': =€/" 'i^Mui-^', k^^, *••■/. BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATORA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO LV. ANNO QUATTORDICESIMO. LugUo , Agosto e Settembre 1829. c^ef^Q^^ MILANO »KESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALK. IMFEKIA.LB RBGI\ 6TAMPERIA. II presente Q'lornale ^ con tutti- i volumi precedenti^ e posto sotto la salvaguardia della Legge , esseridosi adempiuto a quanto essa prcscrivc. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Intorno gV Intii Sacri dl Alessandro Manzoni , dubbj di Giuseppe Salvagjnoli March etti. — Roma, 1829. Q. .uando il Manzoni nell' Urania scriveva : profondo Mi sollecita amor , che Italia un giorno Me cle suoi vati al drappel sacro aggiunga, Italia ospizio ddle Muse antico ; significava un desiderio die non poteva fallire a buoa fine, perche la poctica vocazione era in lui da na- tura. E quando egli, uniiliatosi a scolaro di tale die non diede vivendo nessun indizio di poetico inge- gno , pregava : deh i'ogli La via segnarmi, onde toccar la cima lo possa , o far che s' io cadrb sii I' erta Dicasi almen : Su I' orma propria ci giace ; mostrava la via di ei batterebbe nel recare ad ef- letto qnclla vocazione , e nel conseguire quel posto del quale questi splendidi versi lo dichiaravan gia degno. Sc poi 1 aver voluto stampare un' oinia sua propria gli abbia giovato o nuoriuto ; s" egli dovea riuscire miglior poeta seguitando la strada per la quale crasi messo r[uando cantava la Visione e 1" U- rania , o volgendosi a quclla su cui ha dettati i suoi 4 INTOnNO CL' INNI SACRl DI A. M.VNZONI Iiini ; se Y Italia avrebbe avuto in lui un maggior uagico nel sistema di Sofocle o dell' Altieri , di quello ch' egli mostrossi facendosi imitatore degli oltramon- tani ; sono controversie delle quail e da lasciaisi , crediamo , il giudizio a coloro che verranno dopo di noi. Perocche la storia diniostra che i contempo- ranei non sono quasi mai buoni giudici delle inno- vazioni nelle arti ; e quando gli animi dei piu gla sono A'olti al contendere, non e agevol cosa ne Tas- sicurarsi di entrare nella controversia senza una qual- che prevenzione , ne il trovare chi porga orccchio a un discorso dotato di tutta quella quiete che si conviene al parlatore imparziale. Qui poi dovendo le nostre parole liniitarsi ai soli Inni, sarebbe forse da doniandare , non tanto se le novita del poeta sian buone , quanto se v abbiano veraniente novita di qualche importanza , o in die sian esse riposte. II libro del Salva2;noli risponde in parte a questa donianda; e noi ncl venire esaminando le osservazioni di questo coraggioso censore, avremo forse occasione di aggiungere qualche cosa noi pure a sciogliniento di un tal quesito. II Salvagnoli comincia dal censurare i metri de- gl' Inni Sacri, dicendo che « la brevita dei versi, la X vicinanza delle troppe rime , Y alternar degli sdruc- )) cioli c dei tronchi nccessariamente restringono in y poche parole i grandi concetti , rompono il largo 3) corso dei ])elli e dignitosi modi di dire, troncano 5) la gravita di un suono lento e maestoso, e non » hanno percio corrispondenza ne convenienza di y> cspressioni e di nuniero alia dignita di un Inno >i sacro. » Potrebbe innanzi tutto domandarsi dove il critico abljia trovata la legge che gl' Inni sacri deb- bano aver sempre un suono lento e maestoso : ma supponendo anche verissima questa legge , gli do- manderemo se il metro risulta unicamente dal numero delle sillabe di che si compongono i versi, e dal- r ordine con cui le rime si rispondon fra loro. Se cio fosse , donde nascerebbe niai diuique la dilYerenza DUBBJ DI C. 9ALVACN0LI. 5 che trovasl fra le ariette del Metastasio e le odi del Parini, fra le anacreontiche del Vittorelli e la canzone del Monti al Signorc di Rlonrgolfier ? Dentro uno stesso numero di sillabe, sotto una stessa cadenza di rime, puo trovarsi per moke cagioni una quasi infinita varieta di niovimento e di suono : e quando lo scrittore c un vero poeta , nessuno puo giudicare me- glio di lui quale sia la forma piii accoucia a signifi- care i suoi concetti e i suoi scntinicnti. Ardiremmo anzi dire die nol giudica neppur egli ; ma come sente cosi csprime: e quando X animo suo e tocco e raosso ad un certo modo dal tenia cli' ei prcnde a cantare , i suoi concetti s informano naturalmente al metro die piii consuona con essi. E dove questa consonanza sia stata raggiunta, e indarno il ricorrere all' autorita ; la quale poi, cominciando da Pindaro e discendendo fino al- r Alamanni , al Chiabrera , al Blazza , al Parini ed al Monti , offrirebbe ancli' essa grandi testimonianze contrarie all assunto del Salvagnoli. Ne alcuno vorra negare die nel Manzoni non trovisi la corrispondenza del metro ( cioe del suono, del movimento e del- r ordine delle parole ) col carattere predominante ne suoi Inni , i quali tengono assai piu del senti- raento die della maestosita , e sono piuttosto patetici ed elegiaci, die pindarici e gravi (i). Che se qualclie (i) Avevatno scrltte gia queste poche osservazioni quando c'l venne alle mani 1' Antologia di Firenze (maggio 1829) nella quale uno scrittore di forte ingegno ragiona assai lungamente dei metri uianzoniani. A quell' articolo noi ri- inettiamo assai volentieri i nostri lettori ; e certo ce ne sapran grado, quand'anclie accadesse a loro, com' e acca- duto a noi , di trovarvi qualche abuso di principj e d' in- gegno. Nella prima pagina di quel fascicolo lo stesso scrit- tore, annunciando T estetica del P. Pasquali , ha voluto al- ludere con parole molto onorevoli all' articolo che noi ne ahbiam dato nel giugno dell' anno scorso, ma ci accuso di avere confuse le osservazioni coi precetti , e l' estedca collti retlorica , trasportnndo alia filosofia delle arti le accuse troppo giustc che soglionsi apporre alia pedanteria delle regale : e 6 INTORNO GL' INNI SACRI Vt A. MANZONI volta i modi del nostro poeta non sono dotati di tutta la lirica dignith, e contorta e la sua sintassi, e accennato piuttosto che espresso il pensiero, noi non sappiamo perche se ne voglia recare al metro la colpa. II Manzoni con questo metro ha vestite per certo di perfetta dignita e chiarezza moke nobili e forti idee ; e se di quando in quando queste due qua- lita gli mancarono, ricordiamoci che anche il Petrarca nelle sue grandi strofe , e I'Ariosto ed il Tasso nelle loro ottave, non furono sempre immuni dalle questo perche dicemmo ( cosi almeno e paruto alio scrit- tor di Firenze ) che una buona scelta de precetti di Longino e di non so che altro retore antico valeva megUo di tutte le estetiche della Gennania. Ma in quell' articolo in vece ab- biam detto che le poetiche e le rettoriche non si debbono confondere coUa estetica ; ne dopo di cio potevanio mai sostenere che i precetti dei retori valgano meglio di tutte le estetiche, quand' anche ignorassimo ciie cosa signilichi estetica. Dicemmo soltanto che anche nei trattati alemanni di estetica le cose nuove non sono si numerose qiianto potrebbe credere chi giudlcasse dai nomi, tutti nuovi per noi; e soggiungemmo che a togliere quest' inganno farebbe cosa utllissima clii dalle opere di Platone , di Longino, di Orazio, ecc. eleggesse quei brcvi e lucidi precetti che for- mano pure il succo delle moderne estetiche , e U scrivesse ia fine dei nuovi trattati d' ipscologia e di calleologia. Qui dun- que s' intendono non tutti i precetti, non quelli contro ai quali avevamo parlato noi stessi nella prima parte del no- stro discorso, non quelli in soiuma ampliati e snaturati dalla pedanteria , ma quelli soltanto i qnali dimostrano che anche gli antichi si erano sollevati a molte fra le considerazioni filosofiche degli estetici moderni. E ci ricorda aver letto (gin sono forse tre anni ) nel Jalirbitcher un Inngo articolo so- pra una nuova estetica , dove il giornalista dopo Innghi estratti delT opera confrontava le nuove dottrine cogli scritti di que' vecchi maestri, e trovava appunto in nn verso di Orazio le langhe paglne deU'cstetico recente. Del resto noi non abbiamo parlato della scienza ma delle opere ; e delle opere scrltte finora, non di quelle che si faranno o che si potrelibero fare. DUBBJ r»I C. SALVAGNOLI. j contorsioni e dalle oscurita. In ogni componlmento che noil sia bievissimo debhe incontraisi per certo qual- clie pensiero a cui il metro adottato non sara il piu acconcio che eleggere si potesse : ma- quando non vogliasi rinnovare X eseinpio del Guidi , non sarii lecito trarre argomento da alcuni passi isolati contro la bonta di un metro che ben risponda in generate ai concetti dello scrittore. Da quello che qui abbiam detto apparisce adun- que , che noi , mentre rigettiamo la censura del Sal- vagnoli contro i metri manzoniani , ci accostiamo per altro con lui nelF accusarc il nostro poeta di oscu- rita. Non diremo col Salvagnoli di non avcre intesi que' versi della Pentecoste : Cid fa donato in copia - Doni con volto ctniico , - Con qnel piacer pudlco - Che accetto il don ti fa; ma ben diremo che pochi po- tranno affermare d' avere intesi gV Inni Sacri senza aver mai avuto bisogno di rileggerne parecchi luo- ghi; pochissimi poi potranno dire di aver sempre raccolto con facilita qual sia il fine dell' autore , cjuale il sentimento ch' ei vuole destare nel popolo, o il vizio ch' cgli corregge, o la virtu che promove. Sia lecito al Gothe il dire clu^ non v ha paroLa , non frase in questi Inni che non sia familiare all italiano fin dagli anni piii teneri ,• perche anche agli uomini grandi e perdonabile la vanita di farsi credere pro- fondi conoscitori di una lingua straniera : purche non ci s' imponga la legge di credere all' autorita del Go- the contro la propria nostra esperienza. D' altra parte il Gothe medesimo in qualche sua traduzione fece conoscere che le parole usate dal Manzoni non gli furono lutte ben conosciute. Se non che le diflicolta, massimamente quelle del concetto, quando siano su- perate, sono possenti a produrre un effetto coutrario a quello che ordinariamente se ne dovrebbe aspettare. II vedere finalmente la luce dove altri si duole di tenebre e come una prova che il nostro ingegno vince quello dei piii ; e quasi un testimonio che noi ci accostiamo ineglio degli altri aU'altezza dello 8 INTORNO GL' INNI SACRI PI A. MANZONI scrittore : e questa piccola vaniti segretamente ci affe- ziona anche ai difetd di lui. Ma della popolarita non sono giudici i pochi e i sapienti ; ed e vano lo spen- der parole per sostenere che facilmente puo inten- dersi cio che la moltitudine accusa di oscurita. E questo al parer nostro e il vero difetto degU Inni Manzoniani , anzi quasi vorremmo dir 1' unico ; per- che fra le molte censure che il Salvagnoli vien loro movendo ci seinbrano vere principalmente quelle che a questo difetto si riferiscono. Di che vogliam fare esperienza esaminando i duhhj da lui posti in canipo contro il Natale. Qual masso che dal vertice Di lunga erta montana Ahhandonato all' impeto Di romorosa frnna , Per lo scheggiato calle Frecipitanclo a voile Batte sul fondo e st.a ; La dove cadde immobile Giace in sua lenta mole ; Ne per mutar di secoU Fia che rivegga il sole Della sua cima antica , Se una virtude arnica In alto nol trarra : Tal si giaceva il misero Figliuol del fallo prima ^ Dal di che una ineffabile Ira promessa , all imo D' ogrd mcJor grnvollo , Onde il superho collo Fill non potea levar. i< Il masso ahhandonato all' impeto di romorosa frana , du- " bito sia sbaglio di giudizio; perche 1' erta non fa ini- " peto sul masso, ma cede e si abbandona al peso e al- « r impeto del masso che le sta sopra e che la fa fi-anare. »» A noi pare che questo dubbio sia tolto, quando si consider! che il poeta voile descrivere un masso il quale si stacca dal vertice di un erta perche il DUBBJ DI C. SALVAGNOLI. 9 terreno g!i si frana di sotto , e abbandonato all' impeto ( cioe alia rovina , alia velocita ) della frana , cade con essa c sovr' essa sul fondo dove batte e si ferma. " Per lo scheggiato calle: dubito sia questo ua falsare " le idee e le parole , e cambiar natura alle cose : poiclie " dove r erta e franata non vi e piii via alcnna pratica- " bile i e percio frana e calle non sono sinonimi , ma T uno " r altro distrugge. " E verissimo che dove il terreno sia franato , ivi e distrutto ogni calle ; ma e vero akresi clie il poeta puo chiamar calle quel liiogo , qualunque egli sia , pel quale discorre un niasso preiipitaudo da uu monte. II concetto del poeta e chiarissimo : e quan- d' anche la precisione dei vocaboli non fosse quale potrebbe richicdersi ad un prosatore , dobbiam ri- cordarci che il Manzoni scrive Inni e non prosa. Per la stessa cagionc a noi pare di nessun valore un al- tro dubbio del Salvaguoli intorno alle parole preci- pltando a valle batte sul fondo, parendo a lui che non vi sia diversita fra valle e fondo trattandosi di quel piano che si allarga alle falde di un monte. Peroc- che donde sa cgli che i monti abbiano alle fiilde un piano, e non possano in vece iinire in una vera valle? E supponendo quest' ultimo caso, non diciamo noi tutto di il fondo della icdlc ? Oltrcche il modo avverliiale precipitare a valle non vuol gia dire pre- cipitare nella valle , nia solo precipitare all ingiii. It In sua leiita mole: dubito sia di assai duro a inten- " dersi. La lentezza e una delle raodificazioiii die piio >> avere il moto; ma un masso che sta, e immobile giace " non ha moto alcuno, e in conseguenza non e ne lento » ne rapido : sicche dovea dirsi i/ierte e non leuta mole. » E forse appunto nel senso d' inerte il JIanzoni uso qui la voce lenta: e Virgilio che disse tii Tityrc lentus in umbra etc., e Orazio che chiamo lento lo sppttatore se(huo al teatro , gliene diedcro proba- bilmcnte V esempio. Tuttavolta ci pare che questo fraslato del quale non c' era bisogno. perche la pa- lola propria era bella e poctica , 2;cncri oscurita e lO INTORNO GL* INNI SACRI DI A. MANZONI non 61 possa difendere intieramente dalla ccnsura che il Salvagnoli gli ha mossa. f< II sole della sua cima nndca : nasce dubhio se il sole » che illumina la cima deir erta sia qnello stesso che il- i> lutnina la valle , o se in questa non possa mai pene- « trare un raggio di quel sole che pur batte sulla cima >; del soprapposto monte. " Questa censura Y abbiamo tiascritta unicamente per dimostrare come chi si propone di criticar tutto e costretto di cadere di quando in quando in pue- rili ca villi. II Se una virtude arnica in alto not trarra. Non so qua! " virtude , ne quale amicizia debha affaticarsi a riportare » un masso sulla cima di un' erta franata. " Anche di questa censura potrebbe dirsi a un di presso cio che dicemmo della precedente. Ma perche la parola virtii, nel sense in cui qui c usata, appar- tiene alle scuole e alle srienze piii che a! parlar comune e alia poesia , 1' cspressione non puo essere popolare , e quindi non giova punto alia chiarezza del concetto. 11 Figliuol del fallo primo : voleudo noiuinare il priniii " uomo , Adamo , con una frase clie tenesse luogo di no- >i me generico e appellativo , e clie la specie tutta in se »/ conienesse , T uomo non potea esser detto Jiglio del fallo » primo; poiche Adamo, che come un masso precipitate " a valle rovino alt imo d' ogni malore, sicche in lui tutti " peccammo, ebbe solo 1' origine da Dio, e Tebbe inno- » cente, e non fu figlio ma padre del peccato. " L' espressione del poeta estendesi a tutti quegli uomini i quali nacquero dopo il peccato di Adamo jfino alia venuta del Redentore -, a tutti coloro insomnia che dal vertice della felicita caddero all' imo d' ogni miseria pel fallo del primo padre. Dunque non e da dire che il poeta cercasse una locuzione colla quale nominando Adamo potesse comprendere anche tutta r umana specie : egli per lo contxario cerco un mode che comprendesse tutta la specie umana , e non esclu- desse Adamo ; e il consegui colla frase figHuolo del DUBBJ DI C. SALVAGNOLI. I j fallo prlmo , perche in essa c compreso tutto il o-e- iiere uinano, coniinciaiidosi anclie da Adajno, noii gia da quel giorno in mi Dio cicollo innorcnte , ma si da quando il peccato fu cagione della sua caduta. " Ineffabile ira promessa: Dio promesse (sic) la pena " alia colpa, e non T ira : ne qnesta pena pno dirsl incf- » fabile, clie Dio stesso la predisse e la fece intendere ai »' primi genitori. Ineffabile potea e dovea dirsi la colpa : " e allora era convenlente anche 1' attribuire alia colpa " il peso di tutti i niali di cui fuomo fu gravato: poiche " la pena non fu cagione , ma conseguenza della colpa. » La locuzionc ineffabile ira promessa pare a noi che soggiaccia meritaraente alia censura die f[ui le vien ^!'"^". ^^^"^ anche a noi che a malgrado d'ogni auto- rita il poeta debba fuggire d'attribuir Y ira a Dio; e che contrasti coUa ragione e col vevo il partire dall'tra punitricc anzi die dalla colpa onde quell' ira fu provocata , rarcontando la storia dell uniano deca- dimento. Sopra tutto poi e certissiaio che que^ta inef- fabile ira proincssa costringe ad un lungo raziocinio il Jettore prima ch' ei sia chiarito del vero concetto voluto signiticar dal poeta , e cosi nuoce aHa perspi- ciatd. Del resto non arriviamo neppure a comprendere perche la colpa si potesse anzi si dovesse dire ineffa- bile, come asserisce T autore dei dubbj. Qual mai fra i nati all' odio , Qual em mai persona , Clie al Santo inaccessibile Potesse dir : Perdona ! Far nuo^o patto eterno ! Al vincitore inferno La preda sua strappar? Non possianio intendere come il Salvagnoli abliia posto in dubbio se. sciolto il nuniero . rcstcrebbe piu poesia nei priini cinque vcrsi. Vero e bene che quel rnodo qual persona era mai che potesse dire , ecc. non e il migliore che il poeta avesse in suo ari)itrio; ma il concetto e per se stesso di tanta grandezza. che nniarrebbe sempre poetico sotto qnalsivoglia veste. 12 INTORNO GL INNI SACRI DI A. MANZONI Dove poi il critico nota clie I'attribuire, oltre V ira, anche V odio alia divina bonta , e il generalizzare per odio quella pe?ia a cui tutti nasciamo piitc di gian- seidsmo , confessiamo di noii conosccre punto queste distinzioni. Ecco ci e nato un ParvolOy a fii largito un Figlio : Le awerse forze tremano Al mover del suo ciglio .• A V uom la mano Ei porge , Che si rawiva e sorge Oltre V antico onor. Da le magioni eteree Sgorga una fonte e scende ; E ncl borron dei triboli Vivida si distende: Stillano mele i tronchi: Ove copriano i bronchi ^ Ivi germoglia il fior. O Figlio , 0 Tu cui genera i' Eterno eterno seco , Qual ti pub dir de secoll: Tu cominciasd meco? Tu sei: del vasto cmpiro Non ti comprende il giro : La tua parqla il fe. E Tu degnasti assumere Questa creata argilla? Qual merto suo , qual grazia A tanto onor sortilla ? , Se in suo consiglio ascoso Vince il perdon , pietoso Immensamcnt.e Egli e. Oggi Egli e nato : ad Efrata Vaticinato ost.ello , , . - Ascese un alma Verginc , La gloria d' IsraeUo , Grave di tal portato : Da chi 'I promise e nato , Dond' era atteso usci. II Salvagiioli trova, com' egli si esprime, anticipato DUBBJ DI C. SALV-VCNOLI. l3 di ('.lie strofFe il secondo dei versi die qui abbiamo trascritti , parendogli die nou si dovesse dire ci fa largito wi Figlio , se non quando fosse stata gia delta qiialdie cosa sulla generazione e sull" oiigine di lui. Dotule poi giudica chc quando il Manzoni ripete oggi Egli c nato , ritorni indietro le niille luiglia , e cammini alia rovescla. Ma lasciando di dire die que- 8to audamento e ordinario presso i lirici , ed e spesso confornie a quell' impeto die li governa nelle loro creazioni , qui ci pare lontano da ogni oscurita , e inaccessibile affatto alia censura. Dopo avere dipinta la miserabil caduta deiruomo, e T impossibilita die qualdie uniana persona potesse accostarsi a Die e far nuovo patto di salvamento con lui , il poeta e' accinge a dime come il prodigio della redenzioue si operasse. Ma 1' accennare la nascita del Salvatore trae seco niille grandi idee die tutte a gran forza gli commovono Tanimo, e fanno impeto per voler essere si2;nilicate. Qnal meraviglia pertanto se il li- rico interrompe alcun poco la sua narrazionc per dirne almeno una parte di que' grandi concetti che gli si volgono per la niente; poi la ripiglia e la conipie, tosto die ha ubbidito al bisogno di espri- nicre 1' ammirazione e la riconoscenza di die lo riempic quel fatto? Ben siamo in vece d'accordo col critico ncl credere soverchiamente ardita qnella mc- tafora dd borron del triboli, e nel ri^irovare Tan- fibologia e l oscurita di que' versi Se in sua consigllo (tscoso — Vincc il perdon, pietoso — Iinineiisaniente Egli c. La mira Madre in poveri Panni il FIgliuol compose, E nell uinil prcaepio Somemenw il pose, E I' adorb : bcatn .' Innanzi al Dio prostraui Che il puro sen le apri. Due cose non piacciono cjui al Salvagnoli : la frase la mil a madre; poi la diinsa. Ddlc (pudi censure a 14 INTOUNO GL INNI SACRI DI A. MANZONI noi pare giusta la prima, non solameutc per la dii- rezza del suono che haniio in se le parole mira nuidre , ma si ancora perche quel latinismo divide il concetto da ogni popolarita. L' Angiol del delo agU uomini JVunzio cli tanta sorte, Non dei potenti volgesi A le vegliate porte ; Ma fra i pastor devoti Al dura mondo ignoU Subito in luce appar. E intorno a lui per I' ampia None calati a volo Mille celesd strinsero II fiainmeggiante volo , E accesi in dolce zelo Come si canta in cielo A Dio gloria cantdr. L'autore dei dubbj crede fuori di luogo I'aggiunto fUi'oti., perche que" pastori neppur sapevano ailora il divino porteuto : gli pare che troppo di raziocinio richiedasi a ben intendere il signiticato di quella frase duro mondo ,• e trova gli ultimi tre versi della seconda strofa cosi prosaicl e rimessi , da star megUo in umile canzonetta da strada , che in maestoso inno di lirico poeta. Noi non crediamo che quella voce divoti si riferisca a quel tempo nel quale avvenne la nativita dell' Uom Dio , ne signiFichi divoti di Cri- sta; ma stimiamo che il poeta abbia voluto e potato con quella voce significarc che in tutta F umana schiatta i poveri , come sono i pastori , so2;lion essere pill propensi degli altri alia pieta ed alia divozione. In quanto al traslato con cui il poeta chiamo duro il mondo, non esitiamo a dichiarar cavillosa 1' osser- vaxionc del Salvagnoli ; perche non solamente e con- forme al linguaggio lirico, ma e anche chiarissirao, dicendosi fcuito di un ciior duro, un uomo duro ^ nel senso in ciii uso qui il poeta codesta frase. V allegro inno seguirono ' " • . Tornando al firniamento : ; :, DUBBJ 1)1 C. SALVAGKOLI. i5 Fra le varcatt nuvole AllonCanossi , e lento II suon sacrato ascese , Fill die pill nulla intese , La compagnia fedel. Senza indugiar cercarono V albergo poveretco Que' fortunati , e videro , Siccome a lor fu detto , Videro in panni awolto In un presepe accoUo Vagire il lie del Ciel. In qncste due strofe avverte il critico che quelle parole la compagnia fedel sono troppo lontane dal loro soggetto , ipastori; e questa censura non e priva per certo di fondamento. Soggimige poscia : « Dubito lorte che ne la dizione ne le parole (della seconda) tengano punto alia poesia, )j Noi non osiamo dir tanto . nia certo ci pare che la frase senza indugiare c qucir altra siccome a lor fa detto non siano punto notabili per poetica dignita. Dormi, o Fanciul , non piangere , Donni, o Fanciul celeste ; Soira il tuo capo stridere Non osin le teinpesce , Use su r empia terra , Come cavalU in giierra Correr dinanzi a Te. Dormi, o Celeste : i popoli Clii nato sia non sanno : Ma il di verra che nobile Retaggio tuo saranno ; Che in quell' uniil riposo . Che nella polvc ascoso Conosceranno il Re. It Noteremo da prima esser riuella deprecazione ( cosi •' il Saivagnoli ) di sonno e di nou piaaj:;ere cosi trita 9 " ricanlata , che non e di leggieri scusabile in autorc che ■' niira all' originaliia. " l6 INTORNO GL' INNl SACRI DI A. MANZONI Trita e ricantala e V idea , ma ella e quasi parte della religiosa tradizione. Quel dormi, o Fanciul, non piangere toccliera il cuore a migliaja di leggitori , perche ridesta in tutti la ricordanza degli anni gio- vauili , e la forte e nobile impressioue clie tutti' ri- ceviamo nella prima eta dalle feste della Chiesa. Gerti concetti sono belli e di grande effetto appunto perche sono antichi , qualora lo scrittore sappia innestarli in luogo opportune e con dignita. E T ufficio del poeta e gia grande abbastanza quand' egli e destinato a conservare e ringinvenire fra' suoi concittadini i sen- timenti che risguardan la patria o la religione. <• Se le tempeste sono use a correre dlnanzi a te , o M FanciLillo celeste, e inutile I'augurio che non osino stri- » dere sopra il tuo capo. Ma come sono elle use a correre » dlnanzi a te, se tu mo' nascesti. E se corrono come ca- » valli in guerra dinanzi a te , certo tu non dormi bambi- 'I nello nel presepio , ma scorri sulL' empia terra a guidarle " o a metterle in fnga. »• Molta arte adopera qui il Salvagnoli per confon- dere un passo, che a malgrado di tutti i suoi dubbj rimane ancora chiarissimo. II poeta non canta il Na- tale fra popoli ignari del gran mistero ch' esso e , ma sibbene fra popoli i quali sanno che il Bambino e Dio umanato : e per conseguenza e sicuro d' essere inteso deprecando da lui , fatto uomo , lo stridore delle tem- peste le quali sono use dal principio dei secoli a correr dinanzi a lui come Dio. Dove poi il critico dubita se il correr delle tempeste dinanzi a Dio signitichi civ egli le guida o elf egli le mette in fuga , noi lo esortiamo a pigliar la parola in tutta Y ampiezza del suo signiticato ; perche Y onnipotenza puo e guidar le tempeste alio sterminio de" rei , e volgerle in fuga per deviarle dai buoni: una stessa mano aperse al diluvio le cateratte del cielo , e descrisse fra le nubi r arcobaleno a sicurta del rinnovato gcnerc umano. " Dubito finabiiente che quest' Inno sia un composto di " parti fra loro disgiunte senza formare , in armonia di » principio, di mezzo e di fine, un sol tutto. L' idea da DUBBJ DI G. SALVAGNOLT. IJ " cui prende il suo incominciamento e abbandonata n/Fatto " alia meta dell'Inno, che va protraendosi iiiutilinente, e- « il pill delle volte con iiTegolarita e con cUsordine, su " varj oggetti, e die non tonia alia pi-iuia idea neppure »' neir ultima strofe , ove era tauto facile il ricliiamarla. >' Ardita ma non vera sembra a noi questa acciisa. = L'uoino 2;iaceva caduto nel fondo d'og;!!! miseria, ne per se stesso poteva riguadagnar c[iu'iraltezza donde era precipitate. Ma e nato tin Pargoletto terror delle forze neiniche; il quale porge all" iioiiio la iiiaiio sol- levandolo piii ad alto cite non fu mai : e per lui la miseria del inondo convertesi in leliciia. Egli e lEtei- no, rOnnipotente, il Creatore, il quale imnieasamente pietoso
  • da che RalTaello mori ; or chi direbbe quante, in » si lungo tratto , furono c ambizioni e pretese e » prove e sforzi onde produrre un irigegno , il f[uale » reggesse a paraggio dell' Urbinate ? Tuttavolta come » si oserebbe contrapporgli veramente un rivale (i)? » Al qual qnesito ne aggiungiamo un altro che po- tre])be servire di riscontro. Havvi artista che dotato di un eguale ingegno e sentimento abbia percorso le medesime vie di studio . e sia stato assistito da aitrettanti mezzi di operarc ? Le grandi occasioni sviluppano i grandi ingegni. (i) Traduzione del signor Longhena. La torre di Capua, Novella di Giovanni Torti. — - Milano , 1829, per Vincenzo Fcrrario, in 8.°, di pag. yiii e 12'i. Prezzo lir. 1. 17 ital. A nessuno forse rincresre del pari die a noi il rimescolare la quistioue del romanticismo. E gia e gran tempo che , per quanto e in nostro potere , fiiggiamo persino i nomi di classici e di roniantici, intorno ai quali da amendue le parti le parole gi^ furono troppe ; ne v' ha piu cagion di tenierc die il mondo so ne lasci ahbagliare. Le regole o vere o snp- poste di Aristotele , e i nomi di Omero e di Sofocle, lion ponno piii citarsi a salvaguardia della pedan- tcria ; ne d' altra parte la letteraria licenza o I' asso- Inta inrapacita di scrivere secondo le etenie l^ggi del bello e del vero non puo piu sostenersi abusando rautorita di Sakespeare o di Schiller,- ne affaticando stranamente 1' ingegno per porre nuovi princi])) alia filosoHa delle arti , o per dar nuovi nomi alle antiche idee si puo venire oggimai in fama di savj. In quanto a noi , sebbene alcuni ci accusatio come avversi a tutto il romanticismo , anzi come fautori de' pregiudizj letterarj o peggio, possiamo ciononostante atiermare con franco animo di avere professata semprc una tcmperata sentenza. O se qualche volta le nostre parole parvero dilungarsi da quella moderazione fuor della quale non puo quasi iiiai trovarsi la verita , siamo sicuri di non aver mai assalita la dottrina in quella parte in cui essa e lodevole o dcgna alnieno che se ne faccia esperienza: ma ci siamo limitati sem- pre soltanto a notare gli errori evidenti nei quali alcuni trascorsero a lidanza di questa scuola, ch'cssi volevano tramutare in un totale sovvertimento delle lettere, del giudizio c del gusto nazionale. Finche il romanlicismo combatte contro coloro che vo2;lion te- ller divise le lettere , non solamente dal volgo , ma aS L.V TORRK DI CAPUA, ben anco da tutta la nazione ; finrlid proclama clie ai fa in2;iuria alia o;entilezza deiruonio neeando alTinoie- gno di lux la facolta di trovar nuovi tonti e niiove vie di diletto e d' interesse nelle aid ; tiiiche grida contro Tabu so della mltologia, c rimprovera la noa cu- ranza in cui mold lasciaroiio quasi sempre la storia moderna, e la religioue e la hlosolia del tempo lu cui vissero , per trasportarsi ad una eta troppo Ion- tana e troppo indilTerente pei lore concittadini, noi ci ver£:o2;neremmo di muover parola in contrario: e sappiamo die in questo non potremmo contendere coi romantici d' oggidi senza ribellarci allc opinioni ed anclie all'esempio di quegli scrittori clie, sotto il nome di classici, tengono i primi seggi nella patria letteratura. Ma quando per mettere in onore la nuova scuola si tenta di screditare Y antica , e gridando alia schiavitu di chi seguita i Latini ed i Greci, procacciasi d'avviare la gioventu suUe tracce dei Tedesclii e degli Inglesi , perche dubiteremo di levarci per quanto e in noi a combattere contro la falsa e puerile , e dannosa innovazionc? Pero dicemmo pin volte chela materia delle arti si debbe mutare col variarsi dei tempi, ma non gia Tarte in se stessa, la quale quando abbia toccata una volta la sua perfezione , si fonda naturalmente sidle leggi immutajjili del cuore umano: dicemmo , clie per accostare le lettere , come suol dirsi, alia vita non si doveva trascorrere a sower- tire il gusto nazionale; e che questo potcva l)ensi in Italia somi^liare , e confondersi anche in gran parte , con quello dei Latini e dei Greci per le ca- gioni che tutti sanno; non gia con quello dei set- tentrionali che si crearono una letteratura tutta lor propria , e conforme a quell" indole che loro e in- fusa dal suolo e dal cielo, diversi affatto dai nostri. Con queste opinioni da noi chiaramente professate ci siamo divisi per certo da colore che dicono mo- striiosa la tragedia storica , che pretendono dai mo- derni V osservanza delle unita non conosciute da Sofocle, che negano ai nostri il diritto di trovar NOVELLA DI G. TOUTI. Sgi nuove maniere di rappresentazione , e lodan TAlfjeri credendo die il suo sistenia sia una cosa stessa con. quelle dei Gieci. Non sappiamo poi se in alcun altro giornale siansi lodati niai tanto come nel nostro Sakespeaie , Schiller e Gothe ; e quel Lessing che ris2;uaidar si potrcbbe come il primo banditore del romanticismo. Ma dalla dottrina al modo di eff'et- tuarla o di trasferirla da una nazione ad un' altra rimane ancora un gran passo. E poiclie alcuni mal conoscendo i pregi del tragico inglese ne vollero imitare i difetti; altri per fuggire i modi troppo etudiati e peregrini d' alcuni poeti sbandiiono ogni distinzione fra il linguaggio della prosa e quello della poesia ; altri mentre accusavano i classici di ft-asportarci in un mondo ideale e favoloso, credet- tero di aver raggiunta la perfezione dell' arte con- fondendo qualche storica verita colle invenzioni della loro fantasia, e sostituendo alia bella e simbolica mitologia dei Greci le streglie , i fantasmi , e gli spettri onde fiirono impauriti i nostri padri in una eta rozza ed incolta ; e tutti , qual piu qual nieno , si adoperavano non a ristorare le lettere , ma sibbene a snaturare il gusto nazionale, sara nostra la colpa Be non abbiamo potuto lodare le opere di coloro la cui dottrina abbiamo ammessa in gran parte e pro- clamata noi stessi ( i ) ? (i) Siamo taato lontaui dall' essere parziali contro il romanticismo , che il Salvagaoli INlarchetti iu un articolo del Giornale arcadico asseii ciie siamo romandci per la pelle, e ci chiama lupi in veste di agnelli ; parendo a lui che i classici siano agnelli, e i roniantici lupi, secondo un suo linguaggio si gentile e si costumato che un tran- steverino ubbriaco se ne farebhe coscienza. Egli difende le prose dell' Odescalchi siccome cose degnissime di stare in una biblioteca scelta , e glura nella prefazione del tipo- grafo uiilanese con tanto calore , che diresti esser quelli prefazione uno scritto mandate da lui hello e fatto d.% Roma a Milano , e la battaglia veramente inuibana ch" ei prend« con r.oi csser quiudi pro ans et fotis. In e/- gfza^to cuevaii carala vita, nou la conscgnarono ceruunente al giuUare dal cappuccio nero seuza esscre inforniatc ch' egli veniva da parte di quel temuto ; e quando , assalito quel messo ed uccisi o cacciati in fuga i compagni di lui, Matilde rientro nel cortile del nionastero, come non chiusero suhitanicnte la porta per impedire die la fanciulla andasse sniarrita senza sapere nelle mani di rlii r Per tutte qucste cagioni a noi pare clie nian- tlii in questa liberazione cli Matilde quella probabi- lila clie non puo esserc mai trascurata , meno poi in que" fatti clic scrvono di fondamento a tutta una storia. Cosi ci senibra lontano dalla verlsimiglianza chc Cherardo, il fpiale potrebbe rimanere tranqnillo e sicuro nel castello di Beatrice, csca insiem coUa sposa alia caccia, sapeudo di esscre in luogo privilegiato bcnsi, ma tutto attorniato da' suoi ncmici. Nelle cose d' iuvenzione quelle circostanze dalle quali procede una peripezia od un rivolgimeuto nella fortuna dei personaggi principali debbon essei'e tratte con luiis- simo accorgimento dalle viscere stesse del fatto. Se non Iianno una qualche apparenza di necessita , vi «ii scorge manitestamente Tarbitrio del poeta, e Tef- letto di tutti i casi chc ne dipendono va perduto in gran parte. Quando poi qucsto arbitrio dell' autore degrada il carattere dc" personaggi, sicche le sven- ture alle quali soggiacciono possano giustamente rimproverarsi ad una troppa loro ignoranza o im- prudenza , lo scapito dal lato della compassione e tlelV interesse e ancora molto maggiore. E questo e appunto il difetto in cni ci sembra che sia caduto il Torti, faccndo clie Gherardo senza necessita di sorta e con somma sconsideratczza abbandoni 1 asilo apertogli dalla fortuna. Aggiungasi chc IMatilde scor- rendo i campi e le valli sopra un destricro, ci ricsce 44 LA. TORRE DI CAPUA, un personagglo tlel tutto nuovo; e questo e un nii- racolo non conceduto a nessun autore. Sappiamo che i romantici non ammettouo quell' antico precetto in- terpretato par troppo da molti pedantescamente : ser- vetur ad imum qiialis ab incepto processerit et sibi constet: nia una tanciulla educata come Matilde, una giovine che vacilla sul dorso d' un mansueto ubirio^ si e tutta cambiata se poco dopo scoric le valli ed i campi, stancando dietro le Here un generoso de- striero, e se vola fra gli stcrpi ed i sassi senza ne accennar mai di cadere. L' invenzione del poeta sa- rebbe stata al parer nostro men difettosa, se avesse immaa^inato che Gherardo solo fosse uscito alia cac- cia. E se per questa imprudenza di lui avessero cominciato di qui i due sposi a trovarsi I'uno dal- I'altro divisi, Tinteresse di tutto il componimento non ne avrelibe srapitato per certo. Qual vantaggio trasse Y autore dal personaggio di Matilde in tutto il resto della narrazione , tranne il poco verisimile ajuto da lei prestato a Gherardo nel fuggire dalla prigione? In alcune altre parti di somigliante importanza ci parve poco felice T invenzione dell' autore, e soprat- tutto neir avere supposto che il Borgia conoscendo Gherardo , ed avendogli posti alle spalle due armati sicarj si coatenti di farlo ormare da essi Hnfanto che lo perdon di vista , e non lo faccia in vece o imprigionare od uccidere secondo che aveva dclibe- rato ( tracidar chi V ama ) , e com' era conforme al carattere di quel malvagio. Ne vi ha molta verisi- miglianza che quando i carcerieri non trovano piu Gherardo lascino aperta a bello studio la prigione. Ben pud darsi che in un tranibusto di quella fatta cio accada ; ma I'ascrivere questo errore a delibe- rata volonta , piuttosto che a scusabile smemoratag- gine , non ci pare opportuno. Dopo la vcrisimiglianza de' fatti e da considerarsi la loro convenevolezza : nel che noi non faremo che accennare a modo di dubbio alcuni luoghi i NOVELLA DI G. TORTI. 40 nnali ci parvero sconvenevoli o contrarj al decoro. Frjniainente quel matrimonio clandestino fatto nel sotterraneo cimiteiio scnza aspettare neppure il laico Anselnio ed Uberto i quali Callisto sapeva clie doveano 6oprariivare tra breve, e potean esserne testimoni: poi quel travestimento di Matilde nella raedesima stanza , anzi nella medesima sepoltura dov' e il frate Callisto, non ci pajono cose clie abbiano in se dignita; c ci ricsce ridicolo il complimento clie fa Gherardo a Matilde, non sappiamo se da senno o da scherzo, quando la vede vestita del soldatesco abito franco. Ben gli sarcbbe convenuta in vece una cpialche forte e ir;enerosa esclamazione quando gli fu conceduto di sa- Intarla sua sposa : ma cgli allora si tace , come se quello non fosse il compimento dc' suoi dcsiderj e 1 oggetto pel quale s'era peri2;liato contro Tastuzia e la potenza del Borgia. La sccna del fantasma e troppo evidentemente staccata dalla narrazione, ne si vede a qual fine la introducesse il poeta. Non certo per di- niostrarc clie vcri lantasmi non fmono mai, e clie tutti iiacquoro dalfaltrui impostura : e nemmanco per iscre- ditare la falsa picta di alcuni eremiti , i quali de- generati dalla prima loro istituzione, eran santi del- r altrui ignoranza, e co'risparmj de'semplici contadini impinguavano e si davan buon tempo. Perocche queste cose clii le ignora ai di nostri? Aggiun^asi lo sconcio die vicne da quc?to episodio alia Noieila : perocche si avvilisce senza necessita un personaggio principale, facendo clie un soldato giri per la non sua toppa una chiave, intanto che un frate impostore sotto 1 aspetto di notturno fantasma lo salva da" suoi vigliacchi persecutori. La dimora dei due sposi presso Tingrato conosccnte della loro zia sara giudicata inop- portuna, e contraria anche all' interesse del compo- niniento, da chiunque creda (come sarebbe pur ras^io- nevole) che questa Novella sia fatta per raccontarci la etoria dci due sposi: non pero da noi che nella storia dei due sposi consideriamo soltanto foccasione trovata dal poeta per dipingerci tutti i vizj e gli errori che 46 LA TORRE DI CAPUA, di que' tempi infestavan 1" Italia. Noi inoltre abbianio gia detto che T autore per 1' indole del suo conipo- nimento accumula tutti i casi che possono attraver- sarsi a' suoi personaggi , afFinche il buon tine al quale liescono giunga poi tanto piii inaspettato e piacevole a' leggitori ; e sotto questi rispetti non sapremmo rimpioverare al Torti questa sua invenzione. Solo ci sembra male ideata la cagione della partenza; perche riesce vicino al ridicolo, auzi che dcgno di com- passione , un soldato posto intra due o di farsi ca- staldo in niaremma, o di fuggire. Non sarebbe stato pill ragionevole od almeno piu decoroso al carattere di Ghcrardo, se la sua partenza fosse provenuta da una giusta indegnazione occasionata dai vili e fati- cosi lavori a cui rusurajo condannava Matildc per guadagnarne il prezzo del miserabil ricovero che loro dava ? Sono queste le principali osservazioni che ci oc- corsero intorno ai iatti raccontati in questa Novella: dobbiamo ora consideraila dal lato deirinteresse. Se r autore si fosse proposta un' azione unica, sarebbe vera 1' osservazione di chi disse che 1' interesse di- minuisce a misura che 1' azione procede ; che la nostra compassione pci due sposi si scema quando li vediamo cliiusi nel castello di Beatrice; e che ogni ansieta poi si spegne quand' essi afferrano il porto a Siviglia, dove la prepotenza del Borgia non si sten- deva. Ma al di la del mare cominciano nuove dis- avventure. Un nemico niaggiore del Borgia si attra- versa alia felicita degli sposi , e comuuque la ca- gione siasi cambiata , cgli e pur vero che noi con- tinuiamo senipre ad esscre commossi , auzi siauio allora commossi piii vivamente di prima per questi infelici. II soggetto del componimento non e la per- secuzione del Borgia contro Gherardo e Matilde, ma bensi la dolorosa successione delle sventure onde fu lungamente sospesa o interrotta la pace di due sposi innocenti. Se la mancanza della vera unita d' azione %\ potesse con giustizia rimproverare al Torti, gia NOVELLA Dl C TORTI. 47 sarebbcro condannate quasi tutte le Novelle che I'l- talia possiede : e il maestro do iiovellieri avrebbe in cio eirato piii di tutti, prinripabnente in quoUa giornata di Filomcna, nella quale i casi di Gberardo e di Ma tilde sarebbonsi potuti raccontare acconcis- simamentc. Pero noi crediamo in vece die I'interesse in questa Novella sia scarso per cagione di quel niatriiuouio conchiuso da fra CalUsto , e pel quale il desiderio dei due amanti e compiuto. Sul coniinciar del racconto noi vediamo due giovani innamorati c gia vicini alle nozze 1' un dall' altro divisi per la prepotenza del Borgia : ma poiche eglino si sono riuniti , e gia sposi trovano via di uscire da Capua, come non debbe il nostro interesse in gran parte diuiinuire ? Ben resta ancora il pericolo di cadere nelle mani del Borgia : ma il mondo si apre tutto diuanzi alia nostra immaginazione , e non sappiamo persuaderci clie in tutto il mondo non vi abbia un asilo dove possano viver sicuri due sposi che non aspi- rino a far parlare di se. Quindi a noi pare che il vero interesse del leggitore non duri se non lino al cimitorio del convento , e non rinasca mai piii se non quando in Siviglia Ghcrardo e diviso dalla sua IMatilde. Nel viaggio da Capua al castello di Beatrice, e da questo al porto dove s'imbarcano alia volta di Spagna , noi possiamo partecipare al tremore che a seconda dei casi provarono i due sposi ; ma dobbianio anciie partecipare a quella consolazione che trovauo scnipre due cuori innamorati tinche non viene una mano leroce che li disunisca. 11 Torti provide per certo qual sareblie 1' elFetto di quel malrimonio , ed avrebbe architettata diver- samente la sua Novella se avessc voluto die 1' in- teresse de' leggitori si Ibudasse principalmente nella compassloue. Ma i romantici vogliono co' loro poemi, pill c\\ altro , instruire ; e il Torti spero che quando la compassione per Gherardo e Matilde verrebbe meno , durerebbe cio non ostante 1' interesse de' suoi leggitori ai quali egli vieue insegnando che nel 1 5o i 4?) LA. TORRE DI CAPUA, trovavansi in Italia uomini prepotenti, spergiuii , iisurieri ; eremiti impostori; soldati vili; amici in- grati ; donnicciuole facilmente ingannate dai furbi , e qualche buoii frate domenicano die sapea vincere e la scaltrezza dei furbi di professioiie , e la dili- genza de' carcerieri del sauto ufizio , per salvare cui egli era qual padre (i). Noi dobbiam confessare die queste cose noil ci han dilettad gran fi\tto, prin- cipalniente perclie V istruzione die il Tord ci mette innanzi , generalmente par land o , non ha tiore di no- vita , e non e punto unita colF argomento. Soltanto nella proccssura del santo ufflzio pno trovarsi una istruzione non indegna die il poeta se ne faccia pro- mulo^atore , e capace di produrre qualche interesse ; priniamente perclie la storia interna di quel tribunale uon e diffusa ancora ncl popolo , sebbene popolari ne siano il terrore e T abborrimento ; poi perclie (i) E notaljile clie, traniie frate CalUsto , nessnn italiano in questa novella fa una linona azione. Ubertp e francese, Beatrice e francese , il conte Alonzo e spagnuolo : e la buona azione del frate e climinuita in gran parte clall'es- ser egli addetto a quell' Ordine stesso a cui apparteneva r Inquisizione, e dall' abuso cli' ei fa del privilegio di en- trare, qual frate e confessore, nel carcere di Gherardo. — Noi vorremmo poi domandare se negli anni i5oo e i5oi r Italia era proprio tale sentina d' iniquita da non trovar- visi neppure un uomo dabbene ; sicche si possa dire die il Torti ci fa conoscere pienamente que' tempi dipingendone i soli vizj , come se delle virtu fosse stata spenta fin la radice. Ma (si dira) il Torti ha voluto farci conoscere le turpitudini di quegli anni , e s' egli ha conseguito il sue fine ogni censura e indarno. E noi non diciamo che il Torti non abbia raggiunto il suo scopo , ma contrastiamo a chi afferma che questi componimenti nei quali si parla soltanto degli scellerati rappresentino la storia nella sua verita ; perche il mondo per buona ventura non fu mai cosi brutto come si compiacciono a dipingerlo i nostri ro- mantici ; e i nostri padi-i non furono tutti assassini , usu- rieri , spei'giuri , vigliacchi. NOVELLA DI C. TORTI. 4() r iiijriustizia di queirarbitrario conscsso aggrava la nii- seiia di uno dti piotagoiiisd, e percio quella descri- zione ci si presciita non tanto come un episodio in- trodotto arbitrariamcnte dal poeta , ma come una parte de'patimenti sostenuti da ([uel peisonaggio. Ma la descrizione in vece deW atto di fede , comun({ue sia dilijicnte e non manclii d'alcuni luogllii assai belli, non c' iuteressa gran fatto: anzi non viene per nosfrro av- viso se non a rall'reddare gli animi naturalmente de- siderosi di coaosccre (jual line avranno le svcnture dci due sposi alle quali quclla tremcnda solennita nulla aggiunge , pcrche la sentenza di Gherardo gia ci e conosciuta. Non potremmo insistere da vantaggio su questo argomcnto senza abbandonare del tutto il nostro pro- posito di tencrci possibilmente lontani dal rimestare 1 antica quistione del romanticismo. Poniamo pure clie r istrnzione e non il dilctto sia il Hue della poesia ; poniamo clie questa Novella del Torti sia ricca di I)uona e non ordinaria istruzione; ch' cssa, rispetto alia materia, alFoidine c al line cui tcude sia un modello di perlezionc: ma clie direm noi delle imagiai, dello stile, del verso? Diremo bella od eletta con poetico giudizio 1 imagine dellc d^ide del campo le quali fVu- gando con atroci studi i parinl e i rudi lerci visi e le mani imniondc di sangue, tentano se s'asconde dell'oro indosso ai vinti clie giacciono o moribondi o niorti ? o cjucir altia delle dounc clie accosciate si posaiio iiel gitazzo t o cpiella di Glierardo die pensando a liberare Maiilde sqnassa ainbo ipagni, saelta in alto un obldujuo sgunrdo e soffia fuori pel riiigluo il dcnso rcspiro , ne ricordasi della spada , die il d"Au- bigny gli ha rcstituita ? o quella dell' cremita clic tiene a' snoi l/isogni un ben tarchiato ciuco e una cacalla ? Queste e molt'' altre consimili cose ben ponno esser vcre o possibili alnieno , ma non per questo il poeta le debbc andare cercando. Lo stonco puo qualdie volta trovarsi neccssitato a narrarle : il poeta fugiie queste spiaccvoli e ributtanti uarticolarita, JSibl. huL T. LV. \ 5o LA TORRE m CAPUA, e vi supplisce con alcuni grandi ed energici tratti dai quali la sua descrizione acquista forza ed evidenza, senza che il leggitore ne sia ributtato. Ben e il vero che di queste colpe troviamo nell' Alighieri qualche esempio ; ma la gentilezza de' teinpi venuti dopo di lui non comporta ch' egli s' imiti in quello ch' ei tenne dalla rozzezza dell' eta sua. In quanto alio stile troviamo nel libro del Torti spinta al suo ultimo grado quella dottrina roraantica la quale vorrebbe distruggere ogni distinzione fra il linguaggio poetico e quel della prosa. Questa dottrina non puo appoggiarsi per nessun niodo sull' autorita , giacche i Greci, i Latini ed i nostri riconobbero sempre la distinzione predetta. Non useiamo dall' Ita- lia , e pigliamo 1' Alighieri in esempio. Chi vorra dime cli' egli usasse un medesimo stile nel Convito e nella Diviua Commedia? Chi non riconosce la di- versity ch' egli pose fra le splendide sue canzoni e le prose colle quali le vien rischiarando ? E TAriosto, e per sino il Metastasio scrissero eglino i loro versi nel linguaggio de prosatori? Questa dottrina dunque e del tutto nuova ; si fonda su quei bisogni del tempi a conoscere i quali e richiesto un ingegno molto Biaggiore del nostro. II t^ero si e che con questa dottrina gV innovatori strappano dalle radici la poesia italiana : perocche se il poeta puo narrare e descri- vere tutto quello che trovasi nelle storie e uelle cronache piii nmili ; e se debbe usare quel medesimo stile die usano i prosatori, noi non sappiamo dove si trovera piu poesia. II peggio si e poi che i roraan- tici contraddicendo alia loro propria dottrina , mentre fuggono il linguaggio poetico de nostri classici, non sanno per altro risolversi a trasportare ne' loro com- ponimenti poetici il vero linguaggio prosastico, e gli hanno sostitiiito un gergo che non s intende , un abuso di metafore ardite, un miscuglio di parole e di frasi che in poche linee ed in un solo concetto ti ricordan lo stile dei tragici e quello delle com- medie tiorentine, le anticaglie del duecento e il NOVELLA DI C. TOIITI. 5 1 neologismo di alcuni moderni. Gergo noi chiamianio il coraggio della pirginea fidanza , lo stolto travolger di pupille, le spensierate marcie dolorose, la gioj'a av- ventata de bicchieri, la donna bella della sua etd di oltre a treni anni , le misere die s' arretran dalla muraglia stupide , dementi, la notte truce di nugoli vagand, lo stiiolo che s aduna quatto a terreno , le spose chiare d agi nclla cittd , il grido grave di veto e di sospetto , i vani coi/ipensi della rabbia , V arcana fidanza e il credalo pensiero , e la pensosa ansia e la lieta aspettanza, e il lurido misfatto e cento altre con- eimili espressioni versate a piene mani per entro al componimento cosi del Torti conic di tutti gli altri di quella scuola, e delle quali iiou troviamo poi che si valgano ueppur essi nelle loro prose, come il Torti non direbbe in prosa per certo che la rotonda luna stendeva qneta il suo Candida stiato sulla cittd. In quanto poi al miscuglio delle parole e degli stili, troverai qui in un fascio 1' oro che fallo e 1' istinto che siutse^ lo squallid occldo che s' intende nei sol- dali e le ostie che restarono riversate nel sangue; il Borgia che e risoluto d averla (Ma tilde), e manda (i) alia decente cura femminea di rilassarle il petto ; Glie- rardo che dice all" Inquisitore giudicatemi e basta, e r Inquisitore che risponde reddite al carcere; i sommi capi dclU accusa ardcolatamente digeriti, e i soldati con minaci alabarde e gl'Inquisitori che incedono a cavaUoi Gherardo che sosdene T aspettare , e fra Cal- listo che venuto a \\% domanda come procede la fat- tura, ed altre somiglianti mischianze in gran uumero delle quali se ne veggono molte anche nel sunto che abbiamo da to. (i) n verbo mandcarey quando la persona a cui si co- tnnada e presente, non sappiamo se si usi. Fra le parole poi che piu contrastano colla popolarita di stile aftcttata oggidi notcremo anche alcuno per niwno in quel versi : /" se par diamo in chi Matilde adocchi^ Due loro per Dio che alcun la tocchi. 52 LA TORRE DI CAPUA., Conforme alio stile si e il verscggiare, il quale a iioi seiiibi-a die si accosti a quello del Passeroni assai pill clie all' Ariostesco. Nel Passeroni, e cosi aiiche iiel Torti e in ({ualohc altro , scorgiamo una facilita creclibilissima ■, nell' Ariosto quella sua facilita ci pare niiracolosa : e il miracolo consiste in questo clie Fan- tore non ha lasciato alcun se2;no di quelle dillicolta ell' egli ha superate per ridurre i snoi versi e le sue ottave a quella perfezione eh esse lianno , senza pri- varle punto della scorrevolezza die noi sempre vi troviamo. Nel Torti, come nel Passeroni, la scorre- volezza e grande , ma non e grande la perfezione : a2;2:iuno;;asi die nel Torti non sono rare le sintassi slbrzate e confuse, ed e frcquente il difetto di te- nere in sospeso il nominativo per tre o quattro versi, e frequeiite lo scontro di brutte assonaiize, come in qucIla ottava : Altrove come i casl e le paure — AUre ajutar di subitl coiisigll — Fug^te al guardo riparar sicure — In facill improvvisi nascondigll . . . Ne dalla foga s'involar degll empj - Quelle die ecc. Tutti questi difetti noi troviamo nello stile e nel verseggiare del Torti die nei Scpolcri si e niostrato scrittor si pulito e si elaborate architettore di versi <[uale si conveniva che fosse un lodato discepolo del Parini. E il Parini fu piu romantico di tutti i nostri rispetto alia dottrina verissima di applicar la poesia alia vita. Tratto la satira , la quale o e una vanita letteraria od e necessariamente romantica ; e nella lirica chi piu romantico di 1^ in quelle odi die s intitolano la Scdnbritd dell' aria, \ Iiinesto del vaj'uo- lo , il Bisogno , la Musica, a Silvia? Ma volgendo la sua musa ad argomenti di pubblica utilita, nou dispogliolla per altro de' suoi ornamenti. Concediamo die qualche volta il suo stile e il suo verso contra- stino coUa popolarita dell intenzione, sicdie f utilita delle sue poesie non puo estcndcrsi a niolti ; ma j)er fuggire qualdie parola soverdiiamente divisa dal popolo , qualche verso troppo studiato die incontransi in quclfautore era forse necessario cadere in questo NOVELLA BI C. TORTI. 53 estremo di prdestre poesia ? II Manzoni ( a cui tutti guardauo quaiulo si parla di romaiiticismo) ha dato, se non eniaino, in questa parte ua notabile eseinpio a cliiuuquc . ». Scrofe e porci. 3. Pecore. 4. Riassunto dell' anno in prodotti animali. II, Continuaziono dello ttcsso ar- II. Continuazion* d«11a gomento. III. Insetti. 111. gomento. Insetti. USRO sseoNDO. tlBRO 17. Spete. Sptte. AjtTieoLo I. Spese primitive. Capo I. Osservazioni generali. II. OsserTazioni particolari. J I . Stromenti. A. Bestie da lavoro. 3. Sementi. 4. Continoazione dello *tOM« argomento. AnTieoLO 11. Spese di coltivaiione. Capo I. Osservazioni generali. I 1. Lavori. «. Foragji. AsTrcoio I. Spete primitive. Capo T. OsserTaiiont ganerali. II. Otiai'TaxioBi particolara. JtrreoLO II- Spelt di caltipaiione. Capo I. OMarTaiioni gcawali. BIBLIOTECA AGBABIA. 69 applicflzhr.ni a* rasi prlvati , le cui particolarita egll tolse, la dove meglio gU apparvero descritte. Da questa osserva- zioae potrebbesi trarre motivo di cbledere al compllatore della Biblioteca agrarla se egli la destini alia sola alta Italia, od a quale altro circondario geografico. In qualunque raodo egli risponda, agevole sarebbe a chicchessia il trovare ia quella compilazione meade ben piii rimarchevoli del genere } 3. Concimi. 4. Legoami e piantagioni. i. Irrigaziooe. 6. Biparazioni. 7. RlnnOTazioni di bestia. 5. Direzioue de' lavori. ^. Impostc Dazionali e eo- manali. 10. Intcresse delle tpese tn- nuali. 1 1 . Intereise della speia pri- mittTa. 