BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE m LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO L, ANNO TREDIGESIMO. Aprile, Maggio e Giugno i8a8. MILANO PRESSO LA DIREZIONE UEL GIORNALE. IMPERIALE RBGIA STAMPERIA. II presente Giornale ^ con tutti i volumi precedenti ^ i posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi adempiuto a quanta essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA cAjpttie A026. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. Jrco delta Pace in Milano. B en ehbe ragione quell' antico savio di aft'erinarc che la faraa ingrandisce e quasi giganteggia quanto piu si allontana dal luogo o dal tempo cui appar- tienc r oggetto del quale vien essa proclamando i vanti. Quindi e che gli eruditi nel discorrere sui nionumenti architettonici de' Greci e de' Romani si lasciano uon di rado dominare da un tal quale entu- siasmo, che le loro stesse idee esagerando , niagnitica ad un tempo oltre il convenevole le opei'e dell" arte da que' famosi popoli a noi tramandate. Chiunquc si taccia ad esaminare que' medesimi antichi nionu- menti con occhio tilosoiico e con mente placida e da prevenzioni libera , si accorge di leggieri ch' essi ci presentano bensi il vero tipo della bellezza , e i mo- delli cui iniitare in ognuno de' quattro piii rinomati classici ordini d'architettura, ma cedono in grandio- sita ed in magniticenza a non pochi de' moderni edi- ficj. E qui non intendiamo alludere die ai Greci ed ai Romani. Che quanto agli Egizj , le loro opere non potranno giammai proporsi come arclietipi del hello , ma essere vogliono bensi considerate come colossi deir arte , al cui aspetto 1' occhio s' inarca di mara- viglia per 1" ardimentoso concepiniento e per la uon 4 ARCO BELLA PACE IN MILANO. meno ardimentosa esecuzione ; ma 1' intelletto non vi ravvisa ne la vera bellczza del disegno , ne la squisitezza del lavoro , ne que' tanti pregi die giu- stamentc animiriamo ne' greci e ne' romani nionu- menti. E tra i romani eccettuar pure si vogliono i teatri ed i circhi , la cui grandiosita ed esten- sione non fu mai da' moderni pareggiata , sia per- che dal nostro diverso fosse lo scopo degli antichi teatri , sia perche i circhi servissero ad un genera di spettacoli a' costumi nostri non del tutto confor- me , sia fnalmente perche dopo il risorgimento dell'arte piu al comodo che alia grandiosita abbiasi avuto riguardo. Dee cio non ostante notarsi che tali immensi edificj andavano scevri da una grande dif- ficolta, quella cioe della soffitta o della volta, nella cui pratica 1' arte moderna vince certamente 1' antica. E noi tutte le volte che in questo giornale ci cadde in acconcio il farlo , procurato abbiamo di rivendi- care la gloria di alcuni di que' moderni monumenti che ci sembrarono a quelli della classica antichita superiori se non per noviti d' invenzione , almeno per dovizia di lavori, e per subliniita e grandezza. A questo genere di edificj appartiene quello di cui vo2;liamo parlare ; del qual genere nessun esempio ci e pervenuto dai Greci , perche appo loro o sco- nosciuto o non praticato , ne alcuno ci fu pure dai Romani tramandato che per grandiosita e per isqui- sitezza di lavoro possa paragonarsi a questo , gia Arco del Scmpione , ora con piu cara denominazione A}co della Face. Che pero crediamo di far cosa ai leggitori nostri gradevole col tesserne brevemente la storia , e coll' esporre lo stato in cui esso ora trovasi , da che per la provvidenza dell' aiigusto Imperatore e Re nostro Francesco I va al suo compimento in- nohrandosi. Ne' primi del gennajo i8o6 il Consiglio comunale di Milano volendo festeggiare 1' arrivo de' Reali Sposi il principc Eugenio e la principessa Amalia di Ba- viera , commise all' architetto cavaliere e marchese ARCO DELL V PACE IN MILANO. 5 Luigi Cagnola , niembro del Consiglio stesso , 1' inca- rico d' innalzare sull interior corso di Porta Orien- tale , per dove passar dovea 1' inclita Coppia , un grandioso arco temporaneo che degnamente corri-' spondesse al nobile divisamento. L' arco venne in poohi giorni, quasi per magica possanza, eretto. Si grande fu la maraviglia non de' Milanesi soltanto, ma anco de' forcstieri ( che moltissimi erano alia citta nostra accorsi ) all' aspetto di tale edificio, tanto in queir occasione 1' effetto delle ben adatte proporzio- ni e del bcllo ed imaginoso concepimento, che lo stesso Consiglio nella sua sessione dell' 8 febbrajo decreto che quell' arco gia di tela , plastica e le- gname fosse in piii convenevole luogo eretto in marmi e quasi a trofeo di giierresclie imprese. L' opera ebbe cominciamento nell'autunno del 1807. In essa tutta fu conservata I'integrita della coniposi-" zione architettonica , e solainente variati ne furono i soggetti della scultura. Perciocche se questi nel mo-- dello eretto a Porta Orientale alludevano a nozze , a trionfi di amore , di belta e simili, nell' edilicio in marmo doveano in vece esprimere avvenimenti di storia e di guerra. Dalf anzidctta epoca sino al 19 aprile del 1814 1' arco fu dalle fondamenta ele^ vato sin quasi all' imposta delle due minori arcate. Ma nessun bassorilievo storico erasi ancora innestato a tale gia eseguito pezzo del monumento. Solo agli otto piedestalli gia stati erano imposti i bassorilievi al- legorici in semplici figure di Minerva, Ercole, Marte, Apolline dalla parte verso la citta , e ne' siniulacri della Lombardia , della storia , della vigilanza e della poesia verso la campagna. L' esattezza ond' erano condotte le sagome , e la quadratura ; la finezza e diligcnza die scor2;evansi ueir esecuzione degl' intagli ; la quantita della ricca suppellettile che gia alf uopo sussisteva nelle at-' tiguc officine ; alcune colonnc di un sol pezzo giii dalla matrice staccatc nclla cava di Crevola ; Ic operc in bronzo gia dispostc alia Fontana , eve aS pezzi 6 ARC0 DELLA PACE IN MILANO. gia stati erano fusi nell' oflBcina Manfredini ; il gran- dioso disegno , la preziosita delle materie , ed in conseguenza di tante e si belle circostanze il voto universale degli amatori e degl' intelligenti , cui uni- ronsi i suffragi dell' I. R. Governo , susseguiti dalle clementigsime parole dell' augusta Maesta di Fran- cesco I che accompagnata dallo stesso autore de- gnossi nel 1816 di partitaraente visitare 1' opera tutta ed espriinerne la sovrana sua compiacenza : ecco i motivi da' quali fu determinato il compimento di questo grandc edificio. Imperocche la Gongregazione oentrale di Lombardia mauifestar volendo alia stessa Maesta Sua la propria gratitudine, perclie degnata si fosse d' innalzare questi suoi antichi Stati alia di- gnita di regno , lascio trasparire il desiderio che r arco fosse e proseguito ed al Monarca dedicate qual perenne monumento della pace universale da tanto tempo , da tutti i popoli desiderata , e linal- mente conseguita, merce della forniidabile unione della Maesta Sua alia possanza de' prodi e magnanimi Al- leati. Sapientissirao consiglio ! Ai trofei di sanguinose conquiste sostituire le dolci rimembranze della pace ; alle ferali rappresentazioni , le lusinghiere imagini deir ordine , dell' abbondanza , delle scienze , delle arti , e di tutti que' beni che la vera felicita delle genti costituiscono ! Tale idea venne favorevolmente accolta ; e la Maesta di Francesco I degnossi con cesarea munilicenza provvedere che condotta fosse n compimento. Fu percio commesso al nobile archi- tetto r incarico di stendere un piano , in cui con- servata I'integrita delle parti architettoniche, si desse luogo a quelle sculture che meglio corrispondere potessero al nuovo e si ben conceputo divisamento. Soddisfece il niarchese Cagnola all' onorevole inca- rico , e combinati i temi coUa stessa Gongregazione central e, e questi modellati poi in creta ottennero r approvazione dell' I. R. Governo. AH' eseguimento pero del nuovo piano acconciamente prestavansi tut- ^iivia gli otto bassorilievi allegorici gia ne' piedistalU ARCO DELLA PACE IN MJLANO. 7 collocati; si che il complesso di tutte queste sculture in uno colla squisitezza degV iiitagli e coUa grandiosita ed eleganza del disegno presentavano all' occhio un mouumento degno veramente del Monarca cui vo- levasi dedicare ; siccome puo di leggieri dalla se- guente descrizione rilevarsi. L' intento della Congregazione centrale era quello di rammentare a' suoi coacittadini i successi de' col- legati eserciti che colle loro vittorie contribuirono alia fondazione del nostro regno. Ma siccome le analoghe sculture oltrepassare non doveano i circo- scritti limiti della superficie di un arco di trionfo , cosi fu d' uopo scegliere i soli piu importanti avve- ninienti ond' arricchire bensi , nia non aH'astellarne r edificio. La Minerva collocata nel sinistro piedestallo della facciata verso la citta indica la provvida sapienza di Cesare Augusto nel congiungere le sue alle arnii de' principi alleati. L Ercole scolpito nel piedestallo destro , vicino all' angolo dell' edificio , denota la forza del poderoso esercito , che quindi fu dall' au- striaco monarca alle falangi de' federati unito. II Marte gradivo dell' altro piedestallo destro della me- desima facciata verso la citta dimostra che i com* binati eserciti , merce della formidabile forza ag- giunta loro dall' Austria , procedettero tremendi e vittoriosi. CoU'Apolline, a' cui piedi giace sconfitto il serpente Pitone , espresso nel piedestallo sinistro air angolo della stessa facciata, vuolsi indicare qiianto gli eserciti austriaci giovato abbiano al pronto e fe- lice esito di una guerra da cui dipendeva il destine del mondo , e che sembrava dover essere lunga , mi- cidiale , funestissima. Ma lasciando le allegoric, giova il passare agli avvenimenti storici , le cui rapprcsentazioni essere do- veano e piu difficili e piu importanti. Che pero nel bassorilievo sotto il tianco dell' arco e scolpito il Congresso di Fraga con figure maggiori delle naturali. Di contro a qnesto sara collocato il bassorilievo 8 ARCO DELLA PACE IN MILANO. rappresentante V Abboccamento del tre grandi Alleati. A questi dac avvenimenti, co' quali venne e stabi- lita e confcnnata la confederazione , si e creduto bene di far susseguire quelle piii celebri guerresche imprese, in conseguenza delle quali bella risorse la tanto bramata pace universale. Per fame quindi un particolar soggetto di separad e distinti bassorilievi si e data la preferenza ai fatti piii gloriosi , cioe alia Battaglla di Culm, a quella di Lipsia, al Pas- saggio del Reno , alia Capitolazione di Dresda , alia Battasjiia di ircis-sur-Aiibe , all' Occapazione di Lione , a qucila di Parigi , e iinalraente al Trionfale ingresso dei tre monarchi nella nietropoli dell' Impero francese. Alcune di queste rappresentazioni gia trovansi con- dotte a conipiniento in marnio ; altre stanno lavo- randosi : opere tutte de' nostri piu rinomati scultori , fra' quali giova il nominare un Pacetti, un Acquisti, un Pizzi, dalla morte non ha guari rapiti, un Mar- chesi , un Monti di Ravenna. Agli avvenimenti nii- litari che condussero la pace era d' uopo aggiun- gere le politiche operazioni che la consolidarono. Percio la Pace di Parigi ed il Congr'esso di Vienna somministrarono opportuni argomenti per altri due bassorilievi. Ma siccome questo nionumento essere dovea de- dicate alia Sacra Maesta del nostro Monarca ; cosi la Congregazione centrale trovo cosa ben convenevole che tra le sculture alcune pure ci fossero di allu- sive a que' fatti particolari che special mente la pa- tria nostra interessar poteano. Furono percio scelti quattro avvenimenti come temi di altrettanti basso- rilievi , cioe r ingresso fatto in Milano dal generale conte Neipperg alia testa dell' esercito austriaco il 28 aprile del 1814; I'entrata che pariraente fece in Milano Francesco I , Imperatore e Re , coll' augusta sua sposa Maria Lodovica, il 3i dicembre del 18 15; la fondazione del regno Lombardo-Veneto ; 1' istitu- zione del nuovo Ordine della corona di ferro. ARCO DELLA PACE IN MILANO. 9 Per la serraglia dell a maggiore areata verso la campagna si sta effigiando la figura simbolica del nuovo Regno : nelle due serraglie delle miiiori arcate verso la medesima parte saranno Cerere e Pomona, emblemi della feracita del suolo lombardo. Nella fronte verso la citta , sopra la serraglia dell' areata maggiore , apparira la figura simbolica di Milano, e nelle due serraglie delle picciole arcate saranno i simulacri, pure simbolici, delV Immaginazione e del- Y Astronomia ,• allusiva la prima all' arti belle che vanno si maravigliosamente nella citta nostra fiorendo, la seconda al nostro Osservatorio , famoso per raol- titudine e sceltezza di macchine, non meno che pel norae degli astronomi che sovr' esso o gia operarono o vanno tuttora operando. Ciascuno de' pennacchi della maggiore areata sara adorno di una vittoria in bassorilievo. Sui quattro corpi sporgenti delle piccolo arcate , due verso la citta , altri due verso la campagna , si vedranno i quattro principali fiumi del regno Lombardo-veneto , cioe il Po , il Ticino , r Adige ed il Tagliamento. Ritornando ora ai bassorilievi de' piedestalli, donde abbiam dato principio , accenneremo quegli ancora della facciata verso la campagna. Nel piedestallo sini- stro e dunque scolpito il simulacro della Lombardia che tiene nell' una mano gli stromenti dell' arti belle, e nell'altra il cornucopia edilcaduceo, siniboli del- r abbondanza , del commercio , delle arti e delle utili discipline; beni inestimabili, che prosperar non pos- sono se non all' ombra del placido ulivo. Nei due pie- destalli che fiancheggiano 1' areata ma2:2;iore sono inta- gliate la Pocsia e la Storia. La prima e in attitudine di cantare le laudi de' vincitori ; la seconda sta regi- strando i gloriosi fatti , la cui memoria debb' essere con questo monumento eternata. Nel bassorilievo alia destra e scolpita 1' imagine allegorica della Vigllanza ,• e vuolsi con essa alludere alle provvide cure , all' at- tenzione, alia sapienza dell' Imperatore e Re nostro 10 ARCO OELLA. VACE IN MILANO. nel conservare la pace con tanti sforzi , con tanti sacrificj conquistata. La superiore superficie dell' arco sara ornata di uu opera tutta in bronzo. II carro coUocato nel mezzo rappresentera il trionfo della Pace. Questo debb'essere tratto da sei cavalli giganteschi , tutd collocati di fronte. La dea apparira in dovizioso paludamento, coronata d' alloro e con un ramo d' ulivo nella destra mano. Ne' quattro angoli saranno quattro vittorie se- dute sovr altrettanti destrieri , ed in attitudine di of- ferir corone alia dea trionfiinte. Sorge il sublime corintio monumento in vasta pia- nura all' estremita settentrionale della gran Piazza d' armi. La sua fronte ( dedotti i superiori ornamenti in bronzo ) ossia la sua superficie architettonica in niarmo , e circoscritta in un quadrato di 40 braccia milanesi, pari a metri 28,797, oltre lo zoccolo alto br. mil. i. 8 (metri 0,992), posto al di sopra della cornice deir attico che forma il piano , sul quale s' in- nalza il sopraornato di bronzo. La sua larghezza e di br. 21 (metri 12,494) dal vivo al vivo delle due colonne sporgenti , che corrisponde alia meta dell' al- tezza totale, compreso lo zoccolo sopra 1' attico. Le colonne hanno once 25 \ (metri 1,264) ^^ diametro, e br. 21. 3 (metri 12,642) di altezza , compresi il capitello e la base : il loro fusto e di br. 17. 8. 6 (metri io>535) di altezza. Esse sono di un sol pezzo del marmo di Crevola, la cui cava giace nell'Ossola, tre miglia al di sopra di Domo sulla strada del Sem- pione. L' areata di mezzo ha br. 12. o. 9 (metri 7,176) di luce; le laterali , br. 5. 3. 9 (metri 3, 161). II fre- gio e fatto a festoni sostenuti da genietti. Le volte sono ornate con rosoni mirabilmente intagliati. Al- cune scalette congegnate ne' lati conducono sulla parte superiore , e tutto ne rendono praticabile 1' edificio. Gli ornamenti tutti e le modanature sono di tale squisitezza di stile e di tanta perfezione d'esegui- mento, che non sarebbe si agevole il trovarne di IHCO DBLLA PACE IN MII.ANO. T J niigliori negli edificj cle' piu floricli tempi di Atene f di Roma (i). Che se istituire se ne voglia il confronto co' pill celebri romani monumenti del medesimo genere (2), (i) Qnalche oltramontano di non volgar nome, e non SI facile encomiatore delle cose italiane die ad alcuni basso- rilievi di quest' Arco la premiaenza sui tanto celebrati del Partenone. Les huit bas-reliefs, dic'egli, en marbre blanc, uutour de la base , sont admirables , et je prends sur moi de signaler trois d'entre eux cornme superieurs a. ceux du. Parthenon , que lord Elgin apporta , il y a quelques annees , en Angleterre. Je n'ignore pas a quoi un tel aveu mexpose de la part mime de ceux qui nont jamais vu ces debris du Parthenon. Simoad , Voy. en Jcalie et en Sicile. E da notarsi che questo viaggiatore veduti non avea i grandi bassorilievi storiati. (2.) Misure degli antichi archi tuttora sussistenti a Roma, a Benevento , ad Ancona ed a Rimini. Dell'arco di Tito formato in una sola aper- tura , giusta il Desgodetz. Larghezza del vano dell arco i6. 4 — Altezza del medesimo aS. 5 yis Diametro della colonna d' ordine composite. . \. it ^fs Altezza totale dell' arco, come si trova . ... 42. — ■ — Larghezza egnalmente 41. — — Dell' arco di Settimio Severo , di tre aper- ture , giusta lo stesso Desgodetz. Larghezza dell'arco di mezzo 20. 10 — Simile desrli archi laterali. 9- Altezza del vano dell'arco di mezzo 35. to »/$ Simile di quello degli archi laterali a 2. 3 '/4 Diametro della colonna d' ordine composite. . 2. 8 >/a Altezza totale dell'arco 62. 10 ^yj Larghezza totale del medesimo 71. 5 — Dell' arco di Gostantino di ti-e aperture , giusta lo stesso. Larghezza dell' ivco di mezzo 20. i -'fii Simile degli urchi laterali 10. 5 '/ii la ARCO DELLA PACE IN MILANO. apparira ad evidenza cio clie premesso abbiamo, essere cioe quest' Arco il piu grandiose, il piii bello di quanti altri mai veiinero sin ad ora imaginati ; essere tale in somma da stabilire la gloria dell' architetto inven- tore , ed onorare la citta , il secolo , la nazione. Il poll. pang. «^ Altezza dell' arco dl mezzo 35. lo ^fii. Simile degli archi laterali . , . • aS. 5 '/a Diametro della colonna d'ordine corintio ... a. 8^/3 Altezza della suddetta 26. a */4 Altezza totale dell' arco 65. 10 1/4 Larghezza totale del medeslmo 76. — — Dell' arco di Beneveato di una sola aper- tura , giusta Carlo Nolli. Larghezza del vano dell' arco 16. — — ■ Altezza del suddetto 27. 9 — • Diametro della colomia d'ordine composito . . a. — — Larghezza totale di tutto 1' arco . 40. 4 '/a Altezza totale, come sopra 5i. 5 i/a Deir arco di Ancona di una sola apertura , giusta lo stesso. Larghezza del vano dell' arco 9. a 7 Altezza del medesimo aS. 7 — Diametro della colonna d' ordine corintio ... a . a 1/3 Larghezza totale dell' arco 2,9. 8. 7 Altezza similmente 47. a. a Dell'arco d' Augusto a Rimini di una-sola apertura, giusta il Temanza. Larghezza del vano dell'arco 28. 4 — Altezza del medesimo 3i. 6 — • Diametro della colonna d' ordine corintio ... 2.11 — Altezza della suddetta 3o. — • — Larghezza di tutto 1' arco 47. 1 — Altezza del medesimo come si trova 47. I. 3 Arco della Pace a Milano di tre aperture. Brae, mil. °'"" 12. — — Larghezza dell'arco di mezzo . . . 22. — — 5. 3. 9 Simile degli archi laterali 9. 8. 1 1 24, - - Altezza dell' arco di mezzo 44. • ARCO DELLA PACE IN MILANO. l3 solo arco ell Costantino garegglar potrcl)bc con esso in altezza. Ma Ic sue proporzioni gia si risentono della decadenza dell' arte ; le sue volte mancauo di ornati e n' e pur niancante V architrave , la cui banda inferiore vedesi incastrata nel capitello delle colonne , Brae. riedi ,, ,, one. poll. mil. ^ ^ ^ ^ ^ pang. '^ 14. 7. 3 Simile degli archi laterali 26. 9. 3 a. I 1/3 Diametro della colonna d' ordine corintio 3. 10. 9 ai. 3 — Altezza della medesiraa 38. 11 '/a 40. ~ — Larghezza totale dell'arco yS. 4 — 40. — — Altezza totale del medesimo .... 73. 4 — Quando pero misurare si voglia anche lo zoccolo sopra I'attico, come si e fatto ia quelle di Costantino, bisogne- rebbe aggiugnere piedi 3 pari a once 20 milanesi. Confronto di misure fra Tarco della Pace a Milano e qnello di Costantino a Roma , come il piu grande degli antichi nominati. di Costantino della Pace piedi poll. tin. 22. — — 9. 8. II 44. 26. 9. 3 3. 10. 9 picdi pull. lin. Larghezza dell' arco di mezzo . 20. — . 5 Simile degli aichi laterali ... 10. 5. 3 Altezza dell'arco di mezzo. . . 35. 10. 3 Simile dei laterali 23. 5. 6 Diametro della colonna 2. 8. 8 Altezza della medesima 26. 2. 3 38. 11 i/a Larghezza totale dell'arco ...76. — — 73. 4 Altezza come sopra 65. 10. 3 73. 4 Ossen'azioni. L'arco nostro della Pace nella grandezza e snperlore a tutti quelli che sussistono e de' quali esjjonemmo le mi- sure , fuorche nella totale larghezza che e infei-iore di poco a quella dell' arco di Costantino, cioe di piedi 2 ed 8 poUici , e nella larghezza degli archi laterali che ha pollici 8, linee 4 di meno. In tutto il restante delle misure e ad esso superiore. Nella pianta e nell' alzamento I'arco della Pace e presso che uguale a quelli di Settiuiio e di Costantino. Ha lo I4 IRCO UtLLA TACK IN MILINO. perche queste soao piu alte de' pilastn : ha poi lo sconcissimo difetto de' bassolievi usurpati in grau parte a tutt' altro nionumento e ad esso di oltre a due secoli anteriore. « Ecco la Cornacchia d' Esopo ( dice opportiinameiite il Milizia ). Si tolsero i trofei deir arco di Trajano per adornare questo monu- inento eretto a Costantino dopo la sua vittoria so- pra Massenzio al Milvio. Trista riprova della cor- ruzione del cuore e delle arti ! » (i). Queste pochc osservazioni sono pure bastevoli a confutare V opi- nioue di co'oro che per avventura al priino sguardo credessero di non ravvisare nell' arco nostro fuorche uua copia od una servile iniitazione del costantiniauo. Imperocche col vocabolo arco viene ad csprimersi un idea idendca e comune a tutti gli edilicj di si stesso numero di colonne isolate sopra piedestalli : ma cia- scuna di queste ha inolti-e una controcolonna , sporgente per meta dalla parete , dal che esso riceve una maggiore ricchezza. La sua costruzione e tutta di biauchi marmi , simile in cio a quella dei Romani ; ma e ad essi superiore nelle colonne, le quali sono e piii grandi e tutte di un sol pezzo. Non ha la stessa quantita de' bassorilievi che veggonsi nella fronte di quelle di Settimio , ma non ne ha pure quel troppo tritume : non ha la profusione di quelli deir arco di Costantino, ma non ne manca in parte alcuna , e vi sono e meglio distribuiti , e piu grandiosa- mente collocati. Ha di piii il nostro le quattro statue co- lossali, siraboleggianti i principali fiumi del Regno Lom- bardo-Veneto , situate sopra la trabeazione dei due inter- colonnj delle due facciate , e maestosamente campeggianti neir attico. II suo finimento, ond' e espressa la piii grande magniii- ccnza del trionfo, eguaglia quelle di Settimio, se attenerci dobbiamo al disegno clie ne fu inciso dal Santi Bartoli e che ha e quadrighe , e statue equestri, ecc, tutte di bronzo come di fatto essere doveano , e come gia si stanno per r arco nostro pur eseguendo. (i) Eoina ddk bdlc arti, ecc. Bassano, 1787, in 8.", pag. 99. AflCO DELL A PACE IN MILANO. l5 fatto genere , ed il soggetto in quest' idea contenuto non puo in alcun modo variarsi. Ma diversificare o perfezionare si possono bensi le proporzioni , le este- riori forme, gli ornamenti e quelle cose tutte che il belle , il grande , il distintivo costituiscono de' trion- fali monumenti. Questa e la meta cui debl/agognare il valente architetto , e questa fu a parer nostro fe- licemente raggiunta dall' autore deirArco della Pace. L' architettura e la piii difficile, la piu limitata tra le arti belle , perche essa dipartirsi non puo dai con- venzionali modelli, se non col pericolo di cadere nel bizzarro , nel fantastico , nell' affettato. L' edificio che fu argomento di quest' articolo, tro- vasi gia elevato circa alia nieta dell' opera e della spesa. Quando condotto sia al suo perfetto compi- mento, potra la patria nostra vantarsi di possedere i due piu grandi monumenti che nel loro genere sussistano al mondo, quest' Arco medesirao e il Duomo. i6 Prospetto delta storia letteraria di Slcilia nel secolo XVIII deir abate Domenico Scina' , regio storio- grafo. Vol. Ill ed ultimo. — Palermo^ 1B27 , dalla tipografia reale di guerra , in 8.° di pag. 494. £ per certo bello spettacolo quello di una nazione giunta ad alto grado di civilta letteraria , ove la cul- tura essendo penetrata nelle varie classi de' cittadini ha rafifermato in generale il buon gusto nelle lettere e il buon senso nelle scienze , pui-gati nelle une e nelle altre gli eterni principj del vero , innanzi ai quali r errore di ogni maniera non pud mettersi in mostra senza irritare altamente il pudor pubblico. Ma non meno bello e lo spettacolo di quella na- zione che si presenta alio sguardo dell' osservatore piena di movimento verso una tal meta , e si bene avviata , che si vede omai prossima ad arrivarvi. Nello stato splendidissimo della prima e una certa uniformita , che acquietando lo spirito , non gli fa piu provare che und compiacenza monotona ; quella che sorge in chi gode tranquillo di quanto avea lun- gamente desiderato. Nella seconda tutta trovasi la vivacita dell' intraprendimento , la forza tutta del de- siderio , tutte sono le gradazioni del coraggio e della operosita ; e ad ogni passo felice verso il grande og- getto propostosi gli animi generosi sentonsi presi da un dolcissimo senso niisto di conforto e di conten- tezza. Ogni momento e segnato da una conquista e da un trionfo. Si e detto che meglio che in uno stato di abituale sanita perfetta 1' uonio sente il bene della vita in quello della convalescenza. Questa immagine puo facilmente spiegare il nostro concetto. Ma forse puo anche aggiungersi , che dove nello stato di con- valescenza lanimo si porta lietamente ai giorni in cui tutta r economia deUa vita sara perfettamente rista- bilita nella pienezza delle sue forze , nello stato della PROSPETTO BELLA STORIA LETTERARIA CCC 1 7 ricuperata sanita egli e soggetto ai timori di qualche decatUmento. La quale immagine applicata al caso di cui parliamo ci fa con rammarico rivolgere il pensiero alia belia nostra letteratura , la quale po- trebb' essere di leggiero rispinta al decadimento dal- r invasione si ardita di quell' ambiguo romanticismo che seduce fra noi tanti begl' ingegni, e di quello ia- sensato delirio , per cui in fatto di lingua si e creata una specie di sctta, die solo delle parole e solle- cita, e queste piii ama quanto son piti raucide e viete. La Sicilia, per cio che dal Prospetto delta storia Ictteraria di essa apparisce , trovasi per avventura nel secondo stato indicato di sopra , e piu veramente contemplandola nel periodo die T egregio sig. Sclnd scorre in questo suo volume IIL Fondar nuove accadeuiie , riformare le anticlie, e con esse le pubbliclie scuole , era , dice 1 autore , r ordin novello di cose die avrebbe dovuto nascere al niancarc de' Gesuiti ; ma non si conobbe l anda- mento e la condizione de' tempi. Si corse in fretta a supplire alle scuole mancate ; ma non si vide die cio non bastava per mettere in fiore tra noi le scienze ; ne fu 1' ultimo fallo allora commesso quello di dare la cura delle scuole ai magistrati legali di professione, die distratti dagli alfari civili mal po- tevano attendere alle cose letterarie; e 1' altro di troppo presto volere nell' insegnamento uomiui seco- lari , quando tra questi troppo poclii n' erano i ca- paci. I lumi, i tempi, il progresso dell' umana ra- gione volevano altre e piu ampie istituzioni. Accorse al bisogno un ^cn{.i\u.ov\\o Beccadelll diBolo2;ua. piii generalmente conosciuto sotto il nome di marcliese della Sambuca, il quale cssendo niinistro ottenne dal Re la fondazioue di nuove accademie , di nuovi sc- minarj . e d' istituzioni utili alle letteie , e premj agli studiosi , e l' aumento in sonima e la stabilita della pubblica cultura in Sicilia ; e furono debtinaii ad ordinarne gli studi e ad invigilare sulla comnne Bibl Ital. t. L. 2 l8 PROSPETTO DELIA STORIA LETTERARIA istruzione personaggi ragguardevoli per dignita e per sapere ; ed oltre alle scuole ecclesiastiche gia sus- sistenti quelle si aggiunsero di ragione civile e ca- nonica , quelle di medicina e chirurgia^ e di altre scienze naturali , chc vennero aperte nell' accademia degli studj di Palermo neir anno 1779. Poco dopo quest' accademia si orno di altre cattedre : di quelle di pandette e del diritto pubblico del regno , di quella di lingua arabica ^ assai utile per la storia diSicilia, stata aggiunta alle altre di lingua greca ed ebraica. Poi fu ampliata la pratica dell' aiiatomia con un an- fiteatro per le dissezioni , ed un museo per la rac- colta delle varie parti del corpo umano , lavorate squisitamente in cera , e la medicina teorica fu divisa nelle cattedre di fisiologia e di patologia ; ne si ne- glesse la veterinaria. La storia natarale fu arricchita di un museo anch' essa , e separatane la botanica , questa primeggio splendidamente in un ampio giar- dino con ginnasio magnilico d' ogni necessario e de- coroso allestimento provveduto. Dall' economia civile fu parimente separata 1' agricoltura , e dalle ceneri deir inquisizione (al 4 di giugno del 1784) sorsero tre belle cattedre , quella di fisica sperimentale , cor- redata di ogni genere di macchine opportune , quella di matematiche e quella di astronomia, con un osser- vatorio giustamente venuto in rinomanza per 1' ec- cellenza degl' istromenti e per la copia delle osser- vazioni che tanto hanno fatto celebre per Europa il teatino Piazzi. Dappertutto poi e in Italia e in Fran- cia e in Inghilterra cercaronsi illustri professori , e s'ebbe gran cura delle antichitd e deWa ?iumismatica , essendosi nel 1787 portato a perfezione il museo alia niedesima destinato, e si provvide una biblioteca ab- bondantissima di libri , fatta piu preziosa ancora per la sceltezza e rarita di essi. Alia generosita del governo risposero con gene- roso animo pai'ecclii magnati ed uomini ragguarde- voli. Alcuni concorsero alia fondazione di una scuola di disegno , alia quale il senate palermitano fiseo DI SICILIA NEL SEGOLO XVIII. I9 premj per animare i giovani. Giuseppe Gioenl doto colle proprie sostanze il seminario iiautico , istitui una scuola dl morale filosofia con premj agli alunni : altri premj triennali assegno agli studenti della eco- numia civile. Ne furono questi escmpi infecondi : che fra gli altri -il principe di Torrcmuzza lascio in dono alia biblioteca di Palermo una pregevole e copiosa raccolta de' suoi libri , ond' essa crebbe niirabilmente piii bella , [)iu utile e piu ornata. Ne in cpiesto medesimo tempo fn dimenticata la universita di Catania, che per veccliiezza non si reg- geva pill colle antiche sue forme. L' insegnamento delle leg^ ciiili , delle canoniche e della teologia fu disposto con miglior ordine ; s' introdusse ampio lo studio delle matematiche e delle sclenze natarali; vi si aggiunse quello della jilologia e delle lingue dotte^ pill convenientemente si provvide ai profes- sori , e toltine lutti gli antichi abusi , essa riacquisto la pristina sua dignita. II govcrno pcnso ancora a promuovere la pubblica coltura in moke ciita , e percio furono stabiliti splen- didi licei in Messina , in Siracusa , in Caltagirone , in Trapani. Furono messe regie scuole in Noto , in Modica , in Caltanissetta e in altri luoghi dell' isola. Disgraziatamente pero , dice f autore , si sbaglio isti- tuendosi in questa o in qnella citta , in questo o in quel licco o la sola mediciiia o la sola chirurgia o la sola ragione civile o la teologia sola , come se coteste facoha potesscro ben apprendersi senza le loro sussidiarie. Percio f insegnamento rimase imperfetto , c V istruzione divenne pei giovani poco o nulla utile. Altro errore fu quello die , mentre si fornivano di regie scuole i luoghi ove dianzi erano collegi di Gesuiti , se ne trasportassero al trove le librerie , privando gli studenti in quelle citta del piii neces- sario sostegno. Ne allora si penso alia coltura gene- rale dell isola , poiche le pubbliche scuole furono limitate a qnelle citta in cui le gesuitiche erano mancate. Siniilincnte nessun pensiero fu dato ai conumi 20 PROSPETTO BELLA STORIA LETTERARIA feudali clie pur erano in maggior numero. Ma i ternpi erano cambiati cosi , che verso il 1790 si niiro a ripulire anclie tutta la nazione introducendo le sciiole norinali. Se non che esse non poteronsi allogare in tutti i comuni , e furono sciaguratamente snaiurate coU innalzarle all insegnamento della gra- matica e delle scienze , con che rimasero inutili al popolo, il quale siccome non ha bisogno che di saper leggere, scrivere e far cond , cosi senza questi ele- menti non si dirozza mai , e con questi soli ha ba- stante mezzo di disporsi alle arti e ai lavori, di co- noscei-e i veri suoi interessi, di condursi nel buon costume e di corrispondere alle mire del governo , intenderne la voce e seguirne i dettati. Intanto , sebbene dal 1780 sino al 1800 mancata fosse in Sicilia questa si essenziale istituzione, cio non ostante tanta era stata, dice T autore , la sollecitudine del governo, e tanti i pubblici stabilimenti, che in quel periodo venne a cangiar forma la letteratura si- ciliana, e i progressi suoi risultano da quanto viene particolarmente esposto ne' sei capitoli nei quali e djstinto quest' ultimo volume delT opera. Tratta nel i.° dello Studio delle scienze naturali ; nel 2.° delle Scienze di diritto e degli Studj delV economia civile ; nel 3." deir Antiquaria e della storia ,• nel 4.° degli Studj delle cose arabiche , e del falsa codice siculo-saraceno ,• nel 5.° degli Studj ecclesiastici ; nel 6.° (\e\\ Amena letteratura. Troppe essendo le minute cose che in si vasti argomenti la storia richiedeva , e che sono dal diligentissirno autore trattate, non potrebbe non nuo- cere ogni compendio die ne tentassimo o alia chia- rezza delle materie, o alia benemerenza de' valeniuo- niini che coll' opeia loio coiuribuirono ai progressi della letteratura siciliana, a motivo dei troppo angu- sti conFini , entro i quali saremmo obbligati a con- tenerci. Ben giusto e dire dell' esemplare imparzialita deir autore, della sua dottrina e del retto squisitissimo sense con cui e le opinioni e i fatti de' particolari espone, esamina e giudica, e la virtu osa franchezza DI SICILIA NEL SECOLO XVIII. 31 che nsa costantemente nell indicare ogni genere di errori opposti ai veil progress! del gia preso felice andamento. Sicclie T opera sua, oltr essere il quadro della lotta lungameiite durata tra V errore e la ve- rita , tra le tenebre e la luce che linalmente ha trion- fato, rimansi pe' Sicilian! un soggetto di grave studio e un sicurissimo docuniento per ispingere al debito grade di perf'ezione 1 impresa generosa si felicemente avanzata , tutti togliendone gli ostacoli che possono intralciarla , e promovendo i sussidj di cui ha biso- gno per ampliare i suoi progress! e conservarli. Ma in mezzo a tanti argomenti di ogni maniera che r aulore ha inaestrev^olmente trattati , uno ve n' ha che in singolar niodo ci sembra importante per la storia , tanto piu che nel tempo in cui il fatto avvenne , molto occupo in Europa i dotti , ne a tutti parvero le particolarita della catastrofe segui- tane cosi chiare da tojiliere 02:ni incertezza. Vuolsi aire della pubblicazione del codice siculo-saraceno e del V ella che se ne fece \ autore. Non poteva cer- tamente il sig. Scind omettere questo fatto , e come per una parte il Prospetto della storia letteraria di Sicilia non e opera da correre facilmente per le mani di tutti, e dair altra parte, per qualunque verso quel fatto si consider! , apparisce notabile , noi crediamo dover qui a piu comune notizia darne untransunto, pero attenendoci fedelmente al testo. ( Sard conttnuato. ) La Fidanzata Ligiire , ossia iisi , costumanze e carat- teri dei popoli della riviera ai nostri tempi , opera delV aiitore della Sibilla Odaleta. — Milano , 1828, presso Antonio Fortunato Stella e figli. Volumi due. JtLnrico di Velasco, nobile Spagnuolo, viene di Si- viglia alia riviera di Geaova seguendo Ida Conta- rini , figlia d' un negoziante ricchissimo. La fanciulla punta d' amoroso dispetto era partita improvvisamente di Spagna , e il giovine a vederla e placarne \ ire , e farla sua sposa s' aggira intorno alia villa , ov' ella so2£iorna col padre. Uno sconosciuto ravvolto in bruno mantello se gli fa incontro sopra una rupe , e gl' intima di ritrarsi e cedergli il passo. 1 due stranieri vengono a lotta , e precipitano insieme in un burrone , ove li vede a rovinare la povera Ida , che nella solitudine di quella montagna cercando la dimenticanza alimentava il dolore. Ella ha conosciuto Enrico che giace semivivo e fuori de' sensi, e tutta tremante vorrebbe soccorrerlo e sollevare dalla nuda terra quel carissiino capo , ma \ uomo bruno si rialza , ed ella percossa da spavento fugge in cerca di piu valido aiuto. Enrico e trasportato alia villa Contarini , ove il buon padre della donzella a lui stretto d' an- tica amicizia gli presta le cure piii atfettuose. II gio- vane guarisce della persona , e ad un tratto gli si risana anche il tormento del cuore , perche T amor suo si riebbe a novella speranza. Ida ed Enrico si parlarono. Quale sdegno potrebbe reggere contro un amante che per tanto mare venne in cerca d' uno sguardo , e per poco non trovo in vece la morte ? Ida ed Enrico sono gia sposi : e sebbene alia fanciulla stia sempre innanzi quel fantasma vestito a bruno, che simile ad un cattivo genio era comparso sopra la rupe , tuttavia nella felicita presente ella si sforza d'obbliare il terrore passato e i futuri pericoli. Ida LA FIDANZ.VTA LIOURK, eCC. 2l3 non potra riuscirvi giammai : che se anche la fortuna qualche rara volta e costretta a donarne la felicita, e vano lo sperare ch' ella dimentichi di meschiarvi il timore di perderla. Nel palazzo dei Contarini tutto spira letizia : V innocenza e la pace , 1' amore e la virtu , questi tesori purissinii della vita spargono per ogni dove le loro sante ricchezze , ed oramai tace perHno 1' intimo presentimento della sposa , e tutti esultano nella beatitudine delle prossime nozze. Dun- que r ora degli alfanni e arrivata. In un ballo presso r ambasciadore di Spagna e tomato a vedersi il ter- ribile sconosciuto. Nella notte stessa Enrico e sparito. Ida ne smarri la ragione. Chi sapra penetrare questo cupo mistero ? Tutti ])ensano , tutti s' ingannano. Le piu tenere sollecitudini sono cousacrate alia misera; ma che guadagno sara il suo , se riacquistando la ragione le risorgono nell' anima i motivi per cui r ha perduta ? Si conosce ch' Enrico e partito : sa- rebbe egii un traditore ? O e forse tradito ancor esso? Una lieve speranza attraversa queste nebbie : ogni nuovo giorno puo arrecare Y aspettata parola dell' a- mico lontano, Intanto le idee della fanciulla si ri- compongono lentamente a una calnia dolorosa, e anch' ella ricomincia a sperare. Un sanguinoso avve- nimento getta improvvisa luce e giustilica Enrico. Padillo suo servo , ch' era rimasto a Genova , viene mortalmente ferito dall' uomo brnno , e manifesta neir agonia , che venduto a quel ribaldo avea na- scosta la lettera con cui Enrico rivelava ad Ida le cagioni della subitanca partenza. Suo padre mori- bondo lo chiamava con ogni premura , e la nave che dovea portarlo a Siviglia , spiegate tutte le vele, non poteva arrestarsi un momento. Altre lettere erano venute di poi ad annunziare il lutto iiliale , ma tutte aveano corso la medesima sorte. Ora per gelosia d' una donna vilissima , e piii ancora per togliersi dal tianco un testimonio , lo sconosciuto s' era fiitto assassino dell' infame suo complice : Padillo gli avea promesso con giuraraento di tacere ogni cosa , ma 24 tA FIDANZATA LIGURE , eCC. r empio s' era fidato meglio del proprio piignale i perche la morte sola e secreta. Che gli valse pei'o quella spaventosa prudenza ? II silenzio si ruppe nel momento medesimo che doveva essere eterno. Ida e tutta ra2;giante d' inespriinibile gioja , e oramai passa le gioniate lunghissime asjiettando suU' alto del suo palazzo , se il inare le oOia i sospirati colori della bandiera di Spagna. La giustizia s' e impadronita a grande fatica dello scoaosciuto assassino, e per col- mo di Ventura la nave d' Enrico sorge nel porto. Tutti i niisteri si fanno patenti. L' uomo dal mantello bruno, die gia si vede presso al patibolo, li rivela egli stesso ad Enrico. Garzia Abrantes e il suo nome : offeso dal padre dello Spagnuolo cerco di vendicarsi sul liglio , e divenue istromeuto della vedova niar- chesa di Claves che innamorata del giovine voleva impedirne il niatrimonio con Ida. Gli avvenimenti s'af- fiettano. La congiura e scoperta, le insidie son vinte, e la Fidanzata ligure e gia divenuta la Sposa spagnuola. Questa e la favola che viene raccontata ne' due volumi , e il breve sunto che noi ne denimo , po- teva, come ognuno vede, essere niolto piii breve; che tutto si riduce agl' intrighi d' una marchesa per disunire due amanti , e quest' intrighi medesimi si risolvono nel tradimento d' un servo che intercetta una lettera. Per quanto noi amiamo le invenzioni sem- plici , n' e forza confessare che questa ci senibra piut- tosto scarsezza che semplicita ; ne dopo quelle ap- parizioni misteriose del mantello bruno, e tanti altri motivi d' incertezza e di sosj)ensione puo toUerarsi placidamente che i fatti , onde provenne quelT an- sieta , presentino cosi poca importanza. II difetto potrebbe in qualche modo essere giustilicato , se il romanziere avcsse veramente adenipiuto il secondo titolo deir opera sua , descrivendo gli usi , le costu- manze e i caratleri del popoll della rivicra at nostri tempi. Allora I' azione , com' e infelice costume di questi romanzi , sarebbe stata il pretesto della de- scrizione , ne forse alcuno oserebbe rimproverare LA riDANZATA LIGURF, , eCC. a5 air autore della Fidanzata una mancanza, die Gual- tiero Scott confesso di se niedesiino , lagnandosi di non aver niai potato unire in grado eguale la parte narrativa , la descrittiva e la drammatica. RIa chi niai dopo aver letto il nuovo romanzo potrebbe iniagi- narsi di salvarlo con questa discolpa ? Chi vorrebbe nemmeno tentare Timpresa, se degli attori principal! pur un solo non nacque fra quelle montagne ? Dov' e la descrizione dei caratteii , delle costumanze , degli usl ? Dove sono quelle dilTerenze die ne avvertano d' essere fra i popoli della riviera , e ci mostrino i costumi sJngolari di quelle genti .'' La loquace saccen- terja d' un' ostessa , e la robusta fierezza d' un car- bonajo bastano forse a palesarne 1' indole di quegli alpigiani ? Due feniinette volgari , un birro , un bar- biere , una spia saranno essi gli elementi d' una in- tera popolazione ? E chi vorra andare per conoscerla sulle baize del JMontenero o nella Tavertia del hel miilatdere? Che se pur anche in questi luoghi T in- gegno poteva aggruppare gli avveninienti in mode che le costumanze di que' niontanari ne fossero aper- te , chi osera dire che con quei personaggi , con quella plebe che si agita , ed e continua sopra la scena , ci sia presentato il c^uadro die uffrir ne voleva r autore? Quegli usi , quei costumi, noi ben lo credianio , apparterranno alia riviera di Genova , ma chi non vede die le appartengono soltanto, per- che sono comuni a tutte le nazioni d Europa r Ne questa e la meta a cui conviene rivolgersi in siffatti lavori. II ronianziere, che vuol descrivere un popolo , non deve gia considerarlo in quelle virtu e in que' vizj che s' attengono alia natura dell' uomo e presso tutte le genti rimangono di necessita non variabili. Questa e \ opera del lilosofo , o dell' altro roman- ziere, die intende a rivelarci i secreti che sul cuore umano gli furono insegnati dal lungo studio e dalla espeiienza. A lui e posto davanti uno scopo diverso, ed ei lo fallisce del tutto , se nel popolo che ci descrive non avverte i minuti particolari , per cui 26 LA riDANZATA LIGURE , CCC. somiglia unicamente a se stesso. Perche darci una fi- 2ura ideale, e sia pur bellissima, quando noi volevamo un ritratto ? Perche descrivere cio che venne ceuto volte descritto ? Pogniamo che il romanziere per rap- presentarne Y indole d' un vecchio Esquimese ce lo mostrasse , nientre nelle tenebre semestri della sua grotta rimprovera il sole fatto squallido e pigro , e narra con lungo discorso ai nipoti , che ne' begli anni della sua giovinezza quell astro sorgeva assai piu splendido a diradare una notte molto piu breve , e la luce stcosa si riflettea piu pura e piu viva dal bianco muschio delle valli e dai nuotanti ghiacci del mare. Diremmo noi che questo lament© sia pro- prio al solo vecchio Esquimese , o comune a tutti gli uomini che stanchi della lunga vita trovano nel- r universo quella differenza che esiste unicamente in loro , passati ad un' eta si diversa ? Che giova ne- garlo? II romanziere avrebbe descritto un vecchio, ma non un vecchio Esquimese. Mutiamo la sola sce- na , e tosto tutto somigliante al selvaggio d' America ne si fa incontro dai tempi eroici della guerra tro- iana il buon Nestore che abbondante di parole ma- gnifica a spese de' vivi le due generazioni di cui egli e r ultimo avanzo ; e il vecchio d' Orazio seduto sui raorbidi letti di Mecenate s' accorda anch' esso a quelle voci , e loda prolissamente la dura educazione e le austere discipline degli avi. Noi speriamo che questo esempio manifesti abba- stanza quale sia il principale difetto che ne sembra scorgere nel nuovo romanzo , e cpiindi noi ci aster- remo dal prolungare un biasiino che poteva in qual- che parte evitarsi , ommettendo il secondo titolo af- fatto disconveniente e vizioso. E pero a dirsi che r ommissione non sarebbe ancora di molto guadagno , poiche altro non risparmierebbe all' autore che la taccia di non aver saputo adombrare il proprio di- segno. La tenuita dell' azione rimane sempre la me- desima , e se ad essa nou fu supplito , come si vo- leva , col descrivere gli usi e i costumi della riviera , LA FIDANZATA LIGURE , ecC. 27 il romanzatore ri corse ad altri mezzi che non gli fruttarono un niigliore successo. Sarebbe facile il provarlo , ma perclie dilatarsi ad un lungo esame se in una parola e detta ogni cosa ? La imitazione dello Scott lo ha tradito. Gualtiero coUocato in una nazione tanto diversa dalla nostra conobbe il posto che gli era assegnato , conobbe gli uoniini che dovea dilettare, e seguendo r inclinazione della sua patria rappresento la natura come a lui si oHeriva , senza studiar molto nella scelta , senza nobilitare cio che per altri popoli sa- rebbe soverchiamente triviale. In Italia la manicra ch' ei prese ha bisogno d' essere grandemente modi- ficata, e ben lo mostra T accoglienza ch' ebbero i suoi romanzi fra noi. Per verita egli ottenne niolti applausi, ma che sono mai coniparati a quei tanti ch' ebbe presso le altre nazioni ? E chi ardirebbe sostenere ch' egli ci sia divenuto scrittor popolare? Fu renduta giustizia al suo ingegno miracoloso, ma in ispecie le donne , che sono tanta e si nobile parte del genere umano , non si adattarono mai volentieri a discendere con lui lino all' ultima feccia della massa sociale. Noi non vogliamo per ora entrare in quest' ardua quistione , ne cercare se il torto sia degl' Italiani o dello Scozzese ; non e del sistema che qui si tratta , ma d' un semplice fatto. La generalita dei lettori ri- fugge fra noi dalla meschianza troppo ardita del su- blime e del basso ; ne lo stesso Shakespeare , ch' e pur uno de' triumviri della poesia universale , po- trebbe farci tollerare gli osceni equivoci di Jago neir Otello o le tetre facezie dei becchini nella scena d'Amleto. Che importa ai lettori della Fidanzata che r ostessa del Bel Mulattiere s' appenda al lianco una saccoccia di marrocchino verde , e la fantesca Pel- legrina perda troppo tempo a mondar Y aglio nel- r orto ? Che ne importano i continui intercalari di comare Brigida e di comare Felicita ? Queste sono miserie che in Italia non piaceranno mai a nessuno, e noi vogliamo anche sperare che niun altro popolo possa trovarle piacenti. a8 I- A. FIDANZA.TA LIGURE , CCC. Siffhtte parole sembreranno molto severe , ed al- cuni forse vorrebbero che vcnisse usata maggiore indulgenza verso un autore che con tante dod sa riscattare il proprio difetto; e noi piii d' ogn' altro a cio saremnio disposti se potesse farsi senza danno dell' arte, senza danno dello scrittore medesimo. Ma chi sapra penetrare ben addentro nella nostra inten- zione , vedra che questo biasimo stesso e una gran prova che noi apprezziamo altaniente V ingegno che pote dettare questo x-omanzo. La vera critica non e rigida se non verso coloro che rimangono inferior! all'aspettazione , e da straniero impedimento si la- sciano inliacchire Y intima forza. Noi lo abbiamo gia detto altrove, e volentieri lo ripetiamo : questo ro- nianziere e chiamato gagliardamente dalla natura a gettarsi nella riaperta carriera , e s' ei non s' arresta per malvagita d' opinioni a mezzo del corso puo rac- cogliere una nobilissima palnia. Ma i lodatori sono una pessima razza di nemici, e noi, se pure ci sara possibile , vogliamo salvarlo da un tanto pericolo. Egli ha imaginato un romanzo dilettevole, ma troppo meglio si doveva sperare da un uomo che avea co- minciato coUa Sibilla Odaleta , e tosto conoscendo i vizj del genere s' era messo sul verace sentiero. Ne vogliamo dire , come pensano i piti , che la Fidan- zata ligure abbia da cedere alia Sibilla : molte doti sono nella Fidanzata che nel primo romanzo non erano , e molte pure erano nel primo romanzo che nella Fidanzata non sono. Quello che ne fa essere assai piu severi , e lo scorgere che Y imitazione dello Scott s' e fatta ancor piu servile, e che l' autore en- trato in un piu bel campo ne usci senza trarne un migliore profitto, e quasi non ci mostro la sua op- portuna intenzione che per fame maggiormente in- crescere di vederla tradita. E poiche ne pare che la natura del romanzo descrittivo non sia forse da tutti conosciuta abbastanza, noi oseremo con tutta bre- vita proporre , dubitando , alcune idee semplicissime che ci si oflersero nel leggere la Fidanzata, LA FIDANZATA LIGURE , ecc. ' 39 Quando il romanzicre descrittivo ha scelti i luo- ghi , i tempi e i costumi che ne vuol presentare , ei non e ancora che alia meta del suo primitivo la- voro. E trovato soltanto il campo, ma resta da inia- ginarsi la storia che vi si deve dipingere. In vece sembra che questa specie di romanzieri si credano affatto eguali ai pittori di paesi , e com' essi pongano la somma delT opera loro nell ofierirci una foha bo- scaglia , un casolare diroccato, un torrente che fugge attraverso le rupi : e quasi un aggiunta superflua se un pastorello vi guaida la greggia , o un cacciatore mette il capo fuor della macchia. Ma V inganno e troppo palese : a una tale pittura conispondono le descrizioni de' viaggi e non mai il romanzo descrit- tivo , la cui prima essenza e ancora nella parte nar- rative e drammatica : i soli paesi del Poussin , e in ispecie qnella sua mirabile Arcadia, s' accostano per una vera analogia al romanzo che noi crediamo me- glio conveniente alle inclinazioni del secolo. La de- scrizione dci cosiumi e dcgli usi dee sorgere spon- tanea dai fiitti che si raccontano , dee parere cosi intrinseca ai medesimi che non possa senza danno venirne divisa. I\Ia che cosa e mai questo continue descrivere, quando nessun bisogno dell' azione il ri- chiede ? Un sasso non ci puo urtare fra' piedi , che gU scabrosi angoli non ne siano indicati : non sorge una "quercia , di cui non si contino i rami e quasi le fo- glie; ne un personaggio si presenta, che non sia tosto dipinto dair ultimo nodo de' calzari lino all' estremita delle piiime che gli vanno ondeggiando sul capo. A questo modo 1' attenzione e deviata ad ogni passo , i protagonisti divengono indillerenti o nulli, e 1' unita deir azione e dell all'etto sono interamente pcrdute. Quando il romanziere conduce i lettori ad una bella scena della natura, e giusto ch' ei si fermi con loro a contemplarla, e raccogliendosi un istaute dagli av- venimenti descriva quello die vede, e riveli le im- pressioni che ne vengouo all' anima : in ugnal modo e opporlimo che all' apparizione dun personaggio, 3o I-A FIDANZATA LIGURE , eCC. la cul figura medesima si toglie dalF ordinario , iie siano fatti osservare la sembianza ed i vestimenti , e molta lode puo sorgere da una festa popolare ac- cortamente narrata, da un rito, da un uso fedelmente descritto. Ma la pittura ha da provenire dalle viscerc stesse del soggetto , e per dir tutto in una parola non si dee descrivere per descrivere , ma per rac- contare. Ne con cio noi voglianio asserire che a questa specie di romanzi non sia in tale rapporto conceduta una licenza molto maggiore die agli altri, ma soltantG far cauti i giovani che volessero in questi lavori coUocare il libero ingegno. E ad essi noi cre- diamo utile anche una secouda avvertenza, che forse le stesse fantasie piu esercitate in queste materie non ebbero senipre davanti. Le descrizioni medesiine, che naturahiiente s' affacciano , vogliono essere introdotte a luogo opportuno, e debbonsi presentare con quei colori che meglio armonizzino colla tinta propria a quel luogo j)articolare dell' opera. II precetto dell arte e brevissimo , ma la saggia e conveniente applica- zione di esso e forse la parte piu difficile del ro- manzo, che noi chiamiam descrittivo. Pochissimi fra coloro che s' appigliarono a questo genere hanno con- giunto alia verita delle descrizioni il calor degli af- fetti, ne il motivo e da cercarsi altrove che nella estrema difficolta d' osservare questo precetto. Volendo ad ogni momento descrivere , V autore non s' arrischia di mettere in movimento le passioni , perche ben s' avvede che il suo continuo digredire provocherebbe a sdegno i lettori. Chi potria tollerare, che quando il cuore e nella piu forte agitazione , si venisse a raf- freddarlo con vaghezza di stranie imagini , con pompa d' artifiziate parole ? Una liglia amorosa invoca il nome santo di Dio , e per ottenere la grazia del vecchio suo padre, sola, povera, mezza scalza si mette attra- verso i ghiacci della Siberia. Senz' altro vigore che la speranza , senz' altra guida che il cuore la mira- bile pellegrina affronta ogni paura , distida ogni ri- schio : i digiuni la cruciano, le veglie la tormentano, LA FIDANZATA LIGURE , eCC. 3 1 la stauchezza 1' opprime. Ma chi potrebbe arrestarla, se r amor filiale e il dovere la chiamano ? Importa ch' ella vada , non importa che viva. Se nori die finalmeiite 1' aninia non le basta piu a strascinar seco il peso della persona : le ginocchia si piegano , il fiato le sorge raro e grave dalle profonde viscera, e le foize della misera sono consunte. Stesa suUe nevi durissime ella innalza al cielo uno sguardo che gia s' intorbida , una preghiera che gia si fa incerta e confusa : un sudor freddo la bagna , uno splendore di pallidezza le si diflonde sul volto , e i palpiti del casto suo petto si succedono semprc piii deboli e lenti. Se una mano pietosa non accorre pronta al- Tajuto, fra pochi momenti un gran cuore avra ces- sato di battcre. E il romanziere in questo terribile istante vuol quasi approlittare di quell estremo le- targo per descriverci 1' uniformita del deserto , V im- mobilita del cielo, lo spettacolo di quella morta na- tui-a. Anch' egli , come sogliono i felici , abbandona r abbandonata creatura , ne v' ha fenomeno dell' orrido clima che non ci voglia porre minutamente sott' oc- chio : noi beati , se tra il fragore delle rupi che si spezzano, e lo spavento de' massi che balzano in alto non siamo costretti ad ammirare anche la magnifi- cenza dell' aurora boreale e i ricclii colori del ce- ruleo suo manto! Ah certo se la Cottin si perdeva a questo modo , ella non avrebbe ottenute da noi cosi spontanee , cosi soavi le lagrime ! La descrizione puo essere bellissima , ma se non e opportuna nuoce all' elfetto totale che deve sopra ogni cosa cercarsi , nuoce alia passione che ritiuta ogni straniero ornamento. Noi pero non vorremmo che dal proposto esempio si avesse a derivare un as- soluta sentenza , la quale vietasse al romanziere di arrestarsi punto a descrivere , quando 1' azione fu con- dotta a un gran movimento d'affetti. La forza del cuore umano e misurata , e noi siamo cosi deboli che non possiarao soffrire a lungo ne il dolore , ne la gioja : una comniozione troppo forte ci stanca, e 3a LA. FID.VNZATA LIGURE , eCC. se non dee trovarsi un patimento ove si cercava un diletto, e alle volte necessario clie T anima fugj^a dal tumiilto , e si calmi e si rinfreschi nella placidezza della natura. Ma qui sottentra allora Taltra parte del generale precetto per cui vuolsi che i colori armo- nizziiLo collet tiiita propria al Itiogo pardcolare del- t opera. La fantasia del romanziere ne allontana un istante dalla gueria delle passioni , ma le passioni ci seguono , e tutti gli oggetti ne si presentano in quel lume che piii ad esse conviene. Noi cliiudiamo gli ocelli incapaci di sopportare una luce eccessiva, nia le stesse tenebre che ci siam fatte ne abbagliano, e un moto continue di tremole liammelle ne ricorda e ne riproduce il primiero splendore. L'artilizio, se artiHzio puo dirsi, consiste nelT animar la natura e trasfondere in essa i sentimenti da cui siamo com- presi. Non e a descriversi qucllo che ogni occhio mira , ne \ oggetto stesso che si descrive e da os- servarsi come ogni sguardo lo vede : fra la natura e le passioni sono alcune secrete affinita che vengono rivelate all' ispirazione del Genio : queste lo scrittore, per quanto gli e conceduto , deve raggiungere ; se affatto gli sono contese , ei dee correre per altro cammino. La descrizione in questi casi si rassomiglia grandemente al coro de' Greci : entrambi sono un riposo, entrambi sollevando 1 anima dalle agitazioni presenti la trasportano altrove in un' aria piu tran- quilla e piu pura. Ivi il tragico scioglie un inno agli Dei , e il romanziere descrive la scena che gli sorge davanti , ma entrambi meschiano alle idee general! r atfetto particolare da cui pur ora si tolsero , a cui torneranno fra poco. E in cio stesso da quante gra- vissime difficolta non e impedita la strada ! E mala- gevole a descrivere con verita la tempesta, e ancora piu malagevole a descriver la calma , ma sembra quasi impossibile rappresentare la calma nella tem- pesta , o per meglio dire la tempesta in mezzo alia calma. II solo parlarne rende un suono come se si volesse giocar di parole. L' arte ci accompagna e L\ F1DA.NZATA LIGURK , ecc. 33 sosdene fino a un certo punto dellarduo scntiero, ma ivi ella ne abbandoua, e se il Genio nori ci stende la niano, e forza traviarsi o cadere. Le opere del- r intelletto e della fantasia , almeno nel primo mo- mento della creazione , sono serapre congiunte col- r ansieta e col I a fatica , ma soltanto chi ardisce ac- costarsi a questi ultinii penetrali , chi tenta rivelare ne' suoi sciitti i mistcri della natura e dell' auima , conosce quell' afflizione di cui e parlato riei libri della Sapicnza : egli solo intende per piova clie la voce di Dio ha detto anche all' ingegno umano : tu partorirai con dolore. Noi ben vedianio che queste cose non si possono ne insegnarc , ne apprendere, e nella tioppa scarsita delle nostre forze noi non avremnio nemmeno osato indicarle per cenni, se non sapessimo che qualche volta un grande incendio puo secondare una lieve scintilla. Anche a clii giace a piedi del monte senza speranza di niuovere mai uu passo su per la costa , c pernicsso di gridare agli aniniosi che s' affidano alia forte salita: Fratelli, esaminate Ic vostre forze, e quclla c la strada. Un esempio raccogliera ad un punto fissoleidee, e serviia alia chiarezza, che forse per la difBcoha della materia e il soverchio ardimento delle nostre parole non i'ti ragginnta abbastanza. Ne alcuno vorra darci rimprovero, se, messi da parte tanti romanzi, ci tcrremo alia Gerusalemme del divino Torquato : noi abbiamo bisogno d' un esempio notissimo e di un modello perfetto, e gia fu osservato altra volta che il poeta ed il romanziere sono fiatelli. Tancredi ed Argante sono venuli iVa loro alia prima tenzone; la nottc e gli araldi li separarono , ma entrambi feccro Sacramento di ripigliarc nel sesto giorno la pngna , c i Fedeli c i Saracini compresi d' alta ma- raviglia e dorrore stanno aspettando il terribile scon- tro. Se il conflitto avesse dovuto rinnovarsi al nnovo sole , il Tasso non avrebbe certamente introdotto qui un episodio ; ma sei lunghi giorni rinumgono Dill. ItaL T. L. 3 34 I^A FIDANZATA LIGUEE , eCC. alia nostra impazienza : come vorra riempirli il poeta ? Nei passati Canti si aperse il cielo e V inferno , fu- rono sdegni civili e duelli , scongiuri e sacrilegj , parlamenti e battaglie. L' agitazione fu continua , e noi desideriamo qualche riposo : dal breve silenzio risorgera con maggior impeto il fragore dell arnii. Fin qui ne potea condurre anche 1' arte , ma il solo ingegno di Torquato poteva imaginare l' episodio d' Erminia in mezzo ai pastori. Noi siamo affezionati a Tancredi , e mentre ci duole di lasciarlo , ne ac- corgiamo die siam ancora con lui , perche siamo coUa povera Erminia. Ella vide la pugna , e gia si strugge di correre secondo V uso de' tempi a medi- care le ferite dell' amato guerriero : nessun rischio la trattiene , e la delicata persona e gia chiusa nelle armi inusitate , e tutta si piega all' insopportabile peso. Ella vuol fingersi Clorinda , e sotto quell' ima- gine uscir dalle porte : ne alia fortissima donzella invidia la bellezza , ma la liberta di seguire gl' im- pulsi del cuore. Infelice , ben altro le dovrebbe in- vidiare ! Tutta la descrizione dell' armarsi e del par- tire e un continue miracolo , e 1' anima nostra e sempre in un' estasi dolcissiraa dal momento primo in cui la Vergine reale spaziando pel futuro si di^ pinge le nozze La nella bella Italia , ov e la sede Del valor vero e delta vera fede , fino a queir istante d' ansiosa allegrezza in cui ella grida : O belle agU occhi miei tende latine , Aura spira da voi, che mi ricrea, Allora sorge il tumulto , e dalla vicina speranza la disgraziata fanciulla e volta negli amari passi di fuga , e tutto il campo da all' armi , e il cavallo la porta in sua balia fra le piante d' antichissima selva. Ah se alcuno non sentisse tutte le bellezze di questa sovrumana poesia , noi potremmo compiangerlo , LA riDANZATA LIGURE , CCC. 35 altanicnte compiangerlo , ma farlo nostro amico noii niai (i). Ed ora per questa via cli deliziosa tristezza noi siamo giunti all' episodio di quel fortunati pa- stor! , ed entrando con Erminia nel solitario recesso ci troviamo veracemente beati. La volutta die si diffonde da quei versi e cosa tiitta santa e supcriore alia condizione uiortale : sotto quegli alberi , in riva a quel liume si sente nel profondo del cuore che cosa sia la vera felicita non conosciiita dagli uomini : la feliciia che non si agita , non ride, non sorridc, ma guarda il cielo e riposa. Questa pace , questo asilo campestre era quello che conveniva ad Erminia e all anima nostra : i giardini stessi d' Armida con quel loro inetfabile consenso di godimento e d' amorc avrebbcro offeso la tranquilla niestizia a cui siamo venuti , avrebbero impedita quella requie che a poco a poco ci si dilata col sangue per tutte le veue. E ogni circostanza piu. minuta e trascelta con ispira- zione sovrana : Erminia non arriva al flume nello splendore d' un bel mattino , ma quando T ultimo raggio del sole invita ai dolci sospiri e alia rimem- branza degli amici lontani : e quel fiume non e fra' volgari che scorrono senza nome e senza mcmorie : le sue acque misteriose udirono ben altre voci di profondo dolore : Erminia e in riva al Giordano. I lettori confrontano con rapido pensiero il passato e il presente : per cpieste sponde passo beneficando r Uom-Dio : qui presso si combatte e si muore per liberarne il sepolcro. E costei , che appartiene al popolo nemico , trova su questa sacra terra il riposo (i) II Voltaire, che quando era invaso dal suo cattivo genio volgeva in fango tutto cio che toccava , oso nella Pulcella imitar questo passo. Noi non lo possiamo ricor- dare senza ribrezzo : ne parve di vedere lo Spirito delle tenebre , che per befFa volesse contrafFare la creazione di Die. E invero 1' ingegno d' un grand' uomo , come fu il Tasso, rende imagiue della Divinita piii chiarauiente , clie le stelle cd ii sole. 36 LA riDANZATA LIGURE , eCC. che perdette fra le pompe regali dell' Asia. II canto degli augelli , il susurro dell aure e dell' onde e suc- ceduto al grido di guerra : tacciono i tiniballi e le trombe , e dall' oinbiia delle piante si spande un chiaro suono di aveue boscherecce e di pastorali con- centi. II quadro e perfetto. Un vecchio venerabile custodisce la greggia e intrecciando canestri ascolta la canzone di tie lieti fanciulli. Erminia si presenta e tutti sbigottiscono all' insolito aspetto dell' armi. = Pace sia con vol e con me. = Tutti s' arrestano , Er- minia gli ha salutati. Quei cari suoi occhi sono li- Leri dalla visiera , e il bel crin d" oro e piovuto fuori deir elmo. Nessun pittore sapra mai giugnere a tanto , perclie quando si tratta d' afl'etti , l' arte , che opera nello spazio ed afferra un solo nioniento, dee sempre cedere all' arte che s' ajuta colla succes- sione de' tempi. Per quanto sia delizioso lo spetta- colo che ci oU're questo ricevimento d' Erminia , la sua piu grande bellezza precede dalle ricordanze del doloroso passato, e niirabilmente s' accresce all idea delle future disgrazie. Quel vecchio stesso che ne trasporta a secoli migliori sotto le palme ospitali di Mambre, quanto sarebbe per noi meno commovente, se fosse un vero pastore ! E quale riverenza non acquistano i suoi detti quando sappiamo cli' ei pure s' e ricovrato a questo porto dalle tempeste del mon- do? Le sue parole non sono voci di fredda ed ine- sperta saggczza : anch' egli ha gustato T aniaro delle umane dolcezzc , anch' egli ha qui rinvenuta quella pace che proniette ad Erminia , e quando ne ascolta i lunghi infortunj , non si perde gia nell abbondanza de' superbi consigli , ma piange al suo pianto , e la conforta e 1' abbraccia come i'lgliuola : pcrche an- ch' egli fu molto infelice. Noi non possiamo scguitare pill oltre i casi d' Erminia , ma chi non rammenta con che fedele decenza e con quanto atl'etto siano descritte le cure pastorali della fanciuUa .'' Chi non la vede incidere sugli alberi il caro nome di Tan- credi , e gnardarlo e piangere e scolpire li sotto con LA FinAXZ.VT.V LIGURE , CCC. 3/ mesta illusione il racconto dellc sue triste fortune ? Ella spera di consegnare a quest' ombre le travagliate sue ceneri, e si conrtda che il pietoso guerriero, cui forse ora nulla cale di- lei , volgendo gli occhi al suo tuniulo le conceda il tardo premio di poche lagrime e di qualchc sospiro. II suo dolore e profondo, nia e dolore tianquillo , perche forse Tancredi pensa alia povera Erminia , e 1 ultimo raggio della speranza non e ancora sparito. Oh come per cio stesso nel lasciare la misera si accresce vivamente la nostra pieta ! L' avvenire e occulto per lei , ma noi siamo gia consapevoli del suo malvagio destine ErnAiia , Tancredi , Clorinda tutti infelici : sulla terra , nel tu- niulto delle passioni non v' e felicita per nessuno. Queste considerazioni , noi ben lo vcggiamo , sono trascorse a soverchia lunghezza , ma chi potrebbe dolersene ? Bisognava chiudere gli occhi ed il cuore per passarc fra tante maraviglie senza arrestarsi. E d' altra parte quanti precetti non rende inutili , a chi ben mira , questo solo esempio del Tasso .'' Qui e mostrato come le descrizioni episodiche debbano trarsi dalle viscere della materia c ajutare il rac- conto, qui s' impara come e dove si possano oppor- tunamente introdurrc, qui sopra tutto, a chi ha T aui- ma ben prcparata , si comunica il grande segreto di armonizzare ad un generale accordo, senza nuocere alia varieta , tutte le parti dell' opera. I lettori avranno veduto che la Fidnnzata limire fu piuttosto occasione che ar2;omento delle nostre parole , ma dopo aver proposto il romanzo descrit- tivo come il meno dannoso e il piii conveniente ai nostri bisogni , ci parve neccssaxio d' arrestare sul primo passo chi traviando poteva col moko suo in- gegno condurre anche gli altri fuori di strada. E per verita assai cose sarebbero ancora da dirsi in questo proposito ; ma come non appartcngono, forse, cosi strettamente alia perfezione dell" arte, noi vogliamo, terminando , convertirci con aiiiorevole consialio al 38 LA FIDANZATA LIGURE , CCC. buon romanziere che troppo ne duole d' aver disap- provato finora. Molti riHutano d' ascoltar questo vero , ma noi non cesseremo dal dirlo e ridirlo ; il nostro autore ha sortito dalla natura una manifesta vocazione al ro- manzo ; nobile e la sua mente , fervida la sua fan- tasia , appassionato il suo cuore , e in mezzo a tutti i difetti , fra gli errori ch' ei commise , fra le bellezze ch' ei trascuro si scorge la potenza di sollevarsi a un' invidiabile altezza. Ma guai se usa con negligenza di questi rarissimi doni , guai se crede che senza una 'Iftnga meditazione si possa raggiugnere il sommo deir arte ! Egli non sara che un esempio di piu fra i tanti che per loro colpa restarono a mezzo il cammino. La nostra voce e voce d'amico, ma sara sempre franca e sincera. II suo prinio studio dee riporsi nelle cose e negli uomini , e non fermarsi agf in- ganni della superlicie , ma entrare sino al profondo. Egli e riuscito a presentarci con rara fedelta le sem- bianze de' luoghi , perche li guardo cogli occhi suoi pi'oprj : ma il cuore degli uomini, i loro usi, i loro costurai non sono che imperfettamente renduti, per- che gli osservo soltanto ne' libri. Chi lo condusse a questo fallace consiglio ? Ghi lo persuase a rinnegare se stesso ? I sommi scrittori voglionsi attentamente studiare , ma solo per conoscere la strada che cor- sero , non per mettere con timida ansieta vestigio sopra vestigio. Nelle immortali loro pagine e da cercare un alimento all' ispirazione dell' aninia , ma troppo s' inganna chi spera innalzarsi coll' imitar co- loro che non hanno imitate nessuno. Gualtiero Scott e grandissimo , ma chi per seguirlo vorra attaccarsi a' suoi passi, sara strascinato dal gigante via per la polvere. Ne a questo primo studio il nostro romanziere si dee contentare : che troppo gli manca quel secondo , per cui solo le opere dell' imaginazione diventano eterne : tutti comprendono che noi parliam dello stile. LA. FIDANZATA LIGURE , CCC. 3o E forse nella Fidanzata ligure fu questo men negletto clie nella Sibilla Odaleta, ma chi non vede quanto ancora sia lungi da quella sicnra eleganza, senza la quale i romanzi dopo aver soddisfatta una breve curiosita piombano per sempre in un obblio meri- tato ? Studio , e studio forte degli uomini e dello stile e necessario all' autore : noi sappiamo ch' cgli e ancor giovane, e qualche anno di silenzio gli fruttera molto piu die TafFaticarsi ora con sover- chio impeto ad acquistare una fama caduca. Ritorni alle sue troppo brevi osservazioni , ritorni a medi- tare i suoi stud] , e soltanto quando avra fatto ac- quisto di queste nuove ricchezze , venga , e volgendo r occhio a' suoi tempi ed ai secoli antichi , libero dair imitazione servile, ardito nel sentimento della sua forza, stringa il pennello, ed esclami come il Correggio : ancK io son pittore. 40 PARTE II. SGIENZE ED ARTI MECCANICHE. Osservazioiil sulla premincuza dc moderni nelle arti meccaniche. X_J uonio ha saputo risparnijare la sua forza indi- viduale , e supplire alia propria debolezza col ren- dere schiavi della sua volonta il corso delle acque, il soffio de' venli ; talche il loro cieco e forniidabile vipjore, doniinato dal genio di lui, divenne benelico e produttivo. Ne di cio contento , quasiche deboli fossero qnesti ajuti , trovar seppe nel vapore del- r acqua bollente una forza ausiliaria ben altrimenti poderosa ; forza che puo operare ovunque ed in ogni tempo , e la cui possanza non e limitata che dair insufliciente gagliardia degli ostacoli che la fre- nano. Questo agente permise alf uomo di penetrare nelle cupe viscere della terra, a profondita credute inac- cessibili , ove pote scavare In gran copia il com- bustibile che serve d' alimento al vapore , e il me- tallo che forma gV involucri entro cui il vapore stesso debb' essere rinchiuso per potere operare. Pin non valsero ad impedire \ estrazione degli utili e de' pre- ziosi minerali, le copiose sorgenti d' acqua, giacche queste furono dal vapore agevolmente superate. Esso pure fu idoneo all' innalzamento di que' grandi vo- lumi d' acqua , necessarj agli abitatori di popolose citta, oppure utili all' agricoltura. Applicato alle mac- chine de' cavafanghi servi ad accrescere la profon- dita de' porti di mare , ed a togliere le irregolarita che ingombravano gli alvei de' fiumi. Sostituito ai remi ed alle vele , giovo alia navigazione si marit- tima che fluviale , di tal maniera che i grandissimi OSSERV. SULLA TREMINENZA DE MODERNI CCC. 4 1 vantaggi gia ottenuti sono da supporsi piccoli in confroiito di quelli die presagire si possono. IMediante r uso dei carri a vaporc combinati colF invenzione delle strade a ruotaje di ferro , vennero trasportate enornii masse con sorprendente economia e celerita. I metalli i piu restii ed indomabili furono dal va- pore conipressi e stirati senza percossa ; grossi pezzi di legno venuero , con inaudita prontezza e preci- sione , segati e spianati. Questi grandiosi effetti clie trascendono le forze degli altri motori nou sono i soli prodotd dal va- pore ; si eseguiscono pure per mezzo di esso con mirabile precisione varie delicate operazioni , che sembravano riservate esclusivamente alia dcstrezza ed air intelligenza ; insomnia si puo dire che il va- pore stanipa , tila, tesse stoffe sottilissime e ricania. Dunque a buon diritto Watt , che tanto contribui al perfezionaniento delle niacchine a vapore e delle varie loro applicazioni , fu dal popolo inglese pro- clamato benefattore dell' unian genere , e la sua me- moria onorata colle piu insigni distinzioni. La macchina a vapore sussidiata da niolte altre pregevolissime invenzioni ( fra le quali nierita un luogo distinto la Hlatura meccanica secondo il me- todo di Artkrigt ) arreco ai rami primarj dcU' umana jndustria risparniio di braccia , prontezza ed esattezza di fabbricazione , economia di spesa , abbondanza di prodotti ad un grado die nelle eta passate , neppure si sarebbe potuto prevedere. Siccome pero questi segnalati vantaggi ottenuti a' nostri giorni non costituiscono , nelle arti niecca- niche , perfezione assoluta se congiunti non siano colla solidita dei prodotti , e colla convenienza e bellezza delle loro forme; cosi da varj uomini eru- diti e considerata come tuttora indecisa la quistione della preminenza positiva de' moderni sovra gli an- tichi nolle arti meccaniche. L' accennata quistione ci sembra ben degna della nieditazione degli scienziati, e quindi abbiam divisato d' esporre brevomcnte al- cune osservazioni tendenti a dilucidarla. 42 OSSERVAZIONI SULLA PREMINENZA Tale quistione presa in tutta la sua generalita e a dir vero insolubilc , giacche in se contienc elementi etei-ogenei ed indipeudenti , die non potendo insieme combinarsi, debbono essere separatamente esaniinati. Infatti esistono nelle arti meccaniche in senerale due parti distiutissinie; Tuna che chianieremo archi- tettonica , determina le forme e le dimensioni , di- striljuisce le parti e gli ornati ; T altra , che deno- minar si puo tecnica , sceglie e dirige i processi d' eseguimento ; di modo che la perfetta fabbrica- zione d' iui prodotto qualunque d' industria e indi- pendente dalla bellezza e convenienza delle forme , e dalla squisitezza degli ornamenti. La parte architettonica delle arti d' industria con- siderare si dee qual ranio parziale delle arti belle. Essa costituisce una specie particolare d' architettura d' ordine inferiore , la quale come T architettura propriamente detta ha per base il disegno : sotto- messa al par di quella alle regole di convenienza, di proporzione , d' euritmia , di simmetria , ha per iscopo quello di soddisfare con semplicita , eco- nomia e solidita a tutte le condizioni richieste dalla destinazione d' ogrii oggetto. Percio questa parte ar- chitettonica dovette soggiacere alle rivoluzioni a cui le arti liberali furono esposte, decadere con esso loro , rialzarsi in pari tempo , ed ubbidire costan- temente alle medesime fluttuazioni. Gonfrontando i monumenti colle preziose reliquie delf industria an- tica rimarremo convinti di cpiesta verita , e ve- dremo che nell' epoca in cui la scultura e 1' archi- tettura , giunte al piu alto grado di perfezione , pro- ducevano i mirabili lavori che furono di poi imitati ma non superati, le arti d' industria formavano quel vasi bellissimi , que' magnifici candelabri , quegli eleganti tripodi che servirono di modello ai mobili i piu sontuosi onde decorati sono i palazzi moderni. Quando poi \ architettura e la scultura sagrificarono la bellezza delle forme , \ eleganza della distribu- zione ad una moltiplicita d' accessor] insignificanti , De' MODERNI NELLE ARTI MECCANICHE. 48 la parte architettonica delle arti nieccaniche fece lo stesso. Essa colle arti belle cadde in un profondo letargo allora appunto che le regole di propor- zione e di convenienza state erano dimenticate. Si risveglio con esse e riprese una parte del suo an- tico vigore nel bel secolo de' Medici e di Leon X. Poscia quando Borromini, Bibiena, Oppenord ricon- dussero il cattivo gusto , anche le forme de' moJjili e degli ornati d' ogni specie , sovraccariche di angoli e di curve ondeggianti, divcnnero non men incomode che difettose. InHne quando le arti belle ripresera per guida 1' imitazione della natura e lo studio del modelli antichi , anche le arti nieccaniche scossero in gran parte il giogo del cattivo gusto , ma non del tutto se ne liberarono. Convien dirlo con rin- crescimento , il cattivo gusto ancora non e spento ; il suo antagonista ha riportato e vero segnalati van- taggi , ma la lotta non e terminata ; esso si dibatte ancora con vigore , ed ha un ausiliario potente che presto o tardi determinera in suo favore la vittoria. Qual e dunque questo forniidabile campione che combatte in favore del cattivo 2:;usto ? oseremo no- niinarlo oseremo esporci al risentimento del bel sesso la moda col solito suo cortea^io , il capriccio e 1 incostanza. Nelle arti nieccaniche la parte tecnica non e as- soggettata alle stesse cause influenri che valgono per la parte architettonica. Questa segue 1' impulso del lusso irrequieto e della moda , Y altra se2;ue quollo deir economia c del pcrfetto cscguimento : la seconda si muove con passo irregolare , talora pro- gressivo , il piu dclle volte retrogrado , mentre la {)rima, diretta certamente verso lo stesso scopo, non mai abbandona la strada che ad esso conduce ; poi- clie non potrebbe allontanarsene senza ferire grave- mente 1' interesse , primo niovente dell' industria. Quindi c che i processi appartenenti a ciascun ramo dcir umana industria non possono cadcrc ne pcr- dersi , se nel tempo medcsimo quel ramo cui appar- tengono non cessa d'essere fruttuoso. 44 OSSERVAZIONI SULLA PBEMINENZA Due specie di rami d'industria distinguere si pos- soiio : gli uni dipendono dalla nioda , oppiue da certe usauze capricciose e variabili ; gli altri sono intinia- mente colle2;ati coll' iiicivilimento e coUa popolazio- ne , coir opulenza e col lusso. Qiiei della prima specie non liamio ch'un'effimera esistenza; aH'oppo- sto quei della seconda non possono divenire infrut- tuosi, ed in conseguenza non possono ne declinare, ne cadere senza clie T opulenza ed il lusso declinino e cadano ugualmente : di modo die basterebbe di- mostrare clie Y opulenza ed il lusso non hanno mai cessato di sussistere presso una nazione per poterne ricavare la conclusione clie i rami d' industria da essa coltivati ( non compresi nella prima specie ) , come pure i processi tecnici clie ne dipendono , non solo si sono conservati, ma hanno ricevuto in- cremento ; poiche T interesse che s oppone al lore deterioramento gli spinge altresi verso la perfezione. L' esposto raziocinio conduce a questa importante conseguenza , cioe che ncl medio evo all' epoche di decadenza totale delle arti belle i processi tecnici non dovettero avere moto retrogrado , e che anzi dovettero perfezionarsi ; finahnente che nessuna pra- tica veramente utile fu abbandonata se non nel caso in cui si pote sostituirne un altra eqiiivalente , ma di maggiore vantaggio. L' opulenza ed il lusso regnavano in Europa nei secoli barbari : e bensi vero ch' in allora le cata- strofi che frequentemente si rinnovavano , accompa- gnate dalla strage e dalla miseria , gli escludevano dalle provincie e dalle citta devastate , ma tale esclu- sione era parziale : e vero altresi che i piaceri in- tellcttuali prodotti dalle arti belle, essendo in allora quasi sconosciuti , lo splendore e la rarita della ma- teria erano anteposti all' armonia delle proporzioni , madre di bellezza , la complicazione e la difficolta del lavoro, alia eleganza ed alle grazie. Ma e pur vero che il lusso colie sue raffinatezze , clic il fasto col siio splendore grandeggiayauo come ai tempi di DE' MODERNI NELLE ARTI MECCANICHE. 46 Pcrlcle e d' Augusto. Fra le niolto citazioni che si potrebbero atldurie in confernia di qucsta proposi- zione , ne scegliefenio alcuiie poche che ci parvero piu degne di essere considerate. II Grisostomo ci lascio vaij iinportanti cenni sul lusso che regnava in Costantinopoli al tempo di Teodosio e d Arcadio. « Ne' palazzi de' grandi (dice » il Santo Dottore ) l' ore splende snlle armature dei » tetti ; r avorio copre le porte ; i marmi , e talvolta » Ic Kimine d' oro rivestono le mura ; le travature » dcUe soffitte sono indorate. Sebbene i pavimenti » siano adorni di prcziosi mosaici , nulladimeno so- 3> gliono essere spesse volte coperti di tappeti. I letti » sono d' avorio o di legno dorato, talora coperti di » lamine cV arsiento , od anche d' ar2:cnto massiccio ■» con fre2;i d' oro. I sedili sono d avorio ; i vasi , » persino cpielli destinati agli usi pni vdi , d oro o » d' argento. Ne' triclinj la mensa e contornata d' ar- » gento ; vicino ad essa sta un gran vaso d oro che 3) pesa un mezzo talento e die due uomini robusti y> possono muovere nialagevolmente ; altri numerosi 3) vasi sono disposti in bell' ordine. Le dame ador- » nano le guance con giojelli pendenti dalla capiglia- 3) tura ; iisano collane cV oro ed orecchini ; coprono » le niani di lastre d" oro. I loro calzari sono neri, » lucidissimi e terminati in punta. Quando escono i) di casa fanno uso di cocclij tirati da muli bianchi » di cui gli arnesi sono indorati ; ed lianno nume- » rose corteggio d'eunuchi e di donzelle. In somma 3) il loro lusso e senza limite. 3) Fozio ci conscrvo un frammento d" Oliinpiodoro , storico greco del quinto sccolo , in cui e descritta la sontuosita di Roma in que' tempi , nel modo se- guente : « 1 maggiori palazzi di questa citta conten- 3) gono tutto quello che si ritrova in una citta or- 3) dinaria, cioe un ippodromo per la corsa de'cavalli, 33 una piazza , un tcmpio , varie fontane e bagni. Le » pubbliche tcrme sono di smisurata grandezza ; in » quelle di Antouino trovansi 6oo sedili di marmo, 46 OSSERVAZIONI SUI.LA. rRBMINENZA » ed un numero doppio in quelle di Diocleziano. La » reiidita di varie famiglie roiiiane ascende a quattro » milioni di nionete d' oro ( nummi aurei ) » Altre moke famiglie hanno una rendita equivalente » ad un milione od un milione e mezzo di monete » d'oro. Al tempo del tiranno Giovanni (I'anno 424) , » Probo, figlio d'Alipio, spese durante la sua pretura » un milione e dugento mila monete d' oro. Simmaco » ne spese un milione per 1' ingresso solenne di suo » figlio, nominato pretore. Massimo, ricchissimo se- y> natore , ne spese pel suo figlio pretore quattro » milioni » (1). E noto che i Pretori davano al (i) Queste sorame sembrerebbero esagerate se il valore monetario d' allora corrispondesse a quello dell' eta nostra. Ma dobbiamo avvertlre, che a que' tempi era d'uopo spen- dere una quantita di danaro da dieci in venti volte mag- giore di quella richiesta in oggi per comperare siuiili og- getti. Questo fatto si rileva da un' iscrizione de' tempi di Diocleziano, vitrovata non ha guari nell' Asia mlnore e ri- ferita dal chiarissimo Moreau de Jonnes in una Memoria che ha letta nell' aprile 1827 all' Accademia delle scienze di Parigi. In essa sono indicati i prezzi delle giornate dei lavoratori e quelli di diversi comraestibili. Eccone alcuni, espressi in franchi o lire italiane. Giornata d' un contadino lir. 5. 60 " d' un muratore » 1 1 . 2, 5 " d'un mosaiclsta » i3. 5o " d'un sarto » 11, 2 5 Fattura d'un pajo di calzari (calcei) » 33. 78 Vino di Falerno, Piceno, Tiburti- no, Salerno, Arminio, Surentino, Sotino » i3. 5o ogni litre Vino vecchio di prima qualita. . . " 10. 90 idem Carne di manzo » 2. 40 ogni chilogr. » d'agnello o caj^retto » 3. 60 idem » di raajale » 3. 60 idem Presciutto di Vestfalia » 6. 00 idem Un pavone grasso » 56. aS Un' oca ingrassata " 48. 00 Un' auitra <> «j. oc de' jvioderni NELLE ARTI MECCANICHE. 47 popolo spettacoli sontuosi clie duravano sette giorni consecutivi. II retore Prisco che facea parte dell' anibasciata mandata al feroce Attila da Teodosio Augusto, lascio scritto quanto segue : / 18. 00 idem Aceto » 2. 70 /t/t7?i Uu cavolo deila niiglior qualita . . >» o. 90 48 OS6ERVAZI0NI SULL\ PEEMINENZAl sino a Raveuna , il suo innalzainento sui muri che doveva coprire, dimostrano die i process! di cui la iiieccanica puo valersi per muovere i maggiori pesi erano in allora conosciuti e praticati. La niagnilica Pala dell' altare di s. Marco a Ve- nezia , nionumento non meno rimarchevole per la delicatezza del lavoro die per la preziosita della materia , dimostra die le arti del lapidario , dello smaltatore , dell' orefice fiorivano nel medio evo a CostantinoDoli , centro in que' tempi dell' industria e deir incivilimento. Questa pala , coperta di lamine d' oro , e adorna di varie niechie , contornate di fila- grana , ed arricchite di perle , di rubini , di smeraldi e d' altre gemme : 1' interno d' ogni nicchia contiene una figura smaltata su fondo d' oro. Fu eseguita a Costantinopoli Y anno 976 per ordine del Doge Or- seolo. 11 lusso a Venezia era tale al principio del 14.° secolo che , secondo le cronache , T Infante Don Pietro, figlio del Re di Portogallo , essendo venuto a visitare quella citta , ebbe un pranzo dal Governo , nella sala del gran Gonsiglio , ove v' erano trecento dame ca- riche di gioje , piii della nieta delle quali erano vestite di stolle d' oro. Le leggi sontuarie di Carlomagno indicano che il lusso dominava sin d' allora in Francia. Alberto d'Aix racconta che nella prima crociata Gotfredo e gli altri Baroni francesi che si presentarono all' Imperatore Alessio in Costantinopoli erano vestiti di drappi d'oro e d' argento , e di preziose pellicce. Filippo Augusto nel 1 190, e Filippo il Bello nel 1294 proibirono I'ar- mellino, il sajo, il grisio ; e 1' ultimo ordino che le cittadine non potessero far uso ne di cocchi , ne d' oro , ne di genime , ne di pellicce , ne di corone. Altre numerose testimonianze provano che 1' opu- lenza ed il lusso non cessarono di dominare in Europa ( massiinamente a Costantinopoli ) ne' secoli barbari ; che i processi tecnici veramente utili non provarono verua moto retrogrado e che anzi si perfezionarono. DE MODERN! NELLE ARTI MECCA.NICHE. 49 In que' tempi si geiieralizzo T uso dell acqua e del vento come motori ; i vetri si sostituirono alle pietre specolari ed alle lamine d' alabastro ; la carta di bam- bagia, poi qxiella di lino al fragile papiro. In allora varj rami importanti dell' industria orientale , e spe- cialmente le luanii'atture di seta, furono introdotte in Europa. Se qualche zelante fautore della veneranda anti- cliita udisse la seguente proposizione , cioe c\ie i^eruri processo tecnico antico veramente utile e ora incognito , siam certi che s' avventerebbe contro chi la profe- risse per opprimerlo sotto il peso della sua erudizione. Dov' e ( direbbe egli forse ) la porpora, tintura riser- vata alia ma2;giore opulenza ed alle grandi dignita di cui era il simbolo ? Ove sono quelle stoffe che il fuoco non poteva consumare, e sopra le quali non aveva esso altra azione che di puriticarle d' ogni sozzura ? Che diveune la pittura encaustica, brillante non meno che durevole , la quale non solo serviva alia decora- zione de' nionumenti , ma era altresi utilmente im- piegata suUe navi formandovi uno strato inalterabile air azione combinata dell' acqua e del sole ? II pro- cesso con cui gli antichi davano al rame la durezza deir acciajo ove sussiste ? Ed il metodo che sup- pliva alia polvere per fendere le rocce e forraare le strade sul dorso de' monti , metodo usato da Annibale quando penetro in Italia ? E la pratica d' incidere le pieti'e line con tale perfezione che le parti concave erano levigate non meno delle Usee ? Dopo d' aver compianta la pcrdita di qualche altro ramo d indu- stria antica, il nostro antiquario enumererebbe pro- babilmentp i rcsidui imponenti delle grandi costru- zioni che s' ammirano in Egitto, nella Sicilia, a Roma ; come pure i monumcnti colossali rammentati dagli autori ; e ne concludercbbe che 2;li antichi aveano raetodi piu scmplici, piu economici, piii pronti per trasportarc , ergere c collocarc Ic grandi masse. Prima di risj)ondere a questc obbiezioni premet- teremo che i proccssi dell industria souo d' una reale Bibl, Ital. T. L. 4 5o OSSERVAZrONI SULLA. PREMINENZA utilita quando per essi si giunge a combinare Teco- nomia colla perfezione , in modo che trovisi sempre fra queste qualita , ugualmente essenziali ed ugual- mente necessarie , un giusto equilibrio. Un processo non sara preferibile ad un altro , quantunque produca niaggior perfezione , se I' aumento di spesa non e proporzionale all' importanza del perfezionamento. In caso contrario , il processo piu economico potrebbe essere fruttuosaniente sostituito all' altro. Questo ra- ziocinio e applicabile alia porpora, sostanza colorante che gli anticlii traevano da una conchiglia chiamata murex o huccinwn. Ogni murice ne somniinistrava piccolissima dose , ed era d' uopo altresi rigettarne un gran numero per avere perfette tinte porporine, il cui prezzo era eccessivo. Furono scoperti il clier- mes, la cocciniglia edilguado, sostanze abbondanti e di mediocre valore atte a produrre tinte analoghe alle porporine , forse men belle , ma incomparabil- mente meno costose. L' economia le fece adottare , e la conchiglia porpora fu negletta , senza pero cadere in totale disuso ; avvegnache , al dir de' viaggiatori , gli abitanti di certe coste d' Africa e d' America se ne servono tuttora per tingere le lore grossolane stoffe. Quando soleansi abbruciare i corpi degli estinti , questi , prima d' essere posti sul rogo , erano avvolti ne' lenzuoli incombustibili d' amianto , onde le loro ceneri rimanessero raccolte senza uiiscuglio. Gesso questo costume , ed in pari tempo fu dimessa la fabbricazione di tali stoffe , le quali , troppo pesanti per servire di vestimenta , resistevano bensi al fuoco , non gia agli sfregamenti da' cjuali sarebbero state lo- gorate al pari delle tele ordinarie. Nulladimeno I' arte di filare e tessere \ amianto non fu mai totalmente spenta. Nel tempo di Gio. Battista Porta viveva in Venezia una donna di Gipro che ne facea profes- sione. Nelle valli de' Pirenei fabbricansi tuttora cor- doni , cinture ed altri oggetti d amianto. Sono noti i pregevoli lavori eseguiti dalla signora Lena-Per- penti di Gomo. Giampini e Mahudel descrissero i processi appartenenti a quest' arte autica. DE MODERNI NELLE ARTI MECCANICHE. 5 1 La pittura encaustica non puo clirsi smarrita. Un saggio di essa fu presentato all' Accatleniia delle iscri- zioiii e belle lettei-e di Parigi dal conte di Caylus ; e le Meniorie di quell' illustie societa ne fanno men- zione con lode. 11 Principe di S. Severe fece ese- guire in Napoli varie pitture di qucsto genere. A Venezia il sig. abate Bini , ed a Milano prima i fra- telli Gerli , ed attualmente il sig. abate Alloy , il sig. Antonini ed altri dilettanti di pittura produssero pure varj saggi d' encausto niolto lodevoli. Del resto e cosa assai dubbia se la pittura encaustica applicata alle navi fosse preferibile alia fodera di rame per la carena , ed al catrame , oppure all' inverniciatiura air olio per le altre parti. Alcuni popoli antichi usarono armi di rame a cui sapevano dare una grande durezza. Varie spade di tal natura esscndo state ritrovate negli antichi tu- muli , il conte di Caylus tento d' imitarlc , e cerco una tenipra analoga : i suoi sperimenti ebbero il bra- mato esito , del che fanno testimonianza gli Atti del- r Accademia delle iscrizioni. Gli antichi per ispaccare le rocce accendevand sopra la loro superFicie un fuoco vivissimo, poi le bagnavano immediatamente con acqua fredda. Questo nietodo e ancora in uso nelle Alpi , e fu messo in pratica, non ha guari , in una delle strade che le attravcrsano. Siccome pero richiede un gran consumo di combustibile , non puo essere utile se non nei luoghi ove questo abbonda ed ha piccolissimo valore. L' incisione delle gemme eseguivasi con perfe- zione niaggiore dagli antichi che da' moderni. Cio non ostante alcuni de' moderni intagliatori giunsero a si alto grado di perfezione e di lavoro da contra- stare le antiche gemme incise , e renderne difficilis- simo talvolta il giudizio intorno all' eta loro. Chi csaminasse con attenzione tutt' i processi del- r industria antica che suppongonsi perduti , ricono- scerebbe che sussistono tuttora in que' luoghi ove possono arrecarc qualche utile. Se poi tocco ad alcuni 5a OSSERVAZIONI SULLA PREMINENZA la sorte di molte moderne invenzioni die pullulano ogni giorno senza profitto della societa e degli autori, cio avvenne perche erano o superflui o difettosi. E bensi vero che la cupidigia del guadagno e la mala fede fecero adottare alcimi processi viziosi toUerati per ignoranza o per negligenza. Si suppose poi eh' altri migliori non fossero conosciuti. Tal e r origine della volgare opinione che gli antichi aves- sero metodi particolari , ora ignoti , per formare i cementi , i mattoni e gli altri materiali di costruzione. Indubitatamente questi erano da loro preparati con assai maggior diligenza ; ma non dobbiamo quindi concludere che i loro metodi siano a noi sconosciuti. Essendo stati descritti da Vitruvio , la trascuranza di essi fu puramente volontaria. D' altronde la proprieta posseduta dai materiali, e specialmente dai cementi , d' indurire invecchiando , contribui non poco ad ac- crescere la riputazione di quelli che negli avanzi antichi si ritrovano. E qui si puo aggiungere che i monumenti che noi possiamo esaminare sono neces- sariamente quelli che essendo stati costrutti coi mi- gliori materiali , hanno potuto resistere alle ingiurie del tempo. Gli antichi sapeano muovere con molta abilita le grandi masse. I tempj monoliti di Says e di Butos , gli obelischi , i colossi di granito , i massi di cui erano composte le piramidi e varj monumenti egizj, il trasporto de' medesimi obelischi e d' un gran nu- mero di grandiose colonne monolite a Roma meritano la nostra ammirazione. 11 teatro mobile di Cajo Cu- rione descritto da Plinio , il raddrizzamento del gran portico di Roma menzionato da Dione-Cassio in- dicano la fecondita d' ingegno degli antichi e la loro attitudine ad eseguire operazioni ardimentose , ma non dimostrano la loro premineiiza sopra i moderni in quest' arte. II trasporto del celebre macigno di Pietroburgo , eseguito dai Carburi nel 1767, se non supera , pa- reggia almeno cio che gli antichi fecero di piu de' moderni nrlle arti meccaniche. 