y! "* ■ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIDRNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO LI. ANNO TREDICESIMO. Luglio, Agosto e Settcmbre. 1828. MILANO rK£5SO LA DIBEZIOHB DEL GIORNALE. IMPERIALS REGIA 6TAMPERIA. II presente Giornale , con tutti i volumi precedenti , e posto sotto la salvaguardia della Legge , essendosi adempiuto a quartto essa prescribe. BLIOTECA ITALIANA Ai^ql PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Reale museo Borbonlco. — IVapoli, 1824-27, 4.0 fig. Fasciculi IV al XII , dalla Stamperia Rcalc. — Esce in due separate edizioni, in itahano cioe ed in franccse. Prezzo di ciascun fascicolo dell edizione italiana lir. 1 o 44 italiane ; e lir. 1 2 per quella in franccse. — ■ Le associazioni in Milano si ricevono al ncgozio Gicglcr, corsia de Servi. lVlancava ancora agli studiosl dell' antiquaria un'o- pera in cui tutti fossero insieme raccolti gli antichi monument! che conservansi nel regio museo Borbo- nico di Napoli. Questo voto venne finalmente riem- piuto merce della munificenza del re Ferdinando I , il quale non contento di avere innalzato quel museo dai tenui suoi principj al sommo della grandezza , voile altresi che fosse fatto di pubblica ragione per via delle stampe. Aflklo quindi ai dotti component! la regia Societa Borbonica 1' onorevole incarico di illiistrare tanti e si preziosi monumenti. I fascicoli dei quali atinunziamo noi prcsentemente la pubblicazione sono una prova non dubbia dello zelo , non che della dottrina con cui i membri della prelodata illustre Societa procurarono di corrispon- dere alio munlfiche intcnzioni del loro sovrano. A REALE MUSEO BORBONICO. Tntta 1' opera sara divisa in sedici volumi in 4.0, corrcdati di tavole incise in rame a soli contorni , e conterra oa;ni gencr;e di monumenti si antichi che modern! ; e fra gli antichi si pubblicheranno anche tutti quelli che furono in varj tempi ritrovati negli scavi, molti dei quali, pel divieto di disegnarli, re- Btarono iinora inediti. Aggiungasi altresi che fra i monumenti architettonici , oltre quelli del museo e degli scavi, saranno in quest1 opera compresi alcuui altri pubblici appartenenti alio stile chiamato gotico, scelti fra quelli i quali rispetto all arte , all' argo- mento ed al tempo hanno carattere di no vita e bellezza. Due altri volumi terran dietro ai sedici succen- nati , nei quali conterrassi il catalogo classilicato de- gli oggetti del museo , tanto di quelli pubblicati nell opera di cui discorriamo , che degli altri non disec;iiati perche creduti di non sufliciente importanza. II contenuto adunque di quest' opera non puo che riuscire gradito , per non dire necessario, sia ai cul- tori delVantiquaria, che agli amatori delle arti belle, non che agli artisti medesimi. I fascicoli finora pubblicati , o per meglio dire che giunsero a questa I. R. Biblioteca sono nove, in- cominciando dal quarto (1). Le illustrazioni sono det- tate dai signori F. M. Avellino, G. Bechi, L. Caterino, G. B. Finati, F. Javarone, Canonico A. De Jorio e G. Parascandolo. Noi le abbiamo lette con attenzione, e ricavammo non poco prolitto dalle erudite ricerche fatte da quei dotti intorno ai varj monumenti gia pubblicati. Avremmo percio desiderato di dare al- meno un diligente compendio di ciascuna delle dette illustrazioni, indicandone con precisione 1 argomento : (1) I primi tre fascicoli risgnardanti la citta di Pompei non sono ancora usciti , aspettando i dotti illastratori di quest1 opera a fame la pubblicazione , quando saranno ter- mioati gl* interessanti scavi che si stanno attualmente fa- cendo nelle vicinanze del Foro. RF.ALfi MUSEO BORBONICO. 5 ma da questo nostro divisamento venimmo distolti dalla considerazione che sarebbe l'articolo riuscito troppo lungo , per non dire prolisso e disdicevole alt.osi ad urt Giornale letterario. Pensammo quindi di lasciare agli studiosi delle cose antiche il diletto di leggere estesamente nell' opera stessa le prelodate illustrazioni , limitandoci in vece a fare qui qualche cenno intorno ad alcune cose da noi qua e la no- tate in leggendo la spiegazione di taluno dei monu- menti finora pubblicati : lo che osiamo lusingarci che dai dotti illustratori delF opera stessa verra conside- rato come una prova della stima in che teniamo il difficile lavoro da essi con tanto zelo e si lodevol- mente intrapreso. Sulla tavola xlvi del volume primo sono incisi tre mezzi busti rappresentanti tre ritratti di antichi personaggi illustri. II primo d' essi fu gia illustrato dagli Accademici ercolanesi, i quali sospettarono che ci presentasse Y effigie del tarantino filosofo e capi- tano Archita : della medesima opinione e pure il signor G. B. Finati ttell' illustrazione di questa ta- vola. Noi pero avremmo desiderato che il sig. Finati avesse fatto qualche parola intorno al silenzio di E. Q. Visconti relativamente a questo busto. A no- stro avviso un tale silenzio fu conseguenza dell' es- sere il busto medesimo sfuggito alle di lui ricerche : ne mai perche considerasse egli incerta od anche erronea la illustrazione degli Accademici ercolanesi : giacehe in cpiesto cas*o ne avrebbe parlato nella sua Iconogratia greca , egualmente che fece della me- daglia pubblicata dall' Haym e sulla quale troppo leggermente pretendevasi di trovare il nome col ri- tratto di Archita. 11 secondo mezzo busto inciso su questa tavola xlvi ci oll're il ritratto di Seneca , ed e lo stesso che venne pubblicato cd illustrato dal sig. E. Q. Vi- sconti nella lconograria romana , ove dice essere assai probabile che rappresenti quel fdosofo. Anche qui il sig. Finati non fa alcuna menzione dell' opinione 0 RK.VLE MUSEO BORBONICO. del Visconti , la quale ci sembra nel presente caso assai autorevole. Cita egli in vece V enna bicipite di Seneca e Socrate ( l'itrovata non sono mold anni nella villa Celimontana, gia Mattei a Roma ), e questa per appoa^iare maggiormente i dubbj cbe tanto il ri- tratto pubblicato sulla presente tavola , che tutti gli altri finora creduti di Seneca rappresentino in vece qualche altro illustre personaggio romano, ed esclude cosi tacitamente V opinione surriferita del Visconti. Ma le^gendo noi quanto lascio scritto il prelodato Visconti (i) intorno a quest' urna bicipite di Seneca e Socrate , ci siamo persuasi che sono confutate tutte le ragioni pubblicate per provare che quel bnsto era il vero ritratto di Seneca e non questo del mu- seo Borbonico. Ci spiace che il sig. Finati mentre fa menzione della lettera del sig. Lorenzo Re rela- tiva a queir erma bicipite , non che della risposta del professore De Mattheis sullo stesso argomento , abbia obbliato di notare le osservazioni del Visconti in proposito : osservazioni che a nostro avviso con- fermano vittoriosamente Y opinione che il vero ri- tratto di Seneca sia questo del R. museo Borbonico qui pubblicato. Nel terzo mezzo busto finalmente credesi effigiato Speusippo filosofo , successore al suo zio Platone : almeno tale e V opinione degli Accademici ercolanesi ripetuta qui dal sig. Finati. Anche intorno a questo busto conservo E. Q. Visconti il piu perfetto silenzio : ma se noi non andiamo errati , Irion fu che ignorasse egli T illustrazione degli Accademici succitati , ma sibbene perche vide in quel busto un Bacco indiano , e non gia il ritratto di qualche uomo illustre del- 1' antichita. Sulla tavola xlviii dello stesso volume i.° e pub- blicato un trapezoforo che fu gia illustrato dal Win- ckelmann nei Monumentl antichi incditi, n.° 3y, ove, consideratolo come monumento pubblico , credeva (i) Iconographie Romaine, vol. I, pag. 3i6. IlEALE MUSEO BORBONICO. J che potesse reputarsi immagine simbolica di qualche vittoria navale. Quest' opinione e qui ripetuta dal sig. Finati passando sotto silenzio tutto cio che aveva gia detto in contrario il sig. E. Q. Visconti nell illu- strazione della tavola x del volume 5.° del museo rio-Clementino, ove considera il monumento mede- simo sotto im aspetto assai differente e forse con- cordemente coll' opinione del sig. Avellino, citata qui dal sig. Finati medesimo. La tavola l del vol. i.° ci offre una statua che il sig. Finati dice rappresentare Aristide , figliuol di Li- simaco , espresso nelV atto di perorare a sua favore onde sottrarsi alle insidie dello ambizioso Temistoclc* Osservando pero noi che questa statua e , per ser- virci delle parole medesime del sig. Finati, in un a- zione poco attcggiata nella persona e. colle braccia tutte av volte ncl manto , non possiamo persuaderci che in pari tempo abbia volnto V artista esprimerla nelV atto di perorare. A nostro avviso questa figura sta in perfetto riposo, ne mai in atto di perorare. E qui faremo un' altra osservazione, cioe che la gamba si- nistra di questa statua ci sembra appoggiata a quella cassetta o scrinium in cui conservavansi i papiri ro- tolati : se cio fosse realmente rappresenterebbe questa figura un filosofo , oppure un uomo di lettere , ne mai un militarc od un uomo di stato. La cosi dctta statua di Zenone del museo del Campidoglio ha ai suoi piedi uno scrinium che molto si assomiglia a questo. Non avendo noi sott' occhio la statua non possiamo accennare questa nostra opinione che come semplice congettura appoggiata all' incisione qui pub- blicata dal sig. Finati. In ogni caso pero 1' attribu- zione ad Aristide non ci sembra convenire in alcun modo alia statua in quistione. Importantissimo e il monumento egiziano pubbli- cato sulla tavola lii del medesimo vol. i.c. illustrato pure dal prelodato sig. Finati, il quale parlando dei tanti geroglinci che contornano il monumento mede- simo e che sovrastano a ciascuna figura , dice che 8 RE\LE MUSEO EORBONICO. secondo il sistema e le scoperte del Champollion non ha rinvenuto nei geroglifici espressi in questo bassori- lievo alcuti nome proprio o vocabolo da altra lingua preso ad imprcstito , ond' c che ha fondatamcnte dif- fidato di potcrvi leggere altra voce o parola che sia. Noi pure confessiamo di noa saper interpretare questa scrittura sinibolica : diremo pero che siamo persuasi che tutti que' geroglilici ci spiegano lo scopo per cui fu fatto il monumento , e ci insegnano il nome della divinita cui fu consacrato, non che quello della persona dedicante : e da tutto cio potrassi fors' anche conoscere 1' epoca del monumento medesimo. Abban- donando dunque i geroglilici ci permette.remo in vece di far qui alcune osservazioni alle cose dette dal sig. Finati intorno a taluna delle figure rappresentate su questo monumento ; osservazioni somministrateci dalla reminiscenza di quanto leggemmo nelle opere del sig. Champollion. Diremo percio che siamo del- 1' avviso del sig. Finati , che cioe nella parte supe- riore del monumento la figura seduta sia Osiride , e che sia Iside Y altra che sta in piedi dietro alle sue spalle. E se non c' inganniamo , i geroglifici supe- riormente posti racchiudono i nomi ed i titoli di queste due divinita , non che dell' altra che loro sta dietro in piedi anch' essa come lside (i). Cosi senza dilungarci di troppo in parole relativamente al com- partimcuto affatto distinto ecc. in cui stanno le sud- dette figure diremo essere questa una cappella simile a que' piccoli tempj monoliti che erano in ogni san- tuario. Simile rappresentazione e comunissima sui monumenti egizj , e particolarmente sui rituali fune- rarj ove il dio Osiride vi e sempre seduto , come qui, in trono (2). Noteremo altresi,.che la cosi detta jnitra conica che porta in testa Osiride in mezzo a due alette di penne adattata non e altro se non la (1) Champollion. Precis du systeme hieroglyphique , plan- rhes ii." f)i . 9.3 , 95. (2) Catalogo dei papiri vaticani, pag. 9. REALS MUSEO BORBONICO. 9 parte superiore dello pschent fiancheggiato da due prune , o come anche meglio credesi da due foglie : e die questa acconciatura del capo in vece di signi- licarc clie aligcro fit creduto il pensiero di Osiride per essere sempre ai bisogni de suoi popoli sollecito e presente , e in vece simbolo del dominio sulle rc- gioni superiori sia del cielo che della terra. Ne ci6 disdice ad Osiride considerato come custode dell'emi- sfero superiore del cielo (i) non solo, ma ben anche come re della parte superiore dell1 Amend o dimora delle anime : lo che , se non ci inganniamo , e piu conveniente nel presente caso. Quanto al filo di barba che pende dal men to di questa iigura diremo che non e gia emblema del solsdzio estivo , ovvero della forza di Osiride, come asseri il sig. Finati appoggiato alio Zoega ; ma che questa e un' appendice colla quale gli antichi Egiziani distinguevano sempre le divinita maschie : appendice , che come indizio del sesso maschile vedesi anche sulle casse di mummia e sulle pitture ccc. (2). Cio poi che stringe nelle mani questa divinita e , giusta 1' opinione del sig. Fi- nati , il bastone aratriforme ornato verso la sommitd del mistico tau, simbolo, secondo il piu comune di~ visamento , della universale liproduzione : il lituo , an- tico sccttro dei re d'Egitto : ed il flagcllo , sia che J'i- guardi i misteri eclebrad in memoria della sua ucci- sione , sia che la velocitd del sole simboleggi. Noi pero , sempre colla scorta del sig. Champoliion , di- remo non esser questo un bastone aratriforme , ma un vero scettro che termina colla testa dell' uccello dctto cucufa da Orapolline : scettro comune a tutte le divinita maschie dell' Egitto (3) ; e simbolo altresi della benelicenza divina, e percio dato agli Dei be- nefici (4). Ne disdice ad Osiride un simile sccttro, (1) Catalogo dei. ptipiri vaticani, pag. 6. (2) Champoliion. Pantheon egyptien, planche 1. (3) Idem , ibidem. (4) Fantheon ecyptien, planche 3. IO REALE MUSEO BORBONICO. venendo egli talvolta distinto sui rituali funerarj col titolo di benefattore delta regione alta e della regionc bassa (i). Qucsto scettro e qui combinato colla croce ansata o tau , simbolo della vita celeste (2). II fla- gello poi e comune in Egitto a molte divinita , e giusta la dottrina egizia serviva per stiinolare il dio Luno, il quale spandeva e seminava nell' aria i ger- ini della °;enerazione degli esseri e presedeva alle anime che dovevano successivamente comunicar loro vita e movimento (3). Lo scettro curvo hnalmente , a maniera d' uncino, detto lituo dal sig. Finati , sta per esprimere la potenza di determinare il movi- mento delle cose , e ben anche quella di sospen- derle : oppure allude al senso arcano del nome della regione infernale , cui presiede Osiride , cioe del- T Amenti che attira a se le anime di tutti i viventi, e che credevasi le rispedisse successivamente nei mondi superiori (4). II serpente o aspide che ha sulla fronte Iside non e gia simbolo della vita e come insegna degli antichi monarchi delT Egitto , ma , come dice Orapolline , sta nella scrittura sim- bolica dell' Egitto qual emblema della sovrana po- tenza: quindi , dice il sig. Champollion, egli adorna sempre la fronte alle divinita ed ai re rappresentati sui monumenti (5). Che anzi in testa alle divinita e parziale emblema della suprema potenza sulla vita o morte che quel dio esercita sui viventi (6). Quanto poi alle corna di vacca col disco che adornano la testa di questa divinita , diremo col succitato si- gnor Champollion (7) che esprimono sicuramente una (1) Catalogo di papiri vaticani, pag. 9. (2) Panth. cgyptien, planche 1 ; e Nodzie sopra un bas- sorilievo cgizio. Firenze , 1826, pag. i3. (3) Panth. egypt., planche 4. (4.) Catalogo de papiri vaticani, pag. 9. (5) Notizia sopra un bassorilievo ecc. , pag. 6. (6) Pantheon egypde.11 , planche 3. (7) Idem, planche 17. B. REiLE MUSEO BORBONICO. II qualitu generale , an attribuzione comune a varie di- vinita : ma questa qualita o attribuzione non e ancora ben dcterminata. La Venere egizia, Hathor , la gran madre divina, Neith, ne vanno adorne. Quindi 1 opi- nione del sig. Finati , che simboleggi cioe la potenza signoreggiante della luna, cioe I side che presiede cdle potenze tutte della natura universale non e forse suf- iicientemente provata. Aggiungasi altresi che il sig. Fi- nati confonde Iside colla luna , senza avvertire che in Egitto la luna era divinita maschile chiamata col suo nome Pooh od anche Piioh ed Ooh (i). La terza figura iinalmente , quella cioe a testa di Sparviero che sta in piedi dietro Iside, credesi dal sig. Finati essere la rapprescntanza di Osiride egua- gliato al Sole: noi pero siamo d' opinione che sia in vece Oro , figlio di Osiride stesso e d' Iside. Oltre al trovare inutile la ripetizione nel presente luogo del medesimo personaggio , diremo che se non c in- ganniamo , anche gli attributi di cui va distinta que- sta figura ci persuadono a considerarla come rap- presentante il Dio Oro (2). Nella sinistra ha il so- lito scettro delle divinita maschili , simbolo della beneficenza divina , come dicemmo piu sopra ; e nella destra tiene la croce ansata, simbolo della vita ce- leste. 11 sig. Finati considcra questa croce ansata qual nilometro per misurare il grado dell allagamento del Nilo : ma le scoperte del Champollion ci dimo- strarono che il nilometro su tutti i monumenti egi- ziani i'u espresso con forme ben differenti; anzi una divinita egizia aveva un nilometro in vece della testa umana (3). L'atteggiamento della figura che sta vicina alf ara carica di olferte , dinanzi ad Osiride , ci sembra chiaramente dimostrare che e questo un quadro (1) Pantheon egyptien, planche 14. A e segg. (2) Vedi Precis du systeme hieroglyphique , pag. 106 e Planches 95 : non che Pantheon egyptien, planches 17 c 17 A. (3) Vecli Pantheon egyptien, planche 16. I a HE ALB MUSEO BORBONICO. puramente religioso, e che su di esso e rappregentata una di quelle adorazioni si frequentemente espresse sui monumenti dell'Egitto. L' avere protese le braccia e levate le mani e attitudine clie gli artisti egiziani davano sempre nelle loro composizioni a tutti i per- sonaggi colloc?ti innanzi a figure od emblemi di differenti divinita (i). Chi sia poi il personaggio che su questo monumento indirizza la preghiera ad Osi- ride ed Iside verra detto da coloro i quali sapraimo dicifrare il senso de' geroglifici che stanno superior- mente alia testa del medesimo. Sarebbe inutile il progredire col nostro ragiona- mento intorno a questo bassorilievo essendoci an- cora d' ignota spiegazione i geroglifici di cui va tutto ripieno. Ci permetteremo soltanto di aggiungere uu' osservazione alle gia fatte, che cioe forse troppo facilmente giudico qui il sig. Finati per un fiabello T istromento che stringono nella sinistra (2) le due figure sedute nel secondo e terzo ordine; se crediamo alle dottrine insegnateci dal Champollion questa spe- cie d' istromento e sempre posto in mano alle divi- nita custodi e conservatrici , e nei testi geroglifici forma ognora 1' iniziale dei gruppi che esprimono 1' idea conservare o custodlre (3) : non e pero ancora ben determinato che rappresenti. Abbandoneremo questo argomento come non adatto alle nostre spalle : vogliamo lusingarci che le osser- vazioni da noi fatte , colla scorta del Champollion , basteranno per dimostrare se non incerta , almeno inesatta 1' illustrazione di questo basso rilievo pub- blicata dal sig. Finati. Dobbiamo pero far riflettere ai nostri lettori che all' epoca in cui scrisse il pre- lodato sig. Finati la sua illustrazione non tutte erano (1) Notizia sopra un bassorilievo ecc. , pag. 12. (a) II sig. Finati dice nella clestra , e forse sol monu- mento e cosi: in questo caso il bassorilievo non venne inciso a rovescio , per poterlo avere sul suo diritto dopo stampato. (3) Yedi Pantheon igyptUn, planche 6 , septies. REALE MUSEO BORBONICO. 1 3 stampate le opere di cui ci siamo serviti per queste nostre osscrvazioni , ed il dir cio bastera per difen- derlo da qualunque accusa relativamente ad alcuna delle diverse e parziali opinion] da lui qui enunciate. Forge il sig. Finati medesimo ha gia in pronto una nuova illustrazionc basata sulle piu recenti scoperte, la quale ci fara conoscere il vero significato dei ge- roglilici e delle figure che compongono questo inte- rcssantissimo bassorilievo. Nella parte superiore della tavola xix , volume a.°, vedesi incisa a contorni una pittura rappresentante una vittoria volante coronata d' alloro , come dice il sig. Guglielmo Bechi, che tiene in una mano una patera ed un candelabro , mentre una donna figurata forse per una provincia scettrata e twrita le sovrasta fra le ali. Opina il prelodato sig. Bechi che queste due figure siano simbolo di trionfo e che il pittore voile signihcare come la vittoria fa riverenti le terre ai vincitori. Noi confessiamo che queste congetture ccdoiio il luogo alia considerazione che possa essere questo un ghinbizzo del pittore non guidato da ultra legge che quella del capriccio della sua fantasia , come a ragione sospetta il sig. Bechi medesimo sul finire della sua illustrazione. Ed in appoggio di questa no- stra opinione diremo, che la donna detta qui turrita ha sulf incisione in rarae un semplice diadema in capo e nulla piu. Passeremo ora alia bella statua incisa sulla tavo- la xxvi dello stesso vol. 2.0, conosciuta zyk col nome di Flora Farnese. Fu Guglielmo della Porta che pel pritno restaurolla, e facendole stringer nella sinistra alzata in fascio di fiori, caratterizzolla per una Flora. II Wincheknann non fu dello stesso parere e la cre- dette piuttosto una delle Ore : ma E. Q. Visconti dalfatto di sollevare il lembo della veste la riconobbe per la Speranza , essendo un tal atto appropriato sempre dagli antichi a questo soggetto (1). 11 signor (1) Museo Pio-Clementino, vol. IV, pag. 8. Nota. 1 4. REA.LE MUSEO BORBON1CO. Fiuati pero non e persuaso della 6piegazione del Visconti, c riflettendo al sublime, caratte.re di questa scultura e alle ardue difflcoltd che vi si veggono su- perate in arte, coiichiucle che dobbiamo piii ragione- volmcntc convenire col divisamento del Porta, che sia cioe una Flora. Confesseremo ingenuamente che X opi- nione del Visconti ci sembra si giustamente appog- giata , anche ad esempi di monuinenti simili , da non poter vedere in questa statua che la rappre- sentazione della Speranza , ne mai quella di una Flora (i). Sulla tavola xxxi , vol. 2.0, sono pubblicati due bisellj di bronzo. Questa sedia d' onore accordavasi alle persone piu distinte dello Stato presso i Roma- ni , con decreto dei Decurioni e col consenso del popolo , come c' insegnano due iscrizioni che sono in Ponipei scoperte nel 18 12. Ambedue queste iscri- zioni vennero pubblicate dal sig. Millin nell' opera intitolata : Description des tombeaux , qui out ete decouverts d Pompej dans lannee 1812, Naples, 181 3, in 8.° In quest' opera trattasi parzialmente dell' onore del bisellio ecc. , e sulle tavole iv, v, vn , unite all opera medesima , vedonsi le figure dei due bi- sellj che sono scolpiti sotto le due succitate iscri- zioni. Parla il sig. Bechi e delle due iscrizioni e dei due bisellj ; ma non fa menzione alcuna della loro illustrazione , stampata gia dal Millin nel 181 3. Ci pare che non fosse da trascurare , molto piu se il sig. Bechi non avesse intenzione di pubblicare sepa- ratamente que' due monumenti sepolcrali, sui quali essendo i bisellj scolpiti ambedue col loro suppe- daneo e cuscino (che non hanno i due di bronzo qui pubbhcati ), ci danno un' idea ancor piu precisa , (1) Vedasi anche cio che intorno a questo argomento pnbhlico prima di tutti il sig. Gaetano Marini nel suo Disrorso intorno all' aso dei maggiori candelabri presso gli anticld , inserito nel tomo in del Giornale cle' letterati di Pisa, pag. 14a e segg. BEALK MUSEO BOKBONICO. 1 5 per tion dire la sola vera di questa sedia tanto in onore presso gli antichi. Intorno alia pittura del Parmigianino rappresentata Milla tavola in del vol. 3.° , dice il sig. Bechi che per non disputare delta somiglianza saremo contend sostenere che fit fatta dal Parmigianino a dover rap- prcscntare Cristoforo Colombo. Ci pare che sarebbe fbrse stato meglio il dire che era questo un ritratto incognito , piuttosto che volere rimettere ia campo im' opinione che difficilmente potrebbesi sostenere. Di fatto di tutti i ritratti conosciuti , 6ia in dipinto che in medaglia , e che possono essere considerati piu o meno antentici , nessuno d' essi assomiglia a questo , sia per i tratti della fisonomia , che per la barba di cui vanno privi indistintamente tutti : mentre in questo del Parmigianino appare lunga assai , e direnio anche troppo mollemente coltivata. Taceremo sulla pretesa nave che oltrepassa le colonne d' Er- cole e che dovrebbe vedersi sul bottone del ber- retto che tiene in testa questo ritratto; domanderemo 6oltanto per qual ragione dovrassi considei-are per ornamento del popoli dell America cio che tiene nella destra questo ritratto, e sul quale ornamento stanno ( come appare dall incisione ) distintissime le cifre numeriche 72 ? Che ha mai di comune questo nu- mero con Colombo e coi popoli dell' America sco- perti da quello ? Sulla tavola xxn del vol. 3.° e incisa la statua di una matrona sedente che il sig. Finati crede rappre- sentare Agrippina maggiore , la mogbe di Germanico , e di cui avvi una bellissima statua , egualmente se- dente , nel museo del Campidoglio, qui pure citata. Ma faremo riflettere che la statua qui illustrata dal sig. Finati non e gia Agrippina maggiore , ma sib- bene la minore, mogbe di Claudio e madre di Ne- vone. Vedasi cio che intorno a questa statua mede- sima scrisse il sig. Mongez nel volume 2.0 dell Ico- nogratia Romana , incorainciata da E. Q, Visconti. 1 6 REALE MUSEO BORBON1CO. II secondo dci due busti incisi sulla tavola xxt del succitato volume 3.° viene considerato dal sig. Finati come 1' effigie di Britannico , V inf'elice liglio di Claudio e Messalina , avvelenato per ordine di Ncroue. Appoggia egli la sua opinione alia foggia dclla sua capeUatura , all aria mclanconica sparsa su lutto il volto , alio stile della scultura ed a qualchc somivlianza con altre effigie del figlio di Messalina. A nostro avviso pero la barba che vedesi nelle guance di questa testa non che i lineameuti del volto della medesima , non ci sembrano convenire ad un giovanetto, come Britannico, che aveva oltrepassato appena il quattordicesimo anno dell' eta sua quando mori : e cio affermiamo anche dopo di aver letto quello che ci lascio scritto Dione intorno alia straor- dinaria robustezza di Britannico (i). Era opinione di E. Q. Visconti che il vero ritratto di Britannico non si conoscesse che da una medaglia di bronzo posseduta altre volte da suo padre (2) ; per cui non sappiamo quali altre effigie possa avere confrontato il sig. Finati oltre quella della surriferita medaglia, sulla quale pero il ritratto di Britannico e assai piu giovane e ben differente dal busto pubblicato su questa tavola. La tavola xxxvn, vol. 3.°, ci offre V incisione di una statua, la quale venne gia illustrata dal signor Avellino con una dissertazione inserita nel volume secondo degli Atti dell' Accademia ercolanese. II con- fronto colic medaglie , dice qui il sig. Finati , ed altii valevoli argomenti riportati dal sullodato sig. Avellino deter minar ono la denominazione di questa statua pel figlio di Tiberio. Ci spiace di non avere sotf occhio quella dissertazione per poter conoscere quali siano le medaglie e gli argomenti , cui appoggia il sig. (1) Vigore corporis etiam supra annorurn numerum ftore- bat. Dio. Lib. LXi. (a) Questa medaglia fu pubblicata dal sig. Mongez nella. Jconographie romaine. Vol. a.°, tavola 38 , num. 6. RE\LE MUSEO BORBOVICO. J7 Avellino la sua opinione, che cioe sia questa V ef rigie d, Draso, figlio di Tibeho. Osservando pero noi la tavola qui pubblicata dal sig. Finati, troviamo che la ngura su dx essa rappresentata e di forme troppo vmli per poter cornspondere a quelle di un giovane che aurora non aveva compiuto i quattro lustri: che tale era Druso quando fu costretto da Cahgoa ad uccidersi, non avendo cioe che in anni Cosi diremo francamente , che anche dopo il con- front fatto colle medaglie che ne portano la effi- gie, non che colla bella statua del museo reale di Pangi, pubblicata dal sig. Mongez (i), fummo co- stretti a conchiudere che i lineamenti del vol to di Druso in que' monumenti non hanuo somiglianza alcana con quelli di questa statua del reale museo di Wapoh Aggrangasi hnalmente che tanto la statua del reale museo di Parigi, quanto le medaglie pre- sentano la testa di Druso sempre senza barba ; mentre in vece la statua del museo di Napoli e barbata. Sulla tavola xl , vol. 3.°, vedesi inciso superior- mente un bassonlievo , che dal museo dei duchi di No,a passo nel reale Borbonico. Rappresenta esso i non amori di Puride e d Elena , come dice il sig Finati, ossia il ratto d' Elena. II Winckelmann nei monumenti antichi inediti , num. n5, aveva zia illu- ttrato questo medesimo bassorilievo , facendone al- tresi il confronto con una pittura che sta nella Bi- bhoteca Vaticana, da lui spiegata per gli Amori di Pande e d Elena 11 s,g. Finati seguendo le pedate segnate dal Wmckelmann conchiude che mentre Amore cons.gha & Par.de f esecuzione del ratto, Venere persuade ad Llena di acconsentirvi e fa discendere la Dea della Persuasione ad influire su di Elena e non su Pande. A nostro avviso pero questo basso- nlievo ci olh-e la medesima scena di quello bnbbH- cato dal s,g. Guattani (2) , p;1n(le cioe quando fu (1) Vedi la succitata opera. Vol. a.°, tav. a 3. mt)Z!lV!ieuper l'anno I?85, p" XLI e seg6- r ■■ l8 REA.LK MUSEO BORBONICO, niandato dal padre per consultare 1' oraco-lo di Apollo , e che quivi vide per la prima volta Elena , che poscia rapi : per cui la piccola figura dal Winckelmann e dal Finati creduta rappresentare la dea Suadela o della Persuasione , c in vece il Genio del Inogo ove succedette la scena (i). Ma forse talnno fara osser-- vare che nel bassorilievo del reale museo di Napoli manca la figura o statua d1 Apollo, che vedesi su quello pubblicato dal Guattani ; noi perd risponde- remo che essendo il bassorilievo del museo Borbo- nico frammentato dalla parte in cui vi dovrebbe essere la succitata iigura di Apollo , non sembra fuor di luogo il supporre che in origine vi fosse. Nel re- stante sono ambedue perfettamente simili : che anzi forse f uno di cpaesti bassirilievi venne copiato dal- f altro. Quanto al bassorilievo che sta sulla parte inferiore di questa tavola xl , noi siamo d' avviso che non debbasi chiamare semplicemente Fauno la figura che sostiene 1' ebbrio Bacco, ma bensi qualificare col nome di Ampelo. Appoggiamo noi questa nostra opinione a cio che disse il ch. Zoega nella illustra- zione della tavola vn del vol. i.°, de' suoi Bassi- rilievi antichi : ivi e dimostrato che rappresentano Ampelo tutti quei satirischi che in monumenti d' ogni genere sostengono il Dio del vino , il quale non (i) Parlando il sig. Finati di questa figura creduta la dea Suadela, non si euro puiito di ben determinare se la sua testa sia veramente turrita , come sta sull' incisione qui pubblicata, oppure se la creduta corona turrita e in vece una specie di modio , come credette il Winckelmann e come appare sull' incisione unita ai Monumerui antichi inediti. Cosi non si fa qui alcun motto dell' uccello che tiene in una mano questa figura , e che Winckelmann , il quale non trascurollo, credette fosse una colomba. Era troppo necessario che il sig. Finati notasse queste difFe- renze e stabilisse il vero tipo del bassorilievo da lui qui illustrato, essendo il medesimo pubblicato prima del Win- ckelmann. REA.LE MUSEO BORBONIOO." Jrt scmbra potersi meglio appoggiare, che precisamente a quello dalle cui membra nacque la prima vite e che altro non e che la personibcazione della pianta che produce 1' uva. Chi desidera piu ampie notizie su questo argomento legga la succitata illustrazione dello Zoega , nella quale altresi veugono esaminate le opiuioni del Winckelmann intorno ad Ampelo , non che quelle pubblicate sullo stesso argomento da E. Q. Visconti nei volumi 4.0 e 5.° del museo Pio- Clementino. Potrassi anche consultare 1' Illustrazione della R. Galleria di Firenze. Serie iv, vol. i.°, pag. 126 e segg. La tavola xliii , vol. 3.° ci offre incisa la bella statuetta equestre di bronzo rappresentante Alessan- dro Magno in atteggiamento di combattere , ma senza T elmo in testa. II sig. Finati e d' opinione che questa mancanza dell' elmo .... annunzia il suo eroismo e la scicnza nel combattere. A nostro avviso pero ci sembra ragione migliore quella che aveva gia data il Visconti (1) , che cioe volendo T artista rappresen- tare Y eroe macedone combattendo al passaggio del Granico , per farlo meglio e subito ravvisare per Alessandro omise i' elmo che gli fu rotto in quel fatto d' arme. Quanto alle mcdaglie antiche che conservansi nel R. museo Eorbonico , ci bastera il dire che sono desse illustiate dal cav. Avellino ; e che le illustra- zioni , sebbene succinte , sono corrispondcnti alia f'ama che egli per siffatto genere di studj merita- mente acquistossi colle sue opere. Non tutte pero sono qui pubblicate la medaglie del museo Borbo- nico , ma soltanto quelle che per la loro rarita o per la bellezza ed importauza dei loro tipi sono piu rimarchevoli. Crediamo ora nostro doverc di far notare che fra i pregi che distinguono quest' opera avvi anche quello assai importante di .avere in fine di ogni quarto • (1) Iconographie grkcque. Vol. a.% pag. 4a. 20 REALE MUSEO BORBONICO. fascicolo la relazione degli scavi di Pompei eseguiti ne' quattro mesi precedent! la pubblicazione mede- sima , accompagnata da due tavole. E diremo che tre di questo relazioni sono gia. unite ai fascicoli pubblicati , e che ci danno esse una precisa contezza delle cose preziose che hno a tutto il i5 giugno 1827 hanno rivisto la luce dopo tanti secoli di se- pc-ltura. Sarebbe troppo lungo il voler qui parlare minutamente di tanti e si variati oggetti di antichita ritrovati : ci accontenteremo in vece di dire che it sig. G. Bechi da di tutto on" esatta notizia accom- pagnata da dotte osservazioni , le quali rendono sem- pre piii interessanti le relazioni medesime per coloro i di cui studj sono intieramente diretti alia cogni- zione od illustrazione dei monumenti dell' antichita. Le incisioni unite a quest' opera sono eseguite con molta diligenza e finezza , e gareggiano sicura- mente colle migliori finora pubbbcate in questo ge- nere : alcana d' esse pero manca di corrispondenza colla relativa illustrazione. Abbiamo gia fatto un cenno di questo inconveniente ragionando intorno la tav. xix del vol. 2.0 : aggiugneremo ora qui che anche le due figure pubblicate sulIa tavola lvii del vol. 3.° sembrano piuttosto femminili e non maschili, come vengono giudicate nella corrispondente illustra- zione : la prima singolarmente , a sinistra dell' os- servatore, fu incisa in maniera da crederla assoluta- mente femminile. E forse sono veramente due donne, 6iccome femminile e la Hgura sulla tavola lviii se- guente , e la quale rappresenta pure una provincia, come le due succennate e credute maschili. Ci spiace che non siasi posta cura nell' esame di queste inci- sioni : anche il solo dubbio in siffatto genere di studj puo produrre molta confusione non che gravi er- rori. Gosi sarebbe stato, a nostro avviso , assai con- veniente 1' indicare sulle tavole con punti o linee leggieri tutte le parti aggiunte modernamente alle statue : siccome era necessario dire nell' illustrazio- ne ed indicare sull' incisione se un monumento era KEA.LE MUSEO BORBONICO. 21 intiero o frammentato. Siane un esempio il bassorilievo della tav. xl del vol. 3.°, il quale sulla detta tavola sembra affatto intiero : meritre , se crediamo alia incisione pubblicata dal Winckelmann , dello stesso monumento, troviamo che e frammentato alia destra. L' ignorare che tale o tal altro monumento sia intiero o no pud condurre spesse volte lo studioso a fare dei falsi confronti ed a tirarne delle erronee con- seguenze. Termineremo questo, forse troppo lungo, articolo col dire qualche cosa intorno all' ordine tenuto nella pubblicazione dei monumenti di questo museo : non ci sembra desso il piu conveniente a chi si applica a siifatto genere di 6tudj. E noi siamo di questa opinione anche dopo di avere lette le ragioni ad- dotte nel manifesto per la pubblicazione di quest' o- pera : la mescolanza delle cose antiche colle moderne non solo , ma fra le antiche , il frammiseluare le pitture colle statue , i bassirilievi colle gemme , le medaglie coi vasi , il tutto saltuariamente da un fa- scicolo all' altro, non ci sembra facilitare le ricerche degli studiosi. Ne varra a rimediare a questo incon- veniente 1 indice per ordine di materie che si pro- mette in fine di ogni volume , perche anche dopo il sussidio di questo indice sara sempre obbligato lo studioso di fare le sue ricerche sopra tanti indici quanti sono i volumi. Sarebbe in questo caso assai utile ( se non andiamo errati ) che almeno nel cata- logo classificato compreso nei due volumi che faran seguito ai sedici componenti Y opera , si aggiungesse a ciascun monumento pubblicato il numero della ta- vola non solo , ma anche quello del volume in cui venne illustrato. In tal modo 1' opera sara utile an- corche le tavole colle illustrazioni non siano divise per materia. Ma forse noi non ci accorgiamo che nel fare simili suggerimenti ai dotti componenti l' Ac- cademia Ercolanese Portiam nottole a Atene e vasi a Samo. C. Zardetri. 23 Galleria omerlca o Raccolta di monumenti antichi esibita dal cav. Francesco Inghirjmi per servire alio studio dell Iliade e dell Odlssea. — Dalla poligrafia Fiesolana, 18:27 e 1828; finora fctsc. i5. D 'ai Greci comincia la storia di ogni letteratura europea , e la letteratura dei Greci da Omero. Le leggi di Solone decaddero da ogni stima quando Filope- mene ebbe fatte le estreme prove del greco valore; i trofei di Maratona scomparvero , dopo che su quei campi nei quali s inspirava Temistocle strascinarono le catene i seguaci di Maometto : ma in mezzo a tante rovine i poemi d' Omero dopo mille e mille anni ringioveniscono nella lor gloria di prima. L' uo- mo, siccome stanco o scontento di quella vita ch' ei vive , si divide ineessantemente fra il passato e il futuro, e talvolta si spinge nel bujo de1 secoli gia discorsi, tal altra si mette ansioso a indovinar lav- venire. Ma le deboli sue forze lo abbandonano troppo presto in questa seconda sua impresa ; e pero piu volentieri si volge a investigare il passato , dove al- cune grandi tracce della natura o dell' arte , alcune mcmorie lasciateci dagli scrittori , soccorrono alia sua nobile brama. Questi scrittori diventano cjuindi gli amici del suo cuore ; e quanto piu si addentrano nel corso dei secoli, e lo conducono verso i principj del mondo , tanto piu suole apprezzarli ed averli cari ed amarli. Pero sopra tutti i libri , lasciando anche in disparte il sentimento religioso , si legge con grande piacere la Genesi ; in quella guisa che tutti sentiamo assai volentieri narrarci la storia di quei primi anni infantili , dei quali gia s' e offuscata o spenta in noi la memoria. E dopo la Genesi , la greca letteratura ci oflerisce due opere che forse vincono ogni altra sotto questo rispetto ; 1' introdu- zione alia storia tucididea , e le poesie di Omero. Le prime origini greche esposte da Tucidide con quella ininiitabile sua austerita d' immagini e di stile, CALLERIA OMERIGA , eCC. 2,3 lion possono a meno di fare una grande impressione lull1 auiino di ogni lcttore ; ma quelle origini stesse introdotte da Omero ncl suo mirabile quadro , ve- stite di quella sua nobile poesia naturale , e me- schiate a tanti gravi racconti di tempi gia adulti ed inciviliti , innamorano e rapiscono chiunque abbia un cuore chc senta. Quel sommo Italiano che rap- presento Omero in atto di iissare lo sguardo nel seno della divina Provvidenza , per rivelarne al tempo avvenire le leggi e i prodigi , ebbe un con- cetto sublime al pari die vero di questo mirabile autore : e noi , qualunque sia 1' opinione che aver si debba intorno alia persona , all' eta , alia patria dell' autor dell' Iliade e dell' Odissea , non abbiam mai potuto immaginarcelo altrimenti, che siccome la voce di tutta 1' antichita intenta a narrare se stessa. Chiun- que ha meditato alcun poco su questo sommo scrit- tore , e sull' unico esempio ch' ei ci presenta , di una lama si lunga e si universale presso tante nazioni diverse di relieione , di costumi, di le&gi, di lingua, vorra perdonarne , spenamo , questa introduzione che somiglia per avventura ad una poesia piuttosto che ad un ordinato discorso. V hanno certi ars;omenti , i • i ' che non si presentano mai alio spirito senza destarvi un numero prodigioso d' immagini, le quali non pos- siamo ne ordinarlc tutte senza eccedere i limiti con- ceduti ad un articolo , ne tutte tacerle senza com- battere fortemente col cuore. E fra questi , perche non porremo nel primo luogo Omero , quando udiamo la voce di tutti i secoli celebrarlo come la prima fantasia dell' universo, come il centro ed il fonte di tutta 1' antica sapienza ? E 1' opera veramente pregevole del cav. Inghirami, mentre da un lato e utilissima a stamparci per cosi dire Delia mente, convertiti in im- magini , i concetti del maggior de' poeti , qnanto non serve cziandio ad accrescerne la vcncrazione, mo- strandoci le arti del disegno intente per tanti secoli a far tesoro delle sue storie e delle mirabili sue creazioni ? Alcuni di questi monumenti che il dottissimo ca- valiere ha raccolti , sono probabilmente piu antichi 2^ GALLERIA 0IUERICA , ecc. tli Omero. Perocche i miserandi casi di Troja non li immaginava gia solo Virgilio o sculti o dipinti nel tenipio dclla regina Didone , ma eran celebri e sparsi per tutto , anche prima die sorgesse Y Iliade. Questa considerazione ci mette nell' animo im cpiasi religioso rispetto nell' accostarci alle pagine della bell1 opera che annunziamo ; e ne mostra come sia verissimo quel vincolo che tutte le arti belle congiunge nella grand' opera d' illustrare e giovare Y umanita. Pe- rocche le poesie di Omero vengono qui come inter- pret! de' monumenti piu antichi , e sono a vicenda interpretate da molte opere posteriori di pittura e scultura. Alcuni poi de' monumenti esibiti dal cav. Inghirami potremmo forse con molta probabilita di- mostrare che non appartengono punto ai poemi di Omero ; ma perche son fra que' pochi che non ri- g;uardano da vicino 1' interpretazione di quelle poesie , pcrcio crediamo di poter dire che abbondano , ma non nuocono all opera. La grande stima in che Omero fu tenuto dai Greci pare a noi che si mostri apertissima nel ritratto che ce ne han tramandato. Perocche dopo la testa di Giove non crediamo che in nessun' altra si trovi una tanta maesta , quanta ne apparisce nel ritratto di Omero che il cav. Inghirami ci offerisce. II Visconti , nella sua Iconograria greca , descrisse questo ritratto come uno dei piu antichi, e il nostro Autore si mo- stra inclinato a credere ch' esso appartenga ai tempi di Pisistrato stesso. E naturale che quel principe il quale raccolse le poesie d Omero , e le diffuse ordi- nate fra il popolo per sollevarnc gli animi a generose azioni , o s' immaginasse egli stesso che questo poeta avesse stampata sul volto 1 altezza del proprio inge- gno , o per lo meno credesse opportuno il rappre- sentarlo sillatto alia moltitudine : e pero voile che P arte , dovendo rappresentarc colui ch' ebbe da Oiove la piu possente scintilla d' ingegno, il facesse somjgliantibsimo a Giove , e quasi secondo unica- mente a quel Nume nella maesta dell' aspetto. CALLE1UA OMEIUCA , eCC. 25 Un altro testimonio della venerazione di Omero diffusa presso gli aatichi lo troviamo nel secondo monumcnto raccolto uell' opera del cav. Inghirami , e rappresentante 1' apoteosi di quel poeta. Sono va- rie le iuterpretazioni di quella scultura; ma comun- que si voglia spiegarla , apparisce pur sempre che T artefice ha voluto rappresentarci tutte le Muse intente ad onorare il grand' uomo, e simboleggio le piu belle virtu dello spirito e dell' intelletto in atto di rimeritar dopo morte il poeta , che tutte le coltivo e le espresse ne' suoi mirabili canti. Segui- tando quest' opera della quale parliamo , si scorge che a ciascun passo notabile di questi canti corri- sponde un qualche antico monumento , alcuno dei quali , come dicemmo , somministro forse ad Omero medesimo e la materia e gli abbellimenti de suoi di- vini concetti, ma gli altri sono altrettanti testimonj che i concetti di Omero furono in ogni secolo il fonte da cui gli artisti ban pigliato e 1' argomento e T inspirazione de' piu sublinii lavori. La natura dell' opera non comporta ne sunto ne analisi ; pe- rocche la sola enumerazione delle tavole eccede— rebbe la brevila che ci siamo proposta , senza eru- dir punto o dilettare chi legge ; e 1' Autore nelle sue dichiarazioni ha recata una tanta parsimonia di parole , che non potremmo ridurle dentro piu. brevi confini senza trovarci necessitati a tacere molte cose importanti e utilissime. II perche noi vogliamo che ne basti quanto abbiam detto fin qui per invogliare di questo libro chiunque ama le buone lettere , e per attestare al cav. Inghirami la stima in cui ab— biamo la sua opera e la sua erudizione. Alcuni fra gli antichi hanno detto che Ulisse ruppe il silenzio della toniba per raccontare ad Omero gli antichissimi fatti di Troja e le sue proprie peregrinazioni : un qual- che giorno si potra dire che Omero rivelo al cav. In- ghirami le piu riposte allusioni de' suoi grandi poemi. L' opera e in 8.° gr., e i monumenti sono incisi e colorati con moltissima diligenza e con ugual maestria. a6 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Sawio sopra la vera struttiira del cervcllo delV uomo e degli airimali e sopra le fuwdoni del sistema ner- voso , del profcssore Luigi Rolando. G, ria sino dalf anno 1809 il Rolando divulgo colle stampe in Sassari , ove leggeva Medicina pratica , una serie di sperimenti relativi alia struttura ed alle funzioni del sistema nervoso. Le scritture di Vicq- d'-Azyr, Gall, Spurzheim, Bell, Magendie, Flourens, Tiedemann , Shaw , Mayo , Fodera lo indussero a nuovi tentativi , cui espose nella presente dissertazione. Nella introduzione il Professore propone tutto cid che si e scritto da1 varj notomisti e iisiologi sopra la struttura e le funzioni del sistema nervoso e spe- cialmente del cervello. Questo e V uffizio del vero sapiente : dare a ciascuno cpianto gli si debbe. Cosi 1' avessero imitato alcuni , i quali , se non gli ruba- rono interamente le sue scoperte , cid nulla meno gli si mostrarono ingiustissimi col non proclamarlo prima: Neminem voce vul/iero. Facendosi a descrivere le sue osservazioni, ammette una terza sostanza nelT encefalo, che e interposta a fog- gia di strato fra la corticale e la cenericcia del cer- velletto : del color del nanchino , la chiama rossigna* L' esistenza di questa sostanza messa in dubbio da Al- bino , dal Caldani, Azzoguidi, adottata da Soemmering, Blumenbach, Vicq-d'-Azyr , viene da lui dimostrata. Essa non vuole essere confusa con una peculiare so- stanza parimente intermedia alle due , la quale Gen- nari trovo ne' lobi posteriori degli emisferi. Ne am- mette frattanto due altre. Una giallognola , da cui risulta la linea dentata che si trova nei peduncoli del cervelletto e nelle prominenze anellarie. Una ne- rastra, posta nei peduncoli degli emisferi, che sembra saggio, ecc. 37 dividere le fasce nridollari dalle parti situate poste- riormente. Non la rincontro in varj quadrupedi. Gall e Spurzheim risguardano la sostanza cinerea come la matrice de' nervi. II Rolando impugna quella se:itenza. Fa rifle ttere i.° che ciascun tessuto ha un organismo proprio , una propria nutrizione , che per- cio ripugna che un tessuto dia origine ad un altro; a.° che i primi rudimenti del sistema nervoso sono di natura midollare; 3.° che i fasci piramidali hanno tre distinte origini dalla faccia anteriore dei cordoni anteriori del midollo spinale , percio connessi in que- sto punto colla sostanza midollare; 4.0 Che la radice del quinto pajo esce dalla sostanza midollare del midollo allungato e spinale. Nelle sue lezioni il Professore da gran pezza emet- teva la sua opinione : essere i nervi olfattorj come lobi cerebrali. Ma non ancor soddisfatto del suo con- cetto lo andava maturando. Intanto Blainville pub- blico la medesima sentenza. 11 nostro Italiano richia- mando alia mente quello che dissero gli antichi della cavita trovata ne' processi mammellari o nervi ol- fattorj , stabilisce che in prima fossero vere vesci- chette cerebrali. Osservo il cervello nel pulcino dopo alcuni giorni di creazione. Quando i lobi cerebrali cominciavano ad essere distinti gli uni dagli altri, li vide non intere ma mezze vesciche : col tempo le due corrispondenti meta si univano e formavano una intera vescica. La primitiva natura vescicolare degli organi olfattorj viene corroborata dalf essere ne' bruti T origine de' nervi olfattorj dilatata a foggia d' im- buto , dal rappresentare le tre radici de' detti nervi le pieghe, diremmo, d' una vescica, e inline dal- 1' osservazione di Noting e Soemmering ; vale a dire tagliato trasversalmente il nervo olfattorio presentare della sostanza cinerea , ed in qualche maniera una lamina piegata e ripiegata, simile al pistillo del gigho. Gall e Spurzheim ammettono un fascetto il quale da' corpi olivari si produca ed ascenda. Lo stesso avea gia detto Reil , e recentemente ripete Tiedemann , a8 SA.GGIO SOPhA LA VEHA 8TRUTTURA che ragguardd i tre fascetti , piramidale , olivare ♦ restiforme, come uno spartimento de' due fascicoli destro e sinistro del midollo spinale. II Rolando noa assente alle proposte opinioni. Colla scorta del disseccamento stabilisce che le fibre de' fasci pira- midali , ove formano la faccia anteriore dei pe-- duncoli degli emisferi, non si uniscono con altre, ma seguono a salire sino ad tin ammasso ovale o meglio piriforme che lor si frappone e da luogo al corpo striato. Le fibre di tal corpo sono raggiate. Giunte alia parte superiore del cervello si ripiegano in dentro , ed incontrandosi con quelle del lato op- posto formano il corpo calloso. Le fibre posteriori formano la parte posteriore del corpo calloso , la volta a tre colonne; piegate e ripiegate con sostanze cineree compongono le corna d' Ammone e la fa- scia fimbriata. Tiedemann ammette una continuita tra il midollo spinale ed i fasci piramidali. Reil , Gall , Spurzheim insegnano che una parte delle fibre de' detti fasci piramidali penetri ed attraversi i talami ottici. II Professore torinese trovo i.° che le piramidi nulla hanno che fare coi cordoni del midollo spinale con cui sono solamente a contatto ; 2.° che i fasci pira- midali non attraversano i talami ottici j ma soltanto osservansi fibre le quali mantengono comunicazione fra 1' uno e 1' altro. Per quanto spetta al grande spazio occupato dal centro ovato del Vieussens, egli crede che non siavi un maggior numero di fibre midollari con distinta origine : ma inclina a pensare che le stesse fibre si pieghino e ripieghino in se. Lo che pote agevol- mente vedere nel cervello idrocefalici. Negli emisferi dei mammiferi egli pote ravvisare diversi strati di fibre. Le piu interne si estendono per le pared de' ventricoli e si ripiegano per for- mare il setto lucido. Da un altro strato di fibre su- periori alle mentovate viene costituito il corpo cal- loso. I giri cerebrali sono formati da uno strato piu DEL CERVELLO DELL UOMO , eCC. 39 esterno. Le fibre midollari che compongono le corna d' Ammone vengono da' lobi posteriori : ne si pos- 6ono risguardare come appendici del corpo calloso , e della volta a tre colonne , siccome e opinione di mold notomisti. Le pareti degli emisferi, che si uni- scono nella linea mediana , discendono a poco a poco 6ino alia base del cervello e formano due cavita che sono i ventricoli laterali : qnesti in prima sono di certa ampiezza: le pareti si avvicinano tra loro e vengono in tine quasi a contatto. Similmente le facce interne dei talami ottici formano le pareti laterali del terzo ventricolo. Su talami ottici si sono dibattute a nostri giorni acerrime controversie, cioe se dieno veramente ori- gine a' nervi ottici. II nostro Professore discute 1' opinione de' moderni , procedere i nervi ottici dalle prominenze bigemine. Lacero queste prominenze. Lesione ne' movimenti muscolari : niuna lesione nella vista. Offese i talami ottici : lesione nella vista. Cio nullameno egli non pretende che le radici de' nervi ottici escano dalla sostanza de' talami ottici; egli e d' avviso che questi servano solamente di punto centrale a' cordoni an- teriori del midollo spinale , ad alcune fibre degli emisferi, e della prominenza bigemina. Le dette prominenze sono fornite da una commes- sura ; i fratelli Wenzel, Serres , Geofl'roy scopersero nel loro interno una cavita. Di qui V autore inferisce che abbiano un' origine vescicolare. Esse sono in ra- gione diretta col midollo spinale: trovansi ne' cetacei in cui manca il nervo olfattorio : abbiam gia avver- tito che le lesioni delle medesime non inducono lesioni nella vista. Tutti questi aggiunti dimostrano che non danno origine a nervi olfattorj ed ottici , ma che servono alia locomozione. Esaminato il cervello , il Rolando fa passaggio a proporre le sue considerazioni relative al cervelletto. Se facciansi sezioni verticali successive dalf in- dentro all' infuori secondo la direzione de' tronchi 3o SAOGIO SOPRA LA VERA STRUTTURA midollari del cervelletto si scoprira che questo e com- posto di tre ordini di lamette ch' egli appella pri- marie, secondarie, ternarie. Le une provengono dalle altre : sono composte da tre strati di diversa natura : lo strato esterno e corticale : Y interno midollare : quel di mezzo della sostanza rossigna. II corpo dentato del cervelletto ha molta somi- glianza con quello delle prominenze olivari , presenta egualmente una specie di borsa formata da una la- minetta giallastra increspata che e ripiena di sostanza midollare unita a poca sostanza cinerea , le fibre mi- dollari pajono procedere dalla fascia posteriore della protuberanza anellare che riunita alle fasce anteriori forma i peduncoli di mezzo del cervelletto. II fondo di quella specie di borsa si porta verso la parte po- steriore del cervelletto , la sua apertura e diretta verso le pared del quarto ventricolo , il lato ante- riore s' immerge nel grosso peduncolo del cervelletto. Gall e Spurzheim risguardarono il corpo dentato qual ganglio. II professore di Torino pende anzi a credere che le prominenze o punte di esso corpo corrispondano in qualche modo al numero delle la- minette midollari primitive che s' innalzano da grossi peduncoli. Seguitando lo sviluppo del cervello nel pulcino fu condotto a stabilire che una vescichetta cerebrale si trasforma in cervelletto. Le lamine midollari che s' in- nalzano a foggia di raggi dal suo centro sono for- mate da due laminette piu sottili che avvicinandosi si fanno infine aderenti , senza che rimangavi traccia della primiera divisione. Nell uomo il tronco prin- cipale si piega in modo che forma un tubo quasi cilindrico aperto verso il lato interno nel cui mezzo trovasi rinchiuso il corpo dentato. Detto corpo, anzi per dir meglio la lamina giallastra in varj modi cor- rugata, manca nei bruti. La disposizione di questa lamina ne' peduncoli del cervelletto dell' uomo dimo- 6tra com' essa sia in prima origine una membrana estesa per un certo tratto sulle pareti interne del DFX CERVELLO DELL* UOMO , ecC. 3 1 cervelletto , di modo che increspandosi le pareti s' in- crespi pure la membrana. La lamina giallastra tras- formata in borsa si scorge ripiena d' una sostanza piu. oscura della midollare , men oscura della cine- rea. E pure provato che i grossi peduncoli del cer- velletto nell' uomo sieno formati dalla valvola di Vieussens , da' peduncoli superiori (processus ad te- stes ) , dalla fascia anteriore e posteriore della pro- tuberanza , da' peduncoli inferiori ( corpora pyrami- dalia , restiformia ) e dalle piramidi posteriori. Viene poscia il midollo allungato. II Rolando considera il midollo allungato come il punto in cui confluiscono le origini di tutti i nervi, le radici de' principali organi dell' encefalo e del restante del sistema nervoso. Veramente le parti di questo sistema le quail si rendono visibili le prime 6ono quelle che formano il midollo allungato. Dalla faccia anteriore de' cordoni anteriori del mi- dollo spinale procedono cinque o sei fascettini di bbre midollari che compongono le piramidi. Scorrono 6ulla loro sostanza midollare e salgono sino al davanti de' corpi olivari. Mistichelli nel 1709, Petit nel 1710, piu tardi Lieutaud, Santorini , Winslow, Duverney, a' tempi nostri Racchetti ammisero un incrocicchia- mcnto ne' fascetti che formano le radici delle pi- ramidi. Contrarj a questa sentenza si mostrarono Mor- gagni , Haller , Vicq-d -Azyr , Prochascka , Barthez , Sabatier, Cuvier, Boyer, Chaussier, Dumas, Bichat, Gall e Spurzheim scrissero che i piccoli cordoni delle piramidi non formano un vero incrociamento, ma 6 intagliano e passano soltanto gli uni su gli altri in una direzione obbliqua. Pel non incrociamento e pure il Rolando : ne punto si smosse dalla sua opinione per quello che scrisse sulla realta della decussazione Tiedemann. Confessa essere nell' uomo un' apparenza d' incrocicchiamento : ma riflette che ne' quadrupedi non si osserva neppure tale apparenza. Tutti i notomisti derivavano i nervi del terzo pajo da' peduncoli degli eraisferi. II celebre nostro anatomico dnnostro nei quadrupedi e specialmente nel 3a BAGGIO SOPRA l\ VFRA STRVTTURA bue , nel montone , nel majale nascere dei fasoi pi- ramidali che sono situati in mezzo a quelli. II Pa- nizza , quell' indefesso cultore della notomia , ebbe occasione di vedere un fungo midollare dell' occhio che avea spinto in fuori i due peduncoli del cervello per modo che non conservavano piu alcuna corri- 6pondenza co' nervi del terzo pajo. La struttura delle prominenze olivari e simile a quella de' cm-pi dentati del cervelletto. La lamina giallastra in quelle forma una borsa appiattita il di cui collo aperto e diretto verso la linea mediana ed all' indietro. Al contrario la detta lamina ne' corpi dentati e molto piu increspata e forma una borsa piu lunga sebbene appiattita , il di cui collo pero e piu largo ed accenna in avanti al quarto ventricolo. Le prominenze olivari mancano nel bue , nel mon- tone, nel majale, nella capra , ne' quali animali man- cano pure i corpi dentati del cervelletto. 11 notomista Torinese fu il primo che desse un idea chiara dell' esistenza e della disposizione de' cordoni anteriori del midollo allungato. Haller e Malacarne gli osservarono nel loro passaggio attraverso la pro- tuberanza anellare , ma non gli hanno poi seguitati ne al di sopra ne al di sotto di quella. Procedono dalle piramidi , s' incrociano al di sotto delle pro- minenze olivari , prima di passar dietro la protube- ranza s' incrociano di nuovo , separansi poscia da' fa- sci piramidali e vanno a perdersi nella sostanza ne- rastra al di sopra della protuberanza. Egli confermo 1' esistenza dei processi archiformi stabiliti dal Santorini, Fa intanto riflettere che que- sto anatomico ammetteva fibre che scendono lun- ghesso il midollo spinale, le quali fibre egli pensa do- versi riferire a' cordoni anteriori del midollo spinale. Esamino con somma accuratezza i tubercoli ci- nerei , sfuggiti all' attenzione degli anatomici , che escouo di mezzo a' cordoni anteriori e posteriori del midollo spinale , prolungati secondo la direzione dei solchi laterali , lunghi da sette ad otto linee. Gli appella tubercoli cinerei. Sono una porzione della DEL CERVELEO DEEL' UOMO , CCC. 33 sostanza cinerea rinchiusa nel midollo allungato e spinale. Per mezzo di tagli trasversali conobbe che i pe- duncoli infcriori del cervelletto sono formati da una lamina midollare incurvata a foggia di tubo in cui si rinchiudc la radice del nervo del quinto pajo. Questa radice nello squalo procede evidentemente dalla coda del midollo allnngato. Le piramidi posteriori a prima guinea sembrano prominenze della sostanza dei peduncoli inferior! del cervelletto. Col mezzo pero di tagli trasversali si scorge come siano due cordoncini cilindrici distinti, e sovente aflatto separati dalle parti vicine, formati da fibre midollari alcun poco contorte. Esistono nei quadrupedi. Santorini ammise nelle piramidi poste- riori un incrociamento. II Rolando provo non esi- sterc , ma solo essere apparcnte. Egli ragguardando alia direzione delle fibre mi- dollari del ponte del Varolio scoperse una fascia af- fatto superliciale , non mai per lo avanti mentovata. Da lunga pezza f osservo nella simia Silvano. Se ne vede un' apparenza in alcuni quadrupedi. Tra le pi- ramidi ed i cordoni anteriori del midollo allungato ammette un altra fascia di fibre trasversali frammi- schiate a sostanze cineree; queste fibre si riuuiscono sui lati alle anteriori e formano i peduncoli di mezzo del cervelletto. Detta fascia trasversale esiste pure ne' quadrupedi. Trevirano appella questa j)arte del midollo allungato col nome di trapezio ; Rolando la chiama fascia trasversale posteriore. La valvola di Vieussiens debb' essere considerata come parte dc1 peduncoli superiori del cervelletto. Nell' uomo e interamente composta di distinti fili midollari longitudinal*. Oltre alia laminetta di sostanza cinerea, che dal verme snperiore del cervelletto scorre per lo mezzo della valvola, detta dal Malacarne lin- guetta laminosa, egli trovo sovente su detta valvola c Bulle parti vicine parecchi lascettini fatti da lila- menti midollari sottilissimi. {Sard continuato.) B'tbl. Ital T. LI. 3 34 Teorica degli strumenti otdci destinati ad estendere i confini della visione naiurale , di Giovanni Santini prof, d astronomia nclV I. R. Universitd di Pa- dova, ec~. — Padova, 1828 , vol. I in 8.°, di pag. 25o con qnattro tavole. ;a luce presenta all' uomo uno clei piu sorpren- deati spettacoli della natura , e tiene il primo posto fra i mezzi destinati dal Creatore a mettere in co- municazione la nostra anima con l'indelinito numero di oggetti die ne circondano. Essa ha parte nella causa generatrice di an grandissimo numero di feno- meni fisici , ed entra come agente principale nel gran- dissimo laboratorio in cui la natura prepara in mille fogge differenti i corpi moltiplici die abbelliscono questa nostra terra. Dalla dottrina di questo mira- bile principio dipende la teorica e la costruzione piu vantaggiosa di quegli stromenti, clie sono i piu atti a farci riconoscere 1 inmiita sapienza di Dio , sia coll1 ingrandire una moltitudine immensa di og- getti invisibili al nostro occhio per la loro picco- lezza , sia coll' avvicinare a noi i corpi clie spaziano ne' cieli, e clie si sottrarrebbero al nostro sguardo per 1' immensa distanza a cui si trovano. Dalla dottrina della luce si deducono inoltre i principj su cui si ap- poggiano quelle macchine e quegli apparati clie sono di diletto o di vantaggio alia sot^ieta , e di sussidio all' uomo per correggere i difetti della sua vista. La cagione da cui dipendono i variatissimi feno- meni della luce ci e ignota. I hsici esaminando i moltiplici fatti clie di essa siconoscono, hanno cer- cato d' indovinaila coll' immaginare an sistema clie spieglii tutt' i fenomeni clie quell' agente presenta , e clie intorno a centri comuni riavvicini tutt' i iatti dispersi. II sistema piu universalmente seguito dai nsici sino a questi ultimi tempi, fu quello del- l'emanazione: ma da alcuni anni si e cercato di far TEOniC*. DEGLI S1RUMENTI OTTICI , CCC. 35 rivivere un' altra ipotesi onde dar ragione di tutto cio che presenta il fluido luminoso: il sistema delle ondulazioni fu quindi perfezionato ed ha oggidi molti seguaci che cercaao di abbattere e di mo- strare 1 insussistenza di qnello dell' emanazione. Eu- lero in Germania , Joung in Inghilterra , Fresnel in Francia e Nobili in Italia furono i corifei dell ipo- tesi delle ondulazioni , e cercarono con disserta- zioni e con apposite esperienze di mostrarne la giustezza , e di far conoscere la preferenza ch' esso deve avere su quello dell' emanazione. L Accademia di Parigi ha gia premiata una Memoria di Fresnel , con cui questo tisico pretende d' avere sciolta la qui- stione sulla preminenza che merita T una delle due ipotesi : ma pare che questo scioglimento non sia stato generalmente riconosciuto come in tutto sod- disfacente, giacche 1' Accademia di Pietroburgo ripro- duceudo con un corredo numeroso di fatti e di ragioni le diffieolta e le incongruenze che presentano i prin- cipali sistemi immaginati per dar ragione dei fenomeni della luce, propone per 1' anno 1829 un premio disco zecchini per chi sara giunto a stabilire in una ma- niera inconcussa uno dei sistemi piu conosciuti (1). (1) L' Accademia di Pietroburgo propone, a scelta dei concorrenti, uno dei tre quesiti seguenti: i.° trovare e bene stabilire la causa fisica dclla cliff razione , degli anel'i coo- rati , delle polarila e dclla doppia rif razione nel sistema del- V emanazione e degli accessi. ; 2.0 sciogliere nel sistema ot'ico delle ondulazioni tutte le obbiezioni che si sono fatte ed ap- plicarlo alia polarita della luce ed alia doppia nfrazione ; 3." appoggiare il sistema chimico di ottica sopra i calcoli e le esperienze necessarie per innalzarlo alia dignita d' una teorica che abbracci tut'' i fenomeni. che risguardano la dif- f razione , gli anelli colorati , la po'arita della luce e la doppia rif razione. II coacorso, die doveva essere cliiuso il i.° gennajo del 1829, e stato prolungato sino a tutto settem- bre dello stesso anno, in causa di alcune discussioni pro- mosse nel Bulletin de Ferrussac ( V. fasc.° di niarzo 1827 e di febbrajo 1828). Quando alcuna delle Memorie prescntate 36 TEORICA. DECLI STRUMENTI OTTICI , eCC. Quantunque il prof. Santini riconosca con noi il vantaggio che pad trarre la scienza da un sistema dirctto a spiegare ed a riunire in un sol corpo tutt' i fatti che costituiscono i' ottica , tuttavia non e in- tenzione di lui d1 occuparsi della parte speculativa della scienza , e percio si limita soltanto a rid che e importante a sapersl per la costruzione degli stromenti otdri destinati agli usi della fisica e dell astronomia. Questi brevi cenni faranno conoscere abbastanza T indole dell' opera che annanziamo : essa non e di- retta ad indagare la causa originale che produce i fenomeni della luce ; ma si occupa dello studio delle leggi dell' ottica qualunque sia la causa da cui di- pendono. Presentando una giusta idea dello stato attuale della scienza risguardata sotto quest' aspetto , e principal suo scopo di porre in grado la gioventu studiosa di leggere utilmente le Memorie e le opere piu accreditate intorno a tale argomento , ed indi- care ai pratici i precetti secondo i quali possono costruire lodevolmente stromenti diottrici e catot- trici d' ogni specie. Per lo che , oltre le proprieta generali della diottrica e catottrica, e delle lend e degli specchi che ne dipendono , trovasi in essa la teorica degli obbiettivi acromatici , la descrizione delle diverse specie di cannocchiali e telescopj col modo di disporre convenevolmente gli oculari , la teorica dei microscopj , e la descrizione e spiegazione degli effetti di quegli stromenti ottici che servono al disegno di oggetti si vicini che rimoti , od al di- letto della societa , come sono le camcre oscure , le camere lucide , i caleidoscopj , i diorama , i pano- rama ed altri simili ritrovati utili e dilettevoli. Noi daremo una rapida scorsa a questo primo volume (i), non sciolga compiutamente la questione proposta dall' Ac- cademia, vi sara un accessit di ioo zecchini per colni che si sara avvicinato di piu alio scopo della medesima. (i) La stamps del secondo e vicina al suo termine. Di esso daremo quanto prima an estratto unitamentc a caiello TEORICA. DEGLI STRUMENTI OTTIOI , eCC. 37 facendo conoscere il modo con cui il chiarissimo professore ha saputo ordinare e sviluppare le materie die formano il soggetto della sua opera , ed invo- gliando cosi gli studiosi della scienza ottica a pro- cacciarsi un libro in cui troveranno trattate con qualche estensione le cose piu importanti dei feno- meni della luce , le quali non possono ricevere nei corsi generali di fisica lo sviluppo che qui loro da T autore , senza aumentarne soverchiamente la mole. Le macchine d' ottica hanno ricevuto in questi ultimi tempi un grande perfezionamento dalle sco- perte fatte intorno alia rifrazione ed alia dispersione dei raggi di luce attraverso dei vetri; percio il prof. Saiitini da principio al suo libro con una breve esposizione dei metodi da praticarsi per determinare accuratamente il potere rifrattivo e dispersivo delle lend, descrivendo nel capitolo I. il modo d' istituire la nota sperienza in cui mediante un prisma triango- lare di cristallo o di altro mezzo rifrangente si ot- tiene la decomposizione d' un fascetto di luce in raggi diversamente colorati. In questa occasione fa conoscere le principal] proprieta dello spettro pro- dotto dal prisma. Dopo aver richiamati questi fatti della fisica sperimentale , passa il nostro autore ad esporre le formole che fanno conoscere 1' andamento d' un raggio luminoso attraverso un prisma , ripor- tando primieramente la definizione di alcuni voca- boli , e quelle notizie che mettono cosi in istato il lettore di non cercare queste cose altrove , quando non le avesse apprese nei rrattati elementari di fisica. Dopo questi preliminari viene egli a riferire i me* todi che si praticano per determinare 1' esponente o indice di rifrazione nelle diverse qualita di vetri, e principalmentc qiiello usato dal nostro Boscovich. £ in questo luogo ri porta in succirito le osserva- zioni e le indagini di Fraunhofer fatte sullo spettro tV un altro libro cT argomento analogo pabbiicato dal sig. Prechtl Uirettore dell* I. R. Istituto politecttico di Vienna 38 TEOR1CA DEGLl STRUMEN'TI OTTICI , ecc. prismatico , ed i mezzi elf egli ha impiegati per trovare il rapporto di dispersione dci raggi colorati. I risultamenti delle osservazioni di Fraunhofer sono riferiti in tre distintc tavole : risultamenti utili per coloro che si applicano alia costruzione dei cannoc- chiali acromatici di maggior forza. L' autore fa no- tare che, secondo le sperienze del fisico di Monaco, gl' indici di rifrazione nelle sostanze fiuide variano notabilmente col cambiarsi della loro tcmperatura, il che sembrerebbe che dovesse far rinunziare alia spe- ranza di costruire buoni cannocchiali acromatici im- piegando sostanze fluide rinchiuse fra vetri (i). II nostro autore passa in seguito nello stesso ca- pitolo a considerate V intensita della luce nei di- versi colori dello spettro solare, ed il medio rap- porto di dispersione. Siccome i colori dotati di una facolta illuminante piu grande turbano la precisione delle immagini piu che non fanno colori di debole luce, cosi nel correggere 1 aberrazione di rifrangi- bilita devesi principalmente aver cura di togliere la dispersione dei colori piu forti, e se mai deve ri- manere qualche aberrazione , convien sempre portarla (i) Un ottico scozzese , il sig. Arcliibaldo Blair , in una lettera diretta al dottor Brewster ed inserita nel giornale scientifico di Edimburgo, T. VII, annnncia d' essere riu- scito a costruire eccellenti acromatici per mezzo di obbiet- tivi entro i quali sono rinchinsi dei licjuidi atti a distrug- gere le aberrazioni dei raggi colorati. II sig. Blair assicura che a parita di circostanze i suoi stromenti snperano di gran lunga i comnni ad obbiettivo solidof, egli ne ha alcuni di 20 pollici di fuoco e di 2 ifli d' apertura i quali sopportano un ingrandimento di 3oo volte, e che non hanno nulla sofferto ne per l'evaporazione ne per la decomposizione del fluitlo , sebbene costrutti gia da a 6 anni. Sembra del resto che qneste siano le sole diificolta ch' egli temesse allorche pose mano ai primi tentativi ; giacche nella citata lettera non fa alcun cenno ne deiraumento del volume del fluido, ne della variazione della forza rifrattiva provenienti da cambiamenti di temperatura. (Nota dei Direttori). TEORICA. DECLI STRUMENTI OTTICI, eCC. 3o, sopra i colori meno vivaci e nieno splendenti: e percio di somma importanza V iudagare il rapporto dell' intensita della luce ne' varj colori dello spettro prismatico. II metodo praticato da Fraunhofer per de- terminare questo rapporto, e i risukamenti di quest' ot- tico s' accordano con quelli di Newton nel mostrare che la mageior intensita di luce cade verso la terza DO parte della larghezza dello spettro giallo. E siccome nella fabbricazione degli obbiettivi acromatici non e possibile riunire con due diverse specie di vetri in un sol punto tutt' i raggi eterogenei a cagione della quantita di dispersione difference per ciasche- duno di essi; cosi fa d' uopo applicarsi al partito di riunire i raggi rossi coi raggi piu forti situati fra i gialli , lasciando in vece qualche deviazione ai violacei , i quali per la loro debole facolta illumi- nante producono errori die non riescono molto sen- sibili all' occhio. Egli termina questo capitolo sulf acromatismo col- 1' esposizione del modo di determinare il cammino d' un raggio luminoso attraverso due prismi di di- verso potere rifrangente, e col la descrizione teorica e coif uso del vitrometro del nostro Boscovich. Noi non seguiremo l'autore nelle 17 pagine in cui svi- luppa queste dottrine importanti per la costruzione delle lenti acromatiche, giacche non potremmo com- pendiarle con vantaggio de' nostri lettori. Sviluppata in tal modo nel prinio capitolo la teo- rica dell acromatismo sulf appoggio dei metodi i piu giusti , passa nel II a parlare delle lenti , di cui ci fa conoscere le proprieta , ne insegna il modo per determinare la loro distanza focale e da la teo- rica delle lenti ustorie. Questo capitolo occupa quasi 18 pagine, ed e importante non solo per la teorica d' una lente e dei metodi per ritrovarne in ogni caso la distanza focale, ma anche per le succinte e scelte notizie sulle lenti ustorie e sulf elfetto che produ- cono, desunte tanto dalla teorica che dall'esperienza. 40 TEORIC.V DEGLI STKUMENTI OTTICI , eCC. Dopo aver trattato delle proprieta d'una sola lente, passa nel capitolo III a considerare un sistema di lenti disposte intorno ad uu medesimo asse; parla dell' inerandimento e della chiarezza delle immagini vedute attraverso un sistema di lenti , ed in line degli occhiaii. In undici proposizioni vengono trat- tate le quistioni risguardanti il cammino d' un raggio luiuinoso che attraversa un sistema di lenti e la vi- sione per mezzo del medesimo , corredate di osser- vazioni e di deduzioni importanti sulla costruzione de' cannocchiali , dei microscopj e d' altri strumenti ottici , e sul modo di determinare V ingrandimento ed il campo di quegl istrumenti. Secondo il me- desimo , 1' ingrandimento d' uno strumento ottico e espresso dal numero che indica quante volte 1' an- golo ottico sotto cui vedesi 1' immagine d' un 02;- getto attraverso un determinato sistema di lenti contiene 1' angolo ottico sotto il quale ad occhio nudo vedesi 1' oggetto medesimo ad una determinata distanza h. Volendo parlare a rigore questa deft- nizione non e esatta ; poiche la grandezza appa- rente d' uu oggetto veduto ad occhio armato o ad occhio nudo e propriamente espressa dalla tan- gente dell' angolo ottico sotto cui apparisce, e se prendonsi gli angoli in vece delle tangent! , cio si e per la ragione che quando quelli non sieno molto grandi sono a queste proporzionali. La distanza h poi non e arbitraria , come asserisce Y autore. Nei microscopj potendosi V oggetto collocare alia distanza piu conveniente all' osservatore per vedere distinta- mente V oggetto , essa diventa quella della visione distinta che e di 22 in 26 centimetri ; e nei can- nocchiali T oggetto non potendosi avvicinare a pia- cimento dell' osservatore per mirarlo ad occhio nudo, la distanza h e propriamente uguale all' intervallo conipreso fra 1' oggetto ed il luogo in cui si trova I osservatore , il qual luogo sarebbe il punto in cui e I>osto T oculare , ma che si prende vicino all' ol^biet- tivo per facilitare il calcolo, e perche d' altronde TEORICA DECLI STRUMENTI OTTICI , eCC. 41 per la grande distanza a cni si trova l1 oggetto , la ninghezza dello stroniento si puo trascurare, mentre T osservatorc guardando ad occhio nudo 1' oggetto stando tanto nel sito cui corrisponde 1" oculare , quanto in quello cni corrisponde Y obbiettivo , vede ad occhio nudo 1" o°;Q;etto sotto angoli ottici sensibilmente eguali (1). Dopo epieste delinizioni passa 1 autore a (1) La definizione dell' ingrandimento recata dal compi- latore del presente estratto non e neppur essa del tutto geometrica , eccettnato il caso nei quale uno degli estremi dell' immagine della quale prendesi il diametro cacla pre- cisamente nel centro ottico del campo della visione. Con- verrebbe inoltre, perebe venisse serbata la precisa ragioue delle tangenti , cbe la retina sulla quale si dipingono le immagini in luogo d' essere una superficie concava, fosse un piano perpendicolare all' asse ottico. Quanto alia distanza h cbe serve di modulo all" ingran- dimento degli oggetti contemplati da vicino coll' occbio armato di lenti , e questa una quantita cbe varia secondo la costituzione delle diverse viste , ben al di la dei limiti di 22 a 26 centimetri. Se per ingrandimento si deve in- tendere il rapporto dei diametri sotto i quali il medesimo individuo vede distintamente un piccolo oggetto, prima ad occbio nudo, poi coll' occbio armato di lente, nella valuta- zione avra grande influenza il valore di h proprio di cia- scuna vista ; ed in questo senso deve ritenersi cbe una me- desima lente produce; ingrandimento per rispetto a diversi osservatori. Una persona , per esempio , la quale abbia la visione distinta ad 8 pollici di distanza , volendo contem- plare un oggetto col susskbo di una lente di 12 linee di fuoco posta immediatamente avanti all" occbio, dovra col- locare 1* oggetto stesso a linee 10 'f3 di distanza-, mentre un miope clie veda distintamente a soli 4 pollici, osser- vando colla stessa lente, dovra collocarla alia distanza di linee 3 3/5 •, pel primo V ingrandimento sara nella ragioue di 1:9, e pel secondo di 1 : 5. Per esprimere gl'ingran- dimenti procurati dalle lenti ottiche con un' unita di misura meno variabile sono convenienti gli ottici di riferire i dia- metri degli oggetti veduti da vicino, ad una distanza di 8 pollici, la quale in questo senso puo dirsi arbitraria. Negli 4a TEORICA. DEGLI STRUMENTI OTTICI , CCC; determinare V angolo ottico sotto cui apparisce un oggetto veduto per mezzo di un sistema di lenti, e in altra proposizione ne assegna 1' ingrandimento. La determinazione del campo di un sistema di lenti costituenti un dato strumento ottico segue in altra proposizione , a cui tiene dietro T altra dove si as- segna la situazione pin vantaggiosa dell1 occhio per vedere l immagine dell' oggetto. Alcune proposizioni sulla chiarezza delle immagini negli strumenti ottici servono di continuazione a questo capitolo , cli e terminate da scelte notizie storiche , teoriche e pra- tiche sngli occhiali e sul modo di fame uso in ogni caso. II capitolo IV e un applicazione dei principj sta- biliti nel primo capitolo , e delle materie trattate nei due seguenti. In esso si espongono la teorica delle aberrazioni derivanti in un sistema di lenti dalla diversa rifrangibilita de' colori , e le equazioni cui si deve soddisfare per distruggerle. Noi non pos- siamo seguire l' autore nelle ben 19 pagine in cui si estende questo capitolo, giaccbe non potremmo farlo che imperfettamente entro i limiti die ci son prescritti. Le aberrazioni dipendenti dalla sfericita delle lenti non sono di minore importanza di quelle di ri- frangibilita , e meritano di essere studiate , affinche nella costruzione degli strumenti ottici si sappia va- lutarle e si cerchi di correggerle o di diminuirle. II capitolo quinto e pertanto dedicato alia teorica di questa specie di aberrazioni , ed a ritrovare le condizioni per distruggerle affatto , o almeno per ri- durne 1' influenza al minimo valore possibile. Questo capitolo occupa ben 24 pagine , ed e non meno importante del precedente in cui si e parlato delle aberrazioni di rifrangibilita. esempi che abbiamo recati 1' ingrandimento operato dalla lente pel primo osservatore rimarrebbe nel rapporto d'uno a 9, e pel secondo risulterebbe nel rapporto d'uno a 10. ( Nota de' Direttori. ) TEORICA DFGLI STRUMENTI OTTICI, eCC. 4?i Fatte conoscere nei precedent] capitoli le leggi della rifrazione clclla luce , stabilita la teorica delle lenti e Bviluppati i principj dell acromatismo , il nostro autore passa nel capitolo VI ad applicare tutte queste dottrine alia costruzione degli obbietiwi acromatici per uso del cannoccliiali. Questa doveva essere la parte piu estesa dell' opera , giacche a questo scopo principalmente erano diretti gl' inse- gnameati clie V autore si e proposto di estendere in questo primo volume : percio in ben 84 pagine egli espone i metodi e le dottrine degli ottici piu accreditati per la costruzione degli obbiettivi acro- matici , mette gli uni e le altre a confronto , ne fa T applicazione ad esempi numerici , e con os- servazioni e conseguenze illustra questa parte im- portante dell' ottica istrumentale in modo che tanto V artelice che cerca metodi pratici per le costruzioni delle lenti acromaiiche , quanto coloro che biamano di conoscere i principj sui quali quei metodi si fon- dano , hanno di che trovare pascolo ai loro dcsiderj. Dopo aver in tal guisa sviluppata la dottrina del- le lenti , il valente autoie passa nel capitolo VII a parlare della proprietd degli specchi sferici , e ad esporre la teorica generate degli srrnmcnti catadiot- trici. Nelle 19 facciate in cui si estende questo ca- pitolo rammenta che 1' invenzione dei telescopj ca- tadiottrici si deve all italiano Zucchi , come risulta dal corso di ottica di Smith e dalle opere di altri fisici : T idea dello Zucchi fu perfezionata poscia da Gregori, da Newton, da Cassegrain e da Herschel. La teorica di questa sorta di telescopj viene succinta- mente e chiaramente sviluppata in un con quella delle aberrazioni di sfericita ed anche di rifrangibilita che questi strumenti possono produrre. Chiudesi questo capitolo in un col primo volume dell' opera con un' ap- pendice contenente la descrizione dell' eliostata del sig. Pietro Prandi , strumento di non poca impor- tanza nelle indagini rigorose che si vogliono in- traprendere sulla luce, ed a cui non soddisfaceva 44 TE0RICA DEGII STRUMENTI OTTICI, eCC. interamente quello immaginato da Gravesande per essere alquanto complicate e costoso , e per non po- ter essere eseguito facilmente da qualunque artetice. Noi chiuderemo questo sunto dell' opera del prof. Santini , osservando che , se vogliasi giudicare dal primo volume che abbiamo esaminato , essa non e soltanto una raccolta di cognizioni empiriche e di metodi pratici per fabbricare gli strumenti ottici ; cognizioni e metodi che si aggirano sempre in un ristretto perimetro , e non mettono in istato lo stu- dioso di poter immaginare nuove combinazioni , od intraprendere sotto altre condizioni e sotto differenti rapporti nuove indagini , quando la teorica , vera naccola della pratica, non lo guicli in ogni circostanza e lo illumini in modo da poter variare a piacimento la quistione ed ottenerne lo scioglimento : ma e un compito trattato nel quale il teorico principal— mente trovera di che istruirsi con sommo vantaggio della scienza, sia che i suoi studj tendano a far progredire la costruzione degli obbiettivi acroma- tici, sia che vada in cerca di nuovi strumenti per accrescere la suppellettile degli apparati destinati a farxi conoscere nuove proprieta del fluido luminoso. M. 45 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Narrative of an attempt to reach the north pole, etc. Tentativo per arrivare al polo boreale , fatto V anno 1827 col mezzo di battelli a tal uopo costruttl e caricati sul vascello V Ecla posto sotto il comando del capitano W. E. Parry. — Londra, 1828. T. ornati vani gli sforzi fatti da varj navigatori onde arrivare per mare fino al polo boreale , non rimaneva altra via da teutarsi che quella d' abbandonare la nave al confine delle immense masse di ghiaccio cbe lo circondano, e di proseguire il cammino sopra piccoli battelli facili a trasformarsi in carri coll' aggiunta delle ruote. L' opinione comune , avvalorata dalla testimonianza del capitano Lut- widge che accompagno il capitano Phipps nella spedizione tentata nel 1773, era che i ghiacci polari dalF estremita boreale dello Spitzberg fino al polo formassero una sola massa continua e perfettamente solida. II sig. Scoresby nella relazione d' un viaggio alle regioni artiche era andato ancora pin oltre , ed aveva assicurato d' aver veduto ua eampo di ghiaccio talmente liscio , che toltane la neve , una vettura avrebbe potuto essere su di esso gnidata in linea retta per uno spazio di molte leghe senza incontrarvi ostacolo di sorte alcuna. Le asserzioni di varj pescatori di balene concordavano perfettamente con quelle dei citati navigatori; e cio basto per indurre 1' Ammiragliato inglese a tcntare la difficile impress, commettendone 1" esecuzione nil" intrepido capitano Parry , gia noto pe' suoi viaggi di 46 APPEMDiCE scoperte nei mari settentrionali d' America. II vascello 1" Ecla fa disposto per qnesta spedizione , e su di esso furono caricati due battclli ( sledge-boats ) costrutti in modo da poter essere condotti sull' acqua a vele ed a remi , e trasciaati sul ghiaccio o come carri^ o come semplici slitte. L' Ecla discese pel Tamigi il 4 aprile 1827 e diede fondo il 18 ad Hammerfest , ove prese a bordo otto Rangiferi di Lapponia, die si volevano adoperare a condarre i bat- telli sul ghiaccio, e donde parti il 27 facendo vela verso i mari del nord. II 14 maggio il vascello giunse a vista del capo Hakluyt, dove sorpreso da un colpo di vento fu costretto a prendere il largo ed a bordeggiare per lo spazio di 24 giorni sempre in mezzo a masse galleggianti di ghiaccio che rendevano il viaggio assai incomodo e pericoloso. Finalmente dopo varj e tortuosi giri nei quali i navigatori perdettero disgraziatamente la piu propizia stagione , gettarono il 1 9 gingno le ancore in una baja sulla costa boreale dello Spitzberg alia latit. di 790 55' N. ed alia longit. di 16° 54 E. dal meridiano di Greenwich. Due giorni dopo ebbe principio la pericolosa escursione sul ghiaccio, nella quale il capitano Parry ebbe campo di spiegare quell' energia , quel coraggio e quella singolare sagacita e previdenza, senza le quali e facile il persua- dersi che neppur uno degl1 individui che con esso lui si cimentarono nei viaggio avrebbe potuto far ritorno alia nave , e raccontare V esito sfortunato della spedizione. Con molto avvedimento il capitano aveva stabilito di conse- crare al viaggio le ore della notte e quelle del giorno al riposo ; egli in tal modo trovava durante il cammino lo strato di neve abbastanza duro e resistente, ed evitava la luce abbagliante della neve stessa , che diviene insop- portabile quando il sole e alquanto elevato sulf orizzonte ; e per altra parte riserbava al sonno le ore nelle quali il fjeddo non era tanto intenso da rendersi noil solo inco- modo ai corpi umani, ma ancora pericoloso. Da questa inversione delle ore del sonno e della veglia, in una lati- tudine ed in una stagione nella quale il sole rimaneva co- stantemente shIF orizzonte , nasceva una nuova e singolar difficoha nella distinzione delle ore della giornata. Gli uo- roini dell"' equipaggio e gli stessi umciali ch' erano prove- duti d' oriuoli da tasca, non riuscivano spesso a distinguere la notte dal giorno. Ma anche a questa incertezza , che PAIITE STRANIERA. 