verso T apice. Nelle inferiori una macchia nera alia base e delle nervature brune verso 1' apice , e nel mezzo uno spazio giallo largo ed irregolare ^ verso 1" apice poi una macchia un po' ellittica pur gialla. Le macchie e lo spazio gialli non sono dlafani. Capo e torace bruni irsuti di peli bianchicci, 1' uno e 1' altro macchiati di giallo. Zampe gialle coi tarsi neri terminati da doppia spina ricurva e V A R I E T A. 467 colla base tlelle coste nere. Addomlne nero peloso termi- iiato nel maschio da due uncini a foggia dl tanaglia. Vola leggermente come le libellule , e vive d' insetti com' esse. Tra Salo e Sermione al lago di Garda nei prati umidi la state ed in molti altri luoghi d' Italia. Larghezza a volo aperto di due pollici , lunghezza dalla testa all' ano nove linee , od al piii un pollice. Questo beir insetto fu descrltto un po' confusamente. Linneo lo ebbe a ricevere da Gouan di Mompellier e lo disse minnileone longicorne j lo fe' della grandezza del- r emerobio peila di cui e maggiore. Olivier nel nome lo confuse col seguente da cui e notabilraente dl verso. Fa- bricio diede la frase clie piu gli conviene : Ascalaphus alls anticis hyalinis macula dupUci , haseos flava ; posdcis fiavis basi atris. II Ascalafo di Barberia. Ascalaphus harharus. All jaline reticolate di un bruno giallo con due macchle giallognole verso 1' apice : la maccbia costale e piu piccola dell'altra, ed un po'bruna. II disopra del corpo e bruno peloso: occhi bruni, fronte irta di peli biancbicci, bocca, petto e gambe gialle : dosso del torace bruno maccbiato di giallo. E quasi della grandezza del precedente nella Romagna e nelle Galabrie. Scopoli neU'Entomologia carniolica lo nomo Papilio macaronius ingannato dalla foggia delle antenne a capocchiai ed e stato figurato dal napoletano Petagna. Fa- bricio lo qualifico : Ascalaphus alis reticulaus flavescente hyalinis maculis duahus fuscis. III. Ascalafo siciliano. Ascalaphus siculus. Nuova specie? Ali d' un jalino cangiante coUe nervature giallognole. Nelle anteriori alia base alcuni angusti spazj tra le ner- vature nerl , costa nera ed al suo terminare un punto ap- pena visibile scuro coUe nervature del contorno dell' apice brune. Nelle posteriori una macchia nera intercisa dalle gialle nervature fuio alia meta dell' ala , ed un' altra mac- chia piu piccola di un fosco lavato verso 1' apice , inter- cisa da nervature brune , le quali anclie circondano I'apice, Occhi ferruginei, torace e capo macchiato di giallo, zampe gialle coUe spine nere. Corpo peloso, ma i peli sono piu spessi nel dlsotto dalla fronte all' ano: addomlne nero col- r ano ferrugineo. E della grandezza dell' antecedente , ma 468 V A R I E T a'. piu brlUante nei colori. Noii pare descrltto da alcun eii- toraologo , e fu trovato appie del colle del tempio di Se- geste presso il fiume Crimiso in Sicilia al iinire di mag- gio ill un prato ove stava cacciaado insettucci volanti. Forse si avvicina un poco all' australe non veduto da chi scrive , ed al quale e data una sola macchia marginale e sulle quattro ali bianche f, lo che non ista nel siciliano. Oltre r australe altro ascalafo vive in Europa e forse sotto il nostro cielo ambedue ; de' quali per compire il genere si soggiunge succinta descrizione : IV. Ascalafo australe. Ascalaphus australis. Ascalaphus alls albis macula marginali nigra ^ corpore varie- gate. Fabr. Myrmeleon australe Villers , n.