■• '-\. **^#i.^'- ^ •J''^ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. TOMO LIII. ANNO QUATTORDICESIMO. Gennajo, Febbrajo e Marzo 1829. MILANO PKESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. iMrERIALE RliGIA. STAMPERIA. // presente Giornale , con tutti i volumi precedenti , e posto sotto la salvaguardla della Legge , essendosi adempiuto a quanto essa prescrlvc. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Delia condizione economica , morale e polidca degll Italiani nei bassi tempi. — Saggio primo intorno all' architettiira simholica civile e militare usata in Italia nei secoli VI, VII e VIII, e intorno alr- r origine de Longobardi , alia lojo dominazione in Italia , alia dii-isione dei due popoli , ed ai loro usi , culto e costumi , opera di Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi , cIlc ottenne t onorevole men- zione dallAteneo di Brescia nei concorso biennale dell' anno 1828. '-— MUano , 1828, presso A. F. Stella, di pag. 268, in 8.° Prezzo lir. 3. So italiane. A nnunziamo con piacere 1' opera di due giovani e dotti italiani, i quali impreso hanno a trattare un ar- gomento importante ed onorevolissimo per la patria loro. E questo non e se non un primo sag2;io delle loro dotte riccrche intorno alia condizione economica , mo- rale e politica degl' Italiani nei bassi tempi , coUe quali pensano di aprirsi I'adito a compilare la storia civile e patria di quella eta. II benemerito Ateneo di Brescia pubblicato aveva il di 20 agosto 1826 il seguente programma : « Dcterminare lo stato dell'ar- » chitettura adoperata in Italia all' epoca della do- » mmazione longobarda : investigare se questa ar- » chitettura abbia un' origine particolare : stabilire i 4 AUCIIITETTURA SIMBOLICA » caratteri peculiar! che la distinguono , principal- » mente nella costruzione de' tenipli , tanto in ri- » guardo alia decorazione interna che esterna di essi, » come nelia distribuzione della pianta , e nella scelta » ed uso de' materiali per fabbricarli : notare tinal- » mente i principal! edifizj di tale architettura in » Italia. » Nel cercare la soluzione di questo pro- blema, credettero gli autori di scorgere una nuova arcliitettura tutta italiana, non ancor osservata dagli storici. £glino per ben fondare il loro assunto si diliu- sero alquanto intorno alia descrizione dei monumenti d' architettura del VI, VII e VIII secolo, distrutti o superstiti , e intorno alia da essi detta simbolica cri- stlana, applicata alia parte decorativa de' tenipli, non che intorno ad alcune ricerche storiche relative alia dominazione de' Longobardi ed alia loro influenza su le arti nostre. Alia memoria inviata a Brescia erano unite nove grandi tavole in foglio, delle quali ( o almeno di cinque di esse ) trovasi 1' elenco in tine del saggio ; e quelle tavole contenenti monumenti italiani de' tempi longobardici , misurati su i luoghi e disegnati dal pittore Lui^ Sacchi, alcuno avrebbe amato nieglio di vedere unite al saggio, anziche do- verle poi cercare in un atlante , del quale ignoriamo sinora la pubblicazione. Eccoci al sunto dell' opera , che plena essendo di fatti diligentemente raccolti e confrontati , non po- trebbe in alcuu modo prestarsi ad una compiuta ana- lisi. Nell' introduzi one si spiega il disegno e quasi diremmo il sistema degli autori. AUorche nell' epoca che trasse il suo cominciamento col secolo V, e con- tinuo tin verso il X , una lacrimevole lotta fra lo spirito di distruzione dei barbari e lo spirito di ine- zie, miserrimo retaggio , dicono gli autori, di un popolo fiaccato dalla sua stessa oltrepotenza , forma- vano il carattere distintivo di quella eta, di cui quasi tacciono le storie, e quell' aggregato di maletiche forze dissociava le tila che reggono ogni geniale discipli- na ; una recondita tiamma era gia surta , alia quale IN ITALIA. scaklati gli aninii degl'Italiani, mentrc ne rltraevano inaudita vigoria a sostenere le acerbe calamita delle invasion! , vi attignevano ancora niodelli non ancora divisati di una simbolica architettura, che gli antichi conosciuta avevano soltanto velata , pcrche ad essa immatuii. Questa pero nacque in tempi di universale insipicnza, e fu bruscamente interi'Otta dalle genera- zioni posteriori, alle quali sembro che il bello delle arti sede non avesse fuorche nella Grecia ed in Roma. Neir epoca dunquc dell' impero Longobardico in Italia ci si presenta un quadro di contrasto fra le produzioni delle arti , il cui genio andava spe- gnendo la divina sua face, e la novella architettura cristiana , sorretta da simboli religiosi ed ancora bam- bina. Quindi 1' attribuzione di architettura siraboHca danno gli autori a tutti i templi cristiani eretti in Italia , e prima della venuta dei Longobardi , e du- rante la lore dominazione, ed anche alcun secolo dopo. A provare I'aggiustatezza di quella denomi- nazione e consacrata buona parte del lavoro , nel quale pero si sono estese le ricerche anche intorno air architettura civile e mihtare di quell' epoca , di cui era scarsi rimangono i vestigj. Lo scopo dunque degli autori e quello d'investigare se ogni maniera di ar- chitettura usata in Itaha nel periodo longobardico , abbia dai barbari ricevuto novellc forme, o non piut- tosto prevalcnti influenze. Alcuni cenni prcliminari intorno alio stato dell' ar- chitettura sacra, usata in Itaha avanti la dominazione longobarda, servono ottimamente a rischiarare la ma- teria. Si espongono da prima i caratteri primordiali deir architettura sacra, guidata presso i Cristiani da alcime idee cardinal! e direttrici , cospiranti all'unico scopo di rendere alia diviiaita rivelata il culto piu consentaneo ai suoi supremi voleri, staccato totalmente dalle pratiche genlilesche; poi I'origine storica delle basihche; le couiessioni , le memorie e i sacrarj: quindi si fa passaggio alle ulterior! modificazioni praticatc nella icnogralia dei templi eretti avanti la caduta dei 6. ARCHITKTTURA PIMBOLICA. Longoliardi in Italia. Nel capo 11 si tratta tlelle piu celebri basiliche, e de principali templi e battisteri innalzati in Italia nei secoli del dominio longobardi- co , e questo capo e il piu ricCo di fatti e di spe- ciali osservazioni , perclie vi si esaniinano le antiche forme e gli ornamenti di S. Stefano , altre volte catte- ckale di Pavia, di S. Pietro in Castello e di altre cliiese di Veiona; di Santa Giulia di Bonate e di San Tommaso in Limine nella provincia di Bergamo, di Santa Maria Maggiore di Bergamo ; di S. Michele in Pavia, di cui sono minutamente descritti tutti i fregi simbolici; di S. Giovanni di Monza, di S. Eusebio e di S. Giovanni in Borgo di Pavia ; di S. Maria Mag- giore o della Rotonda e di S. Pietro del Duomo in Bre- scia; di S. Maria Rotonda alle Pertiche, di S. Agata al Monte, e di S. Romano Maggiore a Pavia; di S. Fridiano a Lucca e di altre chiese della Toscana; di S. Pietro in Ciel d' oro e di S. Maria del Popolo in Pavia , non che di altre chiese del secolo VII e VIII, altre volte esistenti in cpiella citta ed ora distrutte ; di Santa Stefania di Napoli, di S. Teodoro in Pavia, di San Pietro a Civate nei monti di Brianza; di S. Giulia a Brescia , di S. Maria in Bethelem oltre il Ticino a Pavia, di S. Ilario in Stafora presso Voghera, di Santa Maria Matricolare o della Cattedrale , e di S. Zeno a Verona. Dopo le chiese si registrano i battisteri , e si parla della loro icnografia ne'primi tempi, sem- pre basata su di una pianta ottagona ; della loro fre- quente intitolazione a S. Giovanni Battista; de" piu antichi battisteri di Roma , di Milano e di Pavia , e finalmente di quello celebre di Firenze. Siccome im- possibile riescirebbe il tener dietro a tutte queste particolari descrizioni , noteremo soltanto che di gran- dissimo interesse riesce quella di S. Michele cU Pavia, perche a lungo vi si parla del culto antico di quel- I'Arcangelo, della supposta sua apparizione nel monte Gargano , della devozione verso S. Michele di la pro- pagata in tutta 1' Italia , delle memorie storiche di quella chiesa che purgata viene dal sospetto che in IN ITALIA. 7 ori2;inc fosse uii tenipio ariano , dell' epoca ^ella sua edilicazione , della sua forma e della sua ortografia esterna, alle quali cose tutte si aggiugne un' appen- dice descrittiva dei fregi simbolici di quella chiesa , clie I'icchissima messe, in confronto delle altre tutte, ha offerta agli autori. A tre osservazioni tuttavia ci chiama questo lunghissimo capitolo, del quale non abljiamo potuto riferire se non clie una succinta idea. i.° Parlato essendosi di molte chiese e di altri mo- riumenti di quel genere assai antichi della Lombardia , e di alcuni pochi del rimanente d' Italia, ci sembra che di alcuni altri, anche del nostro paese, si sa- rebbe potuto fiir menzione, e tra questi di un batti- stei'io antichissimo esistcnte presso Arsago, non lungi da Soma, di un tempietto che si osserva fuori di Breno in Valcamonica, ove sono pure avanzi di quella eta, e forse di altri da noi non lontani. Che pero non si potra si facilmente allontanare da molti animi il so- spetto, che gli autori abbiano mostrata qualche precUle- zione, ed anche una specie di entusiasmo pei nionu- menti di Pavia. 2.° Poiche di tutti que' monumenti del- r eta Longobarda e incerta per lo piu F epoca della fondazione , e quindi non potevano gli autori disporli in un ordine cronologico ; perche non si sono essi piuttosto attenuti al geograhco, e non hanno descritti i monumenti di quell' epoca di ciascuna provincia o citta , senza ricondurci tante volte a Pavia da Brescia , da Verona , dalla Toscana , da Roma e da Napoli , come piu volte ci hanno ricondotti da lontane situa- zioni a Verona ed a Brescia? 3.° Tutti i fregi mi- nutamente descritti di S. Michele, di S. Giovanni in Borso e di altre chiese sono eg-lino tutti veramente simbolici, o non talvolta capricciosi, e portati da quel solo spirito di inezie, che ben a proposito accenna- rono gli autori stessi nella loro introduzione? Ma di cio ragioneremo altrove. Versa il cap. IIT su Ticnografia, ortografia e scio- grafia delle chiese costrutte in Italia durante la domiua- zione longobardica. Si esponc da prima la icnogralia 8 ARCHITETTURA SIMBOLICA de' temjiji c la loro elevazione , distinguendosi quclli a pill navate e qiielli ad una sola , e notandosi clie lino de' principal! distintivi di tale ai-chitettura era che le colonne non tenevano mai piedestallo; clie le volte erano sempre semicircolari , le tinestre pra- ticate a due ordini, e nellc chiese a piu navate e nelle rotonde con anibulacro interno; ne si contrasta al d''Agincouri che uno de' caratteri di siffatta ar- chitettura fosse quello di non posare 1' architrave su le colonne, ma di collocare tosto I'arco sul capitello: poi si parla delle ortografie esterne, ridotte a tre classi , cioe de' teiiipli pximar j e piu licchi , di quelli in cui si adottarono con minore dispendio eguali for- me , e finalmente dei meno ragguardevoli. Nei mag- giori dividevasi d'ordinario I'ortografia in tre grandi scompartimenti formati da quattro pilastri , due agli angoli e due frammessi a dividere la parte mediana dalle due laterali; scompartimenti che consei'vavansi anche nelle chiese in cui volevasi minor lusso , dimi- nuendosi pero le porte e i piani dei loro ornamenti, che tutti toglievansi in quelle dalle quali volevasi esclusa qualsivoglia magnificenza. Seguono brevi os- servazioni sui peristilj , su gli ambulacri e su gli atrj , dai quali si escludono le torri, innalzate per lo piu nei secoli IX e X, onde ripararsi dalle incursioni degli Ungheri ; su le finestre , su le fiancate , su le cupole ed apsidi esterne, che in ogni chiesa spor- gevano a scmicircolo fuori del fabbricato; su le tri- bune e su le decorazioni esterne delle apsidi e delle confessioni ; iinalmente sul modo di fabbricare di que' tempi, su i materiali adoperati , su i tetti e su i pa- vimenti. Accordiamo agli autori che i materiali d'or- dinario adoperati nelle fabbriche durante lo scadi- mento dcU'arte fossero I'arenaria e i mattoni, mal- grado la legge del codice Teodosiano , riferita dal Ciampini, che ingiugneva alle persone cospicue d'in- nalzare moli architettoniche con marnii o pregiati macigui, legge che forse non fu tra noi pronmlgata. Ammettiamo pure che I'arenaria, facile a lavorarsi da IN ITALIA. 9 que' rozzi artcfici, anziche il marmo c lo piotrc gra- nitiche, si trovasse nei terreni secondarj o di tran- sizione ( non esclusivamcnte, come gli autori scri- vono, ne' monti dl terz' ordine)-^ ma sarebbe pure stata un'inda2;inc degna del loro istituto quella d'indicare i monti o le cave donde tratta fosse V arenaiia che forma la parte prinripale di tutti que' monunicnti lombardi. Varj certaniente di forma e di struttura, a seconda delle diverse parti delle fabbriche, erauo i mattoni ; tenacissimo era il ceniento adoperato a le- garli insieme , e fra lo spessore de' muri si versavano talvolta alia rinfusa ciottoli assai grossi legati con calce , a risparmio di piu costosi materiali ; ma non puo credersi generale questo modo di costruire, pei- clie rinvenuto dal Lupi nella sola S. Giulia di Bo- nate. Lodiamo la diligenza degli autori nell' avere accuratamente misurati i mattoni delle pareti a forma circolare e quelli adoperati nelle volte, ma avremmo desiderato cli' eglino alcun poco si fossero estesi su la fabbricazione di que' mattoni , su \ ara^illa di ciii erano composti , e su la loro solidita e durezza maravigliosa , che ancora li rende degni di osservazione tra i pro- dotti deir arte di que' tempi. Ed eccoci alia «mZ»oZim C7w?ia7za applicata all' archi- tettura delle chiese e delle loro decorazioni. Si defini- sce da prima questa simbolica cristiana, o direm meglio questa scienza creata quasi di nuovo dagli autori, la rappreseiitazionc di dommi , misterj e veritd religiose per mezzo di forme , cifre ed immagini determinate. Pro- vano essi la necessita della manifestazione dei divini dommi neirantica cliiesa per mezzo di seg^ni conna- turali air umanita, con varj passi di una lettera su la Celeste GerarcJiia^ attribuita lungo tempo a San Dionisio areopagita e poscia piu ra biamo accennati. Le passioni, i difetti rapprescntati hanno una certa corrispondenza co' nostri , e ci toc- cano quando per analogia, quando per identita: quindi la niisura del diletto e dell' attenzione con che altri s'interessa nelle cose ritratte, e quindi T influenza del teatro sulla educazione di tutti, non esclusa la massa del popolo chiamata volgo: di che questo stesso volgo polisce anch'egli i suoi costumi nella deliita proporzione, comeche piu tardi, e poiche I'opinione degli assennati si e fatta opinione generale. La commedia e lo specchio sincere delF attuale ci- vilta presa nello spazio di un intera generazione. Ari- stofaue segnava gli uomini stessi viventi alia moltitu- dinc demagogica d" Atene ; perclie quel popolo licen- zioso e senza freno , come senza guida di raziocinio , andava disposto a vedere sprezzato e deriso il miglior dei iUosofi fra un coro di nubi (i). Menandro per lo (i) Tutti sanno che Aristofane, corrotto dall' oro tie' ne- niici di Socrate, scrisse la commedia Le Nubi per eccitar lo sdegno della moltitudine contro il filosofo : cosi ne parla Boilcau « Aux acces iiisolens d'une boufFonne joie. — La sagesse , I'esprit , rhonneur furent en proie. — On vlt par le pul)lic un poete avoue — S'enrichir aux depens du merite joue. — Et Socrate par Ini dans un choeur de nuees , — D"un vil amas de jienple altirer les liuees ". DOPO IL GOLDONI. H) contrario eccito gli animi alia virtu con imniaglni af- fcttuose, e con gravi scntenze e hrcvissime : e le operc sue, sccoiido ne dice Plutarco . facevan le de- lizie de' padri tli fainiglia , degli uoniini di maestrato e di tutte le pi'udenti persone. Cosi richiedeva 1' eta. In tal niodo scrisse le sue eonimedie Terenzio di lui iniitatore. Chi potrebbe senza rossore consigliare a'giovani ed alle donne la lettura delle conunedie italiane del secolo XVI, benche correttissime di stile e di lin2;ua, vivaci e aggraziate nel dialogo e nell' azione ; ina lascive nelle esposizioni, nei concetti e negli acci- denti ; fatte per eccitare alia corruzione e alia sco- stumatezza ? Per altro in quella eta e alia presenza di cniinentissimi porporati e delle piu cospicue corti d' Italia si recitavano con riccliezze di apparati e di addobbi , ed erauo accolte con applausi senza line e la Calaiidria del Bibiena, c la Mandragola del ]\Ia- chiavelli, ed altre di questo e di altri autori , nolle cjuali si pone in ridicolo la santita del leganie couju- gale o si mostra il modo di superchiare altrui, o vien presentato un trate Timoteo confessore che presta r opera sua per danaro a qualuiique turpitudaie con tanti sarcasmi e tanto disprezzo per le cose di reli- gione, che i cosi detti sensualisd del secolo XYllI non andaron piu oltre. E|)pure cosi voleva I'eta, cosi era disposto raninio degli uoniiui di quel tempo, i quali forse non erano ne migliori, ne peggiori di quel che fossero i lore padi'i , o sieno e saranno i loro pronipoti. Anzi av- visano alcuni (i) che la pittura di tali costiuiii non nuocesse al fine morale della comniedia ; e fosse piut- tosto un' aniara satira del vizio , perche ne' perso- naggi di tali favole erano sotto linti nonii disegnate persone couosciute a tutti, sicconie adoperarono i Greci nella couiniedia di mezzo, e come suH'esempio (i) Veili prefazione al tonio 3 del Tcatro iudiano autico, ediiiouf de' Classici. — Milano , i8cy. ao DELLA COMMEDIA ITAMANA de' Greci , de'' Latini e degl' Italiaui del citato se- colo adopero Moliere, il quale fece tal dovizia al teatro francese die tutti sanno; e levo la commedia ad una tal pcrfczione, die difficilmente altri di qua- lunque siasi nazione od eta potra mai giim^ere a tanto (i). Ma noi in quell' opinione non possian^ con- sentire, perche essendo la natura dell'uomo piii pro- dive ad imitare i mali esempli die i buorii , debbe un autore evitare non solo ogni ritratto, ma ezian- dio ogni racconto die si faccia diritta strada al senso, o possa menomare il rispetto die dee essere incon- taminato sempre per la moral dirittui'a e per la re- ligione. Oltre le commedie scritte di rinomati autori del- detto secolo , le quali per lo piu erano recitate da accademici , vale a dire da nobili ed educati gio- vani (2), solevano i comici divertire il pubblico con favole a soggetto , ossia scenarj , nelle quali indicate il titolo , distinti i personaggi col loro rispettivo ca- rattere, fatta la divisione degli atti e la connessione delle scene, erano dati appena alcuni cenni sui varj accidenti e sul modo di sviluppare I azione : il resto improvvisavano gli attori stessi, premesse alcune prove , chiamate di concerto : dimodoche essendo si fatte composizioni quasi sempre le stesse ed in use presso tutte le compagnie ambulanti, tutti i comici le sapevano a mente , e X effetto e gli applausi di- pendevano dalla maggiore o minore aJjilita e pron- tezza degli attori. 11 pin celebre fra i compositori di tali scenarj si fu un Flamminio Scala , detto Fla- vio, comico eccellente e direttore di compagnia il quale stampo il suo Teatro nei 161 1 (o). (i) Lo stesso Racine non solo nella commedia de' Liti- ganti, ma nella sua tragedia V Ester e in altie ritrasse cose, fatti e persona notissime. (2) Le pai'ti di donna si recitavano da giovinotti ia abito femminile. (3) Histoire ilu theatre italien par Louis Rircoboni. DOPO IL GOLDONI. 2 1 A\ principiare del secolo XVII, siccome lo studio delie buonc lettere, cosi la poesia drammatica venne nieno in Italia : e malgrado del contiuuo sforzo degli accademici per niantenere in onore la buona tragedia e la vera comniedia, I'urono da' comici introdotte sulle scene cominedie e tragicommedie tradotte od imitate dal teatro spagnuolo, o Ibggiate sulle novelle e sui romanzi di quella uii giorno si fecoada ed in- gegnosa nazione ; delki qual corruttela furon cagione le corti di signori lasciati dalP Imperator Carlo V in diverse provincic d' Italia (i). In tali rappresenta- zioni si improwisate clio scritte i fonti del ridicolo e del diletto si traeano da bizzarri accozzanienti e stranissimi , da amori talvolta osceni od illegittimi, da equivoci laidi, con travestimenti, ratti ed ucci- sioni, e dove si vedean franiescolati a principi ed alti personaggi servi bulloni o tristi coll'abito d'arlec- chino o di brighella. Queste rappresentazioni ebbero lunga vita; e non sono nioki anni die si recitavano sovra i teatri delle principali citta 11 Convitato di pietra, I tre principi di Salerno, Arlecchino finto prin- cipe ed altre siniili , le quali tutte si nianten^ono tuttavia a diletto dc' fanciulli e del volgo ne' teatri delle marionette, siccome tutti sanno. Franimezzo a tanta depravazione di gusto comparve verso la mcta del passato secolo Carlo Goldoni , il quale ricco d' uirimmaginosa fiintasia, sagace inve- stigatore degli uniani dit'etti, e con un cuore virtuoso e sensitivo si propose il nubile scopo di riformare il comico teatro, richiamando sulle scene la commedia scritta, castigata e d' indole tutta italiana. Nel quale difficdc e pericoloso arringo quanti contrasti abbia dovuto sostenere o vincere non v' e clii nol sappia ; e come troppo spesso sia stato testimonio della in- giustissnua preferenza «on die venivano accolte non solo le conuuedie del Chiari , le quali almeno erano scritte, ma di piu le fiabc del Gozzi in parte scritte (i) Riccoboni Inogo citato. 22 DELL A COMMEDIA 1TALI\NA o in parte a soggetto (nelle quali non onm rispar- niiati i saicasnii coutro il Goldoni), come pure ogui maiiiera delle sovracceiiiiatc mostruose composizioni die cominuavano ad esscre il patrinionio piii caro de' comici , e , dicianiolo pure a nostra vergogna , il pill gradito pascolo degli ascoltanti. Si aggiuuga die in rpiel tempo era in Italia un attore insigne per la maschera dell' Arlccchino , cliiamato Sacclu , iniprov- visatore prontissimo e spiritoso, il cpiale faceva la deljzia degli spettatori italiani (i), mentre nelle parti del la tragedia e dell' alta commedia Le Kain era Tidolo de'Fraucesi e Garrik degl' Inglesi. Ed essendo il Gol- doni di scarsissime facolta, gli fu forza di tener dietro a comiclie compagnie, di secondare il loro genio, e scrivere per le mascliere, benche il suo inteudimento fosse di sbandirle del tutto , siccome gli venne fatto piu tardi, e di niano in mano die scppe avvezzare gl' Italiani a gustare la pretta iniitazione del vero nei costumi e nella societa. Scrisse la commedia nobile; ma il maggior brio e la maggior forza comica si os- serva nelle commedie composte in dialetto veneziano, e rappresentanti caratteri, contrasti e fatti popolari nei quali e ritratta la vera natura : e di certo quando si scrive come si parla , vengono piu spontanei i sali e i frizzi, e piu vivo e il dialogo, perche piu nascosto e il diflicile artilizio : di die fiuno ampia testinio- nianza La casa niiova , Le. haruffe chiozzotte , Sior Todoro Brontolon e varie altre , le quali , ove siano rccilate da valenti attori, sono ascoltate con piaccre e con applausi anclie al di d' oggi non solo nelle provincie Venete , ma eziandio in Toscana , in Pie- (i) II Sacclil era cosi frizzante sotto la mascliera da non rispanniaie persoiie viyeiiti ed anclie qualificate. Era uomo ipocondriaco ; e si i-acconta die consultando un glorno un medico rinomato intonio alle sue mallnconie , questi gli suggeri di andare alia commedia die il solo Sacclii lo avrel)l)e guarito: dunque non c" e riiiiedio per me , rispose raltro, perclje io sono quel desso. DOrO IL GOLDONI. ^3 monte , nclla Romagna ed altrove (r). Detto il Gol- doiii moke conimedie in versi martelliani, dove si amniira pure la massima naturalezza ne caratteri «» negli accidenti, per cui il citato Chiari suo rivale non gli puo stare a confronto. Vinta la ripugnanza degli spettatori per le Aivole senza maschere, si ap- plico con niaggior diligenza a ingentilire la conunedia: ed avrebbe conseguito pieiianiente 1* intento , se in- vece di dover servire agl' interessi dc' capi comici avesse potato acqnistare quell' independenza di vita tanto necessaria agli scrittori. Imperocche per le sog- gezioni di qualunque natura I'ingegno si fa meno potente al creare e nieno atto a dar perfezione alle cose. In fatti appena fu cgli in Parigi lil^ero da pe- nose ciue compose in quella lingua il Burhero be- ncfico, commedia originale e bellissima di caratteri posti in singolare e grazioso contrasto e con tale vi- vezza e nobilta di dialogo da mostrare a chi nol sapesse di quanto siano capaci le menti italiane. Le altre sue commedie francesi sebbene non aljbiano avuto sii que' teatri Y esito di quella, nondimcno vol- tate da lui stesso in lingua italiana si sono fatte po- polari di molto , e sono senipre recitate con onor deirautore: Ira qucste sono da ricordarsi con lode Le tie Zdiiidc. Senonclie, mentre il riformatore del nostro tcatro era dalla munilicenza dei Ke di Francia ristorato dell;) mala fortuna die gli era stata compagua in Italia , gia veniva scemando fra noi il gusto pei sali e per le lepidezzc goldouiane: comparvero a'piii come tri- viali i suoi dctti e le sue scntenze, troppo rimcsso lo stile, non castigata la lingua: le maschere movcvano a sdegno. E appena appena si antUivano tolleraudo quelle fra le sue commedie nelle quali erano rap- presentati fiitti tenori o gravi, siccome la Pamela (i) La niij:liorc pci- fjucstc richesi tlirettore di una compagnia , chiamata Reale Italiana , dalla quale fece rappresen- tare con grande apparato in Venczia, 1' anno 1810, una sua commedia intitolata Ortcnsia o le Romane , die rcco poi egli stesso in latino e fu stampata col testo a fronte nel 181 1. I giornali di quel tempo ne parlarono distesamente. Era il Sografi conoscitore aweduto del teatro e sa])eva a tempo e luogo lu- singare il genio del pul)l)lico con colpi di scena im- provvisi e di grande ciletto. Un altro scrittore si presentava al tempo stesso con drammi ne' quali ai tcneri affetti dell' anima si trovavano contrapposte alcune allegre dipinture. Era questi il cav. Greppi bolognese. Le sue Terese (i) destarono sui nostri teatri una specie di entnsiasmo , e tntte le compagnie comi- che le venivano csponendo con molto loro prolitto. Forse dal sig. Greppi si sarebbe colta la palma se egli avesse fatto novelle prove delle sue forze in altri argomenti mescendovi opportunamente cjuel che interessa lo spirito e quel die seduce il cuore. E qui non lasceremo senza la debita onorevol menzione il marchese Tommasini Veronese, del quale abbiamo varie commedie di carattere stampate (Verona, 1791): e fra le altre quella intitolata I comici in iscompiglio, e scritta con niolta comica verita e disinvoltura. Ma tutto cio era ancor poco per richiamare il buon gu- sto che veniva digradando a un' ultima corruzione. Contemporaneo di tutti i soprannominati , e capo, diremmo, di una nuova scuola drammatica, si fu Ca- millo Fedcrici picmontese (2): uomo di dolri costumi (i) Teresa e Claudio , Teresa vedova , Teresa e Wilk. (2) II suo vero nome si fu Gio. Battista Viassolo q. Gio. Pietro nato al Poggiolo di Garessio , borgo cospicuo nclla provincia di Mondovi. I suoi genitori erano persoiie dab- bene ma di ristretta facolta. Studio le umane lettere nella citta di Ceva : passo quindi in Torino c vesti 1' abito cliie- ricalo per avere adito ad insegnare la latinith in una 30 DELLA COWMEDIA ITALIANA e tli cuor diritto e (.rintelletto saiiissimo, il quale, appunto quando correvano i primi disastrosi anni della francese rivoluzione , s' avviso di tentare wn' al- tra via per piacere agli spettatori. Al suo com- pai'ire fu salutato come il listoratore della italiana comniedia : gli si facevano le apoteosi , e le sue opera ricevute con acclamazioni d' entusiasmo signoreggia- vano su tutti i teatri tanto de' coniici , quanto degli accademici: e il piu de' giovani scrittori, per ragioni consuonanti a cpielle che militavano in Francia, sic- come abbiam dimostrato poco davanti, disprezzata , anzi avuta a vile la commedia goldoniana , ed ogni altra naturale imitazione di fatti e costumi domestici , pigliavano lui solo a modello, e cosi volea la nioda. Oltreche fu grande sventura che la maggior parte de poeti di teatro iiati sotto questo ridente cielo patissero difetto di fortuna , e dOvessero sovvenire a' bisogni della vita co' loro scritti, non gia come in Francia e in Inghilterra tutelati da privilegi , e sicuri di larghi e durevoli mercedi o di rimuneranze , ma costretti ad abbandonarsi nell' arbitrio e nella discre- zione dei capi comici. E se in tali condizioni fosse state TAlfieri , e non ricco indipendente com' egli si fu, ed avesse dovuto ricorrere ad un Antonio Gol- doni , a un Pellandi , a un Fabbrichesi , i quali tutti prezzolando scrittori facevano a gara e a clii piu presto fmisse di rompere o soperchiare ogni rcgola e disciplina drammatica , non avremmo sicuramente ne il Fillppo , ne il Saulle , ne la Mirra , ne le altre riguardevole famiglia. Compose, essendo giovanissimo d'anni, la Guerra de Gigaiid contro Glove , e la coiiiinedia il Cap- pello parlante. Egli e falso die fosse entrato iii una casa di Gesuiti , siccome asseri il Righetti nella sua Storia del teatro italiano. 1 parent! avendolo redarguito perche si fosse associato a una comica compagnia , in cni recitava da prima donna una Camilla Ricci della quale egli era ardentemente invagliito, muto nome in quello di Federici, quasi volesse dire Fedcle alia lilcci. DOrO IL COLDONr. 3l immortali opere sue die sono all' Italia patrimonio pcrcniic di gloria. E cosi per lo contrario , e £;iova pure il ripeterlo, se Goldoni avesse avuta al suo priuio divisamento piu propizia la sorte , ci sareb- bero di lui forse cinquanta comuiedie di nieno; ma le altre si mostrerebbero cosi purgate, pulite e cor- rette da fare iuvidia a' piii riputati eonimediografi antichi e moderni : che il far molto e presto e bene fu sempre cosa impossibile. Federici adunque vendeva anch'egli le sue coni- medie a' l pi di compagnia. Questi gli prescri.vevano le norme dello scrivere, ed egli ciecamente ubbidiva, comeche a malincuore , couosceudo benissimo (sic- come confessa ej^li medesimo nella prefazione di una sua commedia ) che andava crrato fuori della buoiia via. Tutti sanno die il suddetto Pellandi col quale erasi il Federici obbligato per patti fece tesori colle favole di questo poeta, massime colle aliegoiridie. Traeva la folia quando venivano rappresemate IHu- sione e veritd, IL tempo fa giustizia a tutd e talii altre sulla stessa foggia , nelle quali, oltre al prestigio delle decorazioni e degli altri apparati scenici, godeva il popolo di veder raffigurati vizj , difetti e sconve- nienze di persone e di cose die in altro modo non potea sperare di veder ritratte , fuorche sotto il velo deir allegoria , sebbene assai trasparente. Compose non pcrtanto il Federici varie comniedie e drammi regolari : L' avilso a' marid , Lo scultoic ed d cieco, Enrico IV al passo dclla Marna sono fra le mi2;liori, e godono sempre il pubblico favore su' teatri. 1 pregi del detto scrittore sono : una progressione naturale e vivissima dell azione , brevita negli atti , pund scenici forti e ragionevolmente preparati e dedotti: una morale pura e nell intcndiniento del tutto e uelle parti. I difetti sono: un sovercliio abuso deU iiitro- mettere principi sconosciuti o travcstiti, i quali poi si manifestano per punire il vizio e sciogliere il nodo; un dialoji,o fuori dc' termini del discorrere fami2:liare, e non ;q)propriato alia natura e alia condizione delle 3a BELLA COMMEDIA ITALIANA persone introdotte, sovente gonfio di concetti anipol- losi e di gravi sentenze clie accennan piuttosto Fau- tore che il peisonaggio. Quindi parole elette e modi ricercati in bocca a persone di bassa condizione ; die se taluna volta cio potra intervenire per qualclie eccezione particolare, non e pero verisiniile ne co- niune che un ciabattino, per esempio, parli di filo- sofia, o una cameriera d' astronomia , ovvero che un servo di casa per indicare un medico dica un Escu- lapio (i) e siniili. Altre volte poi cade lo stesso poeta ncl difetto opposto , difetto che fu rimprovexato ezian- dio al Goldoni e all' Albergati , cioe die da persone educate e gentili si adoperino espressioni basse, pro- verb^ da trivio, e di piu siano usate maniere e tratti grosiiolani e plebei (2). II die se passava inosservato una volta , otiende non poco a' di nostri il gusto degli spet(:atori fatto piu squisito e corretto per le ragioni accennate al principio del nostro ragioiiamento , cioe per la cresciuta civilta e la maggiore dilFusione dei lumi . Che diremo ora della lingua e dello stile in die liaiino scritto e Federici e gli altri , compreso lo stesso Goldloni ? Egli e noto die ne' primi anni del detto secolo, in un cogli usi e colle fogge del vestire e del conversare incominciarono a prender cittadinanza fra noi vocaboli e costrutti oltramontani , di die ama- ramente si doleva il marcliese Scipione Maflei (3). Talclie a poco a poco spropriato delle native armo- niche forme tutt altro divenne il nostro linguaggio da quello che abbiamo ereditato da' maestri del XIV e del XVI secolo, si corruppe per la gran copia degli scritti di oratori , poeti , tilosofi e romanzieri , i quali erano letti dalle persone colte nella lingua originale , poi tradotti passavano alle mani di tutti. (i) Veggaasi le commedie 11 Ciabattino = Le lagrinie it una vedova, ed alire. (2) Veggasi I'Aiviso a' mariti. (3) Maflfei, Tcatro italiano, e la sua coiumedia il Ra^uct. DOPO IL GOLDONI. 33 Si aggiunga piu tardi la signoria de' Frances! che ne apporto nuove leggi , nuove discipliae: si ponga mentc alle nianiere del dire strane atfatto ed insolite che si veniicro senza misura introduccndo non solo nc' protocolli e nelle corrispondciize de' governi e delle rettorie , ma ne" giornali politici o letterarj e in ogni prosa di rilievo : e si vedra esscre vero in ogni parte quanto ne scriveva il segrctario fioren- tino (i): vale a dire che le lingue per la moltitudine di nuovi vocaboli imbastardiscono e diventano un al- tra cosa, di che altri non si avvede se non poiche e rovinato in un' cstrema barliai-ie : e che tali mu- tazioni succedono ben presto quando una nnova po- polazione viene ad abitare una provincia. Quindi non e maraviglia se per le condizioni niorali, niilitari e politiche Ira cui si trovo Y Italia nel passato secolo e parte del presente, pochissimo castigati di lingua e di stile fossero gli scrittori drammatici, Se non che da varj anni e per le patrie indefesse cure del Ce- sari, del Botta, del Giordani e di altri non pochi e valenti di ogni italica provincia, specialmente poi d' un Monti e d' un Perticari , fu ricondotta la gio- Veiftii alio studio de' classici : e di gia piu polite c corrette compariscono le publiliche e le private scrit- ture : e gli autori di conimedie progrediscono anche in questo di pari passo coll' eta : e gli spettatori fatti avveduti e piu colti coininciano a pigliare maggior diletto di quelle sceniche composizioni ove si veggon servate le proprieta e i modi gentili di nostra fa- vella : senza il qual pregio nessuno die scriva , potra conseguire 1' alloro immortale. (i) Dialogo suUa lingua. Bibl. luiL T. LIll. 34 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Lezioni di Fisiologia dl Lorenzo Martini. Tomi III e IV. — Torino, 1827, presso Giuseppe Pomba. ( Secondo estiatto. Vedi I estratto dei due primi tomi nel quaderno di marzo 1827, pag. 339). VJontinuando il prof. Martini il suo trattato di fisio- logia , nella lezione XXVIII , che da incominciamento al terzo tomo , prende ad esporre la Teoria di Darwin. La natura puo considerarsi come composta di due essenze ; F una ha il potere di dar principio al moto , I'altra di comunicarlo: quella prima puo appellarsi spirito , la seconda materia. Avvi ti'e classi di mo- vimenti ; i fisici prodotti dall' attrazione , i chimici dair affinita , i movimenti vitali che si conoscfono anzi negativamente che positivamente. Nei corpi vi- venti occorrono movimenti per 1' influenza di pecu- liari potenze , i quali non si possono spiegare se- condo le sole leggi meccaniche , tisiche e chimi- che. Cosi fatti movimenti sono detti vitali. Siavi un muscolo nello stato di quiete ; gli si appUchi uno stimolo ; si raccorcera poi si allunghera , quindi nuo- varaente raccorcerassi , e interverra un novello allun- garaento. E convien pur dire che un qualche agente sia la cagione di cotali movimenti ; perocche lad- dove nulla esista , non puo concepirsi azione alcuna. Pertanto all' agente onde le fibre si attraggono diasi il nome di spirito di animazione o di poter sensorio. L' analogia di struttura che si osserva nel cervello , nel pancreate e in altre glandule ; lo svihippamcnto deir clcttricita nella razza torpediiie c nel ginuotto LEZIONI DI I'ISIOLOCIiV Dl L. MARTINI. 35 elettrico ; il rintcgrarsi del movimento nelle mem- bra paralitiche per mezzo del fluido elettrico ; la sino;oIare ligm-a del cervello e del sistema uervoso , la quale sembra accomodata a distribuire un qualche fluido a tutto il corpo , sono tanti argomenti che ne inducono a credere che lo spirito di aiiimazione sia di natura elettrica , si svolga nel cervello , e venga pei nervi dilTuso. Col nome di sensorio vuolsi espri- mere non pure la sostanza midollare del cervello, del midollo spinale e dei nervi , ma ben anco il fluido vitale ossia lo spirito di animazione. Colla pa- rola stimolo debbesi intendere non solo 1' applicazioiie dei corpi esterni agli organi del senso e alle fibre mu- scolari , ma eziandio il piacere e il dolore , il desi- derio e Y avversione , quando essi divengono cagione di altri movimenti vitali. Tutte le parti sono orga- niche , tutte fibrose , tutte atte al movimento. I mo+ vimeiiti che occorrono nel sensorio, come neU'eser- cizio della volizione o nclla sensazione di piacere o di dolore chiaminsi movimenti sensori ; quelU che avvengono nei tessuti muscolari e nei sensi appel- linsi iibrosi. Lo spirito di animazione presenta quat- tro maniere di azione , ossia possiede quattro facolta. Si fatte facolta consistono in generare contrazioni nelle fibre ; la dillerenza loro sta nella cagione clic precede la contrazione, la quale puo essere i.*^ una irritazione dei corpi esterni; 2.° il piacere o il do- lore; 3.'' la volizione; 4.° T assoclazione di contra- zioni fibrose con altre contrazioni fibrose che le pre- cedono o acconipagnano. Considerate pertanto cotali facolta nello stato loro inattivo , potran chiamarsi ir- ritabilita, sensibilita , volontarieta , associabilita ; nello Stato attivo irritazione , sensazione , vobzione , asso- ciazione. I movimenti vitali presentano una mara- vigUosa conncssione fra loro. Le fibre messe per certo tempo in contrazione si rilassano , comeche la cagione cccitante pcrseveri ad operare. Tale rilas- samento sembra provenire dal consumo dcllo spirito di animazione. Le fibre per sc sono materia incite 36 LEZIONI DI FISIOLOGIA e senza movimento. La facolta motrice e comunicata ' dallo spirito di animazione , e in ogni contrazione della fibra ci ha dispendio di potenza sensoria. Quando I'esercizio di questa potenza venne accresciuto per alcun tempo , la propensione alio stesso esercizio e in pari proporzione diminuita ; e quando per certo tempo vi e stato un minor esercizio dello spirito d' animazione , questo si accumula : percio al riposo silccede il vigore. Tre sono le circostanze chc con- corrono alia prodnzione dei vitali movimenti , cioe 10 stimolo , lo spirito di animazione , la libra. La quantita di muovimento e in ragione composta e della quantita dello stimolo e della quantita della potenza sensoria. Quando ambedue si latte quantita sono grandi ne risulta lo stato di vigore : laddove r una o r altra sia deficiente avvi lo stato di de])0- lezza. La debolezza per difetto di stimolo corrisponde a quella, cui il Brown diede il nome di debolezza diretta ; la debolezza per difetto di potenza sensoria consente colla indiretta browniana. Quando uno sti- molo e rinnovato piu spesso di quanto il comporti il rinnovamento della potenza sensoria , il movi- mento diventa gradatamente minore, e ne viene in- fine uno stato di quiescenza o di torpore. Durante cotal periodo di quiescenza si va cumulando la po- tenza sensoiia o in tutto il sistema o in parte ; sic- che dopo qualche tempo e d' uopo ritornare alia primiera quantita di stimolo. Su questi punti fonda- mentali della dottrina darwiniana prende 1' autore a instituire riflessioni , delle quali toccheremo alquante. 11 movimento non e di assoluta necessita comuni- cato da uno spirito o da un corpo in movimento. Cosi la gravitazione fa die i corpi, reciprocamente si attraggano ; ne uomo alcuno puo asscrire die la gravitazione sia corpo , ne die sia spirito, II fluido vitale non puo a rigor di termini appellarsi spirito d' animazione, poter sensorio , potenza sensoria. Poi- die il Darwin lo tiene per un fluido, perche appel- larlo spirito ? II principio vitale compete anco alle DI L. MArxTlNl. 37 piante ; duiique iion debbe appcllaisi principio iV ani- mazione. Neppure e esatta la denominazione di po- ter sensorio , perche potenza nan e punto il fluido vitale, ma il fluido vitale imparte alia iiljra la po- tenza. Fa poi stupire come il Darwin dia al princi- pio vitale il nome di spirito, e poi pretenda che abbia la proprieta della solidita. II Martini non iscorge gran fatto di somiglianza fra il cervello , il pancrea e le altre gliiandole. E conchiude coll'asserire come la dottrina darwiniana abljia molta analogia con quella che il prof. Canaveri di Torino avea innanzi pnlj- l)licato in snccinto nella sua opera suU' economia della vita , aggiugncndo pero che la dottrina del Canaveri gli sembra e piii facile e piu chiar^ Nella lezione XXIX chiamansi a disamina le Teofie fisico-chimiche sulla vita. Favellasi in primo luogo della dottrina del Gardini scolaro del Beccaria. Secondo il Gardini 1' elettrico e il principio della vita ; ciascuna parte ne ha la sua porzione : tutte le malattie proce- dono da cccesso o da diniinuzione o da perturbato mo- vimento del fluido elettrico. Fourcroy nel su6 sistema delle cognizioni chimiche fa notare a luogo a luogo come neir economia viventc intervengono fenomeni chimici. Le funzioni vitali sono tante chimiche opera- zioni. K apparato digestivo e destinato a scomporre le materie alimentose e a cavarne i priucipj riparatori. Merce della circolazione il sangue viene elaborato e distribuito a tutte parti; nel polmone vien mutato dal- I'aria acquis tando ossigeno, e perdendo idrogeno e car- bonio. In questa e in tutte le altre funzioni mutasi la capacita del calorioo, e questa e la perenne sorgeute della temperatura vitale. II Martini accorda con Four- croy , cheueicorpi viventi occorrono effetti chimici, ina fa osservare che questi sono prodotti e temperati dal principio vitale. Beaumes , ligio alia medicina chi- mica, imniaginava nel corpo umano varie niutazioni, le quali sunpongouo ora aumento , ora diminuzionc di certi prmcipj. Nclle malattie inlianmiatorie il colore e pill animato, il sangue piu deuso c concrescibile; 38 LEZIONI Dl FISIOLOCIA laonde inferiva esservi eccesso d' ossigeno. In altri morbi avvi srjuallore della persona , sangue disciolto , tessuto niolle: allora aifermava Beaumes esservi ino- pia d' ossigeno , copia d' idrogeno. Quando il san- gue appariva nerastrt) e la cute gialla o bruna eravi esuberanza di carbonio. Dal principio prevalente de- rivava egli i temperamenti e le malattie. E il me- todo curative era desunto da queste stesse nozioni teoriche : toglievasi 1' eccesso di certi elementi , e compensavasi la deficienza di altri. II Martini prende a mostrare F insussistenza della dottrina beaumesiana con quegli argomenti, cui il lettore potra di leggieri inferire dalle cose discorse nelle precedenti lezioni. II Girtanner pejiso che 1' ossigeno sia il principio deir irritabilita , e die le potenze operino in cpianto che impartono un tal principio. Humbold abbraccio la dottrina del Girtanner, e si adopero a convali- darla cogli sperimenti. II Martini prende a dimostrare che negli sperimenti del Girtanner non avvi svolgi- mento d' ossigeno dall' acido muriatico ossigenato os- sia cTorio , ne combinazione di quel principio col tessuto niuscolare. Chiude la lezione con un cenno deir opinione del Delilippi pubblicata nel suo Trat- tato suir infiammazione , ove ammette nei viventi due chiniiche ; la chiniica viva e la chiraica morta. Per la morta i principj che compongono il corpo orga- nico tendono ad ubbidire alle leggi generali della materia. Per la chiniica viva vengono per determi- nato periodo , ch' e la vita , sottratti a quelle leggi. Pero non e meglio dire ( osserva il Martini ) che i viventi sono governati da una forza pecuhare , la quale non e fisica, non chiniica, non meccanica? Se i fenomeni della vita non presentano somighanza di sorta coi chimici , e perche mai pretendere che pro- cedano dalla medesima cagione , dall' universale at- trazione ? Nella XXX lezione e ragionamento sul Magiie- tismo animale o Mesinerismo. Esponesi la storia del raagnetismo animale; quali sieno le circostanze sotto m L. MAHTINI. 39 cui si sviluppi; il metodo di svilupparlo •, i suoi fenomeiii , e conchiudesi : « stringendo il niolto in poco il magnetismo non altrimenti che 1' elettricita e uno stimolo ; non ripugna , nia non e provato che il fluido magnctico svolgasi per la forza della vita, come si svolge V elettricita , e piu manifestaniente il calorico : non sono neppur consenzienti gli scrittori se il fluido magnetico differisca in essenza dall' elet- trico; noi pero il crediamo distinto: il fluido ma- gnetico applicato mediante i corpi calamitati e un forte stimolo : puo tornar utile in certc malattie. Questo e quanto noi ammettiamo del magnetismo riferito all' economia vivente. Tutto il resto il te- niamo per una vera verissima impostura. » La polaritd costituisce il subbietto della lezione XXXI. Espone il sunto della dottrina del Procascka che ne fu il piu animoso difensore, indi dello Spren- gel e del Lenhossek , aggiugnendovi proprie rifles- sioni a tutti. Noi non ci divagheremo a investigare si fatte dottrine, che sarebbe opera perduta, pai'en- done quelle non pure ipotesi, ma mere immagini poetiche. La Biologia del Forni, profondo fisiologo piemon- tese, viene spiegata nella lezione XXXII, indi propone il Martini i proprj pensamenti suUa vita. Secondo il Forni a due sole si riducono le funzioni della vita , cioe all' assimilazione ed alia disassimilazione. E poiche r eccitabilita browniana non e atta a spiegare i fenomeni della vita , e forza ammettere una sostanza materiale eccitabile ; e si fatto agente debb' essere unico , dilFuso in tutta 1' economia vivente, e debbe essere fluido. 11 principio o fluido vitale non e ori- ginato dair organismo , perche dove la vita rimanga sospesa , ricercasi una cagione esterna , e massime r ossigeno , il calorico , le sostanze vitali a tornarla in attivita. Tutte le sostanze che servono d alimcnto e bcvanda sono vitali. 11 fluido vitale costituisce tutte le modilicazioni dcgli esseri c dcllc sostanze orga- uizzate mediante il suo inipiego nolle iunzioui dclla 40 LEZIONI DI FISIOLOGIA vita concrescendo in sostanza organica con produ- zione del calore aniinale. II fluido vitale e una mo- dificazione del fluido universale magnetico-elettrico , ed e composto di calorico , ossigeno e luce. Non esiste linea precisa ti'a il regno vegetale e 1' animale. Un solo c il regno del la natura , e tutti i minerali traggono orlgine dalle funzioni di vita , corauni al globo , alle piante, agli aniinali. La vita non e die una combustione , e le funzioni non sono die varj processi. II fluido vitale e senziente relativamente air organismo in cui esercita tale proprieta. Nella contrazione animale succede scomposizione del fluido vitale. II consunio perenne esaurirebbe il fluido vi- tale se non venisse riparato piu o men presto se- condo i mezzi e lo stato dell' organismo. Tutte le fibre , sistemi e visceri sono dipendenti gli uni dagli altri. Le malattie sono sempre universali e materiali. Non provengono da abbondanza di fluido vitale in un organismo robusto , perclie perfette allora sono le funzioni. Procedono sempre da qualche ostacolo nei conduttori di fluidi ed umori vitali e sostanze escrernentizie per una precedente ipostenia parziale, e da niancanza o sottrazione di fluido vitale in qualche organo , viscere o sistema. L' iperstenia non occorre salvo die per soppressione o diminuzione di eva- cuazione con non interrotto o niaggiore assorbimen- to, ed essa deriva gia da ipostenia negli organi eva- cuanti. I rimed) debbon essere adattati alio stato di vitalita generale , e di ciascun organo , ed all' alte- razione speciale dei materiali modilicati morbosa- mente , non die all' eta , al sesso , al iemperamento , air abitudine , al genere di vita , ecc. Lo stato mor- l)oso costituisce un ordine di funzioni , con cui il fluido vitale esercita la sua forza medicatrice , su- periore , uguale o piu debole , lottando coll" azione piu o meuo intensa e diuturna delle cagioni pertur- batrici dello stato tisiologico. I due processi sintetico ed aualitico si succedono nella natura con superio- rita del primo nello stato lisiologico , del secondo DI L. MARTINI. 4 1 iiel patologico, Tali sono i fondamenti principal! dclla Jjiolo<>;ia del Forni , sui quali il Martini insti- tuisce osservazioni , indi scende a esporre i proprj pcnsamenti snlla vita. Ogni ell'etto suppone una ca- gione : ogni movimento e clletto , e pero suppone una cagione clic appellasi forza. La vita c un com- plcsso di movinicnti , dunque convien aramettere una cagione da cui procedono : a questa forza da- renio il nome di forza vitale o incitabilita. L' inci- tabilita non e inerente al corpo , ne indestruttibile , dunque non e forza insita, ma conmnicata. Una forza conmnicata suppone un agente clie la comuniclii , e a questo esseie daremo il nome di principio vitale o con Lcnliossek il nomeremo semplicemente il bio- tico. II biotico non opera sulla libra , ma f imbeve , od inibevendola la rende abile alia vita. La natura del biotico non e elettrica , ne magnetica , ma mi- steriosa. L' opera della generazione e il mezzo , onde il biotico s' insinua per la prima volta nella libra , ma un sagro velame quella ricuopre. I tessuti orga- nici abbisognano del biotico per prodnrne gli etfetti vitali , e in seguito divengono atti a conservare e di pill a riparare anzi ad accrescere il biotico. La fibra inibevuta del biotico e vitale , ma non vive percio : acciocche viva e mestieri f influenza di pe- culiari sostanze , cui altri cliiamano stimoli , noi di- remo potenze , essendo il nome stiraolo divenuto equivoco. Le potenze scompartonsi in tre classl, e sono stimoli , controstimoli e irritanti. La lezione XXXIII e consacrata alia dffinizione della vita, incominciando da Sthal, Sauva2;es, Boer- rhaave , Hollmann fnio a Cuvier , Cabanis, Cichat, Mo jon, Brown , Sprengcl. Propone quindi la seguente propria delinizione. « La vita e un periodo die per- corrono i corpi prganici , durante il quale , sotto Y in- fluenza di esterue potenze , subiscono mutamenti die non si possono spiegare secondo le sole leg2;i mec- canidic , lisiche , cliiiniclie. » La coiidizione degll umorl vicn prcsa in disaniina nella lezione XXXIV. ^2 LEZIONI DI FISIOLOCIA Ackluce gli argomenti di quelli che attribuiscono vita a2,li umori , sonrattuito del Rosa , dell' Hunter e del Girtanner , togliendo a ridutarli partitamente. Le sei seguCnti lezioni , che conipioiio il terzo volume , e le due onde principia il volume quarto , cioe dalla XXXV alia XLll inclusiva ragionano del sistema ner- voso. Nella XXXV si espone la notomia del sistema nervoso dell' uomo e di quello degli animali , fa- cendone rilevare le differenze : indi si fa parola delle proprieta fisiche e chimiche della polpa cerebrale e nervosa. L' argomento della XXXVI e quale e il modo di opera? e de' neivi? Intorno al modo d' operare del nervi avvi tre opinioni. Gli uni afFermano ch' essi godono d' uu movimento particolare , gli altri negano il movimento, ed ammettono un fluido, cui nomano il fluido nerveo ; i terzi fmalmente ammettono a un tempo e fluido nerveo e movimento. Quelli che re- putano oprar i nervi in virtu d' uu movimento non consentendo fra loro, alcuui hanno ralTrontati i nervi a corde niusicali: ma si fatto confronto non piacque , perocche mancano ne' nervi quelle condizioni le quali sono necessarie alia vibrazione. II grande Ilaller prese a dimostrare che i nervi non possono oscillare, e che quando potessero oscillare per la loro natura , il tremore verrebbe impedito dai tessuti adiacenti ai nervi. Applico inoltre ai nervi varie potenze , e non otteime mai il niinimo indizio di contrazione. Negalo pertanto il movimento ai nervi, affermo T Haller operare i nervi pel fluido nerveo , e prese a impu- gnare le obbiezioni e a difenderne acremente I'esi- stenza e a stabilirne le proprieta. Questo fluido deb- b' essere mobilissimo , celerissimo , tenuissimo , privo di colore, di odore, di sapore. Rispetto alia sua na- tura fra gli antichi quale il voleva di natura aerea , quale di natura albumiuosa, gelatinosa, acquosa , acida , oleosa , eterea ; e linalmente dappoiche V elet- tricita venne attentamente considerata dai fisici , il piu de' iisiologi giudicarono che il fluido nerveo DI L. MABTINI. 4^ tlovessc rcputarsi idcntico od analogo all' elettrico. Si fatto fluido iierveo identico coll elettrico viene , se- condo alcuni, separato dal solo cervello, e secondo altri dair intiero sistema nervoso. II prof. Martini, discorse le varie opinioni sul fluido nerveo, espone liberamente i proprj pensamenti conchiudendo « il fluido nerveo non esscre per nulla provato : non esser necessario a spiegare i fenomeni: desso non bastare, ma doversi pur sempre ammettere un qualche niovi- niento nei nervi: detto movimento bastare: esser per conseguente disforme da' dogmi di Bacone T ammettere il fluido nerveo. » Nella XXXVII lezione prendesi a considerare 1' influenza del sistema nervoso sulla vita animalc e sulla vita organica. Nella XXXVIII se il si- stema nervoso sia semplice ovvero doppio, o se vi sieno tanti sistemi nervosi quante sono le varie ap- parenze od eiTetti ? L' epilog© delle cose discusse e die il sistema nervoso e uno e non uno ; perocche ciascun tratto , ciascun nervo ha un esistere , un operare tutto proprio. Non avvi dipendenza assoluta infra le varie parti del sistema nervoso , ma cospi- razione. Pero e da por mente che qui considerasi il sistema nervoso in generate , e non in quanto serve alia vita animalc. Aache nella vita animale i nervi tramandano le impressioni per una forza propria , ma r anima sente pel ministerio del comune sensorio. L' azione nervosa si csercita dalla sostanza midollare. La sostanza corticale e sola sussidiaria ; o meglio e destinata a mantenere nella sostanza midollare le con- dizioni necessarie alia sua azione. Si stabilisce nella XXXIX che 1' encefalo , cioe cer- vello, cervelletto e midollo allungato, e ror2;ano im- mediato del senso , ma che il comune sensorio non esiste in tutto l encefalo. Si discutono le varie opinioni intorno alia sedc del comune sensorio, e intorno al luogo ove si fa la sensazione. Indi si esamina se V en- cefalo sia solo stromento della vita animale o abbia una qualche influenza sulla vita organica. Finalmcnte si adducono gU sperimenti del prof, torinese Rolando 44 LEZIONI Dl FISIOLOCTA. ad oggetto di clcterminare V ufficio dclle varic parti deir encefalo. II Rolando da essi conchiude clie il co- mmie sensorio non e nel cervello , non nel cervel- letto, nia nel niidollo allnngato, e specialmente e forse iiiiicameutc nella protuberanza anellare. Nella XL si espongono gli sperinienti relativi all' encefalo del Flonrens , coUe riflessioni del Flourens al Rolando , indi quelli del Magendie e Demoulins , sui quali tntti r autore imprende particolare disamina. Dopo T en- cefalo il niidollo spinale a se tragge la nostra atten- zione : qnindi nella lezione XLI , clie da inconiin- ciamento al quarto volume , si accennano le opinion! eniesse suUa niidolla spinale prima del Legallois , indi la dottrina del Legallois , del Wilson, Flourens, Rolando, Bellingeri , Magendie e Demoulins. Tutte vengono dalf autore prese ad iniparziale esame e con- cliiudesi : « Da quanto abbiamo detto , noi crediamo non potersi rilevar altro se non se clie la midolla spinale c una porzione del sistema nervoso , ne as- solutamente dominante , ne assolutamente soggetta : partecipante pero ora attivamente , ora passivamente delle affezioni di tutto il sistema. » Nella XLII par- lasi in primo luogo de' nervi encefalici , poi degli spinali, del nervo intercostale , dei ganglj , dei plessi e in fine dei nervi in generale , dando 1' autore com- pimento al trattato del sistema nervoso colle proprie investigazioni. II sistema sanguigno o irrigatore dopo il nervoso presiede al governo del corpo animale ; e pero nella lezione XLIII scende 1' autore a favellare di esso. Descrive il cuore , ch' e 1' organo precipuo della cir- colazione , prima nell' uomo , indi nelle varie guise d' animali. Tocca la questione se il cuore abbia nervi ; accenna 1' ordine dei movimenti cardiaci. Parla delle arterie e delle vene , e in particolare della vena porta , clie ha caratteri proprj. In fine discorre dei vasi capillari e dei vasi esalanti. Molte questioni si discutono in questa lunga lezione, nelle quali ne e paruto scoprire un cotal disordiue di parti. L'epilogo DI L. M.iRTINI. 45 c chc « le artcrie , le venc , i vasi capillar! , i vasi csalanti costituiscono iin solo sistema : tutti que- st! vasi sono senza dubbio attivi : la considera- zionc delle arterie e delle veiic maggiori ne induce a credere die tutte abbiano libre niuscolari : ma non abbiamo d' uopo della struttura muscolare per am- metterne Tattivita: il cuore non e altro che un seno vascolare , parte arterioso, parte vcnoso: T attivita del sistema sanguigno , come di tutti gli altri, pro- cede dal sistema nervoso : o per dir meglio , i nervi formando parte del tessuto vascolare irrigatore , sono una condizione della sua facolta. » II sistema linfatico o assorbente viene contemplato nella lezione XLIV. Si espone la notomia dei vasi lin- fatici. Si discute la questione se sieno muscolari e godano di contrattilita. Si descrivono le ghiandole conglobate o linfatiche. S'indicano i luoghi ove tro- vansi i vasi linfatici. Si discute se i vasi linfatici as- sorbano oltre gli umori anclie solidi e fiuidi aeri- formi. Si fa un cenno di notomia comparata. Indi si passa ad agitare un punto di controversia assai cla- moroso a' nostri di , cioe il muovimento retrogrado dei vasi linfatici , confutandosi partitamente i varj argomenti messi in campo a difesa del moto retro- grade. La lezione vien terminata colla questione se siavi anastomosi tra i vasi linfatici e le vene. Nella XLV lezione siamo al sistema cellulare, ch'c il fondamento del corpo animale , imperocche , se non tutti, la piu parte degli organi del nostro corpo, mediante la macerazione o 1' azione di reattivi chi- niici , riduconsi in tessuto cellulare. Dimostrasi che la sostanza cellulare non e punto un liquido adden- sato inorganico , ma ch' e organizzata e composta di tante laminelle o pellicole intrecciate che lasciano degV intervalli o cellctte piu o nieno ample e di varia forma. II tessuto cellulare contiene due umori, r uno e lo siero , \ altro la pinguedine. Adduconsi gli attributi chimici del tessuto cellulare , e si cou- siderano le sue propricta vitali , conchiudendosi che 46 LEZIONI DI FISIOLOGIA DI L. MARTINI. il tes6uto cellulare vive, ma vive alia sua maniera, cioe non presentando grandiosi fenomeni nell'eco- noraia animale. La lezione XLVI considera le ossa e i tessuti atti- nend , cioe tutti quel tessuti clie servono al sostegno del corpo e alia difesa dei visceri contenuti nelle maggiori cavita , e sono le ossa coi denti ,• ed i si- stemi midollare , sinoviale , cartilaginoso e fibro-car- tilaginoso. I muscoli vengoiio indagati nella lezione XLVII , dandosene la descrizione, e disvelandosi la loro in- fluenza neir economia dell' uomo e degli animali. Si accennano i loro attributi chimici : parlasi dei ten- dini , non che della cagione dell' irritabilita e della controversia agitata infra gli Halleriani e i loro av- versarj . Indi conchiude Y autore : « Da quanto fu per noi disputato dei muscoli si rileva facilmente come dopo i nervi vengano i primi nell' animale economia. Abbiamo veduta Timportanza del sistema irrigatore : ma esso riconosce i movimenti da quella tunica che viene generalmente tenuta per muscolare. Fors' anco i vasi linfatici hanno fibre muscolose. Del resto non v' ha dubbio che i piu manifesti vitah. movimenti sono eseguiti da' muscoli. » Nella le- zione XLVIII si divisano i tessuti fibrosa e sieroso , 1 peli , le unghie e le ghiandole ,• e nella XLIX si favella della cute , cuticola e membrane mucose , delle quali r autore costituisce una classe particolare , cui da il nome di velamenti. Con questa lezione , che termina il tomo quarto , da compimento 1' autore alle proprie investigazioni sui tessuti organici. C P. 47 Delia vera esposlzione del calcolo differenziale , Me- moria di Carlo Conti , dottore in matematica , astronomo aggitmto all' I. R. osservatorio di Pa- dova, socio dell Accademia di Padova e deU Ateneo di Trcviso. — Padova , mdcccxxvii , nella tipo- ff-afia del Seminario. I -in metafisica delle scienze di puro raziocinio (cosi da un nioderno (i) vennero acconciamente qualificate le niatema- tiche astratte ) e sublime argomeato degnissimo d' occu- pare 1' attenzione degl' ingegni die le coltivano. Tale e pero solo allorquaiido , rivolta ad indagiui ohe non eccedano la sfera della penetrazione umana, tenda o ad ampliare le cognizioni , o a perfezionare le dottrine , o ad agevolarne r apprendimento. Tre generi infatti di ricerche metafisiche a noi pare che si possano distiiiguere nolle matematiche astratte, nei quali con difFerente successo si esercitarono, or troppo , or troppo poco , i geometri. Vi haano in que- ste scienze , come in ogni ramo di sapere , alcuni arcani , alcune questioni in cui la curiosita e, a dir vero, assai fortemente tentata d' innoltrarsi , ma il cui risolvimento dimostrato omai impossibile dai reiterati inutili tentativi d' illustri intelletti , ed oseremmo dire anche da un certo intimo sense che ci fa accorti che sono al di la dell' esten- sione delle nostre concezioni , non riuscirebbe di alcun reale vantaggio al progresso di queste discipline. Tali sono , a cagion d'esempio, le indagini sui veri o pretesi para- dossi , dei quali pur v' ha pericolo di moltiplicare erro- nearaente il numero ; tali le discussion! suU' essenza degli irrazionali e degl' immaginarj , ecc. Ammaestrati nella sto- ria degli altrui sforzi infriittuosi non si lascino mai piii i geometri ( lo desideriam vivamente pel bene delle scienze ) .indurre a prodigare le loro forze mentali sopra argomenti da bandirsi dalla illuminata filosofia insieme con tanti altri frivoli o almeno iusolubili problemi in cui troppo a lungo, e sempre in vano , si occuparono le antiche scuole. (i) 11 signor Provost nc' suoi Eleinenti di logica. Ivi si tro- vauo parecchie utilissiiiie considerazioui euHe mateuiaciche. 48 DELLA VERA ESPOSTZIONE Un secondo genere tli ricex'che costituirehbe un parti- colare ramo di filosofia che cliianiar potrebbesi studio lo- gico sulle matematiche. Apparterrebbe ad esso il mostrare la progressiva concatenazioue delle idee nel passaggio dalle verita e dalle ipotesi primordiali ai punti piu rimoti della scieaza delle quantita , 1' additare quali sieno i principj domiiianti nelle varie teoriche , e di queste render sensi- Jjile rossalura, per dir cosi, il nesso , la rassomiglianza, e talora T identita, Apparterrebbe altresi a questo studio il considerare 1' influenza del linguaggio e de' simboli ma- teraatici , 1' anallsi di tantl metodi ingegnosissimi , di tante forme elegantissime di raziocinj , di tanti artiiizj finissimi di logica analitica, si per ricercare come per dimostrare le verita clie si spesso s' incontrano nelle opere de' matema- tlci di primo ordine. Ed internandosl di plii nella scienza potrebbe chi volesse accingersi a cotali lavori prendere ad esame i varj aspetti sotto cui si contemplano le quantita, le varie maniere d' algoritmo , le varie forme di funzioni , le successive astrazioni e generalizzazioni , V arte con cui , non perdendo mai di vista cio die si cerca , s' introducono ne' problem! quantita novelle , nuovi rapporti , altre que- stion! secondarie destinate , per dir cosi , a sparire a ra- gionamento compiuto. In una parola, tutto cio che pu6 riferirsi alia logica della geometria e dell' algebra appar- terrebbe a questa classe di ricerclie. Da tali lavori risul- terebbero varj quadri sinottici della scienza^ con essi si renderebbe meno imperfetto 1' insegnamento , e si facilite- rebbero le scoperte : imperciocche sebbene sia vero che il genio sa da per se aprirsi la strada ad onta degl' innu- merevoli difetti dell' educazione intellettuale , nondimeno non potra negarsi giammai die il genio ben diretto da prlncipio faccia assai piii di quello che tutto deve ai pro- prj slanci. La lingua dei cdlcoli di Condillac, e varie pre- ziose conslderazioni nel discorsi suW insegnamento primitivo delle matematiche spettano a questo genere d' investigazioni. Ma , rincresce il doverlo confessare , troppo poco si e finora scritto su tal proposito : e pure amenissima , utilis- sima e la materia , ne mancano ingegni che potrebber trattarla maglstralmente. Vi ha poi un terzo genere di metafisiche ricerche nelle matematiche. Si questo come il precedente non ha di mira direttamente rampliazione della scienza, ma si preligge di DEL CALCOLO DIFFERENZIALE. 49 perfezlonarne le dottrine gla note, o riscliiarandone 1 prin- cipj , o ponendovi piu sodi fondametiti , od anclie sempli- ficandole , coordinandole ^ ed a cio aspira appoggiandosi ai soli piiiui priiicipj ed alle operazionl fondameiitali del cal- colo. A questa specie di inetalisiche disquisizioiii appartiene la Memoria del sig. Conti; e noi , per Timportanza stessa deir argoinento ch'egli si e scelto, abbiam creduto di non doverci dispensare dal fame qui un cenno ai nostri let- tori, sebbene essa stata sia impressa sine dall'anno 1827. Sono note a' geonietri le vicende del calcolo ditFereuziale ; e dopo tante discussioni si e ormai generalmente conve- nuto che la teoria lagrangiana delle funzioni analiticlxe e mezzo trionfatore per isgombrare ogni nebbia d' oscurita e di dubbio , e die il processo leibniziano , comunque non mai se ne sia potuto in modo soddisfacente esplprare il segreto, e stromento con cui si ottiene il vero per via piu uniforme e spedita. Da ci6 penetrato V aixtore , e per- suaso altresi che il calcolo lagrangiano si potesse rendere semplice senza danno di sua esattezza , ed esatto il leibni- ziano senza togliergli il pregio della speditezza , si diede a meditare sui due metodi. i< Se il processo del calcolo " leibniziano ( die' egli , prefazione , pag. 8 ) conduce a " risultamenti esatti , avvi dunque un conipenso dierrori, w e questo devesi dimostrar generalmente. Dujjitai poi sem- ■« pre clie ogni difficolta fosse riposta nelle prime delini- w zioni , come di fatto mi seiuVjra poter adesso mostrare w evidenteniente. " Egli avea gia reso nota al pubblico la sua dottrina nel Saggio di nuove rictrche sul calcolo (iifft- renziale (*) , ma proseguendo il suo studio sul divisato ar- gomento aumento la suppellettile delle sue idee, e le pre- sento piu estesamente e applicate a maggior numero di problerai nell' opuscolo di cui prendiamo a breveiuente dar conto. Esso consta di due parti: nella prima si contengono al- cune dottrine preparatorie , indi quella dell" autore ^ nella seconda si fa T applicaziotie di questa alia gcouietria e alia meccanica. Nelle dottrine preparatorie egli incomiiicia da una succinta , ma sensata esposizione de' dillerenti melodi di calcolo dill'erenziale ( conserviamo il suo linguaggio ) , cioe del leibniziano , del metodo de" limiti a cui riduccsi O V. Bibl. ital. vol. 43, p. 273. Bibl Ital T. LIII. 4 5<> DELLA VERA ESPOSIZIONE quello delle flussioni , del metodo degli evanescenti e del nietodo lagrangiano. Da questo esame egli deduce alcune coiiseguenze generall, da cui si scorge in che si rassomi- glino , in die differiscano , in che pecchino contro 1' esat- tezza , o almeno contro la nostra maniera successiva di concepire le cose. Passa poi a dir qualche parola sui cal- colo delle derivazioni in generale , ed in particolare su quello delle JifFerenze e sul dilFerenziale. Indi , rltenuto il significato delle espressioni di quantita di primo , secondo ordine , ecc. rapporto ad alcune altre , su cui si e spiegato prima di parlare del metodo leibniziano , stabilisce alcuni principj , dei quali quello che e di continue uso per T au- tore nella ricerca dei difFerenziali delle funzioni ad una sola variabile e il seguente che citiamo colle sue stesse parole (pag. 40, § 140). u Sieno le tre quantita reali Q , Q', Q" e sia Q - Q" » d' ordine p rapporto ad w , e comunque piccolo si pren- » da w dehba essere. Q^ Q', Q'7>Q"> saranno Q-Q', " Q~Q dell' ordine p o d' ordine piu elevato. " Ritenuto che si voglia denominare dell' ordine p rispetto ad w una serie dlsposta secondo le potenze positive e in- tere di u ( e il caso delle applicazioni ) se p e il minimo esponente di co ne' termini della serie , i geometri ravvi- seranno qui subito una semplice modificazione del notissi- nio principio di cui i lagrangiani fanno tin uso continue nella ricerca dei difFerenziali delle funzioni ad una varia- bile. L' esposizione di questi principj tormina con alcuni teoicmi geometrici sulle linee , sulle superficie e sui solidi considerati come quantita di un certo ordine rispetto ad al- tre da cui s' intendono dipendere. Essi ( almeno sotto questo punta di vista ) sono nuovi , e servono non poco ad age- volare la ricerca dei difFerenziali. Venendo poscia alle applicazioni , il signor Conti prin- cipia con quelle di matematica pura. Quanto alia teorica de' contatti, da cui incomincia, egli fa soltanto un cambia- niento, senz' alterarne la sostanza, alia definizione del contatto di un ordine qnalsivoglia fra linea e linea, su- perficie e supei-ficie ;, dopo di che la teorica si presta senza alcuna difFicolta alia sua nuova dottrina. Nella ricerca dei massimi e minimi , poiche il calcolo entra come semplice stromento per lo sviluppamento in serie, non occorre al- cuna speciale applicazioiie : quindi ne richiania soltanto i DEL OALCOIO DIFFERENZIALE. 5 1 principj. Passa poi alia ricerca dei difTereaziali per la ret- tificazioa delle linee , la quadratura delle curve , lo spia- namento delle superficie e la cubatura de' solidi ; ed in tutto e felicissimo. Dalle applicazioni alia matematica pura si i-ivolge r autore della Memoria ad applicare il suo prin- ciplo ad alcune questioni della meccanica , cioe alia ricerca del centro delle forze parallele nelle figure geometriche ( ove si dlmostrano i teoremi d.i Guldino ) , a quella delle equazioni dell' equilibrio della curva funicolare e della su- perficie flessibile di rivoluzioae , seguendo le tracce dell' il- lustre BorJoiii. Succedono alcune considerazioni sul prin- cipio delle velocita virtuali die 1' autore vorrebbe conser- Vare nella meccanica rendendolo indipendente dagl' infini- tesimi. Golle equazioni del moto di un punto variabile , con quelle dell' equilibrio de' fluidi , colla teorica della pres- sione de' fluidi incompressibili pesanti e colle equazioni generali dell' idraulica termina 1' opuscolo. Or qvii ci domandera alcuno : Ha egli adunque 1' autore ottenuto r intento propostosi ? Le ricerche istituite , se- guendo il metodo di Lagrange , sono in tal guisa ridoite alia stessa semplicita e alio stesso linguaggio del leibniziano ? E riuscito cosi a ridurre quesd due nietodi ad un solo? ( Prefazione , pag. 8 ) Noi non entreremo nel dilicato argomento; altri giudichera ; ma s' implora il giudizio di mente imparziale e scevra afFatto da preven- zioni. Cio nonostante I' egregio giovine ci permettera che noi ingenuamente confessiamo di non aver trovato soddi- efacente quanto egli discorre sul principio delle velocita virtuali. Dopo che e riuscito al chiarissimo dottor Gabrio Piola di renderne indipendente la Meccanica analitica , ri- costruendo e dimostrando con mirabile eleganza e jjrofon- dita le fondaraentali equazioni del moto da cui scaturiscono naturalmente quelle dell' equilibrio , perche voler richia- mare un principio si contrastato , e su cui ( convlen esser sinceri ) , malgrado gli assldui studj di valentissimi geo- metri per dimostrarlo , riniane tuttavia male appagato lo spirito? Dopo la dotta Memoria sidla meccanica analitica in cui nulla si trova di precario e di vacillante , e solo desiderar si potrebbe alquanto piii di brevita in cio che spetta ai sistemi contlnui , non sarebbe egli vantaggioso sperimentare la nnova dottrina sul calcolo differenziale per apportare ai ragiouaaicnti contenuti in quell' opera quei 5a DELLA VERA ESPOSlZIONE CCC. compendj di cui potessero essere capaci ? Ne la inaniera con cui il signor Gonti rintraccia le equazloni general! del moto del flaidi ci pare goder di quella chiarezza che pur campeggia nelle altre applicazioni , ne ci sembra al coperto da ogni obbiezione. Ma ablDandonando sifFatte discussioni , che qui sarebbero inopportunaraente introdotte , non ricuseremo all' autore quel giusto tribute di lode che a molti titoli si merita la sua Memoria. Leggendola attentamente ablDiara trovato nella esposizione dei diversi metodi di calcolo differenziale , e nelle considerazioni sul calcolo delle derivazioni in gene- rale, insieme con idee gia famigliari ai geometri, ma i-i- chiamate a proposito e con lucido ordine presentate , di- stinzioni sagaci, riflessi nuovi o messi sotto nuovo aspetto, ed anche alcune idee che ci parvero origlaali. Ne' problemi geometrici abbiam veduto con piacere che 1' autore non si e limitato a scioglierli in que' casi soltanto che si contem- plano negli ordinarj trattati d'Analisi sublime , ma si e bea anco esteso ad alcuni casi che pur possono occorrere e che sono negletti. Quand' anche colla nuova dottrina egli noa avesse raggiunto il fine principale di aver ridotto ad im solo i varj metodi di calcolo differenziale ^ e data la dimo- strazione piii luminosa del processo del calcolo leibniziano (Prefazione, pag. lo in fine), non rimarra essa sterile neirAnalisi^ sara sempre un passo di piu fatto in questa scienza. 53 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. BIBLIOGRAFIA. MEDICINA E CHIHURGIA. De Vanatomie pathologique consideree dans scs vrais rapports avcc la science des maladies , par F. Rises , professcur d la faculte de Montpellier. — Paris, tome /, ill 8.", pag. 474, Bailliere. I 1 professoro di Mompellleri condanna gli antlchi per aver trascurata la considerazione dcUa sede delle malattie : condanna i moderni , che non tengono ragione , o assai poca , della natura delle cagioni morbose, riponendo 1' ea- senza delle malattie nell' indole de' tessuti. Egli toglie a riunire insieme le due dottriae , ragjruai'dando alia sede ed alia natura delle malattie. Questo prime volume c di- viso in due sezioni. La prima contiene considerazioni fisio- logiche. Ha cinque capi , e il loro rispettivo argomento b : I ." Se siavi dependenza tra tutto il corpo e i varj or- gani, tra tutto ua apparato e ciascun suo tratto , ti-a una funzionc speciale e le azioni generali; a.° Non esservi ri- spondcuza costantc tra le lesioni che si scontrano nel ca- davcre c i sintonii die accoiiipagnano le malattie ; 3.° Es- servi lesioni gcncrali indopcndenti da localita e viceversa ; 4.° Varie essere Ic associazioni tra lo stato universale ed il locale i S.'^ Esservi cagioni morl^ose che operano eqvxabilmente 54 A.PPENDICE t. 8U tutto il corpo; 6.° Poter nelle ma^r.'ttie universal! de- starsi sintomi in certe parti pe' quali esse rigiiarcUnsi fal- samente sede di loro. Neila seconda sezione Ribes consi- dera la sede immediata delle malattie. Nel secondo volume Tautore trattera della natura delle malattie. Ctascun punto dell' opera meriterebbe una lunga discussione che non h conciliabile con un giornale. Noi ci accontenteremo di apporre alcune brevissime considerazioni. L'anatomia pa- tologica pub forse non essere in relazione colla scienza delle malattie che e la patologia? Le relazioni possono forse esser false almeno in un' opera non ben fatta ? Forse che a Mompellieri non esiste neppure una copia del trattato del Morgagni : De causis et sedlbus morborum per anatomen inclagatis? Voltando il latino in francese, non si ha forse lo stesso stessissimo titolo? Sarebbe pure stato e piu utile alia scienza e piu glorioso al professore 1' intitolare la sua scrittura : Considerations sur une doctrine pathologiqiie oubliee a tort paries modernes? Come mai Ribes non attribui che e pur sagro dovere il dar ad ognuno cio ch' e suo , ad ua Testa r onore di avere richiamato i patologi a ragguardare attentamente a' processi morbosi? Tacciamo il Fanzago, il Tommasini , il Bufalini ed altri , perche qui non si tratta di diffinire il merito in generale , ma sibbene quello della precedenza di epoca. Se non che questa colpa non e solo di Ribes; pochissimi sono i Francesi che ne vadano mondi, E perche mai con tanta ingiustizia disprezzare una terra da cui un tempo la Francia apprendeva le lettere e le scienze? La Francia, noi Italiani amiamo la sincerita, e grande e somma: ma quelli, fra i suoi figliuoli che la fanno gelosa , quanto sta in loro , la disonorano , troppo la diso- norano. De V irritation et de la folie , ouvrage dans lequel les rapports da physique et du moral sont etablis sur les bases de la medecine physiologiqiie , par F. J. V. Broussais^ — Paris, 1828, m 8.° de pages 622. Per attrarre I' attenzlone de' piu e mestieri spacciar cose che abbiano dello straordinario. Sieno assurde, non rileva. Broussais , ingegnoso qual egli e , conosce assai bene que- sta tendenza universale , o , per dir meglio , geaerale : PARTE STRANIERA. 55 perche 1 pochi , *->, e aniano e cercano il vero, non lasciaronsi mai adescare da siffatte lusiiigherie. Ne direm gia die Brous- sais dica cose nuove , ma le da per nnove , ed ha la for- tuna di farsi credere intendiamo pur sempre, da'semplici. Sin qui si era contenuto ne' confuii della medicina, e pre- tendeva all' altissima gloria di avere, se non gittate le pri- me fondamenta della scienza , almeno sifFattamente restau- rata lei ed abbellita da meritare il nome di secondo padre della medicina. Ora si face vedere nella palestra della psi- cologia : diciam male psicologia , perche egli deriva tutte le funzloni intellettuali e volontarie dalla semplice orga- nizzazione. Riprova que' metafisici die tutto assegnano al- r aninia e nulla al corpo : e di qui passa a stabilire die tutto vuol essere riferito al fisico. Afle die questa e troppo precipitata conseguenza. Non e nostro assunto recar qui ragioni a combattere i materialisti , o , se non vogliamo dir tanto , di quelli che sommettono il morale al fisico. Noi possediamo opere , e moltissime ed eloquentissime su tale argomento. Non possiamo tuttavia ommettere un av- vertimento a Broussais e a tutti quelli che gli tengono dietro : ed e , che il vero filosofo araa la verita , e die non la sagrifica mai a un po" di gloria vana , e tanto piu quando debbesi ancora infrangere quelle leggi die stanno, ad incancellabili note, scritte negli animi nostri. L'art de conserver sa sante ct de prevenir les maladies hereditaires y ou I hygiene appliquee d tons les ages ^ tous les sexes, tons les temperamens siiivant les saisons et les professions diverses par P. /. MoN- GELLATS , docteur de la faculte de medecine de Pa- ris, membre de plusieurs societes savantes. — Pa- ris, 1828, Mequignion-Marvis , i« 8.°, pages 624. L' opera e divisa in cinque parti. Nella prima si da r igiene dell' infanzla : sotto il qual nome , coafornie usano i Francesi, si comprende pure la i'anciullezza. Nella seconda si propongono i precetti die si debJDono seguire dalla pu- bertii sino alia vecchiezza. La terza abbraccia le applica- zioni relative agl' individui. La quarta espoiie quanto spetta a' varj stati in die si puo trovare la donna, Finahnente la quinta da 1' igiene de' vccdii. 56 APPENDICE Qnanto e sparse prcsso i varj autori ;..v':i'ovasi qui con ordine raccolto e cUfFusamente spiegato. Uno fra i molti meriti dell" opera si e die e stata dall' autore dedicata alia sua consorte dalla quale gli fu suggorita. Ella ne regalo recentemente d' una leggiadrissima scr'ttura in cui toglie ad esaminare V influenza del bel sesso su' costumi e sulle vicissitudini delle faraiglie, delle nazioni e di tutta la societa. Anatomie pathologique da corps humain , on descrip' tion avcc figures lithogrriphiees des diverses altera- tions morbides dont le corps humain est susceptible , par J. Cruveilhier, profcsseur d anatomie d la faculte de medecine de Paris etc. — ■ Paris, 1828, chez J. B. Bailliere. A conoscere la natura delle malattie giova rintracciare le lesioni cadaveriche. Non diremo gia che se ne possa sempre quindi rilevare una cognizione esattissima : vuolsi aver ricorso ad altri criterj : ma de' molti criterj questo e pur uno. Morgagni senti si solenne verita , e la sua scrit- tura : De causis et sedlhus morborum per anatomen indagatis sara un perenne monumento cui con indicibile proiitto consulteranno i medici pratici. Bonnet, Manget , Ludwig , Lieutand , Senac, e a' di nostri Sandifort, Baillie, Mekel, Bleuland procedettero generosi sulP onorate vestigie di quel grande Italiano : altri si accontentarono di spaziare una qualche limltata regione , e questo con animo di meglio conoscerla e descriverla. La Francia vanta Portal e Vicq- d'-Azyr. L'Inghilterra Cooper e Norper. L' Alemagna Yard- man e Bremser. La nostra Italia Scarpa e Palletta^ per tacer di tanti altri che coUe loro infaticabili ricerche si rendet- tero benemeriti della medicina. C'-uveilhier s' accinge a darci quanto si e sin qui scritto su sifFatto argomento. L' opera sara composta di circa quaranta puntate. Ciascuna conterra sei carte colorate. La prima puntata e stata pub- blicata il di 3o ottobre 1828, le altre usciranno regolar- mente alia distanza di sei settiraane ; il prezzo di ciascuna puntata e di 9 franchi. PARTE STRA.NIER\. Sj Observations ct reflexions sur la reunion dc la medecine d la chirurgie , par Noel de Reims , ancien chi- rurgien en chef de IHotel-Dieii de Reims, 1828, in 8.°, pag. 2.bo. L'autore toglie a dimostrare che la mediclna non apporta veruna utilita, anzi che non vi sono malattie interne, e percio non vi ha medicina : che chi ama di viver sano e lungamente debbe sfuggire i medici e i niedicamenti: finisce con dire che onora e rispetta questa celebre facolta , ma a malgrado della sua utilita essa e pericolosa e sospetta. Penso di venir meglio nel sue assunto valendosi de' versi. Non bastano questi pochi cenni a dimostrare come Noel sia itn imbecille ? Gonfonde le malattie interne colle ma- lattie generali : i veri medici co' cerretani suoi pari : onora e rispetta persone da lui dette pericolose e sospette. E qual pazzo fu si pazzo ? Ma questo non ci fece stupire : i pazzi sono piii o meno pazzi , ma sono pur sempre pazzi : ma che siasi annunziata quest' opera nel giornale coniplementare del dizionario delle scienze mediche senza ua' jota di censura , questo afTe che ci fece stupire. 58 APPENDICE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALTANE. LETTERATURA. Classiconim auctonim e vadcanis codicibiis editorum: tomus I et II curante Angela Majo Vaticance bi- bliothecce prcefecto, in 8.° — Romce, anno 1828, typis Vaticanis, I n questa eta nella quale si danao a stampe collezloni di classici autori in parecchie citta d' Italia , di Francia , d' Inghilterra e di Germania era molto desiderabile che comparissero riunite e date al pubblico ia una serie di volumi tutte le classiclie scoperte che si vanno facendo da monsignor Mai nella biblioteca vaticana. A si giusto de- siderio ha incominciato egli stesso a soddisfare in questo anno con una silloge di classici autori , di cui ha pubbli- cati ad un tempo i due primi volumi con previa osse- quiosa dedica alia Santita del Sommo Pontefice Leone XII feliceraente regnante. E stato scopo delf editore di racchiu- dere in questi primi due volumi quanto d" inedito a' tempi nostri fu scoperto e pubblicato di Cicerone da lui in Mi- lano e Roma , dal Niebuhr in Roma e dal Peyron in To- rino , aggiungendovi 1' antico prezioso commentatore di Cicerone scoperto pariraente da esso parte in Milano e parte in Roma nei codici rescritti che usclrono da Bobbio. Ma come accader suole a chi abbonda di suppeliettile, non si e di cio contentato V editore , poiche ha voluto aggiun- gervi altri squarci di classici scrittori antichi tanto greci che latini , come mostreremo in seguito. Buon principio, senza dubbio, di questa serie di clas- sici e r opera di Cicerone de republicu , le cui parti dovute a un palinsesto vaticano , e stampate T anno 182a dallo stesso scopritore monsignor Mai, sono state riprodotte quasi in ogni provincia della colta Europa. Era pero da dcsi- derarsi una seconda edizione roinana per opera di quel PARTE ITALIANA. 69 medcshno che die la prima, e die avendo in mano quel- r uiiico ccleln-atissimo coJice poteva anche recarvi cjuei migliorameati che nelle seconde cure non inancano quasi niai. Di fatto qua e la nel testo si veggono alcune lodevoli emendazioni ; ma uaa di esse sembra veramente insigne nel lib. IV, cap. IV che fu suggerita al Mai da un classico au- tore teste da lui divulgate , il quale lesse 1' opera inteva.de republican la qual lezione riconfrontando il Mai col codice vaticano , trovo essere verissima e genuina. Inoltre 1' edi- tore ha ritoccato le annotazioni della prima edizione , aggiungendovi parecchi passi inediti del filosofo Proclo , che commento la repubblica di Platone , la quale sovente e d' accordo con quella di Cicerone. Anzi nella nuova prefazione omettendo 1' editore altri suoi pensieri che avreblje pur voluto nianifestare, ha creduto bene d'inserire un ampio brano in cinque pagine di questo Proclo , che illustra la favola di quell' iire Famfilio , di cui fece Cice- rone una parodia nel sogno di Scipione nel VI libro de repitblica. Ed e parimente insigne 1' altro pezzo di Proclo al fine del detto sogno in tre pagine, ove si tratta del commercio e dell' intelligenza mutua delle anime sciolte dai corpi. Questo e quelle che noi crediamo di dover ac- cennare intorno alia seconda edizione romana della repub- blica di Cicerone, poiche I'entrare in materia sul merito e sul contenuto dell' opera sarebbe cosa superflua dopo die tanto si e detto e scritto dai diversi editoi-i, da niolti altri giornali , e da noi stessi ; e certamente non abbiso- gna di elogi un libro, di cui in cosi breve tempo si sono ripetute le edizioni e le traduzioni con tanta i-apidita e frequenza. Al trattato ciceroniano de republica ha soggiunto V edi- tore tre pezzi classici, uno di Gargilio Marziale , 1' altro di Sallusdo , il terzo di Archiinede. Egli narra che nelFanno 1826 visitando la reale biblioteca di Napoli osservo ua palinsesto, la cui piu antica scrittura conteneva un trat- tato latino di agricoltura. Trattenutosi percio in Napoli alcuni giorni , pote ricopiarne diversi estratti , benche il palinsesto nello stato suo primitivo fosse assai dif- ficile e d' altronde ristrettissimo il tempo del lavoro e del soggiorno in Napoli. Avendo recato seco quegli estratti in Roma , voile differirne la stampa perche il suo la- voro parevagli imperfettissirao , e sempre attcndeva che i 6o APPENDICE possessor! del codice ne facessero con sommo placer suo la pubblicazione : il clie non avendo mai veduto effettnarsi sin qni , ha colto finalmente dope il lasso di due anni I'occasione di questo suo primo tomo di classici per in- serirvi tutti quei pezzi del suddetto geoponico, che copio in Napoli , ed ora ha ordinati in Roma per congettura , come potevasi lungi dal codice, aggiungendovi alcune note critiche. L' autore e Gargilio Marziale , classico perduto, ma lodatissimo da Cassiodoro , da Servio , e citato sovente dall' altro geoponico Palladio , e che fiori sotto Alessandro Severo nel terzo secolo. II frammento napoietano conslste nel quaderno XXili dell' opera, e nemmeno si pote tra- scrivere tutto intero questo quaderno per le ragioni so- prindicate. I titoli che comprende sono i.° de amygdala; a.° de perslco ; 3.° de cydonio ; 4.° de castanea, i quali tutti insieme occupano pagine ventitre dell' edizione. Gli autori citati in questo frammento trascritto dal Mai sono 1 3, Magone , Celso , Columella, Plinio , Dicearco, Nicesio , Diofane , Quintillo , Curzio Giusto , Greci anonimi, Dioscoride , Giulio Attico, Giulio Frontone. Lo stile dell' opera e puro, curiosi sono i precetti rustici, molto il desiderio che il sag- gio dato alle stampe risveglia dell' opera perduta. £ degna di esser conosciuta la storia dello stimabilis- sinio frammento di Sallusdo , che siegue quello di Gargilio, II gran Muratori nella prefazione alle sue iscrizioni pub- blico come inedito, e quasi parte di antica iscrizione questo pezzo che il francese Bimard gli aveva spedito da Dijon , come cosa da lui scoperta. Ignoro il Muratori ( e non havvi uomo che sappia tutto), essere stato questo pezzo gia pubblicato come particella delle istorie perdute di Sallustio in varie edizionl , e fra le altre in quella del Grutero. Nondlmeno i seguenti editori di Sallustio in- sino ad oggi non hanno mai tralasciato questo pezzo che appartiene al terzo libro delle storie , come dimostra una citazione fatta da Nonio , la quale appunto s' incontra in alcune parole di esso. Ma cotal pezzo era talmente mal- menato in tutte le edizioni , che a considerarlo muove le risa: parole storpiate di chi malamente lesse, e peggio corresse , mostruose lezioni , righe tralasciate , e cio che piu reca maraviglia si e che componendosi questo squarcio di varie sezioncelle , queste erano state stravolte nelf or- dine, vedeudovisi posto in principle o in mezzo cio che PARTE ITALIANA. 6 1 appartcneva al fine e viceversa. Cagione cli do fu che il pri- nio copiatore di due antiche pergamcne vedute gia in Fran- cia, ove contenevasi questo frammento, essendo esse scritte da amhe le parti , ciascnna in due colonne , copio o dispose fuori d' ordine le colonnette , e cosi i primi editori lidan- dosi a quella copiatura , e non intendendo il filo della narrazione , perche interrotto da lacune ne fecero perversa stampa. Quelle due preziose pergamene non si trovarono piu , ne si seppe o almeno niuno ha detto al publjlico , ch'esse, gla sono quasi due secoli , passarono in potere della regina Cristina , e quindi , morta lei , entrarono colla sua l)iblioteca nella vaticana , dove sinora sono giaciute senza che alcun editore le abbia mai piu citate ne adoperate per emenda ed aumento di questo squarcio sallustiano. La fortuna ha voluto favorire anche in cio le ricerche e lo zelo di monsignor Mai, che le ha ritrovate finalmente , e con lodevole accorgimento le ha fatte incidere in tre belle e grand! tavole colla maggiore pazienza e fedelta. La scrittura e grande, di perfetta bellezza, quale poteva es- sere al tempo medesimo di Sallustio , alia cui eta potreb- besi non senza ragione attribuire un cosi insigne monu- mento di paleografia. Frutto di questa fedelissima incisione come trovasi nelle pergamene e stata la correzione di tutto r ordine di questo robil frammento, che leggesi ora in tutt' altro modo , e di piii alcune righe e parole oniesse dagli editori , 1' abolizioue di mostruosi e ridicoli errori , ed inoltre alcuni supplimcnti lodevoli di congettura. L'' e- ditore ha reso di tutto cio ragione nel suo prologo, e per darne la piu chiara dimostrazione ha voluto aggiungervi in confronto il testo pubblicato ultimamente in Basilea dal dottor Gfrlach , il quale apparisce infetto di tutte le so- prindicate mende niaggiori di quelle dell' edizione del Muratori , della quale non profitto il basileese editore , e che tutte finalmente sono distrutte dalla yaticana edizione. L' ultimo squarcio classico di questo primo volume va- tlcano consiste in alcuni teoi'emi di Archimede , di cui sinora era inedlto il testo greco , appartenenti all' opera de corpi galleggianti iieW acqua. E noto che il Commdndino sopra. uu codicc greco comunicatogli dal graa Cardinal Cenini tra- dusse quest' opera , e la pubblico solamente in latino. Quel codice greco ando smarrito , ne altro esemplare a e comparso sinora. Fece cosa inutile jl francese i?iV«/£, che 62 APPENDICE nella edizione di Archimede del Morel aggiunse una sua traduzione in greco del latino di Commandino , quasi die gli eruditi potessero gustare e confondere il greco di B'cvalt con quello di Archimede , e quasi che potesse riuscire di alcuna utilita per le lettere e per la scienza una tal greca versione. Ora in due codici vaticaui non T opera intera, quale V ebbe il Cervini , ma alcuni teoremi del principio deir opera si sono osservati in antico greco qual e quello delle altre opere di Archimede, e questi ora lodevolmente si ofFrono al pubblico da monsignor Mai, affinche i futuri edltori di Archimede se ne giovino, ponendoli al proprio lor luogo. E assai difficile di ristringere in poche parole 1' esame del a." volume dei classici vaticani, per la moltitudine e la diversita degli scritti , e per la farraggine delle cose che vi si contengono. Giovera intanto Indicare cio che princi- palmente vi si trova colle stesse parole latine poste in fronte del libro dallo stesso editore : Tomus II comple- ctens Ciceronis antiquum interpretem , item Ciceronis oratio- num fragmenta nuperis temporibus reperta, item orationum in C. Verrem partes ex antiquissimo palimpsesto vaticano cum, duohus tahulis ceneis. A noi sembra, che tre propriamente sieno le principalis e sommarie cose del libro: i." Le parti nuove delle orazioni di Cicerone^ 2.° II commentatore inedito di molte orazioni del medesimo Cicerone; 3." II testo antico e assai diverso daU'edito di molte e grandi parti delle Verrine. Le orazioni , i cui squarci furono pubblicati per la prima volta dal Mai, sono pro Scauro,pro Tullio, pro Flacco, in Clodium et Curionem, de cere alieno Milonis, de rege Alexandrino. Quei parimente nuovi pubblicati dal Niehuhr , ed ora riprodotti sono pro Fontejo , e pro Rabirio. Quei finalmente editi per la prima volta dal Peyron sono pro Scauro , pro TuUio , in Clodium et Curionem , e pro Milone. Tutto questo prezioso acquisto ciceroniano e dovuto alio studio sui palinsesti. Ora convien dire alcuna cosa del commentatore incognito sino a questi di, che monsignor Mai ha tratto egualmente dai palinsesti della Vaticana. Esso commenta le orazioni in Clodium, et Curionem, de CEre alieno Milonis^ de rege Alexandrino, i cui frammenti ne sono stati da lui medesimo conservati. Commenta inoltre le orazioni pro Flacco, olfrendo altri frammenti inediti, PARTE ITALIANA. 63 cum senatui gratias egit, cum populo gratias egit, pro Plancio, pro Milone , pro Sextio, in Vatinium , pro Arcliia , pro Sjlla ; e quest! commenti, come abbiam detto, parte erano nel palinsesto milanese e parte ora si traggono dal romano , amlndue porzioni uii tempo del medesimo codice dl Bolibio, le ciii pergamene abrase o cancellate servirono ad essere rescritte ia due diversi codici, uno de'quali resto a Milano, e I'altro ando a Roma, come I'edltore dimostro eviden- temente nella sua prefazioae I'omana del Frontone, il quale autore contenevasi egualmente nello stesso codice boblDiese, e quindi ando divlso del pari parte a Milano e parte in Roma , e segulto dal Mai in ambidue i luoghi fu alia fine riunito con tanta evidenza e felicita , che le parole dimi- diate nel milanese si complono nel romano , e i fogli di quelle coml)aciano perfettamente con questi di Milano. Un altro antico autore di pochi scolj parimente inedito com- parisce nelle orazioni pro Scauro , pro Marcello, pro Liga- rio , pro Dejotaro , e nella quarta Catilinaria. Ma noi di quest' alti'o non faremo ulteriori parole, benche non ap- parisca privo di merito. Tornando dunque al grande commentatore, comparisce egli anonimo nel codice , mancando il principio del la- voro, ove esser doveva il suo nome. L'editore per farsi strada a parlar di lui con probabili congetture ripassa in vista nella prefazione i varj commentatori di Cicerone parte esistcnti, e parte gia perduti, quali sono Asconio , Vitto- rino, Macrobio, Eulogio, Boezio , lo scoliaste delle Verrine , un altro semibarbaro di alcune orazioni edito dal Gronovio tra gli esistcnti , e tra i perduti sono alcuni anonimi citati da Asconio , oltre di Frontone , Capro , Volcazio e Sacra , seppure quest' ultimo non e una scorretta lezione di Carisio invece di Sacro. Considerando il Mai il suo inedito com- mentatore , e cercandone il nome tra quelli , i cui com- menti sono perduti, se ne sta indeciso com'e naturale ed an- che neccssario in cosa che non ha dati suflicicnti per esser determinata. Egli pero riflette che S. Girolnmo ed il gram- matico Agrezio tra i commentatori di Cicerone danno la palma a due , cioe a Volcazio e a Capro ; ora essendo il jirescnte commentatore di grande ampiezza , di dottrina veramente grande e classica, di buona lingua, ed anteriore senza dubbio all' eta di Girolamo e di Agrezio, sembra al- 1 cditore che ambidue codesti autori quando pronunciavaao 64 APPENDICE un tal gludizio noii potessero presclndere dl leggier! da questo , clie ora e aaouinio , per lo straordiuario suo rae- rito e valore, e quindi risulterebbe ch' esso fosse uno del due o Capro o Volcazio. Ma V editore , accenaata appena questa congettura, va innanzi nella esposizione delle altre sue idee die hanno bisogno di maggiori parole. Non puo iafatti dubitarsi die i pregi di questo coinmentatore sieao graadissimi, e die gU studiosi della storia greca e romana, gli antiquarj , i latinisti , i retori , i grammatici , i cultori del dritto romaiio vi troveranno gran pascolo alia loro curiosita. luiperocdie le- leggi romane ivi citate sono ia gran numero, i faiti greci e roraani moltissimi , gli usi, le localita di Roma sovente nominate, e basterebbe per tutto la bella e incognita notizia della tavola Valeria; pa- recdiie le parole latine sconosciute ai lessicografi, e raolte piu le frasi nuove o maniere della medes.ima lingua ; final- niente continui i precetti e le osservazioni rettoridie die questo comnientatore ( senza dubbio retore di professione ) va esponendo. Ma vi ha di piu : egli ci ha dato i fram- menti di alcune orazioni perdute di Cicerone •, noraina alcune altre opere Ciceroniane sepolte nell'oblio, da cui non risorgeranno forse mai piu ; e sono il libro contro Teditto di Racilio , il libro del consolato di TuUio, in versi, la prolissa epistola a Pompeo sopra lo stesso argomento, r orazione preparata da Cicerone nel case die Clodio lo avesse citato a rispondere sulle violate leggi , T orazione per Vatinio reo di compri voti. Egli ofFre inoltre un doppio e prezioso dono , un brano di orazione di Cajo Gracco tribuno, ed un altro di altra orazione di C. Lelio il sa- pience con alcuni nuovi frammenti dell' orazione ciceroniana pro Hacco. II saggio del palinsesto ove e scritto il com- mento in grandi lettere di buoni secoli si vede in una inclsione. Ultime in questo volume sono le parti di orazioni in C. Verrem ti'atte da un palinsesto vaticano di meravigliosa antichita, e di lettera tanto bella siuimetrica, die pari appena se ne puo vedere nelle paleogralie. Una intera pa- gina si offre incisa dall' editore ; e tutto il rimanente e stampato nel volume colla stessa paleografia del codice: per fame poi sentire le varieta che s' incontrano quasi in ogni verso havvi il confronto con 1' accreditata edizione iiapo- letaua di Cicerone diretta dal Garutoni, le cui variant! PARTE IT A LIANA. 