5S maraviglioso. Questo enorme sasso , clie pesava piu di un niilione e mezzo di libbre metriche , giaceva in una palude distante quindici miglia da Pietroburgo. Fu d' uopo estrarlo dal fondo limaccioso , condurlo alle sponde dcUa Neva , iinbarcarlo, vincere gli osta- coli d' un tragitto pericoloso , sbarcailo e strascinarlo sino al luogo ove servi di basamento alia statua equestre di Pietro il Grande. I moderni, non meno clie gli antichi, seppero eri- gere gli obelischi. Al tempo di papa Sisto V tutti gli obeli sclii di Roma erano rovesciati : un solo rimaneva ritto in mezzo alle rovine del circo Neroniano. II Pontelice voile che tali monumenti servissero alia decorazione delle piazze di Pvoma , ed incarico Do- menico Fontana d' un si difficile lavoro. Quest' archi- tetto ci lascio la descrizione del metodo da lui usato , che e sostanzialmente U2;uale a quello degli antichi. Fu biasimato da taluno perche impiego un enorme castello di legname, quaranta argani, moke taglie e funi , centoquaranta cavalli ed ottocento uomini. Se gli aristarchi avessero consultato Ammiano-Marcellino (lib. 17, cap. 4) , ov' egli descrive T erezione dell' o- belisco del Circo-magno , si sarebbero persuasi che gli antichi in questa sorta d' operazione non erano piu economi ne d' uomini , ne di materiali. Ecco come lo storico latino s' esprime : «: Erecttsque usque pcri- » culum aids trabibus , ut machinanim cerneres nemus , y> inncctuntur vasd funes et longi ad speciem muUipli- » cium liciorum caelum densitate iiimia subtexentes ; » quibus colligatus mons pauladmque it per arduum 5) inane protentus , diu pensilis , hominum mulds , tam- » quam mollendinarias rotaiidbus metas , cavea locatur » in media. » Le grandiose operazioni che s' ammirano glornal- mente negli arsenali di marina meritano pure di es- sere paragonate ai vantati lavori degli antichi. Tali sono lo slancio dal cantiere in acqua delle navi , il cui peso sorpassa talora un milione di libbre metri- che ; r inclinazione sul lianco delle medesime navi per 54 OSSERV, SULLA PREMINENZA DE' MODERNI eCC. essere carenate ; il collocamento degli alberi mag- giori , alcuni de' quali hanno 35 metri d'altezza, ed undicimila libbre metnche di peso ; il maneggio dei cammelli col cui mezzo resta diminuita 1' immersione delle navi di due o tre nietri. — I moderni non sembrano adunque men valenti degli antichi nel- r arte di muovere le enormi masse. Dal sin qui detto appare che le arti meccaniche sono composte di due parti distinte , \ una delle quali determina le "forme , \ altra dirige T eseguimento. La prima , essendo parte integrante delle arti belle , ebbe non meno di esse epoche di decadenza •, la se- conda non cesso mai di perfezionarsi. Cosicche le arti meccaniche possono essere paragonate agli alberi vigorosi , il cui tronco acquista progressivamente forza e dimensioni maggiori , mentre i rami , secon- do le stagioni , si coprono di foglie , di fiori , di frutti , poi se ne spogliano e ci presentano nudita spiacevole. L'immagine del tronco si riferisce ai pro- cessi tecnici , i quali di generazione in generazione non cessano d'aumentare in numero ed in perfezione; quella de' rami alia parte architettonica , ch' e in uno state di perpetua variazione, perche subordinata alle voglie sregolate della moda. Biblioteca agraria , o sia Raccolta di scelte isttuzioni economico-rurali direlta dal dottore Giuseppe Mo- RETTi , P. P. di cconomia rurale, e supplente alia cattedra di botanica nelt I. ii. Uiiiversitd di Pavia. Volume 8.° L'Ortolano istruito. — Milano , 1828, presso F. E. Artaiia ed al negozio di libri di A. F. Stella e figli. In ^ ° piccolo , con figure , lir. 4 ital, JL re sono le parti del presente volume. Nella prima si tratta del modo di preparare e coltivar gli orti. Nella seconda delle varie specie di ortaggi. Nella terza si propone un caleiidario per 1' ortolano. La prima parte racchiude gl' istrumenti necessarj sir orticultura , le cognizioni del terreno , il modo di allontanare quanto puo guastar il lavoro , come debbasi preparare il terreno mediante i concimi e r irrigazione , infine qual sia il tempo opportune a' lavori. Degl' istrumenti , gli uni servono alia cura del- r orto ; altri a raccogliere e trasportare i prodotti ; altri a conoscere il vario stato dell" atmosfera. Spettano a' primi la vanga, il badile, il rastrello, la zappa, il marretto, il bidente, la mestola o stecca, r erpicino , il traspiantatojo, il foraterra , il cilindro o ruUo, la mazzeranga da mano , il coltello, la ron- cola , la falce a mano, il rastiatojo. La zappa puo esser semplice odoppia, puo esser e;rossa, mezzana, piccola ; la prima dicesi marra o zappone , \ ultima sarchiello , Li mezzana ritiene il nome di zappa. II foraterra dividesi in semplice e complicato. Ag- giungansi la doppia scala , le mazze , le bacchctte , le stuoje , i cannicci , il pennato , il potatojo. Appartengono a secondi le ceste , le corbe , i ca- nestri , i panieri , le casse. Riferiscousi agli ultimi il termometro, il barome- tro , r igrometro. 56 BIBLIOTEGA AGRARIA , CCC. Che cosa e orto ? e uno spazio tli terreno in ctii si coltivano ortaggi. Tuttavia in piii largo senso am- mettonsi pure orti fruttiferi. Anzi in un medesimo orto talvolta si educano ortaggi ed alberi fruttiferi. L' orto sia di poca estensione : la diligenza del cultore compensera largamente quanto parrebbe man- care di ampiezza. Guardi a levante ed a mezzodi. Se abbia cattiva esposizione pongasi un alta siepe o piantisi un fdar d' alberi donde spirano venti dan- nosi alle piante in esso coltivate. Giova aver due orti , uno a mezzodi per 1' estate , 1' altro al nord per r inverno : la regione sia aprica , non ombreg- giata , alta anzi che bassa. Se e possibile si ponga presso un acrjua corrente , altrimenti siavi una vasca od una cisterna a raccogliere 1' acqua piovana. II terreno sia dolce o sciolto , lo che si riconoscera da questi segni : in tempo di siccita non si screpoU troppo ; cessate le pio2;ge non ritiene le acque ; cede alia vanga ; nutre e cresce il favagello , il pie di gallo , lo spillettone , 1' afaga , la trifoglina. Un cattivo terreno si puo correggere. Si osservi quale ne sia il vizio : e troppo argilloso ? niettansi o rottami di fabbriche vagliati o sabbia. Talvolta sotto uno strato argilloso avvene uno sabbionoso : si esplori dunque a certa profondita ; e dove s' incontri que- sta circostanza sara facile rimediare al male. Se il suolo rattenga le acque , lor si apra un' uscita con far fossati : se 1' orto sia basso , facciasi una gran fossa nel maggior declive : ove trovisi sotto il primo strato argilloso , un altro sabbionoso , come abbiam teste detto , facendo un fosso di certa profondita, si puo derivar Y acqua e aprirle una via sotterra. Se lo strato sabbionoso trovisi nell' altura di un orto declive , mutisi a poco a poco il livello. Altre volte il terreno e troppo sabbionoso: in tal caso si ag- giunga argilla ; il tivarro , la , marna meritano pre- ferenza , ma quando non si possano avere per la lontananza de' luoghi si adoperi lo spurge de' fossi vicini. BIBLIOTECA AGRARIA , CCC. 67 L' orto vuol esser chiuso. Puo esserlo in tre modi : con un fosso asciutto o pieno d' acqua, con un muro, con siepe o chiudenda. Migliore e il inuro : sia a dovcre intonacato di calce, perocche i buchi e gli scrostanienti servon d' asilo ad insetti. II fosso sia anipio , niassimamente se asciutto. La siepe puo esser viva o morta: a far le siepi vive sogliono presce- gliersi la marruca nera e il pruno. Le siepi die si fanno di glabe o talee sono meno in uso. S'impe- disca clie la siepe si allarghi , la robinia pseudo- acacia appunto non serve perche moltissimo si espan- de : sia piu alta al nord , piu bassa al mezzodi. Le siepi si vive clie morte sono o semplici o duplicate o triplicate: alle prime convengono lo spino bianco, il pesco comune, falbicocco: alle seconde il mespiliis pyrifolia : alle terze la robinia pseudoacacia , la gleditsia triacanthos di Linneo. Noi di sopra abbiamo esclusa la robinia dalle siepi , ma intendevamo le semplici: opportunissima e la siepe annestata: si ottiene annestando gli arbusti su proprj tronchi ob- bliquamente , talche ne risultino quadrati o rombi. II ciliegio canino e assai idoneo a formare tal siepe. Convengono del pari il prunus cerasifera di Wildenow, il pyrus salicifolia, il malus hybrida unito al sorbus aucuparia. Le siepi dividonsi inoltre in difensive , fruttifere, da foraggio , otTensive : alle prime convengono i tralci di vite , i pruni selvatici , alcune specie di clematide. Ne' terreni sabbionosi , ma umidi , il rham- nus frangula, diverse specie (Xifa^is, il tamavLx gal- lica , il carpinus betulus , 1' acero campestre , il quer- cus robiir piantato tenero e tao;liato a terra. Ado- peransi per le seconde il berberis vulgaris , il ribes nibrum, il coryllus avellana, \ amygdalus communis, il pninns domestica , il mcspilus cocciiiea , il mespilus cms gain , il prunus spinas a , il malus communis , il pyrus communis py raster, il berberis sinensis: I'olmo campestre e opportunissimo alle siepi da foraggio. Per formar le siej)i offensive possono adoperarsi la 58 BIBLIOTECA AGRARIA , eCC. gleditsia triacanthos , il mespilus pyrlfolia , il mesp. prunifolia , il m, pyracantha , il m. monogyna , la robinia , il primus spinosa , il rhamnus palyurus. Avvi un altro genere di siepe clie chiamasi mu- rale : si cava un fosso diviso in due secondo la lun- ghezza ; si niettono giu alle pareti del medesirao arboscelli od arbusti ravvicinati tra loro : a tempo opportune tagliansi poclie dita trasverse sopra terra. Nel secondo anno ponsi della cotica di prato , 1' un pezzo sopra \ altro. Nel terzo anno intrecciansi i rami ; si covrappone altra cotica , si rinnova la stes- sa operazione due volte per ciascun anno, fmche la siepe sia arrivata all' opportuna altezza , per lo piii di due metri. Per formarla si possono adoperare la rosa diversifolia , la rosa semperflorens ^ la r. lucida ; altri preferiscono i\ ribes rubrum , il rlbes uva crispa, il prunus domestica. Nel disporre un orto abbiasi la mira al caldo so- lare ed all' acqua : si otterra un tal iine con dargli un leggier declive , e con iscavare fossi per condurre r acqua d'irrigazione ne' luoghi piu bassi , o meglio tutti i fossi vadano a finire in uno ampio e posto nel piu basso. Sianvi viali e sentieri per aver libero accesso a tutte le parti dell' orto ; siavi un viale in mezzo da cui partano tanti altri laterali verticali. Le ajuole siano di tale ampiezza che si possa facilmente vedere quanto debbasi operare , e vi si possan portare con agevolezza gl' istrumenti. In un angolo appartato scavlnsi due fosse capaci , 1' una pe' concimi , 1' altra per mettervi le male erbe raccolte mediante la sar- chiagione. Facciansi elevazioni di terra accennanti al mez- zodi : esse diconsi coste , caldine , costiere •, sieno alcun poco declivi. Giova che siano presso un muro; in tal guisa si ha riverberazione de' raggi solari: una siepe intorno intorno concentrera il calore ; stuoje di paglia con che cuopronsi impediscono od almeno eminuiscono il dissiparaento del calore. Giova che BIBLIOTEOA AGRARIA , eCC. 69 sianvi invetriate che nella notte e nel raffreddarsi deir aria si possano chiudere. Piu utili ancora sono Ic campane di vetro ; gli antichi cingevano la costiera di uu muricciuolo, talche ne risultava un orticino di- stinto. Le ajuole sieno dirette da settentrione a mez- zodi : per lo piu formansi ritte , cioe rettangolari ; le ajette sieno divise tra di loro per un piccolo solco : se il terreno e argilloso , il solco sia piu. largo e piu profondo. I lad del solco si rassodino col batterli coUa parte piana della vanga o del badile. Detti lati possono lasciarsi nudi o adornarsi di una piccola siepe : per siffatta siepe soglionsi adoperare il ribes, la grosuluria od uva spina, il lampone , r altea , diverse specie di rose : si eviti I onibreg- giamento. Gli alberi di alto fusto crescano in luogo appartato, seppure non debbano attutire il solatio. Veniamo a pai'lare de' lavori: le operazioni del- r ortolano sono parecchie. Due sono le principali, cioe la vangatura e la sarcliiagione : si 1' una che r altra debbonsi piCi che sia possibile replicare. Gli antichi le eseguivano in priniavera e in autunno. I moderni contentansi di vangare e zappare poco prima della seminagione o del traspiantamento. Se trattisi d' erbe di corta vita, si lavori quando non lianno maturati i serai, altrimenti il lavoro puo diventare dannoso. Niun orto e convenevolmente produttivo senza gr ingrassi adattati ; ma anche in questo ci vuol nio- derazione , non tanto per economia , quanto perche molti erbaggi e segnatamente i legumi perderebbero la loro buona qualita : agli orti freddi cd umidi con- vengono i concimi calefacienti. Tali sono i fatti di materie escrementizie umane, le colombine, le polli- ne , le pecorine , le cavalline. Gli erbaggi che crescono in brevissimo tempo han bisogno di letanii ben bene macerati e sostanziosi. A\ contrario quelli die cre- scono lentamente richiedono sostanze tarde a con- sumarsi. Tali sono la raschiatnra di corno , gli stracci "di lana e simili. I letami piu comunemente adoperati 6o BIBLIOTECA AGRARIA , CCC sono le spazzature delle contrade, lo stereo di ca- valli e gli escrementi umani. L' irrigazione si fa in tre modi: i.° a pioggia o per irrorazione ; 2.° per feltrazione od a pelo; 3.° per immersione. L' irrorazione si pratica colla brocca al cui collo puo applicarsi un largo coperchio buche- rellato. Con questo coperchio si ha una specie di pioggerella : senza di esso si ha una specie di riga- gnolo. Si puo pure eseguire gettando V acqua con cazza o con pala. Se non siavi piesso un acqua cor- rente o raccolta in una vasca si va a prendere dove ci e e si trasporta alF orto con idonei istrumenti fra i quali debbe enumerarsi la carriola col bigoncio. L' irrigazione a pelo si ottiene in tal modo : s' in- troduce r acqua ne' solchi posti tra le ajuole, si chiudono i capi , 1' acqua feltra insensibilmente nel terreno delle ajuole : allora si schiudono i capi e si conduce 1' acqua in altro solco e cosi successivamente. L' immersione si ha col coprir d' acqua il terreno ; essa e opportuna alle insalate , non ai piselli , ai ter- reni sabbionosi e non agli argillosi. La rotazione ortense ha le sue regole. Non ripon- gasi niai la stessa pianta nella stessa ajuola se non passati due o piu anni. In quegli anni mettansi er- baggi di diverso genere. Alcuni ortolani usano di rotazione compita annua; altri ne fanno due diver- se , r una annuale , Y altra biennale. Questo dipende dalle varie relazioni commerciali. Alcune piante cre- scono meglio isolate , altre amano di trovarsi vicine ad altre piante. Certe piante sono solitarie per alcuni anni e poi diventano sociabili. Gli asparagi vogliono star soli ne' primi tre anni e ammettono poscia fra loro il prezzemolo , la lattuga , il crescione gentile. Le pastinache , le carote , la menta , i navoni , la cicoria sono solitarie in vecchiaja. Le lattughe si as- sociano a tutti gli ortaggi , ma gli altri mostrano una simpatia per alcuni e un' antipatia per altri. II successo degli ortaggi dipende dall' indole della sememe. Si guardi quali mostrino di esser piu ro- BIBLTOTECA AGRARIA , eCC. 6 1 buste ; tengansi queste piu distant! Y una dalF altra ; si acconciniino meglio ; si adacquino parcamente. I semi che niaturano su rami latei-ali sono migliori , quelli clie si scostano dal colore , dal volume , dal peso naturale si rigettino dall' uso per la seminagione. Nou guardisi al solo volume , perche puo in parte procedere dall' acqua entrata pe' bucherelli. Si tenga in gran conto il peso. Le sementi colgansi mature ed asciutte : pongansi ancora a seccare al sole: quelle che lianno un proprio invoglio , non ne vengano spogliate che nel punto di aftidarle al terreno. Ten- gansi lungi dal calore artiliciale. A quando a quando facciasi procaccio di sementi da quelle regioni in che meglio prosperano. Se abbiano aderenti all' epi- dermide uova d' insetti , tengansi alcun poco in molle neir acqua in cui siasi stemperata alcun che di calce : questa preparazione e pur utile ne' terreni in cui non potrebbero per se crescere certe piante. Si commenda meglio r estinzione della calce nell' orina. Varj sono i metodi della seminagione : 1' una dicesi piantare : si usa nella fava , nel fagiuolo , nel pisello. Le sementi minute si spargono. La seminagione non sia tropj)0 spessa. Gli erbaggi troppo litti si ombreg- giano tra loro , lo che e di gran danno. Le sementi sparse si coprano a varia proiondita secondo la varia loro natura. La latitudine e tra un centimetro e quat- tro. La seminagione si eseguisca dopo le piogge o quando esse sono imminenti. Le semenze ben co- perte di terra si adacquino in mancanza di pioggia. Un sole troppo dardeggiante , producendo un subito disseccamento nuocerebbe. Si prcviene questo incon- veniente col coprire i seminati con paglia o con musco o con fieno : si lascino per quanto si puo i graticci e canmcci. Prima che il seme sia svilup- pato , s'irrighi parcamente una o due volte al giorno. Alcuni erbaggi rimangono dove furono seminati ; altri vogliono essere trasjiiantati. I primi diradinsi : vario e il modo del traspiantamcnto. Ora si svelle la pianta tenercUa; con un foraterra o col dito si 6a BIBLIOTECA AGRARIA , eCC. fa un foro , e in esso si caccia quella medesima, poi si coniprime la terra intorno intorno. Altra volta s' inuniidisce il terreno , poi con una zappetta o colle inani si estrae ciascuna pianterella, e quiridi se ne pon- gono due o tre nella stessa buca. Chiamasi traspian- tamento in pane. L' epoca del traspiantare e quando e imminente la pioggia. In primavera ed in autunno copronsi le pianticelle trasposte per ripararle dal caldo , dal freddo , dalle brine. In estate si coprono con una foglia onde il sole non le dardeggi. Non e lodevole il costume di recidere 1' estremita delle radici o delle foglie prima del traspiantamento. Alcune piante propagansi per mezzo di rampolli o figliuoli. I teneri getti spicchinsi con molta deli- catezza ; lo che puo farsi colle mani, colla roncola, col coltello. Tale separazione si fa meglio al tempo del traspiantare. La parte tagliata s' imraerga in una poltiglia di stereo vaccino annacquato. I figliuoli non seppelliscansi di troppo , non coprasi con terra il cuor della pianterella , ne tengasi troppo alta. Ap- pena la pianticella si abbarbica, si venga alia sar- chiatura. Non tocchinsi le radici , ne si scoprano. Si sarchi quando il terreno e dolce, non troppo umido , non troppo asciutto. Si rincalzino le pian- ticelle , senza far cumuli di terra per cui f acqua non potrebbe penetraie in sino alle radici. Mondinsi da' seccumi , dalle foglie guaste : la recisione facciasi con ferro ta^liente , non colle mani. Si sostentino con bacchette ove per esser cariche di sementi nii- naccino di cadere. Le piante vogliono essere riparate dal freddo. Alcune, come i cavoli, si seppelliscono sotto cumuli di terra ; abbiansi le seguenti considerazioni : se il terreno e argilloso facciasi V operazione il piu tardi che sia possibile in quegli anni in cui 1 autunno e stato piovoso : non seppelliscasi oltre i due terzi della pianta ; questa sia asciutta , non si abbia troppa fretta di tor via le coperte di terra. Gli ortaggi copronsi pure con fieno , paglia , stramc , foglie BIELIOTECA AGRABIA , CCC 63 secche. II conte Re faceva una specie di reticella con bacchette su cui metteva quella lettiera. In tal inodo poteva a posta sua abbassarla e alzarla. Si possono avere ortaggi priruaticci con ripaiarli dal settentrione e dal levante , seminandoli in un terreno sciolto , pingue , nerastro , asciutto , aprico. E pur niolto in uso il letto caldo. Due sono le ma- niere di letti caldi , T una dicesi quaderno ; e dal conte Re letto caldo di seconda qualita. Si prepara cosi : scegliesi una poi'zione di terra esposta a mez- zodi ; se ne leva via alia profondita di otto decitne- tri , vi si niette del letame cavallino anzi stivato die no ; niettasi sopra terra sciolta ingrassata con letame air altezza di quattro decimetri. Sn qucsta piantansi gli ortaggi. L' altra specie di letti caldi si fara in tal modo : sul fondo si stenda uno strato di sabbia , poi un letto di carbone , sopra di esso si metta del letame di cavallo o di bue all' altezza d' un metro ; il letame sia fresco : si comprima leggermente onde non rimanganvi intervalli : cingansi i quattro lati con muricciuoli di caibone: abbia il copertojo a bu- chero o munito di tela , di carta od anco di vetro. Le piante non si mettano se prima non si e scemato il calore. Le piante non sieno troppo strette. Nelle notti serene aggiungansi alio sportello paglia, stuoje, musco o simili. Se il calore scema sensibilmente aggiungasi nuovo letame : le piante tengansi umide, ma non troppo annacquate. Difendansi dal troppo caldo : a quando a quando vengano esposte all' aria. Segue la seconda parte. Noisette nel suo manuale compiuto deir ortolano distribui le piante secondo r ordine alfabetico , perche non vedeva un metodo che gli andasse a verso. II professore Pavese fa riflet- tere che una medesima specie pud aver varj nomi in divcrsi paesi. Intanto egli propone di distribuirli secondo luso cui servono e le parti commestibili che somministrano. Ove poi una pianta dia piu parti , vuol che si collochi in quella classe cui si riferisce la parte principale , cioe quella che e di maggior uso. 64 BIBLIOTECA AGRARIA, eCC." Ne fa sette classi secondo die somministrano la radice , il fusto , le foglie , il frutto , i semi. La sesta classe comprende gli ortaggi che soli o con altri ingredienti , o interi o per qualche loro parte danuo un condimento. La settima classe abbraccia gli or- taggi , i cui semi somministrano olio. La prima classe si divide in due sezioni secondo che la radice e tuberosa o bulbosa. Due pur sono le sezioni della seconda classe, se- condo che mangiansi le vettucce o il fusto gia svi- luppato. La quarta classe ha tre sezioni , secondo che il frutto e una peponide o una bacca od un eritro- stomo. Le altre classi non si spartono in sezioni. Noi non istaremo ad enumerare partitamente gli ortaggi : passeremo percio a dir qualche cosa del calendario. Gennajo. — Si nettano i fossi , gli scolatoi ; si ripulisce T orto ; si vangano le ajuole; si ammassano i letami •, si rimondano e rassettano le siepi. Nei paesi piu caldi dell' Italia possono seminarsi varj ortaggi. Febbrajo. — Si eseguiscono le operazioni sopra accennate ; si seminano varj erbaggi. Marzo. — Se spirano venti freddi copransi le pian- ticelle piu delicate : si seminano tutte le sorti d' in- salata , piselli , fave , fagiuoli e simili. Aprile. — Si seminano le zucche ed i meloni; si pianta 1' aglio , 1' asparago , la patata , la fragola ; si sarchiano e si I'incalzano tutti gli erbaggi gia traspian- tati e i destinati alia raccolta delle sementi. Maggio. — Si piantano i cavoli-tlori , i broccoli, i fagiuoli per cornetti ; si seminano zucche , spinaci , porri , rape ; si sarchiano gli erbaggi gia nati , e si adacquano secondo il bisogno. Giugno. — Si piantano i gambi dei poponi , co- comeri e d' altre piante cucurbitacee gia cresciute ; si coglie il seme delle rape e dei cayoli, si traspon- gono le pianticelle gia robuste. BIBLIOTECA AGRARIA , «CC. 65 Luglio. — Dopo la prima pioggia si scminano rape , broccoli , si trapiantano i cavoli da inverno; si sarchiano e si rincalzano tutti gli ortaggi ; si rac- colgono quasi tutte le sementi , e si cstirpano i ie- gumi non piii produttivi. Agosto. — Eseguiti i lavori necessarj , si seini- nano gli ortaggi per V autunno e per l itiverno ; si cavano le cipolle. Settembrc. — Si colgono le zucche ; si traspiau- tano i cavoli. Alcuni linnovano le seminagioui fattc in luglio ed in agosto. Ottobre. — Si seniinano piselli , lattuga, spinaci; si piantano cavoli, indivie , lattuglie , cipolline, fragolc. Novembrc. — Si seniinano fave , piselli , spinaci; si piantano carciolB , e pongonsi le sparagiaje. Dicembre. — Seppellisconsi del tutto i cardi , si rincalzano i cavoli. Si piantano i carciofoleti. Or proporrenio alcune nostre considerazioni. Non ci t'ernieremo a comniendar Y opera : comniendasi abbastanza per se stessa. Parne solo chc sarebbc migliore quella distribn- zione degli ortaggi la quale fosse ricavata dall' affi- nita botanica. Non vjoglianio gia die si segua il si- stema di Linneo od appuntino verun altio metodo. IMa avvi una cognizione evidente sulla quale e fou- dato il metodo di Tournefort. Suppongasi un orto- lano peregrino affatto alia scienza erbaria ; ei sapra, tuttavia conoscere per se quell' analogia che cade sotto i sensi. Oltreclie alcuni ortaggi, come osserva lo stesso profcssore Moretti, danno piu parti ad ali- niento c a condiniento , rifletterenio che 1" ortolano , supposto incolto , non puo conoscere qual parte di ciascun ortaggio sia d'uso precipuo. Qnesto e quel solo chc proponiamo sul conto dell opera. Ora diremo alcunche sui mczzi clu: ci sembrano opportuni a pro- muovere Tagricollura in generate e la cura degli orti ill particolare : i.° 1 prccetti piii generali d' agricol- tura dovrebbero far parte dell universale educazionr. u° Negli studj clevati , come nel corso Hlosofico, se JJibL Ital. T. L. 5 66 BIBHOTEC.\ AGRAIU.V , CCC. ne dovrebbero dare cognizioni plu pi'ofonde. 3° In ciascun comuiie dovrebbe esservi una societa acca- demica agraria : le sue sedute lossero pubbliche : i ragionamenti fossero nel linguaggio volgare. 4.° Gli ^Imanacclii dovrebbero contenere cognizioni relative air agricoltura. In tal modo i coloni sarebbero abili ad intendere i dotti , e s' indurrebbero a far pro- 8;redir 1' arte loro. I dotti si dolgono dell' ostinatezza del popolazzo : han torto. Non gl" ingiungano cose senza prima rendernelo capace. Che esse non ami \l sue utile , e assurdo. ^7 Saggio dl zoolugia fossilc , ovvero Osservazionl sopra i petrefntd dellc provlncie Austro-Venete con la dc' scrizionc del mond entro ai quail si trovano. Di Tommaso Antonio Catullo , professore di storia naturale ncl Liceo di Vicenza , socio di parecchie Accademie. — Padova, 1827, dalla tipografia del Seminario , in 4.° fig. A rgomento di vivissime discussion! e premurose ricerche pei gcologi furono in questi ultimi anni le spoglie organiche , le quali , per le indeterminate acquose vicende sepolte entro i materiali del globe terrestre, diconsi fossili: ne ancora si sono per esse ottenuti que' decisivi risultamenti die fornire ci pos- sano una rc2;ola sicura non solo per deterniinare r andamento tenuto dalla natura nella distribuzione de' diversi terreni, ma ben anche per discernere tra esse spoglie le molteplici formazioni. II sig. prof. Catullo , naturalista distinto , che in particolar modo e coi piu. prosperi successi coltiva la gcologia , eccitato dalla stessa sua inclinazione , e dalla brama di contribuire co' suoi lavori agli avanzamenti delle cognizioni di fatto intorno a que' rilevanti subbietti , ha solfermate di recente le sue investigazioni sui luoghi delle Austi'o-Vencte pro- vincie , senibrandogli clie ivi , com' ei modestamente si esprime , potesse meglio istridrsi delV ordine tenuto dalla natura nella distribuzione dei diversi terreni , e in paii tempo verificare se ogni singola forrnazione si dia a conoscere con la sempllce ispczione de" petrefatti. Egli ha preso ad^ esaminare il suolo secondario in prefcrenza degli altri , come quello che sotto il piuito di vista dclla zoologia non lu da verun altro illu- strato ; laddove il tcrziario di cui si era occupato in addictro ha fornito in ogni tempo materia di ragio- nare sulla provenienza de' nicchi fossili lasciati dal marc nell' ultimo suo recesso. 68 SAGGIO DI ZOOLOGIA FOSSILE. A fine di dare niaggiore risalto alle differenze zoo- logiclie che esistouo fra i terreni riuniti dal Werner nel periodo secondario, egli si atdene alia distribu- zione del Brongniart , sembrandogli che questa meglio si confaccia all' argomento. Gli fu per 6 d' uopo talvolta aggiugnere una qualche roccia dal geognosta francese non ricordata , come sarebbe il calcare conchigliare o muschelkalk , che reputa debbasi considerare fra le rocce della prima divisione, piuttosto che fra quelle dplla seconda : cosi , per la niolta analogia zoologica che trovasi fra \ arenaria quadrata o quadcrsendstein ed il calcare del Jura , ha creduto di associarla , al- meno provvisoriamente , alia divisione cui appartiene quest' ultimo , anziche al calcare conchigliare che ad esso sosffiace. Fa osservare die nella distribuzione da esso adottata manca la serie dellc rocce conchi- gliacee che si reputa piii antica della formazione di sedimento inferiore, ma che d'altronde il poco che sappiamo intorno all' origine problematica delle me- desime, e le presunzioni non ha guari manifestate da un geologo italiano sulla loro posteriorita ai se- dimenti secondarj , giustiHcano in qualche modo il silenzio osservato dal Brongniart sulle dilferenti qua- lita di rocce che predominano nella formazione in- termediaria : nota che le ipotesi ideate per ispiegare r origine di certe rocce fanno abbastanza conoscere andar soggetti i sistemi alle stesse vicende della moda, talche r eccesso del favore con cui vengono accolti e sempre un preludio del discredit© in cui sono per cadere. Ma piu esatto ci sembrerebbe il dire con Cuvier, che quanto maggiore e I'accoglimento che ottiensi da un sistema al suo nascere , tanto e piu precipitoso il suo cadere. L'autore tocca rapidamente tuttavia nel principio del Saeeio 1' ai'2;omento delle rocce cristallizzate , ed aggiugne in via di nota una lunga disquisizione sopra i caratteri che le distinguono, e sopra le osservazioni fatte sulla loro giacitura; nella iiducia che il suo disegno possa toruar utile ai giovani che ainano SAGGTO Dl ZOOLOCTA TOSSILE. 69 prog;re(lire nello studio tlella o;eognosia. Per la stessa ragione fa succedere agli scliiarimenti sulle rocce cri- stallizzate molte altre annotazioni , dirette anch'esse a meglio chiarire le cose registrate nel testo. Pone termine al primo capitolo con la rassegna delle rocce intermediarie di cui espone i caratteri litologico- geognostici , come dati fiirono dagli altri scrittori d' oltrenionte , e con la scorta delle proprie e delle altrui osservazioni muove alciini dubbj suUa legit- timita delle conseguenze die si vollero desumere dal- r esame di esse rocce. Dichiara che questo capitolo puo considcrarsi come il preanibolo dell' opera, aven- dolo egli arriccliito di tutte quelle avvertcnze che gli parvero avere una connessione immediata coll' ar- gomento. Nel secondo capitolo passa a discorrere della for- mazione piu antica sotto la quale giace lo schisto argilloso , la sola rocoia visibile nelle provincie su cui cade r esame ; e innanzi tutto prende a trattarc del- r arenaria rossa che dassi a vedere nell' alto Bellu- nese, dove alcana volta cede il luogo alia pietra di paragone od alio schisto siliceo ; ne esamina gli an- damenti cd intreccia alle sue osservazioni quelle fatte da altri naturalisti in diversi paesi. Discorre indi del calcare alpino che succede immediatamente alia predetta, ed esposte le particolarita piu nota- bili sulla sua giacitura, oITre un succinto raggua2;Uo delle miniere mctalliche che gli e occorso di osser- vare nelle montagne del Bellunese. Da line al se- condo capitolo col parlare delle altre rocce che tendon dietro al calcare alpino, quali sono 1' arenaria quadrata ed il muschelkalk. Per rignardo alia prima, crede di avere con sufficienti osservazioni detcrminata la sua posizione in uno con le principali circostanze che 1' accompagnano , e di avere anche prossiraamente stabilita la sua progressione nei siti dove viene co- perta dalle altre rocce: e rignardo alle seconde egli si c alrpianto diffuso per dimostrare ch' essa manca nel Bellunese , dove il calcare del Jura assume in pill di un luogo le sembianze del muschelkalk. 7© SAGGIO DI ZOOLOGIA FOSSILE. Goir arenaria quadrata , che pur manca nel Bellu- nese , incomincia il terzo ed ultimo capitolo die comprende 1' illustrazione delle rocce secondarie piu moderne. Dice che codeste si veggono molto bene sviluppate nei Sette-Comuni, nel Veronese ed in ge- nerale in tutti que' paesi delle venete provincie , nei quali rimane nascosto il conglomerato che loro serve di base. Professa di averle studiate attentamente, va- lendosi della presenza di altre rocce e piu ancora dei petrefatti per giudicare della loro eta. Fa notare che la suddetta distinzione del terreno secondario in due sole parti e interamente fondata suUa zoo- logia, la quale non ammette che divisioni in grande , capaci di accogliere due diverse schiatte di animali; che i fossili oi'ganizzati , compresi nelle rocce della prima divisione , non hanno in geuerale chi ad essi somigli in quelle della seconda; per il che egli avrebbe derogato alle leggi dietro cui la natura distribui le specie animali del mondo primitive , se in vece di unire il muschelkalk al terreno del calcare alpino, lo avesse associate alia formazione del calcare del Jura. Per la qual cosa le differenze che ammettono fra di loro gli animali fossili delle due schiatte, essendo ben altro che gratuiti concepimenti del nostro spirito, come taluno avviso , debbonsi valutare assai piu delle ipotesi fin adesso immaginate per diciferare la varia antichita delle montagne. Avverte che nella descrizione de' nicchi fossili , raccolti nelle sue peregrinazioni , ha cercato di avere sott' occhio le opere di un gran numero di autori moderni, senza trascurare quelle degli antichi, onde qualificare le specie note e ragguagliarle alle figure. Che ove poi mancarono i termini di comparazione, diede il disegno delle specie ignote , aggiungendovi la definizione latina, quanto si poteva concisa, per ac- comodarsi alia convenzione de' naturalisti. Non crede pero che tutte le specie reputate nuove, lo siano real- mente; anzi fa nota la sua dubbiezza che alcuna di c&se sia stata anteriormente descritta e figurata nella SAGGIO DI ZOOLOCIA. FOSSILE. ^I grande conchiologia di Sowerby , opera die non ha potuto consultare. Ad ogni terreno consacra un in- teio jiaragrafo che tinisce coUa descrizione de' suoi petreiatti , e con una tavola in cui sono indicate le specie ed i luoghi del loro riti-ovamento. Nella tavola ha aggiunto cziandio i nonii degli autori che piu particolarmente tiattarono delle specie ritrovate nel medesimo terreno , ma in situazioni ditl^renti , am- pliando cosi le osservazioni degli altri , e ravvici- nando vie piu i terreni zoologicamente afBni fra loro. Noi, riferendo le intenzioui dell' autore annunziate nel prospctto dell' opera , ci siamo attenuti alle sue stesse esprcssioni, a line di non recarvi travisaniento alcuno; esse d' altronde portano una tale inipronta di concisione e di chiarezza, che ci sarebbe senibrato di detrarre a codcsti pregi altri menti adoperando. Lo stesso elogio noi dobbiarao accordare a un di presso a tutto il lavoro , ma non ci e lecito dissiniulare che il linguaggio con cui comincia il prinio capo, lascia desiderare maggiore esattezza di espressioni , il che ci faremo lecito di comprovare. Avvi , dice I' autore , chi si occupa di medaglie per aver liimi circa la storia di una iiazione, eve n ha pur altri che attendono ad investigare gli avanzi au- gusti abbandonati dall' Oceano in epoche assai re- mote. — • Quale sia il vantaggio che quegli avanzi possono olYerirci, avremmo amato d' inteuderlo tosto, come per le medaglie ci vien fatto : ma \'iene espresso di poi, dicendoci che quelle reliquie , piu venerande delle medaglie e piu sublimi delle inscrizioni, sono i segni di un mondo da prima coperto dal maue e popolato da una farraggine di viventi mariui (epiteto alTatto ozioso perche c indubifato che son marini i viventi del mare ). — Lo studio dei corpi fossili or- ganizzati , continua 1' autore, dcbb' essere di molta importanza, giacche tende a dilucidare la storia dei continenti , in un con quella della natuia , la quale nelle epoche piu lontane dell" esistenza del 2;lobo, produceva indubitatamentc vaij es&en differentissimi 72 SAGGIO DI ZOOLOGIA FOSSILE. da quelli die allignano adesso tanto nel mare die sulla terra; c qnesti die sono i siipersdti del mondo dl una volta, si conservano tuttoia nelle viscerc dei monti per annunziare agli uoniini in uii lingnaggio misdco ed oscuro la loro provenienza. — E cosa indubitabile die la natura produceva un tempo es- seri die piu iioii s' iiicontrano viventi ; ma iion si puo circoscrivere la procrcazione di quelli fra le piu lon- tarie epoche deir esisteuza del globo , perclie le spo- glie de' mamniiferi igiioti si rinveniiero sepolte in terreni die voglionsi originati dall ultima catastrofe acquosa dei continenti. Se , come l' autore stesso ac- cortamente ritiene , dehbono il loro interrimeiito al diluvio noacliico , la produzione di esseri ditleren- tissimi da quelli die oggidi allignano, ebbe luogo anclie in tempi posteriori alle piu lontane epoche ; giacdie il diluvio e avvenimento die si vuole assai da quelle disgiunto. Male ci suona 1' espressione di snperstiti del mondo di una volta, attribuita a questi esseri, perclie si conservano tuttora nelle viscere dei monti: gli estinti, per quanto durino sotterra, non si possono mai diiamare superstiti , cioe sopravviventi ; tanto piu poi in questo caso die trattasi di sole re- liquie delle loro spoglie. Queste d' altronde saremmo piu disposti a considerarle come venerande ed augustc , e come testimonj ed interpreti delle grandi vicende e con§eguenti mutazioni cui ando soggetta la super- ficie della terra , piuttosto die come annunzianti agli uomini la loro provenienza: per tal guisa vien meno 1' importanza ad esse attribuita , tanto piii se si ri- fletta die non possono asseveratamente annunciarci che d' avere esistito o nelle acque o sulla terra. No- tisi in aggiunta die quelli giaccnti nelle viscere dei monti, quando , come pensa 1' autore, fossero nati e periti nel luogo che ora occupano, non potrebbero al certo parlarci di derivazione. A questo proposito ci convien confessare die le considerazioni dell' autore sulle piu antiche montagne conchigliacee , non ci sem- braao riiggiuns^eic lo rropo ch' ci si e preiisso, qnello SACGIO DI ZOOLOGIA FOSSILE. j3 di aggiungere maggiore probabilita all' opinione che a lui sembra piu plausibile e consentanea alia ragione, cioe che 1' antico mare in cui quelle si riconoscono surte , siasi mantenuto senipre tranquillo nel tempo del suo giacimento suUa terra , eh' ei d' altronde ritiene abbia assai lungamente durato. Woi non vogliamo entrare in discussioni circa ar- gomenti dell' indole di cui si tratta , sicuri di non uscirne vittoriosi , ma ci permetteremo di esprimere air illustre autore, die la sua contrarieta all' idea della precipitazione de' materiali costituenti le formazioni entro un mare previamente agitato non ci pare rin- venga un appoggio sufficiente nel vedersi in quelle corpi organici riuniti in famiglie, come avvien d'os- servare pei loro consimili anche nel mare odierno. Noteremo quindi primamente che le osservazioni intorno a quel modo di distribuzione de' fossili sono ancora di troppo scarse per poterne desumere un canone generale ; e quand' anche altri fatti si aggiun- gano in appresso , ci sembra che non varranno mai ad allontanare 1' idea di un piu o meno considerevole spostamento dal luogo originario ; poiche , in virtu di ampie correnti , cio avrebbe in alquanti casi po- tuto avvenire a nostro credere senza ragguardevole disperdimento. Trattandosi poi de' testacei, sui quali versa particolarmente la quistione , osserviamo che quelli del mare presente ( a riserva di alcune specie che compajono a galla e di altre che aderiscono agli scogli ed allc costiere ) giacciono costantemente nei fondi , ne potrebbero pel peso dei loro nicchi e per difetto di strumenti natatorj , sollevarsi per entro al fluido in cui vivono. Ora nella supposizione che le montagne zoolitiche siensi formate nel mare per precipitazione dei principj costituenti , senza previa sconvolgimento , in qual modo i testacei , che dob- biamo supporre giacessero tutti sui fondi, giusta il modo di vedere dell' autore , avranno mai potuto venire in situazione donde di continuo precipitarsi o vivi od cstinti, in uno co' materiali terrestri? Come 74 SA.GGIO DI ZOOLOGIA FOSSILE. poi d'altronde si puo concepire che que corpi andas- sero I'iproducendosi sopra fondi che continuamente elevandosi rinnovavano ad ogni istante la superficie per la non interrotta precipitazione di materiali ? E quand' anche la loro generazione, il loro sviliippo ed incremento potessero effettuarsi, e indubitato che que' materiali, per quanto lentamente precipitasscro (i), dovevano seppellirli al primo loro apparire: e notisi che pare assumessero tosto lo stato petroso. Che se ammettiamo che i testacei in origiue nou si trovassero nella situazione che oxa occupano en- tro le recce, s' intendera come in diverse circostanze (i) Dallo stato e modo di trovarsi dei testacei entro le rocce, noi ricaviamo bastevoli argomenti per supporre che non vissero nel luogo che ora occupano , e che la preci- pitazione de' materiali che gli involge non si eflFettuo len- tamente. — I nicchi fossih ben sovente fratturati e corrosi , quando sono bivalvi, si rimengono il piii delle volte ^ dice lo stesso autore , scompnginati (p. ii8 ). Noi riteniamo che se fossero stati sorpresi dalle materie involventi nel loro luogo natale , non sarebbero nella loro struttitra alterati. Pero r autore che dee guardarsi dal considerare quelle alterazioni come opere di traslocamenti , dice determinatamente che le deformazioni e lo scompagi.nainento de' testacei venne ojie- rato dalle materie sopraincwnbenti. Ecco come per favoreg- giare itn' ipotesi prediletta , onde servire alia moda , si da spiegazione ai fatti! Chi non si avvede che que' nicclii in- volti nelle materie pietrose in ogni senso non potevano mai sentire 1' efFetto del peso di quelle che loro anche in oggi sovrastanno ? — I testacei si veggono anniccliiati nelle rocce secondo tutte le direzioni, Chi osservi, p. e., una tavola levigata di calcare rosso aramonltico , vede questo fatto evidentissimo. Se le ammoniti al loro cadere sui fondi non fossero state di tosto invoke da materia calcare , in copia precipitante con esse , avrebbero tutte sicuramente presa una posizione orizzontale , come quelle che avendo la forma di un disco talora di parecchi piedi di diametro , non pote- Vano serbare una posizione verticale ; dunque la precipita- zione de' materiali delle rocce zoolitiche non awenne len- tamente, .. ^ . . . , . , ., SAGCIO DI ZOOLOGIA FOSSII.E. jS potessero nascere ed in2;randirsi , e come indi solle- vati dai fondi nativi dalle acque scouvolte , e per via di correnti trasportati e niantenuti per niaggiore o minor tempo sospesi nel fluido agitato , al calmarsi di qiiesto precipitasseio insieme alle materia terrose, e ne rimancssero involti di mano in mano che giu- gnevano contemporaneamente al fondo. 11 Cuvier e d' avviso che per grandi catastroii il mare sia state soggetto a rivoluzioni nel suo bacino , le quali ab- biano indotte ben anche ripetiite irruzioni e ritirate. Ammettc ad un tempo che quelle fossero precedute, arronipagnate e segixite da cangiamenti nella natura del liquido e delle materie che teneva in dissoln- zione , donde derivasse ben anche la variazione degli animali. Anclie ii Breislak ci ha dipinto quell' antico marc sino dal suo primo apparire in un orrendo sconvolgimento; e sentendo egli pure quanto sia im- probabilc che molto maggioi-e della presente fosse la sua massa , perche e inipossibile spiegarne la grande diminuzione che dovi'ebbe essere avvenuta , crede verisimile che il fondo di quell' occano fosse molto piu elevato; che ora in un luogo ora nell' altro di qucsto fondo siano avvenuti croUamcnti , pci quali la massa del licjuido sia andata successiva- mente passando in luoghi piu bassi (i) : questi (i) L'autore in una nota conviene anch" esso nella me- tlesima idea, dicendo essere opinione che nei fondi sotto- marini siano nati grandi sprofonflauienti, e che in questi possa essersi precipitata porzione deiracqua che manca. Ritenendo anch'egli che la grande diminuzione dell' antico mare non sia avvenuta per un disperdimento delle sue acque , ma per un ritiramento di una gran parte di esso ncl seno di aljissi , noi osservereiiio che inesattamente ei si spiega col dire in principio die la massa del fluido acqiioso era infinitamente piii grande ne primi tempi. Ammessa quella maniera di smarriinento, non tratterebbesi di un' assoluta diminuzione di quella gran massa, ma solo di un cambtJi- memo di situazione di buona parte di essa- 76 SAGGTO DI ZOOLOGIA FOSSIIE. passaggi, dice d'altronde, sono stati rapidi e vio- lend e si sono piii volte ripetuti lino a che il mare pigliasse quella posizione die ha prescntemente. Prova che sotto il fondo del mare potevano esistere delle grandi caverne , le cui volte siano venute a crollare per r azione de' vulcani e de' terremoti , o pel peso stesso deir acqixa. Noi certo troviamo queste ipotesi assai piii in accordo col raziocinio e coi fatti , di quel che ci appajano le idee dell autore , le quali si trovano in opposizione col modo di vedere de' piii valenti geologi e presentano troppe ed insnperabili difficolta. Rinvengonsi poi tali prove di grandi abbas- samenti e successivi innalzamenti delle acqne marine, non che dei loro passaggi da un luogo all' altro , da non potersi mai ammettere un soggiorno permanent temente tranquillo di quell" Oceano sui continenti : due delle piu solenni noi ne ricorderemo al let- tore. — In mezzo agli strati piu antichi di origine nettunica incontrastata si trovano dei letti ripieni di produzioni animali , o vegetabili , della terra e delle acqne dolci : cio prova in modo assoluto che certe interruzioni ebbero luogo nella formazione delle montagne surte nelle acque, e che il mare dopo di essersi ritirato, e aver lasciate scoperte alcune super- ficie per un lasso di tempo (ove piante ed animali comparvero ) e ritornato in quelle remote epoche sui luoghi gia visitati. L' idea delle ripetute invasioni del mare sulle parti da cui si era allontanato fu gia vagheggiata grandemente dai nostri valenti natura- listi dello scorso secolo. II Fortis, sono piu di 40 anni, scrisse che alcune parti abitate del continente erano state occupate dal mare , il quale ritirandosi aveva restituito all' uomo terre toltegli chi sa cjuanti secoli prima (Spallanz. Viag. in Dalmaz.) ; ed il Fortis era stato preceduto dal Targioni e dall'Arduino. — L' autore osserva che le spoglie di grandi animali di antica esistenza, le quali si rinvengono sepolte in piu luoghi, possono considerarsi come tracce del pas- saggio del mare sovra la terra : e poiche rinvengonsi SAGGIO DI 200LOCXA FOSSILE. 77 solo ne' materiali piii recenti , pensa saggiamente che se ne debba attribuire rinterrimento al diluvio mo- saico, catastrofc avvcnuta niolto dopo die pcrfezio- nata era la crcazione della terra. Nota altrcsi V au- tore che V origine de pctrefatti e assai anteriore al diliwio e ad ogni ultra allagazione secondo il Pe- tavio^ e questo sappiamo essere 1' avviso della mag- gior parte de' gcologi. Esse adunque appartengono esclusivaniente al mare primitivo. Gio posto, osser- remo che in molte regioni , d' ordinario ne' terreni di trasporto delle piamue , si rinvengouo a varia profondita tronchi di alberi, spesso analoghi a quelli che or crescono in opposti climi , e talvolta del dia- metro di parecchi piedi. Ammesso anche che quegli alberi al pari delle conchiglie , giusta il sentimento deir autore , siano cresciuti nel luogo ove ora giac- ciono , come mai sarebbe avvenuta la loro lapidili- cazione , sc il mare antico non fosse ritornato sui luoghi che aveva gia lasciati scoperti e sui quali frattanto erano cresciute quelle aunosissime piante? Ci sembra che se il dotto autore avesse accordato a questi fenomeni quella attenzione che meritano , non si sarebbe si facilmente deterniinato ad abbracciare opinioni inverisimili : che tali siano noi crediamo di averlo abbastanza dimostrato. Pero se a questo riguardo non ci fu concesso di tributargli le nostre lodi , non .ne saremo avari pel merito di cui va ampiamente fornito il rimanente dell' opera , per le iniportanti disquisizioni e notizie che vi abbondano, la peregrina erudizione che vi riluce, il buon metodo con cui e condotta e per altri pregi : ne dubitiamo che r autore abbia avuto a scorta del suo lavoro la piu. aitenta ed accurata osservazione (i). Godiamo quindi (i) Non possiamo pero dissimulare essere sfngglte alcune inesattezze zoologiche , ladclove si tiene discoiso dei laghi Lapisini in valle di Santa Croce (p. i54 ). Dicesi, jj. e., die dentro 1' istmo che U divide , si moltiplicauo le vipere ( coluber berus ) e li bastonieri ( coluber natix ). Potendosi ^8 SAGCIO DI ZOOLOGIA FOSSILC. di pronunciare cli' essa nel nientre c' informa intorno ai fatti piu curiosi ed interessanti die ci si olTrono dalla costituzione gcognostica di una ragguardevole parte del nostro paese , utilissima riuscira di certo supporre die in quell' istmo divisorio formatosi per ma- terie rovinate dai raoiiti sovrastanti, vi si innoltrino le acque dei laglii , come pare indicate anche dalla parola dentro , osserveremo essere probabile che in vece delle vipere die si tengono in luoghi aridi , vi moltipliclii la biscia d' acqua che e il coluber natrix , scritto per errore natix , detta anche vipera del collare , e per vera vipera giudicata sovente in tntti i paesi , attesa la molta somi- glianza die presenta con quella a prima giunta. 11 bastoniere poi noil e il coluber natrix, che ha bensi di sovente in corapagnia , ma piuttosto il coluber flavus. — Poco oltre ove si da un elenco di aniiuali die trovansi nel canale di Santa Croce , si riporta siccome unlco mammifero di quel luogo il cavriol , cervus capreolus , Linn. Ma a noi , se non aii- diamo errati , sembra qui scamblato il camozzo , antilope rupicapra , detto pure cavriolo anche presso gli alpigiani Lombardi , col mammifero quasi della stessa taglia, capriolo propriamente denominato. Dice 1' autore , che il Girtaniier s' inganna col volere die in tutto il paese Svizzero e Gri- gione , nel Tirolo, nella Stiria , la razza de' caprioli sia spenta , e solo rimanga di essa qualche avanzo nelle diacciaje iiiaccessibili della Valle d'Aosta in Savoja, potendo egli assi- curare che le alpi Bellunesi sono niolto ben popolate di caprioli , e che buon numero se ne prende ogni anno dagli abitanti dello Zoldiano e del vicino Tirolo. E ben evideiite che il Girtanner non iiitese di parlare dei veri caprioli, nia bensi de' camozzi , quando fa dimorare gli animali di cui discorre , nelle diacciaje inaccessibili •, sapendosi che in <|ueste i secondi vi stanno efFettivamente, non gia i priini die amano le pianure , le colline , ed appena si danno a conoscere in alcuni paesi su di alti piani. Non vorremmo riliutarci a credere che Tindividuo novello colto Tanno 1822 presso al lago di Santa Croce , potesse esscrc un vero ca- priolo , in quanto che fn veduto dall' autore ., ma noi ci nccorgiamo die era pur desso un camoscio, quando ci vien detto che simili sono quelli che popolano le alpi Bellunesi. SAGGIO DI ZOOLOGIA FOSSILE. JQ air istruzlone di chi ama addottrinarsi in una scienza la quale comeche ancora lontana dalla sua perfe- zione, non lascia di essere per molti riguardi im- portantc e degna di trattenere le menti inclinate ad investigate le operazioni della natura negli oggetti suoi piu grandiosi ed iniponenti. Ignoriamo che a' nostri tempi siansi rinvenuti caprioll suUe altiire alpine , ma sappiamo d' altronde che in varj punti anche dell' alpi Lombarde si veggono ancora branchi di camosci •, <;he taluni discendono talvolta alia linea dei pini e se ne colgono di novelli viventi. Cio posto , darem ra- gione air autore di censurare il Girtanner , perche voglia limitata alia Savoja la razza di mammiferi alpini, che riteniamo dica caprioU in vece di camosci, adottaado un sinonimo usato dagli alpigiani •, ma non gli perraetteremo di credere che il Cuvier non sia al fatto del cangiamento che occorre nel pelo de caprloU , ammettendo che alcuni siano per mane ntemente rossi, altri neri. L'individuo veduto dal- r autore aveva il pelo rosso ne' primi due mesi , e si muto gradatamente ne' successivi in grigio nerastro ; cio e ap- punto quanto suole avvenire pei camosci. I caprioli, tutti rossastri da giovani , diventano per 1' ordinario brunastri invecchiando: noi non ne conosciamo di neri, ma tra quelli della valle di Ticino ci avviene di vederne di permanen- temente rossastri. Spiace inoltre il trovare nel detto elenco parecchi nomi slstematici inesattamente impressi, come sarebbe erinaceus auritius in vece di auritus , mustella in luogo di mustelq , egreta in vece di egretta, nicticoras in luogo di nyctico- rax , ecc. 8o Ragviiaglio de' manoscjittl e della raccolta di mineraU e di piante lasciatl dot defunto Brocchi (*). V^oIIo stesso convoglio col quale e partita la GirafFa ho spediti al Governo di Trieste per essere consegnati all'erede i manoscriiti del nostro celebre defunto amico G. B. Broc- chi, morto il giorno 2 3 settemhre 1826 a Chartum, vil- laggio della Nubia posto al confluente del Fiume bianco nel Nilo. La pubblicazione di sifFatti manoscritti faranno viemniag- giormente rincrescere all' Italia la perdita di un tanto lette- rato : non gia che i manoscritti presentlno un lavoro finlto", essi non sono al contrario che uno zibaldone, un abbozzo, ed appunto per darvi un' idea adequata di essi ho concepito il pensiero di scrivervi questo Ragguaglio'. Valga esso a farmi perdonare la mancanza alia promessa datavi di mandarvene de' lunghi estratti per la Biblioteca Italiana. La promessa venne dal desiderio e dal cuore ; la mancanza fu opera delle mie occupazioni d' ufficio che non mi lasciano un lucido intervallo da donare agli studj. I manoscritti del Brocchi non contengono una descri- zione od una particolare o minuta relazione de' suoi viaggi. Essi non sono divisi ne in libri , ne in capitoli , ne sono estesi in forma di lettere come si e usato fare da moiti viaggiatorl. Quale sarebbe stata la forma ch'ei avrebbe data a questi manoscritti dopo che fosse tornato in Italia e im- preso avesse a pitbblicarli nol saprei dire ; ma da alcuni cenni datine qua e la pare ch' ei divisasse di scrivere ol- tre la Relazione del viaggio anche articoli o trattatelli a parte. Cio e tanto vero che in alcuni luoghi accenna per esempio come segue : /< L' articolo della religione comin- cera cosi. — E opinione a un di presso generale che Maometto colle sue istituzioni abbia date una religione , delle leggl e dei costumi ad un popolo del tutto barbaro; ch' egli abbia ridotto in un corpo di nazione delle masnade (*) Questo RagguagUo ci fu trasmesso dal sig. Giuseppe Acer- bi, gia Direttore della Biblioteca Italiana, ed ova Console ge- nerale Austriaco neil' Egitto. RAGGUACLIO De' MANOSCRITTI CCC. 8 I erranti eaiite spedilo al Lihano dalla S. Congregazione de propaganda ficie , intorno ai Drusi. Que- sto manoscntto , oltre varie notizie storiche contieue il Cate- ciiisnib religioso dei Drusi. LASCIATI DAL DEFUNTO BROCOHI. 83 qualclie particolare ragguaglio , raa il Boaavilla stesso, poco ferino in salute, cjuando fu presso Tebe mori. Sotto il glorno 3 1 agosto il Brocchi scrivea nel suo Giornale a Cliartum. — « Piospetto dello stato della ve- getazione nella stagioiie delle piogge. — Durante otto mesi circa dell' anno le campagne del Sennar ofFrono 1' aspetto della piu desolaute sterilita, e corrispondono veramente air idea che ci foimiamo delle regioni della Zona Torrida. Immense pianure ciie si stendono a perdita di vista nul- raltro offrono die un' arida sabbia sparsa di sterpi dis- seccati , o se appare qua e la qualclie traccia di verdura non e che di triljoli e di oshar. Una prospettiva egualmente trista ofTrono le boscaglie. — Ne' mesi di aprile e di mag- gio , allorche la vegetazione rinvigorisce fra noi , essa e raorta in questi paesi , e gli alberi mostrano i lore rami squallidi e nudi , come sarebbe nelle nostre contrade nel cuor delFinverno, oppure non appajono vestiti che di poche foglie intisicliite che sbucciano a stento. Ma soprag- giungendo la stagione delle piogge la scena cainbia di aspetto. Una pioggia o due bastano per effettuare questa trasformazione. Le sabbie dei deserti clie si avrebbero cre- dute incapaci di vegetazione, si coprono uniformemente di un tappeto di rigogliosa verdura che rassembra alle nostre piu Jjelle praterie. Diverse specie di graminacee s' innalzano da quelle pianure , ed ofFrono un grato ed abbondante pascolo agli arraenti che popolano un terreno dianzi ab- bandonato da qualunque essere vivente. — Le selve si niostrano allora in tutta la loro pompa, e danno rlcetto a nuraerose mandre di cammelli e di buoi. Le campagne coltivate sono coperte di biada ( holcus ) ad un' estensione che r occhio non puo misurare. — Ma lienche tale sia la magnifica prospettiva che la natura rianimata presenta in questa stagione , molto e lungi dal vero che un europeo trasportato in qiteste contrade sia preso dalle medesime sensazioni che in analoghe circostanze suol provare ne'pro- prj paesi. ■ — Quando le piogge di estate ristorano presso di noi la vegetazione illanguidita da una sovercliia arsura , sembra , ed e di fatto , che sia trasfusa nel nostro corpo medesimo una novella vita. — L' aria fresca ed elastica rileva Ic nostre forze fislche e quelle dello spirito; f atmo- fifera profumata dall" erbe e da" liori rende voluttuose le passeggiate della campagna-, il cielo e piu puro, ad un 84 KAGGUAGLIO DE' MANOSCRITTI CCC. bel mattino succede una ser.ita piu delizlosa , nol siamo piu allegri , piix robusti e piu attivl , ne meglio godiamo della nostra esistenza, quanto in un tempo simile. — Tutto al contrario e sotto questi climi. — ■ AUorche sono svanite le prime impressioni prodotte dalla novita dello spettacolo, succede ben presto V indifFerenza e il disgusto. — Un vento grave e vaporoso di sud spira perpetuaniente nella stagione delle piogge, T appetite manca , le forze soccumljono, lo spirito come percosso da questo soffio maligno rimane in- torpidito. Un' inerzia assoluta s' impadronisce di tutti i nostri sensi. Anclie dopo una forte procella il cielo non. e mai afFatto sereno , ma volteggiano neri nuvoloni che ne minacciano una novella. — La grande variabilita della temperatura sconcerta F equilibrio della salute ; ad un sole cocente di mezzogiorno succede un vento fresco. L'atmo- sfera e sempre impregnata di umidita, di cui inzuppansi i vestimenti ed i mobili delle case ; qnindi e che predo- minano i raffreddori e le affezioni reumatiche. — Un alto strato di fango viscido e tenace rende impraticabili le co- municazioni di paese in paese, ed il cammello, animale che sembra format© dalla natura per queste contrade e che e la sola bestia da carico , e nell' impossibility di tran- sitare. Sciami innumerevoli di molesti insetti , di mosche di diverse forme e grandezza , di anzare , di foriniche di varie specie sorgono dal limo delle pozzanghere ripiene di un' acqua verdastra, quasi clie, come un tempo opina- vasi, fossero generate dalla jiutredine , e s' insinuano nelle abitazioni. A questi incomodi un altro se ne aggiugne che sempre si teme , quando pure non si verifichi. — Attesa la cattiva costruzione delle case coperte di un tetto di fango facilmente pei-meabile all' acqua , quando il cielo minaccia una nuova procella, si e sempre nella trepida- zione che la casa sia innondata. — Sia di giorno o di notte la famiglia e allora in movimento per prevenire i guasti che, cio succedendo, sarebl^ero cagionati. — Le capanne di paglia sarebbero per questo riguardo meglio preservate ; ma un altro accidente peggiore e in queste da temersi , quello del fuoco. — Tutta questa serie di dispiaceri e piii che sufficiente , a mio credere, per di- struggere la piacevole impressione che potrelsbe fare una decorazione di verdura, poiche tutto a cio si riduce, non producendo questa stagione, die e come fra noi 1' autunno. LASCUTI DAL DEFUNTO BROCCIII. 83 nh le moltiplici qualita di frutta, ne gli erbaggl diversi, ne i legnini di varie sorte , ne tante altre utili produ- zioni del siiolo die fanno desiderare V autunno ne' nostri paesi. — 'La natura e stata perfino avara di fioii. — Assal ci vuole clie quelle pianure coperte di verdura ofFrano quel miscuglio differente di colori , clie deriva dalle tante specie di liori clie decora no le nostre praterie. — Nulla di nieno se F aria piu temperata, se 1" aspetto delle cam- pagne verdeggianti , se la speranza di un' annata fertile possono recar piacere in mezzo a tanti disgusti , esso e avvelenato da un' idea die ricorre a nostra mala voglia all' immaginazione , die questa stagione e la foriera di uii'altra micidiale, in cni imperversano le dissenterie , le febbri intermittenti e reniittenti, di cui ciascuno puo essere la vittima , malgrado le plii attente precauzioni , e die mietono moke vite. — lo mi sono trovato in Sennar nel- r incominciamento delle piogge , indi passai tntta la sta- gione a Cliartum. Le piogge in Sennar sono piii dirotte , pill frequent! e di maggiore durata, e sono accompagnate per lo piu da un furioso vento di sud die scaglia la piog- gia con veemenza. — Piombando a terra con questo im- peto , si spezza e rimbalza , ed il vento soUeva 1' acqua cosi divisa di raaniera die sembra che incumlia suUa terra uno strato di densa nebbia. I lampi , i tnoni , le folgori e talvolta la gragnuola accompagnauo queste procelle , il quale ultimo fenomeno e sconosciuto a Cliartum. — Noii di rado avviene die le nuvole discendano lino alia super- ficie del suolo. A Cbartum , situato presso i limiti della zona pluviale , le piogge giungono plii tardi , e non sono ne frequenti , ne cosi dirotte. — La prima cadette in que- st'anno al 1 8 luglio,e d' allora in poi fine al glorno d'og- gi il termometro abbasso mantenendosi costantemente fra i gradi 26 e 28, di maniera che durante tutto questo spa- zio di tempo die comprende circa un mese e mezzo, non moato ai gradi 3o die per tre giorni, ed ai gradi 3i un giorno solo ( V. Ic annotazioni ). Prima delle piogge all' in- contro . e nell' anno scorso in questi mesi , esso s' innal- zava tutti i giorni dai gradi 33 ai 34. In questa stagione la temperatura in tutta la penisola del Sennar si mantiene a un di presso entro questi termini , e per le piogge che cadono suUa sua snperficie , e molto piu per quelle che innondano le parti del Said c le montagne dell' Abissinia. 86 RAGGUAGLIO De' MANOSORITTI CCC. — Cio posto, devesi rignardare come un caso assai poco comuiie die al 2 di agosto , secoado la relazione di Bruce, cioe nel colmo delle piogge , il termometro fosse ai gradi 116 di Farenh. corrispondenti a 87 '/, di Reaumur. Tutte le piogge in Chartum cadettero di notte. — Mi sono in- teressato di vedere se avessero una corrispondenza coi punti della luna , ma non ho potuto raccapezzare nulla di certo e di positivo. — Solamente si puo dire che se il tempo si sconcerta nel novilunio, tutto il mese e piovo- so, percio sono di avviso che se la nuova luna di settem- bre succedera col bel tempo , le piogge saranno termi- nate. — Si e veduto che le piogge le piu forti non arri- varono qui ad un poUice e mezzo ;, nulladimeno gli abicanti mi attestarono che tie sole distribuite a convenient! inter- valli basterebbero per farne maturare la dura. Di fatti non ne cadettero che quattro, e la vegetazione e cosi rigogliosa quanto fra noi nell' autunno. — Cio deesi attribuire alia temperatura mediocre , alle nuvole che per lo piu coprono il cielo , alle rugiade della notte ed alia lunghezza delle notti medesime. E singolare come al levare del sole il ter- mometro siasi mantenuto nell'epoca delle piogge a quel- r altezza a un di presso , in cui e ne' mesi piu caldi , vale a dire fra i 21 ed i 22. Parmi che si possa assegnare la causa alia calma dell' atmosfera durante la notte , giacche per lo piu non spirava un leggiero soffio di vento. — La natura, che non e mai sconsideratamente prodiga, ama nel regno vegetabile di fare un grande sfarzo con poche spe- se. — In tutti i paesi non sono per lo piu che tre o quattro sorta di piante che formano que' magnifici tappeti di verdura e di fiori, ove T occhio giudicherebbe essere pvofusa una grande varieta di specie. — Nelle pianure erbose delle nostre campagne sono per lo piu la salvia pratensis , il chrysanthemum leucanthemum , il ranunculus repens che ne formano la decorazione. Qui sono la trian- ihema pentandra, la boheravia repens, il tribulus terrestris , il cowolvulus nano a piccolo fiore bianco ". ( Sarh condnuato. ) N 87 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Relation dun voyage etc. Relazione di un viaggio fatto in Europa e nell Oceano Atlantico alia fine del XV secolo sotto il regno di Carlo VIII da Martire vescovo di Arzendjan , tradoTta dall ar- meno e accompagnata dal testo o?iginale da M. G. Saint-Martin , memhro dell Istituto , ecc. — P«- riff,, 1827, libreria oricntalc di Dondey-Dupre, in 8.°, di pag. 80. Q. .uesto e nn viaggio fatto in Europa alia fine del XV secolo da un vescovo della Grande Armenia, ad oggetto, per quanto semljra , di soddisfare la sua pieta e di vlsi- tare, secondo 1' uso della nazione, le tonilie degli Apostoli in Roma, di continuare il suo peregrinaggio sino a S. Gia- como di Galizia, e di venerare le piii celebri reliquie che nelle citta principal! dell' Europa si conservavano. Anteriore a questo era il viaggio di Aitone . Armeno, che trovasi stampato in alcune delle edizioni latine di Marco Polo , e del quale il sig. Saint-Martin non ha fatto alcuna men- zione sebhene esso contenga molte di quelle osservazioni di altro genere , che il suddetto Saint-Martin annunzia nella sua prefazione non trovarsi nel viaggio di Martire. Egli attrihuisce tale luancanza di Martire alia qualita sua di religioso armeno, notando che tuttavia curiosa dee riescire la relazione di lui , scritta senza artificio e con circo- stanze le qaali , inserite in essa senza disegno, sembrano non potersi allontanare dal vero. Opportunamente accenna il Saint-Martin nella sua prefazione, che un lungo viaggio 88 APPENDICE da quel vescovo intrapreso su 1' Oceano Atlantico separa quel viaggiatore dalla classe degli ordinarj peregrin! , e da luogo a molte osservazioni istoriche intorno ai viaggi eseguiti nel grande Oceano avanti la fine del secolo XV. II primo articolo di quella prefazione versa su la vita e su le opere di questo viaggiatore; a poco pero si ridu- cono le notizie che egli stesso ha date di se nelle sue opere. Egli si chiamava Martiros o Mardre, ed era vescovo di una grande citta deir Armenia , die era altresi sua pa- tria, detta Ezenga dagli Arnieni, Arzendjan dai Turchi, dai Persian! e da tutti i Musulmani oriental! , e risedeva d' ordinario in luogo appellato il Nuovo ViUaggio nel mo- nastero di S. Ciriaco, dove tuttora tengono la sede loro i vescovi armeni di Arzendjan. II viaggio di quel vescovo fu eseguito dall' anno 1489 sino al 1496, ed e la sola opera che di lu! s! conosca , scritta in uno stile semplice , al- quanto scorretto e mescolato spesso di vocaboli sti-anier! : fu tratto da un manoscritto armeno della Bdilioteca reale di Francia, il quale contiene preghiere e leggende religiose, scritte in armeno volgare e sparse di molt! vocaboli turchi. La copia ne fu fatta a Costantinopoli neH'aano 1684 del- 1' era nostra, assai malamente e con molt! error!. Ottimo fu il divisamento del Saitit-Mcirtin di aggiugnere alia sua traduzione il testo armeno, ch' egli asserisce d! avere in molt! luoghi corretto. Ma egl! omette d! avvertire che la traduzione e cosi pure T edizione del testo armeno furono compiute sotto la direzione del dottore Giovanni Zohrab, altre volte residente nell' isola di S. Lazaro presso Venezia, che fu luugamente in Milano, e qui anche collaboratore del celebre 3Iaj nella edizione delle Cronache di Eusebio tratte dalF armeno (i). Seguono alcuae osservazioni storiche su i viaggi intra- presi neir Oceano Atlantico avanti la scoperta delf America fatta dai Colombo , del quale il vescovo armeno era con- temporaneo, e alle cui scoperte possono riferirs! alcuni (i) II benemerito dottore Zohrab ha pubbllcato a Parigi nel 1825 una bella edizione , gr. in 8.° del Nuovo Testamento con- forme al testo dell' antica verslone armena coll' interpretazione letterale nelT armeno moderno ; ed lia pure assistito alia parte armena dell' edizione delle favole scelte di Vartano pubbiicate pure a Parigi in 8.° lo stesso anno , in armeno ed in francese. PARTE STRANIERA. 89 cenni contenuti nella relazione di questo plo peregrlnaggio. Essa dunqiie ci fa conoscere ua' impresa dello stesso genere di quella del Colombo, cioe an viaggio di scoperte , inco- gnito sino a quest' ora, forse perche non produsse alcua importante risultaniento, il die tuttavia non potrebbe con certezza asserirsi sulla sola narrazLone di quel vescovo. Diciannove mesi dopo la prima navigazione di Colombo parti la spedizioiie di cui si tratta dalle coste della Bisca- glia, ove era stata allestita al solo fine di scoprire nuove terre. Biscaglini, per quanto sembra, ne fiirono i con- dottieri •, al quale proposito osserva TA. della prefazione, die nel i5o4, dodici anni soltanto dopo la partenza del Colombo , i Bretoni , i Normamii e i Baschi frequentare solevano le coste dell' isola di Terraauova ed anche il vicino continente, intenti alia pesca del baccala ^ dal che egli trae la conseguenza, che quelle parti deirAnierica scoperte furono poco avanti o poco dopo 1' epoca in cui il Colombo si diresse la prima volta verso le Antille. Lascererao da parte gli squarci di copiosa erudizione die il Saint-Martin sviluppa nel trattare quest' argomento , accennandosi da lui anche il viaggio dei fratelli Zeni , senza pero far menzione del nionaco, ora caidinale , Zurla, che tanto diffusamente il- lustro quel panto di storia geografica , citandone soltanto r opera iutitolata: di Marco Polo e degli altri viaggiatori veneziani piii illustri. Egll dunque con inolti documenti tratti dalle storie dimostra , che assai prima del XYI secolo navigatori partiti dalle coste di Francia eransi sovente innoltrati nell' Oceano Atlantico , dal che e facile il de- durre come in una delle frequenti spedizioni per la pesca avrebbero potato innoltrarsi sino al continente americano, Tornando alia relazione del vescovo arineno, egli osserva che in questa trovasi la data certa di una di quelle audaci imprese, anteriore di dieci anni a tutte le indicazioni che leggonsi nel Mamusio, nel Bergeron e nel Charlevoix; e che puo trovarsi qualdie relazione tra questa navigazione e la spedizione tentata poco prima dal Colombo , die prodotta aveva la scoperta dell' America. 11 terzo ed ultimo paragrafo di essa prefazione e di- retto soltanto a scoprire l' epoca del viaggio fatto da quel vescovo neir Oceano Atlantico. Egli parti da una citta , uo- minata nella relazione Getkaria. Questa era certamente si- taata su le coste della Biscaglia, ove quel vescovo arrivo al QO APPENDICE suo ritorno dalla Gallzia , partendo da Bilbao , e dlrigendosi verso i Pirenei, dal die sembra potersi raccogliere die quella citta si trovasse tra Bilbao e Bajoiia. Avvi di fatto su la riva del mare, nella provincia di Guipiiscoa, un luogo nominato Guetarf a, die fa parte del paese de'Baschi, e die dopo di essere stato un porto assai frequentato nel XV e XVI secolo , e caduto ora nella oscurita : in alcuni portolani quel luogo e nominato Cataria, ed e collocato a 6 leglie di distanza alF occidente di S. Sebastiano. Di la dun- que parti quel vescovo: ma piii difficile riesce lo stabilire con esattezza I'epoca della sua partenza. Die" egli soltanto d' essere par tito il martedi dopo la nuova domenica , e questo e il nome die gli Armeni danno alia prima domenica dopo la Pasqua ■, ma non indica in quale anno partisse. Da queir epoca in poi egli non ofFre piii alcuna data se non se quella del suo ritoi'no a Roma, nella quale citta rientro il glorno 20 di feljbrajo del 1496, dopo di avere scorsa nna parte dell' Europa e delF Oceano. Da Roma egli era uscito il giorno 9 di luglio 1491, e in 46 giorni era giunto nella Germania, dove erasi innoltrato sino a Colonia die lasciata aveva il aS d' ottobre. Giunto era quindi a Parigi nel giorno 1 9 dicembre ; ma cio non avvenne certamente nello stesso anno 1491, giacche partendo da Colonia aveva scorsa graa parte dell' Alemagna , di la erasi recato in Fiandra , pas- sando per Besanzone, quindi erasi in IngliUterra e in molti luoghl luQgamente trattenuto. Impossiblle essendo adunque die egli, viaggiando a piedi e passando per tante provincle, giugnesse a Parigi nel breve periodo di due mesi, forza e di ritardare il suo arrlvo in quella citta sino all' anno 1492, dalla quale parti egli dopo i3 giorni, cloe il i.° gen- najo 1493, attraversando tutta la Francia e viaggiando lungo le coste settentrlonali della Spagna, ove pure lun- gamente si trattenne in alcune citta, e 84 giorni sogglorno a S. Giacomo di Galizla. Egli non pote compiere tutto questo viaggio coUe frequenti stazioni , se non se in un anno almeno, e quindi I'epoca del suo imbarco su I'Atlan- tlco dee riferirsi alia prlmavera del 1494", in quell' anno, cadendo la Pasqua nel So di raarzo , la nuova domenica degli Armeni cadeva nel 6 di aprlle, e 11 martedi seguente in cui imbarcossi era I'ottavo di quel mese. Per lo spazio di 68 giorni egli navigo su I' Oceano ; non pote dunque tornare su le coste della Spagna se non die verso la meta PARTE STRANIERA. 9 1 dl gliigno, e da quell' epoca non rimangono piu se non clie 20 mesi sino a quella del suo ritorno ia Roma, viag- j;iando egli ancora a piedi per la Spagna, per la Francia e per 1' Italia. II slg. Saint-Martin si stende qui lungameate intorno 1' epoca del prime viaggio di Colombo , con die si mostra che circa 19 mesi passarono tra questo e quello del vescovo armeno, ed osserva die probaljilmente le sco- perte di Co'ombo svegliarono rattenzione dei Biscaglini, ar- diti navigator! in quella eta , e che questo fu il motivo della spedlzione di cui fece parte il vescovo armeno. Fors'anche Femulazione dei Biscaglini e de' Basclii fu ec- citata dair arrive della nave di Alfonso Pinsone , staccata per una furiosa tempesta da quella di Colombo^ nel porte di Bajona , non lontano dalle frontiere della Biscaglia , e questa conghiettvira A'iene confermata da una pomposa al- locnzione die il vescovo armeno pone in bocca del capo o del comandante della nave su la quale erasi Imbarcato. Una prova altresi convincente die quella nave destinata era ad un viaggio di scoperte , si desume dal vedere che essa soflferte avendo alcune avarie nel sue ritorno al Capo Fi- nisterra, fu tnttavla diretta verso TAndaluzia, eve trova- vasi la regina Isabella , ed entro in un porto , dal ve- scovo non nominate , che quello petrebbe credersi di Cadice. Di la il vescovo parti per il santuario di S. Maria di Gnadalupa, forse per vote fatto durante il viaggio, veto che lo storico Herrera attribuisce anche al Colombo. II viag- gio d' Isabella a Siviglia cade appunto negli anni 1493 e 1494, ed ivi il vescovo armeno vide la regina verse la meta deir autunno del secondo di quegli anni. Soggiugne il Saint-Martin che il viaggio di lei nelle provincie meri- dionali della Spagna non era forse motivate se non che dalle operazioni navali, che avevano per oggette il Nuevo Monde-, giacche essa sola aveva protetto il Colombo e prev- vedute all' armamente della sua flotta •, ne presse quella regina recati si sarebbero con lunge viaggio semplici ar- materi , partiti per la pesca , non gia per iscoprire terre incognite. Noi nen entrereme qui a dare una minuta analisi di quella relazione , della quale i punti piu importanti veg- gonsi indicatl nel sunto della detta prefazione: accenneremo soltanto alcune delle principali circostanze , die fornito hanno in parte argomente a note erudltissime del sig. Saint- Mart in. II vescovo, che scrive sempre nella prima 92 APPENDICE persona, si intitoLi Mardre , ma solaraetite dl nome ; egli era accorapagnato da uu diacono , detto Verthanes ; giunto a Veiiezia, credette quella citta conteuere 74,000 case, numero che 11 traduttore crede alquaato esagerato , come altre indicazioni dello stesso genere che nella relazLoae si trovano. Da Venezia il viaggiatore navigo ad Ancoiia , e di la passo in 3o giorni a Roma, della quale citta descrive speclalmente con ammirazione le chiese e le reliquie. Tre volte fu introdotto dal Papa, che era allora Innocenzo VIII, Egli nomina Tedeschi gli Alemanni, e Gasdendsia la citta di Costanza , il che lascia luogo a credere che abitualmente egli si servisse della lingua italiana. Parlando di Friburgo in Brisgovia, dice che quella citta possedeva 3 00,000 viti. A Colonia, forse con qualche esagerazione cotne a Venezia, assegna 224,000 case, e parla del sepolcro dei Magi, su i quali dice collocate le loro tre teste, il che certainente non vedevasi a Milano, donde quelle supposte reliquie furono a Colonia trasportate: molto quindi si difFonde su le altre reliquie sacre di quella citta, e su la copia e la ricchezza delle gemnie che nelle chiese vedevansi, su la magnificenza della cattedrale, su la torre maravigliosa, su le campane, ecc. Spira non e indicata con alcun nome, ma soltanto come la citta ove trovavansi i sepolcri dei re alemanni; confusa- mente e pure indicata Aquisgrana sotto il nome di S. Maria- Daks , che era forse soltanto il titolo della cattedrale. Egli dice che in nna cassa tutta d' oro e di perle conservavasi cola la camicia della Vergine madre di Dio. Altra citta, della quale e storpiato il nome, e da lui indicata come residenza dei re alemanni. Questa forse e Besanzone, ove trovavasi in quelf epoca F imperatore Massimiliano /, ancor re dei Romani ^ in quella citta dice il vescovo di avere veduto il S. SuDARio. Giunto nella Fiandra e nelF Inghil- terra , accenna che non poteva farsi intendere , il che pur induce a credere che egli si esprimesse in italiano , e soggiugne che gli abitanti erano grandi mangiatori di pesce. Convien fare in questo luogo itna osservazione sfuggita alia penetrazlone del sig. Saint-Martin , ed e che il viaggiatore era tuttora ben lungi dalP immaginarsi I'esi- stenza di alcuna terra al di la dell' Oceano, e di far parte di iia viaggio di scoperte;- giacche, parlando del mare uni- versale che bagnava la Fiandra e T Ingliilterra , dichiara ripetutamente che quello era all' estremita occidentale del mondo. Giunto dope un lungo viaggio , come egli dice , PARTE 6TRANIERA. 98 al paese del Frances! , parla della citta o della badia di S. Dioaigi, ove seppellivansi i re e le regine, e dl quattro coste di pesce marino cola collocate , ciascuna della lun- ghezza di cinque braccia e tre jDalmi ; ne 11 Saiac-Martin in una nota apposta a questo passo si e curato dl indicare che queste attril)uire dovevansi a una balena o ad altro cetaceo, del quail sovente le ossa, come curioslta natural!, sospendevansi alle mura delle chiese. Egli nomlna Parez la citta di Parigi, e minutamente descrive la chiesa di I\'otre-Danie e i suol ornamentl : in proposito della citta dice che due fiuml ( forse 1 due rami della Senna ) vl en- travano, e die non ne usclva la meta delle acque. Sembra che a Parigi 11 diacono Vertluines lo abbandonasse, perche dice dl essere partito per Etampes con altro couipagno che con lul si trattenne soltanto sedlci giorui , slnche glunse a una citta che forse e Tours , dove si uni con altro diacono francese sino a Poitiers , e quindl solo con- tinue con molta pena 11 suo viaggio pedestre. La Guasco- gna e da lul noniinata Gasgonia , indicandola tuttavia come citta anziche come provincial ma non e possibile Tintendere quail citta fossero quelle che egli indica sotto 1 noml di Gasdelia e dl Ahzoiiia , qualora questa non fosse Aubusson. Piu chiaramente s' iniende il suo arrivo a Bajoua e nella Blscaglia, ove accenna die si mangiano pesci : parla della citta dl S. Seljastiano, ove dice dl essere stato caritate- volmente trattato dall' albergatore , che due o tre volte fece per lul fare una questua. In questa citta asserisce di noa avere veduta alaina bella figura:. sola Indicazione di questo genere che si trovl in quel viaggio. Molte citta della Spagna egli Indica con bastante precisione , vedute avanti di giu- gnere a S. Giacomo di Compostella, su la cui chiesa e sul cui sepolcro molto si diffonde •, annunzia quindl di essere glunto alia estremlta del mondo, cioe alia riva del mare, In un edilizio che, se 11 manoscritto non e fal- lace , egli dice fal)bricato dl mano deir apostolo S. Paolo: era forse questo un piccolo borgo detto dl S. IMaria presso 11 Capo di Finisterra. Narra dl avere molto soUerto in quel viaggio e dl avere Incontrato gran numero dl Here , tra le altre 11 vakner , anlmale selvaggio, grande e assal pernicioso , che 11 traduttore crede un orso o pluttosto un toro selvatico. Dopo dl avere scorse molte citta, situate alle sponde delF Oceano , dove intendere non po- le va la lingua del paese, ma pure otteneva favori per una 94 APPENDICE commendatizia del Papa, giugne 11 viaggiatore in una grande citta , al di sotto della quale scorre un gran fiume con un ponte di 68 arclii, die impossibile sarebbe il riconoscere su le coste della Biscaglia •, di la passa a Bilbao , e con un viaggio di 27 gi&rni i-ecasi alia citta summenzionata di Getharia. Trova cola un grande vascello del carico di 80,000 quintali , e chiede ai sacerdoti del luogo di esservi ammes- so, non potendo piii camrainare a piedi : risponde il capi- tano " che egli va a percorrei'e il mare universale , die il suo vascello non contiene alcun mercatante, che tutti i naviganti sono inipiegati nel suo servizio , che sono pronti a fare il sacrifizio della loro vita , confidando soltanto in Dio , e die vanno a fare il giro del mondo , non essendo loro possibile 1' indicare ove i venti li porteranno , il che a Dio solo e noto. " Del rimanente egli ofFre al vescovo di I'iceverlo e nutrirlo nel suo vascello •, e una questua fatta in quella occasione provvede abliondantemente a tutti i bisogni dell' imbarco. In 68 giorni die' egli di avere per- corso il mondo •, ma di nuovo acceuna di essere venuto nella citta posta alia estremita del mondo , che era forse come si e detto S. Maria di Finisterra, il che prova bastantemente che altre terre non aveva vedute, osser- vazione anclie questa sfnggita al Saint-Martin. Narra poi il suo passaggio nella Andaluzia, la visita fatta a S. Maria di Guadalupa, il suo viaggio attraverso la Spagna, il suo arrivo a Granata e a Jaen, ove trova altro S. Sudario, a S. Stefano, ad Almansa, a Xativa e finalmente ad Alziva , donde passa a Valenza e a Barcellona , quindi a Perpigna- no •, ma difettoso debb' essere in questo luogo il Codice , perche dalla Catalogna lo fa passare in 33 giorni nella Sicilia. Come mai in seguito a questo viaggio avrebbe potuto percorrere molte citta , come egli dice , del paese dei Francesi , e quindi dopo un tempo considerabile giu- gnere nel ducato di Milano ? Vercelli egli cliiama Fergalol, citta che dice custodita da Dio •, passa per Alessandria e giugne a Genova, ove tenta di imbarcarsi, ma non riesce per essere il mare tempestosissimo •, quindi per terra con lungo e faticoso viaggio arriva ad Orvleto , a Montefia- scone, a Viterbo, e torna in Roma. S' imbarca a S. Maria, che il traduttore crede la citta d' Ostia siluata all' im- boccatura del Tevere , e nel ritorno alia patria dice di avere provato tali sciagure , che preferita avrebbe a quel pericoli la luorte. PARTE STRA.NIERA. qS BIBLIOGRAFIA. Les Ridnes de Pompec , etc. Fasclcoli 21 , 22 e 28. I ntorno a questa niagnifica edizlone , che va felicemente progredendo , veggasi cio che detto ne abhiamo nel vol. 46, pag. 399. I fascicoli che annunciamo contengono, come i tre precedenti , gll edificj municipali , cioe quelli che noil si rjferiscono ne alia religione , ne agli spettacoli. Da questo genere di edificj ebbe cominciamento il lavoro del sig. Qau die dopo 1' immatura niorte del sig. Mazois intraprese a continuarne 1' opera. Gli edificj contenuti in questi fascicoli sono i.° il Mercato puhhlico ; 2.° la. Basilica; 3° il Foro civile, una delle piii belle costruzioni che dal- r antichita ci sia pervenuta. In nessun altro luogo del mondo trovasi come in questo Foro una preziosa unione di monument! in ogni genere ; e nulla puo darci una piu grande idea della magnificenza degli antichi, quanto questa pubblica piazza di una delle piu piccole citta di provincia, il cui nome non e che appena noto ne' fasti della storia. Quest! tre edificj sono ritratti con tutte le loro singole parti (dettagli). Egregiamenie condotti ne sono i disegni e gl" intagli. Restauradori des Thermes , etc. Restaurazionc delle Termc di Antonino Caracalla a Roma , presentata nel 1826, e dcdicata nel 1827 all' Accademia di belle arti del R. Istituto di Francia da G. Abele Blouet, architetto ed antico pensionato del re alia R. Accademia di Francia a Roma. — Farigi , 1828, Firmino Didot , in fol. imp. Fascicolo I. Frezzo a Farigi, fr. 12 in carta iclina, 17 colle taiole in carta velina adatta all acqucrello , 60 colle ta- vole ad acquerello e colori. Magnifies al pari dell' anteccdente e quest' edizione delle Terme di Caracalla , coUa dilFerenza pero delle tavole che souo intagliate a semplici contorni , trattene quelle de' 96 APPENDICE mosaic! die saranno miniate, Sara composta di cinque fa- scicoli. II numero totale delle tavole e di nove in doppia facciata , ossia in mezzo foglio piegato , e di sei in quarto di foglio. II testo storico e descrittivo conterra per lo meno dodici pagine gr. in fol. II primo fasclcolo, gia per- venuto a questa I. R. Biblioteca, contiene tre tavole, tutt' e tre in mezzo foglio piegato. La prima presenta la veduta generale delle Terme sotto due aspetti, cioe giusta lo stato loro attaale , e giusta la loro restaurazione : la seconda la pianta generale in grande scala colle singole parti e co'la loro denominazione espressa ne' due margin! laterali: la terza la facciata principale si nel presente sue stato die secondo la restaurazione. Noi speriamo die i nostri leggltori ci saranno grati delle notizie di queste due opere risguardanti gli anticlii fasti delle belle arti in Italia •, e cosi noi faremo a mano a mano che verranno da oltramonte pubblicate altre sifFatte opere la penisola nostra risguardanti. E certamente a singolar onore deir Italia ridondano la sollecitudine e I'ainore, onde gli stranieri vanno de' tesori nostri occupandosi e specialmente di Pompeja, fonte inesausta di ricerclie e di riccliezze in ogni gene re di belle arti. Un' opera intorno alle rovine di Pompeja gia stata era pubblicata a Londra con magnifica edizione in fol. nel 18 19. SuUe orme di quella ne vien ora eseguita un'edizione a Parigi presso i signori Treuttel e Wiirtz colle vedute prospettiche fatte per mezzo della camera ottica, e gia ne furono pubblicate sette distribuzioni, ciascuna al tenue prezzo di 6 franclii in bella carta, e 10 in carta della Cina. Abbiam pure ricevuto il prospetto di un' altr' opera sulle stesse Rovine, die fu intrapresa parimente a Parigi col titolo di Pompei ; choix de moiiumens iiiedits , par MM. Jlavul-Rocheue , menibre de tlnstitut, et I. Bouchet archi- tecte , presso i medesirai Treuttel e Wurtz. Ci si annunzia die la prima parte di quest' opera conterra la casa del poeta traglco , e sara composta di venti tavole incise al- r acqua forte e colorite col pennello. Esse rappresenteranno le principal! pitture di quella casa , coi piani , cogli spac- cati , colle singole parti arcliitettoniclie, cogli ornamenti e coi mosaic! in modo di presentare una compiuta e fedele immagine di si bello edificio. L' opera sara composta di cinque fascicoli , al prezzo di fr. 3o per ciascuno. PAUTE STRANir.RA. ^^ Le opere clogli stranieri doveano naturalmonte destare ne' nostri artelici il desiderio cf emularne F esempio. Cio di fatto avveane a Fireiize, ove va pubblicandosi un' edi- zione col titolo : Le roK'ine di Poinpcja , Trattato pittorico storico e ceometrlco. Opera d'lsegnata negli anni 1823 at 1826, pithblicata ed iiicisa da Paolo FuriiagalU. Firenze , ecc. in fol. Di quest' opera ahl^iamo vednto i I'ascicoli dal i.° al 7.° Essa manca tuttavia del testo ; ma se argoiuenlar dovessinio dalle tavole tinora pubblicate, noii avreaimo die a presagire siiiistramente di tiitta T opera. Tali tavole non soao geiieralmeate clie vedute prospettiche condotte a sem- jilite acquerello, e senza garbo e maestria. Ci iia ancora una carta della situazione antica e moderna di Pompeja , lua cosa meschinissima in contVonto d" una simile carta nelFedizione paric;ina. E dolerci pur dobijianio coireditore, perclie in un' edizione italiana posto abbia i titoli delle tavole in linjiua tVancese. * Atlas universel de la geographie physique , politique , statistique ct miiicralogique , sur I'cchelle de -t^Jj^, ou iluuc ligue par 1 900 toiscs , dressc par Ph. V^N- DERMAELEN , viembrc de la Societe de geugraphie de Paris , dapres les jnedleurs cartes , obscrpations astronumiques et voyages dans les divers pays de la terre, lithogi: par M. Ode, jnembre de la Sociele de geographie de Paris. — Pruxelles , 1827, impri- merie de Ode et Woodon. Prezzo Jr. 600. Opera colossale , e forse la piii grande clie mal stata sia intrapresa in fatto di geogralia. E fa certamente ma- raviglia il vederla a felice termine pervenuta in brevls- simo tempo : consta di 400 carte in formate grande , e tiitte sovra una medesima scala. Essa puo altres'i riguar- darsi un bellissimo monumento dell' arte litoa;ralica. Jahrbilcher der Literatur. Annali della Lelterntura. Tomo 41.° Genuajo , febbraj'o , marzo. — ■ Vienna, 1828, Ceroid. Contenuto. Art. I. Storia del mutamenti politici in Fran- cJa softo al re Luigi XVI, ossia origine . progressi ed Bibl. lial. T. L. ()8 APPENDICE efFettl della cosi detta nuova filosofia in quel paese. Parte prima. Lipsia, 1827. II. Continuazioiie della disamina dei sette niari ( 1' opera grammatica del re d' Aude ). III. L' Orlando farioso di Lodovico Ariosto , tradotto da J. D. Gries. Nuovaiiiente cori'etto. IV. Storia dell' impero ottomano, tratta dagli arcliivj ed in gran parte da' manoscritti non adoperati slnora , per Giuseppe de Hammer. Tomo primo : dalla fondazione del- r impero ottomano sino alia conquista di Costantinopoli 1 300-1453. Tomo secondo: dalla conquista di Costantino- poli sino alia morte di Selim I, i453-i52,o. Pest, 1827. V. Deir opposizione nel governo e della liberta della stampa , del Visconte di Bonald , pari di Francia. Parigi, 1827. VI. La Spagna poetica. Per Don Giovanni Maria Ranzy. Tomo secondo. Parigi, 1827. VII. Grammatica della lingua tedesca , nuovamente com- posta , insieme con le teoriche e gli esercizj sugli accenti e sulla prosodia, del dott. Giuseppe Miiller. Berlino, 1826. VIII. La Tragedia in Tirolo : dramma in cinque atti , di Carlo Immermann. Amburgo, 1828. IX. La divisione della Turchia , per Gio. Battista Ma- rochetti. Parigi, novembre 1827. Foglio d annunzj , N." XLI. La letteratura svedese, 1827. Notizie letterarie , tratte dalla raccolta di libri e di manoscritti del capitolo di San Floriano nclPAustria. 99 PARTE 11. SCIENZE, LET! ERE ED ARTI ITALIANE. LETTEUATUIiA E BELLE ARTI. Maniutle della lingua italiana coinpilato da Francesco Ambrosoli. — Milano, iSaS , per Antonio Fontana ( Eslratto ). L. Je parole, considerate come parti del discorso , ponno dividers! in otto classi: Nome, Aggiuntivo, Pronome, Verbo, Avverbio, Preposizione, Congiunzione , Interjezione. II Nome e una parola che serve a significare una cosa esistente , od anche una cosa ideale da noi considerata siccome esistente. Le parole Pietro Uomo, Temperanza Virtii sono quattro nomi, sebhene gli oggetti significati dalle prime due siano realmente esistenti e materiali ; e quelli signi- ficati dalle altre due tali non siano, e non cadano sotto i sensi. Una distinzione puo dirsi precipua fra i nomi , perche alcuni (come Uomo e VirLu) appartengono ad una classe intiera di oggetti ; altri ( come Pietro e Temperanza ) ad un oggetto solo: i primi si dicono Nomi comuni, gli altri Nomi proprj. I nomi dunque son destinati a significare le cose; e per6, se vogliono corrispondere pienamente all' uficio loro, deb- bono assoggcttarsi a tante variazioni o modificazioni quanta sono quelle alle quali possono soggiacere le cose e le idee delle cose. Alcune di queste variazioni si fanno nella pa- rola stessa, cambiandone le desinenze ; e di qui nascono i generi, i numeri, gli accrescitivi , i diminutivi, i vezzeg- giativi , i peggiorativi. Ma le modificazioni alle quali puo andare soggetti un" idea son tante clie non e stato possi- bile trovare un nuraero corrispondente di mutazloni nelle parole ; e quindi non di rado si dee ricorrere ad una se- conda voce, quali sono gli Ariiroli e gli Aggiuntivi. Gli lOO APPENDICK articoli sono voci die si premettono ai nomi qnando si lia bisogno di determinare o distinguere fra inolte la cosa dal norae significata. Le voci iZ, lo , la, li , gli, le sono piu spesso indizj del genere, clie veri articoli; sopra tutto poi non e vero clie ad esse esclusivameiite ed alle voci uno, una appartenga questa denominazione : perche sono altrettanti articoli anclie le voci qualche , alcuni, parecchi, molti , questo, quello e simili , le quali tutte servono appunto a determinare o distinguere la cosa significata dal nome. La regola generale intorno all' uso degli articoli si e questa , clie esscndo eglino destinati a determinare 1' idea significata dal nome , non si deljbono apporre a que' nomi clie significano gia per se stessi un' idea determinata, o die noi vogliamo usare indeterminatamente. Gli Aggiuntivi sono vocaboli coi quali aggiungiamo alia cosa od air idea dai nomi significata una qualita o rela- zione accessoria , a dinotare la quale non basterebbe una modificazione del nome stesso. Sono quindi due Aggiuntivi le voci tuoi e gravosi, in quel verso del Petrarca ^e come i tuoi gravosi offanni sai; percbe la voce gravosi aggiunge al nome ( afFanni ) una qualita , e la voce tuoi una rela- zione. L' aggiuntivo dunque e diviso niaterialmente dal nome , ma essenzialmente e una cosa stessa con quello i e quindi soggiace alle stesse variazioni di genere e di nu- mero, e puo farsi diminutivo, accrescitivo, vezzeggiativo, peggiorativo. Come poi una medesima qualita puo appar- tenere a due soggetti ma con diversa misura , cosi puo farsi in tal caso paragone tra loro , al die servono le voci pill e meno. Puo occorrere di ripetere piu volte lo stesso nome : in tal caso per evitare la stucchevolezza e la confnsione si sostituiscono al nome alcune voci, dette per cio Pronomi, per esempio egli^ esse, questo, colui e simili. Anche senza i predetti niotivi soglionsi sostituire le voci io e tu col plurale Jioi e voi ai nomi di chi parla o di coloro ai quali si parla. Coi Nomi si indicano le cose ; cogli Aggiuntivi le qua- lita di esse. Quando si vuole indicare che queste qualita esistono nei nomi o nelle cose dai nomi significat.e, si ri- corre al Verbo. Una qualita cosi attribuita ad un nome dicesi attributo; e il Verbo e dunque una parola destinata a significare 1' csistcnza dell" attrilnito nel nome. L* ideji PAnTE ITALIANA. 