° 8. E della forma dei precedenti. Torace e addomine mac- chiatl di giallo e di nerastro. Le quattro ali trasparenti reticolate con una macchia nerastra aH'orlo esterno. Zampe gialle coir estreiuita nerastra. Neir Europa australe. ( EncydopecUe meth. ) V. Ascalafo macchiato. Ascalaphus maculatus. Olivier, Latr. Nero con peli clnerei. Ale superlori non colorate traspa- renti reticolate con una macchia alia base ed un punto air orlo esterno verso V apice. Ale inferiori bianche con una macchia bruna alia base, ed altre dalla base aU' apice. Piedi neri. Nei dintorni di Avlgnone. ( Encyclop. meth. ) ECONOMIA RURAL E. Rettificazione di due luoghi dell' articolo intomo alia Me- moria sul bestiame bovino della Lombardia ecc. — Pag- 227. Alia risposta dell' autore contra 1' obbiezione che i conta- dini e gli afittajuoli nostri trascurano di fare degli allievi, do che certamente farebbero , se utile lo reputassero , si sog- giugne che noi brameremmo di egli notata ai'esse la quan- titci degli allievi die si fanno nei paesi nostri ecc. Ora fat- tici a nuovamente riscontrare la suddetta Memoria , ab- biamo trovato che nella tavola , pag. 12, sono alia colonna sesta indicati gli allievi bovlni della Lombardia negli anni 1822 e 1823, e quest! classificati , giusta le provincie tanto asciutte che bagnate , di modo che pare che non resti al- tro a desiderarsi. V A R I E T a'. 469 Pag. aaS ove parlasi de' vitelli , su quali I'autore fece i suoi esperimenti ond' avenie un prospetio delle spese in- dispensabili pel mantenimento degli allievi, si soggingne: dalle quali bestie, dopo averle mantenute a latte intorno ad un mese e piu^ non avrehhe ricavato vendendole ai macellai se non la somma al piii di lir. 20 ecc. Leggasi invece come segue e come sta scritto nella Memoria, pag. Sa , es- sendosi nel citato luogo dell' articolo ommessa per isbaglio una i-iga : -Se . . . . tali vitelle avessero dovuto vendersi a que' contadini de paesi asciutd, i quali dopo averle mantenute a latte intorno ad un mese e piii , le rivendono poi a' ma- cellai della citta, si sarchhe ricavato tutt' al piii. 20 lire mi- lanesi V una per I altra. Gli esperimenti fatti in Baviera intorno all' Acer tatari- cum , che volevasi sostituire alia foglia de' gelsi jDer la nu- tritura de' bachi da seta , andarono totalmente falliti , ne meglio riescirono i tentativi fatti pel medesimo oggetto con cento e piii altre piante. Pretendesi non di meno che que'preziosi vei-mi si possano nudrire anche colla Scorzonera hispanica ; ma clii ne fece con tutta segretezza 1' esperi- mento trovo ch' essi con quest' altra nutritura non male crescevano sino all' epoca in cui per la terza volta can- giano la pelle , ma che poi quasi tutti perivano. Vuolsi pero che trovato siasi un rimedio con cui andar contro a tale fatalita, ma questo rimedio e tuttavia coperto da via velo misterioso. Pare dunque che 1' Italia nulla abbia a temere dagli sforzi fatti sinora nella Baviera per 1' intro- duzione della coltura dei vermi da seta ; ella temere do- vrebbe bensi dagli sforzi che al medesimo oggetto si fanno nella Russia nieridionale. O T T I G A. II Journal general de la litt. etrang. (Mai 1827) annunzia uno stromento inventato dal professore Schilling a Bre- slavia per copiare qualunque oggetto di storia naturale riguardato a traverse del microscopic i ed accenna che tale stromento e disposto come una lanterna magica , ma colla differenza che col mezzo d' uno speccliio 1' oggetto ingrandito si presenta sulla carta orizzontalmente. Da que- ste indicazioni pare che si possa arguire che