4-7 sarebbe divenuta maggiore se la spedizione fosse potuta pervenire a piu elevata latitudine, aveva provvisto il Parry col prociirarsi dei cronometri nei quali, a guisa di cio che si pratica comunemeiite nei pendoli astronomici, 1' in- dice delle ore compiva una sola rivoluzione nello spazio di 24 ore. Alio svegliarsi la sera, la valorosa compagnia consa- crava i prinii momenti alia consueta preghiera , indi spo- gliatasi delle pellicce entro le quali aveva passata la notte , indossava gli abiti di grosso panno, che il piu delle volte conservavano il gelo e P umidita contratta nei di prece- dente; indi fatta colezione con cioccolata calda e biscotto si metteva in cammino. Era questo interrotto da un riposo d'alcune ore pel pranzo, e ripreso poi fino verso le prime ore del mattino. Per la stazione diurna si sceglieva una delle piu larghe masse di ghiaccio che fosse nelle vici- nanze onde porsi il meno che fosse possibile in balia dei venti e della corrente. I battelli venivanp collocati Puno a fianco delP altro, e tostoche erano stati sgombrati dalPaccjua e dalla neve che vi era cadnta dentro, venivano coperti colle vele stese a foggia di padiglione, sotto il quale si racco- glieva la truppa per cenare, per fumare e per passare alcune ore raccontando la storia dei viaggi e dei combattimenti nei quali ciascuno erasi in altri tempi trovato. Durante il sonno uno de* marinai tenevasi successivamente in sen- tinella onde avvertire i compagni delP avvicinamento degli orsi bianchi , o delP apparizione di qualche notabile cre- patura nei ghiaccio. Con queste savie disposizioni la spedizione sarebbe giunta assai avanti verso il polo se le difficolta incontrate non fossero state assai maggiori di qnello che si era dapprima immaginato. In luogo della superficie liscia e continua clie si era creduto di ritrovare, s" incontrarono dei massi di ghiaccio coperti d' interrotte prominenze, e separati P uno dalP altro da stretti canali che conveniva attraversare fa- cendo discendere i battelli da una parte, dopo averli in- teramente scaricati, e rialzandoli dalP altra. Passate queste grand i masse di ghiaccio, s' incontro una serie d* altre piu piccole e meno stabili , la cui superficie era coperta da un infinito numero di ghiaccinoli piramidali lunghi cinque o sei pollici , e le cui estremita acute e pangenti tagliavano le calzature ed oftendevano i piedi de* viaggiaton. Altro 48 A P P E N D I C E volte la BUperficie stessa era coperta d' un alto strato di neve , entro ai quali s" affondavan essi siao al ginocchio. Spesso ancora coaveniva lanciare i battelli neir acqua ed andare e venire piu volte sulla stessa isola na tante prima d' aver raccolti tutti i fardelli die si erano scaricati. Con tante difficolta non e maraviglia se la trnppa poteva a stento avanzarsi quattro o cinque miglia al giorno in linea retta verso il polo. Ma cib che dovette piu d' ogni altra cosa scoraggiarla si fu 1' aver riconosciuto per mezzo delle osservazioni astronomiche che il frutto di tante fatiche veniva in gran parte distrutto dalle correnti che rispinge- vano continuamente i ghiacci verso il mezzodi. Abbiamo gia detto che il capitano Parry il di 21 giugno aveva prese le mosse da un punto situato a 790 55' di latitudi- ne ; ora il di 20 luglio avendo potuto prendere , frammezzo alle nebbie quasi continue, 1' altezza del sole, riconobbe di non essere giunto che a 820 37'; il 22 era a 820 43' ed il 26 a soli 82° 40'. A questo termine le provvigioni erano gia per meta consunte •, il vento continuava a solliare dal nord , e si faceva ogni di piu gagliardo ; di modo che veniva a perdersi durante il tempo del sonno cio che la notte s' era acquistato in dieci od undid ore di faticoso viaggio. Era dunque da uomo prudente il pensare alia fine al ritorno. La piu elevata latitudine alia quale stima il capitano Parry d' essere giunto e quella di 820 45' sul meridiano di 1 90 45'. In quel punto verso la fine di luglio la tem^ peratura dell' aria era fra 3i° e 36 Fahr. (- 0,4 e + 1,8 R.). La temperatura dell' acqua fu trovata di 370 F. •, lo scan- daglio non giungeva a toccare il fondo del mare alia pro- fondita di 5oo bi-accia. Un deserto di ghiaccio s' estendeva senza limite verso V orizzonte settentrionale in cui noa nppariva la piu piccola traccia di vegetazione. Neppure una creatura vivente rompeva il silenzio di quelle spaven- tose regioni se se ne eccettui un piccolo insetto che pareva assiderato , ma che si rianimo al sentire il calor della mano. In mezzo a questa solitudine il capitano non ommise di inallierare colle usate formalita la bandiera britannica , persuaso d' esser giunto ad una latitudine maggiore d' assai di cjnelle a cui si sappia che sia pervenuto alcun viaggia- tore degno di fede (1). (1) V. Bibl. ital. vol. 49, pag. 120 e 436. l'ARTE STHANIERA. 49 Dopo on giorno di riposo fu intrapreso il viaggio retro- grado, il quale sebbene assai piu celere die il diretto, essendo favorito dalle corrcnti , fu pero circondato da mag- giori difficolta e da piu gravi pericoli. Di niano in mano che gli equipaggi s' inoltravano verso il mezzodi il ghiaccio diveniva piu sottile e piu fragile, piu molle trovavasi la neve e piu frecpienti le crepature. I marinai sofFrivano assai pei geloni , e perdevano a pezzi a pezzi 1' epiderme die si distaccava da tutto quanto il corpo. Essi furono inoltrc sorpresi un giorno da violenti dolori cagionati dalla troppa avidita colla quale si erano dati a bancbettarc colla carne d' un orso di stcrminata grossezza cli' era loro riuscito d' uccidere. Del resto nessuna seria malattia 11011 si sviluppo in essi in tutto il corso di questa disastrosa spedizione. II di 1 1 agosto giunsero i viaggiatori all' aperto mare in una latitudinc di 8i° 34'; ma rimaneva loro un lungo tragitto da farsi coi loro deboli scliili prima di raggiunger la nave. Convenne percio remigare di e notte, non vi essendo tempo da perdere; giaccbe le provviste die ave- vano recate sui battelli erano quasi interamente consunte, e quelle die per precauzione avevano depositate nell' isola della piccola Tavola erano state divorate dagli orsi. Final- mente dopo sforzi incredibili , e dopo essere stati ridotti quasi alio sfinimento . rividero il loro bastimento dopo 61 giorni d' assenza e dopo aver percorse 570 miglia geogra- iichc in varie direzioni. Se questo spazio si fosse anche potato spiegar tutto in retta linea , non sarebbe stato suf- iiciente a condiuli fino alia meta del loro viaggio, doe fino al polo boreale. Memoir e sur les fonctions des diverse s parties da systcmc nciveax par C. G. Schoepf (Journal complementaire du dictionuaire des sciences mcdicalcs. Caliier 118. II sistema nervoso occupa di prcsente i fisiologi. Molti entrarono ncH' aringo : si appresenta fra di loro Scbocpf. Egli fece sperimenti in varie specie d' animali : oilese le varie parti delP encefalo e dell' appendice radiidiana. Senza esporre partitamente i suoi tentativi ci faremo tostamente a dare i corollarj die nc dedtissc. Da questi corollarj viu- Bcira agevole di conoscere come '"gli procedesse. Bihl. hat. T. LI. 4 50 APFENDICE i ." II sistema nervoso ha due funzioni : sensitivita , mo- bilita. Qui per mobilita noi intenderemo l'influenza su' mo- vimenti muscolari. Schoepf veramente si vale di tal voce : ma noi vaghi di brevita adoperiamo an termine sanzionato dal piu de' fisiologi ; 2.0 Si tagli il ramo del nervo vertebrale : s' irriti il capo superiore. Dolore : niun movimento. S' irriti il capo infe- riore. Movimento de' muscoli ; 3.° Si ofFendano i lobi del cervello e del cervelletto. Niun movimento; 4..0 Si porti 1' irritazione sulle prominenze bigemine, sulla midolla allungata e spinale. Contrazione de"' muscoli ; 5.° Si offendano gli emisferi cerebrali. Niun movimento volontario ; 6.° Offendasi il cervelletto. Movimenti disordinati; 7.0 S" irriti uno de' due lobi del cervello o del cervel- letto. Paralisi del lato opposto ; 8.° Si offenda la prominenza bigemine d' un lato. Con- vulsione e paralisi del lato opposto; 9.0 Si leda la midolla spinale e la midolla allungata in un lato. Convulsione e paralisi nelio stesso lato ; io.° I lobi del cervello e la prominenza bigemine si taglino in parte. Continueranno nelF ufficio loro ; anzi risar- ciranno col tempo la perdita ; ii.° Taglinsi i cordoni superiori della midolla spinale. Senso superstite. Niun movimento; 1 2.0 Taglinsi i cordoni inferiori. Stesso risultamento. Nel caso n.° il movimento in processo di tempo si ricupera. Non nello sperimento 12.° Lo che vuolsi deri- vare dal maggiore esaurimento della forza nervosa cui ap- porta la lesione de' fascetti inferiori. Se cessa il movimento e dura ancora il sortire, questo dipende da die si esige una maggiore forza nervosa al movimento che al senso. Schoepf cita Bell , Magendie , Flourens , Majo e mette sou' occhio i punti in che egli consente con loro : confessa di piii gli sperimenti cui fece al loro esempio. Ma fa ve- ramente stnpire come non abbia ne anco pronunziato il nome di un Rolando. Mettansi a confronto gli sperimenti di Schoepf e quelli del professore di Torino: e tosto si scorgera come quest' ultimo sia stato il primo ad aprire la via a' notomisti a si difficile materia. PARTJi 8THA.N1ERA. 5l Noi intanto protestiamo contro Schoepf ed altii che o prima o dopo di lui tcmiero ia medesima sentenza : i.° Non esser dimostrato che si esigan piu forze nervose al movimento che al senso; 2.0 Non esser conforme il credere che an mcdesimo tratto del sistema nervoso possa eflettuare il senso ed il moto ; 3.° Non potersi confondere il senso naturale col raorboso. Tutti i nervi sono atti al dolore : non tutti sono eccitati da tntte le potenze ; 4.0 I nervi niotori nello stato di perfetta integrita or- ganica-vitale non essere sensitivi , essere capevoli di dolore ; 5.° Non potersi spiegare i fenomeni assegaando ad uno stesso nervo la facolta sensitiva e la motrice. Kaiserliche Konigliche Bilder-Gallerie etc. Galerie Im- perialc-Royale etc.; cioe Galleria imperiale e reals di Belvedere a Vienna sui disegni del sig. Sigis- mondo di Perger , pittore delict Corte I. e 2?., incisa da dive? si artefici , con un testo descrittivo , critico e storico di ciascun oggetto , pubblicata e dedicatee. a S. 31. V Imperatore e Re Francesco I da Carlo Haas. — ■ Vienna e Praga, presso Carlo Haas librajo. Finora vol. 3 in foglio col testo alemanno e francese. L'L R. Galleria di Vienna, gia celeberrima per la do- vizia de' capi d' opera d' ogni scuola e d' ogni tempo che in essa stati erano raccolti dai gloriosi antenati di Fran- cesco I felicemente regnante, ed in cptesti ultimi tempi pos- sentemente arricchita dalla mnnificenza e dal buon gusto della stessa Maesta Sua, ben meritava d' essere posta sotto gli occhi del colto pubblico con fedeli copie di cio che in essa contiensi di piu prezioso. L' edizione di cui parliamo e veramente magnifica e degna dell'Augusto cui e consecrata. Essa ebbe principio sino dal 1821. Finora pervenuti sono a quest' I. R. Biblioteca 46 fascicoli che formano tre volumi, bellissimo e distinto esemplare, dono dello stesso Impe- ratore e Re nostro. II fascicolo 46 e il primo del volume quarto. Le tavole sono a bulino e ad intera inci.^ione , finis- simamentc condotte ed in modo che ci rappresentano per 52 APPENDICE cosi dire i distinti caratteri o la di versa iisonomia delle scuole e de' maestri ; perfezione a cui forse gingnere non potra giammai la litografia. Le descrizioni ci sembrano eleganti , concise , esattissime. Sertum botanicum- Collection choisie de plantes plus rcmarquables par leur elegance , leur eclat , leur utilite , dcdiee d la Heine par une Societe de bota- nistes et publice par M. P. C. Van Geel , mem- bre du conscil d Administration de la Societe Roy ale d Horticulture des Pays-Bas d Bruxclles. — Bruxelles, 1827, de I imprimerie de I Etablissement du Sertum botanicum , 1 .*" livraison. Setubra che la coltura de' fiori fondata abbia la sua sede ne' Paesi Bassi. Ivi trovansi Societa botaaiche nume- rose, ivi mercati di Flora, ivi premj a coloro che o giun- sero ad avere pei primi piante nuove fiorite, o seppero otteaerne le piu belle , le piu maestose varieta. Presente- mente una societa di que' botanici , onde vie piu diffon- dere F amore alia scienza di Flora, sta occupandosi della pubblicazione d' on' opera detta Sertum botunicwn. AHa di- rezione di questa presede nno de' piu distinti botanici di Brusselles , il sig. Van Geel. Varie piante importantissime sono comprese nel fascicolo teste pervenuto a quest' I. R. Bilnioteca, tra le quali sono da notarsi come di piu recente introduzione la primula sinensis, la gloxinia speciosa, Vari- stolochia cymbifcra, una bellissima varieta AelViris germanica ottenuta nel 1820 dal sig. Van de Wiel distinto coltiva- tore del Belgio, la goodyera discolor e la zamia pumUa. Le tavole comprese in qnesto fascicolo son venti: 1' esat- tezza delle figure litografiche, la varieta dei colori con cui sono miniate nulla lasciano al botanico desiderare. Ogni pianta e accompagnata dalla descrizione della specie figu- rata che abbraccia i caratteri si generici che specilici , la sinonimia , la storia della sua introduzione , i diversi modi di coltura e le applicazioni , se ne ha , ali"cconomia generale. L' opera compiuta conterra 600 tavole , che presente- ranno le figure di circa 800 piante , ed in due anni sara terminata. II botanico. F a ma tore dei fiori ed il coltivatore hanno di che soddisfare con quest' opera le Ioro brame. PAIITE ITALI4NA. 53 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE, LETTERATURA. Il Vade-mecum, ossia Memoriale portatile che con- tiene le epoche pih importanti delle invenzioni , scoperte , ccc. , opera compilata da iV. i5. — Mi- lano , 1828, coi dpi di Giovanni Pirotta. Ootto il nome di Vade-mecum ( nuovo se non erriamo in Italia ) s' intentle un libro in cui siano raccolti e compendial gli articoli piu importanti e piu curiosi die incontransi nci dizionarj storici, geografici, .tecnici o in altre opere di soraigliante natura. Molte cognizioni e molta dose di baon giudizio si esigono a voler fare lodevolniente la scelta delle cose piu utili in mezzo a si grande e quasi in- finite! copia di materiali: per esporle poi con quella brevita, chiarezza e disinvoltura che si richiede a tai libri , bisogna una perizia non ordinaria ncll" arte dello scrivere. Se tutte qneste buone qualita concorressero nell' Autore del Vade- mecum , potrebbe qnesto libro supjilire al difetto di lunghi studj nello persone che non fanno professione di lettera- tura ; potrebb* essere un sussidio alia memoria per quei niodesimi che si applicano alle lettere ed alle scienze ; potrebb' essere in line un utile compagno ai viaggiatori , un compenso a coloro che non possono viaggiare, un pronto consigliere in molte occnsioni della vita. E con questi nomi presso a poco abbiamo sentito annunciai'lo da alcuni fogli i quali giudicarono non il liln-o qual e nel fatto, ma 1" idea (se cosi e lecito esprimersi) del libro; e supposero che il com- pilatore sig. N. P. abhia in tutto c per tutto adempiiuo alP incarico al quale si sottomise. E noi pure avendo get- tato qua e la lo sguardo sopra alcuni articoli di storia e di letteratura , sperammo di potere annunciare con lode alP Italia un libro del quale sentiamo il bisogno , perche 54 A P P E N D 1 C E vi avevanio trovate alcune utili notizie scritte con sum- cicnte chiarezza:, ma volgendoci poi a lie scienze, nelle quali principalmente e riposta l' inipor tanza di libri sitFatti, vi abbiamo trovati errori si frequenti e si gravi da toglier fecle all' opera intiera. Eccone alcuni risguardanti le cose matematiche : Pag. 8 Acustico , teoria de' suoni. Dee leggersi Acustica. II compilatore tradusse il sostantivo femminile francese acoustique con un aggiuntivo maschile. » 2 5 Teombette, istromento musicale. Qui il compilatore ha creduto di dover conservare la terminazione fran- cese , mentre in vece dovea dirsi tromba o trombetta. " 37 II quarto satellite di Giove scoperto da Huygens. Dovea dirsi in vece il quarto satellite di Saturno, " 3 1 Per mezzo di un piccolo imbvto di Mercurio. Tradu- cendo dal francese il sig. N. P. ha confuso il reser- voir coll' cntonnoir. » 35 Colombo nel 1784. II compilatore ha fatto qui una strana confusione di nomi: trattasi di M. Couloumb. "38 Calcolo delle flessioni. Se questo e un errore del tipo- grafo, il sig. N. P. puo fargli una girata della nostra censura : il fatto sta che dee leggersi calcolo delle flussioni. " 40 Telescopj diotteici. Leggasi in vece Telescopj catot- trici. Nella stessa pagina, in vece di Dolland, si legga Dollond. » 57 II Vulcain dei Greet. Perche mai il sig. N. P. si fa coscienza di dire Vulcano? » 88 Duluc per De Luc, e non guari dopo Cardan (come se fosse un nome forestiero ) in luogo di Cardano, e Jobbe e lobe per Giob o Giobbe. » 1 07 Morin costrusse le prime tavole della luna. In cio il sig. N. P. troppo fidandosi , non sappiamo a qual suo autore , ci regala una falsa asserzione. " j 19 11 bilanciajo per coniar monete. Dovea dirsi il bilanciere. >> 128 Clepswdro. Questo brutto sproposito si legge re- plicatamente in luogo di Clepsidra. " 141 Mamethone per Manetone , e Uranio per Urano. " 192 Tese cubi. Anche qui il compilatore ha preso il sostantivo per 1' aggiuntivo , e dovea dire in vece Tese cubiche. PARTE ITALIANA. 55 » ao5 Reamar per Reaumur. » 220 Alcolino e Alcolina per Alcalino e Alcalina. » 222 Focolare di luce. Quest' espressione e tratta dal francese foyer; ma in italiano dovea dirsi fuoco dello specchio. Oltre a questi ed a molti altri consimili errori, nei quail il sig. N. P. fu condotto dall' avere compilato il suo libro so- pra un testo francese , e dal non conoscere forse abbastanza le parole di quel linguaggio spettanti alle scienze , troviamo ancbe molti modi di dire, die per essere troppo francesi, riusciranno e sgradevoli e oscuri ai leggitori italiani. Sopra tutto incontrammo frequentemente le frasi ton sabstient, ion se sert , ton s'occupa etc. tradotte con ci s' asticne , ci si serve , ci si occupb , delle quali era facile assai e vedere e fuggire lo sconcio. Dobbiamo in soraraa concbiudere cbe il Vade-mecum del sig. W. P. e un libro compilato con poca diligenza e con pocbi9sima cognizione delle materie. Poesie scelte da Matthisson , Goethe, Schiller, Cramer e Burger tradotte in versi italiani dal dolt. Antonio Bellati. — Milano, 1828, per Vincenzo Ferrario. II traduttore scelse ad epigrafe un motto della Stael, die paragona il tradurre una poesia al trasportare una bella musica da uno ad un altro istromento ; ma se questa si- militudine puo paver giusta sotto qualcbe rapporto, e spe- cialmente ad esprimere cbe volgarizzando vuolsi piu. cbe altro rendere la somma dell' armonia e della bellezza , e certo cbe in modo alcuno non basta a signiiicare l"estrema difficolta cbe all' opera delle versioni poeticbe va necessa- riamente congiunta. La fatica e tale cbe forse inventando T uomo non ne dura una maggiore , percbe allora 1" intel- letto ed il cuore trovano un liel conforto allargandosi nelle proprie creazioni , e qui in vece ogni esercizio della mente si restringe a riprodurre sotto diversa forma un' idea gia nata nell' altrui pensiero , e ritrosa a spogbarsi della na- tiva sua veste. Egli e come se dovessimo combattere sopra un terreno eletto dairavversario, e con armi scelte da lui , ne almeno possiamo sostenerci colla speranza d" una illu- stre vittoria ; cbe 1" autore a cui ci affrontiamo e per noi quasi sempre un gigante cbe ajutato dai naturali vautaggi ne sovercbia di troppo. 56 AFPENDICE Ai traduttori delle cose liriche sovrasta anche on se- condo danno forse piu grave del prime- ; imperocohe quests specie di poesia si suggella piu che ogni altra coir im- pronta della nazione e dcll'uomo da cui ci deriva. L'epopea e la drammatica Iianno avanti di se avvenimenti e per- sonaggi determinati , hanno un tempo e un paese gih certo, affetti e costumi che non possono e non denno cambiare, e quindi quanto meno l' individuality dello scrittore si ma- nifesta , tanto e 1" opera per questo riguarde piu vicina alia sua perfezione : la lirica in vece a non togliersi dal vero suo tema e tutta individuals , ne ad altro si volge clie a significare con armoniose ed effettive parole 1' interna passione clie investe il cuor del poeta. Nelle altre poesie F uomo rapprcsenta gli oggetti estrinseci, in questa egli esprime se stcsso: ella e quasi una esclamazione delFanima clie piu non basta a raffrenare Fabbondanza de' suoi sen- timenti. Come potra dunque il tradnttore rinncgar tanto se medesimo , che si trasporti interamente nell" altrui situa- zione , e assuma un animo che non e suo , un alfetto che non prova , una commozione che gli e tntta straniera ? E lo sforzo e ancora piu penoso se il volgarizzamento e fatto da una lingua , la cui letteratura non e d' origine afline alia nostra, e se Fautore appartiene ad una gente che ha diverse da noi le costumanze e la civilta. Emilio Scauro tratto nelF ultima vecchiezza avanti il giudizio del popolo romano si doleva , che avendo vissuto con altri cittadini , ad altri dovesse rendere ragione della sua vita •, e questo e appunto il partito in cui e messo chi traduce le poesie liriche o diciamo di Germania o d' Inghilterra. L'uomo che da esse e signilicato, grandemente si distingue dagli uo- mini innanzi ai quali viene condotto, ne vuolsi attendere a coloro che definiscono essere uguali presso tut ti 1 c na- zioni i movimenti del cuore. Si certo qnei movimentisono tutti umani , tutti derivano dalle medesime fonti , dalle soverchianti passioni delF amore e dell' odio. Queste due forze contrarie, chi vorrebbe negarlo? attraggono ad un rnodo e respingono in ogni parte delFuniverso cosi la na- tura morale, come la fisica. Ma quanto non e di versa se- coudo i tempi ed i luoghi F espressione stessa degli aft'etti piii somiglianti ! Gotz di Berlichingen siguifica egli forse F amor suo per la patria col linguaggio di Leonida o di Fiero Capponi? Chiara, la fedele arnica del conte di Egmont, PARTE ITALIANA. 5j ha Forse nulla di connine coll'Angelica delFAriosto o colla Brtseide d* Omero? Imaginiamo cbe Gcitz sulIa breccia del suo castello intuoni an canto marziale, imaginiamo che Chiara Bulla pubblica piazza di Brussclles chiamando al- I'armi i cittadioi sollcvi 1' inno doloroso dell' amor suo: crediam noi cbe questa poesia somisrlierebbe a quella clie si fosse innalzata avanti la terribile cena nelle Termopili, o all' altra in cui Briseide avesse discbiusa la piena del suo cordoglio, qusndo lenta e ritrosa fra gli araldi d'Aga- niennone procedea lungo il mare volgendosi ad ogni tratto alle tende d'Acbille ? Cogli avviluppi d' un sottile discorso si puo aflermar tutto e tutto negare , ma bisognerebbe ve- ramente 11011 aver mai meditato sulla natura umana^ non aver mai osservati gli uomini per credere clie il nostro cuorc possa sottrarsi all' influenza dell' educazione e del pubblici costumi, all' influenza, noi diciam ancbe, dell' aria cbe ne circonda , del sole cbe ne risplende sul capo. Queste cose vorrian essere piu lungamente discorse , e molto giovcrcbbe d* arrestarsi in alcune altre avvertenze cbe sole possono spiegare , come siano di cosi estrema rarith le buone traduzioni liricbe , e percbe Pindaro tante volte tradotto resti ancora a tradursi; ma nell' angustia di queste carte non e possibile allargarsi ad uno spazio m.i"- giore, e per ora ne bastera aver tanto accennato, percbe nessuno voglia accusare il Bellati se alcune delle poesie da esso preseutate air Italia mostrano sovercbiamente pe- regrino 1' aspetto , e parlano in un linguaggio cbe 1' espe- rienza delle passioni a noi non insegna. Egli lia voluto darne un saggio delle varie maniere proprie a' poeti te- descbi , e certo non e percio degno di biasimo , come non sarebbe a rimproverarsi cbi nell' intenzione di offerirci le diverse scuole pittoricbe ponesse al fianco d' una bellissima Vcrgine di Rafl'aello un' allegra scena campestre del Van- Ostade. Tuttavia non vogliamo dissimulare cbe avremmo di buon cuore rinunciato a questa varieta, pcrche la scelta nbbracciasse altri componimenti piu adattati al nostro sen- tire ed intendere. II Folletto di Giovanni Goetbe (i) c lodatissimo in Germania per la singolarita del concetto, (i) Potea tradnrai pn) csattamente il Re dc folletti; con clie si spiegava meplio la corona veduta nella seconda strofa dal trcniantc fanciullo. 58 Al'PENDICE e piii ancora per uno sforzo stupendo e felicissimo d' ar- monia imitativa, ma per quanto l'egregio Bellati abbia saputo fame ritratto di questo merito, quella poesia ci resta ancora tanto straniera che la vedremmo senza pena dimeuticata per accogliere in vece 1' amorosa storia della Bajadera, e quel niisterio tristissimo della Sposa infelice di Corinto. Cosi alia Battaglia e alia Voce d' uno Spirito , dello Schiller, noi avremmo veduti volentieri sostituiti gli Dei delta Grccia e il Nuotatore (i), e ancor piu lietamente avremmo accolto alcuna delle Odi a Laura in vece di quella tremenda Rassegnazione , il cni significato e cosi crudele, che appena dopo tante nobili e virtuose poesie possiamo perdonarlo alio Schiller. Ma poiche questa e una semplice prova clie sara certamente seguita da nuove versioni, gio- vera meglio che in yece di fermarsi piu oltre a quello che non venne fatto , si discorra con brevi parole cio che si fece esaminando con che felicita riescisse questo suo sperimento al Bellati. Un critico alemanno che manifesta non volgare V ingegno, sail gia a portarne giudizio su quella cattedra che a pro- ferire sentenze troppo assolute ha innalzata tra noi. Egli che adopera una severita estrema contra i migliori intelletti , e ardisce ribellarsi al voto d' un' intera nazione condan- nando la Messiade a soli duecento lettori, quando poi venne a parlare di queste poesie , mostro quasi di non sapere come potesse degnamente esprimere la sua ammirazione, e dopo aver riferita la Ballata del CavaUere di Toggenburg ch' e da collocarsi fra le meno felici , pronuncio che a un tale traduttore non erano dovute soltanto congratulazioni, ma ben anche rendimenti di grazie. Noi non vogliamo contraddire questa sua opinione , perche ne piace credere ch' egli abbia parlato soltanto della fedelta e della chiarezza senza entrare nel giudizio di quelle doti che formano principalmente il merito della nostra poesia , ma si ne sembra opportuno d' avvertirlo che se vuole , come puo , giovare alia nostra Ietteratura , debba attenersi unicamente a quelle critiche (I) La lingua itnliana contrappone al tedesco Toucher le voci ch uiarangone e di palombaro, ma se que6te possono essere adat- tate ad esprimere il rozzo pescatore di Catania, da' cui fatti prese la sua novella to Schiller , troppo male converrebbero al gentile paggio in cui la poesia lo ha trasformato. PARTE ITALIA.NA. $g che sono concedute anche ad uno straniero , ne mai cac- ciarsi in un campo ove ad ogni passo si sentira ripetere il giusto rimprovero die moveva Apelle al suo indiscreto censore. Sopra tutto noi lo preghiamo a voler fuggire con ogni sforzo P invidia de' confronti, perche non potendo egli con ginsta norma istituirli sn tutte le parti onde una poe- sia si fa bella, troppo sarii facile a rinnovarsi Perrore clie 10 trasse a paragonare con lode imprudente il Bellati al Maffei. Noi gli amiamo entrambi perche Panimo ne invita ad abbracciare con benevolenza universale tutti coloro che alia bonta del cuore uniscono le virtu delP ingegno, ma come non chiamare imprudente una lode cbe ci sforza a mettere la persona lodata ad un riscontro che non puo sostenere ? La versione del Bellati e certo assai commen- devole , ne per noi sara taciuto P encomio ch' egli ha me- ritato ; ma che significano quelle parole del critico ale- manno, secondo le quali il Bellati avrebbe colta una palma quasi eguale a quella del MafFei in un arringo di gran lunga piu malagevole (i)? Ha egli forse voluto con cio esprimere la nostra stessa opinione che la poesia lirica sia molto piu dilficile a tradursi che l'epica e la drammatica? Ma se questo fosse il suo concetto ( ne altro senza cadere nelPassurdo ne sapremmo pensare), come non ha egli ve- duto che la Sposa di Messina, cui allude parlando, e cosa afl'atto lirica, e che forse in tutte le trentaquattro poesie volgarizzate dal Bellati non n' e alcuna che per felice ar- dimento e per sublimita s' awicini a que' cori? Non piu. 11 Bellati saprti conoscere chi abbia meritato meglio di lui, il panegirista che lo pose a tanta prova, e col fargli cre- dere raggiunta la meta potea quasi persuaderlo ad arre- starsi in principio della sua bella carriera , o noi che gli gridiamo di raddoppiare i suoi sforzi onde poter una volta farsi presso al Mallei, cui non e vergogna il cedere, quando tutti senza confronto ei soverchia , quanti finora osarono tx-aducendo accostarsi alle ricchezze del parlar di Lamagna. Ed ora ci gode veramente il cuore che sgombro questo inciampo possiamo entrare con libere parole a lodare il Bellati. I suoi versi sono d' ordinario nobili ed armoniosi , e tranne alcun passo ove Pintenzione delP autore non e (i) Tanto suonano le parole tedesche che nell' italiano furono poi moderate dalla coicienza del traduttore. 60 APVEND1CE abbastanza raggiunta, fanno sempre an fedele ritratto delle originali bcllezze. Lo stile e semplice e puro senza man- care ove abbisogni del convcnicnte vigore , la rima viene spontanea e ricca, e i metri opportuni si alternano, come piu vuole il testo e 1' argomento della poesia. Da tre au- tori Federico Matliisson , Giovanni Goethe e Federico Schil- ler egli ha scelti i suoi componimenti , aggiugnendo sol- tanto la Risurrezione d'Andrea Cramer e la Leonora del Burger : ne certo egli poteva errare facendo eletta fra le odi di questi tre sommi , die ne' diversi loro geixeri non hanno clii li pareggi. II Matliisson e fra noi il nieno co- nosciuto , ed anche in Gerinania la sua fama e molto in- feriore a quella dello Schiller e del Goethe , ma come ei s' accosta meglio che gli altri al genio degP Italiani , non ci farebbe maraviglia se le sue poesie fossero ricevute con favore piu universale , e noi stessi non le abbiamo mai lette senza sentirci penetrata tutta F anima d' una commo- zione ineffabile : che egli guarda sempre la semplice na- tura con occhio afFettuoso , e cosi la canta, che i suoi versi sembrano F involontaria rivelazione d1 un amore secreto, che troppo abbondandogli al cuore si riversa su tutto il creato. Noi vorremmo in prova d' una tanta lode citare V Eliso o la canzone sul lago di Gincvra, ma con dispiacere non le vediamo tradotte , e ci e forza di star contenti a quelFaltra poesia sulla Fonte di Laura. I lettori vedranno anche da essa come il Bellati abbia saputo trasporre ai giardini d' Italia questo bellissimo fiore. O Fonte! Colle lagrime Te del disir lo sguardo mio saluta Dal di, che del tuo margine AW adorna di fiori ara venuta , Nel tempio , che le frondi ergonti a canto Laura con Dio si trattcnne in pianlo. A te i celesti Spirki Librar si denno sovra l' ale intorno , O stanza solitaria , Dove in pregar prostrossi Laura un giorno, Dove sopra la tomba al di lei guardo ( i ) Tutto svelossi V avvenir piu tarda ! (i) Non h 1' avvenire piu tardo che si svelo a Laura sopra la tomba , ma si quell' avvenire che saia presente in eterno al PARTE ITALIANA. 6l Delia sua veste Candida Chinarsi si vedean (i) intorno at Umbo, Come in atto d' ossequio , Di primavera i figli , e I' aure un nembo Di vaghi fior piovean quasi dal cielo (2) Del capo suo sull' ondeggiante veto. L' alma pace degli angioli , E una qiuete quul di paradiso In sulle forme eteree Era diffusa di quel santo viso : D' una vita miglior la speme brilla Glorificante ndla sua pupilla. Delia selva ntl placido Mormorio dolce , e net romito orrore lddio spirava : il gaudio Cosi pioveva all' Esaudita in core, Qual nel calice a rosa illangiddita Fa la rugiada rifluir la vita. O Fonte ! Colle lagrime Te del disir lo sguardo mio saluta ; Ad uno ad un vo' cogliere I fior , su cut e la gentil venuta Quivi a chinarsi, e ornarne il sasso almcno , Che le spoglie celesti accoglie in seno. Alcun difetto pud per verita notarsi in questa verslone, ma chi non vede con quanta felicita e renduta l'estasi del poeta , clie contemplando il luogo dove Laura prego , tutto lo rianima colle memorie d' un purissimo amore ? Nella chiusa soltanto noi avremmo voluto che il traduttore fosse meglio entrato nell' intenzione del Mathisson : imperocche c ben vero clie il volgarizzamento si puo dir letterale , ma nella scelta delle parole e nella stcssa loro collocazione bisognava aver dinanzi refletto a cui mirava il poeta. Egli di la della toaiba: ella pregava , e Dio le scliiudeva alia vecluta clell anima quei tesori , che a sperarli soltanto consumano di cosi lungo desiderio il cuore dc' buoni. Al di lei guardo e costruzione poco italiana e niente poetica. (1) Chinarsi si vedean = perche non fu detto piuttosto = Si icdcano chinar? = (2) L idea clie rjuni fiori seuibrasscro piovere dal cielo, non I per verita dell* aatore , ma ne pare ima^iae cosi leggiadra cli'ei la vorra di buon grado riceveie in dono. 6i APPENDlOJi ha descritta una preghiera di Laura , e ci mostro il cielo e la terra tutti intenti alia pieta di quella sovrumana crea- tura : ma nulla in tutta V ode ne potea presagire die Laura fosse andata a rinnovare le sue preci nel cielo: I'annunzip di questa morte ci gingne improvviso dopo tanta soavita , e per cio appunto il cuore ne si stringe di doppio dolore. Perche adunque il Bellati voile adoprare una perifrasi , e non ci disse senz' altro, come 1' autore in un mezzo verso, che voleva coi raccolti liori incoronarne la tomba (i)? Queste possono cliiamarsi leggiere avvertenze, ma per esse si manifesta 1' ispirazione del poeta , per esse il bello si distingue dal mediocre , e gli scritti acquistano vita im- mortale. Parrebbe a prima giunta cbe i traduttori mirando nel loro autore potessero coll' ajuto della sola critica conservare queste finezze, questi lampi d'ingegno, ma la sperienza dimo- stra cbe il piu delle volte a malgrado d' ogn' arte essi vanno perduti , e ben di rado 1' idea prima dell' originale si tras- fonde intera nella versione. Di cbe non e cercarsi altro motivo cbe quanto abbiamo accennato in principio di questo discorso sullo svantaggio d' un traduttore , che dovendo esprimere un affetto non suo mal pub indovinare i segreti movimenti cbe vengono insegnati dalla sola passione. Per questo fu detto cbe 1' animo inspirato dalle muse e il solo interprete degno d' Omero :, per questo non sara mai atto a ben tradurre chi non ha la mente prontissima ad ogni impressione, chi non sa trasportarsi alio stato medesimo in cui si trovava il poeta creatore. Quegli che ardisce sot- toporsi al grave incarico di tradurre ad altro klioma una poesia lirica , debbe prima di tutto molte volte ed a lungo considerarla : egli ha da scolpirsi vivamente nella fantasia e nel cuore l'intenzione con cui furono dettati que' versi, e soltanto quando si sente infiammato della stessa fiamma accignersi all" opera. Forse anche allora s' ingannera , ma questo medesimo gli sara utile avviso che gli conviene ri- trarsi da quella specie di studj. Un esempio giovera me- glio d' ogni discorso a dichiarare le nostre parole. Lo Schiller in un' ode che il Bellati tradusse , s' innalzb ad un' estasi nobilissima meditando sulla destinazione della donna nel (i) II Redi us6 un simile artifizio nel suo mirabile sonetto = Donne gentili devote d' amove. PARTE ITALIAN.V. 63 mondo : sembra die riportandosi ai tempi in cui 1' univei-so nacque vergine e paro dall' onnipossente parola, egli vegga ultima la donna uscire dalle mani di Dio quasi compimento e suggello della creazione: il poeta acceso a quella vista ammira come il piu caro dono del cielo questa debole e forte creatura nata all' amore ed ai sacrifizj , e nelF entu- siasmo della riconoscenza benedice la mano pietosa die fu destinata dalla natura a riceverne sulla soglia della vita, ad asciugarne la prima lagrima della cuna , e 1' estremo sudor della morte. Tutto il suo cantico si solleva in questo pensiero , e la donna collocata in un' aureola di gloria vi riceve un incenso di venerazione e di gratitudine come la benefattrice del genere uniano , come 1' angelo disceso a nioderare e ingentilire l'aspra e selvaggia forza dell' uomo. Gnai al traduttore che non fosse profondamente commosso da questo sentimento medesimo ! Egli potrebbe darne le parole proprie dello Schiller che ancora non ci darebbe 1' idea vera di quella stupenda poesia : e il Bellati che d" ordinario e cos'i felice nell" arrivare al concetto de' suoi autori, ne fornisce egli stesso la prova di questo vero. Gia in principio della sua versione e nel leggerne il solo titolo »' era in noi mosso il sospetto ch* egli avesse veduto 1' ar- gomento sotto un lume diverso , e meno etereo che 1' ot- timo Schiller : imperocche sedotto forse da una graziosa reminiscenza del bel poemetto di Gabriele Legouve ei voile denominare dal Merito delle donne queir ode , colla quale il poeta ne avea cantata la dignitd (Wurde der Frauen), ma tosto il sospetto procedendo ne divenne certezza, ne altro abbisognera ai lettori per entrare nella nostra opi- nione che leggere la versione della prima strofa , ove gia la diversita dell' intenzione e manifesta. Amate, onorate le donne vezzose , Che in questa terrena difficile vita Jntreccian celesti purisxime rose, Jntessono il nodo felice d! amor. Nel vcl delle Grazie pudico nascose La fiamma immortale dei tcneri affetti , Con mano divina gentili , amorose Bisieglian, nutrican dell' uomo nel cor. Lo Schiller non comincia P ode dall' invitarci ad amare la donna , che gia ne fu comandato abbastanza dalla na- tura •. egli grida soltanto com'e intenzione deH'anima sua 64 APPENDICE = Quorate le donne = Questo e 1' argoinento di sua ispi- razione , ne mai si diparte da esso : ma il traduttore chc non s"innalzo a cpielFidea parla tosto dell' amove, e cliiama vezzose le donne e quell' eterno fuoco dei nobili sentimenti che l'alemanno poeta vede alimentato da loro con santa e sollecita mano, non resta piu per lui che la fiamma de' teneri affetti. Noi potremmo seguire piu oltre la dimo- strazione , ma ne sembra che tanto possa bastare , e vo- lentieri cessiamo da un confronto che non ci lascia tribuire al Bellati quelle lodi , che per le altre parti del suo lavoro gli possiamo giustamente concedere. Chi vorra arrestarsi nelF esercizio penoso della critica , quando pub usare piu gradita e benevola voce? S'avanzi pure il Bellati con passo animoso nella intrapresa carriera , e senza lasciarsi arre- stare ne dal biasimo , ne dalla lode muova a raccogliere una palma, che agl' incessanti suoi sforzi non sara con- traddetta. II verso non gli va ancora abbastanza franco e spedito, la giacitura delle parole e qnalche volta incerta ed afl'aticata , ma 1' esercizio e la cura diligente emende- rarmo ben presto questo difetto , e noi siamo certi chc nelle nuove poesie che ora ei traduce vedrassi interamente avverato il nostro lieto presagio. L' Italia aderira volentieri a questa speranza leggendo le due odi dello Schiller , che dalla cortesia del traduttore ne furono presentate, e nelle quali noi godiamo di poter conchiudere le nostre parole. II Desiderio. Ah! se dal fondo ingrato Di questa valle e di nebbia e di guai Un uscita trovar potessi mai Come sarei beato ! Veggio di la colline alme ridenti Verdi in eterno , in eterno fiorenti , V ali avess io '. Vorrei drizzarmi a volo A quel bei colli, a quel beato suolo. Soave un armonia E di pace celeste odo un concento! Di quai profumi l' alegqiar del vento il balsamo m'invia! La fiammeggiar vegg' io belle e giocondc D' oro le fruttc tra V opachc froiule. 1'ARTE ITALIAN*. 65 La famiglia dei fior , che la fionscc JYon e verno, non gel, che la rapiscc. Oh ! Come fia felice La vita in quella pura luce eterna ! IS aura di quella region super na Come e risioratrice ! Ma di mezzo un orribile toirente Rovinoso precipita , e fremente , Solleva i fiotti tempestosi , e it core Mi fa gelar d' insol to terrore. Sbattuta ecco daW ortda Ohime! una nave; ma il nocchier vi manca, Raito V ascendi , che la vela ha franca , JVon vacillar ; circonda Di fede il core, ed osa, che gli Dei Regno non dan di quel, che sperar dei: Un portento fia solo, che ti guidi In quel bead portentosi lidi. II lamento della fanciulla. Mormora il bosco e stride , Ratte le nubi volano , Solitaria s' asside Mesta la Verginella in sulla sponda: Ingrossa , inp-ossa . e si rifrange I' onda. Per Vatra notte el'a rivolta al cielo Sospira , e il caldo pianzere Agli occhi le fa un vclo". Ohime! Mono e il mio cuore. La terra e per me misera Un deserto d' orrore. Nulla pub darni piu, che la mia brama Allettar possa. ~ O santa , o tu richuima A te la fiolia tua , ch' io guj, gustai Le terrene delizie : Io gid vissi ed amai. « Invano, invano , o Mesta » Scorrono le tue lagrune: » II lamentar non desta » Gli estinti. Rur se per t qfflitto core " Dopo la dolce VOlutta rf amore , " Avvi. couforto, o rcfrizino mai . Bihl. Teal. T. LI. 66 APPENDIGE » A me giii fatta eterca » Nomalo , e tu V avrai. » Lascia , lascia la Mesta Sciogliersi tutta in lagrimt. II lamentar non desta Gli estinti ; pur nel mio trafitto core Dopo la dolce volutta d' amore Che mi fu tolta , uno e supremo bene, Rimangouo le lagrime, E il lamentar d! amore , e le sue pene. Compcndio della Storia della bclla lettcratura greca , latina e italidna di G. M. Cardella professore emerito. — Milano, 1827, per Giovanni Silvestri. Nel 1 8 1 8 la Biblioteca italiana , annunciando 1' edizione pisana di quest' opera del professore Cardella , ne die tal guidizio , die all' autore non piacque , ma certo non parve ingiusto a chiunque ha fiore di senno. L' estensore dell' a r- ticolo rimprovero allora al sig. Cardella il metodo in ge- nerate deir opera , poi F incredibile leggerezza di alcune parti , gli esagerati encomj d' alcnni autori mal noti , e 1' ingiusto silenzio in cui lascio in vece niolti uomini e moke opere illustri. Se noi dovessimo ora ritesser da capo il giudizio di questo liln'o, direinmo per avventnra assai piii che gia non fu detto : perche in questi ultimi dieci anni la vera e filosofica critica ha fatto di grandi pro- gressi , e piu non consente che si ripetano alcurii antichi giudizj , ai qnali saremmo tentati di dire che molte genera- tion! amarono di sottoscrivere per indolenza. Dalle osser- vazioni letterarie pas so 1' estensore dell' articolo ad alcune avvertenze intorno all* onesta dei costumi, riiuproverando all'Autore le troppe lodi che avea date a Domenico Batac- chi , e T ammirazione di cui era stato largo alle novelle del Casti. Quelle avvertenze erano giuste, sehbene fossero di tal natura da rincrescere fortemente a chi fu necessitato di scriverle. Noi siamo corsi all' indice di quest" edizi one per vedere come si fosse rimediato alF errore , ma non trovammo neU' indice i nomi del Batacchi e del Casti. II rimedio ci pare violento, e forse non men nocivo de! male. II Batacchi ed il Casti sono stati uomini in carne ed ossa, ed hanno scritti parecchi libri, i qnali non sappiaino chi I>AK1\L ITALIANA. ()-r potesae far si chc uoa fossero piii uel mondo; c giova che di questi libri si dica quel bene c quel male die meri- tano, aflinche il silenzio della storia non sia cagione o da trarre in inganno gl'incauti ed innocenti , o da solleti- care i maliziosi. Antologia italiana , ossia Prose e poesle tratte da' pi.it celebri autori italiani antichi e modenri con brevi notizie, ecc, da A. G. Fornasari N. di Verce, pro- fcssore, ecc. — Vienna, 1828 , presso J. G. Uiraer librajo. L' Antologia del sig. Fornasari e divisa in due parti : la prima comprende le prose, la scconda le poesie. Gli autori vi sono disposti (dice il sig. Fornasari raedesimo) » nou tanto secondo la ragione del tempo, quanto secondo la loro inaniera di scrivere, e la capacita degli studiosi, in- cominciando dai piii facili , si prosatori che poeti , e chiu- dendo col piii difficili ad intendersi. » Noi teniamo per certo che il sig. Fornasari nelP effettuare questo suo con- siglio avra interrogata la lunga esperienza ch' ei fece co' suoi scolari viennesi : die del resto, considerando in gene- rale gli autori della raccolta, non sapremmo rawisar sempre questa progressione di difTicolta: perche troviamo, a cagione di esempio, il Boccaccio tra i primi e il Davila fi» gli ultimi, il Bartoli prima del Roberti , Ugo Foscolo prima del Piudemonti, e la Bassvilliana collocata quasi nel sommo grado della dilh'colta colla Divina Commedia. Noi ripetiamo che il sig. Fornasari avra senza dubbio ordinata la sua raccolta secondo 1' esperienza che ha fatta co" suoi scolari ; perche in an uomo si lungamente versato nello studio della lingua italiana, non sarebbe neppur cre- dibile an cosi lalso giudizio in fatto di stile. In quanto poi alia scelta degli autori, ci parve di ravvisare alcune mancanze dclle quali non sara forse inutile il dire qual- clie parola. II signor Fornasari, nelle sue notizie intorno al Boccaccio, tocca il dii'etto in coi cadde quel grande scnttore per avere voluto assoggettare la lingua italiana alia costruzione Iatina , e dice con molta verita , die parec- chi scrittori preceduti al Certaldese posson convincore ognuuo die (juella intralciatura di costruzione non era ca- rattere essenziale della nostra lingua. Or noi avremmo 68 APPENDICE voluto che l'Antologia comprenclesse alcuni luoghi di qnesti autori ; perche quell' esempio avrebbe non solo avvertito che il Boccaccio ando errato, ma ben anche mostrato qual fu la vera indole primitiva della prosa italiana. Dino Com- pagni , il Passavanti , Frate Bartolommeo , le Vite dei Santi Padri, e Dante stesso potevano, sotto questo rispetto, ar- ricchire il volume di belle ed utili prose. Ne il volume si doveva per questo accrescer di troppo : che si pote- vano diminuire gli esempi tolti da Caston Rezzonico , dal Fortis , dal Parian ti, dal Pellegrini, dal Roberti e da altri. Ma lasciando anche da parte questa, che forse e tutta no- stra opinione, troviamo negletti alcuni autori, senza dei quali non crediamo che un' Antologia si possa rnai dire compinta. Tali sono al nostro credere fra gli anticlii il Sacchetti, il Gelli, il Cellini, il Yasari, e potrebbe ag- giungersi anche il Firenzuola. :, fra i modern i il Vannetti, il Perticari e il Giordani. Di questi ultimi non e neces- sario dir cosa alcuna, perche sono da tutti giudicati eccel- lenti fra gli scrittori dell' eta nostra: que1 primi erano essenziali a togliere un vuoto notabilissimo nelF Antologia del sig. Fornasari , cioe a dare V esempio di quello stile cpiasi diremmo parlato , del quale principalmente ban biso- gno gli studiosi stranieri. E qui diremo eziandio , che il sig. Fornasari avrebbe fatto un bel regalo a' suoi leggitori, se avesse fiorita la sua Antologia di qualche dialogo del cav. Monti, perche in questo genere di composizioni la nostra leiteratura non e forse andata mai piu in la. Oltre di questi poi , non sappiamo come sia sfuggito alia memoria del c'uarissimo raccoglitore il Giambullari , il quale siccome uguaglia tutti i nostri prosatori nella purezza e nella no- bilta de' vocaboli, cosi forse tutti li vince nella sqnisita armonia del suo stile. Fa veramente maraviglia che questo autore siasi dimenticato per sin nel Prospetto de piu segna- lati scrittori italiani ag^iunto dal sig. Fornasari al secondo volume della sua Antologia. Dai prosatori passando ai poeti , di troppe omissioni potrebbe dolersi chi si avvisasse che un" Antologia dovesse contenere un saggio di tutti i buoni scrittori : noi guardando alia brevita nella quale il signor Fornasari voile contenersi, gli domandiamo soltanto, perche alle favole del Pignotti non ne aggiunse qualcuna del Passeroni (i)? Perche non ha dato nulla a* suoi scolari (i) Anche questo autore fu dimenticato uel Prospetto. fARTE ITALIA.NA. 69 di Alessnndro Manzoni? Qaalunqne siasi il conto in cui Voglian tenersi le opinion! letterarie di questo egregio scrit- tore, le sue produzioni per altro potevano somministrare alcune bellissime pagine all' Antologia del sig. Forrjasari. Se mai gl" inni ed i cori non furon degnati di un posto, siccome cose romantiche , 1* Urania ed i Versi in morte di Carlo Imbonati dovevano reclamarlo per onore del vivo classicismo : e noi, lasciando in disparte queste inutili de- nominazioni , avremmo veduto volentieri inserite in questi volumi le ultime due scene del Carmagnola, perche vera- mente e difficile immaginars.i poesia piu bella, piii aftet- tuosa , e da essere intesa piu facilmente anche dagli stra- nieri. Queste cose risguardano gli autori della Raccolta. Di ciascun autore poi il sig. Fornasari presenta a' suoi scolari alcnue notizie ch1 ei dice brevi, e noi quasi vorremmo dir troppo lunghe , perche occupano circa una quarta parte dei volumi. Conosciamo alcune Antologie greche e latine compilate in Germania ed in Inghilterra, nelle qualf queste notizie degli autori sono corapendiate con incredibile bre- vita e chiarezza, le quali doti ci sembrano necessariamente riclueste dalla datura di questi libri. Un volume di 3-o pagine e gia troppo angusto a presentare un buon saggio di tutta la poesia italiana : che dovra dirsi poi quando novauta di queste pagine vanno perdute in biogratie ? Forse dira alcuno che il sig. Fornasari allargo alquanto la niano , perche quelle biograhe tenessero luogo di storia letteraria; ma noi siamo certissimi che questo intendimento non ebbe TAutore , perch* egli avreblie veduto benissimo che queste sue biograhe raggiungevano troppo male lo scopo. Clie che poi ne sia di questo, ci pare che il sig. Fornasari, posto che voile allargarsi oltre i connui di una vera notizia, avrebbe potuto recare ne" suoi giudizj maggior precisione , qualora abbandouando alcune antichc o jiregiudicate opinioni, averse giodicati gli autori con quella critica della quale il nostro secolo va non a torto glorioso, e di cui egli non debbe certainente mancare. In questo caso il sig. Fornasari, con tutto il rispetto che aver si dee all* autore della Gerusa- leiiune, si sarebbe forse astenuto dal dirlo ecccl'ente dram- Wtatico pel suo Torrismondo: non avrebbe forse tletto che il Boudi srppc marcuAgUosamente trasformarsi in Virgilio . con lui essere maestoso, sublime, ener^ico , rapido , animato. ^O \PPENDICE interessante , ne die il suo stile e sempre nobile , sostenuto„ facile, poetico : non avrebbe forse ripetuto col Tiraboschi che il Zappi fu uno dei piii illustri poeti ; quel Zappi di ciii il Baretti profetava assai veramente ( sebbene con troppa acerbita di parole ) die cesserebbe in Italia ogni fauna tosto clie vi fosse cessato il gusto della poesia eunuca : non avrebbe forse magnificate le poeticbe innovazioni e I' originalita del Casa e di Angelo di Costanzo , le quali tutti sanno ai di nostri in cbe cosa consistessero veramente: non avrebbe forse detto cbe non molto si parla delle prose del Tasso, percbe se forse cosi accade in Germania, se ne parla in vece molto fra noi : non avrebbe detto cbe nel Guicciardini si loda il tuono filosoflco e sentenzioso, ma sibbene la vera filosofia e le vere sentenze di cbe ridonda. In qneste e in molte altre cose il signor Fornasari avrebbe forse tenuta diversa sentenza da quella cbe tenne, se in Vece di seguitare le altrni opinioni, avesse voluto giudicare gh aiitori colla scorta di quella critica cbe i lunghi suoi Studj gli debbono aver procurata. A considerare poi quelle notizie o biografie quali sono al presente, ci e paruto cbe io stile ne sia non solo inelegante , disuguale e mancante sempre di eufonia , ma qualche volta ancora negligente e scorretto. Il Farclii studio il greco per lastricarsi la via agli studj filosofici. — Le prediche del Tornielli sono d' un ma- neggio tut to proprio e particolare. • — II saugue freddo del Guicciardini. ■ — ■ Le Notti roinane sortite in luce sotto il velo dell' anonimita. — Gli uomini di squisito sapor e. — i7 Tasso pote per alcune orette dimenticarsi lo sdegno dei Principi. — Si avvisb che la Gerusalemme conquistata avesse a sopraffare la Gerusalemme liberata. — / difetti dei grandi autori sono sempre fatcdi. • — Muni il talento scientifico a quello dell' amena letteratura. — Ariosto ne profittb con raro talento. — Cb- gnizioni indispensabili ad un poeta. — Le nobili di lid ma~ niere, ecc. sono locuzioni delle quali alcune non sono asso- lutamente italiane, altre non si aspettano da un uomo qual e il sig. Fornasari. Pero noi dopo aver letta questa Anto- logia ci siamo persuasi di due cose;, la prima cb' essa non rispondera al bisogno tuttora vivamente sentito ( sono parole della prefazione) di avere una giudiziosa scelta di prose e poesie italiane per comodo degli stndiosi alemanni; la seconda cbe il sig. Fornasari potra forse far cessare questo bisoiino qnalora gli piaccia di recare in questo lavoro PARTE IT.YLIANA. 7 I quella diligenza della quale liauno semprc bisogno anclie gli uomini piu sapienti. Hierosolymce excidium, carmen cpicum a Jo. Baptista Braus olim in Seminario Patavino ingcnuarum lit- teramm prceceptore elucubratum et a N. N. ejusdem Seminarii alumno ad italos modos deduct/ an. — Patavii , 1828, typis Seminarii edit. II poemetto originate, si per F invenzione e per la con- dotta, come per la nobilta dello stile e del verso, e degno di molta lode. La versione del sig. N. N. ci semhra in vece troppo lontana dalla mediocrita , perclie possa partecipare agli encomj del testo. Eccone la protasi. Sacrilegi cladem populi , Solymceque ruinam Tristi flere juvat cantu : Deus adstitit ultor , Ipse Deus , jussitque virum de gente Quirini Surgere, qui dextra dins referente furores Erueret tcmplum et sceleratam exscinderet urbetn. E il sig. N. N. D' im popol rio la rotta e la caduta Di Solima ne giova in triste metro A lamentar : Iddio la sua vendetta Voile compir , Ei fu ; perb che un prode Di trar gli piacque di Quirin dal ceppo , Perch e col braccio suo ministro eletto Delle ire del del dovesse il Tempio Abbattere , e spianar I' ernpia cittade. Per amove di brevita ci contenteremo d iilvitare i nostri leggitori a paragonare T espressione del testo: Deus adstim ultor, ipse Deus, con quella del traduttore : Iddio la sun vendetta voile compir , Ei fu. : o quell' altra : Jussitque virum de gente Quirini surgere , colla versione : Perb che un prode Di trar gli piacque di Quirin dal ceppo. E clie e mai quella locuzione Iddio voile compir la sua vendetta paragonata col Deus adstitit ultor? O come credette il sig. N.N. die quel suo equivoco Ei fu potesse ritrarre la forza di quelle pa- role aggiunte dal testo ipse Deus? E il jussit surgere virum nasce da \\n poeta clie sente in se 1" onuipoteuza di Dio , della quale non apparisce pur traccia nella versione n' ]>iaeque di tram un prode dal ceppo di Quirino. Ne F altra 7^ Al'PBNDICE espressione qui dextra dios reference furores venae tradotta con minore infelicita * dove per colmo di sventura , quel verso Delle ire del del, ecc. ci par che ruini gia prima del tempio e della citta. Ma troppi ne trovereaimo di somi- glianti se dovessimo esaminare tutta intiera la versione della quale crediamo di aver detto abbastanza. La Festa data in Milano dal Conte A. G. Batthyany, Stanze di Erifante Eritense. — ■ Treviso , 182$, coi dpi di Francesco Andreola, editore. La splendida cortesia della Festa Batthyany non trov6 soltanto lodatori fra noi , ma venue per fama alia notizia de' paesi stranieri, i quali d' ordinario poco sogliono cu- rare, come gli uoniini da loro lontani. cerchino dimenticarsi la fastidiosa uniformita della vita. Ne le Muse vollero ta- cere di qnelf incantesimo , che parve ricordare i fatati pa- lagi de' nostri poemi, e rialzare permn momeuto i magici padiglioni d'Amadigi e di Lisnarte. Tra tutti pero coloro che presero ispirazione da quella pomposa delizia, nessuno fu dalla fantasia meglio assistito di questo Erifante, il quale seppe dipingere le non vedute niaraviglie coi piu ricchi colori della poesia. II componimento e diretto al buon Vittorelli , il cui nome eccita tosto una cara idea di gentilezza e d' a more ; e que- sto era gia un lieto presagio che l'amico del nobile vec- chio dovesse offrirgli versi degni di lui , degni di quel soave intelletto, che non volendo in Elicona altro che una viola e una rosa ottenne un serto d'alloro immortale. Noi vogliamo appena annunciare questo bel lavoro, ma come non dire almeno , che ogni nostra aspettazione veane pie- namente a we rata quando leggemmo le stanze colle quali gia entrato nella festa il poeta ci descrive i montanari di Sco- zia , e dalla loro rustichezza trapassa alia magnificenza della Corte francese ? Dall' halo confin troppo e lontano II velifero Tay , dove nasceste ; Ne a varcar l' ample vie dell' Oceano fiastevol oro , e venal prora aveste. 6'z/, via la patria, che mentite invano Sntt' irto crin , sotto mont.ana veste , O voi tosto ridite , o cti io rivelo , Ch' halo e il vostro nome , e il vostro cieh. TARTE ITALIANA. n% Addt'o; me chiama a novo incanto , e vero La bella corte , che di FrancLa venne E il caro Be , che resse il vasto impero , E prima di Francesco il nome ottenne ; Egli con lento passo apre il sentiero Carco di gemme e di lucenti penne. L' alt a Donna deli Istro e a lui vicina , 11 drappello regal dietro cammina. Oh quanti culti cavalieri io vedo Di dolce aspetto e facil cortesia ! Che lungo stuolo in rilucente arredo D' ornate Dame non vedute in pria ! Cost P inclito Re , che qui rivedo , Entro dell' alta sua reggia apparia ; Cost mirollo in splendidi diporti L' aer del bel Vincenne , e i florid' orti. La critica scorrendo P intiero poemetto potra forse dire, che le imagini soiio troppo umformi, e il verso qualche voha s'afiatica e si stanca, ma chi vorrebbe sviare la ■rente a qneste avvertenze, quando e si largo il compenso Bella nobilta de' concetti, e i pochi suoni non piacenti si perdono nell' abbondanza d' una cosi felice armonia'' Noi certo se qualche severo vorra tassarci di soverchia indul- genza, non altro faremo a tutta difesa , che ripetere i versi con cui qnesta bella poesia s'accosta al suo termine. Ma gia I' incanto amahile disparve E tace il canto , e cessano le denize; E giii depone le gendli larve La bella schiera , che mend sembianze ; E il tetto amico, che si lieto apparve Chiwle le pinte soglie , e /' auree stanze. Ti lascio , o Ccivo candido e gentile , E volgo I' ali in rwa al patrio Si!e. E meco porto nella calda mente La meraviglia, che di rado suole Terir i Vati , che la fan sovente Sorgere al suono di febee parole ; E a" tm lauro immortal , che di lucent e Onda bagna Ippocrene , e irraggia il sole , Incido in cifre luminose al piede La bella vision, che in cor mi siede. 74 APPENDIGE Etica drammatica per V educazione delict gioventh, dl Gitdio Genoino. Tomo primo contenente due dram- mi , la Rcligione e la PLetd del prossimo. — Mi- lano , 1828, per Viucenzo Ferrari© , in 12° gr. Prezzo lir. 1 austriaca. De' pregi di questi drammi scritti espressamente per F educazione e pel nobile e gradevole trattenimento de' ben nati giovinetti, sia dell" un sesso che dell' altro , gia parlato abbiamo a lungo nel vol. 5o.°, pag. a33 e segg. Ora non altro ci rimane che di tributare le ben dovute lodi alio stampatore Vincenzo Ferrario , il quale con una correttis- sima ed elegante edizioncella ha voluto agevolare a' nostri padri di faniiglia 1' acquisto di si pregiabile collezione. Noi speriamo che, siccome avvenne nelle due Sicilie, que- st" Etica drammatica sara adottata in tutti gF istituti nostri di educazione e pubblica e privata , e che per essa ver- ranno finalmente gettati nelF oblivione tante mostrUose farse e comraedie che con disdoro e del costume e del buon gusto vedemmo non rare volte commesse all' eserci- zio e al passatempo de' giovinetti. I drammi saranno dieci divisi in cinque tometti , ai quali terra forse dietro un sesto con altri due drammi, di cm sta ora occupandosi Fautore. Ma non e questa una pirateria? Cosi gridar potrebbe taluno. No certamente. II buon tipografo Vincenzo Ferrario alie- nissimo da qualsivoglia soperchieria o dall' usurparsi Taltrui ne chiese prima la permissione alF egregio autore , il quale da Napoli in data delF r 1 luglio prossimo passato gli tras- mise la seguente gentilissima risposta : « Nello scrivere la mia Etica drammatica il mio vero scopo e stato di renderla piii utile alia morale educazione della gioventii, che al mio particolare interesse. Ella cooperando percio a difFon- derla nelle scuole e nelle private famiglie, seconda le mie intenzioni, e mi obbliga ad essergliene grato. Aderisco dunque con tutta la soddisftizione del mio animo alia do- manda che mi fa di ristamparla , e trovo onesta la con- dizione che spontaneamente vi aggiunge. Le do pure piena facolta di correggere tutti gli errori occorsi nelF edizione di Napoli, sia per insidia della stampa, sia per insidia delF abitudine contratta a sentir fra noi certi viziosi modi del dire che sorprentlono la piii accurata djJigenza. >> PARTE ITVLI.VNA. ^5 Le vic'ende generate d Italia antica e moderna com- pilate da G. B. Margaroli. — Milano , 1828, coi dpi di Felice Rusconi. Volumi 1 in 8.° Lir. 8. 70 italiane. II libro clie annnnciamo debb' essere considerato come un compendio di Storia italiana dai secoli piu remoti lino ai tli nostri. Esso e diviso iii due volumi, il priino dei quali ha clue parti ; 1' una delP Italia avanti Roma , l' altra dal- T edificazione di Roma sino alia caduta dell' Impero : il secondo ha tre parti , cioe del regno italico , dalle repub- l)licbe italiane sino alia guerra di successione, dalla guerra di successione sino a' giorni nostri. Noi diamo a questo libro il nome di compendio di storia, percbe tale esso e veramente , sebbene il titolo sembri promettere qualcbe altra cosa. Generalmente parlando, sotto il nome di vicende di un popolo intendiamo i cambiamenti di fortuna , di con- dizione, di stato cbe la sua Storia ci presenta ; e quindi un libro cbe volesse rispondere a questo titolo, dovrebbe essere scritto in modo da mostrare principalmente le ca- gioni di questi casi e di queste variazioni. Cosi le rivoluzioui del Denina e del Vertot difFeriscono dalle Storie comuni, e giustiiicano il nome cbe piacque a quei due autori di scrivere in fronte ai loro tibri. Ma in questi volumi del signor Margaroli noi troviamo una Storia compendiata senza quel particolare disegno od ordine cbe parrebbe ri- cbiesto dal frontispizio. Questa osservazione e senza dubbio lievissima; e noi crediamo che un compendio di tutta la Storia italiana sia libro utile e forse ancbe necessario piii cbe non sarebbe per avventura un discorso sulle viceiule di questo paese. Forse ancora TAutore adopero la parola vicende in un senso piu ampio , vogliamo dire nel senso di Storia , nel qual caso la nostra osservazione cade per se niedesima. Le materie del priino volume sono divise come segue : I. Nozioni geograficbe : II. Primi abitatori e po- poli: III. Degli Etruscbi: IV. Dei Latini: V. Dei Re di Roma: VI. Delia Repubblica romana : VII. Delf Impero romano. Quelle del secondo succedonsi di questo modo: I.Dei re Eruli e Goti: dei re Lombardi: dei re d' Italia: poi le nltime due parti accennate gia sopra. L"Autore segue princi- palmente la scorta del cav. Bossi, cbe primo congiunse in un corpo tutta la Storia italiana, e che per la straordinaria ?6 APPENDICE sua erudizione, e senza dubbio uo* aatorevole gnida. Tut- talvolta noi crediamo die gli autori de' compendj , i quali per amove di brevita debbono non di rado asserire senza poter soggiungere lungbe prove, siauo in obbligo di risa- lire il piu clie si possa alle fonti : percbe non si tratta gia di compendiare le opinioni altrui , ma sibbene di pre- sentare in succinto quel che ad altri e stato argomento di opere voluminose. II modo della esposizione vuol essere grandemente diverso , ma la via da battere e una sola si per colui clie si apparecchia a scrivere diciannove grossi vo- lumi, come per cbi si contenta di due. II Micali, il Beaufort, T Algarotti , il Levesque , il Muratori ecc. furono senza dubbio consultati dal cav. Bossi , per modo cbe spesse volte il citare quest' ultimo torna Io stesso come citar tutti quei primi : ma dovunque essi hanno abbracciate diverse opi- nioni , vorremmo cbe 1' autore di un compendio si facesse di nuovo ad esaminarle , e scrivesse la propria sentenza , non quella di un altro. Non crediamo con questo di me- nomare la stima dovuta alia Storia del cb. cav. Bossi. Del resto il compendio e condotto con sufficiente cbiarezza e con buon giudizio. Se i nostri leggitori vorranno conside- rare quanto il secondo volume sia piii pregevole del primo, conosceranno che questa nostra osservazione non e gia una censura ma una lode per l'Autore. Percbe la sua Storia diventa piu bella, piu evidente, piu accalorata in quella parte appunto dove egli, cessando di essere un cora- pendiatore, trae dalle fonti cio che vien raccontando. Esctme di alcuni scritti archeologici del sig. C. Bene- dctto Giovanelli , fascicolo i.° Cento osservazlota al discorso sopra un iscrizione trentina del tempo degli Anl.onini. — Verona, 1827, tipografia Bisesii, in 8.°, di pag. xvi e 72. Opinioni letterarie d 'Jmbrogio Fumagjllt applicate ad una cantica in morte di Volt a , in risposta ad alcune osservazioni del signor L. G. B. G. — Mi- lano , 1828, Vincenzo Ferrario , in 12°, di p. 168. Se V .operetta del sig. Fumagalli non ad altro tenclesse che a confutare il libercolo di cui fatto abbiamo un ceuno PARTE ITALIANA. 77 neir antecedents fascicolo , pag. 379, noi ci saremmo aste- nuti ben anche dalf annunziarla. Che le sciagurate Osser- vazioni del sig. L. G. B. G. figlie non gia dell' amicizia, siccome vorrebbe egli persuaderci , ma a parer nostro di quella nctnica di virtute ■ — ■ Ch a bei principj volentier con- trasta , gia cadute erano nell' universale disprezzo :, e non- dimeno mantenevasi e mantiensi tuttora in ginsta estima- zione la Cantica in inorte dell' uom grande : primo e ben nugurato frutto d' egregio giovinetto che meritava d' essere in ogai modo incoraggiato. Ma il sig. Fumagalli nell' ab- hattere le osservazioni del semianonimo -autore si apri una facile ed opportuna via, per la quale senza punto dipar- tire dal propostosi argomento, entra in letterarie discus- sioni, di molti principj trattando cbe alle noruie del vero e del bello strettamente collegansi. Ed egli cid f&cendo , ben altrimenti clie il suo avversario, astiensi dal tuono sati- rico, non meno che dal cattedratico •, vituperevole il pri- 1110 in qualsivoglia scrittore, sempre nauseoso il secondo, insopportabile poi in un giovane che non ancora abban- donate le soglie della scuola troppo di se stesso presuma. Quindi e che se il giovane aristarco al primo suo presen- tarsi desto L* indignazione de' condiscepoli e di tutti i bno- ni, grandissimi applausi ne ottenne al contrario il generoso e non men giovane campione del vero e del giusto. In due parti e divisa Foperetta di cui parliamo. Nella prima trattasi della critica del sig.L. G. B. G. considerata dal lato morale, e questo si in riguardo al poeta clie in riguardo al critico. Iniperocche il giovane poeta (qualunqne pur sia il merito de" suoi versi , che certainente adorni ci sembrano di non volgari pi'egi ) ha gia acquistato un diritto al fa- vore d" ogni lien nato spirito, palesando egli un animo tutto gentile e con quella prima testimonianza di ben sortito in- gegno adducentloci a liete speranze. Egli meritava dnnque d essere sccvrato dalla nioltitudine di coloro che in onta delle Muse attendono a schiccherar versi « consnmando 1 eta pin preziosa in una funesta vicenda : quella di tenersi VOto d ogni utile idea il cervello per riempiere di vano veuto le orecchie altrui. » In quanto poi al lato della cri- tic .1 . due ragioni distogliere doveano il sig. L. G. B. G. dal- 1 assumersi l' incarico d' Aristarco: 1' amicizia per 1" autore, e 1. 1 giovanile eta sua. Ed in vero avrebb' egli colla sua •frenata e pubbiica censora brtutainente olTesa V amicizia. j8 APPENDICE Alia giovanile eta sua poi non bene addicevasi il mini- ster o della critica , che giusta 1' antore ( e con lui andiamo pienamente d accordo noi ancora ) esercitar nou dovreb- besi che dai veterani della letteratura ; percioccke essa vuole » noa solo discernimento dall' osservazione assotti- jdiato e da lunga esperienza istruito, ma animo ben ancbe di severa calma dotato. » E qui vien egli cou iilosoliche osservazioni additando le quanta che dal buon critico non mai andar dovrebbero disgiunte. La parte seconda tratta della critica del sig. L. G. B. G. considerata dal lato letterario, e qui I'autore divide in tre classi le osservazioni del semianonimo censore , i.° delle vere ; 2 ." delle false , in quanta appongono un vizio che non e, senza piu ; 3.° di quelle tra le false die notano di vizio cib che ad avviso di lui dovrebbe per lo incontro essere rile- vato siccome bello. Troppo noi ci allontaneremmo dai limiti che ci furono prescritti, se presentar volessimo il suuto di queste tre sezioni. Ci bastera dunque 1' avvertire che in esse sono ingegnosamente discus si ed alia pratica appli- cati pressoche tutti i principj delF estetica, e che quindi non picciola istruzione trarre ne possono non solo gV iniziati, ma anche i gia provetti nell' amena letteratura. Solo ci soffermeremo nel ragionamento ove Tautore fassi a difeu- dere il giovane poeta, perche questi nella sua Cantica dato abbia alia morte forme divine, atteggiandola come gli an- tichi fingevano le donne piangenti sui sepolcrij laddove il critico voluto avrebbe ch' essa effigiata fosse in modo spa- ventevole, cioe come un cadavere o come uno sclieletro. Filosohche sono le osservazioni dell' autore ed anche alia religione consentanee. Che la morte non e tremenda se non al malvagio ed all'empio, ma non gia al giusto che nella vita scorge appunto un ritardo a quel perfetto bene cui con tanta ansieta aspira, e cui merce della divina grazia spera di poter raggiugnere. Pure in una cosa siamo dal- r autore discordi, nel credere cioe che i gentili abbiano sempre simboleggiata la morte sotto orride sembianze , o sotto le forme di cadaveri o di ossa spolpate. Imperocche gli artefici ed i poeti della Grecia seguendo in cio ancora la SLiprema legge del bello e della convenevolezza astene- vansi dal rappresentare la morte sotto di forme disgustose , orride e ributtanti. Omero la effigi6 come un genio od un Dio gemello del sonno. Cosi era essa rappresentata sul PAKTK ITALIANA. Jl) famoso cofano di Cipselo;, cosi negli altri sepolcrali mo- numeati. Enripitle la introdusse anclie sul teatro , ma sotto l" efligie di una donna da nero ammanto coperta e col pugnale nell'una mano onde recidere il fatal capello. Veg- gasi cio che intorno a quest'argomento fu scritto nelP opera, il Costume antlco e moilcnio ecc. Costume de'Greci, pag. io54 e segg. Dalla quale osservazione il sig. Fogliani non solo viene vie piu giustificato per la rappresentazione da lui data alia morte sotto 1' imagine d' una donna di forma divina, ma lodi ancoi-a meriterebbe per avere nel con- cepimento suo seguito 1" esempio dei Greci maestri. Blbliografia italiana , ossia Giornale generate di lutlo quanto si stampa in Italia, libri, carte geografiche, incision! , litografie e novitd inusicali , ecc. — Par- ma , 1828, dalla tipograpZa Ducale, in 8.° Usee per fascicoli : il prczzo per gli associati fnori dei tre Ducati , e d' Italia lir. 1 6 per nn anno , lir. 1 o per sei mesi. Anno primo (N.° I. ) 1 giugno 1828. Si pubblica per lo meno nn mezzo foglio in 8.° ogni quindici giorni. In Milano le associazioni si riceiono da G. Pirotta stampatore in contrada di S. Radegonda. Questa Blbliografia, di proprieta del sig. Fr. Pastori , Direttore del gabinetto di lettura in Parma , non e pro- priamente che un elenco od un diario di cio che viene pubblicandosi nella nostra penisola, e di cio ancora che ad essa appartenente viene pubblicato oltrammonte. Essa non contiene che i soli titoli col prezzo e con altre note bibliografiche. Dividesi in nove sezioni , cioe libri stampati in lingua italiana , libri stampati in lingua latina , libri stam- pati in lingua francese , incisioni , litografie. carte geografiche e carte topograficlie , novitit inusicali , varieta , conteneute le opere italiane stampate , ristampate all' estero o tradotte , notizie bibliografiche, ecc. Puo quindi riguardarsi come un repertorio pe* librai e per gli amatori delle notizie biblio- grafiche. Avremmo nondimeno bramato che le sezioni ri- Bguardanti i liljri vi fossero altresi suddivise per materie , come vien praticato nel Giornale gencrale della letteratura francese che si pubblica a Parigi. Finora non vi abbiani 80 APPBNDICE trovato alcun cenao de' varj giornali die pure si pubbli- cano in Italia. Ma non dubitiamo die di essi ancora vi si fara una particolare sezione nei susseguenti fascicoli. S C I E N Z E. Dizionario enciclopedico della tcologia, delta storia della Chiesa , degli autori che hanno scritto intorno alia religione, dei concilj , delle eresie , dcgli or- dini rcUgiosi , del celebre ab. Bergier , tradotto in italiarto , corretto ed accresciuto dal P. D. Clcmente Biagi dei Camaldolesi , ed in questa nuoia edi- zione awnentato di mold nuovi articoli da varj professori di teologia e di storia ecclesiastica. — ■ Fenczia, 1827, per Girolamo Tasso , in 8.°, fasc. 1. e 2.0 E opera sard divisa in dodici volumi , ciascuno di due fascicoli. II prezzo d' ogni fascicolo e di lire 1 austr. Altissimo suona fra i modern! apologisti della cristiana religione ll nome dell'ab. Nicola Silvestro Bergier. L' ordine, la purezza delle idee, la vastita della dottrina, e soprat- tntto on convincente raziocinio formano i pregi delle opere di lni tendenti pressodie tutte ad abbattere vittoriosamente F incredulita ed il deismo. Voltaire , Rousseau , il barone d' Holbach ed altri increduli nlosofanti ne sentirono la forza si fattamente , che o non seppero rispondere , o ri- spondendo fecero uso di facezie anzi che di argomenti. Tra le opere di lui tiene non F ultimo luogo il Dizionario teologico che egli compose col saggio intendimento di ap- porre an antidoto ai velenosi articoli che in fatto di reli- gione incontransi nella vecchia Enciclopedia, ossia nel Dizionario ragionato delle arti, delle scienze e dei me- stieri. Tale dizionario teologico trovasi inserito nell' Enci- clopedia metodica , della quale costituisce anzi tutta la parte che ha per titolo Theologie. Ad esso precede un Awertimento , che se non e lavoro dello stesso Bergier , tende per lo meno ad esporre le rette e sincere di lui intenzioni. Ne sapremmo come mai il ro- mano editore di questa medesima opera potuto abbia af- fermare die nelF edizione parigina state non siano adem- piute le suddette intenzioni dell' autore , cio che fu pure PARTE 1TALIANA. Ot replicato nell* edizione di Firenze, ed ancora in questa die annonziaaio di Venezia. Noi pero siamo d'avviso die Hell' edizione parigina non siano stati si di Ieggieri violati i divisainenti dell' a a tore. E di fatto questi vivea tuttora, allorche venne pubblicata non solo F edizione di Parigi , ma quel la ancora di Liegi fedehnente estratta dall Enci- clopedia metodica , benche di qualche articolo aiunentata. Ora avrebbe egli Fautore taciuto, oppure taciuto avreb- bero gli amici e gli ammiratori di lui , che molti ei ue aveva in tutta la Francia, se alcuna benche minima al- terazione introdotta vi avesse il parigino editore ? Nel citato Avvertimento viene bensi affermato che un Dizionario teologico per quanto essere possa esatto , non potra giammai fare le veci di uu compiuto corso di teologia , e che sarebbe wi errore il credere di poter divenire un grande teologo col soc- corso d' un dizionario compendiato nel modo che venne con questo praticato. e vi si soggiugne che se questo fosse stato composto in modo di apparire alia luce solo ( cioe fonnante da se solo un' opera ), sarebbe stato d'uopo I' anipliurlo con molti articoli di morale, di storia , di discipliua , ecc. Ma non vedianio come questc ed altre parole di simile natura siano in certo qual modo contraddicenti alle iatenzioni dell" auto- re, e quasi parer facciano di poco o nessun pregio F opera originale, siccome avvisano gli editori italiani. Che die siasi pero di tale quistione , e cosa certissima che il Dizionario del Bcrgier era capace di ampliazioni , di miglioramenti , e tanto phi quando apparir dovesse al pnbblico come uiF opera da ogni altra segregata e da se ttessa compinta, del die ne fanno testimonianza le parole stesse dell' Avvertimeuto da noi riferite. Quest' opera dun- perche piu strana cosa ci sarebbe apparsa, dopo le vicende di Cristo il cominciar da Adamo. E posta innanzi alle Vite una prefazione del sig. Micheli, nella quale con un sodo e chiaro raziocinio si dimostra, come i Santi dell" antico Testamento appartengano alia Chiesa nostra, e sieno Crisdani per anticipazione , e quanto veraci e fedeli debbano riputarsi da noi i racconti d' ogni loro vicenda, perclie estratti da un fonte purissimo ed in- corrotto, qual e quello delle Divine Scritture. Le vite di tali Santi ed illustri personaggi sono disposte cronologica- inente ; e siccome abbracciano le diverse epoche del popolo ebreo, cosi con esse e venuta a formarsi conic tutta la Storia dell' antico Tcstamcnlo. Alciuii fatti , che non vi avevano una o4 APPENDICE connessione necessaria , si sono inseriti dove piu cadevano in acconcio, e per uieglio giovare al filo della storia ge- nerate, alcune vite che ne lo avrebbero interrotto, si son riportate a parte. Protesta il sig. Micheli, clie quest' opera e scritta pel coniiaie de'fedeti , non per le persone scienziate; e quanto alio stile, egli vi niantien la parola, forse piti clie non bisogni : il suo dire e piuttosto ridondante, tal- volta sente della predica ; per tonchiudere , fin dalla pre- fazione, noi ci accorgiamo che 1' autore non va ad essere immune de'varj difetti, che sgraziatamente, ma pur d' or- dinario s' imputano agli scrittori ascetici d' Italia. Ma d'altra parte il sig. Micheli si offre a noi qual persona dotta, pia, zelante, senza pretensione e senza amore di gloria umana , tutta intesa a discoprirci sotto il velo de' fatti antichi e del culto israelitico i misteri di Cristo e della sua Chiesa. La presente edizione si voile corredare di parecchie no- te , dicono gli editori , lo spirito delle quali si e di scioghere alcuni dubbi che per awentura potrehbero nasrere nelle menti de' lettori , di spiegare il senso di certi usi non a tutti noto, e finalmente di provare , dove occorra , colla tesrimonianza di autori e monwnenti pagani , che le iracce delle primitive tradizioni mai del tutto non si smarrirono tra gli uomi/ii, ecc. Sembra a noi, che oltrecio si dovesse dire: scopo di queste note e di seguire fedelmente la massima delPautore, ossia di rendere quest' opera utile quanto piu fosse possibile al co- mune de'' fedeli (conciossiache essa non sia fatta per le per- sone scienziate, ecc). Ma se questa massima ba luogo, che giova lo spargere qua e la con afFettata erndizione rare e digiune postille archeologicbe , quali nantes in gurgite vasto? Che giova, per es., (Vol. I) il farci accorti, che i pagani sembrano avere cuuta per tradizione qualche idea dell'albero della vita , allorche essi parlano di quel nettare e di cpielt am- brosia, che rendevano immortali i loro dei ; cbe nel vaso di Pandora si posson credere adombrati i tristi effetti della colpa originale e la consolame promessa di un futuro Biparatore : e poi il tacere di mille altri riscontri , che sogliouo i dotti istitnire tra i fatti biblici e le favole della greca mitologia7 Ne se a noi venisse talento di disputare in simil materia, vorremmo al commentatore facilmente accordare quel suo detto, che ne' versi d' Esioclo s' incontrarono men guaste che in altri le tracce delle primitive tradizioni. E per in- sistere sul suo esempio . ci narra Omero nel libio XIX PARTE ITALIANS. 85 delF Iliade, come a cagion d* una donna, figlia di Giove, le calamita si rovesciarono sopra di noi : rt^ijfix A/o? SvyxTr^ "Am , y\ nxvrxq dxTxq QU?.OUi'v/] Filia i>rinia Jovis , quceque omnes perdidit . Ace Perniciosa. E poscia cosi scrive : D' alto dolor ferito infunossi Giove , e tosto ai capelli Ate afferrando Fer lo Stige giuro , che questa a tutti Furia dannosa non avria piu mai Riveduto l'Olinipo. E si dicendo La roto colla destra , e fra mortali Dagli astri la scaglio Trad, di V. Monti. Or vegga egli , se meglio clie nel vaso di Pandora non adombransi qui la colpa originate e i suoi tristi effetti \, se anzi non viene tracciato il nome stesso di Eva , la quale chiamata da Adamo Isclischa, e detta in caldaico Itta , e Ale nell" antico jonico. E troppo ei si pone in sul decidere , allorche a pag. 1 44 c' insegna essere sentenza assai ben comprovata, che alPav- veniinento della Torre di Babele tante lingue nasce=sero , quanti erano i discendenti della stirpe di Noe divenuti capi e quasi principi di numerose famiglie. Forse sarebbe ba- stato il dire , che tale e 1' opinione degli Ebrei , i quail credendo annoverarsi nel capo 10 del Genesi settanta capi di famiglia , vogliono settanta esserne le lingue derivate ; che tale fu pur 1' opinione di varj padri della Chiesa, i quali seguendo la versione Alessandrina leggevano settanta- due esserne stati i capi di famiglia, e quindi volevano che settantadue ne fossero le lingue. Ma per la verita cotali computi sono inconcludenti , perche nel citato capo di Mose non si tratta di persone, le quali tutte inter venissero airediiicazione della torre, ma di alcune genti piu famose che fiorivano a' tempi del legislatore ebreo. Ne e da pre- sumersi, che Mose volesse insinuarci tante lingue esser nate, quante erano le genti o le tribu da esso anuoverate, mentre ben sapeva , che alcune di esse usavano di una sola e medesima lingua. Certamente unico e comune era il linguaggio di cui servivansi i popoli Cananei ramme- morati nei versetti i5 e seguenti di quel capo. Laonde ell* 8(5 A P P E N D I C E e impress vana e infrixttuosa l'investigare il numero delle lingue primitive; ed e pinttosto da encomiarsi il sig. Mi- cheli, il quale ove parla delle nuove lingue iatrodotte ai tempi della torre Babelica sfngge ogni arida quistione in proposito , e scrive colle piu ampie espressioni. Ma questa franchezza spiccante nelle note sembra a noi talvolta de- rivare dalla troppa servitii verso il testo della Volgata , senza prendere a consulta 1 originate. Leggiamo a pag. 68, che /' uo/?20 ha in se . . . una norma certa per giudicare del giusto e del vero , e che questo e indicato apertamcnte nel salmo 4.°, v. 7 , dove cldedendosi chi possa mostrare cib che e bene, si risponde , che il lume del Signore , cz'oe il vero , e segnato sopra di noi- signatum est super nos lumen vultus tut, Domiue. Noi vorremmo clie almeno si levasse quell' aper- tamcnte; poiche non cosi risulta nel testo primigenio, in cui leggiamo sotto forma di preghiera attolle, oppure eleva super nos lumen vultus tui , Domine ; cio che corrisponde all' aspirazione del salmo 89 : sit splendor Domini super nos, vale a dire sit benignus favor. Del che noi vorremmo ac- cord anche i teologi morali , che hanno ricorso a quel te- sto per provare 1' esistenza in noi di una legge eterna ed imnmtabile , che ci e scorta al retto operare , e dalle tri- ste azioni ci rimove. Ci si permetta ua altro esempio : Not, dice 1' autore delle Vite a pag. 116, apn la finest r a dell' area, e ne fece uscire il corvo , il quale non vi tornb piii deutro: e cio e secondo la Volgata, che legge: dimisit corvum, qui egrediebatur et non revertebatur, donee siccaren- tur aquce super terram. Questo non ritorno del corvo sem- bra dal commentatore attribuirsi alia smemoraggine del corvo stesso ; perciocche egli riflette , che presso Servio sta il detto degli antichi : corvos obliviosos esse , et plerum- que minime reverti ad suos. Lasciamo il giudizio agli orni- tologi, se tale sia la natura de' corvi, ma giovaci il sug- gerire al commentatore , che questo difetto di reminiscenza non gli e in verun conto attribuito dalla Sacra Scrittura, poiche a ben esaminare il testo originale, cosi ne risulta: et emisit corvum , et exiit egrediendo et redeundo , donee arescerent aquaz. Piuttosto sarebbe prezzo dell' opera il con- ciliare 1' ebreo colla vulgata in cui si legge la negativa non revertebatur. Non sappiamo se a lui piacera questa conci- liazione : II corvo, come prima fix lasciato in liberta, an- dava e veniva svolazzando intoiuio all' area, posandosi iu sul tetto, senza entrar deutro tuttavia. PARTE ITALIANA. 87 Ma to spirit 0 delle. note , ci avvertono gli editori , e pur quello di sciogliere alcuni dubbi, che per avventura potrebbero nascere nelle menti de lettori. Che si direbbe , se in alcune note 1' equivoco divenisse maggiore , se in altre si spar- gesse di tenebre il senso limpido del testo? Rechiamone la prova. A pag. 89 e 90 il sig. Micheli ci dice colla n\ag- gior chiarezza: credere per fede che vi e un Dio, non vuol dire essere persuaso delta di lui esistenza per quella dimostra- zione , che risulta dall intimo sentimento , e dalla testimonianza che tutte le creature rendono della potenza e della sapienza del loro Fattore; ma vuol dire appoggiare la sua ferinissima ed immobile credenza sull' autorita del medesimo Iddio che ha parlato. Ed a pie della pag. cosi il commentatore : L' esi- stenza a un Dio fu manifestata da prima alVuomo coll' ap- parire ch' egli fece al medesimo sensibilmentc. Or suppongasi che Iddio non sia apparso all' uomo immediatamente dopo la creazione di lui ; suppongasi che non sia apparso giani- mai sensibilmente ( 1' ipotesi non e assurda ) : che ne sa- febbe di quell' intimo sentimento che Iddio medesimo ha impresso nel cuor dell uomo ; che ne sai-ebbe dello spet- tacolo della natura , che altamente vi pioclama V esistenza di an Ente eterno ''. Queste voci , perche Iddio non apparve sensibilmente , forse meno avrebbero ragionato nel cnor clelFuomo? II sig. Micheli a pag. 1, ove riferisce la ci'ea- zion dell' uomo non ci fa avvei'titi , che in questo dirsi da Dio : facciamo V uomo , ecc. si sente il misterioso linzuaggio di chi e uno e trino , e di questo opportunamente ci fa ac- cord il commentatore. Ma perche in vece di spaziare iin dal principio delle sue note in an tratto bibliografico , non ci spiega meglio questa allusione alia Trinita ? Non faceva panto d'uopo delle sue parole. Giacche il sig. Micheli in que- sto passo ha letterahuente espressi alcuni concetti di Bos- suet (Discorso sulla Storia Univ.); si poteva pur trascri- Vere il seguente : « Faisons l'homme: » Dieu parte en lui- meme ; il parte a quelqu'un qui fait comme lui , a quelquun dont l'homme est la creature et f image ; il parle a un autre tui-meme , il parte a celui , par qui toutes choses ont ete fni- tes , a celui , qui dit dans son evangile : n tout ce que le pare fait, le fits le fait sembhiblement. En parlant a son fits, il parle en menu- terns avec I esprit tout-puissant , ri.'(// et ro-/ di Orazio. Quanto piii lieto sarebbesi fatto il commentatore, se si fosse richiamato al pensiero, che non un poeta, ma le intere scuole degli Accademici e degli Stoici , cosi appellavano 1' anima del- 1' nomo , die Ovidio scrisse, aver Prometeo formato P uo- mo a somiglianza degli Dei: /< Finxit in eitigiem moderan- tum cuncta Deorurn? » Ma a noi pocbissisuo importa che gli antichi con questa perifrasi P anima dell' uorao indicassero: e sommo pregio piuttosto P avvertire che molti di quegli antichi filosofi mal sentivano della natura delTanima. Souve- nons nous, que Moise, scrive il citato Bossuet , propose aux liommes duirnels , par des images sensibles , des verites pures et intellectuelles. Ne croyons pas que Dieu soufle a la ma- Tuere des animaux. Ne croyons pas que notre ame soit un air subtil , ni une vapeur cleliee, etc. Quanto meglio sentiva della natura dell' anima Cicerone , qnantunque non citato dal nostro commentatore, allorche scriveva nel lib. 5 delle Tnscnl. u Humanns animus ex divina mente decerptus cnm » alio nullo, nisi cum ipso deo , si hoc fas est dictu, com- " parari potest. » Ed era pur sommo pregio, poiche il com- mentatore da se medesimo aperto erasi il campo , che si rintuzzasse il sofisma dei recenti filosofi , i quali dalP eti- mologia delle voci greche , latine ed ebraiche significant! la sostanza, che in noi pensa e liberamente vuole, si lu- singano di dedurre argomento contro la spiritualita della medesima : quasiche le idee annesse ad un solo vocabolo col volger dei secoli non possano cangiar di natura, « si volet usus quern penes arbitrium est, et jus et norma lo- quendi ». E percio di buon grado si domanderebbe a tali sostenitori di vecchie etimologie, se negli andati tempi intendendosi sotto la voce di cimiterj un luogo destinato al dormire , or cimiterj si dovessero chiamare le loro camere ed i lor gabinetti. Qualche altra riflessione, e poi cesseremo di mettere alia prova la pazienza de1 leggitori. A pagina 8 , ove parlasi rli Adamo, che impose a tutti gli animali il nome loro PARTE ITALIANA. 89 pvoprio, cosi dice il coniinentatore: Aclamo apprese da Dio Carte della purola: eld non ha inteso parlare , rimansi mu- tolo , ecc. Qnesto dire e erjuivoco. Apprese forse Adamo que- st'arte, perche Iddio ha infuso il primitivo linguaggio nei nostri progenitori , come pensa il Walton; ovvero perche avendo Iddio donata all' uomo la facolta di proferir voci, le quali fossero segnali delle percezioni di Lai, lascio quindi die 1' uomo rii-lncesse all' atto pratico questa facolta ? L' autor delle note sembra inclinare nella prima sentenza. Ma molti dotti con maggior probability sostengono la seconda, e di- cono, die in quel presentarsi degli animali avanti Adamo, Iddio gli porse occasione di imporre ad essi dei nomi par- ticolari , e clie questi furono come i primi elementi , dai ^juali ha potato emergere una lingua intera : e percio se- condo quei dotti, tra' quali numeriamo Michele Ammerk e Shuckford, Aclamo, egli stesso institui a suo talento i vo- caboli coi quali esprimere i concetti della sua mente; ne cio poteva rinscirgli malagevole in quella fortnnata epoca di una ragione ancor pura ed incorrotta. Incontriamo altro equivoco a pag. 162, ove nella nota ci si dice, che la mo- gtie di Pilato argomentando dai dolori che t avevano torinen- tata la notte , die awiso , ecc. I migliori interpreti qui hanno sempre inteso afl'anni d' animo provennti da sogno o vi- sione spaventosa : ma il Commentatore ci vuol piuttosto accennare dolori di corpo. E qual consiglio poi lo ha re- cato a paragonare i patimenti della moglie di Pilato coi mali sofferti da Faraone per la detenzione di Sara ; ed a collocare il cenno intorno la moglie di Pilato subito dopo quella sua sentenza : credevano gli antichi straordinarj ma- lori provenire sempre da commesso delitto ? Qual delitto vor- rebbe egli apporre ad una donna , che nel Vangelo vi ap- pare sapiente consigliatrice , e che secondo P opinione di Origene, del Grisostomo e di Tecfdatto , temeva Iddio, e ottenne salute? E se intende il delitto personale del Pre- side Romano, perche accomunarlo alia moglie? Un' ultima censura cade sulla nota a pag. a56. Singo- larissima foggia di giuramento e quello, a cui Abramo as- soggetta Eliezer, il piu anziano de' suoi domestici. Metti , gli dice, la tua mano sotto la mia coscia, acciocche io ti faccia giurare, ecc. II Commentatore cosi si esprime : non essendo gV intcrpred d' accordo sulla ragione di questo rito , ne sard permesso di vedcrvi indicata la paternitd , d' onde 90 APPENDICfi a patriarchi veniva il diritto di signoria sopra la societa do- mestica. Allorcbe gl' interpreti sono tra di loro discordi , sembra essere prudente consiglio , il riportare almeno 1' opi- nione piu probabile. Sarebbe forse per accrescere il nuraero dei discordanti, e per sempre piu avvilupparci, cbe da quel dissenso d' Opinion! il Commentatore cava il motivo per addurne una nuova, od una meno approvata? Se in quel giuramento venisse indicata la patemita ne parleremo ben tosto; ma che fosse quivi indicata sotto l'aspetto del diritto signorile cbe esercitavano i patriarchi sulla loro rispet- tiva famiglia, e cio che a mala fatica c' indurremmo a sup- porre. E con quella frase di indicare la patemita qual luce apporta egli al comune de' leggitori ? Se un tal quale riserbo lo consigliava a non ispiegarsi d' avvantaggio, per lo meglio conveniva prescindere da ogni illusione. Quanta opportuna e semplicissima sarebbe stata 1' avvertenza del Vence. Dans toute I'Ecriture, egli dice, on ne trouve qu'A- braliam et Jacob , qui aient ainsi oblige , I'un son serviteur , I 'autre son fils , a mettre la main sous leur cuisse pour s'obli- ger par serment. Quelques Peres et quelques commentateuri pensent , que c'est une action mysterieuse , par laquelle ces deux patriarches exigeoient le serment au nom de Messie, qui devoit sortir de leur race. « De leur race » ovvero k de fe- more », avendo questo vocabolo scntturale un senso piu esteso : laonde , siccome accenna la nota stessa al capo 46, vers. 26 del Genesi, e scritto : cunctm anima>, quae, ingressm sunt cum Jacob in Mgyptum et egressaz sunt de femore illius. Ma giacche il commentatore non sembra ammettere per ogni lato questa spiegazione , e par che inclini alle nuove , sof- fra egli che noi gli mettiamo sott' occhio il sospetto di un altro significato. Presso Giuseppe Ebreo , cap. XVI delle antichita Giudaiche , ove la cosa e narrata alquanto piu copiosamente, T atto del poi're la mano sotto la coscia fu anche di Abramo verso il servo: vno TOuq {J-Yiphvi; aAAviAo;? Txq ■^eipy.c, ercxyxyovTcC,. Anzi puo intendersi , che la mano siasi posta non sotto , ma sopra la coscia , come porta la Versione dei Settanta, Gen. cap. 47 — 29, edizione Aldi- na, ove leggesi em rov p.