65 Iczioni si pongono a pie di pagina. Egll e certo che i futuri editori delle Verrine prenderanao sempre per base il testo vaticano che ora per la prima volta vede la luce colla piu esatta scrupolosita. Noi intanto osserviamo che le cifre numeriche e i calcoli di cui abbondano queste orazioni, e specialmente la frumentaria, quasi sempre sono diverse nel codice^ che la divisione ancora dei capi e di- versa e piu vera nel codice ; che si distruggono due mal supposte iacune , una in fine del Jihro I.% e 1' altra nel libro III." pag. 7a ; che le lezioni del codice sono per lo piu vcrissime e genuine, e devianti spessissimo dall' edi- zioni ; che finalmente la paleografia puo togliersi ad esem- pio da chiunque ponga studio in questo ramo di anticluta. L. Annoul Senecce opera omnia quae supersunt , ex reccTisione F. Em. Ruhkopf. Tom. I. Scriptores rei lusdcoe ex recenslone Jo. Gottlob Schnei- der cum nods. Tom. I. — Angus tee Tauriiiorum, 1828, ex typis Josephl Pomba. Ecco due nuovi volumi della reputata collezione tori- nese dei Latini scrittori , con note ubertose illustrati. II prinio e Seneca , di cui si puljblicano tutte le opere , secondo il testo emendato dal celebre Euhkopf; e questo e il tonio i .° dellc opere suddette contenente i tre libri deir /ra , i due della Clemenza, gli opuscoli della Tranquil- Ika dell' animo e della Costanza del saggio , un frammento del libro dell' Oz/'o o sia del Ritiro o del Eiposo del saggio, e i due libri della Brevita de'.la vita e della Vita heata. Una lunga prefazione del Ruhkopf indica le ragioni per le quali egli dopo il Gronovio intraprese V eniendazione del testo di Seneca , e noi non possiamo se. non che am- piamente commendare 1' avviso degli editori torinesi di attenersi diligentementc al testo di quella seconda edizione. Ottimo fu pi^re il consiglio di preuiettere alle opere di Seneca i commentarj di Giusto Lipsio iatorno la lilosofia degli stoici , e con niolto criterio gli stessi editori torinesi accinti si sono a difeudere il Romano filosofo dalle tacce al inedesimo apposte da Aido Gellio e da Quintiliano. Alia prefazione adunque del Ruhkopf tengono dietro la vita di Seneca dallo stesso Lipsio compilata , il giudizio del medesi.no intorno a Seneca e ai di lui scritti , e gli BiU. Ttal. T. Llll. 5 66 APPENDICE elogi a quel filosofo dati dagli antichi scrittori, non meno die i passi dei classici , nei quali ne viene fatta menzionei segue r iiitroduzioae alia filosofia stoica del Lipsio divisa in tre libri , e con questa si giugne sino a pagine a35. II testo dei citati libri di Seneca e corredato di perpetue note , le quali annunziano il sapere filologico dell' editore germanico , e 1' ottimo avvisamento degli editori torinesi che ad esso si appigliarono. L"" altro volume e il prime degli scrittori delle cose ru- stiche , e in questo pure degni della maggiore commenda- zione debbono giudicarsi gli editori suddetti per essersi attenuti all' edizione del celebre 5c/inei(/er. Compiuta quasi, cosi vien detto nella prefazione dello stampatore , I'intera perlustrazione del Lazio letterario e filosofico , prosaico e poetico , scendo in una nuova arena, negli scrittori cioe di mezzo , ia medios scriptores , della stessa lingua , che trattarono delle cose fisiche e delle arti. Plaudendo noi al divisamento del tipografo , titubato abbiamo alquanto su quella frase in medios •, giacche tosto ci si presentano in appresso Cotone e Varrone , clie certamente sono tra i piu antichi e piii severi, e tra questi annoverare potrebbesi anclie Columella, che lo stesso tipografo dice affatto latino, benche nato a Cadice , e venustissimo autore geoponico. Alia prefazione del tipografo tengono dietro (juella dello Schneider -^ il catalogo de' manoscritti dei quali servironsi gli editori anteriori alio Schneider di Ccttone e Varrone , tra 1 quali iigura con onore un codice della biblioteca Marciana di Yenezia •, il catalogo delle diverse edlzioni di Catone e degli scrittori delle cose rustlche ; la spiegazione delle note e delle cifre apposte alle varie lezioni , e due lettere del nostro celebre Pontedera su T antica maniera di scrivere. Seguono la vita di M. Porcio Catone, e quindi il di lui libro dell' Agricultura ; la vita di M. Terenzio Varrone ,• la serie di alcune sentenze tratte dai libri var- roniani , e il primo libro dell' autore medesimo su I'agri- coltura 5 al quale tien dietro un lungo comnientario sul torchio o su lo strettojo da vino e da olio di Catone. Questo si compone di una erudita introduzione degli edi- tori , di una descrizione del ritrovamento e ristaurazione di un antico mulino da olio, scritta in italiano dal mar- ciiese GriinaUli., e corredata delle opportune figure, e di ' una spiegaz/ione ragionata dei dist'^ni dello strettojo c de! TARTli IT.VLIVNA. 67 trapeto del sig. Goiffon , inserita iiella traiUizione fraacese deir opera di Catoiie. Di (juesta spiegazione assai chiara e nivmita essa pure delle opportune figure, noteremo cio che altra volta dl- cenimo, che trattandosi di una edizione di classici latini fatta in Italia , si sarebbe potuta piii opportunamente pre- sentare tradotta in latino o per lo nieno in italiano. Altra osservazione ci e occorso di fare intorno le versioni ita- liane dei Rustici latini , delle quali sono omraesse alcune pill recenti di Falludio e di Vegezio ; con piacere pero vedianio menzionata la collezione dei Rustici tradotti e in Venezia puliblicati negli anni 179a e seguenti dal nostro Girolamo Pagani. Speriamo che gli editori torinesi non si adonteranno per queste nostre osservazioni , che nulla tolgono al nierito della loro impresa cosi felicemente con- dotta quasi a buon fine. PS. Appena chiuso questo articolo, riceviamo i volumi LXXI e LXXII, LXXIII e LXXIV della Collezione, il prime dei quali e il volume II delle opere di Seneca, contenente i libri della Provviclenza , della Consolnzione ad Elvia , della Consolazione a Marcia, della Consolazione a Polibio, e quello della Morie di Claudio Cesare in sette libri distinto. 11 se- condo e 1' XI delle opere di Cicerone, gia da noi annun- ziate, giusta 1' edizione dello Schiuz , e contlene tutti i se- dici libri delle lettere ad Attico , e i tre delle lettere al fratello Quinto , coi frammenti di alcune altre lettere. Al fine di questo voluuie trovansi due pagine di aggiunte e correzioni. II terzo di questi quattro volumi, cloe il 73.° della col- lezione , e pure il terzo delle opere di Seneca , che con- tiene le pistole niorali di quel filosofo. Le prime opere di Seneca pubblicate da questi editori erano state date secondo il testo del liulikojif, e queste pistole si espongono se- condo r emendazione dello Schweighauser ; dalle note di questo apparisce die il Ruhkopf non pote esaminare quelle pistole con tutti i sussidj della critica , e che il secondo editore fece uso di codici non ancora osser\ati , confronto le edizioni principal! , restitui molte lezioni ncl testo nuo- vamente scoperte o giustificate , e in questo fu seguito anche dal chiar. editore dei classici latini di Parigi. 1 utto questo si rende noto non solo dall'avviso premesso dagli editori torinesi , ma anche dalla lunga prel'azione inserita 68 APPENDICE dello stesso Schweighauser. Le pistole morali sono In nu- mero di 78 , e apposte vi si veggono le note copiose deir uno e dell' altro degli editori germanici. II quarto dei volumi ora giunti e il 2.° degli scrittori delle cose rustiche. Vi si contengono i libri 2.° e 3." di Varronc ; tntti i cinque libri di Columella ; una disserta- zione sull' Ornitone minore o rotondo di Varrone , specie di ci-ologio pel tempo nuvoloso , e di uccelliera ; e le os- eervazioni suir uccelliera di quell' autore del signor Goiffon scritte in francese , e aggiunte alia versione francese del- r opera varroniana. Quattro tavole in rame ben delineate veggonsi aggiunte a qnesto volume con un'acconcia inter- pretazione di ciascuna figura. Le tre desaizioni del Terremoto di Ragiisa del mdlxvii di Gradi, Jlogacci, Stay, versione dal latino. — Ve- nezia , 1828, tipografia di Giuseppe Antonelli, in 8.° di pag. 62. Autore di qnesta versione e il dottore Luca Sfulli, il quale la intitola a Nicolb Androvich in una lunga lettera che serve di prefazione. In questa egli rammenta 1' onorevole giudizio portato dalla Biblioteca italiana nel fascicolo di marzo 1824, pag. 848, su la versione doll' episodio di Monsignor Stay sul tremuoto che nell'anno 1667 atterro quasi interamente Ragusa. In una nota alia detta prefazione trovansl inserite alcune notizie su i tre chiarissimi autori, che scrissero di quel disastro. Stefano Gradi, Raguseo, nato nel 161 3, morto nel 1 683, fu prefetto della Biblioteca Vaticnna , e lascio diverse opere latine, ti-a le quali una bella versione di Appiano Alessandrino , e un' apologia di Marino Statilio di Trail , che ritrovo il celebre frammento di Petronio Arbi- tro. — Benedetto Rogacci, Raguseo ancli'esso, nato nel 1646, morto in Roma nel 1719, lascio pure varie opere latine ed italiane , tra le quali alcune poesie , una ptatica istruzione per 1' uso emendato della lingua italiana , e un libro scrltto nelle due lingue, dell' uno necessario. — Bene- detto Stay finalmente, nato in Ragusa nel 17 14, morto in Roma nel 1801, canonico di S. Maria maggiore e prelate domestico di S. S., gi-ande come filosofo, come poeta, come uomo di stato. fu segretario de' Brevi ai principi sotto I'ARTE ITALIANA. 69 quattro poiitefici, e in versi elegaatissinii pubhllco sei Ilbri della lilosolia e cUeci della fllosolla moderna. Si accenaa nella delta prefazione , che non que' soli poeti piansero col canto su la ruina della loro terra natia, ma altri ancora, e specialmente nella lingua nazionale II- lirica Giacomo PalloUu , ma si soggiugne che que' can ti sem- hrano opera d' iuspirameiito piu clie di genio e di poetico artilizio. Bello e, dice il traduttore, il niettere a riscontro questi dipinti, e 1' andare esamlnando come uno stesso sub- bietto sia stato rappresentato da tre diversi letterati , tutti e tre capaci di alti concepimenti, sovra i quali lo Stay, come aqidla Kola. Si volge poscia lo Stulli contra alcuni dei Ra- gusei , che vorrebbero far pompa delle patrie ricchezze poetiche , e ventilano nomi di bardi , il suono della cut arpa Illirica non propagossi oltre i coufini del territorio Raguseo. Invece di questi si celebrano il poema della mo- derna filosoji a dello Stay, quello su \e Eclissi Ae\ BoscoKich, e le version! dei classici Greci del Cunicli e dello Zama2.na, dolendosi lo Stulli che ancora sorto non sia chi in servigio dello Stay assunta abbia la fatica , per la quale il Mar- chetti fa essere per le mani di tutti il poema di Lucrezio. Si nota, die fra tutti i popoli di slava origine, il Ra- guseo e il piu antico in fatto di ripulimento sociale e di buoni studj. come lo e ancora per la fama scientifica; e che non dee recare maraviglia, se una popolazione di 3o,coo individui non aggiunse un epico ai cinque che si mostra- rono nel corso di quasi trenta secoli , e che soli ne ten- gono il campo. Non del tutto noi partecipiamo al senti- luento dello SluIU , che sdegnoso si scaglia contra chi ap- pello Omero poeta della natura , « quasi che, dic'egli, senza saper lettere , cieco ed accattone , si aggirasse pei trivj delle citta della Grecia , strimpellando la chitarra , e can- tando come una vergine e fervida , ma inculta fantasia gli dettava. " Non in questo, ma in tutt' altro senso, a nostro avviso, fn detto Omero poeta della natura, ed appunto per- che versato nelle scienze e nelle lettere, dipinse al naturale e con vivaciiit gli oggetti, cosicche questi si veggono come nella natura, il che avviene pure ne' quadri ben dipinti. Non per questo vogliamo impugnare I'opinione di lui , che se i grandi ingegni Slavi tanto scritto avessero nella natia , quanto scrissero nelle straniere favelle, si morte che viventi, forse la Slava non vedrebbe gloria poetlca che oscurare 'JO APPENDICE potesse la sua ; benche dal grado di poema epico escludere si clebba ua coniponimento , come tale vantato da varj Eagusei, il cui protagonista e un nial capitato sultano, guerriero in odio alia fortuna, principe debole, senza virtu e senza vizj , spiacente a Dio ed ai nemici snoi ; componi- mento che grazie al cielo non conosciamo. Per ultimo lo StulU difende i medici e se stesso contro di coloro die non vorrebbero vederli scberzare tra i laureti di Elicona, e cita a questo proposito gli esempi gloriosi del Fracasloro , del Eedi, di Holler e di Darwin. Qnanto alle version! poeticbe , nulla diremo di cpiella dello Stay , cbe gia vide altre volte la luce , e soltanto noteremo , che prive di merito non sono le altre due , sebbene 1' autore modestamente accenni , die frittti sono della sua gioventu, trovato avendone le descrizioni de' suoi concittadini Gradi e Rogaccl in uno Zibaldone del pas- sato millesimo. In prova di che riferiremo alcuni versi tratti dal volgarizzamento del poemetto del Jiogacci, nei quali si presenta una chiara idea del luttuoso disastro, che formo argomento di quelle poesie, o di quegli episodj. /( Net tempo che migUor eta le inemhra Beggeami, in su quel lido io vidi , io vidi La pill chiara fra quante eran cittadi Nell' Illirica terra, il capo altera , Per molta fama sollevar Raugia. O quali allora torreggianti moli Di marmorei palagi , e quali eccelse Mura cola maravigliando io scorsi! O come tutto ivi splendea di rari Pregi d'ogni beW arte! Or dell' umana Instabil sorte flebile argomento , E alle velate antenne infausto segno , Scossa da forza subitana e fcra, Prostrata giace. I cumuli niirate Degli sparsi rottami ; ecco di tanta Grandezzn il sol vestigio , erro I' avanzo DI si Vlustre cilia ! . . . Ma lieve e il danno Delle atterrate case, e fia che presto L' operosa dell' uom mono il ristori ; E chi di tonto popolo V acerbo .' Immeritato fine, e chi le morti, Che in pocld istanti ne seguir , potria PAnTK ITALIANA. 7I Senza pianto narrar? IJ oscuro iolgo Cadea nei trivii e nclle piazze oppresso ; I propri Lari ai clttadia fur tomba. La curia ai padri , ai sacerdod il tenipio ■ Fera , improwisa , indifferente sorte Percosse , e in un il sajo vil confuse E la toga , e profuni e sacri arredi ; E patrizi cadaveri e plebei ; L' imbelle e il forte sesso , e i garzon prodi E i prossimi al sepolcro infcrini vecchi : Vana e pietti , vana c prudenza, e vani Son coraggio e ricchezze. » Dopo le anzulette version! trovasi V afFettuoso Carme tlello stesso Stulli in niorte di Tommaso Cliersa , altro illustre raguseo. Ma Luca Stulli ancora noii e piii. Egli mori cU sincope il 12 dello scorso settembre , non ancora compiuto il 56." anno del vlvere suo. Ragusi ha in lui perduto un medico valentissimo , un elegante scrittore e in prosa e in versi si nelF italiano che nel latino idioma , un inte- gerrinio e benemerito clttadino. Esopo. Poema giocoso in cantl dodici. — Venezia , 1828 , pel Pirotti , editore tipografo , vol. 2, in 16° Prezzo lit: 6 austr. , con rami e ritratto d Esopo. La vita di Bcrtoldo , scritta con molto ingegno da alcuni poeti del secolo soorso , diede origine al giocoso poema die annunzJauio. Bcrtoldo era, senza dnbbio, un soggetto pill acconcio alia poesia burlcsca, clie non fosse Esopo; e questa sola difFerenza gia l):isterebbc a mostrarne la ca- gione di ^iclla vivezza per la ({uale al certo quel primo componimento vince il secondo. Sono per altro anclie in quest' ultimo alcuni canti degni di molta lode ; ma s' in- contrano qua e la in alcuni altri parecchi modi bassi c poco dccenti che troppo dissuonano dalla gentilezza di que- sta eta. Se ad ogni genere di poesia conviene pigliare aspetto e colore diverso secondo i diversi tempi, cio del)l)e accader tanto piii dove si tratti di poesia burlcsca ; perche gli sclierzi , le allusioni, le jiarole clic fnrono Iccite un tempo, non sono tali nei tempi jiosteriuri. Noi non sappiam, per esempio, chi vorrebbe leggere volcntieri in una socicta 72 APPENDICE dl gentili signori 11 secondo canto di questo Esopo , dove il poeta ha volnto dire pe' loro nomi proprj certe parti e certi atti die quasi noii ci anuschiamo di significare neppur sotto velo. Gli Autori di questi canti seguitarono la Ijugiarda vita di Esojjo falsamente attriljuita a Massimo Plaiiude , e con poetica licenza accrebbero anche il nuniero di quelle fole che nella citata scrittura si spacciano intorno a questo fa- voleggiatore. 11 consiglio di que' poeti non puo essere bia- simato i perche a volar comporre un poema burlesco non bisognava essere scrupolosi , bensi largheggiare in vece neir accettare per vero quaiito fu scritto di piii ridicolo o assurdo in questo argomento. Ma perche la vera vita di quel sapiente veniva per tal modo a ravvolgersi in dub- biezze ed in tenebre sempre piii dense , e da lodare il consiglio del signor Emmanuele Cigogna di contrapporre a tutte coteste invenzioai vnia Tdosofica vita di Esopo scritta dal cav. Mustoxldi. Ed egli volentieri la scrisse e la coti- sacro u alia cara ed onorata memoria di Francesco Negri veneziano, come pegno di afFetto e di osservanza verso r uonio che la mansueta ed integerrima sua vita abbelli col felici stud] delle greche lettere , e cogli uffici di soave amicizia. " E come sono belle queste parole , cosi e bella e piena di filosofica erudizione tutta la vita. Esopo fu di Cottiea citta della Frigia, di professione pastore. Veaduto o da' corsali o da' conqnistatori della sua patria , tu servo di Csanto da Samo , poi di Jadmone suo concittadino che lo franco. Ghiamato alia corte di Creso, e venuto caris- simo a qviel monarca , fu da lui • inviato a Delfo quando la soverchiante fortuna di Giro gia minacciava il regno di Lidia. Quivi avrebbe dovuto distribuire quattro mine a ciascuno dei Delfi ; che tale era il comandament^fei Creso : ma venuto a parole con que' cittadini rimando a Sardi il tesoro, stimandoli indegni del benefizio. II perche sdegnatisi i Delli lo accusarono del furto di una fiala sacra e preci- pltaronlo dalla rupe Jampia siccome reo. Cio dovette ac- cadere verso gli anni 56o avanti TE. V., sapendosi che la morte di Esopo avvenne circa due anni innanzi all' ec- cidio di Sardi. II cav. Mustoxidi aggiunge a queste chiare notizie biografiche alcune belle considerazioni spettanti pure ad Esopo ed alle sue favole , le quali noi per esser brevi procureremo di venire sonimariamente accennando. II delitto PARTE ITALIANA. 78 del Delfi si tenne si grave , che furono attrlbuite a ca- stigo divino le molte sciagure onde fu per lunglii anni travagliato quel popolo. La sua morte parve si intempe- stiva , che si credette 1' aninia sua essere trasmigrata in altri corpi , in alcuno dei quali poi si afFermava che combatte alle Termopili contro i Persiani. Esopo non fu ne gobbo, ne altrimenti defoniie , ne balbo. Non fu inventore delle favole, ma piii spesso e piii destramente degli altri se ne valse , e primo di tuttl raccomando alia scrittura questa (come dice I'autore) orale sapienza del popolo. Dalle favole di lui el)be probabilmente la prosa i suoi umili comincia- menti. II testo d'' Esopo e sparso di frasi non sue , perclie queste favole davansi nelle scuole ai fanciulli per tema delle loro composizioni , e i piii provetti le ripetevano a memoria, negligentandone T originale. Si attribuiscono ad Esopo due libri delle cose accadutegli in Delfo prima di queir ultima ambasceria nella quale poi vi fu ucciso. Gli si attribuiscono pure alcune risposte raccolte poi da un grammaticoi ed anche alcune sentenze le quali per certa loro ricercatezza sofistica non si possono creder sue. Cosi il cav. Mustoxidi, come suole chi ha molto ingegno con- glunto con molta erudizione, in trenta sole pagine c'istruisce pienamente intorno ad Esopo ed alle opere sue. L' opinione di color o i quali uegarono al tutto clie un Esopo sia stato nel mondo egli non voile probal>ilmente accennarla, sic- come troppo contraria alia storia. Tuttavolta avremmo udito volentieri da lui , non gia le confutazioni di questa sen- tenza , le quali ben si posson dedurre dalla sua vita, ma piuttosto la sua opinione sopra i motivi dai quali pote originarsi cotale errore nel Neandro, nell' Heumann ., nel Vico ed in altri. Opere scclte di Agostino e Giovanni Paradisi. Un volume in i6.°, di pagine 160 e 196. — Milano , 1828, per Giovanni Silvestri. Ecco il 220 volume della Biblioteca scelta di opere ita- liane antiche e moderne , che gia da varj anni il tipografo Silvestri va compilando, col prendere con vario giudizio da ogni tempo gU autori , e giovando , se non altro , in questo che si moltipliiliino i leg^itori di cose italiane , siccome scrisse il Giordani di questa coUezione ragionando. Due nomi cari 74 APPENDir. fi alle nostre lettere splciidono in IVoiite a quel libro , e coil csempio non troppo IVcquente ci mostraiio V ingegno e Ic virtu del padi'e ia una colla nobilta del sangue ereditata dal figlio. Le prime 1 60 pagine contengono le prose di Agostino Paradisi, delle quaii gia parlato abbiamo nel vol. 40^ , pagi 344- La seconda parte dell' aununziato volume contiene le poesie del Conte Giovanni Paradisi. Sono esse in gran parte il frutto degli onesti ozj , cui quell' inclito signore , ricco d' intemerata coscienza e di onori degnamente raccolti nel ministero della cosa pubblica , rivolto erasl nell' ultimo stadio di sua vita, tutto facendosi a contemplare la vanita delle umane grandezze. II quale esempio ne fa prova del noto detto di Cicerone die se lo studio delle amene di- scipline rende dall' una parte piii belle e gradite le cose prospere , appresta pure dall' altra e sollievo e scampo nelle avverse. Ne spiace che in quelle poesie il tenia delle odi si vegga spesso comandato dall" occasione di nozze , che pur dovrebbero una volta anche senza versi andar liete. Del resto quelle liriche poesie, non meno che i sermoni e le epistole che ad esse fanno seguito, sono tutte spiranti oraziana fragranza ed atte percio a ricliiamare la gioventu alle latine fonti dalle quali alii! troppo incauta, I lahhr'i torce disdegnosi e scliivi avida solo di tufFarsi ad impure sorgenti. Prose scelte del Principe D. Pietro Odescalchi del Duchi del Sirmio. — Milaiio , 18:28, per Giovanni Silvestri. II Silvestri con questa sua Biblioteca va operando a poco a poco un gran miracolo del quale molti si maravigliano , pochi forse gli sapran grado. Egli ha trovati gia 2a3 vo- lumi di opere italiane tutte degne del nome di scelte : e certo nessuna fra le antiche o le modcrne letterature puo vantare altrettanto. Questa largliezza del Silvestri e un singolar contrapposto a quell' angustia Bettoniana ( se cosi possiam dire ) che prometteva in trecento volumetti assai piccioli una Biblioteca universale di tutti i tempi e di tutte le nazioni. II fatto sta che il Bettoni accrescera almeno due volte piii il numero dei volumi per non essere PARTE ITAI.TANV. ^5 costretto di rigettarc plu die due terzi della vera let- teraria ricdiozza del mondo •, nientre il Sllvestri per ac- carezzare la vanita nazionale ( se pure e questo il suo fine ) va cercando fra i niediocrl o peggio ogni libro , e lo spaccia col bcUissimo nome di opere scelte. Qualdie volta ci siamo doluti di alcuni voluini di poesie, dei quali appena pocliissinie pagine potevano credersi degiie del posto in cui il tipografo ha voluto allogarle. Non fumnio gia soli a dire die le prose artificiate del Betti non meritavano quest' onore •, ne soli saremo per certo a protestare die le prose del Principe Odescalclii ponno bensi affratellarsi con quelle del Betti, ma non gia porsi con buon diritto in una Biblioteca scelta italiana. Questo nobile letterato , caklissiino coltivatore de' buoni studj potra forse , volendo, conseguir queir onore che il tipografo gli ha gia conferito; ma se a tanto egli aspira, gli e d' uopo liberarsi da molti pregiudizj nelle sue opinioni. Noi pure , per quanto possono le nostre parole , cerchiamo di fare avvertita la gioventu italiana , aflinche nel fuggire la troppo servile imitazione dei latini e dei greci , non facciasi imitatrice delle moderne nazioni straniere ; ma non crediamo si possa gridare alle stranezze rlci Sakspcare e degli Schiller , meno poi sostenere die que- sti autori trasportano le menti in iin mondo affatto ideale e fuori della ragione. Sono dunque ideali e fuori della ragione la Maria Stuarda e il Gugllelmo Tell e il Don Carlo , coni- ponimenti cosi prossimi al vero , che poco piii vera e la storia ? II dir poi die sono ideali e fuor della ragione , per- che comprendono fatt.i si grandi che per essere condoni a fine abhisognerehbero langhissind anrd, e un confondere stra- naniente disparatissime cose, un attribuire alia forma quello che spctta all' cssenza , un toccare con niolta gravita di parole soltanto la parte piu leggiera di una importante quistlone. Oh ciechi delV intelletto! grida il signor Odescalchi a tutti i fautori de' nuovi sistemi ; e soggiunge : / piii dei modcrni autori si son pur troppo avveduli di non aver lena da tencr dietro neppur da lungi a questi sonimi Italinni ( il Maffci , TAlfieri, il Monti, il Metastasio e il Goldoni); orule non sapcndo far cdtro , e hromando pure di far qual- che cosa hanno mostrato vista d' esser sazj quasi delle na- zionali vngliezze. Poi move lore piii grave accusa dicendo che si son macchiati imerso la socictd d' un peccato anche maggiorc mcttendo dinanzi asji occhi del popolo I' infmua e 76 APPENDICE il delitto vestiti di tutta la magia deW doquenza. Onde pef questa cogione il teatro s' e rnutato in gran parte dal nobile suo instituto ; e in luogo di sferzare il vizio instruisce , in contrario , gli ascoltanti delle dottrlne piii scellerate, ccc. Le quail cose cjuanto siaiio vere , e quaiito si possan dir pro- prie della scuola romantica piii clie della classica , lasce- renio che il giudlchi chiunque o ha lette le antiche tra- gedie e conimedie, o frequenta i nostri teatri. Fiache, per infrenare la troppa licenza di alcuni innovatori , si getteranno queste letterarie calunnie contro tutto il siste- ma, non e da sperare alcun frutto per la causa niigliore , cioe per la causa della moderazione. Dal lato della esposizione poi il sig. Odescalclii , al pan del sig. Betti , per eccesso di riverenza ad un buoii mae- stro , o meglio forse direnimo , per non aver ben comprese le sue dottrine , va in traccia di uno stile per perifrasi , che par nobile ed e vano. Hanno mostrato vista di esser sazj quasi delle nazionali vagliezze. Chi cerca sifFatte locu- zioni mostra vista di esser sazio quasi dello stile seraplice, pi'eciso e naturale. Zia infellcitd del letterati di Pierlo Valeriana , ed appendice di Cornelio Tollio , tradazioiie dal latino , aggiuntovi altro dialogo originale del Valeiiano sidle lingae volgari ed un capitolo di Cornelio Castaldi contro i peti'archisti con note storiche e filosofiche. — 3Iilano , 1829, tipografia Ma\ates,ta. Coll' epigrafe : Solamen miseris socios habere nislorum. Pierio Valeriano, nato in Belluno sul cominciare del 1477 e vissuto fino al i56o, fn del novero di que' letterati die scrissero quasi sempre latino; e di qui e proceduto che le opere sue giacessero poco men che obbliate. La sua vita fu di tanta infelicita, che in una elegia intitolata De vitoR suae, calanutate pote conseguir pienamente il fine deH'arte, senza ofFendere il vero: le sue miserie ci coni- movono tanto piii in quanto die sono tutte dalla storia attestate. Fra le altre sue opere compose un dialogo De Litteratorwn infelicitate , al quale il Tollio scrisse un' ap- pendice nel 1647. Qi^ieste due operette non sono, come PARTE IT.VLIANA. 'J'J forse potrebbe credere alcuno , un trattato filosofico snlle cagioni di quelle infelicitii alle qnali soggiaccion pur troppo nioltissiml letterati, ma sono una raccolta di molte bio- grafie d' uoniini dotti, vissuti e niorti infelici. II Valeriano scrivendo la storia di contemporanei da lui quasi tutti co- nosciuti e praticati ci souiminisn'a molte minute notizie, die non s' incontrano altrove ; e si per questa utilita , come pel diletto die viene dai varj casi ch' ei narra, il suo libro era degnissimo di esser tolto all' obblio. Ben e vero die il diletto di questo libro e fieramente amareggiato da tante sinistre avventure , da tante morti miserissime di persone d'alto ingegno e di sincera virtii. Ed e cosa doloro- sissima a leggersi come tanti uoniiiii dotti e ingegnosi finissero in tanta miseria dopo infelice vita nel secolo di Leon X, in quella eta cosi celebre per la protezione accordata dai principi ai letterati. Sotto questo rispetto il libro potrebbe nuocere anzi die giovare, scoraggiando la gioventu da una carriera cbe, anche nei tempi celebrati per felicissimi, puo si di frequente riuscire a lagrimevole fine ; ma chi consideri in vece come , a malgrado di tanti esempi infe- lici, gli uomini non ritraggonsi punto dall' amor delie let- tere , imparera da questo liljro a ben apprezzare e la no- l)ilta deir aninio umano e 1' inefFabil dolcezza che viene da' buoni studj , dacche la prima non puo esser vinta air aspetto di qualsivoglia infelicita, la seconda e capace di raddolcir T amarezza della piii avversa fortuna. D' al- tronde clii ben conosce la storia , gia non desidera die risorga quclla protezione del cinquecento, piena ( gene- ralmente parlaiido) di si apparente liberalita , e feconda soltanto di vota letteratura cortigianesca. Certo le lettere banno mestieri del soccorso dei grandi e dei riccbi , ma non sono mai ne libere , ne in fiore quando chi le proce^ge vuol esser detto padrone de' letterati-, e il cinquecento non sa- rebbe stato si povero di generosi pensieri , se i principi di quella eta non avessero convertiti i sapienti in altrettanti cortigiani. II sapere e la gloria letteraria sono cose si belle e si possenti per se medesime , die a favorirle gia basta il non muover lor guerra. E non debb' essere senza qualdie diletto airuomo nep- purc il sentirsi degno di una sorte migliore die non sia (piella a cui lo condannino o 1' ignoranza o 1' ingiustizia dei tempi; e niolta parte delie sventm-e crediamo die 78 A P P E N D I C E possa essergU alleviata dalla spei-anza die i posteri , giu- dicando senza passioiie , vorran vendicarlo dalla non curanza de' coetanei. Ma questa segreta speranza , unico balsamo alle afflizioni del cuore , non suoni sul labbro di clii si crede ingiustamente spregiato ; perche e bella dote dei sapient! il non avvilirsi giammai ^r avversita di fortuna , ma non appartiene all' uomo la sentenza die dee darsi fra il suo secolo e lui. Laonde ci pajon soverchie le querele die niuove r anonimo traduttore di questo libro. Egli ( coine dinota Tepigrafe) si addosso la fatica di questa traduzione priucipalmente per procacciarsi quel sollievo die viene al- r infelice dalP aver niolti conipagni nella infelicita : ma perdie poi voile mostrarne egli stesso die il libro fu in- suHiclente a medicar T amarezza dell' animo suo ? Perdie voile mostrarsi incapace quasi di quel diletto die viene dal vedere , come a malgrado di qualsivoglia persecuzione, ,dura e fiorisce tra i posteri la fama dei veri sapienti ? Noi potremmo con sicurezza proferire il nome del tradut- tore; e poiclie il suo libro ci senibra non indegno di lode, vorremmo scriverlo volentiei-i in queste pagine alle quali egli reca per avventura una parte della sua infelicita. Ma poiche non ci e lecito di rompere il velo nel quale gli e piaciuto di avvolgersi , noi die non siauio per certo ne fra' suoi persecutori , ne fra i Beniaminl della fortuna , lo pregliiamo di accogliere un amichevol consiglio, A die giustificar quel Timone misantropo ateniese , il quale invi- tava i proprj concittadini ad appiccarsi al suo lico ( pag. 154)? A die A'ituperare la patria , aftermando die i suoi letterati distinguonsi eminentemente nel perseguitarsi a yieenda (pag. 174)? A die tanto dolersi e del paese e degli uomini fra i quali vive (pag. 296)? Questo noi fa certamente 1' autore sperando di volgere in meglio la pro- pria fortuna : peroccbe se ingiusti sono colore die lo ten- gono a vile , egli dee sapere benissimo die gli uomini di tal tempra non si mutano , ma sibbene s' irritano al suon dei rimproveri ; oltreclie non e giusto confondere i buoni co' rei , e soprattutto meschiare la patria nel vituperio die forse e debito a poclii. Se poi T autore scrive quelle sue querele perdie i posteri sappiano die fu ingiusta la non curanza de' coetanei verso di lui, volga uno sguardo al suo liliro, c vcdra per qua! via i sapienti perseguitati poterono trioufire sulT ingiustizia degli uomini; vedra die ^ rAUTE TTALIANA. ^9 i poster! corrono dov' e la luce di opere belle e fruttuose, e da (jneste sole fanno dipendere la loro sentenza , noii gia dal voto de' coetanei , e meno poi dai lamenti dcgli scrittori. Egli dniique noa dia a chl forse gli e nemico il diletto die viene ai tristi dal vedere afflltti coloro contro ai quali esercitano le loro art! malvage , ina prepari ia vece con libri dotti e piacevoli il proprio trionfo presso la glusta posterita. In qnanto a quello di cui parliamo al presente ci pare di potei-e con sicurezza asserire die gli fruttera qualche lode. Grandissima vi apparisce la diligenza, buone , generalmente pariando, le aggiunte, non iautili le note ( se non in quanto son piene di quelle troppe querele), pur;2;ata e propria la lingua. Solo ci par dilettosa in piix luoglii la struttura dei periodi , e si intralciata la dispo- sizione delle parole, da nuocere non pure al diletto, ma ben anche alia chiarezza. Noi ne redieremo nn solo esempio tolto dalla traduzione. u Ne beta men la sorte alcuno dirk di Marco Musuro , il quale , seljbene ed in Padova ed in Venezia fra que' vostri patrizj , con soinmo aggradimento e universal riputazione insegnasse per molti anni le greche lettere , e per la sua dottrina da Leon X decorato di arci- vescovile dignita, ed a Giulio di lui fratello, allora car- tlinal prete , ora nostro Sommo Pontefice, affezionatissimo, godessc percio della stima e dell" amore di tutti ; pure , non so da qual tristezza d' animo esacerbato , si die non solo non gustasse alcuna dignita , ne alcun vantaggio die ritrar potea da un tenor di vita giocondissiuio nella opi- nion degli uomini, ma da lui , uso a spaziar in una piena liberta, riputato pieno di miseria; per tali agitazioni cadde pur esso in occulta e ad arte medica ignota malattia dalle cui interne angosce lungamente travagliato , deplorando la tristissima sua sorte inf'eliceniente spiro ". Si nella tradu- zione poi , come nelle aggiunte s' incontrano certe altre sin- tassi le quali non sono, a dir vero, senza autorita di esein- pi , ma pur furono abbandonate dai migliori moderni ; e dove s'' adoperino senza molto riscrbo aliaticano i leggi- tori. Anche di cio noi dareuio un solo brevissimo esempio. n L' ambizlone , quel solitario verme die consuma il cuorc a gran numero de' ligli d' Adamo , die sla talvolta cagione d' inlelicita , una riprova ce ne porge Fulvio Tcsti ", 8o APPENDICE Sag^ di compendio siorico del cav. Q. Tamassia. — Cremona, 1828, dcdla dpografia de' fratelli Munim. Del cav. Tamassia abbiamo gia parlato altre volte in questo giornale, annunziandone alcune operette di storia scritte con niolto amore , e certamente non senza utilita degli studiosi, Chi vorra gettare uno sguardo sovra tutti quei libri conoscera di leggieri che il ch. autore e andato sempre cei'cando come si possano meglio compendiare le molte storie antiche e moderue per presentarle utilmente alia meditazione de' giovauetti e di tutti coloro i quali noa possono scorrere Innglii volumi, ne sostener la fatica di que' troppi confronti pei quali soltanto puo emergere la verita fra tatite contrarie opinioni abbracciate da' varj scrit- tori. Frutto di quella perpetua ricerca si e il libro che ora aiinunziamo , e che vien pubblicaio dal cav. Tamassia siccome uii saggio di quel metodo che a lui pare migliore di tutti : e questo metodo apparisce assai cliiaro dalle pri- me parole della sua pi-efazione. k Compendiare in quella " parte che risguarda gli avvenimenti de' piii antichi e >i potenti imperi del niondo cio che lasciarono scritto in- » torno ai medesimi Erodoto , Senofonte , Diodoro , Plu- " tarco e pochi altri somiglianti scrittori, e serbare ad " un tempo, per quanto e possibile, i colori e lineament! " de' loro quadri, e la principal condizione cui F autore " si e proposto di adempiere colla compilazione di questi " Saggi. Gli e sembrato questo il solo mezzo di traspor- » tare veramente i suoi lettori nelle regioni dell" anticliita , >t di far loro respirare quell' aura medesima che gli antichi >i spiravano , e provare quei medesimi sentimenti , da' quali >' in remoti tempi 1' uomo era commosso sotto 1' influsso » di circostanze lisiche e morali cotanto diverse da quelle >/ che r animo informano degli uoraini dei di nostri. » A far prova di questo sistema il cav. Tamassia elesse la storia dell' antico Egitto e degl' imperi Assiro e Medo- Persiano , e colla scorta de' migliori cronologi ordino in modo chiarissimo quanto di piii importante ne dicono Ero- doto , Diodoro e gli altri antichissimi storici , o si risguardi al fatti dei quah principalmente componsi la storia di un popolo, o si risguardi a quelle opinioni e costumanze dalle quali ne risulta , per cosi dire , la vita. Noi nel dare al ch. autore quella lode di die ci par dcgno il suo liljro , PARTE ITALIANA. 8 I proviamo anclie una segreta complacenza , perche vedlamo con cio confermata una opinione gia espressa per noi in questo giornale , cioe die allora i compendj saranno buoni , qnando gli autori vorran risalire alle fonti primitive. Sol- tanto per questa via pub conservarsi anche in mezzo alia piu severa brevita il carattere conveniente ai soggetti. L' autore dedica questo volume a Mantova sua patria , come rimembranza degli anni giovanili , e come 1' ultima sua letteraria fatica. Ad un uomo continuamente occupato in tanti pubblici alFari non puo muoversi rimprovero se vviol deporre la penna quando appunto potrebbe darci migliori frutti di prima •, ma s' egli rompera quel suo pro- ponimento , chi non vorra dire lodevole la sua iucostanza? OrigLiie e stato cojografico dl Casalmagglore e sue ville , Memorie storico-critiche dell abate Giovanni RoMANi. — Casalmagglore , 1828 , pel fratelli Bizzarri , in 8.°, vol. 1° di pag. Comincla questo primo volume colle Memorie intorno alia vita ed agli studj dell' abate Romani , estratte dalle Memorie private ch' egli lascio scritte di se medesimo , e da un nipote di lui dedicate al defunto cardinale Fran- cesco Fontana, clie sebbene tra gli estinti si prega ad ac- cettare questa debole oflferta. Le Memorie sono parlmente da un fratello e dai nipoti dell' autore intitolate agli ono- ratissimi cittadini di Gasalmaggiore , e 1' autore si fa strada al suo lavoro con una prefazione a' suoi benevoli lettori, nella quale modestamente raglona di tutti coloro che gia scritto avevano delle cose di Gasalmaggiore , raostrando la sussistente necessita di meglio illustrare la storia patria di quel Coraune i spiega quindi il suo disegno, dividendo le materie in quattro classi principali , la prima dello stato 'fisico e morale tanto antico che moderno di Casalmaggiorei la seconda dell'istoria political la terza dcU' istoria eccle- siastical la quarta dell'istoria letteraria, o degli uomini illustri. Nella prima si contengono : i ." le rlccrche su 1' origine di Gasalmaggiore, delle sue vicinanze c delle principal! sue ville; 2° la descrizione corografica, o sla lo stato antico e moderno di Gasalmaggiore j 3." lo stato topogra- fico antico c moderno dclla citta ; 4.° la sua Ictteratixra Bibl. Ital. T. LIII. 6 82 APl'ENDIC'E antica e moderna : ma soltanto le due prime parti di que- sta dlvisione sono contenute nel volume che annunziamo. Su la fine di questo proemio T autore , sempre zelante pel bene della sua patria, sempre affezionatissimo alia mede- sima , e non meno studioso della modestia e dell' impar- zialita , dichiara le fonti dalle quali ha tratte le notizie , e nomina le persone die valida assistenza prestarongli nella ricerca delle patrie Memorie. Ancora un proemio, ancora una introduzione in capo air opuscolo intitolato Origine di Casalmaggiore e sue ville ; ma questa dissertazione , benche non porti ad alcuna de- cisa conseguenza , e piena di squisita erudizione, e mostra la vastita dei lumi e la profondita degli studj fatti a questo proposito dair autore. Si discute a lungo in questa, se Tan- tico Bebriaco fosse la stessa cosa die Casalmaggiore o Vi- cobrignano o Vicobellignano o Ganeto , delle quali opinion! tutte non sembra il Romani assai persuaso ; e sebbene ammetta die il suolo casalasco fosse ne' tempi delle guerre tra Ottone e Vitellio abitato , non crede tuttavia verosimile che in allora esistesse Casalmaggiore col nome attuale , essendo la parola Casale di origine barbara ed in Italia introdotta dopo 11 decadimento del Romano impero. Colla singolare modestia , che forma il carattere perpetuo degli scritti suoi, esaminando ilEomani tutte le opinioni, si astiene dair assegnare a Casalmaggiore un' origine che ad essa non compete , e confessando di non essere niai riuscito a rin- tracciare una positiva autorevole memoria su quella ori- gine, espone il suo pai-ere, che quella citta abbia avuta la prima sua origine verisimilmente verso il IV e Y secolo. La parte seconda di quell' opuscolo contiene le ricerche su r origine delle ville di Casalmaggiore , scritte ugual- mente con molta erudizione e con continue illustrazioni dei nomi e delle Memorie dei bassi tempi. Desiderato avrem- mo pero che 1' autore invece dell' Amaltca onomastica del. Laurenzio , consultato avesse piu di frequente 1' amplissimo glossario del Du Caiige, da esso troppo scarsaniente citato: in questo , per esempio , trovato avrebbe qualche base per fondare ricerche sul nome e 1' antica origine di Ca- pella , di Camminata , che certamente ne' tempi bassi scri- vevasi Camiiiata , su i niezzani , su le lame e su i la- mieri , ed altri luoghi umidi 0 anche circondati dalle acque adjacenti al Po. PARTE ITALIANA. 83 Segue la descrlzione corografica cU Casaltnagglorc , assai acconciameate distribuita ia sei capitoli : i .° descrizione del territorio-, a.° cariclii e tasse ,• 3.° agricultura ; ^.^ coin- mercio; 5.° popolazione ; 6.° costumi. Ma perche luai , vorreinmo pur noi domaadare al chiarissimo autore se fosse vivente, perche mai far precedere lo stato moderno alio stato antico? Non era egli forse piu ragionevole il far precedere lo stato antico , e quindi venir a raglonare del moderno ; o forse non sarebb' egli stato meglio il parlare in ciascun capitolo delle circostanze antiche e moderne , senza tornare da capo neU' ordine delle materie, « ripetere talvolta il gia detto ; giacche relativaraente ad alcuni oggetti , come ai carichi , all' agricoltura , al com- raercio , alia popolazione , pochissime cose trovansi nel- r antico ? Con tutto cio degna di molta lode troviamo nondimeno tale descrizione corografica del territorio Casa- lasco , e specialmente ammirate abbiamo le accurate inda- gini fatte intorno agli antichi confini di esso. Parlandosi dei carichi antichi , si vede talvolta 1' autore trasportato da eccessivo amore di patria, che lo ha indotto ad accusare talvolta con qualche amarezza la prepotenza dtlla metropolL e iltlle favorite cittd provinciali. Mentre degna di commendazione reputiamo quest' opera che vorremrao veder per la gloria di Casale e pel van- taggio deir Italia continuata , giacche secondo il veto da noi altrove esposto, troppo sarebbe desiderabile che tutte le citta nostre avessero uno storico di questa natura; non possiarao che lodai'e altamente la carita del nipote , il quale , sebbeue assai prolissamente , ci comuuico le Memorie della vita e degli studj dell' ottimo abate Romani. Parlan- dosi in queste Memorie delle opere da esso pubblicate , si ragiona degli opuscoletti relativi alia lingua italiana, e specialmente di uno stampato in Casalmaggiore, col titolo: Mezzi di preservarc la lingua italiana dalki sua decadenza, del quale si inseri un estratto nel Giornale della Societa d' incoraggianiento di Milano dell' anno i8o8; e si rim- provera dolcemente il Redattort dell' articolo , perche come attaccato al dominante pregiudizio, lodb bensi le filologicke rificssioni dti Romani , ma conchiuse non convenire d' intro- durre innovazioni, nc restrizioni nclla lingua nostra, ma doversi lasciar libera dai ceppi granimaticali , bastando per scrivere rcttcunenic I' imicazione dei nostrl classici. Se tuttora 84 A P P E N D I C E esistesse lo scrlttore cli queir articolo , avrebbe la sua risposta prontlssima in questo volume medesimo, e anclie colle parole dello stesso egregio Jlomani, il quale nella sua stessa prefazione alia pag. LXlii, dichiara, che se lo stile da esso inipiegato nello stendere quests sue Memorie lion si riconosce del tiitto conforme a quello che pretendono alcuni moderni intolleranti puristi, sara almeno analogo a quello che generalniente e conosciuto e praticato in Italia. Abbiamo pure nello scorrere tutto il volume osservata una quantita di neologismi , come stroppe e stroppelli , terzere, travelli , cantinelle , tempiari , guadreZZt per mattoni, pozzali , ferlini , cedruncoli per citriuoli , angaria per pa- stinaca , balseinino per ispecie d" uva , canape per canapa , dugali di scolo , legni di parata , gualdo par guado , la ma- jolica di terra dlpinta , che e una inutile circonlocuzione , travagliare di continuo in vece di lavorare , commercio per traffico •, cose tutte che facilmente si perdonerebbero a chi non avesse fatto, come il Romania uno studio particolare della lingua, e dettati anche precetti della medesima. Non troppo felice ci e sembrato 1' autore in alcune eti- mologie , e anziche ricorrere al pullescere , pullulare ecc. , ameremmo di dedurre il vocabolo di polesine dai terreni lasciati dal Po ; cosi il nome di certo quartiere finitimo al Po, chiamato delle Rondini o del Rondani, ameremmo piuttosto di dedurlo dalle canne , dette in latino arundo. Nelle notizie suddette della vita e degli studj del Romani si annunzia ch' egli scrisse alcune osservazioni intorno al vocabolario della Crusca , le quali potrebbero servire di supplimento alia celelire opera del cavaliere Vinccnzo Monti, e in una nota si accenna , che quest' opera e ora sotto- posta alia censura di uu critico concittadino dell' autore , per la qual cosa non sappiamo se identica sia con quella sotto il medesimo titolo stampata gia dal Silvestri; notan- dosi altresi che in passato raancarono all' autore i mezzi di anticipare le spese di questa e di altre opere voluminose . ELogbo storico di Qio. Batdsta Brocchi bassanese , compilato dal sua concittadino Giovanni Larber. — Padova, 1B28, per Valentino Crescini. //i 8.° di pag- 80 ed altre 2>i di note, con ritratto. Amici ed ammiratori dell' illustre trapassato non abbiamo frapposto indugi a leggere il presente clogio. E lettolo , PARTE ITALIANA. 85 siamo rimastl convlnti, die I'estcnsoro abbm compiuto I'as- suntosi e nobile ufficio nel modo piu degno della circostanza. II quadro cli' ei prese a delineare presentava 1 piu bei lati. La dotta e laboriosissima carriera percorsa dal profes- sore Brocdii fn si ricca d' iiuportanti risultamenti pel pro- 2;rcsso delle scienze naturali ^ fu si applaudita in Itaba e fiiori , die le lodi nascendo spontanee presentarono al- r oratore la felice situazione di occuparsi di un lavoro die sarebbe accolto con un senso di generale approvazione e compiacenza, tanto piu, die indipendentemente dal me- rito intrinseco del subbietto , il signor Larber e scrittoi-e colto , elegante , animato , e per quanto sembraci non estra- neo agli studj coltivati dal suo encomiato. A corroborare questa nostra opinione tocdieremo rapi- disslniameiite i capi principali dell' elogio , lusingandocl die i lettori possano saperci grado di questo nostro pensiero, polche ia certa guisa ci metteremo seco loro sulle tracce del celebre Bassanese, e lo seguiremo ne* suoi studj , nelle sue ricerdie , ne' suoi viaggi , in ogni epoca in fine piu importante della sua vita , interamente spesa e sagrificata in vantaggib del ben pubblico e deirincremento del sapere umano. Nel tener dietro cosi al corso delle sue peregri- nazioni ed Investigazioni , verra in noi crescendo la reci- proca illusione di sussistere alcuni istanti ancora con un uomo di si alto merito : illusione fatalmente troppo ef- fimera, percioccbe non tarderemo a giugnere alle solitu- dini del Sennaar ed al luttuoso aS settembre del 182,6: estremo giorno di una vita cotanto preziosa ! Nato il Brocdii in Bassano neH'anno 1772 dai nobili si- gnori Cornello Broccbi e Lucrezia Verci , studia gtovinetto e con sommo fervore nelle patrie scuole 1' italiana e la latina lettcratura. I suoi poetici componimenti giudicavansi di lunga niano superiori a que' verdi anni dal giudice piu competente , dalf amabile nestore de' lirici nostri Jacopo Vittorelli ; esternava pero egli una speciale tendenza a tutte le scienze naturali. Lo si scorge quladi , sebbene digiuno di norme positive , aggirarsi indefessamente nei campi pa- terni , i-agunare e stritolare ciottoli , in cui creda di rav- visare qualdie singolarita ; corre arbusti di apparenze non comuni , e Icggere nel gran libro della natura. Poco prima di uscire dall' adolescenza perde il genitore. E mirando la sua iainiglia a fame un giureconsulto , e 86 APPENDICE mandato all' universita di Padova , ma ivi dominato dalla sua piu geiiiale inclinazione , teste avvertlta, mostrasi un poco attento uditore del professor! della sua facolta. Divide air opposto il tempo in quella doviziosa biblioteca , nel gabinetto dl storia naturale, create dall' immortale Val- lisnieri, nel giardino botanico, ed in que' luoghi attinge i primi regrlari rudimentl delle scienze naturali. L' approssimarsi dell' epoca della laurea legale lo tnrba e lo scuote. Nel conseguirla ei vede un infausto presagio per la continuazione de' suoi piii diletti studj. Comprinie ogni riguardo di personale interesse e di domestica subor- dinazione , ed ubbidieiite al solo impulse della propria irresistibile vocazione abbaadona bruscamente Padova e recasi a Roma. Non ricusiamo una specie d' indulgenza a questo tratto di risolutezza, eseguito all' eta di ao anni e con ottime intenzioni , e riflettiamo quanto esso possa aver contribuito a commutare in uno de' piu distinti naturalist! cbi desti- nato era da semplici convenienze social! ad essere forse nulla piii di un oscuro curiale di provincia. II suo soggiorno nella citta eterna e di soli tre mesi , ma un suo dotto ed assai difFuso tiattato suUa scultura egizia pubblicato in Venezia nel 179a attesta il buon uso die fece il Brocchi di questo ristrettissimo spazio di tempo assiduamente impiegato ne' Musei del Vaticano , del Cara- pidoglio , del Collegio romano , nel palazzo de' Conserva- tor! e nelle ville Albani e Borghesi. Nel 1795 passa alcun! mesi in Venezia, ordinandovi un ricco gabinetto di storia naturale , spettante al veneto patrizio Ascanio Molin. Nel 1796 pubblica un trattato delle piante odorifere e di bella vista da coltivarsi ne! giardini : graziosissimo sag- gio di piacevole botanica domestica. Nel 1797 ordina il museo del sig. Zanuzzi di Bassanoi copiosa e variata coUezione recata da Parigi , e la cu! parte minerale era stata classillcata dal rinomato orittologo Romee de V Isle. Nel medesimo torno di tempo strigne in- tiera amicizia col dottissimo abate Lanzi, arclieologo toscano. Fra ! classic! poet! italiani ei predilesse il divino Ali- ghieri , e seguendo I' esempio di Adisson , da cu! piesentati furono in bella luce gli squarci piu interessant! del Para- dise perduto di Milton, coraenta Dante, scrivendo alcune PARTE ITALIANA. 87 spiritualissime letterc sovra questo pocta ad una immaginaria dama inglese, ponendole innanzi le rose , siccome egli espri- iiiesi , sen/ache ella vada a corle fi-ammezzo a tante spine , e pubblica le anzidette lettere nel 1797- Nel 1 80 1 ottiene la cattedia di storia naturale in Bre- scia, in quella citta ove iino dal secolo XV spiegavasi la storia naturale di Plinio. Gli si aflidano inoltre la sovrin- tendenza delP orto botanico , 1' ostensione botanica agli al- lievi di medicina e farmacia e la forinazione di un gabi- netto di storia naturale. Le sue lezioni sono istruttive , dilettevoli e frequentatis- sime. Dispone un catalog© delle piante die soleva citare ed illustrare nel corso delle medesirae e lo rende di pub- blica ragione nell'anno 1808. Nelle ferie scolastiche percorre le montagne Cenomane e le limitrofe. Applicasi specialmente al ferro spatico della Valtronipla f, minerale ivi predoniinante. Sul monte Mulsetto della stessa valle scopre una miniera di smeriglio a base di selce , ed analizza 1' arena ferruginoso-magnetica del fiume Olio con frammistivi granellini d' oro. Oltre di cio consegna egli negli atti e comentarj delFAc- cademia bresciana dello stesso i8o8 una Memoria anato- mica suir occhio degl' insetti h un' altra sopi"a il menzionato ferro spatico, e 1' analisi chimica di un acciajo di Valtellina. Sommamente copiosa ed importante riesce la collezione di questi niinerali ; e dopo averla sistemata e classiiicata la pnbl)lica sotto il titolo di « Trattato Mineralogico e Clii- " uiico sulle miniere di ferro del dipartimento del Mella , » coircsposizlone della fiiica costituzione delle montagne " nietallifere della Valtrompia. Brescia, 1808, volumi 2, " in 8." grande. » Siffatta sua produzione gli apre T adito nel 1809 al con- siglio delle ininlere, eretto in Milano dal cessato governo. Nel 1 8 10 Broccbi , il nuovo ispettore di detto consiglio, unltamente al suo antico collega e searetario del consi'ilio medesimo, il professore Malacarne , intraprende la perlustra- zione della valle di Fassa nell' alto Adige, abbondantissima di niinerali e che aiVennasi cssere pure stata visitata da Dolomicu , il quale fece conoscere alia Francia la Stilbite lamellare , rosso-dorata di quelle contrnde , contrassegaata da lui colla denominazionc di Fassoitc. 88 APPENDICE L' escursione dnra parecchie settimane e gli frutta con tanta esuberanza clie lo udiamo asserire « non trovarsi ia " tutto il circuito delle Aipi locallta in cui si rinvenga un " maggior numero di fossili rari e speciosi , compresi in >; uno spazio cosi poco esteso. » Nel 1811 pubblica in Milano la sua Memoria minera- logica sulla valle di Fassa nel Tirolo , e 1' Istituto italiano riceve I'autore nel suo seno. L' esame di una bella serie di testacei , raccolti nelle adjacenze di Castelarquato nel Piacentino, ed una serie parimente di ossa fossili disotterrate nello stesso paese ed ora da Milano posseduta , eccita 1' idea nel Brocchi di comporre un tiattato generale di conchiologia fossile , diretto ad ap- purare V antica storia del globo , e la geognosia d' Italia specialmente. Ma un lavoro di questa natura esigeva una visita preliminare di tutti que' punti della nostra peni- sola , clie sono piu fecondi di produzioni fossili. II nostro benemerito Brocchi prende a questo fine le sue mosse da Modena nella state del 1 8 1 1 , associandosi il dotto suo concittadino sig. Parolini. Vedute le salse di Sassuolo ed i fuochi di Barigazzo, ed osservata la calca- rea manganesifera sovra Fium' Albo , scende in Etruria. Da Firenze eseguisce piu gite scientifiche in varie di- rezioni: a Prato, alle cave del Gravitone; nella val d'Arno superiore, a Figline, luogo celebre pei gran fossili elefan- tini e di altri mammiferi ; in val d' Arno inferiore , ad Empoli , ai colli di S. Mignato al riconoscimento delle con- chiglie fossili , cola tanto abbondanti , clie il letto de' tor- rentelli n' e tutto ricoperto , e dicesi , che delle conchiglie stesse se ne facesse talvolta calce ; a Pisa poscia , a Livorno e nel Sanese , i cui contorni pure soinministrano fossili e conchiglie ; finalmente ai lagoni di Toscana , grandi serbatoi d' acqna nera , funiante , bollente ed esalante gas idrogeno solforato, alia sorgente d' acqua salsa del coUe di val Cecina ed a Volterra , nota per le sue antichita etrusche , non che per le cave di alabastro bianco a Monteterzi. Da Siena il nostro naturalista varca gli Apennini , os- serva le varieta di tufo di Acquapendente , le lave di Ra- dicofani , delle sponde del lago di Bolsena , di quelle del lago di Ronciglione, ed ai a3 settembre saluta per la se- conda volta Roma. PARTE ITALIANA. 89 Da qnl rocasl alle catacombe tli Calepodlo, de' SS. Se- bastlano , Pietro e Celcstino , fornite cU varie specie cU tufo e dl travertine j al sepolcro di Cecilia Metella; a capo di Bove per riconoscere i niolti minerali di cui abbonda qviel luogo ; a Tivoli , piena di varieta di travertine , tufo , concrezioni calcaree e conchiglie marine ; alia villa di Adriano, alia faniosa cascata del Teverone , che produce il travertine; ai menti ed ai laghi di Albane e di Nepi, ritenuti per antichi crateri vulcanici , ed alle l^elle niac- chie di Ostia. Nel mese di nevembre , valicate le paludi Pontine , il nostro viaggiatere mette piede nel regno di Napoli. Passate a rassegna tutte le coUezioni archeologiche e di storia na- turale di quella dorainante , visita i campi Flegrei , Pozzueli , il tempio di Gieve Serapide , il mente Nuovo , serte nel secole XVI dal lage Lucrine, la Baja di Cuma , il mente Sarcliio, il grande Acquedotte di Madaleni , i monti calca- rei di Caserta, il lago d'Agrane , Necera, Salerno e Pesto ; le rovine di Pempeja ed i pozzi scavati sopra Ercolano. Nello stesso mese di nevembre nen sale il Vesuvie , ma si limita ad esplorarne i prodotti. II 20 dicembre ne sale il cone. Nella nette del i.° gennaje 1812 avviene un' eru- zione del Vulcane. Ei ne vuel essere testimonie eculare ed al)bandona percio Nola , ov' erasi trasferite a yisitare gli scavi de' vasi etruscbi. II di 3 alle ore otto del mattine si rinneva 1' esplesiene e piit estesa , della quale e il Brocchi parimente attento ed iniperterrito spettatore. Visita Procida, abbondante di lava e tufo; Indi la vul- canica Iscbia. Non tralascia di fare una cersa nella Puglia , zona di pacse diversa da tutte il rimanente d' Italia , e significantissima per le copiose saline di Barletta, Gieve- nazzo e Bari. Visltate le lave di Piperno , al 5 di marze risale il Ve- suvie, bramose di riconoscere le altei-azioni sepravvenute dope r ultima eruzione. Restituitesi indi a Roma, passa a Civita Veccbia, alle allumiere, alle altre lave ed eminenze vulcaniclie, ed alle niiniere di ferro e di piomlio della Tolfi ; poscia al lago di Bracciano , antico cratere vulcanico , tutte lave e basalti. Nen trascura Civita Castellana , ferse 1' antica Fesccnia, cd il singolarissimo deposito di lava leucitica di Borgbette ; 90 APPENDICE visita 1.1 caduta di Terni e Spoleto, Folis;no , Colle fiorito, Serravalle , Macerata, Lorcto e le coUinc prossime alia Santa Casa , feconde d' arenaria slliceo-calcarea con rare e plccole sqaamette di mica argentina. El visita fnialmente le colline di Ancona , sparse di una arenaria contenente testacei marini , il monte di Ancona ; 11 solo, lungo il littorale dell' Adriatico, formato di solida calcarca , identica di quella degli Apennini ; osserva le cave deir arenaria giallastra della Montagnuola, ove pure abbon- dano testacei marini ; esplora i monti del cesenate , le grandiose miniere di zolfo della Perticara , la cava di car- bon fossile e la lumacliella di Sogliano , i cristalli di zolfo citrino di Formignano, le saline di Cervia, la pineta di Ravenna; ai 3r di maggio arriva a Modena, ed ai prlmi di giugno sale il CImone, il piu elevato degli Apennini Estensi , vi osserva le varieta del grauwake e del petro- selce ; e vi fa una copiosa erborizzazione. Neir estate del 1 8 1 3 Brocchi fa una corsa al poggi Asti- giani, abboadantissimi di conchiglie fossili, valica la boc- chetta che gli ofFre belle serpentine , e lo scliisto argilloso bigio-verdognolo , saluta Geneva e ne percorre le riviere , esaminandone le respettive rocce. Della serie di tutti i testacei e delle rocce raccolte in questi suoi viaggi fa egli omaggio al Consiglio delle mi- niere ; chiudesi indi nel suo gabinetto , occupandosi esclu- sivamente del suo grande e luniinoso Tratiato di concliio- logia fossile sub-apennina , il quale trattato vede la luce in Milaao nel 1814 coi tipi della R. Stamperia, diviso in due volumi ed adorno di 16 eleganti ed esattissime tavole. Con quest' opera , la piu importante d' ogni altra sua , ii nostro naturalista fece un pregevolissirao dono all' Italia , la quale sino a quell' epoca, in sifFatto genere di studj , rimanevasi alquanto addietro di Francia e d' Inghilterra. Lo scioglimento del Consiglio delle miniere , avvenuto neir anno 1814, porge al Brocchi maggior tempo ed op- portunita d' intraprendere nuovi viaggi , collo scope di vie piu illustrare le sue teorie geologiche e geognosticlie. Nel 1 8 1 5 torna egli per la terza volta a Roma ed eseguisce le piu minute ricerclie sulla geognosia del Lazio ed ag- girasi per un anno e mezzo nel territorio compreso fra il Tevere , il Garigllano , i monti della Sabina ed il Medi- terraneo, Noa lascia per conseguenza di porre a disamina ' PARTE ITALIANA. 9 1 Ic varie lave cd i lapilli dei monti di VcUctri ; sale i monti Volsci di Corale/zc, Palestrina e Valmontone , die presen- tano 11 pepei-iiio l)igio, diverse specie di calcarea apennina, di lapilli , di tufo. Rivede le paludi Pontine , palesa una nuova e giudiziosa opinione sulla loro formazione, e scor- rendo 1' UiFente si ti-asfeiisce a Terracina , al monte Cir- ceo, al Soratte o monte di S. Oreste, ricordato da Orazio e da Virgillo. Tocca infine i monti Cimini e Viterbo , e vi scandaglia minutaniente e pazientemente quelle scabre vulcaniclie rupi , adomhrate da cupe selve. Dopo tali iniportanti escursioni il Brocchi si restituisce a Milano , e qui ne pubblica i risultamenti con diversi articoli in questo nostro giornale inseriti (i). Nel 1 8 1 7 pubblica il suo « Catalog© raglonato di una raccolta di rocce, disposto con ordine geografico , per ser- vire alia geognosia d' Italia. " Ne' primi mesi del 181 8 intraprende una nuova pere- grinazione nell' Italia meridionale e vlsita le maremme Sa- nesi , il piano di Telamone ed Orbitello , le antiche niura di genere Ciclopeo, clie sole rimangono della citta di Cosa, il promontorio Argentaro , T isola del Giglio e la valle Ortana. Rivede Roma per la quarta volta, e nell' estate dello stesso 1 8 18 dirigesl verso le piu alte catene degli Apen- nini dell' Abruzzo ulterlore. Per Tivoli avviasi alle vallate deir Anicnc , di Cosa, di Ascoli , di S. Giovanni, al lago Fucino , alle rovine doll' antica Alba Fucense. Sale il Vel- lino, esplora Avezzano, il piano d'OvindoIi, i dintorni di Aquila ed Antrodoco , ove riscontra avanzi di ossa fossili , scavate in un coUe di sabbione , sovrapposto a mania turchina. Finalraente per Assergio e per la scoscesa por- tella s' arrampica al glgantesco uiasso del monte Corno , altrimenti detto il gran sasso d' Italia , di calcarea strati- ficata. Di ritorno a Roma nel mese di settembre, il Brocchi ve- dendo rafHuenza dclle fcljliri (clie fino a 6000 alFetti da que- sto morbo accogliova lo spedale di Santo Spirlto nel giro (i) V. Biblioteca iraliana , fasc. di aprlle e di settembre i8i6 pag. 82 e 49^) di maggio , giugao , luglio, agosto , settembre, novetubre e diceuibre 1817, e fascicoli di febbrajo 18 18, e V. il fascicolo di gennajo 1822. 92 APPENDICE cli 3 mesi ) , diviso d'iiivestigare la natura tVi qneiraria in- salubre: quistione non per anco risoluta. Sfidancio il peri- colo di contrarre egli medesimo la dominante malattia, recasi per 4 notti del settembre in una delle piii malsane situazioni presso Roma , onde raccoglierne colla massima diligenza V umidita atmosferica , e ne istituisce poscia la piix accurata analisi chimica. E di queste interessantissime esperienze fu reso conto in questo giornale (i). Neir ottobre visita Civita vecchia ed il suo lltorale , dovizioso di molluschi , zoofiti , fuchi e conferve , della quale perlustrazione il lettore trovera pure un ampio x-ag- guaglio in questa medesima Biblioteca (2). Da Roma inoltrasi nell' inverno a Napoli , donde al 3 aprile 18 19 prende le mosse per compiere il giro di tutta r Italia fino all' estremo suo confine. Scorre le Calabrie in tutte le direzioni e singolarmente i contorni di Reggio, ove ammira la spontanea e lussu- reggiante vegetazione delle piante africane ed americane , negata alle altre regioni della penisola. Ammira inoltre la copia sterminata della numerosa famiglia de' cedri. Stabilisce geologiche induzloni suUa Calabria e sulla Slcilia, s'avvicina al tremendo Mongibello od Etna, ed e presente all' incendio di quel vulcano , clie gla tempo desolo Catania, Messina, Palermo, Siracusa ed Agosta, che lancio le sue ceneri fino sovra 1' isola di Malta , su quelle della Grecia e sulle spiagge dell' Africa. L' eruzlone veduta dal nostro Brocchi comincio gli ultimi giorni di maggio , e si maiatenne , piu o meno intensa , fino ai primi di agosto. Da qixel grande ignlvomo cratere della Trinacria ei passa a riconoscere gli antichi vulcani della stessa nel vallo di Nolo, le rocce vulcaniche alternant! piu volte in letti e banchi colle nettuniche presso Licodia ed i famosi scogli ciclopicl della costa marittima , che da Catania procede fino a Tressa e Jaci, composti essi pure di lave. Per ricreazione dello spirito visita i colli Iblei , dai poeti del Lazio cosi soavemente cantati. E fra le tre Ible degli antichi, 1' Ibla reputata veramente la mellifera, con- siste in una serie continuata di monticelli tutti calcarei ; (1) V. il fascicolo di novembre 18 18. (2) V. i fascicoli di marzo ed aprile 18 19. PARTE ITALIANA. q3 serle quasi parallela alia spiaggia del mare fra Siracusa eel Agosta. Nel ccntro cli questa catena sorge il paesetto di Melilli. II mirto, il granato silvestre, 1' oleandro ed il tiino profuiuavano T aria de' piii fragranti odori. II nostro viaggiatore gusta di quel celebrate miele e lo trova cor- rispondere all' aiitica sua riputazione. Osservate le antichita di Agrigento e Taormina , av- viasi aU'antica Messapia, ora terra d'Otraiito, alia Peu- cezia, o terra di Bari , al capo di Leuca, a Gallipoli ed air antlchlssimo porto di Manduria, da Plinio commemorato. In Otranto esaraina una specie di antico zodiaco, in- tarsiato a mosaico nel pavimento di quella cattedrale fino dal secolo XII, nel quale avverte egli una insolita distri- buzione delle costellazioni. Volge poscia i suoi passi alia Lucania, ora Basillcata, e salutata la patria del Venosino, abbellita di vetuste la- pidi , recasi a Melfi , donde sale il monte Volture , antico spento vulcano, fino a quel tempo iniperfettamente cono- sciuto dai naturalisti. Per ultimo sul suolo Irpino riconosce Frigento e la prossima poetlca valle di Ansanto, la piu rilevante fra le Mefiti d' Italia; valle rammentata da Tullio, Plinio , Claudiano , e da Virgilio descritta e reputat;i varco deir Averno e spiraglio dell' Acberonte. Qui il terrore , ispirato dalla valle stessa , aveva eretto un tempio alia dea Mefite, Nel piu basso fondo della valle il nostro Naturalista considera i grandi bulicami di nerissima e fetentissima acqua boUente su tutta la superficie , da cui s' innalzano scrosci a ragguardevole altezza. Riconosce I'esistenza, in sensibile quantita , dei due gas idrogeno-solforato ed acido- carbonico , i quali egli fa derivare dalla decomposizione delle piriti e della roccia calcarea ivi accumulate (i). Nel verno ritirasi in Roma , ove da T ultima, mano ad un' opera di gran conto pel filologo e V arcbeologo , del pari che pel litologo e geognosta, e clie pubblica in Roma stessa intitolandola = Dello stato fisico del suolo di Roma. Memoria per servire d' illustrazione alia carta geognostica di questa cltta, con due tayole in rame. Roma i8ao, 8.° grande. (i) Bjblioteca italiaua. Tom, 17, quaderuo di marzo 1820. 94 APPENDICE Si possono bensi accennare , siccome ha fatto il Brocchi, ma non abbastanza valutare le difficolta e gli ostacoli immensi ch' ei dovette vincere , onde riconoscere e stabi- lire rlpartitamente la fisica costituzione del suolo naturale di una citta , che tante mutazioni subi di forma , per ia- ceiidj e per mille altre vicissitudini : fa d' uopo calcolare il numero progressivo degli edifizj in essa costrutti per una si lunga serie di secoli , rifabbricata inoltre piu volte sovra rovine , che aveano croUato sopra altre antiche ro- vine a 20, 3o e 40 piedi di profondita ; e mestieri av- vertire tutto cio per immaglnarsi sotto quale iramensa congerie di materiali rlscontrare si dovesse il natural suolo di Routa , che in nessuna parte si palesava alio scoperto. Aggiungasi , che un' opera , frutto di si gravi e protratte indagini , ha il preglo altresi di essere sparsa di una squi- sita erudizione ed abbellita con felici ed opportunissime citazioni di Giovenale , TibuUo , Properzlo , Orazio e del Sulmonese sovrattutto , coi quali autori alia mano si direbbe che il Brocchi scandagliato avesse ogni punto , ogni piu recondito recesso di Roma. Dopo circa tre anni di laboriose peregrinazioni nelF Italia meridionale , il Brocchi abbandona quelle classiche con- trade per non piu rivederle , avendo dato alia luce nello stesso torno di tempo buon numero di nuove sue parti- colari Memorie intorno alia quali rimandiamo il lettore a questo giornale medesimo (1). E qui cade in acconcio di ricordare anche le sue no- tizie sul Gesalpino , che da noi si pubblicarono nel 1 8 1 8 : nome ch' egli aveva gia illustrato tessendo un apposito elogio di si esimio botanico , che fa parte della Rac- colta di ritratti degl' illustri Italiani del Bettoni. Rammen- teremo finalmente alcune sue lettere concernenti le sue corse al promontorio Argentaro , all' isola del Giglio •, ed il tribuno di Roma , Cola di Rienzi , relativamente al quale gli archivj di una comunita della Sabina gli avevano som- ministrato alcune curiose notizie (2). (i) V. Biblioteca italiana, fascicoli degli anni 1819, 1820, 1831 , 1822 e 1823. V. pure il cessato Giornale di fieica e chimica di Pavia del 1821 , vol. 4.° (2) V. Biblioteca italiana , quaderno di maggio 1818, e qua- derni di luglio, agosto e settembre di detto anno. PAKTE 1TALI\NA. 96 Ritornato a Milano nel i8ai , il nostro Brocchi fa la relazionc del sig. Fonii faimacista lonibardo e provegnente dal Cairo, ov' ei dirigeva la fabbrica di polvere e nitri , e possessore inoltre di una raccolta di conchiglie spettanti al golfo arabico. Brocchi avendo avuto la facolta di esa- minarle, prende ad illustrarle e ne pubblica il catalogo (i). Questa relazione trasporta il nostro Naturalista sopi-a una nuova scena. II Vicere d' Egitto aveva commesso al Forni di procurargli qualche scienziato , abile specialmente per I'attivazione delle sue miniere. Brocchi onnai abituato a lunghi e disastrosi viaggi , anelante a nuove scoperte e bi'aiiioso di scorrere luoghi , che gli avrebbero agevolato il modo d' istituire piii mature e pill precise osservazioni sovra la ScuUura egizia , al qual argoineato egli aveva potuto durare si breve spazio di tempo nel suo prime viaggio di Roma , aderisce tosto al propostogli incarico , e senza piii , larghi stipend] , an- ticipazioni di danaro, periodo triennale di servigio, epoca della partenza : tutto e conciliato e convenuto. Ei desidera sohanto di premunirsi anticipatamente di qualche pratica nelle operazioni relative alle sue future ispezioni j si porta quindi in Carinzia , onde esaminare la costruzione dei fornelli a riverbero della fonderia del piombo di Bleyljerg. Con questo scopo incamminasi egli per lo Stato Veneto , per Gorizia, Vippac e Prewald ad Adelsberg , e riconosce quelle grandi spelonche di calcarea stratificata , analoga a quella del Jura , e riscontra eziandio in que' monti 1' esi- stenza della calcarea Alpina , le quali varieth di rocce ammettono precisamente infiniti vacui sotterranei , che talvolta ingojano le acque de' fmmi, e tal altra le emet- tono. Da siliatta causa deriva egli le tanto decantate ma- raviglie del lago di Czircznitz , nel quale , nel giro di ua anno , si pesca , si caccia , si semina e mietonsi le biade. Con particolare attenzione ei si fa a considerare la cavcrna della Pastoina capricciosamente ornata d' inflnito nuuicro di stalattiti , ed interessante per la scoperta ivi fattasi di ossami di belve , di cui non esiste piii la specie. Si trasferisce indi alia valle di Bleyberg pel sovrannunciato (i) V. Biblioteca italiaua, fascicoli di ottobre e uovembre del i8ai. ()6 APPENDIGE niedeslino scopo. I risultamenti dl questa sua escursione, noti die una sua Memoria sovra alcuni massi cU lava, con cui costrutto era 1' arco di Alboino in Pavia sono stati coraunicati a questo giornale (i), Sul finir del mese di giugno 182a accomiatosi dall'Isti- tuto , e nel luglio togliesi agli amplessi della genitrice e del fratello. II 2 3 settembre solca I'Adriatico. Alia bocca del golfo una gagllardissima procella 1' obbliga ad appro- dare a Ragusi , nei contorni della quale citta ei fa una copiosa raccolta di piante , e nel novembre tocca Ales- sandria. Qui riassume lo studio della lingua araba , nella quale erasi gia iniziato precedentemente , visita le ruine deir antico Faro , i bagni di Cleopatra , gli obelisclii , la Necropoli , ossia le catacombe , e da principio ad una flora egizia mediante una compiuta collezione di piante alessandrine. II I .° dicerabre glugne al Cairo, ove lieto ed aflfabilis- simo lo accoglie il Vicere. Vi si trattiene tutto il mese, visitando le rovine di Menfi, le piramidi di Sakarah e di Gizeh , e proseguendo ad ua tempo la flora di quelle regioni. Al 3o dello stesso dicembre il Brocchi per ordine di S. A. dal Cairo avviasi al sud di quelle contrade , scortato da una carovana di 120 cammelli e di una corrispondente soldatesca, in traccia di miniere metallifere e preziose , onde porle nella piii utile attivita. Prende quindi cognizione di tutto 11 deserto. A Siene presso i confini della Nubia esamina le cave della Sienite, il cosi detto granito d' Egitto , e mena per ben cinque mesi una vita nomade , attendato di notte ; di giorno af- flitto da un calore di 3o in 3i gradi e dai solFocanti venti Kmasin , solo in mezzo ad immense solitudini , fug- gite perfino dall' indomito Beduino , dacche il cielo vi ne- gava da 4 anni il refrigerio della pioggia. Nel ritorno egli fermasi molto in Tebe e sui monti della Tebaide. Nel Sayd , od alto Egitto , visita le miniere di sraeraldo , facendone alquanta messe. Fa pure una pin- guissima raccolta di piante rare, o nuove, trasferendosi in luoglii, ove altri Europe! non erano per anco penetrati (2). (i) V. 1 fasciculi di gennajo, febbrajo e settembre del 1822. (2) V. Giornale di fisica e chimica di Pavia, 1824, vol. 7. TAUTE ITALIANA. 97 L' intraprcndimento delle minicre metallifere non sortlva uti felice esito , pcrche la Dura palustre del Nilo ( Olchus dura ) era riconosciuta un conil>ustibile pochissimo atto per la fusione de' metalli. II Brocchi non ignorando il di- fetto del grosso coni])ustiblle in Egitto , avea molto cal- colato sn questo vegetabile , memore , clie quell' antico popolo cuoceva la famosa sua porccllana col mezzo uai- camente di piante acquatiche , canne, paglia e simili. Pero, siccome sul Libano erasi da non molto tempo scoperta una cava di carljon fossile , il Vicere cola indi- rizza il Brocchi, onde fame la ricognizione e migliorare i metodi della fusione delle minlere di ferro. II 22 agosto 182,3 si mette in viaggio , serapre per terra e sul cam- mello, costeggiando il Mediterraneo. Entra in Asia , calca la terra d' Israello , venera 1' antica Solima, e visita Cesa- rea , Tolemaide , il Carmelo, Tiro, Sidone e Berito. Ar- riva al Libano, esplorato 36 anni addietro da un chiaro Naturalista francese, il sig. Delabillardiere. Ricerca con avido sguardo i decantati colossali cedri di quel monte , ma non ne scorge se non se un mescliino avanzo suUa vetta sola dell' esteso gi'uppo di detto monte. Fa eseguire con buon successo alcuni scavi delle vene di carbon fos- sile. In quanto alle piante , ne rimane poco soddisfatto , trovandole nella niassima parte , e sul Liliano ed in tutta la Siria, uguali a quelle della Sicllia e della Calabria meridionale. Si trasferisce successlvamente sui monti dell'Anti-libano ed investiga il culto dei Drusi. Raccoglie manoscritti re- lativi , die dall' arabo originale volgarizza. Visita 1' antica Eliopoli , i resti del suo tempio ed i ruderi degli altri monument! , di cui suona si alta fama. Aveva divisato di passare a Palmira , nell' Arabia pe- trea , e sopra il Slna, ove esistono alcune minieie di rauie, ma lino ad ora non consta ch' ei abbia effettuato questo suo viaggio. Al 3 di maggio 1824 rientra al Cairo. Mehemed-Ali avendo di recente esteso i confini del regno d' Egitto sopra alcuni possedimenti degli Arabi Wecabiti nella Nubia sine ai confini dell" Abissinia , e sopra il Kor- dofan al S. E. della penisola del Scnnaar , avvisava ai modi d' introdurre <[ualclio istruzione in mezzo a que' popoli selvaggi , e naturalizzarvi precipuameutt' Li coltui\i delf op- pio, endaco c cotone. /;//'/. lud. T. LIII. 7 9B APPENDICE Sebbene gl' impegni del Brocchi avessero teruuiif col mese di settembrc del iSaS , tuttavia egli non sa riliutarsi al desiderj del Vicere, al quale stava particolarmente a caore 1' investigazione delle miniere di piomljo, e si dispo- ne ad una nnova peregrinazione in quelle lemotissime conti'ade , la piii penosa e piii dubbia di tutte le prece- dent!. Abbandona quindi per T ultima volta la capitate deir Egitto al 3 niarzo 1828 e piglia seco per suo assi- stente di scienza naturale Francesco Bonaviila milauese. Al 7 di giugno arriva il Brocclii a Chartura nelia pro- vincia del Sennaar, paese situato a i5 gradi di latitudine presso i limiti della zona pluviale , la dove il linme Bianco si getta nel Nilo , e dove il nostro viaggiatore vive sotto ad nn calore di 87 gradi. Qiti e costretto ad attendere in vin nielanconico isolamento il termine delle piogge del tro- pico. Solamente al 2 di novembre puo egli partire da Chartum ed avviarsi alia popolata citta di Sennaar. Siamo assicurati, die Brocclii facesse qualche corsa in qnella malaugnrata penisola , come del pari lo siamo, cli'ei non trovasse sufficiente pascolo alia sua curiosita, se si eccettui una non piccola collezione di piante e di uccelli. Possente causa della sua poca attivita era certnniente la inclemenza del clima e del suolo , abbanelonato per otto niesi delFanno da qualunque essere vivente e spoglio di ogni vegetazione , iiieno qnella die ha luogo durante la stagione delle piogge del tropico, alle quali va debitore r Egitto delle beneficlie escrescenze del Nilo. Allora soltanto qttesta vegetazione c rigogliosa e rapidissima in quanto a pascoli e cereali, ma avvi una generale penuria di frutta, fiori, erbaggi e legumi. Dapertutto tre o quattro sole specie di piante erbacee ammantano la terra. Un incessante vento, grave e vaporoso , di sud , die genera inappetenza , infie- volisce le forze, intorpidisce io spirito e ne rende stupidi tutti i sensi •, senipre burrasche , atmosfera umidissinia , temperatura incostante , vie impraticaliili alio stesso dro- medario, a motivo di un alto strato di tenacissimo fango e di miriadi di molesti insetti. Cio nullameno il Brocclii trattiensi sette mesi continui in Sennaar. Da qui egli scrive 1' ultima sua lettera a' pro- prj congiunti , in data del 26 aprile 1826, annunziando che vi sarelibe rimasto lino ai primi di giugno ; cbe in tre mesi di vinggio sarebbcsi restituito ai Cairo, ed in Italia, finr.liDcnte nel'a primavera dfl 1827. rVRTE IT\LIAN.\. 99 Parte inHatti nel mese cli giiigno da Seniiaar nel tempo in ciii crano comiaciate le piogge ed arrestasi a Cliartum per attendenie il termine, nia snccedendo ad esse inime- diatamente le disseiitcrie e le feljliri iatermitteiiti del piii inaligno carattere , Brocclii e colpito da una di queste mi- cldiali afFezioni dal 17 al i8 setteuibre , ed il giorno aS, a malgrado della piu amorevole assistenza prestatagli dal Bonavilla e da qualche straniero medico die in quelle parti s'incontra, ei piu non esisteva. Ed anche il com- pagno di questo sue ultimo viaggio, infermatosi poco dopo in Telle , cesso di sopravvivergli. Cosi il Brocclii nella fresca eta di 64 anni , dopo tanto errare , dopo tanto patire perisce lontano dalla sua patria aSco miglia , lasciando alia sua nazione la trista conghiet- tura di quanto sovra la stessa sua elevatezza elevato ognora piii si sarelilie in faccia al giudizio del niondo letterario , se nieno inesorabile 1' Africa restituito ce lo avesse. II recuperare e spedire in Italia i nianoscrltti e le ric- clie coUezioni di storia naturale dell' estinto e tutto merito del cliiariss. signor Consigliere Acerbi, nostro Console ge- iieraie in Egitto. Delia natura ed importanza di quest! oggetti noi abbiamo reso conto al Pubblico nei fascicoli di aprile c luaggio dello scorso anno. Ma una notizia non lia guari pervenutaci assai ci dorrebbe, se, come temiamo, foss' essa veritiera. Ci si scrive clie ( non saprebbesi se per ignoranza o per quale fatalita ) i ininerali e tutti gli oggetti di storia naturale giunti appena a Trieste perirono miseraniente. Aggiugnesi pero clie la fortuna non fu si avversa ai manoscritti , e die questi vennero a tempo sottratti a tauta disavventura. II suo testamento, segnato , con manifesta previdenza dei perigli die lo attendevano , lino dal 60 di luglio iSaa, inette il sigillo al suo amor di patria ed alia sua uiodestia. Ei lega r intera sua liljroria alia citta di Bassano, con tutti gli articoli di storia naturale alia niedesima annessij tutti i suoi manoscritti ed un capitale di 10,000 lire itaiiaue, allindie 1" annuo frutto valga a rimunerare un custode , vietaiido la pubblicazione di veruno degli anzidetti mano- scritti, " per esserc parecclii di essi (osserva il testatore) " giornali di viaggi stesi in fretta, strada facendo, a sol- " lievo di sua memoria , senza ordine , senza metodo , e " non senza inesattezza e percio indegni di comparire alia " luce. >' TOO A P r E N D I C E La severita di questa disposizione colpisce la giusta aspettativa dei dotti , non ignari delle ricchezze d' ogni geiiere clie contener debbono gli annunciati manoscritti. E quindi da desiderarsi che un' interpretazione piu dello spirito die della lettera possa permetterne qualche modi- ficazione , nieno sfavorevole alle loro speranze ed all' in- cremento delle sclenze. S C I E N Z E. Raccolta di varie operette del conte Carlo Maggt , jjatiizio bresciano. — Verona, i828,jl>c7- Valentino Crescini. Edizione seconda rivcduta dalT auture , in 8.°j facciate 290. Soiio, per nostro avviso, ia gravisslmo errore coloro i quali pretendono che non si possano coltivare piu ragioni di studj. Noi anzi crediamo die tutti i sapienti debbano ap- plicar r aniuio a sublimi speculazioni e a pratidie disci- pline. Cosi r intendevano 2;li anticVii, i quali davano il nome di filosoli , non a quelli che si limitavano al dispu- tare , ma sibbene a coloro die ad un tempo e sottilmente ]-agionavano 5 e prudentemente operavano. Ne basta seguir noi la virtu ; ma dobbiamo porre ogni sollecitudine per promuoverne il culto. Cio posto , degnissimo di lode deb- Ijesi reputare il sig. conte Maggi, come colui die associo insierae quegli studj die possono tornare piii utili all' uni- versale. Noi ne abbiamo un chiarissinio docuniento nella presente scrittura. L' influsso degli astri e stato dagli uni esagerato, da2;li altri tenuto per una chimera. Tanta disfor- mita di oplnioni debbe eccitare il desiderio di conoscere e bi- lanciare le varie sentenze : illuniinare il popolo senza renderlo credulo. II Maggi si accinse a trattar si nobile argomento. PotrelilDC sembrar per avventura attribuir troppo alia Inna , special mente per quello che spetta a' corpi umani. Ma egli e assai malagevole fermarsi nel giusto punto: frattanto si avverte che T autore non risguarda 1" influenza di quel satellite che come mediata. La pubblica felicita debbe attrarre a se le considera- zioni , non che del filosofo, d' ogni bnon cittadino. Base e fondamento tli (juella e il coniiuliio : ecco e il secondo ariroiiicnto cni tolse n trattaru il Mntriii. Ej:li ragiona de2;li PARTE 1TALIA1S\. lOI DStacoli clic il lusso mette a' maritaggi. Non ci ha dubbio die quosta e la precipua e forse Funica cagione per cui si va sempre piii sceniando il numei'o de' mati-iaionj. Un liuon cittadino ama la patria ed e zelante della gloria di lei. II Maggi e pieno di aflFctto si santo, e il fa vedere nel siio saggio del genio arniigero del popolo bresciano. I piu severi avrebbero anzi detto indole e natura che genio: ma andianio alia sostanza , e non alle parole. La causa e bella ed e bellaniente trattata. Alia gloria de'po- poli niolto conferisce la noniinanza de' cliiarissimi ingegni. II conte Ainio Maggi avea scritte le Meniorie sulla vita di Agostino Bertelli pacslsta bresciano: pol compi anzl tempo r onorata sua vita. Carlo fratello di lui le fece di pub- blica raglone loro premetteii(.lo una sua leltera dedlcatoria. In tal niodo el soddlsfece all' amor fraterno ed alia carita di patria. La rlccbezza nazlonale dee meritare 1' attenzione del saggio. Ogni investigazione che non tenda a crescere i comodi del corpo politico dai quail emergeranno i do- niestici , e fullia. A questo scopo fiirono pure indlrlzzati gli studj del Maggi. Se ne ha una licUa prova iiella sua dlssertazlone sopra un nuovo metodo di far nascere con mi2;llor esito 1 vermi da seta. Viene in fine una prefa- zione al libretto intitolato : Istruzlone sopra la verita e i vantaggl della Rcligione cristiana : opera di Desfour de la Genettiere e dal Maggi tradotta dal fraucese e rlstampata a Brescia per Valotti e Spinelll , in 8.° Dalla quale bre- vlssinia , ma sugosa scrlttura , si rileva come all' amor del sapere accoppil il Maggi il piii puro zelo della Rellglone. Questi suoi ragionamenti furono dettati a ben lunglii in- tervalli. I prlmi videro la luce nel 1776, e 1' ultimo nel i8ia: forse alcuno potrebbe maravigliarsi come il nostro aiitore si poco abbia scritto. Ma egli stesso prevenne questo stupore dicendo: =Io non ho mai scritto che dopo aver pensato : ne mai ho pensato che per giovare in qual- che cosa alia socleth. •= La quale masslma se fosse seguitata, avremmo minor numero di opere , ma plu concetti e di maggiore vantaggio. 1C2 APPENDICK Sentenze e detd meniorablU d antichl e di moderni autori. Un volnmetto in 12.° piccolo di pag. 264," 55.° dclla Bibliotcca di ediicazione die si pnbblica da Lorenzo Sonzogno. — Milano , 1828, coi torchi del Pirotta. Di queste Sentenze gia parlato ahbiarao nel vol. 44.° , pag. 284, allorche pubblicata ne venne la seconda edi- zione , eel ivi esposto pui- abbiamo il desiderio nostro , per- che r illastre donna , die ne fece la raccolta , noii isde- gnasse alcune avvertenze , cbe a noi sembrava opportune di sottoporle nella speranza che fare se ne potesse una terza edizione. E qnesta che annunciamo e appunto la terza edizione. Se non clie nientre debbonsi lodi al sig. Son- zogno il quale non voile intraprenderla , se non ottenutone prima il geatil coasenso dclla chiarissima autrice , rimanemino nelle speranze nostre delusi , vedendo cbe questa non e clie una pura e fedele ristampa della seconda edizione , senza mutazione od aggiunta alcana. Che pero trattaiidosi di uti libro meritamente eletto a far parte d' una Biblioteca d' educazione , non possiamo a meno di qui aggiugnero qnalche altra nostra osservazione. Le materie del libro sono disposte sotto dieci Rubriche: la 1.=^ tratta dell' animo , degli stati e degli aid deW animo ; la 3.^ delle affezioni deU animo i la 3." delle buone quallta deli animo: la 4.^ delle cattlve qualita dell' animo ; la 5.^ delle azioni; la 6* della sapienza : la 7.^ dei diversi stati dell' noma : 1'8.=> degli stati dell' iiomo rispetto al tempo: la 9.^ del go- verno ; la 10.^ finalmente tiene discorso del caso e del destino. Se la signora Sampleri avesse del proprio ad ogni /?u- brica premesso un breve proemletto suU' argomento della Ruhrica stessa , che fosse stato come passaggio dall' una air altra, il libro sareblie riuscito assai piii interessante , ed ella potrebbe vantare una maggior parte sul merito del libro medesimo. SifFatte Raccolte sono cumuli di pietruzze da mosaico che gia belle e lavorate di qua e di la si ricavano, e percio qiianto meglio saranno conibinate , piu ne avra lode il ricoglitore. Delia scelta delle massime altro non abbiamo a soggin- gnere se non che male talvolta consuouano ncllo stesso sug- getto autori del e;entilesimo ed autori cristiaui. Osserviamo , PARTE ITALIANA. Io3 a modo d'escmplo, sotto nl titolo Religione il tlettato di Livio che 51 troverd le cose prospere essere intervenutc agU iiomini. die seguono Dio e tiute le awerse a quelli che lo disprezzano, male confarsi con quello che segue di Bour- daloue in cui e detto : im moth'o capace a confennarmi nclla fede , e a confortarml nella speranzn e cotesto, cioc che gli empj s' innalzano e prospenmo nel inondo, mentre i giusd sono nell' nbhiezione e neW avversita. Delle qnali discordanze non sappiamo quanto Isasti a scusare la signora Sampieri , I'avviso ch' ella porge alia ]iiopria figlia (png. r)-io) d' in- gegnarsi il me^lio che potrd di conciliarle. Meglio sarebbe stato citare autori di tempo diversi e di religione in una medesima vcrita consenzienti. — Alcune niassinie ne sem- brnno poi incaiitamente introdotte: tale e quella di Guido Guinicelli (p. 40.) Al cuor gent.il riparn sempre amore Si come nugello in selva alia verdura , poiche cosi appena sa sciisarsi la sventurata Francesca da Rimini i e falti-a di Sel>astiano Erizzo (jv/) .' Da amore al mondo ed all' iiomo ogni bene , ogni utile , ogni contento de- riva. Si esagerato linguaggio si perdona solo a fanatico amatore. Ne posslamo appiovaie che con Plutarco al se- colo nostro si rammenti {pag. 41) ihe I' odio contro gli scellcrnti e qtuditd di persona buona, e che I'' odio c una dispouzione e volontd che aspettn occasione di nuocere. D' altre piccole mende di ta! maniera vorrebbesi questa JRaccolta nella scelta delle seiitenze purgare , ed ottima al tntto rinsiirebbe. Tanto piii che vi si appalesa in ogni parte im animo volonteroso della pnlita favella che solo tal fiata s' inceppa in diiri e contorti modi pel desiderio stesso di serbarsi incorrotto. Crediamo di dover da ultimo ricordare alia degna ilco- glitrice clie ove le cada T uopo di una quarta edizione del suo libro , siccome le tiugnriaino, fara, a parer nostro, com- mendevole cosa , anziche dar luogo ad autori oscuri o men rhe accreditati come un D'Avanda, un Sanakea e simili, di conroderlo ad altri molti reputatissimi, fra i quali uno Stellini che non viene da lei pur una volta ricordato, ed un La Bruyei"c , di cui in tutto il libro una sola mas- sima ieggiamo alia pag. i()6. Non ha dubbio che il vcro e lo stesso ovunque si trovi , ma 1" autorita di chi lo an- nuncia giova ad introdurlo no'.r animo con piu facilita. 104 APPENDICE ed a scolplrvelo piu profondamente. E del pari , poiche la signora Sampieri ania con ottimo coiisiglio rallegrare tratto tratto di poetici numeri la gravita delle moi'ali sen- tenzo , ne sembra die ogiii qualvolta la stessa massima le fosse stata ofFerta e da un prosatore e da iiii poeta, iiieglio avrebbc fatto di accoglierla da questo anziclie da quello , noil dimeiiticando clie fra 1 diversi poeti saranno senipre in questo pioposito da preferirsi i piii forbiti e scorrevoli, e percib da eleggersi noini piii gentili di un Gecco d'Ascoli, di un Barlierino e di un Brunetto Latini. Lo scopo di cosiil'atti libri e di fornire utili ricordi alia memoria del- 1' uoino , end"' egli sappia iiegli occorrenti della vita averli in pronto; e ad ognuno e noto die i versi assai piii pre- stamente della prosa si ritengono , e piu agevolmente gli eleganti die i disadorni. A quelli poi die saranno per leggere il libro della signora Sampieri ricordiamo die il far pompa di sentenze e fre- quente al pari die vacuo , raro quanto utile il giovarsene. Osscrvazionl critico-anaUdche sopra alcane acque nii- nerali d Italia , del dott. Francesco Cima. — ilfir- Icaio , 1820, dai dpi di F. e P. Lampato , in 8.° Fu per noi gradevole uffizio il tributare encomio al la- voro die il dott. Cima ci ofFri nello scorso anno intorao ai funglii commestibili della provincia bergamasca; e poi- che il medesimo con intenzioni iion meno degne di lode ci porge un novello saggio del suo accorgimento, della dottrina sua e del suo spirito lilantropico , godiamo di ren- derne pur conto , onde , per quanto da noi dipeiide , gli venga compartita la debita riconoscenza. — Con vero ram- marico vide la medicina uscire dai torchi di Venezia la traduzione italiana del Dizionario compendiato delle scienze mediche con giunte non sempre lodevoli qualitativamente ^ ne sempre scevre da considerabiii mende. Ottimo nondimeno fu Favviso di aggiugnere alia relazione che in quel Dizio- nario trovasi intorno alle princlpali scaturigini d' acque mi- nei'ali della Francia , quella delle non poche e meritamente tenute in gran conto, che natura all' Italia concedette '■> ma era d'altronde sacro dovere il mandare ad efFetto 1' impor- tante assunto con quella esattezza che ci era promessa. Por- gono argomento alle Osservazioni analidco-critiche parecchi e PARTE ITALIANA. lo5 {TiMvi errorl trascorsi in qnell" acklizione che saviamente per 1' utile pubblico e delle scienze il dotto metlico bergomense ha voluto emendare. Ognuno intende quali sinistri inconve- nienti potrebbero derivare dall' essersi scritto in un'' opera nclla quale i medici ripongono la niassinia confidenza , che p. e. ferrugginose sono le acque piii o meno termali aci- dnlo-saline della Turrita net ducato di Modena e del Ma- sino ( che il compilatore crede appartenere tuttora ai Gri- gioni , mentre appartengono alia Yaltelliua ) , non che quelle di Sant'' Oiuoboiio in Val Imagna e di Acqui , die sono idro-suliuree ; errori che si sono oppoi-tunauiente ncordati anche da questo gioruale , dopo la publjlicazione delle OssriTazioni criticlie del dott. Cinia. 11 medesinio rammenta inoltre parecchie acque minerali gia latte note da apjiositi scritti , e talune di un' eflicacia medica, compiovata dall'uso quotidiano, che vennero in quell' aggiunta dimenticate dal compilatore. Per ultimo ci porge la descrizione e T analisi di due sorgenti di acqua solforosa , propria delle vicinanze di Brcmbilla nella provJncia di Bergamo , ch' egli giudica potersi utilmente sostituire a quella di S. Omobono , e pro- mette di dare un esteso ragguaglio di parecchie altre dopo che avra praticate sii di esse le convenevoli indagini. Le eniende si rinvengono dettate con quel garbo che esprime nobilta di animo e che sarebbe a desiderarsi in tutti i critici. Che se alcuno volesse pur censurare lievemente il critico stessoj potrelibe forse rinvenirne occasione nel titolo dello scritto , poiche le Osservazioni criticlie non versano propriamente sopra cilcune acque minrrali ( che non temono critica), bensi sopra errori che intorno ad esse si pubbli- caroao da male accorto scrittore. Continiiazione degli atti dell' Accadeniia economico- agraria de' Gcorgofili di Fircnze, tomo V. — Firctizc , 1827, presso Gugllelmo Piatti. In 0.°, di pug. 5o8. II presente volume incomincia con un' orazioue funebre pel ilefunto Arciduca Ferdinqndo di Toscana recitata dal- Pavvocato Lorenzo Collini. Seguita un rapporto del signor Taddei , sugli aratri coltri presentati al concorso dell' Ac- cadcmia : noi alibiamo gia annunziato lo stromento del sig. Ridohi die negli esperimcnti fatti da un' apposita deputa- zione diode i niigliori risultamenti. La penna di questo icf) A. P F E N n I c r illustre accadeiiiico c'l porge indl un rapporto adorno di belle riflessloni iilosoiiche sugii stndj accadeniici per V anno 182,3-1824; dopo di die tesse egli nn breve elogio delF av- vocato Luca Tanciani-Mini , moi'to nel dicembre dell' anno antecedente. Trovasi in appresso il rapporto della corri- spondenza per I'anno 1823-1824, esteso dal sig. Ferdi- naiido Tartini-Salvatici. Si rinviene indi altro rapporto circa le osservazioni ed esperienze fatte nell' orto agrario I'anno 1824, letto dal prof. Ottaviano Targioni Tozzetti. In esso si riferisce die il riso della Gina seminato nel giardino ed anclie inalliato, ha .prodottespighe un poco pin piccole del comune delle risnje con acqua , ma che ne casca facihnente il seme ma- turo , o e portato via dalle forniiche. I cedri del Libano sono oggi- giorno -non intVequenti nella Toscana , eve il clima e ad essi abbastanza favorevole : due ne possiede r orto agrario pisano clie superano le aove braccia d' al- tezza. II Pinns strobiis clie non aveVa in addietro prodotte che' pine sterili, ha nell' anno 1824 prodotti iiori masclii. II sig. marchese Ridolfi lesse una Memoria di turiio sulle colmate di monte ■■ su di un tale soggetto si e lenuto discorso in altro precedente articolo .