il congegno 4jO V A R I E T a'. di cui si tratta sia an microscopio solare od un mlcro- scopio a lampada, al quale sia stato applicato uno speccliio come nelle camere ottiche , per far cadere V iinmagliie sopra un piano orizzontale. A questo medesimo fine , ma con assai maggiore vantaggio , sembra a noi che serva la camera lucida applicata dal sig. professore Araici ai suoi maravigliosi microscopj catadiottrici, per mezzo della quale si ottengono le immagini degli oggetti da ricoplarsi non solo notabilmente ingrandlte , ma assai piu distinte e lu- minose , senza frange colorate e coi loro natural! colori. II sig. Mozzoni, in una Memoria recentemente puljblicata nel Propagatore, giornale che si stampa a Torino (tomo V, pag. i5i ), ha esso pure mostrato il modo di disegnare oggetti di storia naturale per mezzo della sua macchinetta alia quale ha dato il nome di libro catoUrico, Consiste 1' apparecchio da lui immaginato in una lastra di vetro leggermente afFumicata , la quale e interposta entro due tavolette che si aprono alia foggia delle pagine d' un libro ed e sostenuta in modo che il suo piano inferiore divide costantemente per meta I'angolo clie i piani delle due ta- volette formano fra di loro. AUorclie trattasi unicamente di copiare un disegno nella sua grandezza naturale , basta coUocarlo sull' una deile due tavolette e riguardare la sua immagine che viene riflessa dal vetro e che sembra come dipinta sull' altra tavoletta , clie per maggior comodo puo tenersi orizzontale. La leggiera tinta di fiimo data al vetro lascia trasparire il piano che gli sta sotto e la punta della raatita die su di esso si fa scorrere i, riesce quindi assai facile , aiiche a chi non conosce il disegno , il ritrarre su di esso piano i piu niinuti lineamenti delf originale. Se poi si tratta 5 come dicevamo, di copiare un oggetto in- grandito con una lente o con un microscopio composto , converra coUocare nel primo caso F oggetto , e nel secondo la sua immagine rappresentata dalla lente oggettiva, nel piano stesso della tavola superiore. (i) (i) In uno de' fogli della gazzetta di Trieste un anonimo ha creduto conveniente di far avvertire che nel vetro affumicato del signor Mozzoni gli pareva di scorgere una scojjerta die fu gia in- dicata in uno de^ due ultiini voluini dell' Aicademia di Torino ■, e che si trova piie ampiamente descritta nel volume delle Memorie della Societa accademica di Savnja attaalmente sotto il torchio. V A n I E T A . 471 NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE. La prezlosa collezione de'manoscritti etiopici, araljici ecc, formata dal celelire Giacomo Bruce ne' suoi viaggi nel- r Egitto e neU'Abissinia , fu esposta in puhlilica vendita a Londra il 17 dello scorso maggio. Essa consiste in circa cento volumi. Fra i manoscritti biblici trovasi una tradu- zione etiopica dell' antico Testamento in cinque volumi. Essa contiene tutti gli anticiii libri sacri, trattone il Sal- terio , ed e eseguita sui codici , de' quali servivasl la chiesa greca d' Alessandria ad un' epoca remota e sconosciuta. Quest' esemplare vien reputato come unico ^ ciascuna pa- gina e in tre colonne -divisa , e vi si contengono moltis- sime note marginall : e scritto su pergamena in un modo assai facile a leggersi e contiene il libro d' eroi che il si- gner Bruce porto pel primo in Europa. I tre esemplari ch' egli ne possedeva ( 1' uno de' quali e a Parigi , l' altro ad Oxford ) sono i soli die si conoscano. In questa colle- zione trovansi