-f\^ov p.ov. Cio posto, ammettiamo, quale opinione non ispregevole , che toccare o strignere le ginocchia di alcuno, fosse presso i pagani cio che la Scrittura dice , porre la mano sotto o sopra la coscia al- trui; e che gli antichi non praticassero di mettex-e la mano PAIITE ITALIA.NA. 9 I snlla coscia , o di strignere le ginocchia altrni , se non al- lorquando si presentavano altrni in supplichevole atto: ne ileriva, che in qnella emergenza cosi erasi diportato Abra- 1110. Egli forte bramando di dare in moglie ad Isacco una fanciulla della medesima contrada ond' era uscito, scon- giura Eliezer di nulla risparmiare per quel desiderato in- tento. II servo poteva ingannare Abramo:, questo patriarca aveva 1111 pieno diritto di punirlo ben anco colla niorte. Ma poteva ugualmente succedere che la frode non venisse a disvelarsi giammai. Questi timori si presentano alio spi- rito di Abramo, e lo consigliano a prendersi un partito die meglio il preservino da que' tristi effetti : il partito primamente consiste in dichiararsi supplice del suo dome- stico stesso , e poscia nel fargli proferire un sacro e ten'i- bile giuramento pel Dio del cielo e della terra. Quando si dia luogo ad una tale esplicazione , cbe or qui non arre- cbiamo che sotto sembianza d' ipotesi , nella condotta di Abramo non piu trovasi onibra di mistero:, egli non fece piu di quanto veniva fra le nazioni antiche praticato. Opere del cardinale G. G. Gerdil. Tomo primo € sccondo , classe prima. Opere di religione. Intro- ditzione alio studio della religione. — Jllilajio , 182 j , dalla tipografia di Angelo Bonfanti , vol. i , in 8.°, di pag. 232 e 298. La religione ne"" suoi incrementi fra la coltura de' tempi e delle nazioni si sollevo lentamente al grado di scienza ; si che niuno dubita ch' essa oggidi non debbasi annoverare tra le scienze della piu alta dottrina e della piu sublime speculazione. Sotto tale aspetto il C. Gerdil invita appunto a studiarla, proponendo utili norme e salutevoli precetti, senza di che non solo torna vano il mettersi a cosi fatto studio, ma e periglioso perfino V accostarsi alle sue piu lontane ricerche. II primo argomento che pone davanti il Gerdil si e quello delle necessarie disposizioni dello spirito nella ricerca, condannando tanto V indifferentismo religioso, quanto qnella fnnesta e sfrenata liberta di pensare che conduce alf em- pieta e al delirio. Dopo di che egli dimostra chiaramente e con tutta la forza del raziocinio , come le ricerche in oggetti di religione siano naturalmente connesse alio 92 APPESD1CE studio di noi medesimi , il quale e poi lo scopo d* ogni filosofia ■> come la religione sia necessariamente fondata suir umana natura, e come ad istudiarla daddovero faccia mestieri di deporre que' pregiudizj e quelle contrarie pre- venzioni che ci fanno abborrire da essa innanzi di cono- scerla e innanzi d' aver penetrato nelle auguste verita ch'ella insegna per la nostra felicita e per la nostra cre- denza . Tali contrarie prevenzioni o ingannevoli snpposizioni sono le seguenti a parere di Gerdil: i .c la liber ta di pen- sare ; 2° le idee indeterminate e confuse h 3.° la falsa presunzione ; 4.0 i falsi metodi della filosofia; 5.° T illu- sione nella voglia d' innovare. Non si puo dire abbastanza con quanto bell' ordine e con quanta forza di verita pro- ceda I' autore a distruggere di inano in mano tutte queste prevenzioni alia religione cotanto nocive , e con quant' arte di persuasione insinui quelle massime che giovano a render caro e desiderabile a chiunque di conoscerla e colti- varla. Egli ragionando in ispecial modo contro alia li- berta di pensare e alia storta opinione che 1' incredulita e 1' ateismo aumentino in ragione dei lumi , fa vedere con prove di fatto che tale liberta di pensare torna a danno perfino degli studj profani , e che se ne' tempi di coltura e d' incivilimento ebbero 1' incredulita e l'irreligione seguaci e difensori , cio non fu efFetto del verace sapere e dell' il- luminata ragione , ma del depravamento de' costumi , del- l'orgoglio, deir interesse e dell1 impeto di altre passioni. II qual argomento viene conchiuso coll' autorita di Bacone e coll' esempio tanto rispettabile di Platone , di Aristotile , di Cartesio, di Newton, di Leibnizio e di Wolfio, le cui dottrine per quanto siano contrastanti e diverse , pure tutte vanno a finire nella religione. Dopo questi preliminari passa il Gerdil a discorrere i tre principj delle umane illusioni e di tutti gli umani errori. Questi principj sono: i.° la naturale impazienza della mente umana-, 2.° la naturale presunzione," 3.° I" af- fetto. E sopra questi principj ei ragiona estesamente , di- mostrando la loro influenza non tanto per se stessi , quanto per quella che lianno anche relativamente alia religione. Per la qual cosa egli espone in siffatta guisa senza volerlo un trattato di logica non solo applicato e particolare al suo assunto, ma proprio anche di qualsivoglia filosofia. Questa PARTE JTALIANA. 93 p la materia e questo e Pordine che si scorgono nel primo volume. Nel volume secondo intraprende il Gerdil F esame delle opinioni degli antichi fdosofl sulPesistenza e provvidenza di Dio, sulla spiritualita e sulPimmortalita delle anime nmane , incominciando da Talete e da Pitagora, e discendendo ad Anassagora , a Diog«ne, ad Archelao e a Timeo. Cio che in questa esposizione di Opinion! e di sistemi e sopra modo pregevole non e tanto la finezza della critica e del razio- cinio, quanto il discemimento nel chiarire e rcndere intel- ligibili dottrine involute nelle piu grandi incertezze e nella piu grande contrarieta di opinioni ; il qual discemimento e cosi felicemente nsato , che a noi piu non pare di leggere sistemi antichissimi ed oscuri , ma bensi sistemi de'giorni nostri. Su di che e tanta la perizia e la confidenza mo- strate dalP autore , che ci si porge persino un confronto della convenienza tra il sistema Leibniziano ed il Pitago- rico. Tntte le quali cose, mentre giovano alio scopo del Gerdil a riguardo delle conseguenze ch' ei vuole derivarne a pro della religione , riescono di vantaggio anche alia storia critica della filosofia , la quale rischiarata dalla novella luce sulle incerte e mistiche dottrine degli antichi sapienti non durera piu tanta fatica a chiaramente e fe- delmente . tramandarle, e a farle anche piu agevolmente intendere. Lo scopo del Gerdil nelP esame dei sistemi de' filosofi sulP esistenza e provvidenza di Dio, sulP immaterialita e iinmortalita delP anima , e quello di mostrare anche con argomenti «-l i autorita , che le idee di Dio e delP immortalita non sono figlie soltanto d' una cieca sommessione alia verita della religione, ma ben anche di menti sagacissime dalle qnali questa religione non fu giammai conosciuta. Al quale scopo tendono tutto Pavvedimento e tutta la prudenza del ragionare, onde distruggere P artifizio degP increduli, alcuni de' quali per ispargere e per accreditare di piu Pateismo simulano rispetto alia religione, fingendo d" ammetterne i dogmi solo perche incomprensibili e superiori alia debile timana rajrione. La materia di questo volume, o a dir meglio di tal esame, e divisa nelle seguenti tre parti. Nella prima si espone cio che di vero hanno conosciuto, o col lame did la ragione penetrato gli antichi iilosoli riguardo alia ()4 APPEND1CE natura ed al culto della suprema Natura , notaudo gli errori che hanno essi frammischiato coir cio die di vero cono- scevano , e dicliiarando quali siano stati i veraci loro seu- timenti , onde difendere F umana ragione da If oltraggio che le si fa da coloro che attrihuiscono a que-1 sapienti opinio ni stravaganti ed assurde , rifuse ne' moJerni sistemi. Nella parte seconda ei diinostra P esistenza di Dio e la sna intera distinzione e totale indipendenza dalla materia. Al qual assunto adopera il Gerdil assai opportunamente il metodo analitico , deducendo cioe F esistenza di Dio dalle prime nozioni della sensazione e dell' esperienza , e an- dando fino a quelle della riflessione del raziocinio, onde con tal metodo 1' idea di Dio rimane necessariamente con- nessa e dimostrata con tutte le prove iisiche e razionali. Nella terza parte si mette 1' autore a ribattere e a confu tare vittoriosamente le ragioni piu speciose , colle quali gli atei tentano distruggere le prove dell1 esistenza di Dio. E con tale confutazione egli reca al maggior grado possi- hile di dimostrazione la verita piii importante per la mo- rale e per la religione. A tutti questi trattati s' aggiunge quasi per appendice e per epilogo im discorso sul discernimento in fatto di religione , nel quale 1' autore dalle cose premesse trae la conseguenza che ognuno deve riconoscerla e stimarla come vera , come divina e come benefica , conchiudendo che essa noil e solo buona e necessaria ai cristiani , ma agl1 in- creduli stessi , ove costoro vogliano servare 1' onesta e la virtu , e la essenziale distinzione del giusto e dell1 in- giusto indipendentemente da qualsiasi piacere o vantaggio temporale; alle quali idee sublimi e parissime non puo sollevare che la religione. Poche sono le opere di religione in cui essa sia trattata con tauta verita e con tanta filosofia. Poche sono le opere di Gerdil stesso in cui si altamente risplendano 1' amor del vero, la forza ed insieme la tranquillita del raziocinio e tutta l1 eleganza dello stile , quantunque non iscevera da un po1 di prolissita. Questa e la maniera di discutere e di ragionare gli argomenti della religione , onde muovere gl1 increduli stessi , ed onde fortificare tutti gli uoinini nella vera credenza. Piii che la religione sara ridotta a scienza, essa diverra piu illuminata e piu cara anche ai dotti. E cosi sara vero e dimostrato ad universale convincimento TAKTE ITALIANA. q5 che la filosofia sta colla religione, come la religione sta colla iilosofia. La qual massima piii die con altri ragiona- menti puo dirsi in fatto dimostrata e provata dalle opere del Gerdil, e da questa singolarmente dell' Introduzione alio studio della religione. Collczione dei funghi commcsdblli , velenosi e malsani della provincia di Mantova con figure lavorate a colori , del prof. Giuseppe Bendiscioli. — Man- toia , tipografia Virgiliana , ecc. in 4.0 , fasc. 1 ,° con otto tavole in rame. Prezzo lir. 8 austr. Numerosissima e la famiglia dei funghi, e per an sin- golare contrasto ci offre o cibi squisiti o formidabili veleni. Questi vegetabili hanno una somiglianza di forme e di caratteri si fatta , ch' e d" uopo d'un occhio espertissimo per ben distingnerli. Quindi e che il sig. Guibourt con- sigbando di rigettare ogni fungo concavo o piatto, aggiugne che tutte Ie specie , trattone V agaricus campestris , sono piii o meno velenose o soggette a divenir tali. Comunis- simo e 11011 di meno Fuso dei funghi, e per essi i gastro- nomi non paventano di slidare la morte, avidi di sbrauiarsi col marucaretto clegli Iddit (1). Pros^vida e saluberrima cosa percio imprende chiunque fassi ad istruire il popolo in- torno a questi vegetabili, i velenosi ed i mal sani dai cora- inestibili distinguendo. E noi gia tributati abbiamo i ben dovuti elogi al sig. Ignazio Pizzagalli di Milano per la sua raccolta di funghi in rilievo, distinti in sani, dubbj e nocivi, non meno che al sig. dottore Francesco Cima per la sua Jldazione e tavola sinottica dei funghi comme- stibili della provincia di Bergamo (2), della quale opera parlando espresso abbiamo il desiderio nostro , perche in ogni provincia venisse pubblicato un somigliante rao-- guaglio. Tale e appunto la mantovana collezione, di cui anniuiziaino il primo fascicolo. Precede un Proemio in cui sommariamente parlasi si dei vantaggi che dei danni che dai funghi derivano ; e (l) I funghi ehbero il titolo di manicaretto degli Tddii , perche con essi fu avveleuato 1' imperatore Claudio , il quale ebbe poscia I'onore dell' apoteosi. (a) Bibl. itai. T. 37, p. 142. T. 39, p. 95. T. 46, p. 441. 96 APPENDICE parlandosi dei vantaggi non cjuclli soltanto si accennnno die proprj sono della cucina , nia quegli altri ancora die dai funghi somministransi alia chimica , alia medicina , alle arti : quanto poi ai danni , non si tacciono i mali pro- venienti a' cereali , agli erbaggi e ad altri vegetabili da certe malaugnrate specie di funghi: seguono le Nozioni generali in quattro capi distinte. II 1." tratta della orga- nizzazione dei funghi , della loro maniera di esistere e di propagcusi. 1 funghi nascono in ogni luogo e per sino sotto terra. Sono variatissimi : alcuni piccoli al segno da non potersi distinguere die colla lente ; altri immanemente grossi , e pesanti ciascuno quaranta e piu Hbbre. Differenti sono per domicilio, per forma, per attributi : constano di due parti principali, la sostanza propria o la came, Yimenio o il talamo rtuziale, le quali in altre suddividonsi, cioe nella radice , nel cappello , nel gambo , nell' anello , nel ve!o , nella borsa, nelle lamelle, nelle spine, nei tubi, ecc. giusta le varie specie. La loro proprieta generatrice consiste in certi granellini leggerissimi e pressoche impercettibili : ogni fungo conduce a maturezza i snoi frutti , li disse- mina e muore. Nel capo 2.0 trattasi del modo onde si raccolgono e si consen'ano i funghi, e degli awertimenti che sono da pra- ticarsi prima di applicarli ad uso commestibile. II fungo ama i climi temperati ed i luoghi uniidi ed ornbrosi ; abborre pero la troppa umidita non meno che 1' arsura. Le sta- gioni de' funghi sono la primavera e 1' autunno : si raccol- gano di buon mattino ed in tempo bello ed asciutto : schi- vinsi i troppo maturi , e gli allignanti sul putridume od in terre basse ed acquose. Nel levarli non se ne svelga la radice. Diffidisi di quelli che sebbene bianchi e fatti ad emisfero , sono bulbosi alia base, o d' un pieclicello gracile , gibbo e squamoso cui uniscano un pileo sparso di verruche, ecc. e generalmente diffidisi di quelli che infranti mandano un odore disgustoso od hanno un sapove amaro od acre bruci- cante, o la cui carne cangiasi di colore posta al contatto dell' aria , ecc. Varj sono i mezzi onde preservare i fungbi dalla corruzione : il piu facile ed usitato e quello di farli seccare all"ombra, al sole od al forno, tagliandoli in fet- toline, iniilzandoli con accia , e sospendendoli in ambienti tepidi e ventilati, finche si vaporizzi F tiniido di cui sono inibevuti. PARTE ITAL1ANA. gj II capo 3." ha per argomento il muilo con cm operant} i fufighi velenosi e malsuni, sintomi che aecompagnano I' awelt'iuimento , ed i mezzi coi quali si pub ad esso rime- diare. u Le specie piu mortifere (dice V autore dopo cfaver pai Iato delle altre specie infette o malsane e de" loro per- niciosi efletti ) clie scontransi con maggiore frequenza nel nostro clima , e sulle quali e d' uopo richiainare V atten- zione del ptibblico, sono 1' agaiicus bulbosus colle sue va- rieta, il necator, V annularius , V integer, e le amaniii mu- scaria ed ombrina. CoJeste uccidono in poche ore , difTon- dendo una rapida niortificazione alle pared interne del ventricolo e del tubo intestinale , attaccando fieramente i nervi e la massa cerebrale , e spingendo alia gangrena i visceri precipuaniente investiti. » Egli propone quindi i mezzi per arrestare i progressi del veleno. II piu facile ed idoneo e T emetico purgativo, composto di 20 grani d1 ipecacnana e di altrettanta quantita di scamonea d' Alep- po, modificandone la dose secondo 1' eta e la lisica costi- tuzione dell1 ammalato. Nel capo 4.0 trattasi del modo col quale si fanno le fun- gaje artificiali e si promote lo svolgimento e la inohiplicazione dm funghi. Cinque sono le condizioni clie dall' autore esi- gonsi per la formazione d' una buona fungaja : i.° espo- sizione del suolo all' est od al nord-est, od al sud-est, alquanto elevato, ventilato , leggermentc ombreggiato , e non soggetto ne all* arsura, ne al soverchio uinido ; 2.0 qualita della terra; caJcurea-ccdcareo-argillosa , riscaldata dall' humus, e coperta di stabbio; 3.° temperatura, fra i 1 5 ed i 18 gradi sopra lo zero del termometro di Reaumur; pochissime specie resistono ad un piu grande colore; 4.0 trasporto e discernimento dei genni : questi trovansi nel carcite degF individui adulti conosciuto da' giardinieri sotto il nonie di bianco de'' funghi e nella loro menibrana sporo- lifera; 5.° maniera di coltivarle ; inafliaudole di tempo in tempo con acqua piovana o riposata , concimandola due volte all" anno, segandovi T erba , ecc. Noi non abhiamo che spigolato qua e cola alcune delle molte nozioni die trovansi ne'suddetti capi di quest-' opera. Taluno de' leggitori potrebbe forse rispondere clie nuove non sono tali nozioni. Ne di fatto richiedesi la novila in quota specie di lavori. Ma pure non e Corse ottima cosa il ripetere c'16 che appartiene al vantaggio od alia tutela Bibl. leal. T. LI. 7 f)5 APPENDICIi clella salutarc economia, siccome altrove abbiamo gia av^ vertito ? Saggio su V arte di fare il vino , estratto dal corso di agricoltura , e preceduto da una critica disamina del sistema del conte Chaptal , e da una confuta- zione del metodo del signori Gervais, sotto al loro apparccchio vinificatore , del barone Ruggiero de la Bergerie , dal francese in italiano recato da N. P. — Milano , 1828, co tipi di Giovanni Pirotta, in 8.° Tre separati articoli comprende questo volumetto, cbe di poco oltrepassa il nuniero di cento pagine ; il primo e 1' csame del sistema enologico di Chaptal % U secondo l'ana- lisi e la confutazioue del metodo di vinificazione dei 6i- gnori Gervais , cbe e quello riprodotto dal sig. Huber in Milano , come si avverte nel frontespizio : il terzo il saggio su 1' arte di fare il vino. II primo e lo scritto di un pratico , il quale mostran* dosi poco amico dell' erudizione ( della quale il Chaptal ba sempre fatto gran conto), e meno ancora delle teorie cbimiclie, oppone a queste varj argomenti, dedotti sem- pbcemente dall' esperienza , su i quali non portcremo "iudizio , non sempre convenendo questi colle circostanze del nostro paese , e troppo difficile sembrandoci il distrug- gcre que' principj scientiiici , cbe sono stati sinora dai corpi accademici e dalla maggior parte dei dotti deU'Eu- ropa approvati. Non vorremmo vedere pero in questo scritto alcune espressioai die spirano 1'aiiimosita, per non dire il disprezzo, verso di un uomo tanto eelebre e tanto bene- merito delle scienze naturali , didjitandosi persino cbe al- cune asserzioni non sieno passate sotto la penna e sotto gti ocelli ill medesimo , mostrandosi di non intendere talvolta le sue parole, riguardandosi come grave errore e anzi come eresia il suo metodo di pigiatura , accusandosi quel chimico di avere giudicato dei vini di tutta la Francia da quelli di Monpellieri ( il cbe veramente non sussiste ) , di avere male assicurato il principio della ferine atazione , e di avere non esattamente indicati gli elementi di lievito^ non ammetten dosi finalmente e anzi combattendosi le massime di quello scrittore intorno al principio zuccberino, intorno al colo- ramento del vino, intorno al modo di aromatizzarlo, ed PARTE ITALIANS. <)() al tempo di RpiUare le botti. Fortunatamente il &ig. La Ber- gerie non mostrasi piu discreto a fronte di altri grand t uomini.Egli parlando dell'esperienza di Mucquer, riferita dal Chaptal, la indica come un espcrienza, la quale altro non e se non un errore , quantiinque accadcrnico ; parlando di al- cuiic ricettc per raddolcire il vino, proposte dal sig. Bid- lion e parimente dal Chaptal accennate, dice gravemente chc si fatte ricette sono degne di un Vallemont , di un Fran- cesco di Neufchdteau , ma sono indegne di un do: to al livello delist scienza del secolo ; altrove egli e6clude dalla classe degli agronoiui Lavoisier, Macquer . Darcet e Chaptal, e compiange I' ignoranza dell' Accademia delle scieuze in faito di enologia a tempi di Macquer ; pronunzia solemiemente , che i nostri Accademici doitissimi in teoriat sono strain uirsi a questo principio e non al glojo- lolico che sembra di niun effetto sull' economia animale. Le due sostanze ritrovate nel seme del loglio dal nostro autore sono esse propriamente principj costituenti del vegetable oppure il risultamento delle operazioni a cui si e sottoposta questa farina? Noi siamo di quest" ultimo parere, giacchc altrimenti pensando bisognerebbe conchiu- dere avcre ogni vegetabile un principio particolare Sid lo6 APPENDICE generis, il che e contrario ai princip'j di semplicita seconclo i cjuali sembra agire la natura. Quest' analisi, molto diligentemente istituita, avi'ebbe me- glio riscliiarato 1' argomento e tolto ogni dubbio sulla ve- rita dell' invenzione , se si fossero determinate le propor- zioni nelle quali questi principj entraHO nella composi- zione del Ioglio, e piu accuratamente determinato il peso delle sostanze impiegate onde ottenerli. Lo scopo della seconda dissertazione si e quello di con- futare l1 asserzione del sig. Graham , il quale, avendo ana- lizzato quasi contemporaneamente al sig. Bizio la farina del gfano tnrco ( zea mays ), nego esister 1' azoto nel prin- cipio particolare di cui e composto la zeina. E siccome poteva esistere qualche differenza tra la zeina ottenuta dal succitato autore, e quella del sig. Bizio, cosi questi ripetendone 1' analisi voile ottenerla anche coll' altro pro- cesso onde paragonarne i risultati. Ripetendo quest" analisi trovo che il gfano turco e composto per ogni ioo parti di Amido 8o. — Zeina 6. 5o Mucilagine 2. 5o Materia estrattiva . . — 75 — colorante . . — • 2 5 Zimoma a. 75 e che la zeina sottoposta all' azione del fuoco da per ogni 5oo parti Olio fetido 249. — Sotto carbonato d' ammoniaca . 1 . 57. 62 Acqua 58. — Idro-cianato . ) Acetato . . . . S d' ammoniaca ... 9. — ■■ Idro-solfato . . S Carbonio 70. — Soda 2. — Calce i.25 Ossido di ferro 1. 5o Silice — 25 Acido carbonico J , ,0 Idrogeno carbonato ( 5oo. — Zucchero incristalliz- Zabile — 80 Olio grasso 1. a5 Ordeina. ....... 5. — Perdita — 20 PARTE IT ALT AN A» IO^ Per conseguenza siccome 1' ammoniaca e composta di idrogeno e d'azoto, cosi nclla zeina e diniostrata l1 csistenza di rjuesto principio, il che e quanto aveva annnnciato Tautore fino dal 1818, quando per la prima volta pubblico questa scoperta sul giornale di Pavia. In qnesta guisa cgli vittoriosaniente combatte 1' asserzione del suo avversario e dimostro piu acctiratamente i principj componenti di qnesta sostanza. II castoro, manimifero dell' ordine de'rodenti, tanto cele- brato per lc sue abitudini , segrega una sostanza partico- lare dalle due glandole situate nel sacco prepuziale chia- mata castorio niolto impiegata in medicina come un eflicace farmaco per molte malattie. L' analisi di questa sostanza e quella che costituisce V argomento della terza dissertazione. Secondo esso il ca- storio e principahnente composto di un principio particolare da lui denominato castorina. Questa ha tin odore analogo al castorio, un sapore particolare ; avvicinata ad un corpo in attual combustione abbrucia vivamente e lascia per residuo del carbone in gran quantita. Trattata col torna- solc non da segni ne di acidita, ne di alcalinita ; e so- lubilc neir acqua e poco nelF alcool freddo ; cristallizza in prisnii i quah al niinimo scuotersi del liquido si portano alia sua supcrficie. Si prende il castorio , si divide in piccoli frammenti , si tratta con sei volte il suo peso d' alcoole bollente , e dopo qualche tempo di ebullizione si feltra. Dopo questa operazione si depone dal liquido rallreddato una sostanza sotto forma di piccoli globi bianchi che lavati a riprese coir alcoole danno la castorina pura. Dopo tutto cio era dovere dell' autore di provare se nclla castorina esiste il principio attivo del castorio , ma le spese che questa preparazione esige ne lo distolsero, ri- chiedendosi per queste espcrienze di averne una certa quan- tita. Resta adunque al sig. Bizio la gloria della scoperta di un principio fino ad ora sconosciuto dai chimici , e di avere nd altri mostrato la strada onde compiere il gia incomin- ciato lavoro. Sebl)ene molti chimici moderni siensi occupati dell' ana- lisi della bile , pure grande incertezza regn '. tutt' ora sulla natura di questa sostanza , non solo per le differenze tbe prcscnta negl" individui della medesima specie , ma 108 APPENDICE ancora per le alterazioni che in essa vi portano e vi la sciano le malattie. Di questa verita ne fan prova le moltc analisi fatte sopra la bile di uomini sani , le quali non solo diversiiicano nelle proporzioni , ma ancora ne' com- ponents. NegF individui ammalati la bile cambia I'm anclie di natura in modo da non presentare neppure i principali caratteri comuni a questo liquido animale. La bile di cui il sig. Bizio prende a parlare nella quarta dissertazione e interessantissima non solo per le conse- guenze clie dalla sua analisi ne posson venire per la spiegazione di uno de' fenomeni piu straordinarj della vita, ma ancora per la sua stessa natura affatto differente da quella degli altri individui aventi la medesima malattia. Nell' analisi da lui istituita risulta che la bile contiene un principio particolare a cui diede il nome di eritrogeno per la proprieta clie esso ha di pigliare in contatto del- Taria un bellissimo color porporino. Trattando questa so- stanza in varie guise s' accorse che questo principio assor- bendo V azoto si trasformava in un liquido colorito in rosso simile al colore del sangue. Questa straordinaria proprieta dell' eritrogeno gli suggerl V idea che questo principio potesse essere la causa del color rosso del sangue, ed ecco come ragiono: se I eritrogeno unendosi all' azoto si converte in una materia particolare simile alia materia colorante del sangue, non potrebbe es- sere che contenendosi questo principio nel chilo, sebbene non siasi ancor potuto dimostrare, questi assorbendo l'azoto dell' aria ne' polmoni non costituisca la materia colorante del sangue? Non sarebbe questo un mezzo facile per ispie- gare la formazione della materia colorante del sangue, fe- nomeno che tutt' ora e senza spiegazione ? Ecco in bi*eve Tipotesi del sig. Bizio che al certo non e inverosiinile, i .° per essere T eritrogeno combinato all" azoto simile , tanto per le proprieta fisiche che chimiche, alia materia rossa del sangue:, a.0 perche si spiegano in questa guisa 1 azione dell' azoto nella respirazione. Per compiere adunque questo lavroro sarebbe stato bene che il sig. Bizio avesse i9tituito Tesame del chilo , giacche la sola presenza di questa sostanza in quel liquido puo dar qualche peso alia speciosa ipotesi emessa in questa Memoria. La seppia ha vicmo al cuore una vescica contenente un liquore nerissimo al quale i naturalisti hnn dato il PARTE ITALIANA. IO9 nonie d' inchiostro di sej^pia. Questo liquido evacuato da un piccolissimo canale che termina airano serve a questo animate per oscurar 1' acqua quando si vede perseguitato ed inseguito da qualche nemico che lo voglia ingojare. Questo liquido meraviglioso che fino ad ora non era stato esaiuinato da alcuu cliimico, se.bbene si fosse emessa F opinione che nell' inchiostro della Cina vi entrasse come uno de' suoi componenti, e P oggetto dell' analisi contenuta nella quinta Memoria. Nell' esame che I" autore ne fece risulta che 1' inchiostro della seppia contiene una sostanza particolare dal medesimo denominata melaina per essere nerissima. Questo lavoro assai ben diretto, oltre ad aver dato alia chiinica una nuova sostanza, raerita grandemente dai dotti per aver indicato agli artisti un mezzo facile onde prepa- rare una sostanza che puo divenire utilissima nelle arti come inchiostro indelehile e come colore ad uso dei pittori, e come materia colorante atta a sostituirsi all' inchiostro della Cina. II processo che il sig. Bizio indica onde ottenerla con facilita e il seguente : Si prende la materia nera della sep- pia, si lava ripetutamente, si lascia in coutatto deH" acqua iinche questa non manifesti piu segno alcuno di putrefa- zione. La materia che dopo quest' operazione rimane nel liquido, asciugata perfettamente ad un calor di stufa, som- miuistra la materia nera in questione. Questa e insolubile nell* acqua , e di un bellissimo nero intenso , e puo sosti- tuirsi a tutti gli usi della pittura. La settima ed ottava dissertazione comprendono, 1' una 1" analisi del succo del fico , V altra quella della noce ame- ricana denominata da Linneo Canariwn commune. Nella prima, dopo una lunga descrizione de' processi a cui sot- topose quel succo, conchiude essere composto come segue: Acqua — Resina speciale — Zimoma — Mucilagine — Principio colorante — Potassa — Principio acre. In seguito passa all' esame della resina particolare , che dhnostra essere afFatto differente dalla gomma elastica, come avevano opinato i compilatori del giornale di Pavia, la quale in quantita e contenuta ne' sughi delle piante della fami- glia delle orticee alia quale il Jico appartiene. Ecco come a questo proposito si esprime 1* autore stesso : '■ Questi esperimenti mi scmbrano bastare a far conoscere che la 1JO APPENDICE sostanza da me trovata nel succo del fico lia le principal! proprieta delle resine , e non quelle della gomma elastica i cotalche ci sembra poter dire con sicurezza , clie nel succo del fico non si trovi il caoutchouc , e che esso non sia mai stato per essere un principio immediato del succo di quell' albero. A me poi piacerebbe moltissimo , clie quei succbi ne' quali e creduto trovarsi la gomma elastica fos- sero esaminati da que' chimici che oelP analisi organiCa si procacciarono fania di valentissimi ; poiche io dubito molto che possa loro venir trovato in que' vegetabili quella so- stanza che ci torna dal succo della jatropha , castilleya ed urceola elastica ; del ficus indica , del haevea caoutchouc , della comifora madascarensis e va discorrendo :, anzi il mio dubbio procede ancor piu avanti, e tale si f u , che io non oserei inanifestarlo se prima non dichiarassi ch' esso e privo di fondamento , perche io dubito die sia il caoutcliottc anclie nel 6iicco degli alberi menzionati , e che credo che se i chimici esaminassero il succo del haevea , dell' ur- ceola ecc. appena uscito dalF albero, essi in iscambio del caoutchouc vi troverebbero una resina forse fornita di proprieta somiglianti a quelle della resina che ho piu sopra descritta :, donde ne consegue che il caoutchouc, se- condo la mia maniera di vedere, non e altra cosa che uu composto singolarissimo , il quale torna dalla unione della resina col zimoma, e cogli altri principj del succo avvenuta nel momento della diseccazione del succo medesimo. Que- sta , come ognun vede, non e che una mera supposizione alia quale fui portato dal non aver trovato gomma elastica nel succo del fico ; sicche non potendo essa pel presente travalicare il termine di un' ipotesi, non vuole percio essere avuta in piu conto di qnello che sogliono aversi le con- getture spoglie affatto di ragione cavate dair esperienza. " L' analisi del Canario americano per non contenere alcuna sostanza particolare che possa interessare il chimico noi la passeremo senza parlarne. Prima pero di terminare 1' analisi di questi opuscoli faremo riflettere che sarebbe stato bene che Pautore si fosse occupato anche di deter- minare le proporzioni de' principj costitutivi de' uuovi composti da lui ritrovati , onde avvicinandoli agli altri material! immediati de"1 vegetabili vedere a qual classe deljbono essere riposti ; c le proporzioni nelle quali si trovano uniti P idrogeno , V oasigeno 9 il carbonio , e se vi c anchc T azoto. I'AKTE ITAL1A.NA. Ill Si sarebbc di piu desiderato che piu couciso ne fosse 6tato lo stile, e piu brevi le dcscrizioni dell« operazioni, giacche essendo scritte pel chimico questi subito le avrebbe egualmente comprese , ed inline che maggiormente si fosse occupato dell' esame de' corpi nuovi. Nonostante queste piccole emende le analisi sono assai ben condotte , e non possono che rendere scmpre piu degno 1' autore della stinia del pubblico che si e saputo con tanti lavori meritare. Florae siculce prodromus , sive plantarum in Sicilia ulteriori> nascentium enwneratio secundum sy sterna linncanum disposita. Auct. J* GussoNE , praefecto hortl regii botanist in Bonadifalco — Neapoli , 1827, typogr. reg. , in 8.°, vol. i.° Questo primo volume contiene la descrizione delle un- dici prime classi del sistema di Linneo. Osservazioni su la Flora Virgiliana. — Napoli, 1826, tipografia Zainbraja, in 8.° Mctnoria su le specie e varictd de' crochi della Flora Napoletana. — Napoli, 1826, presso R. Marotta e Vanspandoch , in 4.0, con tavolc miniate. Cadono epieste osservazioni su di uu dotto commentario pubblicato dal franccse signor Fee su le piante mentovate nth' opere di Virgllio ; lavoro che gia era stato intrapreso dai signori Sprengcl e Martin, e da altri ancora, non forse noti ne all* autore francese , ne all' osservatore napoletano. Questi fondato sul principio che le piante da Virgilio ac- cennate , alia Flora italica debbono principalmente riferirsi, e che probabilmente quel divino poeta in prcferenza di altre , quelle indico che per essere piu comuni nel suolo nostro , piu facilmente fissare potevano 1' attenzione dei pastori e dei coltivatori, trae le sue osservazioni dalla piu facile applicazione della Flora italiana a quella di Virgilio, applicazione che forse pote sfuggire all' avvedutczza del botanico francese. La prima di queste osservazioni versa su la canna , o iirwulo, otto volte da Virgilio nominnta. II Fee credette che tutti que' passi potessero riferirsi all' arundo donax e al- Varundo phragmitis del Linneo, le due sole grandi specie 113 APTENDICE di cnnne de'nostri clinri. Si nota che oltre le due specie indicate avvi in Italia Varundo rhenana, trovata presso il Reno dallo Zanont, e dal Vitmann descritta sotto il notne di Arundo Plinii; hannovi inoltre Varundo col Una della Flora napolitnna , e ancora e 1' oggetto di questione , se questa sia identica colla canna descritta da Plinio , e nastos no- minata da Dioscoride. — - Ci si permetta una brevissima osservazione . ed e che da quei passi Virgiliani separate si dovrebbono il primo e il settimo, nei quali non si parla gia della canna come di una pianta, ma bensi della canna o della zampogna, su la quale i pastori modulavano i loro canti. Nella baccara di Virgilio aveva lo Sprengel riconosciuta la Valeriana celtica di Linneo ; il Fee in vece creduto aveva descritta la digitalis purpurea. L' osservatore napolitano con buone ragioni sostiene l'opinione dello Sprengel: i.°perche la digitale purpurea non ha alcuna relazione coll" eLlera , alia quale sembra associarla Virgilio: a.c perche e rarissima in tutta 1' Italia ; dubita pero che la baccara di Virgilio possa essere 1" asaro , tanto piii che i primi commentatori di Teofrasto e di Dioscoride , per testimonianza dello stesso Fee , hanno confuso 1' asaro e la baccara, e in Italia e specialmente in Toscana , baccaro e sinonimo di asaro. La cerinthe di Virgilio fu crecluta da molti identica con quella di Plinio e colla cerinte maggiore de' botanici. Mo- stro di dubitarne il Fee, notando che 1' epiteto di ignobile dato da Virgilio a quella pianta , non conviene alia gran- dezza delle foglie della cerinte maggiore ; ma lo scrittore napoletano osserva che sparirebbe qnesta incongruenza , se in vece si applicasse quell' epiteto alia cerinthe aspera o alia maculata , delle quali la prima e assai comune nei prati , la seconda nei monti dell' Italia meridionale , ove inanca assolutamente la maggiore. — Due volte parla Vir- gilio di piante cucurbitacee : il Fee credette ch' egli indi- casse la prima volta il cetriuolo comune , la seconda qual- che varieta del medesimo ; ma nelle parole Virgiliane ri- conosce 1" osservatore due specie diverse , cioe la prima il cocomero, detto a Napoli serpentino , la seconda il melone vcrnino , che col suo colore azzurrognolo vedesi ben carat- tcrizzato nei cceruleus cuciunis del poeta. Virgilio parla pure dell' esculus , e a questo da 1' epiteto di maxima, che il Fee non trova punto convenire a quella PARTE ITALIAN!. l I 3 pianta, oltre di die Plinio come rara la riguarda in Italia, benche Orazio ne reputasse pieni alcuni boschi ; 6U questa base crede egli die essere non possa il quercus escuhis di Linneo. Si accorda ora clie P esculus di Virgilio , di Orazio e di Plinio non sia il quercus esculus di Linneo , ma si nota che 1' esculo virgiliano ahhondantissimo cresce ne' bo- sclii del napolitano, e vi acquista una mole colossale , laonde essere potrebbe la varieta latifolia del quercus robur di Linneo , detta talvolta dai contadini querela castagnara , perche le ghiande dolci si mangiano abbrnstolite, e cosi non e necessario col Fee riferire P esculo di Virgilio al castagno. II -Fee, vedendo preferita da Virgilio P edera bianca co- me piu bella , dubita cbe questa essere potesse 1' Antirrhi- num Asarinum, ma questa pianta non e, come egli dice, commie in tutta 1* Italia ; piuttosto adunque essere potrebbe T edera descritta da Pdnio sotto il nome di chrjsocarpa, benche essa pure diventata sia rara al presente. — II gia- cinto viene da Virgilio indicato come colorato soavemenie in rosso, e in altro luogo come ferrugineo. Tutti que' gia- cinti riferisce il Fee al liliuni mart agon , non mai , come il Salmasio e lo Sprengel, al gladiolus communis. AlPosservatore sembra che di diverse piante favellasse il poeta ; che il giacinto ferrugineo essere potesse il martagon, e che il rosso fosse in vece il gladiolus, tanto piu che i caratteri del gla- diolo Bizantino, conuine in mold paesi d' Italia, conven- gono con quelli dagli antichi riconosciuti nel giacinto. Nell' oleaster di Virgilio , detto due volte dalle foglie amare, riconosce il Fee V eleagnus angusdfoVa o Pulivo di Boemia. Ma questo non cresce spontaneamente in alcun luogo del- ritalia, e nella Boemia stessa non cresce se non su di un' isoletta della Moldava. Avvi pero in Bauhino V uiipo sil- iestre , ritenuto come sinonimo dell' oleaster , e P ulivo sel- vaggio e indigeno dell' Italia meridionale. — Due volte parla Virgilio delle prngne ceree, e qneste crede l1 osser- vatore appartenere ai frutti di quella specie autunnale , che in Napoli diconsi scaldatelle. — II poeta rammenta in un luogo i roseti o i rosai punicei o porporini , in altro luogo celebra i rosai di Pesto , che due volte l1 anno lio- rivano. Le mine di Pesto non ridondano che di pruni e di roveti , nei quali invano si cercherebbono le famose rose pestane ; il Fee adunque, non volendo in quelle rav- vi9are se non che rose selvagge, non si diparte dalla rosa Bibl. Ital. T. LI. 8 I I 4 A1'*'' I'AttTE ITALIAN A. eglanteria , che pero noa e bifera, come la dichiara il poeta. L1 osservatore, noa trovando alcuna rosa bifera in que' din- torn] , e d' avviso die il poeta parlasse di rose coltivate in una citta altre volte fiorentissima, tra le quali molte specie s' incontrano comunissune ne' nostri giardini, cbe due volte 1' anno fioriscono. Quali erano finalmente i lend viburni, che Virgilio col- loca per antitesi vicini ai cipressi? II viburnum lantana, risponde il Fee, perche altro non ne rinvenne di la dalle Alpi , cui meglio si confacessero i caratteri della pianta virgiliana. Ma se scritto avesse in Italia , avrebbe certa- mente trovate le parole virgiliane riferibili piuttosto al vi- burnum tinus, tra noi piu coraune, cbe gli anticbi chiama- rono lentago , e che tuttora da alcuni Italiani appellasi lentaggine. Baste ra a commendazione di questo scritto 1' annunziare che in fine esso porta la soscrizione del celebre botanico napolitano Tenore ; ed alquanto ci siamo su questo opu- scolo diffusi , perche all' Italia riferendosi la maggior parte degli oggetti in esso trattati , questo puo dirsi eminente- niente Italiano. Piu brevi saremo nel rendere conto dell' altro opuscolo dello stesso autore, vertente su le specie e varieta dei crochi della Flora napolitana. I crochi , poco in generate prestandosi alle ricerche de' botanici , dalla maggior parte di essi sono stati lungamente negletti , e molta confusione regnava nella storia naturale di questa famiglia , della quale sono in oggi descritte circa diciotto specie distinte. Nella Flora napolitana sino dal 1 8 1 3 una nuova specie erasi illustrata col nome di crocus pusillus. In oggi lo stesso chiarissimo autore osserva, che ne' raonti del regno di Napoli nasce il vero crocus vermis, afFatto identico a quello delle alpi : che altra distinta specie di croco vernale nasce insieme al descritto, e a questa e stato dato il nome di crocus Imperati; che al crocus pusillus dee riferirsi il cro- cus lineatus del prof. Jan di Parma ; e finalmente che il vero crocus sativus che si coltiva per la raccolta dello zaf- ferano , non nasce spontaneo in verun luogo del regno , ma in vece vi si trova altra distinta specie di croco autun- nale , dalPA. descritta col nome di crocus Thomasii. Bel- lissime e degue per qualunque titolo dell' autore della Flora napolitana sono le descrizioni di que' crochi e delle VAHIETA. I 1 ;> loro varietk,e le aggiunte osservazioni e annotazioni, clie provano non meao il valore botanico , die 1 estesa eru- dizione del sig. Tenore. Aggiugneremo che assai bene ese- guite sono ancora le qnattro tavole miniate, rappreseatanti le specie e le varieta dei crochi descritti. VARIETA. iKT! E MESTIERI. /„ ahrbuchrr des K. K. Polyteknischen Institutes, etc. An- nail dell' I. R. Jstituto politecnico di Vienna dad in luce dal Direttore G. Prechtl ecc. Tomo X. — II primo oggetto di qualche interesse che si presenta in questo volume, e una Memoria su le botti di ferro , immaginate per la migliore conservazione delle vettovaglie. Esse furono inventate dal- T inglese Roberto Dickinson , il quale credette in questo modo di poter guarentire tutte le vettovaglie da qua- lunque guasto e specialmente dall' umidita , e massime quelle provvigioni che durar debliono lungo tempo, ser- vendo ai viaggi marittimi di lungo corso. Nuova pcro uon e I' idea del Dickinson di servirsi per questo oggetto di botti di ferro : piu volte erano state proposte da prima , ma presentavano 1' inconveniente di comunicare alle vi- vande in esse chiuse per lungo tempo un odore ed un gusto spiacevole , massimamente qualora non fossero imi- nite al di dentro di un intonaco: prive poi di questo in- tonaco, esposte erano anche al pericolo dell' ossidazione, senza parlare della diflicolta grandissima che trovavasi nel levare il copercliio di quelle botti, richiedendosi a quella operazione il lavoro e 1' assistenza di abili artisti. II Dickinson sembra avere dirette le sue mire al ritro- vamento de' mezzi onde riparare le botti da questi disor- dini ed inconvenienti. Egli prepara dunque le botti mede- sime in una maniera tutta particolare : da prima vuole che la botte sia accuratamente brunita e pulita o levigata ; che vi si appliclii un canavaccio o altra simile materia, il quale renda bene aderente alia superficie tanto interna , quaato estrrna , una specie di mastice formate con esatta lit) VAIIIETA. proporzione dei seguenti ingredienti. Si piglia da prima una libbra di gomma elastica , e vi si aggiungono mezza libbra di pece nera o pece navale , e quattr' once di trementina ; il tntto si fa sciogliere in una quantita proporzionata di liquore spiritoso, come sarebbe lo spirito di vino o l'acqua- vite ( che pero non si vede come possa sciogliere la gomma elastica ) •, il calore si mantiene a Sj gradi del termometro di Reaumur, e con questo il mastice viene preparato in capo a 24 ore. Con qnesto s1 intonaca la botte, e allora si reputa atta a conservare tanto le vivande seccbe o solide , qnanto le umide o liquide , anche sotto la linea e nelle piii calde regioni. Per le botti pero die sono destinate a contenere sostanze asciutte si puo risparmiare 1' intonaco nella parte interna, sostituendo in vece al mastice indi- cato una sola vernice di colla forte e della carta che puo anche applicarsi sopra una tela grossa di canapa. Le botti debbono essere cilindriche , ed uno solo dei capi o, come noi diciamo, dei fondi di esse, e stabile, mentre 1' altro e assicurato al pari del primo, benche possa togliersi alVuopo senza grave difficolta: al fine poi di ottenere che questo fondo o coperchio chiudesse esattamente e fosse mobile al tempo stesso , si avviso il Dickinson di applicare ad una estremita del cilindro un cerchio di ferro, in modo che rimanesse tra il cerchio e 1* estremita suddetta un in- terstizio ch' egli insitiua di turare colla stoppa o altra simile materia. In questo s-1 introduce a forza 1' orlo alquanto ripiegato del coperchio, e per maggiormente assicurarlo si possono adoperare dei cunei. Alcuni fori trovansi nel coperchio medesimo, onde possano conficcarvisi dei chiodi, e questi estraendosi al bisogno coll' opera degli strumenti piu comimi , cioe delle tanaglie , la botte puo tosto aprirsi e chiudersi , senza il bisogno di ricorrere a diversi operaj. Altro oggetto importante e che riguarda particolarmente le belle arti , e un nuovo metodo per rendere stabili i colori nei quadri dipinti, come dicesi, a pastello. Ancho quest' invenzione e di un Inglese, cioe di Giacomo Smithson, il quale assicura essere dessa il frutto di lunghe e ripetute esperienze. Concepi egli da prima il pensiero di dare ai quadri dipinti a pastello il tuono , come dicesi, o V esterna apparenza di un quadro dipinto a olio; pose quindi in opera diversi tentativi, ma alcun altro non soddisfece alia sua aspettazione , fuorche quello ch'egli ora si risolvette V VARIETA. 117 di pubblicare. Adopera egli dell' olio seccativo o die fa- cilmente si asciuga , mescolato con piccola dose di olio di trementina. Con questo mescnglio ben diluito vernicia non gia il pastello, ma bensi la parte posteriore del quadro dipinto a pastello, sia essa di tela o anche di carta con colla , stesa pero bene e assicurata sopra una tela col mastice chc comunemente si adopera. Asciutta che sia interamente la su- perlicie, il che d'ordinario si ottiene dopo due giorni, stende egli la sua vernice anche su la parte anteriore o sul diritto del quadro , e in questo modo tin quadro o un disegno eseguito colle sole matite colorate subisce una specie di trasmutazione , per cui sembra dipinto a olio. II metodo e certamente semplicissimo , e nella Germania si crede dover esso riuscire sommamente utile , perche un quadro preparato in questo modo , oltre essere di molto migliorato nel suo colorito , si trova altresi guarentito dall' azione del- r umidita e da qualunque leggiero sfregamento che possa avvenire, massime in viaggio , senza aver panto bisogno del riparo di un vetro o di un cristallo. In questo volume trovansi due Memorie inviate da Mem- bri deir Istituto italiano, cioe dai signori Bossi e Carlini , la prima su le stoviglie di terra considerate nei riguardi della loro rispettiva salubrita , e la seconda sulle tavole logaritmiche a dieci decimali. In principio leggesi una breve storia dell' Istituto poli- tecnico di Vienna , nella quale si richiamano alia memoria diversi scritti contenuti nel tcmo V e nei successivi degli Annali. Dopo le Memorie, alcnne delle quali concernono oggetti puramente locali e le circostanze della Germania, trovasi un lungo l'agguaglio delle nuove scoperte e dei miglioramenti introdotti nelle arti : questi pero veggonsi in gran parte pigliati dai giornali inglesi e francesi , e specialmente dai bollettino del barone di Ferussac. Seguono le patent! di privativa accordate nella Monarchia austriaca, nella Francia e nell' Inghilterra nel 182S, colle quali si chiiule il volume. Ma alia notizia dei privilegi accordati si premette un confronto delle misure e dei pesi del regno Lombardo-Veneto col nuovo sistema metrico, copiato dai proiessore Fetter di Ragusa su quello istituito dalla Com- missione dei pesi e misure di quel regno. Questo com- prende sei tavole, la prima delle misure di lungliezza , la seconda delle misure agrarie , la terza di quelle di I l8 V A R I E T A. superficie , la quarta di quelle tlei grant , la quinta di quelle dei liquidi e la sesta iinalmente del pesi. Tomo XL — II prof. Altmiitter ragiona a lungo delle forme di gesso nelle quali si possono gettare monete , me- daglie ed altri simili oggetti : il prof. Arzberger istituisce un confronto tra le spese del mantenimento de" cavalli e quello del combustibile di una macchina a vapore, rom- prendendo anche quello del tempo che impiegano i cavalli a tirare una harca sul Danubio a fronte di quello che ri- chiede il viaggio della barca a vapore , con che di questa si fanno rilevare grandissimi vantaggi: vi si trova pure la de- scrizione di alcune saline nel comitato Ungarico di Saros: quella di un nuovo metodo di asciugare e condurre a per- fetto essiccamento i legni nelle officine vetrarie : un trattato dei poligoni regolari del sig. Adamo Burg professore a Salisburgo , e una Iunga Memoria delf aggiunto Karmarsch sui progressi della scienza chimica neiranno 1826. Non si contengono pero in questo volume se non che tre capi- toli della prima parte, che versa tutta sulla teorica della scienza medesima. Si tratta da prima dei corpi nuova- mente scoperti e delle materie semplici , degli ossidi , del solfo e dei solfati, dei cloruri , dei fluati, dei fosfati, di diversi sali, dei minerali e delle sostanze organiche, poscia dei nuovi miglioramenti o perfezionamenti dei lavori fatti in tor no le materie conosciute ; delle nuove analisi degli ossidi, degl' idrati, dei fosfati, dei cloruri, dei sali, dei minerali , delle acque minerali o termali , e dei corpi or- ganici ; finalmente delle proprieta e dei diversi modi d"a- zione di varj corpi. Si continua poi il repertorio delle scoperte e dei miglio- ramenti introdotti nelle diverse arti e mestieri , col metodo osservato ne' precedenti volumi. In questo pero si distin- guono per 1' importanza loro i seguenti articoli : una lam- pada di sicurezza migliorata; un saggio sulla combustione dello spirito di vino e dell' olio nelle lampade, con osser- vazioni sul colore e sulla costituzione della fiamma; un ap- parato per produrre con una lampada un lume vivissimo e visibile a molta distanza, il che si tenta di ottenere col legno imbevuto di calce e di terra bituminosa, cosa gia annunziata nel giornale di Salisburgo; la descrizione di una bilancia molto sensibile e poco costosa ; i miglioramenti di varie serrature; quelli dei torchi a vite ; nuovi metodi V A R I E T A'. I It) per propamine I'ncciajo, e quello massime di cementa- zione •, un articolo BuU'uso del cunei elastic.i nella segatura del legno ; altro sulF uso economico e tecnico della mac- china papinlana ; altro sul mezzo di chiudere esattamente le bottiglie , nel quale pero non si fa alcuna menzione delle maccliine usate per questo o migliorate in Italia ; e altro finahuente concernente le incrostazioni vetrose delle sta- tuette , dei bassi rilievi e delle medaglie di porcellana , detta biscuit , gia da qualche tempo proposte dal professore Allmutter , delle quali si e gia parlato piu volte nei gior- nali italiani. Segue il catalogo dei privilegi e delle patenti d" invenzioni accordate nella Motiarchia austriaca nel 1826, e nell' Inghilterra nel i8a5. Tomo XII. — II XII volume comincia con una curiosa Memoria del prof. Altmutter su la durezza degli acciai tem- perati nel mercurio ; segue la soluzione per via analitica di un problema di geometria , data dal prof. Surg 5 poi trovasi un lungo saggio o piuttosto la continuazione della gia annunciata Memoria dell' aggiunto Karmarsch su i pro- gressi della chimica nell anno 1826. In questa continua- zione il piu singolare e 1' articolo intitolato Stechiometria , nel quale estesamente si rappresenta tutto il sistema ato- mistico di Berzdius, colle tavole altresi, portanti 1' una il peso degli atomi dei rispettivi metalli , dell' ossigeno , del- T idrogeno , del solfo , del fosforo e di altre materie prime ; 1' altra le lettere , o abbreviazioni alfabetiche , denotanti ciascuna sostanza, e la terza le nuove formole cbimiche, che colle dctte lettere si compongono , poste ancora in confronto colle vecchie formole , o sia colle anteriori alle Berzeliane. Altro articolo contiene la continuazione della gia citata Memoria del sig. Karmarsch sui progressi della chimica fatti lo 9corso anno e specialmente su le novita introdotte nel sistema cliimico, e sui miglioramenti apportati in alcuni chimici processi. La seconda parte di questo saggio , contenente sin ora tre articoli , porta il titolo di Pro- gressi dell' arte chimica propriamente detta , e descrive alcuni uuovi apparati, con avvertenze intorno alia chimica pratica. Anche in questo volume trovasi il repertorio delle nuove scoperte e dei miglioramenti introdotti nelle arti e nei me- stieri. Da principio sotto il nome di polvere chimica si parla della polvcrc fulminante, e degli acciarini detti parimeme chimici , coi quali di quella polvere si puo far o«o e dei 120 VARIETi. cjiiali si espongono le figure. Molti articoli versano sni mi- glioraiuenti proposti a varie serrature , sul pulimento di varj metalli , specialmente dell' argento e del rame, sopra diverse leglie metalliche, massime del ferro col rame, collo stagno, coll' oro e 1" argento; su di alcuni colori che dagli orefici possono darsi all' oro; sopra varie mescolanze o leghe metalliclie imitanti Foro; su di un nuovo metallo imitante V argento ; sopra una nuova analisi delle monetc fine antiche, e sopra una nuova polvere atta all'afElamento dei ferri taglienti. Altri se ne trovano concernenti Finci- 6ione sopra 1' acciajo , la stereotipia e i nuovi metodi in essa introdotti ; i cappellini delle signore , alcuni dei quali si fanno di carta , altri di seta ad oggetto d' imitare con questa materia quelli di paglia di Firenze , altri di sughero, eervibili anclie per gli uomini: altri articoli riguardanti nuovi metodi d' imbiancare le tele e le biancherie ; nuovi metodi pel pulimento deiravorio, delFosso, del corno e della tar- tar uga ; nuovi metodi di riscaldare 1' acqua dei bagni, di fornire piu facilmente 1' illuminazione a gas , e di far muo- vere piu rapidamente le ruote nell' acqua corrente; e questi sono i soli oggetti che possono dirsi in qualcbe modo Ger- maniei , tolti essendo tutti gli altri articoli dai Ciornali inglesi , francesi ed italiani. Si chiude anclie questo volume colla serie delle patenti accordate in una parte degli anni 1826 e 1827 nella Monarchia austriaca, in Inghilterra e in Francia. ME DIGIN A. Vajuolo. — La citta d' Halifax nella Nuova Scozia ha provato i piu funesti effetti d' una impreveduta irruzione del vajuolo, cagionata dalla negligenza o dall' avversione di alcuni individui pel vaccino. II contagio si e rapida- mente sparso nella classe piu laboriosa , che sin ad ora non aveva voluto sommettersi alle preservatrici operazioni. La strage ne fu spaventosa. II terzo per lo meno degli ammalati ne giacque vittima ; alcuni il quinto giorno pri- ma delP espulsione; altri in piu gran numero il tredice- simo dopo crudeli patimenti ; ed altri ancor piu tardi. (Medic, and. surgic. Journ. of Boston.) VARIETi. 121 T O L E M I C A. Leggiamo nel n.° 114 dell' Ausland : « Rare volte abbiam w letto nclla Biblioteca italiana , nel Giornale di Treviso , w aeir Antologia di Iirenze, o in qualsivoglia altro giornale » italiano un articolo che ci abbia procnrato il piacere » d' iinparar a conoscere davvicino 1' opera in esso giu- « dicata. » Noi , per quello che ci riguarda, possiamo riapondere assai francamente , che delle opere di qualche importanza non abbiam mai dato giudizio senza premet- terne il sunto. L" Ausland ci muove questo rimprovero in un articolo in cui rende conto del Foscar.ini del Niccolini, dimenticandosi che la Biblioteca, ( torn. 46 , pag. 99) ne ha data una miuutissima analisi. Noi ci aflfrettiamo di rispon- dere a questa accusa , perche ci dorrebbe che gli estensori dell1 Ausland , giornale non indegno di stima, accrescessero il nuuiero di coloro che si dilettano di malmenare alia cieca le lettere e i letterati italiani. Protesta. — La Biblioteca Italiana del maggio 1827, pag. aoi , diede un articolo in cui il mio nome si lesse con- giunto a cjuello di due altri letterati alemanni che , per quanto vi si dice, rivolsero parte delle loro fatiche alle lettere italiane. Quantunque piii d' una delle persone clie di la dalle Alpi mi onorano della loro amicizia , mi par- lassero con disapprovazione di quest" articolo sin dai primi giorni della sua puhblicazione, per varie combinazioni ei non m' e giunto che quest' oggi. Crederei inutile il ri- spondere adesso alle asserzioni erronee sopra di me , che un anno addietro stampate, saranno oramai fuggite dalLa memoria della maggior parte dei lettori , se le istanze degl1 illustri amici accennati disopra non me n' imponessero il dovere. E vero che chi compose 1' articolo in qnistione, mentre ch' ei direttamente si scaglia addosso ai due miei compa- trioti , non mi affratella ad essi che ipoteticamente ; ma i snpposti non confutati dai piu sono presi per verita. In primo lnogo si dice pretenders! (da chi? si tace ) che al tempo dC un mio viaggio (nel 1826) « io abbia fatto andar voce per la Germania , d' esser venuto in Italia a soccorrcre T ignoranza degl* Italiani nell' interpretazione di Dante ". Asserzione veramente troppo ridicola , per me- ritar una risposta seria ! Chi si vede nel caso di far piu 122 VABIETi. di mille miglia per ricuperar una parte della pristina sua 6alute , e ben lontano da si sfacciate millanterie ! S' io sia venuto colla sciocca intenzione d' ammaestrare altrui , lo sanno quei tanti valenti de' cui lumi lio cercato di far tesoro o che m? hanno veduto spendere delle giornate fra la polvere dei codici. Se poi si domandasse una solenne mia protesta, stampata sin da quel tempo, si legga l'An- tologia di Firenze, settembre , 1826, pag. 41. Si aggiunge ch' io abbia afTermato in qualche mio opu- scolo tedesco , nessuno fra gr Italiani intendere Dante , ed essere da riferirsi a loro i versi del poeta 0 voi che siete ecc. mentreche ai soli Alemanni appartenessero quegli altri Voi altri pochi. Confesso cbe , senza le citazioni dei versi danteschi, non avrei saputo indovinare a qual passo delle poche mie opere si sia potuto attribuire un senso tanto contrario a quanto giammai scrissi o pensai. Tro- vandosi pero quei medesimi due luogbi dantescbi in un mio articolo del giornale Hermes (Lipsia, 1824, vol. XXII, pag. 164), non posso dubitare die ad esso si alluda. Si sappia adunque cbe quel mio articolo e diretto contra chi, dentro e fuori dell' Italia , introduce in Dante a diritto ed a rovescio qualunque siasi moderno sistema di rilosofia o di politica ; cbe in vece vi si dimostra il giusto intendi- mento dell' Aligbieri non poter attignersi che dalla fami- liarita col carattere scientifico, politico, ecc. dei tempi in cui visse il poeta ; per lo cbe caldamente vi s' inculca lo studio degli anticbi Italiani cbe a* illustrarono i carmi. Egli e in quest' occasione che si dice a chi trova Voltaire o Condillac o Hegel in Dante : Non vi mettete in pelago ecc, mentrecbe il secondo passo viene riferito a chi tiene quel- 1' altra via. Quanto questo mio concetto sia lontano da quello che 1' estensore del mentovato articolo mi suppose , lo vedra anche chi non s' accordasse col mio parere. Vedo pero che quest' ultimo mi sia comune coll' ill. mio amico, il sig. prof. Quirico Viviani, il quale nel terzo volume del Dante Bartoliniano dice cosi : << Chi e preoccupato dalle idee filosoGche e politiche dominanti nel nostro secolo , immagina facilmente nei misteri di Dante quello spirito che non s' accorda ne coll' indole di quei tempi , ne con quella del poeta , ecc. » Ne intendo come senza la solida base dell' indole del secolo di Dante si voglia por termine ai tanti sogni sopra la Divina Commedia che in ogni parte d' Europa rigogliosamente germogliano. V A R I E T .\'. 1^3 Assai piu fondata certamente e 1' ultima osservazione dell' estensore : die mera gentilezza sia stata quella clie indusse gl* illustri editori milanesi del Convito a riferirsi non di rado al mio Saggio di emendazioni. Se per tale la presi, e se tanta cortesia non m' abhia fatta presumere , lo sanno quelle degnissiiue persone, per le quah le present! righe, come spero, saranno superflue. E verissimo altresi clie quel piccolo mio lavoro spontaneamente e senza invito degli editori milanesi da me fu composto,, ma saro per avventura il primo al quale si rimprevera 1' aver intrapreso di proprio impulso una qualunque fatica. Ne so credere clie un opuscolo per altrui dal mio privato carteggio estrat- to, ed indi dato alle stampe possa farmi incorrere la taccia d' arrogante. Convengo pur troppo che gran parte dei forestieri senza conoscere le tante qualita dei popoli d" Italia, e forse senza sapere gli elementi della lingua , e avvezza a giudicare ed a sparlare precipitatamente degl' Italiani. Ma credo ancora che questi pregiudichino alia vittoriosa Ioro causa , quando per eccesso di patriotisms credono di veder un nimico in cliiunque in cor nutrisce un caldo amore per quanto V ita- liano nome comprende. Chi volesse perder il suo tempo con iscorrere quanto da piu e piu anni ho dato alle stam- pe, conoscerebbe che 1' Italia potra avere mille avvocati assai piu di me capaci , ma nessuno animato d' uno zelo maggiore. Breslavia, 9 aprile 1828. Carlo Witte. S t o R I A. Ai Chiarissimi signori Direttori della Blblloteca Italiana. Gli estensori della Revue encyclopedique nel quaderno di gennajo 1828, pag. 182 fra le opere uscite in Danimarca una ne annunziano del sig. dottore FederigO Munter col titolo: Der Stem der Weisen etc. La Stella dei Magi: Ricerche sulT anno della nascita di Gesii Cristo. L' autore delfarticolo annesso a tale annunzio afferma , che il sig. Mun'er nel 1 82 1 « aveva pubblicato sulla medesima quistione tui pro- granima ch" era una specie di appello agli eruditi di qua- lunque classe , ai numismatici, agli astronomi ; ed in cui egli dopo aver esaminate le loro opere e discusse le loro 124 V A R I E T A.'. opinioni, facevasi a stabilire la sua propria pretewletulo che I' epoca vera della nascita del Salvatore preceda I' era nostra di sei anni circa, di modo che in luogo del 182,8 converrebbe corapntare il 1834." Ma i compilatori di quel giornale non pure accenuano 1" opera pubblicata in Italia fino dal 1793 sotto il titolo: Henrici Sauclementii etc. De Vulgaris JErx emendatione libri quatuor , nella quale si dimostra la stessa difterenza di sei anni fra la precisa epoca della nascita di Cristo e 1' era volgare. E si che avrebbero dovuto non solo ricordarla, ma ben anche istruire i lettori intorno alle diverse vie per le quali que' diversi cronologi giunsero al medesimo scopo. Laonde sia per 1' onore del celebre Sanclementi , sia pel decoro d' Italia, e sia ancora per norma dello stesso valente erudito danese, mi parve cosa opportuna di pregarli, chia- rissimi Direttori , ad inserire nel lor giornale il seguente semplicissimo sunto dell' opera dell" italiano abate Enrico Sanclementi. L' anno della nascita di Gesu Cristo viene segnato nei libri sacri per mezzo di altri fatti contemporanei ed ap- partenenti parte alia Storia Romana , parte alia Storia degli Ebrei e parte a quella degli altri popoli confinanti colla Pa- lestina. Per determinare quindi con certezza la data del- r epoca che s' imprende a definire , conveniva dapprima esaminare la cronologia de' Romani e quella dei popoli orientali , toglierne ogni dubbiezza e confusione , e poscia dimostrare in qual anno preciso cadessero que1 fatti che dei Romani o degli Ebrei si notano dai libri sacri siccome coincident! colla nascita del Redentore , e in seguito de- terminarne V anno vero. Tutto cio era da farsi e tutto cio a parer mio esegui con ogni esattezza il Sanclementi. Im- peroccbe nell' opera anzidetta egli 1.° Emendo i Fasti consolari fino al 680 capitolino di Roma ; e tale emendazione in ordine si alia cronologia, clie alia successione , ai nomi, ai cognomi dei Consoli si reputa di gran lunga piu corretta e sicura de' fasti del Panvinio, del Noris , Pagi , Bianchini, Stampa e Muratori. Dal 680 in avanti egli pianta il cardine delle sue dimo- strazioni nel consolato di M. Terenzio Yarrone, e C. Cassio Varo , perche trovasi segnato nelle tavole capitoline col medesimo anno V. C. DCXXC •, e determina la successione dei consoli sino all" anno cap. 766, in cui inori Augusto, e V A R I E T A'. 125 terminano le tavole capitoline. Ma siccome queste non giun- sero intere 6ino a noi , cosi il Sanclementi suppli a tale mancanza con autori sincroni , co vetusti calendar], atti , fasti sacerdotali , e con altri monument! di simile fatta da liii sottoposti sempre ad ua rigoroso e critico esame. Collo stesso metodo e cogli stessi fondamenti ei fa pro- seguire la serie dei consoli dall* anno 767 all' anno 793, in cui mori Caligola , accoppiando i consoli colla trihnnizia podesta degli Augusti \ lo che serve di non poco schiari- inento a' fasti stessi. Confute cjnindi V opinione del celebre Bianchini che sbaglio 1' anno della riforma del calendario Giuliano. Indi procede nella storia de' snoi fasti, chiamando in snssidio gli Storici Sincroni e le medaglie dall' anno 794 sino all' anno 848, in cui mori Domiziano. Per miglior luce della storia egli si fa poscia a dimostrare gli errori dei cronologi, i qnali sbagliarono nel computare i bisestili introdotti da G. Cesare. Finalmente ad ulterior prova dei consolati aatecedenti e susseguenti la correzione Giuliana , ricorre ai cirli pasquali , servendosi solo delle fe- rie , in cui tutti convengono senza pericolo d' errore , e congiunge queste col giorno del mese e coi consolati che segnano di certo 1' anno bisestile. Per ottenere cio si riporta alle inscrizioni dei Cristiani dissotterrate ne" cimiteri, e con questo metodo va tessendo la serie dei consoli sino a Ba- silio juniore. 2° Emendata e riordinata la romana cronologia , passa all' orientale , e colle moke sue stesse scoperte e dimostra- zioni definisce : i.° Che i Siro-Macedoni davano principio all* anno civile non nel mese di ottobre, ma in quello di novembre ; 2.0 Confrontando gli anni degli Asiatici cogli anni de' Siro-Macedoni , prova che quelli incominciavano il loro anno civile dall' equinozio autunnale ; 3.c Che gli Antiocheni o Siro-Macedoni non tennero sempre lo stesso metodo nel datare il principio dell' anno civile, ma che introdottosi da Costantino Magno V uso delle indizioni, essi e gli altri popoli d' Asia accomodandosi a tal uso comin- ciarono il loro anno civile dal mese Gorpieo (settembre). Le defiuizioni del nostro autore furono trovate giuste se- condo anclie le computazioni dei Costanziensi di Cipro , dei Tirj, de' Pergameni , ecc; 4.° Che non solo le riff a e i popoli orientali davano principio all' anno in mesi diversi, ma altresi congiungevano le epoche e gli anni dei proprj 1 2b V A R I E T A . principi coi proprj anni civili \ sicche prendevasi per anno intiero ciascuna frazione ancorche piccola del primo anno , in. modo tale perb che poi I' anno secondo andasse a terminare col low anno civile per via di egual numero di mesi e di giorni; 5.° Hlttstransi cja.ll* autore le quattro principali epoche che in tempi diversi furono in uso in Antiochia , capitale di tutto 1' Oriente : la prima e quella dei Seleucidi , dimo- strando che debhonsi distinguere due principj , il primo vero da stabilirsi, siccome egli provo pel primo nel 443 Varr. di Roma , e ginsta cjnesto principio lo stesso Seleuco in- dico gli anni del suo regno; il secondo apparente, e questo risulta dai calcoli , e comincia coll' anno Varroniano 442 , e di esso servironsi i Babilonesi, gli Asiatici ed Antiocheni poscia soggiogati da Seleuco , i quali incominciando 1' anno civile an mese circa dopo gli Asiatici, e unendo quest'epoca col principio del loro anno civile vennero in tal modo ad anticipare quasi di un anno il principio di essa, e la sua Vera origine. Stabilito questo doppio principio , con argo- menti inconcussi, 1' autore egregiamente concilia i due sacri scrittori del i.° e 2.° libro de' Maccabei , dicendo T uno che il tempio e l1 altare furono profanati neH'anno 145 dell' era de' Seleucidi , e restaurati nel 148 (1 Maccab., c. 4, 62 ), ed asserendo 1' altro che tale restaurazione segui un biennio dopo la profanazione (2 Maccab., c. 10, 5). Illustra in segnito le epoche Pompejana, Cesariana ed Au~ gustana successivamente adoperate dagli Antiocheni, dimo- strando colle medaglie che la Cesariana fu in uso presso loro dair estate del 706 Varr. di Roma, e che 1' Augustana ebbe un doppio principio, cioe il vero nel 724 e 1' appa- rente verso 1' autunno del 723. Espone poscia il metodo che tenevano le principali citta d' Oriente , cioe Apamea , Damasco, Edessa, Solipoli, Gadara, Dora, Gaza, Gaba, Botriena , Laodicea, Nisa, ecc. intorno alle epoche degli Antiocheni ; le quali citta variarono ne" principj , poiche quasi tutte le cominciarono in anno diverso. L' autore ne dimostra le differenze, e quindi il metodo da esse prati- cato nel conciliare gli anni del regno de' proprj principi coi loro anni civili. Da queste deduzioni discende 1' autore alle seguenti applicazioni storiche , cioe: i.° Toglie gli anacronismi osservati in Tolomeo ed in Giuseppe :> 2.0 Con- cilia le cronologie dei due scrittori sacri del i.° e 2.0 libro de' Maccabei ; 3." Dimostra che le date delle medaglie de' VARIBTA. 137 priacipi sono coerenti colle date della Sacra Scrittura; 4.0 Scioglie le difticolta che incontravansi nelle epoche e negli anni segnati tanto nelle medaglie , quanto negli antichi scrittori profani e sacri. Con marmi , medaglie ed antichi scrittori difende poscia la sua cronologia de' Fasti consolari contra la cronologia del chiarissimo sig. Giorgio Zoega. 3.° Passa quindi a stahilire 1' anno e il mese della morte d' Erode , dimostrando : 1 .c Che Giuseppe ebreo nel datare gli anni segui il computo ebreo incominciando F anno dal mese di Nisanj a.° Coif ordinato racconto delle gesta di Erode , e col confronto delle medaglie e degli scrittori, prova altresi che Giuseppe non commise metacronismo col riferire all' anno 717 Varr. di Roma il secondo principio del regno di Erode. Procedendo neir esame delle gesta di questo prin- cipe dimostra che la morte di lui accadde prima del y5i Varr. di Roma, e propriamente nel y5o non mold giorni prima della festa di Pasqna. Cio poi conferma colla durata del regnare de' figli di lui, cioe d' Archelao che fu esiliato nelP autunno del 759, ossia nel io.° anno del suo regno; di Filippo che regno 37 anni, e mori nel 20.° anno di Tiherio; e di Antipa che giusta la data di una sua meda- glia fu esiliato nel 43. ° anno del suo regno, il qual anno coincide col 702 Varr. di Roma. 4.0 Preinesse tutte le anzidette definizioni di fatti e di date, stringe la dimostrazione delVanno vero della nascita di Cristo e la riduce ai seguenti capi. Desumendo i criterj dalla Storia sacra e dalle tradizioni ecclesiastiche, egli racchiude Era le due date della morte di Erode e della pacificazione universale del mondo romano gli estremi entro cui contener devesi P epoca della nascita del Redentore. Dimostra quindi il fatto del censo generale di tutto il Romano impero ordi- nato da Augusto; prova con monumenti la doppia presi- deuza di Siria, Tuna straordinaria all' epoca del censo, e 1' altra ordinaria ottenuta da Quirino o Cirino rammentato in S. Luca, e dimostrato che quel censo fosse eseguito in Palestina da Senzio Saturnino in allora preside ordinario della Siria , prova che prima dello scadere del governo di lui doveva essere compiuto. Per la serie di tai fatti di- mostra quindi che la nascita di Gesu Cristo accaduta mentre eseguivasi quel censo in Palestina (Luc. 2, 1-8), cade necessariamente fra i Palili del 747 e i Palili del 748 Varr. di Roma , cioe sei anni circa prima deJT attuale 128 V A R I E T A'. incominciamento dell' era volgare , il quale cade nel 754. Vurr. di Roma. 5.° Finalmente perche si scorga in quanta autorita e fama salisse il lavoro del Snnclemeuti, soggiungiamo alcune notizie risguardanti gli studj dell' autore , e 1' uso die fecesi in Italia dell' emendazione importantissima da lui introdotta. II P. abate Enrico Sanclementi nato in Cremoua ebbe stanza in Roma, ove non potevagli mancare ogni genere di sussidj lapidarj e numismatici. Fn possessore egli stesso di ricco museo , del quale con quattro volumi di scritture pubblicate in Roma nel 1809 illustro le principali medaglie greclie, egiziacbe ed orientali cbe si riferivano a"1 popoli, alle citta , a' re o iraperatori , dando con cio luminoso ar- gomento di profonda perizia nella scienza delle antichita e della cronologia. L' opera sua col titolo de Vulgaris JErce Emendatione fu divulgata nell'anno 1793 in un volume in foglio di pagine 53 1 con due tavole di medaglie non prima illustrate, e dedicata a Fio VI Pontence Massimo. Egli con- cliiude quel suo lavoro code seguenti parole che dimostrano quali fossero i frutti di tante sue fatiche. « Huic igitur operi de Epochse Christianae emendatione » Romae supremam raanum imposui die natali meo IV Non. » septembris, setatis mese anno LVII exacto, juxta Antio- » chenos in Syria mense Gorpieo, juxta Asiaticos Hyper- m beret hceo , juxta jEgyptios Thot, juxta Hebreos Tisri, » Feria IV , Litera Dom. D , Cyclo solis VI , Lunae IV , » Indict. Costan. ex Kal. septembr. VIII. Anno Epoclise » Christianas piaj MDGCXGV » Dionysianae , sive Vulgaris MDCCXXCIX h Periodi Juliana; VIMUII » Urbis Conditae Capitol MMDXLI » U. C. Varr MMDXLII » ]Evee Seleucidarum apud Clialdaeos, Pergamenos, caateras- » que omnes Asiae Urbes ab aequinoctio autumnali MMXCIX " ffirae Seleucidarum apud Antiochenos in Syria, juxta » veterem anni ipsorum civilis formam ab octobri expi- » rante , qnas et Emesenorum, Tripolitarum, Orthosias et " Edessenorum MMG " Juxta novam formam a Kal. Septemb MMCI ••' Epochas Pompejanas apud Pompejopolim. Cilicias et Ale- " xaudriam ad Issum MDCCCLV 'i Apud Gadaram , Doram, Diumque MDCCGLII VAHIETA. 129 » A pud Gazcnses MDCCCXLIX » jEpochs Cssearianaa apud Antiochenos juxta veterem for- „ mam MDCCCXXXVII v Juxta novam for- MDCCCXXXVIII » Epochae Caei apud Laodicenses Syriae mari- ., timae MDCGCXXXVI " Epochaj Caesananae apud Egaeenses Ciliciae a solstitio „ aestivo MDCGCXXXVI » Apud Gabalenses ah autumno MDCCCXXXV » Epochas a victoria Aug. Actiaca apud Antiochenos, juxta » veterem forma m MDCCCXIX " Juxta novain fonnam MDCCCXX » Epochae /Egyptiacae post Alexandrian! et .ffigyptum ab 'i Augusto captam a Neoinenia Thot anni fixi MDCCCXIX »/ Epochae Tyriorum in Phoenicia MCMXIV » Sacri Principatus Pii Sexti P. 0. M. quo Auspice hoc » opus coeptum al)solutumque est XV ". Tre anni dopo la pubblieazione di quest" opera , le Ef- femeridi letterarie di Roma ne diedero un sunto sotto il giorno 14 febbrajo 1790 annunziandola come cuente riscosso gia gli applousi di tutti i dotti d'Europa: il quale articolo colla giunta di note in cui si riportano altre medaglie po- steriormente illustrate dallo stesso Sauclementi , e compro- Vanti ancor meglio Pepoca della morte di Erode stabilita nell' opera dt Vu'garis /Eras, emendatione , fu riprodotta per cura delP illustre cavaliere sig. conte Giuseppe Ala Ponzoni, Ciambellano di S. M. , e.cc. nel 1811, e dedicato al celebre autore che in allora fu di ritorno in patria pel decreto francese da cui venue abolito ogni ordine religioso in Roma. Riformati nel 1820 gli studj sacri de* seminarj di Lom- bardia per sapientissimo decreto di S. M. 1' Imperatore d' Au- stria , neir introduzione alio studio di Storia ecclesiastica venne qui spiegata P opinione del Sanclementi ed applicata nlle varie epoche della vita di Gesii Cristoi e i giovani alunni di questa scuola , doleuti che la memoria di un tant' uorao fosse senza pubblico monumento in patria, gli eressero una lapide con efligie ed iscrizione che lo qualifies Emendatore dell lira volgare. In un' opera posteriore pub- blicata nel 1826 ad uso degli alunni stndenti della Sacra Scrittura , illustrandosi il Vangelo del Natale, si adopero la stessa dimostrazione del Sauclementi per deciferaie il luogo ihtralciato del vangelista S. Luta , o\e questi noveia Bibl. ItuL T. LI. 9 l3o V A R I E X A. sill avvenimenti celebri e le persone sotto cui nacque Gesu. Nel marzo poi del 1827 fu resa di pubblica ragione l'an- zidetta Introduzione alio studio della Storia ecclesiastica , e negli elementi cronologici si diedero in compendio le ra- gioni fondamentali dell' emendazione proposta dal Sancle- menti. Dell' una e dell' altra opera rese conto la Bibl. ital. Col citare questi ultimi due lavori non si pretende die per essi potessero venire in cognizione dell' opera del San- clementi il chiarissimo dottore 3Iunter, e gli estensori della Rivista enciclopedica , perche tali lavori sono appena di un interesse locale ; solo vuolsi accennare che e nota e ado- perata in Italia 1' emendazione or proposta come nuova da que' dotti stranien. Ma inverosimile bensi ci sembra cbe sia del tutto ignorata di la da' monti un' opera pubblicata gia da 34 anni in Roma, dedicata al Sommo Pontelice Pio VI, e nota a tutti gli studiosi della sacra antichita. Comunque siasi, a noi non resta cbe un voto pel vantaggio degli studj esatti, cbe sia cioe piu dilatato 1' uso del lavoro del Sanclementi, e cbe giusta 1' emendazione per lui pro- posta delle ere anticbe , venga riordinata tutta la crono- logia della Storia profana. Dappoiche Pestensore di questo articolo e pienamente convinto, cbe qualora si adoperasse il compute* esatto, quale fu per la prima volta definito dal Sanclementi , si potrebbe di gran mano scemare ed an- cbe togliere la confusione che si genera nella mente degli studiosi della Storia antica, dalla tanta diflerenza e scorre- zione di epocbe, che tuttora si osservano nelle tavole di cronologia , quali fin qui si pongono sott' occbio dei dotti e degP indotti. Cremona, 10 luglio 1828. Un Associate. Letcera del dott. Paolo Zanaini di Venezia al prof. Gio- vanni Rosini di Pisa. — La notizia , con la quale chiudeste la nota 128 del vostro Saggio sulla vita e sulle opere di Canova, mi mette nelP obbligo di informarvi della desti- nazione ch' ebbe ultimamente la mano destra del grande artista che , come voi ben diceste , rimase finora affidata alia mia custodia. Nel porvi al fatto del quale avvenimento , intendo pure servire a quel diritto che voi , pubblicando il Saggio suddetto, vi siete acquistato di conoscere tutto cio che concerne alia memoria delP illustre Possagnese. Credo siavi gia noto , che nel giorno in cui fu inau- gurate il Monumento al Canova nella chiesa dei Frari di V Alt I E T \. 1 3 I qucsta citta , il cuore di lui venae levato dal Ccnotafio, che la venerazione del niembri di quest' Accademia delle Belle -Arti gli aveva eretto nella sala delle loro private adunanze , e trasportato alia chiesa dei Frari , e deposto nella piramide del monumeato. Qualunque siano state le ragioni di questo trasporto , e per quanta dissonanza vi abbia tra le rigure clie adornano , o a meglio dire coin- pongono il Mounmento e il viscere in esso racchiuso, fatto sta clie il cuore di Canova , sede di tante e cosi operose virtu , sembra riposare piu degnamente in an re- cinto consacrato alia religione, che non in tin Istituto esclusivamente dedicato alle Belle-Arti; al tpiale ultimo parve convenirsi piuttosto il possediniento della mano de- stra , che nei molti e pressoche tutti stupendi lavori da essa modellati , impresse vive e parlanti le norine di quel hello, nella cui ricerca s'affaticano di continuo le arti liherali. Percio gli Accademici clie erano rimasti privi del viscere, in questo caso veramente nobilissimo , pregarono monsignor Canova di accordar loro in sua vece la mano destra dell' immortale scultore , e monsignor Canova, ot- tenute prima le dehite liccnze dalla Curia romana, vi con- discese hen volentieri; e con sua lettera del giorno i. del passato mese di maggio mi diede la facolta di deporla in seno di quest' Accademia. Ne con altra condizione egli voile restringere il doao die faceva all' Accademia, se non con questa: che qualora 1" Accademia di Belle-Arti di Ve- nezia venisse soppressa o traslocata , la mano destra del fratcllo s' ahhia a consegnare all1 arciprete di Possagno , accio la riunisca ai resti mortali del Canova, i quali fra non molto dall' aatica chiesa di quella Terra passeranno a ricoverarsi sotto 1' augusta volta del tempio. Servendo aduuque alia concessione fatta da monsignor Canova agli Accademici, nel giorno 9 di qnesto mese di luglio i8a8 ho consegnata all' Accademia di Belle-Arti di Venezia la mano destra di Antonio Canova \ della quale consegna fu da tin ministro della fede pulihlica disteso atto solenne, da conservarsi negli archivj dell" Accademia. Cosi rimasero fissate per sempre le sedi , dove riposeranno le reliquie del grand' uomo ; il corpo nel tempio di Possagno , il cuore nel Monumento ai Frari e la mano destra nel Cenotafio privato erettogli dall' Accademia di Beile-Arti. Continuatemi l'amicizia vostra , e credetcmi, ecc. Venezia, il 10 luglio 1828. i3a variety'. v i a g c i. Viaggio del sig. conte Alessandro de la Borde nel Levante. ( Fine V. il tomo 5o.°, quaderno di giugno p." p." a pag. 421.) — <■ A dodici leghe dalla pianura di Conie s' innalza una montagna isolata, Kam-Dagh, o montagna nera , di cui ci si raccontavano alcune maraviglie , ed ove nessuno non era ancor penetrato. « La , diceano i Turclii , trovansi chiese mille ed una contenenti tesori , le quali chiese pero profondansi su chiunque s' attenti d' entrarvi. Le pietre di questi monasteri , cosi ci dicevano i Greci e gli Armeni, vanno di notte in processione , ed in ogni luogo spargono il terrore. » E di fatto Olivier e Kinnaird non trovarono alcuno che s' inducesse a cola condnrli. II fatto sta che questa solitudine fu sempre era rifugio di ladroni. All pacha di Conie ci diede una delle sue guar- die per accompagnarci , e noi visitammo la montagna ia varie direzioni , sperando di trovarvi le rovine di qual- che citta antica. Ma , con nostro grande rammarico , non c' incontramiuo che appunto nelle mille ed una chiese, delle quali parlavano i Turchi, cioe in monasteri e tombe del quinto e sesto secolo, ove ci si presento nondimeno la singolare particolarita di tutte le volte a ferro di ca- vallo ; il che evidentemente dimostra che questo genere di cosyuzioni , in uso ne' piu antichi monumenti arabici , non e altrimenti invenzione di questi popoli , ma si ri- ferisce all' im pero bizantino , come tutto cio che concerne le arti in Asia ed in Europa:, giacche i Greci non mai abbandonarono lo scettro del gusto , ben ancora a' tempi del loro decadimento. Da Conie ci dirigemmo verso il monte Tauro e la Ca~ ramania. Per gumgere al piu elevato punto di questa montagna non s impiegano che sette ore , e fa d' uopo di tre giorni per discendere sino al mare , lo che indica qnanto sia elevato il piano dell' Asia. Perche non poss' io, o signori , descrivervi le interessanti situazioni del Tauro, ed i monumenti sparsi su tutta !a costa da Selefke a Tarso, le rovine di Coriso, Eleusa e la foresta delle colonne di Pompejopoli , finalmente Tarso , ove Alessandro il grande rorse tanti pericoli nelle vive acque del Cidno, ed ove nacque T apostolo S.Paolo! Nel passare presso al luogo ov' era la casa di quest' apostolo corrono alia mente le belle parole da lui dette ad una donna, che a* suoi piedi erasi gettata: « Che mai fate' Io non sono che un uomo di Tarso » V A R I K T A\ I 33 Noi ci afFrettammo ad abbandonare questo luogo, dove la peste faceva gia grandi rovine , essendo Y intenzion nostra di risalire il Firamo ed esaminare gli avanzi d' Anazarba, V antico Annzarbo , ed a sei legbe piu Inngi quelli di Bou- cirour , che al dire degli Arabi contiene piu di dugento colonae tutte in piedi ; ma Nourid , pacha d' Adana , cui ne manifestammo il desiderio, ce ne dissuase per le stragi che la peste andava facendo presso i Turcomanni in questa valle abitanti , e per la rivoluzione in cui essi trovavansi contra 1' autofita di lui. Ci maravigliammo all' inchiesta che quel pacha ci fece del generate Sebastiani e del prin- cipe di Tayllerand. Egli ha conosciuto il primo a Costan- tinopoli, ove stato era visir , ed il secondo in una sua missione in Francia , che precedtito avea quella di Galib- Effendi. La sua conversazione era di fatto piu animata e piu istruttiva che quella degli altri pacha o rauselimi gia da noi visitati : egli c" invoglio d' assistere ad una specie di divano, che tiensi ogni di nella corte del suo palazzo, e dove concorrono tutti gl' individui della sua casa. I delhy- bachi, i tartari, i tchaouciii, i cava, ecc. si disposero in circolo , e dietro di loro stavano tutte le accorse per- sone : prese quindi luogo T orchestra composta di tamburi e di stromenti da hato. Nell' interno vennero posti cinque tchaouciii , che a diversi intervalli lanciavano in aria e ri- prendevano le lunghe lor canne , adorne di catene d' ar- gento colle quali maneggiavanle quasi alia foggia d' incen- sieri : essi recitarono alcune preghiere per la conserva- tione de' giorni del gran Signore e del pacha. Dopo tali preghiere uno de' tchaouciii s' innoltro di qualche passo e chiese per ben tre volte e ad alta voce, se mai alcuno provato avesse qualche ingiustizia , od avesse qualche la- mento a fare , nel qual caso il placet sarebbc stato letto in mezzo del circolo e presentato al pacha. Molto ci piac- que una fonnalita sifl'atta, e ne attestammo la nostra sod- disfazione , allorquando nn uomo, che in tutto il tempo della cerimonia tennto erasi in piedi dinanzi ai sonatori , colla destra niano appoggiata sovra la scimitarra, fece uguahneute tre passi innanzi, fissando il pacha, quasi in atto di chiederne gli ordini. Noi credevamo che questi fosse 1' ufliciale di guardia: ci fu risposto : eali e il car- nefice. Questa parola ci fece tremare: al suono di es9a tutto presentossi all" immaginazion nostra 1' Oriente. I 34 VASIET A. La via d* AJaim ad Aleppo e quella medesima cui Ales- sandro segui per andar incontro a Davio passando le Pile marktime. II campo di battaglia sail' 7550 e quale ci viene dagli storici descritto : una pianura chiusa tra le monta- gne ed il mare ; situazione die si bene addicevasi alia fa- lange macedone, ed ove al numero supplir poteva il va- lore. Antiochia e le sue imponenti rovine , i boschetti di Dafne e le spoude dell' Oronte ci trattennero per qual- che giorno ; ma i disastri della peste disordinavano ogni nostro divisamento. Traversando i cimi.teri de' villaggi , vedevamo con ispavento la moltitudine delle nuove fosse, ed i fiori ancor freschi che dai Turchi collocar soglionsi sovra le tombe. Con tale disposizione di spirito giugnem- mo ad Aleppo. Ad una lega da questa citta il console di Francia , sig. di Lesseps , prevenuto del nostro arrivo, ci venne incontro a cavallo coi principal! negozianti francesi ; ma eglino non osarono a noi avvicinarsi, perclie stato era deciso che fatti avremmo dieci giorni di quarantena. Ginnti all' alloggio nostro e gia scendendo da cavallo il signor Lesseps grido : Io non mi posso ]iiii contenere ; suc- ceda cib che si voglia, e gittossi nelle mie braccia. Gli altri Francesi fecero lo stesso co' nostri compagni di viag- gio , e piu non si tratto di quarantena. I Francesi che viaggiano nel Levante sono si pochi, che 1' arrivo di al- enno di essi e un giorno di festa pe' nostri poveri com- patriotti. Ohime! due mesi dappoi la peste ne rapi diversi, a' quali perdonato avea il terremuoto. Noi partimmo d' Aleppo per Palmira. Questo viaggio assai difficile e un isolato episodio di quello del Levante , come la citta stessa lo e nel deserto. Yi si giugne per lo pin da Horns o da Hama. In queste due citta trovansi alcuni abitanti che hanno relazione coi capi arabi, e che con essi negoziano onde servir di guida ai viaggiatori : sono in certo qual modo i sensali del deserto. II piu conside- rahile e il cheiko Tliala, che fa la scorta alia carovana della Mecca da Hama a Damasco. Egli spedi all' istante un espresso ad un capo a quest' epoca repntatissimo ; giacche nel deserto la possanza e mobilissima , e da una tribu passa air altra , secondo le masse o le unioni che si ope- rano fra di loro e le novelle tribu che ogni anno vengono dair Eufrate e dal Tigri. Quattro giorni dopo noi vedemmo giugnere l'nomo che ci dovea condurre : esso chiamavasi il cheiko Nahar, della tribu de' Leoni, che fa parte della V A R I E T A.'