( V. Bibl. italiana, agosto e settembre 1828, pag. 289 e 418). Suir estrazione , purificazione ed uso dell' aceto di legno versa un' altra Memoria che appartiene al dott. Gioachinio Taddei. In Italia non si era se non clie per poco tempo introdotto- T ingegnoso processo col quale i Frances! otten- gono in grande gia da ])arecchi anni dalla distillazione del legno un aceto assai migliore talvolta di quelle clie risulta dair acidificazione del vino e della birra. Gi si oti're una precisa descrizione del succennato processo mediante una fio-ura fatta delineare pel sig. Taddei dal ministro di Toscana alia corte di Francia •, si espongono i risultati economici ; il favore che quell' aceto incontra in Parigi ; e si prova che lucrosa ne addiverrebbe 1' introduzione anclie in Toscana ove novelle manifatture awnentassero vislosa- mente il numero de conswnai^ri di aceto. Al sig. Raddi dobbiamo la Memoria che segue intorno all'Auracaria del Brasile. Fra gli alberi di cui F America ci ha fatto dono , il pino del Brasile e uno di quelli che pivi meritano la nostra predilezione. L' accademico traccia la storia di quest' alliero, vc>duto da esso a Rio-Janeiro PARTE ITALTANA. I07 nel 1818, e clie introLlotto avrebbe pel prlnio in Europa, se dei molti frutti e semi che da quel paese porto seco, alcuno avesse vegetato sul suolo toscano. II genera Aura- caria fu stabilito dal Jussieu pel pino del Chili , chiamato gia pinus auracaria dal Molina , perclie trovato presso gli Anracani : al medesimo genere fu trovato appartenere il pino del Brasile, il quale costitulsce secondo 1' autore una specie ben diversa dal precedente ( auracaria iiubricata , Jus. ) e die quindi distingue coll' epiteto di brasiliensis dal paese in cui alligna esclusivamente. Codest'' albero , come e note . e uno dei piu elevati , maestosi ed imponenti del Brasile: esso si eleva fin circa 200 piedi , e senipre verde, lU iin bellissimo aspetto, produce frutto edule, trasuda una goiuma di gratissimo odore , usata in vece d' incenso; il legno serve a costruir case e navi. L' autore dope averne data un' esatta descrizione dei caratteri e particolarita , eccita lodevolmente i suoi consocj a propagarne la colti- vazione, mostrando che nel clima d' Italia prospera molto bene, e che in Toscana resiste anche ai rigori d' inveruo in plena aria, del che si ha 1' esempio nell" individuo por- tato da Parigi dal niarcheso Pucci , e piantato nel ^iardino annesso al sue palazzo in Firenze (alto gia 4. piedi). La Memoria che ci si presenta in appresso versa suHa necessita di bene studiare le \arJeta degii animali e delle piante : ed e del dott. Passerlni. TiUri noii diibhj , dice Tau- tore in principio , provano die a misura che I' uoino asso- getta alia colturn qualche gejiere di prodotio della terra, que- sto va acquistando nuove e migliori proprieta ,• vengono cioe accidentalmente a ottenersi delle i-arieta talmente iitili e tal- mente diverse che dijjicilmvnte possono riconoscersi provenicnti dagl' indiiidui che l hanno prodotte. Non e gia che il tcrreno piu concvnato e le cure che I' uoino presta alt individuo gia. selvaggio rendano questo notabilmente migliore ; e dovuto qucsto miglioramento alia formazione di varieta provenierui dal seme. A nostro parore in questo dettato avvi un' opi- nione la cui erroneita e dimostrata dalle espressioni uiede- sinie che le si vorrebbero far servire di prova. E un fatto ovvio che gli animali e le piante , tolti alio stato selvaggio ed assoggcitati alia coltura , suhiscono coll" andare del tempo ragguardcvdli modificazioni. II voler far dipendere questo fatto esclusivamente da differenze di seme, torna pieua- mente gratuito, perclie contrario al sano raziocinio ed alia loS A P P E N D I C E osservazione. Ma tlato anche il caso die le nuove proprlela dipeiidessero seinpre da fecondazione avveiiuta tra iiidividul di razze distlnte , perche mai , ove clo avvenga accideii- talmeme, le dette proprieta debbono essere sempre migliori e tanto utili? Per quale ragione altronde , i felici risultainenti accidtntali dell' ibridismo avranno luogo solo nello stato di coltura e iion in quelle di salvatichezza? Migliorano gli esseri organizzati per le cure delT uomo iu quanto die si ren- dono piu idonei, per una sorta di dirozzamento , e di con- seguente affinamento , a soddisfare agli usi cui la societa li destina. Un tale raiglioraraento , osservato ia tutti i tem- pi , riconosce la primaria e piii geaerale cagioue iudispen- sabilmente nella qualita piu succulenta del nutrimento , nelle pratiche che teiidono ad auuientare la prosperita de- gl' individui e delle specie , nello stato di domesticita , ed in. altre indetermiuabili circostanze die a questo si asso- ciano. Le osservazioni die tavoriscono una tale asserzione sono tante , di tale indole , e si conosciute die torna ozioso il riportarne alcuna. Giacche pero T autore accenna le varieta del niajale , ci farerao lecito di diiedergli per quali cagioni , e non per le qui addotte , si e quello dlscostato si notabilniente dal sue tipo die ispido e feroce erra tut- tora nelle selve ? Anche il clinia poi esercita una mirabile influenza nel modificare la natura de' corpi organici sino ad un certo segno ; e mentre , per V ordinario , le varia- zioni una volta avvenute per promiscuita di seme , scom- pajono insensibilmente dopo alqnante generazioni , le mo- dificazioni ed aggiunte die il clima seppe operare, si con- servano costantemente. Resta adunque provato die le va- riazioni ne"" corpi organici non derivano esclusivamente da promiscuita di seme. Avvi in progress© un Saggio sulla qualita dei terreni costituenti la comunita di Montopoli, e sui recenti miglio- ramenti prodotti nell' agricoltura, lavoro del dott. Damucci- Toscani di Montopoli. Sulla naturalizzazione dei lama , degli alpaco e delle vigogne nei climi d' Europa versa la Memoria che tien dietro , del sig. Gioachimo Taddei. Succede un Rapporto di una commissione eletta dall' Ac- cademia per V esame di una classificazione geoponica delle vit.i progettata dal sig. Acerbi , gia direttore di questo Giornale. Assai bello si riconosce il progctto , ma assai PAr.TK TTAT.TANA. 1 O9 tlidicile per noii dire inipossihile a bene escgnirsi, pcrche le inolte diflPerenze precarie e variabilissime die offroiio le viti e le uve , per le iiiflneiize del suolo, del cllina , deir esposizione , delle stagioni e di coltura non lasciano luogo alia scelta di sicuri caratterl distintivi. Di un particolare allevamento degli ulivi di seme tratta una Menioria delPavv. Vecchietti-Poltri. Vengono indi le osservazioni sul coltro lette dal dott. Gaetano Cioni. Opina 1' autore che si debba particolarmente valutare nello stromento richiesto dall' Accademia la pro- prieta di rovesciare completnmente il terreno , perche ri- siede in cio uno dei vantaggi essenziali dell' uso della vanga, e dimostra quindi come si possa ottenere sovrap- ponendo ad un coltro un altro simile, in guisa clie la pro- fonditk del lavoro si esegnisca meta a spese dell' uno e meta a spese dell' altro , ritenendo che si debba una tale aggiunta praticare su quel coltro che verra dall' Accade- mia giudicato preferibile : 1' idea fu riconosciuta felice, Del dott. Pietro Betti avvi di poi una Memoria sopi'a diverse qualita di vini toscani che ressero ad una lunga navigazione. Opinione assai comune era presso i Toscani che i loro vini alilienche ottimi e deliziosi e quindi atti a gareggiare con quelli di lontana provenienza che sono uiolto in voga , non potessero fornire pel loro paese un oggetto di traffico coU' estero , pcrche non resistessero a lunga navigazione. II sig. Betti rende cento di otto diverse specie di vini ottenuti dalle jiroprie uve che spediti per esperimento sino a Boston, furono riportati in Toscana senza essersi guastati. Si occnpa in una successiva Memoria il socio corrispon- dente Michelc Bellini suUa maniei-a di preservare la se- mente del grano dal carlione o golpe col mezzo d' un pro- cesso particolare d' incalcinamento : veggasi per questo og- getto il quaderno di febbrajo 1828 cli questo Giornale. Compie la prima parte del volume una relazione sui miglioramenti introdotti in una grandiosa filanda eretta in Modigliana dal socio corrispondente Giovanni Zauli. Ad una lilanda di 28 caldaje in Lombardia non verrelibe forse accordato I'epiteto d\ graniliosa -^ meritamente poi dal signer Zauli attrilmito anche a qnella che il nesjoziante Delaclii (ne conla pin di 60 ) lia eretia di recente in Ncrviano giusta I apparocchio di Ccnsonl . migliorato dal meccanico milanose no APPEiSfDICE Giuseppe LeonarcU. Alia costruzione della inodiglianese. servi questa nostra appunto di niodello, e tale niiglioraaieiito Cfede di avere ottemito nella filatura de' bozzoli della Ro- magna-Toscana da renderne la seta pareggiabile alle mi-, gliori d' Italia. La seconda parte risulta da tre Memorio versanti sul moclo ill migUorare le mareinnie toscane , prpseutate per con- corso , dieti'o la proposta dell' Accademia , e die otteiinero premio : esseiido desse di un interesse tutto particolare alia Toscana indichereiiio appena i nomi degli autori. La prima appartieae all' avv. Aldobrando Paolini , la se- conda al slg. Lorenzo Corsi, ed ambediie ottennero il primo premio. La terza spetta al dott. Giuseppe Passeri, ed ebbe r accessit. Elementi di conchiologia Unrieana illustrati da xxviii tavole in rame del sig. E. I. Burrow A. M. mem- hro della Societd liiineuna, della Societd realc e delta Societd geologica di Londra. Opera volgQ.riz~ zata sidla seconda cdizione inglese did marchese Francesco Baldassini da Pesaro coll' aggiunta di note. — Milano , 1828, presso Giegler librajo , corsia de Servi , in 8.°, di pag. xxxi e 368. Prezzo lir. 8 ital. La conchiologia ha strettissime relazioni colla geologia, coir architettura , colla pittura , coll' arte tlntoria , colla dietetica. Dovette quindi esercitare gl' ingegni. Aristotile e Plinio ne diedero alcune nozioni , quelli die vennero dap- poi non pensarono ad accrescerle insino al decimo settimo secolo. Gesner, Jolinston, Rondelet, Aldrovandi , Belon, Wormio elevarono la conchiologia alia dignita di scienza. Giacomo Daniel maggiore distribui pel primo le conchiglie dalla loro forma esteriore. Martino Listero poco dopo di lui diede un metodo piii esteso. Vennero in segulto Langio, Breyn , Gualtieri , Klein , Argenville. Ma Linneo fu qiiegli die stabili le fondamenta d' una buona classiiicazione delle conchiglie. Adanson, Geofr'oy, Midler tennero in gran conto i caratteri de' moUuschi cui spettano le varie specie di conchiglie. Martini , Schroeter , Chemnitz ne descrissero jiuove specie. Bruguiere , Lamarck , Cuvier portarono la tonchiologia a f[uel grado di perfezione in che oggi la TAUTE ITALI\NA. IIJ veggianio. Saverio Poll nella sua opera sopra i tcstacei della Sicilia die prove di profondissima perizia della scienza natnrale. ]3a Costa, Seba , Regenfuss , Knorr , Murray, Ficlucl, Moll, Montagu, Peanant, Pery , Megerle , Ferus- sac , Blainville , Ranzani spaziarono lunganiente per la scienza delle conchlglie. Si souo limitate ad una o poclie parti, per meglio conoscerle , Meckel, Donovan, Leach, Sowerby. Vennero ultimamente alia Ince due opere meri- tamente reputate. L' una e di Latreille e porta per titolo = Faniilles du regne animal = 1' altra e di Blainville: ed il suo titolo si e = Manuel de malacologie et de con- chyliologie. = L' Italia vania niolti zelanti cultori di questo studio. Basti il citare Adrovandi, Marsigli, Fabio Colonna, Donati , Bonanni, Soldani Olivi , Cavolini, Juno Planco, Ginanni , Soli, Renieri , Brocclii. Convien tuttavia conve- nire die la concliiologia e di presente molto trascurata fra noi. Lo che vuolsi spccialnienie derivare da mancanza di un buon libro elenienlare che possa esser di gnida a' prin- cipianti. II Baldassini riempi questo vuoto colT offerire la ])resente versione del trattato di Burrow. Segui senipre r orme dell' autore : ma quando la chiarezza parve richie- derlo , vi agglunse dilucidazioai attinte da' migliori scrit- tori. E poiche soxente ne sorge diflicolta dal non conoscere i termini della propria lingua, ei credette di dover aggiun- aere una sinonimia italiana. Afreiun^e in fine la classillca- zione proposta , non lia gnari , dal Lamarck. Dopo le quali considerazioni non vi ha piii necessitii di commendare que- st! Elementi. Ci rimane solo a dcsidcrare che la conchio- logia, come le altre parti della storia naturale , venga ge- nerosamcnte coltivata dalla nostra giovcntii , onde 1' Italia non abbia di che invidiare alle altre nazioni , anche in cpiesta nobilissinia disciplina. Eirori c danni della medicina curativa di Le-Roy. Avvertinicnti al pubblico di Francesco Qujglia dolt. di medicina. — Vo^hera, lijsB, presso Sorniaiii , in H", face. -^jo. Prezzo lir. i. 5o itcd. Gla varic scrittnre si erano pubblicate sulla dottrina di Le-Roy; ma nmna, a parer nostro, la smidoila con tanta accuratezza, quanta si ammira nella presente : forse qucUi, die entrarono prima in arringo non credettcro uniclo lora 112 APP. PARTE ITALIANA. trattar seriamente un' opera barlesca qual e quella di Le- Roy. II Quaglia allevato ne' principj della vera niedicina combatte pnnto per punto il francese. I suoi argomenti sono irrepugnabili : eppure nol forte dubitiamo clie la scrittnra di lui jiossa arrecare tutto quel vantaggio che pur dovrebJje. Noi dividiamo ia due ordini i leggitori , gli uni sono intelligenti , gli altri sono incapaci di ragionamento. Qui per intelligenti non vogliamo dir medici , ma atti a ragionare : talche o pronunzino sulle cose cui intendono o conoscendosi stranleri alia qucstione si astengano dal pro- nunzlare ed aspettino docili la sentenza de' giudici com- petenti. Ora agl' intelligenti e soperchio voler confutare Le-Roy , perche dalle prime sue linee veggono esser lui uno sciocco , un impostore. A' non intelligenti e pure inutile, perclie non capiscono quanto lore si dice. Chi puo ammet- tere unita di malattia, unita di rimedio, non puo essere renduto capace della verita per quantunque ampio corredo di argomenti. Ci limitianio a quei due punti , die infiniti son quelli in cui pur avvi patentissima assiudita. La quale considerazione , veramente umiliante, nulla deroga al merito dell' opera del Quaglia. La faraa di lui e assai chiara fra gli Alessandrini, cui egli porge gli ajuti del T arte salutare. E a dolere che la sua cagionevole sanita gli vieti di poter consegnare alle carte le sue cliniche osservazioni : che certo la niedicina italiana ( per valerci d' un nome usato benche inesattissimo, una essendo la mediclna) ne trarrebbe lumi preziosi. ii3 lOc V A R I E T A. ANTIQUARIA. 'cavi d' ErcoUino. — Venne scoperta ad Ercokno rintera casa d' un barbiere. La bottega di quest' artigiano , gli ar- nesi , le panche ove sedevano i cittadini aspettando la loro volta , la stuf'a e per sino le spille die servivano alia capellatura delle donne, tutto vi si trova maravigliosa- nieate coaservato. AKTICHITa' EGIZIE. II 8*ig. Lenorman , altro de' membri della coramissione francese in Egttto diretta dal sig. Champollion , scrive da Beni-Hassan in data del a 3 dello scorso ottobre , clie nelle vicinanze delle rovine di Ermopoli ha scoperto con una sicura data di i3oo anni prima di G. C. alcune colonae scanalate e sifFatte ch' egli avrebbe potuto credere tolte ai nionnmenti di Pesto o d'Agrigento. Egli aveva gia in Roma espresso il sentimento suo intorno all' ordine dorico, essere cioe questo di egiziana orlgine •■, ma non aveva glammai sjierato di trovarne una dimosti'azione si sorprendente. It Cio che ci ha certamente di singolare (cosi egli si espri- me) e che queste colonne cotanto anterior! ai piii antichi raonumentl della Grecia, appartenenti nondimeno ad una epoca in cui 1' arte degli Eglzj passava dal grande e dal serio al grazioso ed al leggiadro, non hanno tuttavia queir aspctto di gravita che vedesi in quelle di Pesto e di Selinuntc. Cosi i Greci prendendo I'arte da un popolo, presso il quale essa gia scorsi avea tutti i periodi del suo andamento, non erano punto obbligati nella qualita di nuova nazione di ricouiinciare sill'atto andamento. " (G.) F I L O L OG I A. Scoperta d' una lingua sconosciuta. — ■ Importantissimc sono certamente le scoperte, delle quali i compilatori della sezionc storica del BoUottino del barone di Fcrussac iecero Bibl. hid. T. Llll. 8 114 VAPxIETA. dono alia rcpubblica Ictteraria , comlnciando da quella in cui si annunzia die il Gran Signore per farsi intendere dalle belle circasse del suo harem e costretto a diriger loro la parola in idioma Slavo (Bidl. hist., janv. 1826, pag. 3i), e via via continuando sino alle notizie del grande esercito di Sesostri. Ma la scoperta che fara strabiliare tutt' i lilo- logi del mondo e quella da essi riferita nel fascicolo dello scorso agosto. 'u6 essere fon- damento di durevole fama. Gli uni che cercarono gloria imitandolo , crederebbero di nuocere troppo a se stcssi se confessassero la poca eccellenza del proprio esemplare; gli altri che s' avviarono in vece per una strada diversa, vor- rel)l)ero chiudere dentro la tomba del trapassato anche tutta la fama di lui. Quindi avviene assai spesso che nelle lodi o nel l)iasimo dc' letterati defunti il giudizio do' coe- tanel sia troppo lontaao da quella calma che e propria della posterita •, perclie la posterita non e cominciata ancora per essi. E quaud' anche tacessero le passioni , non per questo (i) Le pin particolari ed iniportanti notixie intorno alia vita d' Ippolito Pinclemnntp fiirono giii inserite nel foj^ho di Verona e iifll.i gcizzptta di Milaiio. L' autore di ps?e e un giosioe cava- liere nodnto ai buoni studj , clie ben lo dimostra coll' eleganza e colla purita dello stile. Goncittadino e giusto esaiiiinatore del- 1 ilhistre defmito seppe espriiuerne egregiameiite il caratterc , e coa couimoveuti parole cclebraiae le lodi. laa V A R I E T A . potreLbe dlrsl che il gindizio proaunciato suUa tomba del niorti da coloro die sono vissuti con essi appartenga a quelle veraci senteiize dei posteri , dalle quali suggellasi , se cosi possiam dire, la fa ma de' letterati: perocche la con- fonnita o la diiFereiiza degli studj puo nuocere aiiche ai piu detiderosi del vero ; e bisogna clie noi medesimi siamo giu- dicati da chi verra dopo di noi, prima che si fermi stabil- mente la fama di chi ai nostri tempi esercito maggiore efficacia nel regno della letteratura. Soltanto chi avra po- tuto A'edere gli effetti delle opere loro sopra di noi , sol- tanto chi potra invocare i nostri progressi o la nostra corruzione in testimonio del frutto o del danno venuto dair averne o seguitati o negletti gli esempi, potra con si- curezza sentenziare di quegl' illustri che noi vedevamo poc'anzi ed era ci sono tolti per sempre. La critioa dei conteinporanei puo aggirarsi intorno alle opere particolari degli scrittori, confrontandole coi generali princlpj dell arte: i posteri considerando i buoni o i cattivi effetti di tutta un' eta suUa seguente generazione , risguardano da un punto piu elevato e piu sicuro e le opere stesse e i giudizj che ne furono dati f, e coir argomento dei fatti alia mano possono staliilire se le censure farouo giuste , se le lodi furono meritate. Indarno alcuni dei primi innovatori nelle arti furon lodati pei loro ardimenti; indarno alcuni di co- loro che ridestarono il gusto semplice antico furono cen- surati siccome freddi e di povero ingegno: la posterita che vide gli effetti conseguitati a que'primi passi tanto diversi fra loro, sentenzio rettamente, die i primi ingannaronsi in- sieme coi loro lodatori, die gli altri a malgrado di chi voile censurarli giovarono grandemente le buone lettere, e prepararono secoli pieni di non caduco splendore. Donde si vede come agli nomini desiderosi di fama sia facile in- gannarsi , qualora se la ripromettono eterna dalle lodi di chi vive con essi. Ai posteri dunque noi lasceremo il giudicare se Ippolito PinJemonte abbia o no nieritato di essere ascritto ai nostri veri poeti nazionali , e fino a qual punto siano state giuste le censure e le lodi con cui furono accolte le varie produzioni del suo ingegno. Noi in vece raccogliendo frattanto assai brevemente alcune sue letterarie opinioni , faremo forse fatica ne intempestiva , ne inutile-; perche le opinioni degli uonuni lungamente esercitati nelle arti sono degne di essere meditate anclie V A R I E T a'. 123 da coloro ai quali per avventura non seml)rmo eccellenti le opcre loro. II Pindemonte defniiva la poesia wi arte d' iniitare coi versi a Jin di diletto ; e con cio niostrava assai chiaro cli' ei divideva totalinente T uflicio del poeta da quello del filosofo, dello storico e linanco dell' oratore , i quail colle arti loro debbono o aiiiinaestrare o persaadere , e non ten- done a dilettare se non perche sanno clie V animo plu facilmente si apre alia dottrina ed alia persuasione quando queste le son presentate per bella e gradevol nianiera. E nial fanno (diceva espressaniente) coloro i quali confondon r ullicio dello storico con cjuello del poeta; nel qual vizio parevai;li che cadessero princijialmente i Tedcschi. Contormeuiente poi alia delinizione per noi riferita af- ferniava che il fine di ogni poeina e it diletto ; e questa opinione gli pareva si vera, che non n'escludeva neppure quelle poesie le quali soglionsi dir didascaliche , e pajono destiuate ( clu ne giudicasse dal nonie ) a islrulie anzi che a dilettare. Ma egli stimava clie il nonie di poeta si debba dare solaniente a colui, il quale tiitto vede , concepisce, di- cldara poeticaniente , e che La scienza inedesiina veste d'' uti corpo , la colora , I' atteggia , e d' imniagini t orna e d' affetti non che d' armonia ; ed essendosi fermato questo concetto neir animo, conchiudeva che anche nei poemi didascalici, se il poeta mostrasi ricco di belle e recondite cogrdzioni, salira presso molti in maggiore stima , ma poeta coni e dovrd ri- splendere per quelle massitnamente che proprie sono dell' arte sua. E queste gemnie le riponeva principalmente in quel parlar ligurato o per iinmagiui, il quale non ha niai , a dir vero, la precisione ch' e necessaria a clii vuol aniuiaestra- re, nia e pieuo in vece di quel diletto che gli pareva line del- r arte. Pero ben concedeva che il poeta didascalico cercasse per quanto era possibile d'istruire, ma voleva che al poema mancasse la dottrina pinttosto che il diletto: e stimava che questa sentenza avesse avuta anche Orazio allorciie insegno agli scrittori di poesia di escludere dalle loro composizioni tutto ([uello che non si mostra capace di aljlielhmeaii. Laonde poi non dubitava di du'e clie la poesia che pur/a di scienza colla tore della scienza non e poesia; e quando il poeta per vagliezza di lilosolica precisione abbandona il parlar figu- rato, allora (diceva) servendo ad altri, non j>iii la sua , ma uii Uira facoltd \:iene ad escrcitare ; ed c o un astronoino 124 V A R I E T A . iji versi , o un agricoUore canoro , non un poeta die canti di agricoltura o di astronomia. Perocche non poteva per- suadersi che il solo metro possa acquistar nome di poesia al concetto prosastico vestito di parole parimente prosa- stiche ; la quale opinione , ch' egli chiamava deforme , dee nascere naturalraente ogni qualvolta pretendasi dal poeta quella preclsione che dal filosofo si richiede. E come questa opinione gli pareva deforme , cosi diceva brutta anche la sua contraria, quella cioe di chi vuol sostenere che si possa dar poesia senza metro : alia quale ripugnava aper- tamente la sua definizione della poesia = un'arte d' imitare CO versi. = E questa definizione ripugnava eziandio a coloro i quali cercano dal poeta il vero e non si contentano al verlsimile od alF apparente denominato da lui il reale poe- tico. L' opinione dei quali parevagli non solo falsa , ma ben anche dannosa^ per modo che abbandonando in parte la solita sua gravita di discorso^ esclamava : Se le niiove dottrine si radicasser tra noi^ quod Dii avertant, nascerebbe una corriLzione maggiore eke quella del secento : atteso che quella risguardava I' ornato , e questa colpirebbe I' essenza dell' arte , anzi delle belle arti tutte , a cui non copinre , imitare aspet- tasi , ed anche tutto cib che imitano rabbelUre. E si doleva die molti , abbandonando gli ornamenti poetici per segui- tare la fdosofica precisione , aveano fatta quasi la poesia di ridente e affabile cIl era, una scortese ed accigliata mini- stra di verita ; e che la mitologia stessa si vorrebbe ora da molti sbandire in tutto. Ben e da creder per altro che in questa parte il giudizio del Pindemonte fosse lontano da ogni superstizione^ perche a lui si potra piattosto contendere la scintilla creatrice propria del vero poeta, non gia il sicuro criterio delT uomo che ha lungaraente meditato sulT arte. Quindi egli, distinguendo assai bene le cose, in questa con- troversia della mitologia diceva: Altra cosa sono le men- zioni delle favole , altra quella delle favolose denominazioni che il discorso ci ajutano a nohilitare. Teti e Giunone signi- ficano forse altro che il mare e I' aria , Opi la terra , Ebe la giovinezza ? . . So che il sistema mitologico non si confd pill co^ modi del pensare e del vivere, generalmente parlando. Ma si confd co' medesimi , rispetto alt arti , alle lettere , c spezialmente cdla poesia , dacche il troviamo nelle statue , nelle pitture e ne' libri , e sin da fanciulli teneri ce ne im- beviaino. Quindi non iiuendo I'Algarotti, ove scribe che lul V A RI E T a'. 125 sistema = entra in noi per la strada delle riflessioni , non delle smsazioni ■= poichc egli i' anzi la riflessione die, vt- dutone I' assurdita , vorrebbe sbandirlo .... Volendosi la mi- tologia sbandire at tutto dal mondo , non potra eld scrive in prosa latina dlr piii, die teme scrivere invita Minerva. E se lecito gli Sara , pcrdie non andie a un poeta il dire in ita- liano , die spera cantare col favor delle Muse o d' Apollo , senza die per questo si creda di'ei fa tuttavia professione di paganesimo ? Dopo di che conchiudeva : Non sostengo die non se ne possa abusare , e non ne abusino talvoUa i mo- derni •■ che non debbasi riguardare alt argomento , all' occa- sione , al bisogno : che non convenga in cib pure aguzzare il giudicio ■• sostengo che non si vede ragion sufficiente di diiu- derci affatto il passo ad una fonte si ricca di ornamentl poetici ; e che il vera critico ne biasinia ne approva assolu- tamente , ma crede potersi conseguir con piii mezzi la scesso fine. Da queste considerazloni che dir si potrebbero generali , perche abbracciano 1' arte poetlca in tutta la sua esten- sione , e si possono applicare vigualmente a tutti i generi della poesia , discese poi qualche volta anche a piii spe- ciali riflessioni , e scrisse assai chiaramente cio ch' egli pensava intorno a quelle controversie delle quali ai di nostri si fe tanto scritto e parlato. Ammetteva il Pinde- monte che la forma delle arci debbe in diverse eta riuscire diversa , siccome quella che alle diverse nazioni in varj tempi vuol essere accomodata ; ma non per questo voleva gittarsi dietro le spalle le forme e le leggi deir antica tragedia; e dando fuori I'Arminio diceva : Confesso d' aver fatto cosa che non mi sara probabilmente a questi di perdonata. Ho seguito ndla mia tragedin le regole della tragedia. Apparec- chiato a sentirsi mormorare d' intorno le brutte parole di servilita , di superstizione , di vilta ; apparecchiato a veder registrato il suo nome fra quelli di coioro che ingannano il mondo coUa tirannia dci precetli e coll' aristocrazia degli esempi , non dulaito di afFermare (cio che forse parra strano a non pochi ) esser nate queste dottrine da quel moderno spirito di licenza , il quale dovea, scorrendo per tutto, anco nelle lettcre penctrare ■• ma confortandosi coll' esempio di Virgilio e del Tasso, del Mallei, dell' Alfieri e dei piii reputati scrittori drammatici della Francia , non si ri- niossc dal seguitarc i precetti e Ic regole dci grandi 126 V A R I E T a'. antichl. Questi precetti e queste regole furono da molti e parechie volte assaliti con un argomcnto a cui non a torto si maraviglia , die anche alcuni uomini avvezzi a ben rag'ionare si dichiarassero vinti. Fu detto clie prima nacquero i poemi e poi le poetiche ; le quali ( dissero ) essendo dedotte dall' esempio si fondano suU' autorita , non sulla ragione filosofica universale dell' arte : e fu notato eziandio, die dopo queste poctidie non s' ebbero pill poemi die uguagliassero 1' eccellenza dei primi donde s' erano tratti i precetti. Ma se il cuor nostra ( risponde il cav. Pindenionte ) dovea sendrsi dilettato e comnosso , affLii' che si conoscesse per quali vie si giunga a commuoverlo e a dilettarlo , non sarebbe stoUezza , scoperte gia tali vie , per queste fuggirle , die alcuni iiomini d' entrarvi ci raccoman- dano ? E intendo uomini che risalendo ai principj , e le cor- relazioni che tra le proprieta degli oggetti e quelle del cuor nostra passano , speculando , mostrano come in virtii di si fatte correlazioni non pub una tragedia o un poema il pia- cere in noi a la noja , secondoche son composti , risvegliare. Ove poi si volesse che i precetti si chiamassero regole di Omero e di Sofocle , e non d' Aristotele che da essi le trae , eld I' inurbanita avrebbe di opporsi? Anzi meglio si chiame- ranno della natura, quando non altronde che dalle viscere delta medesima le trasser fuori Sofocle e Omero. Gosi il Pin- demonte : ne questo solo poteva dirsi ad abbattere quel- r argomento. Concedasi pure di seguitar nuove regole a dii sa dilettarci e commoverci con nuove forme delF arte , ma le regole dell' epopea omerica e quelle della tragedia di Sofocle , perche non dovremo noi trarle da Sofocle e da Omero ? Chi oidira un nuovo poema ed un nuovo dramma che piaccia all' universale , ben lungi dall' essere condan- nato qual trasgressore delle regole antiche , sara in vece studiato siccome esempio di regole nuove , sara lodato sic- come allargatore de' piu ingenui dilettl di che s' allegri questa vita mortale ; ma chi gli dara il diritto di conten- dere ch' altri seguiti le regole gia stabilite ? chi vorra cre- dergli se dira che, seguitando quelle regole, non si pito ne dilettar ne commovere , mentre ci restano ancora l' Iliade e 1 Edipo? A coloro poi i quali vorrebbero accagionar le poetiche del non essersi fatti dopo di esse poemi uguali agli antichi , domanderemo se fra Oinero ed Aristotele erasi scritta ixna seconda Iliade, una seconda Odissea? EschilO;, V A R I E T A . 127 Soforle ed Enripulc fiorirono quasi in una medesima eta : fra <|uesti tragici ed il lilosofo di Stagira fiirono forse Ic pe- tlaiUerie dclle poeticlie clie impedirono i Grcci dall'' emu- lare i iiiiracoJi dell' antico teatro ? A gran torto sogliono inolti cominciare dalle poetiche e dai precettistl 1' epoca della decadenza letteraria presso le differenti nazioni. I precettistl e le poetiche sorgono senipre dove il genio si e mostrato gia da qualche eta inoperoso o inclinato alia cor- ruzione del gusto. Dove fosse abbondanza di creatori , come ardirebbe qualcuno uscir fuori ad insegnare le vie che ajutano a creare ? Se Aristotele avesse a'suoi tempi veduti inolti eniuli di Omero e di Sofocle , o se avesse veduti molti poeti che, allontanandosi da quegli esemplari, avessero arricchita la Grecia di belle produzioni , crediamo noi che avrcbbe dettata la sua poetica, o che volendola pur det- tare I'avrebbe desunta soltanto da Omero, da Sofocle e da pochissimi altri ' Noi abbiam senipre fuggito e fuggirem sempre di farci apologisti della pedanteria ; e molti sono pur troppo i pedanti , che all' ombra di Aristotele raeiiarono gran romore ! Ma dalla superstizione al disprezzo di ogni legge, dalla clcca ubbidienza all' ingratitudine verso colore che studiando nei grandi esemplari oft'erirono buoni con- sigli air eta gia degenere , ci pare che sia larghisshno il passo, II iero critico , ripeteremo colle parole gia citate del Pindemonte , ne biasima iie approva assolutamente , ma creile potersi conseguir con pin mezzi lo stesso fine : e que- sto fine dove si tratti di poesia , consiste principalmente nel commovere e nel dilettare. E commove , senza dubbio, e diletta la tragedia composta secondo le regole antiche , dove queste sieno scguitate senza pedanteria : come alcuni , anche dilungandosi afl'atto da quelle regole, seppero commoverei e dilettarci per altre vie, ed altre ne troveranno ancor gli uomini, se la favilla dell' ingegno non si estingue. Ne il Pindemonte negava ai moderni il diritto di correre per nuove strade al diletto ; ma dolevasi unicamente di quel disprezzo in cui vedeva glttarsi gli antichi, o forse si sde- gnava alcun poco di quella ingratitudine coUa quale alcuni chiamarono tiniimin di prccctti la cura usata dai filosofi per discoprire i grandi e riposti artifizj dei pin lodati poeti del mondo. Del rcsto egli conosceva benissimo che lo scrittore dec rigiuirdare cdC argoinento , alV occasione , al bisogno ; clic la forma dcllc arti debbe in diverse eta riiiscire 120 V A R I E T A . diversa : e pero intorno alle leggi delle drammatiche nnita sono assai nioJerate, se noii erriamo, le sue opinloni. Piuttosto clic propugnatore delle unita si mostrava intento a far manifesti i cattivi effetti che nascono dal violarle senza qualche modo o misura. Lo sconcio die viene di conseguenza al non osservare 1' unita di luogo, precede (diceva) non tanto dalla diflicolta che lo spettatore s' im- magini di essere trasportato nel breve spazio di un' era da Alessandria in Azio , ma bensi clalV inipossihiUta in Marc Antonio ed in Cleopatra di trasferirsi in Azio nel breve corso di pochi minuti. Chi ragiona di questa guisa ben si mostra disposto a concedere che lo scrittore possa alquanto scostarsi dalla severa osservanza delle regole quando cio paja richiesto dalla natura deirargomento, e quando 1' efFetto del dramma se ne vantaggi. Ma nel tempo medesimo gia fa conoscere quale risposta darebbe a colore i quali so- stengono, che se lo spettatore dee illudersi nell' assistere ad una tragedia , non v' ha ragione per mettere verun li- mite alia sua illusione. Fu detto ancora che le regole sono fatte pei mediocri non gia per Puomo dl genio. II cav. Pin- demonte in alcune pagine, che la brevita di un articolo non ci permette di compendiare, esamina assai bene fin dove sian vere le distinzioni di genio , ingegno , criterio e slniili ; poi in acconcio del nostro argomento soggiunge : Per fer- mo avrb sempre che dehba perfettamente conoscer V arte chi vuole uscirne con lode: che osservar si dehba il momento, hilanciare i motivi pro e contra , non operare a caso , e so- pra tiitto non cont.entarsi di credere che la lettura di qualche romanzo , il fervor del sangue , una buona dose di presun- zione, e ne tampoco la democrazia ( questa circostanza e da riferire a' suoi tempi ) non basta per iscrivere una tragedia che soddisfaccia gl' intelligenti e rimanga viva nel mondo. Dopo r essenza della poesia e dopo la forma della tra- gedia, considerava anche la lingua, intorno alia quale si e pur disputato e si disputa ancora ai di nostri. Mi sono studiato (diceva) di scrivere la mia tragedia , quanto fu in me, con puritd ed eleganza ; sebbene ne clb pure mi si perdonera da coloro i quali stimano cura puerile la riccrca delle pa- role , e la scelta delle frasi pedanteria , e recano a debo- lezza d' ingegno il farsi coscienza d' usar vocaboli e modi non usciti dal grembo della propria lingua. lo per lo con- trario direi essere piuttosto una forza il saper trovare ncUa V A R I E T A . 129 sola propria fawlla qunnto occorre per aprire i piii intimi saisl , spiegarc I concetti tutti delt animo , e rappresentare qualsivoglia oggetto cost , che page riinanga ogni Icttor non vulgare. Voleva pertanto clie ogni scrittore debba stu- diare la pi'opria lingua , per modo che tutta ne conosca r ampiezza , tutti ne sappia adoperare gli ai'tifizj •, e solo dopo siffatto studio credeva che 1' itomo possa aiTOgarsi il diritto di usar nuove parole o nuove locuzioni seaza do- marular liccnza alia Criisca. Pero diceva molto assennata- mente : lo porto opinione che il privilegio d' accrescer la lin- gua, giusto a quelli appurtenga che men ne abhisognano, per- che la san piii. Ne consentiva con que' miseri i quali dan- nano ogni scrittura sol che vi trovino qualche nuova parola , tuttoche bella , qvialche gallicismo , tuttoche nobile e chiaro ; sapendo henissinio poter altri con qualche voca- holo di propria officina e con qualche nierce straniera scri- vere bellamente , come bruttamente altri pub scrivere con la grammatica tutta sovra la penna. E volendo proraover lo studio della buona lingua italiana , proponeva una nuova accademia od una forma novella all' antica accadeuiia di Firenze. Consentiva che quest' accademia si erigesse nella capitale della Toscana , ma gli pareva che anche in qual- che altra ingegnosa e culta cittd venir pot.esse instituita , purche non pigliasse il nome ne da Firenze , ne da quelle altre cjtta in cui risiedesse , bensi dall' Italia tutta. La lin- gua ( e citava 1' autorita di Dante ) si dicesse italiana , e non liorentina, ne roniana, ne altrimenti con nome nui- nicipale. II gusto poi generale che quest' accademia do- vrebbe promovere , voleva che fosse quello dei Greci e dei Latini ; e riprovava altamente coloro , i quali gridano da tin lato contro 1' imitazione di quegli antichi , e poi si mostran seguaci delle moderne nazioni straniere. A farci somigliariti dei Greci e dei Latini ( diceva ) moUe ragioni c invitano naturali ; ma schiavitii sarebbe la nostra op' altri dicesse un giorno aver noi un gusto gallo-italiano , 0 anglo- italiano, 0 tedesco-italiano , tale che non pub corwenirsi a noi in ierun modo , quando in vece benissinio ne si affd quello dei Greci e dei Latini , il quale non e altro in fine che il nostra nazionaJ. gusto. Qucste fiu-ono le opinioni Ictterarie del cav. Pindemonte, quali le aljbianio raccoltc dalle varie sue opere , comin- ciaudo da uu discorso scritto verso il 1780 iliio agVi Elogi ^ I 3o V A R I E T a'. stampati ncl iSaS. PlgUerebbe argomento assai bello, e certo non senza frutto, clii si facesse a considerare fin clove le abbia seguitate nelle sue poeticlie produzioni , o per quali motivi qualche volta abbia niostrato di voler contrafTare alle sue leggi egli stesso i quanto coa que' precetti alibia po- tuto infrenar la licenza degl' innovatori ;, o quanto col dilun- garsene di tempo in tempo alcun poco abbia potuto mor- tificare la vana presunzione di chi bestemmia contro il genio dei vivi per ubbidire alia superstizione dei morti ; e come cercando sempre di ritrarre in se il gusto dei Latini e dei Greci, non tralascio per altro di studiare anche i moderni stranieri , e tolse da loro ( e dagl' Inglesi principahiiente ) molte immagini e molti concetti. La Musa del Pindemonte era la Malinconia ; non quella per altro del Young, ne molto meno quella specie di malinconia che abita spesso coi misantropi , clie parla sempre di morti e di tombe ; ma bensi quella che s' accompagna colla ri- posata e segreta meditazione , ed ha le care sembianze di una Ninfa gendle, a cui il nostro poeta non dubitava di consegnare la sua vita. Questa Musa puo elevarsi difficil- niente alle grandi inspirazioni ed ai grandi argomenti , per- che non canta se non solamente le sensazioni dell' animo in cui risiede , e gli animi predominati da lei fuggono per propria natura il vivere in mezzo ai gravi casi dei popoli e dei re , solo argomento alle grandi inSpirazioni. II Pin- demonte ha molte belle poesie ; non ha un componimento di genere eroico , grandioso : che tale non vogliaui dire r Arminlo , benche ci paja tragedia lodevole assai. Nessuna delle sue poesie puo dirsi , al parer nostro, inspirata, tranne quella bellissima , che il poeta diresse alia propria Musa , quando cantava con vera eflPusione di cuore : Tonti e coUine Chiesi agli Dei: M' udiro gI fine , Pago io vivrb. Ne mai quel fonte Co' desir miei , Ne mai quel monte Trapasserb. Malinconia , Ninfa gentile. V A R I E T a". i3i La vita mia CoTisegno a te. I tuoi piaceri Chi ticne a vile Ai piacer veri Nato non c. Le altre poesle del Pindemonte ( comprese anche le Eplstole ) si distinguono bensi dalle ordinarie , perclie il poeta noa caata se non soggettl clie realuiente interessano ranlnio suo ; nia sono piuttosto 1' espressione d' un cuore affet- tuosaniente comraosso , die il frutto di una vera inspi- razione. Natura lo aveva dotato di un animo capace delle pill doici eniozioni ; T arte insegnogli a signiflcarle con lo- devoli versi : nia 1' arte non fa i grandi poeti. Non aljliia- mo di lui nessuno di quel vasti componimenti nci quali i poeti spiegano il lore pin nobile uiicio , creando. Forse perclie i tempi non corsero a seconda dell' animo suo si ritrasse dalle occasioni e dal campo della grande e vera poesia , come tengono alcuni che fra i Latini se ne ritraesse Properzio : noi peraltro crediamo bensi clie il vero poeta possa rinunciare del tutto alia propria vocazione, condan- nandosi ad un perpetuo silenzio, non gia ch' ei possa co- stantemente dissimularla , cogliendo com' ape i teneri fiori del prato , quando sia nato a tentare i voli dircei , o a dar fiato alia bellica troralia di Alceo. Se non che qual- cuno ci voiTa dire che noi, contro alia propria nostra sen- tcnza, gia siamo vicini a preoccupai' quel giudizio che di- cenimo doversi lasciare a coloro che verranno dopo di noi. Questa nostra eta frattanto dee saper grado al Pindemonte di inolte vigille utilmente consacrate alia diffusione de' buoni stud], e deir utile esempio cli' ei diede di una sapienza congiunta coUe piu belle virtii. Coloro che vissero lunga- niente con lui e ne videro i miti costumi, 1' animo schietto e tramiuillo , la verace pieta e la vita virtuosamente con- dotta a religiosissimo fine , tramanderanno per certo all' eta Ventura gli utill esempi del Pindemonte : noi non possiamo se non ricordare la buona fama cli' egli ha lasciato di se , a conforto dell' averlo perduto. R. GiRoyi, F. Carlini e I. Fvhagalli, dircttori ed editori. Pubblicato il di z uiarzo i8ay. Ossewaziom meteorologicJie fatte all' I. R. Osservatorio di Brera, ^__ ^^^^_ ^^_ ^HHB* G E N N A J 0 1829. Mattina ore 5. a 'n - < Sera or( ; 3. Stato del cielo. "a O O 6 u " 0 ™ P S 0 u E -=1 S 0 c Stato del clelo. 6 u - 0 u cz " 2 s i « 6 N p. roll. ii„. 1 0 poll. till. 0 I 27 10,0 - 1,8 E Nuv. rotto. 27 8,0 - 0,8 NO Nuv. ser. nuv. 2 27 6,0 - 2,8 N Po.nev..nu.neb. 27 5,6 - 1,6 SE Nebbia. ^ 27 6,0 - 5,8 SO Sereno. 27 7,0 + 4,5 NO Sereno. 4 27 7.0 - 0,6 £ Nuv. ser. 27 6,3 + 1,7 S Ser.. nebbia. 5 27 2,4 + 0,:) S Nuvolo. 27 0,4 + 1,0 SS 0 Neve. 6 27 1,0 + 0,4 E Nuv. neve. 27 2,5 + 1,4 S Nuv. neve. 7 27 4,0 + 0,7 N E Nuv. neve. 27 5,0 + 1,7 E Nuv. nevoso- 8 37 5,0 - 0,0 N Nuv. ser. 27 5,7 + 2,4 NE Nuvolo. q 27 5,8 - 0,3 0 Nuv. ser. 27 6,0 + 1,5 s 0 0 Sereno. 10 27 6,0 - 2,4 0 Nuv. ser. 27 7^<^ + 0,5 0 Ser. nebb. II 27 q,o - 0,0 NE Poo. nev. nuv. 27 9,8 + 2,4 SE Nuvolo. 12 27 q.,5 + 1,0 0 N 0 Nuv. nev. piov. 27 9,5 + 2,5 0 Nuv. piovoso. i3 27 q,o + 1,3 SO Nuv. nev. piov. 27 q,i + 2,5 0 Nuv-nebb.piov. i4 27 8,3 + 1,5 E Nuv. nebbioso. 27 7,2 + 3,7 S Ser. nebbia. i5 27 6,0 + 1,0 £ Nuvolo. 27 5,2 + 1,2 E Nuvolo. i6 27 4,2 - 0,4 NE Nuvolo. 27 5,0 + 1,1 0 Sereno. I J 27 7.0 - 0,5 N N 0 Nuvolo. 27 8,1 + 0,0 SO Nuvolo. i8 27 8,3 - 1,5 0 Nuv. nebb. 27 8,3 + 1,8 SO Nuv. nebb. ..ser. iq 27 8,3 - 0,5 0 Ser. nebb. dens. 27 8,7 + 1,2 s Ser. nebb. 20 27 8,2 - 2,0 0 Ser. nebb. 27 7,6 + 1,0 E Ser. nebb. 21 27 7,6 + 0,2 E Nu. neb.po.nev. 27 7,2 + 1,5 S E Nuvolo. 22 27 6,2 - 0,8 SE Nuv. neve. 27 4,8 - 0,0 S Nuv. neve. 25 27 2,6 - 1,5 0 Nuv. neve. 27 1,8 + 1,8 0 Nuv. nevoso. 24 27 2,6 + 0,2 NE Nuv. nevoso. 27 4,6 + »,7 s Nuv. nevoso. 25 27 5,0 + 0,5 0 Nuv. nebbioso. 27 6,0 + 2,0 0 Sereno. 26 27 7'.2 - 4,2 NE Ser. nebbia. 27 8,0 + 0,5 NE Neb.nebb.piov. 27 27 7,5 + 0,0 0 Nuv. nebb. piov. 27 7,0 + 2,0 £ Ncb.nebb.piov. 28 27 6,0 + 0,4 0 Nebbia. 27 5,8 + 1,2 0 Nebbia. 2Q 27 6-6 - 3,0 N Nebbia. 27 6,4 - 0,5 NO Nebbia. Jo 27 5.0 - 0,0 SO Nebb. nuvolo. 27 D,2 + 2,5 S Nebb. nuv. or 27 2,8 + 0,2 NO* Nuv. rott. ser. 27 5,0 + 3,5 NO* Sereno. Altczza mass, del bar. poll. 27 lin. 10,0 Altczza mass, del term. + 4,5 minima "27 " 0,^ nun una ... - 4,2 media "27 <> 6,1 4 Quanlila della uove ridotta in ... 4- 0,48 piogi;ia linee 5( 5,53. y'— ■ URB9UB mfc-AaBtafctg^Mwiwifc n ii issaon Timr-m-m N£. 11 termomctro cipusto all' .uioue diietta del vtuto stgua uii |;railo e puto piii di freddi maggiore. I l30 BIBLIOTECA ITALIANA zjJbotaio Ab2^ PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Maria Stiiarda, tragedia di F. Schiller, traduzione del cav. A. Maffei. — Milano , 1829 , per gli Edi- torl degli Aiinali universali , in i6.° grande , di pag. XXV € -2^5, col ritratto della Stuarda. Lir. 2, 5o austiiachc. L a morte di Maria Stiiarda, la quale aH'AlFieri noa parcva tragediabile , diode materia a Federico Schiller di fare una tragedia piena di sommo alfetto e di me- ravigliose bcUezze. L'azione comiucia dopoche Maria Stuarda, trovau- dosi a Forterin2;a nella custodia di Pauleto, era stata ^ . . . . . gia sottoposta al giudizio dei Quaranta, siccome rca di avere partecipato nella congiura di Babintonno cou- tro la vita di ELisabetta. I giudici ne hanno gia pro- ferita la condanna, iie altro si attende che la sotto- scrizione della regiua. L'infclice Maria non sospetta neppure di potcr essere coiidauiiata per un delitto del tpiale e inuoccnte: rxia le sta iitta iiel cuore la ricordanza di Eurico Darnley, ed e tornicutata dalla persuasione che il Ciclo voglia punire in lei il suo antico niisfatto. Anna., la sanguinosa ombra d'Arrio^o Ha lasciato il scpolcro, c non ho spefne Bibl. Ital. T. LIII. «> , l34 MARIA STUARDA , Di placanie lo sdegno anzi che plena La misura non sia del mio casdgo! Anna. Tu trafitto non I' lini. Maria. Ma della trama ConsapeKole io m era , e lo condussi Colle lusinglie ne' mortuli agguati, II rimorso di questo delitto non abbandona giammai la sventurata Maria, che iiell' ultima confessione dal poeta ideata se ne accusa solennemente a Melville dicendo : 11 re mio sposo Trafiggere ho lasciato , e mano e core Porsi al mio seduttor. Coi piii severi Flagelli della Chiesa il sangidnoso Mio delitto espial, ma nel segreto Animo il venne roditor non Cace. Mortimero, nipote di Pauleto, e veniito frattanto da vin suo viaggio-, e come fervente cattolico vuol liberare Maria, considerata allora qual vittima del pre- valente protestantismo. Egli si e Unto nemicissimo della Stuarda e della sua fede per potersele avvici- nare piu facilmente ; la storia delle sventure di lei lo aveva gia fatto suo caldissimo partigiano : Y aspetto della sua bellezza aggiunge a quella grande inclina- zione anche la fianima dell'amore; e nell' impeto del suo zelo cattolico ed amoroso e^li e pronto a tentare ogni via , ogni delitto per liberarla. Da Mortimero ella intende che il Consiglio Y ha condannata ; ma sente ancora che dodici arditi giovani h^nno giurato con lui sulValtare di liberarla, e che alia loro im- presa da mano ed ajuto 1' ambasciatore di Francia. Mortimero e si risoluto nel suo proponimento , che per effettuarlo uccidera le guardie della prigione , ucci- dera Pauleto suo zio, ed ha giurato sulFOstia di uc- cidere , se fia d" uopo , anche Elisaljetta. i\Iaria inor- ridisce alle sue parole ; die non vuol comperare la propria liberta al prezzo di tanti sanguinosi misfatti. Ma non v' ha delitto che possa parer troppo grave a Mortimero , s' e necessario a salvarla. Perclie un TllACKDIA. Dl r. SCIIlLl.KK. ] 3o saccrdote cattoUco, raccoglieiiclo il giuramento dei do- dici congiiuati, riniise loro ogni colpa passata e futura: E rimesso in futuro o^ni misfatto. Tutto per te commettere mi lice, E commettere il voglio. Se non chc Mortimero, salvaiido Maria, vuol farla sua: e tanto e acceso nel siio desiderio die gia si inuove per abbracciai'la. Allora la sventurata Stuarda si ac- corgc (|nal liamniu arda uel seno del giovane e lo spiiiga a pcrigliarsi per lei: allora si persuade che cgli, al pari di tanti altri suoi partigiani, potra piut- tosto perderla elie salvarla. E gia, anclie senza di eio, Maria assai piu che in Mortimero sperava nell opera di Leicester favorito di Elisahetta, cui essa volea farsi e raarito e compa- giio nel troho in preniio della liberta che si proniet- teva da lui. Ma Leicester e un vilissimo cortigiano, il quale non ama ne Elisahetta nc Maria, se non cpiauto poMiio servire alia sua ambizione, e le tradi- rebbe aiueudue se credesse di poter sollevarsi piu grande sulla coinnne loro caduta. Pero quaudo Morti- mero apcrse a Maria il suo disegno c quello de suoi congiurati, ella non dubito di rispondergii che un solo fra gli uomini , il solo Leicester era possente a sal- varla. E ]\Iortimero non ricusa di nianifestare a Lei- cester la propria missione, e di consigliarsi con lui intorno al modo di liberar la Stuarda. Ma Leicester, henche vegga svanir le speranze ch' cgli avea con- cepite di tarsi niarito d" Elisahetta ( perche allora quest' accortissima donna fiicea correr voce cli'dla si s|)oscrebbe al duca dAujou), henche sia dcsideroso dl aprirsi una strada al trono di Scozia col provarsi di liberare Maria , pur trema di essere nominato in una congiura. IMortimero al vederlo cosi sospeso, incerto non puo trattencrsi dal nianifestargli la sua maraviglia. Si sforza di persuadergli die ogni indugio e pericoloso, die la soverdiia prudcnza e una sicura rovina. l36 MARIA STUARDA , E Leicester : O giovine, tu corri Un cammino dl bronchi e di perigli Troppo alia cieca. Mortlmero. E tu dubbioso troppo Un cammino d' onor. Leicester. V^ggo l^ reti Che Jie stanno d' intorno. Mortitnero. Ho cor che basta Per infrangerle tutte. Leicester. Oh, tu non vedi, Tu non odi consigli, e m'attraversi Con questo forsennato impeto tuo Una via ben comincia! E di qual via osi tu favellare? gli domanda allot Mortimero. Poi gli fa manifesto che Elisabetta cre- dendolo veramente nemico a Maria avevagli impo- sto di trucidarla. E s' io fossi stato ( soggiunge ) tanto perverso da svenarla , per qual via T avresti tu difesa ? II cortigiano non si lascia per questo in- durre a mettersi direttamente nella congiura: egli si propone soltanto di persuadere Elisabetta ad accordare a Maria f abboccamento che Y infelice avea sempre inutilmente richiesto , affinche a quella vista la re- gina rimova Y aninio dal far morire la sua prigio- niera, ed essi trovino poi qualche modo a salvarla. II colloquio delle due regine riesce poi a tutt' altro fine che a pace : ed Elisabetta ne parte piu che mai risoluta di spegnere la Stuarda. Uno dei congiurati assale frattanto lungo le vie di Londra la regina Eli- sabetta ; ma il colpo della sna mano non coglie se non nel manto di lei. II vecchio Talbo disarma I'as- sassino. La congiura e scoperta : e il ministro Cecilio slancia a Leicester alcune parole , per Ic quali il conte gia dubita di esser riputato sospetto. Mortimero so- prarriva ad annunziargli che Cecilio ha un foglio di Maria, in cui quella sventurata gli ricorda la fede che Ic ha data di liberarla, e gli promette se stessa in premio della salvezza che attende da lui. Un solo partito rimane allora a Leicester; un partito vile ed TU\GEDI\ DI F. SCHILLER. iZj infame: ma da quale infamia si puo ritrarre colui che non conosce alcun bene fuor della vita e della potenza? Leicester consegna alle guardie Mortiniero, che si uccide ; poi recandone la notizia ad Elisabctta da vista di essersi accostato a quel giovane ed a Ma- ria per iscoprir la cougiura che si tramava coutro la propria regina. Egli e si rotto alia vilta ed alia fin- zione, che per togliere ogni sospetto osa persino pigliarsi 1' incarico di farsi esecutore della sentenza prouunciata contro Maria. La tentata uccisione di Elisabetta fa traboccar la bi- lancia a danno dell' infelice Stuarda. II consiglio I'avea gia fulminata di luorte , ma Elisabetta indugiando resecuzione di quella sentenza, della quale ben co- nosce va r illegalita e \ ingiustizia, aspettava dal tempo un pretesto che le desse miglior colore. I segretari Curio e Nave che accusavan Maria come partecipe della congiura di Babintonno erano testimoni cor- rotti: le lettere sulle quali fondavasi quelFaccusa erano false , e per 6 Maria avea domandato indarno che i primi le fossero posti al confronto , che le altre le fossero presentate in originale : e questa illegal procedura manifestava 1" ingiustizia della con- danna. Queste ragioni trattenevano EUsabetta dal sot- toscrivere alia morte di Maria , ma non diminuivano punto la sete ch' ella aveva del sangue di lei. Fu quindi tentato Pauleto affinche consentisse alia segreta uccisione della sua prigioniera, ma egli respinse da se queir infamia. Bisognava dunque spargere voci , che i giorni di Ehsabetta erano posti un' altra volta in pericolo; gettarne la colpa sulla Stuarda, ed ec- citar cosi il popolo a domandarne la morte. Questa voce ( dice la storia ) fu realmente diffusa per Loudra , involgendo nelPaccusa anchc 1 ambasciatore di Francia. I ministri assecondarono le iuteuzioui di Elisabetta; il popolo facilmeute ingannato domando che fosse tolta dal mondo cotestu donna che 2;li era dipinta pericolosa sin nel fondo di una prigione; ed allora Elisabctta sottoscrisse. VolIc spingcr per altro sine l38 MARIA STUARDA , air estremo confine la sua dissimulazione : voile com- portarsi per mode che la morte di Maria non si po- tesse mai dire espressamente comandata da lei ; e quest ultimo grade di simulata politica e dipinto dal poeta con grande artificio non nieno die con istorica precisione. Elisabetta chiania a se Davisono, suo nuovo segretario di State, e gli dice: /( Quest 0 foglio Riprendi ... io lo confido nelLe tue mani. E Davisono dopo aver gettato uno sguardo sul foglio: Ah , regina ! . . . il iuo nome ! Hal tu deciso ? Elisabetta. Mi convenne segnarlo , e lo segnai. Un mero foglio non risolve ■■ un nome Non uccide. Davisono. 11 tuo nome in questo foglio Jlisoke , uccide ! Ove di mano M' esca , o reina , questo foglio , e giunta La sua ora suprema! Elisabetta. Iddio , signore , Mette un alto destin nella fralezza Delle tue mani: invocane il soccorso. Fa che ti schiari del suo lume. Io parto . . . Ti lascio al dover tuo. Davisono. No, mia sovrana! Non ti piaccia lasciarmi anzi che piena La tua voglia mi si'eli Questo foglio mi ddi perche ne vegna Tosto eseguita la condaniia? Elisabetta. A norma Delia prudenza tua . . . Davisono. ^on delta mia! Cib non consenta la pieta del cielo! La mia sola prudenza e I' obbedirti. Raccogli In chiarissime note il tuo pensiero : Che vuoi cli io faccia del mortal decreto? Ma le preghiere deirinesperto niinistro son vane. Elisabetta si parte da lui scnza dirgli precisaniente quello clVei del)ba fare della scutenza. Cccilio poi TRVCEDIA DI F. SCHILLER. 189 rompe ogni dubbio: toglie di mano a Davisono la sottoscritta sentenza: e la Stuarda e destinata per rindomani alia inorte. Tutta la lluniglia dell' infelice regina e in pianto. Melville suo maggioidonio, e gia da gran tempo al- lontanato da lei, giuiige opportuno da Koma per assistere agli ultimi island della sua sovrana. Egli nel suo viaggio ricevette da Pio V gli Ordini sacer- dotali ed un Ostia consacrata , da soccorrerne la Stuarda se mai si avvcrasse quel case a cui pur troj^po vedevasi che i suoi ncmici la volevano trarre. Pero la Stuarda s' in2;inocchia dinanzi a Melville e tutta a lui si confessa. Confcssa il desiderio ch''ella ebbe di vendicare le offese ricevute da Elisabetta; confessa le sue coipe amorose; confessa la sua con- sapevolezza nell' uccisione di Darnley: di tutti questi pcccati si dichiara colpevole e pentita. Melville. Altre colpe non sai che tn non ahhia Espiate o confpsse? Maria. Ogni mia colpa Or t' e nota. Melville. Che di tii ? Vorresti Nascondere hugiarda al tuo Signore La gravissima colpa onde tu set Dagli uomini punita ? E non t' accusi Che tn fosti gran parte al tradimento Di Parri e Barhintonno ? Maria. lo ni awicino Ai secoli immortali : anzi che V or a Tutto compia il suo giro, alia presenza Mi vedrb deW Eterno , e non di mcno Ti ripeto animosa : lo son confessa. Tutti i prenci invocai per liberarmi Dalla ingiusta prigion: ma no coll' opra, Ne col solo intelletto insidiai La vita alia nemicn. Melville. Hanno i tuoi servi Attesiato del /also ? 140 MARIA STUARDA, Maria. II ver I'lulisti: Giudichi di costoro il Re del cielo. Melville. E tu sali il patibolo convinta Delia propria innocenza? Maria. Iddio vri assenta Per qiiesta morte immeritata , il grave Andco fallo cancellar per sempre. La Stuarcla Aden quindi da Melville prosciolta d' ogni peccato. Soprarriva Cecilio con Leicester per rice- verne i supremi voleri. La sventurata li apre digni- tosaniente al ministro ; e rassec^nata si move per av- viarsi alia morte. Allora le viene veduto Leicester clie s'era tenuto in disparte. II perlido cortigiano si confonde alio sguardo clie Y infelicissima donna gli fissa tacendo nel volto. Essa trema sulle ginocchia , e Leicester le fa sostegno delle proprie braccia. Se la Stuarda chiudesse allora gli occlii alia morte, ve- dremnio risorgere inimantinente la baldanza di quel- r iniquo : ma egli e spaventato dalF idea clie il lab- bro di lei si riapra. E la Stuarda non tarda infatti a parlare , e perdonandogli lo accusa. « Tu liai libe- rata , o Ruberto , la tua parola ! ]\li promettesti il tuo ■» braccio per trarmi da questa prigione , ed ecco che tu me lo presti. » Leicester non ha coraggio di seguitarla. Sente il peso delF infamia ond' e coperto , e la gravezza del pericolo in cui si trova. Dalla sala in cui e rimasto vengono all' orecchio di lui le ultime parole della Stuarda, le sue divote preghiere, il colpo sotto cui cade ; poi tutto e silenzio : le miserie di Maria sono finite. Talbo, stato gia tempo custode della regal prigioniera , e sempre avverso alia pro- cedura ingiusta e illcgale a cui fu sottoposta, s'era portato alia prigioni ove stavano i scgretarj di Maria, ed avea veduto lo scozzese Curio, nella disperazione de' suoi rimorsi, gittarsi sopra Nave per punirlo del tradimento a cui lo avea persuaso, poi volger le mani in sc stesso, e dirsi nienzognero e spergiuro. 11 buon veccliio s alfretta di portare questa notizia ad Elisa- betta , la quale , costante nella sua dissiniulazione , consente chc si riiniovi V esame : TRACEDIA Dl F. SCHILLER. I4I un duhbio solo Non dee far ombra al mio rei^ale onore. Ma frattanto ecco Davisono. La sentenza gijl e ese- guita. Elisabetta spiega qui tutta \ ipocrisia del suo carattere. II mal cauto Davisono e abbandonato al rigor della legge: Cecilio n' andra esule: Talbo sara d' ora innanzi la sua giiida , il suo sostegno. Ma Talbo non lasciasi illudere dagli artiiizj di lei : le rimette il sigillo a lui da due lustri affidato, e si parte. Eli- sabetta domanda allora del route Leicester, uia il conte e partito alia volta di Francia. Chi vorra confrontare questa tragedia colla storia trovera che la rappresentazione del vero non poteva essere piu fedele; perche d'oidinario il poeta ci mette innanzi i fatti dalla storia attestati coi medesimi per- sonaggi ai quali essa gli ascrive ; e dove piu allarga il freuo all' invenzione , non fa che mettere in atto i reconditi, ma storici sentinienti delle persone concoise a quella grande catastrofe ch' c soggetto del suo conipouimento. Le parti d' invenzione sono il personaggio di Mor- timero, gli amori di Leicester colla Stuarda, I'abboc- camento delle due regine e la confessione di ]\Iaria. II personaga^io di IMortimero ci par destinato a rappresentar 1 ideale dei fautori di Maria Stuarda , dei quali alcuni fnrouo paladiui della bellczza piut- tosto che deirinnocenza di lei; alcuni non tendevano punto a difendere la dignita di un' opj)ressa regina , ma solo a preparare per se medesimi nella salvezza di lei la speranza di un regio letto e di un tz'ono; altri si proposero di conservare in lei non tanto la regina di Scozia e la legittima erede del trono inglese, quanto il sostegno del vacillante cattoLicisnio : e cosi tutti aggravaron la sorte di questa donna infelice , la quale pago col proprio saugue gli errori delle segreto loro passioni. 11 poeta fa dire ad Elisabetta : E Stuarda si chiama ogni svcntura che sal capo mi sta. II vero si c che tutti i ncniici di Elisabetta o del suo trono e 142 MARIA STUARDA , della sua religione, spacciavansi difensori della Stuarda- Pero nel caratteie di Mortimero non troviarno nulla di esa^erato sojjra quanto ci racconta la storia. S egli si propone di salvare Maria anche a costo de' piu enornii delitti; se dice d'avere giurato suirOstia di uccidere Elisabetta; se afferma clie un sacerdote gli ha rimessa ogni colpa in cui potesse cadere per li- berar la Stuarda, tutto questo e conforme pur troppo alle strane opinioni di quella eta. Alcuni protestanti avean detto doversi teniere assai piu la celebrazione di una messa, che Tinvasione di dieci mila soldati: di che non puo dirsi per certo ne piu enipia, ne piii stolta sentenza; ma i cattolici intanto insegnavano che r uccisione di un principe protestante era opera da ineritarne il premio del paradise ; e sebbene sapessero che Elisabetta perseguitava nella Stuarda Terede di Enrico VIII, pure Hngevan di riguardarla soltanto come una vittima della propria religione. L'autore adunque pose nel personaggio di Mortimero r ideale delle due classi principali dei fautori della Stuarda ; e questa concezione della sua fantasia gli permise di restriugere la sua azione dentro confini molto minori di cjuelli a cui avrebbe dovuto altri- raenti allargarla. II fine poi a cui riesce la congiura dal poeta attribuita a Mortimero e pienamente con- forme alia storia; in quanto che i disegni di que- sti passionati fautori uscirono sempre a voto appunto perche , governandosi piu coll' impeto dell entusiasmo che colle norme della ragione , non poteron mai es- sere ne maturati con senno, ne prudentemente ese- guiti. Solo nelV aniorosa dichiarazione di Mortimero il poeta avrebbe potuto usare piu moderati colori : perche quella scena, poniamo che sia conforme al- r impeto delle umane passioni ed all' indole di quella eta , riesce nondimeno vicinissima all' indecenza. II personag2;io di Leicester serve da una parte a compiere T ideale dei fautori di Maria; dall'altra rap- presenta nella loro vilta i cortigiani di tempi fortu- nosi ed incerti. * TRAOCniA DI F. SCHILLER. 14$ Roberto Dudley, piu conosciuto sotto il noine tli conte di Leicester, ei viene dipinto dalla storia come iin iiomo Ijellissinio e dotato di quelle maniere gen- tili che , inspirando aniore , sono tanto possenti a celare il difetto delle vere virtu. Nel fondo del suo aninio poi era pieno di orgoglio e di ambizione , senza magnaniniita , senza onore. L" affetto illimitato che la regina d' Inghilten-a avea posto in lui solle- vandolo a grande potenza ed a grande onore, gli avea nudrita la segreta speranza di divenirle nia- rito. Quando gli Scozzesi desiderarono che Maria passasse a seconde nozze , Elisabetta si valse di questo pessimo favorito per inipedire che la sua ri- vale s imparentasse con qualche principe che po- tesse avvalorarne i diritti sul trono dell Inghilterra. Essa lo mando in Iscozia, e lo propose per niarito a Maria ; nou gia con animo die queste nozze doves- sero mai elTettuarsi, ma solo sperando che la bel- lezza e le accorte maniere del Conte allacciando V ani- mo amoroso della Stuarda, la rivolgessero da qual- sivoglia altro partito, e la rivolgessero a quello che le pareva di poter senipre frastoruare a suo senno per la grande preponderanza che si arrogava sopra il cuore del Conte. In quanto a I\Iaria la storia ne dice, che recandosi ad onta cjuella proposta, non si lascio punto pigliare alia belta di Roberto; ma non e contrario alia storia il supporre, come iece lo Schiller, che Leicester da sua parte fosse disposto ad approlit- tare della fortuna che Elisabetta mettevagli innanzi , se la Stuarda gli avesse aperta la strada a cjuella di- gnita alia quale aspirava, chiamandolo a parte del suo trono. Questo sospetto pare che fosse caduto anche neir animo di Cecilio, ministro di Ehsabetta ; giacche alcuni asseriscono che la regina lo avesse efetto a quel difficile incarico per instigazione di quel mini- stro, il quale sperava con cio di rovinare il solo uomo a cui egli non poteva dirsi maggiore nel re- gno. II Robertson poi apertamente atlermo che Lei- cester noQ si astenne dal lentare 1' accpiisto dclla 144 MARIA STUARDA, donna pin amabile che allor vivesse, e del regno di Scozia con essa, se non perche nudriva speranza di acquistare quando che fosse, insiem colla mano di Eli- sabetta un regno piu anipio e piu nobile, cioe quello deiringhilterra. E dunque conforme alia storia, anzi appoggiata in gran parte a fatti ed a documenti sto- rici, la pittura che fa di Leicester il nostro poeta, dov'egli fece dire da lui medesimo a Mortimero: II Ti giuro Che in odio io mai non I'ebbi, e non mi fece Che V impero de' tempi a lei nemico. Molt' anni , to rammenta , anzi che sposa Ella fosse d' Arrigo, allor che tutte In rosea luce le ridean le cose, Destinata mi venue. Jo noncurante La proposta fortuna aUontanai. L' ambizion rn avea Agli anni delt amore , alia hellezza Fatto selvaggio , e di Maria la destra Troppo misera cosa allor mi parve. La mia folle speranza era conversa Alia regina d' Jnghilterra. Or dopo died Anni ch' io rn offro all' idolo crndele Delia sua vanita , ch' io mi sommetto At perpetuo ondeggiar de' suoi capricci , Giunto alia meta, il guiderdon mi sfugge. Arriva uno straniero, e il caro frutto Delia decenne servitii m'invola Cost cadono in fior le mie speranze. Nel vicino naufragio io vo cercando Un legno salvatore , ed alia prima Bella speme /' afflitto occhio si volge. L' immago di Maria mi si presenta In tutto il raggio della sua hellezza. II poeta dunque dipingcndoci il conte, non gia inna- morato di Maria , ma pronto a volgersi a lei quando TRAGEDIA DI F. SCHILLER. 146 avea quasi pci-duta ogni speranza sul cuore e 6ul trono di Elisabetta , non ha fatto che interpretare (se cosi possiam dire ) quel che la storia ci ha tranian- dato del Conte , non ha fatto che leggere nel segreto di lui , e mettere in atto quello a che sarebbe venuta per certo la instabile sua natura, se Tavesse creduto conveniente. Su questa specie d'interpretazione poe- tica si fonda , al parer nostro , anche la verisimi- glianza dell' amor di Maria verso il conte Leicester. La storia ci ha dipinto in modo non dubbio il carat- tere di Maria Stuarda. Sappiamo quanto fosse I impe- rio della bellezza e delle gentili nianiere suiranimo di quella donna bellissima , educata nella mollezza della corte di Caterina de Medici: sappiamo quanto abbian potuto su lei le bellezze di Darnley; e quindi il poeta non ha falsato il carattere della sua protago- nista supponendola innamorata di Leicester. Com' e probabile, e quasi dalla storia attestato, che il conte avrebbe tentato F animo di I\Iaiia se avesse creduto di poterlo fare con proprio vantaggio e senza peri- colo alcuno ; cosi e probabile e non dillorme al carattere istorico di lei, che Leicester sarebbe stato nel luogo di Darnley s'egli cio avesse voluto. II debito del poeta in questo caso si limitava a non aggravare la fama della sua eroina per colpa di questo aniore ch' egli le attribuiva ; ed in questo lo Schiller non puo essere certamente incolpato. Ben avrebbe offesa la dignita di ]\Iaria ogni condiscendenza di lei alFamore di Morti- mero, ma 1' amore per Leicester che si suppone nato gia da gran tempo e nudrito e fortilicato dalla misera condizione in cui quella donna infeUce era caduta, ne chiarisce eminentemente il carattere, senza punto macchiarlo. Aggiungasi che 1 avventura verissima di Norfolko , al quale IMaria avea promessa la mano in premio del liberarla dalle persecuzioni di Elisabetta , da un altro fondamento di storica verita o verisimi- glianza a questa invenzione del poeta. Lo Schiller non poteva introdurrc nel suo dram ma quella congiura senza uscirc dai limiti prcscritti alJa rapprescntazione, 146 MARIA STUABDA , e pero voile supplirvi coU'attribuire a Leicester ua disegno confoniie a tjuello del Duca. Egli promette di salvare Maria ; ed essa per ricompensa lo fiu-a proprio marito: e cosi compie V ideale dei fautori della Stuarda, rappresentando coloro clie nel libe- rarla volevano apparecchiare uii trono a se stessi. Dalraltra parte Leicester ci fa manifesta la vilta de' cortigiani corrotti nei tempi di politiche turbo- lenze: ed e quasi im compenso alle miserie della derelitta Stuarda, il vedere la sua nemica Elisabetta in mezzo alio spendore del trono , in mezzo all' ap- parenza della piu grande fortuna confidarsi nella per- versita di un tinto amico, prontissimo ad abbando- narla ogniqualvolta il distaccarsi da lei gli possa tor- nar vantaggioso. Senza questo perfido cortigiano che tiene sempre Elisabetta sull' orlo di un precipizio , la prosperita di questa regina s' aggraverebbe di troppo sulla miseria dell' infelice Stuarda , la quale ci si presenterebbe fin dal principio della tragedia come una vittima che non pud piu sfuggire alia for- tunata potenza della sua rivale. La compassione si convertirebbe quindi in un sentimento troppo dolo- roso : r evidente impossibilita di riuscire a buon fine renderebbe inutile la lotta di Maria o della eroica sua virtu contra Y avversita del suo fato : e la tela della tragedia non potrebbe ordirsi con apparenza di verita. Aggiungasi che senza questo falso Lei- cester non sappiamo come il poeta avrebbe potuto occasionare lo scontro delle due regine, nel quale e riposta cosi gran parte del dramma e della sua bellezza. Questo colloquio a dir vero non e nella storia , ma e tutto una concezione del poeta ; men- tre sappiamo che la Stuarda domando per dician- nove anni di essere ammessa al cospetto della pro- pria congiunta che s'arrogava il diritto di giudicarla; e quella lunga preghiera , quella giusta domanda fu indarno. Maria fu giudicata e sottoposta misera- mente al supplizio senza aver mai potuto vedere Elisabetta. Mu se il poeta avesse voluto osservare TR ACEDIA Dl F. SCHILLER. 1 47 ecrupolosamente questa circostanza storica, gia gli sarebbe mancata la parte principale del dramma. Le vere cagioni die spiusero Elisabetta a sottoscrivere la sentenza non sarebbonsi allvora potute nianiiestare alio spettatore , se non forse per mezzo di soliloquj ; i quali poco giovano d' ordinario , e qui avrebbero grandemcnte nociuto. Elisabetta avrelibe dovuto ri- velare essa raedesima que' sentimenti , de' quali non mosse parola giammai , neppure a' suoi intimi corti- giani. Dall' altra parte anclie ncl sistema dei drammi storici e conceduto al poeta 1' introdurre circostanze e iiicidenti di sua creazione, purche non contraddicano ai latti ed ai caratteri i)ia iniportanti deU'azione rap- presentata. Or qui e bensi vero che lo scontro delle due regine e fuori della storica verita, ma e vero al- tresi che il poeta non fece che mettere in atto i pen- sieri ed i sentimenti delle due regine , quali raccol- gonsi da sicurissimi storici documenti. Questo abboc- camento ci fa manifeste le vere segrete cagioni che mossero Elisabetta all ingiusta condanna di Maria, anzi ci scopre i motivi pei quali quella superba re- gina non voile acconseniire giammai che 1' infelice Stuarda venisse nella sua prcseaza. Elisabetta era ir- removibilmente determinata di togliere dal mondo colei che sola poteva contenderle il trono su cui se- deva; ma deliberata a commettere quell' ingiustizia, cercava pero di nasconderne, non che agli altri, a se stessa la troppa dcfbrmita. Quindi con quella re- pulsa, da una parte fuggiva di sentirsi rimproverare le vere cagioni della sua persecuzione , dair altra voleva evitare la taccia di troppa severita che le sarebbe venuta qualora si fosse saputo che Maria umiliandosi dinanzi a lei non fosse stata possente di recarla ad averne compassione, almen tanto da ri- sparmiarle la mortc. Questi scgreti sentimenti di Eli- sabetta, che la storia ci ha I'ivelati in modo non didibio, sono dunque il principal fondamento del fhaiuma ; c come lo storico ce li manifesta inter- prctando i fatti ch' cgli racconta , cosi il poeta doveva 148 MARIA. STUARDA, necessariamente rappresentarli sopi'a la scena : e qulndi era di assoluta necessita 1' introdurre il col- loquio delle due regine. II poeta non si dilunga in cio dalla storia, ma con que'mezzi che 1' arte sua gli somministra ci fa conoscere pienamente le cagioni di fatti non dubbi , e i sentimenti verissimi di storici personaggi. Ben era difficile il trovare un motivo di siUatto coUoquio , che fosse verisimile , e non con- trariasse al carattere istorico di Elisabetta. Questo motivo il poeta lo rinvenne in quel sentimento di vanita a cui questa donna, per altro si grande, non seppe sottrarsi ; nella pretensione ch' essa aveva di pareggiar la Stuarda in bellezza; nel vivissimo de- siderio che mostro sempre di vincerla nel grido dei pregi femminili, come la superava di possanza, d'in- gegno e d' accorgimento nelle arti della politica. Ma chi poteva tentarla da questo lato , fuorche il suo favorito Leicester? A lui solo poteva essere conceduto il mover parole di femminil vanita , o il supporre desiderosa del vanto di bella, o gelosa mai d' altro che di potenza e di gloria quell' austera Elisabetta ch' erasi apparecchiata Y inscrizione funebre , alia vergine jegiiia. Questo lusinghiero e sleal cortigiano sta meditando con Mortimero come potranno liberare Maria, ed ecco gli sopraggiunge Elisabetta. Conoscen- do e la diffidenza e 1' accortezza della regina , Lei- cester non puo a meno di mostrarsi confuso, agitato aU'improvvisa vista di lei. La regina se n' avvede, e gli domanda: . . . Che hai, perche ti mostri Agitato cost ? Pel tuo sembiante, risponde il vilissimo , a cui la bugia non muore mai sulle labbra. Poi si duole del doverla vedere moghe d' uno straniero ; ed a poco a poco , mettendola sul discorso della belta di Maria , ed usando tutta quella adulazione nella quale era maestro, la induce a ve- der quella prigioniera, sotto il pretesto di accrescerle vergogna col confronto della sua bellezza. TRAG£01A DI T. SCHILLER. I^C^ Elisabctta. Ogiiun mi stanca Perch' io la vegga. Leicester. Ak si ! Come un favoie La Stuarda lo implora ? e tu l' accorda Come un castigo. Le saria men grai^c II vedersi tradotta al manigoldo, Che soverchiata dalla tua bellezza ! Le scaltie parole del cortigiano persuadono la rcgina. Essa non accorda a Maria il domandato colloquio , ma consente alia proposta di Leicester, di lasciar che Maria esca dalla propria prigione nel parco di For- teringa , per iiicontrarsi poi ([uivi con essa come per caso scguitando una caccia. Di qiiesta guisa il poeta dopo avcrci fatta conosccre Elisabetta maestra di un'astuta e crudele politica, ci dipinge assai bene anclie la parte debole e vana del suo carattere ■, ne pero oft'endt la storia col far ch' ella accordi a ]\Taria r abboccamento di che le fece scmpre riHuto. Nello scontro Elisabetta si mostra deliberatissima all' estiema vendetta : essa venne invitata a un trionfo , e tutta ne vuol gustare la crudel gioja. Maria s' umilia e domanda di essere sollevata dalla sventma in cui e misera- mente caduta: ma la superba nemica risponde che qucUo e luo2;o da lei. L' accusa risolutamente di avcre insidiato a' suoi giorni per desiderio di occuparne il regno: e Maria sommessamente si scolpa dell' accusa non vera , rinnncia ad ogni diritto che vantar niai potesse sul trono di Elisabetta , e domanda con parole di grande pieta di essere liberata dalla prigione. Ma Elisabetta non s' appaga d' alcun trionl'o che non fi- nisca coUa morte della rivale. Qiiindi delude quella richiesta: assale con nuovi insulti la nobile anima di Maria, e fa prova di gittarla nel fango, deriden- done la vantata bellezza e accusandola di meretricii costumi, AUora lo sdegno di Maria irrompe dall' esa- ccrbato suo cuore. Confessa i suoi giovanili trascorsi , e con croica dignita soggiunge : Il peggio t di me noto : io dir mi posso Di mia fuma mii^Uor. Te sciagarata r.lbl. Ital. T. LUl.' 10 l5o MARIA STUARDA, Se cade un giorno V oiiorata veste Di cui tu copri, ipocrita maligna, V oscena tresca de' tuoi sozzi amorU FigUa d" Anna Bolena ! eredltata J] onestd tu non hai ! Note gia sono Quelle caste virtu che sotto il ceppo L'adultera tua madre hanno tradotta. II trono d' Inghilterra e profanato D' una bastarda ! II popolo britanno Da una mima e ingannato ! Ove il buon dritto ■ Regnasse , tu saresti or nella polve Stesa a' miei piedi ,• che tuo re son io. Eel ecco in queste parole svelato il vero motivo delle persecuzioni esercitate da Elisabetta contro Maria: ecco il grande vantaggio che il poeta doveva trarre dalP avere introdotto questo collcquio. Biso- gnava che la Stuarda avesse vibrato ad Elisabetta lo strale di queste vere , ma per lei troppo acerbe parole, perche costei richiamandosele poi da se a se nel pensiero potesse dire: ti . . . . Bastarda a te son io? Lo son fin che tu vivi, o sciagurata ! La tua morte dilegua ogni sospetto Sul mio regio natal. Quando al britanno Non rimanga ultra scelta^ io son concetta Da legittime nozze! Questi rimproveri di Maria potevan essere indovi- nati da Elisabetta , ed accennati in un soliloquio ; ma quanto interesse non toglievasi al dramma? Co- me sarebbe stato imperfetto lo scioglimento ? Quanto non sarebbe mancato a ritrar pienamente il carattere della Stuarda? A noi pare in somma che a questo colloquio soprattutto si deblxa applicare quello che disse in 2;enerale GuglieLmo Schlegel parlando della presente ^ragedia : « convien confessare che non si 5) saprebbe immaginar cambiamento veruno, il quale 3) non disordinasse tutto il beninsieme della compo- » sizione. w TRAGEDIA DI F. SCHILLER. l5l Cosi noi non sappiam ravvisare un' assoluta neces- sita d' introdurre Melville come confessore della Stuar- da , ma pur conosciamo qiianto sia grande V elTetto ottemito dal poeta con questa sua concezioiie , e non sapremmo come avrelibe potuto altrimenti snpplirvi senza scapito dell' interesse. La storia ci fa sapere die il pontelice Pio V aveva spedita a Maria un'Ostia consacrata della quale potesse valersi qualora , doven- do morii-e in paese di protcstanti, le fosse negate il conforto della propria religione. Sappiamo ancor dalla storia clie il buon Melville, maggiordomo della Stuarda, era stato disgiunto da lei qualche tempo innanzi alia finale sentcnza , e tornando poscia alia sua signora in- controUa quando appunto avviavasi al palco. A questi ftitti storici adunque il poeta aggiunse del suo , clie il portatore dell Ostia consecrata fosse cpiesto Melville dopo avere ottcnuto dal Papa gli OrcUni sacerdotali per poterla anche confessare. II fine dLquesta in- venzione e evidente. II poeta dovea stabiure in niodo lion dubbio Y innoceiiza di Maria rispetto al delitto di fellonia pel quale i suoi nemici dicevano di averla condannata al supplizio; e benclie non fosse impos- sibile r ottencr questo fine anche per altre vie , pur e certissimo clie questo imprimere sulf innocenza della vittima anche il suggello della confessione e cosa di grandissimo effetto. Vero e bene clie quella scena suol tralasciarsi anche in Germania : ma clii non vede clie questo deriva da cagioni indipendeiiti alFatto dair arte ? In generale ])oi , a malgrado di queste inven- zioni, sono tutti d' accordo a riconosccre nella Ma- ria Stuarda un grande esempio di poesia dram- matica istorica ; e in quanto a noi , sebbene non osianio contraddire alio Schlegel , dove alTerma clie la poesia della storia in tutta la sua purezza si trova principalmente nel GiigUclmo Tell, pure stimiamo die il dramma storico presso di noi debba di prcfe- rcnza proporsi a moddlo questa tragcdia intorno alia quale parliamo. Del resto trattandosi qui di poesia iSa MARIA STUARDA , storica non sara fuor di proposito il ti-ascrivere al- cuue righe dello Schiller medcsimo : « La forza poe- » tica deir impressione die i caratteri o le azioni » morali fanno sopra di noi dipende assai poco yi dalla loro storica verita. II diletto che noi pigliamo '» dai caratteri ideali non si menonia punto dal ri- 3) cordarci che sono poetiche tinzioni , poiche 1' ef- » fetto estetico fondasi tutto sulla verita poetica , e » non gia sulla storica verita. Ma la poetica verita y> non consiste punto nell' essere un cjualche fatto real- 3) mente accaduto , bensi nell' aver esso potuto acca- » dere ; e quindi nell' interna possibilita della cosa. » Anche nei fatti reali di storici personaggi il poe- » tico non consiste nella loro esistenza, ma sibbene » nella possibilita fattasi manifesta per mezzo del- >} r esistenza. » Questa dottrina e si chiara e si accon- cia a metter concordia dove alcuni tengono tuttor viva la giirrra , clie noi abbiam creduto opportuno il trascriverla dopo aver fatto conoscere si ampia- niente mia tragedia storica , una di quelle ti-agedie che alcuni stranamente dileggiano, atfermando che ogui poesia storica e una mostruosa contraddizione ; mentre non pochi in vece le credono belle ed efficaci umcamente perche sono conformi alia storica verita, anzi perche le tengono in conto di una storia versi- ficata. Un eserapio poi che v ha un limite oltre al quale non debjje il poeta cacciarsi nel lappresentare la storia ci viene somministrato dalle ultime scene della tragedia, delle quali noi, per non ecceder di troppo i contini di ,un articolo , ci contenteremo di due che so2:lionsi tralasciare anche in Germania ojini qual volta si reciti la Staarda. Dobbiamo in vece tocoare una delicata quistione accennata dal ch. traduttore nella sua prefazione ; perche lo Schiller che voleiHi interessarcl ul destlno di Maria , e poteva come poeta appigUarsi cdV opi- nione pia mile, quantunque meno probabde , la faccia confessare evidenteinente un taiito delitto ( 1 uccisione di Darnley ) da cui alcuno tciito di giustificarla ? E TR ACEDIA DI F. SCIIILr.ER. 1 53 il cav. Maffei inclina a credere che cio facessc o perche gli parve che il delitto di Maria trovar do- vcsse facilmente compassione , o perche la morte in- fame di chi e innoccnte da ognl colpa e forsc una disperazione da non potersi mirare. Ma noi crediamo con Ciiglielmo Schlegcl che « iin poeta debbe osar » di iinire i-olla dipintura del dolore dei giusti e del » feUce successo dei malvagi, cpiand' egli ha saputo » inspirarci i pensieri che fanno trovare nella co- » scienza e nella prospettiva d' un altro avvenire il » ristabilimento dell" equilibrio. )> Crediamo inoltre che nel sistema dei drammi storici non possa alTer- niarsi con verita che al poeta sia lecito di seguitare fra due opinioiii coutrarie quella che a lui piu con- viene. Dal conflitto di contrarie opinioni sostenute con argomenti di pari valore nasce nno stato di dub- biezza, storica anch' essa, nella quale il poeta non puo erigersi giudice senza uscire dai limiti che gli sono prescritti dal proprio sistema. Ora egli e bcnsi vero che alcuno tento (come dice il Maffei) di giusti- ficare Maria, ma poiche le ragioni che si poscro in campo lasciarono per lo meno dul^biosa la posterita sopra questo argomento , percio il carattere storico della Stuarda sarebbc stato infedelmente ritratto, se nella tragcdia ella appariva innoccnte del tutto. Fi- nalmente crediamo che la morte di Maria Stuarda sia un argomento acconcissiiiio alia tragedia ap- punto perch' essa e colpevole di un delitto che ha bisogno di espiazionc , e lo espia soggiacendo alia pena imnicritata di una colpa che non ha commessa. L'idca della Providenza suprema, di quella Provi- L lud. T. LIII. ii i66 Chiese principall d' Europa , dedicate a Sua Santitd Leone XII , Pontefice Massimo. — Milano , 1824-28, dalla fonderia , tipogiafia c libreria di Gio. Gins. Destefanis , in fog. mass. imp. Esce per fascicoli , £iascuno al prezzo d' ital. lir. i5 colle tavole incise scmpliccmcnte a, contorid, lir. 20 colle tavole ad acqiicrello, lir. 3o colle tavole colorite. Finora cin- que fascicoli, L! opera intera ne conterrd 36. D. el solo manifesto di quest' opera veraraente inagaifica e colossale fatto avevamo un cenno al pubblicarsi del pri- ino fascicolo, riserl)andoci a ragionacjie piii a lungo allor- qnando da"" successivi somniinistrata ci sareblje bastevole materia per degiiamente giudicarne. Ardimentoso ci sem- brava 1' assuiito degli editor! , grandlssima la gloria clie «glino acquistata ne avrebbero col condurlo ad un felice compimento. Trattavasi di tutti i primarj tempj cristiani deir Europa, e trattavasi di trarne J disegni sul luogo stesso onde riportarne le piii accurate dimensioni e pre- sentarli qiaali veraniente sono e ncl loro tutto, e uelle parti principali ; tratta\'asi Cualmente di corredare ciascun mo- numento con notizie storiclie , dalla loro fondazione sino alio stato in cui ora trovansi. Eppure i cinque fascicoli che ab- biamo sott' occhio ci dimostrano che gli editori si sono coraggiosamente accinti all'ardua inipresa, e ci danno luogo a sperare die il loro animo non verra meno giamniai , e che percio quest' opera potra forse un glorno gareggiare colle pill grandiose che mai state siano in siniil genera pubblicate. Ma perche i leggitori nostri abbiano una suffi- ciente idea di essa , crediam bene di qui jesporre priniie- ramente un prospetto di cio che in questi cinque fascicoli contiensi, premettendovi le niisure di ciascun tonipio , onde dal confronto si possa piii agevolmente giudicare della relativa loro rrrandezza. CHIESE X'RINCIPALI D EUROl'A. Misure principali cU S. Pletro ell Roma. Lunghezza del tenipio Jalla porta eino alia Cattedia di S. Pietro palnii 887 del braccio trasversale » 607 Larghezza di tutto il teiupio, presa dalla lua- gliezza deir atvio clie h uguale » 3i8 Aliezza de' pilastri , conipreso il cornicione . » i38 li circuito interiore e di . . , . passi geometi-ici 440 E r esteriore di egualinente » 4^j5 Larghezza deila navata niaggiore ..... jialiui 120 Ahezza » 207 Diaiuetro interno della cupola » lyo ■ esterni) della medesima , essend'essa doppia, cio6 fonuata di due cupole concen- triclie » 216 Altezza interna da! paviinento al piano del cornicione superiore » 238 Altezza di tutto il tatuburo , cotnpresa la sua cornice » go Queila del catino della cupola fin sotto al- r occhio del lanternino »l3l Queila di esso lanterLiino , conjpresa la palla e la croce , » iSa Oude ne risulta Taltezza cotale della gran cupola » 373 E r altezza di tutto il tempio , . t » 611 Prbicipali misure del Duomo di Milano. Larghezza della facciata . . iiiilanesi braccia IIO II Altezza della Buddetta dal euolo sine all' an- golo delle linee del tetto ...,....» 91 I ' delle colonne interne , in un colla base c col capitello » 41 — Dianietro delle colonne » 4 3 • ■ ■ del piede alia loro base » 5 9 Largliezza delle navate minori , presa da un centro all'altro delle colonne. . , . » 16 I Largliezza della navata di mezzo, presa come sopra n 3a a Altezza della suddetta » 78 8 delle due navate niedie » 5 1 6 Queila deir altre due minori » 30 10 Lunghezza del tenipio dalla linea della fac- ciata sine al lato parallelo dell' ottagono dietro il coro » 24Q - — Larghezza dall' una all' altra estreaiita della croce , nou compreso lo sfondo delle due grandr capjiellc j. 128 10 1/2 2/3 2/3 167 1 86,9f> 1 35,60 71,04 3o,83 65o,3i 687,26 26,92 46,24 42,59 3/4 3/4 3/4 1/6 1/6 48,40 53,17 20, 1 o 29,26 34,1a 83,5o 1 36,66 66,00 54,26 24,39 2,53 3,4a 9'57 19,14 46,80 30,64 23,70 148,14 76,64 i68 CHIESE rRINCIPALI SfonJo di ciascbeduna delle due cappelle, brae. f) a — Altezza della cupola dal paviaiento eino alia bocca del laiiternino » Io8 4 — — — del lauternino » l5 — — della guglia eovra il medesimo laa- ternlno a 49 • — — della etatua della B. V. di metallo do- rato sopra la suddetta guglia » 7 — — totale deir edifizio uiisurato esterna- niente »' ^79 4 — Mlsure principali del Panteone di Roma. Lunghezza del portico piedi io3 — ' Larghezza del detto portico » 61 — Circonferenze delle colonoe del portico . . . v 14 — Altezza delle etesse senza il capitello e la base ■> 38 1/2 Diametro interno del tenipio » iSa Altezza dal paviniento alia souiniita della cu- pola » iSa Diametro dell' occhio clie luanda la luce a tutto il tempio » 2,6 Misure principali di S. Stefano di Vienna. Le pareti (cosi nel testo dell' opera) della chiesa hanno 4 piedi di grossenza, ed e lunga I a klafter, ma veiiesi clie tale lui- sura e sbagliata: prendendosi tutta la lunghezza sulla pianta h , . . . klafter 64 piedi I — La ruaggior sua larghezza fra le due torri grand i e di » 37 » 4 9 La larghezza della facciata di » 23 » 4 ^ L' esterua parete e alta dal suolo . . . » l3 » I 10 La gran torre ^ dal suulo alia somiuita della croce , solievasi » 7a » 2 6 Altezza d' ogni pilone »/ 10 » 4 6 Distanza da centre a centro d' ogni pi- lastvo » 5 » I 6 Larghezza della nayata di mezzo. ...» 6 » 5 6 Quella delle due navate lateral! anuuii- ciasi di klafter 1 1, piedi 4 nel testo , ma nou sussiste, perclie misurata nella pianta e » 4 " 4 ■ — 5,46 64,75 29,15 4,16 106,69 (0 102,73 71,67 45,0a 25,24 137,34 30,39 9.94 l3,12 7,59 (1) II piede col quale sono cspcs^e qutste dimensioni pare clie lion =ia ne il romano autico , ne il parigiiio , ne nltro a noi conoscioto. Le tavole uou portauo che la seals in palmi romani e la scala in mctri. D EUROr.V. 169 Misure principall di S. Maria del Flore di Fircnze dlvisa in tre novate. Dalla facciata del tempio eino airultima cnp- pelU fiorentine braccia 267 — 1 58,67 GroBsezza del muro della cupola » 3 18 2,28 Di modo che , dice il testo , tutta la sua lua- ghez7.a si computa di braccia 26c. 18, ma propi'iamente ^di , .■ i , , . ■» 27O 18 167,94 Larghezza interiore delle navate » 67 2 39,1a E compresa la grossezza dei niuri >» 73 2 4-^,6z Larghezza della navata di mezzo > ......... 28 — i6,32 ■ delle navate niitiori » i3 — 7i5o Grossezza de' pilastri » 4 lo 2,6a Neila croce da un muro all' altro delle cappelle di mezzo w » i54 — ^9'79 E compresi i muri » 160 — 93,29 Altezza della cupola, ossia di tutto il tempio » 202 — 117,77 Fascicolo prima. S. Pietro di Roma. Tav. 1 Pianta del tempio Vaticauo , piazza e portlci. •• 3 della sola insigne basilica. » 3 Elevazione geometrica della facciata. ») 4 Fianco del tempio. » 5 Spaccato del medeslmo pel lungo. » 6 ■ egualmente pel traverso. » 7 Statua di bronze del Principe degli Apostoli , con due monumenti , uno di Urbano viii, T altvo di Paolo iir. » 8 Monumento di Leone XI , di Clemente X , di Clemente XIII e di Innocenzo XI. » 9 Interno della basilica. » 10 Veduta del tempio dalla gran piazza In proepettiva. Numero 8 fogli di testo. Fascicolo secondo. Il Duomo di Milano. Tav. I Pianta del Duomo di Milano. » a Elevazione geometrica della facciata. » 3 Armature e ponti per la facciata. » 4 Eiauco del tempio. » 5 Elevazione geometrica della veduta posterlore. » 6 Spaccato pel limgo. » 7 Similmente per traverso. >> 8 Monumento Carelli, statua di S. Bartolomeo, cassa ia cui giace il corpo di S. Carlo, monumento Visconti , Mediceo ed Arcimljoldi. » 9 Statua di I^Iartino V, il tabernacolo dell' altare niaggiore, statua di Pio iv , monumento Caracciolo , Vimcrcati cd Arcliinti. I70 CHIESE rRINClrALI Tav. lo Interno del duomo. >> 1 1 II duomo d'l Milano veduto dalla piazza in prospettiva. N." 12 fogli di teste. Fascicolo terzo. II Pant e one di Eoma. Tav. I Pianta ed elevazione geonietrica prima deH'aggiunta fat- tavi da Marco Agrippa. » a Pianta del Panteone , come ora trovasi. « 3 Meta della pianta della volta , msta della pianta dell'attico. « 4 Elevazione geometrica della facciata. M 5 Fianco del tempio. » 6 Spaccato pel lungo del portico. » flr pel traverso del tempio. » 8 Altio spaccato del portico. » Q Interno del Panteone, in osgi S. Maria ad Martyres , detto la Rotonda, in prospettiva. 5) lo Veduta del Panteone in prospettiva. N." 6 fogli di testo. Fascicolo quarto, S. Stefano di Vienna. Tav. I Pianta della cliiesa di S. Stefano di Vienna. 3. a Elevazione geometrica della facciata. » 3 Fianco del tempio. » 4 Spaccato pel lungo. ': » 5 Spaccato pel traverso. >/ 6 Iconografia generale dell' armatura del tetto e dimostra- zione progressiva de' diciassette ordini clie compongono le due grandi torri marcati I , 2 , 3 , 4 , ecc. :» 7 Monumento delP imperatore Federico III. -: » 8 Monumento del principc Eugenio, it busto dell' arcliitetto Pilgram , monumento del duca Rodolfo iv e della sua moglie , momimento di Giovanni Cospiniano. » 9 Interno della chiesa in prospettiva. » 10 Esterno della medesinia in prospettiva. N." 6 fogli di testo. Fascicolo quinto- S. Maria del Fiore di Firenze. Tav. 1 Pianta di questa mctropolitana. » 2 Fianco della stessa. 3> 3 Spaccato pel lungo. » 4 Spaccato pel traverso. » 5 Monumento di monsignor Antonio d' Orso , monunienti di Giotto , di Marsilio Ficinio e del Brunellesco. y> 6 Veduta interna in prospettiva. » 7 Pianta del battisterio. » 8 Elevazione geometrica della facciata del battisterio. « 9 Spaccato del battisterio. N.* 5 foRli di testo. ' ', ' - - t) EUROl'A. 171 Prenicsso tall nozloni, ci astcrremo dal rnglonare eul nierito arcliitcttonico ili ciascuno cU questi monunicnti, mirabilissimi tutt' e cinque nel carattere lor jn-ojirio , e tntt'e cinque celeberrimi : solo qualche cenno faremo sui particolari pregi, pe' quali ciascnn d' essi ha in se stesso un tal quale iliritto di quasi vicendcvole preininenza sugU altri. Tempio di S. Pietro a Roma. E cominclando dal plu fa- tnoso, ciofe dal Vaticano, esse ]>er la vastita 0 per Tinterna riccliezza supcra ccrtaniente quant' altri tempj sono e furono giaiumai nell' univcrso. Ma la grandezza sua, presa in un sol tutto, ossia nelF intero corpo, quale sul disegno appare nel suo esterno , vien niolto a diininulrsi dinanzi all' oc- chio di chi sul luogo stia contemplandola. Perciocche ve- dere non poteudosi cotanta mole sc non da un piano sera- pre piu basso del paviaiento dello stesso tempio, ciofe dalla gran piazza su cui esso sorge , e d' altronde non es- sendo die di tre braccia nostre 1' altezza nostra naturale , ne avviene necessariamente che i raggi del punto visuale rimangano tagliati dall' altissima quadratnra della facciata: notabilissimo difetto che c' impedisce lo scorgere tutto cio che al disopra trovasi di fininiento lunghesso tutta la lun- ghezza e la larghezza tutta del vastissimo coperchio. Ciie per6 chi si ponga ben ancora nel fondo della vastissima piazza non iscorge le luiuori cupole che appena per V estrema parte del loro fininiento : il tamburo stesso della maggiore immensa cupola di mezzo gli appare in non picciola parte tagliato dalla linea della facciata. Non e dunque possibile il contem]ilare V esterno di qucsto tempio nella sua giusta forma, nel suo insieme, si per la stermlnata sua grandezza, cui non corrisponde proporzionatamente 1' elevazione che essere dovrebbe maggiore , e si ancora per 1' anzidetto nio- tivo della poca altezza in cui trovasi il punto visuale di chi lo contenipla. Laonde esso , comechc sorga da vastis- sima piazza , non pernictte che sul luogo giudlcarc si possa dellc sue proporzioni. Ne cotanta mole apparir potrebbe nella sua vera c di- stinta forma, quaud' anche auunirata venisse da un punto lontano ed emincnte ;, perche in tal caso saremmo costretti n vedcrlo dall' alto nl basso, e la troppa distanza ce lo presenterebbe (juasi un ammasso od un monte , anzi clie un tempio od un monumento. Verissima cosa 6 beusi che 172 cniESE PRINCIl'ALl nel disegno prospettico che conticnsi nelF opera della quale ragioniamo , tutte si veclono le cupole ad nno sguardo, e tutto ci si presenta T insicnie dcU' edificio i-itratto di fronte. Ma chiunque si faccia ad osservarc 1" altezza del punto visuale teiiutosi in esso disegno, si accorgera di leggieri che Tartista nel delinearlo s' avvisb o suppose di vedere il tenipio stando a quasi due terzi della totale facciata, E di fatto se tal punto state fosse deierminato alia nata- rale altezza d' una persona collocata sul piano della piazza , ed anche nell' estremita di essa , le due mincri cupole ne- cessariamente non si vedrebljero clie per quella sola por- zione che sta sotto al loro lanternino. Imjjerocche se dal punto di quella gran piazza , ben anche il piii lontano , tirisi air altezza naturale delP occhio tin raggio tangente la linea della piii elevata parte della facciata, non apparira air occhio che soltanto la meta della curva delle due mi- nor! cupole, e lo stesso raggio visuale non andera a col- pire che circa alia meta delle colonne ond' e circondato il tamhuro della cupola maggiore. Per tutte le quali ragioni e d' uopo conchiudere che i tempj di romana architettura , qnando sono di una sterminata grandezza, essere non pos- sono veduti nel loro tutto , nel loro insieme , se non a si fatta distanza, la quale o non essendo si di leggieri sgombi-a da ogni impedimento taglia la visuale dell' osservatore , od essendo troppo distante dall' edificio fa si che questo ap- paja non un monumento, ma un grandiose ammasso. Co- tale difetto, che none certamente lieve ospregevole, tro- vasi appunto nell' incomparaliile vastissimo tempio vaticano. II Duomo di Milano. Quando considerare vogliansi il ma- raviglioso disegno , la ricchissiuia costruzione tutta di bian- chi marmi , 1' immensita , la srjiiisitezza delle sculture , non che 1' infinito nuniero di statue ond' h questo tenipio in ogni parte adorno , e d' uopo convenire ch' esso supera cer- tamente nel suo esterno ia barilica Vaticana , quantunque le ceda in grandezza o dimensione. Quella h interamente costrutta di pietra che non prestasi al pulimento, siccome e il travertinoj i lavori di scultura vi sono piii abbozzati ciie finiti , ne potea farsi altrimenti, giacche in quella si grande dimensione e del tutto e delle parti ogni finezza di lavoro anderebbe perdutaj questo al contrario ci presenta e nel tutto e nelle parti e nel grande e nel piccolo un' infi- nite di lavori coiuTctti a quel giusto finimento, per cut ne d' europa. 173 sniflrrlscono vedutl da lontano, ne disgnstano contcmplatr da vicino , perchfe con somiiia niaestria scolpiti. Tu non v' incontri cosa alcuna die non ecciti la tua maraviglia ^ 0 clic dlrsi possa trascurata : clie anzi quasi ad ogni passo ti abljatti in lavori di tanta bellezza e nel disegno e nel- r intaglio , die i Greci stessi sdegnato forse non avrebbero d' accomunarli a quelli de piu fastosi e piu sublimi loro monumenti. Non 6 quindi a porsi tra le esagerazioni ci6 cbe un augusto personaggio nel contemplare si grande profusione di lavori preso da maravigha proferi , essere ciofe qucsta una montagna d' oro convertita in sassi. Questo tempio inoltre per la natura stessa della sua gotica costruzione , pirainidando mirabllmente in tutte le parti die ne costituiscono il finiinento, va, ad onta dell' al- tezza e larghezza sua , scevero da quel massimo difetto die notammo nella mole vaticana. Esso superiormente al sue coperto viene, per cosi dire, sorgendo e rialzandosi a varj piani naturalmente formati dalle dlflerenti altezze deir interne navi con altrettante gnglie, quanti sono i pi- loni alia gran volta sottoposti, e con moltissime altre co- strutte in diverse situazioni, alcune piu delle altre distlnte per altezza e per lavoro, tutte pero di singolarissinio di- segno e di niirabile scultura. Tale ingegnosa forma pira- midale fa si die nulla della gran mole vonga meno o si smarrisca all' occliio dell' osservatore , quand' ancbe trovisi egli sul natural piano della strada , ne gli e d' uopo cer- care altezze o grandi distanze donde contemplarla. Cosi questo gian tempio avesse una piazza corrispondcnte e degna della sua gran mole, donde ci fosse dato di meglio rimirarne la facciata e tutto insieme I'altissimo finimento! Peccato poi die 1' area , ov' e la parte sua piii finita e piii bella , cioe I'esterna del coro , sia tutt' intorno da casupole si fattamente ingombra , die a rimirare tanta sublimita di lavoro e tant* altezza non riniane die uno spazio appena bastevole per fissare il clelo quasi dalla profondita di un pozzo ! Quale e quanto maraviglioso spettacolo ci si offri- rebbe, se a guisa de'siparj ne' tcatri levarsi o sparire po- •tessero in un punto tali informi edificj che interrompen- done la visuale iinpediscono di tutta contemplare ad un solo sguardo qucsta die b pure la piu stupenda parte del- 1 esterno ediiicio ! Noi vorremmo die la civica nostra Amministrazionc , merce della quale ya MHano ogni di 174 CHiESE PUINC.ir\Lt maravigliosainente abbellcnJosl , rivolgosse le provvicle sit<» cure a cotanto hisogiio , cni per la natnra stessa del luogo e degli edilicj provveder forse potrel^be senza troppo grave dispendio. II Panteone. Dl questo famosissimo tempio fare non po- tremnio un equablle confronto cou altri monnmenti, di qual- sivoglia geiiere essl siaiio. La giustezza delle sue propor- zioni fe si grande, la forma e costruzione sua si bella, che in esso ravvisar possiaino il modello della piu subliine antica architettura greco-romana. Nondimeno questo mo- numento ancora per la sua stessa mole noa e totalmente scevero dal difetto che riscontrato abblamo nella basilica vaticana. Che di esso pure non puo nelF esterno conteni- plarsi tutta la forma , 1' insieme tutto , se non ad una di- stanza grandissima, e diremnio quasi infinita, essendo che dalla gfande larghezza ed altezza sua tutto vien tolto aU'oCchio dello spettatore il finiuiento della cupola, e per- cio non h cosa si agevole il giudicarne dell' eff'etto e delle proporzioni. Ciie pero questo tempio nel disegno prospel- tico presents un maraviglioso aspetto, ma coll' occhio con- templare non potendosi fuori della tavola, cioe nella sua vera elevazione , se non ad una distanza grandissima , e al disopra degli altri edificj ond° e circondato , non pre- sentera sempre sul luogo che an ammasso senza veruna distinzione di pafti o di forme. Da siffatto inconveniente vanno esenti i tempj di greca o di romana architettura , quando non oltrepasslno una ragionevole grandezza. Che allora per contemplarli nell'iVi- sienie o nell' elevatezza loro non fa d' uopo che di piccola distanza, e quindi la nostra visuale puo, per cosi dire, abbracciarli in complesso, e ad un tempo meglio distin- guerne le parti e ammirarne e goderne il tutto. Cio che dei tempj , avvien pure delle case. Se le loro facciate sono di non molta estensione , ne di eccessiva altezza , tutto anche a piccola distanza ci fiinno ad i;n tempo godere nelle loro giuste forme la bellezza del disegno ed il com- plesso deir edilicio. Tali presentansi le belle chiese del Palladio e le sue venustissime case. E le une e le altre costrutte sono in modo che noi da un punto solo e non distante tutto raccorre possiamo , e comprendcrne V in- sieme, c tutta gustarne la squisitezza del disegno, in con- segnenza appunto della media loro dimensione. E di fatto d' rUROPA. 