ancora due esemplari de' quattro Evangeli in lingua etiopica ; le Epistole e gli Atti degli Apostoli in due volumi in pergamena ^ la Cantica di Salomone nelle principali lingue dell' irapero d' Aljissinia con un VocalDO- lario di ciascun dialetto , manoscritto preziosissimo per la letteratura filologica ; le Costituzioni apostoliche , ossia la raccolta de' canoni , che vuolsi fatta dal primo concilio ecumenico , in un sol volume , e die forma il libro degli statuti della chiesa d' Abissinia ; il Syntnxar , o la storia de' Santi venerati nell' Abissinia ; un Codice copto , che fu probabilmente trovato tra le ruine di Tebe , e che forse apparteneva a qualche monaco egiziano : contiene 66 fogli in finissimo papiro d' un colore oscuro , d' un carattere ni- tido, nel genere onciale , e quindi in lettere capital!. Cre- desi che questo codice appartenga al secondo od al terzo secolo. ( Id. ) A questa o-servazione oppone , non a torto , il sig. Mozzoni niedesimo die la descrizione della sua inacchioa fu inserira fin dal giugno dell' anno scorso in un giornale che si stampa a To- rino , i compilatori del quale gli offnrono in preniio della nie- moria a loro comunicata un anuata della loro raccolta; cid che non avrebbero fatto se si fosse trattato d' una invenzione gia coiiosciuf.a in Pieaionte. 47^ "V A E I E T A . NU M I SM AT IG A. Moneta romana scopena neW America. — L' abate Anduze in alcune notizie, cli' egli dall' America trasmlse al presl- deate della Societa geografica di Parigi , x-acconta die nel suo soggiorno alia citta di S. Luigi venne diretta al si- gner Clarke ( quel medesimo die col sig. Lewis viaggio siao air imboccatura della Colombia ) una moneta in bronzo trovata nella valle dcgU Osscani al sud-ovest del Missouri , territorio della parte plii interna del paese. Gli abitanti alfermano di non aver mai veduto alcun Europeo. L' abate Anduze dope un lungo esame giudico essere quella una niedaglia romana battuta sotto il regno di Nerva. Egli ag- giugne , die nel Tennesseo, scavandosi un pozzo si trovo pure in un vaso di terra un grandissimo numero di pezzi d' oro , la cui origine non pote essere determinata dai com- pilatori della Gazzetta di quello Stato ( Globe ). Di quante congetture non potrebbe mai essere feconda tale scoperta ! CHIRURGIA. Osservazioni del dottore Tldon suW agopuniura. — L'autore riporta otto osservazioni. La prima risguarda un dolore sciatico che fu risanato con dodici punture j la seconda , un' emicrania detta reumadsniale , guarita con undici pun- ture f, la terza e quella di un reumatismo ambulante , die secondo 1' autore non era piu ricomparito nel luogo su cui erasi fatta T operazione , sebbene si fossero poi nuo- vamente manifestati degli acuti dolori nell' ammalato ," Fo- perazione fu fatta con dodici punture. La quarta fu di un' ammalata che sentiva da quindici anni un vivo dolore, ed nn intirizzamento nella spalla destra : quattro aghi fu- rono in questa conficcati. L' ammalata n' ebbe un momen- taneo soUievo , ma il male ricomparve. Essa non poteva quasi piii far uso del braccio, e piu non voile sottoporsi air agopuntura , ne cio senza ragione. Cinque state erano le punture. Quinta osservazione : una donna avea un do- lore di reunia in tutto il lato destro del torace ; 1' agopun- tura riesci pure inutile : ma due sole punture state erano sovr' essa praticate. La sesta osservazione risguarda un individuo, che fu risanato da un dolore di giuntura. Dopo r applicazione di venti mignatte siiUa parte affetta, vennero V A R I E T a'. 