. l35 grande famiglia degli Anesei. Comandava circa 10.000 uo- mini sparsi in sei mila tende sovra un territorio di trenta o qnaranta leghc quadrate. Era un noiuo assai grande, del- r eta di circa sessant' anni , inagro e bruno come totti i Bedovini, con una pelle di montone gettata sulle spalle e nel rovescio tinta d' un colore rossiccio , unica cosa che lo distinguesse dalle persone del suo seguito. Egli mo- ve vasi gravemente : nel suo severo aspetto lasciava scor- gere , allorche sorrideva , un' espressione dolce , ma gene- ralmente melanconica , ed annunziava qualche segreto af- farmo t parlava assai poco e non mai con veemenza. I no6tri accordi furono bentosto combinati ; ma la condizio- ne su cui indugiammo per qualclie tempo, ed alia quale non avremmo giammai dovuto prestarci , fu quella di non portare le nostre armi. Egli diceva di non potere senza di essa rispondere della sicurezza nostra , aggiugnendo cbe la piu piccola imprndenza perderci poteva. Con quest' uomo e con tre persone della sua tribu ch' erano a piedi , en- trammo nel deserto. Noi eravamo sei a cavallo con tre cammelli per portar 1' acqua e le provvigioni. II primo giorno pernottammo nel campo degli Arabi-Benikali , por- zione della tribu degli Embaraki , che si estendono su tutta la striscia del deserto da Dtimasco ad Alepjm. Nella notte fummo chiamati all'erta per Tapparizione di alcuni ladri da lontano : -tutto il campo si pose in movimento , e cominciainmo ad accorgerci dell" inconveniente d' aver ab- bandonatc le nostre armi. I due seguenti giorni non si distinsero per alcuna particolare circostanza. Gli uomini della tribu a piedi ordinariamente ci precedevano per isco- prire. Spesso ponevansi ritti sur un cammello per osser- vare piu lungi, inquieti ad ogni minimo rumore , attenti al piu piccolo movimento: l'uomo straniero all' uomo in si vaste solitudini teme sempre di abbattersi in un ne- mico , con un suo simile incontrandosi : 1' uno s' av^'ede dell' altro . e 1" un T altro si schiva a grandissime distanze , e la dove si perderebbe on intero esercito, un uomo solo non puo all' uomo celarsi. II cheiko Nahar ci precedeva in silenzio, sofTermandosi a diverse ore per fare le sue pregbiere. Un giorno che ci semhrava aver egli smarrito il suo cammino, mentre non aveva anzi deviato che per rintracciare deH'acqua che gli era noto scaturire da uno scoglio, gli diinostrammo 1' in- quietudinc nostra ; ed egli senza panto commoversi rispose: l36 V A R 1 E T A*. « Ho promesso al cheiko Thala X accompagnarvi a Tailmor e ricondurvi ad Horns, io mauterro la mia parola; nulla v'inquieti dl ci6 che vedrete. » Egli di fatto scopri Facqua, di cui andava in traccia. II quarto giorno dopo d' aver pernottato a cielo scoperto e senza fuoco con un vivissimo freddo, audavamo lentamente incamtninandoci, quatido scor- gerarao sbucare quindici o ventl Arabi a gran galoppo , e abbassata la lancia gia assalire i nostri cammelli rhnasti in dietro. Noi ritornainmo per difenderli, e allora s' ap- prese fra essi e noi un combattimento a colpi di pugnali e di bastoni, giacche eglino ancora non avevano alcun'arma da fuoco. Gia il restante della tribu giugneva, gia eravamo neir imminente pericolo d' essere spogliati, ed in sifFatto niodo abbandonati nel deserto a venti Iegbe da ogni sorgente d' acqua, e da qualsivoglia abitazione. Mentre ci strappavamo Fun F altro dalle mani gli abiti, i nostri ca- valli stavano alle prese colle giumente arabe , ed il disor- dine giunto era al colino. I signori Hall e Becker lottavano a piedi con due Bedovini : il figliuol mio , il solo cbe te- nuto avesse una pistola nascosta nella cintola, conteneva con quest' arma due Arabi cbe gli avevano svelto il tur- bante. Io nella mischia andava cercando della nostra gui- da, la cui lancia era stata al primo scontro rovesciata, quando uno de" nostri improvvisamente grido ; Noi siamo soccorsi! E di fatto vedemmo gli Arabi battersi fra di loro, ed il lor capo prostrato dinanzi al nostro vecchio , tutto con lui sfogandosi in iscuse. Nabar , ognora di sangue freddo si racconciava gli abiti , rimettevasi a cavallo , e non manifestava la sna collera se non con due grosse la- grime cbe gli rotolavano dagli occbi, e coi rimproveri che tratto tratto faceva al giovane capo , il quale venne scortandoci quasi per una lega. Questo giovane era a ca- vallo d' una giumenta del valore di r5,ooo piastre; e la sola cosa ch' ei ci cbiese in premio del servigio prestatoci coll1 arrestare la sna tribu , consisteva in un po^ d' orzo per la sua giuraenta : noi vi aggiugnennuo una veste che ben tosto fu da lui addossata. Palmira giace nella pianura ov' erano la maggior parte delle citta della Siria, ed in generale delle colonie romane. Una lunga contrada adorna di portici a colonne , e tagliata da un' altra simile , mette dalF una parte al tempio di Net- tnno , dalF altra a quello di Giove. Quest' ammasso di tempj e di tombe , questa lunga serie di colonne presenta al certo V A B I E T A. I 3^ nn iniponente aspetto ; ma esso e ben lungi dal raggiu- gnere F aspettazione. La pianura che si estende all' intorno sin dove pno arrivar 1' occhio senza il niinimo ondeggia- mento, rende isolati i monumenti nell" azzurro del cielo , li fa sembrare piii piccioli , ed imprime loro 1" apparenza di bianchi bastoni ficcati sovr1 mi' arida snperficie. La qua- lita del marmo , che non ha quella calda tiuta de' monu- menti dell' Italia, e pur di nocumento alTefFetto. L' esame cbe vien fatto da vicino non e loro altrimenti piii favo- i-evole: trattone il tempio di Giove , che presenta una gran massa di belle parti , molti difetti scorgonsi negli altri. Le mensole e gli aggetti sulle colonne , le nicchie , la molti- tudine degli angoli rientranti , la profusione piuttostoche la magnificenza degli ornamenti , gia dimostrano il deca- dimento da' liei tempi degli Antonini. L' insieme nondimeno di qtiesta singolare citta , e specialmente la sua posizione in nn deserto ne costituiranno sempre uno de' piii curiosi luogbi pe' viaggiatori. Nei due giorni che noi passammo quivi , fummo di continuo tormentati dalle inchieste degli abitanti , cbe ci volevano far pagare il riscatto , come poco prima i'atto aveano con un distinto viaggiatore inglese, il sig. Bankes. Noi costantemente ci opponemmo , ed allorche la sera del secondo giorno essi in folia ed armati di fucili entrarono nella sala ov' eravamo, giurando cbe ci terreb- bero prigionieri a meno cbe non fossero loro da ciascuno di noi pagate mille piastre, il nostro cbeiko rispose colla formola : Ho promesso al cheiko Thala di condurre a Tadmor questi viaggiatori , e di ricondurli ad Horns: essi partiranno dimani maltina : Dio e grande. AH'mdomane di fatto quegli abitanti furono piii trattabili ; e merce di una piccola gra- tificazione, ci lasciarono partire. Dopo tre giorni di cam- mino e di eccessive faticbe giugnemmo alia tribii del no- stro capo, cir egli cbiamava la sua casa. Cola passammo con quella tribii due giorni , viaggiando con essa , dormendo sotto le sue tende , ed osservando i costumi di quegli uo- mini della natura, i quali in balia di tutti i bisogni , lottando contro di tutte le privazioni non banno altra con- solazione fuorcbe 1' attrattiva della vita venturosa ed indi- pendente. Da Palmira noi rimontammo verso Latakie per visitare la costa di Siria, T interno del Libano, le belle vallate ond1 e in varie direzioni tagliata, i luogbi celebri nella Scrittura, ed abbelliti altresi da monumenti d' ogni tempo. 1 38 varieia'. A tine giornate tP intervallo si passa dai cedri tli Salomonc ai gigantescbi monumenti di Balbec , ed al maravi^lioso palazzo del prineipe dei Drusi. Balbec sapera Palmira in grandezza ed in perfezione di stile: colonne d'nn sol pezzo alte sessanta piedi posano su grandi basamenti di pietra. II palazzo poi dell' emiro Bechir e forse il piu delizioso edilizio d' araba architettura. II prineipe da cni fu innal- zato lia sotto i snoi ordini 5o,ooo cristiani armati e 40,000 drnsi; e sebbene, quanto al culto esteriore, osservi la religione maomettana, nondimeno egli e cristiano, e la sua singolare ed avventurosa esistenza ramraenta i tempi de' Saladini e de' Malec-Adel. Da Balbec ci recammo a Damasco, la piu considerable e la piu bella citta di tutto l'Oriente dopo la capitale. Ivi alloggiammo nel convento de' Lazzaristi. Questi buoni re- ligiosi considerare si possono come la provvidenza de' viag- giatori, sottoponendosi eglino tutto l'anno ad un gran nu- mero di privazioni , onde porsi in istato di vie meglio ri- ceverli. L' accoglimento cbe ci fu fatto da Saleb , pacba di Damasco, e dai principali signori della citta ci sottrasse air inveterato uso di deporre il turbante bianco e scendere di cavallo nelle contrade; umiliazione cni non ci saremmo sottoposti , e dalla quale speriamo d' aver liberati i viag- giatori. Da Damasco partimmo per YHaouran , 1' antica De- capoli, punto il piu knportante pel nostro viaggio; panto cbe fu descritto da Zeneetzen e da Burckbardt, ma del quale eglino disegnati non aveano ne studiati i monumenti. Nel- 1' uscire da Damasco vedemmo verso di noi accorrere un cristiano del Libano, bell' uomo, ben vestito e riccamente annato, ma sfinito dalle faticbe. Egli fatte avea sei leghe di seguito senza mangiare a cagione della qnaresima; mi con- segno una lettera in inglese ed in questi termini concepita: « Voi siete per intraprendere un viaggio pericoloso. L'uomo cbe io vi mando e de' piu bravi della montagna. Egli lia V ordine di non abbandonarvi un istante sino al luogo ove dovrete imbarcarvi , e di recarmi altresi le vostre notizie. Esther Stanhope. » Quest' illustre ed amabile dama, nipote del celebre Pitt, permesso aveami di passare qualcbe giorno presso di lei nella sua solitudine. Essa mi racconto le sue avventnre , ma non mi disse cio cbe a dirsi stato sarehbe piu lungo, cioe tutto il bene cbe nel paese andava facendo : i soli sventurati reso me ne aveano consapevole. V A R I F. T A'. I 09 La provincia dell" HaOuran e una grande e fertile pia- nura, coperta on tempo di considerevoli citta , delle quali nou pocbi monunienti sussistono. Noi tratti ne abbiamq ottanta disegni o piante de" principal] e specialmente delle eitta di Canouhat , Soucda, Bostra, e piu lungi , nel de- serto del mar mono, di Gerasti e d1 Am an. Dall' Haour an ci portammo a Gemsalcmme per Tiberiade , ATazarct e Naplosa. L'anno precedente avevamo passata la setti Pinna santa a Roma : le nostre disposizioni state erano fatte in modo di trovarci in Gerusalemme alia medesima epoca. E di fatto grandemente importa 1' osservare il contrasto che in tali giorni solenni passa fra queste due grandi citta del mondo cristiano: esso e tutto a vantaggio della citta eterna. A Roma gli uomini ed i monunienti superano od almeno pa- reggiano le rimembranze , mentre a Gerusalemme tro- vansi di gran lunga al disotto: essi le impiccoliscono , e le rendono disadorue , e quasi vorrebbero scacciarnele. II sommo pontefice , circondato dal suo clero e dai fedeli ac- corsi da tutti i punti della terra , nelP atto di compartirc la sua benedizione alia citta ed al mondo , urbi et orbi , dairalto del piu gran monumento clie innalzato siasi dal genio degli uomini ; nn immensa folia prostrata nel piii profondo silenzio, tutto cio presenta an carattere di gran- dezza , di solennita clie non trovasi a Gerusalemme. I luo- ghi santi vi sono aifidati alia custodia di poveri religiosi d' ogni setta , presi nelle inferiori classi della societh : one- stissime persone in vero , ma la piu parte senza istruzione non meno cbe senza dignita, non trattenendosi , ne tratte- ner sapendo gli stranieri , cbe delle loro private querele , ogni di accusandosi vicendevolmente presso le autorita tur- cbe , le quali traflicando cotal vicendevole odio fannosi pagare dell' animosita d'ognuno, e continuamente turbano con una grandine d' ingiurie e di bastonate i piu augusti momenti delle loro cerimonie. Questi luogbi sono inoltre sfigurati con mescbiui ornament! , e con costruzioni di cattivo gusto. Conviene veder Roma in tutta la sua pompa, e Gerusalemme in tutta la solitudine sua ; e d' uopo 1" au- dar errando ne' dintorni di questa citta colla scorta de' soli proprj pensieri, e dei soli avvenimenti cb'essa rimembra: lllora l'anima s'innalza al di la dei secoli ; questi luogbi appajono quali gia furono; nel nudo scoglio della mangia- toja si contempla la culla di Cristo e deirinciviliinento, I 40 V A R I E T A . e nella pietra del santo sepolcro si ha l'istruzione di tut.ii i sacrificj , si ammira 1' esempio clie c' insegna a sotferire ogni male nella speranza di tutt' i beni. Nulla uguagliar non potrebhe la maraviglia del viag- giatore che giugne nell' Egitto , dopo d' aver trascorso tutto F ottomano impero. Cola egli trova lo zucchero ed il co- tone, arbusto coltivato in grande come nelle Indie, venti manifatture piu. ampie ed ugualmente ben condotte di quelle di Manchester, truppe esercitate come in Francia, final- mente un pacha che legge il Costkutionnel. Non fa cVuopo che del genio d' un uomo onde creare quasi per incante- simo sifFatte maraviglie , cangiare in dieci anni la col- tura , 1' industria, i costumi ed il governo d' un paese. Ma questo paese e desso felice ? Ecco cio che convien esami- nare. Mehemet-Ali, inquieto dell' avvenire , operar volendo con rapidita tali cangiameuti, fu costretto a ghermire il monopolio del pensiero e del lavoro, affrettare il movi- mento per raggiuguerne il termine. Egli disse a se mede- simo : Cio che io avrb fatto , /or5e si conservera ; cib che avrb trascurato cli fare non si eseguira giammai. Di la pro- viene quel troppo violento operare , la troppo esclusiva avidita di guadagno, e la momentanea miseria del paese: ma acconsenta egli a minorare la soverchia porzione del lavoro che ha a se stesso riserbata; soprattutto rinunzii alia deplorabile spedizione in cui si e lasciato trascinare : ed il suo paese sara altrettanto felice quanto lo ha egli fatto capace di esserlo. Ed in fatti gia alcuni commissarj vennero da lui spediti nelle provincie per determinarvi un' imposta con cui supplire al monopolio : varie scuole vennero su diversi punti stabilite; quaranta giovani tratti dalle migliori famiglie sono in Francia educati •, cento altri studiano al Cairo in una scuola di stato maggiore diretta da un distinto officiale francese, il sig. Plana; cento cin- quanta fanno i corsi di medicina e preparano forse i suc- cessor! degli Avicenna e degli Averroe dopo dieci secoli d' intervallo. I pregiudizj e 1' ignoranza da per tutto svani- scono. Ad una lezione d" anatomia , cui intervenni, T abile professore che ne dirige il corso , il sig. Clote , interrogo a caso un allievo , chiedendogli a qual fine studiasse l'aua- tomia? " Perche, egli rispose, e impossibile T esercitare la medicina senza conoscere il corpo umano. ■ — Ma questo studio non e desso proibito nel Corano? II giovane fiera- mente riguardandolo cosi gli soggiunse : Nulla di quanto e V A R I E T A . 14I mile agli Domini puo essere vietato nel Corano. " L'uomo che in tal modo va illuniinando il proprio paese non puo volerne 1' oppressione : ma , oliime ! di quanti timori non sono causa tali improvvisate istituzioni, tal passeggiero in- civilimento? La scnre pende su queste arti ind us trios e, la iiaccola arde presso di qucsti arsenali, di qnesti mulini, di queste scuole. L' Arabo del deserto non aspetta che 1' istante per invadere il suo antico dominio , e far pascere i suoi cammelli ne' giardini di Schoubra. Non vi parlero, o signori , delle antichita dell'Egitto; tutto fu gia detto e fatto su tale argomento : ma 1' idioma di qnesti curio si monumenti e oggimai scoperto. Nacque fra di noi un dragomanno dei Sesostri e de' Tolommei : T Egitto lo attende per disvelargli i suoi misteri. Noi terminato abbiamo colla Grecia, siccome con essa avea avuto principio il nostro viaggio .... La triste Atene ci accolse tra' suoi sfasciuiui. Essa tuttora vive dopo tanti assedj , vittima de' suoi trionfi come delle sue sconlitte , essa piii non ha nemmeno una sola casa moderns h ma pur vive e vivra sempre ne' suoi monumenti . che ivi ancor sussistono come il genio dei secoli , che la barbarie e I' ignoranza possono bensi per qualche tempo incateuare , ma distruggere non mai Dovrei ora , o signori , parlarvi de' diversi popoh ond' e composto Timpero Ottomano: ma non potrei che schizzar- vene il quadro. Gli Arabi, e specialmente quelli clie abitano la striscia del deserto, sono ancor cjuali nella Scrittura ven- gono rappresentati i patriarch] colle loro tende , co' nume- rosi loro armenti , colla lor vita errante e colla semplicita de* loro costunii. I Greci, sebbene il lor sangue sia mesco- lato con quello degli Schiavoni e degli Albanesi, conservano tuttora molte tracce degli antichi abttanti del loro paese. Do- mina ancora presso di loro il medesimo spirito d' epitropia o di luogo , le medesime rivalita, la stessa propensione al furto ed alia pirateria ; finalmente il mescuglio di grandi virtu e di grandi debolezze. I Turchi avendo ben poco pro- gredito nella civilta, sono ancora in quella specie di stato fendale degli ultimi tempi dell' impero bizantino. Da que- sta singolare conformita mi e nata V idea di volgermi ad un lavoro che potra avere qualche importanza, e che portera per titolo : Costumi e curatteri degli Arabi moderni, sccondo i libri sand: Costumi e curatteri de' Grcci moderni, tecondo gli autori classici' Costumi e caratteri de' Turchi, 142 V A R I E T V. secondo gfi scrittori del medio evo. Questi ritratti, cui 11011 ho osato aggiugnere ne frase, ne osservazione alcuna, potranno nondimeno apparire sincerissimi. Tanto e vcro die presso i popoli come presso gl' individui , le virtu ed i vizj trovansi piuttosto nelle situazioni che nei caratteri, c non si modificano fuorche colle istituzioni ! Malgrado la differenza di religione, di lingua e di co- stumi tra questi tre popoli, ci hanno nondimeno certe qualita che lor sono couiuni , e che apparteiier semhrano itl suolo medesimo che gli ha veduti nascere. L' una delle principali e cui dobhiam rendere omaggio e il sentimeuto doll" ospitalitii , che incontrasi da per tutto, come a' tempi di Abramo e di Omero. Ne' piu piccoli villaggi trovasi una casa pel forestiere che vi giunge , e vi e per ventiquat- tro ore spesato dal comune senza che neppure gli venga chiesto dello stato o del nome suo. Le formole dell' acco- glimento pei forestieri sono presso che le medesime nelle tre lingue : esse tendono ad esprimere il desiderio e la cura su tutto cio ch.' essere vi potrebbe piu gradevole. Addio , ospite mio, mi veniva ordinariamente detto: Iddio ci conservi il figliuol vostro! Addio, buon giovane, cosi al figliuol mio dicevasi : Iddio prolunghi i giorni del vostro genitore ! Aprire potrebbesi alia ventura il nostro giornale, e sempre vi si troverebbero quasi i medesimi segni d'amore e di sollecitudine per gli stranieri. Io non ne riferiro che un solo per dare 1111' idea di tutti gli altri. Giunti da Palmira ad Horns, dopo quindici giorni di stenti e di privazioni nel deserto , sapemmo d' essere cola attesi da un ricco negoziante turco per nome Hadgi- Hassan, cui eravamo stati raccomandati sino da Aleppo. Questo buon Homo manteneva gia da dieci giorni i domestici e cavalli nostri che ci aveano preceduti : egli ci accolse con una bonta, della quale non potro giammai scordarmi: voile che presso di lui passassimo qnattro giorni per rimetterci dalle nostre fatiche ; e in tal tempo ci colmava di genti- lezze con una prodigalita e grazia sillatta che dillicilmente trovar se ne potrebbe di uguale in Europa. La sua conver- sazione era non meno vivace che istruttiva : i rappresentanti o notabili della citta , il governatore , il vescovo greco ve- nivano nella casa di lui, e per esso mostravano grandissima stima. Al momento di prendere da lui congedo , io mi dis[joneva a fargli un dono, siccome esigesi dall' uso del- T Oriente , ma nel presentargli un orologio d' oro ed un V A K 1 B T A'. 1^.3 fucile: Non vogliate, disse, contro di me adirarvi , mio caro ospite, se noa accetto il vostro dono; altri viaggia- tori mi hanno di gia perdonato an simile rifiuto : cio die mi ofl'erite e supcriore a cio die per voi ho fatto, ma inferiore a quello clie dalla vostra amicizia sto attendendo. Ecco cio che vi cliiedo: promettetemi che appena ritornato nel seno della faniiglia vostra, mi trasmetterete la piii piccola bagattella, la quale pero sia veramente del paese vostro , ond' essa mi sia di prova clie voi pensaste a me, giacche io nou bramo gia la vostra riconoscenza , ma bensi la memoria vostra. Da queste parole vivamente commosso io gli stringeva le mani proinettendogli cio ch1 ei cliiedeva : « Aspettate , mi disse , noi usciremo insieme : ho inviati i vostri cavalli fuori della citta, le contrade sono anguste^ cosi potrete piii comodamente passare , ed io avro questo tempo aacora j>er trattenermi con voi ». C incamminammo lentamente, e traversaudo pel bazar m' accorsi ch' eravamo segniti dalle persone della casa di lui: esse portavano grandi corhe di pane che dal nipote suo andavano vie piii colmaudosi nel passare presso le hotteghe del bazar. a Hadgi-Hassan , cosi gli dissi , voi ci avete dato del pane quanto basta pel nostro cammino. E percio questo, soggiunse egli, non e per voi ». Giunti fuori della citta trovammo i nostri cavalli : la folia del popolo ci avea se- gniti, e ci vedemmo, come sempre in addietro , attorniali da poveri , a' quali gia eravamo per fare V elemosina , qiuuulo il nostr' ospite, alzando la voce: u schieratevi, disse, qui ; nulla da voi si chiegga a questo straniero. Eccovi tutto il pane che si e trovato quest' oggi a vendere ; esso vi sara distribuito. Unitevi a me onde a quest' amico augurare che Dio sempre 1' assista, lui ed i suoi in questo suo viaggio. » Uomo eccellente ! Quegli che avete cosi accolto e ora di ritorno nel seno della sua famiglia. Egli ha da' suoi concittadini ricevuto un omaggio , cui era alieno dall' atten- dersi •. egli e ben felice ^ ma gli rimangono tuttora alcuni mouienti per pensare ad Hadgi-Hassan, ed augurargli tutto il bene , di cui le virtu sue lo rendono meritcvole. R. Gironi , F. Carlini e I. Fumagalli , direttori td editori. Pubblicato il di -z 5 ajrosto 1828. Osscivazioni meteorologlche fatte all I. R. Osservatorio di Brera. L U G L I O 1828. Matti na or e 5. Stato del ciclo. N 2 < See A ore 5. '3 s 3 i N N 6 Si — 1 V S £ 3 0 cu £ <3 *> 0 0 0 s i-c _ 6 t- ■d 0 (_ re E | •a! SJ 0 6 0 c ■ — 0 S > 3 3 Stato del cielo. poll. 27 lin. | 8,4 + r7,8 £ Sereno. poll 27 lin. 7,8 +25,8 s 0 Ser. nebb. a 2.7 8,0 +i8,5 N E Sereno. 27 8,2 +24,0 E Ser. nuv. ser. .-> 27 9,°+I7,7 NSE Sereno. 27 q,2 +2^,2 e.s.e Sereno. < 27 9,6j+I9,° NE Ser. nuv. scr. 27 9,0 +25,0 E..S0 Sereno. .'» 27 9,2 +I9,o SE Sereno. 27 9,° +25,5 SE Sereno. 6 2J 9,3+19,5 NE Sereno. 27 8,6 +26,0 E 7 27 9,0+20,5 E Ser. nuv. ser. 27 8,5 +25,0 S E Sereno. 8 27 9,° +20,0 NE Sereno. 27 8,0 +25,5 E Sereno. 927 7,° +21,0 E Temp. prec ser. 27 7>7 +25,5 S*.SO Sereno. 10 27 8,2 + i8,5 E Nuv.se.te.piog. 27 9,° +23, O S Sereno. 1 1 27 9>3 + 17,5 N O Sereno. 27 q,o +25,8 SO Sereno. i 'j 27 8,6 +17,5 N Sereno. 27 6,0 +20,8 SO Ser.11eb.tem.11u. 1.) 27 5,8 + 17,0 O Nuv. ser. 27 6,t +22,5 O Sereno. 1 4 27 7>2 ■"M E Ser. nuv. ser. 27 6,8 +21,0 E Te.pio.nu-se.nu. 1 5 27 6,0 +i6,3 E Nuv. ser. 27 6,0 +21,7 0 Sereno. \ 16 2T 6,7 +i5,5 E Sereno. 27 7,° +21,8 N 0 Sereno. 1 1 7 27 8,0 +i5,o SO Sereno. 27 8,0 +22,0 O Sereno. 18 27 8,2 +15,7 N Sereno. 27 8,5 +22,8 SO Sereno. M) 27 8,5 +i6,5 N - Ser.neb.piov. 27 7,8 +21,5 E Nebb. nuv. rott. 20 2*7 7'° +i8,5 E Nuv. pioggia. 27 5,7 +22,5 O Sereno. 21 -7 6,7 +18,0 S E Sereno. 27 7,1 +22,6 SO Sereno. a a 27 7,7 +16,8 N N E Sereno. 27 7,2 +22,7 S Nebb. sereno. a3 27 7,4 +16,0 N E Nebb.ser. 27 7,5 +22,0 S Ser. nebb. 24 27 8,0 +17,5 E Sereno. 27 8,2 +25,8 S Sereno. 25 a7 8,6 +i7»4 N Sereno. 27 7,« +25,8 S Sereno. 25j27 8,0 +18,7 E Ser. nuv. ser. 27 7,5 +24,0 O Sereno. 37 27 7,« +19,5 E Sereno. 27 6,6 +24,6 E Ser. nuv. 28 27 b,6 +17,0 N E Ser, nuv. ser. 2? 5,8 +20,5 O..NE Nuv. temp. piog. 29 27 6,6 +16,0 N O Nuv. ser. 27 6,0 +20,6 S...N Nuv. temp. ser. .in 27 7,ol+i5,2 E Sereno. 27 7'2 +19,6 NE Sereno. )i 27 8,2j+i4,5 NE Ser. nuv. piov. 27 8,8 +19,0 E Sereno. Altezza mass, del har. poll. 27 lin. 9 6 Altezza mas s. del term. + 26,0 minima v 82 S8ir mm met linee 6,77 lia . lantita dclla pio Qi I \miir~~~ a^an T'TI III III IIIMIIW— Ihl II szuj^a 1 1 145 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Prospctto della storia letteraria di Sicilia nel secolo XVIII dell abate Domeidco Scina' , regio storio- grafo. Volume 3.° cd ultimo. — Palermo, 1827, tipografia rcale di gucrra , in 8.°, di pag. 4^4. Ar- ticolo sccondo cd ultimo ( V. il primo nel tomo 5o.°, p. 16). D, ic' egli adunque come era venuto da Malta a cercar fortuna in Palermo il F. cappellano Giuseppe Vella , uomo che negli atti e ne modi ostentava schiettezza , mansuetudine e moderazionc , ma fronte avea imperturbabilc ed era riservato , posato e parco nel dire. Di scienze nulla si conosceva , ne delle umane lettere era bene ammaestrato , e con accento maltese pronunciava un bastardume di lingaaggio sici- liano , anzi una lingua tutta sua propria. Egli cercava a migliorar suo stato d' introdursi presso i magnati; ma cosi stretta reggeva ne' primi suoi anni la vita , che davasi a pronosticatore de' numeri che si tracvan dal lotto. Usci di tanta oscurita in occasione che da Napoli capitato a Palermo un ambasciador maroc- fhino , il governo diode a lui per compagno nella sua dimora in quella citta il Vella, onde coll' ajuto Bibl. Ital. T. LI. i( I46 rROSPETTO DELLA STOMA LETTERARIA della lingua maltese conversasse col medesimo. Ac- cadde frattanto che trovandosi quell' ambasciadore in qualche conversazione di magnati , alcuni gli parlas- sero degli Arabi gia dominatori in Sicilia ; ed egli desideroso cV informarsene chiese de' libri che ne trai> tassero, i quali libri poco dopo restitui dicendo, per quanto gli faceva dire il Vella (1), essere mendaci. Poco dopo ando col Vella nel monastero di S. Mar* tino , ove mold codici arabi gli si mostrarono , di cui fece gran festa , e di alcuni in particolare , che al riferire del Vella grandi e belle cose dicevano. L' ambasciadore poscia parti; e dalla venuta e coru- pagnia di lui trasse il Vella i prinii rili del suo fa- moso codice arabico. 11 volgo , e col volgo tutti quelli che non ben di-r scernono , dice 1' autore , vennero in opinione che il Vella fosse di lingua arabica perito , e molti coiv revano a lui per sapere il senso di qualche scrittura in quella lingua ch' egli interpretava a suo senno : Canto che portato da Cefalu un picciol codice tio- vato in una barca turca , per fortuna di mare are- natasi , diede a credere che alcune figure rappreseloe janti i sepolcri de' primi califfi non indicassero che arche piene di danaro nascoste sotteiTa ne' co~ :ornj di quella citta. Siccome poi mirava a far T. una ottenendo qualche dignita, ed intendendo a cio non poter giungere senza il favore di monsig. Airoldi , personaggio eminente per cariche , per autorita e per dottrina , si accosto all' ab. Porpora , segretario di quel prelato , e all' ab. Moncada , fratello del principe di Lardaria, che n' era amicissimo , ai quali in appresso moho parlo di due dissertazioni che dt> ceva costargli assai fatica , dovendo ricavarle da al-* cuni libri arabici difficilissimi ad interpretarsi : con che volea per loro mezzo togliersi presso 1' Airoldi il concetto in cui era di persona illitterata. Quelle due dissertazioni versavano , una intorno ai Ciclopi (1) L'a?serzione puo essere vera, ma non e provata. DI SICILIA MEL SECOLO XVIII. 1 47 e Lestrigoni , 1' altra intorno ai Greet abitatori di Si- cilia. II Moncada non manco di parlare a monsignore e del Fella e di questi suoi studj , e gli mostro pure quanto il Vella avea scritto : dal che il prelato , il quale era assai dotto e nclle eose di Sicilia sentiva niolto avanti, conobbe che le cose narrate non erano discordi da quelle die n hanno lasciato i Greci , ma pei o aggrandite e sformate ; e quello che e piii , parevano scritte con istile nuovo e da persona in- dotta e delle greche cose non erudita. Si fece quindi a credere che il Vella fosse di lettere iguaro , ma che come maltese fosse facilmente versato nella lin- gua arabica. Per lo che fece che il Moncada gli do- mandasse se imbattuto si fosse in qualche scrittura arabica la quale parlasse della conquista di Sicilia fatta dai Musulmani. Fu allora che il Vella in gran secretezza conlido al Moncada e poscia all' Airoldi, che una ve n era nella biblioteca di S. Martino , dall' ambasciador di Marocco indicatagli , quando cou essolni fu cola. Su di che ben informatosi il prelato, t'ece Y additato codice conscgnare al Vella coif in- tenzione che costui lo traducesse. Molte difficolta e mohi dilungamenti oppose il Vella , ma in fine in- comincio la sua traduzione nel 1784. Fu lieto assai V Airoldi delle prime carte mostra- tegli dal Vella sotto iigura di traduzione , massima- mente che non trovo trattarsi di una storia su cui mohi dubbj sarebbonsi potuto eccitare, ma bensi di un registro di cancelleria , ove erano riportate tutte le lettere che dal principio dell1 invasione degli Arabi eransi di mano in mano scritte, prima dagli Emiri ai Mulei delf Africa Aglabiti , poi ai Sultani Fatimiti di Egitto : lettere che portavano seco la fede di loro autenticita per oo;ni rispetto. Crebbe maggiormente la liducia del prelato per la novita dello stile , lon- tano assai dalle nostre usanze e maniere ; avendo il Vella imraaginata la forma e]iistolare , ed usata una insula dicitura , la sola ch" egli potesse adoperare. La traduzione poi era fatta senza voci e sintassi italiane, 148 VKOSPETTO DELL A ST0R1A LETTERARIA e cosi sconcia , che una delle prime fatiche di quel prelato fu di ridurla , senza guastare il senso , in volgare. Quindi egli non poteva mai venire in so- spetto che quel maltese , il quale non conosceva tie storia , ne lettere , avesse potuto inventando nar- rare de' fatti che solamente accennati si le2;gono in cronache , e in autori o arabi o greci o latini. Tutto adunque ispirava fidanza. L' autore crede di spiegare il modo con cui il Vella pote conoscere le notizie degli Enviri e dei Califfi , dicendo che costui venne istruendosi in gran parte conversando coll' Airoldi, spigolatore diligentissimo di ogni piu piccola cosa riguardante gli Arabi, e solito a conferirue spessissimo con altri valentuomini ; ai quali discorsi fu presente il Vella dache diede prin- cipio alia traduzione : che stundo ivi mutolo , riccveva nell ammo tutte quelle notizie , forte le riteneva ed istruivasene. E siccome Y Airoldi per vieppiu incorag-* giarlo nell1 incominciata traduzione gli andava dicendo che doveasi fondare nell universita di Palermo una cattedra di lingua arabica che sarebbe toccata a lui , cosi il Vella si approfitto della conoscenza di un buori inusulmano che stava presso il principe del Cassaro , da cui imparo a leggere e a scrivere in arabo. Onde nel 1785 fu fatto professore di quella lingua , nia non iucomincio ad insegnare per 1' araba che la mah- tese. Un altro intoppo incontro il Vella. sul principio della sua traduzione, e fu di avere sbagliato il norae del principe , sotto cui fu ordinata Y invasione degli Arabi , chiamandolo Ibrahim~ben-Aalbi in vece di Zia- dattallah , di cui quell' Ibi ahim era padre. L' Airoldi yedendo ci6 contrario a quanto concordemente viene riferito dagli Storici , eredette che un tale errore rion provenisse che dalla trascuratezza del Vella, e gli raccomando piu d' attenzione. Questi sostenne notarsi nel testo Ibrahim ; e quindi comincio a 6i- mulare un carteggio coif accennato ambasciadore di Marocco , e di la rinse venutegli monete e carte m sicilia nel skoolo xviit. 149 quante gli occorrevano, ed una medaglia fra le altre segnata 1' anno 220 col nome $ Ibrahim, figlio di Aalbi, signore di Costantina , di Telesina e di Sicilia. Intanto s' alzo contro il Vclla un accorto e dot- tissimo uomo , il canonico Gregorio , il quale mai non voile credere nc al sapere arabico di colui, ne alia verita di quella traduzionc j e fin da prin- cipio grido contro Y impostura , primieramente non potendosi persuadere che gli Arabi di Sicilia nello scrivere , nel pensare e ne' costumi fossero totalmente diversi degli altri de' quali parla la storia : di poi vedendo tante lettere 6critte da persone different! , e ne' luoghi e tempi diversi , tutte dello stesso conio ; e mentre il Corano per gli Arabi e un codice reli- gioso e civile , gli Arabi del Fella non pregare , non bagnarsi , non dividere il bottino secondo quel codice, ne praticare i riti e precetti de1 Musulmani. Si aggiungeva che nel codice del Vella gli anni si chiamavano di Maometto , mentre 1' uso comune era di contarsi dall' Egira , ossia fuga di Maometto , e di pin quegli anni erano solari , quando gli Arabi usano i lunari. La contraddizione del Gregorio fu tenuta per un effetto d'invidia e di gelosia. Maggiore bensi fu Y imbarazzo del Vella quando YAiroldi penso di chiamare i dotti d' Europa a giudici del carattere e della lingua del codice, e pubbli- carne colle stampe il primo foglio, il quale tutt" altro diceva che quell o che nella sua traduzione il Vella avea supposto. Per togliersi dal pericolo egli si pose con incredibile pazienza a guastare tutti i caratteri di quel codice , e piu di tutti quelli della prima pagina che dovea stamparsi , apponendo a ciascuna lettera dei punti oziosi , o delle lineette sopra o sotto , e cosi intralciate , confuse e inutili , che ogni parola pareva un geroglifico , e tutta la pagina un laberinto ; sicche anche gli esperti nelle scritturc arabiche a stento potesscio rilevare qualche parola qua e la. E tanto piu ebbe a stentare in qnesto lavoro, che la materia del libro era assai loutana da una storia di Sir ilia. l5o PROSPETTO DELLA ST0RIA. LETTER ARIA Guasto di tal maniera il codice fu data ad inci- dere la prima facciata , die era anche la piu cor- rotta : ma perche nella incisione si consumo gran tempo , prima fu stampata e sparsa in Europa la riduzione del testo in carattere neskhi , che e 1' usato dagli Arabi orientali, con una traduzione latina allato; e poi il saggio dei caratteri originali del testo. Questi dal Vella erano chiamati Blauro-Siculi ; e 1' alterazione sua anche a confronto dei neskhi li rendeva inintel- ligibili. Per la circostanza esposta accadde che i dotti diedero prima il loro giudizio sulla lingua , e poi sui caratteri del codice. Quanto alia lingua tutti furono d' accordo ch' essa fosse scorretta e nella dici- tura , e nella sintassi , e nell' ortogralia ; e dalla piu parte , e massimamente da Simone Assemani lo stile e il linguaggio fu riputato barbaro. Ma il De-Guign.es pubblico forti sospetti intorno all1 autenticita del co- dice Martiniano , e chiaramente disse parergliene la lingua simile a quella di un catechismo maltese stam- pato in Roma nel iv52. Ma fu risposto che la lingua degli Arabi venuti in Sicilia non potea essere si pura come quella degli Orientali : non doversi aspettare eleganza in un registro di cancelleria: gli errori di sintassi e di ortogralia essere una testimo- nianza della sincerita del traduttore , il quale se in- ventato avesse egli medesimo quel codice , avrebbe evitate tante negligenze e scorrezioni (i). L' ' Airoldi perc opinava che gli errori dovessero appartenere al traduttore, che era un is;norante, e a meglio co- noscere la verita mando ai dotti in piu luoghi d' Eu- ropa 1' esemplare de' caratteri originali che allora era inciso. II Barthclcmy e il De-Guignes, il Tychsen e gli accademici di Oxford , furono quelli ch' egli (i) Fia qui il giudizio sulla lingua rimaueva perfetta- mente isolato; e senza un confronto d' altri documenti scritti nelle cancellerie medesime , in cui supponevransi scritte le lettere del codice , nulla di certo poteasi argo- mentars sulf antenticitk del codice. tot SI01LI.Y NFL 6ECOLO XVIII. lot consulto. Da Oxford non venne mai riscontro. II Barthelemy e il De-Gidgncs scrissero uniformemente movendo dubbj senza numero contro 1' autenticita del Codice martiniano , teuendo quasi per impossibile il dicifrarne i caratteri originali. 11 Barthelemy prima di decidere voile vedere pubblicata V opera : il De- Guignes proponeva che il codice si sottomettesse al- T esame dei dotti del paese ; ed accennava il Gregorio. Ma il Tychscn noto bensi le scorrezioni della lingua, ma non dubito della verita del codice e della tradu- zione ; e quello che e piu del valore e della perizia del Vella (i). Quindi i piu stettero in questa senteriza. U Airoldi non era percio risoluto. Scrisse e riscrisse; e passo un anno in queste fluttuazioni. Nel 1788 ito egli a Napoli per consultare i dotti di quella capi- tate, improvvisaraente si vide diffusa una lettera stampata in Malta , e sotto il nome di un certo De- Veillant scritta al Gregorio , nella quale s' impugnava il codice , e si scherniva e straziavasi il Vella. Fu quella lettera cagione di gran rumore in Europa ; ma come sopra quanti impugnavano 1' autenticita del codice si riputo dall' Airoldi valere il suffragio del Tychsen, quel prelato mise fuori nel 1789 il primo tomo con una dottissima sua prefazione dal Tychsen chiamata prologo galeato , in cui tento di sciogliere tutte le difiicolta opposte. II fervore pero eccitato venne a calmarsi pel piu grave avvenimento allora succeduto , quello della rivoluzione di Francia. Se non che il Vella desideroso ad ogni modo di assicurarsi comodo stato , merce della provvigione di qualche pingue benefizio ecclesiastico , immagino di architettare un altro codice, il quale fondasse ed ampliasse le prerogative e i diritti della corona sulla base di monumenti de' tempi dcgli Arabi e de' Nor- manni, dicendo averrte in pronto Toccorrente, attesa (1) Come mai il Barthelemy e il De-Guignfs non aanno dtcifrare i caratteri originali ; e il Tychsen U legge, rico- noscc la tradnzione e ne loda il Vella ? 1 52 PROSrETTO DELLA STOMA. LETTERARIA la corrispondenza sua con Marocco , donde traeva carte e monete a suo bell' agio. Consisteva questo nuovo codice in un carteggio tra Roberto Guiscardo , Ruggieri il conte , e Ruggieri re da una parte , e i Sultanl d'Egitto dalF altra , per la durata di 45 anni; e lo intitolo Consiglio d Egitto. In epiesto codice mulini, fiumi, salti d' acque, pesca d'ogni maniera, e boschi e caccia ed ogni altro diritto contro i co- stumi de' tempi e gli usi della feudalita furono ri- servati a pieno ed inalterable dominio de' reggitori della Monarchia siciliana. Di tale maniera adunque scrisse il Consiglio d Egitto in volgare ; poi lo vol to in arabo , o per dir meglio in maltese , dicendo di avere avuto 1' originale da Marocco , e chiamo a copista de' suoi scartafacci un frate francescano , mal- tese anch' egli , Giuseppe Camilleri , da lui istruito ne' caratteri arabici , incautamente perd trascurando di usare carta marrocchina, e servendosi di quella della fabbrica Fabiani di Genova. Egli presento questo codice al re, unendovi un anello con lettere arabi- che , dicendo essere quello proprio del re Ruggieri : il che gli frutto una grossa abbazia ed una pensione. Cid fu nel 1793. II Gregorio non potendo darsi pace di tante im- posture prese di fianco il Vella per abbatterlo; e mise in luce una grande raccolta di scrittori arabi , che trattato aveano delle cose di Sicilia, da uomo valentissimo tutto correggendo quanto d: inesatto era dianzi stato pubblicato ed aggiungendone altri non prima couosciuti : e con tre dissertazioni illustro T argomento, discorrendo sulla Cronologia degli Arabi- Siculi , sulla Geografta di Sicilia a tempi degli Arabi e sugli Ambi-Siculi illustri per scienze e per lettere. Ma il Vella avea gia un' opinione stabilita d' insigne orientalista ; piovevano da Rostock panegirici del Tychsen in sua lode ; 1' accademia di Napoli lo avea messo tra i suoi socj ; il Papa lo confortava con lettere ad aver cura de' suoi occhi , che colui dicea per lo studio maltrattati; e piu di tutto la rivoluzione DI SICTLIA NEL SECOLO XVIII. 1 53 di Francia lo liberava da potenti contraddittori: in- tanto che in Sicilia si procacciava la bcnevolenza dei grandi , ai quali , se da una parte avea tolti important! diritti , a larga niano donava in compenso antichi titoli di ambiziosa celebrita. Egli era al colmo di sua buona fortuna quando nel 1784 tra altri viaggiatori ginnse a Palermo 1' Hagcr , uomo, dice 1' A. , vivace , niente riservato , ne sa egli dire se incauto o franco , ma ben disposto alio studio delle lingue , e se non molto profondo , assai pero avan- zato nella conoscenza della lingua arabica. II Vella, a cui corse immantinente , non gli diede a vedere i suoi codici ; e il Gregorio gli disse tutti i suoi dubbj e sospetti. IS Hagcr andato a Napoli rassegno al re per mezzo dell' Acton una Memoria concertata col Gregorio , nella quale palesavansi i sospetti della falsita de' codici ; domando il codice martinia.no e le monete in esso inserite per la supposta conti- nuazione del medcsimo , i manoscritti del Consiglio d Egitto, e il carteggio dell' ambasciador Marocchino, e di un suo fratello , dal Vella accennato in addietro , col qual carteggio le carte e le monete diceansi spe- dite d'Africa. II Vella mando fuori di casa sua una cassa di carte ; poi suppose un furto ; e consegnd nondimeno , secondo che dice 1' A. ai Magistrati piii di quello ch' egli volesse ; e fini col fingersi grave- mente animal ato , a segno di farsi portare il viatico. Ma in quel tempo essendo improvvisamente morto il vicere Caramanico , successero nelf amministra- zione tali cambiamenti, che ruinarono le speranze del Vella. Si venne a procedere sulla querela del furto, da pochi creduto : si ando di notte-tempo in casa del Vella, e se nc sigillarono le carte: poi seppesi alcune essere state da lui abbruciate, ed altre trafugate prima del divulgato furto : sicche la sua persona fu posta sotto custodia. Nel tempo stcsso fu imprigionato il frate Camilleri , che svelo come dal Vella fosse stato composto il Consiglio d Egitto; in altri modi comprovandosi ancora quclla dcposizione ; I&4 PROSrETTO DELLA STORIA. LETTERARIA ed aggiungendosi il giudizio delV ffager, che dichia- rava tutto quel Conslglio per una stretta e solenne impostura. Non trattavasi piu di cosa semplicemente letteraria , qual era il Codice Siculo-Saraceno : il fi- sco e i baroni del regno vi aveano grand! e diffe- rent interessi. 11 perche dal ministro , a cui il Vclla si era diretto , fu ordinato che contra i rei del furto si procedesse dalla Gran-Corte , e si concedesse al Velia di trasferirsi a Napoli. Se non che pochi giorni dopo per la segreteria dell1 Acton venne annunciato che il furto era sembrato una favola , e s' incaricava YAiroldi d' invigilare si che la verita si scoprisse; e il Vella fu custodito come prima. Intanto Y Hager , inoltratosi, sulla scorta del Gre* gorio, nell' esame dei due codici, diceva francamente che f uno e Y altro erano fattura del Fella , e che trovavasi in grado di rassegnare tal suo giudizio alia real Corte. Allora YAiroldi propose una conferenza tra il Vclla e Y Hager innanzi a cinque letterati , i quali pero nulla sapeano di lingua arabica , e do- veano pur sedere testimonj e giudici. L' Hager accettd il partito , ne si accorse che la proposta mirava a levargli di mano il codice di S. Martino, siccome av* venne , onde mancasse il fondamento del suo giudizio. In fatti la conferenza ando male per Y Hager , alle di cui domande il Vella non diede mai adeguata risposta : solo che , secondo che ne fu richiesto , tradusse alcune linee corrispondentemente a quanta era stato gia pubblicato : ond' egli fu applaudito con festa ; e il codice in quistione fu proclainato auten- tico. L' Hager, comeche la conferenza non gli fosse stata favorevole, mando nondimeno a Napoli il suo giudizio per ogni verso ragionato , concludendo e questo , e il normanno essere un recente lavoro di persona poco pratica della lingua arabica ; e false del pari essere le monete. Mentre la Corte rivolgeva 1' attenzione sua al giudizio dell' Hager e dei cinque intervenuti alia con- ferenza , il Vella trovandosi in gran pericolo, massime DI 8ICILIA. NEL 8ECOLO XVIII. 1 55 per la deposizione del Camilleri, svelo a monsignor Granata, capo tie \ cinque, e poscia al presidente del regno , esscre il codice normanno di sua inven- ziotie ; veto pero il martiniano. Laonde la Corte , che non gli ebbe fede, ordino ch' egli fosse convinto della sua reita , e punito quale impostore , che avea osato compromettere la nazione siciliana e la Corte. II Fella disdisse il furto querelato : confesso inven- tato il carteggio con Marocco ; suo il guasto del co- dice martiniano, e questo non contenere storia degli Arabi; ma le cose del pubblicato Codice Siculo-Sara- ceno essere vcre, tratte da alcuni codici arabici seco lui recati da Malta, e da altri regalatigli dall' ambasciador Maroccliino: solo aveavi egli aggiunto il supplimento a poche lacune , giovandosi di storici siciliani e di alcuni lumi innoccnti somministratigli dall' Airoldi. Rispetto al codice normanno confesso non averlo avuto da Marocco , ma in gran parte averlo tratto da un manoscritto arabico ch' egli comperato avea da un libra jo di Palermo : pero la parte risguardante la legislazione essere stata da lui introdotta ad in- sinuazione del Carclli, segretario del Governo, sui materiali , che questi e un certo Fidotta gli aveano somministrato. Nissuna delle quali asserzioni avendo egli provata , ne facendo vedere gli accennati mano- scritti, al 29 d' agosto del 1796 usci sentenza che dichiaro i due codici martiniano e normanno falsi; e condanno lui a prigionia in fortezza per i5 anni, e alia perdita de' suoi beiii, salvi gli alimenti limitati in 36 once all anno. Solamente il di i.° di settembre dello stesso anno 1796 usci la relazione di Germano Adami , arcivescovo di Aleppo, greco melchita , che chiamato a Palermo ad esaminare i due codici insieme con Antonio Dakar di Aleppo, suo segretario, non lascio alcun dubbio sulla falsita del codice normanno e della traduzione del martiniano. Dannati i codici del Fella, rimaneva a giudicarsi delle medaglie da lui pubblicate. Dice f A. che il Fella a palliare i suoi errori , e a velar meglio la ]56 PR&SluETTO DELL A STORIA LETTER \RtA sua frode , sin da principio fa da una specie di nccessita costretto a fabbricare monete : che le prime dal Fella prodotte sono rozze e grossolane , e piene di vistose falsita, e sopra tutto quella di Ibrahim-' be?i-Aalbi, la quale non solo ea getto come le altre, ed abbonda di errori di ogui sorte , ma e di una grandezza straordinaria non mai veduta nelle monete arabiche ; e consta di due lamine , V una all' altra soprapposta e saldata , perch e non ancora il Vclla sapeva fondere nella stessa forma il dritto e il ro- vescio della moneta. Che sentendo poi le difficolta contro le monete opposte dal Gregorio , e meglio conoscendo i caratteri arabici , e la figura delle mo- nete arabiche , mando fuori della sua fucina forme piu regolari , caratteri piii uniformi , anni non piu scritti in cifre , ma in lettcre ; e diede alle sue monete eziandio una specie di ruggine , ossia la patina delle antiche. Conchiude poi, che la sola ignoranza di lui nella lingua arabica bastava a tradirlo, contaminando egli ogni cosa col suo solo dialetto maltese. Colle sue medaglie dato avea dunque principio a formare la serie di tutte le arabiche dinastie ; e per si co- lossale disegno destato avea grandissima maraviglia ed ottenuto che la sua serie fosse pubblicata a regie spese : e di fatto al momento in cui fu colto dall' ac- cennato proccsso , se n erano incise ventitre tavole , contenenti gli Ommiadi , gli Abassidi , gli Ommiadi di Spagna e i Fatimiti , gli Aglabiti di Sicilia , i loro Emiri , la serie dei Re uormanui sino agli Svevi , poi i Samanidi regnanti nella Transoxana , gli Ajubiti ed altre dinastie minori. ISAiroldi, Salvador Morso , f Adami e il Dakur si posero a separare le medaglie false del Vella dalle vere , che pur possedeva in ampia raccolta, poiche di vere se ne trovarono 364, delle quali 219 in oro , 74 in argento e 71 in ra- me , che appartcnevano a varj principi Abassidi , Om- miadi, Almoravidi, Mohavuedini , Fatimiti, Atabeki e Siciliani. Ma e da sapersi che le medaglie incise nelle tavole del Vella non corrispondevano per lo Dl SICILIA. NEL SECOLO XVlJI. 1 57 piu ne allc vere, no alle false, poiche senza darsi piu la j>ena di acquistare o foggiar monete , egli ap- pagato erasi di farle soltanto disegnare secondo chc a lui veniva la voglia di ordinare e ridnrre a com- pimento quesla o quell1 altra serie di dinasti. Tcrmina Y A. dicendo dalle imposture del Fella avere la letteratura siciliana ritratii alcnni non me— diocri vantaggi ; la fondazione cioe di una cattedra in Palermo di lingua arabica , e un piu intenso e vivo studio della storia e della numismatica arabica. Noi intanto mentre riguardiamo come un bene- ficio per mold rispetti fatto alia letteratura in ge- ncrale la storia che il sig. Scinci ci ha data delle imposture del Vclla, non possiamo dissimulare qual- mcnte avremmo dcsiderato che parecchie parti della mcdesima ci avessero presentato minori incoerenze e materie di dubbio. IS ignoranza del Fella predicata come si cstesa non ha probability. Se costui non avea coltura di lettere , avea per certo acuto inge- gno : che uom rozzo , qual egli ce 1 dipinge , non puo architettare a fantasia imprese della natura dei due codici da lui pubblicati , e delle serie numisma- tiche intraprese. 11 Codicc-Siculo-Saraceno presenta una massa di cognizioni positive intorno a cose , a tempi , a luoghi , a persone , nel complesso della quale , toltc pochissime e poco gravi inesattezze , ne difficili a conciliarsi , non apparisce che i suoi emuli abbiano , come pur conveniva , opposto quel genere di storiche falsita , di confusioni , di anacro- nismi e di quant' altro di simile debbesi necessa- riamente aspettare dalf ignoranza che nel Vclla tanto 6i magnifica. Dire ch' egli ando raccogliendo tutto dalla conversazione &e\X Airoldi e una esa2;erazione assurda e contraddittoria. Ne YAiroldi poteva inse- gnargli tanto, ne senza un prodigio poteva il Fella uinto apprenderne. Prima che il Vella fosse prov- veduto dell' abbazia e della pensione , vivea , dice A., in si ristretta fortuna , chc cercava sussidio Belle cabale del lotto. Come poteva in tale stato 1 58 PROSVETTO BELLA STORIA LETTEUARIA avere i mezzi opportuni per procurarsi carte e mo- nete, se le relazioni coll' ambasciador Marocchino non glie ne hanno procurate ? Nissun Siciliano lo ha 60ccorso. Quale prova poi ch' egli fosse fabbricatore delle false medaglie , che fin da principio da lui addotte furono in confermazione di quanto avea scritto ? Chi le fabbrico per lui ? Nulla di cio si dice. La giusta conseguenza si e, che, come le vere, cosi le false ancora abbia avute dagli altri ; e puo essere stato di buona fede nelf uso che ne fece ; e dove abuso, non mancavangli cattivi esempi di chi in la- vori simili lo avea preceduto. Non e indicato chi riducesse il testo della stampata pagina del codice martiniano in carattere neskhi. Se il Vella; sapeva egli dunque piu di quello che si vuol supporre , avendo , comunque imperfettamente , composto di sua testa cio che non era nel testo. Se altra persona; essa avea dunque potuto lcggere il testo , che pur si dice alterato; e quel testo corrispondeva al Codice Siculo-Suraceno volgarizzato , poiche doveva certa- mente corrispondervi la versione latina. II giudizio sulla lingua , che dicesi essere stata da tutti ricono- sciuta scorretta, rimaneva perfettamente isolato all' e- poca in cui 1' Airoldi mise fuori quella pagina , e senza an confronto d' altri doeumenti scritti nella cancelleria medesima , in cui supponevansi scritte le lettere componenti quel Codice , nulla potevasi argomentare contro Y autenticita del martiniano. Prima delf Adami e del Dakur nissuno seppe che il mar- tiniano comprendeva tutt' altro che cio che il Fella pubblicava. Come dunque innanzi a quelf epoca ri- manevano fondati i giudizj del Barthelemy e del De-Guignes, che non seppero dicifrare i caratteri originali , il che vuol dire che non li lessero ; e quello del Tychsen , che diede ad intendere di averli letti, e lodo tanto la traduzione e il Fella, quando in sostanza quella pagina , per quanto fosse alterata , era ben lontana dal presentare un documento di rancelleria . se il codice martiniano trattava di tutt al- tra materia ? O il T\ chsen , o il Dakur ha imposto. DI SIOILIA NEL SECOLO XVIII. 169 Vien fuori l' Hager, nieno dotto di quello die possa essersi creduto daW Acton o da qualche suo segre- tario. Da tutto il contesto della storia raccontataci apparisce evidentemente che costui non seppe leg- gcre il Codice martiniano, e die si misero a fronte nclla stessa conferenza due impostori. Egli slida il Vclla ad una traduzione di ua passo che indica, Egli non sapeva certamente che mai dicesse quel passo, se ne nieno buona al Vella la traduzione sulT istante fattane ; essendo certo per la susseguente testiino- nianza del Da/cur, che simil passo non era, ne po~ teva essere nel Codice martiniano. I giudici dclla confereuza nulla esperd in lingua arabica poterono giustamente giudicare in favore del Fella; ma poi- che F Hager si vide tradotto prontamente il passo di quel codice , e 11011 lo seppe impugnare , come pote sostenere alia Cortc, che Vella era un impo-* store ? Che se 1' Hagcr leggeva ed intendeva il passo che asseguo per prova , e non cbbe a ridire sulia traduzione ; se il Tychsen giudico fondatamente la traduzione della pagina mandatagli dall Airolcli, che diremo noi dAY Adami e del Dakar? Mold altri dubbj potremnio qui accennare. Gli abbandoniaino al buon senso di chi leggera la storia delle impo- sture del Vclla. Essi , che non diranno certamente che Annio di Viterbo fosse uno de' piu ignoranti uoinini del suo tempo; essi, che alle deposizioni del Vella opporranno quelle che molti scrissero essere state fatte alia inquisizione di Firenze dal Savona- rola, udendo il piu che letterario zelo del Gregoiio, i suoi concerti coll' Hager, e il partito alzatosi contra il Vella, andranno forse piu avanti di noi nelle loro congetture. 11 Codice Siculo-Saraceno al suo primo apparire sembro a tutti i dotti un acquisto prezioso per la storia. E da dolersi che sia stato Y opera del- T impostura : ma e da ccrcarsi ancora , se per av- \ entura non contenga pur qualche utile f'ondo di verita. Di cio solo abbiamo noi preso intcresse per poro amor delle lettere c dell' crudizione. i6o PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Elcmcnti di zoologia delV abate Camillo Ranzani , professore di jnineralogia e di zoologia nclla P. Universitd di Bologna. Tomo 3.° contenente la Sto- ria naturale dcgli uccelli. Parti 6.a, 7.% 8.a e 9.% di pag. 216, 1 85, 3i8 e 338, con i3 tavole incise in rame. — Bologna, 1823-1825-1826, per le stampe di Annesio Nobili , in 8.° ( 5.° estratto. V. Bibl. ital. tomi 29.0 , pag. 36j; 3o.°, pag. 368,* 3i.°, pag. 369 e 33.°, pag. 35 1 ). N. J. ^lell' antececlente articolo vedemmo consacrate al- 1' estesissimo ordine dei passeri le parti 3.a, 4.* 5.a; colla 6.a rimane quello esaurito. Famiglia I4.a Conorarnfi (becco a cono ). La pre- serve famiglia , cpiale la considera il nostro autore , corrisponde cpiasi esattamente all' ordine dei grani- vori di Tcmminck : ne differisce poi, i.° perche esclude dalla medesima il genere ploceo che non ha creduto conveniente di annoverare in una fami- glia diversa da quella che comprende i generi ittero e rigogolo ; 2.0 perche ne esclude eziandio il genere cinciallegra che ha messo gia nella famiglia degli egitali; 3.° perche, seguendo 1' esempio di Cuvier e di Illiger, vi ha ascritto i generi bufaga e glaucope che Temminck colloca nel suo ordine degli onnivori, a gran distanza degli altri conorarnfi. Gen. i.° lo- dola di Bechst. Seguendo le tracce di Vieillot, forma nel presente genere tre sezioni , e desume i caratteri distintivi delle medesime dalle piu rimarchevoli par- ticolarita del becco. Gen. 2.0 ortolano di Linn. Giusta f esempio di Temminck , ascrive ad una sezione di- stinta le specie aventi \ unghia del pollice assai ELEMHNTI DI ZOOLOCIA eCC. l6l laqga e poco curvata. Gen. 3.° tanagra di Linn. Divide questo genere in sei sezioni, seguendo le orme di Cuvier. Gen. 4.0 lossia di Briss.; 5.° psittirostra di Tcmm.; 6.° ciufolotto di Briss.; 7.° fringuello di Temm. Trova conveniente il dividere questo genere nolle tre sezioni stabilite dal Temminck piuttosto che adottare i parecchi generi nei quali Vieillot e Boie distribuiscono i fringuclli. Gen. 8.° fitotoma di Mo- Una. Distribuisce le specie in due sezioni, desumen- done i caratteri dal numero e direzione delle dita , siccome praticano Vieillot e Temminck. Gen. 9.0 colio di Gmelin; io.° glaucope di Gmelin; n.° bu- f'aga di Linn. Famiglia i5.a Collurioni ( nome dato da Aristotele ad an uccello che si crede del genere de' lanieri ). Segue 1' autore quasi sempre Temminck riguardo alia determinazione e limitazione dei generi compresi nella presente famiglia , dalla quale esclude il genere iVammistovi da Vieillot a spese del genere linneano tanagra, e nclla quale comprende anclie le titire. Gli sembra poi certo che una tale famiglia debba precedere immediatamente l'ordine de' rapaci. Gen. i.° artaino di Vieill. ; 2° tanofilo di Vieill.; 3.° crini- gcro di Tcmm. ; 4.0 edolio di Cuv.; 5.° prionopso di Vieill.; 6.° titira di Vieill.; 7.0 vanga di Vieill.; 8.° sparatte dllliger; 9.0 laniere. Adotta le tre sezioni 6tabilite da Le Vaillant, ma siccome i lanieri spet- tauti alia prima , per la loro audacia e ferocia si accostano piu degli altri agli ordini de' I'apaci , cosi pone quelli per gli ultimi. Ordine quinto. Rapaci. Riticne il nostro autore che i limiti assegnati da Latham , da Cuvier , da Illigcr , da Temminck , ecc. al presente ordine , siano esatti e precisi , e che quindi se ne debbano esclu- dere i lanieri , i pappagalli , i ramfasti ed i buceri , e vi si debba annoverare il cosi detto secretario. Per cio che risuarda le fami^lie , si uniforma al parere di Cuvier, di Blainville , ecc. e ne ammette Bibl. Ital. T. LI. 11 l6a ELEMENTI DI ZOOLOGIA due solamente , quella cioe dei diurni e 1' altra dei notturni. Famiglia u* Diurni. Fa rimarcare die le differenze in codesta famiglia di rapaci soiio combinate fra loro e graduate in guisa che non possono somministrare alcun solido fondamento per dividere questo gruppo di uccelli in piu famiglie. Gen. i ° avoltojo di Temm. Ammette le due sezioni in cui Vieillot divide il pre- sente genere , ma da il primo posto a quella che comprende i gipsii di Savigny , giacche all' altra ap- partengono alcune specie , le quali formano , secondo 1" osservazione di Temminck, il passaggio del genere avoltojo al genere seguente. Gen. 2.0 catarte d' III. Pare verissimo al nostro metodista quanto si afferma da Temminck, cioe che qualora i catarti si mettano in una ben ordinata serie , in qualsiasi parte della medesima le differenze tra le specie contigue sono di tale in- dole da non potere altramente servire di base ad una distinzione generica. Quindi si uniforma al parere di lui per riguardo al presente genere. Conviene pure col medesimo nel distribuire i catarti in sezioni ed ammette le due gia da lui proposte. Gen. 3.° gipaeto di Starr. Relativameute ai limiti da assegnarsi ad un tal genere , senza tenia di errare segue le tracce di Temminck. Essendoche una delle due specie che il costituiscono ha la cera e le narici quasi interamente sotto le setole che circondano la base del becco , mentre 1' altra ha quelle parti del tutto scoperte , crede di avere sufficiente motivo per stabilire due sezioni distinte. Gen. 4.0 gipogerano di III.,- 5.° fal- cone di Linn. L' autore si uniforma al parere di quelli che stimano non vi abbiano differenze bastevoli tra j falconi da dividerli in piu generi , cd attenendosi particolarmente alle sagge considerazioni del Tem- minck ( cioe che per gli assai svariati bisogni portati dalle differenze dei climi in cui sono sparsi , e dal- 1' essere gli uni predatori di maramiferi e d' uccelli, gli altri di pesci, ovvero d'insetti, diversificano moltis- simo nella struttura delle parti destinate alia provvista ditxl' abvtb c.Vjmillo banzani. i63 dell' alimento ) , li distribuisce quasi al pari di esso in sczioni , concedcndo egli pure il primo posto alia sczione de' falconi propriamente detti , giusta i ca- ratteri da Linneo assegnati al genere , e considcra una tale sezione come il primario termine di con- fronto per le altre specie meritevoli di apparienere a questo genere. Famiglia 2.a Notturni. Colla maggior parte de* na- turalisti 1' autore si dichiara intimamente persuaso che codesti rapaci non si debbano collocare in un ordine diverso da quello che racchiude i diurni ; gli seinbra poi conveniente il lasciarli , almeno per ora, riuniti nella medesima famiglia e nel medesimo genere. Gen. unico , strige di Linn. Non sa ainraet- tere la divisione introdotta da Temminck e da Neu- mann , in quanto che per confessione del primo non vi ha carattere generale c costantc per distinguere le civette cosi dette diurne dalle notturne. Reputa quindi che la divisione delle strigi proposta da Dau- dui , da Bechstcin , ecc. , sia, per ora almeno, quella che piu dclle altre agevola lo studio delle specie compreee nel presente genere. Ordine sesto. Gralle. Osserva essere assai difficile il dare un' accurata e generale idea del, presente ordine , giacche dei caratteri che dagli ornitologi si risguardano come distiutivi delle gralle, gli uni non compctono a tutte, gli altri sono ad esse comuni con alcuni uccelli di ordine diverso. Trova quindi neces- sario teuer conto del complesso di codesti caratteri, de' quali bastera che la massima parte competa ad un dato uccello, perch e deijba esso mettersi nell' or- dine di cui si tratta. Noi non crediamo che tutti gli uccelli dair autore ritenuti come gralle , allorche vo- lano ripieghino le gambe all' indietro. Riguardo alle primarie divisioni , in mezzo alle tante discordanze dei zoologi, procede in questo raodo: gli ordini alet- toridi e pinnatipedi di Temminck sono da esso ris- guardati come due famiglii> ; adotta la famiglia dei Wtirostri stabilita da Vieiilot ; trasferisce nel suo 164 ELEMENTI DI ZOOLOGIA ordinc Ie famiglie che Illiger chiamo campestres e lit- toralcs , e che vennero da ltd messe ncl suo ordine de' corridori , e forma una famiglia sola : nel distri' buire poi in famiglie le altre gralle segue quasi sempre le tracce segnate dallo stesso Illiger. Famiglia i.a Uncirostre. Questa famiglia ecjuivale pi!7 ordine degli alettoridi di Temminck e dill'erisce dalla famiglia degli alettoridi d' Illiger in cpianto che il nostro autore ne esclude il genere cereopsis di Latham e ad esempio di Temminck lo mette fra i nuotatori : per lo stesso motivo poi la presente fa^ miglia , quale cosi la stabilisce, diversifica da quella cui Yieillot chiama es;li pure degli uncirostri; ne differi6ce essa inoltre , perche fra gli uncirostri egli annovera il genere psophia. Gen. j.°psofia di Linn.; a.0 dicofolo d' III. ,• 3.° glareola di VieilL Separa le tre specie conosciute in due sezioni; pone le due a coda forcuta nclla prima , Y unica a coda non for- cuta nella seconda. Gen. 4.0 palamedea di Moehring; 5.° cauna d' III. Faniiglia 2.a Fachidromi (che corrono velocemente). Differisce quasi per nulla da quella cui Goldfuss impose lo stesso nome. Gen. i.° ottarda di Linn, L' autore accordandosi col parere di Temminck , e persuaso che non si debba dividere in due. E inoltre di parere che appartenga all1 ordine delle gralle e non gia a quello delle galline, si perche in esso i tarsi sono ben lunghi, ed una porzione della tibia e nuda, come eziandio perche, giusta 1' attestazione di Cuvier , le ottarde nella struttura delle parti interne molto differiscono dalle vere galline e somigliano assaissimo a quegli uccelli che generalmente sono pscritti all' ordine delle gralle. Sulle tracce di Tem- mmck stabilisce in questo genere due sezioni, e ne desume i caratteri distintivi dalf essere o no alquanto depressa la base del becco ; 2.0 corsiero cU Lath. ,- 3,° falcinello di Cuv.; 4.0 calidra 3! III.; 5.° edinnemo di VieilL ; 6.° ematopo di Linn. ; 7.0 imantopo di Briss. ,• 8.° piviere di Linn. Questo genere , come lo nr.LT.' ABATE CAMILLO RANZANI. l65 considera V autore nostro, ha un' estensione alquanto minore di quella die Linneo gli aveva attribuita. Nc distribuisce poi le parecchie specie in quattro sezioni , desumendone i distintivi dalle qualita della mandibola superiore , delle ali , delle dita e delle unghie. Famiglia 3." L' imicole d' III. Gen. i.° vanello di Rai. Ne stabilisce due sezioni : alia prima ascrive le specie aventi le ali inermi; nella seconda anno vera quelle che hanno uno sprone nell' angolo anteriore delle ali. Gen. a.° vokapietre d' III. ; 3.° tringla di Tcmm. Un tal gencre e assai piu ristretto di quello di Linneo. Seguendo V esempio di Vieillot e di Tern- minck , 1' autore lo divide in due sezioni : alia prima attribuisce le specie che hanno le dita anteriori af* fatto libere ; nella seconda annovera le altre aventi il dito medio nella base unito all' esterno mediante una membraua. Gen. 4.0 totano di Beck. Ad imita— zione di Temminck ammette pure in questo genere due sezioni , e da alia prima le specie aventi il becco diritto sin verso l'apice, ov' e declive, e nell' altra pone quelle che hanno il becco appena al di la della meta curvato in su. Gen. 5.° pantana di Leidcr ; 6° beccaccia di Temm. Trova giustissimo il distri- buire col Temminck le specie in tre sezioni. Gen. 7° rinchea di Cuv. ; 8.° numenio di Temm. Lo divide in due sezioni corrispondenti ai due sottogcneri nu- menius e phceopus di Cuvier. Famiglia 4." Falcirostri. Giudica conveniente l'am- mettere questa famiglia stabilita da Illiger che la disse dei falcati ed adottata da Vieillot che la chiama de' falcirostri. Gen. i.° ibis & III. ; 2.0 tantalo d' III. Famiglia 5.a Erodj ( airone o aghirone ). Sembra all' autore che il genere ardea abbia a risguardarsi come il tipo della presentc famiglia creata da Illiger, e che in essa debbansi accogliere quegli altri generi solamente i quali pei caratteri principali del L>ecco, de' piedi ecc. hanno cogli aghironi notabile somi- glianza. Esclude poi i generi platalea e cancrorna l66 TXEMFNTI DI ZOOLOOTV perche hanno il bccco oltremodo depresso ed assai piu largo che alto , e quindi essenzialmente diverso da quello degli aghironi. Per simile motivo esclude ben aiico i generi tantalo ed ibi , avcndo questi il becco curvato all' ingiii ed ottuso nell1 apice. Non sa poi itidursi a separare dagli erodj il genere curypyga d' Illiger, siccome fa Vieillot. Gen. i.° gru d' III. Scomparte questo genere in tre sezioni , i.a becco molto piu lungo della testa e non seghettato; 2.a becco molto piu lungo della testa , tomj in qualche parte seghettati ; 3.a becco poco piu lungo della testa e non seghettato. Gen. 2..° cicogua d' III. ; 3.° aramo di Vieill. ; 4.0 aghirone di Vicill. adotta le due se- zioni di Temminck ; 5.° euripiga d1 111. ; 6.° anastomo di Bonat.; 7.0 ombretta di Brisson. Ordine settimo. Nuotatori. Grande discrepanza esiste fra gli ornitologi intorno ai limiti ed ai ca- ratteri essenziali del presente ordine, siccome appare dal ragguaglio istorico dell' autore. Egli e d' avviso che cio derivi principalmente dab" aver fatto conto non pochi di essi d' una o d' altra qualita isolata , e non e,ia di quel complesso di caratteri che solo pud indicate 1' indole e la natura degli uccelli. Quantun- que assai numerose e rilevanti siano le differenze che presentano quelli di cui si tratta , osserva il me- desimo che non mancano caratteri comuni e baste- voli per distinguerli da tutti gli altri , quando si con- siderino complessivamente. II tarso in tutti compresso e piu breve del collo , la cute quasi ovunque co- perta di lanugine folta ed imbevuta di una materia untuosa, la quale diffondesi pure a tutte le penne, sono caratteri abbastanza atti a far eonoscere quali urcelli vadano annoverati fra i nuotatori. Hanno inoltre lo sterno assai lungo con incavo ai lati , il ventriglio in generale muscoloso ecc. Si e astenuto f autore dal distribuirli in diversi ordini per avere riconosciuto mediante attento esame che i caratteri sui quali gli altri sistematori appoggiano le loro distribuzioni, possono appena servire di appoggio ad dell' ab\tf. oamii.lo ranzani. 167 alquante famiglie. Preferisce poi il nome di nuota- tori a quello di palmipcdi usato da mohi altri, per- che gli sembra porga meno occasionc di errore. Ri- guardo alia divisione dell1 online in famiglie , con- sidera conic la migliore quella di Vieillot e la segue quindi in molta parte. Famiglia I." Pelagj di Vicill. Gen. i.° sterna di Linn. Divide il presence genere in quattro sezioni : i.a becco diritto, membrana de' piedi non altramente intagliata ; 2.a becco diritto , coda non forcuta , mem- brana de' piedi non intagliata; 3.a becco diritto, coda forcuta , membrana de' piedi intagliata; 4.* becco curvato verso V apice. Gen. 2.0 laro d' III. Ascrive ad una sezione particolare un laro non ha gnari scoperto nella Nuova Olanda , perche a ditlerenza di tutti gli altri ha il becco assai grosso , corto , tutto a un tratto rigonfio verso 1' apice , e le narici ovali ; 3.° stercorario d' III. ,• 4.0 rincope di Linn. Famiglia a.a Siforinj di Vieill. Gen. i.° procellaria d' III. Adotta le tie sezioni stabilite da Temminck ; 2.0 pachiptila d' III. ,• 3.° aladroma d' III. ,• 4.0 dio- medea di Linn. Famiglia 3.d Dcrmorinchi di Vicill. Gen. l.° anitra di Linn. Distribuisce le specie in tre sottogeneri o sezioni ad imitazione di Guvier e di Temminck , e fa della terza una divisione in due parti. Ne descrive 24 specie. Gen. 2.0 smergo di Linn. Famiglia 4." Stcganopodi dill. Gen. l.° pellicano di Linn.; 2.0 cormorano di Briss.; 3.° tachipeto di Vieill. ; 4.0 sula di Lacepcde ,• 5.° fctonte di Linn. ; 6.° ploto di Linn. Famiglia 5.a Marangoni. Gen. 1.° eudite & III. ; 2.0 colimbo di Brisson. L' antore divide i colimbi in due sezioni secondo che il becco e diritto, o poco curvato nell' apice , ovvero in queste notabilmente curvato. Famiglia 6.a Ditichi (che amano di star sott'acqua). Quota famiglia non differisce punto da quella che Vieillot disse de' brachiptcri. Gen. i,° uria di Briss. 1 68 EtEMENTI DI ZOOL0GIA. Come Temminck V autore divide il presente genere in due sezioni. Gen. 2° faleride di Temm.; 3.° mor- ntone di Temm. ; 4.° alca di Briss. Le due uniche specie conosciute differiscono in modo che gli sem- bra convenevole il fame due sezioni distinte. Famiglia 7.* Sfenisci di Vieill. Essendo gli sfenisci gli uccelli che raeno degli altri differiscono dai ret- tili e dai pesci , e sembrato opportuno al nostro au- tore il collocarli ultimi nella serie ornitologica, sic- come ha collocati fra i primi i brachipteri, che meno di tutti differiscono dai mammiferi. Questa famiglia e quasi a contatto colla precedente. Gen. unico apte- nodite di Forster. Non sembra all' autore che fino ad ora abbiansi motivi bastevoli per distribuire gli apte- noditi in piu generi come praticano altri ornitolo- gi. Egli scomparte 1' unico suo genere in sei sezio- ni , alcune delle quali dubita che un giorno pos- sano essere elevate al rango di genere, se ulteriori osservazioni mostreranno che i distintivi da lui as- suhti come fondamento delle sezioni, abbiano tale valore da poterli giudicare verameute generici. II prof. Ranzani a fine di rendere il suo trattato elementare di ornitologia possibilmente compiuto, ter- mina V ultimo volume con un' appeadice dcstinata a dare relazione, in prima di alcuni generi ch' ei chiama d'incerta sede, perche gli sembrano partecipare dei caratteri di piu ordini , in guisa ch' ei non sa deci- dere in quale debbano essere annoverati : sono i ge- neri podoa di III. , chione di Forst. , cereopside di Lath. Accenna in seguito quello che e noto di alcuni altri generi imperfettamente conosciuti: gen. burino di III., apterigio di Shaw., corrira di Briss., dido di Linn. Per ultimo, giovandosi delle scoperte e delle nuove osservazioni ornitologiche fatte durante il tempo impiegato per la stampa de' precedenti volumi, da a conoscere alcuni generi recentemente stabiliti, e non sdegnando di accusare alcune sue omissioni o sviste delle quali ebbe ad avvedersi, ne porge in pari tempo le correzioni. DELL' ABATE CAMILLO RANZANI. 169 Le diverse nozioni che abbiamo ricavate dagli ele- menti di zoologia del sig. prof. Ranzani , per quanto spetta alle classi de' vertebrati a sangue caldo, deb- bono giustamente apparire insufficient! a sommini- strare un' adequata informazione sul merito delle materie che vi sono trattate. Per servire alia ristret- tezza dalla quale non ci e permesso di allontanarci, ci fu d'uopo limitarci quasi esclusivamente allindi- cazione delle generalita che risguardano la distribu- zione sisteraarica. Aggiungeremo in questo luogo , per qualche ulteriore illustrazione , alcune sornmarie indicazioni sulf andamento tenuto dalf autore nella esposizione della storia dei gruppi di varia categoria e delle singole specie. — Omesse le frasi caratte- ristiche, si porgono tanto dei detti gruppi che delle specie descrizioni tracciate per 1' ordinario in modo assai minuzioso, incominciando dal capo, procedendo al tronco , terminando agli arti. Quando siano noti i cambiamenti di abito che le specie assumono per ditlerenza di sesso , pel variare d' eta e nelle diverse stagioni, se ne porge distinto ragguaglio. In fine si accennano le regioni che abitano. Alia descrizione di tutti gli anzidetti gruppi, non che delle specie in particolare , succedono osserva- zioni impresse in piccolo carattere. Versano desse su di accidentali anomalie di abito esterno, su par- ticolarita di struttura meritevoli di notizia , sulla disparita di opinioni dei naturalisti circa il colloca- mento delle specie o i loro aggruppamenti , sui inolti cambiamenti da essi operati in proposito; vi si ra- giona sulla convenienza o disconvenienza di questi; si dichiara il partito che si adotta ; indi si tratta speditamente de' costumi , delle abitudini , del ciho, delle situazioni che prediligouo per dimora , dei viaggi che mold imprendono annualmente a detcr- minati tempi , delf epoca in cui sogliono generai-e ; del periodo della gestazione, del numero dei parti, dell' allevamento di essi, del loro maggiore incre- mento , della longevka , delle loro dimensioni in 170 EFKMKNTI DI Z00I00IA. altezza e lunghezza , tlella distanza fra le corna sc* vc ne hanno , ccc. per conto de' mammiferi: si tratta della nidincazione, del numero e qualita delle uova, della loro incubazione, della educnzione dei pulcini, della grandezza degf individui adulti, calcolata dalla distanza che passa tra 1' estremita del becco e della coda , tra cpiclla delle ali spiegate , indicandosi an- che la lunghezza parziale del becco, della coda, delle zampe , delle dita , ecc, per quanto riguarda gli uccelli. Or qui ci sia lecito di esporre alcuni ri- flessi intorno all' operato del prof. Ranzani, ver- sando con brevi parole sopra generali oggetti. Noi non vorremo querelarci col medesimo , perche la soverchia estensione attribuita al vocabolo di tomo in un' opera elementare , gli abbiano fatto raggiun- gere ben tardi que' confini che di tanto oltrepassano la presumibile ampiezza; ma bensi chiederemo , se il metodo con cui ha condotta la sua compilazione sia conveniente per un trattato che porta il modesto titolo di elemcnti ; se tale opera prometta di essere quella che la gioventit italianct chiede da qualche tempo , e valer possa ad infervorare i giovanili petti di caldo amore per quella scienza , che comunque di tanto utile ed amena , pur ebbe finora si scarso numero di coltivatori in Italia. Rispondendo noi col- lettivamente a questi quesiti, osserveremo in primo luogo che se dall un canto le corte frasi caratteristi- che introdotte con tanto vantaggio dell' istruzione dal- T immortale Linneo , non valgono per se sole a por- gere un' idea esatta degli esseri . dall' altra il difetto di queste e V impiego esclusivo delle minuziose de- scrizioni non si addicono ad un libro che per 1' in- dole sua non ha lo scopo d' istruire diiiliisamente sulla natura degli esseri, ma bensi quello d' indi- carne con precisione e con facilita di metodo le qualita principali, le differenze e le relazioni piu appareuti che passano tra di essi , con quanto la loro storia offre di piu rimarchevole. Cio che poi torna di maggiore rilievo riguardo al difetto delle frasi DELL' ABATE CAMILLO RANZANI. I^I caratteristiche , si e chc lo sludioso obbligato ad istituirc un tediosissimo conrionto tra la lunga e talora intcrminabile scrie di tratti descrittivi regi- strar sullc pagine , e le parti dell' individuo die li possiede , oltreche e raro chc sia di silfatta tempra da durarla lungamentc nella laboriosa impresa sensa intisichirc o per lo nicno senza disgustarsi colla bella scienza , non giungc se non che mediante uu nuovo lavoro , ancor piu. lungo e penoso , a diciferare dal complesso dei caratteri appartenenti alle specie pro- pinque que' pochi , che proprj essendo in particolare ad oc;nuna , formano 1' attributo loro essenziale, e marcano le diuerenze tra le specie medesime. La mancanza di frasi caratteristiche generiche , e piu ancora di specifichc , si rende sempre increscevole in qualunque libro che tratti metodicamente dei corpi organici. Conviene ammettere che lo studio di tutte le qualita di abito , anche di una sola classe di ani- mali , quando si faccia soltanto colla lettura di un libro, e lavoro di pochissima utilita ; fatto col con- fronto degV individui torna lunghissimo ed obbliga il capo ad un cotale movimento di alta lena che dopo breve ora ti e forza desistere dalla occupazione. II giovane quindi , che per 1' ordinario o non si scntc inelinato a studiarc i corpi naturali con un metodo che richiede molta pena , o non ha tempo bastevole da impiegare a lunghi esami , perche dee contemporaneamente occuparsi di altri studj che piu dappresso interessano il suo stato civile e le sue for- tune ( almeno in Italia , ove a ben pochi il sapere di naturalista ottiene pane) , se ne sta contento alle frasi caratteristiche , e supplisce piacevolmente al fastidioso confronto delle minute descrizioni con una ispczionc complcssiva delf individuo : le descri- zioni d' altronde , comunque minuziose ed accurata- nicnte tracciate, poiche non arrivano mai a sommi- nistrare un' idea csatta di un animate qualunque, non valgono a supplire alia mancanza di un gabinetto o di figure , e si consultano con prolitto soltanto 173 ELEMENTI DI ZOOLOGI.V allorche la frase clie le precede non basta all' esatta determinazione dell' essere che si ha fra le mani. Colui che destina iin libro all' istruzione elementare delta gioventu, perche raggiunga convenientemente il suo scopo , dee evitare per quanto pud di trat- tenere 1' occupazione sopra oggetti che sentono del fastidioso e dello sterile: ma la zoologia, trattata a norma de' recenti sistemi , se raggiugae da un canto maggiore naturalezza nella distribuzione degli esseri, ha perduto di motto del suo attraente per chi ama di procedere nello studio di essa con alacrita e spe- ditezza , piuttosto che con ostinata fatica. Sentendo proferirsi da G. Cuvier net parallelo ch' egli fa tra Linneo e Button che, stancati dalla aridita del primo, veniamo a ristorarci nell'amenita del secondo , noi non possiamo a meno di non compatire la gioventu , se non sa trovare allettante la zoologia, quando si vuole costringere alia nojosa lettura di un intermi- minabile lilza di caratteri e di greci vocaboli per ciaschedun essei-e. E si che Linneo uso semplicemente di frasi costituite da que' caratteri che sono d' uopo a far distinguere tra di essi i generi compresi in un ordine , e le specie tra di esse contenute in un dato genere. — Uniformandosi 1' autore al costume seguito dalla maggior parte de' naturalisti stranieri ammette un numero grandissimo di gruppi che ri- chieggono descrizione. Un tal metodo di sistemare i corpi della natura non puo convenire sicura- mente pei libri destinati all1 istruzione elementare della gioventu , perche lo studio , rendendosi pel troppo numero delle descrizioni , e pel troppo vo- lume della nomenclatura di soverchio complicato , lungo e faticoso, avviene che anche per questo ri- guardo disgusti sul bel principio gli studiosi, piuttosto che allettarli a rapidi avanzamenti. — L' esperienza piu che il raziocinio ci autorizzano ad esprimerci col linguaggio sin qui usato ; e possiamo assicurare che se alcuno fra noi insegnasse la storia natural e valendosi dei dettami del prof. Kanzani , vedrebbe DELL' ABATE OAMILLO R VNZANI. l-'S farsi deserta la scuola allc prime lezioni. — II modo eclettico con cui 1' autore si e contenuto nello sta- bilire i gruppi di varia categoria, ne' quali ha sud- divisc le classi , e le frequenti modificazioni da esso f'atte a quanto si e usato or dair uno , or dall' altro dei precedent! zoologi , lo han.no obbligato ad entrare quasi di continuo in ragguagli , in confronti e in discussioni. L' opera quindi , oltreche anche per que- 6to riguardo si rende voluminosa , devia dall indole che ad essa e attribuita dal titolo, perche il lin- guaggio istorico e polemico che vi si vede adoperato con tanto sfoggio di erudizione , non puo convenire se non che ad un compiuto trattato. Per tal guisa noi abbiamo dato luogo a quelle riflessioni che per le prime ci sono surte nella mente , passando in rivista le molte pagine che il professore Rauzani ci ha fin qui consegnate. Frutto sono queste di una laboriosa compilazione che conta buon na- mero di anni , c ricorda se non la spaventevole eru- dizione di un suo lontano antecessore , almeno quel- T instancabile pazienza di raccorre e registrare : dee quindi tornar dispiacevole per gli animi dabbene il pensare che si grande lavoro , impreso con si nobile scopo, non abbia a raggiungere pienamente quella nicta che 1' autore si e proposta. Noi , accennando su quali basi poggino i nostri timori, mirammo alia grande estensione del campo che 1' autore ha preso a segnare ben piu che di legger orma ; e portiamo opinione che ov' egli proceda nel modo sin qui os- servato , e collo stesso grado di velocita , noi saremo al certo dispensati dal produrre conclusioni suir opera intera. Tanto e il cammiuo che gli resta a percor- rere, che si puo presnmere ch' egli giunga bensi fra T immense popolazioni degl' invertebrati, non gia ne esca, dopo di avere di tutti registrata la storia. l7A APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Osservazioni sopra due articoli dclla Revue encyclo- pedique. Q. .uesto Giornale ci ha presentato piu volte il destro ora di rettilicare de* fatti storici , ora di vendicare qualche letteraria proprieta Italiana, talvolta di correggere piu idee erre-nee , tal altra di accrescere lume a qualcuna delle no- stre teorie ; quindi noi , professando obbligazione a' suoi compilatori , anche quando abbiamo la sventura di non pensare come essi, continuiamo a profittare delle favore- voli occasioni che volonterosi ci ofFrono. I. Nel fascicolo del p.° p.° aprile uno di que' sommi uo- mini ci da la dolce speranza che triplicheremo , quadru- plicheremo la celerita dello spirito umano nella camera dello scibile e dell' utile, se imiteretno la nazione francese: i lettori ci permetteranno di produrre il testo , giacche tra i nu- merosi nostri difetti sembraci che non siavi quello d'alte- rare gli altrui sentimenti. Quel compilatore parlando d' un giornale italiano di farmacia dice : ti Les articles extraits d'ouvrages francais abondent dans »» ce recueil, ou il est bien evident que les choix ne sont " diriges que par l'interet des sciences. D'ou nous vient " done cette sorte de superiorite? Indiquerait-elle que nous " travaillons plus que les autres nations , ou settlement que » nous ecrivons d'avantage? Dans Tun et l'autre cas, nous » en concevrons moins d'orgueil que de regret. S'il etait » vrai que notre activite surpassat celle de tons nos voi- m sins , soit pour augmenter le depot des connaissances , VAHTE STRANIERA. 1 ~5 » soit pour les rdpandre dans tous les Ueux ou dies peuvent » itre utiles , nous demanderons si les progres intellectuals » ne scroient point triples, quadruples par le concours una- » nimc de tous les peuples marchant aussi vitt que nous ? « L'oeuvre d'un siecle pourrait etre consonimee par une » seule generation, ct tout le bien que Ton doit attendre » de ^instruction generalement repandue , des sciences et des »/ arts perfectionnees , combleroit beaucoup plutot les vceux « de riiumanitc (pag. 147)- •> JliflessL i.° Una buona regola di logica ci raccomanda di verilicare dapprima e ben precisare i fatti, e di non ricercarne che dopo la spiegazione , onde non rinnovare la storia del dente d' oro. Prima misura della celerita nella camera dello scibile e dell' utile in Francia. a L'instruction populaire , dice Dupin, est beaucoup " plus generale qu'en France, dans la Toscane et dans " le Danemarck oil le Souveraiii jouit en paix de la ple- " nitride des pouvoirs qu"un maitre peut exercer sur des •> sujets. L'instruction populaire est aussi beaucoup plus >> etendue qu'en France , dans toute la Suisse , ou le gou- " vernement federal unit , presqu'en nombre egal , de3 " cantons aristocratiques et des cantons republicains ; elle " Test plus en Angleterre , dans l'Ecosse , la Bayiere , le " Wurteml>erg , la Suede et les Pays-Bas , sous des Mo- » narcliies constitutionnelles . . . L'instruction populaire des " Etats autricliiens est beaucoup plus developpee , je ne » dis pas que la notre, ce serait trop peu dire, niais que » cello de presque tous les peuples de TEiu-ope . . . II faut " Favouer avee douleur, TEurope ne reconnoit, sur son •< territoire , que la peninsule espagnole , les provinces » musulmanes , le sud de Tltalie , les ruines de la Grece •' et les steppes de la Russie , oil l'instruction populaire •' soit plus arrieree qu'en France ( forces productives et « convncrcialcs. T. I, pag. 5i , 52. ) " On a calcule que sur 2,5 milions d'adultes, la France " n'en comptc que dix qui saclient lire et ecrire. II reste " done quiuze milions d'indiyidus (jui n'ont pas meme " acquis les premiers elemens de l'iiistruction la plus " vulgaire ( Ibid. pag. 5o ). " Sur environ qnarante mille conimuncs dont se compose " le royaume , plus de quiuze mille Boat encore privies » de maitre d'ccole (pag. 55 ). " 176 APPENDICE (Nel Regno Lombardo-Veneto tutt'i comuni hanno il loro maestro di scuola , al mantenimento del quale concorrono tal- volta, ma di rado , due comuni, allorche sono piccoli e vicini ). Un giornale francese che sembra conoscere la sua na- zione, parlando dello stato dell'istruzione in Francia, dice: u e d' uopo in prima metter da parte le scuole di citta, » ove i mezzi non mancano mai per gli abili maestri. Ma » se si va nelle campagne che vi si trova? Alcune scuole » dotate di 3o a 40 franclii all' anno! Quelle che hanno » 100 franchi, per termine medio, sono retribuite ma- » gnificamente. I maestri ricevono dai 10 ai i5 soldi al » mese dai fanciulli poveri che vanno ad imparare a leg- >i gere durante il tempo che chiamasi la stagione inerte. »/ Siamo ancora ben lontani dall' idea concepita da Enrico » IV di fare una dotazione di i5o franchi in tutt' i co- » muni del suo regno per un maestro di scuola » ( Messager des chambres. 1." mai 1828). (JYel Regno Lombardo-Veneto abbiamo oltrepassato ilpunto estremo , a cui il buon Enrico IV desiderata giungessero gli onorarj de' maestri comunali ; tra noi questi onorarj , pagati dai comuni, si trovano tra le a5o lire austriache e le 400 e talvolta piii). Seconda misura della celerita nella carriera dello scibile e dell' utile in Francia. Un sintomo di non eccessiva celerita nella carriera in- tellettuale si scorge nella resistenza alle instituzioni piii ge- neralmente utili. Ora tra le instituzioni piu utili, che nel- V opinione popolare trovano resistenza in Francia , v'e la vaccinazione : Dupin dice: « la capitale de la France , le » centre de la civilisation, perd en 1822 et i8a3 cent » dix-neuf fois plus d'enfans, par la petite verole, que tout » le royaume de la Suede (Op. cit. T. 1 , pag. 42 ). » II numero medio dei fanciulli che ogn' anno muojono di vajuolo a Parigi, si e 200 circa. (Rapport general sur les travaux du conseil de salubrite pendant tannee 1826.) II Messaggiero di Marsiglia del 2 luglio dice che nel numero di 776 persone morte in Marsiglia, durante il giu- gno p.° p.c, se ne debbono annoverare 438 che cacklero vittima del vajuolo , per non essere state per la massima parte vaccinate. ( Le tavole necrologiche della capitale della Lombardia non presentano morti per vajuolo nel 1822, 1823, e arcipochis- simi uei sussegucnti anni. ) PAHTB STRANIEIU. 177 Terza misura delta celerita nclla camera dello scibile e dell' utile in Francia. L' influenza pratica dell' istruzione generahnente sparsa 6i fa scorgere nel sistema econoniico, ossia ne' gradi d' agia- tczza superior! alia rniseria. Ora se, per iscoprire qnesta influenza , prendiamo per centro d' osservazione Parigi , dove si ese^uiscono i maggiori lavori iutellettuali e ne e mas- sima la pubblirazione , avremo i quattro seguenti risultati : i." Un terzo della popolazione di Parigi nasce negli ospitali ; a.0 Un terzo della popolazione nmore negli ospitali ; 3.