175 s' ingramliacano quelle palLiiliane chiese non direnio come la vatlcana basilica, nm solo nl di l.i cleU'attuale lore co- struzione. Quanto non perdereliliero esse per avventura nelle pioporzioni e nel bello dcUa composizione ! E cli cotal nostra opinione intorno alia facilita di ravvisare la bellezza piii nelle cose di media die in quelle dl grande estensione , ne fanno prova in certo qual niodo le hen condotte miniature. Queste , conieclie copie di qualche bella e gia nota dipintura , al primo sguardo quasi ci sorpren- dono come novissinia cosa, e ad un tempo nn diletto ne fanno sentire assai piii forte di quello che ne sentiremmo air aspetto del quadro originalc , fosse ben anche d' un Ralfaello o di altro celeberrimo maestro. Quindi ne venne il proverbio di bello come una miniatiira. Ci6 aiFermare potrebbesi anciie delle piii pregevoli incisloni, se queste norl mancassero del prestigio de' colori , onde si grande risalto ticevono le miniature. Le quali cose accennando siamo ben alieni dal yoler aiFermare die un maggior grado di asso- litta bellezza ravvisarsi deblja nelle opere di minima piut- tosto che in quelle di massima estensione , lo die sarebbe stoltezza il solo pensare. Cio noi intendlamo bensi di av- vertire che le opere ben immaginate e ben composte , qua- lunque siasi il lore genere , se crescendo di mole oltre- passlno quella giusta misura che aver debbono , acquiste- ranno bensi del maraviglioso , dell' imponente per la loro stessa grandezza , ma perderanno non poco di quel sublime, di quel bello che innanzi presentavano nella lor media di- mensione. Mecropolitana di Santo Stefano a Vienna. Quest' insigne inonumento di gotica architettura supera ogni altro del medesimo genere , quanto alia stupendissima torre ond' e fiancheggiato, ma in tutto il restante cede di gran lunga ialla metropolitana di Milano e ad altri gotici monumenti. La sua torre veramente maravigliosa per mole , per altezza e per dovizie di lavori , grandeggia quasi sublimissima pi- ramide di curioso disegno e di ardiraentosa e difficile co- struzione. L' interno del templo presenta nel suo carattere una tal quale somiglianza o relazione col nostro duomo , essendone presso che uguale la forma delle colonne e delle loro basi, Qualche analogia pur vi si riscontra nel disegno e nella ricchezza de' capitelli , sebbene diversa ne sia la forma c la proporiione, Esso non ha che tre navi, e 176 CHIESE PRINCIPALI qnestc divise ad archi pur somiglianti agli archi del duomo nostro. Le sue volte non presentano vcrnn altro ornamen- to , fuorche il naturale intreccio de' costoloni diramantisi dalla siiprema parte delle colonne. Esse non furono dunque finora frastagliate con dipinti od ornamenti all' indole del- 1' edificio noa conformi , siccome non ha guari fu nella metropolltana nostra praticato , e teniamo per certo die non lo saranno giammai. La facciata , benche semplicissima , h condotta con ricchi lavori e sovra un disegno hello nel suo genere, costante- mente gotico , e quindi confornie sempre al tutto dell' edi- ficio. Essa per6 non ha che una sola porta , nientre tre essere dovrebbero , giusta le tre interne navi s e quella unica porta , se gindicar dobbiamo sul disegno , ci sembr£t piccola di troppo in ragione dell' edificio, considerate nel- Tampiezzae vastita sua. Ma redificio nella facciata e nel- r esterno non e in alcun modo da paragonarsi al duomo no- stro, sia per la ricchezza, sia per la sublimita delle scul- ture. Due essere dovrebbero le torri , giusta l' euritmia stessa del tempio ; ma 1' una d' esse non fu sinora condotta che alia meta circa della sua elevazione. Tutto pero que- sto gran tempio si presenta nel suo vero aspetto suU' am- pia piazza che gli sta dinanzi , e sovra il largo spazio end' e circondato. Sara dunque vero che la sola Metro- politana nostra debba essere sciaguratamente condannata ad avere in luogo di bella e spazlosa piazza , nn brutto trapezio, quale formato venne non dall'arte, ma dal ca- priccio o dal caso? Che la irregolare e troppo circoscritta area della piazza fu jiur la ragione , per la quale alia nuova gradinata onde si entra nel tempio, tutta di bel granito lombardo e squisitaniente eseguita , si fe creduto di dare una dimensione niinore di quella che aveva I'an- tica. Ma essa se non e di quell' ampiezza che dall' altis- sima e larga facciata sembrerebbe richiedersi , presenta almeno una tal quale convenienza di rapporto coUa piazza su cui sorge. Santa Maria del Fiore a Firenze. Questo tempio, sebbene di gotico disegno, ci presenta per cosi esprimerci i primi passi al risorgimento dell' arte, per le grandiose sue forme, e per un bene inteso innesto dello stile migliore. Esso sovr' ogni altro distinguesi per la stupcnda e grandiosa sua cupola, che cosi ci viene dagli editori dcscritta. u Questa D EUROl'A. 177 " e la prima cupola doppia die si sia elevata nel iiiondo. " Ecccdc aKpianto nolle dimensioai la cupola di S. Pietro, " cjuantunque dalla croce della Vaticana sino a terra si » coiitino Ijraccia liorentine 227. 6, ed in cjuella di Fi- II rcnze sohanto hraccia aoa ; doveiidosi riflettere che il i> di piu della elevazione che sembra nvere quella di 11 Roma non va posto in conto della dinieusione della " cupola 5 ma di tutta la fabbrica in complesso 5 giacche II presa partitamente dalle iiiisnre relative alle sole ciipole, »T e non dal totale del teinpio, risulta che la volta^ lan- » tenia 5 palla e croce della Fiorentina somuiano brac- 11 cia 104, e quelle della Komana non passano le 100, " anzi pigliando le tre ceutine sulle inisure riportate dallo II Sgrilli del Pantheon, di 3. Pietro e del Duomo di Fi- i> i"enze , la prima si eleva braccia liorentine 87. lOi la II seconda 48 , e questa 55 ; vale a dire il corpo della " cupola di Firenze eccede di braccia 7 quella di Roma. » Cosi nel diametro, se si prendono le distanze da un » angolo air altro della toscana , si trova che eccede 4 ti braccia del diametro della cupola romana. i> Ma questa cupola ( cosi noi alle parole loro aggiugneremo ) e di iicura ottagona. Ora tal suo ottagono se iscrivere si volesse nella circolare forma della romana e con essa confrontarsi , per- dereljbe certamente nell' area per ragione degli angoli e perderebbe anche nel diametro niisurato dalP uno all' altro vertice degli angoli. La pianta e la disposizione stessa de' nnni portanti questa gran cupola ci fanno testimonianza che r innalzamento di essa gia stato era immaginato dal primo architetto di si uiaraviglioso tempio, e che essa non poteva quindi avere forma dillereute da quella che poi ebbe dal celebre Brunelleschi. L' esterno e costruito tutto con bellissimi marmi a piii colori, ed a diverse quadrature couipartite in rnodo che adornano il campo delle pareti seuza sporgere in fuori, o farvi risalto alcuno. I finestroni e le porte laterali sono di tin bel dlscgno gotico ■, ma succede poi superiormente lino stile seuq:)lice , maestoso, e di forme e proporzioai tali clic addirsi potrebbero a quasivoglia piii bella e piu castigata architettura. II tamburo della cupola ha tutt'al- r intorno per liniuiento una loggia a picciole arcate con coloniie sporgenli poco piii della meta , sicconie sembraci , del loro diametro .. e di scluetta architettiu-a romaua : I7<^ CHIESE PRirCCIPALI eolite blzzari'ie die gli architetti cinquecentisti non si fa- cevano scrupolo d' iatrodurre nelle fabbriche innanzli V eth loro intraprese , ma non condotte a conipimento. II duomo di Milano e percio uno de' pochissimi edificj gotici che pella loro massima parte stad sieno condotti glusta 1' ori- ginale disegno. E tutto lo sarel)be ora anche nella facciata, se per una malintesa economia, o per altri fini non si fosse a' di nostri altrimenti pensato. La facciata di Santa Maria del Fiore era pure gia stata condotta oltre la meta con disegno analogo a tutto I' esterno dell' edificio ; ma venne poi distrutta coll* intento d' innalzarne una di migliore stile. Ridicola presunzione, ci si permetta il dirlo ! Clife non si facile cosa e 1" operar meglio de' nostri maggiori in cio ov' essi aveano piu sicura esperienza , ne diversifi- care puossi dal primo loro concepimento senza recar danno alia originate e caratteristica costruzione. Questa chiesa ha pure il suo campanile, forse il piu bello dei moltissimi che souo in Italia. Esso e di stile gotico , di squisita bel- lezza e tutto di sceltissimi marmi a pli colori e quindi in armonia coll' esterno del tempio : raerltava dunque di aver luogo nell' opera tra le incisioni del tempio , nfe indovinar sapremmo la ragione , per la quale fu dagli edi- tor! dimenticato. Eglino potuto avrebbero a quest' uopo giovarsi dell' opera intitolata : Scelta di architetture antiche e moderne delta citta di Firenze misurate e disegnate da Ferdinando Buggieri arddtetto fiorentino , nella quale opera trovasi pure il disegno di quel campanile. Botdstero di S. Giovanni a Firenze. Quest' edificio , co- meche pregiabile per la stessa sua elevazione , e per la ricchezza de' marmi ond' e interamente costrutto , non pu6 in verun modo alle grandi e princlpali chiese paragonarsi. Esso attrae specialmente 1' ammirazione per I' antichita sua, per le sublimi sue statue di bronzo, e soprattutto poi per le imparegglabili porte, costrutte esse ancora di bronzo, e per lavori di scultura e fusione si belle, che Michelagnolo preso da entusiasmo nel contemplarle esclamo essere degne di stare all' iugresso del paradiso. Ma di esse ancora man- cano in quest' edizione i disegni , i quali veder si possono in altr* opera non ha guari pnbblicata col titolo : Le tre pone del Battistero di S. Giovanni di Firenze incise ed ilia- strate. Firenze, loai. I) EUKOPV. I'TCf Noi ci siamo nn |)o' a lungo trnttenuti sn quest' opera delle principuli diic.se , perche e per la sublimlta degli edificj in essa esposti e pei pregi snoi proprj ci sembro degna di particolare ed onorevole rimembranza, Teniamo anzi per certo , ch' essa quando condotta venga a compi- niento con auiore e diligenza, potra collocarsi fra le opere classiche nel suo genere , ed essere di somiuo sussidio ai professori ed ai dilettanti dell' arte. (*) Imperocclie anche le descrizioni eembrate ci sono degne di lode e per la chiarezza dello stile, e per la storica erndizione che vien loro premessa. Ci spiacque bensi il vedere die nel testo di un' opera tntta italiana inserite siansi le niisure proprie soltanto del Inogo ove ciascnn tempio trovasi , cioe di pal- mi roiuani, di braccia niilanesi, di piedi parigini, di klafter di Vienna, di braccia fiorentine , ecc. e queste non sempre espresse colla niassima esattezza. Che per6 egregiamente operate avrebbero gli editori col ridurre al metro tutte quelle locali niisure , e meglio ancora coll' apporre il rag- gnaglio tra esse e il metro, al qual difetto abbiamo noi stessi procurato di supplire. Questi inconvenient! ci fareb- bero quasi dubitare cli'eglino non sempre esaminati ab- biano i monnnienti sul luogo: e qualche sbaglio nelle di- mensioni c' indurreblDe anzi a sospettare clie giovati siansi di altre opere anteriormente alia loro pubblicate. Sarebbe altresi bene che gli editori posto avessero i loro nomi in fronte aU'opera. Imperocclie il norae dell' autore aggiugnere suole aiitorita e peso , e non rare volte fa nascere la con- lidenza nell' aniaio de' lettori. Finalmente nei titoli delle tavole al certo magistralmente condotte e incise bramata avremmo iiu costante uso della piii retta ortografia. Conchiuderemo dunque col ripetere che il tempio di S. Pietro supera ogni altro peltsuo interno bellissimo, incom- parabile , interno degno , per cosi esprimerci colle parole di Miciielagnolo , di formare il vestibolo del paradiso, e che il duomo di Milano tutti pure li supera neU'esterno per la profusione e squisitezza delle sculture, e per la piramidale e miraliilissima sua forma. L. G. (') E uocita niulu; i) !a3':icolo 0, conteneute il Duomo di Pisa, i8o PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Lettere filosofiche su le vicende della filosofia , relati- vamente a! principj delle conosceiize wnane da Car- tesio siiio a Kant incluswamente , del baroiie Pa— squale Galuppi da Tropea , autore del Saggio filosofico sulla critica della conoscenza. — Messina, i^o-Y , presso Giuseppe Pappalardo. Un volume in 8.° di pag. 293. — In Milano si vends da A' F. Stella e fi^i al prezzo di lir. 4, 5o ital. (*) I. Ai Jlorche nel far menzione di queste letter^ del chiarissimo barone Galuppi dirette principalmente a dar conto della dottrina di Kant noi qualificammo tale filosolia come una speculazione che 6ta fra le nuvole e vi sta niLvolcscamente , parve a taluno che silfatta qualificazione mal conciliar ei potesse colla somma celebrita da quella medesima iilosoHa otte- nuta. Ma la storia della kantesca scuola, da noi riferita sulla fede di testimonj superiori ad ogni eccezione , rende manifesta la cagione di tanta celebrita ad onta della niancanza di nierito, Gli annali delle scienze e delle lettere presentano parecchi esenipi ne' quali un libro alzo un tempo altissimo grido e poscia fu se- polto in un eterno obblio; e viceversa alcuni altri riniasero dapprincipio oscuri e dopo salirono in al- tissima fama. Che piu? II pubblico e stato perfino (*) Quest' articolo doveva immediatameate succedere a qiiello che leggesi nel tomo So.", qnaderno di maggio 1828, p. x63, ina 1' esuberanza delle altre materie ci ha iiiipe- dito di poterlo prima d' ora inserire. LETTFKE riLOSOFICIlE CCC. , l8l testimonio di qualche cervel bizzarro che a bello stu- dio pubhliio niostruose fantasie che furono applau- ditc assai piu dclle ottiine composizioni. Cosi, per csenipio, narrasi clic quando il Goldoni prese a rif'or- jiiarc la commedia italiana e che i piimi suoi tenta- tivi furono coronati dagli applausi del pubblico , uacqne quistione fra lui e Carlo Gozzi suir eccellenza della nuova commedia. Que^li per difendere la sua causa allego i pul^blici applausi. Allora il Gozzi sog- giuase clio questi applausi uon provavano nulla ; e per sostenere col fatto la sua sentenza compose le Tie melagrane , il Mostro turchino ed altre tali nio- struose bizzarrie, le quali furono di fatto applandite. Ma qucsta audacia del Gozzi nou tolse che il pub- blico non abbia accolto con approvazione la riforma del Goldoni; e le Tre melagrane e il Mostro turchi- no, ecc. non siano state condannate alia dimenticanza. Quando la miglior parte di Europa si occupo dello studio della fdosorta del pensiero per via di posate e giudiziose induzioni dei pensatori biglesi, Francesi cd Italiani, sopravvenne il Kant il cjuale facendola da critico e da riformatore presento al pujjblico la sua trasccndcntale fdosofia e fu in Germania ammirato, applaudito come lo fu in Venczia il Gozzi. La scena importava alquanto piu tempo pcrche piu vasta era la composizione e meno volgare la materia: ma Fesito sara certamente lo stcsso. Noi parliamo della Germania sola e non del rimanente della colta Europa; peroc- che il tentativo che ando fallito in Inghikcrra, e qucllo puie invano intrapreso in Francia ed in Italia ci obljllgano a circoscrivere il destino del kantismo alia sola Germania. Se al signor Galuppi piacque dapprima di occu- parsi di proposito della lilosotia (U Kant, egU cosi opero ne per accoglierla , ue per propagarLi ; ma bensi per giudicarla cou discernimento (i). Senza (i) Qui si alluJc alfaltra opera dello ste^so signer Ga- hipjii iuiiiolau: Sauisio /lloiofitv sullu crtiicu della couDSccnzUj JJlbL ItuL T. Llli. 12 iSa LETTERE FILOSOFICHE eCC. , dissimulare quel di vero die essa contiene, egli ne mostro le niancanze, i paralogisnii e gli errori. Fu questo per lui uno sfogo cli quel possente ingegno di cui e dotato. Fu questa una specie di cortesia verso di una setta la quale d' altronde e gia colpita da una inevitabile caducita. Se in Italia qualche me- scliino cervello , simile a que' scimiotti della nioda i quali si strozzano i fianchi e si lasciano crescere le ungliie e la barba , si fa bello di qualche stranijjotto trascendentale, cio avviene senza pericolo di conta- gio. II buon senso italiano non permettera mai che la hlosofia e la lingua sua siano ridotte al segno che una bella dica seriainente all'amante suo: voi mi amate subbiettwamente e non obbiettwamente. Ottima frase per dissipare I'illusione die nobilita questo sentimento e ridurlo ad un senso tutto animalesco e di deso- lante libertinaggio ! II. II signor Galuppi nelle lettere delle quali diamo conto espone le diverse dottrine dei filosoli, i quali da Cartesio fino a Kant parlarono dei principj fonda- mentali dell umano sapere. Qui si domandera se il kan- tismo apparisca una figliazione legittinia della moderna razionale tilosofia. A cio rispondiamo, rilevarsi da que- ste lettere che il Kant accozzo qualche mezza verita con alcuni paralogismi di pensatori moderni, come per esempio certe vedute sane di Condillac con certe sofi- sticherie di Hume; piu ancora che Kant richiamo bensi le categoric aristoteliche, che egli voile violentemente raffazzonare a suo jiiodo e maritare colle idee di Leib- nitz ; ma nello stesso tempo si scuopre che per dar ragione della vita intellettuale egli trasando del tutto il metodo induttivo, sola guida e solo stromento della 055 ja Analisi distinta del pensiero umano, con un esame delle jnii importantl questioni dell' ideoiogia del kantismo e della filosofia trascendentale. Di quest' opera nello scorso anno 1837 crano usciti quattro volunii in 4.° Si avvisa poi colle stampe di Messina del 1837 che il volume quinto ed ul- timo era sotto il torchio. DI I'. GALUl'PI. 1 83 filosofia naturalc , c fcce uso in vecc tli una sterile dia- lettica qualilicativa , come se si trattasse di descrivere il disco della luna o fare equazioni algebriche. II kantismo pertanto non apparisce come parto legittimo, ma come aborto della moderna (ilosoiia. Due uflicj massimi si assunse il Kant nclla sua famosa cridca della ragion pura. II primo ulUcio fu quello di censore i il secondo fu quello di maestro della razionale tilosolia. Come censore egli cliiamo a sindacato le dottrinc sulfuomo, sul mondo, su Dio e sul valore delf umano sapere a cogliere la verita , e si studio di porne almeno in dubbio alcuni prin- cipj accreditati senza supplire altrimenti. Ponendo mente al quesito se Tuomo possa sui fatti natural! saper qualche cosa, la conclusione sua si fu, dovere oguuno (lire genuflcsso al suo gran tribunale: Padre io soil balordo. « lo vedo ( dice il signor Galiippi, lettera viii, pag. 148) rivolto lo sguardo della vo- stra meditazione sul risultamento generale del criti- cismo. Noi, secondo questa filosolia, non possiam nulla conoscere delle cose in se stcsse j ed una ignoranza assoluta di esse e la nostra destinazione. La nostra conoscenza si versa intieramente sui fenomeni, cioe sulle apparenze , e lo stesso io non e die un feno- meno. Questa lilosol'ia pretende di avere dimostrato / impossibilltd di una conoscenza reale nelfuomo, e di avere ridotto il uostro sapere ad un sogno costante. 11 risultamento generale di questa idosotia chiamata critica vi sembra dunque lo scetticismo. Questo stato e molto penoso per voi, e mi chiedete de' soccorsi per liberarvene. Voi non v' ingannate certamente pen- sando cosi. Lo scetticismo in etietto non ricliiede nulla di piu di cio die gli accorda la filosolia critica. Niuno scettico ha peiisato di contrastare V esistenza delle apparenze: lo scetticismo si e limitato a porre in dubbio la corrispondcnza delle apparenze alle cose xeali: non vi ha alcuna conoscenza se non vi sono oggetti conosciuti ; la conoscenza non e die un nome vano, se uou c la conoscenza di qualche cosa reale. 184 LETTERE riLOSOFICIlE CCC. , Se tutta la nostra scienza non e composta se non die di apparenze, la nostra scienza intera e vana. Domandate ad un kantiano: se noi siamo autorizzati dall'esperienza, o da principj a priori a rispondere a cpjeste domande: vi ha egli qualche cosa reale al difuori di noi? clie cosa e ella mai? qual relazione ha con noi? Vi ha egli un Dio? vi ha almeno una sostanza pensante? Egli vi rispondera che noi non possiamo nulla conoscere delle cose in se stesse; che tutta la nostra scienza non puo oltrepassare le ap- parenze. » Da questa esposizione di uno scrittore tanto ver- sato nella filosotia di Kant ci sembra potersi con- chiudere che in essa non si professi solamente il dubbio dello scettico, ma una disperata accatalepsia ossia il dogma dell' invincibile ignoranza sopra tutta le cose del mondo esteriore. III. Dodici sono le lettere che compongono tutto il volume. - — Nella prima si parla della direzione che prese la filosoHa, incominciando per altro da Car- tesio, passando per Leibnitz, Locke e giugnendo lino a Condillac. — Nella seconda si parla nel modo col quale Condillac sciolse il nuovo problema della filo- sofia. — Nella terza si tratta del punto di veduta a cui la critica fatta da Leibnitz dell' opera di Locke ridusse la questione su i principj delle nostre cogni- zioni. — Nella quarta si discorre come Kant seguendo la stessa direzione di Condillac, ed adottando il prin- cipio di Leibnitz su le cognizioni necessarie ha pre- sentato in altro modo il problema della lilosofia — La quinta lettera versa su le dodici categoric di Kant. — Nella sesta si dice come Kant costruisce la natura visibile. — La settima porta il titolo di os- servazioni su le dottrine precedent!. Risultamenti dell'analisi del linguaggio. — L'ottava parla del nuovo problema che Hume ha proposto alia lilosotia riguar- dante la causalita, e quindi il fondamento massimo della filosoHa che brama di conosrere le cose per via delle loro cagioni assegnabili. — Nella lettera nona m p. cvLupi'i, t85 isi tcsse uu paragonc della dottrina di Hume con al- tre dottrinc antecedent!. — Nella dccinia si liferisce come E.eid e i suoi discepoli al^biano comliattuto lo scetticismo di Ilunie. — Nell undecima rautore t02;lie a dimostrare come la dottrina di Hume e quella di Reid condussero Kant al trascendentalismo. — Nella duodecima tmalmente si esprime, come dice Tautore, la dottrina di Kant snlla possibilltd della metafisica o dialettica trascendentale sua (i). IV. Larga, esatta, imparziale e la maniera colla quale il signor Galuppi espone il suo soggetto. Noi quindi osiamo preferire queste sue lettere all' opera del celel)re Dugald-Stewart il quale supponendo il suo leggitore al fatto dei sistemi iilosoiici non rac- colsc se non le novita che dai pensatori si andarono successivamente aggiungendo (2). Laonde il signor (i) Qui il nome di possibilita viene usato dal sig. Ga- luppi alia moda di Kant. La metafisica e dialettica trascen- dentale e nil pensamento o dvitto o storto. Egli e certa- mente possihile come concepimento di fatto , al pari di qualunqne altro figmeato nmano. Ora qui il sig. Galuppi noil vuole espritnere se fosse o no di fatto possihile di inimaglnare il trascendentalismo , ma bensi vuole indicare la possibilita logica della sua composizione , lo che in ul- tima analisi si riduce ai fondamenti di fatto e di ^agione dimostrabili , dai quali dovrebbe risultare come legge ne- cessaria di natura. La possilnlita dunque qui contemplata consiste nel poter deJurre e dimostrare la verita di questo sistema. Ecco il scnso dato da Kant al nome di possibilita ed usato dal sig. Galuppi. Nel comune lingnaggio dicesi possihile cl6 clie non involge contraddizioue , e non cio che si pno lo- gicamente costruire o dimostrai-e. II termine vago di pos- sibilita per significare il poter umano di fare una cosa noa e filosofico. (2) Qui si allude aU'opera che porta per tltolo: Storia siiccinta delle scienze metafisiche morali e politiche dopo il rinasciinento ddlc lettere tradotta dalFinglese di Dugald- Stiwart per Buchon , tomi trc in 8." Parigi, presso Le- vrault, i8ao. l86 LETTERE FTLOSOFICHE CCC. , Galuppi, bcnclie i fondamenti logici deirumano saperc, quali furono dai moderni esposti o supposti, siano stati segnati come oggetto di cpicste lettere, provida- mente si avviso di riferirli a2;giungendovi una suc- cosa esposizione dei loro sistemi di razionale iilosofia. Venendo poi airargomento capitale dellibro, ecco come r autore lo propone : cc Che cosa e mai la fdo- sofia? Ella e, rispondono alcmii fdosofi, la scienza dell'uomo, del mondo, di Die. Una tale de.rinizione suppone che Y uomo possa giungere a conoscere se stesso, il mondo e Dio. Ma, dicono altri filosoli, liisogna prima esaminare , se V uomo pud sapere qual- che cosa; e su qual fondamento pud egli saperla. La conoscenza de'nostri mezzi di conoscere e certamente una conoscenza preliminare alia scienza delle cose. Da cio segue, clie la filosofia puo riguardarsi sotto due aspetti, o come la scienza delle cose, o come la scienza della scienza umana. Considerata sotto il prime aspetto, ella puo chiamarsi scienza oggetdva; consi- derata poi sotto il secondo puo chiamarsi scienza sog- gettiva. Ma se la filosofia e la scienza prima, la quale dee contenere la legislazione di tutte le altre scienze, voi vedete bene , esser necessario di considerarla nel secondo aspetto. A cio tende la celebre massima del- I'antidiita conosci te stesso. lo dunque la riguarde- ro come scienza soggeuiva. y> cc La filo- sofia come scienza soggettiva dee risolvere il seguente problema: posso io sapere qualche cosa; che cosa posso io sapere? » ( pag. 7 e 8. ) V. Sospendendo per ora ogni osservazione sulla denominazione di soggettivo e di obbiettivo, tanto nel senso che le fu imposto dai kantisti, quanto nella applicazione fattane dair autore, noi dobbiamo innanzi tutto far osservare a che in oggi si riduca la parte disputata e disputabile deirar2;omento proposto. Due specie di verita esistono , come e notorio. Le une diconsi di fatto, altrimenti dette di osservazione; le altre diconsi di ragione, altrimenti dette di riflessione. Le prime riguardano la tjiialita o la procedenza degli DI p. GALUPPI. 187 atd e fatti natural!, in quanto cssa constar puo della loro rcale esistenza: le seconde ri2;uardano i rapporti e le nozioni nccessariamentc derivanti dall' esame dello stato assoluto o transitorio delle cose osservate. Le prime diconsi anche verita positive ^ le seconde di- consi razionali. Siccome e impossibile parlare senza nominativi , cosi e impossibile pensare senza im positivo. Sino nelle speculazioni matematiche convien immaginare o una data iigura geometrica, o una data quantita impostata per dedurne o la grandezza o la differenza, ecc. La Iigura costrutta e la quantita convcnuta Ibrmano il positivo delle matematiche pure , come la posizione ipotetica forma il positivo delle opere di immagina- zione. Sotto del positivo pertanto cadono due rami: il primo si puo dire di fatto reale ed esistente : il secondo di fatto immaginaiio ed ipotetico. h" uno e r altro positivo per altro intervengono sempre nei nostri pensamcnti, e sono cosi necessarj clie senza di essi non puo esistere ne nozione, ne proposizione intelligibile. VL Tutto rescogitabile e tutto il dottrinale uinano consta essenzialmente dei due elementi del positivo e del razionale. Dunque volendo noi sapere se al- Tuomo sia dato di conoscere qualche cosa coa verita, si vuole sapere se Tuomo abbia un mezzo efficace ed infollibile onde cogliere ed assicurarc il vero si positivo die razionale. Ora per rispondere adequa- tamente convien distinguere il razionale dal positivo. Se parliamo del razionale tutti i lilosoti inclusivamente a Kant rispondono possedere Fuomo questo mezzo eflicace ed infallibile onde coeliere ed assicurare il vero, detto altrimenti criterio di verita, e questo con- siste nel gia celcbrato principio di identitd detto an- che di contraddizione. Ecco pertanto specialmente dope Leibnitz assicurata la sorte di tutte le verita di deduzione. La parte dunque ancor disputabile si con- centra solamcnte sul ramo delle cose di fatto e pro- priamcntc suUa verita di osscrvazionc dctui anche positiva rcalc. l88 LETTERE FILOSOFICHfi eCC. . E qui si parla non del positive ipotetico immag;!- nario ed arbitrario, ma dell* esistentc e del reale, per- die riguarda falti o atti postl dalla natura e non dair arbiti-io iimaiio. II punto ricereato cade sulla reale esistenza di questi atti o fatti e pero si tratta di un Eositivo neccssario. Sotto nome di esistenza si ab- raccia T essere e il fare : c sotto questi due capi si comprende lo stato assoluto e relativo, permanente o transitorio delle cose deH'uomo e della natura no- tificabili all" intclletto. Volendo quindi rispondere ca- tegoricamente alia domanda se I'uomo possa veramente conoscere qualche cosa ; e constando die la domanda cade sul solo positivo reale, la inspezione si risolve nel sapere se esista verun mezzo eflicace ed infallibile, onde accertarci della cognizione di questo positivo reale. II positivo ipotetico e inimaginario non e stato computato nella questione, benche nelle nozioni lo- giche entri necessariamente. Esso di fatto appartiene piuttosto ad un senso psicologico interno, ossia alia costituzione stessa del nostro intelletto di quelle che air esistenza reale delle cose. In queste cose di fatto reale conviene ancora fare una suddistinzione : o par- liamo delle affezioni nostre interne, le quali ci con- stano per una immediata e chiara consapevolezza detta comunemente coscienza, o parliamo delle co- gnizioni clie denominiamo di fatto esterno. Se par- liamo delle prime , niuno ha mai negate o dulwtate se veramente siano da noi sentite; e pero cpiesto ramo conviene detrarle dal campo della disputa. O parliamo degli eggetti esterni, e cpii di nuovo convien cUstin- guere : o consideriamo la nuda e sentita lore appa- renza nel nostro spirito, e questa apparenza e indu"- bitata ed indubitabile come qualunque fatto immediate di coscienza; o parliamo della lore derivazione reale, ed ecce il punto di cpiestione. La disputa adunque si concentra sulla derivazione reale delle cognizioni dei fatti naturali esterni, e propriamente a vedere se la nostra credenza di questa derivazione sia vera in se stessa. I motivi dunque dclla crediiiilita nostra m r. CAruiTi. 189 ?;pcrimcntalc formauo propriamentc Tultimo argomcnto dclla disputa. Ecco a che riducesi in oggi la parte di'^putata e rlisputabile 6U i fondamenti di verita deiruinano sa- pere, come gia avvertirono anche i signori Anclllon c Cousin. Non convicne mai perdere di vista cpiesto piinto ncl quale c d'uopo nsare il prinripio della cau- •salita che ci assicura della vevita di fiitto, come il prinripio di contraddizione , ossia della idcndtd, ci assicura della verita di ra2,ione , ossia di rn|)porto. Convicne inoltrc ricordare non potersi offcrire il [uinto tli questione sotto altro aspetto die sotto quello della •derivazione reale delle coe;nizioni nostre dette da uoi esterne da potenze poste fiior di noi. VII. Quest' ultima cautela sul punto di vista della cpiestione non e mai raccomandata al^bastanza. Ed ecco perche noi trattcnnti ci siamo tin qui a ridnrre la questione ai minimi termini, cd a prcsentarla sotto I'unico aspetto suo ragionevole. A cio fummo tanto piii rosfretti, quanto piu rendesi manifesto che i kantisti nel parlare del vero delle cose esterne, o conmiettono iin controsenso, o trasandano il vero punto della ri- cerca. Essi vanno ripetendo con Kant che noi non •conosciamo ne possiamo conoscere le cose esterne in si: STESSE, e pero siamo condannati ad un' "tenia eel invincibile ignoranza circa queste cose. NeJ parlare in simile guisa sanno essi bene quel che si dicono? E quand' anche esprimessero una cosa ragionevole, ne verrebbe forse la conseguenza non aver Y uomo o non potere avere cognizioni reali di fatto esterno? Altro e conoscere con verita , ed altro e conoscere le cose in se stesse. Una naturale illusione trae il volgo a figurarsi che la nostra mente sia come uno specchio che riflette le immagini delle cose; e che percio onde conoscere con verita noi a]3biso2;niamo di vedere gli oggetti anche immcdiatamente. Ma qnesto modo volgare di tio;urarsi la cognizioae vera delle cose esterne , qucsto i-aliVonto fra una copia ed un orjginalc, e forse sensato, o uon piuttosto ua 190 LETTERE FILOSOFICHE eCC. , contrassenso filosofico? Chi ha dctto ai kantisti chc per conoscere ron verita noi dobbiamo vedere si la copia che Foiiginale, e dobbiamo liscontrare Fidcn- tita delle forme? Ilaniio mai pensato i kantisti a spie- gare in che consista tanto la verita assolnta , cpianto la verita di sensazione ? Cio non fecero mai. Essi aU'opposto richiesero iin fatto assurdo, e posero un principio insensato, e quindi nc derivarono conse- guenze distruggenti ogni nostra cognizione. Sia pur vero che 1 intima e reale natura dei corpi sia a noi incognita e che a noi sia sol concesso di conoscere un effetto corrispondente alF azion loro suUa nostra sensibilita. Lasceranno per cpicsto le nostre sensazioni di essere un effetto reale e vero di cpie- sta azione e reazione? Se un uomo a me incognito nella camera vicina mi parla ad alta ed intelligiljile voce , potro io negare 1' esistenza di un essere che mi parla , quantunque io non sappia che cosa egli sia? Potro io ne2;are che le parole intese derivino da una potenza che move Taria in quclla data maniera? La verita del senso mio in che consiste? Nel cowliere tutti i suoni trasmessi al mio sensorio e a me discer- nibili, e nel considerarli come segni reali, cioe co- me derivanti veramente da una potenza comunque incognita posta fuori di me. Le sensazioni si possono considerare come altrettante parole nella natura a noi invisibile. La verita loro intrinseca consiste nelle loro reali derlvazioni. La verita dunque di concetto non e di rassomiglianza colFessenza della natura invisibile, ma di coirispondenza coll' azione di cpiesta natura. Data dunque e provata F esistenza in genere di que- st' esterna potenza , la verita di cognizione reale si risolvera sempre nella conformita dei nostri giudizj co' segni reali corrispondenti comimicati dalla natura. Lo che appartiene a quella parte di logica che ap- pellasi critica^ o altrimenti arte di verilicare i fatti. VIII. Questo modo di ravvisare la verita di sen- sazione, ossia la verita dei fatti naturali e positivi non autorizza ccrtamente la invincilnle ignoranza DI P. GALUrPI. 191 proclamata da Kant. DalFaltra parte poi la prctcsa co2;aizionc dolle cose in sc stessc presa come condi- zione neccssaria alia conoscenza vera e realc dellc cose esteriori e un enorme contrassenso iilosofico. 1 limiti di cpiest articolo non ci permettono di diffon- dcrci a provare rinsensaiezza della proposizione che per oonoscere con verita sia neccssario conoscere le cose in se stesse. In qnalunque stato si trovasse Tuomo, e fosse pur ridotto a piuo spirito, non conoscerebbc e non potrebbe conoscere mai fuorche un puro atto della propria mente, ed una mera afiFezione di una propria sostanza occasionata da una potenza esterna (i). Esigere un assurdo non c ragionare, ma un opporsi alia ragione. DalFaltra parte, esclusa rpiesta cogni- zione intima, ne viene forse la conseguenza che Ic cognizioni conseguenti all' azione reale delle cose esterne si debbano proscrivere come un' illusione e quindi colpirci coll'anatema degli accatalletici? Do- veva provare il Kant che le apparenze delle cose esteriori non abbiano una derivazione realc dell' este- riore, e che queste apparenze non siano altrcttanti cffetti reali produttivi di segnali nccessarj dell'essere e del fiue delle cose, ed allora avrebbe provato I'as- serita invincibile nostra ignoranza. Col 6uo argomento egli ha commesso un turpc scambio del vero punto di questione. Noi non pos- siamo conoscere gli oggetd esterni in sc sfcssi. Dun- que non posscdiamo che figmcnti puramente nostri. Ecco r argomento fondamentale di Kant. Ecco il punto unico sul quale si appoggia e gravita tutta la mole del suo scetticismo. Ora ogni lettore si accorge che posto Tantccedente non ne deriva la conseguenza volnta da Kant , e clie parlando di cognizione reale (i) Per brevita io debbo rimettermi a quanto io dissi sulla verita tanto assoluta, ([uanto di sensazioae ncWJntro- duzinne alio studio del dirkto piibhlico imiicrsnle , § i58 al 163 -,6 ncWEconomia dell'uinano sapere ai §§ XXVI c XXVii. Milano, staniperia Rusconi. 1 93 LETTERE. FILOSOFICHE CCC. , o lion realc egli ha solennemente scambiato i termini della questione. In vece di cercare se le cognizioni nostre di fatto esteino siano di esterna derivazionc» egli ha cercato se inchiudano il concetto delle cose esterne considerate in se stesse; quasi che questd concetto fosse o potesse essere diverse da quello che abbiamo ; o che F intima essenza delle cose si potesse rivelare a qualsiasi mente o iiinana o angelica. IX, La questione , se possiamo conoscere le cose esterne con veritd, fu dibattuta fino dalla piii alta an- tichita, come viene comprovato dalla storia della Ti- losofia. Tale questione torno sempre in campo allor- che la fdosofia fu studiata senza andar soggetta al giogo delfautorita. II voler conoscere con veritd forma rani- ma di tutto lo scibile umano, il voto ultimo della nostra ragione , ed il bene supremo dei nostri studj. Questo voto anteriore ad ogni nostra indagine si ag- gira in una sfera che sta sopra o a dir meglio ab- braccia tutto T umano sapere; e percio tutto quello che dir si puo sulla natura e le forze dell" umano intel- letto costituisce un' indagine subalterna , la quale di- viene vieppiu ristretta aliorche esamina le leggi stesse fondamentali del ragionare umano. Gli uomini assennati vorrebbero dunque sapere a qual punto preciso ridursi debba la questione indi- pendentemente da tutto cio che ne pensarono e ne scrissero i Glosoli, i cprali in terdnini o troppo vaghi, o troppo inconvenienti proposero la questione della possibilita a conoscere qualche cosa con verita. Dalle cose fin qui esposte sembraci essere dimostrato ed essersi convenuto che quanto alle verita di riflessionc dette altrimenti di ragione, egli e possibile di rag- giungerle mediante il principio di contraddizione, e quanto alle verita di osservazione, ossia di fatto reale, egli e possibile di conoscere con verita nei fatti di coscienza sperimentale indubitata , sia che li riferia- mo a noi , sia che li rifcriamo fuor di noi : osser- vando soltanto che in qucsti ultimi creduti da noi reali la verita della loro deiwazione forma il solo Dl P. CALUPPI. 193 punto fin qui dispurato. La qiiestione pcrtanto suUa possibilita cli saper le cose con verita si riduec in osLSLi allunico quesito se la credenza dei fatti dl de- rwazwne estcrna sia poi vera e provata, o pure iLLur- soria e senza prova benche I apparenza loro sia in- dubitata ed indubitabile. La soluzione affermativa di questa questione pare clie serva per autenticare la credenza coniune sui fatti sperinientali della esteriore natura, ma non per dcfinire le leggi fondamentali deirumano eapere. Ma considerando die la dimostrazione involge neccssaria- niente il conimercio fra la mente uniana e la natura, si trova clie serve anche per definire la prima legge deirumano sentire, e quindi a conoscere quale sia I indole e la generaziune uaturale del sapere umajio, € se ci possiamo assicurare della verita di fatti dcl- r esteriore natura, e fino a qual segno il senso comune viene assicurato con razionale dimostrazione provando r esistenza reale delle cose esterne. Diciamo V esistenza reale e non la credenza o la genesi di questa credenza come tanto egregiamente fu praticato da Destut Tracy. Provata razionalmente questa esistenza, altro piu non rimane clie ad accertare le apparenze reali ; ed in cpiesta funzione consiste Tarte logica di veriHcare i fatti. Questi fatti si possono assumere come equiva- lenti alia realita , ne si puo uscire dalla loro sfera senza cadere nel falso o nell'immaginario. X. Vedute le condizioni del problema fondamentale della universale tilosolia, egli e prezzo dell' opera il conoscere i pensamenti dei tilosori. II buon senso fece loro riguardare le cognizioni come acquisizioni. Do- raandarono pcrtanto da qual parte queste cognizioni provengano. — Dio, il mondo, Tuomo, fu detto, sono i soli esseri esistenti. Dunque le umane cognizioni verranno o da Dio o dal mondo o da noi stessi o parte dall'una e parte dalPaltra di queste tre po- tenze. Queste diverse provenienze ebbero i loro fau- tori e sostenitori tanto nci tempi antichi quanto nei inodenii. La dillcrcnza consiste soltanto ncl modo di If)4 LETTERE FILOSOFICHE CCC. , ampliare o liiniitare le tre dottrine ; ma le tesi foii- Jaiiieutali furono sempre le medesimc. Noi qui pren- diamo di niira le fonti prime e predominanti del sa- pere umaiio. Cartesio , Malebranche e i loro seguaci in Fraucia-, Berkley in Inghilterra, Leibnitz, Wolfio e la loro scuola in Germania al pari dei Platonici e dei neo-Platonici di Grecia e di Alessandria neli'an- tichita, si accordarono per diverse guise e s'otto di- verse forme a far intervenire direttamente la divi- nita o per imprimere fino dalla nascita i principj del vero e del giusto nella mente umana, senza per altro dirci il perche esistano tanti pazzi e tanti idioti , o tigurarono questa divinita di e notte sempre in moto a farci speccliio ed irradiare la mente nostra con tutte quelle buone o cattive fantasie che aggirano la mente umana, e per tirare i lili della marionetta visibile e palpabile della nostra maccliina. Tanto gli antichi , quanto i moderni si unirono per acclamare in coro che i scnsi iiiganuano^ malgrado che questa proposizione contenga un solenne contrassenso tilo- sofico, e malgrado pure che male si combini colla azione immediata e miracolosa di quella divinita alia quale riiiutavano la volonta di ingannare. Chi vo- lesse qualilicare questi antichi e moderni secondo lo spirito delle loro dottrine, ponendo mente alia pre- cipua causa motrice della vita intellettuale , potrebbe dire che il teosofismo e cio che la distingue dalle altre scuole. Ahri lilosoPi tennero la dottrina detta di Aristotile, il «piale in Grecia importo la lilosoiia ricevuta dalF Hi- ran, dottrina che di la fu anche importata neirindia. Considerando I'uomo come animale capace di ragione, ma soggetto al pari degH altri esseri viventi alle leggi deir universo di cui fa parte , furono spiegati i fenomeni della sensibilita come qualunque altro fatto naturale. Nc in questo si voile privilegiare il ge- nere umano o con idee archetipe arcane miracolo- samente impresse nelFintelletto, rie con altro inter- vento spccialc della divinita; ma fa asscrito un reale Di r. CALUPri. ic)5 commercio fra Y animo nostro e F esteriore natnra. Per la ([iial cosa il sapei'e umano fii dcrivato dal niondo e dalja tra'liziorie dei nostri simili, il qual sapere a viccnda coltiviamo ed aumeutiamo colla individuale industria. Questa icuola, che dir si puo fra tutte la piu an- tlca, la pill 2;enerale e la piii stabile, e die auche quando fu isterilita, tuttavia si mantenne intera du- rante la Jjarbarica dominazionc; questa scuola, dico, fu qiiella che dapprima depurata, resa attiva e svi- luppata da Locke e da Ilobbes in Ingliil terra, da Gas- sendi e da altri in Francia, da Stellini e dal Geno- vesi in Italia, fu poi inoltrata e resa illustre dal Con- dillac, dal Bonnet, dal Destutt-Tracy e d''alcuni altri in Francia ; da Reid , da Smith , da Dugald-Stevvart e da altri in Inghilterra, e generalmente professata anclie in Italia. Come la divisa deH'altra scuola e il teosoiismo, cosi la divisa di questa si e W fisiofismo. La terza scuola e di colore che pensarono che Tuomo tragga i principj del suo sapere unicamente da se stesso, e che per una possanza ingenita dia forma e valore di verita ai proprj pensamenti sulle cose del mondo e di se stesso , senza abbisognare di altro che di spiegare la propria occulta energia, ed applicare certi moduli iniiati. Uascismo forma la di- visa di questa dottrina nella quale certamente T uomo non puo decadere dalla sua chgnita intellettuale, pe- rocchc il sapere umano e assicurato dalla costituzione stessa della mente nostra in una guisa indipendente da esterni agenti i quali non ci apportano i concetti, ma tutto al piii non danno che occasioni di esercitare e di applicare le matrici del pensiero. Se queste ma- trici non cousistono in certe nozioni formate o in certe allezioni, direm cosi, coniate come fig:uravano 1 Gartcsiani , cio non ostante esse servono assai me- glio , pcrche a guisa di suggelli stabili improntano «' danno forme di conio nostro a tutte le cose in- trodotte dal di fuori. ig6 LETTERE FILOSOFICHE CCC, Ecco la dottrina di Kant colla qiiale , benche si finga o si sup^>ouga r esisteiiza di qaalche cosa fuori di noi , cio noil ostante la sorgente del saper nostro viene tutta riposta in noi in una maniera cssenziale. Le apparenze sperimentali induliitate non sono ri- 2;uardate come elfetti reali nei quali stia tutto il vero di fatto, ma sono accoke come la creta in mano del plastico il quale fa le statue. E siccome in questo sistema alcune idee astratte e generali si figurano di origine del tutto indipendente dall' esperienza ed an- tcnoii a lei, e si fanno intervenire come costituenti certi caratteri stabili, e quiudi essenziali delle idee sperimentali (come per eseinpio lo spazio e il tempo), cosi a questa Idosolia fu imposto il nome di trascen- deittale (i). E pero da osseivarsi che questa dottrina non e dcfinitlva se non per colui che crede aU'esi- stcnza del mondo e non per clii la nega o espres- samente la pone in dubbio come il Kant. Posto Tumano intelletto come fabbricatore spontaneo del proprio sa- pere e come autore delle leggi assegnabili all' uni- verso; posta la massima die noi non possiamo cono- scere le cose esteriori , e riguardata la loi'O stessa esistenza come un atto di fede gratuito, ossia senza prove, e quiudi aperta la liberta a rigettare o almeno a duljitare se alle apparenze loro corrisponda la realta, era facile il passare a negare anche un vero com- niercio fra 1' essere pensante e gli esterni agenti; e (i) Altro sono i movimeuti della mano di un fabbri- catore, ed altro le forme dei lavori fabbricati. Si possono per esempio contare e deilnire questi movimenti come f[uelli di una macchina ; nia essi non espriniono o esibiscono la forma del lavoro fatto, come le dita che percnotono iin tasto di cembalo non esprimono o rappresentano i suoni. Nella dottrina di Kant si pretende che non solamente fioi pensante eserciti i dati movimenti che fontologla trasporta agli oggetti , ma che inoltre presti alle idee sensibili certe [omit speciali indipendcuti dai sensi e predominanti net loro concetto, alle quali fu dato il nome di trasccndcntaU. Di r. ovLurrf. 197 pcro (lal potcrc sapicnzialc iiiiiato passaie al inert) idcdUsmo -, e qiiincli fonnare dcU' luimo lui piccolo ilio, c tlciraninia sua una inouatlc in cui tutto inco- niinci c si opcri in virtu dclla propria csscnza. FicJitc fcce questo passo e alcuni lo scguirono. Con qucsla ilottrina si rcnde lo spirito umano solitario e indi pen- dente autore del sapcr suo come se egli solo esistesse in nalura senza abbisoguare di verun esterno ajulo. Ma qui non iiiii ancor la cosa. Dapprinia Senofane fra i Greci antichi, indi Spinosa un sccolo e mezzo fa (1), e iinalmente alcuni suecessoii di Kant in Gcr- mania si avvisarono di annientare la rcale esistenza della pluralita degli esseri per ritenernc un solo clic losse senza liniiti e senza condizioni , c die i\i deno- minato assoluto, il quale avendo in se stesso il prin- iipio e il fine di tutte le esistenze non aI)bisognava di accattare il saperc da veruna potenza. Ecco il cosi detto sistema deir idcntita, e ^qW idcalbsmo tnisccii- dentale, sistema il quale, come osservo YAnrillon, non c che una modilicazione dello spinosismo. E noto chc Spinosa sostenne non csistere che una sostanza imica che la la i'lgura di mondo, di uomo e di Dio. Or bene; alcuni maestri alemanni annientano Tindividuo ic e si posano nel seno dell' assoluto dal quale sortono poi mediantc diversi atti libcri della loro onnipo- tenza per dar nuova vita agl" individui e per gene- rare le scienzi Se 1" assoluto inghiotti tutto, cio fu per restiluire la sua preda. llanno ridotto tutto al nulla, cd anche loro stessi in cpialila d' individui onde arricchire 1" assoluto; e Tassoluto si mostra riconoscente a questo servigio col riprodiir tutto. Questo sistema si e qiiello dell' idealismo trascendeiUalc (2) » . (i) II lainoso Tractatus Thcologicus poUticus di (jucst'autore coinparve la prima volta neiraniio 1670 sotto il vcio deir aiioiiimo e tolla falsa data di Ainburgo. (a) Sti^g^io sopra il primo problcma ddla filosojia di Aii- cilloii, stamjiato iii calcc dfUa Critica della inj;ioiie di Kaiit, turn. Ml], pag. 264 e 260. I'avia , lo-a. per Bizzoiii. UtU. huL T. Llll. ' \o 19'*^ LETTERE riLOSOFICIIE ecc. , Si domaucla che cosa sia questo assoluto che as- sorbisce tutte le esistenze intiividuali per formarne uaa sola? O e un nulla, o e qualche cosa. Se e qual- che cosa , egli sara un entc icale ed uaa sostanza unica. L"" idealismo dunque trascendentale akro non e che lo spinosisniu sublimate. Ancillon qui descrive i modi di questo sistema; ma la tesi e: non esistere fuorche una sostanza unica la quale si pascola coUe sue fantasie. L' idealisuio di Fichte ristretto agli in- telletti urnani fu trasportato alia sostanza imica uni- versale die fa la tigura di mondo, di uomo e di Dio, annicntando Y universo tutto , compreso 1' io umano. Leggansi le opere di Schelluig, di Veiller^ di Krug, di Bradlll, ecc, e si trovera quest' ultima gradazi one ' delTascismo elevato all' intinito. Disse Fontenelle die lo spirito umano nori giunge a qualche cosa di ragionevole che dopo aver esauste tutte le immaginabili sciocchezze. In niuna dottrina ^ si verilico maggiormente cotal detto quanto nella ra- ziouale fdosoiia, talclie applicare si puo a lei il vol- gare proverbio : nulla fatuitas sine doctore. Tre ver- sioni sole erano possibili iutorno I'origine delle umane cognizioni; ed una sola di queste puo essere vera. Noi non vogliamo qui impegnarci a provare su quale cader debba la scelta (i). Osserveremo soltanto che (i) Quando pi'ocedendo dal cognito all' incognito venga provato razionalmcnte e rigorosaraente Teslstenza delle cose esterne come cause necessarie delle nostre apparenze in- terne la scelta e fatta, ed e fatta di modo die essenzial- mente esclude il teosoiismo e I'ascismo. Considerando poi la legge necessaria del reale commercio, ne segue neces- sariamente la nozioue della sensazione quale esister puo in natura. Da cio spariscono come nebbia al sole tutte le altre teorie non cont'orrai ; e pero il capo saldo al quale viene raccomandata tutta la catena della razionale psico- logia si riduce alia suddetta dimostrazione. Ora ognuno puo consultare i due opuscoli suUa mente sana e sulla suprema economia dell' umano sapcre e giudicare se questa dimo- strazione esista. Di v. CALurri. igq la ])ui ant.ra, la piu stabile, la piu universale e (liu^lla file (lenoimnammo tisiolismo inscgnato in so- stanza da Aristotele ; corretto , sviluppato e perfe- zi.inato (lai nioderni e piu gmeralmente professato in Europa. Quanto al teosotisino, esso e tramontato; cd m vano sotto altro aspetto fu tentato di lisuscitarlo III oggi da alruni nemici della sana ragione. Quanto iinalmentc alPascismo, esso e troppo alicno dal sense cojinme, uidipendentementc dalla sua falsita, ed e troppo sterile di Imni pratici per trovar fortuna nel inondo. Conchiudasi coll'osservare die rargoniento deH'ori- giiie del sapere uinano e del valore suo a cojriiere la verita forma in oggi I'oggetto iiiassimo delfe ri- eerclie o almeno del desiderio dei piu distinii pen- saton della colta Europa. II sio;nor Dcgcramlo in Franna ha consacrato la sua st'oria della lilosofia precipuanicnte a questo argomento (i). H signor J/z- cdlon m Gerniania nel su citato opuscolo, e linalniente il signor Galuppi in Italia colle dette lettcre ei oc- cuparono di proposito a rintracciare le sentenze dei lilosoh su questo argomento. I lavori poi degU odierni Alemaum altro proprianieute non soiio die tentativi onde sciogliere il gran prol)lema dell' ori-ine delFu- mano sapere e del suo valore dimostrabile. Se al poema di Milton furono consacrati dodici articoli di Adisson nello Spettatore inglese , noi crediamo rhe 1 argomento ,ldr origine e del valore del sapere lunauo possa ineritarne tre alnieuo. Romai^iLosi. (i) Ilistoiie con)])aree des sistemes de riulosoplne coa- s.derce relat.vnuont anx innncipes des couuai.sauce, hu- mamcs. par M. Degerando. Paris. 182^ APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Nodzia delle recentl scoperte relative alle andche mi- sure egizie. Oembrar potrebbe a primo aspetto die col volger de' se- coli la caligine che ricopre 1 monvimenti e le rneniorie degli antichi popoli dovesse divenlre sempre piii folta. Ma la cosa procede diversameate. Merce delle accurate indagini de' inoderni archeologi mold documenti che si cre- devaao perduti veggonsi felicemente risorgere, dai quali la Sana critica col sussidio delle matematiche sa trarre importantissime conclnsioni. In uno de' precedent! fascicoli di quests Blblloteca (i) abbiamo fatta conoscere la nuova determinazione dei pesi e delle misure romane che il signor Cagnazzi lia ingegno- saniente dedotta da alcuni campioni tratti dalle rovine er- colanesi , ed al^biamo mostrato come per essa si confer- mava 1' opinione che i Romani avessero posseduto un ra- gionato sistema di metrologia. Abbiamo infatti mostrato essere assai probabile die questi , nell' atto che avevano ricevuto dai Greci le misure cave ed i pesi, avessero in- dotta nella lunghezza del piede una piccola alterazione , al solo oggetto di porre fra questo e quelli una esatta re- lazione. Riferendo ora in breve cio che e stato fin ad ora indagato e scoperto intorno alle misure che si usavano neir Egitto , procureremo di raccogliere gli argomenti pei (i) Toiuo 47.", iiuadenio di lui;lio 1827, pag. 74. APP. PARTE STRANIERA. 2CI quail si lia ragione di crederp die sin dai plii remoti tempi siasi pensato a licavare 1' unita fondamentale delle liinj;hczze dalla misura della circonferenza della terra. Allorclie non si avevano notizie ahhastanza esatte intorno alle diniensioni de' monumenti egizj che sopravvissero alle ingiurie del tempo, era imposslbile lo staliilire con qualche npprossiinazione il valore delle unita di misura ch' erano 8tate usate nella loro costruzione. Cio nulla ostante il Fre- ret , il Bailly ed altri erudlti calcolatori dello scorso secolo giunti erano per mezzo d' industriose coniljinazioni a rica- vare dai dati die allora si possedevano alcune coincidenze ed alcuai rapporti di singolar precisione. Conviene pero con- fessare die 1" incertezza stessa dei dati , e la liberta die i suddetti autori si prendevano di scegliere fra essi quelli die maggiorniente favorivano le loro ipotesi , rendevano piu facili , e percio meno concludenti , quelle corrispon- denze che ci venivano presentate come una prova evidente delle premesse supposizioni. Dopo che i dotti francesi che fecero parte della spedl- zione in Egitto ebbero pubblicata la descrizione dei luo- ghi da essi visitati, si ebbero dei dati piu certi e piu numerosi suUe antidie misnre , nel confronto dei quali viene sempre piu ad allontanarsi la possibilita degli ac- cordi accidentali e fortuiti. Prima di venire all' esposizione delle ricerdie de' piu inoderni autori , giovera riferire il slstema del Freret sulle misnre degli antichi (i); sistema che nejlo scorso secolo era dalla pill parte dei dotti comunemente adottato. Ecco la serie delle induzioni , parte vere , parte soltanto verisimlli , sulle quali esso interamente s' appoggia. i.° Leggesi in Ezechiele ( cap. 48 , v. i3) che il cubito ebraico verissimo era d' un cubito comune e quattro digiti. II Freret suppone senza esitare che per cubito comune «lebba intendersi quello ch' era in uso a Babilonia ove il Profeta scriveva , e per cubito verissimo quello di Mose. Egli suppone inoltre che quest' ultimo dovess' essere iden- tico coir egiziano antico , e con quello che serviva a mi- surarc T cscrescenze del Nilo, il quale credesi conservato nel Nilometro o Nevak esistente presso il gran Cairo. Quanto ai quattro digiti , quantita di cui il cubito vero o (1) Meui. de I'Acad. dcg inscriptions, t, 24. 202 APTENDIGK sncro snpcrAv.i 11 comunc , egl'i vnolc clie s'' intcmlano conic parti del prinio c noii del secoiido, cosicche il rapporto delle due misure sia di i ad i — - , ossia di 6:5 e noii o di I - ad I , ossia di 7:6. b 2." Erodoto asserisce (lib. i, cap. 178) die 11 cubito reale di Babilonia eccedeva di 3 digiti il cubito greco del suo tempo. Ritenendo anche qui die questi tre digiti dob- bansl iiitendere siccome parti del prime , il Fieret con- n cliiude che il culjito d' Erodoto era egnalc a ^ del cul)ito babilotiese. 3." Da dlversl passi di Pollbio si rileva che il cubito greco in uso al suo tempo era piu lungo dell' antico d' un ottavo, di modo die 14 cubiti nuovi cquivalevano a 16 anticbi. Se questo cubito antico era lo stesso die quello d' Erodoto ( del die punto non dubita il Freret ), il nuovo veniva ad essere identico col babilonese. 2/1 . 4.° II plede I'omano era di -^ del piedc greco di Poli- bio, equivalente a 16 digiti od a - del cubito. Ammesse come certe qneste relazioni, se chlamisl d il plede del nilometro, b il plede ebraico, c 11 piede egi- zio, d il piede babilonese, e il piede greco d' Erodoto ,/ 11 5 cubiti rispettivi ) e fmalmeiite g 11 piede romano , si avra b T= a c ■= n ^ 5 -^ = -6^ = g'^ 7 , 35 7 6 24- 5 PKRTK STRANIKHA. 2c3 E rociprocamentp , prenclendo per unita il picdc romano a = b = r =z —g 4 ^ r _2^ — 121a II Freret rlteiieva il piede romano g di Unee parigiiie l3o - ( Bibl. it., T. 4.7, pag. 79 ) c di qui gli risulta 7 il piede del nilonietro fi = i63 -- ed il piedc d" Ero- doto e = 119 ■~^' Ora egli osserva clie il nllometro del Cairo ^, secondo la misura del Greaves, di linee 246, e quindi il piede di linee iGl^\ valore clie combina sufficien- temente con quello dato dal suo calcolo. Qiianto al piede d'Erodoto, egli per determinarlo si vale della lunghezza della base della grande piramido , la quale secondo lo sto- rico era di piedi greci 800, e secondo il sunnominato Grea- . . 5 ves di piedi parigini 65o, pollici 2 -— . Dunque il piede d* Erodoto doveva essere di linee 117 — — — ; valore alquanto ' 20000 niinore di quello trovato piu sopra. Le succennate misurc ridotte in nietri risultano mefri Piede del nilometro . . a =: o, 3 6868 Piede ebraico b =i o,36808 Piede egizio ...... c = o,36868 Piede babilonese . . . . d = 0,3072 3 Piede grcco d' Erodoto c = o,26883 Piede greco di Polibio f = 0,3072 3 Piede romano S" = 0,29495 = lin. i3o - Da quest! preliminari confronti passa raccademico fran- cese alPesaine della misura del grado presa da Eratostcnc. Egli supponc clie quest'astronomo si sia servlto iion gia ac4 APrENDICE ilel pieilo £»reco in nso al tempo di Poliblo, ma deiran- tico d'Erodoto. Deducendo questo piede dal romano, ri- i33 sulta, come si e dctto, diliuee iio -^; deducendolo dal 7 nilometro sarebbe di linee iiq -- : ma 1 autore in que- •^12 sto luogo lo £a di linee 119 -, e quindi ne deduce lo sta- dio di picdi pariglni 498, pollici 7, linee 4. Ora il grade d' Eratostene era, come e noto, di stadj 694 -, onde se- condo r autore risulterebbe di piedi parigini 3if6o93 , pol- lici 10, linee 1,7 (i). Per mostrare T esattezza di questa niisura il Frerct ricorre ad una tavola della grandezza dei gradi del meridiano data dal Gassini , secondo la quale il grado medio dell' arco compreso fra Siene ed Alessandria sarebbe di piedi parigini 345775, pollici i, linee 8. Ma ecco qui appunto uno dei casi nei quali un singolare ac- cordo nasce dalla fortuita combinazione di dati erronei od inesatti : la tavola del Gassini che somministro il valore del grado d' Egitto era fondata sul falso supposto che la terra abbia la figura d' un elissoide allungato , e che le lunghezze dei gradi crescano procedendo dai poll verso r equatore. Dalle piii recenti osservazioni risulta che il grado di cui si tratta dobb' essere poco lontano da 341100 piedi , e quindi svanisce il liell' accordo della misura di Eratostene. Ne minorl dubbiezze rimangono suU" interpretazione dei diversl testi che servono di fondamento al sistema che abbiamo esposto. In primo luogo il passo d' Ezechiele che la Volgata traduce: Istae auteni mensurae aluiris in cubito \erissinio , qui habebat cubiium et palinum , sarebbe secondo il testo ebreo : Istae auteni mensurae altaris in cubitis cu- hiti, cubiti ct palini, onde ad alcuni interpret! era nato il sospetto che si trattasse unicamente d' una misura suil- divisa in cubiti ed in palmi. In secondo luogo non e (i) lu quest' ultimo coiiiputo e corso qualclie errore, giacclie moltiplicando 498 piedi, 7 pollici, 4 lincc per 694 - si lianno piedi 346237, pollici 0, linee 7 -. r.\RTE sTRWTr.nv. ao5 beti cliiaro so Erodoto paragoni rcalmonte il cnljito regio habiloncse col greco , oppiirc con un cubito comune usato ill Babilonia stessa , minore cli tre digiti , e che potrebbe esser qncllo di cui parlava Ezecbiele. L" incertezza sarebbe tolta da un passo di Plinio , il quale termina la dcscri- zione dellc niura di Babilonia ricopiata letteralmente da Erodoto dicendo : In sins,ulos pedes terms iliiiitis mensura ampUore qiiatn nostra. Ma qui nasce nuova difiicolta; oltre che per nostra e forza intendere la niisura greca e non la romana, pare che Plinio abbia scambiato il piede col cubito. L' editore della Blblia di Vence in una disserta- zione sul cubito cbraico ( torn. X, pag. 607 ) sostiene che Plinio non ha preso qui equivoco , e che I' errore viene piuttosto dai copisti dei libri d' Erodoto i quali hanno scritto !Ty,xtM; cubito in luogo di novi; piede. Su questa supposizione cgli fonda il suo sistema, giusta il quale il rapporto dei piedi greco e babilonese non sarebbe piu quello di i : i -^- — ^ ma di 1 : I -<- --; , onde verrebbe c/ = —^ e. Fatto poi 16 16 '■ 3 il piede romano g = i3o -z linee, il greco e = i36, trova il cubito babilonico , che non vuole diverso dall' egi- ziano, ne dall'ebraico, di linee 246, ed il corrispondente piede di linee 164. Non ci arresteremo ad esporre i sistemi metrologici del Calmet, del d'Anville, del Latreille , che s' appoggiano ad argomenti del pari incerti ed ipotetici, e verremo alle piii recenti investigazioni sulle misnre tratte dai monumenti egiziani dai diligentissimo Joniard (i). I primi dati sulle anticlie niisure gli sono soinministrati dalle distanze itinerarie fra diversi punti che trovansi ri- ferite dagli antichi autori , para2;onate con quelle precisa- nicnte determinate dagl" ingegneri francesi clie durante la spedizione militare levarono i piani della maggior parte del territorio d' Egitto. Noi trascriveremo qui i confronti che servono a determinare la langhezza dello stadio niag- giore , dai quale discendono tutte le altre unita di misura. (I) Descript. df I'Ecypte, t. VII. 206 APPENDIGK Distanza fra Ic piramidi e il Kilo Canalc dal Kilo al lago di Meri . Circuito di Tebc . . Costa marittinia dell' Egitto Circoito d'unantico tempio di Tebe Monumento d' Osimandias Lunghezza di Tebe Larghezza dell' Egitto superiore . . Dall' isola di Faro alia bocca ca- nopica Da Canopo ad Alessandria per la via di terra Da Siene ad Elefantina Da MJoshormos a Berenice Da Faro a Canopo Somma Stadj. 45 80 140 1944 I 80 3oo 1800 120 4793 (Erodoto) (Diodoro) (Strabone) (Aristide) Metri. 83oo 14800 a6ooo 360000 aSoo i85 14700 535oo 27800 22200 9a 333ooo 22X50 887027 Valore dello stadia. 184,45 I 85,00 i85,7J i85,i8 184,00 i85,oo 183,75 i85,oo i85,33 i85,oo 184,00 i85,oo 184,58 Dividendo la seconda sonima per la prima si ha il valor probabile dello stadio di metri 185,07. Le differenze fra questo medio e le singole determinazioni sono assai pic- cole , e minori assai di quello die in complesso avrebbero dovuto essere giusta il calcolo delle probabilita , se le di- stanze itinerarie in numeri tondi fossero state prese indi- stintamente senza alcuna scelta od alcuna favorevole inter- pretazione. Ma un accordo assai plu notabile e quello die si riscontra fra lo stadio ora trovato, e la decima parte del nostro miglio geografico , il quale come e noto e di metri 1 85 1^,8; lo stadio poi preso 600 volte verrebbe a formare precisamente la lunghezza del grado del meridiano terrestre fra il 41.° ed il 42.° grado di latitudine, cioe metri 11 1042. II grado stesso per la latitudine media fra quella di Siene e di Alessandria sarebbe di 200 metri minore ;, ma questa divei'sita non e tale da rendere meno verosimile la supposlzione die la lunghezza dello stadio sia stata presa da una niisura della terra , la quale in quei rimoti tempi non poteva certo eseguirsi con quella precisione die s' ottiene dai raoderni istromenti. Se , come alcuno ha supposto , le piramidi d' Egitto furono innalzate col fine precipuo di perpetuare questa PARTE STRVNTERA. aOJ nilsurn , ilovva tvovarsi la procisa lungIio77.a dcllo stadio egi- zio in alcana .uesto componimeato del sig. Quirico Viviani, spleii- didamente stampato per nozze, noii e da confondere colle molte pscudo-poesie di circostanza. Non vogllamo asserire che questi versi debbano contentar tutti e pienamente co- lore i quali haiiiio avvezzato 1' orecchio al verseggiare ed alio stile del Monti, ma pur crediamo che non sare- mo accusati di parzialita se li dividiamo da molti altri stampati per somiglianti occasioni. n AJd sconsolata , Misera Teti ! Da quel di che spento Fn II suo diletto figlio , ella 's' ascose Nel seno di profonda umida groita, fniche poscia presaga di men tristo avvenire , e consolata in gran parte dalla memoria dei grand! fatti del valoroso suo figlio 5 emerse dall' acqua , e velata della lunga sua chionia , Lentamente girando i dolci luini Di sott.o all' arco delle nere ciglia A se invito le derelitte schiere Delle seguaci ninfe: in un haleno Tutte le furo carolanti inlorno. Ed essa da quel corteggio seguita, fuggeado di pur mirare r infausto lido su cui il diletto suo Achiile era morto, si mosse verso quel luogo dove T onda illirica si marita al- r italo Nettuno, ed usci del mare. » Seuti la terra U influsso della Diva , e alt improvviso / Gerr.iinb fresdi erbette , ed odorosi if . . Fiorl di color mille , e verdi pianta rXIlTE ITALIANA. 221 Di frOndi e friitta cariche ■■ it terreno Aspro di grigic jnctre e d' irti dumi Sembrd tutto brillur d' ostro e di gemmc, E un nuovo Eliso in quel descrto appnrvc. E qnlvl la Dca e Matlre, pnrlandole in petto un fatulico &pirito , predisse la fania die rcstinto suo figlio avrebbe presso le genti avvenire , e promise pvosperita a quel luogo die avevala accolta , etl ove provava per la prima volta il piacere di disacerbare parlando la materna sua an- goscia : >f Vena il tempo rhe qui surga citta di forme nuove , Ed operoso e fervido qui regni Del popolo il commercio , e Z' Oriente E r Occidente , e I' uno e V altro polo Formin di varie veleggianti prore Un d^nso bosco : t? quella terra fece poi promessa del suo divino favore, e disparve : e pegno recente del suo favore sono andie le iiuove nozze per le quali e cantato ridillio, ed a cui si converte il poeta sul (inire del suo componimento — II prin- cipale difetto che a noi parve di ravvisare in questa poesia jjrocede dall' aver volute il di. autore restringere un di- segno die accostasi al grandioso dentro confini soverdiia- mente angusti. Qiilndi alcune cose appena appena accen- nate ; quindi alcuni passaggi , non rapidi ma predpitosi ; quindi un gittarsi alia conclusione anzi che venirvi per gradi com' era forse agevole a farsi. Ma qneste jjoesie di occasione non si giudlcano mai rettamente quando non si conoscono bene le circostanze die loro diedero nascimento. Prose di, Benedetto Menzini Fiorentino — VeJiezia, 1028, tipografla di Alvisopoli. Delle opera di Benedetto Menzini si leggono d' ordinario i Treni di Geremia e T arte poetica •, ed ancora da alcuni, ma forse non molti , le satire. Ora con ottimo consiglio il sig. Gamba presentaci un volumetto di prosa , nella quale il Menzini fu pur valentissimo. Le operette contenute nel volume sono un discorso accademico delki bellezza-^ un altro discorso nel quale si dimostra che le lettere deon essere congiunte allc morali discipline ; due declainazioni conlro del aari appendice giuocatorih I' accademia Tusculana; 11 trattato Belt irnidia del letterati, ed alcuiie lettere. Lo stile del Menzini iioa e sempre cosi vivo e colorato nella prosa come nella poesia, ma certo questo autore e degno per ogni rispetto di essere conoscinto e studiato anclie ia qiiesta parte delle swe pro- duzioni. Racconti di Benvemito Cellini ora per la prima volta pubhlicati. — Venezia, 1828, dalla tipografia Alvisopoli. II ch. sig. B. Garaba finisce la sua breve prefazione a questo libretto coUe seguenti parole: * 3.* favorisce i sudditi, comandando al principe d' intendere e studiarsi del loro bene, e prescHvendo in generale ad ogni superiore uno spirito di giustizia e di mansuetudine verso ogni subalterno. 4.° favorisce lo stato conjugale , perche la religione lo fornisce de' maggiori ajuti e soccorsi che a renderlo onorevole , sicuro e dolce meglio possono appartenere. La sua indissolubilita dalla nostra religione co- mandata , ajutata dalla grazia del sacramento e dalla cer- tezza deir unita fino alia morte , raccoglie le cure, I'amore, la soUccitudine nella sola famiglia a profitto de'figli,ene rende piu affettuosa e diligente P educazlone. 5.° ne son favoriti tutti gli stati colP insinuare la vera filantropla che felicita la societa, e colP agguagliar tutti per un umile cordial sentimento di puro amoie , servandosi tuttavia il giusto ordine degli stati diversi. E questo sentimento d'a- niore guarda e salva le sostanze, la faraa e la vita altrui ; non va soggetto a fallacia , non iscambia regole e misura. Amerai , egli grida , il tuo prossimo come te stesso; lo amerai, come Cristo amo noi ^ fino a' nemici ^ lo amerai per amor di Dio ; sicchc Dio e non altra cosa die si vegga nelP uomo , debb' essere cagione di amarlo. Or se e vero che felicita vera e solida senza vero e solido amor non puo stare; cpianto e mai benemerita la religione di Cristo, la quale annoda tra di loro gli uomini con un vincolo di SI perfetto amore ' Cosi par che conchiuda P autore la 244 APPENDICE numerazlone dei beiii recati tlalla religloae cristiaiia a tutti gll stati degli uomini , e con un naturale passaggio el' klee sgrida poscia i filosofi , i qnali alia I'cligioae di Cristo so- stituiscoiio la semplice raglone dell' uomo. Se a questy passo non riesce ingrato un nostro cenno , noi crediamo di rilevarvi un equivoco preso dall" autore. L' umana ra- gione e veramente ingoinbra di mille tenebre , ne puo spi- gnere i suoi sguardi per entro a quelle sublimi verita clie piacque all' Eterno di discoprirci, ne puo da se sola es- serci guida sicura sul cammino della vera virtu e di una vita felicemente imniortale. Noi consentiamo tutto cio i pur , malgrado questo , non sapremmo animettere , come tristi insegnamenti e consigli dell' umana ragione gli enornii niisfatti die 1' autore ci va annoverando nel paragrafo duodecimo della parte seconda. Tali enormita noi nie- glio le diremo un abuso della x"agione, ossia una cor- ruttela del cnore che consulto in cambio della ragione il delirio di una depravata fantasia. E percio tra gli stessi lilosoli gentili , i quali nel silenzio delle passioni interro- gavano questa legge di rettltudine die parla entro di noi , condannavano tutte quelle enorniila. Ma diremo insieme coir autore die sono effetti dell' eccellenza di nostra reli- gione, e die puramente a lei appartengono le regole sa- lutari circa la podesta dei padri e de' padroni , e circa il tenore delle guerre, non die i precetti di carita pi-aticati nel seno della religione stessa. Delia quale carita i santi e moltiplici effetti sono dalf autore descritti vivamente , ed in particolare riscontrati in Vincenzo de Paoli , « oscuro uomo, egli dice^ e nato di povero sangue: ma I' amore di G. G. I'ebbe nobilitato, e infusegli spiriti si generosi che in opera di far bene a' suoi prossimi oscuro la gloria de' primi nobili e piii gentili del mondo. " Per ultimo son pur vivamente descritti i giorni avventurati die condur- I'ebbero gli uomini onorando e osservando la legge del Vangelo di Gesii Cristo. Alia dissertazione venne aggiunta un'appendice intorno r ammaestramento de' sordi e muti dalla nativita. Questa materia dovea essere trattata nell' opera Fiore di storia ce- de siastica , siccome il Gesari ci avea promesso nclla pre- fazione della medesima. Ma anclie qui non e disconvenevol materia , provando F autore la somnia influenza di nostra re- ligione anclic su talc stabilimento iilaiitropico donde massimi PARTE ITALIANA. U^S vantaggi ilerivano a quegl' incUvidui ed airintcra societa. L' autore molto si trattiene in narrarci di diversi sordi e muti noil poclie cose verainente singolari e stnpende. Giunsprudenza praticci, secojido la legislazione au- stridca , attivata nel rcyio Lomhardo- Vcneto : o sia Collczlone di declsioni , sciitcnze e decreti in materia civile , commerciale , criininale e di diritto pubblico , aggijintevi le sovrane pateiiti , jisolnzioni aidiche , encicliche, edltti e decreti relativi all am- ministrazione giudiziaria ; non che le notizie sidle Icgisluzioui ill corso negli Stati circonvicini , e quelle pure sulle opere di giurisprudeuza gid pubblicate. — Mdano ^ 1829, presso gli edit, degli Annali uni- versali delle scienze e delV industria ^ vol. 8.°, in 8.° JLsce per fascicoli ; un fascicolo per ciascwi mese : tre fascicoli forniano un volume. Prezzo delV asso- ciazione , annue lir. 3o austriache. II solo titolo annnnzia bastevolmente i pregi e Y impor- tanza di quest' opera, * Commenti sulla legislazione austriaca. — Verona , per Giuseppe Rossi, in 8.° Si pubblicano per fa- scicoli , uno al mese , ed al prezzo di cent. 20 austr. per foglio. Fasc. i .° Prezzo lir. i , 60. Giomale agrario toscano , fasc. Fill. — Firenze , 1828, tipografia Pezzati, in 8.° i.° Tiute le persons che haiino una casa su cui possa essere aperta una colombaja , hanno diritto di alkvare co- lomhi, i quali a spese de' contadini vivono del grano che si semina e del primo che matura di priraavera , dei fa- giuoli deir occhio e di altri semi. Con tali animali si pone percio una tassa su' fondi altrui, che e quanto dire si ruba. Simile abuso dovrebbe adunque venir tolto, giac- che csso in alcune circostanze puo essere nocevolissirao alle campagne ed attestar quindi una tolleranza inscffriljile , una bonta maleficR;, un' indulgenza crudele. Quest' assunto fu in parte dimostrato da un anoniuio , e potrebl)' esserlo Bibl Ital. T. LIII. 16 2^6 AI'I'ENDICE anclie tU plu; lua noi aspetteremo a parlarne dopo i.he gf illustri coiiipilatori avraiino su di cio esternato il sag- gio loro parere. 2.° 11 sig. Yaltainoll parla di uii colmatore a due colli, il quale senil>ra migliore di quelle di cui tratta nel fasci- colo IV il sig. Mannozzi Torini. Siccome sta egli faceiido dei confronti con diversi colmatori , percio credianio op- portune atlenderae T esito. Solo ci tengliiamo in oljbligo di far presente all' egregio sig. Valtanioli clie , sebbene Soem- mering abl>ia osservato che, turata con un pezzo di vescica vaccina la bocca di un recipienie entro il quale eravi un miscuglio d' acqua e di spirito di vino, e posto il vaso in luogo caldo ed asciutto , siasene evaporata T acqua e trattenuto lo spirito , non e percio d' aversi per dimostrato clie lo spirito di vino non abbia dopo anni ed anche mesi ad evaporare pur esso. Infatti noi abbiamo piii volte ve- duto nei rausei e nelle collezioni di preparati anatoraici de' vasi turati con vescica vaccina dai quali erasi volati- lizzata entro alcuni anni gran parte dello spirito di vino. Nella vescica fresca erano forse tuttora aperti dei vasi inalanti, i quali per legge di afEnita erano capaci di assorbire piii T acqua e i vapori acquei che non I'alcoole ed i vapori alcoolici. Dall'altro canto ritenghiam per si- curo che , malgrado la teoria di madamigeila Gervais e compagni, si puo con tale vescica come colla cartapecora conservare per mesi e forse anche anni il vino senza che esso perda della sua forza , giacche tanto durante la vini- ficazione , quanto dopo gia fatto il vino , e seljbeu scemo, acido o ispessito , non perde esso che poco o nulla di alcool. 3 .° II sig. C. Lapo de' Ricci fa osscrvare che coll' interes- sare negli utih i contadini nella custodia e conservazione dei boschi addetti ai poderi colonici si potrebbe far senza de' guardal)0schi. Questo progetto ci pare adottabile pei bo- schetti addetti ai poderi, ma non e certamente. applicabile ^ siccom' egli dice , alle grandi boscaglie della maremma t delle alpi , dove non essendo contadini mezzajoU , ne terre appoderate, bisogna valersi di que mezzi die si pub, e seguire quti sistemi che soli sono praticabili in quella circostanza : la quale osservazione dii a conoscere che anche I'esten- sore di codest' articolo va persuadendosi della necessitii di sorvcgliare i boschi sulle montagne e lungo le acque. PARTE ITALIANA. 2^-^ 4.' Nel IV articolo suUe colmate til moate c' lusegna il sig. marchese RidoWI , die col.dirigere le acque per fosse ti-asversali , le quali abbiaao T incliaaziotie ricUiesta dalla cjuaiitita e qualita loro e dalla natura del terreiio su ciii scorrono , si pno coltivare una superllcie anclie iiii po' ri- pida senza farvi argini o muri , e, qaalora si volesse ri- durre il siiolo a terrazza , senza faili ne troppo alti , ne troppo freqaenti : le acque esuljeranti si faano scolare ai lati , mentre una quantlta ne resta nelle fosse e puo al- r esigenza trarsi a proruto. 11 giro delle acque viene chia- ramente spiegato coll' ajuto delle ta\ ole. 5.° Fa gia detto dal sig. coniniendaiore Lapo de" Ricci , e dal sig. marchese RidoUi approvato al fascicolo YII del Giornale agrario, che alio Stato ed ai possessori medcsiisi viventi in citta sarel3]je utile il vendere parle dei proprj fondi a persone oneste, intelligenti e risponsabili, le quali vivono alia campagna. Godesto progetto fu dall' illnstre marchese Tempi riconosciuto fdantropico^ nia egli vi fece due oljbiezioni , la prima delle quali ha riflesso all' incer- tezza di ottenere il pagamento della prima i-ata stato al compratore accordato dopo il decennio , e la secouda verte sulla diminuzione del credito alia quale va sottoposto il venditore : egli quindi propone che in vece della vendita de' fondi debba eseguirsene I'affitto di 3o anni, e pro- mette di comunicarci il piano del suo progetto. Noi unita- mente ai signori Ricci e Ridolfi aspettiarao di buoa grado il proposto piano , ma facciamo frattanto co'.suddetti due saggi agronomi estensori del Giornale osservare , che e facile il sapersi cautelare in ogni evento , siccome successe nella vendita di Querceto fatta dal marchese Ridolfi, e che noti si e detto di vender tutti i fondi, ma bensi solo quelli ai quali non si potesse prestare una vigilanza contiaua. 6." Tra le piante utili a generalizzarsi sulle coUine e tla annoverarsi il nespolino del Canada stato lino dal 1793 introdotto dall' Ingliilterra in Italia ; esso cresce a cespuglio ed anche ad albero, produce dei frutti belli a vedersi e buoni a mangiarsi, presenta un bel fogliame ed una inflo- rescenza aggradevoie. A sei anni porta frutti e al decimo c al colmo del suo prodotto •, s' innesta sullo spino bianco , sul prugnolo e probabilmente anche sul cotogno; per ultimo cresce bene ovunque. A tali osservazioni aggiunge il sig. prof. Savi una ricerca sulla classazioue della piaata, la 2^8 APPENDICE quale dovrcbbe , secondo lui , ottenere il nome botanico di arotiia botryapium. y.° II sig. prof. Passerini da la descrizione dell' insetto vltivoro gia raffigurato nel fasc. V. Egli riporta che nello etato di larva (bruco, brucio o baco ) fece nel 1827 gran guasto nei possess! del sig, conte della Glierai'desca in Ma- remma ed anche nelle vlciiianze di Figline , col divorare e far disseccare i cliicchi ossia acini dell' uve : egli opina non potersi distruggere, ma soltanto diminuirne la quantita col tagliare la parte del grappolo che n' e intaccata, A sifFatta operazione crediamo che non sarebbe inutile il far pre- correre quella di accendere dei roghi , onde invitarvi le farfalle ad abbrugiarvisi. L' insetto in quistione serabra al sig. Passerini essere la pyralis fasciana Linn, ossia la tinea ambignella Hiib. Noi non siamo lontani dall' opinare che tale insetto sia la tinea vidsella di Bechstein ossia tinea uvae di Renning , la quale suol menar guasto nell' isola Reichenau presso Costanza, od essere una vai'ieta della medesima, giacche esso pure intacca 1' acino , vive sulla vite in siti bassi umidi ed e fasciato. Rimarrebbe sempre a vedersi se la tarma o tignuola della Toscana avesse come quella di Costanza un' a.ltra genera- zione anteriore , la quale in istato di larva si nutre dei fiori della vite. Ad ogni modo facciamo voti affinche o Passerini, o Raddi, o Metaxa , o Petagna, o Gautieri , o Ranzani , o Bonelli , o Gene , o Angelini , o Contarini od altri entomologhi italiani si occupino degl' insetti nocivi alia vite, giacche anche dopo il lavoro di Bayle Barelle e Vallot molta incertezza ed oscurita regna su tale argo- mento, e grave e il bisogno di vederlo sviluppato e schiarito. ( Sara continuato. ) Osservazioni ed esperienze intorno la circolazione della Unfa in alcune specie di care , di Paolo Barbieri , custode dell' I. R. orto botanico in Mantova, gid supplente alia cattedra di botanica ed agraria nel patrio liceo. — llantova^ 1828, dalla tipografia virgiliana di L, Garanenti , in 8.°, di pag. 24, con una tavola in rame. Si conoscono le belle osservazioni dell' illustre abate Corti felicemente continuate dal valentissimo prof. Amici PARTE ITALIANA. 240 sopra la chara vulgaris , la chara flcxilis , V heracUum spon- dilium , mediante il microscopio catadiottrico da quest' ul- timo costruito. Ad essi non venue pero fatto di rintrac- ciare tutti quegli organi die il signor Barbieri rinvenne nelle varie specie di care diafane. Le scoperte di quest! organi vennero dal medesimo ottenute, i.°contrapponendo sul fisso porta-oggetto del microscopio solare un vegeto tubo radicale di cara diafana, accompagaato da qualche porzione di pianta ; a.° riponendo un fresco ramo di cara in mezzo a due vetri piani o convessi in un mobile porta- oggetto con poc' acqua per assoggettarlo all' esperimento dello stesso microscopio. Con tal mezzo ingrandendosi un corpo a piacere si giunse a scorgere i fatti seguenti, cioe die nelle care diafane e un tubo composto di esilissima membrana epi- dermidale trasparentissiraa bianco argentina , entro cui circola un umore spinto in sulle prime dalle pojipanti mi- nutissime radici attaccate al limo •, 2.° die queste radici • assorbito 1' umore lo differiscono a certe eleganti rotelle " die costantemente compajono verso le radici , dalle quali e interrotta tratto tratto la continuita del tubo stesso , e prepai-ata la Unfa con un nuovo magistero di vita. Bisogna pero avvertire che col microscopio solare si vede scorrere r umore di cui si park piii sotto nelle sole piante dia- fane, giaccbe in molte altre si scorge col microscopio composto , come il catadiottrico di Amici , tal che se le piante non sono diafane vano riuscirebbe adoperare il microscopio solare , poiclie la congerie dei tubi , formanti il loro organismo, le rende opache , e non si vede scor- rere r umore come nelle diafane od a semplice tubo. Questo fenomeno viene confermato dalP esame parziale nel nodo di un ramo di cara immerso nell' acqua , il qual esame presento al nodo stesso eslli filamenti bianco argen- tini trasparentissimi , e vuoti nel centro , terminanti , come il bulbo di una grossa setola aniraale , in uno o piu bulbl die vennero chiamati organi succhiatori. Questi organi della pianta , dopo essere ben tesi entro T acqua die circonda la cara , e dopo' aver nuoUto in quella a piacere come se fossero tocclii da elettrica scintilla , con- traggonsi descrivendo sensil)ilissime spire, e poi tornano a distendcrsi per replicare il giuoco. Furono inoltre veduti gli stessi organi gonfiarsi a poco a poco , presentando la aSo AppEiifDicP, Soro estremita suhito dopo avvenuta la contrazlone in for- ma di capolino , indi quando nell' acqna si tendevano prender quelli di campana ajjerta gonfiandosi senslbilmente e facendo crescere di volume il tiibo con cui coniuni- cano: si e pure veduta una corrente d' acqua presso quel- r apertura e dentro introdursi , e V acqua per tale attra- zione essere senipre in moto. Sarebbe mai, e ci ba la piu grande probabilita , cbe nelle estreme ingrossate parti di questi esili filamenti sussistesse una numerosa serie di vasi poppanti , essendo essi tutti porosi ; e che dopo di avere succhiato a sazieta il fluido di cui sono capaci , contracndosi in quel sensibile niodo, spingessero allora il liquore assorbito scaricandolo eiitro le rotelle e nei nodi, e cbe poi con altrettanta forza lo man- dassero in tutte le estreme parti del vegetabile ? Furono di fatto veduti gonfiare a poco a poco , indi diniinuire di volume subito dopo scaricato Tumore: ed ecco con tale ipotesi amraessa una contrazione cbe avviene in qualcbe parte della pianta, e cbe, se non succede in tutto il tubo come nella liljra animate , almeno ci da un' idea bastan- temente cbiara in qua! modo f umore venga spinto con lenta celeritk nelle estreme parti della pianta. I^e vale per la spiegazione di questo fenomeno T addurre la teorica de' tubi capillar! , giaccbe il fenomeno accade non in un ramo intattissimo, ma in uno privo di vita. Si osservo pure cbe que' corpi poppanti e coutraenti si numerosi nelle rotelle principali vanno diminuendo in nu- mero, accompagnando la pianta fino nelle estreme sue parti, dappoiche fino nelle ascelle degli ultimi rami si fanno spesso vedere. Pare adunque che que' cor^si qua e la distribuiti servano a proteggere le parziali vite in ogni nodo , non che la circolazlone entro tutta la pianta. Per conoscere pero come si compia questo bellissimo ed evi- dente fenomeno di circolazione entro tali specie di pian- te , fa mestierl por mente alia loro partlcolare struttura ed orc^anismo. La maniera di spiegarlo e stata dallo stesso autore riconosciuta fallace e precipitata , essendosi egli accorto cbe gli organi da lui creduti poppanti e contraenti altro non erano che la Vortlcella Convallaria di Baker, la Vorticella pyraria di MuUer ; per lo che resta pienamente distrutto il raziocinio con cui si tentava di dare una spie- gazione al modo onde succede in queste piante la circo- lazione. PARTE TTALIANA. 25 1 Sottoposto nil vegeto tnbo (Jella chara ulvoUfs al nii- croscopio ticl prof. Amici, noii si pote vedere in ({iiel tnbo lie r niiioi- circolante dar segni di niovimento , ne le co- roncine die presentano V iiiterno di qiiesti tubi, ne in fine di qual natnra si fosse quel liquido. Ripetuto pero que- st' esperimento col niicroscopio solare, immediatamente si vide la circolazione di quell' umore vie pin animarsi pei raggi di luce raccolti nello speccliio e quivi riverberato. Si osservo pure con quest' istromento circolare la linfa nella chara exilis, e durante questo niovimento lasciar essa sfuggire una prodigiosa quantita di liollicine gasose cbe pro- baliilmente soiio 1' elfetto della decomposizione dell' acqua. Un' altra osservazione venne fatta dall' autore analizzan- do le estremita dei tubi delle care •, ed e che qneste sono terminate da un nodo composto da nna congerie di cellule le quali contengono in miniatura alti'i rami; che ogni qual- volta la linfa entro il tnbo movendosi viene ad alimentare quelle cellule, si sviluppano da essa esili rami per nutrire i quali il fluido necessariamente deve mettersi in moto; che compiuta a poco a poco una tale produzione in ogni sua parte, compajono altri rami nelle ascelle d'altri nodi, e che quando un conveniente calore mantiene qnesta vita , le nostre care possono divenire perenni, Dal che deduces! potersi spedire in ogni stagione qnesta pianta senza che sotfra , se abbiasi cura di usare alcune generali precanzioni. Si e parimente osservato che il calore prodotto dalla raccolta della luce nello specchio , e dalla lente del nii- croscopio solare , liingi dall' arrecare alcune alterazioni, niette anzi vivamente in moto la linfa la quale sotto forma di otricoli entro la pianta si presenta quando abbiasi 1' av- vertenza di mettere un poco di acqua attorno al ramo della cara. Si vede inoltre che i globetti ascendenti e discendenti , quando pr.rtono dalle basi de' grandi tubi , sono del dia- metro come sei , e che arrivati presso un nodo , dopo aver descritti varj giri da destra a sinistra , si rompouo ren- dendosi minori in diametro come 5, 4, 3, 2, 1, e che quest' ultimo stato e il piu proprio onde possano superare il diafiarama ed essere ricevuti dalle minutissime esili ra- mificazioni delle piante. Questi globetti ci si presentano sotto forma di otricoli pieni di un sugo acquoso, il quale alle pareti de' globetti 2^2 APl'ENDICE si trova essere dl un verdc palliJo , e nel centre d' uii bianco argentino : alcune volte si vede l' unione di molti glol^uli t'ormare quasi reticelle che vanno scorrendo entro il tuljo come i gloliuli stessi , descrivendo un moto ro- tatorio attorno a loro stessi oltre il progressive. Questi sono ora trasparenti , ora opaclii a norma della materia verdognola die contengono. Si osservo pure ne' tubi delle care diafane scorrere 1' umore celeremente , sebljene man- cante di coroncine. Si e infine osservato che la base della pianta e niunita di quelle prominenze dall' autore dette organi poppanti e contraenti , e che queste vanno dimi- nuendo in numero all' estremita di essa : che le scosse e scariche principali si accumulano ne' nodi ove s' imprime il primo esilissirao urto il quale mette in moto la linl'a per entro il tubo , e che poclie scosse bastano a rldestarlo. Sottoposti altre volte i tubi delle care ad esperimenti , si osservo che fi-a i vetri del mobile porta-oggetto non potendo capirvi che esile porzione di pianta, ed altronde dovendo essere questa perfetta in ogni sua parte onde po- tere, non solo vedervi T interna fabbrica, ma ben anco sor- prendervi 1' umore entro circolante; cosi si presero ad esame le estremita dei rami delle care diafane piii esili , trovate indigene sui dintorni del Mantovano, come la chara exilis ^ la chara flexilis ed altre. Avendo preso uno di questi rametti verso 1' estremita delle piante e con diligenza dilavatolo , indi disposto sopra il vetro infcriore del mobile porta-oggetto , e reso uraido onde ridonargli la sua freschezza, si vide in tutte le sue divisioni scorrere T umore da destra a sinistra con una regolarita sorprendente , e mentre superava i diaframmi , assottigliarsi 1' umore, e que' globetti che alia base del ramo sogliono comparire del diametro di quattro millimetri mano mano che ascendevauo rompersi per assottigliarsi , come 3 , a ed I , nel qual ultimo stato venivano ricevuti fino dalle estreme parti della pianta. L' istesso fenomeno, ma in un niodo assai piu chiaro ed evidente, si osservo nella chara exilis e nella chara flexilis avend' esse i loro rami meno intricati. Quando questi vegetabili portano frutti non pcrfetta- mente maturi , 1' umore attorno a quel pericarpio circola nel seguente niodo : P umore se trovasi alia base della diupa va sormontando il cerchio di cui la drupa della \ PARTE ITALI\NA. 253 cliara exilis e contornata ed al quale trovasi sovrapposto e diviso da spessi diaframmi, indi va insinuandosi iix que' van! col superare niaiio a mano i diaframmi dai quali soiio essi divisi. Se quest! esperimenti si ripetono in inverno con un ranio di chara dnifana stata nell' acqua alia temperatura di a, 3, 4, 5 gradi Reaumur, allora si vede quel ramo mantenersi vegeto e la circolazione non esser palese ; ma se la temperatura del liquido si fa oscendere dai lo ai 20 gradi , allora si scorgono lungo il tube varj globetti natanti essere in movimento, e si vede comparire il diametro di bella otre se T esperimento vien fatto col niicroscopio solare. In fine sottoposto al medesimo microscopic un ramo di cara che aveva servito per sei giorni di seguito , questo comincio ad ammortirsi alle estremita, coslcche in quelle ultime sue divisioni piii non si vide circolar T umore , ed i suoi globetti si videro divenlr pallidi , ed in quelle parti in cui era incominciata la decomposizione nascere det^r insetti infusorj a spese di quelle ; e per ultimo si osservo che nel centre del ramo era tuttavia una sensi- bile circolazione la quale non si sospese che per V intera disorganizzazioue del ramo. I felici risultaraenti ottenuti nell' esame della cara mos- sero r autore ad esperimentare la vcdisneria spiralis , che presento fenomeni non meno importanti, de' quali darenio ragguaglio tosto che egli ce ne avra fatta pervenire la descrizioue. Sa<^^o di osservazioTti suUacetato di morfina, di 3Tanro RicoTTi. — Voghera , 1828, dai torchi di Gau- dcnzio Giaiii, in 8.° di fac. 21c. Prezzo lire 3 itcd. V opera e divisa in tre capitoli: nel primo si comprende la storia di quanto si e scritto da varj autori sull' acetato di morfina. Nel secondo sono esposte le osservazioni del- r autore. Nel terzo contengonsi que' corollarj che egli penso peter dedurre da dette osservazioni. Noi ci limiteremo a dare un simto del terzo capitolo: e veramente da questo si pub di leggieri inferire quanto e proposto nel secondo. Non e ufficio nostro di esporre partitamente quanto si e scritto da varj autori: noi dobbiara solo esaminarr quello che e proprio del Kicotti. 254 APPENDICE Incomincia per protestarsi persiinso della necessith di spartire i medicameiiti in stimolanti e controstimolanti. Nelle sue storle noii pai-16 mai delle condizioni del polso. Qui ne da la ragioiie. Egli fece uso dell' acetato di mor- fiiia non gia per debellar con esso le malattie , ma sola- mente per trancjuillare i turbamenti nervosi : talclie 1' ace- tato di morfina non era per lui un rimedio diretto e ra- dicale, ma solo ausiliario e palliativo. Per altra parte sarebbe state soverchiamente prolisso il notare tutti i niu- tamenti avvenuti nel decorso delle malattie sotto rammi- nistrazione dell" acetato : ne questo parve necessario ;, pe- rocche avea ben altri criterj a conoscere il mode di ope- rare di detto farmaco. Qui tuttavia avverte in generale die i turbamenti del polso venivano prontamente racchetati : e se in alcuni casi destavansi turbamenti , o quelli che gia esistevano cresce- vano, un tale efFetto era passagglero , ne osservavasi un' esa- cerbazione nella malattia , anzi si aveva un pronto alle- viamento. Talvolta que' turbamenti parvero di tal grado e durata da meritare considerazione. Allora ei desisteva per certo tempo dall' uso del rimedio , o ne scemava le dosi , o le ripartiva: ma non per questo se ne asteneva poi affatto, ma coUa debita circospezione ci ritornava. Yiene infine a trattare il gran punto, come operi 1' acetato di morfina. II vuole calmante. Ma questo non basta: come fa a calmare? A questa nuova domanda il Ricotti confessa di non sapere che dire. Avverte tuttavia cbe in tutti i casi in cui lo prescrisse , non ebbe mai gll efFetti cbe vengono prodotti dagli stimoli e dai controstimoli;, ma die il trovo costantemente sedante. Patologla induttiva di Francesco Puccinotti , Urbi- iiate. — Macerata^ 1828, presso Giuseppe M^^wc'vin Coitesi , ill 0°, face. 420 , prezzo paoli 9. Parea che dopo un Buffalini non si dovesse aspettare di vedere si presto un altro scendere nel patologico arin- go : eppure si appresento non ha guari pieno di nobili spiriti il Puccinotti. Incomincia egli a farsi due domande: Che si esige perche siavi sclenza ? A che debbe tendere la patologla? Quanto al prime quesito, egli toglie a dimo- strare come tre sono i mezzi di procacciarci cognizioni : t>ABTE ITAI>I\TSr\. 255 Vnle a tVirc slatesl empirica, annlisi , sintesl indiittiva. Soffo-iunce die Ic due prime soinministrano 1 materiali : die la terza iiisieme gli nnisce pcrclie ne risulti la scienza. La patologia clc])])e tendere alia clinlca: altrimenti si riduce ail nno specioso roiiianzo. Sopra qneste basi egli si accinge ad elevare una nnova dottriaa patologica. Preinette le no- zioni fondameutali della fjsiologia , tjuali aliiieno a lui piace considerarle. Evvi una vita universale. Secondo die i corpi Iianno una varia organizzazione e composizione , cjnella vita s' appalesa con varj fenomeni. Due forze presledono all'universo: attrattiva Tuna, T altra repulsiva. Dappoidie Tattrazione e la repulsione prodnssero la materia, questa nostra una tendenza a conservarsi. Detta tendenza fu da Ippocrate appellata natura. Egli con tal nome non inten- deva gia una forza pecnliare a' viventi , ma una forza uni- versale. L' efficienza conscrvativa si svolge nelP umano or- ganismo con due maniere di movimento, cioe di contra- zione e di espansione. I varj tessuti presentano una varia proporzione tra la contrazione e 1' espansione. Si lianno cosi diverse proprieta vitali , le qnali non sono die diversi modi di una medeslma forza. La compage organica si di- strugge continuaniente e continuamente rinnovasi: e questo processo diiinico si comple in relazione col dinamismo vitale e colla natura esterna. La vita adunque risulta dal- r efficienza conservativa , da vitali movimenti , da orga- niche riparazioni. Tutte le funzioni si possono ridurre a tre die soiio : nutrizione, denutrizione , sensaziono. Le po- tenze dividonsi in meccanidie , dinamidie, chimiche. L'a- zione elettiva non e die un' affiniia chimica. I sintomi si dividono in meccanico-organici, dinamici , cliimico-organici. I sintomi dinamici sono due: la febbre ed il dolore. I sintomi diimico-organicl debbono riferlrsi agli atti princi- j^ali della vita. A' sintomi essenziali , die sono i summen- tovati , del)bono aggiungersi gli accidentali , i ternpeutici , gli attivi. I primi sono abituali anche nello stato di sa- nita. I secondi sono suscitati da' rimedj. I terzi sono de- stati dalla forza conservativa. Tutte le malattie sono locali. Possono pure risedere negli umori. II professore Urbinate su qnesti principj fonda una sua nosologia. Desnme le classi dalla natura delle cagioni : gli ordini dai processi vitali die si perturbano: i generi da' fenomeni o sintomi: le specie da' secoadarj accidenti. Le classi sono due : Etiopatie , 256 APPENDIOE Idiopatie. Nelle etiopatie la cagione e permanente. Le idiopatie sussistono sebbene la cagione non siavi piu, Le etiopatie dividonsi in meccanico-organiche e dinamiche. Le idiopatie in coinuni e specifiche. Le etiopatie organiche lianno un sol genere, pararaorfosia : le etiopatie dina- miche hanno pure un sol genere, paracinesie. Le para- morfosie dividonsi in due specie: i.° malattie oi-ganiche od istrumentali ; 2." da potenze meccaniche awentizie. Le paracinesie hanno pure due specie : i ° Con predominio di contrazione passiva; 2.° Con predominio di espansione passiva. Le idiopatie comunl dividonsi in tre generi : 1° Paradiapnie; 2.° Paratrosie; 3.° Paraestesie. Le para- trofie dividonsi in tre specie: 1° Ipertrotia j 2." Ipotrofia; 3," Cacotrofia. Le idiopatie specifiche dividonsi in due ge- neri: i.° Contagi i 2.° Febbri intermittenti miasmatiche. Passa in segulto il Pnccinotti a trattare dell" andamento e della terminazione delle malattie. Da il norae di omopatia ad tin processo morboso di natura idiopatica diverso d' in- dole e di sede dalla prima idiopatia. Le malattie hanno due specie di periodicita , 1' una dinaniica , V altra chimico- organica. Le succession! morljose sono di tre modi : sim- patie , metastasi , metaptosi. Le simpatie sono di tre ordi- ni; i.° di nutrizioue ^ 2.° di denutrizione ;, 3.° di sensazione. Le metastasi sono di due maniere: i." di diiFusione; a.