4p'3 ill essa conficcati quattro aglii, ed all' agopuiilura fu attri- Ijulta la c;narigione. Le due nltiine osservazioni sono , Tuna dl dolore al globo dell' occhio , *e 1' altra d' un aiiimassa- meiito sanguigno; delle quali due malattie fu pure attri- buita la guarigione nWagopuntura. Da tutte cjueste osserva- zioni pub ben poco concliiudersi. Del resto, per confessione dello stesso medico, sopra trecento casi non vi furouo che otto iadividui sui quali sembra che V agopuntura pro- dotto abbia qualche momentaneo efFetto. ( Aniial. dc la Soc. roy. cles Sc. d'Orleans. ) TATTICA. Arini a vapore. — Nel 28 ottobre del 1826, il signer Besetzny, della Slesia austriaca, fece a Pietroburgo dinanzi ad un gran numero d' ufficiali varie esperienze di nn' arma a vapore da lui inventata, e la citi straordinaria forza eccito le maraviglie degli astanti. II fornello di latta, in cui e raccliiusa la caldaja per la produzione del vapore _, ha la forma di un lambicco della capacita di 20 boccali. Esso posa sur un cavalletto a due ruote. Questa raaccliina, con tutt' i suoi ordigni e col peso di duemila palle , puo essere facilmente tirata da un sol uomo sopra un cammino oriz- zontale. II cannone di fucile, cbe riceve la palla per mezzo di un tubo, e fermato con una vite dietro al fornello. Non fa bisogiio che di i5 minuti per produrre una quan- tita di vapore Ijastevole al giuoco della maccliina. Ogni colpo di manubrlo fa uscire una palla, e le scariclie si succedono con tanta rapidita , che possono appena con- tarsi. Da ciascun colpo venne forata una tavola della gros- sezza di Y^ di pollice , posta alia distanza di 80 passi , e da un gran numero di essi rimase pur forata una seconda tavola dclla medesima grossezza, alia distanza di i5o passi. II sig. Besetzny promette di dare a questa maccliina un piii alto grado di perfezione. {Allg. Handlungs-Zdtung , e Bui. Un.) NEGROLOGIA. Roma ha nella sera del 27 del passato marzo fatta una perdita colla jnorte del cavaliere Gherardo De Rossi. Spinto il De Rossi quasi dalla propria sua indole erasi sino dai giovanili suoi anni dedito tutto alio studio dell' amcna let- teratura e delL' arti lielle , lualgrado delle circostauzc Bibl. ItaL T. XLVII. 3i 474 V A. K I E T A . domestlche cUe lo cliiamavano siilla carriera foreiise. Da gio- vane si diede alia poesia estemporaaea , e n' eblie plauso in Roma sua patria. Per doinestica i-icreazione scrisse alcune couimedie, nelle qiiali fecesi a mordere i difetti special- meiite de' snoi coiicittadiai. Detto pure inoltissime poesie; ma seppe particolarmente distinguersi co' suoi apologi , tutti di sale attico sparsi. E di greco sapore sono aliresi i suoi scherzi poetici die pal^lillco in tante belle vignette da lui niedesimo imaginate ed espresse a contorni. Molte sono le sue prose sovra divers! argomenti di anticjuaria, di letteratura e di arii, e tutte commendevoli per isquisitezza di gusto e per acume di critica. Lascio al suo degno iiglio il cav. Gio. Francesco una doviziosa e scelta collezione in ogni genere di materie arclieologic.he da Ini stesso il- lustrata con conimentarj e con dotte ^^Lssertazibni. Ne egli visse soltanto alle lettere ed alle scieiize, ma anche alia famlglia, agli aniici, alia societa, aven lo in tempi diffici- lissinii assunte pubhliche incumljenze , alle quali attese con rettitudine e zelo e ne sorti onore. Pio, leale, onesto , ge- neroso, piacevole, meritossi I'amore e la stima de'concitta- dini , dei dotti , drtl grandi. Trancjuillo e rassegnato mori lienedicendo la mano dei Signore neH'anno 7 3.