13. Dcduzioni per inforton). Cap. II. OsMrTazioni particoUri. } I. Primo esempio. 3. Serondo esempio. 3. Terzo esempio. 4. Quarto esempio. TJsno TEnzo. Mhultati de' llbri antecedtnti-, relativi alia itima td al valore dei fondi. SczioMB rilHA. JUfiessieni tulle ttime de' fondi. Capo T. Suieettibilita de* fondi. II> CoDtinuazione dcllo ttoso ar- gomeato. III. Spese. SEZtOHB tECOHDA. SifltsiieHt >ul valore de' fondi. Capo I. Modi per dcterminare il va- lor*. IT. Circostanze ctie influitcona •ul Talore de' fondi. J I. Circostanze farorCToli. 5. Circostanze contrarie. 3. Circostanze ehe possons •ssere faTorcroli o con- trarie. III. Vicende nel prcico de' fondi. Cap. II. OMarraaioni pattieolarh Biiuleaei de' liiri antecedtnti, ril*ti*i al valore de' fondi. Seziouc I. Sifiessioni sulle itime de' fondi. Capo I. Siiscettibiliti de' fondi. II. Continuaziona dello (teuo ar- gomeuto. III. Spne. Seziobe it. Rijlestione sul valore de' fondi. Capo I. Modi per dcterminare il Ta- lore. II. Circostanze ehe inllaiacoa* •ul Yalore de' food). III. Vi'ende ■•! pitzze At faudi. ()0 BIBLTOTECV AGR.VRIA. dl qnella apposta al Cioja. Non vogllamo con ci(!> scemarc il nierito di delta compilazioue, lua soltanto accennare r indeciso confine del suo piano, e la difHcolta di condnria in inaniera vcrainonte utile al pnbblico e corrlspondente al suo titolo. Poco impoi'tanti, o meno esatte sono le note del com- pilatore , sparse qua e la intorno alle dottrine del Gioja (e queste note avrelobero doviito essere in qualclie msniera distinte dalle tante die colla medesima collocazione a pie di pagina spettano all' insigne autore del testo) : in confer- ma ci fermeremo sopra alcune di esse. I." Parlando del climi il Gioja dice che tutta la sponda meridionale dell' Adda e coperta di vitl, vientre sulla sponda opposta non crescono se non se i castagni. QuesCo deve in- tendersi , sogglnnge la nota a pag. 2S, dei luoghi, ove I' Adda corre da levante a ponente , non del suo corso verso inez- zodi , ncl quale e fiancheggiata di viti dalle due hande. Ma ove I'Adda corre verso mezzodi , ossia dal nord a niezzodi, noil vi e pill una sponda meridionale; dunque ecc. a." Alia pagina 35 si par la della quantita d' acqna di ploggia in diversl paesi viportata nel testo compendiato , e si cliiude colla sentenza clie jnolto non sono attendihili questi fatti annunziati soltanto nella geografia flsica di Kant. Dal Kant il Gioja tolse il solo fatto che la pioggia al Bengala giunge a pollici cenroventi , e la probabilita di questo fatto riferito da Kant snlla fede del Magazzino di Gotba e conferniato anclie da fatti dello stesso genere rac- colti da Forster e Tardy. Ci splace di non poter airistante consultare tale Magazzino Ji Gotba, fonte della notizia con- traddetta onde sopprimere ogni xlubitazione su di essa (i). 3.° Alle pagine 74 e yS con una lunga nota si combatte il verissimo principio generale portato nel testo del Gioja che il terreno sabbioso secco e mobile riesce tanto piii fertile, quanto piu in tutte le sue parti e parallelo all' orizzonte e si trova in sitnazione piu, bassa relativainente al paese circa- stante. Sarebbe vano Tanalizzare gli argomenti di quella (i) Giusta le osservazioni del sig. Adie la quantita di pioggia nelTanno 1822 giunse a Bombay a pollici 104 (Edimb. Journal of science n." XIX). Nell' isola di Cuba, poeta sotto il medesinio parallelo, la pioggia nel i8ai arrivo a pollici i33 ( Eibl. Un. AvT, 1829). DTr,LIOTEC\ ACRAUIV. 6 1 not.i nei qnali sembra clie siasi dimenticato die il Gioja intese, come e evidentissimo, di affermare che fra due teireni sabbiosi a circostanze pari meno V altezza , il piu depresso e il piu fertile. 4.° Alia pagina 339, ad una nota sul consutno dei fo- raggi presa da altra simile nota del testo, si fo V aggiunta che segue. Domanda Young quanta costi il lavoro di un. acre di terreno ? casta , risponde egli , la spesa che si fa per nutrimento , ferratura e cura delle malattie dei cavalli per tutto I' anno ; per salario dei lavoratori ; per mantenimento degli aratri e degli altri strumenti agrarj, il tutlo diviso per il niimera degli acri che I'aratra lavora in un anno. Sui ri- sultamenti di questi calcoli influiscono il prezzo deUavena, la forza e la salute dei cavalli., la stagione piii 0 meno fa- i'orevole per i lavori , tutte circostanze assai variahdi. — Ma anche rjuesta coda trovasi nel testo, in francese, e rischia- rata poi coll' ouimesso esempio numerico. In tal maniera si possono far glosse e note con poca fatica. Conchiudiamo pertanto che di poco o di nessun lume sono le scarse note, proprie del compilatore, aggiunte a questa parte del volume , e che sarelilie stato miglior consiglio il riprodurre intatto il lavoro del Gioja perfino coi pretesi scorsivi errori , che tali non possono dirsi i nei in un la- voro di grandissima lena e di un uomo grande. Potevano tutt'al piii essere emendati gli sbagli nelle cifre annunciati neircr./iO ailetlori, e dimenticati o non osservati poi. Che se la relrglosa riproduzione di una si nobile parte del piii srandioso concepimento del Gioja non avesse servito al- r Ammiiiislrazione rurale a cui la destino il raccoglitore della Biljlioteca agraria, avrebbe almeno giovato a spargere piii utili lumi sui nietodi di conoscere e valutare i terreni; the e, come gia dicemmo, ben diversa cosa delF ammini- strazlone ruiale. A qualunque buon amministratore rurale riuscira di niaggiore giovanieato la parte prima dell' appendice (i) (1) Eoconc la divi^ione. APPENDlCi:. Taete I. Masiime gcnerali direttrici di una buona amministraziont rurale. If ^1. Introduzionc. IJ. Jile.j dcir aoiDiiiiistrazione rurale. — Scopo della uiedesiiiiBi 6a UrBLlOTECA ACBABIA. contenuta dalU pagina 407 alia paglna 5 1 6 usclta tutta inters e di getto dalla penna del cavaliere Luigi Bossi con quel- le abbandoao con cui un assennato padre di famiglia parla in una lunga sera jemale alia sua prima e seconda discen- denza che stanno raccolte attorno al domicial focolare ad ascoltarlo coUa maggiore attenzione, Anche in questa pro- duzione originale il cavalier Bossi manifesta T immensita della sua dotirina, una grande abitudine all' osservazione , e quel cuore che lo rese caro a chiuuque ebbe la fortuna di poterglisi avvicinare. La seconda parte dell' appendice con cui si chiude il volume consiste in varie module di registrature delle spese e dei prodotti di un podere, giusta I'uso dei ragionieri lombardi, che non e quello ne della buona lingua, ne della piu semplice raaniera di registratura. Ci spiace di vedere quelle module dirette ai fattori di campagna la cui occupazione in registratura yorremmo li- mitata ad un giornale o ad una semplice ed unica prima nota scritta di mano in mano del bisogno in linee conti- nue ed equidistanti sulla traccia in matita od acque- rello, nella quale tutti gli elementi di prodotto o di spesa sieno accumulati con verita e buona fede e contraddistinti t III. Divisioni natarali dei podcri. JV. AmminUtratori diversi. — Fossetsori. — Fattori o agenti di cam- pagna. — Campari. V. Contratti Livelli — Affitti. — Metzarie. — Massari e pigionanti. VI. Coloni in generale. — Abitazioni t'urali. — GiDrnaiieri. — Sot- venzioni. VII. Bestiami — Attrezzi rurali. — Polli. — Api. VIII. Diaposiiione piu opporluna dei terrcni. — Ctreali. — Semina- gioni. — Mietitoia. IX. Piantagioni Geisi Viti. — Miglioramtnti in generale. 1. Filugelli o bachi da seta. — Amministraaione della foglia d»' gelii, XI. Frati. — . Ricolta del fieno. — Pascolo. XH. Vigne Vino. Xni. Altri prodotti Boschi e seWe. — Loro gOTerno. XiV. Couservazione de' prodotti. — Loro smercio. — Fieie • tncrcati. — Esazioni e pagaraenti. XV. A vvertiinonii generali. — Tenata de' eonli. — Cunclusiene. Pa»ie II. Modelll di tavoU per U ttnuta de' eond e per la fornasiane d' iir% libr* ditto Proviiciali. A T»«rttni« preliminnri. JfoduU di icntra i conti pei fattori 4i caiupagnt. BIBLIOTECA AGBARIV. 63 con un tolo numero progrestivo. Un buon fattore deve conoscere lo ttato della sua amministrazione dalla sola pic- cola sua cassa ; sta poi al ragioniere od al proprietario a classificare gli elementi varj della prima nota del fattore con qiiell' ordine che piti conviene alia natura , combinata coir estensione del podere, e cosi comporre il registro o hbro maestro provinclale ; per il che oltre im po' di arit- metica elementare a nulla giova la scienza, e basta la minima dose di buon seaso e di pratica. Finalmente ci ha fatto rnaraviglia grandisslma cio che si annunria nel frontispizio del volume, essersi tolto que- sto trattato non dalle sole opere stampate, ma anche dagli scritti inediti del Gioja. Nessuna cosa d' importaaza ci parve di riscontrarvi che gia non sia nelle opere stampate di quel- 1 insigae economista. E poi cosa notissima che i suoi ma- noscritti e stampati e inediti conservansi tutti nell' I, R. Biblioteca di Brera, Ora possiarao cou tutta verita affer- mare che non mai furono essi consultati da alcuno de' com- pilatori della Biblioteca agraria. 64 Lcttera del sig. Francesco Qera ai dircttori delta Biblioteca italmna. Chiarissiini siiiaori Direttori. G (hi SI presenta altrni colle stampe h una specie di reo su di cui tittti haano diritto di decidere , scrisse il chia- rissimo Sarcone : percio e sempre a tacersi sulla natura del critico o critici. Non so poi esservi alcniio die abbia diritto d' immaginare accuse per condannare un tal reo; e se ua mio ceasore nel dire intorno al mio Saggio sulla trattura della seta (Biblioteca italiana, tomo 53.°, quaderno di niarzo pag. agS ) fra altri pensamenti che mi riserbo a combattere, se ne permise parecchie, credo aver ogtii diritto a reclamo, e 1' imparzialith che devono avere le signorie loro non sapra negare un poFto nel loro giornale alle seguenti osservazioai dettate con I'ordine tenuto nella censura. 1. Non ho detto della tessitura prima dell' orditura , ne la tintura trovasi avanti all' applicazion del mordente, qualoi-a non si volesse che prima di parlnre della forma- zione dei colori si fosse scritto dell' applicazlone del mor- dente. 2. Non ho detto che si facciano nella provincia di Como ooooo libbre soltanto di seta: ma si bene dissi tal quan- titativo somministrar dessa del titolo di 2a ai 26 d. , cosicche e certo die molta puo averne e ne ha di altro titolo, che per nie non venne inclusa nella somma suespressa. Inoltre , e potevasi ripeterlo, ho io pure avvertilo non aver potuto raccogliere che dati incerti sulla quancita di pro- dotto nelle nostre provincie. 3. Non ho detto che il Piemonte avra forse finito di vantare le principali sete nel supposto che i soli Piemontesi debljano rimanersi oziosi ed indolenti spettatori dei pro- gress! altrui ( lo che sarel^be un senso troppo odioso di cui non sonocapace), ma bensi perche dietro i progress! fatti in quest' arte in altri paesi si ottennero bozzoli eguali ai loro, e quindi mettendovi le stesse cure non ne dovra risultare in Piemonte una seta raigliore che in codesti paesi. LETTKRA, DEL SIC. F. GEUA eCC. 65 4.. Non lio detto die sulla vendita della nierce sui mei*- cati di Londra si rica\a appena , oltre il valor primiiivo, I'iniportare delle spcse; cioe questa proposizione del niio Censure non puo ne deve risultare dal coiito di vendita per me riportato ad esempio, perclie il Censore stesso non aveva in esse conto il dato a quo del costo originario. Sappiasi poi clie il conto e reale , e che lu iiiolto Incroso al venditor cremonese. 5. Non ho detto che il labbricato per la trattura si costrnisca colla romana gvandiosita , ne I'avere ricordato di passaggio Tesistenza di nionumenti grandiosi snrti in qne' tempi non costituisce un precetto da Imitarsi nel fab- bricare una trattura. 6. Non ho detto che la volta o soflitta del portico o galleria si tenga alta piii che sia possibile, perche ho detto subito dopo su tal base doversi esegnire le aperture del portico stesso. Ora come potranno qneste essere piii alte della soflitta a cui dissi elleno arrivare ' •7. Non ho detto che i fornelli del sig. J^atti. sieno a lodarsi principalmente per la maggiore seniplicita , per nio- derato costo e per hisinga di una lunga durata. Li cre- detti e vero lodevoli ed economici, ma per i pvegl ora accennati ho in vece commcndati principalmente i fornelli del Santorini, li descrissi minutaniente, li modilicai in piii luoghi , dettai alcuni cenni sulle singole loro parti ecc. Di piu ne ho ripubblicato la descrizione negli Annali di ogricokura , arli , ecc. che si stampano in codesta citta, ed alcune copie ne dlspensai separatamenle a benemerite so- cieta ed a distinti trnttori da seta. 8. Non ho detto dei niolinelli subito dopo del fornelletti, ma tien dietro alia descrizione di quelli la descrizione AgW apparato a vaporc. Ml e d' uopo accennare anche di simili cose, perche si asserlsce dal mio Censore die Tar- ticolo e scritto con Tordine per me seguito nell' opera. 9. Non ho detto, o divisato , di alcuni molinelli ne ingegnosamente , come si dice, ne altrlmenti. Scusi 11 mio sig. Censore, io non ho mai agognato die mi si attribuisca cio che non e mio , ne avra certamente trovato mai delle frasi die iudichino questo in uessuno de' miel scrltti. Cosi uon so perch' egli dica, die lo accennai soltanto dei nio- linelli compostl , nieiUre descrissi 11 molinello piemontese tomune , delineai un modo per renderlo piu semplice , e Bibl. liiiL T. LV. 3 66 LETTER A DEL SIG. F. CERA diss! pur anclie del molinello fatto con telajo sempllcissimo aveiite una tiliera ed un naspo. Ne puo il niio Censore acccnnare di piii semplici ? 10. Non ho detto die la bozzoliera dcbba esser niag- giore glusta il titolo della seta da trarsi , la qnantita ecc. , ma dissi i< die in generale ha uno spazio diiplice o tri- plice del portico ". Ho solo avvertito clie siniili conside- razioal possono servir di guida nello stabilirne rampiezza. 11. Non ho detto dei meccanismi che servono a cono- scere i pregi , a piegare e conservare la seta sotto T ar- ticolo bozzoliera. II capltolo ha in fronte ddla bozzoliera ed altre parti del fahbricalo. Quindi descritta la bozzoliera , cogli utensili che in essa si nsano, non pochi paragrafi vengono dope sopra altri locali del fabin'icato stesso , e di poi ove si tratta della stanza in cui si tiene la seta , ivi trovasi la descrizione degli accennati istrumenti. Cosi la stufa venne dal raio Censore posta nella bozzoliera, e non s' avvide che le parole colle quali diedi principio a trattare di essa, chiaraniente gl' indicavano aver compita la descrizione della bozzoliera stessa ed esser per passare altrove. Di fatti io dissi, pag. 3o6, fuori della bozzoliera havvi una stanza nella quale ecc. Ecco il modo con che si segue il niio ordine ! ecc. ecc. 12,. Non ho detto ne tratteimto (*) mai intorno ad una niia niaccliina per imballare la seta, ne so come mai mi si voglia cio attribuire , aggirandosi il mio discorso sopra di una maccliina nsata in varie tratture. 1 3. Non ho detto che la torba ed il carbon fossile sleno la stessa cosa. Che se al secondo venne onnnesso per errore di edizione I'articolo, trovansi uello stesso paragrafo usate sempre le espressioni questi combustihi'.i , queste sostanze ecc. le quali si riferiscono a pin cose e non gia ad iina sola ed identica. 14. Non ho detto che la bozzoliera durante la nottc debba tenersi aperta. Cio ho soltanto suggerito pei luoghi asciutti , e dettai le relative avvertenze aliinclie di cio non abusino i trattori. Snppiasi poi che fuori di Loniljardia questo costume in detti luoghi e comunissimo , e quindi non era a chiamarsi inusiUito e contrario al buoii senso. (*) Noi ju'oduciaiiio la Ko(a tal quale ci e stata trasniefsa : e pero evidente che, forse per errore di peaua , il \eibo e nnia- eto niancante del suo accusati\o. ED OSSERVAZrONI SULLA. MEDESIM A. 67 1 5. Noil ho detto e quindi ancora nieno soslemito nella descrizione dei diversi paesi, clie ovunnue si possa util- luente iilare da tre in quattro liozzoli. Basti il dire che parlando di alcuiie provincie raccomaadai di trarre dai bozzoli soltanto sete rotonde, e fra gli altri liioglii alia pag. 177 trovasi « io vonei che si A'alessero ( i trattori da seta) del inetodo di Vasco , che a suo luogo descrivo, e facessero scmpre delle sete di un titolo inlimo. " 16. Non ho detto che nelle trattiire a vupore siavi mi- nor consLimo di legna , uia bensi ho posto in dubbio questo asserito vaatag^io , qnalora si v'oglia fare i con- fronti co' fornelli plii economici che abljiamo. Ed e bene a niaravigliarsi come nella stessa Biblioteca italiana ( voh 47 ) , dicentlosi snlla mia arte seropedica o forse sopra altre cose che ni' appartengono e non m' uppartengono , sia state detto con tiitta assicnranza opporsi ai iniei pensieri sul inetodo a \apore T esenipio costante d' Italia ediFraucia, cd ora , in \ece di dichiarave il suo sentimento snlla qui- stione il mio Censore se ne scheinilsca col cliiedenni 110- velle prove. Ecco uno dei casi in cui questi doveva mo- strare la sua sclenza , e ribattere o conferniaie qiianto dissi contro di Ini su questo punto ed anche in questo Snggio istesso. Dicasi pure cosi di molti altri importan- tissimi argomenti sui quali niolte son le opinioni , e che per me disci.rese, non vennero iiemmeno dal mio Censore iivvertite : anzi egli non voile pur entrare nelle qnestioiii diverse, cio che era a farsi se I' a more delfarte era quel solo che lo indnsse a scriver V articolo. 17. Non iio detto ne descritto meccanismi di mia inven- zlone inservienti alia tortura della seta. II mio Censore mi vnole a tutta forza un creatore, nia a Ini ripeto quanto dissi poco sopra. 18. Non ho detto mai di levare i bozzoli dalla caldaja nelTatto che si rinnova la torcitura pel danno che soflrono lUu-ante questa breve operazione. II mio Censore legga piii attentamcnte ove, parmi, credette di trovare tali espressioni ( V'^o- 4'2 e seg. ) , e torse torse vedra perchc , come, in qual modo c di quai bozzoli dissi convcnir levarsi dalla caldaja. 19. Non ho detto di spegnere il fnoco per estingnerlo dei unto; qnpsto vocabolo non ha solo il signilicato di smorztire affaito U fuoco , ma bensi anche Taltro di mo- dcrarlo ossiii di rcnderlo meno ardent e , meno if\o, ecc. 68 LETTERS DEL SIG. F. GER.V (Leggasi nel Dizionario di Alherd , neir Ortograf. univer. enciclop. , ecc. alia rnbiica spegnere. Che cio sia lo pro- vano le parole dette uello stesso periodo =:= dopo di che si toalie via il fuoco, ecc). II niio Censore che tanto iiicate r esattezza e lo studio della lingua non doveva ia- correre in simile abbaglio. Mi consola pero die in tutte le cose cir egli mi voile iiotare o far dire nessuna eguaglia r elogio fatto da lui ad una stufa per soffocare i bachi. E poi ancora a ricordarsi che nel citato articolo , ricco di neologisnu ., mostro di averla trovata nel mio libro : e cio sempre colla solita verlta. 20. Non ho detto che finlti i bozzoli cominci la lilatrice a scopettarli, ma bens'i a scopettarne di nuovi. Non so com- prendere come non si voglia leggere , lie iateudere cio die pur si vuol censurare ! Ne son qneste sole, ne e la prima volta , o diiarissimi Direttori , die somiglianti accuse mi si dirigono dal loro giornale. Anzi io avrei anche al presence tralasciato di ri- spondere direttamente , se il mio Saggio appartenesse rneno a me che al celeberrimo prof. Moreiti, direttore della Bi- blioteca agraria^ della quale fa e pub far parte. Mi rlservo poi a discutere nei sopra citati Annali sovra i singoli argomenti di che tratta T articolo , ^lon die su quelle note die per avventura far si potessero a queste mie osscrvazioni. Intanto ho T onore di dicliiararmi Delle loro signorie ill. Uniil.° devot." servitor* Francesco Gera. Pavia, 5 maggio 1829. Osservazioni sidla Letter a precedente. 1. II iiegare i fatti fu sempre il piu facile ed il piu co- medo sistema di difesa; ma basta aprire il volume per accertarsi che il nostro autore parla a pag. 122,, §S 82, 83 , della tessitura, dei licci , della navicella, delle diverse specie di telai , ecc. ed a pag. laS, §§84 e seguenti, deir orditura ; e che dopo aver trattato, pag. 60 e seg., non solo della formazione dei colori , ma della loro appli- cazione (pag. 78 § 3o), termina T articolo delle tinture (pag. 120) esponendo la definizione e I'uso de'mordenti, ed aggiungeiido alcune parole sui reattivi. ED OSSERVA.ZIONI SULL.V MFDESIAIA. 69 2. Intorno alia c|uantita di seta prodotta dalla provincia di Como il testo contieiie queste nude e precise parole : Qufsta provincia produce circa cjoooo libbre di seta da 22 a 26 dinari: ne il lettore poteva immaginarsi die in un capitolo che tratta in generale delle sete dei varj paesi , si registrassero le niinori qnantita e si omettessero le mag- giori. Ne vale la scusa clie T autore arreca di non avere potato procnrarsi die dati incerti, posciadie 1' incertezza di essi dati poteva bene indurlo in qualche errore intorno ad alcune centinaja di libbre, raa non mai in uno sbaglio COS! enonne qnal e qnello di cinque sesti ; oltie di che per poca cura die si fosse dato gli sarebbe agevolmente riuscito di rinvenire il nuniero esatto. 3. Anclie qui a plena nostra giustificazione ci bastera. trascrivere le parole del testo: Non e gran tempo che que- sto regno vanta le sete principali e forse AVRA finito di vanlarle, merc'e i progrcssi che fecero e fanno allri paesi d' Italia. 4. So cjuegli ch' egli chiama Censore non ebbe il dato a quo, di chi e la colpa se non del sig. Gera •* Egli die si estende a dare consigli , ed a suggerlre modelll da segnirsi, perciie mai nel suo conto alle diverse spese d' imballag- gio, ecc. ila liii indicate non ha premesso il valore della seta greggia in Cremona od in Milano' .... Perche la- sciar in bianco le spese non nieno rilevanti da lui sol- tanto accennate d' interessi della somma di senseria , di provvisioni, ed inoltre perche non agginngere il carabio di Londra, e poscia fare una somma totale che si potesse mettere a fronte del ricavo onde scorgere il guadagno fatto ? Se un ragioniere gli preseatasse il conto da lui dato per modello se ne chianierelibe egli contento ' Cotale conto puo dunque essere reale per lui, perche puo supplire colle altre sue niemorie alle reticenze, nia sara sempre per chic- diessia un vero enigma. 5. Egli ci propone i Romani a modello, siccome quelli che seppcro dare solidith agli edifizj non colla scelta dei materiali, ma nel saper far uso di qualunque specie di essi. Ma se i grandiosi nionumenti de' Romani seppero re- sistere alT urto de' secoli , cio devesi in gran parte alia costrnzione e mettere in opera il nnovo apparecchio ; che ai solo Latnbertenglii venne allora aggiuciicato il preiiilo della medaglia d'argento (i)', a! quale congiuntamente al sig. Ro- baglia fa rilasciata la )->atente di privativa , noa gia ai fratelli Brnni , ai qnali t'a dai snddetti posteriorinente ce- duta ; che solo alcuni anni dopo i Brnni ottennero nuova patente di privativa, ed uii premio dell" Istltuto non per r introduzione, ma per alcuni perfezionamenti apportati alio filande a vapore, ai cjuali avendo avuto parte il mar- chese Cusani, fu esso pare decorato di special premio. Rettificate queste piccole inesattez/e, Aeniamo al panto prin- cipale e vediamo come si possa sostenere la strana e gra- tuita sna asserzione che il Piemonte quasi tutte clistnisse le sue tratture con questo metodo eseguite. A tacere delle altre, noi conosciamo le filande, da lui stesso mentovate a pa- gine 1 86 e 187, di Gahaldoni e di Palestrini a Mede , e di Gazzaniga alia Stradella , le qaali sono certamente a vapore, le due prime corrette, la terza fatta nuova da Leoaardi :, ed il loro prodotto e sift'atto da incoraggiare I'in- troduzione del naovo metoflo. Nel nostro regno poi ci si faccia conoscere di grazia una sola almeno delle lilande nella quale il metodo sud- detto, introdotto dapprima, sia poi stato abbandonato. /< Nel- " r apparato a vapore, segue il nostro avversario, presto " cominciano le spese , e vanno sempre progredendo sino " al 3o.° o 40.° anno; nel quale conviene rinnovarlo presso " che tutto. " E qui conviene intendere cli' egli parli delle spese di riparazione : che esse poi vadano sempre progre- dendo e che superino di gi-an lunga quelle occorrenti nelle filande a fuoco . e cio che rimane da provare. Basti qui il riflettere che il levare e rimettere le bacinelle anche per esaminare ed aggiustare i fornelli , i condotti del fumo ed ahri accessor] , importa un annuo dispendio, il quale coi tavolini applicati al vapore viene del tatto risparmiato. Su qual fondamento poi potrebbe mai asserirsi che al 3o." o 40.° anno debba rinnovarsi T apparecchio, se i primi eseguiti nel nostro regno non contano ancora 1 5 anni di data? Noi abbiamo quest' anno visitata una delle piu antiche filande a vapore introdotte fra noi, ne vi abbiamo potuto trovare alcan indizio della supposia ossidazione e distruzione (i) Non quelio della meda^lia d' oro , coaie per errore venne asserito negli Annali di tecnologia, vol. VI, pag. 21. ^4 LETTERA r>Kr. SIC. F. CER \ del metallo prodotta dal vapore , die e quanto dire dal- r acqua para e distillata. Sara forse vero clie per qnalihe circostanza particolare il cav. Coniello presso Bassano abbia do\'Uto rinnovare il sao apparato: intanto Tha rinnovato noii isbandito, il clie viene a diinostrare cli'e^li e persuaso del vaataggio di cotal metodo. Dalla prima di dette niacchine che gia accennammo erettasi alia cascina Lamberteaghi nel i8i5 a qaesta parte qiiaiite correzioni ed aggiiinte, quanti raigliorainenti noa si sono niai iinmagiaati? Potra il sig. Gera essere certo clie altri e maggiori perfezioaamenti noii si possano immaginare in avvenire ? Ai iiostri Leonardi poi, ed ai nostri Brnni noii mancaiio le commissioni, ma pint- tosto manca il tempo per eseguirle , si clie fino ad oggi eglino molte ne costruiscono oga'anno, ed in Lombardia ed al di la dell'Adige ancora , e per qnanto dica il signer Gera pare che non correranno rischio di mancarne in avve- nire. — Da ragguardevolissimo filandiere fnmnio assicurati die sessanta fornelli a vapore consnmarono al giorno cen- tinaja 18 di legna per la filatura compresovi anclie T oc- corrente alimento per la stnfa , il qiial calcolo e appog- giato a dieci anni di non intenotto esercizio ; mentre colla filanda a fuoco occorse fin adesso poco meno di mezzo centinajo di legne per ogni fornello al giorno, oltre la por- zione die dovette servire per la stufa. Col metodo a fuoco non abbiamo sempre un costante regolatore pel faoco stesso a fornello per fornello , oltre la perdita delle legne, die e inevitabile allorche debbesi ridnrre alia dimensione del fornelletti. Ne deve ommettersi la maggior proprieta e polizla che si ha nel locale delle filande a vapore, e la salubrita poi di qnanti vi lavorano per entro. Qnanto alia qnantita della seta ricavata, non si scorge e vero una notabile difFerenza fra i due metodi, ma questa e ben notabile quanto alia lu- centezza , al colore e alFintrinseca qualita della seta. II va- pore che di continuo dal piii al meno entra dai tnbi nelle bacinelle fa si die T acqua rinnovandosi si mantenga co- stantemente piii limpida , lo che non ottiensi coi fornelli a fuoco. L' esser tolto ogni pericolo di fumo, allontanato il polverio che la cenere ed il trasporto delle legne pro- ducono , materie entrambe che di leggieri si attaccano al filo umldo nell'atto che avvolgesi e trovasi snl nnspo , van- taggi sono tutti che concorrono a dare migliore lucentezza ed eguagUanza nel colore. La concozione della seta sembra ED OSSERVAZIONI SULLA MEOESIMA. ^5 essere piii perfetta, giacche essa riesce migliore alia tiii- tura , e masshne nei piu dilicati colori; e le niaestre e Taspiere meno distratte attcuiler possoiio assai nieglio al dover loro, ed alia maggiore precisione e seguentezza del filo. 17. Qiiauto alle iiivenzloni che il sig. Gera vuole che da noi gU sieiio attrlbuite gratuitamente, veggansi i passi riferiti sotto 11 num. 9. Aggiuiigeremo qui soltanto quello che avremmo dovuto accennare in allora , cloe che non ci aggrada la sua massima, p. 419 <• di torcere le nostre sete » quanto che non arrivi a togliere la durata della croce » ( per ) un piccolo groppicino causato solo talvolta da " una breve e seinplice dnphcatura della hava nell' atto di " mettere un liozzolo in azione " e cio perche stabilisce la continuita come un pregio della seta. Ma a questa qualita ( che in termine delFarte sarebbe meglio chiamata seguentezza ) pare a noi che debba in generale andar innanzi la maggior nettezza e quindi la maggior sanita del lilo. E T au'ore stesso poco dopo sem- bra venire nella nostra opinione dicendo: quanto maggiori o piu aciUi sararaio gli aiigoli formati dalla croce , tanlo maggiore sard la loro azione, e piii lucida sard la stta, e doveva aggiiingere e tanto piii sana. 18. Le espressioni come intercssi di levarli (i bozzoli ) dalla caldaja toslo die il filo si rompe percli'e ecc, sono del tutto inesatte, e conveniva indicare che rompendosi cotali fili, sia o no nel tempo della torcitnra , avessero a levarsi quando la maggior parte de' bozzoli fosse terminata, per- che altrimenti facendo ne risulterebbe V inconveniente da noi esjiosto. If). II significato di spegnere per rendere meno ardente ci sembra assai dubbio: la Crusca lo esclude, e rAlljert: che lo reca non lo sostiene con alcuno esempio. Noi ne citeren)o uiio d'autor classico che prova in vece il contrario : « Benclie non si vegga onde o da qual vena " Venga Facqua che il fuoco spenga in parte " Aniore ha pur no\e versuzie ed arte. " ( Lor. de Medici, Cant. 5. ) Se spegnere volesse dire smorzare in parte, il secondo degU allegati versi conterreblie un non lodevole pleonasmo. Ma comunque sia , sono sempre da fuggirsi nelle opere dida- scaliche . ed in quelle specialmente che servlr dehbono alle persone meno colte, 1' uso di vocaboli inusitati oppure di doppio senso. 76 LETTERA DEL SIC. F. GERA. CCC. L' autore poi va Inngi dal vero se suppoue die nel suo libro siasi da noi coiidaniiato V nso di frequenti neo- logism!, i qnali sono indispensabili nel trattare delle arti, e soprattntto d' u 11' arte in gran parte moderna, come e quella della filatura della seta. L'' esattezza e lo studio della lingua che gli abbiamo raccomandata e gli raccomandiamo di nuovo riguarda la sintassi , la quale e necessaria tanto nelle opere letterarie quanto in quelle che trattano delle scienze e delle arti. Per meglio far intendere a che cosa miravano le nostre critiche avevamo creduto che bastassero i pochi periodi tolti dal libro del sig. Gera e riferiti in nota, nei quali gli errorl di lingua sono per se stessi evi- dent! ; ma sul nostro esemplare ne avevamo segnato un gran numero d' altri di egual conio; come per esempio i seguenti : lo non descrissi poi a dilungo che quegli apparad di cui i trattori fanno generalmente costruire dal piii vlcino muratore. liuggero re di Sicilia fece parecchi sbarchi delle sue genti in Atene , Corinto e Tebe (qui T errore e di geogra- fia : Tebe non fu niai citta marittima, ne dopo il diluvio d'Ogige, alcuno ha mai navigato sul territorio della Beozia). Un nuovo istromento venne perb a conoscere questo pre- gio nella seta ( cosa portentosa, un istromento dotato d' in- telligenza ! ). IVon saprel precisare il quantitativo delle sete che pro- duce r Italia , ma le nozloni che si possono avere ( al no- minativo nozloni manca il verbo), seinbra che ne produca dinari , ecc. Ill questo esame ho segnito I' or dine che il dotto signor Carta tenne nel suo Manuale di geografia moderna die gode ineritaniente il suffragio dei dotti , e che fralle belle ed estese nozioni di cui e a dovizia fornito , trovasi spesso annovcrnto il prodotto della seta ( il relative che domanda un verbo che lo sostenga ). 20. Bisogna quindi fatta una scopettatura aspettare che la trattrice termini quasi i suoi bozzoli, e poi metterLi nel vaso e consegnarglieli subito. Cosi nel testo a pag. 433, eve per togliere T equivoco era necessario avvertire in una nota che quel li non si riferisce at suoi bozzoli, ma ad al- tri bozzoli nominati in un precedente periodo. In verita ci sembra che il volere divenlre autore prima d' avere apprese le regole della sintassi sia la stessa cosa che il tessere prima d' ordire. 77 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Hlstolre nalurelle dcs Mammiferes avec des figures originnles colorices , dessiuees dapres des animaux vivans. Par BIM. Geoffroy- Saint -Hilaire et Freder. Cuvier. — Paris, i8 18-1829 ( i."* ediz. in gran fog-, a." in 4." ) (i). Oiseaux du Cabinet du Roi puhlie par MM. Vieillot et Ovdart. — Paris, 1819-1827. — Planches co- loriees d' oiseaux, etc. Par M. Vieillot. — Paris. Histoire nnturclle des Puissons par M. le B.""" CuvlER et par 31. Val'^nciennes. — Paris , 1828-29 , I.' ediz. in 8.° con fig. col. (2). 1 mammiferi, per la primnzia loro, soffermarono seinpre in particolar guisa V attenzioue dei naturalist!. Cio uoa pertanto tU gravi errorl eel inesattezze ridondano tutte le opere noii receatl che trattano la loro storia. Le figure di questi animali o perche desunte da spoglie guaste o mal preparate , o perche da incsperta e fors' anco capricclosa mano scorrettainente eseguite , non si possono considerare (i) Delia prima di qiieste due niagnificlie edizioai , veraraente degna delle graiidi BiI)lioteclie , si oono sinora pubblicati S() fa- sciculi. Se ue conserva uu bellissiiiio eseniplare nell' I. R. Biblo- tcca di Brera. (a) Di questa edizioiie non nieno bella dell' antecedente, quan- tiinqiie in 8.°, sono finora pervenuti all' I. R. Biblioteca di Brera due volumi colle tavole egregiamente miniate , alciuie iu foglio altre in 8.° -8 , A P 1' E N D 1 C E sovente che cjuali abbozzl assai imperfettl. Le descrizioni de' inedesimi uial corrispondono esse pure noii di rado alia realta , perche,oltre alle iiiesattezze c!ie poterono derivare dallo stato di alterazioiie degl' individni sui quali caileva Tispezione, non si seppero senipre cogliere con aggiusta- tezza i tratti caratteristici delle slngole specie, male ne vennero espresse le difl^erenze , e ne risaltarono per coii- se<^ueiiza ainbignita , sconce confiisioni. Aggiuugasi che molti non essendo al)ilitati ad avere innanzi agli occlii tutte le specie di cui imprendevano a fornire una descri- 7,ione apparentemente nuc^va, come meri copistl , togliendo caratteri da piii descrizioni discordi , e fors''anclie appar- tenenii a diverse specie ( ingannaii dalle sinonimie ) com- posero libri descriventi, in molta parte, esseri immaginarj o mostri. Le grandi variazioni cui vanno soggette il piij delle specie inammifere col variare*di eta, costituiscono un' altra sorijente d' inesattezze e di errori , avvenendo die si pia 84 A P P K N n I C E I piii valenti naturalisti cU tutti i paesi , eccitati dalla cele- brita somma del Ciivier a corrispondere, per quanto era loro dato , al compinto buoii esito di un' impresa di tanta im- portanza, gF iiiviarono i pesci di tutte le actjne loro adia- centi : il sig. Decaiidolle, p. e., gli ha fatti pervenire quelli dei laghi della Svizzera e della Lombardia. Con tanta sup- pellettile di esemplaii il Cnvier, scorto dai lumi deirana- lomia, ha potato istituire un esame comparative di pres- soche r intera classe ; tracciarne esatte descrizioni ^ deli- nearne le figure le piu imitative , ajutato anche da un gran numero di disegni colorati , eseguiti su d' individui appena estratti dall' acque ; ed elevarsi alie considerazioni le pill filosofiche sui loro rapporti e sulla loro distribu- zione. Per dare un' idea delle grandi imperfezioni rinve- nute dal Cuvier nelle anteriori ittiologie, riporteremo sul- I'asserzione di lui , che nella grand' opera di Bloch , la quale, unitamente alFaltra non meno importante del Lace- pede, ha servito di base a tutte quelle pubblicate di poi, trovasi un centinajo di specie dulsljie o ripetnte due o tre volte: i colori d'altronde sono quasi sempre falsi. Maggiore ancor piu e il disordine nell' ittiologia del poo' anzi citato eel. naturalista francese (uscita contemporaneamente alia prima), dappoiche interi generi immaginarj vi si rinven- gono, e dalla totalita di 1463 specie ne vanno sottratte piu di 200 : reca sorpresa 1' intendere come frequentemente egli abbia fatta una specie della descrizione ed un' altra diversa del disegno, e piii ancora, una specie distinta della frase caratteristica scritta su di un disegno : a queste singolari aberrazioni il Cuvier rinviene una scusa ben va- lutabile nell avere il Lacepede composti i suoi articoli in campagna , ove il regime del terrore lo avea esiliato , Inngi dai libri gia consultati, e solo con alcune note; e per- che nomino le figure impresse sulle tavole secondo cio che credette riconoscervi , e non dietro cio che era scritto sul disegno originate che non aveva piii sotto gli occhi. I slstemi degli anzidetti ittiologi , come qiieHi di tutti glL altri dei loro tempi , ancorciie semlarino variati nelle loro Parigi? La grand' opera del Cuvier essendo appena incominciata, h da supporre che questi recenti acquisti enireranno a pren- dervl il loro posto. Chi sa quante e^iecic vivono tuttora ignote nel piofondo del marc ! PARTE STRVNIERA, 8.^ conib'mnzioni, non sono die ripetizioni sotto diversi nomi di quello di Liniieo, alterato variamente coll' introdiizione di niiovi g'wppi o di descrizionl supposte prima iniperfette. Dareino Ino^^o a pochi altri cenni sii la qualita dell' opera che pill davvicino ci ha interesse a conoscere. In ua quadro posto innanzi a ciascnna delle varie famigiie ia cui piix generalmente dividonsi le specie, vedesi la distrlbuzione dei pesci che vi soao compresi, coUe rispettive *caratteri- stiche. S' incomincia 1' articolo di una famiglia, di ua ge- nere, di una specie con una descrlzione delle piu appa- riscenti qtialita diabito, cui tien dietro o immediatamente, o dopo r indicpzione delle abitudini , delle localita , degli usi , ecc. una particolare ed esatta descrlzione di tutta r esterna ed interna struttura. Alieno dal rigore slstematico di voler far entrare tutte le specie a formar parte di un genere o sottogenere , T autore descriye isolatanieate quelle che non hanno con altre un assoluto vincolo , in seguito a quei gruppi coi quali oflVono il piii prossiino rapporto : contrario d' akronde si mostra al costume piii dannoso die utile di vestire in tutto alia greca la terniinologia tecnica, e di nioltlplicarla fuor del l)isogno. Noi non c' intratterremo a far rile\'are il slngolar lustro che la uuova storia natu - rale dei pesci ottione dalle abbastanza note prerogative della penna di quel grande , che come sovrasta a tutti i viventi naturalisti per scienza zoologica, non ha pur fra di essi ciii il super!, si per I'eccellenza dell' elocnzione che per I'ampiezza dell' erndizione letteraria. II lavoro tanto tipografico che litografico non puo tornare piii soddlsfa- cente. Indeterminato e il numero de' volurai. L' opera es- sendo in gran parte estesa, le puntate si succederanno con esattezza , e si sono prese tutte le precauzioni perclie 1' ese- cuzione delle tavoie e 1' impressione del testo non sofFrano ritardo. Tre sono i volumi che ci sono frattanto regolar- mente pervenuti. II primo e diviso in due libri : uno e consacrato alle notizie storiche dell' ittiologia, dalla sua piu remota origine insino alia pubblicazione dell' opera di cui si tratta, ed ai mezzi che si sono avuti a dispo?izione per arricchirla: trattasi nell' altro delle idee generali sulla natura e suir organizzazione dei pesci, e della loro distri})Uzione metodica in divisioni naturali. Nel sccondo volume sono descritte 240 specie, appartenenti alia famiglia prima dei percoidi , « vi si veggono inserite di fronte al testo 3i figure 86 A 1' P E N D I C E rappresentanti le specie le piu meritevoli di distin/ione : diverse nitre figure Impresse in I'oglio , e sepnrale dal volunie, offrono r anatomia dei diversi sistfiui di orgaui di una delle pill conosciiite specie della delta fainiglia. L'arte non potendo conservare i colori dei pesci , ne avviene ciie le figure siano preferibili agli stessi individui diseccati o mantennti nei rujnori. Quelle clie abljiaiiio sott'occliio sono di una ificaitevole natiiralezza , e valgono per se sole a provarci clie il mare noa la cede alia terra nella varieta e venLista delle sue produzioni. Desiderlamo ardenlemeute clie la sincera informazione da noi data di opere clie difFondono suUa storia naturale delle tre piix importanti classi di animali nn si vivo splen- dore serva di eccitamento al loro acquisto pei direttori delle pubbliclio liililioteclie , e pei ricchi anclie noa iniziati nella scienza , die pur vi troveranno facilissimo 1' appli- carsi, senza clie 1' attenzione sia di sovercliio stancata , ad un genere di discipline in cut T istruzione la piii utile e la pill nohile catnmina di pari col diletto e coUa soddisfa- zione dello spirito. R. B I B L I O G R A F I A. Sperimeii geograpldce physica: coniparativce , anctorc Dr. Joach» Fred. ScHoinr ., in wiiversitate han- niensi botmiices prof. Ctun tab. litograph. 3. — Hanuice , 1828 , in 4.", Schultz. L' antore di quest' opera e d' avviso clie iielle scuole do- vrebbesi alia geografia politica far scaipre precedere la j»eograEa fisica coaiparata :, senza di clie non e possibile il conoscere il legame che le morali ragioni colle fisiclie connette. Egli vorrebbe clie quest' importantissinia parte delia sclenza non venisse si negletta nclle geografie ele- mentari: osserva che finora non »? apparso alia luce verun trattato generale che tutte comprenda le piii necessarie cognizioni della geografia fisica comparata •, clie di essa giacciono tuttor disperse le niaterie, ottime in gran parte, ma non ancora costituenti un corpo di scienza ; e che bea alieni sono dal raggiungere tale scopo que' libri che PARTE STR.VNIER\, Sj v.nnno ogni di pu1jl)licandosi col titolo ili e spontanei. Poesie di celehri aittori per novelll Sacerdoti. — Mi- lauo , didla Societd tipografica de' Classici italiani^ ill 12.° , di pag. 107. Questo volumetto esce per cara del sig. Giulio Fusi , figliuolo del benemerito tipografo , la cui stamperia e alia citta nostra di tanto onore. II giovane editore la voile opportunamente intitolata al sno amatissimo engine , abate Alberto Fusi , nel di solenne die questi novello levita ascenders dovea I' altare per celehrarvi il primo incruento sacrificio. Egli anzi die segnire la comune ed ogginiai troppo vieta nsanza di infiorare con novelle e non rare volte mendicate poesie le virtii degli eletti al sacerdozio del vero Iddio , segui il consigUo dell' ottimo suo genitore col presentare al cugino un saggio dell' arte in cui egli medesimo e iniziato , racchiudendo in vaga edizioncina , unica sinora nel suo genere , cio che di meglio gli parve riscontrare di poetici componimenti in simile occasione PARTE ITALIAN v. 9 I pnbblicati. La sua collezloiie comiiicia da Benedetto Men- ziiii, e giugne fino ai poetl dell' eta nostra. IMeatre pero jriudichiamo lodevole il divisamento del colto giovane , e facciam plans! alia nitidezza dell" edizione , non possiam a meno d' osservare die scarsissima fu la buona inesse che gli avvenne di raccogliere , e che qnesta non e pure totalinente scevra di loglio. Dal che e facile il conghiet- turare quanto difficile sia il tessere non volgari rime ia- torno a sifFatto tenia , e quanto male si avvisiao que' mo- derni che pure vi si pongono al ciniento. Vcrsi di Fernando Valcamonica. — Milano , 1829, per Giovanni Silvestri. Noi abbiam detto in altra occasione die il sig. Valca- nionica non sara mai poeta se non si rigenera affatto. Ora citiamo questi nuovi suoi versi non solamente per confer- mare quella nostra asserzione , ma per soggiungere ancora che la rigcnerazione poetica dell" autore non e cosa da potersi sperare. Aiifiarao giace nuda ombra A norma dell' oracolo fatale D' Eli so nella flor'ula valleq,. II sonetto che s' intitola Giiuhi comincia dall' interroga- zione : Ore vai con quel sgherri? e ilnisce con quest' im- magine : E inentre a Stige el piomba , ecco I' alteit) Satanno stesso , die al mirarlo solo Pel gran deliito istupidisce e gela ! Encelado non sovrappone, ma unisce Olimpo ad Ossa per salirvi ad espugnar l" Etra , finche poi Giove La trisulca scnglib p:u vampeggiante Folgor siisere questo sospecto eccitaio a rovioa di lei da quelle siesio Gio. Galeazzo ii qoale, secoodo che il cre^Jalo niariio stimava , noa areva in tutta la sua corte persona che pill di lei gli fosse arnica e propensa. Qaesta circo- staaza per alcro (noa potendosi nella cragedia iatrodarre Gio. Galeazzo ) noa pao recare al poeta tatto quel van- taggio che a primo aspetto parrebbe ; e questa scellera- tezza , operaia da Galeazzo per mezzo del sue ainbascia- lore Yiicardo, noa prodace tatto qneU* effeito che se ne potrebbe sperare. Qaiadi la tragedia del sis. Fiorio maaca ia gran parte di qnel calore e di qael movimeato che son necessarj a tener viva ranenzione, ed alccme circostanze non pajooo poste ia tutta qnella lace della quale sarebbe stato niestieri. A questo si agsinaza che il d Lai o 20 e d* or- dinario assai freddo, e la lingua ed il verso noa hanao sempre quelle doii che danao forza ed efficacia al concetto. Delia statua di Jfarco Jgrippa nel cortile Qrimani a Saiila Maria Formosa. Cenni di storia e di arte pubblicati ncUe nozze Manin-Grimani. — Venezia, 1829, dalla Upo^afia di Ahisopoii. Commentarj deUa ^erra di Ferrara tra U Virdziani ed il duca Frcole d Fste nel 1^.82 di Marino Sa~ nuto per la prima voka pubblicati per le nobili nozze Grimani-JTanin. — - Velieziay 1829, ^*** ^^ di Giuseppe Picotti. Qaalche volta abbiamo dorato dire che I' U5anza delle poesie per nozze dara tnnavia nelle proviace Tenete piu che ia tutto il restaate d* Italia: era non sarem lardi a coagraiul.vrci coi slgaori Boldu e Manin. che a festeg^iare questa solenaita della vita noa credetiero couveaieati le scipiie adalazioai di qualche poeta da mensai ma il priino voile illustrare una bellissuna statoa che adoroa il pabzxo Grimani \ T altro dalla geniUezza del bibliotecario deUa Marciaoa ottenne di peter pubblicare un' opera di Marino Saauto rjsgaardante la storia del proprio paese. Isel libro 96 APPENDICE del sig. Boldu avvi una bella stampa della statua , opera del giovine incisore sig. Yiviani; poi, dopo alcune notizie 6toriche , se ne legge la descrizione che per essere del prof. Luigi Zandomeneghi , cioe di un valoroso artista , e precisa e istruttiva. Ne' commentarj del Sannto e narrata con uno stile tutto proprio di quell' antore una guerra di non lieve importanza ■, e le particolarita alle quail il Sa- nuto discende possono spargere qualche luce non solamente su quella impresa, ma ben anche sopra alcuni usi intern! del Senato veneziano. Raccolta di prose e letters scritte nel secolo XVIII. Vol. I. Elogi. — Milario, 1829, dalla Societd ti- pografica de' Classlci italiani. « Sotto il nome di prose ( cosi gli Editor! nella lore pre- fazione ) s' intendono comunemente fra noi quegli scritti nei quali la bonta dello stile sia tanto grande, che ad essa principalmente si guardi nel darne giudizio : e per conse- guenza una raccolta di prose , in generale , significa un libro composto di scritti crednti degni di esser proposti a modello di stile. " Una raccolta siffatta ( soggiungono) mal potrebbe aspettarsi quando si tratti d' autori vissuti nel secolo scorso, si perche non furono molti gli scrittori ele- ganti di quella eta, e si ancora perclie gia ne furono pub- bbcati i migliori nella collezione alia quale appartiene il volume annunciate. << Noi pertanto nelle I'accolte di prose alle quali ci accingiamo ci proponemmo .... di eleggere dalle opere di quegli autori dei quali non si poteva com- porre un intiero volume , quegli scritti che o per la ma- teria o per la esposizione meritassero di essere conosciuti da chi vuole forma rsi un pieno concetto della buona let- teratura italiana nel secolo XVIll. . . Con questo intendi- mento ci e sembrato opportune il dar principio da una raccolta di elogi, dei quali fu abbondantissimo il secolo scorso, come suol essere ogni eta in cui sla grande, quanto fu allora, il numero deile Accademie. " E questo consi- glio a noi pare lodevolissimo , perche serve alia storia letteraria , mentre ci mette dinanzi un saggio sufficiente della eloquenza d' allora. Gli autori dai quali furono tolti gli elogi sono il Cerretti , il Paradisi,il Lorenzi, il Frisi, Pietro Verri, il Salandri, il Nicolai e il Palcaui, de' quali PARTE ITALIANA. 97 uitti nella [jrefazioiie si trovano le biografie accompagnate da brevi, ma opportuni giudizj. « Cosi da otto scrittori del secolo scorso abliiamo raccolti undici elogi che a noi senibraroao e degni d' essere presentati a chi viiol coiio- scere tutta iiitiera la lettcratura di que' tempi , e sufflcienti a far conoscere ia che stato trovavasi allora T eloquenza italiana. " L' edizlone e condotta con qnella diligenza e precisione che la Societh de' Classic! italiani non ha tras- curata giammai. Biogtafia degli scrittori perngini e notizie delle opere loro ordinate e pubblicatc da Gio. Battista Vermi- GLiou. Tom. I, Parte 11, BAN=:DON. — Peru- gia, 1829, tipografia Baduel , in 4.° Recente e tuttoia la notizia che noi data abbiamo della prima parte di qnesto volume, e gia abbiamo alle mam la seconda • il che forma una novella prova deU' infatica- blle diligenza del signor VermiglioU, da noi gia in ^ quel primo articolo commendata. Questa seconda parte continua sulle norme della prima , ne potrebb' essere altramente , perche essa era forse gia da Inngo tempo disposta. Molti nomi vi si veggono di poetini e poetuzzi , che forse non meritavano di essere registrati ; molti claustrali noti soltanto per qnalche pre- dica o qualche scritto ascetico ; molti non conosciuti antori che annoveransi solo per qualche scritto inedito ;, molti me- dici noti soltanto per qualche lettera o per qnalclie consnlto-, molti retori amori semplicemente di qualclie orazioncella, tal\ olta inedita ; alcune donne letterate il cui nome noa iisci faor della patria : ecco il contenuto della maggior parte di questo volume. Non ometteremo di accennare che veggonsi molti ingegni perngini applicati a sostenere ed illustrare I' istoria del S. Anello col quale fu sposata Maria Vergine da S. Giuseppe , die si conserva ncl duomo di quella citta. Sono pero commendevoll , perche ridondanti di belle notizie di storia letteraria , gli articoli che concernono Bariolini Baldo , celcbrc ginreconsulto, BarwUni Riccardo , letterato che giustamente si rivendica a Perugia , mentre da alcuuo pretendevasi tedesco •, Barzi Benedetto, giure- cunsulto anch' esse che ecu altri scrittori erasi confuso i Bibl. I Lai. T. LV. 7 y8 APPENDICE Benedetti Capra Benedetto , giurista esso pure •, Benincasa Altssa/idro , lilosofo, giurista e poeta; Bigazzini Girolamo 7, niateniatico, del quale s'illustra uno scritto curioso, cioe un pronostico per Tanno i5a4i Bonciario Marco Antonio , letterato di altissimo nierito , e die il primo forse celebro in prosa e in verso le glorie di S. Carlo Borromeo ; Calindri Serafino , niateniatico die molto scrisse sulla imniissione del Reno in Po, sul porto di Rimini, e die tra i primi in Italia si occupo nello studio della orittologia , dei vulcani , dei teslacei, delle niontagne in generale e della loro strut- tura , e immagino la grande raccolta italiana degli autori die scritto avevano del moto delle acque , come pure formo nn dizionario corografico dello Stato pontificio •, Cameni Giovanni Francesco , elegante poeta latino del XV secolo ; Canali Luigi, scrittore di Memorie fisiche , agrarle , mine- ralogidie, litologiclie, filologiche, ecc. , alcune delle quali trovansi inserite negli atti della nostra Societa patriotica, e raccoglitore di un museo di storia naturale ; Caporali Carlo , felice rimatore , i cui versi pubblicati furono piu volte anclie in Milano ; e Cartolari Gaspero e Girolamo , al proposlto dei quali s' inserisce un'ampia notizia biblio- grafica della tipografia de Cartolari in Perugia nella prima metci del secolo XVI, e di altre officine tipografiche che vi furono in queU'epoca, da servire di supplemento alia storia della tipografia pcrugina del primo secolo , gia pubblicata dair autore Tanno iSao. Questa sola notizia, ridondante di squisita erudizione , bastereljbe a rendere pregevole il volume di cui ragioniamo j al proposito pero delFarticolo di Carlo .Caporali , yediamo con dispiacere alia pag. 268 riferite alcune terzine di Alessundro Allegri, onorevoli pel Caporali, alle quali tosto si soggiugne : un altro sonetto del nostra Leandro Bovarini e fra le sue rime , ecc. , il che potrebbe indurre in inganno qualclie lettore die come sonetto do- vesse riguardarsi anche il frammento di un capitolo. Non possiamo defraudare delle dovute lodi gli articoli die riguardano Castaldi Mistoro , valente pubblicista del secolo XV; Cavallucci Viacenzio, illustre letterato del se- colo XVIII , che tra molte opere pubblico un discorso del mode di linger la porpora degli ant.ichi, un lessico delle ioci che dagU animali si emettono , e un esame della plura- lita de mondi del fontenclle ; Cenci Lodovico , valente giii- reconsulto e poeta •, Ciatii Felice, antiquario, storico e poeta; I'ARTE ITALIANA. f)C) Coriuo Coniiolo , scrittore di agricoltura del XV secolo , e Conu'O Pier F'dippo , celebre proiessore di diritto, pure di ciiiel secolo i Danti Igiiazio , inatematico del XVI, che scrisse deir USD e della fabbricazioiie deU' astrolabio , della sfera , deir anemoscopio, della prospettiva teorica e piatica , e del radio latino inventato da certo Orsini, e Danti Pier Vincenzo, ancli' esso niateinatico ed aslronomo ; Danti Vincenzo , scul- tore , pittoro, arcliitetto e poeta, die scrisse un trattato dello perfettc proporzioni ;, pul^blicato in Firenze iiel 1567; e Danzctta Fabio , anticjuario e filologo cliiarissimo. Coir ar- ticolo lU Doni Carlo si cbiude il volume i ma due pagine di aggiunte vi si trovano giudiziosamente fatte: ad esse tengono dietro V indice degli articoli e quello deile cose piu notaliili. Vediamo con dolore in quelle giunte clie al discen- deiUe del eel. Baldo fu nel passato anno 1828 ruljata la luedaglia originale d' argento di quelF illustre suo antenato, la quale luedaglia si pote nondinieno ripetere pur in ar- gento coll'ajuto di un gettone in piomljo. Ncir articolo nostro , in cui parlauimo della prima parte di qnesto volume, non potemnio trattenerci dal notare fre- ijuenti errori di stampa ; ora dobbiarao render giustizia al vero eil annunziare ciie tre grandi pagine trovansi consa- crate alle correzioni di questo volume , sebbene tutte noii vi siano comprese quelle clie il volume medesimo ricliie- dereb!)e. In questa seconda parte p. es. non si e corretto r errore gravissimo alia pag. 844 , in cui si e fatto scri- vere in un epigramma del PorceUo ad Elena Coppoli, poe- tessa perugina , ecciientur in vece di excitentur. Cosi nel- r epigramma stesso si e posto Eliconj in vece di Eliconii, o piuttosto rieliconii, cbe cosi scrisse certameute il poeta ; alia jiag. 333 si e stampato nel titolo di un libro Letter Pastorali in vece di Letlcre Pastorali, alia pag. 352 Irrico in vece di Irico, alia pag. 3jcf Berlarniino in vece di Bel- larmino , ne questi con molti altri errori , massime uelle citazioni latiue, sparsi nel volume, sono stati corretti. Ci duole pero clie il sig. Verniiglioli, tC cui meriti letterarj abbiamo sempre renduta giustizia, siasi adontato per al- cunc leggierc osservazioui da noi I'atte sulla prima parte di (juosto stesso volume le quali dovevano in vece mo- strargli il couto die faccianm dc' lavori di lui , scnza di die uon avreniiuo frugato ben addentro in un' opera che di qualclic iiiteiesse c di piacerc puo riescire piii clie ad I bo APPENDICE altri ai Perngini. Piu aiicora ci daole ch' egli abbia cre- duto di ravvisare in noi uno sdegno o altra sorta dl pas- sion!, delle quali ciascuno di noi puo dire con Tacito caiisas procul habeo. Clie in alcuni Giornali siasi scritto diversamente , questo non toglie che giuste e gia fatte da altri non fossero le nostre osservazioni , da noi modesta- rnente pero e per solo amore di verita esposte , senza punto detrarre al merito del cliiarissimo autore. Paneglrlco dippollto Pindemonte. — Milano, 1829, in 8.