^di successione. Metaptosi e un trasformarsi qualunque della causa prossima tanto nella stessa sede , quanto fuori di essa. Vi sono due guise di crisi: diretta, indiretta. La priraa si opera nella parte che e sede della malattia: 1' altra negli organi che corrispondono con quello in che v'ha il pro- cesso morboso. La convalescenza e una continuazlone delle crisi: debbe corrispondere all' indole della malattia. Triplice e la morte : secondo che cessa prima la nutrizione , la denutrizione, la sensazione. Questo e il sunto della scrit- tura del professore Puccinotti. Non si puo niegare che e molto ingegnosa : ma se alcuno ci domandasse se la giu- dichiamo veramente d' accordo coUa clinica, cl troveremmo in forte imbarazzo. Quando noi sappiamo che la malattia e una cacotrofia, non sappiamo quanto basta. La nutri- zione puo alterarsi per eccesso e per difetto di energia vitale , per irritazione , per simpatia , per antitesi e per sirapatia ed antitesi di parti o troppo energiche , o per dir meglio in 0110 stato di opprcssione di forze o in atonia. I'ARTE ITALIANA. 267 o per altre a noi ignotc cagioni. I Browniani ebber torto nel trascurare la localitix : ma e poi un assioma clie tutte le malattie sieno locali ? Certo die il processo morboso e sempre locale : ma esso non dipende gia forse , non puo forse essere mosso da una condizione universale ? Quelf in- terpretazione della natura ippocratica data da Empedocle e seguitata dall' Urbinate non consente col tuttinsieme della dottrina del padre della medicina. Non entrereuio a discu- tere punto per panto 1' opera del professore d' Urbino ; ci limiteremo ad osservare die egli non gia per vaghezza di fama, ma per prepotente amore della novella dottrina di vita universale , di zoochiraismo si e dilungato da quello scopo cui si prefisse die e : rendere la patologia applica- bile alia clinica, Desistano al fine i fisiologi ed i patologi di voler rintracciare 1' essenza della vita e delle malattie, die non cadendo per nissuna maniera sotto a' nostri sensi non potra mai venir conosciuta. Newton, un Newton, confessava : satis csto quod gravitas exisiat ■■ hypotJieses nori jingo : e come diinque essi si vergognano di confessare che r essenza della vita e un mistero? Ragguardino agli effetti: e basta. VARIETA. M E C G A N I C A. a ' enni sidle invenzioni di Fausto Veranzio. — La sperienza insegna die i semi , quantunque d' ottima qualita , spesse volte non germogliano ne fruttificano perche furono in istagione inopportuna consegnati ad un terreno non pro- pizio, o non couveuevoluiente preparato, oppure posto in clima poco favorevole. Cosi suole pur avvenire alle umane invenzioni , le quali non in ogni tempo , non in ogni luogo, non in ogni circostanza possono essere fruttuosamente spar- se, ed in modo d'arrecare giovamento airumano consorzio. Fra i lodevoli concepimenti prodotti ne' tempi andati , ma in allora non bene apprezzati ne posti in uso , alcuni , per buona ventura , fiirono da' loro stessi autori deposti in 258 V A n I E T a'. iscrittux'e clie il tempo rispetto. Molti altri, tenuti gelosa- mente segreti per ispirito d' egoisnio o d' interesse malin- teso, rimasero estlnti malauguratamente con discapito graa- dissimo della socleta e delia fama degl' iiiventori. Nel numero delle iavenzioni die rimasero superstiti a profitto de' poster! annoverare si deljbono quelle di Fau- sto Veraiizio , ingegnere clie fioriva verso la fine del se- diceslmo secolo : varie di queste , riprodotte come nuove ne2;U ultimi tempi , furono impiegate con ottimo successo. Abbiam divisato d' esporre alcnni brevi cenni su di esse , ad oggetto di tributare lode alia memoria di quel cliiaro incegno; e non gia colla biasimevole intenzione d' accusare di plagio gli uomini benemeriti cUe all" utile comune sep- pero adattarle. A questo proposito convlene premettere primieramente , cbe nella maggior parte de' casi in cui due o pin uomini illustri s' attrilmirono la medesima scoperta , e come tale la pubblicarono o contemporaneamente od in tempi diversi, risulta, con dati se non certi almeno probabilissimj, cir essi erano di buona fede , e die ignoravano X analoga produ- zione del competitore: mi asterro dal citarne esempi, giac- clie la storia delle scienze n' e ripiena. D' altronde troppo molesto riesce il pensiero die uomini capaci d'estendere i llmiti del sapere , siansi deturpati col furto delle altrui proprieta , assai piii pregevoli de' materlali possedimenti. In secondo luogo e da notarsi die se i maggiori enconij sono ben dovuti aHe menti creatrici die , superior! al loro secolo, estesero il volo al disopra della sfera entro cut s' ai^giravano 1 coetanei , ingiustizia sarebbe il negare stima e riconoscenza ai felici tentatlvi di quegli uomini , non meno illuminati die coraggiosi, iquali, disotterrando dalla polvere delle biblioteche le anterior! scoperte , seppero trionfare d! tutti gli ostacoli che s' opponevano alia loro applicazione. Diremo ora di Fausto Veranzio, le cu! invenzloni sono esposte in un libro assai i-imarcbevole, intitolato MachiiKX. novon Fausd Veruntii Siceni , e scritto nelle cinque lingue , latina, italiana, spagnuola, francese e tedesca. Veranzio s' accontento della semplice indicazione d' alcnne d' esse , meutre descrisse le altre con brevita , rapprescntandole altresi chiaramente, ma con poca esattezza , in quaranta- nove iirandi tavole incise. ... VARIETY. 259 Non tntte qocste invenzloni sono scevere da difetti , anzl alcune appoggiansi a principj non ammessi dalla esatta teoria : nella maggior parte pero scorgesi fecondita d' im- maginazione e genio inventivo , guidati da sano criterio e da niirabile perspicacia di mente. Fra gl' ingegnosi i-itrovamenti contcnutl nell' opera del Veranzio meritano particolare attenzione i ponti arcuati si di legno die di metallo e quelli a sospensione , una ruota calcatoria , una barca rimurcliiante, una macina a niola metallica , una sega ad elastro , una sospensione di vettura senza cintoni , lo scafandro ed il paracadute. — Esanii- niamoli lireveuiente. Ponti. — Da mezzo secolo in qua i popoli piu colti accrebbero singolarmente il nuinero de' canali , delle strade e de' ponti , poiclie ben conoscevano quanto iuiporta alia pubblica prosperita ed alF utile privato , che facili , co- mode e numerose siano le comunicazioni si acquee che terrestri. Siccome molte di tali opere furono intraprese da private societa d'azionisti, cosi era ragionevole cosa die queste investigassero e ponessero in uso i mezzi d' otte- nere il loro intento in generate col massimo possibile ri- sparmio. Riguardo poi ai ponti in particolare, considerando esse quanto costosi siano i ponti di pietra viva ( i quali sono bensi da preferirsi quando si ha di mira T inaltera- Lilita e la durata perenne , nia non gia quando si tratta deir implego vantaggioso di danaro per un tempo limitato ), sostituirono agli arclii di jiietra gli archi leggieri dl legno, oppure gli archi metallici traforati. Poscia progredendo seuipre piii sul sentiero dell' econoniia, pensarono al modo di risparniiare i piloni , oppure le altre sorte d'appoggi die d'ordinario si pongono nell' alveo de'fiuuii, per di- videre la lungliezza del ponte in piii tratte ; adottarono quindi i ponti sospesi, che clilamare soglionsi ponti di ca- tene , perche risultano da rol)ustissimi catenoni che s' ap- poggiano ad alte masse di muratura, conformate a fog- gia di portoni , ed erctte suUe sponde del liume nicde- simo. Le estremitii do' catenoni sono assicurate sotto terra nel prolungamento della fondazione delle masse suddette : i catenoni attraversanti il fiume assumono quella cnrvatura che a loro conviene ; da essi poi scendono verticalmente altre minori catene che sostengono il tavolato orizzontale. Moiti di questi ponti di lunghissiina tratta s' aumiirano in 26o V A R I E T A*. Inghilterra, in Fraiicia, nella Russia; ma il Veranzio fu quegli che, con sorprendente acutezza d'ingegno, imma- gino i tre indicati nietodi di costruzione , in un secolo che non ne seppe appi'ofittare. liuota calcatoria. — La sperienza dimostra che il niodo plu eflicace d' impiegare 1' uomo come agcnte motore nei lavori di mediocre durata e quelle di prevalersi del suo peso. Gli antichi, consapevoli di questa verita , usarono una gran ruota verticale, entro cui ponevano due o tre uomini i quali , camminando sulla superficie cilindrica concava come sopra un piano inclinato , davano moto alia ruota in virtu del proprio peso. Vitruvio ne fa replicatamente menzione. Nella ruota calcatoria cosi disposta , il momento delJa forza motrice non equivale d' ordinario ad un terzo di quello che s' otterrebbe se la potenza fosse applicata alia estremita del raggio della ruota medesima. Veranzio rime- dio a quest' inconveniente col far si che gli uomini cam- niinassero sulla superficie convessa esteriore all' altezza del centre. Augnsto Albert, meccanico francese , riprodusse questo miglioramento, e lo applico alle grue girevoli coa cui si scaricano le barche sulle sponde della Senna. Barca rimurchian'e. — E noto quanto difficile sia la na- vigazione ascendente ne' fiumi assai veloci , e speciahnente in que' luoghi ove la velocita media del filone e maggioi-e di due metri per ogni niinuto secondo : ivi producono pochissimo effetto persino i battelli a vapore corredati di poderosissime macchine ^ giacche la corrente camminando velocemente nello stesso senso delle ruote a pale , queste rnancano di sufficiente punto d' appoggio per ispingere avanti il bastlmento, e sono pressoche inefficaci, D' altra parte i rimurchj ordinarj eseguiti dai cavalli riescono assai svantaggiosi e per 1' obliquita della trazione , e per la man- canza d' esatta simultaneita ne' penosi sforzi esercitati. Ve- ranzio propose una barca rimurchiante corredata di due ruote a pale mosse dalla corrente istessa. Sul loro asse s' avvolge una grossa fune , la cui estremita e raccoman- data ad un palo o ad altro punto fisso nella parte supe- riore dell' alveo. Tale metodo , semplice , economico e ben inteso, e analogo a quelli recentemente posti in uso sul velocissimo Rodano da M. Tourasse, e sulla Senna a Pa- rigi da una compagnia d'azionisti, colla diiFerenza che le moderne barche rimurchianti hanno il vapore per motore , V A R I E T a'. 2C1I T chc Passe poi su cui s'avvolge la fiine o catena e tal- m>.'nte conformato die la velocita angolare di esso puo variare in ragion rcciproca della velocita dclla corrente. Mcicina a inola melallica. — Ne' luoghi ove nianca il sussrdio dcH'acqna motrice e de' ventl regolari , neile f'or- tezze , negli accampamenti , riescono utiiissinii i muliai portatili destinati ad esser mossi dagli uomini. Questi niulini accjuistano aluettaiito maggior piegio quanto piu sono seraplici, solidi, di poco peso e di piccol volume. Tali prerogative possiede appunto il niulino portatile di Veranzio , composto d' naa sola mola nietallica , verticale e scanalata minatamente suUa sua superficie ciliiidrica. Alia parte inferiore di essa sta avvolta una superficie pure nietallica , fissa , concentrica e scanalata analogamente ; il tutto sta rinchiuso in una cassetta di ferro. Molard costrni egli pure de' mulini a mole metalliche vertical! , ma nieno semplici : il loro meccanismo consiste in due mole V una fissa , r altra girevole : un ingegnoso regolatore posto in una piccol tramoggia versa con uniforniita il grano tra le mole. Locatelli fece in Venezia varj mulini portatili a mole verticali , analoglii a quelli del Molard ; le mole sono pero di pietra , lavorate con molta precisione. Sega ad elastro. — Le grandi seghe a mano de" segan- tini sono d'ordinario mosse da due uomini. Tunc dei qiiali, posto in alto, solleva la sega, e raltro al di- sotto la deprime. Veranzio , avendo osservato che la sega non opera attivamente fuorche quando discende , eljbe il lodevole pensiero di porre i due segantiai al disotto , fa- cendo poi rialzare la sega da una o due perticlie elastiche , attaccate con funi alia sega ed al cavalletto clie sostiene il pezzo da segarsi. Cosi potrebbersi adattare alia sega due lame che la renderebbero atta a fare contemporaneamente due tagli. Questa modificazione , non raeno giudiziosa die semplice, meriterebbe 4" essere sperimentata negli arsenali di marina particolarmente. Sospensione di vettura senza cintoni. — L' invenzione delle vetture da viaggio cliiamate diligenze inglesi , o gon- dole , o velociferi ( le quali , senza essere soverdiiamente pesanti , ne troppo altc, contengono un gran numero di persone agiatamente collocate ) , dipende specialmente dalla soppressione degli usuali cintoni di cuojo sostenuti da ela- stri seraicircolari , i quali , mentre impediscono di dare alia BUd. iLal T. LIII. I- 2.()2 V A R I E T a'. vetturn la necessaria lunghezza , contribuiscooo a rialzari di troppo il centro di gravita , ed a rendere V equilibrio ineno stabile. Ua metodo di sospeiisione a semplici elasfji , se noil alTatto ugnalej almeno aaalogo a qnello posto n nso recenteiueate, era gia stato proposto da Veranzio r.ella sua opera. Scafandro. — Suolsi dare il nome di scafandro ad ua Icggerisslmo apparecchio clie s'' adatta immediatameiite al corpo d' una persona che vuole attraversare un iiuine od un altro corpo d' acqua senza pericolo di sonimergersi. Lo scarandro di Veranzio, non ha guari riprodotto in Francia come cosa nuova , consiste in uu anipio bracone iniper- mealjlle alP acqua , il quale copre interamente la meta del corpo della persona che ne vuol far uso ; una grossa ar- milla, d'ugual meteria del bracone, e ad esso congiunta ; que- sta riempiesi d' aria ogni volta che lo scafandro debb''essere impiegato. MeJiante simili scafandri un drappello di sol- dati , non sostenuti da altri galleggianti , pote ofFerire ai Parigini il curioso sj^ettacolo di militari eserclzj eseguiti in mezzo alle acque della Senna. Paracadute. — La inassima parte di quelli che ammi- rarono in Milano ed altrove gli ardimentosi voli della Garnerin persuasi sono che il paracadute sia ritrovamento assai moderno, e generalmente 1' attribuiscono alio zio o al padre della coraggiosa areonauta. Essi s'ingannano, poi- che sono gia trascorsi piu di due secoli da che Yeranzio pubblico il paracadute come invenzione sua , e la figura di tide apparato sta con ogni chiarezza delineata nell' opera di quell' ingeguosissimo meccanico. Sonovi altresi fondate ragioni da credere il paracadute anteriore a Veranzio. Chi leggera il Dedalo di Wilkins , le opere del Lana, del Porta, del Kirchero e del Gassendi , vedra che, in epoche rimote , varie persoae scesero incolumi slanciandosi da alte torri a Costantinopoli , a Venezia , a Londra , a Norimberga ; e rimarra persuaso clie il Colombo meccanico volante d'Ar- chita , menzionato nelle notti attiche , come pure 1' aquila di Gio. Muller detto Regiomontano, producessero il loro effetto in vlrtit del principlo del paracadute comliinato con un moto di projezione operate da una maccliinetta ad elastro tenuta nascosta. Le invenzioni sin qui brevemente accennate non sono le sole che dimostrino quanto acuto fosse T ingegno di V A R I E T a'. 263 Fausto , qnanto grande la sua autivcilciiza c quanto giuste le sue idee. Merita enconij il suo pro2;ctto tendente a li- berare Roma dai pericoli delle inondazioiii del Tevere, delle quali e^li accaj;ionava i." la diminuzione di velocitaderivante dalle tortuositii dell' aheo ;, 2.° 1" ingonibro prodotto dai pi- loni, non taiito de' poiiti esistenti quanto degli antichi ro- vesciati; 3.° la soverchia ristrettezza in cui Talveo e tenuto ill alcuiii Inoghi dai muri degli edificj eretti suUe sponde : quindi propose dei tagli per rettifilare il leito, taliuente coinbinati clie una gran parte deiralvco interne sarebbe riinasta a s«'cco. Ora siccome e note die in tempi disastrosi molti capi lavori della scultura greca furono sommcrsi nel Tevere, cosi e probabile die T eseguimento di quanto fu suggerito da Veranzio , oltre 1' utile contemplate, avrebbe arricdiito le arti belle di copiosi tesori. Veranzio , ben conoscendo quanto importi alia citta di Venezia d' avere de' buoni cavafanghi per mantenere la necessaria profondita d' acqua ne' canali della laguna , e riflettendo die le maccliine ivi in uso , quantunque bene adattate al luogo e lodevolniente comblnatc, lianno pero il difetto di non potere scavare ad una profondita maggiore di tre o quattro luetri , invento coUa soliia sua perspicaclji ed aggiustatezza di mente un nuovo sistema di macdiine che puo opera^ a qualunque profondita. A quest' inven- zione aggiunse quella d' una barca per trasportare la ma- teria scavata, cui adatto un tubo munito d'mia valvola o porticella per mezzo della quale con grande facilita e prontezza si puo 'scaricare tale materia in mare , oppure in altri convenevoli luoghi. Rammentar potreiumo altre macdiine del Veranzio de- gne di lode , se non temessimo d' arrecare noja coll' affa- stellare tecnidie descrizioni die 1' intelletto malagevolmente percepisce quando 1' ispezione d' opportune figure non ne faciliti r intelligenza. Diremo soltanto die in tutte le in- venzioni di quell'uomo, tanto superiore al suo secolo nelle cose meccaniche , risplende 1' aurea semplicita. Ben diverse da quei sedicenti invcnlori che credono di perfezionare complicando, egli era persuaso che 1' uoino indiistrioso dee prendere per modello la provida natura, la quale produce i piu mirabili elletti con luezzi resi ovvii da sapientissimo masfistero. a64 V A R I E T a'. Bene ci ilnolc clie il Vecanzio non abhia die sempllcc- uieiite niinnnziato un mavaviglioso siio pensamento senza punto dichiai-arlo i ed e quello di stabillre delle fontane sa- lieiiti pereuni d'acqua dolce in Venezia. Questo concetto sia clie riposasse sulla invenzione d' un nuovo motore di- pendente dallo svilappamento del calonco , come sembra proba])ile , o sovra qnalunque altro recondito principio, dovea essere ingegnosissinio e tale da arrecare utile alia societa e grande fama alia memoria del suo inventore ; giacche il niodo con cui s' esprlme Veranzio ed il gi*ande suo ingegno non lasciano dnl^bio sulla veracita della sco- perta. /< lo odo ( die' egli ) essere stati alcuni che hanno " quest' istessa cosa posta similmente in campo , ma con '/ vano successo ; non so pero se cio sia avvenuto per " loro colpa , ovvero di quelli che le cose proposte non " capivano , ed eraiio ingannati dalla loro immaginazione ; " questo so bene clie alia mla invenzione non si puo nulla " opporre con i-agione e fondameato , ma perclie pel pre- » giudizio di molti , quasi tutti vengono in tal maniera >i persuasi , serbero con silenzio il mio pensiero segreto " entro il mio petto. •> E cosa sorprendente , a dir vero , che il nome d' un uomo insigne quale fu Veranzio , autore di tante belle e pregevolissime invenzioni, sia quasi ignoto, e che la fama la quale proclarab solennemente il nome (fi viomini assai men valenti di lui , abbia coperto il suo con un denso velo. Forse avvenir dee di lui e delle sue produzioni cio che accadde alle piu belle statue greche , cioe clie siccome queste dal destino furono tenute sepolte per varj secoli , e poi ridonate alia luce con quella patina antica che le rese piii preziose agli occhi de' cultori delle arti belle j cosi le cose del Veranzio siano state per tanto tempo tenute quasi occulte per essere poi dall' imparziale posterita d' altret- tanto piu pregiate quanto meno recenti. MATEMATICA. Massima altezza degli Apennini. — Quasi nel mezzo della lunga catena che dal Col di Tenda stendesi sino al capo deir Armi erge nell' Abruzzo ulteriore la sublime sua cresta il moate Gorno, con nome convenientissimo comunemente appcllato il gran Sasso d' Italia. Grandi massi di calcaria stratificata ed attravei'sata da strati di quarzo piromaco V A R I E T a'. 265 costltuiscono qnesto nionte non meno clie 11 Vcllao, la Sibilla c la Majella die sopia tutte in Italia lo ravviclaaao. I piu bassl strati di calce carljonata sono liiclinatl all' oriz- zonte circa 45.° i seguono strati perfettamente orlzzoiitall, al quail sovrastano i perpemllcolarl , tornano pol quasi orlzzoiitall per indl tenulnare In un piccol piano incliaato che ne forma la magglor sommlta , sulla quale clii sale la glorno perfettamente sgomhro di nebbie gode la porten- tosa vista d' entrambl i marl e delle remote sponde della Dalmazla. A questa clma 11 Reuss aveva assegnata un' al- tezza di SaSS piedi parlgini sul livello del mare; mentre II sig. Schouw , botanlco danese, la trovo dl gooo , ed 11 sig. Orazlo Delfico di 9677 ( Blbl. it. T. XIV, pag. 363). La disparlta e rllevante, ma vl e chi sostlene clie II prirao de' citatl osservatori ne vlslto e neppur da lungi mai vide 11 Gran Sasso; e d' altra parte la misura del sig. Delfico non si scosta gran fatto da quelle prese in quattr' anni consecutivl dal sig. Antonio Orsini, che nel prinio vlaggio aveva accoinpagnato 11 naturalista danese, le quail s'accordano neir assegnare al monte Corno 1' altezza dl pledl parlgini 9494, pari a tese iSSa, od a metrl 3084. Nel lugllo dell'anno iSaS 11 suddetto sig. Orsini raccolse apple di uno sfaldamento della montagna avvenuto pochl anni prima una roccia non mai plii veduta cola dai geologi , die ha tuttl 1 caratteri d' uno gneiss j dalla quale scoperta 11 sig, Agostino Cappello , che fu 11 primo a pubblicarne una iiiinuta relazlone, prende argomento dl sospettare die la base della montagna sia una roccia primitlva ricoperta da piecipitazioni calcaree deposte dalle acque (V. Glorn. Arcadico. T. 40, pag. 92). FISICA. II vetro e clesso penneabile all'acqua? — Dopo la celebre esperlenza degll accademicl del Cimento, che vlene da si lungo tempo citata , senza che alcuno siasl mai presa la pena di ripeterla , eras! sempre creduto che col mezzo di una fortissliua pressione V acqua passar potesse a traverse del pori del vetro , giacche ben anclie 1' argento non era impcnneabile a qaesto llquido. II dottore Green dl Filadelfia •avendo sottoposta a nuove esperienze questa proprleta di cul vuolsl foinita 1" acqua e dl cui certamente goder po- trebbero anclie altrl liquidi , trovo die le bottiglie Immerse 266 V A R I E T a". nel mare alia profondita di oltre 400 metri, e percio nel- r acqua die sovr' essa esercitava una presslone di quasi 40 atmosfere , rimaste erano vote e secche nelP intenio , allorche il turacciolo aveva ben reslstito ed era stato ben intonacato di materia impermeahile. II capitano Dixery si assunse di continuare 1' esperienza a piii grandi profondita con globi di vetro ermeticaraente cliiusi ed atti a resistere ad una forte pressione ^ ma i risultamenti di questi nuovi tentativ'i non si conosceranno clie allor quando il capitano avra compiuto il suo viaggio. Un navigatore inglese , it signor Carlo H. Wesson^ non ha volute die gli Aniericani imprendessero da se soli a risolvere tale fisica qnistione : egli ancora fece alcune esperienze con bottlglie ben ottu- rate , e vuolsi cli' esse confermato abbiano 1' esito annun- ziato dal dottore Green. Che deesi dunque pensare del fatto si positivamente annunziato dagli accademici di Firenze ? Non sarebbe questo per avventura il tempo di verificarlo , ora die si lianno i mezzi di produrre le piii energiche pressioni ; ora clie gli osservatori sono avvertiti di tutto cio die potreljbe influire suU' esito di questo fenomeno , e che provveduti sono di mezzi per calcoli o misure , dei quali possono con tutta sicurczza prevalersi ? ( i?. Br. ) NECROLOGIA. Fra i molti benemeriti e chiarissimi letterati die nello scorso anno furouo all' Italia dalla morterapiti, dobbiamo con grave nostro cordoglio rammentare anche il professore Luigi Valeriani Molinari , clie munito de' conforti della santa cattolica religione passo alia pace eterna il giorno 27 settembre. Egli nato era in Imola il a agosto del 1788 da agiati e civilissimi parenti, Mancatogli imraatu- ramente il padre , fu sotto la tutela d' una madre saggia ed amorosa Francesca Molinari di Bagnacavallo. Ridottasi questa dopo la mort.e del marito alia patria sua , dove ere- ditate avea pingui fortune , tutta si rivolse all' educazione deir unico figliuolo. Questi dotato di singolare ingegno , conipiuti che ebbe gli studj letterarj e filosofici , passo a Roma ove attese al gins civile e canonico , riportandone la laurea nella Sapienza. Ivi si perfeziono iielle matematiche, ed applicossi ancora alio studio dell' antichita , e con esse alia lingua greca ed cbraica. La pieta verso la madre, la cui vita gia veniva rneno, lo richiamo a Bagnacavallo; V A R I E T a'. 267 nia la Hima delle virtu e cognizioni sue non pote rima- iiere ciicoscritta a ijuel comunc. Egli nel 1797 f« ascritto in Milano al corpo legislativo, ed in esso non altro ia- tento el)be die di giovare al pubhlico bene in quei si dif- ficili e calamitosi tempi. Fu anche ai comizj di Lione, e quindi venne ascritto al collegio elettorale del dotti. Ma spinto dair indole sua stessa alia quiete degli stndj anziche al maneggio delle cose pul)bliclie consegui nel 1802 la cattedra di economia publjlica nell' nniversita di Bologna e onorevolmente la sostenne oltre a cinque lustri, ne niai voile abbandonarla comeche fosse piii volte da Pio VII invitato a Roma. Molte sono le sue opere e di matematica , e di filologia , e di giurisprudenza , e di pubblica econo- mia clie videro la luce , e molte non meno le inedite , animate le une e le altre dallo spirito d' una retta filosofia. La meiuoria di lui sara specialmente benedetta da Imola, Bagnacavallo e Bologna : dalle prime due pel legato di mille e piu scudi a sussidio della scuola comunale di aritmetica , algebra e geometria : da Bologna poi pel titolo d' erede universale di die fu essa da lui onorata j nierce del quale titolo quella scuola del disegno applicato alle arti mecca- niche fu arricdiita di un fondo di quattromila e piu scudi; altro fondo poi di diecimila e piu scudi aggiugnera ivi nuovi ardii nella via della Certosa. Egli era membro dell' italiano Istituto di scienze , lettere ed arti. R. GiROXi, F. Carlini e I. Fumagalli , direttori ed ediiori. Pubblicato il di 3^4. marzo iSicj. Milano, dalVI. R. Stainperia. I Ossewazioni mcteorologldie fattc all I. R. Ossnratoiio ai Brcrn. F E B B R A J 0 1829. Mattina ore 5. Sera ore 3. 3 O d ^ s - c a ^2 ra c s 5 §2 Stalo dc] cielo. 6 CO _l- ^^ a 0 :|2 13 5 Stato del cielo. lln. 1 0 roll. liu. 0 I 27 6,2 + 0,4 N N 0 Sereno. 27 8,2 H- 2,8 so Ser. nebb. ser. 2 27 10,1 - 2,0 N Screno. 27 11,8 + 2,6 E Sereno. b 28 0,8 - 1,5 0 Ser. nebb. ser. 27 12,0 + 1,5 S Sereno. 4 27 11,9 - 4,5 NEE Sereno. 27 11,5 - 0,5 E Sereno. 6 In 10,8 - 5,2 0 Ser. ncbb. 27 10,0 - 1,5 0 Ser. nebb. 6 ■in 10,2,- 5,4 0 Nebbia. 27 11,0 - 2.5 N...0 Sereno. 7 27 10,4 - 5,0 0 Ser. ncbb. ser. 27 9,5 - 0,0 SO Ser. nebb. ser. 8 27 8,8 1- 4,0 N 0 Sereno. 27 8,1 + 0,8 S Sereno. 9 27 9->^ - 4.0 ss 0 Sereno. 27 8,3 - 0,5 NE Nebbioso ser. 10 1 1 27 9A -4,2 N lYcblj. ser. nebb. 27 8,6 - 2,2 S Nuv. nebbia. 27 10, n -5,4 0 Nebbia. 27 10,0 - 1,4 SO Nn.ser..po.nev. 12 27 10,8 - 6,:^ 0 Sereno. 27 10,0 - 1,5 SO Sereno. 10 27 9,5 - 6,2 N NE Sereno. 27 9,8 - 1,0 E Nebb. ser. i4 27 9!'0 - 5,6 0 Ser. nebb. 27 q,o - 0,0 E Sereno. i6 27 IU,2 -4,« N Sereno. 27 11,0 + 0,7 0 Sereno. i6 27 10,8 - 5,2 N 0 Ser. nebb. 27 10,5 + 2,3 0 Sereno. in ^7 9.7 -0,5 N Nnv. nebb. 27 8,8 + 2,4 0 Nuvolo. i8 27 7,8 + 1,0 0 N Nuv. rotto. 27 7,2 + 437 SO Sereno. 19 27 7,j + 0,5 E Ser. nebl)ia. 27 8,8 + 4,2 E Nuvolo. 20 in 9>i3 + 1,6 E Ser. nuv. 27 9,8 + 3,6 SE Nuvolo. 21 27 8,q + 1,5 0 Nuvolo. 27 7,7 + 3,3 0 Nuvolo. 22 27 6,4 + 1,5 NE Nevoso piov. 27 5,2 4- 2,0 N E Nuv- nelib. piov. 23 27 4,0 + 1,0 SO Nuv. neb])ioso. 27 4,8 + 5,0 0 Sereno. 24 27 6,5 + 0,8 SO Ser. neb. nu. ser. 27 7,0 + 5,3 S Nuv. ser. 25 27 7, "7 + 0,6 N Ser.... ne)>b. 27 8,2 + 6,3 0 Sereno. 26 27 9.8 •^ 0,6 NO Sereno. 27 9,6 + 7,0 S S 0 Sereno. 27 27 8,0 + 4,0 NE Nuv. neJjJj. ser. 27 6,3 + 7,0 NE Ser. nebbioso. 28 27 8,8 + 1,0 N Sereno. 27 8,2 -4,5 E* Nuv. ser. Altezza mass, del l)ar. poll. 28 liu. 0, 8 Allezza mass, del term. + 7,0 minima » 27 >; 4? 0 minima .... - 6,5 media "27 '/ f), Quantila della neve e \ 06 media + o,o5 ioggia linee + 6,74. ' ^■^ ^■■" '"■"■ '■"■ 1 NS. 11 tfrniomctio l-^ll^)5lo ali'.uloiK- ('.irc-itn del vcnto scjina im iMad.) .■ ytit, yin di frc-ililci i69 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Famiglie celebri italiane del cav. Pompeo Littj. — Mllano , presso I aiitore , dicontro alia cldesa di S. Afigelo , ill foglio con rami (*). N. lel maggio dell' anno soorso, parlando di qnesta grande opera, annunciammo i prinii fascicoU risgiiar- danti la faniiglia Medici di Firenze , e ne abbiamo {*) Sono pubblicati i geguenti fajcicoli , clie si vendono anclie wj'arati. I.° Bforia di Iloniagna tav. di testo C, tav. in rauie lo, ital- !■ 40 a.° Eceliui della Marca di Trevigi, Sanvitale di Purnia > 4 > a > 7 3.° Sinioiietta di Calabria, Callio di Como. • 3 » 3 •> 6 4.° Trivul^io cli Milano * 4 ■ 3 ■> 16 5.° Cesuriiii di Roma, Perctti di Moutalto. w X » 3 » 9 6.° Tiiuci di Foligno, Cavaniglia di Napuli, Giovio di Cuinu • 3 » 3 » 10 7.° Ccsi di llonia ■ 2, » 5 » 34 8.° Cast'iglioiii di Milano ■> 5 » 6 » aa g.° Visconti di Wllano, in cinque pari). . . • ao >• 14 • 70 io.° Pico della Mirandola > 5 » 5 » a8 1 1 .° Arciiiiboldi di Milano , Camino della DIarca di Trevigi > 4 m 3 ■ 9 ia.° PIo di Carpi » 4 •> 3 • 16 l3.° Bonacolsi di MaBtova , Cavalcabi) di Cremona , Valori di iirenze >4 " 1 " ^ 14. Scaligeri di Verona , in due parti . ...» 4 « 11 » 3a lb. Accolti di Arezzo , Corrcggio di Cor- rcggio u 5 » a ■• 7 lO- Concini di Arczio , Monte di Monte- sansavino » a » 4 " 10 17. Medici di Firenze, parti 1.^, a.", 3.-', ^.» » 1 i i> 10 » 33 Vcdi Hibliottca italiana tomi i5.% 20.", 22.", 2j.°, aC, 27.°, 32.°, 38.°, H<^°, 43.". 49.", 5o.° nibL hid. T. LIII. i8 ajO I'AMIGLIE CELEBRl ITALIAltE anclie trascritta in gran parte la bella introduzione con cui il cav. Litta ci apparecchia a sentir parlare tU quel casato diversamente da quello clie ne hanno parlato finora gli storici in generale. Daremo ora il sunto di quanto si e pubblicato fin qui, e siamo si- curi di aggiungere una bellissima lode al chiaris- simo autore. II Cav. Litta , die si e fatto della storia un concetto nobibssimo e giusto, sdegna di ripetere quanto o r adulazione o T invidia hanno detto sui tempi pin lontaui della faniiglia Medici. « Si vanno cercando con zelo alcuni nomi di essa fin nel 1077, e in al- cuni tempi successivi , e voglio concedere che sia vero , nia con quale utibta ? Per formare una serie di nascite , di matrimonj e morti e nulla di piu , per- che non vi sono faiti. Nelle famiglie private il miglior partito ^ quello di fermarsi al primo individuo che ha dato cagione alia storia di registrar qualche fatto ne' snoi annali , e dire : Questo e il iiiio Adamo y> : e seguitando questa vera sentenza, 1' autore proponsi di coiiiinciare la storia de' Medici da un Ardingo figlio di Bonagiunta, il quale nel 1295 ebbe il con- falonierato; suprema dignita della repubblica. E per- che di que' tempi i nobili erano in Firenze esclusi da tutte le magistrature e le occupavano in vece le famiglie di secondo ordine , percio staljilisce 1' autore «c che la famiglia Medici era una famiglia di secondo ordine 5 e cio e quanto si sa di certo ». Ma prima di farsi a parlar della storia particolare dei Medici il cav. Litta vienc sponendo con mirabile brevita le cose fiorentinc « intervenute fino aU epoca in cui quella famiglia comparve sulla scena politica » ; e noi sottrarremmo troppo gran parte dell' utiUta di quest' opera al nostro lettore , se non cercassimo di prescjitargli un sunto di questa introduzione ; sebbene \o scrivere semjjre succoso e lacouico del nostro autore sembri rifuggirc del tutto a un compendio in que' luoglii dov' egli njedcsimo si e proposto di dare un brcvissimo sa"a.iu. DEL CAV. rOMPEO LITTA. '^Jl « Pare die nel iioi la lepubblica di Fircnzc esi- stCBSC di gia ». L' anniiiuistravano i consoli , i quali furono probabibnentc tutti nobib: la popolazione, data al coimncrcio , aumentavasi coU" ariicchire. Nel 1107 i Fiorentlui fccero la pin antica loro impresa contro i signori di Montorlandi , i quali , come tand altri , iinpedivano colic gabelle, die si dilTondcssero le pro- duzioni della loro industria. Nel 11 35 costrinscro i Buondelniouti a distruggcrc il loro castcllo di Mon- tebuoni ed a larsi abitatori di Firenze : e cosi pro- cedendo anclie co2;li altri fcndatarj, si assicuraroiio dalle esterne vessazioiii , nia si diiusero (come dice Fautore ) la serpe ia seno ; perche questi graiidi umi- liati ebbero scmpre animo pronto e deliberato alia civile vendetta. Col distruggere poi Semifonte i Fio- rentini anipliarono vie piu il loro territoi;io, e co- niiuciarono ben presto ad aver guerra coi Sanesi e coi Pisani, dei quali toccavano gia i coutini. Nel 121 5 cominciarono anche in Fireuze le fazioni dei Guelfi e Ghibellini coll' uccisione di quel Buondel- nionti die, per subito amore di una JDonad , ruppc fede ad una giovane degli Ainedei gia a lui iidan- zata. Nel 1249 gli Ui-erti, che avevano toko a difen- dere gli Jmif/t'i loro paieuti, implorarono il soccorso di Fedcrico 11, che allor si trovava in Italia per le contese di giurisdizione coi Papi; c i Buoiidelinond per non csser da men de' livali si volsero alia corte di Roma ; e cosi i [)rimi si dissero Ghibellini , e Guelli i secondi. Trioiifando la parte gliibellina , il popolo che era guelfo ( perche Ic massime dell Evan- gelio sono piu lavorcvoli al povero, die le dottrine del moudo ) si ammutino nel laSo. Per placario fu istituito il Capitano del popolo assistito da dodici anziani; e cosi fu assicurata la libcrta della repubblica. Si crearono inoltre vcnti compagnie di milizic , ca- pitanate ciascuua da un confidoiiiere di coinpngnla. In «pieir anno stesso, niorto Federico II, i GuelB rientra- rono in Firenze, e di vittoria in vittoria innondaro- no la Toscana. Quattro battaglie sono principalnicutc ^a FAMIGLIB CKLEBKI ITALIANE faniosc ill quelle fazioni : la battagUa cli Montea- perti nel 1260 in cui Farinata degli Uberti econ- lisse i Giielti : quella di Gampaldino nel 1 289 in cui i Guelfi (iorentini sotto la scorta di Amerigo di Nar- bonue vinsero i Ghibellini d' Arezzo , e ne uccisero il vescovo condottiero: quella di Montecatini, dove Uguccione della Faggiuola trioufo de Guelli fioren- tiui nel 1 3 1 5 : e dieci anni dopo quella ad Altopascio in cui Castruccio Castracani ghibellino Lucchese fece pi-igioniero Raiiuondo di Gardoua condottiere de' (io- rentini. Ma prevalendo in tutte le parti d' Italia la fazione guell'a, i Ghibellini erano intanto usciti di Firenze nel 1266 per non tornarvi mai piu. Indarno prova- rono di ricondurvisi colla fox'za, indarno ricorsero alle preghiere , indarno interposero o i buoni ufiizj o le rainacce e le scomuniche dei Papi : i Guelli non vollero riconciliarsi giannnai ; ma dalla partita dei Ghibellini sino alia gii nientovata battaglia di Alto- pascio attesero scmpre a conservare Y indipendenza della repujjblica. Ben e vero che per ealvarsi contro i neinici esterni furono tre volte nel pericolo di per- dere la propria liberta , mettendosi sotto la protezione di Carlo I d' Anjou nel 1267, di Roberto re di Na- poli ( nipote di Carlo stesso ) nel 1 3 1 3 , e poi del duca ui Calabria ( figlio del detto Roberto e proni- pote di Carlo d' Anjou ) nel i325 dopo la rotta di Altopascio : ma la buona ventura piu che altro gli salvo dalla serviiu. Molto piu iinportanti (dice assen- natamente 1' autore ) per la scuola dell' uomo sono le vicissitudini interne di Firenze; dove dal 1266 al 1343 non fu discussa che una sola t[uistione tra i nobili e i popolari , cioe quella delfuguaglianza. La nobilta piu anlica , di origine probaJMlniente ro- niana , aintava in Firenze il pi lino ccrcldo , cioe quel primo abbozzo di citta ( per usar le parole del chia- rissimo autore ) ch' era stato circondato d;ille prime mura. L' altra iiol^ilta discesa da Fiesole , c le i'anii- glic d' origine Longol^arda venule in Firenze alia DFX CAV. POMPEO LITTA. 273 c.ncliila (!<;' Carlovingi , o di mnno in niano chc loro si toglicvano le castclla , ahitavano il ^econc^o ccrchio , cioe qucllo spazio ch'era posto fra le prime c le secondc mura edilicate ncl 1078. Tutti costoro dopo il 1267 si chiamavano Grandl , e tendevano all ari- stocrazia. II restante dcgli abitanti, fatti numerosis- simi dallindustria mercantile, chiamavansi Popolo, ed crano naturalmente inclinati alia dcmocrazia. « Delia plebe ( dice il cav. Litta ) io non parlo mai : la plebe non ha mai luo^^^o nclla storia, cue per due soli ti- toli; il disonore del sacchcggio, e T acclamazionc ai tiranni. » II Popolo adnnque, intento a impcdirc le iisurpazioni o la prcpondcranza dei Nobili, fecc pa- recclue leggi utilissimc a qiiesto fine, ma contro quelle arti pill pericolose e piu coperte che nuocono scmpre alia pcrfetta cguaglianza non scppe ben premunirsi. Fin dal 1266 si divise la popolazione a seconda della professione o dell' arte che ciascun cittadino esercitava, e qucste compagnie che ne risultarono si dissero arti. Dodici furono da principio , e poi vcntuna ; sette mag- giori e quattordici niinori. I capi di queste compagnie si chiamarono capitaiii, e poi priori delle arti. I nobili per conscguire il priorato dovevano ascriversi ad una delle arti. Crcdevano i Fiorentini di avere con questo provvcdimcnto olibligati i nobili od a rinuuciarc quel grado, od a cessare di esser nobili per farsi uguali ai popolani. Ma i nobili si ascrisscro nelle matricole de' cambiatori o de' pellicciaj , non dcponendo per altro le loro opinioni e le loro tendcnze; c cosi le Icggi non cblvero il buon elTetto che si sperava. Ap- presso si voile chc i nol)ili, per csscr priori, eserci- tasscro materialmcnte qucU' arte a cui si ascrivevano , cd altre Icggi si fecero contro di essi; ma prcvale- vauo nondimcno le loro astuzie e 1' antico rispetto. Non guari dopo sitfatte Icggi, cioe nel i3co, i cit- tadini di Fircnzc si divisero in Neri cd in Bianchi; c sebbenc fossero tutti Guelli , risusritarono per alcuni incerti sospetti i nonii di Guelli e Ghibellini. In questo disordiue, che il cav, Litta considera come un a 74 FAMICLIK CELEBRI ITA.LIANE episoclio nella storia iioi'cntina , Coreo Donati fmi per esscre miscramcnte ucciso , e Dante Alighieri fu esi- liato con tutti i Bianclii. Frnitanto si trovo necessario di dare nuovi oi'dini alia repubblica. Si crearono il consiglio del popolo e il coiisiglio del comune: il primo era preseduto dal capitano del popolo, I'altro dal podesta; e in questo secondo avevano parte an- che i nobili. V erano tuttavia i priori dei quali era capo un confaloniere bimestrale; prima dignita della repubblica da cui i nobili erano stati indirettaniente esclusi colla legge che non permetteva di assumere questa carica a chi non esercitasse materialmente qualche arte: «e i noliili (dice I'autore) non cam- biavano il mestiere dell' armi con quelle del calzo- lajo. » Gosi i Fiorentini avevan eaputo impedire che Tarj- tica nobilta rompesse la civile uguaglianza; e verso Tanuo iSsS nou avendo piu neniici esterni da temere, cessato colla morte del duca di Calabria ( sotto la cui protezione si erano posti ) anche il pericolo di quella preponderanza che poteva esercitare la casa d'Anjou, godevano una tranquilla felicita. Ma in questo mentre si era venuta formando un altra oh- garchia, ciue quella dei piu ricchi niercanti dell' or- dine popolare. « Crebbe nel silenzio (dice Tautore), ina non per progetto; e rapidamente si consolido ». Dopo varie innovazioni e varj disordini occasionati da questa nuova setta, Firenze iiel 1842 crco con- scrvatore c protettore della cittd e capitano generate delle armi Gualtieri pronipote del re Roberto cono- sciuto sotto il nome di duca d' Atene. II quale con- giurando coi nobili ed aspirando a farsi sovrano, co- njincio a perseguitare T oligarchia mercantile : e fra coloro che morirouo sul patibolo vi fu anche un Medici. Gualtieri poi sul finire del i 842 fu acclamato signor di Firenze, spegnendone la liberta; ma un anno dopo dovette rinunciare a quel grado per sottrarsi al furore che i suoi pessimi diporti avevangli concitato contro. Cacciato il duca d'Atcne, rinacquero le gare fra DEL C\V. POMPEO LITTA. 2^5 i nobili c il popolo; e quest' ultimo trionfo. Si voile clie i nobili, per essere animessi alle magistratnie, si dicliiarassero noti nobili, e fu una legge illusoria siccome quella che non cangiava ne Y opinioue uni- versale, ne r intimo sentinienlo dei nobili. Si voile appresso clic rinunciassero anche al proprio eognomc; e fu una legge dannosa , come quella che accrebbe il nnmero o dei malcontenti ( quelli che non vole- vano rinunciare ) o dei cattivi cittadini ; giacche tale csser doveva chi non arrossiva di cambiare il pro- prio cognome. Con queste arti i Fioventini popolari fendex'ano air annichilamento dell' antioa nobilth, 'non s'accor- gendo che « e uno dei piii iniprudenti passi ( dice r autore ) il sopprimere nella societa una classe qua- lunque clla siasi ; mcntrc non v' e bisogno di una lunga meditazione per iscoprire che ogni classe c depositaria di alcune virtu, le quali alia soppressione di quella , se non scouipariscono del tutto , vengono meno . . . Sono quindi gli antichi scrittori pienamente d' accordo , che per 1" appunto avcndo la repubblica di Firenze allontanato dalle supreme magistrature ia nobilta antica , abbia scnipre mancaio di nol^iltA di pensare, la cjuale nel popolo non poteva accendersi perche non v' era. » Anche la milizia , antica pro- fessione dei nobili , decadde per quel sistema de' Fio- rentini; e poiche le ricchezzc prevalevano in tutto, i nobili stessi si corruppero, e ripudiarono (dice il cav. Litta ) quella sentenza , che il guadagno e vilta , & gloria il morire per la patria. DalFaltro lato Tor- dine popolare si divise in due classi , sdcgnando i pill ricchi di trovarsi accomunati coc:,li altri. Fu ri- messa in vigore nel i SS^ Y antica legge di escludere i discendenti dei Ghibcllini dalle magistrature , e sotto questo colore si clevo un oligarchia de' piu potenti. Gli esclusi dicevansi Ammonid. La citta allora si di- vise in due fazioni. Tuna chinmata de capitani di parte giielfa, e 1 altra del popolo. In questa avcvano luogo pei prinii i Bicci seguiti dai Medici \ nellaltra 2j6 FAMICLIE CELEBRl ITALIANE erano principali gli AUdzi , e molto potevano i nobili popolani, e non poco anchc i nobili antichi, distrutti per legge ma non niai di fatto. Molto abuso questa lazione del suo potere ; e benche in quel tempo che essa prevalse abbiano trovato luogo alcune istituzioni utili e gloriose alia repubblica, pm-e c da dirsi che molto maggiore fu il male, fmche poi ncl 1434 comparve Cosinio Medici. G ia s' d accennato che un Ardingo 3Icdici nel 1291 fu priore delV arti. Da quelPanno in poi questa fami- glia ebbe nlolti priori, capitani, confalonieri , e tra per le molte magistrature , tra per le grandi rirchezze acquistate, crebbe fra le maggiori della citta. La vera grandezza per altro dei Medici puo dirsi cominciata con Giovanni, nato nel i36o dal ranio piii povero della famiglia. « In giovcntu (dice I'autore) era stato in condizione oscurissima. Mercante di professione , divento ricco nel silenzio colV altivita e colla parsi- monia , ed il cambio ai coucilj di Basilea e Costanza ne formarono un uomo ricchissimo ed il primo ban- chier d' Italia. Amava la patria, era bcneBco e pro- tettore della giustizia. » Dopo alcune altre cariche Giovanni fu eletto confalouiere nel 1421, nella qual carica molte cose fece utili e piacevoli al popolo, le quali gettarono i fondamenti alia grandezza del suo casato , sebbene cgli non Tavesse in pensiero, secondo che pare al chiarissiuiO autore. Quando pero le circostanze lo voUero , si oppose anclie al popolo, e fece trionfar la giustizia. a Mori ai 20 fe])]jrajo del 1429, e gode meritamente fama di probita, giacche non profitto dei favori della fortuna che quasi gli offrivano il supremo potere. » Ma questo potere cue Giovanni aveva sfuggito se lo tolse poi Cosimo fi- gliuolo dilui, nato nel 1389, e adoperato gia, vivo ancora il padre , in molte importanti ficcende della repubblica. « Durava a' suoi tempi in Firenze 1 oli- garchia de' nobili usciti dalla classe popolare, oligar- chia di fatto, non di diritto; sempre ingiusta, bcuche temperata dalla virtu istessa di alcuni di que' nobili DEL CA.V. POMPEO LITTA. 377 ne' quali Y amor della patria e clella giustizia era nn voto. La parte rontraria clic promctteva tanta pro- tczione al popolo era quclla di casa Medici , e Go- simo 11' era la guida, sebbcne tenendosi cgli da prin-T cipio artatanientc nascosto , lasriasse che prcndesse il nonic de' Puccini da uno dc' Piicci suo partigiano, uonio di gran niente. Era Gosinio opulentissimo, anzi riputato il piu ricco private d' Europa. » Molte cose furono dctte da parecchi , a niettere in dubbio la rettitudine dellc intenzioni di Cosimo ncgli alTari della repubblica ; « ma delle ingiuriose asserzioni ( dice il cav. Litta ) non si arrecano prove , qitando air incontro e manifcsta la profusione delle ricchezze di Cosimo in benetizio della rcligione, la sua carita Verso i poveri , e il fiwore dato alle arti e alle let- tere. Qucste virtu, artiliziosamcnte spinte alio straor- dinario, lo avevano fatto 1' idolo del popolo. il quale lo pretendeva suo protettore contro la nobilta; non tanto forse perche in lui scorgcsse le qualita a cio opportune , quanto perche dava importanza al co- gnome Medici , dappoiche Giovanni suo padre c Salvestro Medici suo congiunto erano stati protettori del popolo contro la nobilta. » Non guari dopo si accorsero i Fiorentini del pericolo in cui li raetteva la potente ambizione di Cosimo : fecero confaloniere nel 1433 un Guadagni^ e Cosimo incarcerate e posto in pericolo della vita, fu condannato aU'esilio. Ma un anno dopo rientro in Firenze, dove stette assoluto padrone per tutta la sua vita , non serbandosi piu della repubblica se non le forme. « Guai ( dice il chiarissimo autore) se in uno Stato libero sorge un cittadino nel quale tutte convengano le parti di Co- simo ! Sorto il seduttore , le turbe segitaci si affollano. Che poi il popolo liorentino corrotto dalle ricchezze non fosse forse piu atto all' austerita di un reggi- mento rcpubblicano , sara un' altra contesa ; ma non sara niente men vero , che ove un governo e legit- timamcnte stabilito non e mai lecito ad un cittadino il teniare di rovesciarlo. » Quindi egli domanda, qual 278 FAMICLIE CELEnRI ITALI\NE nome debba darsi a Gosimo come cittadino di repulj- blica: e non dubita di chiamarlo ribelle. Lo slraor- dinario favore datp da Gosimo alle lettere ed ai letterati, come fu da una parte im vero beneficio eh' egli rcc6 non solamente a Firenze e all Italia , ma a tutta V Europa, cosi valse a mitigare il severo giudizio de' coetanei e de' posteri intorno a lui, Quclla protezione, come osserva il cbiarissimo autore, era collegata co' suoi politici divisamenti, siccome arti- fizio di chi mira al potere. Mori Gosimo nel 1464, e la sua morte fu di cordoglio a moltissimi, poiche Vedevano a quali calamita poteva essere esposta la repubblica fiorentina e per I'imbecillita del tiglio, e per la lapacita e malvagita de' partigiani di casa Medici. Pietro , figlio di Gosimo « alia morte del padre eredito I'autorith e la cupidigia del mantcnei'visi, ma non la mente; onde mancava di quella prima qualita che poteva piegar i Fiorentini ad obbedirgli senza vergogna. >■> Le turbolenze che nacquero nella repubblica ne' primi temi)i di Pietro furouo da lui punite con severissime persecuzioni quando n'ebbe trionfato. « lo non saprei ( dice il cav. Litta ) se le antiche lotte tra' Guelfi e Ghibellini, e delFantica nobilta col popolo, abbiano fatto maggiori vittime di quelle che furono necessarie per istabilire sopra so- lide basi un principato alia casa Medici. » \ fuor- usciti ( cosi si chiamarono gli esiliati o profughi per cagione di Pietro ) ricorsero ai Veneziani ; e Pietro si volse al re di Napoli ed al duca di Milano, e commise la difesa della repubblica a Federico, duca d'Urbino. Que' profughi furono superati , ma Pietro non fu punto felice : i suoi partigiani stessi coUa loro condotta piena d'insolenza e di rapine gli amareg- giarono quella fortuna in cui si trovava. Mori nel dicembre del 1469, lasciando due figliuoli, Lorenzo e Giuliano. Quest' ultimo fu ucciso nella congiura de" Pazzi, coi quali Gosimo erasi indarno imparen- tato , dando la propria figlia Bianca a Guglielmo DEI CAV. rOMPEO MTTA. 379 Pazzi. Lorenzo in eta di venti anni succcclette al paterno potere. La sua educazione non era di citta- dino privato. Amava la repubblica, ma voleva esserne il primo pei'sonaggio : fece conoscere ben presto la sua inclinazione al dominare senza contrasti, ma an- nunciava nel tempo stesso qualita di animo si emi- nenti, c.he indicavano I'uomo grande della casa Medici. Le sue doti gli acquistarono gli animi di molti; co- loro che vedevano in lui e nella sua casa un oggetto pericoloso all' indipendcnza civile, furono poi vinti dalle persuasioni del Soderini zio di Lorenzo stesso. L' eccidio di Volterra , o comandato o sotferto o non punito almeno da Lorenzo, d uno dei piu grandi av- venimenti dell' eta sua, e certo non onora la mcmo- ria di quel principe. Le discordie di Lorenzo con Sisto IV e colla famiglia dei Pazzi occasionarono la congiura conosciuta sotto il nome di questo casato, e nella quale si dovevano uccidere Giuliano e Lorenzo, per dare (dicevasi) la lil)erta a Firenze. Nel 26 di aprile dell'anno 1478 i due fratelli furono assaliti nel duomo, e proprio all'istante deU'elevazione. Giuliano rimase ucciso; ma Lorenzo, benche ferito, si sottrasse al pericolo. II popolo sorse tutto in favore di lui: gli awcrsarj furono trucidati: un Pidolfi, per tema che il pugnale con cui era stato colpito Lorenzo fosse avvelcnato, ne voile succhiar la ferita. Un Salviati , arcivcscovo di Pisa e gran parte di quel tumulto, fu appiccato. Sisto IV pubblicando una bolla contro Lo- renzo e pigliando le armi col re di Napoli per in- vadere laToscana, confermo Topinionc di tutti, ch'ei fosse stato promotore di quella congiura. La guerra parea volgere al peggio pe Fiorentini: c « Lorenzo ( dice il cav. Litta ) l)en conoscendo che i vinti per- dono gli amici , e che con niezzi ordinarj non sarel^bc mai uscito d' imbarazzo , commessa al zio Soderini la cura dello Stato, volo egli stesso a Napoli per gettarsi nelle braccia di quel re. Quest' audace de- liberazione che sembra tutta piena di pericolo, fu una delle piu sublimi azioui della vita di Lorenzo. » 28o FAMIGLIE CELEBRI ITALIATCE L'eloquenza, Ic belle maniere e la sapienza politica di lui potei'ono tanto sul re di Napoli , che di nemicissimo gli divenne alleato : e mentre Sisto IV avrebbe voluto cercare in Italia altri principi da su- scitare contro il siio avversario, i Turclii sbarcati nclla Piiglia 1' obbligarono alia pace. « Dopo questi fatti sali Lorenzo in tanta reputazione, che indarno si cercherebbe nella storia un privato cittadino piu in onore. Era stimato da tutti i monarchi d'Europa, e divenne I'arbitro degli atfari d' Italia. » Era inoltre poeta distinto, e filosofo illustre, e giudice sicuro nelle arti, e proteggitore dc' letterati e degli artisti. » E qui r antore dice di non voler parlare de' commenta- tori che precedettero il Palladio ed il Barbaro, perche tutti di minor merito, ne di coloro che vennero dopo, perche tutti piii o nieno non fecero che attenersi alle dot- trine di que' due piu famosi. Ma pure ci fa grande mara- viglia il vedere com' egli mostrlsi totalmente ignaro della voluminosa ed eruditissima edizione di Udine , della quale pill sopra parlato abbiamo. Andando piii oltre ( cosi egli prosegue ) colle mie ricerche mi parve cosa impossibile che di lanti monwnenti che si aveano esaminati e disegnati al tempo del Barbaro , non si fosse mai giunti a ritrovarne uno che comprovasse le interpretazioni da lui e dagli altri date a Vitruvio. Che serve piu dire? Messomi a meditare sul testo originale , mi si aperse alia mente , quasi non volendolo , una affatto nuova maniera di spiegar quel (rattato, per la quale mi senibra di aver messo i miei disegni in maggior corrispon- denza col testo, c di aver conciliato a un tempo stesso tante diverse notizie. trcunandateci dalla storia , che a quel testo cosi iaterpretato troppo apertamcnte si opponevano , ecc. L'autore imprende dunque a dimostrare che i cavedj, fin era creduti cortili da tutti gl' inter|)reti di Vitruvio, non erano che que' luoghi coperti di priino ingresso nelle case che aoi chiamiamo atrj o vestiboli i che sarebbe cosa ben 290 DEI CWr.DJ, DEGLl ATRJ CCC. , riilicola il volcr loro conccdere clie le case de' Romani aves- sero si mescliin'i cortili ; c die qnella buca rettangola for- mata nel mezzo della copertura del cavedio non era fatta die per dar luce , perclie essa aveva al disopra un rialzo coperto , e non gia per lasciarvi cadere la pioggia ad uso di cort^e aperto. Noi ci asterremo dal qui riferire tutte le ragioni coUe quail egli crede di confermare il suo assunto, giacdie a quest' uopo converrebbe trascrivere tutto il libro , e nondimeno chiarite ancor non sarebbero le oscurita della dottrina vitruviana. Che pero a quelle sole cose ci ristri- giieremo , nelle quali non siamo col ch. autore d' accordo. Crepia che moltissimi sono i passi de' suoi libri che restano ancora da spiegarsi , e che non pochi traiti eziandio che iorrebbonsi far credere e siolti e rischiarati , soffrono tuttavia delle difjicoltd per le quali non possono ottenere la plena nostra approvazione. Dunque confessa egli ancora non poter ottenere la piena DI C. RIVA. 293 nostra approvazione moltlsslmi passi die i:orrebbonsi far credere e svolti e dicluarati. Gosi b di fatto ; e que' passi rimarranno sempre oscuri finche alcuno non sorga si po- tente da cangiar la notte in giorno. Imperocche il bujo vitruviano allora solamente verra chiarito quando rinvenuti sarannosi gli origlnali disegni del grande maestro. E forse allora riderebbero di se stessi i moltissimi commentatori , in veggendo quanto siansi nelle loro indaginl ingannati , e quanto dal loro diverso fosse V intendimento del maestro. Finche cio nou avvenga , ci sia lecito il seguire i dettatni della ragione e i precetti parlanti negli antichi piii rag- guardevoli monumenti , e 1' esempio de' grandi architetti che il piu delle volte dipartironsi dai vitruviani precetti. Per nulla ommettere delle cose che ci sembrano degne d' osservazione nell' opera del signor Riva , non lasciamo di riportare anche quest' altro brano, dove in un mode curioso difendere ei vorrebbe la contrastata celebrita di Vitruvio. Alcuni fanno rimprovero ai dotti scrittori d' allora d' aver taciuto , alcuni altri affermano che Vitruvio , come si pub vedere nella vita scritta dal Baldo , non dee essere stato quelt ecceUente architetto che si fa , 50/0 perche la descrizione delle sue fabbriche non si conforma menomamente aUe rovine che ci restano : e frattanto che cosa ci converrd credere , o trascuratezza negli antichi scrittori, 0 ignoranza nei moderni. Sia pur vero che gli antichi scrittori possano aver trala- sciato di enconiiare il merito di Vitruvio per sola trascu- raggine. IVIa sara forse un' inezia il non trovarsi in tutti i piu preziosi avanzi della romana architettura antica alcuna delle proporzioni da lui dettate ? Tutti que' moderni e va- lentissimi architetti che hanno misurati quegli avanzi ed analizzate ne hanno le proporzioni ponendole a confronto con quelle di Vitruvio , dovranno dunque tacciarsi tutti d' ignoranza , perche trovarono che il piii delle volte le une alle altre non corrispondono? Ma ci risponda di gra- zia il nostro autore ; Quali sono le proporzioni niigliori della buona architettura ? Egli non esitera a soggiugnere : quelle insegnate da Vitruvio. Ma come fara poi egli a pro- varcelo , giacche in nessuna delle piii celebri fabbriche si aatiche che moderne troviamo esegulte tali proporzioni? II mio giudizio , dira egli, si fonda sopra quello di Vitru- vio, e basta. Ci provi dunque che Vitruv'io sia stato il solo die abbia veduto mc";Uo deoli altri , "iacche ci viene cio 294 DEI CAVEDJ, DFGLI ATRJ CCC. contradiletto dalle opere tie' classic! architetti ed anticlii e moderni ; e ci dica la ragione per cui gli stessi seguaci di Vitriivio non abbiano il coraggio di mettere in pratica certe sue proporzioni , e perche neiPatto medesirao d'esaltarle le rispettano si poco nelle stesse loro produzioni ? S' egli e vero architetto pratico, debb' essere certaniente alqiianto imbarazzato nel risponderci : se poi noa e che dilettante deir arte , siccome ci sembra , sapra tosto sbrigarsela coUe solite ragioni di quelli che non conoscendo da artefici e praticamente le cose, ad avvaloramento dei loro giudizj citare non sanno che autorita per lo piu di persone pari a loro senza mai in arte giiidicare del merito, ne mettere mai in parallelo cosa alcuna : intanto il povero Vitruvio ( dicasi per ischerzo ) e ridotto al giuoco degli scacchi , giac- che ogni comnicntatore imprende a movere le parole di lui , giusta la propria gia conceputa idea , coUa difFerenza che in questo giuoco architettonico non sappiamo mai a chi la vittoria appartenga. Venendo ora alia conclusione ci e debito 1' avvertire che ben alieni siamo dal dispregiare Vitruvio , intorno al cui merito abbiamo gia altrove professata la nostra credenza, e ben alieni ancora dal togliere la lode che Ijen si dee air autore di quest' opera , il quale con ingegnose conget- ture e con bel corredo di dottrine si e sforzato di spar- gere qualche nuova luce sugli oscuri luoghi del romano architetto. L. e G. 295 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. Biblioteca agraria, ccc, f.omo i3.° Saggio snlla trat- tura delict seta , con alcime nozioni sulla filatura , tintura , tessitura dclla seta greggia e sidle scte di varj pae.sl , compllato da Francesco Gera di Cone- gUano. — Milano, 1829 , presso Antonio Fortunato Stella e figlL In 1 6° grande , di pag. 1 2 e 463 , eon 4 tavole in rame. Lire 5. 66 ital. per gli as- sociati; pel non associate lire 6. 85. kJ n trattato snlP arte della seta appartiene piuttosto alia tecnoiogia che all' agricoltura ; cio nulla ostante non sa- rebbe affatto estraneo ad uaa biblioteca agraria c|nando contenesse unicamente le istruzioni relative alia lilatura dei bozzoli. Ma I'autore del presente saggio ha voluto estendersi niaggiormente e trattare di tintura^ di tessitura, di stofFe e di maglie di seta, di storia naturale, di stati- stica e di commercio ; i qnali svariati argomenti in ua piccol volume ristretti generano gran confusione ed occn- pano uno spazlo die sarebbe stato meglio inipiegato nel de- scrivere con maggior precisione i procedimenti proprj della filatura. Strano poi e singolare fe V ordine ch' egli ha se- guito nella sua trattazione ; giacche dope d' avere nell' intro- duzione ragionato delf origine della seta e del prime intro- dursi di essa in Italia, passa nella parte prima ad esporre i metodi usati nella tintura della seta stessa e nella fabbri- cazione delle stoffe •, indi con passo retrograde viene nella seconda parte a trattare delT edificio d' una filanda e degli strumenti e mobili in essa necessarj , serbando alia terza ed ultima parte 1" argomento della filatura , e la stessa de- fmizione del bozzolo che ognuno avrebbe creduto di ritro- vare nelle prime pagine del volume. Ne minor dlsordine incontrasi nella distribuzione degli articoli, ove non e raro il trovare la tessitura posta avanti 296 BIBLIOTECA AGRARIA. all* orditura , e la tintura avantl alP applicaziorre del mor- dente, A crescere poi 1' oscurita e la confuslone si agglunge lo stile spesso mancante di sintassi e ribelle a tutte le regole grammaticali (*). Nulla di nuovo e d' interessante si rlscontra in cio che verte suUa storia della prima introduzione , sulla defini- zioae e sulPanalisi della seta. Assai difFusamente si tratta della costruzione dei filatoj e del loro uso: ma sarebbe stato desiderabile che Tautore in tante descrizioni di mecca- nismi e delle diverse qualita di sete che in essi si prepa- rano, avesse accennato piu distintamente il lavoro dei cosi detti peli , e come questi ai distinguano dagli organzini. Ci pare che necessaria stata pur sarebbe qualche parola sulla fabbricazione dei cosi detti grifee e sulla preparazione delle sete da cucire, lavoro di molto momento e presso noi ed assai piu in Verona, essendo che in questo impie- gansi e la maggior parte de' nostri doppj filati , e le sete tonde tanto dell' Italia che del Levante. Hanno i tintori in questo volume una lunga dissertazione di chimici pro- cedimenti per la tintura delle sete •, su di che non si ristette I'autore dal consultare gli scrittori nostri e gli ol- tramontani par raccogliere tutto cio che di questa materia trovasi scritto o posto in uso. Ma il quadro cli' egli ci presenta delle diverse sete non potrebb' essere piu erroneo , sia che si consideri dal lato della natura , del titolo , del merito e del paragone con cut r autore segna le filature dei diversi paesi, sia da quello dei calcoli di statistica , nei qitali egli e caduto in non piccioli errori. Un' omissione poi non iscusabile nelfelenco dei paesi che producono la seta si e quella del regno d' Ungheria ; regno che per la temperatura e per la feracita de! suolo (*) Chi potrebbe cavare un costrutto dai seguenti periodi? Pag. 221. Tanto e oggi universalizzata l arte dl trarre la seta che parmi doversi il fabbricato a questa necessario formar parte delle fabbriche rurali, sebbene non abbia avuto luogo nei traitati pill celebri , ecc. Pag. 244. lo ho altrimenli rimediato alio scopo di Santorini costruendovi un apertura , ecc. Pag. 368. Questo metodo certamente efficace seinbrb non a torto ad alcuni che la seta da questi bozzoli ottenuta non fosse piit capace di prendere i colori. BrBLIOTEC\ AGKARIA. 297 comblnnte colle Jovizie e coll' attivlta dl que' grand! pos- sidenti e gla giunto ad un grado considerabile di prospe- rita nel coinniercio delle sete, e promette maggiori pro- gress! in avven!re. II capr!cc!o o raflezione possono bene qualche volta !lludere un possessore d! una merce fra molt! altr! che ne jjosseggono la medesima specie •, ma la generallta de! prezzi che si ottengono e base per costitulrne il merito maggiore, o secondo. Che pero non reggono certamentc i prospetti che in quest' opera ci s! presentano, e che solo potevano rcggere all'epoca in cui scrissero un Giorgett! , un Zanon, un Bettl e qualclie altro dotto suddito del Veneto dominio alia meta del secolo scorso. A qual fonte tolse poi I'autore, o come mai s'immagino egli il quantitativo del prodotto delle diverse nostre provincie V Come mai non consulto ne' suoi i'iasgi serici i rispettivi registri di arti e di commercio, e da questi non desunse il numero dei fornelli di ciascun distretto per trarne con semplicissimo calcolo il verisi- niile prodotto ? Nulla diremo suUe poche filande da lui accennate, e no- teremo solo che un numero assai maggiore fu da lui di- menticato fra quelle degne della maggiore attenzione, e sommamente onorevoli pei loro proprietarj , i quali in esse impieguno ogni cura , non risparmiano spese , studj , fati- che , e possono a ragione andar superbi con sempre mi- gliori risultamenti. Troppo lunga opera sarebbe 1' intraprendere 1' esame di clo ch' ei riferisce intorno al prodotto delle sete di varj pae- si : ci limiteremo percio ad alcune osservazioni relative alle provincie a noi piu vicine. La provincia di Como , egli dice , e piii conosciuta pe suoi tessuti di seta , che per I' ab- bondanza di materia prima. Blsogna convenire, e vero, che il prodotto d' una porzione di que' tessuti e tale che me- rita d' essere assai distinta in commercio ; ma il pretendere che una tale provincia sia megllo conosciuta per la fab- Ijricazione delle stofFe che pel prodotto di quattromila e quattrocento fornelli che per lo meno in essa contansi, e clie, per quanto limltar si vogliano , non daranno meno di un mezzo milione di libbre di seta, a fronte delle llbbre novantamila da lui scgnate, e un assurdo, di cui lasciar voglinmo il giudizio anche ai meno istrutti commercianti eil cconomisti. 298 BIBLIOTECA AGRAIM\. Parlando dello stato Sardo egli vaole die questo regno vanti da poco tempo le principali sete in coraraercio, ma nel tempo stesso predice die forse cwrd, finlto oggi di van- tarle merce i progressi degU altri paesi d' Italia. II qual vaticinio si fonda nel snpposto die mentre le diverse na- zioni s' affaticano a niigliorare le loro sete , i soli Piemon- tesi debbano rimanersi oziosi ed indolenti spettatori dei progressi altrui. Nella descrizione del Piemonte I'autore fece bensi un cenno di qnaldie iilanda distinta del Monferrato , della Lu- mellina e di qualche altra sbagliandone per6 il nome, ma lascio da parte il Mondovi , Pinerolo, Saluzzo, Susa, ecc, quantunque provincie riguardate come il tesoro od il gra- najo, per cosi dire, delle galette di quel regno, e per r abbondanza e per T eccellente qualita. Oltre di che non ^ forse vero ( ed anzi e cosa notissima ) che in esse pro- vincie si 61ano le piu belle e le piii fine sete del regno, e che in esse trovansi que' grandiosi filatoj che danno al conimercio i tanto rinomati organzini di Pieaionte ? Se quindi 1' autore tanto si scosta dal fatto nel merito e nel prodotto delle nostre provincie, e collo stesso occhio vede e bilancia qnello delle vicine , qual fede potra meri- tare ci6 ch' egli asserisce delle lontane regioni ? Troppo liniitata poi e 1' idea ch' egli ci porge del conimercio delle sete e del modo con ciii devonsl fare le spedizioni. Non meritava forse prima di tutto una parti- colare attenzione il conimercio che si pratica delle sete si nazionali che estere nel nostro stesso paese ? Pure questo importantissimo argomento fu da lui presso che interamente negletto. La missione delle nostre sete a Londra e la sola della quale ci offre un quadro ma imperfetto. Stando ai dati ch'egli somministra, risulterebbe che dalla vendita della' merce si ricaverebbe appena , oltre il valor primitivo, r importare delle spese. Che avverrebbe poi in circostanze meno favorevoli pel canibio e per le assicurazioni ? Da libbre 340 di seta greggia, peso di Milano, ei fa risultare libbre 240 peso di Londra , e lire 340 sterline I'ammontare, al prezzo di scellini 20 ner libbra. Non varia forse ben sovente un tal ragguaglio? E jierche non termino egli il simulato coiito, sebbcne in questo stesso ne marca gll estremi , fra i quali trovansi di alterati quasi del doppio ' Sarebhc poi stato nccessario recare un modello BIBLIOTEC.V ACRABIA. 299 di conto anchc rispetto alle sete lavorate ( die anch' esse 61 spediscono in Inghilterra), ai tloppj, alle strazzc che sono tutti oggetti di commercio. Che r Inghilterra sia il paese che fa il maggior consu- mo delle sete italiane, nessuno lo puo contrastare. L'in- ilustria, le uiacchine, il danaro e lo spirito di speculazione a gara ivi concorrono a promovere le inanifatture di seta , nelle quali s' impiegano non che gran parte delle nostre , altresi quelle del Bengala e di altri paesi. Cio nulla ostante il commercio nostro colla Francia , colla Gerraa- nia, col Portogallo , colla Russia, colla Svezia, colla Sviz- zera non lascia d' essere continuainente attivo. L'autore dopo d'averci istruiti della natura della seta, del lavori che s'e ne fanno , della tintura e del commercio di essa, ci respinge con altro passo retrogrado, esponen- doci le norme da seguirsi nella fabbrica delle filande. Ei vorrebbe che fossero costrutte con solidezza e grandiosita romana j pregi o condizioni che per verita non troppo s' accordano col suo suggerimento di coprirle di paglia , ove il bisogno cosi richieda. Eccellente riflessione h al certo quella ch' ei cita dataci dal Turbini , che la filanda sia in situazione di aver aria libera ed asciutta : ma anche questo suggerimento non bene si combina coll' altro delle pianta- gioni cir ei vorrebbe poste d' intorno , quantunque alia di- staaza di quattro metri i tranne pero il caso che 1' edificio si dovesse costruire in sito dominato da forti venti. L' espo- sizione della filanda da levante a ponente ci pare ben la migliore. L' estensione per6 che egli vorrebbe dare alia fabbrica ci sembra eccessiva. II complesso de' suoi progetti ed una maggiore concentrazione di luoghi sarebbero di vantaggio assai maggiore tanto per la sicurezza, quanto per I'economia, che non debbe raai dimenticarsi ove si tratta di manifatture le quali devono sostenere la concor- renza di altri venditori. Era pur d' nopo avvcrtire che la volta o soffiita del portico sotto cui esser dovra la filanda -si tenga aha piii che sia possibile in proporzione archi- tettonica , onde si pcrdano piii facilmente gli efflnvj delle caldaje tanto dannosi se ricadono , o se stanziano a lungo nel luogo, impedendovi il pronto necessario asciugamento della seta di cui si caricano gli aspi. Si citano diverse fogge di fornelli , fra le quali si loda principalrocntc per la maggiore semplicita . per niodcrato 3oO BlBLIOTfiCA AGRARIA. costo e per lusinga d' una lunga durata quella che fa esposta nelle sale di Brera lo scorso anno dal sig. Ratti ; della quale pero avremmo desiderato trovare nell' opera una piu precisa descrizione, Dai fornelli si passa ai molini , molti de' quail vl sono del pari accennati. la tal proposito il filandiere dovrebbe aver di mira soprattutto la solidita , la semplicita e la precisione ad un tempo nel meccanismo. La maggior parte delle per- 8one che lavorano nelle filande , educate per lo piu alia campagna , non conoscono le avvertenze che debbono aversi nel maneggio delle macchine ; e per questa ragione la so- lidita vi e sommamente necessaria. Quanto piu semplice poi sara il meccanismo, sara tanto piu durevole, ed anco in caso di scompigliamento o rottura dei diversi pezzi che lo compongono si poira tosto riparare : non cosi al certo se complicato sia, come i varj dall'autore accennati, ed alcuni, da lui anco, sebbene ingegnosamente , divisati. La precisione poi dei movimenti e di somma importanza , e richiede la giornaliera ispezione della persona che dirige i lavori. Vuole I'autore che I'ampiezza della bozzoliera debba regolarsi secondo il titolo della seta che vuolsi filare, e se- cond© il tempo piu o meno lungo che dovra durare la fi- landa. Non vediamo pero come questo precetto possa avere una facile applicazione , mentre non di rado il titolo che il filatore vuol dare alia sua seta varia in diversi anni se- condo le circostanze. Lodevole , sebbene un po' troppo complicata , e a parer nostro la stufa che il signor Gera cidescrive, ma 1' espe- rienza sola potra decidere se con essa si ottenga il sofFo- camento dei bachi in tutte le ceste che vl si introducono. Sotto questo medesimo articolo della bozzoliera V autore abbandonando al suo solito 1' ordine naturale delle mate- rie , viene a descriverci gll stromenti che servono a corio- scere le yarie qualita della seta ed a bene custodirla, cioe r incannatojo , il provino , il mitostenometro , il piegatore ed il pressors. Quanto al prlmo, noi lo crediamo del tutto inutile e da lasciarsi ai filatojeri ed ai fabbrlcatori di nastrl. Non ci ha dubbio che per tenere obbligate le filatrici ad una mag- giore precisione e di somma importanza clie si occupi un dato numero di domic ad incannare qualchc porzione della niBLIOTKCV AGUVRIA. 3ci seta or cl' uno or d'altro luolino, or nella copcrta supe- riore , or nella sottocoperta ilella inatassa •, ma tale ope- razioae giova die sia eseguita a maiio, onde vie ineglio scoprire se nel illo trovinsi piii o lueno sovente capi doppj o dUetti nella nettezza per negligenza delle maestre. Nulla diremo del provino , istruniento abbastanza nolo e di assoliita necessita. Anche il mitostenometro noii ci senibra del tutto superfluo ; sebbene la solidita o forza della seta si riconosca forse meglio col pronto incannaggio. Reputiamo adatto inutile ed anzi dannoso ( percio noix usitato nelle niigliori iilande ) (juello stroinento clie dicesi il piegatore , alia descrizione del quale V autor nostro iin- piega non poclie pagine. II capriccio va da piii anui di- versificando la foggia nelle piegature delle niatasse cpiando si levano dai naspi. Era preferita per T addietro nelle no- stre sete lonibarde, generalmente tilate a tjuattro capi, la piegatura a quattro a cjuattro con visiljil fiocco alia testa della niatassa : in seguito si fece quasi interamente scoin- parire il fiocco, ed una larga ftiscia mostrava a dirittura tutto il bello della niatassa. Ora sul mercato di Lundra pare clie si amino le niatasse piegate ad una ad una coa piccol liocco a punta , larga fascia piuttosto serrata , ed il resto appena attortigliato , presentandosi cosi la niatassa, tranne la dilFerenza del voliuiie , quasi alia foggia d' un matcllo (.V organzino lavorato alia brianzola. Qualunque pero siasi la piegatura, nessun ordigno generalmente si adopcra da noi , ne si anmiette, ma tutta la seta si cava dai naspi a mano : operazione senza duljbio piii spiccia , piii sicura fed opportuna a ridurrc le niatasse, grosse o piccole die siano, a quella conligurazione die e piu accetta, e die non richieilendo alcuna intrinseca alterazione inspira niag- gior conlidenza anche ai compratori. Al pari del piegatore ci sembra inutile il pressore , inec- caaismo troppo incomodo pel numero delle persone die ri- cliiede , e pel perditempo die ne risulta. Non potendosi far a meno delle persone die 1' autore ci indica nel suo piano, giova meglio il far senza della maccliina stessa. II metodo comunetuente da noi usato non distoglie piii indi- vidui da forse piu necessarie operazioni nell' imballare il prodotto della lilanda , ove una sola persona piio da se sola eseguire si fatta niateriale operazione , sebbene non sia essa da trascurarsi per la piu prccisa esecuzione. £iOL hid. T. Llll. 20 3oa DIBLIOTEOA AGRARIV. Eccone il metodo comune : si costrnisca una cassa senza fondo , ne coperchio della largJiezza di circa sei palnii , d' un metro e due palmi di Iniighezza, alta circa pure sei palmi ; ai quattro lati superiori siaiio esternamente quattro bottoncini di ferro o quattro fori ; si adatti inter- namente una tela cucita nel fondo ed all' intorno , in niodo clie la sola parte superiore sia aperta , quasi a fodera della cassa stessa ; ai suddetti bottoncini o fori negli angoli si leglii la tela per teneria raeglio sicura e stesa, e quindi ben si copra la tela con carta di mano in niano clie vi si niettono dentro le niatasse coll' estremita rivolte al centro onde difendere la seta dalla polvere e dallo strofinamento. Piena clie sia la bisaccia, coprasi la parte superiore con altra carta in inodo die la seta non tocchi luenomamente la tela ; indi, strette e cucite insieme le estremita lateral! , sara bene di cingere trasversalmente la balla con tre o quat- tro giri di corda, se restar debba in magazzino, clie cosi ridotta potra star nieglio clie negli ariuadj. Quando poi fosse da spedirsi , se per la provincia, sara bene difen- derla o con doppio imballaggio , o con istuoje; ma se de- stinar si volesse a piii lontano paese, e necessario che ua maggior numero di giri di corda fortemente la stringano a colpi di niazza, e al trasverso e al lungo; poscia dovra la balla essere coperta da una doppia tela cerata , indi involta in altra tela cinta pure di corde , in piii sensi , ed allora si potra farla viaggiare senza pericolo di guasto anclie contra intemperie di stagione o bagnamento. Sic- come spesso accade di ricevere dall' estero conti di ven- dita con deduzioni pei fregamenti occasionati massime dal cattivo o poco difeso imballaggio, cosi abbiam voluto sup- plire alia iiiancanza del nostro autore il quale ci trattenne intorno piii ad una sua maccliina die ai nietodi essenziali atti ad inipedire die si danneggi un cosi prezioso prodotto. Sieno a fuoco od a vapore le filande , il combustibile e un oggetto assai interessante pel proprietario. Le legne forti sono da preferirsi si per l' economia che pel mag- gior mantenimento del calorico. Ma non possiamo col signor Gera convenire die la seta filata coll' uso della torba o con quello del carbon fossile ( ch' egli suppone essere la inedesima cosa ) non risulti della lucentezza che aver dovrebbe. Quando con facilita aver si potesse ovunque del carbon fossilo o della lignite, i di cui principnli costituenti BIBMOTFOA ACRARIA. 3o3 sono r cguagllaiiza , la dm*ata e T intcnsita del calorico , sarebhe ijuesto per le filature preferibile di niolto alia le- giia. II chiarissimo Gioja ce lo ilimostro in un suo opnscolo, c niolti filatori ci fece coaoscere die fino dal i8i5 si ser- vivano di tal conilmstil)ile di preferenza alle legne. E liensi vcro, ciie se escisse dalle hocclie de' foriielli il gas die si sviliippa nella coinbustioiie di tal materia, massiine se non troppo asclutta, non sarebbe desso di troppo aggradevole, ma I'esperienza insegno il modo di riniediare a tal incon- veniente , bastando a tal fine lasciare per molti mesi il carl)on fossile o la lignite al contatto dell' aria ad eva- porizzare. I fornelli furono andi'essi miglioratl e resi nieno soggetti a spandcre fumo, sicdie ne danno alia salute ne risentono le iilatrici , ne la seta ba difetto di sorta , e puo stare a confronto o gareggiare colle plu belle lavorate in altrc lilande a fuoco od a vapore. Se il sig. Gera ne' suoi viaggi serlci avesse visto alcune delle filande della provincia Bergamasca , ove si fa uso di tali coinbustibili , e fra T altre ijuella a noi piii vicina a villa d' Adda della casa Piazzoni, si sarebbe facilmente spogliato d' ogni con- traria prevenzione. L' ac(iua rinalmente, parte essenziale della filatura, deb- b' essere pin liinpida die sia possibile. Qnella die si racco- glie nelle piogge o dalle disciolte nevi con appositl contlotti e pur buona alfintento, ma curar si dovrebbe di rac- coglierla. neir inverno di preferenza, ond' averla cosi a suo tempo purgata dalle niaterie eterogenee , cio die non si puo oltenere con quelle che si hanno alia priniavera e neir estate , massime se inoiti giorni scorrano tra una piog- gia e I'altra, dovendosi in tal caso lasciare cli' essa de- ponga, per quanto sia possibile, ogni materia eterogenea. I serbatoi di cui parla f autore ci sembrano adottabili sia per la costruzione , sia pel soleggianiento necessario ad una certa concozione e ad un depuramento. Ottima cosa sarebbe ciie una volta all' anno si potesse estrarne tutta I'acqua e pulirne i serbatoi i e dovendo essere scopo pre- cipuD il conservare un tal elemento piii linipido die sia possibile , si lascino pur guizzare i pesciolini in una cor- rente od in diverso stagno, piuttosto die nei serliatoi sic- come ci viene dall' autore suggcrito. Non tutte pero Ic lilande , sia per conibinazione sia per circostanze di luogo. baiiuo acque see vie da sostanze 3o4 BIBLIOTECA AORARIA. improprle alia filatura, siccome anclie non del tutto proprle sono quelle de' pozzi delle cjnali e forza usare in alcuni luoghi, onde blsogna raddolcirle o con frondi di gelsi o con paglia di segale, avvertendo pero che sitFatti corpi si po- tranno lasciare fine a die in essi la putrefazlone non co- mincl ad operate. Qnando dopo qualche momento dal so- speso travaglio si levera dalle caldaje tutta o porzione del- Tacqua, in allora una parte la piu netta si terra negli appositi recipient!, onde cosi temperare e correggere quella che si rimette. Ben a ragione 1' autore sostlene non potersi determinare se a 60 , anziclie ad 80 gradi di Reaumur portar si debba 1' acqua per lilare. In cio la diversa qualita de' bozzoli e legge , e qui appunto dovra 1' esperto dlrettore re2;oIare la temperatura in modo clie non sia ne tanto aha, onde il calorico non divenga si forte da sciogliere di troppo le parti componenti il bozzolo, ne tanto bassa da non essere bastevole ad ammollirne gli aderenti fili, Egli , non sappiamo su qual fondainento , accorda una decisa superiorila ai bozzoli biauchi sui gialli ; giacche secondo la coniune opinione il vantaggio talora e indifFe- rente o nullo , e tal altra e piuttosto pei bozzoli colorati. Pa alcuni de' piii distinti e piu esperti filandieri del Vi- centino fuuimo assicurati aver eglino riscontrate di egual titolo le sete tratte e dal bozzolo bianco e dal giallo. Presso di nol pero il bianco suol essere di natura piu pe- sante del coniune. Circa il vantaggio che puo sperarsi da una pill estesa propagazione d' un tal bozzolo , se si trat- tasse, come Pautore acccnna, della perdita d' un mezzo o deir uno per cento nell' allevare i bachi che lo producono in confronto dei comuni, i possessori troverebbero ua certo compenso a un tal danno, staate che per V ordinario un siniil baco impiega minor tempo del comune dalla na- scita al compiere la sua cella, e quindi forse minora ^ il consumo dell' alimento ; ma la ripetuta esperlenza di jiiolti proprietarj del nostro territorio ha dimostrato che rendesi assai minor prodotto di Ijozzoli da un peso di sementi di simili bachi uguale a quello degli ordlnarj. Un nuovo scapito poi ha luogo quando si passa alia fila- tura , il quale e tale che non e compensato dal maggior prcgio della seta che se ne ritrae. Furouo nelle nostra j)rovincie replicate le prove con sementi provenute dalla Cina, e con quelle dei bozzoli biauchi di Novi', uia f esito mnLIOTECV AGRAIUA. 3o5 fu sempre poco favorevole, tanto piii die da un anno all'altro se ne imbastardiscono le razze, alterandosi la loro fignra , la (jualita del filo e la quantita del prodotto per grin- variabili element! del saolo, a cuL le arti non lianno ancor potuto provvedere. Conviene percio liniitarci a migliorare sempre plii il prodotto clie la natura ci accorda onde non abbiamo a rimaner vittima di provati Inutili tentativi. Cio clie diciamo del bozzolo bianco relativamente al nostro suolo non si puo applicare a quelle die coltivasi sul Vicentino , il quale puo oramai chiamarsi ivi indigene attesa la co- stante liuona rluscita die da tanto tempo vi si ottiene. Osservasi pero ivi ancora una minora rendita nel bianco fra i due in concorso. Che la seta l)ianca poi die si ot- tiene cola sia d' un bianco molto scadente , e di poco alia gialia superiore , cio sembraci ben lontano dal fatto. Moke di quelle filature vantano sete d' un candido assai bello , e potrebbero ben anche darne di migliori , se maggiore diligenza e maggiore studio si usasse da tutti que' filandieri. Anche i nostri potrebbero ottenere un nii- glioramento nelle stesse filature, come sembra suggerirsl dal maggior merito di que' bozzoli dimostrato gia dalla Ijellissima seta Candida die si trasse dalle galette bianche di cola asportate. Conveniamo facilmente coll' autore die il calcinetto e il pill terribile flagello pel himttiere , ma non possiamo accor- dargli si di leggieri che una tal malattia non e si dannosa pel trattore , poicht quanta e maggiore , maggiormente com- pensa il conipratore ; che anzi se una intiera partita ne fosse affetta , si potrebbero pagare il doppio prezzo che meritereh- bero se fossero nello stato ordinario. Ci ha due qualita di calcinetto ; 1' uno fe tale che permetterebbe al filatore di fare una sensibile diminuzione di prezzo al danneggiato venditore; 1' altro e dannoso ad entrambe le parti. Risen- tesl il primo nel poco prodotto in peso de' liozzoli , ed il secondo quando intacca la galetta , cio che non di rado succede nelle medesime partite. Vedonsi allora i bozzoli svolgersi appena nella caldaja per pochi giri , e quindi squagliarsi senza aver lascialo ucmmeno la centesima parte deir involucro. Che i bozzoli formati in temperatura fredda sieno pre- giudicicvoli per un iilandiere, ne siamo d'accordo: ma guai ancora se desso incappa in partite i cui bachi cresciuti 3o6 BTBL10TEC\ AGRARIA. sieno in troppo alta tempcratnra. Qnnncio nol tempo dclla loi'O educazione 1' atniosfcra e nn po' rigkla , se il bigattiere eccctle nel riscaklameuto del luogo ov' essi trovansi , il verine sollecita con risparmio di alimento la sua crisi, ma il hozzolo riesce di mala qualita e rende pocliissimo in seta. Ottinio divlsamento e quello die dall'autore ci si propone , cioe di pagar bene i buoni e migliori bozzoli e lasciar da parte i cattivi , cioe quelli clie somministrereb- Ijero una seta scadente. Ma come conoscerli ? Si esperi- mentarono piii e piii volte delle partite d' eccellente riuscita tin anno, e di altrettanto sciagurata il segucnte; sebbene i processi tutti ed il nutrimento sieno stati onninamente i medesimi. Avvenne pure die una porzione di baclii di una stessa partita , allevati nella stessa casa , diede un prospero risultamento, mentre un' altra lo diede mediocre o cattivo i cosicche un egual numero di bozzoli produsse una difFerente quantita di filo. Un tal divario si osserv6 perfino nelle bigattiere , ove la vicinanza del cammino o d'una finestra basto a dar luogo ad una diversita nel la- voro dei bachi da seta. In generale pero si dovrebbe aver di mira 1' acquisto di quei bozzoli die alnieno apparen- temente sembrano piii graniti , di piit dilicata bava, cotisi- stenti massime alle estremita , ed assolutamente escludere si dovrebbero gli altri , onde cosi obbligare chi ha inte- resse alia migUor riuscita a far uso di maggiori diligenze. I nostri iilandierl possono tutti confutare I'asserzione die i bozzoli filati vivi diano un reddito maggiore, del die si el)be piu volte la prova contraria nelle piii distinte nostre filande anclie nello scorso anno. Giova inoltre riflettere che volendo filare i bozzoli parte vivi e parte dopo spenta la crisalide s' otterrebbe una varieta di colore nella seta , la quale e sempre da fuggirsi in simile manifattuia. Miglior partite si e quello , a creder nostro , e per la rendita e per la uniformita del colore , di filar tutti i bozzoli dopo die spente ne furono le crisalidi. Ai progressi die va facendo la diimica anderemo forse un giorno debitori d' un metodo econoniico per ispegnere le crisalidi senza 1' intervento del fuoco e delf acqua , e coll' uso di sostanze che non rechino nocuiiicnto ne alia robustezza del filo ne al suo colore. I tentativi peio praticati finora non sono tali da farci abliandoiiare le stufc ed i forni. BIBMOTECV AGRAniA. oO'/ Non c'l sara ctrto nlcnao die nccolg.i il snggorimcnto del- Tautore (contrario del pari alia pratica clie al l)uon scnso), che durante, la nottc la bozzolicra dchba tcnersi apcrta , e cio pel timore die la gonima ile' bozzoli si dlsecclii sover- diiamente. Sieno pure i bozzoli essiccati natnralmente cjiianto ^ possibilc; essi non ne softriranno: e prova ne e assai evidente il vedere die i liozzoli riniasti a lilarsi in pri- niavera sono di facilissimo scioglimento nclla caklaja, non occorrendo die di stenderli na giorno per P altro sui pavi- nienti a piano terreno , a bassi strati : il poco umido die ne as8orl>iranno sara anclie di troppo 'per facilitarne lo scioglimento. Vorrebbe il sig. Gera clie in una trattura per escmpio di 40 fomelli la meta laiorasse una seta sopraffina di 1 6 a 20 dcnari , cioe 3 in 4 bozzoli. Veramcnte i l)07.zo!i delKi Brianza ( paese da lui o non conosciuto o dimenticato nella sua descrizione serica ) ci danno un ragguaglio di circa sei denari per galetta ; ne chi le fila da tre a quattro ottiene una seta minore di 18 a 24 denari, e non mai piii di 16 a 20. Ma si puo forse filare ovunque utilmente con tal nuinero di galette ancorcbe 1' antore nelle descrizioni di diversi altri paesi lo sostenga? Vi sieno anchc in una provincia alcune filature die difl'eriscano dalle altre nel metodo e nel risultamento : sta a vedersi se si pno trovar utile un tal metodo siccbe convenga introdurlo in tutto il territorio. Bergamo e Brescia ofFrono bensi pocbe filature di 18, 20 a 22 denari; ma quando si tratta del titolo del prodotto devesi aver riguardo da un late alia finezza e rotondita del filo , e dall' altro alia pratica piii adot- tata , la quale e probabilmente la piu vantaggiosa. Quanto vediamo e toccliiam con mano nella nostra Lombardia sulla difiicolta di ottenere un sol filo, si pub ripetere pel Veneto , esservi cioe de' paesi die producono delle sete clie non hanno consistenza , se non filate da quattro a cin- que galette per lo meno. Come dunque pretendere die nella supposta filanda , presa generalmente , la meta de' forncUi filino da 16 a 20 denari, cioe da tre in quattro galette? Se le partite di bozzoli , come qui si suppone, sono tutte d' eccellente qualita , non ne risulterebbe die ben poco scarto, e quindi perche imbarazzare la filanda con tie difFerenti sezioni? Tutti i filandieri pei primi giorni danno a maggiore o minor nuniero di filatrici lo scarto die esce , 3o8 BlBtlOTECi^ AGKARTA, e prima dl mettere alia stnfa 1 lio/zoli , c dopo levati , e ancor durante tutta la sfagione della filatura. Se il numero de' fornelli e considerabile, alcnno se ne riserba all' uso di filar a parte i pochl hozzoli die difettosi escono giornal- niente alia cernitura. Ma troppo sfortunato sarehbe colui clie fosse obliligato a tenere anclie un quarto delle sue filatrici occupate in. an secondo e terzo filo: e cio per cjuanto riguarda la galetta. Relativamente al file, chi potra air autore concedere clie non si debba procurare die tntte le filatrici tengano un solo uietodo per avere cosi una par- tita di seta piii die e possibile d'un solo titolo? L' autore parlando delle filande a vapore , mostrasi per- suaso die siano plu servibili al lusso che al vantaggio reale , sebbene riconosca die con esse si ottenga ed una economia di combustibile ed una maggiore lucidezza della seta: ma, a parer suo, quest' ultimo vantaggio potra otte- nersi del pari coi comuni fornelli , purclie si faccia uso di acqua limpida e continuamente rinnovata. Quanto al mi- nore consume di legne , egli crede die esso sia interamente assorbito dalle spese gravissinie di costruzione ed anche da quella di manutenzione , poiche in poclii annl il I'apore ossicla in gran parte il metallo e lo distrugge. Ma questa asserzione avrebbe avuto bisogno d' essere convalidata da prove di fatto, e da un calcolo ragionato in cui il con- sumo de' tubi e della grande caldaja prodotto dal fuoco e dal vapore fosse messo a confronto con quelle delle cal- dajuole nelle filande comuni. Molto si scrisse e si tento sui metodi a freddo ed a secco , ma finora con successo poco felice. Migliore spC- ranza di riuscita ci danno le filature a bassa temperatura , ma anche su queste e cosa prudente I'attendere I'esito di una pin lunga sperienza. Potremmo e vero economizzare nel legname e nel materiale , riducendo 1' aspo onde filare a due capi anclie in Lombardia, come consiglia 1' autore ; ma fine a die si potranno filar sete da sedici o diciotto denari di tutta precisione e sanita , impiegando un anno coir altro sole libbre cinque di galette per ottenere una libbra piccola di seta , siamo d' avviso che nessuno sara per accogliere i snggerimenti di lui. Varj sono i metodi ch' ei ci ricorda per la tortura , come diversi sono i meccanismi che ci accenna , e fra questi uno anche di sua invenzione. Non siamo pero da BIBLIOTECA AGRARIA. 3C9 tanto tVi potcr dare su iH cio iin giudizio; scbbcne ci sem- bri die il risultamen'o delle torture da noi comnnemente in uso 11011 sia in alcun niodo slavorevole. Del resto se introdurre si volesse qualche nuovo meccanismo a que- st* uopo , abbiasl di inira, qualnnque siasi Tordigno, la maggiore semplicita nella costruzione e iiei movimenti. Ri- teiier si pno in generale clie la miglior seta sara quella 11 cui filo air nsclre della caldaja si potra far passare per piii punti di pressione od andie d' incrociature , facen- dosi vie piu 1' amalgonia del filo della seta di mano in niano die la gommosa sostanza dei diversi bozzoli in azione coir acqua viene concentrata. L' autore vorrebbe die si levassero i bozzoli dalla cal- daja neir atto che si rinnova la torcitura ; ma il danno die puo aversi nel lasciarli nell' acqua durante questa breve operazione e assai minore di quello del consumo di tempo e del pericolo di perdere i cosi detti guscioli nel levare e rimettere i bozzoli. Alcuni de' precetti dell' autore sono di tal natura die a nessun cultore certamente riuscira di metterli in pratica. Al ^ 41 parlando delle tinture prescrive di spegnere il fuoco, indi di lasciar bollire il bagno per due ore: trat- tando poi della filatura vuole die liniti i bozzoli coiuinci la filatrice a scopettarli ! II fermare e far retrocedere il naspo quando un qualclie gruppicino od alcuna immondezza interrompe la torcitura, onde dei due fili sovente un solo se ne forma, e cosa giovevole per levare un corpo die riusclrebbe daniioso al pregio della seta: ma si potra questo usare soltanto filando a due capi; perciie se iillsi a quattro, nel levare il difetto dagli uni si arrisdiierebbe di perdere od imbrattare gli altri due. Potendosi annodare i fili rotti, ottinio divisamento egli e certo T eseguire quest' annodamento, massime se il prodotto va ad essere incaiinato a macchina. Ordinarianiente la nettezza sta in ragione dell" attenzlone clie la filatrice usa nel lavoro ; nondimeno in qualclie an- rata cio potreblje dipeiidere dalla qualith stessa del bozzolo: e guardi il Cielo ogni filatore dalP incappare in simili par- tite, nientre in allora per quauto s'adoperi la filatrice non potr.H ottenere nella seta una perfetta nettezza. In varj tempi i metcanici baiiiio studiato il niodo d'im- primerc agli aspi il uioto rotatorio senza l' ajuto delle 3 10 BIBLIOTECA AGRARIA. aspiere; ne 11 meccanismo , ove ahbiasi nna forza dlspo- nibile , e gran fatto difficile ad imitiaginarsi. Rimane pero ad esaminarsi se 1' introduzione d' un tal raetodo riusci- rebbe di un reale vantaggio. Puo nascere su di cio qual- che dubbio quando si consideri die 1' aspiera non attende unicamente al materiale movimento degli aspi ; ma come fida assistente della filatrice s' implega a curar meglio la torcitura ed anche il numero delle galette clie qualche volta sfugge air occhio della filatrice. Se questa si privi d' un tal sussidio , come potra da se stessa senza togliersi di luogo far retrocedere T aspo , allorche occorre o di levare un pezzo di filo difettoso , od un piccolo grume , o d' anno- dare un filo rotto ecc? Suppliremo e vero con meccanismi sopra meccanismi al movimento, anche retrograde degli aspi , ma la mancanza dell' aspiera sara sempre d' inco- modo , di perditempo e di danno. Nelle piu lunghe gior- nate estive poi non sono forse esse di gran soUievo alle filatrici , quando queste si trovano oppresse dal caldo e dalle fatiche , e sorprese anche qualche volta dal sonno , col cambio almeno momentaneo che si danno di posto fra loro due? Escludendo poi le aspiere, in qual modo si potranno fare le allieve pel successive andamento della filanda ? Dope queste osservazioni, nelle quali non abbiam potuto a mene di seguire il disordine delle materie adottato nel- r opera del signer Gera , ripetere dovremmo i consigli gia dati air an tore nel torn. 47, pag. 463 di questo medesiaio giornale. 3ii Sullo stato fisico , intellettiiale e morale , suit illiistra- zione e i diritti legall dei SQi'di e Mutl con alcuni cenni sulla cura e gnarigioric della sordltd, e pro- getto di un corso iiorniale di Iczloni ad uso dl chiunque voglla orcuparsi nclV cducazione dei Sordi- Muti , delV abate Giuseppe Bagutti , direttore dcl- r I. R. Istituto de Sordi-Miiti in Milano , dcdicato a S- E. il sig. conte Giulio di Strassoldo. — Mi- lano, 1828, dalla Societd tipografica de Clftssici italiani , in 8.°, di pag. i56, oltre pag. 6 conte- nenti la dedica, con xo tavole. E ra tempo die anche In Italia usclsse alia luce un' opera sui sordi-muti dal pubblico bisogno richiesta, e dagli stessi stranieri desiderata. II sig. abate Bagutti, direttore zelan- tissimo del nostro I. R. Istituto ce la offerse ; e noi dope averLi letta con avidita ne direnio con tutta coscienza quel clie ne pare , senza tema ne di ofFendere T egregio autore , ne di mancare di reverenza all' alto personaggio cui venne intitolata", poicbe anima le nostre parole 11 solo amor del vero, e poiche e sempre onesta la brama di far che vie piu migliorlno ancbe fra noi le utili produzloni. L' abate Bagutti parte 11 suo lavoro , come nel seguente prospetto: Introduzvone alt opera — Stato fisico del sordo e del miuo , e del sordo -muto — Cura e guarigione della sordita congenita o dell' infanzia — Stato intellettuale e mo- rale del sordo-muto — Sidl' istruzione del sordo-muto — Diritti legali dei sordi-muti — Appendice di lezioni per I' in- segnainemo de sordi-muti. Da simile prospetto si vede che nell* opera ci ha ordine, che le materie sono d' importanza ed immedlaiamente con- nesse col subbietto e colio scopo dell' autore , se si pre- scinda dal capitolo sui diritti legali de' sordi-muti , il quale e certamente una trattazione estranea alPargomento o si consideri questa come un complesso di dottrine e di principj dedotti dallo stato fisico intellettuale e morale dei sordi-muti , o si jirenda come un complesso di dottrine c di principj legali gia sanciti col carattere di leggi. Che 3 12 SULLO STATO FISICO , CCC. esso nel primo caso non e piu die un' ovvia conse- gnenza ed una facile applicazione delle cose gia spiegate , e nel secontlo diventa un assunto strettamente giuridico e di civile e criminale legislazione. Passando ora al merlto piu intrinseco dell' opera noi dohbiani tosto I'etribuire di ben giusta lode 1' egregio autore pel sno nobile inipren- dimento, e per lo scopo commendevolissimo a cui il voile diretto. L' educazione de' sordi-inuti da privata e indivi- duate che era nelle prime sue epoche^ divenuta pubblica e collettiva ne' regj istituti, assumendovi il nome ed il ca- rattere di una vera scienza teorica e pratica, si ristrinse a que' pochi illuminati filantropi die a tali istituti pre- sedono. Essa rimane quindi sconoscluta del tutto fra le famiglie e tra gli altri individiii della societa , che pur dovrebbero o vorrebbero conoscerla ed esercltarla. Era dunqne utilissima impresa quella di coniporre un libro die desse un corso normale di lezioni ad uso di chiunque voglia incaricarsi di questa parte d' educazione, Noi ora passeremo all' esame del modo con cui il nostro autore venne ad eseguiria, rii'erendo dapprima il sunto delle sue idee e soggiungeiido poscia le nostre osservazioni. Comincia il sig. Bagutti dal dire nel capo primo intorno alio stato fisico del sordo-muto : /< die la fisica organiz- zazione del sordo-nuito non presenta alcuna diversita in confronto degli altri uomini; die la sordita e senipre con- glunta colla mutolezza tanto se la prima e congenita , os- sia dalla nascita , quanto se la sordita sopraggiunse prima die r infante abbia appreso a parlare ; che la vera causa della mutolezza dipende dalla mancanza dell' udito , piut- tosto che dalla viziosa conformazione degli organi, siccorae e comprovato dai fatti e dagl' innumerevoli risultati che si ebbero e che si hanno anche al presente da quelli che si sono occupati e si occupano ad istruire i sordi-mutl. II die deriva dall' essere i vocaboli d' una lingua non di naturale, ma di umana istituzione , onde la loquela in un tale o tal altro linguaggio compete all' uomo non per la sua natura, ma per effetto dell' assuefazlone , e dall' essere r articolazione de' suoni il prototipo della loquela ; il qual prototipo o forma non pub essere comunlcata all' imma- ginazione , ossia all' interno senso se non col mezzo del sense esterno , cioe dell' udito , come non puo esprimersi nella lingua qualunque articolazione non concepita nella mcnte. " DEI SORDI-MDTI, DELL'aBATE C B VGUTTI. 