° del vivore suo i^Estratto dal Nuo^'o giornale dc'lettenui, FLsa ecc). R. GmoNi, F. Carlini c I. Ivmagalli , (lircilorl cd cdiiori. Publjlicnto i! di ij ottol)re 1827. MUaiii) ; daU I. 11. Sui7nj>e/u(, Ossenmzioni meteorologiche fatte all' I. n. Osscrvatorio di Brer a. SETTEMBRE 1827. 1 M A T T I N A. Sera. [ c '6 d 2 S V 5 3 G 2 0 a q5 Stato del cielo. N — ' U J3 5| « S ^ S < a S g N > V 5^ Stato del cielo. poll. lln. 0 1 poll. lin. . I 28 0,0 + 12,3 s Piog.pre.nuv. 28 0,7 + i5,o S 0 Nuvolo. 2 28 0,6 +12,0 N 0 Nuv. rotto. 27 11,9 + 17,0 0 Sereno. 3 27 11,3 + 12,0 0 N Sereno. 27 10,5 +17,0 s se Nuv.-.pioggia. 4 27 10,3 +i3,5 S E Nuv. rott. ser. 27 10,0 + 17,0 E Te pio ser.nu. b 27 10,0 + 11,0 0 Sei-eno. 27 9^8 + 17,8 0 Sereno. 6 27 10,2 + 12,5 E Sereno, 27 10,3 + 18,8 S 0 Sereno, 7 27 10,6 + i3,o N Sereno. 27 ic,3 + 19,0 s Ser. nuv. 8 27 10,2 + l3,2 N Nuv. ser. 27 9,8 +17,6 N E Nuv.teni.piov. 0 27 IC,2 +i3,o N E Nuv.piog.ser. 27 10,8 + 18,5 E Sereno. 10 2S 0,8 +14,0 E Ser. nuv. ser. 28- 0,8 + 18,0 N E Sereno. II 28 1,0 + i3,c EN E Ser.nebbioso. 28 c,8 + 18, c E Sereno. 12 28 0,0 + 12,0 N Sereno. 27 1 1,3 + 18,5 0 Ser. neb. ser. i3 27 11,2 + i3,o N 0 Sereno. 27 11,0 + 19,0 E Sereno. 14 27 10,2 +14,5 EN* Nuv.tem.piog. 27 9,H + 14,0 S E Ser.nu. ..ping. iS 27 IC,0 +12,0 0 Piog.pr.nu.pi. 27 io,c +i5,4 0 Nuv. ser. 1 16 27 10,2 + 11,0 0 Sereno. J27 10.0 +i7>f^ .S....0 Sereno. 17 27 10,8 +12,2 NNO Tem.pr.nu.se. 27 11,5 +17,5 s 0 Sereno. 18 27 11,8 +11,7 N Nuv. ser. 27 10,8 + 17,6 s Sereno. IQ 27 9,8 +12,0 N Sereno. 27 8,0 +18,0 0 Se.neb.nu. se. 20 27 6,5 +1 1,0 N*..E T.pr.pi.gr.nu. 27 5,6 +i5,o s Nuv. ser. 21 27 6,0 + 8,0 N E Nuv. ser. iinj 7,5 + 14,0 s Sereno. 22 27 8,8 + 8,0 N Sereno. I27 8,8 + 14,8 0 Sereno. 23 27 9,0 + 9,0 N Ser.nebbioso. J27 9,3 + l5,2 0 Neblj ser. 24 27 10,0 + 9,7 N Sereno. 27 10, r +i5,7 0 Sereno. 25 27 10,3 +11,0 E Ser. nebb. 27 10,2 + 17,0 S E Nebb. ser. 26 27 9,7 +i3,o E Nuv.rott.piov.j 27 9,0 +14,4 .N E Nuvolo. 27 27 9,0 +12,8 N E Nuv. piovoso. 27 9iO + 14.7 S E Nuv. pioggia. 28 27 9,0 +i3,8 E Piog.pr.. nuv. 27 9,H +i5,5 S E Pioa.uuv.ser. 2q 27 8,6 +i3,o E Piog.nuv.tuo. 27 8," +16,0 E Nuv. rot.tuon. 3o 27 8,8 +10,0 0 N Sereno. 27 9,0 4i5,o S Ser. nuv. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 1,0 Altezza anass. del term. + 19,0 media » 27 » 10,90 media + 14,25 Quantita della pioggia linee 51,89. 476 INDICE delle mater le contenute in questo tomo XLVII. PARTE I. ^ LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. o, pere varie del cav. Vincenzo Monti pag. 3 Letters di G. De Hammer sui manoscritti orientali che si trovano ndle Biblioteche d' Italia. Fii.e dclla lettera 3." che risguarda la Biblioteca Vaticana. ( V. i tomi 42." pag. 2j, 45.° pag. 32, e 46." pag. Si ) . . » 10 La Colomhiade , poema eroico di Bernardo Bellini. Articolo I." " 21 La stessa. Art. a." ed ultimo " 101 Scriptorum veterum nova Collectio e vaticanis codiclbus edita ab Angela Maio. Tomo IL Art. i." ( F. il tomo 40,°, pag. 37 ) » 161 La stessa. Art. 2." ed ultimo v 3i3 II Castello di Trezzo, novella storica di G. B. B. . . » 176 Cabrino Fondulo , frammento della Storia Lombarda , opera di Vincenzo Lancetti » ivi Opere di Cicerone in latino e in italiano per cura del- r abate F. Benlivoglio e dell' abate A. Cesari ..." 181 ■5. Nicetai opuscula — S. Faulini poemata duo ...» 