° , di pag. 56 , Bettoni. Neir ultimo Proemlo ed in altri Inoghi dl questo Giornale noi collagrimando la morte di tanti ilkistri Italiani rivol- gemmo parole di eccitamento agli studios! giovani , dolce speranza della patria nostra , perche battendo le stesse splendide orme meno luttuosa ne rendessero la perdita , ed egllno raedesimi degni divenissero di occupare que' seggi , donde tanta e si bella luce da que' grand! spandevasi. Ne le parole nostre sparse furono al vento. C!ie non rare volte ci avvenne d' infiorare con ben giuste led! or V una or r altra produzione di autori, da' quali trasparivano Pensier canuti in giovenil etade. Alia schiera di tali eletti giovani appartiene 1' autore di questo ranegirico il nobile sig. Napoleone Giuseppe Dalla Riva di Verona. Egli degnaniente lo intitolo alia signora donna Silvia Curtoni Verza, splendore dell' aniabile e leg- giadro sesso, 1' arnica dello stesso Ippolito Pindemonte che a lei aveva sovente consecrati i suo! carmi. E le parole di questo panegirico , risonanti per eloqiienza e per affet- tuosi sentiment! , piii soavi ci scendono al cuore , perche dettate dal labbro di un colto giovane , dal quale s' intes- sono laud! al veglio , all' uomo , la cui vita fu specchlo d' ogn! virtu , la cui bell' anima vivissima sfavilla nelle opere cli' ei ci ha tramandate. Spettacolo raro e commo- vente ne' fasti della letteraria repubblica ! A tre punt! tendono le parole dell' autore , a dimostrai'e cioe che il Pindemonte fu iiisigne per lettere e per dottrina, grande per umaiie virtu, sommo per religione. Ben ancora da questo solo ben sortito compartlinento e facile il gludicare quale sia e quanto ben imaginata 1' orditura dell' orazione, e come debba essa andar crescendo per interesse e forza PARTE ITALIANA. 10 T s'lno all'esito, lasclamlo Tanima de' lettorl commossa e pietiA di carita e cP arnmirazione per 1' illustre defaato. II Piiidemoiite fa ad uii tempo leggiadro , elegante , affettnoso scrittore e nella prosa e nella poesia. EgU dal- Tamenita delle iniise passar sapeva agevolmente all' an- stera gravita di Rlinerva e di Sofia : conoscitore de' tempi in cui visse , altamente seiitiva de' progressi delle scienze de' sul)limi lavori dell" arti belle, de' politici avvenimenti, delle scoperte , delle invenzioiii , de' viaggi , si die non ci avea soggetto o materia su cui facile ed erudita non gli scorressero e la parola e la penna , biasimando da an lato chi stima cura puerile la ricerca delle parole , e la scelta delle frasi pedanteria , e dall' altro lato alieno tenendosi dal sistema di coloro clie d'ogni vocabolo chiedono licenza alia Crusca. Ben consapevole poi il Pindemonte clie a co- gliere il segno alia poesia predsso parlar conviensi all' in- telletto e al cuore plu die alia sola iramaginazione, ne' suoi versi 1' atile accoppio costautemente al dilettevole, e quindi le passioni , i doveri, le virtii , i vizj , i costnmi , la sorte, il line deU'-ooiMO, le arti, le scienze, le eterne leggi della natara farono scopo ai voU del regolato siio iinaidnare; ne' versi suoi apparendo sempre, cjual era nel caore, sem- plice , patetico , spirante cjaella soave melanconia die e propria delle anime nodrite ai sentimenti della virtu e della sciagura. Che in lui la virtu vivea in dolce Concor- dia coUa dottrina e coll' ingegno : ognor sollecito del vero ; di fermo animo e costante , di elevata indole e generosa. Tatto poi compreso da quella vera sapienza innauzi a cui svanisce 1' orgogllosa uuiana lilosofia , e propostosi a gaida ( sono parole dell' autore ) Colui , seguitando il quale non si cammina ndle tenrbre , fa sommamente plo , e tanto rifalse in lui qiicsto pregio, die non bisognano argomcnti a dimostrarlo .... ne divenne pio perche maturato nelle sciagure, ma tale fa perche la prospera vita non pote torgli dal cuore quella umilta die ne' seguaci del Vangelo e principio ad ogni azioue e ad ogni impresa. Tale e il sunto di questa panegirica orazione. Forse a taluno sembrar jjotrelibe di troppo abliontlante in ragione delle altre due la prima jiarte , in cui trattasi del prosatore r del poeta (sotto il qual doppio aspetto , e con peusieri non molto dissimili fu da noi aucora considerato il Pinde- monte nella necrologia cbe di lui tessuta abbiamo ) : ma IC2 APPENDICE convien rlflettere clie la dove rigogliosa rulonda la messe c cosa diflicile il contenere la falce perclie troppo oltre non iscorra. Altri bramato torse avrebbe una niaggiore luci- dezza , fluidita ed ugnaglianza di stile i lua oltraclie la di- zioa^ ci sembra pressoclie senipre robnsta , concisa , pate- tica, donar pur conviene qualclie cosa a quel fervore clie non si modera se non cogli anni, ed a quella titnbazione che svanir suole col coiitinuato esercizio del dire. A com- pimento poi delle parole nostre crediara bene di qui rife- rire due brani dello stesso panegirico , nelF uno de' quali e r imagine della Rkoluzione colle seguenti parole dipinta : >i E cbi non si amiiiirava per non attesa dottrina e dalle pacifiche Lettere dilungata , allorche (il Pindcmonte) di- scorrendo le cagioni de' politici rivolgimenti richiamava al pensiero, assennandoci , la Rivoluzioae coprente il capo nella prima asseml^lea al terzo stato ^ poi turaultuante; regicida ; se stessa divorante come Saturno i proprj iigli •, stanca di cittadlne stragi ^ conquistatrice dalle Alpi e dal Reno alle Piramidi ed al Kremlin ; domata sui campi di Watherloo; ripercossa alle porte d'AIessandria , sulle terra di Napoli , al Tiocadero ? o se, passeggiando col guardo le piu lontane e tra lor disgiunte regionij, tutte le mo- strava da' modern! event! ravvicinate e congiunte? Ed oli pur fosse tra no! ! Un sorriso d' allegrezza gli spuiitercbbe sul lalibro or che ! voti e i sospiri degl' Irlandesi Catto- lici , clie pur furono i snoi, valsero al Duca di Wellington piu gloriosa corona della gia colta suUa rocca di Badajoz, o nei campi delle Arapili. " Opportuna ci semlDra pure la digressione dell' autore intorno a! traviamenti ed alle licenze della nuova scuola: /( £ neir umana natura ( cosi egli , ed e un giovane die parla ) nojarsi di tutto; ne il Bello se ne franca: ag- giuguesi la vaghezza di novita : quindi la lisciatura , il vaffinamento, il tumido , il falso lustro, i concetti 1am- biccati, le iperboli, le acutezze, le punte del Secento : quindi 1' asciugare co' fiumi , il bagnar co' soli ^ e Carlo V avente il mondo per tomba , per tetto il Cielo , per la- grime il mare, gli astri per faci. Ma il Marini , e gli altri di quel tempo peccarono nell' ornato : a' nostri glorni si feri T essenza dell' arte sdegnando ogiii regola dal primo pittore delle memorie antlcbe fino ai Classic! piu recent! e in Italia e fuori osservata , la Poesia riducemlo al iiudo PARTE ITALIANA. 1 o3 Vero, il Iinguag;o;io d' Omcro a quello di T'latone , il Bello al solo Tetro. Ne cio l)asta , clie, qual povera e vile ri- pudlando la greca e la latina eredita . si limosiiiaroiio iiu- niagini e concetti dagli strnnieri , air italica letteratiira sver- gognatamciite aateponendo T oltreniontana , vero morbo dei tempi nostri. Giii i settatori di qnesta audace scuola horeale fastidiscoiio i lamenti di Filottete, di Mirra , di ]\Ierope. Essi in gelate nel)bic coiiversero il tepido e sereno aere italiaiio, in cimiteri i giardini ; tutti evocarono dai regni dclle tenebre e della morte gli spettri, le ombre, i fan- tasmi , gli scheletri , i demoni , i folletti , le streghe , e ne popolarono gli asili della giocondita e della pace ; accattar si pensarono le eroiche imprese e le virtu tra' masnadieri , tra' pirati , e ncgli ergastoli i tutte suscitarono le meniorie di un barbaro tempos e T anima ci straziarono con or- rende immagini di patimenti , di paure , di supplizj , di crudelth , di ferocie , come se tristi e dolorosi abbastanza non Iscorressero all' uomo i suoi giorni , e poclie fosser le lagrime quaggiu spremnte dall'umana malignita, dalla for- tuna e dalla morte. Brucerelibero, eome disse un mo- derno , Tito Llvio e Montesquieu per conservare una vec- chia cronica di Monaci ignoranti , o i polverosi registri di un Castellano imperioso , non curanti clie gli uomini si sgozzino e si tradiscano, purche ti svolgano un' intarlata pergamena, o ti facciano udire il corno da una torre di- roccata. E sono pure Italian! clie coUa voce e coll' opera s' argomentano di svisare l' italiana Letteratura , e porvi al tutto r impronta della straniera , degni di compassioue se febbre o mania li go^erna ! Ah! non pensarono clie se il ferro erulo ed ostrogoto taglio le penne all' Aquile domi- natrici del Mondo , non giunse a spegnere nel versato no- stro sanguc quella fiamma divina die ci avea fatti maestri d' ogni bell' arte, cd ercdi naturali e legittimi della gloria do' Creci. Clie se fra le strngi , e sotto la caligine di tanta barbarie, riniase alcun tempo assopita ; piii bella poscia rifulse e vendico gli antichi siioi vanti , null' altro lascian- done agli stranlcri, chc quello di aver appreso alia sua scuola. " Non e dunque estinto nell' italiana gioventii il scntlmento del vero e del bello. Prenda coraggio 1' egregio autore di quosto panegirico, e non declinando mai dal bel sentiero, si raminciiti che : sic ilur cui astra. 104 APPENDICK In morte dl S. E. il conte Alberto Adamo di Neipperg, Elogio detto il xxvi febbrajo 1829 nella Chiesa Magistrale della Steccata da Blichele Leoni- — Parma ^ 1829, co' tipi Bodoniani, in foglio. '^eW Awerdmento premesso dall' autore al suo Elogio, egli dice, clie qiiesta scrittura avrebbe avuto bisogno di notizie piu larghe ed esatte , d una forma che manco senlisse della precipitanza con die fa estesa, e quindi che se ne fosse difFerita la stampa a stagione piu matura. Questo era il suo proponlinento. Ma il desiderio di non render vane le sollecitudini di molti vincendo ( coineche invero a suo danno ) que' prudentl rispeui ; lo indusse a darla fuora com' e , senza perb rinunziare a riprodurla con qualche miglior titolo al- t indulgenza del piihblico. Egli fa profeta ia questo suo Avvertimento. II pubblico giudico tale scrittura nel modo stesso ill cui I'avea sentenziata T autore, e complanse della sua debolezza che si lascio sediirre alle bugiarde sollecitudini dei mold, o pochi, non curanti della sua fama. La rifaccia da cima a fondo , e per bel niodo, ove aspiri realmeute all' indulgenza plenaria del pubblico ; il quale se accoglie talvolta di buon grado sense somiglianti alle ad- dotte dair autore , allorche si tratta di udire un' Orazione qualunque recitata dalla l^igoncia, le ributta sdegnoso quando si vuol sottoporre per via d' impressione al suo treinendo tribunale. Elogio di S. E. il conte Alberto di Neipperg letto da Ferdinando Maestri agli ufficj funebri celebrati nel- V Oratorio di S. Qidrino dcdla Diicale Accadcmia de Filarmonici il 2'j marzo 1829. — Parma, 1829, co^ tipi Bodoniani, in foglio ed in 8.° Signorilmente impresso e questo Elogio in ambo le edi- zioni. Alia niaggiore e premesso il gia conosciuto ritratto del conte di Neipperg intagliato da Paolo Toschi, ed An- tonio Isac. Nobile , dignitoso , vero e il racconto delle gesta di questo illustre Personaggio. Se volessimo riferirne i passi piu iniportanti per facondia ed eleganza, ci sarebbe d'uopo di ristampare quasi per intero 1' elogio, perche poco vi abbiauio rinvenuto die non sia degno di raolta lode , e PARTE ITALIANA. TOO pocliissime vi sono le mende. E lavoro studlato, non ha avuto quincli bisogno 1' autore di niendicare con iscuse r indulgenza de' leggitori , come fece infruttuosamente chi il precedette. La Naunia descritta al viaggiatore, — Milano , 1829, dalla Socictd tipografica de classici Italiani, in 8." gr. , di pag. 1 04 , coll' epigrafe Voraere duroi Exereent coUes, atque horum gsperrima pajcunt. Vise. ( Assai nitida e bella cdizione adorna di sette tavole litografiche e d uiia carta topografica in rame. ) II Un fiume ingrossato da forse venti fmmicelli e rlga- ti gnoli, un cercliio aaiplissimo di monti , ricoperti in mas- »/ sima parte di praterie e di foreste-, colli e piani e poggi " e Valletta senza numei'o, ove tutto verdeggia di belle " macchie, di prati , di cam pi , di vigne, di gelsi ; alcuni " romitorj ; presso a venti castelli ; piii di novanta villaggi » che tutti possono ammirarsi da soli tie o quatlro luogiii, » quasi vedette dalla natura a bella posta formate per V chi e amante del bello; piu di quaranta mila abitanti >i che haano dialetto e costumanze loro proprie , in mas- " sima parte agricoltori laboriosissimi che emigrando nella " fredda stagioiie riportano in prlmavera e naove cogni- » zioni ed estero danaro ■■> molte e molte famiglie di no- " bilta antichissima e storica ; vm clero in generate colto " e operoso ; nomlni dotti in gran numero d' ogni condi- 11 zione .... questo e la Naunia , qiiesto la Naunia >> contiene . . . ". Per tal modo il sig. Giuseppe Pinamonti , autore della pregevole operetta die noi annunziamo , descrive con ra- pidi tocclii il soggetto ch' ei viiol trattarc ; ne in questo mirabile cpiadro di agreste natura, clie si facilmente potrebbe parere abbellito, avvi pur una parola die non sia conforme alia verita piii rigorosa. San Vigilio che t'u vescovo del Trentino, a cui appartiene la Naunia, scriveva un tempo a S. Giovanni Giisostomo essere quelle un naturale teatro, oi'f a moilo di speltucuh sori:ono i casctlli da ogni parte a incoronare la vallc , ed ora questo aspctto mcdesimo arresta I06 APPENDICE ad ogai passo il viaggiatore maravigliato , die clove aspet- tava una scena canipestre capace appena tU rallegrare lo sgnardo, si vede scrgere inaanzi quasi una rivelazione del medio evo che sfoiza T intelletto a tornare su quel tempt fierissimi, non meno famosi per grandi virtii , che per grandi delitti. II perche e da lodarsi molto il sig. Pinanionti , il quale indovinando nel suo cnore il sentimento che dovea nascere alia presenza di que' laogiii cosi reraoti dai nostri nsi e dai nostri costumi , voile intramraettere alcun cenno brevissimo che ricordasse o gli avvenimenti che illustrarono quelle contrade , o gli uomini insigni che movendo da quelle rupi divennero coUa gloria delle sciehze o dell' armi con- cittadini di tutta I'Europa. E perclie ogni descrizione , se anche si rinvigorisce colla storia , e ancora morta, ove il linguaggio dell' aninia non la ravvivi col vero ed immor- tale sno faoco, il sig. Pinamonti non ha mancato, quando la materia lo acconsentiva, d' infondere al suo gentile ar- gomento quella temperata passione che sopra ogni virtii deir ingegno raccomanda agli uomini gli scritti e i pensa- menti dell' uomo. Cosi per esempio, quando neli' appres- sarsi alia valle gli si fanno dinanzi dite piccole ville coi nomi di Meta longobardica e di Meta teiuonica — QuaiUe me- morie , egli esclama, quante memorie non risvegUano soli questi nomi ! In ascoltarli semhra ancora vedere due potenti nazioni rinnovare qui le battnglie accertate da mille sepolcri, e segnare questi confini col sang te. Ma il tempo e passato sopra ogni cosa ; anclie il Dio Termine ha dovuto cedergU , e le stesse nazioni si sprofondarono sotto la terra, per la quale combatterono tanto. E altrove parlando di due castelli, dei quali piix non si scorgono nemmeno i vestigi, la sua mente e tratta al piii afFettuoso riscontro. Etiam periere ruinoi ! Egli dice : / castelli cadono sotto la mano del tempo, e pill non risorgono : le umili capanne non sono meglio rispet- tate , ma la paziente industria del contadino le riedifica il pill- delle volte, perche egli trova dolce il vivere , dove i snoi padri vivevano. Ne meno commovente, benche piu ardito, e queir altro passo , in cui 1' autore ne conduce al santua- rio di S. Romedio , e dopo averne descritta la via disa- strosa, ma piena di dolce melanconia, semhra quasi arre- starsi a meditare suUa sua situazione. Si sente propria che vassi ad un romitono , e i piii sublimi peiisieri affol- landosi a'la mente , avvertono che V uomo piccolo e debole PARTE ITALIANA. 107 anilrcbbe smnrrito neW iinmensita dcUa ruttura , se. Dio non (ivesse posto in lid qualchc cosu ill piu grande ancora chc r universo ! Noi non possiamo moltiplicare in sifTatte citazioni , nia i leggitori troveranno ad ogni tratto il conforto cU sonii- glianti seiitenze , e se alcuna volta dovramio lagnarsi che lo stile riesca alquanto disuguale e quasi negletto , non manchera mai a compensarli queir aurea semplicita e quel candore che gia sembrano quasi alFatto sbanditi dai libri. Le sette tavole litografiche le quali rappresentano con fedelta alcune fra le plu belle vednte della valle , accrescono pregio a questa edizione , e la carta topografica, che disegna con tutta esattezza i paesi descritti , e lavoro assai notabile e degno di grandissiraa lode. Quello pero onde vogliamo principalmente commendare questa scrittura , e r infinita carita della pati-ia , che si manifesta eviden- tissima in ogni parola , e tnttavia precede cosi schietta e sincera , che nessun viaggiatore avra mai a dolersi di ea- sere stato deluso nella sua aspettazione. E la stanipa medesima di questo bel volumetto, e tutti i fregi che la dlstinguono, sono audi' essi un altro mo- numento di si nobile ailetto, che ha voluto erigere a pro- pria spese r illustre sig. Consigliere Aulico cavaliere De Torresani , il quale con tanto consenso di pubblica ap- provazione auimiaistra la Polizia generate del regno Loin- bardo. II nuovo teatro di Parma rapprescntato con tavole intagUatc ncllo studio di Paolo Toschi e descritto per brevi cewu da G. B. N. — Parma, 1829, CO dpi Bodoniani, in foglio grande, carta vclina. Franchi 8. Veramente splendidissima e questa edizione, benclie sla posta a si mite prezzo, veramente dcgnissinia deirAugusta Sovrana a cui si deblie 1" innalzamento di cost suutuoso, nobile, elegante edilizio, che mcrita a ragione di essere collocato tra' piii lodati della moderna architettura. h dedicata dal celcbre inlagliatore Paolo Toschi, onore della sua patria e d" Europa , al Barone Lucio Bolla Po- desta di Parma. Alia dedicatoria succede un Awcrtimento intorno alio scopo di qu€sto libro. Dope 1' Avverdmcnto I08 APPENDIOE viene la descrlzlone in tlodici facclate precediite da un titolo speciale ; essa dicesi scrltta da G. B. Nicolosi. Indi si trovano otto tavole numerate , intagliate molto accura- tamente in rame , e precedute dalla Veduta prospettica del Teatro. La prima e la seconda lianno ciascuna naa spiegazione in foglio separato. Queste due contengono VJco- nografia s^enerale del plan terreno e del primo piano ; la terza r Ortografia interna , e la facciata del Teatro ; la quarta le Sezioni del Salone ( che e magnifico , egregiamente di- pinto ed ornato con finissimo gusto ) i la quinta i Fartico- lart delta Volta del Salone ; la sesta la Sezione parziale delta Platea; la settiuia la Volta delta Platea ; e i'ottava il Sipario. Ritornando alia descrizlone diremo, clie essendoci questa venuta tra mani al primo nostro giugnere in Parma avanti di aver veduto quell' ediiizio , e dopo averne udito molto sfavorevoli giudizj durante la nostra momentanea fermata in Piacenza, ci parve dettata da un soverchio amore di patria. Veduto poscia il teatro e minutamente esaminatolo in ogni sua parte , niuna esagerazione trovammo in questo scritto; e dovemmo conchiudere non essere que' giudizj che un niiserabile dettato dell' ignoranza o dell'invidia, che dile- guasi, come per vento nebbia , davanti il lampo della piu imparziale verita. Non negheremo che non s' incontri nei partlcolari di quella gran mole qualche inavvertenza, che sarebbe giovato T evitare per renderla perfetta , ma qual e opera umana che si possa chiamar tale ? Vbi pliira ni- tent . . . non ego , ecc. Lodiamo col signor Nicolosi che il plttore Azzi per r argomento della sua tela , volgarmente delta Comodino , abbia preferito di rappresentarci luoghi e costuini del nosti-o bet paest d' Italia , anziclie andare tra ghiacci e sotto un del nubiloso a ritrarre la natura ; ma ci pare non ostante che, senza ch' ei siasi trasferito al polo glaciale , abbia soffiato costantemente sul suo pennello una si gelata tra- montana che quasi non ci sia panto di questo lavoro che non dia segno d' ingratissima freddura. Ma grnn compenso a questo gelo la ritrovi poi nel Sipario del Borghesi tutto pieno di vita , di calore , di fuoco , spleudentissimo per invenzione, per colorito , per dottrina pittorica. Vada lieta la bella Parma di questo suo giovine artista , che ci ri- corda i tempi del Parmigianino e della sua scuola. PAHTE ITVLIANA. IO9 Lc isole dclla lagiina di Venezia , rappresentate e de- ^scritte. — Venezia, 1829. Finora il fascicolo 1° Chi ha vediite una volta le isole die circonrlan Venezia non puo certamente obljliarle inai piii ; tanta e la bellezza che loro cliecle la natura , e tanti sono gli oggetti ciie le racconianJano alia nostra memoria. Pero e ragionevole la nieraviglia dell' editore signer Alessandro Zanetti , che uiuno abbia niai toko a descriverle tiitte con quella diligenza di che sono degne , e solo se ne trovi fatta ricordanza ia alcune opere a tutt' altro fine dirette. Pero si projjose egli di pubblicai'le in dodici distribuzioni ; e gia ne abbiamo dinanzi la prima, la quale comprende le isolette di San Micliele, di S. Lazzaro e di S. Clemente , ed e im buoa saggio deir opera. L' isola di S. Lazzaro fu descritta dalla ch. signora Giustina Renier Michiel , autrice delle Feste i'cneziane , e noi desideriamo die non siano scarse le sue descrizioni. E necessario die nei libri di questo genera Tcrudizione non si disgiunga dal sentiinento. « Forastiere ( ella dice ) ! Allorche ti ricondurrai alia tua patria e nar- rerai quanto hai vedato, non dimentica di aver trovato un monastero di asiatici ed una tipografia orientale in una delle piccole isole di questa un giorno si celebre e si de- cantata repubblica. " La Statilegia , ossia nuovo metodo cT insegnare a leg- gere in brevissimo tempo , analizzato ed applicato alia lingua italiana did Ras^ioniere Lodovico Giu- seppe Crippa. — Mila/io , 1029, dalla tipografia Ri volta, pag. 24. Nei secoli dell' ignoranza e della harbarie si sarebbe , alia vista dei uiirabili lisultamenti di cotesto metodo, gri- dato alia magia : fra noi si e gridato, senza volerlo prima conosccre, all' impostura. Pero il dispregio e le beflfe il colpirono nei suo uascere, ed annunciato fin dall' agosto dello scorso anno, si rimase linora neiroblio. Ma chi non sa come il volgo sia, o per indolenza o per forza di co- stume, ritroso ad ogni Ijclla novita , e scliifo torca il viso da clii gli si accosu per fargli del bene i talche, a riit- etirvi, d' uopo e sovente usargli violenza' Al iulgar dtbile ingegno Sempre il noio c/i'e grarule appar menzogna. IIO APPENDICE Cosi dal Parini cout'ortato resse il sig. Crippa alie iiinlc accoglienze fatte al suo annuiicio , e come clii persiiaso di sua niissione non cura umaiii riguai\li, e tranquillo prosegue ia suo viaggio, distese e publilico la dicliiara- zione del nuovo nietodo da essolui proposto, rimettendo air irresistibile forza del vero il far le sue parti , ed il rispondere. Ecco dunque con raro esempio di disinteressc svelato nn ritrovameiito di cui il sig. avvocato Laffore fatto avea un venale mistero; e cio coinpensi in parte lo svantaggio che noi potremmo avere ove si ponesse a confronto 1' itir grate trattaniento che quel metodo eblie fra noi ed il tras- porto d' ammirazione con cui venne in Francia rlcevuto, tostoclie il sig. Francoeur, uiembro dell' Istituto di Parigi, ne diede notizia con sua relazioiie del febbrajo 1828 alia Commissione d' incoraggiaiiiento dell' istruzione ele- mentare. Clie se nell' annuncianie la pubblicazione ci gode I'animo sopramniodo per quell' amoi^e che ne scalda per ogni utile vero, ci reca non ineno di maraviglla la somma semplicita dell' idea primigenia da cui quest' inslgne ritro- vauiento scaturi. = Perche si vorra nel rilevar le conso- nanti spiccate , onde awiarsi al leggere , pronunziarle altri- menti da quello che suonano congiunte nella parola? ■='Ecco la riflessione su cui poggia il metodo. Di qui un ben me- ditato studio suUa forniazione e suU' analogia delle artico- lazioni , e percio una nuova divisione e disposizione dei- I'alfabeto, una nuova denomlnazione delle consonant! non piii arlntraria e convenzionale , ma dedotta dall' intrinseca natura dei suoni e delle articolazioni (^vocali e consonand) ; di qui una nuova e semplicissuna teoria delle articolazioni composte, spontaneamente emersa ; di qui tolto il bisogno del compitare , si molesto perche assurdo ed in continua contraddizione tra i mezzi ed il fine , tra la causa e 1' ef- fetto , tra 1' insegnaniento precedente e la successiva ap- plicazione di esso , tra 1' opera dell' arte e quella della natura ; di qui una regola semplice ed unica , applicabile a tutti i casi , per dividere prontamente ed esattamente qualunque sorta di parole in slllabe •, di qui in fine spianata ogni dillicolta ortografica , e fatto il leggere opera del sem- plice atto di pronunziare le articolazioni unite ai suoni , quali separate si apprese a pronunziarle. La quale osser- vazione, a chi ben ponga iiiente, basta per sc sola a rcndere I'AUTE ITALIAN \. ] 1 1 agevolmente credlbili gli effetti die dalla Statilegia si otten- t'ono, tolia essendo la vana occupazioae di avere, secondo il veccliio metodo , a coiioscere le coiisonaiiti ad un niodo per poi valerscne ad un altro, e toltc ad un tempo tutte le dublnezze die nella formazione delle sillabe iie veni- vaiio, con grave dispendio di fatica e di tempo e con soninio fastidio dell' aUinuo. Tutto cio e con molta precisione dimostrato nel modesto opuscoletto del sig. Crippa, il quale se noa ha 11 vaato d' essere stato V inventore del nuovo metodo , ha pero quello di averlo saputo, da alcuni cenni ottenuti a voce, interpretare , e merce di giudiziose e sagaci considerazioni ridurre le quasi presentite idee ad un conveniente siste- matico sviluppamento, e, superando tutte le dirticolta che nel generalizzare le sue teone devouo certamente esserglisi afFacciale, fame Tapplicazione alia lingua nostra. Con die venae ad adempiere al voto die la reale Accadeniia delle Scienze di Torino formava nel rendere puljblico conto (aprile i8a8 ) delle mirabili prove di questo metodo reiterate. Quello pero die il sig. Crippa con nessuno divide, si e ( amiamo ripeterlo) il merito di aver genero- snnicnte sagriiicato alia publjlica uiilita il fortunato friuto delle sue invesiigazioui , e di avere rivendicato con virtuosa lealta V onore della scoperta al verace sue autore tosto che n' ebbe cognizione. Deve questl aver fornito non solo i principj della Statilegia al sig. Laflbre , ma bea an- che le luminose idee per V istruzione de' sordi-nati al sig. abate di Lepee, che di lui fa cenno nelle sue opere , e, pagato , se non dal secondo, dal prlmo certamente, di scortese silenzio, par die voglia di nuovo confermarci come i dotti di Francia, mentre sono sagacissiini nel ri- volgere alP increiuento d' ogni utile od amena disciplina in un colle loro le faticiie degli stranieri, ottusi alquanto si uiostrino bene spesso nel ricordare i nomi di questi. E ua cosi fatto autore Corrado Amman, medico Olandese , die stampo per la prima volta in Amsterdam (1692) ua libretto intitolato = Surilus loqueiis, sen inclliodus qita qiii surdus muus est loqui discerc possit, = Volendo e<»li del suo metodo, dicui fatto avca fclice sperimento, dar con- tezza, svolge coa profondissimo discorso, in queir opu- scolo, la natura della voce, qnell.i delle lettcre e la ma- uiera di prouunziarle : posto il solcune priutipio die Icgcre 113 APPENDICE est literas successive tantwn pronunciare , e posta la solenne distinzione dei suoni e delle articolazioni {K'oce.s et spiritus), suggerisce una nuova divisione dell' alfabeto , lo ordina se- condo la naturale fonnazione delle lettere, ragiona intorno alia riunione delle articolazioni e dei snoni , ed insomma espone con tanta esattezza ed evidenza le teorie del nuovo lue- todo , die di necessita ne discende la conseguenza che le trilustri vigilie , onde il sig. avvocato LafFore si die vanto nel cospetto di Francia , e delle quali il huon sacerdote di Temi chiese da' suoi nazionali ed ottenne si larga niercede di gloria e di danaro, altro non sieno che 11 frutto spon- taneo della lettnra del surdus loquens , e specialmente nella seconda edizione ( Leida 1727), affinche per avventura si vedesse il benemerito Olandese destinato a risorgere prima in Francia coll' opera , indi in Italia col nome. Ma sia che vuolsi , chiunque tenga in pregio i progress! deir incivilimento non potra al certo dissimulare a se stesso i beneficj d' vin metodo che rendera universale I'arte del leggere. Lo stato delle nazioni va di pari passo coUa coltura, e 1' alfabeto fu sempre il piu potente neinico della barbarie. E tanto piii merita cotesta utile novita di trovar grazia presso ogni gentile persona nelle nostre pro- vincie , ove la pubblica istruzione , e specialmente 1' ele- mentare e dalla Sovrana beaeficenza con ogni maniera di provvide instituzioni protetta, delle quali gia sentono le piii umili classi del popolo gli utili efFetti. Ne vogliarao in questo proposito tacere come la Statilegia potrebbe soprat- tutto nelle scuole di campagna con vantaggio introdursi, ove gli allievi impediti or dalla stagione invernale,or dai bisogni rurali di giovarsi di una continuata istruzione , sono costretti d' interniettere tratto tratto lo studio^ talche dal- r una all'altra ripresa dimenticando Timparato, trovansi quasi sempre da capo. 11 che riesce a' principianti funesto, che dalle stesse difficolta lungamente stancati, e dal poco profitto scoraggiati prendono lo studio in fastidio ed av- versione. Noi lasciamo al filosofo le dotte meditazioni suU' inven- zioue e suUa formazione del linguaggio articolato, alle quali potra la teoria di questo nuovo metodo condurlo , ed amiamo piuttosto che altri con noi pensi ai vantaggi di esso immediati, e, per cosi dire, popolari. Ne fia questi sono ultiini il ievar via per sempre da quella cara eta PARTE ITAtlANA. Il3 deir Innocenza e della giovialita ogni tristo seme di noja e cU stento, cd il fur si die il noine di scuola, gia di si formldato augiirio a' fanciuUi , or giadito siioni e scevro d' ogni idea di dillicolta e di fatica. E non e pure a ta- cersi come col favore dcUa Statilegia potranno oniai essere ammessi ai vantaggi del saper leggere anclie gli adulti cui, mancata essendo la prima educazione, rinunziato gia vi aveano , come a cosa per la sua difficolta inaccesslbile ad un' eta matura. Senza pretendere di trasformare il volgo in un popolo di dotti , senza dire come si scliiuda, uierce della lettura, ad una moltitudine di persone , morte ai privi- legi degli esseri pensanti, una sorgente di sconosciuti piaceri e di nuove seusazioni , e loro si procacci un efficace mezzo di dirigersi all' utile ed all' onesto, tenendole lontane dalle distrazioni a cui s' abbandonano o per ingannare la noja di un' oziosa ignoranza, o perche nell' ozio stesso e nella niancanza d' idee piii si fanno gagliarde sentir le passioni ; chi non vede come, col rendere I'arte del leggere di si agevole possedimento , potra trovare una guarentigia 1' in- teresse di que' disgraziati clie ora mancandone sono, nelle contrattazioni scritte cui pe' lore aiFari intervengono , del continuo esposti alia frode ed alle insldie di clii voglia abusare dell' ignoranza loro 'f Pericolo , contro il c{uale non bastano sempre i provvedimenti di legge e le lormalita da essa richieste. Questi soli vantaggi sono di tanta evi- denza clie ognuno , il quale abbia flor di senno , e co- stretto ad applaudire a si preziosa novita. Possa pertanto la Statilegia metter radice ancbe fra noi , ed universalmente propagarsi , e sia questo il voto d' ogni persona ainica del pubblico bene ! Clie se gli anticlii popoli riconoscenti dei vantaggi che arreca la scrittura , consegnarono ad eterna fama il nome de* loro fondatori clie dato lor aveano 1' al- fabeto , non c men degno di un tributo solenne di gratl- tudine chi mirabilmente agevolando 1' arte del rilevare lo scritto, e percio di valersene, preparolla a divenire uni- versale, ne sia, per la sua parte, di questa gratitudine fraudato anche colui die primo fra noi 1' introdusse. £ibL kuL T. LV. 114 APP. PARTE ITALIANA. Le attratuve dell infanzia e le dolcezze delV amore materno , di L. F. Jaaffret. Prima versione itallana di Francesco Gandini. Seconda edizione. — Cre- mona^ 1829, dcdla tipografia de fratcUi Manini. or iiHllj del Jauffret sono pieni di afFetto, di belle im- tnagitii , di ginste osservazioai. Noa sono seaipre seiiipli- cisslmi, ne sempre natnrali , ma possono perdoiiarsi facil- meiite alciuii piccioli nei dove il libro nel siio complesso e buono e rispoiidente alT intenzione dell' autore. A. noi per esempio non piace clie un giovinetto vedendo l' al- Joro piantato da' snoi geiiitori ricordi la valle di Tenipe e le spoiide delPeneo^ ma qnelF idillio ci sembra iiondimeno assai bello e pieao di sentimento. Non ci par vcrisimile clie un fancluUetto il quale coile sue picciole mani intrec- cia a stento un paniere di vimini , paragoni la rugiada a perle inargentnte , ma chi vorra dire clie nel restante di quel breve idillio non si trova una incantevole sempliciia? Pero fu bello il consiglio del sig. Gandini di tradar questo libro; e noi annunciamo e raccomandiamo assai volen- tieri qn.esta ristampa della sua lodevole versione. V A R I E T A. ARCHEOLOGIA. kDopra un anello Longobardo e suit origine del titolo di Marchese , Dissertazione di Sebastiano Ciampi. — Tra i mol- tissimi cimelj degni delta stima degii arclieologi e tra le rarita conservate dal sig. marchese Gian Giaconio Trivulzio e r anello d'oro, del quale presento qui il disegno. e che nel rifare i! pavimento della chiesa di S. Ambrogio in Milano fu trovnto dentro una cassa di pietra contenenle i VARIETA. II^) rest! d' un cadavere e varj oggettl ad esso spettanti, cioe un pettine, le forbici , nnii lancia , lo stocco, la sciabola, gli sproni ed una crocetta a qiiattro spicclii di soitilissima laminetta d' oro a somiglian/a del talco. Da quesii arncsl e niaaifesto che quel sepolto era un cavaliere o, come dl- ceasi, un milite. In fatti il pettine e le forbici indicano il governo del ca\aIloi Inncia, sciabola e stocco ne sono le armi; gli sproni spiegano I'atto del ravalcare; Tanello la digniia i la croce Toggetto della milizia a cui il milite era addetto o, se vuolsi, la professione della fede cristiana. Essere egli state longobardo, mc lo fa credere 1" iscrizione che e intorno alia figiira del cavaliere nelT anello effigiato, la quale in lettere latine dice cosi: MARCHE BADVSVIV: la voce Marche nclla sua radice e celtica, e poi diventata teutonica ed era alemanna, e come vedremo, con poca va- riazione e anclie italiana. Nella lingua de' Celti, per testi- nionianza di Pausania (in Phocicis , cap. 19) M'Ji;^v.xv si- gnifico cavallo i7:z'j)v to oyojict. jjixpv.xv ltto twv v.i?.TU'v equo- rum nomen Marka apud Celt as i e Tpiuxpv.iGtxv un corpo di mille cavalieri (i). Nella lingua franco-gallica ed alemanna de' tempi di mezzo si trova nei derivati di quella voce un senso analogo al datole da Pausania (2). Nei capitolari di Carlo il Calvo (apud Silvacum, c. XIII ) Morascakus e prcrftctus vel curator equorutn, ed anclie coc- chiero. In una legge alemanna tit. 79 , leg. iv. = Si Mariscalcus qui super xii CabaUos est, occiditur , xl solidis contponatur. I (l) 11 Facio osserva clie il Camprario in vece di Mapxav e rpi/jyfy.'t'yiav vuo! che si legga McJppav e Tpi/japoiaiav , e adotta quesie lezinni suH' autor.ta del codice di Mosca. I\la sircotne diceasi Mdhre e March e Marach dai Longohardi , dai Fianco- galli e dagli Aieiuanni , Mar dagl' Islandesi , cosl pote dir«i Mctpxa/ o Mappac dai Celti per dialetco loro. « Marc<'ii)nnni dicuntor a Marca , quod equum significat. Equorum sou stabuli iDaglstrum MarcksulUr etinni nunc appel- lauuis , et er[tiituni pia:ff ctuiu Marckgrafen ; niditaris eoim di- gnilas et oflit.ii nonien est iHrtiiiicjue. >> ( V. Scolia Jacobi Spie- grlii in Vll iibruiii Austriados Richnrdi Bartolini pcrusini. Haa- novii« , 1619, in collecr. Justi Reuherii. ) (a) Cosi uel Dizionano tedesco di Adelung Walire caballus , cquus. Coiif. March imo et Marach leguni allcm. et bavaric. UUndice Mar Pausania tfste eqiuun vocabaiit IMapxai'. Conf. Mnrichal Mariscatco , Marstall Stabutuui aulicum equurum. rro VARIETA. Nella lingua tedesca moclenia Marsch significa avaiiza- niento, cammlno di esercito ;, Imperciocche presso gU aii- tichi Nordici gli eserciti per la maggior parte si compo- neano di cavalleria , donde ne venne il marcher del Fran- cogalli ed il marciare , e la marcia degl' Italiani ; nel qual senso i Latini del buon tempo dissero equitare , i Latini bassi caballare e cabaiicata , gl' Italiani cavalcnre e caval- cata la significato di scorrere od invadere o di procedere con esercito contro il nemico. La voce Mark ha pure un altro significato che a prima vista sembra essere afFatto diverso dal precedente ;, anzi diro meglio, ha pure altri sensi , e sono : Mark i." Signiim ; Anglosaxonice Mearc ; Persice Marz. 2.° Confines. Apud Keronem (8.^' Saeculi ) Marcho, 3.° Locus et regio notata Signo confinium. Marca. 4.° pondus signatum. Marca. Dal significato del n° i.° hanno anclie gl' Italiani Marchiare , Marcare e Marca., cioe notare, improntare, segnare, im- pronta ; del n." 2.° e del n." 3." Marca, paese , contrada ; come la Marca d'Ancona, di Treviso, ecc. ; dal n.° 4.° Marca e Marco e Marchia in senso di moneta. Se mi si domandasse come sia avvenuto che dalla parola March o Mcirkan cavallo siano derivati gli altri significa- ti , risponderei cosi : E noto che anticamente il bestiame costituiva e rappre- sentava la ricchezza degli uomini. Quindi e clie allor quando s' incomincio ad improntarsi od a marchiarsi la moneta, che era la rappresentazione delie ricchezze , vl si rappre- sentb ora una pecora, ora un bue, ora un cavallo, e come dal pecude impressovi ebbe nome pecwiia , e dal numero de' buoi che la moneta rappresentava fu detta decabeo , icosabeo, ecc, cosi da March, cavallo, fu detta Marca. E di fatto anche a Napoli e una moneta chiamata cavallo, perche forse in principio ebl)e T impronta di questo ani- male , come gia T ebbero le monete della Tessalia e della Macedonia. Segnata una volta la moneta con 1' impronta del cavallo, e percio chiamata Marca, questo nome divento sinonimo di segno, e se ne fece il verbo Marchiare o Marcare, come in latino T impronta incisa negli anelli e nella moneta prese il nome di segno e sigillo ; donde venne il verbo sigillare., signare , aes signatum, vocaboli equivalenti a marcare ed a marca. VARIETA. II- Peixlie i confini e le sepai-azioni delle terre , de* paesi , iU'2,li Stati sogliono indicarsl da un segno, da un'arme, liirono denominate MarcJie i confini, cioe segni del confine i ed estensivanieiitc presero nome di Marche i territorj con- teniiti dentro certi confini. Innunierabili passi di antichi scrittori de' tempi di mezzo potrei portare a conferma di questo significato della parola Marca; ma basteranno alcuni: f Herioltluis rerum gerendaruoi nimis cupidus condictam et per obsides firmatani pacem rupit , incensis ac direptis aliquot Normannorum villis. Quod audientes filii Godefridi, contractis subito copiis ad Marconi Acniunt , et nostros in ripa Egidoroe fluminis sedentes , ac nihil tale opinantes , transit© flumine, adorti castris exuunt, eisque in fugam actis cuncta diripiunt ac se cum omnibus copiis suis in castra recipiunt. " (Annal. Rerum gestar. a Ludov. Pio an. 838 ). /' Qui trans Ligerim manent atque in Hispaniam profi- ciscl debent, montes pyrenasos Marcam esse cognoscant. ( Sirniondi Notce ad cap. Caroli Calvi.) <' Volumus proxima asstate exercitum nostrum ad Mar- chani nostram niittere , ut ibi praeparatus sedeat donee vos mandetis quando promovere debeat. " ( Epistola Einhardi quae est 39.) A custodire queste Marche o confini erano destinatl conti , duclii ed altri grandi, e talvolta anche de' semplici co- mandanti d' arnie , i quali aveano sotto gli ordini loro buon numero di soldatesche e principalmente di cavalleria , con giurisdizione e comando in tutti i paesi contenuti nella Marca , e furono chlamati custodes limitum , e poi Marchio- nes , e Marc}dsh donde vennevo i niarchesi. 11 Relictis tantum Marchionibus , qiti fines regni tuen- tcs, omnes si forte ingruerent, hostium arcerent incursus. » (Vita Ludovicii Pii an. 786.) gsio nell.i sua Dissertazlone. Gia di quella Irggenda BIARCHE BADVSVIV non si erano niostrati contend a'cuni ardieologi , e il dottor Labtis dubiio che leggere si dovesse Marce. Badus. VUas., altri sospctto persino die in quell' anello ra)ipresentato fosse Batdovino conte ( piuttosto die uiarchese ) di Fiandra , estinto dai Saracini , nienrre all' imperatore Alessio recava la notizia della presa di Anriuchia. Ora il nosiro collaboratore dubita da prima , che V anello propriaiueiue non sia longobai-do , non presentandosi alcuoa prova dimostrativa di quella origine o di quella pertinenza , e lo stpsso Ciainpi non diasente del tutto dal crederlo non piu •ntico del secolo XI. I20 V A R I E T A . A crederlo p'lu antico del secolo XI potra fare ostacolo la qualita die si presenta di cavaliere croce-signato. Ma ne anche questo e sufficiente argomento. In primo laogo sap- piamo che a' tempi di Carlo Magno era una specie di ca- valieri o militi i quali creavansi con alcune cerimonie. Ne Egll fa paritnente osservare che ne' sigilli di quella eta in— vano si cercherebbe ortografia , invano si vorrebbero trovare interpunzioni , poco si potrebbe ancora contare su la liogua o su la gvammatica , e che il leggere le loro iscrizioni quali si veggono su que' monumenti , ri condurrelobe ad imniaginare le maggiori stravaganze del niondo. Queste cose attestano le col- lezioni dei eigilli medesimi che si trovano stampate , quell' am— plissinia del Manni , quelle di molti scrittori tedeschi, V Eineccio e lutti gli antiquarj che si occuparono intorno alia sfragiscica , non omniettendo ancora le dissertazioni su varj di que' uionumenti del medio evo del nostro Muratorl. Perrhe niai dovra dunque meccanicamente leggersi MARCHE BADVSVIV, il che in fine del cento non ci fornirebbe alcuna decisa indicazione ? Sta bene che la voce marche sia celtica uella sua origine, divenuta poi teutonica ed ora alemanna ; ma quel marche non potrebb' essere al piii se non che 1' abbrevia- zione di marchensis , che non tanto faciluiente prenderebbesi in sinonimo di marchio o marchese , quanto come addiettivo di inoneta baronale. Peggio e poi quel nome proprio di BADVSVIV o Badusuius , del quale in tutti i tempi barbari non si potrebbe raccapezzare il peggiore barbarismo. Ora, premessa P avvertenza che in que' sigilli invano si ri- cerclierebbero ortografia ed interpunzioni ; ecco come leggere vorrebbe quella iscrizione il nostro collaboratore : M. ARCHE- BADVS. VIV. La M. puo significare egualmente viagnus ^ maximus , miles, magnificus o anche marchensis ( non raai marchesus ) , e queste due ultime supposizioni, benclie poco ammissibili, sarebbero fa- vorevoli al sistema del Ciampi. Archehadus si sarebbe forse scritco dair artefice , anche dal Ciampi riconosciuto sommamente rozzo, in vece di Archebaldus o Archibaldus ^ nome comunissimo neir XI e XII secolo tra i Franchi , donde vennero gli Archam- haut e gli Archembauld di Francia , gli Archibaldi frequentis- simi in Inghilterra , e gli Arcimboldi famosi in Italia ed anche nella Lombardia. Le parole poi VIV possono significare vivit , o vivat , o vivas ; e questa formola della quale potrebbero addursi infiniti esempi , conviene ottiniamente anche col sentimento del Ciampi, che giudico essere quelle un anello signatorio, di cui il marchese o il militc viveute si servisse anche nelle cose appartenenti alia sua giurisdizione. Potrebbe notarsi che la voce Badus trovasi V A R 1 E T A . 12 1 fa menzlone V aiitico autore della vita dl Luigl Debonaire air anno 791, clie nell' eta d' anni i3 fu solennemente ar- mato da Carlo M. nel castello di Rensbourge. Lo stesso Carlo M. da giovanetto riceve V ablto militare : u Galafrus ilium adornavit liabitu militari in palatio Tolletae. » (i). presso il Muratori negli Scritlori delle cese italiche , e senibra essere stato un vaso d' oro , sebbene al Du Caiige non sia pia- ciiito di dicliiararlo. Vedesi anche in questa Biblioteca , torn. XLIII , pag. 809 , che Baldus si scrisse aicuna volta nel medio evo anche Badus ^ e cosi Badoinus per Baldovinus , il die niilita a favore della nuova proposta lezione Archibaldus , diflicilniente potendosi am- mettere che il Marche possa interpretarsi Marchensis , e che il Badus sigoifichi Baldovino. ( Nota degli editori. ) (i) Vita CarolL M, et Rollandi Joanni Turpino , ecc. , vulgo tributa ; ed ivi le tnie note a pag. IC7 , edizione di Firenze 1822: Medio in primis cevo frequentissima in Germania , aliisqae Europce regnis solcmnitas , qua juvenes celso loco natl et nobilis- simi heroes , qui egregii inclaruerant factis ab imperatore ■, vel rege , vel principe quodam cingulo militari acciiigebantur , et ita ad equestrein evehebantur dignitatem , ut hi ipsi non solum , sed et alii advirtutem, et fortitudinem excitarentur. Sollcmnia ■, quibus hie actus celebrabaiur , pro diversitate lemporuin erant diversa. Quod si tempore pads susciperetur milituin , seu equituia , creatio y hcec plerumque ita ordinabatur: honorum equestriuin candidati pri- die quain inaugurarentur , balnea ingrediebantur , indeque loti et mundi prodeuntes ac ^estibus mutatis , sub vesperam sacra pera- gebant religiosissiine , totam noctem vigiliis et pils orationibus transigentes. Subsequente luce solemnitatem ipsain in aede quadain sacra ausplcabatur missae liturgia. Inter sacros ritus tirones , di- gnitatis i/iilitaris candidati , solemni obstrincebantur Sacramento , numquam ab officio probi strenuique militis transversum unquam sese esse discessuros. Quo facto glcdiuin altari antea impositum atque conceptis verbis consecratum accipiebat Imperator , Rex , Princeps , Episcopus , aiU quis alius , qui jure miliies creandi gauderet , eoque candidati in genua procumbentis humeros una , i.el quod sequiori oevo in rnorem venit , trina vice percutiebat , eumque inilitem solemni forma no- minabat ; denique balteo militari gladioque ille accingebntur , et aurris vel auratis exornahatur calcaribus. Actum hunc honorificum insequebantur convlvia splendida , ludi equestres , aliaeque hilari- tates , non sine maxima sumtuum profusione . . . tempore belli au- tem minori rituum apparatu militum sive equitum creatio absolve- hatur in casiris sub initium, <,el exitum pugnae , aut in fortalitiis urbibusque obsidione cinctis periculosa. Omnium tamen sive sacris live bellicis ritibus in crdinetn equestrein e^ectorum cequalis erat I 2 Jl A' A R I E T A . Ma se quest! cnvalieri o militi, com' erano chiamati i soldati a cavallo a distinzione della fanterla , facessero im orditie cavalleresco privilegiato e distinto da' comuni sol- dati di cavalleria , e fossero una specie di que' che i Ro- mani chiamavauo equites , noii e facile il determinarlo. Certo e die Badusuio noa dovette essere deli' ordiae co- muae de' militi pei- I'anello d' cro che lo distinguea, e di cui pare che dovesse essersi servito a sigillare non solo privatanienie, ma aache per uso pubblico, o di giurisdi- zioiie militare. La croce non si oppone ad un' antichita maggiore del secolo XI. Anche nel secolo IX e nel X combatteasi coa- tro i Saraceni , e non e improbabile che i militi o cava- lieri prendesseio 1' insegna della croce , che poi nella pri- ma crociata fu presa da ciascuno de' combattenti L' uso di seppellire i cadaveri de' militi con la spada , e con al- tre insegne analoglie , fu comunissimo nei tempi del cosi existimatin ^ omnibus amplissiiui uhique decernebantur lionores; oin- nes medio cevo appellabantur milites et receii'.iorl cevo Equites au- rati a calcaribus inauratis. Oi i^o aiiteiiL hujus solemnitatls in antiquiorlbus quaerenda est tewporibus, Testatur euiin Cornelius Tacitus de Moribus Genna- noruiri lih. XI 1 1 , anna sumere non ante cuiquaiii moiis , quant ci^itns sufferturum probaveril. Tarn in ipso Concilio te/ Principuin oliquis , vel Pater , vel Propinquus scuto frainenque Juvenem or- nar. Haec apud illos toga , hie primus Javentae honos , ante hac domus pars videbatur , nunc reipublirce. (Ex Joannis Georgii Ciameri Coiiimentariis de juribus et prasrogativis Nublliratis avit.-B , etc. Lipsis , lySt) ) Al tempo di Fetlerigo II la dignita di uiilite non era con- ceduta oiJinarianienre a chi nun discfodcva da padre niilite , come si rileva dalla lettera 17 del lib. VI dclle lectere di Pietro dalle Vigne : Notum facimus universis qund A. de N. Majestati nostras knmiliter supplicavit ut cum velit fieri Miles et Pater suus miles non esset , sibi exinde largiri licentiam digjiaremur. Nos auteiit ut fidei sues meritum et subrum per imperialis gratiae proe:uium imperialiter compensemus supplicationibus ipsius benignius inc'i- nati de potestntis nostrae plenitudine sibi concedimus potestatem quod quamquam pater suus miles non fuerit , et noftris constitu- tionibus cavcatur quod Milites fieri nequeant qui de genere mili- tum non nascuntur : ipse lamen de culininis nostri licentia decorari valeat cingulo militnri mandamus : quatenus nullus est qui ipsum super hoc de caetero molestare vel iinpediri prcesuiaat. V A R I E T a'. ia3 detto medio eto e cio faceasi ad decus Qiristi et proboe mi- lit ice ejus (i). Un cadavcre con insegne cavalleresclie, e con la croce simile a qnella in lamina d' oro die sopra ho descritta, ma senza fanello, fu ritrovato intorno al 1808 nelle vi- cinanre di Lucca. Sia dunqne clie piaccia di ascrivere Badusuio al se- colo IX, al X od air XI, non e da porsi in dubbio che fosse un cavaliere di rango (2) distinto, od uno di que' marcliesi clie abbiamo descritti. Dopo avere esposto qnel che plu direttamente avea che fare colP anello di Badusuio, non sara inutile, ne disgra- devole 1' awwiunta di alcune osservazioni ed illustrazioni anaioghe, le quali contribuiranno a mostrare quanto ne- cessaria sia non che opportuna la conoscenza delle lingue settentrionali per la niaggiore e piu profonda notizia del- r origiue, isioria ed etiniologia dclla lingua italiana , massi- mamente per colore clie ne seggono giudici e regolatori , e ne fanno dizionarj , cd aggiudicano prenij agli scrittori viventi che libri puhblicarono in purgata favella italiana. Che tra le lingue straniere inolto contribuissero alia for- mazione della nostra i varj dialetti slavi, e come cio av- venisse , gia lo feci conoscere in diverse circostanze: le osservazioni che vcrro esponendo serviranno a dare ua breve si, ma sufflciente saggio intorno alle antiche lingue nordiche, le quali son ora mescolate colla lingua franco- galiica ed alemanna, ed in pincola parte coU' italiana. II Menagio volea derivare il verbo marcher de' Franco- galli ed il mnrciare italiano dal verbo iar'care de' latini ; solite etimologie fatte da coloro che dal greco e dal latino tirano le origini di tutte le voci eirusche, latine, italiane non sapendo ond' altrimenti cavarle. lufatti se in Italia (1) Fita CarvU M. et Rollaiull. (2) Ranso. A propoiito di qursta voce creduta d' origine fran- cese non voglio tacere che essa denva da ring , cerchio ; e tale fu detta r asseiiil:)lea teuuca dai LongobarHi , donde ringhipra ( arringhiera ) aringnre , aringa. Se aringa e voce italiana, per- che non puo e»8cre rango senza tiraria dal francese ? Nolle voci Coniunt al popolo italiano e francese sono come le tame coniuni a' Greci ed a' La'ini venute da surgente comunc , e ora dagli uni passate agli altri ; c lo steaso dicasi di niolte coDiuni agli Italian! ed ai Latini. 134 VAKIETA. furono longobardi, franco-galli eel alemanni, costoro avran- novl iatrodotto quel vocabolo seiiza clie se ne ilel)ba im- niaginare la derivazione latina o da' modenii linguaggi alemanno o francese. E poi non so qual analogia di let- tere e di senso ravvisare si possa tra il varicare latino ed il marciare italiano od il francese marclter. Neppure , come dissi , concedo clie dal moderno fran- cese sia passato nel linguaggio italiano: bensi gli antichis- simi Celti , i Longobardi od i Franco-galli ed i Teodischi poteron introdurvelo , come altre voci italiane nianifesta- mente sono dovate loro. Per esempio herherger in antico franco-gallo e teodisco trovasi nel barbaro latino dei ca- pitolari di Carlo M. e di Carlo Calvo, nel senso di albergare Hospido excipere ed heribergum per albergo ed ospizio. La voce italiana aja deriva dalla lingua teutonica, e si- gnificava milltare vallum ed ancbe luogo chiuso da riparo c munizione o muro qualunque. Lifatti le nostre aje dei contadini sono di sovente rinchinse da un muro od almeno da una siepe o da uno steccato. II P. Sirmond illustrando questa voce nei capitolari di Carlo Calvo cosi scrive : Haias , clausuras. Haice nobis ( Gallis ) hodie sunt scepes qucelibet ; olim ut hinc apparet , pro militari vallo et muni- tione usurpatce (i). II medesimo autore : /< Sdiach lingua teutonica , et hodie Germani latrocinium vacant. Otto Imp. legum longobardicarum tit. LV, lege 3j. = De furto aut schacho si ultra sex solidos fuerlt, similiter ut per pu- gnam Veritas inveniatur prEecipimus. =:r Inde scbachorum ludus, Indus iatrunculorum. " Lascio di parlare d' altre latino-barbare voci di franco- gallica o teittonica origine passate nella lingua italiana da quel barliaro latino , come werro guerra , warnitus guer- nito , caciare cacciare , guntfanonarius gonfaloniere (2) , aringare , ringliiera , parlare 0/ pubblico . luogo dove sta V oratore a parlare (3). (i) TaluQi) potrebbe crederla derivata dalla voce latina ^rea ,• 111a oltre che I' area e luogo anche aperto o site nel quale e contenuto ua edificio , 1' haia de' Franco-galli era luogo circon- dato di muro o da altro riparo; bisogna aweitire clip le lettere r ed e ia area le danno ua caiattere radicale diverso da quello deir aia italiana. (2) V. la mia Dissertazione sulla origine e suil' U80 delia pa- rola Gonfaloniere. (3) Gloss. Teut. di Giovanni Scliilferio. V A K I E T A . l:2D Clie sino tlai tempi lontanlssimi dalle invasioni de'Goti, Longobardi ed altri settentrionali si mescolassero ne'dialetti italiani , e nella lingna del Lazio voci di lingue analoghe alle inoderne settentrionali non e da porsi in duljbio. A questo proposito, cosi mi sci-isse il ch. padre Francesco Appendini , autore di dottissimi scritti sul confronto delle lingue nioderne colla greca , coUa latina e co' dialetti slavi specialmente con T illirico. /< Kagusa, 26 ottolire 1822. " " Ho fatto qualclie studio, nol niego, intorno alia filo- logia ed antichita della lingua illirica o slava , ma non ho inai potuto abbandonarmi del tutto a tali ricerclie di cui mi diletto al sommo , e clie credo essenzialissime, anzi uniche per conoscere le prime origini delle lingue e del popoli di Europa e di una gran parte dell' Asia. Quindi sebbene sembri ch' io abbia fatto qualclie cosa in tale stu- dio, tuttavia deggio confessarle d'aver fatto pocliissimo sc si riguardi cio die resta da farsi. Senza dubbio gli antichi popoli dell' Illirico , o piuttosto della Tracia, agnati degli Scito-sarmati da una parte, e dei Galli, Etrusciii , Eneti dalfaltra, ebbero relazione gran- dissinia cogli antichi Greci e Latinif, seppure la stessa an- tica Grecia ed il Lazio primitivo non sono stati popolati da vere colonic di lingua slavo-tracia od illirico slava. Cio si deduce i ." da' passi degli antichi storici e geografi ; a." dair accurate esame e confronto della lingua slava coa la greca e coll' italiana ; 5." dall' interpretazione degli an- tichi nomi geografici; 4.