10 t dell' esistenza essendo in se medesinia semplicisslma e sein- pre la stessa , ne viene per conseguenza die semplice , e costantemcnte una, debba esser la ibrmola usata a sigaifi- carla. Questa fonnola e il verbo esserc. E questo e il solo vero verbo: gli altri sono forinole compendiose nelle quali si comprcndono V attrlbuto e il segno dell' esistenza : cosi 10 leggo , nianglo , riJo si risolvono nelle espressioni io sono leggente , mungiante , ridente. L' attributo ne' suoi ef- fetti puo risguardare o me stesso od altri fuori di me, senza die 1' ulicio o la natura del verbo si cambino punto per questo i e quindi non e mestieri adottare la comune divisione del verbi in Transitivi , Intransitivi, Attivi , Pas- sivi, Nt'Utropassivi, ecc. Ma 1' idea dell' esistenza trae seco quella del tempo, il quale puo essere o Presenie, o Passato , o Futuro. II presente e un' idea semplice , ne ha piu di una formola che lo esprima : il Passato e il Futuro possono essere piu o meno lontani dal momento nel quale si parla o si scrive : il Verbo ammette dunque cinque tempi : Presente (io amo). Pendente o Imperfetto ( io amava ), Passato indetenninato (fo amai), Passato composto ( io ho amato) e Futuro {io amefb). Volendosi indicare un Futuro vicinissimo ad avverarsi, si usa uua circonlocuzione, per esempio io sono per pariire. Oltre al tempo, 1' esistenza ha diverse maniere di enunciarsi, e di qui nascono i Modi del verbo die sono Indicative, Imperativo, Condizionale, Infinitivo ; seliljene quest' ultimo appartiene piuttosto al nome che al verbo. Considerando tutti i verbi di formola compendiosa nelle loro variazioni per I\Iodi e per Tempi si possono ridurre a tre classi principali stabilite suUe loro desinenze in are, ere, ire, come amare , teniere , sentire. In generate dove si conosca un modello per ciascuna di queste classi, puo chi che sia conoscere I'andamento di tutti i verbi d'ugual de- sinenza : par vi sono alcuni verbi ripugnanti, per cosi dire, al freno di quelle regole , e detti percio irregolari, e quest! l)isogna conoscerli distesamente. II IMastrolini ha dato in questa parte all' Italia un lodevolissimo libro, com- pendiato in qnesto IManuale. Al Verbo tien dietro nel sistema grammaticale I'Avverbio, sotto il qual nome intendesi una parola o formola com- pendiosa, che valga a far conoscere il modo, il tempo , la quantita o qualsiasi altra circostanza che possa modificare I02 APPENDICE r esistenza delP attributo nel soggetto : per esemplo Cice- rone fa MOLTO eloquente : Cesare vinse agevolmente Pom- peo ■■ Arrivb teste e simili. E inutile il distinguere varie classi d' avverbj , giacche per natura e per uficio sono tutti uguali. Gli oggetti sui quali versano i nostri discorsi sono fre- quentemente legati fra loro da varie relazioni. Se queste relazioni si dovessero sempre descrivere estesamente , ogni breve concetto vorrebbe un troppo gran nuniero di parole-, quindi si trovarono alcune voci che servono a far cono- scere queste relazioni, e sono dette Preposizioni, e forse direbbonsi plii chiaramente segni di relazione , come sono a, da , sopra, per ed altre moltissime. Siccome il numero delle relazioni possibili a verificarsi fra due oggetti e ini- nienso , cosi non solaniente e copioso il numero delle pre- posizioni , ma ciascuna di queste serve anche a parecchie in diverse circosianze. Una niedesima voce puo essere poi qualche volta Preposizione e qualche volta Avverbio. Le Proposizioni , delle quali si compone un discorso , voglion essere collegate fra loro per ajutare 1' intelUgenza di chi ascolta o legge ; e le voci che servono a significare questo coUegamento si dicono Congiunzioni. Le Congiunzioni adunque uniscono sempre due proposizioni , anche quando non apparisce ben chiaramente. Nerone Ju crudele e Tito fa cleinente ; qui e chiaro Tuficio della voce E. Egli legge il Tasso E I' Ariosto ; qui la seconda Proposizione e ellit- tica , perche si e lasciato di ripetere il verbo legge : ma non cessa per questo la voce E di fare il suo ulicio, quello cioe di congiungere due proposizioni. I gramma- tici guardano T uficlo delle congiunzioni da un lato quasi materiale , e pero danno questo nome ad alcune voci le quali apparentemente disgiungono o separano , anzi che congiungere , le proposizioni del discorso. Cosi le voci o, ne, ma e simili diconsi congiunzioni in quanto che servono a dinotare la relazione che passa fra due propo- sizioni, nia non puo dirsi per questo che realmente le congiungano fra di loro. Se la voce ne trovasi in principle di discorso , congiunge la proposizione che da lei comincia con una che si sottintende , e che puo essere in generate : 10 dico che , io affernio che , ecc. Le parole delle quali parlamnio finora servono a com- porre un discorso ;, r(uando tutte insierae , quando alcune PARTE ITALIANA. Io3 aoltanto, secondo i varj concetti die ei debbono esprimere. V hanao alciine parole ( dette Interjezioni ) le quali di per se sole valgono a significare un concetto intiero, e sono come un discorso da se , come ah , oh , dch , lasso e si- mili , delle quali ci valiamo nelle espressioni di afFetto. Si dicono Interjezioni o Interposti , perche d'ordinario si fram- mettono o interpongono ad altre ])arti del discorso , come in quell" esempio del Petrarca : Ben riconosco in ioi I'usate forme , Non lasso ! in me. Dopo 1' origine e 1' uficio delle parole . e da considerarsi rordine ( comunemente detto sintassi) con cui si debbono collocare perche ne riesca un discorso chiaro, ordinate, efficace. L' ordine delle parole debb' essere fondato sul- 1' ordine dei pensieri dalle parole medesime significati : quindi la sintassi appartiene piii verauiente all' ideologia, alia metafisica, alia logica , di quello che alia grammatica. Si puo nondimeno condurre il giovanetto fine ad un certo punto anche in queste regole, senza spingersi a cose troppo superior! alia capacita di un principiante. La Proposizione e il fondaraento di ua discorso: T ordine di una proposi- zione e per se medeslmo determinato : data dnnque una proposizione riesce agevole al maestro il niostrare agli allievi ove debbansi aggiungere e introdurre quelle cose che saranno necessitati di dire per ispiegar cliiaramente un concetto che non possa restringersi ad una semplice Proposizione. Del resto le regole veramente grammaticali rispetto alia sintassi riduconsi tutte alia concordanza. Ab- biamo veduto che i Nomi, i Pronomi , gli Aggiuntivi, e i Verbi soggiacciono ad alcune modificazioni di generi , numeri , tempi : ora la concordanza e appunto la concor- renza di due o piii parole in queste modificazioni. Ma I'Avverbio, le Preposizioni, le Congiunzioni, le Interje- zioni ( delle quali parti e pure grandissima V importanza ) non soggiacciono a queste modificazioni , e pero non si riducono di leggieri a regole fisse : oltre che i Pronomi , gli Articoli ora mutuamente scambian I'uficio, ora nelP uso sembrano ribellarsi alle regole generali. Per tutte queste voci adunque e da consulure 1' autorita degli scrittori approvati: e il Cinonio , e il Bartoli, e i grandi Vocabo- larj lianno somministrato materia ad un lungo capitolo nel quale alfabeticamente si registrarono queste voci con numerosi eseinpi per tuiti gli usi a' quali possono servire. 104 A P P K N n I O R Finalmente anche i verhi si trovaiio usati varinmente e con varie preposizioni. I grandi dizionari possono avver- tire gli studiosl quatido queste diverse preposizioni mntano il significato dei verbi , e quando non fanno die aggiunger bellezza al discorso colla varieta : nella presente gramnia- tica si e raccolto un liiion numero di questi verbi a van- tangio di coloro priiicipalmeiite die non hanno ancor co- minciato a svolgere quei grossi volumi. Francesco AmbrosoU, II Decalogo e i Sacramenfi , Innl e Odi con altre poesie sacre o morall di Giuseppe Malachisio, ecc. — Como , 1828, dai figll di C. A. Ostinelli. Tutto si perfeziona nel nostro gran secolo. Avieno avea posto in giambi la storia di Livio : Antonio Pucci lo su- pero riducendo la cronaca del Yillani in terzine. Ma die sono questi nobili sforzi paragonati all' ardimento di quel matematico inglese, die fowgio in anacreonticlie le piii difficili preposizioni d' Euclide '. Che sono essi niai parago- nati alia bravura di quel letterato di Francia , die teste restrinse in versi alessandriui la Carta di Luigi XVIII ? II sig. Malachisio non voile sofFrire die 1' Italia rinianesse inferiore a questi splendidl esempli e con passo coraggioso si slancio nell" illustre carriera. Vedranno i lettori fin dove la foga del corso lo abbia condotto •, noi dobbiamo ritrarci d' innanzi la materia die e2;U ha trascelta. Si rispetti la santita delFasilo, e piii gravi parole discorrano sul merito poetico de' nuovi suoi versi. Questo Giornale parlo, non ha niolto, degl'inni, coi quali r autore voile cantare i Sacramenti , e se 1' amor proprlo del poeta trovo maligne quelle avvertenze , i let- tori le dissero timide e troppo indulgenti. II sig. Mala- chisio in una lunga nota tento di rispondere , e con un gran giro di frasi venne attribuendo a se stesso quelle lodi die noi non gli ayevamo potute concedere. Ma per- clie non ne diede egli un' altra risposta che ci avrebbe costretti a cambiare interamente linguaggio '' Perclie non ha egli saputo far meglio' Nessuno pin di noi avrebbe ammirate le sue niiove poesie: nessuno ne avrebbe pre- dicate le bellezze con animo piii volonteroso e sincero. Egli ?i duole die (ibh'amo posti a disaminn i suoi iniii PARTE ITALIANA. I05 did solo lato sinistra, e desidera che alcnn altro piii libe- rale per awentura e cortese li ravvisi dal lato destro eziandio^ imitcindo il noto esempio di Vir'Alio per Ennio e di Flacco per Lucilio. Noi siamo a un dipresso lontani da Yirgilio e da Flacco , quanto egli da Ennio e da Lucilio , perche nelle distanze infinite le differenze di questo genere non vanno contate : ma ci avrebbe egli pel ringraziati di cuore se avessimo detto che qualche pagliuola d' ore si potea raccogliere dal suo fango , dal sue niondezzajo' Si sarebhe egli contentato di questa misera lode ? Egli che chiaraa un bel difetto i solecismi , e paragona gli errori di gra- matica alia chioma sconiposta d' un' avvenente donzella ? Noi abl)iamo espressa con parole moderatlssime la nostra opinione , ed egli se ne sdegno. Che sarebbe dunque stato se air irritabile suo ingegno avessimo rappresentata la ve- rita , come piaceva simboleggiarla agli antichi , tutta nuda e splendente ? Ei si consoli pero , che le sue ingiuste la- gnanze non ci faranno deviare dal nostro proposlto, ed anche questa volta imiteremo Filostrato , che d' una bianca vestericoperse la nudita della dea, Degl' Inni sui Sacramenti non terremo altro discorso , perche tranne alcune leggiere variazioni che non toccano la sostanza, sono ancora que'' dessl. E forse noi potremmo riferirci senza piii a quanto sul nostro autore venne altrove osservato , perche e seuipre lo stesso modo di scnra e stravagante poesia, ne il Decalogo seppe inspirargli pur un fiato di quella potenza creativa , ch' e il primo e forse il solo distintivo del vero poeta. Fino nelle nienome cose ei rimase fedele a se stesso, e tanto e lungi, p. es., che r abuso de' latinismi spinto ad un eccesso non toUerabile c spesso ridicolo venisse pitnto corretto , che anzi si fece piii aperto , ed oramai noi ci aspettiamo fra poco che al poplite succeda il crure , al loqaente tcnga dietro il canente, e la dcstera si stringa in bella unione coUa sirdstera. E questo pure gli vorremmo noi perdonare , se anche gli altri ben piu gravi difetti non deformassero ancora queste scritture : ma chi potrebbe vedervi nerameno per Tavvenire una speranza di migliore successo ? Seiupre lo stesso e il vizio della sintassi , sempre lo stesso F avviluppo delle parole, uguale l" asprezza de'suoni, uguale 1" imbarazzo de'vcrsi. L' accusa e forte, c ha bisogno d'esser prorata. Io6 APPENDICE Se non die questo e veramente il caso clie V abbondanza fa poverta , e molto coraggio ne occorre per aft'rontare il rischio troppo imminente , die il fastidio da noi provato si coniunichi andie ai lettori. La noja e mal cotitagioso , e I'aro e chi voglia discendere a qneste particolari avver- tenze , nelle quali 1' animo si sente quasi angustiato e fuori della sua sfera. Quale fu mai 1' intenzione del sig. Maladiisio nel dettare i suoi versi ? Certo di celebrare 1' augusta Religione , die ne consola e ne regge. Ma perdie ha egli sforzati quegli argomenti al rltnio delle canzoni , e come non ha egli veduto die per raggiugnere quella meta sublime gli con- veniva innanzi ogni cosa esser letto? E chi vorra leggere cio die nessuno puo intendere ? Chi vorra stancarsi per sapere che cosa sia il casta patto deW Eden gia rotto , e la legge di Dio immortale neW aureo volume, e ingemmata e segiiata dal JVume , poi die vesd I' alma d' uti frale? E se andiamo un passo piu avanti, ov' e il commentatore die possa rendere ragione della strofa seguente V L' uom , cui Dio poneva suddita La grand' opra del creata Cui dell' Eden ruppe i vincoli Nel lavacro insanguinato , E riapri negate pone Col vessillo della mortc , Cui largisce Primogenito La paterna ereditd. Si scorge come in lontananza un' idea ravvolta in una nube, ma nulla e di determinate, nulla di certo. Nella stessa guisa noi vedremmo volentieri, che il poeta si de- gnasse spiegare che cosa intenda, quando esce in quel- r altre parole : Santo e quel pan , che al misero Padre i'. figliuol dispensa, E tra suoi nati stipite II cole a parca mensa. E ci riuscira pur anche gradito , se vorra aggiugnere una cliiosa alia strofa seguente sui fiori : La fragranza virginale Al del sale Pria die svelti dal terrene Li costringa man villana . . PARTE ITALIANA. IO7 Far prof ana Non lor pompa a un crine a un seno. Se il sig. Malachisio ne sara cortese cU tanto, noi passeremo sotto silenzio i suoi belli difetti , dei quali non diamo per ora che un pajo d' esempi ad evitare la taccia di calun- niarlo : Nome caro , . ( il gran nome di Dio ) Per le piaghe ognor pietoso '■ Tu se' dittamo odoroM, ' Di bell' alnie in atnar fervide Sei I' estremo lor sospir aniine belle Di cur helta non cape in mente umana Del ver litiguaggio e un solo. Ma die potra mai giovargli , se anclie queste , e tali altre niende saraimo dimenticate ? Non vediamo noi forse ne' suoi versi Golia e Capaneo in una sola strofa , e la prole Adamita , e il lito Gangico , e le triche Acidalie e la fossa ove ai lascivi bolliranno I'ossa? E per giunta non si trovano piu avanti il bronzo funereo , che spande mestizia dalla concava face , e le ^esti , che inlorno dei rotanti lembi muovon lubrici nenibi , e i figli I'assomigliati ad un cespu- glio, che si scfnude al niiovo di, e le rose paragonate a una schiva fantesca? E non e detto perfino essere beato colui , che parco non aggiunge al tetto case , e al campo altri poderi ? E se pure taluno avesse un cuore , come suoi dire il nostro poeta , cosi eneo da reggere a siffatte stranezze, chi potrebbe perdonare al giudizio che detto questa strofa? Come i salci s"" incurvano al fonte Si di prole cresccnte ai rampolli Veneranda e del padre la fronte Per r imago di lui che creolli. Non e questo un riscontro alle ottave balzane del Poeta fanatico ? E non e poi ancor peggio il volerci mettere in versi che 1' onesta Torce il guar do a pint a imagine A scolpita rea fjgura Che svelando la natura Foco turpc desta in sen? lo8 APPENDICB Basta cosi : se noi volessimo progredire pin oltre, troppo increscerebbe ai nostri lettori il sentiie con che parole ua sacerdote, che prima era state marlto, venga a parlare della perditta cousorte, ne forse il loro dispetto sarebbe compensato dal giocondo spettacolo d' uiio sposo , ch' e coadotto al talamo da due piacevolissiiui paraninii : la lingua ebraica e la matematica. A cjuesto modo furono appena percorsi dl volo i versi del sig. Malachisio , ma non ci sara egli tuttavia permesso di tlomandare , se la nostra accusa sia provata abbastanza ? Noi per verita dall' immenso intollerabile fastidio che ci opprime , sentiamo ch' e provata anche troppo. Ma forse sorgera alcuno, che imitando il nostro poeta ci voglia in- terrogare , se poi fra tanti componinienti non ne sia pur uno , del quale la nostra poesia si possa arriccliire. E noi che sappiamo rendere giustizia alle sue buone intenzioni volevamo ritrarci dal dare una franca risposta che potra parere acerbissima, e ravremmo anche fatto , se non ci fosse stata ostinatamente richiesta , se non si avesse ca- lunniato il nostro silenzio medesinio. Ma poiche siamo ve- nuti a questi termini , perche taceremo ? La risposta sara leale e brevissima. Non intero nn componimento , non intera una strofa ci parvero degni di lode. E dopo queste parole noi osiamo ripetere ancora, che abbiamo , come Filostrato , ricoperta d' ua velo la verita. La poesia sacra e il piii nobile impiego dell' umana pa- rola , e la lirica in ispecie muove da tale origine , e a tale oggetto s' innalza , che tutti sono soddisfatti i bisogni del nostro cuore , tutta s' esprime in voci di maraviglia 1' anima nostra. Quando l' uomo , ch' e nato a peiisare ed amare, si rivolge colla poesia al piu alto de' suoi pensieri, al piu santo de' suoi amori , 1' inno clie gli sgorga dal petto riconoscente , e il piu magniiico che possa soUevarsi dalla valle del pianto : e se il cigno della Dirce spiega tra i profani un inarrivaliile volo, la sopra quelle nubi , in cui egli si spazia, e itn etere piu sereno e piii puro, ove fra i torrenti dell' eterna luce affisa la pupilla in Dio I'aquila sublime del Cedron. Ma quest' altezza medesima dee spa- ventare chi non e conscio a se stesso della gran forza che per giugnervi e necessaria :, le rose ed i mirti del- r Elicona si colgono lietamente lungo il facile declivio dei rivi , ma bisogna correre strade aspre e selvagge, bisogna PARTE ITALIANA. XCg affrontare rupi scosccse e deserte jjer cogliere la rosa dl Gerico, per salire ai cedrl del Libano. La pieta religiosa ha molti e diversi ufTici sopra la terra , e tntti possono versare e ricevere le grazie di questo tesoro ; ma intonare le lamentazioni d' Israello siiUe rovine della citta desolata, cantarne i salmi dolorosi sotto i salici de' fiumi strauieri e dato uuicamente a que' pocliissimi, ai quali Dio tocco le labbra come al profeta coir onnipossente sua fiamma. Gli amorl di Ero e Leandro , Poemctto di Museo vol- garizzato dal conte Caston Rezzonico della Torre ( ora per la prima volta intieramcnte stampato ). — Como, 1828, dai figli di Carlo Antonio Osdnelli. 11 professore Francesco Mocchetti di Corao e fra i poclii ai quali fu dato di scrivere poesie per nozze senza cadere in quelle inezle die nel secolo scorso, per uno stranissimo abuse, portavano 11 nome di poetici fori. Qualche gior- nale di questa nostra citta rlferi, non e ancora gran tempo, una canzone tutta piena di venusta e di sapere , con cui questo egregio coltivatore de' buoni studj rallegro il talamo di alcuni sposi suoi amici : e noi a quella canzone po- tremmo aggiungerne qualche altra, se fosse nostra inten- zione di tessere un elogio al nostro concittadino ed amico. Vogliamo in vece lodario e ringraziarlo di avere in occa- sione di nozze regalato all' Italia un bel frutto di quel felicissimo ingegno del conte Caston Rezzonico della Torre: perche il temperarsi dal desiderio di acquistar lode d' autore e virtii non comune, e il trar dalf obblio le belle produzioni dei trapassati e serv'izio utilissimo alia patria letteratura. La vcrsione che qui annnnciamo non s' era mai puliblicata per intioro, e veramente era degnissima della luce per la grazia, la nobilta e la fedelta che il conte Rezzonico vi ha recata. II professore INIocclietti la invia con una bella prefazione air egregio avvocato sig. Francesco Rezzonico Podesta di Como nel giorno delle sue nozze, e dopo avere breve- mente toccati i niolti meriti di quel ch. Magistrate, e i vincoli d' amicizia che gli persuasero questo nobile omaggio, cosi giustlfica il consiglio di pubblicare questo poemetto. sioma, natura formare Tuomo, la societa il cittadino, >> e chi ci verra contrastando , o mio onorevollssimo pro- " fessore , molto alia coltiyazione dello spirito ed alia vita " civile contribuire quelle associazioni d' uomini dotti , " che i loro pensieri, i loro studj al pubblico bene ten- " denti , T uno T altro a vicenda appalesaiido si vanno ? PARTE ITALIANA. I 1 7 >/ E ben a tutto senno secolo avventurato per Italia nostra »» quello si ricorda di Cosimo de' Medici , di quel cultore >/ delle lettere helle , e pioteggitore delle arti , die richia- » mando priino i tempi , ne' quali per cui-a di Platone » vide la dotta Atene sorgere vinione di uomini culti e » saputi, siaiiie istituzione ebbe in Firenze ordinata. Su » tale esempio il Cardinal Bessarione ncUa sua patria pure » cosi grande eccitamento al progresso de' lumi voile ve- »/ dere promosso , e ben giulivo fii qnel di in clie contro « queir accademia le persecuzioni di Paolo II cessate, fra " gl' inghirlandati l)iccliieri del piii giocondo simposlo sul- » r esquilino monte udironsi le muse cantare , le lauda- >/ zioni deir imperator Federico loro mecenate. " Cosi scrive il sig. Biscaccia, e i vasi capienti poca polvere , e Parmenione indicante ad Alessandro il corso di sue vittorie, e Pitagora navigante da Egitto ulle terre EUenie, e il con- sorte lacrimante la perduta sposa, e le laudi e i laudati e i laudatori a larga raano versati nel tenue volume, siccome pellegrini giojelli, fanno artifiziato il suo stile, senza ac- crescergli pregio. Discorsi letti nelV I. R. Accademia di belle arti in Venezia per la distribuzione dci prcmj delV anno 1827. — Venezia, pel Picotti tipografo dcU 1. R. Accademia. Nel giorno festlvo per le arti belle in Venezia e con- sacrato alia distribuzione dei premj agll allievi di quella I. R. Accademia tre furono gli oratori che concorsero a rendere viepplu solenne una funzione , cui vanno esse debitrici del massimo incoraggiamento. Ebbe questa prin- cipio dal discorso die pronunzio il nobile veneto Antonio Diedo segretario f. f. di presidente del Consesso accade- mico. Con esso si fece a dimostrare i vizj che talora sca- turiscono dalla sovrabbondanza delF ingegno , il quale non rado sedotto da lusinghiera vaghezza di novita travalica que' confini die dal buon gusto e dal consenso degli eruditi in fatto di arte furono stabiliti ai severi principj del bello. L' argomento si appalesa per se stesso de' piii acconci per tale occasione , e 1' illustre oratore lo tratto con quella facondia die deve in Vinegia piu che altrove tornare gradila. Il8 APPENDICE A questo discorso succedette Telogio di Tullio ed Antonio fratelli Lombardo , pronunziato dal professore supplente di scnltura in queirAccademia Luigi Zandomeneglii. L'oratorc prende le mosse dagli encomj a cui hanno diritto i veiieti scarpelli , e ci fa sapere che i due Lombardo valentissimi scultori ed archltetti discesero da una famiglia di artisti, e che quindi iniziati ne' relativi studj da Pietro loro ge- nitore pi-odussero tante opere per le quali dimostra che se il carnttere delta lor prima eta quello si fu di una stretta e coinune imitazioii di natura ; se la ricerca del hello fu oggetto della seconda: lo studio deU'ultime convenietize e delta maggior perfeziorie portb neW ultima quelle anime privilegiate ai piii sublimi concetti e alle piii squisite finitezze dell' arte. A questo elbgio tiene dietro una breve allocuzione di S. E. 11 sig. Gio. Battista conte di Spauv presidente del- I'l. R. Governo di Venezia, ecc. ecc. , la quale e diretta ad animare gli allievi , accio traggano profitto da quelle palme medesime con clie la sovrana munificenza gulderdona le loro fatlche , indi gli atti accademlcl vengono chiusi da tin articolo necrologico rlsguardante quel professore emerito di prospettiva David Rossi;, e dall' elenco dei premiati. Ini'enzioni di Bartolomeo Pjnelli romano sul poema di Dante Alighieri di propria mano incise. — Roma^ presso r aiitore , in foglio per traverso. Forse non ci ha fra' moderni artefici alcun piu fecondo e piu liizzarro ingegno, quanto il romano Bartolomeo Pinelli. A lui dobbiamo una doviziosa serie di costumi antichi e moderni d' ogni genere ; a lui una raccolta di ben dugento soggetti rappresentanti i piii celebri avvenimenti della gi'eca storia e della romana ; a lui finalmente V Eneide di Vir- gilio in cinquanta tavole : e tutta questa farragine di cose, da lui solo immaginata ed espressa con franchezza di di- segno , con felicita d' invenzione e con verita di mosse e di afFetti , e tutta da lui stesso incisa ad acquaforte. Egli ci si presenta ora coUe sue invenzioni del poema di Dante di propria mano incise parimente ad acquaforte e condotte a compimento sino dal marzo del 1826. L' opera e divisa in tre parti , giusta la divisione stessa della Divina Corn- media. La prima, cioe V Inferno contiene 65 tavole, 42 il Purgatorio, 34. il Paradiso. E senza piu oltre aggiugnere PARTE ITALIANA. I I o allc locli del Piiielli , crcdlamo di potcre asseverantemente aH'erinare che il suo Dante si per le immaginose compo- sizioni , che per la franca e disinvolta raaestria dei dise- gni vince il tanto celebrato dell' inglese Flaxnian , e che gli aniatori e gli studiosi delf arte piii da quello che da questo trarre potranno e profuto e diletto. S C I E N Z E. Sevcriani , sivc Scbcriani Gabaloriim cpiscopi emesensis IlomdlcB nunc primnm editce ex antlqua vcrsione armcna in latinum sermonem translatce per P. Jo. Baptistam Aucher , ecc. — Vcnctiis , 1827, typis coenobii PP. Armenorum in insula S. Lazari , in 8.°, di pag. XX e 447 , oltre 5 pagine contenenti T clcnco dclle omilie , I' indice e I errata. Bella edi- zione col testo armeno dicontro alia versione latina. Severlano Emisseno, vescovo di Gabal nella Siiia, fiori al cadere del secolo IV ed al principio del V. Egli colla sua eloquenza cattivossi la benevolenza delF imperatore Arcadio, e fu emulo di S. Gio. Grisostomo, dal quale fu altresi eletto a pascere del vangelico pane i fedeli di Co- stantinopoli nel tempo della sua assenza. Alcune delle opere di Severiano (e cio ridonda a grandissima gloria di lui ) trovavansi confuse con quelle dello stesso Gri- sostomo e di altri celeberrimi padri. La sua fama come oratore andava dunquc del pari con quella del gran Bocca- doro, e percio essere non dee niaraviglia, se i dotti e anti- chi interpreti armeni , quasi coetanei per V epoca e di tutte le opere di quel santo padre devotissimi , siansi fatti a vol- gere nel loro idioma anche gli scritti di Severiano. E di fatto lo stile stesso dcU' armena versione di queste omilie, siccome osserva il dotto editore, ed altri argomenti ancoi-a fanno non dubl)ia testimonianza ch' essa fu eseguita nel secolo V. Quindici sono le omilie che ora vengono pub- blicate , dleci delle quali appartonenti ad un solo codice , e cinque tratte da varj libri di omilie, in cui erano sparse senz ordine alcuno. La versione latina ci senibra semplice e chiara, comeche scrupolosamente letterale. Grazie siano dun- que al benemerito ed indefesso P. Aucher per qitesto prezioso dono clfegli ha fatto alia cliiesa ed alia sacra eloquenza. I20 APPENDICE e con cui si e pure merltato un onorevole e clementlssimo Breve dalla Santita di Leone XII. Ci fa bensi maraviglia come iiella nuova Biografia universale che si pubblica a Parigi si cerchi indarno il nome del Sever iano. Speriamo che questa mancanza sara supplita dai veneti editori. Le opere di Dio e le maraviglie delta natura , con- siderazioni per tutti i giorni dell anno , di C. C. Sturm , opera adattata ad ogni gcnere di persons , tradotta e corredata di alciine nuove osservazioni , torn. i.° al 4.° Gennajo , febbrajo , marzo ed aprile. — Milano , 1827, Omobono Manini , in 8°,prezzo lir. 2. austr. L' edltore si lusinga di potere ofFerire all' Italia 1' opera dello Sturm in tutta la sua originale l^ellezza, emendata dagli errori tipografici e dalle scorrezioni di lingua e di ortografia che trovansi nelle antecedenti edizioni ; ci assi- cura altresi che il testo fu rivisto e ridotto a miglior le- zione , mediante il confronto, quando cosi era d'uopo, deir originale germanico. E siccome all' epoca in cui scri- veva lo Sturm non erasi ancor bene sviluppato lo studio delle scienze naturali , cosi il nuovo editore italiano si e accinto in varie note a rischiarare diversi passi che a quelle scienze appartengono , e a corredare , ovvero a correggere le dottrine dell' autore coUe nuove scoperte e coUe teorie le pill appvovate. In generale poi la versione e eseguita con buona lingua , con agglustatezza di frasi e con fluidita di periodi. Che che siasi dell' opinione dei seguaci di Kant , noi siamo nella ferma persuasione die uno sguardo gettato suUo spettacolo della natura puo fornirci gravissimi argo- menti per conoscere 1' esistenza di un Dio e de' suoi principali attributi , e per dirigere il nostro spirito alia contemplazione delle celesti cose. Quindi I'apostolo Paolo inescusabili chiamava i filosofi delle genti, perche , mentre i( invisibilla Dei.... per ea , quae facta sunt, intellecta dignoscuntur " , essi in vece disconoscendo la potenza e la virtu divina si lasciarono vittime miserande strascinare dal loro reprobo senso. Laonde ottimo consiglio fu quelle dello Sturm I' di richiamare , come ci avvisa 1' editore , alia mente de' leggitori I' idea del gran principio di tiitte le cose. PARTE ITALIANA. 121 ddt autore della natura , di Dio , e d' indicate al tempo stcsso , come dalla contcmplazione delle cose naturali trarre si possano gio^'evolissime lezioni di saviezza e di virtii. » Ne di quest' opera e da porsl nel numero di quei libri spiri- tuali prodotti in Francia , che al dir di madama di Sevigne, on lit avec plaisir menie sans devotion. Perciocche in que- st' opera una dolce insinuazione, una brama continuata di giovare alio spirito altrui , un favellare senza ostentazione, e talvolta sublime nientre parlano al cuore , v' imprimono un generoso disprezzo delle cose terrene, ed un desiderio di salire all' eterne. Elementi delle scienze naturali di A. M. Costante Dumeril , dell Accademia R. delle scienze., del- V Istituto di Francia , professore di fisiologia nella facoltd di mediciua , ecc. , traduzione su la terza edizione del 1825 di Carlo FmsiANi ., assistente alia scuola di chimica tecnica , con alciine aggiunte cavate da ottimi scrittori a maggior compimento dell opera stessa. Parte I contenente la Mineralogia c la Botanica. — Blilano ., 1828, per Giovawii Campiglio editore , in 12.° Siccome sommamente dannoso riesce alle scienze ed alle lettere, allorche opere puljblicate in Francia per solo og- getto di speculazione economica vengono senza criterio affidate a traduttori italiani, imperiti o della materia, o della lingua, e sovente al tempo stesso dell' una e dell'altra, come pur troppo si osserva giornalmente ^ cosi dobbiamo riguardare come una felice combinazione e congratularci cogli editori, allorche un' opera di merito, scritta da autore ben istiutto nella materia che egli tratta , aflidata viene per la traduzione a persona ben versata nella stessa materia, e capace d' iUustrarla e nobilitarla con ottime aggiunte. E questo noi applichiamo specialmente all' opera del Dur- meril tradotta dal Frisiani, a distinzione di tante altre cat- tive compilazioni sotto il titolo di compendj, di manuali, di dizionarj , ecc, delle cui tradnzioni, sovente mal fatte, innondate veggonsi tutto giorno le botteghe dei librai , a danno della pubblica istruzione , massime do' giovani , e talvolta ancora del buon sense. 122 APrENDICK Noto e die 11 Dumeril aveva da lungo tempo for- inato delle scienze naturali 1' oggetto primario de' suoi studj. La terza edizione dell' opera sua, riprodotta con raolte ampliazioni nel iSaS, clie ha servito alia presente traduzione , coraparve quasi come opei'a nuova, per essersi piu difFusamente trattato quel ramo delle scienze naturali, die fa conoscere i corpi inerti, o sia non organizzati. L'A. trasse grandissimo profitto dalle opere di fisica di Ampere, Beudant e Blot , da quelle di chimica di Dauy , Gay-Lussac e Tlienard, e da quelle mlneralogiche e geologiche di Brongniart , Humboldt , Brochant , Bonnard e Defrance ; e per la botanica e per la zoologia niolto giovossi degli avvertimenti di Decandolle, dei lavori e della conversazione di Ciwier , non che delle opere piu recenti die trattano delle varie specie di animali. II tradnttore tutto il suo studio rivolse alia fedelta ed alia chiarezza , e non solo viso di tutta la diligenza die sufficientemente raccomandare non potrehbesi ai quotidiani traduttori , ma miglioro anche in molti passi il testo ove viziato trovavasi , ed emendo varj errori che sfuggiti erano alia diligenza del Dumeril, come chiaro apparisce da una nota apposta airavviso dell'editore. Contiene questo volume la parte prima che tratta dei corpi inorganici, e la seconda che versa intorno ai corpi organici o viventi del regno vegetale. Belle sono le con- siderazioni generali premesse su lo scopo della storia na- turale , le sue relazioni colle altre scienze e la maniera di studiarla :, belle sono parimente le giunte fatte in alcuni luoghi dal traduttore. La parte che concerne i vegetabili e scritta con molta filosofia , e contiene notizie per la maggior parte esatte ; non ci permetteremo di osservare se non che dove Tautore ha indicata I'esca da fuoco ordinaria come la parte spugnosa di un fungo nascente su le querce e su i nocciuoli , il dotto traduttore avrebbe potuto notare, che nel paese nostro quel fungo traesi per la maggior parte dai faggi , abbondantissimi specialmente nella Val- tellina , ove gli Zingani piu di frequente vengono dalla Ger mania a fame ricolta. PARTE ITAHANA. 123 Unlvcrsa civills et criminalis jurisprudentia , auctoie Thorn. Mauritio Richert. — Laude Pompcja , i8 17-1828, sumptibus J. BapUstce Orcesi. Pubbli- catl lo fascicoli in 4.° II RIclieri abbraccio tntta la glurisprudenza romana e la dispose ordinatamente con chiara e pnrgata latinita in un' opera che non ba rivali se non in quelle del Domat , del Potbier e del Voet, e non teme il confronto con nes- suna di esse. L' Orcesi ne viene facendo una bella e lo- devol ristampa , nella quale non possiamo riprendere se non la troppa lentezza. Alcuni erano appena laureati quando sottoscrissero avidamente a qviesta edizione di un' opera tanto importante negli studj legali , ed ora gia sono pro- vetti avvocati senza aver per anco potuto studiare le ul- time parti di questo libro. Guai al sig. Orcesi s' egli dovesse rispondere di tutti i danui cagionati ai clienti da questa sua strana lentezza ! Guida teorlco-pratica alia scienza della contabilitd mer- cantile divisa in due parti, delle quali la prima com- prende la scrittura semplice , la seconda la partita doppia. Annesso a cadauna delle medesime un corso di ajjiiri di un regolato negozio , condotto colla scorta dei relativi libri aiisiliarj , e terminato col bilancio € coir apertura dei libri nuovi ,• aggiuntoii in fine un' appendice che contempla il caso d' un fallimento^ composta da Giuseppe de Peretti , I. R. pub. ord. prof, di aritmctica , della scienza del commercio e della contabilitd mercantile e camerale nelV I. R. Ac- cademia reale e di nautica in Trieste., e patrizio di Fiume. — Venczia, 1827, dalla tipografia di Fran- cesco Andreola , 2 vol. in 4.^ il i .° di pag. 90 , il 2." di pag. 348, lir. 12 austr. Con cpiesto frontispizio 1' A. Iia dato un' idea generate e sonnnaria della sua opera. Sul nierito di essa diremo cbe gl' Inglesi , i Francesi , gP Italiani avendo gia svolto in piu scritti stimaljilissimi il nicccanismo della scrittura mercantile, gli elementi cbe lo compongono , c Ic regole die lo dirigono , restava poca 124 A. P P E N D I C E speranza di niiglior snccesso al sig, Peretti clie e venuto a S23igolare in questo campo scientifico. Egli e per altro riuscito ad introdarre qualclie iiiaggior cliiarezza e preci- sione in cosi intralciato argomento; egli conduce con si- curezza i giovani nel labirinto della contaljilita , e pone loro sott' occliio i rapporti tra le varie operazioni, unendo con scelti csempi la teoria alia pratica, forse con metodo nn po' prolisso , ma necessario pe' principianti , ed a fine d' evitare la taccia : dum hrevis esse cupio obscurus fio. Non ci garbeggia la seguente idea clie troviamo nel 1.° volume = I' occupazione del mercante consiste nel traf- fico tra merci e danaro ( pag. 3 ). II traflico tra merci e danaro essendo comune anche al proprietario , non basta a caratterizzare il mercante ; ag- giungi clie il danaro non e essenziale alle operazioni del mercante , il quale da un lato puo e suole trafficare merci con merci, dall' altro in vece di danaro fa uso sovente del credito e di camblali. Ci sembra clie si direbbe forse con maggior esattezza: 1' occupazione del mercante consiste nel comprare le merci altrui per venderle con profitto. Questa definizione distingue il mercante dal proprietario, il quale traffica le merci proprie o i prodotti del proprio suolo , e dal sovventor generoso, il quale compra bensi 1" altrui grano per somministrarlo al povero contadino nelle stagioni mor- te , ma non con vista di profitto. L' opera del sig. Peretti sara utile principalmente alia gioventii, all' istruzione della quale e destinata. Biometro , istrumento per misurare la vita o t impiego del tempo, ovvero qiiadri destinati a raccogllere in un minuto e in una tinea sola per ciascun giorno il diverso impiego fatto del tempo durante la gior- nata. — ■ Como ., 1828, co' tipi di C. Pietro Osti- nelli , pag. 27, con 25 tabelle. Questo libretto non e una produzione italiana , ma una traduzione letterale d' un' operetta francese , la quale e gia comparsa piii volte al pubblico sotto differenti titoli , a Pa- rigi nel 1807: Essai sur I'emploi du terns:, a Milano, i8i3: Memorial horaire ou thermometre de I'emploi du tems; a Parigi di nuovo negli anni scorsi : Biometre etc. II sig. Julietx , PARTE 1TA.L1ANA. ia5 nolo al pubblico pel suo Essai general d'education , dlrettore della Revue encyclopedique , ne e Tautore. Cogllamo volon- tierl r occasione tli proclamare la sua proprieUi , onde dar prova clie poniamo in pratica con cliiccliessia que' principj die stabiliinmo contro di lui nel fasclcolo del noverabi'e 1827, pag. 3o6-3i2 di questa Biblioteca , esaminando una nota ch' egli pose ad un teste del sig. Salfi ( Revue ency- clopedique, ottobre 1827, pag. 147-148), nella quale nota si niovono de' dubbj contro T influenza delle proprieta scientifiche e il modo di riconoscerle. E siccorae produ- cendo noi letterahnente quella nota v' abliiamo aggiunto = N. du R. = come si legge nel citato luogo della Revue , percio il sig. Salli poteva risparmiarsi la pena di osser- vare che avevamo confuso V autore del testo coll' autore della nota. Che che sia di questo riflesso che si puo con- donare a chi fa professione d' esattezza , e ritornando al- r annunciata operetta , diremo che il suo scopo non puo essere migliore : il sig. Julien si propose d'abituare Tuomo a riflettere sulle scene giornaliere della vita e a rendersene esatto conto alia line di ciascuna giornata od al principio della seguente. E noto che era uso assai generale presso le corporazioni religiose di fare ogni sera l' esame di co- scienza , onde riconoscere gli atti riprensibili e le oui- missioni del giorno trascorso. II sig. Julien considera questo esame plii in grande, e vuole che il pensiero ritorni sopra tutte le vicende della vita , piacevoli o dolorose , ripren- sibili o lodevoli. Accio la mente del lettore non erri in- certa in questa rivista , 1' A. specifica i varj element! dello stato fisico , intellettitale , morale , sociale e li dispone ia una tabella , accio sopra ciascuna colonna di essa si noti il tempo che ciascuno di questi elementi nel giro delle 24 ore giornaliere consumo-, per es. sonno ore 6, vitto i, passeggio 2 , lettura i , studio 7 , amicizia i , religione i , affari 5 , totale 24. I riassunti niensili ed annuali possono dar luogo ad utilissimi riflessi ed essere sliraolo ad inte- ressanti riforme. 11 metodo del sig. Julien otterra taccia d' eccessiva minutezza da chi non ha 1' abitudine di pra- ticarlo. ia6 APPENDICE Tavole di confronto delle misure piacenUne colle mi- sure del nuovo sistema metrico , con appendici in- dicanti i rappord delle misure di molte cittd e di varie nazioni colle misure metriche^ calcolate da Q. V. Seconda edizioiie corrctta ed accresciuta. — Pia- cenza^ 1826, dalla tipografia Del Majno , in 8.°, carta vclina, di pag. 064, olti'e 4 d' indice ed errata. In fine leggesi: Pubblicato ncl novembre 1827. Ecco una delle poche opere veramente utili che si sol- levano dalla farragine immensa delle vane , le quali ogni di vanno consumando e contristando i toi-chi d' Italia e oltra- monte. Gi vien rifei-ito che il benemerito autore di queste tavole di confronto, di cui ci fu data la prima edizione piu anni sono, e il professore di fisica teorico-speriraentale , e direttore del gabinetto fisico in Piacenza. Uomo distinto nelle scienze fisiclie e matematiche , quanto niodesto , celo il suo nome sotto quelle iniziali G. V., e senz' alcuna pompa di lettera dedicatoria o di preloquio entro a dirittura in materia con una brevissima introduzione , non di vanti proprj , ma di dichiarazioni die tutte servono alia migliore intelligenza dell' opera. La presente edizione e assai piu corretta della prima e molto accresciuta. Blanuale di litografia o sia istruzione pratica per lo stampatore e pel disegnatorc litografo. — Milano , 1828, in 18.', con 5 tavole in rame , presso Felice Rusconi. Lir. 2. 61. Questo succinto Manuale in gran parte tradotto dal Ma- nuale di litografia stampato in Parigi dal sig. Bregeaud , litografo di S. A. R. la Delfina, e un comodo ed elegante libretto assai ben fatto e che non poco sara utile ai nostri litografi nel momento in cui anche fra noi la litografia incomincia a prosperare. La pubblicazione di quest' opera in Francia fu in poco tempo riprodotta per ben tre volte, il die mostra il pregio in cui sono tenuti gli scritti dell' autore. Male pero dal merito dello scritto giudicar si potrelsbe della perizia del signor Bregeaud come litografo, giacche nella sua lunga dimora fra noi non e stato capace di pubblicare alcuna PAKTE ITALIANA. 137 stampa clie del suo nierito potesse dar sicura prova, seb- bene fosse chiamato a fondarvi uno stabiliniento litografico. Air opera tien dietro la traduzione quasi per intiero d'ua' istruzione publjlicata in lltografia dal sig. Seiiefelder, dal medesimo diretta agli artefici onde essere loro di scorta nella dillicil arte di cui fa T iaventore. Cosi coa questi due lavori riuniti ogiiuno puo farsi ua' idea delle operazioni e delle diligenze da praticarsi pel perfezionameiito di quest' arte , la cui rluscita in gran parte dipende dalla cura che aver debbesi dal disegnatore nel tracciar suUa pietra gli oggetti che voglionsi rappresentare. L' opera contiene in oltre una succinta descrizione de' torchj recentemente inventati, delle preparazioni delle ver- nici, degl' incliiostri, dei lapis, delle pietre e di tutto quelle che ali'esercizio di quest' arte puo iUbisognare. Etologia femminile o sia descrizione d ogni maniera di lavori delle mode delle doniie , che contiene V arte di fare i giuhbcttiai ; di fare e raffazzonare i braccialctd e le giarrctticre elasdchc; di cucire i guanti ,• di conscrvare le propric pellicce , di acco- inodarle , di fodcrarle; di rimettcre alia moda quegli oggetti che essa piit non ammctte , di preparare le cinture , i fazzolettini da spalle , le cuffie di gala ,• la maniera di fare i cappellini , i berrettoni , ecc. , il niodo di fare i cappellini cC ogni maniera dipa- glia , di ritagliarli , gacrrdrli , ecc. , opera adorna di figure miniate per far seguito alia tecaologia femr- minile. — ■ Mdano , 1828 , coi tipi di Giovanid Pirotta. In 12 fig. Fino dair anno 1826 comparve la Tecnohgia femminile, coUa quale voUero istruirsi le giovanette principalniente in qualunque maniera di feniniinili lavori, che ad esse pro- cacciare potessero diletto ad un tempo ed utile ammaestra- niento. Ora in continuazione alia detta Tecaologia, si pub- blica la Etologia femminile, nella quale si esjjongono lavori di magglore importanza, e con ordine e chiarezza vengono descritte le piii minute parti dei medesimi e le loro ap- plicazioui. Tanto pin prezioso riescir dee questo lavoro, ia8 APPENDICE quanto che In esso la toeletta delle signore viene conslde- rata sotto i riguardi deir economla , del lavoro e del diletto. Noil ci perderemo intorno ai giubbettlni , ai braccialetti e alle giain'ettiere elasticlie, intorno alle cintnre, ai fazzolet- tini da spalle, alle cuffie di gala, ai lacciuoli, ai volanti, alle sciarpe e ai fichus di nastri, ai cappellini, ai berrettoni, ecc, non essendo questi oggetti dell' istituto nostro, che altronde dalle donne galanti potranno studiarsi nel libro medesimo. Non possiamo pero non lodare gl' insegnamenti diretti alia conservazione delle pellicce e al loro accomodamento , come pure degno di osservazione ci e sembrato il Cap. V., che concerne 1' arte di rimettere alia inoda quegli oggetti die essa pill non ainmette. II libro e scritto con chiarezza e non senza qualche ekganza, e all' autore anonimo perdo- niamo volontieri 1' uso dei nomi particolari delle stofFe , degli ornamenti e di alcune parti del vestiario, benche non italiani , mancando essi tuttora ai nostri vocabolarj ; non cosi facilmente perdoneremo al suddetto T avere fre- quentemente fatto uso del manuale di Mad. Celnart, senza averne mai fatta menzione , nel che sembra non potere andare esente da una leggiei-a taccla di plagio. V A R I E T A. BIBLIOGRAFIA. tUii namo invitati dalla Societa tipografica de Classici italiani a pubblicare la segueiUe nota. — L' Antologia ( Giornale letterario che si stampa in Firenze ), rendendo conto del- r edizione del Cocchi eseguita dalla Societa tipografica de' Classici italiani, dice nel N.° 87, a c. I23 , quanto segue: ft Mi e dispiaciuto che alia diligenza della Societa edi- » trice sia sfuggito il secondo Discorso sopra Asclepiade, » stampato la prima volta verso la fine del 1824. nel " N.° 45 AeW Antologia ; e la Lettara sopra il Paradiso n perdiuo di Milton, pubblicata dal Leonl quindici o sedici >' anni sono in quel suo Giornale che forma appendice " air enciclopedico del Rosini. " V A. U I 1£ T A . la^ La Societa tipografica rispomle : Se f egrcgio Estensore del riferito paragi-afo si fosse appena appeiia dato 1' inco- niodo di volgere uno sguardo iilV Aiviso a lettori posto in froiite al vol. Ill delF Opeie del Cocclii , od auche sola- mentc all* liidice clie si trova alia line del volume mede- simo, cgli avrebbe subito veduto clie il secondo Discorso sopra Asclrpiadc vi e pamualineiite inserito insieiiie coirar- ticolo che il sig. dottor Magheri fece ad esse piecedere neir AfLtologia •, ed oltie a cio avrebbe ravvisato che pa- recchie altre scrittnre del Cocchi , non niai da prima pub- })licate, e per iiiolti rispetti qual piii qual meiio impor- taate , fiirono dalla Societa tipografica tratte a luce in una Appenilice coUa quale si cliiude il vol. Ill suddetto. S' egli si fosse dato un si lieve incomodo, non e dubbio die avreljbe anco informato il Pubblico di qnesti pregl delhi edizione niilanese • poiche gentilissimo com' egli e costan- teniente, e benigno incoraggiatore delle ntili fatiche, non si sai-el)be lasciato fuggire un' occasione tanto opportuna di secondare gl' impulsi della sua bell' indole. Quanto poi alia Lettera sopra il Paradiso perduto , la Societa tipograiica si ricordava benissimo clie il Gioniale cnciclopedico la riporto ne' fascicoli di febbrajo, marzo ed aprile del 1814; ma duljitando della sua autenticita , se non fosse per altro, perche 1' Editore schlvo d'accennare donde I'avesse cavata •, ne riuscendole di trovar persona die la togliesse da que' suoi dubbj , voile piiittosto lasciare ad altri 1' onore e il vantaggio di fare una ristarapa piu compiuta , die entrare in pericolo di tirarsi addosso V al- trui dcrisione , cadendo nel laccio d' una soperchieria let- teraria. Se pero 1' egregio Estensore del succennato articolo potesse farsi mallevadore della sinceriia di quella Lettera^ e pregato dalia Societa tipograiica a dargliene avviso •, ella non mnnchera di giovarsene in altra congiuntura , die non e forse lontana , e infin d' ora lo accerta che glicue pro- fessera grandissima obbligazione. BELLE ART I. Rrstaurazioni nella Reale Galleria di Dresda (1). — La 1\. Galleria di Dresda e forse la piu cospicua in Europa si (I) Questc notizie souo tratte da inia disserra/ioue drl slgiior G. Quandt, aiitore di altre due pre^iabilissiiue opcre intoruo Bibl. It5 1,667 4,980 72,861 3oo,ooo 2,2y3 1,275 2,o35 1 6, 1 55 880 9,225 82,900 POPOLA- ZIONE. 29,700,000 3i, 851,545 820,000 3,700,000 9,800,000 1,700,000 11,661,980 2,425,000 2i,5oo,ooo 70,000,000 i,5oo,ooo 5,460,000 3,800,000 3,173,000 12,400,000 44,118,600 1 1,713,100 3,707,300 3,975,000 6, 800,000 3,55o,ooo i,75o,ooo 10,200,000 i5,5oo,ooo io,5oo,oco REN I : 32O,0i>)J 989,0.^1! 76,ooK i8o,0( 32,0< io5,c( 29,0c !l i,i65,a(el i84,ocM 5o,oc .; 1 9 5,00 .' 3io,oofl 45,00 |i 8o,ooi'< 6o,ooi'> 35(';i 26o,O0(i» i3o,oo<)i {') II — in.licd r anno della nasrlta del joyrano: =^ (juello del suo avvenii* iiii V A R 1 E T A . z deW Europa e delV America nel i8a6. 141 ; JB T O OljICO .aB)00,000 (I) 7500,000 jc 00,000 rcoDsta ESERCI- TO. MARINA. OSSERV AZIONI. 246,000 a3o,ooo 58,5oo g8,ooo 39,000 5o,ooo 9,000 (3) 94,700 35,oco 7;:oo,,ooo »ooo,ooo 1000,000 1 consta. I consla. :, 100, 00c 3 , ceo, 000 1 60,000 800,000 60,000 45,000 ^0,0 00 5,779 molte fregate e gakre. 4a vascelli Ji linea. 34 Cregate, 10 corvette. vase, di lin., 6 freg. 3 corv., 4 brick, alcune galere. Vase, armati 18, dis. 124 Treg. id. 47 id. 120 Brick id. 64 id. 234 76 vele. 6 vase, di 1., 11 freg., 7 corv., ecc. 5o vasc.di 1., 18 a ao fr. In tutto 464 bastimenti. 3 vase, dl 1., 3o a 40 bast. 10 va'celli, 200 galere. (I) CoiuprMi i mille milioni al 3 per lot dtsiinati p«r 1' Indennizzaiione dejli emigri ti 0 dedaiione fitia del capinle ealinlo. (1) La popol oialc ddla Confedera- „,„ jata di 3o,l63,70o .bi- 1' eterciio pcrmaneme di 3oi,637 (3) Vi * compreo I'artigllert ed il geuio na noa 1' •rmaia delio Indie. E' d' oopo osservare che nel srgnentc p spetlo la popolaaione r Pestensione lerntori della nuora repubblica di EoU^ia o BoU«c eono Etaie compreie parte nellg state ael Peru pane in quelle di Bueoos-Ayrei , il cui vicereja, comprender. ahre rolte que- BC., aS frig., eec la vascelli di linea. a o fregate, ed un numero proporzionato d' altri ba- stimenti. ^ S M n -^ 0 B 0 ."■ =■ r^ ^ i' 1 i , . . . 7 ^ . ^ I VJ V cs-Jf o,(*.^ y*.^-^ _ ^ .. c J"' 2 1 ^ - - U U tu ff> 0 S 0 t. 3 •z n t. S ? ■§ 0 S"i Slillli Tf' "*" ''"*' dclU Jua morte. I UaU'Ju'Uiaire historiq-^e pour tunnce i!>a6. ) J ^2 V A K I E T A . In un opuscolo pubblicato a Londra nel 1827 dal sig. Cesare Moreau si haniio le scgnenti notizle intorno alia sta- tistica dell' Irlanda , paese noii niolto coiiosciuto nemnieno dagl' Inglesi. La sua superficie totale e di niiglia inglesi quadrate 32,202 , e quella delle terre coltivate di acrl (i) 11,943,000. L' Irlanda e divisa in 4 provincie, suddivise in 32 contee, Vi si trovano 294 baronie; 2278 parroc- chie; 1.142,602 case: essa nel 1791 non ne contava clie 702,099. La sua popolazione , che nel 1682 non era die di 85o,000 abitanti, ginnse, secondo le ricognizioni del iSai a 6,801,827, e nel 1827, giusta i calcoU del signer Moreau, a 9,o5o,ooo di cui 3,341^926 maschi, e 3,459,901 femmine. In questo numero comprendonsi 1,138,069 ^S^*'" coltovi; 1,170,044 comniercianti e manifattnrieri; 828,702 oziosi e circa 16,000 domestici. Questa popolazione for- ma i,3i2,o32 famiglie , delle quali 6148 aventi un solo dbmestico; 1200 cbe ne banno due; 600 tre ; i5o da cinque ad otto; 32 da otto a dieci , e 20 dieci ed an- che piu. Le sole tasse sui domestici mascbi ascendevano nel 1 8 17 alia somma enorme di 5 5,2 00 lire sterline ( i,38o,ooo francbi ). II nvtmero de'rei condannati nel- I'anno 1826 fu di 5377. L' Irlanda e rappresentata al parlamento da 100 indi- vidui nominati da 210,431 elettori. Tutta la nobilta non conslste cbe in 212 persone^ tra le quali 1 duca, 14 mar- cbesi , 76 conti, 48 visconti e 4 donne col titolo di pari. Le importazioni nell' anno 1826 giunsero ad 8,032,700 lire sterline (200,817,500 francbi) di cui 6,385,534 per niercanzie pervenute dall' Ingliilterra o dalla Scozia. Le esportazioni nello stesso anno faron valutate in 7,992,480 lire sterline (199,812,120 franclii ) di cui 7,389,559 per raercanzie trasportate nell' Ingbilterra e nella Scozia. La rendita non ba giaminai coperte le spese. La somma del valore delle proprieta de' particolari e del governo e di 563, 660, 000 lire sterline (14,091,500,000 francbi; cioe jn-oprieta produttive de' particolari 467,660,000 lire ster- line ( 11,691,800,000 francbi); piroprieta non produttive 87,000,000 lire sterline ( 2,178,000,000 francbi ) e pro- prieta pubblicbe 9,000,000 lire sterline (228,000,000 fi'an- (i) L'acre inglese equivale a toruatine nuove ud ectaii 0,404683, pari a pertiche uiilanesi 6 '/g. V 1 R I E T a'. 143 clii ). II ilaiinro nioiietato in clrcolazioiie nou oltrepassa 4,000,000 ili lire sterline (100,000,000 franclu). L'emis- sione clei biglietti per la banca cU Dublino lia il valore _ di 5,000,000 cU lire sterline ( ia5,ooo,ooo franciii). GEOGRAFIA. L'atlante dell' impero cU Rnssia , del regno di Polonia e del gran diicato di Finlaudia, lavoro del colonnello dcUo state niaggiore s'lg. Pedychev , intrapreso sine dal 1821, fit condotto felitemente a termine nell' auno scorso colla carta generale in sci fogli divisa. Esse e per esecuzione bellis- simo, per ntilita facile all' use, presentandoci ciascun go- verno partitaiiiente delineate coi nomi scritti in russo ed in tedesco nelle provincie alenianne , in ritsso e polacco nella Polonia , ed in russo e svedese nella Finlandia. Que- sto inetodo e tanto piu utile, quanto clie molti luoghi Iianno in que' paesi diiferenti nonii , secondo i diversi idiomi ivi in uso. II sig. Pedychev avea promesso in tutto 7 5 , fogli i ma il sue atlante ne contiene 80, ossia 60 tavole, 8 delle quali sono in due o piu fogli. Sarebbe pero a de- siderarsi die T autore seguito avesse un sistema unifornie per le longitudini. Perciocche in una parte delle sue carte lia conservato per prime meridiano quelle dell' isola del Fere, in altre quelle di Parigi. Tale incenveniente jduo dar luogo ad erreri , giacche nen si ebbe cura d' Indicarvi la diflerenza clie passa tra 1' uno e 1' altre di que' meridiani die e di 20 gradi. Qualclie cesa anche sarebbe a ridirsi iatorno alia poca esattczza nell' ertegrafia de' vocaboli fran- Ypipesi. (Ann. des ioy.) R. GiRONi, F. Carlini e I. Fumagalli, direttori ed editori. Pubblicato il di ^3 niaggio iSao. Osservazioni mcteorologiche fatte all'l. R. Osservatorio di Brera. A P R I L E 182J W A T T I N A. 8,8 8,8 5,8 5,4 7iO 4,6 2,0 4,6 6,0 9,8 9,0 8,8 9,3 10,0 9,1 8,3 -0 0 !- 6 0 c li 0 V ^ ^ ^ . 1 . q V < U ' ^ Stato del cielo. Sera. Q-o 5,0 4,6 7,0 5,2 6,3 + 5,0 + 7,5 + 7,5 + 6,8 + 6,0 7,0 6,3 8,5 7,5 7,7 +10,0 10,5 +10,7 6,7 +10, 7,0 + 9,5 6,6 8,0 9,0 10,0 11,8 10,5 0,6 1,3 0,7 7i2 8,5 8,0 6,7 8,3 + 9,3 +io,c +11,5 +11,5 + 9^8 E N O N O N O N O O O N N O N O O NEE N E N E N E Sereno. Sereno. Nuv. sereno. Sereao. Nuv. ploggia. Sei-eno. Niivolo rotto Nuv. pioggia. Nuv. rotto. Sereno. Sereno. Sereno. Nuv. sereno. Sereno. Sereno. Nebbioso ser. Ser. nebbioso. Nuvolo rotto. Nuv. pioggia. Nuv. pioggia. poll, li 27 8,6 27 7,« 27 5,6 27 5,4 27 5,8 27 6,6 27 6,4 27 2,6 27 2,2 27 4, 27 9,2 27 8,8 27 8,7 27 9,5 9'7 9,0 7.0 6,4 6,0 Nuv. pioggia. Nebb. nuv. Nuv.rott.piov. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Nuv. temp. pr. Sereno. Sereno. |27 7,c 27 8,1 ■27 9,0 ^27 10,3 '27 11,6 37 10,5 '27 11,0 28 0,2 28 1,0 27 11,0 NE S O s s o s o s s o 80 N N E E S E S O Stato del cielo. Ser. nuv. ser. Sereno. Ser. nuvolo. Sereno. Sereno. Nuv. rotto. Nuv. piovoso, Nuv. rotto Sereno. Ser. nuvolo. Sereno. Ser. nebbioso. Nuv....piovo9 Ser.... Icimpi. Sereno. Ser. nuv. ser Nuv. nebb. rot. Nuv. piovoso Nuv. ser. nuv Piovos. nuv. Nuv. rotto. Nu.rotc.piov. Nuv. rott. ser. | Sereno. j Ser. nebb. ser.' Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 1,3 .Altezza mass, del term. + 18,0 | minima » 27 » 2,0 minima + 4,6 media » 27 » 8,212 media + 10,67 Quantita della pioggia linee 32,o8. I 145 BIBLIOTECA ITALIANA cJllbagaio ;i828. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. FamigLle celebri italiane del cav. Pompeo Ljtta. — Milano , presso V autore , dicontro alia chiesa di S. Angela , in foglio , con rami, V^uelle famose parole del greco sapiente = conosci te stesso = ricevettero al parer nostro dal Vico una interpretazione assai nobile e filosofica , quando egli disse che furon pronuiiciate per eccitar ne' volgari il sentimento della propria dignita, per recarli a co- noscere che la ricchezza e la potenza sono condizioni accessorie , passeggiere , fortuite , ma che tutti ab- biamo da natura in noi niedesimi il germe di una uguale virtu , la quale , al bisogno destandosi , pu6 adeguare le differenze piu grandi. Questa interpreta- zione non e solamente piu ampia di quella comu- neniente adottata dai retori e nelle scuole, ma ne pare ancora si nobile e filantropica, che meriterebbe di essere adottata quand' anche potessero insorgere alcuni dubbi contro la sua storica verita. E noi co- minciamo assai volentieri da si consolanti parole il presente articolo sopra un libro che intitolandosi delle famiglie celebri , e raccontando i grandissimi effetti operati da alcune pochissime Case sopra tutti i destini d' Italia, potrebbe nella mente di alcuni fortificare quella contraria sentenza, che il genere Jiibl. ItaL T. L. lo 146 FAMIGLIE CELEBKI ITALIANE nmano sia patrimonio di pochi. La quale opinione , se venne proclamata dai grandi per troppo smisurata alterezza, potiebbe assai di leggieri convincersi falsa, cercandone gli argomenti nella storia delinondo; se poi la pronunciarono i piccioli per menomare ai po- tent! la gloria della loro coudizione, diremo clie non si accorsero di rinfacciare in vece a se stessi la non curanza di quelle virtu delle quali ricevettero i semi nascendo. Quella divina parola , che disse create per 1' uomo tutte le cose del niondo, comprese tutta intiera I'umana famiglia, perclie in tutti sapeva di avere infuse le stesse attitudini della mente e del cuore: e tutti possiamo nella successione dei tempi salire daH'infimo grado alia piti elevata subliraita; e tutti in ogni stato di fortuna e di cose , senza mac- chiarci di alcun delitto , possiamo deridere e provar falsa questa oltraggiosa sentenza , qualora conosciamo noi stessi. In mezzo alle piu grandi disparita donde risulta la niaraviglia di quest' ordine civile nel quale viviamo , una sola e la via di consolazione e di pace, Indarno alcuni tilosofi piuttosto invidiosi dei grandi, che benevoli ai piccioli, andaron sognando un sistema di materiale uguaglianza, che ad ogni piu piccolo caso si crolla dai fondamenti; e sdegnosi del non vedersi fra i primi , gridarono ingiusta e usurpata ogni altezza, traviarono la moltitudine che facilmente s' inganna , confusero Y abuso delle cose colle cose medesime , e fecero stromento di errore e di rovina r ingegno con cui potevano spargere grandi benetizj sul mondo. A costoro non sara alcuno per certo che tenti di ascriverci, interpretando troppo ampiamente le nostre parole : solo abbiamo voluto accennare , come quella innumerabile moltitudine di cui non si scrivono storie , non e da meno di que' pochi de' quali e ragionato si a lungo in questi volumi delle famiglie celebri ; i quali anzi c' insegnano come i personaggi piu grandi posson discendere da avi pove- rissimi e sconosciuti, e le schiatte piuillustri dileguarsi e svauire nella orgogliosa ed inerte ignoranza di una DEL C\V. POMPEO LITTA. 1 47 degenerata posterlta. Ed e appunto dalla considerazione di queste vicende , che V uomo puo esser chiamato pill fortemente a conoscer se stesso, in quel senso lilosoHco indicate gia sopra, e che il padre educando neir umilta delle domestiche mura i suoi figli puo dir loro con giusta tidanza: Coltivate possentemente i gernii delle virtu die portate nella mente e nel cuore, perclie forse un giorno procederete nel mondo coi grandi c saretc grandi voi stcssi: apparecchiatevi alle vicende della fortuna , perche la patria potrebbe un giorno aver bisogno di voi : le ricchezze e la potenza possono travasarsi in questa nostra umile schiatta, se gili altri cessando di conoscere se mede- simi se ne rendono indegni : a questa civile societa e bensi posta da natura una legge che alcuni siano primi, ed altri second! , ma nessuno nasce coU'as- soluta incapacita di sottoporsi ai piu grandi uHci se la necessita lo richiegga. Questa legge, per la quale alcuni maggioreggiano ed altri sono secondi , ha per fondaniento Y ordine fisico e morale dell' universo ; ne avrebbe trovato <^i la negasse, se qualche volta i grandi cambiandosi in oppressori non avessero data occasione ai piccioli di reclaniare , che non trovavano legge da cui fossero obbligati a vivere oppressi. Ma Y abiiso non nuoce alle cose : e questa legge e tanto conforme al genere iimano , qualun([ue sia lo stato in cui vive, che noi la troviamo avverata ugualmente e in Atene e in Roma e in Persia , e quando il popolo discacciava i suoi Re, e (juando un imperatorc dolevasi che tiitti i Roniani non avessero un solo capo per trucidarli tutti ad lui colpo. Non v' ha repubblica che non sia costretta di restringere nelle mani di alcuni pochi il potere apparcntemcnte acconiunato su tutti: non v ha dispotismo che non sia necessitato di partecipare a parecchi quclla possanza ch' egli vorrebbe gelosa- mente recar tutta a se solo. Pero in ogni tempo e in ogni ordine di cose alcuni individui tengono in ninuo la bomma di tutti gli affari, e col volgcr degli 148 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANS anni si trova che la storia civile e la storia di alcune grandi faniiglie nei loro rapporti coll' universale dei cittadini. Ma guardando i personaggi di queste famiglie quali essi appariscono in mezzo ai pubblici afFari , o quali ce li dipinge la storia generale , corrianio pericolo di considerarli sotto una falsa guardatura di lume : per- che moke passioni concorrono spesso a far si che r uomo desideroso di grandezza s' infniga, e quasi diremmo falsifichi se medesimo per rendersi accetto o ai principi o al popolo; e la storia, generalmente parlando, si e contentata di raccontarci le apparenze e gli elTetti , piuttosto che la realta e le Cvigioni delle cost. Fu bellissimo adunque il consiglio del cav. Pom- peo Litta di separare la storia delle grandi famiglie da quella del popolo fra i quali sursero ed acqui- staron grandezza : perche nelf origine , nell' educa- zione , nelle tendenze domestiche impariamo assai bene a conoscere il vero merito de' personaggi piu celebri , e possiamo con verita giudicare quale e stata la loro efiBcacia sopra la storia nazionale. La grande utilita che si coglie dalla lettura di Tacito consiste appunto principalmente in questo , ch' egli ci rappre-' senta le persone , non gia nella luce abbagliante , o meglio forse diremmo, nelf impenetrabile bujo dei pubblici affari e della pubblica grandezza , ma si nelle loro familiari relazioni , nei desiderj , nelle gperanze che loro inspira la privata condizione in cui nacquero. Chi non batte codesta strada corre pe- ricolo di narrarei una favola in luogo di una storia; e ci rappresenta non di rado fantasimi e larve, ia vece di personaggi reali. Lo storico che non si spinge a queste vere cagioni dei fatti non e degno del nome ch'ei porta, non puo giovare alle nazioni, non puo essere sempre coerente a se stesso : perche di tempo in tempo le naturali inclinazioni delf animo tradi- scono anche i piu accorti, e in mezzo alle piq belle apparenze s' incontrano alcune circostanze , le quali accusano tali passioni da toglier pregio ai piu DEL CA.V. POMrEO LITTA. f49 inagnanimi fatti. Allora lo scrittore , che non conosce abbastanza egli stesso le persone delle quali ci parla , si vede rotto, per cosi dir, nelle niani il filo a cui si era attenuto, e si accorge che forse T apologia ch' ei tesse cambierebbe di aspetto , se 1 animo gli bastasse di rompere il velo dentro al quale si av- volsero i suoi pei'sonaggi. Ma questa e opera fati- cosa , difficile , e da rincrescere troppo a chiunque , scrivendo, proponsi di partecipare in qualclie modo alia grandezza dei grandi. Costui coUocato nelle cir- costanze predette , per non mancare all' uficio che assunse di panegirista , per non corabattere colla pub- blica opinione , per non sottoporsi a sottili ricerche elevera una barriera di bronzo tra i suoi personaggi ed il vero , e spargera intanto di fiori il precipizio in cui trassero forse le nazioni , che ingannate ne benedicono il nome e dovrebbero vituperarlo. A questa ignobile, e quasi vorremmo dire mal- vagia schiera di storici non voile ascriversi il cav. Litta , il quale nell' opera sua ha posto un tal mo- nuinento del vero , che per volger di secoli non potra esser distrutto. In Italia forse piu che in raolti altri paesi , per le continue mutazioni politiche alle quali questa regione soggiacque, si fa manifesto che se la storia del mondo e la storia di alcune grandi famiglie, da tutte le classi pero nella successione dei tempi possono sorgere alcuni individui che toe- chin la cima di ogni umana grandezza: di sorte che poi nella pienezza dei tempi quella preponderanza passeggiera dei pochi non nuoce air uguaglianza di tutti. Ma per quante vie non camminano gli uomini, quando essi hanno posto per segno de' loro passi lo splendore delle ricchezze e V irresistibile attrattiva della potenza ? Dopo che le ricchezze e la potenza gia sono raggiunte , non e diBicile all' uomo accorto lo sparger di bella luce anche le origini piu mostruose, non e impossibile ( sebbene sia doloroso il dirlo ) trovare scrittori che si lascino ingannai-e alle esterne apparenze, o che si adoperino essi medesimi per t50 FAMIGLIE CELEBKI ITALI/VNE trarre in inganno la posterita; ma il procedere con franco animo tra le faniiglie dei grandi; consolare i piccioli disvelando le umili origini di tutte le umane grandezze ; dir bugiarda la lode di molti panegiristi; giustificare 1' infelice esito di moke belle azioni; mo- strar ridicolo il vano orgoglio di tanti nipoti degeneri, qnesto e 1' nlicio al qnale si sottopose il cav. Litta, non ignorando per certo ne la difficolta dell' impresa , ne queir ingrata licompensa a cui le passioni degli iiomini 1' avrebbero esposto. Gia moke illustri famiglie fnrono descritte con vera imparzialita storica da qnesto splendido Autore; e la Biblioteca italiana stimo opportune di scrivere alcuni sunti dell' opera , affincke gli studiosi della storia nazionale avessero immantinente contezza delle utili verita clie s'incontrano in questi vokimi, e po- tessero rettilicare i fatti e i giudizj degli ordinarj scrittori. Chiunque avra letti quei sunti sara piena- mente persuaso , eke 1' opera del sig. Litta sparge una luce nuovissima sopra la storia del nostro paese, e eke le doti precipue di un grande storico (la pro- fonda cognizione dei fatti e delle persone , e 1' inal- tei'abile imparzialita fdosofica) concorrono tutte emi- nentemente in questo illustre scrittore. Quei sunti saranno continuati : frattanto abbiamo voluto fram- mettere questo breve articolo per gettare , se pur e possibile, una scintilla di fuoco in alcuni animi troppo freddi , e destare una qualche vergogna in coloro eke si sforzano , ma indarno , di far cadere in una ingiusta dimenticanza un opera di si gran pregio. Quando il sig. Litta promise le sue famiglie ce- lebri , gia il sno divisamento bastava ad acquistargli r attenzione di tutta 1' Italia: ora, dopo ck'egli ci ha fatto si ampiamente conoscere com' egli sappia ben colorire il suo grande disegno, quali parole po- trebber bastare alodarlo? Le difficolta si riproducono e si accrescono quasi ad ogni nuova famiglia ck' ei prende a descrivere; perche da per tutto s'incon- trano gli stessi crrori o le stesse malizie degli scrittori, DEL C\V. rOMPEO LITTA. l5l e il serbarsi costante nclla storica imparzialita rie- Ece troppo piu grave ed ingrato dopo chc Tautore ha provato gia come parecchi si sdegnino al suono del vero. Quando si dara il sutito della faniiglia» 3Iedici di Firenze , vedranno i lettori se il cavalier Litta sappia persistcre nel suo giusto e glorjoso proposito : frattanto trascriviamo qui una parte della sua introduzione perche si vegga quale e quanta debba essere 1' importanza di quel volume. « Non senza qualche ribrezzo mi sono determinato di scri- vere della famiglia 3Iedici. La venerazione per essa e tale e si estesa , cli' io ben so quanto debba essere riputato ardito e stravagante colui, die pone soltanto in dubbio, se essa vi abbia tutto il diritto. Quando pero penso die lo scriverc delle cclebri fiimiglie d' Italia fa parte della storia, in' accorgo die mi sono addossato dei doveri , e non so percio obbedire alle opinioni anche inveterate, prima di averle esaminate, Ed a me uomo indipendente e conteuto del proprio stato e lecito , ove il debba , il biasimo come la lode senza tanta titubanza -, mentre altri die aspira a di- stinzioni c ritenuto da riguardi, e quegli die le ha ricevute , tenie la taccia d' ingrato die non e bella. Debbo dunque avvertire die a giudicare de' Medici servirono per lo piu di base le rime dei poeti , i panegirici degli oi'atori e 1' entusiasmo degli artisti; quasiche la storia potesse essere appoggiata ai detti di uomini , nei quali una fma delicatezza di sensi fa sentire forse piu die ad altri 1' amore e la gra- titudine , cosicche volauo con faciUta dalla lode al- r adulazione la piii ridicola ... A venerare i Medici contribui altresi sommamente la consuetudine di lo- darli •, e questa e quella magica forza die frequen- teniente ci allontana dal fare e dal dire quello die per lo avanti si faceva e si diceva, senza cono- scere se si facesse o dicesse bene. » L'Autore ha potuto colla propria esperienza imparare ])er6, die il combattere contro le inveterate opinioni , quan- d' anche si faccia coi piu sicuri argomenti alia n)ano, iSa FAMIGLIE CELEBRI ITALIANS ascrivesi d' ordinario a tutt' altro che a filosofica inte- grita , e quindi soggiunge : « Da queste prime linee nascera sospetto ch' io sia fanatico detrattore della celebre fama de' Medici. Non mi sgomento qaando racconto de' fatti. Trovo ben giusto il lodare nei Medici cio che vi ha di degno , e particolarmente la protezione alle arti e alle lettere , che e T argo- mento di cui sempre si parla, qualunque si fosse la segreta molla che a tanto beneficio li movesse. Debbo pero dire francamente che non e dell'equita il tacere i meriti che esclusivamente appartengono ai Fioren- tini , o il confonderli con quelli della famiglia decan- tata. » Ne questo solo , che pure non sarebbe pic- cola cosa , contenta il nostro Autore. « II dovere , prosegue a dire , m' impone di esarainare ne' Medici il cittadino e il principe; ma nel primo stato la fel- lonia non si puo nascondere , nel secondo domando se in otto sovrani di quella stirpe vi sia un vero grand' uomo. Se poi entro nolle domestiche niura mi si affacciano laidezze e scelleraggini inaudite. » L' esempio di queste franche e generose parole , quasi vorremmo dire che il cav. Litta lo tolse unicamente dair animo suo ; tanto e raro il trovarle negli storici di qualsivoglia tempo o nazione : e quasi ci fan ri- vivere in quelle antiche assemblee di Grecia e di Roma , quando il popolo ai ricchi vivi e presenti rimproverava I'immoderata ambizioiie, o questi rin- facciavano al popolo la sua sfrenata licenza , e la caparbia ignoranza per la quale sapeva piuttosto invidiare che meritare gli onori. Quando in un uomo d' ingegno questo amore straor- dinario della verita si congiunga con una severa co- scienza letteraria, e quindi con una profonda cogni- zione dell' argomento , la sua opei-a dee di necessita riuscire perfetta e ridondante di utili conseguenze. Se egli da un lato strappa l' alloro di fronte a un qualche idolo della credulita , ne cinge dall' altro il capo di qualche grand' uomo ingiustamente dimenti- cato •■, donde la gloria nazjonale non ne riceve alcun DEL CAV. POMPBO LITTA. 1 53 danno , ma giudicandosi i trapassati si ammaestrano i vivi ricchi e potenti , che le adulazioni degli scrit- tori o ingannati o compri non sono un durevol so- stegno alia gloria ch' essi voglion carpire , mentre il meritarla sarebbe cosa si facile ad essi e piena di non credibil dolcezza. Questa e Y impressione eser- citata suir animo nostro dall' opera del cav. Litta, che le altre nazioni invidiano certamente alF Italia , e r Italia ( vuolsi pur dirlo ) riceve con tanta freddezza. Nessuno scrivera piu istoria fra noi senza ricorrere alle famiglie celebri del nostro Autore , le quali occu- pano un distintissimo posto nella viva letteratura italiana , e forse valgono sopra tutti gli scritti nio- derni a far conoscere die non siamo secondi a nessun popolo, o si guardi alia diligenza delle investiga- zioni od alia grand' arte di trarre dai fatti le con- seguenze piu giuste e piu utili per la vita. Quando i posteri, avendo dinanzi tutta compiuta quest' opera, vedranno la grande utilita della quale allora sara gia stata cagione , volgeranno senza dubbio uno sguardo alia storia letteraria de' nostri tempi, cercando quali ricompense, quali onori furono dati alf Autore, quale accoglimento ebbe il libro : e noi rifuggiamo dall' in- dovinare quel ch' essi diranno dell' eta nostra , se niai verra loro a notizia che questo gran monumento della storia italiana non sarebbe pervenuto al suo fine , qualora il cav. Litta avesse cercato altro sti- molo oltre a quello del piu nobile e disinteressato amore per le lettere e per la gloria nazionale. Parra cosa veramente incredibile che ad un' opera cosi bella , di nobile autore , in cui e deposta la storia delle fami- glie piu ricche d' Italia, mancassero , non direm gia mecenati o fautori dei quali il cav. Litta non ha ne bisogno ne brama , ma conipratori e lettori nella classe pill agiata de' cittadini. Sara poi una troppa vergogna de' nostri tempi il sapersi che fra coloro ai quali pare che il libro pel suo proprio argo- mento appartenga piu davvicino , noa e mancato neppure clii s' iiiimicasse all' opera ed all' Autore , 1 54 FAMIGLIE GELEBRI ITALIANB CCC. perclie noii voile contrafFare all' uficio di buono e leale scrittore, perche credette che a' suoi concitta- dini dovesse piacere piu il vero che il falso , perche finalmente suppose che i ricchi comprerebbero piu volentieri la verita giovevole a tutti , che la bu- giarda adulazione , dannosa seinpre all' universale , e non utile neppure a colore che non si vergogaano di comandarla quasi agli autori. Certo quest' opera del cav. Litta ha sfrondati non pochi allori , ha diminuite parecchie rinomanze usurpate ; ma quando anche non fossero si numerose e manifeste le prove delle sue asserzioni , chi vorrebbe mai dire ch' egli abbia un qualche interesse di farsi acerbo e nemico alle piu illustri famiglie italiane ? Solo a chi e con- scio della propria nullita puo essere perdonato lo sdegnarsi contro un libro che , per amor di giustizia , gli minuisce la gloria degli avi : solo chi non si conosce capace d' alcuna virtu sua propria , puo senza rossore pretendere ad un' origine che la storia ma- nifestamente gli nega. II buono e valoroso Ificrate mostro molto miglior senno di quanti si adontano col nostro Autore , quando ad Armodio superbo d' essere discendente dal liberatore di Atene , rispose : Che la nobilta di sua stirpe condnciava in lui , e ch' era meglio essere il prime che 1' ultimo di una nobile schiatta. r55 L' nomo in panto di morte. Opera del P. Daniello Bartoli coi tesd latini tradotd. Voluml due. — M llano , 1827, per Antonio For tana. Q, .ucsta bella operetta fu dal celebre autore pub- blicata con doppio titolo, preniesso a quello ch' ora vediamo , 1' altro ])iu concettoso ; L' uomo al punto. E somnio fu in que' tempi il favore con cui venne accolta , perche non c da credersi , come pensano alcuni , die il Bartoli fosse scrittore quasi ignorato nel 6U0 secolo , e che a noi toccasse il trarlo da un' ingiusta dimenticanza. Le sue opere veniano ri- cevute anclie allora con acclamazioni di lode , e con- tinue n' erano le ristampe , e non gli mancava nem- meno 1' ultimo suggello di perfezione, Tinvidia e la calunnia de' tristi. Ne la sua fama s' era ristretta al- r Italia , che oltre i monti ed il mare si traduceano a stranieri idiomi i suoi libri ; e mentre fra noi il Redi toscano predicava lui ferrarese come suo mae- stro di stile, il gran Dry den in Ingliil terra ne com- mendava altamente gli scritti. La proscrizione gene- rale , in cui furono con pochissime eccezioni ravvolte r opere tutte del seicento, nocque per alcun tempo anche a lui , ma ben presto gli fu renduta giustizia , e gia il Tiraboschi mezzo secolo prima del Giordani e del Cesari ne avea rinnovate le lodi c la fama. II perche noi crediamo che fosse ottimo consiglio quello che il sig. Ambrosoli diede al tipografo Fontana nella lettera elegante che serve di prefazione ai due vo- lumetti , e crediam pure che il successo ottenuto da qucsta cdizione invitera il lodato tipografo a stam- pare colla consueta sua cura gli altri scritti niinori che sopra argomenti sacri e morali furono dettati dal miiabilc autore. La Fovertd contenta , 1" Eternitd consigliera , la Ricreazione del savio , la Geografia , e i Simboll trasportali al morale sono nel doppio gcnerc le sue migliori scritture , e queste e le altre l56 l' UOMO IN PDNTO DI MORTE. tutte desideriamo veder pubblicate , lasciato per ul- timo L' uomo di lettere emendato e difeso , ove , forse per la qualita del soggetto , il Bartoli severo ne' pre- cetti fu poi nella pratica troppo indulgente alia cor- rotta eloquenza del secolo. Per verita egli v' acconsenti qiialche volta anche nelle opere che noi abbiam nominate , ma il vizio non V e cosi continuo , come suona T accusa , e dal- r altra parte bisognerebbe per 1' istesso motivo rifiu- tare anche le storie di cui tanto si consiglia la let- tura e la stampa , perche falsa e quella volgare opi- nione che sieno interamente libere da questi difetti. Siccome pero gli scritti del Bartoli sono principal- mente destinati ai giovani ai quali troppo importa che nel conoscere la piu gran ricchezza della nostra favella non sia falsato il giudizio , noi vorremmo che i passi ove la colpa de' tempi si fa sentire , venis- sero per utile avviso stampati in diverso carattere , ne mancasse qualche nota in cui gli errori piu gravi , che di solo stile , fossero indicati e ripresi : fatica alia quale puo unicamente bastare un letterato di va- glia , per esempio \ istesso sig. Ambrosoli. Le edi- zioni a seguirsi sono sempre quelle di Roma, e dove queste mancassero , si dovra ricorrere a quella di VenezJa che nel 1716 ne fece in tre volunii il Pezzana. Quanto al pensiero di far tradurre i testi latini , che secondo Y uso di quell' eta occorrono frequen- tissimi , esso ci parve assai conveniente , perche trop- po incresce nella lettura quel continuo mutare del- r idioma , e il risoluto movimento del discorso ne viene di soverchio impedito : solo avvertiamo il Fon- tana ch' e impresa difficilissima il tradurre per modo che lo stile del traduttore non disarmonizzi da quello stupendo del Bartoli, e forse noi Tavremmo consi- gliato a fuggire un tanto contrasto troppo maggiore , che r altro della diversa favella , se 1' esempio di cjuesta sua prima edizione colla somma felicita dei volgarizzaraenti non ci avesse fatti securi. Noi pero l' UOMO IN rUNTO DI MORTE. 1 $7 vorremmo die i testi non fossero semplicemente ci- tati , ma si anche riferiti a pie delle pagine , perche i libri da cui sono toiti di rado si trovano alle mani di que' dotti che non fanno professione di let- tere sacre. Forse fra cinquant' anni il conservare queste citazioni sarebbe fatica perduta , perche se gli studj vanno di questo passo , noi allora avremo appena tanti che sappiano di latino, quanti era sanno di greco : ma oggi sono pure alcuni che nella loro fanciullezza s' applicarono a quelle derise discipline; e questi , cui la sapienza non e piovijta dalle nu- vole, amano ancora di leggere le parole proprie di queir idioma , col quale i nostri maggiori nella gloria di trecento e venti trionfi dettarono leggi all' Uni- verso dalla grotta di Fingallo alle mura di Babilonia. i53 Lettere sui manoscritd orientali e particolarmente arabl die si trovaiio iielle diverse Biblioteche d' Italia, del sig. consigliere aulico Giuseppe De Hammer. Lettera V. H La la biblioteca Barberina due opere turclie raris- sime, le qiiali prima di tutte le altre chieggono la nostra attenzione. La prima 25i) Nasairol-esciaar , cioe i siinili fra i poemi , antologia ricchissima di circa duecento poeti turchi, le poesie dei quali sono ordinate secondo i diversi loro metri dal poeta Nasmi^ morto I'anno 960 (i543); r altra : 262) La storia di Ariadeno ( Chaireddin ) Barba- rossa dettata dalla stessa bocca di lui alia penna d' an Ciauscio mandatogli per quest' uopo dal Sultano Su- leimano. Volume magnifico in 319 fogli grandissimi ; scrittura superba , ma non corretta. Bellissima ezian- dio e la copia della storia turca in rima , intitolata 253) Sciahname del poeta turco Scemsi , che non puo esser il Pascia poeta di questo nome che mori i'anno 987 (1579), perche la storia e condotta fin alia morte del Granvisiro Sokolli , morto 989 (i58i), 264) Safarnamei Tirnur, cioe il libro della vitto- ria di Timur, poema epico dei fatti di Timur , del poeta Hateli , m. 927 (1620), aggiuntovi I Heft Manzar, cioe le 7 vittorie , e Leila e Megnun del- r istesso autore : questo codice splendidissimo e state scritto I'anno 967 (i559). 255) La Borda, poema encomiastico di Maometto, tradotto in latino dall' Uri, in francese dal sig. De Sacy, in tedesco dal sig. Rozenvveig e da me. 256) U Mesnewi , cioe il gran poema mistico di Gelaleddin Rumi. 257) Giamasbname , poema turco romantico dei fatti del Savio Giamasb. LETTERE SUI M.VNOSGIUTTI 0IIIENTA.L1 , CCC. 109 258) Hikaied Terninidari, etoria rimata turca del Teinimclaii , favolosa. 259) Storia di Daniel Belukia e della regina dei serpenti, storia favolosa turca presa dalle looi notti. 260) II Divano del Bald, il principe dei lirici turchi. 261) Le Gazzelle dell' Emri poeta turco. 262) Le elegie du Fusuli poeta turco. Nelle scienze esatte vi si trovano : 268) Miftehol-ldkmet , cioe la chiave della filosoHa , di Aliined Ben Abbas di Andalusia, arabo , scono- sciuto dair Ilagi Caifa. 264) Estratto turco delle medicine del canone del- r Avicenna. 265) Resalatol-haruniet el-maarnf bil yakutiet, cioe il trattato aaronico conosciuto pel nonie del Ycicn- tico, medico. 266) II conipendio detto Ess-ssalahi , aritmetica. 267) Kltabol-bedil fil-hlsab , cioe il libro dellc rarezze nel computo, aritmetica del Gurgl. 268) Talei wewlnd, cioe oroscopio della nativita, turco. 269) Tesdidol-Kaiiaid ( Hagi Calfa scrive nakaid) fi scerhi tegndil-Kawan , cioe raffermazione dei con- fetti ? dei denaii ? nel comentario del Tegrid, ovvero astrazione delle regole. II Tegrid e la metalisica ce- leberrima di Nassireddin Al-Tussi ( Tastronomo ) , e fra una cinquantina di commentarj nominati dall' Hagi Calfa , r ultimo e il sopraddetto di Hassan , giudice di Bagdad, morto 1' anno 922 (i5i6). 270) Commento del calendario perpetuo dello Scclch Ebidwefa. 271) Un commentario del Kafiet ( sintassi araba stampata a Roma ). 272) El-isciarat fi ilmil ibaret, cioe il cenn^ alia scienza delfespressione, libro-rettorico d'Ebi Abdollali Mohammed Ben Ahmed Ben Omar Es-salimi. 278) Sclwanol-motaa , la consolazione delf ubbi- diente. Testo citato alia biblioteca Italinskiana. l6o JLETTERE SUI MANOSCRITTI ORIENTALl 274) II libro del vino come medicina, die si trova ugualmente alia Vaticana. Opera trattanti della legge sono : 276) Glosse al Matalei, opera celeberrima per la tradizione profetica del Seid Scerif Giorgiani. 276) Kilabol-Khilafet, cioe il libro del califfato di Taher Ben Ahmed Ben Abdollah Rescid di Bocara. o.'j'j^ Kitabol-isah an maaniess-ssirah , cioe il libro della spiegazione del significato del Sirah, opera di Yahya Ben Mohammed Ben Hobeira trattante delle quattro sette ortodosse. 278) Commentario turco rimato dei nomi di Dio. 279) Libro di biasimo in rime turche contra 1' Ima- mo Hussein. 280) Kitabi^tedib , cioe il libro della disciplina , di Ali Ben Hussein Al-Amasi ( pedagogia ). 281) Jiamiol-fussulein , cioe il Raccoglitore di due sezioni , coUezione celeberrima di decisioni legali d'lbn Simawna, decapitato T anno 828 (1420). 282) Chulassatol--fetavi , cioe la scelta dei Fetwa di Taher Ahmed Ben Ahmed Albokhari , collezione di decisioni legali non nieno celebre die la prece- dente. 283) Menafiol-kudhat ^ cioe profitti dei Giudici , manuale di Legisti , dell' Hage Ali Efendi di Akscelir. 284) 11 commentario di Serageddin Sakhawendi suUe partizioni di eredita. 285) Zachiretol'ukba fi scerhi Badresceriatol-usma, cioe la provvisione dell' altro mondo , glossa di Aclii Celebi all' opera giuridica celeberrima Wikaiat, il cui autore e nominato volgarniente Badresc-sceriat, cioe la presidenza della legge. 286) Commentario del JFikaiat, composto da Obei- idollah Ben Mesud Ben Tagiesc-sceriat. 287) Regmaol-bahreln we multekaol-nehrein ^ cioe la radunauza di due mari e il conflusso di due fiumi , faraosa opera giuridica dell Jbnessaad , mono 694 (1294). E PAUTICOLARMENTE AUABI. l6l 288) Escbah weii-nasarl , cioe i casi siniili c Ic analogic , opera classica in questo genere , dY6/z Ne- gim , ni. 970 (i562). 289) La dottrina dogmatica deirislamo in verso, del Ninefi , ni. 537 (1142). 290) Conipendio dePa biografia del Profeta in prosa ed in versi , dello Scheich Scehabeddin Ebul- Abbas Ben El-Amad. Bastera questa iiotizia per la biblioteca del palazzo Barberini col quale e in contatto il palazzo Albani. In questo si trovano belle copie dei Divani dei tre Poeti lirici persiani 291) Halis. 292) Sohair Fariabi. 298) Ssaibi, il primo dei quali e misdco, il secondo panegirico e il terzo filosofico. 294) Es-scbiat fi mewaisil-burlat , cioe i Setteuarj neir anunonizione delle creature, di Abdorrahman Al- liamadani; curiosissima opera etica e Hlologica nella <{uale tutte le virtu del Settenario vengono esposte. Se ne trova una copia alia Bib. C. Q. di Vienna. V. Catal. Cod. Or., n.° 108. Alia biblioteca Casanatensc a Mario sopra Minerva non si ritrovano tutti i codici notati nel catalogo. Tra quelli clie mi e riuscito di vedere , noto 296) Un bellissinio Mesnewi di Gelaleddin Rumi. 296) Un Kudurl di bel caratterc ( vien esso pub- blicato dal ch. piofessore Rosenniuller ). 297) Un poema turco, uominato Scemsic , cioe so- lare, di Jazigl Saleh, trattante delle meteore e rivo- luzioni dell anno. 290) Un codice die sarebbe prezioso, se contenesse un po' pill di due fogli delle opere del Lanui clie prctende contencrle tutte (Kulliat). 299) Durreti-nasim fi Chawcssil-Kiiran , cioe le perle ben ordinate nella proprieta del Corano , di Ebi Abdallah Rlohammed Ben Ahmed Bon AbdoUali Ben Sohcil Al-khazremi , deito volaarmenie Ibnol- rr • • HascLub, opera stimata, compilata del Berkol-laniii , BibL hat. T. L. M l6a LETTERE SUI MANOdCRITTI ORIENTA.LI, ecc. cainpo folgorante del Fessanl , dell' opera del Gha- zali suir istessa materia , allegatavi una scelta di pre- ghiere finte del Hossnol hassin , cioe Castello mu- nito , d' Ibnol Giuzi. 3oo) II poema romantico di Jusuf e Zuleica , le- gato stortaniente e a traverso con due altre opera aeir istesso volume , con tanta barbaric che vi sono frammessi i fogli di tutte tre le opere come un giuoco di carte ben mescolate. Mi sono offerto d'ordinar le tre opere se distaccato venisse il libro, e strana mi e sembrata la risposta , cioe che potrebbe nascerne confusione , quasi che non fosse gia una mostruosa confusione quella di tre libri, i cui fogli appajono confusi e mescolati alia foggia di carte da giuoco. Confusione quasi altrettanta trovasi nella bibUoteca della Propaganda , dove non mi e riuscito di vedere neppur uno solo dei manoscritti notati nel catalogo del chiarissimo cardinale Borgia. 1 63 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Lettere filosofiche sii le vicende della filosofia , reladva- mente a! principj delle conoscenze iimane da Cartesio sino a Kant inclusivamcnle. Del baione Pasqiiale Galluppi da Tropea, autore del Saggio filosofico sulla critica della conoscenza. — Messina, 1827, presso Giuseppe Pappalardo, j« 8.° — In Milano , si vende da A. F. Stella e figli. Lir. 4. 5o. ital. \\ titolo (11 quest' opera , come ognun vede , non riguarda tiitte le dottrine di Kant , ma quella sola parte nella quale egU tratto dei principj delle cono- scenze umane. La scienza di questi principj viene giustamcnte riguardata come primaria e fondamentale neir ordine scientifico onde soprattutto accreditare la certezza di tutte le cose di fatto rcale e positivo. Questa scienza sta sopra tutte le altre , benche nel- r ordine dell' invenzione ragionata sia 1' ultima ; e pero da Bacone e da Cartesio fu designata col nome di Filosofia prima , dal Fichte fu appellata scienza delle scienze e da alcuni altri Protologia. II sig. Galluppi ha proposto nel trontispizio di trattare delle vicende della filosolia riguardanti questa protologia ; ma do[)0 letto il suo libro noi ci avve- diamo ch' egli propriamente non si occiipo fuorche di un esame paragonato della dottrina di Kant con quella degli altri lilosofi incominciando da Cartesio e giungendo alio stcsso Kant. L' oggetto dunque do- niinante del lavoro del sig. Galluppi si e propria- mente la protologia paragonata di Kant in via pu- ranicnie storica e con particolari enunziati. 164 LETTERE FILOSOFICHE La voga si presto scemata di questa Protologia in Gennania e un fenomeno del quale ognuno do- manda il perclie. Noi credianio che questo perche si possa trovare nella qualita stessa della dottrina e nel inodo col quale fu esposta. 