3 1 8 Del romanzo in generale, ed anche del Promessi Sposi, romanzo di Alessandro Manzoni. Art. i.° " Saa PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECGANICIIE. Eletnentl dclla logica pura , di Fasquale Galuppi . pag. 48 Anno clinicd medico, i823-i8a4, di Carlo Speranza di Parma. Art. i.° " 6a Lo stesso. Art. a." ed ultimo " 307 Su i valori delle misure e dei pesi degli cmtichi Romani, Memoria di Luca de Scmiuele Cagnazzi " 74 Memoria sul bestiame bovino della Lombardia , di Do- menico Berra "218 Rettificazione dell' articolo intorno alia Memoria anzi- detta '/ 468 I N D I C E. 477 Filosofia della Statistica, dl Mclchiorre Cioja, Tomo a." Art. I." (V. i torni 42.° pag. 3/ e 43." pag. 77) p. SyS Considerazioni sul progetto di prosciugare il logo lucino e di c07igiungere il mar Tirreno aWAdriatico, di Carlo Afan de Rivera /* 891 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Nouveaux principes d' economie politique, par S. De Si- smondi Art. i." pag. 84 Gli stessi. Art. a." ed ultimo « a38 Essai sur les nielles, par Duchesne " loa Lettres sur la decouverte des hieroglyphes acrologiques , par M. J. Klaproth " 1 1 1 Orbis antiquus, cum thesauro topographico. Auctore C. T. lieichardo " 4*^4 BlSLIOCBAFIA »/ I 1 4 Letteratura. — Jahrbiicher ecc. Aniiali della letter a- tura. Tomi Sy." e 38." " ivi Gli stessi. Tomo Sg." »/ 41a Storia. — Pantheon ecc. Panteon della storia de' po- poli germanici, di E. Munch " aSc) Nouveau dictionnaire des origines, par Noel et Carpentier „...." ivi Filosofia. — Oeuvres inedites de Proclus puhliees par V, Cousin " 1 1 6 Medicina. — Clinique de la maladie syphUitique , par N. Devergie »* 411 PARTE II. SCIENZE, LETTEUE ED ARTI ITALIANE. BiBLiocRAFiA. — Lettcre bibliografiche di C. Gazzera pag. 117 Agraria. — Arte scropedica, di F. A. Gera ....»' 463 Antiquaria. — Monumenti sabini descritti da G, A. Guattani " 129 Intorno all' antico marmo di C. Giulio Ingenuo , disser. di G, Labus " aya 47^ I N D I C E. Ard belle. — Solenne distribuzione depremj dell' I. I?. Accademia delle belle arti in Milano , e cenno crltico delle principali produzioni esposte nelle sale della medeslma pao-. 4.13 Biografia e Storia Florilegio storico , di V. Barbara » 129 Grand' albero genealogico storico de'popoU italianl, compilato da P. Fiocchi » 1 3 i Prose scelte da piii distind storici italiani . . . » 1 3 2 Letter e di Alessandro Tassoni "266 Biografia universale » 274 Vita di Alessandro Victoria , di T. Temanza . . " 281 Storia ecclesiastica di G. A. Or si "282 Annali d' Italia di A. Coppi ...» 2.83 Dell' acquedotto e della fontana rnaggiore di Perugia, ragionamento di G. B. Vermiglioli "284. Teatro italiano. , di F. Righetti >/ 488 Annali del teatro di Beg^io "448 / teatri, Giornale dranimatico " ivi Elogio morale di Alessandro Volt a >» 45i Della. uita e delle . opere del Goldoni "453 Cocci a. ^-'- La scuola dicaccia coll' archibugio . . » 141 Educazione. — Trattato di educazione generale di E. MUde V 270 Indlrizzo ■ della. gioventiL ., di C. Arvisenet . ...» 271 Eloquenza. — Tentativo per ritardare I' esdnzione del- I' eloquenza in Italia, di C. A. Pezzi "268 Equitazione. — Alcuni precetti sidl'arte dell' eqaitazione da proporsi alle donne " 2f)i Filologia. — M. T. Ciceronis opera. T. 4.