° dalle scoperte tavole eugubine e da altri monumenti dell'Ercolano e di Pompeja; dagli scritti deir accademia di Cortona , di Velletri , ecc. Cose clie io coniinato in questo remote angolo del niondo af- fatto fuori di mano per essere al giorno dell' ultime sco- perte non ho niai potuto consultare ; ma die so di certo die contengono dei rottami , diro cosi , die fanno al pro- posito. EUa e in istato d' osservare ogni cosa c di chia- mare a rigoroso sindacato cio die si e scritto dal Lanzi e da tanti altri. Si affacci pure alia storia de' Cclti di Si- mone Pelloutier ; alle osservazioni su' popoli l)arbari del Peysonnel ed altri , ecc. " Gia Io studio delle lingue asiatiche ed il confronto delle lingue settentrionali ed alire di Europa rendono pieua testi- nionianza al sistenia del padre Appendini dal quale aspet- tianio con impazicnza il Varronc illirico frutto do' suoi studj ia6 V A R I E T a'. di sopra a venti amii. Ma ad oiita del progredimeiito di questa specie di filologlci moderni studj , sonovi degli ar- cheologi i qnali non sapemlo che di greco e di latino re- stano attaccati a questi soli come all' ara unica d' ogiii sa- pere, ed a quelle lingue ricorrono per ogni etimologia di etrusco o d" italiaiio linguaggio ! Qual sia I'analogia di moltissime voci dell' antico latino coi dialetti slavi , lo mostrai gia dopo il cliiai-iss. padre Appeudiai ed altri nelle mie Osservazioiii sui moderni sistemi iniorno a'le antichita etrusche (i). Ne riferiro qui alcune d'altre lingue analoghe alia lon- gobarda , franco-gallica e teutonica. E poiche parlainmo della parola marka, non voglio omet- tere un' osservazione, quakuique sia ii peso die dare le si voglia. Pausania nel iuogo citato ove dice clie i Celti chianiavano rptjjixpy.lGixv nn corpo di dieri mila uoinini a cavalio o cavalieri con la stessa disciplina, parla d' altro simile corpo che era tenuto dai Persiani i quali ancli' oggi chiamano Marz quel die gli anticlii dissero Mark o Mahre equus signum. Sarebb' egli un sogno il dire die Mars, il Dio Marte presso i Latini, fosse yeniito dalla medesima radice di Malire o Mark cavalio, donde poi cavaliere, si die Mars null" altro volesse dire se non il Cavaliere , il combattente da cavalio? Hippius lo cognominarono gia i Greci : Conso i Ro- mani a tempo di Romolo, e dissi gia die il Dio Conso o Nettuno equestre potea esser denominato dalP antica voce tracica e poi lUirica o slava Koni cavalio e Koniac cava- liere (2). Lama laguna e voce latinissima, usata anche da Orazio: Viribus uteris per clivos fluinina , lamas (lib. i, epod. i3, v. 10). Festo la spiega Lacuna aquce collectio quam alii lamam , alii lustrum dicunt. II Forcellini : pozzanghera, pa- lude , laguna, locus liumidus , palustris , voraginosus. Nella cronaca di Sigeberto all' anno 480 si legge : « Ho- rum Longobardorum fuit rex secundus Lamissio sic dictus quod a Lama , idest voragine fuit extractus ; nam mater ejus septeni uno partt\ enixa cum eos in piscinam proiecisset (l) Anche 1' eruditissimo sig. dottore Domenico Valerian! pub- blico , non ha moltu , nel Giornale pisano eruditissimi scritti eu quegto argomento. (a) V. Osservazioni , loc, cit. V A R I E T A . la^^ et rex Agelmundus iter faciens eos liasta revolveret , is hastam ejus firmiter tenait. » Qualnnque sia la verita del fatto raccontato tia Sigebcrto, non senibra da negar- glisi (ede intorno al nonie del ve Lamissio , baibarainente forse latinizzato. Sigcberto scrivea in nn tempo nel quale molte notizie si sapeano della lingua de' Longobardi , onde se scrisse la tradizione deirorigiiie di quel nonie esser venuta Aa Lama voragine , ecc. bisogna credere clie questo vocal)olo fosse tenuto come di use nella lingua longobar- dica ed originario d' altra antichissiiua dalla quale deri- vasse ncU'antica latina. Lo stesso vocabolo si mantiene tuttavia nella lingua ita- liana. Ma il Yocabolario della Crusca lo dicliiara per pia- nura , canipagna , per traslato pias.ra di fcrro o d' altro metallo , e per la parte ddla spada fuori deW elsa e del porno. In conferina del prinio significato cita i versi di Dante nell" Inferno, canto 20. Non molio ha corso die irova una lama ( 11 fiumc Mincio ) Nella qual si distende ,* e la 'mpaluda E suol di state talor esser grama . aggiunge il comento del Buti : Lama e luogo pendente e non pari (Inferno, canto 20). Lama c Lacca e luo^o cori- cavo e basso (Purg. , canto 7). Da questo balzo meglio gli atti e i volti Conoscerete ioi di tutti quanti Che nella lama giii tra essi accolti. £cco una nuova testimonianza del bisogno di saper bene 1' etimologie ed il significato dei vocaboli introdotti nella lingua italiana e presi da altre lingue morte o viventi ! Dalle parole di Sigiberto si vede cbe era luogo fondo, voragine ; da quelle d'' Orazio similinente si viene a capire clie do- vea esser luogo da raccoglier acqua : per fluinina , lamas. Festo S|)iega lacuna, aquce collectio , o /» 5; ru/?i tana, covile. II primo luogo di Dante si adatta benissimo a luogo basso e concavo, atto a raccogliere acque come e il lago di Mantova fatto dal Mincio. II secondo corrisponde al mcdesimo signiticato di luogo fondo, voragine, bolgia. Or come nel prime caso puo cbiamarsi pianura , canipa- gna? Ma da lama voragine, luogo concavo, ecc. come se mai ne fa lama piastra di ferro od altro metallo, e lama di spada , di coltello , ecc. cbe probabilniente e un tron- cainento di lamina^ Lamina e lama furono forse cosi dette 128 V A R I E T A*. dalla simllltudlne deiracqna colata nelle lame o ne' luoghi bassi e fondi ove d' inverno si gela e fa una superficie luceate e piaiia come il metallo liquefatto die si raffredda ne' recipient! ov' e colato. Ma cio basti intorno a questa digressione a cui rai ha richiamato la voce Marche scritta neH'anello di Badusuio. Lettera del professore Baldassare Foil ai colli e dotd ItalianL II chiai-issimo estensore dell' articolo inserito in codesto Giornale della Blblioteca italiana n.° 162 dello scaduto mese sul secondo volume del raio Corso di filosofia , voile in- coraggiarmi anche con troppo benevola fiducia ad un la- voro suit educazione inttlleUuale , di cui egli col profondo e ben noto suo sapere delineo in quel succinto articolo le massime fondamentali. Com' io abbia accolta cosi gentile proposizlone ed in qual conto io tenga le giuste osserva- zioni da cui venne accompagnata , il dimostri la presente lettera colla quale m' addirizzo a tutti i colti e dotti Ita- lian! ond' essere coadjuato in un' impresa , la quale se su- pera, a non dubitarne , la tenuita delle mie forze , non supera certamente il desiderio che e in me di veder pro- spere e liorenti anche tra noi tutte le lilosofiche discipline. E qualche tempo che sto raccogliendo materia per un' opera da intitolarsi : Scienza della pedagogia o educa- zione teorica e pratica ad uso degV Italiani. la quest' opera pill che nel corso di filosofia, nel quale ho gia assunto r ofFertomi argomento , quando dissi che a formare codesto corso entrar doveano molte scienze , e tra le altre la pe- dagogia (i), potrei discorrere pin alia distesa e con piu di proposito suU' educazione intellettuale , e sul modo di svilnppare e rendere attiva la facolta di pensare, piii che su qiiello di addottrinare e di erudire. Ma a questo intento m' e di estremo bisogno la cooperazione de' colti e dotti Italiani per quelle notizie di fatto , che niancano assoln- tamente e che senza di loro non potrei da me stesso in verun modo conseguire. E certo che in Italia fatti non si sono finora i piii grandi progress! nella scienza dell' educazione teorica rispetto alle (j) V. i preliniinari dcU" opera, toni. l/, Saggio u' uu corso di filosofia , pag. viii. V A R I E T a'. I a() altre nazlonl. E certo ez.iancUo che nella pratica non ci ha uinto da invidiare quanto ci possa essere da correggere e da ridiure. L" arte dell' educazioiie nostra e tutta empirica, e guidata piii die dalla ragioiie da una cieca e pertinace consuetudine : sicclie ove si eccettui la educazione fisica siilla quale plu direttamente influiscono le scienze mediche, tutto il resto e ancora sparse ed ingombro di erronei prin- cipj, di fallaci nietodi, di errori e di pregludizj volgari. A toglierci pertanto a si gran danno, ed a migliorare pos- sibilmente la nostra pedagogia e d' uopo riiiunciare ai si- stemi fantastici ed ai principj aerei od insussistenti •, e d' uopo correggere le male usanze sostituendo le buone ; e d' uopo dirt'ondere i lumi in tutte le classi alio scopo sa- lutevole d' un universale miglioraniento. Quindi voglionsi conoscere a parte a parte tutti i nostri usi pedagogici si buoni die cattivl , e dedurre dai fatti che abbiam sott' oc- diio i principj d' un cosl fatto uiiglioramento. A tale scopo mi parrebbe indispensabile d'avere la statistlca di tutti questi usi ne' singoli paesi d"" Italia , nelle classi, nelle famiglie ; e su di questa stabilire le massinie irrefragabili d' una sclenza applicata iminediatameate al nostro vero perfezionamento. Questa statisticn, ch'' io non potrei stendere da me solo, e die non mi riuscirebbe mai cost perfetta come a chi nato in luogo abbia tutto T agio di riflettere e di osservare ripetutaniente e per lo minuto , e quella per la quale prego tutti i colli e dotti Italiani , nflinclie si prestino a coinpilarla in quella parte cli' eglino meglio conoscono , e ia cui possano meglio adoperarsi. Essa potrebbe essere ri- dotta presso a poco al modulo che qui in nota io pre- sento (i)i ed allora io e cliiunque altro di me migliore (j) StatlstUa degli usi pedagogici nel regno, nella citta . . stato di . . . . rifll' educazioue lisicn. Usi nelP educazione intelleltualf. Usi 1 educazione ninrale. Osservazioni. Queste varie stati-ticlie dovrebbero essere conijiilate con tntta esattezza e con tuita precisione. Eae debbouo compreiidere BibL iLal. T. LV. o l3o V A E 1 E T a'. lii-amassc scriverc avremmo in pronto tutto il matcriale alia coniposiziono tlolla siuldetta opera veramcntc neces- saria alia nostra nazionc. Supposto die le altre nazlonl facessero altrettanto , tale statistica cliverrel)l)c atta a tutto le peilagogie pratiche uiodificate no' prlncipj tcorici a sc- conda de' rapporti interni , reali e da conscrvarsi in cia- schedun paese. Cosi T educazione in tiitta T Enropa sarcbbe l)en presto inigliorata ed accresciiita secondo i diversi Iji- sogni c secondo le diverse circostanze^ a dettanie non piii di teoriclie astratte ed impraticabili , nia d' una soda ed universale esperienza. Ecco il grandiose e vasto progetto ch' io vo ruminando nelle niie iilosofiche astrazioni. Deh ! che non mi tocchi la sorte dc^ progetiisd ! Sta ai colli e dotti miei connazionali aniatori sinceri del bene de' loro simili a non rendcre vano ua cosi lii^on volere che e il volere di tutti. Sta ad essi il coniunicare al pubblico col mezzo de' Giornali e di opere tjueste partlcolari statistiche degli usi pedagogici de' varj nostri paesi : allora sorgeranno ben molti tra noi a det- tare la vera scienza die reclii la nostra pedagogia al mag- gior grado dclla sua perfezione. Milano, il ao luglio 1829. ARTI SIECCANICHE. Carrozze a vapore. — II Giornale inglese delle arti ecc. ( genn. 1828) riguai'da la quistione della possibilita di sta- Lilire delle carrozze o dilli^enzc a vaporc come gia da lungo tempo negativamente risoluta , e tutti i fastosi an- nunzj che vanno ogni di pubblicandosi su quest' oggetto, come mezzi per ingannare il pubblico ; giacche non ci ha persona che costruire non possa somiglianti carrozze: ma aggiugne che tutta la quistione si riduce al conoscere se i trasporti con tal mezzo saranno si pronti, si facili e ti poco costosi , come lo sono i mezzi ordinarj. tutti gli iisi si buoni che cattivi di ciasclipdun paese j ma seiu- jire nella loro niaggior latitudine ed estensione. La casella delle osservazioni puo contenere tutti gli schiarinicnti sull' origiiie , sugli fih-tti, e 6ui rnppoili cosranti e niutabili di quesci usi, come sono il cliuia , il sesso, I'eta, la classe , le leggi , la religione, ed ogni altro oggetto co' quali essi in cliiascliedun paese si tro- \ino in dijK-ndeiiza c-d in relazione. Ciascheduno Statu o douii- niii di-ir Italia potrebbe porgere una statistica separata. V A U I E T A. . STATISTICA. ropolazionc tlclt Impcro Austriaco. i3i PtioviNoin- Siinerlicie in niij^lia iju.iilr.ite di 60 al grade. Popolasionc ncl 1825 c 1826. dcllc citta. dfl l.or- gl.i. S'uniei 0 dcllc ville. dcllc case. 1. Kcgiio Loni- li.i do-Vciielo. 2. n,>lm:.zia 3. Ti-olo 4. llli.io 5. Sliiia 6. Austria 7. IJoemia 8. Moravia 9. Cali^ia 10. Unj;I,eria 1 1. Ti-.iiiiilvania . . 12. Frontiira mi- litarc Somnia. . . i3,63i 4,38o 8,263 8,3i6 6,390 11,338 15,247 7,705 24,768 66,906 17,613 9,755 4,237,301 323,112 789,835 1,121,240 824j5o5 2,008,970 3,698,506 1,068,713 4,293,488 9,471,263 2,000, oi5 907>453 4a 9 21 54 20 52 286 119 95 62 i3 12 281 J4 22 5; 96 352 275 178 194 644 64 i3 5,40 I 988 1,558 6,848 3,539 1 1,126 11,924 3,673 6,043 1 1,695 9,566 7i5 66,017 542,543 49. 175 98,689 167,0 12 i63,o5o 274,997 541,074 288,91. 5 633,709 1, 1 26,007 256,629 89,669 4,1 3 1,459 194,312 30,744,40 I 70 J 2200 La popolazione deirarciducato trAastria e del Salisbur- gliesc, ossia dci paesi al di sopra e al di sotto dell' Ens, ascendeva nel 1820 a 1,897,417-, nel 1825 a 2,008,970, e nel 1827 a 2,075,335 individui. Da cio risnlta die in 7 anni cssa si e aumentata ^i 227,918 aninie (^Statistik des Oestreichischen Kalsertlaims , etc. Statistica dell' Inipero Au- striaco, di Giuseppe Rohrer , professore a Leaiberg. ). METEREOLOGIA. Pronostici dclla tanpcratura atmosfcrica indicata dagli au- gelli c dngli aliri aniinali. — Gli angclli , sebbcne posti -per la loro stessa organizzazione in un grado iai'eriore a qnello de' mamniiferi, sciulji-ano noadimeao piii di (jualsi- voglia altro aniiiiale sensitivi alle variazioni cd agli influssi dell atiiiosfei'a. E gia presso gli anticlii popoli erano essi presagio di felicita o di sciagiua ; stndiava.si il lor volo, SB ne tracvano indiizioai o ('a\ orevoli o sinistre , e nioUi erano pcrsiuo oggetto di aliissimo ciilto. Le loro predizioni ri-putavansi dagli abitantl dcllc canipagne come altrcttanti oracoli dalta divinita stessa euiauati. Nc i soli aii^ieili i3a V A R I E T a'. attratta aveano V attenzione degli uomini per tutto ci6 che risguarda T avveuire i nia auclie gli altri animali sommini- straroiio osservazioni e pronostici , e non solamente all' abi- tante della campagna, ma ancora al naturalista , al filosofo il quale ha ricoiiosciuto che gli animali dal piu vile in- setto sino alf essere il piu fortemente costituito ebbero un preseiitimeato del cangiarsi de' tempi molto prima che dal baroinetro, dal termometro o da qualsivoglia altro mete- reologico stromento vcnisse indicata la piu piccola varia- zioae dell' atmosfera. II navigatore spesso li consulta, ed e dai loro pronostici rai-e volte ingannato. Di tale lore pre- rogativa ha pur dovuto accorgersi il cacciatore ed ogni altra persona che pel proprio stato costretta sia a passare ne' boschi una parte della sua vita. L' aria penetra pressoche in tutto il corpo degli augelli : gli organi della respirazione continuano, per cosi dire, nelle loro ossa. Da cio consegue una piu forte ossidazione del sangue , un piu attivo sviluppamento del calor animale. Sicconie poi Y esperienza ci dimostra che gli augelli fra tutti gli altri animali hanno il piii forte presentimento del cangiarsi dell' atmosfera ; cosi e a credersi ch' essi noa dalla sola mancanza del nutrimento costretti siano ad ab- bandonare que' paesi clie sino a quell' istante aveano loro somministrato con che nutrirsi , ma ancora dall' elettricita o dalla pressione piu o meno forte dell' atmosfera. L' inverno apporta al certo una grande penuria ai volatili , special- mente a quelli che vivono d' insetti , ma dall' esperienza si ha , ch' essi se ne partono non meno allorquando dai fiumi e dai boschi vien loro tuttavia ofFerto un abbonde- vole nutrimento. Hartmann e IMayer trovato ha.mo che le penne degli augelli sono grandemente elettriche. Da sifFatta loro prerogativa ci si spiega assai di leggleri la loro sen- sibilita ad ogni cangiamento di tempo. A simile influenza vanno soggetti non i soli volatili che vivono liberi , ma quegli altri ancora che stanno nelle gabble racchiusi ; spe- cialmente poi all' epoca delle emigrazioni. Cosa difficile e nondlmeno il definire , per mancanza d' osservazioni fatte a questo proposito , tutti gl' indizj onde conoscere per mezzo degli animali le variazioni della temperatura. Eccone alcuni che servir potrebbero di norma per altre esperienze. Pronostici del tempo bello. i."^ Dagli augelli: allorche i tordi marini ( martins -pecheur s , Alcedo hispida) e le anatre abbandonano la terra , e rifugiansi verso il mare : i nibbj V A R I E T a'. i33 ed 1 torahusi ( butors ) volano gridan Jo ; le romVinelle vo- lano assai altauiente ( essentlo clie allora le uiosclie solle- vansi esze pure alle regioni superior!); le rondini di mare inseguonsi di sera le une le altre con vivacita e con gran rnmore ; i corvi e gli sparvieri gettano spesse ed acute grida ; le tortore geniono e volteggiano lentainente ; 11 pet- tirosso si solleva uell' aria e canta; i gufi gridano ; i reat- tini ( SjA'io; troglodytes) cantano dalle 9 alle 10 del mat- tino , e dalle 4 alle 5 pomeridiane; passato quejto tempo, il lor canto annunzia la pioggia. 2." Dagli altri animali : cjiiando le rane raccliiuse in vasl di vetro ascendono la scala ■, le lucciole voltegginao di sera in gran numero ; gl' insetti e le mosche aleggiano nelP aria quasi giocando dopo il tramontar del sole; i pipistrelU nppajono tardi ossia a sera innoltrata ; i ragni filano tran- quilli ed estendono ampiameiite le loro reti. Pronostici della pioggia. Dagli augelli : quando i gab- biani neri , gli augelli acquatici e generalmente i volatili di qualsivoglia specie si avvicinano ai fiumi , agli stagni e vi si bagnano rumoreggiando; le anatre , le oche , i polli acquatici si tulFano nell'acqua, dibattonsi strepitando ; le oche salvatiche volano assai in alto e con disordine ; i pivieri diventano inquieti , volano qua e lii e fanno in- tendere i loro suoni acuti • i corvi si uniscono quasi in gruppi ed air istante dividonsi ; i corvi di mattlna e le cornaccliie di sera gracchiano continuamente e muovonsi solitarj sulla sabbia ; le rondini volano basso e quasi ra- dendo il suolo; le gazze schiamazzano molto, benclie pas- sato sia il tempo de' lor amori •, gli augelli domestici si sollazzano nella polvere-, le pernici, i colombi e gJi au- gelli pill piccoli vanno molto razzolando nella sabbia ; i galli cantano immediatamente dopo il tramontar del sole ( ed al contrario al)liiamo un segno die la pioggia sta per cessare , allorclie il gallo va sotto di essa quasi passeg- giando); quando il fringuello va spesso replicando il suo melanconico grido ; T allodola de' boselii , i fanelli , i pas- seri , i pettirossi gridano o cantano di continuo comin- ciando dal mattino; i pavoni e i gufi gridano di notte piii forte e piii sovente dell" ordiuario ; i polli cercano per piu lungo tempo i loro piJocclii , essendo die quest' insetti penetrano allora piii profondamente nella loro peile. Dagli alni aniniali : allorclie i hestiami abboccano T aria verso il mczzodi ; i montoui e le cnpre saltano molto e si t34 V a r I e t a'. provocano helando ^ i porci trastullansl o spandono 1 lor alimcntl f, i gatti si strofinaiio il v^olto o lo orccchic :, i cani divengono iuquleti , grattano la terra , iiiangiano tieircrba, brontolano semilatraiido; le volpi alibajano^ i Itipi nrlaiio ; le talpe sollevano la terra piu altaniente ilelP onlinario \ le rane gracidano sovercliiamente e rlfngiaiisi sui prati ^ i pipistrcUi all' avvicinarsi della sera non abbaiidonano i lor ritiri ; i ragni lavorano poco , niandano fill cortisslmi e ritirans! ncUe lor tane ; le mosclie pizzicano alle gambe de' cavalli e del bestiamo , agitansl e volano tuinnltuosa- mente ; i pesci intorbidano 1' acqna , ed il verme di terra fa sollevare delle strisce dal suolo. Proiiostici del veiito: quando gli angelli del mare o delle maretmne volano ia massa verso la riva , ed ivi sollaz- zansi specialmeiite di mattino;, gli angelli di tenipesta ri- fngiansi suUe navi ; le oclie selvatiche volano altissimo , divise in bande, dirigendosi verso T oriente ; i polli d' ac- qna gridano od agitansi ;, le upnpe stridono fortemente ;, il tordo marino fngge verso terra ; il corvus fru^ilegus ( spe- cie di cornaccliia che si suol pascere di vermi ) fende rapldamente 1' aria o si trastnlla snlla sponda delle acque. E noto cbe le lepri presentono 11 vento , e spesso dieci ore prima coricaiisi suirangolo, ossia snl luogo dove deiibe esso solTiare. (Del signor JValdeck.) Memoria per scrvire alia storla naturale dei crittocefali e delle clitre. Del dott. G. Gene , dclla Facolta fdosofica di Pa- via, ecc. — E noto gla da Inngo tempo che le larve delle clitre e dei crittocefjili vivono entro un tabo c'dindrico die seco trascinano ad ogni passo a somigllanza delle larve delle friganee , delle psichi e delle tignaole. Olivier pare cssere stato 1! primo se non a conoscere posltlvamente , almeno a preseatire questo fatto cnrioso e del tutto nuovo nella stoi'la del coleotteri : lo osservarono di pol Fnessll e J. G. Hnbner , Latreille , Wandouer , e, or sono qulndlci annl , Leone Dufour, il qnale ne pnbbllco nna notizla abbastanza estesa negli Annali delle scienze fisiclie (i). I cltati natu- ralisti e gli altri die in seguito fecero parola di siffatta osservazlone ojihiarono die qnei tubl fbsser composti di terricclo insicnie rinnito per mezzo di (jnalclie umore fornito (1) Aiiiiales g('nt'i\iles di^s sciences pliysiques, par MM. Bary de S. Vincent, Drapiez et Van Mons. Vol, 6, pag. Soy. V A R I E T X. I 35 (Inlht l.irva a1)itatrice :, no per verita si sarcl)bc potato immagiiiaro mi<;liore spic^azione da clii non aveva avuto occasioue di vedcrli co" proprj occlii a costruire. lo ebbi qaesta clie cliiaincr6 piccola fortiiiia , c siccoiiic quaato mi accaddc di osservare c assai loiitaao dall' accordarsi coUa citata opiiiioiie, clic presso luolti pare oniai tener luogo di vcriia posiiiva^ cosi credo di far cosa grata agb entomo- logi c propria alf avan/amento dclla storia parziale di questi insctti col pul)l>Iicarnc una rclazioae , lueglio che per me si possa , accurata. Nella primavera del 1827 io aveva raccolto siil troQCo di una qiiercia sette larve provvedute ciascuna di un tubo, appareiitemeate terroso, clie esse trascinavano seco nelle loro mosse non altrimenti , per servirmi di una compara- zione piu famigliare, di quello clie facciano le chiocciole col loro nicchio. Non essendomi nota la specie a cui tali larve dovessero riferirsi , benclie non tardassi a riconoscerle siccome spettanti ad uno dei due generi sopra citati , le portai mcco a casa e le cbiusi in una scatoletta con foglie verdi di querela, desideroso di trarle sino alio stato di perfezione. Io osscrvava di spesso i miei prigioni che, senza niostrarsi gran fatto nialcontenti della nuova abitazione, ro- devano i'alimento apprestato e passeggiavano qua e la non mandando fuori dal fodero che la testa e le zampe. Pero ad ogni visita che loro faceva , crescevano in nic ccrte curiosita die mi si erano risvegllate iin dal loro primo vedcrli. Pungevami desiderio di esaminare la forma toialc del loro corpo iiascosta dal fodero ; di conoscere per quali attacchi il corjio aderisse al fodero stesso , e la natura di quest' ultimo. Per giungere a tutte queste mete in nn tempo prcsi il partito di sacrificare alcuno dei sette individui, e COS! fu fatto. Segato il tubo per lo lungo in due parti eguali, queste non mostrarono di avere col corpo alcun punto di aderenza e mi lastiarono la larva perfettamente scoperta ed isolata. Essa rassomiglia interamente, jjcnciie piu piccola di circa la meta , a quella descritta ila Leone Dufour, dalla quale usci in ultima raetamorfose la clylhra pubescms , Duf. A somiglianza dclle larve dcgll oritti, delle nielolonte, ecc, essa sta ricurvata a cerchio, di modo che la j)arte cstrema delf adilomine vedesi riuscire tra le zaiiqx^ e fm quasi sotto al UK-nto. II suo corjfo e conq>osto di tredici anelli , il primo ilei ((uali e il capo. Questo e cro- siacco, scluacciato assai dall iunaiizi allindieiro, circolarc. I 36 V A R I E T a'. colla faccla anteriore pianissima e fornlta alPliitorno di un piccolo iiiargine rilevato : il suo diametro e tale die ottura perfettameate la bocca del fodero allorche Tanimale vi sta tranquillaiuente ritirato. Verso i lati sonovi le antenne, cortissime , coniche , composte di tre articoli , dei qiiali il primo assai grande , il terzo piccolissimo , acuto ; alia base del secondo sta impiantata uii' appendice conica , lunga quanto T articolo medesimo, e che fa apparire bifido Tapice delle antenne : secondo la recente nomenclatura proposta dal sig. Strans-Durclikeim (i) si dovrebbero forse cbiamare antenne a uncino (antennes a croc). La bocca e fornita di due mandibole robuste, triangolari, bidentate o piu tosto in- cavate all' apice , concave nella faccia inferiore : i palpi nei loro niovimenti egnagliano in lunghezza le mandibole e sono conici : al luogo poi del mento havvi nna piastra crostacea , la quale molto si avanza e fornisce nna specie di appoggio agli organi della masticazione. II secondo anello e ricinto da una piastra semlcircolare crostacea: il terzo ed il quarto sono moUi , nudi , biancastri al di sopra , di sostanza alquanto dura e nericcla verso 1' origine delle garabe : gli altri sono interamente moUi, biancbi, corrugati e , a qnanto mi parve , dotati di squisita sensibilita. I piedi sono molto allungati, sottili , terminati da un' ugna acu- tissima , \\n po' ricurva e quindi opportunissima per attac- carsi ai corpi verticali o mobili , quali sono i tronchi e le (i) Considerations generales sur I'anatomie comparee des anitnaux articules , auxquelles on a joint V anatomic descriptive du inelo- lontha vulgaris donnce coinine exeniple de I' organisation des co- leopteres. Paris, 1828, Levrault. — Non nii e possibile di citare quest' opera senza fame elogio. La sola di egual genere clie le si possa mettere a fianco, e la celebre anatomia del Bruco del Salcio di Lyonnet : ma, facendo c[ni astrazione dalle circostanze e (li tempo e di niezzi,nelle quail trovaronsi i rispettivi autori, la prima seuibrami di grandissimo tratto sujieriore alia seconda per la estensione molto maggiore della materia presa in esame, per la copia dei lumi clie ad ogni pagina diffi)nde sulle parti piii oscure della notomia e della fisiologia degli articolati in ge- nerale, e per la meravigliosa bellezza delle tavole che la ac- compagnano. Questo lavoro , uiio dei piii splendidi monumenti scientifici di cui possa gloriarsi I'eta nostra, fu coronato nel 1834 dair Istitiito reale di Fraacia, il quale altresi decreto che a proprie spese venissero incise le tavole sui disegni originali dell'autorc, couiiuettendone 1' esecuzioae agli abilissimi signori Schmeiz e Legrand. V A R I E T a'. 187 foglie tiegli albei'l , sul qnali ranimaletto e destinato a v*- vere. La lunghezza del corpo nella sua naturale positura curvilinea e di circa sel millimetri e nella distensione puo forse arrivare ad uii terzo di piii. La larva, quale ora fu da me descritta , e come ho gia piu sopra acceunato , non aderisce per alcun ligamento, ne per altra qualsiasi maniera d' immediata comuaicazione col fodero. La struttura della prima e la forma del second© sono cause baste voli perche quella stia fermamente com- presa in questo. Di fatto il fodero e molto piu ristretto verso I'estremita aperta die uon all" opposta o cliiusa; cosi pure la larva nella sua positura naturale curvilinea presenta mag- gior diametro alf indietro die non all'innanzii quindi nasce che la parte posteriore della larva essendo piu grossa della parte anteriore del fodero, quella non puo interamente sbarazzarsi da questo, ma soltanto uscirne colia testa e col torace. E realmente tutte le volte die voUi cavarne qualcbe larva pei varj bisogni delle mie osservazionl ho provato non leggiera resistenza e ful sempre ol)bligato, per non lacerare le larve stesse , di rompere all' iatorao e di- latare 1' apertura del fodero. Poiche ebbi ben conosciute le forme dell' animale , mi posi a indagare di qual sostanza e con qual arte venisse fabbricata quella sua casuccia portatile. Prenietto un breve cenno sulla sua figura. S' immagini un tubo somlgliante ad un anello da cucire o ditale , alquanto rigonfio alia meta , di color nerognolo o di terra, colla superficie disseminata di piccole prominenze irregolari e di tale consistenza da resistere alia forte pressione delle dita •, lo si riduca alia dimensione di circa sette millimetri di lunghezza ed a quat- tro pel maggiore diametro , e se ne avra un' idea assai prossima al vero. — II colore , la struttura ed una certa fragillta parevano a prima giunta persuadere che ella fosse materia terrosa ; se non che la polverizzazione di uno di essi, e I'attento esame della polvere che ne ottenni mi fe* nascere il pensiero che fosse legno minutlssimamente tri- turate e insieme cementato, similmente a quanto si pratica dai Calabroni per la confezione di quel cartoiii che rive- Btono i loro favi. Ma non ando guari che un felice acci- dente mi tolse andie da questa credenza , e mi pose sulla via per iscoprire il segrcto die andava rintracciando. Sul principlo delle mie osservazionl io aveva rotto colla punta di un ago il margine dell' apertura di un fodero ad oggetto 1 38 V -V n I E T A . (li potcr ncttamentc ossorvare la testa della larv^a die lo abitava , scnza esscrc obliligato di cavarncln. Dopo tliio giorni mi vcnne tra mano quello stesso iacUviiluo e con graiide sorpresa mirai clie i guasti da me innanzi fatti eraao gia stati in piii laoglii della circonferenza riparati con materia cvidcntemente identica a quella del restante del fodero, e solo divcrsa per un colore alqnanto piii cliiaro e verdiccio. Nella scatola non eravi traccia di terra , ne le sue pareti eran tali da poter esserc facilmcnte corrose: qual era adanque e dondc presa questa materia ? Per chia- rirmi di un nuovo e piii ragionevole sospetto die allora mi sorse nella mente, guastai in varia guisa T orlo di altri foderi , e mi posi a spinre i movimenti degli animali. Dopo lungo e pazientissimo intender d' occlii , vidi come il ma- teriale impiegato pel rappezzamento erano ie feci , die al loro uscire dall' ano venivano dalf animale stesso raccolte, poste a luogo e modellate colle mandibole. Per qiialche tempo la parte rinnovata conservava il colore verdognolo proprio degli escrementi di fresco rigettati ^ indi si andava a poco a poco annerendo , finche assumeva il colore scuro perfettamente eguale a qucUo della veccliia porzione di fo- dero. Qnesta scopex'ta, che pago ad usura il tedio dell'os- servazione, pose in mio arbitrio di rimirare quantunqne volte il desiderai lo spontaneo e successivo accresclmento del fodero , clie sempre vidi eseguirsi nel modo sopra in- dicato, e fjni col farmi accorto del motivo, per cui la natnra ha di tanto curvata in questi animaletti la parte posteriore del corpo sino a fame riuscire 1' estremita a contatto della bocca. Piii non restava alia mia curiosita die di veder trasfor- mate in insetti perfetti queste larve indnstriose. Verso la meta di maggio due delle piii grosse chiusero V apertnra del fodero formando col solito materiale un sepimcnto per- pendicolare all' asse del fodero stesso , e ombilicato nel mezzo. Ai quindici di giugno poi sorti da uno di essi il crittocefalo a dodici punti [ Cryptocephalus 12-panctunis , Fabr. ). Ne il modo col quale usci fu senza porgere argo- mento di meraviglia: egli non si trasse gia fuori rompendo il sepimento pur ora menzionato , ma il fondo del fodero o sia la parte opposta al sepimento, staccandone un pezzo tagliato perfettamente a cerchio. Questo uscire a rovescio, die tale propriamente non e se non rapporto al fodero ed alia px)sizione in cui trovavasi dapprima la larva , giacdie V A R I E T A . 139 rirrsptto pcrfctto osco mnntlando innnnzi In trsta, fu 09- scrvnto anclie da Loonc Dufour per la sua clitra, cd io ho niotivi (U crcdcrlo indnliitatamcnte una propricta comune a tutte le specie di cutrambi rjnesti geucri. L'acccnnato cambiamento di posltnra non puo aver Uico se noil dopo il cliiudimento del fodero c prima cbe la larva passi alio stato di ninfa. Una osservazione die vione ia appoggio di rjuanto asscrisco si e chc le spoglie dcUa larva trovansi costantemente coniinate ed applicate contro il se- pimento in guisa che le parti della testa guardano la parte opposta : d' altronde egli c certo chc una compiuta inver- sione in tanta angustia di spazio non potrebbe eseguirsi dair insctto perfctto pcrche dnro ed inflcssibile , meno poi dalla ninfa perche incapace pressoche d'ogni aiovimento. Cosi dunqne nolle crisomcline (i), famiglia alia quale appartengono le clitrc e i crittocefali, havvi esempio di una economia o, si dira meglio, di un istlnto che per certo puo annoverarsi fra i piu stravaganti. Molti fra gl' iusetti che dnlla natnra non sortirono fennezza di membra , aci- lita od altra lisica dote valevole a scamparli dalle insidie o dalle aperte persecuzioni deiloro nemici , ebbero largo compcnso ncUa fmezza dell' istinto. Alciuii s' immergono negli steli dclie piante ; altri contorcono intorno a se Ic foglie dci vegctabili sa cui vivono e se ne formano ua padiglione^ altri destinati a vita piii noniade si tessono quali una lorica , quali un intero abito con fusccUetti , con sassolini ed altre matcrie accattate qua e la ed insicme riunite con glutine o seta. L' idea d' innicchiarsi nelle pro- prie sostanze escrementizie, di lavorarle avvisatamente e convertirlc in una casuccia , e tuito propria ed a quanto pare esclusiva di questa famiglia. Con tutto cio non e a credersi che quest' arte vi esista scnz' altro rafUnata quale r nbbiamo teste veduta. L' originc , i progress! e il perfe- zionnmento dcllc arti die derivano dalla ra2;ione, si tro- vano nei varj pcriodi d' incivilimento o per lo meno nelle varie eta dcUe socicta umane ; 1' origine , i progressi e i! porfezioiiameiito delle arti istintUe gradatamente si riscon- trano, se mal non mi appongo, nolle varie specie d'ani- mali , die, per cosi espriniermi , profcssano un' arte (i) Vi'v ijiK'sic luie Dsservazioiii truvo ojiponuuo di atuan-TUii >M uiftodo indicato dal sig. Latieillc nell' opera intitolata: Genera crustacewun et insectorum. 1 40 V A p. I E T A . medesima. L'arcliltettnra dell' ondatra non e Ingegiiosa quanto qnella del castoro : alia squisitezza di lavoro die ammirasi nel nido del pendolino ( Parus pendulitius ) arrivasi per iaiiumerevoli gradi di minore industria in altrl uccelli ; si direbbe quasi che le api perfezionaroiio la costruzione del loro favi dietro 1' ispezione di quelle meno esatte in che vedianio tutto di afFaticarsi le yespe , i bombi e tanti altri imenotteri , ecc. Cosi e dell' arte di cui favelliamo : essa trovasi nata fra le casside , condotte a miglior termine dalle leme, perfezionata dai crittocefali , e si direbbe quasi ingentilita dalle clitre. Le prime non formano cogli escre- menti che una specie di parasole che, sostenuto e conipreso fra due appendicl collocate all' apice deiraddomine e mo- bili a volonta dell' ani male , era copre, ora lascia a nudo il dorso di essa ; le seconde sanno applicarseli in modo che il dorso e i fianchi ne riescono intonacati; pero questo intonaco non acquista mai consistenza, ne vien ridotto ad alcuna forma regolare : i crittocefali poi e le clitre costrui- scono con essi un fodero compiuto , consistente , regolare e portatile che serve non solamente a proteggere la larva, ma anche la ninfa. Se non che le clitre lavorano con mag- giore maestria codesto fodero. lo ne possiedo esemplari di varie dimensioni, il maggiore dei quali, perfettamente eguali a quello descritto da Leone Dufour, fu da me raccolto nello scorso autunno suUe vette basaltiche di Csobantz la Ungheria, e contiene in istato di crisalide I'anlmaletto. La loro forma e piu allungata ed elegante ; le pareti sono pid sottili, diligentemente lisciate ; nella parte inferiore scorre nel mezzo da un apice all' altro una linea o leggiere sca- nalatura che d' ordinario e di color nero lucente ^ finalmente suir estremita convessa sono coUocati due tubercoletti, che saremmo qiaasi tentati di credere meri ornamenti. — Con- fesso che dall' industria delle leme a quella dei crittocefali havvi im salto anziche un passaggio : egli e pero da no- tarsi che nella famiglia delle crisomeline trovansi molti generi esotici , per la maggior parte ancora sconosciuti dal Lato dei costumi : e quindi assai probabile che in essi ab- biansi un giorno ad iscoprire quegli altri gradi intermedj, che la considerazione delle opere istintive in generale pare che c' induca ad immaginare. Nell' esposizione di queste entomologiche osservazioni io ho sempre attribuito alle clitre lo stesso istinto dei crit- tocefali , quello cioe di adoperar come questi i proprj V A R I E T A . 141 escreraenti per costruire i loro tubi. Or qui faro meravigliare piii d' uno de' miei lettori col dire die tale mia asserzione non si appoggia ancora sopra rigorose osservazioni di fatto, e die ill una parola non e die una raera congettura. Nis- suno dei naturalist! die videro e diedero notizia del tubo deile clitre fu testimonio della sua formazione, e ne e prova Jjen evidence f opinione da loro spiegata su questo propo- sito e die venne da me riferita sul principio di questa Memoria : io pure die in questi ultirai due anni ho appli- cato con qualclie parzialita alle preseiiti ricerclie , e die trovai molti e varj tubi o gia chiusi o gia abbandonati dair insetto , non ebbi per anco la sorte di abbattermi in una clitra alio stato di larva, sulla quale sperimentare , coine il feci sui crittocefali ; ed e cio ben singolare se si ponga mente alia quantiia rimardievole di questi coleotteri, che in istato perfetto rinvengonsi nei prati e nei bosclii del nostro paese. Con tutto cio porto ferma credenza che tnttl quelli die conoscono la strettissima affinita di questi due generi , e molto piii quelli die prenderanno ad esame anclie superficiale i tubi suddettl , non tarderanno un istante ad abbracciare senza alcun riserbo la mia opinione. Le differenze che io bo notate sono di forma, non di sostanza, e la principale di esse non consiste che in una raaggiore sottigliezza e lisciatura delle pareti: cio per altro annunzia, a creder mlo, niente piii che una maggiore perfezione degli stroraenti coi quali il tubo vien costruito , e rimet- tendomi anche qui al future, son d' avviso che le mandi- bole delle clitre abliiansi a trovare, da chi avra occasione di esaminarle , piix appianate e meno incavate air estremita di quelle dei crittocefali. Ora io p.Tsso ad illustrare un altro punto assai interes- sante della storia naturale di questi animaletti , sul quale nissuno ha per anco fatto parola. Esso risguarda il nascer loro e la maniera con che prendono posto fra gli altri viventi. Secondo quanto abbiamo veduto sarebbe oltremodo svantaggiosa per Tindividnale sicurezza delle larve la forma e la natura del loro corpo, se non fosse protetto dal fo- dero. Ma chi le difende alf uscir loro dall'uovo, nei primi passi della vita , nei giorni in cui la propria debolezza crea pressoche d' ogni oggetto esterno un ainiico? Egli e chiaro che fra V uscita dalT novo e la costruzione di un primo fodcro dovrebbe aver luogo la ricerca dciralimento. Ora , come potrebbero queste larve trascinarsi sui vegetabilj 1 42 YAUIETA. con quol loro addonuno alFatto molle c siffattaniente toti- fornlato da rendcre penosissinia la piogressioae , senza cader vittima degU dementi o dci carnivori , che ncUa classe desV inseiti sono a larcia niano franimisti ajili erbi- o *D O vori ? La natura vL provvide con un tratto di singolare predilczione. I crittocefali e le cliire ritevono airuscir loro dal ventre niaterno un fodero, ed e la madre quella che glielo fornisce. Questo e un fatto che non ammette alcun dujjbio, e che io ho replicatamente osservato si negli uni, che negli altri dei citati coleotteri. Mano mano che I'uovo spunta dair ano , la madre vi spinge all' intorno tanto dei proprj escrementi , che Y novo ne risulta compiutaraente inviluppato : la larva poi rompendo a sno tempo V una delle estremita dell' novo rompe anche la parte sovrapposta dell' inviluppo, e questo vien allora tramutato in un fodero perfetto, come e facile per chicchessia di comprendere. La deposizione delle uova colle circostanze sopraddette fu da me veduta nell' ottobre del 1827 su varie femmine del crittocefalo a dodici punti. Trovavansi esse suUe foglie del nocciuolo avellano ( Corylus avellana ) : dal primo spun- tare di ciascun novo fmo al cader suo dalf ano scorreva un lunghissirao intervallo di tempo , cioe piu che di sei ore : durante questa lenta uscita la femmina rodeva di quando in quaudo la foglia su cui posava, e cio senza dubbio per procacciarsi il materiale con cui invilupparle. VoUi assicurarmi se 1' invilnppamento facevasi per appo- sizione successiva di escrementi , o se trovavasi gia com- piutamente operate nel corpo stesso della femmina : a tal line tagliai in modo convenevole 1' addomine di una fra esse , cui cominciava ad uscir un uovo dall' ano : la parte nascosta era alFatto nuda , bianca e lucente, il che prova ad evidenza che hanno luogo successive apposizioni, come io ho gia annunciato. L' uovo compiutamente rivestito e lungo circa un milli- iiietro , di forma perfettamente ovale ed oruato di cinque ordini di prominenze laminiformi che scorrono alquanto cbl)liquamente dall' un aplce alFaltro: ogni femmina, al- meno nella specie da me osservata , ne depone da sei a sette , e slccome non vengono attaccati alle foglie con ghi- tine od altro mezzo , cosi sogliono cader a terra al primo agitarsi delle foglie medcsime. Presso le clitrc le cose vanno un po' diversaimnite. Le uova vengono deposte in massa, debolmente riuuite con uuior glutinoso k- une sulle altre, A A U I K T V . I -f .) cil nttaccatc con quosto stosso mez70 ai rami od agli steli ilello piantc. La foniia loro e cilintlrica , assai alliingaia ;, r inviiiippo tli colore giallognolo , iiiolto sottile e liscio. 11 loro niinicro e iiiaggiore d' assai die non nei cx-ittocclali : nclla state passata io vidi la clitra lowj^imuna deporne vcn- timo snl ganibo di una poa : in capo a dodlci giorni le larvc oiano gia sbncciate e caniminavano con molta vivezza traendo seco il piccolo fodero. Io le destinava ad un se- guito di accurate osservazioni , ma ricusarono ogni alimento die cljbi cura di loro apprestare , e niorirono. Cliiiulo qiiesta breve Memoria col far menzione di un accidentc di forma carattcristico del sesso nei crittocefali , e coir accennare dei principal! ncinici di questi insettl. 11 prime tonsistc in una fossetta circolare , marcatissima , posta nei mezzo dell" ultimo anello addominalc immediata- inentc sotto all' apcrtura dell' ano : esso caratterizza la fem- niina , e Io riscontrai costante e facilissimo ad esscre os- servato in tutte le specie della mia numerosa coUczlone. Vero e die anche i niaschi hanno una inipressione nel- r istesso luogo , ma questa e assai meno profonda , spesse volte a pena discernibile , e longitudinale anziche rotonda. Non lio potuto accorgernii a quali usi sia destiiiata. Quamo ai ncmici di «juesii aninialetli industriosi , qnelli die vera- aienie possono dirsi capitali, sono gli icneumoni. E noto r istinto die lianno qiicsti imcnotteri d' imniergere nei corpo d' altri insetti le proprie uova , perclie in esso trovi ali- mento la prole : due dclle larve da me nudrite perirono in tal gulsa divorate ;, e poi grandisslmo il numero dei tubi da me in ogni tempo rinvenati sotto ai sassi e sotto ai musci degli alberi, die trat'oiati in ogni verso e nulla piii contcnendo fuorclic gli avanzi dclle larve , attestano aver queste soggiacluto alio stesso genere di morte. Cos! in na- tura non v'lia mezzo di difesa, comanque ingegnoso, die escluda aflatto la possibility dclle olfese , e cosi mantiensi quella guerra tra vivente e vivente, die sarebljc un difetto ncir ordiiie della crcazione,se non avesse per iinc I'equi- librid dclle cose. Enata-Corrigc. — Tomo 53.*^ Tag. 373 liu. >j I. e. vicissitudine! , etc. Icjigi i, e. mundus externus , alte- ram veto intrrnus nosier sta- tus , i. e. vUiisitutlines , etc. A'. GJi.OA'/. F. Clnu.vi c I. Fv^iagalli . dircnon edfililvri. Osservazioni meteorologiche fatte all' I. R. Osservatorio dl Brera. L U G L I O 1829. Mattina ore 5. Sera ore 3. 1 6 "3 ? u 6 6 " ? u 6 ^-~ 3 0 M N _ 0 '^ p n -3 ^ ■i 1 U 1 Stato del ciclo. iS — 1 0 — ~ 0 < ^ S 5 Stato del clelo. poll Im. 0 poll. lin. 0 I 27 9,0 1+14,0 NE Ser. nuv. 27 9,0 +21,0 SE Ser. nuv. 2 27 8,81 + 16,0 0 Sereno. 27 8,7 27 8,4 +20,3 S Nuv. ser. :> 27 8,6|+i6,6 0 Ser. nebb. nuv. +20,4 £ Ser. nebb. nuv. 4 27 8,0 +ib,6 N 0 0 Sereno. 27 8,0 +22,7 SO Nuv. ser. I5 27 8,0 + 17,0 0 Nuv. ser. 27 7,2 +22,5 OS 0 [Sereno. || 27 7,4 +16,8 0 Sereno. 27 4'7 +25,5 s 0 Sereno. ' 7h7 94 +16,0 NE Ser. nuv. 27 9->^ +21,8 so Sereno. 8 27 9,0 + 16,0 NE Sereno. 27 7,8 +23,0 0 Sereno. 9 27 6,6 +17,8 so Nuv.... Ser. 27 4,5 +20,0 0 Temp, pioggia 10 27 b,b +i5,o 0 Sereno. 27 6,8 +21,7 NNo|Sereno. 11 1 1 1 27 7,0 + i5,5 N N ojNuv. ser. 27 7,3 +21,5 SSE Nuv. nebb. ser. 12 27 7,D +16,5 0 Nuv... pioggia 27 7,7 +18,7 £ Sereno. ' I J 27 8,0 +i6,b NO Sereno. 27 9,3 +20,7 0 Sereno. 14 27 10,6 +i6,5 £ Sereno. 27 10,7 +22,7 so Sereno. lb 27 1 1,0 +17,0 N Sereno. 27 10,4 +24,2 s 0 Sereno. 16 27 10,0 +19,0 E N E Ser. nuv. 27 8,8 +25,4 s 0 Ser. nuv. uebb. ! '7 27 9'0 +18.0 E Sereno. 27 9,0 +23,8 S....O Ser. nuv. 18 27 9,9 +17,8 s Sereno. 27 9,0 + 20,0 s 0 Sereno. 19 27 8,7 +17,5 0 Sereno. 27 8,2 +23,2 SSE Sereno. 20 27 8,0 +17,5 NO Sereno. 27 8,2 +23,7 NNO* Sereno. 21 27 10,5 +i5,o N Sereno. 27 II,0 +22,3 N Sereno. 22 27 12,7 +i5,o E Sereno. 27 11,8 +21,2 S Sereno. 2 J 27 11,8 +i4,5 NE Sereno. 27 10,7 +22,3 SO Sereno. 24 27 10,6 +i5,7 E Sereno. 27 10,0 +2 0,0 S Sereno. 26 -^7 11,0 +i7'4 N N E Sereno. 27 10,6 +20,7 s Sereno. 26 27 10,8 +18,2 E Sereno. 27 10,6 +25,0 0 Nuv. piovoso. 27 27 9'« +18,2 0 Ser. nuv. piov. 27 9,0 +20,7 SSE Sereno. 2827 9,2 +17,5 E Nuvolo. 27 9,^5 +i5,5 E....N Tern. piog. nuv. 29 27 8,8 +14,5 0 Nebbia... sereno 27 8,5 +20,0 0 Ser... temp. 00 27 8,6 +16,0 N...E Ser. nuv. 27 8,5 4.17,4 NE Temp, piogga. 01 27 8,i +i5,o N 0 Nuv. ser. 27 9->^ *'i9,4 NO sereno. ■; 1 Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,7 Altezza mass, del term. + 26,4 | f media » in » 0,1 r media + iQji4 i Qiiantilii dclla pioggia linee 24,71. I'l T ^^ BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTER ATUR A ED ARTI LIBER ALL Delt italiana Arcldtcttara durante la dominazione lon- gobarda. Ragiotuimento del cav. Glullo Cohdero de Coiui di S. Quiiiti.no, Consmatore del R. Mnseo egizio in Torino , preniiato dcdl' Atenco hrcsciuno nel 1828. — Brescia^ 182^, per Nicolo Bettoiii , di pag. 319 , in 8." G. ''ia del pi02;ranima del bresciaiio Ateneo. oiid'cl^be il prcinio qiit-sto ra2;ionain(iito, parlamiiio alia [>a2;- 3 e segiKMiti del volume Llll, (|iiadenio di gonnaio 1829 di qucsta Biblioteca, I'ciulcndo conto di altro scritto che meritato avea per parte deU'Atcneo me- desimo lonorevoie nienzioiie. Sara tuttavia opportuno il presentarlo di nuovo ai nostri leggitori tal quale vcdesi proposto in capo al ragionaniento che ora preiidiaiiio ad esamiiiare: « Deterniinare lo stato del- » r arcliitetlura ado])erata in Italia all epoca della » dominazione Longoharda. — hivestigare se questa » architcttiira abbia uu' ori2;iiie particolarc. — Sta- » l)ilire i caratteri peculiari che la disluiguono, spe- i) cialniente nella costriizionc de' tenipli , tanto in » riguardo alia decorazione interna che esterna di » essi, come nella distribuzione della pianta ; e nella y> scelta ed uso de' niateriali per fabbrirarli. — No- » tare rtnahnente i principali odilizj di tale arr!..- » tcttura in Italia >>. RispctLObisbinii aoi verso quel Bibl ItuL T. LV. 10 146 dell' ITALIVN.V ARCniTETTURA bcnemcrito Ateneo , avremnio l)rainata una maggiore precisione in quel programnia : i.° perche i prinii (juesiti riducevansi sostanzialmente al punto di cri- tica , se i Lon2;obardi avessero introdotto un nuovo sistcnia d'arcliuetlura , o iion piuttosto adottato quello clic allora era vigente in Italia ; e se quella aichi- tettura avesse acquistato cio che propxiamcntc puo aj>pellarsi stato; 2.° perclie le sussegucnti inchieste rirerivansi soltauto alia supposizioue del primo caso, cioe di una peculiare origiue di quella arcliitettura •, 3.° perclie indivisibile era questa ricerca dall' esame dci principali edilizj che ricoirosciuti si fossero colla scorta di autcntici documenti , o supposti colla sem- plice ispezione o col conlronto monumenti di quella architcttura , e quindi poco nieno die inutile veniva a riuscire la doniauda i'lnale, nella quale pure con maggiore studio di precisione si sarebbe potuto cspriniere se quegli edilizj dovevano essere prova- ti , o soltanto creduti di quell epoca. Con tutto cio noi riguardiamo quel programma come iniportante c degnamente scelto dal corpo scientilico die Y ha pro])(>sto •, ma riconosciamo altresi che assai difficile era il rispondere in modo soddisfacente a c^uelle complicate domandc, il che dee accrescere Y onore di chi venue rcputato meritevole del premio , e di chi lia conseguita Y onorevole menzione. II cav. di S. Quindno comincia il suo ragionamento coir abbozzare la storia dell' arte di edificare in Italia : accennandone quindi il decadiniento dopo la ruina del Ilomano inipero , dice che anche ne' giorni di servitii e di l^arl^arie si fabbrico con solidita, selibene gli edilizj, alcuni de' quali vasti e grandiosi, fossero costrutti cogli avanzi delle precedcnti distruzioni, senza rcgolarita di ordini, senza uniformila , senza scelta di forme e di ornamenti. Questa condizione , soggingne cgli , dell' arcliitettura diiro sin oltre il secolo XI , ma in qnel periodo di rimiovellamento r arte pigiio qualdie vigore , e lussnreggio nelle turri, ue^palazzi, iicile caitcdrali e ne' battistcrj , a DURANTE L V DOMINVZIONE LONCOBARDA. I 47 norma cli ([iicllo stile straniero chc fu poi detto go- tk'O , il (|iialo lion aveva pcT basi la rag;ione, 1 ai*- iiiouia, Ic i:;iiiste proporzioiii; c quiiidi gP Italiaiii die sempic di nial animo vi si eraiio assoggcttati , furono i j)rinii a &l)aiuliilo. Scttc piiiicipali peiiodi distingue f autorc urlla storia dell' aiclutettiua ita- liana: il [)iiiiu) die compieiide lulte le opere degli antiehi pojioli , iV-lasglii, Osclii, [Jiii!)ii, Elriisdii , Gicci e ivoiiiani cd altri aljitatori della pcnisola dai tempi pill renioti sino alia caduta della Iloniana li- herta ; il secoiido die si [nokuiga sino al priiieipio del regno di Dloclczlauo sul linire del 111 seeolo, e die si puo dire dell' areluu>ttura ilaliaiia adulta , beu ordinata e perl'etta , heiulic eoniinciasse a deeliuare a'' tcinj)i di Sctdmio Scvero\ il tej zo < he eoiiiin( ia eol regno di Dlocleziauo c eonliiuia sin dopo la iiiela del VI seeolo e la vennta de' Loiigu];ardi ; periodo del traviameuto e tlella eoiruzione , in cui una nia- iiiera di costruire e di ornavc propria delF Orientc comineio tra di iioi a eonlaiMinare la purila degli ordiui greci ; il (juarto, in eni T arte aiido jxggio- rando , c In (piello della poveria e del aii;;ggiore ; no sradiniento , jirepaiato eolle iiivasioni de^li Eriili e de^ Goti , e eompiato da Lon2,oi)ardi, Leuelie dire non si potesse di assoluta harbarie, uon eessando 1' arcliitettura ill csscre grcra o roniana, e di eoiiser- vare in (pialdie parte T antiea dignita, tuttoche lidotta ad una nu>ra praiiea, e ad una servile ed imperfetta inii(azi(»ne. II (piinto periodo lia principio eolla rovina del regno Loiigobaido , e da Qttio/nas/io , eioe dal cadere del seeolo Vlll, si steiide sino a Fcdcnco II, verso la iiieta del Xlll ; e in t[iK>to periodo ebbc ori- giiie, ineremento e line in Italia la piii antiia ina- iiiera dell ardiitettura gotica elie Tautore chiauia ar- chUcttnra gotica a/ifeiiore, per distinguerla da t[uell;i di'egli i\\)\HA\A gotlcd inodcriKi. o poatfiiorc , eararte- rizzata dall" uso eostante ilell areo di sesto aeiilo , dalTardimento, dalla leggerczza e dalla lieeu/.a delle &ue cobtrui:ioui ; e ipiebta e tpiclla die occu[)a tuliu J 48 DELL ITALIA.NA ARCHITETTUR.V il sesto periodo , die olti-emonti non ebbe fine prima del secolo XVI innoltrato. L' ultimo periodo ebbe fra noi cominciamento dal risor2;ore dclF arte colle opere delF Orcagna. del Brunelleschi, i^cWAlbcrd, ecc. che toruati erano di gia su le classiche tracce degii antichi. Con ragione osserva pero V autore , che nimia eta rimane rosi oscura , quanto qiiella che corrisponde al regno de" Longobardi , e che non era cosa con- venevole die quel periodo importante della storia della nostra architettura rimanere si dovesse senza con- veniente illustrazione ; e a questo fine appunto di- retto si vede il programma del bresciano Ateneo , e composto questo ragionamento , nel quale si prende ad esaminare: i.*', se sia da tenersi per ben fondata ed autorevole 1' opinione invalsa presso molti intorno alia maniera d' arcliitettare , usata in Italia durante la signoria de' Longobardi; 2.*^, se sia vero o almeno probabile, che quelhi nazione portasse seco, veuendo in Italia, un raodo di costruire e di ornare le fabbriche o suo proprio, o gia ricevuto da altri, o pure se piut- tosto si giovasse di qiiello die presso di noi gia era in uso ; 3.°, cpiali siano i principali edilizj de' Lon- gobardi che tuttora trovinsi in Italia, o nel primiero loro stato, o bastantemente conservati , onde per essi possano determinarsi con certezza i caratteri distiii- tivi deir architettura propria di quell' eta. La prima di tali ricerche forma V argomcnto del primo capitolo , il quale in gran parte e diretto a provare che il tempio di S. Michele in Pa via non e altrimcnti opera dei Longobardi, benchc per esem- plare del loro modo d' arcliitettare sia proposto dal celebre (T Jgincourt. Versa di fatto tutto il lungo § i.