° Quattro qninti circa de* inorti vengono sepolti a spese altrui , private o pubbliche (i):, 4.0 Un decimo della popolazione vive a spese della pubblica beneficenza. Sembra dunque che il fatto, cioe la superiorita intellet- tuale generahnente diffusa, supposta in Francia dal sullodato conipilatore , vada soggetta a molti dubbj , e non aittorizzi ancora i Francesi a dire alle altre nazioni: marchez aussi vite que nous. Sembra anco chf egli s' inganni nell' assegnare la causa del fenomeno che tolse a spiegare, cioe noi portiarno opinione che la frcquentc citazione di opere francesi che si trova ne' giornali esteri non debbasi attribuire ne al maggior lavoro intellettuale in Francia, ne alia maggior pubblicazione di esso y ma aW universalita della lingua francese in Europa. In forza di qnesta universalita i Francesi traducono niolte opere estere e le veudono ne' paesi dove e nota la loro lin- gua. I giornalisti esteri, cbe tutti conoscono la lingua france- se , non tutti le altre lingue europee , pescano negli scritti della Francia phi cbe in quelli delle altre nazioni, ed ecco un'apparenza di riccbezza intellettuale in Francia, a cui la realta assoluta non corrisponde. Egli e infatti fuori di dubbio che le stamperie tedescbe lavorano di piu che le francesi : la sola citta di Lipsia consuma annualmente tanta carta quanta ne consuma in sei mesi tutta la Francia (2). (1) Di 2i,c33 jiersone che nel 1827 iiionrono a Parigi, 43<)8 sohaato veunero inumate- a epese delle loro famiglie. Tutto il rtmanente , cioh 17600 persone furono seppellite a 6pese pub- bliche. o per la benelicenza dei privati. (2) In Li|>sia si stampano annualmente 4^j.435,coc fogli ( Revue ena/clopcdiijue , avril 1828, pag. 238. Nel 18^,0 ai stautparono in Francia 8u,<)3i,3o2 fygli ( Dupin, op. cit, T. I, pag. 17). Bill hul. T. LI. 12 178 AFPEND1CB Da questi riflessi emerge la seguente conseguenza ed e che, supposta uguale popolazione ed uguale numero di fogli stampati presso due nazioni , non si pud conchiudere che 1' istruzione sia uguale : giacche quella delle due che manda maggior numero di fogli all' estero , ne somministra meno al consumo nazionale ; sembra essere questo il caso della Francia a fronte dell' Iiighilterra , della Germania , dell1 Italia \ il quale sospetto sarebbe confermato o distrutto, ee i Francesi ci avessero additato il numero de' fogli usciti dal loro Stato, come ci additarono quello de' fogli che stam- parono. Pel resto, ella e cosa evidente che la perfezione intel- lettuule non pub essere rappresentata con certa esattezza dal numero de' fogli stampati , supponendo uguali le altre circostanze di popolazione e di estero smercio. Questo numero puo essere ingrandito dal bisogno di parlare , ossia dall' impazienza e dalla vivacita particolari ad una nazione, ed alle quali non corrisponde proporzionata istruzione; mi spiego 5 Comines , riportando il trattato di Vercelli segnato il 10 ottobre 1495 tra Carlo VIII e gl' Italiani , osserva come un tratto caratteristico dello spirito francese la smania di parlare, per cui molte persone parlando insieme ed alzando a vicenda la voce, nessuno e realniente inteso. AU'opposto, egli aggiunge, degl' Italiani nessuno parlava , fuorche il duca Lodovico, il quale percio diceva ai Fran- cesi 5 Oh ad uno ad, uno. Le Memorie dell' Accademia fran- cese hanno conservato per tradizione un motto del signor Mftiran, il quale, offeso piu d'ogni altro dell' accennato di- fetto, disse un giorno seriamente a' suoi confratelli: signori, io vi propongo di decretare che non parleranno qui piii di quattro persone insieme ; forse cosi riusciremo ad inten- derci. — La camera de' deputati dimostra frequentemente il grado cui giungono I' impazienza e la vivacita in Fran- Cia ; appena esposto alia camera un progetto di legge , ao oratori dimandano di parlare sul progetto, 3o contro il progetto , 40 a favore del progetto i, e sebbene il regola- mento guarentisca a chi trovasi alia tribuna il diritto di parlare, cib non ostante i deputati s' alzano piii volte dal loro posto, declamano contro J' oratore, altri il difendono e interrompendosi a vicenda schiamazzano senza intendersi, mentre il presidente li chiama invano all' ordine col suono del cajnpanello. — Dalle quali cose si puo conchiudere I'AKIB ETUA.N1LHA. l~i) che que' tanti opuscoli di cni i Francesi inundauo il pub- blico per ogni inezia, e le inezie sono frequenti, consu- niano bensi della carta ma non accrescono V istruzione. Se il numero de" fogli stampati e ingraudito dal bisogno di parlare senza accrescere 1' istruzione , il numero de' fogli letti puo essere ingrandito dal bisogno di leggere, al quale non e sempre proporzionato il grado intellettuale d' una nazione. Possiamo noi l'ormarci altissima idea del giu^.lzio dc' lettori in Francia, quando d' an' opera , per niille titoli difettosa (Lecons de geographic de I'abbe Gaultier), vediamo fatte sedici edizioni ? E giusto anco di osservare die, per guarentire ad una nazione la superiority assoluta ne' lavori intellettuali , fa d' uopo avere riguardo i.° Al numero de'produttori in proporzione della po- polazione , 2." Alia guarentigia de' prodotti. La Francia, per esempio, conta 3a milioni d' abitanti, e sotto questo aspetto , ogni altro stato le e inferiore in Europa, eccettuata la Russia, tuttora in gran parte sel- vaggia. I lavori in Francia devono duuque essere, relati- vamente a quelli delle altre nazioni , piu numerosi i ." per la maggior popolazione dalla quale deve sorgere un pro- porzionato numero di produttori scientifici ; a.0 per lo smercio esclusivo de' prodotti guarentito sopra un mercato di 3a milioni d' abitanti. L' Italia non conta che 20,000,000 d* abitanti air incirca , e la proprieta letteraria e esposta alia pirateria de' librai ad ogni passo. Fa d' uopo finalmente esaminare le istituzioni che pro- movono od inceppano la produzione scientifica. Mettendo a fronte due estremi, la Francia e la Turchia, si scorge quanti stimoli eccitino i Francesi a coltivare le 6cienze e quanti vincoli arrestino gli orientali nelf ignoranza. Invano Maometto ha aguagliato in pregio 1" inchiostro del dotto al sangue de' martiri ; le altre istituzioni sono tali che ogni idea che si scosta dai pregiudizj degli Oulcmas e compagni , riguardata come merce di contrabbando , espone a gravis- simi pericoli clii la pone in circolazione (1). (1) Ne ha fatto 1' esperienza 1' attuale Vicere d' Egitto , il quale voleudo stabiliro un lauarettO ill Alessaiulria per guaren- •nln dalla peste nel suo cummercio con Costauiinupoii , ha veilulo l8o APl'ENDICE Allorche le istituzioni sono ugualmente favorevoli a tutti i popoli , perche lasciano aperto 1' aringo a chiunque , la nazione vincitrice, se non ha sempre dipitto di collocarsi sui primi ranghi , certamente puo sdegnare gl' inferiors. Qui giova ricordare che i cavalieri Carliai e Plana dei RR. Os- servatorj , il primo di Milaiio, il secondo di Torino, ot- tennero nel 1820 il premio d' astronomia proposto dalla R. Accademia diFrancia, sulla formazione delle tavole del moto della luna, e nel 1828 ebbero dalla stessa Accade- mia il preniio d' astronomia fondato dal De la Lande , nella loro qualita d' autori del secondo volume dell' opera inti- tolata : Operations geodesiques pour la mesure d'un arc du parallele , executees en Pieman!: et en Scwoie par une com- mission composee d'offitiers de Vetat major general et d'astro- nomes piemontais et autrichiens en 1821^ 182a et 1823 ( deux volumes in 4.° avec un cahier de planches). Citeremo per ultimo due buone testimonialize, cioe due testi che troviamo nella Revue encyclopedique : u i.° Le terns approche ou i'economie politique, 'trop » long-terns oubliee clans notre systeme d'instruction publi- » que, deviendra I'objet. d'un enseignement special, comme » le sont aujourd'hui les differentes branches de la science '> du droit (cahier d'avril 1828, pag. 179)- » 2.0 II n'est en Europe qu'un grand pays qui ait » proscrit de ses ecoles I'economie politique , et ce pays ># est la France ( cahier de jura 1828, pag. 63 1 ). » Nou potendo dunque i Francesi nello stabilimento rego- lare delle scuole d' economia dire alle altre nazioni : mar- chez aussi vite que nous, noi ricorderemo che queste scuole in Italia furono erette poco dopo la meta del secolo pas- sato, quella di Napoli nel 1764 e fu occupata dal Geno- vesi, quella di Milano nel 1768 e fu data a Beccaria (1). iusorgere coutro di lui la popolazione eccitata dagli Oulciuas, e f 1 e sentico accusare di violar la religione , facile e solito espe- diente con cui 1' impostura difende i suui privati iuteressi contra I' interchip pubblico. (]) Giova qui osservare che se negli scorsi anni , per engere in Inglulterra una catteclra da cui s' insegnassero i principj di Ricardo , dovettero 1 numerosi suui aniici cotizzarsi , onde for- mare il fondo neeessario j all' oppoato nel secolo passato , a Na- poli , un solo individuo , Bai tolomeo Iutieri, sonmiinistro tutto d capitate bisoguevole per la suddetta catiedia destinatd al Gcuovesi. PMITH STRANIE1W. l8l Dalle cose dette 6cmbra risultarc? die la Francia, in onta t.° DolP universalita della sua lingua; a." Delia maggior popolazione ; 3.c Delia proprieta gnarentita ni lavori scientifici ; 4.0 Delle sue nutnerose istituzioni stimolatrici , e per cui certamente primeggia sullr altrc nazioni, in onta, dissi, di cjneste circostanze , la Francia non puo vantare una dillnsioue generale di cognizioni utili e pratiche da ecci- tare invidia agli altri popoli; quindi sembraci die la sua celerita tripla o quadruplet nella carriers dello scibile e deir utile sia il sogno d' un' anima dabbene o un prodotto della vanita nazionale. Colle quali osservazioni noi non inteudiamo d' offuscare la gloria de' bei genj che onorano la Francia, e raeno di porre in dubbio la raflinatezza delle sue manifatture ; ma vogliamo dire solamente che i punti lucldi die si osservano sul disco lunare, non escludono i vas&i spazj tenebrosi sopra cui sorgono e investiti dai raggi solari risplendono. II. Ncl fascicolo del pro9simo passato uiaggio della Revue encyclopedique troviamo mi articolo che merita di fermare l1 attenzione de' lettori per le nuove e sorprendenti teorie che 1' autore e riuscito a sviluppare in poche parole : noi lo riproduciamo qui senza fargli la menoma alterazione : a Le cahier de mars 1828 de la Biblioteca, italiana, » qui se publie a Milan, contient un article ou plutot une » diatribe de Melchior Gioja contre un article de la Revue »» encyclopedique intitule : De I'objet et de Vutilite des sta- » tistiqucs (1). A cette occasion nous sommes compares a » une academie d' Ostrogots , et l'auteur de Particle ( M. •> I. B. Say) est represents comme un enucmi des lumieres. » II y a un peu d'ingratitude la dedans ; car les ouvrages » de M. Say , tout ennemi qu'il est des lumieres , ont »» fourni a M. Gioja une bonne partie de son livre sur I'Cco- » nomie politique, qui n'est qiVuue longue paraphrase des » bons auteurs sur cette matiere. » Riflessi. i.° L' articolo della Biblioteca italiana qui citato tuna lunga serie di fatti : \" autore francese lo dichiara (1) Cnhier de jeptembre 1827, pag. 52Q. l8a 4PPEND?Gfi una diatriba: fa d*unpo riconoscere, se non altro, molta speditezza in questa risposta: marchez aussi vite que nous. Quando Pascal pubblico le sue lettere provinciali, un co- tale credette seriamente di fare una buona confutazione dicendogli : voi siete diciotto volte eretico. 2.0 Alia speditezza il nostro autore unlsce una gher- minella. Tutti sanno che quando un giornale e composto da piu compilatori, cbi ne confuta un articolo si dirige a chi ne e 1' autore, senza renderne risponsabili gli altri. II nostro autore avendo manifestato il timore che i libri fossero per occupare il posto degli uomini, gli fa detto die questo era un timore da Ostrogoto e irragionevole (Biblioteca ita- liana , fascicolo di marzo 1828, pag. 374). Che cosa fa il nostro autore? Sapendo che il modo piii pronto di persua- dere consiste nel dirigersi non alia ragione, ma a qualche passione, egli da ad iutendere a'suoi collaboratori che nella Biblioteca italiana sono paragonati ad un' accademia d'Ostro- goti : anche qui vi e speditezza ; la verita e tutt' altra cosa : marchez aussi vite que nous. 3.° L' autore francese accusa V autore italiano d' un poco d' ingratitudine , e sapete perche ? Perche essendosi questi giovato ( supponiaiuo ora vero cio che dice 1' au- tor francese , dimostreremo poscia che e falso ) essen- dosi giovato del Traite d'economie dello scrittor francese , ha poi osato criticare un articolo che lo stesso ha pub- blicato nella Revue sull' indole della statistica (!!!). A dir vero quest'argomento si riduce al seguente: io non sono zoppo perche non fui guercio. In fatti , anche volendo per falsa ipotesi concedervi che nel Traite d'economie abbiate parlato come un oracolo; non segue che nella Revue non abbiate detto molti e gravi errori sulla statistica. DalP altra parte, almeno in Italia, e triviale il detto: amicus Plato, sed plus ainica Veritas. Finche Newton ci spiega la teoria della gra- vitazione e de' colori, noi ammiriamo il suo genio, ma quando egli commenta V Apocalisse , crediamo che ci sia permesso di sorridere un cotal poco. 4.0 Intorno alia pretensione dell' autor francese che Ia di lui opera abbia somministrato molti materiali ( une bonne partie ) alP autore italiano del Nuovo prospetto delle srienze economiche, trattandosi di quistione puramente per- gonal , ne rimettiamo la discussione nella nota , ad uso PARTE 8TRA.NIERA. l83 di qnelli che preferiscono le dhno9trnzioni rigorcwe alle asserzioni gratuite (i). ( i ) I primi sei volumi del Nuovo Prosprtto ne' quail « citato il Say , •omministruDO le seguenti basi di confronto: Nel I volume che contiene > • . ■ pagine 3oo II Say o approvato alle pag. 47, 164, l65, 196. . — confutato alle pag. 39, 44, 63, 73, j3 , 74, 75, 76, i36, 364, a65, a8o , a8i , 384, 385, »86, 367, a88 , 389. Nel II volume 1 » 304 II Say e approvato alia pag. 176. .■ confutato alle pag. laa, ta3, 124. Nel III volume » 3o4 II Say e approvato alle pag. 44 , 45 , 49 , 60, 66, 68, 91, >49< i.'o, 1 5 1 , i56, 169, 195, aai , 14a, a58. - confutato alle pag. ao , 5o , 5l , 176, 177. is ••! IV volume » 3 84 II Say e approvato alle pag. 48, ia3. — confutato alle pag. 1, 3,5, 6, 7, 8, l3, 14, 31, 12, 45, 68, 77, 78, 79, 80, 81, 8a, 87, 88, 89, 90, 91, 9a, 93, 94, 95, 96, 97, ia7, ta8, 139, t3o, 148, 149, iSo, 1S1 , i5a, i53, t.r'-i, tS5, x56, 157, i58, s5y, t6o, 161, 16a , i63, 164, i65, 166, 167, 168, 169, 170, 171, 173, 173, 174, 175, 176, 177, 178, 179, 180, 181, ao8 , 309, aio , •at , 329, a3o , 344, 34s, 346, 347, 348, •49 , a5o , 3S1. Nel V Tolnrae » 384 II Say 0 approvato alle pag. — — . - confutato alle pag. 190, 191 , 192 , 193. Nello stesso volume si trovano indicate le contraddizioni di questo tcrittore alle pag. 11, ill, xxxii , isxi'.i, ri.ii, xliii , xliv, si.'.- . L, LI, Lit, LIII , tVItl, LtX , LXII , LXIIt, LXVIII, I.M '. , LXXVIII , txxix , xeir , xcv , xevi , xcvn , civ, cv , evi, cvn. Nel VI volume » 4 J» II Say 0 approvato alle pag. • confutato alle pag. 3a, 33, 34, 35, 36, 37, 38- Riassunto Volumi. tfumero delle pagine in cui il Say e pagine giorni che impiegano nel salire e nel discendere , si in tempo ordinario cho nelle epoche di acque magre , le atazioni in cui fa d' uopo scaricare i bar- coni e trasportare le merci sopra navigli piu piccoli ed all' opposto, il ch» •egiona perdits di tempo , spose ed avarie , «cc. PARTE 8TRANIERA. 1 87 facrltini , ottima disposizione degli spiriti che da se sola basterebbe a provare la solid ita del giudizio ia ua popolo a froate della leggerezza d' un altro. III. a D'ou resulte que les donnees statistlques doivent » etre publiees periodiquement , c'est-a-dire annuellemtnt on VI. Abitudini. i." Abitudini intellettuali. La cognizione de' pregiudizj popolari relati- Tamcnte alle malatlie si degli tiomini che degli animali , e de'consueti modi di medicarle , e si utile al medico, che il dotto Richerand ne ha fatto 1' og- getto d' uno scritto particolare. 11 conoscere i gusti , le opinion! , le simpatie e antipatie scientifiche (lominanli nelle diverse provincie e negli Stati diversi , e norma al tipografo per stamp.ire c spedire con probability di smercio , e per cui , a modo di esempio , non si mandano a Parigi i libri che trovano largo smercio ia Lisbon,! , ecc. E utile al forestiero il sapere le prevenzioni , i pregiudizj, gli errori, qualunque ne sia 1* origine , de' popoli presso i quali s' arresta , onde non esporsi inavvertentemente all' odio popolare , dando segno talora di sprezzo per un oggetto Tenerato, talora di stima per cosa abborrita , ecc; da cio la tnassima triviale: Si fueri) Romce , romano vivito more; Si fueris aiibi, vivito si cut ibi. a.* Alitvdini economiche. La cognizione de' vini forestieri entrati nello Stato , de' liquori nazionali consumati , degl' ingredienti piii o meno nocivi adoperati nel fabbricarli , suggerisce al medico la spiegazione di piii malattia e talvolta il modo di medicarle. Feconda di nlilii nili conseguenze si e la cognizione degli effctti che, fenza ojlpa delle istituzioni , suole produrre la carestia , effetti che si scor- gono nell' aumento degli esposti , degli ammalati , de' morti ; percio adduco i due seguenti prospetti: I. Esposti presentati al Luogo Pio di S. Caterina in Milano , ed ammalati all' Ospitale Maagiore della stessa citta (*). I. 'a a < II. '2 6 0 « III. Numero annu.de medio degli esposti. IV. Amma- lati numero. V. Numero annuale medio degli ammalati. VI. Prezzo del frumento al moggio. lir. s. d. 59. 1. — 75. 5. — 63. 18.— VII. Prezzo annuale medio del frumento. I8i5 i8i(> 1817 2280 a625 3o8a dal 1 81 8 al l8a5 inclusi- Tamente (17S0). "7.974 20,993 a3,35o dal 1 818 al 1825 ioclusi- vamente (14,010). dal 1818 a! :8a5 inclu- sivamente (a5. 9). (') NJ3. I concorrenti al L. P. degli esposti od all' Ospital Maggioro •on rappreientano il dehito della tola citta di Milano , ma anco di altri •omuni indeterminatamente , non che di pae»i erteri. i88 a ptendice <> rout au moms tous les cinq ou tons les dix ans. Ce riest » qu'ainsi qu'on peut connoltre si fetat de la population. II. Morli appcLTtenciiti alia sola citta di Milano. I. II. III. IV. V. VI. VII. VIII. 14 °<'3 Mortalita annuale 1°.J Mortalita annuale >* Mortalita Prezzo < a J S .2 media nei domicilj. 0 0 media negli ospitall. 0 2 (=3 totale annuale media. (rumen to nello scorso eecolo. lir. s. d. i8i5 3824 dal 1 8 18 al 2680 dal I818 al 6504 dal 1818 al 1816 3966 sivamente 3o85 sivamente 70S1 sivamente I817 38o6 (3536). 4620 f'?97)- 8026 (5333). (3i. i6.6) Si scorge ad evidenza in qnesti due prospetti che in tempo di care- stia non potendo 1' artista far crescere la mercede in ragione de' suoi bi- fogni , si scarica de' Cgli mandandoli all' ospitale , soggiace a frequenti ma- lattie, e finahnente sbccumbe ; ecco come si ristabilisee l'equilibrio sociale (!!!). Dal cbe risulta cbe il pubblico amministratore non deve ristringersi a for* mare strade e canali, a difendere i cittadini dagl' intern! nemici e dagli esteri, come insegna Smith e la sua scnola , ma deve anco venire in soccorso del debole clie e atterrato in una lotta ineguale , tanto piii che per la stessa causa , in forza della quale crescono gli e^posti , gli ammalati , i morti , crescono anche i delitti , come diremo piu sotto. Ho scelto a bella posta i due antecedenti prospetti , perche , stampati in Italia (*) senza che ee ne oftYa de' simili la Francia , sono una nuova prova del marchez aussi vite que nous. (!!) 3.° Abitudini morali. La sperimentata leggerezza degli abitanti delle Callie, la quale, per dh la di passaggio , si e conservata C06tante sotto tutte le istituzioni , era motivo per Cesare di volere ostaggi in tutti i trattati che concliiudeva con essi. Qoalunque sia la causa che sviluppa la mala fede ne' pTovvcditori de' vascelli a Canton , sard sempre cosa utilissima al mercaute straniero il sa- pere che queste persone , delle quali non puo far senza, sono il liore della canaglia. Questa notizia lo rendc cauto e lo stimola a veriticare scrupolosa- tnente i pesi , le misure , le monete , le mercanzie che riccve da esse , se non vuole essere ingannato ad ogni istante. In generale ci risparmia perdite e danni la notizia delle diverse frodi che in ogni ramo d' arti e commercio, ed in qualunque luogo si nazionale che estero si praticano. Sembra dunqne evidentemente faUa la proposizione che une statistique ne devient utile qu'en faisant connoltre I' influence , bonne on, mauvaise , lies institutions ttun pays. L' autore di questa proposiziono ha veduto la centesima parte dell' argomento che tolse a discutere e nulla pin. (*) Annali di statistica , fascicolo del febbrajo 1827, pag. 1(18-171- Si «ono qui corretti tre crrori di itampa che si trovano In quel fascirol^ PARTS ST1IANIKH \. 189 if do 1" agriculture , du commerce, etc. est progressif ou »/ retrograde. « Mais il est impossible de publier, a des cpoques rap- » prochees , des donnces trop multipliees qui , pour clia- " epic canton, rempliroient un volume in 4.0 » (Say). Wflcssi. Argomentare contro il fatto , come fa il no- stro antore nel i.° di questi due paragraii, e dar prova di seguire piuttosto 1' impulso di qnalche prevenzione die i suggerimenti della logica. Se l'autore avessedetto, come si dice comunemente : per conoscere le variazioai della po- polazioae, dell' agricoltura, del commercio in piii o in meno , fa d' uopo coiifronture epochs diverse, avrebbe ragione; ma aggiungendo clie non si puo conseguire questa notizia se non pubblicandone le variazioni annual, o quinquennali o decennali, l'autore ba torto. I nostri storici ci accertano clie la popolazione di Milano nel XV secolo giungeva a 3oo,ooo abitantii attualmcnte non giunge. a 129,000: se mi permettete io concbiuderb cbe la popolazione si e abbassata al disotto della meta ; eppure sappiate cbe non successero in qucsto intervallo di tempo pubblicaziotd ne an- nuali, ne quinquennali, ne decennali. Uno scrittore, clie fu ammmistratore della pubblica bc- nelicenza a Verona , ci dice cbe la mortalita di quegli espo* sti sino al 7.0 anno compiuto della loro vita , fu Nel biennio dal 1807 al 1808 di 73 1/2 per cento Nel quinqnennio dal 1809 al 181 3 » 40 Dal 1814 al 182 1 "2,5 1/2 Siccome questo scrittore merita fede , percio accettiaino le sue proposizioni, bencbe 11011 precedute da pubblicazioni periodiche anteriori (1). II sig. Brayer nella Statistique du departement de VAisne ci da il segueute prospetto della fabbrica delle tele a San Quintino; Anni Filatrici Tesskori JV." delle pezze annue. 1789 n.° 68,000 6,000 144,700 • 1825 <> 4 a 5ooo 5 a 600 10 a 12,000 (2), (1) Biblioteca Italiana, num. CXXI e CXXII , fuscitolo di Minajo e febbrajo 1826, pag. i83. (2) II partis, pag. 284, i85. 1<)Q APPENDICB Diremo noi al 6ig. Brayer: questi calcoli non possono farci conoscere il decadimento della fabbrica e del cora- mercio delle tele , perche non fu facta pubblicazione perio- dica del loro stato tra il 1789 e il 1825, e ce n'est quainsi qu'on peut connoitre si Petat du commerce est retro- grade (!!)? Del resto, 6'egli e agevole il conoscere i numeri annuali delle nascite , morti, matrimonj, esportazioui, importazioni e simili, giacche vi sono registri pubblici , non va cosi la faccenda dove i pubblici registri mancano : nel 1721 i beni incolti nel Ducato Milanese erano il 7 per cento a fronte de' beni coltivati:, 40 anrd dopo, il conte Verri ac- certava che non si poteva ancora conoscere quanta terreno aveva acquistato P agricoltura. Pretendere degli stati an- nuali o quinquennali o decennali deW agricoltura , e dimo- strare di non conoscere a fondo l' indole dell' argomento di cui si parla. '•..♦ A Dopo d' avew po^ra^un principio false nel 1.° paragrafo, 1' autore ngf dichiara Ttopossibile 1' esecuzione nel a.° Pare cbe la sua'ifoggia di vedere s" assomigli a quella de'ragazzi cbe trovandosi nelle tenebre , cambiano i fantasmi della loro immaginazione in esseri reali. Inseguito dal timore cbe i libri siano per occupare il posto degli uomini (1), P autore vede uscire un volume da ciascun cantone , volume che in- cbiude le di lui variazioni economicbe ( ! ! ! ). Se in una statistica vorrete incbiudere il volo delle mo- sche, il canto delle rane, gli amori de' gatti e simili, forse riuscirete a formare un volume per ciascun cantone ; ma se vi restringete ai soli fenomeni che sono sintomi o cause di poverta o ricchezza , il volume si ridurra a qualche pagina e talvolta a poche linee. Se si eccettuano le epoche di rivoluzione, le nazioni per la massima parte rimangono le stesse in lungo giro di secoli, in forza di quella legge d' inerzia che conserva i corpi nello stato di quiete ( V. la Filosofia della statistica , vol. I prefazione ). Probabilmente (1) « Si Ton faisoit des descriptions statistiques de tous les » lieux, et si Ton faisoit entrer tous les faits qu'on pourioit a j> la rigueur y placer, les homnies seroient bientot obliges de » ceder la place aux livres ■» ( Revue encyclopedique , cahier de septembre 1827, pag. 532 ). Vedi la Biblioteca Jtaliana, fasci- eolo di inarzo 1828 , pag. 372-375. I'AUIB STHA .1KRA. iy| 1" autore si da a credere che le variazioni econoniiche di tutte le nazioni del globo abbiano la celerita delle mode parigine ( ! ! ). Se non clie distinguiamo i materiali grezzi cbe servono ad innalzare 1' edifizio statistico dall' edifizio stesso : a fine di spiegar nieglio il mio pensiero , assnmero per esempio quegli elementi che alle maggiori variazioni possibili soggiacciono, voglio dire il peso, la temperatura, l'umidita dell' aria. Tutti sanno che il fisico nota questi elenienti ogni giorno , cosicche vi da una pagina alia fine del mese , 12 in un anno, jaoo in un secolo. Ora queste 1200 pagine , estrattine i valori medj , si riducono ad una lipea. II registro civico in cui si notano i nomi, i cognomi ed altre particolarita di tutti quelli che nascono , si maritano, muojono, presenta non uno ma tre volurai all' anno, qnindi 3o volumi in un decennio; ma questi 3o volumi si riducono a 12 righe corrispondenti ai 12 mesi dell' anno e nelle quali compariscono i numeri medj men- suali delle nascite , delle morti e de matrimonj • a qaeste dodici righe se ne aggiunge un'altra, la quale indica ij numero annuale medio in un decennio. Se 1' estratto degli elementi piu variabili si riduce a poche righe in un de- cennio o in un secolo, potete immaginare a che si ridur- ranno le altre variazioni esposte ne' loro minimi termini. IV. a II convient done de reduire la statistique a des don^ » nees essentielles , a, celles qui sont susceptibles d'etre mocli- » fiecs par les institutions; car il est fort essentiel aux hom- ines de savoir ce qui ameliore ou empire leur condition. Riflessi. Ecco un cieco che si ostina a parlar di co- lori. Egli e in fatti errore gravissimo 1* asserire che la sta- tistica si debba lunitare a quedi elementi che possono essere modificati dalle istituzioru. Oltre questi elementi , e gli ac- cennati nella nota (1) alia pag. 184 e seg. , la statistico, somministra i dad a norma de' quali formar si debbono le istituzioni e cbe sono modificati da esse. Le diverse qualita delle terre, per es., non possono essere raodificate dalle istituzioni ; eppure le qualita delle terre sono la prima base del censinieiito , perequatore della principale imposta di- retta. I prezzi dei grani non soiio , o, per dir meglio, non dovrebbero essere soggetti alle istituzioni ; eppure questi prezzi sono 11 n' altra base del censimento , oltre di servire 1 mille altri nsi. Possono forse le istituzioni rendere meno liequente la grandine? No. Eppure la maggiore o miuorc Ifp APPENDICE frequenza della grandine , secondo le localita e i tempi, vuol essere calcolata nel censimento, ed e norma alle compagnie di assicurazione. Nessun legislatore potra mai ne accelerare ne ritardare i moti della marea j ora clii ignora che la cognizione delle epoche, della forza, della direzione della marea e utilissima pel racconciamento de' vascelli negli arsenali o sidle coste, pel moto de' molini , per la raccolta del sale, per la pesca giornaliera, per P entrata in certi porti o passaggio sopra bassi fondi , ecc. j ella e utilissima alia stessa arte della guerra, del che bastera addnrre un solo esnmpio. Scipione 1' Africano riusci 1' anno di Roma 544 ad impadronirsi di Cartagena, la piu forte e Ja piu ricca di tutte le citta della Spagna, che i suoi grandiosi baluardi e soprattutto la sua posizione marittitna rendc- vano inespugnabile ; egli riusci, dissi, perche, informatosi dai pescatori del paese, seppe che alia marea discendente i vasti stagni che bagnavano la parte piu debole delle muraglie, si potevano guadare : ecco una notizia statistica utilissima e 1* oggetto della quale e cosi indipendente dalle istituzioni come il sole e la luna. Anche la direzione del vento e restia e generalmente superiore ai nostri sforzi ; eppure la cognizione di questa direzione che noi non pos- siamo modificare, c' indica in piu casi il modo con cui dob- biamo agire o non agire? osservando, per es.t che il vento di levante a Mantova dalle 2. alle 5 ore dopo mezzogiorno caccia gli effluvj del lago di mezzo sull' ergastolo , cono- sciamo la ragione dello stato costantemente morboso di quello stabilimento , e vediain lo sbaglio successo nella prima costruzione. Volendo spiegare la condizione economica o civile delle uazioni , egli e tanto piu necessario di ricordare 1' influenza degli dementi fisici si variabili che permanenti, quanto che , dimenticandoli , si corre pericolo di porre a debito o a credito delle istituzioni cio che loro non appartiene. Nel 1 8a 1 tutti i Giornalisti francesi pubblicarono il se- gucnte prospetto : . Individui chiamati Individui condannati Anni in giudizio in Francia a morte ibid. 1814 i8i5 n.° 5,785 » 6,55 1 n.° 1 83 » a56 1816 1817 M 9,890 " 14^84 " 414 » 563 PARTE STKANIERA. 198 Io non ripctero i ragionamenti o gli sragionamenti che in quell" epoca furono fatti da que' barbassori ; dir6 solo che Dulaure , il quale ha dato prove di saper apprezzare T influenza delle cause fisiche nello sviluppo de' fenomeni morali , lascia scorgere cbe non conobbe la causa sempli- cissima di quel fcnomeno , ed inclina ad incolparne le istituzioni senza osarlo dire : « la progression annuelle » des accuses et des condamnes depuis 18 14 est tres-re- » marquable , egli dice : je ne me permcttrai pas dten assi- » gner la cause (1). » Se questo scrittore avesse osservato che gli anni i8i5, 1816, 1817 furono anni di carestia, avrebbe facilmente riconosciuto la causa di quella pro- gressione crescente , nella quale le istituzioni non ebbero alcuna parte. Nell' esempio antecedente le istituzioni sono calunniate a tortof, nel seguente vengono encomiate piu del dovere. II dottissimo Dupin, intento a provare 1' influenza delle istituzioni intellettuali Bulla diminuzione de' delitti , espose la serie decrescente di questi dal 1817 al 1818 e 1819, e sotto vi pose la serie crescente delle scuole dal 18 17 al 1820 (2). E ben chiaro che i delitti del 18 17 non dovevano essere assunti come termine di confronto, giacche quel- T anno fu anno di carestia precednto da due altri simili. Uno scrittore italiano ci ha dato il seguente prospetto: Anni 1817 182 a 182 3 Delitti nelle provincie venete 6,780 3,401 3,oo5 (3). L' autore attribuisce la diminuzione de' delitti alle isti- tuzioni , ma non dimentica che il 1 8 1 7 fu anno di carestia ed attribuisce a questa la sua parte nei delitti di quelFanno. Lo scrittore italiano in quest' argomento fu dunque piu esatto dello scrittor francese. Giova iinalmente osservare che sulla situazione econo- mica de' popoli, oltre le istituzioni, inflniscono altre cause morali si interne che esteriie^ quindi fa d' uopo tenerne registro , onde non accresccre a torto il debito o il credito delle istituzioni ? del che cite re 1110 due esempi. (1) Hisr. civile, physique et morale de Paris. Tom. IX, XVIII livraisou, pag. 478, 3.'m" edition. (2) Forces productives et commerciales de la France. Tom. I, pag. 68. (3) Prospetto statistico delle provincie venete di Antonio Quadri, pag. 166. Tav. 5t nelF Atlaute unito al detto prospetto. Bibl. hoi. T. LI. 1 3 194 A 1' f E N D I 0 E ( Cause morali interne. ) La grande celebrita di Abelardo acquisto credito alle scuole parigine, e vi condusse copia straordinaria di stranieri e di nazionali. Subito dopo di lui , dice uno scvittore del XII secolo , la moltitudine de- gli studenti sorpasso in Parigi il nuraero degli abitanti , e noa era agevole cosa il ritrovarvi alloggio. u Enfin „ »/ dice Dulaure , il est evident quau seul Abelard est due »; la renommee des ecoles de Paris , et que cette re nominee u produisit le rapide accroissement de la population de cette » ville (1). » Ecco dunque un aumento di popolazione cbe jion e dovuto alle istituzioni. ( Cause esterne. ) Le fortissinie e fatali scosse cui andc< soggetto il commercio sul continente nel 182,6, non vo- gliono essere attribuite alle istituzioni de" popoli continen- tal!, ma alle false ed esagerate speculazioni degPInglesi, ecc. Goncludiamo die la situazione economica de' popoli e un fatto che fa d'uopo caratterizzare , cioe addurne i sin- tomi , e cbe fa d1 uopo spiegare , cioe indicarne le cause. Qneste cause sono fisicbe e morali , interne ed esterne ■", tra le cause morali vi sono le istituzioni. Ora siccome le azioni di queste cause talora sono convergenti, talora di- yergenti ; quindi e difficile di precisare la parte dovuta alle istituzioni, se non si determina 1' azione delle altre cause concomitanti qualunque esse siano. V. a II convient done de renvoyer a la geograpbie pby- » sique d'un pays , d'un canton la description de ses » fleuves et de ses montagues dont nous ne pouvons chan- » ger la situation. » ( Say. ) Riflessi. Ragionerebbe alia foggia del nostro auto re chi dicesse : il naso debb' essere' escluso da un ritratto , giacche non si pub cambiare la situazione del naso ( ! ! ! ). Ginsta qnesta regola , Parigi debb' essere escluso dalla sta- tistica della Francia, giaccbe non si pub cambiare la situa- zione di Parigi~£\ ! !) : marchez aussi vite que nous (•'•'). Se non cbe avviciniamo i principj con cui il nostro autore incbiude ed esclude gli oggetti dal circolo statistico e vedremo lo stesso oggetto ammesso e sbandito. Ginsta il principio ricordato sotto il n.° III sono in- chiusi nelja statistica gli elementi die possono essere mo- dificati dalle istituzioni. (1) Histoire civile, physique et morale de Paris. T. I, III Jivmjsun p,ij*. 33, 34, 3.'m* edition. PARTI 5THA.MEU4. Iy£> Giusta il priocipio stabilito sotto questo n.* V devono essere esclusi quegli oggetti di cui noa possiamo cambiare la situazione. Xhinque le pianure debbono essere esclnse ed incliiuse ; escluse, perche non possiamo cambiare la low situazione ; incliiuse, perche possiamo modificarle colle istituzioni, cioe asciugando paludi, scavando caaali, costruendo strade , Bwicinando con ponti i paesi tagliati dai flumi , esten- dendo P irrigazione , ossia cambiando i terreni sterili in fecondi , ecc. La stessa sorte tocca alle montagne ; esse devono essere escluse dalla statistica, perche noa pos- siamo porcele sulle spalle e porta rle altrove; devono per6 esservi inchiuse, perche le istituzioni le modificano. In ratti, secondo die le loggi sono buone o cattive , i bosclii sono conservati o distrutti , e vietata o permessa la col- tivazione colParatro al di sopra di determinate pendenza , frenati o lasciati liberi i torrenti , dominati o non domi- nati da strade carreggiabili i pin alti ciglioni, sorvegliati o no dalla pubblita Amministrazione gli scavi delle mi- niere , ecc. Esistono istituzioni sulla fabbrica del carbone, sullo scavo delle pietre , sulla discesa de'legnami dai monti. Altre istituzioni stabiliscono, sulle situazioni montane piii pericolose , delle guardie obbligate a correre in soccorso de' viandanti smarriti, od ordinano il suono di certa cam- pana a certe ore del giorno e ne' tempi piu nebbiosi, ed altre vogliono P erezione di alti pali indicatori delle strade copcrte dalla neve, ecc. Che piu ? Sulle nascite 9 sulle morti , dove la neve impedisce per molti giorni la gita alle cbiese parrocchiali , vegliano istituzioni diverse da quelle che sono in vigore nelle pianure, ecc. Siccome i fiumi influiscono eininentemente sulla sitna- zione economica de' popoli inciviliti, percio sono oggetti di piu istituzioni; quindi, giusta il i.° principio delPau- tore, dovrebbero essere inchiusi nella statistica, da cui egli li esclude in forza del 2.0 Tntti sanno che i governi piii saggi hanno stabilito un officio centrale di direzione nella capitate ed ufficj d' esecnzione e corrispondenza nello provincie, onde sorvegliare , frenare, dirigere i movimenti de* fiumi e de" torrenti , e il est fort essentiel aux homines de savoir ce qui ameliore ou empire leur condition ( Vedi il a* III ). Piu istituzioni altronde vegliano sulla navi- jnzione, sulla pesca , suit" irrigazione , sulla condotta dell* 196 afpendic. e acque alle pubbliclie fontane , sulla conservazione delle dighe, sui segni d' allarme allorche 1* inondazione e vi- cina , sugli obblighi de' cittadiui in caso d' inondazione successa , ecc. , sui quale oggetto ne citeremo una sola : In Amburgo, quando le subite inondazioni dell' Elba co- stringono le donne gravide e gli ammalati ad uscire al- r istante dalle loro case sotterranee o cantine, le persone che abitano il primo , il secondo e gli altri piani sono obbligate a dar loro asilo, ecc. E egli possibile , in nome del senso coinune , L esporre le istituzioni e la loro in- fluenza sui fiumi e sulle montagne , senza indicare le raon- tagne e i fiumi? Del resto noi abbiamo gia detto cbe i monti e i fiumi fanno parte si della geografia che della statistica , come il naso e la bocca fanno parte d' un ri- tratto, sia egli semplicemente abbozzato con matita ( il che e il caso della geografia), ovvero minutamente colo- rito e miniato ( come si fa nella statistica ) ( V. la Bibl. italiana, fascicolo di marzo 1828, pa-g. 362.):, distinzione semplicissima che 1* autor francese non e riuscito a com- prendere. VI. a II convient de renvoyer .... a 1'histoire natu- » relle d' un pays la description de sea plantes , de ses >t animaux etc. ; e'est le moyen d'avoir des descriptions » plus completes et meilleures , parce qu'elles seront faites >i par des hommes qui se seront livres a des etudes spe- >f ciales. On pourra leur donner plus d'etendue, puisqu'il » ne sera pas necessaire d'en repeter la publication aussi » frequemment que celles des faits variables. » ( Say.) Jliflessi. II nostro autore, che prudentemente si e guar- dato dal rispondere alle obbiezioni che gli furono fatte , finge qui obbiezioni che nessuno gli fece. A nessuno cadde in mente, almeno in Italia, di confondere la statistica colla Storia naturale degli animali ; tutti anche sanno che la botanica ha il suo campo a jDarte che gli statistici non sogliono profanare. Nelle Taiole statisdche comparse alia luce nel 1808, le piante e gli animali sono risguardati dal solo Into economico , cioe del prodotto e della spesa , c nella loro qualita o di sintomi dello stato ricco o povero, ovvero di cause che lo producono. Trattandosi poi di rispontlere a persone che ci ripetono: marches aussi. vite que nous , e lecito osservare che le massime spacciate in qucsto paragrafo dal nostro autore PARTE STRA.NTERA. I97 sono quasi vecchie in Italia. Nclla prefazione dell' opera succitata fnrono disposti in linea verticale i principali oggetti statistici , ecl a f route di ciascuno in altra li- nea verticale fnrono nominate le persone o le classi so- ciali da cui si possono trarre notizie piu copiose e piu esatte, perche dotate di maggiori teorie e di maggiore espe- rienza. Nella Logica statistica (1808) fu dato inaggior estensione all' argoniento e sciolto il problems : Quali sono i luoghi, i tempi, le persone da cui si possono ottenere le migliori informazioni sopra ciascun raino statistico , pronta- mentc e colla minima spesa. In vece di questi e simili problemi , i Francesi impiegavano in quel giro di tempo 700 pagine per darci ad intendere che giudicare e sentir-e ( Vedi la Logique de Destutt-Tracy ) (!!!). Rispondendo ora direttamente alia proposizione del no- stro autore diremo che la statistica deve occuparsi degli animali e delle piante , volendola anco ristrinqere net fulso limite stabilito dalX autore. In fatti si gli animali che le piante possono farci conoscere f influenza buona o cattiva delle isti- tuzioni. Confrontando i cavalli in epoche diverse potrete ap- prezzare i vantaggi dello stabilimento degli stalloni. II nu- mero degli asini diminuito a fronte di quello de' cavalli au- mentato vi additera 1' utile delle nuove strade carreggialnli introdotte nelle regioni montane. Dal decrescente lucro che si coglie nel formare degli allievi , potx-ete dedurre nn sintomo d* incivilimento , giacche il prezzo de' foraggi cresce in ragione delle buone strade, de' canali navigabili, del commercio e della popolazione. Le scarse e ruvide lane che davano le pecore francesi fanno V elogio del Governo clie si sforzo di naturalizzare i merini. Se vor- rete apprezzare rigorosamente la bnona influenza della legge che promove la chiusura de' terreni , e converte i beni comunali in proprieta private , dovrete costruire nn prospetto presso a poco simile al seguente che si pone qui a foggia d1 esempio : Animali Buoi .... lib. d' once 16 Pecore » Porci grassi " Vacche ^Luie al j^iorno) pinte Peso medio nc terreni ne tcrrem comunali privati. 3oo 55o %1 80 5o i5o 1 'h 10 l()'y APPENDTCE Per fare questi confronti e conolcerne i risultati , e forae necessario specials studio della Storia naturale , ovvero basta il seinplice buon senso dell' agricoltore ? Dovremo noi ri- correre alia decisione di Cuvier per riconoscere che i porci inglesi hanno cortissime gambe , corpo vasto e lungo ed ossi piccoli, per cui il loro prodotto e doppio di quello delle razze comuni ? II dottissimo sig. avvocato Berra, uno de' bnoni agronomi italiani, ha discusso I'argomento del bestiaine bovino in Lombardia, senza ciarlatanismo scien- tifico , con tale semplicita e chiarezza , che il piii rozzo affittuario puo rifare i suoi calcoli di confronto , segnirne i ragionamenti ed apprezzarne gli utilissimi risultati , senza sapere che cosa sia la Storia naturale de' quadrupedi. Non si richieggono cognizioni botaniche, ne e necessario l'intervento d'un Tozzetti o d'un Decandolle per apprezzare, a modo d' esempio, le specie di poini coltivate dagl" Inglesi per fame sidro , le quali maturano piu presto , danno uu liquore piu spiritoso, migliore e due volte piu abbondante cbe le altre. II men istrutto coltivatore vi dira al Bengal che il gelso da tre prodotti, alle isole Antille che la vite produce due volte alfanno, a Siviglia, Granata , Valenza che le uve delle pergole presentano grahi grossi come le noci moscate e grappoli che pesano libbre 10 e talvolta 14 ( d' once 16). Qualnnque Inglese , appena dotato di senso comune, giunto a Parigi, sara colpito dalla bellezza degli asparagi francesi, benche ignori il noma che diede loro Linneo o Tournefort, e riconoscera il vantaggio di non pagare che soli 5o soldi, cio che costereljbe 20 franchi al mercato di Covent-Garden. Ecciterebbe il sorriso crogni agricoltore uno statista in Lombardia, il quale ricusasse di parlare de' gelsi (uno de'principali rami di ricchezza) sul supposto che. per discorrerne a dovere, sono necessarie par- ticolari nozioni botaniche, ovvero attributsse il loro straor- dinario aumento al solo influsso dell'istituzione censuaria, senza riguardo al crescente consumo della seta presso le estere na- zioni. Un semplice marinajo vi accertera che le querce ame- ricane danno vascelli di poca durata, cioe d' anni 7 ed al piu 10, il che vi dira che la forza e I' indipendenza d'uno stato , appoggiate alia marina , dipendono anco dalla qua- lita de-1 «noi alberi. II selvaggio della terra di Van-Diemen potra mostrarvi che il legname e ivi si pesante da non potersene far uso nella costruzione delle barche •, da cui PARTE STRANIERA. 1 99 dedurrete clie la pesca, la navigazione, 1* incivilimento possono incontrare nell' indole de' legnami ostacoli poten- tissimi che non incontrano nelle istituzioni. Finalmente bastaao gli occhi per conoscere nello stato de' boschi, f|ua- lunqne sia la loro specie, se la legge veglia o no agF in- teressi della posterita. Gonfrontate lo stato de' boschi colle spese volute dagli argini che sostengono i fiuini nelle pia- nure , e vedrete che queste spese crescono a misura che i boschi deperiscono, ecc. I quali riflessi tendono a dimostrare quanto si scosti dal vero chi , in vece d' avvicinare tutte le circostanze locali , ossia gli dementi statistici si fisici che morali, onde scorgere i vincoli di cause e d' effetti , o di con- trarieta e reazione , vorrebbe disperderli negli almanacchi , nelle storie , ne' viaggi, nelle geografie , nella storia natu- rale e che so io , per darci ad intendere le nuove e bel- lissime teorie che la statistica pub annunciare ifatti, ma non pub indicarne ne le cause , ne i risultamenti ( Revue encyclo- pedique , ccdder de septembre 1827^ Pag- 53+ — Biblioteca italiana, fascicolo di marzo 1828, pag. 378-380); e che la statistique ne devient utile qu'en faisant connoitre I'in- fluence , bonne ou mauvaise, des institutions d' un pays (V. la pag. 1 84 di questo fascicolo ). Dopo queste e simili mas- sime di nuovo conio, appoggiate a tante e si lunainose dimostrazioni , avete diritto di dire alle popolazioni del globo : marchez aussi vite que nous (!!!!!). Riassunto delle pretensioni della vanita d' alcuni scrittori f ranee si. I* Uno de' piu dotti compilatori della Revue encyclope- dique , il sig. Ferri , fece sperare alle nazioni che corre- rebbero di passo accelerato nella carriera dello sciinle e delf utile se imitassero la nazione francese : marchez aussi vite que nous. Avidissimi di godere di quel sorprendente spettacolo noi rivolgemmo i nostri passi verso quella na- zione. Cainmin facendo ci venne incontro un altro scrittore francese e ci disse ingenuatnente : Sappiate che la Francia e si indietro nell' istruzione popolare che non ha ancora rag- giunto i Boemi (1) (Dupin, Forces productives et commercials (\) Non gapremmo come mai il sig. Dttpin , die oella aeala della pobblica istruzione colloco pressoche sulla cima 1' fanpero 2CO A r r E N I) I C E de la France, t. i.c, pag. 52 ). A quale di quest! due ilkrstri scrittori presteremo noi fede ? L' esame de' fatti c" induce a credere al secondo. a.° Un altro compilatore della Revue, piu dogmatico dell' antecedente , e che sfoggia maggior aria dottorale , il che non vuol dire maggiore scienza, dopo d' avere disposto in qualche ordine le idee di Smith e schiarito in parte quel vasto magazzino , il Say , da magazziniere si cambia in proprietario dell' altrui merce , e parla del suo libro costrutto coi materiali del filosofo scozzese , come se fosse un prodotto raccolto sul suo terreno ( Yedi il testo alia pag. 181 di questo fascicolo ). Con uguale diritto questo scrittore s' impossessa delle teorie di piu scrittori italiani e le dichiara sue •, tra queste primeggia la luminosa teoria dello smercio tolta al Bandini. Noi alzammo la voce contro questo particolare plagio e vendicammo 1' ombra dell' arci- diacono Sanese : le penne furono restituite al pavone : jus suum unicuique tribue ( Biblioteca italiana , fascicolo di mag- gio 1827, pag- 292-298). Fu anche da noi gettato il guanto a chi voleva difendere il plagiario francese , ma nessuno il raccolse ( Bibl. ital., fasc. di novemb. 1827, pag. 3 1 1 ). II commentatore di Smith che si e creduto permesso ( e non austriaco ( V.il t. 47-°i Pag- 3io di questo giornale), potato ab- bia poi di tamo abbassarue la Boeniia. Che questo regno gareggi in ogni genere di studj e d1 istruzione co' piu. colti paesi del- l'Europa, ne sono convincentissima prova, oltre le scuole ele- raentari quivi sistemate e numerose come in ogni altra provincia uell' inspero , i mold lctteraij e scientifici istituti di cui esso giustaiuente si gloria. A noi bastera il rammentarne alcuni sol- tanto di quelli che sussistono nella citta di Praga. Tali sono la iluridissima Universita, corredata di pubblica Biblioteca , d' Os- servatorio astronomico e d1 un dovizioso Museo di storia naturale; Ja R. Societa delle scienze , della quale pubblicansi a mano a mano gli Atti ; tre Giunasj (oltre altri 22 sparsi pel Regno); nn Istituto per T istruzione tecnica; uno d' istruzione morale e letteraria per gl' Israeliti ; una Societa economico-patriotica che pubblica il suo giornale; la Societa del Museo patrio dalla quale pubblicansi due giornali ; un Istituto pomologko; uno pe' soldi e muti; uno di musica con conservatorio; altro de'promotori per la musica ecclesiastica; un' Accadeinia di belle arti con annua e pubblica esposizione, ecc. ecc. Quale maraviglia percid , se i Francesi , al dire del Dujiin , uon abbiano ancora raggiunti i Boemi ? ( Nota del Direttori. ) l'ARTE STitANIERA. 201 gli si puo negare questo diritto ) di criticare talvolta , bene o male , il suo maestro , fa poi rimprovero agli altri e gli accusa d' ingratitudine se esercitano sopra di lui lo stes6o diritto ( ! ! ). L' ultimo tratto della vanita di questo scrit- tore e il seguente : Citato con approvazione , unitamente a cento altri scrittori d' economia , in a 3 pagine del Nuovo prospetto delle scienze economiche , confutato in 119 altre e piii frequentemente di qualunque altro scrittore ( V. la aota (1) alia pag. i83), il buon uomo ha mandato il titolo di suo discepolo (Encyclopedic progressive, i.« cahier) a chi ha trovato o creduto di trovare gravi errori nella sua teoria della produzione , distribuzione , consumo delle ric- chezze, e principalmente nella teoria dell' inter vento gover- nativo in ciascuno di que' tre rami : ecco la vanita , non diremo in delirio , ma in tutta la sua innocenza ( ! ! ). 3.° Comparve finalmente in campo il L)irettore della Revue-- ed ecco in quale occasione. Poco dopo che fu ven- dicato il Bandini, venne fatta da noi 1' analisi dell' opera del sig. Sismondi (Nouveaux principes d'economie, 2.«edtion) c pvovato, coi testi alia mano ( almeno ne abbiamo Iusinga), che quest' illustrc scrittore, scostandosi dalla teoria di Smith da esso gia proclamata , si era giovato delle teorie di ante- cedent! scrittori italiani (Biblioteca italiana , fascicoli di lit- glio 1827 , pag. 84-101, cV agosto , pag. 238-258). A questa nuova dimostrazione la vanita francese non pote piu stare a segno, quindi comparve nella Revue (cahier d'octob. 1827, pag. 147, 148) una nota , nella quale il direttore di quel giornale non si propone nient' altro che di ofFuscare o di- struggere i caratteri che distinguono la proprieta letteraria legittima dalla proprieta usurpata, oltre di porre in dubbio 1' influenza del sentimento della proprieta nellaproduzione ( V. la Biblioteca italiana di novembre 1827 , pag. 3 0 6-3 12). Distrutti que' caratteri, risulta nuovo diritto di dire alle nazioni : marchcz aussi vke que nous. (!!!!) Melchiorre Gioja. 20a APPENDICE PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALTANE. LETTERATURA E BELLE ARTI. Atti dell I. R. Accademia delle belle arti in Milano. Solenne distribuzione de' premj fflttasi da S. E. il sig. conte di Strassoldo , prcsidente dell I. R. Governo , il giorno 28 agasto 1828. — Milano , dall' I. R. gtarnperia , in 8.° c, 'onipongono questo libretto il discorso del vicesegret.irio Fumagalli, che ci riserbiamo ad inserire per intiero in uno de' prossimi fascicoli, i programmi dei coticorsi ai premj, 1 estratto dei relativi giudizj coi nomi dei premiati , ed un elenco delle opere esposte dagli allievi dell' Accademia, da i membri della stessa, e dagli altri artisti e dilettanti, di cui non iscarseggia questa capitale della Lombardia. II costume da noi seguito negli scorsi anni di appalesare F opinione nostra intorno a quelle opere cbe furono dal pubblico maggiormente gustate ed applaudite uel visitarne V esposizione, intrattenendo cosi i leggitori con una specie di rivista, ci ricorda il gia assunto impegno, e c' invita anche in oggi a fare lo stesso. Prima pero di levarci d'ad- dosso il peso clie ci siamo imposti , ci sta il dovere di far precedere la conoscenza dei nomi di quei benemeriti ar- tisti che furono coronati nei grandi concorsi , e ad adem- pirlo tanto piu con lieto animo ci prestiamo, in quanto che la ricordanza di questi nomi ridonda per la massima parte a gloria de' nostri concittadini , ed intieramente delle scuole istituite e mantenute in questo paese dalla Sovrana munificenza. II gran premio dunque della pittura fu aggiu- dicato al sig. Carlo Bellosio milanese, allievo delfAccademia e particolarmente del sig. Palagi. II quadro di lui fa molto bene pronosticare del suo ingegno , perche a buon diritto puo considerarsi nel numero delle opere piu pregevoli di PAUTE ITALIANA. ao3 eoncorso die siano state presentate all'Accademia dall'epoca delP istitnzione dei premj siao al presente. A giustificare quesio cenno di lode ch* esclnsivamente fra gli altri con- correnti da noi gli si comparte , due sono i motivi die possiamo addurre : piimieramente perche nelle altre arti molti sono i saggi di valore degli allievi, die coronati tro- vansi esposti iu serie nelle sale, e pei quali possiamo sfi- dare gli strameri a presentarcene altrettanti: in secondo luogo perche in quest' anno per una fatalita di circostanze poche furono le produzioni di pittura storica esibite per Tesposizione, e di queste niuna a parer nostro die supe- rasse in pregi il quadro del Bdlosio. Gli altri grandi preraj furono aggiiulicati, per la scultura al sig. Gaetano Motelli milanese, allievo parimente dell' I. R. Accademia; per Far- chitettnra al sig. ingegnere Francesco Turconi di Lomazzo, provincia di Como, gia allievo dell' I. R. Accademia ; per Fincisione al sig. Giacomo Felsing di Darmstadt, gia allievo come sopra, e da un anno domiciliato in Firenze; e pel disegno d' ornamenti al sig. Vilaliano Rossi d'lsola Bella (i). Iu risguardo del gran premio pel disegno di figura , sebbene cinque fossero i concorrenti, e fra i loro lavori se ne tro- vasse alcuno meritevole di molta considerazione , pure col giudizio accademico si dimostro die si esigeva di piii in questo ramo a motivo de' bei disegni premiati in addietro. I mmon concorsi e pel numero e per la squisitezza di esecuzione riscossero le lodi si del nazionale die dello stra- niero: scorgevasi in essi la nobile gara da cui erano stati certamente animati tutti gli alunui, ed il risultamento di quest! esercizj doveva riuscire di grato compenso alle (I) 1 soggetti di eoncorso erano i seguenti: Per la pittura, Noe che usc.to dall Area offre a! Signore V ordinandi sagrificio, men- tre da lung, s. vede ancora 1' apparizione dell'Arco deD'AlleaDza ■ per la Scultura, un Bassorilievo rappresentante i principali poet! dell ant.clma che stanno ascoltando il canto di Apollo colle Muse, per 1'Architettura, una Cattedrale con vasta puzza davanti c.rcondata da port.ci con botteghe ad uso de' commercianti : per I Incsione, 1 mtaglio in rarae di un' opera di opera di buon autore, non mal perl' addietro lodevolmente inciea : pel Diseeno d ornament, una ricchissima Croce d' altare con candelliere c\>r- nspondenrt; da esegu.rsi in metallo : pel Disegno di figura , Creusa che „ sforza di trattenere Enea, il quale armato di tutto punco parte per con.bitrere i Greci gia padroni di Tvoja 204 A 1» V E N D T C E fatiche sostenute dai rispettivi professor! nel loro ammaestra- mento. Attrassero poi la puhhlica ammirazione per essersi trovati maestrevolmente condotti varj disegni di architet- tui-a, di prospettiva ed ornamenti, eseguiti fuori di concorso ed offerti dagli allievi siccome saggi della loro applicazione nel restante dell' anno. Fra questi segnatamente si distin- sero Gio. Battista Bossi , studente d'architettora, Carlo Sala, Luigi Borrini, Carlo Trezzi , Marco Casati, Angelo Fisoni, Gottardo del Marco di Sondrio, Fermo Zuccari di Casalmag- giore , ed Antonio Bramati di Yaprio , allievi della scuola di prospettiva. Dei giovani coloritori figurlsti molte furono le opere of- ferte al giudizio del pubblico : fra gli autori di esse pero meritano particolare menzione Sigismondo Nappi che per diversi ritratti e per qualcbe studio di teste presi dal vero, e dipiati con amore , con correzione di disegno , e tinteg- giati con varieta disvela un' attitudine a calcare le orme del suo illustre maestro-, il Bellosio gia encomiato, cbe oltre il quadro di composizione esegui alcuni ritratti che riusci- rono graditi per esattezza di disegno e sapore di tinte, e finalinente Carlo Picozzi che mostrossi anch' esso diligente imitatore della datura, ma finora non bastevolmente pa- drone del modo di cendurre le tinte con lucidezza e tras- parenza. Non faremo parola di Giuseppe Sogni e Pietro Narducci in altri nostri fogli ricordati con lode e collocati unitamente ai loro condiscepoli in questa sfera, perche ormai , quantunque giovani , sono emancipati dalla magi- strate direzione , ed hanno acquistato col loro operare il diritto di appartenere alia classe degli artisti di gia formati. Si ammirarono di fatto del primo un quadro storico, rap- presentante la partenza di Colombo per V America e due ritratti , e del secondo parimente due ritratti ed un quadro da altare , rappresentante la risurrezione di Lazzaro, opere tutte che tornarono gradite per belle composizioni , per espressione e per vaghezza di colorito. A nostro avviso ci sembra che questi due giovani pittori procedano di pari passo , e sieno egualmente invaghiti dell' arte loro , perche nelle loro produzioni trattate con amore chiaramente si scorge un avanzamento, un desiderio di far bene, un'an- sieta di distinguersi. Al primo pero, giacche lioe ai gio- vani porgere consiglio , e giacche amendue all' abilita ac- coppiano animo gentile , suggeriremmo di curare alquanto PARTE ITALI\NA. 2o5 piii la prospettiva lineare ed aerea onde poter appagare le altrui quistioni sulla degradazione delle figure, e sui piani ove sono collocate ; ed al secondo consiglieremmo maggior avvedutezza nello scegliere i partiti dei panneg- giamenti accio possa render conto coa 6icurta delle attac- cature delle sottoposte membra. Del resto agli encomj die dal pubblico gli furono tributati per sifiatte opere, con- souano i nostri , e gli animiamo a proseguire con alacrita i loro studj col metodo clie felicemente banno adottato. Continuando a passare in rivista i saggi di pittnra sto- rica di cui andarono adorne le nostre sale in quest' anno, posto clie 1' argomento ci ba istradati a parlarne , accen- neremo quello di Enrico Scuri, allievo del Diotti, profes- sore dell' Accademia Carrara in Bergamo ecc. Rappresen- tava Ercole clie toglie il velo ad Alceste da lui tratta dal- 1' Erebo, e condotta innanzi ad Admeto di lei marito , in- consolabile per tale perdita. Checche ne abbiano scritto alcuni intorno a questo quadro, noi trovammo non priva di garbo la composizione, bastevohnente colta 1' espressione del soggetto , il dipinto condotto con leggiadria , ed alcune pieghe poi bene studiate e di bel tocco ; ma cio clie ac- crebbe maggiormente in noi la stima verso 1' antore si e Paver egli apposto al suo lavoro la modesta dicbiarazione di secondo tentativo. II veneziano Giovanni Servis ha anch' egli dato a di- vedere clie si stadia d' imitare il brio e le succose tinte clie tanta fama diedero alf antica scuola del proprio paese. Non possiamo quindi clie collaudare , e qualificar per ot- timo il divisamento da lui projiostosi per rispetto alia scelta d' imitazione di colorito ; ma in quanta alia scelta delle fisonomie , specialmente allorquando trattasi di caratteri nobilissimi esatti dal soggetto, a miglior consiglio s' appi- glierebbe se contemporaneamente al vero consultasse le forme dcir antico onde modilicarlo ed accrescere ad esso venusta. Se non avessimo per questo giovine quella stima clie per la sua abilita e per la dolcezza del suo carattere gli professiamo , non saremmo discesi a questi particolari. Non cosi si pensa e si opera dappertutto. Ci sono dei giovani d' alte speranze clie mostrano i lor lavori a mae- stri di alto grido onde averne e lumi e direzione, e questi o sia clie 1" invidia bene spesso gli assalga , ed insinui loro il tiniore clie i crescent! ingegni gli abbiano an giorno ad 206 API' END ICE eclissare, o sia per non urtare di froiite 1' altrui amor proprio o per altri bassi fini, non solo tacciono loro i di- fetti di cui e macchiato il giovanile lavoro pre so a disa- mina , ma li gonfiano in. vece con lodi talvolta esagerate e talvolta si eccessive ch' essi rimangono agevohnente persuasi di avere gia tocco 1' apice della perfezione , divengono relnttanti alia verita clie viene loro esposta da un sincero labbro , s' indispettiscono , s' accendono e iiniscono ad ac- contentarsi da loro stessi per inabissarsi poscia nella me- diocrita. I leggitori ci perdonino questa digressione percbe diretta a buon fine. Se fia cbe queste paging cadano per avventnra nelle mani di alcuno di questi giovani traditi , e chi puo obbiettare cbe non possano produrre qualcbe effetto? Ripigli.mdo ora il filo della nostra rassegna accen- neremo le opere dei due giovani milanesi Cesare Poggi ed Antonio Banfi, gia allievi di questa I. K. Accademia, i qnali si condussero in Roma per profittare dello studio sopra que' maravigliosi esemplari. Caldi delPardore di distinguersi si sono cola occupati, e teneri come sono della patria spe- dirono non pocbi saggi dei lor lavori onde fossero espo- sti, e potessero i concittadini giudicare dei loro progressi. Del primo abbiamo gia avuta occasione di fame parola ne' nostri fogli lo scorso anno e in questa medesima cir- costanza : ora eiano di sua mano Cajo Mario cbe collo s°uardo atterrisce il Cimbro incaricato di trafiggerlo •, una mezza figura di un veccbio barbato cbe sta cucendo una scarpa , ed un quadro di tutta composizione , figure alia orandezza quasi del vero ed esprimenti il ritorno del fi- gliuol prodigo , soggetto capace di tutta la passione e dell' aggruppamento il piu tenero ed aflettuoso cbe dar si possa. In quanto al primo degli accennati saggi, ci sembro cbe oriainariamente fosse lo studio di una sola mezza fi- gura, a cui poscia sia stata aggiunta 1' altra mezza onde comporre 1' accennato soggetto. Per rispetto al secondo ar- gomento, il lavoro si riduce ad un ritratto; ed intorno al terzo, il giovane artista tolse a rappresentare un diflicile momento, a nostro credere , e forse di troppo azzardo. Noi non lo copriremo d' encomj per questa sua produzione, ma nel tempo stesso bene ne augureremo, incoraggian- dolo per aver riscontrato nel suo quadro una disposizione a poter far molto ove venga meglio diretta. Del secondo non pocbi erano gli studj da lui spcditi di composiiioni, 1'AKTJE ITALIAN*. 207 di figure intere e di mezze figure : le principal! e le pii» accurate erano Diomede che rapisce il Palladio, il conte Ugolino coi figli e la vedova del soldato. Avvezzi noi a yedere delle opere condotte da altri giovani con maggior amore, non possiamo clie insinuargli V egual metodo, giac- che la magistrale franchezza , il tocco libero , la fluidita del pennello sono qualita tutte che si acquistaao quando si e gia provetto , e si e fatto precedere appunto la dili- genza , 1' accuratezza nel disegno e uel colorito e 1' intel- Jigenza delle parti. Ommettendo di nominare altri giovani pittori clie non ancora bastantemente educati , o tenaci nel seguire una torta maniera si esposero al pnbblico con delle compo- sizioni , non possiamo dispensarci , prima di chare le opere del prof. Agostino Comerio , dal far sapere che anche fra il bcl sesso trovossi in quest' anno una dilettante ch' ebbe il coraggio di trattare in dipinto On argomento altrettanto difficile per composizione, quanto per 1' espressione (1). Disapprovando noi le critiche che furono pubblicate in- torno a questa produzione da uno scrittore che asserisce Testimonianza non dubbia che anche ai tempi dell' autore il dialetto di Firenze non era reputato come il vero e nobile linguag- gio d' Italia ! Quanto poi all' importanza delle materie nel Cortigiano trattate, eccone il giudizio del nostro Parini: << Quest' opera ( dice egli ) e anco sommamente racco- mandabile pel bel costume e per le buone crcanze che Bibl. Ital. T. LI. i5 2a6 a i* i' E n i) i n e vi s' insegnano, le quali sebbene nella loro forma esteriore tsieno alquanto diverse da quelle cbe ora usiamo , pure perche sono an espressione della gentilezza dell' anirao , !a cui esseuza non cangia giammai , cosi servono anche oggi ad isplrarla e inantenerla. <> Ma questo CortigiaiiQ non antlava mondo da macchie si fatte che facilmente offendere potessero il buon co- stume 'r e quindi posto nelle niani de' giovinetti in tutta 1' integrita sua avrebbe lor recato nocuraento anzi che bella ed utile istruzione. L' editore percio ne ha con sag- gio consiglio apprpstata una ristampa bastevolmente pur- gata. Ad oggetto poi di renderla piii aggradevole e van- taggiosa ai giovinetti stessi ridusse all' uso della moderna gramatica alcuni modi o vieti o tali clie ai di nostri bello non sarebbe 1' imitare. A maggior comodo de" leggitori 1' opera tutta e corredata di parchissirae note , essendone altresi diviso ogni libro in capi, ed a ciascun capo appQ- sti essendo i relativi argomenti. Noi dunque non possiamo che sommamente raccoman- dare quest' edizione , la quale da se stessa ben si racco- nianda anche per la nitidezza de' tipi, per la bella esecu- zione della stanipa, e fmalmente per la teuuita del prezzo. Prose scelte dalle Vite dei Sand Padri. — Milano. , j 828, per Antonio Fontana. Ji dire che questa scelta si debbe alle cure deiregregio aig. Ambrosoli , e gia fatta al nitido volumetto una lode niolto invidiabile : e chi fosse tanto ignaro delle prime ric- chpzze della nostra favella da non conoscere le Vite dei Santi Padri , potra averne piena contezza dalla bella e qpportuna prefazione con cui egli aperse il suo intendi- mento a'lpttori. Noi diciamo che quella prefazione e assai opportuna „ perche molti ad ascoltare il titolo de' libri , dai quali ci viene la scelta , potrebbero per loro disgrazia temere che unicamente vi si trattasse di cose sante e di fatti miracolosi , materia tanto ignobile che il superbo nostro secolo non la vorrebbe ascoltare s ed in vece i'Ambrosoli ricorda che appena e possibile a dirsi la varieta che in que" volunii s" incontra. 41 Qui descrizioni di bei giardini da un lato, e di or- " ribili deserti dall' altro : qui parole di amore,di carita, PA&TJB ITALIANA. 22^ »/ di compassione, di umilta da una parte, e minacce su- » perbe , e bestemmie , e nefande imprecazioni dall' altra ; » qui esempi di tutte le virtu e di tutti i vizj , con co- " rone di gloria e ineffabili contentezze alle prime , e tra- » versie ed afllizioni per castigo ai secondi ; qui la rasse- » gnazione dei martiri consolati in mezzo ai tormenti, e " la disperazione dei tiranni e dei reprobi infelici nell'ab- » bondanza d* ogni terrena fclicita •, qui le virtu piu belle » insegnate colle parole piu tenere e piu dilicate, e i vizj » fulminati di forza con nomi di vituperio e di sdegno; >i qui esempi di umilta e di superb ia, di miseria e di a grandezza , di religiosa devozione e d' invincibile empieta; a qui in somma quasi tutti gli affetti, e quasi tutti gli umani >i casi descritti con somma proprieta di vocaboli, e con » una eloquenza Iontana da ogni artiiizio , ma nondimeno a sommamente efTettiva. » E a tutto cio s' aggiugne die i primi secoli della Cliiesa, e i costnmi innocenti di que' Cristiani vi sono rappresen- tati con maravigliosa evidenza, e per tal modo ne diviene perfetta T idea di quegli anni miserissimi die nella storia jirofana de' contemporanei ci sono manifestati soltanto a meta , perche nessuno vedeva il dito di Dio segnare la linea -cue doveano correre i destini del mondo. die se taota istrnzione e tanto diletto e qui appareccliiato a co- loro die dalFalbero della scienza non vogliano altro frutto clie questo, noi promettiaino an doppio vantaggio alle niiime religiose cbe vi troveranno in gran copia documenti di pieta, e conforti alle speranze d" una vita migliore. Clii non vorra leggere un libro , per cui lo stile s'emenda,* 1* ingegno s' arricchisce , e il cuore si fa piu consolato e piii puro ? Discorsi sulla storia vcncta , cioc Rettificazioni di alcuni eqidvoci riscontrati nclla Storia di Vcnczia del sig. Darn , del contc Domcnico Tiepolo , patrizio ve- ncto , socio onorario dell Atenco di Venczia. Vo- lumi III, — Udine , 1028, pei fratelli Mattiuzzi , nclla tipografia Pccile. Venezia stata graude per sapienza politica, per ardimento nulitare, per valor soiumo in arti, in navigazione, in com- nercio , quando tutta 1' Europa compressa dal feudalumo 228 A T P E N I) I (1 E ignorava profondamente le sue forze , non poteva mancare cli storici ; e gli ebbe a mano a mano; e ne possede una preziosa Collana, monumento insigne degli alti suoi fatti, del pari clie della carita nobilissima de' suoi concittadiiii. Nou e qui il luogo d' investigare su qual principio fonda- mentale codcsti suoi storici, la piu parte, se per avven- tura nou piuttosto tutti, uomini collocati nella piu alta condizione, provati nelP esperienza del Governo, ammessi alia cognizione de' piu secreti fasti, si reggessero nelle loro opere ; ne siniilmente e qui il luogo di esporre il giusto carattere che in particolare ciascuno di essi ci presents. II Sanuto, di cui iino dal tempo del Muratori s' incomincio con tutta ragione ad apprezzare la Cronaca (altrimenti i Duirii), allora nota per la sua minor parte , trovata poi com- piuta in appresso, e della quale I' ultimo istoriografo della Repubblica, Francesco Donatio cli Santa Fosca , andava pre- parando una compiuta edizione , corredata di note prezio- sissime , frutto di lungbi studj e suoi e dell' illnstre suo padre , stato istoriografo della Repubblica anch' egli ; il Sanuto solo basta ad accertare della fede e diligenza colla quale gli scrittori veneti procedevano nel raccorre le memo- rie del tempo, basi domestiche delle storiclie narrazioni. Ci rammentiamo di aver letto in nno de' suoi cinquantotto volmni nil cenno fatto sotto un tal giorno di una straordi- naria convocazione del Prcgadi, intorno al cui oggetto, pel secreto in cui 1' aflare fu tenuto , il cronista confessa di non averne contezza alcuna, promettendo intanto di re- gistrarlo tosto cbe giunto sarebbe a sua notizia-, e pareccbi mesi dopo, mentre il lettore tutt' altro si aspetta, incon- trando 1' esposizione di certo fatto importante , vede ag- giungersi: e questo fu I'oggetto della straordinaria adunanza del Pregcuti accennata da me sotto il tal giorno. In mezzo a tanti materiali cbe la Collana , le Croniche , ed Opere di veneta erudizione d' ogni maniera sommini- stravano , Venezia sino alia meta del secolo scorso non avea ancora un corpo di storia seguente, compiuto, e direin cosi di un sol getto, quale pur desideravasi e dai Veneziani medesimi e dalle altre nazioni-, e 1" ebbe allora per opera di un Francese, 1' abate Laugier, dimorante da pareccbi anni in Venezia. Noi non diremo se quel valentuomo scrivesse tutto secondo 1' intima sua convinzione, o se dovesse in alcuna parte secondare prevenzioni e riguardi dalla sua PARTE ITALIANA. 22Q sittiaziono comandati. Aminmo meglio paragonare 1" opera sua a quclla delle Antichka roniane di Dionigi di Alicaruusso ; e a malgrado dell1 estimazione che ancora gode quel Greco vano e adulatore presso coloro i qnali piu all' apparenza die alia sostanza delie cose si attengono, crediaino della storica verita avere il Laugier assai piu meritato di quello chc facesse Dionigi. Rimane a dire se possa istituirsi paragone tra Dionigi e il sig. Dark chc ha scritta una nuova Storia di Venezia dopo la caduta della Repubblica , e nel seno di una perfettissima iudipendenza : cosa noa toccata al Laugier. Questa circo- stanza era di un grande vantaggio pel Dark, uorao altronde pieno di sapieuza politica , cducato nella filosofia del se- colo XVIII, sostenuto da grandi esempi, stato spettatore di tanti rovesciamenti , e foruito di acuta e facile pene- trazione di ogni umano mistero. Non traccia e in lui , ne poteva essersi , della vanita die sospinse V altro a supporre nelle cose roraane le greche tradizioni ; non il vile delirio di abjnrare , e colla stessa facilita corteggiare le parti; non la smania di sostituirc alia verita i fantasmi di una immaginazione brillante. Yedi nel Dark la persuasione della grandezza del suo soggetto, la giustezza del disegno , il caldo colorito , e come dia forza aU'espressione de' concetti colla naturale gravita de' medesimi. Nella qual parte di lavoro , se il leggitore severo vuol pronunciare , e agevole cosa che vegga vigore spontaneo e conclusioni ragioiiate , come trova placida elcganza nel Greco , e studio di decla- mazione ingegnosa nel Francese. Ma in tanta mole di cose pel corso di tredici secoli seguite, a lui nato e dimorato straniero, opponevasi diver- sita di prevenzioni, non bastante raccolta di ben esaini- nati latti , forse non tempo, ne comodo per esami alijuanto minuti, la necessita in fine del sussidio altrui , e l' incerta antorita di quello che gli veniva prestato. Potra dunqne dirsi non aver egli colla necessaria prudenza preparato il tcrreno per trarne Imona messe? Si potra forse fargli rimprovero di avere affrettata un* opera immatura? Egli e qiu'sto un problema di dillicile scioglimento : e quando pensiamo al notabil numero di scientiliche o letterarie pro- duzioni, che sarehbero andate perdute , se mai esso si vo- lesse sciolto atlerinativamente ; quando consideriamo la quaiitita e V importanza di origioali ed utilissime opere 23o APPENDICE che avremmo da rigettare , se alia sola perfezione dare si dovesse il diritto di passare alia posterita , noi siamo co- stretti a scioglierlo negativamente. A chi non dorrebbe della soppressione della Storia di Venezia scritta dal sig. Dark? Ad ogni gentile e discreto ingegno, giusto estimatore delle cose, dorrebbe certissimameate, quanto a tutti dorrebbe di quella delle migliori storie, di cui vanno superbe in Enropa le lettere da circa ottant' anni. Imperciocche qual e di esse in cui non siasi intruso piu. di un errore ? Non e che noi abborriamo la diligenza di chi li rilevi : ben teniamo per fermo che a questo proposto si possa con ragione applicare a un di presso la risposta che fa data a chi esagerava un vizio imputato ad un Generate famoso che fiori sul principio del secolo passato : furono tante le sue virtu , si rispose , che non abbiamo avuto tempo di ba- dare a suoi difetti. Ma ritornando alia Storia di Venezia del sig. Dark , i Veneziani sono e doveano per ogni rispetto essere i prirai a conoscere quanto in essa potesse per avventura abbiso- gnare di emenda. Era questo 1' officio die potevano piamente prestare alia loro patria , fin che taluno sorgesse fra loro ad erigerle monumento piu saldo con una storia degna di tanto argomento , degna de' lumi dell' eta presente , degna di suggellare la gloria di un popolo maraviglioso ne' suoi principj , nel suo incremento , nell' apice della sua poten- za, e grande esempio insieme alle future generazioni di un decachmento operato meno dalF alzatasi fortuna di altri popoli d' Enropa, che dalla troppo costante perseveranza in ordini non piu corrispondenti ne ai tempi , ne ai co- stumi, ne alle opinioni succedute. Parliamo qui di uno storico che ameremmo veder sorgere tra i Veneti stessi; ed aggiungeremo Iiberamente che sor- ger dovrebbe fiuche le pa trie tradizioni sono ancor fresche. Perciocche neU'eta in cui sieno perdute, una tale storia non potrebbe avere piu la naturale sua originalita. Per entrambe queste considerazioni non e a dolersi che quattro anni addietro andasse vana la proposta da alcuni Veneziani fatta al sig. Carlo Botta, che si portasse fra loro con larga mercede a scrivere una storia della loro patria. Troppo erano essi Iusingati dalla fama ottenuta da lui per la Storia della indipen- denza dell' America settentrionale , e poco attenti al giusto discredito in cui e caduta la sua Storia d' Italia. Non diremo r\KTE TTU.T\X\. 2.3 ! gi.i con alcuni, troppo forse severi, clie parte delta fa ma per qnella prim* storia alzatasi era un gratuito dono di peclanti c di marmtlglia loro pedissequa, in grazia dell' inconsiderate* disotterraiuento di aaticaglie che gli uomini giudizicsi com- patiscono nc' Trecentisti , e riprovano negli odierni scrittori. Diremo bene ch' era facile ad un Europeo, lontano dallo spirito di fazione, e non preoccupato da per9onali inte- ressi , scrivere intorno a fatti accaduti anche in un altro emisfero nel breve periodo di dieci o dodici anni , poiche in ogni angolo pubblici, autentici e conclamati nella col- lisione dei due partiti trovavansi i materiali opportune \ ma non gli fu ugualmente facile il sottrarsi alle insidie delle passioni, volendo raccontare cio che per diciotto anni era accaduto intorno a lui stesso, offuscato da inconside- rate prevenzioni, e abbandonatosi ciecamente a suggestion! temerarie e fallaci: che ove la storia non e pura come la verita , ogni piu prezioso ornamento che 1' abbellisca e cosa perdnta. Chiunque non sia nato in Venezia non puo vedere la storia di quella Repubblica che cogli occhi coi quali vede la storia dell' antica Grecia e di Roma. Inno- cente e giusto sara per tale non veneto scrittore 1' entu- siasmo, da cui , se ha seutimento, verra preso incontrando in questa Repubblica ricopiati i grandi uomini , le grandi Virtu, le grandi imprese , merce delle quali la greca e la ro- mana da tanti secoli sono si celebri. E certameute per lungo tempo i nostri posteri volendo conoscere quanta sia la forza dcir amore di patria, e lo sviluppamento della morale ener- gia delfuomo, non avranna che a consultare i fasti di quesie tre nazioni. Ma con che spirito questo straniero ac- eogliera egli le tradizioni e il valore degli ordini con cui Venezia si res9e? Come interpreter^ le intenzioni e i fini de' suoi magistrati? Come afTerrera le sottilissime grada- zioni de" sentimenti, dei tentativi, de' consigli diversi , per cni la forza vitale di quella Repubblica si mantenne 9ino alia guerra di Candia , vero termine di essa, come noi me- desimi abbiamo udito affermarsi con profondo senso da Francesco Donatio, nominato di sopra, uomo di acutissimo intelletto e conoscitore sicuro di tntte le cose della sua pntria'' Imperciocche quel secolo e mezzo, in cui sopravvisse di poi la Repubblica, non fu veracemente che il faiale periodo della sua agonia. E come snole accadere a parecclii uomini che in mezzo a quella crisi mortale alcun sintomo 232 A P P E N D I 0 E momentaneamente presentano di fugace rimbalzo, per tale possono prendersi il si poco durato acquisto della Morea , e le glorie dell'' eccelso Morosini. Cbiunrjue sia avvezzo a penetrare nel profondo delle cose umane , intendera facil- mente non essere questo un paradosso dettato da legge- rezza ; bensi la conseguenza , a cui la giusta conside- razione de' fatti umani necessariameiite conduce ogn' in- gegno pensatore. Se diuique alcuna eccezione puo farsi alf opera del sig. Dark , questa e la sola die il buon cri- terio suggerisca ; poicbe clii ben conobbe ancbe negli ul- timi loro anni i Veneziani, pote aver veduto ne' mori- bondi raggi di quel sole in tramonto la vera natura di quelli cli' esso lanciati avea nel corso di si lungo giorno ; e leg- gendo la Storia del sig. Darit facilmente si vede die a quel valentuomo fu tolto di considerare il fenomeno die poteva tanto istruirlo ; e F essere straniero ne fu la sola cagione. E questa osservazione nostra viene apertamente confer- mata dall' opera cbe annunciamo del sig. conte Tiepolo , del quale, lungi dal ripi'ovare lo zelo cbe gli ba ispirato il pensiero di rettificare alcuni , com' egli li cbiama , equivoci, riscontrati nella Storia di Venezia del sig. Darii, commendiamo anzi il buon volere , gli studj e V occa- sione di andar guarclingo , ch,' egli presta a cbi voglia in appresso trattare lo stesso argomento ; siccome commen- diamo quella cabna e quclla nobile civilta con cui pro- cede neir esame di tante opinioni , di tante supposizioni ed asserzioni deilo storico , non tutte per certo ponderate e condotte con quelle rigorose cantele ed indagini cbe per onore del vero e pel suo proprio potevansi in lui desiderare : certo essendo cbe la maggior parte di questi equivoci evitati avrebbe un Veneziano, il quale ai talenti e ai lumi di si valente scrittore, qual e il sig. Dark, congiunto avesse la sapienza tradizionale , la comprensione dello spirito delle venete istituzioni , e la sicura contezza de' veri fonti della storia patria , come veggiamo posse- derla il sig. Tiepolo. Ma pero non ometteremo un' avvertenza cbe puo essere dell' officio nostro-, ed e, cbe ancbe dopo le diligenti discus- sioni del sig. Tiepolo sopra alcuni dei toccati punti puo rimaner qualcbe dubbio ; e cbe sopra qualcbedun altro il dubbio cbe rimanga e di si poca importanza in con- fronto deir intero complesso dell' opera, cbe ne in questa, PARTE ITALIANS. 233 nc in altra che possa sopravvenire fara nlcnn difotto se non sia tolto. Qoalche dubbio panto v' e ancora, che secondo not sarebbe pura vanita sostcnerlo tanto nel senso di cui gli scrittori veneziani si sono mostrati oltre il bisogno troppo calcli, quanta nelfopposto, che non esprime se non se una gratuita malevolenza. Tale, per esempio, si e quello clclla cosi detta originaria indipendenza politica di Vcnezia. Clii puo negare che le isole dell' Estuario all' Invasions de' Bar- bari non fossero contenute nel seno dell' Impero ? Chi, che quelle isole non fossero per 1' amnhnistrazione pubblica attaccate alio provincic del continente attiguo alle lagune ? Clii, che gli uoinini in esse rifugiatisi non fossero o cit- tadini o sudditi a quelle provincie attiuenti ? Come dunque iminaginare per principio di diritto naturale e pubblico nella loro origine e quelle e questi indipendenti ? Che per una ragione o per 1' altra le supreme autorita allor domi- nanti sul continente vicino abbiano o non abbiano eser- citata la loro podesta su quelle isole e su qnegli uomini , questa e una quistione di latto ; e poichc il buon senso ci costringe a couiessare che i document! da una parte e dalT altra allegati non chiariscono la cosa a tanto da indurre convinzione, a che perdersi in una quistione inutile ? Ma d" altra parte intanto che rispondere a chi ha detto : « Attila passa come un avoltojo j e i Veneziani si salvano in mare a gnisa di tanti alcioai. Nissuno li protegge : si proteggono da se stessi : si fanno un nido in mezzo alle acque , lo in- grandiscono, lo popolano, vi si difendono, vi si arricchi- scono. Io domando se sia possibile immaginare on possesso piu giusto. " La giustizia di qnesto possesso include e li- bertiv nel popolo , e indipendenza nello Stato. Quando usci in luce il famoso Squittinio delT originaria indipendenza e liberta veneta , anziche sostcnere vanamente una disputa degna di pedanti e di scolastici, non era piu conveniente alia dignita della Repubblica di Venezia il rispondere che se nello sfasciamento dell' Impero, e in mezzo alia lunga lotta de'Barbari padroni dell'adjacente costa, i Veneziani si era- no sottratti alia signoria degl1 invasori., eglino usato aveano di loro diritto , e che qnesto era stato poscia consolidato per la forza delle loro armi e de' loro prudenti maneggi? E che poteasi poi in ogni supposizione opporre nel secolo XVI alia Bovranita della Repubblica, quando da gran tempo ■parita ogni ombra dell' antico Impero e della postcriore 2.34 ATPRNOICE 'dominazioae di Goti , di Longobardi, di Franchi , 1 Italic erasi divisa tiitta in signorie diverse? E se moke di esse cercato aveano un appoggio negl' Imperadori germanici, o ne' Pontetici , Venezia stava da se da molti secoli, ne avea avuto mai bisogno dell" appoggio di nessnno,ed avea anzi mostrata potenza si fatta da difendersi sola da tutti, e da difendere ancbe altri ? L' istituto nostro non ci permette di entrare giudici tra il sig. Darii ed il sig. Tiepolo sul merito di ciascun articolo. Accenneremo pero i sommi capi delle Rettificazioni conte- nute nei due volumi , con clie , se non potranno i leggitori nostri comprendere la gravita e F importanza de' particolari caduti in esame, intenderanno almeno in generate su di che la loro attenzione debba portarsi leggendo F opera del sig. Darii, onde averne da quella del sig. Tiepolo gli schia- rimenti necessarj. Incomincia il sig. Tiepolo dal considerate alcnni equivroci presi dal sig. Darii circa F originaria indipendenza politica di Venezia ( Rettificazione I ). Passa ad alcuni altri equi- voci dal medesimo presi relativamente al Governo veneto nella sua origine e nelle successive sue modilicazioni ( Ret- tificazione II). Indi si volge agli equivoci presi relativa- mente alia politica del Governo veneto, tanto nelF interne deir amministrazione dello Stato , quanto nella sua condotta verso gli altri principi ( Rettificazione III ). Queste sono le rnaterie trattate nel volume I. Nel volume II la Rettificazione IV si riferisce al con- sii A porgere un corso intiero e compiuto di filosofia m' avvidi ch' era d' uopo lasciare le orme altrui , onde do- minando da me stesso tutta 1' estensione della filosofia, mi fosse dato di raccoglierla in un ben ordinato sistema di parti e in una ragionata divisione cbe comprendesse tntte le sue scienze e tutte le sue dottrine. A quest' elTetto ho ideato il Corso di filosofia elementare e sublime ridotte PARTE ITALIAN*. a3o aml)edue ad un' unita di sistema e di parti, in modo die Tuna non put) stare senza dell"altra. >i Quindi uclla mia iilosofia noa si espongono soltanto la psicologia, la logica , la metaiisica e la morale, die ritro- vansi ne' comnni trattati, ma si comprende eziandio F tdta gcienza dello spirito , la quale se non e del tutto nuova per esistere gia sparsa e confusa nelle opere de' iilosofi , non venne pero mai raccolta nella Iilosofia pura " (prefazione). Granite , bella e generosa e questa impresa proposta dal- 1" egregio professore Poli : ma perche mai apporre al suo libro il nome di Sacgio? Qui la modestia del titolo non contrasta forse col divisamento dell' autore ? • — Gome con- ciliare l' idea di saggio coll' idea di un corso? Noi lien in- tendiamo come un corso possa essere esposto in una ma- niera piii o meno ampia , o piu o meno ristretta; ma non sappiamo intendere come esso possa darsi a modo di saggio , a meno die a questo nome non si voglia attrilmire un si- gnificato diverso da quello die viene comunemente inteso. Questa nostra difficolta diviene ancor piii grande quando jieusiamo die sillatto corso aldjracciar dee si le leggi di l.itto die queile di dovere della mente e del cuore umano. La psicologia sperimeutale e razionale da una parte , la logica e la morale dall'altra esposte in via di risultameiiti e non di analisi generative escludono ogni idea di saggio, Questi risnltamenti poi appropriati da un eccletismo pro- i lunato espressa mente delfantore qnando vengano espressi uoin' egli suol fare ed ha fatto in qnesto libro, vestono piii la Datura di un quadro delle dottrine professate di quelle die la possanza di un insegnamento dimostrato per principj, Se per a vventura 1' autore si propose di non ditl'ondersi in ampie spicgazioni , in tal caso pare die piu propria- uiente avrebbe espresso la sua intenzione intitolando il suo lavoro: Compendio della filosofia teorica e prutica ddla mente e del cuore umano. Un buon frontispizio di un libro die veraccmente esprima 1' oggetto , i limiti e la maniera sua generate non e cosa indifferente pel pubblico e per gli amatori degli studj cui esso tende. Volendo ora dar conto del volume publdicato , noi dir dobliiamo che gli oggetti in esso contenuti tutti appar- tougono ad un solo degli otto rami nei quali all' autore piacque dividere tutto il corpo del suo corso. Quattro di essi appartengono a quella che T autore denvauno fdoso/ia 24O A P F E N I") I O E elcmentarc; e quattro a quella die egli dcnomino filosofm sublime. 11 presente volume versa sul primo ramo dell'ele- mentare : a maggiore intelligenza ecco F albero inserito alia pag. LXXXIX dei preliminari dell' opera : FiloBofia o scienza tlello 6pirlto umano Logica Woralo Elica Delle applies Forse ci verra domandato in che difFerisca la parte detta elementare dalla sublime ? Noi ingenuameute confessiamo di non essere in grado di rispondere a questa interroga- zione. Solamente osserviamo che se questa alta scienza dello spirito , oltre la psicologia , la logica e la morale , sussiste sparsa e confusa nelle opere de' filosofi e non raccolta nella filosofia pura ( come si dice nella prefazione), Fautore era tanto piu obbligato d' jndicarne almeno all' ingrosso alcuni tratti , onde poterla distinguere dalla scienza piu nota al pubblico. NeH' albero qui prod otto ci siamo stu- diati d' indovinarne i caratteri, ma confessiamo di non esserci riusciti. Noi non abl)iamo inteso come dopo la psicologia sperimentale e razionale possa esistere una psicologia speculative, ; come dopo di nn' astronomia nella quale si descrissero i fenomeni e le cagioni loro non sap- piamo che esister possa un' astronomia speculativa. Puo bensi esistere una cosmologia o reale o immaginaria nella quale il sistema planctario entri come parte della costrnzione dell' universo. Ma dopo che il sistema plane- tario fu ordinato non puo piu aver luogo un' astronomia speculativa. Dato il fatto e spiegatene le cagioni, non ri- mane piu nulla a sapersi. Cosi nella filosolla della mente PARTE ITALIANA. 