11 sig. Galluppi non si occupo di questa ricerca ; ma si contento di un esame paragonato tutto positivo e particolareggiato. Noi credianio necessario di facilitare ai nostri lettori la veduta complessiva della dottrina di Kant onde coniprendere tanto il carattere ed il valore di essa, quauto la cagione della sorte da lei soflferta e degli effetti prodotti per regola degV Italiani. Un doppio motivo pertanto ci obbliga a far precedere alcune nostre sommarie osservazioni le quali potranno es- sere , se fa d' uopo , comprovate col dar conto del- r opera del sig. Galluppi. I. La dottrina protologica di Kant , a parlare con tutta francliezza , ti presenta una speculazione che sta fra le nuvole , e vi sta uuvolescamente. Sta fra le nuvole, perche nel campo immenso di uno sbri- gljato possibile non ti adduce ne ragione , ne fon- dametito comprovato di veruna legge e di veruna tendenza dello spirito umano •, ed anzi prescinde da qualunque genesi positiva dei poteri e delle funzioni assumeado nozioni assolute. Non veggiamo nemmeno il perche domini il senso comune coiitro la pazzia o la stupidita che spesso si verilicano in fatta, ne le fasi mentali dellc diverse eta. Ma qui si pre- senta il seguente dilemma : o Kant vuol parlarci di un intelligenza generica qualunque siasi , o del- r umana. Se vuol parlarci della generica , quale per esempio noi Hguriamo aver comune cogli angeli o coi puri spiriti, egli cio far non potrebbe che per una induzione analogica coll' umana come ognun sa. Se poi vuol parlarci delf intelligenza umana quale ci consta , egli non puo parlarne che nel modo col quale si trova Infatto costituita ed atteggiata. Dunque fra milioni di stati che immaginare si possono, un SU LE VICENDK DELLA FILOSOFIA , CCC. 1 65 60I0 fra qiiesti rimane determinato e positivo. Dun- que per cio stesso esclude gli altri stati incompati- bili clie r immaginazione puo figurare. Or qui Kant si trova cosi soggiogato dalla posizione delle cose di fatto clie o gli conviene negare la necessita di ogni causa efficiente e determinante , o deve rinutiziare al trascendentale ed assoluto da lui immaginato. Un tal corpo puo avere una figura o quadrata o rotonda. Ecco un principio speculativo, cioe a pjiori assohuo. Questo corpo ha di fatto la figura rotonda. Or si cerca il perche abbia piuttosto la rotonda che la quadrata. Ecco il principio positivo ed efficiente do- mandato. Ma il Kant non pensando alia causa asse- gnabile doniandata del niodo di essere dello spirito umano cui indagare doveva per dar valore alio pre- tese sue nozioni a prior i , ed assumendo in vece que- ste nianifatture mentali come i fattori stessi della manifattura ne viene necessariamente che la di lui dottrina riesce un vero castello in aria, ed ha, come dice il proverbio , il suo fondamento nelle nuvole, o per parlare esattamente e zero. Abbiam dctto in secondo luogo che vi sta riuvolcsca- mente \ vogliam dire che vi sta con forme confuse, sfumate , cangianti e prive di valor pratico per le azioni umane. I pcnsamenti sono tutt' altro che pro- fondi : essi non offrono che puri contorni superfi- ciali , ai quali fu data un immensa generalita senza cangiare \ indole volgare della loro nativita. Fate la prova di sottoporli ad analisi e voi li vedrete o strisciare per teria , o sparire come fantasmi notturni. Quasi mai incontrate una delinizione : e le poche , direm cosi, improvvisate ch' egli vi da non sono quasi mai compiute e soprattutto non mai sviluppate e dimostrate. La dialettica sostituita all' induzione gra- duale ed analitica porta questi frutti. II vero merito della hlosolia di Kant sapete in che consiste ? Nel movere dubbj su alcune nozioni e su alcuni principj ricevuti al suo tempo in Ger- mania. Col suo non probasd egli provoco i pensatori 1 66 LETTERE FILOSOFICHE a ricercare le dimostrazioni se fia possibile ed a rafforzare quelle che fiirono addotte. Nel rimanente poi egli non creo nulla onde fare progredire la pro- tologia , ma la fece anzi retrocedeie. Egli , dopo di aver professato non esistere comunicazione reale ed eflettiva fra la uatura esteriore ed interiore del- r uomo come gia osservarono il Buhle, il Fichte ed il Beck, ammiratori e discepoli suoi, voile scifferai"e r enigma del principio reale delle umane cognizioni, e per far cio egli capovolse il pro':esso loro natu- rale. Con questo travolgimento pretese di sciogliere il proposto enigma. E per verita che cosa sono que' modelli a priori , i quali a guisa di punzoni di stamperia ricevono le informi masse della sen- sibilita o a guisa di sigilli v' improntano le forme loro , e danno loro la iigura di idee ? E vero o no che qui si fabbrica con una volgare fantastica e in- compatibile analogia ? Dico anche incompatibile, pe- rocche figurando anche 1' anima a guisa di scintilla di fuoco o di aura purissima come fecero alcuni antichi , non era jiossibile stamparvi dentro le forme stabili ed innate immaginate dal Kant , ed attribuire loro la virtii matrice da lui gratuitamente immaginata. Dall altra parte poi e vero o no che assegnare si puo r origine di questi pretesi modelli e cio con una provata analisi? E quand' anche la genesi ne fosse nascosta , come provare puo il Kant che a loro attribuir si debba la virtu matrice da lui asserita ? Con questo travolgimento e con queste innate e gratuite matrici unite colla trascuranza totale di una deduzione generativa , ognuno deve confessare che il Kant non conobbe- mai ne la genesi naturale , ne la qualita reale, ne il valore logico di alcune idee generali e delle ontologiche. Egli in vece le figuro come forme primitive ed ingenite coUe quali costi- tui un demanio largitoci per scienza infusa e seque- strato fuori del mondo reale. Ivi sta , a suo dire , 1' alfii e r omega dell' nmano sapere certamente di- mostrabile: ivi il solo vero supremo e legislative: ivi SU LF. MGENDE DF.LLA FILOSOFIA , CCC 1 67 finalmente V assoluto che racchiude anche la scienza del bene e del male. Ma se il Kant voile dare questo valore alia sua piotologia , cio nou ostante tutd i pensatori anche i piu alfezionati a lui liconobbero in essa una tale mancanza che egli fu defiaudato assolutamente nellc sue mire, e il suo progetto ando intieramente fallito. Questa mancanza consiste nel non aver trovato quel principio unico reale e attivo che deve natnralmente connettere il sistema contem- plativo col sistema operative dell uomo. Questa man- canza e capitale decisiva e d' influenza universale ; perocche toglie a tutta quanta la protologia il ca- rattere di vera scienza filosoHca, vale a dire di dottrina dedotta da una sola legge primitiva e di- mostrata quale appunto deve reggere un soggetto unico sicconi' e la mente umana (i). Cosi il Kant diede a divedere, come fecero tanti altri scrittori, che taluno puo essere scettico , severe o poco contentabile e non essere punto filosofo e teorista. Ma quel che piu ci importa si e che se (i) " Questo filosofo (dice il Buhle) ha fatto camminare di fronte le dne facolta principali dello spirito umano, cioe la ragione teorica e la i-agione pratica, ed ha cercato i principj di cadauna separatamente. La critica della ragiorie speculativa e la critica della ragione pratica sono opera del tutto disparate e senza luogo comune. E vero che Kant ri- pete piu volte che la ragione e un' unita assoluta ■■, ma non ha inostrato come lo sia e come possa esserlo. Cio ch' ei disse della primazia della ragione pratica prova sol- tanto che qnesta e la facolta prima dello spirito umano, perche ne esprime il piu caro interesse. Ma per qual motivo il pill caro interesse della ragione e egli puro in- teresse pratico ? In che consiste la vera difFerenza tra la ragione teorica e la ragione pratica ? Qual e il nodo che entrambe le uaisce in un unitd iissoliUa , cosi che si possa fondare su cio un sistema assolutamente compito di prin- cipj filosofici' — ( Storia della lilosofia moderna di G. Ama- deo Buhle, pag. 767, vol. XII. Milano , dalla tipogralia di Commcrcio, 182 5). •» l68 LETTERE FILOSOFICHE avesslmo a professare il genuine kantismo noi do- vremmo privarci di quel poco che sappiamo per confinarci in un deserto solitario coperto dalF im- mensa caligine , anzi da un caos tenebi-oso ultra- peripatetico , colla desolante convinzione di non po- terne sortire mai piu. Una larva enigmatica ed im- potente alia quale fu sol dato il retaggio delle idee di spazio e di tempo e delle categorie senza che possa sorpassare la barriera che la separa dall' este- riore natura da lei creduta reale : ecco in poche parole V immagine dello spirito umano risultante dalla dottrina di Kant. AbJjiam detto che dovremmo privarci di quel poco che sappiamo professando il genuino kantismo. E per verita col scetticismo propriamentc si toglie tutta la certezza alio scibile umano. Col dire ch' e impos- sibile di accertare la verita dei fatti esterni si an- nienta tutta la certezza sperimentale. Coll' asserire poi r idealismo puro si riduce la vita ad un pure sogno. II Kant obbligo talvoha giustamente a rive- dere i fondamcnti delT umano sapere e prima di proceder oltre ad assicurarsi della loro solidita. Piccolo non e questo servigio, e quindi con giusto titolo il Kant si procaccio una grande celebrita. Ma altro e dire che la tal prova non fu data, ed altro e dire essere impossibile a darsi. Altro e accusare una mancanza, ed altro e il supplirvi. Altro e il censu- rare , ed altro e il far meglio. Kant fece bene la prima parte, ma falli completamente nella seconda. Esiste un proverbio italiano che dice : fa credilo r. poi fa rid che vaoi. II credito scettico acquistato da Kant unito all' iraponeute oscurita speculativa del 3U0 dire accredito a primo tratto anche la nuova teoria protologica da lui immaginata : ma il tempo che fa ginstizia a tutti dissipo Y illusione ; e quindi la scnola di hii fu lacerata da dispareri che regnano tnttavia , e diede occasione ai piu mostruosi sistemi. Udiamo come un zelanle di lui discepolo , cioe il SU LK VICENDK DF.LLA FILOSOFIA , CCC. 169 sio;. Staffer, racconti la cosa. — « Kant e stato male interpretato tanto da qualclieduno de' suoi discepoli , qiianto da' suoi avversarj. Dapprima Jag-Sig-Beck aveva snaturata la dottrina trasformandola in idea- Usnio mediante le eliminazioni di questo X ( cioe deir estcriore natura ) die noi veramente non co- noscianio, vale a dire, che noi non elaboriamo nella officina delle nostra facolta percettive e concettive , ma ncllo stcsso tempo la realita sua ci viene atte- stata dal sentiniento. (i) cc Flchte fece del non me ( cioe della natura este- riore) un limite posto spontaneamaite dallo stesso me, e necessario per dare origine al senliraento del me , e pretese con cio di trarre una conckisione (i) II signor G. Amadeo Buhle professore di Gottiiiga rlpntato come il migliore e piu imparziale espositore della filosofia di Kant non concorda con questa sentenza data dal signor Stopfer intorno 1" opera del Beck. Ecco il passo del Buhlc: " II Knntlsiiio pare un sistema indevamente idealistico. " Nulla rcalmente esiste fuori di noi : ma tutto cio che a " noi sembra che esiste fuori di noi non e fondato che " sul nostro pensiero, non esiste che nel nostro pensiero, " e solo esiste per mezzo del pensiero. i< Non puo negarsi clie questo commento del Kantismo " noa corrisponda se non ad luteram almeno alio spirito " del sistema j e Ficlite giudico esattamente quando disse " che Beck fii it primo die bene afferrasse il vero senso di » tale dottrina ". Qui poi soggiunge in nota — « Si ha un lire\e cora- " pendio del sistema di Rant egregiamente fatto da Beck " neir opera di lui che ha per titolo Schizzo della filosofia » critica. Egll e anche autore d' una piii lunga opera il " cui titolo e 50/0 panto di vista possibile donde conoscere » la filosofia crilica, e fu a cagione di questo titolo che » Rainoldo dlede il nome di filosofia del punto di vista al " Commentario di Beck sul criticismo ( Detta Storia, t. XII, •' pag. 768, 769. A fronte dell' autorita contraria di uii " Fichte e di un Buhle , come dovremo noi accogliere la « sentenza del signor Siapfer? " 170 LETTtRE FILOSOFICHK indispensabile dai principj di Kant si che asseri un idealismo trascendentale. Contro di questa pretesa insurse il suo maestro col maggior vigore (i). » Volendo ricapitolare le opinioni diverse sopra quest' articolo speciale, ecco che cosa risulta — An- nientamento del soggetto ( ossia dello spirito umano ) nello spinosismo e nel materialismo — eliminazione dell oggetto ( cioe dall' esteriore natura ) nell' idealismo trascendentale di Fichte in conseguenza del quale tutto cio che e obbiettivo vien prodotto dal soggetto ( cioe dallo spirito umano ) e vi si trova contenuto. » II soggetto e r oggetto spariscono egualmente nel sistema di Schelling designato sotto differenti denominazioni di realismo ideale , di fdosofia della natura, ma ordinariamente chiamato sistema delV iden- titd, perche egli presenta il soggetto e Y oggetto come assolutamente ideutici ; pex'ocche si confondono e si compenetrano nelle intuizioni intellettuali. » Questa ontologia e stata diversamente modifi- cata , difesa e conciliata piu o meno speciosamente coi fenomeni dell' intimo senso c soprattutto col (i) Fichte mostro assai migliore disposizione a fondare la pi'Otologia da lui denominata Scienza delle scienze die quella mosti-ata da Kant. Quanto egli dice intorno i carat- teri , i limiti e 1' unita del primo punto di appoggio di questa scienza e egregiamente pensato , benche non sia nuovo. Esaminando poi la nianiera da lui tenuta nel fab- bricare questa scienza si vede clie egli fu assai vicino a cogliere nel segno ossia, a colpire il nodo fondamentale ; perocche egli senti la necessita di autenticare la distinzione del me dal non me. Egli riguardo da prima la mente umana come una forza intellettiva indefinita a guisa di nn oceano sterminato, lo che per comodo dell'analisi gli era per- messo. Dopo cio volendo venire dlo stato di fatto nel quale questo indefinito astratto non si verifica, ma tutto esiste sotto date forme e con date succession! , Fichte diede alia stessa mente la facolta di limitare e di determinare se stessa, lo che da ninna logica possibile poteva essergli accordato ( Veggasi la delta Storia di Buhle verso la fine ). SU LE VICENDE PELLA. FILOSOFIA , CCC, I7I sentiniento clella liberta da /. /. Wagner, dall' Hegel e dai filosofi ai cpiali in seguito lo ahbandonarono , e cosi per cseinpio dall' Esclieumayer. Secondo il Weiller la distinzionc fatta dalla coscienza fra \ ob- biettivo ed il suhbicttivo diventa unita, nelF assoluto che forma la sola realita. » 11 subbiettivo e T obbiettivo 1' uno senza dell' al- tro non sono nulla. Teoria che il suo autore Boiiter- weck ha denominata sistema dl virtualitd. — II Sin- tedsmo di Knig fa consistere la coscienza nella sin- tesi (unione) oiiginale del subbiettivo e delT ob- biettivo. — Brad'di, autore di iin sistema designate sotto il nome di realismo jazionale, ha sostenuto che r identita assoluta non e il soggetto ne V oggetto , ma bensi la divinita che si manifesta coUa natura e nella natura. Questa ipotesi ebbe un niomento di celebrita perche trovo un difensore in Ch. L. Reinhold il piu abile interprete della filosofia critica. — Questo Reinhold fu egli stesso autore di una nuova teoria della facolta rappresentativa. In essa alligo ad un fatto di coscienza la teoria di Kant e specialmente la tavola delle categoric , dimostrando che la loro classiticazione rij)osa su di questo fatto e ne esaurisce il numero. » A questi diversi sistemi di speculazionc positiva convien aggiungere i risultati negativi ai cjuali per vie diverse giungono la scuola di Jacohl ed alcuni scettici i quali ingiustamcnte si confonderebbero coi piiTonisti dell' antichita. Jacobi al quale da' suoi con- cittadini fu dato il soprannome di Platone della Ger- mania, ha tentato di mostrare f impossibilita di sta- bilire in via di ragionamento i rapporti dclluomo colla natura e col suo autore, c la necessita di attenersi alia fede individnale , e fondarne la credenza sul sentiniento primitive d' indelebile delf uomo. » I idosofi scettici inline, E. Plainer, G. E. Schulze , h II. Abicht non negano che nella coscienza noi non separiamo il subbiettivo dalf obbiettivo , ma dessi non attribuiscono a questa distinzione ed ai T7a LETTERF. FirOSOFTCIIE rapporti da lei stabiliti fuorche im valore puramente subbiettivo, e sostengono die iuvano si tenterebbe di risalire ai principj di questi rapporti e di scru- tiniarne i fondanienti )> (i). III. II libro di Kant intitolato Critica della ragione pura apparso per la prima volta alia luce nel 178 1, ri- mase dal pubblico trascurato finche un dotto e ri- putato giornalista non fece avvertire al merito di esso. Allora fu studiato ; ed affrontatane 1' oscurita enigmatica fu indi inteso ed ora applaudito or cen- surato, sinche finalmente, perduta una autorita pre- dominante , ognuno sostitui sistemi proprj. Udiamo come il Buhle narri la cosa : « Trascorse qualche tempo dopo la prima pubblicazione della Critica della pura ragione , senza che si ponesse gran fatto mente a questo libro , e senza che la maggior parte dei f ilosori , appassionati per T eclettismo , presumessero solamente la grande rivoluzione che quest' opera e le scritture seguenti del suo autore dovevano fare nella scienza , e vi si comincio solo a pensare seria- mente e generalmente all' apparire di un' eccellente analisi del libro nella Qazzetta generale di letteratura (i) Noi abliiamo preferito di riportare questo raggnaglio storico del sig. Stapfer inserlto nella Revue encyclopedique dei febbrajo 1827 piuttosto che tesserne uno per noi stessi; e cio a motivo di escludere qualunque accusa di esprimere erroneamente i caratteri delle scuole diverse occasionate dalla dottrina di Kant, come anche di prevenire ogni dubbio di parzialita in vista specialmente della poca nostra divo- zione verso la scuola di Kant e di tutti i successor! di lui. — Se consideriamo i diversi punti di vista assunti dai ricordati pensatori tedeschi , noi ci accorgiamo che in tutti e un qualche framraento di vero , il quale fu fatto valere come principio sistematico. Cio si potrebbe dimo- strare colla piena analisi del soggetto il quale non fu mai ne colto per intero ■ ne internamente notomizzato da quei signori, ma sol sentito per facce compatte , parziali, stac- catc e anguste. SU LE VlCr.NDE DELLA FILOfOMA , CCC. IjS e delle Lettere sopra la filosofia di Kant , inserite da Reinoldo nel Mcrcurio alemanno. Reinoldo nou solameute ritrasse con eleganza e chiarezza i vizj e Ic iniperfezioni dello stato in cui si trovava in al- lora la filosolia , ma si studio anche di provare che que'difetti erano stati emendati dalla dottrina di Kant, che einpiva in oltre moke lacune, il cui voto erasi sempre fatto sentire hno a' suoi tempi. » L' entusiasmo niostrato da Reinoldo e da pa- recchi altri di sommo merito procaccio al nuovo sistenia niolti seguaci , e conforto per lo meno a studiarlo. Si comincio dall' applicarsi a ben com- prenderlo anzi che ad esaminarlo colF occhio della critica. Ma 1' intelligenza di si fatta dottrina presen- tava grandissima difticolta quanto agli oggetti stessi perche T abitudine di rendere volgare la tilosotia aveva fatto perdere quella di tener dietro a pensieri profondi espressi con linezza e con una grande esat- tezza scientilica. Altronde il metodo adottato da Kant , o la novella sua terminologia , rontribuivano anco a rendere piu nialagevole il cogliere esatta- mente le idee originali che erano il fondamento delle sue scritture. » Di fatto i primi che si levarono contro la sua filosoHa r avevano male interpretata in piu d' un luogo , si che quasi tutte le risposte o confutazioni di Kant e de' suoi seguaci si restrinsero a dire die le obbiezioni che venivano loro fatte provenivano dal non averli intesi. Ma a poco a poco il sense del sistenia divento vie piu chiaro. Do[)o essersi conlciuati d' ingegnarsi di conipreuderlo ; dopo di aver vivamente disputato sul modo piu o meno t-satto col quale veniva interpretato , si prese ad esaniinarc con iuiiino quieto ed imparziale ; e fdosoli profondi vi scoprirono anche iniperfezioni che non erano state scoperte, e neppur supposte ne' primi niomenti deir entusiasmo prodotto dalla verita alia quale si rallegravano di essere linalmente pervenuti , e di cui si allrcttarono di troppo a maguilicarne la scoperta. 174 LETTERK FII.OSOFIGIIE Tuttavolta i discepoli di Kant avevano concepito una 61 alta stima pel loro maestro che lo potevano a fatica credere capace di essere caduto in un errore. Temendo che fosse stato falsamente interpretato, non osarono di esaniinare a fondo le loro diibbiezze , ne di coufessarle apertamente; anzi sparsero a larga inano le sottigliezze della dialettica per far dile- guare i vizj del kantisnio , o per velarli almeno in qualsivoglia modo , ovvero si attennero a quello che loro pareva incontrastabilmente buono aspet- tando il rischiarimento di tutti i punti oscuri, degli sviluppameuti e perfezionanienti de' quali il sistema era ancora capace » (i). Riepilogando si trova che il lavoro di Kant nella parte in cui pretese di fabbricare e una produzione in maschcra , la quale quando comparve in pubblico non mosse la curiosita di sapere che cosa vi stesse sotto. Un giornalista riputato disse al pubblico : ba- date bene che la si nasconde una figura d' impor- tanza. AUora si voile indovinarne i lineament! indi- pendentemente dall' idea datane dal giornalista. I pa- reri furono discordi ; e quindi s' impegno una calda disputa. Ma a bel bello la tigura fu scoperta e ge- nuinamente qualificata. Allora ognuno voile fare la sua mascherata ; e al prototipo non fu piu accordata la primiera importanza e la scuola cadde in disso- luzionc. IV. Malgrado questo destino sofferto dalla scuola di Kant in Germania, alcuni voUero trapiantarla al di- fuori. In Inghil terra al riferire di Diigald Stewart ap- parve e spari quasi subito. lii Francia , nella quale abbisognano novita a qualunque costo , alcuni ten- tarono di diiTonderla. Si voile adattarla, come si suol dii'e, alle teste e alle opinioni precedenti; ma real- mentc si diede una cosa per un altra. Prova ne sia (i) Storia della lilosofia moderna, torn. XII, pag. 704 e seg. SU 1>E VICENDE DEI, LA. FILOSOFIA , CCC. 1-75 un recente libro del quale diede conto un uomo assai consuniato nella razionalc filosolia. Questi e il signer Massias ed il libi-o porta il titolo di Cariteas. A si- ijiiglianza delle questioni Tusculane di Cicerone egli contiene quattordici conferenze Hlosoliche sui fonda- menti della razionale tilosolia. II luogo in cui si lin- gono interveniite venne scelto nelle vicinanze di Ca- tanzaro nel regno di Napoli ed in un luogo vicino al mare nel vecchio tonvento dei Benedettini del Liguiri. II superiore di questo convento pona il nome di Cariteas. Un giovane patrizio romano per nome Rienzi si e 1' aitro interlocutore che domanda istru- zioni al venerabile superiore del convento dal quale appunto riceve le sue lezioni. Queste lezioni sono , a giudizio del sig. Massias, an succoso ristrettc della filosofia di. Kant , rettificata in alcune parti , purgata da dubbj da cssa eccitati e dalla barbara termino- logia dalla quale e avviluppata ed oscur-ata. L' autore incomincia col dimandare che vengagli fatta una concessione. « Fingiamo ( die' egli ) un es- » sere puramente sensitive. Siccome egli sara total- » mente privo d' intelligenza , ne seguira che que- » St' uomo possedendo la pienezza de' suoi sensi , » potra vedere , ascoltare , toccare e gustare V uni- » verso ; ma egli non provera tutte queste cose che » durante 1' istante medesimo delle sensazioui. Fuori » di quest' istante tutto per lui riuscira nullo » Per ridurre 1' uomo a questo infimo stato , che » cosa abbiamo toko a lui ? Qual cangiamento ab- » biamo noi introdotto nella di lui natura , e di M qual titolo lo abbiamo noi spogliato ? Mio figlio , » noi gli abbiamo rapita la ragione (i) ( pag. 6o , » 62 e 68)». — . Qui (dice il sig. JMassias ) ragione 'e sinonimo di intelligenza. L' autore conclude che ogni iilosofia deve riconoscere nell" uomo V azione di scntirc e quclla i\i pcnsare (pag. 62). (i) Ed antlie la lueinoria. 176 LliTTERE I'lLOSOncUE Vediamo ora cio che noi dobbianio inteuderc sotto il nome del potere di sentire secondo 1' autore. « Sembrami consistere unicameiite in una potenza che esiste in noi , e che ci permette di essere aftetd dai corpi esteriorl e di provare sensazioni. lo chiamo questo potere la sensibilitd ( pag. 69 ). » — La sen- sibilita dunque e il potere di provare sensazioni ( soggiunge il sig. Massias ). Ma che cosa sono le sensazioni ? cc Esse sono un fatto eminentemente sem- plice ( pag. 63 ). » — Esse sono si poco semplici ( qui soggiunge il sig. Massias ) che sono anzi com- poste di molti elementi , cioe Y impressione , il mo- vimento organico , Y effetto di questo moviniento , e la percezione di qiiesto effetto (i). — A qucsto principio , nota il sig. Massias , sul quale ri- posa la Hlosotia di Hume, quella di Kant, ed in gran parte quella di Cariteas , noi opponiamo la pro- posizione seguente cui crediamo snscettibile di di- niostrazione. La teoria non pud vedere nelt universo fuorche fatti uniti dai loro rapporti e che si succe- dono in forza dello scopo il pili sapiente. Sulla con- traria proposizione sovrallegata Hume fondo se non 1" ateismo , per lo meno uno scetticismo assoluto. Kant col rivocare in dubbio le decisioni della ragione colloca neir azione sola dclle nostre facolta le leggi che coUcgano i fatti isolati dcir universo. Cariteas prosegue nel seguente modo : « La po- » tenza del vero fissa i rapporti. Ecco dunque due » universi L' universo interiore , (juello cioe » della potenza dell' anima , dopo avere trasforniato (i) Quale spazio e mai nella sensazione deU'odore prinio sentito dalla siatua di Bonnet' Qual tempo sarebbe possi- bile a concepirsi senza il paragone di un' idea costante con altre die appariscono e spariscono mentre quella e ■presence ? Eccitaie 1" odor di rosa solo ; e poi levatelo. Egli e impossibile figurare ne tempo, ne spazio. Eppure i' or- gano del naso esiste nello spazio e nel tempo. n'lbl. hid, T. L. lu 178 LETTKKE flLOSOFICHK V le sensazioni in idee (i) le governa , s'innalza a I » disopra di loro , fissa i loro rapporti , stabilisce » Ic loro leg^i , e predice in una nianiera sicura i 5) fenomeni dell' altro universo. Un astronomo pa- s' recchi secoli prima fissa il minuto secondo nel » quale il disco della luna vcrra a radere T orlo del » diametro solare ( pag. io8 ). » Ma r astronomo , qui soggiunge il sig. Massias , non indovina , non predice i fenomeni se non per- che le leggi die li producevano esistevano prima di lui. Egli non crea , non cangia , non inventa nulla , ma altro non fa clie vedere cio clie sara in vista di cio che e e fu in passato. E2;li altro non fa clie apprendere e dire cio che egli apprese. Le sue pre- dizioni non sono creazioni , ma semplici induzioni di cio die esiste ed ha esistito fino dalf origine del mondo. lo giuoco albigliardo; io miro giustamente , e la palla del mio avversario urtando nella sponda ritorna conformemente alia mia previdenza in una delle buclie della sponda opposta : diro io per que- sto di avere stabilito i rapporti delT angolo d' inci- denza e di riflessione , secondo i quali fu regolato il colpo daio da me ? •» Non occorre rendere conto delle altre conferenze , perocche esse non versano sui principj fondameiitali della protologia , ma su oggetti secondarj. Noi ab- biamo reso conto di questa produzione non sola- inente per preparare la prova dello scambio fatto della protologia di Kant ; ma eziandio per disporre in qualclie maniera la mente dei nostri leggitori ad intendere esattamente i concepimeati di Kant stesso (i) La sensazione iion e una cosa trasformablle , pe- rocche essa non e clie un dato modo di essere della so- stanza senziente, il qual modo e quel die e. Egli cessa di essere quel dato modo tosto che si figura una trasfor- mazione. Un moto rettdineo convertito in curvilineo non e pill il prime moto, ma un altro che suppone un can- giamenlo nella causa stessa impulsiva. SU LE VICENDE DELLA FILOSOFIA , CCC. I7« e de* suoi successori. Inconiinciantlo a pie pari e come si suol dire ex abriipto a signiHcar loro an- clie in uii linguaggio ordinario le suddette opinioni, difficilniente le avrebbero ben comprese e nialage- volmente potrebbero essere valutate. Conviene dun- que porle in confronto con qualche altro oggetto pill noto , il quale a guisa delle parita illuniini e schiarisca il loro concetto. Tale ci sembra \ opera del Cariteas, sempreche pero vengane raddrizzata e distinta ogni particolarita , onde cosi cogliere tanto le relazioni delle opinioni kantistiche con una piu nota lilosolia, quanto le sue relazioni colla vera e provata natura delle cose. La critica allora si puo dire avere soddisfatto pienamente al suo ufficio. Mo- strando da una parte o cio che fu ignorato , o cio che fu mal detto , e mostrando dall' altra cio che sembra il piu certo o il piii buono , essa soddisfa ai bisogui delta mente uniana ed ai doveri di una sociale Idosolia. Con queste mire passiamo a pro- porre la seguente quistione. V. E poi vero die il Cariteas contenga la protologia di Kant, come affermo il sig. Massias? — Per affer- marc questo fatto converrebbe che le due teoric fos- sero identiche. Ma cosi e die esse non sono iden- tiche , ma anzi tanto opposte Ira di loro , quanto sarebbe opposta la lisica di una terra non illuminata, non auiniata , non mossa dal sole , alia fisica d' una terra quale la veggiamo in oggi. Dunque non si puo accordare al sig. Massias T asserita identita fra Kant e Cariteas. Che poi manchi questa identita , e die anzi esista questa 0|)posizione si prova coll estratto stesso del 8ig. Massias paragoriato colla somma della dottrina di Kant gia sopra prodotta. E per verita Kant pone che tutto incominci e imisca entro di uno stesso me m virtii della sua natura. L' io umano secondo Kant e un ente a se , el' universo e un puro fenomeno ideale , la rappre&entazione del quale vicne in noi l8o LtTIERli JlLOiOiiCHJI eseguita per ua moto proprio indipetidente , solitario e tutto proprio del nostro io , talche questa dottrina propriameiite appellar si potrebbe col nonie di Aseis- mo (i). Cio e provato dalla relazione storica sovra recata dal Buhle ; e quel die e piu dalle parole stesse del sig. I\Iassias. « Nelle speculazioni di Kant » ( egli dice in questo stesso estratto ) la natura non » e die una dipendenza da noi niedesinii. Kant col » rivocare in dubbio le decisioni della ragione col- » loca neir azloiie sola delle nostre facolta le leggi » die collegano i fatti isolati dell' universo. » Che cosa pone o suppone Cariteas ? — Un uomo che nella pienezza de siioi serisi pud vedere , toccare e gustare I unwerso. Egli definisce la sensibilita, quella facolta che ci permette di essere affetti dji corpi ESTERioRi. Dopo questo raffronto ognun puo vedere se la dottrina di Cariteas sia identica, o non piut- tosto diametralniente contraria a quella del Kant. Forse si obbiettera die Cariteas prende a prestito da Kant le pretese forme universali dello spazio e del tempo, e la fabbricazione fatta per sola nostra autorita delle leggi dell' universo ; ma bastano forse questi brani per costituire 1' identita figurata dal sig. Massias? Ogni buona logica insegna che per pro- imnzjare \ identita o la diversita fra due oggetti complessi convien prendere di niira i loio caratteri essenziali. Ora trattandosi della protologia , vale a dire di quella dottrina prima nella quale avanti tutto si vuol sapere sul qual fondamento riposi la certezza dei fatti positivi e da qual fonte ne derivi in noi la cognizione , domanderemo in die consista \ essenza logica di essa ? Ognuno rispondera consistere nella qualita dei principj professati , perocdie in questi (x) Io credo questo titolo piu caratteristico e precise anche per distinguere la dottrina di Kaut da quella del Berkley che faceva intervenlre la divinita in vece della materia ed alia quale dottrina per uso gia lungamente invalso fu dato il nonie d' idealismo. SU LE VICENDK DELL A FILOSOriA . CCC l8l eniinentemente sta racchiusa 1 essenza logica per cosi esprimerci della dottrina. Che cosa e un principio? Fuofche una cosi detta verita prima, o a dir meglio un giudizio dai termini del quale discendono altri giu- dizj per via di logica Hgliazione. Dunque se fra due dottrine ci ha opposizione di principj . esse saranno essenzialmente opposte. Venendo al Kant ed al Ca- riteas come sta la cosa ? Noi V abbianio gia veduto. Consta dunque che le due dottiiae sono essenzial- mente opposte. Se parlando di principio fondamentale si volesse trovare rassomiglianza , si dovrebbe dire che la dot- trina di Cariteas e identica con quella di tutti i tempi e di tutti i paesi del mondo. V ha ancor di piu : col suo primo postulato col quale Cariteas voile privare il me dell' intelligenza per ridurlo ad una ' gretta seusualita, egli non fece che imitare la sta- tua di Condlllac e di Bonnet ma con effetto ben diverse. Ognuno di fatto puo bensi concepire la pos- sibilita di far agire un senso solo come 1' odorato , r udito , il tatto ; ma non potra si facilmente conce- pire come dividere si possa nella forza incognita deir anima la sensibilita dall intelligenza , ben inteso che il nome d' intelligenza non sia preso come sino- . nimo di ragionevolezza ; e viceversa T intendere non [| venga confuso con un vago ed indetinito presenti- ment©. Se dunque piacque a Cariteas di adottare lo spazio , il tempo e la fabbrica deile leggi universali I a modo di Kant, ne seguira che Cariteas raH'azzono j una protologia a termini incompatibili , perocche nella dottrina della realita , la genesi logica , ossia la teoria , e essenzialmente contraria a quella della dottrina delT aseismo. Qui si puo dire con Orazio che coeunt immitia ; serpentes aiibus geminantur , ti~ gribus agni. Per la qual cosa col Cariteas non si presento ne punto, ne poco alia Francia la protologia di Kant, ma bensi una dottrina del tutto diversa la quale come si suol dire fa ai pugni con se medesima. Presso del volgo questa si per la sostanza che per iSa LETTERE FILOSOFICHB la forma si puo rassomigliare alia falsa moneta la quale altro non fa che cliflTondere un conio ossia r impronta die Ic si voile dare. Ottima forse fu r intenzione , ma assai fuiiesta ne fu f esecuzione. Chi per altro ne volesse indagare il motivo, lo tro- verebbe in cjuella specie di ribrezzo eccitato dalle asserzioni arrischiate di certi tisiologisti pel quale si credette di dover ricorrere a dimostrazioni gia da lungo tempo credute inutili atteso che per comune sentenza si riconoscevano di gia le rispettive com- petenze delf essere pensante e degli organi che ser- vono di mezzo si per ricevere , c si per trasmettere al di faori le impressioni dell' essere senziente. VI. Riandando la storia delle elucubrazioni sopra rife- rite che cosa rileviamo noi ? Che I'argomento prin- cipale della disputa consiste nella distinzione reale del me dal non me. Quando si parla di distinzione reale si parla non solamente di distinzione opinata ossia ammessa per credenza e per un cieco senti- mento, ma bensi di distinzione positivamente esistente in natura , e che si debba tenere tauto reale e tanto vera , quanto reale e vera teniamo la stessa esistenza del nostro me. E siccome noi pensiamo che questo me sia un ente , una sostanza , un quid effettivo , eosi si domanda se al figurato non me attribuire si debba l' entita sostanziale ed effettiva attribuita al me. Ognuno sa che altro e il dire come venga in- gerita la credenza di una cosa , ed altro e il dire e provare che questa credenza c vera. Col dare la genesi della credenza dell' esistenza delle cose esterne come feccro Condillac e Destutt-Tracy , altro non si fa che indicare \ origine di un giudizio e non la veritd di questo giudizio. Chi non fa questa distin- zione non sa quel che si dica , e chi avesse fatta questa distinzione e attribuisse ai detti scrittori la dimostrfizione della domandata loitd , mentirebbe contro il fatto da Ini conosciuto. 9U Li: VICENDK DELLA HLOSOIIA, eCC. l83 I filosoli di tutti i tempi e di tutti i partiti haiino dentito la massima ed assorbente importanza della quistione in cui si tratta di sapere se la disdnzione del nie dal non nic sia reale o meramente opinata. E qui si possono so<>;nare le tie qualita possibili dei giudizj di latto, cior il Si, il No ed il Dubblo. AI( iini tennei'o il 67, alcuni il lYo ed alciini il Dubbio. Vo- lendo far valere i diritti ed i doveri della buona logica , che cosa dir dobbiamo a questi signori ? Rivolgianioci in prinio liiogo a qiielli che tengono il No. — Avete voi ben pensato a quali condizioni vi obblighiate sostenendo il vostro No ? Tanto un Si quanto un No sono giudizj definitivi dei quali si deve dar ragione. Che cosa esi2;e un No motivato? Basta forse dire che la tal cosa non consta ? Badate bene che cosa avete a fronte. Non basta provare che non consta , ma convien provare che non e vero. Col dirmi che col pensiero non potete escire da voi stesso , voi non mi provate che fuor di voi non esista nulla , e meno poi mi provate di non potere agire liior di voi. Una prova logica deve risultare dai rapporti razionali dell' oggetto da noi contem- plato. Questi debbono necessaiiamente nel caso vo- stro escliidere il St contrario per cio stesso che possono concludenteniente provare il vostro No. Cio e di es- senza di ogni prova rigorosamente logica. Orsii , producete questi argomenti i quali escludano neces- sariamente il Si. lo esisto come sostanza reale. Dunque per cio stesso in forza di una speculativa possibilita |>ossono esistere aitre sostanze reali al par di me. Che cosa dunque rimane di disputaljile : Fuorche 1 esistenza positiva di queste aitre sostanze. Or qui si tratta del puro fatto. Come potete escludere questo fatto cd aflermarlo non vero ? — Avete voi nei dati di esperienza e nei concetti onlologici qiialche termine che necessariamente escluda il tatto di quest' esisten- J!a? Qui tacciarao punto , o signori aseisti. Esaniinate la vostra coscienza -, riandate la serje dei vostri J»S4 I.r.TTEKF FILOSOFICHJ- argomenti ; riduceteli rigorosamente al principio di contraddizione , senza del quale ogni dimostrazione noil regge ; domandate soprattutto se vi consti e se abbiate una nozione esatta del concetto di causa ed etfetto, e se ne conosciase la genesi logica naturale, e dope clie avrete ben eseguite queste cure vi invi- tiamo a darci di nuovo il vostro No. Voi soggiungete essere impossibile la prova del Si positivo, vale a dire dell' esistenza reale delle cose esterne. Pian piano , qui prima di tutto osserviamo essere necessario die voi vi dichiariate su qual ter- rene vogliate combattere. Suppongasi che i vostri avversarj non fossero in grado di provare il lore Si , ne verrebbe forse la consegueiiza che voi avreste provato il vostro No ? Piu ancora ; avete voi ben riflettuto se T impossibilita di provare il Si involga o no anche I'impossibilita di provare il No? Final- mente o questa pretesa impossibilita la volete de- durre a /jriorj , vale a dire per argomento ontologico, o veramente a posteriori, cioe consultando le forze della mente umana. Se la volete a priori , voi percio stesso non istabilirete una cosa puramente negativa, ma bensi dedurrete questa pretesa impossibilita dalla contraria dimostrazione del vostro no. Se poi la x'olete dedurre a posteriori , voi dovete provarci mancare qualunque mezzo termine possibile nella sfera delle funzioni meutali conosciute , in forza di cui si possa dimostrare la reale esistenza di qual- che cosa fuori di noi. Orsu , potete voi darci questa dimostrazione ? Ma anche tingendo questo caso , che cosa avreste guadagnato onde provare il vostro no? Nella quistione dunque della possibilita o impos- sibilita di provare 1' esistenza di reali ed effettive postanze fuori di noi , a che si riduce la cosa :* A vedere se \ uomo sia o no in grado di dimostrare logicamente questa esistenza. Chi sostiene \ impos- sibilita afiferma positivamente non essere U uomo in gradn di fornire questa dimostrazione. Ma come pro- var SI potrehbe questa assoluta impotenza ? Forse 8U LE VICENDE DELLA FILOSOFIA , CCC. l85 mediante 1' intima cognizione delle forze intellettive deir To pensante ? No certamente ; perche voi stessi confessate di non conoscere T intima natura del vo- stro me. Resta duiique che questa pretesa impotenza debba risultare dalla cognizione delle operazioni di quest' io pensante. Or qui esaminando queste ope- razioni s' trova forse un ostacolo insuperabile a tes- sera la domandata dimostrazione .'' — Ecco T ultimo punto al quale si riduce la quistione. RomagTiosi. 1 86 Ornitologia toscana , ossia descrizione e storia degli uccelli che trovnnsi nella Toscana , con V aggiunta delle descrizioni di tutti gli altii pi'oprj al rima- nente d' Italia ,■ del dottor Paolo Savi. — Pisa , 1827, Nistri. Tomo i.°, in 8.°, di pag. 3o2 , con figure. Tutta I opera sard in due tomi. N. I ell" introduzione Y autore da a coiioscere il piano di tutta r opera. Dopo d' essersi lagnato con gl' Italiani perche abbiano finora trascurata T ornitologia, e fatto conoscere che gli stranieri con nostra vergogna ven- gono ad illustrare i nostri prodotti, passa a discorrere di que' poclii che la trattarono. Cita X Aldrovandi , rOlina, la storia degli uccelli del Gerino, il Cetti, i cataloghi del Bonelli , del Baseggio , del Naccari , e quello degli uccelli pisani compilato da lui medesimo, il Ranzani, e Carlo Bonaparte, non lasciando di ag- giugnere intorno al nierito delle loro opere alcune critiche osservazioni. Ommise egli pero di citare il Pollini, che diede il catalogo degli uccelli del lago di Garda e dei contorni del Veronese nel suo Viag- gio al lago di Garda; il Martens, che ne diede quello dei Veneti nel suo Reise nach Venedig\ il cav. Luigi Bossi, che diede quello della Lombardia nel suo Trat- tato delle malattie degli uccelli; Sforzino , che tratta degli uccelli di rapina ; Zinnani , che parla delle uova e dei nidi degli uccelli ; Ginnani, che nella sua Storia delle Pinete Ravennati descrive 121 specie di uc- celli, e ne da tre Jigure abbastanza buone ; Maironi da Ponte, che nelle sue Osservazioni sul dipartimento del Serio da il catalogo degli uccelli di stazione e di passaggio in quel dipartimento annoverandone 190 specie. Con molta modestia poi si esprime intorno a c{uesto suo lavoro , chiamandolo un priino alibozzo dell' or- nitologia toscana, e non preteudendo d' andare sce- vero da omtnissioni tanto nel numero delle specie ORNITOLOGIA 'lOSCANA, DI P. SAVI, 1 87 indicate , quanto nell' esposizione di cio che fu da lui osservato. Dopo aver fatto 1' elogio della caccia , ed inspirato V aniore per essa ai veri ornitologi , passa in succinto a dar un idea del suo lavoro , il quale consiste nclT esatta descrizione di tutti gli uc- celli proprj della Toscana non solo , ma di quelli ancora di solo passaggio , e di quelli che suppone potervisi un giorno incontrare , perclie proprj del- r Italia, anche accidentalmcnte. Dopo di cio aggiugne tutte le notizie relative all' istoiia dei medesimi , il tempo ed il niodo del loro passaggio, ove abitino, quale sia il loro cibo, quali le specie stazionarie, il luogo ove nidillcano, la forma del nido , il nuniei-o ed il color delle uova, le varie cacce usate nella To- scana per prenderli, e cjuali i piu apprezzati per le tavole. Vi aggiugne la loro sinonimia tratta dal Tem- minck , Wieillot , Latham , ecc. , ed il nome toscano e vernacolo pisano , ai qnali unisce pure il francese, il tedesco e V inglese. Non tralascia di citare scru- polosamente gli autori da' quali trasse le descrizioni per gli uccelli piu rari , e di quelli da lui non ve- duti in principal luogo dal Temminck , di far cono- scere gli sbagli die vennero da altri commessi, e fa onorata menzione degli amici che contribuirono al suo lavoro o col mandargli le loro descrizioni , o coir inviargli degV individui. Ncl capitolo 11 fa conoscere il mctodo di clas- sificazione da lui tenuto , che si allontana alquanto dai linora conosciuti , e ch' egli tiene per il piu facile e piu adattato anche pei meno csperti. Co- mincia dalle specie , divisione che c la primaria e r unica che sussista in natura. Tutte le specie rasso- migliantisi riunisce in gruppi , ossia generi , i cjuali suddividc in famiglie. I varj gruppi de' generi costi- tniscono gli ordini , dei quali , <[nand' essi contengono niolti generi atti ad csser fia loro separati , ne for- ma le tribu : tutti insieme poi formano la ciasse. Sicche la ciasse degli uccelli si divide in ordini , r ordine in tribu , la tribu in generi . il genere in l88 0RNITOl,OCI\ TOSCANA . famiglie, e la famiglia in ispecie. Da cio si conosce aver il nostro autore seguito il metodo naturale. Fa indi vedere die gli esseri creati noti formano, corne alcuni credono, una catena non interrotta , ma che in vece la loro disposizione naturale e come le maglie di una rete, cosicclie una specie non e sol- tanto collegata con la sua antecedente e seguente , ma ben anche con tutte quelle che ad essa avvicinansi in tutti i lati. Tocca poi all' ornitologo il saper pren- derne i veri caratteri distintivi , e dividere in or- dini , in tribu ed in generi tutte le specie che egli conosce. Su questa base V autore costituisce le sue classi , e senza imbarazzarsi in una classiHcazione di tutti gli uccelli del globo , si limita a fame una chiara e semplice di quelli dell Italia , ma in mode che secondo lui puo estendersi anche a tutti quelli d' Europa. Parve pero necessario al sig. Savi , onde facili- tarne maggiormente la conoscenza , fare riunioni in qnei generi , i cui caratteri distintivi di una specie con 1 altra erano troppo poco espressi, e percio facili ad isbagliarsi e confoudersi. Riuni dunque sotto il genere sylvia le specie che formavano quelli del tar- dus e saxicola , appunto perche i loro caratteri ge- neric! sono quasi eguali , avendo si gli uni che gli altri il becco depresso piu o meno dalla base all'apice, un po' inarcata la mandibola superiore ed intaccata air apice. Questa riunione andrebbe benissimo per il twdus e saxicola, e quando si volesse estenderla po- trebbesi ad essa associare anche le muscicapoe ; ma le silvie , che hanno il becco lesiniforme quasi sempre dritto e senza intaccatura all' apice , o almeno assai poco apparente , dovevano esserne separate. Per lo che questo genere sylvia abbracciando un grandissi- mo numero di specie , costrinse 1' autore a suddivi- derlo in nove famiglie , che corrispondono , si puo dire , ad altrettanti generi , ed alle quali egli assegna caratteri presi dalla intaccatura apparente o no del becco, dalla lunghezza del tarso maggiore o minora DI P. SAVI. 189 deli' apertura del becco stesso , dalia proporzione di questo con la testa, dalla forma della coda, dal suo colore , da quello delle sue cuopritrici , da quelle degli occhi e del corpo, e dalla grandezza di esso. Questo uietodo per veriia facilita niolto la classitica- zione di questo numeroso genere di uccelli , che e r oggetto a cui mira V autore. Separa egli di nuovo lo scricciolo d;ille silvie , e lo colloca nel genere Troglodytes che i moderni ornitologi riunito aveano alle silvie : ed infatti meritava di restar fi-a di esse, coUocaio al piu in una sezione a parte come fece il Temniinck : ne il solo carattere della lingua seto- losa sotto r apice era sufficiente a separarnelo. Anche nella disposizione ordinata di tutti gli uccelli segue il nostro autore un metodo diverso dal tenuto Hn qui, il quale sarebbe molto piu naturale allorclie venisse in qualche punto moditicato, come si dira piu avanti. Di ogni specie di uccello da V autore una parti- colar descrizione del mascliio , della femniina , del giovani , e deU'abito che vcstono nelle varie stagioni qualora osservinsi delle notabili ditTerenze , e segue in questa j)arte il metodo tenuto dal celebre Tem- niinck. Vi aggiugne una precisa e breve descrizione italiana e latina della frase specifica di ognuno, che e utilissima a far distinguere al primo aspetto una specie dalf altra dello stesso genere. Non ommette dopo le descrizioni di aggiugnervi le dimensioni delle parti, per misurar le quali si serve del braccio llorentino , e ne da in figura la quinta parte dello stesso , per noi-ma di quelli che non lo conoscessero. Molto si estende sopra i loro costumi tanto general! che particolari e sul vario modo di cacciarli. Ad ogni specie di uccelli dice qualche cosa anche del modo di nidillcare ; ma quelle sopra cui maggior- inente si dillonde nella descrizione , perche prima di hii o erano poco chiaramente descritte o non ben distinte , sono le seguenti : Neophron pcrnopterus. Savigny. Vultur. Linn. Cathar- teb. Temni. , e ne da la figura del capo. 190 ORN'ITOLOGIA TOStiANA , Falco imperialis. Bechstein. F. Ghrysatus. Temm. Bonelll. Teniiiiinck. Uiiniincidoides. Netter. vespertiims. Linn. Strix Scops. } Linn. , delle quali descrive il cu- passerina. \ rioso modo usato dai contadini pisani per prenderle con le paniuzze. Corvus Corax. Linn. frugilegus. Linn. , e ne fa conoscere le astuzie. Pyrrhocorax alpirius. Vieillot. Corvus. Linn. , e fa vedere quanto sia facile ad addomesticarsi, e I'af- fetto che prende pel suo padrone. Plinio parla pure deir intelligenza dei corbi. Picchj , e ne descrive i lore costumi generici. Yunx torqidlla. Linn. CucLilus canorus. Linn. , e ne conferma la proprieta di porre le sue nova nel nido degli altri uccelli , portandole con la bocca , ne mai ponendone piu di uno per nido. Hirundo urbica. Linn. , di cui descrive minutamente il nido, dopo d'aver parlato dei costumi generici delle rondini e delle loro cacce. Cypselus apus. Illiger. Hirundo. Linn. Merops apiastcr. Linn. Alcedo hispida. Linn. Sturnus vulgaris. Linn. , e ne descrive il singolar modo di volare , quando sono uniti in branchi , e la loro caccia. Sylvia musica. Savi. Turdus. Linn. , e parla delle varie cacce usate in Toscana per pi-enderli. oenanthe. Latham. Motacilla. Linn. Saxicola. Temm. , di cui ne insegna i costumi e la caccia. rufescens. Savi , che e la saxicola aurita. Temm. svecica. Lath. ruhecula. Lath. Motacilla. Linn. , di cui fa noti i costumi , col modo di prenderli , e descrive la curiosa caccia della gagia da noi non usata. phylomela. Bechst. , e dice, dietro I'asserzione del dott. Pajola , che questa trovasi , benche di Dl P. SAVI. 191 raro, nei contorni di Venezia. Del che dubitianio assai , essendo essa rarissima anche in quelli di Vienna. Syhia hortensis. Bechst. , e nc descrive la caccia col fucile usata dai vecchi cacciatoii pisani, che e ben differente da quella che usasi fra noi ; mentre con le reti a siepe o paiitiere ne prendiamo delle cen- tinaja in una sola mattina. Questa silvia e quel- r uccelletto gentile che noi distinguiamo partico- larinente col nonie proprio di beccafico tanto squi- sito a niangiarsi. • nisoria. Bechst. , di cui descrive un individuo inviatogli dal dott. Pajola , e lo crede esser una specie distinta , ed in questo dubbio propone di chiamarla sylvia pajola ; ma noi possiamo assicu- rare essere questo veramente un individuo giovane ' della syhia nisoria che non c rara ne' contorni di Padova, ove veramente si distingue dai villici uc- ccllatori col nome di bianchetton , non di celaga padoiana i cui occlii sono gialli. Icucopogon. Meyer , e fa vedere essere la syl- via passeriiia di Temminck. Ne fa noti i cosiumi e la propagazione che era ignota al Temminck , e fa conoscere che la sylvia subalpina del Bonelli e un maschio di questa specie dopo aver perduto 1 abito d infanzia. melanocephala. Lath. , di cui ci da i costumi e ci descrive il nido. luscinioides. Savi. Specie sua nuova , che fa vedere quanto differisca dalla sylvia fluviatilis di Temminck. cisticola. Temm. , e parla de' suoi costumi dif- fusamente e della sua propagazione. Di questa silvia tratto altre volte il Savi , particolarmente descrivendo in maestrevol niodo il mirabile arti- fizio con cui intesse il siio nido. Vedi Nuovo Gior- nale de letterati , t. VI. Accentor alpinus. Bechst., di cui indica i costumi, e descrive il nido scgucndo lo Schinz. iga ORNITOLOGIA TOSCANA, In quanto alle cacce , oltre a quelle indicate par- ticolarmente a moke specie , descrive altre cinque maniere usate in Toscana per prendere gli uccelli silvani , cioe i lanius , corvus , piciis , hirundo , stur- nus , sylvia , ecc. Queste consistono nel chioccolo , nella ragnaja, nel frugnolo , nel diavolacclo e nell'afi- beveratoj'o. Col primo metodo si prende ogni sorta di uccelli, e questo non si usa da noi. La ragnaja cor- risponde alia nostra rete da siepi o pantiera. II fru- gnolo e simile alia nostra detta campanella o lumi- netto. II diavolaccio non si usa da noi , come neppure quello dellabbeveratojo col quale si prendono uccelli di tutte le specie. Nel capitolo III da la spiegazione dei nomi usati in ornitologia per esprimere le varie parti del corpo degli uccelli, la lore forma, proporzione, ecc: alia quale unisce quattro figure onde fame meglio cono- scere le parti. Se questo repertorio ornitologico fosse piu esteso , e corredato di migliori figure e piu nu- nierose , riuscirebbe della massima utilita. Si veggono sparse qua e la in questo tomo quattordici figure in legno , delle quali possiamo assai poco esser grati al nostro autore , tanto pel lavoro, quanto per le spe- cie die rappresentano , la maggior parte aflFatto co- muni. Le specie descritte e nominate in questo primo tomo ascendono al numero di cento ventisei, e le loro descrizioni sono esatte , perche fatte la maggior parte sopra individui esaminati vivi o di fresco uccisi. I generi sono trentuno. Diremo ora qualche cosa intorno alia distribuzione ornitologica usata dal nostro autore, e per fame me- glio conoscere il valore la sottoponiamo estesa in un quadro. Ci sarebbe piaciuto di veder diviso in due tribu il primo ordine degli uccelli di rapina , cioe in diurni e notturni , collocando nella prima i pe- scatori , i pigarglii , le aquile , le pojane, i nibbj , i falconi , gli sparvieri ed i falchi di padule che por- tano gli ocelli lateralmente ; e ucUa seconda i gufi , gli allocchi, gli assioli, le civette e i barbagianni che hanno gli occhi di fronte. Dl P. SAVI. 193 Del pari dall' ordine secondo , cioe dei silvani me- ritavano di esser Icvati i generi caprlmulgns , hirando e cypseliis , i costumi dc' cjiiali sono allatto diffcrenti , lo che pure fcce avvedutamente il Temniinck ponen- doli nell' ordiiic dei chelidonj. Lo stcsso dicasi dei generi merops e alccdo. Cosi dopo il genera strix sarebbe stato piu naturale il far succedere i corvi in luogo delle averle o de' lanj , mentre passa una differenza troppo notabile tra essi e le strigi. Percio se il nostro autore avesse seguita la divi- sionc di Temniinck con qualche modilicazionc ove fosse stato bisogno, avrebbe data una classilicazione delle piu naturali , facili e perfctte. Non possiamo finalmente trattenerci dall' osservare , die essendo lo scopo del nostro autore quello di far conoscere non solo gli uccelli proprj all Italia, ma di comprendere nella sua classiKcazione tutti qiielli d' Europa ( Vedi Introduzione, pag. xxi, lin. i5 ) , vediamo con nostro dispiacere ommesse le specie piu importanti del nord , non che alcune del mezzogiorno. L' aver riportato tra i nostri uccelli il coccysus glandarlus , che e proprio deir AlFrica , per essersene trovato accidcntalmente un individuo in Ispagna , e V accentor montancllurs che trovasi in Dahnazia e nel regno di Napoli, potea dargli coraggio a citar pure quelli clic abitaiio il nord deir Europa , e che possono anche alle volte comparire fi-a noi. Per supplire in qualche parte a questa niancanza , ne ricorderenio soltanto alcuni die vengono descritti nel Manuel d' ornithologie di Temniinck. Falco islandicus. Al nord d' Europa. lanarius. AlP est e nord d' Europa. pennatus. In Austria e Moravia. Strix nyctea. Al nord d' Aleniagna e Olanda. • uralensis. Nord di Svezia , Russia, in Ungheria ed air est d' Aleniagna. ■ funerea. Di passaggio in Alemagna , e piu rara in Fraucia. nebidusa. \\\ Isvezia c Norvegia. BILL hid. T. L. i3 194 ORNITOLOGI.V T09C1NA , Dl P. SAVl. Strix acadlca. Abbonda in Livonia , rara al nord d' Alemagna. Coivus infaustus. Al nord d'Europa. Picas canus, Al nord d' Europa. leuconotus. Al nord d' Alemagna. tiidactylus. Al nord d' Europa. Caprimulgus ruficollls. Ucciso dal Natterer a Gibil- terra ad Algesiras. Tardus atrogularis. In Austria ed Unglieria. NaamannL In Austria e Dalmazia. Saxicola leucomela. Al nord d' Europa. Sylvia certhiola. Al sud della Russia. galactotes. Al sud della Spagna, in Dalmazia. ignicapilla. Gomunissima in Francia e al Belgio. regidus. Comune in Europa. sericea. Nattereri. Al mezzodi della Spagna , e lungo il Brenta, uccisa dal Natterer. Le poche osservazioni da noi fatte sopra questa prima parte dell' Ornitologia toscana del professore sig. Paolo Savi nulla tolgono al merito della medesi- nia , ma fanno anzi , secondo noi , conoscere quanto poco le manchi per giugnere a tal grado di perfe- zione, da essere tenuta come la migliore delle orni- tologie di cui si onora T Italia. Intanto desideriamo die presto venga alia luce anche la seconda parte , ben certi di vederla trattata con quella maestria c diligenza di cui I'autore ci ha date non dubbie prove. J i()S Annales scholce cliniccs medica Ticineiisls auctore Fran- cisco nob. ab Hildenhrand. Pars prima. — Pavia , 1826, dalla tipografia Jjizzoni , in. 4.° di pag. 3 10. Xl sig. Francesco Hildenbrand nato con ingegno sor- prendentc e datosi con passione alio studio del la nie- dicina sali in tanta riputazione clie non avendo an- cora compiuto il sesto lustro meritossi di essere posto a sedere su la cattedra di clinica all' I. R. Univcrsita di Pavia , dove cresce ornaniento e splendore ad una scuola illustrata da insigni predecessori. Rive- renti noi agli iiomini di merito pensianio che si debbano essi limmirare senza fanatismo , e ci fac- ciamo per cio a giudicare il sig. prof. Hildenbrand su r accennata sua opera piu che sul di lui nome. E intitolata I' opera al sig. bai-one De-Stifft , ar- chiatro di S. M. V Impcratore Francesco I , e proto- niedico delle provincie austriache. — Stinia e vene- razione e al certo dovuta univcrsalmente a questo grand' uomo : onorano poi 1' animo dell' autore i sen- tinienti della giusta riconosccnza ch' ci sicconie a protettor suo gli csprime. Mediante un prospetto storico delle scuole me- diche r autore ci guida a riconoscere il principio della clinica istituzione, e lo stato suo particolare , e i di lei progressi nelle diverse epoche. L' eleganza e la precisione dello stile di Tacito furono da lui impiegate neir esposizione delle storiche verita concernenti le varie fasi della scienza niedica , i nomi piu brillanti nei fasti di essa , le dottrine , V origine , 1' epoca , i fondatori , i regolamenti delle varie scuole , e gli ostacoli in varj tempi sofferti dalla scienza , dinio- strando come senipre da antichi rovinati edilizj tol- 8cro i successori le pietre per fabbricare. Dair istituzione degli spedali dovuta ai principj di ospitalita e lilantropia promossi dalla pieta dei Cristiani , disccndc ad csaminarc I niflucnza loro ncl- 1^6 ANNALES COHOLjE CLINICS MEUICJE r increniento della pratica clinica , tutti acceniiando £;!' istituti di sitfatto insegnameiito clie si resero celebri dopo quello di Francesco Silvio de le Boe , fondatore in Olanda dcgli studj clinici verso la meta del XVII secolo. Vedesi V uomo saggio , ricco di cognizioni , che medito profondamente i fatti, e tiene per guida e scorta infallibile quella giudiziosa critica , senza la quale non esiste vera erudizione. Capo I. Esse e consacrato alia stoiia e alia condi- zione della scuola clinica di Pavia , da altri a quanto asserisce o negletta o da errori deturpata. — Gi pia- cerebbe che il sig. prof. Hildenbrand avesse indicate il documento , suU' appoggio del quale attribui a Carlo Magno la fondazione dell' Universita di Pavia. Impe- rocche il Tiraboschi (i) seguendo il Muratori ributto quest' istessa opinione difesa gia dal Gatti e dal Comi. Egli e innegabile che anche prima di Carlo Magno, favoreggiatore degli studj, esistevano in Pavia pub- bliche scuole ; ma pretendesi che a Galeazzo Visconti Signore di Milano sia dovuto il merito di avervi stabilito T Universita avendone promosso 1' editto nel i36i dair Imperatore Carlo IV, forse ad insinuazione del Petrarca che viveva alia sua corte , nella cj[uale sentenza troviamo anche il Ginguene (2). — Un' il- lustrazione istorica dell Universita di Pavia , come per opera del CoUe possediamo della patavina, e ancor desiderata, e noi facciamo voti perche dal provvido nostro Governo ne sia incaricato qualche dotto che a letterario presidio sappia dalla polvere diseppellire e dair obblivione le vetuste carte esistenti nella biblioteca di Pavia. — Quell' Universita venne poi ampliata e di nuovi privilegi arricchita dalPImpera- trice Maria Teresa e dalT Imperatore Giuseppe II. — II primo professore di medicina pratica fu ivi il Careno dallautore nominate Carlo, e col nome di Giambat- tista indicate nel decreto , col quale dal Senate gli (i) Storia della letteratura italiana, torn. V, p. i, pag. 7a. (2) Histoire litt. d'ltaUe , torn. I, p. 82, ediz, 1809. TICINF-NSIS etc. 197 fu conferito qncU' incarico. A quel tempo si conduce- vano i discepoli nclle varie sale dell' ospedale , e quivi loro spiegavansi i particolari casi di nialattia. Vuolsi considerare il Borsieri conic fondatorc dcUa sciiola medico-pratica di Pavia , perche egli stahili nel 1778 uu infei-meria di sedici Ictti esclusivanicnte destinata air ossei'vazione de' siioi discepoli, ed altra nel 1774 di minor numero di letti per le donne. Scelto il Borsieri ad archiatro di S. A. TArciduca di Milano, fu disimpegnata la clinica dal dott. Carlo Gallarati fino al 1 78 1, alia qual epoca venne il Tissot, che se ne ritiro dopo due anni essendo stato a lui sostituito il professore Bassano Carminati , finche nel 1785 so- praggiunse Giuseppe P. Frank , vero astro delle sa- lutari discipline , il quale per grandi meriti vi si distinse , e fra questi il solo accenneremo di aver gettato i fondamenti del museo patologico. Quando egli fu chiamato in Vienna a maggiori onori, il di lui figlJo Giuseppe Frank , uomo quanto il padre per virtu e dottrina celebratissimo , disini[)egn6 qi\ella cattedra dal gennajo 1795 fino alf aprile 1796, in cui per Y invasione dei Francesi in Italia fu ciiiusa r Universita. Al riaprimcnto di essa Valeriano Luigi Brera ebbe il titolo e Y uffizio di prof, eupplente di clinica nei due anni scolastici 1796-97 6,1797-98. A Brera succedette Rasori, non degno die se ne la- ceri con intemperanza la fama , ed a quest' ultimo segui nel 28 febbrajo 1799 il Moscati, che un mese dopo ha dovuto abbandonare per politica procella il •posto. Nel maggio 1799 fn di nuovo chiusa 1' Uni- versita fino al novembre di quell' anno , assumendo a queir epoca 1' anconitano Panazzi le funzioni del- I'assente prof, clinico ord. Pietro Moscati. Giuseppe Raggi nel 1801-1802, e di nuovo Bassano Carminati nel i8o2-i8o3 disimpegnarono temporariamente la clinica. Cessati i politici turbamenti , fu nel i8o3 eletto prof, clinico ordinario il Raggi forsc troppo sollecito dellc novita , e vi resto fino al gennajo j8i6 quando vcnne a morte. DalV aprile 1816 al 1 9^ ANN ALES SCUOL7E. CLINICS MEDIC3: 28 glugno 18 17 fu la clinica disimpegnata dall' eru- dito Yincenzo Rachetti , al quale il 22 ottobre 1817 siiccedette tinalnieate 1' Hildenbrand. I principj dai quali il sig. Hildenbrand fu guidato neir arduo officio di ammaestrare i discepoli a cono- scere e curare le malattie, di promuovere I'arte sa- lutare , e di procurare il miglioramento della sorte degl' infermi dimostrano il vero pratico eccletico die sdegna i medici romanzi , a sostegno dei quali tanto si abusa oggidi dell' arte di scrivere. Saviamente in fatto avverte essere ineglio non conoscere questi ef- fimeri eclissi della medicina che restarne dalle te- nebre accecato. Ne del tutto esclude pero la teoria: die riguarda come cardini della scienza niedica il ra- ziociiiio e Y osservazione ; ma della teoria dice dover essere fondamento lo studio della natura si umana die universale. — L'uomo, secondo Tautore, monade neir universo e, e sara governato da quelle stesse leggi che assicurano V esistenza del macrocosmo ; e peixbe non si possono studiare i fenomeni di una parte se la natura del tutto e le relazioni di questo con quella non si conoscano , manifesta si rende la importanza dello studio della climatologia , della me- teorologia, della cosmologia, del confronto deiruomo cogli altri esseri organici vegetabili ed animali. Tali sono i principj die guidano 1' autore ncll' osser- vare, istruirc e scrivere. — Espone poscia 1' interna condizione dell' istituto destinato ai clinici esercizj , il quale e a carico dell' ospedale , da cui vengono , se- condo e asserito , trasportati nella clinica al principio deir anno scolastico i casi semplici, acuti e chiari , ed in seguito i piu intricati , anomali , occulti , am- bigui , complicati e cronici. II metodo didascalico teiiuto dal professore Hildenbrand nell' insegnamento e IJlosofico , e precede scmpre dal noto all'ignoto: giudizioso pratico si palesa volendo preferiti i rimedj indigeni al nostro suolo , i semplici, di facile pre- l^arazioiie , di basso costo c di sicura azione , ed escludcndo le iuutili preschzioiii alTinche i discepoli TICTNENSIS etc. 1 99 f»ossano valutare le forze della natura, e venerare a nial contestata dottrlna ippocratica delle crisi. Vuole present! gli scolari all' esecuzione delle pre- scrizioni chirurgiche. 11 regime dietetico fa cospirare coUa cura psichica specialmente negli sconcerti men- tali ; ne trascura i mezzi dell' apparato medico-tecnico, cioe la macchina elettrica , la pila di Volta , gli aglii , le scopette metalliche, la cassa fumigatoria, i mezzi di mutua assicurazione per gli alienati di mente ecc. In ogni parte dell' istruzione ei reca 1' impronta del suo genio , del suo amore per la scienza , del suo zelo per 1' umanita. L' oscuro sistema dell' elet- tricita non soddisfa per6 gran fatto la nostra ragione, e a noi duole che I'autore dotato di mente assai speculativa fieramente persista contro de'piii sani prin- cipj dominanti in Italia. Ma il sig. Hiidenbrand col metodo delle severe indagini che fa praticare sui duecento malati che ricevonsi d' ordinario durante I'anno nelle sale cliniche, rende familiari i precetti della medicina eccletica ai suoi discepoli , dei quali molti possiamo numerare formati alia buona pratica , lo che basta pel migliore elogio del maestro. Disar- mata n'e quindi lacritica, ed assicurata al sig. Hii- denbrand cosi la stinia dei contemporanei , come la riconoscenza dei posteri. Capo n. Delle qualitd native ed accidentali del clima di Pavia , e della loro influenza sii la salute degli abitanti. — A riconoscere 1' indole delle ma- lattie endemiche ed epidemiche dominanti in un dato sito , e ad applicar loro convenient! rimedj sono indispensabili le notizie su la posizione , sul clima, su le acque , su le qualita dell' aria e degli alimenti , non che sul genere di vita degli abitanti : quindi si fa 1' autore ad esporre la topogratia dcl- 1' agro pavese, e della citta che fondata 464 anni dopo Roma tiovasi al grado 46° lo' 47'' di latitudine boreale , ed al 42" di longitudine occidentale del- r osservatorio astronomico di Milano, e 264 picdi parigini c linec 40 al ilisopra del livello del mare. — 200 ANNALES SCIIOLi OLINICa: MEDICO Le malattie epldemiclie non hanno sorgente dalla varia proporzione dell' ossigeno coll' azoto , avendo dimostrato Volta, Seguin, Humboldt, Gay-Lussac e Configliachi che le proporzioni dei comuni elementi dell'aria sono quasi uguali da per tutto. — Nella citta di Pavia r aria e rasa cattiva dalle esalazioni mefitiche delle cloaclie , delle sentine , degl' imniondi viottoli , dei macelli e delle officine puzzolenti, e nella campa- gna dai letamai , dalla macerazione della canapa e del lino, dalle acque , dalle risaje. II Po ed il Ticino allor- quando straripano lasciano nei luoghi piu bassi delle acque stagnanti. La combinata azione del calore e deir umido decomponendo le sostanze vegetabili ed animali da poi sviluppo al miasma paludoso. I prati irrigui, quelli a marcita, le risaje, la gran quandta di acque unentisi come in pelago a poca disfanza dalla citta , ed inline il naviglio scorrente da settentrione a mezzogiorno non ha guari ultimato concorrono a produrvi umidita. II grado medio fra quelli se- gnati dair igrometro dal 1808 al 181 5 fu 68, 48; dal 1817 al 1824 in vece 64, 16. Parla della natura del terreno, alia quale corrispondono le specie delle piante che vi nascono , dimostrando come nella Flora ticinese non rinvengonsi le piante amiche di aridi e alpestri luoghi. Ragiona della temperatura e della pressione dell' atmosfera , indicando che il grado medio del termometro di Reaumur all' ombra e stato dal j8o8 a tutto il i8i5 + 8,2, dal 1817 al 1824 -»• 9,46; che r elevazione media del barometro fu dal 1808 a tutto il i8i5 di 27.p°" 9,''"- 4, poco dif- ferente quella dal 1817 al 1824, cioe di 27.''°" lO,''"' 12, e Hnalmente che la misura media dell' acqua caduta nel periodo di otto anni fu di poll. 27, lin. 0,4. Pel calor sommo e 1' abbondante evaporazione e spesso grandissima nell' agro pavese la tensione elet- trica, specialmentc in giugno e luglio : rapido vi e secondo Volta il passaggio d' essa dallo stato positive al negativo, e viceversa. Esamina 1' autore gli effetti che nei giorni estivi , particolarmeute verso la sera , TTCINENSIS etc. 201 produce su gli aniniali il vario grado della tensione elettrica combinato coU' aria insalubre. Considerata 1' influenza or benigna or sinistra dell' aerea elettri- cita su la salute degli animali, discende a provare quanta parte essa abbia nel processo organico-plastico, e conseguentemente nella produzione delle nialattie cachetiche , piu particolarniente dei uiorbi dinamici, e fra gli epidemici , delle febbri intermittend forse prodotte dalla tensione negativa , e dei reumatismi per avventura dipendenti dalla tensione positiva e dalle rapide vicende. Premesso quanto concerne il dominio dei venti , passa a considerare le malattie cosi dette popolari , delle quali alcune derivano dalla pernianente condi- zione del clima , dalle relazioni deir uomo coUo spazio, e sono le endemiche; altre ricorrono a pe- riodi fissi o indeterminati e si corrispondono nel tempo con successive mutazioni, e diconsi croniche o temporali , piu comunemente epidemiclie , e se- condo il loro ritorno ora annue , ora intercorrenti , ora stazionarie. Queste continuamente variano a norma delle cosmiche oscillazioni , ed oflfrono 1' idea del moto , nientre le endemiche limitate ad uno spazio persistono invariatc se non avvengano accidental! cambiamenti dello stato materiale della terra , ed offrono percio 1' idea della quiete. Ond' e , secondo r autore , che le malattie epidemiche , croniche o tem- porarie sono acute senipre variabili , ritmiche , e feb- brili interessando per eniinenza il raoto organico , e che le endemiche , topiche o spaziali tengono in vece un corso lungo , uniforme , atipico ed apiretico risedendo nel riproduttivo sistema. Le febbri intermittenti sono tra le malattie piu comuni al suolo pavese , e specialmente durante la primavera e T autunno al sofliare di austro e in tempo di p^ogge. Benigne si osservano nella prima- vera a tipo in prima di quotidiana, piu tardi di terzana o semplice o doppia , talvolta si presentano come subcontinue, snbentranti, complicate, ed offrono 202 ANNALES SCIIOLS CLINICS MEDIOi: spesso un carattere intiammatorio catarrale o gastrico- pituitoso. Maligne in vece sono le intermittenti che vi si osservano nell' agosto e nel settembre , quasi sempre complicate da imbarazzi gastrici e biliosi, spesso larvate e letali al second© o terzo periodo , se non si assaliscano con appropriato trattaraento. Piu o men tardi susseguono ostruzioni e ingorghi di mjlza e di fegato che danno poi luogo ai dolori colici , alle dissenterie , alle varie specie d' idropi ed air ipocondriasi. Ragiona delle diverse alterazioni cui va soggetta la milza , e dimostra che sebbene i vizj di questo vi- scere siano spesso indotti da ostinate e neglette feb- bri quartane , pur non e raro il caso di lienosi , i quali furono immuni sempre da febbre intermittente , e che nel clima e nello stato dell' atmosfera e da ri- cercarsi 1' origine del male piu che nelle cause do- mestiche addotte dal Sennerto e dal Riverio. Insegna 1' esperienza che il clima umido , 1' aria densa e neb- biosa, e I'autunno arrecano danni alia milza; e 1' au- tore pretende che tra le fasi diurne la vespertina influisca particolarmente sul detto viscere. Lo riguarda come ausiliario del fegato, e dice aver sede nel si- stema colopojetico qualunque alterazione di esso. — Espone la nosogeuia dei vizj splenici ; ma noi non ci sentiamo coraggio a seguirlo nelle brillanti opi- nioni che a qu«sto luogo arrischia a spiegazione del- r influenza del mondo esterno , delle cosmiche e terrestri condizioni su la vita organico-animale , sui particolari uffizj dei varj sistemi ed organi , su le disposizioni ai morbi, ossia le diatesi costituzionali. Somraa e davvero 1' abilita dell' autore nel riunire a riempimento delle lacune esistenti nella scienza le verita risultanti da giudiziosa e reiterata osservazio- ne ; ma grande e del pari 1' abuso di fantasia nelle gratuite spiegazioni che offre a molte qtiestioni , le quali era forse meglio non tentare di risolvere. La teoria quasi inconcepibile ch' egli vorrebbe a noi per- suadex'e non incontrera al certo il genio dei medici TiciNRNsis etc. ao3 italiani. I romanzi pero di Cartesio non tolgono che sia da rispettare quel filosofo , ed anche i suoi vortici ne palesano i talenti. II signor Hildenbrand, sebbene intinto nella pece delle dottrine settentrio- nali , molto giovo colle discipline e coU' esempio alia medicina , cjuindi al genere umano ; egli deve dun- que aversi in conto d' uomo grande. Gr idropi primarj o secondarj costituiscono altra malattia familiare al suolo pavese : le forme piu comuni sono gli anasarchi e gl' idroceli , piu rare gridrotoraci e gl' idropericardj. — Ci piace la rifles- sione dell' autore che 1' idropisia suole tener dietro a quelle febbri intermittenti , nei parossismi delle quali non si osservano i critici sudori : cosi degene- rano particolarmente le febbri quartane se, negletto r uso dei riniedj solventi , siano assalite troppo presto col febbrifugo. Esposta molto sagacemente la nosografia della pel- lagra , di cui tissa V introduzione nel suolo pavese verso il 1784, e di tui ammette varie poter essere le cause , annovera tra le principali di queste l' in- solazione , l' atmosfera umida, nebbiosa e mefitica , i di lei eflfetti, il cattivo genere di vita, e la spe- ciale miscria degl' individui. — L' insolazionc vale a prestare la forma del male , mentre le altre cause , di ciascuna delle quali accenna colla solita nobilta e precisione di stile il vario modo di agire , producono la specifica alterazione del sistema riproduttivo che costituisce 1' essenza o condizione patologica di esso. Iramuni dalla pellagra gli abitanti della citta sono in vece maltrattaii dalla rachitide e dalle scrofole che molto vengono favorite dalf umida e nebbiosa atmo- sfera , e mokissimo dalla pessima educazione dei ragazzi. Prova come alio stato fisico corrisponda lo spi- rito e il carattere morale della plebe pavese : niuna letizia mai , niuna ilarita o fortezza d' animo ; che alia miscria, alio invilimcnto, alle cachessie, agl' in- gorghi visccrali , ed alia diatesi pellagrosa trovi 204 ANNALES SCHOLS: CLINina: MEDICO compagno 1' animo tristo , tacitunio , timido , inerte , diffidente, ostinato e irrequieto. Non pero del tutto va privo il clima umido di particolari benefizj. Rare vi si osservano le tisi pol- monari , e chi ne sia affetto trova anzi del soUievo se ivi si rechi : rare vi sono del pari le nevrosi non dipendenti da alterazione del processo organico- plastico. Delle temporarie vicende delle popolari malattie discorrendo le ripete dalle varie fasi mondane , e specialmente annue , e 1' origine delle anniversarie epidemic deriva specialmente dalla relazione cos- modinamica della terra al centro del sistema pla- netario , dimostrando come avvenga che nelF agro pavese dominino durante V inverno le angine , le bronchiti , le peripneumonie , le pleuritidi ed altre forme d' infiammazioni ; nella primavera siano piu comuni le intermittenti quotidiane , le continue in- fiammatorie con sintomi catarrali , anginosi , e ga- strico-pituitosi con risipole o varie forme di esan- temi, dei quali favoriscono la propagazione le stalle immonde; come nella state predominino le terzane, le gastriche pituitose o biliose, e nelf agosto e nel settembre comuni vi si osservino le febbri intermit- tenti perniciose , larvate , complicate , le febbri ga- striche e biliose con facilita assumenti il carattere nervoso e putrido, le diarree , le colere, le dissen- terie spesso ribelli ad ogni cura. Dopo V ottobre so- gliono predominare le quartane semplici, duplicate e triplicate molto nocive al fegato ed alia railza , spesso in idropi degeneranti. Che se alle consuete piogge, alle nebbie si associno variazioni di tempe- ratura e venti aquilonari , soglionsi produrre tossi catarrali , febbri reumatiche , artritidi acute , angine , pleuritidi. Cio solo produce di bene V autunno che se qualche malattia contagiosa si fosse innanzi svi- luppaia , rimane a quel tempo soppressa ed estinta. Cosi esposte le generali nozioni intorno al genio climatico del suolo pavese , alle annua costituzioni , TiciNENSis eic. ao5 vd ai principal! danni o vantaggi die nc risultano alia salute de' suoi abitanti, da nel capo III le effe- ineridi dell' anno cliuico 1817-1818. Duecento furono i malati nel clinico istituto curati durante i nove niesi del detto anno scolastico. Morirono diciannove, e ven- tidue che da irreparabili malattie erano attaccati ot- tennero pure qualche alleviamento. La mortalita com- plessiva e valutata al nove per cento , e in fine al libro vedesi la tavola delle malattie che Tautore ebbe in cura. Crediamo non doversi ommettere che anche nella cura delle peripneumonie pote egli segnalare la sua perizia, non avendo contato che quattro morti su ventitre di tali infermi. Gonverra per altro con noi r autore , il quale sappiamo essersi ora renduto assai nieno pavido nel trattamento delle flogistiche malat- tie , che assai mite debb' essere stata Y inHaramatoria costituzione , se non gli e mai occcrso, come accenna, di trar sanguc ad un infermo di tal genera piu di otto volte. Asserisce avere in modo regolata la scelta dei ma- lati per le cliniche esercitazioni che dagli scolari po- tesse valutarsi 1' epidemica costituzione perenne, sta- zionaria , non che le di lei variazioni. ■ — Nell' in- verno, oltre le consuete forme d'infiammazioni, ebbe a rimarcare un' insolita frequenza di malattie precor- diali. In quanto al carattere dell' epidemia stazionaria , osserva essere stato il subinfiamraatorio. Anche in quelle malattie che inclinano all' astenica natura vide compagni indizj irritativi , per lo che il metodo an- tiflogistico fu il piu proiicuo. Tra le febbri epide- niiche intercorrenti funestissimo e stato il tifo esan- tematico , cd eminente fu in esso il carattere infiam- niatorio , non che il grado di turgore encefalico tanto al principio del male che nel secondo periodo di esso. Le osservazioni meteorologiche fa precedere alle cliniche ellemeridi , passando poscia all' indicazione dei morbi epidemici in ciascun mese osservati e degli sporadic! prodotti in particolari individui da domestiche e private cagioai. — Nou tralascia di ao6 ANNALES SClIOLiE CLINICiE MEDICO accuratamente descrivere , quasi direbbesi dipingere coll'eleganza di purgatissimo stile i casi piu gravi e singolari. — Perspicace nel rilevare i segni esteriori e sensibili del passaggio dallo stato tisiologico al patologico, e altrettanto giudizioso nelle diagaosi delle malattie e nella scelta dei mezzi curativi. Pecca perd talvolta di soverchia credulita, attribueudo all'unio- ne di certi farmachi proprieta dalla sana pratica smentite , e ci dispiace clie alcune sue viste su la nosogenia ed essenza dei mali desunte dalla predi- letta teoria entrino a guastare ottime idee, delle quali e tanta dovizia in quest' opera. Qui dovreb- bonsi esporre diffusamente i principj dell' autore , pei quali troppo attribuisce al calorico ed all' elet- triciti su r oi'ganismo vivo , su la vitale eccitazione e su la genesi dei mali , il perche si fa poi sollecito nella cura di ristabilire un giusto comniercio tra il Calorico , r aniniale elettricita , e quella dell' atmosfe- ra , procurando V equabile distribuzione degl' impon- derabili. Ci sentiremnio anzi tentati a fare su di essi qualche riflessione, se da questa fatica, che cer- tamente fastidiosa e grave riuscirebbe, noii ne di- stogliesse la tema che per avventura ne ridonderebbe al lettore molestia piu che vei'a istruzione. Per la qual cosa cd in vista eziandio della brevita colla quale a noi e legge di adempiere I'incarico nostro, ne parve piu prudente consiglio quello di riman- dare all' opera istessa chi avesse vaghezza di pene- trarne addentro nella conoscenza. Nel capo IV. — Necrolo^o epicritico. L' autore espone maestrevolmente dodici casi di nialati morti nel clinico istituto , i quali o pei singolari cambia- menti organici rinvenuti nei cadaveri , o per le con- siderazioni epicritiche alle quali diedero luogo , stinio degni di speciale menzione. Preniessa la storia della malc'ittia e le risultanze necroscopiche, 1' autore spiega r origine del male , i fenomeni nel decorso osservati , rende ragione del inodo col quale si formarouo le varie alterazioni orgauichc o i varj morbosi prodotti , TiciNENSis etc. ao7 c acccnna i motivi pei quali le malattic si raanten- nero ribelli agli usati rimed] . Quest' opera , esaminata con imparzialita , risulta ricca d' incontrastabili pregi e attesta quaiito degna- inente il suo dotto autore presieda all' insegnamento medico. — Sentiamo di non aver ecceduto negli encomj die ci siamo creduti in obbligo di fare al professore Hildenbrand , e desideriamo ch' egli con- venga della giustizia delle riflessioni che ci siamo permesse , seiiza intenzione di attenuare inverso lui la pubblica estiraazione che con candidezza prote- stiamo anzi di dividere noi stessi. 2o8 Fine del Raggnaglio de manosaitd e delta raccoltxL di minerali e di piante lasciati dal defunto Brooch i. " I." Oettembre: notte calma. Termometro al levar del sole gr. 2a '/, sereno, vento 3, alle 2 ponieridiane gr. 3o. Dopo mezzo giorno il cielo si annuvola. — Oggidi secondo il mio comouto succede in questo paese il novilunio ad ore 4, min. Sa pom. (seguita). — Siccome negli ultimi tre anni antecedent! vi fu qui un' orribile siccita per mancanza di pioggia, di raaniera clie ne' contorni almeno di Chartum tutto il suolo non presentava 1' aspetto che di un arido deserto , reca maraviglia che le sementi dalle piante esposte per tre estati consecutive agli ardori del sole abbiano con- servata la facolta germinativa. Di fatti dopo la prima piog- gia non ando guari che , scuotendosi da un si lungo tor- pore , furono richlamate alia vita. Sennebier aveva gia osservato, ed ogni anno il veggiamo ne' nostri climi, che il disseccamento delle sementi al sole non impedisce punto la germinazione ; ma qui si tratta del sole de' tropici , e di un calore ardente continuato per tre consecutive estati. — Lo stesso autore dice che il termine ordinario della vita de' germi nella semente e fra quattro ad otto anni ( i ) (Encycl. method, physiol. veget. art. graine ); cio che reca ancora piu sorpresa e la soUecita apparizione de' bissi e delle conferve alia superficie deH'acqiia piovana. — Ca- duta la prima pioggia , dopo due giorni 1' acqua raccolta nelle pozzanghere si coperse di uno strato verde dovuto a queste criptogame. — Siccome ne' raesi precedenti niolte fosse furono praticate nel paese onde estrarre 1' argilla per fabbricare ;, T acqua radunata in questi ricettacoli offri lo stesso fenomeno ; eppure ne' tempi anteriori non vi furono mai in que' siti pozzanghere di acqua stagnante, onde si possa conghletturare che si fossero ivi conservati i germi di questi vegetabili. — ■ Ma le criptogame ofFrono una serie di fenomeni strani ed inestricabili , di maniera che e inutile che ci arrestiamo a questo. (i) » Spalanzani ha sperinientato clie le sementi possono aof- frire un calore di gr. 60 di llcaumur, senza perdere la faculta di germinare; ma uon so ae abbia calcolaio il tempo. » RAGGLAGLIO DE MANOSCRITTI CCC. ■J.Vt) « 2 Settenibre : un"" ora prima di giorno burrasca forte con vento di nord, tuoni, lampi frequeuti ed infocati, e pioggia iiella qnantita di linee 5. Teniionietro al levar del sole gr. 1 8 '/, , vento O., cielo torbido^ alle ore lo poche gocce di pioggia; alle a pomeridiane gr. 23 , nuvolo in tiitta la giornata. II Nilo e crescinto di qualclie poUice — Si e veduto quanto la germinazione sia soUecita in queste regioni , ma essa uon e in proporzione coi progress! di accresciniento clie fa la pianta per glugnere all'epoca della matiirazione de' grani. — Di fatti la dura matura qui in uno spazio di tempo, il quale credo clie ad un di- pi-esso si ricliieda fra nol , cioe tre mesi per qiiella che e seminata all' epoca delle prime piogge. — La qual cosa dipende dallo stato della temperatura , ed in Sennar, ove pill frequenti sono le piogge , ed in conseguenza mi- nore il grado di calore matura ancora ])iu tardi. — Quanto pol alia dura cbe si semina verso gli ultimi di ottobre lungo il Bahr Abiad , allorche si ritirano le acque per la sua maturazione si richiedono quattro mesi , e cinque per quella clie piii tardi si semina presso il Nilo ne' tenreni adacquati dalle Sachie. — NuUadimeno presso di noi la temperatura della staglone delle piogge in questi paesi sarebbe quella di una caldissima estate. Secondo le Infor- niazioni prese, qui non si conosce punto la epizoozia iie di animali bo\ini , ne di pecore , lo die conferma la sentenza di coloro essere questi contagi provenienti dall' Unglieria. /' 3 Settembre : notte calnia e serena. Term, al levar del sole gr. a i 1/5 , cielo fosco , vento di E. , poi di 5. , indi il cielo si rasserena , alle 2 pom. gr. 36 %. " 4 Settembre : notte calma. Term, al levar del sole gr. 21 '/, , cielo torbido, vento S. O. Dopo mezzo giorno il cielo si rasserena in parte — alle a pom. gr. 27 '/, . — Pareccbi autori specialmente Buchan (11. 285) che trattano del vajuolo raccomandano di pungere le pustule quando cominciano ad ingiallire , facendone uscire la mar- cia. — Non solamente, dicono, la puntura previene il rias- sorbimento della materia, ma diminuendo la tensione della pelle , soUeva di molto 1' ammalato. Impedisce inoltre che il viso rimanga segnato, e conserva la bellezza. — Benche gli abitanti di questi paesi non abbiano molte bellezze da perdere, tiittavia adoperano da tempo immemorabile que- sto metodo. Usano a tale uopo di uno spino di ximenia, Bibl. hid. T. L. 14 2IO RA.GOUAGLIO DE MA.NOSCIUTTI ecc. » 5 Settembre : alia notte poche gocce di pioggia. Ter- mometro al levar del sole gr. 22, sereno, vento forte di 5. Tennometro alle 2 pom. gr. 28. II Nilo continua a crescere. — Nella stagioiie delle piogge grandissima deb- b'essere 1' uraidita dell' atmosfera , se lo giucUcliiamo da quaiito si esperimenta sui vestiti e nell' interno delle abi- tazioni. La mufFa si genera faciliiieute sa tutto cio che e suscettibile di contrarla. — Nella stagioiie calda, facendo il mio ei-bario, noii abbisogno di cangiare carta alle piante per asciugarle , poiche in un giorno sono belle e seccate. — In questa all' incontro non mi fn possibile di conser- varle , preparandole nella mia stanza , poiclie nialgi'ado ogni giorno cambiassi la carta , e benclie corresse una serie di giorni da die non piobbe , non potei evitare die non si annerissero , e non s' infradiciassero , di maniera che mi fu necessario di esporre le carte fra due tavolette ben compresse ai raggi del sole dalla mattina alia sera. — Mi e assai rincresciuto di non avere meco un igrometro , ma noa pensava di averne di bisogno da queste parti. » 6 Settembre : notte calma. Termometro al levar del sole gr. 2 1 1/3 , cielo sereno con qualclie nuvolo, vento S., alle 2 pom. gr. 3o. " 7 Settembre : verso la mezza notte vento furioso di S. , cielo annuvolato. Termometro al levar del sole gr. 21. Nuvolo , poi il cielo si rasserena. — Lo stesso vento ; alle 2 pom. gr. 3o '/j. " 8 Settembre : termometro al levar del sole gr. 19 '/j , vento O. , sereno — alle 2 pom. gr. 3i '/^ — lo stesso vento leggiero, sereno. — E la giornata piu calda di questa stagione. — L' anno attuale , al dire degli abitanti, e assai abbondante di pioggia nella penisola del Sennar, e cre- dono essere questa una conseguenza della grande siccita degli ultimi tre anni scorsi. — Una simile opinione pre- vale anclie fra noi. Si pretende che se un anno corra straordinariaraente secco , il .fusseguente debba essere molto piovoso, e se uno o piu inverni sono dolci , gli altri deb- bano essere molto rigidi. Siccome runiido e il secco, il caldo e il freddo dipendono dallo spirare di certi venti che accumulano o dissipano i vapori acquei , e che soffiaao da regioni calde o fredde, io per me non intendo coxne, sofliando un vento per un periodo di una certa lunghezza che ecceda Tordinario, il vento opposto quando arriva la LASCIATI DAL DEFUNTO BROCCHI. 211 sua volta debba essere piu violento e piu ostluato ell quanto 10 sarebbe stato senza questa circostanza. — Alia guisa di ua fiume le cui acque essendo trattenute ed accumulate per qualche ostacolo, ({uando questo sia rimosso prorom- pono con un impeto proporzionato al ritardo sofferto. — Ma nel caso nostro non so, ripeto, come possa aver luogo questo sistema di compeosazione. — Si dira die essendo cose di fatto, sembra che si possano verificare facilmente; lua ciascheduno sa quante nial concette opinioni si formino sui fenomeni meteorologici. » () Settembre : alia notte vento di O. Termometro al levar del sole gr. 22 , cielo sereno qua e la appanuato per tutta la giornata. — ■ Vento O. Termometro alle 2 pom. gr. 3 1. — II Nilo e disceso al segno in cui era dopo 1' ul- timo accrescimento 5 settembre. » 10 Settembre: alia notte vento S. 5. O. Termometro al levar del sole gr. a i '/, , sereno. — Vento S. S. 0., alle due pom. gr. 3o. — II Nilo seguita a diminuire. " II Settembre : dopo la mezza notte vento. Termo- metro al levar del sole gr. 21 ^^ , sereno. — Vento S. 5. 0., alle 2 pom. gr. 3i '/6. — II Nilo continua a scemare, e quando in progresso non vi saranno annotazioni contrarie , s' intende che cosi seguiti ad essere ogni giorno. " 12 Settembre: termometro al levar del sole gr. 22 '/, , vento 0., sereno. — A mezzo giorno si desta vento di N., o piuttosto iV. N. E., alle 2 pom. gr. 32 y^. — Atmosfera urente. »» i3 Settembre: termometro al levar del sole gr. 20 "/s- ^ Vento N. N. E. , per tutta la giornata piu o meno gagliar- do. — Di buon mattino il cielo e sereno , poi in parte si offusca, poi si rasserena atfatto alle 2 pom. gr. 3i Y'- Si dice che il raccolto non sara felice, se non cade un' al- tra pioggia, giacclie la dura seguita a vegetare soltanto ne"" fondi ove si accuniulb molt' acqua. " 14 Settembre: termometro al levar del sole gr. 21 '/j. 11 cielo torbido, poi si rasserena, vento di 5. E. — II vento si cambia poi in 5. O. e continua per tutta la giornata. — • Alle 2 pom. gr. 29 ^/,. — Cielo qua e la offuscato. — Sembra a prima giunta paradosso che il vento di IV. nelle gior- nate 12 e 1 3 il vento N. abbia portato il maggior calore, ma deesi considerare ch egli passa per terre asciutte e infuocatc a dillerenza di quelle del sud. 212 RAGOUAG1.IO DE MA.NOSCRITTI CCC. » 1 5 Settemhre: termometro al levar del sole gr. 21 '/, • — Sereno qua e la annuvolato. — Vento vai-iabile 5. O. , JV. O., 5. E. — AUe a pom. gr. 3o Y^ , e spirava allora S.E. » 16 Settemhre: termometro al levar del sole gr. ai '/s. ' — Sereno , vento S. O. — alle 2 pom. gr. 3 1 '/a , verso le ore 4 vento N: N. 0. , poi- variabile. II ij Settemhre: termometro al levar del sole gr. ai 'Z^. . — Sereno , vento leggiero S. O. — Alle a pom. gr. 3 1 '/a. Cosi termina Tultimo giornale del Brocchl ! Egli fu vit- tima dl quelle stesse fehbri e di quel clima micidiale che ha cos\ eloquentv^mente descritto pochi giorni prima ! II lettore s' e cosi formata nn' idea come sieno concepiti , ordinati e disposti i manoscritti di cui ragioniamo, e mi sapra , spero, huon grado di avergli riportato uno squarcio che mostra quanta era nel Brocchi la capacita dello scri- vere e che cosa potevamo aspettarci da lui se avesse avuto agio di disporre a modo suo di questi materials . . . Ma a che i^iova accrescere il rammarico della nostra perdita, e far nascere maggior desiderio di lui ? — • Passiamo ad altro. Oltre i manoscritti il Brocchi ha lasciato dopo di se : i.° Una serie di minerali, per la maggior parte rocce, raccolte viaggio facendo, e formano V autopsia de' document! comprovanti la geologia de' luoghi da lui visitati. Ogni sasso e custodito in un involucro di carta che racchiude anche un higlietto descrittivo del pezzo ed indicante la giacitura e la localita donde fu pi-eso. 2.° Un erbario assai ricco e disposto in fasclcoli come segue : Plantce Ragusince Fasc. h." i Plantce AlexandniKB " i Plantce Cahirince " i Plantce Cahirinoi ex Deserlo " i Plantce in itinere collector a Cahiro ad Kenek ...» a Plantce. in itinera Deserti orientalis collectce ab Erdesia contra Esneh ad Mare rubrum " 4 Plantce in itinere Deserti collectce a Keneh usque ad Suez " a Plantce. Desertorum in itinere collectce a Keneh ad Vallem Cosseir " i Plantce Sennarienses " S Totale fastitoli N." 18 L.\SC1A.TI D\L DEFUNTO nROCCFll. 2l3 Tutto qiiesto Erbarlo e in bonlssimo stato , tranne due fascicoU delle piaiite del Sennai- che haniio grande- mente softcrto •, ma se un qualche dotto e dili^ente natu- ralista non s' impadioiiisce di cjuesti oggetti, sarauno tutti perduti per le scienze. 3.° Una cassetta contenente diverse pelli di uccelli uccisi e raccolti a Chartuni e al Sennar, f'ra i qnali un Ibis. 4.° Un picciol paniere di conchiglie confuse insieme e fossili e marine che il Brocchi si proponeva di deter- minare a suo agio e descrivere, giacche egli era valen- tissimo in questa parte della Storia naturale; ma che tali quali si trovano non serviranno di alcun lume. 5." Due Muinmie, cioe una di un piccolo Coccodrillo e 1' altra di un Ibis. 6." Una raccolta di monete erose turdie sotto le quali ha notato il valore e T epoca del conic; ma e poca cosa. Di pesci , di moUuschi , di rettili non fece raccolta e neppure d' insetti perche sifFatte collezioni esigono grande imbarazzo di vasi , di scatole , di spiriti difficili a tras- portarsi. Egli viccise qualche scimia nel Sennar, ma non tece studio di conservarla. Egli ha pero tutto non sola- mente descritto ma anche diligentemente disegnato, e per veritii non saprei dire come ei facesse, poiche prima di parlir per 1' Egitto ei non si era mai applicato alio studio del disegno. Ma tanta era in lui la determinazione e la forza della volonta , che non v' erano ostacoli e difficolta ch'ei non sapesse vincere in breve termine. Prima di chiudere questo articolo mi permettero alcune osservazioni tipografiche intorno alia pubblicazione de' ma- noscrltti a lume dell' Editore e pel miglior successo del- r Opera. Preferirei la forma delF ottavo a qualunque altra , ed userei pel carattere la filosofia interlineata. Lascerei al Giornale la sua forma natia, ma metterei le osservazioni termometriche fra parentesi e in un carattere assai piu minuto. Miglior consiglio sarehbe anzi di pOrtar tutte le osservazioni termometriclie neir ultimo volume e disporle in forma di tavole. Siccome poi ogni giorno contiene per lo piii un argo- meato diverso, cosi metterei in margine 1" indicazione del soggetto di cui si tratta nel testo. Fra tante varieta di cose potrebbe cosi piii facilmente il lettore prescegliere quelle che piii gli yanno a grado. J 14 RAGGUAGLIO DE MAN09CRITTI CCC. Plu di una volta gli e accaduto di distruggere in un paragrafo posteriore cio die aveva asserito in un anteriore, mostrando la itiiglior fonte a cui avea atthito. Vorrel in tal caso che se ne avvisasse il lettore con una nota sotto- posta alia prima asserzione , oppure che qucsta si togliesse interamente. Non crederei che il rispetto verso il Brocchi dovesse essere spinto fino alia superstizione di rispettare anche le ripetizioni sfuggitegli palesemente per obblio , od anche gli errori e le cacofonie di lingua scappategli per inav- vertenza , e che sono pochissime. Tutte le aggiunte che 11 Brocchi ha fatte in margine a I suo giornale vorrei che fossero introdotte nel testo, quando cio non portasse o lungaggine soverchia di periodo od oscurlta di senso. E indispensabile che chi preslede all'edizione sia inlziato neir arabo e che la tipografia sia provveduta di caratteri arabi facendo T autore sovente uso di essi. Provvederei finalmente 1' edizione di un Indice copioso delie materie contenute in tutta 1' opera disposto per or- dine alfabetico. Quest' opera farebbe in Inghilterra ed anche in Francia la fortuna dell' erede. In Italia sara grande ventura il trovare un tipografo che la stampi senza chiedere all' erede danari, e stampata che sia 1' evitare che non dlventi preda della pirateria de' librai. Alessandria, i6 marzo 1828. 2l5 APPENDICE. PARTE T. SCIENZE, LETTERE ED AKTI STRANIERE. Code forestier par M. Baudrilliart. — Paris, 1827, Artlius Bertrand libraire. Due grossl volumi in do- dicesimo. N. lei volume prlmo di pagine 683 sono raccolti i motivi del codice proposto alle Camera, e le discussioiii cui nelle medesime esso diede campo , essendo posti a confronto i termini di alcuni articoli secondo le proposizioni e secondo le modilicazioni snggerite dalle stesse discussioni. Nel vo- lume secondo di pagine 633 e il codice testualmente adot- tato e r analoga regolamentaria ordinanza reale del 1 ° agosto 1827. 11 codice e 1' ordinanza formano tra loro ua solo tutto , poiche il solo codice mancherebbe del mezzo di esegnirlo , e la sola ordinanza sarebbe nelle sue dispo- sizioni senza Y appoggio legislatlvo : questa distinzione non essenziale per la sostanzialita di conseguire I'intento a cui si mira, e opportuna soltanto per mantenere separati i due diversi poteri legislativo ed esecutivo. Molti articoli della discussione del codice e dell' ordi- nanza sono dal compilatore postillati , togliendo gli argo- menti delle postille specialmente dalla celebre ordinanza del 1669 ^^"^ ^^^ Luigi XIV etl il suo rinomato miaistro Colbert fecero conoscere di quale importanza sia per uno state incivilito il prosperamento dei boschi: altri argomenti di postille sono tolti dalla legge del 29 settembre 1791 de- stinata a richiamare in vigore molte disposizioni del 1669 che dal tempo e dal feudalismo eransi mandate in dimen- ticanza. 2 I 6 A P 1> E N D I C E Ma neppure la legge del 1791 e le varie successive niocUficazioni , fra le quali e rimarcabile quelia portata dalla legge del 29 aprile i8o3, misei-o 1' ordinanza del 1669 in perfetta arnionia coUe altre costitnzioni francesi; dal che nacque T idea ora ademplnta del codice e dell' or- dinanza del 1827 i che sono il frutto di studj cominciati nel 1822 e condotti a fine per cura di uomini distintissimi, o da lungo tempo occupati nell' amministrazione delle fo- reste, o chiari per Inmi superiori nelle altre ainministra- zioni , i quali non tralasciaroao pero di giovarsi dei lumi raccolti dalle magistrature di tutte le provincie. Non e agevole il dare con breve discorso precisa idea di questa legislazione e di rilevarne tutte le diversita con quelia del 1669. E nell' una e nell' altra fu ammesso come principio fondamentale che la conservazione ed il pro- speraniento dei hoschi hanno una diretta influenza sul si- stema politico di uno stato, sul regime dei fiumi e dei tor- renti, suUa salubrita di moltissimi paesi e sulla prosperita di molte arti e manifattrae ^ percio la proprieta dei boschi della corona, dei demaniali e dei comuni, e di altri corpi tutelati non solo, ma l)en anco dei boschi di privata ra- gione fu e rimane modilicata pel sociale vantaggio , senza di che i monti si spalmano, le arti sostenute dal combu- stibile scompajono , 1' architettiira idraulica , civile e nautica viene lentamente privata di mezzi tanto piii preziosi in quanto ciie non possono essere da altri snppliti. Le restrizioni alia libera proprieta dei boschi, se erano forse portate a troppo alta misura dall' ordinanza del 1669, furono colla legge del 1791 ridotte al nulla: quindi da trentacinque anni anche la Francia deve complangere la compiuta distruzione di molti bosclii, e di molti altri il no- tabile degradamento singolarmente in quelli che per efFetto delle leggi sul trapasso delle proprieta fondiarie vede ora suddivisi in piccole porzioni, alle quali meno agevole riesce r applicare i regolamenti di conservazione. Di 6,5oo^ooo ectari ( di metri quadrati 10,000, o pertiche milanesi, quasi quindici ciascuno) di boschi, 1,100,000 soltanto sono di ragione deilo stato o della corona, ed 1,900,000 formano la proprieta dei comuni e di pubblici stabilimenti. II resto di ectari 3,5oo,ooo e posseduto dai privati per gran parte divisi in piccole frazioni, come si disse , e percio del mi- nimo prodotto. PVKTE «!TR.\N1F.R\. 