3i3 Poscia vien egli a difUnire colle leggi romane eid comuni senza vederne fatta Tapplicazione. — Quando il bamljino comincia ad articolare la voce pappa, la madre gl' insegna a fame T applicazione. Chiama il pappd, ella dice, viene il pappa; ecco il pappa ecc, queste lezioni chi le da ed a chi? La madre le da al fanciullino udente e parlante. Ma perche non fa ella lo stesso coll' altro fan- ciullino ? E come farlo ? ella esclama singhiozzando . . . Ah ! . . . Ah ! . . . infellce creatura ! non ode , non parla . . Se non ode colle orecchie, egli ode cogli occhi e parla colle mani. Parlategli il sue linguaggio e certamente vi intendera. " n Per conoscere 1' intelligenza del sordo-muto nel suo stato naturale e per poterne giudicare, sarebbe necessario poterlo interrogare prima della sua istruzione su Dio, suir anima : ma cio e impossibile ; interroghiamolo dopo che 1' istruzione lo ha messo con noi in comunicazione , facendo rimontare il soggetto delle nostra quistioni all' e- poca della sua ignoranza. Tali quistioni furono fatte al giovine di Chartres , al sordo-muto Massieu. E su di esse r autore rapportando gli atti dell' accademia delle scienze di Parigi dell' anno ijoi , viene a conchiudere che sono rarj que' sordi-muti i quali arrivino al punto da poter comunicare per mezzo dello scritto e della lettura coUa eguale facilita e chiarezza degli udenti parlanti ; che a cio e d'uopo far precedere una lunga educazione mimica ; che tutta la generalita dei sordi-muti presenta delle difficolta nel comprendere le interrogazioni e le frasi complesse e quelle nelle quali siano usati diversi pronomi ; che i sordi-muti oftVono, parlando sempre della generalita, una certa quale incoerenza d' idee , modi tronchi ed ellittici nelle espres- sioni, mancanze di congiunzioni ed articoli ed errori gram- niaticali , particolarmente nelle desinenze che indicano i modi i-il i tt'iiipi ilci verbis il chc proccdc dalla grande 3i6 suLLO STATO Fisico , ecc. dlflFerenza fra il lingnaggio del segni manual! e la parola. » Ecco clo che dall' autore vien esposto sullo stato intellet- tuale de' sordi-rauti. Intanto i nostri leggitori dai brani da noi riferiti potranno farsi anche un' idea dello stile con cui r opera e scritta. II sig. Bagutti passa finalmeate a parlare dello stato morale de' sordi-muti. « L' isolamento ( cosi egli dice ) che priva i sordi-muti dei principali vatitaggi della civilizzazione loro presenta qualche compenso facendoli esenti da certi vani ti- mori clie turbano spesso la sociale nostra esistenza. Sebbene siano assai diffidenti ed attaccati alia proprieta della quale ne conoscono almeno in generale il dirltto, sono pero anche troppo creduli , seaza ragione , e molto suscettibili percio d'essere ingannati. Hanno confidenza illimitata nelle per- sone dalle quali aspettano del bene , e nei rimedj •, sono leggieri di afFettie quasi indifFerenti a fronte delle cause di quelle pene e di quel piaceri che agitano cosi profon- daniente la nostra morale esistenza. Mostrano vivo dis- piacere nell' abbaindonare i parenti , ma tal dispiacere passa presto, non gli amano quanto gli amiamo noi par- laiiti , perche il sentimento d" amore ne' figli abbisogna di manifestazioni nel primo lingnaggio e nelle prime effuse espressioni della paterna tenerezza. » La riconoscenza e rara ancor piu che nel mondo ne' sordi muti : 1' ambizione, il desiderio di comparire, la supposizioue di sapere molto al di la della realta , 1' irascibilita, 1' impazienza. nelle esigenze, sono le qualita poco aggrade voli dei sordi-muti. /( Le sorde-mute mostrano in generale una tenerezza piu dimostrativa e piu profonda verso i loro congiunti. Sono meno egoiste , piii suscettibili di attaccamento e di ami- cizia, e capaci di risoluzioni disperate. v •< II sordo-muto dalla nascita sebbene in aria astratta non e cosi raesto e pensoso e veramente malinconico come quegli che ha per50 T udito dopo di aver conosciuta la vita sociale. E inclinato all' amore , prova gran dispiacere per la difficolta di maritarsi , e cade in una profonda tri- stezza se le sue circostanze gli tolgono di farlo. In com- plesso le sorde-mute sono riputate buone mogli. — I mariti sordi-muti si mostrano smoderatamente gelosi anche senza motivi i r amore de' sordi-muti non pare molto sentimen- tale. I sordi-muti divenuti padri e madri sono modelli di tenero amore verso i loro figli. " E qui ha termine t)El SORDI-MUTl, DELL'abATE G. BACUTTI. 817 iiticlie resposlzlone di tntto cio die forma lo stato morale de' sordi rauti (i). Ora esporrerao le nostre riflessioni sulle dottrine delP autore , sul niodo di esprimerle e snlF impor- tanza cli' esse acquistar possono nella scienza dell' istru- zione de' sordi-muti. Liiianzl pero di venire a queste riflessioni ci sia per- xnessa una necessaria digressione onde racglio chiarire la dottrina dell' autore. Noi riteniamo, e gia il dicemmo , im- pertinente ed estranea al subbietto di quest' opera 1' espo- sizione dei diritti legali de' sordi-muti. Tale esposizione, oltr' essere ^tranea a cosi fatta materia , non presenta alcun che d' importante , essendo da tutti conosciuto cio che vi si ragiona anche per le nostre leggi, e non dando essa neppur idea di cio che pur ci sareljbe utile ed in- teressante. E che importa a noi il sapere per ora se i sordi- muti abbiano la capacita legale al matrimonio, airadozio- ne, se essi debbano esser sempre sottoposti al curatore od uscir di tutela , quando sifFatti nozioni, presupponendo gia come indipendente e sussistente da se la perfetta co- gnizione delle facolta dei sordi-muti, non fanno avanzare d' un passo la scienza psicologica sovra questi infelici? E qual interesse eccita in noi T indagare se i sordi-muti possano far sicurta o testamento , essere amministratori delle altrui sostanze; se si debba rimovere dalla carica di giudice quegli cui sopravvenga la mutolezza ; se i sordi-muti possano accusarsi validamente de' propr j delltti ; se essi siano punibili con pena ordinaria o straordinaria, quando tutte queste ricerche , mentre non riguardano in veruna guisa il presente soggetto, vengono proposte e di- scusse nolle leggi gia antiquate del diritto comune e coi libri omai troppo polverosi dei pratici dottori ? Ne valga il tlire che quest' estranea materia si tento rapprossimarla alia nostra stessa esperienza, riferendo sopra di essa al- cuni paragrafi del Codice austriaco ; poiche anche con cio non si scusa la sua presente inutllita ; e d' altra parte per tutti e manifesta ed aperta la legge nostra quando ad intenderla non ci voglia clie la materiale lettura. Noi adiin- que conchiuderemo per lo meno in ordiue a questo trat- tato Non erat Jiic iocus, Cio premesso, si venga a riflessioni di maggior momento. (i) V. fino a pag. 5i. Blbl. Ital. T. LIII. a I 3l8 SULLO STATO FISICO , CCC. Era neccssarlo dar principio all' opera sul sordl-muti dal loro stato fisico ?ia per conosceriie 1' Influenza sulf in- tellettnale e sul morale , sia per determinare il vero ca- rattere , F indole vera de' soi'di-muti che ha il suo prinio fondamento nell' organismo. E questo stato fisico e certa- mente descrltto dair autore ne' punti piu importanti. Ma non possiamo con lui convenire in alcune asserzioni , le quali o sono men che esatte , o potrebbero anche apparir false. E vero , come dice il sig. Bagutti , che lo stato fisico ne' sordi-muti non presenta alcuna differenza in confronto di quelle degli uoniini ^Jarlanti ; pure cio non puossi affer- mare assolutamente , ma solo quanto alle esteriori appa- renze ; giacclie quanto all' esterno e cosa non dubbia che debb' esserci sempre qualche vizio originario od acquisiio di forma e di struttura che toglle 1' udito. In questa sen- tenza ci confermano non solo le varie opere mediclie sulle nialattle dell' udito, ma anche le piu recenti esperienze. Si riferisce dal glornale di Francforte del gennajo 1829 che il professore Hendricks di Groninga usa con felicissimo successo di trapanare la membrana del timpano ne' sordi- muti, avendo a quest'ora perfettamente risanati 174 di que- st! infelici. Se cio e vero , mentre non sarebbero del tutto sconosciute le cause della sordita e della mutezza , ne piu incurabile dirsi potrebbe questa malattia quantunque contlnua e compiuta , si verrebbe altresi a comprovare sempre piu che la sordita portata al grado della mutezza s' accompagna con un' imperfezione fisica, e quindi con un difetto che rende internamente diverso 1' organo del- 1' udito. Cosi se e vero che il difetto dell' udito impedisce di acquistare ai sordi-muti 1' assuefazione al parlai-e , donde in essi producesi la mutolezza , e indubitato ancora , che non si potra mai dire c!ie il prototipo o la forma dell' ar- ticolazioiie dei suoni si coniwiica all' immaginazione , ossia al senso iiiterno per mezzo deU' esterno ; giacche in queste espressioni sembra raccliiudersi fillacia e confusione piii di idee che di parole. II linguaggio per mezzo dell' arti- colazione de' suoni opera siccome un complesso di segni sullo splrito, e se cosi vuolsi suirintelligenza, ma non mai suir immaginazione, almeno d' ordlnario e direttamente , mentre questa facolta ha beu altro uliizio, ed essa si risyeglia DEI SORDI-MUTI, DELl\vBATE G. EAGUTTI. 3H) tiitt'al piu tlal liiiguaggio estetico , com' e quello della iiiu- sica o delle arti belle : ma anche in questo caso ella s'ac- compagiia sempre coU' intelligenza , essendo nullo 1' ell'etto delle parole quando noii siano comprese dalla mente die sola puo intenderne il sigaificato e valutarne T espressione. Inoltre il senso iiiterno non corrispoude psicologicametite ne air immagiaazione , ne all' iiitelletto •, essendo esso 1' ac- corgimento o la percezione die conseguita alle sensasioni, oppure andie la coscienza die si congiiinge coU'esercizio di tntte le facolta intellettuali. Quindi 1' aiitore non po- treljbe mai aiFermare die tal senso interno sia quello a cui si comunichi il linguaggio per mezzo dell' articolazione, ossia del senso esterno. Per ultimo intorno alio stato flsico de' sordi-miiti noi non potremmo convenire die sia mag- giore il numero de' sordi - nuiti masdii di quello delle feminine per la ragione della diversa loro vivacita , e dei maggiori pericoli di sordita cui vengono esposti quelli in contronto di qneste. Sareblje tehierita il negare il fatto ; ma e prudenza 1' eschiderne la ragione. Questa ragione tutt' al piu spiegbereljlie la sordita e la mutolezza soprav- venuta e non la ingenita die e la piu frequente e die riesce per noi la piu importante. Sicclie I' autore qui non avrebbe data die una dimostrazione assai imperfetta ed affatto parziale. Dopo r esposizione dello stato fisico de' sordi-miiti , tra- passa r autore a quella del loro stato intellettuale e mo- rale. E questa a dir vero, se si vadano ricliiamando le stesse parole di lui, non puo che desiderarsi raigliore. II signor Bagutti ha la fortuna di trovarsi in un campo vastissimo di osservazioni , qual e 1' I. R. Istituto generosamente protetto dalla Sovrana inunificenza. II sig. Bagutti istruisce da tanti anni : egli adunque potrebbe piii di ogni altro istitutore fornirci uii' analisi fondata suU' esperlenza delle facolta intellettuali e morali de' sordi-muti. Altri scrittori 1' hanno tentata , alcuni altri anche eseguita; e noi non dobbiamo rimanere al disotto; giacche quella che qui ci viene esposta apparira a cliicchesiasi imperfetta e leggiera. Noi vogliamo lasciar a parte lo stile , la sua correzione , la sua destrezza , su di die a\ rebbesi a dir niolto ; ma liiuitandoci alle sole idee, che cosa iiiai si apprende d' im- portante c di profoiido in codesta analisi snllo stato intel- lettuale c morale de' boidi-muti ? 320 SULLO STATO FISICO , eCC. Tutto CIO clie s' impara In quel supposto , od in quella dcscrizione di due bambini neonati presi ad esempio dal- r autore , si riduce a sapere che i sordi-muti lianno 1' in- telletto e non 1' intelligenza ; clie il loro linguaggio delle mani o del gesti e diverse assai da quello della parola ; ch' essi non possono acquistare la facllita e la prontezza a scrivere come gli uomlni parlanti ^ che sono esenti da certi vani timori attaccati alia proprieta, confidentissimi lie' rlmedj , poco sensibili e poco afFettuosi nelF amor fi- gliale , ambiziosi nel comparire , presuntuosi nel sapere , a difTerenza delle sorde-mute che si dimostrano nieno egoists , piu tenere e piu prepense all' attaccamento e all' amicizia. Ora chi non direbbe che queste dottrine non slano af- fatto volgari e comuni , ed insuflicienti piii che mai a dare una psicologia scientifica de' sordi-muti ? Quanto alio stato intellettuale , pareva indispensal^ile clie 1' autore si facesse innanzi tutto a distingnerlo in originario ed ac- quisito. II primo e quello in cui trovansi le facolta in- tellettuali de' sordi-muti prima o senza dell' istruzlone. II secondo e quello che conseguita alia propria ed altrui esperienza, ovvero e quello della loro educazione. Senza questa distinzione preliminare tutto e disordine e confu- sione ; e non puo intendersi piii nulla di esatto e di pre- cise intorno alle facolta di questi infelici. Fatta codesta distinzione, potevasi ragionare dapprima della nativa imperfczione di ciascheduna facolta ne' sordi- muti , cominciando dalla senslbilita, andando fino al giudizio e al raziocinio ; e quindi istituendo un confronto tra lo stato intellettuale originario de' sordi-muti e quello degli iiomini parlanti conoscerne la precisa differenza, ed anche la sua causa rlposta nella mancanza del linguaggio e in tutte le altre circostanze interiori ed esteriori da quello dipendenti. Indi da questo stato originario d' imperfezione si po- teva procedere a quello di educazione e di perfeziona- niento, esponendo il modo con cui progredisce anche ne' sordi-muti 1' ingenita perfettibilita dell' essere raglonevole , dacche si trovo il linguaggio onde comunicare con essi, e venendo a conchiudere che fra i sordi-muti istruiti e r uomo parlante non e grande la differenza , almeno in gcnerale e nel complesso delle facolta i mentre molte volte jn particolare puo essere niagglore la perfezione di certc facolta a vantaggio di quelli, e non cosi di questo. DEI SORDI-MUTI, DELL ABATE G. BACUTTI. 32 1 Lo stesso poteva farsi quaiito alio stato morale. Era bene il far conoscere in quale conclizione ritrovinsi sia originaiiaraente , sla dopo 1' educazione le facolta moral! ne' sordi-muti , ossia il sentimento e la volonta ^ osservare il magglor grado di loro energia in questi, e notai'ne i fe- nonieni e 1' influenza cU' esse esercitano sul carattere mo- rale e suUe passioni di tali esseri. Tutto cio nel llbro del sig. Bagutti o non e fatto, o e fatto in una guisa cosi im- perfetta che mal si saprebbe dedurne la vera scienza ana- litica delle facolta morali dei sordi-muti. Anzi intorno a queste per soprapplu trovlamo alcune opinioni che anche per via di soli dubbj si possono contrastare. E egli provato, almeno nella generalita , che i sordi-muti siauo esenti da certi vani timori , attaccati moltissimo alia proprieta, tanto confidenti ne' rimed j , poco sensibili all' amore de' parenti , e che le sorde-mute all' incontro facciano eccezione in questi sentimenti comuni nei maschi ? E se tutto cio e pro- vato , da che cosa pub esso mai dipendere ? Saranno questi alFetti o sentimenti esclusivi nei sordi-muti, oppure na- scenti in essi siccome negli altri uominl? E quand anche fossero esclusivi ne' sordi-muti , non si potra toglierli e mutarli colla benefica influenza della loro educazione ? Nol rispettiamo V esperienza del sig. Bagutti , ne ose- remmo opporci quando egli citasse veri fatti , e quando a noi stessi non fosse accaduto di osservare il contrario. Qualche anno fa ci avvenne di conoscere un sordo-muto che amava tanto il suo benefattore ed amico da mostrarsi dolente al furore e alia desolazione allorquando egli era costretto a distaccarsene soltanto per qualche giorno. Ab- liiamo pur veduto una sorda-muta istruita a Parigi essere cordiale ed aftetiuosa co' suoi parenti da cui qualche anno ei-a stata lontana. Tutto cio non sarebbe molto in armonia coir esperienza del sig. Bagutti. Checche sia pero, noi dubitiamo assai ch' egli parli piii per casi speclali che non per un' esperienza sempre confor- memcnte avverata ; ed allora non sarebbe lecita I' affer- mazlone assoluta di una regola generale. Ma qitand' anche egli jjotesse sostenerla , noi asseveriamo che questi afl'etti o sentimenti ne' sordi-muti ben poco dipendouo dal difetto della loro sordita e della loro mutolezza , ch' essi forse traggono origine , siccome in tutti gli altri uomini , dal- r educazione e dalle varie circostanze , e che in ogni mode 322 SULLO STATO FISICO, CCC. ( tanto noil dipcndono dalla sordita e dalla niutezza ! ) si possono vinccre e mutare merce dell' educazione. Dopo le anzidette materie ragiona il sig. Bagutti dell' istru- z'lone de' sordi-inuti , accennandoiie troppo succintaniente r istoria ed anclie il metodo. Nell' istoiia, die e sempli- cemente cronologica e narrativa e non gia filosofica, egli noil distingue le epoche diverse di quest' arte, non rara- niemora i varj sistemi che ne segnarono a poco a poco la grandezza e il progredimento v, e meiitre ne concede r invenzione al Benedettino Ponce , e si accontenta di far menzione del solo italiano gesuita Francesco Laaa di Brescia , dimentica che il celel^re Cardano aveva prima di Ponce accennati varj principj sulla possibilita d' istruire i sordi-muti, e die in Italia nel secolo 17.° s' insegnava quest' arte anche con metodi pratici allorquando essa non erasi aiicora propagata in Olanda ed in Inghilterra per opera del Wallis , dell' Amman e di moltissimi altri. Al pari di quest' istoria e arida e soverchiamente ri- stretta V esposizione del metodo d' insegnamento , non fa- cendovisi conoscere abbastanza il sistema e lo spirito dei segni metodici trovati dall' abate di 1' Epee , ed ampliati e recati a somma perfezione dal Sicard e dagli altri coltiva- tori di questa scienza in tutta I'Europa. Quindi e die do- vendo giudicare imparzialmente quest' opera , il maggior merito che le si possa attriliuire sarebbe quelle del corse o metodo delle lezioni elementari che ci sembrano con- formi alio scopo dell' autore , e che fanno prova della sua perizia nell' istruire. Lo scopo suo si e quello di ofFerire i mezzi di diiFondere 1' istruzione de' sordi muti ; al che egli teiide colle proposte lezioni i cui procedimenti sono sempre graduali e progressivi , come lo sono quelli della stessa lingua parlata. — S' incomincia nella prima lezione dalla nomenclatura degli oggetti coi gesti e dalle figure dipinte ; e cosi i sordi-muti , al pari degli altri fanciulli , veggendo ad un tempo gli oggetti e le cartoline da cui quelli sono rappresentati , apprendono per via di facili associazioni a richiamare e a riconoscere gli uni per le altre , e queste per quelli. Nella seconda lezione si procede agli oggetti indicati coUo scritto e coll' alfabeto manuale; e qui trovano i sordi-muti un mezzo piii facile ed abbre- viativo di ricordare le gia fatte associazioni. Cosi da questa lezione fin all' ultima si avanza sempre gradatamente dal Dr:i soRDT-MUTi, dell'abate c. bvcutti. 828 piu facile al plu difficile, dal noto all'ignoto, finche si giunge a dare le nozioni di tutte le parti gramaticali del discorso. Cosi i sordi-mnti comiaciano il loro liuguaggio dal pnnto in cui gli iiomini parlaati compiono e perfe- zionano il loro. Cosi i sordi-muti hanno d' uopo di diven- tare gramniatici per parlare, come parlano i fanciuUi per semplice imitazione. Ci gode adnnque 1' anirao in veggendo clie il sig. Bagntti abbia pubblicate colla sua opera qneste lezioni elementari le quali , sel)bene nulla contengano di nuovo , ed abbisognino fors' ancora d' un maggiore svilup- jjamento, pure ci semlirano pregevoli per la loro sempli- cita e chiarezza. Fortunati coloro die sapraano usarle; ma piu fortuiiato chi le ha dettate ! Egli colla sua arte e colla sua scienza puo fare del bene all' umanita , dando lustro a se stesso ed alFistituto da lui diretto. Non tralasci d' in- trodurre in esso le innovazioni ed i miglioramenti clie si sono gia adottati negli altri?, faccia noti tutti i risnltamenti della sua pratica , ed anche noi vedremo sorgere alcuno che lavorando sopra si preziosi materiali scrivera qnell' opera teorico-pratica di cui e tuttor mancante 1" Italia , e di cui r autor nostro con bella raodestia non voile che delineare il progetto , uientre con ingenuo candore ha applaudito alle nazioni che 1' hanno gia in gran parte eseguita. E forse ci avverra di ritornare fra non inolto sii questo medesimo argomento. 324 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTEPxE ED ARTI STRANIERE. Code de la chasse et de la peche etc, Codice della caccia e della pesca , o raccolta di leggi e circolari ministeriali uscite su tali mateiie dall anno 1291 sino «' di nostri , aggiuntavi la ginrisprndcnza del decreti in lai co' modelli di proccssi verhali per iiso delle guardie campestii , de bosclii e della pesca. — Parigi, B. Waree il maggiore. Agosto 1828, in 32.°, di pag. 521. L, J a caccia e la pesca divennero nella civile societa og- getti di tale importanza che fu d'uopo sottometterle a leggi ed istituzioni, in modo pero che, poiiendosi un freno alia ghiottoneria ed al distruttore e crudele diletto deU'uomo, rimanessero illesi i naturali diritti. Dal libro che annuii- ziamo ricavasi che la Francia gia da secoU si die peasiero di questi oggetti , sottoponendoli ad opportuni provvedi- nienti. E fu certamente savio consiglio ii venir tutti rico- gliendo in un sol volumetto sifFatti provvedimenti , onde si vedesse quasi lo spirito che nelle diverse eta dominava , ed anche alie leggi presedeva. Per tal modo 1' abitante di quel regno apprende come abbia a contenersi per rispetto a que"' mezzi di diletto e di utile , e ad un tempo conosce r avviso de' magistrati intorno ai punti sui quali potreb- begli cader quistione. Ne sifFatto libro riuscir dee inutile hen anche per lo straniero alia Francia , potendovi egli attignere lumi, e ritrarne cose che pur gli facciano al proposito. Ci sembra quindi ch' essere noii possa tempo PARTE STRANIERA. SsS gittato , c cosn non afTatto senza interessamento il presen- tarne , per quanto la materia lo comporta , un suiito. In tre parti e esso diviso. Sono nella prima gli editti , le ortlinanze , i chiarimenti , le decisioni , le discipline e i decreti che intorno alia caccia ed alia pesca uscirono dair anno 1291 al 1789: nella seconda le leggi, i decreti, le determinazioni , i pareri del consiglio di Stato , le or- dinanze , le decisioni ministeriali e le circolari dell' ani- ministrazione deile acque e dei boschi dal mese di agosto dell'anno 1789 sino a tutto giugno del 1828 : nella terza la giurispriidenza, ossia la raccolta di determinazioni della corte di Cassazione e delle corti reali relativamente alia stessa materia. Chiudono il codice i raodelli delle scritture o de"" processi verbali, die dalle guardie della caccia e della pesca devono distendersi in caso cli' elleno colgano tras- gressioni. La prima legge e un' ordinanza di Filippo IV suUe pe- scliiere , portante la data del 1291. Nel i3i8 Filippo V ( il lungo) istitui gli ufliciali delle acque e dei boschi, ne regolo r elezione e la giiirisdizione , e ne stabili la relativa giurisprudenza. In appresso egli puljblico un' ordinanza che metteva regola alia caccia. Carlo IV , Carlo VI, Carlo VII , Carlo VIII, Luigi XII, tutti piu o meno diedero leggi sulla pesca o sulla caccia. Francesco I nel marzo i5i5 fermo regolamento gcnerale delle cacce. Era dato divieto ad ogni persona di qualsivoglia stato, condizione o qualita di cac- ciare ne' boschi, nelle macchie , nelle conigliere, pigliarvi bestie rosse {betes fam'ts ) , nere, lepri, conigli, fagiani , pernici od altro salvaggiume , adoperando cani , balestre , archetti , reti , corde, tende , lacci o qualunque altro orJi- gno , salvo chi avesse diritto di caccia per lettere patenti di esso re o dei reali suoi predecessori , e ne gioisse da dieci anni innanzi , od avesse ottenuto privilegio o permissione dallo stesso re , della quale permissione pero non poteva valersi clie per la propria persona. E le pene a' trasgressori n" andavano ben gravi. Chi per la prima volta avesse cac- ciato bestie grosse incorreva nella multa di 260 lire tornesi, e nella confisca de' niezzi adoperativi ; battitura di verghe in segreto sino a mandarne sangue suppliva al difetto di pagamento ; perdita degli uifizj risguardanti boschi e ri- serve , se fosscro persone che ne avessero. Per la seconda volta Ijattititra di verglie pul^blicamente all' intorno dei 326 APPENDICE bosclil o delle riserve in cni vcnne commesso il delitto, e bando a qnindici leghe da que' luoghi , sotto pena d' essere appiccato per la gola, e della confisca come sopra, e pri- vazione d' uflizj. Per la teiza volta, o galera forzata o bat- titure di verghe in pubblico o bando perpetuo dal regno, sempre con confisca de' beni : agl' incorreggiliili ed ostinati pena di niorte. Coloro clie contravvenivano pigliando sal- vaggiume pin piccolo, siccome lepri , conigli , pernici ecc. avevano 20 lire di miilta la prima volta;, battitura in pri- vato sino a mandar sangue la seconda ; battitura pubblica all" intorno de' boschi o deile riserve in cui avevano com- messo il delitto , e bando alia distanza di 1 5 leglie la terza. Portava altresi multe per chi tenesse in casa ordigni da cac- cia vietati. In cjuanto alia pesca, prescriveva quel re quali fossero gli ordigni clie vi si potevano adoperare , di quale larghezza esser dovessero le maglie delle reti, quale il tempo lecito , e quale il vietato ^ quale la grossezza dei pesci che potevansi cavare dalF acqiie, ecc. Alcuna parti- colare provvidenza fu data in appresso da Enrico II , Carlo IX ed Enrico III. Nel maggio 1.597 Enrico IV con- fermo interamente il regolamento di Francesco 1, portan- dovi alcune agglunte. Del mese di giugno dell' anno 1601 e un' oixlinanza dello stesso Grand' Enrico pei fatti di caccia. Le pene sono presso clie le medesirae die quelle jirescrltte da Francesco I , aggravate pero quanto a' ven- ditor! e compratori di ordigni per accalappiare il salvag- giume. Successivamente nel luglio 1607 il medesiuio re diede un' ordinanza sulla caccia e sull' uso dell' arcliiljugio. Provvedeva in questa agli abusi dei signori di andar cac- ciando fuori de' proprj fondi, ed obbligava a munirsi della licenza per portare 1' arcliibngio , sotto pena d' una multa di dieci lire per la prima volta, e della perdita dell'ar- ma , o della prigione in difetto di pagamento. La pena veniva raddoppiata per la seconda volta , aggiuntovi il bando per un anno a i5 leghe dai boschi. Vietava a' con- tadini 1' andare nei campi con mastini che non avessero tagliati i garetti , ed ai pastori il lasciar liberi i lor cani fuor del momento della necessaria custodia degli armenti. Sotto lo stesso Enrico IV il consiglio di Stato determino il regolamento per la caccia dei lupi che gi'avissimi danni recavano. Nel regno di Luigi XIII la corte del Parlamento di Parigi dichiaro ch' era lecito ad ognuno il pigliar i PARTF. STRANIERA. Zl'J conigll lie" proprj lieni o podcri , salvo T nsarvi armi proi- l)ite. Luigi XIV in mezzo alia fastosissima sua corte , e tra tante s;lorie c grandezze rivolse pur il pensiero alia caccia ed alia pesca. Ci ha pareccliie sue ordiiianze , ti-a le quali vuol essere ricordata specialmente quella delP ago- sto 1669 datata da S. Gennainen-Laye , a cul per molti rispetti riferisconsi ancora le leggl ed i regolamenti usciti a' di nostri. Scorgianio in tale ordinanza istituite le guardie generali de' boschi ; rlstretta assai ben anco la pesca col- 1' amo ; vietato il portare e accendere fuoco ne' boschi z, dicliiarato spettare al real Deinanio la proprieta di tutti i fiuuii e rivi navigabili ; vietato a chi die sia il portare armi da fuoco scavezzate o a pezzi o a foggia di bastone ; prolbito levare i nidi e le ova di qualsivoglia salvatico nelle reali foreste , macchie, riserve e situazioni di pia- cere i siccome pure il tendere lacci, ferri, reti, ecc. , il valersi di can da ferma , il cacciare a piedi ed a cavallo con cani od uccelli ne' luoglii seminati e nelle vigne dal primo di maggio sin al termine della vendemmia ; fatto cUvieto ai mercanti , artiglani , borghesi ed abitanti di citta , luoglii , parroccliie , villaggi e terre , paesani e J ignol)ili di qualsivoglia stato e condizione non possedenti feudi , signorie od alto triliunale , di andare a caccia ia qualunque sito , guisa c raodo, e di qualsivoglia salvatico. Per rispetto pol alia pesca stabiliva i maestri pescatori , a' quali soli era concesso pescare ( eccettuati pero i di I'cstivi , ed il tempo dcila generazione) dal levare al tra- luontar del sole , e soltanto alle arcate de' ponti , ai nio- lini, e dove sono peschiere, siti tutti ne' quali era lecito pigliar pesci si di giorno che di notte. Proibivausi gli or- digni struggitori ed altri mezzi di simile natura; stabili~ vasi il volume od il peso del pescc che poteva essere ca- vato dalle acque ^ obliligavansi i pescatori a f;ir marcare , secondo determinate norme, gli ordigni da adoperarsi, proi- bendo ai marinai, ai liarcajuoli il ritenere o far uso di or- digni da pesca. Dlchiaravasi vietato in ogni tempo ed a chicchessia il glttar ne' fiumi noce vomica , calce , cocco ecc. , od altre droghe o paste venefiche o stupefacienti ; siccome ancora il far bnchi nelle croste de' ghiacci che ricoprono le acque , 1' adoperarvi liaccole , torce accese ocl altri fuochi per sorprcndere e pigliarvi il pesce. In fine ve- niva abolita la pena di morte pci semplici delitti di caccia , 328 APPENDIOE si cllminuivano alcune ninlte portate dal regolamento di Enrico IV ; dichiarando che dei fatti di caccia e di pesca apparteneva la cognizione in prima istanza ai gran inastri e a' mastri particolari delle acque e foreste , ai capitani di caccia ed ai loro luogotenenti. Dopo cio, trattone alcune decisioni e dcterminazioni so- pra panti particolari, nulla s' incontra sino all' anno 1789. Nel qual anno FAsseniljIea nazionale aboli in un co' feudi qualsivoglia diritto esclusivo di caccia e di pesca , dichia- rando essere lecito ad ognuno il distruggere o far distrug- gere ne' proprj possedimenti il salvaggiunie ( salve pero le leggi di polizia risguardanti la pubblica sicurezza ) , e levando tutte indistintamente le capitanerie. Da questo de- creto 5 interpretato da molti nel senso il piu largo che mai si potesse , ne vennero , massime in tanta licenza di costume , disordini di tutte le sorti. Onde in qualche raodo proYvedervi , il re fu costretto a pubhlicare in via di temporaneo provvedimento un' ordinanza , con cui stabiliva quali fossero i dirltti di caccia , quale il tempo e il modo tli eftettuarla. Imponeva multe a' contravventori , incarlcate le municipalita di applicarvele, salvo Tappello, e dando facolta alle stesse amministrazioni di nominare per la ne- cessaria sorveglianza gnardie delle messi o guardie cam- pestri. Faceva ad un tempo conoscere i siti di caccia a se riservati; che poi furono dichiarati tali dalFAssemblea nazionale. La stessa Assemblea in appresso con legge 5 ot- tobre 179 1 stabili un amplo regolamento di polizia rurale. Nel marzo del 1798 il Convento nazionale penso alio strug- gimento dei lupi , e a quest' uopo concedette premj. Nel- r anno 1796 11 Direttorio esecutivo vleto la caccia ne'bo- schi nazlonall , faor di quelle, a tempo determlnato , de' lupi, delle volpl, de'tassl e d' altri animali noclvi. Anche 11 Con- slgllo degli Anziani die nell' anno 1797 una legge risguar- dante la distruzlone de' lupi. L' assoluta liberta della pesca in tutti i fiumi e laghi venne dal Direttorio esecutivo ri- conosciuta per piu rispetti dannosa , e cagione di raolti delitti. Che pero ai 16 lugllo 1798 rlchiamo In vigore pa- recchi articoll dell' ordinanza 1669 di Lulgi XIV. Del luglio 1800 venne dichiarato che per portare le armi anclie ad uso di caccia era mestlero della licenza del governo, dando la facolta di rilasciarla al prefetto di Parigi. Poco dopo il uiinistro di Finanza con particolari istruzioni obbllgo i PARTE STRANIERA. 829 consevvatori , isppttoii e sottispettori de' bosclii a vcgliare pur anclie allc trasgressioni della caccia. Nella legge relativa alle contribuzioni indirette delf anno Xl vedesi vietato a cliicchessia il pescare nei iiumi e rivi navigabili , salvo coir amo a niano, e stabillto die di alcuni di taU fiumi e rivi si debba allogare la pesca, e de' meno importanti darne apposita licenza , sotto pena a' contravventori della mnlta di So a 200 franchi , della confisca degli ordigni, e del rifacimento de" danni alf alTittajuolo; la quale multa raddop- piavasi in case di I'ecidiva. Successivaniente si regolarono il tempo, il modo di pescare, la grossezza dei pesci die secondo le diverse specie potevansi ritrarre dalF acqua. La quale disposizione pare a noi sapientissima onde raante- nerne mai seinpre una discreta quantita, e non dare in iscarsezza. II codice civile promulgato nel raarzo 1804 diclilarava i fiumi e i rivi navigabili e atti a trasportar legnami, le S])iagge e le sponde marittime spettare al pubblico domi- nion i colombi, conigli, pesci die passano dall'una aH'altra riserva , stagno, pescbiera ecc, appartenere al proprietario di esse, fuorcbe non ve li abbia attirati con frode ed ar- tifizj ; il diritto di caccia e di pesca doversi regolare per leggi particolari. Erettosi il trono imperiale , furono date la sorveglianza e la polizia delle cacce al gran cacciatore della corona , e percio vennero sottoposti a' suoi ordini gli ispettori , i guardabosclii, ecc. ; indi fu operato dai diversi uiinistri ad ordinare T amiiiinistrazione , e dar le i-egole di esse cacce. 11 gran cacciatore ( Bertliier ) pubblico poi un regolamento intorno alia caccia. Concedeva licenza di quella coU' arcbibugio e co' cani da ferma e dell' altra coi cani da corsa. La prima cominciava il 2 3 settembre e terminava il 6 marzo ; la seconda il 27 settembre, ed era cbiusa il 2 1 aprile. Stabili regolare caccia de' lupl (louveterie) con premj e ricompense agli uccisori di cotali jicre. Un decreto del 14 giugno i8o5 permette ai maircs dei comnni di aflittare 11 dii-itto di caccia ne' bosclii co- munali. Non sapremmo pero se cio siasi mandato ad eflfetto. Con una circolare si fece conoscere die la pesca a pro- litto dello Stato limitavasi ai fiumi veramente navigabili, Una quantita d' altre circolarl dilucidanti punti dubbj o scioglienti questioni o portanti discipline pel miglior ese- guiincnto di una legge , che oltre al non esserc suflicicnte , 33o APPENDICE tlovevn, trovare iiicagli e lasciar liiogo ad abusi, si riscon- trano in segulto, c iioi le trapasseremo , liinitandoci sol- taiiio ad accemiare uii parere del consiglio di Stato die dicliiara la pesca de' mituli e dell' altre conchiglie a riva del mare liliera com'' ogai altra maniera di pesca con mezzi leciti in alto niai"e. Non appena Luigi XVIII risali sul trono de' suoi avi , rlvolse le cure sue anche a dar provvedimenti intorno alia caccia in generale, ed a quella del lupi in ispecie. Coir ordinanza 1 5 agosto 1 8 1 4 , e col successivo regola- inento de' ao dello stesso mese ed anno , ripone la sor- veglianza e la polizia delle cacce tra le attribuzloni del gran cacciatore , com' era nell' antecedente governo. E vie- tato ad ogni persona, nessuna eccettuata , di cacciare senza averne ottenuta licenza dal gran cacciatoi-e; la quale deb- b'essere da lui sottoscritta, vista dal conservatore del cir- condario in cui abita il petente. II qual conservatore e obbligato dl far conoscere al prefetto ed al comandante della gendarmeria il nome di colui cli' ebbe simile licenza , e qnesta non e che annuale. Sen concedute due sole spe- cie di caccia da tiro e da corsa. La prima comincia il 2 5 settembre ed e cliiusa il i.° di mai-zo. Limitasi al solo salvaggiume nienzionato nella licenza, e non puo esser fatta che coU'archibugio e con cani da ferma, proibisce ogn' altro ordigno che pigb salvaggiume , dall' archibugio in fuori. La seconda non viene permessa che ai signori , e principia il i5 settembre e va al i5 niarzo. Questi ottengono diritto a rinnovamento di permesso provando aver adoperato a struggere volpi, lupi, tassi ed altri consimili nocivi animali. Questa legge pero ci sembra di ben poca importanza , e tale crediamo pure il decreto 21 settembre 180 5, che regola la nostx-a caccia, la quale per altro e conceduta plii ampla. In oltre troviamo opportu- nissimo divisamento quello di vietare la vendita del sal- vaggiume durante la proibizione della caccia , cui provve- deva il decreto del governo d' Italia i5 febbrajo 1804 al- I'art. 7. Bello poi ci parve il i-egolamento approvato dal re di Francia per 1' uccisione de' lupi. II gran cacciatore conferisce ad alcuni signori annue commissioni col titolo dl luogotenenze della caccia de' lupi (louveterie ). II luo- gotenente e obbligato di tenere a sue spese un corredo di caccia, composto per lo ineno di quattro persone in PARTE STRANIERA. 33 I fliversi rtfTizj, e qnattordici cani, e di cercarc ogtii mezzo per lo sti'uggimento tlei lupi, delle volpi ecc. E concessa a lui ed anclie al suo braccliiere a cavallo particolare di- visa , noil die la dispensa del portar Tarmi e del paga- nicato dcUa rispettiva tassa , in cio solo clie risguarda la caccia de' Inpi. E perche poi quest' istituzione riusclsse intcramente secoiido lo scopo die s' era prefisso il gran cacciatore, fu ad istanza di ku nominata dal ministro del- r interno una commissione di dotto persone , la quale pro- ponesse i piu acconci e piu validi mezzi per lo struggi- mento de' lupi , die s' erano in Fi'ancia da qualclie anno non poco nioltiplicati. Quella commissione emano quindi le seguenti istruzloni : i ." concessione di premj agli ucci- sori dci lupi ^ 2.° due volte all' anno cacce generali-, 3." at- tivitii nclle cacce partlcolari ne' tempi in cui si possono mandare ad efFetto; 4.° uso, mediante le necessarie cautele, di lacci , di fosse , di recinti e di altri simili spedienti ; 5." riuscire piu d' ogni altro mezzo 1' avvelenamento colla noce vomica intromessa nelle carni di cani uccisi ed ap- pesi ad alberi. Ma i premj proposti ci sembrano non troppo lusinghieri perche adeschino all' ucclsione di quelle fiere. Sono di 1 8 franclii per una lupa pregna , di i5 per una lupa non pregna , di i a per un lupo , di 6 per un lupicino. Mag- giori sono i premj proposti nel 1819 dall' I. R. Governo di Lombardia; aS lire ital. per una lupa pregna, 20 per un lupo o una lupa, 10 per un lupicino j ed in caso stra- ordinario ne vedemmo bcii anche di 200, i5o e 5o, giusta le sovraccennate diversita di sesso, eta e condizione Tralasciando le particolari istruzioni e le dichiarazloni ministeriali sopra speciali punti, non che gli scioglimenti di dubbj , e 1' ordinanza reale per la nomiua e pel licen- ziamcnto delle gnardie campestri, l' istruzione generale del ininistero di finanza relativamcnte alle funzioni di conser- vatore, ispettore, sott' ispettore e guardie generali, quanto andie alia caccia ed alia pesca , accenneremo le disposi- zioni per 1' allitto della pesca , e le generali condizioni per le licenze, puljblicate dall' amininistrazione delle acque e dc' I)osdii in data dell' 1 1 aprile 1802, notandone i pi'in- ci|)ali punti, i quali potrcbbcro tornarc all' uopo anche tra noi. La pesca dc' iiunii e de' rivi navigabili di diritto dcllo Statu o vien aiiittata , o dal Miuistro di linanza vien 332 APPENDICE permess.i , contra pero uii paganiento. L' afTitto dura nove anni^ la licenza tre, sei o nove. L' afTitto succetle sempre in seguito ad Incanto : la licenza si limita a quelle acque che per la poca estensione ed importanza non conviene affittare , o non troverebbesi chi ne prenda 1' affitto. Le discipline relative alia caccia degli uccelli acquatici sono le medesime che quelle della pesca. In tempo di frega la pesca e proibita , siccome altresi dal traraonto al levar del sole, trattone sotto le arcate de'ponti, ne' molini , alle palizzate o gradelle o peschiere, ovejpurche i pesci non vadano in frega, si possono altresi coUocare nassi, i cui vimini pero stiano dlstanti gli uni dagli altri 27 mil- linietri alnieno. Sono pure permesse certe fogge di sac- chetti di 40 niillimetri di profondita in quadrato, Le reti e gli ordigni die si possono adoperare devono ayere la maglia quadrata , non a mandorla , della larghezza di 84 millimetri nella state, di 27 nelle altre stagioni. Si le reti die gli altri ordigni poi devono portare il marchio in piombo appostovi dall' agente dei boschi e delle acque. Viene pur ingiunto die si rigettino nelle acque le trotte , i carpioni , i balbi die dall' ocdiio alia coda abbiano nieno di 16 centimetri, siccome altresi le tinclie, il pesce persi- co, ecc. che parimente dagli occhi alia coda non abbiano tredici centimetri. De' quali pesci che non ban le dimen- sion! prescritte dovrebbe essere proibita la vendita ; poiche in caso dlverso la legge permetterebbe T abuso che voile prevenire. E divieto d' intoi'bidare 1' acqua o batterla con pertiche od altro strumento in qualsivoglia sito e punto per cosi pigliar pesce , il por lenze da fondo , il gettar nelle acque droghe o paste velenose o stupefacienti ; il rompere il ghiaccio e praticarvi buclii per far pesca in qualsivoglia niodo j il far palizzate, peschiere o tutt' altro che impedi- sca il rimontar del pesce, e la libera navigazione, ed il valersi nell' esercizio della pesca d' altre vie che di quelle che stanno a riva i fiunii o rivi, dovendo i pescatori in caso che abbisognassero di maggiore spazio per distendere le reti o gli oi'digni riportarne permissione dal proprietario. Agli afBttajuoli e accordato I'uso di due sole barchette , sic- che il novero di queste non oltrepassi quelle di 1 6 per ciascun cantone in cui e ripartita la pesca •, le quali bar- chette devono avere una catena a chiave per essere cosi assicurate nel designate porto durante la iiotte , dalle nove P/VUTR STRANIERA. 333 ore floe dcUa sera sino al levar del sole nella state, e dalle sette pnr di sera sino ad ua' ora del mattino nelF iii- verao, noa potendo pure lali harchette essere condotte die dagli anittajnoli o dai loro dipendenti die aljblauo otteniito speciale licenza dalf agente del liiogo. Gli affittajuoli llnal- iiiente sono obbligati a piaiitare colonne die iadicliiiio il confine ed il nuniero del rispettivo cantone. Tra le ordi- nanze, decision!, circolari die vengono in appresso, e die risguardano per lo piii casi particolari , noi non noteremo die la deliberazione di foniiare nn ijuadro generale de'iiuiui e de' rivi iiavigaljili , o di trasporto di legname , sui cjuali lo Stato ha il diritto della pesca. Da tutto CIO die esposto aljbianio come succlnto quadro deir accennato codice , ricogliesi die in Francia , siccome anclie tra noi, riniane desiderio di leggi piii ample e piii confacenti sovra la caccia e la pesca , oggetti divenuti ai di nostri importantissimi. L' antorita legislativa di fatto va ivi seriamente occupanai'ichpr Schinelterluif^cn le ordiiia iu sei iamiglii! clie cliiaina I'iraloidi^ Nottuoidi , I'iiicoidi, Gci/itine^ pseudo-7'orliici e pseiido-Bomhici Nissuna ill cpiestc dislrilni- zioui piaccpie al iiostro autore , giacch^ la prima riposa sopra idee ti'op])o ambigue e fallari; la secoiida ha il dlletio di appoj^giarsi alle metamorlosi che in moUissiine specie non sotio coiiosciutc , ne lo polranno essere che con gravi diflirolta : la terza pave migliore delle allie^ ma il suo inventore aggravo il gi'riere 7'ortrix di niolle specie slraniere, ne si die cura di legittimare con appositi caralteri le divisioni medesinie. Per cpiestc considerazioni c per essersi inoltre convinlo che n6 le stemmate , ne la ligura e proporzione dei palpi, ne la forma e il colore delle ali anteriori potevano servire di giiida per riunire in grujipi proprj e hen circoscritti le specie affini diniodorhe facile riescisse e spedita la diagnosi di ciascuna, egli stahili di tentare e di pvopovre suddivisioni da hii slesso immaginalc i e per quanlo ci scmhra,vi riuscl in modo assai soddisl'accnie. Succedono a qiieste generali notizie alcuni ccnni sulla vita, suir alimento di ciascuna specie, e sui danni ch' esse sogliono arrecare alF ecotiomia. Risulta da questo hreve prospetto che nel regno di Wiirtemjierg hannovi cinque tortrici assai dan- nose , due ai pini, clue ai frutleti ed luia alle yiti : F autore espone la storia di quest' ultima siccome nuova e piu delle altre nociva. Le specie annoverate e dcscriUe ammontano a 249, delle quali circa ^o non erano prima conosciute. Un si grande nu- mcro, rinvcnuto in uu pacjse non molto esteso e setleutriouale, ci ohhiiga a supporne mio hen piu grande nelle conlrade pii!i vicine al mezzodi e speciahncnte \n Italia: con tutto cio riesce argomenfo
  • uon senso, il quale certamente rimane offeso dalla barbara alterazione delle parole, che la sola infanzia della scienza po- teva rendere scusabile o vantaggiosa. Questa 6 la sola osservaziotie che ci accadde di fare esa- minando la monografia del giovane sig. Frolich, osservazione che, come ognun vede, 6 assai iontana dall' essere una taccia Eer lui. Del resto noi conchiudiamo col dire che quest' opera, enche di piccola mole, merita di essere annoverata fra i piu lielli ed utili lavori che siansi fatti rapporto ai lepidotteri, e facciam voto che 1' autore , fornito di uno spirito si giusto di sistcma e di osservazione, prenda in egual modo ad iilu- strare quegli altri generi di farfalle notturne, che per la loro moltitudine, piccolezza e mistura di colori sembrano aver fino ad ora scoraggiato i piu pazienti naturalisti. G. Gene. 338 ArrENDicE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALTANE. LETTERATUBA E BELLE ARTI. Awcnture di Clarice Viscond dachessa dl Blilano , serine da Pictro Marocco. — Mlilano , 1828, coi tipi di Felice Rusconi. II Castello di Binasco , o sia Beatrice Tenda. Canti trc di Pietro Marocco. — Idem , ibidem 1829. JT ietosa e la storia di Clarice Visconti , e degna di es- ser compianta fa la sua infelice bellezza. I romanzieri non lasclarono inosservate le avventnre di questa donna ; e la verita scoinparve ben presto, od almeno diveane incerta fra mezzo alle finzioni del la fantasia. A cio contribui sopra tutto il signer di Precliach col suo romanzo. II sig. Ma- rocco tolse in vece occasione da questa donna per raccon- tare in gran parte la storia dei tempi ne' qiiali ella visse, e per i-appresentarci i personaggi clie in quella eta furono pill importanti. Molte cose ha doviito per certo inventare ancli'egli: perclie finalmente di Clarice non sappiamo gran fattoi anzi questo solo sappiamo forse precisamente, che essa fn molto piu infelice clie operosa. Pur fu aniata da uo- niini di alto alFare , e quell' amore cli' ella a suo troppo gran danno inspire loro, non fu senza qualche efllcacia sopra i grandi cast della patria. Noi ravvisiamo in questi volu- metti r ingegno del giovine autore , il quale si manifesta sempre nelFabbondanza delle utili osservazioni , e nella franca espressione de' sentimenti suoi proprj. Lo stile e senza dubbio assai buono , e niostra nel sig. Marocco una non dabbia capacita di progredire molt' oltre : solo vorrem- mo ch' egli abbandonasse alcuai arcaismi , i quali non dis- convengono soltanto ai romanzi , ma sibbene a qualsivoglia scrittura. Qualche volta il suo stile potrebbe anche essere piu rapido o, se cosi possiam dire, piu mosso ; cio che il sjgnor Marocco potra ottener dl leggieri quando si sara PARTE ITALIAN.V. 339 picnamcnte pcrsunso, c'le non e uii prcgio il sostituire una frase a J una parola, la quale nella sua sempliciia eqnivalga alia fVasc. A fare spethto e vivace lo stile gli giovera ezianJio il tralasciar ipialche \'olta alcuue sentenze o uio- ralita , le quali fennano e aggravano la fantasia del leg- gitore, mentre vorrebbe volare al compimento dei fatti de- scritti. II signor Marocco e troppo ricco di belle ed op- portune considerazioni sue proprie e cavate dalle viscera dcgli argomenti ch' ei tratta , perciie debba temere che i suoi libri da questo la to possauo perder punto del loro pregio , rigettando quelle osservazioni che si possono dire coniuni, e che i suoi lettori sanno fare sicuramente da se. In quanto poi all' orditura di questo libro a noi senibra che r autore avrebbe |)otuto tenersi dentro confini meno ampj , acciocche non fosse troppa la dismisura fra la mole deir opera e la tenuita dei suo principale argomento. II signor Marocco previde questa censura , e non dissimulo che alcuno potrebbe dire che questa sua Clarice sembra una scusa per chiacchierure di aUre faccende ; e noi , seb- bene non crediamo che le cose da lui raccontate possano meritar mai il nome di chiacchiere propriauiente dette , pur non abbiamo voluto tacergli questa nostra opinioae. Innestate in piu succoso racconto le avventure di Clarice acquisterebbero anclie molto niaggiore interesse , e il libretto del signor Marocco ne guadagnerebbe probabil- mente quella dote un po' troppo negligentata da lui , vogliamo dire la dote di muovere la conipassione de' leg- gitori. Anclie questa censura fa presentita dal signor ]\Ia- rocco , e ne parla egli stesso nolla sua prefazione. « Si dira ( cosi egli ) die non c' e nulla di tenero , e dlrassi vero : e sara un gran male in questo secolo cotanto aniico del tenerume. " No , il secolo dell' autore ( il quale e tut- tor giovinissimo ) non e amico del tcnerune , ma le av- venture di una donna illustre per la sua infelice bellezza non si debbono scrivere coUa fredda severita della storia. In questa mancanza d' interesse o di passione a noi par veramente clie sia riposto il principale difetto di questo libro del quale parlianio. Dovrcmo noi eccitare il signer Marocco a studiarsi di diventare iino scrittor tenero e sen- tinientale'' Dovremo uoi desiderar ch" egli impart (com' egli niedesimo dice scherzevolmente in questo proposito) a fare all nmorc'' O gli diremo pimtosto che quesfa none la via ^ 340 APPENDICE alia quale cl pare sortito clil si e gia fatto conoscere na- tnralmente inclinato al sermone eel alia satira urhana? II signer Marocco, della cui aniicizia noi ci pregiamo, e si rlcco di bnon giudizlo , die potra , seuza dubbio , sciogliere da se stcsso ilproblema: oltreclie egli e ancora si giovine, che sareblDe intempestivo forse il voler predire da qneste sue prime produzioiii cpial cosa potranno fare e qual no il suo ingegno , la sua diligenza , e queH' amore grandis- slmo ch' egli ha per le buone lettere e per la gloria die viene da esse. Se non die il secondo dei coniponimenti da noi annun- ciati puo dissipare in gran parte sifFatto dubbio , e con- feniiare via meglio la nostra sentenza intorno alia lette- raria vocazione del giovine autore. La morte di Beatrice Tenda, dopo essere stata in podii anni soggetto di due tragedie , viene ora celebrata dal si- gnor Marocco in tre canti di poesia narrativa. II compo- iiimento si attiene rigorosamente alia storia , e pare di- retto principalmente a farci conoscere il carattere di Fi- lippo Visconti , la sua crudelta , i suoi timori e le sue puerili superstizioni. II poeta , intento a quest' unico fine , non ha creduto necessario di trovare pel suo componi- raento alcuna ordltura o macchina , tranne quella di rac- cogliere e ravvicinare fra loro alcuni fatti dalla storia at- testati , come farebbe chiunque si proponesse di raccontare questo avvenimento anche in prosa. La sua cura si e ri- volta , in vece che al tutto , alle singole parti della com- posizione , e la fantasia poetica dell' autore si manifesta nelle similitudini e nelle sentenze , le quali , mentre accre- scono il diletto e 1' utilita della narrazione , danno anche una veste poetica a quello die nella sua parte essenziale apparterrebbe alia prosa assai piii che alia poesia. Le si- militudini usate dal signor Marocco ci pajono in generate poeticlie ed opportune : le sue sentenze sono niolte e di buon effetto perche nascono quasi sempre dalla materia ch' egli ha fra le iiiani , e d' ordinario sono esposte come parte della narrazione e con tutta seniplicita , non mai a far pompa d' ingegno. Egli ha dipinto Filippo che s'adagla infingardo sovra uuo scanno col timore sugli occhi e siilla fronte : ma quello e timor ch' aita a crudelta domanda , e quest' ultimo tratto ch'eida all-a sua pittura vale una sen- tenza , perche il lettore risale facilmente da se a stabilire PARTE ITALIANA. 3^1 che il timor tlei tiranni e fonte di crudelta. — La virtuosa e innocente Beatrice e gittata ia una priglone in compa- gnia degli scellerati , fra i quali levasi allora un grldo, c/iC non ev\i colpa, nui gioco tutto di ventura al mondo : e queste parole sono in vece di nn lungo trattato sull' ahuso della potenza e sopra i suoi tristi effetti a confondere le idee dei vizj e della virtu , ed a corronipere per conseguenza la morale dei popoli. La poesia del signer Marocco e spesse volte assai viva nelle descrizioni , e ci mette assai bene dinanzi agli occlii gli oggetti ch' ei vuole rappresentare. Lo sgherro ha tolta Beatrice alle sue stanze per condurla nelle prigioai : ella piangendo gli muove un' inchiesta : Egli a rincontro Jl lurido suo ceffo le sporgea ; E giltandole un motto petulante Vdlanamente le ghignu sal dso. Qualche volta il poeta abbandonando lo stile narrative , mostrasi anche capace d' inspirazione , e si accosta alia lirica : O bella , 0 veneranda , o sola al mondo Benefattrice , o degli umani cori Vrdca posa , o sulla terra e in cielo Solo bellezza , alma virtude ; al pianto Chi ti condanna ? e altrove : Quanto serena folgorar faceii Sulle contrade inilanesi, a magna Matteo , la luce ! Germogliava fiori Tutti di pace il scettro tuo , che i nosiri Padri cogUean gratificando. Segno Fosti alle invidie di fortuna , o prode ; E del Torrian che ti spiombb dal soglio Crudo e superho ti feri domando , Mentre ramingo d Adige I' arena Stampavi d' orme soUtarie e umili. Ma nel delubro della fama e scidta La tna rlsposta , ecc. Lo stile del giovine autore e in generate dotato di pro- prieta e d' evidenza ; e tutto attlnto a pnrissime fonti, ma anche qui , del pari che nella prosa , abbondano oltre al dovei-e gli arcaismi , come altezzosa , nefanditia, dtsorrato , 342 APPENDICE splendiente , gridori, scaltriinentl , fedire, tramenarsi, ccc. II verseggiare, die d'ordinario e scorrevole e facile, qualche volta si fa rigido e quasi diremmo s' iiiceppa , forse per troppo studio di voler produrre uti certo suono die 1' au- tore s' e immaginato dover essere il piii acconcio alia sua idea : Ve, ve che guardano Ventrata, Per crudel fedeltade e per la picca Assetata di sangue orridi, duo Cagnotti. A noi questa sintassi par troppo dura , e 1' ofFesa die ne riceve I'orecdiio non ci lascerebbe piu gustare , se noii imperfettamente, la bellezza del concetto o dell' immagine, quand' anclie fosse maggiore di quello cli' e in fatti. Consideraado poi in complesso lo stile , il verso , le sentenze , il movimento de' pensieri , e tutte insomma le parti di questa poesia , ci e sembrato di poterci condurre a questa conclusione, die il signer Marocco battera una strada sua propria se vorra coltivare il genere de' Sermoni ne' quail gia si e provato non senza felice successo. AUora il suo verso rapido piuttosto che numeroso , il suo stile austero ed antico , le sue sentenze piuttosto vere e op- portune die splendide e adorne , tutto insomnia allora ri- cevera iinova luce , perche tutto sara appropriate al genere del componiiiiente. Quancio uno scrittore ancor giovine pub dire con sicurezza , questa e la mia strada , crediamo ch' ei pessa eziandio con sicurezza promettersi una gloria non comune : e percio noi speriamo die il signer Marocco verra accogliere con buon aniino questa nostra conclusione. Aggiungasi die fra i varj generi delia poesia quel dei Ser- moni e forse il piu acconcio di tutti a questa nostra eta ; e per le grandi mutazioni alle quali il mondo soggiacque nel corso di pochi lustri , ofFerisce andie un campo quasi nuovo ed intatto al poeta. Agginngasi ancora che il Ser- mone , dovenciesi oggidi sollevare all' altezza delle grandi passioni diffuse comunemente nel popolo , e divenuto un genere di poesia melto piii nobile che non era , per esem- pie, ai tempi del Gozzi. Al signer Marocco noi non dob- biamo dire quello che si rlchiede per mettersi in grado di scrivere eccellenti sermoni. Egli ha compinti gia uioltl bueni studj ; molti pno iuiprenderne e compierne ancora. Egli , non costrctto '// yendere ( come dice egli stcsso nella PARTF. ITALIANA. 343 sua tledica al proprio padre ) o lu mano o V irii^egno , po- tra studiare , viaggiando , i costumi di tutta Italia, afTinclie la sua poesia diventi nazionale e noii si limiti dentro ai confini dt una sola provincia. Egli iiaturalmente virtuoso potra mordere senza fiele i difetti degli uoniini , o pro- raoverne le virtii senza taccia di ostentazione o d' ipocrisia. Scherzi poetici latini del signor avvocato D. Faustina Qagliuffi in una hella carnpagna del signor conte Marco Lomellini Tabarca, cominciati il 3 settembre e tcrminati il 5 ottobre 1828. — Milano , 1829, dalla dpografia del dottore Ginlin Fcrrario, in 4.° di pag. 5 1 , col ritratto dclV mitore. Bella cdizione. Noi ahbiamo altre volte parlato della niaravigliosa e quasi incredibile attitudine del raguseo avvocato Gagliufli nel det- tare versi latini aif iniprovviso ed in qualsivoglia metro. Gli Scherzi da lui iraprovvisati nello scorso autunno, e che ora vedono la luce jjer cura dell' egregio signor Francesco Lencisa, sono bellissima prova ciie in lui col crescere deir eta non vien meno la poetica lena e quel brio con cui sa caramente rallegrare le colte e gentlli brigate. Che se alcuno volesse opporci che in queste poesle appare tal- volta una piii che ovidiana facilita, noi risponderemmo ch' esse appunto perche dettate all' iniprovviso non deb- honsi ponderare colla bilancia de' poetici componimenti premeditati e scritti , ne' quali non e mai soverchio 1' uso della lima. E di fatto se 1' improvvisare in versi e virtii per se stessa niaravigliosa , e tutta propria de' soli Italia- ni, di quant' ammirazione non sara degno il Gagliuffi, il quale estemporanearaente verseggia in latino su qualunque anche piii astruso o difficile argomento? Un solo endeca- sillabo , quasi a saggio , noi ne riferiremo sparse di catul- liana venusta. Argomento ne fu na passeretto fuggito alia figlia della signora ducliessa Camilla Litta : Flehat parva Nice , suceque matrl Monstrabat caveain , uncle passer , elitu ! Drim secura fero propinat escatn , Oblata subitus fuga aolarat. Cui mater placide ■• tibi id molesturn est , At gaudet profugus sitam , repente Cui raptus fuerat, mieie matrem. 344 APPENDIGE Quid tu? cam Nice? mild dolenti Si quis te raperet , quid ipsa vclles ? Risit parva Nice , immemorque damni Materno gremio tenax adhmret , Maternis cupit osculis beari. In questa coUezione sono pure alcune belle epigrafi det- tate dallo stesso signer Gagliuffi, alcune in prosa, altre in verso. Tra le quali , pariniente a saggio, ci piace di qui riferire la seguente fatta con varie altre incidere dal signor conte Lomellini nelF anzidetta sua villa. Essa ha per argo- mento il soggiorno die ivi fece il Somiuo Pontefice Pio VII. Pivs . VII . Pontifex . Maximvs XV . Ante . Kal . Imias . MDCCCXV Vods . Marci . Vincentii . Lavmellini Indvlgentissime . Exceptis Hoc . Rvscvlvm . Hanc . Domvncvlam Beavit Hospido . Hev . Nimivm . Breii Siillo studio delle antlche monete , disscrtazione ine- dita dclV abate Stcfaiio Antonio MTorcelli, pubblicata in occasione delle faustissime nozze Rossa-Caioli dal dottor Giovanni Labus. — Milano , Bonfanti , in 8.°, di pag. 24. Saggio di favolette esopiane , puhblicate in occasione delle faustissime nozze Cornaggia-Sala. — Milano , 1829, Silvestri , in 8.°, di pag. 16. Saggio di traduzioni delle odi di Orazio , di Francesco dottor Ben I, I. R. Consigliere criminale in Vene- zia. — ■ Ficenza, 1828, Parise e comp., inS.°, di pag. 3 1. Per le nobilissime nozze Cittadella-Maldura. — Pa- dova , 1828, tipografia del Seminal io, in 8.°, di pag. 34. De' cambiamenti avvcnuti ne confini del territorio padovano ne" tempi di mezzo e della sua fisica costituzione in que medesimi tempi , ecc. Sunto con annotazioni al medesimo fattc dalV abate Giuseppe Gennari dell articolo del sig. De la Lande intorno la citf.d di Padova, pubblicata nelle nozze Cittadella-Maldura. — Padova , 1828, tipografia del Seminario , in 8.*^', di pug. 20. PARTE ITALIANA. 345 Eloglo dl Bcatiice Papafava Cluadclla , scritto gid dal cavallere Antonio Vallisnieri , ed ora nprodotto nelle fausdsslme nozze Cittadella-Maldara, — Fa- dova, 1828, Crescini, in 8.°, di pag. 6". Lc piantc fanerogame cnganee per le nobilissime nozze Cittadella-Maldura. -— Padova, 1828, tipografia del Seminario, in 8.° Saggio di traduzioni catidliane diviso in tre libretti , pubblicati in Ferrara (1828) aU occasione di nozze , in 8.° Per occasione dclle nobilissime nozze del conte Marc'An-^ tonio Qrimani colla contessa Paolina. — Lettere di nobili Veneziani illustri del secolo decimosesto, ora per la prima volta insieme raccolte. — Venezia , 1829, dalla tipografia d'Jkisopoli, in 8°, dip. 1 40. Due discorsi di Giorgio Gradenigo , senatore veneziano del secolo XVI, riconsegnati alia luce per le no- bilissime nozze Grimani-Manin. — Venezia, 1829, dalla tip. dAlvisopoU, in 4.°, di pog. 48. Breve forma di onesta vita di Martino , arcivescovo Bracarense ., volgarizzamento del buon secolo ora per la prima volta tratto da un codice dclla Mar- ciana di Venezia {in fine). Fu impresso quest' opu~ scolo nella tipografia d'Aliisopoli in Venezia nel Tuese di gennajo deU anno 1829, in 8.° Fra i moltissirai libretti pubblicati Tanno scorso in occasione di nozze scelti abbiamo questi undici opuscoli , i quail ci fanno bella testimonianza cbe il gusto per quel versi detti o^ia dallo Scannabue eunuchi va uell' Italia ce- dendo il canipo ad atili e piu pregevoli produzioni. A che annojarci con versi Froids et pales cnfans de peres sans genie ? Mei^lio e certamente T intertenerci con opuscoli eruditl o con siflatti coniponimenti, che sopravviveudo alia fuggitiva circostanza che li tV publjlicare, facciano ad un tempo sopravvivere il nome delle persone cui vennero intitolati. L'opuscolo del Morcelli, sebbene nulla contenga di asso- liUamente nuovo, e nondimeno un pregevole sunto di cri- tiche ed erudite dottrine iiUorao all' iniportanza degli btudj 346 APPENDICE numismatici. 11 Sagglo tli favolette composte ad imitazione dl quelle d'Esopo cl fa nascere il desiderio clie I'autore ci donl a pill larga mano si graziosi frutti. 11 Saggio delle traduzioni deUe odi di Orazio e pregevole per la chiarezza de' concetti e pel facile andamento de' versi, e aiicor piii lo sarebbe, se I'autore sempre couservato si fosse fedele alPorazlano teste. La dissertazione de' cambiamenti avvenutl ne confini del ter- ritorio padovano e lavoro inedito ed erudito dell' illustre signor abate Gennari. Egli lo recito nell accademia di Pa- dova I'amio 1796', e caro debb' esso riescire anche ai due sposi , perche appunto risguarda cose alia lor patria atte- nenti. II Sunto dello stesso Gennari intorno all' articolo del signor De la Lande tratta pure di cose patrie , e tende a rilevare i ridicoli strafalcioni presi da quel francese la dov' egli nel suo viaggio per I' Italia parla di Padova. E noto ciie il Monti nella prima delle sue prolusioni chianio quel viaggio una mostruosa sartag'iie di sciocchezze e una ridicola amhidazione compilata nelle sagrestie e sidla fede di que' ciceroni , die a trenta soldi il giorno vcndono id fore- stiero I erudizione deW antichita ed i costumi de'popoH. L' elo- gio della Papafava presenta alia sposa il modello della donna pia, colta e gentile, della teiiera e saggia consorte, della madre sollecita ed amorosa. Essa mori il martedi dell' anno 1729 carica di merlti e di ben cento e due anni. L'elogio e lavoro del celelire Vallisnieri, uno de' sommi luminari del- I'universita di Padova nel passato secolo. Le piante fanero- game eiiganee gia state erano pubblicate dall' autore il signor Girolamo Romano per le nozze della signora Lucietta C. Maldura , ed ora le ha egli riprodotte per le nozze della minore sorella di lei coU' agglunta di altre non pociie. Esse vi sono disposte secondo il sistema sessuale di Lin- neo e secondo le denominazioni adottate dal Person. Le traduzioni de' componimenti catulliani furono da un anonimo pubblicate per solennizzare tre illnstrl matruiionj celebratlsl 1' anno scorso a Ferrara. Essi formano percio tre libretti, I' uno de' quali contiene dieci epigrammi, 1' al- tro r epitalamio delle nozze di Teti e Peleo , il terzo 1' ele- gia ad Ortalo e quella intorno alia chioma di Berenice. Questo saggio ancora ci fa bramare ciie 1' anonimo au- tore estenda la sua verslone a tutte le poesie del venusto e lepido cantore di Lesbia. Eleganti e scorrevoli ne sono i versi , ben adatti i metri , purissimo lo stile. I'ARTF. 1TALI\NA. 847 EcUtore delle LctWre di nobili Veneziani e il slgnor Otta- viaiio Angaraa-Porto. Ottiaio fii certaniente Tavviso suo , quello cioe di onorare le nobilissime nozze Grimani-Manin con una collezionc di lettere da nobillssimi e ragguardevoli Veneziani dettate nel piii Ijel secolo dell' italiana letteratura, /( Parnii ( cosi egli opportiinamente si esprime ) die le onorate Ouibre loro si rallegreranno in vedersi richiamate alia nostra nieuioria fra le odierne tede nuziali. " Queste lettere fnrouo a lui gentilmente somministrate dall" egregio sig. Bartolommeo Gamba,uomo dciritaliana Ijibliografia si benemerito. Del Gandaa e pure il proeniio clie le lettere precede, e nel quale vien egli primieramente rammentando in quanto pregio tenuti fossero i nobili Veneziani anche pel vanto dello scrivere familiare. E la picciola, ma pre- gevolissima colleziono della quale parliamo ci fa bella te- stimonianza die tal vanto ben loro s' addiceva. Passa quindi il sig. Gamba a ricordare il respettivo merito degli scrittori da lui prescelti. Essi sono Danlele Bar])aro, Bernardo Cap- pello, il card. Gasparo Contarini, Luigi Cornar'o , il celebre autore della Vita sobria, Sebastiano Erizzo, Trlfone Ga- briele, detto il Socrate del suo tempo, Giorgio Gradenigo, Andrea Morosini , Marc'Antonio Mula , Andrea Navagero , Paolo Paruta , il card. Agostiuo Valiero e Domenico Ve- niero, tutti patrizj veneziani di cliiarissima fama. Editore dei due discorsi di Giorgio Gradenigo e il signor Niccolo Luigi Pellegrini , die li trasse dall' oblio in cui giacevano, eniendandone il testo, scevrando anche le mende lieir antica stampa , e per tal iiiodo quasi infondendo loro novella vita. Valente fu il senatore Giorgio Gradenigo nel maneggio de' pubblici affari , e lo fu non meno nell' amena letteratura. II prinio dei due discorsi sotto il titolo Del complire tratta del niodo di ben esprimere T afFetto e 1' os- secjuio neir usar cerimoiiie : T altro che intitolasi Dell'espc- ricnza civile, oflre suggerinienti e norme intorno al ma- neggio delle cose die accadono nel vivere comune. Che pero e 1" uno e 1" altro discorso vengono dall' editore op- portiinamente indiritti alia giovane nobilissiiua coppia , contenendo ambidue norme e documenti ch' essere lore possono di guida a ben condursi e nella societa e nella lamiglia. Per occasione tlclle nozze Griinani-lManin venne altresi pubblicato il voigarizzauicnto delf operetta di Martino 34^ APrENDICE Arcivescovo Bracarense, e ne e pur etlltore il ch. sigaor Gamba. Egll in una ben tessuta prefazioncella ci fa sapere essere autore di quest' opuscolo certo Martlno d! Unglieria , il quale nacque al principio del secolo VI , coltivo le let- tere e gli studj sacri, e dopo d'aver peregrinato in oriente si condusse da ultimo in Portogallo dove una prosapia di origine sveva tenea lo scettro. Quivi Martino raolto e feli- cemente adoperossi nel riraettere in seno della cattolica religione que' nuovi dominatori di setta ariana, nel fondar monasteri , presedere a' concilj , amministrare come Arci- vescovo le chiese di Braga e di Duma, spargendovi ad un tempo que semi di civilta , di cukura, di morale filosofia che tanto importano al ben vivere in societa, Alle opere da lui scritte coll' intento di promovere il civil costume fra que' popoli non ancora spogli della natlva ferocia, appartiene quelia col titolo di Formula honestcB vitce-, che egli indirizzo al re Minone od Aciomiro il quale domi- nava nella Qallizia ed in altre regioni delle Spagne. Qiie- st' operetta venne nel secolo XVI piu volte publjlicata in Alemagna ed in Francia nel suo testo origiaale ; ma ia Italia essa giace tuttora tra i manoscritti che sono di cor- redo alle biblioteche. Fortunatamente la libreria di S. Marco a Venezia, rainiera inesausta d' ogni scientifica e lettera- ria dovizia , possede 1' operetta medesima volgarizzata , col titolo Breve forma di onesta vita. E tal volgarizzamento e appunto quello che vede ora la luce per cura del signor Gamba. « La versione ( dice egli ) e stata fatta nel piu fiorlto tempo del bel parlar gentile ^ e di netta e leggia- dra dicitura , e meritava bene d' essere consegnata alia pubbllca luce , potendosi con quieta coscienza raccomandare siccome testo di nostra lingua. " Egli ci rende altresi coa- sapevoli che il codicetto il quale servi ad esemplare della presente edizione, e membranaceo, di scrittura belllssima tirante al gotico , e del secolo XIV ; che ha i paragrafi distinti con caratteri di minlo ; che non troppo frequenti sono le abbreviature i che in esso per mala sorte man- cando una carta verso il fine, si e supplito a tale lacuna col tradurne il brano dall' originale latino, distinguendolo pero con carattere corsivo. Pregevolissima poi ci sembra questa edizione anche perche imita, per quanto e possi- bile , la forma e la distribuzione del codice , essendo im- presse in rosso le letterc o le parole che in esso sono in PARTE ITALIANA. 849 niinio, tr.ittone il punteggiare che fa ridotto al nioderno uso, e trattone ancora qualche troppo antiqnata voce , cui altra ne fu sostituita di mea ingrato suono. Qaest' edizione dee dunque carlssima riescire ai biblioiili ed agU studiosi deir italiana filologia. Mentie pero andavamo rallegrandoci che 1' Italia coiiiin- ciasse a resplrare dalla foga de' cantici nuzlali, ci pervenne In mal punto e quasi a coiitrastarne la compiacenza una matassa di versi Per le illustri nozze del nohile signor don Sebasliano Fiaz- zoni di Bergamo colla nohile slgnora donna Giulia Venino di Milano , Bergamo , 1839, Mazzoleni, in 4.°, versi coniposti al suono dell' oggimai polverosa e tarlata zampogna arca- dica. Indarno vi cerchi un nuovo concetto , una peregrina imagine, una bella o non volgare allusione. Que' versi sono siflTatti, che accomodare si potrebbero a qualsivoglia matri- monio. Bastereblje soltanto il sostituir loro altri nomi , altro imeneo. Che tu vi trovi e il bianco angel, che a fior del- V onda gira , e la rosa or or sbucciante sul nativo stelo , e il core di verginelle che dispergea foglie d' acanto , e la rosea Elena ( le cui vicende ed infedelta non sono al certo le piu belle cose da presentarsi ad una vereconda sposa) , e Alcone che si pasce di piii degna speme , ed Egle che pur di se sola adorna viene , e 1' ara che splende al bel fulgore di fad ardend , e la fecondita e 1' amor e la fede , e il hottoncin di rosa, e Giuno c[\ iva superha al tulamo di Giove , e la sposa dclle Grazie leggiadra figUa ( e questo e forse Tunico nuovo concettino , giacche le Grazie furono sempre dagli antichi poeti reputate vergini pudiclie ed innube) , e Amore che 1' ale scosse e alzossi a volo , e si raccolse solo nel seno di Giulia , cioe della sposa , e mille altre rancide frascherie. Perclie non oiFerire agli sposi qualche pregevole operetta o originale, o rara o inedita, od anche tradotta sia in versi, sia in prosa? E qui, posciache favorevole ci si presenta 1' occasione , vogliamo una volta per sempre avvertire che colla parola di zampogna o poesia arcadica siamo ben alieni dall' al- ludere alP accadcmia che col nome di Arcadia e con grande onore dell' Italia fiorisce ora a Roma. Protestiamo la ben dovuta stima agli illustri e dottissimi uoniini de' quali e composta ; e siccome gia fu pronosticato da un gioniale d' oltrammonti, speriamo che essa, la quale un tempo tanto BibL hah T. LIII. a3 35o ArPENDICE adoperossi nel cUstruggere V inflaenza tlelLi scnola mari- nesca , contribuira ancora a guareiitire il classico nostro paese dai traviamenti della scaola roiiiantica. Brevi memorie sulla vita della venerabile serva di Dio SHOT 3Iargherita M. Alacoque. — Bergamo , Mazzo- leni , in 8.° grande. Ecco una bella testimoalanza che anco 1 fuggitlvi argo- nienti di sacra, ma temporaaea circostanza celebrai-e si possono con qiialche utile e ben adatta operetta. Questa che annunziamo fu pubblicata in occasione della professioiie reUgiosa nel monistero della Visitazione di Alzano maggiore fatta dalla signora Rosa Giiiseppa Margherita Caroli , e ne fu benemerito editore lo zio della candidata, abate Bernardo Caroli. E per essa ancora gia ci aveva chi apprestavasi a tessere una corona di poetici fiori. Ma 1' ottimo zio savia- niente giudico die cader potesse in. acconcio I' abbandonare il progetto di raccolie poetiche ; che il huon gusto or domi- nante ha di gia dannata si frivola costumanza, e quindi in- titolo alia devota nipote queste inedite Memorie della ve- nerabile Alacoque gia dessa ancora suora della Visitazione nel monistero di Paroy , e per tal modo le ofFeri un lu- minoso esemplare nel tenore di vita al quale voile essa consecrarsi. Tali Memorie sono impresse nel loro ori- ginale latino e nell' italiano idioma , e si nell' una che neir altra lingua spira una ingennuita , un' unzione che penetra nel cuore. Versione nell italiana favella delle orazioni di Marco Tullio, fatta dall avvocato Spirtdione Sicuro, con insieme I'analisi, ecc. — Bologna, 1828, presso Romano Turchi e comp. , volumi 1 in 8.° Quest' edizione, sebbene non possa molto pregiarsi pel volgarizzamento, e nondimeno comraendevole pei comraenti pieni di dottrina, di retta critica e di non volgare erudizione. * Bartholomcei Bcverinii Annaliiun ab oiigine Lucensis urbis volumen primum. — Lucas, 1829, typis Fran- cisci Bertinii, in 8.° di pag.-XLvn e 408. Saranno quattro volumi. II Beverini apparteneva alia Congrcgazione della Madre di Dio , siccome ne fanno testimoaianza il P, Sarteschi ed I'ARTE ITALIANA. 35 1 il P. Erra stoilci della inedesima Congregazione. Cio viea pure aircrniato da Monsignor Falibroiii nelle sue vite , il quale pero non ebbe ccrtamente agio di ben esaminare la storia del Beverini. Questa puo forse andar del pari coa quelle di Castruccio Buonamici per eleganza •> purita di lingua e gravita di concetti. II Tcnipio d Ercole in Cori illustrato da Giovanni Antolini , profcssore d architettura , ecc. Edizione seconda , emciidata in varj liioghi ed accresciiita di tavole. — Mdano , 1828, dalla Socictd iipografica dei Clnssici Italiani, foL fig. di png. 12, tavole 4. li Tcmpio di Minerva in Assisi coufrontato colle ta- vole di Andrea Palladio da Giovanni Antolini , professore d architettura^ ecc. Edizione seconda emen- data ed accresciuta di una disamina d allri an- tichi monnmenti. — Mdano, 1828, dalla Socictd suddctta , fol. fig. di pag. 40 , colV appendice , e tav. 14, con una litografica al principio. Cori, o Cora, come con altri molii scrive il cav. Piranesi, citta anticamente de' Volsci , ora piccolo luogo della diocesi di Velletri , presenta i vestigi di varie anticbe fabbriche , tra le quali , perche meglio conservato , si distingue il tempio d' Ercole , o un prostilo gentilissimo del medesimo d' ordine dorico , rnisurato e dellneato in parte dal somnio Raffadlo alloi'clie era architetto di S. Pietro, e riprodotto colle stampe dal suddetto Piranesi ; l^encke il primo dalla osservazione della base e del capitello, omessa quella delle proporzioni , fosse iadotto a crederlo piuttosto toscano clie dorico. Suir epoca della erezione di quel tempio scrissero dotta- mente il Volpi nella descrizione del Lazio , il Wiiickelman^i. nelle Ossenazioni suit arcJdtettura de^li aaticld, inserite nel tomo III della sua Storia dell' arte dell' edizione di Roma. Dissente da quegli eruditi scrittori l" Antolini, e fondato suUa forma de' caratteri dell' iscrizione Cor.lna, confrontati con quelli del sarcofago di Scipione BdihiUO , e d' avviso clie quel monumento appainenga ai tempi degli Imperatori, anziclie a quelli della Kepubblica romana , e molto meno al secolo IV di essa , come alcuni opinarono. Egli dissenio pure da coloro die crcdettero cpicl tempio dedicate al Hole ; c ad attriliuirlo ad Ercole "iova V osservazione clie 35a APPENDICE il prostilo e di maniera dorica , la quale, come la piu so- lida e la piu semplice delle tre orlginali greche die ab- biamo, ben conveiiiva al nume della fortezza e deU'eroismo. Descrlve quiiidi T autore le singolarita di quell' edifizio, le belle proporzioiii di esso, e la bellezza complessiva che ne risulta. Imposslbile ci riuscirebbe il seguirlo nelle minute sue osservazioni, senza Tajuto delle tavole: note- reuio soltanto die 1' edilizlo e costruito di travertine , e sic- come questa pietra e assai porosa, e quindi iion atta a rice- vere un certo pulimento , vi si e supplito con un intonaco di stucco, che senibra di una durezza maggiore dello stesso travertino. Di quest' ediiizio non rimane che il solo pronao con la parte anteriore , ed altra porzione del fianco sinistro della cella, che entra in un lato della moderna torre della chiesa di 5. Pietro. L'opera ( dice I'autore ) e di ordine dorico compito in ogni sua parte. Sopra un basamento, di cui non esiste in parte se non die la cimasa, si ergono colonne sfa- cettate per una terza parte del fusto in altezza , per le altre due parti scanalate con poco risalto , senza alcun piano tra r una e 1' altra scanalatura. La base e seniplicissima, coni- posta di un solo toro senza plinto , con capitello di maniera dorica , architrave , fregio con triglifi e metope senza ornanienti , e cornici senza modiglioni ; il tutto termina con frontlspizio triangolare , e queste singolarita di costruzione distinguono questa fra tutte le antiche opere couosciute , potendosi asserire die nulla di piii compito e ragionato rimasto ci sla tra i monumenti dorici deU'antidiita. » Passa r autore a confrontare questo monuniento con altri antichi, e assai dottamente discorre della proporzioue, che egli stabilisce non altro essere se non che il rapporto che trovasi tra due o piu ragioni eguali , a rltrovare il quale fa di mestieri di combinarle insieme. Dall' esame delle diverse parti risulta , che queste, combinate fra lore, provano che 1' edifizio e stato ideato ed eseguito con tutta la perfezione possibile. Cosi e della pianta , cosi delle co- lonne , assicurate colla piu naturale verita da una legge- rissima trabeazione ; cosi del fregio , die e maggiore del doppio deir arcliitrave ed uguale alia cornice; cosi e dei triglifi che sono nella proporzione di uiio a due rispetto alia cornice ; le sole metope negli intercolunnj medj sono alqiianto piii alte die larghe , perche deliliono vedersi di sotto in su a tanta distanza dal tempio quanta ne da la sua altezza. 11 fiontisj^izio colla sua coinpai'sa triangolare PAr.TE ITALlAJiA. 353 di tetto ( sola significazione de' frontlspizj ) mostra com- piutamente la possibile perfezlone dell' opera. Sgraziata- meate , forse per le invasioni de' bai'bari, e stata distrutta la cella, di cui, come gih si disse , non rimaue clie la parte aiiteriore e una piccola porzione laterale. L' autore breveniente tratta del bello risultante dalla sensazioiie che le cose o le opere dcir arte in noi destano , o dalle cose niedcsime ; e trovaiido die non puo esservi il IjcUo se con tutte le proporzioni non venga in noi eccitata una sensazione piacevole, applica questi principj al tempio di Ercole in Cori. Le tavole , parte intagllate in rame, parte litografiche, rappresentaiio la piaiita e la facclata del tempio, i cosi detti dettagli d'architettura e i saggi de' caratteri di alcana iscrlzioni ; ma degna di particolare commendazioue troviamo una bella veduta in litografia degli avanzi del tempio, posta in fronte all'opera e ricavata dal disegno del celebre Hackert. La descrizione del tempio di Cori era stata dall' autore pubblicata lino dal lySS, ed egli avendo ad esso attri- buito r ordine dorico , conceputo aveva il pensiero di presentare agli studiosi di architettura gli altri due ordiiii, il Jonico ed il corintio , anch' essi contemplati sopra anticlii monnmenti. Non trovo per lungo spazio di tempo un ar- chitettonica anticliita che servire gli potesse per 1' ordine jonico , ma trovonne bensi una corintia , e questa e il tempio di Minerva d'Assisi che esiste quasi intero , benche convcrtito in tempio ciristiano. Da numerose tavole disegaate sul luogo e accompagnata la descrizione ; e dal perpetuo confronto colle tavole delle antichita pitbblicate da Andrea Palladio , risulta una grandissima differenza tra le nuove nilsure e le Palladiane , essendo forse stato quel grandissimo architetto ingannato da alcuno che gli invio il disegno del luoiiumento , da esso probabilmente non veduto , il che sgraziatamentc avvenne alcana volta anche al Scrlio. Distinta e questa descrizione in varj capitoli: nel i. si espongono le memorie di Assisi , nel 2* si descrive il tempio di 3///iervvi, nel 3." si esaminano minutamente le sue parti e le lore proporzioni, nel 4.° gU ornamenti del- r ordine , nel 5." i materiali del tempio e le iscrizioni del frcgio. Dispensandoci noi dal scjjaire passo a passo 1 autore nelle sue riccrchc, tanto piii che trattasi di una ristauipa, e clic uou si potrcbbe dare un sunto ragiouato dell' opera 354 API'ENDICE senza le opportune tavole , osservererao solo dl passaggio, die i muri della cella e tin pilastro di base quadrata sotto al pronao sono fabbricati di pietre calcaree , rosolacee e bigie delle cave vicine alia citta , e che tutta la fronte con gli ornament! delf ordine sono di travertine che pure trovasi in quelle vicinanze. Che il tempio fosse dedicate a Minerva, benche non risuiti dalle iscrizioni, l' autore lo deduce da altri monumenti e dalla tradizione , come pure dngli immensi oliveti che coprono tutti i colli del mezzo- giorno presso la citta, mentre e note che a Minerva, come Dea della pace, era sacro Tulivo. Nella penultiuia pagina egli duolsi che dopo il secolo XVI sia stata 1' architettura sirascinata alia decadenza dal capriccio, dall' abbandono , e spesse volte dall' intrigo; duolsi che tanti edifizj pubbllci e privati , iatti in uieno di due secoli, non senza coraggio di chi gli ordino, ne senza lusso delle materie impie- gate, ne senza grandezza per le masse , veggansi privi di carattere e purita di stile , pieni di abusi e mancanti di ragione , cosicclie possono chiamarsi fabbriche , ina non nrcliitetture : nota pero, clie da un quarto di secolo in qua il genio dell' arte si e accorto dell' errore dei passati due secoli, e si e rivolto al meglio, attingendo dagli antichi monumenti e dalle fabbriche ne' cinquecentisti , e nota ancora che si e introdotto il buon gusto nelle scuole odierne d' Italia , dal che nasce la speranza del pieno risorgimento deir architettura. Alia descrizione succedono 87 monumenti lapidarj , e 10 tavole intagliate in rame , rappresentanti la pianta e la facciata, non che diverse parti del tempio assisiano, e neir ultima si espongono alcune opere di scultura, e spe- cialmente il bassorilievo di un bellissimo sarcofago che serve ora di mensa ad un altare. Nell' appendice, che e tutta nuo^o lavoro , si esaminano altri monumenti antichi di Assisi , cioe le mura vetuste antiche che munivano la citta , opera etrusca :, un mausoleo pure etrusco, gli avanzi di un tempio antico, opera greco- etrnsca, una cisterna, nn teati'o ed un anfiteatro , opere romane; e nel capo 7." si tenta la ripristinazione di quel- r anfiteatro sulle basi delle ritrovate rovine. Consisteva questo in un' area elittica , lunga internamente suU' asse maggiore metri 60,90, larga sul minore 35,3o , e questa veniva ciiiusa anticamente da un grosso muro con tre PARTE ITALIANA. 355 precinzionl : all' intorno girava un canale murato con pa- rapetto, dal quale alzavasi un peristilo di 32 colonne toscaniche a base elittlca , singolarissima idea, dice Tan- tore, come se fossero emanate dalla figura principale del- Tarea. Quel luogo ha subito per la sua varia destinazione diversi cambiamenti; ma il diligeiitissimo architetto ha ac- curatamente indagati tntti i ruderi vicini, e quindi non dubitando di attribuire qnegli avanzi ad un romano anli- teatro , ha meritamente praticato sopra di esso gl' inge- gnosi tentativi die da altri iliustri artisti t'atti si erano sopra altri di quegli edillzj in parte dlstrutti ed anche sul Flavio, aftine di trovare quale disposizione arcliitettonica e quale ordinamento avesse quell' anfiteatro ne' tempi an- tichi ; e questa sola parte del suo libro servirebbe anche sola a dargli un gran pregio e a destare il piu vivo inte- resse negli architetti e negli archeologi. I capitoli seguenti versano su di un gran muro antico sotto la cliiesa di S. Paolo , e su di un acquidotto , opere romane , e finalmente su di un muro a riempita , die so- stiene il terra pieno dell' or to grande del palazzo vescovile. Anche quest* appendice e accompagnata da quattro belle tavole incise in rame , i-appresentanti varj monumenti as- sisiani^ e specialmente l' anfiteatro. Noi non dubitiamo che la ristampa nobilmente fatta in Milano di queste due opere non possa ricscire utile e gradlta non meno agU amatori della buona arcliitettura , die a quelli delle greche e delle romane antichita. Le cose Timarchevoli delta cittd di Novara descritte dair cuH'ocato F. A. Bianchini , precedute da com- pcndlo stoiico. — Novara, 1828, presso Girolamo Miglio, dl pag. 337 ^ ^94? ^^ i2'° Gia piu volte esternammo in questa Biblioteca il voto die ciascuua delle cltta italiane avesse una buona guida nelle quali si accennassero e si descrivessero con fiiio giu- dizio le cose piu degne di osservazione , e s' illustrassero con assennato criterio i patrj monumenti: cosa die utile e gradita riuscire potrebbe non solo agli stranieri viaggia- tori , ma anche ai cittadini mcdesimi , che ben sovente igiiorano o non ben conoscouo le loro ricchezze e i loro 356 APPENDICE piu pvegevoll monuinenti. Ci congratullamo dunqiie col- r autore di questa descrizioiie die alia sua patria ha pre- stato an s'l benefico pflizio, e piii aiicora coUa citta di Novai-a, die nella persoiia dell' avv. Bianchinl ha sortito nil valeate illustratore della sua storia e de'suoi monumenti. Due operette di fatto si contengono nel libro die aanun- ziamo : Tuna e il Compendio storico , die dalla pag. 7 pro- gredisce sino alia SSy; Taltra comprende le cose rimar- chevoU della citta di Novara , die foriiiano un separate vo- lumetto di pag. 194. Neir uno e nell' altro di questi lavori si mostra T autore diligentissiino , fornito di corapetente erudizione, scrittore d' ordinario corretto e talvolta elegante. Ardua e poco utile impresa sarebbe il voler dare il sunto di nn Compendio, die e gia abbastaiiza ristretto e sugoso, e die precede per serie d" antii , registrando i principali avveninieuti c\\ ebbero luogo in alcuni di essi dalT anno 665 della londazione di Roma in avaati, giacdie in quel- raniio Novara fu dichiarata colonia latina. Con giudiziosa sobrieta si espongono alcune notizie suU' origine e sul noma di essa :, le piii antidie meaiorie si illustrano con iscrizioni lapidarie, quelle de' successivi tempi roinani coUe citazioni de' classici greci e latini , quelle de' bassi tempi coif au- torita di varj storici di quell' eta e dei piu recenti , e so- vente ancora con diplomi ed altri documenti tratti da pubblici e privati archivj, nel che con piacere vediaino aver 1' autore approfittato dell' amiclievole assistenza del ceri- moniere Frasconi, da noi conosciuto abilissimo nella scienza diplomatica e paleografica. Tutti i fatti, anclie piii recenti , sono esposti brevemente, con chiarezza ed imparzialita. L' autore parlando, per esempio, di Filippo II, dice il di lui ritratto senza poetica esagerazione dipinto dall' Al fieri. Cosi, ragionando delle guerresche imprese piu recenti, ne addita i danni egualmente die i vautnggi, alia citta e alia provincia arrecati. Degno e parimente di lode il modo franco e scliietto, in cui sono esposti gli ultimi avvenimenti che la pace ricondussero nelle provincie lombarde. Ne i soli fatti ricorda 1' autore die alia storia e civile ed ecclesiastica appartengono ^ punto ei non trascura le glorie letterarie della diletta sua patria. Quindi , per quanto lo permette la proposta brcvita del conipendio, tesse egli nobilmcnte 1' elogio di Cajo Albucio Silone , celebrc gim-e- consulto ed oratore novarese ( nel quale duolci di vedere PAHTE ITALIANA. 35/ ripctntamentc nominato L. Fnco Seneca In vece dl L. An- nvo ) ; quello dell' iiisigne teologo Pietro Lombardo , nato anch'' esso in una villa presso Novara •, quello dell' astro- ijomo Cainpano, il cui libro oflferto ad Vrbano IV s' inti- tola Theorica planetarum e noa Theoricas , come forse per errore si e stampato ; e nel progresso della sua storia i mei-itl letterarj commenJa di Pietro ApoUonio CoUutino, die jiiii comuuemente vedcsi nomiaato Collezio , ed il quale oltre la distruzione dl Gerusalemme , stampo ancora un poema sul combatiimento di Davide con Golia ; di Martino Paolo Nibbia^ commeatatore di Dante; di Nestore Dionisia, il cui lessico , forse uno de' piii antichi del XV secolo, ve- deinmo piu volte stampato sulla fine del medesirao; dei poeti Antonio Cerutti , Giacomo Majetto e Doniizio Calciati, del filologo Emilio e del pollgrafo Gaudenzio Merula; del- r oratore, poeta, medico e filosofo Filippo Zaffiro ; del poeta Andrea Assaracco, che intitolarsi vedemmo nella Trivulziade , Assaraco Saracco ; del poeta italiano Gio. Agostino Caccia ; di Gio. Maria e di Girolamo Cattaneo , commentatore il primo del panegirico di Plinio a Trajano , maestro il secondo di matematiclie militari ; del giureconsulto Pio, del medico Boniperto protofisico in Venezia , dell' erudito G. B. Rasario che iiori in Roma , di Giidio Pogsiani, aureo scrittore latino, clie pure fu segretario di Pio V: chiude questa lunga serie un cenno sui meriti grandissimi di Gaudenzio Ferrari come dipintore e plasticatore. Se con buon ordine e condotto il Compendio storico , e r autore vi fa mostra di diplomatica erudizione e di buon senso ; non meno e da lodarsi la descrizione delle cose notabili di Novara , nella quale egli spiega altresi alcune cognizioni della storia dell' arte e specialmente qualche erudizione pittorica. IMerce di lui veniamo a sapere che qncUa citta possiede non solo bellissimi cpiadri di Gauden- zio Ferrari e di Bernnnlino Lanino , descritti i primi per la maggior parte dal Bonliga, biografo dL quel valente pit- tore , ma ancora opere di Cesare da Sesto , del Correggio, del Mantfgna o della sua scuola , di Giacomo Bassano , di Vander ^f'erf, di Houiens , di Teniers , di Wandyck , di Ciro Ferri , di Daniel Crespi , dei Procaccini , del Cerano, ecc. Vediamo con piacere i migliori edilizj di Novara ornati col lavori dei piu valenti artisti milanesi del passato secolo non solo, come dei Lcgnuni , <\e^[i Abbiati ., dei De Giorgi, 358 APPENDICE ma di moiti aiicora viventl, come i Sabatelli, i Mazzola , i Vacani , i Migliara ecc. Ben descritti sono anche i mo- numciiti arclutettonici , tra i quali alcuni del Pellcgrino : alia pag. 17 pero, nella quale meritainente si loda il di- segno di una cappella del defunto cavaliere Zanoja , fra gli altri suoi titoli si omette il principale , cioe quello di pro- fessore tJ! architettura della nostra accadenua , e a questa nella stessa paglna si ascrive per errore Grazioso Eusca. Se non si citano opere assai distinte in fatto di scultura, speriauio cbe quella citta ne avra una ben presto di cui gloriarsi , nella statua che intende d' innalzare al suo So- vrano , e che gla si sta preparando da luio de' nostri piix celebri scultori. Ben ripartita e la descrlzione in cinque capitoli; il primo delle hasiliche e chiese , il secondo degl' istituti di pubblica beneficenza, 11 terzo di quelli di pubblica istruzione, il quarto dei pubbllci stabilimenti , il quinto del palagi e delle case. Si illustrano nel primo varj antichi monumenti e tra gli altri il battisterio della cattedrale, avanzo dei tempi romani; si parla deirarcbivio capitolare del duomo e dei preziosi monumenti in esso contenuti , non die di un dittico consolare d' avorio die vi si conserva , e della liiljlioteca , ricca essa pure di alcuni manoscritti : cosi de- scrivendosi la basilica di S. Gauclenzio , della quale ben giustamente si encomiano i bassirilievi ed altre opere mae- strevolraente gettate in bronzo, si ragiona dell' antichita della cattedra di quel santo vescovo che conservossi pel corso di nndici secoli almeno; trattandosi poscia di quell' ar- cliivio e di quella biljlioteca capitolare ., se ne annoverano i pill vetusti documenti; si descrive altro dittico consolare eburneo , e si accennano i codici piii antichi nella libreria conservati. Se di alcuna cosa lagnare si potessero i fore- stieri che di questo libro servire si volessero come di guida per la citta di Novara , cio sarebbe soltanto di tro- vare per entro a questo capitolo troppo lunghi e frequent! articoli intorno la celehrita del clero di qualche chlesa , intorno la celebrita e le prerogative della sede vescovVe, intorno le prerogative di alcune confraternite , le prerogative della basilica gaudenziana, quelle del monte di pieia ed altri oggetti die per avventura troverebbero opportuna sec}e in altro luogo. Ma Tautore rispondera, forse giustamente „ ch'egli scrisse non tanto per gli stranieri , quanto pe'suoi PAnXE ITALI.\N\. 35 9 concittatlini , al quali sara certamcnte caro 11 vedcre in qiicsto volume raccoltc Ic cose, le istituzloiii e talvolta anche i diritti niunicipali. Nel 2." capitolo osservammo ben descritti gli spedali e le lore fondazioni , cosi pure gli orfanotrofj mascliili e femininill ecc. ^ nel 3.° i collegi , le scuole , il gabinetto di fisica, Jjen fornito merce delle cure del cessato governo ita- lico, e r orto botanico tuttora sussistente , mentre non si niantenne V agrario ; nel 4° tra varj pabblici stabilimenti vedemmo un maestoso edificio , specialmente destinato al mercato delle granaglle , che tuttora manca alia capitale della Lombardia; nel 5.° alcuni palazzi nobilmente archi- tettati e ricchi di belle dlpinture. L' articolo ultimo del capo 4.° che versa sul pubblico passeggio de' giardini , ci parve scritto con uno stile poetico e con una vivacita d'im- maginazione, che ci lascia laogo a supporre nell' autore altri talenti oltre quelli sviluppati nel compendio storico e nella descrizion delle eose uotabili della patria sua. Papiti greco-egizj ed altri greci monumenti dell'I. R. Museo di corte tradotti ed illustrati da Giovanni Petrettini corcirese , professore di filologia greca e ladna prcsso V Universitd di Padova. — Vienna^ 1826, dalla stamperia di Antonio Strauss. Molti eruditi, per diverse vie, attendono da gran tempo a scoprire le antichita egiziane \. e tanto si e fatto e si fa ai di nostrl , che o quel paese rivelera finalmente alle moderne nazioni tutta 1' antica siaa storia, o gli uoniini cesseranno per sempre di sperare che alcuna eta possa mai spingersi dove non saran pervenuti 1' ingegno e lo zelo de' nostri lilologi ed archeologi ajutati dal favore e dalle ricchezze di alcune corti. Fra la troppo confidente speranza di pochi , e la procace derisione di alcuni altri che stimano indarno tutte queste fatiche , a noi semln'a che V amatore de" buonl studj possa tenere una via di mezzo , e crediamo che, senza arrischiarsi a sentenziare se il secolo XIX potra o no darsi Aanto d' avei*e diseppelllta la storia antica egi- ziana , debba rnllegrarsi di i[uei progressi che la filologia e 1" antiquaria vanno lacendo in mezzo a tanto fervore d in- gegal, c!ie di f[uostc arti ban blsogno per tentare la grande scoperta alia (jiiale si souo rivolti. 36o APPENDICE II chlarissimo sig. Pctrettini non lia volnto rimaiierst inoperoso, mentre cosi gran parte de' filologi d' Europa afFatlcasi in queste sottili ricerche ; e ponendosi fra colo- ro che « col solo soccorso de' monumenti greci speraao " di conoscere uq giorno 1' antico Egitto , e col mezzo t> della greca si conlUlano di comprendere la lingua egi- " ziana , » illustro alcuni papiri greco-egizj ed altri moau- menti greci dell' I. R. Museo di corte in Vienna. Noi vo- gliamo render conto ai nostri lettori colla possihile brevita del prlmo di questi papiri, affinche il chiarissimo autore abbia una qualche testimonianza di quella stiina uella quale teniamo il suo erudito lavoro. II prlmo monumento contiene una supplica di Artemisia a Serapide contro Damasio padre di lei, affinche questi sia punito delP aver violate le leggi divine ed umane pri- vando lei e la sua figliuolanza della sepoltura. II ch. esposi- tore suppone, giudicando dallo stile, clie lo scritto appar- tenga ad un contemporaneo di Tucidide \ e con belle ra- gioni dimostra che tale antichita viene confermata anche dalla forma materiale dei caratteri. Appresso dichiara, co- me gli Egizj nel Dio Serapide simboleggiassero il sole d' in- verno, mentre Osiride poi rappresentava il sole quando nel- r equinozio di primavera si congiunge col segno del toro. Tutte queste cose provano die T eta del papiro risale ai tempi che precedettero il p^imo Ptolomeoi e pero il sig. Petrettini trovo xiecessario di farci conoscere, come anche prima che i Greci s' insignorissero dell' Egitto, molte di sifl'atte scritture poteron essere dettate nel greco linguag- gio , il quale si era cola introdotto sino dai tempi di Psam- mitico , e conservatovi poi dai molti viaggi dei filosofi greci, vi fiori sopra tutto quando Amasi diede ai Greci , principal- iiiente della Caria e della Jonia, la cltta di Naucrati. Percio (egli dice) I'Artemisia che P imprecazione detto contro a suo padre sai-a forse discesa da una di quelle greche famiglie sta- bilite a quel tempi in Egitto ^ le quali conservando la pro- pria lingua, adottarono pero la religione, gli usi ed i costumi e2;iziani. Seeiuono quindi alcuni eruditi cenni intorno alle leg- gi sepolcrali degli antichi , ed alle imprecazioni ch' erano in uso appo loro ; e linalinente le osservazioni grammaticali e filologiche , nelle quali il ch. esposliore viene giustifi- cando il modo da lui tenuto nel correggere gli errori del testo, e nel supplirne le molte ed importanti lacune. Que- sta a noi pare veramente la parte che piii onora il sig. PARTE ITALIANA. 36 I Petrcttiiii. L' crudizione versata a ninni pienisslme in tmto il restante delle illustrazioui puo esser vinta da luolti , e fors' anco puo essere a niolti soverchla ; ma l' ingegno con cui questo egregio ellenista ha supplite le lacune del testo, okreche non e cosa di tutti, non puo essere nei suoi elFetti se non gradito e frnttuoso a chiunque si eser- citi in silTatd studj. Trattandosi d' indovinare cio ch' era scritto dove 1' ingiuria del tempo distrusse ogni traccia della vera antlca scrittura, bisognerebbe aver sempre di- nanzi 1' opinioiie di mold ; e tjuindi anche ai piii esperti in quest' arte diflicilissima debbono giunger care le con- getture del sig. Petrettiui , le quali a noi pajono tanto si- niili al vero, che non sapplamo se altri potra mai o niuo- vere ragionevole dubbio , o recare in mezzo piu proljabili siipplimenti. Vita € fatd tl Innoccnzo VIII Papa CCXVI, scritta per M. Francesco SerdoNati fiorentino, colV aggiimta delV ordirie di lesigcrc gli scrittori della storia ro- mana , composto in latino per M. Pietro Angeli da Barga , e fatto volgare dallo stesso Serdonati. — ■ Milano, 1829, dalla tipografia di Vincenzo Ferrario, in 8.