^ su quella basihca, e primieramente si fa vedere che se per inolte autorita rendesi manifesta f esistenza di quel tempio in Pavia al tempo de' LongoJjardi , ed anche durante il secolo X e sul principio delfXI, jiou ne segue che sia cosa egualmcnte dimo strata che quel tempio non sia stato distrtitto c quindi nuo- Vani^nte edilicato, aiidie con divcrsa architetttira, DURANTE L\ DOMIN\ZIONE LONGOBARDA. I 49 ncl pcriodo corso tra il rejjno di Grimoahlo e ([uello (U'lr imperatorc Enrico II ; e iiiolto meno die la diiesa attuale di S. IMichele sia ancora quella stessa ch^ era cola al tempo de' l.ongobardi , e che poste- riormerite fii detta l\Iaggiore. Ccrto e che nelle lut- tuose vicende alle qiiali soggiacqiie la citta di Pavia, quarantatre cliiese fuiono abbiuciate e distrutte , e se sottratta si fosse a quelle ruiae la chiesa di S. Mi- chele , ugual cosa dovrebbc dirsi di S. Giovanni in Rorgo, di S. Pietro in Cielo d" oio, di S. Maria Ro^ tonda , di S. Agata , di S. Romano', di S. Ambiogio e di altrc , Ic quali tutte dovrebbono rigiiardarsi come opere de" Longobardi , e quell' aichitcttura dovrebbe mostrarsi di vario carattere, secoudo la diversita dei secoli , e noa tutta di maniera uniforme come in ([uelle fabbi'iche si ravvisa. Fino a noi non e pervenuto il nome di un solo arcliitetto de' secoli Longobardici. Risorse rarchitettura ira noi nelU XI secolo , su basi pero ben diverse da quelle degli anticlii . allorclie de- pressa la lendalita. miglioiata la pubblica ammini- strazione sotto Ottoiie /, moliiplicatc le scuole , ria- nimato il commercio. anclic le arti del disegno , sempre seguaci della pubblica felicita, non tardarono a dar segni di vita. Ripararonsi allora in ogni citta le anticlie mine; s' innalzarono cattedrali ed altri ma- gnilici edilizj in Venezia e in Pisa, e il loro esempio seguirono Aiicona. Modena , Lucca, Ferrara , Verona, Bergamo, iMilano , Pistoja , Roma, Parma, Piacenza e tutte le citta [)iii cospicne di quell' eta. tra le quali. Pavia opulcntissima . come lo mostra il corso este- sissimo della sua moneta in que' tempi, pote riedi- licare dai fondamenti la sua basilica di S. IMichele nel modo in ciii si vede al presente. E di fatto Ot- toiie Fiisln^eiise narra che coronato fu nel wiio Fe- dcrlco I nella chiesa di S. Mi praticabili, scavati nella grossezza dei muri, su le facciate, intorno allc cupola e alle torri , dietro le apsidi, ecc; le (incstrc duplicate o triplicate sotto ad iin medesimo arco semicircolare ; modi2;lioni sotto le corniri, ed aiiche talvolta fregi coutinuati di pic- cioli arclii , in vcce di cornici, ed altri simili orna- mcnti; cosi pure pilastri iinpio2;ati, oltre le colonne, a sosteguo degli anlii, e que* pilastri ora quadrati , ora poligoni con colonne iucassate tutto all' intorno nelle loro lacce e alcune di quelle colonne spinte sino {igli ultimi orilini degli cdilizj, con altre pin piccole che cuivandosi in alto danno ori2;inc alle costole di rilievo, formaiui crociera sotto le volte; mentre sotto il toro di altre l:)riclie piii celebrate di Arigisu iie in Bcnevento , ne in Salerno, si attacca ad alciini mo- nunienti dell' arrhitettura di (juei secoli eh' egli credo di vedere in Torino, a Brescia, in alcuni luoglii della provincia di Milano e soprattutto in Lucca, lla- giona egli (piindi in separati paragrafi , anche col corredo di stpiisita erudizionc , del tempio di S. Fre- diano in Lucca , nel quale, benche nella sua struttura non diverse dall' arcliitettura romana praticata in Ita- lia e in tutto 1' occidente nei secoli precedenti, non ravvisa piu tuttavia regolarita di ordinc veruno, ma vi trova adoperati alia rinlusa le niodanauire , i nicrabri, le proporzioni di tutti gli ordini; del tem- pio di S. ]\licliele pure in Lucca; dci sacri editizj fondati dai Longobardi in Brescia e nella diocesi di Milano , tra i cpiali distinguesi la cliiesa dell' antico nionastero di S. Pietro di Clivate o Civate •, finalniente deir antico [)alazzo delle torri in Torino, del cpiale cspone anche una conipendio-^a iconogralia intagliata in ranic , benche tuttora possa rimanere cpialche dub- bio se realmente a" Longobardi appartenga cjueir edi- llzio che non presenta in vero caraLleri che dire si possano distintivi, e che in varj tempi ha subitc le piu considerabili variazioni. . Ecco come il dottissimo cavaliere conch iude il siio ragionamento. Dopo di aver egli dimostrato die i Lonciobardi barbari ancora ed is^noranti allorche sce- sero in Italia, non avevano architctli loro proprj , ne alciine loro propiie manierc di eihlicare, ne de- duce che quel poj)olo in tutto il peiiodo della sua sovianiia in Italia, se essa protrarre vogliasi ancora oltre la resa di Pavia , lino alF estinzione dell' ultima dinastia longolvirda nel ducato di Bcnevento nell" XI secolo , non piatico mai altri modi di labbricare se non (pielh alloia in uso presso gl lialiani ; che (hi- rante il regno di (piella nazionc , dvdla uieta del \1 l6o dell' ITALIANS ARCHITETTURA. secolo fin oltre la ineta dell' VIII in tutta Tltalia , eccettuate le provincie occupate dai Greci, non si esercito mai altra qualita di arcliitettura , se non quella deir antica Grccia e di Roma , altcrata pero e scor- retta , come gia lo era nei secoli precedent!; che nel corso di que' tie secoli la forma delle cliiese e lo scompartimento del loro disegno non fu punto diverse da quello delle basiliclie cristiane dei tempi antece- denti , e che in que' secoli medesimi , specialmente nel VI e nel VII, nelle decorazioni degli edifizj sacri, e talvolta ancora di quelli destinati ad usi pubblici o privati, quasi sempre veggonsi impiegati raateriali tolti dalle mine di altre fabbriche pin antiche. Egli aveva pure dimostrato nel corso dell' opera , massime coll'esempio della cliiesa di S. JMinhele in Lncca, che verso la meta dell' ottavo secolo 1 arcliitettura italiana del medio evo, quale dai Longobardi praticavasi, comincio a volgersi alcun poco verso lo stile degli orientali , portato allora nnovamente dagli Arabi in occidente , dai quale ebbe poi origine quella prima foggia antica del cosi detto gotico, die sotto Carlo Magna comincio a diffondersi lentamente non meno in Italia che nel rimanente deU'Europa: parimente aveva fatto vedere come dopo la meta del secolo X lo stile oricntale o bizantino, presentandosi lui altra volta air Italia , massime per la via dell Adriatico , era fra noi subentrato alia romana arcliitettura dei secoli antecedenti, rimasta in quel torno quasi senza esercizio , e quindi propagaudosi rapidamente all- elic oltremonti , dato aveva principio ad una se- conda maniera del gotico anteriore, gia assai pin lontana che non la prima dallo stile greco o romano antico , sulla norma della quale nel corso delF XI e del XII secolo furono poi innalzate le chiese di Pa- via e le altre somiglianti a quelle ; e comimemente reputate opere dei secoli de' Longobardi. Notato aveva egli akresi che gli editizj italiani dei secoli di mez- zo, ma particolarmente quelli del tpnipo dei Lon- gobardi, si distinguono per solidita di costruzione, DURANTE LA DOMIN'AZIONE l,ONCOBVUD\. l6l c sovciitc amora per ct-rla nuigniliccnza prodotta »lair uso coslante dclle colonne ; pr^^gi pero scinpre arrompaiinati dall icuoranza e dalla coiifusioiie dcgli ordini antichi , e da ua' estrema poverla d ogni iiia- iiicia di decorazione che conteniporanea fosse dclla piLiiua , della stuliura o del iimsaico. In confcniia del suo assunto C2,li lia acuennati o descritti alciuii edilizj italiaiii , i (jiiali , come si raccoglie da do- niineuli irretVagaljili, vcnuero itinalzati mciitre fra noi regnavano i Longoljardi, e sono [jmicipalinente fpielli descritti nel capitolo III, e bastano soli, g,iii- sta ravviso dell" autore, a soddisfaie ai quesiti pro- posti dal brcsciano Atenco. Qticsto preclarissimo Istituto ha solennenieiite proiiuiiziato, e noi quasi dolendori di aver portata qualche osservazione sul prograintna stesso, noii faremo clic applaudire al pronimziato giudizio, e con2;ratiihuei siiiceiameutc coll illustre persona^gio die lia riportaui la palnia. Pure iidianio una voce che ci rirhicdc, se realniente sia stato sciolto in tutte le sue parti il projjleuia , come sicno state rieuipiute Ic domande dai diversi com'orrenti , i cui lavori abbiamo avuti sott" occhio , e lino a ([ual grado possa dirsi riscliiarato il pnnto critico importautissinio dello stato dell' italiana archi- tcttura durante il periodo dclla dominazioue luiigobar- da. Noi tanto non ci arroiliiamo , onde poter piena- niente rispondere a quesle iuLcrpelbzioni; ed in parte ci siamo gia verso il pubbli.-o b.d{'bitati, prcsentando cpialclie idea dcgli scritti spcdui al coacorso c latii di pubblica lagione, e non delVaudando di an giusto triliuio di lode le ingegnose riccrclie, gli stndj c le fatiche certamente non risparmiale da ([uegli eruditi scriltori. Pur tutta"\ia non ci e grave il tornare per u\i istaiitc sul progrannna, d>i noi gia rifcrito cd esa- niinato, cd il soggiu2;uere akuue nostre brcvissime osservazioni, le quaii, senza punto detrarrc al n:e- lifo delle opcre esaminate e de' loro rispetlal»ili au- tori, potramio portar qualciic lume sul iatto dt^la suluzione de' quesiti del bicsciano Atcueo. JJiOl. Itul. T. LV. II ]62 DELLITALIANA. ARCIIITETTURA Tra qnesti uno ci aveva in cui chiedcvasi non so- lamcnte clic stabilili fossero i caratteri peculiar! del- r architettura adoperata in Italia neir epoca de' Lon- gobardi , tauto riguardo alia costruzionc degli edifizj , quanro riguardo alia loro decorazioue interna ed csterna ed alia distribuzione della pianta, ma che si dcsse aiioora uotizia della scelta e dell uso de' ma- tcriali adoperati per fabbricarli. Abl^astanza a chiun- cpie al)bia appena di volo adoccliiati i monunienti d' architettura de' bassi tempi e noto che in molti edi- lizj , costruiti principalmente durante il periodo della domiuazione de' barbari , si e fatto uso frequente- niente de' matcriali risultanti dalle rovine di altri edi- lizj precedentcmente distrutti. Cosi doveva necessa- riamente avvenire in un paese come V Italia , dove ad ogni passo incontravansi ruderi preziosi attestanti il buon gusto c la magnilicenza de" Greci e de' Ro- mani; e quegli avanzi di eccellenti materiali oilrivano un piu facile e pin spedito mezzo di costruzione agli indotti ed inesperti artellri di cpie popoli e di cjuel- la eta. ]\Ia questa osservazione bastar I'orse non po- trebbe a soddisfare la domanda deirAteneo propo- nentc ; e noi medesirai nel rendere conto del lavoro di due valenti giovani che ottennero 1' onorevole men- zione ( T. LIII , pag. d> ) non ci mostrammo piena- mente contenti dei poclii cenni da essi esposti su r arenaria e su i mattoni , sccondo quegli scrittori adoperati d'ordinario nelle fabbriche durante lo sca- dimcnto dell' arte , ed esternammo il desiderio che acccnnate si fossero le cave dell' arenaria de' tempi longobardici , e si fosse pure fatta parola della forma e della struttura dei mattoni, della tcnacita dei ce- menti , dei nmri ripicni o formati nelf interno con grossi ciottoli versati alia rinfusa e Icgati con calce a risparmio dei matcriali piu costosi, ecc. Nulla a questo proposito con qualche nostra sor- presa trovato abljianio nel ragionamcnto del cavaliere di 5. Quinli/io^ e poiche cnuati siaiuo in questo dj- scQibO , oijieacre non vogUamo una nostra particolarc DURANTE LA DOMIN\ZIONE LONCOBAUD A. I 63 idea. Nclla sraisczza grandissiina di inomimenti chc air Ota longobardica possaiio ragioncvolincntc asse- griarsi , ci la quasi luaraviglia, come akuno non abbia nicazionaio T arco per aiitica tradizione dctto di Alboiiio m Pavia die recentcinente si credette op- portimo di distriijigeic : niomiincnto chc se iniialzato non era dal citiiqiiistaLorc mcdosimo, come la tradi- zione e il nome conscrvato Hno ad /ora sembrano iii- dicare, ei'a ben di poco aiiteriore, e ccrtamcute edi- Jicato alia line del V secolo o al principio del VI, se vuolsi prcstar Icde ad alciuie crouache , ncllc quali e scritto clie caduto era sotto quest' arco sulle ginoc- chia il cavallo del viucitore lougobardo nel suo iu- gresso in qucUa citta. Oia da una preziosa notizia , inscrita ])er la priuia volta in c[uesta Biblioteta dal celcbre G. B. Broccid ., avaiui ch' ci lasriasse per r uliiuia volla TEuropa onde rccarsi nci dcscrti del- r Africa , ovc pcii vJttiiiia del suo zel«) ardeiuissimo per le srienze ( T. XXVII, J'f'g- 344), si raecoglie die quclfarco era costrutto di alcuni massi di lava ; die una parte apparteneva certainente alia lava feld- spatica dcgli Euganci , comuncnicnte dctta JllusegJia, la (piale poteva sid Bacehiglioue imbarcarsi a Mon- selice , e di la con brcvissimo tra2;itt(> marittimo condursi alia foce del Po, e quiudi [)er que- to liume cd il Ticiuo a Pavia ; (he altra sorta di lava fu ri- trovata nellc nuuaglie di ([uelT arco, cioe una lava bigio-uerastra , cellulare, sparsa di grosse amon- gono maggior dolcezza cbe forza d'aniiuo, non dinicili a trovarsl tra le coke nazionl , e die lasciano il desiderio e la speranza di una felice imitazione. L' alTettazione in generale e il difetto cb.e si oppone al bello scrivere e die ne degrada le forme. Ncgli scrittori de" secoli colli piii die il Sublime si manifesta 11 Bella, nia rare volte scevero da certa metaiisica sottit>Hezza. LIBRT DUE DKL C\V. A. T\T. RICCT. I7I Cnp. VI. Del Custo. — Modo di acqnistarlo c perfezio- nnrlo. — Sue variazioni. — Modelli che corrispoiidono al e;usCo unhersale. I Latini lo chiamavano con ginsta proprieta Judicium : noi ci serviamo per indicarlo di una metafora. E la facolta , per cui sentiamo piacere dalle bellezze della natura e deir arte. " Sembra , dice T antore , coniposta dal senso fisico del Bella, che dipende dalle naturali disposi- zioni e dal senso morale , per cui colla riflessione T uomo scopre la convenicnza delie parti in che il Bcllo consiste. " Noi racconiandiamo la lettura di questo capitolo , dall' autore ordinato in quattro paragrafi distinti, a tntti i giovani che vogliano in qnesta materia formarsi giuste ed utili idee. Cap. VII. ^eZ Genio. Esso » Pregevole ci sembra questo capitolo per le dottrine estctiche di cui e sparse. Vi si parla delle epoche piii feconde di genj , delP iniitazione, ecc. Cap. VIII. Degli Ornamcnti del iliscorso , ossia delle Jigure. V lianno figure i .° che servono ad eccitare il sentinientoi 2," die parlano all"" imniaginazioue ; 3.° che agevolano la percezione; 4.° che sono disposte a dilettare 1' udito. I loro vantaggi sono i.° di arricciiire la lingua ; a." di farci ve- dere una cosa nelTaltra senza confusione ; 3." d' inipron- tare in certo niodo colori fisici e sensibili sulle idee astratte e sulle cose morall; 4.° di dare una certa dignitli al di- scorso speciahnente nelle lingue \iventi. Assai bene scrisse di questa materia il signer Paolo Costa nel suo libro della Llocuzione. Ma noi portiamo opinione che chi avra letto quanto quel coltissimo uomo n' ha scritto , non si peniira d' avervi aggiunta la lettura di questo capitolo del signor cav.-Ricci, compreso da lui in cinque paragrafi , neir ultimo «lei cjuali trovato avendo ovvio proposito di parlare dcWArmonid , con molta nggiustatezza la divide in armonia i." d' aspetto i 2.° di cadenze •, 3." d'imitazioue ; nel (|ual proposito accortamente osserva die so fosse pos- sibile determinare con precisioue la scala niusicale , essa sarebVie a un di presso compresa in suoni i.° gravis 2." spezzati; S.*^ stridenii ; 4.* rapidi ; 5.° scorrevoli e dolci. E ne somministra partitamenie gli esempi. 172 DELL\ VOLCAFxE FLOOUKXZ A , Cnp. VIII. Dcllo Stile e sue qualita gencriclie. Noii e lo stile die qiiella parljcolar maniera che uno scrittore aclo- pera ad esprimere i proprj sentimenti. " E poiclie qnesti , dice 1" autore , preiidono, sccondo il carattei-e fisico e mo- rale dello scrittore, e secondo il soggetto di cui si tratti , gradazioni di\-ersef, cosi del pari lo stile deve segnire nio- dificazioiii diverse. » Noi non segiiiremo il valeate au- tore ill tiUto cio clie di quest' importante materia espone con succosa lirevita e con sagace diligenza. Avvertirenio piuttosto die, coniunque pur siasi di carta particolare maniera notaliile ne' migliori nostrl prosatori , se fatta eccezione del Boccaccio, tol2;aiisi il crudo Davanzati e il dispettoso Bnonafetle , negli altri anche migliori certa- mente non apparisce la difFerenza che veggianio no' clas- sic! latini. Cicerone, Sdlln.siio^ Cornclio Nipo:e , Cesarc , Tito Livio si riconoscono a due o tre periodi die ne udiamo. Diflicilmente riuscirebbe questa prova coi nostri cinque- ceatisti , se cio non fosse per avventura a cagione di quai- clie loro difetto , come sarehbe, p. e., il vuoto cicalainento del Casa o 1' intemperante lungaggine del Guicciardiai. Di qui nasce la poverta nostra in fatto di opere in prosa , die dare si possano a leggere per diletto. Ma come mai i nostri pittori lianno potuto presentarci tanta varieta di stili nelle loro opere, e si poca i nostri scrittori! Noi ere- dianio che cio deliba attribuirsi ad un malinteso spirito d' iiuitazione , e ad una non ben ragionata riverenza ai piu acclamati^ effetto di cattiva educazione, forse renduta piii cattiva dalT autorita della Criisca , die ha contriljuito a stabilire un monopolio di frasi, le quali non hanno per lo piu servito die ad inceppare gl' ina;e2;ni. Cosi si e spent.i r originalita , solo e yero principio dello stile: la quale originalita , ove sia sosteauta da certa proprieta , pu- rita. e precisione , da ad ogni scrittura un carattere singo- lare e faolluiente distina;uibile :, ne a tanto vale qualuaqae studiato nitore od eleganza. Ma di cio basti. Parte II. Idee ]>artico'ari. Ne' sei capitoli compresi in que- sta II Parte del I libro , 1' autore parla dello Sf/Ze, episiolare ( caji. IX), dello Sij'e de' Dialoglii (cap. X), (]e] Di.ilasra- ,iro (cap. XI), dello Storico (cap. XII") , deli" 0;7;for/o (cap. XIII) e di qncllo delle Nr.velle e de'' Bomanzi (cnp. XIV ). Noi gli facciani plauso ]iei buoni prlncipj da lui esposti in (jiesii \ai-j argoiuenti , ma ci avreauiio dcsiderato LIBRI DUE DKI, OAV. A. TNI. KICCI. I "O iiiitioi' deferenza verso certi noii troppo l>en ponderatl gin- tlizj. P. e. egli dice nel cap. IX die " luoltissiini souo gli scrittori di letteie italiane; ma die se si rifletta die le inigliori versano sopra sogo;etti e qnistioni erudite piut- tosto die famigliari , forza e conchiudere col cliiarissiino P. Andres die T Italia e ancor povera in taiita copia. Bcinbo ^ Casa, Annibcd Caro., iJiigalotd, Jledi, Zeno sono i pill distinti scrittori di lettere , ma il loro stile luanca per lo pill di quella disinvoltiira e iiaturalezza die do- vrehlse formarne il pregio priiicipale , ecc. " Avreljhe niiiioaato bene VAndres e bene ragionerebbe il nostro au- torc , se iimiiato avessero il loro discorso alle lettere ia nddietro stampate. Ma oltre a qiieste , luiglior copia n" lia J" Italia ( e non poclie fiirono recenteineiite andie pub- blicate coUe stanipe ) scritte massimamente dalla meta del secolo passato fin fjiii , pieue d' ogni varieta di carattere, e distinte per quella naturale originalita della quale par- lammo di sopra. Cinquant' anni addietro il conte Giulio Torritano corse per tntta Italia , riportando ad Uderzo va- ne casse di lettere, e fii tanto lo svaligiamento die clii avea proposto in Venezia una RaccoUa di lettere del se- colo XVIII , ebbe generate rlsposta da moltissimi valentuo- inini , ai quail s' era rivolto, die tutte erano presso V Opi- tergino. E quando si rivolse a questo , die pure gli si nio- strava amico , udi essere tanta massa passata nelle niani di iin Inglese die forse pago per oro mokissiiiia scoria, poidie r Opitcrgino ne avea scelto, ne per avveiitui-a poteva scegliere. Ben diremo die il P. Paccuiudi , don Gaeiano Misliore, Settiinio Cedri , Tab. Qaliani, Francesco Zarcluroli , ]>er non far qui troppo luaga diceria , scrivevauo all' epoca luentovata lettere iiiirnbili, clii per gravita e forza , dii jier brevitii , delicatezza ed arguzia , clii per nobile fraa- diezza ed cleganza , clii per gentilezza , facilita, calore. E noil iscrivevaao questi , come i precedenli , teneudoae copia f, e non tutii quelli die le ricevevano, le salvarouoi oud' e difficilissima cosa il rinvenirne oggi. Ed e pur forza dire dclla si cattiva educnzione degF Itallaai, alia quale sola conviene ascrivere, fuori di alcune eccezioni , il poco conto die di tal genera tli produzioni, e di alcuii ajtro, si e fatto generalinente e si fa. ]\Ia non prova gia questo die 1 Italia sia ancor povera in materia episio'.are, per- ciocclic puo giustameutc ailcrmarsi elf cssa lia a migliaja 1^-4 DELLA VOLGARE ELOQUENZA , clii tutto giorno niantla su e glu per la penisola lettere , uiigliofi assai tU quelle die corroiio a staiupa : considerato poi anche come la coltui'a e da mezzo secolo grandeinente diffusa in paragone di quella che era prima , e che il maggior nnmero di quelli che scrivono lettere, non pre- teiidendo a foma letteraria , segue francamente 11 proprio genio, nulla badaiido ad imitare ne il Benibo , ne il C'aro , ne altri, e che niolti de' letterati medesimi , i quali qnando si occupano a scrivere in altri generi mettono a tortura il loro spirito, scrivendo lettere si abhandonano ad una libera espansione che sola da il carattere vero ai senti- nienti che voglionsi annunciare. E cosi fanno le donne le quali non tanto per la naturale loro delicatczza, quanto per la ninna loro pretensione, scrivono lettere da far vergogna a taluno de' piu colti uoniini , e niolte in ogni nostra citta pur clnquant' anni addietro viveano , degnissime da essere prese a modello dello stile epistolare , come molte vivono anche oggi a quelle in questo genere non inferior!. E bene intanto il sapere che tra il 1787 e il 1798 all' incirca fuvvi un ajjate fiore^itino che giro V Italia con molta galanteria insinuandosi presso le pin chiare dame delle varie citta, loro levando di mano quante lettere di donne aveano, col jiretesto di pnljlilicarne una RaccoUa. II quale secondo sva- ligiaiueato fu per noi perduto come quello dell' Opitergmo. Parlando il nostro aatore de' D/aZoir/ji , e giudiziosamente avvertendo alle l)elle qualita die debljono avere per pia- cevolmente intratteaere chi legge , noi confessiamo volen- tieri che non troppa industria troviamo negli antichi,non perclie non vengano ben trattate le materie die ne fanno la sostanza ; ma perclie poco o nulla veggiamo in essi , se per certi riguardi si eccettui il mordace Luciano , di quanto per noi si approssimi alio spirito di conversazione, alia vivacita, alia sveltezza, che vogliam vedere ne' colloquj delle persone, nelle quali insieme coUa scienza desideriamo incontrare le finezze della civilta, e le vaghezze di bella iminaginazlone. Quindi insistendo sugli avvertimenti , non accennercmnio ai glovani per modello ne Cicerone tra i Latini, ne tra i nostri antlchi D«/Ue ncl suo Co/uw/o , nomi SI gravi e rispettaljili, ma piuttosto Torquato Tasso e il Caro , ne porremmo a confrouto die come scolare e mae- stro VAlgaroUi con Francesco Maria Zanotti: die splendido e copioso 5 0 padrone della sua parola e questi ; V altro LIBRI DUE DEL C\V. A. M. RICCI. 1-5 timido, Irnh.irazzato, stcntato, come qiiegli, clie poco sicuro •lelle sue forze, stiidia ogni periodo, e va in busca di spi- rito, racconiaDdaiulosi alle sue reniiniscenze , dappoiclie cio die oa;2;i diciaui genlo, che e il talento veio, in lui non al)l)ond6 giammai. A prova del nostro detto citianio f ulti- ma cdizione del iwulonianismo , da kii diligeatissimaniente suulinta. Sovr' ogiii altro poi e degli antlclii e de' inoderni dareuimo in questo genere la premineuza a Vincenzo Monti. Ove parhi dello stUe storico sarebbeci piaciuto ch' egli avessc date niaggior rilievo alia distinzione , die oggi e d' uopo fare de' due principali generi di storia: quello die e di seniplice iianativa (per comunicare la serie de' fatti ) ; e r altro die si occupa de' fatti per giungere a piu alto iine; cioe a guidare dii legge con piu grave istru- xione nel secreto delle cause che condussero avveuinieati e uoniini. Puo dirsi che Tacito e Plutarco tentassero in qualche modo cjuesto gencre : maggiore intenzione vi mi- sero tra i nostri il Sarpi e il Giaimone: uia ebl)ero circo- stanze piii favorevoli Voltaire, Montesquieu e Gibbon. Noi ci arresteremo a questi podii ceani , dovendo dar conto del libro 11 dell' opera. Per una nazione si poetica come la nostra diiunque vo- glia jiarlare delhi volgcire eloquenzn , dovra scmpre molto estendcrsi sulla Eloqncnzn poetica. A questa il nostro autore lia consecrate tutto il secondo touio. Noi non ci fcrmeremo a considerare con esso lui come sia naturale all'uomo I'ia- clinazione alia poesia , giacche veggiamo la tutte le eta essersene dilettati i popoli di (jualsivogba dima , ilulla Scan- dinavia alia Ncgrizia. Lascianio pero da un canto T asser- zionc del Quadrio, troppo Ijuonamente dall'autore riferita , che Adanio cd Ek(1 i'ossero i prinii e piii eccellenti poeii. Simiimente compatir voglianio tanti de' nostri, die od hanno gridato contro 1' uso della riiua, od hanno pcrduto il loro temjio a dare ai nostri versi i metri de' Creci e de' Lati- iii. SilVatti uoniini , jicr tanti altri titoli dea,ni della nostra siiiiia , non consultiirono ccrtamentc il loro buon senso : come non lo consuharono tutti coloro, che in tanto nuinero si feccro imitatori iniseraliili del Fetrurca ; ne lo consul- tano {|uelli , che fanno perdere gli ntili frutti dell" ingegiio alia nostra gioventii, aliusaudo della sua docilita- con una seduzione, che tradisce i piu cari interessi e di essa , e della Uiizionc. L' istrnziouc [luu suiljilirc i principj ncccssarj per 17^ BELLA. VOLGARE ELOQUENZA, lieu gluJicare ilellc produzioni poetiche, e per preparare f'elici al)itiuiiai ne' pochi die la natara abljia lavato nelle acque d' Ippocreiie al niomento tli tiarli alia vita : ma la natnra sola e arbitra cli si alta destinazione. L' inimensa turba clie tra noi , dacche risorsero le lettere , si applico alia poesia , noii I'u ella pei-duta pel migliori stndjd'arti e di scienze? E con quale compeiiso? Con quello di una umiliante luediocrita la tanti generi. Ma lasciate queste iiiortificanti coiisiderazioui , seguiaiiio Tautore. Cap. II. Poesia desaittiva. Essa e quella clie ci dipinge quanti oggetti materiali possano presentarsi ai nostri seusi , mediante la scelta opportuna delle circostauze. Ma queste non debbono essere si comuni , die la mente del leggitoi-e le Indoviiii prima che il poeta le indidii, ne si minute e riposte die bisogni attenzioae in cercarle. Essi debbono partlcolarizzare F oggetto descritto, fortemente segiiaiidone i contonii e le prospettive. In fine vuolsi concisione e no- bile semplicita. Varj ed ottimaniente scelti sono gli esempi che ne reca T autore. Cap. III. Poesia pastorale. La Bucolica e la letteratura cio die in pittura e il genere del paesaggio. Alcuni 1' lianno creduta sterile di soggetti, perdie scarse di accident!, poco variate, e sempre ricorrenti sullo stesso giro di azioni e d' idee sono le scene attive della vita pastorale. Questa sterilita , dice Tautore, non piio attribulrsi clie alia servile imitazione degli scrittori. Le sue forme principal! sono singolarmeute V Egloga e V Idillio. Chi crede questo genere facile non lo conosce. Cap. IV. Poesia lirica. Essa e destinata a rialzare g!i aniiiii oltre il iivello ordinario, e a rammoUirli con senti- iiienti soavi e piacevoli. Al primo scopo canta le lodi della divinita , le iiiiprese dogli eroi , i grancli sentimenti : al se- condo si trae prendendo il linguaggio delle passioni teni- perate, deplorando le sciagure, applaudendo alia fortuiia degli amici , coronaiido le niense e le tomlie. Nel primo caso tenta commozioni vive e profoiide , toccando i limiti del suljlime; nel secondo spiega le dovizie di una fantasia pittoresca e vivace; e si dirige al Bello. L' autore rlducendo a cinque classi i componimenti lirici, con osservazioni e con esempi di ciascheduna paria con molt' accortezza nei pni ^. -. ^„i... ..,„.o > — ^ — , ji giucHzj che da dei varj nostri lirici degli nltimi tempi U"e a uoi piu felice di parccdii , the auior di patria ha LIBRt DUE DEL C\V. A. M. RICCl. 1 77 traditi. Parlando egli di quel genere di poesia , a cui nppartiene il poeiiia al quale posero uiano cielo e terra, e clie ha fatto giandi Aljieri e Monti , meiiire da buon co- noscitore vorreblie pur persuasi i giovani iialiani della ne- cessita di studiarlo jjrofoadamente , non inanca di avvertire con eguale sagacita , die tion tuito qadlo die usci dalla penna di Danie potrehhe prtcisamentt culattarsi al nostra me- todo di scntire e di pensare , poichc il tempo mula il valor degli of^i^etti , ed altera la stessa umana sensibilita. II quale giustissiino concetto con giuste considerazioni egli ragioaai € sarehbe bene il ragionarlo anche piii dillusaniente, onde fossero i nostri giovaui salvi dal danno della esagerazione , con die taluni iu quesii ultiini tempi iaavvedutaniente hanno loro prepaiati periuoli e inciampi. Bello e giustissimo f"u il pensiero del Bianconi , che assoniiglio quel poenia ad uno stravagante edilizio gotico, in cui rarcliitetto avesse collocato a capiiccio sotto ad un brutto sasso acuto il piii gentil colonnato die siasi fatto a Corinto , e talvolla in i\n an- golo , dove nieno T aspettassinio, la piii venusta statua di Fidia, o il pin studiato giuppo di Frassitele. E bello pure e giustissimo e T avvertimento del nostro autore die gli scrit- tori classici d'ogni nazione sono tali perdie toccarono per diversi rispetti nei loro generi ilperfetto, ma non gia per- che per altri rispetti sieno andaii esenti da ogni impertezione. Passando 1^ autore a parlare nel Cap. V della Foesia didascalica, e aanoverando quanti anticlii e moderni si occuparono di questo genere, tratta ancora dell' Episiola, della Satira, indi delle JSovelle , delle Javole, degU Apolo- ghi. — Nella Salira i Latini vinsero certamente i Greci : ma i Latini non ebbero un Maltino, e un Mezzogiorno, come abbiauio noi. Nelle A'oitile i Greci furono ad essi superiori. Noi possiamo in questo genere ripiitarci superiori ai Greci. Se poi scnza Idopo , senza Fcdro , senza Avieno potesse dirsi die ne i Francrsi avrebbero avuto il Lafontaine , ne iivrcmiiio noi con Fignoiti tanti altri, che ben riuscirono con assai varieta lavoleggiantio. E di qual terra, se non dalla nostra vennero tuora gli Anmudi Farlaiuii Andie il Cali- no, autor poco noto del secolo XVII, da cui il sig. cav. Mirci pensa die il Caiti traessc il disegno di quel suo .poema , In uomo italiano. Cap. \ I. J'otsia epita. Mi'ritcrcbbe rpu'sto solo Capitolo un lungo estraito; lanta e la copia dclf ar^oinento e delle liibl. IiaL T. L\. ij J "8 nr.LL.V VOLG.VRE FXOQUENZV, ben pensate cose, die T autore tocca con acutezza e bre- vita. insieme, si rispetto ai principj direttivi nel genere, che rispetto al relativo esame de'' capi il' opera , clie anti- chi e niodenii ci haano lasciati. Crediamo notal)ile qnesta sentenza sua. « La politica , la iilosolia , la tattica , le ariiii da fuoco lianno estinti tutti i prodigU dell' iiigeguo e del \alor personate .... Qaindi sorge la diificolta pressoclie jtisuiierabile di comparire a' nostrl giorni epico, non solo per soggetti viciiii die escludono il macclunisino, ina bea anche per soggetti da noi lontani... Gli scrittori epici , se niai ne sorgeranno a"" di nostri , delibono con umilta aspet^ tare appena la lode dello stile tra i vivi , e 1' assoluzione deir opera tra i morti. » Noi non faremo allusione alcuna a lai per la parte del gindlzio cli' egli accorda a' suoi con- tcmporanei : ina ben cbiuderenio nel nostro seno il ram- ^larico amaro d' aver veduta inutilmente V epica tromba in ^iiano di cbi potato forse avrebbe se non porsi in mezzo aW Ariosto e al Tasso , almeno accostarsi al loro seggio se coll' avvilnppare la sua fantasia nei laberinti di una preci- 2:>itata imitazione, e riaunciando al merito altissimo della prigiiialita , perduta non avesse la niiglior gloria a cui pareva destinato. L' aggiustatezza de' gindizj deU' autore sui piii celebri poeml epici si vede usata anclie riguardo ai poemi ro- jnanzesclii. Crediamo pero cb'egli alabia risparmiato qual- c'le assai grave punto di critica riguardo, per esempio, ipUa Scccliia rapita : perciocdie, se, com' egli dice, si sarebbe in essa desiderata una ma2:giore invenzione , piti varieta nelle descrizioni e nel coniliattimenti , piii forza di ridicolo ne' caratteri , e connessione col suggetto prin- cipale, non puo dissimularsi , che nessuno si rallegrera, iiiai il' incontrare nelle barufle de' Bologne^i e Moiloucsi Y intervento di Gioi'e , di Mercurio e di tali altri dei, nel poncetto di que' popoli gia da troppo luugo tempo falliti. Qltre cio poi il Tassoni pecco del peccato del Bracciolini. Cap. YII. Forsia drammatica. Cap. \'11I. Ddla I'luigedia. Cap. IX. DcUe ( ommedm. Considerando quest' Opera come il complesso di Lezioni da un Professore date in una graiule TJniversiui , noi non possiamo non nieravigliarci , ch' egli pljbia lasciato ccrrere scnza esaine la citata quistione se il soggetto della tragedla deblia sei^pre esscre un prrsonaggio jjlustre , il cui pericolo , o I4 cui svemura sia di un pui LIBRl DL'F, DFI- CAV. A. M niCCI. i JC) terribile csenipio ;, ovvero se l)asti al line tlella tragedia , coiir egli dice avere i nioderni crediUo, scuotere g;li uo- inini coll' csempio del jiericolo e della sventiira cajjionat.i dalla colpa , qualiinque ne sia la vittiina , facendo al piii la distinzione ia tracjedia eroica e in tragedia urbaiia. Ogntino cotivenir dee , clie alT istitiuo delT Opera troppo poca cosa e il scmplice cenno di tale qnistione. Altri poi giu- dicliera tiella seiitenza nia^istrale, die rigiiardo alio stile della tragcdia 1" aiitore rllVrisce avere udita dal jSapoli Si- v,iiorelii y cioe <• clie T Italia desidera ancora uii tragico, die serva di niodcllo deciso a tutti quelli die vorranno scrivere tragedie, il quale arrivi a congiungere con lo stile di Monti e di rimlnnoiite ^ e col lore colorito tizianesco, la grandczza e la penetrazione deW Aljicri , il patetico e la disinvolta delicatezza di Mctastasio ....»» Non manchera siciiramente clii sorriiia a qnesto delirio del biion Napoli HignorcUi. II nostro antore parlando della coinniedia , dopo avere detto "die quelle del Maccliimclli, dnW Arioslo , del Cnro hanno snniclente condotta, poco interesse, e talvolta iiiolta liceiiza •, die quelle del FagiuoH e del JVeoli sono pre- gevoli per la lingua piii die per altro " aggiunge del GoZ- doni, c\\ egli " pieno dl forza comica condnsse la Couimedia italiana a piii alto grado tli nierito, sjiecialmente per la festiva dipintiira de' caratteri \ ma poiclie la coinniedia deve esserc senipre contcniporanea e cittadina per riscno- tere gli applansi del tempo , le prodnzioni di Ini coniin- ciano a sentire oniai gli scambiamonti ilel gusto. " E di cio egli contcnto non si da alcnn pensiero di osservare die, ecccltuati podiissinii casi, i caratteri, i vizj , le deholezze d' ogni maniera, die il Goldoiu ci dipinge, sono le cose die tutlo giorno veggiamo sotto i nostri occlii, perclie costituenti il fondo morale delle jiiii comiini contingenze della vita civile. Percio ancir oggi , essendosi giudiziosa- niente ridiiamatc sui nostri tcatri le migliori conimedie di luL , iiniversaliiiente piacciono sopra la piii parte tielle nnove. Soggiungendo poi egli die tra i piii recenti si sono distinti il niarcli. Albergdti , il cav. Ghcrurdo dc' Hosii. e il conte Qimud , non gli iu cunvcuieute dili'ereuia ]8o DELL.V VOLGVRE ELOQUENZ.V , CCC. clie passa tra le conimecUe cU Ini e quelle de' plu recenti, o inciirizzare ai nuovi tipl qiielli clie aljljiano vocazione a scriverne. Cap. X. Dramnia musicale. Favola pastorale. Dramma sentimentalc. Poclie , ma sensate cose il nostro autore dice tanto del soggetto e della trattazione generale del Dramma, tjnanto delle sue parti distinte in recitativo semplice , ia recitative obbligato , in arie e in pezzi concertati. Ma la pill cara forse delle invenzioni dell' umano ingegno, a cui tutte sono cluamate a concorrere le belle arti , e divenuta un mostro, clie facilmente mette in delirio la piii eletta parte delle colte nazioni. Quesca mortificante considerazione lia per avventura trattenuto Tautore dal fare alcun cenno dei niezzi opportuni a restituire al Dramma musicale la dignita che non avrebbe dovnto mai perdere. Egli ha disperato di Troja. — Iiitorno alia Favola pastorale accortamente av- verte che se essa produrre si dovesse a' tempi nostri, meglio sarebbe adattarla alia forma dello stile metastasiano. Chi non si addormenterebbe, ifdendo la storia dell' amore di Aminta quantunque scritta dal Tasso? — Cliiamasi Dramma sen- timentale i;na specie di azione passionata, iatrodotta dai moderni , talvolta mista in alcani incidenti di un moderate ridicolo. DilFerisce dalia tragedia, perclie volge per lo piii a lieto fine, e perclie non ama ne tntta la sua forza, ne tutta la sua magnificenza. Si scosta dalla commedia perche non si propone di riprendere i leggieri difetti , ma di niet- terci sott' occhio le funeste conseguenze di sregolate pas- sioni. Cosi 1' autore che lo chiama parto abortivo di Mel- jiomene , comunque sia consecrato dalla moda , e ben ac- colto dalla nioltitudine clie ama, die' egli, una commozione media, e che, secondo noi , e male istrutta. Rimangono gli nltimi tre capitoli dell' opera : 1" XI delta Trailuzioiie , il XII deW Imit azione , il XIII Awertimentl ge- iicrali per ben comporre. — Noi raccomandiamo la lettura di questi tre capitoli che non iiiancano di singolari pregi, e ne' quali si vede il buon giudizio e il buon gusto del- r autore. Eccederemmo troppo i limiti accordatici in questi fogli , se imprendessimo a notare le migliori cose in essi contenute. Conchinderemo col dire che quest' opera , seb- bene non contenga tutto oro jxirissinio, e lasci qualche cosa a desiderare , pub non di mt-uo collocai'si tra le piu prege\oli che intorno alia vole,are eluqueu^a siate siajio a' di nostri puljjjlicate. iHl Suir originc , la significazioiic e gli. nsl che si attri- buiscono ai mcmbn nirhUcttonici. Rlfiessioiii di Francesco Taccani^ arcliitetto. — Blilano ^ lo-ic) , dalla tipogrnfia di Angela Bnnflmti, corsia de Senl n.° 6oi , di pag. i36, con una tavola in ranie. L. Jo scopo dell' autore e quello tli dare una jiiii ginsta e pill convincente spiegazione suirorigine, com' egli stesso vicn annunziando, sidla significazione e svi gli usi che si attribulscono ai membii arcliltettoaici. Imperocche dagli altri che prima di lui ne parlarono veane foadata cotale origlne sopra chinieriche siipposizioiii • non avendola eglino dedotta dai veri e raglonevoli principj. Egli diniostra diin- que che non la capanna;, ne la forma naturale de' legui di essa diedero la prima idea onde rinvenire quella dci ]Meiid)ri Architettonici , ne i tronclii delle piante sommi- nistrarono 1" idea delle colonne, ma che esse idee sommi- nistrate fnrono dal solo c naturale ingegno degli uomini , i (juali avendo jier isiiato di sempre cercare cose nuove, i primi inventando , gli altri aggiungendo j e col giiidizio migliorando sempre, vennero anche a formare i memhri architettonici, senza niai piii pensare ne alia forma, ne ai legni , ne al niodo ond' era costrutta la prima capanna. Clie se cosi non fosse , noi , siccome 1' autore osserva , non potreiiuno vedere le piii antiche fabhriche che ci rimangono, di un tempo quasi indeterminato, cioe le Egizie , formate di Massi tali die allontanano le mille niiglia il pensiero della capanna •, peggio la forma e leggierezza del loro costrutto, se osassimo nietterne a confronto 1 sostegni coir enorme grossezza delle colonne. Per lo che e dimo- strato essere 1' uomo inventore di tutto cio che riguanla le arti. E di fatto se la capanna dovea servirgli di staliile modcllo per le sue ubitazioni , egli non ne avreblje mai cangiata la forma, somigliante cosi agli uccelli die non mai alterarono la forma de" loro nidi. Fondata dnll" autore sopra un tale prInci|iio la vera origine delle cose artiliciali :, non che quella dcila significa- Kione e degli usi die si attribuiscono ai memhri arcliitetto- ,niei, imprende con cio a toglicre alcuni errori o pregiuduj i8a sull'origtne, ecc. cnr, si ATTRinrisooNO die deiivano apimnto da una falsa snpposizione , imagi- nata eil es[)Osta pi-imieramcnte da Vitruvio; pol ciecamente seguita dai Precettoii d' aiclutettura , clie la tengono come cosa infalliljile , e la insegnano come il primo canone fon- dameiitale dell" arte. Viene poi il sig. Taccani a parlare dei precetti archi- tettonlci, ed alcuai ne vori-ebbe cambiati ed altri modifi- cati , secoiido le sue ragioiii che crede bastevolmente va- levoli. Ma iion andaiido noi pieoamente coa lui d' accordo riportercuio dalT opera que' pocbi scjuarci su cul cadono le nostre diOicolta, sovr'' essi iiiauifestando il nostro qua- lun([ue siasi sentimenio. Dice dunque T autore alia pag. loi. " Non si porranno » due ordini nell' estenio di quelle fabbriciie cbe nell' in- » lerno sono composte di uii sol piano. Nemuieno si porra >i mi ordine solo contenente piu piaui. Trovo il primo >> precetto ragioiievole e giusto , perclie dovendo T esterno » cori'ispondere airinterno ed essere col inedesimo in giusta » relazione , col fare diversamente verrebbesi ia certo » cjual modo a produrre una menzogna. " Alien! noi dalf approvare un tale precetto di niassima , che non si debbano cioe fare esternamente due ordini , uiio sopra delfaltro, quando nelf interao dello stesso edi- licio trovisi un sol piano ^ come sono generalmente co- strutti tutli i tempj che hanno un sol ordine, benche que- sto precetto sia dato dai classici maestri, che plii facil- mente scrivono di quello che adempiano, ci seuibra di potere contr' esso COS! ragionare : La maggior parte de' ])ravissimi architetti cinquecentisti non si curarono di osservarlo ; e fra i molti e Iniiiinosi esempi che abbiamo di insignissinii tempi con maravigliose facciate a due ordini, bastera il far un cenno di quelli die ci presenta la citta nostra. Tali sono il l)ellissimo esterno della Chiesa di S. Fedele ; ediJicio interno sublime e nel disegno e nell' esecuzione , ma di tin solo ordine, selibene due se ne veggano al di fuori ; quello della Rotonda di S. Sebastiano parin'iente costrntto con due ordini, come che nell' interno ne abbia un solo, se pure ordine secondo non si deliba o si possa chiamare I'attico interno, die ne ha quasi la forma; tempj entranibi del celebre Pellegrini ; il fianco e la piii che bella facciata della Cliiesa di S. Paolo-, la mirabilissima farciata del Terapio della Madonna presso S. Celso del celebre architetto Ai wrnvrnRT ARCTnTrTToxinr. i83 Cnleazzo Alessi; la qnnle ml ontn ilella sn.i trita divisione clejjli ordiiii , slida chiiinque ail accorgoiii al priino en- trarc. clie iniernamentc abbia essa piii piani : oltre tanti altri simili esempi in t'amosiss'iini esterni de'tcmpj clie soiio sparsi in niille Inoglii, e che troppo liiniio sareljlie il nominaro. Pro£;rcdendo ora nclla nostra osservazione , cliieilercnio se in tntti cjuesti tenipj nessuno siasi inai sognato , ciie al veilere ostcrnanicnte due ordini abbia pensato dover esservi neU' interno divisione di jiiano a gulsa di apparta- niento, e qnindi noa trovandola ncir entrarvi crediiLo siasi ingannato dalla nienzog;na dciresterno. ]\la (juando aiai ta- Inno vi fosse, ciie al sol vedere dne ordini nell' esterno , l>otesse snir istante credere clie nelT interno vi sia pnr divisione ili piano, jmo anche credere con an niomento ili rillessione die vi sia qualche anibnlacro interno in giro nl Tenqiio che corrisponda ajipnnto a qnella divisione deL due ordini ; come di fatto t'n pratic;ito nell" interno del nostro S. Fedele nella grossezza della nuiraglia ed in cor- ris|)onden?a anclie al piano lormato dallo sporto del cor- nicione dcU" online interno: anibnlacro necessarissimo die serve per aprire le iliicstre deiralto; e per tutti qne' bi- sogni die sogliono o possono occorrcre in simili gran- diosi fabljricati. Ma volendosi anche lasciar da parte tutte le ragioni aiUlotte in dilesa dei due ordini estcrni , e ri- chiedere che in ogni iiiodo far si debba sempre un or- dine solo nelT esterno, quando internamente non vi sia divisione di piano e tntto appaja di un sol ordine , acclo I' apparenza ilol di fnori non iiiai possa contraddire a ([uella deir interno; e d' uopo considerare che spesso e di ne- ressita il tlover introdnrre due ordini nella costruzione csterna di un tempio. Iniperocche il piu delle volte non e possibile il coinbinare tutta 1' altezza interna coU'ester- na, per ragi«inc dell' altezza della volta di tutto il lem- pio la quale forma una parte dalT ordine distinta piu e meno secondo la grandiosita e ligura del tenqiio stesso, e viene r[iiindi a lasciare estcrloruiente una gran parte di muro vnolo che non si sa come riempire o come oonnet- tere nc colla ricchezza e col caralierc del i clima nelle altre parti , non lo potrebbe essere nel II tVontispizio, che con danno della solidith della faljbrica. " La proporzione del tVontispizio va dunque considcrata sotto due aspetti. II primo quando e legata all' altezza etl air inclinazione assoliita del tetto, ed allora vale la ragione del chma clie obbliga il frontispizio ad avere piu o nieno di pendio, come il tetto medesimo, cioe a seconda della quantita della neve clie cade in quel Uiogo : che pero do- vendosi sopra una stessa base costruire il tetto seinpre piii alto, quindi piu acuto , ed anche il frontispizio dovendo segnire la stessa alterazione del tetto , non puo farsi a meno die la sua fignra prenda la I'orma di un triangolo troppo ripugnante al hello architettonico. 11 secondo e quando il frontispizio non ha ohVjligazione alcnna col tetto, ne altra ragione di simile coprimento. In tal caso la sua proporzione di altezza , in qualunque clima si costrnisca, sia pur quello del Settentrione , o della Grecia , od anche dell' Egitto , aver dee sempre quella grata proporzione che si bella appare ne' frontispizj dei piu ce- lebri edilicj anticlii di greca romana architettura, oppure in quelli de' nostri insigni architetti cinquecentisti. Qiiindi hi proporzione del frontispizio dee stabilirsi invariabile in ^talunque luogo si costrnisca, purche altra funzione nou faccia clie quella di ornnmento. Alcuni poi vogliono die non si debba mai fare il fron- tispizio ne' luoglii interni , ne dove cader non possa la pioggia , e tale sembra essere il sentimento dell' autore il quale va dicendo i< che 1' uso di rappresentarli nell' interno II non puo attribuirsl die ad una soverchia smania di II ornare; >/ e la loro ragione e che il frontispizio figu- rando un tetto, diventa inutile ne' Inoglii gia per se co- perti : ma pure non negano die il frontispizio medesimo non sia anclie un puro ornamento. E di fatto se cosi non fosse, ncssun altare ucllc cliiese averlo potrebbe quasi a maestoso linimcnto, Considerato dunque il frontispizio i86 sull'ortgine, ecc. che si attribuiscono come piira parte ornamentale , possiamo altres'i conside- rarlo ugnale a qnaluncjuc altra cosa die si faccia o si possa fare per solo abbellimento. E cio tanto e vero clie nelle facciate delle case esso frontispizio si fa sempre in senso opposto all' aada memo natnrale del tetto, e quiiidi si vede non csser fatto che per sola ragioiie di ornamciito, e non per verun Ijisogno; colla dilFerenza die in arcliitet- tnra , sempre parlando di ornamento, non ne abbiamo ne il pill grande ne il piii maestoso di quello del frontis|iizio. E perclie dnnque il farlo neir interno dovrk attriliiiirsi a soverchia sniania di ornare e non ad un plausibile desi- derio d' introdurre un maggior bello oviinque si possa, quando vedlamo formare esso iino de' migliori iiniiuenti avcliitettonici die mai fare si possano. Dicasi piattosto che il frontispizio non si faccia ne' Inoglii mescliini o ne' troppo angusti, perclie indicando esso maesta, la sua figura sembrerebbe contraddetta dal Inogo niedesimo. Ma dove Tardiitetto vede di poterlo collocare dignitosamente, lo faccia pure e nell' interno e nell' esterno come gli piace , e lasci in abbandono il sogno