24 1 e del cuore umano si puo bensi ricercare quale sia 1' or- dinameato foadamentale dell' essere umano e F origine na- turale delle sue cognizioni e de' suoi affetti , ma questa noa e psicologia specalativa, bensi scienza positiva cl i facto originario , costituente e determinants le facolta umane. Sarebbe mai questa die dall'autore intendesi designare col nome di sublime fdo sofia? Ma in tal caso nulla vi troviamo ne di perfezionante, ne di pratico a volonta dell' uomo. Non pos- siamo dunque iudovinare F indole di questa scienza. Meno poi possiamo comprendere una scienza propria delF umana perfezione separata dallo scopo di fatto e di ragione dell' umanita. Imperocche la perfezione separata dal meglio desiderabile e conseguibile e una pretta chimera. La perfezione puo bensi formare una qualita dello scopo, come il perfezionamento una qualita delF educazione , ma non costituira giammai una scienza propria come viene segnata nel sovraesposto quadro. Passando agli altri due rami di questa scienza sublime noi troviamo clie amendue si riferiscono alia pratica. II primo viene intitolato delle applicazioni umane, ed il se- condo delle azioni umane. Equivoca si e la denominazione del primo raiuo ;, giacche il nome di applicazioni si puo intendere nel senso di studj , come nel senso di usare di qualche principio o di qnalche norma gia innanzi conosciuta. Cost diccsi applicare una legge, applicare una regola o una norma qualunque. Ma la scienza delle applicazioni, come si distingue allora dalla scienza delle azioni umane ? Come poi essere puo scienza sublime ? Parlando quindi di queste azioni come di un ramo pro- prio di una scienza sublime appartenente alia filosolia dello spirito umano , come mai dopo la logica e la morale si puo figurare una scienza delle azioni umane? Vi sono cer- tamente azioni dirette dalla precognizione , le quali non appartengono alia logica o alFetica; e tali appunto sa- rebbero tutti i precetti delle arti meccaniche e liberali ; ma queste come possono formar parte di quella pura filo- sofia cui T autore tolse a trattare? E quando per avventura avess* egli preso di mira la grammatica, lapoesia, F eloquenza o le belle arti ; allora non si tratterebbe piii di una filosolia sublime, ma di una filosolia dipendente e conseguente nella quale si tratterebbe di verificare i principj dimostrati nella elementare. Allora Bibl. leal. T. LI. 16 24^ APTENDIC. F. questa elementare si procaccerebbe a miglior diritto il nome di sublime come contenente i principj che stantio sopra alle diverse arti intellettuali ed estetiche. Tutte queste osservazioni vengono da noi sottoposte al- F autore non per isbandire 1' esposizione di quella sublime filosofia ch' egli concepi come parte del corso da lui pro- posto , ma unicameiite per fargli avvertire che i suoi let- tori non ne possono intendere i caratteri distintivi, e che se esiste codesta filosofia para o costituente o applicata o altrimenti atteggiata , essere dee da lui collocata al suo posto conveniente. Aspetteremo dunque un tempo migliore per formarci un' idea di questa seconda parte da lui pro- posta come una novita nei trattati filosofici fin qui pub- blicati. Ora passando ad un campo piu noto , vale a dire alia prima parte di detto albero dalFautore intitolato : Filosofia elementare , prima di tutto non sappiamo il perche sotto alia parte pratica non abbia egli collocato anche la logica co- me vi colloco la morale , giacche 1' una e 1' altra real- mente non sono che due arti. La logica dicesi anche arte di pensare. La morale o F etica dir si potrebbe arte di vo- lere e dei costumi. In che finalmente distinguesi l'arte dalla scienza, e pero la parte conoscitiva dalla parte operativa della filosofia ? Ognuno risponde che 1' arte e la scienza si distinguono unicameiite dallo scopo. Nella scienza si vuol conoscere le qualita e le cause di una cosa; nell' arte si vuole, merce dell' opera nostra, produrre un dato atto o fatto anticipatamente proposto come fine o intento dell' opera me- desima. In somma nella scienza si tratta di conoscere : nel- F arte si tratta di fare. Ma quaado si tratta di fare, si tratta di una cosa pratica, e pero la logica non appartiene ne punto, ne poco alia parte conoscitiva, ma bensi alia parte operativa, sinonimo di parte pratica. Concediamo non darsi scienza senza logica , ne logica senza scienza. Gli utficj della scienza e delF arte sono in- separabili e scambievoli: ma nella trattazione della dottrina convien distinguere quando F una sia sussidiaria alF altra, perocche necessariamente il metodo dee variare. Fino al volgo e noto che F arte si divide in teorica e pratica. La teorica altro non e che la somma dei principj che dettano i precetti , ossia le regole acconce ad ottenere Io scopo, ossia F opera proposta. E siccome Fuomo tanto PARTE ITALIAN!. 24$ pu6, dopo i materiali posseduti, quanto sa , cosi 1' arte posseduta consiste nella cognizione delle regole e delle pratiche, oltre Pabitudine di eseguirle. Ma la teorica dell' arte e ben diversa dalla teorica della scienza particolarmente di osservazione. Nella teorica del- 1' arte T opera vien proposta come cosa da eseguirsi, e pero la teoria consiste nella scelta e nella subordinazione dei mezzi valevoli ad effettuare 1' opera divisata. Qui dunqae la teorica e tutta di causalita padroneggiata dalle forze umane, qualunque sia la natnra degli oggetti impiegati come mezzi. Per lo contrario allorcbe si tratta di semplicemente co- noscere le qualita e le relazioni di fatto e di ragione delle cose., non si tratta piu di uno scopo volontario , ma bensi di un atto o fatto quale fu posto dalla natura indi- pendentemente da ogni arbitrio e da qualunque umano concepimento. Qui lo spirito umano si trova cosi soggio- gato dai rapporti reali delle cose ch.' egli cade in errori e non coglie la vera cognizione se non acquista le accertate e compilate notizie snllo stato delle cose. Qui dunque non si tratta di dirigere il braccio del- 1' nomo ad un' opera divisata, ma bensi 1' occbio suo ad nn atto o fatto esistente. La teorica quindi della scienza consiste nella maniera di scoprire cio clie esiste di gia in natura , e non nella subordinazione delle forze di questa natura ad ottenere un etfetto volontario proposto dairuomo. Nella morale o etica la logica entra per conoscere e ra- gionare i motivi delle azioni, ed entra pure nella scienza psicologica per dirigere le osservazioni. Considerata per altro in se stessa la logica ( detta ancbe arte di pensare ) appartiene alia parte operativa della iilosolia e percio alia parte pratica. Crediamo quindi clie l'albero esibitoci debba essere in questa parte riformato. Rettiiicato quest' albero, pare cbe la divisione di qnella clie all" autore piacque intitolare Iilosolia elementare si po- trebbe meglio esprimere dicendo cbe la lilosofia consta di due parti: cioe della conoscitiva e dc\V operativa. Questa divisione gia consacrata da tanti e tanti secoli dal boon senso dei lilosofi si deve ritenere come la piii naturalc, la piii ragione vole e consacrata da una piii costante auto- rita. INella prima parte si espongono le leggi di fatto na- turale dei pensicri c degli afietti omani) nella seconda r*44 APPKNDICE si espongono le leggi di dovere dette nkrimenti di online di ragione di questi stessi pensieri e di questi stessi affetti. Parlando della prima parte , qnella che precede si e la scienza dei fatti naturali, clie fu detta psicologia sperimen- tale. Di questa tratta appunto il grosso volume di ben 748 pagine ora pubblicato dalF egregio professore. Allorche ci fu annunziato il titolo di psicologia sperimen- tale ci si presento alio spirito la consueta idea di una ri- stretta storia naturale della mente e del cnore umano, cor- redata collo rispettive prove di fatto ; in modo pero di stabilire finalmeute in via di puro fatto le leggi le piu importanti e conosciute della mente e del cuore umano ben chiare e ben certe. Stabilito cosi qnesto fatto o a dir meglio questa serie di fatti componenti lo spirito piu emi- nente della storia naturale dei pensieri e degli affetti 110- stri , ci pareva di doverci aspettare in seguito la spiega- zione di questi fenomeni per via delle loro cagioni, lo che come e noto costituisce la psicologia cosi detta razionale. Questo procedimento, analogo a qnello di qualunque scien- za di osservazione , e comune anclie alle scienze fisiche nelle quali prima di tutto si tratta di verificare i fatti e poi di dame la spiegazione. Con questo procedimento si danno le due parti della psicologia , e con questa unio- ne essa forma appunto la filosofia dell" uomo interiore. II nome di psicologia razionale era gia invalso ed aveva nn significato di gia riconosciuto e di gia ricevuto. E perche mai 1' autore ha prescelto il nome vago di meta- fisica tante volte ampliato, tante volte ristretto, e che con capricciosa applicazione nop ritiene nemmen piu il suo primitivo senso etimologico ? II nome di metalisica , come ognun sa, e nome greco che significa sopra naturale, e pero indica una scienza delle cose sopra naturali. Tradotto que- sto nome ad un senso piu logico significa la veduta emi- nente delle cose, e quindi la scienza che sta sopra alia sfera naturale e concreta delle cose. Dairaltra parte ognun sa che ogni scienza ha la sua metalisica, e perfino nelle matematiche si parla della nietafisica del calcolo. Ma in una scienza di fatto naturale ( qual e lo stato e il procedimento delle funzioni dell" uomo interiore) a che pro abbandonare la denominazione di psicologia razionale dopo che fu adottata quella di psicologia sperimentale per sostituirvi il troppo vago e non bene accreditato nome di metafisica ? PARTE ITALIAN!. 245 Scorrendo 1* opera che abbiamo sott' occbio vediamo cbe 1' autore in questo volume pretese di esporre la psicologia sperimentale. Quale fu mai il modo da lui tenuto? Egli as- sume gli ultimi risultameuti della psicologia sperimentale e per costanti rubriclie adduce la definizione cbe gli piacque della data fnnzione mentale senza provarla ne analitica- mente ne sinteticamente ; indi tocca di passaggio la ne- cessity, accenna i fenomeni cui esprime in massaged indi tratta delle spiegazioni dei fenomeni stessi, detta le leggi dei medesimi e produce le spiegazioni di queste leggi, e tutto questo fa in una guisa secca, dogmatica, assoluta. E forse questa una psicologia sperimentale o non piuttosto si suppone cbe la sperimentale sia gia stata esposta per dare indi la razionale ? Questo nietodo dell"autore domina da capo a fondo nel suo libro , tranne V ultima sezione. Qual luogo pertanto rimarra alia psicologia razionale o alia vaglieggiata metafisica ? Come dall' altra parte si potra dire avere egli esposto una psicologia sperimentale, la quale realmente manca del tutto? Finalmente, venendo ai particolari, ecco cio cbe piacque alTautore di esporre in questo volume. Premesse a modo di preliminari alcune idee sulla filosofia in generate , sullo stato suo in Enropa , sul miglioramento suo, e dato un ceiiiio del lavoro divisato, ei passa a defmire a suo modo la filosolia. Qui incomincia a dar mano a quella cbe egli cbia- nio iilosofia elementare teoretica, e si ferma sulla psicolo- gia da lui detta sperimentale. Questo primo ramo , ossia questa psicologia sperimentale vien divisa in tre sezioni. Nella prima si tratta delle fnnzioni dello spirito in generate, delle loro specie e del sistema loro, e questa sezione non ba divisione. Nella seconda si tratta delle fnnzioni dello spirito in particolare, e questa viene divisa in cinque capitoli , ognuno suddiviso in capi ed in paragrafi. I cinque capi- toli sono intitolati come segue: i.° della cognizione imme- diata:, 2.° del sentimento; 3.° della volizione \ 4.° dell' in- venzione o del genio ; 5.° dell' istinto. La terza sezione viene intitolata : Elementi, relazioni e stati delle fnnzioni dello spirito, e questa vien divisa in tre capi intitolati come segue, cioe : i.° elementi delle fnnzioni dello spirito; a.° relazioni delle fnnzioni dello spirito ; 3.° stati delle funzioni dello spirito. Segue la conclusione della psicologia sperimentale , o della prima parte della filosolia elemen- Ure teoretica , e qui finisce il volume. 246 UPINDIflE Noi ci ssteniamo per ora dal proferlr il nostro giudizio sul merito intrinseco delle dottrine esposte dall'autore, pe- rocche in fatto di filosofia non si pub giudicare die dopo veduta tutta la teoria; ma nello stesso tempo trattener non ci possiamo dal far osservare che nell" ordinamento delle raaterie non riscontriamo quell1 avvedutezza che soddisfar possa i leggitori. Un esempio ci si presents tantosto nei preliminari stessi dell' opera. L'autore prima di avere esposte quelle nozioni le quali sono assolutamente necessarie ad intendere i sistemi (particolarmente poi gli straordinarj per- fino nelle nomenclature , invalsi in questi ultimi tempi in Germania ) si e avvisato in questi preliminari di darci al- cuni cenni con un linguaggio adottato e non in uso , ne co- nosciuto fuori di Germania. E perclie mai non ha pensato V autore a discostarsi dalla pratica inavveduta di dare la storia di una scienza prima di conoscerne direra cosi il linguaggio? Come poi si potranno ben intenderne e giudi- care i sistemi, prima di avere cognizioni almeno degli de- menti di una dottrina ? E egli possibile di comprendere un sistema e di giudicarlo o bene o male senza conoscere la materia di cui esso tratta? "Viceversa i sistemi che voglionsi esporre non s' intendono, ne si giudicano fuorche dopo la trattazione della dottrina; e quel che piii importa^ solamente allora si possono essi discutere con cognizione di causa, e procurare cosi ulteriori sviluppamenti alia dottrina prima esposta , il corso della quale forse non permetteva di deviare dal procedimento diretto, ne di entrare in particolarita non proporzionate all' economia dell" intiero lavoro. Oltre cio in una scienza di fatto, qual e la psicologia sperimentale , sarebbe stato ottimo consiglio il raftigurare tutta la storia dell' uomo interiore a guisa di una fisiologia intellettuale e morale, e quindi Tannunziare la somma delle funzioni col nome di vita intellettuale e morale dell' uomo individuo , onde descriverne i sommi fenomeni ordinarj e darne indi la spiegazione. I due stati di veglia e di sonno, la veglia perpetuamente accompagnata da sensazioni pre- senti e da idee ricordate presentano da se stesse la ])rima grande massa delle osservazioni. Lo spirito del leggitore per quanto e possibile debb' essere mantenuto in una vista raccolta e sempre rivolgentesi entro la sfera di questa vita, talche dal senso compatto , unito e confuso passi gradata- mente ad un senso particolareggiato distinto ed illuminato, PARTE ITALIANS. 24.7 in modo pero che gli aforismi sulla vita intcllettuale e morale dell' nomo sorgano spontaneamente nell' andamento descritto dalT autore, e per tale maniera si trovi preparato alia parte propriauiente fdosofica nella quale si tratta di dar ragione dei fenomeni conosciuti in via di fatto nella parte sperimentale antecedente. Noi ci siamo permessi questi suggerimenti al giovine professore, nel quale veggiamo molta chiarezza, molta eru- dizione e soprattutto molta laboriosita in 11110 studio tanto necessario ad ogni morale disciplina ed intellettuale educa- zione. I/amor suo per qnesto studio, 1' ingenua coscienza ch' egli pone nelle sue opinioni qualunque siano meritano i pin grandi incoraggiamenti. E poiche egli francamente professa di spiegare la divlsa filosofica di Eccletico, noi con- chiuderemo con an altro consiglio. Egli saviamente si av- viso tutte le volte che ci da le definizioni delle funzioni papitali della mente umana, di addurre anche quelle della scuola francese, della scozzese, della tedesca e dell' ita- liana , accennando i nomi dei rispettivi autori di dette de- finizioni. Noi lodiamo assaissimo qnesto contegno ; e lo preghiamo di usarlo anche nel progresso del suo lavoro, ma nello stcsso tempo ci e d' uopo di fargli presence che i lettori bramano che a fianco delle sentenze degli au- tori citati si adducano i libri ed i luoghi dai quail tratte sono le definizioni. Questo desiderio troppo giusto, spe- cialmente pei leggitori studiosi che amano di giudicare con cognizione di causa e preferire 1' una o 1' altra sen- tenza consultando le ragioni dei rispettivi autori, diventa una specie di dovere per lo scrittore accurato, anche per respingere il dubbio da taluno mosso ch' egli non rife- risca la genuina opinione degli scrittori da lui meutovati. Se almeno nella discrepanza delle opinioni avesse l'egre- gio autore data ragione del torto altrui e della giustezza de' suoi pensamenti , meno grave riescirebbe la mancanza di citare le opere degli altri filosofi da lui discordanti, ed i luoghi dai quali trasse le definizioni o i principj da lui tiferiti. Ma la maniera troppo succinta e risoluta colla quale piacque all" autore di esporre le sue dottrine rassomiglia ad un' imperiosa autorita piuttosto che ad una soddisfa- cente dimostrazione , oltre che lascia pressoche oziosa la facolta di pensare dei leggitori. Guai se un' istruzione fosse amministrata con questa inerzia ! 348 APPENDICE Forse dopo clie lo zelante ed esimio professore avrh dato sesto a tutti i materiali del suo lavoro si accorgera di averlo soverchiamente affrettato. Egli allora lo riandera posatamente e tutto lo rifondera , malgrado 1' ampiezza delle materie e la grandezza della fatica. Noi possiamo sperar tutto da ua1 anima zelante , ferma e laboriosa , e 1' Italia sara all' autor nostro gratissima per un si gratx- dioso ed utile divisamento. Romagnosi. Consider azioni sopra il ginramento suppletorio al te- stimonio unico , delV avvocato Francesco dott. Fora- miti. Seconda edizione con aggiunte e correzioni dello stcsso autore. — Venezia, 1828, dal librajo al ponte di S. Mose , tipografia d ' Alvisopoli. L' autore di questo libretto mette ogni studio a provare ancbe con un' erudizione inopportnna , cbe il giuramento suppletorio non basta unito alia deposizione d' un solo te- stimonio a far piena prova. Ed a noi pare che tutti i suoi argomenti siano gittati , quando sono chiarissime le parole della legge, ne possono mai ammettere una interpretazione contraria. Egli e poi molto strano clie il signor Foramiti scrivendo su qnesta materia non abbia mai citata l'auto- rita del cbiarissimo sig. Pratobevera , clie nel suo trattato sul giuramento pose nel vero suo Iume la stessa quistione, e con miral^ile cbiarezza e brevita la risolvette insieme a mold altri dubbj senza confronto piu gravi. Alcuno pero non si maravigli di questa ommissione : se il Foramiti avesse conosciuta T opera del Pratobevera, ei non avrebbe certo perduto il tempo a dettare la sua. Corso di matcmatiche pure di L. B. Francoeur. Ver- sione italiana. — Livorno , 1827, dai torchi di Glauco Masi. Sebbene in Italia non mancbino dei trattati originali di matematica pregevolissimi per cbiarezza di metodo e per profondita di dottrina, dobbiamo non ostante saper buon grado a coloro clie ci presentano la traduzione di quelle opere oltramontane che ottennero maggior favore e che furono prescelte all' uso del pubblico insegnamento. Di PARTE ITALIANA. 249 questo nnmero e senza dubbio il corso di matematiclie pure del sig. Francoeur, del quale il tipografo Magi di Livorno ci lia procurata una fedele e nitida edizione italiana. II corso intero non e composto die di due volumi ia ottavo, I' uno di 37, l'altro di 5j fogli di stampa, e nul- 1' ostante tanto studio di brevita e di concisione ha fatto 1' autore che comincianilo dalle primissime nozioni d'arit- nietica ha potato comprendervi l1 algebra elementare , la geometria analitica e l'algebra superiore , che corrisponde a quella parte delle matematiclie che nelle nostre scuole si suol chiamare introduzione al calcolo (1). Due speciali cnpitoli sono consacrati ad argomenti che appartengono piuttosto alle matematiclie miste ; in uno si tratta del cal- colo delle probability, nelF altro delle equazioni di condi- zioni applicate alle ricerche fisiche. In quest'ultimo si reca Ia dimostrazione del metodo de1 minimi quadrati, la quale e esposta in an modo troppo conciso per essere intelligi- bile. L' opera roanca d'.un indice, senza il quale e difficile il guidarsi nella ricerca delle materie, stante massimamente la confusione che e avvenuta nell' iscrizione dei titoli posti alia testa di ciascuna pagina, i quali ora sono quelli dei libri , ora quelli dei capitoli, ed ora quelli dei singoli pa- rasrafi. DelV arte pratica del Carpentiere esposta dagll archi- tetti Felice Pizzagjlli e Giulio Alvisetti. — Milano , 1827-28, presso gli autori ed editori , in fogl. gr. Esce per fascicoli al prezzo di tir. 5 aust. per ciascuno colle tavole a semplici contorni , c di lir. 6 colle tavole miniate. Non faremo che semplicemente annunziare quest' opera, della quale non furono finora pubblicati che due soli fa- scicoli, e questi non ancora corredati di testo od illustra- zione. Nello scorrere le tavole ci sovvenne agevohnente alia memoria la grandiosa opera che di simile argomento fu pubblicata oltramonte dalT arcliitetto Krafft , e fu ri- prodotta a Parigi uel 18 19 col testo francese, tedesco ed (1) Scando al rigore del titolo posto in fronte all' opera , essa avrebbe do\uto abbracciare anche il calcolo differenziale e 1' ia- tegrale. a5o A.PPKNDICE inglese. L' Italia mancava veramente di un1 opera di si fatta natura , comeche non andasse priva di parziali trat- tati sidle costruzioni in legno. Lusinghevoli sono le pro- messe che gli editori ci fanno nell' introdnzione all' opera, e speriamo clie le loro parole non anderanno a vuoto ; ma la totale mancanza del testo ci costringe a sospendere il giudizio nostro almeno sino a clie l'opera non sia con- dotta piu oJ.tre e non ci venga sott' occhio alcuno de' fogli di descrizione che ci furono dal Manifesto annunziati. Osservazioni sopra le vicende annuali atmosfcriche di Vcnezia e paesi circonvicini cstese dal conte Gia- coma Filiasi , cav. di 3.a classe dell I. JR.. Or dine austriaco della Corona di ferro. — Fenezia, 1828, tipografia Andreola , di pag. 106, in 8.° II dottissimo conte Filiasi, clie in molt' altri scritti pub- blicati sopra diverse materie mostrato aveva il suo sapere e la sua erudizione , per una lnnga serie d' anni tenuto aveva registro delle annue vicende atmosferiche di Venezia e dei dintorni , e ne aveva altresi pubblicato gia tempo un Saggio; ma bisognoso reputandolo di correzioni e di agginnte, presenta ora modestamente queste sue osserva- zioni , perche servir possano di stimolo ad altri che me- glio riuscendo, prodncano di quelle vicende una storia piu esatta e perfetta. OfFre egli da prima un1 idea generale dell' atmosfera , e in questa, benche un po' troppo diffidare sembri dell' ef- fetto che per l' avanzamento della scienza meteorologica produrre dovrebbero le numerose minute osservazioni , e la troppo studiata, com" egli dice, moltiplicita degl' istro- menti ( tra i quali a canto all' idrometro brameremmo per la sua meteorologica importanza che aggiunto fosse F igro- metro ) , tuttavia mostrasi egli suflicientemente a livello delle attuali cognizioni (*). Seguono tre capitoli sulle cause (*) Q^esto favorevol giudizio del dotto compilatore del pre- sente estratto sembraci bisognoso di qualche limitazione , almeno in cio che concerne le DOtizie fisiche e mateuiatiche sparse nel- l' operetta. Nessuno dei moderni iisici sara certamence per accet- tare come esatta la definizione che il sig. Filiasi ci reca del calorico latente , il quale e secondo lui quello che twa si manifesta agli PARTB ITALIANA. »5l principali delle annuali variazioni atmosferiche , le quali sono la rivolnzione della terra intorno al sole , e quella ch' essa compie intorno al proprio asse; la diversha del- 1'attrazione solare e delTazione della luce nelle varie sta- gioni delP anno , e nelle diverse zone del globo ; V alto vento equatoriale e un vento perenne, spirante dall'equa- tore stesso nell' alta atmosfera , e specialmente dalla plaga occhi , ma snhonto col colore; molto meno poi vorranno essi chianiare calorico latente quella massa di fuoco eke alcuni sup- poneono esistcre al centro della terra ; giacche questa si sottrar- rebbe ai nostri sensi non gia per trovarsi in uno stato partico- lare
  • recessione degli equinozj. L' autore suppone essere essa la causa che costringe ad ogni tratto di riformare il calendario. 252 APPENDICK compresa tra Ostro e Ponente , causa dei venti perpetui e di altri lenti e parziali; V attrazione solare e lnnare, 1' elet- tricita, il calorico , ecc. 11 capo 5.° versa su le influenze lnnari, e qnesto e 1' estratto di nn opnscolo sull' attrazione lnnare pnbblicato in Treviso nel 1826, nel quale pero 1* autore troppo sernbra attribnire alle influenze Lunari , non esaminando ne pure la quistione dell' esistenza da molti contrastata di un" atmosfera intorno alia Luna. L' equivoco sfa nel confondere il moto dell? equatore terrestre prodotto dalT attrazione del sole e delta luna, in virtu del quale I1 intersezione di quel piano con quello dell' eclittica varia di posizione nello 6pazio , col cambianiento del giorno del niese nel quale il sole entra nell' equinozio , cambiamento in tutto apparente, essendo causato dalle minute frazioni di tempo tras- curate sulla lungliezza delT anno die e 6tata presa per base nel la costruzione dei diversi calendarj. Fu probabilmente per tenersi ai numerl tondi die il sig. Filiasi f pag. Q ) assegno alia rivoluzione della terra 36o giorni poro uiu, in vece di 365 giorni , cinque ore ecc. ; ma non sap- piamo indovinare il motivo pel quale ha fatta la durata della sua rotazione di ore 23 e mezzo. In un altro luogo avendo stabilita la circonferenza dell' equatore terrestre a miglia 2 1600, ne deduce la sua celerita di 1920 miglia in un ora e di 16 miglia in un solo ininuto secondo ( pag. 1 3 e di nuovo a pag. i5). Ora e facile convincersi die dividendo la circonferenza di 21600 miglia per 24, si lianno pel moto in un' ora miglia 900 e non 1920, e dividendo il 900 due volte per 60 si lia pel moto in un minuto secondo un quarto di miglio in vece di 16. ]Se la diversita die qui abbiamo trascurata fra il giorno so- lare ed il sidereo pud produrre un cosi euorme divario. Un altro errore di cifre gli e sfuggito ove parla della velocita asso- luta della terra nel suo moto annuo; egli le assegna 971 miglia di moto medio nelT afelio , ossia verso i primi di luglio, e 238o nel perielioi ossia verso gli ultimi di. dicembre. Per venficar questi numeri ci manca un dato essenziale die 1' autore ha dimenticato, cioe l1 intervallo di tempo a qui cornspondono i suddetti mo- virneuti ( assai impropriamente chiamati moti medj ). Probabil- mente 1' units di tempo di cui intendeva parlare e il minuto prima , e in questa ipotesi la velocita perielia ch' egli trova non sarebbe tnolto lontana dal vero , ma allora convien ricono- scere nella velocita perielia un assai considerable errore. Ed in fatti come e mai possibile che in un' elisse die ha un ses- eantesimo appena d1 eccentricita sia la velocita nelF abside mfe- liore due volte e niezza maggiore che nel superiors ? ( Nota dei Direttori. ) PARTE ITALIAN! . 253 La parte seconda tratta delle attuali annue procelle dei paesi veneti; delle procelle grecali o bore , die appor- tano freddi grandissimi e gelo, anche in provincie piu me- ridional!; e a questo proposito si mostra opportunamente che la cosi detta Bora non e nn vento locale e particolare , come si danno a credere i Dalmati e i loro vicini ; tratta qnindi delle procelle di Levante o Levuntere, che mettono ia moto pesci e nccelli ; delle procelle sciloccali e d" Ostro , che posero talvolta in grave pericolo le isole e i lidi delle ve- nete lagune ; e qui si parla di certo chiarore sanguigno , die nel bujo della notte vedesi dalla parte di levante al- cuni gradi sopra dell' orizzonte , e dal Chirninello ebbe il nonie di Aurora marina. Si muove il dnbbio che questo fcnomeno derivi da un accumnlamento di gas idrogeno , formato dove i venti s' incontrano , ed acceso per efFetto di elettricita , osservandosi che le procelle sciloccali seco portano copioso calorico, e cosi pure in copia elettricita e idrogeno, vedendosi non di rado fiamnielle sulle punte metalliche dei campanilij si accennano perfino i roniori terribili uditi nel 182,2 per sei mesi ( forse piu ancora ) a Meleda , sui quali , a parere dell' autore, nieglio di tutti ragionarono i membri dell' I. R. Istituto Breislak , Bossi e Configliachi , e 1' autore inchina ad attribuirli , non nieno che gli strepiti che si odono talvolta lango il Po . negli Apennini ed anche verso Perugia , e i lulcani freddi, e le salse modonesi, ad esalazioni d" idrogeno e d' altri gas, che piu copiose si svilnppano allorche il tempo e sciloccale e piovoso , e in particolare a Meleda dal fondo del mare. Delle procelle di scilocco si ragiona anche nel capo 5.% e si conferma la tesi che il vento equatoriale anche al basso sia portato dalf equatore sino a noi, colla osservazione che alle volte arriva fin verso il Polo anche nel cuore dell' inverno. Belle e sparse di molta erulizione sono pure le osser- vazioni dell' autore sulle piogge e nevi rosse, ch' egli sem- bra attribnire a qualchc chimico naturale laioro formato si nell' atmosfcra , come si formano gli aeroliti e la terra cal- carea annunziata nelle piogge elettriche <\a\V Humboldt t anziche a macchie sanguigne sparse da insetti , o a minu- tissimi funghi del genere urtdo , come avvisarono alcuni na- turalisti. Brameremino pero in questo capitolo corretti al- cuni errori di stampa , come Swimerdan in Sivammerdam , 2D4 ATPENDICII eriptogoma in criptogama, Skerlande in Schettland , Peschier in Pelletier , Candolle in Decandolle e shnili. Belle pure sono le osservazioni sal supposto falso vento grecale , o lo scilocco dai nionti rifle ttuto , e sugli efl'etti diversi dello scilocco , del libeccio e del garbino, tra i quali si annovera la salubrita del primo, qnalora non ispiri nniido e caldo, nel qual caso incomodo riesce , non nocivo, e l' insalubrita del secoado , cbe in questo luogo si confonde col terzo. Tutti pero si fanno derivare dal vento equatoriale cbe si abbassa per gingnere costa, attraversando lo scilocco la parte orien- tale, il garbino 1' occidentale dell' Africa, o della vasta regione che tra l1 Atlante e 1' Equatore si estende , tra il mar Rosso e 1' Atlantico oceano , e con questo si da line alia seconda parte delF opuscolo. Trattasi nella terza dei nembi estivi, delle Garblriatc cbe sovente rialzano il flusso del mare, dei turbini , delle trombe , rare bensi ma pure osservate alcuna volta a Ve- nezia e nelle lagune , dell' influenza dell' alto vento ecjua- toriale sopra i nembi estivi, e si cbiude con un capitolo finale ed un' appendice. Nel capitolo 5.°, die e il secondo sui turbini , si cerca di mostrare cbe questi non diven- nero , come altri avvisarono , ne piu iinpetuosi , ne piu frequenti , da cbe si tagliarono le selve montane , e s' in- trodussero e si moltiplicarono le risaje. Nel 7.0 e nell' 8.° sopra la grandine si mostra cbe non puo attribuirsene la formazione alia sola elettricita; cb' essa non si versa esclusivamente dalle basse nuvole, ne sempre nella prima scarica del temporale , con cbe opportunamente s' infievo- lisce la troppo vantata efficacia dei paragrandini ; si espon- gono in una nota le teorie dei moderni intorno la forma- zione di quella meteora , e dottamente si ragiona dei ful- mini nascenti dalla terra ; di qnelli che gli antichi pre- tendevano di seppellire dopo lo scoppio , e forse erano aeroliti ; e finalmente de 11' arpa di Eo'o , cbe si annunzio come cosa nuova scoperta nel 1824 a Basilea, e che l'au- tore dice di avere veduta fino dal 1788 in Como, senza per altro nominare il canonico Gattoni che ne era autore , e ch' egli indica soltanto come grande coltivatore della elet- tricita. Nel capo ultimo accenna 1' autore confermate varie sue osservazioni dalle cose esposte dal eel. Humboldt nella sua Memoria sopra la media temperatura dell' aria ; nel- T appendice analizza una Memoria di llaugergues sopra PARTS ITALIANA. 255 1' azione lunare snll* atmosfera , dalla quale e da altre no- tizie inserite nella Biblioteca universale trasse pure qualcbe conferma alle opinioni in quest' opuscolo esternate. Molte belle e curiose notizie , niolte buone applicazioni delle piii recenti teorie fisiche e cbimiclie trovansi ia quest' operetta :, tuttavia il modestissimo autore dicbiara nel capo ultimo di avere voluto soltanto presentare un quadro delle annual] vicende meteorologiche , non mai un trattato scientifico , e in piu luoghi dell' opuscolo stesso si estende sulla imperfezione tuttora sussistente della scienza meteorologica. Elcmentl di storia naturale ad uso della gioventu, di Giuseppe Cortinovis, viniziano. — Venezia, 1828, tipografia Molinari , di pag. 143, in 8.° Gia da qualche tempo si desideravano in Italia elementi compendiosi di questa scienza , ed il sig. Cortinovis non e certamente mal riuscito nel suo intento di presentare in poche pagine 1' abbozzo del quadro vastissimo da cui ci si offre alia vista l'istoria della natura. Essa recentemente , e presso alcune nazioni, specialmente nell' Impero austriaco, e stata distinta in generule e particolare, o speciale, ed alia seconda appartengono propriamente questi elementi, il cbe forse era necessario d' indicare. II modesto autore si propone principalinente di dare ai giovani materia d* istruirsi in quell' importante ramo delle uuiane cognizioni, unendo all' istruzione una lettura sem- plice e dilettevole , nel cbe lo troviamo certamente degno di lode: a riguardo poi dell' eta de' giovani si e studiato di omettere que' termini cbe potessero troppo faticare la loro tenera mente , conservando pero quelle espressioni clie proprie souo della scienza e necessarie a far conoscere le materie e gli oggetti cadenti sotto la medesima. E questo ren- devasi a nostro avviso tanto piu essenziale, massime nella divisione delle classi e degli ordini, quanto cbe il giovine, passando da questi primi elementi ad opere di storia na- turale piii ampie e piii diffuse , o non troverebbe di avere raccolto da quelle prime linee alcun profitto , o si perde- rebbe nel vortice di una nuova e per esso diversa no- menclatura. a56 APPENDICB Dice F autore nella sua prefazione, die nel regno vege- table specialmente e nel minerale ha abbandonata ogai idea di divisioni e suddivisioni , intendendo solamente di dare ai giovani motivo d imparare cio che yi aveva di piu utile e all' eta loro piu confacente, dispensandosi quindi dal registrare nomi diflicili a ritenersi , e dall* introdurre sistematiche classificazioni; limitandosi a dare un' idea de- gli oggetti piu iinportanti e di quelli che maggiormente eccitare possono la curios ita. Digiuna oltremodo e di fatto la parte seconda , comprendente due sole lezioni, nella prima delle quali si tratta de' vegetabili in generale , nella seconda delle gramigne , del formento e della vite , per le quali cose noa puo certamente il giovinetto formarsi alcun' idea di cpiel regno vastissimo, e ne pure delle piante principali e phi utili. Ma per quanto spetta al regno inorganico o minerale, 1' autore opportunamente non ha tenuto parola, ed ha in vece adottata una classificazione che ci sembra accostarsi alia Werneriana. Cosi nella parte , com' egli dice , piu aggradevole della storia naturale , cioe nella zoologia , ha egli promessa ed esposta qualche classificazione che a noi sembra pigliata dal irianuale di storia naturale del Blwiienbach , staccato non essendosi l' autore da quell' ordine se non clie nei Cbi- ropteri collocati da esso vicino ai cetacei. Quaranta lezioni compiono tutto 1' insegnamento, delle quali 27 versano sugli animali, a sui vegetabili, e u sui minerali. Cliiare sono in generale le idee che 1' autore mostra di avere dei diversi esseri organici ed inorganici e delle diverse sostanze : non troppo ci piace pero nella classificazione degli animali F indicazione caratteristica degli anfibj che sono senza pelo, e de' pesci che Jianno il corpo coperto di squame, giacche si danno anfibj pelosi , come per esempio i vitelli marini, e pesci nudi, come le angnille dall' autore particolarmente menzionate. Cosi tra le diverse classi si sarebbe potuto annoverare i molluschi , dei quali alcuni soltanto si sono accennati. Brameremmo pure che F autore non si fosse mostrato piu veneto che italiano nella nomenclatura di alcuni pesci, come la razza ch' egli nomina sempre raza e il passero ch' egli nomina la passera. Grediamo tuttavia che questo libretto possa riuscire utile ai giovani, che in esso trove- ranno un prirao iniziamento alio studio vastissimo e si PARTE ITALIANA. 2.5j importantc delle cose natural! , c lodiamo l'accuratezza del- 1' autore per avere esclusa qualunque frase, niassime nella storia degli animali , clie riuscire potesse inconveniente o daunosa, ed cccitare illecite curiosita ; e per avere di tanto in tanto innestato qualclie passo tendente a lodarc la prov- videnza e la sapienza deirAutore della natura. Glornale agrario toscano. — Firenze, 1828 , tip ografia Pezzati. Fascicolo V. — Dopo im' introduzione del sig. Lambru- schini, degna di si gentil penna, si passa priinieramente ad una Mcnioria del signor proposto Ignazio Malenotti sopra lc pecore. L' Italia abbondava anticamente di pecore eccellenti ; la rendita delle niedesinie era del cento per cento : coir aumentare le nostre cure potrebbesi forse giun- gere di bel nuovo a tanto? Giammai , direnio noi, no, giammai. E cio non solo percbe in altri paesi sonosi esse generalizzate piu. clie mai, ma ben ancbe percbe in altri paesi sonosi acclimatizzate e rese comuni le razze piu fine} percbe varie altre regioni somministrano una lana o migliore od a minor prezzo della nostra; percbe si e da noi col dissodamento de' boscbi e degl' incolti diminuita di molto la superficie atta ai pascoli , e linalmente percbe tutti i fondi sono censiti. Quest' ultimo motivo basta a spiegare il passaggio clie facemmo dalla vita pastorizia all' agricola , basta a dimostrare come la nostra lana abbia a costarci sul luogo piu della fores tie ra , e come ci sia stata in per- petuo tolta la possibilita di gareggiare nel prezzo colle lane cstere di tutti que' paesi ove o non si conosce imposta fon- diaria od e minore della nostra : facciasi il parallelo tra 1' Ungberia e 1' Italia , e si conoscera se noi siam lontani dal vero. II sig. Proposto pero attiensi piu a migliorare la qualita clie ad aumentare la quantita delle pecore ; ma il primo mezzo di migliorarle si e la bonta e 1' abbondanza dell'alimento i coll'aver quindi ridotto a coltivazione tutti i terreni migliori abbiam toko alle pecore il piu sicuro dei niezzi pel miglioramcnto delle razze , giaccbe cjueste amano alimento migliore delle nostrali e vogliono molto piu sol- lecita cura e piu diligente governo. A tali motivi e dif- licolta , piu clie non al clima , dobbiamo ascrivere la Bibl. hat. T. LI. 17 aoo APPiiNDici; scomparsa quasi totale clei mcrini dall' Italia snperiore. Se poi 6i considera die la pecora nostralc va mcno della merina sottoposta a danneggiamenti e malattie , che cresce piu di questa , che da una carne migliore e una maggior quantita di lana, noi non sapremmo accusar mai i pastori e i pro- prietarj che sonosi a poco a poco disfatti delle medesime. Nessuno per altro neghera le ben dovute lodi al sig. Ma- ienotti di avere stimolato i suoi compatrioti ad usare niolto maggior cura nell' educazione e nel governo delle pecore, cioe nella fabbrica delle stalle, nel cangiar frequente della terra e dello strame , nella scelta del guardiano e nella diminuzione della quantita delle pecore stesse onde poter averne maggior cura •, ma nessuno speri mai con lui di qiadruplicare e sestuplicare le rendite anche colla intro- duzione dei montoni merini. Dandolo ci aveva pure pro- messo molto, ma mantenne poco. Abbiansi colle pecore nostrali della miglior qualita tutte le cure che si hanno pei merini^ e si vedra che la rendita loro agguaglia quella di questi. Come poi il pesco ingentilisce innestato sopra se stesso, cosi le razze migliorano col destinare al loro ac- coppiamento i soli individui ben costrutti , forti e sani. Le j>ecore tarentine erano a' tempi di Varrone eccellenti , e jl possono diventare tuttora senza i merini. Quanto fa da noi detto e applicabile piu all' Italia superiore che alia media ed all' inferiore. Nella Toscana potra in fatti una tale intrapresa riuscire men;lio che nella Lonibardia, nel Parmigiano, nel Modonese, nel Veneziano e nel Piemonte, poichp tutto arride a quella benedetta terra. Chi fara uso delle cure accennate dal sig. segretario Fiaschi in una sua dissertazione letta nell' I. R. Accademia dei Georgofdi otterra in grsn parte V intento. 2,° II sig. D. B. Giuntini fa osservare che le cattive esalazioni emananti dai letami, dalle pozze e dagli stagni esistenti presso le case coloniche sono causa di molte ma- lattie. Noi non possiamo impngnare di fronte una tale asserzione , e lodiamo anzi lo zelo del sig. Giuntini; ma se le sugaje c i letami si conservano in una corte spa- ziosa, non possiamo temcr molto dai medesimi. Fra i Co- muni piu sani dell' Italia superiorc e certo da annoverarsi CalliatC; borgo del Novarese, quantunque le corti di cia- scun colono sieno altrettante sugaje. V ha chi opina che la mistura di alquanto di ;^as idrocarbonato serva a rendere PA.RTE ITALIANS. 200 ineno vibrata Tazioae di an* aria molto ossigenata , qual c quella di Galliate e di altri Comuni costeggianti la valle del Ticino. 3.° Agostino Testaferrata colle colmate di monte ridnsse alt line infeconde baize ed alcuni borri argillosi della vald'Elsa a terreni coltivabili '■, ma il suo esempio non fa seguito o percbe non pnrve possibile 1' impresa in altri siti, o per mancanza d'istruzione. Egli conobbe die le grandi forze ilella natura esistono cola dove non appare forza , e che percio la causa dello sfacimento delle montagne non era da cercarsi che nel difetto delle gramigne e degli sterpi. Questa considerazione indusse Testaferrata a iileare il suo nietodo delle colmate di monte , del quale il sig. marchese Ridolii parlera in altri successivi articoli. 4.0 L" uso di abbacchiare gli ulivi per fame cadere le ulive e certamente dannoso airli alberi : il si A V V F N D I f! F qnali meno fedcli nl vitabsmo, e quali pin„ qnali meno ri- vohe alia considerazione do" materiali disordini de' nostri organi ed umori ; niuna pero clie non abbia stabilito a priori V esistenza dermal i e delP azione de' rimed j . . . . Tutti lasciarono la patologia nella sua medesima primitiva imperfezione , quanto almeno al suo precipno oggetto. cbe e lo stabilire con giusto e sicuro metodo le vere differenze de' morbi o vogliam dire le diverse mutazioni cbe per Fo- perare de' corpi esteriori sopra di noi intervengono nella nostra composizione organica In fatti niano le porto mai piu avanti delle anticliissime distinzioiii di ec- cesso , difetto e disordine. » Ma in segnito a questo suo dire e pur forza al prof. Bufalini confessare cbe mai noi arriveremo a penetrare e conoscere F intrinsichezza., 1' es- senza di quelle mutazioni , in cui consistono le nostre ma- lattie, poiclie non cadono sotto ai nostri sensi. be luogo il a5 di Scbaaban. La seduta e stata onorata dalla prcsenza di S. E. Osman Nuredin Bey , Maggior generale , del sig. Colonnello Abdin Bey , del sig. Colonnello Gaudin , capo dell' istruzione mi- litare , e di parecclii altri ufliciali ; dei signori Consoli di Francis, d' Ingbilterra , d' Austria , di Russia, d" Olanda , di Sardegna ; di molti altri personaggi di distinzione e degli ufliciali di sanita dell' armata. La Comiuissione agli esami era composta dei signori Bolzari Presidente, Alessandro Pbarmacien Ispettore, Sa- heja, Eifendi Gaus Direttore della scuola di Caserlaen, Rapliaelli medico , Clot Direttore della scuola , dei pro- fessori Gaetani , Bernard , Bartbelemy, Davigneau , Celesia, e dei signori dottori Dussap e Dibadgi. La seduta fa aperta col segueute discorso : Signori , E gia trascorso un anno dalf epoca dello stabilimento di questa scuola. In Europa venne consacxato 1" uso di sottoporre all' esame gli allievi nel cbiudersi di ogni anno scolastico. Un tal uso produce il tripbce vantaggio di far conoscere lo zelo ed i talenti de' professori , di eccitare 1' emulazione degli allievi, e di porre il pubblico in grado di giudicare del prolitto cbe essi ne hanno ritratto. Al me- desimo scopo tende appunto Fodierna radunanza. — Quale spettacolo imponente e mai 1' avere per testimonj e per giudici personaggi i piu raggnardevoli del Governo, rap- presentanti delle nazioni europee , medici per dottrina e per sapienza commendevoli ! ! Cio sara agli allievi un pos- sente impulso per applicarsi alio studio con fervore seiu- pre piu vivo ed intenso, onde porgere negli esami suc- cessive le prove lusingbiere di un' istruzione piu graude e piu approfondita. Infinite ditlicolta inseparabili da una nascente istituzione si sono frapposte ai nostri desiderj , ma tutte furono feli- cemente superate dallo zelo de' miei collaboratori , e dal mio proprio per quanto mi fu dalle forze mie perinesso. — Gli allievi lianno corrisposto ai nostri sforzi, ma voi sapete, o signori , cbe in tutte le scienze i primi passi sono i piu. diflicili, e se noi abbiamo saviamente diretti quelli dei nostri giovaui allievi , avremo conseguito lo scopo cbe ci siamo prelisso e mcritato avremo Tonore de' vostri sufl'ragi. •286 V A It I E T A . La nostra istituzicme e stata specialmente favorita dal defunto Mehemet Bey, conosciuto per la sua devozione alia persona ed agl' interessi di S. A. Mehemet-Aly ; da S. E. Osman Bey , la cui erudizione e i cui talenti con- tribuirono a tutti i passi della civilta dell' Egitto, e dal sig. Botzari protomedico di S. A. , il quale pel suo osse- quio e per la fedelta sua presso Mehemet-Aly tiene quel- 1' onorevole luogo che un tempo da Filippo d'Acarnania tenevasi riguardo ad Alessandro. Si degnino essi in questa solenne occasione di acco- gliere le espressioni della mia riconoscenza e il tributo degli elogi che si sono giustamente meritati. Le materie che sono state insegnate nel corso deft' an- no sono: i ." Gli elementi di filosofia naturale ; a.° La metodologia medica; 3.° Una parte dell' anatomia descrittiva ; 4.° Una parte del corso d' igiene ; 5.° Una parte del corso di materia medica ; 6.° Gli elementi di patologia generate; 7.0 La chirurgia La Commisione ha deliberato che queste materie, divise ed espresse in tanti quesiti scritti, venissero tratte a sorte, e che gli allievi rispondessero ad alta voce. II numero de' quesiti ascendeva a duecento quarantacinque. Gli esami hanno durato per lo spazio di alcune ore in cinque giorni consecutivi. II loro risultamento diede a 5 nllievi , che avendo perfettamente risposto a tutti i que- siti, hanno formats la prima classe : 38 allievi che non hanno dimostrato la stessa superiority, ma che nondimeno hanno risposto in maniera soddisfacente , formarono la seconda classe. Gli altri 43 allievi che risposero imperfet- tamente hanno formata la terza classe. Fra questi trovansi alcuni che non hanno se non tre o quattro mesi di stu- dio. Alcuni altri sono stati posposti, non avend'eglino co- gnizione sufficiente della propria lingua ; e dieci essendo stati riconosciuti inetti a riuscire nello studio della medi- cina vennero destinati agli ofticj di vaccinatori. La scuola della lingua francese e stata sottoposta ugual- mente ad un esame generate. Le materie che si sono inse- gnate nel corso dell' anno cominciano dalla prima cognizione V A R I E T A*. ^87 delle lettere sino agli elementi grammatical. Gli esami fu- rono continuati in tre successivi giorni^ e lie risultarono 33 allievi che avendo perfettamente risposto ai quesiti formarono la prima classes 2 3 altri che risposero con mi- nore avveclutezza hanno formata la seconda, e 45 indivi- dui , la niaggior parte de' quali non ha che tre o quattro mesi di studio, e per conseguenza minore istruzione , com- ponevano la terza ed ultima classe. I felici successi ottenutisi in questa scuola dimostrano 1' aggiustatezza dell' adottato metodo , e fanno onore alio zelo ed air abilita del sig. Uccelli. Gli allievi che piu si sono distinti negli esami tanto di medicina che di grammatica ottennero premj corrispon- denti al merito, alia diligenza ed al profitto loro. II risultamento di questo primo esame e una bella prova del molto che si potrebbe ottenere in seguito , e quindi non lascia piu alcun dubbio sui felici progressi della scuola. Se nell' istituzione di essa io ho qualche parte , questa dividersi dee co' miei collaboratori , dal cui zelo ed ingegno sono stato perfettamente secondato. Gli allievi dal canto loro hanno corrispo9to ai nostri sforzi, spiegando le mi- gliori disj)Osizioni, e dando a divedere la probabilita di far rivivere una scienza che e stata coltivata con tanto splendore dai loro antenati , e della quale dovranno tutta la gloria alia protezione ed agli auspicj di S. A. Mehemet- Aly. Dallo Spedale militarc di Abu-Zabel il a5 marzo 1828. 11 Direltore della scuola Clot. r o l e m 1 c a. OsservazionL di Andrea Fabrls all articolo sid metodo di operarc gli ancurisnii ester/a, iuscrito nella Bi- blioteca italiana, quademo 149, rnaggio 1828, a pag. 270. 1/ cstensore di quest' articolo , seguace di dottrine un po* gntiquate sulP origiue degli aneurismi, non ha posto mente alia distinzionc da me costantemente fatta tra 1' esulcera- /ione delf artcria c la causa deli' cmorraj'ia sccondaria; e a88 vahiiia. partendo dal snpposto che questa eia 1' effetto di quells , mi ha fatto dive alcuni errori , i quali non solamente non furono mai da me detti , ma stanno anzi in opposizione con quanto lio esposto nella mia Memoria. Lo spirito di questa Memoria , egli dice , e diretto a due. fini : I' uno a stabilire che V aneurisma, in ogni caso, trovasi preparato da una condizione morbosa dell arteria , che I' autore chiama col Zamiini, arteriasi: e fin qui siamo d'accordo; V altro a persuadere che la legatura dell' arteria , eseguita col mezzo di un piccolo istromento ( stringi-laccio ) inventato dal signor De-Marchi , e il migliore espediente per conseguire I' oblitera- zione dell' arteria , e preservarla daW esulcerazione , e quindi dall' emorragia secondaria: e qui vi sono tre errori in bre- vissime parole: i.° lo non ho detto che lo stringi-laccio di De-Marchi sia il miglior espediente per conseguire l' obli- terazione dell' arteria ; non avendo anzi dati a quest*' istro- mento altri titoli di preferenza, fuorche la facolta ch' egli concede all' operatore di stringere a minimi gradi , d1 al- lentare e di tagliare affatto la legatura, senza turbare il locale processo flogistico ; e F indicazione . che col cessare del suo tremito egli somministra all' operatore stesso , del tempo in cui s' e compiuta 1' obliterazione dell' arteria; a.0 Non ho detto che lo stringi-laccio di De-Marchi prt- iervi I' arteria daW esulcerazione ; che anzi in varj luoghi del mio scritto ho detto e ripetuto che 1' arteria si esul- cera e si tronca , quahmque sia il modo in cui venne le- gata ; 3.° Non ho detto finalmente che con preservarsi 1' ar- teria dair esulcerazione, la si preservi pure dall' emorragia secondaria : ma ho in vece impiegata la meta della mia Me- moria a mostrare die 1' emorragia secondaria non deriva per nulla dall' esulcerazione delT arteria. Si vede da cio che il sig. Estensore deir articolo, confondendo le idee sue con le mie , e ritenendo per ammessi quei dati medesimi ch" io combatto, ha irovato 1' errore dove non e, oppure lo ha fatto nascere dove non doveva (i). (i) II sig. Fabris scrive alia pag. 43 della sua Memoria : « Che tutri i casi ne' quali lo staro patologico dell1 arteria per- >> niettc la stabile sua oblitekazione, siccome questa non sem- » pre succede sollecitauiente , I' allacciatura temporaria col nie- » todo del sig. prof. Scarpa va soggetta all' inconveniente che » il san^ue ripassi pel^ punto stato allacciato ; e 1' allacciatura V A R I E T A'. 289 Lo stesso mal vezzo fa da lui ripetuto nel seguito. Al- 1* arteiiasi cronica , continua egli , appoggia il sig. Fabris non solamente la causa predisponente di qualunque siasi aneu- risma ; e questo e verissimo;, ma ben anche il lero motivo delta esulcerazione consecutiva alia legatura dell'arteria , e la causa effettrice dell' emorragia ; e questo e onninamente falso. E per mostrarne la faisita, e per non ritornare in seguito sit quest' argomento , stringero in poche parole cio che , relativamente air argomento stesso, si ritrova nella mia Memoria. Qual e la causa dell" esulcerazione dell'arteria? La legatura, qualunque sia la sua forma , e per qualun- que tempo vi rimanga applicata. Qual e la causa dell' emorragia secondaria ? II non coalito del trombo alle pared arteriose , e la non obliterazione , ossia la sussistente permeabilita dell'arteria. Qual e la causa cbe rende impossibile quel coalito ? L' arteiiasi cronica che si trovi sul finire del primo , o in uno degli altri due stadj , nei quali 1' ha divisa il dott. Zannini. Qual e la causa che puo rendere piu 0 men difficile, os- sia ritardare il coalito stesso ? Un peculiare stato generate dell' ammalato , e gli esordj piu o ineno innoltrati dell' arteriasi ci'onica. » permanente adottata dal prof. Vacca, a cagione della spesse » volte lunga dimora del laccio nel fondo della ferita , va in- » contro a quello di ritardarne di troppo la guarigione , e di » esporre piu a lungo l' ammalato AGU accident! della CURA. y> Finalmente , che il metodo del De-Marclii , nel quale indi- » candosi dal picciolo stringi-laccio di sua invenzione il tempo » vero in cui togliere 1' allacciatura, vengono impediti i danni » dei metodi in quistione, mentre ne gono poste a profitto le » Utilita, E IL PIU' SICURO PER LA CURA DEGLI ANEURISMI DELLE » GROSSE ARTERIE ESTERNE. » Or veda il lettore di che peso eieno le mentite cbe il signor Fabris si compiace di dare all' estensore dell' articolo cbe piz- zico si forte il di lui amor proprio. Sarebbe egualiuente facile di dissipare tutte le altre cbiaccbiere che si racchiudono in que- sto commentario; ma nemici noi della polemica e di quella ani- inosita stizzosa che oscura spesso il nierito degli scicnziati , lasce- remo che per altri si veritichino sul testo niedesinio i torti de' quali il sig. Fabris ci accusa di averlo accagionato. Blbl. Itah T. LI. in 2QO VARIETA. Per quanto tempo sussiste quella difficolta o quel ritardo al coalito? Per un tempo indeterminabile a priori ; indi rinutilita d' ogni questione sul tempo stesso ; indi V utilita dello strin- gi-laccio di De-Marchi, quale indicatore del niomento, pas- sato il quale , si puo Ievare L' allacciatura. Queste sono le dottrine da me esposte , le qnali , come ognun vede , rappresentano precisamente il rovescio di quelle attribuitemi dal sig. Estensore. Cosi vuolsi dire del luogo in cui , parlando delle condi- zioni morbose costituenti V arteriasi , egli mi fa dire che desse danno luogo all' aneurisma vero o falso, a norma delle occasioni che possono produrre la crepatura delle tonache del- t arteria , ecc. Ora in phi luoglii della mia Memoria ho dichiarato di non credere che gli aneurismi nascano da crepatura delle arterie , e su questo proposito ho anzi ci- tata T autorita del dott. Zannini , il quale , per quanto io so, fu il primo ad emettere la sentenza , che gli aneurismi si formino dalla vegetazione morbosa delle tonache proprie dell' arteria , e non dalla crepatura delle medesime :, vege- tazione , la quale, come la parola stessa lo indica, e ben diversa dallo sfiancamento ammesso ne' tempi andati. E per il bene dell'umanita, e per il phi splendido onore delP arte nostra io vorrei che fosse vero cio che dice il sig. Estensore, che cioe si danno aneurismi senza preesi- stenza della funesta arteriasi , e si danno guarigioni radicali ; ma 1' esperienza ci parla troppo altamente il contrario ; e particolarmente dappoiche 1' anatomia patologica e salita alia riputazione di cui gode al presente , le storie formi- colano di morti repentine e di orrende e mortali malattie delle arterie e del cuore succedute in persone ch' erano state operate di esterni aneurismi ; ed io stesso potrei ad- durne varj esempi , se non stimassi inutile dimostrare cio che e generalmente tenuto per vero. Ma le arti della sa- lute , ove giunger non possano a ridonarla intera , fanno il debito loro, se valgono a prolungare la vita; e a cio solamente chi ben considera mirano pressoche tutte le operazioni chirurgiche. Ma troppo Iontani dal soggetto della mia Memoria ci condurrebbe il trattare quest' argomento , come pure il fermarsi su quella che il sig. Estensore chiama diatesi aneurismatica dei nostri antichi , e che egli vorrebbe identificare con V arteriasi cronica. La prima e una forma V A R I E T A. . 29I nosologica, la seconda una condlzione patologica ; e cid basta per non poterle confondere giammai. Lascio senza risposta i dubbj azzardati dal sig. Esten- sore suU' indole essenzialmente gastrico-nervosa della febbre4 che tolse di vita tre fra i cinque operati dal De-Marchi. Non parlo del giudizio mio, che io tengo per nullo ; ma in quest' Ospedale di Venezia v* ebbcro e v' hanno tuttavia tali occbi e tali menti da poter conoscere un fatto noso- logico , e conosciuto giudicarlo. D1 altronde , ove si voglia mettere in contingenza la verita dei fatti, ogni discussione sui medesimi diverrebbe inutile , per non dire di piu. Non credo finalmente ben fondata 1' opinione del signor Estensore , che la chirurgia debba ristarsi al punto in cui fu portata in questi ultimi tempi, sul modo di operare gli aneurismi, e sulla scelta dei mezzi da impiegarvi ; e dividendo con ltd il sentimento di venerazione che gli detto quel concetto, credo che tanto questo, qnanto ogni altro ramo della chirurgia sia suscettibile di ulteriori perfezionamenti. Per non uscire dal soggetto in quistione osservero che la durata del tempo pel quale V arteria aneurismatica deve rimanere allacciata fu soggetto di controversia fra i due laminar! della chirurgia italiana, il Vacca e lo Scarpa. La controversia rimase per essi indecisa :, ma cio basta per dimostrare che almeno 1' tmo dei due teneva per non compiutamente perfezionato 1" attuale modo di operare gli aneurismi. E il giudizio d' ognuno di que* due grandi uomini deve e dovra sempre venerarsi. Vade-mecum. — La Biblioteca Italiana fu in ogni tempo sollecita di prevenire il pubblico contra gli errori che si vanuo difFondendo col mezzo di tante enciclopedie , di tanti mannali, di tanti compendj e quintessenze di libri , opere la piii parte superficiali e scorrette , dalle quali nel secolo nostro siamo da ogni parte inondati. Seguendo que- sto principio , allorche ci cadde fra le mani il Vade-mecum, opera anonima e che alio stile ci era sembrata una in- forme traduzione dal francese , non abbiamo voluto trascu- rare di prenderla in esame, e di pubblicare in via di saggio una nota d" errori che avevamo raccolti dai soli articoli che riguardano le matematiche. Ora T autore che stava celato , siccome Apelle, dietro la tavola , si mostra a viso scoperto ed in un articolo che fu 392 V A R I E T A . stampato nella Gazzetta di Milano altamente si lagna del nostro ardire. Egli e ben vero che di diciotto errori da noi presentati per saggio ne riconosce almen undici per veri e reali ; ma dopo aver dichiarato che la maggior parte sono corsi per colpa del compositore, s' accinge a dimo— strare che negli altri sette Iuoghi da noi censurati il torto e tutto dal canto nostro. Noi ahhiamo lette le sue difese, e dopo averle ponderate crediamo che ci sia lecito , senza escire dai limiti d' una scientifica discussione, d' esporre i motivi pei quali non possiamo arrenderci a' suoi argomenti. E poiche questa disamina ci ha posti nella necessita di gettar di nuovo gli occhi su questo Vade-mecum , abbiamo avuto campo di aggiungere all' errata corrige gi? inserito nel precedente fascicolo van primo supplimento. Ecco innanzi di tutto le annotazioni del sig. N. P. e le nostre risposte. i.c Nel Vade-mecum sta scritto « Barometro , tubo di vetro vuoto d' aria entro il quale s innalza una-colonna di mercnrio che fa equilibrio colla gravita dell' atmosfera , per mezzo d'wi piccolo imbuto nel quale I' estremita inferiore vi e immersa. » Ora il senso n' e chiaramente esposto ecc. Forse per imbuto di mercurio Fautore intende nn vaso conico ripieuo di mer- curio ; ma s' egli esaminera i barometri a pozzetto , vedra che questi hanno il serbatojo di figura cilindrica, e se con- sultera i trattati di fisica, conoscera il motivo pel quale si e adottata a preferenza d' ogn' altra questa figura. a.° Couloumb in italiano e Colombo, e I' esservene un altro non toglie a questi il proprio nome. Couloumb nome di fa- miglia e un vocabolo che in lingua francese non ha alcuua significazione ; non sappiamo come mai il nostro autore s' immagini di averlo tradotto in italiano. 3.° Telescopj, leggasi diottrici come sta scritto. Qui Fau- tore spende molte parole per insegnarci F etimologia greca delle parole catottrica e diottrica. Ma noi dopo d'aver ammi- rata la vasta di lui erudizione non possiamo rimoverci dalla persuasione che i telescopj di Gregory e di Newton fossero istromenti catottrici, ossia a riflessione, e non gia diottrici od a rifrazione. 4.0 Nell' articolo chimica sta scritto che il Tubalcain viene risguardato lo stesso che il Vulcain de Greci ; ora per an- dare, ecc. — Tutti i raziocinj del mondo non faranno mai V A. ft I E T A'. 2 93 che 11 barbaro nome di Vnlcain sia quello d' una greca divinita ( Propriamente parlando Vulcanus e nonic latino corrispondente al greco H$st<<;ro<;, e questo deriva da <$ougto<; lucens e non da Tubalcain , cose note a' di nostri anche agli scolaretti). 5.° Morin costrusse le prime tavole della luna. Qui 1* au- tore cl slida a provare die prima dell' astronomo ed astro- logo francese G. B. Morin sieno state costrutte delle tavole lunari. Per rispondere a quest' invito ci basterebbe tra- scrivere il catalogo di tutti gli autori cbe pubblicarono tavole astronomicbe cominciando da Claudio Tolomeo cbe visse 1 5 secoli prima del Morin. 6° Uranio per Urano , si dice V uno e I' altro ; tanto e vero che chiamasi un metallo col nome d'Uranio corrispon- dente al nome del satellite. Dunque per compiacere ai chi- niici dovremo cbiamare Palladio il pianeta Pallade ed Iri- dio I-1 arcobaleno. Del resto gli passeremo volentieri questo lieve errore , ma non 1' altro piix grave cb' egli qui com- niette col convertire in un satellite un pianeta principale. Onde vien mai questa smania di scrivere d' astronomia , quantlo non si sanno distinguere i satelliti dai pianeti? Clepsidro ecc. L' errore da noi notato era clepsindro ripe- tuto piit volte i esso entra percio nel numero degli undici poco prima dalF autore riconosciuti e confessati. 7.0 Focolare di luce, ecc. Siccome col inercurio non si puo comporre un imbuto, cosi colla luce non si forma un focolare, ne coir aria un mantice, e cosi va discorrendo. Primo Supplimento all' Errata del Vade-mecum. Pag. 10. Algebra scienza chiamata pure analisi specie di lingua particolare ai matematici. L' autore adunque ignora che vi e una sintesi ed un' analisi algebrica, sicco- me vi e una sintesi ed un1 analisi geometrica ; clie l' algoritmo algebrico non e quello che costituisce P algebra; che una lingua non puo essere una scienza , ecc. »» ii. JJ analisi venne perfezionata da . . . il padre Ric- cati ; de la Grange, ecc. Tre furono i matematici della famiglia Riccati. II conte Jacopo, il piu cele- bre fra essi , padre di Giordano e di Vincenzo, quegli che trovo la soluzione dell' equazione dift'e- renziale che porta il suo nome non fu mai frate. 204 V A R I E T A . P. 37. Orbite excentrissimo. Corrige : Orbe eccentrissimo, oppure oi'bite eccentrissime. » 35. Ha osservato in certi corpi le stesse proprieta di quelle della bussola. Corrige : Ha osservato in certi corpi le stesse proprieta di quelle degli aghi di ferro ca- lamitati. » 39 ed in altri luoghi Clairant. Corrige: Clairaut. » di, Carte geografiche , Planisfero il quale comprova , ecc. In tutto questo periodo non e ne senso ne co- struzione. »/ 109. Macchina inventata per riparare le strade maestre di ferro ecc. Non s"1 intende se parli qui delle strade di ferro o della macchina di ferro che serve a batter la gbiaja. » no. Una macchina posta in. moto da un invalido , con gambe di legno. Chi non ha letto nella Bihlioteca universale 1' articolo da cui e tratta questa notizia rimane in dubbio se le gambe di legno siano della macchina oppur dell' invalido , e se questi se ne serva per imprimere il movimento. » 114. II mercurio s impiega nello scavo delle miniere, ecc. ivi. Aumentando il freddo della temperatura col freddo artificiale .... »» 1 1 5 . Clairaut , Camus , le Monnier recaronsi a Wardus nel fondo del mar Baltico per misurarvi un grado del meridiano. In queste due righe s' incontrano quattro errori; uno di geografia : Wardus non e sul mar Baltico ma sul Glaciale; uno di storia: I* og- getto della spedizione astronomica a Wardus fu l'os- servazione del passaggio di Venere , e non la mi- sura del grado del meridiano ; uno di biografia : citando gli Accademici che misurarono il grado di Lapponia ha dimenticato il Maupertuis , capo del- V intraprendimento , e che pubblico la Relazione che tutti conoscono •, uno finalmente di raziocinio : un' isoletta che ha poche miglia di lunghezza non poteva essere scelta per la misura suddetta. » 1 3 1 . / pendoli erano rarissimi in Inghilterra . . . allora- quando Huygens applied il pendolo a°li oriuoli. " 140. Pendolo, vedi telescopio. Siamo corsi all' articolo te- lescopio e non abbiamo trovato nulla che si rife- risca al pendolo, bensi vi abbiano incontrati diversi errori , fira i quali notercmo t seguenti ; V A R I E T A*. 295 P. 204. Zaccaria Jansen ( corrige Jans ) fubbricatore di can- nocchiali . . . fece la scoperta del cannocchiale . Er- rore simile a quello die commetterebbe cbi dicesse die la stampa fu inventata da un tipografo , e la polvere da un cannoniere. ivi. L'invenzione de' telescopj costruitl con specchi concavi di metallo e dovuta a Giacomo Gregory. O il signor N. P. non e il capitano Pasco, /. /?. Comandante di squadrone, o egli aveva smarrito il suo Vade- mecum allorche nella Gazzetta di Milano sosteneva pertinacemente che i telescopj del Gregory erano diottrici. Vorremmo poi che o 1' uno o V altro , snp- posto che non siano la medesima persona , riparas- sero il torto da essi fatto al nostro Italiano, il Padre Zucchi , togliendogli il nierito della succennata in- venzione. Torniamo ora alia pagina i3i donde ci siamo sviati seguendo una falsa citazione. » 1 3 1. Per render e le oscillazioni de' pendoli isocrom in tutti 1 tempi. Corrige : isocrone. " 1 3a. Gli oriuoli marini dagli altri non differiscono se non per una estrema precisione nella loro costruzione. Corrige : differiscono essenzialmente nella loro interna costru- zione (Veggansi i moderni trattati d' orologeria ). R. Gironi, F. Carlini e I. Fumagalli, direttori ed editori. Pubblicato il di 4 ottobre 1828. Milano , dalt I. R. Stampcria, Osservazioni meteorologlche fatte all' I. R. Osservatorio di. Br era. A G 0 S T 0 1828. Matti na ore 5. ca N N ' £ r < Sera ore 3. '3 _o o N CD < 6 fa — 1 0 3 s w p eg -3 S **% CO c 3 £ — - >- —1 Stato del cielo. 6 u u V a a n 2 — - - — 1 Stato del cielo. poll, Am- 1 ~ poll. llll. 0 i 27 8,9 '+10,0 N Ser. nuv. 27 9,0 +21,6 s Sereno. 2 2,7 9,7+16,0 N N E Ser. nebb. nuv. 2? 9,° +21,7 NE Ser. nebb. nuv. 0 27 7,8 +i6,5 N O Ser. nuv. rotto. 27 6,7 +21,5 0 Sereno. 4 27 7'° +17,5 E Sereno. 27 6,0 +22,2 E Tern, pioggia. 1 b 27 6,3 +i5,o O Ser. nuv. 27 7,0 +21,0 SE Ser. nuv. 6 27 7,6 +14,8 nee Sereno. 27 7,5 +21,3 SE. .E Ser. nuv. 7 27 7>2 +16,6 0 Sereno. 27 6,6 +22,7 SO Nuv. ser. 8 27 7,2 +17,5 0 Sereno. 27 8,0 +23,2 O Sereno. 0 27 8,8 +17,0 K NO Sereno. 27 8,6 +23,7 E Sereno. io 27 8,5 +18,6 N E Sereno. 27 8,0 +24,5 N...E Ser. nebb. 1 1 a 7 7,8 +18,0 N E Sereno, 27 7,9 +25,2 E Ser. nuv. ser, 12 27 8,2 +16,6 N O Sereno. 27 9,2 +22,6 S Ser. nuv. ser. i5 27 q,6 +16,4 E Nuv. ser. 27 q,o +22,5 S E Ser. nebb. «4 27 8,5 + 16,0 N Ser. nebbioso. 27 6,0 +21,7 S Nuv. nebb. to 27 5,o +17,0 NE Tern, pr.-se. neb- 27 4,7 +21,5 S 0 0 Temp.piog.ser 16 27 7^° +16,2 S 0 0 Ser. nuv. ser. 27 8,0 +21,5 N Sereno. '7 27 9,5 +i4,3 N Sereno. 27 9,8 +20,0 E Sereno. 18 27 10,2 +14,0 N Sereno. 2T q,3 +20,7 S Sereno. '9 27 9,6 +i5,7 N Nebb. ser. a 7 9,^ +21,7 E Ser. nebb. nuv 20 ■i: 10,0 +17,0 E Ser. nuv. 27 10,1 +22,0 SE Sereno. 21 2? 10,2 +17,2 NE Ser. nuv. ser. 27 9,° +22,7 SE Ser. nuv. 22 27 7,8 +18,0 E Nuv. pioggia. 27 6,8 + 19,0 N Nuv. ser. 20 27 6,5 +i5,o n n 0 Nebb. sereno. 27 8,0 + 19,5 SE* Sereno. 24 27 q,o + l3,2 n n 01 Sereno. 27 9-2 +20,0 N N 0 Sereno. 2 5 27 11,0 +14,0 n n 0 Sereno. 27 io,r 3,o SO Sereno. 26 27 10,2 +14,7 s Sereno. 27 10,8 +20,8 E Sereno. 27 27 10,8 + i4,5 NE Sereno. 27 10,0 +20,7 S 0 Sereno. 1 28 27 9,« +i5,5 n n e' Sereno. 27 8,8 +21,0 ES E Nuv. ser. 8 29 27 8,2 +16,7 s Nuv. piov. ser. 27 8,2 +I9,4 E Ser. nuv. temp I ■5°|27 7,9 + l3,2 N N E Sereno. 27 7,5 +20,4 S...E Ser. temp, pio: 1 5i 27 JL 7,8 +I4,5 O Sereno. 27 7,8 +I9,7 S Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 11 »o Altezza mass, del term. + 25,2 minima -7 38 Jgia minima . . . . + i3,o J X Quantita della pio, linee 16,73. 1 '■97 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Osservazioni di Pietro Mazzucchelli prefetto del collegio e della biblioteca ambrosiana intorno al Saggio storico-critico sopra il Rito ambrosiano , contenuto nella dissertazione vigesirnaqidnta delle Antichitd longobardico-nulancsi , illustrate da' mo- nad della congrcgazione cisterciense di Lombardia. — ■ Milano, 1828, Pirotta, in 4.°, di pag. xvi e 4o3, lir. 6. 96 ital. N. Ion debb' essere maraviglia se gli Apostoli, gli uni da- gli altri segregatisi in adempimento della divina loro mis sione , diversi Riti costituissero secondo la diversa indole e le costumanze varie delle genti presso le quali trova- ronsi , e cbe per sovruniano volere erano loro cadute quasi in sorte. Imperocche d' uopo era stabilire nella cristiana repubblica regole santissime , merce delle qnali potessero i fcdeli prestare all1 Onnipotente quel culto che dicesi ester- no, e raeglio i frutti percepirne de' divini Sacramenti. Queste regole pero doveano, comeche diverse nella forma, derivare tutte da un solo e medesimo centro , non altc- rando F essenza del vero culto, e non dipartendosi da quella unita che forma 1' uno de' cardini della sacrosanta nostra religione : tali in somma essere doveano , cbe con cerimonie, varie bensi quanto al modo od alle forme, ma tendenti tutte ad un medesimo scopo potessero non solo DibL Ital. T. LI. 20 2y8 OSSERVAZIONI INTORNO AL SAGGIO suscitare nell'animo de' fedeli i sentimenti di pieta e di gratitudine verso il sommo Autor delle cose , ma aneora per T estrinseca loro maesta ingenerare rispetto e venerazione al divin servizio ed ai santi misteri. Quindi e che sino dai tempi apostolici tante liturgie si formarono, quante ne veg- giamo dalla storia ecclesiastica rammentarsi. Ma collo scor- rere dei secoli, trattene le orientali, andarono pressoche tutte nella romana trasformandosi , in quella cioe che pra- ticata nella metropoli stessa della Chiesa ergevasi sovra ogn' altra quasi regina. Tra le occidentali liturgie 1' ambrosiana sola , nata dessa aneora ne' tempi apostolici , sopravvisse alle vicissitudini delle eta, e giunse sino a' di nostri splendida e maestosa. Ch' essa pero sortita abbia comune la culla colla greca ne fanno bastevole testimonianza alcune particolari sue ceri- monie , e per cosi dire la stessa sua fisonomia. E di fatto , che che siasi della tradizione per se stessa autorevole e veneranda, che Barnaha il discepolo deir apostolo delle genti gettate abbia le fondamenta della chiesa milanese, e che avuto abbia per successore S. Anatalone, ambidue d' origine greca , sembra non potersi piu dubitare che greci fossero i primi nostri vescovi , e tali an Calimero , ua Miroclete , un Eustorgio. Questi adunque in uno col lume del Vangelo portar doveano dall' oriente anche alcune delle discipline che praticavansi nelle chiese dond' essi venivano. Quindi e che pressoche tutti gli scrittori delle cose eccle- siastiche sono d' accordo nelF afFermare che la nostra li- turgia gia era in vigore prima anche di S. Ambrogio, ma per avventura con norme incerte e senza veruna legge che la piu sicura osservanza e la vera forma ne costituisse, siccome avvenir dovea specialmente innanzi che la chiesa ricevesse da Costantino e pace e trionfo. La nostra liturgia pertanto non ebbe il nome dal nostro gran padre Ambro- gio, se non dopo ch'egli gia passato era alia gloria dei celesti. Tale, direra quasi, tributo di riconoscenza ben ad Am- brogio doveasi •, a lui che 1' anno 385 per la persecuzione dell' imperatrice Giustina e degli Ariani rifuggitosi col po- polo suo nella basilica porziana , ora di S. Vittore, cola introdusse, quasi a pietoso e sacro intertenimento, il canto de' salmi , delle antifone e degli inni alternandolo fra il clero ed il popolo, non che le vigilie , ossia le notturne veglie , che gia erano in uso nelle chiese orientali , e che STORICO-CMTICO SUL RITO AMBROSIANO 200 poscia vennero pure in quelle d' occidente aramesse. E tal canto egli ridusse a regolare sistema , determinandone la cantilena e la modulazione , intorno alia quale ci hanno anzi gravissimi argomenti per credere che sia quella me- desima tuttora presso di noi in vigore. Egli stesso varj inni detto dell' ufliciatnra nostra, e tali sono T inno del- 1' Epifania, quello ond' ha principio il mattutino, i due deir ora terza , e piu altri , alcuni de' quali vennero poi da S. Benedetto, e ben anche dalla roniana liturgia adot- tati. Egli compose molti de' cosi detti prefazj , e molte delle collctt.e od orazioni, del che prova ne sono lo stile tutto alle altre sue opere conforme , e quell' unzione onde egli si dolcemente ne' cuori penetrava. A lui la chiesa nostra dee pure la piu parte delle discipline e delle ca- noniche istituzioni. Ragion dunque voleva che il rito no- stro prendesse da Ambrogio il nome. Ne 1' ambrosiana liturgia era anticamente circoscritta alia sola ufficiatura del milanese clero secolare. Che anzi ve- niva essa professata anche dai monaci tanto ne* cenobj della citta , quanto in quelli della diocesi ; non essendone eglino stati dai sommi pontefici dispensati se non nel se- colo XIII, o piu tardi ancora, nel che conviene anche Tautore del Saggio storico-critico. Non mancano pure auto- revoli testimonianze le quali c* inducono a credere che anticamente il rito nostro si estendesse , se non per tutta la Liguria , almeno nella piu parte delle diocesi alia milanese sufFraganee. £ fama ancora che nel secolo XII due preti di Ratisbona, Paolo e Gebeardo, tentato aves- sero d' introdurlo nella Germania. Qualunque pero sia la verita di tale congettura del ch. Gerbert, non ci ha dub- bio che T imperatore Carlo IV per la devozione sua verso il nostro gran santo eretto abbia a Praga in onore di lui una chiesa , aggiugnendovi un chiostro di monaci che in essa ofliciassero giusta 1' ambrosiano rito. Che piu ! II papa S. Gree;orio M. varie collette ammise nel rito romauo traendole dall" ambrosiano ; cio che pur fecero altri papi e vescovi rifondendo nelle loro liturgie varie cose alia mi- lanese appartenenti. Ma il rito ambrosiano collo scorrere dei tempi ando pur soggetto a varie vicissitudini. E priinieramente molto esso sofferi nell' invasione de' Barbari , la piu parte o idolatri o ariani. Oppresso il gregge , rifuggiti i pastori od a Costantinopoli od a Genova , sconvoltc o neglctte le saere 3oO OSSERVAZTONI INTORNO AL SAGGIO cerimonie , sembrava che la chiesa di Ambrogio piu non fosse per risorgere al suo antico splendore. Finalmente verso la meta del secolo VII, nel qual tempo i Longobardi gia eransi alia cattolica religione convertiti , essa riacquisto jl proprio vescovo in S. Giovanni denominate il Buono , di patria genovese. Da quest' epoca vediamo i nostri pa- stori assuniere il titolo di arcivescovi , crescere in autorita ed in potere, e rivolgere lo studio e 1' opera loro al rista- bilimento del decaduto culto, altres'x ampliandolo con nuove cerimonie e funzioni. Ne tuttavia ando poscia V ambrosiano rito scevero da pericoli e da persecuzioni. Imperocche Carlo Magno mentre trovavasi in Roma, ridurre volendo le chiese del suo vastissimo impero all' unita dei riti, cioe all' osservanza della sola liturgia romana , ottenne dal SQimno pontefice Adriano e da molti vescovi ivi in conci- lio raccoki un decreto cbe ogni particolare rito aboliva. Di ritorno poi a Milano tento di tutti distruggere i libri all' ambros.iana liturgia appartenenti. Oltre gli scrittori cbe questo fatto asseriscono , testimonianza ne fa pure un an- ticbissimo rituale della metropolitana nostra dal Giulini riferito. Ma senza punto ricorrere ad un portentoso avve- nimento a pro della perseguitata nostra litvirgia, riferitoci da troppo creduli scrittori , convien dire che la crisi stata non sia cbe ben momentanea , giaccbe vediamo in quei tempi ancora 1' ambrosiano rito senza veruna interruzione liberamente da' maggiori nostri professarsi. Altra persecu- zione avrebb'' essa sofferta sotto il papa Gregorio VII , se intera fede prestare potessimp a Landolfo il veccbio , scrit- tore delle cose nostre , il quale di quel papa parlancto dice che mysterium ambrosianum ultra fas et nefas oclerat. Ma egli comeche vivesse in que' tempi , era alio scisma ad- detto , ed uno de' piu fieri difensori del concubinato degli ecclesiastici. Nemico di Gregorio nulla lasciava intentato onde renderlo a' suoi concittadini odioso. Troppo sospetta ci sembra quindi cotale sua invettiva. Ne maggior fede merita oggimai la persecuzione, che dal Corio sotto l'anno 1440 narrasi mossa contro del rito ambrosiano dal mila- nese cardinal Branda da Castiglione. Gia V illustre ed ac- cuiuto Tiraboachi sparsi aveva non lievi dubbj sn quell' av- venimento. Tali dubbj divennero certezze , da che altri piu recenti scrittori , e tra questi 1' autore stesso delle suddette Notizie storico-critiche si fecero ad evidentemente dimostrare gli anacronismi e le contraddizioni che nel STORICO-CRITICO SUL RITO AMBROSIANO. 3oi i'acconto del Gorio ravvisansi. Non dabbia ci si manifesta bensi la crisi, cui ando la liturgia nostra esposta a' tempi del glorioso S. Carlo , allorche il governatore di Mdano ottenuto avea contro di essa un breve pontificio. Ne ab- biamo certissima prova nelle parole stesse del Santo , il quale in una sua lettera pubblicata nel 1678, ed il cui originate conservasi nella cbiesa di S. Alessandro di cjuesta citta , raccomandava a monsignor Cesare Speziani di ri- cordare a Sua Santita, clie l'ambrosiano rito era roniano per comprobatione come gli altri ; ma per V antichita sua e per la santita et meriti di chi V ha fondato et per quello ha servito e serve in moke cose alia santa chiesa et santa fede cattolica et romana e perb non meriteiole che venghino laid a calpestarlo. I maneggi del Governatore andarono falliti. La liturgia nostra fu da S. Carlo restituita al suo piu perfetto vigore. Egli imprese a riformarne i calendarj , i messali , i rituali;, ne tolse gli abusi ; t istabili 1* osservanza di pratiche cadute nelP oblivione, richiamo alia retta disci- plina il Clero, e tante altre o creo o rimise santissinie istituzioni , cb' egli puo quasi nomarsi il rigeneratore della cbiesa milanese. E tale retaggio de' nostri gran padri conservasi tuttora nella cliiesa nostra splendido , puro € vigoroso , merce delle sante paterne sollecitudini dell' ottimo cardinale arcivescovo nostro , il quale ne esige la piu. per- fetta osservanza , ed indefesso ne celebra le solenni cei-i- monie, presentandolo per tal mpdo all' occbio dci fedeli in tutta la niaesta sua. Ma pure V ambrosiano rito a' di nostri ancora corse gravissimo pericolo in alcune terre , non ha guari dalla milanese diocesi disgiunte. Ne a difenderlo valse cio che prima fatto erasi con altre terre similmente dalla diocesi nostra staccate, ove fu desso nondimeno lasciato nel suo pieno vigore ; ne 1' esempio di Roma stessa , ove non il solo rito romano , ma gli altri ancora praticati sono nelle varie chiese al loi'o esercizio appostatamente destinate ; nd il decoro finalmente che colla duplicita del rito aggiugne- vasi alia diocesi cui quelle terre state erano aggregate. E forse avrebb' esso cola subito una fatale vicenda con grande cordoglio di que' popoli , se la Congregazione dei sacri Kiti bi'amosa di provvedere a tanto scandalo dichiarato non lo avesse lodevole e ragionevole. Ma al compiuto trionfo della rliiesa nostra s' agginnse V irrefragabile giudizio del regnante pontelire Leone XII nel suo Breve Hi beriemeriti CdllserVaWfl O02 OSSERVA7.IONI INTORNO AL SAGGIO della biblioteca ambrosiana, da' quali venne, non ba guari, alia Santita Sua presentato un esemplare dell' opera di cui imprendiamo a ragionare. Ecco Ie parole colle quali la stessa Santita Sua degnossi rispondere : Tantum Ritui tribuimus Ec- clesice Mediolanensis , quantum tribui par est ei, quern sua ipsa Religio, et antiquitas, atque Ejus, a quo nomen habet, san- ctitas, et prceclara in universam Ecclesiam promcrita commen- dant Rogamus enixe Dominum ut Ecclesice. isti celeberrimm , Nobisque dilectissimaz religiosus ritus sui cultus' ad. confirmationem fidei Orthodoxce, ad pietatis, omnisque virtutis incrementum in dies magis magisque proficiat. Abbiam creduto bene di premettere questo , direm quasi , snnto storico della liturgia nostra, innanzi di entrare nelle Osservazioni del cb. Mazzucchelli ; e cio per due ragioni : primieramente per cbiarire le idee di que' leggitori die non ne avessero una bastevole conoscenza \, in secondo luogo per esporre quasi una traccia della storia di cui essa e tuttora raancante. Imperoccbe il rito ambrosiano ebbe bensi varj scrittori , e tra questi un Landolfo il veccbio , un Beroldo, un Bascape, un Olrico Saccabarogio, un Casola, e persino un erudito greco, Demetrio Cidonio, il Muratori stesso , un Andrea Irico , i cui niateriali conser- vansi inediti nella biblioteca ambrosiana : ma taluno di essi troppo si e affidato alle popolari tradizioni •, tal altro non ha trattato cbe di un sol punto, o non ba avuto per iscopo che il mistico senso delle cerimonie; qualche altro ha la- sciata 1' opera sua imperfetta ; nessuno ne ha data una vera e compiuta storia. La fama verso il finire del passato secolo divulgata , rssersi cioe a si importante intraprendimento accinto il P. D. Angelo Fumagalli, gia abate presidente dell' imperiale monastero di S. Ambrogio, mosso avea gli animi de' Mi- lanesi ad altissima speranza ed a non minore aspettazione. Gia celebre quell' illustre Cisterciese per altre sue opere di patria erudizione , fondatore egli stesso d' una scuola di lombarda diplomazia , e cio piu che importa , abate e pre- sidente de' monaci alia basilica ambrosiana addetti, e che in essa 1' ambrosiano rito professavano , sembrava che me- glio d' ogni altro scrittore avrebbe raggiunto lo scopo ed ai comuni desiderj soddisfatto. Venne in fatti alia luce nel J 793 una sua lunghissima dissertazione che forma la vi- gesimaquinta delle Antichita longobardico-milanesi , e che ha per titolo Saggio storico-critico sopra il Rito ambrosiano. STORICO-CRITICO SUL RITO AMBROSIA.NO. 3o3 Ma in cotale Saggio le notizie storiche trovansi sparse in un mare di critiche , le quali talvolta si risentono d' un riprovevole sarcasmo. Grande fu 1' indegnazione che sve- gliossi ben tosto ne' buoni Milanesi, giusto e ardente il de- aiderio die qualclie valoroso sorgesse a difendere il retaggio del loro gran padre : e a bnon diritto speravasi che al nobile cimento insorti sarebbero gl' illustri dottori della Biblioteca Ambrosiana, ai quali pel loro stesso istituto ap- parteneva e 1' illustrate e il difendere il vilipeso rito. Ma forse le politiche vicende, onde ben tosto tutta ando sov- vertita la Lombardia , o fors' anclie 1* essere eglino in al- lora intenti ad altri non meno important! lavori , furono le cause per le quali non cosi tosto rintuzzate rimanessero le censure del P. Fumagalli. Finalmente tardi si, ma non seuza pro, e con generate applauso fecesi a rivendicar F o- no-e della cbiesa nostra 1' egregio abate Pietro Mazzuccbelli , prefetto della Biblioteca Ambrosiana , ed uomo quant" altri mai nella sacra e nella profana erudizione profondamente versato. Ben novanta sono le Osservazioni dell' autor nostro in- torno al Saggio storico-critico del Fumagalli. Se non che bramato avremmo cb' egli dato avesse all' opera sua la for- ma d' una storia liturgica, riempiendo per tal modo quella specie di lacuna da noi piii sopra mentovata. Queste Os- servuzioni , cosi isolate come sono , giugnere potevano forse opportune all' epoca in cui fu pubblicato il Saggio slorico- critico , allorquando gli animi ardevano tuttavia d1 indegna- zione contro dell' autore. Ma ci sembra che dopo tanti e tanti anni stato sarebbe miglior divisamento il tessere an' opera storico-bturgica , nella quale quasi per incidenza od in opportune note si prendessero poi a confutare le criticlie dell' avversario nostro. In tal modo J' opera appa- rirebbe e piii dilettevole e piu istruttiva agli ambrosiani stessi, e vie piu ricercata sarebbe e con frutto e con pia- cere letta ancbe dalle persoue che altro rito professano. Che che siasi pero della forma o del metodo dell' opera , le Osservazioni dell" autore sono generalmente vittoriose e si fatte che convincere possono ancbe i piu fieri nostri oppugnatori. Ma siccome non e possibile il darne un sunto di time; cosi ci appagheremo di accennarne quasi a saggio e ad esempio alcune delle piu importanti. II P. Fumagalli trova a ridire su quel rito d' incensarn i arrive scovo ossia nella messa , ossia ne! vespri dalla prima 304 OSSEItVAZIONI INTORNO AL SAGGIO dignita ginocchione. Contro di questa censura presentossi agevole la risposta al nostro apologista. Perciocche coniu- nissimo era un tempo il rito di piegare le ginocchia di- nanzi a chiunque era di qualche eminente autorita inve- stito. Ne abbiamo esempi ben ancbe nella Bibbia. Cosi praticavasi in oriente dinanzi agli Augusti. Cosi venne poi praticato nelle religiose comunita di ambedue le cbiese ; e cosi dai Cisterciensi stessi , accedente prcelato vel rege ; cosi finalmente dal Cccremoniale episcoporum presso il Macri si prescrive doversi praticare dinanzi al vescovo ed al car- dinale sedenti in trono. Ma quanto ai nostri arcivescovi sembra clie 1' origine di tal rito ascrivere si debba ancbe al dominio temporale , di cui essi un tempo godevano come signori di Milano •, cio che dall' autor nostro non fu avvertito. AI Ftimagalli sembrarono barbare e quindi introdoite posteriormente ai tempi di Ambrogio alcune voci della nostra liturgia , e per esempio quelle d' ingressa , di sal- mello , d" offerendce e simili. Egli inoltre afferma non poter essere cbe proprie dei bassi secoli quelle ambrosiane for- mole cbe appajono rimate. Alia prima obbiezione il Maz- zuccbelli risponde clie tali nomi potrebbero essere stati as;giunti dopo cbe gia erano in uso le cose da essi deno- tate , o fors' ancora essere potrebbero succeduti ad altri e piu anticbi e di stile migliore. Egli si fa poi a dimostrare cbe que' nomi non sono altrimenti barbari ma latini , ed alcuni registrati anzi ne' migliori lessici , tal altro ammesso anche nei messali di rito romano. Alia seconda , che non sempre suonano come veramente rimate le formole dal- 1' oppositore accennate, che qualche uso della rima o di una tal quale consonanza nelle parole incontrasi negli antichi scrittori, specialmente ne' sermoni di S. Agostino, ed anche in S. Ambrogio ; e noi aggiugneremo che si fatta conso- nanza fu per avventura usata anche per vie meglio im- primere la formola stessa nella mente e del jiopolo e del celebrante. Tra le antiche discipline dal rito ambrosiano conservate e memorabile quella , per la quale nella nostra metropo- litana dieci vecchi ed altrettante vecchie oftrono il pane ed il vino nelle messe solenni , cio che ne' primitivi tempi della chiesa praticare solevasi dal popolo stesso. Ora il Fumagalli mentre non pno a meno di commendare questa cerimonia , s1 attenta tuttavia di spargere sovr' essa il ri- dicolo dando V aggiunto di grottesco all' abito cui quej STOIUCO-CRITICO SUL RITO AMBROSIA.NO. 3o5 vecchioni indossano. Ma gia prima il Muratori nella sua dissertazioixe sul rito anxbrosiano (Antiq. M. JEvi, torn. IV) chiamato avea questa compagnia di vecchioni, da noi detta scuola di S. Ambrogio, egregium sane remotes antiqiiitatis pignus , soggiugnendo che que' vecchi honesto ac antiquo vestiwn gentre utuntur. Che antico sia il loro abito, oltre la stessa sua forma , semplicissima e grave anzi che biz- zarra o grottesca, ben lo dimostra il vecchio basso rilievo che tuttora sussiste nel frontispizio della chiesa di S. Maria Beltracje , e nel quale sono eglino in tal modo efligiati. Cotale vestimento de' maschi non ha altra notabile dift'e- renza da quello dell' odierno clero milaiiese, se non nei collare piu ampio e colle facciuole , quali un tempo anche dai laici portavansi , e nel cappello rotondo ed assai com- presso , che proprio pur era di tutto il clero prima che 1' uso prevalesse della berretta quadrangolare. La forma di si fatto vestimento che pad vedersi presso il Bonanni e l1 Heliot non e dunque ne grottesca, ne stravagante. Una della piu gravi obbiezioni contro della nostra li- turgia e la forniola corpus tuum frangitur , Christe, che dal celebrante si proferisce nella frazione dell' ostia , e nella quale hanno alcuni moderni preteso di rawisarvi palliata una specie di ercsia, siccome il P. Fumagalli si esprime. Tale obbiezione fix gia vittoriosamente oppugnata dai ch. Sassi ed Oltrocclii •, il primo de' quali in una sua epistola xnostro ch' essa fu gia adoperata a viris doctis , integris, Sanctis et catholicis , che della parola frazione xxso ben anche l'Apo- stolo ( /. Corinth. X. 1 6 ) pai-lando del consecrato corpo di Cristo , dal Gi-isostomo nell' Omil. XXIV e dal Concilio tenixtosi 1' anno 1069 C011tl*° di Berengario. Simili espres- sioni incontx-ansi pxxre nelle piu celebri liturgie e greche e latine. L' epistola poi del Sassi meritossi la pieixa appro- vazione del cardinale Lambertini, poscia Benedetto XIV, e degli argomenti deir axxtore andarono persuasi persino i protestanti, ma dotti giornalisti di Lipsia. L' oppositore nxentre non pote a meno di convenix-e col Sassi qixanto all" acceixnata quistione , si fece cio non ostante a con- trastare sulfepoca in cui qixel dottissimo bibliotecario con- gettixra essersi qixella formola introdotta , senza perd re- Carne alcixn plaxxsilnle argomento. Sussiste percio inconcussa tattavia l1 opinione ch' essa sia stata dalla chiesa milanese amnxessa all" epoca dell' anzidetto concilio romano, cioe iH-ll undecimo -^ecolo. La chiesa nostra per tal xxiodo venue 3o6 OSSERVAZIONI INTOUNO AL SAGGIO quasi a confei mare coll' antorita sua la professione del mi- stero allora fatta da Berengario, che il corpo ed il sangue di Cristo veracemente si maneggia dalle mani de' sacerdoti, e si spezza, e si stritola sotto i denti de fedeli. II Fumagalli vorrebbe riformata la quaresima nostra secondo la pratica de}. vito romano; perche a rigoroso senso non puo chiamarsi quaresima, composta non essendo di quaranta giorni ; e perche essa per tal modo da luogo ai- F abuso, per cui estere persone recansi alia nostra diocesi nelle ultime quattro ferie di quinquagesima per gozzovigliare follemente , e cosi sottrarsi all' obbedienza del proprio rito , abuso da S. Carlo condannato nel primo concilio provin- ciale. E qui tre cose sono da notarsi : la i .a che a' tempi di S. Ambrogio ed a quegli ancora di S. Gregorio M. 42 erano i giorni della quaresima perche volevansi simboleg- gianti le quarantadue mansioni del popolo ebreo nel de- serto ; la a.a che nella chiesa amhrosiana, oltre la domenica, eccettuati erano dal digiuno tutti i sabati , e che percio la quaresima incominciavasi dalla settimana di sessagesima, disciplina al nostro rito probabilmente provenuta da' Greci, presso i quali era dessa in uso; la 3.a che a' tempi di S. Gre- gorio M. sebbene 42 fossero le mansioni della quaresima, cio non ostante a soli 36 giorni riducevasi il rigoroso digiuno. E quindi probabile che ridotta poi la quaresima a tutte le ferie delle sole sei settimane che precedono la Pasqua, ed aggiunti dallo stesso S. Gregorio M. quattro giorni ai trentasei onde formare i quaranta di rigoroso digiuno, siccome quaranta furono di fatto i giorni e le notti del digiuno del divin nostro Redentore , la chiesa milanese dipartita non siasi dalf antica pratica dei 36 giorni di ri- goroso digiuno , non ammettendo percio nella sua quai-e- sima le quattro ultime ferie della quinquagesima. E forse anche a togliere il digiuno di que' quattro giorni della quinquagesima contribuirono le triduane nostre litanie, ristabilite nella prima meta del secolo X, nelle quali, a difFerenza delle romane rogazioni, e prescritto un digiuno rigoroso al pari di quello della quaresima. Che che siasi di si fatta quistione che dal nostro autore e discussa col corredo di non volgare dottrina, e da notarsi ancora, che le carnevalesche gozzoviglie estendevansi nella citta nostra a tutta la prima domenica di quaresima. Folle , deplorabile abuso che tolto venne finalmente dalla costanza del glorioso nostro S. Carlo, e non gia colla violenza nemica sempre STOIUCO-CKITICO SUL RITO AMBROSIANO. 