21^ L.I conservazlone dei bosclii che non sono ili privata iiiclivitlnale propiieta ha nella nuova legislazione per hase primaria la fede die nicritar devono i guardaljosclu onde colpire facilmente col giusto rigore delle pene corjjorali e delle multe coloro che haiino I'audacia di portarvi la falce per produrre un danno infinitamente superiore al miseraliile vantaggio di trafugare poche legne consumate per r ordinario con prodigalita e per pascolo dell' ozio. Relativamente ai boschi di privata individnale ragioiie , il nuovo codice tenendosi fra i rigori delP ordinanza del 1669 e I'assoluta liberta della legge del 1791 inipedisce unicamente per venti annl avvenire di dissodarli senza governativo permesso, lasciando nel resto ai proprietarj nn intero diritto di usarne come boschi nella maniera da essi creduta piii vantaggiosa (i). Anche la martellatura a favore della reale marina e limitata agli alberi di quercia colio- cati in comode situazioni pel trasporto , e che giunti ad un certo dianietro potrebbero essere adaitati alle navali costruzioni. Ai delitti commessi nei boschi privati sono applicablli le medesime pene comminate ai delitti nei boschi dema- niali ecc. soggettl ]iroprian:ente ad un compiuto regime boschivoi se non che pei primi le prove dei delitti da punirsi risultar devono da' giudizj pronunciati dai tribunal! ordinarj , e pei secondi le stesse prove sono somministrate (i) Pel prittiario sociale interesse , la conservazione cioe di-!Ia territorial e consistenza , ^ desiderabile che nei regolamenti bo- schivi sotto il rapporto di limitazione nella proprie^a , una niar- cata distinzione si stabilisca tra i boschi in piauura ed i boschi sul pendio dei nionti. Se la distruzione o la non curanza dei primi torna unicamente in danno della produzioue, trascuraudo o distruggendo i secondi , a tal danno se ne uniscono altii assai niaggiori , cioe i tranamenti e scoscendin:enti nmntaosi, I'irru- zione dei torrenti d' ogai portata, la spaventevole rapidita ed altezza sebbene momentauea delle p)iene dei fiumi , e tutti gli altri mali original! dallo spalniarsi dei terreni in forte pendio, e dal rialzaisi e protrarsi degli sbocchi de' priucipali fiumi; mali che se non e sperabde d' impedire ovunque integralmente , pos- •ono almeno contenersi nel limite niinimo, nel che sta in vero la saviezza del legislatore. Delia qui accennata diversita non e fatta alcuna diretta nienzione nel nuovo codice francese , il quale ■enibra averia conieiuplata soltanto nel divieto di dissodare qua- lunque bosco senza una preventiva autorizzazione. 2l8 APPE NDICE dagli agenti giurati dell' apposita amminlstrazione, le quali sono nella procedura assoggettate ai soli tribunal! corre- zionali. La nuova legge nel combinare col diritto di proprieta i general! interessi della nazione francese ebbe pur riguardo a fare sconiparire quei diritti d' uso dei boschi in favore di varie classi, i quali estesi anche ai boschi dei comuni e dei corpi tutelati ne promovevano la distruzione ^ pero per tali diritti che sotto varie denominazioni risolvevansi nel solo di potere spogliare i boschi senza alcun obbligo di contribuire alia loro conservazione , non si lascio di guarentire un compenso a quelli che poterono mostrarsene possessor! da una certa epoca in poi. Per r istruzione scientlfica degli agenti boschivl la nuova ordinanza reale mantiene la scuola centrale stabilita son pochi anni in Francia, ed agglunge alcune scuole seconda- rie per 1' istruzione delle guardie e sottoguardle a cavallo ed a piedi. PARTr. STRANIERA. 219 Prodromus systcmatis nutnralis regni vcgetabilis , sive enumeratio contrncta ordinum , generiim , speciernm- que plantarum hue usque cognitarum , juxta methodi naturalis norinas digesta, auctore Aug. Pyramo De Cjndolle , pars tertia sistens calyciflorarum ordi- nes XXVI. — Parisiis , 1828, sumpt. Trcutel et Wiirtz , in 8.°, dl pag. 494. Prezzo 12 //-. J_Ja diligenza clal celeberrinio antore adoperata per non oruettere alcuna pianta e per evitare ad un tempo gl' inu- tili raddoppiamenti fa si die quest' opera eccellente e tanto dagli studies! della botanica desiderata vada con lentezza procedendo. Ma per tal modo noi avrerao un' opera nel sue genere perfettissima , del clie irrefragabile testimo- nianza ne fanno i tre tomi finora pubblicati. Quello die ora ci e pervenuto comprenJe una parte de' vegetabili a fieri polipetali inseriti sul calice , ma disposti nelle famiglie per la piii parte create dal dotto autore. In esse tomo contengonsi le mclustomacee , le mirtacee , le crassulacee , le ficoidee, ecc. /< II lettore e preso da spavento ( dice opportunamente il sig. Francotur , R. E., apr. i8a8) allorche riflette che per descrivere le 5o mila piante in oggi conosciute , non dando a ciascuna che quattro o cinque righe , farebbe d'uopo di circa 8 a 10 volunii. Ed ogni di aumentandosi i! numero delle specie de' vegetabili , ben si vede che il corso dell' umana vita non sara piii bastevole all' acquisto di tale conoscenza, anche imperfetta. Questa moltititdine di sj^ecie richiama una riforma nella botanica , e ben ancora in tutt' i rami della storia naturale. lo non so di quale natura debba essere tale riforma, ma in ogni modo fa d' uopo di una sifFatta che senza limitare le opere della natura alia ristrettezza delle nostre concezioni , permetta alio spirito nostro di tutte ablnacciarle. Un nuovo Linneo ci divien ora necessario per chiarirue le oscurita, e renderne piu facile lo studio. II sig. De Candolle per ogni diritto merita di essere questo legislatore die viene dai voti di tntti i naturalisti invocato ». 220 APPENDICK PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATURA E BELLE ARTI. Saggio iiitorno ai sbionimi della lingua itallana dl Giuseppe Grassi di Torino. Decima edizione rive- duta dalT autore ed accresciuta di nuovi articoli. — Milano , 1827 per Giovanni Silvestri. L. ia Biblioteca italiana lodo gia questo libro del slgiior Grassi quando esso coinparve la prima volta. Taluno si e voliito sdegnare di qnell' elogio ^ ma noi lasciamo che altri decida coii quanta urlianita , con quanto giudizio, coq quanto frutto delle lettere italiane fosser dettate in gene- rale quelle censure. In una materia si delicata, ed allora potrebbe dirsi ancor nuova fra noi , non sara marav jglia se qua e la il sig. Grassi o cadde in errore o lascio luogo almeno a qualche dulsbiezza : ma la decima edizione di un libro di genere didascalico e un testimonio non dubbio che le censure del nostro avversario non furono men ca- villose ed ingiuste che inurbane. Dalla prima alia decima edizione di questo volume non sono discorsi molti anni, ma furono molti frattanto gli studj di tutta Italia intorno al proprio linguaggio '■, furono molte le dispute, le dottri- ne , le pi'etensioni che vennero in campo ; e se il frutto non corrispose pienamente al romore che se ne fece, non e da dirsi per altro, che la lingiia italiana non ne abbia tratto vantaggio , e non si accosti di giorno in giorno a quella perfezione che la civilta e la filosofia dei tempi additano assai cliiaramente , frammezzo alle molte e con- trarie sentenze dei disputanti. Da una parte il senno de' moderni filologi lia liberati gli studiosi dai ceppi ai quali tenevali stretti T antica pedanteria : dall' altra parte r esperienza ha insegnato che anche in questa materia puo PVKTE ITALIANA. 22 1 aprlrsi una via fra la schiavita e la licenza, deguissima dei nostri tempi. Indarno vorrebbero alcuni, inalberando antiche e gia lacerate liandlere, chiamarci uiv altra volta a battaglie die ci ban fatti si lunganiente poco men die ridicoU agli stranieri : indarno una misera municipale pre- tensione vorrelibe infreuare nel mezzo del loro corso gli studj di tutta Italia; e mentre sono evidenti i progress! del buono stile , diiamarci a imparar non die altro , la strada die deve battersi, e dirne cbe la lingua scritta dai classici e dai lilosoll dee cedere il campo a quella par- lata da una ])lebe die non piio dissomigliare grau fatto dalla plebe di tutto il mondo. Certo non vi ba buona dot- trina , della quale non possa abusarsi ; e non neglieremo die niolti fuggendo nelle opere loro lo stile pedestre ed incerto degli scrittori plebei , si sono per avventura divisi troppo ampiamente da ogni classe di cittadini ; tal die dove fossero universalmente seguiti, il tesoro della sapienza diverrebbe patrimonio di poclii. Ma per fjuanto possa ancora trovarsi lontano il momento in cui gl' Italiani possederanno forse uno stile temperato ugualmente e dalla troppa nobilta e dalla troppa bassezza , questo almeno puo dirsi con franco animo, die non e piii tempo da mover dubbio, se r Italia abliia o no una lingua comune die puo impararsi e scriversi e intendersi da per tutto: bensi e da deside- rare die i buoni ingegni non si lascino traviare da alcuni i quali sembrano destinati a comliatter sempre i progress! degli utili pensamenti , quando li veggono liberati dalle quistioni grammaticali. E da desiderarsi che si reclii nello studio della lingua quella iilosotia die moiti ne hanno sban- dita si lungamente, e die non e senza forti avversarj nep- pure ai di nostri. E da desiderarsi iinalmente cbe que" me- desimi i quali percorrono la buona via non tardino per soverdiie sottigliezze e per troppa austeritit di principj i progress! dell' universale. Peri) non possiamo pienameate consentlre a qualclie opinione espressa dai sig. Grassi in quella sua dotta let- tera ed elegante cli' egli iudirizza ad un accademico della Crusca , e die serve di prefazione al volume die annun- ziamo. Non si potranno mat rinvenire ( dice il sig. Grassi ) gli dementi della lingua illustre di Dante, quando non si prenda con lui ad esaminare queU' idioma latino-barbaro, nato dagli avanzi della romana civilta e dai parlarj di 322 A r P E N D I C E quanti fiiroiio i popoli settentrlonali ed orientali die rui- narono ai tempi di mezzo in Italia, o furono a quei tempi stessi pi-aticati dai nostri navigatori e dai nostri crociati ; pero die di tutte queste diverse favelle si formarono le moderne romanze , cioe quelle dell' Europa latina ... A questi elementi risaliva Dante, alia straordinaria iramagi- nativa del quale veniva metio il dialetto native, bello si nia ristretto ed insuHiciente a quelle gigantesclie fantasie cui cielo e terra ponevano mano. Per altra parte fioriva ancora nel trecento il gajo sapere de' Trovatori , e si sa quanto poco mancasse che Dante non si volgesse alia poesia provenzalc .... Quindi e die molte forme del dire da lui per la prima volta adoperate verranno facilmente a spie- garsi collo studio di quei padri della scienza nuova e col paragone degl' ingenui e liberi loro canti. " Noi crediamo die il risalire a queste origin! barbaro- latine o provenzali potrebbe senza dubbio cliiarire alcuni passi della Divina Commedia, ma non per questo pensiamo che ne proverrebbe ( rispetto alia lingua italiana universale) tal frutto da compensar la fatica ed il tempo a cosi fatti studj richiesti. Cinque secoli di non mai interrotto incivilimento, e pareccliie centinaja di volumi in ogni maniera di bella letteratura , tante storie ridondanti di politica gravita , i poemi dell'Ariosto e del Tasso, le tragedie, i drammi di cui siamo ricdii , non avranno dunque stabilito per anco un linguaggio suHicientemente ricco , pulito , sicuro? Tutta quella parte della lingua di Dante , la quale era bello con- servare , ha un comento sicuro nell' uso perpetuo che ne fecero i buoai scrittori venuti dopo di lui: quell' altra parte die 1' Alighieri cercava nel barbaro latino e nel pro- venzalc per la poverta dell' idioma ch' egli veniva creando, non trovo grazia ne presso il popolo , ne presso gli scrit- tori di secoli piii inciviliti. II popolo si creo alcuni vocaboli pill convenienti all' indole sua per significar quelle cose che r Alighieri avea dette con vocaboli o stranieri od in- colti i e gli scrittori principalmente del cinquecento ripu- lirono que" nuovi vocaboli dell' uso e li coilocarono , tutti splendenti di grazia e di venusta , nei nobili loro corapo- nimenti. Pero non vi ha neUa Divina Commedia nessun concetto, a cui la lingua italiana non possa dare un abito evidente del pari che grazioso : e quest' abito si compor- rebbe in parte delle parole niedesime dell' Alighieri , in 1'A.UTl': ITALIANA. 22'6 parte di altre parole die il gusto italiano sostitui alle prime cui Dante avea tolte, (juasi per allora, in prestanza tlal latino barbaro o dal provenzale. D' altra parte a rjuante diflicolta, a quanti errori non soggiace lo studio di queste origini ? Quali sarebbero i confini da assegnare a queste iavestigazionl ? Tutti i popoli di (juesto mondo ora vinti, era vincitori, ora sfrenatamente liberi e licenziosi , era oppressi e incli- nati ad ognl nianiera di superstizione e di avviliiuento , ricevettero ne'' loro idiomi niolte e varie straniere uieschian- ze , e col variarsi dei tempi applicarono contraddittorie signiJicazioni alle stesse parole. Chi ci darii il lilo che ne guidi sicuri in questo difficile labirinto? O quale lunghezza di vita potra bastare a cosi lunghe e penose ricerche ? Noi crediamo pertaruo che qualora una nazione sia giunta a quel grado di civilta in cui trovasl 1' italiana , e quando una letteratura e in tutte le sue parti si ricca quaato e la nostra , si possa con sicurezza studiarne la lingua senza uscire gran fatto dai proprj confini. Qualunque sia T ori- gine dei A'ocaboli , essl non traggono 1' autorita se non dall' uso delle persone colte e degli scrittori approvati , e quest' uso e nel medesimo tempo anche il loro comento. AlcLuii vocaboli sarebliero primi nel regno de" filologi eti- mologisti, i quali non si possono senza sconcio adoperare, perche Tuso dei Jjuoni scrittori non li voile approvare^ e in quella vece ne sottentrano alcuni di origine meno eru- dita , ma di sicurissima significazione, creati dal ^''opolo, ingentiliti dagli scrittori, cliiari e piacevoli a tutti. In que- sta nazionale ricchezza noi crediamo che gli studiosi pos- san trovare quanto fa d' uopo al perfezionamento del nostro stile; o se questa ricchezza debb" essere aumentata, cre- diamo che questo debba essere ufficio de' tilosofi trovatori di nuove cose , non gia de' filologi razzolauti fra le dimen- ticate anticaglie , spiaciute per cinque secoli al gusto di tanti scrittori senza dubbio eccellenti. Queste cose parranno probabllniente soverchie se si con- siderino dette al sig. Grassi ; ma forse flt)n sono ne inop- portune , ne troppe a raolti che leggeranno quell" elegante suo scritto, e traendolo a troppo estesa interpretazione , cercherebbero assai volontieri di giustificare la propria pedanteria coll' autorita di cosi assennato scrittore. A co- etoro abbiamo inteso di rivolgerc Ic nosirc i)arole , e piu 224 A r r E N D I C E aiicora a que molti giovaiii , i quail siiiceranieiite deside- raao di acquistar gloria a se e alia patria, promovendo il buono stile italiano. La loro costanza potrebbe facil- mente spaventarsi e cadere alia vista del lungo ed ingrato viaggio a cui si vorrebbero trarre per giunger , non che altro , sul limitare del vero studio a cui teadono: e quando anche il coraggio non venisse meno all' impresa , il frutto sarebbe senza dubbio tenuissirao. Ben vogliarao in vece animarli per quanto e da noi a seguitare il bell" esempio del sig. Crassi, in quanto egli ha insegnato a ben usare la uiolta ricchezza lasciataci dai nostri niaggiori, investi- gando le sottili difFerenze de' vocaboli usati proniiscuamente dal volgo , a fine di scrivere con cliiarezza e precisione. Questo libretto del sig. Grassi potrebbe , anche nella sua mole, paragonarsi a quelle che il ramraatico Ammonio gia scrisse pei Greci ; e una scintilla a cui puo tener dietro gran fiamma che diiFonda una luce viva e benefica su tutto quanto r idioraa. E gia V abate Giovanni Romani compose in tre grossi volumi un Dizionario generale de sinonimi itcdiani; e sebbene talvolta un troppo amor di sistema, tal altra un difficil lingnaggio graramaticale tutto suo proprio , tal volta ancora un' evidente mancanza di buona filosofia, e finahnente 1' esempio di uno stile troppo spesso o scor- retto od incolto ci distolgano dall' accordare itna piena lode a quel libro , pure non ci rimarremo dal noverarlo fra quelli che tendono piii dirittamente a far progredire il iilosofico studio del nostro idioma. Forse lo stabilire queste niinime ditferenze dei vocaboli e opera di un' accademia piuttosto che di un solo individuo ; e forse il nuovo Di- zionario, che r Italia invoca ed aspetta gia da gran tempo, vorra supplire anche a questa mancanza. La Gerusalemme llberata di Torqiiato Tasso col ri- scontro della Conqidstata. — Padova , 1828, alia Minerva, volami trc ^ in 12.° Lir. 10 ital. E questa che annunciamo itna bella , nitida e correttissima edizione , degua del sig. Angclo Sicca a cui ne siam debi- tori. 1 primi due volumetti comprendono in se la Geru- salemme liberata ^ e il testo puo dirsi quello procurato in Milano dal chianssimo dottor Ghei'ardini , col risconlro di quanto gia scrissero intorno alia vera lezione del gran % PARTE ITALIANA. 225 jioeiiia i signorl Colombo c Cavciloni. II tcrzo volnmetto poi ci niette inaanzi iin lavoro del sig. Luij;i Carrer, no- Lilissiuio ingcgno, e da noi gia piii volte lodato: e f|uesto lavoi'O nella prima parte e un riscoatro dei due poemi del Tasso ; nella seconda e un discorso od una considera- zione sopra il pocnia rifatto. Scbbene sla certo clic la Gerusalemme conquistata e di gran lunga inferiore al prime poema , troppo indegno e delle anticlie e delle recenti censure, tuttavolta si trovano in quel lungo componimento alcuni , anzi molti bellissuni luogbi che i piu lianno comu- nenientc in usanza di non dcgnare neppure di un guardo; vi sono anche alcuni riscontri die posson dare occasione a considerazioni utillssime. Ora il sig. Carrer in questo terzo volume, seguitando Tordlne del poema ne ha trascritti tutti i passi sillatti , sostituendo alcune brevissime sue prose a quanto ha tralasciato dell' opera. Donde potranno gli studiosi leggere in questo volume il secondo poema del Tasso, e trarne tutto intiero il vantaggio di cui e capace. A questa specie di sunto o di analisi ha fatto succedere il sig. Carrer alcuno sue considerazioni suUa Gerusalemme conquistata, le quali ci pajono ridoiidanti di belle ed utili cose , sebbene in alcune parti ci scmbrino meno profonde ili quel che il soggetto richiede c clic puo senipre aspet- tarsi dall' ingegno di questo scrittore. Le rime scelte dl Torquato Tasso. — Milano, 1828, per Nicolo Bettoni. Questo volumetto fa parte della Biblloteca universale di scelta letleratura antica e moilerna, che con molto pub- hlico favore viene stampando il Bettoni : e certo fu saggio pensiero il raccogliere in esso quanto ha di meglio il canzoniere del Tasso , sujieriore anciie nella lirica a tutti i poeti del secolo XVI. Noi non possiamo aderire intera- niente a chi fu incaricato della diilicile scelta, ma se alcuni componimenti si dovrebbero forse csdudere ed alciuii altri accettare , e pero a dirsi che in generale fu adoprata una critica assai diligcnte e giudiziosa : alia quale furono di grande ajuto !c cure spese dalf illustre Gherardini iutorno al nostro poeta. Sopra ogni cosa nui ci appaghianio che non si abbiaiio omniesso , couve avviene quasi senq)re , le ottave sulle lagrime di jMaria Vcrgiue , luiracolo di sacra Blbl. Ital. T. L. iS 220 A P P E N D I G E poesia a cni V anima nostra fnori della Bibbia noii sa tro- vare un degno riscontro. La prima parte di quel compo- nimento presenta qua e la i vizj del secolo che gia comin- ciava a degeiierare ;, ma il fine di esso e tale dolcezza che misero chi non la sente ! Noi per verita non possiamo resistere al bisogno di qui riportarne le quattro ultima stanze , e cediamo tanto piu volentieri a questo invito del cuore che n' e dato al primo verso della terza ottava emen- dare una gitasta lezione , che s' e introdotta in tutte le nioderne edizioni , e in quasi tutte le antiche. Maria Ver- glne , quella Bt;ata che dovea poi rasciugar tante lagrixne, piangeva ancor essa , E piangendo diceva : Oh corn' i: lunga La mia diinora , anzi I' esiglio in terra ! Deh sara mai che a te ritorni e giunga Fur come da tempesta e d' aspra guerra? Branio esscr teco, o Figlio ; a te mi giunga Quella santa pieta, che il del disserra: Se non son della Madre i preghi indegni Chiamami pur , dove trionfi e regni. Deh ! non soffrir , che si consumi ed arda Tra speranza e desiri il cor penoso. Odi la Madre, che si lagna e tarda; Odi la Madre pia , Figlio pietoso. E se gia lieta io fui, dove si gnarda , Quasi per ombra , il tuo divino ascoso , Quante avrb gioje in del , s' io ti riveggio Coronato di gloria in alto seggto ? Mostrati Ee di gloria , o Figlio , omai Tu , che servo apparisti in tomha e in cuna , E fa contenta a' chiari e dolci rai La vista mia, che amaro duolo imbruna. Tra gli occhi cari, e i miei, c' Juin pianto assai, Non s interponga o sole o Stella o luna: '-'■- Cedete al mio desir , pianeti e deli, ' Perche alia Madre il Figlio alfin si sveli. ' . Cost dicea nel lutto. E voi portaste, Angeli , al Figlio il suon devoto e sacro , E le lagrime sue pietose e caste. Bench' uopo a voi non sia pianto o lavacro. Or se mai d! altrui duol pieta mostraste , Fortate queste mie _, che a lei consacro : PARTE ITALIANA. 227 E il htgriinoso dono , o Spirti amici , Offritc, 0 scmpre lied, o in del felici. All certo, se il fatto non conti-asti alia nostra opinione, noi vogliam credere die il clivino poeta dettasse <[iiesti afrettuosissimi versi, non gia mentre si agitava ancora neir invidia delle corti fra i dubbiosi desiderj e le vane speranze, ma si piuttosto, qnando consacrato dalla sven- tiira , e stance di tntto fuorclie deiramore avea ricovrata ill sant' Onofrio la dolorosa sua vita, e nella pace di (juel- r ultimo asilo si disponeva a cignere una corona clie gli era decretata in terra , ma non gli fu conceduta clie in cielo. La Ceorgica di. Virgillo tradotta in versi italiani da Bernardo Trento arciprcte di Onara , scconda cdi- ziune rivcduta dal tradattore. i — Trcviso ^ 1827 , per Giulio Trento c figli. Confessiamo di non aver niai conosciuta la versione del sia;nor Trento, c pero non possiamo istituire nessun con- I Vonto Ira qucsta edizione riveduta, e la prima. In generate < i parvc di trovare in questo volgarizzamento una lodevole Jfdcha de'pensieri, scompagnata per altro da quella fe- dtlta chc dlr si potrel)be di stile nel piii ampio signifi- (.ito di qucsta parola. Un escmpio puo trarsene dalla fine • lol libro primo ove il poeta aiinovera i prodigi clie ac- compagnarono ruccisione di Ccsare: Chi jla clie il sole Mendacc osi chiamar ? Lgli sovente Ne scopre soi'rastar cieche congiure , E insidie, e occuJte guerre a scoppiar prontc. Ed anche allor che Ccsare caddco Tfd di Roma pieta la strinse e duolo ( 1 ) Clie r aurato suo criii (2) di fosco i'elo Coirir fa visto , onde quell' empia etade Teme d' esser sepolta in notte eierna (3). Benchc a que' di la terra stessa , e il marc E i cani infausti c gl' importuni aiigelli (1) Miserolus Uomain. (2) (y.iput nitidu.n. (3) Impiaquc cetcrnain liinueiurit sae-ula no<.lcin. > 228 Ari'ENDICE Ne ilieron segni. Quante volte t Etna Dalle rottc fornaci incontro al cielo Gruppi dl fiamme e liquefatti sassi Lanciar vedemmo , e de' Ciclopi intorno Tutte inondar di foco le contrade ( i ) ? Nella Ger mania udir si feo (2) per I' ampla Volta del cielo un fragor d' arme, e in vista Scosse da nuovo error tremaron I' Alpe (3). Soi;ente ancor da' muti boschi usclo Terribil voce (4.) ,• e pallid ombre in stranie Guise fur viste all' imbrunir •• le belve (Orribile a ridir ) sciolson parole; J fiumi i' arrestdr , terra 5' aperse : E mesti lagrimaro entro ai dclubrl Gli eburnei simidacri, e sudor molle / broiizi tramanddr (5). Jl re de' fiumi ^ LP Eridano , schiantb del letto uscito Col cor no irato (6) le forest e , e seco Trasse da' campi intorno armenti e stalle (7). Nc fra le guaste viscere mancaro D' apparire a que' di nunzie di lutto Le minacciose fibre , o dentro a' pozzi Gorgogliar atro sangue , e le cittadi D' alto echeggiar de' lupi agli ululati Fra il notturno silenzio. Ne mai tante Folgori si spiccdr dal del sereno (8) , (i) Qui il poeta ha voluto dipingerne 1' Ema die a guisa d' un fiume di foco straripando ferve sui canipi de' Ciclopi , e i suoi flutti son iiaiiiuie e sassi liquefatti. II iraduttore vi aggiunge del suo un incontro cl cielo die ci sta proprio senza perche. II teste ]ia due versi e mezzo, e la traduzione quasi il doppio. (2^ Gerrnania audiit. La persoailicazione della Germania non era cosa da gettarsi. (3) Insolitis tremuerunt motibus Alpes. Il nuovo orrore dato alle Alpi h tal giunta die non sappiamo se Virgilio ne starebbe contento. Quell' j« vlsca poi ! (4) Vox quoque per lucos vulgo exaudita silerites Ingens. Qui la disposizione delie parole e magica. (5) ,Eraque sudant. Noi non conosclaiiio sudor dure. (6) Jnsano vortice. (7) Ca'iipusque per omnes Cum stabulls armenta tulit. (8) Coelo ceciderunt sereno. ■ PARTE ITALIANA. Od nrscro cnmcre niinarcictrnlo. Quindi niiovo FiJippi (i) a f route a f route Vide azzuffarsL le romurie squadrt Con pari insegiw , e noii indegno appanc A' soinmi IVumi die del nostra sangue Emazia e i lati campi cippie dell' Emo S impinguasser due volte. E verra tempo , Che I' (irator solcando in quelle piagge Col vomero il terren , guerresche lance Trovi da scabra ruggine corrose , O die pcrcuota co' pesanti rastri Vot' elmi , e le grand' ossa ivi sepolte Scavando, inardii per stupor le dglia (2). 229 Poesic vaiic di Peispiige Larispo. Tomo prima. — Vcnezia , 1827, cotipi di Giuseppe Picotti. Chi veramente si copra sotto 11 nome stampato in fronte al presente volume , ne sappiamo indovinarlo , ne il vor- remnio dire se lo sapessimo. Qnando si e costretti a giu- dicare di un'' opera, la quale non ha raggiunta neppure la misera lode dclla mediocrita , e veramente un conforto de- siderabilissinio il peter dire che le nostre parole non sono dettate da personale prevenzione , il poter aiFerinare che non si confonde V opera coir autore. 11 poeta ragiona di- stesamente del suo lavoro in una lunga prefazione , e noL ci varremo delle sue parole per darne contezza ai nostri lettori. " Un uomo che vinto dalla stancliezza immerse i (1) Plulte o]iinioni divistro i comentatori intorno alia vera inti-lligenza cli (juesto passo , ma fra le molte questa interpre- tazione del sig. Trento ne par la peggiore, perche uon lia vernn senso. Qn.il e qiiesto nuovo Filippi die vide 1' infnme battaglia de' cittadiiii contro ai cittadini? Ergo inter sese paribus concur- rere telis-lloinanas acies ileruiii videre Philippi = Filippi ^ide roinane scldcrc con uguali inscgne venire per la secoiida volCa a cotiflitto fra lore = e dice iteruin o per la scconda volia, volerulo significare che quella era la seconda grande battaglia civile, delle quali la Farsalica fu la prima. I nomi di Emazia e d' Emo si giustificano dai commentatori con quella solita iisanza de' pocti di uienzionare la parte pel tutro , o il tiitto in voce della parte. (2) Grandiaque effossis mirahitur ossa sepulcris ! aSo AVI'ENDICK seiisi in un profondo sonno , durante il quale lo splrlto che non e soggetto a lassezza e a sopore , vien come tras- portato fuoi-i del corpo in un ampio deserto che a un tratto si cangia in ridente giardino per cui passeggia a diporto , fino a che incontra un' ombra abitatrice di quel suolo, die di quanto cola si rinchiude pienauiente ne lo istruisce : quest' uomo clie vien guidato da lei per quei campi felici alia dimora dei poeti , donde pai'tito , ascende in sua compagnia un monte dirupato e scosceso , in cinia a cui amniira un tempio luminoso ch' e sacro al Nume di Gloria, che indi sparisce, e in mezzo a niille orrori si desta: ecco I'azione e il contenuto del poema. »; L'Autoie soggiunge che questo Poema e sernplice e chiaro , ne con- trario minimamente alia verlta e alia natura ; ma di queste doti noi non potremmo concedergli se non la semjilicita , in un senso per altro diverso troppo da quello die il sig. Peispuge Larispo probalnlmente vorrebbe. Comlncian- dosi dal celebrato sogno di Scipione , 1' Autore viene giu- stificando I' invenzlone del suo poema. Noi sappiamo die anche il Petrarca fece dormire lungamente Teroe della sua epopea , e di grandi cose riempie quel sonno : ma insieme Gol protagonista deW Africa sognava anche il poeta, quando s' immaginava che quel lavoro gli darebbe fama immortale. II Perpetuar la memorla della virtu mostrando la ricom- pensa delle sue azioni; erigere un nionumento glorioso e durevole alle arti e alle scieiize •, triliutar un omaggio di stima a quegli uomini valenti .^ che sulle tracce della prima illustrarono le secoiide ;, aniraar quelli che in terra sulle norrae di questi calcano la via di gloria , onde abliattuti dalle difficolta non abbandonino un' impresa che sola deve rondnrli alia fama j e in pari tempo avvertirli che senza r esercizio delle virtu ogni arte e scienza umana e fru- stranea e fallace ; ecco lo scopo morale che io mi sono jiroposto nella tessitura di questo poema , e die non ho inai perduto di vista a mano a raano ch' ei andava svol- gendo quest' avviluppata matassa. » L' Autore viene poi con molta ingenuita dimostrando, com' egli creda di essere riuscito a raggiungere la sua nobile meta non meno che a spargere di buona e grande poesia il suo libro , e trova a cagione di esempio nurabile e portemoso il liumc della fama die k scatiirisce dal monte di gloria e va a metter foce ncl mar dell' etcrnita in cui pcru non si perde. " Noi PARTK ITALIANA. a^ I plgllercnimo un' imprcsa della quale probabilmcnte non ci saprebbero grado ne V autore , ne i leggitori , se volessimo veuir moslrando niinutainente in clie niodo il sig. Peispuge Larispa abJjia conisposto alle sue proniesse , o forse me- glio diremo in che inodo l' ingegno abbia ricalciirato alle sue ottime intenzioni : dai'enio pero nn brevissimo sumo del poema. In una notte procellosa il poeta tutto agitato e nelle coltri imolto xiceve finalmente il beneficio di un amico sonno die gli asperge di iimor di lete le luci. Ap- pcna addormentato , gli appare una scena inusitata, e si tiova rapito in un' ernia piaggia Oce natura in minaccevol atto Ogni sua dono avea guasto e distrutto. A quella vista il poeta correndo qua e la senza consigUo , sente chiamarsi a nouie. Chi lo chiama e Virgliio , il quale gli si oilerisce compagno e guida in quel luogo da cui proniette di rimandarlo ricco di sovruman sapere. Fidato a questa piomessa, il poeta comincia il secondo canto, afFer- mando clie il suono della sua voce sard piii diP uniano. Vii'gilio spiega al nostro Autore gli arcani fati della se- conda vita seduto sopra un seggio fiorito e moUe , sorgente sulle sponde d' un rio placido e chiaro. Procedendo poi nel viaggio passa oltre il gran fiume di Faina e perviene al luogo in cui abitano V ombre degli anticbi pocti. Dopo avere vednti i principali di quella congrega , s" avanza il nostro sognante viaggiatore , e per diflicil sentiero si con- duce sul Monte di Gloria: Di gloria asceso il dirnpato ninnte Scopro del Nume suo V angusto tempio , E Id d' intorno con sorpresa f rente Jlari portend ammiro e senza csempio: Jndi ecclissato della luce il fontc Trema il suolo , e minaccia orrido scenipio , Tal che a caso si fi-ero e si funesto Colpito da terror smanio e mi desto. Cos! tutta la visione comincia e finisce nel tempo di una ornbil l>ufera ; e nelF universale trauibusto e inirabile ve- ramente la indicibile e quasi morta quiete cbe regna in tutto il poema. L' ottava che qui abbiam riferita e I' ar- gomenlo del scsto canto: ma il poema e scritto in quartine colla forse non isprcgevolc mint di allontanarini ( dice 1* Au- tore ) (/((/ roniune uso, r per la sinr.olarita :>tessa raccoglitrne 23a APPENDICE r attenzione del leggitori. Noi per altro crediamo che una via piu sicura per niccogliere I' attenzione dei leggitori sa- rebhe stata quella di nietter loro dinanzi belle ottave , e purche fossero belle , ridersi di colore i quali avesser vo- lute dire che non vi era singoluritd nel metro. Del resto lo stile e il verseggiare soao la parte men trista del libro. Al sig. D> Alberto Raid , che celehra la prima BTessa nelV Oratorio di Santa Maria del Carmine il giorno 1° giugno 1823, Ode. Noi vorremmo che i seguaci della scuola Manzoniana considerassero attentamente quest' Ode per vedere da essa fin dove una sconsigliata imitazione li possa condurre. II placahlle mistero , le genti concitate , il munnure di festa , r ansia , U tripudio , V ehhrezza mansueta , gli sguardi ineh- briati , la dottrina del rifiuto , V eloquio henedetto , I agile contento , I' assisa del Signore e il movimento subitano che si ridesta temperato nella festa della pieta si ammassano in pochi versi, e presentano una vera parodia tanto piii dispiacevole che 1' autore meglio avvisato potrebbe forse acqnistar lode negli studj jjoetici. La chiusa dell' Ode che noi riportiamo per intero sara suggello della nostra opinione: Quante volte sulla sera D' wi bel giorno faticato , Lene lene , d' un intera Contentezza inebhriato Tornerai con quella tnente , Che il suo giubilo risente , Suite gioje di quel di , Che insueto ne' misteri U Ostia offrivi all' Infiaito , E godevi i bei pensieri, Le primizie del convito ■ ~ Nel fervor d' un gaudio plo , Tra quel tenue repetio D' altro gaudio, che fini. Ne queste parole debbono essere interprctate come sonas- sero contrarie al Manzoni che noi degnamente apprezziamo: ma se le cose procedono di qiiesto passo , egli dovrii certo, come un di Michelangelo , esclainare dal profondo della sua persuasione : — Questa mia nutniera vuol fire di molti goffi, artefici. PARTE ITALIANA. 233 Commrdie cdite cd incdite delV avvocnto Alberto Not a, Edizionc diiodecima csegidta sail' undccima priiile- giata dl Flreiize accresc.iuta dl scttc commcdie inc- dite e conetta dall mttore. Tomo prima. — Milano, da Placido Alalia Visaj. La Bibliotcca Italiana ha gia manlfestata plu volte la sua opinionc intonio all" uso de' nostri tipograli di usur— parsi a vlcenda le piu proiiciie cdizioiii , e non taccjue neppure i norui tli che le senibrano degni e il brutto uso, e coloro che non si vergognano appvolittarne. Quell' opi- nione e quei nonii dispiacquero forte ad alcuni , ma per le acerbe loro querele non ci ritrarremo da quell' uficio che n' e imposto dal vero e dal giusto , e dovunque ci sia data occasione riproveremo altamente questa nuova rovina non nieno del conimercio librario , che della fortuna dei letterati. E pero dichiariamo assai schiettamente che quanto abbiani detto altre volte in cosi fatta materia , tutto vuol essere qui ripetuto contro la nuova edizione che il signer Visaj ci pvesenta delle Commedie del Nota , tolta dall' un- decima edizione prhllegiata di Firenze. Finora se n' e pub- blicato un solo volume , ma il sig. Visaj assicura che terra dietro rapidamente alia stampa di Firenze , sicche appena nata trovi , per quanto e da lui , la sua rovina. Quell" edi- zionc ha sette commedie inedite , dalle quali e 1' autore e Teditore debbono certaaiente aspettarsi un proiitto; ma ii tipografo niilanese vuol mostrare loro che le speranze , ancorche ragionevoli, non si avverano sempre. II tipografo dice: ncl mentre io con ischicUezza di cuore tributo al sig. Nota i ben meritati encoinj ( ed e un encomio da insupcr- birsene ! ) oso lusingarnu del biwn esito della mia impresii. II sig. Nota probabilmente rinuncierebbe volentieri ad un encomio che gli si vende a cosi caro prezzo. Etica dramniatica per I educazione della giovcnth , di Giulio G EX 01 NO. — -Napoli , 1827, tipografia della Socictd filomatica, vol. 5.", in 24.° gr. Uu" Etica drammatica , la morale in commedia ! gridar potrebbero presi da scandalo i grinzosi Aristardii. Ma se cgli e vero che sull' animo dc' giovani possono piu gli esoaipli die i nudi prccctti 5 so a destar comniozionc od a34 APPENDICE interesse plu atte sono le cose che per V occhio tllscendono al cuore , che quelle le quali vi penetrano per T orecchio •, se la coinmeJia e appuiito fatta per correggere i costumi • se finalmeiite i fanciuUi sono quasi dalla natura stessa spinti a contraffai-e quelle izioni che piii gF intertengono o pill addentro gli scuotono, e quindi cotanto vaghi di- niostransi delle rappresentazioni e delle letture de' drammi , perche mai noii potra stendersi un corso di altrettanti drammi , quaute sono le virtii che la base costituiscono della morale filosofia ? Ed appunto 1' autore di quest' Etica , il cui nome non e ignoto nella letteraria repuliblica per altre sue drammatiche coraposizloni (i), ha iinpreso a mettere in azione non solo i doveri de' giovani , ma quegli ancora delle persone che guidarli debbono nella morale isti- tuzione , onde correggere i difetti e degli uni e degli altri. Ma pure in queste drammatiche azioni ( dire potrebbe taluno ) il cuore de' giovanetti di sua nntnra facile ed aperto potrebbe essere spinto alle insidie, alia seduzione, alia scandalo del vizio piuttosto che all' amore della virtu. — E percio 1' autore si e fatto una legge di esclu- dere dalle sue scene e le insidie, e gl' intrighi e il vizio. /< Tranne ( dice egli ) i vizj piu puerili che fa d' uopo supporre, e qumdi correggere nella tenera eta, ho gettato un vpIo sopra i piu mostruosi, amando meglio di farli ignorare che alaborrn-e. " — Egli avra per tal modo esclusi i contrasti che danno anima all' azione, e quindi i suoi drammi riesciranno freddi e di poco o nessun interesse. — E da cio appunto fu messo a tortura il suo ingegno. Egli ha voluto privare se stesso de' contrasti del vizio opposto alia virtii cui prende a dipingere , anzi che de- stare verun interesse a detrimento dell' innocenza. E vi e felicemente riescito. — Ma conservare 1' innocenza e met- tere a contatto i fanciulli e le fanciulle nelle drammaticiie rappresentazioni, accostumarli ad esprimere passioni amo- rose , fossero le piii castigate . . . L' autore e andato in- contro anche a quest' inconveniente , e pescio ha espres- samente combinati i suoi drammi o tutti fra maschi , o tutti tra femmine. Ne ha inoltre esclusa ogni idea di amo- reggiamento ancor che casto e pudico. I suoi attori per riscaldar 1' azione ricorrono ad un ardore piii puro, a quello (i) Bibl. ital. torn. 36.", quadeino di uovembre I024, juig. 273. PARTE ITALIANA. 235 della virtu. Ha fatto anclie di piu. Per non destar negli aninii giovanlli solLinto una sterile aminirazionc , ei e studiato di escludere dalla sua Etica ogni atto di eroisrao, e tutti cjue^ tratti stiaordiaarj di grandezza , die ne' teatri soiio semprc applauditi, col fatto imitati non mai. I Bruti poi, i Catoni e si fattl eroi dell' antichitix non possono cite scnotere , esaltare 1' animo de' giovanetti ; ma T imi- tarli sarebbe un delitto in faccia alia legge divina e al- r uinana. E fania clie non meno di una malvagia o male intesa lilosolia contribuito abbiano alle ultinie disastrose rivoluzioni le sovercble lodi die nelle scuole comparti- vansi alle croidie azioni de' Greci e de' Roniani, proponen- dole i maestri ad argomento delle ginnasiali esercitazioni, e con cio l" animo esaltando della gioventii incauta ed iii- clinatissiiiia all' amniirazione. /< Fedele alia mia promessa ( cosi s' esprime il nostro autore parlando ai padri di fa- miglia nella sua introduzione al volume 3.° ) io non vL presento le gare gcnerose de' Damoni e de' Pitia, de' Piladi e degli Oresti die si disputano per zelo afFettuoso le ca- tene e la niorte. Non e inio disegno d" esaltare con sifTatti eseinpi le iiienli de' vostri iigli, e di eccitarli ad una sterile amniirazione soltanto. lo tento un oggetto piii vitile. Voglio disporre il lore animo a ricevere le impressioni di una virtii facile ad essere imitata ; e non raccomando ad essi die r onesta pratica de"loro mutui doveri. " Ottimo fa dunque il suo pensiero, e ci e forza il confessare die noi nel leggere i suoi drammi tntta scntita abbiamo quella commozlonc cli' cgli si e proposto di eccitare. — Cio pure gla tentato aveano e il Berqnin e Mad. di Gcnlis. Eppure fn sentcnza di uomini assennati , e tra questi del profoado filosofo Dussaidt essersi madama affaticcUa a cor- rompere piuttosto die n riforniare il suo secolo , ed avere il Btrquin co' suoi drammi fatta ptrderc a fanciulli la sola virtii c la sola g.razia d( W eta low , la bella scmplicita. — Non neglieremo che i drammi della Cenlis e del Berquiii non siano sempre scevri da ogni difetto e die talvolta non oltrepassino que°limiti, al di la dei quali incoutransi pericoli ed iiiciampi. Rla il nostro autore ammaestrato forse dagl" inconvenienti die talvolta incontransi ne'draimni e detr una c delF altro. ha saputo t«nere quel retto cam- niino cIk; meglio coiidurlo poleva alia vera ed innocevole IIIPU. 236 APPENDICE Che die siasi poi delle accuse fatte alia Genlis ed al Berqiun, e cosa non dnbbia che i fanciulU grandissimo profitto trarre possono dalle niorali rappresentazioni. Essi apprendono a pronunziare distintamente , a dare II vero senso alle parole , a presentarsi con grazia , ad aggiugnere forza e garbo alle espressioni, e ad agevolarsi i modi e le pratiche della civilta e della creanza. Quindi e che ad onta degli Aristarchi le opere del Berquin e della Genlis furono ill piu idiomi tradotte ; formarono la delizia delle ben costumate famiglie e vengono tuttavia rappresentate utilmente negl' Istituti si di privata che di pubblica edu- cazione in Francia , in Italia , ecc. E r Italia appunto mancava di qiiesto genere di dram- matiche composizioni. Che al desiato scope corrispondere non poteauo pienamente le tragedie del Ringhieri e del Granelli , sebbene e le une e le altre espressainente com- poste a trattenimento de' giovani convittori ne' collegi ; di nessun pregio le prime ne per lo stile , ne per la com- posizione ; pregiabilissirae le seconde per bellezza e subli- mita di sentimenti e di locuzioni , ma non ugualmente commendabili per intrecclo e per drammatica tessitura. Ci e quindi non rare volte avvenuto di vedere ne' convitti ed in altri istituti d' educazione ove esporre non si do- vrebbe che il meglio , rappresentarsi a passatempo del carnovale e dell' autunno mostruose e miserabili composi- zioni di mani inesperte, e il Pittocchetto e GiuUo VAssassino e i dramrai del Federici gia per se stessi di poco o nessun pregio, e fatti ancor peggiori pei barbari troncamenti e per la necessita d' accomodarli alia convenienza del luogo, con disdoro dell" Istituto e dell' Italia , e con danno della morale. Ne tale scopo fu pure raggiunto dal conte Gio- vanni Giraud col suo Teatro domesdco , avend' egli scritto piu per la conversazione che per la scena, e preso ad argomento de' suoi trattenimenti dranimcuici od azioni non proprie delle eta piu giovanili, o passioni che e peri- coloso il destare. Meglio forse d' ogni altro potuto avrebbe raggiugnere 1' intento il sig. avvocato Nota per quella espe- rienza ch' egli si e procacciata con tante sue pregiabili commedie. Testimonianza ne fa La pace domestica , corn- media da lui composta in tre atti, e per intero riportata nel tomo 19.° di questo giornale. Ma egli si arresto a qi\cl solo dramma ,^ in cui , come ne' trattenimenti del VARTE ITALIAN A. iZj Giraud , lianno parte ad iiii tempo personaggi dell" uii sesso c deir altro , e la cui rapprcsentazionc pc" niotivi da noi pill sovra csposti aver non potrebhe convenevole luogo in un Istituto d' educazione. \I' Elica dramniatka del Genoino e duiiquc la sola die senza verun peiicolo e coa vero diletto servir possa nella nostra penisola al trattenimento ed all' educazione della gioventu con questo genera d' esercizj. Ogni volumetto contiene due drauimi , 1' uno tutto di niaschi , V altro tutto di femmine. Eccone i titoli : la Jleligione , la Fieta del pros- sinio , la Gratitudiric , la. Modestia , V Ainicizia, la Prudenza, la Pietd filiale , la Coscienza , la Gentrositii , la Beneficenza. Le azioni di alcuni tratte sono da fatti veri. E degno ci sembra di particolar elogio quello die ha per titolo la Generositd , nella quale V autore alio scopo morale lia con- giunto quello d' istruire i giovinetti nella costumanza e nelle anticliita de' Romani : bellissimo artificio die servir po- trebbe di norma per drammi di simil genere negl' istituti d' educazione. Noi letti aljl^iamo tutti i drammi del Genoino, e nel leggerli, gio\a il ripeterlo, non mai vennero meno nel- r animo nostro 1' interesse e la cominozione. E per dimo- strare die letti gli abbiamo attentaniente non tacereuio di alcune mende die ci seuiln-o d' aver in essi talvolta incon- trate. E per esenipio nel dramma la Modestia non ci anda- rono a garbo le lodi da una giovinetta versate a larga mano sui romanzi di madama Cottiii, e specialmente su quello che ha per titolo Madldt. E senipre pericoloso il porre tra le mani degiovani siffatti libri , siano pur dessi i piii castigati, i piu santi. In quello intltolato la Coscienza ci sembra improbabile die la Marclicsa , donna saggia ed avveduta, non mai siasi accorta del tristissimo carattere della sua propria caineriera , sicdie sia d' uopo delle parole d' una sua figliuola a rendernela persuasa. Non possianio poi che dare il nome di deljolezza nel dramma la Generositd al per- ilono troppo facilniente accordato da Camillo a Lucio piu volte sovvertitore del romano esercito. II dialog© ci senibro generalmente facile, vivace, natu- rale ed attinto ai fonti della colta e ben costumata con- versazione ; e corretta e non priva di venusta ci sembro anche la dizione , comeche vi s' incontrino qualche rara volta modi del dire all' idionia nostro non conformi : e per esenipio ivlaa impararmi per ^vlaa istruirmi, mcdda per 238 APl'ENDICE medicina , I' ho rimasta sola per V ho lascicua sola , ha avuto regalato de dolci , forse erroie cli stampa , ecc. Ma tutti quest! non sono clie piccoli nei die si confondono quasi invisiblli nei moltisslmi pi'egi onde vamio adorni i drammi del Genoino. Essi formano ora iiel regno di Napoli la delizia delle buone famlglie e delle case di educazione e puljbli- che e private, e furono pur adottati a virtuoso e nobile trattenimento lie' collegi diretti da pii o religiosi istituti. Noi percio ne raccomandiamo 1' uso a' nostri padri di fa- iTiiglia , ed a clii fra noi jiresede all' educazione della gio- ventii, sia dell'un sesso^ sia dell'altro, sicuri ch' eglino non rimarranno dalle j^arole nostre illusi. Annali del teatro della cittd di Reggio. Anno 1827. • — Bologna, 1827, Nobili e comp., in 8.°, di pag. 188. Di qnesti Annali gia parlato abbiamo nei tomo 47.°, pag. 448. Sebbene non riguardino cssi clie il solo teatro di Reggio, pure racchiudono non poche cose che stuzzi- cano la curiosita, e ch' essere possono utili e di non lieve importanza per gli altri teatri ancora. Perciocche Fautore non ci da i semplici titoli delle rappresentazioni , od i soli e nudi nomi degli attori , ma delle prime ci ofFre spesso una ben i-agionata analisi non disglunta da critiche osser- vazioni, e de' second i annovera si i pregi clie i difetti senza dipartirsi giammai da quella moderazione ed urba- nita clie tutta e propria dei ben costumati scrittori , e senza passar oltre i confini clie prescritli sono agli elogi, onde questi noa degenerino in una stomachevole adula- zrone. Cosi cgli fa non solo de' melodranimi e de' cantanti, ma ancora delle tragedie e delle commedie e de' loro at- tori. E per esempio, lodando tahina delle piii famose can- talrici , non nc dissimula la svogliatezza, non il capriccio^ onde talvolta ebbero una ralsera sorte anclie le piii rino- mate composizioni. , Ne si lascla egli abbagliarc dal nome de' maestri. Che anzi schiettainente espone il parer suo anclie sit quelle opere che gia ottenuto^ hanno una fania piii che enropea. Cosi (fopo iV avere eonvenevolmente loclato il Mose di Ros- sini, aggiugne ch' esso non va forse esente ct ogni censurn daUa parte della sclera ragionc, « Ne sia esempio ( cosi PARTE ITALIANA. 289 egli continim) il duetto nel second' atto fra la donna e il tenore , ove a un certo passo akjuanto patetico corrispondc una misnra si gaja che t' invita a ballare od a marciare militarmente ; e alia scena tcrza del primo atto , nelFa preghicra di ]Mose, a fjuelle tre parole " Ah tii che sei il santo, il giusto, il forte, dopo le due prime santo e giusto la niusica fa un eco forte , breve , vihrato , e dopo la terza /orte , contro il significato suo, una desinenza pro- lungata e fiorita. " Ingegnose e ben appropriate sono ancora le censiire che da lui vanno facendosi sui hbretti •, . c per esenipio, parlando di quello del Mose , libretto che a buon diritto ei chiama cattivo intus et in cute , fra le moltissime altre sconcezze opportunaniente osserva che le niiracolose tenebre dell' Egitto avrebbero dovuto appa- rire non in una stanza , ma sotto 1' aperto cielo , giacche in un appartamento e facile il rinnovare cotal miracolo chiudendo tutte le finestre e riaprendole poi d' improvviso. D' altronde a' tempi ancora de' Faraoni conoscevasi nell' E- gitto r uso delle lampane e degli altri Inmi artificiali , e (juindi convien snpporre la massima sclocchezza nel Fa- raone del libretto, se egli col mezzo di si fatti lumi non sa rimovere le tenebre dal suo appartamento, comeche ab- biano esse ingombrata tutta 1' atmosfera. Queste cose noi diciamo quasi a sagglo del buon criterio che domina nel- r annunzlato volume , in cui e specialmente degno d' essere letto, perche a tutti i teatri convenevole , 1' articolo primo della parte seconda , sotto la denominazione di alcuni casi degni di mcmoria, ecc. Ivi non poche cose accennansl clie giovar potrebbero alia piu volte ma inutilmente tentata riforina de' nostri teatri. Cliiuderemo queste parole col dare all' autore le ben giuste lodi pn- le sagge sue riflessioni contro de' suicidj , che formano a' di nostri lo scioglimento di tante tragiche e mimiche rappresentazioni , e cui talvolta pazzamente applaude la malaccorta raoltitudine degli spettatori. II sui- cidio e certamente uno de' piu grandi , de' piix e\\\\>] ec- cessi cui giugnere possa 1' uomo ; il presentarlo con tanta facilita sulle scene e lo stesso che il voler toglicre alio spettatore quel rlbrezzo che in lui nascer dee all' idea di tanto misfatto. Gli spettacoli doi gladiatori tolsero a poco a poco in Roma per sino alle doune ogni sentimento di picta c di dolcczza. Che be T cflctto dranimatico dec non a40 APPENDICE andar dlsgiunto dalla morale , cd aiizi a questa sola ten- dere, perclie mai non viene dai teatri sljandito il suicidio? L' uinaiiita , la religloae saiebbero ben grate e riconoscenti ai Governi, se a tale sapieiitissiaio intento rivolgessero le loro provvide cure. Delia Coiigium Catiluiarla e della Gucrra Giugiutina, libii due dl C. Cnspo Sallustlo , volgaiizzati da frate Bartolommeo da S. Concordio. — Milaiio , 1828, per Gio. Silvestri , in i6.°, di pag. viii c 320. Prezzo ital. lir 2,. 61. La Guerra Giiignrdna di C. Crispo Sallustlo, volga- rizzata da frate Bartolommeo da S. Concordio. — 3Iilano, 1828 , per Antonio Fontana. II Silvestri pone nelia sua nuova Biblloteca di opere greche e latine volgarizzate il Sallustio di frate Bartolom- meo; e intanto il professore Zucchelli di Brescia coi tipi del Fontana pubblica ancli' egli una parte di quella ver- sione , cioe ii Glugurliao , lasciando il Catilinario in dls- parte. Non sappiamo perclie il Silvestri cliiami iinperioso scrUtore il buon frate Bartolommeo : ne sappiamo ancora come al prof. Zucchelli paja si ruvido V abito dall' Alfieri indossato a Sallustio. Avvi nella versione deirAstigiano, per vero dire, un non so clie di manierato che da prin- cipio ci alletta ed alia fine ci stanca ; ma questa artiiicio- sita del volgarizzatore e in gran parte peccato del testo , in cui vedi si aperto il desiderio di ritrarre T inarrivabile e non sempre lodevole brevita e rozzezza tucididea. Sal- lustio in tutta la sua storia pare intento a smentir Cice- rone ove dice , le doti dello stil di Tucidide esser tali , clie egli volendo non potreblje , potendo r.-jn vorrebbe imitarle. Ma con tutta la forza del suo ingegno e con tutta r ostinazione del suo proposito non usci troppo fe- licemente da quella difficile prova. Bartolommeo da S. Con- cordio, traducendo le opere di Sallustio nello stile del suo tempo , raggiunse quasi di necessita una parte dell' imagine originale : quella parte cioe di autica rusticita che Sallustio voile richiamare in vita e in onore quando la lingua latina avea gia ricevuta in se molta parte della gentilezza dei Greci , e quando scriveva gia Cicerone. Ma T arte o 1' ar- tiluio del periodo , la coUocaiiioue dolle parole , lo tiludio PARTE IT A LIANA. 24 1 del suoiio, delle commettiture e delle cadenze, i passaggi, il neiho , la hrevita, tutto , per cosi dire, il colore sal- lustiano si perde fVec|uentemente ia questa versioue assai piu che in qnella dell' Allieri. Spesse volte ancora, per 1' iucerta grainniatica di tjuei tempi, i periodi italiani rie- scoiio oscuri , contorti , manchevoli , o come siiol dirsi , non chiudono : di die moiti esempi si potrebbero addnrre. In alcuui luoghi ancora T interpretazione e veramente er- rata, e il concetto dell' autore si perde. La quale osser- vazione giovera forse accompagnare almeno d' un qualche esempio. Atque ego credo fore qiu, quia ilecrevi procul a repul)lica CBtateni agere, tanto tamque lUili lahori meo nomen inerlicE imponent : cerce quibus maxuma in'lustria videtur sa- lutare picbem I't conviviis gradani qucrrere. Qui si reputcwerit. €t quibus ego temporibus magistratus adeptus sim , et qualcs viri idem adsequi nequiverint . et postea quce genera hoiniiiwn in seudtwn pervenerint , profecto exustumabunt me , magis merito quam igiiavia , judicium anuni mutavisse ^ majusque commodum ex otio meo , quam ex alioruni negotiis reipu- blicce i'enturum. E frate Bartolommeo : lo credo cli awerra che, perocch' io m' ho deiiberato di menare mia vita spartiut in tutto (Uilla repubbiica , a cosi graade e cosl utile fatica mia porranno nome di miseria e di pigrizia coloro cerlo , ai quali pare grandiss'uno senno e bontd di salutare il popolo , c andar cercando grazia per conviti 0 per somiglianti cose , o poter pervenire agli onori. I quali se eglino penseranno in che tempi io conquistai e venni alle dignitadi , le quali eglino non poterono avere , e poi quali uomini siano questi che al Senato sono pervenutl , eglino giudicheranno certamente che io per ragione piii che per pigrizia ho mutato lo giudicio del nio animo ; e che maggior bene verra alia repubbiica del mio riposo , che del mio operare. Quasi tutte ie cose gia dette potrebbero trovare in questo passo una chiara ap- plicazione. Noi invitiamo i leggitori soltanto a considerare, come frate Bartolommeo traduca le parole quibus ego tem- poribus magistratus adeptus sii7i , et qua'es viri idem adsequi nequiverint. Ma la bonta delle parole sincere, efticaci , e r abbondanza delle frasi piene di una incredibile felicita e vagiiezza lianno data meritaniente una grande fama a questo volgnrizzamenio, e ci sforzano a dire die in mezzo a' suoi molti difetti egli e un libro da profittarvi non poco gli studiosi del buono stile. Pero noi crediamo die il prof. Bibl. hal. T. L. 16 24^ APl'ENDICF Zucchelll debba lodarsi di averae procurata una diligente edizione a tenuissimo prezzo ; e noiidimeno avrenimo scoii- sigliato volentieri il Silvestri dal suo proposito di coUocare questa antica versione nella sua raccolta. Certo egli fara benissimo se vorra dare alP Italia i migUoi-i greci e latini tradotti per inodo che possan giovare anche dal lato dello stile; ma soprattutto debbe guardare clie quegli autori siano fedelniente e chiaramente tradotti , per niodo che la let- tura ne riesca facile, profittevole , sicura. Da questo lato ea;!!, al parer nostro, avrebbe dovuto preferire la versione deir Alfieri. Forse fu troppo severa la sentenza del Salviati, il quale disse die questo volgarizzamento e quasi affogato nella pedanteria e neW ignoranza del volgarizzatore , ma nondimeno pub bene afFermarsi , che cbi legge Sallustio soltanto in frate Bartolommeo non puo dire di conoscerne con sicurezza e pienamente ne i concetti , ne le sembianze esteriori. Rerum polonicarum ab excessit Stephani Regis ad Ma- xiiniliani Austriaci captivifatein , liber singidaris J,n lucem edit us cum additamentis ab Scbastiano Cum pi, in Italia ab negotiis liter ariis pro regno Polonice. - — Florentice, 1827, typis Josephi Galletti, in 8.°, di pag. XII e 108, con una tavola litografica. Intento il Ciampi, per ufEzio a lui inglunto, a ricer- care neir Italia monnmenti ignoti o inediti della storia polonica , trasse da un antico manoscritto il libretto che era egli fa di pubblica ragioae. Questo frammento e ano- nimo, ma nel manoscritto porta il titolo di Libra XIll delle cose poloniche, il che mostra che tredici per lo meno dovevano essere i librl, se pure non di plui ma non tro- vasi che alcuno degli scrittori di quella storia oltrepassato abbia quel numero se non che Mardno Cromero , che in trenta libri descrisse 1' origine e le gesta del Polacchi , mentre Giovanni Duglosso e Reinoldo Heidcstein le loro nar- razioni racchiusero la soli dodici ,, e il second© non pote aggiugnere il decimoterzo , esposte avendo iii breve nel- r ottavo le notizie che piii dlfFusameute in questo fram- mento si presentaao. II Ciampi, non avendo le cure da lui imprese onde investlgare se altrl esemplari manoscrltti di questo libretto sussistessero nella Polonia o altrov? , I'AKTE ITALIANA. 2^S jnodotto alciui ejreito , x'eputo opportuiio tU publjlicarlo colle stampe , afiinclie i dotti potessero portarne giudizio , c anclie ricercare di bel nuovo se cjuella narrazioiie si tro- vasse in qualchc Inogo nianoscritta o stanipata: soggiunse pero coir ajuto di altri scrlttorl sincroni alcnne note ed aggiunte ad illnstrazlone del fraiiimento medesimo. Egli iiella prefazione istituisce I'esaine, se fautore debha credersi polacco o italiano. Potrebbe forse quel fiammeiito attribuirsi a Michele Bruto veneziano , die ruflizio d' isto- riograf'o adempi presso il re di Polonia Stefano Batori, giacclie seniljiava egli inteso ad aggiugnere altro libro ai dodici gia da lui scritti delle C'oie Poloniche , e lo stile altresi del frammento senibra totalnieute conforme a quello del Bruto , ed ancbe alle niassime dal medesinio espresse sul modo di scrivere la storia. Si aggingne che il Bruto , dopo la inorte del re Stefano , passato forse a Vienna , fu eletto storiografo dell' iinperatore Rodolfo , e alia dieta di Varsavia , convocata per 1' elezione del re , trovossi con un amljasciatore di Spagna; pote cjuindi a suo bell' agio ve- dere cio cbe cola si faceva , e fors' ancbe scriverlo dovette in adempiniento del suo nfiicio, tanto piii die gran parte in (juelle poliiiclie transazioni pigliata aveva il sovrano del- I'Austria. Menti-e qnesti argomenti tra se medesimo rivolgeva il Ciampl, nelFesaminare di nuovo la collezione dalla quale iratto aveva il frammento, scopri una lettera di Simone Gcng.a Ur})uiate , che come ingegner militare trovato erasi neir osercito del re Stefano , nella quale egli si scnsa dal dare un mlnuto ragguaglio delle cose avvenute nelle due elezionl del re di Polonia fatte in quell' epoca , adducendo che in quel lavoro occnpavasi il sig. Cristoforo Varsevizio , segretario da prima del re Stefano, poi dell' arciduca Mai- similiano d' Austria , ed autore di alcnne opere stampate ; dal cbe potrebbe dcikirsi cbe qucgli fosse lo scrittore del frammento ora pultblicato. INIa le circostanze cbe potrebbono far aggindicarc quel lavoro al Varsevizio, come Tavere egli parteggiato per gli Austriaci e I'essere intervcnuto alle di- scussioni doi Polaccbi per le suddette elezioni, con\engoao tutte ancbe al Bruto, il quale cortigiano da prima e sto- riografo del re Stefano, passo poi al servigio degli Austriaci, scrisse un' orazione al senato del Polaccbi e dei Lituani , «>s:iltnndo i mcrin dclPArciduca Dnesto e di tutta Taustriaca fauiiglia . e censiu'b peisino in uno scritto pubblicato coUe 244 \ r 1' £ N D 1 C E stampe 1' orazione di Luca Chwalkowski , colla quale alia dieta di Varsavia raccomandavasi nn principe svezzese. Lo stile altronde del tVanimeuto sembra piuitosto con venire al Bruto clie noii al Varsexizio , e i nomi polacchi latiniz- zati fanuo supporre uno scrittore di altra nazione, anzi- che un polacco : oltre di che d' uopo sarebbe attribuire al Varsevlzio una storia composta alineno di tredici libri , inentre non e noto ch' egli storie scrivesse , il che sokanto puo asserirsi del Bruto. Propende adunque il Ciainpi ad atti-ibuire questo frammento al Bruto, il quale avrebbe potuto anche servirsi delle notizie dal Varsevizio raccolte e ad esso comunicate. Chiude egli la sua prefazione col- r avvertire die questo frammento, qualunque ne sia Tau- tore , non appare ripullto e limato , ma scritto forse rapi- damente , il che ha cagionato alcune ripetizioni e il col- locamento non sempre acconcio delle parole. Questo lirano della storia polonica comincia coll' anno i586, e colle discordie che in quelT epoca suscitate eransi in tntta la Polonia ;, seguono i movimenti invidiosi dei no- bili contra 1' arcivescovo di Gnesna , presidente del senate e amministratore nelP interregno ; i maneggi della regina vedova di Stefano , bramosa di portare al trono della Po- lonia il suo nipote Giovanni re di Svezia^ le dissensloni insorte nella dieta di Yarsavia , e Timpegno degli Zborovii nel sostenere le domande degli Austriaci i la spedizione di alcune truppe su i confini della Russia e della Podolia ; r ambasciata spedita dalla regina nella Svezia per doman- dare Sigismondo figliuolo di quel re perche ad assumere ve- nisse il governo della Polonia ; la dieta al tempo medesi- nio radnnata nella Lituania, e favorevole al principe svez- zese , mentre dai Polacchi altra ambasciata spedivasi al- r imperatore ed aU'arciduca Ernesto i le contese insorte tra r arcivescovo di Gnesna, il Palatino di Posnania e gli Zborovii, e fino le zufFe avvenute sotto gli occhi del se- nate medesimo; lo scialacquamento dei beni della repubblica fatto dal Cancelliere , e le lagnanze degli ordini per questi abusi ; r arrivo di una pomposa legazione spedita per parte dell' Austria , e l' opposizione fatta all' elezione an- che colle armi dagli Zborovii. Yeggonsi quindi diversi ar- gomenti posti in campo da coloro che le parti seguivano o del pretendcnte austriaco o dello svezzese ; il notturno in- cendio degli accainpanienti del cancelliere , forse procurato PARTE ITVI.IWA. ^45 ad arte per rucclsione fortuka avvenata cola dl im pretej Felczione fatta del figliuolo del re diSvezia, bencVie I'ar- civescovo stesse dnbbioso tra i due partiti , le reclamazioni contro la medesima mosso dagli assenti e piii di tiuti dai Litiiani, del qnali alciino interveniito non era; la successiva elezione non meno tempestosa di Massimiliano , e le condi- zioni da' suol elettori proposte , nientre altre dallo sve- dese giuravansi ai suoi partigiani ; le guerre venule in appresso, T assedio di Cracovia e F occupazione di quella cittci fatta da Sii::isniondo , die ivi vien inangurato re ; le negoziazioni di pace intavolate dal Nunzio pontificio; final- mente la battaglia data da Massiiniliano presso Bizino sui confini della Slesia nil" esercito polacco, nella quale quel principe cadde prigioniero. Un lungo ragionato estratto dar non si potrebbe, come ognuno vede, di questa relazione . cbe s' Incontra in altre storie gia pubblicate ^ non diremo tuttavia ch' essa man- chi di un certo interesse , perche gli avvenimenti notati veggonsi generalmente con precisione e sovente ancora con chiarezza; ne lasceremo di osservare cbe lo storico, pro- babilmente italiano, afFetta di tanto in tanto nel suo racconto una maniera di dire sentenziosa , cbe certamente accresce qualcbe merito al suo scritto. Alcune sentenze ne riferi- remo affine di dare altresi un' idea del suo stile: iHn praeire omnes , siibseqid vult nemo , ibi prcesens interitus gubernatio- nis popnlaris ; — qui plures siinul sectatnr res , hie ne una quidem Icetatur aliquando : — nulla certius re vel occasione , qiuirti ipsa morte , aut extrema aliqna calainimte , ainici et inimici patefiunt ; — Virtuti nunquam defuit invidia : — foe- mincp . ut semper ocnlos hahent breviores , incensm cupiditate brevissimos sortiuntur : — Nihil est invidia: propius , quam unum velle , quaniplurimis adversari : — Tarhatis rebus fa- r.ilius est disquirere , quam exequi sanrtiones. — Cum om- nium, turn maxime regum, etiam minima observantur dicta iitque facta, decetque cos viccr et amsiliorum cequahilitas quce- dam singulnris. — Mors , prcpteritorum testis , et lux veri- tatis , patefacit omnia , et quum liheritm sit in ipsos etiam reges hominum judicium, facile declarat^ ecc. Conviene credere che in quell' epoca scarse fossero an- cora di molto le artiglierie , percbe alia pag. 78 si acta cbe malamente nell' esercito di Mnssimiliano si faceva uso degll archibugi^ poi si soggiugne cbe ne pure un grosso 24f> A P P E N 11 I C Ii caniione, ne una quidem homharha major, fu sparato da qnella parte, nientre da quella del caiicelliere, cioe dell' esercito polacco, se ne spararono due le qnali, se non ragionarono iiiolta strage , parvero almeno avere incusso molto timore. Cio avrebbe forse mei-itato una nota per parte del chia- rissimo editore, die molte ne ha aggiunte a dicliiarazione del frammento da esso pubblicato, e in esse non solamente ci lia coinnnicati alcunl importanti documcnti , ma anche lia dato prova deil' ampia sua erudizione. Quella special- mente distinta abbiamo, in cui si parla di Giovanni Za- niosdo , che fu rettore dell' Accademia di Padova; di cjuesto si accenna che un sintagina compose dc perfecto seiialore , che noi non abbiamo alle mani , ma che certamente me- ritereblie di essere confrontato con quello di Lorenzo Gri- malio GosUcio de optinio senat.ore , del quale si e parlato in questa Biblioteca , e cosi pure con la liepnbbllca di Cicerone. Da altra nota si raccoglie che tra i personaggi intervenuti a quella celebre dieta trovossi , come legato del duca di Fer- rara, il Guarini autore del Pastor lido , che fu allora ira- dotto in polacco e stampato a Thorn. Intorno ai diarj veneti , scritd da Marino S4^WT0 il gioi'cuie in vohuni LVIII , documenti per la prima volta pubhlicati in occasionc delle nozze Mardnengo- Malipiero. — Venezia, 1828 , per Giuseppe Picotti tipografo , in 8.° di pag. iq. Qixesti documenti in numcro di quattro giacevano sco- nosciuti nella R. Biblioteca di S. Marco, e servono a com- prova're la verita delle storie scritte dal Snnuto •, oltre di che il prima di essi , che e una scrittura dal Sanuto me- desimo presentata ai capi del Consiglio dei Dieci , ci fa conoscere una di lui opera tuttora inedita , cioe i Diarj compilati in 58 volumi in foglio, scritti tnttl di sua mano, una copia dei quali conservasi in quella Biblioteca. II Sa- nuto, uomo di stato , raccolse in que' diarj i fatti accaduti nel periodo di 42 anni tant6 in Venezia , quanto in altri paesi , non trascurando i piccoli avvenlmenti giornalieri deir intern© , e il quarto di que' documenti prova quanto egli fosse a portata di sapere le novita politiche , essendo questo un decreto dello stesso Consiglio de' Dieci , col quale permesso gli era di leggere tutti i dispacci che dagli PAllTE ITALIANA. ■2t:^J ambasciatori presso le corti straniere e ilai pretori delle venete provincie arrivavauo. Singolari altresi sono il docu- inento secondo ed il terzo, cioe una lettera del Sanuto a Pictro Benibo e la rlsposta di quest' uomo celebre , dalle quali si raccoglie clie per ordiiie del governo il Siinuto comunico al Beinbo la sua istoria e i suoi diarj , dal die una irrefragabile certezza acquistano i fatti dal Bemho nella sua veneziana istoiia riportati , senza die piii possa al Bemho , come ad altri storici veneli , apporsi la taccia di un eccessivo amoie di patiia. II primo di que' documenti, gia indicate, porta anch' esse die a Pietro Beinbo era state date il carico di scrivere la storia veneta latina da Marc Antonio Sabellico in avanti -, e die quindi era superiormente ingiunto die egli vedere potesse i libri e le isterie scritte dal Sanuto : questi poi espene di essere per quella fatlca di anni trenta diventato vecchio , infermo e povero e piu die povero , e di avere ta- lora tralasciato di comperare il necessario per provvedere carta e far Icgare i volunii. Nella lettera pero al Beinbo riconosce di avere ottenuta in vita una prowisione di du~ cati i5o di oro. Notabile e in quella scrittura , cioe uel docuniento 1 , 1' espressione die Giovanni Villani scrisse in lingua rozza toscana la istoria di Firtnze , dalla quale trasse la sua Leonardo Aretino, e si appoggia pure il Sujiuto air eseinpie di Bernardino Carlo die scritta aveva la istoria di Milano in volgare. Soggiugne ancora die niuno scrittere avrebbc fatta giammai cosa huona delle islorie niodernc , non vedendo i suoi diarj. II valente D. PieLro Bettio, bibliotecarlo della Marciana , dope di avere nella prefazione mostrata quanta fede si meritlno gli storici veneziani , sul fine della uiedesima si scaglia contra alcuni niederni scrittori stranieri , forniti, com' egli dice, di seuima abilita e niiral)ili per la pieci- siene , leggiadria ed amenita del lore stile , perdie dope di essersi ben istrutti nella storia bizantina e in quella dei primi secolt dell' inqiero occidentale , non abbiano. alle ve- neziane storie nazionali attinti i niateriali per le opere lore, e non abbiano ben esaniinatc le antiche crouache e gli atti pnbl)lici di Venezia. 248 AT PEN DICE Storla delta letteratnra antica c moderiia di Federico de Schlegel. Traduzione dal tedesco di Francesco Ambrosoli. Vol. I. — Milano , 1828, dalla So- cietd ttpografica de Classici Italiani ( Assai bella e corretta edizione ). Di questa importantlssima opera noi parleremo a lungo quando sai-a pubblicato il secondo volume che la compisce. Intanto noi invitiamo a provvedersene , e a meditarla tutti coloro che fanno professione di letteratura classica o ro- mantica. Qualuiique scuola essi seguano (e Dio volesse che non ne seguissei'O alcuna ) troveranno ad ogni passo opi- nioni nuove , ardlte , vere , e se qualche volta udranno sentenze troppo arrischiate e anche false, accorgeransi al- raeno che proveiigono da uii uomo che pensa profonda- mente e fa profondamente pensare. Delle iscrizioni veneziane raccolte ed illustrate da Em- manuele Antonio Cigogna cittadino i'eneto. — Vc- nezia, 1827, tip. Picotti. Fascicolo 5.°, i.^ del vol. II, in 4.° di pag. 101, con iin rame. Lir. 3. 09 aust. Abbiamo gia annunziata quest' opera (*) con quelle ono- revoli parole che giustamente le si debbono. E di fatto I'au- tore non si rista semplicemente aile iscrizioni riferendole con acconci commenti e con qnella diligenza ch' e propria deir archeologo , ma prende ad un tempo opportunissima occasione di tessere la storia non solo dei varj tempj in cui esse trovansi, ma ancora delle persone cui si riferi- scono. Quest' opera e dunque di non picciola importanza per la storia ecclesiastica, per la biografia. per I'antiquaria. Essa glova ancora alia letteratura , giacche ove parlasi di uomini letterati si da un elenco ragionato de' loro scritti e delle edizioni che fatte ne furono: finalmente puo essa riguardarsi come importante anche per le belle arti, es- sendo clie , ove il bisogno lo richiede , e corredata di ta- vole rappresentanti mouumenti e nitidamente incise. Per tutti i quali pregi essa merita un luogo distinto fra le (*) Bihliotpca iialiana, torn. 37.", quaderno di geunajo iSaS, ji.i^. 124, e 41", qtiaderno <(i ninrzo 182^1, pag. 427- rARTt ITALIANA. 2^() rollezloni di si fatto genere. II prinio volume e gia com- piuto, e gia e uscito anche il primo fascicolo del se- condo. Essa sara divisa in veiiti fascicoli circa, al prezzo di cent. ital. 20 al foglio in carta comune , 3o in carta velina. II quinto fascicolo che abbianio sott' occhio, e clie e il primo del secondo volume, contiene le iscrizioni clie trovansi nelle chiese del Corpus Domini e di S. Andrea della Certosa. Laudatlo fnnebris in JoJuinnein VI Lusitanice regem fidellssiinwn et Brasilia; imperatorem habita in sci- cello Vaticano V kal. Julias anni MDCCCXXVII ad Leoncni XII P. M. ah Angela Maio Suncdssinii Domini prcelaio domestico , Vaticance Basilicce ca- nonico et, Bibliothecce proefecto. — Romce , 1827, in 4.°, fol- 5o , typis Vaticanis. Tra i defunti sovrani cattolici il re di Portogallo Gio- vanni VI e stato senza dubbio uno del piii meritevoli della funebre orazione latina recitata, secondo I'uso, in Vaticano alia presenza del Sommo Pontelice , del Sacro CoUegio de* Cardinali e del corpo diplomatico residente in Roma. Imperocche le strane vicende politiclie accadute sotto il regno di questo principe , le sue eminent! virtu , le magnanime sue risoluzioni, la somma pieta e la reli- gione veramente eseniplare meritavano lodi larghissime e solenni ; e 1' illustre monsignor Mai molto degnamente fu destinato a tesserle e a recitarle innanzi a cost au- gusto consesso. Questa orazione e divisa in due parti : nella prima si paria della vita politica di quel sovrano , la quale ofFre in vero azioni sti-aordinarie e singolari ; la generosa risoluzione di lasciar V Europa per rico- vrarsi in America, le misure di pubblica utilita adottate in quelle remote contrade , il suo glorioso ritorno in Por- togallo, la spontanea divisione d' impero tra i suoi doniinj d' Europa e quelli d'America, ecc; nella seconda si espon- gono le sue piii no))ili virtii, la clemenza, la moderazioue , la liberalit.a e la religione , niostrandone con luminosi tratti tutta Tampiezza e lo splendore. I pregi di questo discorso non consistono nelle sole frasi latine , nelle sole parole scelte e sonore , o nelP unica rotondita de' periodi •, nia principalmente nella gravitii delle sentenze e nella nobilta 2b0 A P P E N D I C K delle massime , die valgono assai piu delle parole per cle- ganti e belle die sieno. In somma ogni parte del tliscorso, tutto cio che vi e contenuto conviene perfetfamente al lodato, al lodatore e all' uditorio : verita , ordine, elegaiiza e forza di dire , gravi seiitenze , erudizione scelta ed op- portnna. L' edizione, cui noii manca la debita magnificeiiza, e dedicata alia Maesta di Pietro I imperatore del Brasile , figlio del defunto re . e fratello della reale priacipessa Isabella Maria , che sino a questi ultimi giorni fu reggente del regno di Portogallo. Dell' uno e dell' altra iion meno die del padre coniune apparisce alia testa del libro iin bel ritratto in ranie. Commentarj di Stcfaiio Bonsignore , Versi cd iscri- zio/ii in oiiorc di lui. — Faeiiza, 1827, tipi Mon- tanari e Marabini, con ritr. , in 8.° gr, , pag. i55. Anclie lo spirito il piu avverso alle Raccolte di poesie e di prose die si van tuttodi promulgando , sapra buon grado a questi encoinj resi alia memoria del vescovo Bon- signore. Tal personaggio vi si commenda , die suUa sfera dei mille sollevaiidosj , nou puo non interessare ogni cuore a gentilezza foniiato ed alia giusta estimazione della virtu. Ed e il nome dell' illustre defnnto non solo applaudito in patria , non solo caro e venerato ne' seminarj della diocesi milanese, di cui accreblje la stima meritamente gia graii- de , ed in quegli stabilimenti ove fiori per letteratura e per sublimi dottrine ; 111a e pur nome insigne per sovrani in- caridii e per pubbliche vicende. Sieno dunque grazie a quei cortesi ingegni die seppero di tanti elogi infiorare la tomba di lui, e con tanta diligenza tracciarne le notizie biografidie. Essi cosi adoperando sciolsero un tribute di amore e di gratitudine al lor Pastore , raa insieine gentil- niente obbligarono i coucittadini di lui. Gi siaiu persuasi die la dove ragiona 11 cuore, ed il soggetto e degno d'esser cantato , anclie le Raccolte possono in molta grazia venirci , massime allorquando paghi di contenere il nostro giudlzio entro i confini die ci prescrive 1' impero delle lettere e del bnon cuore, non intendiamo di spingere in altre meno avventurate spiagge i nostri pensieri. l'.\mr. ITAM\X.\, 20 1 De Numismale aureo niaximl moduli Liiclllam Aug, Antonini Aug. fil. ct L. Veri uxorem reference nondum apte illustrato Dlssertatio anonima et inedita , etc. — Venetiis, 1828 , in. ^.° con una tavola in rame. Dobblanio la pnbblicazione di questa inedita Dissertazione anonima al sig. Bonicelli Vicedirettore della Bililioteca Mar- ciana , il quale vi hn premesso un suo prodromo corredato di note ed illustrazioni relative al prodronio stesso ed alia anonima dissertazione. Qnanto all' autore di questa disser- tazioae opitia il signer Bonicelli clie sia desso lavoro del dottor Niccolo Bono, di cui trovansi notizie nelf opera del Mazzncchelli Gli scrlUori d' Jtalia. Relati\amente poi alia medaglla in questione riuni il sig. Bonicelli tntte le opinlonl gia pubblicate sulIa raedesima dal Mezzal^arba, dal Yaillant, dal Pedrusi, dal Mazzoleni, dairAntologia Romana, non clie dair Eckliel , opinioni tiftte le quali non lianno ancora data vuia soddisfacente spiegazione di questa medaglia di Lucilla. II signer Bonicelli e quindi nella lusinga cbe Tano- nimo scrittore di questa dissertazione, nierce la sua dot- trina, abbia finalmente tolto di mezzo ogni disputa, dando (Edipi rtce, come egli si esprirae , la vera spiegazione del rovescio della medaglia. Appartcneva questa medaglia al museo Pisano-Corrario, ed ora sta in casa del ca\aliere IMartinengo : rappresenta nel dritto la testa di Lucilla moglie di L. Yero colla leg- genda : LYCILLAE • AYCVSTAE^ ANTONINI AYG • F • II rovescio non ha epigrafe alcnna : vedesi sii di esso una donna seminuda in piedi cbe stringe colla destra nn arbo- scello cbe sorge da un' ara , su di cui vedesi sUinte un piccolo fanciullo alato , o genietto, il quale colla destra s'attacca all" arboscello metlesimo : un altro fanciullo , sen- z'ali, cade capovolto nel sottoposto stagno, sui bordi del quale , ed ai piedi della succitata tigitra muliebre , vedesi una donna accosciata e con un vaso nella destra in atteg- giamenio di attingere acqua ed intcnta a fissare un altro genietto alato clie sta per sollevarsi dalla base su cui po- 63 , mentre sul terrene o sponda sottoposta sta in piedi un altro piccolo fanciullo senz' ali , cbe direbbesi appena uscito dalle stagno. Nel fondo della medaglia , alia destra deir esservatore , vedesi im mure di recinte composto di pietre quadrate, sermentato da piccoli alberi : quivi 252 A p p E \ n I c r. appoggialo col petto al recinto medesimo appare un nnovo genietto alato. L'anonimo autore della Dissertazione e d'a\'- A^so che i genj alati ci indicliino la Venere die Cicerone nel libro III De nature Deorum dice qiiarta, attribuendola alia Siria; la stessa chiamata Mater amorum nel LV inno creduto di Orfeo ecc. La figura muliebre in piedi rappre- sentata su questa medaglia sarebbe percio la Venere Siria o la Venere Urania. Ma qual relazione puo avere questo tipo con L. Vero e Lucilla? Ecco T opinione dell' anoni- nio : egli e d' avviso che T autore della medaglia volesse implorare la tutela di Venere a favore di Lucilla quando questa o portossi , oppure si feriuo in Siria , durante 11 soggiorno cola di L. Vero: oppure crede che possa consi- derarsi la medaglia qual voto della stessa Lucilla o anche del marito , quando terminata la gnerra Partica ritorrlo L. Vevo vincitore. Vi fece qnindi rappresentare Venere col costume con cui veneravasi dai Sirj e dai Fenicj. Sembra pero che T anonimo propenda a giudicare questa medaglia coniata per le nozze celebrate in Siria tra Lucilla e L. Vero, ed in memorla del viaggio fatto in quella contrada per simile occasione : sarelibe quindi la medaglia eseguita dopo il ritorno d'ambedue in patria. Appoggia 1' autore questa sua opinione al noa trovare nella vita di Lucilla come Au- gusta altro titolo degno di vm pubblico monumento , se non questo viaggio in Siria , il niatrimonio ed il ritorno. Aggiungasi in secondo luogo , che anche sulle altre meda- glie di Lucilla e particolarmente sui medaglioni ( come e questo ) sul rovescio avvi la stessa Dea Siria coi nomi diversi di Giunone Lucina, la quale vien chiamata dai Sirj o Asslrj con vocabolo siriaco Militta, perche protegge i parti , come osservo il Begero negli additamenti al Seldeno. Dai varj simboli finalmente che scorgonsi riuniti su questa medaglia crede T anonimo autore di potere sempre piii ap- poggiare la sua opinione esservi espressa la Dea Siria o la Venere orientale e celeste. Noi non accompagneremo r anonimo autore nelle sue dotte ricerche, sembrandoci la sua spiegazione , anche dopo tante erudite osservazioni , ancor troppo dubbia (*). Noteremo bensi clie la descrizione (*) II Consigliere G. L. Bianconi nella vita di Anton Rafaele Mengs paria di una pittura , scopeita nel 1777 neila villa Ne- groni a Roni.i, su cui veclesi rappresentato T pguale soggetto PARTE ITALIANA. 253 del rovescio della medaglla stessa , fatta dairanonimo, non corrispoade esaitameate all' incisioae aggiuntavi dal signor BoiiiceHi. Cosi , p. e., la figura accosciata viclno alio sta- gno mentre e niessa in dubl^io dall' anonlmo se sia mascliile o femuiinile , sulT incisione e sicurainente una domia (*) : egualnieiite dicasi del faiiciuUo staiite sui bordi dello sta- gno , il quale non e alato sulf incisione essendo alati gli altri due posti superiormente : cjuesta diversita non fu no- tata nella descrizione della medaglia : anzi questi tre faa- ciuUi vennero confusi insieme in nianiera da poterli cre- dere tutti tre alati. Eppure , a nostro credere, simile cir- costanza doveva notarsi parzialmente nella spiegazione dei simboli, cui sta attaccata la nuova opinione deir auonimo autore della Dissertazione. In somina , se non c' ingannia- mo , la spiegazione del rovescio di questa medaglia rimane ancora al luogo in cui lasciolla T Eckhel , che cioe idoneam hacttnus ejus explicationein jam esse peractam, plane duhito. S C I E N Z E. Opere dommadche , storiche e morali di Motisignor Antonio Martini, arcivescovo di Firenze. — Mi~ lano , 1827, Giovanni Silvestri. In 16." gr. pag. 139. Non fu sola gloria di nionsignor Martini il presentarci in una fedele e perfetta versione italiana le divine Scrit- ture, e I'essersi per tal lavoro raeritato il suiFragio di un che su questo luedaghone. Tale unifoniiita di argouiento fece giustnmente sospettare che quel palazzino abbia appartenuto a Lucilla. Ragionando in seguito il niedesinio autore intorno la spiegazione e della pitcura e del rovescio di questa medaglia , concliiude col dire che « la singolarita di quell' einbleiua uelle « medaglie unicauiente dedicate a Lucilla , ed il non avere il « medaglione veruna t-pigrafe che lo spieghi , ci fa sospettare » esser questo un simbolo a lei proprio e noto forse allora a » tutta Roiua , uia ora ignoto a noi solamente. » (*) Come donna fu considsrata anche da tutu i sopraccitati scrittorl i quali parlarono di questa medaglia: Don cosi puo dirsi dei fanciulli o genj i quali ora sono tutti alati, con)e nel Pe- drusi , ora sono tre senz' ali, come nell' incisione unita alia storia dell'arte di Winckelmann , cdizione di Roma, ed ora in vece non sono che due, come eulle incision! del Vaillant e dei Maz- zoleni , non che sulla tavola unita alia presenie dissertazione. Anchc la descrizione che leggesi nel caialogo del museu Wiczay i fanciulli noil alati sono soltanto due. 2S4 A P X^ E N D 1 C E sommo Pontelice , in quel tempo appiinto ia cui fervevano ancora le dispute contro le versioiii in lingua volgare. Egli e pnr coinniemlevole per le parole di vita onde sol»va ali- mentare il gregge, al cai governo il pose lo Spirito di Dio. Fu dunrjue ottiiuo divisamento il riunire nella presente col- lezione le opere del Martini , gia separatamente pubblicate in diversi tempi , e in primo luogo le Istruzioni domma- tiche, storiche e morali sopra il Decalogo, e poscia sopra r orazioii Domenicale ; a cui terran dietro, come ci avverte lo stampatore , le istruzioni sopra il Sindoolo degli Apostoli, e poi una raccolta di omelie , di lettere e di sacri discorsi. Per tal niodo il Martini ci mette sott' occliio un corso di ottima catechetica , nella quale ei tratta la materia da pro- fondo teologo non meno che da valente dicitore. Le dot- trine cattoliche vi sono insegnate colla massima semplicita qual si conviene alio stile didascalico. Omesse le question! oziose degli scolastici , omesso ttitto cio clie sentirebbe di una frivola erudizione , l' autore si attiene al nerbo ed al- r essenza della morale cattolica, e si va raggirando per le diverse materie .della fede e dei costurai senza punto dero- gare alia dignita della persona ed alia riserbatezza della cattedra evangelica, nel tempo stesso che nulla ei risparmia di quanto e indispensabile a sapersi per la direzione e pel buon uso delle coscienze. Raglone ed esperienza contro le Massime della mo- derna filosofia , opera scelta a far parte de' Libri morali che si pubblicano per cnra della Pia asso- ciazione. — Venezia, 1827, Giuseppe Gattei. Altre volte nell' annunciare il metodo e lo scopo della Pia assoclazione di Venezia non abbiam dubitato di esporre il nostro dcsiderio , che virtxiosa e solo conducente al fine di respingere i colpi dell' errore e dell' empietii fosse la scelta delie opere, e che in nessuna di queste apparisse o spirito contenzioso o pregiudicato calore di opinioni. Possiaino compiacerci che lino a questo volume dell' otto- lire 1827 le nostre brame non abbiano poggiato in sini- stro : ma nell' incroduzione del presente volume, e forse ueir opera stessa ci si spiega una cotale asprezza di fa- vellare , c'le P anirao ne e risospinto. Per essere divoti non c d' uopo tralasciare d'csser filantropi ; e siani d'avviso I'AKIK ITALIANA. 2o5 die la raansuetudlne c T amabilitii non solo dell' opera , ma anclie del dire vince piii d' assai die non il mono de- claniatorlo delle tribune od nn' eloquenza da sacro incjui- sitore. In quest' opera si prendono di inano in mano ad impu- gnare gli error i spars i nel Coclice della Societa filosoftca. In cfuesto codice, capitolo i.°, si asserisce die n la religione " crisiiana non puo foadarsi suUa tesiiinonianza dell' in- " timo senso " j e per tal modo si nega il primo fonda- uieato di certezza sn cui e appoggiata la religione di Crisio. Vi risponde I'autore col dire, die la testimonianza dell' in- liiuo senso c' insegna aver noi nel fondo dell' aninio una inclinazion naturale ad una religione pura e santa ; nella quale inclinazione si trovano piii o meno impress! i prin- cipj fondamentali di tutta la religion naturale , la quale e necessariamente e la base e il primo esercizio della vera religione. Ora , soggiugnc I'autore, questa inclinazione puo ella mai esser vana ed illnsoria , senza realita e senza og- getto , senza die t inipostura e la illusione , a cui trarrebbe invincibilmente la generalita degli uomini , procedano dal- 1' autor medesimo della natiira ? E da questo ei ci lascia concliiudere , die dunqne la religione cristiana e fondata sulla testimonianza dell' intimo senso. Noi non saprenuno se di qnesta, a dir vero, troppo astratta e vaga soluzione possano gli avversarj andarsene pagiii : quanto a noi, sic- come qneir insidiosa se^tenza degli avversarj puo dall' un canto esser vera , avremmo bramato una essenzLale distin- zione. L'uomo sente, e vero, nel fondo del suo cuore una voce invitta die gli attesta 1' esistenza di un nume a tutte cose superiore , e il dovere di tributargli ossequio , rico- noscenza ed amore. Pertaato la ragionevol natura , ben anco nella tempesta delle plu torbide passioni , non puo non riconoscere in se stessa un culto da prestarsi alia di- vinita die di qnesta sia degno. Ma qual culto individuale possa venirle a grado , a quali pratiche esteriori debba un tal culto essere avvincolato , questo e cio die senza una rivelazione sara sempre tenebroso ed occulto all' umano giudizio. Or la rivelazione, per cui venne stalxilita la fede^, essendo un oggetto fuori di noi pervenuto, e un dl pro- niulgato per la voce e per gli scritti altrui ; e 1' intimo senso non potendo attesiare die quanto nell'anima av- vicnc , ne segue die la verita del culto da noi rcso a 56 A r 1' E N I) 1 C E air Elite Supremo si potrk dir basato sulla evidente con- fonuita del medesimo coi diviai attributi , sulla identita dei nostri giudizj colle idee di Ijonta e di virtix da questo culto proclamate , in line sul paragone della fede dovuta air Eterno Vero col testimonio di uomini divinamente ispi- rati ; ma non potra dirsi uii dettame dell' intimo senso ed un diretto risultato dell' umana ragione a cui non sia sfa- villato alcini lume superno. li La certezza dei fatti , stabilisce in secondo luogo la " Societa filcsolica , e appoggiata , e vero , sulla testimo- " nianza degli uomini : ma una tale testimonianza e ella " sicura in se stessa ? » Non dubitiam di asserii'e che I'autore vi risponde vittoriosamente , e che ci mette in piena luce la forza e 1' importanza della certezza, che co- munemente vien detta morale. Altre massime perverse e distruggitrici d' ogni ordine sociale va sviluppando nel suo codice la Societa filosofica , cui era supremo consiglio il tacciare di fanatismo e d' impostura la religione di Cristo; e con altre successive risposte 1' autore ne ribatte gli at- tacchi e ne discuopre 1' empieta. Le persone accostumate alia lettura dei gi-andi apologisti , e che han nell'animo impressi gli argomenti e la robusta eloquenza con che essi trionfarono dei nemici della religione e della virtu , forse non riputeranno singolare il merito del presente lavoro apologetico : non e pero che I'autore manchi di energia nel dire, di vigore e di evidenza di prove nel ragionare. Solo avremmo liramato che egli unicamente insistendo su tutto cio che in religione ed in morale ha una base ferma ed inconcussa , si fosse asteuuto dal proferire positive giu- dizio intorno a quelle materie per le quali e discorde la dottrina de' sapienti. Tutti converranno con lui nel cap. Vll che due sono le podesta per cui 1' ordine sociale ha sussi- stenza e vigore , e che ciascuna gode de' suoi particolari inviolabili attributi : ma non tutti gli accoi'deranno essere identica la natura dei beni ecclesiastici e degl' individuali ; ne tutti pronunzieranno quella sua decretoria sentenza , che i priiicipi devono proteggere la Chiesa , seriza mischiarsi nella cognizLone dtgll affari ecclesiastici. PAUIE IT.VLIVWA. 207 Raccolta di opere scelte di autori Fiudunl. Volume ly. — • Opere scelte filosofiche e poetiche di- Jacopo Stellini, vol. unico. — Udiiie , 1827, pel fratelli Maitiiizzi, nella tipogtafia Pecile, in i6.°, di pag. xil e 3^2. Prczzo per gli associati lir, 2. 82 austr. , pel noil associati lir, 3. 27. La fama di die viveiite e defuuto ha goduto Jacopo Stellird non e foiidata ne sui due coinponiineud in versi sciolti, ne sulle XXII Odi di Pirularo tradotte ed illustrate die trovaiisi aggiiuite in questo volume, ne sovra cio die il P. Evangeli in quattro grossi volunii in foglio lia pubblicnto iiel 1784, raccogliendo tutte le sciittuie die quel sno mae- stro avea lasciate morendo. Bensi essa e fondata nel Sagglo sopra I' origine e il progrcsso de' cos wiil, e delle opiiiioni ai inedrsimi pertinenti . die lo StcUiiu publjlico quando, de- stinato professore di Eiica nell* Universita di Padova, si accinse a dettare le lezioiii di tale facoltai e raolto piii poi suir opera grande in cui sviluppo le dottriiie in f|Uol Saggio indicate : oj)era die in sostauza comprende le lezioni ap- punto fatte da lui per trenta interi anni. Diede in luce lo Stelliiii quel suo Saggio per indicazione di quarto imcndcvq insegnare ; e 1" opera grande, nella ie spedite a convincere I intelletto , nel presentarli iolle imi- tare Platone , il quale offri colorito ai sensi quanto potevusi astrattamente daW animo concepire , non risparmiando grazie e vigore d' immagini , ne vezzo o numero di parole ; e sog- giunto ch' egli scrisse cost latinamcnte , che mal direhhesi a qiml latino esemplare si conformasse ; ove poi cerca onde procedesse si grande indiflferenza negf Italiani pel Saggio dello Stellini , tra le varie cagioni ne chiama somma V es- sere quel Saggio di teiiphmso carattere sopra ogni altro scritto latino di Jul ; e dice avergli ^el carattere impresso la sua maniera di esprimersi. La quale maniera scende egli a dichiarare, rispetto al Saggio , co'-'. questo che il presentare coi colori dei sensi alia ininiaginativa i concetti dell' intelletto per che discendano piii doici e facili al cuore , e ardua impresa per ogni lingua, ma specialniente per quella che mancb al- l' uso degli uomini prima die loro si offerissero e nuovi oggetli da discutere , e nuove immagini da disegnarsi ; e daccbe ini- pegnato ( lo Stellini ) a stringere in poche pagine cib ch' era pure argomento di piii voJumi , cosi raccolse i suoi concetti , che si potessero per cost dire uguagliare al numero delle pa- role, e di tal guisa intrecciandoli , che gravi ed armonici sostenessero la maesta deW oratorio andamento. Continua inol- tre aggiungendo che T arduita del scggetto crebbe durezza d in- telligenza alio stile, perchk lo Stellini non intese ad altro che a dimostrarci spicgata dinanzi agli occhi la vera storia del cuore c dello spirito umano dalla eta prima alia nostra ; storia , die' egli , che in quel volume sol poteva leggersi , in cai SI bene Vico aiverb i principj delle civili catastroji , nella TAKTE ITALIANA. 269 natura cioe dell uomo in relazione all'ordine dtW universo. E poiclie il Saggio di cui si parla e i] suato dell' opera gran- de, vuolsi avvertire die di questa il Valeriani precedetite- mente avea detto , clie la scienza astrusa per xe medesiina , il nuovo aspetto da riguardnrla, I'impegrio di presentarla in rela- zione ininiediata coi fondumenti sempre agitati dell'uman viicre, la rigidezza deU'ordine per sostcnerla in talc argomento , I'erudi- zione recondita nel dichiararla , una latinitd finalmente quanto nervosa eflorida, tanto piii scabra ed ardua, eran cagione che lo SteUini si udisse dalla sua cattedra con maggiore curiositd che fnUto , e accagionato fosse di oscnrita , come attestane il sno discepolo , e splendidissimo lodator sua Caronelli. Alle quali cose tiUte dal Valeriani avviluppate in uii inare di lungliissiiui fiaseggiameiiti un' altra cagione dal medesimo si aggiunge : ed e , die era lo SteUini di massinia , come dichiarasi nel proemio del Saggio . che non si debbon tutte , o che almen sempre non debbonsi in plena luce mostrare agli uomini le cema. Dal che ( conchiude ) si dee ripetere l' abi- tudine di presentare molte idee con forme poco sensibili , di preferir le maniere non usuali agli autori stessl dell' aurea latinita , traenJole ancor takolta dai primi siioi formatori . di usare in fine vocaboLi frequcntemcnie di equivoco , e talora di opposto significato. Ad ogni ])astantemente chiaro intel- letto presentandosi qitesto guazzabuglio del Valeriani per quello che e , non ci fermerem molto ad osservare in op- posto delle accennate cose T incongrnenza manifesta che ne apparisce. Ognuno sa che 1' esposizione di qualsivoglia sistema filosofico-mortde tende ad operare suU' intelletto e non siil cuore : onde avrehbe avuto un gi'an torto lo SteUini se scritto avesse quel Saggio coll' intento dal Va- leriani supposto. In materia poi di filosofia morale , dacche sotto la peuna di Cicerone e di Seneca la lingua latina lia avnti modi schietti e facili , e nel tempo stesso efticaci , giiisto e concludere che t[ualuaque nuova opinione voglia annunciarsi, qnella lingua a chi ben la conosca, sponta- neamente soinrainistra gli elemcnti necessarj •. ed e gratui- tamente calunaiosa la tanta diflicolta che il Valeriani esa- gcra. INLiggiore esagerazlone poi e la sua in quclla specie di laconismo ch' egli dice appostatamente scelta dallo 5;e/- lini e die, a parer sno, prodiirre dovea iielle opere di lui un" assoliita oscnrita •, poiche Tacito graK-i ed armonici concetti intrecv.b con tutta la niaesta deW oratorio andcunento, 26o Al'PENDICE ne di rado i concetti uguaglib al numcro delle parole , senza ributtarne per nulla i leggitori. Clie se noii pla- cessero a taluno gli allegati esempi di Cicerone e di Tacito, altro ne addnl-remo di scrittore die uso nella trattazione di materie inorali la lingua latina quando tra gli uomini non era piu comunemente parlata , e non- dimeno si fece intendere da tiitti. Vogliam dire Gioviano Pontano clie in latino scrisse appunto opere morali , e fu il primo a metiere in campo il sistema di far con- sistere la felicita , e percio la perfezione morale , nel fuggire i due estrenii : sistema, da cui in sostanza non differisce cjuello dello Stellini. Scrisse il Pontano da filosofo libero •, e scrisse in modo da piacere a cliiunqne legge le cose sue , perclie in esse si trova eleganza e lucidezza. Ed egli pure calpestava le opinioni volgari , ed attenevasi al solo lume della ragione e del vero. Male a proposito poi il Valeriani niette innanzi T esempio del Vico , se come questi uso uno stile enigmatico introdncendo pel primo gli stadiosi nella investigazioue degli occulti sensi delle mi- tologie di ogni specie, crede scolpato lo SteUini nella sup- posta imitazione, dove questi non avea che da riferii'e la storia del cuore e dello spirito umano : che le tendenze e gli afTetti deir uno e dell' altro eono meri fatti e positivi , i quali , ove penetrante ingegno abbiano scorto , per essere messi in luce d' altro non abbisognano che di quelle parole , di que' modi , di quelle frasi che sono comuni tra gli uomini colli nella lingua di cui si fa uso. Sbaglio duuque manifestamente lo Stellini se tal latinismo adopero che ne rendesse i sensi oscuri. Ogni uom di sano jntelletto parla per essere inteso ; e se non fosse assurda, sarebbe per certo scandalosa, applicata al caso, la massima ricordata, che non si debbon tutte, o che almeti senipre non debbonsi in piend luce nwstrare agli uomini le i'eritii: perche se non sempre sono opportuni certi ultronei officj, ove si ha debito di parlare, sara sempre peccato il tacere o I'oscurare a bella posta le verita che debbonsi comunicare. Come poi il Vcderiani mostra gran raaraviglia che il Degerando nella sua storia de' Sistemi non rammemorasse che nudamente con altre piii degne di dimenticanza 1' opera dello Stellini, a persuadersi che naturalmente quel fatto pote seguire , lia- sterebbe ricordare appunto I'obblivione in che il Saggio del inedesiino si presto cadde, e fabbandono in cui giacquero , TAHTF. IT\l.TAN\. 