  • recettori sull' origine e sngli usi del mcmliri die coin- pongono r insieme dell' ardiitettura , per mutilarli o toglierii AI MEMBRI ARCHITETTONICI. 1 87 in an laogo e lasclarli neU'altro, o contraddirne gll us» piii naturali colla solita cieca autorlta vitriiviana; ina tutto in vece si faccia colla ragione di una vera e naturale ar- monia , die non esiga prima una strana spiegazione , ma da se mostri il bello, senza dover prima andar meadicando altre ragioni per crearlo dove non sussiste. Chiuderemo coll' aflfermare schiettamente che 1' opera del sig. Taccani ci sembra benissimo raglonata , e con pari bravura sciolto in essa tutto cio che V aiitore si e propo- sto di sviluppare ^ che pero la crediamo utilissima agli ar- chitetti , e loro la raccomandianio onde convinti dalle ra- gioni clie in essa adduconsi possano liberarsi da que' vin- coli pe' tjuali sono tante volte costretti a guastare le loro produzioni. Ma forse i seguaci di Vitruvio, trovando che le dottrine dell' autore non sono conform i a quelle del loro 8ommo ed unico maestro , asterrannosi dal continuarne la lettura, o la proseguiranno con dispetto. Ma siccome tante medicine, ad onta della nostra ritrosia nel prenderle, ope- rano il loro buon efTetto; cosi giova sperare ch' egUno tro- vandovl ragioni convincentissime ( come sono a noi sem- bra te ) sentirannosi risanati da tante cose difettose senza che pure a questo salutevole divisamento tendessero col lor pensiero. 1 88 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Bihlloteca agrarla, ecc. Del Vino. Sua fabhiicazlone ^ conscrvazione e degeiierazioni. TraUato teorico-pra- tico del dottor Ignazio Lomeni. — ■ Milano ^ 1829, presso Antonio Fortunato Stella e figli, in \6° gran- de , di pag. 323, con 5 tavole in raine. Lir. 4. 18 ital. per gli associati ,• pei non associati lir. 5 ital. T ' J-J egreglo Lomeni gla erasl reso benemerito per utili invenzioui onorate rla pubblico preniio , per numerosi spe- rimeiiti etl osservazioni , per iscritti interessaiiti ed istrut- tivi di cui con lodevole frequenza fregio un accreditato giornale ( gli Anaali di tecnologia ed agricoUura pubblicato dal Lampato ) : questo valente enologo acquista ora nuovi diritti alia stima ed alia riconosceuza di clii si occupa d' agricoUura colla pubblicazione del Trattato die ora an- nunziamo , opera bensi di poca ampiezza, ma ricca d' 11- tilissiini precetti. Essa fa parte della Blblioteca agraria di- retta dal chiarissimo professore Moretti , intorno alia quale abbiam piu volte ragionato. Fra i molti libri d' Enologia sci'itti ia varj tempi, pooh i sono tali da poter servire di guida sicura alle persone clie si occupano dell' importantissima fabbricazione del vino. Alcuni di essi , dettati da rinomati chimici e da dotti agro- nomi , presentansi sotto un aspetto troppo grave e troppo scientifico, si che intimidiscono 1' agricoltore ed ogni uomo d' indole gentile, o da men severi oggetti occupato , o tol- gono loro la volonta ed il coraggio d" intraprenderne lo studio : altri all' opposto contengono , senza teorico critc- rio, una congerie di regole empiriche , molte delle quali o contraddittorie , od incerte, od applicabili a straniere regioni, ma non all' italico suolo. Non di meno incontransi BIBLIOTECA ACRAMA. 189 c negli un'i e negli alti'i non pochi pregevoli rltrova- mentl e savj consigli , come pure se ne incontrano nelle Memorie sulle varie parti dell' enologia sparse nelle raccolte scientifiche e ne' periodici opuscoli. Richiedevasi adunque il lavoro d' un uomo il cnL ingegno , corredato di fisico- cliimiche dottrine , ed ajutato da una pratica lUuminata , capare fosse non solo di scegliere le cose buone contenute nelle opere e negli opuscoli anzidetti, di ordinarle con metodo regolare e di sottometterle ad un severo esame critico, ma di ricorrere ben anco agli sperimenti ne' casi dubbj. Per buona ventura s'acclnsc all' opera 1' autor nostro, fornito a pieno di tali prerogative, a cui aggiunse quella di avere perl'ezionato con belle invenzioni alcuui processi princi- pali deir arte di cui si tratta. Comeche oggetto principale del libro del sig. Lomeni sia la fabbricazione del vino, nulladimeno " siccouie 1' uva " ( cosi egli ) e la materia prima della quale ci servia- " mo e cosa sommamente iinportante alia buqna " riuscita di questo la produzione di essa materia prima " che possegga le piu perfette qualita, al cbe assai influisce »/ il modo di coltivazione delle viti ; cosi ho creduto ne- »» cessario di prendere le uiosse dalla descrizione di questo. " li libro e diviso in sette capi ^ il primo de' quali tratta della coltivazione delle viti, il secondo della vendemmia, il terzo della fabbricazione del vino , il quarto della con- servazione sua ^ il quinto de' vini di lusso , il sesto delle degenerazioni de' vini , 1' ultimo di varj prodotti die dal vino o dair uva si ricavano. II capo primo, suddiviso in cinque sezioni , raccliiude le migliori regole die date furono dagli agronomi si anti- clii die moderni per iscegliere, propagare, educare e coa- servare le viti. Nelle due prime sezioni sono esposti alcuni brevi cenni sull' influenza della natura del terreno , della esposizione del clima, e suUa relativa scelta delle viti. Nella terza trattasi della propagazione loro, e l" autore, ri- gettando i metodi per seme e per iniiesto , perche troppo lenti ed incerti , s' attiene ai due plii generalmente usati , cioe a quello per magliolo ed a qnello per barbatelia , e da la preferenza al primo, fiiorchc i< quando trattasi di " riparare alle eventu;di uiancanze che ]">er casi fortuiti o " per morte di alcuni individui si verificano nelle pian- " tagioui "ia falte , e niassimc in atio delle triennali 190 BIBLIOTECA AGRARliW. » conclmazioni die loro si compartono nel piii dei vigneti » durante la loro infanzia. " Le due ultinie sezioni trat- taiio della piantagioue , dell' educazione e della conserva- zione delle viti. Rispetto alia piantagioue , 1' autore dice come disporre si debbano le viti, o secondo il raetodo a illari liiieari o di gabbioli, oppnre con quelli a festoni, a pergolati, rampicanti sugli alberi , a ganibl isolati e nani; espone utili precetti applicabili specialmente al primo me- todo 5 indica le pratiche che seguir si devono dope la pian- tagione; esaniina come in piii modi possano essere eoste- iiute le viti , e soggiunge die n recentemente con sane 'I viste agronomiche ed economiche si e introdotta la pra- )' tica , per altro non nuova , di appoggiare le viti de' >> filari lineari e de' pergolati a sostegni di ferro. II pre- t> conizzatore di questa pratica lodevole fu il benemerito »» A. Raia, parroco di Busto Garolfo; ed io cola in ispecie » ho esaminate con vero piacere delle estese coltivazioni di »> viti sotro questo regime anche migliorato presso de' si- » gnori Luca e Battaglia, che possono convincere chiunque » intorno la di Ini utilita. " Ragiona poi de' concimi, indi della potatura , della spoUonatura e della sarchiatura •, e per ultimo delle cause che arrecano danno alle viti , sic- come sono le piante estranee ingomlsranti il vigneto , gli insetti noclvi, la rigidezza dell' invenio , le brine e le gragnuole. II secondo capo s'aggira intorno le cose spettanti la vendeamiia. L' autore raccouianda prim^mente clie le uve si colgano nello stato di inaturita possiliihiiente perfetta j enumera i segni indicatori di questa matnrita , ed opma che r intcrvento d' un Magistrato per determinare il tempo pre- cise della vendcmmia sia piu nocivo che utile '-, paria- poi di alcune pratiche proposte per accelerare la mattu'ita:, e specialmente dellincisione annulare: " Queste pratiche, dice >i egli, debbono a niio avviso essere considerate come 'I parti di Ijegli ingegni ad ornaniento della storia naturale »» de' vegetabili , raa non mai entrare nei progetti del vero " agronomo e tanto piii nelle operazioni del vignaluolo. " L' autore snggiamente prescrive clie la raccolta delle uve del)ba, generalmente j^arlando, eseguirsi in ora calda , cioe dopo la scomparsa della rugiada matiutina ed avanti la cadnta della vespertina ; che i grappoli siano recisi colia ^orbice, pel siauo dilii.^entemente luondau^ che i piii perfetti BIBLIOTEC\ AGRARIA. I91 e niaturl siano separatL dagli altri : atl eseguire questa se- parazionc giovcranno due specie ili canestri liene distinti. E uso d\iiimiiiccliiare le uve raccolte sul nudo terreno ed alio scopcrto ove si lasciano per alcuni giorni prima di trasporlarle alia tinaja ^ egli biasima quest"" uso e a lal uopo su2;c;prisce di costruire uii hiogo coperto di tetto e selciato, oil ahneao di coprire teinporariaaiente le aje a cio desti- nate con graticci di viniini, con istuore e lenzuola. II capo terzo e in ispecial luodo consacrato alia fabbri- cazionc del vino. L' esposizione delle operazioai tecniclie die ad essa appartengono e preceduta da brevi nozioni teoriclie sui componeuti dcUe uve e sull" interna disposi- zione dcgU acini; la prima di queste si e la pigiatura, la (|iiale comunemente si ridiue all' uso di scliiacciare le uve coi piedi, uso contrario alia pulitezza e per piu altri inotivi difettoso. II celebre Gliaptal propose d' impiegare alia pigiatiu'a la ]iressione dello strettojo. Quosto suggeri- niento venue adottato in varj luoo;lii della Francia ed in ispecie nella Sciampagna , e meriterebbe d' essere pure sperimontato in Italia niassimamente ne"" piccoli poderi. Ad uso delle possessioni piix cstese ii sig. Loineni invento ua pigiatore meccanico coniposto di due cilindri scanalati di legno col quale si eseguisce con gran celerita e precisione quest" essenziale opcrazlone. La niaccliina di cui si tratta fn premiata con medaglia d'argcnto dalf I. R. Governo di Milano nel concorso d' industria delFanno 1824 presso ri. R. Istituto «ii scienze, lettere ed arti. L" autore la de- scrivc niinutamente nella sezione 2,.^ di questo capo (i), ed aflcrma cli'' essa produce i vantaggi se^ucnii : " Le uve " assoggettate all' operaziono della niaccliina sortono dalla " medesima esattamente pio,iate, Gli acini inatnri o sono " intieramentc tosto svuotati o per lo uieno vengono fessi " d' una in altra cstremita: taluni di essi per efletto di >f reagente clasticita vcggonsi scorrere pel canale di estra- " zioiie come fosscro tuttavia intieri. Questi diversi ri- " suliainonti eniergono, piii die da altro, dalla difl'erenza " die passa fra le uve circa il grado di resisieuza cau- » Sato dal piu e dal meno lii albumina vejretale o limine / mangouo iutatti , e nessuiia parte del loro agresto si V comunica al mosto ed al vino. 1 graspi si mostrano " 'pogli dei loro acini , de' qnali al piu conservano ade- >/ renti alcune bucce vuote o soltanto dei frammeiiti di » esse i ma il loro organic© tessnto semilegnoso non sof- >/ fre alterazione di sorta : i semi pure si presentano in- II tieri, e nulla percio di aspro o di stittico amarognolo » prestano al vino. Tutto cio si ottiene in mezzo alia » piu scrupolosa mondezza. E vero che nella comune opi- >/ nione non sblo degli agricoltori ma della maggior parte )/ ben anco de' fabbricatori e de' mercanti di vino e iisso St il principio che la fermentazione a cui passano le uve »/ purghi il fluido vinoso da qualsivoglia impurita ; ma la )/ falsita di questo principio e riconosciuta e sanzionata »/ dair unanime avviso degli enologi illuniinati, i quali >/ sanno invece che qualunque iniroduzione di sostanze >/ eterogenee e solubili nel mosto rende sempre i vini ti meno perfetti. La pigiatura eseguita con questo mec- u canismo consuma una terza parte , ed anche meno , del » tempo che d' ordinario s' impiega usando i piedi del- j> r uomo secondo 1' antico sistema , e ritenuto che alia >/ macchina si scaricano le uve di un solo carro j ma la » pigiatui-a nieccanica riesce perfetta in modo che se al- >i trettanto volesse ottenersi coi piedi dovrebbero gli uo- V mini continuare le loro scalpitazioni pel doppio alnieno yi del tempo che consumano per T ordinario •, quindi e che il la macdiina, a risultamenti pari, economizza piu di y^ " del tempo. In conseguenza di tanta rapidita di efFetto, >i questa macchina nello spazio di un' ora rende pigiate >/ cinque mila libbre metriclie di uva , per lo ciie una >i sola potra soddisfare le occorrenze contingibili ad un >i possedimento die raccolga da due a tre niila quintali >; di vino. Per le cose anzidette qiiesta macchina puo otti- II inamenie servire anche alle viste di que' fabbricatori II che nel pensiero di ottenere vini delicati amassero di II escludere i graspi dalla fermentazione siccouie si usa , II piii che altrovc, in uiolti luoghi della Francia. Kel qual II caso non vi Iia altio a fare se non che aggrappare i II graspi col mezzo di ra&lri deutati di Icguo nel recipieute BIBMOTKCA ACltARIV. IqS " nel quale si raccolj^ono le iive j)i;;iate, ed estrarneli i » opimre vcrsare qiicste sopia reti cli corLliceila applicale >) ai tiiii cd altri vasl lU fennentazione. " Delle tinaje e de' vasi di fefinentazione tiatta 1" autdie nella sezione terza. Le tiuaje tro|)po aperte preservano bensi daj^li accldeati clie suol prodarre lo stac;naineiito del gas acido carboiiioo, ma csponp,oiio le live in lennentazioue alia pre^iiidlcevole Influenza degli alihassaiuenti di tcnipe- ratura ; Topposto succede nolle tinaje troppo chiuse : e niestieri adanqne di tcneie la via di mezzo. I tini sono o di legno o di ceaiento o di pietra : alia feniieutazioiie delle live servono usaialmente e forse meglio le liotti. La lernientazione vinosa ed i varj nietodi di vinificazione foi- inano il soggetto delle dne sezioni (jiiarta e qiiinta. Sic- come la fernientazione vinosa richiede alineno la tempera - tiifa di lo gradi reaiuiiurianl, cosi alcuni euologi proposero lie' mezzi artiliciali per riscaldare la massa clie feruienta in caso di temperatiira troppo bassa. L'aniore , dopo avere parlato di questi mezzi, riferisce gli sperimenti dimostraati die sebljene T aria inllulsca siilla fermentazione colT ac- celerarne il corso , tuttavia la sua prescnza non e neces- saria alio sviluppo , al progresso ed al termine di qiiesta. Esaminatc poi le varie circostanze della fermentazione , parla de^ melodi di vinificazione e ne ifistingue due prin- cipali : il primo essenzialinente consiste nel lasciare die le live fermentino a libero e picno contatto coir atino- sfera, il secondo all' opposto nelT esclusione dell' aria ilai il vasi di fermentazione. Quest' ultimo teoricamcnte parlando i cilita si ottiene col metodo di fabbricare a vasi aperti " niediaiice 1' esecnzioae de2,li ammostamenti a fermeata- f> zioiie stante. la coiiseg'uenza di queste considerazioni V voUi io pare teiitare di riiivenire qualclie meccauico *> artifizio per mezzo del quale fosse possibile di operare " dair esterno sulle masse delle uve fermentaati nelf in- >i teriio de' vasi chiusi in rnodo di obbligarne le parti so- " lide soprannotanti alle fluide a discendere per porzioni , " iminergersi a sufliciente profondita , e quiadi lavarsi nel >> mosto quante volte puo piacere o tornare opportnno , V affinclie avvenga in esso Io scioglimento non solo della V sostanza colorante, ma di altra qiialunqne proficua ai V villi cbe aderente trovisi ai fiocini ; e tutto cio senza » alterare Io stato di permaneiite chinsura de'vasi, onde " ottenere si possano vini spiritosi davvero, e colorati , pt aromatici e sostanziosi in tutta T intensita permessa dalle >i rispettlve qualita delle uve. Qnesti miei tentativi furono " coronati da un esito corrispondente ai desiderj nell' in- » venzione di un meccanlsmo nulla coraplicato consistente » in un' asta di legno la quale, passando per un foro il praticato nel centro del copercliio del tino , porta nel- V r interno del medesiino due rami annestati ad angolo *' ottLiso , mentre la porzione esteriore di essa costituisce " un braccio di leva, inediante il quale pei due movi- « menti , ondulatorlo cioe , e rotatorio di cui e suscetti- ti bile a vicenda , si ajjbassano e si rialzano i rami in- " terai al tino, ed i rami stessi dlslocandosi orizzontal- >.' mente agiscono a riprese sopra T intiera circolare super- " ficie del cappello. Essi due movimenti si eseguiscono per » opera di un piccol asse di ferro die attraxersa 1' asta di XI legno appena superiorinente alia di lei inserzione nel co- " perchio, il quale asse porta due perni sporgenti clie ser- 1,1 vono di punto lisso sul piano del copercliio , ch' e ar- " mato di un circolo di ferro per la prima specie di mo- >,> vimento , e si aggirano orizzontalmente e circolarmente i' in apposita cavita per cni ha luogo il moviniento di ro- V tazione. L' apertura che da passaggio all' asta di legno y si mantieiie chiusa col mezzo di una borsa conica di ^t materia flessibile esattanienie Intata die impcdisca ogni ^ ^o.rtn di evaporazione J ed e as^curata. alia base e*^ RIBLIOTECV \GR,\ni\. 1()5 ') aireslremita siiperioi:o in apposite ninarc. Tale o il niec- V cniiisino da nie donomiiiato Anparalu lolUuorc od anuno- •/! statore. " Segue una distiiita descrizione di qiiesto ritrovamento che fii preniiato colla niedaglia d" argento nel concorso degli oggetti d" iudustiia piesso V I. R. Istituto di Rlilauo uel 1826. Nella sezione 6.° trattasi del gas acido carbonico al quale r autorc attribuisce , oltre le note proprieta, cjuella di di- niiiiuire il colorauionto de' vini ne** vasi di fernicntazionc eniielicameute cliiusi. Per si fatto motive , come pure per iscliivare gli accidentl d' esplosione , consiglia di fare in inodo die il gas eccedente ablna nii'' agevole uscita o me- diante il tubo del Bassi, oppure mcdiante quello del Fer- rario pel quale pro|)Oiie alcune modilicazioni. Cio ciie e relativo alia svinatura forma 1" oggetto della sezione 7.°, .nella quale ragionasi pure della cliiarificazione col mezzo tlelia colla di pesce o delle cliiare d'uova, od anche del solforamt'nto. La sezione 8." e consacrata agli strettoj ; ivi 1' antore descrive minutamente un torcluo a tirhetto ch' egli imma- ^ino per sostituire ai troppo voluminosi strettoj a gran leva , siccome ancora agli usuali strettoj a dclietto combinati (Con un argano, i quali richiej;gono frequenti sospensioni ,per ricaricare 1' argano: egli cbbe lo scope di costruirlo in mode che occupasse piccolo spazio e clie suscettivo fosse d' agire preniendo senza interruzione, cio che iion puo ot- •teaersi nei torclii comuni. Ma quantun(|ue persnasi siamo che il signer Lomeni inventato abbia verainente le stret- toje di cui si tratta , nondjmeno la giustizia e la verita ci ohbligano a dichiarare che e (juasi simile a quello che ,gia anni sone fu presentato da M. Huguet di Wacon alia 5ocieta delle scienze di quella citta che lo premie con una medaglia d''oro. Quella socicta proposto avea un pre- anio a chi avesse inventato uno strettojo che combinasse Ja forza e la selidita coll' economia, e che sopra tutto dispensasse daU'inipicge de' legnami di forti dimcnsioni ; riciiiedeva inoltre che fosse capace di premere le vinaoce d'un tine di treuta e di trentasei barili. Lo strctloje di M. Huguet riempie in gran parte le condizionl proposte : ■«sso e poco voluuiinoso, richietle una moderata forza mo- ivicc; la spesa che imporla fu ricouostiuta uiiuore di quelU Io6 EIBLIOTECA AGIl.VRTA. ricercata Jalla niagcjior parte tiegli strettoj ortlinarj. Alcuni giornali di quel tempo ne faiino nieiizioiie , eel e pure de- scritto iiel volume Machines d' agriculture del trattato di iiieccanica di Borgiiis, ove pure e delineato ( tav. 24, fig. 2). Nella sezione g." il sig. Lomeni insegna come sottomettere si debljano le vinacce alio strettojo :, poi neile due ultime sezioni del capo terzo parla de' viiii economici;, dell'acqua- rello , della posca , e finalraente insegna come si fabbrichino i vini bianchi. Trattasi nel capo quarto deila conseryazione de' vini. Percio 1' autore dice in primo luogo come debbano essere costruite le cantine , iiiassime ne' luoghi umidi e sortumosi, come distribuite ed esposte ; da le norme per istabilirvi una opportuna ventilazione , e mantenervi uniforme la temperatura, soggiungendo quanto importi di tenerle lon- tane dalle pozzanghere , fogne , latrine , macelli , fossi di concinii ed altri simili luoghi. Quanto alle botti, meritando esse particolari riflessioni , T autore insegna come debljano essere conformate, come prima di fame uso convenga di- ligentemente lavarle e prepararle , e quali avverteaze siano iiecessarie per bene conservarle. La perfetta conservazione del vino richiede indispensa- bilmente innanzi tutto la pulitezza delle botti: la svina- tura poi , il trasporto e la riposizione dei vini nelle botti eseguite colla massima economia delle parti spiritose sono le altre operazioni che vi concorrono. L' autore indica dunque come debbono essere eseguite ; descrive una specie di sifone utile ne" travasi ; consiglia di colmare esattamente le ]]otti , di visitarle di tempo in tempo e di far uso a tale elletto de' cocchiumi traforati gia proposti dal Dandolo. A riconoscere poi senza esplorazione lo stato delle botti serve 1' elattenometro del sig. can. Stancovicli. Le scosse non che le forti agitazioni atijiosferiche sono nocive ai vini : egli a tal proppsito riferisce la costumanza di to- gliere , in occasione di sopravvegnente temporale , il coc- chiume alle botti e di sottrarre qualche parte del vino dalla cannella iuferiore e rimetterla poi nella botte stessa per la via del cocchiume. II sig. Lomeni discorre nel capo qiilnto de' vini di lusso , la cui fabljricazione, altrevolte afl'aito negletta in Lom- ^jardia, va estcndendosi di giorno in giorno maggiormente ]TiQn solo ill questa riguardcvole porziuiie d' Italia , ma BIBLIOTECV AGIIARIA. 1^7 port nella rimanente parte di cssa. A tine specie, dice egli, possono ridiirsi i vini di lusso ; la prima comprende quelli falibricati colle uve appena raccolte od al piu so- leirgiate per poclii giorai; la seconda quelli per la cui ]-)i-odnzioae e d' uopo d' impiegare uve da huigo tempo rarcclte e lasciate appassire : per V una e per V altra specie r d' uopo impiegare le uve migliori esattamente rimondate. I modi di fabbricare Ic molte varieta di vini apparteiienti alle due indicate specie sono esposti nelle sezioni i.* e 2." ; nella 3.' parlasi delle daiiiigiane e delle bottiglie ; iiella 4. di;'' turaccioli ; nella 5.° delle niaccliine per turare le bot- (ii;lie, fra le quali distinguesi quella del signor don Luigi Do Cristofori clie ottenae il premlo d' industria nell'anno ji!24presso T I. R. Istltuto di Milano ; nella 6.' insegnasi come debbono essere imbottigliati i vial, ed iyi descri- \ csi 1' imbuto coperto del signor Leonard! , il quale man- tiene il vino difeso dal contatto delP aria atmosferica senza impedire la libera escita deU' aria contenuta nella botii- glia. L' autore fa pur cenno delle eleganti nuove cartelline ill applicarsi alle Ijottiglie clie i signori Uljicini a Mdano Nciidono a discreto prczzo. Gli stromcnti chiamati cava- turaccloli sono descrilli nella sezioae y.'j fra i quali il cava-tnracciolo inglese lia la proprieta di sturare le bot- tij,He senza scosse ; il cava-turacciolo a cannella vale pure jier estrarre il vino da una bottiglla merce dell* introduzione Ji un tubo o canucllo pel centro del turacciolo : questi ilue utili stromenti sono inoltre delineati nelle tavole. I varj gradi di degenerazlone del vino sono accurata- niente esaminatl nel capo sesto, la sezione 1." del quale tratta dell' acetosita e la 2.° del guasto. Fiualmente 11 capo ultimo contiene alcune nozioni sopra varj prodotti del vino e deir uva , cloe sopra T aceto , lo spirito di vino , il tartaro, 11 verderame ed il siropo d' uva. Molta cliiarezza congiunta coUa brevita ; bell' ordlne nella distril)uzione delle matcrie •, suflicientc corredo scien- tifico senza lusso; erudlzione nioderata senza afFittazione sono i pregi die, a parcr nostro, deliboao rendere il llbro del sig. Lomeni ben accetto ai culiori delle arti utili e dell agronomia in ispccie. 198 Aid dclV Accademla Gloenia dl scicnze nnturali in Catania. Tom. IT. — Catania, dai torchi dclV Uni- vcrsitd degli Studj di pag. 235 , in 4.'' D. ella fonclazione dell" Accademia Gioenia in Catania , e de" prinii lavori da essa pnbblicati noi al:)bIamo reso conto nel tomo XLVIII , quaderno di novembre 1827, pag. ai8 di questa Biblioteca. Pervenutoci non e molto un secondo voiuine, di bnoii grado ne verrenio Ijrevemente presentando il contennto. Dieci Rlemorie o Dissertazioni vi si riscontrano, cint|ue delle qnali appartengoao al prinio semestre ossia alia seconda nieta dell'anno i8a5, e cinqne al secondo semestfe , die sono cioe i prinii sel niesi del- r anno 182,6. Srmestre primo. Mcmoria snpra Z'hedyssarum coronarinm del socio Fei-dinando Cosentino, regio profcssore di bo:a- nica e di materia medica, ecc. II signor professore Cosentino innanzi tutto non dissi- mula clie d^W hedyssariiin coronarinm , o sudda come diconlo i Siciliani ( suUa , lupino , lupinello , lupino dal lior ros- so), fecero gia nienzione i botanici tutti , e lo coni- mendarono qnal buon foraggio. Ed appnnto questa pianta e adattata ad ogni erbivoro, ed ha in se gi-andi qualita nutritive ; spontaneamente poi ed abbondevolmente cresce in ogni luogo nlella Slcilia, ma in ispecie con « profu- sione imniensa dal Sinieto a Catania. " Egli si indusse a discorrerne onde ricliiamarvi T attenzione delf agroiiomo, il quale puo senza dubbio ritrarne agevohnente grandis- simo proiitto. Mette innanzi da prima i caratteri e le pro- prieta fisiciie di esso, indi ne fa vedere le eccellenti qua- lita , poiclie di leggier! cresce , corrisponde buon prodotto, e vale di ottimo nutrimento, niassime pel bue. In fine non tralascia d'avvertire i danni ed 1 mali clie talvolta puo arrecare , andando V hedyssarum coronariwa soggetto ad una morljosa condizione, niotivo dell'arresto della ne- cessaria traspirazione , onde riescono i sughi suoi deleter] e micidiali. A scliivare il qual inconveniente, nota il signor Professore Ic regole pratiche del tempo in cui questa ATTI DTXL' ACCADEMT V CIOF.NIV. CCC. 1 99 pianta vnol esscre tagliata , ilel come rioonosccre il per- fetto stato tli sua salute, e del come coaservaila di buona qualita. lielazione rli nn fp(o mostruoso, del socio corrispondenle dottor di nitdicina Francesco Scavonp, di Aggira. £ questo feto mostruoso una banil)ina di sei in sette mesi d' eta , naia morta , e con indizj clie sih da alcun tempo avesse perduto la vita nell' utero materno. Tutta la mostruo- sita couslsteva nella testa, la quale per la preternatnrale sua conformazione s' assomigliava a quella di un rospo, e che appunto per la testa di un rospo essendo pigliata dagli as- sistenti al parto, quest! spaventati gittarono il mostruoso corpicino in un pozzo, donde venne cavato per ordine del Sindaco del luogo. Per la mancanza del collo e della parte occipitale pareva clie la testa stesse attaccata al petto e al dorso, rivoltata la faccia airinsu, liaitendo la fronte lii dove in via naturale sono le ossa parietali : gli occhi, clie per la protitberanza schizzavano quasi fuora dell' orbi- ia , parevano impiantati nel capo. Per non essere poi le ossa temporali e parietali teaute in sesto dalF occipitale die mancava, s* allargavano dai lati del cranio a guisa dl all, e davano ad essa testa una forma schiacciata e piana. Aperto il cranio, non fu rinvenuto alcun vestigio di cer- vello, ne di cervelletto, ne di nervi; non v' aveva purd alcun canale vcrtelirale, non midoUa allangata , non nervi spinali , non vertelire cervicali, e le vertebre dorsali e lomliari, sclibene moiiili e mezzo articolate, formavano co- me un corpo massiccio e non punto cavo. Delle altre parti e viscere , solo il fegato si allontanava dallo stato naturale a cagione delP enorme volume, riempiendo tre quarti della cavita addominale. Questo caso di anancefalia moverebbe diverse questioni di fisica animale , le quali pero il sig. Dottore Scavone ama meglio lasciare intatte , contentandosi (// anitninire Ucinisieriosa possanza dclla natura. Coruinunzionr del rmrtnto dci boscld ddV Etna, del socio Vice- direttore S. Scuderi. Nci due precedenti capi clie stnnno md priuio toino il signor Scuileri ebbe consulerato gli allieri di qut-lli regione selvosa solo per rispetto alia specie , e come se fo-;>cro da se isolali i in qucito icrzo discorre in vece doi \oio 200 ATTI DELL ACCADF.MIV ClOENtA aggnippamenti , dei cUversi boschi cioe cJie formano , fe- rantlone !a clenoininazione, la pertinenza , la situazione, i confini , T esposizione , la snperilcie, la natura e la va- rieta del suolo , il numero approssimativo degli alberi, le servitii e i diritti di uso , la distanza dal mare, le strade die vi inettono, ecc, faceiidone cosi una Ijuona statistica. Le piante di alto fnsto sarebbero sempre pini salvatici , quercp, elci , faggi e alcuna betula in tra le qnali vi avrebbe altresl per lo pii: peri e potni salvatici, ginue- stre, ecc. In fine percbe il leggitore possa farsi una giusta idea di tali boschi il sig. Scuderi dispose un qiiadro iinot- tico da cui ricaverebljesi die in una superficie di saline legali 17,784 e bisacce 2, v'avrebbe 715, 863 tra queree ed elci, 841,356 pini salvatici, 78,414 faggi, in tutto 1,635,633 piante di alto fusto. In questa statistica rimane il desiderio die date si fossero con precisione la natui'a, le f|ualita fisiche e cliimiclie dei diversi snoli , indicandosi Cfuali alberi di preferenza crescano in ciascuna speciale sorta di terreno , e con quale rigoglio di vegetazione. Sopra il bnsalto e gli effetti delta sua decoinposizione nalii- rale. Memoria del socio Carlo Gemmellaro. E gran discrepanza di pensamenti tra i naturalist! circa la formazione , la strutlura , i coini)oncnti e la natnra del basalto, cosa die a delta del sig. Gemmellaro interviene dair avere eglino osservato /< o solo nei terreni nettunici, o solo nei volcanici. " A vedere di cessare siiiiili divergenze rnpporta il nostro natnralista le diverse osservazioni da lui fatte in diflerenti siti per rispetto alia giacitura, all" an- dnmento, alio spazio cir esso basalto suole occnpare ne' ter- rinii ne' qnali e contennto , ai difl'erenti carattcri e alle A'arieta de' componcnti snoi , alia decomposizione cni sog- giace, non die ai dlfferenti tritnml e passaggi in altre rocce; concliiudendo essere grande la diircrenza die passa tra la natnra del vero basalto e la natnra della lava, con cni alcnni lo vorrebbero confondere, essendo il basalto una roccia di prima formazione, primigenia, e la quale capi- tando in an volcano, il fiioco di qnesto vi polrebbe ope- rare in niodo da ridnrlo in lava prismatica. DI SnniNZE NATURALI IN CATANIA. 20 1 Snggio di una flora medica catanese , ossia cntalogo dellc principali piante inedicirudL che spontaneamente crescono in Catania e ne' suoi contorni , con I' indicazione delle loro mediche azioni , del Dott. Carmelo Maravigna , Se- gretario gencrale dell' Accademia , e professore di chimica generale c farmaceutica nell' Universita di Catania , ecc. II sig. professore Maravigna tocca in ristretto , ma quanto basta air uopo, delle piante medicinali d' incontrastaliile possa die spontanea uiente germogliano nel suolo spettante a Catania, e qnindi in uno spazio non piia clie di cinque miglia airingiro di questa citth. Nella sposizione egli non voile a giusta ragione seguire questa o queila classifica- zione ritratta dalle virtii ad esse piante assegnate, poiche tall classilicazioni sono stabilite per lo piu solo in forza d' ipotesi e della seguita teoria : ma a schivare ogni scoglio die la preferenza al metodo alfabetlco. Judicata la classe cul ciascun vegetabile appartiene secondo il sistema sessuale itiodificato di Persoon , non clie il naturale corretto da Ricbard, rapporta i caratteri fisici , indi accenna le piii accertate virtu medicinali, ed i principj atiivi , nel case cbe la cbimica gli ahbia fatte conoscere , e in fine gli usi rispettivi. Sarebl)e desiderabile cbe un tal catalogo si esten- desse alia Sicllia tutta , poicbe egli e verissimo cbe quel- r isola va sommamente ricca di piante oflicinali , tal cbe in gran parte potrebbe anche far senza di pareccbie eso- ticbe , le quali oltre all' essere assai costose banno fania piu percbe vengono dl lontano , cbe per vera eflicacia medicinale. Semestre secondo. — Notizia medica sopra cinque nuove forme di malattie prriodiche apiretiche per la prima volta , nel iSaS e nel 1826 osservate per lo socio Dottor France- sco Fulci , gia professore di fvsiologia e d' i^icne , ora di medicina pratica nella R. Universita degli studj di Catania. Noi non ncglieremo certainente al sig. Professore cbe in riandando gli scritti dell' arte medica ci abbatterenimo in casi cbe forse d' assai a questi da lui rapportati s'asso- migliano , ma i quali per essere noudiuianco rari , meritano tV essere descritti. La prima di tali forme morbosc c una hlenorraaia sifdiiica terznna cbe il sig. Fulci chiama nel suo linguaggio uretritide iirulenta periodica terzanaria. Appariva qucUa blcnorragia con luttc le guise di forte iuliammazione aoa ATTI DELL ACOADEMIA ClOENIA locale; infuimniazione chiamata dalF antore capillnrltiiic ^ perclie in essa noii si trattava che di esiiltazione vitale cU i vasi capiilarl e forsc del nervi. Si clibe quimli ricorso alle mignatte, ai bagniuoli emollienti, alle ])evaiit1e mucilagl- nose dilneiiti ed emulsive. La tlimane noii vi aveva piii alcun sintomo raorboso al segno che F autore credette die non fosse stata che un'effimei"a irritazione deiruretra. Ma il terzo dl ricomparve tutto il prlmo apparato morlioso , onde il sig. Professore, accei'tatosi della pigliata infezlone , non esito piii oltie a giudicare essere vera blenorragia venerea intermittcnte. Durante la reinissione adopero per conseguenza a titolo di perturbatori le sclilzzettature satur- nine aggiuntovi solfato di mortina, e per 1' interno la so- luzione d' idriodato di potassa. Ricomparso alia sua volta il male co' snoi accidenti infiammatorj, ma piu miti, ad ammansare questi fu ripigllato per lo istante la medicatura cmolliente, indi , cessato Taccesso, fu data di nuovo ma no alf idriodato ed alle injezioni. II male da terznnario camhib allora in qmirtanario , e in seguito alT aver durato nella stessa medicatura, dopo due di questi assalimenti termino ; mostratosi percio in quattorJici di con quattro accessi due terzanarj e due quartanarj. Noi non seguiremo r autore nel rcndere che fa ragione de' succeduti fenomeni niorbosi ; accenneremo soltanto ch' egli siegue appuntino i principj di Broussais , annestativi eziandio in parte quelli deir omiopatia di Hahnemann. — La scconda osservazione e una neuralgia ci'rvico-broncldale a periodo quotidiaiio dii- plicato , ossia giusta il sig, Fulci , nearitide traclicdo hron- chiale pcrioilica quotidiana duplicata. Per soppresso sudore, che veniva mantenuto ad arte a cagione di cronica bron- chite, sopraggiunse in un gentiluomo forte dolore, che partenJo dalla regione vertejjrale cervicodorsale pigUava il lato sinistro del corpo, terminando all'omero, e come giugneva aW apice di sua forza dilungavasi all' antibrac- cio ed alia mano corrispondente. II cruccio era ora lungo la dirumazione del nervo brachiale cutaneo esterno, ed ora riusclva con guise di doglia placida e sopportablle, ora intensa ed insofFrlbile , ora di sensazione di freddo , ed ora di bruciore , ora di laceramento, ora di Irafit- tura , e in fine di forinicolio, e d' intorpldimento e di convulzioni all' estremita corrispondente , con abbassa- niento di due gradi ( T. K, ) del naturalo calorico. DI SCIENZE NiVTUn.VLI IN C\TANt\. 203 Quest' infcrmita intcrmetteva , cliiaramenle riaccendendos' gli arcessi , clue volte ia 24 ore , e duramlo per ben tre ore. Parendo al signor Professore die « la soppressa ') irritazioue dermica producente abituale dispendio di " umori depuratorj trapiantata si fosse a quel nervi sot- >i tocutanei e avesse arrecata la neurilitide ", pensava ad opcrare in maniera da riuscire a ricliiamarla. Iiioltre ri- iletteiido die tale neuritide bradiiale i< succedesse sinto- " niaticamente per P intermezzo del nervo pneuino-gastrico " e d' altra parte coesistendo a suo dire anche una gastro- cnterite, ricorse alia cura die Broussais prescrive per si- mile congiuntura. Ma a nulla giovo, e bisogno applicare replicataiiiente le mignatte alia parte dolente dando anche internamente una mistura mucilaginosa con podie gocce di tintura stibiata, e scarsa dose d' estratio di bella donna, col die in capo a venti di venne interamente cessata ogni guisa di male. II correre di questa malattia , gP indizj e fenomeni suoi , il uietodo curativo riuscito rafFerinerebbero, a detta del sig. Professore, la natura infiammatoria delle neuralgie. — Fa il terzo caso una pazzia iiitennittente ter- zana triforme o mening^o cen;hrite periodica terzanaria a tre specie di dclirio. Una gentildonna stata gia pazza , nia da gran tempo risanata die abusava del vino, mostravasi una mattina all' improvviso fuora di senno. Venne creduta bria- ca. II di vegnente era pienamente in se, per poi uscirne ancora il terzo di, tornar sana il quarto, impazzare fu- riosamente il qninto. II sig. Fulci vedeva in essa /< i ca- »» ratteri cvidenti della cosi detta mania dei sintomatologisti " procacciata da forte irritazione del cervello e de' suoi " involucri " ; e la quale operava ora sotto forma di de- menza , ora di mania, ora di lipomania. Per la furiosa sma- nia non essendosi potato riuscire ad applicare le nii2;nattP, fu prescrltto alcun catartico e le polveri risolventi , le quali a nulla giovarono continuando il male coUa stessa forza e coUo stcsso periodo. I.aonde il sig. Professore ri- conobbe allora chiarnmente « P indicazione medica di per- »» tuibare quella cerebrite periodica colle pi-epaiazioni " diinidie » e la dose fn di 24. acini in tre prese , es- sendo stato trascelto il solfato di cliinina. Scemo questo rimedio la forza del sopravveguente accesso , e un' altra consimilc dose la fe" cessaro del tutto. II sig. Fulci nel rai;ii)- nare intorno a'morbosi I'cnomeui di'ebbe a curare s'atiitnc 204 ^'^'^^ DELL AnCADEML^. CIOENIA interamente alle teorie cU Spiirzheim e di Bronssais, c solo al diverso grado d' irritazioiie cercbrale attriljuisce la svariatezza del delirio. — Caso di ascite intermittente mensile e la quarta osservazione. A gentil donzella , comin- ciarono per ispavento a scemare a poco a poco le orine , e a maiiifestarsi T ascite, il quale scompariva del tutto allorche sgorgavano le purghe meiisuali, per proiitameiite ritornare terminate queste. II slg. Professore rinveniva in questa giovane n risentimento e vigore nelle funzioni ge- >i nerali nervose circolatorie ", ^ ponendo meiite ai vaiitaggi die arrecavano i proflavj sieroso-saaguigni non istette punto in dubbio sulIa n natura irrltativa dell' affezione " ch' era lleve peritonite esalante un flaido sieroso. >> Questo raale ricliiedeva a sue parere dieta ab-irritante , applicazione di mignatte , di frizioni colcbiche , scillitiche, antimoniali alia parte , le mncilagiiii , gli acidetti , i nitrati air interno. Ma 1 malnati principj Browno-Rasoriani di al- qiianti die consigliavano la paziente furorco di forte ostacolo a. quelle prescrizioni, e quiiidi s' ando senza que' buoni risultamenti die il slg. Professore indubbiamente s' aspet- tava. Dal die ne avveniie poi die ad onta d' ogni guisa di riuiedj die diedero e medici ed emplrici, il male dura- va al punto in cui scriveva Tautore, da ben sei anai. II slg. Fulci, fermo sempre ne' principj broussesiani , rende con essi anclie in quest' incontro i-agione de' morbosi feno- iiieni apparsi , e della necessaria cura. L' ultima osservazione risguarderelibe una neurosi intermit' tente anomcda. Comincio essa sotto specie di dispnea , della quale volendo il sig. Professore disaminarne la condizione ., ricorse alia prova della percassione e della auscultazione , e gli parve n v' avesse qnalclie sturbamento nella costruttura »/ cardiaca die ofl'endesse la liberta de' suoi moti , di cui » fosse cagione la ])letora sangnigna non die un esalta- ;/ mento dell' organo cardiaco arrecando congestlone san- " guigna polmonare. » II salasso venne pertanto stimato il vero ed unico rimedio. Ma la neurosi si tenne ferma coll ag- giunta anzi di altri fenoineni, i quali parevano indicare 1' angina di petto. Si prosegui la stessa ir.edicatura, aggiu- gnendo la digitale internamcnte e P applicazione di ve- scicanti al petto. AUora tacque la dispnea, ma si suscito tormentosissimo dolore die dipartiva « dalla quarta e quinta " costa sterno-vertebrale sinistra e scrpeggiava fra gli » spazj costali vicini » durando cost sei minuti di tempo e DI SOIENZE NATURALI IN C\T\NIA. 200 riconiparendo prcsso a poco ad eguali intprvalll due volte al di. Le niignatte alia parte, 11 tiidace, Ic inisture nm- cilaginose, i rivulsivi initanti agli ai-ti addouiinali furono i riniedj che scemarono ed in capo ad otto di fiigarono qiiosto male i il quale trapassati ire giorni ricomparve, ma con nuova forma, sotto specie cioe di dolore atroce ca- loroso alia spina lombare , convulsioni agli arti inferior! , senso di frcddo dair anguinaja alia punta del piede , son- nolenza , leggier vaneggiare , durando questi accidenti circa sei ore, e ripigliando il di appresso all' ora medesima, c ancora uella terza glornata , miuacciando maggior ferocia. Fu dato inano alia clunina, ma senza buon risultamento, onde venne sostituita 1' acqua di latluca alterata colla tintura d* assa fetida e di castorio clie riusci a vincere il male. Ma trascorsi due di ap^iarve una ucurilitide sciatica a sinistra die addolorava la notte e cessava il di. In vano 6i adoprarono i narcoticl : le niignatte al sito dolente, i bagni tiepidi, il linimento di Pott, i vescicatorj e la bella donna animansarono , tua non vinsero l' atroce doglia die interamentc in fine cesso coll' olio di trementina pigliato per bocca, mattina e sera. Pcnsa il sig. Fulci die questa nialattia sarebbesi detta risedesse nel generalc sistema dei nervi , se le recenti osservazioni non ci moslrassero all'evi- denza die a movere tanle molestie basta da se 1" aftezioue dello spinale midollo ; per le cui diramazioni nervose eglL poi spiega ogni maniera degli apparsi sintomi. Esscndo lo spinale midollo nel presente caso , giusta ii sigiior I'rofessore , in istato di stimolo e d' irritamento, ne con- seguitava die la malatlia fosse caratterlzzata per micli- tidt periodica quolidiana polifornie , dcUa cui interniittenza, siccome del pari di quella delle precedenti irrltazioni o flogosi el tralascio di ragionarne, siccome di fenomeno di ditlicile spiegaaioae. Clilude il sig. Fulci questa sua JVotizia mt'dica av\ertendo ch' ei « corrcdava ciascuna osservazione » di tutti quei pensieri anatomlci e fisiologici non meno >' die patologici e terapeutici die ha potuto suggerirgli " la scienza nello stato d' oggi colanto per molte parti " illustrata dalle laboriose faticbe del cliiarissimo Broussais: »» canimino egli facendo sulle orme del Morgagni e r autore coiicliiiule col ringraziare chi lo giovo di c[iialclic notizia utile al suo scopo (2) , ed entra senza piix in materia. A questa prefazione impertanto e al dizioiiario die le tien dietro noi rimaadereiiiino volontieri ( s' ei non avessero aviito troppa fretta d' andarsene di lit) quel Pi- piiii e quei Tavenga e (piegli altri loro confratelli i qnali del notissimo epigfamma di Staligero sui Lessicograii fecero scudo a cpie' loro sclieletri di vocabolarj coa piu ciie troppa iiidiilgenza per le agiate signorie loro. Bla basti di cio. Troppo malagevole cosa e il dare una piena idea d' un dizionario in un giornale destinato di sua natura a non troppo lunghe e non aride discnssioni. Pure ne diremo qui non il molto die si dovrebbe , ma quel poco clie basti a fare in parte conoscere 1' importaaza di questo ottimo lavoro del signor Boerio. Un dizionario di dialetto allora tanto piii si approssima alia perfezione quanto piii facilita ci porge di voltare ogni nostra vernacola espressione nella lingua colta della na- zione. A cotal fine c d' uopo ch" esso tutte contenga le voci (i) Per questo lato il sig. Boerio segui con lodevole prudenza piuttosto r iiso da lunga pezza consicrato clie non le nuove , ancorclie inpegnose , idee rlie il sig. Alvera da Vicenza ■venne pro])oneado in un suo opusroletto di recenre jiubblicato. Clii conosce quanto dillicili siano gli ocdii nostn ad ogni novita nelle tipidie rapiiresentazioni della favf lla , sajira certaitiente Luon giado al sig. Boeiio di questo sagrilizio da lui fatto all'uso, e cli' egli stesso accenna come tale. (2) II non frequente csempio di modestia col quale 1' egregio coiiipilatore )iubblicainente tributa riconoscenza a clii gli fu cortese d' ajuto in quesra sua bella impresa , prova ch' egli e tra quei poclii i quail banno a guida delle loro faticlie non gia la niatta passione di rinomanza toruientatrice de' volgari letterati , ma eibbene 1' aa!ore di giovare alia scienza, tranquillo , noblle e cousolante aniniatore dei veri dotti, Ci e quindi grato di qui Jqietere con lui die per la zoologia marina gli furono larghi di notizie cosi il ch. prof. Stefano Andrea Renier come il ch. sig. dott. Giovanni DoiU'iiico Nardi di Clliioggia, e per P ornitologia d N. U. Niculo Contarini del fu Dci tuc<:i , e che d' un giudizuiso ♦•saiiie cntico dell' opera stessa antlo egli con suo profitto debi- lore agli egregi signori Coiiitiiis^arj drll' Atenco veueto Ciovd/irii Francesco Avesani , dott. Fi'ii>i>o Scolari , abate Pieiio Pasinif e segiiatamcnte al Segretario Jolt. Paolo Zanuird. 224 ArPENDTCE e le frasl proprie cV un dato cUalctto die piu o meno di- scoi'tlano da c[iiclla lingua die e propria degli scrittori e dei ben parlanti i, die esso ce Ic presenti scritte cosi die noil ci occorra il filo d' Arianna per rintracciarle :, die per Ijella e Ijuona lingua ei non ci venda a cliius'' occhi ogni voce die sia scappata di sotto la penna degli scrittori i die ci dia modo a non errare canibiando nioneta nobile con igiiobile o inversamente ^ e die in quella parte sovra tiitto ci ajuti la quale riesce di maggiore didicolta a clii non nacque in Toscana , cloe die esattamente ci soniini- nlstri tutte quelle voci italiane d' arti e d' usi famigliari delle quali noi a mala pena sappianio i corrispondenti nel vernacolo nostro. Tutti questi scopi ci e seuibrato siano stati conseguiti dal signor Boerio in questo suo dizionario ; e a darne qui magglor prova di quello die non potremnio con di troppe e piii presto nojose die dilettevoli parole serva qualche esempio die qui inseriremo. Nasce bisogno ad un Veneziano di rainutamente descri- vere una camicia , e di descriverla per modo da essere inteso da chiunque cui sia fainigliare la colta lingua d' Ita- lia. Vogliamo noi dire die siano per corrergli tosto alia mente le esatte voci italiane die ci dipingono le varie parti di essa, o non piii presto le vernacole sue non in- tese die da' suoi compatriotti ? E se alcune andie gli se ne affacciano senza fatica , vogliamo noi dire clie tutte? Clii e di memoria si certa die possa promettersi da tanto ? Ora ecco in qual modo il vien traendo d' iinpaccio il si- gnor Boerio : / d'Antonino (dice V illustre autore), senza la dotta pedan- *' teria di Costantino , contengono i suoi statuti molte istru- » zioni profondamente meditate sul governo militare e sopra " una ben regolata sistemazione dello Stato, e formano il " grande originale cui si son procurati d' imitare due de' " suoi discendenti sovrani dell' India, cioe lo sciah Buher >' fondatore dei Gran-lMongoli , e lo sciah Ekber che fu il » piii grande fra questi , coi commentarj e cogli statuti da » loro lasciati. " Gli anni giovanili di Timur erano stati un continuo esercizio di guerre , di caccia , di rapine. In eta di venti- sette anni presto si rilevanti servigi all' emir Husein contro Timurtogluck Clian , che per ricompensa n' ebbe in nioglie la principessa Tiirkaa Chan, sorella del medosimo Huscia, 3 34 APPENDICE Qnattro annl dopo qnesta sposa morn ed allora cbbc prin- clpio la guerra di Tamerlano contro Huseiii signore del Co- rasaii e della Transoxana. Varie fiirono le vicende di quella guerra; nia ucciso finalmente Husein dagli Erairi , nulla pill si oppose all' innalzamento di Tamerlano al soglio reale. La sua residenza fu Saraarcanda, cui cgli fortifico di mura, e abbelli di palazzi e di giardini. « L' adunanza popolare " dei Tataii (Kurultai) proclamo il vincitore sovrano del >' trono da lui rovesciato; lo sceicli Bereket die gli aveva n predetto il dominio, ne lo rivesti delle insegne, cioe di " bandiere e tamburo, ed aggiunse al suo nome Timur, >' ferro , postogli dal padre a causa della sua fortezza , " quelli anche di gran lupo ( Gurgan ) , di signore del tempo » ( Ssabi])kiran ) e di conquistatore del mondo (Gihangir): » quattro nomi il cui felice presagio egli pienamente av- » vero ne' trentasei anni del suo dominio. " In questo lungo regno egli uni sul proprio capo le corone di ventisette paesi, appartenenti prima a nove dinastie. Dalla nuiraglia della Cina sino alle spiagge del Mediterraneo, dal cuore della Russia sino ai conftni dell' Egitto , Tamerlano con- quisto e domino (dice 1' autore ) come gran lupo facendo uso del ferro, il tempo ed il moudo. Dopo alcune guerre felicemente riuscite pote conoscersi manifesta la passione di Tamerlano per le conqniste , e la sua brama di farsi padrone dell' universo. Egli ripetea spesso le parole di un poeta, che siccome un solo Dio e in cielo, cosi un solo sovrano debb' essere in terra ; e che questa con tuttl i suoi regtii non liasta a far paga 1' ambizione di nn gran principe. Noi non intendlamo di tener dietro air autore dov' egli narra con molta precisioue e chiarezza le numerose spedizioai, e le battaglie di Tamerlano, e le paci da lui concbiuse, e le citta ora prese d'assalto e distrutte , ora edificate e abbellite col lusso di un grande conquistatore : che queste cose non potremmo accennarle nemmeno per sommi capi, senza riascir troppo langhi; ma ci trasportiamo alia guerra cU' egli ebbe col cclebre Bajezid, dal cavaliere de Hammer narrata colla solita sua precisioue , e non senza alcune importanti novita. II ricovero accordato da Bajezid ad alcuni vinti nemici di Tamerlano dlede occasione alia guerra che si agito fra questi due principi si famosi. Nell' anno 140x3 Tamerlano intimo a Bajezid che dovesse o far morire o imprigionare I PARTE ITALIANA. 2o5 o cacciar almcno in esilio Karajiisuf, tnrcomano del mon- tone nero, suo nemico. L' intlugio frapposto da Bajezid al rispondere a quest' ambasciata, c il inodo altieio con cui poscia rispose , tolsero ogni speranza di pace. Tanierlano raccolse il projirio esercito , e con sediziosl consigli distolse da Bajezid uiolti (atari die si trovavano sotto di lui, ed al , quali riusciva gravosa la severita di quel principe. Indarao I le persoue piii vicine o per gi-ado o per sangne cercarono j di persuadere a Bajezid di amicarsi 1' esercito colP cssere ; pin afl'aliile e col disti-ibuire una parte de' suoi molti tesori : indarno lo consigliarono ad evitare una Ijattaglia in aperta campagna contro T esercito di Tanierlano sette volte piu nunieroso del suo. I due eserciti si ordinarono in quel medesimo sito in cui Ponipeo aveva battuto Mitridate: fra Uitti e due sommavano a poco nieno di un milione di ' soldati , e d'ambe le parti stava un gran principe, Tamer- ' lano il gran htpo , e Bajezid il fol^ore. La battaglia coniin- ' cio alle sci ore del niattino : nia Bajezid, abbandonato da una parte de' suoi comliattenti nel fervor della pugna , I vide ben presto disoi'dinato il suo campo, e decisa in favore del suo nemico la vittoria. Mentre tutti fuggivano, ecli con dieci mila gianizzeri si tenne fermo sopra un altura cbe aveva occnpata. /(Era il giorno si ardente , come quello " di Honain, in cui il profeta resistette con si gran va- " lore alia superiorita di forzc degl' infedeli ; si ar(lente " come quello suUa pianura di Kerbela , in cui Husein e I « i suoi figli , illanguiditi dalla sete , caddero nelle mani V dei loro nemlci. Bajezid seppe resistere come il profeta H c SUO nipote Husein ; i dieci mila suoi fidi erano inorti w di sete o sotto il ferro dei Tatari. Venuta la notte , e » sollecitato dalle persuasioni di Minnetbeg , tento alfine »» di fuggire ; ma cadutogli il cavallo fu fatto prigioniere da u Malimud chan discendente di Gengisclian , clian titoiare " del Giagatai Pretende lo storico bizantino Duca " clie Tamerlano giocasse a scacchi con suo liglio Sciaii- »' roch , allorche gli fu condotto nella tenda Bajezid jirl- « gioniero^ ed aggiunge clie quando qucstl comparve alia w soglla, caiiibiasse appunto il suo scinh (re) colla rorre; » e quindi derivasse il soprannonie del suddetto figlio da « questo memoral)ile momento , in cui lo sciak dcgli Osmani w cambiava il trono colla torre o prigione. Gli storici pei*- V siani , turclii c greci vanno pero d'accordo nellasscrire 236 APPENDICE >t die il primo accoglimento fatto da Timur al sultano » vinto e prigioiiiero , fu generoso e noljile. » Gli assegao tre magnifiche tende, lo assicuro die nulla avrebbe a te- niere della propria vita; fece ricercare de' snoi figli dei quali si trovo il solo Musa;, gli diede una guardia d^ onore affidata a raggiiardevoli personaggi. Ma in processo di tempo la prigionia di Bajezid divenne assai piu rigorosa ; e si dlvulgo persino di' ei fosse miserameiite guardato in una gabbia di ferro. II terzo dei ligliuoli di Bajezid salvatosl dalla battaglia fnggendo, cerco di render possibile anche la fnga del pa- dre , alloi'a poco guardato nel campo di Tamerlaiio. Alcuni minatori turdii scavando tina strada sotterra gia s' erano quasi condotti alia tenda di Bajezid ; qnando 1 opera sot- terranea fu scoperta. I minatori poterono fuggire, ma Ta- merlano ordino die il suo prigioniero, di giorno fosse cu- stodito da doppia guardia , e di notte fosse tenuto in catene. " Da questo nuovo rigore e daU'equivoco della parola turca t) Kofes die non solo indica una gabbia , ma anclie una >i camera con ferriate o una lettiga ingraticolata , ha avuto >i origine la favola della gabbia di ferro, raccontata per It lungo tempo da tutti gli storici europei die seguirono » il bizantino Franza ed il sirio Arabsciali. '> II ch. autore entra colla sua grande erudizione e con uno squisito giu- dizio ad esaminare questo punto di storia, e reca in mezzo alcune antorita di somma importanza ignorate anclie dal Gibbon. Le testimonianze sono dal cavaliere de Hammer divise in quattro classi: europei conteinporanei , bizantini, storici orientali di Timur, e linalmente gli Osmani. Sdiiltberger scudiere bavarese , il quale nella battaglia di Angora fa preso dai Tatari e posto come schiavo al servizio dei figli di Timur, racconta la prigionia di Ba- jezid, ma non fa punto luenzione della gabbia di ferro.' Boucicault nelle sue niemorie scritte a que' tempi conten- tasi di affermare die Bajezid fini di dura morte nella sua prigionia i dal die (dice il ch. autore) nulla si puo con- chiudere , imperciocdie una morte in cattivita e sempre dura, quand' anche sia naturale, come fu quella di Bajezid. Dei tre bizantini die raccontano la prigionia di questo sovrano i due piii degni di fede , Duca e Calcondila , non parlano che di catene , e il primo di essi dice die gli venivaiao poste soltanio di notte per luaggior sicurezza. PARTE ITALIANA. 287 rt Non v' ha che il solo Franza , autore die ove trattasi »/ di oggettl cU storia orientale e quasi sempre inesatto , » da cui si abbia la narrazione di una camera di ferro »/ (^v.ovfiovv.Xiov iy- ciS-f\pov froir^Gxq). » Gli storlci persiani di Tiiiiur non fanno cenno della gabl)ia, e neppure gli storici arabi contemporanei ; « e il » sileiizio di costoro (dice il cli. autore) basta a smentire M il calligrafo Aral)sciali di Slria, clie avendo sempre di w iiiira gli oltraggi intitola ogni capitolo con una voce in- » giuriosa per Tiiimr, e sceglie e coUoca le sue parole M solo a norma dell' esigenza delle copiose rime sparse »/ nella sua prosa sonora e con gran arte lavorata. " Egli cita poi finalmente il racconto della lettiga ingraticolata in cui Bajezid fa portato da dne cavalli : la quale lettiga da alcuni scrittori di aneddoti fu scambiata in una galobia di ferro per T anfiljologia della parola A'o/es, e sulla fede del rimatore di Siria. Ma il grande istoriografo dello Stato nella sua Corona delle slorie cosi si esprime sn questo pixnto. II Quanto raccontano alcuni favoleggiatori in qualche storia » turca, che fosse rinserrato nella gabbia, non e che un' in- >» venzione. Se tal trattamento avesse avuto luogo, Mewlana " Rerefeddin ( come panegirista di Timnr ) T avrebbe lo- >* dato e a gran fatica ostentato. Siccorae la vista a lui »» (Bajezid) odiosa dei Tatari eccltava la sua coUera , M scelse di farsi portare in una lettiga. Chi si puo met- ♦» tere nella sua situazione comprendera aver egli difatti " viaggiato in questo modo , e sentira essere stato impos- »» sibile al suo animo troppo esacerbato di sopportare a » tutte r ore 1' aspetto dei nemici. Quclli che non sanno » distinguere la lettiga dalla gabbia di ferro, appartengono M a qucUa turba di sciocchi die sono capaci di coulondere » fra loro telo e cido. •> Di questa inaniera il cav. de Hammer mette in pienis- eima luce la falsita di questo racconto della gabbia di ferro ^ ed alle storiche testimonianze gia citate aggiange alcune ottimc congetture di raziocinio , le quali servono di sug- gello a tutta questa erudita ricerca. Noi abbiam dato in essa un piccolissimo saggio dell' opera del ch. tilologo ale- manno nella quale V eruilizione cd il buon giudizio vanno sempre del pari. La traduzione , approvata dalf autore, e dilijjeutc e purgala : T cdizioue c corretta. 238 APTENDIOE Epitome dclla Stoiia dl Maiitova , di Basdlo Soresina. — 3I(uitova , i8i8 , co' dpi iirgilia/u di L. Gara- nenti, in fog. imp. di pag. 43. Bella cdizione. Quest' opera, sotto il modesto tltolo cU Epitome, comprenile i piu iiuportaatl avvenimenti della Storia di Mantova, dalla tondazlone di quella cltta sino a' di nostrl. Sotto colale aspetto essa merita i safTragi del colto publjUco. Ma lo stile con cni e scritta si riseiite noii rare volte di una tal quale disgustosa rlcercatezza. Una briittn incisione rnp- presentante la vednta di Mantova le fii ignobile corred». Cronologia storica dei Vescovi Olivolensi detd dappoi Castellani e succcssivi Patriarcld di Vcnczia , cor- redata di annotazioni illiistrnnti V ecclesinstico-civdc veneia storia, di Alcssandro Orsoni ., vcucziaiio. — Vciiezia , 1828-1829, tip ografia G a spa ri S . Felice , in 8.°, fasc. i.° c 2.°, ciascimo cd prczzo di Ur. 2. A forniare il piu perfetto corpo di storia ecclesiastica molto gioverebbero certamente ie particolari cronologiclic narrazioni delle gesta de' pontelici di ciascuna cliiesa vesco- vile. Che appunto dall' unione delle singole cliiese ortodosse viene a cosiitnirsi qiiella die cattolica ed universale cliia- uiiamo. Qnindi e clie S. Carlo, glorioso nostro arcivescovo, nel terzo slnodo provinciale da lui celebrato nel 1673 , ai suoi sulTraganei racconiandava di registrare in un libro a cio destinato tutte le notizie ch' eglino raccorre potessero de' loro predecessori , onde all' uopo prendere norma e gio- vamento dalle cose die quegli operato aveano intorno alP ec- clesiastica disciplina. Ne di siftatte storie e totalinente priva la penisola nostra, giacclie non poche qui annoverare ne potreiumo, e fra esse, come una delle piii erudite ed im- portanti e per isqnisitezza di latinita ad ogn' altra supe- riore , quella die Baldassare Oltroccbi col titolo di Ecclcsice mediolanensis Historla Ugiisdca dedico all'inclita Arciduchessa Maria Beatrice d'Este ( Mediolani , 1796, vol. 2 in 4.°): e ne lianno ancora negli Stati veneti e Yerona e Vicenza e Mulamocco e Chioggia e Padova. Ma pure la patriarcale di Venezia si celebre nel luondo cattolito uiancava tuttora d' una compiuta cronologia storica de' suoi ponteilci , co- meche non poclii ed insigni scrittori illustrata ne abhiano PARTE ITALIANA. u3() or Tuna parte or I'altra, sicclie quanto nlla scrie de' ve- scovi e paU'iarclu dl qncir insigiic luotropoli, noii altr' opera coiisultarsi potea clie la troppo voluminosa del Coniaro, la quale per la stessa sua inole e perche scritla in latino noil trovasi che tra le inani di pochi. Opportnnissiuia esce dnni|ue quest' opera del signor Orsoni ; ne Tautoro per la puhijlicaziono di essa coglicrc potea migliore circostanza , quanto qnella dolT elezione deU' ottimo nionsignor INIonico ill patriarca di Venezia. L' opera di cui parliamo c in due parti distinta. La ]iriaia comprendc la Storia del veneto vescovaio , e la 5ene dci Fescovi Olkolensi e successivi Castellani ,• cosi deltl i priiui dair isola di Olivolo dove al cadei'e del secolo VIII stali erano stabilitl , Castellani glj altri dal castello, onde til qneir isola uuinita verso la fine del secolo IX. La se- conda contiene la Storia del vcncto patriarcato , e la Serie del patriarchi di Venezia. Ma siccome il veneto patriarcato ebbe origlne dal Gradense,o questo dalVAqiiilejesc; cosi Tau- tore tcsse la serie de' pontedci di quelle due cliiesc ancora, comlnciando dall' evangelista S. Marco. Egli poi ci avverte die a corredo della sua opera aggiiignera anclie la Crono- logica scrie dei priinxerj della ducale basilica di S. Marco , il diritto e 1' esercizio della quale sacra dignita apparte- iieva un tempo al doge stesso; ed inoltre ci avverte die r opera sara pur arricchita di annotazioni illustranti T £c- clesiastico-civile veneta Storia. Pregevole ci sembra quindi il piano di quest' opera e adatto anclie alia capacita de' lettori nelle teologiche iacolia non versati ; e dai prinii due fascicoli possiaino giusta- nicnte argonientate ch' essa raggingnerii lo scopo cui e di- retta. Solo branieremmo una maggiore accuratezza di lingua c di stile , uscendo ess.t in tenqji ne' quali ogni benche piccola luenda di locuzione riescir suolc disdicevole e in- grata. Ma cliiudere non dobbiamo qucste parole senza espri- mere prima un giusto nosti-o desiderio, perche dai cliia- rissimi Dottori dell' Aiubrosian.a venga sino a' di nostri continuata la suddetta Storia Hgustica dell' illustre loro pre- decessore , la quale non giugue che sino al vescovo Teo- doro II , Obbia sino all' anno 740. 240 APPENDICE Per le nozze Crlmani-MIaidn. Illustrazlonc dl una greca scidtura, di Ennio Quirlno Visconti. ■ — Vcnezia , 1029, Picotti, in 4.