°, di pag. 11 5. Prezzo austr. lir. i 5o , pari ad italiane lire i 3o. S C J E N Z E. Orazioni panegiriche delH abate Natale Ferri. — Mi- lano , 1829, co' torchi della Societd tipog?afica dei Classici italiani. L' autore nella sua prefazione protesta ch' egli avea scrltti i suoi panegirici per declamarU , non per istamparli. Ma, jirosogue poi a dire , combinazion voUe che iiditi dal pid- pito lasciassero una grata impressione in alcune dotte e pie pcrsone , che alia fin fine con modi d' amicizia me ne strap - parono di mano gli ori^^inali. II signor Ferri non ci fa poi sapcre quale altra coinbinazione abliia ristrappati di mano agli strappatori questi originali , per modo che non le dotte e pic pcrsone, ma egli stesso pote poi fame di piena 362 APPENDICE sua volonth P eclizione che annunciamo. Sc non clie il buon Passei'oiii , dopo ua preanibolo simile a quello del signor Ferri , non m' imports , disse , se altri non mi erode , die in qnesto agU altri aiicli io do poca fede. 11 signor Ferri non ha volute seguire il costume di mol- tipUcare le citazioiii latine ; e in questo vorremmo dire che cgli fece assai bene , se avesse tradotti i testi che gli ca- devano all' uopo ;, ma poiche e trascorso all' estremo oppo- sto, di non citar mai nessuno, ha privati i suoi discorsi di nn grande decoro non meno che di una grande impor- tanza , ed ha tolto ai suoi leggitori il diletto che viene dal sentir ricordare quelle solenni sentenze per le quali sali- rono gia in tanto onore i templi piu celebrati di tutta quanta la cristianita. Egli non ha voluto neppure teoriciz- zare prolissamente ; e di cio ancora gli vorremmo dar lode, se per fuggire la prolisska non avesse lasclate talvolta troppo ignude di ogni dottrina le sue orazloni. Non ha voluto grandeggiare nella ricercatezza ed ampollosita dello stile ; e di qui gli verra per certo una bellissima lode , dove parraniio locuzioni lodevoli il sorriso che ondeggia sui dolci labbri ; gli occhi trono di purissiino amove ; il fetore del peccati dalla terra asceso sino at trono di Dio ; il vulcano che rischiara le tenehre con la lurida vampa ; Vaffollato , sterminato popolo commosso ; i vortici delle biauco-cerulee fiamme i quali alzansi rapidi al cielo , strepitano , muggono ,• la societa i-av- visata in quelV antra ove un solo cuore battera amico di se stesso ; il musco che veste i bucherati pendenti sassi ; 1" aer freildo e mesto che agita le interne ombre di una grotta, le quali come irti sepolcrall fantasmi girano nel cieco fondo ; i Turchi che disperati graffiansi le goffe facce ; Assuero che rialza con la piii cauta morbidezza Esterre , la quale svenuta riapre lenta muta i languenti occhi bagnati d' una turgida la- grima ; il malinronico vento : il rimescolato spaventoso campo di hattaglia ; i lunghi mortuarj latrati del mastino ; gli Angioli che infondono nelle vene di Giobbe un incognito umor di vita che gli rinovtlla il casto sangue ; S. Anna che accosta la raggrinzata magra sua faccia cdla morbida tondeggiante gola della piccola Maria : e molte altre locuzioni somiglian- tissime a queste. II signor Ferri ci assicura che questa da lui seguita e la scuola piu antica , e che i SS. Padri ne furono i maestri: manoi, per quanto sappiamo, non vor- rem credere che i SS. Padri abbiano mai potuto insegnare PARTE ITALIANA. 363 n iicssnno cosi straiia cloqnenza ; o s' cglino fossero vcra- lucnte moilclli di uno stile sifTatto , von-emmo dir franca- niente al nostro oratore : Pigliate dai SS. Padri le scn- tenze, i precetti , gli esempi delle virtu, ma parlateci con uno stile piu semplice, plu naturale , men fragoroso , meno frastagliato. Finalmente 1' autore vuol giustificare T uso ch' ei fece delle descri/.ioni , dicendo die per parlare piu vivamente ai cuori bisogna parhire piii vivaniente ai sensi ; e noi siamo in questo d' accor Jo con lui, purclie le de- scrizioni non si strascinino per intiere pagine , come alcnne del signor Ferri. L' incendio dell' animo facilmente si estin- gue , e r efFetto di una predica sara perduto se la mente non vi avra trovate dottrine solide , utili ed acconce a faria migliore di prima. — Probabilmente noi ci siamo ingannati nel dar giiidizio di queste orazioni ^ e 1' autore fidandosi alia senteuza di Pietro Verri , che gli serve di epigrafe, stara quietamente aspcaando che V Italia si dichiari in favor suo di mano in mano che il suo libro ces- sera di esser nuovo. Quando cio accada, noi ci ricredercmo assai volentieri di queste nostre censure, e sara prova che possiamo crrare per ignoranza , non gia per invidia. Virginia, ovvcro la Vergine cristinna , Istoria siciliana, composta dal 31. R. P. Michelangelo Marin , reli- gioso minima. — Milano y 1828, Bettoni , in 8.", di pag. 2c8. Abbiamo sott' occhio un trattato ascelico sotto la forma di un romanzo. Lo scopo deir autoie e di guidare le vcrgiiii crisliane , cliiiise o nou chiuse ne' monasteii , alia via dclla perfezione. E percio si sludia di presentar loro un modello di sayiezza e di }>ieta , un complesso di csercizj divoti e di mas- sime sanle in qucsta sua Virginia e in qucsta sua Slovia sici- liana. Virginia fu douzella che da priucipio amava le vanita del mondo. Una zia di lei , chiamata la madre Scolaslica di Monte Ccli che avca fama di santila, prega per la salute della nipote con tale struggimento da dilatarsele il cuore : ed ccco , ode nel suo intorno una voce che chiaramentc Ic dice : " nel momcnto in cui tu preghi , Virginia o intcramente mia per scmpre. » Ne tardo la buona zia a riconoscerne la vcrila. Appeua luUo gioruo ( poiclie di uulte avea orato Scohistica ) 364 APPENDICK Virginia si gotta a' suoi piedi; ed essa pure narra , come in quclla notte avventurata le seinbrasse udire ncl Ibndo del cuore una voce : « tu corri iufallibilmente alia tua elerna dannazione, se prosegui ad aniare il mondo con tanta pas- sione. » Da quel puuto adunque il cielo e la via che vi con- duce furono i pensieri di Virginia f, ella noa arde che per le cose spirituali. Altri personaggi s' iucontrano in questa sto- ria , uu' arnica di Virginia che anch' essa suU' esempio di lei rivolge i suoi pensieri a Dio , una falsa divota , una vedova divotissima, ed altri i discorsi de' quali servono a maravigha al piano istruttivo delFautore. Quesli, uel proporre la sua Virginia a modello delle giovani, protcsta, ch'' esse « nulla troveranuo che sia fuoi-i dci limili della via ordinaria della divozione : lion si tratta di macerazioui eccessive , ne di eminente ora- zione, ne di stati d'amore estatico, ne d'alcuna cosa in somma che richieda sforzi straordinarj. " Sieno lodi alF autore per que- sto suo proposito! Non si imputera a lai , se si scorgesse nei chiostri , o Ira le domestiche pareti qualche crealura mistica , o qualche Maria Crocifissa. Ma appunto perch^ nella sua sto- ria non ha luogo che il tenore ordinario di una vita religiosa e divota , non vi si tratta che della riforma morale , qual so- gliono procurarla tutti i direttori di spirilo che pur sieno 2>rudenti ed espcrimentati ; quale interesse crede egli di po- lerle conciliare V Perciocche non la sola intenzione di giovare altrui , non la sola scienza delle cose spettanti al suo dire , rcnderanno uno scrittore caro e gradito a moiti leggitori , e mollo meno se poca ^ la nohilta dcllo stile , se la dicitura 6 snervata e prolissa. Forse F autore s"" immagino di lusingar le giovinette temperando la scverita delle sue istruzioui colF aria graziosa del romanzo : ma forse non si avvide che adottando questo genere di componimenti si avvincolo a troppe leggi , c che per questo lalo il pubblico forse gU sarebbe jneao in- dulgente. Grammatica pedagogica elementare italiana delV abate Antonio Fontana. — Brescia, 1828, dalla tipo- grafia Vallotti. Le grammatiche Jilosojiche ponno essere scritte anche da uomini avvezzi a meditar sempre solitarj e lontani da ogni pratica applicazione delle loro dottrine. Il raziocinio , fondato principalmente suU' ideologia , cerca le regole eterne che go- vernan le lingue , ne stabilisce le principali partizioni , giu- slilica i nomi daii a ciascuna di esse , la couoacer T ufficio di PAUTE IIALIANA.. 365 (jiielltt clafsi pi'iiR'ipalis.siine nullu 'quali di\iro- duttiva e reprodutfwa : si dimostra com' essa sia differcnte dalla memoria : si espongono poi le leggi , le virtu , i vizj , i prcgi della fantasia, i modi ondc perfezionarla i se ne spiegano le opcrazionl , d.al cite si passa a trattare dell' as- socidzioni delic rapprescntazioni ., ecc. NeU'edizione italiana , vol.1, premessa un' introduzione alia lilosofia in genorale, improndesi pur a trattare della .^72 A r P E N D I C E Psicologia empirica , de' suoi fonti e snssitlj e della sua cli- visioiie. Nella parte I , premcssa 1' iJea dell' anima colle inedesime nozioni del testo latino, e aggiunti alcmii cenni sui varj sistemi filosofici intorno alf essenza delF anima , parlasi del conimercio tra essa e il corpo , qui ponendosi cio die nel testo latino trovasi nelP introduzione, delle fa- colta deir anima , ecc. Nel ca])itolo I di essa parte I par- lasi pol della coscicnza , delia facolta di rappresentare , facolui priniitlva dell! anima , ecc, nel cap. II, della facolta di conoscere , e se ne formano tre sezioni. La prima viea divisa in due titoli , ne' quali parlasi del seriso e questo vien diviso in esterno ed in interno ; vi si espone il siste- nia nervoso e cerebrate, si annoverano e definiscono i cin- que sensi colle loro differenze , e vi si espongono i gradi di pcrfezione del senso interno , ecc, Cio ctie intorno alia facolta d"" imaginare fe nel latino riferito nella parte I del capitolo I , neir italiano lo fe alia sezione III del titolo II , trovandovisi nella II gran parte di cio che nel latino con niiglior senno fu riposto nella parte II del auddetto cap. I, ciofe le nozioni risguardanti 1' intelletto e la ragione ; vi si espongono le leggi , le doti , 1' infiussG , la coltura della fantasia , ecc. , la dilTerenza tra essa e la memoria , pre- niesso al titolo stesso cio che risguarda 1' associozione delle rappresentazioni , il quale argomento nel testo latino tro- vasi ben piu filosoficamente coUocato dopo la facolta d' ima- ginare, ecc E tutte queste cose esposte vi sono colle stesse teorie , colle nozioni medesiuie del latino originale. Cosi vedemmo praticato anclie neW J'tica filosofica, vol. IV. Ma a vie nieglio dimostrare il plagio ci si permetta di qui riferire alcuni brani tratti a sorte da ambedue le edi- zioni 5 contrapponendo gli vuii agli altri. Edizione latina. Edizione italiana. Pag. 9. Divisione della psicologia Psychologies di^-isio. empirica. Psychologia alia generalis La psicologia empirica si est, specialis et individualis alia, divide in generale e speclale. In psychologia generali ii cha- Nella psicologia generale si racteres et naturas leges ani- considerano qiiei caratteri e mac humanae considerantur , leggi circa la natura dell'ani- qui onniibus luunani generis ma wnana, che convengono o individuis semper et sine ex- possono comenire a tutti gii ceptione conveniunt vel con- individui del genere umano. La PARTE ITALIAN -V. 373 psicologia specLile si occupa neW indagare , ecc. Pag. 37. Due specie di scnso. Cli oggtui del senso si pos- sono ricltiamare a due classi: compongono la prima gli end che esistono nello spazio, doe il mondo esterno: formano la seconda le vicissitudini e can- giamenti delle nostre rappre- sentazioni , sensioni , propen- siom succedentisi soltanto nel tempo. Quindi il senso e ester- ijo ed interno, ecc. Ibid. Nota, ecc. La sensazione si prende ora in senso piii lato ^ ora piit stretto. Presa nel primo senso accenna la coscienza dello stato prodotto nelfanima nostra, ecc. Pag. 41. Tutte le intidzioni che dob- hiamo al senso esterno si pos- sono richiamare a cinque classi, la diversitd delle quali c ba- sata sulla differenza rispettii-a degli organi , e del modo con cui sono affetti dagli oggetti. L' essenziale ed interna diffe- renza dei nervi diffusi nei di- i'ersi organi sensorj non e srata ancora precisamente osserva- ta , ecc. Mentve gia eravamo per continuare nelle indagini nostre, ci pervennero anche i volurai 2.° e 5.°, qaello coatenente la Logica, questo la Metafisica. Ma se giudicar debbasi ben anco dal solo indice , ci ha ragionc di credere che siano ambidue compilati collo stesso metodo del i.* e del 4.° Come mai T italiano editore nel tessere il suo lavoro non ha egU temuto d" incorrere la «orte del Craculus di Fedro ? venire po«siint. Psychologla specialis in diversitates iada- gat , etc. Pag. 38. Srnsus internus et extennis. Objecta sensus ad duas classes revocari possunti pri- niani constituunt entia in spa- tio juxta 6e existentia i. e. vi- cissitudines et niutationes no- strarura repraesentationura , sensionuni , propensionum in tempore sibi succedentium. Inde sensus vel externus est, vel internus etc. Ibid. Nota a pit di pagina. Sensatio jam latiori, jam angustiori sensu sumitur. Sen- Su latiori sumta indicat con- scientiam efFecti status animae nostrae, etc. Pag. 34. _ Omnes quas sensui externo debenius intuitiones ad quln- qiie species revocari possunt, quaruni diversitas organorum et modi quo ab objectis affi- ciuntur, diversitate nititur. Essentiale internumqne di- scrimea nervorum in diversis sensoriis organis difFusorum nondum est observatum, etc. 3/4 AI'PENDICE Giornale agrario toscano. Fascicolo VIII. — Firenzc ., 1828, tipografia Pezzati, in 8.° {V. qucsto tomo 53.°, pag. 245). 8. II sigaor Soldano Soldani in uno scritto diretto ai compilatori del Giornale dichiar6 die i Casentinesi ragion noil hanno di rallegrnrsi per il prodotto momentaneo die ritraggono dai bosclii della Falterona a motivo della nuova strada. Egli, al dire del sig. Larabruschini , passb ad ac- cennare le solite ragioni allegate dai nemici del taglio del boschi , conduse essere necessario V intervento della puhblica autorita, invocb la correzione dell' immortale legge leopoldina del 1780,' e mandb quasi un sospiro suW abolizione delle leggi penali contro il taglio de' boschi promulgate dalla re- pubblica fiorentina e dai principi medicei. 11 suddetto signer Lambrnschini a nome dei compilatori sorgendo a difesa dei principj tutelari die regolano la legislazione toscana, dichiara essere ai medesimi impossibile C accogUere questi lamenti senza sddarirli e senza ribattere con tutte le loro forze ogni assalto die si dia alia preziosa Viberta d' industria e alV illimitato diritto di proprieta di cui si gode in Toscana. In questo scritto pertanto dobbiamo riconoscere tutti gli argomenti che sogliono farsi contro la pubblica sorveglianza sui boschi ; ed esso richiede una seria disaraina , ed anzi una piena confutazione. Quanti uonilni non si sono niai in Toscana sollevati contro la niinaccia di alcuni e il voto di altri di una direzione pubblica dei boschi ! Ne e causa il timore di ve- dervi impiegati , vale a dire persone addette e soggette al Governo , mischiarsi nell' amniinistrazione dei privati bo- schi : e nondinieno una tale opinione e erronea , giacche la direzione che si crederebbe utile d' introdurvi non do- vrehbe amrainistrare , ma bensi sorvegliare i boschi de' possidenti, ed insegnare ai medesimi il modo di trarne il maggior possibile proCtto, senza pero recar danno alio Stato od ai possidenti. A tal uopo i governi saggi e fermi , rico- nosciuta la necessita di conservare per la sicurezza e la salute oubblica alcuni anche dei boschi dei privati, dichia- rarono riservati questi ancora , cice non ne permisero il taglio se non se con date cautele. Ove poi V imponente bisogno della marina consiglio di proiittnre delle piante crescenti ne' campi o ne' boschi dei privati , non pero PARTE ITALIANA. 375 glanimai in luoghi chiusi , parchi ecc. , fu ben giusto die dietro ogni compenso potcsse essa servirscne, giacche ciascuno e tenuto a concorrere al vantaggio dello Stato. Si: il bene particolare dee cedere al generale; e percio i migHori Codici si dell' anticbita , die de' tempi present! prescrissero dei sagrilizj agl' indivldui per la sicurezza del pubblico :, e per lo stesso motivo il Codice Austriaco all' art. 365 didiiara die quando t utilUd, pubblica lo esige deve dascun membro dello Stato cedere la sua plena proprieta contra una conveniente indennlzzaxione . Se la vigna di Nabot fosse stata neces- saria al pubblico bene, era giusto il cederla, come e giusto^' il cedere parte della propria figliuolanza a difesa della patria. Clie se la decantata liberta iudividuale non os6 fra noi, fra i Romani, fra i Greci e nemmeno presso il po- polo eletto sollevarsi contro la coscrizione niilitare , come si potrpbbe mai di presente ardire di opporsi all' obbligo di cedere parte del proprio leguame a vantaggio dello Stato, e con proprio lucro? Egli e in fatti noto die varj possidenti francesi traggono gran profitto dai proprj bosclii coi venderne i legnami alia R. marina. Ma chi non sa die andie siffatto obbligo suol essere ed e realmente circoscritto a pochi siti vicino ai fuimi, ai canali navigabili od al mare ? Gbi non sa die 1' econouiia in- segno agli Stati il coltivare a proprie spese e conservare i bosclii per la propria marina ? Cio viene in fatti ese- guito dair Austria , dalla Sardegna, dalla Danimarca , dalla Prussia, dalla Russia, dalla Francia , dall' Inghilterra , dalla Svezia e da quasi tutte le potenze europee, non ec- cettuata la Porta i ed e anzi verosimile die la Francia dopo alcuni anni sciorra i privati possidenti da siffatto vincolo, siccorae gia fece da noi il sapientissimo nostro Sovrano colla sua venerata risoluzione del la settembre 1819. L' obbligo cui andar dcbbono soggetti tanto i privati , quanto il principe, lo Stato, i comuni e tutti i corpi tutelati si fe quello di conservare que' lore bosdii la cui esistenza k necessaria al ben pubblico; e questi sono per lo pill que' bosclii cbe coprono le cime o i ripidi fian- clii de'monti, o fronteggiano i fiumi, i canali navigabili, i lagbi e il mare , o sovrastano alle strade maestre ed agli abitati. Ed fe ben da osservarsi die il divieto del dis- sodamento non porta gi.i seco la proibizione del taglio. No: in fatti questi stessi bosclii riservati (o tensi o posti in ZjG ArrENDiCE bando), se saranno governati a norma cIcILt scienza otl eco- nomia delle foreste , daranno un prodotto, ricorrente an- nualmente o a dati intervalU, piu slcnro e maggiore di quegli altri bosclii lasciati in balia dell' ignoranza, deir in- gordigia o della necessita altrui. Se la circostanza il com- portasse potremmo vestir di evidenza sifFatta proposizione, e rompere con cio i snpposti lacci alia pretesa, decantata e idoleggiata liberta di f;ire e disciogliere, usare ed abusare. Essendo parimente oggetto di uno Stato il perpetnare la prodazione , e iDen giusto die si deterraini la quantita degli allievi o delle piante sementali da lasciarsi in piedi snlle tagliate o presso le niedesime , o che in altro modo se ne effettui il rinselvamento , come e giusto T opporsi ai tagli di piante immature, sebbene in date circostanze deb- ba il Governo poter derogare a siftatta legge. Ma come il dissodamento di alcuni terreni boscati , cosi r imboscbimento di altri puo in dati siti produrre gravi e pubbiici danni. Tanto furono imprudenti il principe di Palestrina e Gregorio XIII col tagliare quelle abetaje le quali salvavano Roma da' venti sciroccali , quanto il fa Giro col rinselvare V Asia minora : e per lo contrario tanto fu saggio Lanclsi coll' erigere un* abetaja la quale salvo Roma dagli ellluvj paludosi , quanto Sisto V coll'ab- battere un altro bosco die le toglieva la frescura e la sa- lubrita del vento Nord. Cosi Carlomagno , vedendo che le sovercbie selve della Francia potevano portare gravi e pub- biici danni ne proibi I'uUeriore imboscliiiuento.. Ai Governi pertanto puo e deve spettare il proibire anclie rarbitrario rinselvamento de' terreni , e il torre que' boscbi che in qualsivoglia modo essere potrebbero di danno alio Stato, Cosi nel 1796 si prescrisse che venissero dissodati nella contea del Sirmio nella Schiavonia varj boschi alia di- stanza, se non erriamo, di 5oo passi da varie strade pub- bliche Glide torre o ditlicoltare i nascondigli ai malandrini; e per un motivo consimile Pio VIl e Leon XII fecero di- boscare varj tratti del territorlo di Sonnino e contorni , e il Governo della Lombardia approvo il dissodamento di alcuni boschi in pianiira. Se dair altro canto facciamo T osservazione che le legis- lazioni de' boschi in generate non sottopongono alia sor- vegliaaza i boschetti ( di a tornature da noi e di 4 in Francia) situati sopra piani , appartenenti ai privati e P.VUTK ITALIANA. 877 necessarj al profitto cd all' esercizio dell' agricoltura , e che si piio otteneie 11 periuesso di dissodarli o sradicarii purche non sieno dclla classe dei riservati , noi ci persuaderenio che la sorveglianza governativa non e stringcnte o ves- satoria ; se per ultimo osserviamo che nessuna tassa fu dai Governi in generale imposta ai privati possessor! dei }>oscIii per la sorveglianza che vi esercitano gl' inipiegati , ci convinceremo che siifatta sorveglianza e libcrale e ge- nerosa. Per le quali osservazioni nutrianio speranza che se gU illustri signori Tartiiii , Lapo de' Ricci , Lambruschini , Kidolfi , ed altri valenti agronomi ed econouiisti della Toscana onorerauno della loro attenzioue quanto fu detto qui soj)ra, troveranno e({ua , giusta e saggia una misura goveroaliva , la quale vaglia a freiiare nei possidenti la smoderata liherta di abusare de' fondi a boschi , e assicuri i poderi , le case e la salute di molti contro 1' inespe- rienza , 1' iguoranza e T egoisiuo di pochi. Se sorvegliansi a spese dello Stato le acque , per un motivo consiniile sorvenliar si devono i boschi •, e quest! con tanto niaggior fondamento quauto che la sorveglianza suUe acque puo come in varj Stati unirsi a quella dei boschi , e con tanto maggior ragione quanto che la sorveglianza di questi varra a diminuire le spese per la sorveglianza di quelle. Se i inonti della Valsugana nel Tirolo, per portare un solo esenipio , venissero, a seconda del progetto del bene- nierito sig. cavallere consigliere Dordi , coperti ne' slti i pill ripidi , nudi e franosi con alberi ed arboscelli , la (.lirezione d' acque e strade degli Stati veneti sosterrebJje niolto niinori spese per le arginature del Brenta. Chi non sa die frecjuenti sono tra gli Appennini le lavine e le frane ? Noi ne abbiam vedute non poche sul piovente loro setten- trionale ed orientale , e quasi daj>pertntto solcati vedeninio dalle acque que' nionti , ed infinite lagnanze ci avvenne di sentire per la denudazio.i loro. IMille siti della sola Italia superiore potreinino citare , ove i dissoUauienti operarono gravi e pubblici danni. Scorransi le falde de' moutl di nuova formazione ed anche di transizione niassinie calcari, e se ne avranuo le prove. Percio i uiolti torrenti clie ne scendono s' iinpadroniscono di tutto il piano della valle per cui scorrono, e come laScsia, il Seno , il Brembo, le CcHine, etc. s'innohniuo per molte miglia sulle pianure 378 AVPENDIGB e portan rottami , ciottoli , areae e sabbie proJiicendo lun- ghessi un ampio spazio ghiajoso infruttlfero. Delle colpe commesse dall' alpigiano ne paga sovente il fio V abitaiite delle valli e della pianura. Bea ci e noto che di varj fiu- jnicelli della Toscana e delle Marche , del Modonese , del Bolognese , del Parmigiano e di Massa e Carrara dir non si pub tanto, poiclie molti dei lor promontorj sono solubili dalle acqne, e queste perclo noa volgono macigni, noa istrascinauo ciottoli 5 noa depongono arene , ma portano acque torbide. Se pero c' inaoltriamo fra le montagae lungo la spina del- I'Appennino, vi troviamo frequend i burroni, le frane, gli scoscehdimenti e le dilamazioni ; gli alsitatori delle valli alpestri sono percio ivi condannati a vedersi coperti i poclii lor campi e prati dai ciottoli e dalle ghiaje tras- portate dalle acque , e ininacciati I loro abituri dai ma- cigni e dai rottami de' monti disfatti. A si dure destino vedemmo noi stessi sagrificato fra le piii considerevoli mon- tagne d' Europa il valligiano^ vittima sveaturata d' ingordi intraprenditori de' tagli de'boschi, dei possidenti per lo piu abitatori della pianura , di audaci pecoraj e capraj , della debolt'zza delle Icggi e della trascuranz^ generale. Le colinate del piano , disse gia saggiamente il generoso marcbese Ridolii ( Gior. Agr. tosc. 1828, fasc. 5."), non. sarebbero cosi invidiate se non avessero ingojato il painnionio del montagnuolo; il che dee bastantenieute coavincere gli statlsti della Toscana che la moatagua vi e fatta schiava della pianura , che quella deblj' essere nudata e lacerata per coprir questa , e che una superflcie grandissinia di terreno montuoso dee cola essere perpetuamente assegnata, immolata alia sterilita per impinguare pochi tratti del piano. E non bastera egli all' ingordigia ed ai vizj delle citta di essere la voragine ed il feretro della popolazione ? Dovran- no essi forse , i montanari toscani, essere dai diritto altrui di proprieta , e dalla liberta di abusare , condannati ad una perpetua incertezza di snolo, scarsita di mezzi e mancanza di comodi , laddove il grado di latitudine e la poca elevazione del paese sul livelJo del mare, la qualita del terreno , la salute , la robustezza e 1' ingegno degli abi- tanti, e la bnnta della legislazione coUimano a renderli felici ? Se a seconda dei dettanii del precettore dell' immor- tale Giuseppe II , del Sonnenfels si costringessero le arti e i mestieri che abbisognano di legname e di combustibile PARTE ITALIANA. 879 a ritiiai'si ov' e la uiateria prima , noi vedremmo ripopo- larsi le montagne e rifiorire le selve eel ivi arricchirsi gli abitanti. Sarebb' egli per6 vero, che dalla licenza del diboscare alia niontagna abbia In ogni luogo la pianura a goderne ? Non inai; ed eccone le prove. Noi abbiamo gia diinostrato poc'anzi come niolti fiumi delf Italia superiore, ai quali po- ti-emmo aggiungerae molt' altri di altre regioni , col portar ciottoli, ghiaje e sabbie isteriliscoao per molti anni ed alcuni anche perpetuamente i terreai. Ci si dira che le acqiie portaao nella Toscana argilla e calce : vogliamo ammetterlo, sebbeae nemmea cio sia vero in tutti i luoghi, lua non percio saranno mai vantaggiosi alle coltivaj:ioni i sassi e le ghiaje argillose e calcari , e ne pure le terra calcari ove deposte vengano su terreno calcare e le argil- lose suir argilloso. Di vero danno saranno poi siffatte terre allorche vengano deposte sui campi in istato di vegetazione e sui prati. Le acque delle Marche sono per tale motivo in gran parte inabili ad innaffiar prati uiassime mar- citoj , e percio avverse alia proditzione de' formaggi. Cosi le pratex-ie di Chivasso col venir innaffiate da acque che depongono della terra raagnesiaca ed anche selciosa, fa- cevano logorare i denti ai cavalli die vi pascolavano. Chi potra d' altronde persuadersi , che le lavine e le frane dei monti si calcari che argillosi possano anche in Toscana olirir qualche vantaggio prima della loro dlssolnzione? Ma le repentine e violente inondazioni procedenti senza dubbio dal diboscamento, e massime dall' estirpamento delle selve saranno esse da considerarsi per cose indifFe- renti, uientre qua coprono terreni fertili e vi depongon terre e sabbie , la formano paludi e stagni , ovunque mi- naccian danni, atterrano abitazioni, distruggon argini, ecc. ? A chi non e noto che la proprieta e malsicura presso i liurai e i torrenti , massime arginati, che questi canibiano talvolta, come fecero la Ceuta , il Po ed altri, persino di alveo, e che dove ifmmi portan ciottoli, arene , sabbie ed anche terre , s' alzano di letto e se lo dilatano a spese delle circostanti campagne? Se il slg. Lambruschini vedesse le sole Celliae del A'eneziano, inorridirebb'egli osservando tante migliaja di pertiche di tcrrcno perduto •, poi al- r aspetto e della Sila nel napoletano , della Fersina presso Trcnto,del Po presso Ferrara, delPAdige presso Leguago, 38o APPBNDICE della Polcevera, delk Magra,del Brenta , clella Piave ecc, qua e la scorrenti su letti efimeri e peiisili, volgerebbesi verso le sorgenti loro e invocherebbe perdono alle selve doad' essi provengono , e vendetta 8U quelle scuri che le devastarono. Se noa che la vista del letto della Gorsonna , di varj tiatti deU'Arno, e di alcuni altri torrenti della Toscana potra pur convlncerlo della verita dei daiini da noi menzlouati e dei maggiori che ivi si minacciano alia stessa piaiiura. Fra i danni pertanto che la pianura sofFre dai dibosca- menti, ovvero dal difetto degli alljeri, sulle montagne, deve senza dubbio riporsi quelle delle inondazioni : e ben si osservi che le acque torliide coll' essere ricchissime di terre scioltevi crescono di volume e di niassa ed urtano con forza niagglore delle altre. Niuna maraviglia dunque se desse cagioniuo guasti , rotture e struggimenti da ogni lato. Vero e che la piauura delle valli superioii ne sofFre vie uiaggior- mente, poiche cola il suolo e piu declive e le actjue rotolano sassi, rottami, ciottoli ed arene •, ina e pur certo che i torrenti anche nelle valli inferiori col deporre arene, sabbie e terre tolgono la fertilita alia superficie coltlvabile, senza valutarne la distruzione delle coltivazioni esistenti e la forniazione degli stagni , delle paludi e degli acquitrini. I Toscani i quali si rammentano che i fiumi del Borghigiano ed in ispecie la Corsonna invasero nel 1773 tuua quanta la pianura delle valli, rendendole , al dire del valente Targioni, quasi affatto inutili per la semente , uon dubiteranno certo di concorrere colla nostra opinione. Quanto e mai grande il bisogno dei Viviani in Toscana ! Ma i Bordoni , i Magi- etrini 5 i Mengotti, i Tadini , i Bidoni , i Castellan!, i Mi- chelotti ed altri rinoniati Idraulici italiani vivono in altre region! , cioe in quelle dell" Italia superiore. L" osservazione e gli esperimenti ci hanno plu volte con- vinti che le acque provenienti dalle piogge sui monti diboscati e nudi sono molto piii torVjide, plu abl)ondanti e piu improvvise di quelle che scolano da monti selvosi durante la stessa pioggia. Si : i boschi ovviano alle innon- dazioni e mantengono le sorgenti. Chi non ne fosse per anche convinto osservi con noi, i." che le frondi degli alberi rattengono, bevono e decompongono molt' acqua ; 2." che dalle sperienze del Mengotti, verificate piii volte da noi, il terriccio anche dei boschi e capace di assorbire PARTE ITALIANA. 38 I tnnt' acqua da egimgUare lino a nove volte il proprlo peso, e chc quel terriccio e quelle foglic decomposte lianno ill varj faggetl T altezza di piii ceutiiiietri ; 3.° die le barholiiie e le radici iion solo assorbono molt' accpia , ma poniroiio ben anclie ostacolo alia discesa della niedesi- ma. Da tali considerazioni I'isulta la spiegazione dei fe- nonieni da noi piu volte verilicati fra' iiionti , cioe della costanza e pochissima alterazione si nella qualita die nella quantita delle acque provenienti dai monti boscati dopo una pioggia di varie ore, della minor durata e dell' alte- razione di quelle provenienti dai terreni diboscati e dai pascoli, e della transitorieta e somma alterazione di quelle provenienti da siti dissodati, divelti e nudi. Glii ba per- corso , come noi, montagne e bosdii d'ogni genere ci sara cortese, lo speriamo, della sua approvazione, e non curera le baje e le sofistidierie degl' Idi-aulici e dei Dendrononii da giardino o da pianura , per non dire da tavola e da scrittojo. I Toscani , al quali preme il ben essere della lor patria, leggano gli scritti del Galilei, del Viviani, del Targioni e di mok' altri saggi matematici e naturalisti loro concittadinl , e conosceranno , se pure il vogliono , i gravi e pubblici danni die dai diboscamenti e dagli sradicamenti de' boschi ne rlsenti la pianura : leggansi le storie e se ne conosce- ranno esempi terril^ili di sfranamenti , d' inondazioni , di rotte , di guasti e distruzioni di ponti , di argini , di case, di poderi , ecc. S' interpellino gl' Idraulici e gli Arcliitetti e questi dlranno in quali pericoli trovinsi varj fondi, abltati e costruzioni , e quanto sia il bisogno delia sorve- glianza e la necessita di ostare aU'ulteriore sfacimento dei monti ed all' ulteriore innalzaraento degli alvei dei fiumi. Si cliieda alle cittk;, alle provincie ai governi , a quali spese sian essi stati condannati per porre riparo agli sfra- namenti delle falde de' monti , alle dilamazioni delle ripe dei fiuml , ai guasti delle canipagne e delle case prodotti dalle inondazioni , e queste tanto pin pericolose e distrut- tive , quantodie Improvvise e violente. Lo stesso signor Lapo de' Ricci ( Gior. Agr. Tosc. 1827, fasc. Ill ) col dirci die , se si pennettera a tutti di tagUare come e quamlo e privato interesse dei possidenti, lo dichiarano inabile a condursi da se stesso , e ne domandano la legale interdizione : ma egli PARTE ITALIANA. 3oJ cl porrebhe plu acconclamente fra coloro die amano Lensi d' illuminare , siccome facemino piu volte , e dirigere i possidenti , iiia die domandano una sorveglianza puliblica pel Jjoschi , massiiiie all' alto e sul declivlo de' monti e kingo i finmi ,, e cio alio scopo di tutelare od , a meglio dire , per assiciirare lo Stato da nocuiiienti gravissirai. SiiFatta sorve- glianza potrebbe considerarsi come nn ramo di polizia , cioe della vigilanza mantenitrice deir igiene statistica, ossia del- r arte di conservar sano lo Stato • nia la varieta dei rami di scienza, de'quali esser dee imbevuto e pratico chi la eser- cita, le fece dare in Germania il nome di scienza -fore stale (Forstwissensdiaft ). Podii ma abili ufliciali forestali po- trebbero porre argine a' gravi danni anclie in Toscana , mas- sime se le operazioni loro venissero coadjuvate dagl' Inge- gneri di acque e strade , e messe tantosto in esecuzione. Non e in fatti suliiciente ad assicurare il bene dello Stato V illu- minare il popolo ; giacclie ])isogna quasi sempre dirigerlo, e non di rado costringerlo a fare il proprio bene : oltreche cgli e pur nolo die spesso con un piccol danno presente conviene procurarsi un gran lucre avvenire , e die il van- taggio de' posteri e dello Stato e non di rado direttamente opposto air interesse del privato vivente. Fu certamente r interesse dei privati quello cbe insegno a varj niontanari della Scozia , del paese di Galles , della Svezia , della Nor- vegia e dell' Islanda a dissodare molte delle selvose loro niontagne per trar proiitto dagU alberi e seminarvi i ce- reali; ma i soldii die vi rimangono tuttora, e T essere quelle montagne tuttora, cioe dopo secoli, non vestite die di iiiusdii e di ericlie , ben ci avvertono quanto siffatto interesse stato sia imprudente , sconsigliato e malefico per lo Stato, non die pei successor! ed anclie pei possessori di c[ue' terreni. Dira egli a tal passo I'egregio signor Tar- tini , che ncppur pub avvenire die I' interesse privato s' in- ganni ; . . . die i diboscamenti non saranno spinti giaminai oltre la convenicnza , ecc. ( Bibl. ital. t. 5i.°, p. 420 e 421)? Catone dicliiarava assurdo 1' esitare a piantare , ma in Toscana vorrebljesi ([uasi assurdo 1' esitare a dil)oscare ! Con poca ragione adunque il signor Lambruschini si oppone al signor Soldani, il quale assomiglia 1 dllioscatori dcir Appennino a que' selvaggi che al>battono 1' albero per coglienie il IVutto ; giacche attcrrati in alcuni slti e in ispecic sul declivc de' monti gli alberi , spesso non vi 388 APPENDICE rinascon plu , e quel terreno vien coiidannato a sterilitk secolare ed aiiclie perpetua , non die alio sfacellamento a danno delle valli ed anche della piannra. IMolte sono fra le Alpi , fra i Carpazj , fra g\i Appeiinini stessi , e fra altre montagiie da noi visitate, quelle situazioni nude, le quali dal monieiito che vennero a grandl estensioni dissodate, ed alcLine fra di esse soltanto diboscate , .rlmasero incapaci a dai-e svilappamento ed a sostenere e nodrir gli allieri : noi potremmo citare dei nevali ed anche de' ghiacciaj formatisi sui luoglii diboscati, dissodati od iucendiati , e, cio che e degno di ritlessione, anche nella nostra Italia. Quegli poi, cui e note che i jjini , i pezzi , gli abeti , i larici ed al- cuni altri all^eri resinosi non gettano dalla ceppaja, che i faggi stessi e le betule ed altri alljeri cresciuti ad alto fu- sto e adulti , all' altezza di sette od ottocento tese sul li- vello del niai«, spesso non gettano piu, e che alcuni faggeti , carpaneti, acereti, ontaneti e castagneti cedui , mal esposti , mal nodriti , male o troppo all' alto situati tardano tre , cinque e \ni\ anni a gettar dopo il taglio , que- gli vorra al certo arrendersi a riconoscere che il dibosca- tore s' assomiglia realmente al selvaggio. E ben ci ram- mentiamo d'altronde di aver veduto suUe spalle del Catria, nel cuor deir Italia, abbattuti moltissimi faggi per trar pro - litto dal carbone de' soli rami, e vedemmo pure, si cola che in molt' altri siti, atterrati e destinati alia putrefazione i tronchi dei faggi e dei pini per profittare della sola lore corteccla, e non ci scordammo mai d' aver veduto presso il monte Guttyin non lungi dalla Bucovina abbru- ciatl innumerevoli alberi per trar profitto dalla poca po- tassa che questi somministravano. I quali tristi esempi ben possono convincerci sull' aggiustatezza della similitudine tra sifFatti distruttori di boschi e i selvaggi. Noi pertanto non facciamo dipeiidere, siccome vorrebbe il sig. Lambruschini , la sorte delict fertile e ricca pianura dalla scure di poclii miseri artigiani che fan cerchi da botti, e preparano carbone , ma piuttosto da que' ricchi ed egoi- stici possidenti , da quegli avidi ed ignoranti amministra- tori e da quegli scaltri ed audaci intraprenditori, i quali diboscano e dissodano le vette e i fianchi dei monti per ven- derne o l^ruciarne gli alberi o per trarne la scorza e i sughi , o per metterli a coltivazione annua o per lasciarne dopo anni vestire di erbe ed arbusti inutili la superficie PARTE ITALT\NA. 889 denutlnta , laccrata c solcata dalle acqiie. Che pero anclie i carbonai e i bottai causa esser possono dclla rovina e della strage di vasti e hel boschi;, lo die possiamo assi- curare per propria autopsia successo nella Svizzera , nel Tirolo ed altrove. Sicconie poi i tribnnali hanno diritto ed obbligo di ve- gliare ai beni dei pupilli , d' iinpiegarne i capital! e rassi- ciirarue e proniuovenie i vantaggi ; cosi i governi hanno diritto , ed anzi obbligo, di far sorvegliai-e le proprieta ])0scate dei comuni e dei pubblici stabilimenti , pupilli pur essi , e di tentare ogni via di accrescerne e perpetuarne le rendite. Tale vautaggio si ottiene col mezzo di abili impiegati forestali dipendenti da un' apposita amministra- zione. E die silFatta sorveglianza e direzione degli afFari Ijosdiivi dei comuni sia utile nor^ solo alio Stato , ma ben andie agli stessi comuni potremmo pure convalidarlo colla evidenza delle citVe numericlie. Si: la rendita dei bosclii comunali delia Lombardia , contando dalla erezione deir amministrazione dei boschi in poi, cioe dal i8ii al 1828, crebbe dai quattro ai nove. Andate ora a bia- siniare , se vi da 1' animo , 1' amministrazione boschiva •, dichiarate, se il potete , per agenti disinteressati gl' impie- gati forestali e da posporsi ai proprietarj ? I coriiuni pro- prietarj di bosclii erano per lo piii malmenati da pochi , e i loro l^oschi erano manomessi da tutti. Come dunque e vantaggiosa una sorveglianza sni boschi dei privati , cosi e necessaria una direzione pei boschi appartenenti ai comuni ed ai pub!)lici stabilimenti: amiamo quindi persuaderci die il sig. Laniliruschini ed altri uo- mini di senno suoi pari si convinceranno dell' vitile die potrelil)e emanare dalla istituzione di un ufficio o carica boscliiva pernianente nella Toscana. Venendo piu da vicino alle opinioni del suddetto scrit- tore , ci compiaciamo di concorrere in molte delle raassime da lui esternate , ma con date reslrizloni ed eccezioni : in fatti : i ." siamo con lui d' avviso sjccome le circostanze possono e debbono cambiare i bisogni e le coltivazioni , percio e bene il torre dei boschi e il metterne dei miovi; ma cio delib^ intendersi solo per que' siti eve il dibo- scamento c il rinsclvamento non possono essere nocivi , e , qualora si tratti anche di boschi privati di una grande cstcnsionc , scmpre coU" approvazione dell' autorita Sqo appkndice superlore. 2.'' Egli e pure gcneralmente vero clie il ta- gliare, com' egli dice, un bosco non e distruggerlo : ma noi abbiam gia veduto che alcuni siti diboscati non si coprono di alberi che a stento , o solo dopo secoli , ed e pari- niente certo che tagliato in alcuni siu per lo piu aid un J30SCO di una data essenza , se ne vede con sorpresa sor- gerne un' altra. Dalla sola scienza forestale puo sperarsi di conoscere la diversa quantita dei tagli, cioe se a scelta od oscuri o rasi, non che la figura, 1' estensione e la di- rezione delle prese a seconda dell' elevazione , della situazione, dell' esposizione e della qualita del suolo, ed in ragione dell' essenza degli alberi, della loro eta, destinazione ecc. ; chi non possede codesta ed altrettali cognizioni non pvio sapere come abbiasi a tagliare un bosco, e quali vantaggi trar se ne possano, e come per- petuarne ed aumentarne il prodotto. 3.° Pensiamo col si- gner Lambruschini che il male fa talvolta nascere il bene , cioe che dalle torbide far si possono delle colmate fertili : ma noi abbiamo gia veduto clie le inondazioni cagionate da' dlssodamenti de' monti sogliono produrre qualche bene alia pianura, poco nelle valli e molto male ovunque , e che percio sifFatto vantaggio comprasi con un danno centuplicatamente maggiore : aggiungererao poi che il pa- ragonare i rigagnoli delle colmate di monte insegnateci da Testaferrata e Ridolfi co' torrenti rovinosi dei monti e delle valli egli e nulla meno che scordarsi delle leggi dell' ana- logia. 4.° Noi siamo dell' opinione del sig. Lambruschini che alcuno dei guardaboschi non andra forse mai sulla vetta di . . . . orride creste , 0 sara forse preso di compassione per la miseria di que' montanari , se non sara corrotto dalle offerte dei possidenti , e cost non vedra 0 fingera di non ve - dere i boschi atterrati : ma infiniti fatti ci mostrarono che molti dei guardaboschi salgono da noi su creste e baize pill alte e piii orride di quelle che sono nella Toscana , che hanno la virtu di reprimere una raalintesa compassione avanti il contravventore , che rigettano con indegnazione ogni tentamento di corruzione , e che scoperta e ricono- sciuta una vera trasgressione boschi va, sanno senza odio e ferocia eseguire le loi-o incumbenze. Che diremo poi della sconsigliata denominazione di birro non per altro motive impinta al guardabosco che per la smania di avventarsi tontro ogni qualunque yigilanza sui boschi ? II guardabosco PARTE ITALIANA. SqI non dec afferrare alcuao se non se in caso cVi reslstenza e di opposizione alia esecnzlone de' suoi doveri •, nel qual caso aiiche il sig. Lambruschini sarebbe in Francia obbli- gato a prestargli mano-forte (Code d' instr., art. io6);egli ha r incumbenza di sorvegliare i boschi e reprimere i delitti die vi si commettono, egli e in fine un ufllziale della Polizia giudiciarla. Un uomo d'arnil, un soldato della Polizia e della Finanma non son gla blrri ; ne tale e pure il guardaljosco. 5." Amiamo persuaderci che le insinuazioni paterne ed aniiche del parroco , del benestante e dell' am- m.inistratore potranno indurre qualcuno de' raontanari a non recar danno ad altri : ma la pluralita loro non si pieghera certamente a seguire chi li dissuade dal procurarsi un lucro, tanto piu che la colpa di proourarselo suol rimaner im- punita e di sovente nascosta. Quanto poco dagli alntanti della pianura conosconsi i montanari ! Noi abljiamo osservato che il tentative all' indipendenza, tanto fra gli uomini che fra le bestie , ama soggiornare fra monti, e che nei primi s' accresce in ragione della distanza dalle capitali , della po- verta , e puo dirsi ancora dell' altezza sul livello del mare. Quito non sara forse mai una capitale tranquilla. Sotto mi- seri cenci ha il vero alpigiano un corpo impassibile avvivato da un cuore imperterrito , animato da uno spirito altiero e mosso da una volonta indeclinabile ; egli ha in somma ten- denze e costuml e vizj diversi da quelli degli abitaiori delle valli, dei colli e delle pianure. Cosi i Drusi nella Siria e al- cuni Greci nella Macedonia impossessatisi di un nucleo di erte , alte ed inospite montagne non poterono mai venir sogglogati : la bonta degli alpigiani puo essere morale, ma affabile non maii essi sdegnano di accomunarsi coi pianigiani se non ve gli spinge il bisogno od il vizio. Ci si dira forse che le montagne della Toscana non sono ne inospite ne alte, ne abitate da gente fiera e ricalcitrante alle leggi : cio noi crediamo, ma egli e pur certo che, sebbene varj abitanti degli Appennini si pascano tuttora di ghiande , non serbano pero certamente i costumi dell' eta dell' oro. 6.° Concor- riamo col parere del medesimo scrittore , cioe clie i libri elementari sui raetodi di coltivare e tagliare i boschi , sui vantaggi die essi arrecano, sui modi di tradurne i pro- dotti , sui niezzi d' impiegarli bene , i premj ecc. possono apportare dell' utile alio Stato ; ma essi sono ben lontani dal rendere inutile la vigilauza sui boschi dei particolari. Sg2 APPENDICE ed una dlrezione cli quelli de' comnni e de' piibblici stahilimenti. Come le inaumerevoli istruzioni sulla esecu- zione dei proprj doveri e suU' esercizio della morale pub -• blica nou resero inutile la polizia amministrativa e giu- diziaria , cosi tutti gl' inviti al ben fare , gli scritti e i detti dimostranti 1' utilita provenlente da un bnon governo de' boschi non arresteranno mai 1' ingordo , 1' egoista ed il bisognoso dall' atterrare ed anche dallo sradicare quegli alberi , la cui vendita gli assicura \\n vantaggio iramediato e certo, sebben sempre con certo e maggiore ma futuro danno di se , o de' suoi coetanei e dei posteri. Se ne escluda la sorveglia^za , e i danneggiamenti noii verranno fra' monti che riconosciuti dope di essere suc- cessi ;, non saranno parimente repressi mai , non mai pu- niti, ne mai compensati i dannl. Quanto non e favore- vole pei criminosi la liberta di usare e di abusare della proprieta ! Ma , se i Possenti della terra ben di rado si piegano alia voce degli scrittori , e se i progetti mi- gliori vengono , al dir del Gioja , lodati e poi messi ia non cale , come potrassi sperare die uomini audaci , igno- ranti ed ostinati abbiano per gl' inviti dei buoni e pei con- sigll de' saggi a cessar dai vizj che loro apportano vantaggio? I soli uomini onesti ed intelligenti ne segulranno le istru- zioni , ma questi son pochi , e ne hanno minor bisogno. Vasti e numerosi incendj , dice il sig. Papi alia pag. Sy6 dello stesso giornale agrario , hanno neW agosto recati gran danni alle boscaglie prossime ( a Pitigliano ) , e minacciate le colth'azioni domestiche ad esse vicine , e cio , udite bene ! ad onta de' giusti rigori legisladvi. Se adunque non si prescrivono misure energiche onde assicurare i boschi dagl' incendj , se non se ne fa sorvegliare T esecuzione , e se non si puniscono i contravventorl , si aumeuteranno sempre piii e codesti ed altri danneggiamenti dei boschi a dispetto dei consiglieri del giusto e dell' onesto , e degli scrittori di dendronomia, e serviranno anche di satira , non che di accusa della raalintesa liberta di caprlcciosa- mente usare de' diritti di proprieta. Decidiamo : non ci v02,lion preghiere ove trattasi di farsi obbedire ^ sono inutili i consigli dove il tentamento alia insubordinazione e inveterato , dove il delitto arreca lucro , dove e fondata la speranza di rimaner celatoi ed e ridicola la bonai'ieta e scoiisigliata la pieta stessa avanti la colpa. 7.° Sebbene anche PARTE ITALIANA. 393 noi col sig. Lambruschini iron chicderemo ne la galera ne la forca minacciata da Cosimo I contro i contravvcn- tori aile leggi boscliive , ne il taglio della destra mano fulmiuato da alcuiie leggi venete , ed altre gravi pene , in- clusivamente alia morte, prescritte da varj comuni sviz- zei'i contro chi taglia piante ne' boschi riservati senza permesso ; pure noi chiederemo contro il reo le multe , e in caso d' insolvlbilita anche le carceri , sel^bene il sig. Lambruschini ne dissenta, e chiederemo la confisca degii stromenti che servirono al delitto, e la rifusione d' ogui spesa cagionata dalla ricognizione del delitto e dalla condanna del reo , e chiederemo ben anco il compenso dei danni arrecati dal colpevole ai proprietarj. Se il legislatore non sa punire il vizio , egli non sa nemmeno difendere la virtii , e in simil caso le sne leggi sono effimere , di niun vigore , sprezzabili , ed anzi crudeli : che tali debbono dirsi tutte quelle le quali sono inette ad assicurare a ciascuno ii suo, e non sanno far fronte al danno degli onesti e dei molti col vantaggio dei colpevoli e dei pochi. II popolo, fosse anche cjuello di Galluzzo, non segue le leggi che pel ti- more del castigo ; il volgo poi si ride e dei precetti e dei consigli, e se non e malefico e conosce la morale , egli il fa pei vantasigi che gli offre la morallta altrui. Per conoscere i vanta2;gi che dalla virtu emanano a chi la esercita, vi abljisogna ingegno. Al villano convien parlare dieci volte della giustiziadi Dio, ed una sola della sua misericordia. 8.° Dobbiam coufessare noi pure col sig. Lambruschini e col sig. professore Savi , clie a dispetto delle pene emanate contro i contravventori alle leggi boschi ve avran luogo le con- travvenzloni suddette ; ma non percio dovranno esse tenersi o credersi inutili. Credereste voi inutile il codice delle gravi trasgressioni politiche perclie queste succedouo ogni giorno ? Se col mezzo de' guardaboschi non le torrete tutte , ne impe- direte almeno una gran parte , e tale vantaggio sara tanto pill grande se il numero loro stara in diretto rajjporto coir cstcnsione , coll' entita, situazione , essenza e col go- verno dei boschi , se avranno un soldo competente e se saranno coraggiosi , forti ed onesti. Se vuolsi pace , uopo e prepararsi alia guerra. 9.° Crediamo noi pure col sig. Lambruschini che , se il Governo dovesse a proprie spcse sorvegliare tutti i bosciii si de' comuni che dcgli stabilimenii pubblici e dei privati, olire quclli dello Stato , il dispendio 394 APPBNDICE sarebbe per Iiii assai considerabile : ma eiccome non dal Governo , ma bensi da ciascuno de' proprietarj di boschi si possono o debbono stipendiare i guardaboschi , cosi la spesa dello Stato si ridurra alio stipendio dei pochi impie- gati che ai guardaboschi comandano, ed al soldo di quei pochi fra questi i quali sorvegliano ai boschi dello Stato, lo." Concorriamo anche noi nella legge leopoldina del 1780 di non trovare alcuna buona ragione per lasciar sussistere la proibizione del taglio de boschi posti dentro il miglio dalla ciina degfi Appennini-^ giacche anche cola trovansi degli spazj piani oye il taglio de' boschi , anche a fratta ossia raso , non puo recar nocumento , ed in ispecie poi perche si puo , e spesso anzi si deve , ma sempre con circospe- zione e secondo la scienza, tagliare annualmente qualche albero in qualsiasi bosco : ma come i consiglieri di Co- simo I avevan fatto erroneamente generalizzare il pre- cetto degli antichi geoponici di non diboscare mai le vette ; cosi quelli di Leopoldo incorsero nell' errore di generalizzare un precetto opposto. Nel 1780 non si cono- sceva bene dagli statisti la scienza forestale , e soltanto il Genovesi, il Sonnenfels, il Bielfeld e pochi altri avevano messo a profitto le massime di Gleditsch, Duhamel e di qualche altro. Ora pero e cosa certa e provata che i bo- schi , e massime quelli situati all' alto dei monti , hanno un diretto influsso suUo stato fisico de' paesi e sulla prosperita delle nazionii e che il menomo dei vantaggi provenienti dalle selve situate all' alto dei monti e quelle del legname ( Bibl. ital. tomo 5i.°, pag. 422): siara anzi del parere che queir istesso saggio legislatore avrebbe a quest' ora pro- littato anche in cio della scienza e della pratica degli altri Stati , ed ostato ad ulteriori danneggiamenti del pi-oprio. La Prussia , la Sassonia , la Baviera e la Francia miglio- rarono dopo qnell' epoca le leggi forestall. II regno d' Ita- lia e di Napoli eraanarono il regolamento boschlvo nel 181 1, I'Austria nel i8i3, e dopo di essa anche a Torino, a Roma ed altrove si penso seriamente , cioe con leggi e regolamenti alia conservazione dei boschi. La legge to- scana pertanto, la quale non riconosceva altro danno provenlente dal diboscamento e dissodamento de' monti f uorche Ip sclogliersi della superficie dissodata e 1' inter- rarsi de' liumi , era bene scarsa di motivi e povera di appoggi , e pcrcio e da lodarsi 1' intelligenza del legislatore PARTE ITALIANA. B()5 se, noa essendoglisi fatto conoscere altro daiino pro- veniente da cosilFatte cagioni, penso almeno die coll' im- pedire lo sradicamento degli alberi vi si potesse porre alcun i-iparo. Ma era dovere del proponeiiti il fargli almeno conoscere die sui piu ripidi pendj non s' aljbarbica I'erba; poiche la terra, su cai essa crescer dovrebbe, viene dalle piogge disclolta, e poL a falde strascinata abbasso dai siti aventi uii' incliaazlone di 3 5-40 gradi coll" orizzonte j essi dovevan fargli preseute die la ridnzione a prato si suol eseguire dopo lo svellimento delle ceppaje e delle radici , e die con tale operazione si porge niano alio sterro dei monti i essi potevan dirgli clie diboscati certi terreni di poco fondo e dilavati dalle piogge perdono la capacita di riprodurre , e che varie piante , per 1' esposizione a tutte le intemperie , sono incapaci di vegetare. Se pol fossero stati esposti a quell' ottimo legislatore i grandi e svariati vantaggi die derivano dalle grandi masse boscate, e i di- sastri che esse impediscono agli Stati , non ci ha dubbio ch' egli avrelibe troncata la licenza di diboscare e ridurre a prato i siti diboscati. Doveansi almeno rammentargli al- cuni di que' tratti di paesi da noi gia sopra citati , i quali , diboscati da secoli, non portavano piii alberi Ne ci si opponga che que' paesi son freddi , e molto piii set- tentrionali della Toscana , giacche noi osserveremo che anclie in Italia trovansi de' luoghi dove la vegetazione stata manomessa rifiutossi di ricomparire , e che molti tratti deir Egltto , i piani di Ninive e Babilonia, e graa parte della Persia rimasero aridi, e il sono tuttora per- che furono una volta diboscati. ii,° Troviamo noi pure ammissibili col sig. Lambruschlni e lodevoli gli articoli a e 4 della legge toscana del 24 ottobre 1780, nei quali si prescrlve che i montanari non lavorino il terreno con, Z' aratro 0 con la vanga , che non seminino grano 0 altre hiade : che non urronchino con fuoco e ferro , e non fac- ciano fornelli o aliri abbruciadcci , i quali facilitano alle piogge il trasporto del terreno ;, dal che si vede che Leo- poldo non rispettava la liberta di abusare , e che poneva dei limlti all' esercizio delle proprieta. Ma solo in conse- guenza delle sovra esposte osservazioni noi siamo , contro il parere del sig. Lambrusdiini , dell' opinione che quel prudcntissimo principe noii sarebbe mai giunto ad accor- dare ai padroni dei boscki dcll'Appennino uti assoluta liberta. 396 APPENDICE Come molt'altri saggi sovran! , cosi egll avrebbe dopo tal epoca fondato uiit codice o regolamento forestale , ovvero avreblie ampliate e migliorate le leggi vigeiiti. Egli sapeva certo clie le leggi aramiiiistrative debbono seguire i luitii , j bisogni e le circostanze de' tempi , e percio se era ac- cortezza T aumentare nel 1780 nella Toscana la superficie coltivabile aiiclie fra i moiiti , e generalizzarvi i prati per accrescervi la popolazione, la civilizzazioiie e il Ijea essere pnbblico , sarebbe ora prudenza il proibire ogni ulte- riore dissodameiito e diboscamento , e riduzione a prato in varie situazioni montane , il prescrivere il rinselvamento di alcune altre , il mantenere una sorveglianza stabile sui boschi dei privati ed una dire/ione per quelli appartenenti ai comuni , agli stabilimenti pubblici ed alio Stato. Ricor- diaraoci che quell' istesso somnio magistrate , il quale tiitto fece per generalizzare in Inghilterra le pecore , ri- conosciuto che pel soverchio loro numero vi ei-ano di- ventate dannose , penso a por rlparo alia troppa loro nioltiplicazione. Ogni secolo dee , al dire del Romagnosi , servire di correttore all' altro. Nel torao LI, pag. 420 e seg. di questa Biblioteca ab- biamo , contro il parere dell' illustre sig. Tartini , cUmo- strato che dal diboscamento e dissodamento dei monti pud derivare il danno puhhlico , e che percio la legge dee an- tivedervi : ora crediamo di avere , contro 1' opiaione del sagace signor Lambruschini , chiarito, i.° come il male de- rivante al pubblico dalt esercizio illimitato dtlla privaia li- berta di diboscare , dissodare e rinselvare , sia certo; 2° come il miglior e forse unico mezzo per riparani sia quelle di una legge proibidva del diboscamento, del dissodamento e del rinselvamento in date situazioni ; e 3.° come questa legge sia eseguiUle senza produrre inconvenienti piii gravi di quelli ch' essa e diretta ad impedire , ed anzi con van- tagglo dello Stato , dei comuni e dei pubblici stabilimenti , se non pure dei privati medesimi. Noi non chiediamo ne imposte ne vessazioni , ma bensi sorveglianza e dii-e- zione dei boschi , istruzione basata sitlla scienza forestale, ed un regolamento relative al diboscamento , dissodamento e rinselvamento de' terreni. Vogliamo spei'are che le Autorita , gli sclenziati e i let- terati della Toscana nel leggere quest' articolo rimarranno convinti del valore de' uostri ar^omenti. Che se non lo PASTE ITALIANA. 897 fossero per atico , noi ci dichiariamo pronti sempre ad ulteriormente sviluppare ogni quistlone , obbiezione o dub- bio relativi all' oggetto ed alio scopo di esso, purche i loro argomenti degni siano , siccome non osiain dubitarne , di osservazioni , di scjuittino e di risposta. 9.° Oltre gli scritti del Giornale agrario gia discussi o annunciati da noi, troviamo interessanti i seguenti , cioe: I .° Degno di lode il regolamento rnrale economico del sig. Maggi eseguito per ciascun pezzo di terra apparte- nente al proprietario col disegno del medesirao ; uso gia da lungo tempo seguito ia varj paesi dell' Italia superiore, ove la raccolta di tai disegai suol prendere il noine di Cabreo ; 2° Conviacente la memoria del sig. proposto Malenotti relativa ai vantaggi che al padrone risultano uel rendere e conservar anipie , comode e salubri le case con- tadinesche; 3." Dimostrato dal sig. priore Ricci dannoso I'uso di vangare a truppa, cioe uomiiii, donne e ragazzi misti insieme ; 4.° Da introdursi anche da noi la patata della Nuova Zelanda , di cui parla il sig. D. F. Gallizioli ; 5." Da seguirsi 1' insegaamento del sig. Bellani , di prevenire cioe coa una diligeate potatura manuale dei raniicelli raal sitiiati, il taglio de' grossi rami dell' ulivo ; 6.° Sagge le osservazioni dei compilatori sui caai arrabbiati, suUa iauti- lita deiraumento del dazlo pei vini forestieri , suUe riu- nioni agrarie a Greve ecc. i 7.° E finalmeate utili alcune notizie dei corrispondeuti sulle variazioni atraosferiche , sui prezzi dei grani , viai , olj ecc. * Atlante geografico-flsico e storico del Granducato di Toscana in vend gi-andi carte per Jiorini 60 , pari a franchi 84. — Firenze , 1828, iiella stamperia Granducale. Dispensa 1/ ( 5.* secondo la serie dclV Atlante ) contencnte il Valdarno Ckisentincsc. Dispensa 2.° ( 8.' secondo la suddetta scrie ) con- tencnte la Vol di Sieve. Bibl. Ital. T. LIII. I 398 V A R I E T A. F I S I C A. K Ota sopra V azione delta calamita e di alcuni fenomeni chimici. — Le belle esperienze dell' illustre Muscliman ri- petute e confermate dalF egregio Hansleen snll' influenza del magnetismo terrestre nel fenomeno dell' albero di Diana, e quelle molto piu di Ritter e dell' abate Rendii suU' azione esercitata da una calamita nel produrre alcuni fenomeni chimici , hanno richiamata la mia attenzione a ripetere e variare le esperienze di que' fisici e di altri, uelle quali sembrandomi di avere ottenuto qualche risultamento in parte modificato , ed anche nuovo , ho creduto bene di sottoporre tali esperimenti alle profonde ricerche dei dotti 5 ond' essi insistendo sopra lo stesso argomento spar- gano nuova luce intorno a questo ancora raisterioso agente della natura. Le esperienze da me istituite per analizzare 1' azione reciproca della calamita e di alcuni fenomeni chimici si possono dividere in tre parti. La prima risguarda quelle che tendono a comprovare I' azione preponderante di un polo diretto ai diversi punti del globo. La secoiida quelle che risguardano il modo di operare dei poli magnetici al- lorche sono isolati, e quando sono congiunti. La terza si riferisce alle modificazioni , cui va soggetta la calamita in tali procedimenti. Parte L DclV azione preponderante del polo Nord nella produzione di alcuni fenomeni chimici. — Prima che io venga ad esjaorre le esperienze che mi hanno guidato a un tale risultamento, e necessario che dica di quali ap- parecchi mi sono servito, onde porre in grado ciascuno di rinnovare le esperienze che verro descrivendo in questa brevissima nota. Io ho adoperato una calamita fatta a ferro di cavallo del peso di due libljre circa, che era valente a sostenere un peso di sei libbre ^ e I' ho sospesa verticalmente ad un iincino coi poli rivoiti all' ingiii ; col mezzo poi di una V A R I E T A . 399 funlcella , die passava nella gola d' una carrucola , io po- teva abliassarla e soUevarla secondo che il bisogno lo ricliiedeva. A ciascuii polo ho sospeso un ago d'acciajo dei coniuni , 1 qnali ambidiie in un sottoposto bic- chiere pescavano nel lujuido , che di quando in qnando son venuto cangiando. Esposto per tal modo il semplicissimo apjiarato da me posto in uso , ecco le esperienze che comprovano la niaggiore energia del polo Nord nella pro- duzione di alcuni fenomeni cUimici. Esperienza i." In un bicchiere ordinario in parte ripieno d' acqua ho versato alcune gocciole era di acido nitrico , ed ora di acido solforico-, ed immerso in tale dissoluzione un ago da cuclre che teneva sospeso ad un filo , ho ve- duto un' azione chlmica dejiole : levato un tal filo ed ini- mersi i due aghi d'acciajo pendenti dai poli della calauiita a cose eguali, si manifesto un' azione chimica di molto piu intensa della precedente da entrambi i poli , ma in grado maggiore dal polo nord che dal polo sud. L' azione adun- que della calamita non e indifferente alia produzione dei fenomeni chimici ; e il polo nord sembra che si possa considerare come il polo positive di un apparato Voltiano, e il polo sud come il negativo. Questa deduzione , che io cavo dair esposto esperimento che piu e piii volte ripe- tuto diede sempre identlci efTetti , ricevera una nuova conferma da quanto sono per dire nelle susseguenti espe- rienze. Esperienza 3.° In vece dell'acqua acidula ho adoperato in varj esperiraenti la tintura di tornasole ed ho coUo- cato la calamita nel meridiano magnetico col polo nord diretto a scttentrione , e dopo 12 ore ho veduto che dal lato del polo nord si era precipitata una maggior quantita di ossido di ferro , di quello fosse avvenuto al polo sud. Prima dell' esperimento avea bene osservato che gli aglii fossero egualmente lucidi , di egual diametro, e nell' espe- rimento ebbi tutta 1' attenzione che fossero egualmente immersi e sospesi equi-distanti dalle estremita della ca- lamita. Inversa la posizione dei poli, la differenza del pre- cipitato non fu cosi marcata. II coloi'e della tintura per altro non sofferse alterazione sensiljile. Da questo secondo esperimento viene riconfermato quanto si e superiormcnte conchiuso;, e di piu si staljilisce 1' esi- stcuza di un' azione elettrica dal sud al nord : il che e 400 V A R I E T A . conforme alle esperienze del signor Professore de' Nobili di Reggio e di altri peritissirai flsici. Esperienza 3.' Non avendo potuto coUa tintura di alcea conseguire alcun efFetto neppure nell' intervallo di 1 6 ore , vi ho versato un poco di acido nitrico in modo die la tintura cominciava ad arrossare, e nell' intervallo di sei ore ho veduti gli aglii attorniati da piani circolari paralleli fra loro alia distanza circa di mezza linea crescente 1' uno dair altro formati di ossido di ferro e di materia colorantej ma al polo nord rivolto a settentrione se ne vedeano due di pill ; e la tintura era venuta bleu carico. Esperienza 4." II polo nord in questa esperienza venne diretto al sud, e gli aghi pescavano nella tintura d' alcea arrossata corae la precedente. Nello spazio di i3 ore com- parvero gli anelli , ma meno precisi dei precedenti ■, e il polo nord superava soltanto di uno il polo sud. Questi due esperimenti piu volte rinovati diedero efFetti sempre costanti. Esperienza 5." Dlsposto il polo nord della calamita al- I'ovest, ho riscontrata un' azione chimica piu marcata al detto polo , che quando era rivolto all' est. Questo fatto conferma cio che 1' illustre Ampere diceva delle correnti elettriche che si dirigono dall' est all' ovest. Conchiudiamo adunque che 1' azione di una calamita non e indifFerente nei fenomeni chimici , e che il polo nord esercita un' azione maggiore di quella del sud , la quale varia in intensita a seconda della posizione in cui trovasi la calamita rispetto al meridiano o all' equatore magnetico. lo non tacero , nel por iine a questa prima parte , che 1' ef- fervescenza si manifestava sempre a qualche distanza dalle estreniita degli aghi appunto dove erano i loro poli •, e che talvolta manifestandosi de' cristalli sopra di tali aghi erano quelli sempre piii abbondanti al nord che al sud seguendo la legge indicata per gli altri fenomeni chimici. Parte II. Del modo di operare dei poli magnetici sidla produzione di alcuni fenomeni chimici allorche sono isolad, e quando sono congiund. — Esperienza unica. In varj liquidi, come acqua salata , acqua acidula, tintura di tor- nasole ed alcea arrossata , ho immersi due aghi d' acciajo pendenti da una calamita che ho rivolta consecutivamente ai diversi punti del globo, ed ho costantemente riscon- trato ch' essi quando erano isolati dispiegavano un' azione V A R I E T A. . 40 1 chimica piu cnorgica tli qnaiulo erano congiuntl mediante un tcrzo ago di acciajo collocato trasversalmente ; e che qucst'ultimo veniva intaccato in grado minoi-e degli altri. Questo fatto comprova clie porzioae del fluido magnetico noa e iiiipegnato nei fcuorneai chiinici , e che o trascorre liberainente da un polo all' altro , o per attuazione rendesi ininore la sua azione. Pakte III. Delle nwdificazioni alls quali soggiace la cala- mita sottoposta all' azione di alcuni fenomeni chimici, — Esperienza i." In un bicchiero ripieno di tintura di tor- nasole arrossata da alcune gocciole d' acido nltrico ho imniersi due aghi d'acciajo sospesi ai due poli d' una ca- lamita , che era collocata nella direzione del meridiano magnetico col polo nord rivolto a settentrione, ed ho fatto detti aghi comunicare fra di loro per mezzo di un terzo ; dopo 12 ore ho riscontrato che la calamita avea pcrduto sensibilissimamente di quella energia che vi avea riscon- trata prima dell' esperienza. In vece che il polo nord fosse diretto a settentrione , ho procurato che fosse rivolto ora al mezzodi ed ora a levaiite e tahoka a ponente , e sempre ho veduto di- minuzione di energia ^ ma non ho potato pero vedere se iu cjueste diverse posizioni fosse difFerenza sensibile. Esperienza 2." Sottoposti i due aghi pendenti dalla ca- lamita come nell' esperimento antecedente , senza che ve- nissero tra di loro congiunti , ad un' azione cliimica , dopo due giorni ritrovai la calamita rinvigorita in modo da so- stenere di piii una libhra e due once. Ripetuti qnesti saggi pill volte, diedero sempre efi'etti conformi agli esposti. Dair esposto fin qui sembra clie si possa dedurre un nuovo rapporto di analogia tra I' elettrico ed il magnetico. lo non entrero a stabllire come cio avvenga , dovendo a tale oggetto far uso di una qualche ipotesi , acciocciie non mi vcnga ripetuto che la filosofia sarelibe rimasta piii sod- dlsfatta del mio tenue lavoro , se mi fossi limitato ad isco- prire soltanto i fenomeni della calamita , fiicendoci talvolta le ipotesi smarrire quella via che ci sarebbe stata indi- cata dair osservazione e dall' esperienza. Francesco Zantedeschi , Prete. PS. Agglungo in forma di appendlcc all' esperienza i. e 2.' della i." parte un altro fatto da me osservato piu 402 V A R I E T a'. volte in qnesto mese, il quale non dovra almeno rlusclre discaro , perche teiide quale anello ad unire i diversi fatti elettro-magnetlci colla loro sorgente. Ho preso una cala- mita fatta a ferro di cavallo del peso circa di una libbra francese , clie potea sostenere un peso di circa 4 a 5 lib- bre 5 ed attorno a ciascun polo ho avvolto strettamente un filo sottilissimo di rame in modo clie, coUocata la cala- mita ad una distanza di 1 5 a 16 piedi parigini , potea sperinientare sulle estremita separate di detti fili. Ora preso un moltiplicatore a due calainite , ho ai capi del fdo del medesimo ( che e di rame circondato di seta ) attaccate due piastrine di rame ben lucide , colle quali , mediante due verghe di legno per non alterare la temperatura , con- giunti i fili che abljiam detto essere in comunicazione coi poli della calamita, ho veduto che T ago magnetico sviasi dalla naturale sua posizione declinando verso 1' oriente il polo al disopra del quale entra V azione inagnetica del polo nord , e verso V occidente , se questa entra al disotto di esso , non altrimenti di quello che avviene coll' elettrico ordinario. La decllnazione era da 8° a 10°. Mi pare che que- sto fenoraeno non si possa ascrivere alia facolta elettro- motrice , perche il rame trovasi fra due forze eguali e con- trarie. E dato anche, come ho esperimentato nei liquidi, che le correnti elettriche , qualunque sia la loro direzione^ non sviinsi, come la luce e il calorico raggiante, non dovrebbe il moltiplicatore dare alcun segno, come e chiaro. Pare dunque che tale efFetto debba ascriversi al magnetico, e pero che il polo nord equivalga al polo zinco d' un appa- rato voltiano. lo spero che altri esperimentando con mol- tiplicatori piu delicati , come col siderescopio di Lebaillif, potra ottenere efletti maggiori che udiro quando che sia con piacere. Pavia, 27 marzo 1829. BO TAN I C A. Longevita degli allferi. — • II ficus indica che cresce sulla sponda del Nerbudda, copre un terreno della circonferenza di 3,000 piedi. Vuolsi che sia quell' albero medesimo che fn descritto da Nearco. Se cosi fosse , avrebb' esso per lo meno 1' eta di 3,5oo anni. E da notarsi che giusta le an- tiche relazioni quest' alljero copri colla sua ombra un eser- cito di ben 7,000 uomini. — Una yecchia querela ad Oxford, V A R I E T a'. 4o3 )3resso la quale fu fabbricato 11 Magdalene college, vcnne abbattuta nel 1789. Credesi die fosse piantata ai tempi della conrjuista de' Normanni. — Strutt nella sua opera in- titolata Sylva britaniuca fa menzione di un noce cliiamato da Cambsdcn il gran noce di Tamworth. Esse e riguardato come il piu grande ed il piu vecchio albero dell' Inghil- terra ; e gia sino dal regno di Stefano, che ascese al trono nel 1 1 35, era considerabile per la sua grandezza e servlva di limite al dominio di Tortworth nel Glocester shire. Si pre- tende che abbia d' uopo di 3oo anni per giugnere alia sua maturita , e che probabilmente ne vanti ora piii di mille. Celebre e pure fra di noi Lombardi I'annoso clpresso di Soma , che ha la circonferenza di undici braccia mila- nesi , e le cul radici , siccome e fama , estendonsi sotto gran parte di quel borgo. Esso sussisteva quasi nella me- desima grandezza nel secolo i6.*'", e se dovessimo prestar fede alia tradizione, esistito avrebbe ben anche a' tempi di Cesare che visito questi paesi. Che diremo poi degli alberi che immensi sorgono nelle foreste ancor vergini del Brasile e di altri paesi dell' America , e che per 1' an- tichita loro giungono forse sino a' tempi dlluviani ? E che del Baobab ( t Adansonia de' naturalist! ) che superbo e rigoglioso sorge nella Senegamljia, e che per 1' enorme dia- metro cui giugnere suole, meritossi il titolo (TElefante del regno vegetale? Adanson afFerma di avcrne vednti alcuni del diametro di 27 piedi, circa 83 piedi di circonferenza. Lo sviluppamento di si grandi proporzioni suppone al certo un' eta piii che patriarcale. Quest' albero serve non rare volte d' abitazione ai Negri. Costoro per costruirla altro non fanno che praticarvi un' apertura nella circonferenza la quale serve poi di porta , e quindi toglierne , senza che faccia d' uopo di grandi sforzi , la specie di mollissima niidoUa end' e ripieno l' interno del tronco. L' aljjero cosi votato continua nondimeno a vegetare ; ed il fuoco che tosto vien in esso acceso per disseccarne la parte molle o il niidollo , carbonizzando le pareti , sembra rccargli nuovo vigore. In questo stato dell' albero succede quasi sempre che la corteccia in vece d'arrestarsi in avvolgimenti od en- fiature sugli orli della cicatrice, siccome avvicne in alcuni alberi d' Europa , continua a crcscere , ad cslendcrsi , fin- che sccvera da ogni grinza tiuto ne ricoprc c quasi 404 V A R I E T A . addobha riiiterno, Presenta cosi il maraviglloso spettacolo di un albero immenso e nella sua plena organizzazione , ma sotto la forma ui uii eaorme e cavo cilindro , o plut- tosto d"" una parete fronzuta che forma via circolo quasi a pieghe , i cui lati sono bastevolmente T uno dall' altro distant! onde potervi penetrare. " Se gettandosi lo sguardo ( cosi gli editor! del libro intitolato Naufrage de la fregate la Meduse , donde sono tratte queste notizie del baobab ) sovra r immensa cupola di verzura da cui e formata la volta di questo palazzo agreste , si vede trastuUarsi tra fogliami una moltitudine di augelli vestiti de' piu vaghi colori se penetrando sotto di siffatta volta vi si veggono da ogni parte pender fiori abbaglianti di bian- chezza , e se finalmente nel centro dell' albero un vecchio colla sua famiglia, una giovane madre co' suoi pargoletti si offrono a' vostri sguardi , qual torrente di deliziose idee inondar non vi deve I'aniraa? Chi non rimarrebbe con- fuso dalla generosa previdenza della natura ? E qual e mai r uomo che a si commovente spettacolo accendersi non si sentirebbe dalP indegnazione se vedesse feroci Mori farsi a violare si beU'asilo della pace, e togllere a questa fami- glia alcuni de' suoi membri per gettarli nella schiavitii? « AGRICOLTURA. Coltivazlone della vite al Messico. — II giardino botanico di Ginevra possede una coUezione di oltre a 600 varieta di viti provenienti da dlversi vigneti della Francia , della Svizzera e dell' Italia. Nel novembre del 1827, fu di cola trasmessa una scelta delle principali specie al sig. L. Ala- man , r uno de' piu ricchi proprietarj degli Stati-Uniti mes- sicani. Egli le ha trapiantate nella sua possessione posta nello stato di Guanaxuato , e scrive che ben io5 ceppi vi si trovano in piena vegetazione : aggiugne che sull' elevata pianura del Messico non provasi per la coltivazione delle viti 1' inconveniente che ad essa si oppone a Cajenna ed in niolti paesi degli Stati-Uniti, cioe che i grani del mede- sirao grappolo non ugualmente o tutti insieme vi matu- rano. Al Messico essi giungono alia maturanza tutti ad un tempo come in Europa , ed e a presumere che tal coltiva- zione, gia vietata dal governo spagnuolo , potra ivi pro- sperare , essendone il clima analogo a quelle di Murcia V A R I E T a'. 4o5 o di Roma. Sc tall spei-anze si effcttuano, sara ccrtamente cosa iV amnilrarsi , come mai il Glardino hotanico di Gi- nevra potuto abbia concorrere a cotale trapiantamento e coltura. E noto che il giardino di Parigi somministro alia Martinica i germi del caffe , onde nate sono tutte le fat- torie o campagne di questa droga nell' America , e che il medesimo giardino a' di nostri ha trasmesso a Cajenna V albero a pane che ivi e era ampiameate coltivato. Simili fatti dimostrano ad evidenza quanto questi giardini , che il piu delle volte non vengono considerati che sotto il rap- porto degli studj teorici , servano realmente alle pratiche ed utUi applicazioni. (^ E. U. ) MINERALOGIA. Nuovo metallo. II sig. Osann crede d'avere scoperta nella mlniera della Platina in Russia un nuovo metallo , cui egli da il nome di pluran'um. Esso e al pari dell' osmium non solubile neir acido nitro-muriatico, ma ne e difFerente per la sua fmezza e per altre proprieta. Sembra che anche Berzelio lo riconosca per una nuova sostanza. ( Annal. der Physik e Bib. univ.) A N N u N z I o. Una scelta collezlone di lihrl die oltrepassano il numero di quattromila volumi, raccolta gia con saggio accorgimento da persona assai versata nelle scienze , nelle lettere e lielle arti, trovasi vendibile in Lodi. Distinguonsi in essa libri d' ogni genere , edizioni antiche d<^lle piu ricercate , e fra queste molte del secolo decimoquinto , di Aldo, Elzevir, Comino, Baskerville, Didot, Bodoni ccc. Questa collezione ha ben anche il pregio che molte opere sono distinte con bel- lissime legature di buon gusto italiano, francese ed inglese. La vendita vuol farsi in corpo. Gliiunque amasse di prendere cognizione di tale raccolta, potra in Lodi ( ove sono osten- sibili i libri stessi ) dirigersi al tipografo sig. Orcesi •, ed in Mllano ai slgnori Bianchi e Gomp. stampatori in S. Mar- gherita al civico N.° io65j prcsso de' quali csistono i catalofrhi. 406 V A R I E T a'. ! PROSPETX!' dei nati e morti nelle Provincie Lombarde durapmn ^ NAT I DELEGAZIONE. Neir DIVISI NEL 1828 IN _^ i Confronto degli aaui. Nati morti non coiDpreei del 1828 Nell- legittiml. '\','_8i'- ' — r* EELICIONE Neli'anno 1828 in coafronio col ,827. NASCITA '-WJa" S 1 ■ 827. g H g "s a y < 0 w s S S a e s a fa .827. 1 1 'sella citti dl Mllano capoluoga della ProirincU S848 2302 2>.I 637 609 5757 . " . 5759 - 89 85 53 22 i3 4662 299/1 1 I- { Negli altrl Comuai . 1469" 7780 7063 4 4 .485, >• '■ > ■ 485, .59 • 37 3o >■ » ,,94, 5876 (i — — - - - — — — — -. Totale delU Provm- ^ cla di Milano.. 20540 lOoSa 9274 641 6,3 20608 . .. , 2C6,0 i59 89 ■ 22 83 22 ,3 ,66o3 797° 6 II. m. Brescia laagS 636o 5922 3849 182 ,58 198 12662 8369 - » 12662 8369 364 4,6 » 96 60 53 8 5 ,o3o6 6,33 4920 3,55 . Cremona 8; lY. V. VI. 9561 ia/,S4 i323i 5oo5 C6g4 6701 4654 6193 6374 3260 4o32 106 ,58 176 ,'|5 9971 ,3084 13376 6098 8732 9 ■• 65 10037 ,3093 .3378 669S 8732 476 609 ,47 " 47 59 v3 35 35 49 ' 7202 100,3 9677 4826 6844 4222 502C 4865 VII. vni. 6677 8677 3424 4544 78 3 78 ■■ >■ •• 55 " 52 '17 20 3o Lodi 3S42 IX Sondrio 3565 1671 1595 18 35 33,9 •• - ■■ 33,9 " 246 23 16 » 2392 147S - 1)498(1 48672 4Si53 .554 .5.9 968,9 ,3 » 66 96898 2247 335 579 342 37 28 73996 37872 3( '-v^ ^-^ v.^^ (Pi;, KUultato pel 1828 in i (Mer c... 1912 Mil.lUO , il : 1 8 febbr.ijo 1829. II Consiglierc di Governo Diret •I ' -,, ' ' V c A R M ^ V A R I E T a'. 407 TMOSTRATIVO B. itnno jnilltare 1828 in confronto delV anno militare 1827. M 0 R T I CoKrr.oNTO -- (lei nali e morli nelr anno NELL'ANNOi8i8DIVlSIIN Con fro ^^^^ 1 degli a,.ai. 1S28. QUALITA' DI MOCTE £ Nell' anno ;,IC10NE Eta" 1828 Malactle VioUntI % iu confronio col 1827. Piu Meno ^fc.>.^^-— - ^^ ^ ^^^ 0 ^ ^ g ^ s ""^■^ ^0 00 ,s » a _^ •* ^ ^ i ^ a V aj u ■:; "Z Nati clie ' § g ■: I'- l " I ^ ^ i g 1 ■•5 ^ § 4- 'j. i ■i i •^ g < > 0 3 -3" 4 -3 ■5 -a •s -3 -5 0 >J U ^ A ^ 6 ^ 6 H t^ 3 5 3 ^ „ 1389 43. 5o0 54. 466 609 i35 3978 56 ~ .. ' 5 ,6 " 4078 ^ 584 168, 9 ' - - /|625 i539 ...0 ia.3 1 594 1279 i38 > II205 2,3 34 - 9 ' .0 39 ■■ 1,5,0 - 43 1 334. ,._ - - - — - — - - — - 4 4 .. » 6014 ■97' 1616 .754 ao6o i888 273 2 ■ 5,83 269 46 1 ■ 9 » i5 55 .. iS58S * lOiS 5022 9 ' ■• >■ 33.'|o ..54 7'7 1046 .48. ■ 6,9 25l . 9432 125 3 - • " 44 i3 = 9620 • 686 304. ,8 - - a4o5 1014 456 57. 741 802 59 « 5858 96 ■4 - • ■ 6 7' ■ 6048 » 85 2321 ,4 . So 1911 iij3 54. 79 > 1116 I2l3 .45 3 7661 191 => - > " 8 9' » 795.- 752 " 2o83 15 1 .. - 37>. 1476 869 931 1399 1427 2l3 - 9756 74 104 » 6 " 8 87 '■ .0037 24 ' 3c56 !i - " - 3SoS ■455 89. 935 1 146 ■ 637 iSi .0 9666 25 5, => 7 ' ■■ 68 - 983, .54 - 3547 IS7 - '■ >• ioj3 694 454 5oo 77» 696 119 9 5l2l ,08 3 - - > ■ 3i ' 5267 44" - 1431 )9 " - - 2595 896 534 639 1062 948 124 . 6628 8, - ■ ■ . 3 84 ' 6799 - 45 1933 18 . » » 9.5 765 404 ii5 346 335 38 » 2298 124 56, 4 " - • 4" ■■ 3028 636 ■• 291 - - - — - - - - — - iS 7 ?° 27439 I054S 65o3 7394 10224 io565 1473 26 71603 ,093 r3.i 8 37 4 96 5'!' 5 74172 2007 ,83, "7-1 • (Tii 176 22726 Risaltalo pel i8»8 in { (Menc... .-^-v-*..- * ell' Imp. liegia Contabilita Centrale - N 0 L A. Pec CHI 0, I 'ic ed ii "^C n 1 408 V A R I E T a'. Prospetto d una niiova carta d' Italia , del cavaliere Antonio Litta Biumi , con tavola. In questo giornale noi abbiamo piu volte parlato del lavoro die dal nostro concittadino il cav. Antonio Litta sta eseguendosi intorno alia topografia dell' Italia. Le carte gcograliche gia da lul publjlicate sino dal 1820 (V. Bibl. ital. tonio 24.°. pag. SaS ) contenenti gli Stati pontificj destato aveano negl' Italian! il desiderio che tale intrapren- dimento venisse a tutto il bel paese esteso. Ma egli rivol- gendo nella mente sua un piu vasto disegno, voile colla geogi-afia congiugnere non solo la topogi-afia delle citta , ma ancora i principali punti od articoli della storia e sta- tistica loro, e tutto cio secondo il metodo che vedesi in qualche vecchia carta d' Italia perfezionato poi dal si- gnor Lesage. E di questo metodo noi dato abbiamo pure un saggio tratto dalla topografia della patria nostra ( Veggasi il 42.°, pag. 206 di questo giornale). Ora egli vedendo il lavoro suo gia di molto innoltrato , ce ne ha trasmesso il quadro o prospetto nelle seguenti parole concepito : n La scala de' miei fogli e nel rapporto di 9 a 2000000 2 ossia di I a 222222-; con che si viene a stabilire un . 9 . ragguaglio esatto fra i gradi della divisione sessagesimale e la lunghezza del metro. Infatti essendo il quarto del meridiano terrestre di 10 milioni di metri , risulta sulla carta il grado medio di latitudine uguale ad un mezzo metro. Se io mi fossl attenuto ad una scala piii grande , sarei stato costretto a lasciar sussistere dei vani troppo considerabili in quelle provincie, nelle quali ci mancano i cosi detti dcttagli topograflci. Avrei potuto attenermi alia divisione di 400 gradi del circolo, e scefi;liendo la scala del giup-nere al me- ^ 100000 ^ ° desimo scopo e stabilire il mio grado nuovo in parte ali- quota del metro ; ma si opponevano varie difficolta e grandi. Primieramente avrei dovuto dividere la mia carta col nuovo miglio di 1000 metri; ma non tutti mi avrebbero si facilmente inteso; che per ottenere questo principale scopo giova il far nso di misure alle quali gia siamo avvezzati ; ed il miglio di 60 al grado e appunto un' idea di lunghezza gia in nso presso tutta V Italia , e facilissima a concepirsi. Cosi ot- tenni il mio grado in parte aliquota del metro ed altresi V A R I E T A . 409 ottenni una frazione sempre uguale ed un miglio gia noto. Secondariamente avrei dovuto ridurre tutte le posizioni geografiche , die in generale son calcolate coUa dlvisione sessagesimale , lo die sarebbe stato una fatica inutile e di minor intendimento per la piii parte dei lettori. Stabilita la scala, determinai il foglio di metri 0,6 per mc- tri 0,47 , misura comoda per un ranie e per la grandezza della carta gia in coaimercio, e posi le iiiie prime solle- citudini nel fare si die i nomi delle primarie citta non apparissero spezzati, ne cadessero troppo vicini al margine, od in qualdie angolo del foglio. Fu pure scopo mio il procurare die il numero dei fogli fosse orizzontalmente dispari, affindie uno d'essi cadendo nel mezzo servir potesse per titolo , onde ovviar l' inconveniente di vederlo o spez- zato o posto nell' uno de' lati. Non mi venne pero fatto di riunire la Corsica e la Sardegna •, le quali due isole mi fu forza dividere su varj fogli. Anclie ne' fogli i5, 22, 56 e 63 i confini dell' Italia escono alquanto e speciahnente nel foglio i5. Mi sara quindi necessario I'aggiugnere in esso un pezzetto : ma negli altri il solo margine bastera a contenerne le poche parti esuberanti , essend' io in cio an- che stato condotto in inganno dalle erronee carte d'ltalia, compresa pur quella pubblicata in Parigi nel 1816. Ogni foglio verra corredato di notizie di vario genere , concernenti cioe le altezze immediate sul livello del mare, le epodie degli aprimenti di strade o canali , delle fon- dazioni di citta , di borghi , di ponti , nomi antichi ecc. , le epodie dove seguirono alleanze , paci o battaglie ^ le nascite e le morti degli uomini illustri , deviazioni di fiu- mi , nuovi tagli, boniiicazioni , ritiramenti di mare, vul- cani spenti , terme ; di tutte quelle cose insomnia die degne mi sembrarono di considerazione troverassi un cenno sulla carta geografica. Un quinternetto volante ripetera tutto cio die contiensi nel foglio geografico , e tutto vi sara corredato dai documenti da' quali tratte furono le notizie. I Humeri i, 2, 6, 7, i3, 14, 20, 21, 27, 28, 34, 35, 41 5 6x e 67 vengono occupati dalle piante delle piu considerabili citta d'ltalia. Nelle piante delle citta gli archi dei meridiani e dei paralleli sono rappresentati da linee rette tracciate paral- Iclamente ai margini dei fogli , giacclie le convcrgenze , die si dovrcbbcro dare principalniente ai meridiani, sa- rebbero si piccole da non doverseiic fare verixu caso. 410 V A R I E T A . Le llnee suddette soiio segnate di i5", in i5", coslcche gr iiitervalli dei parallelL coi'rispoiidono ad 1^4 di miglio geograiico , e quelle dei ineridiani ad un minuto secondo di tempo. Detemninate queste posizloni , mi feci poi per mezzo dei punti astronomici e trigonometrici a porre i luoglii prin- cipali delle citta; col mezzo de'quali ho ridotto sulla mia scala le migliori piante. Cosi, oltre il riescir esse ben orien- tate , presentano anche il loro insieme nelle vere posizioni. Nove citta rappresentate furono in una scala alquanto grau- de , sempre pero in proporzione del foglio , e coUa corri- spondenza ad una parte aliquota della carta d' Italia ; e per- cio Genova, Torino, Firenze , Roma, Napoli, Palermo e la Valletta vi si troveranno 40 volte maggiori della scala del- r Italia, Milano solo aS volte raaggiore , e Venezia 3o volte. Altre molte piante di citta verranno rappresentate , ma sovra una scala minore delle precedent!. Queste saranno le citta cli' ebbero dominio in Italia , ed avranno accanto la lor relativa storia cronologica e la serie delle famiglie clie vi dominarono. Esame di- ciascun foglio. Foglio n.° I . Planta di Genova. Questa e al - . Ho creduto bene di distinguere con una scala piuttosto grande la citta dal secondo recinto di fortificazioni, giacche que- st' ultimo comprende un gran circuito coi monti e senz' al- cuna fabbrica. Esso percio e sovra una scala ^/^ meno della prima , la quale risulta al ossia decupla della carta d' Italia. In cima del foglio all' estrema sinistra trovasi I'in- dice alfabetico dei luoghi della citta. Sotto immediatamente sono le epoche gloriose degli arditi Genovesi. Sotto a queste trovasi la serie cronologica dei Dogi. Piii altre notizie ri- sguai'danti questa capitale occupano il rimanente. In un angolo vedonsi lo stemma di Genova e la sua posizione geografica. F." n.° 3. Pianta di Torino. Questa pure e al ,. ^^' Vedonsi in essa a diverse tinte i varj aumenti della citta negli anni 1620, 1678, 1702 e 1818. In un fianco del giardino reale e ancora una parte dell'antico bastione del 1463, forse il primo clie in Eu- ropa si eseguisse. Tra i primi pero riporsi debbouo anche VARIETA. 411 quello del Sammlchele a Verona del 1627 •, e quello sul- i'Aventino di Roma del 1540, opera del S. Gallo. Non mi parve dover omettere tali circostanze , perclie il bastione e la base della fortificazione dopo la scoperta della polvere. Veggasi 1' opiiiione del sig. Luigi Marini nel De Marclii il- lustrato. Roma 18 10. Alia sinistra del foglio in cima trovasi 1' indice dei pill notabili luoghi della citta : a destra parimente in cima sono lo stemma e la posizione geograflca. Sotto veggonsi le epoche della stessa citta unitamente alia serie de' suoi principi. All' estremita sinistra, al basso, leggesi la no- tizia dell'assedio del 1640 , quando la cittadella era oc- ciipata da truppe rimaste fedeli alia vedova del duca Vittorio Amedeo. II principe Tommaso di lei cognato so- stenuto dagli Spagnuoli occnpo la citta, ed assedio la cit- tadella. II conte d'Harcourt coU' esercito francese assediava il principe Tommaso e gli Spagnuoli comandatl dal mar- chese di Leganes tenevano assediati i Francesi. Vedi Zach, volume 8, pag. 6o3, clie cosi s'esprime : Jitisi quatre corps d'armees s'assiegeaient mutuellement les uns les amrti, ct qu'oa ri avail jamais vu encore , ce qui nest plus arrive depuis, et ce qui peut-etre n'aura pas lieu de si tot. C'est dans ce triple siege, qu'oa a imagine (d ce que raconte Lazzari) d' envoy er des lettres aux assieges par le moyen d'une espece de homhe etc. Vedesi quindi la pianta di Torino com' era coUe fortili- cazioni della citta , e questa e ad un ^/^ della pianta della citta, ossia decupla della carta d' Italia, F.° n.° 3. Carta divisa in due parti. Quello a sinistra mostra il foglio d' insieme 1 5 volte minore della carta ge- nerate. Essa contiene 1' Italia coi soli luoglii di posta. Clii amasse maggiori particolarita osservi la carta in grande , e moltiplicando per 1 5, gli verra fatto di rilevar subito il luogo cli' ei vuol considerare ; havvi percio una scala di rajigua- glio immediato, la quale e i5 volte raaggiore dell' altra. A dritta e altra carta d' Italia alia medesima scala della gia delta die risulta — ^^^^— — •, e rappresenta T I- talia divisa secontlo gli antichi tempi de' Romani. Abbasso, onde giov^armi dello spazio, bo inserlta una parte della gran catena delle alpi Keticbe cbe cinge il Tirolo dal conJine della Valteliiiia lin sopra il Cadore, e cliiude nel r Italia Bolzano e Bressanonc , sebbene stabiliti siausi in ijuesta parte popoli di lingua tedesca. Ma io mi 412 VARIETA. son proposto di descrivere V Italia secondo i coiifinl suol natural! , comprendendovi tutto il versante delle Alpi verso la penisola. Chi rimonta alle sorgenti di tutte le acqne che sboccaiio nel golfo di Venezia al disopra del 48° puo rinve- nire in tal niaiiiera la massima parte dei confini naturali deir Italia , ossia vedere il colmo dei due versanti. F.° n.° 4. Titolo. Neir estremita sinistra vedonsi il monte Bianco ed il raonte Rosa. Nella destra sono il monte Etna ed il Vesuvio. Nel mezzo un fianco della basilica di San Pietro, e Tobelisco, il panteone e la colonna Trajana-, nella parte anteriore il Tempo con glnocchio piegato segna sovr' un pilastro Carta d' Italia a ■ . Piii sotto an- '^ 322233,32 cora e parte delle alpi Retiche nell' angolo sinistro ; nel rimanente del foglio , onde godere di tutti gli spazj , sa- ranno al le scale con immedlata corrispondenza 222222,32 al metro , e rappresenteranno le miglia clie sr ao in uso in diverse provincie d' Italia. F." n." 5. Nella divisione quasi simile al n." 3. A sinistra si vedra lo sviluppamento di un cono se- cante la sfera al grado 38 e 46 di latitudine , e rappre- sentera la projezione che mi sono proposta per la pre- sente carta d' Italia. Verranno quindi calcolati ,tutti i punti d' intersecazioni delle latitudini e longitudini per mezzo della meridiana e della perpendicolare , afEnche da ognuno possa farsi lo stesso con tutta facilita , determi- nata che abbia la medesima projezione ^ e si possa con tutta esattezza portare le misure sovra i rami senza cavar dalle carte le longitudini e le latitudini , le quali riescono sempre alterate , giacclie la carta viene a dilatarsi o re- stringersi secondo lo stato igroraetrico dell' atmosfera. A destra troverassi esposta un' altra maniera con cui sviluppare una carta secondo una nuova idea. S' immagini che si tolga da un globo coperto di carta un segmento di essa , compresa in termini rettangolari. Volendo stendere questo segmento sopra un piano converrebbe tagliarlo in un numero infinito di zone , che supporremo tutte paral- lele air equatore. Limitando i tagli ad ixitervalli di 10 minuti , la curvatura delle zone diviene trascurabile , e queste applicate ad un piano iascerebbero fra loro spazj vuoti rappresentanti sottilissimi triangoli curvilinei, i quali spazj si potrebbero senza incouveniente lasciar sussjstere, YARIETA. 410 purcli^ e' avesse Tavvertenza di eottrarli quanclo occorra di misurare le distanze o le siiperiicie suUa carta. Questo sistema di projezione e quelle clie indelinltamente si puo avvicinare al vero. F.' n.° 6 , 7, i3 e 14. Questi fogli rappresentano la pianta di Roma. Le divisioai ne sono seinpre le stesse come nelle altre. La scala e al ^ ^^ ^ , cioe quaranta volte maggiore della carta d'lLnlia. Qiiesta piaiita fu detenninata sovra a 37 punti tri- gonometrici eseguiti dai signori astrotionu Conti e Iliche- bach J e puljblicata iiel 18^4, poi venne tracclata coii tutta esattezza siille migliori carte di quella citta , la quale fu una delle prime a possedcre la propria j>iaata topogra- fica , quand' anclie prescindere si voglia dalla pianta scol- pita ia pietra a' tempi di Antonino Pio, e scopertasi tra gli avanzi del tempio di Kemo, era SS. Cosmo e Da- miano. Osservansi in questa il circoadario di Roma prima di Aureliano , e gli aumcnti fatti da quelFimperatore; ed inolire vi sono indicate le nmra con eui Leone IV per timore de'Saraceni cliiuse la cliiesa di S. Pietro, e le umra costratte da Pio IV e quelle di Urbano YIIL La sinistra vien tutta occupata dnW indice dei Uioghi piii notaljili colla loro storia , e dalle 287 posizioni geo- graJiciie. Presso P indice , oltre la serie dei Papi, trovansi gli avvenimenti della Cliiesa, e poi alcuiie memorie sopra Cajo Giulio Cesare. Sotto veggoasi le sezioni del Tevere in Roma , e piii sotto ancora un immediate rapporto del palmo romano e del piede parigino col metro. AlPestrema destra sono le epoclie della storia di Roma, in un angolo lo stemnia di quella citta. Sotto e la pianta lisica tratta daiPopera del sig. Brocclii sul suolo di Roma, nella quale e segnato P ondulamento del terreno, ed e ad un >/4 della pianta in grande, e percio decupla della carta d' Italia. Piii basso sono varie scale di palmi e di piedi romani, di piedi capitolini , di piedi parigini , di tese , di piedi di Londra , di klaufter , di piedi di Burgos , delP Ascina , di Russia tutti al -^ . Sotto alia gran i>ianta di 323^23,31 ° * Konia, ed in mezzo, vedesi P Impero Romano nclla sua maggiore estensione, e colla traccia delle sue inuuense proviucie, ctic ora [>er la maggior parte souo tanli regai. liibL Ital. T. LUI. 27 414 V A R I K T a'. F." 11." 8. Coniprende la catena delle Alpi dal niome Bianco al Sempione. La posizione geografica del nionte Bianco e del monte Rosa venne stabilita coUa massima esattezza ill qnesti ultimi anni , come puo ricavarsi dalP opera del sig. colonnello Welden 1824, die riporto le ultime opera- zioni fatte dai signori astronoini ed ingegneri italiani. II riiiianente del foglio trovasi riempiuto i ." da una descrizioue topografica la piu esatta e ' minuta di tutfa la catena delle alpi, a." dalle osservazioni fisicbe delle stesse cavate la maggior parte dalle opere di Saussiire e d' altri rinoniatissimi Fisici, 3.° dalle osservazioni clie sii gli Appeniiini furono fatte dai piu celebri autori. F." n." 9. Continua in questo foglio la gran catena delle alpi, cioe il passo di s. Gottardo, il passo della Spluga sopra Chiavenna fino ai nionti sopra Tirano , una gran parte del lago Maggiore , del lago di Lugano e di quello di Couio. In ciiiia trovansi varie mie osservazioni sul flu- me Po. Esso non debb' aver avuto senipre il suo corso nella presente direzione : solo lino a Piacenza possiamo con dati storici affermare die da ben aooo anni esso vi scorra •, ma ove piii allargasi la pianura, deve facilmente aver vagato e variato piu volte. Altre osservazioni si faranno sul fiume Ticino, sul liume Adda e sul lago di Lugano. F.° n." 10. Questo foglio e tutto geografico, e comprende la parte del Tirolo fluo al Brenner. Mi si dira forse da taluno non essere questa una parte della nostra penisola •, ma pure essa fa parte d' Italia abitata da' Germani. lo descrivo il suolo, non descrivo i popoli. II confine settentrionale del- r Italia per gia convenuta idea e costituito , come gia si disse, dai paese cbe scorre verso I'Adriatico. Questo pare il confine imposto dalla natura alia penisola nostra. E cosi venne esso descritto, secondo Strabone, Plinio e Toloraeo, i tre piu anticlii geografi , sebbene nei loro scritti trovisi qualdie discordanza •, giacclie pare ch' eglino ben poco co- jioscessero la topografia alle falde delle alpi: e cosi doveva essere, perche ai tempi solo d'Au(!;usto furono soggiogati varj popoli aliltanti presso quelle orrlde baize. F." n.° II. Segue in cima la continuazione della catena delle Alpi dai confini del Tirolo fino al di sopra delle ori- gini deir Isonzo. Questo foglio comprende gran parte del corso della Piave e del Tagliamcnto. Sopra questo foglio trovansi pure i segni di conven- S^ione per la carta d' Italia. Esamiuate varie carte e varj V A n 1 E T a'. 4i5 libri ondc rendere tali segni , iie troppo luoltlplici ne troppo confusi, ho crecluto di siabilirli nel iiiodo segueiite : I ." ho diviso il mio caiattere in tre modi , il perpeadico- liire , il pendente a desLra, il rovesciato indietro. II primo iiidica i nionti, il secoiido tutto cio che vi ha di faljbrl- cati 5 il terzo cio che appartiene alle acque ^ 2.° posi due diversi caratteri pei luoghi abitati, cioe lo stampatello per tiitte le cltta indilferememente , ed il corsivo per tiitti i liorghi , capidistretti, coinuni ecc. , e mi servii delle ci- fie aritmetiche per dinotarvi la jjopolazione •, 3.° pei nomi aiitichi mi attenai al carattere antico romano ;, 4.° sicco- me principalmente nel regno di Napoli vengono segnate nella storia . non poclii tenemoti che apportarono danni immensi , cosi ho creduto di porvi 1' epoca presso ad uii j; majuscolo rovesciato-, 5." a' di nostri invalse 1' ottimo uso d' indicare sopra la carta , oltre le longitudinl e le la- titudini, anche le elevazioai dei nionti e delle principali citta, liumi e laghi rapporto a! mare. Ho quindi indicato con numeri 1' imraediata altezza di tali elevazioni sal livello del mare. Questi numeri guardano dal sud al nordf, alTop- posto quei numeri che guardano dal nord al sud indicano profondita , la quale e sempre considerata dalla superlicie ove son segnate : tutte queste misure son sempre espresso in metri. 6." tutte le epoche poste a sinistra di citta, vil- laggi, ponti, d'abbadie, di vescovadi indicano T epoca del lor prlncipio: T epoca posta a destra ind'ca la cessazione. Quanto alia mineralogia , lio creduto di servirmi di segni convenzionali di mia propria idea, e tali che piii facil- mente venissero all' occliio e si conservassero nella niente. Questi presentansi come una specie di monogrammi. Kiguardo ai punti astronomici o trigonometrici ho creduto hctie di attenermi a quelli gia in uso nella mag^ior parte deile carte. Cosi pel nuniero o luogo di poste, cosi pei luoghi fortiiicati, pei rudcri antichi, acquldotti ^ jjatta- glie, aljbadie, bagni, ancoraggi , pei confini degli Stati ecc. F." n." I a. La meta a sinistra comprende la catena delle Alpi Carniche, e vi e racchinsa la contea di Gorizia , e parte della Garniola. L' .iltra mota e divisa in due colonne, e qui comincia per ordine alTabetico una serie di circa mille punti trigonometrici e di qualche centiuajo d' astro- nomici. Tali piuiti contiimano sotto e nella metii alia destra dei fogli n° i(), 26, 33, 40 : poi nuovamente s' incontrano al foglio n." 26 alia sinistra. Le aggiiintc saranuo poste 4i6 varibta'. al foglio n.° 33 a sinistra, e vi si potranno aggiugnere a penna que' punti , la cui notizia perveaisse dopo la pub- blicazioae della carta. I punti astronomici o trigonometric! che appartengono alia Corsica, Sardegna , Sicilia , I'Eiba e Malta furono posti nccanto a quelle isole. Presso questi luoghi verra siegnato 1' opera da cui ciascun punto fu cavato. Fogli n.° x3 e 14. Vedi al fog." n.° 6. F." n.° i5. Comprende la geografia del Piemonte. Qui e Torino nel minor lato verso mezzodi a miglia i3 italiane dal margine. F.