% 5.", 6." e 7." Tid Livii opera. T. 14." — Pub. Ovidii JVasonis opera. T. jz." » 12S Dizionario della lingua italiarui : editori L. Carrer e F. Federici » 1 2 8 Anthulogia latina "436 lilosofia. — Raccolta di discorsi e ragionainend filoso- fici , di G. B. De Vidali >; 289 Paragonc degl' ingegni antichi e modemi , di A. Tassoni " 4.54 V Osservatore di Gaspare Gozzi "4^7 Opere di Gaspare Gozzi " ivi Gcografia. — • Prospetto comparativo delle principal: niontagne e fiumi della terra " 1 40 I N D 1 G E. 479 Introduzione alia geografia pag. 292 Quadro generale ddlo stato Foruificio »/ 463 Bdazione di A. Volta di un sao vlaggio in Isvizzera » 48 1 Legislazione. — Dizionario del notariato^ di G. Calza » 484 Meccanica. — Scldariinenti alia Meccanica ed idrauUca di G. Vcniuroli, di G. Oddi » 2^0 Medicina e chirurgia. — Manualt clinico di ostetricia, di F. Asdruhali » 184 Disrorsi suW ahuso del salasso , di G. Falazziiii » i36 Lettere suit ahuso del salasso e sul teiitativo di con- ciliare i mtdici italiani , di D. Meli >» iSy Memorie cliniche di F. Ruggiero " i38 Efficacia del seme di senape bianca , di C. Turner- Coolie » i3() Delle case dei pazzi del dottor Esquirol . . . . » 140 Lettere sulla lacerazione della cristalloide ecc. . " 460 Delia Litotritia » 480 Delectus opusculorum ad praxin medicam spectan- tium , coUegit J. Frank ..." 488 Dictionaire abrege des sciences medicales ....'/ 46 1 Poesia, — . Sibilla Odaleta ,.roinanzo istorico . , . " 128 Otto madrigali e died sonetti di T. Tasso ...» 26a Gli stessi » 434 Tre Odi di Orazio tradotte da G. G. M. Tibaldiru » 26a Le stagioni di Thomson tradotte in prosa da P. Musclii '/ a63 J/ini del vescovo Sinesio tradotti da A. Fontana . » 427 / Sacramenti, Inni di G. Blulachisio « 430 II Farudiso perduto di Milton tradotto dal Fapi » 435 Libro secondo de Faralipomeni d' Omero di Quinto Calabro, volgarizzato da B. Baldi » 437 Un bel giomo^ poemetto di F.Schizzi »/ 436 Folemica. — Mazzo di fieri per la Biblioteca italiana, di G. U. Fagani Cesa " 267 Storia naturale. — Manuale della Scoria naturale di Blunienhach con aggiunte e note » 142 Teologia. — Thesaurus Fatrum " 288 Apophthegmata Fatrum /; 288 V ARIETA. Arti belle. — Notizie sopra il Museo Cinesc di O. Martucci » 3o2 Astronoinia. — Coinete ultinuwicnte osser^atc . . . . » i56 480 I N D 1 C E. Bihliografia, — Manoscritti edopici, arabici ccc, raccolti da G. Bruce pag. zj-v i Chirurgia. — Stritolamento delta pietra in vescica , del S. Civiale v i53 Agopuntura » 473 Economia pubblica , rurale e domesdca — Prezzo dei grant in Europa ed in America » i5a Poderi de'poveri agli Stati Uniti >» 3o5 Mardera di preservare i libri dai danni del verme . " 3o6 Forza produttrice e commerciale della Francia e del- I'lnghilterra , opera di C. Dupin ....** Ivi Governo de'bachi da seta in Baviera "469 Epigrafia e ISwnismatica. — Epigrafe Stratonicea . . » 298 Moneta romana trovata in America >» 4.72 Errata Corrige. Volumi 45.° e 46.° " 169 Filologia. — DeW intenzione di Dante nella Divina Corn- media, lettera di G. Taverna '/ 146 Fisica. — Fenomerd magnetici osservati dal S. Christie " i53 Simile, osservati dai signori Poisson e Barlow . . » 3 04 Osservazioni meteorologiche di luglio " 160 ■ agosto " 3ia ■ settembre " 475 Meccanica. — Vcttura che porta seco le sue rotaje . » iSa Necrologia. — Avanzini Giuseppe " i58 Rossi {De) Gherardo "473 Ottica. — Stromento per copiare , di G. Mozzoni , . » 469 Poesia. — • Sergianni Caracciolo , Guido della Toi*re e la Marianne "293 Storia naturale. — Lavori de' naturalisti oustriaci spediti al Brasile, da pubblicarsi "293 Jntorno ad una nuova specie di Procellaria , lettera di G. Acerbi " 294 DegU Ascalafi , lettera di B. Angelini "466 Tattica. — Armi a vapore " 473 ^s