° Tra gli addobbi che adornano le ricche stanze all' inclita damigella destiriate nella casa, in ciii viene da Imcneo condotta, fa dl se bellissima mostra una testa d' Apollo , provenuta da Atene , raaggiore del natui'ale , di niarmo greeo di quella specie che s'avvicina al pario. Qual piu nobile soggetto poiea mai dedicarsi alia nobilissima sposa per le sue ben augurate nozze , quanto 1' illustrazione di si prezioso monumento ? II Visconti vi riscontra una tal quale somiglianza coUa testa del famoso Apollo di Belve- dere : '( somiglianza ( dice egli ) non tale da stabilire che una delle due sculture sla copia dell' altra ; ma tale nem- meno da "potersi decidere che siensi combinate a caso, senza che gli arteiici avessero presente agli occhi o alia fantasia il medesimo originale. » Nella dedicatoria ci vien detto che all' Illustrazione tro- vasi unita la copia di si sublime escmplare , delineata ed espressa dal bulino di un valoroso giovane artista. Nulla noi aggiugnere possiamo ne dell' annunciata copia, ne del bulino del valoroso giovane , giacche 1' esemplare trasmesso per Gesarea legge a questa I. R. Biblioteca di Brera noa ne e corredato; ne sapremnio chi mai incolpare si dc]j]ja di si fatta mancanza. Monumentl dl pittura e sculuira trasccld In Mantova o ncl sno territorio. • — Mantova, 1829, dalla tipo- grajia aW Apollo di F. Yn\ac\um,fasc. rii ed viii, in 4.° gr. Anclie di questa pregiabile e dagli amatori delle belle arti desideratissima collezione parlato abbiamo nel volu- me 5o.°, pag. 3()i.Essa va lodevolniente pi'ogredendo ; ma ci sembra che nella parte artistica manchino talvolta alcuni di que' pregi che da noi accennati furono nel suddetto volume ; e per esempio le tavole di questi due fascicoli in qualche liiogo risentonsi di una tal quale dnrezza di tratteggi. Lo stile poi, ossia la parte descrittiva, lascia tut- tavia qualche cosa a desiderare , non sempre progredendo esso con quella semplicita e nitidezza che in si fatto PARTE ITALIAN 4. 24 I genere discrltti ricliiedonsi. Servano cli prova i due seguentl periodl, co' quail si da priaclpio alia descri/ioiie della stampa iS.'' n Meniorablle ne' fasti della patria andeiii sem- )/ pre la scuola di cjueU' Andrea Maiitegna che ciiirjuanta » e piu auni qui dimorato nelT aiuore di im Lodovico " Gonzaga; licne lasciava a IMaatova di die superbire, " poiciie i miracoli di qivel pennello divlao impreziosito " r aveano sino alle pietre. Ma le sciagure de' tempi sper- " sero la massima parte di quelia ricchezza clie ia uno >i coUe opere non lueno egregie di una sclilera di discepoli » dovea sovvenire alia poverta de' posteri piix lontani. » Le rapprcsentazioni conteniite in questi due fasclcoli sono la Caduta di i'risto sotto la croce , tela di Francesco Mon- signori ; un BassoriUeiO delta chiesa di S. Scbastiuiio ; un Dipinto a fresco di Giulio Romano in casa Bioadi ; ed uu Monumento ad Alessandro Andreasi. Gallcria omciica o Raccolta di moniancnti antichi csibita dal cav. Francesco Inghirami per senire alio studio dell' Iliade e dell Odissea. — Dalla poligrafia Fiesolana, iii2(). fasc. 26, 2~ c 28,1/18° Di quest' importante collezione parlato alDbianio nei vo- luini 49-°, pag. 399, e Si.", pag. 22. Essa precede colla prlnilrra accnratezza nel testo e iriaestria neile incision! , con que' pi"egi insoinma , co' quali e apparsa ne' primi fascicoli. Ne essere dovrebbe gran clie lontana dal suo compiinento, gia pubblicata essendosene la tavola 143." Dcscrizione dclle incdaglie antiche greche del museo Hcdervanauo , dai re di Soiia fiiio a quel delta Mauritania , con altre di pia musci , comprese in otto tavole incise in rcane , distribuite secoiido il sistenia geografico-numisinalico , per Domenico Se- STiNl. Parte terzu. — Fircnze, Piatti, 1829, in 8.° Qnesta parte terza contieue la continuazlone dellc me- daglic della Siria sino alia Persia , e quelle dei re d'Egitto lino ai re della ]Mauritania, non oaimesse Ic intermedie provincie dell' Africa. Delle pietre antiche libri cpLUttro , di Faustino CoRsi ra- mano. — Roma, 1828, Salvinucci, in o/, di p. 224. Bibl. Itcd. T. LV. 16 242 A P P K N ]i 1 V. E * Atd delCI. R. Accadeitiia dnlla Crusca. — Fiiaizc, 1829, Piatti , i/i ^f Volume sccondo e terzo. * Sagglo di pocsie di Pictro Sterbini. — Roma , 1829 , in 8." S C 1 E N Z E. Delia sacra eloquenza , discorso di Felice Deder , professore nclV Istitiito di Desenzaiio. — Brescia , 1829, Bettoni, in 8.° A qnesto Discorso, in cni contengonsi le piii sngge dot- trine intorno alia sacra eloquenza, e clie vorrcmnio veilere tra le mani di que' giovaul ecclesiastici da' quali battesi la via del pergamo , precede una dedicatoria del sacerdote Girolamo Bagatta , benemerito Direttore delf Istituto di Desenzano, a monsignore Giuseppe Crasser assunto da quella di Treviso alia sede vescovile di Verona. Ed a noi pare cli' egli in si solenne occasicne , senza ricorrere alle solite ed oggimai stucchevoli Raccolte di poesle ( delle quali gli era forse agevole il raccogliere doviziosa messe dagli stessi suol alunni ) meglio operar non potesse clie col presentare in omaggio all' egregio pi-elato un libro, in cui si danno all' ecclcsiastica gioventu le istruzio'ii per ntiliiiente frangere a' fedeli 1' evangelico pane. Ne la sua dedicatoria soflcrniasi soltanto nelle viriii di monsignore-, 111a va discorrendo ancora sulIa penuria in cui ora ci tro- \iamo di valenu catechisti e predicatori, e va ad un tempo rintracclando le cause di tale penuria. E tra sifFatte cause egli ri]jorta come principalissima 1' erronea dottrina di alcuni banditori di novita e stravaganze (clie la sacra eloquenza ancora ha i suoi romajttici) i quali brigansi di persuadere ai giovani iniziati al niinistero della diviua jiarola , essere vano anzi perniciosissimo lo studio dell' elo- quenza ; doversi ad ogni arte preferire una predicazlone eh' eglino con ridevole ed ingiurioso scambio di nome cbla- niano lul' apostolica: « quasi dando a credere die siano per discenderc dal cielo e posar ancbe sal capo di questi no- vellini ed inespcrti banditori del vangelo le lingue del fuoco : vogliono fame degl'inspirati, ed altro non uc fanno inian'.o clie dci presuntuoiii. » Dottrina funcstissiuia clie i giovani distoglie dallo studio dcU'arte non solo , ma anclic dc' veri modelli si sncri < lie jnulaui ' Quindi poco o ncssun ordinc PARTE ITALIANA. 2^3 nel loro dire; nessuno allettamento d'l slile die attragga I'at- tenzione degli iiditori j nojosc lunglieric; farraggine indigesti ili erudiz.ioiie atta piii a sovercliiare che ad istriilre la luente de' iedeli ; ncssuiia caatela iiel dipigiiere i costiuiii i nes- suiia pradenza nel toccare ccrti dilicatissiiiii punti i e percio scandalo aiizi clie santa cdiCicazioae ncgli uditori ; gran rumore alle orecchie : E r (dine ? vote vanno al teinpio e fuori Escon piene di verito e dl parole. II Ci e di peggio ( cos! giustaniente egli lagnasi ) •, a tal siaiiio giunti da dover sentire con gli oretchi nostri, che uon ci Iia liuoni esemplari di sacra eloquenza ne inoderni, ne anticlii, siano latini, siano pur greci. Qnesta sentenza panni clie passi troppo al di la d'' ogni romaiiticisnio. Come parlano poi essi dal pergamo i nostri nuovi esemplari? Col f'atto rendono alia verita la piu esidentc testimonianza. " Tali soao le cose che il sig. Bagatta viene opportuna- niente c con eloquenti parole svilnppaudo nella sua dedi- catoria. Delle quali cose abbiauio voliuo far lui cenno, noii perclie nella patria nostra totalmente nianchino i buoni catcchisti e predicatori , che anzi ne ha di valenti; ma ad annnonizione de'giovani presnntiiosi oratori , e ce ne lia pur di (juesti e non jioclii , i tjuali credono d' aver rag- ginnto il pin sublime scopo, allorciie sclolti da ogni freno, e bbracciandosi versano dal pergamo tutto cio clie hanno nella monte alfastellato. L' opuscolo del sig. Prof. Deder piii che un dlscorsu accademico puo constderarsi come un uieiodo, ossia uu concise c ben orJito trattato di cio clie praticarsi dovrebbe neir istruzione degli ecclesiastici alfesercizio della sacra elo- quenza iniziati. L' an tore pone per base rcsempio e T use trasmessoci dai Padri della Cliiesa e speclahuente da S. Ba- silio e da S. Atjosiino, che dcbliasi cioe insieme coaoin- ^uerc lo studio della profana con ipiollo della sacra elo- quenza, riferendo tuttavia quella a qnesta, e quella usando a ministra e ajutatrice di (jnesta. Imperocclie non e a presumersi che alcuno divenir possa " sulliciente dicitore da pergamo , se oUre alia necessaria scicnza ed erudizioue, non a!)l)ia con aniore e con attitudiue coltivaii uei teneri anni le lettere umane , e non siasi abiiuato alia natnrale cliiara copiosa dicitnra , collo studio de* classici italiani (aggiungasi c i^rcci e laiiui ) , e coU'esercizio Uello scnveie 244 APl'ENDICE e del comporre. » E cio vien egli confermaiicio con un lumiiioso sqnarcio di S. Agostino, in cni tntti conten- gonsi le parti delF elotjuenza dall' invenzione sino alF elo- cuzione. Ad isti-nire un giovane alia predicazione bastera diinque r applicazione de' precetti della profana alia sacra dicitnra. « Di fatto si tramuti ( cosi T autore ) la lllosolia tanto raccomandata da Cicerone all' oratore , nella filosofia evangelica ; T erndizione della storia profana nella sacra massimamente ; la lettura de' classici profani in quella dei santi Padri eloquenti , la bonta della vita richiesta da Quin- tiliano assolutamente, nella cristiana carita : ed eccovi for- mato il sacro oratore. >> Egli passa quindi a parlare della parte forse la piii iniportante nella sacra eloqiienza , cioe del destare e del reprimere gli aft'etti. Ma siccome a persuadere ed a commovere, unico scopo d' ogni eloquenza, conviene far si che i ragionamenti stiano 11 piu che sia possibile ristretti alle persone cui parlasi , nel clie i profani oratori av^eano un sicuro vkntaggio sovra i sacri •, cosi vien egli a quest' uopo esponendo , quasi a foggia di canoni, alcune considerazioni snggeritegli dall' espe- rienza stessa non che dallo studio da lui fatto su Cicerone e ad un tempo sul Grisostonio. Noi crediara bene di qui accennarne 1 capi : « In priino luogo non si piglino per soggetto dei sermoni argonienti generali od astratti e piix adatti all' istruzione , che alia persuasione ed all' impnlso del cuore — Secondo, la maniera di trattare i temi di persuasione e di azione scenda, il piii ch' essere possa , al particolare. — ■ Gioveranno in terzo luogo le descrizioni e le narrazioni che si chiamano pramrnatiche , le quali trattenendo per convenevol tempo la mente e la riflessione dell'uditore, e alle particolari circostanze discendendo, e, ove e luogo, amplificando , faranno quando in una, quando in altra parte nentrare in se medesimo 1' ascoltatore e in altrui riconoscere se stesso , e gli feriranno la fantasia e il cuore. Di questa f;itta esser devono le prediclie sulla morte del peccatore, sul giudizio, ecc. — Le paralaole in quarto luogo sono valevoli ad appllcare il discorso alle persone, e danno materia di amplilicazione su quel deter- minati soggetti che vi vengono introdotti. — II quinto mezzo di trattenersi sullc persone, e quindi determinar la materia e lo scegllere qualche azione di storia sacra od ecclesiastica, adatta al soggetto die si vuol trattare, alia PARTE ITALIANA. 2^S massima die si vuol itnprimere , al vizlo clie si vnol cor- reggere , alia virtu die si vnole iiisinuare. — Da ultimo una gran sorgeiite ed inesaiista cP ogni maniera d'affetti, sconosciuta a tutto il moado profano, porge a noi la Per- sona Diviiia di Gesii Crislo. Dalla sola passione di lui scaturir possono a larga piena gli affetti tutti piu teneri e piu forti in quel maggior grado, di cui e capace il cuore uniano. » Dalle quali sue osservazioni e dal metodo da lui esposto vien egli alia prova esaminaado un brano di eloquenza sacra in confronto della profana sovra due noa dissimili argomenli : T uno del Grisostomo il quale per hocca di Flaviano commovere vorrebbe a pieta Teodosio cruciato contro della nietropoli d' oriente, die atterrate e spez- zate avea le statue di lui •, T altro di Cicerone che placar vuole Cesare adirato contra il re Dejotaro. Cosi V autore aggiugne al precetti Tesempio e la pratica , e diniostra come si possa far in modo die Teloquenza sacra abliia un non dubbio vantaggio suUa profana , sejobene da questa prenda e sussidj e modelli. « Da siffatto metodo ( concliiude 1' ati- tore , e noi siamo pienamente con lui concordi ) verrebbe- ro , pare a me , plii vantaggl agli stndiosi cccleslastici die sono da cio. I precetti applicati si apprendono e si ritengono con maggior forza e senza noja. II confronto rlesce sempre dilettevole, perclie ritien 1' animo nell'aspet- tazione di vedcre clil vince. Per questo sono cosi gradlti i confrontl che fa Plutarco degll viomini illustrl : cos'i e diletto veder due valentl combattere e contendere fra loro. Avvezzl 1 giovani alia bellezza e verita dl questi esempi , formano 11 legittimo senso e la giusta estimazione, come inte»viene a dil ha sempre sotto gli occhi e fra raano i capl lavorl dell' arte. Pieni la mente e 11 cuore. di queste vere forme di eloquenza, le trasfonderebbero a poco a poco ne' loro sermoni : e cosi, tolta lafredda, concettosa, fncata, fantastica , si rlmetterebbe in lioro la vera, soda, commovente eloquenza ad onor della Religionc, e frutto non ordinarlo de' fedeli ascoltanti. » 246 APPT7, NDICE De mitra episropormn, Acrnasis Antonii Marice Cal- CAGNI S. Th. Doct. Canomci Honor. Clodiensis et Prof- Juris ac lust, rcdesiastica' etc. — Vcne- tiis ii'^29, ex typogr. Jos. Molinari , in 4.° Al sig. canonico e professore Calcagni gia. contribuito abhianio le ben dovute lodi, nllorclie parlnmmo della sua erudita dissertazione iatorno al pallio de' ineti-opolitani. Yeggasi questo nostro Giornale , torn. 41, pag. 42.5. Ora egli ci anannzia d' aver divisato di comporre altrettante dissertazioni, (|nante sono le vesti , e qnauti i distintivi de' pontefici , de' sacerdoti e de' cherici della Santa Chiesa Cattolica i veggendo die sino da' tempi apostolic! usavasi d'nno speciale e distinto abito nel ministero deU'altare, e giustamente lusingandosi di fare con siiFatto Livoro utilis- sima cosa masslme agli cccleslastici. E noi facciamo plauso al divisamento sue , merce del quale aver potrenio una desiderata e non voluniinosa coUezione di notizie, clie importantissime sono per la liturgia della Chiesa cattolica , e clie altrimenii ben apprendere non si potrebbero se non con un lungo e non si agevole studio, cioe col rintrac- ciarle qua e cola nolle opere de' Santi Padri e ne' grossi volumi degli erclesiastici scrittori. Ne al certo poteva egli per la publ)licazione di queste sue ricerche sulla mitra episcopale cogliere piu fa\'orevoie circostanza, quanto quella in cui monsignor Bernardo Antonio Sqnarcina entrava so- lenneniente al possesso della cattedrale chiesa di Cencda. Che questo e il piii opportune modo di celebrare cogli scritti le sagre inaugurazioni de" nuovi pontefici. Le poesie d' occa- sione svanisc^no col passare dell' occaslone stessa , ma le opere di bella o peregrina erudizione durano pereni»i , e perenne conservano la memoria delF avvenimento onde ebbero occasione , siccome altrove avvertimmo. L'autore, fatte priraiei-aniente alcune indagini snll' uso della mitra presso quasi tutti gli antichi popoli , ed ac- cennatene le varieta, sebbene col nome di mitra sempre s'intendesse un adornato coprimento di capo (forse cosi chiaraata dal greco ju/rc<; , filo, perclie di fili tessuta ) , osserva che nei primi tenqii della Chiesa era propria spe- cialmente delle vergini e delle divote matrone. Passa quindi a ricercare I'epoca in cui i vescovi cominciarono a iarno USD, e tra le varie sentcnzc preferisce qucUa del Martene PAUTE 1TALI.\NA. 2^J e Jcl Mal;illoii , cioe clie sino dni tempi apostolic! ne aa- tlassero i vescovi adorn! , scbVieiie foss' essa di tint' altra forma da qnella cli' ebbe i>o! ne'secoli posteriori. Epifanio racconta clie Tapostolo Glacomo , come vesco"'o di Geru- salemme, era solito portare in fronte una lamina o foglia d' ore ; e semlira clie di tale lamina usasse anclie Giovanni r evangelista come vescovo di Efeso, del clie ci lasciarono nn cenno Policrate vescovo pine di Efeso, e S. Girolamo. E di non dissimile ornamento usarono pure i vescovi ne' po- steriori secoli, giusta la testimonianza diEusebio, di Gre- gorio Nazianzono , di Eunodio e di altri. Ma siccome ac- cadde degl! altri episcopal! abiti, la mitra ancora ando coi secoli canglando di forme, finclie verso il secolo XI divenne dalle odierne non iiiolto dissimile. Da alcune clie tuttora piamente conservansi in qualcbe sacro mnseo e da quelle clie veg2;onsi nelle imagini di anticbi vescovi puo di leg- gier! dedursi clie prima del suddetto secolo esse fosseio rotonde in modo pero clie a guisa di berrctte in alto ri- stringevansi terminando quasi in un cucuzzolo , essendo cbe tolta erasene la forma dalla ^tiara del vecclilo testa- mento. Non tutt! pero i vescovi usavano anticamente della mitra, ma quell! soltanto, a! quali per pri\ilegio stata era dal romano Pontefice accordata. Sembra c!ie solamente nel secolo XI I'uso di siiFatto coprimento cominci;tto abbia ad essere a tutt! i vescovi comune nella Chiesa occidcntale; cio die assai piu tard! avvenne nella chiesa d' Oriente , forse per rispetto de' bl/antini imperatori, die pure ne andavano adorn!. Siccome po! tutte le sacerdotal! vest! hanno una mistica significazione , cosi f autore passa a dimostrare die giusta il pontilicale romano, e rinsegnameuto d' Innocenzo III la mitra siguilica f elmo della salute , pel quale il vescovo diviene tremendo contra i nemici della verita, e significa ancora la magnificenza di Cristo, di cu! il vescovo fa le vecl : i due corn! od npici esprimono la scienza di ambi- due i testament! : le due fasce pendent! sugli omeri sono il simbolo dello spirito e delle lettere ne' dlvini librl asco- ste , essendo die il vescovo dee suUe proprie spalle por- tare cio die coila bocca insegna. Egli parlando poi di que'prelati, die sebbeae di episco- pate carattere non insigniti lianno non di meno I'uso della mitra per particolarc privilcgio dc' somm! pontelicl , osserva 248 APPENDICE die probabilmeiite 1 semplici canlinali noii ne nsarono prima del secolo XII •, clie sino dal secolo XI ne fu ac- cordato 1' oiiore a qualche abate d' insigne nionastero ^ che nel medesiino secolo trovnsi accordato un simile pi-ivilegio auche ad altre ecclesiastiche dignita , non che ai canonici di alcnno de' piii illustri capitoli ; ai qnali canonici per decreto della sacra Congregazione de' riti fa poi nel 160a ingiunto clie quando non celebrano, ma soltanto asslstono al coro od al vescovo , delibano da se medesimi porsi e levarsi la mitra ; cio che appnnto vediamo in questa me- tropolitana nostra praticarsi. L' autore cliiude la sua dis- sertazione coll' osservare che 1' uso della mitra fu talvolta accordato anche a qualciie principe secolare. Alessandro II la concesse nel 1068 a Vratislao duca di Boemia, Luca II al principe di Sicilia nel 11 44, Innoceuzo III al re d'Ara- gona nel 1204. Tutti questi argomentl , de' quali esposto non abbiamo che il sunto, vengono dall' autore trattati con ogni cor- redo di critica e di erudizione. Corpus Juris civilis quo Jus universum Jusdnianeum comprehenditur editio tertia Taurinensis. Tom. I e IL — ^"o* Tawinorum, 1O29, edld. heredes Se- bastiani Bottas, in 4.° gr. di pug. 1471 complcssi- vamente. Prezzo in carta ordinaria lir. 46 italiane , in carta fina lir. 55. Noi ci afFrettiamo a tener discorso di questa edizione che ci pervenne iatiera nei primi giorni dello scorso luglio con lettera dell" editore sig. GiOK'anni Calza del 29 giugno 1829. E primieramente lodar dobbiamo la nitidezza e bel- lezza dei minuti caratteri, come altresi il disegno di rinno- vare la stampa di si fatto tesoro della romana sapienza. L' editore ci avvisa « che gli errori da lui rilevati nell' edi- » zione Torinese del 178a, e corretti nella presente oltre- » passano i cinquemila ch' egli e in grado di far constare » al pubblico merce de! paralello da lui fatto e conservato. » Quest' edizione abbraccia il cosi detto Corpus Juris Giusti- nianeo. II primo tomo contiene le Instituzioni ed i Di- gestif il secondo comprende ii codice di Giustiniano colle novella di lui e colle solite di alcutii altri imperatori, come PARTE IT\LIA.NA. 249 per esemplo dl Giustinlano, Giustino e Tlberlo nnlti , di Ze- none f, i cosi detti canoni ilci^li Aposioli falsamcntc attrilmiti al Papa Cleiiiente piunio; le consuetudini fendali divise ill quattro libri ;, il liliro iatitolato dc Pace ConstanticE ; i fram- menti delle leggi delle dodici tavole; alcuni titoll di UI- piano, di Paolo, e delle istitnzioni di Cajo. Tutte queste cose sono comprese come al solito nel volume secondo ia- titolato Codice di Ginstiiiiano. Se si trattasse di nn' opera di mera erudlzione, fosse pur anclie come essa e di giurisprudenza , noi ci conten- teremmo di qnesto lireve cenno clie onorere]>be 1' editore. Cosi per esempio opcreremiuo se ci fosse dalle stampe italiane consegnato Pautico codice di Menu conservato dagli Indiani. Ma lo studio della romana originale giurisprudenza lungi dall'avere cessato di essere utile a fronte dei nuovi codici di alcune europee nazioni , e anzi divenuto assai piii importante per lo studio stesso delle nuove legislazioni. Nei nuovi codici si rltrova ridotto a principj ed a canoni eminenti lo spirito direttivo delle romane leggi. Ma siccome colle viste generali sarebbe assai malagevole guldare le par- ticolari applicazioni, cosi ncUa collpzione delle leggi romane s'incontrano i corollarj e Ic regole subalterne necessarie air applicazione medesima dei nuovi codici. In quegli stati poi ne' quali il Fvomano diritto ha forza di legge , cresce assai piii la necessita dello studio profondo di esso. Ma questo studio esige circa il tcsto medesimo illustra- zioni storiche e filologiche, delle quali mancarono i giure- consulti del medio evo •, e percio malgrado un retto senso di giustizia ed un mirabile acume d' ingegno , essi noa poterono riescire ad essere sempre fedeli interpreti del senso positivo del testo romano. Grozio parlando di tali comentatori li qualilico dlcendo: Optimi juris conderuil aii- ctores , etiam ciun couditi mali sunt interpretes ■■ Fu quindi necessaria la nuova scuola lllologica fondata dal milanese Alciato , recata in Francia dallo stesso Alciato, e da ie- retto toscano, dalla quale nacquero poi i Uunrc/ii , i Cujaci, i Donclli, i Brissonj ed indi piu tardi i due Gottofredi, e altrove gli Halovandri , gli Agosiiid, ecc. , e finalmente gli storici dclP origine e del progresso delle romane leggi, come il Gravina, il Terasson, ed in oggi il Aicbuhr , ed il Savigny. 25o APPENDICE A comodo per altio degli stndiosi del testo del romnno diritto, o dirom ineglio , a soccorso necessario per la par- ticolare intelligenza dei rispettivi pass! e per la concordia delle leggi snrsero i Comentarj dei due Gotofredi, uuo al codice Teodosiano e 1' altro alia coUezione di Giustiniaiio. Chinnque !ia dovuto nianeggiare sia nello studio sia nel pratico eserclzio i testi della collezione giustinianea , sa quanto utili riescano le note di Dioni^i Gotofredo, am- pliate in ultimo coUe aggiunte fatte nella grande edizione pubblicata da Simone Van-Leeuwen nclT anno i633 in Amsterdam colle stampe di Giovanni Blaeu , Luigi e Da- niele Elzevir, ai quali fn associato Francesco Hackio li- l)rajo di Leida. Essa fn rinnovata da una moderna por- tante la data di Colonm-MunatiancR^ sumptihus . . . Fratrwn de Tournes 1790. Quest' ultima edizione, la piu compiuta e la pin magnifica , porta in fronte anche la storia e la cronologia del diritto civile roniano, opera utilissima a chiunque non si contenti di essere semplice Legulejo, ed ami di conoscere le origini del piii grande fenomeno del- r umana civilta nato per opera del tempo e di singolari circpstanze di moderazione (i). (i) Ecco il frontlspizio di questa egregia edizione. « Corpus 3> juris civilis romani in quo institutiones , digesta ad codicem >> florenrinum eaiendata , codex ec novellas nee non Justiniani » edicta, Leonis et aliorum iniperatonim novella, canones >y apostoloruni , feudorum libri , leges xil tabb. et alia ad » jurisprndentiam ante Justiriianeani pertinentia scripta , cum » optiniis (luibiigiiue editionibus collata e.xliibentur cum notis >» integris Dionysu Gothofredi. « Quibus Francisci Modii et ahae aliorum Juriscoiisultorum ce- » leberriniorum Pauli receptie sentential cum selectis notis I » Cujacii, et sparsini ad universuai eor|ius Aiitonii Anseimo A. » F. A. N. Ic. Antuerp. observationes snigulares , Reiiiissiones et >» NotK juris civilis cationici et novissiini ac in Praxi recepti diffe- » rentiam contini-nte accesserunt. Opera et studio Siiiionis Van >> Leeuwen Ic. Lugd. Bat. » Additi quoque locis convenientibus indices titulorum ac » legum eniendatissimi, prjeuiissa est historia et chrooologia juris » civilis rouiaiii (\i\ds singular! nietbodo Ifgum latarum tempus 3> desigoat. — EJitio nova onini qua bcuit cura atque labore » indefesso in notis piJEcipue accurate et diligenter examinatis >> a quampluriuiis niendis falsisque allegalionibus repurgata et PARTE ITA.I,T.VNA. a5l AU'anaunzio ila no! I'atto Jella torine';e edi/ione forse i lettori si aspettcranno ili vederla inodellata su 1" an/idetta d' Olancla , e loise per esscre questa a cjuella posteriore augureranuo dl vederla ancor pin perfetta. Ma egliao sareh- bero dekisi iiella loro aspcttazioue; giacclie nella torinese ristanipa altro non si rlscontraao die secche ckazloul di legffi correlative, osfia le cifre numeriche e compendiate di queste leggi. Tutto il riinauente, d'altronde necessario, fu sbandlto, talche incoitrandosi qualclie tratto allusivo ad usl od a fatti roinani men iioti, manca ogni luce per intea- dere il gennino e positivo senso dei testi delle leggi. Dobbiamo noi forse attribuire cotale mancanza di com mentarj e d' illustra/ioiii alia niira del piii facile aequislo e della piii estesa ditfiisioiie degli eseinplari stanipati ? Ma coloro die amaao davvero d' istruirsi pienamente del senso e delle origini del romano diritto, o quegli altri die ne abbisognano nelf esercizio dell' avvocatura e delle giudica- ture, dovrannosi riputare cosi poco zelantl del sapere e della giustizia die sagrificar vogliano a poclilssimi danari di piu la niiglior cognizione delle romane leggi' Per buona sorte il pulililico in oggi vivente non si trova ne per senno, ne per mezzi pecuniary al disotto dei padri nostri ^ e slccome la seconda e grande edizione sopra riferita eblie un tale credito ed una tale concorrenza di compratori die fu contraffatta in Venezia ;, cosi se coloro die consigliarono gli eredi di Sebastiano Botta avessero meglio pensato o fossero stati meglio istrutti , avrebbero ia vece suggerito d' interanieute rinnovarla. « correcta . et in (juatuor tonios distvibiua. — Colonire Miiiiatiana; >> eutnpcibus Vratriim de Touines 1 790. » Se al tempo di Simone Fan-LEEUW*EN fosfecro state scopeite altre reliquie delle lecg.i impfriah e la legislazioue dl Teodorico re dei Visigoti doaiinante nel niezzodi della Francia pubblicate per CDva di Giovan Ciistoforo Amaduzzi colla liella edizione in foglio fatta nell' anno IT^'? in Roma dalla stauiperia dello Zem- pellid a' spese del librajo Venanzio INInnaldini . noi potrctmiio conpettnrarp rlie alia gvande edizione del Van-I,eeinven sarebbe; itato atigiunto il \oliiuie pubblirato ed illiiBlrato fi degnanienie dair Amaduzzi. Ceitaniente f e cosi a tacitamente rimproveravano T autore di cotanti falli e negligenze, onde si mostravano quasi che svisati. )' Inediti troviamo, i.° una prolusione alle lezioni di medicina pratica per I' anno 1822-23, il cui soggetto e Del vcro clecoro nella medica proftsslone ; 2.° un Discorso della vlcendevole dipendenza tra la morale e la medicina. Gli aforismi medico-politici di Knips Macoppe valsero di scorta al sig. professore per la sua Prolusione , nella quale ICv PARTE ITALIANA. 253 cl semlira essere egli in ultirno uscito di via dilungandosi intcramente dal soggetto e mcttendo innanzi e magniticando la biiona fbrtuiia della sua clinica niedica pe' chinirglii, onde far nolo clie la A'uoia dottrina ualiann ebbe la sua nascita nella ticinese Universita , e cosi tesserae le lodi e dicliiarare cli' egli si trovn obbligato a doverla seguire siccouie « quella die consentendo colla piu saua dottrina degli anticbi mae- stri , della quale e irrcfragabile conferma . . . . , siccome quella che nacque , maturb , e perfezionossi al letto del malato , e che la cotidiana esperienza ognl di piu conferma e suggella. " Venendo ora al Discorso, esso lia per iscopo quello di provare die la morale e la medi- cina si dan la mano, vanno perfettamente d' accordo, sono interaniente all' unisono ne' precetti iatorno al sanare i mali ed al conservare la salute delF uomo. Male percio parci corrisponda al contesto di esso Discorso A titolo appostovi 5 se trattasi di colleganza non giii di dipendenza. Inoltre parci pure che a un punto sla stata fatta confusione della dottrina morale o della moialita colla cura morale , cioe dello spirito, la quale si convieiie nelle pazzie, cose tra se intieramente diverse, disparate e in questo caso di nessuna attinenza. Delia metasincrisi. , ossia Metodo pertnrbatore dei moderni; Jppocrate , Modello dei medici ; Del carattere morale che si svUuppa nelle malattie ; Hulla conmnicazione vitale che ha luogo pel contatto fra 'klue individid ; Elogio di Leonardo Targa , sono i titoli degli opuscoli gia editi. Se la Meta- sincrisi e a detta del sig. Professore il metodo periurbaiore de' moderni, non era mestiero ch' egli scai^asse fra le rovine deW antica medicina per rinvenire questa preziosa cosa ob- bliata e negletta , e richiamarla a nuova luce ; poiche stava gia alia mano dei medici tutti, non essendovi, agiustodire, in fatti medico alcuno che in qualche caso non abbia ado- pcrato , o non adoperi nel farsi a curare i mali il metodo veraniente perturbativo. E nel leggere questa scrittura ci ac- corgemnio die il nostro clinico la dove staljilisce le affe- zioni nelle quali a' di nostri usar si potrebbe la metasin- crisi, non e conseguente a se stesso , ma in vera opposi- zione. La metasincrisi, die' egli da prima ( pag. 41 ), hi- sogna usarla in quelle « die non riconoscono alcuua dlatesi predominante, in quelle , lo quali senza pur essere organi- che cliinarsi non vogliono ne all' iino , ne all' altro governo 264 APPEND lOE di cura corroljoraiite o tleljilitaute, <> e in apprcsso cliiude col dire ( png. 55 ): " Nell' usare della cara metasincrkica uiestieri e riguardare senipve alia diatesi, cioe ad una od altra di quelle condizioiii o disposlzioni sotto cui militano le uialattie , la cjviale par vigesse aiicora non lueiio nspetto alia doininante alFezioiie clie al teiuperameato ; e secoiido questa mettere in uso di que' rimedj metasmcritici clie haniio in parte della virtii contraria alia vigeute coiidizioiie del male. A questa qualita , natura o condizione adunque si riguardi niai senipre , uientre difficile si e ciie non ne pre- domiui alcuna ecc. >/ L' orazione inaugurale intorno ad Ippocrate non ne e die l' elogio di questo souimo. Qui riavenianio die il sig. professore, diirienticata la Nuova Dottrina italiana, invoca T assistenza dello spirito del grande di Coo neir esercizio clinico , in cui dice sempre seguirne le orme, e didiiara " professare amore ed osservanza al- r auree dottrine, le quali vincendo la pruova del tempo sono pervenute insino a noi. » Trapassereiuo di leggieri il discorso sulF eloquenza del medico, clie non e die uno svolgimeato inaggiore di quanto gia a tale proposito scrisse Monti in quella sua orazione Sulla necessiia ddl' eloquenza; siccome anche intorno alia susseguente scrittura ci linii- teremo ad accennare cli' essa e non piii die una ennme- razione degli effetti ed accidenti die si osservano succedere nel carattere morale delle persona in seguito a diverse ge- neral! llsiclie affezioiii , senza die ne veuga dalP autore ten- tata alcuna plausibile maniera di spiegazione. Due persone col lungo giacersi a mutuo contatto partecipano T una 1' al- tra le rispettive buone o cattive quahta e condizioni ina- teriali del corpo. II sig. professore avvisa die cio succeda perclie viene ad essere mutuauiente assorbito il principio vitale , oude egli die al suo scritto quel titolo di conuini- cazione vitale, il quale titolo non saprommo pero se espri- jiia bene l' idea die vi si voile attaccare. Il caloiico tra- mandato dalla persona non puo non jjortare con se parti- celle delle sostanze componenti la persona stessa, le quali vengono dalla vicina persona assoi^bite , onde 1' elfetto che ne conseguita in questa e a norma della buona o cattiva qualita e condizione di esse partlcelle esalanti. Cosi almeno la cosa venne fin qui veduta dai medici. L' elogio fiaal- luente del Targa fit riprodotto, onde emenJarlo di alcune inesattezza occorse nella prima edizione del 1824, e che PAllTE ITALIANA. 255 si riconobbero In seguito alia vita die di esso Targa pub- blicu nel 1826 il dottor Zoppl. Term i acre mo (luest'articoio toccando qualchc cosa della dizione e dello stile , in cui a parer nostro 1' antore si mostra alcana volia foise troppo studinto, ricercato e artifizioso, non rinveneiidosl altresi tal fiata anche tutta la proprleta e raggiustatczza nell' espressioni , e una intera coUeganza di idee , al die vagliano oltre ai brani sovra rapportati aadie i segiieiui escmpi " Coaviene di' egli (il medico) sia pro- fondaiiieiite dotto in tutto die si appartieiic alia uiedica fa- colta, ma nella cliiiica poi emineiitemente scaltrUo .... La natura travadia sempre dietro un modello ed an tipo, e ove con occhio lilosolico la si rigiiardi, agevole iia il rico- noscere, cli'ella opera in tiitti i siioi maglsteri colle stesse leggi e cogli stessi fenomeni .... Fra i inezzi spettanti al goi-erno del ikere atli a produrre questa metasincrisi , io ri- ferisco le friziord, non guari diversamente dalla foggia de Morlacchl , i ipiali pero nsanle ecc. " P. S. Formidario per la preparazione e V uso di mold mc- dicamcntl niioii di F. Magendie , ecc. Tmdnzione con appeiidice ittdiana e note, per curd di A. Cat- tan Eo Duttorc in ambc le leggi , Maestro privato di Economia rnrale , o sia d agraria , covipilatore del Cionii/le di farniacia-cldniica , gid contpdatore del Giornale d agricoltara , arti e commcrcio , chi- viico farmacista , premiato piic lolte dull' I. 7?. Go- yerno di Milano . membra del Collegia dei dottorl della facoltd politica-lcgale neW I. e R. Uniiersitd di Pavia, ecc, ecc. , ecc. , quarta edizioncfatla sulla sesta di Parigi , e su l edizione Spa^mola del sig. J. L. Casasecn. — Milano, 1029, lUisconi , in 12.° con tai-. in rame. Sei edizioai in Francia , non e cio un niiracolo per un lihro die raccolga i sntlragj dc' leggitori. E noto die tuna la colta Europa prende pane alia letteratura franuese. Ma quatiro edizioni italiaiie in podii anni c cpiesto lui lavore assai raro, luassiine ove traitibi di opera scieatillca. II me- rilo iutrinseco dell' opera die annunciamo e dunqiie coiii- provato abbastanza , nc gl" Italiaiii sono i soli die F abbiano 256 APPENDICE apprezzata. La presente edlzlone pero si raccomaitla da se stessa sopra le antececlenti e per le aggiunte del me- desiiiio sig. Magendle , e per alcniie giudiziose note che il sig. Cattaneo ha tratto dalla tradnzione spagnuola del sig. J. L. Casaseca; soprattatto poi per T appeudice e per le aiiiiotazioni oiKr e arriccbita , lavoro e qnella e queste dello stesso sig. Cattaneo. In esse aiinotazioni stanno rac- colte le priiicipali e plu importanti scoperte che la chi- mlca ha potato far riverberare sa la terapeutica in que- sti ultimi aiini. Ma, dobbiamo dirlo francaniente , il sig. Cattaneo si e forse lasciato andare un po' troppo oltre col sue fervore scientifico, ed ha ingrossato il volume con alcune uiaterie che apparteiigono ad altri rami della medici- ua. Come mai , p. e. , possono qui trovar luogo le idee patologiche dello Strainbio juniore sii la sede e la natura delle febbri intermittenti e T acupuntura di Cloquet, e la litotritla di Civiale? Son queste al certo ottime cose, ma noa erat hie locus. II formulario per la preparazione ed uso di mold mcdicarnenti iiuOKi non puo essere decorato che dalle novita cliimico-farmaceutiche recentemente introdotte ill medicina i T estenderlo piii oltre e aprirsl un orizzonte troppo vasto perche trovar possa opportune luogo sul qua- dro che il sig. Magendie voile rappresentai-ci. Nel confroutare la traduzioue col testo , oltre a varj nei che ci sono sembrati incorsi per colpa deireditore, ne abbiamo pur ravvisati alcuiii die appartengono sicuramente al traduttore medesimo. La conosciuta perspicacia del sig. Cattaneo li fara certamente scomparire , se avverra cli' ei proceda ad altra ulteriore edizioue, e con cib egli rendera un pill slcuro servigio alia scienza. E se non temessimo d' apparire un po' troppo sever!, vorremmo pure che la tra- duzioue di questo benemerito nostro coucittadino serljasse la scrupolosa fedelta , a cui si vede ch' egli ha mirato, ma seutisse meno la sintassi francese, lo che nou sarebbe riesclto difficile , ov' egli si fosse talvolta emancipato dal- r ordine materiale delle parole , e avesse virgolati e pun- teggiati i periodi nel modo che lo spirito della nostra lingua potea dettargU. Noi nou intendiamo con cio di menomare il pubblico accogllmento ad un' opera che e gia tanto sparsa per 1" Ita- lia. Anzi pouiamo questo libro nel numero di que'pochi, i quali provano all' evidenza i progress! che V arte di rAKTK ITALIANS. 257 «anare va faceiido , e lo raccomandiamo coa fervore , tanto pill clie per cui-a del sig. C'attaneo quest' arte lascia ora ben poco a desiderarsi di tntto cio ch' e necessario a cono- scersi per auiministrare senza pericolo di nnocere una serie di potentissimi medicaineiiti , i quali trattati dall' igiiorante e dair audace potrebljero diveiiire pericolosi, come le aciuii- sime arnii in niano de' fanciuUi. Trattuto di Cldmica appllcata alle arti , del similar Dumas. VoLunie priino. — Jllilaiw , Stella c jigli , in 8.° fig. Un trattato di cliimica applicata alle arti mancava tut- tora air Italia, !j;iacche quello del ctl. ihaptal, piii volte piiblilicato in italiano , Innganiente e con iinpazienza atteso dai fabliricatori e iiKuiifattnritri di Francla, d" Italia e di «gn' altra nazione, non clie dai dotti di tiitta 1' Europa , non aveva per certe particolari circostauze riempiuta I'aspet- tazione , ne sodtlisfatto alT ntiiversale desiderio, e giacche in mezzo alle pin belle e piu Inminose dottrine , molte arti chimiclie non vi trovavano nella pratica quella siciira guida e quelle cbiare indicazioni cbe i vastissimi liimi e il lungo pratico esercizio di qnel grand' uomo semljravano proniet- tere. Riuscire potrebbe dnoqiie utilissima la versione clie ora si piibblica della chimica applicata alle arti del signor Dumas, se qiiesta appagare potesse il comiine desiderio. massime in un tempo in cni molte arti , anche tra noi , Iianno cominciato ad estendersi e ad arriccliirsi considera- bilmente coi lumi di cpiella niedesijna scienza. Brevissima e la prefazione del Dwnas , suUa qu^ie tut- tavia crediamo opportuno di trattenerci un istante. L" au- tore , sottentrato come prol'essore di cbimica nelTAteneo reale di Parigi al valentissimo signor Robiqact , sceise un ]iunto diverso dal suo , e presento i fatti in altro ordine disposti; poscia persuaso clie in una massa di uditori i quali non si cambiano, sia d' uopo di riunovare il sog- getto o Pargomento, si avviso nel suo secondo corso trien- nale di aggiugnere alia cliimica geaerale anclie la chimica applicata alle arti. Determinatosi quindi ad esporre al pubblico il suo lavoro, ebbe lasinga che quest' opera for- mare dovesse un punlo di paragone pei giovani cbimici sparsi ormai in quasi tutta T Eiuopt , e clie il deiiderio Bibl. IiaL. T. LV. 1-7 2 58 A 1' P E N 1) I C E di rettificarne le inesattezze dovesse tiar vita a' lavori luili air intlustria e vaiitagglosL ad una nuova edlzione deir opera siessa. Alcniai, die' egli , opineranno ch' io mi sia troppo diffuso nella cliinuca pnra^ cli" io non dovessL trattaie teoricaiuente le questioiii d'arte, e per ultimo aoii dovessi far uso degli atomi. A queste obbiezioni egli rispoude die il suo libro e destinato ai giovaiii e non ai fabljricatori gla format! dall" istruzione ; ch' egli non voile gia descrivere la pratica delle arti , nia bensi rischiararne la teorica ; e cbe quelle particolarita scientifiche , atte a spaventiire 1 fabbricaiori di una certa eta , diventeranno pei figli loro un guioco , allorche questi avranno imparato alle scuole un poco piu di mateniatica e un poco meno di latino, un poco piii di fisica e di cliimica, e un poco meno di greco. Noi lasciamo die ciascuno faccia le sue riflessioni sulla giustezza di quelle risposte e di queste pra- tiche osservazioni. Conveniamo pero coll'autore die per trarre qualche profitto dalle cognizioni esatte della chimica onde farne T applicazione alf iudustna , e indispensabile lo studiaria a fondo, giacche le piii minute particolarita ac- quistano un interesse maggiore allorclie si opera sopi-a grandi masse. Bla egli, afliae di adattarsi al comodo di cia- scua manifattore die non potrebbe accordare un' eguale attenzione a lutti i rami del!a chimica pura, si e SLudiato di di\idere 1' opera in modo tale da poter riunire in alcune classi , alle quaii non troviamo molto propriamente appli- cato il nome di u,ritppi , quelle arti clie hanno alcune basi comnni, e la storia cliimica delle materie ad esse relative. Deviando egli dalU naturale divisione fondata sui tre regni della natnra, e venuto a forma re , com' egli dice, una classifjcazione die a lui semjjra la piii semplice ed a noi pare in vece la pin complicata. Oscurissiina e quella del primo gruppo , composto dei forpi non metallici, e dei prodotti o delle arti die dai niedesimi derivano , vale a dire 1' acqua , i principal! acidi (e come separarli dagli altri ? ) , i'ammoniaca, 1' aria at- mosferica, le diverse varieta del carjione , la torba , il ri- scaldamento e 1' illuiiiinazione. Ogniiao vede die quando si ])arla di corpi non metallici , troppo scarsa e questa no- uienclatura , e forse ancora riesce piii maucante, e im- possiljile a compiersi , ijuaiido si parla dei prodotti o Uelle arti cUc da quei corpi derivano. 11 secondo gi'iipi^o PARTE ITALIVTSX. 269 coiniene i metalli dt-lle teire e (lej;Ii alcali ; il terzo !a storia coiiijiiiua lie' metalli onlinarj , come il f'erro , il rame, il pioiiibo, ecc. E perche luai si soiio separati fjne' primi uietalli da fpiesti^ Finaiiiiente il iinarto gruppo compreiiJe tutti i prodotti della natiua orp.aiiica e le applicazioni numerose die ne ilipcndoiio. Oj!;ttiin vede f|uanto gigantesco riuscir debha questo grupjio , alihracciaudo tutto il regno animate e tutto il vfgeiajjile. Noil puo negarsi tuttavia cite ntile cosa noii abbia fatta il Dumas, ponendo ia testa di ciascuna f'abbricazione im- portante, o anclie alia fine in forma di ricapitolazione , al- cune generalita, col ciii mezzo cjualunque fabbricatore puo sludiare i priiicipj cbiinici del suo ramo d'industria, bea- che non conosca a t'ondo la storia della cbimica generale^ e noi troviamo assai migliore questo metodo die non quello , forse da altri proposio, di coordinare quelle generalita e porle in testa al pruno volume. A questo pero si premette una lunga introduzione nella quale si espongono , 1." le definizioni generali della clii- inica ; 2." i diversi stati Jella materia, cioe dl solidita, ili li(juidita , di vapore o di gas; 3.° la nomenclatura; e qui vediamo i metalli tratti dalle terre, come ralluminio, il bario , il calcio, il magnesio , ecc, registrati coU'anti- nionio, coirargento, col bisnuito , col ferro , coll' oro^ col inercurio, ecc, il die serve a giustiljcare la nostra sor- presa di vedere que" metalli di\isi in due gruppi ; 4.° i numeri proporzlonali die formano la base della teorica atomistica; 5." la teorica atomistica stessa , la quale con ragione temiauio die riuscir possa imbarazzante pei uostri faVjliricanii e manlfattori i 6.° la combinazioue dei corpi; 7.° i corpi composti; 8." la rcazione dei corpi gli uni su gli altri i 9.° fiaalmente un esauie generale dei corpi nou metallici. Segue il libro primo , coiiiprendeute ajipunto i detti corpi non metallici; e qui vediamo nel capitolo i,° 1' idrogeno j)osto a lianco dell' aerostato; nol 2." T ossigeno colT acqua e coU'acqua ossigenata; nel 3.^^ il cloro coif acido idro- tlorico, r acido clorico , 1" acido perdorico e gli ossidi di doro; nel 4.° il bromo coll' acido idro-bromico , l' acido broiuico ed il doruro di bromo; nel 5.'^ T iodo coif acido idriodico, 1' acido iodico e i cloruri e i bromuri di iodo ; utl 6/ il iluore e 1' acido idro-tluo: ico ; nel -?." il solf'o e 260 APl'ENDICE r acido iJro-solforico , coll' idruio cli solfo , coll' acklo sol- foroso , coll' acicio ipo-solforoso , coll' acido solforico ed ipo-solforico, col clornro, col bromni'o e coll' ioduro di solfo •, e qui terminano i tre fascicoli (inora piil^blicati. Noi alibiamo volute accennare qiiesti titoli de' libri e de' capitoli , soltanto per fai* vedere 1' ordiqe tenuto dal signor Dumas e gli oggetti sni quali ha portato special- mente le sue ricerche. Troviamo pero alcuni di questi articoli degiii di considerazione, e quello specialmente che concerne I'acqua, steso con metodo e con cliiarezza. In esso si presentaiio tre tabelle , l' una delle densita dell' ac- qua a diverse temperature secondo le sperienze di De Lnc , jiella quale peru , non sappiamo per qual motivo , sono stati ommessi i termini corrispondenti ai gradi al di sotto di 3oi la seconda della forza elastica del vapor acqueo valutata in mlllimetri giusta le sperienze di Dalton ; la terza della temperatura del vapore stesso sotto diverse pres- sioni da una fino ad 8 atmosfere^ cose ntilissime nell' appli- cazione a diverse arti. Con egual diligenza vediamo trattati gli articoli che concernono gli acidi solforoso e solforico. Pub dunque questo libro utile riescir agli artisti , o almeno contenere una quantita di notizie importanti pei medesimi , esposte coUa maggiore chiarezza e precisione , e che giovar possono sovente nelT uso pratico dclle diverse materle. Con diligenza ci sembra fatta altresi la traduzione italiana : notate abbiamo tuttavia alcune espressioni che jl traduttore potrebbe riformare, come quella, p. es. , della f ombinazione di un corpo ad uii altro , che meglio direb- besi con un altro; notata abbiamo pure nella pag. 7 1' u- nione delle strazze colle stoviglie, col vetro e cogli smalti, puro idiotismo dei nierciaj , tratto da una lingua straniera , per indicare una specie dei cosi detti hrilU o vetri o cristalli faccettati, che troppo male sonerebbe nella lingua italiana. Aiialisi dcir acqiia mincrale di Cornioiis , letta aWAte- jieo di Venczla il i.° inaggio 1828 di O. Tjglia- LEGNi , maestro di farmacia e socio dellAccademia di Udiiie. — Udiiic , 1829, pci fratelli Mattiuzzi, nella tipografia I'ecile , in o.'' Soltanto da jjoco pin dl un anno nel tcrritorio di Cor- 1(1100)5. lll^rivo, circolo di Corizia, su di una piccola strada PARTE ITALIAN \. 26 1 ilett.i del rujt't ,, in liiogo Jistantc dal paese a nn cii presso uii quarto di niigllo, si ossorvo una piccola scaturigine di acqua , c!ie senza interruzlone contiauava a maiid;ire una specie di stillicidio. L" odore , il sapore, il modo e il luogo di fjuclla sorgente destaroao in alcuni V opinione che queir acqua dotata fosse di virtix iiiedicinali , e qaindi se ne cominise T analisi al Taglialcgiii , maestro in farmacia ed accadcmico di Udine. Procedette questi all' esanie diligentissimo di qnell' acqua sul iinire dell' agosto dcllo scorso anno, e trovo die il suolo tutto air iiitorno era costituito da una terra arenoso- selciosa e niamoso-calcarea (clie non saprenimo come potuta siasi l)en coudnnare), e clie il terreno da cui inmiediata- niente scaturiva la fonte, era di natura maruoso-argillosa. La presso vide pure crescere molte piante medicinali , come il tauaceto, il millefogllo , la poligala, il serpillo, l" issopo, la dulcamara, il meliloio, ecc. Noi non seguiremo il cliimico nella luiiga serie delle sue esperienze ; noteremo soltanto clie in ogni libbra medica dell' acqua di Croraons trovo pgli colla sua prima analisi gr. 5,35o di idroclorato di calce, gr. 0,760 di magnesia, gr. i.85o di carbonato di soda, gr. o,35o di acido siliceo e gr. o,73o di silicato di soda, oltre una quantita inapprezzabile di gas azoio e di materia estrattiva vegetale ^ non dubito quindi di dichiarare che quelFaccjua poteva nominarsi acqua miiierale , salina fredda. Altre analisi istituite in segnito dallo stesso clii- mico ofTrirono a un di presso i medesimi risultamenti. Da alcune osservazioni de" medici si dedusse poi che I'uso terapeutico di quell' acqua possa presumibilmente conve- nire come blando lassativo e disostruente , e quindi tro- var luogo nelle affezioni svariatissime e lente del tubo ga- stro-enterico, e in quelle principalmente che occasionano stitichezza e borborismo; nelle atYezioni ippocondriache , nella clorosi , uegli sconcerti di menstruazione , nelle cro- niche aflezioni del sistema linfatico glandulare e in alcuni ciisi simili ; in conferma di c!ie si soggiungono sette esempi di guarigioni colF uso di quell' acqua ottenute. Essendo Cornions, come nella Meiiioria si accenna, una piccola e ben ordinata citta, po.sta in fellce sitnazione, in nn clima temperato, in aria quasi sempre asciutta e in territorio che a!)bondantemente foraisce ogni sorta di ricolte, e da desiderarsi che si coiiducano presto a fine i lavpri gia 26a APT FN DICE intrapres'i cT orcVme di quel Mimicipio, tenilenti a rentier*" ]iiu copioso il getto e a giianMitirlo clalla accidentale me- scolanza colle acqnc pluviali o ill inliltrazione , il die potra arrecare il vaiitni^gio di un copioso coiicorso di forestieri a quel comuae. Importaiite scopcrtn per conscrvare fresrJdsslmc dellc jnioUfqa di novii per l hiverno , ccc. da [)**** X****. — Mdaiio , Ciacomo Agnelli, in 12.° Prezzo ceii- tcsinii ^5. // Commesso della BibUoteca ed Ansehno Hiverulitore di libri. A. Amico , sono qui con nn opuscoletto die sara pan unto per Rladonna la tna Sigiiora. — Ne lio rilevate dugento copie ribattendone il 3o sul 100 del pre/zo originale. C. Prendi diinqiie nn bacio, Anselmone mio. Siamo ora si poveri di bnotii libri , die la e proprio una dispera- zione il trovare con clie A. Leggi leggi, e iascia le diiacchiere: Importante scoperta per conservare freschissitne delle niigliajd d' nova , ecc. , con un soldo di sprsn e nessuna fatica: apri bene gli occhi . con un sohlo di spesa , C. E nessuna fatica , cioe coU* aci{ua di cake , ecc. Non e cosi? A. Appunto. E non ti par qiiesta nn' utilissiina scoperta' C. Utilissinia si, ma da non veiidersi come nno\a, fnorclie ai barbagianni. A. Ell, lo so ancir io die questo metodo ferzne /^er /a pn'nza vo'ta menzioiuito iwl 1821 dul sig. Cadet, valrnte chi- mico di Parigi , ma un gran niimero di persone igno- rano tut tor a affatto quest a utilissima scoperta. C. Vnttene alia buon' ora. Tu sei un uomo daldiene, nia non vedi piii in la della punta del tuo naso. Questo luetodo ne' nostri contadi e noto persino alle frutta- jnole ed alle pescivendole. A, Non mi fare il saccentone. Che a farti montare in cat- tedra non basta la polvere die annasi spazzando Io scrittojo di Madonna. C, Oil uomo, cni si fa notte innan?! sera! Leggi dunqne qui qui, Blbl. Ital. vol. 37, pag. 107 (anao 1822. ) PARTE ITALIANA. 263 la nota (t), sotto rannnnzio della maniera cU con- servare le uova , ili M. Cadet: La maidera di coriser- vare le nova neW ncqua di mice e presso di noi and - chissima. Ne usano i parrochi e le cost dene massaje. Un pnrroco della Brianza ne ha conservate con tal inetodo per hen due anni , ed io stesso ne ho mangiate. M. Cadet adunque vende come nuova una vecclda mer- canzia. E male a proposito Paiuore del tuo lihric- ciuolo vende questa inedesinia mevcanzia come tuttora. affatto igiiota a grnn iiuinero di persone. Mi liai fatto stralnliare : ma tn alineno mi concederai clie e liene il ricordare tratto tratto colla stampa le utili scoperte. Se cosi e , f a duiique che quest' opu- scolo gia da tanti giornali aaannzlato , lo sia pure dal tuo. Eccoti servito, e vanne in pace. Prlncipj' di arkmetlca e di algebra di Serafino Belli y pubblico professorc di geometria nell I. R. Vniver- sitd di Siena. — Siena, 1820, presso Qiddo Mucci. Annunziamo quest' opera , henclie pubblicata gia fino dal 1835, perche pervenutaci da poco tempo: ci e poi sem- brata tale da poter essere utilmente conosciuta. Essa e scritta bensi secondo 1' ordinario sistema degli Elementi di mateniatica, sistema da cui crediamo che si dovrebbe see- star quasi del tutto chl volesse comporre un ben ideato corso elementare clie tuttavia manca alia repubblica lette- raria ^ ma varj pregi di cui va adorna ne rendono com- mendevole la lettura, in alcune parti, anche a clii e al- quanto avanzato nella scienza. Neir aritmetica ha Tautore egregiamente dimostrato con quel grado di generalita di cui sono capaci i ragiona- menti fondati sopra esempi partlcolari numerici ( dal che non pub prcscindersi nell' aritmetica ) , T indlpendenza del prodotto di due numeri dal posto che essi occupano nella funzione di fattori^ pioprieta essenziale a rigorosamente stabilirsi, da molti scrittori taciiameate supposta , da altri dichiarata (e non lo e) evidente in se stessa, e da alcuni pochi troppo leggermente conteiuplata. Ci piaccpiero alcune proposizioni sul pnssaggio dalle frazioni ordinarie alle de- cimali esposte nel trattare di qucste ultime. L' autore ia 264 A T V E N D T O E luogo Jl coUocarle nc' principj d' aritmetica ove fu costfetto nd Impiegare anticipataiiieute le nozioiii algebrlclie che s' iiisegnano pol dopo, avrclibe servito meglio all" esatto ordine didascalico riserbandole a luogo opportune dopo i necessarj i-ndimenti d' algelira. Accade bene spesso che r indole delle materie in un trattato scientifico esiga che alcune proposizioni si pongano le une in seguito alle altre, mentre la concatenazione delle teorie che si vanno svol- gendo non lo permette, mancando ancora nel sistema di- uiostratlvo adottato le necessarie nozioni per renderne ra- gione : in tal caso e sempre niiglior consiglio abbandonarc un ordine domandato dalT afllnitk delle cose per segnire quello voluto dai mezzi logici impiegati : ma non e piccolo pregio in uno scrittore il sapere scegliere quella connes- sione d' idee , secondo la quale T ordine d' analogia degli oggetti tvattatl si accordl il meglio die sia possibile col- 1' ordine didascalico. Neir algebra trovasi dimostrato che // prodotto cli pia fattori e lo stesso qiiahmque sia I' ordine col quale i fattori strssi si coinbinano insieme. La diniostrazione e in sostanza quella dl Gasparo Bacliet riportata dal giudizioso Franchiiii (Vedi la Srienza del calcolo , torn. x°\ Calcolo algebrico , paragrafo 44.