° n." 16. Milano con miglia a 3 italiane dal margine nel minor lato del foglio : comprendonsi in questo Novara , Ber- gamo, Brescia, Como, Pavia, Piacenza, Crema e Cremona. F." n.° 1 7. II Veronese, il Vicentino, il Padovano e il Mantovano. F.° n.° 18. La parte settentrionale dell' Adrlatico : vi fe Venezia con miglia 14 dal margine nel minor lato del fo- glio. In questo ho posto la serie del Dogi veneti. F.° n.° nj. Alia sinistra la maggior parte dell'lstria, il cui contorno e cavato dalla diligentissima e bellissima carta idro- grafica dell'Istituto geografico I. e R. dl Milano al quale Isti- tuto milltare ebbi gia I'onore di appartenere. Quanto all'altra nieta a destra del foglio, veggasi cio che si e detto al foglio i a. F.° n.° 20, 21, 27, 28. Gomprenderanno Napoli. F.° n." 22. Tutta geografia del Piemonte. F." n." 23. Genovesato e Genova nel minor lato dal margine a miglia 1 5 a ponente. F.° n.° 24. Parma 5 Modena, Ferrara e Bologna. F.° n.° 2 5. Tutta la costa dell' Adriatico dalle bocche del Po a Rimini. Nel mezzo e segnata una rosa dei venti. In essa si vedono in un sol batter d' occhio i diversi noml che furono dati ai venti , tratti da Omero , da Aristotile, da Pllnio , da Vitruvio; poi i nomi loro ai tempi di Carlo Magno, in fine i nomi present!. La divi- sione e in 3 60 ed in 400 gracU. Nel rimanente del foglio 8ono alcune osservazloni sni venti. Alia destra trovasi qualche osservazione su le valli di Comacchio. F." n." 26. A sinistra in cima e T ultima punta dell'lstria. Sotto la continuazione dei punti trigonometric!. Vedi al F.° 12. F.° n.° 27 e 28 Vedi al foglio n.° 2c. F." n.° 2r). Conterra la maggior parte della contea di Nizza cavata dalla carta di Bourcet pubblicata nel i-'S'- VARIETY. 417 in n." 9 fogli. Sotto 91 porranno le pjante di Novara, tl'Ales- sandria , di Casale Monferrato , di Monaco , d' Asti , di Vercelli, di Ferrara colla loro istoria accanto. F.° n." 3o. A destra piccola parte delta Costa Toscana. II rimanente del foglio vien compiuto coUe piante di Lucca , Parma, Piacenza, Modena , Reggio, Mantova, Verona, Co- mo, Brescia, Bergamo, Cremona, Crema e Lodi , e colla relativa storia a' lianchi. F.° n." 3 1. Questo foglio non conterra che la Toscana, e si comincera appena clie sia uscita alia luce la carta che si eseguisce sul suolo dair astronomo P. Inghirami. Si trovera su questo foglio Firenze, che avra nel suo tiiinor lato dal margine a tramontana niiglia i5 di distanza. F.°n.° 3a. Gran parte dello Stato Pontificio : il vacuo a tra- montana sara occupato dalla pianta della citta d'Ancona, ecc. F.° n." 33. A sinistra a basso piccola parte della costa dello Suto Pontificio : il rimanente del foglio sara compiuto con punti astronomici o trigonometrici. Vedi n." la. F.° n.° 34. Pianta di Milano. Di qaesta si e gia fatto cenno nella Biblioteca italiana. Essa ^ tracciata coUe mede- sime regole in longitudini e latitudini gia piii sopra indicate. La sua scala e aS volte maggiore di qvxella della carta d' Italia , ed fe al 0000 uq- ^' si veggono : i .° La superficie della citta ai tempi di Massimino. a." L'aumento fatto dal- r arcivescovo Ansperto da Biassono , che vi racchiuse il monastero Maggiore, del qual aumento sussiste ancora nel monastero stesso una torre. 3.° L' aumento fatto fino al fossato all' avvicinarsi del Barbarossa. 4.° Poi le mura pre- senti del governatore Gonzaga. La topografia delP antico Milano posta a sinistra e tratta dalle opere di Glulini e del P. Fumagalli. A sinistra pure trovansi segnati tutti i piu considerabili luoghi della citta. Con difFerente carattere vi si veggono pur segnati i luoghi antlchi , che plii non esi- stono, e che sono registrati nelP opera del P. Fumagall?. Cosi possono essi piii facilmente riscontrarsi nel Milano moderno. Sotto sono le epoche di Milano, in alto a destra lo stemma della citta , alia sinistra la posizione geografica. Altre notizie importanti trovansi sparse nella pianta stessa. F.° n." 35. Gomprende la citta di Venezia sopra scala 3o volte maggiore di quelle della carta d' Italia ed e al 7407,407 Da un manoscritto scoperto dal Tcmanza e crcduto del 4^8 V A n I E T a'. secolo XII e tratta la forma cleH'antica Venezia. AU'estrema destra si vede lo stenima veneto i presso I'indice dei iuoghi della citta alia sinistra sono 1' epoche di questa gloriosa Repubblica. Sotto , quasi nel mezzo , fe uii ristretto della relazione dell' assedio di Candia sostenuto dai Veneti contra i Turchi, dei quali ne perirono piu di loo mila. A destra al basso si vede quai fossero i possessi veneti in Europa ed in Asia. Varie importanti notizie sono sparse nei vacui. F. n.° 36. A sinistra sono le canipagne di Annibale , a destra la parte occidentale della costa della Corsica. F." n.° 37. In cima a sinistra vengono segnati i punti tri- gonometrici della Corsica cavati dalla bell' opera pubblicata a Parigi intorno a quest' isola in n.' 6 fogli. Nell' estremita alia destra e la parte occidentale dell' Elba la quale e tratta da una commendevole carta pubblicata a Parigi. Nel va- cuo tra la Corsica e 1' Elba vengono descritte le campagne di Napoleone tratte dalle opere di Lesage e d' Albe, F.° n.° 38. Comprende gran parte della Toscana merl- dionale ed in parte il confinante Stato della Chiesa. Nel triangolo vuoto a sinistra in cima saranno alcune notizie sulk Toscana, suil' Arno e sopra le Chiane. F.° n.° 39. La sola geografia dello Stato ecclesiastico. F." n° 40. A sinistra e la costa orientale del regno di Napoli dal Tronto alia punta di Penna. F.° n." 41. Comprende la pianta e la storia di Paler- mo, .nl basso 1' isola di Pelagosa , e parte dell' isola di Tre- niiti , dove fu relegato Paolo Diacono da Carlo Magno. F." n.° 42. Va unito al f." n.° 49. Essi comprendono la maggior parte delle misure italiane paragonate al metro, e colla sola carta alia mano si pno facilmente rinvenire , almeno per approssimazione , qualnnque misura. F.° n.° 43. Alia sinistra le canipagne di Belisario e di Narsete. Alia destra la costa occidentale della parte meri- dionale della Corsica. F.° n." 44. A sinistra la parte meridionale della Corsica, a destra unitamente ad una porzione dei fogli n.i 48, 5i, Sa , 53, 58, Sg e 60 un triangolo, a guisa di '/a tavola pitagorica, delle distanze fra di loro di n" 400 citta d' Italia. F.° n.° 45. Nell' angolo a destra in cima e parte dello Stato ecclesiastico , nel rimanente del foglio la carta d'lta- lia del secolo XV. F.° n." 46. Comprende Roma, clie ba un' estensione di territorio di miglia 14 nella sua minor parte a tramontana. V A R I E T A . 419 Varle ossci'vnzioni sopra il Tevero occiipcranno parte dello spazio a sinistra :, vi saranno pure alcune osservazioni sulle paludi Pontine ed altre snl lago Fncino. F.° n.° 47. Siilmona, Vasto, Castel di Sangro, Trivento, Larino, Venafro, Bojano, Volturara, Trajetto, Sessa, Teano. F.° n.° 48. II Monte Gargano e le citta di S. Severo, Lucera, Troja , Bovino , Foggia , Manfredonia , Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta , e lo sbocco dell' OfFanto , dove accadde la battaglia di Canne. F.° n.° 5o e 5i. Coniprenderanno la parte settentrionale della Sardegna. La Sardegna si tog'.iera dalla carta che sara puljblicata dal dotto cavaliere della Marmora , il quale da pill anni indefessainente 6 applicato in qneirisola ad un tal lavoro, che si rende tanto piii importante per non esservi alia luce niente di cominendevole che risguardi la Sardegna in questo rapporto. Pel vuoto del foglio 5i , vedi al n° 44. F." n.° Sz. Vedi al foglio a." 44. F." n.° 53. Questo foglio rappresenta 1' Italia i5 volte minore della gran carta di essa ed e alia medesima scala come i fogli n.° 3 , n.'^ 5 , e vi si espone 1' Italia invasa dai Barbari. F.° n." 54. Coniprende il cratere di Napoli , che ha nella sua minor parte a tramontana niiglia 20 di distanza dal margine. I contorni di Pozzuoli , luoghi celebri per le fisi- che rivoluzioni sono 1/^4 maggiori della carta d' Italia, ed oc- cupano I'angolo a sinistra al basso del foglio: a destra e alia medesima scala T isola di Capri colle la ville delT im- peratore Tiberio , il quale vi dimoro dairannoa7 dell' ei'a cristiana sino all' anno 37. F.° n.° 55. Geografia del regno di Napoli: le princi- pali citta sono Melll , Vcnosa, Ruvo, Bitonto, Muro, Gra- vina , Altamura , Matera , Tursi , Potenza e Marsico Nuovo. F.° n.° 56. Taranto e Brindisi, citta celebri ne' tempi antichi. Nel vacuo che trovasi a destra nel foglio sara una descrizione della via Appia da Roma a Brindisi cavata dalle opere di Pratilli, Romanelli , Chaupy; tale strada fa eseguita avanti la nascita di Gesii Cristo 3 10. Circa il medcsimo tempo fu pure costrutta la famosa muraglia della Cina. Se ne fara quindi un confronto. F,° n.° 57 e 58. Comprenderanno gran parte della Sar- degna. Vedi al foglio 44. F. \i° 5g. Vedi al foglio 44. F.° n." 6c. Vedi al foglio 44. 420 V A R I E T A . F." n.^ 6i. La pianta della Valetta , in iscala 40 volte maggiore di quella della carta d' Italia. Nell'angolo a destra in cima, una piccola parte del regno di Napoli^ al fianco sinistro sara 1' indice dei luoghi della citta : sotto le notizie storiche : piu sotto la serie dei gran maestri dell' ordine gerosolimitano. F.° n.° 6a. Un pezzo del regno di Napoli , dal capo Palinuro fino presso Metaponto : Paola, Rossano e Cosenza. F.° nf 63. A sinistra al basso e I'estrema punta di Ca- labria dove giace Strongoli. Nell' estremita alia destra e la punta orientale dell'Italia : vi si contengono i paesi da Otranto a S. Maria di Leuca e Gallipoli. Nel vacuo saranno le piante delle citta di Padova e di Bologna colla relativa storia. F.° n." 64 e 65. In cima d' ambedue i fogli sara la parte meridionale della Sardegna: nel foglio 65 e Cagliari con miglia 3 a tramontana nel suo minor lato di distanza^ dal margine. Gli avanzi di questi fogli comprenderanno la hiografia degl' illustri Italiani, la quale troverassl pure nei num. 66, 71, 72, 73, 78, 79 e 80. Questa biografia sara alfabetica, ma divisa per classe; risguardera i piii celebri uomini si anticlii che moderni cogli anni in cui fiorirono. F.° n.° 67. Pianta di Firenze , in una scala 40 volte maggiore di quella della carta d' Italia. Sotto le varie tinte s' indicano i diversi aumenti della citta. AH' estremita destra in cima sara la posizione geografica tratta dalla Corrispon- denza astronomica del B. di Zach. V. i, pag. i5: presso v' e lo stemma fiorentino. Alia sinistra 1' indice, e sotto, le epoche della storia^ al basso la scala di metri , tese e braccia „ . , 1 norentme al rrrr gr- 5555,55 F." n.° 68. Le isole Eolie o di Lipari. F." n." 69. Una parte della Calabria , dal monte Co- cuzzo al capo Vaticano ; vi sono le citta di Catanzaro , Squillace ed il Capo Stilo. F." n." 70. In cima a sinistra vedesi parte della Calabria dove e Cocrone, I'antico Croto, patria di Milone celebre atleta e scolaro di Pitagora. Presso a Croto era il famoso tempio di Giunone Lacinia , dove Annibale in cayatteri ptuiici fece incidere le sue gesta in Italia. Si crede che vicina vi fosse la celebre isola di Calipso coperta ora dal mare. II rimanente del foglio viene occupato dalla pianta della citta, colla storia di S. Marino, di Urbino , di Forli , di Rimini, di Ravenna. V A HI E T A . 421 F.° n.'' 71, 73, 73. Se n' fe parlato nl f." 64. La c'arta idrografica della Sicilia del C. Smyth pubblicata tiel i8a4 in Londra, la migliore che si conoscn di questo regno, mi ha servito di base alia costruzione della Sicilia , giacche non esistono punti ne astronomici , ne trigonome- trici neir interno di quest' isola. F.''n.'' 74. La Sicilia occidentale colla citta di Palermo che ha nel suo minor lato a levante miglia la di distanza dal margine. Comprende pure Girgenti ed il promontorio Lilibeo tanto nominato nelle guerre tra' Cartaginesi e i Romani. F." n." 7S. Gran parte della Sicilia settentrionale. In cima di questo fbglio in quattro colonne verticali si porranno : I." le posizioni astronomiche del capitano Smyth come ven- gono riportate nella sua tavola che precede Tatlante geo- grafico; a.° si ripeteranno i medesimi luoghi colle posizioni cavate graficamente dalla carta , le quali pero diversificano alcun poco da quelle della tavola; 3.° porro i medesimi luoghi , come vengono riportati nella Correspondnnce astro- nomique del sig. baron di Zach dietro comunicazione dello stesso Smyth , le quali posizioni non combinano ne con quelle della tavola, ne con quelle del disegno delPatlante Sicillano; 4.° vi saranno le posizioni della Sicilia deter- minate dal capitano Gauttier , come sono riferiti nell' opera intitolata Connaissance des tenis, ed i punti del capitano Galiano e Rumker pubblicati dal baron di Zach. F." n.° 76. Faro di Messina, e punta meridionale della Calabria. II vacuo inferiore sara diviso in quattro colonne verticali. Nella prima saranno le osservazioni sul Faro di Messina, a destra le osservazioni suIT Odissea d'Omero, giacche mi sembra di poter dimostrare, come lo dice pure Spallanzflni , che Omero descrisse in modo V Italia da do- versl credere che parlasse suUa relazione altrui. Mi pare di scorgere nella sua descrizione del Ciclope Polifemo la personificazione del monte Etna , monte che al certo esisteva ai tempi d' Ulisse e pure non venne per nulla citato neirOJissea, sebbene il poeta abbia descritto qnei paraggi. I macigai poi che diconsi scagliati da Polifemo sono pro- babilmente quegli smisurati scogli detti ancoi'a i Ciclopi, svelti forse dall'Etna in una qualche eruzione. Ivi presso saranno le osservazioni su quel luogo dell' Eneide, dove il poeta descrive queste medesime spiagge. A destra ancora saranno le osservazioni sul monte Euia. Questo f.' n." yO e quello sottoposto n.° 83 nell' estremita alia destra vanno a 42» V A R I E T A . formare uii corpo solo coi fogli n." 77 e n." 84, iiei qiiali vien descritta I'ltalia ad un ^fo della carta generale; e percio alia scala di „ -. Quest' Italia e quella dei tempi del Longobardi e dei Franchi del cosi detto medio evo, e sara Cavata dall' opera dell' anonimo milanese ( II P. Beretta ) che trovasi uaita alia grande collezioae di Lodovico Muratori Re- rum italicarum. I vacui serviranno per la pianta di Pavia , sede dei re longobardi, coUa loro serie e per le piante di Fo- rum Julii ( ora Gividal del Friuli), di Spoleto, di Benevento colle notizie di questi tre ducati, e dei principi clie li ressero. F.° ii.° 81. Goraprende, nelFangolo a destra, piccola parte della Sicilia. Nel riuianente i'isola di Malta alia scala di 4 , ossia 2 — maggiore della Carta d' Italia ; frazione 98765'^' 4 ancora facile a paragonarsi al rimaneiite dell' Italia. A sinistra e superiormente la descrizione degli assedj che quest' isola so- stenne^ sotto sonole isole di Pantelleria, Licosa e Lampedusa. F.° n.° Ba. Gomprende gran parte meridionale delta Si- cilia: la parte marittima e tratta dalla carta di Smyth, V interno da quella di Zannoni. Furoao pero osservate altre carte, non che le opere di Biscari e di altri autori. Ma quest' isola , oltreche e disabitata in moke parti , non e pur conosciuta se non imperfettlssiraamente. Al levante di Modica e tramontana di Spaccafurno vedonsi vaste abitazioni di 10 in la camere scavate nel vivo sasso , forse I' abitazione dei primi popoli della Sicilia. II rima- nente del foglio comprende la pianta di Siracusa in una scala 8 volte maggiore di quella della carta d' Italia , os- sia al . Le notizie risguardanti questa faraosissima 27777,7 citta occuperanno il rimanente del foglio. F." n.° 83. Comprende la parte della Costa orientale della Sicilia da Agosta a Capo Passaro. II rimanente sara occupato dalle piante di alcune citta colla loro relativa storia. Le citta saranno Reggio di Modena, Mirandola, Pisa, Siena, Pistoja, Vicenza, Treviso; L' altra rima- nente parte viene occupata come gia si disse al foglio n. 76. F.° n.° 84. Ved. al fog.° n.° 76. Le osservazioni sulla superficie della penisola, sua po- polazione antica e moderna , sui bagni , sni principali edi- lizj , sulle famose torri, ed una tavola delle altezze si tro- veranno sparse in diversi fogli, Riclii/.i 2 1 6 Geografia. — Atlas de I' Europe, par F. Vander Maelen » ai^ Medicina , chirurgia e anatomia. — De I' anatoinie pathologique consider^e dans ses vrais rapports avec la science des maladies, par F. Ribes . . n S3 De I' irritation et de la folie , par F. Broussais , . »» S4 L'art de conserver sa sant^ et de prevenir les ma- ladies hereditaires , par P. Mongdlat^^ »» 55 Anatomie pathologique du corps humain , par J. Cru- veilhier " 56 Observations et reflexions sur la reunion de la m6- decine a la chirurgie , par Nuel de Reuns . . . »> 57 Experiences sur les effets de la haryte , de la stron- tiane , du chrome, etc. , par C. Gmelin ...."an PARTE II. SOIENZE, LETTEBE ED ARTI ITALIANE. BlBLIOGRAFIA . pag- Io5 Agraria. — Continuazione degli Atti dell' Accademia economico-agraria dei GeorgofiU di Firenze . . . " ivi Giornale agrario toscano "2.^5 II med€simo " 3/4 Jrcheologia. — Papiri greco-egizj ed altri greccmonu- menti delt I. R. museo di corte, tradotti, ecc. da G. Petrettini " 350 Sullo studio delle antiche monete , di S. A. MorcelU. » 344 II tempio d' Ercole in Cori. — 11 tempio di Minerva in Assisi , di G. Antolini >» 35i Arti belle. — Le pitture de' Filostrati , tradotte da F. Mercuri " 228 II Cimitero di Bologna »/ 23i Chimica. — Osservazioni critico-analitiche sopra alcune acque mineraJi d' Italia , di F. Cima " 104 Educazione , Istruzione. — Del metodo d istrazione , di A. Paolini " 368 Gramatica pedagogica, di A. Fontana »» 3^ I N D I G E. 4*5 Boquenza. — Due discorsi di Giorgio Gradenigo. pag. 345 Versione neW iialiana favella delle Orazioni di Marco Tullio, di S. Simro " 35o Fdologia. — L. Anncd SeneccB opera omnia " 65 Scriptores rei rusticoB " *vi M. T. Ciceronis opera. " °7 FUosofia. — Sentenze e detti memorabili • " »oa Jstituzione di filosofia teoretica e morale, di P. Baroli. » 369 ♦ Geografia. — Atlante geogrufico-fisico estorico del Gran- ducato di Toscana " '97 Le cose rimarchevoli delta citta di Novara . . . . « 355 Giurisprudenza. — Giurisprudenza pratica secondo la legislazione ausiriaca . • " 24.5 Commenti sulhi legislazione austriaca " ivi Letteraiura. — U infelicitiX dei letterati , di P. Va- leriano • " 7^ Medicina. — Err or i e danni della medicina curativa di Le-Roy, di F. QitagVa " J 11 Saggio di osservaz'ioni suit acetato di morfina^ di ^M. Ricotd " a53 Patologia induttiva , di F. PuccinoUi ......." aS^. Poesia. — Le tre descrizioni del terremoto di Ragusa del 1667 " ^8 Esopo , poema giocoso " 7* Jl vaticimo di Tetide sopra Tergeste « 320 Scherzi poctici latini , di F. Gaglluffi « 34^i Saggio di traduzione delle odi di Orazio , di F. Beni » 344 Saggio di traduzioni CatuUiane " 3^5 Avmmre di Clarice Visconti, di P. Marocco . . . » 338 II Castello di Binasco, canti di P. Marocco ..." ivi Saggio di favolette esopiane "344 Poli"rafia. — Classicoruni auctorum e vaticanis codi- ^cibus editoriim tomus I eC II, curatue A. Map » 58 Opere scdte di Agostino e Giovamu Paradisi . . . •> 7 3 Prose scelte di P. Odescalchi " 74 Prose di B. Menzini " ^2» Racconti di Bcrnenuco Cellini »/ aaa Raccolta di varle operette , di C. Maggi. . . . .^ . " 100 Leitere di nobdi i^neziani ilhistri del secolo i6.° . " 345 Rcligione. — Collezione delle opere dei Pculri , ecc. della cMesa aquilejese, di G. O. Marzuttuii . . /i 238 Dissertazione sopra i beni che la Rcligione Crisuana portb agli uomini , di A. Cesari "340 4a6 I N D I c E. Breve forma cli onesta vita , di Martino arcivescovo Bracarense pag. 845 Virginia f o la Vergine cristiana , di M. Marin , , » 363 Brevi memorie sulla vita delta venerabile serva di Dio suor Margherita M. Alacoque >/ 35o Orazioni panegiriche , di N. Ferri " 3 6 1 Storia e Biografia. — Saggio di compendio storico , di G. Tamassia " 80 Bartholomoei Beverind Annalium ab origine Lucensis urbis " 35o Vita e fatti cT Jnnocenzo VIII Papa , di F. Serdonati ** 36 1 Origine di Casalmaggiore , di G. Romani " 81 Elogio storico di G. Brocchi , di G. Larber ....»» 84 Biografia degli scrittori Perugini, di G, Vermiglioli •> aaS Le opere dei due Filostrati, volgarizzate da V. Lancetti » a 3 i De' cambiamenti avvenuti ne' confini del territorio Padovano " 344 Elogio di Beatrice Papafava, di A. Valisnieri. . , » 345 Storia naturale. — Elementi di conchiologia linneana , di E. I. Burrow " no Osservazioni ed esperienze sulla circolazione della Unfa in alcune specie di care, di P. Barbieri . » 248 Le piante fanerogame Euganee " 3^5 Viaggi. — Viaggio per l' ulta Italia di Cosimo III . » aa4 V ARI ETA. Agraria. — Coltivazione della vite al Messico . ..." 404 Antiquaria. — Scavi d' Ercolano " 1 1 3 Colonne scanalate scoperte in Egitto " ivi Arti belle. — Metodo per colorire le incisioni , ecc. . » 118 Bibliografia. — Viaggio scientifico neW interna della Russia " 1 1 5 Edizioni Aldine vendute a Londra " 117 Numero delle opere stampate in Alemagna e nei Paesi Bassi nel 1827 " «i8 Fiera di Lipsia di S. Michele 1828 » ivi Una scelta collezione di libri da vender si '» 4o5 Filologia. — Pretesa scoperta di una lingua scoiiosciuta » 1 1 3 Fisica. — ' II vetro e desso permeabile all' acqua? . . » 2 65 Nota sopra t azione della calamita di F. Zantedeschi » 398 Osservazioni meteorologiche di gennajo » j3z febbrajo "268 . marzo " 428 I N D I C E 4^7 Geografia. — Prospeuo di una nuova carta d' Italia del cav. A. Litta Biumi, con tavola pag. 408 Matcmatica. — Massima akezza dcgli Appennini . . » 26^ Meccanica. — Cenni sidle invenziord di Fausto Veranzio >/ 267 Medicina. — Proprieta della pianta delta chiravita. » 119 Mineralogia. — Pluranium , nuovo metallo " 40 5 JSecrologia. — Jppolito Pindemonte »/ 121 Luigi Valeriani Molinari » i66 Poesia. — Opere postunie di V. Monti da pubblicarsi » 120 Statistica. — Prospetto dei tiati e niorti in Loinbardia dell' anno militare 1828 in coafronto all' anno 1827" 406 Storia. — Quattro anni in Morea, da pubblicarsi . » 120 Storia naturale. — Andierstia nobilis , nuova specie d' albero " 118 Longevitd degli alberi "402 ERRATA-GORRIGE. Tomo 52.° Fag. a79 liu. 26-37. Martino 37. Alberto Bobio » Uberto Bobio ivi » 33. Gerarcio cla Parma Giovanni da Parma Cer- Certoiino • tosino ago » 3. Antonio Rovelio » Antonio Koveuio ivi » 17. nel 17^0 " n^l '794 38a • ao e seg. Orlando Pallavlcino • di Orlando Pellavicino e di Jacopo Caviceo ivi » aSeseg. Andrea Bajardi » di Andrea Bajardi e di Taddeo Ugoleto. Tomo 53.° Pdg. 68 lin. 14. MDLIVII leggi MDCLXVII 81 p 17. di pag. » di pag. lxxx e 391. 88 » 34. alle cave del Gravitone » alle cave del Granitone 96 * 6. accomiatosi » accomiatasi 100 » penult, ecco » esso 111 > 14, Soldani Olivl , » Soldani , Olivi , 117 9 39. Curteremachi » Carteromachi l3l » 35. tromba di Alceo » tromba di Tirteo 139 » 37. Barbiotonno ■» Cibintonno 179 ■» 39. bramata » bramato 33 1 » 18. c quella terra » a quclla terra 236 » 8. Giiiliano Valcutininno » Giuliano , Valcntiuiano ivi » 16. cbe g1' Itali.iui i qoali » die gl'ltaliani , i qnali R. GiROSi, F. Carlini e I. Fumagalli, direuori ed cditori. Pubblicato il ill 2.S aprilc 1829. Milcuio , dalll. R. Stampcria. Osservazioni meteorologlclie fatt^ all' I. JR. Osservatorio di Brera. M A R Z 0 I 829. Mattina ore 5. Seha ore 3. 6 ^ £ 0 6 "" ~- 6 ~ ? "c O C13 Stato del cielo. as N 0 — 1 qj 0 C CO c s i .2 £ Stato del cielo. pnll. li„. 1 0 poll liil. 0 ^^■" I 27 7,0 + 0,5 so Nuv. neve. 27 7,2 + x,3 N Nuv. neve. a 27 8,1 + I50 w Nuv, neve. 27 8,8 + 3,0 N Nuv. nebbia. 3 27 8,8 1+ 1,0 so Nuv. ser. 27 q,o + 4,7 0 Sereno. 4 27 9»oi+ 'J»7 NE Sereno. 27 8,5 + 5,0 SE Ser. nuv. ser. 5 ^7 8,8 + 3,5 NE Nebb. nuv. ser. 27_ 27 9'0 8,1 + 6,0 SE Nebb, ser. 6 27 8,6 + 2,5 £ Nuv. ser. + 5,5 E£ S Nuv. ser. 7 27 8,2 + 0,4 0 Sereno. 27 7,« + 6,0 SO Sereno. 8 27 7,8 + 1,0 8,0 + 2,5 E Sereno. 27 8,0 + 7,3 0 Nebb. ser. 9 27 SE Sereno. 27 6,8 + 7'4 SO Ser. nebbioso. lO 27 5,0 [+ 2,0 N Sereno. 27 4,0 + 8,0 0 Sereno. 1 1 27 6,2 + 2,3 NE Ser... nuv. 27 7,0 •H 8,5 e Nebb. ser. 12 27 8,2 + 4,0 £ Nuvolo. 27 8,6 + 8,0 £ Nuvpiov. nebb. i3 27 8,7 + 5,0 N Nuvolo. 27 7,5 + 5,5 NE Nebb. ser. i4 27 6,8 + 2,0 0 Ser. nebbia. 27 6,2 + 7'7 SE Nuv. nebb. ser. i5 27 6,8 + 4,8 E Ser. nuv. ncl)b. 27 6,7 + 8,5 S Neb. nebbioso. i6 27 5,8 + 6,0 E Pioggia. 27 5,4 + 4,6 E* Pioggia. «7 27 6,5 + 1,8 E Neve. 27 6,2 8,3 + 5,6 S Nuv. ser. i8 27 7.0 + 1,4 0 Nebb... ser. 27 •+• 8,2 S Sereno. '9 27 10,0 + 0,5 N Ser. nuv. ser. 27 10,2 + q,5 SO Sereno. 20 27 1 0, ■) + 4,0 N Sereno. 27 10,5 + 10,5 so Ser. nuv. nebb. 21 27 11,0 + 5,0 NO Ser. nebb. 27 10,0 +11,4 0 Sereno. 22 27 8,8 + 6,0 N E Ser. nel)b. 27 7.5 +11,5 so Nuv. neb. rotto. •IC) 27 7-.'^ + 8,0 I. Pi'jv. nuvolo. 27 6,q +10,0 E Nuv. rotto. 24 27 7^1 + 7,0 S Nuvolo. 27 7,0 + II,.5 SE Ser. nebbioso. 25 27 6,7 + 6,8 £ Nebbioso. 27 &,'ii + 10,0 £ Piov. nuv. 1 26 27 6,7 + 7,8 E Piov. nuvolo. 27 6,3 + 10,7 so Nuv. ser. 27 27 7,0 + 5,G N NE Sereno. 27 7'2 +11,5 SE Sereno. 28 27 8,0 f 7,6 E Nuv. pioggia. 27 8,0 + 9^7 NE Nuv. ser. 29 27 6,5 + 6,8 E Nuv. piogi^ia. 27 3,5 •^ 7.8 NE Pioggia. •60 27 1,6 + 6,8 E Nuv. piovoso. 27 1,5 + 9>5 S Nuvolo. 5 1 27 1,6 + 7,5 £ Nuv. piovoso. 27 .,5 + f),0 E Nuv. pioggia. Altezza mass, dci bar. poll. 27 lin. 1 1, 0 ilteiza mass, del term. + 11, 5 niiiniDa . '. 27 » I, 5 minima . . . . + o,5 media . . " 27 '> 7, 22 juedia + 6,45 Qu. nlita dclla pi^g o«» liiice 5i,i ^. Hi ^BEi »A_4ia^W -isshsn »»HS>W» *W»W3 Bsr-**:^ Hrl^lffMn *" ~""~n Indice gencrale delle materle contcnute iici tomi 49.°, 5o.°, 5i."e52.°, aiiTio 1828 della JBlblioteca Itallana, Giornalc di Icttcratura, scicnze ed arti (*). A CRAKIA. Accademia ( Storia deU' ) d' agri- coltiua, commercio ed arti di Verona torn. 49 p. 41a Alberi da gcneralizzarsi in Toscana . ..." 49 " 98 Baclii da seta. V. Seta. Bestie (Durezze verso le) » 49 >/ 98 Biljliotcca, ossia Raccolta di scelte istruzloni, diretta da G. Moretti. Chiniica agraria , Conclini e fisiologia vegetabile , Elenienti di agricoltura pratlca, Gulda dell' Agente di campagna , Insetti nocivi t. 49 p. 3 16. — L' Ortolano istruito t. So p. 55. — Trattato della Caccia t. 5o p. SSy. — Istru- zione neir arte dei giardini di piacere . '/ 5a " 162 Boschi ( Tutela dei) sui nionti >* 5i " 420 ^(Ildirlttodipascolodellecapredistruggei)'/ 5i " a59 ■■ ( Ragionamento sul taglio dc' ) . . . >/ 49 »/ 98 Calendario georgico della R. Societa agraria di Torino " 49 »' 274 Camellie coltivatc in piena terra " 49 " 279 Camellina die da olio " 49 >/ 279 Caprificazione ( Vantaggi della) in Levante » 49 " 279 Cavol liore e carcioli " 5i " 418 Code forcstier pur Baudrilliart »/ 5o " 216 Colinate di montc t. 5i p. 259, 418 e 418 Coltro nnito alia ruspa nella formazione degli arginetti t. 49 p. 96 Fichi : maggior lucro si ricava vendendoli secclii " 5i " 4i5 Formaggio di Gruyeres " 49 " 278 (') A nincgior eoiuoJo de' leitoii , i titoli delie uialerie n jonu dieiribuiti giiista 1' ordiuc alfabctico. Falmine : progetto per salvarne i pagliaj torn. 5i p. 418 Giardino di Desio » Sz » 345 Giornale agrario toscano t. 49 p. QSe 27a, t. 5i p. 287 e 415 Giurisprudenza ( Manuale di ) pratica per le persona di campagna t. 5i p. 416 Grano : metodo di liberarlo dalla golpe t. 49 p. 273 '» 5 1 " 418 modo di separarlo dalla veccia ..." 49 >» 278 Insetti. V. Storia naturale. Letame di calce coiroriiia di erbivori . . » Si » 427 Letami: loro esalazioni dannose alia salute " 5i » 288 modo di conciarli , di G. TaddeL . . " 49 » 96 Meraviglia peruviana, mirabilis jalappa. . . » 49 » 277 Montone di Caramania " 49 " 274 Olivi (Abbacchiatura degli) e potatura. t. 5i p. 289 e 418 coreggiolo e morajolo t. 5i p. 418 Padrone buono fa buono il contadino . . . " 5 1 >* 42 6 Passeggiate campestri >» 49 » 417 Pecore, Memoria del P. Malenotti v 5i " 287 Pioppo eterofilo / « 5i " 428 Poggi toscani ( Coltivazione dei ) »< 5i " 418 Praterie artlficiali di lupinella , medicagine e trifoglio " 5i " 427 Rhus codnus (Esportazione della foglia del). " 5o " 41 3 Riso (Carolo, malattia del), di C. PoUini " 49 » 173 Malattie del carolo e della ruggine, di B. Ghinosi " So " 401 Ruspa (Sulla) >/ 49 »* 274 Seta ( Educazione de'bachi da) >» 49 >/ 96 • (Malattia de''bachi da) « 49 » 276 ( Bachi da ) non nutriti negli ultiuii giorni >/ 49 »/ 274 (Sulla nascita de'bachi da) »» 5i " 417 (Bachi da), semente cinese >» 49 " 277 Qualita e vendita delle galette . . . >/ 49 »/ 414 ( Filatura di) a vapore a Pescia . . >/ 5i " 419 (Metodi nuovi di riscaklare Tacqua nelle filandc da ) , di P. Ratti e P. Robecchi. t. 82 p. 100 e 106 ( Baciuo economico per la filatura della), di G. Solari t. 82 p. 107 ( Tavola sul valore comparativo della ) in Yerona dal 1774 al J024 >< 80 » 414 / 3 Strade (Utiliu delle ) per T agricoltura . torn. 49 p. 374 Tcrreni guasti " 5i »» 426 dl poggio : modo di renderli pianeg- gianti, di L. de Ricci »/ 49 »/ gS Uve ( Scelta delle ) nella vendemmia. . . . f» 49 « 97 Vino ( Saggio sopra 1' arte di fare il ) , di R. de la Bergerie w 5i " 98 {li) resta forte e colorito sebbene dai tini si tolga i! tartaro t. 49 p. 98. — Colmatore per mantener plena la botte t. 49 p. 274. — Odore di mulTa tolto alle botti coi vapori del cloro " 49 " 279 Viti : modo di propagarle » 5i " 427 Zallerano (Coltivazione dello) in Lombardia, di A. Castiglioni » So. " 267 Anatomia. V. Medigina. Animali. V. Storia natukale. Archeologia, Epigrafia e Numismatica, — Antichita americane »» 5o " 184 Epigrafia italiana " 5o " $19 Gabinetto di archeologia e numismatica a Son- drio w Sa " 264 Galleria Omerica, di F. Inghirami t. 49 p. 399 " 5i " 2a Geroglifi. Arrivo di ChampoUion minore in Egitto ; sue scoperte in Alessandria , tra- duzione de' geroglifi degli obelischi di Cleo- patra ^ Colouna detta di Pompeo. Lettera di G. Acerbi , con una tavola in rame . " 52 " 3 Inscriptioman {Specimen) M. Ferucci . . . . » So " 334 Iscrizioni veneziane raccolte cd illustrate da E. A. Cigogna »/ 5o '» 248 Lapide runica nella Groenlandia »' 5i »» 433 Maschera di ferro scopcrta presso Magonza »/ So " 283 Medaglia spettaate a Scgesta, e due tori trovati nelle rovine della stessa citta , di G. G. Orti " 49 »/ 400 Monete de' Veneziani dal principio al fine dclla Uepuliblica »> 49 >' 89 Monumenti auticlii scoperli in Brescia . . " So " 281 Musco (U.) Borbonico di Napoli " 5i " 3 J)iumismar€{De)aitieomaximinioduliLucillaiAug." So " aSi jywiioruin {Doctyina) KCteruni " 5i " 43i 4 Palei'ino antico , di S. Morso torn, ^(j p. 24.8 Papiri greco-egizj ed altri greci monumenti deir I. R. Museo di corte , tradotti ed il- lustrati da G. Petrettini " 5i " a.By Rilievi (Bassi) che sono sulla facciata del duomo di Cremona, letteradi G.De-Hamraer " 49 '/ 68 Muines (Zej) de Fompei >i So >> 96 Scritti archeologici (Esame di alcnni), di B. Giovanelli >» 5i " 76 Sigilli (Notizia sopra tre ) dei Giovaiiaiti , dei cavalieri dello Spirlto Santo e di qiielli di S. Antonio ; e sopra la pietra sepolcrale di Jeroslavo di Sternberg , il vincitore dei Mogoli " 49 " 68 Thermes. Restaurazione delle terme di Anto- nino Caracalla >/ 5o " 96 "Via Portuense e citta di Porto, di A. Nibby " 49 " 78 Architettura. Y. Arti belle. Arti belle (Le) applicate ai bisogni ed agli usi della vita umana , di G. Bevilacqua Aldobrandini v 52 >/ 387 (Le) in Venezia « 5a " 35i Adultera (L')di Tiziano, disegnodi V. Raggio " 5i " 217 Aruore , dipinto di G. Bezzuoli " 5i » 309 Apollo pastore, scultura di B. Cacciatori . »» 5i " 214 Archittctura M. Vitruyii Pollionis textu ex recensione codicum erfiendato cum exercita- donibus etc. J. Poleni et S. Stratico t. 49 p. 23 e 9$ Architecture civile, par De-JViebeking ... t. 49 p. 34a Archiv etc. Archivj per le belle arti ecc. . » 52 " i8a Arco della Pace in Milano » So >> 3 Cajo Mario ed altri dipinti di C. Poggi . " 5i » 206 Carlo V die si ritira in un monistero , ed altri dipinti di G. Migliara » 5i » 209 Cathedrales fran^aises lithographiees , avec un , texte historique et descriptif par F. T. De Solimont " 49 " 64 Cattedrale con vasta piazza davanti , disegno di F. Turconi » 5i " 2o3 , Cenotaffio al Morcelli , scultura di G, Monti " 5 1 " 212 Colombo (Partenzadi) per I'America, dipinto di G, Sogni , . , >/ 5i '/ 204 5 Colon: metodo per rentlerll stabili . . torn. 5i p. ii6 Corsaro ( II ) lU lord Byron con miniature del Gigolii " 49 " 90 Costume di tutti i tempi e di tutte le nazioni. » Sa " a35 Croce ricchissima d' altare con candelliere corrispondente , disegno di V. Rossi . . i> 5i " 2c3 Diomede clie rapisce il Palladio , ed altri dipinti di A. Banfi " 5i " 207 Dipinti ( Sopra la vita e i) di fra Sebastiano detto Del Piombo » 49 " a53 Discorso di I. Fumagalli per la distribuzione de' premj dell' I. R. Accademia di belle arti in Milano ncU' anno 1828 » 5i " 871 Discorsi letti nell' I. R. Accademia delle belle arti in Venezia per la distribuzione dei premj dell' anno 1827 <; 5o " 117 Disegni del Faruggia , di O. Meotti, di An- tonietta De Flette e di C. Trezzi t. 5i p. 317 e ai8 Disegno da un quadro di RafFaello , di P. Anderloni t. 5i p. 217 Dipinti di Teresa Spreafico •» 5 1 " a 1 1 Duomo di Milano ( Restauri del ) , pensieri di un vecchio architetto lonibardo ..." 5i " 268 Ei'cole die toglie il velo ad Alceste , dipinto di E. Scuri " 5i " ac5 Fabbriche anticlie di Roma , disegnate e pub- blicatc da F. Turconi , ed incise dai fra- telli Brusa •> Si •> 338 Famiglia (Sacra) ed altri dipinti di A. Comerio " 5i " 207 di RafFaello , incisione di G. Longhl " 5o " 414 Fasti (I) delle belle arti » 82 » 348 Festa Batthyany t. 49 p. io3, t. So p. 416, t. 5i p. 7a Flora, incisione di A. Lanzani » 5i " 217 Galleria ( Fiore della ducale ) parmense . . " 82 »» 23/ I. R. di Belvedere a Vienna » Si » 5 1 Gesu bambino ( Presentazione di ) al tcmpio , dipinto di G. Servis <» 5i " ao5 neirorto, incisione di G. Felsing . . » 5i » 2o3 Gloric ( Lc ) delle belle arti in Milano . . " 5a » 35 r Incisioni imitanti le dipinture a colori . . " 49 " 289 Invenzioni di B. Pinelli sul poema di Dante Alighieri di propria mano incise .... v So " 118 6 Lazzaro ( Rlsurrezione di), dlpinto di P. Nardacci torn. 5i p. 204 Lindania, ecc. , dipinto di Giuseppa Crippa Sepolini " 5i " 207 Litografia ( Mannale di ) di Bregeaud e Se- nefelder " 5o " 126 . milanese ... . t, 49 p. 48 e 299 » 5o " 41 5 .. ■ a Milano , Venezia , Torino , Fireiize e Napoli t. So p. 418 " 5i " 217 Madonna della seggiola, incisione di G. Ga- ravaglia " 5i " ai6 detta del garofano, incisione del Faruggia" 5i " 217 ■ lattanteil putto, incisione di J. Bernardi" &i »/ 217 Mascherata ( Descrizione e disegni della ) al teatro di S. Carlo a Napoli " So " 418 Memorie della vita di Antonio da Solario detto il Zingaro >< So « SpS Milano abbellito » 5a » 846 Miniatura da un quadro di Sassoferrato , di Camilla Guiscardi " S i " 2 1 1 Monumenti di pittura e scultura trascelti in Mantova » So » 891 Monumento al Duca di Lodi , modello di C. Nesti " Si " 216 Musica. Dialoghi sul trattato d' armonia , di B. Asioli >/ 52 " 342 .. • ( Dizionario e bibliografia della ) di P. Lichtenthal » ho » 480 • (Epitome dei seilibridiS.AgostinosuUa) " 52 " 229 ( Grammatica della ), di N. E. Cattaneo " 52 " 282 Nielli ( Origine , composizione e decomposi- zione dei ) >' 49 " 89 Noe uscito dair area sacrifica a Dio, quadro di C. Bellosio »/ 5i » 2o3 Paesaggi , di M. Gozzi , di G. Bisi, di A. Nava e di L. Basiletti >/ 5i " 210 di M. Delaye, di L. Macchi, di L. Vil- leneuve, di A. Ekerlin, di M. Maestrani e di G. Locarno v 5i " 211 Pittura all'encausto, di L. Alloy » 52 >» 104 Poeti ( I princlpali ) dell' antichita che stanno ascoltando il canto di Apollo colle Muse , scultura di G. MotelU »/ 5i " 2o3 Premj dl belle arti in Milano neH'anno 1828 t. 5i p. aoa Quadri di F. Moja e dl P. CalvL » 5i « 210 Restauraz.ioni nella R. Galleria di Dresda » 5o » 129 Revista delle principali opere esposte nelle sale deir I. R. Accademia dl belle arti in Milano neiraniio 1828 » 5i " 20a Ritrattl , dipinti di C. Picozzi »» 5i " 204 dipinti di G. Molteni » 5l « 208 dipinti di Camilla Guiscardi, di G. Pooh, dl G. Gianolo e di G. Bianchi . » 5i " 209 dipinti dl S. Nappl » Si >• 204 . dipinti dl L. Baslletti m 5i « aio dipinti di L. Marta j/Siwaii Ritratto, dipinto di M. Massot m 5i " 209 Sculture di A. Sangiorgio, di F, Soraainl , di G. Labus e di P. Sormanl » 5i " 214 dl D. Gandolfi ., 5i " aiS dl G. Manfredinl , di G. Pandianl , dl E. Rados, di L. Marchesi , dl G. Rusca, di Anna Berini e di D. Cesari »> 5i " ai5 dl G. Comolll 5i .» 216 Sibilla (Una), incisione di A. Perfetti . . » 5i » 217 Stuarda ( Maria ) che sale al patibolo , mi- niatura di P. Bagatti Valsecchi 1; 5 1 " a i r Teatrl (Appendice seconda alle osservazioni sui), di P. Landriani » 49 " 895 Vedute prospettlclie degl" interni de' mlgliori tempj e delle situazioni piu pittoresche dl Venczia^, di A. Tosini e A. Lazari . " Sa " 840 Venere che conduce Amore al cospetto della leggladra Europa : incisione di P. Caronni " 49 " 289 Artie WESTIERI. — Accialtemperatlnel mercuric" 5i " 119 Acciajo : nuovl raetodi per prepararlo . . . >» 5i " 119 ( Della lega dell' ) con alcune sostanze che lo rendono niigliore " 49 " 414 Acqua: metodi per riscaldarla nel bagni . " 5i " lao Alcool dai frutti del gelso " 49 " 97 dalla melassa , di C. Cernuschi . . . " Sa " io3 Annali dell" I. R. Istituto politecnico dl Vienna, di G. Prechtl » 5i » irS Argano idraulico, di L. De Cristoforis . . " 5a » 108 Armature dl maglie nietallichc per la difesa dei pompieri, di G. Aldini ^/ 5a "8 10 Art! meccaniche (Preminenza tie' modernl nellc ) torn. 5o p, 40 Antomi pittorici, diS. Cerutti e C. DeU'Acqua" 5a " 98 Biancheria da tavola ad imitazione di quella di Fiandra , di D. Brianl " Sa " io5 Bilancia iiiolto sensibile e poco costosa . . " 5 1 " 118 Botti di ferro per la conservazione delle vettovaglie » 5 1 " 1 1 5 Bottiglie : mezzo di cliiuderle esattamente . » 5 1 " 119 Bronzi dorati ed a verde antico , di Strazza e Thomas " 5a " 107 Calice cavato da un pezzo solido d'argento, di A. Bolognini >, Sz » 104. Calligrafia , saggio di E. Peregalli >/ Sa " 107 Cantoni, detti prismi , di smalto . . t. 49 p. 96 e 98 Capelli ( Lavori con ) e con penne d' uccelli, di F. Bosiz t. 5a p. 106 Capo (L'arte d' acconciarsi il) da se. . . " 5a " 849 Cappelli di feltro con peli di lepre e pappi deir asclepia siriaca , di G. Castiglioni . » 5a >' 10 1 di paglia ( Tinture de') iniitanti quelH di Firenze, di P. A. Cervetti '^ 5a " 99 iniitanti quelli di Firenze " 5i " lao Carbone in maggior quantita ottenuto dalla combustione lenta " 49 " 379 Carpentiere (delParte pratica del) . . . . » 5i » 349 Carta di paglia, di A. Osio >* 5a " 10a Carte colorate, raarroccliinate, dorate, ecc, di G. Grossoni e C »/ 5a " io3 Cavalli (L''arte di ferrare i), di C. Balassa " 5a " 391 Cilindri di gliisa lavorati senza far uso del torno, di B. Milesi v 52, " 104 Colori : metodo per rendoi-li stabili . . . . " 5 1 " 116 Compasso per la raisura degli angoli dei so- lidi si interni die esterni , di G. A. Majocclii " 5a " 188 Confetture, di G. Bonthou »/ 5a " io3 Etologia femminile »/ 5o " ia7 Ferri taglienti^, polvere per aflilarli . ..." 5i " 120 Filatoi per la canapa e pel lino " 49 " 278 Filtro da caffe , di Giovanni e Giuseppe Prina " 5a " 106 Forme di gesso per gettaremonete, diAltmiitter" 5i " 118 Fregi e cornici di ottone e di bronzo , di G. ed A. Pandiani >/ 5a » 102 Cramola o l)uratto die sci'voao scnza fare alcuiio stropito torn, 5o p. 414 Grauiole, di G. Merlini, dl G.Silva e di L. Rosa " Sa " 107 Giianti, di Ducros padre e figlio i> So, >> loi con risparniio di cucitura , di Caterina Comizzoli » S2, » 106 Idi-obalo, di G. A. Longoni » So. " 104 ■ di L. Alloy >» 52 >' io3 Illuminazione a gas »» 5i »' 120 Imljiancamento delle tele » 5i " 120 Innafliatojo (Modcllo di) per le strade, di Alloy " Sa " 104 Inchiostri , di A. Cattaneo » 5a " loa Incisione sopi'a Tacciajo " 5i " 120 Incisioni riportate suUe stoviglie , di C. Zec- chinl >/ 52 » 107 Incrostazioni vetrose >/ 5i " 119 Intarsiatura in legno, di L. Ripamonti . . " Sa » 107 Lampada ( Appai'ato per produrre con una) un lume visibile a molta distanza . . . " 5 1 " 118 dl siciirezza , raigliorata >/ 5 1 " 1 1 8 Lavori d' ore e d' argento , di Treviganti , Galletti e C « 5a " 99 Leghe nietalllche " 5i " lao Legni:inetododiessiccarlinelle officinevetrarie" 5i " 118 Letto di cristallo massiccio " 49 >/ 116 Litografia, t. 49 p.45e 299, t.5o p. ia6 e 4i5 " 5i " 217 sostituitovi il cartone alia pietra , di L. Alloy n hi >' 104 Lucerne , di G. Rasario » Sa >/ io5 Macchina papiniana : uso economico . . . . " 5 1 " 1 1 9 Macchine a vapore nella grande Bretagna " 49 " 116 Macchinette otticlie per la geodesia e per le arti del disegno, di G. Mozzoni . . . . " Sa " io5 Maciulla iiieccanica di Laforest >; 49 »/ 96 Maglie daniascate, di P. Uboldi >/ Sa " 99 Metalli (Fondita de"" ) prcsso i Birmani . " 5i " 428 ( Pulimento dci ) >» 5i '* 120 Moda (La) e i suoi capricci » 52 » 848 IMoncte ( Analisi di alcune ) antiche . ..." 5i " 120 Mielli ( Originc , composizione e deconiposi- zione dei ) »» 49 " 89 Ocelli artificiali , di A. Fioroni " 5a " io5 10 Olio: tentativi per chiarirlo a freddo . torn. 5i p. 427 Oro ( Colori che possono darsi all') . . . '» 5i >» lao Orologio a scappamento libero ed a soneria , di D. Armati >» Sa » 104 Ossa ( Uso delle ) di animali in molte ma- nifatture '/ 49 « 414 Pannilani usati ripuliti in modo che sem- bi-ano nuovi , di A. Lobbia » Sa " loi Patenti di privative nell' Impero Austriaco , nelia Francia e nell' Inghilterra nel iSaS , i8a6 e 1827 t. 5i p. 117, 119 e 120 Pelli di vitello e di altri animali conciate conservandone 11 pelo , degli eredi di G. Battaglia t. Sa p. 100 Perle artificlali , di I. Pizzagalli » 62 » lo'S Polvere fulminante '/ 5 1 " 1 1 9 Porcellane, biscuit e gres , di G. Vanzo . . " 5 a " 107 Premj ( Distribuzione solenne dei ) d' indu- stria seguita in Milano nel iSaS, con discorso di A. Cesaris " 5a " gS Preparazioni d' animali, di C, F. Bonomi " 5a » 98 Pulimento dell' avoi-io , dell' osso , del corno e della tartaruga '/ 5i " lao Ricami di donna Maria Teresa Nogarina . » 5a " loa di F. Castagnoli t. 5a jj. loi e 107 di G. Martini t. 5a p. 101 . • di Marglierita Brasati, di Marietta Ro- vida e di Barbai-a Pallestrini " 5a " 107 Ricamo di Amalia Chiriachi-Rocchetti ..." 5a ^ 107 di Emilia Guiscardi » 52 » 107 Ruote. Metodi di farle muovere rapidamente neir acqua " 5i " lao di carro, raodo di governarle nelle di- scese " 5i •' 437 Scala con meccanisnio che la sviluppa , di G. Brenna >' 5a " 106 Segatura del legno coi cunei elastic! ..." 5i " 119 Serbatojo applicato agli acciarini, di P. Pel- legrini " 5a " 104 Serratura egiziana di L. De Toma . ..." 5a " 107 Serrature t. 5 1 p. 1 18 e lao Seta. V. Agraria. Speech! ixstorj parabolic! di ottone , . . . t, 5c p. 414 loy 5a « 107 5a » 101 5a " 106 52 n 100 5i n 117 5i » 418 5i " 418 5i t) 418 5i „ 118 1 1 Stercotipia torn. 5i p. 120 Stoffe di cotone stauipate con vaj^hl disegni e con fina scelta di colori di Agostoni e Cavalli >» Sa di seta del De Gregori , del Gilat, dei Secclii e Bosio '/ di seta di C. Kilgenstein » di seta di E. Borioli « di seta di Lamberti e Rossignoll . . " Stoviglie (Sli le) di terra considerate nei rignar- di della salabrita » ( Vernice delle ) " 5i Strettojo a banco portatile » Stromenti agrarj. V. Agraria. Telai a vapore nella grande Bretagna ..." Torchi a vite >> Tratti delle stampe incise in rame riportati sui mobili domestici da F. Abbiati ..." 5a " 102 Tromba da fiato che eseguisce tutti i tnoni , di G. Balzarek " 5a " loS idraulica , di L. De Cristofoi-i ....»» 5a " 108 idraulica introdotta dalla Societa d'as- sicurazione contro gl' incendj »/ 5a »* 108 Ventagli , di G. A. Sant' Ambrogio . ..." 5a » 106 Vernice a spirito di vino pel puliinento dei mobili , apparecchiato in modo che viene impedita T acccnsione del fluido, di G. Dcbernardi » Vetri colorati a fnoco con figure trasparenti » Vetture ( Congegni per evitare le cadute dalle) e da cavallo, di Z. Volta . . . . » AsTRONoniiA pel bel sesso , del Lalande ..." Conieta che alcuni pretcsero s' incontrera coUa terra nel i83a. . . t. 49 p. 484 " Commentarj della Specola R. di Napoli , di C, Brioschi >> ElFemeridi di Milano pel 1817 e 1828, con appendici »/ Operations giodcsiquvs it as;ronomiques pour la mcsure d'lin arc ilu paralltle moyen " Atti ACCADEMICI — Accadcmia di belle arti in Milano t. 5i p. aci e Sji 52 " loa 49 " ii5 5a » io5 52 " 356 5o » 436 49 )t 3a 49 4-'> " 189 335 / 12 Accademia di belle ai'tl in Vcnezia . . torn. 5o p. della Criisca / 88 Istituto I. R. di scienze , lettere ed arti in Milano » Sz » ()S politecnico di Vienna " 5 1 " 1 1 5 Societa agraria R. di Torino »/ 49 " 2-74 BiBLlOGRAFIA italiana , giornale »» 5i »» 79 Biblioteca delP agiografo belgico " 49 »» 291 Godici nel monastero di Monte Cassino e in quello della Cava presso Salerno , e catalogo di opera che I'Assemanni dispo- ne va alle stampe >/ 62 " 226 Manoscritti orientali in Italia t. 49 p. i5 " 5o " i58 Opere ( Numero delle ) pubblicate in Ger- niania nel 1827 " 49 " 428 Petrarca, Giulio Gelso e Boccaccio : illustra- zione bibliologica di D. Rossetti ....•> So. » 273 Testi di lingua ( Serie dei ) e di altri esem- plari del bene scrivere, di B. Garaba . '/ 5i " 386 Tipografia parmense ( Giunte e cori-ezioni di A. Pezzana al Saggio di Memorie sulla ) " 49 » i23 BlOGRAFIA. V. STORIA. BOTANICA. V. StORIA NATURALE. Gaccia: trattato di B. Crippa » Bo » SSj Chimica. Bile (Anallsi della) " 5i " 108 Combustione dello spirito di vino e dell' olio nelle lampade // 5 1 " 1 1 8 Canarium commune ( Analisi del) »> 5i " 109 Castorina >; 5i " 107 Fico ( Succo del) » 5i " 109 Loglio (Analisi del) >* 5i " io5 Morfina dalle capsule dei papaveri , di S. Stagnoli » 52 " 107 Opuscoli di B. Bizio »/ 5i " io5 Progress! (Sui) della scienza chiniicat. 5i p. 118 e 119 Saline di Saros in Ungheria t. 5 1 p. 1 1 8 Sangue (Considerazioni sul), di A. Cattaneo " 5o " i36 Seppia " 5i " 108 Sostanza alimentare , di A. Cattaneo. . . . >> S2 » 107 i3 Sostanza amara cJ altrl principj coiitcnuti nci vcgetahili : nuovo metodo di separarli , di P. Perctti torn. 62 p. 38o gialla colorante , dalla sofora giapponese » 49 » 278 Stechioxnetria » 5i " 119 Trattato elementare teorico e pratico, di Berzelius " 62 »» 171 Zea mays ( Analisi del ) <» 5 1 " 106 Chirurgia. V. Medicina. Classici antichi e scrittori del seco- LO XVHI. — Archkectura Vitruvii PolUo- nis t. 49 p. 23 e gS Congiura ( Delia ) Catilinaria e della guerra Giugurtina di Sallustio, volgarizzata da frate Bartolomeo da S. Concordio >/ 5o " 240 Cortigiano (II) di B. Castiglione ad uso della gioventu »* 5i " 228 Dlvina commedia di Dante Alighieri, giusta la lezloiie del Codice bartoliniano . . . . " 49 " 3oi Epistolarum ( C. Flinii CcEcilii secundi ) Ubri decern >/ So » 388 Epistole faraigliari di Cicerone , tradotte da G. Loglio 't Si >' 224 Epistolce ( Dnntis Alioherii ) >/ 49 » 72 Georgica ( La ) di Virgilio tradotta da B. Tiento » So » 227 Lettere di Seneca tradotte dal Caro .... »^ 62 » 243 Olimpiclie ( Le ) , la prima e seconda Pizia , la terza Istmia di Pindaro, tradotte da C. Lucchesini " 52" 14^ Opera {M. Tullii Ciceronis) » So » 388 Plinio il giovane : saggio di traduzione ed illustrazione »/ 49 " 89 Poeti (Raccolta di) italiani antichi e moderni " 49 " 71 Virgilio: edizione di Torino " 49 " 122 COMMEDIE. V. POESIA. COMMEKCIO. V. EcONOMIA rUBELICA. COSTRUZIONI PUBBLICHE. — Arco dclla Pacc in Milano » So •> 3 MaccUi pubblici a Torino » So " 284 Pontc sul Ticino presso BolFalora , con ta- vola in rame // 49 « 182 Drammatica. v. Poesia. ECONOMIA PUBELICA, CoMMERCIO E StATISTICA. Accadcmia (Storia deir) d' agricoltui-a, commercio ed arti di Vcroiia .... toni. 49 p. 412 Atlas uiikersel de la geograpkie physique , po- litique, statistiqne et mineralogique , dresse par Ph. VandermaeletL >/ 5o " 97 Ben esseredegliabitanddiGalluzzoiii Toscana" 5i » 41 5 Beni : utilita die ne derlva livellaadoli ai contadini >/ 5i " 426 Biometro, istromento per misurare la vita » 5o " 124 Gelerlta nella carriera dello scibile e dell' utile in Francia, osservazioni alia Revue en- cyclopedique " 5i » I'j^ Commercio (Del) e deU'lndustria » Sz » 248 Contabilita mercantile , guida teorico - pi'a- tica di G. De Peretti >» 5o " 128 Contadini (Mute de' ) >/ 40 w 274 Estrazione delle materie prime ; suU' utilita della legge che la vieta , di E. Viola . '/ 5o " 898 Governo (Del) civile di Roma, diG.V.Gravina " 62 " 824 Istruzione (Influenza deir)sullapubblicasalute" 5i » 429 Manoscritti di M. Gioja donati da G. GUe- rardini all' I. R. Biblioteca di Brei-a . . " 5a " 407 Osservazioni sulla rendita die i governi possono trarre col dirigere il corso delle acque , di G. Castellani »/ 52 " 382 Opere ( Numero delle ) che annualmente pubblicansi nella grande Bretagna . . . " 5i " 480 ( Numero delle ) pubbllcate in Ger- mania nel 1827 " 49 " 42 3 Opposizione (Dell') nel governo e della liberta della stampa , di Bonald " 5o " 98 Popolazione della Svizzera nel 1827 ..." So " 426 Principj di civile econoraia , di S. Scuderi " 5o " 849 Saggio storico statistico sul monte Erice , di L. Sammartano e Salerno " 5i " 399 Spese (Confronto di) del raanteniniento dei cavalli e quello del combustibile di un.T niacchina a vapore » 5i " 118 Stamperie e scrittori nel!' Alemagna . ..." 5i " 439 Statistica deU'America nel 1R26 » S2 '> 263 i5 Statistic.i comparativa delle principali potenze deirEuiopa e dell' America nel 1826 torn. 5o p. 140 deir Irlanda " 5o " 142 Statistiques (De I'objet et de I'utilite des) t. 49 p. 36o " 5 1 » 174 Storia del inutamenti politici in Fraiicia sotto Luigi XVI '/ 5o " 97 Tavole di confronto delle misiire piacentine coUe niisure nietriclie ecc " So " 126 Telai a vapore nella grande Bretagna ..." 5i " 428 Ufficj ( Degli ) del re verso il popolo , e degli ufficj del popolo verso il re, di Tonia mr.estro »» Sa " 229 Vestiario ( Avvertenze sul lusso del) t. 5 1 p. 418 e 427 Visitatore del povero , del Degerando . . . t. Sa p. 246 Educazione, Istruzione. — Civilta (Scuola di) di S, Gatti '/ 52 " 366 Cortigiano ( II ) di B. Castiglione ad uso della gioventu » 5i " aaS Divertimenti ( Guida de' genitori ne' ) della prima eta de'loro figli '/ 82 " 367 Educatori ( Apparecchio degli ) del conte di S. Rafaele >/ 49 » 87 Educazione ( Sopra T), di F. Malvica . . " 5o " 387 (Della), di G. Carrara Spinelli . . " 62 " 86 Emilio ( L' ) disinga.mato di A. Muzzarelli >i 5r " 410 Genitori ( I ) ed i figliuoli : storlelle . . . . »/ 52 " 35a Governo (Del) interiore delle scuole e dei collegi , di M. Roljin " 49 " 87 Pericoli ( Quadro Oc" ) the circondano i fan- ciulli " 52 " 367 Sordi e muti ( Sullo stato fisico , intellettuale e morale doi), di G. Bagutti » 52 " 366 Sourds-muets (De I'cducation des) de naissance, par Degerando >i ho » 363 ( Manuel d' enseignenient pratique des ) par Bebian. -» 5o " 376 Eloquenza. — Eloqiienza (della vnlgare ) di A. M. Ricc! '/ 52 » 323 Opera {M. Tullii Ciceronis ) ..5o»388 Opere di Sinesio tradotte dal greco da M. Angclclli " n-i) ■' 3 i6 Orazionc tli Flavin no patriarca cl' Antiochia air imperatore Teodoslo , recata in italiano da T. Sandi torn. 49 p. 84 Epigrafia. v. Archeologia. FiLOLOGiA. — Accademia della Crusca. Adu- nanza solenne » 49 » 423 Atlas ethnogrophique du globe par Adrien Balhi " 49 » 214 Dizionario (Nuovo) tecnico-etlmologlco-filo- logico , corapilato da M. A. Marchi t. 49 pag. 428 » Si » 193 parmigiano-italiano di I. Peschieri . " 52 " 196 Grammatica della lingua tedesca di G. Miiller t. 5o p. 98 — Manuale della lingua te- desca per gl' Italiani >; Sa » 322 italiana di A. Cerutti » 5a " 3aa Guida per insegnare ai fanciulli italiani i primi elementi gx-ammaticali , di F. Che- rubini « 82 " Saa Horce syriacct , N. Wiseman " 49 >/ 247 Interpvetazione di Omei'O ( Modo di appli- care lo studio della filologia greca all' ) " 49 " 89 Lingua italiana (Manuale della), diF. Am- brosoli >/ 5o " 99 Manoscritti orientali delle Bihlioteclie Ita- linsky, Barberina, Albani, Casanatense e Propaganda di Roma (V. quelli delle Bi- blioteche Ambrosiana di Milano, degli Studj '. di Napoli e Vaticana di Roma nei tomi 42° p. ay, 45." p. 32, 46.° p. 3i 047.° p. 10) t. 49 p. 1 5 t. So p. 1 58 Mari (I sette), opera persiana t. 49 p. 68 " So » 98 Salmi (I) volgaiizzati da L. Pezzoli, con illustrazioni di L. Carrer » 5i » 394 Scrittori greci ( degli ) e delle italiana ver- sioni delle loro opere , di F. Federici . » 49 " aSa Sinonimi ( Saggio intorno ai ) della lingua italiana, di G. Grassi » So " 220 Theorie etc. Teoria della grammatica e della lingua gi-eca, di C. Minoide Mynas . . . '* 49 " 67 FiLOSOFiA E Morale. — Amante (r)fdosofo" Sa » 35a Corso (Saggio di un) dl filosofuTj di B. Poli " 5i " a 38 I? Economia ( Delia suprema ) dell' uinano sa- pere , di G. D. Roinagnosi toin. 5a p. aa Estetica ( Principj d' ) del Talia >i So » Soj • ( Istituzioni di ) di L. Pasc^uali . , . " 5o " 3oj del Kruk " 5o » 3i4 EthiccB seu moralis philosophice institutiones J. Ficcadori » $2 » 366 Lettere di Seneca tradotte dal Caro ....»» 5a " 343 Lettere su le vicende della filosolia relativa- niente a' principj delle conoscenze umane da Cartesio a Kant inclusivamente, di P. Galuppi >/ So w 1 63 Morale biblica di M. Tesia » 49 " 410 Opere scelte di J. Stelliui /» 5o " 2.5j Operette morali di G. Leopardi v 49 w 86 Opnscoli filosofici " 49 »/ 266 Parallpomeni ( I ) di M. Colombo » 82 >> 35o Philosophandi ( De methodo) J. Ventura . . " Sa » 366 Principj morali del teatro , di P. Scliedoui » S2 » 81 Ragioue ( L"" essenza della) » 82 n 35o Ritratti morali di dodici donzelle di G. Teiu- pesta » 5o " 4'^ Sordi e muti t. 5o p. 363 " 5a » 366 FiSICA. Accjua deir Arno spinta dalla tromlia atmosferica »/ 49 >/ 99 Anmmire pour Van 1828 »/ 49 >/ 341 Apparati voltiani ( Perdita di tensione die sofTrono gli ) , e nuovo galvanometro mol- tiplicatore " 49 " ^9 Baroiuetro : sallte e discese straordiuarie t. 49 p. 1 16 e 443 Filosofia naturale ( Conversazioni sulla ) . . t. 5a p. 349 Fulmine : progetto per salvarne i paglinj . » 5i " 418 ■ consigli per garantirsene , di C. Ki- dolfi t. 49 p. 95 e 96 Meteorologia. Osservazioni fatte in Yenezia dal 181 1 al 1826 t. 49 p. 89 ■ Osservazioni fatte nelP I. R. Osserva- torio di Milano iiel 1828 . t. 49 p. 124, 3oo e 438 • "So " 144 J 288 e 448 • »/ 5 1 " 1445 296 e 440 . » Sa " 14+, 273 e 4j6 Parafulmini t. 49 p. 294 Paragrandini t. 49 p. 341 e 372 Peiidolo sempllce ( Ossci-vazloni sulla lun- gliezza del ) che batte i second! , di Biot t. 4g p. 292, torn. So p. i38 Piogge (Nota suiranmento delle ) » St. » 386 Pluviometro » 5i >' 418 Vicende ( Osservazioni suUe ) annuali atmo- sferiche di Venezia e paesi circonvicini , di G. Filiasi » hi » aSo GEOGRAFIA , TOPOGRAFIA, VlAGGl. — Atlante deir impero di Russia , del regno di Po- lonia e della Finlandia » 5o m 148 Cartes, etc. Nuove carte della Turchia eu- ropea , del Lapie » So w SyS Corografia di GiuUo Tiziano »» 5a " 226 Descrizione della Persia « Sa " SaS Dizionario ( Ajjpendice al ) geografico, topo- grafico , storico , statistico e commerciale di L. R. F » Sa »/ 371 ( Nuovo ) geografico portatile di Malte- Brun , tradnzione con aggiunte di A. F. Falconetti »/ 5a " 371 Geografia universale di Malte-Bran : la stessa compendiata j/ So " 266 Guida della citta di Firenze >/ Sa " 368 ■ ( Nuova ) per Venezia di G. Moschlni t. Sa p. 369 — Huit jours a Venise par A. Quadri >; Sa " 369 Itlnerario italiano : lo stesso in francese . . » 5a " 369 Lezioni di geografia dell" abate Gaultier . . '/ So " 264 Manuale di geografia universale di G. Carta " 5a » 371 Navigator! che piu oltre si spinsero al Nord di Spitzberg , » 49 » 436 Paesi ( I ) del lago di Come in nuova fog- gia descritti ecc j< 49 >» 349 Polo artico (Spedizione del capitano Parry al) t. 49 p. 1 18 " Si " 45 Belution etc. Relazione di un viaggio fatto in Europa e nell' Oceano Atlantico alia fine del 1 5." secolo da Martire vescovo ..." So " 07 Tables etc. Tavole delle principali jiosizioni {jeonomiche del glojao, di F. J, CouUer, '/ Sa >t 191 19 Terra ( Flgura della ) torn. 49 p. 291 Turchia ( Divisioiic della ) di G. Marochetti » 5o " 08 Viaggi detti il Milione di Marco Polo , illii- strati da G. Baldelli Boni. t. 5o p. ii5, 289 e 414. ■ ( CoUezione di ) e di scoperte degli Spagnuoli, di F. De Navarrete. — History etc. Storia della vita e dei viaggi di C. Co- lombo, di W. Irwing t. 5a p. 45 Viaggio di A. De la Borde nel Levante. t. 5o p. 421 " ■ in Savoja di D. Bcrtolotti » — — nel Brasile di G. De-Spix e C. De- Martlus " sul La-'o Maggiore di F. Medoni Voyage a Sf^'ing pdy Timmkovski "49 Legislazione. — Azione redibitoria del bestia- rae : daiino die ne nasce » Code forcstier par BaudrilUart »> 5o Decisioni del supremo triliunale di Parma con note ed opuscoli relativi , di F. Me- legari ' Dn-itto pubblico universale di G. M. Lam- predi , volgarizzato da D. Sacclii . . . , u Giuramento ( Considcrazioni sopra il ) sup- pletorioal testimonio unico, di F. Foraniiti >/ 5i Giurispradenza ( Manuale di ) pratica per le persone di campagna » JurispruJentia ( Uiuversa civilis et criminalis ) T. M. rdcheri » Prova (Sulla) in genere , per confessione , per documenti , per giuramento, per te- stimonj, e col mezzo d' ispezione oculare e di perlti , di G. G. Pratobevera . . . » 5i " 409 Sangue ( Considerazioni sul ) di A. Cattaneo " 5o " i36 Letteratura. Dei vizj de' letterati , di G. Manno " 5a " ai5 Matematiche. Contabilita mercantile, di G. De Peretti > 5o " ia3 Geometria ( Lczioni di ) e di nieccanica di C. Dupin tradotte da A. Gioci , die le spiega agli artisti in Firenze a spese del mardiese Luigi Tempi •* 5i •» a6o 5i 5i i3a 3i3 5i 5a 49 11 I) 35a 370 35a 49 5o » II 96 ai5 5a II a48 5o II 394 5i " 248 5i " 416 5o II ia3 20 Geometria : problems sclolto tia Bnrg . torn. 5i p. no Guida deir agente di campagna .,....» 4.0 »/ 33o Infinite ( Deir) metalisicamente e matemati- camente considerate " 40 »/ 89 Insegnamento primitive della matematica pura , di B. Biondelli >> 4,0 >; on Matematiche ( Corso di ) pure, di L. B. Francoeur " 5r " 248 Memorie di matematica della Societa italiana " 5a " 368 Operations geodcsiques ct astrononiiqii.es pour la mesure d' un arc du par allele moyen . » 49 " 335 Poligoni regolari : trattato di A. Burg. , . " 5i " 118 Tavole di confronto delle niisure piacentine colle misure metriclie , ecc »» 5o " 126 ( Sulle ) logaritmiche a dieci decircm^, di G. Carlini »; 5i " 117 Medicina, Chirurgia, Anatomia, Vete- r.lNARlA. Acqne minerali e bagni d' Italia, di P. Paganini " 49 »/ a83 termali di monte Ortone " 49 " 89 Anatomia descrittiva del corpo umano, diBayle" 5i »' 26a Anatomia (Pauli Mascagnii) uniiersa . . . >/ 49" 41 5 Aneurismi (Sul metodo di operare gli) esterni, di A. Fabris t. 5o p. 270 " 5i " 287 Annates scholcB cliniccB medicce Ticinensis F. Hildenhrand " 00 " kjS Banibiiai (Osservazione sul cuUare i) . , . » 49 >» 29a Bello ( Senso del ) e modo di renderlo piu sicuro e piii pronto " 49 " 89 Biljlioteca di medicina e chirurgia pratica " Sa " 2 52 Bile " 5i " io3 Cainca ( Radice di ) » 5 1 " 43 1 Cervello ( Saggio sopra la vera struttura del ) e sopra le funzioni del midoUo spi- nale, di L. Rolando t. 5i p. 26 e 345 Carbonchio bovino t. 49 p. 278 Clorosi (Delia), di G. Speranza »; 52 " 379 Dizionario compendiato delle scienze mediche " 49 " 286 de' medicamenti " 49 " 288 enciclopedico delle scienze mediche , opera originale tedesca >/ 5a " 188 • ( Nuovo ) zoojatrico domestico , di G. Haidvogl /; 49 »; 285 Hi Farmacologla dlnamica di C. Hartmann , tradotta da A. Buftini con agginnte . torn. 49 p. a 8a Febbre gialla : ricerche di C. Matdiaei . . » S2, » 184 Guida ( La ) delle inadii die vogliono allat- tare , di E. Carault " 5a >; aSo Hygiene philosopldque , etc. par J. J. Virey » 5a »/ i83 Istituzioni di medicina pratica , di G. Borsieri " 5a » 25a InstitutioiLes mcdicincr prccicce F. A. Vulentini» 49 >i 3o8 Irritazione ( Cenni sulla ) e sulla flogosi, di A. Schina » Si » 263 Istruzione ( Influenza dell' ) sulla pubblica salute " 5r '/ 429 Lettere cliniclie di G. Bellini >/ Sa " 378 Malattie acute (Esposizione ragionata delle), di P. Andeiliai >; 52 " 378 ■ improvvise: soccorsi da prestarvisi » 49 » 284 Materia medica ( Istituzioni di ), di D. Bruschi>' 5o " 408 Medicina (Delia) di Aulo C. Celso , volgariz- zamento di G. A. Del Cliiappa >/ 5i " io3 — — pratico-teonca ( Quistioni di ) , di A. Bodei »/ 5i " a67 MidoUo spinale ( Sperimenti sui fascicoli del) ecc, di L. Rolando »/ 5o » 355 Nerveux (^Metnoire sur les fonctions du sj- steme ) , par Schoepf >» 5 1 " 49 Opere c'.iirurgiche di F. Wakhei";, tradu- zione con note di L. Porta » Si » 237 Del Cocchi » 5o " 128 mediclie ( Raccolta di ) » S2 » 204 Opusculonini (Delectus) coUegit J. Frank. . » 49 » 417 Patologia ( Fondanienti di ) di M. Bufalini " Sa " 14 ■ induttiva di F. Pucinotti » 52 " 377 Peste ( Trattamento mercuriale contro la). " 5o » i38 Proccsso ( Nuovo ) della perforazione della memljrana del timpano " 52 " 38o Rimedio Le Roy >/ 5o " 285 Scuola d" istruzione medica in Egitto. ..." 5i " 280 Serpeati ( Yentose e legature contro il morso de') " 5o " 285 Stoviglie ( Su le ) di terra consiilerate nei riguardi della salubrita, di L. Bossi . . " 5i " 117 Varici »» 49 »/ 89 *** Varlolaria amara snccednnca alia china, tom. 5i p. 4.30 "Vajuolo ( Irruzione del) ad Halifax ....'/ 5i " 120 Veleni ( Tavole sinottiche de' ) e delle asfis- sie di E. De Salle, migliorate dai fratelll Buffiiii II S2 " 264 Vitalismo hrowniano ( Dell' influenza del ) sopi-a la patologia in Italia ed in Francia, di M. Bufalini » 5i » 263 Zoppina ^ 49 » 278 MiNERALI. V. StOKIA NATUR^LE. Ottica. — Teoria degli struaieiati ottici di G. Santini >/ 5 1 " 84 Pastorizia. V. Agkaria. PiTTUUA. V. ArTI EELLE. PoESiA, Tragedie, Cobimedie, Novelle, Ro- BiANZi — Adami (-De) lapsu, di M. Ma- rinelli » 62 » 287 Addio al giardino di Boboli , carme di G. Biamonti >» Sa " 295 Aganadeca, tragedia di F. Soprani >» 5a " 214 Aforismi ( Gli ) della scuola di Salerno . . " 52 " 356 Alessandro e Dario, tragedia di F. De Uecktritz" 49 " 68 Alfredo il grande , tragedia di G. Marsuzif, ed osservazioni alia niedesinia . t. Sa p. 3 16 e 317 Algiso, novella di C. Cantii t. 62 p. 19P. Aniori ( Gli ) di Ero e Leandro , poemetl.o di Mnseo volgarizzato da Gaston Rezzo- nico Della Torre » 5o " 109 Anniversario (L'), poesie ed epigrafi di dotti Italiani a Maria Pedena »; 5a " 3o8 Antologia italiana di A. G. Fornasari . . . >> Si >> 67 Apologlii di Besenglii degli Uglii » Si » 222 Avari (Gli) , epistola '/ 49 >' 89 Bettina , novella di F. Valcamonica . ...» So » 387 Bdiliologia classLca >i So. " 3zf4 Biblioteca ( Nuova ) di componimenti dram- matici '» 5 1 » 892 Caccla (Delia), poemetto di P. Bravo. . . >> S2 >> 292 Caino , cantica di J. Crescini » Si » 828 Cantica ( Osservazioni sopra una ) in morte del Volta : aggiunte alcune poesie. t. 5o p. 379. — Opinioni lettcrarie di A. Fuma- galli applicate alio Osservazioni gmWette » Si " 76 23 Canto cpitalamico dl C. Rovula torn. 5o p. 411 Canzoni aiiacreoiitiche cU G. Aglio >; 5i " a 2,0 Commedia (Diviiia) dl Dante Aligliieri giusta la lezione del codice Bartollniano . ..." 49 " 3oi Commetlie edite ed Inedite dl A. Nota . . » So » a33 • scelte dl C. Federici >i bo >> 111 Componimenti Uriel e tragedia estemporanea dl Gio. Topan v 5a »> 3oi Corsaro ( 11 ) dl lord Byron tradotto dal Nicolinl "49 Crestomazia poetlca italiana dl G. Leopardl » 5a Decalogo (11) e i Sacramentl ecc, dl G. INIalacliisio t. 5o p. Dodici (II) settembre , azlone lirlco-dram- matlca t. Edvige e Walsteln, eplsodlo dal Rodolfo dl Habspurg dl Pyrker, tradotto da P. A. Pai"avia >/ Etica dranimatica per la gioventu , dl G. Genoino t. 5o p. 233 Excidium ( HierosolymcB ) carmen J. Braus , ad italos modos deduct am » Federico, ovvero Lodl riedificata , poema di dl F. Villanl, con note e cennl storlci dl Lodi antica e nuova « Sa »> 304. Festa ( La ) data in Milano dal conte A. G. Battliyany , stanze " Fidanzata ligure ■ »> Georgica ( La ) dl Vlrgilio tradotta da B. Trcnto » Gertrude, par Horten.se Allarte De Therase » 49 Gerusalemme (La) liberata, di T. Tasso — col riscontro della concjnistata » 5o Giuocatore (II) di Bigliardo , di F. Regll Consaivo e Zulema , romanzo » 5; Librl sibillini 11.°, la.", i3.° e 14.° . . Melodic loaibarde, di S. Biava Melpomene, ossia sull' Interesse tragico, di M. Enk V 49 „ 68 Metamorfosi (Le) d'Ovidio, tradotte dalFAn- guillara >» 5a " 344 — — • tradotte dal Solari " 5a » 294 49 5a n 90 293 104 e 43i 5i P- 39a 5a » 3o6 5i It 74 5i » 71 5i >i 73 5o >> 22 5o „ 227 49 52 >> 394 196 5o 5a 52 52 1) >i 224 317 349 229 5i " 379 H Narlna, dramm.i dl V. Barzoni torn. 5a p. 209 Notte ( La ) al campo santo di Brescia , di P. Galvani v 49 >/ 386 Ode per Messa >/ 5o »> aSa Opere di P. Metastasio v 49 »/ 890 Olimpiche ( Le ) , la prima e seconda Pizia , la terza Istinia di Piadaro, tradotte da C. Lucchesiai »/ 5a " 148 Orfanella ( L' ) della Yalcamonica, visions » 5i » 384 Orlando Fiirioso dell' Ariosto tradotto da J. D. Gi-ies rt So » 98 Ospiti (Gli) di Resia , romanzetto , . . . " 5o " 38o Papiro ( Un ) , ossia i Gladiatori nella ca- verna del Vesuvio . . >/ 49 " 391 Parnaso de' poeti anacreontici »> 49 « 384 Passione (La) di Cristo, poema « Sa " 197 Piramo e Tisbe , stanze di F. Ilarii . . . . >/ 5a » agS Poemi didascalici (Raccolta di) e di poemetti varj del secolo i8.° — Le perle, del Roherti. La coltivazione de' monti , del Lorenzi. II sistema de' Gieli e 1' origine delle idee, del Rezzonico. Invito a Lesbia Cidonia, del Mascheroni. Le Raccolte , del Bettinelli. L'Ombra di Pope e il Vero, del Frugoni. La Giornata villereccia, del Bondi. Per la morte del P. Tominaso Le Seur e 1" Eccidio di Conio, del Rezzonico. L' Androgino e la Laurea in legge , del Mazza. Epistole in versi sciolti del Fru- goni , del Bettinelli e del Paradisi. Stanze sdrucciole del Mazza >» 5a " 291 Poesia estemporanea , osservazloni di T. Malvica » 5o " 38o Poesie di J. Stellini » 5o " zSj e prose scelte di A. Paradisi . ...» 49 " 244 in dialetto friulano, di E. Colloredo e P. Zorutti » 5a " 298 inedite di T. Tasso »/ 49 " ii3 italiane e latine di A. D' EIci . ..." 49 " i36 postume di M. De Collin " 49 " 68 scelte da Mattliisson , Goethe , Schiller , Cramer e Burger, tradotte da A. Bellati v 5i »' 55 25 Poesic varie di Pelspufre Larispo .... torn. 5o p. aao Poeti ( Raccolta di ) classici italiani antichi e inoderni »» 49 « 71 Poetica d' Orazio nnovamente tradotta, lettera discorsiva sulla letteratura , e sermoni di P. Marocco " 5i »' aaS Prascovia, ossia la giovinetta di Siberia . u 49 » Zno Principj moiali del teatro, di P. Schedoni " 62 « 81 Produzioni teatrali di C. di Castelbarco . " 49 » 120 Properzia de"" Rossi , tragedia di P. Costa » Sa » y3 Provvidenza (La), cantica di G. Leonarducci •' 49 w 386 Ricreazione di un' ora »/ 5a " 356 Rime di F. Petrarca con commend ....»» Sa »* aga • • (Le) scelte di T. Tasso » ho » aaS Romanticismo ( Sul ) , di S. Betti »; 49 >» 6g Romanzi (Dei moderni'), di Costanza Moscheni" 5a »; 3ao Saggio di poesie di alcuni moderni Corsi . »» 5a >t in-j Saggio estetico pensieri e poesie varie, di Giovanni Chiosi >/ 5a >/ 3oi Scritti critici di G. De Schlegel »/ 5a »/ 70 Sennoni sacri di G. C. di Negro " 49 »» 74 Solitario (II) e Cecilio, novella di G. Ciceri »» 5o >> 383 Spagna (La) poetica, di G. M. Ranzy . >» So « 98 Sposa (La) di Messina di Schiller, tradotta da C. Caimi » Sa >/ 3io Sqnarci e poesie sopra Maria Vergine di G. Contarini " So »» no Stanze di L Pindemonte per B. Lorenzi . » 5i » a 19 Taccuino (II) perduto " Sa >/ 356 Teatro di A. G. Iiriand " Sa " 3i3 ■ di Kotzebue tradotto da A. Gravisi e da altri » Sa » 3i6 Tebaldo, novella del tempi feudali . ..." 5a " 353 Tetnpo (II) e il Cimitero di Berga , carnii di G. Bettin Roselli " Sa « 396 Thcatnun (Genuense) carmen, di L. Costa con versione italiana " Sa " a90 Tragedia (La) in Tirolo, dramma di C. Immermann " So »/ 98 Tragodie di Eiiripide tradotte da F. Bel- lotti „ ^o » 426 Trcni di Geremia , parafrasi poetica di N. Grillo Cattaneo " 5a " 3oo 26 Trionfi della morte, di G. Basillco . . . torn. 49 p. 388 Valliere (La duchessa della) w Sa »» 35a Vaso (II) di rose, aaeddoto « Sa »' 35a Versi di Yittorla Madurelli Berti, di G. Pu- lieri e di G. ScofFo " 49 " 884 . ed iscrizioni in onore di Stefano Bon- signore . . . " 5o »» aSo e prose di scrittori bassanesi . ...» 5a w 299 sacri di C. Arici w 5a »< a83 Yiaggi di Antenore nella Grecia e nell' Asia, di Policleto a Roma e di Giro w5i"a36 di Pitagora » 82 » 819 Villetta (La) o il campo santo di Parma, carme >/ 5a »> a97 Vislone in raorte di V. Monti, di Giuseppe Brambilla >^ 5a " 3oa PoLEMiCA. — Protesta di C. Witte ad un ar- ticolo in cui e detto essersi egli vantato di aver snpplito all' ignoranza degli Ita- liani nell' interpretazione di Dante. . . . >/ 5i " lai Risposta al giornale I' Ausland , che dice non presentare i giornali in Italia I'ana- lisi delle opere di cui parlano " 5i " lai ■ alle osservazioni di C. di Castelbarco alia Biblioteca italiana suUe produzioni teatrali dello stesso " 49 " lao Scritti critici di G. De Schlegel v 5a " 70 PoLiGRAFiA E Letteke. — Almanacclii ...» 5a >» 844 Annali della letteratura .... t. 49 p. 68 " So « 97 Antologia italiana di A. G. Fornasari . . . » 5i » 67 Bibliologia classlca italiana » S% » 844 Biblioteca porta tile italiana latina e francese " 5 a " 844 universale di scelta letteratui'a antica e moderna »» 49 " a5o Dialogo critico letterario di V. Monti ..." 5a »' 9a Epistole famigllari di Cicerone « 5i " a24 Epistolcn (Daiuis Aligherii) »> 49 " 72 Letteratura svedese nel 1827 >/ 5o // 98 Notlzie letterarie dai libri e dai manoscritti del capitolo di S. Floriano neU'Austria . " 5o " 98 Opere ( Giunta alle) di B. Rodolli » 5a » a3i — — del Cocchi n So » ia8 a 7 P- ii6 >' ii6 » 343 >/ 69 It 299 n 244 t> 326 n 68 ti 3a3 Opere itallane e latlae di C. Vanettl. . torn. 5o Prose di N. Biscaccia " 5o del Firenzuola »» Sa • di S. Betti "49 e poesie di scrittori bassanesi . , . , » 5a • e poesie scelte di A. Paradisi . ..." 49 scelte dalle vite dei Santi Padri . . . " 5i Rassegna di ()Z opere di letteratura orientale » 49 Scriptorum veterum nova collectio "5a POLITICA. V. ECONOMIA PUBBLICA. Prose. V. Poligrafia. Religione, Teologia, Ascetica. — Anto- logia morale , ascetica, oratoria ecc. per cura di una eocieta di letterati cattolici. >» 49 » a 65 Beni die la Religione cristiana porto agli uomini, di A. Cesari » 5a " 95 J^ihle etc. Santa Bibbia di Vence » 49 »» aSy Biblioteca scelta di orazioni sacre ecc. . . " 49 »» 409 Bibliotheque sacree par Richard et Giraud . >/ Sa »> 8a Catechismo filosofico di F. S. De Feller . " 5a " a4r Comenti di C. M. Vittorino sopra tre epistole di S. Paolo // Sa " aa5 Coscienza ( Trattato della) di S. Bernardo " 5a » 36o Cristianesimo ( Genio del )) , di F. A. di Chateaubriand " 5i " 414 (Bellezze del) di A. Caillot . ..." 5a " 363 Cuore ( Piix Jie lo spirit© il), di G. Vertna " 49 " 410 Discorsi per tutte le donieniche , ecc. , del Billot V 49 " 42 a Disputa contro gli Ariani, di Ferrando diacoiio '^ 5a " aa6 Dizionario enciclopedico della teologia, della storia della Cliiesa , ecc, dell' al). Bergier, corretto ed accresciiito da C. Biagi . . . » Si » 80 Dommatica : trattati antichi » 5a »< 227 Ella ed Eliseo , dialoi>;hi rusticali " 49 " a63 Eiogi senza la R., di L. Casolinl e C. A. Zuccoli " 49 " 370 Franimento d' Ilario d' Aries ./ 5a " aa6 Franimenti liturgici anticiii j; Sa v 237 Gesii Cristo nei due Testainenti , di P. Rudoni >/ 5a " 93 Hariolos (Lonlra), brani anticiii . t. 52 p. 226 e 227 Eoinillcr. { Sc^eriani ) t. 5o p. 119 Ilorce iiriaccCi N. fiistmaiL i< 49 >< 347 a8 Istorladell'anticoTestamento, diA.Mlcheli torn. 5i p. 83 Istruzionidogtnaticlie parrocchiali diM. Piano '/ 49 >i a6o Martiri (I) o il trioiifo della Religione cri- stiana , di Chateaubriand » 5a »/ 864 Missioni ( Delle ) e di un Istituto di Missio- narj , di A. Riccardi •/ 49 >; 264 Omelie dei santi padri greci, volgarizzate da A. Bianchini » 5a » 358 . antiche t. 5a p. aay e 229 Opere del padre Granelli t. 5a p. 35(j ( Le ) di Dio e le naeraviglie della natura, di G. G. Sturm >/ 5o " 120 ■ dommatlche , storiche e morali di raon- sigaor A. Martini " 5o " a53 Povertade ( Trattato della ) di Gesu Cristo , scritto nel buon secolo della lingua . . »» 49 " 84 Profezie d' Isaia ecc, parafrasi di A. Bar- cellona »/ 5a w 36o Quaresimale del Segneri » 5a " aSg Ragione ed esperienza contro le massime della moderna filosofia » So " a54 Religione ( latroduzione alio studio della ) di G. Gerdil » bi » 91 Rito ambrosiano. Osservazioni di P. Maz- zucchelli al Saggio di A. Fumagalli ..." 5i " 197 Salnii ( Prologo di S. Isidoro ad una sua edizione dei) >/ 5a » 227 ( Osservazioni sopra i ) tradotti da G. B. De Rossi ;; 5a »/ 241 (I) volgarizzati da L. Pezzoli , con illnstrazioni di L. Carrer » 5i " 394 Salterio ( Intorno all' emendazione del ) di Floro diacono i> S2. •/ 227 Scismi : le sedi episcopali antiche cerca- vano di evitarli » 82. » 3.2,3 Scriptorum veterwn nova coUecdo e vaticanis codicibus edita ab A. Maio „ 5a " a2 3 Storia ecclesiastica (Fiore di ) di A. Cesari " Sa " 93 Yangelo di S. Luca. ( Comento al) " 5 2 " 237 ■ di S. INIatteo , versione anteriore a S. Girolaino >* S2 " 228 «- Spie^uzioui di A. L. De Carli, . . . »> Sa " 358 Vangelo: spiegazlonl di C. Branca — ' di G. Maggi 29 52 p. a38 5a " 237 52 " 241 53 » 365 49 » 412 5a '/ 223 Vite de' Santi » • dellc pill illiistri sante inglesi ccc. . >> • di alcuiie giovanette , ovvero le eroine cristiane » ROMANZI. V. POESIA. ScoPERTE di M. A. Mai » SCKITTOKI DEL SECOLO XVIII. V. ClASSICI. SCULTURA. V. Arti BELIZE. StATISTICA. V. ECONOMIA PUEELICA. Storia civile e letteraria, Biografia. — Al)becedario biografico dei pittori, scultori ed architetti cremonesi di G. Grasselli ^ e Cennl antibiografici all'Abbecedario mede- siiiio di G. Valle " 49 »» 255 Annali della letteratura .... t. 49 p. 68 " 5o » 97 Arcliiv etc. Archivj per la storia, la staiistlca, la letteratura e le belle arti, di G. De Hormayr " 5a " 182 Atlas ethnographique du globe , ou classification des peuples anciens et modernes d'apres leurs langues par Adrien Balbi » 49 »» 214 Biblioteca storica »/ 5a *» 326 Biografia degli scrittori peritgini di G. Ver- miglioli " So " 420 • universale antlca e moderna " 49 »» a53 Calaadrelli Giuseppe astronomo t, 49 p. 298 » Sa » SaS Clappcrton viaggiatore " So » 286 Colombo alia scoperta dell' America . . . . " Sa " 348 Coltura dcir antica Grecia " 5a " 347 Comiiientarj di Giulio Cesare v Sa " 3a6 di Stcfano Bonsignore " So " aSo Comjiendio delia Storia della bella lettera- tura greca , latina e italiana , di G. M. Cardella » 5i " 66 Congiura ( Delia ) Catlllnaria e della guerra Giugurtlna di Sallustio » So " 240 Cronica de' poeti anterior! e contemporanei ad Omcro, di Ambrogio Balbi v 49 ^/ 426 Dcnliam viaggiatore " 5i " 433 Descrizione della I'ersia v Sa " 3a5 3o Di.iIo2;hi sopra gll amorl, la prigionia ed il genio di T. Tasso di S. Giacomazzi . torn. 49 p. 148 Dlarj ( Intorno ai) veneti di M. Sanuto . . •' 5o " 246 Donegana C. D. occulista " So " 386 Elogio del cav. V. Monti, di G. Zuccala . " 62, » 828 di G. Andrea Dalla Croce , medico chi- rurgo ed anotomico veneziano , di F. Ber- nard! " 49 » 269 . funebre del marchese Bernardino Man- delli di P. Cipelli » 49 " 408 storico del conte Cesare Ventura . . >» 5o " 114 Epitomi due di Valerio Massimo , di G. Pa- rlde e di J. Nepoziano >/ Sa " 228 Faniiglie celehri italiane di P. Litta t. 49 p. 128 e 253 Feste veaeziane ( Origine delle ) di Giustina Renier Micliiel »> 49 " 4o3 Gestis (-De) Ungarorum liber » 49 " 68 Gioja Melchiorre » Sz » 892 Iscrizioni ( Delle ) veneziane raccolte ed il- lustrate da E. M. Cigogna » 5o " 248 Italia ( Deir ) antica e dei Romani , di G. Tamassia "49 Italiasky Andrea " Laudatio funebris in Johanneni VI Lusitanice regem A. Mai " Libri sibillini . . . . ii.% 12.°, iS." e 14.° " Lodi (Delle) di Giovanni Belzoni, di Giu- seppe Barbieri >/ 5o " 1 1 1 Mano ( La ) destra del Canova donata al- r I. R. Accaderaia delle belle arti in Ve- nezia >* 5i " i3o Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da J. Affo , continuate da A. Pezzana » St. » 278 Millzia costantiniana , di F. Schizzi . ...» bo. » 826 Monti Vincenzo >/ 82 » 109 Notizie appartenenti a Pavia, di G, Robo- lini >; 52 " 218 Nozze (Le) dei popoli dell' Africa » bi » 847 Perle per scrvire alia storia dell" Austria . " 49 " 68 Pri"^lonc del Tasso visitata da lord Byron. » 5o " 284 Eemm polonicanim liber singularis ,/ 5o >/ 242 49 " 77 49 >/ lb So » 249 52 It 229 3i Rlccrche storico-crltichc scientificlie di G. Aniati torn. 5^ p. 3a4 siiir anno della nascita di Gesu Cristo, di F. Muntcr t. 5i p. laS — De vul- garis jUi-cb einendatione H. Sanclementii . i> 5i " 124 Saggio sul monte Erice di L. Saramartano e Salerno »> 5i » 899 Scriptorum veterwn nova collecdo e Vaticanis coJicibus edita ah A. Maio »* 62 " 22 3 Scrittori ( Degli ) greci e delle italiane ver- sion! delle loro opera di F. Federici . . »/ 49 « aSa Siculi ( De' ) italici fondatori d' Ancona , di A. Peruzzi » bi » 408 Storia della letteratura antica e moderna di F. De Schlegel, traduzione di F. Arabro- soli >/ 5o " 248 ■ della letteratura italiana del Tirabosclii »» 62 » 344 dei viaggi, ecc. di C. Colombo, di F. Navarrete e di W. Irwing >» 52 »» 48 delle campagne e degli assedj degli Italiani in Ispagna di C. Vacani . . . . « Sa " 219 delle relazioni vicendevoli dell' Eu- ropa e dell' Asia dalla decadenza di Roma fnio alia distruzione del Califtato , di G. Baldelli Boni ; 49 » 68 del regno di Scozia , di G. Robertson »» 5a " 3a6 ed analisi deali antichi romanzi di cavalleria, ecc., di G. Ferrario t. 49 p. 248" 5i " 23? letteraria ( Prospetto della ) di Sicilia ncl secolo 18.°, di D. Scina t. So p. 16 " 5i " 145 Veneta ( Discorsi sulla ) del Daru , di D. Tiepolo '» 5i " 227 universale per la gioventii, di Schroeck e Schloetzer »/ 49 <» 407 provata con monumenti, ecc. da F. Bianchini »» 49 " 400 3a Storie (Delle) cU Cluerl , ill L. Glbrario. torn. So p. 114 Teatro ( Aniiali del) cU Reggio " 5o " 238 Turchi (I) e Costantinopoli » 5-2 " 349 Vade-mecum (II) t. 5i p. 53 e 291 Viceiide ( Le ) general! d' Italia antica e mo- derna compilate da G. Margaroli .... t. 5 1 p. yS Vita di Napoleone Bonaparte , di Walter- Scott t. 5r p. 235 e 4.08 ed elogio di Lionardo Targa medico Veronese, di G. Zoppi t. 49 p, 2 58 i: (Memorie della) di Antonio da Solario detto il Zingaro , pittore viniziano . . . » 5o » SgS - ' — ■ — (Sopra la) e i dipinti di fra Sebastiano Del Piombo »/ 49 »/ 253 Vite de' piii eccellenti pittori , scultori e ai-chitetti, di G. Vas.ari » S% » 32j de' Cesari >/ Sa " 224 VitcE (Cornelii Nepotis). Notas selegit ac f"' concinnavit F. Ambrosoli " 49 " 408 Werner , Haiiy e Breislak , Memorie di L. Configliachi >/ 49 " 81 Storia NATURALE. — Acque minerali d' Italia " 49 " 283 Agrum {In) Puteolanum camposque PhlegrcBos commentaruim T. Mondcelli " 49 " 202 (1 Atlas univcrsel de la geographic physique, po- litique, statistiqiie et mineralogique dresse par Ph. Vamlerinaelen >» 5o " 97 Birmano tutto peloso »> 5o " iS5 CafFe ( II ) >i 52 » 34$ Crochi della Flora napoletana »> 5 1 " i i r Elementi delle scienze natitrali , di G. Du- 'j' meril >; 5o " 221 ■ di storia naturale per la gioventu, di G. Cortinovis >^ 5i " 255 Eplstola zootomica ( SulF ) del professore Otto, del professore Mangili » 52 " 376 Faggio ( Tronco di ) conservato da 40 secoli " 49 " 278 Feti (De') animali mostrnosi, di G. Barbieri" Sa » 36 Filosofia naturale (Conversazioni sulla ) . . " 52 " 249 - Fiori e frutti ( Pubblica esposizione di ) a Vienna »/ 49 " 291 (La botanica cle') » 5i » 346 / . 33 Flora voncta , di F. L. Naccari tom. ^^9 p. 280 Virgiliana ( Osservazioni su la ) , di M. Tenore v 5 1 >/ 1 1 1 riorce siculce prodromiis J. Gussonii » 5 1 " 1 1 1 Funghi della provincia di Mantova , coUe- zioue di G. Bendistioli <• 5i " <)S Gabinetto di storia uaturale e di archcolo- gia a Sondrio ^/ 5a " 264 GiralTa ( Sulla ), Icttera di G. Acerbi t. 5o p. ayS e 4.31 Insetti (Riccio distruttore degl' ) t. 5o p. a8o ( Sorci ed): infallibili mezzi onde pur- game le case, i granai , ecc »/ 5i " aoo Lettere elementarl sulla botanica »» 5a " aSo Manoscritti , minerali e piante lasciati dal defunto Brocchi t. 5o p. 80 e ao8 Meraviglia peruviana , mirabilis jalappa . . t. 49 p. 377 Ornitotegia toscana, di P. Savi » So " 186 Passeggiate campestri " 49 '» 417 Prodromus systematis naturalis regni vegeta- hilis A. P. De Candolle » 5o » 219 Rocce : tavola prospettica e proporzionale di E. T. de la Beche » 5a " i83 Saggio di traduzione ed illustrazioue di Pli- nio il giovane » 49 " 89 storico, statistico, mineralogico, medi- co, botanico sal nionte Erice, di L. Sam- niartano e Salerno " Sertum hotanicum » Sostanze nutritive trasportate dai venti . . " Uccelliera (L') delle dame " 5a Ventagliola , insctto dannoso all' ulivo ...» Vermi intestinali dell' uomo , di Bremser . >> Viaggio in alcuni luoglii della Basilicata e della Calabria citeriore di L. Petagna, G. Terrone e M. Tenore " Vitelli mancanti delle gambe anteriori ..." Zoologia (Elenienti di ), di C. Ranzani . . » 5i • fossile delle provincle Austro-Venete di T. Catullo t. 5o p. 67 TEATUO. V. PoESIA. Teologia. v. Religione. TorocnAiiA. V. Geocrafia. 5 1 >i 5i » 399 5a 5a » a64 5a » 49 " 5 a '/ 345 98 377 5o '. 398 49 " 5 1 " 99 160 34 Tragedie. v. Poesia. Vegetabili. v. Soria naturale. Veterinaria. v. Medicina. VlAGGI. V. GeOGRAFIA. Vocaeolarj. v. Filologia. Zoologia. v. Storia naturale. Indicc generate dci iioini. 35 XXbbadic G. t • 49 P- a65 AsioU B. t. 5a p. 34a Abbiati r. „ 52 » 10a Asscmani G. S. 3) 5a >> aa6 Abbot ,. 5i » 418 Astolfi » 49 M 33o Accrbi C. t. 5o p. 80 , 208 e 273 Aucbcr G. » 5o » 119 t. 52 p. 3 Avellbo F. M. .. 5i » 4 Acqua (DcU') C. c Cc rati S. .. 52 „ 98 B Aflo I. » 5a » 278 Aglio G. « 5i .. 220 Bngatti VaUecclii P. » 5i » an Agostino (S.) t.4g p. 265 V 5a « 229 Eagutti G. » 5a » 366 Agostoni e Cavalli .. 53 .. 1C7 Balassa C. >. 5a » 391 Al.ira.uinl L. " 49 » 7» Balbi Adriano >. 49 .. 214 Aldiui G. » 52 « 108 Ambrogio '• 49 » 416 AlUobranclini { Bevilac- Baldclli Eoni G. t. 5o p. ii5 c 389 qua) G. ,. 5a » 337 Balzarck G. t. 53 p. io5 Alficri V. » 49 .. 71 Eanfi A. 3> 5i ]• 207 Allarte Dc Therasc Or- Barbieri Gaetano ,. 52 » 36 tensia « 49 •• 394 — — • Gjujcppe 51 5o » III Alloy L. » 5a » io3 Barcellona A. >- 5a » 36o Altmiitter » 5i » 118 Bartoli , medico ,. 49 ., ,273 Aluisctti G. .. 5i » 249 Barzoni V. » 52 » 209 Amati G. .. 52 » 334 Easilctti L. K Si » aio Ambrogio(S.) t.49 p.265» 5a » 106 Basilico G. . » 49 » 388 Ambrosoli F. t. 49 p. 408 ., 5o » 99 Basilio (S.) 11 grande 5> 49 » 365 c 248 t. Si p. 226 .. 5a .. 326 Eattaglia (Ercdi di G.) » 52 » 100 Anacreonte » 49 '" 25l Bandana Vaccoliui G. » 5o >' 325 Anderlini P. » 5a » 378 Eaudrilliart » So » 2i5 Anderloni P. » 5i .: 217 Eayle » Si » 26a Andreini « 5i .. 417 Bebian « So .. 376 Angclelii M. » 49 „ 3 Eeche (Dc la) E. T. .. 52 .. iS3 Angclini E. .. 5o » 4«3 Beclii G. ,. Si » 4 Aiiguillara t. 49 f •• 71 .- 52 » 344 Bellat'i A. » 5i « 55 Arago .. 49 « 241 Bellini G. >. 5a ,. 378 Arici t, 49 p. 25l » 5 a >> 283 Bellomo L. - 49 » 89 Ariosto t. 49 p • 71 .. 5o » 98 Belloni G. » So » 2O6 Aristotcle » 49 » 25l Eellosio >. 5i » 2o3 Aries id') llArio .. 52 ,. 226 Bellotti F. » 49 " 426 Armali I). '> 5 2 » 104 Bendisrioli G. « 5i V 95 Arzbcrgcr .. 5i .. 1I!< Bcrsrmtini " 49 " 2^5 36 Bergerie R. t. 5i p. 98 Borde(Dela)A.t.5op.42i l. 5i P- iSa Bergier >. 5i .. 80 Eorghi G. 49 » aSi Berini Anna ■■> 5i >. 2l5 Borioli E. » 5a .. 106 Eernarcli F. .. 49 » a59 Eorrini L. » 5i .. 204 J. " 5i >. ai7 Eorsieri G. x 5a » a52 Bernardo (San) .. 52 » 36o Eosio ( Secchi e ) » 52 ,. 107 Berti ( Madurclli ) Vit- Bosiz F. >• 5a - 106 toria » 49 » 384 Eoisi G. 5i >. 204 Bertini G. :.. 49 » ii5 L. 5i .. 117 Eertolotti D. t .5 1 p. 3i3 >. 5a » 35a Eossuet 3> 49 » 265 Berzelius » 5a » 171 Eourdalou L. => 49 » 365 Besenghi degl: i Ugh i ■ .. 5i .. aaa Bouthou G. » 5a .. io3 Betti S. >. 49 •> 69 Eraraati A. » 5i » 204 Bettinelli t. 49 P- 71 ^. 5a >. 291 Brambilla E. » 49 » 189 Bettin Kosellt G. » 52 .. 396 . G. 52 .. 3oa Bettini M. ,> 49 '■ a73 Branca G. » 52 .. a38 Bettio P. » 49 » 89 Brann >. 5o >. 383 Bevilacqua Aldobrai ndi- Bravo P. ' y> 52 .. 29a ni G. y. 5a » 337 Braus G. =. 5i » 71 BezzuoH G. » 5i » 209 Eregeaud >> 5o ,> 126 Biagi C. ,> 5i .. 80 Breislak 49 >. 81 . P. » 49 » a53 Bremser y 52 ,. 377 Biamonti G. « 5a « 295 Erenna G. j> 5a .. 106 Bianclii G. » 5i » 209 Brenta L. >> 49 « ii5 Bianchini A. ,. 5a » 358 Eriaui D. 52 » io5 F. ,. 49 » 400 Erioschi G. >> 49 .. 3a Biava S. » 5i » 379 BrocchiG.t.5op.8oe 2o8» 5a » 3oo Billot ,. 49 " 42a Brossy (Tardy de la) » 5i " 418 Biondelli B. » 49 " 99 Brusa A. e D. » 5a » 338 Biot t. 49 p. 292 >. 5o » i38 Brusati Margherita » 52 » 107 Biscaccia N, ,. 5o >. 116 Bruschi D. >> 5o .. 408 Bisi „ 5i >. aio Bufalinl M. t. 5 1 p. 263 » 5a .. 14 Bizio B. t. 49 P- 89 .. 5i .. io5 Euffiuifratellit.49p.282 » 5a .. 254 Blandi S. » 5i » 236 Bmg 5i » 118 Blouet A. » 5o .. 95 Eiirgcr » 5i .. 55 Boccacci t. 49 P' ,98 >. 5a ,. 273 Byron lord » 49 .. 90 Bodei A. „ 5i » 267 Bolognini A. » 5a .. 104 . - .'.C ■ Bouafoux » 49 " 276 Bonald (Di) ,. 5d » 98 Ciccintorl B. 5i .. 214- Bondi ,, 5a .. 291 C.ionola L. 5o .. 3 Boni fBaldflli ) G.t, . 5o P- 1 15 e 2S9 Caimi A. j' 52 .. 3io Boiioiul C. F. t. 52 p . 98 C.iillot A. ;. 52 » 363 37 Callimaco t. 49 P- aSi Cesaris A. t. 52 p. . 95 Calvi P. V 5i f> aio Ccsarotti t. 49 P- 71 e aSi Cantova M 49 » a5i Cliautcaubriand F. A. t. 5 1 p. 414 Cantu C. » 52 « 198 » 5a » 364 Capelli G. B. > 49 » 189 Clierubini F. » 5a .. 322 Carault E. y 5a .. a5o Chiappa (Del) G. A. •• 5i >. io3 Cardclla G. M. » 5i » 66 Cliioliui C. t. 49 P- 3,7 » 52 ,. 162 Carli (De) A, L. > 52 » 358 Cliiosi G. » 52 » 3oi Carlini F. » 5i » 117 Chiriachi-Rocclictt! 1 A- Caro A, t. 49 p. 7 1 , a 5i e 265 malia » 52 » 107 t. 52 p. 243 Ciampi S^ r> So . 243 Caronni P. > 49 " 389 Cibrario L. > 5o » 114 Carrara Spinelli G. » 5a „ 86 Ciceri G. > 5c » 383 Carrer L. t. 5o p. aa i5 » 5i >. 394 Cicerone t. 49 P- 25l >. 5o » 388 Carta G. » 5a » 371 > 5i .. 224 Casati M.. » 5i V 204 Cieognara L. » 49 " 89 Capelli m 49 " 35l Cigogna E. M. V So » 248 Casolini L. n 49 - 270 Cipelli P. » 49 » 408 Cassi F. ■m 52 . 9a Clericbetti A. t. 5i P- 235 e 408 Castagnoli F. t. Sa P- lOI c 107 Cocchi t. So p. . 128 Castelbarco C. t. 49 P . lao Collin (De) M. > 49 '■ 68 Castellan! G. m 52 .. 38a Colloredo E. " Sa „ 298 Castelvctro >i 49 - a5i Comerio A. > Si » 207 Cast! » 49 » 71 Comizzoli Caterina V 5a .. 106 Castiglione B. .. 5i » 325 Comolll G. » 5i » 216 Castiglioni A. » 52 » 267 Concnrdio (Da S '■) ■ fratc G. » 52 » lOI Bartolomeo - So » 240 Caterino L. ' » 5i » 4 ConCgliaclii L. » 49 » 81 Cattanco A. t. 5o p- i36 t. 52 Contariui G. n 5o » 1 10 p- 102 e 107 Cornelio Nipote V 49 " 408 (GriUo) N. t. 52 p. 3oo Cortinovis G. « 5i » 255 N. E. » 52 .. aSa Costa L. *• 52 .. 290 CatuUo T. t. 5 0 p. O7 e 432 P. t. 49 P- aSi >. 52 » 73 Cavalli (Agoitoni c) t. 52 p. 107 Coulier F. J. » 52 .. 191 Celso A. C. >. 5i y io3 Cramer .. Si .. 55 (Giulio) w 5a >. 273 Crescini J. » 5i 7, 328 Cernusclii C. ^ 5a » io3 Crippa B. « So .. 337 Cerati A. » 5a » 322 Cli i;cp- S. e Dell'Accjua C. - 5a » 98 pa « Si .. ao7 Cervetii P. A. » 52 >. 99 Cristoforis (Dc) L. >■ 52 « 108 Ccsare (Giulio) » Sa » 326 Cesari A. t. 52 p. 93 c 95 D. t. Si p. 2i5 38 D Damucci S. Dante Alighteri Debernarili G- Decandolle Degerando t. 5o p. 363 Delaye Demostene Dickinson Diedo A. Ducro9 padre e figlio Dumeril C. t. 5i p. aSg t. 49 P' 72 e 3oi t. 52 p. 102 )■ 3o » 219 52 » 246 5i » 211 49 >■ 3 5 1 5i » I i5 50 ■ 117 52 » lOI 5o » lai Floro dlacono Foramiti F. Fornasari A. G. Franceschinis F. Francoeiir L. B. Frank Giuseppe Freyssinous Frisiani P. Frugoni Fumas;alli Angelo Arabrogio • Ignazio t. 52 p. 227 .. 5l » 24R .. 5 1 .. 67 » 49 » 89 » 5i 5. 248 » 49 » 417 >• 49 » 265 » 49 » 189 » 52 » 291 V 5 1 » 297 » 5i y 76 » 5i » 371 i. ' Galletti (Treviganti, )eC.>. 52 » 99 Efremio » 5a » 224 Gallini » 49 » 89 Ekerlin A. » 5i 1» an Galluppi P. » 5o » i63 Elci (D') A. » 49 » 136 Galvanetti » 5i » 259 Endlicher S. L. .. 49 » 68 Galvani P. » 49 » 386 Enk M. » 49 " 68 Gamba B. Gandolfi D. ^ 5i 5i ^^ 386 ai5 , . •• , ■ - F Garavaglia G. Gatti S. : 5i 5a " 216 366 Tabris A. t. So p. 270 .. 5i » 287 Gaultier V 5o .. 264 Fabrizi P. ,. 5a » 38o Gazzeri » 5i .. 427 Falconetti A. F. « 52 .. 371 Geel (Van) » 5i « 5a Faruggia » 5i » 217 Gene G. « 49 » 333 Fedcrici C. ,. 5o » III Genoino G. t. 5o p. a33 » 5i .. 74 . F. ,, 49 „ a5a Gecdil G. G. .. 5i .. 91 Feller (De) ,. 5a » 241 Geremia P. » 5a » 3oo Felsing G. » 5i >. 203 Gessner » 49 » a5a Ferrando diacono » 52 ,. 226 Ghinosi B. » 5o « 401 Ferrari Girolamo > 49 ,. 279 GJacomazzi S. .■ 49 .. 145 Ferrario G. t. 49 P' 248 .. 5i .. 237 Giacomelli M. t. 49 P- 25l e 265 Ferrucci M. V 5o » 334 Giambullari t. 49 P- 25a Filiasi G. » 5i » a5o Gianolo G. » 5i » 209 Finati G. » 5i >. 4 Gigola G. » 49 » 90 Fioroni A. » 5a » io5 Gilat y 52 >. 107 Firenzuola A » 52 M 343 Giobeit .. 49 " 275 Flaviano patriarca » 49 .. 84 Giordani P. '• 5o '■ 33i Flette (De') Antonietta .. 5i .. 218 Giovanni (S.) Giisostomo >■ 49 *• 265 Florixuonte » 49 ,, 265 Giraud .. 5i .. 82 49 P-7I Gii-olamo (S.) Giulj Giulio Celso — ^— Ccsare Giuntini D. B Goethe Gozzi G. M. Grafe C. T. Granelli GrasscIIi G. ■ Grassi G. » Gravina G. V. » Graviii A. » Gregori (De) » Gregorio (S.) Nazianzcno >• Cries J. D. » Grillo Cattaneo N. v Grossoni G. e C. •> Guarini >■ Guidi » Guiscardi Camilla t. 5 I p. . Emilia t. Gus3oni G. • 49 p. a65 49 ■ 97 53 » 378 53 » 3a6 5 1 >. 358 5i .. 55 49 » 353 5l V 3IO 5a » 188 53 » 359 49 >• s55 50 » 230 53 » 334 53 » 3i6 53 >• 107 49 » 365 50 » 98 53 » Boo 53 r> io3 49 » 71 49 » 7» 309 6 311 53 p. 107 5i » III Haas C. » 5t » Si Haidvogl G. » 49 >• a85 Hammer (De) G. t. 49 p. iS e 68 t. So p. 98 u i58 t. 53 p. 317 Hartmann C. » 49 » 283 Haiiy » 49 » 81 Hildeubrand F. n 5o » igS Hormayr G. •• 53 >• 183 Hufeland G. V. .. 53 « 188 I Ifiland A. G. llarii F. Ilai'io d' Aries Immermann C. S3 53 53 5c 3i3 336 98 39 Tnglijrami F. t. 49 p. 399 1. 5i p. 2a Irwing W. » 53 > 4S Isaia proPeta » 52 » 3(Jo Isidore (Saiit') » 53 x 237 Javaronr F. Jorio (De) A. ICarmarsch Kern V. Ki!genstein C. Klaproth G. ICIopstok Kotzebue A. Kramer (De) A Krug t. Si p. ti8 e 119 t. 49 p. 341 52 49 49 53 53 So Labus G. A. . 5i Laforest •• 49 Lama (De) G. » So Lambcrti c Rossignol » S2 Lambruschini t. 49 p. 97, 98 t. 5i j Lampredi G. M. Landriani P. Langsdorf Lanzani A. Lapio Larispo Lascaris Laugicr E. Lavioi G. Lazari A. Leonarducci C. Leopardi G. t. 49 p, 86 Lichtenthal P. Link H. T. So 49 5i 5i 5o 5o 49 53 49 5a 49 5a So 5i lOI 352 352 3i6 390 314 214 96 J14 ICO 374 4«7 394 395 431 317 378 329 275 390 377 340 386 393 430 iSS 40 LittaP. t.49p.i2! ;ea5: 3t. 5o P- 145 Marta L. t. 5i p. 21 1 Lobbia A. y 52 » 101 Martello L .. 49 •• 71 Locarno G. » 5i .. 211 Martini A. Aicivescovo >. So ,. 253 Loglio G. .. Si .. 224 G. » Sa ,. 107 Longhi G. j» So >. 414 Martins (Saint) M. G. „ So « 87 Longoni G. A. >. 52 .. 104 Mart ire vescovo „ 5c .. 87 Lorcnzi y 52 » 291 Martins (De) C. 3» 5i .. 352 Luccbesini C. >■ 52 » 145 Mascagni P. » 49 » 415 Luciano G. M •0 49 278 Mascheroni Massot Matthsei C. C Matthisson 52 .. Si » Sa .. 5 1 .. 29 1 209 184 55 Maccbi L. « 5i » 21 I Maury S. w 49 " a65 MadurellL Berti Vittoria » 49 » 384 Mayer ■• • » So „ 414 Maestrani M. > 5i » III Mazza A. .. 52 ,. 291 Maffei A. « 49 ,. 252 Mazzuccbelli P. » Si » 297 . S. » 49 -. 71 Medoni F. > 52 >. 370 Maggi » Si » 427 Melegari F. » 52 ,. 248 G. » 5a >■ 237 Meneghelli .. 49 » 89 Mai A. t. 5o ] P-24C f » 5a » 228 Mennais (De la) .. 49 " 265 Majoccbi G. A. » 52 » 108 Meotti 0. » Si >. 218 Malacbisio G. t. 5o P- 104 e 43i Mcrlini G. ,. 52 » 107 Malenotti t. 49 p .474 t. 5i ] [^■ 357, Metastasio t. 49 P- 71 e 390 418 e 426 Metodio t. 52 p . 225 Malte-Brun t. So p. 266 t. 52 P .371 Micbeli A. » Si ,. 83 Malvica F. t. So P- 38o c 387 Michiel (Reniei) Giustina» 49 '• 403 Mancini (Santi) t. Si P .427 Migliara G. » Si .. 209 Manfredini G.. » 5i » 21S Milesi B. >. 52 » 104 Mangili G. » 52 ,. 326 Milton » 49 » 252 Manin .. 49 y. 89 Minoide Mynas 0. » 49 » 67 Manno G. « 52 y 2l5 Missirini M. >. 52 » 328 Mannozzi Torini S. , 49 .. 274 Moja F. » Si .. 210 Manuzzi G. ,. So » 325 Molteni G. » 5i .. 208 Marches! L. » Si i» ai5 Montesquieu » 49 '■ aSa Marcbetti ,, 49 » aSi Monti G. » 5i >. 212 Marcbi M.A. t.49 p. 42 5» 52 .. 193 V. t.49 P- 71 6 25 I» 52 )■ 92 Marco (Del) G. .. 5i >. 204 Monticelli %. " 49 " 202 Margaroli G. >. 5i .. 75 Montrone (Di) » 52 » 197 Marianini r> 49 .. 89 Moreau C. » So .. 142 Marinelli M. >. 52 .. 287 Moretti G. t. 49 p. 3i6 .. 52 .. 162 Maroccbetti G. >. So >. 98 Morso S. .. 49 '• 248 Marocco P. >. Si .. 223 Moscbeni Costanza >. 52 .. 320 Marsuzj G. .' 52 " 3i6 Moscbini G.A. t.5o p. 39 4- 5 2 >• 309 41 Motclli G. t. 5i p. ac3 Papi t. 49 p. 252 Mo^zoni G. » 52 » io5 Paradisi A. t. 49 P- 2 44 » 52 » 291 Miiller G. .. 5o » 98 Parascandolo G. >■ 5i » 4 Miintcr F. » 5i « 123 Paravia P. A. t. 49 p. 89 » 52 » 3o6 Muratori » 52 u 29a Paride G. V 52 » 228 Bluzzarelli A. X 5 1 » 410 Parini G, » 49 .. 71 I\Iuzzi L. » 5o » 325 Parry capitano t. 49p. ii8» 5 1 » 45 Pascal » 49 » 265 N Pasco N. Pasqoali L. t. 5i p. 53 e 291 t. 5o p. 307 Naccari F. L. » 49 » 280 Passerini C. >. 49 .. 93 Napjii S. » 5i » 204 Pcdychev .. 5o P 143 Nava A. » 5i » 210 Pellegrini P. >> 52 » 104 Navarrcte (Dc) F. >. 5a » 45 Pcregalli E. )' 5a >■ 107 Negri F. » 49 » 89 Peretti (Dc) G. >. 5o » laS Negro (Di) G. C. " 49 » 74 P. « 52 » 38o Ncpoziaiio I. « 52 » 228 Perfctti A. » 5 1 » 217 Ncsti C. » 5i » 216 Perticari « 49 .. 25l Nibby A. » 49 .. 78 Peruzzi A. » 5i » 405 Niccolini G. G. >. 49 >- 71 Peschicri I. » 5a ». 195 Nogarina Maria Teresa •> 52 » 102 Petagna L. » 5o » 398 Nota A. j< 5o » 23 3 Pctrarca t.49 p. 71 t . 5a i p. 273 e 29a Petrettini G t. 5i p. 237 0 Pezzana A. » 52 » 278 Pezzoli L. t. 49 p i. 89 .. 5 1 » 394 Omero .. 49 .. 25l Piano M. j> 49 » 260 Omoilei » 5 1 .. 427 Piccadori G .. 5a » 366 Orioli F. .. 5o .. 325 Picozzi C. » 5i » 204 Oiti G. G. >■ 49 » 400 Pierre (Sair ■t) » 49 X 265 Obio A. » 5a » 102 Pindaro t. 49 P- 25l » 52 » 145 Ovidio t. 49 p. 71 t. 5: I p. 294 e 344 Pindemonlc G. » 49 » 71 I. t.49 P • 71 . » 5 1 » 219 P Pinelli E. Pisoni A. » 5o » 118 » Si » 204 Tagani t. 49 p. aSa Pizzagalli F .. 5i » 249 Taganini P. » 49 » 283 I. >. 5a » io3 Pallestrini Earbara » 52 » 107 Plinio t. 49 P- 25l I » 5o » 388 Palletta G. » 49 » 89 Plutarco » 49 » a5i Palmaroli P. .. 5o .. i3i Pock G. » 5i » 209 Pauanti C. « 5i » 418 Poggi C. » 5i » ao6 Pandiani Giovanni .. 5i V ai5 Polcni G. t. 49 p. a3 e 95 Poli B. t. 5i p. a38 Faoliui « 5i » 426 Poliziaiiu " 49 - 7' 4a Pollini C. t. 49 p. 173 Eipamonti L. t. 5a p. 107 Polo M. t . 5 0 p. ii5 e i.39 Robccchi P. ). 5a )> 106 Pompej t. 49 p. a5i Roberti '> 5a •> a9i Ponte dj Pino G » 49 " ^78 Robertson G. » 5a » 326 Porati G. » Sa >. 390 Robolini G. » 5a » 21 8 Porta L. » 5a » a57 Rocchetti (Ghiriachi-) Porzio » 49 » aSa Amalia » 5a » 107 Pratobevera C. G p> 5i » 409 Rodolfi B. » 5a » 23 1 Prechtl G. » 5 1 » 1 1 5 Rolando L.t. 5op. 355t. 5i p. 26e 345 Prina Gio. e Gius. » 52 » 106 Rollin M. t. 49 p. 87 Pyrker L. » 5a ,. 3o6 Romagnosi G. D. » 5a » aa Puccinotti F. J. 5a J. 377 Romanini S. » 5a » 217 PuUeri G. » 49 >. 384 Rosa L. Roselli (Bettin) » 5a » 107 » 5a » a96 Q Rossetti D. Rossi V. » 5a » a73 » 5i » 2o3 Quailri A. >. 5a » 360 Rossi (De) G. B. » 5a » 241 yuintiuo (Di S.) G. .. 49 .. 378 Rossigiiol (Laiubcrti c) Ro villa C. » 5a » 100 » 5o » 411 R • Blarietta Rudolphi K. A. » 5a » 107 » 52 7> 188 Rados E. » 5i » 2i5 Rudoni P. .. 52 » 93 Rafacle (Di S.) V 49 '■ 87 Rusca G. » 5 I » ai5 Raggio V. » 5 1 » 217 Ramsay » 5i » a37 S Ranzani C. » 5 1 » 160 Ranzy G. M. ,. 5o » 98 Sacchi D. » 5o » 394 Rasario G. » 5a » io5 Saflb " 49 » 25 1 Ratti P. » 5a. » 100 Saint-Marlius M. G. » So » 87 Raumer (De) F. » 49 r> 68 Saint— Pierre r, 49 » a65 Regli F. » 5a » 317 Sala G. >■ 5i n ao4 Renier Michiel Glusti na » 49 » 403 Salic (De> E. » 5a » 254 Reviglio » 49 " 279 Salomoui » 5o » 413 Rezzonico Delia Torre G. » 5o » 109 Sallustio » 5o n 240 i> 5a 3> a9i Salvatici (Tartini) .. 5 1 » 420 Riccardi A. » 49 >. a64 Salvi >. 5i X 416 Ricci A. M. » 5a .. 323 Sammartano e Salerno L .. 5i .. 399 (Be') Lapo 1 .49 p. 95, 96,97, Sauazzaro J. » 49 » 71 98 e a74 t. 5i P- aSg, 415 e 418 Sancleraenti E. V 5 1 w ia4 Richard t. 5 1 p. 8a Sandi T. .. 49 « 84 Richeri T. M. » 5o » ia3 Sangiorgio A. „ 5 1 » 214 RiJolfi C. t. 49 P- 95, 96 e a72 Sant' Ambrogio G. A. » 5a " 106 t. 5i p. 413 c 418 Sauti Mancini V 5 1 >- 427 Santiiii G. t. 5 1 p. 34 Saiiuto M. „ 5o » 346 Savi P. » 5o » iB6 Scevola L. " 49 " 71 Schedoni P. » 5a » 81 Schiller t. 5l p 55 » 5i « 3io Schina « 5i » a63 Scliiz^i F. t. 5a p. 246 e 326 Schlcgel (Dc) F. t. 5o p. a48 . G. » 5a » 70 Schloetzer » 49 » 407 Schocpf » 5i » 49 Schroeck " 49 » 407 Schutzio C. C. » 5o » 388 Scina D. t. 5o p :6 » 5i » 145 Scofto G. > 49 .. 384 Scott (Walter) t. 5i p. aSS e 408 Scudcri S. t. 5o p. 349 Scuri E. » 5i » 205 Sccclii e Bosio » 5a » 107 Scgneri P. » 5a » a39 Seneca » 5a » 243 SencfeMcr > 5o » ia7 Senofonte » 49 » a5i Sepolini (Crippa) Giu- seppa » 5i » 207 Sergent A. » 5a » 367 Servii G. » 5i » 305 Sevcriano vescovo » 5o B 119 Siebold E. V. > 5a » 188 Silva C. » 5a » 107 Silvestri G. « 5o » 3i« Sinesio vescovo » 49 » 3 Sniithson G. - 5i .. 116 Sodi " 49 » 96 Sogni G. » 5i » 20^ Solari Gcrardo » 5a » 4 • Giuseppe » 5a » 294 Solimont F. T. » 49 » 64 Sornaiui F. » 5i « ai4 Sopraiii F. « 5a » 214 Sormani P. .. 5j .. 214 Spcrjnza C. .. 5a « 379 49 » 96 5o » 307 49 » 77 5i » 418 49 » 98 5i 1» 420 43 SpinclU (Carrara) C. t. 5a p. 86 Spix (De) G. » 5i I. 35a Sprea£co Teresa » 5 1 » 211 Stagnoli S. » 52 j> 107 Stcllini }. » 5o » a57 Stratico S. t. 49 p. 23 c 95 Strazza e Thomas t. 5a p. 107 Strocclii » 49 V 25 1 StuUi L. > 49 » 433 Sturm C. G. » 5o » 120 TadUei G. Talia Tamassia G. Tardy de la Brossy Targioni Tozzetti Tartiui Salvatici TassoT. t. 49 p. 71 e ii3 t. So p. 224 e 2a5 t. 5a p. 199 Tassoni t. 49 p- 71 » 5a » 29 a TedescH Tempesta G. Tenore M. t. 5o p. 398 Teodoieto Terrone G. Tertulliano Tesia M. Testaferrata A. Thaon medico Theis (Di) A. Thcrase ( Allartc De ) Ortcnsia Thomas (Stra^za e) Tieck L. Ticpolo D. Timmkovski Tiraboschi Tiziauo G. Toccagni L. t. 5i p a35, 408 e 414 Toma (Dc) L. t. 5a p. 107 Toma mac.-tro » 5a » 239 49 » 25l 5o » 41a 5i » III 49 » 265 5o » 3-98 49 » 265 49 " 410 5i « 259 49 » 273 5i » 236 49 ,. 394 5a » 107 49 » 68 5i » 227 49 » 35a 53 » 344 53 » 226 44 Top.in G. t. 53 p. 3oi Toi-ini (Mannozzi) S. » 49 » 274 Tosijii A. » 5a >• 340 Traversi » 49 » 89 Travigaiiti, Galletti e C. »> 5a » 99 Trcnto B. » 5o » aa7 Trezzi C. t. 5i p. ao4 e 218 Turconi F. t. 5i p. ao3 t. 5a p. 338 U Vermiglioli G. B. t. 5o p. 420 Vcrtua G. » 49 .. 410 Villain F. .. 5a » 304 "Villardi F. >. 5a » 309 \'illencuve L. >. 5 1 »> a 1 1 Viola E. ,. 5o >. 398 Virey J. J. >. 5i .. i83 Virgilio t. 49 p.iaae a5 I ?> 5o » aay Vitruvio PolHone M. t. 49 p. aS e 96 Vittoriuo C. M. t. 5a p. aaS Viviani Q. » 49 » 3oi Uboldi P. >. 5a » 99 Volta Z. „ 5a » io5 Ucchtritz (De) F. .. 49 =. 68 Uglii (Besenghi degli) " 5i » aaa W V Walter Scott Walthcr F. t. 5 I p. a35 t. 5a e P 408 aS7 Vacani C. » 5a » ai9 Werner « 49 >. 81 Vaccoliui (BauJaiia^ G. » 5o .. 32S Wiebeking " 49 » 34a Valcamonica F. >. 5o » 337 Wiseman N. " 49 » a47 Valeiitiiii P. A. >. 49 « 3o8 Witte C. t. . 49 P- 7a i> 5i » lai Valle (DeUa) C >. 49 » 7» G. « 49 n a57 Z Valli E. » 49 « 89 Valsecchi (Eagatti) P. >. 5i « ai 1 ZauJotaeneghi I L. « So » 118 Yaiidermaelen Ph. >- So .. 97 Zauniui P. » Si '• i3o Vannetti C. » So » 116 Zeccliini 0. „ 5a » 107 Vaiizo G. » 5a » 107 Zeno A. ' 49 » 71 Varano t. 49 P- 71 e a5a Zoppi G. " 49 » aS8 Vasari G. t. Sa P . 3a7 Zorutti P. ^ Sa » a98 Yence » 49 y a37 Zuccala G. >. Sa » 3a8 Ventura G. « 5a „ 366 Zuccari F. ,. Si f ao4 Vcntnii ab. >. So » 41a Zuccoli C. A " 49 » 370 G. >' 49 » 41a i 4 JUN30 I FINE. 'i-41 / \: (■ f^m'i