3c>7 della carita evangelica , ma colle orazioni , colle prediche , cogli orator j, coif esempio della propria famiglia , coll' in- tertenere il popolo in devoti e solenni esercizj, e fmal- mente col sostituire hell1 ufficiatura di essa doinenica cjuelle preci clie proprie erano delle altre domeniclie quadragesi- mali. Ne pero ci sembra che cosa si facile sarebbe resteu- dere la riforma ancbe ai quattro giorni della quinquage- sima, sicconie vien proponendo il P. Abate, e noi pure brameremmo se agevolmente fare si potesse. Ma oltreche alterar converrebbe in qualche parte la liturgia nostra, troppo grandi sarebbero gli ostacoli da superarsi. Che se lo stesso zelantissimo S. Carlo tante faticbe durar dovette, tante diflicolta vincere per togliere le licenze della prima doinenica, a quanti scandali, a quante opposizioni sarebbe forse d" uopo l'andare a' di nostri incontro, quando la riforma estendere si volesse agli altri quattro giorni ancora? II P. Fumagalli viene riprovando 1' abuso pel quale i laici in gran numero si comunicano nelle cbiese nostre sacramentalmente nei venerdi della quaresima , mentre e in que' medesimi giorni vietato ai sacerdoti il celebrare. Questa e certamente una pratica cb' essere non dovrebbe si di leggieri tollerata. Ma se , come I1 oppositore stesso osserva , non e questa clie una pratica dall' abuso prove- nuta , a che eccitarne tanto rumore , quasi cb' ella propria fosse del rito ? Perche non aggiugnere che di fatto nella metropolitana non niai si amministra in tali ferie la co- munione ? Lo che bastar dovea per farlo avvertito che i nostri Arcivescovi almeno indirettamente la condannano. Essa poi non e altrimenti antica , ma venne in questi ul- timi secoli introdotta per una male intesa imitazione delle cbiese che qui sussistevano di rito romano, nelle quali celebrandosi il divin sacrificio ancbe nelle anzidette ferie, esservi non potea vietata la comunione. S. Carlo di fatto la proibi come al rito contraria , ed anzi nel sinodo XI vieto persino che in que'' giorni venisse esposto il Santissimo Sacramento, ingiugnendo ancora che chiuso si tenesse il tabernacolo , per cost fomentare maggiormente la sagra mestizia che di que' giorni intende la nostra chiesa d' inspi- rarci per la morte del divin Salvatorq, siccome si esprime il ch. Dottor Branca , gia prefetto della Biblioteca ambro- siana , nel suo Breve esume di an opuscolo di Gio. Cazzola Proposto di Appiano, pubblicatosi a Lugano nel 1786, e tendente a difendere cotale intrusa pratica della comunione OSSERVAZIONI INTORNO AL SAGGIO eucaristica uelle ferie seste di quaresima. Ma prima ancti£ del Branca avea vittoriosamente risposto al Cazzola un illustre ed egregio nostro collaborator con un' anonima dissertazione intitolata : Delia comunione eucaristica delle ferie seste di quaresima nelle chiese del rito ambrosiano ecc, Milano, 1786, in 8.° Sullo stesso argomento ed a favore del rito nostro scrisse pure dottamente Stefano Bonsignori, gia Dottore esso ancora dell' Ambrosiana , e morto , nort ha guari vescovo di Faenza , il cni originate autografo conservasi nella stessa Biblioteca. Queste cose sono con bel corredo di erudizione dall' autore nostro discusse ; e noi nel rammentarle non possiamo a meno di rivolgere le parole nostre agli ambrosiani parrochi si di citta che di campagna, perche tolgano dalle lor chiese cotale abuso, pienamente uniformandosi al rito da essi professato ed alle sapientissime prescrizioni di S. Carlo. 1/ autore del Saggio storico-critico continuando su questo argomento della quaresima si dimostra non alieno dal rav- visare un altro inconveniente, allorche la festa dell'Annun- ciazione cade in uno de' suddetti venerdi. a Obbligando ( dice egli ) per una parte il precetto ecclesiastico i fedeli tutti ad ascoltar la messa , e per 1' altra il rito vietando di celebrarla, l'esecuzione del rito viene ad essere in opposizione all' adempimento del precetto, il quale percio in tal caso resta inadempito. » Chiarissimo e qui il para- logismo dell' autore. « L' opposizione ( risponde il nostro apologista ) che in questo luogo egli vuol mostrarci del rito col precetto e un vero sogno ; perche e fuori di dub- bio che il precetto di ascoltar la messa piuttosto in un giorno che 111 un altro e meramente ecclesiastico, onde , quando la cliiesa vieta di celebrarla , non puo obbligare ad ascoltarla. » Cio vien egli confermando con gravissimi argomenti: osserva che un tempo, cioe prima del 1693, da cui data il trasportamento della festa dell' Annunciazione , anche nella chiesa universale , quando tale festa cadeva nel venerdi santo, correva bensi I' obbligo d' astenersi dalle opere servili, ma non quello di assistere alia Santa Messa, nemmeno a quella imperfetta cost detta secca del rito romano , osserva inoltre che da tempi assai antichi la festa dell'An- nunciazione viene dair ambrosiano rito solennemente ce- lebrata nella sesta domenica del nostro avvento, sebbene senza propria messa ed ufficiatura sia da noi solennizzata anche nel a5 di marzo , onde meno che sia possiliiic STORICO-CRITICO SUL RITO AMBROSIANO. 3©9 discordare in cio dai popoli che ne circondano. Queste os- servazioni bastano per togliere ogni scrupolo a que' nostri diocesani che si credessero obbligati ad ascoltare la messa al- lorche quella solennita cade nella feria sesta della quaresima, Ci sembra che questi cenni bastar possano per dare una qualche idea dell' opera del sig. prefetto Mazzucchelli ; e percio ci asterremo dal qui riferire altre sue vittoriose rispo' ste , p. e. al'a critica del pancm sanctum nelF obblazione del pane, ed alia formola ab initio mundl nelle orazioui deU'of- fertorio Ne ci solfermeremo pure sugli errori di bibliogralia e di epoche , sulle false asserzioni specialmente in cio che risguarda 1' ufliciatura delle ore canoniche, sulle ommissioni ed altre mende non poche , delle quali vien egli a boon diritto censurando I' avversario nostra : cose tutte die poco o nulla iinportar potrebbero alia maggior parte de' nostri leggitori. Seguaci pero sempre della verita aggingneremo, sembrarci che troppo siasi T autor nostro assunto nel voler rispondere a tutte le obbiczioni dell' avversario , e tutte oppugnare le cose da esso censurate. Intraprendimento che non e mai scevero da ogni pericolo, specialmente allorche le quistioni si rivolgono sul dorama, o non ci sono baste- voli prove per dimostrare 1' assurdita della censura. Noi vogliam qui alludere ad alcune messe che gia da lungo tempo furono saggiamcute rigettate dalla liturgia nostra ; e quella per esempio il cui prcfazio risguardava la salvezza del traditore Giuda , e quell' altra pro defuncto de cujus (inima dubitatur. Ma piu riprovevole ancora sembraci Taf- fettata ed ironica digressione del Fumagalli su quest' argo- mento , Iasciando egli qui chiaramente apparire la male- volenza sua contro dell' ambrosiano rito. A che tanto jntertenersi in cose che appunto perche assurde piu non trovansi nella liturgia nostra ? A che cotanta ira , dopo che i due gloriosi Borromei lianno si felicemente operato per restitiiire alia purita sua 1' ambrosiano rito? Non bastava forse il fame semplicemente un cenno storico e compian- gere i secoli della liarbarie o dell' ignoranza, per cui co- tali messe state erano in essa intruse ? E perche non ha egli altresi avvertito che da si fatti abusi non andarono pur immuni del tutto alcune delle romane liturgie ? Dovra dunque accusarsene il rito , se in esso introdotte furono pratiche ineno che conformi alio spirito della chiesa. o non anzi dame la colpa alia calamita ed alia miseria de: tempi ? 3lO OSSERVAZIONI 1NTORNO AL SAGGIO Noi braraato avremmo clie il nostro apologista senza puntO cimentarsi in ciascuna di si fatte obbiezioni , preso avesse ad oppugnare 1' avversario con tali o con simili avvertimenti. Egli per tal moclo avrebbe con pochissime parole risposto ancbe alle censure tratte da abusi che non piu sussistono , ne posto sarebbesi nelP ardna impresa di tutte confutare le osservazioni dell' oppositore. E , per esem- pio, non possiamo si di leggieri soscrivere ai suoi raziocinj in difesa dell" oremus che nella rubrica del confrattorio si prescrive doversi pronunziare con sommessa voce. Noi in vece risponderemo che quell" oremus fu probabilmente intruso ne' Messali nostri , poiche non incontrasi negli antichi piu accreditati codici, siccome e il preziosissimo , di cui fra poco parleremo. E forse non trovavasi esso che nella rubrica per avvertire il celebrante che quello era il luogo in cui pre- gare con voce sommessa, cioe supplichevole ed umile , quale all' orazione dominicale conviensi. Non e quiudi improba- bile che poscia quella parola o per abuso o per ignoranza passata sia dalla rubrica nel canone. Avremmo altresi bra- mata nell' autor nostro una maggiore moderazione ove parla della storia del Fleury. Le sue parole riesoono ivi tanto piu ingrate, quanto che toccano un panto che non ha rela- zione alcuna coir oggetto su cui versano le sue osservazioni. Nell' aft'ermare le quali cose noi non intendiamo di punto detrarre alia fama dei due chiarissimi scrittori. Siamo anzi d' avviso che quando le loro opere venissero da qualche mano saggia e maestra in una sola rifuse , avremmo final- mente una compiuta illustrazione del rito nostro. 1/ opera del Mazzucchelli e corredata d' un* appendice di documenti riguardanti la chiesa milanese e il rito ambro- siano, posti per ordine cronologico in conferma delle pre- cedent! di lui osservazioni. LTautore nella conclusione pro- testa d' essere ben alieno dal credere che ne' nostri libri liturgici e specialmente nel calendario , nelle rubriche e nel breviario non incontrinsi cose degne d' emenda. Egli vien anzi molte di tali cose scevrando ; e noi vorremmo che questa conclusione servisse quasi di norma , se mai ai di nostri imprendere si volesse una nuova edizione del breviario ambrosiano. E posciache i due dottissimi scrittori vennero l'assunto loro confermando coll' autorita di antichi codici d' ambro- siano rito, crediamo di far cosa al colto pubblico non disa VIAGQIO IN SAVOJA , CCC. niani di Sciamberi valgono a rallcntarne il viaggio. A tal che nello sboccare della grotta lamosa (le Scale) gli scmbra respirare con piu agio , mirando le spa- siose valli di Francia : ne ragiona dappoi della Sa- voja se non per dirla pacse vuoto d ogni gioconditd, d ogni orror pienoj e le difformita che ne' bassi luoghi della Moiienna affliggono gli abitator della misera valle, e gli accattoni che lo hanno assediato da Sciam- beri sino al colmo del monte , lo traggono a credere d1 aversi lasciato alle 6palle la regione della miseria e la sede del tralignamento della specie umana. Tale e il giudizio che della Savoja per lo piu arrecano quelli che non ne hanno vednto per intero se non la piu trista e piu disgraziata provincia. — Ma di rincontro a queste fallaci illazioni va posto un qua- dro piu vero della contrada che ha per termini a levantc 1' Italia, a settentrione la Svizzera, a mezzo- giorno e a ponente la Francia. La valle di Sciamoni siede appie delle pendici del Monte Bianco, che guardano a tramontana. Di rimpetto al Monte Bianco si accampa un monte di mezzana altezza che difende 322 VIACGIO IN SAVO.TA. , ecC. la valle dai venti aquilonari , e chiamasi il Brevnn. Nel vano ch* e tra il Monte Bianco ed il Brevan giace appunto il borgo di Sciamoiri. Quinci intendete che dai gioghi del Brevan, come da un rilevato terrazzo, si dee aver piena e libera la veduta della catena settentrionale del Monte Bianco. Ne altrimenti dalle cinie del monte Cram on t nella valle d' Aosta si osserva senza impedimento la catena meridionale dell* altissima montagna. Ora collocatevi col pensiero sulla vetta del Brevan, drizzate il viso a mez- zodi, poi rimirate, compartendo i vostri 9guardi da dove rnuore a dove nasce il sole. Ecco il monte di S. Gervasio, ecco la guglia di Biompers , quella del Goute , e poscia la cima del Monte , che inverso il del piu alto si dislam. Coperto di eterna neve , e sovrastante maestosamente a tanti balzi si eccelsi , esso pare il sommo monte imposto ai monti dai figli della Terra per dare 1' assalto ai Celesti. Ecco la cupola del Goute che molti nel basso scambiano colla cima del Monte Bianco : ma osservate quanto le ceda in eminenza , e come naturalmente lo nasconda agli occbi di cbi riguarda dalle altezze minori. Ma continuando il cara- mino dello sguardo verso oriente, mirate quante e quali torreggianti rocce fanno corteggio al monte supremo ! Quel- 1' eccelso obelisco e il balzo del mezzodi. Esso levasi 2009 tese dai livello del mare. Succedono le acutissime e fan- tastiche baize del Grespone , del Giorasto ecc. La gigan- tesca guglia verde alta 3094 tese, piu di tutte si mostra orgogliosa, come quella che meno viene oscurata dalle sue rivali. Si adergono quindi le guglie di Cliardonnet e di Argentiera , e si discernono piu lontano le nevose cime delle Alpi Valesi. Digradando poi lentamente gli sguardi dalle tremende sommita , osservate gl' immensi ghiacciai (1) accolti tra i rovinosi lor fianchi calar giu per la Iunghezza di piu miglia , e adimarsi fino a mezza campagna , che forse un giorno diverra V inters lor preda. La valle di Sciamoni, le allegre sue piagge, il principale suo villag- gio , I' argentea lista dell' Arva impiacevoliscono la scena (I) II sig. Bertolotti chiatna cosi le finora comuneuiente dette ghiacciaje , considerando che nel Vocabolario della Crusca la parola Ghiacciaja e posta soltanto per dinotare il luogo , ove il gliiaccio vien conservato. Noi aspettiamo la riforma della Crusca per carabiarc legittimamente. VIACGIO IN SAVOJA , CCC. 3^3 colanto sublime e terribile in alto. Egli e il vcrde Casen- tino trasportato tra le gelide rocce della Groenlandia. » Nella Icttera li alia dcscrizione de' luoghi l'Autorc unisce quella di im caso pietoso: /< Curioso sito, dic'egli, ne1 dintorni di Rumilli e la Serra. ove scorre il Fiero. Soprastanno al torrente rupi a perpen- dicolo , che raro e scarso lasciano il varco a' raggi solari: la strada, spesso cavata nel sasso, e talor sosteauta da cornici che aggettano sal precipizio. E voce che sia opera fatta da' Romani per dare il passo tra i Seguani e gli Al- lohrogi. Da Rumilli viensi al villaggio di Alhens, e tra Albens ed Aix s' incontra un casale detto Gresi. Li con- vien far alto , e prendere na sentiero a sinistra per vi- sitare la cascata di questo nome. Sopra un fondo di rupe pertugiato e pieno di pozzi , cade rabbiosa 1' onda di un torrente che vien giu da una stretta montana. Le acque nllora abbondano, formano varie cascate , quai naturali, quai derivanti dalle docce che volgono le mote del Mu- lino. La spuma , lo strepito , la singolarita del sito , e piii ancora la sua vicinanza ai bagni d' Aix , ban data rino- manza a questa cascata di un bell' orrido si , ma non gia da porsi a riscontro con quelle meravigliose che v' ho di- pinte in sui fianchi delle Alpi. Ma rende tristamente fa- niosa la cascata di Gresi il fine infelicissimo che vi fece una dama della priucipessa Ortensia , gia regina di Olanda. Questa giovine donna, non avendo voluto per ischifilta reggersi alia rozza mano del magna] o nell' atto di fare un malagevole passo, sdrucciolo sopra il lubrico scoglio, ed in un attiino subbisso in uno di quei pozzi profondi che il rodimento delle accfue ha quivi scavati. II grido dello spavento ch' ella inise neU' atto di precipitare, fu Testremo suono che le uscisse dal labbro. Ad onta di ogni sibrzo pass6 mezz' ora prima che il corpo della sventurata fosse tratto con un uncino fuori del cupo gorgo : ma la vita avea per sempre abbandonate le sue membra leggiadre. Un mo- numento in pietra ricorda il lagrimevole caso. Vi si legge: Qui giace la baronessa di Broc in eta di a 5 anni. Essa e perita al cospetto dell' arnica sua il di 19 di giugno 1 8 1 3. O voi che veiiite a veder questi luoghi , deft ! non I? inoltrate che con riguardo sopra eli abissi. Budate a quclli che u amano. >> 324 viaggio in savoja , ecc. Ma suoceda nicno ingrato racconto. Noi lo abbiamo alia lettera liii intitolata i Bagui d Aix. « Tra le acque medicinali d'Europa tengono segnalatis- simo posto Ic^ termali sulfuree di Aix .... Aix giace tra la Francia , 1' Italia e la Svizzera . . . Siede in una valle verdissinia , aperta , irrigata , alle falde de' colli in die si digradano i monti Bovilli , e di rimpetto ai poggi fruttiferi clie fanno spalliera al solitario lago del Borghetto. Qui V aria e sana ; qui abbondano i passeggi tra erto e piano * si commendati da Celso? qui sono fresche ombre, lieti ri- posi , viali ameni , prospetti che allegrano .... I Fran- cesi sono i piu ai bagni d'Aix ; e vi maggioreggiano. I terrazzani parlano ancli' essi francese. Molte dame pari- gine , adorne di que' nomi cbe i Francesi sanno far suo- nare si alto, vengono in Aix, e recano con se le ma- niere della Corte , e la raffinata galanteria della capitale. Gli abitanti della Borgogna , della Franca Contea , della Provenza, del Delfinato, che qui si addensano, s' ingegnano d' imitare, piu o meno garbatamente , quelle morbidezze e que" vezzi. Di che derivano scene degnissime della corn- media. Io sono giunto qui troppo tardi. II gran mondo , il bel mondo se a1 e gia dileguato. Ma un mio amico che si e dato a fare da osservatore , terminate le parti di at- tore , me ne ha abbozzate alcune ombre .... Non ci ha cittadinuzzo di G. . . , egli dice , che al suo ritorno non si voglia vantare di esser qui stato 1' amicissimo per lo meno di un Pari di Francia. Non v' e signoretta di V. . . . che non isperi eclissare le borghigiane sue rivali , sfog- giando una smorfia rubata alia moglie di un Gran-Cordone rosso od azzurro. Quest' anno ei soggiunse, eransi condotte a questi bagni cinque o sei dittatrici del buon gusto in Parigi. Sia caso , sia moda , perche anche il suono della voce si modula a tenor della moda in Parigi , le due Con- tesse B. . . . gia attempatelle , favellavano con voce forte e quasi virile. Al contrario la bella Duchessina di Ot e Madamigella di T. . . . appena mandavano un fil di voce con leziosaggine bambinesca. In capo a tre giorni la into- nazione delle Provinciali era mutata: le matrone schiamaz- zavano, assordavano: le giovani susurravano, bisbigliavano; e non c' era piu verso d' intenderle. E cosi fu del hallo. L' avvenente Duchessina danzava sbadatamente , svogliata- mente , forse perche il suo pensiero vagava altrove. Ed VI VGGIO IN SAVOJA , CCC. 325 ecco le Delfinenghe e le Borgognone , die prima saltavano gaje e briose , darsi a ballare come se ubbidissero ad un comando de' loro mariti. Negli uomini ne bo veduto anclie delle piii strane. In una sola cosa ne 1' esempio , ne la inoda prevalevano sul loro animo : i Guelfi e i Ghibellini rimanevano fierameute partiti. •* Ma non puo dispiacere che dimostriamo cziandio come il sig. Bertolotti si contenga trattando la storia. Scegliamo un tratto della lettera xxxix a preferenza di altri mold , forse piu interessanti , unicamcnte perche si congiunge ad un atto d' italiana galanteria. « Io partii da Gbiusa , emi avviai alia volta di Samoens soletto e pedestre. Giunto presso Castiglione , in cima al monte che parte la valle deir Arva da quella di GifFre , mi sedei sopra un sasso per relassarmi dalla fatica durata nel salir l1 erta ; ed ecco sopravvenire in quel panto due Signore inglesi da me gia conosciute in Toscana Esse venivano dalla Valle ov' io andava. Dopo i soliti sa- luti e rallegramenti , noi riparlammo dei tre Eremi , della fonte delPArno, e della incomparabile veduta che si ha dalla cima della Falterona , donde si scopre sorvolando collo sguardo sopra i minori monti della Romagna, il mare Adriatico, e fin le coste della Dalmazia neirorizzonte lon- tano , ed il Mediterraneo dal lato opposto , quando il cielo e sgombro di vapori da ambe le parti. Indi ritornando ai luoglii, pe' quali si avvolgeva il nostro viaggio, dopo varj ragionamenti , una di loro mi disse : non avete nulla a rac- contarci intorno a codesto villaggio? . . . Io risposi con gra- vita : perche no? L' istoria di Castiglione e strettamente col- legata con V istoria d' Inglul terra. L* appicco era un po' remoto , ma io ne usava per invogliare la loro curiosita. Elle si assisero, e m* invitarono a favellare. Nel castello, io presi a dire, onde questa terra deriva il nome, Pietro di Savojo. sposo nel 12 3 3 Agnese erede del Fossigni. Qnesto principe portava allora il titolo di conte di Romont. Ar- rigo III d* Ingliilterra che il nostro Dante chiama il re della semplice vita, avea per moglie Leonora, figlia di Jiai- mondo Berlinghieri , conte di Provenza , e di Beatrice di Savoja, la quale « qua'tro figlie ebbe , e ciascuna reina ». Quindi Arrigo era nipotc del conte di Romont, fratcllo di Beatrice. II re chiamo a Londra lo zio, gli dono la contea 3^6 VIA.GGIO IN SAVOJA , CCC. di Richeinond ed altre terre e castella, e con gran pompa lo armo cavaliere nella chiesa di S. Pietro di Wesminster, il giorno di S. Odoardo (1241). Ne pago di cio gli fece edificare un palagio in viva al Tamigi , ed e quel palagio che cbiamate tuttova Savoyhouse. Voi sapete che avanti il regno di Giorgio III le regine vedove abitavano quell1 an- tico casamento : esso neir ultima guerra servi ad alloggiare i prigionieri francesi. Per dar prova del suo valore nel paese de* valorosi , Pietro di Savoja, consentendo il re, bandi nn gran torneo a Northanthan , nel quale un drap- pello di cavalieri stranieri dovea romper lancia incontro ad un drappello di cavalieri britanni. I primi guidati da Pietro di Savoja acquistarono 1* onore della vittoria. Arrigo invagbito del senno , della fede e del grand' animo del conte di Romont e di Richemond, prese a non deliberare cosa di rilievo senza dimandargliene prima consiglio. Egli voile anzi commettergli la guardia delle principali fortezze del reame. Ma Pietro , avvedutissimo com' era , venne in timore cbe pigliando egli si grave assunto non si avesse a destare la gelosia de' baroni inglesi. Laonde ringrazio il re , accom- miatossi da lui , ed era gia salito in sulla nave per valicare lo stretto, quando Arrigo con assai pregbiere lo indus9e ad accettare almeno il governo del castello di Dovers. II conte rirmse alcuni anni nell* isola tenendo un grado emi- nente nel consiglio del re, il quale nel 1244 lo deputd verso ai Prelati d' Ingbilterra per ottenere un sussidio in danaro. Egli assistette al parlamento raccoltosi in Londra nel 1248. Finalmente rivenne in Savoja, ove piglio per impresa 1' anello di S. Maurizio col motto Sacro pignore felix. Dopo alcuni anni trascorsi in patria il Conte torno nella capitale d' Inghilterra , donde il re lo mando in Fran- cia a stringer pace fra i due reami (1257). Mori poscia il conte Ponifazio, e Pietro suo zio, ripassato il mare, gli succedette negli Stati di Savoja (ia63). Egli varco le Alpi , e restaur6 T autorita della sua casa in Piemonte: poi si ricondusse per la terza volta in Ingbilterra , ov' era al- lora Riccardo , conte di Cornovaglia , eletto re de' Romani. Qnesto imperatore gli fece donazione della signoria del paese di Vaud. Fu allora cbe il conte Pietro comparve alia presenza di Riccardo , vestito parte d' oro e parte di ferro ; e interrogato dall' Imperatore perche cio avesse fatto, rispose , cbe con 1' oro intendeva riverire S. M. com' era VIAGCIO IN SAVOJA. , CCC '&-J.J suo debito t o col ferro difendcrsi da chi aveese tentato di occnpargli il suo. Riccardo gli diede pure 1' investitura dei ducati dello Sciablese e di Aosta colla qualita di vi- cario del Santo Impero. Del clie il Cancelliere volendo stendere 1" atto , dimando al conte Pietro i titoli che gli conferivano la proprieta di questi paesi. Ma il Conte che probabihuente avea trascurato di portare con se gli anti- cbi diplomi , tra6se la 6pada , e regalmente disse : ecco il mio titolo. Egli fece finalmente e per sempre ritorno in Savoja : 6confisse in due battaglie il conte di LaufFemberg; e la citta di Berna 6pontanearoente si ricovero sotto la sua protezione. II conte Pietro di Savoja avea eletto per sua dimora il castello di Chiusa che si pittorescamente esce fuori delle chiare onde del lago Lemano : quivi fini i suoi giorni nel 1268, e fu sepolto nella badia d' Alta- comba. — Le signore mi aveano ascokato raolto attenta- mente : 6e ci troviamo a Ginevra , mi disse alzandosi una di quelle gentili , vogliamo che ci raccontiate altri fatti delF istoria di Savoja. Noi la credevamo nojosa come la storia di un convento ; ma nelP udirvi ci par leggere gli annali della cavalleria. — Io narrer6 a queste dame , sog- giunsi facendo un profondo incbino, i grandi armeggia- menti avvenuti sotto le mura di Borborgo , ne* quali Ama- deo VII, conte di Savoja ; vinse alia lancia il conte di Hedinctoriy alia spada il conte di Arondtl , ed all' azza il conte di Pembrok, ecc. » 3^8 Caino , Cantlca di Jacopo Crescini. — Padova , 1826, per Valentino Crescini. {Non fu pubblicata die nel maggio di quest? anno. ) I figliuoli di Adamo, quando il fratricidio rendette alia terra la prima sua polvere, doveano per certo essere cresciuti a gran numero, ma la Genesi con ispirazione tutta divina lascia X universe* in una so- litudine misteriosa, ne altri conduce sulla trista sce- na, die lassassino, la vittima e glinfelici parenti. Ancora un istante , e la desolazione del gran deserto sara interamente compiuta. Abele e trucidato, i ge- nitori inorriditi rifuggono piu ancora dal vivo, che dair estinto hgliuolo , e Caino resta solo in faccia di un Dio che lo interroga , sulla superficie d' un mondo appena creato , e gia cosperso di sangue. Questa fi- gura gigantesca, che d' un primo passo arriva ai confini delV umana nequizia , quest' uomo che posto sul limitare dell' universo sembra accamparsi contra Dio per render vana 1' opera della creazione, e di necessita un personaggio eminentemente poetico, e va collocato fra que pochi Esseri sohtarj , la cui me- moria signoreggia con forza eguale T immaginazione de' sapienti e quella del volgo. Tutti i popoli , ai quali i hbri di Mose sono sacri o almen conosciuti, lo accolsero nei loro racconti , ne dopo tanti e tanti secoli quel segnale di fuoco che Dio gli stampo sulla fronte ha perduta una scintilla della tetra sua luce. Caino somigliante al fantasma insanguinato della leggenda , ci viene incontro dalla piu profonda notte de' tempi circondato dalle tradizioni piu spaventose. I pugnali si rintuzzano sul suo petto, i veleni lo risparmiano, le acque e le fiamme lo fuggono. Ve- nuto alia presenza di Dio in vece di prostrarsi nel pentimento , egli uccisore non d' altro avea temuto che d' essere ucciso , e Dio lo mando in maledizionc CAINO, CANTICA DI JACOrO CRESCINI. 320, a ramingar sulla terra per sempre. La vita lo re- spinge , e la morte nou lo riceve: egli vive ancora, e i tormenti eterni per lui sono gia cominciati. Qual poesia potra mai uguagliare queste terribili fantasie della plebe ? E come stupirsi che nessun ingegno abbia 6aputo co' suoi versi corrispondere all idea che di Gaino ci si formo nella mente ? Noi osiam dire che il solo atroce suo nome colpisce 1 iminagi- nazione di pin spavento, che quanto di lui luuino scritto iinora i poeti , e in vero bisogna quasi dc- porre ogni spcranza di veder rappresentata degna- mente quella selvaggia natura, quando si scorge che il medesimo Byron a cio temprato phi che mai nes- sun altro resto di gran lunga inferiore a se stesso nel suo tenebroso Mistero. II Crescini non potea bastare ad un impresa che soverchio quel possente intelletto , ed in fatti tanto egli rimase lontano dal compierla, che osiamo quasi atfermare ch' ei non ha voluto nemmeno tentarla. La sua cantica prende per verita il nome di Gaino, ma qucsto e appunto il suo maggiore difetto, pcrche il titolo troppo ambizioso nc conduce ad un aspetta- zione che non e soddisfatta. Se non ci fosse stata promessa che la morte d'AJ.ele, l'animo nostro pre- parato alia sola mestizia avrebbe conccduta volen- tieri al Crescini quell indulgenza che al Gessner non venne negata: ma il nome di Caino gettato cosi solo in fronte al poema ne ha sollevati a tutt' altro pen- siero: noi vogliamo vederci rappresentata nella piena sua nudita quell anima mostruosa , che incomincio i delitti del mondo , ove troppo sarebbe che fosser finiti : e se tutto sino al prolbndo non ci e svelato quell abisso d' iniquita, se non vediamo . per dir cosi, la grande imagine del fratricida in una luce di balcni e di fulmini, ne sembra quasi d' cssere ingannati , c domandiamo al poeta : dov e Caiuo ? I tie canti del Crescini racchiudono certamentc molte bcllezze , ma non risolvono in akun modo questa forte domanda. Bibl. Ital, T. LI. 22 33o CAINO , OANTICA I primi nostri parcnti sono sbandhi dall Eden , o vivono in tristezza la vita sopra una terra, che ub- bidicnte a Dio risponde scarsa ai sudori della lor ironte. Dov' e il misero Adanio ? E tu che fed , tu, Creatura bella , Dolcissima di lui parte e compagna ? Qual sentimento in core ti favella? Scrba del primo bello scolorito Eva un avanzo , egnale a fior die glace Per manco di ruglade inaridlto. E la dubbia speranza e il desio tace Sul bianco viso; e sembra il mesto ciglio Ultimo raggio in moribonda face. Ahi desolata ! Che al rimorso della colpa se le aggiugne un terrore sempre crescente per la fiera indole di Caino fatto dall' invidia nemico di Abele ! E Adarno nel profondo sentimento del suo peccato si getta nella polvere, ed innalzando a Dio la dolo- rosa sua voce ne invoca la misericordia e il perdono, .... Quasi ajutando i lai Leva le palme, ove il desio lo porta Merce anelando de suoi tanti guai ■ ma lo spavento lo circonda , e tutto d' ogni parte gli ricorda vivamente la funestissima colpa. Una visionc gli rinnovella 1' idea delle perdute dolcezze , E cd guardo gli ritorna manifesta La bellezza del loco , e si verace , Ch' ode il noto fremir della foresta. E tanto in quella illusion si place Che siede tra i recessi verdeggianti Che spiran V aure della prima pace. Cosi vaneggiando Adamo si rivolge alia chinsa porta del terren paradiso, ma il nero Cherubino che nc guarda l'ingresso gli appunta al petto la terri- bile spada. Fissami in volto , indi prorompc, appieno Esserti noto io deggio : ove nol fossi Conosccr devi questo brando almeno . DI JACOI'O GKESCINI. 33 1 E I brando addita ■ Alamo scolorossi , Che hi spada, die il trasse in servitute Conobbe , e a' primi ajfanni ritoriwssi, Quella spada terribile, die acute Ha sette punte , e sette tagli, e antide Col solo Urnqjo della sua virtute. L' Angelo prendc sdegnosamente per mano il pcc- catore, e abbandonando la soglia dell Eden lo guida a contemplarc lc malvagita dei tempi futuri , c i ca- stighi spavcutosi di Dio. Per ultimo ei lo conduce ai piedi d' un monte, alcuilugubre aspetto pcrcosso d' arcano raccapriccio Adamo s arretra. Ma il celeste Campion lo riguardava Bieco , e col dito senza far parola J I verdce del monte gli accennava. Quci si volse, e die mira? Ahi! mjfa sola Solkvarsi sublime, eguale a pianta Disfrondata per furia di gragnuoli , Una Croce , di sangue tutta quanta Intrisa , e sopra un Uom di sensi pruo Colla persona crudebnente affranta ; E inchiovale le viani, e at scmivivo Squarciato il petto , e le piante confittc Da cui sgorguva sanguinoso rivo. E lo vedeasi chb tra I'ombrc fitte Pallido raggio si schiudea I' uscita Come a baciar le membra dcrelittc. La Carita superna impictosita Piovea quel raggio sul Figliuolo amanle , Cli era di tutto il corpo una fcrita. Al feral tronco die gli sorge innante , Si cela il Peccator , die del trafitto Gli parla il nome !' animo tremante. Ma i altro allor pi it fiero ■ II tuo dclitlu U innocente dannd , quale t' avvedi , Tanto Giusiizia in suo volume ha scrilto. Ve' quelle mani trapassate , vedi Come un serto di spine il capo prcma , Orrcndamente traforati i piedi. Pure a quel f route d sol cinge iliadanii ■ Pur quella destra ha Si.etlro onnipotent E sotto di que piedi 'I mondo trcma. 332 CAINO , C ANTIC A Adamo si riseuote in un infinito dolore, e volgc il passo , ove sta la coasorte piangcndo. Caino ed Abcle tornano sulla sera dai campi, e in vano I af- flitta madre tenta infondere sensi amorevoli nel hero Caino. Egli fugge nelVira sua dal cospetto materno, e nelle tenebre notturne pasce di sospetti e d1 invi- dia l'odio maledetto che lo consuma. Abele nelfaprirsi dell1 alba muove a lui, e come i buoni non possono penetrare nel pensiero degli empi, vuol consolarlo, e lo invita ad un cantico di ringraziamento e di lo- de , che saiga all Eterno con quell' incenso di mat- tutina fragranza, u Che dal suo grande altar manda la terra. Ma quelle parole sono veleno alia ferita di Caino, che rapido si toglie agli abborriti abbracciamenti fra- terni , e si getta quasi furioso in una spelonca. Ahi , che laddentro si matura il suo crudele peccato! Lo spirito d1 abisso gli si presenta in quel bujo , e non gia sotto mentita sembianza, ma in tutto lo spavento delle fulminate 6ue forme: la piu orrenda delle crea- ture, perche" un tempo fu la piu bella. II Demone gia certo della sua preda non va studiando artifiziatc parole , ma mostrandogli aperto 1 inferno onde mos- se , lo infiamma nelf odio , e se gli oifre compagno nella vendetta. Caino stende la mano alia scellerata allcanza, e a quel tocco tutto riarde. Ma lo Demone allora piii trcmendo A dire seguitb : Qiiesto che send Che ti va per le viscere serpendo , E foco del mk> nume ; e que' potenti Mod a cui mal rattieni il tuo dispetto , Sono all' ira sublimi incitamend : E sarai pago. Un di fid maladetto Quando a' tuoi Genitor , d! altre vesdto Spoglie, porsi a cibar del ix>mo eletto. Or poiche fui di quell' oprar putrito , Sott' ultra forma io t'o' ragione , e voglio Piu ficro rinnovar t assalto avito. DI J/VCOPO CUESOINI. 333 Lucifevo mi appello ■ alto mio soglio In Inferno si estollc , e di vendetta E d' odio il nome talor j>rcnder soglio. In cosi dir con empito si getta Addosso un tronco , e rugghiando ne schianta Enorme ramo , qual non fare' accetta. A quell' urto terribile la pianta Come tocca da folgore improvvisa Fuma , arde , e da radice cade infranta. Satano mette quel tronco in pugno a Caino , e gridandogli con voce tonante di versare il sangue i'ratcrno si profonda gin nella terra. Guai , guai per chi ascolta la parola del tentatore ! E tutto nel mondo, tutto fuorche l'anima di Caino, si consola in una pace beatissima. Abele e inginoc- chiato avanti laltare cogli occhi fisi nel cielo, c mi ultimo raggio del sole cadente circonda d una splen- dida aureola il capo del giovinetto. Ne Caino si com- muove, die 1" odio e il peccato hanno indurate le viscere sue, e gia il segno di remissione e passato. I fratelli s aggirano insieme per la collina , e oramai sono giunti nel solitario recesso, ove un salice do- loroso suol proteggere i i*iposi d' Abele. E venuta T ora che la morte stampi il priino passo nel mondo : Caino solleva V orribile tronco , e F opera infernale e compiuta. L' universo spaventato trema sulle sue basi , e il cielo in una tetra quiete si copre di nuvole san- guigne e di lampi, a cui non segue alcun tuono. II sangue d' Abele ha parlato , e di mezzo al tremendo silenzio Ulrica voce risponde la maledizionc di Dio. La condanna e pronunciata , e Michele tutto chiuso nelle armi celesti discende a improntarla sulla fronte del rcprobo , che dal tristo segnale e attaccato alia vita, come ad un eterno supplizio. Intanto prorompe dalle caverne df abisso Stuol di luridi mostri , die ristretii V un t altro fuor sporgeano il muso inlaito Varj tra low d' indole e d' aspetti 334 CAINO , CANTIOA Orrcndi mostri d' ira e di spavcnto Sbucati di laggiii per rallegrarse In quel sangue versato a tradiincnto : e i malvagi vorrebbero insultare alia morta spo^lia cV Abele , se un placido lumc non si diffondesse in- torno a rcspignerli. Ma sciolta otnai da sua stanza terrena Si dipartiva V alma virginella Dal compagno fedel della sua pena , In guisa a" amorosa tortorella , Se avvien , che involi dal suo caro nulo II cacciator la prole tenerella , Le valli empiendo di querulo grido Batte il trepido vol, ne par che voglia Ne possa abbandonar V albergo fidq. E mentrc irresoluta alia sua spoglia Guarda t alma tuttora , ad invitarla Carita s' offre in suW eterea soglia : E si mirano , quasi ad affrettarla , Gli angioletti consorti ire e rcdire In queir effetto che tacendo parla. Ma quelli a cui piii tarda il suo venire : Vien , sorella , quassii dov e concesso Eternalmente vivere e gioire. E a far vieppiii il desio cogli atti espresso Stende le braccia il benedetto coro , Siccome in otto d' amoroso amplesso. Intuonan quindi sidle cetre d' oro L' eterea gioja non udita altrove , Fuor da quei che a tal festa assunti foro, Sali al bacio di lid , che tutto move , (Alto iterando), e nell' estatic alma La letizia cli ha in se convene e piove : Qui dove regna perenne la calma , Qui dove meglio Iddio si godc e inchina , Dove corrai del tuo patir la palma. Di nuovo allor la coorte divina Coi cantici dell' arpe armonwse Celebrb la novella cittadina. E Carita che veglia (die gelose Sedi custode , in un gentil sorriso La mise dentro alle segrtte cose. DI JACOPO GKESCINI. 33-5 Quinci al bramato acquisto ed itnprorviso Esultb , dove piu l' aura s' allieta , Di sua nuova bellezza il paradiso, E intanto la giustizia diviua scolpisce sotto la colpa de' genitori Y esecrando misfatto del figlio , e paga del suo severo diritto s' asside. II mondo e involto nelle tencbre, e sembra abbandonato agli spiriti infernali, che con malvao;io tripudio proseguono ad assalire la spoglia d' Abele, e quindi tutti in trionfo muovono al loro Signore raccontandogli il giocondo spettacolo che presento ad essi la terra. Satano sorge nel soddisfatto odio sno, e si rallegra d' una tanta vittoria, e oramai mediterebbe di rinnovare contro Dio V antica batta- glia: 6e non che l'Arcangelo I\Iichele lo scontra, e 042 C.UNO , CANTICA. Soverchieranno i tuoi sterili campi ; E mentre , o figlio , in ultima sventura Meiuliclierai la vita , a' tuoi rivali L' abbondanza verra dalle beate Regioni a torrenti. Oh se al lamento Dell' amoroso genitor non credi, Vieni meco , e vedrai di que' superbi La futura ricchezza. Alle tue ciglia Nova infondo virtu. Mira , e t' assenna. Vtdi quelle colline che circonda.no L'infinito orizzonte? Esse dan oro Qutd la fulgida Opiri , e nell' eterno Giro de' tempi vigoreggia eterna La sopposta campagna. Ella e sortiia Al felice Giovanni. Ora lo sguardo Volgi ai placidi colli , all' esultanza Delle terre di Pietro : inseminate Vi sorgono I'ariste, e la vendemmia E V olivo vi nutre ombra perenne. Oh come si sollevano alle nubi Le novelle citta pari in bellezza Alia real Gerusalemme ! Oh come L' onda d altri Giordani le dipartc E sotto i maestosi archi si volge ! Un lungo di giardini ordine e siepe AW aurifera sponda inarborata Dalle palme e dai cedri. O fortunati Apostolici regni! O meraviglie Dell' attonito sguardo ! Ora a dilungo Gira , o infelice , quanto pub trar d'ale , La ristretta pupilla. Vedi tu Quella povera landa soffocata Di scoscesi dirupi ? Aspra , selvaggkt , Inospite e deserta altro non cresce , Che triboli ed ortiche. Orrida notte Sopra vi posa , e grandine e procclla Dali immota caligine riversa. Eterno ghiaccio , boreal pruina Tutti semi n ammorta e ne restringc Le infrutkfere glebe .• e condannau A perpetuo ululato upupe e strigi Lrrano per gli scogli e per le selvc r>i j.vcoro cresoint. 3^3 Dal fulininc sfrondate . . . O sciagurato ! Questo e il retaggio two ! Ma tu ritorci Le smarritc pupiUe , e tutto awampi Di magnanimo sdcgno ? Oh se ti fere rure in pcnsando del dolor lo strale, Miscro , die farai , quando i supcrbi Regalmente vestiti insulttran.no Te sprezzato mendico , o tc wggendo Fra i piccioli mortali (dteramente Passeran non curando ? O fidio mio , Segui la i>oc€ del paterno awiso. Tu vedi ben che a liberar Giudea Novelli indugi il Redentor frappone s E non solo disdegnano i Potenti D' inchinare a Gesii , ma con assiduo Accorgimento insidiando vanno Al temuto suo capo. Ora t'infingi, E con lusinglie e con parole accorte Tanto t' adopra, che in poter ricada De' Sacerdoti : ne vorrai per questo Vendicarti dell' odio e dello sprezzo In che sempre ti tenne. Al gran riscatto Tu di tal modo lo farai piii pronto , E tcrrihile alfin ruina e scempio Spargera fra' levitici tiranni Coll' impeto d' un Dio. Tu allor seguace Di potente. signor da tutte genti Ti vedrai riverito , e il tuo retaggio , Bcnehe sterile e poco , arti , conunercio , Veglie , e cultura ristorar lo ponno , Ed in parte adeguarlo all' abhondante Patrimonio degli altri. Anzi m' ascolta. Se l' odiato Nazaren rimanga Prigioniero per te , dai generosi Padri t' aspetta liberal mercede. L' estrcmo e questo , o mio povero figlio , Dc' fidati consigli , onde sovente , Anzi i ultimo di , ti soccorrea. Mir ami! Raffigura in questo volto V imagine del padre. Io da le quetc Case de' morti a' tuoi mali pietoso In vision ti ventli , '■ di salun 344 CAINO , CA.NTICA. DI JAOOPO CRESCINI- Jl cammin t' additai. Ma gia V aurora Dal tuo fianco m invola , e te risveglia. Dth ti giovl il consiglio , e me non lascia RUornar fra gli cstinti , ombra dolente. Al mormorar dell' ultima parola 11 gran mostro df abisso erto levosse. Cosi talora un umile collina A gran monte s' innalza , ove alia scossa Di possente tremuoto apra la terra Le sue mille voragini, e ri inghiotta Le vicine comxilli e i aanpi intorno. 345 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Saggio sopra la vera struttura del cervcllo e sopra le fanzioni del sistema nervosa, di Luigi Rolando prof, di anatomia nclla R. Universitd di Torino. — Torino , prcsso Pietro Marietti. Vol. 2, in 8.°, con tavole lilografiche, face. 744 in tntto. Prczzo lir. 1 1 italiane ( Ariicolo secondo cd ultimo). N. ioi abbiamo in mi precedence articolo esposta la dottrina del prof. Rolando sulla struttura del cer- vello : in questo ci farcmo ad esaminare i pensamenti di lui sugli ulHci de' varj tratti dell' encefalo. II cervelletto e composto di strati alterni coiticali e midollari. Offre cosi una rassomiglianza colla pila del Volta e coll' organo elettrico della torpedine. Vruolsi dunque credere ch' csso sia un elettromotore animale , cioe svolga il fluido nervoso. II sangue ossigenato ne' polmoni conferira a quello sviluppo. I nervi saranno i conduttori. Ermaim anunise due specie di conduttori del galvanismo: gli uni trasmet- touo il fluido in due maniere , positiva e negativa : gli altri il trasmettono in una sola maniera. Chiamo i prinii conduttori bipolari, i secondi uuipolari. Con uguale diritto i nervi e i nmscoli possonsi spartire in bipolari e unipolari. Que' nervi i quali trasmet- tono sol quella quantita di fluido che e necessaria alia mobilita od eccitabilita saranno gli unipolari : quelli che inoltre tramandano i comandameuti della volonta saranno bipolari. Dicasi lo stesso de' muscoli: essi cioe saranno bipolari od unipolari secondo the bipolari od uuipolari saranno i loro nervi. Avvi un' at- mosfera nervosa per cui le parti niancanbi di nervi Bibl. Ital. T. LI. ii 346 SAGGIO SOPRA LA VERA soggiacciono al sistema nervoso. Nel midollo allun- gato , anzi nella protuberanza anellare avvi il centro del sistema nervoso, il nodo della vita, la sede del- T anima. Queste proposizioni vengono confermate da sperimenti. Si offese una meta del cervelletto: ne segui emi- plegia. Si distrusse interamente : ne risulto una pa- ralisi universale. Le lesioni parziali del midollo allungato apporta- rono irregolarita di movimenti: piu profonde, uni- versale paralisi. Veane trapanato il teschio a varj mammiferi: vi s' introdusse un conduttore della pila , tasteggiando or una parte , or V altra : 1' altro tilo s' applicava a varie parti del corpo. Ne seguivano violente con- trazioni , e queste erano piu gagliai-de quando il primo conduttore passava insino al cervelletto. In un capretto si trapano il teschio : s introdusse uno stiletto : si offese il corpo striato , il corpo cal- loso , il setto lucido. L' animale si manteneva in sulle gambe : andava girando attorno alia parte offesa. Si noti die la lesione erasi sol fatta in un lato. In capo a mezz' ora si fece una consimile lesione nelf altro lato. L' animale se ne stette immobile e dritto : non romori , non aspetto di cibo faceanlo muovere di sito. Solo un forte urto potea muoverlo. Dopo due ore circa incomincio a fare qualche passo per ap- poggiarsi alia parete : passo due o tre ore soporoso. Dopo trentasei ore fu ucciso per vedere quali fos- 6ero le parti lese. Fatte due aperture nelle ossa parietali d' un gallo, si esporto una notabile quantita degli emisferi. Si fece 1' operazione in tre volte coif intervallo di mezz' ora. Prima f animale s' istupidi , poi parea tranquillo , in fine si assopi : dopo un ora era immobile come una statua. S1 introdusse lo stiletto ne' talami ottici. Si fecero due o tre incisioni in ciascheduno. Occhi aperti , pupille dilatate , non chiudentisi per appros- simarsi di oggetti. STRUTTURA. DEL CERVELLO eCC 347 Si rccisero e si tolsero i clue emisfcri in una grossa lestaggiae di mare. Riiuessa nell' acqua , nuoto alcun poco , poi si pose nel fondo : se ne stava per lo pin immobile. A quando a quando girava or da un lato , ora dall' altro. Sollevata con una funicella e poi abbandonata a se stcssa , nuotava per qualche istante, ricadeva in seguito al fondo. In un capretto si sono fatte due aperture col tra- pano corrispondenti a' due emisferi. Con uno stiletto si recisero le fibre die escono dalla parte esterna de' corpi striati. Allora 1' animate si pose a terra. Ne' primi momcnti piegavansi le membra anteriori : poi lentamente si alzava , facea qualche passo, dopo mezz' ora cadeva in sopore. Alzato e messo sui quat- tro piedi faceva qualche passo , ricadeva sulle gi- nocchia , come assopito si coricava. Dopo venti ore si alzo spontaneamente , fece qualche passo , mangio , bebbe ; a quando a quando era preso da sopore , rica- deva sulle ginocchia. II terzo giorno venne ucciso. Si trovo nell' emisfero sinistro lesione nel corpo striato. Nel destro il corpo calloso e parte del corpo striato mancante. In un capretto di cinque mesi si fece un" aper- tura verso il margine anteriore dell' osso parietale destro col trapano. Si recise la parte anteriore del destro emisfero , separandola dalla parte posteriore , f auimale portava il capo sul destro lato. Cammi- naudo girava a destra. Si esporto la parte anteriore. Si olfese il corpo striato. Niun mutamento, se non che i giri erano piu stretti. Dopo ventiquattr' ore si fece soporoso. Mori nella notte seguente. Si trovo nel cadavere la parte anteriore del corpo calloso lacerata , la meta del corpo striata , ed una gran por- zione del lobo olfatorio mancante. Si recise in un coniglio gran parte dell' emisfero destro. L' animale girava sul lato sinistro. Se gli cliiu- sero gli occhi: se ne stava immobile. Se gli si lasciava apcito uno dei due occhi, allora camminava. Dunqiie vedeva d' ambiduc gli occhi. Dopo trc ore si esporto 348 SACGIO SOPRA. LA VFRA il rimanente dell' cmisfero destro : nog 61 voleva of- fendere profondamente il talamo ottico o le promi- nenze bigemine. Si mise a girare sul lato offeso. Al- t' indomani girava sul lato sinistro e faceva giri stret- tissimi. Mori nel terzo giorno. L' emisfero destro mancava affatto : sussisteva piu della meta del ta- lamo ottico destro. Le prorniuenze bigemine erano intatte. Si trapano il teschio ad un capretto: si lacero in varie direzioni il corpo calloso. L'animale per qual- che tempo stette immobile : poi si agito , si contorse, procedette in avanti. Quindi si fece come stupido. Si muovea lentamente. Rimase in tale stato per due giorni. Si fece un' injezione d' acqua semplice ad oggetto di ripiilire • la piaga. S' introdusse una solu- zione di venti grani d' oppio in mezz' oncia cV acqua. Dopo tre quarti d'ora l'animale si mostro mcno de- bole : era piu caldo : si reggeva meglio sui piedi. Dopo due ore si fece soporoso, e in meno di mez- z' or a mori. Si offesero in un coniglio le prominenze bigemine. L' animale getto uu grido : messo a terra calcitrava spesso : poi girava sul lato sinistro , o stava fermo , ma incurvandosi sul medesimo lato. Si trovo nel corpo morto che erasi offesa la prominenza del lato si- nistro. In un1 anitra si penetro con uno stiletto per la parte posteriore dell' orbita. Si lacero la prominenza bigemina destra : cecita nell' occhio destro. Si recise la prominenza bigemina sinistra : cecita nell' occhio sinistro. Questi sperimenti vennero moltiplicati, e variati in parecchie specie d' animali. La brevita che si e preiissa ne vieta di esporle partitamente. Noi ri- marremo contenti a' cardinali , da cui tutti gli altri non differiscono in essenza , ma solamente per leg- gieri varieta di fenomeni. In tutti gli esseri viventi provvisti di sistema ner- voso esiste una facolta , per cui le impressioni fatte STRUTTURA. DEL CF.RVELLO CCC. 3^9 dagli oggcrti estcrni vengono dalle cstremita peri- fericlie tramandate per mezzo di nervi al loro cen- tre e ne segue un'ignota reazione od interna emo- zionc. Quclla lacolta e stata detta sensibilita fisica. Avvi niolta somiglianza fra la sensibilita fisica c T istinto. Cionullameno differiscono. L' istinto csiste negli animali privi di sistema nervoso. Al contrario la sensibilita fisica importa 1' esistenza di detto si- stema. Si puo dire che negli animali forniti di si- stema nervoso 1' istinto e la sensibilita fisica costi- tuiscono una lacolta pin perfetta. II punto centralc del sistema nervoso e sede della sensibilita fisica e dell' istinto coordinatore de' movimenti volontarj. Questi dividonsi in istintivi e ragionati. Gf istin- tivi seguono iinmediatatncnte la sensazione. L' idea spetta all' anima. Mai disse Condillac , che la sensa- zione si trasforma in idea. Quella sensibilita , che suppoue gia un lavoro dell' anima od idea, si chia- mera sensibilita morale. La sensibilita fisica e pas- siva: attiva per Io contrario e la sensibilita morale. L' anima appena riceve una sensazione , se ne irn- padronisce, la percepisce, ne forma un' idea. Per mez- zo della sensibilita morale 1' anima percepisce un numcro inmimercvolc di sensazioni, che sono pro- dotte dalle operazioni intellettuali. Una semplice sen- sazione a misura die viene assoggettata a varie ope- razioni acquista nuovc proprieta : da origine a varie idee e sensazioni era loro diverse. Si e voluto sta- bilire una sorgente di tutte le facolta intellettuali. Locke voile che fosse la riflessione : Elvezio e La- romiguicre f attenzione: Aristippo e Condillac la sensazione. Se esaminiamo diligentemente quanto av- viene in noi, troveremo che si riccrca in pria sen- sazione , e che 1' attenzione non e una facolta ion- damentale dclf intellctto , ma sibbene un aumento della facolta di seiitire , di percepire , e cosi dicasi di tutte le altrc. Fra le fondamentali facolta della mente debb' csserc aunovcrata la memoria pel cui mezzo si lendono present! le sensazioni ricevute , le 35o SACGIO SOPRA LA VERA cose percepite , ossia le idee che se ne sono for- mate. L' anima paragoua le sensazioni e le idee. Quest' operazione non e una sensazione , poiche si fa in un modo diverso; ma da luogo ad una sensa- zione , che percepita da origine ad una nuova idea , che debbe chiamarsi idea di paragone. Conseguenza del paragone e il giudizio. Succedono al giudizio il desiderio e Ja volonta. II desiderio e effetto di sen- sazione passiva. La volonta e una forza attiva , li- bera , assoluta. Dicesi percio libero arbitrio. E pro- babile che V anima operi sulle fibre sensorie cere- brali , e poi queste comunichino 1' eccitamento ai muscoli. L'azione cospirante de' due emisferi dirige i movimenti. In virtu dell' associazione delle idee , che e quasi la stessa cosa dell' immaginazione , pud f anima eseguire le sue operazioni su idee e su no- zioni le phi composte. Questi sono in iscorcio i pensamenti del profes- sore Rolando sopra le funzioni del sistema nervoso. Noi possiamo nella sua scrittura considerare tre cose: i.° fenomeni che osservansi nel sistema nervoso, e specialmente nell' encefalo ; a.° II modo di spie- garli secondo i principj della fisiologia; 3.° Quello che trascende il poter di questa scienza e spetta alia psicologia. Quanto al primo punto , non ci ha dubbio che il Professore torinese merce delle sue indefesse fatiche e pervenuto a meglio determinare 1' influenza delle varie parti dell' encefalo sul rimanente del sistema nervoso. II secondo aringo e assai piu difficile : anzi direm meglio non si puo in esso che andare a tentone. Tutte le ipotesi che sono state fin qui proposte sono troppo lungi dell' acquetare le menti. Anzi i piu severi non sanno accomodarsi alle teoriche tratte dalla fisica e dalla chimica. Cosi non possono adot- tare il fluido elettrico dei nervi , 1' elettromotore ani- male , 1' atmosfera elettrica nervosa , e simili altri principj. Ma non si vuole stringere di troppo le STRUTTURA. DEL CERVELLO eCC. 35 1 briglie all' immaginativa : sol che essa non si arroghi i diritti del raziocinio. Si propongano adunque ipotesi, ma non si abbiano mai per verita. Ancor piii arduo e il terzo assunto. Qui noi pro- poniamo an nostro pensiero. Descartes nella sua scrittura sul metodo diceva, che se ci ha mezzo di pcrfezionare l'umano intelletto e' convien cercarlo nclla inedicina. Alcuni Iisiologi vorrebbero far di . per se senza V ajuto de' psicologi. Non sarebbe mi- gliore consiglio che i Iisiologi ed i psicologi insieme convenissero , e comunicandosi l'eciprocamente i loro lumi promovessero gli avanzamenti delle loro disci- pline? Non e vero che eccellenti ideologi incappa- rono in turpi abbagli per ignorare i principj della fisiologia? Questo e un nostro ardentissimo voto. Tornando al profcssore Rolando noi facciam plauso alle sue dotte disquisizioni anatomiche , ed e a *pe- rare che sull' orme di lui muovano altri generosi Italiani e serbino pura la gloria , che a questa bea- tissima terra procacciarono i Rlondini , i Valsalva e a' di nostri i Mascagni e gli Scarpa. 35a APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Reisc in Brasilien , etc. Viaggio ncl Brasile per or- dine di S. M. Massimiliano Giuseppe I , re di Ba- viera , eseguito negli anni 18 17-1820 da Giovanni Battista De-Spix e da Carlo Federico F Hippo De- Martins , membri dell' accademia delle scicnze di Monaco, ecc. e dai medesimi descritto. Parte I, con una carta geograflca e i5 tavole. — Monaco , 1823-28 , Lindauer (*). I in descrizione del viaggio di Alessandro de Humboldt, la quale viene ora di mano in raano alia luce , non solo e un' opera utile ed importante per se stessa , ma noi 8timiamo cite possegga ancora la buona qualita di far sor- gere mediante il suo esempio anche altri somiglianti lavori. L' America divento come un' altra volta un paese nuovo alle investigazioni degli Europei : tanti furono i diversi aspetti , non veduti da prima, sotto i quali quell' osser- vatore e critico sagace indico che erano da rintracciarsi , e seppe in effetto rappresentare gran parte di quelle re- gioni. Altri dotti s' invogliarono di mettere il piede nelle sue vestigia e di allargarsi in quei Iuoghi dove egli per la vastita del disegno non aveva potuto bastevolmente esa- (*) Di tutto ci6 che fu finora pubblicato di tale veramente grandiosa opera, conservasi un magnifico esemplare in quest' I. E. Biblioteca di Brera. Esao couiprende gia piu volunii in di- verse* formato , alcuni in 4«°» a^ri m foglio , altri di forma atlautica. PARTE STRA.NIERA. 353 mmare : e soprattutto fu il Brasile , siccome ii pacee mcno visitato , che venne stabilito a meta delle loro imprese. Mawe, Koster ed il principe Massimiliano Wied-Neuwied si distinsei-o tra quelli che piu recentemente cola viaggiarono. Le relazioni dei loro viaggi f urono accolte coa applauso , ma se da un canto soddisfecero alia curiosita dei dotti per quella parte che trattarono , dall' altra fecero nascere il desiderio che quel paese fosse sotto raaggiori punti di vista esaminato, e massimamente in riguardo alia storia naturale , dove mostrava di essere ricchissimo , piu estesa- mente descritto. Con questo scopo i signori Spix e Mar- tins , menibri dell' accademia delle scienze di Monaco , vi- aitarono in compagnia di altri dotti deir Austria il Brasile. La soprammeiitovata accademia incarico ciascuno dei due viaggiatori di una missione particolare secondo la natura dei loro studj. Spix, siccome zoologo, doveva ricercare il regno animate , Martins che era botanico , il vegetabile. Fu loro imposto inoltre che , permettendolo il tempo e le circostanze , avvertissero ancora alle altre parti del sapere umauo j il che cosi lodevolmente hanno potuto fare , co- me eseguirono, V incarico a ciascun di loro in ispecial modo addossato. Delia relazione storica del viaggio non fu pubblicata che la prima parte. Essa e estesa e piena di miuuti partico- lari. Ma questi particolari , trattone alcuni pochi, i quali non appartengono essenzialmente ad un viaggio scientiiico, non sono soverchj. Donde ne viene che a volere renderne conto esatto si converrebbe fare itna traduzione della rela- zione, piuttosto che un estratto di quella. Se arrivano cotesti viaggiatori in una citta, essi c" intrattengono della sua topogralia , dello stile architettonico, degli stabilimenti, dei dicasteri , del climalisico, delle razze d* uomini, delle malattie dominant!, della polizia medica, del commercio, delle usanze, insomnia di ogni materia che un osservatore filosofo non debbe lasciare da parte , e sopra le cose osser- vate fanno ancora di acconce e prot'onde considerazioni. Se escono alia campagna e scorrono il paese, allora e la strut- tura geologica del suolo, sono le piaute , gli animali, i minerali , le diverse tribu indiane , i fenomeni fisici , il corso dei fiumi e simiglianti cose che occupano 1' attenzione dei nostri dotti. Dei quali soggetti (e sono moltissimi ) niuno puo essere omesso &enza pericolo che la uotizua, quando 354 APFENDIOE debba essere estesa a tutta V opera, non riesca difettosa, quando voglia essere tutta intera , noa divenga , come ab- biamo or ora detto, una traduzione. Per questa cagione noi ci ristringeremo a determinare i paesi visitati e descritti in questa prima parte , e solo a modo di saggio , perche i nostri lettori possano giudicare di per se con quanto successo hanno qnesti viaggiatori compiuto il loro incarico, estrarremo parte della relazione. I viaggiatori mossero da Monaco , e per la via di Vienna giunti a Trieste salparono di la pel Brasile. Fecero viaggio a bordo della fregata austriaca F Austria , con la quale veleggiava un' altra fregata della medesima potenza , T Augusta. Amendue queste navi si accompagnarono di poi con la squadra portoghese cbe da Livorno doveva traspor- tare al Brasile 1' arciduchessa Leopoldina d' Austria , fatta sposa di Don Pietro d' Alcantara , allora principe eredita- rio ed ora imperatore di quel paese. I nostri dotti si trat- tennero in Malta , in Gibilterra di cui visitarono anche i dintorni, fecero una posata a Madera, e di la attraver- sarono 1' Atlantico ed approdarono a Rio de Janeiro. Sog- giornarono alquanto tempo in questa citta, e poscia pre- sero a scorrere il paese circostante. Dal territorio di Rio de Janeiro passarono alia citta di S. Paolo , dove pari- mente si trattennero alcun poco. Quindi mossero a vedere la fabbrica reale di ferro di S. Giovanni d'Ypanema, donde per la provincia delle Miniere Generali ( Mines Gercies ) viaggiarono a Villa Rica , che ne e il capoluogo , e quivi fecero posata. Visitarono in seguito gl' Indiani Co- ronati ( coroados ) in sul Rio Xipoti ed il paese adjacente di Villa Mica. Con questa escursione ha fine la prima parte della relazione ; e noi ritorneremo indietro a Rio de Ja- neiro , donde i viaggiatori presero le mosse , e daremo un compendio di quella descrizione. Chi si fa ad osservare questo paese, essi dicono, preoccu- pato dal pensiero che la natura ivi fosse ancora indomita e selvaggia, anderebbe errato, almeno per riguardo alia capitale del Brasile. Tanto la civilta della vecchia Europa giunse cola a bandire l'americana selvatichezza e ad im- primervi il carattere delle sue istituzioni ! La lingua , i co- Stamij T architettura e latnuenza da tutte le parti del mondo dei prodotti dell' industria danno a Rio de Janeiro un' appayenza europea. Quello pero che subito ricorda al PARTE STRA.NIERA. 355 viaggiatore ch* egll trovasi in una parte di montlo straniera si e il variato tumulto degli uomini negri e di colore , i quali , essendo la classe lavoratrice , subito ch' ei mette piede a terra e dappertutto , gli si fanno all' incontro. Rio de Janeiro, o propriamcnte S. Sebastiano ( S. Se- bestiaco), nominato conutnemente soltanto Rio , giace sulla riva della gran baja , die dalla citta si estende verso il nord nel continente ; dirimpetto vi ba 1' isola dei Serpenti (Illia das cobras). II terreno e in gran parte piano, ma dall' estremita settentrionale sorgono cinque colliue cosi vicine al mare da non lasciare spazio sulla riva cbe ad una sola strada. La citta veccbia ba uua gran piazza , detta campo di S. Anna, la quale la separa dalla citta nuova, sorta dopo V arrivo della corte. Le case in confronto della profondita sono basse ed banno poeafronte, sono in gran parte costruite di pezzi di granito o nel piano superiors di legno e coperte di tegole. Le strade sono quasi tatte lastricate di granito e guernite di marciapiedi; di notte sono assai scarsamente illuminate e solo per alcnne ore mediante lanterne appese alle immagini della Madonna. Sui colli dalla parte nord-est veggonsi de' grandi edifizj , i quali appartenevano ed appartengono a stabilimenti re- ligiosi. II palazzo imperiale siede nel piano dirimpetto al molo. Lo stile di questo edilicio non e grandiose, e non pare degno del monarca di un cosi florido regno. In ge- nerate il carattere delf arcbitettura di Rio e mescbino , e rassomiglia alia parte veccbia di Lisbona. Ma la presenza della corte comincia gia ad influire felicemente sul gusto dell' arcliitettura : di cbe tra gli altri edificj puo fare te- stimonianza la nuova zecca. Nelle cbiese non sono da cercarsi ne quadri ne statue di buon maestro , soltanto vi si anunirano alcune ricclie indorature specialmente in quelle della Purilicazione e di S. Francesco di Paola , le quali distinguonsi altresi per uno stile arcbitettonico di buoua manieia. II monumento pero cbe in Rio e il piu bello ed il piii conforme alio scopo cui e destinato , e 1" acquedotto compiuto nel 1440 e costruito ad imitazione di quello cbe fece innalzare Giovanni V in Lisbona. Questo edilicio , mediante un arco assai elevato, trasporta 1' acqua potabile dal vicino monte Corcovado alle fontane della citta. La baja di Rio , uno dei piu belli e dei piii spaziosi porti del mondo, e la chiave della parte nieridionalc del 356 APPENDIGE Brasilc , c stata gift da tempo con molta cura fortificata dai Fortoghesi ; e la necessita di questo provvedimento fu speciahnente avvertita nel 1710, quaado i Francesi sotto a Dugnay-Trouin se ne impadronirono per sor- presa e Ie imposero una contribuzione di guerra di circa 8oom. fiorini. L1 acqua interna di Rio de Janeiro sente F alta e bassa marea dell' Oceano. Nei plenilunj e nei novilunj entra F ac- qua alta per quattro ore e trenta minuti , e tnonta all' al- tezza di quattordici a quindici piedi. La bassa raarea dura alle volte senza interruzione un giorno intero , e per tutto qnesto tempo la corrente die scorre sulla costa occiden- tale della baja si fa piu forte ; ed all' incontro quando co- mincia 1' alta marea , osservasi lungo la costa orientale una corrente vorticosa. L' alta marea dura minor tempo che non la bassa, e suole correre con la velocita di 3 a 4 mi quanto in dipinto che si eseguiscono a' giorni nostri? od in vece non iscorgi tu soventi volte una certa quale mo- notonia di compo6izione , da cui si escludono d' ordinario le figure umane o quelle degli animali? E quando le trovi ammesse, non le riscontri tu spesso faori di armonia col rimanente 5 o condotte con minore impegno ed accuratezza deoli ornamenti? Quale sia la cagione di tale mancanza o di tale squilibrio, lo sa bene spesso Tesecutore, ma non sempre gli conviene di appalesarla in propria giustifica- zione. Ne malagevole riuscirebbe il togliere si indecorosa dissonanza :, liasterebbe che la stessa mano egualmente pe- rita a trattare i diversi oggetti ne fosse la sola esecutrice , o, fatta piii generosa confessione, con miglior consiglio si avvicendassero gli artefici di pari grido, onde V opera emergesse di un solo getto e di una eguale bellezza. Giovani alunni, non ispirito d' intolleranza , non amore d' innovazione, ma semplice desiderio di vedere le arti consolidate nella castita dello stile mi mosse a toccare di questi abusi. Ho voluto farvene accorti, onde vi guardiate dal fecondarne i germi col vostro esempio. Sia 1' antico quella face clie vi riscliiari nel cammino che percorrete coif ansieta di raggiugnere una meta gloriosa . ma vi stia iisso in mente che non tutto cio che e antico e sempre I'.UtTE IT.VL1ANA. Z^<) una scorta sicura a conseguire si nobile scttpo. Preferite serapre la ragione all' autorita , e lontani da una troppo servile, come da una troppo libera imitazione consultate siinultaneamente il vcro e i piu famosi esemplari. Ho scelto volontieri un giorno si bello per suggerirvi il mio debole consiglio , oude giovino a staniparlo piu addentro nell' am- nio vostro la solcnnita di questa pompa mantenuta da S. M. Augustissima l'lmperatore e Re nostro , questi premj acclamati cbe di sua mano vi porge F illustre Magistrato die presiede ai consigli del Governo , la testimonianza di questo chiarissimo porporato , la presenza di queste dignita ed il concorso d' ogni ordine di cittadini ; e se volete di piu , giovi ancbe la tenera compiacenza de' vostri profes- sori che vi confortano a sostenerne la fama, ben paghi di vederla un giorno emulata. Queste care memorie vi tor- neranno , io credo, al pensiero ogni volta die volgerete la mano e F ingegno a confermare nel nostro paese quel- 1' onore nelle arti cbe ben gli promettono i vostri pri- mordj felici. Melodic Lombardc. — Milano , 1828, coi dpi di A. Lamperti. ( Dalla dedicatoria ne appariscc au- tore il sig. Samucle Biava. ) In uno de' prion giorni di settembre io entrai sulla sera in un solitario caffe per aspettarmi che un' acquetta sottile sottile volesse cessare. Due uomiiii d' eta diversa sedeano in un camerino discorrendo placidamente tra loro : io li ;j;uardai appena tanto da potermi accorgere che alia fignra erano due contrapposti perfetti, 1' uno assai vecchio, nut cilente , e , come direbhe il Garo , trascorso in lunghezza , l'altro di mezza eta, piuttosto piccino, di faccia sana ed aHegra, e di spalle quadrate. Mi post in disparte, e sor- sando leatamcntc un cafle abbastanza cattivo giunsi a di- lncnticarmi la presenza di que1 galantuomini che non avoano nemmeno osservata la mia. Essi continuavano i loro di- scorsi , io i miei pensieri , e la cosa sarelme passata seaza altra avvcutura se quella brava gente avesse proseguite lc sue ciarlc colla pace con cui le avea cominciate: ma tutlo ad un tratto 1' uomo di mezza cla scoppiando in un gran riso esclamo ad aba voce: Oh questa poi la e grossa , ar- cigrossa1 Io deposi allora la tazza , e potci ascoltarc il 380 APPENDICE seguente dialoghctto , che ignorando il noine degP interlo- cutori attribuisco a due noti personaggi d1 una couunedia italiana. Olivo e Pasquale. Pasq. Oh questa poi la e grossa, arcigrossa ! Olivo. Si : per te , che prendi in burla ogni cosa : ma io certi tasti non li posso toccare senza sentirmi a bollir tutta 1' anima, e la verita voglio dirla , e la diro, se an- che , come quella donna della favola , non potessi parlare piu che coi gesti. Pasq. Ma tu che se* vecchio, non ti ricordi del conte Alessandro Pepoli? Olivo. Me lo ricordo quel poeta lacche , quel Figaro della letteratura : era un buon uomo , zelante della gloria italiana, ma Dio gli perdoni i suoi versi. Pasq. Devi dunque ricordarti che ancor egli nel pubbli- care Ie sue tragedie le chiamo Tentativi d' Italia, e . . . . Olivo. Requiem ai morti , o mio caro : il sig. Conte , e le sue tragedie morirono per dir cosi nell' infanzia, e forse da cinquant' anni in qua tu sei il primo a pronunciar que- sto nome : ma il sig. Samuele .... Pasq. II sig. Samuele, tu vuoi dire, ci regala di fre- quente le sue melodie, e ne mena gran romore, e si pro- mette fama immortale. E per questo ? Perdona ad un so- gno cosi innocente , e lascia ch' egli sieda in pace a con- tar nel Pireo le sue navi. Olivo. E chi lo sveglia? Russi pure a sua posta , a co- sto anche di eccitare gli sbadigli di chiunque lo vede , ma non chiami Melodie Lombarde i suoi versi. Questo titolo non posso patirlo , e ne diro tante e tante , che qualche cosa se ne fara. Pasq. Chi vuoi che ti creda? Tu sei semprc in collera, e lo sdegno non e giudice giusto. Forse in questi versi non c' e poi tanto male, e in ogni caso Paccusa bisogna provarla : bisogna provarla ! Olivo. Clie prove ! Che prove ! Diogene ha egli forse messo mano ai sillogismi per provare a Zenone , che avea torto negando Pesistenza del moto? Egli passeggio innanzi e indietro , e la causa fu vinta. Ecco il libro : leggi , c tutto e provato. Apri pur dove vuoi. Pasq. ( legge ). Poi di rondine col moto Agilissimo scorrea PARTE ITALIANA.. 38 I Del convesso piu remoto Le proforule sommita, E nel vclo mi perdea DeW etcrca vastita , Terra ignote , ignoti mnri Divinando a rai del sole ,• E d' ignoti luminari Nell' azzurro vespertin Con estatiche parole Costellando il mio destin. Ogrii nube, qual sterukirdo Scosso all' impeto del vento , Adombrando all' ansio sguawlo Delia gloria la tenzon, M' invitava a lieto evento Tra le folgori , nel tuon. Scorgea I' ore ancor future, Come scolte vigilanti Sid presagio di venture, Che festanti arriveran , Di venture , che festanti Piii credea lontan Ionian. Olivo carissirao , tu che hai letta tutta questa molotlia •> chc si cliiama, non so perche, le Memorie delta fanciullezza - vorresti spiegarmi per gran cortesia, che cosa signiiichino queste quattro strofette ? Olivo. Oli va un poco a dimandare ad Astolfo che cosa dicesse quel monte di tumide vesciche , « Che dentro parea aver tumulti e grida? Avanti , avanti , ma salta che gia e tutt' uno. Pasq. Era I' iri nella stilla Che id guanciule d' un languente Prcme il cuore a la pupilla Delia tenera ansieta, Che ravvisa in quel dormiente Un arcana alacrita ; . . . Ho capito : e una hurla : uno di quegli indovinolli senza parola, che si fanno per tormentare il cervello della brigata. Olivo. Altro clie burla! Tira pur dritto, e se delle memorie fanci'dlesrhe ne hai forse d' avanzo , corri alia fantcsca Maria. La : hravo : comiucia dove ti pare. 38a ArrENDicc Pasq. Quand' io romita Traea su vetta D' alpe la vita In una eta. Di bcnedetta Ilarita. So che anelando Pericolante Qrilli cercando Aweniurier Con passo errante Senza sender. A le mie prede Dietro i paterni Stemmi la sede Scegliea I' amor. De' tizzi ibcrni Prcsso al tepor. E al sovvenire Di quel trastullo Chi V awenire Non cedera, Esser fanciullo Chi non vorra , Qaando su Viri Delia speranza I suoi sospiri Non erge piu , Piii t esultanza Delia virtu? Come ? Come ? II poeta vorrebbe tornar fanciullo per correre alia caccia de' grilli? Olivo. Si signoue : e per metterli dietro gli stemmi pa- terni : che me ne consolo moltissimo. Pasq. Eppure, anche questi versi potrebbero in buone roani riuscire assai utili. Olivo. Sto a vedere che mi vieni in campo con quella fandonia degl' Iloti ubbriachi. Pasq. E perche no? Dimmi , se un maestro di umane lettere leggesse dalla cattedra questi versi , e gridasse con alta voce a' suoi allievi: Bisogna fare assolutamente il con- trario — credi tu che una silfatta lezione non savcbbe l'AUTE ITALIAN A. 3o.) utile quanto qnella tloi genitori Spartani ? E puoi tu dire che non sia qucsta 1" intenzione del nostro autore ? Egli e giovane, buono, gentile e a malgrado di tautc corbellerie non gli mancano no studj , ne ingegno. Olivo. Tanto peggio, se a questo segno ne abu9a ! Clie ne valgono i suoi studj e il suo ingegno , se ci fruttano queste melodie balzane, clie per farci la satira egli cbiama lombarde ? Pasq. Senti , senti questi versi clie stanno nclla prima pagina del suo libricciuolo. Colli bead e placidi Che il vago Eupili mio Cingete con dolcissimo Inscnsibil pendio , Dal bel rapirmi sento Che natura vi die ; Ed esule contento A voi rivolgo il pie. Ohio. Ab benedetto Parini ! Che volutta, che dolcezza in que' versi? E il sig. Samuele ebbe il coraggio di stam- parli co' suoi ! Pasq. Apelle ha rnesso uno schiavo nero prcsso Elena per farla comparive piu bella. Olivo. Bravo ! £ qui il pittore ha messo Elena prcsso lo schiavo nero per farlo comparire piii brutto. E pure, vedi potere dell' armonia ! i bei versi del Parini m' hanno alquanto paciiicato , e se il sig. Samuele cambiera titoio alle sue canzoni , io prometto che non lo nominero piu ne in bene, ne in male. Pasq. E se non volesse cambiarlo ! Olkv. Oh allora cerchero ahneno di salvare il nostro onore presso i forestieri , e diro . . . Pasq. Che cosa dirai ? Olivo. Diro , che queste melodie sono lombarde in quel senso medesimo , che per una gran parte d' Italia le pa- role sconce sono dette parole lombarde. Oh questa poi la e grossa , arcigrossa, esclamai ancli" io alia mia volta ; e tosto me ne pentii, perche i due inter- locutori che si credevano soli , troncarono sul momento il discorso: V uomo piccino, cd allegro durava gran fatica a contenere le risa . ma V uomo lungo mi spalanro in Ciccia 384 APPEND1CE certi occhi , chc pensai volcssc attaccarla anche con me. Per buona fortuna dopo an hreve silenzio essi presero il loro cappello, e 1' uno dietro I'altro partirono. lo mi levai in piedi, e tutto attonito stava ancora guardando la porta per cui erano usciti , quaado quel piccino rientro per un istante , come se avesse dimenticato qnalche cosa , e ac- costatosi a me sotto voce mi disse : compatitelo , egli ha settantatre anni , e una digestione diflicile. I] orfanclla delta Valcamonica. Visione di 0. E. pub- blicata con note da Fulvio Mario Mariani. — Bergamo, 1828, stamperia Mazzoleni. Agata orfanella ama il giovine Siro che per la malva- gita de' tempi e costretto ad abbandonare la patria : ella si consuma nel desiderio di rivederlo, ma quando pacifi- cate le cose ei dovrebbe tornar sno , 1' infedele gia preso di nuovo amore si fa sposo ad altra donzella. Agata lo cerca nel tempio : Quivi il ministro , come 'I rito chiede , Denunziava le coppie , che di stole Nuziali ammantar voglion lor fede. Deh ! misera , che fed ? Che non t' invole Al diro annunzio ? A te , se resti , omai Piii t aer non spira, piii non splende il sole. Di Siro il nome alto gridarsi udrai Ma non col tuo. La disgraziata Vergine rimane come sfolgorata dal tristis- simo annuncio , e ben presto depone nella tomba il suo dolore , e consolata s' inualza a quello sposo , che non rompe mai fede. Questa e la breve storia dell' orfanella , che ora e raccontata dalla Speranza , ora dal poeta , ora dalla vergine istessa. Cincjue sono i canti o come le chiama il poeta, le parti, e fra loro tutte sono divise da un com- ponimento, che viene chiamato licenza, e intrappone alle terzine un metro diverso. Noi , qualunque sia T intenzione dell" autore , non sappiamo approvare questa meschianza , della quale 1' antichita non ebbe altro esempio che il Cen- tauro di Cheramone, e se mai potesse piacerne questo cangiamento di metri , cio sarebbe soltanto , quando il . tenia , come nella famosa ode del Dryden , paresse volerlo. PARTE ITALIANA. 385 Ne il porta e qui salvato da una simile scu6a, c per mag- giore suo danno la poesia delle licenze che intcrrompe ogni aiFetto, deve anche cedere senza confronto a quella delle terzine. In queste il concetto e non di rado espresso assai nobihnentc, e i versi procedono dignitosi e robusti, in quelle non e quasi mai cosa alcuna che si sollevi da terra, e lo stile medesimo 6embra maneggiato da una mano di- versa : la scconda licenza comincia cosi : Donzellette sbigottite Dell' error dell' orfanella , Che vicina presagice La tremenda verita , Deh temete , deh fuggite La fatal credulita , e cosi pure comincia la terza : Donzellette, che il fato accusate D' aspre leggi , e di barbaro impcr , Donzellette pietose ascoltate Le rovine del fallo primier. Noi temiamo per questi esempi, che Fautore sia caduto agli eccessi della scuola romantica, e il nostro timore s'accrcsce pensando all' infinito disordine, in cui avverti- tamente ravviluppo la sua cantica, senza accorgersi che a questo modo per difetto di chiarezza ogni passione era tolta. Siccome pero si scorge manifesto ch' egli 6 nudrito nc' buoni studj , e abbonda d' ingegno , noi amiamo sperare che rimesso da questo momentaneo traviamento e diviso da ogni fazione o romantica o classica, egli entrera in quella nobile strada che sola conduce a gloria vera e im- mortale. Chi non vorra dividere con noi queste speranze quando avra lette le terzine seguenti ? Ma qual m investe mai potenza nova? Chi strappa 'I vel , chi spingerni la mente Dove il destin de' popoli si cova? Scomposto il nido al visconteo serpente L' aureo Icon che la criniera scuote Guard'o a libecchio, digrignando il dente. Pol qui si assise altero , e alle d'wote Genti gridb la pace, e 'I Ubro vero Cui non toccan de' secoli le ruote. Ma giii dai cozj impetuoso e ncro Precipita un torrente, che ne fiutu Travohrr mostra in un Cesare e Piero. 386 APTENDICE Delhi torb' aequo ahhevcrati e. brutti E son ebbri dell' Adria arich' essi i figli Che ridon crudi delta madre ai lutti. Invan quinci si accorre a suoi perigli „ L' arnii appuntansi invan , che i rettor sono Pochi Unci , alcun volpe , assai conigli. Listata donna a" un livello il dono Sparge , che schiaccia i deboli , e 5' insozza Di stupri , e passa dalle seste al trono. O le parti compone ella , 0 le strozza : L' are flnge rialzare , e intanto a mille Pure i suoi drudi nelle pugne sgozza. Ma dal Volga al Sebeto escon scintille ; Spasseggiano, divampano. Non basta Quasi Z'insorta Europa alle faville. Arsa e la donna simulata e guasta ; E i guerrier collegati alia tenzone Via ne spargon le ceneri coll' asta. L' insubre biscia e il veneto leone Congiugne in un destine-, e a se congiugne L' augel che piglib 'I vol dali aquilone. Son reduci fra noi, smesse le pugne Ed arti e studj , e sicurta civile; Ch' ei la querce e tailor reca nell'ugnc. Batta altrove discordia il suo focile, I colti altrove la zizzania occupi. Vcglian sempre i custodi a questo ovile , Ne volpi fansi a circuirlo 0 lupi. Scrie del testl di lingua italiana e di altri cscmplari del bene scrivere. Opera nuovamente rifatta da Bartolommeo Gamba di Bassano e divisa in due parti. — Venezia , 1828, dalla tipografia di Al- visopoli , di pag. 52 1 , in 4.0 Questo bibliografico lavoro comparve la prima volta in Bassano nell' anno i8o5 e meglio foggiato ricomparve Tanno 18 12 in Milano, in 2 volumetti in 12.0 dalla stam- peria Iteale. In questa nuova edizione pero 1' opera puo dirsi rifatta, e un ediiizio costruito di nuovo, benche con 1' originak simmetria, ed alteratene soltanto le proporzioni. TARTE ITALIAN'A. 38j Diviso e il libro in due parti : nclla prima sono de- <=critto le migliori edizioni anticbe e moderno di tutte le opere citate ncl vocabolario degli Accademici della Crusca ; nclla seconda si registrano le migliori edizioni di altre opere opportune alio 9tudio della lingua, pubblicate dal secolo XV a tutto il XVIII. Le edizioni sono descritte con quattro different caratteri, dei quali il primo di forma piu grande offre i titoli delle opere coi nomi delle citta e degl' impressori, gli anni della stampa e il numcro dei volumi , aggiuntavi 1' indicazione di Raw , Holto raw , Ra- rissimo; il secondo segna i prezzi dei libri, colla notizia altresi delle opere che impresse furono in pergamena o in carte distinte; il terzo serve alia descrizione materiale di qualunque edizione colle necessarie avvertenze concernenti le contraffazioni ; e il quarto porta qualche cenno sulP m- trinseco merito di alcune edizioni , le cause della loro ra- rita e la preferenza dovuta piu ad uno cbe ad altro libro per correzioni o per illustrazioni o per altre singolarita. Credcrebbesi a tutta prima cbe la parte seconda avesse un solo alfabetico registro •, ma in vece in quattro e com- partita cbe quattro epocbe abbracciano, la prima com- prendente i due secoli XIV e XV , la seconda il secolo XVI , e cosi le altre successivamente sino a tutto il secolo XVIII , col quale parve al Gamba opportuno d' impor fine all' opera , lasciando quasi non toccbi , e messe doviziosa ai futuri bibliografi , i nomi cbe appartengono al gia in- camminato secolo XIX. Le raccolte in cni contengonsi lion di varj autori insieme impressi sono poste in calce della parte prima quando i libri fanno testo di lingua , e le raccolte delle altre opere non citate , ma suggerite , sono comprese in ognuna delle quattro epocbe alle quali ap- partengono nella parte seconda •, e 1' ultimo luogo nelF opera vien occupato da quelle cbe frammiscbiate ofFrono autori anticbi e moderni, come pure dai vocabolarj della lingua. In fine vedesi un indice generale tanto degli autori com- presi nella serie , quanto degli cditori e comentatori , ecc. Alia prima parte si premette un repertorio compartito per epocbe e per divisioni di materie delle opere cbe si trovano registrate in essa c nella seconda parte. Lodevo- lissimo e stato questo divisamento , percbe sotto ciascun secolo trovansi alfabeticamente registrati gli autori cbe tiattarono de-He scienze sacre dapprima ; poi della filosofia 388 APPENDICE e delle science moral! ; dclla fisica, matematica e astrono- mia; dclla tattica o dell' arte militarc ; delle scicnze na- turali , dell' agricoltura ecc •, della medicina e chirurgia ; delle scienze politicbe , legali , economiclie •, della storia generate e particolare ; della geografia , delle anticbita e de' viaggi , dell' arte rettorica e delle orazioni civili. Se- guono le lezioni , i comenti , le sposizioni ecc. :, le no- velle , i dialoghi , le favole e i romanzi ; le leggende , le vite e la storia letteraria ; le lettere erudite e famigliari ; i poemi epici , eroicomici e didascalici ; le poesie liricbe e di vario genere:, gli scrittori drammatici, quelli di belle arti, gli scrittori di musica, le grammatiche e i vocabo- larj e finalmente i libri di vario genere. Esibito da noi in tal modo il prospetto di quest' opera certamente utilissima , e die prova non meno il sapere die la laboriosita del suo estensore , nulla ci rimane a dire sulla parte prima die degna e soltanto di altissima commendazione. Ma riguardo alia seconda, gia aveva pre- vetluto il Gaiiiba che tale sarebbe da noa potersi promet- tere favorevole concordia di voti ne' suoi lettori e ne' suoi giudici. A questo proposito non possiamo dispensarci dal- I' inserire una nota cbe ci e stata diretta da uno dei va- lenti letterati d' Italia, vantaggiosamente conosciuto per varie sue opere, e specialmente per alcune sue belle tra- duzioni dal greco. i< Opera d' altissima importanza pe cultori del puro favel- lar italiano e uscita quest' anno in Venezia da torchi dAlvi- sopoli , e n e autor insieme ed cditore il signor Bartolommeo Gamba: name di chiarissima jama in questo genere di studj, conforme , oltre al lavoro di cui prendiam or a a parlare , il dimostrano altri suoi scritti , con elegante e forbito stile det- tati , de quali , non ha molto , il Sii.vestri di Milano stampb una raccolta. Percorronsi in questo libro con critica sagace tutti i testi di lingua, de' quali si sono valsi i compilalori del vocabolario della Crusca nelle varie edizioni che sino a' nostri giorni di quelle comparvero ; ne vi si ommettono le migliori ristampe che di que' testi furono fatte , ne i piii preziosi com- menti con cui s' illustrarono ; ed i volgarizzamenti ancora dal greco e dal latino, che vennero con maggior favore accolti, vi han onorevole luogo. Chiunque cela in petto scintilla d' amore pel bello idioma d'ltalia dovra professar gratitiuline all'egregio sig. Gamba della PARTE ITALIANA. 