261 come nbbiam detto, i quattro grossi volnmi pubhlicati dal Bnrbarigo: tutta essendovi la presunzlone die ne I'uno, ne gli altri penetrassero mai in Francia •, e che quell' in- sigiie scrittore ne parlasse solamente per vaga fama. E volendo pure far conto delf ultima considerazione del Va- leriani sul pericolo a cui si esponeva lo Stcllini trattando in Italia la Morale nella pura vista filosofica , onde ne di fatto gli valsK , die" egli , la circospetta maniera di pre.sentarp un ted Sag2io . ne gli giovb prcsentarlo al pubhiico dopo di averne dcliberuto con uomini di timorosa pietd : ne gli fa schernio infine un carattere di religione austerissinia ■■ che villane e perfide accuse di Spinosisino e Obbesismo l' offeser vivo , ne risparmiaron'o morto ; noi siam costretti a dire , clie anche in cio il Valeriani esagera. Sta in fatti in op- posto cio che ne dice il Mahil^ testimonio e del tempo e del luogo ; ed e die lo Stellini soleva dire : a censure di questa sorta si risponde con un sorriso. E dovea il Valeriani intendere il giusto senso di queste parole. Del rimanente , mentre pur troppo e vero che la filosofia avea fieri nemici al tempo dello Stellini, e che 1' ignoranza con maligne passloni accoppiata potea gridare contro un sistema , che alzandosi potentissimo avrebbe minacciato di render deserte le scnole di nlun alti-o diritto allora munite che di quello della usurpazione ; vero e ancora che lo Stellini per trenta interi anni tranquillamente disputo dalla sua cattedra , le cose amplificando che in compendio avea annunciate net suo Saggio. Laonde , se rispetto a lui di alcuna cosa dob- biamo maravigliarci , si e questa , ch' egli si udisse con. maggior curiositci che frutto. E perche adunque tanta perse- veranza mlsteriosa, sicche della sua scuola non usci mai chi lo avesse inteso, e niuno di tanti ndltori, che per sei lustri accorsero alle sue lezioni, mai si mosse a dif- fouderne le spleruUde , profonde e nuove dottrine di clie si bandisce maestro? Noi clie abbiamo avuta la pazienza di leggere i quattro grossi volumi dell' opera di lui , aperta- mente diciamo , che mentr' essa pur contiene una certa serie di concetti che ne formano, direm cosi, I'ossatura, que' concetti sono costantemente avvolti entro inliniti giri di pomposo e vuoto fraseggiamento , sorretto esso niede- simo da continua intarsiatura di passi di oratori e poeti greci e latini , per mode che Timmaginazione di chi legge puo bensi dalla copia riraanere sorpresa , ed anche , se 2f)a APPENDICE vuolsi , dair amenita degll allegati brani allettata •, ma in line 1" intelletto rimansi , se non vuoto , per certo assai confuso. II che se avviene in chi legge , piii facil- inente dovea avvenire in que'' die lo udivano : i cjuali, ove pur tosto si fossero messi a volere scriverne un tran- sunto ( e molti tentarono la prova ) , ben pi-esto si senti- rono mancar la materia. Ne questo al certo era il metodo proprio per trattare alcuna parte dell" umana filosotia , se- condo die i tempi richiedevano. Verifico lo SteUini in se medeslmo qrello die nel Saggio avea notato di Platone. Per una certa lumiiiosa vaghezza di belle specie, Platone, siccome egli didiiara , rende attoniti gli uomini , ed occu- pati cosi , die partivansi da lui e da' suoi ragionamenti stor- diti piuttosto per ammirazione , die illuminati e messi alia evidenza della verita. E perdie poi non imito a preferenza Aristotile , uomo, come nel Saggio stesso ei lo dichiara, di gi'ande ingegno e di giudizio retto e severo, la cui mente soda, conformata al vero, e mal toUerante di enigmi , trasse fuori degl"" inviluppi , in cui giacea , la filosofia, e spoglioUa delle fantastiche immagini , ponendola nella sua naturale purita e nitidezza ■, e quindi nel parlare usando sempre espressioni semplici, chiare e precise? Noi gli opponiamo qui le sue stesse parole •, ed abbiam detto quanto basta a giustificare il giudizio del pul)bUco intorao al Saggio ed air opera dello Stellini. Che se di proposito dovessimo poi esaminare il merito di quella , die abbiamo delta, serie di concetti formante r ossatura delf opera, potreniino con plena cognizione di causa dire, che se per quanto spetta alle definizioni delle passioni , de' vizj e della virtii che sono i materiali comuni della filosofia morale , lo Stellini non si allontano da Ari- stotile, primo e sicuro maestro della scienza , non porto al certo ne novita nei concepimenti , ne quella precisione severa che nella trattazione della morale filosofia a' giorni suoi rlchiedevasl; perciocche nell'atto che di alcune facolta deir uomo pi-ese a svolgere F indole , altre idee generali lascio quali correvano, mentre pur voleasi di esse un peculiare esame : e chiederemo se meglio operato non avrebbe , prendendo per fondamentale principio 1' uomo qual e, senza impegnarsi in problemi estranei alia facolta che professava , e troppo inestricabili ; ed in tale maniera poi procedendo da quel principio tratte avesse gli element! I'ARTK ITAI.IANA. 263 di ogni applicazione. Cos! con migliore dlvlsamento pare die a" di nostri fatto alihia clii lilosoficamente trattando Tetica prese per fondanientale principio la coscienza del- ruonio, la quale in tutti o la medesiraa, e decoiiipo- nendola nelle varie sue relazionl la guido ad aprire svela- tamente, e colla seuiplicita di dottrina che coinanda a tutti r assenso , V origlne dei doveri e la necessita delia virtu per indurre Tuonio ad essere contento di se, e a fare clie di lui sieno contenti gli altri : sola e vera base di quello star bene , a cui per la sua naturale costituzione egli aspira. D' altronde non gia con amplilicazloni rettoriche , o con passi di oratori e di poeti greci e latini puo 1' uniano convincimento condursi ad abito •, ma bensi colla evidenza delle dottrine assunte, e colla rigorosa concatenazlone , e coir applicazione costante de' principj ad ogni atto umano. Noi diamo lode alio SteUini sinceramente, d' accordo col Vcderiani, perche voluto abbia trattare V Edca col solo ap- poggio della ragione i percioccbe essendo questa facolta una parte nobilissima della filosoiia, e quella per la quale I'uo- mo e condotto alia sapienza, suU'appoggio solo di essa vuol essere appunto trattata la morale filosoiia •, e piii ancora perche quando la ragione lia preso il giusto ed universale principio die air uopo occorre , non solamente niuna diver- genza d"opinioni fra gli itomini puo di leggieri attenuare la persuasione dei doveri clie V uomo ba seco stesso e cogli altri uomini, ma accade ancora che quel principio che chia- miamo universale, e che consiste nella preconoscenza di un fatto posltivo e a tutti noto, anzi da tutti intimamente sen- tito , conducendo T uomo al desiderio di un meo-lio stare ch' egli non puo conseguire nella vita presente, gli apre la strada alia speranza di una lieta vita futura. In quanto al Saggio che ci ha prestata occasione al pre- sente ragionamento , due volgarizzamenti abbiamo di esso : questo del Valerianic gia, come si disse, stampato in Mi- lano nel 1806, e T altro di Melchiorre Spada , arciprete di Fossalunga , stampato in Bassano nel 1816. Di questi due volgarizzamenti ecco il giudizio che ne ha dato An- gela Dabnistro , editore del secondo, e uomo tra i Veneti riputato per le varie sue produzioni letterarie. '< La ver- " sione ' dello Spada e fedele, ma di una fedelta nobile e disinvolta:, " ed e piena di vigore e di nerbo. Si conosce ch' egli pure " antra nello spirito del suo autore da uomo grande che " intende la materia , comunque difficile , die ha per le " mani, e maove volgarizzando sulle orme di cjuello senza " mai discostarsene , e non lascia che desiderare per que- " sto conto. Ma la sua non e la fedelta del freddo uma- " nista che lascia trasparire nella lingua in cui traduce , » il marchio dl quella da cui traduce. E' si accomoda al » genio deir idioma nostro, e da un ahito veramente ita- " liano al latino componimento : nel che e riposta la va- >f lentia e la gloria di un traduttore. Lo stile di lui e » ornato e colto generalmentc , e si vede che gli erano » familiari gli scrittori del buon secolo , benche sia qua " e la sparse di qualche negligenza , che in vero e un " nonnulla, e che sarebbe tolta via di leggieri , se io , " anziche far le seniplici parti dell' editore , voluto avessi » allacciarmi la pedantesca giornea : dal che fui sempre " alieno. " Chi adunque vnol conoscere questo celebrata Saggio dello Stellini puo scegliere fra que' due volgarizzamenti ■, e chi rifugge dalla pena di annojarsi leggendo i quattro voluiui deir opera grande , puo vedere le Lettere stelliniane del diligente cav. Mabil. Ma in queste Lettere vedra bensi la filosofia dello Stellini in compendio , non pero la vera fiso- nomia dello scrittore , ne le parti piii caratteristiche , per le quali acquisto egli una rinomanza che poscia per le ra- gioni da noi addotte venne scemandosi. Lezioni dl geografia dell' abate Gaultjer tradotte sidla XVII edizione francese del 1820 , coll aggiiinta di tutte quelle cogidzioni che ponno valere a dare tin raggiiaglio piil minuto sidl Italia e sidV impero d Au- stria , e di una tavola indicante la popolazione di tutte le parti del mondo e degli Stati e cittd principali dell Europa , seconda edizione italiana riveduta e corretta. — Milano, 1827, presso Ranieri Fanfani. I principj d' una scienza che debbonsi insegnai*e a' bam- bini iianno bisogno d' essere spiegati con certi pnrticolari TARTE ITAI.IANA. 265 jtrtificj atli a fissare la loro attenzlone etl a rendere attiva la loro memoria. Ogni precettore , ogni buon padre, ogni buona madre di famiglia ha i suoi modi particolari adat- tati alia capacita ed alle disposizionl degli allievi. II signor abate Gaultler si e fonnato anch' esso un metodo, che sara buono in qualclie parte, ma che non e dl tale iin- portanza da iiieritare d' esser reso pubblico come una ri- levante scoperta. In nessun modo poi potremmo concedergli che prima della pubblicazione del suo liliro " lo studio della geografia sia stato altrettanto faticoso che di poco frutto pei giovinetti. " Ma venendo al valore intrinseco dell' opera , sono tante le inesattezze , tanta la confusion delle idee , tanta la su- perficialita delle cose esposte, che sembra fatta per istruire dei pappagalli e non degli esserl ragionevoli. II precettore domanda cos' e Parigi , e lo scolare deve rispondere : e la capitate della Francia. Ma chi non vede che a questa in- terrogazione , lo scolare che avesse appreso a ragionare be a ripetersi piii o meno presto ne' luoghi piu niarcati dall" arteriasi produceudo quella corona di aneu- rismi , che pur troppo succede di osservare in que' rari casi in cui si verifica la diatesi aneurismatica. Quindi V aneu- risma dovrelibe considerarsi per una di quelle malattie chirurgiche , cui sarebbe vietato di toccare , non reggendo in Ijilancia T etfimero A^antaggio di rimovere alquanto un esito infelice , coUa raaggiore probabllita di accelerarlo e promoverlo operando i quindi inutile ancora ogni ])roposta di metodi e di stromenti per eseguirne 1" operazione. Fortunatamente pero si danno aneurismi senza preesi- stenza della funesta arteriasi, e si danno guarigioni radi- cal! , e r esperienza ha gik pronunciato sni metodi e sugli stromenti piu conducenti all' uopo. E senza negare al sig. Fabris la niassima influenza che puo avere per 1' eniorragia secondaria la dlsposizlone morbosa che per avventura potrebbe trovarsi nelle tonache arteriose , non sapremmo accordare che nulla ailche in questo case debba ripetersi dal inodo di allacciare V arteria. Lo Scarpa ha gia messo 273 ArP. PARTE ITALIANA. in evidenza tutle queste cose , ed ha gia uiostrati gl' iu- convenienti dei compressor! metallici , o serra-nodi o stringi- laccio , e quiiidi ci dispeiisiamo dall' entrare in discussione sullo stroniento clie il sig. Fabris ci racconianda. Anzi, per dire tutto quello che sentiamo, ci sembra die anche T e- sperlenza abbia inappellabllinente pronunziato sul valore deilo stringi-laccio del sig. De-Marclu, poiche su cinque aminalati in cui dal medesinio si fe' prova di questo stro- niento, due soli ebljero la sorte di campare, gli altri tre perirono di febbre gastrico-nervosa. La quale febbre ga- strico-nervosa non vorremmo fosse confusa con quella grave alterazione , clie partendo dal liiogo della ferita , si porta Y>ee irradiazione a disturbare le funzioni de' visceri piii nobili deir economia animale ;, e fu detta con maggior pre- cisione febbre traumatica. Nel qual caso ci sarebl)e per- messo di accusare lo stringi-laccio del sig. De-Marrlii qual promotore di tanto disordine, come lo e la palla da fiicile nella ferita d' arma da fuoco, o qualunque siasi altro corpo duro straniero clie siasi insinuate nella compage del corpo vivente. Noi portiamo opinione che la chirurgia deblia ristarsi al punto in cui fu portata in questi ultinii tempi, sul niodo di operare gli aueurismi , e su la scelta dei mezzi da implegarvi , e desideriamo die i chirurghi non sieno si corrivi alle innovazioni, massime quando si tratta di niiovi stromenti , e nuovi nietodi , e nuove osservazioni. 273 VARIETA. Sulla Giraffa offerta in dono dal Vicere d Egitto a S. M. I. R. Al sig. Ab. Gironi , /. R. Conslgllere c Bihliotecario delta Biblioteca imperialc di Brera in Milano. Q. .uando scrissl Tarticolo intorno alia giraffa (i) per la Gazzetia di Blilano noa aveva sott'occhio quello del Buft'on suUo stesso animale. Dovendo tutto allestire per un coiivo- glio non ebbi tempo di coasultar qucsto autore die ho por- tato meco nella traduzione italiana pubblicata ultimamente a Venezia dal Missiaglia. La lettura di questo articolo mi ha fatto fare le seguenti riflessioni ch' io v' invio perche ne facciate quell' use clie vi piacera. Biifl'on comincia con una proposizione avanzata gratui- / taniente , dicendo die la giralia senza esser nocevole e ad un tempo uno degli amniali piii utili. La giraffa finora non e niente meno nocevole, ne piu utile del cervo , dell' alee , del daino, e niolto meno utile del rangifero che ser\e pei Lapponi a tanti itsi della vita. Un giorno fra gli altri ad Alessandria ove io feci passeggiare le due giraffe ( mascliio e femmina , prese nel Darfour ) sulla piazza avanti la mia abitazione , in mezzo a molto popolo che si raduno, si tro- varono anche alcuni Beduini del deserto. I\li rivoisi a un di loro, domandandogli se ne avea niai veduti prima di siffatti animali •, e mi rispose negativamente. Gli domandai allora se gli piaceva , chiedendogli in arabo tuib di ? ( buo- no ' ) , ed egli mi rispose mustaib ( non buouo ). Della quale disapprovazione avendogli chiesto col soccorso del dragomano il perche, ei mi rispose: « Che quell' animale " non porta va come il cavallo, non lavorava la terra come (l) £ questa la quarta clie il Victre d' Egitto invia in Europa. La prima fii spedita a Cogfantiuopoli , sono circa qiiattr' anni , dove niori poco dope ; la seconda in Inghilterra , la terza in Francia. Bibl. Iial. T. L. 18 2^4 V A K 1 E T A . '/ 11 hue , noil dava pelo come il cainmello , noii Java » carne e latte come la capra , e die quiiidi si poteva " dire mustaib ^ noii biiono. " II beduino misurava giusta- mente la lode suila utilita , e rigviardava come irragione- vole la nostra sbadata ainmirazioiie. L' asserzione del ButFon iion solamente e mal foiidata , ma viene contraddetta da lui medesimo poco sotto dove dice : I suoi modnienu sono tardi e stentati ; essa ( la gi- rafFa ) non pub ne fugglre da suoi nernici nello stuto di li- berta, ne adoperarsi da suoi padroni nello stato di domesti- chezza. Gome adanijue si puo dire di sifFatto animale che e una dei piic utili ? Esageratissima , anzi falsa e T asserzione dello stesso autore intorno alia sproporzione enorme delle sue gambe , di cui quelle davanti sono una volta piii lunghe che quelle di dietro. Questo errore esseiido ripetuto da quasi tutti colore che descrissero la giratia , e bene che si distrugga una volta per sempre , e si sappia che le gambe di dietro sono anzi piu lunghe di quelle anteriori misurate nelle sue estremita inferiori. In fatto la girafFa che e andata a Venezia avea : Dal ginocchlo della gamba davantl fine alia pianta del piede piedi a. a Dal garretto della gamba di dietro fino alia pianta del piede " a. 6 Dunque 4 poUici piu alte di dietro che davanti ( piede sempre di Vienna). Non vi sono due poUici di difFerenza nella parte supe- riore delle articolazioni davanti e quelle di dietro delle gambe, misurate cioe le anteriori dalla piegatura del gi- nocchio sino sotto al torace , e le posteriori dalla piegatura del garretto fino sotto il ventre. La grande sproporzione consiste tutta nella lunghezza delle omoplate della spalla. La nostra girafFa conta sei piedl di Vienna dalla sommita del garrese a terra, e cinque piedi dalla groppa di dietro a terra i laonde la difFerenza fra il quarto davanti e quello di dietro e circa di un piede , mentre la linea inferiore formata dairaddomine e dal ventre non presenta quasi alcuna difFerenza, ed e quasi orizzontale. E notabile la somma disparita che presenta la propor- xione delle gambe del cammello paragonate a quelle della giraiFa. Un cammello ( ossia dromedario ) da me misurato V A U 1 K T a'. a^S non avea die i piede e 8 pollici dal gluoccliio alia pianta del piede davanti, uientre nella giraff'a questa stessa parte avea 2 piedi e a pollici. V ha dunque la difFerenza di 6 pollici in questa parte solameiite. II cammello al contrario lia le giunture superiori piii lunghe. Dalla piegatura in- terna del ginoccliio sino alia callositii del gomito , quello da ine misurato aveva piedi a , inentre la girafFa non avea die piedi i , pollici 9. Giacclie sianio su queste misure , ho verilicato eziandio die il cammello ha il collo lungo piii della girall'a , e che non e che T opprcssione della sciiiavuii ed il portamento servile del capo di questo milissimo auimale che gli tolga tutti i vantaggi del confronto. Cosi, volendo raoralizzare, potremo dire che accade fra gli animali cio che osservia- mo sovente fra gli uomini in societa , dove i meno utili sono i piii orgogliosi c portano il ciipo piii alto ^ cosi fanno le spiglie ill uu campo di frnineiito , ove le vuote stanno tutte ritte cd appuntano verso il cielo, e le piene portano il capo diino e guardano a terra. BufFoii prcinette savianiente al sno articolo tutto cio die della girail'a ci hanno lasciato scritto gli anlichi. Sono tre : OppUino , EUodoro e Strabone. Oppiano dice che la giraHa ha hi pdle macchiata come qucUa lUila pantera , ed i piedi larghi. Eliodoro descrivendo la giraffa degli amliasciatori etiopi dice : che aceva la pclle segnata di macchie iive e di colori brillanti .■ la testa simile nella forma a quella del cammello , e quanlo alia grandezza era doppia di quella dello struzzo ; gli occhi poi parevano tinti a dii'crsi colori. Strabone volendo correggere Oppiano cade in iin'' altra inesattezza ; le macchie della pantera., die' egli , sono orbi- cidari, e quelle della giraffa sono lun!^he , e pressoche simili a quelle di an cer\'iatio il quale abbia tuCtavia il primo pelo. Ho citato de" sncceiiiiati autoi i solo quelle frasi che sono evidentemente erronee : in fatti non e vero che la giraffa abbia la pelie macchiata come la panlera. Fra tutti i naturalisti quello die ha usata la frase piu esatta , piu Vera e piii felice e il Biocchi. " Le maccliie , die' egli , " sono di color fulvo, e rappresentano larghe aje poligo- " ne , irregolari , divise da una linea bianca che vieiie a " formare una specie di rete. " Nessuno, neppur fra' mo- deriii, si e espresso con tanta prccisione rispetto alle 376 V A R 1 E T a'. macchie. Chi le ha volute oblunghe, chi rotonde, chi pen- tagone , chi generolmente di figura romhoidule. Nessuno ha coho nel segno in esprlmere cio che vedeva. II paragone poi della rete soprattutto e felicissimo nel Brocchi, perche in fatto tale e V idea che ne offrono le zone tutte anno- date insieme e continuate. Nei due individui da me da vi- cino esaminati , tanto le macchie fulve irregolari , quanto le zone bianche che le separano sono molto piii oscure nella femmina che nel maschio. Quanto ai piedi poi non sono niente afFatto larghi , ma alquanto piu stretti di quelli del hue , il che per un animale di cosi grande statura da apparenza di piede stretto : esso e hiforcato e coUe due unghie molto appuntate e taglienti. Facciamo grazia ad Eliodoro dt colori hrillanti della pelle , e degli occhi tinti di dlversi colori. La poesia vuol tutto ab- bellire , ma il paragonare la testa della girafFa a quella del cammello, e la sua statura a quella dello struzzo non ha scusa. II cammello non ha corna, la girafFa le ha (i). II cam- mello ha il labbro superiore diviso, la girafFa lo ha intiero. Tutii gli altri delineamenti della fisionomia dell' uno e del- r altro animale non istanno a conFronto. II cammello porta le oreccliie erette come il cavallo, la girafFa le porta oriz- zontali come il bue ed hanno la stessa Forma. Quanto alia grandezza della girafFa non se ne puo parlare mai esatta- mente se non si premette T eta dell' individuo , perche di yei mesi ha circa sei piedi , e di sei anni ne ha sedici. Non abbiamo dunque da imparare gran Fatto dagli antichi quanto all' esattezza in descrivere gli oggetti curiosi de' quali Furono testimonj oculari. Vediamo i moderni. II Bellon non e esatto dicendo che la girafFa ha la lingua di bue e nera. Essa e molto piu lunga e piu sottile e piix agile : per tre poUici dalla punta all' insii e superiormente bruna , di sotto porporina scura , il resto superiormente carnicina. La girafFa la muove con grande destrezza e 1' attortiglia spiralmente per abbracciare e prendere 1' og- getto lontano. V e poi certamente una inesattezza nella (l) li sig. Ruppel, ceiebre viaggiatore. alemanno , che lascio queste regioui da pochi niesi, il quale fu alia caccia della gi- raffe, e ne prese auclie di vecchie , nu disse die dopo il set- tinio anno la proiiiiuenza che si manifesta siilJa fronte delle gio- vani divetita un terzo corno , che airiva alia lungliezza fino di quattro a sei pollici. V A R 1 E T A . 0.-J-1 tradnzione Jtallana , dove dice : non hanno denti sopra la mascella ; jjarrebbe da questa frase die le giraffe non aves- sero denti affatto ; ma e chiaro die il traduttore dovea dire : le giraffe non hanno denti incisivi nelln mascella di sopra, ma soltanto ni'lla inferiore. Vedete che sorta di sba- gli passano nelle traduzioni ! ! La descrizione del Gilio , dice Buffon , mi sembra migliore. di quella del liellon, e la e di fatto i ma non so passargli per buona V asserzione , che la giraffa abbia una chioma come il cavallo dalla sommita delta testa fiiio al dorso. Nei cavaUi la diioma e pendente , e giiigne alia lunghezza di uno ed anche due piedi , mentre nella giraffa e eretta , e non oltrepassa i due o i tre poUici. Sarebbe stato piu esatto paragonarla a quella del mulo o dell' asino , tranne che quella della giraffa e di crini piu fini. £ poi una qua- lita caratteristica nella giraffa, che la criniera le discende tanto sul dorso, fino a giugnere ( nelle giraffe che lio ve- dute ) a un piede e un pollice distante solamente dalla radice della coda. Quasi tutti 1 naturalist! si ripetono poi nel dire : che quando la giraffa vuol pascolare o here in terra, le e me- stieri di allungare incredihilrnente le gambe dinanzi. Alcuni giungono a dire, che conviene che s' in^inocclii. Ora credo di dover rettificare le idee a questo proposito. Di quattro giraffe che ho esamiaate, tre coglievano il cibo fiuo a terra con piu o meno di facilita. Una aveva appena biso- gno di allungare le gambe. Quella che ora e a Venezia stentava moltissimo, anzi non mi riusci d" indurla a for- zarsi per coglierlo. Da queste prove mi sembra di poter conchiudere, che tutte le giraffe nello stato libero possono senza incomo.lo pascolare e here in terra ; e che il mag- giore o minore stento e effetto della educazione in quelle che furono allevate nella domestichezza. Non e possibile che la natura sia stata cosi poco provvida verso questo solo animale. La stessa cosa e de' cavalli. Quegll educati da giovani nelle stalle , e pasciuti con mangiatoje elevate forraano una incollatura da non poterla piegare die ingi- nocchiandosi per giugnere a pascere in terra, ma i cavalli selvaggi tutti pascono liberamente, e cosi dev' essere delle giraffe. Quella mandata a Venezia stata nntrita sempre alia mano, abbeverata con latte in un vaso sostenuto sempre in alto dal suo custode , ha incontrata I'abitndine di non 2^8 V A R 1 E T A . piegare il collo all' irigiii cosi facllmente ; ma per poco clie si costrlnga, essa potra farlo in seguito con facllita. I Viaggi di Le Vaillant appoggiano queste osservazioni. Prescindero dal prendere ad esame le difFerenti dimen- sioni che il BufFon ne riferisce. Abbiamo altrove osservato che le dimensioni non significano nulla senza prima pre- cisare I'eta. Quella che e a Venezia compie I'anno ed lia le dimensioni seguenti : Dimensioni della giraffa. Pie 27 )!27 9,0 +14,:: E Nuvolo. 27 8,8 +17,0 NO Nuv. piovoso. 3c 8,o+i5,5 N 0 Nuv. sereno. 27 8,0 •+•194 s Sereno. 3 27 8,8 +i^,e ) N K 0' Sereno. 27 9.0 +20,2 •N E bcr. nuv. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 1 ,0 Allezza mass, del term. + 20,2 minima . . . . + 8,5 minima tuedia . ,,27 " . 5,6 5,27 media . lince 4^7"9- . . . . + i4»j5 Quanlita dclla pic 1 Iva 289 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Storia delle rclazioni vicendevoli delV Europa e del- I'Asia dalla decadenza dl Roma fino alia dlstni- zione del Califfato, del conte Gio. Batdsta Baldelli BoNi. Parti due. — Firenze ^ 1827, dai torchi di Giuseppe Pagani. II Milione di Marco Polo , testo di lingua del secolo decimoterzo , ora per la prima volta pubblicato ed illustrato dal conte Gio. Battista Baldelli Boni. Tom. I, II. — Firenze, 1827, dai torchi di Giu- seppe Pagani , in 4.° con due carle geografiche in piccolo atlante. Lir. 70 ital. in carta mezzana, e lir. 112 in gran carta de Classici velina grave. In Milano si vcnde dalla Societd tipografica dei Clas- sici i^aliani. ^^iieste opere , die due sembrano a dir vero pel titolo, per la distribuzione e per Y ordine dei volumi, non costituiscono in realta se non che un opera sola, perclie nella parte prima della Storia , dope la de- dicatoria a S. A. I. R. il gran duca di Toscana , trovasi altro frontispizio conceputo in questo modo: Storia compendiata delle relazioni vicendevoli del- t Europa e delt Asia , che pi/ I fatti dei Bulgari e* degli Sclavi , degli Abari e di altri popoli scitici , quindi dei Longobardi , e le dell" EUBOPA E dell' ASIA, ccc. 2gi viccnde tristissime del greco Impero, attribuite in gran parte al monofisismo , riempiono il libro quinto, nel quale altro non trovasi die alia materia deside- rata si avvicini , sc non che la forinazione dcUa lega veneta c le prime vicende , o piuttosto i pri- mordj di quella repubblica, donde poscia usci Marco Polo. Tutto il libro sesto e pieno di maomettismo , dei progressi degli Arabi e dei Saracini nella Siria, nclla Fenicia , nella Palestina, nelF Egitto , nell' Italia e nella Sicilia ; e nel settimo si parla di nuovo della insurrezione dell' Italia contra i Greci, del primato di Pietro , dell' autorita e della giurisdizionc de' ve- scovi , della lega italica contra i Greci. I Longo- bardi , della chiamata di Pipirio re dei Fi'anchi e dei loro possedimenti oltremontani , delle guerre tra Pipino e i discendenti di Clodoveo, linalmente delle imprese di Carlo Magna , della donazione da esse fatta alia Ghiesa, delle sue guerre nella Germania e del rinnovcllamento dell' Impero occidentale. I fatti di Carlo Magna, Ic fasi della legislazione germanica, i giudizj di Dio , la nobilta ereditaria dei Germani , r introduzione del regime feudale, la protezione ac- cordata da Carlo Magna agli studj , e la loro deca- denza dopo la morte di lui ; la dappocaggine di Lodoiico Pio , e le vicende dei discendenti di Carlo; gl'Iinperatori germanici e i Principi francesi che do- minio ebbero in Italia; 1' origine della cavalleria, il rifioriraento della monarchia francese , 1' indeboli- niento della germanica e 1' incremento dei beni della Chiesa, riempiono il libro ottavo •, ne in tutto questo si vede come sitTatte notizie , non sempre riferen- dosi alle vicendevoli relazioni dell' Europa e dell' Asia , servire possano d' introduzione ai promessi viaggi di Marco Polo. I libri nono , decimo ed undecimo ridondano tutti di fatti dei Turchi , dei Saracini, dei Mori delle Spagne e del vacillante greco Impero, non che di alcune repubbliche italiane, e con questi e con al- cune controversie tra la Chiesa e i' Impero si compie 29^ 6TORIA DELLE RELA.ZIONI VICENDEVOLI tutta la parte prima della cosi detta Introduzione. Nei cinque libri seguenti die riempiono tutta la se- conda parte , altro non si fa se non die continuare la storia dell' Europa e delTAsia massimamcnte sino all' anno I258, die e 1' epoca a un dipresso dei viaggi del Polo. Non ben si vede come un sommai-io non breve della Storia universale dalla fondazione del romano Impero sino alia meta del secolo XIII possa servire d' introduzione ai viaggi di Marco Po- lo , non altro accennandosi sul line del libro xvi , se non che il tartaro Cuhlay , deputato a reggere le conquiste Cinesi , fu il proteggitore magnaninio di quel viaggiatore. Independentemente dacio, il detto sommario , o compendio die dir si potrebbe della Storia universale , riuscircbbe commendevole per tutt' altro titolo e di comodo e di vantaggio agli studiosi; ma non possiamo reputare abbastauza pure tutte le fonti alle quali lo scrittore ha attinto, veg- gendosi cogli scrittori piii gravi e con quelli spe- cialmente della Storia bizantina citato aiicora il fa- voloso Gugltelmo di Tiro la dove si viene a par- lare delle crociate. In generate osserviamo nell' autore uno studio costante di sostenere la gloria della reli- gione , della Cliiesa e dei Papi , il die spesso , ma non sempre, puo sembrare lodevole ; un caldo amore deir Italia, che certamente non forma la minima delle sue doti , e un particolare impegno per soste- nere r onore dei Fiorentini. E a questo proposito siamo costretti a fermarci brevemente sopra una lunga nota , che e la 2 della pag. 826, nella quale egli tende a corroborare con solenni prove 1' opi- nione gia da esso esternata nel Saggio di Stoiiafio^ rentina , che il toscano fosse il dialetto che usarono i primi illustri poeti , fossero essi Siciliani , Pugliesi , Toscani, Romagnoli , Lombardi o delle Marche di Trevigi o di Ancona. Accordiamo che Dante dalla primazia escludesse il volgare siciliano , cioe quelle che usavasi , com' egli dice , dai mediocri paesani , non il piu culto parlare •, e ad un padre della lingua , dell' europa e dell' ASIA , ecc. 293 qaaie Dante dee reputarsi, non vorremmo certamente vedere rimproverato die sokanto per trovarsi esnle ed irritato , cliiamasse pc?- la loro pazzia iiisensatl i Toscani , che arroganteinente s attribuwano il titolo del volgare illastrc. Alcatia prova solenne non ci pre- sentano i versi citati di Bonagiunta da Lucca, ne r essersi una poetessa siciliana fatta chiamare Nina dl Dante per \ aniore clie portava alle rime di Dante da Maj'ano, ne tampoco T asserzione di Ricordano Malespini , che Federigo sapesse la nostra lingua la- tina ed il nostro volgare, che intendere si potrebbe per il volgare italiano , come la lingua latina parimente non era propria dei soli Toscani. Come solenni prove che neir infanzia di Dante il toscano fosse gia adulto, non possiamo riguardaie ne il testamento del 1277 della contessa Beatrice di Gapraja , ne il testo del Mdione , sul quale ci riserbiamo di parlare in ap- presso ; come non provano che dopo 1' eta di Dante primeggiasse il Fiorentino , ne il detto del Boccaccio che Dante componesse un commento in prosa in fiorentino volgare sopra tre delle sue canzoni , ne gli encomj ad esso dati dal Villani come bellissimo dicitore e fornito del pita bello stile che mai fosse nella lingua , che il Villani appella nostra , e che forse privativa non era della Toscana. Ed eccoci ai due grossi volumi del 3Iilione, pre- cedttto da una vita di Blarco Polo, scritta con molta diligenza e con corredo di copiosa erudizione. Si rappresenta cpxel viaggiatore come uomo ingenuo , ben educato, prudente e dotto ncUarabo, nel mo- goUo , nel turchesco e nel cinese : le maggiori par- ticolarita tuttavia di questa vita souo tratte dagli scritti niedesimi del Polo e dalia prefazione del Ramusio , non obbliandosi talora le critiche osser- vazioni del Marsden. A quclla vita si fanno succe- deje un sommario cronologico della medesima , e r estratto degli alberi gencalogici delle fami8;lie ve- neziane di Marco Barbaro , j^cr quella parte che e relativa ai Poli^ ricavato per opera del conte -<4rtgio/o d Elci da un codice dell' I. Bibliotpca di Vienna. 294 8TORIA DELLE RELAZIOXI VICENDEVOLI Segue una Storia del 3filiorie in ii5articoIi. Dopo alcun cenno sopra il merito insigne della relazione del viaggio di 3Iarco Polo , si discorre del valore del testo di quel viaggio citato dalla Crusca, che oggi si pubhlica , e del modo in cui dall' editore fu scoperto. Giaceva questo nella Magliabecchiana , e su Tappoggio di una annotazione posta in t'ronte al codice stesso , dalla quale si rileva che il suo co- pista Michele Orinanni mori neil' anno 1 809 , si de- duce che nessun testo sussista piu di questo auto- revole , ne di data raaggiormente remota. Noi non sianio per impugnare Y autorita di questo codice , ne alcuna osservazione faremo su la nota al niede- simo apposta , ma ci limiterenio alle seguenti rifles- sioni: i.° che molti codici trascritti portano le note apposte dai primi copisti ricopiate da altri successivi; 2.° che se \ Ormanni mori nel 1809, non e certa- mente sua quella nota, ma forse di molto posteriore; 3.° finalmente che per provare che non vi avesse codice di data raaggiormente remota, d' uopo era lo esporne un saggio od un facsimile , mentre non si dice ne pure di quale forma , di quale carattere esso sia. Si esaminano in appresso il valore del codice Soran- ziano di que' viaggi, i pregi del testo di lingua che era si pubblica , quelli del testo Pucciano col quale il testo medesimo fu collazionato ; si riconosce la su- periorita delT edizione Ramusiana di que' viaggi , e da un codice Ricardiano tolti veggonsi i dubbj nati in- torno a quella edizione. Le lezioni quindi dei mano- scritti e delle stampe di quell' opera , a tre principal! riduconsi, giacche il Polo non gia scrisse la sua re- lazione , ma la detto nelle prigioni di Genova , e se- condo r opinione del Ramusio in latino , confutaudosi ([uella di Apostolo Zeno che la dettasse in volgare. Si pretende che non la dettasse egli ne in toscano, ne in veneziano , ma bensi che anche in veneziano la scrivesse, non pero allorche in prigione trovavasi, volendosi piuttosto ch' ei la dettasse allora in fran- cese , il che con moUe prove , anche di fatto , si dell' EUROP.V E dell' ASIA , ccc. ^95 etudia V editore di confermare. L' opera fu poi tras- latata in liorendno e in altre favelle , e quindi tras- sero origine il testo della Crusca ed il codice Puc- ciano, nel quale fu diligentemente ritocca la dicitura. Si niostra ancora die il Polo stesso riformo piu volte quello scritto , e lo divise in tre libri ; e qui si ri- chiamano ad esame il testo parigino , il ramusiano , del quale si annoverano di nuovo i pregi , le varic lezioni del Bliiller e del Lessing , e quelle di alcune altre stampe e di alcuni testi a penna nieno pregiati. A qualche riflessione ci cliiama il § 26 , nel quale si accennano di volo i dubbj insorti intoruo alia maravigliosa relazione del Polo , e si ricerca peixhe egli e la relazione stessa avessero il soprannome di Millone, e perclie nel suo secolo fosse egli repu- tato esageratore e niendace, dalla quale taccia dicesi liberate da Qiacomo de Aqius e da Fra Pipino autore della versione latina. 11 Ramimio dice che compu- tando il viaggiatore a milioni le ricchezze de' paesi da esso veduti , fu denominato messer^7J/a/co Milioni, come egli trovo notato in alcuni libri della repub- blica ; dice all' incontro Apostolo Zeno , che il Polo ebbe il soprannome di 3Iilione per la fama delle ricchezze da esso portate, e questa opinione corro- bora il Baldelli coll estratto di un codice della no- stra Ambrosiana, contenente la cronaca di Giacomo dAqui , nella quale e scritto , che Marchus Vene- tus . . . dictus est Milonas , perche ricco di un mi- lione, e die il suo libro fu nominato liber milionis de mirabilihus mundi. Poco importa che la testimo- nianza di questo scrittore confermi f opinione dello Zeno anziche quella del Ramasio : ma come mai si avvisarono gli accademici della Crusca, e come mai ritenne il Baldelli che quel libro intitolato fosse il Milione ? II Polo stesso , die e certamente in questa parte piu autorevole , intitolo il suo libro de Mira- bilihus 3fundi; Fra Pipino, autore della versione latina , coetaneo e forse confidente del Polo , lo in- titold de Condicionibus et consuetudinibus orientalium ^96 6T0RIA DELLE RELAZIONI VXGENDEVOLI regionum ; il Cadamosto , vicino anch' esso di eta e di patria, non cito del Polo se non chc il trattato del- rArmenia ; Sebastinno Munstero non menziono se noa die i viaggi del Polo-^ Tantico editore di Basilea pub- blico pure la relazione intera sotto quel titolo; nel Ramuslo il titolo stesso e soltanto del P'iassl di messer Marco Polo; il Gcsnero e il Leonclcwio nominarono in generale gli scritti di quel viaggiatore , e cosi il Bodino , il Neandro ed il Botero ; lo Scaligero cito i libri de Mirabilibiis ; V Ornio , molto deferendo in tutte le sue opere alia fede del Polo , non lo nomina se non come scrittore accuratissimo delle cose tar- tariche ; e gli editori dei diversi Viaggi curiosi , stampati in Parigi in foglio, dissero soltanto essere stato il Polo nominato Mateo Milioni, aCinie di met- terlo in ridicolo, perche egli ne' suoi discorsi non parlava se non die di milioui, nia non mai die Milione nominato fosse il sue libro. E qui avverti- remo die s' inganneiebbe di grosso chiunque su I'ap- poggio della cronaca di Giacomo dAcqid ciedesse quel libro intitolato Milione , perche quello scrittore indica soltanto die soprannomato essendo Milione il Polo , il suo libro chiamavasi Liber Milionis de mi~ rabilibus mundi , die lo stesso suona come il dire Libro di Marco Polo delle meraviglie del mondo : la relazione di que' viaggi non ebbe dunque giammai il titolo o il soprannome di Milione, dato soltanto per oggetto di ridicolo all' autore , e lo stesso codice Magliabecdiiano die contiene il testo dclla Crusca , porta il titolo seguente : Incomincia il libro di mes- ser Marco Polo , cittadino di Vinegia , nel quale tratla delle condizioni e provincie del mondo. Si ricercano pure le cagioni delle censure date a quel libro , e si riferisce 1' apologia fattane dall' au- tore medesimo; si espone il disegno del lo scrittore, e opportunamente si accenna la necessita di discer- nere i paesi ch' egli vide da quelli di cui egli udi ragionare. Qui si fa osservare, quanto ampliasse il Polo gli scoprimenti , da die per le conquiste dei dell' EUROPA E dell' ASIA , CCC. 297 Tnrtari volta erasi all' Oriente 1' attenzione degli Europei, e i PonteUci spediti avevano niissionarj ai Tartar! : quindi si accennano la legazione iaviata ai Tartar! da Irinocenzo IV , capo della quale era Fra Asceliiio o Ansclino loiiibardo; quella di Fra Giovanni di Piano Carpino di Perugia; i viaggi del Rubruquis e del Longiumel spediti dal re di Francia ^S. Luigi, e si fanno vedere i pregi delle loro relazioni e di quella niassime del Rubruquis , le quali pero comprendono soltanto gli scoprimenti fatti anterior- mente al Polo nella parte settentrionale dell' Asia. A lungo si rngiona del planisferio di Marino Sanudo ^ dal quale viene indicata \ Africa di foima triangolare e tuLta dal mare circondata , nia tutti al Polo si aggiudicano gli scoprimenti relativi all' Asia supe- riore e alia Cina. Si esaminano altresi il planisferio della R. Biblioteca di Firenze, il mappamondo celcbre di Fra Mauro , e l' influenza dei viaggi del Polo su le missioni cambalicensi; non si ommettono la rela- zione delle cose tartariclie di Aitone armeno , e i viaggi del B. Oderico da Pordenone, e si fa vedere che le relazioni delle riccliezze dell' Asia date dal Polo , avvivarono il gusto dei viaggi e dei traffici. Quindi r itinerario dalla Tana alia Cina , riferito dal Balducci\ quindi i viaggi da alcuni europei e tra gli altri dal 3Iandeiilla , dietro 1' esempio dei Pali intrapresi in lontane regioni. Ma alcuni avvenimenti , e le rivoluzioni specialmente e le guerre , interrup- pero per qualche tempo le relazioni dell" Europa e deir Asia ; le merci dell' Indie pigliarono diverse vie per giugncre in Europa , e decadde la potenza inarittima , decaddero i traffici degl Italiani, mcntxe nelf Oriente cadevano i Gengiscanidi , i IMogoUi per- devano la Cina , la dinastia dei 3Iing nnnovava r intolleranza dei forestieri , e 1' Asia trovavasi in una fiitalc anarchia. Piii scarse ancora diveimei'o le relazioni nostre coll' Asia nel secolo XV dopo la di- 8truzione della Tana e la caduta dell' imperio di Tamerlano ; e divenuti potenii in quell' epoca i Turclii 298 STORIA DELLE RELAZIONI VIGENDEVOLI ottomani , il loro odio contra i Cristiani restrinse le relazioni commerciali di questi al solo Egitto. Vidersi allora le relazioni delY Angcolello , cVi Caterino Zeno , di Giosafat Barbara , di Ambrogio Contarini , che lo squalloi'e rappresentarono dell Asia occiden- tale ; vidersi i viaggi di Nicolo Conti , e risorse per alcnn tempo il traffico de' Veneziani nel Levante , inassime per varj utili cambiamenti in Europa av- venuti nel secolo XV. Ma i Portoghesi volgevano la mente a iiiiove scoperte , e secondo il Baldelli, molto giovaronsi delle notizie somministrate dal Polo; quindi nacque il fortunato ritrovamento del passag- gio alle Indie pel Capo di Buona Speranza. Gli avvisi dati da Paolo Toscaaelli al Colombo di iiavigare alle Indie per Ponente porgono motivo al- r editore di parlare dei servigi renduti dai Fioren- tini alle scienze, ed in cio nulla noi troviamo a ri- dire, ne vorremmo tampoco impugnare che in grande concetto tenuto fosse il Polo dal lisico fiorentino , e che egli approfittasse della notizia da esso data , die r Asia in longitudine era molto piti estesa di quello die gli antichi credevano , e che per cio molto piu s' innoltrava verso Oriente. Ma che il Colombo si accignesse alia sua prima navigazione dietjo r impulso , come scrive il Baldelli, degli sco- primenti del Polo , non e ugualmente chiaro , come lo e ch' egli si arrendesse alle esortazioni del To- scanelli. La prima di quelle asserzioni non si appoggia se noa al Barros , il quale dice soltanto die il Co- lombo era letterato, sapeva nelle cose della geografia, e leggeva Marco Polo ; ma cio non prova che egli ponesse mente a quell' ardita impresa , perche il Polo favcllava delle cose orientall , del regno del Catajo e parimente della grande isola di Cipango. V argomento altronde della influenza che esercitare potessero i viaggi del Polo sul tentativo arditissimo del Colombo era gia stato convenevolmente discusso dal Bossi nella vita dello scopritore dell' America , pubblicaia in Milano nel 18 17, e il medesinio aveva dell' EUROP.V E dell ASIA , CCC. 299 pure diffusamente trattata e in parte scioha nelle note a quel libro la quistione da molto tempo agitata sii I iso]a Antilia , e su V iso\a Brazil o Brezil , die si ravvisano talvolta nei portolaiii anteriori a quell' epoca, proponendo alcune nuove spiegazioni , delle quali il Baldelli non fa alcun ceiino nelle sue note al capi- tolo Lxix. E qui giovera osservare , die il Bossi suddetto copiose notizie forni all' abate, ora cardinale Znrla per le sue illustrazioni ai viaggi di Marco Polo , di die fanno fede le dotte dissertazioni e le frequenti testimonianze di quel porporato. Inutile a parer nostro riesce il ripetere che il Colombo e il Vespucci, il quale malgrado gli emuli suoi, dice il Baldelli, dd tuttora il nome all' America , credevano di essere giunti non a quel continente , ma alle Indie, e inutile lo scusare la tenierita del Colombo nell' avere tentato per quella parte lo scoprimento del nuovo mondo. Vero e bensi che quelle scoperte perfezionarono gli studj geogralici , nautici ed astro- nomici ; che nei Castigliani e nei Portoghesi si su— scitarono gare per le scoperte ; che quindi ebbero luogo il giro del mondo fatto da Magaillanes , i viaggi dei Portoghesi alia Cina e al Giappone, e che dalle scoperte dei Portoghesi confermandosi quelle fatte dal Polo , si ricondusse 1' attenzione degli stu- diosi su la relazione del medesimo , al quale pro- posito si accenna la pubblicazione fattane dal Ba- musio , e nuovamente si parla dei pregi dell' edizione di lui. Scarsi pero erano tuttora i viaggi terrestri atti alia dilucidazione di quella relazione , e soltanto il portoghese Mendez Pinto penetrato era nei la Cina e nclla Tartaria , e visitati aveva i regni di Siampa e del Pegu. Gl' Inglesi volsero allora la mente a nuove scoperte ncirinterno dell' Asia; comparvero le relazioni del Jenkinson e del Jonson, e in questo luogo r cditore si estende su i lumi che all'Europa procurati lurono dalle missioni asiatiche, su le rela- zioni della Cina del P. Mendoza e le missioni di 300 STORIA. DELLE RELAZIONI VIOENDEVOH quella societa , dice il Baldelli , da alcunl con ani- mositd derdgrala , da alfri gagllardamente difesa : tra le apologie pero di quella non cita egli se non die il meschino scritto di un Inglese, stampato nel 1817 in Parigi sotto il titolo di una supposta congiura contra la inedesima. L' italiano P. Rlccl fu il primo tra i Gesuiti che penetro nella Cina; ma que' nuovi viaggi suscitarono nuove accuse contra il Polo, che fedelinente sono dal nuovo editore riferite, e quindi si giustifica il veneto viaggiatore intorno al suo si- lenzio relativamente alia celebre muraglia cinese , costruita in gran parte dopo quell' epoca, e si fa pur vedere in moke parti giustiHcato dalle indagini e dalle scoperte dei missionarj. Le lingue orientali, coltivate grandemente in Italia per sollecitudine del gran duca Ferdinando I , la celebre tipografia Me- dicea eretta in Roma e fornita dei caratteri di quelle lingue, la congregazione di Propaganda in que' tempi fondata ed arricchita, produssero nuovi viaggi e nuo- ve ricerche , e quindi la veracita della narrazione del Polo non solo fu confermata dal Martini , dal Kirchero e dal Magaillanes , ma le opere altresi dei missionarj ravvivarono 1' ammirazione per quell' an- tico viaggiatore. La sua relazione fu in varie lingue europee traslatata nel sccoIoXVII, e in questo luogo parla a lungo il Baldelli dell' edizione del Milller del 1 67 1, alia quale e aggiunta la dotta dissertazione di quell' editore intorno al Gatai : il testo miilleriano collazionato col codice riccardiano , trovossi esatta- mente conforme a quest' ultimo, benche si dica la lezione del Midler meno della riccardiana autorevole quanto ai nomi geogratici, del che veramente non si offre alcuna prova. Intanto la Gina cade in pot^re dei Tartari , detti dair editore Manciusi, e, proteggendo gl'imperatori di quella schiatta le scienze , e i missionarj europei incoraggiando , si ridesta in Europa il fervore per le lingue orientali , per quelle cioe dell' India e della Cina, tanto piu che Luigi XIV promove quegli dell' EUROPA E dell' ASIA , ecc 3oi 6tuclj , di che fanno prova i lavori del Gaubil, del Petit de la Croix e del Renaudot , maravigliandoci noi di non vedere ne pure accennate in questo luogo le fatiche straordinarie del Fourmont, e 1' im- menso nuniero dei caratteri cinesi da quel grand' uomo disposti per la R. stamperia. Si parla bensi della Cina illustrata del du Halde , deU'atlante cinese dei Gesuiti , delle lettere edilicanti ; quindi si menzio- nano la storia dei Turchi e dei Tartari di Abul- ganzi, tradotta dal Bentink% quella degli Unni , dei Turchi e dei Mogolli del de Quignes\ gli scritti del- V Amyot relativi alle lettere cinesi; e si acccnna come nel secolo passato crebbero oltremodo le relazioni deir Europa colle straniere regioni e con quelle ancora deir Asia orieiitale. Molte opere s' intrapresero fuori d' ItaHa ad illustrazione dei viaggi del Polo ; giac- che dopo r eta del Ramusio quasi nulla a quel fine aveva fatto per lungo periodo T Italia. Alcuni no- stri scrittori pero indirettamente, scrive il Baldelli, trattato avevano di que' viaggi, come lo Zeno , il Foscarini , il Tiraboschi , il Marini e il Filiasi ,• e mentre accordiamo die il Foscarini ne avesse soltanto conceputo il disegno , non vorremmo vedere il prime , cioc lo Zeno, accusato di prevenzione e di animo- sita : imo spirito di predilezione ed una esagerazione attribuisce il Baldelli anclie al Toaldo , il quale con un calcolo astronomico studiossi soltanto di spiegare, come il Polo veduta avesse un isola situata tanto a tramontana , die la stella polare alquanto rimaneva verso il mezzodi , dal che dedusse che il Polo salito era sino ad 80° di latitudine settentrionale. Anche al Barrow si rimprovera qualche esagerazione intorno alia estensione data ai viaggi del Polo , e il vote si accenna emesso dalla Societa R. di Gottinga , per- che da (pialche dotto si dichiarasse anipiamente la parte geogralica dei viaggi di Piano Carpino , del Rubruquis e principalmente di Marco Polo. Si ren- de poi la dovuta giustizia al chiarissimo abate, ora cardinale , Zurla , che pigUo ad illustrare i veneti 3oa STOMA. DELLE RELAZIONI VICENDEVOLI viaggiatori piu celebri , come i Poll , gli Zeni , i Ca- damosd , i Cotid e i Cabotd. Ma altra illustrazione , unitamente ad una versione dei viaggi del Polo , usciva al tempo stesso in Londra per opera del sig. Marsden , e altro testo pubblicavasi in Firenze , cioe quello citato dall' accademia della Grusca , per opera dell attuale editore , che pero in quell' epoca aveva soltanto preparati i comentarj a dichiarazione del testo Ramusiano. Vide egli allora la necessita di ritoccare , ampliare o variare i suoi comentarj in molti luoghi , e quindi rifondere 1' opera gia fatta , e con molta ingenuita riconosce di avere tratti preziosi lumi dal Marsden , specialmente riguardo all' identita del paese di Damadan in Persia con quello nominato Timocaim dal Polo , che e la chiave dell' itinerario per r andata al Catajo e pel ritorno. Piglio quindi nuova forma il lavoro del Baldelli , che da prima stndiato erasi soltanto di giovare alia favella, poco alia storia e alia geografia ; si appiglio egli al partito della ristampa del testo Ramusiano, corretto pero coi lumi tratti da altri codici ; divise 1' opera in due volumi, contenenti il primo il testo della Grusca colle varianti di sei pregevoli manoscritti ; il secondo le illustrazioni storiche , geografiche o di vario ar- gomento , con alcune note che sembianza hanno piuttosto di dissertazioni \ e fmalmente aggiunse una carta geogralica, nella quale sono segnati gl' itinerarj dei Poli^ e le dichiarazioni che coi-redano il testo Ramusiano, Di quella carta geograKca si discorre a lungo nella Storia dell' opera da noi [in qui ana- lizzata ; si accennano le carte generali e particolari della Gina e della Tartaria che ^ quest' uopo servi- rono ; si parla dei lavori geografici del Kinner, del Rennell , dell' Elphinston e del Potdnger^ dell' ani- basciata del Symes al regno d' Ava e della carta re- cente del Darlymple, non che delle posizioni di Gasghar e Yerkend , rettiticate suU' appoggio delle osservazioni dei PP. Rocha ed Espinha , consultaie essendosi anche le piu recenti mappe del Geylan e dell' europa e dell' ASIA , ecc. 3o5 (leir isola di Giava. La carta comprende i nomi as- segnati ai diversi luoghi da Marco Polo , e i recenti che ai medesinii corrispondono , come pure parecchi dei noiiii anticbi delle citta. Si parla in ultimo della Storia delle relazioni vicendevoli dell Europa e del- lAsia, della quale esposta abbiamo un idea al prin- cipio , e di nuovo si accenna il metodo conservato nella compilazione di tutta T opera. Qucsta storia, che il Baldelli intitola del Milione, dee secondo 1' avviso di lui fare \ uflicio di prefa- zione, e questa noi riguardiamo come una delle parti piu importauti dell' opera stessa. Trovansi in seguito a questa una illustrazlone della tela del salone della scudo in Venezia , in cui sono segnati i viaggi dei Poll , alia quale pero rifatta dal Griselini molto del suo credito detrasse il celebre Morelli ; una de- scrLione deWAtlante cinese ., posseduto dalla jMaglia- becchiana , del quale s' indicano con cura tutte le tavole e il contenuto di ciascuna; uno schiaiimcnto reladvo all etd del detlo Atlante , die fu creduto dallo Staunton dell' anno iSqS; la Notizia dei manoscrittl di cui si c fatto uso nell opera , o vednti o fatti ri^ scontrare dull autore , dalla quale nulla di piu im-» pariamo riguardo alia materia , al carattere , alia forma ed all' eta del codice Magliabecchiano , di quelle die gia si e notato nella Storia ; un lungo discorso della porcellanaj altro del portulano Mediceo e delle scoperte dei Genoiesi nell Atlantico ; una tavola delle voci del testo di Marco Polo citate dal vocabolario della Crusca, ed altra tinalmente delle loci tratte dal testo del Polo e da citarsi dal vocabolario suddetto. Tutti questi articoli provauo la grandissima dili-' genza e 1' erudizione vastissima dell' editore. Non potendo noi su di ciascuno di questi oggetti tratte- ncrci , ci arresteremo solo un istante sul discorso della porcellana . 2;iudicata dall' editore ritroxato dei Cinesi piu d ogni altro piegevole, al quale proposito noteremo ch' egli non accorda ad essi ne lo sco- pnmeiito delf ago calamitato , ne quelle della polvere 3o4 STORIA DELLE RELAZIONI VICENDEVOLI nitrica , clie altrove si sforza di provare derivato dair Africa {Storia delle relazioni ecc, pag. 33 1). Ac- cenna una rozza porcellana fabbricata dagliEgizj, e il pi-imato di quella fabbricazione rivendica tuttavia ai Cinesi; accenna il luogo ove si fabbrica 1' immeiisa quantita di porcellana die fornisce 1' inipero Cinese e serve al lusso di tante gend straniere ; quindi espone varie notizie intorno quella materia, ricavate dal P. d EntrecoUes ; parla del pe-tun-se , creduto dai recent! naturalisti una specie di feldspato bianco , e del kan-lin cli' e anch' esso un feldspato sciolto e tramutato in una specie di argilla; parla della ver- nice, chiamata dai Cinesi Olio, e della sua prepa- razione; di una porcellana piu fina nella quale cre- desi mescolata una sorta di saponaria ; poi passa a ragionai-e del conto in die tenevasi la porcellana nei secoli passati; dei tentativi fatti dal gran duca Francesco Medici per fabbricare una porcellana pari a quella della Cina , al quale proposito non bene intendiamo come colla porcellana quasi confondansi le celebri stoviglie, cioe le majoliche, di Faenza e di Urbino; della dubbia identita dei vasi porcellanici e dei mturitii o dei falsi murririi , ramnientati nel pe- riplo deir Eritrco ; delle cure a quella fabbricazione prestate dai successori di quel principe italiano ; della imitazione delle stoviglie cinesi, tentata nelT Olan- da, le quali , secondo lui, facevansi di teriero, cioe con pasta in cui sostituita era la fritta al petunse , benclie noi potremmo allegare porcellane olandesi fatte di duro e resistenti al fuoco ; linalmente della porcellana di Sassonia, di cui si attribuisce la sco- perta a Fedcrigo BoUger, e di quella perfezionata in Francia cd in Germania, e qui si tronca la storia e il discorso, trattare non volendosi delle fabbriche che furono innanzi o dopo stabilite. Dei viaggi del Polo inutile sarebbe il dare un estratto , essendo quelf opera conosciutissima e nelle mani di tutti, da che se ne sono pubblicate tante versioni e fatte si numerose edizioni antiche e dell' EUROPA E DKLl' ASIA , ccc 3o5 rnoderne. Diremo soltanto che il testo e corredato di due ordini di note quasi perpetue , nel piimo del quali si cspongono le varianti dei codici consultati, nel secondo si soggiungono preziose osservazioni , tanto riguardo alia lingua, quanto alle cose in quei viaggi annunziate. Alia pag. 89 , per esempio , del vol. I trovansi belle notizie intorno 1' alchiniia , in- torno il nioro papirifero , originario del Giappone e della Cina , e intorno la nioneta di carta ; e sol- tanto ci duole die poca cura essendosi adoperata nelle correzioni , siasi storpiato il nome linneano di quel nioro , dicendosi moras papyidfera , che pero trovasi nogli errori corretto. Nclla pagina antece- dente , alle parole di Marco Polo: femmine che fal- lano per danari , si nota che degno d' osservazione e il modo di esprimere delicatametite atto ben sozzo , il che prova T accuratezza, non meno che la verecon- dia deir editore. II tomo secondo del Polo contiene una dichiara- zione al libro prinio per rischiarare le vie tenute dai Poli nelle andate e ne' ritorni dalla Cina ; il procmio da Fra Pipino preniesso alia sua versione dei viaggi; i tre libri del testo Ramusiano, preiuesse pure al bbro secondo e alia parte seconda del me- desimo le rispettive dichiarazioni , nella prima deile quali si rischiarano le diverse legazioni da Marco Polo sostenute e i viaggi a quelle relativi ; nella seconda si parla particolarmente della lingua cinese; linalniente alcune aggiunte e correzioni. 11 testo Ra- musiano c anch' esso corredato di molte note , che pure annunziano grande diligenza e molta dottrina per parte del nuovo editore. Nella nota 259 si com- nicnda singolarmente il Polo per avere non solo descritti i vcgetabili e gli animali, ma per avere altresi recati seco in patria le cose piu singolari , come la testa e i piedi dell' animale del muschio ; e in altre note non solamente s' illustrano le parole piu degne d' osservazione , ma si soggiungono altresi i confronti dei dctti del Polo con qucUi di altri BibL lud. T. L. 20 3o6 STORIA DELLB RELAZIONI , CCC. viaggiatori , anche recenti , e diffuse notizie storiche e geografiche, come in quella che trovasi sotto il n.° 85o sul regno di Murlil, Murfili o Murtifili; e cosi pure di Storia naturale, come in quelle su I'ambra e su le balene, sotto i numeri 928 e 926. Crediamo pertanto che la pubblicazione di que' testi possa rie- scire molto gradita agli studiosi, e formare al tempo stesso r ornamento delle piu ricche biblioteche •, e in fine avvertiremo che tanto la Sioria delle relazloni tra V Europa e V Asia , quanto i viaggi di Jfa/ro PoZo, sono forniti d' indici copiosi delle materie in ciascuna di dette opere oontenute. 3o7 Principj d' estetica del prof. Tali A. — - Venezia, 1827, 1828, dalla tipografia d'l ALvisopoli. Istituzioni di estetica del padre Luigi Pasquali M. C, prof. nein. H. Urdversltd di Padova. — Padova, 1827, nclla tipografia del Serninario. J_j estetica propriamente detta , e considerata come arte o scienza, c disciplina venuta di fresco tra noi, sebbene V Italia possegga gia da gran tempo alcuni libri che forse hanno data occasione alle opere degli stranicri intorno a questa materia. Non sarebbe age- vole a dirsi fin dove si debba desiderare che gV Ita- liani si spingano in questo campo , o quale possa essere veramente il vantaggio che puo provenirne alia viva ed operosa letteratura: ma certo dee dirsi frattanto, che in Italia non mancano uomini di bel- r ingegno gia molto inoltrati in questo canmiino da poco tempo dischiuso ; ed e un dettato antico del pari che vcro , che V umano intelletto non si applica mai senza una qualche utilita a qualsivoglia soggetto. Certo non debb' essere necessai'ia T estetica scientiii- camente trattata per condurre un popolo alia cima della perfezione nelle arti; poiche 1 Italia che fu ia queste maestra di tutto il mondo , par tuttavia disce- pola neir estetica disci[)lina. Ma come anche fra noi in ogni tempo vi ebbero alcuni pensatori i quali sti- marono di giovare alia nazione scrivendo particolari trattati intorno ai princijij del la poesia, della pittura o delle altre arti sorelle, cosi non dee rigettarsi og- gidi questa disciplina dell" estetica , la quale riduce sotto un solo trattato cjue' divisi principj , e , fuor che nel nome, poco discostasi da quelle dottrine che in moke opere gia possediamo. Una sola avver- tenza ci pare cssenzialissima in cjuesto argomento. L' estetica vuole una perpetua applicazione della me- tafisica alle arti; di che gia ne avvertc il nome 3o8 ESTKTICA di per se solo. A voler dunojue comporre un trat- tato estetico da poter essere inteso e studiato con frutto, bisogna die le teoriche in esso esposte cor- rispondano alle dottrine metafisiche adottate dalla nazione , e consuonino col modo di sentire univer- salmente predoniinante. Alcane leggi del bello sono, per vero dire , immutabiii ed universali ; e Y animo umano , chi lo considera da una certa altezza , e dap- pertutto lo stesso e dotato delle medesime qualita; ma troppe cagioni concorrono poi a modilicare niolto variamente questa sua originaria uniformita. Pero un trattato d' estedca , il quale si attenesse con troppo rigore a que' soli universali principj , potrebb' essere forse un libro degno di grande ammirazione , non niai per altro un libro di grande utilita , se non quando si trovasse la maniera di toglier di mezzo tutte quelle infinite cagioni Hsiche e morali chc tanto variamente modil'icano Y originaria uniformita del- r animo umano. E questa uniformita viene forse cre- duta da molti troppo piii grande che nel tatto non e ; o per lo meno s' interpreta in un senso molto piu largo di quello che le conviene. Perciocche a noi pare che quasi tutta consista nell' attitudine di confor- marsi alle circostanze dei luoghi e dei tempi; come la cera seconda ogni marchio che in essa vogliamo improntare , e nelle figure infinite e nella incredibile varieta degli oggetti che da lei possono trarsi noa ravvisiamo piii verun' altra dote comune, tranne ap- punto quella primissima suscettivita di qualsivoglia iigura. Colui che disse un tempo sL faccia e vide sorgere dinanzi a se Tuniverso, potea senza dubbio stabilire al creato altre leggi da quelle che gli piacque d'imporgli; poteva estendere i ghiacci del settentrione anche sulle arene infuocate deirAlfrica, poteva fare di tutto r orbe un iiorente giardino , una sola valle di Tempe. A noi non e dato indagare per entro agli abissi del divino giudizio i motivi di questa fisica varieta che ravvisiamo nel mondo; ben possiamo in vece riconoscere per quale aniorevol cagione questa DEI SIGNORI TALIA E PASQUALI. 3oO umana faniiglia destinata ad abitar T universe, abbia avuta dal Creatore in un medesimo tempo una tanta uniformita congiunta con una si grande arrendevo- lezza alle circostanze dci luoglii. Perocche se man- casse quella uniformita, cesserebbe il gcnere umano di cssere una sola faniiglia: e simili allc tantc razze dei brnti , vivremmo gli uni dagli altri divisi, sen- za alcuna partecipazione di benclicj scanibievoli , senza quella operosa spcranza di condurci quando che sia ad una generale fratellanza e concordia. E dove per lo contrario non fosse quell' ultima dote , una gran parte de^li uomini ricuserebbe per avven- tura di riconoscere un benelicio nclla creazione. Usciti dai giardini deirAsia,e condotti con lunghi e peri- colosi viag2;i nci descrti dtlla Siberia , qual nome darebbero niai al loro niesto ed ingrato soggiorno , se non quello di una dolorosa prigione? Perchc non direbbcro ingiusta la sorte cbe li sequestra sopra un suolo roperto di ghiacci o di sterili sabbie e sotto un cielo nubiloso e tetro, se nell' animo loro si pre- sentassero sempre come Y apice della bellezza e della felicita i campi smaltati di fiori , o I'azzurra volta del cielo? Noi, coUocati dalla forttina in un chiaro e sereno soggiorno, imprerhiamo alia nube clie di pas- saggio ne toglie per qualche nioniento i lucidi raggi del sole: i Caledonj in vece, avvezzi a veder sem- pre coperte dai nembi le vette dei loro monti , fe- cero di quei nembi il soggiorno dei prodi e dei buoni dopo la vita mortale. Noi lodiamo la por- pora del labbro , il candorc dei dcnti , i neri archi del sopracciglio, mentre in vece sotto altri cieli le donne desiderose di anmiiratori e di amanti dipin- gono il labbro di giallo, roprono di ncro colore la candidezza dei denli , si radono il sopracciglio e si forano il naso per aver fama di belle. Sotto V in- fluenza di un cielo simile a quello dei Greci la poesia riceve il carattere della serenit^ e della cbiarczza : sotto altri climi essa e tutta ravvolta in una specie di nube; e negli uni la somma perspicuita. uegli 3lO ESTETICA akri place e si loda la sottigliezza e la profondit^ dei concetti. A malgrado di tutte queste diversita sussistono , noa v' ha dubbio , alcune lega^i universali nella dottrina del bello e nel domiiiio delle arti; ma queste leggi sono assai poche , e nell' applicazione quasi scompajono al tutto. Ben ponno i hlosofi , sol- levandosi a questi universali principj , asserire che tutte le scuole confondonsi in una sola, che tutte le differenze nelle dottrine del gusto e del bello si ri- ducono a quistioni di vocaboli ; ma quando si di- scende alia pratica , quando vogliamo valerci delle arti per dilettare la moltitudine in mezzo alia quale viviamo , allora ci sentiamo costretti di ubbidire alle circostanze particolari dei tempi e dei luoghi, e que- gli universali concetti non appariscono, se non in una immensa e quasi nebbiosa distanza. E una me- desima legge quella che fa piacere ai Greci il serene quadro del mondo rappresentato nei poemi di Omero, ed ai Caledonj i melanconici canti dell'Ossian; ma al di sotto per cosi dire da quella prima altissima legge , quante non han dovuto osservarne questi due poeti per raggiungere quella fama ch' essi ebbero presso le particolari loro nazioni? Ti'oppo sarebbe lungo il nostro ragionamento, se noi volessimo esau- rire questa sottile materia alia quale abbiam posto mano ; ma quanto abbiam detto tinora gia puo ba- stare alio scopo al quale miriamo. Molti grandi autori italiani gia scrissero insigni trattati si di poesia, come di tutte le arti belle : che sebbene i nostri vollero sempre piuttosto la lode di operatori che di filosoli nelle arti, pure dove abbon- dano gli esempi non possono scarseggiare i precetti; ma una vera estetica in Italia non s' era mai scritta. Questa scienza T abbiam ricevuta dalla Germania che si da vanto d'averla trovata e stabilita verso la meta del secolo XVllI per opera del berlinese Baumgar- ten •, e i due libri die noi annunciamo si possono considerare come i primi che ne trattino distesamente in Italia. Chiunque vorra provarsi a trasportare fra DEI 810N0RI TALIA E PASQUALI. 3ll noi questa nuova scienza , correra innanzi tutto il pe- ricolo tli abbandonarsi troppo a quel general! principj del quaU abbiani tcnuto discorso , o di trasportare nel campo della nostra letteratura alcune dottrine e maniere di vedere , le quali contrastano coll' esem- pio dei nostri grand! poeti ed artisti , e non si con- formano ne colla nostra filosofia, ne col nostro modo di sentire. Ed alcuni luoglii appunto da noi riscon- trati in queste due estetiche , e principalmente in quella del sig. Pasquali ci suggerirono quelle cose dalle quali abbiam dato principio al presente discorso. Quest' opera del sig. Pasquali ci sembra piu erudita di quella del sig. Talia , principalmente in cio che risguarda la storia della scienza ; ma forse appunto per questa maggior cognizione dei fonti stranieri , 1' autore si e qualche volta dimenticato che scriveva un' estetica per gl' Italiani. Dove poi il sig. Pasquali ci da una storia assai lunga della poesia , dell' elo- quenza, della pittura, e di tutte in somma le arti presso le principal! nazioni , ci pare cli' egli esca alcun poco dai veri confini del suo argomento, in cui questa parte istorica non puo introdursi , se non come accessoria ed ausiliare. Cosi ancora il suo libro si confonde spesse volte coUe poetiche e colle ret- toriche delle quali gia abbondiamo , e non si eleva a quel grado superiore in cui e collocata 1' estetica secondo i modelli degli scrittori alemanni. Si limita troppo spesso a ripetere quei precetti che si appren- dono nelle scuole , e che, per tacere di molti altri, il chiarissimo Gherardini ( per cio che spetta alia poesia) ci ha dati in niodo assai chiaro e giudizioso; ma non soUevasi poi sempre a cercare nella tilosofia deir arte e nella natura del cuore umano il fonda- mento di quei precetti. Egli discorre ordinariamente tutta intiera la materia che si propose da trattare , ma non comincia sempre doude dovrebbe : tal che non crediamo di errare , afferniando che i volumi del sig. Pasquali non possono insegnarci la vera estetica in quel senso nel quale vediamo usata questa parola 3ia F.STETIC4 dai trattatisti alemanni , ma possono somministrare alia gioventu un' ottima istruzione in tiitto il campo delle arti , iniziandola al tempo stcsso a quella piii alta dottrina clie tutte insieme le abbraccia. Delia estetica del sig. Talia gia si e parlato akra volta in questo giornale ; e poiche la sua parte teo- retica e ancora la stessa , non crediamo che ci bi- sogni parlarne da capo. Alia teorica a2,2;iunse ora r Autore una parte pratica o di applicazione, la quale consiste in un comento estetlco de sci priini cantl della Divina Commedia. Inerendo ai principj esposti nel- r opera, il sig. Talia trova nella Divina Commedia una doppia bellezza, spirituale e sensibile. Divide la bellezza spirituale in morale e intellettuale j poi sud- divide la bellezza morale in bellezza morale di ri- flessione e bellezza morale d affetto. La bellezza seri' sibile poi la divide in tre modi, cioe bellezza sensi- bile d immagine , di stile e di suono. Noi non vo- gliamo dire che queste denominazioni non si possano giustificare , ed anzi confessiamo che il sig. Talia le viene assai chiaramente spiegando; ma pur diremo che , a guardarle siccome parte di una dottrina este- tica, mal sappiamo persuaderci che siano necessarie tutte queste tlivisioni ; e considerandole poi nella pratica, in parte ci riescono inutili e puramente sco- lastiche, in parte ne pare che nuocano grandemente a quella forte impressione die sogliono fare le opere dei veri poeti. Noi, per cagione di esempio, ammi- riamo altamente il terzo canto dell' Inferno , e cre- diamo maggior d' ogni lode la descrizione di quel trambusto che il poeta, quando fu messo dentro alia segrete cose, senti aggirarsi in quell' aria senza tempo tinta ; ma confessiamo di non sentire come quegli otto i del verso Quivi sospiri , pianti e alii giiai gli diano un prolungameuto di espressione ,• e molto meno poi come siano un solid sim,bolo dclla immutabilitd di que' mal i che le inter e parole significano. Hanno senza dubbio i grandi poeti anche questo pregio , di ac- crescere col suono delle parole \ espressione e la I DEI SIGNORI TALIA K PASQUALI. 3l3 pittura del loro concetto, ma crediamo che in que- 6ta parte sia troppo facile interpretare come artiUcio il semplice caso , e immaginarsi di vcdere e sentire quello die realniente noa V e, qualora principalmente si spingan le cose a certe niinutezze eccessive. II verso citato dal sig. Talia e veramente espressivo , ma ne il poeta avea qui bisogno di esprimere Y im- mutabilitd del mali , ne 1' espressione del verso pro- cede dagli otto i. Al poeta bisognava significare la varieta e la confusione di quel f'racasso infernale, e r andare spezzato del verso concorre assai bene al suo scopo. II concetto che parve al sig. Talia di vedere signilicato ncgli otto i del citato verso , lo espresse 1 Alighieri piu sotto ove dice QuesU noii hanno speranza di morte , dove le parole corrisjion- dono assai bene al bisogno , sebbene quasi non ab- biano i. In generale poi il sistema osservato dal signor Talia in questo suo comento ci pare che ibrtemente contrasti col nome di estctlco , perche le bellezze sentite rifuggono certe sottili e prosastiche divisioni , le quali nella troppa esattezza estinguono aflatto ogni nioviniento del cuore. In questo comento il sig. Talia tocca assai breve- mente V antica quistione intorno a qual genere di poe- sia si debba ascrivere la Divina Comracdia , e con- chiude che questo poema e d un genere tutto suo, ma pende piu che altro al didascalico per quel ge- nerate intento della Rettitudine , e per le alte e ma- gistrali dottiine che va da per tutto largamente spar- gendo. II sig. Pasquali in vece , agitando anch' esso questa medesima controversia , trova che il poema di Dante e del genere descrittivo lirico, ed a que- sto lo assegna senza punto di esitanza. Noi non vo- gliamo accresccre il nuniero di coloro che tante volte riniescolarono questa inutile quistione, e solo abbia- mo accennata questa diversita di opinioni fVa i due autori, perche sia un saggio dclla diversa loro ma- niera di vedere e di giudicare. La gioventu italia- na desiderosa di tali studj potra ritrarre da tutte e 5l4 ESTETIC4 due queste opere un qualche buon frutto, ma da nessuua forse potra raccogliere nella sua pienezza quella dottrina cstetica che ci vien presentata da molte opere alemanue. Se tiitte le estetiche di quella nazione somigliassero a quella del Richter, noi direm- mo assai francamente che questa scienza non e pianta da potersi trasportar raai nel suolo italiano ; ma per buona ventura gli enigmi de" quali ridonda quello scrittore sono in gran parte difetto suo proprio , non intrinseca qualita del soggetto ch' ei tratta ; e la Germania ci presenta alcune opere di estetica di facile intelligenza , e tali da potersi quasi intiera- mente trasportare fra noi. Nel qual numero poniamo r estetica del Krug (i), della quale stimiamo oppor- tuno daie un brevissimo cenno. L' Autore deMnisce V Estetica : La scienza dell' ori- ginarla legge dcllo spirito umano rispetto a quella ope- Tositd per mezzo della quale un oggetto viene ricono- sciuto nella sua relazione col sentimento del piacere o del dispiacere , e per conse^uenza si giudica come oggetto del gusto. Divide poi 1' Estetica in pura ed applicata , e di qui trae la principale divisione del suo libro ; perche nella prima parte insegna V Este- tica pura , nella seconda V Estetica applicata. Sotto r Estetica pura si comprendono 1' Ideologia estetica, la Calleologia o trattato del bello , \ Ypseologia , o trattato del sublime, ]a Syngeneologia, o trattato delle cose affini al bello ed al sublime, e la Crimatologia estetica. Sotto il nome poi di Estetica applicata \ Au- tore viene esponendo, prima la Calleotecnira , o di- scorso delle belle arti, generals^ poi la calleotecnica particolare ; la calleotecnica musicale , plastica, mimica. Introduzjone. Idea e nome dell' Estetica. - Se essa sia una disciplina filosofica , dottrina del gusto o cri- tica del gusto , teorica delle belle arti e scienze , o (i) Geschinackslelire oder Aestetick von Wilhelra Trau- gott Krug. Wien , 1818. DEX SIGNORl TALIA E PASQUALI. 3l5 filosofia dell'arte. - Scopo, pregio dell' Estetica e ma* niera di trattarla. - Estetica pura ed applicata. Parte prima. Dottrina del giisto pura. Divisione di questa dottrina in Idcologia e Crimatologia este- tica. - Divisione della Ideologia estetica in Calleo- logia , Ypseologia e Syngeneologia. - Calleologia. Del piacere come general contrassegno del bello. — Differenza die passa fra il bello e 1' aggradevole e r utile come oggetti del Piacere. — Dilierenza dal bello al vero e buono , quali oggetti del piacere. — Piacere interessato e disinteressato. — Interesse sen- suale e iutellettuale o razionale. - Interesse estetico. - Interesse di materia e di forma. -L' estetico e interesse di forma. — Prima dichiarazione del Bello e della Bel- lezza. - Bellezza libera o che sussiste da se , e Bel- lezza dipendente o casuale. — II Bello considerato come oggetto sensibile - come oggetto del senso esterno — come oggetto del senso interno. - Bello esterno o corporate , e Bello interno o spirituale. — Affinita del piacere e dell interesse estetico , col sen- suale e colT intellettuale. - Seconda dichiarazione del Bello e della Bellezza. - Relazione del Bello colle originarie forze deU'animo, ed occupazione di queste per mezzo di quello. - Terza dichiarazione del Bello e della Bellezza. - Ideale della Bellezza. - Ypseologia. Differenza generate tra il Sublime e il Bello. - Prima dichiarazione del Sublime e della Sublimita. - Stima della grandezza per mezzo del paragone. - Sublime esterno o corporate, e sublime interno o spirituale. — Sublime estensivo o matematico, e Sublime intensive o dinamico. - Seconda dichiarazione del Sublime e della Sublimita. - Relazione del Sublime coUe origi- narie forze deir animo , ed occupazione di queste per mezzo di quello. - Terza dichiarazione eel Su- blime e della Sublimita. - Uuione della Sublimita colla Bellezza. - Ideale della Sublimita, - Syngeneo- logia. Determinazione di cio che contiene la Synge- neologia estetica, e della sua estensione - del Gen- tile - deir Attraente - del Piacevole - della Grazia - 3x6 ESTETICA del Delicato - dello Scherzoso - dell' Elegante - del Nitido — del Semplice - del Grande - del Colossale - del Nobile - del Dignitoso - del Solenne - del Pom- poso — del Magnifico o Maestoso — del Patetico — del Commovente - del Sensibile - del Romantico — del Maraviglioso — del Terribile — dell' Orribile - del Mostruoso - del Tragico - dell' Odioso e dell' Ab- bietto considerati come soggetti del Bello e del Su- blime - del Ributtante - se e quanto 1' Odioso e r Abbietto possano indirettamente eccitare un senti- mento di piacere — del Ridicolo, Umoristico, Spiri- toso , Argiito , Naive ^ Scherzoso e Buffonesco - del Comico - del Grottesco — della Caricatura - del Sa- tirico e Tragicomico. - Crimatologia. Carattere del giudizio estetico in generale. - Differenza tra il giu- dizio estetico e il logico. - Del Gusto guardato sotto un aspetto trascendentale ed empirico. - Regole del Gusto. - Gritica del Gusto. - Modelli del Gusto. - Classicita. - Conclusione di tutta la dottrina del Gu- sto pura. Seconda parte. Dottrina del gusto applicata. Este- tica applicata, considerata come fdosolia delle Arti belle, o Calleotecnica. — Sua divisione in Calleotecnica generale e particolare. — Calleotecnica generale. Deir Arte. — Sua diversita dalla scienza e dalla na- tura. — Arti libera e legate. - Belle arti. - Belle arti considerate obbiettivamente e subbiettivamen- te. — Legge della bellezza come principio della Cal- leotecnica. — Facolta di rappresentazione. - Virtuo- sita. - Del genio. - Genio estetico. - Ongiualita. — Imitazione. — Pedanteria artistica. - Entusiasmo. — Espressione , stile , maniera. - Carattere estetico. — Proprieta essenziali ed acciclentali di una bell' opera dell'arte. — Naturalezza, verita e moralita; se , e tin dove queste siano proprieta di una bell' opera del- r arte. - Calleotecnica particolare. Belle arti. - Loro sistema. - Tre regni delle arti. — Differenza fra le arti toniche {tonischen) , plastiche e mimiche. — Due ordini di arti. - Differenza tra le arti assolutamente 4 DEI SIGNORI TALI A t PASQUALI. 31/ belle o pure , e le arti relativamente belle o appli- cate. - Due specie di arti. - DilTerenza fra le belle arti scmplici e le composte. - Due sorta di arti. - Dilferenza delle arti nei loro mezzi di rappresenta- zione natural! e arbitrarj. — La Calleotecnica parti- colarc si divide in tre pani precipue. — Calleot ecn icA TONICA. — Considcrazione generale sul regno delle arti tonichc. - Miisica. - Poesia. - Canto. - Bella declamazione. - Bell' ordine delle parole. - Bella oratoria. — Osservazione generale sopra le arti to- niche e le arti jiarhmti. - Calleotecnica plastic a. - Considcrazione generale sul regno delle arti plasti- che. - Statuaria. - Pittura. - Arte dei giardini. - Architettura. - Calligralla. - Arte del coniare. — Osservazione generale sopra le arti plastiche. - Arti del disegno. — Calleotecnica mimica. - Considc- razione generale sul regno delle arti niimiche. — Arte del gestire. - Danza. - Arte draniniatica. - Sclierma. - Cavallerizza. — Arte de' torneamenti. — Considei'azione generale sopra le arti miniiche e le arti rappresentative. Da questo indice delle materie gia e facile a scorgersi da chiunque conosca alcun poco i trattatisti nostri e i Francesi, lin dove si possa considerar nuova per noi questa estetica disciplina , e come e quanto si possa o si debba adottarla. Dopo un corso non breve di cosi ricca e bella letteratura com' e la no- stra , le altre nazioni ci possono esser maestre di nomi pill f'acilmente die di cose; e questi nomi an- cli essi ci debbono in gran parte rimanere stranieri per sempre come le dottrine iilosoliche sulle quali principalmente si fondano (i). Farebbe un servizio utilissimo clii , avendo alia mano le opere di quanti han trattate qucste materie, cominciandosi da Plato- ne , Longino , Orazio lino ai di nostri , eleggesse da questi autori quei brevi e lucidi precetti che formano (i) Noi medesinii conosciamo di non averne tradotti con vera precisione alcuni del sunto precedente. 5i8 ESTETicA. ecc. pure il succo delle moderne estetiche , e li scrivesse in fine di questi nuovi tratti d' Ypseologia e di Cal- leologia: che forse per questo modo si trarrebbero facilmeute d' inganno que' mold i quali delle nuove parole si rallegrano come di nuove dottrine. Noi siamo per altro lontani quant' altri mai dal non voler rJconoscere quella parte di utilita che puo trarsi da questi nuovi trattati; e sappiamo che anche senza novita essenziali, vuol lodarsi I'ingegno e il consi- glio di chi ridusse a scientifico ordine questi pre- cetti, sparsi prima d'ora qua e la, e mal coUegati fra lore. 3i9 Epigrafia ifaUana. 4 X loridissima 6 la stamperia di Pancrazio, e copioso di bei libri d' ogni genere e il suo magazziao, posti e que- sto e quella in una delle piu frequentate vie della citta nostra. Colto egli stesso e dell' arte sua caldissimo amatore non mai si attenta d' iniprimere cose che alia scienze ed alle lettere non sieno giovevoli , o che in qualsivoglia modo recar possano nocumento ai costumi ed alia vera sapienza. Guai se taluno gli proponga la stampa di que' tanti pe- rigliosi romanzi che d' oltramonte discesero ad inondare r Italia , o di que' fuggitivi libei'coli che ad altro non gio- vano se non a momentaneamente stuzzicare la curiosita degli oziosi, o ad oflerire pascolo alle donnicciuole ed ai saccentelli ! Pochi libri escono dall'officina di lui-, ma que * pochi , od eletti dal bel numero delle opere che gia otte- nuto hanno 1' universale suffragio , o lavoro d' uoiuini in- signi , il cui nome gia altissimo risuoni nella letteraria repubblica. E le sue edizioni ai pregi tipografici quegli ancora accoppiano della piu accurata correzione. Che se talvolta si avvisa di dar mano a libri d' olti-amonte , chiede il sussidio d' uomini veracemente dotti : per tal niodo le sue traduzioni appajono fedeli al testo, di bei comraenti corredate , e ad un tempo eleganti , scevere di barbarisrai e totalmente italiane. Non venditore di fumo e pago d' un onesto guadagno astiensi dagli ampollosi annunzj di colle- xioni od opere colossali , facili ad intraprendersi , diffici- lissitne ad essere condotte a corapimento. Pancrazio insom- nia e un espcrto e dabben librajo. Che pero presso di lui togliouo ogni di raccogliersi alcune sagge e gentili pcrsone 320 EPIGUAFIA. ITALIANA. per gradevolraetite iiitertenersi in letterarle e scientifiche discussloni. Ora avveiine un giorno die mentre stavano con Pancra- zio favellando di amena letteratui-a Pietvo Fantuzzi e Gre- gorio Bondelmoiite, uomiiii dotti ambidue e di opere d'ogni genere coUettori sagacissimi, enti-6 fra loro sbnfFaiite e cogli ocelli stralunati cert' abate Bnonincontio. E questi un uomo che tlen sempre gli occhiali sul naso, di faccia lunga lunga, pallida e scarnia, e si distrutto che pare ch'' ei tenga r anima co' deiiti : ma biiono egli e di cuore , e tagliato all'antica. Nemico di qualsivoglia novita fierainente s'adonta d'ogni cosa che 1' impronta non abbia del classicismo, o che si diparta da cio die fu a noi dalla veneranda anti- chita tramandato. — A che tanto sbufFare, disse Bondel- monte, chi mai vi ha niosso cotanto sdegno, abate mio caro? — ■ AfTe, rispose Bnonincontro, tanta ne e la causa, die la bile s' accenderebbe anche del pazientissimo Dio- gene. Un' epigrafe in idioma italiano, e questa in bel marmo scolpita ed a corredo di magnifico mausoleo ! Tanto mi e accaduto di vedere con mio scandalo or ora cammin facendo. — Al che Fantuzzi : Che 1' epigrafe sia italiana anzi che latina poco importar vi dee ; bensi di' essa sia in buona lingua , e giusta le buone regole scrltta. Che anzi ci ha piii d' una circostanza, in cui le iscrizioni non in altro idioma apparir dovrebbero che in quello del popolo cui esse parlano. E cosi praticasi tuttora in Francia, in Lamagna, in Inghilterra ed in altri coltissimi paesi. Cosi pure usarono gli antichi popoli •, e quindi nei musei conservansi iscrizioni osche , etrusche , euganee, volsche , umbre, egizie, copte , puniche, feni- cie, ecc. Cosi i Romani stessi operarotio scriveiido le loro epigrafi non nel greco ch' era pure in Roma 1' idioma dei dotti, ma nel latino ch' era la lingua coniune e dal popolo aiicora parlata e intesa , e solo alcune se ne trovano fra le romane al tempo degli Augusti , scritte per avventura ad ostentazione d" ellenica letteratura. Che se la bellissima nostra lingua fu da eccellenti ingeg^ii comparata alia cera die egregiamente si modella ad ogni oggetto , perche mai non potra essa egregiamente prestarsi anche alio stile epi- grafico ? Ma via non vi dispiaccia di recitarci 1' epigrafe che a tanto sdegno vi mosse , se pure ne conservate me- moria. — Alia quale inchiesta 1' abate additolla da lui EPIGRiFI.V ITALIANA. 321 trascrltta eur im foglietto coUa matita ed in queste pa- role espressa : Qt't sono le Pie Ceneri , Di Enrichetta Andrevcci Donna Dl Angelici Costvmi In Oard Liberale Disciplina Coltissinia Che Beatasi Appena Nel Primo Leggiadro Frvtto Dei Piv Casti Amori Passb Di Se Lasciando Soave Inestingvihile Desiderio n X Novemhre Del MDCCCXXVII In Breve Eta Compivto II Corso Di Tvtte Le Virtv Cristiane Givseppe Andreini Alia Diletta Incomparabile Sposa Qvesta Lapida Bagnata Dalle Sve Lagrime Poneva Salve Anima Bella. Or bene , soggiunse Fantuzzi ( ed a lui Bondelmonte e Pancrazio assentivano col sorriso e col clilnar del capo ) , parmi di nulla scorgere in essa che non sia ben detto e concisaniente e con parole che amore e compassione t' ispi- rano. Quest' epitatlio coUocato nel cimitero svegliera in ogni leggitore qiiegli affetti che solo in pochissimi destato avrebbe latinamcnte scritto. Cosi 1" epitatiio raggiugnera lo scopo pel quale fu scolpito. — Adagio , ainico inio , disse V abate dalle parole di Fantuzzi un tantino ammansato, adagio: la lingua nostra e titttor mancante di norma e di nio- delli per questo genere dl couiponimenti. — A cni Bon- delmonte : Abate mlo gentile , cotesto vostro ragionai-e prova di troppo, dunque non prova nulla. Diterai di gra- zia : e per F epopeja , per la tragedia , per la lirica , per I' oratoria , e per tutti gli altri generi e di prose e di verso avea forse 1' italiana lingua i raodelli , le norme ne' suoi stessi scrittori' Eppure i Petrarchi, gli Ariosti, i Tassi , i Segneri e tanti altri insignlssimi scrittori emu- laroao colle loro opere i piii chiari ingegni della Grecia BibL ItaL T. L. 21 3aa tPIGRAFIA. ITALIANA. e di Roma. E perche dunque gareggiare non potremo con quegli anticlu anche neireplgratia? Imperciocche i Greci ed i Latini ce ne offrono i modelli e le norme , slccome eglino pur fecei'O negli altri generi dello scrivere •, la lingua italiana ce ne somministra i colon , e quest! al- ruopo variatissimi , onde sur una lapida esprimere i no- stri concetti con eleganza , con gravita , con chiarezza e concisione , come nel lor idioma gli esprinievano su' mo- numenti i Greci ed i Latini. Non seppe ella , la lingua italiana, ben anco t'eliceraente imitare I'epigramnia, il piii breve componimento di que' due popoli famosi? Non e anzi r epigrafe un genere di scvittura per brevita ed in- dole air epigrainma somigliantissimo, e di questo assai piii agevole a trattarsi , perche scevero dai vincoli del verso ? Ma ci fu pure un tempo , in cui ostinatamente credevasi che il volgare idioma non bene , ne sempre alle sclentifi- che dottrine s' accomodasse , si che per piii secoli le scuole non altro linguaggio ebbero che quello del Lazio-, quando i Maccliiavelli , i Galilei, i Redi, i Magalotti e tanti altri sommi italiani trassero dai ceppi 1' idioma nostro, vitto— riosamente dimostrando die non ci ha scienza, non arte, non disciplina cui essa prestarsi non sappia con tutte le gradazioni del dire. E qui mi e forza I'aggiugnere un motto contro d' una opinione a' di nostri invalsa presso d'alcuni. Costoro, bensi nelle scienze eruditi, ma pure incolti in cio die dovuto avrebljero sino dalla fanciuUezza appi-endere , cioe neir arte del ben dire , s' avvisano che scrivendo ba- sti r esprimere in qualunque siasi modo le proprie idee, poco importando che queste esposte siano con buono sti- le, e giusta le regole della grammatica e della sintassi. Ma pure non cosi praticavano que' famosi nostri maestri , dai quali ci fu anzi mostrato come scrivere si possa e con eleganza e con pi-ecisione e cou ogni fiore di lingua anche nella politica , nella fisica , nelle matematiche ed in ogni piu difficile disciplina. — Aggiugnete , cosi il Fantuzzi , che r italiana epigrafla non e altrimenti nuova , o a' di nostri soltanto nata. Essa ebb' origine coUa lingua stessa ; e forse ne formo in iscritto i primi accenti , o per cosi dire i primi vagiti. Varie di fatto ne abbiamo di antichissime, e per esempio quella del ii35 in rime collocata nel mu- saico della cattedrale di Ferrara, e riferita dai Muratori nella Dissertazionp Sa delle Antichita itaUaiie; varie ce n'ha EPIGRAFIA ITALIANA. 3a3 pure sparse qua e cola sino dal secoli XV e XVI: ma eia die poscia prevaluto abbia l' inveterata opinione n favore delle epigrafi Jatine, sia clie non inai taluno cle' piu va- lenti nostri scrittori impreso abbia a dettarne in volgare , o nessuno a formanie collezioni , fermo si tenne sin ai di nostri il dominie della latina epigrafia. — Qui T abate in- terruppe cosi dicendo : Indarno voi andate, amici miei, distillandovi il cervello : perciocche la vera ed unica ragione del dominie finora dal latino idioma sul volgare esercitato in queste genere di componinienti sta riposte nella natura stessa di quel- r antica e classica lingua , la quale a difFerenza dell' ita- liana ha modi del dire concisissimi, ha formole tutte pro- prie dello scrivere epigrafico , fa a meno degli articoli , de' segnacasi e di tutte quelle altre particelle che snervano lo stile , ne posseno in alcun mode confarsi all' euritmia d' una lapida. Ciacende in cotal letto di Procuste gli scrit- tori di volgari epigi'afi sono spesse volte costretti anclie a mcndicar vocaboli dalla latina, onde dare al lore stile un sapore d' antichita : e di fatto m' avvenne non ha guari' di leggere in un pitaflio italiano l' aggiunte iiinuba per non maritata o vergine, facendovisi per tal mode un grot- tesco o gotico accozzaraento. — E qua appunto , disse Fantuzzl, e a lui arridevano gli altri due, qua appunto ie bramava che il ragionar vostro si volgesse. Ed in prime luoge egli non e altrinienti vero che la lingua italiana noa sappia al pari della latina brevemente esprimere i concetti nostri. Ci lia anzi delle arti , de'mestieri, delle profes- sioni ; ci ha de' titoli, delle dignita; ci ha in somma delle cose presso di nei in pienissimo vigore, ai Latin! to- talmente Ignote , le quail percio non possone rettamente esprimersi in latino che con circonlocuzioni non rade volte viziose. Care messer Pancrazio , fatemi voi la grazia di qua recare 1' anno i 824 degli 0/w5CoZt letterarj di Bologna, bella collezione, che per isvontura delle lettere , se noa rimase interrotta, va per lo meno troppo lentamcnte pro- gredendo Vedete qui, a pag. 98, quest' italiana epi- gi'afe, in cui I'autore encomiar volende un artefice nelTin- tarsiare valentissimo disse con due soli vocaboli cio che in latino non avrebbe potuto che con molti esprimere : Tntar- siatore famigerato. QuesC intarsiatorc non poteva latinaniente rendersi che coUe parole artifcx li-^narius operis vermiculati , 324 EPIGRAFIA. ITALIANS. slccome qui pure vien avvertito nelle Note. E moltissimi sono gli esempi di sifFatta italiana Jjrevita e concisioae , e uioltissime le cose nostre clie trasportate in latino diven- gono enigmatiche ed inintelligihili. Egli e vero die il chia- rissiino Morcelli coll' esempio di Livio e di altri anti- clii Latini pei'niette clie a certi vocaholi di straniere lin- gue dare si possa la desinenza latina , e ad altri supplire con nomi analoghi tratti ben ancora dall' ellenico idioiiia , e per esempio tetrarcha jjer marchese , toparcha per conte e siraili. Ma queste voci raggiungono elleno per avventura la vera e specilica idea da noi sotto que' titoli intesa? Hanno forse i nostri marches! e coiiti quelle prerogative , delle quali godevano un di i toparchi ed i tetrarchi? E cio sia detto con pace di quel somnio maestro. Che clie siasi pero di siffatti titoli , io condannero sempre di afl'et- tazione e stravaganza certe altre latioe fonnole usate da un moderno epigrafista, il quale, noiuo per verlta dot- tissimo e tutto le ossa e la midolla nodrito de' modi deir antico Lazio, chiamo coinites intra coiicistoriwn i Gon- siglieri intimi , viros clarissimos le Eccellenze , Consistorianos i Gonsiglieri di Governo, Conrectoreni il Goveraator civi- le, optioni centurionis il primo tenente, in cphebia puerun eminentem il paggio, Delicata Dei I'ex-monaca ecc. Questi e simili modi, oltre che non presentano la giusta idea delle cariche o delle cose in tal guisa latinizzate, peccaao cer- tamente di ricercatezza, e vogliono quiadi kinghi comment! ond' essere e giustificati e ben intesi. Ma che ? crede egli forse r epigrafista nostro di parlare ai concittadini di Plauto, di Vegezio od ai sudditi degli antichi Gesari e non agli Italiani del secolo XIX? Tutte le quali affettazioni saranno da voi scliivate quando 1' iscrizione vostra sia in volgare , cioe nella lingua scritta o parlata dal popolo cui parlate o scrivete , ed anzi nella lingua che ha vocaboli proprj ad esprimere que' titoli o quelle idee. Non hanno forse i jnerciajuoli ancora il diritto d' intendere cio clie a caratteri Cubitali viene a' lor occhi esposto ? Che se T epitafiio cor- redato vada di qualche morale sentenza, non potra fors' es- se anche per questa via condurre alia virtu il volgo ? Scopo saggissimo che ottenere non si potrebbe con parole dal volgo non intese ! Ne io vorro cio non ostante adontarmi che nelle Iscrizioni italiane si dia luogo a vocaboli dal latino parcainente dedotti, quando pero per la natura o per gli EPTCnATTA. 1TALIA.NA. SaS aggiimtl stess'i dolla cosa o > Ma pure in cio solo da lui discordo, nel frammettere cioe ai vocaboli i cuoricini o siffatti slm- boii , i quali e soiio d' intralciamcnto all" epigrafe non meno de' punti , e non bene prestansi alia euriunia. Parnii che niegUo s' addircl)bero ne' lati od a' piedi dell' iscriziouc. 334 EPIGRAFIA, ITALIANA. II vostro ragionamento, rlspose Pancrazio, e del tutto a' miei peasieri conforme , e specialmente solleticommi il cuore quella sentenza vostra contra 1' uso de' caratteri blz- zarri e stranierl. Clie in vero bruttissima e ridicola cosa e a vedersi Todierno abuso di cotali caratteri anche ne' fron- tispizj de' librl : e cotesta e messe che tutta m' appartiene. E non e forse ii frontispizio quasi un nionumento od un'epi- grafe all' opera che nel libro contiensi '. E non deblj' esse nitidamente annunziare la materia o I'argomento di cui im- prendere vuolsi a trattare ? Credetemi , signori niiei , che forte m' arrabbio quantunque A'olte vienmi alle mani alcana di cotali, direi quasi, niostruose facce , nelle quali trac- ciati sono caratteri non solo di varie forme, ma grotteschi, gotichi , stranamente attortigliati alia foggia delle lettere che leggonsi sui cartelli dellc botteghe. Ma non cosi ope- ravano gli Aldl, i Comini , i Bodoni e tanti altri insigni stampatori , le cui edizioni formano e sempre formeranno la delizia dei bibllografi e dei coltivatori de' Ijuoni stitdj. Ne tal sozzo costume ha seguaci tra i famosi tipograli deir Inghilterra e della Francia , dai cui torchi escono a' di nostri si belle e si ricercate edizioni. Osservate quest' o- pera pervcnutami , non ha guari, da Londra. Che vistoso frontispizio! Che bella forma di caratteri imitante perfet- tamente la romana ! Che bella distril)Uzione di righe ! Quanta semplicita , quanta armonia! E non semlira forse un' eplgrafe scritta nell' aureo secolo ? Di grande istruzione fumml quest' oggi il trattenimento nostro , placidamente soggiunse F ah. Buonincontro , e gia quasi m' indurrei a soscrivere alia vostra sentenza. Ma pure vorreste voi dare un assoluto bando alle epigi-ati latine? — II cielo ce ne guard! , grido Bondelmonte. Rinunziare al retaggio che ci fu da' maggiori nostri tramandato ; abban- donare per sifFatto modo 1' universale idioma dei dotti; togliere all' Italia una gloria che tutta e di lei propria , e che le fu si valorosamente rivendicata dall' immortale Morcelli? Troppa barbarie sarebbe questa (i). Convien (t) Fra le ejiigrafi latine pubblicate in qupstl iihiiui anoi ci bastrra il ramiuentaie quelle di I^hcliele Ferrucci : Specimen in- srrijitionum , hisce accedunt carmcna ejusdem nonnulla. Pisauri, 1826, ex typogr. Nol/iliana ., in 1^.", e ijuelle della Collezionc dei monuinenti sepolcrali del cii/iilero di Bologna, pubblicata da Gio- vanni Zecchi. Bologna t ecc. Bella edi^ioiie in 8.°, da aoi altrove EPIGHAFIA. ITALIANA. 335 dunque distinguere i luoghi , i tempi e le circostanze. Im- perocche essere debbono latine le epigrafi su' grandi monu- menti , ov' e a supporsi ch' esse parlino all' universo •, noa altrimenti die latine quelle che appongonsi nelle biblioteche, nelle universita , ne' licei , ne" ginnasj ed in altrettali luo- ghi sacri alia coltura degli ingegni, alle lettere , allc scienze, ove parlasi specialmente ai dotti , ed ov' esse servir possono anclie d' eccitaniento e di modello ai giovani iniziati nello studio delle latine Muse. Gio appnnto io voleva ben av- vei'tito , perche alcuno non uii desse la taccia di barbaro o d' innovatore. Se non clie tali iscrizioni essere vogliono dettate non solo con uno stile purissinio, ma con quelle maniere o formole che tutte proprie siano dello scrivere epigrafico. Che grandissimo studio richiedesi in questo ge- nere di beila letteratura •, ne a ben riescirvi bastano le cognizioni della latina grammatica o 1' uso ed il maneggio delle frasi proprie degli umanisti ; ma fa d' uopo d' un lungo esercizio suUe lapidi de' l3ei tempi di Roma. Dopo questa professione di fede, mi sara lecito il concliiudere che le iscrizioni (i) temporanee, le funebri, le festive, ramir.entata e della quale e pervenuto a quest' I. R. Biblioteca il fascicolo 3i.* A favorc delle iscrizioni italiaae fu pure dottamente serif to nel Giornale Arcadico di quest' aono genn., febb. e marzo , p. 199. (i) E al proposito di questa professione di fede noi crediam bene di qui cliiarire il senso di quelle parole del fascicolo dello Bcorso mese di niaggio, pag. iSy ; Forse fra cinquant' anni Se gll studj vanno di questo passo, noi . . . avreuio appeiia taiiti che sappiano di latino^ quand ora sanno di grcco. Sapieutissiaio e il eisteuia, nierce del quale ne' ginnasj nostri alio studio della lingua latiua vien accoppiato quello ancora della greca, e gvati essere dobbiamo alia Sovrana beneficeiiza la quale ha fra di noi richia- luato in vigore la coltura di queste lingue, die per la calamita dei tempi aiidate erano decadendo. Ma a sifFatto sistenia oppon- gonsi di troppo le uiaesiine de' romantici , le quali sono dai giovinetti tanto plu vaglieggiate , quanto che presentausi loro «otto un srducente aspetto. Quindi e che uiolti d' essi , lasciate appena le soglie della scuola , piii non curaasi ne delle buone nornie , n^ de' classici scrittori greci e latini , aLibandonandosi liberamente alia propria non ancor ben conforinata fantasia, e tutto abbracciandc) cio die viene d' oltremonte , quasi nauseati delle ricchezze del patrio suolo. Da che si ando fra noi besteni- miando essere Orazio un ubbriaco, un iuibecille Aristotile ; da che alcuni giornali d' Italia proposero di bandir dalle scuole Cice- rone ; da cIjc i giovani vaano in traccia piii dei roiuauzi dello Scott, 336 EPIGRAFIA. ITALIANA. le sepolcrall e siinili essere non dovrebbero altrlmenti die italiaiie, e se ne adontiiio pure i signorl del quojus, del siet e Ae\r aeiviii. — Grazie, signori miei, soggiunse Pan- crazio , le discusslom vostre mi hanno esilarato T animo. Domani vol vedrete su tntti gli angoli annuiiziate a carat- teri cubltali queste collezioni di epigrafi italiaue , e spero di trarue non lieve vantaggio. — Fatelo pure , disse Faa- tuzzi : clie il cielo vi maadi le migliaja d'avventori ! Pure iin divisauiento vo' proporre , che forse al buon Pancrazio sara sorgente d' ouore e di guadagno. I cimiterj nostri ri- dondano d' epigrafi ; alcune sciocche, deformi, spropositate, degne d' essere veramente lapidate-, altre fuse al coaio del vero buon gusto. lo sarei d' avviso che noi tre facessimo di queste uu' accurata scelta , e non delle italiaue soltanto , ma ancora delle latine, e che quindi con belP ordine in una coUezione disposte ne facessimo dono a Pancrazio no- stro, affinche col mezzo de' suoi tipi vedessero la luce. Tale edizione e sarebbe dai nostri concittadini avidamente ricercata^, e farebbe agli altri popoli d' Italia bella testi- monianza clie anche fi*a di noi ferve 1' amore per questo genere di studj , e che in esso andiamo felicemente progre- dendo. Non vi garba per avventura questo divisauiento raio? Tutti fecero plauso al Fantuzzi, ma piu d' ogn' altro applaudi Paucrazio, il quale nella propostagli edizione I'av- visava un fonte di onesto e non piccolo guadagno. Duolml soltanto , so2;s;iunse il Fantuzzi , di dovermi a Accennato il piano generale che 1' autore si e pro- posto ed il metodo che preferisce , ci rcsta a dire due parole delF esecuzione. Nello stato attuale della pubblica economia i ser- vizj che gli scrittori le possono rendere , si riducono a due : i.° Scegliere i fattl piit Iwninosl e ridotti a calcolo, onde conferinare Ic teorie volgarrnente note. 2.° Rendere la scienza popolare , cioe abbassarla alia capacltd delle persons giunte alV ctd di 1 5 anni. II nostro autore , che avrebbe potato riuscire in questa doppia intrapresa , ha amato nieglio ne' sei primi capi del suo volume avvolgersi in una neb- bia mctalisica che certaniente non allcttcra la gio- ventu, se non vogliamo due che le dara piii idee inesatte e alcune false. Sono , a modo d' esenipio , idee inesatte e in parte false le seguenti : il travaglio e il principale agents che sviluppa s ravvalora le forze dslla vcgetazions ; esso pud rigiiardarsi come la pri- maria cagione de' prodotti del suoLo ( pag. 1 3 ) ; tutii i prodotti della terra non sono altro che V effetto del travaglio che vi si e precedenteniente accumulato e che ill atto vi si applica ( |)ag. i6 ). — Chi mai ignora che lo stesso lavoro ottiene due o tre sementi in un paese , e trenta o quaranta in un altro ? Anclie in Italia vi sono faniiglie agricole che lavorando tutto II DI S. SCUDERI. 35l V anno non veggono coniparire sul loro desco die poca polenta ; lucntrc ic nelle localita piii calde del » Messico, dice Humboldt, quelle famiglie che si » pascono di solo grauo turco , proveggono ai loro » bisogni di tutto \ anno col lavoro della teira cC un. » solo iionio in un giorno ». — Dire che il terrene non fruttercblie se 1 uonio nol coltivasse , e dire che e nccessario il lavoro , nia cio non prova che Y ope- razione delluonio sia il principale agente della vege- tazione. Noi abbiamo citato quest' idea teoricamente falsa , perclie 1' autore ne fa una falsa applicazioue pratica. — « Le nazioni povere, egli dice, sono quelle 5> che languiscono nel torpore della pigrizia e del- » r ozio » (pag. IV ). E ben chiaro che questa propo- sizione verissima in piu casi, e falsa per lo meno in altrcttanti , e principahnente ne' paesi dove la tem- peratura media estiva non puo condurre a maturita le piantc ccroali. II montanaro svizzero che lotta tutto r anno contro le valanghe , i torrenti , il rigor del vcrno , f instabilita dellc stagioni , la sterilita del terreno e porta sulle sue spalle poca terra sopra scoscesi ciglioni , certamente non puo essere accusato d' ozio e di pigrizia , benche sia povero a segno da non alimentarsi che di ponii di terra cotti talvolta senza sale. L' autore e riuscito a sciogliersi in parte, ma non interamente dalle chimere dello Smith c della sua scuola relativaniente alia qualita produttrice de' lavori matcriali ed intellettuali. Egli giunge a comprendere che anco i secondi meritano il titolo di produttoji ,• ma, aggiunge, « non e sano intendimcnto laccrescere » i secondi olt?e il bisogno , mentre lo e senza fallo pe primi •>•> (pag. 26). L' autore non vede che, se sa- rebbe jiazzia complicare Ic leggi per farle semplifi- care da maggior numero di giurisperiti, sarebbe paz- zia uguale rendcre tortuose le strade per moltiplicare i carrattieri. Conven2;o che non c sano intendmiento r ammalarsi per accrescere i medici , ma non lo e uguahncnte T accrescere le paludi per triplicarc il 35a PRiNCiPj m civile economi\, nnniero dclle persone che le scavano. Aumeutare gli amministratori senza ragione e fallo uguale al pone due ojierat ad una inacchina cui basta un solo. TuLte le proiessioni soggiacciono alia stessa legge : in tutte , senza nessiiaa eccezionc , e follia moltiplicarne i niembri senza bisogno: tutte sono una passivita so- ciale, se il loro concorso e superiore alia dimanda; tutte sono un'attivita, se della loro industria v ha sniercio ; e cosi una passivita un avvocato clie noii difende le cause, come un tessitore che non agita la spola : si 1 uno che 1' akro deve vivere a spese altrui e inorire all' ospitale. In generale la scuola scozzese e francese diniostra d' avere piii occhi che intelletto , giacche s' arrestu pill sulle operazioni niateriali che suUa forza intel- lettuale che le dinge : in un vascello a vapore ella vede i niovimenti delle niani e delle braccia de' fabbri e falegnauii die lo costruirono , non vede i niovimenti delle idee nclla testa di Fulton che 1' invento ; quindi conchiude essere senipre utile accrescere le braccia, non scmpre utile accrescere le tester ilche, ne' casi ordinarj , equivale a dire, e sempre cosa vantaggiosa il moltiplicare le ruote, e non sempre le moUe degli orologi ; ne' casi straordinarj e lo stesso die dire ; non giungo a comprendcre come la testa di ^Tatt o simili possa equivalere ad un numero incalcolabile di braccia. L' autore mcrita lode per non essersi lasciato ab- bagliare dull' idea di liberta indeterminata nel com- inercio, per avere riconosciuto I'utilita di sottrarre air altrui dominio 1 indipendenza nazionale e di pro- teggere la debotezza delle manifatture interne, quando si trovano a IVonte di estere prevalenti , nel che egli lia seguito le massime di Genovesi , di Beccaria e di Verri, dimostrate nel discorso sulle manifatture na- zionali. Condannando generalmente i privilegi esclusivi nel commercio ( p. 64 ) , 1' autore doveva , alraeno sem- braci , prevenire i giovaui che i brevetti d" inven- m s. scuDERi. 353 zione , i quali guaicntiscono agV inventori il diritto esclusivo di fiibbricare e di vendere , in vece d' op- porsi alio sviliip[)0 dclle forze produttrici , lo pio- movono. AUe pag. Y'-^ *^ 74 I'autore riguarda come nocive agli avanzanicnti del cominercio Ic assicurazioni , idea strana a mi Ibrse nessun lettore fara applauso. Benche 1' aiitore convenga clie i sensali conciliaudo la disparita delle proposte e delle ollerte agevolano gV interessi del commercio , pure egli aggiunge « sa- » rebbe gran fallo 1' autorizzarli ad intervenire on- » ninamente nelle contrattazioni per la lor validita. X Ouesto mestiere allora , il cui esercizio esige cir- » cospetto ])rocedere ed intemorata illibatezza , si » converdrebbe in un inevitabile monopolio, ed an- y> ziche secondare il corso naturale del traffico, ser- » virebbe piuttosto a sconvolgerlo in piu modi w (pa- gina 85 ). — Si potrebbe rispondere che la circo- spezione e 1" illibatezza richieste da certe professioni sono motivo per ristringere il numero di quelli clie le esercitano ; ed e questa , oltre la scienza , la ra- gione per cui 1' esercizio dell arte notarile, dell' av- vocheria , della medicina c simili professioni e ri- dotto a monopolio legale presso i popoli piu inciviliti. Pe' fallimeiiti gravemente dolosi T antore , oltre rinfamia, dimanda T ultimo supplizio (p. 70). Ma so puniamo con questo grado di pena i delitti contro la proprietd , qual grado serbercrao pel veneficio , r assassinio , il parncidio e simili delitti contro le pcrsone ? In genernle non sembracl che 1' autore siasi acco- stato a quclla siinplicita di principj a cui e giunta r economia ; scmplicita clie riduce a due gli suoi scopi, diminuire gli dementi della spesa, accrescere gli elementi del prodotto, ed a tre i suoi mezzi^ potere , cogiiizionc e volontd. II potere racchiude le forze della natura e le forze delfuomo; la cognizione 6 estende si alle idee generali diffuse per la nazionc che alle idee particolari a ciascun ramo d' industria ; Bibl Ital. T. L. 2 3 354 pniNcipj Di CIVILE economia, ecc. la volonta , risultante dalla proprieta guarentita dai tribunal! e dalla forza armata, e animata dai premj d' interesse e d' onore proniessi dai Governi. Consi- derata sotto questo aspetto la produzione , si vede ch' ella non e un risultato delle sole forze fisiche come vogliono piu scrittori, ma anche, e molto piu delle forze intellettuali e morali di tutte le classi della societa , ecccttiiati qucgV iiidividui cui manca o il potere , o la cognizione o la volonta e talvolta V oc- casione di lavorare. 355 Speriinend sni fasclcoll del midollo spitiale , e sulle radlci anterlori e posteriori de' nervi spincdi , del professore Luigi Rolando. L. le varie parti della notomia , e specialmente la neurologia vanno di molte preziose cognizioni de- bitrici alle infatigabili ricerche del celebratissinio Rolando , professore di notomia nell' Universita di Torino. Nel suo Saggio suUa vera struttura del cer- vello , cui fece , son quattro lustri , di pubblico di- ritto in Sassari ove dettava clinica , presento una bella serie di nuovi e curiosi concetti sul sistema nervoso. Gli ultimi sperimenti di Bell in Inghilterra , di Magendie in Francia, di Bellingeri in Italia ispi- ravano alcuni dubbj su quanto egli avea scritto so- pra il midollo spinale. Devoto , qual egli e , alia verita s' accinse a nuove osservazioni onde o con- fermare o correggere i suoi pensamenti. Noi qui csporremo un sunto dell' opera sua. 1. Recise verso le posteriori vertebre dorsali la meta superioi-e del midollo spinale per traverso in un capretto. Paralisi delle estremita posteriori : alcun moto convulsivo : sensitivita molto diminuita , spe- cialmente nella gamba destra. 2. Recise in altro capretto per traverso la meta inferiore del midollo spinale. Paralisi delle gambe posteriori ; sensitivita superstite , pero minore. 3. Recise in un majale la meta superiore del mi- dollo. Paralisi delle estremita posteriori; sensitivita interissiraa. 4. Taglio in un capretto la meta inferiore del mi- dollo. Paralisi delle estremita posteriori : alcuni moti convulsivi ; sensitivita sminuita. 5. Recise per traverso il midollo spinale in un gallo air unione delle due ultime vertebre lombari. Paralisi delle gambe •, agitazionc dell" ali ; sensitivita. 356 fPERIMENTI SUI FASCTCOLI 6. Tagllo in iin gallo i cordoni anteriorl del mi- dollo. Paralisi delle gambe , scotimenti dell ali. Dopo un' ora recise la meta posteriore del midolio spinale verso le due vertebre cervicali inferiori. Paralisi delle ali ; sensitivita : maggiore nell' ale che nelle gambe. 7. Col mezzo d'un sacchiello penetro per i fori intervertebrali situati dietro la quarta vertebra lom- bare d'un capretto. La gamba posteriore, la sinistra paralitica : la destra , convulsa. La prima affatto in- sensitiva. Un ora dopo introdusse il succhiello pei fori intervertebrali situati sotto la quinta vertebra cervicale. Paralisi delle estremita anteriori : movi- menti del capo : sensitivita in tutto il tronco. 8. Fece passare pe' cordoni superiori del niidoUo un filo sotto la seconda vertebra loinbale in un co- niglio. Paralisi delle estremita posteriori : a quando a quando moti convulsivi. Introdusse un fdo pe' cor- doni interiori del midolio cervicale. Gambe anteriori immobili; sensitivita superstite , ma raiaore. 9. Introdusse in altro coniglio fta V ultima verte- bra dorsale e la prima lombale un lilo. Paralisi delle estremita posteriori; sensitivita quasi naturale. 10. Stesso sperimento in altro coniglio. Spasmo delle gambe posteriori ; sensitivita assai manifesta , specialmente alia pianta de' piedi. 11. Con filo sottile attraverso i fiscicoli inferiori del midolio in due porchetti d' India alia regione lombale. Prima convulsioni , poi paralisi delle gambe posteriori; sensitivita perfetta. 12. Scoperse ad un grosso corvo il seno romboi- dale : distrusse la sostanza cenericcia : niun grave sconcerto. Taglio i cordoni inferiori. Paralisi delle gambe : qualche moto convulsivo : le dita tuttor sensitive. 1 3. Taglio in un corvo il cordone superiore del lato destro. Paralisi della gamba destra. Dopo cinque minuti taglio il cordone superiore sinistro. Parahsi della gamba sinistra. DEL MIDOLLO SPINALE. 357 14. Sottomise alia niedesima operazlone un' ardea cinerea. Taglio il cordoae superiore sinistro. Paralisi della gamba sinistra; scnsitivita sqiiisitissima. Dopo dieci minuti recise il cordone inferiore destro. Pa- ralisi della gamba destra ; pianta de' piedi molto sen- sitiva : insensitive le cosce ; pigiava le dita, qualche movimento di flessione. 1 5. Ad un grosso falcone recise i due cordoui in- feriori. Paralisi delle gambe : cosce e piante sensi- tive. Dopo due ore qualche movimento di estensione nella gamba sinistra. Simili eflFetti ottenne in falco- ni , corvi , galli , galline. 16. Taglio i cordoni superiori del midollo cervi- cale in una testuggine. Qualche moto convulsivo : poi paralisi. Taglio in altra testuggine i cordoni in- feriori. Paralisi. Replico cinque volte un tale speri- mento , ed ebbe pur sempre lo stesso successo. Di qui conchiuse che a produrre il movimento e necessario il concorso de' cordoni inferiori e su- periori. Passo quindi a sperimentare suUe radici de' nervi spinali. 17. Taglio in capretti le radici superiori de' nervi ischiatici e crurali nel destro lato. Paralisi nella gamba destra. 18. Taglio in un' ardea stellare le radici superiori de' nervi spinali del lato sinistro che concorrono alia formazione de' nervi ischiatici e crurali. Paralisi delle estremita. 19. Recise le radici superiori nel destro lato in un polio d India. Paralisi. Negli sperimenti 17, 18, 19 tento di recidere le radici inferiori : non pote mai tagliarle interamente. Ne ebbe assoluta paralisi. 20. In un cavallo paralitico nelle estremita poste- riori con scnsitivita olFesc i cordoni superiori nella regione verticale. Paralisi nelle parti situate sotto la lesione. Sensitivita sminuita, ma non estinta nelle piante. Ucciso il cavallo , si sparti : la lesione avea 358 SPERIMENTI SDl FASCIQOLI intaccato i cordoni superiori , e scalfiti leggermente a lati gl' inferiori. 21. Taglio i cordoni superior! tra la terza e la quarta vertebra cervicale in un' anitra. Locomozione annullata : moti convulsivi. 22. Recise i cordoni superiori fra V ultima e la penultima vertebra cervicale in altra anitra. Cessata la locomozione nelle ali e nelle gambe , qualclie agi- tazione; sensitivita squisita. 23. Introdusse un ttlo pe' fori intervertebrali alia meta circa del collo in un gallo. Locomozione di- strutta : qualclie agitazione. Introdusse un altro filo pe' fori che trovavansi un po' sotto : movimenti vo- lontarj annientati; sensitivita non perturbata. Dopo quarantott' ore esaminaronsi le offese. Trovaronsi nei cordoni inferiori. 24. Taglio in un passero i cordoni superiori ova si trova r ingrossamento che risponde a' nervi delle ali. Gessato il movimento muscolare, sensitivita superstite. 25. Perforo con succhiello una delle vertebre cer- vicali inferiori da parte a parte in un polio d' India. Moti spasmodici ; ma niuna locomozione ; sensitivita. Essendo morto Y animale , si sparti. I cordoni supe- riori vidersi interamente lacerati. 26. Aperse 1' addomine ad un grosso polio d' India con succhiello. Perforo V osso sacro ove accenna al seno romboidale. Paralisi delle estremita posteriori; sensitivita vivissima. 27. Taglio trasversalmente il midoUo lombare in un' anitra. Paralisi delle gambe; sensitivita superstite. Dopo venti minuti scomparse la paralisi nella gamba sinistra. Dopo ventiquattr' ore rinnovo il taglio nel iato destro. Cessazione del moto e del sentire nella gamba destra. Dopo tre giorni 1' animale mori. Spac- cato present© nel Iato destro guasti i cordoni supe- riore ed inferiore : nel sinistro solo 1' inferiore. 28. Taglio i cordoni superiori nella regione cer- vicale inferiore in un' anitra. Paralisi nelle ali e nelle gambe; sensitivita intera. Sopravvisse lungamente. DEL MTDOLLO SPINALE. 359 29. In un polio cV India porto via il corpo cene- riccio che trovasi fi-a i quattro cortloni. Niuna per- turbazionc. Di qui il professore conchiude che le radici dei nervi non provengono da quello , ne percio da esse ricevono la sensitivita. 30. Recise il cordone inferiore destro in un polio d' India. Paralisi della ganiba destra : tiittavia qualche movimento di estensione. Dopo mezz' ora recise il sinistro. Paralisi della gamba sinistra; niun movi- mento , niuno alTatto. 3i. Taglio le radici superiori dei nervi ischiatici e crurali nel sinistro lato in una grossa anitra. Gamba sinistra paralitica , pochissimo sensitiva. Dopo un' ora taglio il cordone superiore nel destro lato. Gamba destra paralitica, e poco o niente sensitiva. Dopo quattro ore sensitivita rintegrata : all' indomani al- cuni movimenti di flessione. 32. Lacero i cordoni inferiori in un polio d' India : paralisi ed anestesia nelle estremita posteriori. Dopo sei ore taglio i cordoni superiori verso le ultime vertebi-e cervicali. Ali paralitiche , sensitive. 33. Taglio il cordone inferiore destro in un polio d' India nel tratto sacro. Gamba destra paralitica , in- sensitiva : dopo due ore sensitivita rintegrata. Taglio le radici superiori de' nervi ischiatico e crurale sini- stro : gamba immobile , insensitiva : dopo un quarto d' ora nuovamente sensitiva. Fece passare un ago da cateratta per dove incomincia 1' ingrossamento corri- spondente ai nervi delle ali. Paralisi di queste ; sen- sitivita interissima. 34. Stesso sperimento in una grossissima anitra. Pari effetto. 35. Tocco il corpo cenericcio del seno romboidale con pietra infernale. Niun senso. Tocco i cordoni superiori : grida e movimenti, Taglio detti cordoni. Cessato ogni movimento volontario , contrazioni in- certe , grida. Recise i cordoni inferiori nell' inferiore 36o sperimenti sui fascicolt parte del tratto cervicale. Ali paralitiche , alcun che di sentire. 36. Taglio le radici superiori de' nervi spinali nel destro lato d' un falcone. Gamba sinistra immobile ed insensitiva. Un ora dopo taglio il cordone supe- riore destro sopra V origine de' nervi crurale ed ischia- tico. Immobilita , insensitivita. Dopo un ora sensiti- vita rintegrata ai piedi. Lo stesso si vide in conigli. 87. Con succhiello penetro fra la qnarta e la quinta vertebra lombale d' un coniglio. Paralisi delle estre- mita posteriori. Sensitivita per alcuni minuti. All' in- domani penetro con succhiello fra le due ultime vertebre cervicali. Estremita anteriori immobili non sensitive. 38. Taglio le radici superiori nel tratto sacro del lato sinistro in un coniglio. Locomozione abolita : moviraenti incerti : sensitivita superstite. 89. Penetro con un ago da cateratta sotto al mi- tlollo lombale : recise cosi i cordoni inferiori. Para- lisi ed insensitivita nelle estremita posteriori. Dopo sei ore taglio i cordoni superiori nella regione cei-- vicale. Moto abolito : sensitivita interissima. 40. Taglio i cordoni superiori del midollo lombale in un coniglio. Estremita posteriori immobili , ma sensitive. 41. Recise i soli cordoni inferiori in altro coni- glio. Paralisi : sensitivita in pria spenta , poi rinte- grata, poi nuovamente abolita. 42. Recise i cordoni superiori e alcun poco la inferiore destra nel midollo cervicale di una testug- gine. Paralisi delle quattro estremita. Stato della sen- sitivita incerto. 43. Taglio i cordoni inferiori sotto la meta del collo in una testuggine. Paralisi. 44. Recise le radici inferiori di clue nervi accen- nanti alia coda caprina nel sinistro lato in un ro- bust© montone. Gamba sinistra immobile e insensi- tiva. Taglio le radici superiori nel destro lato. Gamba destra posteriore paralitica. DEL MIDOLLO gPlNALB, 36 1 45. Recise le radici superiori di quattro paja di nervi tra lombali e sacri nel destro lato. Gamba de- stra paralitica. Recise il fascicolo sinistro inferiore. Paralisi nella gamba sinistra; sensitivita superstite nella gamba destra. Questi sperimenti del professore Rolando dimo- strano come le radici tanto anteriori , quanto poste- riori servono egualmente al movimento. In fatto le lesioni di dette radici , e de' cordoni da cui proce- dono , indussero costantemente paralisi. Intanto la sensitivita per io piu si conservava illesa. Tuttavia in alcuni casi osservaronsi movimenti e cessazione di sensitivita. Ma cjuesti fenonieni sono facili a spiegarc. I movimenti erano convulsivi : or questi possono ellettuarsi in maniaci clie non possono piu moversi sotto Y imperio deila volonta. Quanto al cessare del sentire si osservi che dopo qualche tempo si rintegrava la sensitivita. Dunque diremo die V in- sensitivita passeggiera era effetto della perturbazione del sistema nervoso causato nello sperimentare. II professore Rolando stabilisce su nervi le seguenti proposizioni : I .° I nervi hanno una triplice efficacia ; 2.° Tutti i nervi sono senzienti ; 3.° Parecchi sono conduttori dell' innervazione ; 4.° L' innervazione e bipolare, ed ha la sua ori- gine dal cervelletto; 5.° Bipolari sono que' nervi che hanno origine da' lili molto distinti , come i locomotor] , i respira- tor] , i venali ; 6.° Unipolari sono i nervi che procedono dai ganglj dcir intercostale ; 7.° Recisi i fascicoli e i nervi posteriori del mi- dollo spinale , cessa la facolta del moto , ma non il sent ire: perche al sentire sono sufficienti i fascicoli e le radici anteriori ; 8.° Recisi i fascicoli e i nervi anteriori , cessa pure il moto e non il senso: perche a questo bastano i fascicoli e le radici posteriori ; 362 ESPERIMENTI SUI FASCICOLI , ecc. 9.** Le radici anterior! e le posteriori sono egual- mente necessarie al nioto; io.° In tutti, recise tanto le une quanto le altre, cessa il moto ; ii.° La sostanza cenericcia non e sensitiva: ne puo dare origine a questa proprieta non comunicando coUe radici de' nervi spinali ; 12.° Secondo i proposti principj si spiegano assai bene tutti i fenomeni del sistema lervoso. Noi non abbiam fatto clie toccare i precipui punti delle sperienze del celeberrimo professore di Torino. Del resto noi invitiamo i nostri leggitori a consul- tare la sua scrittura. E' vedranno quanto sia la sua esattezza nello sperimentare , e quanto ardente sia il suo amore del vero. 363 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. De teducatlon des Sourds-muets de naissance , par M. Degerando. — Palis ^ 1827, Tom. I e II , pag. 668 , 592 , in 8,° I 1 Degerando infaticabile negli stndj filosofici e nelle sclenze pill proiicue all' umanita , meiitre sta riprodncendo con un' edizione novella la sua applaudita opera dell' Jstoria comparata del slstemi di filosofia, eniula se non uguale di merito air altra gia coronata dall' Istituto di Parigi t= Sui segni e suit arte di pensare =, in bi-eve spazio di tempo face done al pubblico non solo dell' opera gia annunciata sui sordi-niuti, ma anche di altre due stimabili non tanto per le lodi die ad esse le lianno trlbutate i giornali , quanto per r estesa e profonda dottrina che contengono e per la somma utilita che possono produrre (i). Noi di queste due ultima non faremo verun cenno , perche di data non re- cente, e perche soperchie alia farraggine delle raaterie in corso, di che ci rimane tuttavia a trattare. Quindi limi- tando il nostro discorso all' opera dell' educazione de' sor- di-muti , siccome la piii nuova pel tempo e per 1" argo- mento , ci afFrettiamo a dame un sunto bramosi di mo- strare i tanti pregi di cui e adorua nell' estensione e nclla gravita delle materia, come anche nell'ordine in cui esse sono esposte. (i) Du perfectionnement moral, ou de I'education de aoi-iiieaie. Tom. 2, in 8.° Paris 1824. Le visiteur du paiiyre. Tomo unico in 8.° Paris i8a6. 364 APPENDIOE II Degerando noil solo illuminato filosofo , ma altresl operoso filaiitropo, e uno degli ammiiiistratori del reale Istituto del sordi-muti di Parigi. Egli aduncjue per ufficio anclie della sua carica si e accinto in quest*" opera ad una distesa relazione di tutto cio che si fa in Europa per 1' i- struzione de' sordo-muti , affine di introdurre anche nel- r Istituto di Parigi que' miglioramenti e quelle innovazioni che il progresso di quest" arte rende indispensabili. L' opera dividesi in tre parti. La prima e destinata alia ricerche dei principj sui quali e basata T arte di istrulre i sordi-muti, e quindi tratta Dei pregiudizj sull' educazione del sordi-muti ; Dello stato intellettuale e morale dei sordi-muti in- nanzi alia loro educazione •, Del linguaggio mimico dei sordi-muti •, Del punto da cixi dee dipartirsi 1' educazione dei sor- di-muti ; Dello scopo che V institutore dee proporsi nella loro educazione ; Delle lingua artificiali , dell' Intuizione , della scrittura e degli alfabeti come mezzi d' istruzione e di educazione dei sordi-muti. La seconda parte comprende le ricerche istoriche sull' arte di educare i sordi-muti ; e perclo in essa piu che nna nar- razione cronologica e biografica si ofFre un prospetto ra- gionato ed estesissimo suU'origine e sui progress! che fece quest' arte per mezzo de' suoi varj Istitutori , de" suoi varj sistemi e de' suoi diversi metodi. Laonde in essa si propon- g'ono la prima origine dell' insegnauiento dei sordi-muti , la sua propagazione in Italia, in Ispagna, in Francia, in Ale- magna ed in Inghilterra , ed i grandi ritrovamenti di tutta Europa per concorrere all' intero di lei perfezionamento. La terza parte contiene le considerazioiii sui merito dei diversi sistemi proposti e seguiti attualmente , ed i pro- getti Eul miglioramento a cui si potrebbero recare tali sistemi. Da questo piano di materie si scorge I'ordine e il legame delle idee, e lo scopo particolare che I'autore si e prefisso , a cui adempiono tutte con grandissima corrispon- denza ed armonia. Da quello che siamo per esporre si conoscera com' esse adempiano anche alio scopo generate che e quello della comune istruzione e dei progressi nel sapere, scopo assai piu importante del primo. PARTE STRANIERA. 365 Prima del secolo decimosesto , dice il Degerando , pare che in nessun tempo , ne in nessun luogo si pensasse gianiniai che i sordi-muti fossero capaci di educazione , rigiiardandosi da tutti come cosa impossibile il conferir loro la favella , e ritornarii con essa alia societa e alia di- gnita di uomini. La causa di tale opinione, trapassata an- che a noi , si fii la persuasione che essendo 1' organo del- r udito indispensabile ad apprendere il nativo linguaggio articolato , non potesse questo essere supplito da un lin- guaggio di un genere diverso. Ecco come un pregiudizio ottenne il noma di teorica sancita perfino dall' autorlta de' filosofi che mostraronsi anche troppo indifTerenti alia sorte di questi infelici. Ecco come i sordi-muti dalla na- scita si tennero per sempre iniperfettibili ed incapaci di qualsivoglia educazione. II Degerando si fa a combattere innanzi a tutto cotesto pregiudizio , provando che i sor- di-muti anche per loro natura ponno essere istruiti per mezzo della scrittura ideografica , e molto piu per mezzo deir arte di educarli com' e al presente condotta a somma perfezione. Sicche sarebbe un'assurda contraddizione al fatto il voler contrastare alia possibilita di quest' educazione. Premessa tale possibilita di educare i sordi-muti ; di- inostrato il puuto da cui dovrebbe incominciare la loro educazione, che sarebbe quello della comunicazione tra essi e il loro istitutore , sia per segni comuni , sia per segni artificiali e particolari ; determlnato lo scopo di quest' edu- cazione che dovrebbe esser quello della cultura Intellettuale e morale dei sordi-muti , ed insieme quello di fornir loro i mezzi di cui mancano naturalmente a simile cultura, di- scende I'autore a ragionare dei principj e dei metodi varj e possibili che debbono regolare cosi fatta educazione. Tali principj o metodi, secondo esso ^ si riducon a questi due punti veramente essenziali : i.° Alia scelta dello strumento niateriale , ossia della lingua che tenga luogo della parola; 2." Air educazione che porti al conoscimento e all'in- telligenza di questa lingua. Relativamente al primo punto ritenendo a tutta ragione 1' autore che i sordi-muti non siano autouiati al disotto dei bruti , e privi delle facolta di ricordarsi e di ragionare , siccome vollero il Condillac, il Beckedorf ed altri filosofi, ma si bene csseri capaci di attenzione , di riflessione , di 366 APPENDICE memoria , d' linmaginazione , e inancaiitl solo di favorevoli circostanze end' esercitarle e perfezionarle , propone come istrumenti material! in sostitiizione della parola II disegno coUa scrittura simbolica , II lingua ggio di azioae coi segni metodici. La scrittura alfabetica , L' alfabeto manuale o la dactllologia , L' alfabeto labiale accompagnato dall' artificiale pro- nuncia. Tutti questi materiali strumenti di educazione pei sor- di-muti si partoiio in due classi essenzialmente distinte. Alia prima appartengono quelli die si riferiscono alle ideej alia seconda quelli che si riferiscono alle parole o ai se- gni. Tra quelli si comprendono il disegno, il linguaggio di azione ; tra questi la scrittura alfabetica , e le altre due specie di alfabeto. Cogli uni i sordi-muti avvicinano il pensiero alle parole e ai termini del linguaggio ; cogli altri essl possono rappresentarsi gli stessi termini del lin- guaggio. II disegno naturalraente consistendo nella descrittiva imitazione degli oggetti sensibili , si converte a poco a poco in iscrittura simbolica e ideografica, quando si senta il bisogno di una maggior rapidita e di una maggior con- cislone nell' esprimere qitesti oggetti. Allora il disegno da arte d' imitazione si tramuta in un linguaggio convenzio- nale , e diventa uno strmnento ed un mezzo naturale al- r istruzione de' sordi-muti , i quali a guisa de' fanciulU lo apprendono, senza saperlo cosi facilmente usare e ripro- durre. Quindi il disegno ridotto a scrittura simbolica e ideografica sarebbe un linguaggio esclusivo dei sordi-muti e del loro istitutore. II linguaggio di azione ossia la pantomima impressa dalla natura ne' sordi-muti , e portata dalla loro industria e da' loro bisogni ad una sufficiente estensione , e un lin- guaggio che debb' apprendersi singolarraente dal maestro, onde ridurlo co' sordi-muti alia regolarita e alPandamento del nostro. Questi due mezzi o materiali strumenti di educazione dei sordi-muti sono dall' autore stimati di tanta iitilita ed importanza ch' egli non dubita di afFermare che essi sarebbero piu che bastanti anche ad una nazione , quando potesse sussistere una massa o un intero popolo di sordi-muti. PARTE STRA.NIER\. 867 La scrlttura alfabetica debb' essere tale da rappresentare al sordi-muti sotto una forma visibile i vocaboli delle nostre lingue artificiali , e le idee con essi associate. Per- cio alia scrittura alfabetica dei sordi - muti vuol essere assoclato tutto quello che trovasi nel linguaggio della parolai poiche allora essi saranno atti ad adoperare anche la nostra scrittura. L' alfabeto manuale o la Dactilologia , che e la riprodu- zione di figure simili ai caratteri della scrittura alfabe- tica mediante una certa convenuta disposizione delle mani e delle dita, serve niaravigliosamente ai discorsi ed ai colloquj famigliari tra i sordi-muti, e diviene un compi- mento della scrittura alfabetica. Dunque con questo alfa- beto i sordi-muti arrivano a comporre parole , cui attac- cano immediatamente il senso dei termini delle nostre lingue , e a raccorciare le parole stesse , rendendo celere e rapidissimo il loro discorso. Infine 1' alfabeto labiale, die e quello onde i sordi-muti apprendono le parole che si pronunciano coi raovimenti della bocca e delle labbra , e anch' esso un linguaggio coni- posto di tutti gli elementi dell' alfabeto articolato. E sic- come ai sordi-muti non e dato ne d'intendere i suoni delle parole, ne di proferirli , cosi 1' alfabeto labiale non pu6 a meno di non accompagnarsi in essi anche con una specie di pronuncia artificiale, o di alfabeto gutturale riposto nella pressione delle diverse parti dell' organo vocale. II che di- mostra essere quest' alfabeto assai imperfetto, e appena degno di essere appellato con un tal nome. Ecco i cinque strumenti materiali che secondo il Dege- rando possono servire all' educazione de' sordi-muti. Tutti sono utili ed influent! ; ma niuno di essi e bastevole al- I'oggetto di questa educazione. Percio egli conchiude che a fine di renderli proficui e vantaggiosi , e d'uopo adoperarli tutti promiscuamente , non dando ad alcuno di essi una decisa preferenza , sia perche hanno tutti fra di loro una tendenza ad unirsi e ad associarsi , sia perche separati I'uno dall'altro, riuscirebbero assolutamente infruttuosi. Dal che deducesi 1' iniportante conseguenza che I'educa- zione dei sordi-muti non puo risultare se non da una certa combinazione di questi cinque mezzi o strumenti materiali diversi , e dall' arte di farli apprendcre e conoscere tutti insienie. 368 APPENDICE Passando I'autore al punto secondo, oss'ia all'educazione che porti all' intelligenza e alia cognizione di qitesta lin- gua o di questo strumento materiale, e clie forma la parte piii importante ed essenziale dell'educazione de' sor- di-mnti, afFerma che a cio si richiede un metodo speciale, ragionato e filosofico, non essendo mai possibile che senza di questo giungano i sordi-muti ad inteadere realmente la lingua che loro vien data per mezzo dell' istruzione. Un tale metodo secondo il Degerando deve fondarsi suUa scel- ta , sulla combinazione , e sul processo degl" istrumenti stessi material! che si sono gia conslderati. Percio sara necessario scegliere, temperare, ordinare, accrescere e per- fezionare tali strumenti senza mai escluderne assolutamente alcuno, siccome egli viene insegnando. L' alfabeto labiale o gutturale altro non e che un esercizio organico , pieno di difficolta , e che non puo usarsi se non per un mezzo di educazione indiretta , affine di comprendere gli altrui di- scorsi. La scrittura alfabetica che dimosti-a o che contiene i rapporti coUe parole e colle idee , e per se lenta , ne mette in comunicazione colla societa generale degli altri uomiui. II disegno e il llnguaggio mimico o dell' azione servono immediatamente all' intelligenza e alle idee ch'essi traducono iinitando , e formano percio uno studio logico e di riflessione destinato all' analisi del pensiero. Dunque tutta r arte dell' educazione de' sordi-muti riposta nel som- ministrar loro una lingua materiale ed artificiale, e la piena intelligenza di questa , dee consistere nello scegliere e nel perfezionare questi strumenti onde siano intesi e facilmente usati; per il che I'educazione de' sordi-muti non debb' essere ne astratta e speculativa , ne macchinale ed automatica , ma usuale e di esperienza, e nel medesimo tempo filoso- fica , razionale e logica , mediante la conveniente riunlone dei sopraddetti materiali strumenti. Da cio e ovvio, come abbia il Degerando soddisfaito alia prima parte della sua opera , ossia alle ricerche sui principj dell' educazione dei sordi-muti, mentre in questa chiaramente e difFusamente si vede quali essi principj siano, e come sia facile e ne- cessario il conseguirli. Venendo alia seconda parte , ossia alle ricerche istoriche suU'arte d'istruire i sordi-muti, I'autore colla stessa chia- rezza , collo stesso ordine di raziocinio e con soprabbon- dante erudizione tesse 1' istoria di quest' arte , dimostrando PARTE STBANIEKA. 869 la sua origine e i suoi progress! presso di tiitte le nazioni, ed i varj uietodi e gisterni die di mano in mano s' inven- tarono onde ridurla al presente suo perfezionamento. L' istoria dell' arte d' istraire i sordi-muti, dice il Dege- raado, dividesi in due periodi diversi. L'uno comincia dai primi tentativi clie si fecero onde metterla in pratica •, r altro rimonta all" epoca dell' abate de TEpee venendo fine a' giorni nostri. II primo comprende il corso quasi di due secoli ; il secondo poco piu di mezzo secolo. Quello presenta la serie degl' inventori e delle diverse maniere o processi nell' educazione de' sordi muti. Questo diinostra il loro sviluppo e il loro perfezionamento. Nel primo pe- riodo s'ofFrono per primi sistemi o metodi all' istruzione de' sordi-muti 1' alfabeto manuale e labialc ; e nel se- condo periodo 1' uso dei segni metodici e la mimica artifi- ciale. Nel primo periodo i sordi-muti non ricevevano die un' educazione individuate ; nel secondo hanno un' educa- zione coUettiva •, poiche concorsero i Governi ad intro- durla ne' pubblici stabilimenti. Ma chi fu niai il primo inventore dell' arte maravigliosa di cp.iest' educazione ? Ecco la coiitroversia die eserclta di- versamente 1" ingegno degli eruditi , attribuendone altri la scoperta agli Spfignuoli o agP Inglesi, altri agli Olan- desi ed ai Francesi , e V autore candido ed imparziale a noi Italiani, col dire « die se si dee riconoscere T origine " di quest' arte nell' esposizione fatta per la prima volta " del principio sul quale e basata 1' educazione de' sordi- » niuti , allora I'onore di una tale scoperta appartiene ad >' un Italiano, al fanioso Girolamo Cardano di Pavia. filo- " sofo del secolo 16.°, il quale avendo associato collo stu- " dio della psicologia anclie quello della fisiologia , occn- " pandosi moltissimo degli organi sensorj e delle sue " funzioni , venne ad esporre rapidamente e quasi per " iucidenza i piii veri principj sopra la possibilita e il " metodo di cosi fatta educazione. " II Cardano pero , come molt' altri filosofi del nostro paese, dopo aver gittati in tal modo i primi fondamenti di questa scienza, non si euro di farli fruttare. Al Cardar.o succedette De Ponce , spagnuolo benedettino morto nel 1584, '^ quale creo I'arte d' istruire i sordi- muti flalla nascita , giacdic, per quanlo riferiscono i suoi contemporanei Francesco Vallis ed Ambrogio Morale j, egli Bibl. hid. T. i.. 34 370 API' BODICE allevava i sorcU-muti coU' abilita di parlare , di scrivere , di calcolare, di pregare ad alta voce, e di ragionare be- nissimo in fisica e in astronomia. Dopo il Ponce vennero alti'i , particolarmente Spagnuoli, tra'qviali Gian Carlo Bonet che nel 1620 pnbblico 1' opera sul riducimento e suUa rl- prodazione delle lettere delF alfabeto , mettendo per prin- cipio fondamentale del suo sistema la pronuncia artificiale congiunta colfalfabeto manuale. E cjai 1' autore si difFonde neir analisi dei principj di questo sistema ridotto ai nonii, ai verbi e alle conglunzioni , conchiudendo cbe V opera del Bonet racchiude i gernii dei principali sistemi che si sono posteriormente Introdotti e perfezionati. Dopo Cardano, Ponce e Bonet, si distinsero gl' Italian! nel secolo 17." col proporre ne' loro scritti i metodi ed i mezzi piu acconci airediicazlone de'sordi-muti. Noi infatti in quest' epoca possiarao commemorare Astinatte Fabrizio d'Acquapendente , frate Lana Terzi di Brescia , Pietro di Castro di Mantova , e Giovanni Bonifacio , i quali se non furono di eccitamento e di esemplo anclie agli stranieri a progredire in tal genere di edncazione, accrebbero per lo meno fama alia loro patria col perfezionarlo. Quest' arte pei lavori fatti sovr'essa in Italia si propago quindi e si diffuse anclie in Inghilterra ed in Olanda per opera di Wallis, di Vanlielmont , di Amman , di Bulwer , di Montans von Hel- mont, i quali scrissero nel j66o sulla rettorica manuale, sul lingnaggio naturale dell' uomo , tendendo ad istruire i sordi-muti per mezzo dei segni. Queste prime idee de- gli Olandesi sull' edncazione de' sordi-muti furono raccolte e sviluppate con gran diligenza e con somma attenzione in Alemagna da Camerario , da Schott, da Kischer, da Kerger, da Rapliel, da Lasius, da Arnoldi e da Heinicke, i primi tre dei quali diedero le teoriclie e i metodi, men- tre gli altri si misero ad applicarli. La Sassonia e di fatto qnella die ha I'onore di aver fondato nel 1778 per ordine del Governo il priino Istituto pei sordi-muti, divenuto celebre per la fama di Heinicke che vi venne prescelto a Diret- tore. Egli tra gli Alemanni reco 1' edncazione de' sordi- muti alia pill grande perfezione, avendo pubblicato os- scrvazioni giudiziosissime sopra i sordi-muti e sopra il loro lingnaggio , avendo discusso e posto a confronto il nierito delle varie maniere o dei diversi metodi col suo proprio metodo, avendo formato un nuovo alfabeto jje' PARTE STRANIERA. 3 J I suoi allievi, ed esposte le norme oiide tramandare ad essi le idee astratte e mostrar loro il niodo di pailare e di leggere anche ad aha voce. La Francia, per confessione dello stesso Degeraiido, si fu r ultima die ponesse mente all' istruzione de' sordi- muti 5 nou avendo ella dato alcun saggio sii quest' arte sc nou verso la fine del secolo trascorso , ed avendo il V. Diimoulin negata al principio del secolo XVII la possi- bilita d' istriiire i sordi-innti. La Francia pero se prima di tal epoca nou si e segnalata nelle teoriclie su cjuest' arte , si distinse somniamente nella sua pratica. Si narra die i sordi-muti fino dal 1 679 erano quivi animacstrati per lo nieno a scrivere. Si sa chc iu Francia al 1747 susbiste- vano gli staljilinieuti di Amiens , di Losanna , di Nimes e di Parigi , dove il P. Vanin innanzi a de PEpee , e poco prima di Pereira insegnava ai sordi-muti coU'ajuto dcUe stampe , e dove santa Rosa religiosa della Croce istruiya una sorda-muta coU'alfabeto manuale. II primo per altro clie eccitasse veramente in Francia la curiosita e la maravi- glia sopra Parte di educare i sordi-muti si fu il porto- gliese Rodrigo Pereira die nel 1749 tu onorato del snlVra- gio deir Accademia delle scienze di Parigi , ma die tenne celata sotto un velo di profondo mistero la sua industria e la sua scienza , dandone soltanto luminosa prova colla educazione del giovine Saboureux di Fontenai, die arrivo a scrivere lettere, a comporre opere andie contra il si- stema della sua propria educazione. Dopo Pereira sursero in quel paese altri emuli od allievi suoi, e tra questi Ernaud e Desclianips; ma essi non ebbero ne' loro tentativi ne la sorte ne il nonie che si riserbavano e a I'Epee e a Sicard. L' abate de I'Epee a tutta raglone reputato non solo maestro , ma padre amantissimo e proteggitore generoso de' poverl sordi-muti, e quegli die forma il principio glo- rioso del secondo periodo coll' invenzione de' segiii meto- dici, e coir esempio e coll' emulazione die dilluse per tutta Europa, onde si concorresse al perfezionamento della lore educazione;, ed egli ebbe Ponore di fondare in Parigi per decreto di Luigi XVI il primo pubblito Istituto pei sordi-muti. I! principio pel quale de P £pee si elevo all* idea del suo ineiodo o de' auoi segui nietodici, si fu il nflcttere 37a APPENDICE clie le parole delle lingue nostre si associano colle idee per mezzo di un legame arbitrario e di semplice conven- zione. Con tale prlncipio, fattosi in lui predominante , gli fu agevole lo scegliere la via da tenersi per giugnere al- r educazione de' sordi-muti , i qnali , coraeche dotati gia dell' abilita dei gesti e dei segni natural! , non abbisognano che di quest! onde apprendere le nostre lingue artiiiciali. Qitindi per lui V istruzione de' sordi-muti divenne essen- zialmente una traduzione del linguaggio raimico naturale in una lingua artificiale. I segni metodici di de T Epee , ossia il suo linguaggio mimico, sono di due specie. La prima e quella dei segni della niimica naturale de' sordi-muti. La seconda consiste nella scrittura alfabetica accorapagnata coU'alfabeto mannale siccome un mezzo ausiliario. Questi segni metodici costi- tuiscono un' idea veramente nuova, una vera scoperta a parere di Degerando i giacclie con essi si creo una lingua non per anche sussistente. Checche sia pero intorno a que- sta sua opinione da altri contrastata, e certo die i segni metodici di de 1' Epee costltuiscono il sistema piu oppor- tuno air istruzione de' sordi-muti , e sono quelli che ven- gono adottati oggimai da tittta I'Europa. Questi segni pero, quantunque siano i mezzi die hanno condotto sotto il dominio della logica T arte d' istruire i sordi-muti, pure lasciavano un' imperfezione , un vuoto, non potendo per essi i sordi-muti svilupparsi ed istruirsi da se stessi, ne scrivere senza maestro, ne comunicare altrui le proprie idee colle starape , ovvero con altre lingue. A quest' imperfezione e a questo vuoto riparo egregiamente il non men rinomato e benemerito suo suc- cessore e discepolo , 1' abate Sicard die puo dirsi il per- fezionatore e l^ampliatore della scoperta dei segni me- todici. II Sicard partendo dal punio al quale era per- venuto il suo maestro , s' accinse a compiere la lingua mimica artificiale de' sordi-muti con un' ampliazione di forme grammaticali , e colla proposta di quell' intermedio tra lo scritto e il pensiero che ricercava il de 1' Epee. Per il che tutti i lavori di Sicard tendono alia riforma e air ordinaraento migliore del sistema dei segni metodici , avendovi egii aggiunto la filosofia della dactilologia , del- r articolazione artificiale e labiale, senza di che egli crede impossibile di ridonare veramente i soi'di-muti alia societa. PARTE BTRANFERA. Sji Le tante fatiche di Sicard nella pratica e nella teorica deir educazione de' sordi-inuti produssero coUa celebrita del precettore ottimi ed illuminati allievi che si diedero non solo in Parigi , ma anche altrove a propagate e ad esteadere il sistema de' segni inetodici. Fra questi sono degni di essere rammentati Paulmier , Behian, Massieux , Clerc , Rey de la Croix che forinano il lustro deli' Istituto di Parigi. Cosi il sisteina di questi segai metodici venne ad incontrarsi con altri gia conosciuti ed esistenti , e mo- dificandosi con quelli, diede origine ad altri piu perfetti. Cosi un tale sistema fu 1' occasione , onde a' tempi nostri s' intendesse 1' animo con tutto il fervore al miglioramento di questa educazione. La nazione pero che puo dirsl la prima , secondo il nostro autore , ne' progressi e nel perfezionamento di que- st'arte, e r Alemagna. Essa gia piu da un secolo colli va senza interrompimento I'arte d'istrulre i sordi-muti ; e ap- presso di lei trovansi e giornali ed uomini dotti, che fanno conoscere tutte le opere e i miglioramenti tutti su que- st'arte, che espongono le piu savie osservazioni intorno ai sordi-muti, che descrivono amplamente i metodi de' varj istituti e che determlnano la vera istruzione da darsi a quegl' infelici. E in questo Inogo il Degerando, dope aver fatta debita menzione di Eschke, di Caesars, di Petsclike, di Pfingsten , di Grashoff , di Ziegenbein , di Siemon , di Kem- pelen, di Venus, con finissima critica e con sagace av- vedimento discorre del meccanisrao della parola di Kem- pelen, dei segni raimici artificiali di Wolke , dei nuovi la- vori eseguiti in Isvizzera ed in Olanda , dimostrando qual titolo di gloria abbiano gli Alemanni nell' avanzamento di sifFatta educazione. In questa medesima parte istorica il Degerando non parla soltanto delle opere e degll scritti di Alemagna , ma anche di quelli d' Inghilterra , di Spagna ed anche di tutti gli Istituti di Europa , dando un conto esattissirao dei varj meto
  • aKi3tre ainabil canto. 38o APPENDIOE Sopra il sig. Luigi Cicconi improwisatore, Cenno filo- logico di Ferdinando Malvica. — Roma, 1827. Sopra Luigi Cicconi , e la tragedia estemporanea , Osservazioni filologiche di Ferdinando Malvica. — Roma, 1827, nella stamperia dell' Ospizio Aposto- lico , presso Carlo Mordacchini. Noi noa conosclamo ne questo Cicconi, ne le sue tra- gedie estempoi'atiee , ma possiam dire che nelle scritture del sig. Malvica si trovano molte sensate osservazioni e alcune cose dettate dal cuore. Ma perche mai ha egli vo- luto anche qui , come nel discorso sull' educazione , pren- dere un'aria raagistrale, e trattare il Cicconi e i lettori a guisa d"" ignoranti discepoli ? Forse verra un tempo in cui egli potra parlarci da tanta altezza, ne certo gli manca ingegno da soUevarsi ; ma per ora accolga il consiglio d' una voce amichevole e franca, e non voglia in cosi giovine eta, e nel prlnciplo della sua letteraria carriera usurpai'e i pri- vilegl della fama e della veccliiezza. Qli Ospiti di Resia. Romanzetto. — Udine , 1827, pei fratelli Mattiuzzi , in i6.°, di pag. 87. Claudio h partito da Genova con tiitte le sue sostanze per trasportarsi nella Grecia. Navigando egli da ne' pirati greci , i quali per avere trovate sul legno alcune armi de- stinate ai Turchi uccidono quante persone vi sono , eccetto sol Claudio ed una giovane per nome Cecilia, che Claudio nel trambusto avea tirata a se , credendola la propria mo- glie Clarina. I pirati poi sentendo che Claudio volea recare il proprio avere nel lor paese divengono amici a lui ed alia giovine ch' essi reputano sua sposa, e 11 mettono a terra sulla spiaggia d' Albania , dove sono raccolti da un Veneziano trasportatosi cola dopo la caduta della repubblica. Costui da loro una guida che 11 conduca px'esso vin suo araico nella Valle di Resia , donde sara loro agevole 11 restituirsi alia patrla ; e dl qui ha occasione 1' autore di descrivere il sito di quel paese e le costumanze degli abitanti, sin- golarissikne per essersi conservate in gran parte quail vi furon recate molti secoli addietro dal priral occupatori stra- nieri. Claudio ha un amico che nel tempo della sua sven- tura trovasi a Londra : gli scrive , gli dipinge il suo stato PARTE ITALIANA. 38 I t n' ha per risposta le plu sincere promesse, accompagnate da due cambiali. Con quest! soccorsi abbandona la valle Resia in compagnla di Cecilia della quale si e fortemente innamorato , e recatosi alia villa di Federico , la sposa. Ma nel bel mezzo del banchetto soprarriva Clarina sana e salva : Cecilia muore in un subito. — Cosi precede e fini- sce questo Romanzetto die si compone di ventidue lettere e si stende per poco piii di ottanta f'acciate. L' invenzione ci pare assai debole, e l' esito o lo sviluppo ancor piu. Queir errore di Claudio ( di abbracclare un' estrania in vece della propria moglie), il quale suppone die Cecilia in quel grande trambusto non mettesse neppure una voce, h un debole fondamento aU'edificio dell'Autore. La facilita con cui questo sposo si persuade die sua moglie sia niorta , e si abbandona in brevissimo tempo ( tutto il Romanzo comprende lo spazio di cento glorni circa) alPamordi Ce- cilia per modo che la fa sua sposa, toglie gran parte d' in- teresse a questo personaggio ch' e pure il principale del- r opera. Cecilia poi e, per cosi dire, un personaggio pas- sive ; e come ha pochissimo calore in se , cosi pochissimo ne difFende sopra i lettori. Essa non entra mai diretta- mente nell' aziene : solo di tempo in tempo ascoltiamo da Claudio alcune congetture ch' ei fa sulla situaziene del- I'animo di lei; ma sono congetture e nulTaltro, e quasi ci riesce improvviso, quando sentiamo ch'essa e divenuta la sposa di Claudio. L' ultimo scieglimento pel del romanzo oltre air esser comune e accattato , e anche preclpitoso per inodo che sopragglunge quand' altri meno V aspetta e per essere fueri d' egni oplnlene lascla freddlsslme 11 cuore. Noi forse c' inganniamo , ma pur ci sembra che I'Autore poteva finlre assai meglio 11 sue libro. Claudio s' era por- tato a Trieste per esigere le cambiali speditegli da Fe- derico : una perlcolesa malattia lo aveva trattenuto in Udine parecchi glorni : al sue rltorno egli trova 11 figlio del preprie esplte in compagnla di una sua sorella e di Cecilia , la quale come afFratellata con lore avea deposti i proprj ablti e indossati quei del paese. Tutto questo e nel Romanzo ■■, perche non poteva nascere di qui T esito della favola ' Questa fanciuUa avea verso Claudio 11 de- bito della gratitudlne , e non quelle deH'amore: essa lo avea veduto fclice al fiance della propria moglie , ne po- teva credere che gia se ne fosse dimentlcato , meno poi 383 APPENDIGE che pensasse ad altri sponsali, quando non era ancora ben certo di esser vedovo. Qual meraviglia dunque , se Cecilia si fosse inclluata all' a mo re del suo giovine ospite, a cui la soniiglianza dell' eta doveva natnralmente afFezionarla ? Aggiungasi die questa fanciuUa, rimasta come solitaria nel mondo , in mano ad uiio sconoscluto , doveva provare uii grande coiiforto dal trovarsi nel seno di una famiglia ospi- tale e benefica, e doveva essere in vece dubbiosa del proprio stato , finche trovavasi con un uomo la cui mo- glie poteva, com' era infatti, non esser morta. Oltreche Claudio non le avea mai parlato ne d' innamoramento , ne di nozze. Con questo amore per 1' ospite adunque , Ce- cilia non perdeva punto della sua dignita ^ e Claudio avrebbe potuto acquistarne non poca , esercitando la pro- pria virtu nel sottomettersi anclie a questa sventura. Al- lora veniva poi opportuna quella quasi miracolosa appa- rizione della perduta consorte, siccome premio di quella virtii con cui egli avrebbe vinto se stesso. Di questa maniera il romanzo liniva tutto pacificamente , come ci pare ricliiesto al suo genere, e la salvezza di Clarina non era cagione della morte di una innocente, ne la sua gioja nel ritrovare lo sposo era guasta dal vederlo gia in brac- cio di un'altra, ne a Claudio restava il rimorso di avere sagrificata una giovine virtuosa alia precipitanza della sua passione. Chi mai in questo scioglimento piaciuto all' Au- tore , clii e o premiato o contento ? La sventurata Cecilia e morta innocente. Clarina non puo abbracciare con in- tiera contentezza uno sposo gia non piu suo , ed a cui sa di giungere intempestiva. Claudio e tormentato dal dolore di avere veduta Cecilia morire, e dalla vergogna di esser trovato si mai ricordevole da una nioglie afFettuosa: e cosi 11 Romamzo lascia il lettore in una specie di abisso che non ha fine, e si perde nella disperazione. Posto poi che I'Au- tore avesse voluto condurre la sua favola a questo esito , dovea questo essere almeno preparato con qualche maggiore artificio. Ma quando e finita la descrizione della Valle di Resia , pare in vece die I'Autore non abbia piii altro pen- siero se non quelle di trarre al piu presto la sua tela al vivagno. Le lettere sono brevissime : i fatti si afFollano , e quanto piii sono importanti e difficili a credersi , tanto meno 1' Autore c' informa del come sono avvenuti. Pero noi credianio che questo libretto in quella parte die e PARTE ITALIANA. 383 descrittlva sia degiio di qualche lode, ma nclla parte ve- rameiite romanzesca sia inancante di novita , d' interesse di scopo ed anche di ragionevol condotta. — Noi igno- riamo veramcnte chl ne sia l' autore ^ solo sappiaino die fu stampato per la prima volta dal chiarissimo sig. Quirico Viviaiii in occasione di nozze. II Solitarlo c Cccillo. Novella /iiuralc-filosofico-alle- gorica di Giacomo Ciceri. — Roma, 1827. L' Autore di qnesta Novella cita nella sua prefazione alcune parole della Biblioteca italiaiia intorno all' utilita die puo trarsi da questo genere di lelterarie prodiizioni , ed al modo con die vorrelibero scriversi per conseguire queir utile. Noi gli rendiamo grazie sincere di questa cita- zione : e tanto piii ci afl'rettiamo di sodcUsfare a questo debito di gratitudine , in quanto die temiamo die Ic nostre parole non giungeranno torse abbastanza gradite aU'Autore. Cecilio e un giovine comasco uscito da ricca e virtuosa famiglia. Egli avea coinpiuti appena i tre lustri , quando recatosi un giorno alia caccia , e salito sulla veita del inonte Grona, vede sotto un bosco di pini un corpo del colore di custagno , die suUe prime gli parve un orso , ed era in vece un vcnerando Solitario. Questi si mcttc in ragionamenti col giovinetto, e dopo aver lodata la solitu- dine in cui vivea, gl'insegna la famosa dottrina della danza elettrica sulla formazione della gragnuola. Appresso , per soddisfare alia curiosita di Cecilio vien raccontandogli un lungo viaggio ch'' ei fece per tutta quanta T Italia, la Fran- cia , la Svizzera e la Germania negli anni suoi git)vanili. — E notabile die la descrizione di tutti questi viaggi e pill breve di quella die il Solitario fa poi di Conio e del lago: eppure egli parlava ad un comasco, su un monte dal quale vedevasi il Lario. — Intanto sopraggiunge la notte , e Cecilio e gentilmente invitato dal Solitario a riiuanorsi con lui , con promessa cziandio che la maitina scguente gli sarebbe compagno per lungo tratto di viaggio, [)oidie doiuani , dice il Solitario , debbo far quella via onde rt- carini al teinpio della gloria. Chi non cederebbc ad una pre- ghiera accompagnata da cost grande jiromessa ':' La sera man- giarono alcune poche vivande die la giovine Clarina avea regalatc al Solilario. E CLuina e una faiicluU.i av\ eneute del 384 APVENDICB pari che virtuosa , la quale , dice il Solitario , da pochi di e colta d! amore , c niuno sa qual sia il soggetto de siioi sospiri. Per altro il Solitario stesso soggiunge non guari dopo che il soggetto dei sospiri di Ctarina e un cacciatore da lei ve- duto. Le parole del Solitario destano in Cecilio un vero innamoramento per la sconosciuta fanciulla, ed e agevole r immaginarsi che il cacciatore da lei veduto ed amato egli e appunto Cecilio. Frattanto alia vegnente mattina il Solitario e Cecilio si avviano verso il tempio delta gloria : strano e il loro viaggio parte per terra e parte in una macchina aereonautica ; e finalmente pervengono nel pia- neta di Giove , nel quale appunto sta il terapio. Cecilio vede in esso molte statue d' uomini inslgni , e scorgendo presso quella del Galileo anche quella del Volta , domanda al Solitario perche non e essa animata dal suo genio ? 11 saprai, risponde il Solitario. Vede poi molte nicchie vote, € domanda a che servono ? — Ivi , risponde il Solitario , saranno collocati coloro che di tanto fian, degni, e tu, figUo, sarai tra quelli? Ascendono dopo di cio nel globo aereo- nautico, e si riconducono al romitaggio di Grona. Quivi Cecilio prima di pigliare congedo dal buon vecchio, gli domanda umilmente qual sia il suo nonie ; e il vecchio che prima pareva un orso e poi era un frate, si cambia in un bellissimo genio , levasi a volo , e gridando io sono il genio di Volta se ne vola al tempio della gloria dov' era la statua di quel grande. Cecilio attonito disceude dal monte, e passando pel villaggio di Grona entra nella casa di Cla- rina. Egli e, come gia indovinammo, il cacciatore amato della fanciulla : essa diviene il piii ardente desiderio del cuore di lui. Cecilio starebbe eternamente in quel villaggio , ma due lettere di suo padre lo richiamano premurosamente alia patria. II buon giovine parte , e lascia la sua Clarina nello stato pin doloroso che dir si possa : la quale poi , vinta dair amore abbandona di notte la madre , viene alle mura di Como e trovando chiuse le porte , gittasi corag- giosa nel lago, ed entra a nuoto nel porto. Probabilmente i doganieri dormivano \ o se non dormivano , chi non sa che Amore inganno anche i cento occhi di Argo? pero la troppo amante Clarina entro inosservata. Uscita appena sul lido senti gli efFetti del pericolo a cui s' era esposta \ assiderata , intirizzita , grondante , dopo lungo girar per !e strade, trova finalmente ricovero presso una vecchierella PVKTE IT\LIAN\. ' 385 amica di sua madre, ove muore. Cecilio chc per cagione di stiidj era fuor della patria, riteve qnesta ten-iljil notizia: se ne addolora , e noii trova conforto se non pensnndo a quel tenipio della gloria die avea veduto per opera del ge- nio di Yolta. Quando un iiomo si getta pel campi della fantasia e inutile dirgli qiiesto e impossibile , questo non par probabile : egli se lo sa nieglio di noi : e clii vorra negargli il dlritto di fantasticare a sua posta? basta ch'' egli non ispacci i suoi sogni per istorie , ma per quello clie sono. Tuttavolta anche fra i sogni alcuni si credono belli e degni che si raccoa- tino ; alcuni per lo contrario hanno addosso la scomunica per sino di niesser Galateo : cosi delle nioltissirae fantasia che a ciascun uomo, quasi sognando svegliato, si volgon neir animo , alciuie meritano di essere scritte , alcune in vece e bello lasciarle svanire colla naturale loro fuggevo- lezza. E fra quest' ultime, se non errlamo, poteva coUocarsi quella del sig. Giceri, d' immaginarsi il genio del Volta convertito in un frate che viaggia dentro un pallone per ammaestramento di un giovine cacciatore che poi non fa nulla di Intono. E in questo novero coUochiamo pure quel- I'altra invenzione per la quale T infelice Clarina gettasi a nuoto nel lago ed esce tutta bagnata sul lido , per morire ignorata nella casa di una donna sconosciuta a tutto il niondo, fuorche alia madre di lei. Gia era scarso quell' interesse che ci poteva destare una fanciulla innamoratasi nel modo che I'Autore racconta : il line poi al quale egli la condanna e piuttosto acconcio a scemarle che ad accrescerle afTezione. Sia pnr conceduto al poeta, come ad ogni uomo, il fan- tasticar 1' iiiipossihile e lo strano , ma quando di queste materie si fanuo libri, come vorra dolersi FAutore se noi lo confortiamo a governar nieglio la sua fantasia? La ca- gione iiumediata della morte di Clarina e forse 1' unica novita ciie ci ofFerisce la Novella del signor Giceri , ma qnesta novita non e tale die acquisti lode gran fatto al- r Autore. Quel voler entrare di notte in Corao, quando son diiuse le porte delle citta non meno che quelle di ogni casa, e pill ancora quel gettarsi a nuoto nel lago toccano assai da vlcino i confini della pazzla. Se dair invenzione discendianio alle singole parti s' in- contrano qua e la alcune felici descrizioni , alcuni affetti non senza destrezza toccati , alcune opportune osservazioai , Bibl. ItuL T. L- 25 386 APPENDICE e in generale uno stile facile e chiaro : le quali cose mo- strando che PAutore potrebbe fare assai ineglio, giustifi- cano quella parte di scverita che forse potra ravvisarsi nelle precedenti nostre parole; perche noi stimiamo inu- tile avvertire i difetti dove non vedianio possibilita di far ineglio. Lo stile dell' Autore potra conoscersi da queste poclie linee : « coricata a letto, Glarina , e colta da febbre che pei sofFerti disagi del viaggio e del nuoto ogni me- mento ingagliardisce. In delirio si alza dal letto, e sten- dendo le braccia cliiama Cecilio, e ricade pentita de' suoi errori. Con voce aflievolita va chiamando ora la madre ed ora il genitore , e nel suo cupo dolore lunghi sospiri dal petto trae affannosi. Gia i suoi begli occlii move a rilento. Gia un freddo sudore , . . ma non piu ! Clarina e morta , ed e morta lontana da Cecilio, da' suoi, e vittima del suo amore ! " Quello che manca a questo stile per essere o perfetto o buono puo agevolmente conoscerlo chiunque abbia pratica negli scrittori buoni o perfetti ; nessuno per altro vorra negare che la narrazione non sia chiara , evidente, spedita. In generale abbiamo osservato che r esposizione e lo stile del signor Ciceri procedono meglio dov' egli non cerca di essere artificiato, ma segue lo schietto andamento del pensiero, e quindi stimiamo che riuscira non senza lode qualora voglia applicarsi ad un genere di componimenti meno fantastico del presente, e qualora aderendo con piu severita alle buone massime che ha sparse nel suo libro si guardi pienamente da certe o esagerazioni o singolarita delle quali non hanno esempio i buoni autori di qualsivoglia scuola essi siano. Tali sono il pensiero clie strlnge il cuore con inano di ghiaccio , le orme di una lepre chiamate emanazioni, gl'immobili gioghi dei monti paragonati aW onde deW Oceano in tempesta , od al cuore umano sempre fluttuante ed altre consimili coserelle che qui non importa notare. Noi abbiamo parlato di questo libro con quella schiet- tezza dalla quale cerchiamo non partirci giammai , dicendone quel bene e quel male che al nostro scarso giudizio e paruto di doverne dire. Se fosse siato in nostro arbitrio ne avrem- mo taciuto, perche forse non manchera taluno di rimpro- verarci, per alcune special! cagioni, quelle censure che credemmo di fargli •, ma noi speriamo che 1' Autore ( per le istanze del qaale soltanto abbiamo rotto il sileazio). PARTE ITALIANA. 687 quand' anche non creda di convenire nei nostri detti , ren- dera almeno giustizia alia sincerita della nostra intenzione. Frattanto vogliamo lodarlo quanto piu possiamo per quellVra- vito ch'egli aggiunse al libretto, dove eccita i proprj concit- tadini ad innalzare nn monumetito al gran Volta. Quella pa- gina e scritta con inolto calore e con evidente sincerita, e noi desideriamo die V autore non abbia gridato indarno un monuniento a Volta, un monwnenio! Non sono i monu- tnenti una ricompensa di gloria agli uomini grandi gia morti^ sibbene sono nn argomento di lode die i vivi iiinal- zano a se stessi. La fania di Alessandro Volta sta nelle sue grandi scoperte : ma noi abbiamo bisogno di erigere un monumento dal quale i posteri siano avvertiti , die noa fummo indegni di quel grande coacittadino. Bettina , Novella di Fernando Valcamonica. — 3U- lano ., 1828, per Giovanni Silvestri. Sebbene dei versi o mediocri o cattivi non si dovrebbe tener parola giammai, non sara forse senza un qualche vantaggio il dire aperto ad un giovane ( probabilmente non privo d' ingegno ) ch' egli va troppo errato se crede acqui- starsi fama di poeta, senza avere sortita una vera voca- zione alia poesia, Questa Novella del sig. Valcamonica e tale , ch' egli non sara mai piu poeta se non si rigenera affatto ; e noi crediamo die gli convenga approfittare del suo ingegno altrinienti , piuttosto die stare aspettando il miracolo die lo trasporti dormendo sulle cime dell' Elicona, di cui rade era le prime umilissime baize. Sopra Teducazione, Discorso di Ferdinando Malvica dei Baroni di Villa Nuova , membra di varie Ac- cademie italiane. — Rieti , 1827, presso Luigji Bassotii. Mold utili precetti si contengono in questo libro, ma la lore utilita sarebbe piu manifesta, se T autore non avesse accumulata senz'ordine la sua materia, e non si fosse la- sciato soverdiiamente traviare dallo studio di parere eru- dito: lode a' nostri giorni cosi facile da conseguirsi, che i buoni ingegni quasi la sdegnano. L'erudizione, specialmente nelle opere Alosofiche e morali , dee rinforzare d' esempi 388 A 1' P E N D I C E e di confront! la mente dello scrittore , ma troppo (> spia- cevole, se in vece di I'invigorire il discorso lo inceppa e lo ritavda con una congerie di citaz.ioni. E s** aggiugne nn altro danno clie i lettori amano indovinare, la modesta e quasi occulta sapienza dello scrivente e credono parte- ciparne il merito col discopru-la , ma se egli ne fa pompa, facilmente s' indncono a uiostrarsi severi verso chi assume abito di cattedrante. Ne vuolsi tacei'e al sig. Malvica , che gli uomini dabbene videro malvolentieri , come a sostegno delle sue opinioni sempre nobili, e quasi sempre giuste, abbia prodotte autorita che basterebbero coUa loro appro- vazione a screditare ogni piu onorata sentenza : anche qui lo sforzo di sembrar erudito gli nocque , ne certo senza di cio troveremmo uniti cosi spesso alcuni nomi, che, se- condo r energica espressione d' uii Francese , vedeadosi in- sieme urlano di maravlglia e d' orrore, Forse sarebbe anclie opportuno d' avvisare il giovine autore , che troppo fiere sono le parole con cui parla de' proprj inimici , ma noi non osiamo entrare in questo argomento , perche n' e ignoto di quali ofFese ei ragioni , e trojipo sappiamo che alcuni vilissimi palesano apertaniente ne' loro scritti che la natura gli avea chiamati piuttosto alio stile calabrese che all' ita- liano. C. Plinii Ccecilli secundi epistolarum , llbri dfcem et panegyriais cum nods variorum , vol. I , //. if/. Tullii Ciceroiiis opera ex recensione Christ. Godof. ScHUTZii , additis commentariis , vol. X. — Augustce Taurinorum, 1828, ex typis Josephi Fomha , in 8.° Plinio 11 glovane non e a tutto rigore di quegli scrittori che appartengano all' eta 6 alia latinita aurea dei Romani, qualora questa si ristringa entro i piii angusti termini, cioe dalla morte di Silla a quella di Aiigusto. Ma 1' editore torinese dei classici latini espone in una bella prefazione, che molti istautemente chiedevano una magglore estensione di que' confini , perche ai tempi della eleganza succeduto era un periodo di maggiore dottrina e di maggiore erudi- zione. Per questo si diede luogo alia storia naturale di Plinio, alle quistioni natural! di Seneca, ai poemi di Va- leria Flacco , di Lucano , di Stazio , di Silio Italico, alle istituzioni di Quintiliano , alle notti attiche di GelUo, alle .il I PARTE ITALIANA. 33^ storie ai Tad,o,d\ Svctoaio, ecc. In proposlto dJ questo Si d.scorre altresi cou giusto criterio del panegirico di Fluuo a Trajano, il cpiale n.inore laiule ottenne , perche scostato erasi 1 autore dail'ampiezza del dire di Tullio e s, fa vedere Che ,1 numero, o sia la forma di una coniosa elocuz.one, formava il pregio degli anticl.i oratori ; si di- fende qnuKli il Boccaccio^ perclie il primo assoggettato abbia 1 ual.ana orazione alle fonnole del latino linguaa.io coUa osservazione massimanieiite della simiiitudiue ci.e' passa tra questo e la piu receate lingua degl'Italiani. Con ottuiio avv.samento si e in questa edizione sc^uita quella dello 6cheffero , k di cai prefazione trovasi in se- giiito all avviso degli edltori , non meno che quella della edizione gesnenana, e una lettera del Gesnero alVErnesti nella quale si propongono alcune emendazioni alia sua ediZione medesima. Seguono un hreve avviso al lettore dello stesso ErnesU; la vita di Plinio il giovane com- pilata dal Cellario-, le antiche iscrizioni die a Flinio si nferiscono; i testimonj e i giudizj degli antichi scrittori mtorno a questo epistolografo ; iinalmente una notizia let- terana uHorno alio stesso e al di lui panegirico a Trajano, tratta per la maggior parte dalla Biblioteca latina del Fa- 6r/«o, accresciutadairil>„e5f,. Si discorre in questa notizia dell eta di Flnuo, delle di Uti lettere, del panegirico sud- detto del di ku scritti perduti, del libro de viris illustnbus e dell altercaz.one coll' iiuperatore Adviano , erroneamente a P/m/o attnbuiti. Premesso e ancora alle lettere pliniane sotto il tiiolo della stessa notizia letteraria, un indice delle ediz.oni pl.n.aue, piu copioso del Fabriciano, e ottima- menteda valente bilUiogrnfo Barbier diviso in cinque eta, delle quah la prima si stende dal ,471 al i5o8, e cora- prende non meno di diciotto edizioni , e tra qneste sedici fatte in Italia e cinque per lo meno in Milano; la seconda corre dal i5o8 al i58i; la terza dal i58i o piuttosto 1591 sino al 1669 i la quarts dal 1669 «I i7o3 e la quinta da quell' epoca sino al 1789, aggiunte vedendosi dallo stesso Barbier le edizioni posteriori sino al 1806 e le versioni piu insigni fatte ni Francia ed in Italia. _ Nulla diremo delle lettere di PUnio , che conienute sono in due volumi , se non che le note di varj scrittori scelte sono con quella critica accuratezza che propria era dello ^chrjfero, e clie m generale trovata abbiamo esatta la 390 APPENDICE correzione tanto del testo che delle note. In seguito alle lettere di Plinio veggonsi due eruditi discorsi del Gierigy il primo sul modo di recitare dei Roitiani, il secondo snl contubernio o la coabitazione dei Romani stessi. Leggesi nel tomo secondo aiiche il panegirico di Plinio a Trajano , e a froiite del titolo di questo vedesi intagliata in rarae V immagine di quell' imperatore , tratta da antichi monumenti. Riguardo aU'edizione, non possiamo che ripe- tere intorno a questo quello che detto abbiarno delle lettere. Siccome pero pubblicato erasi il panegirico secondo il testo dello Schwarzio, e il Crollio aveva osservato doversi quel testo emendare coll' ajuto di qr.alche codice piu antico e piu perfetto di quelli che adoperati si erano ^ cosi si aggiungono le emendazioni e reintegrazioni dal Crollio medesimo suggerite. Si chiude il volume secondo con ot- timi indici pliniani , il primo degli autori da Plinio citatii il secondo di quelli a cui le lettere di Plinio furono di- rette ; il terzo degli uomini illustri menzionati da Plinio, notati essendo coll' asterisco gl' Italiani ai quali scrisse; il quarto, assai copioso, delle parole e delle cose; il quinto de' vocaboli greci. Del volume X delle opere di Cicerone altro non dlremo se non che esso contiene i libri dal XIII al XYI delle lettere a diversi , e quelle ad Attico dal llbro I al VI. Tra le prime e le seconde trovasi un indice di tutte le lettere famillari, disposto in ordine cronologico. Sono questi i tomi LXVI , LXVII e LXVIII della Col- lezione ; e siccome dalla pubblicazione del LXV a quella del LXVI trascorso era un piu lungo spazio di tempo del consueto , il diligente e sollecito editore adduce per iscusa di questa tardanza ( che pero nessuna variazione portera nel numero dei volumi che si e obbligato a pubblicare in ua anno ) la malattia dell'egregio professore che dirige la parte letteraria di questa impresa, il quale non pote prima d' ora consegnare T elegante prefazione premessa al primo volume di Plinio. La prefazione del Cicerone, unita a quella del Livio , si dara in nn quaderno separato ; tanto piu che Tedizione del Cicerone non e uua copia servile di altre, ma contiene le note scelte di varj illustri comraentatori, e alcune cose inedite , o non mai pubblicate nel corpo delle opere tulliane in altre edizioni. Si scusa parimente r editore dall' accusa fattagli , che talvolta non progredisca PARTH ITALIANA. 39! nella stampa di an autore, e quella non compia avanti di porre mano ad un altro. Questo vedesi praticato in tutte le grandi raccolte : ruai noi vorremmo che gli asso- ciati risparmiassero queste lagnanze , e che in vece 1' edi- tore incoraggiassero a dare alT Italia, come finora semhra aver fatto, una pregevole edizione de' Classici latini, die egli nel suo avviso pretende snperiore per la correzione e inferiore nel prezzo, a quella che recentemente si h pubblicata in Francia. Monumenti di pittura e scultura trasceltl in Mantova o nel si:o territorio. — Mantova, 1827, dalla li- pogr-afia Virgiliana di L- Caranenti , in 4.° grande. Non vi sara certamente Italiano apprezzatore delle glorie del proprio paese , il quale alia lettura del solo titolo di quest" opera non sia per applaudire al divisaniento degli editori. Se ogni municipio di questa nostra penisola vanta dei monumenti degni d' illustrazione , Mantova , sede dei munifici Gonzaga , patria del Mantegna e lungo soggiorno di Giulio Romano, puo senza dubbio ofFerirne tali e tanti da eccitare T ammirazione e T invidia. E in vero se dob- bianio giudicare dei primi quattro fascicoli che abbiamo sotto gli occhi , possiamo riprometterci un' abbondante e preziosa serie da cui gli amatori ed i cnltori delle arti belle ne trarranno diletto e vantaggio. La presentazione di S. Gio. Battista da un quadro di Francesco Francia ed un monumento a Giorgio Andreasi sono i primi due saggi contenuti nel primo fascicolo , il quale in liiogo di prefa- zione porta in fronte la segiiente epigrafe = Ad onore ed incremento delle patrie arti gli editori: ci da il secondo due sacre farniglie di Andrea Mantegna ed il monumento in suo onore : la Madonna col Bambino da un dipinto a fresco di Fra Girolamo Monsignori ed il monumento a Pietro Strozzi sono i due soggetii del terzo : finalmente il quarto ci presenta V Annunciata di Benvenuto Tisi da Garofolo ed il monumento at conjugi Andreasi. = Parlando della parte artistica, ossia del modo con cui sono trattate queste rap- presentazioni , avvisiamo clie corrisponda al nobile scopo propostosi dagli editori, ed in cio, se non andiamo errati, il giudizio degl' intelligenti consonera al nostro , perchfe abbiamo trovato contorni fluidi , diligenti , intagliati con Sgo. A 1' p E N n I c K nltidezza , e bastanti a far conostere 11 carattere degli autori e la forma del monumenti presi ad illnstrare. Per rispetto poi alia parte descrittiva ed illustrativa diremo francamente clie lo stile ci sembra clie noii cainmini chiaro, piano, semplice, disinvolto, e quale lo ricliiede questo genera di compoiiimenti , alia di cnl lettnra ognuno si presta a mal talento a dicervellarsi onde dicifrare le idee che lo spositoi-e ba avuto in animo di manifestare. Un piccolo brano, die qui diamo, estratto da una di cjueste descrlzioni varra , speriauio, a porre in cbiaro il desiderio nostro di vedere d' ora innanzi si bella impresa adorna di pregi anco da questo lato = La Madonna col Bimbo af- fresco di Girolamo Monsignori stampa V di 2 5 — sopra yS. Jnvolgerebbe sacrilegio a prediligere i diritti della possanza , che incoraggia , su quelli del genio che anche indirettamente istnusca ; e poiche troppo e gia in uso fare preludio alle lodi dei grandi artisti con quelle dei potenti che li protessero , sacro sia il debito di riferire in parte la gloria dei primi a coloro sui quali esempi 0 precetti si aiutarono a conseguirla. E questo debito vuole che ora per noi si ricordi il divino Lionardo , perche frate Girolamo ilonsignori , coniunque Ve- ronese , e cresciuto all' arte in Mantova alia scuola Mante- gnesca , s' era tanto penetrato della sua maniera , che la copia del Cenacolo , da lui condotta per la gran libreria dei soppressi Padri Benedetdni da Polirone , c per sentenza ri- ferita dal Lanzi la migliore di quel miracolo dell' arte ci rinianga. Ne il presente lavoro attesta meno il profitto di che tornarono a frate Girolamo gU splcndidi esempi del Vinci ecc. =: Dopo queste osservazioni intorno le accennate pri- mizie , non vogliamo credere die in esse siasi raccolto il pill bel fiore , talclie successivamente ne deljba scemare r iniportanza •, die appena stimiamo bastevoli a raccogliere tanta dovizia i pochi fascicoli a cui si limitarono gli edi- tori e die sono indicati nell'annunzio caIcogi*afico die qui diamo per iatiero. /( I monumenti , testliicando delle gesta e del gusto delle eta trasandate , illustrano nelle menti degli uomini il luogo che li acchiude , e vieppiu sacro lo rendono nel cuore dei cittadini. Che se in contemjjlarli o in se stessi, o suUe stampe e nei libri , pasce il forestiero una sua erudita curiosita ^ chi abbia a dirle patrie , ne si voglia 1' onta di viverae straniero, e astretto a meditarle per ogni via da PARTE ITALIANA. 3gZ im piu lotlevole sentlmento dl Ijennata ufTiclosIta. E quando fervida non risulta a questi di nostri in tutte quasi le citta italiane la gentile brama di riconsecrare i patrj mo- numenti col soccorso delle arti belle , e della critica alia memoria dei cittadini e di tutti? Ne Mantova, che in numero ed iinportanza di siffatti pregi a poclie la cede delle piu cospicue teire italiane , ne i Mantovani , che la bene curare ed apprezzare quanto in fatto d' arti possie- dono di commendevole non furono mai tenuti a null' altro secondi, dovevano parere da meno in gara tanto precipua: end' e che i bene volonterosi editori si accingono all' illu- strazione de' patrj monunienti, dando mano col pubblicarne ventiquattro , cioe dodici siano architettonici o di scultura, e dodici dipinti. Ad ogni uiese daranno in luce un fascicolo con due intagli a contorni , accompagnati da dichiarazioni oppor- tune ad offerlre chiara e plena 1' intelligenza dell' oggetto , non senza alcun cenno circa le sue vicende. Accio si anticipi a giudicare se il decoro dell'esecuzione si per gl' intagli , e si pel testo , sia per rispondere alia dignita dell' opera , un saggio del primo fascicolo sara ostensibile presso i distributori del presente manifesto. Gli editori non si terranno impegnati alia proposta pub- lilicazione , se non dopo raccolto tal numero di associati che li reintegri delle spese ^ e chiunque consenta ajutare a questa loro impresa con apporre il proprio nome ap- piedi del presente, s' intendera obbligato a retribuire , dietro la consegna di ciascun fascicolo , austriache lire due. II prezzo di ogni fascicolo sara doppio pei non asso- ciati. A chi procuri lo spaccio assicurato di dieci copie , si dara 1' undecima gratis. Coinpiuta Y edizione, il catalogo degli associati palesera al pubblico i benemeriti che 1' avranno incoraggiata. >i Memnrle della vita dl Antonio da Solario , detto il Zingaro , pittore vinizinno. — Fenezia, 1828, tipo- grafia di Alvisopoli , in 4.", con una tavola in rame. La storia plttorica, per 1' Italia massimamente, e para- gonabile alle storie de* piii antichi popoli , nelle quali preziosa si reputa la scoperta di qualuncpie fatto, di qua- hinque Meoioria oon conosciuia in addietro o trascurata. 394 A.PPENDICE E per questo degno di lode reputiamo questo lavoro del- 1' abate G. A. Moschini , nel quale egU rivendica alia ve- neta scuola, gia per nomi illusti'i gloriosa, un pittore che napoletaao credevasi, e di cui la vita tra quelle degli artefici napoletani inserita aveva il Dominici, benche da altri scrittori la vera sua patria fosse indicata. Ora a chia- rire qualunque dubbio si presenta una bella tavola dipiata , riprodotta nobilmente in un intaglio in rame a contorni , nella quale sta scritto in carattere del secolo XV : Antonius de Solario Venetus f. = Prescindendo ancora dal merito di qnesta notizia, non ispregevole per la storia dell' arte, i leggitorl di queste Memorie proveranno singolare diletto al vedere , come un fabljro, o un magnano errante, detto per questo lo Zin^aro , per sola forza d' amore diventasse pittore valentissimo , afFine di ottenere la mano della figlia di un dipintore napoletano assai rinomato , che accordarla non voleva al giovane innamorato, se non a condizione che nello spazio di lo anni eccellente si rendesse neirarte da se con onore professata. S C I £ N Z E. Diritto piibblico universale di Cio. If aria Lampredi volgarizzato dal dott. Defendente Sacchi. — Mi- lano , \828 , per Giovanni Silvestri. Un lodevolissirao esempio si e questo che ci vien dato dal sig. Sacchi, e degno che niolti V imitino. Egli avea pubblicata nel 1817 la sua verslone del Lampredi; ma avendola allora condoua, com' egli niedesinio dice, a pre- cipizio, ed essendo quindi riuscita macchiata di mold errori , ha voluto in questa ristampa confessare ingenuamente i difetti del primo lavoro, e si e dato a farneli scomparire. Con uno scrittore dotato di tanta ingenuita saremmo egual- mente scortesi e se avcssimo taciuta quella lode che merita r opera sua per le con-ezioni che vi ha fatte , e se per timore di ofFenderlo ci rimanesslmo dall' accennare quello che forse gli resta da fare tuttora per renderla veramente perfetta. A tal fine noi prendiamo in esame il principio del Prolegoraeno e il principio della Parte prima. Pag. ir. It Una e la stessa e la natura di tutti gli uo- » mini , perb diverso e lo stato loro , o siano nella civile o PARTE ITALIANA. SqS y> nella naturale associazione , ed ecco 11 varinre delle mo- " rali discipline , cui per altro un solo oggetto , ua solo " scopo e proprlo , dirigere cioe gli uomini alia felicita , " unlco fondamento della naturale ed interna obbliga- »» zione. » Una eademque hominum omnium, natura . diversi tamen turn in civili turn in naturaU societate hominum sta- tus .• hinc moraliwn disciplinarum diversitas , quaruni tamen unum objectnm , mens et consilium , ut proprlam doceantur homines consequi felicitatem , qua una innitiiur naturalis et internae obligationis fundamentum. Credinmo innanzi tutto che 11 perb corrisponderebbe meglio al tamen del testo se fosse preceduto da un ma ^ o forse era miglior consiglio dire nondimeno , tuftato/ta o slmili. Quel plurale poi diversi status significa assai meglio il concetto deR'autore, die noa faccia 11 singolare sostituito nella versione (i). Alia voce diversitas non corrlsponde quel verbale il variare ; ma sib- bene la diversitd : perche il variare delle discipline puo riferirsl a mntazioni di sistemi o di opinioni in una di- sciplina medesima , laddove in vece la diversitn delle disci- pline significa che si tratta di parecchie discipline , seb- bene costanti sempre in se stesse e non soggette a variare. L' ufficio di insegnare a conseguire la felicita pare alcun poco diverso dal semplice dirigere-, e queU'aggiuntivo pro- priam dato alia felicita dovea ritenersi dal traduttore ; perche questo e appunto P ufficio delle morali discipline, d' insegnare all' uomo com' egli possa raggiungere quella felicita che gli e propria , cloe quella che e conforme alia sua natura. Pag. i3. /< Dunqiie T esame delle leggi gla statuite e 11 »/ modo di comporle costituisce il dlritto di natura ; la re- » gola di giudicare si chiama ragione, e 11 mezzo di co- >» noscere e l' equita dell'umana natura ampiamente presa. >» Legum igitur conditarwn examen , condendarumve investi- gatio est jus naturae , judicandi regula ratio , medium , ut ajunt , cognoscendi aequitatem legum bumanarura natura (l) Poche linee dopo leggiamo nella versione del sig. Sacchi; « Quindi e nato 11 diritto di natura nel quale si chiauianu ad » e&ame le diverse condizioni dcgll uomini. » II testo dice ancora diversi honunum status ^ e questa ripetizione, e 11 niodo con cui qui vien tradotta la fraae latina ci persuade che la nostra oi- •ervazione fia giuita. 396 APPENDIGE latissitne siimpta. Qui o noi siamo afFatto loutani dal vero , o II tradnttore ha in due luoghi notabilmente falsato il concetto del testo. Perche primaraente crediamo che quel- r investigatio legiim condendarwn non signitichi gia U modo di comporre le leggi, ma sibbene I' investigazione di quelle leggi che si dehbono stahllire o che e converdente di stabilire, Poi quelle parole medium cognoscendi aequitatcm legum hu~ manarum natura ladssinie swnpta vogliono , al parer no- stro , significare non gia clie il mezzo di conoscere e I' eqwtci dell' umana natura ampiamente presa , ma bensi , che la natura presa nel suo senso piii ampio e il mezzo di cono- scere I' equita delle lego,i umane. Se la cosa non fosse cliia- rissima gia per se stessa , o se il tradnttore non fosse versato quant' altri mai in queste materie , noi potremmo agevolmente mostrare che il senso dei passi citatl debbe essere quello da noi indicato, quand'anche le parole (che qui sono chiarissime ) lasciassero luogo a qualche dubbiezza. lb. i< Essi ( gli antichi filosoii) videro la natura essere da " una certa forza spinta a far scelta di una cosa, e da " un' altra interamente isfuggire, e stabillrono gli uomini >' dovere in qualche maniera seguire 1" imperante natura. »/ Ndturam caeco quodam inipetu rapi ad quaedam eligenda, a quibusdam. vero abhorrcre senserunt, statueruntque homi- nibus obligationem impositam , ut imperanti qviodammodo na- turae obtemperarent. Poniamo fra gli errori tipografici la voce certa dove forse il tradnttore aveva posto cieca; e notiamo di passaggio che quel modo far scelta di una cosa par quasi troppo individuare , o limitarsi ad un og- getto solo, mentre 1' intenzione e le parole dell' autore sono piii ampie. Ma quella locuzione dovere gli uomini in qualche maniera seguire I' imperante natura la crediamo veramente difettosa. Gli uomini non debbono seguire la natura in qualche maniera, ma in ogni maniera e assolu- tamente; ne il quodammodo del testo si riferisce iiW' obtem- perarent, ma bensi aW imperanti , e vuol dire clie gli uo- mini debbono obbedire a natura che ad essi in certo modo comanda. E 1' autore ha posto il quodammodo per temperare la figura della locuzione , o forse meglio diremmo per vezzo. Queste cose appartengono alle prime due pagine del Prolegomeno. Volgiamo ora lo sguardo al principio della Parte prima, Ivi PARTE ITALIANA. 897 Pag. 3^.11 Dicesl diritto pubblico universale quella col- " lezione o quel sistema ell leggi che mostra esser coerente " alia ragione ed all' umana natura. " Collectio vel sjstema leguni quas recta ratio hwncmae naturae consentaneas esse ostendit , jus publicum universale dicitur. Qui tutta la defini- zione e sbagliata ncll' italiano , e doveva tradursi : Dicesi diritto jmbblico universale quella collezione o quel sistema di leggi, che la retta ragione dimostra essere consentanee al- t umana natura. Pag. 40. « Merce la meditazione posta suUe create cose n se lie sono dedotte leggi universal! : dalla contempla- » zione dell' umana natura adunque tirar si devono dagli » uomiril leggi le quali diconsi diritto di natura , e sono X il fondamento di tutte le altre. » Ex rerum conditarum. meditationc universales deductae sunt leges : ex humanae naturae contemplatione eruendae igitur honiinum leges sunt , quae jus naturae vocantur , caeterarum omnium legum fun- damrntum. Tutto questo paragrafo poteva rendersi dal tra- duttore e piix chiaro e jjiii fluido , ma soprattutto poi doveva togliersi Terrore in cui cadde, dicendo che dagli uomini si debbono tirare dalla contemplazione delt umana natura leggi (i) le quali diconsi diritto di natura; mentre doveva dirsi che dalla contemplazione deW umana natura si debbono cavare quelle leggi degli uomini , le quali si di~ cono diritto di natura. II paragrafo clie viene appresso darebbe materia ad altre consimili osservazloni , delle quali ci si presento co- stantemente materia dovunque abbiamu aperto il libro. Que- st'asscrzione , dopo la sperienza fatta sulle prime pagine, puo essere creduta a noi, che certamente sappiamo apprez- zare 1' ingegno del sig. Sacchi : ma questo e d' ordinario il destino delle produzioni giovanili corrette in anni mi- gliorii r ingegno die saprebbe creare cose degne di un senno raaturo , par che ricada nella debolezza de' primi tempi quando vuol ritoccare i suoi primitivi lavori. (1) Non sappiamo perche il traduttore abbia in questo pe- riodo voluto fuggire di nietter 1' articolo alia parola leggi « mentre la chiarezza del concetto lo esige. 