38() non licve fatten, ora per la terza volta (la lui ripresa con tanta giunta di fnuto topra le antecedenti. Se non che in un rorpo di si vasta mole, per quanto vi campeggino siinme- tria di parti , cleganza di forme e vivacita di colonto , ma- raviglki non e se qua o la sjninti qualche neo che faccia ombra alia bellezza del tutto. Ne cred' io che la gcntilezza del celebre autore , a me ben nota per prova, sia per super mal grado a chi I un o I' altro di. cotesti nei gli additi, mas- simamente ore non per frivola vaghezza di corregger egli cib faccia , sibbene per opporsi a qualche credenza in fatto di lettere ch' eserc'u ar potvebbe un influsso poco vantaggioso nclle mend de' piii. Entriam in materia. — Aveva il sig. G. sino dal fronti- spizio dell a sua opera promesso ch' egli non avrebb' estese le sue ricerche oltre agli scrittori itaJiani del secolo XVIII. Ma non ha egli potuto a meno di violare siffalta promessa circa coloro che nel secolo corrente o procacciarono stimab'di edi- zioni de' classici nostri che nelle eta trapassate fiorirono , o con erudite note li rischiararono. Cotale infedelta al suo as- sunto nessun al ccrto vorra ascrivergli a colpa ; anzi per essa appunto dovra piii compiuto reputarsi il suo lavoro, dappoiche, in tal auisa operando , nulla voile egli che mancasse al cor- redo di que grandi che stabilirono la gloria della nostra fa- vella. Ma non e cosi degli autori che ohrepassano il summen- tovato limite di tempo , senza esser in rapporto co' classici de' secoli anteriori ; ne tampoco delle versioni piii recenti dal greco e dal latino. Per cib che spetta a'primi, non si astenne il sig. G. affatto dal riferirli nel suo ragionato catalogo ; e de' secondi vi accols' egli parecchi , ne sempre , per quanto a noi pare , colla piii cqua imparzialita. Per esempio trovansi a n° 1 86 9 accennate con lode I' epistole di Cicerone tradotte dal Mabil , e non si fa motto della bella traduzione delle storie di T. Livio fatta dal medesimo ; sebbene a rigore di nesmna d' esse doveasi ragionare , essendo entrambe state pub- blicate nel secolo XIX. Forse stimb egli I' ultima inferiore a quella del cinquecentista Nardini ; ma io dubito ch' egli abbia in cib clalla sua i migliori critici d' Italia. Al n.c 2022 e meritamente esaltato il trattato de' verbi dell' abate Mastrofini, corned te uscito nel 18 14, e tacesi del suo egregio volgariz- zamento delle storie di Dionigi d'Alicarnasso e di quelle di yirrianu , inserite nella collana del Sonzogno. E qui v ha , per mio avviso . doppia majicanzu. Primicramente non esistc 39O APVENDIOE nell' opera del sig. G. confronto alcuno d' allri volgarizzamenti degU stessi storici Creci che offuscar potrebbe quello del Ma- strofini: poscia e questi dal suo lavoro grammaticale che me- ritossi gll encomj del sig. Gamba , qualificato maestro tale in fatto di lingua, che a tor to manifesto debb' esser attribuito I' aver passate sotto silenzio le anzidette sue vcrsioni. Nulla dico della biblioteca storica di Diodoro Siculo maestrevolmente recata in italiano dal cav. Compagnoni (nome del tutto om- messo dal sig. G., quantunque celebre gid nella fine del se- colo scorso ) , ne delle cose dell' Imp. Giuliano volgarizzate in ottima lingua e con vero sapore d' antichitd dal chiarissimo sig. Spiridione Petrettini , ne di alcuni altri valorosi Grecisti che contribuirono le low fatiche alia collana milanese. De parccchi volgarizzamenti che si hanno delle storie di Polibio nessuno credette il sig. G. degno di menzione , fuorche quello di M. Filippo Strozzi, tratto dal sesto libro ed intitolato: Del modo dell' accampare. Ma senza parlar delle molte cdtre par- ziali versioni di questo storico fatte nel cinquecCnto da volenti scrittori Italiani , e che vedersi possono citati neli Argelati , non si riscontra fra i testi di lingua quella del Domenichi («u- tore proscritto dalla Crusca) , quando e pur rammentato, non solo il suo volgarizzamento di Plinio , ma eziandio quello di Senofonte appetto al migliore ( couforme risulta dal solenne elogio che ne fa lo stesso sig. G. ) del professore Regis ap- partenente cd nostro secolo. Vero egli e che la stessa sorte della versione di Polibio ebbe presso il sig. G. quella ancora delle vite di Plutarco del medesimo scrittore ; ma questa ri- mane eclissata dalla eccellente traduzione che ne fece il Pom- pei , (die edizioni della quale il sig. G. a buon diritto con- secrb parecchi articoli, laddove per rispetto alle storie di Polibio nessun confronto egli ne presenta, se per tale non voglkisi pigliare il frammento dello Strozzi. E' sembra pertanto che il sig. G. , prcveggendo che la sua condotta per riguardo ad alcuni scritti originali e volgarizza- menti piii moderni gli potrebb' esser recata a parzialitd, pro- testb nellar prefazione cli egli non tutti gli ebbe accolti, e che erasi particolarmente astenuto dal dor luogo cdle opere di color 0 che sono mcri numerator! cli sillabe, e che non ap- portano alia lingua se non se apparent! ricchezze. Adunque il Mabil , il Mastrufud , il Compagnoni e Sjjirid. Petrettini hanno numerate le sillabe de' low volgarizzumenti, e I'esten- sore di questo articolo , volgarizzcdor egli pure non ricordatd PARTE ITALIANA. $()1 i l()2 ATPENDICE pregevoli86iaio per la storia letteraria d* Italia , e assai van- ta<*gioso pei cultori della lingua e lettcratura nostra , tanto piu che fatta vedesi , massime per la parte antica , con esattezza e diligenza quasi scrupolosa •, e non vi sara cer- tamente tra gl' Italian! chi non professi al' Gamba mede- simo un sentimento di riconoscenza. L' edizione altronde dell' opera e nitida in ogni sua parte, assai comoda all' uso e diligentemente corretta , cosicclie un lavoro tanto gran- dioso non ha abbisognato che di pochissime emendazioni. II dodici settembre. Azione lirico-drammatica. — Mi- lano , 1828, tipografia del dott. Giulio Ferrario. Bcllissima edizione in 8.° gr. , pag. 21. L' og^etto di questa lirico-drannnatica azione e baste- vohnente indicato dalla dedica che la precede, e che e intitolata cosi : Alia Sacra Maesta di Carlo Felice e di Maria Cristina di Savoja , che nel settembre del mdcccxxviii bearono di loro regale presenza le isole del Verbano , la famiglia Borromco grata ed esultante. E dunque 1' inclita Casa Borromeo che agli augusti suoi Ospiti esprime gli affetti di gioja e di devozione , ond' essa all' aspetto loro tutta sentesi animare. II componimento appartiene al genere degli Idillj, ossia dei dramnii bucolici : e lavoro d'un no- bilissirao giovane , nodrito alio speco delle Muse e delle Arti belle. L' invenzione e tutta propria del luogo e del faustissimo avvenimento ; nitido ed elegante e lo stile j i versi dolci, aiTettuosi, scorrevoli, quali alia musica ed alle circostauze convenivansi. Nuova Bibliotcca di componimenti drammatici d' ori- ginale italiano , ovvero tradotli dal francese , dal tedesco e dalV unglierese non mat pih stampati , tie sidle scene esposti , con notizie storico-criliche , rami rappresentanti il costume delle nazioni , e rclativa ragionata spiegazione. — Roma, 1827 e 1828, presso Antonio Boulzaler. ( Finora sono pubblicati quattro volumi. ) Qucsto e veramente il caso, che il solo frontispizio darebbc il diritto di condannare 1' impresa e quelli che la cseguiacouo. Lo atile che vi t>i adopcra basta gia di per l'ARTB TrALIANA. 3<)3 se a ingenerare la piu sinistra opinioae , e per giunta si fa tosto palese ad ogn* uomo , che soltanto una niiserissima scelta si puo attendere da chi volendo allargarsi ai teatri stranieri s'appiglia all* Ungherese , ed ommettc quelli d' In- ghilterra e di Spagna. Scorrendo i quattro volumi pub- blicati iinora ogni dubbio diviene certezza , e ben potranno i lettori averne argomento tristissimo , solo che guardiuo ai titoli dei drammi che vi son contenuti , cominciando da quell' Aristobolo primo re dc' Giudei , che ha uno Zoilo per confidente e ministro. Volume I. Aristobolo , tragedia di penna roniana. II compenso di bella azione, dramma di Francesco Gambara. L' iracondo , corumedia in cinque atti in prosa. Volume II. I plebei ingentilki, corumedia di quattro atti in prosa di Bassano Finoli. // benefizio e la ricompensa , dramma di tre atti in prosa. La nuova Compatinia comua, commedia di un atto di Labeno Orestasio. Volume III. II Doge Dandolo a Costantinopoli , azione spettacolosa di cinque atti in prosa. 11 Ciojello , dramma in tre atti del sig. Vittore Ducange ltberamente ridotto ad uso delle scene italiane da Luigi Raspi. La Lettiera, commedia in un atto del C. D. B. II Fique e Nique , ossia Don Desiderio disperato per ec- cesso di buon cuore , Parte seconda del sig. conte Giovanni Giraud. Volume IV. Artaserse , tragedia liberamente tradotta dal teatro francese. L' educazione , commedia in cinque atti di Bassano Finoli. La Lady Savojarda, commedia in quattro atti del mar- chese Domenico Capranica. Questa enumerazione somiglia grandemente ai motivi di un giudicato, e solo resterebbe a rinnovare l'esempio del Duca d Ossuna , scacciando da tanti bellissiini capolavori quella ridicola commedia del Giraud che non e degna di una compagnia si onorata. liibl. hal. T. LI. 394 APPEUDICE / salmi volgarizzati da Luigi Pezzoli con illustrazioni di Luigi Carre r. — Padova, 1827, nella tipo- grafia Crescini. Finora fascicoli quattro. Quando avremo dinanzi o tutti od almeno la maggior parte dei salmi volgarizzati dal sig. Pezzoli , allora sara opportuno il far conoscere questa difficile impresa e la lode con clie il traduttore ne sara riuscito : al presente vogliamo restringere il nostro discorso alia prefazione che il signor Luigi Carrer ha premessa a questa ver- sione. Sono alcune cose in questa prefazione degnissirae senza dubbio di quell' ingegno che tutti riconoscono neb" Autore } pensieri luminosi e veri , espressi con grande felicita e con molta abbondanza di afFetto. E vale per tutti la bella de- 6crizione del popolo ebreo , e la maestria con che il sig. Carrer viene accennando tutto cio che il paese e le tra- dizioni e la storia di quella singolar nazione potevano somministrare all' inspirazione ed alia poesia. Chi ha pen- sate e colorite quelle pagine vuol esser distinto dal volgo degli scrittori; e dove abbondano 1' ingegno e il sapere, ivi non possono mancare ne la modestia , ne la tolleranza per ascoltare chi tiene opinioni in qualche parte diverse. II perche noi con sicuro animo vogliamo esporre alcune osservazioni sopra questa prefazione , dove stimiamo che qualche sentenza dell' Autore possa riuscire dannosa alia gioventu nel letterario cammino. Considerando cosi in generale questa scrittura, la troviamo quasi animata da quello spirito tanto generalmente difFuso oggidi, che le regole inceppino anzi che ajutare la mente, e che i trattatisti e i maestri siano tutti o inutili o dannosi alio sviluppo de' buoni ingea;ni. Questa sentenza della quale si fa tanto abuso ai di nostri, e di cui si vedranno i frutti di qui a venti anni , diventa piu pericolosa , quanto piu chi la sostiene apparisce degno di lode e capace di belle produzioni ; perocclie allora le parole pajono acquistar fede dall' esempio medesimo di chi le pronuncia. Pero ci duole altamente di sentirla con tanto calore proposta da un giovine si ingegnoso e lodato com' e V autore di questa prefazione. Noi innanzi tutto, a mostrare come si debbano intender le sue parole, diremo che il sig. Carrer e senza dubbio nel numero di coloro che assai per tempo studiarono PARTE ITALIANA. 3(j5 ne' buoni maestri , ai quail soltanto e lecito Iiberarsi con temperato coraggio dalle regole inutlli , e sceverare dai vincoli della presontuosa pedanteria quegli eterni precet- ti , che i filosoli nelle arti desunsero dalle opere piu ce- lebrate e dalla umaoa ragione. Avvi ai di nostri in Italia T esempio di uti grande poeta a cui molti dan nome d' in- novatore. Se noi guardiamo alle sue poesie , e poi a quelle dei molti die si vantano suoi seguaci, vi ravvisiamo una diflerenza graudissima : e se vogliamo indagare donde que- sta difFerenza proceda , troveremo cbe quel grande medito altamente le opere e i precetti degli antichi , e succhiatone il liore lascio libero il volo al suo fortissimo ingegno; gli altri in vece cominciarono dallo sbandarsi qua e la prima di avere imparato a conoscere ne il fine, ne la meta delle arti u I principj dell' arte ( dice il sig. Carrer ) non si veg- » gono ne si adempiono mai con piu esattezza e perfe- » zione d' allora che P animo e nel piu alto panto d' inspi- » razione •, ed essi entrano nella mente insieme colP appli- >/ cazione. L' inspirazione ci da le regole dell1 opera e >> T opera di gia fatta. » Noi vorremmo dire in vece che i principj dell' arte sono sterili quando l'animo non e su- scettivo deirinspirazione: che bisogna stndiarli non gia per averli sempre alia mano , a guisa di compasso o di regolo, nell' ora dell' inspirazione, ma sibbene per esser sicuri che quando quest" ora ci arriva potremo lasciar libero il campo al pensiero , senza punto di tema ch' esso trapassi i dovuti conlini : che V inspirazione non ci da le regole dell" opera, ma solo pub dirsi che non le calpesta ne le dimentica, quando lo spirito sia gia bene fortificato nei giusti principj dell' arte. Sia pur vero , com' e nel fatto, die il Tasso scrisse 1' allegoria quando gia era tutto com- posto il poema, e sol per servire alle misere dottrine di alcuni falsi eruditi d' aliora : ma P allegoria non e una re- gola ne un principio del bello neirarte; ne perche il Tasso T abbia scritta dopo ne segue che tutto il poema sia nato dalla momentanea inspirazione, da quella inspirazione che, al dire del nostra Autore , ci da le regole dell' opera e I'opera di gia fatta. Se alcuno potesse mai credere cosi grande m'uacolo, noi lo invitiamo a legger le prose del Tasso, e ne sara picnainente disingannato. E ci ricorda aver lotto nel dialogo Delle imprest' , che il grande poeta apparecchian- don« una a se stesso, iminaginava Pembltma della poesia 396 APPENDICE sovrastato da qnello della iilosofia , a significare , die' egli stesso , clie se mai ho acquistata qualche lode di poeta , tutta la debbo all1 aver prima studiato profondamente nella filosofia. Egli e naturale die la sentenza del nostro Autore con- daca alia poesia improvvisata: ed egli infatti trapassa a dire , anzi « a proclamare per intima convinzione di cosa >i in se provata, clie le regole e F applicazione piovono " nella mente gemelle, e con queste 1' espressione arnio- » nica e tutte le altre qualita della poesia. « Noi clie sti- miamo altamente il sig. Carrer senza aver mai potato ne vederlo, ne udirlo, non sappiamo fino a qual panto Fauto- rita di lui e del sno esempio possa avvalorare questa sua opinione : e quindi non vogliamo negare che a lui solo per avventura , fra tanti improvvisatori da noi sentiti, sia toccato in sorte quel privilegio di cui qui ragiona. Ma generalmente parlando il fatto sta contro alle sue parole , perche di quanti improvvisi furono consegnati alle stampe, ben pocbi hanno conservata presso i lettori quella lode clie avevano conseguita da chi li senti dalla voce del poeta, nessuno pote mai essere paragonato alle poesie meditate e limate , principalmente dal lato deir espressione armonica e del verso. L' Autore e si persuaso della sua opinione, che non dubita di soggiungere : « Mi dicano i sonimi poeti se » i piii splendidi luoghi dei loro poemi non si presenta- n rono loro alia fantasia accompagnati dalle forme della »/ lingua e del verso? » Per rispondere a questa domanda non v' ba che un' unica via , quella cioe di ricorrere ai manoscritti dei grandi poeti : ma chi non sa che i passi nei quali ammiriamo maggiori bellezze vi si trovano variati le trenta e le quaranta volte , e che da queste variazioni appunto risulta quella eccellenza di espressione e di ar- monia alia quale non giunsero mai gF improvvisatori ? Se questa prova dei manoscritti mancasse , noi vorremmo in- viare i nostri lettori un' altra volta alle prose del Tasso , e principalmente ad alcune sue lettere nelle quali ragiona di alcuni versi suoi proprj ; e potremmo dire eziandio di aver veduto piu volte il cav. Monti raggiungere quella sua tanta eccellenza di stile e di armonia per una strada ben diversa che non e quella delF improvvisare. Finalmente poi e da notarsi che le poesie improvvise appartengorio quasi tutte al genere lirico , pel quale i principj e le PARTE ITALIANA. 3q7 regole sono assai poche anche presso i trattatisti pin rigo- rosi. Ma negli altri generi poetici lo sforzo degP improv- visatori riman sempre lontano le mille miglia dall' eccel- lenza , perche questa non si ragghmge senza avere lunga- mente meditato , prima sui grandi esemplari , poi sul pro- prio soggetto. Che se alcuno ci vorra domandare donde trassero le regole coloro che ci lasciarono i primi grandi esemplari , noi gli risponderemo che li trassero dal seno della filosofia , e dall' aver meditato anch* essi sulle opere di coloro che li precedettero nello scrivere opere regolari e pensate. Presso tutte le nazioni troviamo antichissime poesie liriche : una tragedia od una epopea non la trovia- mo , se non presso le nazioni gia adulte. Si e parlato gia tanto in questi ultimi tempi, per dichiarare che cosa si dehha intendere sotto queste parole iinitazione ntlle arti , a voler fuggire la pedanteria del pari che la sfrenata li- cenza , che noi stimiamo inutile V aggiungere qui alcana cosa al gia detto. In quanto a noi abbiam protestato piu volte che non neghiamo ai moderni ( e chi potrebbe ne- garlo ? ) il diritto di battere nuove strade , di trovar nuovi generi nelle arti : ma crediamo che quanto piu lo scrittore vuol dilungarsi dagli anticlii esemplari, tanto piu gli con- venga esser filosofo per non ismarrire o perdere affatto il fine delf arti stesse. Senza inspirazione non v' ha poesia ; ma I inspirazione di per se sola non costituisce i grandi poeti. Per sino nel genere lirico, dove 1" inspirazione e senza dubbio il principal fond a men to , non si puo dir ch'essa basti; e noi ne attestiamo appunto gl'improvvisatori. Dopo queste generali sentenze 1" Autore si fa piu viciuo al suo tenia, e parla della poesia del popolo ebreo. Egli e qui dove ci par veramente che il suo ingegno si mostri in tutta la forza di cui e dotato , e dove 1' erudizione e 1' affetto si uniscono per presentarci alcune pagine che nessuno potra leggere senza concepire un' aha stima di chi le ha vergate. Bisogna conoscere cosi la storia delle nazioni, le loro usanze, le loro credenze, se vuolsi poterne apprezzar degnamente le opere delf ingegno. Discendcndo poi a parlare dei Salmi, comincia T Autore dal proporre , se imporii assolutamente ad un tradutlorc il conoscere la lingua ebrea, e risponde risoluto , che no. E noi pure con- sentiamo in questo suo avviso , si per la grande incertezza Bella quale Bappiamo che avvolgonsi anche i pin lodati 398 APPKNDICE conoscitori dell1 idioma ebreo, e si maggiormente perche i salmi dei cristiani sono quelli della Vulgata , che di tra- duzione si e convertita per noi in un vero libro originate. t< La versione che si cava dalla Vulgata , dice il sig. Car- » rer, non e gia una trraduzione di traduzione ; perche » nella Vulgata e la verita che ha tradotto se stessa per » farsi intelligibile dell' un capo all' altro del mondo. " Queste parole ci sembrano degne di molta lode \ e ba- stano , se non erriarao , a far conoscere quanta stima si debba fare dell' Autore. Ma di qui egli passa ad esporre una sua opinione alia quale non possiamo punto assentire. Egli si sdegna contro di coloro che voglion tradurre la Bib- bia in tante lingue quante sono le nazioni che pregano il Dio di Giacobbe e d'Isacco , perche i> una debb'essere la » lingua della preghiera. » Noi invece vorremmo che una sola fosse la preghiera , come uno e 1' Eterno al cui trono la innalzano tutt'i credenti; ma pensiamo che la preghiera e la parola siano due cose distinte , e che quella sarebbe molto piu fervorosa , se questa fosse intesa da tutti. /< La » lingua della piazza e della camera (dice il sig. Carrer) * non deve ne pub esser quella della Chiesa o del Cimi- » tero » :, ci debb' essere pei morti una lingua « differente » da quella con cui forse abbiamo insultati vivi quelli che it ora lamentiamo sepolti. » Queste cose a noi sembran piuttosto rettoriche ed apparent! , che filosofiche e vere. Perche mai 1' uomo dabbene non potra pregar pace ai defunti con quello stesso linguaggio con cui li ha consi- gliati o beneficati viventi ? Perche la madre non potra raccomandare al suo Dio i proprj figliuoletti con quella stessa favella con cui vien loro insegnando, che lassu nel Cielo v'ha un padre immensamente benefico, al quale po- tranno ricorrere , quando si veggano derelitti e deserti da tutte le creature del mondo? Pare anche a noi una cosa mirabile e commovente « la femminetta che , senza aver » imparato il latino, recita sotto voce rufhcio divotamente, » e intende i salmi per discrezione <> ; ma credianio che i salmi e le altre preghiere non sarebbero si di frequente recita te con cuor voto e gelato, se fossero intese da tutti: e ci pare un gran dahno che quella pietosa femminetta , la quale avrebbe un cuore capace di cosi vive e sante emozioni , debba intendere ( e questo pure e difficile a credersi ) per discrezione le sue preci, ed esporsi al PARTE ITALIANA. 899 perlcolo di commettere degli errori, e storcerne i sensi. Noi abhiamo esposta in questo argomento quella opinione die il nostro giudizio ci ha suggerita : non ignoriamo per al- tro , che a voler sciogliere questa controversia verrebbero in campo piu gravi cousiderazioni , delle quali non e no- stro istituto il parlare. Se alcuno si maraviglia perche sopra una prefazione non lunga abbiamo scritto un articolo , quasi vorremmo dire prolisso, noi lo preghiamo a considerare che le po- che pagine del sig. Carrer sono ridondanti di cose , e che per la molta opinione in cui 1' Autore e meritamente te- nuto , non sara forse inutile 1* avere o contrastate o chia- rite alcune sue sentenze. Saggio storico , statistico , mineralogico , medico , bo- tanico sul monte Erice , sua cittd e suoi dintomi, di Leonardo Sammartano e Salerno , dottorc in medicina, ecc. — Palermo, 1826, presso Lorenzo Dato, in 8.° Per quanto motlesto possa credersi questo scrittore, egli nnnimzia tnttavia nel frontespizio che scrive alia patria ed alia posterita , e nel rovescio di quel foglio colle pa- role di Plinio il giovine accenna di volere nella caducitii della vita umana lasciare qualche cosa che attesti aver egli vissuto ; e questo maggiormente ci impegna ad esaminare quale sia la natura , quale 1' indole , quale la tessitura , quale 1' ordine e il contenuto del suo libro. Nell' introduzione si parla da principio dei pregi tanto naturali quanto morali della Sicilia , delle sue epoche lu- minose e dello stato florido che essa conservo dopo le in- vasioni dei barbari ^ quindi si viene a ragionare del monte Erice, oggi detto di S. Giuliano , come di una delle sue parti piii importanti. Sorge esso isolato su le coste occidentali, e maestosamente sovrasta Trapani ; e i suoi dintorni rac- chiudono, a detta dell' A., quanto la Sicilia offre di meglio in tutta la sua estensione e grandezza, e monumenti altresi dell' antica sua floridezza e cultura : parlasi in questo luogo della fertilita e dell' amenith delle campague , dei boschi, degli nliveti, delle vigne , degli alberi di varj climi , dei prati smaltati da olezzanti fiori, delle valli amene e delle colline , dei moiiti , delle grotte , dei fiumi , dei laghi e 4CO APPENDIOE delle acque dolci e mineral] , della caccia abbondantissima , dei numerosi armenti, e delle miniere e delle cave che in questa regione si trovano. II monte si alza sopra il livello del mare sino a 3,654 piedi parigini, e questa e dopo T Etna la piu aha montagna della Sicilia ; la sua forma- zione e di roccia calcare conchigliare, che copre altra piu antica e compatta , detta da alcuni di transizione • vi si trovano grotte ed antri, le quali mentre ora non presen- tano se non che curiosita naturali agli occhi del geologo , destarono negli antichi tempi idee poetiche e favolose ; e quindi sortirono i nomi di grotte del Gigante, dei Ciclopi, di Folifemo , ecc. Rimprovera in questo luogo Fautore ad alcuni scrittori i' amore della novita e del maraviglioso , e la forza di una sfrenata fantasia ; ma poco dopo , pre- sentando il quadro che si scorge dalla vetta di quel monte, e che coraprende le coste dell' antica Cartagine e una grandissima estensione dei mari Africano e Tirreno, si ahhandona anch' egli alia seducente idea , che Venere la- sciasse Gnido e Citera per godere lieti giorni fra gli abitanti di Erice. Accennandosi gli avanzi che da quella vetta si veggono di antichissima citta, sembra FA. escludere a stento F idea che F antica Camesena fondata fosse da Cam, 268 anni dopo il diluvio; ma in essa riconosce la Erice, pure an- tichissima , fabbricata dal re Sicano dello stesso nome , figliuolo di Venere e di Bute, ed eccoci adunque di bel nuovo nel regno delle favole. Rammentandosi quindi i monumenti che in Erice esistevano, e dei quali scopronsi tuttora le mine e gli avanzi , si richiamano alia memoria le vicende dei tempi favolosi ed eroici , e quindi Venere e Bute ed Erice ed Ercole e Dedalo e Dorieo ed Aceste ed EUmo ed Enea ed Ancliise, che si pongono in linea con tutte le nazioni in Erice passate dal tempo dei Sicani sino ai Borboni. Lasciamo la descrizione sommaria che si fa dello stato attuale di Erice, delle sue chiese, de1 suoi monasteri e con- venti, del suo spedale e del suo collegio, non che del suo territorio, che colla citta fu sempre demaniale, e de' suoi confini, non che della dimora che vi fecero varj regnanti. Eccelsa fu noininata , forse per la sua altezza ; la sua lati- tudine e di 38° 91 i la sua popolazione , numerosissima nei passati secoli, ora appena ascende a 9,000 abitanti, — PARTE ITALIANA. 4CI Non impugnercmo clie la purita dell' aria e la salubrita dei cibi abbiano contribuito alia produzione in queTuogbi di corpi robusti e di menti ingegnose ; ma non sappiamo se gli eruditi saranno per accordare concordemente a quella patria il poeta lirico e filosofo Probo, detto Tiresia e Ste- sicoro, il geometra Marino, cbe fu sempre creduto di Tiro, il Ieggista Alinaste , il servo di Lucio Gracco, famoso sona- tore di fistola e V eroe Portunno ; non contrastandosi ad Erice la gloria di avere prodotti un santo cardinale, al- cuni beati , alcuni dotti regolari , varj professori di mu- sica , e filosofi e storici e guerrieri, accennati dall'autore e cbe alcuno forse non udi mai nominare. Dopo copiose lodi tributate ad Erice ed agli Ericini, mascbi e feminine, si accennano gli autori cbe scrissero intorno a quel paese , bencbe di alcuno soddisfatto non mostrisi il nostro dottore , e questo e il motivo per cui spinto da amore di patria egli si e accinto alia compila- zione di un* opera, tuttora , com'egli dice, desiderata. Una lunga serie nomina egli quindi di autori da esso consul- tati, e dai piu anticbi, tra i quali non vorremmo vedere registrato Annio di Viterbo t venendo ai moderni , come Fazcllo , Cluverio , Massa , ecc. coi quali certamente non puo collegarsi Diodoro Siculo , nomina Spallanzani , Bry- done , De Borch , Swinburne, Blaquiere , Denon, Houvd, Slolberg, sino Hunter e Riedesel , e dimentica, o mostra di non conoscere, il celebre d'Onille!! Cbiude l'A. la sua intro- duzione col dire cbe ba rigettate tutte le fantasie poeticbe, delle quali pero si vede buon fascio neH'introduzione me- desima, i giuocbi di parole, gl' insipidi racconti, i fan- tastici argomenti, la studiata eleganza ed i pregi dello stile, ed in quest' ultimo paiticolare lo crediamo veritiero. In nove parti e divisa tutta 1' opera, delle quali si pre- senta ora un prospetto generale delle materie in essa con- tenute, e delle quali non si trova in questo volume se non cbe la prima, coinpresa in sole 80 pagine. Versa questa sul monte Erice , e indicato il luogo o\ e esso sorge , passa T A. a parlaxe a lungo de' suoi nomi e della loro etimologia, citando anfora il Cluverio tra Diodoro e Pliruo , il Calepino con Strabone , Crispino con Ovidio , ecc; parla poscia della sua altezza , della sua circonferenza e della sua figora , e 1' altezza dice parlicolarmente celebrata dagli storici e dai poeti , accennando per incidenza le nebbie 402 APPENDICE di quel monte, la loro natura e la loro innocuita , fontlata su la loro provenienza dal mare, o da vapori della terra trasportati dai venti , non mai da stagni o da paludi. Passeremo oltre alia descrizione tlella montagna in ge- nerate , cioe delle sue ricchezze e delle sue delizie , gia ac- cennate nell' introduzione , coll' aggiunta in cjuesto luogo delle vaghe e pittoresche vedute che esja presenta ; cosi pure lasceremo la descrizione particolare delle vie vetturall e rotabili , dei con venti, delle chiese e dell' antro di S. Gre- gorio , nel quale 1' A. con pia credenza anziche con sana critica, vorrebbe insinuare avere soggiornato qualche tempo da anacoreta quel santo ponteiice. Tra le piante medicinali di quella montagna , che egli definisce inutilmente esseri organizzati che vivono privi di senso , e che hanno percio an movimento organico e non spontaneo , rammenta la salicornia, la veronica, la beccabunga , la verbena nodiflora ed officinale , la salvia sclarea , la Valeriana rossa e la celtica , che e il nardo alpino , il croco o zafferano vernale , il cipero lungo e 1' esculento , la scabbiosa , la robbia, la piantaggine e la sanguisorba, alle quali aggiugne la cinoglossa, la polmo- naria, la lisimachia, il convolvolo maggiore, la soldanella e alcune piante velenose , tra le quali il giusquiamo , la mandragora , la belladonna , la dulcamara , il solano or- tense e il sodomeo , e da queste crede mosso Seneca a far raccogliere sul monte Erice i pomi da Medea. Trovansi ancora in quel monte 1' edera elice , la vinca pervinca, 1' erniaria glabra, il botri, la centaurea minore, la cicuta che nominare potevasi tra le velenose , la tapsia e alcune specie di atamanta , 1' angelica domestica , la sassifraga , il sommacco e il sambuco nero o montano. Nota altresi 1' A. di aver trovato nel monte la scilla marittima , 1' agave americana , il rumice verticillato e il colchico ; piu 1' epi- lobio irsuto, 1' erica volgare e il poligono maschio, ma il modo in cui nomina la saponaria , 1' anagiri fetida , il cor- bezzolo , 1' ombilico di Venere , varj sedi , 1' acetosella , la porcellana, varj euforbj, l'agrimonia eupatoria, il mesem- brianteno cristallino, la celidonia , la ninfea bianca, la peonia , V elleboro verde , alcuni teucrj , il camedrio , la satureja giuliana e la capitata , 1' issopo , la tlaspi , la co- clearia, la lunaria, alcuni geranj, la fumaria , molte gine- stre , la Iiquirizia ed altre piante che per lo piu non sono PARTE ITVLIANA. 4 forse mm tutti non 412 APPENDICE si agevolmcnte pvoclivi a qualche particolare opinione e dottrina di lui : perche dunque prcdicarci con tanto fasto ogni sentimento del Muzzarclli , come se fosse un' eraana- zione del Vangelo ? L' Encomiatore parlando di se stesso , dice che forse non e ignoto alia letter aria repubblica per qualche lavoro sulle lettere e suite arti: cio gli torni pure a molta gloria : ma confessando egli di non avere ancor dato alcun pubblico saggio di essere nelle filosofiche materie versato , o nelle sacre e teologiche discipline ; perche or vuole avventurarsi col sentenziare cosi da inesperto su materie dilicate del diritto ecclesiastico e col giurare con tanto struggimento sulle parole del suo autore ? AH' Emilio Disingannato va avanti una prefazione del- T autore, dalla quale possiamo rilevare 1' intento e il me- todo da lui osservato. Ho formato , egli dice, un sistenia di prove dtdotte e connesse a favore della religione , sog- giugnendo a ciascun capo It difficolta del signor Gian Ja- copo , e le mie risposte .... oltre cib non e il solo Emilio di Rousseau, che io prendo a convincere .... con questa occasione ho voluto affrontare le piii vive obbiezioni de' piii sccutri deisti. In breve quest' opera ci si presenta come una compiuta apologia di tutto cio che risguarda le ma- terie piii rilevanti di nostra religione ; ed e stesa per dia- loghi , aflinche con maggior varieta e piacere sia trattenuto il leggitore , e talvolta si uniscano materie disparate , le quali senza un cotal disordine non si potrebbero snccedere sotto altra forma di scrivere. II primo dialogo contiene i motivi del disinganno d' Emilio. Quest! , gia educato nella scuola di Gian Jacopo, si reca a Parigi , ov' e da per tutto accarezzato : uscito per tempo dalla patria incontrati avea tutti que' pericoli, ai quali suole soggiacere l'eta inesperta ed aflidata a se solaj ma finalmente ei pone T ingegno a ben fare. Di un prodigio del deismo e divenuto un modello di un cattolico. Quantunque amasse il viver solitario per sottrarsi ai motteggi degl" increduli , pure il nascondersi anche a Gian Jacopo gli pareva un' incivilta e forse un' in- •gratitudine. Cosi delibero di recarsi un giorno alia casa di lui , e di prevenire le accuse e i lamenti del maestro. Qui dunque comincia V abboccamento del lilosofo col suo scolaro . e qui han principio le dispute. Le prime sono intorno 1' educazione. II lilosofo espone succcssiva- mente i suoi principj . che nel dialogo si prendono per PARTE ITALIANA. 4 l3 altrettantc difTicolta da ribattere : le ribatte infatti lo sco- laro, ma sembra a noi con an tuono troppo cattcdratico , e con un dire troppo prolisso, che va a confondersi colle dissertazioni. Al contrario lc parole di Rousseau sono per avventura troppo succinte ; e troppo presto il filosofo ab- bandonando il campo suona a raccolta. Pel maggiore trionfo della veritii le obbiezioni anclf esse dovevano me- glio sostenersi e meglio svilupparsi. E d' altronde qual timore di averne la peggio cosi operando , mentre lo stcsso filosofo reputava quali sogni e quali illusioni della sua fantasia 1' cducazione del suo Emilio? Oltrecio il dialo- gisnio sente troppo la serieta della disputa. E bensi vero che Fan tore medesimo ci ha di questo prevennti nella sua prefazione , e se ne difende i pur malgrado questa difesa noi non sappiamo separare dal dialogo una tal quale ame- nita e un certo sapore di lingua. Non negheremo pero che lo stile non sia abbastanza castigato e puro, ed ammiriamo ne' raziocinj delFautore profondita di dottrina, ottitna logica , forza di persnasione e molta aggiustatezza di criterio si nella scelta della materia, che nella soluzione delle difficolta : ne mai vi si desidera ordine e chiarezza. Laonde va sempre piii crescendo la nostra maraviglia in vedere la quantita de' commenti e delle note apposte , come se svelar si dovesse . ... la dottrina che 5' asconde Sotto il velame degli versi strani . . Fin la stessa prefazione posta in fronte ai dialoghi e se- guita da una Illustrazione , e di qual tempra ! Vi si cita per esempio il Deismo confutato del Bergier , e tosto una postilla ( num. 1 ) ci riferisce la vita, gli scritti e la morte di lui. Si parla di Rousseau ; ed una postilla ( num. 2 ) di dodici pagine ci reca un lungo squarcio in- torno a quel filosofo, tolto a prestito dalla Biograiia Uni- versale. Accenna F autore che fra la varietd dello scrivere ha preferito la forma del dialogo ; ed eccoci nella postilla quintn. tessuto F elogio del dialogo ed un racconto sopra gli autori antichi e recenti che lo usarono. Qneste postille ci offriranno forse notizie curiose, erudite, ecc; ma tutto cio che e curioso ed erudito hassi egli a stiracchiara nelF opera contro il disegno dell" opera stessa? E se gara di postille si suscitasse negli altri volumi , quando mai avrebbe termine la Via associazione di Venezia7 Di fatto 414 AVTT. NDXCT, gia sei volumi dati ci furono di quest" opera ; c cio non ostantc cssa non c ancor giunta al suo compimento. Con- chiiulercnio dunque col dire che V Emilio Disingaunato e un buon libro , e percio ben meritevole di far parte tra quelli della Pia associazione , ma die quel tanti com- mcnti , quelle tante cose al libro estranee affogano il let- tore anziche istruirlo opportunamente o dilettarlo. Gcnio del Cristianesimo , ovvcro Bellczze della religione Cristiana di F. A. di Chateaubriand. Nuova versione italiana sulla sesta cdizione parigina di Luigi Toc- vagni Bresciano. — • Milano , 1827, per Autoruo Fontana ( Sono pubblicati due volumi). II Genio del Cristianesimo va posto fra quelle pochis- sime opere che tramutano 1' opinione del loro secolo, e non debbono riguardarsi soltanto come un lavoro dell' in- gegno , ma si anche come un' azione coraggiosa , come un gran sacrifizio che viene ofTerto per la salute de' popoli. E invero quando il Chateaubriand detto quello scritto , egli commosse a' suoi danni tutti i bugiardi apostoli delle nuove dottrine, i quali lo avrebbero avvilito ed oppresso, se aneir egli, come T Apollo della favola, non avesse domo qnesto novello serpente , nato nella corruzione del mondo dal fango di Ferney e dal sangue che tutta aveva inon- data la Francia. Qualunque sia pertanto il cangiamento che nelle opinioni del nobile scrittore avessero prodotte le nuo- ve condizioni della sua sorte, noi vediamo con vera gioja gli sforzi che si fanno per diffondere quest' opera insigne. L' Italia ne avea gia parecchie traduzioni, ma come tutte scadevano troppo dalla bonta dell" originate, fu saggio con- siglio questo del tipografo Fontana di cercare chi piena- mente ci rappresentasse qnella viva ed affettuosa eloquenza che parla ad un tempo all' immaginazione ed al cuore , e vittoriosa gli strascina entrambi con se. Ne T efletto mal corrispose alia sua lodata intenzione , perche se il Toccagni non ha raggiunta del tutto questa difficile meta , e pero a dirsi elf ei lascia dietro se d' un intervallo luugliissimo tutti gli altri traduttori , e qualche volta s' innalza ad emn- lare la pomposa facondia deirautore fvancese. Noi vorremmo soltanto ch' egli curasse con phi diligenza il suono della sua prosa e sopra tutto che abbandonasse alcunc voci gia PARTE ITALIANA. 4l5 troppo vecchie c plebee , lc qnali grandemente contrastano colla fantasia dignitosa, e collo stile alto e quasi orientals del Chateaubriand. Qiornale agrario toscano. — Fircnzc , 1828, tipo- grafia Pezzati. Fascicolo VI. — i.° Fra lc notizic agraric della comunita di Galluzzo dateci dal sig. Lapo de'Ricci abbiamo lotto con vero piaccre tre Industrie le quali ameremmo die si ten- tasscro anche da noi, massime ne' siti piu hen esposti della Brianza e del Lago di Como e di Garda. « I contadini diligenti ed industriosi trovano il loro conto net vendere i fichi piuttosto.sccchi che freschi, particolnrmcnte quelli chiamati dottati. Lc diligenze che usano per seccdrli cd averli bianchi , sono di to^lier loro la buccki , e quindi aprirU in mezzo e poi metterli sopra dei cannicci esposti al sole. Cost restano seccati ed il colore esterno e bianco. Quindi spruzzano la parte interna di anaci , apjncciano per qucsta parte medtsima fico a fico facendoli ben combaciare , e schiac- ciandoli Icggermente cosicclie vengano a formarsene tante cop- ]>ie che accomodano in panieri per poi venderli in quaresima. » E parlando di nitre Migenze per aumentare la rendita di svnili prodotti , non e da obbliarsi quella di semi- nare il cavol fiore nel mezzo alle manegge del grano , per averlo a maturita ncll iiwerno prima che il grano cominci ad alzarsi ; ne quella di cuoprire le piante di curciofi da inverno con bigonc.e e con paglia , e tenerle cost coperte nclla notte per difemlerle dal frethlo, c poi scoprirle dopo il levar del sole, diligenze tutte che altrove si praticano piuttosto negli orti che nci poderi. Se e vero (e non ne dulntiamo) quanto ci disse di Galluzzo il sig. Ricci , noi crediamo che diuicilmente sia da trovarsi una horgata piu invidiahile e piu degua d' enco- mio, giaccho i vi la morale, la vita laboriosa e la lealta sus- sistono coll' allegria, col hen essere , colla intelligenza ed anche col lusso e colla ricchezza generate. I seguaci di Rousseau potrehhero prendervi im' utile istruzione. 2.° In 1111 secondo articolo il sig. M. Ridolli parlando delle colmate di monte getta un colpo d' occhio sulla usuale coltwa- zione dei poggi toscani. Egli osserva che dopo d" essersi ah- bandonato V use di piantarc i frutti nclla dirczione della 41 6 APPENDICE discesa doll* acqua dal colle , ossia a ritto chino, si pass6 a coltivare i poggi per trasverso. Questo fu un miglioramcnto, ma non tale ila acchetarvisi , poiche le piante poste nei punti piu rilevati venivario presto scalzate e prive di terra, la quale sciolta dalla pioggia andava a sofFocarc quelle dei punti pianeggianti e bassi. Un altro miglioramento fu qnello della coltivazione orizzontale nella quale i campi e le file in vece di scendere per le chine laterali entrano orizzohtalmente nelle pieghe interne e cingono la sinuosita della collina come una ghirlanda. Ma anche questo metodo rese necessario F allacciare le acque col mezzo di un capifosso:, e questo metodo ebbe cogli altri comune la necessita di dover co- struire argini, cigli o muri altissimi , e di mantenerli in un coi capifossi. In altri siti frattanto si era pensato di rendere il suolo pianeggiante col dividere la cbina in tanti diversi ripiani o scaglioni sostenuti da muri a secco o da cigli erbosi. In queste sorta di tenrazze si coltivava 1' ulivo e la vite , e vi si raccoglieva grano ; ma il terreno vi era lavorato con la vanga. L' acqua piovana sovrabbondante sgocciolava per le fessure o piccole aperture de' muri , e raccolta in un fossetto a pie dei medesimi veniva altrove condotta. Da questo si passo a stretti ripiani arginati detti a terrazze , a gradini od anche cdla lucchese •, ma questo metodo non po- tea servire a vasti spazj a coltivazioni di cereali e di praterie. L' arte del coltivatore del poggio non consiste gia neli adattare la coltivazione aW andamento della superficie , ma nel ridurre questa superficie idonea ai bisogni dell' arti. Tai mezzi non essendo sufficienti aH'uopo, passa Tegre- gio autore alle vedute ed ai mezzi generali per preparare ad una buona coltivazione la superficie de' poggi. Conviene determinar bene quail modificazioni occorra di far provare alia giacitura del suolo perche si presti alia buona direzione delle acque , nel far che queste modificazioni sieno le piu leg- giere possibili, nello scegliere per ottenere I'effetto i mezzi piii appropriati, e nel trarre dal terreno il maggior frutto che si pub durante questi lavori .... prcparatorj ; e cio e quello che F autore spiega colF ajuto dei disegni dei canali oriz- zontali , i quali trasportan acqua e terra ne' siti bassi cui conviene innalzare. 3." Lodevolissimo troviamo il progetto del sig. avvocato Salvi da Iui letto n^lF Accademia labronica di Livorno , TARTE ITALIAN A. 417 di oomporre cioe ua manaale di giurisprudenza pratica per le persone di campagna , del quale egli prcscnta gli Qggetti piu ovvj e piu intercssanti ; c noi non possiamo a meiio di non invitare i nostri giureconsulti ad unirsi agli agronomi, agli amministratori ed agl' ingegneri per escguirlo. In questo modo ciascnn fattore , ciascuu fittabile ed ogni contadhio saprebbe fin dove giimgano i proprj diritti senza consultarsi con ragionieri , con notaj ed av- vocati , ed eviterebbero di sovente e spese e liti e mal- content!. 4.° II sig. Lambrnschini ci da un buon articolo snlla nascita dei bachi da seta. *< Ottima cosa, die' egli , so- rebbe di riunire in una sola camera il seme ( dei bachi ) di molte persone , purche il seme fosse tutto della medesima qiui- lita e bontd ; cosa che sarebbe ancora di risparmio. Attora nessun baco si getterebbe: un proprietario piglierebbe i bachi di una o di mezza giornata , X altro quelli delle altre ; gUw- che tanto sono buoni i primi quanta i mezzani e gli ultimi : ciascuno avrebbe bachi ugualissimi e potrebbe facilmente man- tcnerli tali. » Uno degli assiomi dello scrittore si e questo : a La foglia dev essere tagliata sempre ; ma prima fniissima- mente col trinciatojo a mezza-luna ; poi col medesimo trin- ciatojo un po' meno fina ; sull' ultimo della terza e per tutta la quart a eta, tagliata col falcione. » Ma non potrebbe egli darsi cbe col tagliare finissimamente la foglia si sciogliesse qualclie poco del ferro della iuezza-luna e fossedi danno ai baclii ? Noi ameremmo sapere se siano state istituite delle osservazioni ed esperienze relative a tale dubbio. Bella c a la regola di aumentare la foglia di pasto in pasto fino a mezza /' eta ( della muta) e di scemarla dal mezzo in poi ». II sig. Lambrnschini termina Farticolo col saggio avvertimento cbe a nelle due ( certo intend' egli le ultime ) eta quando la tempcratura e ancora molto alta, pub essere die takolta soffiando venti asciutti, bisogni pure spargere in terra deW aequo. per la troppa secchezza , che e nociva al baco , forse nulla meno della troppa secchezza ». A tal uopo servirebbe la soluzioue di una parte di cloruro di calce in 3o di acqua Spruzzata sul pavimento e sidle parcti della camera, mas- sime se quella fosse 1' epoca in cui il calcinaccio od altre malattic dei bachi o si sviluppano in essi o ne fanno piu stragc. 418 APPENDICE 5." Amiamo far conosccrc il progetto del sig. C. G. che e quello di salvare i pagliaj dalfulmine, non trovan- dolo noi destituito di fondamento. Vorrcbb' esli che la D pertica inlissa nel centro del pagliajo fosse di pino o di altro albero resinoso secco , die fosse alia parte esposta air aria, ed anche piu abbasso coperto di pece, ed avesse un cucuzzolo di vetro od im bicchiero capovolto attaccatovi pure con pece. E da desiderarsi che se ne faccia V espe- rimento. 6.° Oltre ai sopra eaunciati oggetti , trovammo utile lo strettojo a banco portatile del sig. proposto Maleuotti ; ben intesa la potatura degli olivi del sig. P. Cesare Pa- nanti ; lodevoli le avvertenze sul lasso nel vestiario, del sig. Lapo de' Ricci ; facile ad eseguirsi il pluviometro del sig. Tardy de la Brossy coi miglioramenti del sig. Lam- bruschini ; adottabile il metodo di Abbot di liberare dalla golpe il grano da semente col lavarlo in una soluzione di una parte di acido solforico entro quaranta di acqua ; da introdursi il metodo di fare la vernice delle stovighe colla mistura di Y» tu soda calcinata e 5/9 di sabbia pura , la quale si fa fondere a fuoco forte , e poi si riduce in polvere impalpabile , e sciolta nelf acqua si spahna sulla stoviglia ; da generalizzarsi finalmente anche da noi sulle spiagge piu ben esposte del Lario e del Benaco 1' olivo coreggiolo, massime sulle terre rosse per essere il piu bello , il piu facile a potarsi, e il piu costantemente frut- tifero , e da tentarsi V introduzione del morajolo o mori- nello , ed anche quella del prugnolo e del morcajo in siti mcno felici, poiche essi resistono al freddo. Le nostre storie ci parlano di olivi in molti siti da dove sono scom- parsi: forse cio accadde perch e si e voluto introdurvi le specie piu gentili che sono le piu facili a risentirsi del freddo. Fascicolo VII. — ■ i.° In un terzo articolo sulle colmate di monte tratta il sig. marchese Ridolfi del modo di rendere utile la devastatrice indole delle acque piovane. Testafer- rata disse che conviene abbassare i colli e i monti per in- nalzare il terreno , e Ridolfi fa osservare esser questa vina operazione giornaliera della natura. Le acque quanto piu s'alloutanano dalla loro origine, tanto piu s' ingrossano e for- mano tanti borri divisi da costole , le quali non precipitano clie dopo anni, quando cioe sonosi rese perpendicolari. Con- viene pertanto deviare 1' acqua dei borri ed incanalarla sulle PARTE ITALIAXA. 4 I 9 costole , e farvi percio un canaletto ontlc incamnnnarvele : ed e parimcnte utilissimo V allacciare diversi rigagnoli per fade scorrere in tin sol sito , o divided* ben anche ove diversi sono i rialti die convien deprimere. Onde operas poi con comodo c bene il raccogbcre le acque in un bacino, o sia bozzo o gozzo scavato espressamente. Moltiplicati in tal modo i borri, le costolc si vanno sempre piu rendendo piu esili, c la niano dell' uoino pud agevobnente farle precipitare cntro quelli , e V acqua sciorle e trasportarne la terra. Onde rattenere al basso le acque e costringerle a depo- sitare le terre si fanno colla ruspa ( strusa ) degli argini die poi si ralFermano e migliorano col badile ; a propor- zione ch' essi rattengono il terreno , le pendenze irregolari del suolo spariscono , e si forma una serie di piani orizzontali e leggermente inclinad, I'uno all' altro sovrastariti di tutta I' al- lezza dell' argine die ne ha determinata la formazione. Di codesti se ne vanno facendo de' successivi a qualehe distanza dell' anteriore aflincbe questo non frani. Onde poi V acqua non rovini 1' argine , vi si fa un tagbo o sia regolatore il quale da il passaggio all' acqua die potrebbe rovinarlo. Nei boi-ri nieJesiini si faranno tali argini , i quail serviranno a rieinpierli di terra entro alcuni anui. Ma quanto alle pendici del colle die restano troppo ancor ripide , fa mestieri renderle molto meno obblique fa- cendo crescere il seno della valle e rendendo molto piu o'tusa la forma conica della collina. Col mezzo del vangare si fanno i ripiani e si ottura con terra parte dei borri artinciali. Dalle osservazioni ed esperienze fatte dal nostro autore risulta die 1' acqua uscita dal bozzo superiore giunta al liasso del colle conteneva quasi per meta del proprio peso in terra. a.° Dal sig. Lambruscliini ci vien riferito cbe il signor Carlo Scoti stabili a Pescia una trattura a vapore, la quale va sempre piu niigliorando. Se il sig. Scoti avesse vedute le miglipri nostre tratture a vapore , avrebbe forse trovato di clie migliorai-e anclie la propria. La brilla da lui in- trodotta , col cui mezzo torcere in due diversi siti i due iili di seta, e certamente di vera utilita, e noi vogliamo spcrare clie verra introdotta anclie presso di noi da quei trattori i quali pensano piii alia qualita che alia quantita della seta^ alia quale dctcrminazione converra die presto 42( APTENDICE o tardi ridncasi la maggior parte de' trattori , stante V im- mensa quantita di seta che si va fabbricando non solo in Italia, ma anche in Francia , in Ispagna, nelle Indie, neir Oriente , nella Persia , nell' America , nell" Ungberia e persino al Senegal, in Germania, in Ingbilterra ed altrove. II cavaliere Roncioni di Pisa paga assai caro i bozzoli bnoni e rifiuta affatto i cattivi ; e la povera gente al mer- cato di Pontedera lo benedice da tutte le parti. 3.° II sig. Tartini Salvatici tratta in segnito dclla tutcla dei boschi sui munti -. egli dimostra come i boschi, venendo le acrjue piovane assorbite e rattenute dalle piante , dalle radici e dalle foglie cadnte impediscano la formazione dei torrenti , lo scioglimento delle terre , la rovina delle falde , e quindi 1* innalzamento del Ietto dei finmi, il bisogno de- gli argini. Egli osserva cbe per la necessita di sempre pin innalzare gli argini s' impedi a molti fondi circostanti lo scolo delle acque per lo die qnesti cane;iaronsi in paludi ; e si riconobbe alia fine cbe gli argini sarebbero divenuti inu- tili poicbe sfacendosi le montagne continuavano i torrenti a portar seco terre, pietre e macigni. II popolo finalmente si convinse cbe tutti sifFatti mali provenivano dal dissoda- mento dei monti, il quale riduceva qnesti a deserto e i piani in paludi. Gli abitanti del piano gridarono contra gli alpigiani :, ma questi portavano a difesa loro il diritto di usare e di abusare della cosa posseduta. Tocca quindi al Governo a conoscere e decidere se dal diboscamento derivi il danno pubblico, poicbe in tal caso pub esigersi il sagrificio dell' interesse e del comodo privato , die neppur sagrifizio pub dirsi , ma piuttosto la soddisfazione di un debito che ogni ind'widuo ritiene colla societa per la tutela che ne riceve per se e pel suoi beni. Dopo tali osservazioni ciascnno crederebbe cbe l'autore della Memoria si dicbiarasse per un commesso del secondo dei Consoli di Pvoma , il quale presedeva al mantenimento dei boschi, ovvero di uno degli Anfizioni i quali soprav- vegliar dovevano al corso delle acque : no : nulla di tntto cio ; egli dice che « neppur pub awenire che V interesse privato s' inganni », quasi che non si contino a migliaja que' privati , e non poche di quelle provincie , di quelle re- gioni, le quali si pentirono d'aver diboscati i loro monti, e soggiugne u che i diboscamenti non saranno spinti giammai oltre i limiti della convenienza >> , quasi che gfinterrimenti PARTE 1TALIANA. 42 I e le dilamazioni e le franc c 1c valanghe c le innondnzioni , Lfl quali coprirono e devastafono i fondi sottoposti ai di- boscamcnti superiori , e delle quali non ravi esempi con- tansi anche in Toscana, sieno state opera di con\renienza (!):, ed aggiunge « che scmpre rimarrii quanto bosco richieggono i giornalieri bisogni domestici, le arti c la navigazione », quasi ch'egli non sappia che anche in Toscana il prezzo del le- gname da opera e da costruzione e cresciuto, e non cono- sca che se continuasse V eccidio delle selve vi andera sempre piu crescendo ; e non gli sia noto che la Francia ai tempi di Colbert minacciava di rovinare per mancanza di selve da costruzione , che 1' Inghilterra e la Francia erano obbligate a servirsi dei legnami di Riga, della Fianlandia, della Svezia e dell' America ; quasi ch' egli ignori . . . moltis- sime cose che troviam superlluo di qui rammemorare. II sig. Tartini assomiglia il diboscamento e il denuda- mento dei monti alia prodigalita la quale se e vizio, non e tale che offenda il corpo sociale. Noi potremmo portare esempi di prodigalita di privati, che fu dannosa agli Stati ed interessi dei Governi ; ma ammesso pure che la pro- digalita non sia che vizio, puo essa nonditneno ofFendere il corpo sociale, massime se si trattasse di regalare ad un nemico dello Stato armi , munizioni , sostentamento e da- naro, ovvero se taluno donasse ad altri della roba non sua. In quest' ultimo caso trovasi un delitto . ci si dira , e noi aggiungeremo che tale e il vero paragone da farsi tra que- st"' ultimo e il diboscatore. Chi dibosca e denuda i terreni non getta gia via soltanto la roba sua , ma ruba anche alia posterita ; molto piu poi ruba agli attuali possessori col sottoporre i loro fondi alle innondazioni , agl' inter • rimenti , alle frane , alia distruzione : siffatto diboscatore ruba pure alia cassa dello Stato la diretta che i fondi interrati e distrutti non pagano piu , ruba al Governo i contanti che spender dee per nuovi ponti, stradc e argina- ture e per una sorveglianza maggiore , e ruba in genere ai comuni col far crescere il prezzo della legna o delle ghiande ecc. E la sicurezza pubblica non potra essa proibire che si diboschino monti sovrastanti ai canali navigabili, alle Btrade postali? Ferche mai chi senza espressa licenza ta- glia un albero nel bosco che sovrasta ad Audermatt nella vallc d'Orsera k reo di morte? Ferche mai preosoche in tutte 422 A r P E N D I C E le regioni montuosc ineontransi boschi sotto gravi commi- natorie posti in bando ossia fiservati o tcnsi? Pcrche mai Tantichita aveva dichiarato sagri ed intangibili molti bo- sclii, se non se perche dessi conservano la figiira esterna delle montagne , impediscono le innondazioni improvvise , mantengono le sorgenti, difendono dai fulmini, nrrestano venti impetuosi o dannosi o per altri inotlvi dal nostro Gaulieri dimostrati nella sua Memoria deW influsso dei bo- schi ecc. , e non gia per venerazione di una delle piu stu- pende fra le cose create , siccome crede od almeno dice il slg. Tartini? Le viste degli antichi erano molto piu estese di quello clie il nostro autore suppone. Erisictone che rauore assettato per aver recisa una quercia non e da prendersi per ischerzo poetico , ma bensi per un1 allusione al dissec- camento delle sorgenti col taglio de' boschi. Se ad ognuno dovess' esscr lecito il passare con acqnidotti per qualsiasi fondo altrui •, se a nessuno potesse venir impedito l' eri- gere una manifattura pericolosa e nocevole , o il poire dei carapi a marcita ed a risaje in mezzo all' abitato o rasente il medesimo ; se ad ognuno dovess' essere permesso F in- trodurre o generalizzare vegetabili ed animali dannosi o pericolosi ; se lo Stato non potesse aver diritto ad ostare alia dill'usione dei contagi , alia vendita di alimenti mal- sani, al diboscamento delle ripe de'torrenti e fiumi, ecc, loderemmo noi sifFatta legislazione , ameremmo noi di tro- varci cola dove per favorire la liberta individuale avesse a porsi a repentaglio la salute e la sicurezza coinune ? II sig. Tartini porta esempi di paesi ove sonosi impediti gli scoli , e di terreni altra volta ascintti ed ora infrigiditi senza prevj diboscamenti , quasi che vi fosse chi pretends far nascere gli acquitrini tutti dai diboscamenti, mentre si sa che i boschi della pianura della Carolina, della Georgia, della Gujana, del Surinam e varj del Brasile per la soverchia loro foltezza sono acquitrinosi. Egli osserva che le acqne si aumenteranno col taglio dei boschi, i fiumi diventeranno piu rapidi e piu profondi; il che sarebbe quasi giusto se i torrenti e massime i torrentelli o riali delle montagne sciogliessero all' istante che sboccano dalle montagne tutte le materie, e non volgesser seco pietre e macigni. Egli ci avverte che mediante il diboscamento le acqne sciolgono e portano abbasso le terre le quali bonificano i terreni : si , ma i terreni , che sono caicarei non si bonificano TARTE ITALIANA. 4^3 colPaggiunta della calcc, e gli argillosi coir aggiunta dclfar- gilla :, e se i finmi boaificano i terreni stcrili , isteriliscojao per cjualtlie anno i terreni gia coltivati e ricclii di terric- cio, massime pcrcbe le acque loro provengono da bosclii gia denudati e privi di terriccio. Egli ci rifevisce che si tolsero da Sesostri neU' Egitto le acque stagnanti col mezzo delle bonificazioni , ma che coll' andar del tempo le deposizioni terrce innalzarono il letto dei rami del Nilo , e il terreno a dispetto delle leggi di Sesostri , dei tentativi de' Tolomei e della possanza di Augusto e di Tiberio si fe' di bel nuovo paludoso : le quali osservazioni non scrvono certa- mente a favore del sistema delle bonificazioni, dello sfacel- lamcnto dei monti e del diboscamento loro. Egli pensa, clie col far innondare le cainpagne si sanerebbero le acqui- trinose e si conserverebbero a conveniente altezza le asciutte di modo cbe non avrrebbero piii luogo le rotte ; ma e in- dubitato cbe col diminuire V acqua nei finmi per adoprarla ad innondare tutte le campagne vicine se ne scema la cele- rita , e per la deposizione delle terre si va pure ingros- sando : oltre di cbe e certo cbe le acque magre, sebben riccbe di terra stata gia depositata sui terreni coltivati , sa- rebbero per questi piuttosto nocive cbe vantaggiose, come il sarebbero a tutti gli albcri fruttiferi, alle querce . ai gelsi ed a molti altri alheri utili fronteggianti i campi. Egli ci fa sapere cbe la Valdicbiana e la Yaldinievole furono dal 1780 in poi risanate coll1 innalzare il terreno col mezzo delle cosi dctte bonificazioni; il cbe ahro non ci mostra se non se cbe conviene sagrilicare il piu pel meno , ma cbe successa la bonificazioue, fa mestieri impedire col rinl'olta- mento de' boscbi le alluvioni ed ogni trasporto di terra ailincbe i iiumi collo straripare ed inondare le campagne coltivate c coprirle di magra terra, in vece di una boui- licazionc , non v' ingenerino e producano una malcjicazione. Da tali considerazioni, in parte estranee all' uopo ed in parte inconcbnlenti , ama ilj sig. Tartini dcdurre, cbe il dissodanunto dei monti non implied il danno pubblico ( il cbe per altro fu da noi superiormente dimostrato ) fi che anzi pub convertirsi ( certamente come un' arma da fuoco o da taglio ) in mntaggio sicuro. 11 che quando si tenga per certo ( anzi per evidentemente falso ) , non mi sembra che senza ingiustizia (e questo e forse un po' troppo ) possuno jiruibirs! i nilQVi dissodamenti e 1 nuon tagU di boschi sui monti (nuova minaccia di tnaleficazioni!). 424 APPENDICE Ma seguitiamo sino alia fine dello scritto il nostro autore. Egli fa la sensata osservazione die « quel continuo rinnovare le leggi sui bcschi e argomento sempre ripetuto e sempre piii chiuro della loro infermitd >». E fin qui non gli contrasteremo. S' egli pero sapesse clie per parlare , per esempio , dell1 avvicendamento dei boschi , della durata dei legnami nelfacqua, sotterra e all' aria, di tutti i nemici e di- struttori degli alberi, del naturalizzare e rendere utili questi e tanti altri oggetti della scienza detta da' Francesi forestale o forestiera ( e qui preghiamo il sig. Tartini a non ispaven- tarsi ne a torcere il naso ) fa mestieri dell' esperienza di varj secoli , theatre la dendronomia forestale non conta piu di sessant" anni di vita, e la legislazione intorno ai boschi dee necessarian) ente seguire la civile , la criminale , la politica e la finanziera degli Stati, non se ne sarebb'egli sicuramente meravigliato , ed anzi avrebbe lodato que' Governi i quali sent.ironsi da tanto di migliorarne le leggi relative. Se poi avess' egli conosciuto il genio francese , se avesse letto la penultima legislazione francese e quella del regno d' Italia sui boschi, ed avesse conosciute le osservazioni di Dupin e di altri sui Code forestier de France del 1827, avrebbe potuto rilevare che si ritiene in generale 1' epoca di 20 anni come sufficiente a conoscere i difetti della legislazione per po- terla riformare , siccome vorrebbesi da varj statistic, entro di tale intervallo, riformato il censo. Ella e d' altronde vista politica il lasciar sempre qualche speranza anche ai reniten- ti , ricalcitranti ed egoisti • ed e parimente verosimile che entro tal tempo si potranno forse sottoporre piuttosto al- cuni che altri dipartimenti a leggi proibitive. Forse 1' am- ministrazione potra a quell' epoca bastare al mantenimento della marina , dell' artiglieria e delle fabbriche dello Stato; ma anche in tal caso non e da credersi che la Francia abbia da cadere in una tale destituzione di cognizioni d' economia politica da permettere a chicchessia di dibo- scare i terreni ovunque gli aggrada , ed in ispecie lungo i fiumi e sui monti. Essa fu gia ainmaestrata da Duhamel, da Rozier, da Varenue-feuille, da Goube, da Ranch, da Perthuis , da Dralet, da Baudrillard , da Herbin de Halle e da molti altri conoscitori della scienza forestale sopra gli scoucerti e i danni e gli sconvolgimenti che potrebbe apportare a quel Hondo e possente Stato la liberta in- determinata dei diboscamenti ■, ed e anzi da ayersi per PARTE ITALIANA. 425 sicuro die presto o tardi vi si porra meglio freno ed or- dine a que' tagli de' boschi i quali sovrastanno alle s trade pubbliche, ai caseggiati ed alle acque , o die frouteggiaiio quest' ultime. Nel Picmonte , dice il sig. Tartini , cbe a motivo delle mi sure vessatorie causate daU'esecuzione della legge sui bo- schi per supplire ai bisogni domestici si tagliano piuttosto i mori, i pioppi ed ogni miglior albero fruitifero, cosicche per constrvare le selve si fa danno gravissimo alia pik raffinata agricoltura. Non e da noi il trattare di quella legislazio- ne, ma possiamo assicurare essere esagerate e false cotali accuse , e cbe in virtu delle spiegazioni e delle deroghe fatte , la legge sui boschi non vi e piii cotanto coercitiva quanto lo era da prima. Ed ecco uno dei casi ne' quali la rinuovazione della legge e vantaggiosa e quasi necessaria. Cosi gli Hartig, i Bechstein, i Thon, i Cotta , i Laurop, gli Andre, i Perthuis , i Goube, i Daezel , i Kasthofer, ecc. vennero dopo i tentativi di Gleditsch e le osservazioni di Duhamel , di Burgsdorf e di altri. Nella conclusione dice 1' autore che il terreno caduto dai monti pub disporsi sui piano in modo da mantenerlo sano quando gia lo sia , da sanarlo se infrigidito , da accrescerne sempre la fertilita ; e noi diremo che il terreno per lo piix sterile e composto di ghiaje, pietre e macigni pud disporsi in modo da mantenerlo sterile od infrigidito quando gia lo sia, da isterilirlo o produrvi delle paludi se buono, e da diminuire per qualche anno, ed in qualche caso da noi snperiormente accennato , per sempre la sua fertilita. Ram- mentiamoci che le bonificazioni possono , come gia fu dctto , cambiarsi in maleficazioni. Ora , se a detta del nostro autore la legge sarebbe giusta se I' effetto di essa potesse prevenire il danno pubblico , non dubitiamo ch' egli pure e con lui altre sagge persone concorreranno con noi nel conoscere 1' utilita, e osiamo dire la necessita della medesima , giacche oltre P avere dimostrato il male pubblico che ne avviene dalla man- canza di essa , e l1 avere additato varj dei pubblici van- taggi che provengono da quella, sciolte abbiam pure tutte le ol)V>iezioni che le si fecero. Mold argomenti a favore di essa furono, e vero, appena abbozzati ed altri negletti y ma non credemmo esser questo il luogo d* ingolfarci in Etbl. Ital. T. LI. 28 426 APPENDICE piu estese e profonde rieerche, discussioni e dimostrazioni. Chi a tanta luce rimansi cieco, non isperi di veder mai. 4..0 II sig. proposto Malenotti ci dimostra che il padrone buoito fa tale anche il contadino. Egli fa osservare che /< e veramente un sogno , una stravaganza , un impossibile il pre- tendere di far retrocedere il progressko avanzamento della civilizzazione ; e quello che si dice per le grandi citta e per le terre ossai popolate , deve applicarsi con data proporzione anche agli abitanti della campagna, ai nostri contadini >/. Egli fa poi la sensata avvertenza che i padroni non cono- scendo i loro veri interessi, trascurano di adattare i patti della societa colonica ai rispettivi loro poderi. La quale luci- dissima verita e, al dire di Ridolfi , poco intesa in Toscana, e pub dirsi anche presso di noi. Io ho sempre riscontrato, cosi dice il saggio sig. Proposto, che quel padroni che la fanno veramente da amici e da padri dei loro sottoposti , di rado , per non dir men . conoscono le annate di carestia , essendo sempre fruttifere le loro tenute , perche coltivate da coloni a loro affezionati , benestanti , amantissimi del lavoro. Di rado il contadino loda la bonta del podere , ma sempre quella del padrone , bonta che poi tidonda in sommo vantaggio del pa- drone medesimo. Parlo con mille fatti alia mano , la di cui potenza e piu energica del linguaggio della stessa ragione ». 5.° II sig. Paolini aveva altre volte dimostrato che e utilissimo il livellare i beni ai contadini per rendere il popolo afFezionato alia proprieta e insieme morale , docile e tranqnillo ; ed ora il sig. Lapo de' Ricci in un suo ra- gionamento letto airAccademia de' Georgofili dimostra che il sistema di tenere i beni amniinistrati per proprio conto vivendo in citta e dannoso ai proprietary e al pubblico : egli vorrehbe che il proprietario vendesse la sua fattoria a un proprietario campagnuolo , il quale offrisse qualche sicu- rezza pel deterioramenlo , e tilasciasse a quello per lunghissimo tempo il prezzo in mano ad un medico frutto , e meglio , renderlo anche irrcpetibile. II marchese Ridolfi in una lunga lettera al suddetto gli prova col fatto proprio la verita di tale assunto. 6.° Le terre forti e argillose, e le sottili e silicee vanno, al dire del sig. Lambruschini, sottoposte ad un alter azione per la quale il grano , un poco anche la segale , i lupini , le rape, il cavolo, le cipolle e for s anche qualche altra pianta sullo spigare o sul fiorire cominciano a intristire, PARTE ITALIANA. 427 ins,iallano, restano indietro qual piu qual meno .... hanno la sjriga incartocciata o piccola o infruttifera, SifFatti terreni diconsi in Toscana guasti o arrabbiaticci : e si conoscono anche dalla quantita di camomilla e di papavero die vi cresce. E opinione die il terreno rendasi tale allorquando vien lavorato a sol cocente , e cio dioasi de' terreni sot- tili, ovvero quando sul terreno caldo non piove cbe poco; dopo i venti il terreno vi va piu sottoposto. Se sopravviene la pioggia il terreno si ricompone ; altrimenti conviene vangarlo o seminarvi trifoglio ed anche vena. II sig. Lambruschini passa ad esaminare da vicino que- st'argomento, e incomincia a riscontrar vero il fatto die certe pianticelle in certe terre vegetano bene fino al mo- mento di spigare e fiorire , e poi quali piu. quali meno intristiscono. Ma la causa assegnata non pare da ammettersi se non se colla supposizione di qualche circostanza parti- colare. Un esperimento da Iui fatto e favorevole alia con- gbiettura popolare , ma due altri sono contrarj ; e percio lo scrittore invita gli agronomi a variare e moltiplicare le osservazioni e le sperienze sopra tale soggetto. 7.0 Non taceremo di aver trovate giuste le osservazioni del sig. Maggi sulle praterie artiiiciali di lupinella , raedi- caggine e trifoglio ; la prima delle quali potrebbe con vantaggio generalizzarsi in alcuni colli ben esposti della Brianza: lodevoli le avvertenze del sig. Lapo de' Ricci sul lusso del vestiario de' contadini •, degni di lode i tentativi del sig. ispettore Andreini per chiarir 1" olio a freddo 1 bella r invenzione del cavaliere Omodei da lui fatta e gia pubblicata a Torino di liberare con uno scatto la corda o la catena che tiene la Scarpa della ruota nella discesa senza far retrogradare il carro ; utile la propagazione delle viti introdotte dal sig. Pievano Santi "IMancini col propagginare in una nuova fossa la vite vecchia, ripie- gare all" insii i tralci , tagliare al terzo anno la vite vec- cbia e sradicarne la ceppata ■> saggia linalmente L osser- vazione di Gazzeri , die la combinazione della calce col- T orina di bue , di vacca, di cavallo e di altri erbivori non abbia a dirsi urato calcare , poicbe V orina di quegli ani- niali e priva totalmente di acido urico, per il aiie la sua facoltii feitilizzante dee ripetersi da altra cagione. 4^8 V A R I E T A. A G R A R I A. JL ioppo eterofilo. — ■ Questo pioppo e finora il solo albero americano che goda di qualche preminenza sulle piante native dell' Europa. Cresce rapidamente in qualsivoglia ter- reno, ed anche nei fondi bassi, de' quali dimostransi schivi molti altri alberi. Un piede di questa specie, che non avea piii di cinquant' anni , ha somministrato nove misure di legname. Nessnn altro albero dato avrebbe nel medesimo spazio di tempo la meta di tale prodotto. Questo legname e piu buono di quello che generalmente si creda , ed in ogni caso vuol essere preferito al legname che si trae dal- Fabete. L' albero si propaga per barbatelle o ramicelli. (Bull, univ.) ARTI E MESTIERI. Progresso de' Blrmani nell' arte di fondere i metalli. — — Un curioso saggio dello stato di quest' arte presso i Bir- mani e la grande campana di Rangoon. Essa e del peso di circa 56,ooo libbre : e tutt' all' intorno per 12 linee fre- giata d' un' iscrizione in lingua e caratteri birmani. Questa iscrizione , giusta il costume , esalta le virtu del donatore ed i meriti del dono. La grossa campana di S. Paolo a Londra pesa 1 1,470. In Europa non trovasi che una sola campana piu grossa di quella di Rangoon , ed e la Ysar uwlokol , o Regina delle campane a Mosca , del peso di 432,000 libbre. ( Societa asiatica di Calcutta.) ECOKOMIA PUEBLICA E STATISTICA. Fovra i telai a vapore nella grande Bretagna. — Quest! telai ascendono al numero di 5 8,000. Supponendo che ciascuno non fabbrichi al giorno che 22 jardi quadrati di tela (o 66 piedi parigini quadrati, a tre piedi circa per ogni jardo ) , si ottengono al giorno 1,234,000 jardi V A R I E T A'. 429 quadrat! , quindi ogni settimana 7,534,000; ogni mese 3i,3oo,ooo, ed ogni anno 376,200,000 jardi quadrati. Ammettendo che ogni individuo in un anno adoperi 6 di questi jardi quadrati, se ne avra un prodotto bastevole per 62,700,000 individui. Stamperie e scrittori nell'Alemagna. — In questo studioso e colto paese sovra una popolazione di 40 milioni d'anime contansi i2,5oo scrittori, cioe uno sovra 3, 200 abitanti. II numero dei fogli itnpressi vien valutato per anno a 187 milioni, cio clie forma 47 fogli per abitante. In questo numero non sono comprese le produzioni periodiche , clie formano una massa considerabilissima. Neir Europa non e alcun paese ove si legga piu che nelP Alemagna. I soli Stati Uniti d' America potrebbero in cio esserle paragonati. ( /. G. de la litter, etrang. ) Influenza dell' istruzione sulla pubblica salute. — Nella radu- nanza tenutasi il 14 dello scorso giugno dalla reale Acca- demia di medicina a Parigi il sig. Mare lesse un rapporto intorno ad una Meinoria del sig. F. Melier relativamente all' influenza che 1' istruzione esercitar suole sulla salute e mortalita pubblica. II relatore dimostro che tlei ottenere nozioni precise e sicure sulla mortalita , fa d' uopo consi- derare non la popolazione soltanto, ma anche le influenze fisiche e morali cui vanno soggetti gli uomiui. II sig. Melier onde mettere la piu grande esattezza nelle sue ricerche, giovandosi d' un metodo gia adoperato dal sig. Dupin, di- vide la Francia in due grandi sezioni , 1' una delle quali comprende i dipartimenti che appajono meno nella civilta innoltrati. Ciascuna di queste sezioni e rappresentata sovra una carta : le parti colorite indicano i dipartimenti , ove 1' istruzione ha fatto maggiori progressi ; gli altri vi sono rappresentati con tinte oscure o nere. II sig. Melier dopo d' avere stabilito che la mortalita generale in Francia sta alia popolazione come 1* unita a 58-^-, dimostra che la mor- talita proporzionale e piu considerable ne' dipartimenti neri. Quanto piu i dipartimenti sono espressi a colori , va tanto piu diminuendo il numero proporzionale dei morti. Se dun- que, dice il sig. Melier, l1 ignoranza non e T unica causa deH'aumento dclla mortalita, pud per lo meno aflermarsi 43o V A It I K T \. che a parita di circostanze la mortalita e piu grande nei dipartimenti ignoranti (neri) che negl' istrutti (coloriti). La tinta nera e dunque un vero emblema della morte : P istruzione per conseguenza e un primo bisogno ; V igno- ranza un flagello. La salutevole influenza dell' istruzione e d'altronde facile a spiegarsi , giacche all* istruzione tengono dietro P industria e la pulitezza. Ora non ci ha alcuno che negar possa dall' industria nascere P agiatezza ed essere si 1' agiatezza che la pulitezza assai favorevoli alia salute. Quindi e che a buon diritto Hufeland colloco 1' istruzione tra le cause d' una vita lunga. Essendo 1' istruzione un agente salutifero , 1' accordare al povero quella che dicesi elementare, e un agevolargli la sanita; il rifiutargliela e quasi un attentare ai giorni di lui , un abbreviargli la vita. II numero delle opere che annualmente pubblicansi nella Grande Bretagna, viene dai librai inglesi calcolato ad un migliajo, Seicento di queste opere arrecano ai librai edi- tori una perdita considerabile. Duecento coprono le spese. Cento non offrono che qualche beneficio, e cento altre un beneficio reale. Circa settecento e cinquanta cadono dimen- ticate al primo anno della loro pubblicazione. Nel secondo anno cento altre si uniscono a tali vittime deir obblio , e nel terzo anno tengono loro dietro altre i5o. Cinquanta opere sovra mille si mantengono in vita nel corso di sette anni. Appena dieci sono ancor ricercate dopo venti anni. Sovra 5o,ooo opere pubblicate nel 17.0 secolo non ne ri- mangono che cinquanta , delle quali ci sia ancora qualche ricerca; e sopra 80,000 apparse nel 18.0 secolo, sole 3oo ebbero una nuova edizione. Di queste 80,000, sole circa cinquanta sono tuttavia lette e comperate. {Jour, gener. etc.\ MATERIA MEDICA. Variolaria amara come succedanea della china-china. — II dotto fisico sig. Cassebeer trovo che siffatta specie di lichen e dotata di un sapore amaro, analogo a quello della china-china. Egli percio determinossi a tentare alcune esperienze su questa pianta , e vi riconobbe le stesse pro- prieta febrifnghe della corteqcia peruviana : ne propone dunque P uso , e con tanto maggiore asseveranza , quanto VARIETA. 43 T che essa trovasi abbondantemente Bulla scorza de* faggi ne' boschi inontuosi , ed e facile il distinguerla dalla Va- riolaria communis , perche questa non lia verun sapore amaro, (Geiger, Magaz. fur Pharm. e B. U.) liadice di Cainca. — II sig. Langsdorf, che sta tuttora facendo un lungo viaggio nell' America meridionale , scrive novelle e grandi lodi di questa radice in una sua letters datata dalla capitale di Mato-Grosso, 5 agosto 1827. Egli ne fete uso nella cnra di varie malattie , e col mezzo di essa ottenne la guarigione da idropisie , da eruzioni cuta- nee ribelli , da vecchie ulcere nelle gambe, da soppressione de' mestrui (dai 20 ai 24 casi il medicamento si mostro sempre efficace ) , da indnramento ai visceri sopravvenuti massime dopo le febbri intermittent! , ecc. Essendo la Cainca comunissima nella provincia di Mato-Grosso, il sig. di Langsdorf ha cominciato a procurarsene una pro- vigione , ch' egli intende di trasmettere in Europa tosto che sara giunto a Para. ( Froriep's Notizen , e B. U. ) NUMISMATICA ED ARCHEOLOGIA. Avviso agli amici delta letteratura classica , ed in ispecie delta numismatica. ■ — Mentre in Italia il Bonarroti , il Zanini , il Lanzi , il Noris , il Torremuzza , il Gori , il Mazzoleni, l'Arrigoni , il Sestini dilatavano con incisioni e descrizioni lo studio della numismatica, 1' Eckel scriveva in Vienna la sua immortale Doctrina nummorum veterum, e per essa valendosi delle fatiche de' suoi predecessor! di- ventava il fondatore d' una nuova scienza , della quale egli provo ad un tempo con evidenza la somma utilita per la retta intelligenza de' classici e della storia antica , non senza portarne 1' applicazione al massimo grado d'estensione possi- bile. Ma appunto questa tanta utilita ed anzi indispensabilita dell' opera sua per chi pretende ad una classica erudizione fece si che tutti gli esemplari ne fossero rapidamente smer- ciati , ed appena per cento fiorini, pari a trecento lire au- striache , si potesse fame l'acquisto. Riescira quiodi molto aggradevole ai possessori di biblioteche , e in ispecie ai veri amici della letteratura classica il conoseore che il sot- toscritto colla tistampa di piu volumi afl'aito eguali per 43a V A R I E t a'. la carta , i caratteri , la grandezza e la correzione giunse a completare un piccolo numero d' esemplari che rima- neano imperfetti nel suo negozio: sicche ora puo offrire ai raccoglitori quest' opera di otto grossi volumi in quarto non minori in complesso di quattrocento pagine per cia- scuno in carta con colla, e con sei tavole in rame al prezzo assai teniae di 225 lire austriache, mandandola a quel negozio di libri che sara indicato. Noi crediamo di dovere ancora aggiugnere che in quest' opera havvi diverse parti , come sarebbe quella che risguarda le monete giu- daiche sino a Barchocebas , e quella sulle monete frigie col NQH , non che molte determinazioni cronologiche di gran rilievo sulla storia degl' imperatori romani , le quali la rendono egualmente importante pei dotti teologi, che per gli amici della letteratura classica in generate. — Erasi anche rinvenuto nell1 I. R. gahinetto di numismatica in Vienna un manoscritto originale del defunto autore , con- tenente varie aggiunte a questa sua grand' opera , e di questo pure il sottoscritto coll' assistenza dell' attuale di- rettore di quesia imperiale collezione signore de Steinbii- chel dispose un' esatta edizione corredandola colla biogra- fia latinamente scritta , e il ritratto somigliante dell' Eckel. Questo volume Addenda ad doctrinam nummorum vete- rum , il quale nel formato , e in ogn' altra cosa e affatto conforme all' opera principale , e le da il desiderato com- pimento , si trova in ogni negozio di libri al prezzo di sei lire austriache e cinquanta centesimi. Vienna nell' ottobre del 1828. Federico Volke. Lapide runica trovata nella Groenlandia. — Nel 1824 la notizia d' una lapide runica trovata nella Groenlandia eccito vivamente la curiosita dei dotti del settentrione. Di fatto da tale scoperta somministravasi una novella prova del- 1' antico soggiorno degli Scandinavi nell' estremita nord-est dell' America. La pietra runica conservasi ora nel R. Museo di Copenhagen. Essa venne scoperta sotto il 730 di latitu- dine settentrionale nell' isola Kingitoarsuk , che e distante 4 miglia, ed al nord-ovest dello stabilimento d'Upernavik, il piii settentrionale che i Danesi posseggano nella Groen- landia. L' isola non ha abitanti, e non viene che acciden- talmente visitata dai pescatori groenlandesi. L' iscrizione , V A R I E T A*. 433 compilata in buon islandese , Fa letta e spiegata dal signor professore Rask , e cosi suoua in italiano : Erling , figliuolo di Sigvat e Bjarne Tkordarsoen e Enride Oddsoen hanno in- nalzato questo curnolo il venerdi dopo 1c rogazioni, e.d iumno ripulita ( questa piazza) 11 35. Nondimeno i segni runici , da' cpiali indicasi la data sono incerti e potrebbero anche ad? ditare il 1 170, e fors' ancora una data posteriore. Nel- 1' Islanda trovansi pure 19 lapidi runiche, due delle quali , per lo meno , appartengono ai tempi del paganesimo. Que- ste lapidi e speciahuente cjuella trcvata nella Groenlandia potrebbero spargere qualche nuova luce sulla quistione de' primi abitatori dell' America. ( Bull. Univ. ) NECROLOGIA. Morte del luogotenente-colonncllo Denham. — II celebre viaggiatore Denham e morto lo scorso giugno nel palazzo del governo a Sierra-Leona dopo una brevissima malattia. Eransi a Londra ricevute alcuue sue lettere del 27 e del 29 maggio , le quali provano cb' egli trovavasi pieno di coraggio e di vigore , e cbe concepiva le piu grandi spe- ranze per 1' esecuzione de' piani da lui imagiaati per la prosperita 'della colonia. Tali piani risguardavano il miglio- ramento di quel snolo pestifero e fatale, bramando egli di compiere per si fatto modo i salutiferi divisamenti del suo governo e della patria sua. II lungo e disastroso suo viag- gio , e la sua dimora di ben tre anni a Bornou dopo d'aver snperati tutti i pericoli, ond' e nell' interno dell' Africa mi- nacciata la vita degli Europei, aveano in lui stesso ispi- rata una giusta confidenza •, e tanto piii quanto cbe ne' di- ciotto mesi da lui passati a Sierra-Leona fra i piii labo- riosi doveri della sua incumbenza , non avea s oiler to cbe appena qualcbe lie\e incomodo. La sua nomina alia carica di governatore destato aveva un applauso universale : spe- ravasi cb' egli sorgere farebbc una novella luce per la co- lonia ; e gia egli istituiti vi avea varj provvedimenti giu- diziali ; gia stretta avea un' amicbevole relazione coi capi de' governi dcgl' indigeni ; gia vi avea fondate casse di risparmio fra gli abitanti di Free-Jown. II colonncllo Denham era nato a Londra , ed appena raggiunto avea il quarantesimo anno dell' eta sua. Se il favorire la coltura dell1 umano intelletto , 1' estendere i be- nelicj della civilta , il ritirare i nostri simili dalfabisso della 434 V A R I B T A*. sciagura e il restituire alia liberta lo Bchiavo e ben piu glorioso intraprendimeiito , che il gettarsi net campo delle conquiste , V afFerrare o il rovesciar il sorarao potere ; la sua morte spargera sul nome di led uno splendore piu ra- diante di quello ch' egli ottenuto avrebbe col cadere va- lorosameiite combattendo tra le file di un vittorioso esercito. (Estratto dagli Annates des Voyages, sett. i8a8. ) ERRATA-CORRIGE. Tomo 5 I.° , Tag. 6 3i lin. 1 1 urna a 8 Eichat , l*Bg* erraa Eichat. t* 48 in ; a ai q ii ali 1 a Bonadifalco al quale Eoccadifalco f» 1* i53 19X •» 6 1784 34 che sono modificati 1794 che non sono modificati „ 317 » a6 Cornicuti Cornienti » 337 N 35-36 Volumi III. Volumi due. R. Gironi, F. Carlini e I. Fumagaxli, direttori ed editori. Pubblicato il di 3i ottobre 182! Milam, dall' L R. Stamperla. 435 INDICE delle materle contenute in qtiesto tomo LI. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. R -eale museo Borbonico pag. 3 Galleria omerica , di F. Ingfurami » 22 Prospetto della Storia letter aria di Sicilia nel secolo 18.0, di D. Scina. Articolo 4.0 ed ultimo (V. i tomi 38.°, pag. 178; 43.°, pag. 340; 5o.°, pag. 16 ) . . . . » 145 Osservazioni di P. Mazzucchelli intorno al Saggio storico- critico sopra il Iiito ambrosiano , di A. Fwnagalli . » 297 Viaggio in Savoja, di D. Bertolotti »» 3i3 Caino , cantica di J. Crescini » 3 2 8 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MEGCANICHE. Saggio sopra la vera struttura del cervello dell' uomo e degli animali , e sopra le funzioni del sistema ner- voso , di L. Rolando. Articolo I. « 26 Lo stesso. Articolo II ed ultimo » 3^5 Teorica degli stromenti ottici , di G. Santini. Art. I. » 34 Element! di zoologia di C. Ranzani. Articolo 5.° (V. i tomi 2<).°,pag. 367; 3o.°, pag. 368; 3i.°, pag. 369 e 33.°, pag. 35i ) » 160 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE , LETTERE ED ARTI STRANIERE. Narrative ecc. Tentativo per arrivare al polo boreale fatto nel 1827 da W. E. Parry » 45 Osservazioni sopra due articoli della Revue encyclopedique » 1 74 Reise in Brasilien etc. Viaggio nel Brasile per ordine di S. M. Massimiliano Giuseppe I re di Baviera ese- girito negli anni 18 17-1820 da G. De Spix e C. De Martins w 35a 436 I N D I C E. BiBLiooitAFiA. — Arti belle. — ■ Kaiserliche etc. Galleria I. R. di Belvedere a Vienna „ pag. 5i Fisiologia. — Memoire sur les fonctions des diverses parties du systeme nerveux , par C. G. Schoepfn 49 Religione. — Bibliotheque sacree par Rkhard et Giraud » 82 Storia naturale, — Sertwn botanicum par VanGeel» 5 a PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITA.LIANE. Bibliografta. — Bibliografia italiana , giornale . . ■ w 79 Serie dei testi di lingua italiana e di altri esem- plari del bene scrivere , opera di B. Gamba . » 386 Agraria. — Giornale agrario toscano , fasc. 5.°. . » 2 5 7 Lo stesso , fasc. 6.° » 41 5 Lo stesso j fasc. 7.0 » 418 Saggio sull' arte di fare il vino , di R. de la Ber- gerie » 98 Arti belle. — Distribuzione de' premj dell' I. R. Acca- demia di Milano , fattasi nel 1828, e revista delle opere presentate all' esposizione nelle sale dell' Accademia stessa » 202 Discorso di I. Fumagalli letto in occasione della distribuzione suddetta » 3ji Arti e mestieri. — Dell' arte pratica del carpentiere esposta da F. Pizzagalli e G. Aluisetti . . . . » 249 Chimica. — Opuscoli di B. Bizio " io5 Classici. — Epi stole famigliari di Cicerone tradotte dal Loglio " 224 II libro del Cortigiano di B. Castiglione, corretto ad uso della gioventu » 2 25 Economia domestica. — Infallibili mezzi onde purgare le case, i granai, le stalle , i campi ecc. dai sorci e dagl' insetti "260 Fdologia. — 2" salmi volgarizzati da L. Pezzoli con illustrazioni di L. Carrer » 394 Filosofia. — Saggio di un corso di filosofia di B. Poll " a38 L' Emilio disingannato , di A. Muzzarelli . ...» 410 Fisica. — Osservazioni sopra le vicende annuali at- mosferiche di Venezia e paesi circonvicini , di G. Filiasi » a5o I N D I G E. 437 Giurisprudenza. — Considerazioni sopra il giuramen- to suppletorio at testimonio unico , di F. Fora- miti pag. 248 Sulla prova in genere, per confessione , per docu- ment, per giuramento, per testimonj e per mezzo <£ ispezione oculare e di periti : trattati , di C. G. Pratobevera " 409 Matcmatica. — Cor so di matematiche pure , di L. B. Francoeur » 248 Medicina, chirurgia e anatomia. — Delia medicina di Aulo C. Celso , volgarizzamento di G. A. Del Chiappa » >> io3 Manuale di anatomia descrittiva del corpo umano, di A. L. G. Bayle "262 Cenni sull' irritazione e sulla flogosi , di A. B. M. Schina "2 63 ' Dell' influenza del vitalismo browniano sopra la pa- tologia in Italia ed in Francia, di M. Bufalini » ivi Quistioni di medicina pratico-teorica sui contagi, di A. Bodei "267 Poesia Poesie scelte da Matthisson , Goethe , Schil- ler, Cramer e Burger, tradotte da A. Bellati » 55 Antologia italiana, di A. G. Fornasari » 67 Hierosolymm excidium , carmen J. B. Braus . . » 71 La festa data in Milano dal conte A. G. Batthyany, stanze di Eiifante Eritense " 72 Stanze di J. Pindemonte per Bartolomeo Lorenzi >/ 219 Canzoni anacreontiche di G. Aglio. >/ 220 Alcuni apologhi di Besenghi degli Ughi » 222 La poetica d' Orazio tradotta verso per verso , let- tera discorsiva sulla letteratura e sermoni di P. Morocco " 223 Melodie lombarde " 379 L' orfanella delta Valcamonica. Visione " 384 Etica drammatica di G. Genoino " 74 JVuova biblioteca di componimenti drammatici ita- liani o tradotti >/ 392 Jl 12 settembre. Azione hrico-drammatica ..." ivi Viaggi d'Antenore , di Polirleto e di Ciro . ..." 2 3 6 Polemica. — Opinioni letterarie di A. Fumagalli sopra una cantica del Volta, in risposta alle Osserva- zioni di L. G. B. G " 76 438 i n d i c e. Poligrafia. — Antologia italiana , di A. G. For- nasari pag. 67 Prose scelte dalle Vite de' Santi Padri » aa6 lleligione. — Dizionario enciclopedico della tedlo- gia ecc. dell' abate Bergier » 80 Istoria dell' antico testamento , di A. Micheli . . » 83 Jntroduzione alio studio della religione, di G. G. Gerdil » 91 Genio del Cristianesimo , di F. A. Di Chateau- briand ** 414 Storia e biografia. — 11 Vade mecum " 53 Lo stesso »/ 291 Discorsi sidla Storia veneta del Darii , di D. Tie- polo " 227 Vita di Napoleone Bonaparte, di Walter-Scott. » a35 La stessa » 4°8 Compendio della Storia della bella letteratura gre- ca , latina e italiana, di G. M. Car della . . >» 66 Le vicende generali d' Italia antica e moderna, di G. B. Margaroli » 75 Saggio storico , statistico , miner alogico , medico , botanico, sul monte Erice , di L. Sammartano e Salerno " 399 De' Siculi italici fondatori cHAncona, di A. Peruzzi » 40 5 Storia naturale. — Collezione dei funghi commestibili, velenosi e malsani della provincia di Mantova , di G. Bendiscioli >' 9& Floras siculm prodromus J. Gussonii " 1 J x Osservazioni su la Flora Virgiliana " Wi Memoria siu Crochi della Flora Napoletana . . » ivi Elementi di storia naturale ad uso della gioventit , di G. Cordnovis " a55 VARIETA'. Agraria. — > Pioppo eterofllo "428 Archeologia. -— Lapide runica trovata nella Groenlandia » 43 a Arti belle. — Pensieri d'un vecchio architetto lombardo sui restauri del Duomo di Milano " a 6 8 Arti e mestieri. — Jahrbiicher etc. Annali dell' I. R. Istituto politecnico di Vienna » 1 1 5 Pr ogres si de' Birmani nell' arte di fonder e i metalli » 428 INDIOI. 439 Economic, pubblica e statistica. — Influenza dell' istru- zione sulla pubblica salute pag. 429 Telai a vapor e nella Gran Bretagna . . . » 428 Stampcrie e scrittori neW Alemagna "429 Statistica bibliografica della Grande .Bretagna . . . » 430 Fisica. — Osservazioni meteorologiche di luglio . . . » 144 agosto . . . »/ 296 settembre. . » 440 Medicina. — Irruzione del vajuolo ad Halifax ..." iao Scuola d'istruzione in Fgitto "280 Variolaria amara: succedaneo alia china » 43 o Radice di Cainca " 43 1 Osservazioni di A. Fabris all'articolo sugli aneurismi esterni "287 JVecrologia. — > Denham luogotenente colonnello , celebre viaggiatore » 433 Numismatica. — Doctrina numorum veterum Eckhelii, con aggiunte » 43 1 Polemica. Risposta al giorndle t Ausland che dice non presentare i giornali in Italia V analisi delle opere di cut parlano " 121 Protesta di C. Vitte ad un articolo , in cui e detto essersi egli vantato di aver supplito alt ' ignoranza degt Jtaliani nelC interpretazione di Dante. . . . »» ivi Storia. — Henrici Sanclementii de vulgaris jEra emen- datione >> 123 La mono destra del Canova donata all' J. R. Acca- demia delle belle arti in Venezia » i3o Viaggi. — Viaggio del conte A. de la Borde nel Le- vante. Fine. (V. il tomo 5o.°, pag. 421} .... » i3a Osservazioni meleorologidie fatte all' I. R. Osservatorio di Brera. - t . \ *»