398 APPENDICE Memoria sulla udlitd della legge che vieta o limita T estrazione delle materie prime ad oggetto di favo- rire le manifatture nazionali , di Emmanuele Viola. — Palermo^ idiO.^ , presso Lorenzo Dato , pag. 89. Benche il modesto autore confess! clie le teorie su cui foiida la sua opinione le ha attinte principalmente nel Dlscorso sulle manifatture nazionali e nel IVuovo prospetto delle scienze "conomiche , pure egli le preseata , raaneggia e riunisce con taiita perspicacia, destrezza e forza , che chiun- que leggendole ne lo credera inventore e maestro. Viaggio ill alcuni luoghi della Basilicata e della Ca- labria citcriore effettuato nel 1826 da L. Petagna, G. Terrene e 31. Tenore. — IVapoli, 1827, dalla tipografia francese ^ di pag. i52 , in 8.° La deliziosa sltuazione della Calabria citeriore e della Basilicata maiicava di una descrizione concisa ed esatta non solo dal lato della geografia, ma da quello ancora della natura. Di cio era precipua causa 1' essere que' paesi pochissimo frequentati da' viaggiatori pel malissimo stato delle strade, ed anzi per la quasi totale mancanza di esse. Nessuno ei'asi fino ad ora occupato di descrivere i pro- dotti naturali di questi luoghi , ricchi non solo per I' agri- coltura introdotta da qnegl' industriosi abitanti , ma ancora per le varieta de' prodotti che in gran copia la natura vi profuse. Ora , comeche il priucipale scopo di questo viaggio sia stata la botanica , pure non furono in esso trascurati ne il regno minerale, ne il regno animale; del che fanno piena prova i cataloghi che in fine dell' opera si veggono, contenenti 1' uno i prodotti organici, 1' altro gl' inoiganici. I due cataloghi de' prodotti organici com- prendono la botanica e gl' insetti. II primo , quello cioe de'vegetabili, non e tanto importante pel numero , quanto per le varieta delle specie nuove che vi si contengono : e disposto secondo il sistema di Linneo coi nomi volgari a fianco ; pratica non mai abbastanza raccomandata ai bo- tanici principalmente in Italia ove tai nomi variano col cambiar di paese. II secondo, cioe l' elenco degl' insetti, e importantissimo, contenendone varj che non si credevano sussistere in questi paesi. Nel fine dell' opera sono altresi PARTE ITALIANA. 399 segnate le altezze de' principal! liioghi niisurate col mezzo del barometro in piedi inglesi. Termina questo viaggio con un indice degli alberi e degli arbusti che crescono naturalmente nelle suddette regioni della Calabria e della Basilicata. I tre distinti professori che con si bell'ordine s'accia- sero alia descrizione di questo viaggio presero le mosse da Napoli suUa magnifica strada coiisolare di Portici. Da la giunsero alia torre dell' Annunziata ove il Vesuvio fa di se bellissima iiiostra , e dove trovansi molte manifat- ture , fra le quali la fabbrica delle armi e la fonderia ia cui si gittarono le niagnifiche statue colossali di bronzo che ornar debljono il nuovo tempio di S. Francesco da Paola. Nella fabbrica d'armi si niette gia da qualche tempo in opera per preparare le lame damascate e le canne da fucili a torsione , il processo di congiungere varie lamine di ferro e di acclajo di diversa durezza, e poscia ritorcerle e riscaldarle rlpetutamerite a due a due, a tre a tre^ ecc. Dalla torre dell' Annunziata si giunge a Salerno capo luogo del principato di Salerno e della normanna domi- nazione di quel regno. Questa magnifica e popolosa citta e situata nel mezzo di un vasto e comodo golfo che dalla citta stessa prende il nome. Da Salerno si passa ad Eboli ed Auletta , ove non piu ridente e deliziosa trovasi la campagna come nelle trascorse conti-ade , ed ove al viag- giatore non rimangono da osservarsi se non alcune cave di travertino e le numerose ricchezze botaniche che quei luoghi presentano. Meno ridente ancora e la strada che da Auletta porta a Lagonero capo luogo di vasto , ma assai mal coltivato distretto. Ma se il viaggio e ingrato per la situazione , non lo e pei prodotti e particolarmente per gli squisiti e delicati vini , i quali quand' anche non fos- sero , come credesi da alcuni , i tanto celebrati lagarini di Flinio, sono non di meno assai graditi e spiritosi. II vallo di Diano che trovasi poco lungi da Auletta , ed i raonti vlcini ond' e ciicondato, presentano gradita messe ai bounlci per l" asphodclus creticus, la sal^-ia Tenorii, l'an>- chusa Ualica , 1' onopordoa illiricum, e le due varieta glabra ed irsuta della campanula fragilis. Da Lagonero si passa, radendo i raonti, a Lauria e Bosco dove per pascolo coltivasi il lathyrus alaxus Ten. In queste vi- cinanze trovasi Vnrundo festucoides e Vkedysarwn coronarium 400 AFPENDICE clie tanto abbonda negli argillosi campl della Calabria, Per uscire da Lauria si percorre una strada che attra- versa ridenti e ben coltivate campagne e vigne fera- ci , ecc. Ne' vicini monti e degno d' attenzione T ononis oligophylla ed il papilio urticce che vi si ritrovano con cjnal- che facllita. Lungo il cammino che conduce a Castelluccio vedesi il Mercuri che risveglia grandi memorie nella mente degli archeologi , ed e V antico Laus ove fiorlrono noa poche famose citta fra le qnali Lavlnium era Lidno e la rinomata Tebe Lucana di cui sparsi tuttora aramiransi nei campi i ruderi e le non poco preziose reliquie. Da Rotonda a Rubbia ed al Pollino e un' estesa planura coltivata assai bene , e fertile per le acque che dai vicini monti discendono e che 1' indnstria deiragricoltore ha sa- puto adoperare per V irrigazione. In questi piani trovasi il geranium pyrenaicum , il ranunculus brutius , Z' aconitum pyrenaicum. Qaivi s' incontra V insetto scarabeus cylindricus che fino ad era non era state rinvenuto in Europa, fuorche nelle piu settentrionall foreste della Svezia. Fra i monti ond' e circondato quest" alto piano si distln- guono la Coppola di Paola, la montagna del Pollino ed il monte Crispo , luoghi tutti assai ricchi di vegetabili pre- ziosi. Quivi vegetano vigorosi il rumex alpinus , il pldeum alpinum , la plantago bruda e molti altri generi di piante che lungo sarebbe 1' enumerare. Tra questi merita particolare attenzione il crocus vernus neapolitanus e il crocus iinperat.i che clai naturalist! eransi creduti solo proprj di due region! afFatto diverse. Da Dolcedorme , ch' e una delle aiture di que" monti , a Castrovillari non altro si presenta di rimarchevole alio sguardo del viaggiatore se non la ricchezza botanica e le pittoresche vedute che ogni intorno rallegrano. Castrovillari e un piccolo ma popolato villaggio situato in un' altura non molto lung! da Gosenza da cui dominasi tutto il tratto della Calabria da Cassano fino al mare Jonio. Da Castrovillari per una comoda strada si arriva a Tarsia e costeggiando il Grati a Cosenza. Questa citta e la capi- tate della Calabria citeriore , e giace al piede degli Ap- penin! in mezzo ad una fertilissima pianura poco lung! dal mare. Nelle viclnanze di Cosenza si trovano molte fabbriche di Bugo di regolizia dalle quali sono alimentate molte migliaja r-ARTE ITALIAN\. 4O I di alutaiiti. E pure degno d' osservazioiie 1' erba di praio deuotiuuata suUa die ne'campi argiliosi della Calabria vegeta spoiilanea , di cui potrel)ljesi trar gran jjartito per la pa- storizia e per le bovine per essere un vegetaljile che lussu- reggia anche ne' campi sterili ed inariditi , e non csige graiide governo. Da Cost- iiza i nostri viaggiatori presero la volta al nionte Cucuzzo, uno de' piii riguardevoli di quella catena per le sue produzioni si minerali che vegetabili : dopo esservisi feruiati alcun jioco ripresero la via di Napoli , nia per diversa strada. Questo viaggio pleno di utili ammaestramenti pei colii- vatori e pei proprietarj di quelle contrade e una guida utilissima pel A'iaggiatore scienziato, trattando fra le altre cose anche della geognosia di quella regione. Sarehbesi solo desiderate che nieno minute fossero le descrizioni de' luoghi percorsi ^ e si fossero tralasciati i lunghi rag- guagli di poco importanti accidenti , come la gentilezza delle guide ;, le accoglicnze ricevtite, ed altre simili cose di nessun interesse pel pubblico. Cio non ostante ogni paese desiderar dovrebbe di avere simili relazioni , di trovare chi si occnpasse della sua descrizione e di suggerire i mezzi onde trar partite de' prodotti naturali trascuraii e del mode onde procacciarne de'nuovi, per cosi accrescex-e la ricchezza e la prosperita del paese. Memoria su Ic malattie del carolo e della ruggine cui va soggclto d riso , di B. Qhinosi. — Mantova , 1828, dalla dpografia all Apollo , in 0° Fatale , come scrive 1' autore , e certamente la malattia del riso , detta carolo o tarlo da alcuni , da altri hrusone o ruggine, ma non pub dirsi che roanifestata siasi solo neH'anno 1826, perche gia conosciuta era molti anni addietro , ed avanti il iSaS varj scritti su di essa pubblicati erausi nel Piemonte , e il signer Ghinosi conferma egli stesso questa roassima , citando il TraUato del riso del prof". BiroU , che scritto gia da qualche tempo , stampato erasi dal Siivestri nel 1825 i accordiamo pero che nelFanno 1826 sieno state da quel morbo o da que' morbi devastate le risaje del Man- tovano e piii particolarmeiite dell' Ostigliesc. Bibl. Ital. T. L. 26 402 APPENDICE Dice Tautore sul bel principio clie varle furono le opi- nionl intorno alia causa di tanto morbo, da certi chiamato carolo 0 tarlo , da altri brusone o ruggine , ed ecco con- fuse in una le malattie die nel frontispizio si erano di- stinte. II suddetto Blroli fu quelle che, confondendo i no- mi, trasse in errore molti die scrissero posteriormente su quest' argomento, ed andie il dott. Rocco Eagazzoni, che una Memoi'ia sul brusone insei'i nel Calendario georgico della R. Societa agraria di Torino. Soggiugne il Glunosi die alcuni attribuirono la causa di quel morbo alia qualita del terreno ubertoso , o alia troppo calda stagione , altri ad un' influenza contagiosa, od anche alia semente viziata del riso medesimo. II prof. Bendiscioli fa consistere il tarlo o carolo in un eccesso di vigore ine- rente alia radice , prodotto dalla condizione troppo ferace del suolo , o dair ardore della stagione , o dall' acqua troppo riscaldata, onde la pianta lussureggiando nei primi stadj di vita , si estenua poi aU' epoca della fruttifica- zione: staccandosi cosi egli dall' oplnloue del Biroli che afFetta pretendeva da quella malattia la spica ;, non mai la radice, e la malattia stessa credeva di poco momento. Ma i Mantovani gravemente danneggiati non avvisarono che la malattia dominante nel 1826 fosse il tarlo o il carolo, ma bensi il brusone o la ruggine. Divide dunque anche r autore coteste malattie , e primieramente fa consistere il carolo in una flogosi interna della pianta del riso, per cui si disecca e strugge pria della maturazione de' semi , lasciando affatto vote le bucce della spica , e questa attribuisce uni- camente alia sovercliia feracita del suolo o alia troppa cut- tura di esso. Le pratiche osservazioni di lui sembrano pro- vare die questa malattia non si appiglia al riso se non dopo I'apparizione della spica, e da altri indizj mostrarsi che la medesima non ha luogo se non che nei terreni raolto ubertosi, potendosi aggiugnere altre cause secondarie, come la troppo calda stagione e 1' acqua riscaldata e stagnante. II nome di tarlo o carolo fu dato a quella malattia dal volgo per essersi veduto interamento nerastro il nodo su- periore del riso gia adulto , forse credendosi che un verme entrato fosse nello stelo, o dentro questo si fosse svilup- pato, alia quale opinione parve accostarsi anche lo Spol- verini. U autore non si trova poi d' accordo col Bendiscioli, perche questi la malattia riponeva in un eccesso di vigore PARTE ITAHANA. 4o3 iiierente alia radice , mcntr'' egli asserisce che 11 carolo si sviluppa soltanto nel terreno ubertoso; che esso ha bensi principio costantemente dalla radice , ma che si iiianlfesta sempre nel riso gla adnlto, ed anche qualora Testiva sta- gioiie sia alquaato teinperata. Per arrestare questo iiiorbo I'A. conviene col BendiscioU che air apparire del primi indizj debbasi asciugare la ri- saja, segaria colla falce avanti che la pianta formi qualche nodo e nnovamente irrigare 11 terreno, onde modilicare in questo mode la troppo accelerata vegetazione , e costri- gnere i succhi ascendenti a precipitarsi su la radice e cor- roborarla. Ma qnesto non vale se non che pel giovane riso ; per 1' adiilto , in cni 11 morbo si sviluppa al nodo della pianta, il BendiscioU snggerisce di curare la radice, dl rinfrescarla con molta acqua , di cambiarla sovente e di innondare la rlsaja in niodo che di tutta la pianta non riraanga scoperta se non che la spica. In questi ultimi avvisi non conviene 1' autore , credendoli nella pratica di jioco momento , e vana reputando qualunque cura e inn- tile qualunque tentative, allorche si manifestano nella pianta i primi indizj , ed emergono le macchie longltudinali su le foglie, o 11 colore nericcio sottentra al bianco nell" in- terno del nodo •, Insiste quindi su la necesslta di mortifi- care i giovanill lussnreggiantl germogli del riso, e aU'agri- coltore raccomanda di non recare nutrimenio a quel ter- reno che ingrato si rese altra volta al ricevuto vantaggio, e di snilauirne in vece la forza, segando a fior dl terra le stopple , aflinche non infracidiscano sul luogo •, al che puo aggiugnersi anclic una leggiera zappatura al tempo della coltivazlone. Passa quindi 1' autore a ragionare della malattla della ruggine o del brusone , consistente a parer suo in una ostruzlone di vasi linfatici , che si corrompono poi unita- mente alle fibre ed alia materia parenchimatosa delle foglie, con che si coprono esse di una finissima polvere ferru- ginea , e V intera pianta perisce. Una curiosa osservazlone trovasi in questo luogo, ed e che silTatta malattia , a dlf- ferenza del carolo, non attacca 11 solo riso, ma anche 11 panicum viride , detto dai Mantovani panicastrella , che in- festa le risaje ; dal che sembra potersi raccogliere che la soverchia fecondita del suolo , cagione del carolo , non possa inditrre iu qucir crba uociva alle risaje una llogosi 404 A P P E N D I r E pericolosa e niortifera , ma anzi la faccia iiioppovtunamente prosperare. Cio potreblje anche servire di norma per rico- noscere la malattia delta ruggine, tlella quale alcuni caratteri, come le maccliie sii la superficie delle foglie e 1' avvizza- mento dello stelo, noii si scostano da qiielli che accom- pagnano il carolo. Rapidissimij secondo I'autore, sono i progress! delia rug- giae, e quindi la risaja oggi si mostra qual verde prate e air indomani si assomiglia ad 1111 arso campo ; V atra riibigine , come T autore la nomina, e sempre T opera di un. fuoco divoratore, e per questo forse dai villici fu no- iiiinata hrusone. Si avvede anch''egli iu qiiesto luogo dell'er- rore gravissimo del Biroli, che i nomi delle malattie confase, p rngglne o brasone cliiama la malattia mauifestatasi nelle risaje nel 1826, non gia tarlo o carolo, come altri T ap- pellarono ; nel nome altronde di riiggine si riconosce quella polvere ferrnginea di cui si coprono le tenere piantlcelle. Molte opinioni furono emesse su le cause di questa malattia : alcuni ne accusarono la qualita del terrene uber- toso, die si e detto essere origiae del carolo ; ma la ruggine infesta tanto le risaje sterili , quanto quelle meglio concimate , e mentre il carolo sembra attaccare la radice della pianta, la ruggine noa si appiglla se non che alle parti superiori e scende al basso. Altri ripetono questa malattia o dalla stagione troppo calda , o da un'' influenza contagiosa i ma in questo caso le risaje sarebbero per gran traito devastate, e non vi si vedreliliero, come di fatti si videro, intervalli esenti dal morbo. Havvi inline chi ri- pete quella malattia dal seme , e la crede in qualche modo ereditaria , mentre illesi si riconobbero dalla medesima alcuni campi , dove il terreno e T acqua e la coltivazione e il seme non ammettevano alcuna difterenza. Si osservo nel 1827, che prosperarono e diedero liuon frutto le risaje seminate col riso delP anno precedente , plii d' ogni altro infetto dalla ruggine , e in vece furono dal morbo distrutte cpelle seminate col riso proveniente dalF Insubria. Scrittori piu antichi, come il Ginanni, il Redi e il Vallisnieri , ere - dettero la ruggine derivante da vermicelli, i quali , insi- Jiuandosi entro T epidermide delle foglie e negli steli , ne corrompessero il tessuto organico : altri scrittori , come Targiom , Fontana , Saussure e Bancks, credettero di vedere col microscopio una qnantita di pianticelle criptogame, !e P\RTr TTALIVNA. ^CJ quail trovnndo facile s\ lliippo tra i poil ilelle foglie e del gambOj togliessero raliiiieiito alia pianta e la intisichissero; e sebbene cjuesta opinlonc coiiibattuta fosse da niolii praiici, tuttavia non niaaca al presente di segnaci. A que' pratici serabra accostaisi l' autore , e questi riconoscono la nig- gine come efletto di uaa car.sa estriaseca al vegetale e nl terreao clie lo nutrisce. Nella incertezza accusano essi le meteore acqnose , e la nebbia assegnano come cagioae principale di quella malattia. Egli riguarda dnuqne la nebbia come ilfomite principale delta ruggine, anmiettendo da prima 1' azione di quella meteora su i vegetabili, ed osservando che le nebbie fatali alle terre lombarde nel lySS, coprl- rono di nuovo le risaje niantovane nel 1826, e fors' anche uel 1827, in cui torno infelice quella coltivazione: si vide, egli dice , svilupparsi il morbo in que' luogbi coperti al levar del sole da densa caligine , che tramandava ingrato odore , e si vide il danno arrecato in quelle caldissime giornate , in cui il termometro segnava un* elevata tem- peratura. Dopo alcuni cenni su la natura della nebbia , nota r autore clje se quesia viene sorpresa dal raigi del sole ardente, ha luogo una rapida dissoluzione chimica, la quale funesta riesce al vegetabile , perclie le parti etero- genee della nebbia stessa , insinuandosi colla forza loro corrosiva tra le fibre delle piante , ne corrompono il tes- suto e ne alterano il sistema vascolare. — Noi accorde- remo liberabnente, che quell" improvviso scioglimento della nebbia possa recar danno ai vegetabili , ma non cosi di leggieri siamo per accordare , clie pnrti eterogenee compo- neiiti la nebbia possano dirsi T acido nitrico , il mnriato (in vece del quale si e stainpato muriaco) lo zolfo , ecc. — La polvere che investe le foglie e lo stelo puo benis- simo procedere, come asseri il Tillet^ dal diseccamento di un umore crasso ed oleoso, che trasuda dalla pianta e la ricopre, allorche I'acrimonia della nebbia ne produce il travasamento per effetto dello struggimento del tessuto cellulare. Qui si cita I'opinioiie di Galileo, che le gocciole sferiche della nebbia facessero 1" uflicio di altrettaute lenti acutissime ( che pero non diremo caustiche ) , capaci di abbruciare la materia vegetabile :, e quella del Tessier che credette non potere respirare le piante nella nebbia im- merse. Pretende 1" autore di avere veduto che 1* azione della nebbia si comportasse diversameute su i vegetabili , e 4o6 APPENDICE conferma 11 stio avviso colla osservazione clie non sempre la rnggine strugge tutta la pianta , ma talvolta attacca le sole foglie radicali , come le piii alte e dilatate , e quinJi le piu esposte ai raggi solari, da esso rignardati come una seconda causa morbosa. Le altre plccole foglie cauline noa soflroiio r azione potente della luce diretta , perche om- breggiate dalle radicali, ed aiizi crescono e si stendono, meiitre le foglie piii grandi cadoiio coiisunte , e quelle basiano alia respii-azione necessaria per la vitalita della pianta , se pero il viso perde le prime avantl die il germe annodi , perche se le radicali foglie si consumano nel mo- mcnto che annoda , ci ha gi'an perlcolo che irreparabile sia la perdita del frutto. Tutto cio e fondato su la pra- tica osservazione , e quindi si scopre quale sia la na- tura della ruggine , quali ne siano le cause, beiiche sug- gerire non si possa un rimedio efficace , non corrispon- dendo sovente all' aspettazione ne pure alcuni mezzi sa- lutiferi che confermati seml^ravano dalla pratica. Non parleremo dei rami d'alloro piantati anticamente nei campi , colla speranza che dai cereali passasse la ruggine in que' rami; non dei sagrifizj dai Romani ofFerti alia dea Mubigine ; non dello strame e delle stuoje adoperate dai Cinesi per coprire le biade , cose tutte accennate dai Mlt- tcrpacher; osserveremo pero che non superstizioso, e non meritevole del titolo di follia sembrerebbe il rimedio ci- nese , qualora riuscisse nelle nostre risaje praticabile. Piut- tosto si attiene 1' autore ad alcuni rimedj dagli antichi e dai moderni proposti per tutt' i cereali, cioe pel frumento, per r avena , per F orzo , ecc. , i quali convenire possono anche al riso, come a tutte quelle piante e comune la ma- lattia della ruggine. Allorche il morbo Oj^era direttamente sul riso e disecca la pianta, cominciando dalle parti supe- rior! alle inferiori , avanti che la radice%ne sia tocca, s'in- sinua di segare colla falce sino all' ultimo nodo e d' inon- dare tosto la trono.i inesse, clie noi chiameremmo piuttosto il prato tagllato. Se offese sono le sole foglie radicali , si asciughi tosto la risaja, affinche si spogli lo stelo delle parti infette, e coll' azione del sole si rinvigorisca la pianta, cosicche crescano e si dilatino le foglie del caule. Ma im- possibile si giudica lo allontanare il morbo coll' impedire le cause producenti la nebbia, o temperare lo stato termo- inetrico ed iiirometrico dell' atmosfera , affinche il suolo noa PABTK ITALIANA. 4O7 somralnistri que' principj eterogenei , di cul la nehbia si compoae a norma delle varie clrcostanze. I preservativi pero die si sono finora indicati, riduconsi a scuotere leg- geritiente le biade coperte dalla nebbia con uno scudiscio, o con una cordicella tesa, avanti che il sole apparisca su 1' orizzonte , al che pero pone sovente ostacolo la vastita dei seminati ; ad una abbondante irrigazione nei giorni piti caldi della state , Insciando libero il corso alle acque onde punto non si arrestino sul vegetabile , e ad una semina- gione sollecita , fatta colle regole della sana pratica , giacche meno esposto rimane con questo mezzo il rlso all' infe- zione del carolo, e al tempo stesso rendesi capace di scher- mirsi dalla ruggine, trovandosi nella stagione estiva gia adulto e colla spica gia formata. Ghinde adunque Tautore il suo opuscolo , eccitando i possidenti delle risaje Manto- vane ad aflrettare la seminagione , e anche ad implorare dair autorita pubblica , che a questo iine piii presto si eseguiscano i lavori annuali che nelP inverno si fanno in- torno ad alcuni acquedotti, onde le acque del Mincio negli ultimi giorni di marzo possano scorrere su le risaje , e se ne possa in questo modo anticipare la coltivazione. Lodando noi lo zelo e le viste economiclie del Ghinosi, bramerenmio che egli veduta avesse la dissertazione del dott. Ciro Pollini su la malattia chiamata carolo , che in- festo neir anno 1827 le risaje veronesi, letta sino dal primi di febbrajo di quest" anno airAccademia d'agricoltura, arti e commercio di Verona , ed inserita nel quaderno di feb- brajo medesirao, n.° 146, pag. lyS della Biblioteca Ita- liana , e cosi pure le congetture sopra la malattia del bru- sone che infesta il riso e i riineclj che possono prevenirla , deir ingegnere Giuseppe Asiolfi , stampate in Bologna ai primi di quest' anno. Noi conveniamo nell' oplnione di quegli scrittori che una distinzione introdussero tra queste malattie , e forse altra introdurre ne vorremmo col prof. Re tra il brusone che si e confuso colla rugguie , e quelle clie nel p.nssato anno 1827 devasto specialmente le risaje delle provincie di Mi- lano , di Pavia e di Lodi ; e considerandone i subitanei eflfetti, e convcnendo altroade nei metodi caratlvi del ca- rolo e della ruggine colle massime esposte dal Ghinosi, por- tiamo opinione die il brusone osservato lo scorso anno sia ben diverso da quello che il Ghinosi confonde colla nis^inc_. 40B APPENDICE da quellu sa cut gli agronoml piemontesi scilssero negl! nnni passati, da qnello clie il Tillier ed altri nouiiiiarouo costJpazione o annehbiam^nto , e die la causa principale di tjuesto debba rlferirsi alio stato elettrico dell' atmosfera , del quale il Ghinosi noii fece alcuiia meiizioiie. In questo nostro avvisamento, oltre T osservazione di alcuni parti- colari fenonieni della malattia, ci conferma il vedere as- serito d^lV Astolfi^ die avanti il 1837 noii si era la nie- desima conosciuta giauimai nelle risaje del Bologaese , mentre di altra specie di brusone epidemico parlato erasi e scritto piii volte iu Pieinoate e in Lombardia. Se la malattia terribile dello scorso anno, die dai contadini fii ancli' essa delta brusone , perche di subito distruggeva e quasi abbruciava le risaje, dee ripetersi dailo stato elet- trico dell' atmosfera , tanto difficile troviamo il porvi ri- paro, quanto difficile trova il Ghinosi lo impedire , come egli dice , le cause producenti la nebbia ;, lodiamo pero il saggio consiglio del Pollini di procnrare la sottrazione del calore , col prudente e ragionato inaneggio delle acque onde farle scorrere sulle risaje a norma del bisogno. Quanto al fluido elettrico, noi brameremmo che diligentemente si esaminasse se piii o meno danneggiate , o anclie se illese furono le risaje poste in vicinanza dei pioppi o di altre piante conifere , le di cui cime giovano sovente all' assor- bimento dell' elettricita. Qualche natiirallsta ha pure cie- duto di riconoscere in grado eminente questa facolta nelle spine e nei rami della gltditschia triacanthos , pianta che prospera facilmente in ogni luogo, che non produce molta ombra, e die potrebbe con qualche lusinga moltiplicarsi andie vicino alle risaje. Istituzioni di materia niedica, di Domenico BRUfCHT , dottore in filosofia e medicina , professor e di ma- teria medica , ecc. — Perugia, 1828, dalla tipo- grafia di Francesco Baduel presso i socj Bartelli e Costantini. Vol. i , in 8.° di pag. 442 oltre la prefazione e V indice de capitoli. Quest' opera e divisa in tre tomi , de'quali sin ora non e uscito alia luce che il primo. Ecco dunque un nuovo e voluminoso trattato intorno ai materiali della medicina , come se le sue ricchezze fossero realniente anmentate ia PARTE ITALIANA. 4C9 proporzione. Ma blsogna pur confessarlo a nostro nialgraJo, se libri slfFatti , anzi die aggirarsi sul creilito e sulla ripu- tazione tli cuL goilono i rinicdj , dovessero llinitarsl alia pnra Indicazione delle loi'o vere virtu , clie cosi poco cor- risjiondono alia loro fama, si ridiirrebbcro certamente a jiiccolissinia cosa, e iii \ece di crescere e moltiplicarsi, si vedrebljero notabilmente sceniare. Intanto a voler giudicare deir opera del professor Bnischl da f[uesto primo volume sembra doversi considerare quale utile e giudiziosa com- pilazione di cio die molti altri inedici di ogni nazione, e specialmente il nostro toscano professore OtULviuno Targioiii Tozzetti baniio scritto prima sullo stesso argomento. Le piii recenti scojierte suile analisi e sulle virtii de' medicameiiti vi soiio indicate ■, e nella introduzione si riferiscono in l)eir ordine le diverse teoridie di patologia , specialmente degli ultimi tempi die lianno molto contribuito a far va- riare Y uso dei medicinali coUe varie ed andie opposte spiegazioni della loro maniera di agire dedotta dalle pre- concette teoriche di medicina piu che dalla nuda e sem— plice osservazione de' fatti. Quindi nasce die sieno tanto adoperate e lodate da alcani niedici quelle stesse sostanze medicinali, dalle quali alcuni altri niostraiisi alieni : e nei medesirni casi , tengansi dagli uni per calide e riscaldan- li, dagli altri per frigide e riafrescanti. Questa tauta di- scordia sulla virtix e suir uso dei piu famigerati e adojirati medicamenti tende a diminuire ii loro credito , e a farli abbandonare , specialmente se poca o niuna utilita maui- festa , come pnr troppo suole accadere, lie risentano grin- fermi. Egli e ben vero pero che quando le virtii de'' ri— luedj fossero realmente sperimentate e chiare, poco o nulla significherebbero le dispute e le differenti opinioni per ispiegare come agiscano e come giovino. Ma il piii delle A'olte sembra che si disputi con mollo calore per sostenere una virtii die non esisle fuori della immaginazione esaltata <]i alcuni niedici. II nostro autore incomuicia daU'esporre le sue idee di fisio- logia e di patologia per discendere piu plausibilmenle alia divisione e classilicazione de* rlmedj die ha creduto di adot- tare. Ammettendo egli nelle inacchiac viventi tre diversi stall morbosi tanto generali die parziali di esalranirnto, di depres- sioiie e di pcrlurbnmcnto, senza esdudernc ([ualdie altro mor- boso processo ili recondlta natura e biso|^aoso di rimeJio 4IO APPENDICE specifico , dichlara di rlconoscere quest! stati quali efFetti seconclarj delle alterazloni indotte dalle potenze nocive sul misto organico, e che debbono esser cancellate dai ri- med] affinche giovino. Quindi i medicamenti sono classifi- cati da lui secondo la loro virtu elettiva od analoga azione sopra ciascun apparato organico, considerando da prima quei rimedj die sono capaci di esaltarne T energla vitale ed accrescerne i movimenti ; poscla quei die agiscono op- postamente •, ed in fine indica quelle sostanze medicamen- tose die credonsi atte a togliere lo stato di perturbamento neir esercizio delle organiclie funzloni. Incominciando per- cio dai medicamenti die agiscono sail' apparato digerente , fa parola tanto di quei che esercltano un' azione difFusiva, quanto di quei che ne sviluppano una elettiva. Percio sono indicate in primo luogo le sostanze raedicamentose capaci di aunientare T energia vitale dell' apparato digerente, tali come gli amari , gli aromatici , ecc. qualora questa si trovi depressa , e di render piii attivo il processo chimico-orga- nico-vitale della digestione. Tra gli amari pari parlasi del quassio, della radice di Colombo , dell'asseazio , della gen- ziana, del luppolo, ecc; tra gli amari stittici delle chine, delle angusture, della cariofillata , ecc.-, tra gli stittici della ratania, della gomma kino, del catecu, del ferro, del i-a- me , dello zinco , del plombo , dell' allume , ecc. •, tra gli amari aromatici della cascarilla , dell' abrotano, dell' arnica, delle aristolochie, ecci tra gli aromatici puri del cinnamo- nao, della scorza winterana, della vainiglia, del garofa- no, ecc. Secondariamente parlasi di quei rimedj , la di cui azione tende a diminuire l' energia vitale dell' appa- rato digerente, e a scemarne lo stato di esaltamento, ab- battendone andie la condizione flogistica , quali sono i cosi detti involventi, emoUienti, ecc, qaindi delle gom- me, degli olj fissi, dell' ictiocolla, del siero, degli ec- coprotici , manna , cassia , tamarindi , magnesia , ecc. In terzo luogo trattasi di quelle medicine che poste a contatto deir apparato digerente esercitano in esso un' azione inver- tente e perturbativa , che in alcune clrcostanze morbose spesso si rende proficua e salutare , come si osserva dal- r azione degli emeto-catartici. Quindi dell' ipecacuana, del- I'elleboro bianco, dell'asaro, ecc.-, tra gli emetici , della gonima-gotta , dell' euforbio , dell' olio di croton e di ca- tapuzia , della scamonea, della coloquintida, ecc. tra i P\nTE ITA.LIANA. 4II tlrastlci •, dell' aloe, del rabarbaro , della sena, ecc, tra i catartici. Non si omette di far parola degli antimoniali e dei mercuriali , specialnieate del tartaro enietlco e del mer- curio dolce. Si parla in oltre degli antelmintici di ogni classe , dei carminativi o anti-flatalenti , deH'olio di Caje- pnt, deiranice, del finocchio, del coriandolo, ecc. In fine si accennano gli antidoti o contravveleni i piii accreditati nei diversi casi di avvelenamento. VARIETA. Ritratti morall dl dodlci donzelle. — Treviso , per Qiulio Trento e figll., in 8.° Canto Epitalamico delV A. Cesare Rovida. — Mila- no 1 1827, Bernardoni , in 8.° D I A L O G O La Bihlioteca , il suo Commesso e Z' Opiiscolo dt Ritratti. P C. L er carita, sospenila , Signora mia, un solo istante la penna, e volga rorecchio qua, qua. . . . Ohirae, poc'anzi ne usciva un lagno, un geraito clie mi ha fatto abbri- vidare. B. Ill, ill! Con que' tuoi occhiacci , tu mi sembri , An- dreuccio raio , uno spiritato. Che forse qualche pedante abbia sul tuo dorso adoperata la sferza? C. Zitto .... Non ode Ella una lamentevole e dilicatis- sima voce uscire di sotto a quel mucchio di libri che cola giacciono ablmndonati e rinfusi ? B. Statti .... Or parml che si. E' sembra un pianto dl un opprcsso o schiacciato fanciuUiuo che stia per esalare r anelito estrerao. O. Alii, ahi, alii! La mia testa, il inio petto, le mle po- vere ossa. Deh per pieta •, che alcuno mi sottragga .a queslo peso, a questo fracidunie ! B. Ma quale mai sorta di libii e quella die cola aiumuc- chiasti ? 412 VAKIETA. C. Poesie In occasioiie di nozze clie raccolsl nello sgom- berare la predella di qnesto scrlttojo al cliiudersi del- Tanno, ed alle qiiali sovrapposi alcunl libri de' lapidarj e di lapicidi , oiide tenerii compressi. B. Che si , die tra quella farraggiiie confondesti qualche aureo libricciuolo degno di carezze e di baci ! Presto , fa di rovesciare quel mucchio ^ qua , qua , che ti do una raano anch' io. O. Al fin, merce delle Muse, respiro. Grazie , signorina mia ! Un po' ancora che giaciuto fossi la sotto .... Oh le niie povere ossa ? B. Via, fatti animo, libricciuol mio cai'ino. Vieni qua sa que- sto bel leggio. Dinimi, di grazia, chi sei, donde venistl? O. Nacqul a Treviso, a' i3 del settenibre 1827, e sono opera d' un uom colto e dabbene , Gue. Tempesta . che mi pose alia luce in occasione di ben augurate nozze. Contengo i RiXrattl dell' animo e de' costumi di dodici leggiadre fanciulle le piii care , le piii degne d' amore , i quai Ritratti furono dall' autor mio presentati al genti- lissimo dottor Gaspare Gliirlanda, perche questi ne li porgesse in dono all' amabile Pinetta figliuola sua , che facevasi sposa. B. Ottimamente ! E tu, poverino, fosti senza veruna mia colpa a pericolo di rimanerti cola sotto schlacciato ! . . . Via , fa di riprendere animo , e intanto lascia ch' io vegga cotesti tuoi ritratti. Ecco la fanciuUa vereconda-^ ecco la fanciuUa mansueta ;, ecco la beiiefica e Uberale ; ecco la schietta ed ingenua. Questa e la giovinetta affahde ■. que- sta la obbediente -^ quest' altra la diniessa ed uinile. Vedi qui la fanciuUa modesta ; vedi la prudence •, la semplice ed innocentei, la forte., V amabile. Questo e certamente il plu bel dono che presentare si potesse ad una giovi- netta sposa. Dessa ha qui altrettantl luodelli , in cui specchiarsi, e da cul prendere norma, e siccoine parmi ben delineati. Guarda;, Andreuccio mio, quanto e gra- zioso qitesto di Cosmia ! It Le eguali di Cosmia dicono, che ella e un'indiffe- rente ed insulsa. La disapprovano in tutto. Par loro che il vestito dovi'ebbe essere di stoiFa piu scelta, di color piu vivace, a frastagli piii ricchi ed eleganti. L'imbitsto si ha per gofFo e senza brio. Potrebbe spen- dere piii e meglio , ed anche tener modo di andare e VARIETA. 4l3 tli stare piu conforme airusanza. Lo cliiamano sostenuto e ricercato. Le aanoia , the si mostri scliiva del coti- versar libero e troppo allegro , che parli poco e misu- rataniente , ne mai tV amanti o de' difetti altrni. Non sanno comprendere pcrclie sol^mente cjualche volta e in qualche luogo e con (jualche persona sia piacevole e gioviale, e non semjire, dovunque e con tutti. Se fanno pompa di spirito e di grazia , ella sta sopra se e in contegno. Mon si lascia avvicinar troppo nessuno. Ama poco gli spettacoli : sta volentieri in casa. E parca, nio- derata, discreta in ogni incontro, in ogni cosa. Se le vien detto bella , gentile e che so io , non par che vi creda ; amerebbe almeuo non udirlosi dire. Abborre le smancerie e le affettazioni. Gli uoinini di senno dicono ch' ella opera bene e da saggia donzella , e pensano che s' abbia il torto coliti che non la repnta degna di lode , come qnegli che non conosce la vera Modestia. » O. Lode sia ad ApoUine , che linalmente cosi piccino qual sono, degnato fni d' un loenignissimo sgnardo. Or parmi di rivivere. JJ. Poverino;, come sei malconcio ! Ma ti allegra: voglio farti elegantemente rivestire tutto in seta con amoriui e fregi tessuti in oro. sicche Licori stessa in veggendoti se ne innamori e ti legga. E tu , Andreuccio, bada bene in avvenire a non porre in un fascio i nuovi liljri , come che appajano opasco- letti di nessuna importanza , se io stessa non ho prima ben gnardato loro in viso. Che ben ancora fra le poesie cosi dette fuggitwe incontrare potrebbesi talvolta una gemma o cosa degnissima di plausi e di lodi. Yedi qui (e cio serva per norma tua ) , vedi qui, tu cogli altri afFastellasti questo Canto epitalamico, pregevole lavoro del- r abate Cesare Rovida, e che io posto avea in disparte , divisando di fame onorevole cenno. Osserva che leggiadra edizioncella ! II poeta con ottimo divisamento prese per lema // giorno sacro delle nozze. Egli da principio col deri- dcre le oggimai troppo rancide fole del uulologico Olinqio, c poscia cangiando metro innal/a un inuo al vero Iddio, Del puro gioir fonte verace , e lo prega perche mirando con occhio di pietil questa virtuosa coppia faccia si, che Delia fe nuzial seinpre la face - Sfavilli intcmerala , che la Pare, la Cariid divina ed ogni altra conjugate virtu 414 V A R I E T A. sempre aleggi intorno ai hen congiimti sposl. E queste non sono gia ciance canoi'e, ma parole dl saiiti concetti ripiene. Or prendi qnesto libretto e fa di accoppiarlo a queir altro j che bene andar possono congiunti. BIBLIOGRAFIA. NB. Una nota apposta alia pag. i del testo Magliabec- chiano nel tomo i." dei Viaggi di Marco Polo ci annunzia che il codice csiste nella Magliabecchiana, segnato Clas. XIII, Pint. IV, G. CIV, e che e curtaceo in foglio di carte ot- tantacinque ; notizia die sarebbe stata assai opportnna neir introduzione , o in quelia che viene intitolata : Storia del Milione. In quel luogo si rlferisce anche la nota posta in fronte a quel codice, e da questa impariamo che il libro si chiama la navigazione di messer Marco Polo , nobile cittadino dl Vi- negia, il che conferma cio che da noi fu esposto intorno al titolo capriccioso di Milione. Da quelia nota orlginale si raccoglie altresi che il codice fu scritto in Firenze da Michele Ormanni, il quale mori nel 1809, bisavolo per parte di raadre di Piero del Riccio e di suo fratello, i quali la data apposero dell' anno 1482; e cio pure avvalora i dubbj proposti nell' articolo su la maggiore antichita attri- buita a questo codice , potendosi credere il medesimo fors' anche piu di una volta trascritto sopra la copia la- sciata dall' Ormanno , che in casa dei fratelli del Riccio fu portata soltanto dalla raadre lore circa un secolo e mezzo dopo la morte dell' Ormanno medesimo. BELLE ART I, Sacra Famiglia di Raffaello. — II cav. Giuseppe Longhi nel tempo medesimo che ha posto mano ad una delle piu grandi opere , al Giudizio universcde di Michelagnolo , non tralascia di arricchire Tarte pressoche ogni anno con qual- che altro suo lavoro. Nello scorso 1827 egli disegno ed incise una Sacra Famiglia di Raffaello, dietro una copia che Francesco Penni, allievo dello stesso Sanzio, tratto ne avea dall' orlginale del maestro. Ma siccome tale copia era molto rientrata nel panno ceruleo della vergine ; cosi il cav. Longhi voile ancora glovarsi di alcuni studj da lui medesimo fatti in Roma nella gioventu sua sovra un qua- dro ivi allora sussistente, che opera reputavasi di Raffaello, varieta'. 4i5 comeche alcuni giudicassero die il vero origlnale fosse a Palermo. Cinque figure contengonsi nell' opera di cui parliamo , vagamente atteggiate e disposte in bellissiina composizione. Sulle ginocclua della Vergine sede il Bambino in attitudine di benedlre il pargoletto Battista , che gli sta dinanzi col- r un ginocchio piegato al suolo. Elisabetta colP una mano dilicatamente sorregge il braccio del divino infante quasi per accostarlo alia testa del figliuol suo. La Vergine tutta di grazie ripiena tiene al seno le mani giunte e sta devo- tamente contemplando quel pietoso atto del Figliuolo e Signor suo. Nell' indietro vedesi il buon Giuseppe quasi neir istante medesimo sopraggiunto e tutto da sante e pro- fetiche idee compreso. L' incisione e nitida e magistralmente condotta : ha cen- tim. 39 di altezza e 3o di larghezza. II suo prezzo e di ital. lir. 70 dopo la lettera. LITOGRAFIA. Alia pag. 60 del tonio 49 parlato abbiamo della litografia Vassalli , facendone i ben dovuti elogi. Ora ci e gradevo- lissinio Tannunziare , ch'essa va prosperando in uiodo ve- ramente maraviglioso. Ricchissima di arnesi d'ogni specie, e di pietre d' ogai dimeusione , trovasi oggiraai in istato d' intraprendei-e qualsivoglia anclie piu diilicile lavoro. Oltre niolti ritratti egrcgiamente condotti , ed altre piu piccole litografie, abbiamo sott' occhio i due primi fascicoli delle Veclute di Gcnova , disegnate ecc. da Giuseppe Bisi. Otto sono queste vedute , in foglio trasversale , e in carta della Cina. Non ci faremo a descriverle , perche non sarebbe pos- sibile il ben rappresentarne i pregi usando delle sole pa- role. Gia grande e la fama procacciatasi dal Bisi nel dipi- gnere de' paesi. Diremo dunque che i pregi ond'' egli ebbe nome per le sue dipinture, si ravvisano ancora ne' suoi disegni in litografia. Queste vedute formar possono vago ornamento sulle pareti speciahnente delle ville o de' casini di campagna. Bello e devoto ornamento ci si oflVe dalla stessa litogra- fia in un Crista che va al Calvario tratto da nn' opera di Raffaello ed egrcgiamente disegnato da Giacomo Kossari , in foglio grande, parimente in carta della Cina. Anche I'illustre sig. professore Sabatelli pubblico coUa litografia 4l6 V A R I E T a'. Vassalli un suo iinmaglnoso disegno rappresentaiite 1' orsa e Talpestre cacciatore tleir Aiiosto (Orlando, C. 19.°), in 4.° in carta della Cina. Bello ne e il concepimento , belli non ineuo 1' esecuzione. Anche la litografia Elena da noi rammentata a pag. 5i) dello stesso toino 49 progredisce vie pin migliorando e per disegno e per esecuzione. Testiiiionianza ne fa la sua col- lezione de' Costiimi vestid alia festa da hallo ecc. del conte Battliyany, della quale abbiamo sott^ occhio i primi tre fascicoli. Tali costumi o figurini sono tutti vagamente colo- riti, seljbene a minor dispendio degli avventori ne vada egli pubblicando anche esemplari semplicemente in nero. II prezzo de' primi e di austr. llr. a. quello de' second! lir. 1, e saranno in tutto So. E pero da notarsl che tali soggetti essere non possono che a colori , giacche appunto dai colori dipende la verita di un cosi detto costume. II presentarcelo in nero sarebbe lo stesso che il darci la sola forma de' vestimenti, non gia la qualita, o il dettaglio, il vero carattere del co- stume , ne esso senza i colori servir potrebbe si agevolmente air uso ed alle arti. Che pero il vocabolo stesso di ^igurmo jnchinde necessariamente T idea de' colori , ne senza di questi potra glammai un" immagine od un disegno con tal nome chiamarsi. I figurini dell' Elena hanno poi il pregio d' essere tratti o dal vero o da autentici monumenti-, per- ciocche a foi marne que' costumi tutte prestaronsi le gallerie, le biblioteclie , ed altresi concorsero dotti uomini e celebri dipintorl. Questa collezione in oltre abbraccia le costumanze di pressoche tutti i tempi e delle nazioni tutte. Essa puo dun- que riuscire utile ai professori ed agli studiosi dell' arti belle, ma specialmente ai teatri, perche i figurini vi sono cosi vi- stosi , com' essere debbono i costumi per la scena, e per- che non uscirono dal capriccio de' sartori, non dalle mire economiche degl' Iinpresarj , non finalmente dalla cosi detta convenienza de virtuosi. Questa raccolta vuol essere percio raccomandata a preferenza d' ogni altra di simil genere. Tenue ne e il prezzo, ed ogni comica compagnia, anzi ogni attore di non volgar nome non dovrebbe andarne sfornito. Bello sarebbe ancora il vederne i singoli figurini appesi nelle guardarobe , o come volgarmente dicesi nelle sartorie dei teatri. Che i figurini che del nostro teatro vanno ora pubblicandosi in litografia sono pure la mise- rabilissima cosa si quanto alia verita del costume che quanto alia mauiera dell' esecuzione. V A RI E T A . 417 Nella stessa litogralia Elena si b dato principlo alia pub- blicazioiie di la tavole della grandezza di once 6 per 4 '/a dise2;nate da Roberto Focosi , e tratte dai Proniessi Sposi del Manzoni , al prezzo d'austr. lir. 8 in carta della Cina, lir. 7 in bella carta comnnc per ogni fascicolo di tavole a. Due sole tavole ne sono finora uscite •, raa esse non ci danno bastevoli argomenti, perchc proferlr posslamo siil- 1' opera tutta ne un favorevole, ne un esatto gludizio. Moltissime cose uscirono pure dalla litogratia Ricordi , ma siilatte die pid o meno dimostrano 1' imperfezione di queir ollicina. Tale e T opera die ha per titolo Studio di paesaggi di certo sig. Orsolini, con tinte troppo nere, con itianierismo , con alberi die si direbbero di sasso, ed in soniina con tanti difetti, die al dire de' maestri non pub quest' opera essere in alcun modo opportuna a dirigere i giovani nello studio del paesaggio. Al qual uopo non pos- eiamo die raccomandare V operetta calcografica composta sul medesimo argomento dal pittore paesista Lorenzo Mac- chi, da noi altrove conimendata. Ma la litogralia va nella penisola nostra sempre pi 11 estendendosi. Gia parlato abbiamo altrove della roniana. II signor Giuseppe Deye ha fondato un istituto litograllco a Venezia. Da quest' istituto non sono llnora a noi pervenuti che alcuni ritratti , i quali ci danno pero luogo a sperare oil' esso potrix fra poco andar del pari cogli altri gia da noi lodati. Soniiglianti istituti furono gia tondati e a To- rino e a Firenze e a Napoli. E di quest' ultima citta par- lando, tralasclar non dobbiaino di far onorcvole menzione della magnilica opera die quivi viene pubblicandosi dalla litogralia de' signori Cuciniello e Biandii , e die ha per titolo : Viaggio pittorico nel regno delle due Sicilie in gran foglio ed in carta della Cina , al prezzo di ducati 4. 40 per ogni quaderno. Ne abbiamo sott' occliio il primo composto di tre tavole e sei paglne di testo. Due di esse tavole <".on- sistono in vedute prospettlche di paesi, al qual genere pare che meglio die agli altri si presti la litografia. La terza rappresenta il sepolcro del Saunazzaro, e questa e si fatta die nulla di meglio bra mare si potrebbe- Ma ritornando alle tavole colorite annunziar dobbiamo un' altra bell" opera in qucsto geuere di litografia, Essa ha per titolo : Bibl. Ital. T. L. 27 41 8 V A R 1 E T a'. Descrizioni e disegni della mnscherata die intervenne al real teatro di S. Carlo il carnevale deW anno 1827 la sent del a 5 fehbrajo in occasione della gran fcsta da hullo. JVa- poli , I 827, nella stainpcria reale, in fol. pic. — II soggetto di tale uiascherata fii scelto dalla INIaesta di Francesco I, re delle due Sicilie. Essa presentava lo spettacolo della oriea- tale liiagnificenza della Corte di Persia, e sotto quelle spleii- didissime e doviziose spoglie era la stessa reale Corte di Napoli col nnmeroso seguito di dame e cavalieri. Si 111a- gnifico corteggio era accompagnato da altre vaghissinie rappresentazioni di uomiai , di iatti e di usaiize delle na- zioni pill celebri, onde agglngnere varieta ed accrescere il diletto della niascherata. Una quadriglia vestita alia foggia de' Tartan , otto coppie abbigliate alia Scozzese presenta- roiisi danzando secondo le nianiere del lor paese. Otto vez- zosissime giovanette vestite coi si graziosi abiti delle con- tadine della Campania ballarono dinanzi ai Sovrani della Persia la clamorosa e nazionale tarantella. Anclie il ben angnrato secolo delF arti belle ofFeri una quadriglia tauto piu gradevole, quanto dalle altre variata. Quattro dame e quattro cavalieri della corte di Francesco I re di Francia danzarono giusta il costume da essi rappre- sentato. Yasto ed ingegnoso campo d' invenzioni offerirono pure i fasti dell' italiaiia poesia. <• II liero Dante ( aosi nella Descrizione premessa alle tavole ) , il gentil Petrarca , T im- niaginoso Ariosto, e 1" eloquente Tasso comparvero seguiti da elette scbiere che i loro carmi aveano sottratti all' oblio e consegnati per seiTq>re alia rimembranza de' posteri. Uii gi\erriero rivestito delle armi in uso a' tempi in cni cia- scuno de' poeti viveva ( o ne' tempi cui appartiene I'a- zione do' lor poeml ) li precede\'a a rappresentare T epo- che che aveano avuto la ventura di produrre questi inge- gni portentosi. >> Vi si vedea percio Paolo Malatesta coUa bella figlia di Guido da Polenta accompagnar 1' Aligliieri. La ninl'a della petrosa valle di Yalcliiusa ed 11 Colonna, 61 cliiaro nell'armi, erano d' appresso all' innamorato Pe- trarca. Rviggiero, il vecchio ceppo degli eroi Estensi, e la belia gnerriera Bradamante accompagnavano il gran Fer- rarese. Rinaldo , il piu prode de' guerrieri di GoftVedo e la vezzosa sednttrice Armida seguivano il buon Torquato. I quattro altissimi poeti erano pure accompagnati dalle celebri doni^e clie dato aveano si bello argomeato a' loro V A R 1 B T A . 419 aniorosi versi. Ma fra tutte qneste quadriglie ed appari- zioni graiideggiava quasi nn sole In brillantissimo giorno d' estate la real coppia dello Schah e della gran Sultana di Telieran, risplendentissiini di gemnie e di altii fregi. II libro coLiiincia da una concisa ed elegante Dcsrrizione della mascherata. Seguono le poesie presentate in omaggio alia i-eal Cone dalle persone rappresentanti i quattro grandi cantori. Yiene poscia T Elenco delle persone die compone- vano le diverse quadriglie ed il corteggio persiano notato coir ordine con cui procedeva la mascherata. Le tavole Bono 38 eseguite a colori nella litogralia Cuciniello e Bian- clii. Alcune di esse lasciano nondimeno desiderare iniglior gusto di disegno e maggiore verita di costume , e quindi considerata T opera sotto quest' aspetto , ci e forza Taffer- mare die in generale i figurini della festa Batthyany die vanno pubblicandosi dall' Elena sono piu pregevoli e per disegno, e per esattezza di costume. L' opera termina con una lunghissinia tavola che si svolge ijuasi alia foggia di rotolo , e presenta la processione di tutta la mascherata distiuta secondo le varie quadriglie, e coir analoga e particolar musica posta sotto di ciascuna quadriglia, in tutto figure 84. Essa fu eseguita sotto la direzione del cav. Antonio Nicolini. E giacclie siamo su quest' argomeiito , ci sia permesso il fare un cenno solo iutorno ad uii articolo inserito nel- I'Antologia di Fireaze ( Fasc. d'aprile), lavoro del sig. An- tonio Montucci e intitolato : La Litografia net vero significato di tnl vocabolo fa mai senipre ignota cd Cinesi. Noi di buon grado concedendo che la litografia propriameate detta , cioe quale fra noi ora si pratica , sia stata sempre ignota ai Cinesi, non possiamo ugualmente concedere alFautore cio ch' egli dice contro del Bartoli colie seguenti parole: La storid della Cina del P. Barloli potrebbe intitolarsi ■■ Storia de' Gesuiti nella Cina, scritta da un padre che noa fii mis- sionario , ne mai andb in quel paese , di cui non istudib ne pur la lingua. Ma e forse necessario V essere guerriero onde scrivere gli avveiiimcnii guerreschl ;, o pittore onde scrivere la storia della pittura' T. Livio non riferisce egli anclie le inllitari imprcse de' Romani ? eppnre non era ne capitano, no soldato. II nostro T-anzi scrisse la storia pit- torica dell* Italia , e noa era pittore. Per qual ragione non poteva dnnque il Bartoli scrivere la storia delle tnissioni , 420 V A R I E T a'. sebbene non foss' egli nn missionario ' Ma il Bartoli noa mai andd in quel pacse , di cm non istudib ne pur la lingua. Noil si puo dunque fare assolutamente a meno di recarsi sul luogo , e studiare la lingua degli abitanti , onde scri— verne la storia? Gli autori che a' di nostri scrivono la storia de' passati tempi , e percio di popoli co' quali non mai conversarono , di taluno de' quali , siccome e de' Goti e delle altre barbare nazioni , non conobbero ne pure la lingua, dovranno dunque essere condannati, proscritti? Getteremo dunque alle iiamme gli Annali del Muratori ed altre opere siiFatte ? E coloro clie scrissero le storia universali hanno forse, innanzi d' accingersi al nialagevole incarico , viaggiato per tutto I' orbe terracqueo onde esa- minare le tradizioni , e studiare le liugue d' 02;ni popolo ? E cosi noi continuando fare potremmo niille interrogazioni di simile natura. Se non che un autore puo scrivere una eccellente storia anclie stando nelia propria cella , purche fornito sla di un buon corredo di materiali e di autentici documenti. Quest' e appunto il case del P. Bartoli. Egli gcrisse la storia della Compagnia di Gesu per ordine dei suoi superiori , die riconosciuto 1' aveauo attissimo a tanto lavoro 5 e V attinse non gia in vaghe tradizioni ., ma uegli autentici manoscritti del Vaticano „ in quelli de' varj col- legi d' Inghilterra , e nelle originali Memorie clie dagli stessi missionarj state erano trasmesse. Egli non meritava dunque d' essere si vilipeso. Nulla diremo della taccia ch' egli pure gli da quanto alia uianiera dello scrivere , intorno a clie gia altrove esposto abbiamo il parer, nostro. Gerto die noi in cio assai piu die il giudizlo del sig. Montucci valu- tererao quello d' un Redi , di un Mazzuclielli , di un Monti, di im Perticari e di tanti altri chiarissimi scrittori. BIOGRAFIA. Biografia degli scrittori peru2,ini e notizie delle opere loro ordinate da Gio. Battista Vermiglioli. — << Noa ci ha scienza, non ci ha facolta letteraria, le di cui sto- rie non abbiano da togliere nuovo pregio da questa Bio- grafia per le notizie nuove , rare ed aneddote che vi si raccolgono, e per la copia grande di scritti inediti, le di cui notizie in buona parte vi si danno per la prima volta. Questi per altro sono sempre lavori , i quali sebbene iortiti da mediocrissime penne , si raccomandano per se VARIETA. 4a 1 rtiedesimi sni rapportl della grande utlllta che nrrecano. La Storia della gliirisprLidenza vi primeggia per la copia de' soggetti che la illustrarono , e perche buona parte di que' saplenti dottori divennero per la scienza loro anclie uomial di Stato : cosi la vita di essi iiiteressa pure la storia politica. Quelle di ogiii ainena letteratura, delle me- diclie, filosoliche e sacre discipline haano pure di die renders! piii rlcche ; dicasi lo stesso dclle Storie geaealo- gica eregolai-e, imperciocche le primarie patrizie famiglie e tante altre , e le regolari corporazloni vi hanno tutte assai distinti soggetti per lettei'atnra e per iscienza, da rendere sempre piu spleadidi i fasti di quelle prosapie e di quei sacri istituti. L' opera dalf autore gia termlnata dope non breve studio e fatica , sara divisa in due volumi in 4.°, ogni volume sara diviso in due parti, ciascuna di fogli aS incirca , e tutta r opera sara ripartita in sole quattro distribuzioni ; la stanipa per altro non s' inconiincera finche non sara concorso un sufTiciente numero di associati. U edizione nella carta e caratteri sara come 11 manifesto. II prezzo sara di bajocchi tre e mezzo per ogni foglio di pagine 8. Chi trovera died associati avra 1" undecima copia in dono. Le spese di dazlo e porto saranno a carico dei signori committenti. Le associazioni si riceveranno in Perngia dagli editori, e presso i principal! libra! d' Italia distriljutori del manifesto. " Perugia, a 3 febbrajo 1828. Vincenzo Bartelli e Giovanni Costantini. V I A G G I. Viaggio del signor conte Alessandro de la Borde nel Le- vante(*). — Chiedendonii, o signori, la narrazione del mio viaggio, voi destate in me il rammarico di non averia ren- dnta piu degna delf attenzion vostra , e tale da meritarsi almeno la A'ostra indnlgenza : io vi faro conoscere quale ne fu lo scopo ; e cio varrammi di scusa. Occupato specialmente nell" educazione del figliuol mio, e vivamente bramando di far si clT esso un giorno degno (*) Estratto dal Rapporto stesso del sig. Conte alPAccadeinia delle iscrizioni e belle lettere. 42a V A K I E T A . fosse della vostra stlnia, ho crediito di doverlo soinmetter* ad un nnovo inetodo di educazione piii esteso, piii penoso, ma clie a' di nostri mi sembra necessario onde porci in armonia coi lumi e coUe idee del secolo. Qnesto metodo (die cosa troppo luiiga sarehbe il vo- lervelo qui tutto spiegare) consiste, quanto alia sua prima parte , nel congiugnere agli studj classic! ed alia cognizione di pill lingua moderne un viaggio d' apjdicazione ne' piii celebri paesi delT antichita, o per cosi dire il periplo del Mediterraneo. Questo travaglio, slccome voi stessi vedete, non esclnde le scoperte, ma non le prende pure a scopo principale. Onde rendere tal intrapreudimento piii grade- vole e nieno dispendioso, ho procurato di unire al figliuol mio alcuni glovani compagni , i quali amassero di dividere con lui questo genere di studj , e fui bastevolmente for- tunato d' incontrarne di sifFatti die a' ralei desiderj corri- spondessero. L'uno d' essi e il sig. Becker, figlio del prode generale di questo nome, ed egli stesso officiale dello stato maggiore , pienp di talenti e di zelo ; T altro il sig. Hall, distintissimo giovane Liglese , e finalmente il duca di Ri- chelieu, che troppo presto cl ha abbandonati per recarsi ad Odessa , ove adempiere ad un dovere di riconosceiiza. Dopo un ben lungo tempo di ?tudj in Italia, ed un breve soggiorno nelle isole joniche, noi giugneaimo sulla terra classica della Grecia , ove tante ed importantissime cose essere voleano visitate. Ma la politica situazione del paese ci obbligo ad invertere 1' ordine de' nostri lavori ed a co- minciare dalle altre parti dell' impero Ottouiano. Che pero da Smiriie , ove arrivamnio il i5 luglio 1826, datano le ricerche ch' essere potrebl^ero di qualche importanza. L'Asia minore , voi lo sapete , o signori , non e tuttavia ben conosciuta: nondimeno qual e mai il paese che con- tenga piii rimembranze o piu monuuienti di non piccolo interesse? I viaggiatori che preceduti ci hanno in questa regione , vi giunsero pressoche tutti per le coste , e non penetrarouo nelle terre che a venti o trenta leghe. Nov procurato abbiamo di dar compimento ai lor lavori arri- vandovi per 1° inierno , e raggiungendo i panti ov' eglino eransi arrestati. II nostro primo viaggio fu da Smirne a Costantinopoli, passando per Sardi. Questa citta, la piii importante che s' incontri sulla strada , giace sur un' ele- vazione , end' e dominata la pianura dell' Hermo: le rovine VARIETY. 4^3 delle sue mura si proUingano dalle due sponde del Patto- lo , del)olc ruscello die a' tempi di Stialjoae gia piu non rotolava le particelle d' oro. Due colonne joniclie soste- nenti vni gramle cornlcionc, sono i soli avanzi del tempio di Cibele. Nulla pareggiar potrebbe 1" eleganza del loro capitello, le cni volute sono adorne di piccole pabne: esse non s' innalzano dal suolo clie per una meta , ma dal loro diametro puo calcoiarsi clie abbiano cinquanta piedi d'al- tezza. Sul jjendio del colle all" ojiposto lato veggonsi un teatro ed uno stadio. Piii non sussiste alcun alsitante in que- sta celebre citta. Solo alcune tende di poveri Urachi, popoli nomadi , adornano tuttc le sponde del Patolo: e dalFalto della rocca di Creso non altri monumenti scorgonsi nella sottoposta campagna , fuorche le tomlje dei re della Lidia. Tali tombe consistono in una specie di grandi elevazioni di terra (tumuli) al numero di circa sessanta: tra esse di- stlnguesl la tomlia di Aliatte, padre di Creso, della quale paria Erodoto come del piii considerabile monumento che egli veduto abbia dopo le piramidi, e che realmente s'as- somiglia ad una natnrale o vera montagna. Siccome poi lo storico soggiugne che tale tomba fu fatta a spese delle cortigiane di Sardi, cosi puo dalla sua grandczza giudi- carsi die i costumi non eran in questa citta i piix austeri. Uscendo da Sardi, e traversando l" i/frmo si passa nella pianura dell' Ircania , ed entrasi nella catena delle mon- tagne conosciute sotto il nonie di Youssouf-Da.gh , che dairOlimpo si estcnde all' Ida, e forma la separazione delle acque del mare di Marmara da quelle dell' Arcipelago. Da per tutto su questa via incontransi di distaaza in distanza fontane inaalzate da uominl benefattori , de' quali leggesi il nome suUa pietra, ordinariamente congiunto ad un ver- setto del Corano. Noi scorgenimo sovra una di esse il seguente passo: L' uomo il piii pirfctto e colui che e il piii utile ai suoi fratelli. Non vi parlero di Costantinopoli , o signori : nulla cl ha di pill nolo quanto la liellezza della sua situazlone , e quanto il poco splendore de' suoi edilicj. Noi fummo cola testimonj di tre avvenimenti die appicno ne caratterizzano il soggiorno : una rivoluzlone, la pesie ed un incendio. Dopo d'esserci trattenuti per sci setiimane nella casa della contessa Guilleminot, che ci ha cohiiati di gentilczze, pensainiDO a metterci in cammino pel Cairo passando per 424 V A R I E T A . rinterno ilell'Asla. 11 Ijuon successo dl tale viagglo dipen- dere dovea dal modo con cui ravremaio intraprcso , ed era quiiidi d" uopo deviare dalf ordinario uso de' viaggiatori, di cui Seetzeii ed il colonnello Boutin giaciuti erano vit- tinie. Abbiamo percio divisato di provvederci a Costantino- poli di cavalli e di armi , di prendeie gli ablti musulmaai, di munirci di un ben espressivo firniauo, che ci veiine procurato dalTaiTibasceria francese, e dl aggiungere al no- stro convoglio , oltre un Tartaro dclla Porta ed un Dra- gomano , anche un numero di esperimentati famigli. Per tal modo el venne fatto di formare una truppa di dodici uomlni a cavallo, avendo ciascuno un fucile a due canne, e qulndi superando in armi a fuoco gli abitanti di quasi tutti i laoghi eve ci fu forza il trattenerci. Merce di qualclie pugno di paras ( picciole monete turclie ) oppor- tunamente distribuito, ci conciliammo la benevolenza in un coUa conslderazione ; ed in que' medesimi luoglii, dove iso- latamente potuto avremmo fare appena qualcbe nota , ci era accordato di tranquillaraente stabilirci per disegnare e mi- surare i raonumenti , senza recar inquietudine agli abitanti e senza riceverne punto. L' uraile prezzo delle derrate nel Levante rende poco dispendioso cotal modo di viagglare. Cosi noi trascorso abbiamo 1' interno delFAsia mlnore , la Siria e la Palestina. Nell' impossibilitk di darvi un com- piuto ragguaglio dl tutt' i nostri lavorl , e delle osserva- zioni cui essi diedero luogo , non faro che indlcarvi le principali scoperte o ricerche da noi fatte. Uscendo dalle citta di Nicomedia e di Nicea , dove tuttora veggonsi im- portanti rovlne, ci dirlgemmo all' est verso le sponde del Sangario, ed appena giunti presso del lago Sabanja , I'an- tico Sofone , trovammo un monumento romano della piii grande dimensione: quest' e un ponte di sei arcate pre- ceduto da un arco di trionfo, e terminante con una specie di ripetizione dell' arco stesso in forma di volta , addossato alia montagna ed aperto dai due lati pel passaggio di una strada romana. A died leghe sud-ovest di Cutahia, punto culmlnante di questa parte dell'Asia, giugnemmo ad una citta romana, non niai visitata da alcnn viaggiatore, e della quale non danno pure indizio veruno gli antichi iti- nerarj. I suoi principali editicj consistono in un grande teatro , uno stadio, varj portici ben conservatl ma di pic- cola elevazione, un tempio jonico della piii elegante V A R I E T A.'. 4a5 architettura , le cui colonne Bono scannellato e di un sol pezzo «li niarnio cU trenta piedi d'altezza: esse sostengono nn corniclone ornatissimo e del gusto il plii squisito. Dai frammenti di nn' epigrafe appartenente al frontone rile- vasi die qnesto tempio venne restaui-ato a' tempi di Adrlano e ad Apolline consecrato. Qnesto luogo appellasi in turco Chapder , ed e inafliato da un corso d' acqna clie si tra- passa sopia nn ponte romano di cinque arcate cost ben con- servato come lo e la volta romana a cui esso nictte. Da Chapder ci recammo al monumento frigio descritto dal co- lonnello Leake : ebbimo la fortuna di scoprire nella me- tlesima valle un altro simile monumento , ed a sei leghe piu oltre , un terzo assai piu considerabile con un' iscri— zione nel raedesimo carattere. IMa cio die piu c' importava di riconoscere e che ci obbligo a due mesi di ricerche fii la regione compresa tra Affiom-Karahissar. Denislu ed Isparta onde poter ben determinare le sorgenti ed il corso del Meandro , del Lico e del Mnrsia , il sito d' un gran numero di antiche citta poste sulla loro sponda , specialmente pot quelle di JerapoVi e di Afrodisia. La prima, celebre in ogni tempo per le sue acque minerali , conserva ancora la ca- verna mefitica di cui parla Strabone , nella quale gli au- gelli cadevano in asfissia : vi si trovano pure le ruiue del tempio d'Apolline ed una lunga serie di niagnlficbe tombe, Dal mezzo d'' Afrodisia , in oggi Cuera, s' innalza il tempio di Venere , d' ordine jonico ed in gran parte conservato. Alia sinistra sono lo stadio ed il teatro. Dall' una parte air altra domina un portico jonico della piii grande ele- ganza. Afrodisia c realmente la citta di Venere : varj amori sostengono le ghirlande sul cornicione del portico ■■, una caccia d' amori contro d' ogni specie d'animali adorna 1' in- terior fregio del tempio , piii frammenti del quale sono tuttora ben conservati. Cento iscrizioni greche sparse tra le rovine rendono vie piu vivo T interesse che si prova air aspetto di questo Inogo. Per andare da Guera a Conie, passando per Isparta, si traversa un paese di montagne tagliato da graudi laghi. Qnivi e propriamente la S\i/zeia dell' Asia minore. Eyer- dir s' assoniiglia all' Isola bella del Lago maggiorc. Questa catena di montagne raccliiude varie anticlie citta , che non ancora state erano riconosciute, e dclle quali ci fu dato di determinare il sito: tali sono Salagasso, ArUiocliiu 426 V A R I E T a'. di Pisidia , Cremna e Selga :, ma plu d' ogn' altro lnogo Conie , I'antica Jconio , merita 1" attenzioue de" viaggiatori. Questa citta contiene curiose vestigia di ogni eta , e so- prattutto monumeuti arabici de' Sultani sekljioacidi, i quali per eleganza e perfezioiie noii sono puato interiori ai mo- reschi edificj della Spagna. ( Sara continuato. ) STATISTIC A. Fopolazione della Svizzera nel 1827 1,978,000 aniniei cioe: Cantone di Zurigo 218,000 — Uri i3,ooo — Cla- ris 28,000 — Soliira 53,000 — ' Appenzell 52,5oo — ■ Ar- govia i5o,ooo — Vaud 170,000 — Giaevra 52,5oo — Berna 35o,ooo — Scliwitz 82,000 — Zug 14,500 — Ba- silea 54,000 — S. Gallo 144,000 — Tlmrgovia 81,000 — ■ "Wallese 70,000 — Lucerna 116,000 — Unterwalde 34,000 Frihurgo 84,000 — SciafFusa 3o,ooo — Grigioni 88,000 Ticino r 02,000 ■ — Neucfiatel 5 1,000 (^Dallo Schivtitzerlsches Archiv, ). P O L E M I C A. Nel fascicolo dello scorso raarzo di questa Biljlioteca abbiamo procurato d' esporre in termini chiari ed intelli- gibili ad ogni classe di persone il vero senso delF annuncio pubblicato dal celebre astronomo Olbers intorno al pas- saggio d' una cometa per 1' orbita della terra. In diversi altri giornali sono stati pure inseriti degli articoli tendenti alio stesso scojjo. Fra gli altri il Globe, riportando una lettera che su tale argomento era stata diretta all' Acca- demia R. delle scienze di Parigi , vi aggiunse alcune sen- satissime annotazioni, nelle quali rioonoscendosi come certo e come conforme ai calcoli dell' Olbers e del Damoiseau il passaggio della cometa nell' anno i832 per 1' orbita delta terra , dicbiarasi esser falsa all' opposto , e proveniente soltanto dalla crassa ignoranza di alcuni gazzettieri, la sup- posizione d' un urto o d' un notabile avvicinamento di quel due corpi. L' Antologia poi di Fireaze e la Biblioteca universale di Ginevra , per megllo riscliiarare questo punto, giudicarono conveniente di riprodurre , 1' una in lingua italiana , 1' altra in francese , le Memorie originali dell' il- lustre astronomo di Brema. Non ostante tutto cio un anonimo ( il quale non s* e data la cura di porsi al fatto di cio che e state detto e V A R I E T A . 437 si vn dicendo Jagl' intelligenti d' astronoinla ) in una sua lettera Inserita nel nuovo Raccoglitore ( giugno j8a8), iniinaginandosi clie j^enda tiittora una lite Ira an profes- sore tedesco ed un accademico pariglno , cliiania gli astro- noiui francesi cd italiani a pronunciare un giudizio su tale argomento. la verita non e necessario ricorrere alia sclenza dei primi astronomi d" Europa per isciogliere le proposte dif- licolta , Ijastando una dranima di buon senso per inten- dere che una couieta clie incontra T orbita della terra, non incontra e non virta percio la terra medesinia. L'equi- voco che prende 1' anoninio non e diverse da cjuello che prenderebbe clii avendo inteso dire che la diligenza che va da Milano a Genova attraversa la strada del corriere che va da Parma a Torino, s' immaginasse essere imuii- nente il pericolo d' un urto del carretto del corriere me- desimo col legno della *liligenza. L' autore delTarticolo di cai parlianio, dopo aver esposti questi suoi dubbj e questo suo desiderio d' una formale sentenza, si vale dell'occasione per citare due casi nei quali, a parer suo, le predizioni astronomiche sono state siuentite dal fatto; ma anche in cio egli prende dei grossi eqai\ocL Egli si rammenta che diciotto anni fa ( e qui la menioria lo ha tracUto , giacche il fenomeno del quale intende par- lare avvenne nel 1804) gli astronomi predissero che doveia venire un tal ecUsse solare che a mezzogiorno si snrchhero dovuti accendert i liuni. Ma perche 1" anonimo che lia una memoria cosi felice , uon cita le opere e le pagine nelle quali fu esposta questa falsa predizione? Imperciocche se I'annunzio delT insolita oscurita non comparve che nelle gazzette di quel tempo, sarebhe ingiusto T attribuirne la colpa ai calcolatori, i quali coi loro computi lo avcvano ad una voce smentito, come smentiscono era la predizione deir incontro della conieta colla terra. Di fatti percorrendo le opere piii accrcditate che sono specialmcnte destinate airannunzio dei fenomeni celesti, non troviamo che in esse si fosse fatto alcun cenno della supposta oscurazione. NeirAlmanacco nautico, per cagion d'esempio, clie esre ogni anno in luce in Londra colTautorita di queiP uflicio delle longitudini, trovasi per Tanno 1804 la seguente notizia delPeclisse solare che riportiamo colie siesse parole deir originalc ingiese : Ftb. 10 and 11 sun ecUpsed visible at Grti'nwich Digits eclipsed 8° 36'. 428 V A R I E T a'. Non era necessarlo essere profoncU astronomi per inten- dere che un eclisse d'otto digiti e ua eclisse nel quale rimane scoperta una terza parte del disco del sole in diametro , o circa quattro deciini in superficie ; nessuno adunque in. Londra , ove quell' almanacco fa testo, od appena le per- sone piu idiote, avranno pensato ad accendere i lunii. Nella Connaissance des terns , efFemeride astronomica che si pubblica dal bureau delle longltudini di Parigi ( an- nee XII R. ) si esposero piu minutamente le circostanze dell' eclisse die dovevano osservarsi in diverse parti del globo. Nel citato volume pag. i56 si legge : L'ecUpse sera a Paris de (^•'"'s" 2 3'. Cette eclipse sera centrale et annu- laire en Jlussie , en Allemagne , en Lalie. Ora chi aveva studiati i primi rudimenti della sfera doveva sapere che 1' eclisse annulare e quello in cui una porzione del disco del sole apparisce come una corona attorno a quello della luna. Pill avanti si parla del dubbio che rimaneva se que- st' eclisse potess' essere totale per alcune parti delPAfrica, dipendendo cio dall' esistenza o non esistenza del fenomeno fisico detto inflessione della luce. Quest' avvertenza non era da ommettersi in un' opera destinata pei dotti , ne gli autori di essa potevano ragionevolmente prevedere die 1' ignoranza del volgo giungesse al segno di accendere i lumi a Parigi perche era stata annunziata come possibile un' oscurazione del sole a Tripoli di Barberia. Ommettendo per brevita di riferire cio che leggesi nelle efFemeridi di Berlino , di Vienna e di altri paesi oltremon- tani 5 le quali tutte s' accordano nei sentimenti degli astro- nomi di Parigi e di Londra , veniamo alia nostra Italia. Nelle effemeridi di Milano pel 1804 si leggono intorno air eclisse suddetto queste sole parole: 1 1 Fehbrajo eclisse del sole visibile a Milano Principio 11'' o' avanti mezzocTi Fine i 5o dopo mezzodi Quantita dell' eclisse digiti 10 69' dalla parte australe ; € neppur una che accenni oscurita (i). Ma che pid' nello stcsso giornale astrometeorologico di Padova , giornale compilato ad uso principalmente del (i) £ da notarsl che i nioderni , appunto per evitavs ogni falsa interpretazlone, s' astengono dall' iisare il vocabolo d' oscu- razione che si adoperava in passato per indicare la quantva o grandezza degli ecliesi. V A R I E T A . 429 popolo, e nel quale non sarebbe stata maravlglia 1' incon- trare qualche stravaganza^ giaccbe molte in esso talvolta se ne spacciavano in genere ell meteorologia, troviamo intorno air eclisse del 1804 uii annuncio giudiziosissiiiio in ogni sua parte, n V eclisse , dice il compilatore , sara guaii totale in molte jiarti d" Em-opa e totale in alcune parti delFAfrica: per Padova sara di digiti 1 1 '/a " ', indi soggiunge « Non prenda il volgo cattivo augurio ; perclie ci fixrono piu eclissi del sole afFatto totali ne' passati secoli senza danno ». In questo brevissinio avvenimento due cose si rilevano : i.° che si produceva 1' esenipio degli eclissi totali dei pas- sati secoli come un argomento a fortiori, ritenendosi per certo die quello che si aitendeva, essere doveva a Padova solamente parziale ; a.° che mentre si procurava di pre- niunire il popolo contro qualunque idea siiperstiziosa , non cadeva neppure in pensiero all' autore dell' almanacco di prevenirlo della necessita di provvedersi di lume. II secondo caso di predizione astronomica non avverata che r anonimo rammemora e quello dei disastri che si te- mettero dall'arrivo d' una conieta nell' anno 1773. Questa falsa notizia sparsasi a Parigi nell' anno suddetto ebbe ori- gine da una IMemoria clie il Lalande doveva leggere in una pubblica radunanza dell'Accadeuiia delle scienze e che non lesse , perche essendo inscritto in ultimo luogo nel novero dei lettori manco poi il tempo alia recita. II titolo pero solo della memoria lUfLcxion sur les conietts qui peu- vent approcher de la ttrre inserito nel programma deU'adu- nanza eccito , com' era naturale, una vivissima curiosita di conoscerne il contenuto i la notizia se ne sparse pel pub- blico (i) , il quale s' immagiuo die 1' incontro d' i^.na co- ineta fosse predetto per queU'anno medesimo, dove all' op- posto il Lalande non trattava d' alcuna cometa particolare, ma parlava in generale della probabilita d' un notabile avvicinainento di alcuno di questi corpi celesti. Non ne- giieremo che quell' astronomo non fosse alcun poco amante delle cose maravigliose , e non cercasse talvolta le occa- sioni di far parlare il mondo di se ; ed in fatti vedesi che in \a\] luoghi delle sue opere ricorda con una certa (l) Ora sappiaiiio in rpial luodo si diflondono a Parigi le notizie. dflle cose tiattaie n«lle radunanze ilelle societa ecientificha ( V. Biblioteca italiaua, t, oc, pag. l38.^. 45o V A R I E T a'. compiacenza V accidente del panico timore al quale egU aveva dato origine. Ma colta questa piccola vanita , non possiamo accusarlo d' alcun' altra colpa j giacche tutto cio ch' egli diceva in quella Menioria era fondato sui sodi principj della scienza. Era poi tanto lontano dal veto che vi si cotitenesse alcuna funesta predizione , che la polizia di Parigi non trovo miglior modo per calmare la paura del popolo che qncllo d' eccitare il Lalande a render pubblico il suo scritto colle stainpe. Leggiamo nella Revue Eacyclopedique di fehbrajo un ar- ticolo suir opera del dott. Lichtenthal = Dizionario e Bi- bliografia della musica == al quale crediamo che sia nostro debito il fare alcune osservazioni. QuelP articolo da molte lodi all'autore, le quali consuonano non pure col giudizio che ne ha proferito la Biblioteca Italiana , ma si ancora col voto dei piii accreditati giornali di Fi-ancia e di Ger- mania: ma 1" estensore soggiunge poi alcune censure le quali o non sussistono , o non meritavano altneno quelle parole acerbe anzi che no dalle quali si trovaao accom- pagnate. Vi e detto on y troiae sur la meme ligne ( cioe come compositori dello stesso grado) Lemoine et Mehul, Jadin et Cheriibini, e si soggiunge: en verlte cela passe raillcrie : questa conclusione, trattandosi d' uomo si diligente e si conosciuto com'e il dott. Lichtenthal, sarebbe inoppor- tuna quand' anche fosse vera 1' accusa , diventa poi inop- portunissima qnando si consideri che dei tre autori che I'estensor dell' articolo afferma coUocati sur la ini^nie ligne con Mehul, non se ne trova neppur uno in quell' articolo; et voild ce qui passe raitlerie. Cosi si rimproverano al signor Lichtenthal frequentissime alterazioni nei nomi proprj, poi se ne cltano alcune che T autore medesimo rettifico nel- r indlce o nell' errata-corrige. Se 1' estensore dell' articolo avesse guardato a questi due luoghi , si sarebbe forse per- suaso clie quelle alterazioni non sono poi tanto frequent! com* ecjli afferma , e le poche le avrebbe perdonate di leg- gieri all' immenso nnmero dei nomi citati nell' opera ed a quelle cagioni clie 1' autore accenna con buon giudizio nella sua prefazione. Finalinente 1' estensore dell' articolo rimprovera il dott. Lichtenthal d'aver collocato (avec La- horde ) Roussier tra i primi autori del suo secolo. II signor Lichtenthal noa ha gia citato il voto del Laborde per VARIKTA. 43 1 provare die il Roussier fosse uao de' prinii autoii del suo secolo, come pare die abliia crediito T esteusore deirarti- colo; ma solo accennando i rapidi progress! di questo autore nelf arte sua, dice die a 3.5 aiini non conosceva neppure una noia, ed a 3o ineritava gia ( al dire di La- borde ) di essere anaoverato fra i primi autori del suo secolo. Questa maniera di esprimersi non significa gia in italiano, die il Roussier sia stato veramente uno dei primi autori dcU" eta sua , ma bensi die i suoi progressi in cin- (jue soli aniii furon si rapidi, die non inanco neppure chi lo coUocasse in quell' onore vole schiera. F. A. Retuficazione d' un Ittogo deW ardcolo sulla Gira.ffa. inserito neW antecedentc cpiaderno , prig, a 7 3. — L' egregio e dotto sig. avvocato Gio. Antonio Benini di Prato con una sua gentilissima in data del 4 luglio p." p.° cl avverte aver il sig. Acerbi errato credcndo che Buffon chianii la Giraffa un cmimale utile, inentre lo dichiara anziuno dt piii inutili. E di tatto ncir edizione di Parigi 1749-67 ed in altre an- cora il Button dice die la GiratFa senz' essere un animale nocevole est en mrme temps I'un des plus inutiles. I\Ia nella bella ed ampia edizione fatta parimente a Parigi per opera del Sonnini 1798— 1807 leggcsi tutto il contrario , cioe tZci /),'w5 utiles, f'orse per errore di stampa. Tanto e vero che le pill belle edizioni non sono sempre le piii scevere d'er- rori! Ora abbiam tutte le ragioni di credere die questo medesimo slsaglio, facilissinio ad occorrere per la semplice od accidentale oniisslone di una siUaba, accaduto sia anche ill taluno , forse de' primi esemplari , della traduzioue ita- liana pubblicata idtimamente a Venezia dal Missiaglia , e per av Ventura in qucUo di cui fcce uso il sig. Acerbi, couiedie in aliri esemplari ed in cjuello die abl)iamo sot- t"occhio leggasi Taggiunto inutili. Col tempo potra chia- rirsi la causa da cui fu mosso il sig;. Acerbi neirasserzione sua. Intanto rendere dolibiamo grazie al sig. avv." Benini per rosservazione ch'ei si e compiaciuto di trasmetterci. Alciine parole pel sig. Malachisio. — Ci e pervenuta una lunga risposta agli articoli della Biblioteca Italiana sulle poesie del sig. Malachisio. Noi la credevaiiio opera del- r autore istesso , ma scntiamo che per confessioae di lui , 43a V A. R I E T a'. nppartleiie in vece a buo figlio ; cosi di nn poeta e nato un prosatore, e tutti d' un medeshno valore. Qnella rispo- sta si sforza a far credere die T estensore del secondo articolo fa spinto da animosita ; perche a certi ingegai piacerebhe piii sapersi odiati , die non lodati. II sig. Ma- lachisio per altro non pote trovare animosita nel prime articolo , eppure coUoco chi lo scrisse fra i lettori dozzlnaU, e revoco in dubbio s'egli conosca ed ami lo studio delle sacre carte. Corrisponde cosi il sig. Malachisio a chi ( sol- lecitato da lui medesimo ) lo avverte , che se non vuol farsi ridicolo , non istampi piu versi ! Gbi lo giudico poi la seconda volta nol conosce neppur di persona i la qual clrcostanza credemmo che non dovesse ne spiacere , ne far danno al poeta. Del resto la Biblioteca non quistionera piu oltre ne col sig. Malachisio, ne col suo apologista intorno al merito delle poesie cadute gia troppo in discorso, perche finalmente sappiamo che le poesie del sig. Mala- chisio, qualanqne possa esscre stata la diversita dei tempi, delle intenzioni, dei lini, delle dottrine con cui le scrisse, noa hanno fatto mai ne ben , ne male a persona del inondo. Egli continui pure a credersi un poeta , e si paragoai come puo all' autore degl' Inni sacrl ; noi con- tinuiamo e contiuneremo sempre a crederlo un misero verseggiatore. Quando gli uomini dotti dichiareranno poeta il sig. Malachisio la Biblioteca confessera il suo errore , ma le sara lecito domandare: Come sono dunque poeti coloro che pensano e scrivono tanto diversamente da lui ? Riflessloni sopi-a la Risposta ad un articolo inserito nel fascicolo di aprile della Biblioteca Italiana per I' anno 1828, che leggesi nel Giornale sulle scienze e lettere delle pro- vincie Venete n.° 85. — Opera degna di lode e quella di chi con animo bene intenzionato, e co' modi che la convenienza iusegna , si fa a difendere da ingiuste cen- sure le dottrine che altri venne esponendo. Per lo che noi ci mostriarao sempre pronti ad accogliere di buon viso qualunque rimostranza che 1' altrui migliore accor- gimento ci faccia per ricondurci sul diritto sentiere , ove questo avessimo per nostra sventura smarrito a danno di chi impresimo a giudicare. Uno zelante ma non sempre gentile censore si e uiosso a scrivere contro il nostru V A R I E T a'. 433 avticolo sul Saggio di zoologia fossile del prof. CatuUo (i), non sapremmo ben decidere se piii coif intenzione di ri- parare al torto ch'' ei crede fatto al suo cliente, o piuttosto per isfogare contro di noi la generosa sua bile : tanto ci e prodigo di sentimeiiti e di espressioni avverse ai modi bene costumati ed urbani. Eccederemmo quindi in condi- scendenza al comando ch' egli ci fa di rispondergli , se avendovi anche qnalclic parte di assoluta ragione in al- cuni titoli di cjnella querela , volessimo piu clie di volo in- trattenerci con chi non usa linguaggio convenevole a buon critico. II compilatore deirarticolo inserito nella nostra Bil)lioteca non e forse da tanto da eguagllare in valentia il ^•eneto pro- pugnatore , ma meno di lui al certo dogmaticamente giudico dietro la scorta del ragionamento e de' fatti , non potersi si facilmente accordare , che le piii anticlie montagne con- chigliacee siano surte in un mare rimasto sempre tranquillo , e ben si poteva intendere da quanto si espose in appresso che il valore di quel sempre si riferisce al periodo in cui quella formazione si efFettuo , abbenche giusta il dettato del- 1' autore fosse in arbitrio di ognuno lo estenderlo anche a tutto il tempo della dimora del mare primitive sopra la terra, quando non si dichiara, siccome era indispensa- bile, quello che s'intende per soggiorno tranquillo del mare sopra la terra ; ommissione ravvisata dallo stesso nostro censore: ne quel sempre a noi pare che turbi in verun modo la nettezza e la precisione del concetto che si e creato r autore , alia vista della regolarita con cui in molti luoglii appariscono distribuiti 1 fossili organizzati nelle montagne secondarie ; concetto sul quale non abbiamo saputo acquie- tarci , e che non acquista all' occhio nostro bastevole ve- risimiglianza , ne pure per i fatti che il propugnatore ne riporta , giacche quelli non danno luogo se non che in modo alfatto arbitrario a congetture contrarie al nostro opinare. Frattanto il severo critico che mena tanto rumore per un sempre , che in senso nostro non e velenoso , si fa lecito di permutare a sua posta il nostro linguaggio, onde la slgnificanza ne torni quella che piii gli conviene, e noi sembriamo insensati. Veggasi a pie della pag. vS , se cio che r estrattista ha scritto , equivale a quanto il veneto (i) Fascicolo d' aprile 1828. Bibl. Ital. T. L. 28 ^34 V A R 1 E T a\ giornalista riporta in questi termini « vuole egli che le mon- tagtie zooUdcJie noii sieno state formate dal mare per precipi- tazione de' principj costituenti le rocce di sedimento. » In vece si legge nel nostro giornale « Trattandosi dei testacei sui quali versa particolarmentc la quistione , osserviamo che quelli del mare presente ( a riserva di poche specie che compajono a gal la e di alcune nitre che aderiscono ag'i scogli e alle costiere ) giaccioiio costantemente nei fondi , n'e potrebbero pel peso dei loro nicchi e per difetto di strwnciiti natatorj sol- levarsi per entro al fluido in cui vivono. Ora nella supposi- zione che le moiitagne zooUtiche siaiisi formate nel mare per precJpitazione dei principj costituenti ( il che e tanto veri- simile che sarebbe stata nostra grancle temerita il negar- lo , come si e snpposto da chi mal seppe intenderci ) , seiiza previa sconvolgimento (a questa espressione doveva il censore fissare la sua mente, e 1' abbiamo scritta in ca- rattere corsivo perche non gli sfnggisse inavvertita) in qual modo i testacei che dobbiamo supporre giacessero tutti sui fondi, giusta il modo di vedere delC autore ( che li vviole morti e incarcerati dai sedimenti nel luogo ove nacqnero ) , avranno mat potuto venire in situazione donde di continuo precipitarsi o vivi od estinti in uno co' materiali terrestri? » Noi non sappiamo prescindere nella formazione delle mon- tagne zoolitiche dall' idea di una siniuitanea precipitazione de' materials terrei e de' corpi organici involuti , il ripe- tiamo. Non sa prescindeme ne pure I'autore, perche usa pur desso il \erho precipitarsi (^i) a pro de' secondi , e veggasi quindi quanto acquisti di valore quella nostra espressione negletta dal veneto propugnatore , sema previo sconvolgi- mento ; in quanto che non altrimenti si puo intendere come que' corpi che pel peso loro specifico giacciono natural- mente in fondo al mare , vengano in situazione di preci- pitarsi. E cosi proseguimmo. « Come poi si pub concepire che que' corpi andassero riprodurendosi sopra fondi che coniinua- mente elevandosi , rinnovavano ad ogni istante la superficie per la non interrotta precipitazione de'' materiali ? E quando anche la loro generazione , il loro sviluppo od incremento (i) . . . e con la scorta fedele dell' osservazione ven'emo a conosceie !a probabilita che un vasto mare abbia inondata la terra , in foodo al quale »i sieno precij>itati i materiali dellf nioDtagnc, insieiue cogli animali rheallora allignavano (p. l5). \ \ K I E X A*. 435 polesstro effetiuarsi , e indubitato che que' niateriali dovevano seppellirli al loro priino apparire : e nodsi die pare assiunessero tosto lo stato pietroio. " Noa aggiagaeremo qui la replica degli argomeiiti , che desuiiti clallo stato e modo di trovarsi dei testacei entro le rocce , ricordammo a fine di dare maggiore appoggio al nostro avviso. Qualunqne pero esso sia, noi iioii ci diamo per viati ne pure dal fatto con cui il critico pretende avvalorare mirabilmente i pensa- menti delFautore. Ei ci narra che i gusci delle couchiglie che vivono sui foiidi piu bassi dell' Adriatico, si riiivcn- gono incastratl in qiiella sorta di pietra ciic appellasi ca- ranto , e die si eleva per piii centinaja di piedi sopra il fondo medesimo. Ognuno dee intendere , giiista il dettato del critico, che quella pietra vada giornalmente prodacen- dosi, e trovera quindi necessario il doiuaadare se T eleva- zione del foudo dell' Adriatico vada progredeiido in modo lento ed insensiljjle , ovvero in guisa da offerire una de- terminabile risultanza in un corto periodo di tempo (i): noi dobbiamo attenerci al primo caso , giacciie il secondo ci con lurrebbe alia consegnenza che fra alqnanti secoli al piu, 1" Adriatico del^lia scomparire per intero, in quanto che il sno fondo sorg°rebbe ad occupare interamente lo spazio che ora alle acqiie a|)partiene. Ma d' altroade quel modo lento ed insensibile di formarsi di una pietra conc!>igliare non pud pareggiarsi al procedimento col quale naiura innalzo Je antiche montagne zoolitiche, perche troppo cliiare sono .le ragioni e i fatti che dimostrano cssere quello a\'venuto per pill o meno raplda precipitazione de' maieriali costi- tutivi : se ne ha pro\a solenne , oltre a quanto fu da noi •osservato in una nota, nello staio d' indecomposizione d'una gran parte de' fos^ili contenuti. Ove gli esempi sommini- strati dai testacei non basfino a coniprovare questo fatto, avremo ricorso ad uno che si oftre alia nostra contemplazione nelle venete provincie , e clie parla all' occhio di chiunque. Grittioliti del monte Bolca ( come qnelli pure di IMansfeld e di altre localita") esistenti in rocce che si credono appar- tenere al periodo secoudario , si trovano in uno stato di / 87 Code forestier par M. Baudrilliart v 2 1 5 De Veducation de sourds-muets de naissance, par De- gerando »/ 363 Manuel d'enseignement pratique des sourd-muets , par Bebian "376 BiBLioGBAFJA. — Archcologia. — Les ruines de Pompei » 95 Restauration des Thermes a Rome " ivi Geografia. — Nouvelles cartes »/ 378 Poligrafia. — Jahrbiicher der literatur " 97 Storia naturale. — Atlas universel de la geogra- phie physique, politique, statistique et mineralo- gique , par Ph. Vandermaelen " ivl Prodromus systematis naturalis regni vegetabilis, A. P. De Candolle , pars tertia "219 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. BiBLiOGRAFiA. — Agrorla. — Memoria su le malattie del carolo e della ruggine cui va soggetto il riso » 40 1 Archeologia. — De numismate aureo maximi moduli Lucillam Aug. Antonini Aug. Fil. etc " a5i Arti belle. — Discorsi letti nelV I. R. Accademia di belle arti in Venezia per la distribuzione dei premj deW anno 1827 " 117 Invenzioni di Bartolomeo Pinelli »» 118 Manuale di luografia » 126 I N D I 0 E. 445 Annali del teatro di lieggio pag. a38 Mojiiimenti di pittura ecc. in Mantova "391 Siografia. — Delle lodi di Giovanni Belzoni, di G. Barbieri " i 1 1 Elogio storico di Cesare Ventura, scritto dal De Lama " i H Laudatio funebris in Johannem VI Lusitania. re- gem , ecc " 2if9 Commentarj di Stefano Bonsignore »/ a5o Memorie delta vita di Antonio da Solario pittore , di G. A. Moschini " 893 Economia. — Guida teorico-pratica alia scienza della contabilita mercantile, di G. De Peretti ...» ia3 Biometro " 124. Memoria sulla utilita della Icgge che vieta o limita I' estrazione delle materie prime, di E. Viola. » 398 Educazione. — Sopra I' educazione , discorso di F. Malvica " 287 Filologia. — Manucde della lingua italiana , di F. Ambrosoli " 99 Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana, di G. Grassi " 220 C. Plinii Ccecilii secundi epistolarum libri decem et panegyricus cum notis variorum >/ 388 M. Tullii Ciceronis opera " ivi Filosofia. — Opere scelte filosofiche e poetiche di J. Stellini " aSy Geografia. - — Lezioni di geografia dell' ab. Gaultier » 264 Geografia universale di Malte-Brun " a 66 La medesima, compendiata " »vi Giurisprudenza. — Universa civilis et criminalis jurispm- dentia T. M. Richeri " ia3 Diritto puhblico universale di G. M. Lamprcdi, tra~ dotto da Defendente Sacchi »» 894 Matematica. — Tavole di confronto delle misure pia- centine coUe metriche " 126 Meccanica. — Etologia femminile " 127 Medicina e chirurgia. — Sul metodo di operare gli aneurismi esterni, ecc, di A. Fabris " 270 Instiiuzioni di materia medica, di D. Bruschi . » 408 Poesia. — // Decalogo c i Sacramenti, inni e odi di G. Malachisio " 104 440 I N D 1 c t. Alcune parole pel sig. Malachislo pag. 431 Gli amori cli Ero e Leandro , poemetto di Museo volgarizzato da Gaston Rezzonico delta Torre >> 109 Squarci e poesie sopra Maria Vergine, raccolti da G. Contarini " iio La Gerusaleinme liberata di Torquato Tasso col riscontro delta Conquistata »> v 224 Le rime scelte di Torquato Tasso "22 5 La Georgia di Virgilio tradot'a da B. Trento . » 227 Poesie varie di Peispuge Larispo "229 Ode per messa " a 32 Osservazioni sopra una cantica del sig. Fogliani in niorte del come Alcssandro Volta " -^79 Sopra Luigi Cicconi iniprowisatore , e la tragedia esteinporanea , cenni di F. Malvica " 3 80 Commedie scelte di C. Federici " 1 1 1 . edite ed inedite di A. Nota "233 Elica drammatica per la gioventii , di G. Genoino » ivi Gli ospiti di Resia , vomanzetto >» 38o // Solitario e Cccilio , novella di G. Ciceri ..." 383 Bettina , novella di F. Valcamonica "38/ Poligrafia. — • Opere italiane e latine di C. Vannetti » 116 Prose di Nicolb Biscaccia " ivi Religione. — Saeriani episcopi hom'dioe " 119 Le opere di Doele maraviglie del a natura . » 120 Opere dommatiche , storiche e morali di nions. A. Martini " ^53 Ragione ed esperienza contro le massinie della mo- derna filosofia "264 Storia. — Delle storie di Chieri, di L. Cibrario . » 114 Della congiura Catilinaria e della guerra Giugur- tina, di C. Crispo Salustio "240 Rerum polonicarwn liber singularis "24a Iiitorno ai diarj veneti di M. Sanut.o "246 Storia della letteratura antica e moderna, di F. Schlegel, tradotta da F. Ambrosoli "248 Delle iscrizioni ieneziane raccolte da E. A. Cigogna » ivi Storia naturnle. — Elemerui delle scienze naturali, di C. Dwncril " 1 2 i Viaggio in Basilicata e nella Calabria citeriore , di L. Petagna, G. Terrone e M. Tenore . ..." 398 I N D I C E. 44- VARIETA'. Agraria. — // riccio distnittore degV insetti . . . . pag. 280 Archeologia. — Antichita aniericane " 184 Anticki monwnenti scoperti in Bres'ia » zi\ Scopcrta di una maschera di ferro "382 Arti bdle. — llestaurazioni ndla R. gnlleria di Dresda » 129 Sacra famiglia di Eaffuello , inci stone di G. Longhi » ^.ij^ Litografia " 4 1 S Bibliografia. — Opere del Cocchi ".120 Biografia. — Carlo Donegana oculista "286 Clappcrton iiaggiatore " ivi Biografia dtgli scrUtori perugini e notizie dclle opere loro ordinate da G. B. Vermiglioli " i:|.2 0 Chimica. — Considerazioni medico-legali sul saiigue . » i36 Economia pubblica. — Macelli >• 284 Fisica. — Osservazioni su'la lunghezza delpendolo sempUcC" 1 38 Osservazioni meteorologiche di aprile " 144 • • maggio "288 giugno "448 Geografia. — Atlante dell' impero di Jlussia " 143 Medicina. — Trattamento mercuriale contro la pats » i38 Venose e legature cuntro il morso dei serpemi . . » 288 Rimedio he Roy " ivi Poesia. — Canto epitalamico di C. Rovida "411 Ritrutti moruli di dodici donzelle " ivi Polemica. — Risposta ad un artirolo dtlla Reiue en- cyclope Hque sul Diionario e biografia dtlla musica del dotiorc Lichtenthal " ^So Risposta ad un articolo del Ricoglitore sulla lonieta del i83a " 426 Statisticn. — Tavola coinparativa delle principali poienze dell' Europa e deW America " 1 40 Notizie intorno a la statistica dell Jrlanda " 142 Popokizione della Siizzera nel 1827 "426 Storia. — Prigione del Tasso visitata da lord Byron » 284 Siorin naturale. — Birmano tutto peloso " i35 Sulla Giraffa " 273 Rettificazione ad un luogo dell' artico'o medesimo sulla Giraffa " 43 1 Viaggi. — Viaggix> del come Alessandro De la Borde ntl Levarue »/ 421 Osservaziom meteorologiche fatte all I. R. Osservatorio di Brera. G I U G N 0 1828. IMattina ore 5. N N < Sera ore 3. '5 u o O 0 ^ 2 S 5 = 1 Stato del cielo. 6 1° S 0 a, s 0 C u _ Stato del cielo. -Q w ..-J-^c^ :^^^ ■(' T M ^^