° ) i nia il professore di Siena estese il discorso del commentatore di Diof:sato anclie al caso in cui i fat- tori, ainieno uno, fossero frazionarj : e cio era necessario. La dottrina delle false posizioni e presentata , secondo noi, con niaggior lunie die non facciasi da altri. E nuovo, per qnanto ne pare, e pregevole per la semplicith ed eleganza il modo con cui si trovano le forinole generali pel valore delle incognite nelle equazioni a piii incognite e del primo 2,rado. Cosi trovaniiiio ben discusso il pi-oblema dell' esira- zione delle radici quadrata e cubica dai nnmeri , su cui pochi si splegarono con snfliciente esattezza. Licontrammo una nuova dimostrazione della notissima formola per lo svi- luppo della funzione (x+a)'"", contemplata in tutta la gene- ralita. II discorso delPautore consiste : 1." nel dimostrare che lo sviluppo dl (i+j)™, a cui riducesi il probleiiia ordinate secondo la j', precede sempre per potenze intere e positive di questa quantita , e cio egli tenta di fare istituendo un ragionamento simile in parte a quello con cui Lagrange prova la stessa proprieta riguardo alio sviluppo di f(oc+i) ordinato secondo T indeterniinata i: a.° nella ricerca della PAHTt: ITALIAN \. 2 65 Icgge de* coefficient! delle successive potenze di y. Esanii- nainmo con qiialche atteazione il raziociaio del sig. Belli \ e (lo diciamo temendo d'ingannarci) ci parve non aljbastanza fermo nella prima parte , sicuro nella seconda : ma T espo- sizione de' nostri dnhlij ci trarreljbe oltre i limiti della pro- postaci Ijrevitn. L' ultimo cajiltolo dell' opera e dedicate ad alcune proposizioni siilla teoria de' numeri dovute al celebre Gauss: sono tutte interessaiitissime , e costituiscono a no- stro avviso un pezzo d' analisi che puo leggersi con niolto IVutto. Amici del vero non vogliamo dispensarci dall' osservare die i Principj del prof. Belli ci senibrano mancanti dal late della cliiarezza. Varie idee, massimamente fondamen- tali , non sono ^sposte con intiero sviluppo •, sono appena abbozzate, son presentate, diciam cosi , in iscorcio : si vede ( da clii gia sa le cose ) cib che V autore vole^a dire. Per averne una specie di prova pratica abbiamo confiontato alcnni luoglii del Trattato elementare d' aritmetica del mar- cbese Landi (i) ( il meglio concepito fra quanti ne abbia- mo letti ) cogli analoglii dell' aritmetica del nostro autore: e lo spirito nostro non eslto un moraento a clii dovesse dare la preferenza. Clii scrive un' opera nel genere dimo- strativo deve immedcsimarsi , jjer quanto gli e possibile, colla mente del lettore che ancora non sa^ deve esaminare s' egli , posto in quello state intellettuale , concepirebbe o no le idee nel modo in cui sta enunciandole. Questo e un principle essenziale della diflicil arte di comunicare altrui con cliiarezza i projjrj pensieri. Elcmentl di matcmatica ad uso degl'i studenti nella diicale U)dverslta dl Purina. — Parma, 1828, dalla slampcria Carnugnani. Contengonsi in quest' opera successivamente in un sol volume gli elementi dell' aritmetica , della cjeometria , del- 1 algebra e della tricioaometria piana. Per esercitare I'at- tivita dei lettori vengono proposte in ciascuno di questi rami varie question!, e per norma di ess! alia fine dei — , (I) Puo legftersi nel volume i." del Corso di laateinat'ua del sig. abatr. Bossut tradolto dnl francese , ed arricchito di aggiunie dal P. Andrea Mozzoni, stampato in Piacen^a nel 1802. O.CC APPENDICE relntlvi trattiti ne e accennato lo sclogllmento. Alcuni Ji cjnestt prolilemi condncono ad altrettaiiti teorcmi ommessi a bello studio nel corso , affiae di obljligare piu utilmeute Fallievo a ben poiiderare le esposte dottrine. L' aritinetica ci sembra la parte meglio sviluppata : se noa die pensiamo che la teorica delle propoi-zioai , e le sue varie applicazioni , avrebbero dovuto , come a luogo pill opportano , riserbarsi all' algebra ; iinperciocclie gli student!, cui e destinato il corso, non dovendo limitare i loro studj inatematici alia sola aritmetica, meglio e clie ritrovino cotalL dottrine ov' esse lianno piu natural seggio, e dove con maggior cliiarezza e generalita ponno insegnarsi. Molto ci spiace il veder die 1' autore si scosta dalla via di Euclide e di Legendre, per seguire , con alcnni moderni , nn certo ordine di proposizioni, e una carta foggia di argo- mentazioni, per cai non e si facile il dire quanto ne scapiti di nerbo, di lucidezza e di eleganza la bella sintesi degli anticbi. Cotesti trattati di geometria gracili e slombati fa- voriscono a maraviglia la renitenza della gloventu ad una continuata operosa applicazione mentale : ma a somiglianza di que' rimed) die , moUemente blandendo T infermo, poco o nulla giovarono , e lasciano il bisogno d' una novella cura poderosa , i metodi troppo facili d' insegnamento non servono a formare T intelletto dello studente , il quale sara poi costretto a ricostrnirsi lo spirito ricorrendo a niigliori maestri. Ne meno ci duole il vedere die nell' opera di cui parliamo ( e cost pure in molte e molte moderne ) si omette di far conoscere alcuni de' ritrovati del gran geo- metra di Siracusa sul cllindro e suila sfera , e quella mi- rabil foggia di ragionare , prezioso monumento del suo in'^e^no, aureo luo^o per la geometria, tesoro per la lo- gica , in cui gli studiosi cjuanto maggior piacere provano, tanto maggior argomento banno di credere d' essersi avan- zati nella scienza. Avremmo pur voluto cbe il nostro autore si fosse nel- r algebra, con Lacroix e qnaldie altro, accostato piu die al metodo ordinario, a quello d' invenzione; ed avesse fatte nascere le teoricbe di mano in mano dal bisogno, nnzi die scbierarle cosi senza nesso 1" una dopo 1 altra. In generate egli poco felice ci sembra nello stabilire le definizioni: ma in cib anche per T uomo piu perspicace le difticolta sono tante e tali cbe siaivso indotti a credere PARTE TTALIANA. 2^7 impossiblle il superarle tutte , per alcuni molivl clie qui non giova espori'e. Trovainnio pero qua e Ici alcunc buone idee; ma tluoici die rantore per la propostasi brevita non abbia potuto esporle con maggior cstensione. A qneste poche osservazioiii dettate dal solo amor del vcro ben altr'i ne aggiungeremnio se non temessimo d' es- ser prolissi. Intanto c un fatto incontrastabile die un buon corso elementare d'l matematiclie astratte adattato al breve pe- riodo d' nn anno scolastico e alio stato attuale delle scienze manca tuttavia. Comporlo come si dovrebbe vuol dirj accingersi a scrlvere ben altrimenti da quello cbe fa la tiirba del trattatisti : e impresa die tutti esige i lumi e gli sforzi di un niatematico-filosofo ; non e lavoro dozzi- nale. Finclie un tal lavoro non compaja , miglior consi- glio sarebbe valersi, con alcune modificazioni, dei trattati die gia si possedono scritti dai piii accreditati autori. Anzi die aggiungere Elementi ad Eli'ini'iiti, dal cui numero , omai stralioccbevole , ci libera fortunataniente T obblio in cui gli uni dopo gli altri vanno tosto perdendosi. G. C. Proposizioni teorlclic. e pratiche trattate in iscuola dal profcssorc Antonio Bordoni e raccolte dal dottor Carlo Pasi , fascicoli dnc. — • Pavia , 1829, dalla tipogrnfia Bizzoni, La brama dl far cosa utile alia gioventu studiosa delle niatematiche suggeri al dottor Pasi il pensiero di raccogliere coteste proposizioni, nuove in parte, in parte presentate con nuovo metodo, ed esposte con bella cliiarezza e pre- cisione. Gli amatorl del calcolo ddle fwizioni demntc lo vedranno ivi con piacere applicato per la prima volta ad alcune questioni re!ati\'e alia dottrina drs^Ii interessi romposu con- tiimi. Vedranno essi , non senza curiosita , come coi prlncipj del calcolo stesso abbia il professore Bordoni cercato di dimostrarc in modo semplice , nella sua parte piu delicata, il principio ( gia da tanti in tame guise trattato ) del pa- ralielogrammo delle forze. Merita poi specialnieiite d' esser letta la perspicua ed elegante trattazione del prol^lema dcll.i ortograjia dci cassettoni delle co/te eniisfcriche. a68 APPENDICt Sill prodigloso fanciallo Vine. Zuccaro , discorso al decwionato di Palermo, dell avvorato Fll. Fodera . — Palermo, 1829, tlpografia Giordano, in 8.° Sopra il famoso fanciallo Vine. Zuccaro , epistola di Ferdin. Malvica. — Palermo, 1820), tipografia Dato , in 8.° Di questo niaraviglioso fanciullo deir eta di meno clie sette anni die con incomprensibile rapldita e sicurezza ese- gulsce le pill difficili operazioni d' aritmetica , gia parlato ne haniio bastevolmente non pochi gioraali e d' Italia e d oltramoiite. Ne' due annuiizlati opnscoli si dan no curiose e particolari notizie intorno al carattere di lui si fisico che morale, intorno al prime svilnpparsi di tal sua prodigiosa attitudine alia scienza del calcolo, ed intorno alle accade- mie nelle quali egli fu esposto a pubblico cimento. Compendio de' Regolamenti d' istruzione e d' esercizio per II. JR.. Fanteria anstriaca adottati per le truppe dei Ducati di Parma , Piacenza e Quastalla , con tavole in ranie , tradazione dal tedesco , di C. Pides, Sotto-tenente nel rcggiinento ilTaria Lnigia. — Bfi- lano , 1829, Bernaidoni , vol. 2, in 8.° Prezzo fiorini 2 e 5o kar. * Adante geografico , fisico e storico del Qranducato di Toscana , di Attilio Zuccagni Orlandini. — Firenze , stamperia Qranduccde , in fol. sopra imp. Di quest' opera non abbianio finora avuto sotto gll occbi che tre tavole nitidaniente impresses e sono la V, 1' YIIl e la X dell' atlante, il quale dovra in tutto comprenderne venti. La V (^Corso tZeZZ'^rno ) Valdarno casentinese , T VIII Val di Sieve; la X Firenze. L' autore ha dato in questo suo atlante la preminenza alia dlvisione fisica, come la piii semplice, la meno variabile, la piu certa : tranne poi alcnne modificazioni , ha desso pure, sulle orme dei chiarissimi Antonio Cocchi e Giovanni Targioni-Tozzetti , ripartito il suolo toscano per valli. f Primieramente ( cosi leggesi nel manifesto) ei considera la superlicie del Gi-anducato come divisa in territorio trarispennino , territorio cispennino e isole ; cio che sara fLicilmente da tutti approvaio. II ter- ritorio transpenniuo comprende la pi 11 alta parte delle PARTE ITALIANA. 269 valli , lU cionilnio granducale, irrigate da' fuuiii clie discen- doiio air Adriatico \ al territorio cispennino appartengono le valli dei cinque principal! finmi die iiiiboccano nel Mediterraneo, la Hagra e il Serchio in parte, VArno , la Cccina , V Oinbrone ed il Tcvere nella piii alta parte della sua valle; le iio/e, ad osclusiono della iapraja, sono quelle tlie formano T Arcipelago del Mar toscano. — NelPadot- tata divisioiie per w/Z/, 1" autore chiama pri/narie quelle che prendoa uoiiie da uno dei ciaque soprindic.iti fiuiiii, e se- coiidarie le altre clie sono irrigate d' acqiie tributarie di imo di essii considera poi come adiaccnti alia piu vicina valle ])rimaria quelle attraversate da ilumi di breve corso , seb- bene libero sino al mare. — II territorio transpennino debbe riguardarsi come un aggregato di valli priniarie Tune alle altre adiacenti, e verra conijireso in una tavola •, le nitre valli priinarie verranno delineate e descritte in vtna o piu tavole secondo la lunghezza di corso del loro fiume; alle secondarie di vasta estensione, e che appariscono come siaccate dalla primaria cui appartengono , verra assegnata un' intiera tavola ■, le adiacemi avran luogo nella tavola della valle primaria ch' e loro piii vicina. A Firenze , come capitale , sara dedicata un' intiera tavola. » Le tavole, giusta le norme di molte altre. delle quali parlato abbiamo in qucsfo Giornale, sono in due parti distinte , cioe nella descrlttka e nella gcografica. La descrit- tiva ne e la parte principale e contieue un quadro storica^ e le diverse notizie concernenti una data valle o provin- cia. Le mappe topografiche sono incise a bulino, e cio con saggio divisamento, giacche il bulino, meglio che la niatita liiograllca, prestasi ad opere di questo genere. L'csperienza ha oggnnai dimostrato che troppo facilmente e presto svaniscono i lavori geografici eseguiti in litografia. II prczzo d' associazione e d\ fwrlni tre per ogni tavola. RaccoUa dclle circolarl dell azienda econojuica dell iii- terno sidV ammiidstrazione dei boscJd e dellc selve — Torino, 182^, 1828. Tre lolami in due torni in 8.", comprendenti le circolari puhblicate dal 1823 al iSu^ i'lcliisiii , dalla stampcna di Giuseppe ¥i\va\c. Di questa prcgevole raccolta abbiamo desiderato di par- larne prim.i d'ora, ma ue parlcremo iutalhuiteuicme in iiao dei prossimi fascicoli. a^O APPENDtCE * Esposizione. topografica del viagglo israelitico nel deserto giiistificata con analoghc illustrazioni geo- grafico-aitlche-w orally del prete J/igeln CjcNOLAy CaiLonico della cattedrale di Lodi, dedicata a S. E. il signor Cavdinale Zurla, ecc. — - Lodi, 1829, tlpografia Orcesi , in 8.°, di pag- XI c a3i , con due tcwole , lir. 5 austi\ Codice della civiltd , cioe Manuale compiiito dei modi e degli itsi della societd civile , colle norme , le re- gale, ecc.^ traduzione dal f ranee se di Filippo Del- PiNo. — Milano , 1829, presso Pirotta, in 12.°, di pag. 207. Prezzo lir. 1. 5o. Sunt bona mixta malis. II Pirotta col presente Codice ci porge vin correttivo della mediocrlta del trattato di ginna- stica teste passato a rassegna. Abbiamo riscoatrato in qiiesto Manuale cle' modi e degli usi della Socittd molte giudiziose i-iflessioiii, alcuni noa triviali aneddoti, e piu frizzi uon inopportuni. L' autore francese ha una maiiiera facile d' esprimersi, ed il signor Delpino noil gli e inferiore nel tradurlo. A png. 47 si serve egli del vocaholo precettare i fiacres. Amiiiiriamo il corag- gio di questa licenza , ma non possiamo legittimarla. Con- getturiamo ch' ei abbia voluto dire accaparare i fiacres. I capitoli, siii qnali ci siamo trattenuti con qualche pia- cere , sono (jneili - delle Feste di ballo - del Baitesimo - de^ Concerti - della Sepoltura - de' Parenti attempati - de' Viaggi - e dell' Urbanita dei gioriialisti, Fedeli pero al nostro debito diesporre seinpre e nullaltro che la verita , poniamo in avvertenza il lettore, cbe qne- sto galateo parigino contiene qnalclie concetto poco casti- gato. Ci contentiamo d' indicare il consiglio 5.° die si da a pag. 34, capitolo del tete-a-tete. Lezioni di civiltd per nso della gioventu , dettate da Serafino Gatti. — Milano , 1829, per Nicolo Bet- toni , t'oZ. 2 , in it.", di pag. 3,25 complesstvamente. Le annunciate lezioni sono destinate daiPeditore a tar parte della sua Bibltotcca popolare, Basterebbe questa sola PARTE TTALIANA. a""! circostnnza ad impriniere un certo gratio d*" iinportanza ail ua lavoro tendente a fine cotanto salmare. II iiostro Gior- iialc noil ricusera mai lode ed incoraggiamento a clii scen- dera in cjuesta uiodesta si , nia noljile arena. A lie lezioni precedono alcuni articoli nei qnali si ragiona di religione e morale con principj i piii puri ed irrefra- gabili. Esse poi sono per la massima parte un estratio del nuoio Galateo del cliiarissimo Gioja. Del die il signor Gatti ci avvisa spontaneainente nel suo discorso prelimiuare , convincendoci in siffaita gnisa die T uoiiio di lettere puo renders! vieppiii commendevole , non separando dalla sua professione la lealia e la buona fede, e serbandosi fedele al Iribuere, ogni vulta die occorre, unicuique suuni. Prime lezioni. di Maria Edgeworth , tradotte da Bianca MiLEsi Mo JON , in 12.", di pag. 2g5. — Milano , 1829, per Antonio Fontana. Prezzo i. 76 italiaiie. Cliiarissimo nonie si e quello della signora Edgewortli si in Inghilterra , come presso ogni colta nazione , dacclie ella ba sjieso la niiglior parte de' siioi anai investigando jirofoiidamcnte T uinana natiira onde staljilire le basi di UQ bnon slstema di pratica educazione , tale da condarre r iiomo a cjnel jnnito di ]Jossibile felicita e cousiderazione ciii e cUlamato dalLi sua premiiienza sugli altri esseri. E cjiieste noa i'acili investigazioiii dovevano principal- iiiente ri\olgersi ai priooi periodi della vita, siccome cjuelli die ben diretti possono essere fecondl di ottimi resulta- meiiti , tanto in online alio sviluppo della meute , qiianto alle tendenze del cuore. Consegaenza di tale sua giustissima nianiera di vedere sono diverse sue opere , scritte spccial- nieiite per T istriizione del popolo e delf adolescenza sotto il modesto titolo di novelle, racconti morali , dialoghi ecc. Appartieue alio stesso geaere cjuella die qui annunciamo , dicliiarandoci grati alia colta ed illustre nostra concittadlna, la quale non isdegno le briglie e la noja d' una versioue, sel)bene aljituata a piix gravi studj , di cui ci diede gia l>ella testimonianza coll' applaudito suo eloglo della celebre Ag.iesi, altro insigne e pereune ornamento delF avventii- rata nostra patria. Queste prime lezioni hanno il merito delP ordlnc , ilc!l.x diiarezza e della verita •, lianuo iuoltre il secondo lucnto 272 ATPENDICE tli ofTrire iin (juailro di famiglia anlniatlssimo ed Inte- ressante, perciocche fu accorto divisamento dell' autrice di mettere in azioiie due ottimi geaitori co' proprj loro figlinoletti dell' eta di 6 in 7 anni all' incirca. Si coglie r occasione di una passeggiata , dl una vislta , dl nn quaiunque fortuito incontro per soddisfare a moke naturali interrogazioni de' due fanciulli , col quale ovvio mezzo le tenere loro menti acquistano una progressiva istruzione. L' ollicina , a cagion d'esempio, di un fabbro ferrajo , o di un falegname ^ una fornace di mattoni i un mulino a vento ■, I'accesso ad un giardino, ad un podere ben coltivato, al gabiaetto fisico di uno zio ; una cola- zione e simili circostanze porgono argomento di ragionare con termini appropriati alia loro intelligenza della qualita de'metalli, di meccanica, di disegno, di combustione , di aria, acqua, vapori, di maccliina pnenmatica , di fiori e botanica, di vegetazione , di bestiame, di latte, di lino, di farfalle e delle api e delle non meno industri formiclie , delle gravita de' corpi , della velocita , di tempo, di moto, d'aritmetica , e perlino di giustizia distribiitiva. Ma secondo noi il raerito maggiore delle suddette le- zioni si e la freqitenza ed opportunita de' morali riflessi , tendenti ad istillare nell' animo de' fanciulli I'avversione alia menzogna , 1' amore del prossimo e della giustizia , il rispetto alia roba d' altri , la pieta verso gl' infelici , la •^ratitudine , la moderazione delle proprie branie:, tutte in somma quelle piii commendevoli c[iialita ciie formar deb- bono un uomo probo , colto e compito. Sia indulgente il lettore se a fronte di questa ridondan- za di buone cose , avesse egli ad incontrare qualtlie im- magine meno nobile , o qualclie descrizione eccessivamenle minuziosa , e condoni in grazia dell' eccellente spirito con cui e dettata l' operetta delfillustre e dotta irlandese, se a patina 35 e detto, clie n la polvere gialla clie cade giu dalla sega cbiamasi segatura. " E se precedentemente a pag. 3a leggesi che « la polvere bianca di cui servesi il cuoco per fare la pasta cbiamasi farina. " Per la stessa ragione ci lusinghiamo ch' ei non vorra sdegnarsi della triplicp insulsa esclamazione cbe trovera a pag. 104 di udle Ponipeo , nome del cagnolino di casa , il quale ncu^ pera un guanto smarrito. ' PARTE ITA.LI4NA. 278 Om pnrlrtr dovremmo dclla traduzlone. Ritenuta per6 r evideate utilitii di tjnesta fatica ed incliiwado noi a va- liitare tutte le diflicolta di lodevolmente volgarizzare ua libro inglesc pieno zeppo di vocaboll famlgliari e tecnici, noti defrauderemo del dovuto encomio la diligenza e le buone intenzioni dell' cgregia traduttrice. Ma temiarao che a taluno noii possa andar a garbo qualche ricercatezza di lingua, trattandosi di un lijjro aiFatto elementare e desti- nato air infanzia, del quale difetto ci avvisano le meluzze per picciole mele a pag. 6, lo stccchito e riarso a pag. 128 per diseccato e adusto •, i greiniti di foglle a pag. 148 jjer ricoperti , sparsi ecc. II gramolare il lino a pag. laS in luogo do' piii usitati verbi , maciullare e dirompere ; il fiaiiwLcggiare , poetico a pag. a54 in vece di ardere, di- vanipare. Essa ]5oi scrive , in onta delle piu comuni regole di buona ortografia alia prosa prescritte, gioco e giocare, Ca- gnolo, sonare , scotere (V. a pag. 149, i65) in luogo di giuoco ecc. ecc. Ama scrivere semplicemente Ferrajo , soppriniendo il FaUbro , tenagUe per tanaglie , e panna per fior di late o crema. V. pag. 197. E preferlsce di dire a pag. 205 Massajo, voce che rigorosameute signiiica custode di robe e luasserizie , e non gia il raezzadro o mezzajuolo. A pag. Sj ella dice scarlati, e non scarlatti col t duplicato. Altrove a pag. 124 si legge u mangiar malamcnte » in luogo di mangiar sconciamente. La prima di dette locuzioni ci rattristereblie coif idea di nutrirsi male, di vita angustiata. Leggesi pure cwimonlaco in vece del sostantivo ammonidca usato in chimica. Per ultimo siamo chiamati dal nostro istituto a porre in guardia il lettore sopra un glossario di So pagine intro- dotlo dair autrice nel lil)ro che esamlniamo, avvertendolo ch' esso racchiude non poche inesattczze , alle quali una sc'vera logica ed una purgata lingua non possono far grazia. Avremmo desidcrato che la volgarlzzatrice ci avesse prevenuti in questo uflicio, cominciaudo d;il riformare il troppo fastoso titolo di glossario , che ci pare esclusiva- mente riservato a I'arraginosi comenti di lingue antiche, e procctlendo indi ad una rcttilicazione delle inentovate inesattezzc. Che essa a parer nostro tutta ne avca la ca- pacith .^ tutto il diritto. IJibl. Ital. T. LV. 18 274 ArVENDICE Dal canto nosti'o ck limiteremo pei- Icgge cU brevita ad iuilicare soltanto alcuiii de' priucipali vocaboli del glossariOy die avrebbero dovuto esser raeglio definiti ed illustrati da traduttore italiano a pubblico italiano. ri Bastare - Caplre - Contare - Conversazione - Curare. Guadagnare - Opportunita - Pagare - Precedente - Prezioso - Pronto - Ragnatelo - Rammemorarsi - Rivoluzione - Rottura - Leso - Tanto cjnanto - Tenere - Timore - e Zoppo. »» Lasciamo arbitro il lettore d' intertenersi piii a lungo, se lo credera conveniente , sopra il detto glossario. Forse non avra egli nemmanco bisogno di consultare lessici od autori per rilevare le iraperfezioni cbe lo deturpano. La ginnastica pei giovani, o sia Trattato clementare del differcnti esercizj aid a rafforzare il corpo, man- tcncTe la salute e preparare una buona complessione , adorna di 33 tavole in rame , dal francese in ita- liano recata da N. P. — Milano , 1829, press o Pirotta, in 24.° Prezzo austr. lir. 3. Questo libro ha esso pure la sua prefazione e non breve, iu confronto delle sole 5o pagine che compongono il trat- tato tcorico. Altre 5o pagine all' incirca sono impiegate nella spiega- zione di 33 tavole rappi-esentanti diverse ginnastiche evo- luzioni. Tutto considerato, ci sembra una produzione di pochis- sirao conto , d* annoverarsi fra quelle , dalle quali e lo staiiipatore ed il traduttore si ripromettono qualche loro vantaggio personale. Non ci e permesso pertanto di dirne di piu , eccettoclie non possianio passare sotto silenzio la grave omissione commessa da entrambi , di avere cioe puliblicato in Milano un opuscolo di ginnastica senza mo- strarsi consapevoli della cospicua ed applauditissima opera del nostro benemerito sig. Golonnello Young e della gior- naliera pratica applicazione ch' egli ne fa nell' I. R. Gol- legio militare di S. Luca , il quale ormai puo essere ad- ditato come modello degl' istituti di qnesto genei-e ; lo che attesta luminosamente la speciale Cesarea benignita e nia- nificenza verso quegl" Interessantissimi giovanetti , non che r intclligenza e lo zelo con cui le sovrane intenzioni se- condate ven2;ono dal sovralodato siz. Colonnello Direttorc. PARTE ITALIANA. ayS CalUstenia o Ginnastica per le giovani , o sia Trattato clemcntarc del dlffercnti csercizj atd a rafforzare il corpo, mantcnere la sedate e preparare una huona complessione , adorna dl aS tavole in rame^ dal francese in italiano recata da N. P. — Milano , 1829, coi dpi dl Giovanni Pirotta , in 12.°, di pag. IC2, llr. 3 austr. E questo il titolo di un' operetta, in cui si discorre di varj esercizj corporei atti a rinvigorire la complessione ed a svilnppare la bellezza del sesso gentile. Ci parve savio consiglio il cliiamarla Trattato elementare delle dette mate- rie, perciocche essa, con buona pace dell editore, il nostro Pirotta , e una produzione che appartiene a quelle tante futilita che abbiamo I'abitudine d'importai'e dalle rive della Senna. Noteremo di passaggio che I'autore ha posto fra i pill utili ed indispensabili esercizj di ginnastica anclie il nuoto. L'articolo relativo e molto diffuso. Sono addotte niille ragioni collo scopo di superare la femminile renitenza a conimettersi aW Lnfido ehmento. Noi dubitianio pero che le idee spartane dello scrittore parigino possano trovare un grosso partito , non ostanteche ramnienti egli alle sue future Amazzoni che « un' augnsta princlpessa, degna di " essere imitata per molti altri titoli, abbia dato recente- " mente V esempio di esercltarsi al nuoto. » L' opuscolo di cui favelliamo e corredato di aS tavo- le , dirette naturalmente a vieppiii agevolare l' intelligenza dei prccettl ginnastici, se pero non osta a slfFatta buona intenzione il inodo troppo economico e raeschino col quale sono esse eseguite. V A R I E T A. LETTERATURA. Saggio d' ima traduzione inedita delV Odissea dOmero. L a gcntilczza di un anouimo cl ha inviato il primo li- bro dell' Odissea tradotto in versi sciolti. Egli desidera che noi gli inanifestiamo la nostra opinione, secondo la quale 2/6 V A K I E T a'. protesta di volere o abbandonai'e 1' impresa o recarla a compimento. La versioniG dell' anonimo confrontata con quella del Pin- demonte ha il doppio pregio di avere risparmiati novantadue versi sopra quattrocento quarantaquattro del testo , e di avere conservate assai piii fedelmeiite le figure dell' elocu- zione, nel che il Pindemonte (e sia detto con pace di molti che giudicano forse senza darsi la briga di esaminare) ha veramente p.issato il segno della licenza conceduta ad un traduttore. Ma dircmo per questo che la nuova versione vincera quella dell' autore delle Poesie campestri ? A noi |3are veramente che no : perche la lingua poetica ci sem- bra qui piu scarsa che nel Pindemonte, il ritmo assai meno qraerico, ed a malgrado di molti luoghi piu fedelmente tra- dotti, questa versione ci sembra lontana dalF indole ome- rica molto piu che quella del Pindemonte. Eccone un saggio : L'accorto (i) Eroe, Musa, di' tu (2) che tanto Qua e la sbalzato errb , poichd di Troja Ebbe le sacre mura a terra sparse , E cT assai genti le cittadi vide E i cosiumi conobbe: e affanni mold Sid mare in cor sostenne, a la sua vita Ed al ritorno de compagni inteso (3). (i) L' uomo puo essere accor/o eenza eesere n'jAuTpCTjs; quiadi il concetto non h pieno. (2) Di' tu : olire all' esser duro perde anche V affetto die tro- Vasi nel fiH evvifrs , die mihi. II Monti avea tradotta ( non sap- piamo 6e prima o dopo la vei-sione del Pindeuionte ) la protasi d«ir Odissea , e ee la memoria non c' inganna il sue primo verso era questo; Dimmi, o Musa, i' Eroe di vario ingegno. So avverri che questa protasi da noi veduta co' proprj nostri occbi rinvengasi nelle carte di quel grande, si fara manifesto come si lagnino a torto coloro, ai quali parve ingiurioso cli' altri abbia detto in questo giornale essersi il Monti astenuto dal tradur l' Odissea pensaudo che troppo earebbe incresciuto al buon Pindemonte. (3) II rerbo apvu/uEvay nella sua semplicita significa forse qual- che cosa di piii : oltreche la frase inteso alia sua vita non ci pare abbastanza precisa. Piu soggetta ad amfibologia ci sembra ancora la frase si fean pasto de" bovi d' Iperione. Direbbesi die si fece pasto de' leoni chi , per eserapio , cacciatosi solo ed inerme net deserti dell' Africa fosse stato cola divorato da quelle belve. 11 testo dice chiaramente manginrono i huoi del sole iperione. V A R I E T A . ^77 Ma ffuesti invnn talvi far voile: mnrti Da loro insania e' fur. Stolti ! dt bovi Pasto si fean d' Iperion che tolse A la tornata il di (i). Cib in parte alcuna A noi pur , Dea, figlia di Gioae , or narra. Gia i Greci tutti che la cruda morte Fuggito mean, del mar fuora (a) e dellarmi, Erano in patria. Veneranda Ninfa Calipso , Dea di Dee, sol dal ritorno E da la sposa dentro cavi spechi Ulisse ritenea (3) che a se marito Far des'iava. E col girar dcgli anni. Come dai Numi destinato il tempo (4) Del suo ritorno in Itaca fu pieno , Da le fatiche tra i medesmi amici Ne allor si sprigionb (5). Di lui pietade Tutti sentian gli Dei , saho Nettuno , Irato sempre contra il Divo Ulisse Anzi che al suol natio reduce fosse. Ma qucgli ai lontanissimi Etiopi ' ( Vltinii de le genti, in due partlti , A V orto altri del sole , altri a V occaso ) A un ecatombe tratto avea di tauri E d'arieti. Quindi a mensa assiso Prendea diletto. De V olimpio Giove Gli altri Dei ne la reggia erano accolti. Primo il Padre degli uomini e de' Numi (i) Tolse il d) alia tornata. Meglio senza dubbio nel testo : ■ tolse loro il dt del ritorno. (2) A noi non par bello quel fuori del mare e dell'arml: nitpivyoTSs fi'ggiti » scampad , indica non solo il presente Btato di sicurezza, lua ben anche il passato pericolo. (3) Qui Paver niutata sintassi toglie, al parer nostro, gran parte della bellezza. Dope aver detto che tutti erano in patria, la prima idea nella quale , pel contrapposto , risiede la belta del concetto, si h quella che il solo Ulisse era ritenuto, ecc. PerA nel testo il periodo coiuincia con tutta semplicita ma con gran- dissinio efFetto , tsv J oio/ , ecc, e eoltanto dopo di ci6 viene la pouiposa descrizione della Kinfa Calipso. (4) Questa sintassi ci pare viziosa. (5) Sprigionarsi dalle fatiche , non ci pare omerico ; e forse neppur d' altro autore - Tra i medesmi amici non e precisamente lo stcggo che tra i luai amici. 2y8 V A R I E T a'. Parlb: che rlinembrava il hello Egisto Spento per man del glorioso Oreste : Or veh come il mortal gli Eterni incolpa! Da noi sccndcre i mali: ed oltra il fato Da lor follie per se medesmi han danno (i). Oltre il fato cost la sposa tolse i D' Agamenno-ne Egisto : e ancor che d" aha Jluina conscio, reduce lid spensc (2.). Che V Argidda esplorator Mercurio Per noi mandato gV intimb (3). N'e quello A morte trar , ne tua fame la sposa : Che come il fior de la lanugia prima In volto mostri ed a suo drltto intenda (4) , fara d' Atride la vendetta Oreste (5). 3Ia di Mercurio il huon consiglio Egisto Non persuase (6). Or tutto in uno ei scorUa. Le postille che siamo venuti scrivendo ad alcuni luo- ghi di quest! versi possono servir di misura a chi vorra (i). Qui ci pare troppo contrario all' indole otnerica F anda- mento del verso e la frase. Nel verso susseguente il traduttore lia tralasciato 1' avverbio vuv (Ora) che a noi pare necessario. Giove reca in conferma del suo detto un esempio recentissiuio allora e grandissimo. La locuzione greca poi vTrl^ /mi^iv noa pare chiaramente tradotta nell' italiana oltre il fato , e uieglio direbbesi contro. (3) Reduce lui spense , h duro ; e chi non ha il testo dinanzi credera che Oreste reduce abbia ucciso Agamennone ; questa aluieno 6 , secondo la grammatica , la uaturale interpretazione di queste parole. Lui reduce sarebbe sintassi piu chiara, (3) Che noi inviandogli Mercurio gli dicemmo ecc. (4) Noi siamo ancora nell' opiuione altre volte espressa , che quando una figura dell' orazione e frequenteuieute usata da ua autore bisogna conservarla dov' 6 , ma non introdurla dove I'au- tore non l' ha voluta. Pero trovaiidosi spesso in Omero la peri- frasi della lanugine per significare la puberta , non crediamo opportuno il valersene dove il testo dice semplicemente quando Oreste sara. fatto adulto. — La frase poi itUendcre a suo dritto h di quelle che s' interpretano a discrezione, (5) II modo greco ix ya^ 'Opstfraa T(ff/i taairai 'Arpgi^aj puo suggerire al traduttore un uiodo men trito del consueto : lette- ralmente suona cosi : chk da Oreste sara la vendetta di Atride^ (6) Cos'i disse Mercurio , ma consigliandogU il bene , non per- suase t animo di Egisto. I V A U I E T A . 279 eiudicare la fedelta della nuova tradnzionc. Spesse volte abbiaiuo sentito dire che se alcuno pigliasse" a consideraro di questo modo, verso per verso., le nostre piu accreditatc traduzioni, cadrebbero quasi tuite da queiia faiua in cui sono; ma oltreche questa obbiezione a noi non par vera, vuolsi anche notaro die certe minute e particolari infe- delta non nuocono alf ef cellenza di alcune traduzioni , Ic quali poi net loro complesso ritraggono plenamente i ca- ratteri principali del testo. Dove lo stile, il fraseggiare, le figure, il verso in generale sian tali che ciasclieduno vi trovi rimprouta dell' autore tradotto , sarebbe opera pedantesca T andare appuntando qua e la pochi luoghi nci quali la rispondenza della traduzione col testo non fosse letteralmente perfetta. Ma quando dal leggere 1' intiera tra- duzione non ci vieue nell' animo quest' immagine dell' au- tore originale, allora non e senza motivo ne senza frutto il richiamare 1" attenzione del volgarizzatore a que' luoghi , dove ci pare che siano state da lui neglette certe difFe- renze , le quali comunque siano tutte picciole per se stesse, non di ineno somniate insieme contribuiscono forse non poco a render disslniile la verslone dal testo. E il saggio die noi abbiamo levato dal nianoscritto die I' anonimo ha voluto inviarci, puo essere un ottimo testinionio alia no- stra opinione : perche nessuno vorra negare die dove se ne togliessero le cose da noi notate non fosse per divenire pill omerica questa nuova traduzione. Essa ha bisogno sopra tutto di quella facilita che in Oniero non viene mai meno •, di quella schietta slntassi che non lascia mai dubbio il lettore ; di quel verseggiare spontaneo senipre e lontano da ogni artilizio, per modo che spesse volte diresti, il concetto assai piii die il consiglio dell' autore aver voluto quel numero c quel ritmo con cui lo troviamo significato. In funcre Vincentu Moiidl, Antonii ChersjEj Epi~ grammata (i). I. Quod (longos jacuit qua; vel male spreta per annos, Oblita antiqui vel decoris , misere (1) E oggimai aU'Europa tutta notissiino die tra i cultori della romana classica letteratura giunsero ad altissiiuo grado e tuttora vi si conaervsno i Ragusei; e noi in tiuesto Giornale abbiam 28o V A R I E T a'. SqualeJjat, tricie gandens nugisque canorls) Itala se superis continuo intnlerit Musa choris, serto criae3 pra3cincta, quoil olli Ma3onia Dantes nexuit ex hcdera ; Seque super solio primes fiilgcnte locarlt Vatiun inter; summo digaa placere Jovi , Carmine digna suo mensas hilarare Deorum; Muneris id totum est , Montie magne , tui. Et, cui non multos similes tulit inclyta, cui fors Hand feret, haud unquam fors habitura parem est, Non te perpetu6 memoret, non optet, ademtum , Dum etetei-it, quanta est, non fleat Italia? II. Salve , o , qui primus Latias colulsse Gamoenas Jussisti certis me juvenem monitis ; Jnssisti Tuscae studiis vigilare Minervae Fratrem, aderat mecum qui tibi nempe, memn! (i) Est tuum , in Italia quod claret scilicet ille , Nobilium docto dum sedet in numero Scriptorum , illustris Patriae astrum dulce : Latina3 Quod placui Arcadiss ( si placui ) ipse , tuum est. Salve, o Chersiadum, quanta est ea cunque , tuorum Fam^e auctor ; salve , o inclyte Montiade ! // veto autore dell' Iliade e dell' Odissea. — Ci si annunzia un' opera curioslssima, della quale fu, non Iia guar! , pub- blicato un sagglo a Londra. Essa porta il titolo dl Ulysses Homer, ossia Scoperta del vero autore dell' Iliade e ddV Odis- sea , di Costantino Koliades , professore neW Universita Jonia. Quest' opera, gia al suo compimento condotta e adorna di avuto piu. volte occasione di tributar loro ben giusti applausi. Ci e quindi di singolare compiacenza il poter qui pubblicare due epigra'tumi clie fanno bella testimonianza delle nostre parole. L'egregio antore , fratello dell' iUustre Tomaso Chersa , ha gik dato altre pubbliche e non dubbie prove del valor suo nella poesia latina, E ben era a desideravsi die alcuiio coiridioina del Lazio, idioma eterno, spargesse Cori sulla tomba di quel grande,le cui opere viveranuo pure eternamente, perche il bello , il vero Chiaro una volta , fia chiaro in eterno. (Gli editori.) (i) Hoc fuit Mediolani anno i8o5, quum auctor ageret 24 wt.itis sua: annos ; Thomas ver6 frater ejus esset annorum 22, V A K 1 E T a'. a8i tavole rapprc«enranti vedute e piani , tonle o ik'U'O'li.ssea. II saggio siidJetto ofTre non dubbie prove dclP ingcgno e delle cognizioni dell' aiitorc ^ e ci dimostra ancora clie fjue- sti ha coil sonima attenzioiie visitati tutti i luoglii ne' due poemi rainuientati. Egli trae profitto da tutte le piu par- ticolari cose die gli venne fatto d'esaminare; le ravvicina, le confroiita con ingegnosa sagacita ai testi , ed ai monu- nieiiti relatlvi alia guerra di Tioja, II suo sistema, comeclie non debba si tosto e si di leggieri ammettersi, merltera almeno d' cssere posto ad esame , giacche non si ebbe a vile qucllo die I'u pul)])licato in Germania nel 1795, e die sembrar poteva piu strano ancora. Che se fu leclto il sostenere die 1' Iliade e V Odissea non sono die colle- zioni di brani originalmente staccati e fnggitivi, ravvicinati poi e posti in ordine ; e se Jien anche si c dubitato del- r esistenza stessa d' un poeta nomato Omero, perche mai non sarh permesso di congettmare die I'uno degli eroi del prlino di qiicsti poemi ed il principal personaggio del se- coado, sia Tautore dell' uno e deU'aUro? Sembra che I'opera contencr debba un gran numero di topograliche descrizioni, del genere di quelle che con tanto piacere leggonsi nel Viaggio della Troade. del sig. Le Chevalier. (/. tieiS. ) PB0GRKS3I dell' INCIVILIMENTO. Terra di Van-Diemen. — • Sono appunto quarant' anni ( 1788 ) da che giunsero a Boiani-Bay i primi Inglesi con- daunati alia rileg^.zione. Nello spazio di quindici anni al- cuiii di questi coloni divennero bastevolmcnte ricdii , onde neccssario fosse di proteggere i diritti della proprieta coUo stabiliincnto d' una colonia di classe inferiore destinata a ri- cevere i nuo\ i delinquenti , pe' cui perversi costumi poteva solTerirne danno il buon ordine che cola cominciava a regnare. Che pero nel febbrajo 1804 ^^ terra di Van-Die- men fu dlvisa fra 867 prigionieri maschi e la donae lilicre. Ora la sua popolazione e di 2c,ooo anime , coin- presi i rilegati. Ad onta dei gencrali lamenti sulla grande scarsezza delle donne e sul riprovevole sistema di governo , nel 1826 le iatroduzioni di cose di piacere e di lusso im- portarono 99,747 lire sterline , essendosi esse in nn anno .aumentate del 3o per 100. IIohurts-Town , capitale del 282 V A R 1 E T a'. Van-Dienien , conticiie circa un migliajo di case, e sette mila abitantl. Qimndo giudicare si voglia da' nnovi cdiiicj die vi si vanno alzando , dal numero de' faiiciulU e dalla quan- tita di migi'anti e di condannati che vi giungono ogni giorno, la citta e la popolazioiie crescei-aiiiio per lo nieiio del doppio fra poco tempo. I nuovi edificj sono pressoche tutti di mattoni o di pietre. La chiesa di San-David ha un campanile , un orologio , un organo , e puo contenere ben mille persone. Questa nascente citta, creazione di venticinque anni , ha strade ben selciate, ha pooti, una posta per le lettere , scuole di cafita, banchi, pensioni e quasi tutti quegl"" istituti di puliblica e privata utilita che trovansi nelle meglio sistemate cittii d' Eitropa , oltre le riuuioai,. le accademie di musica, i balli, ecc. (i2. E.) GEOLOGIA. II piit piccolo vulcano del globo terracqiieo. — Non ^ qne- sto che la sommlta di un vulcano sottomarino che sorgo dalla superficie del mare. Esso fu vednto e disegnato dal sig. Tilesius, che in qualita di naturalista accompagnava il ce- lebre viaggiatore Krusenstem nella navigazione di lui in- torno al globo. La spedizione ritornando dal Giappone e passando presso del capo Saagar per attraversare le isole Corili, incontro le due isolette vulcaniche d'' Oosima e di Coosinia. Chi non conosce se non i grandi vulcani del continente o quelli delle isole molto elevate al di sopra del mare, come il pico di TeneriflPe, rimarrebbe nieravi- gliato nel vedere un si piccolo vulcano : perciocche puo esso scorgersi, per cosi dire, nel suo insieme al primo sguardo, non presentandosi che come una punta sporgentc dall' acqua ond' e circondato e stretto da tutti i lati. L' una di queste isole , Coosima , e sotto la forma di un pico che manda sempre fumo ; la sua sola sommita s* innalza sul- r acqua e soltanto a i5o piedi. Questo e probabilmente il pill piccolo vulcano del nostro globo: giace tra il 41.° grado di latitudine ed il 120° 14' 45" di longitudine : e nudo , sterile , d' un colore azzurrognolo. Non vi si scorge una sola pianta, non un filo d'erba: gli orli sono com- posti di niaterie rossicce e porose in dissoluzione e for- manti diversi strati di lava che sorgono quasi a scaglioni sulla superficie del mare sino alio stesso cratere. L'altr'isola, detta dai Giapponesi Oosima, e che troyasi non lungi da V A ii I E T a'. ' a83 roo*/>7irt potrchb' csscrc la puntn di nna nioiitapna a questa appartcnentc , quando si supponga che Ic dai; montagne non foriniiio che una sola isola sotto il mare. Essa e la piu grande e tiovasi aW onesc deU'altra. (Memoir de I'acad. wiper, etc. de Petersbourg, torn. X, 1826, pag. 309.) EIBLIOGRAFIA. Fu noil ha guari calcolato in 5, 000 il unmero delle nuove opei'e che vanno ogiii anno pubblicandosi in Germa- nia, cd in 40,485,000 il numero de'fogli che annnalmente impriinonsi uella sola citta di Lipsia. Siccome ciascun foglio non lia meno di a 6 poUici di lunghezza sovra ai di lar- ghezza , ossia una supei-ficie di 846 pollici quadrati , cosi coiupiendosi il calcolo ne risulta c!ie tutta questa carta coprirelibe un quadrate di due raiglia e tin tcrzo per ciascun lato , cioe uno spazio piu grande che la citta stessa di Lipsia uaitaraente al sue distretto. Gio posto , non sara cosa dliricile il dlmostrare che questa medesima carta se venisse minuzzata in modo che unire si potes- scro , capo a capo , tutte le righe di ciascuna pagina , e tuttc le pagine di ciascun volume, dareldDe una lunghezza maggiore del doppio della circonferenza dell' equatore ter- restre. E tanto si stampa in una sola citta, anzi in una citta di secondo o piuttosto di terzo ordiue ! Ghe ne ri- sultcrebbe poi , se accumular si volesse il lavoro di tutte le stamperie ? Ghe se taluno chledesse quale giovamento da tanta farragine di nuove edizioni ne provenga alle lettere , alle scienze ed alle arti , noi non sapremmo clie mai rispondere, Molte di sifl'atte opere che vendonsi come nuove , non sono che iraduzioni o ristampe ^ e ristampe sono pure gene- ralmente le nuove edizioni de' classici si greci che latini , alle quali dar si vorrebbe grande importanza per la giunta di qualche varlante di poca o nessuna utilitu : molte poi versano su frivoli argomenti, su teologiche qnistioni", altre non sono che rancidumi , ed altre non contengono che ro- manzi , o fuggitive c nojose ])oesie. Laonde se dalle mol- tissime scevrare si volessero le poche veramente nuove , a che mai si ridurrebbe il loro numero? Ghe se da que- ste poche ancora scevrar si volesse cio che contengono di veramente nuovo od utile , forse non ne risultcrebbe ehe un solo c non grosso volume ^ e forse la letteraria 284 V A R I E T a'. repubblica assai piii guaclagnerclibe con qiu>sto solo voUnne che con tanta moliitaclino tU stainpe. Questo nostre osser- vazioni applicare si potreljbero agevolraente alia multipli- cita delle opere che ogiii anno rigiirgitano pure dalle etam- perie della citta nostra. EDUCAZIONE. Annunzio d' una scuola di educazione e di ammaestramento de fanc'mlU dagU anni due ai sei, aperta in Cremona con go- vernativa approvazione del giorno 24 gennajo 1829. Tipografia FeraboU. — Ci gode veramente Tanimo nel pubblicare que- st'annunzlo ; poiclie da esso si ha prova che anche tra noi Italiani si va prendendo un po' plii di gusto e d'interesse a tutto cio che tende a promovere e migliorare la nostra educa- zione. Era vergogna il mostrare per viste di Incro tanta sol- lecitudine e tanta intelligenza nella cultura de' gelsi , nell' al- levaniento dei baclii da seta, delle pecore e di molt' altre specie d'animali; e poi essere indifferent! e abbandonare quasi al caso la primissima educazione de' nostrl figliuoli. Gli efTetti tristissimi di cosi riprovevole noncuranza gli abbianio sott' occhio ogni giorno nei tanti ragazzi e uomini sciancati, stoi'pj , gibbosi e affetti da gracilita e da rachi- tide, i quali popolano le classi inllnie delle nostre citta, ed i quali piu che alle fasce debbono la loro sventura alia negligenza, al poco amore, alia sbadata ignoranza e al pravo costume delle scuole ordinarie del minuto j^opolo, ove si condannano i fanciuUi a stare immobili per tante ore sulle sedie perforate, e a respirare un'aria appestata dall' alito e dal puzzo di tanti altri fanciulli malsani ed infermlcci che vi si veggono stipati. A simile disordine sarebbe ben tosto riparato ove si distendesse in tutte le altre citta la scuola di Cremona, il cui metodo e piano vogliarao qui far noti perche se ne vegga T utilita , perche si abbia uno stimolo air imitazione , e perche sia vana la scusa o non dannosa la necessita in che sono i nostri artigiani ed operaj di afiidare altrui la custodia de' loro piccoli figliuoli. Tale scuola siccome preparatoria alle scuole elementari minori, per le quali si richiede il sesto anno di eta, e fondata sui principj : 1° degli ammaestramenti; a.° degli esercizj corporei. I prinii consistono nelle preci quoti- diane, negli esercizj sul piccolo catechismo, nella spiega- zione di carte rappresentajiti i fatti dell'Istoria sacra, nella V A n I E T if. 2(35 nonV!nclnturft di voci di Imona lingua indicant! gli oggetti piii usuali, nclla calcolayione nientale, nclla cognizione del- l' alfabeto , negli eserci/j di memoria , ed in tutto cio che proporzionato sia ad una vita tutta di sensi, e che non possa recare verun pregiudizio allc facolta mentali troppo tenere cd appena acconce a germinare. I secondi visguar- dano i giuoclii o gli esercizj adattati alia fisica costltuzione de' fancluUi; per esempio i passi rcgolari , la corsa, il giuoco della racclietta e simili. E altresi massima in questa scuola che i giuochi prevalgano agli amniaestramenti ; che negli ammaestramenti non s' impieghi mai piu di niezz' ora di continuo, per la poca forza e pcrseveranza dell' attenzione puerile; e che I'orario sul totale d' ogni settimana sla par- tito in guisa di favorire singolarmente 1' edncazione fisica della quale i fancIuUi a quest' eta sono anche piu J)isognevoIi. Sia lode al maestro di questa scuola e all' uoui saggio e filantropo che ne detto primo il piano ed il nietodoj e sia lode ancora alia citta di Cremona, ond' essa vie piu concorra al mantenimento d' un cosi provvido istituto, da cui puo tornare tanto vantaggio alia ventura sua popola- zionc,e tanto dccoro a lei stessa per essenae stata la fou- da trice. BIBLIOGRAFIA. L' ill. eig. cav. prof. Sebastiano Ciampi , chlamato sine dal 1817 con invito onorevolissimo alia R. Univcrsita di Varsavia dall'augusto fondatore di quella 1' imp. e re Ales- sandro I , conccpi lin d' allora il pensiero ^li rendere ser- vigio alia sua patri.a naturale , T Italia , ed a quella di ado- zione , la Polonia , con raccoglicre quantc notizie avesse potuto trovare degl' Italiani letterati, medici, diplomatic! ecclesiastici e civili, milltari , pittori, architetti, musici ed altri di varie professioni, che ne' lontani e ne' vi- cini tempi soggiornarono in Polonia con gloria d' Italia i non meno che le notizie de' Polacclii i quali si dlstiusero in piu manlere dimorando in Italia. I nonii dunque , le gesta , le opere manoscritte o stani- pate , le rclazloni statlstiche si degli Ambasciatori, del Prin- cipi italiani ai Re di Polonia, che le ccdesiastiche dei Nunzj apostolici a quella corte ;, le istruzioni segrete date lore dai Papi e quant' altro puo richiamare la curiosita della storift , tutto avra luogo nella Baccolta che 1' editore i86 V A R 1 E T a'. Jacopo Balatresi in Lucca ei projione di dare in Ince col ntolo dl Notizie , scritli ed opere d' urie dei^l'Italiani illustri in Polonia e degl' illustri Polacchi in Italia dell' ill. sig. cai\ € prof. Sebastiano Ciampi. Terranno Inogo di appen- dice alcunc notizie di famiglie italiane staljilite in Polonia; ed una scelta di Lettere scientifiche, politiclie e niilitari degl' Itallani scritte di Polonia a' loro amici ed ai gabi- netti de' principl in Italia , specialmente del tempo del re Giovanni Soliieski , coUa descrizione mandata dai campi di battaglia del successo delle battaglie , ed altre molto interessanti notizie sul commeicio fatto in Polonia ed in Russia dai Fiorentini, dai Lucchesl ed altri Italian! die sono ai di nostri totalmente ignorate. Quest' opera sara pubblicata in tometti che potranno stare V uno dall' altro diviso ; e le associazioni non saranno obbligatorie che tomo per tomo , non niaggiore di fogli lo, al prezzo di mezzo paolo per ogni foglio di pag. 16 in ottavo di carta realetta e carattere ciccro nuovo. Le associazioni si riceveranno in Lucca dall' editore Ja- copo Balatresi , in Firenze al gabinetto letterai'io dello stesso e nelle altre citta dai pi-incipali libraj. Non vogliamo tacere che S. M. 1' imperatore di Russia Wlcolao I si compiaccjne esternare all' illnstre autore di fjueste notizie la sua I. e R. soddisfazione , ed accordargli una straordinarla riconipensa per le sue ricerche intorno ai monuinenti inediti di Storin ecclesiastica , polltica , mili- tare c letteraria spetiand al regno di Polonia ( Vedi il Giornale di Lucca di quest' anno n." 24, alia data di Far- savia 3o fehhrajo). Lo stesso aittore ha gia molto inoltrata la Bibliografia ragionata di tutti i llbri stampati dagl' Italiani intorno al regno di Polonia , opera , clie I' anzidetto editore si pro- pone di pubblicare colle stampe , quando ne venga inco- raggiato nella sua prima impresa. PEOGRAMMI ACCADEBIICI. Programma delta Societd italiana delle scienzc resi- dente in Blodena ai dotti Italiani. Siccome non farono presentate Memorle al concorso aperto dalla Societa con programma 2 3 marzo 1826, cosi ripropone essa gli stessi due problemi , cioe : V A R I E T a'. 287 I. htiiuire un ragionato confronto tra Ic tarie tcorie sul- C vquiUbrio delle volte lasciatccL claeli autori piu rinomad, c sccgliendo fra queste la piii consentanea alia natiira del Pro- blema dare un' utile applicazione della medesima alia pratica, esponendo con ordine e con cidarezza le regale da scguirsi per la costruzione specialmente dei grandi archi del pond sui fiumi, e per quella delle cupole tanto ovali che circolari , in modo che si conibini la robustezza di tali edifizj con V ele- ganza delle forme architcttoniche , contemplando anche il caso degli archi obliqui (die sponde del fiume. II. Estendendo le ricerche sperimentali del conte Giordano Riccati intorno ai suoni delle corde solide e delle aeree , e quelle pure del Chladny sulle lamine elastiche, raccogliere un nuinero di fatti certi basl^anti nelki loro connessione e nel loro complesso per istabilire una teoria acustica che sena di base alia pradca musica. Le Memorle dovranno essere inedite, scrltte in lingua Italiana , in carattere chiaro e da una sola mano , e sa- ranno presentate al sottoscritto socio e segretario in Mo- dcna entro tutto il mese d' agosto i83i. 11 nome degli autori sara occulto; ogni Memoria poi-tera in fronte un motto e sara accomprgnata da un biglietto suggellato, con- trassegnato al di fuori dal medesimo motto, contenente al di dentro in maniera occultissima nome , cognome , patria, domicilio e professione dell' autore. II mancare a qualun- que delle antecedenti condizioni fa perdere il premio che per ciascliednn argomento sara una medaglia d' oro del valorc di zecchini sessanta , e verra conseguito da qnella Memoria die nel rispettivo argomento ne sara gludicata mcritevole secondo 11 mctodo prescritto dallo Statute sociale. Le dissertazioni coronate saranno pubblicate colle stampe, e 2;li autori ne avranno in dono un numero sufliciente di copie. Quelle non premiate si conserveranno originali nel- r arcluvio dclf Accademia , potendo pero gli autori di esse ritirarne a loro spese una copia. Modena, 2 5 agosto 1829. Antonio Lombaudi, socio e segret. R. GiRONi^ F. Carlini c I. FcMACAZLif direttori ed editori. Pubblicato il di 17 settembre 1829. Milano, dolt I. R. Stamperia, Oseeri>azioni meteorologkhe fatte all' I. IL Osicivatorio di Brcra A G 0 S T 0 1829. JIatt iNA ore 5. C3 N b Seha ore 3. '5 u O O ce N N < 6 1.. — . 0 ~ 0 n c .2 ? Slato del cielo. d "3 0 u T 0 0 g • 2 g Stato del cielo. I 27 .i3 """^ rG -< ^ Q^ . lin. 10,0 + 12,8 NE Ser. nuv. ser. roll 27 q,"8 +19,8 s Ser. nuv. ^y ii,o;+iJ,o E Sereno. 27 11,0 +20,0 £ Sereno. 4 5 ■^7 12,0 +!:>,« NE Sereno. 27 11,2 •t-20,5 SE Sereno. ■2'J 11,0 +14,8 +i5,o X£ Ser, nuv. 27 q,8 +21,2 s Ser. nuv. ser. tL y^^ N Nuv. ser. 27 8,0 -t-19,0 N Temp.pios-uuv b 27 8,8 +12,4 +i5,o +14,0 £ Sereno. 27 8,8 +20,4 N N 0 Nuv. ser. 1 ^ ^7 10,0 N Sereno. 27 10,0 + 20,3 s ! Sereno. 1 •■^7 10,7 B Sereno. 27 10,8 +21,5 s Nebb. ser. 1 y 27 11.^ + 145OJN KE Sereno. 27 10.8 +21,5 E Sereno. 1 lU ^ 11,0 + 16,0 + 16,6 E Sereno. 27 10,0 +21,9 s Sereno. 1 1 1 27 10,5 ^ Ser. nebb. ser. 27 10,0 +22.5 s 0 ISer. nuv. ser. 1 1 Li ^7 11,5 ir,6 6,8 + 16,5 NO Ser. nuv. ser. 27 11,4 +2 5,5 E Sereno. i3 '4 i5 ^7 + 18,2 S....E + 17,5 E Nuv. rott. ser. 27 10.4 +25,0 s E Ser. nuv. ser. ■^7 Sereno. 27 7,6 +23,4 s Ser. nebb. nuv. •^7 + 17,0 +i4;5 NE Nuv. rotlo. 27 6,2 +22,8 S....N Nuv. ser. i6 '^7 8,2 N Sereno. 27 8.5 +20,4" £ SeT. nuv. S'^^r. i8 ^7 10,0 +it),o 0 Sereno. 27 10,2 +20.3 so Sereno. -7 11,6 +14,8 9^8 +145O £ Ser. nuv. ser. 27 10,3 +19,7 SE Ser. nebbioso. 1 'y ^; N Ser. nuv. 27 8,8 +20,2 N Ser. nuv. 1 uu -y 8,0 +ib,4 N Ser. nuv. 27 6,5 -t-20,5 E Ser. nuv. | 21 22 27 2"T 7,b yp +x7,;5 +12,0 E NE Ser. nuv. nebb. Sereno. 27 27 7,6 10,0 +20,5 +19,3 S....E s 0 Ser. nuv. temp. Sereno. B 24 25 ~J 11,5 10,4 8,5 4-12,0 N Sereno. 27 I0„q +19,6 +'9'7 +19,0 0 Sereno. i ■rj +10,0 E Sereno. 27 q-7 s 0 Nuvolo. i ^7 +14,3 NO Pioggia. 27 10,0 SE Sereno. 2b 27 10,7 +14,0 +i5,5 SO Ser. nuv. piogg. 27 ir,4 +17,2 +18.3 S Sereno. 28 -^7 11,1 E Ser. nuv. 27 1 0,1 E Sereno. ^7 y,o 8,5 8,5 +14,5 SE Nuvolo. 27 8,5 +i4,8| N Xuv. pioggia. Temp, pioggia. Xuv. pioggw. ser. nuv. 60 ^7 27 4-11,7 +•11,8 SO N Ser. nuv. piogg. Niivolo. 27 27 8,5 ",5 +•14,0 SO s 3i -!/ 7'" ■l-IIjD E Ser. nuv. piogg. 27 6,7- M7,0 ° Altczza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,0 Altezza mass, del term. + a5A minima . • " 27 ./ 6,2 minima . . . . + 1 1,5 ™ed'a "27 >; 1 1,19 Quautita dcUa pioggia 1 media .... + 17,24 iuee i4»57. "^"^ ""*""" 289 BIBLIOTECA ITALIAN! PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. La Sacra Scrittura illustrata con monumenti fcnico- assirj ed egiziaiii , dl Blichelangelo Lanci fanese , interprete dclle lingue orientali nella biblioteca Va~ ticnna. — Roma, 1827, Societd tipografica , vol. 2, Bella edlzione in 4.° grande , con tavole incise ana- loghe alle illustrazioni scritturali, Scudi 6 romani, pari a lir. 82. 22. kJ n lusinghiero elogio di quest' opera troviarao scritto nell'Antologia di Firenze del giugno 1828; e molto a ragione ivi si disse die eziandio per le scienze ar- cheologiche T Italia puo vantare grandi e prof'ondis- simi ingegni. Noi scbben tardi (perche ora soltanto ci venne V opera fra le mani ) , non pero intempesti- vamente credianio di poter ragionare di essa, giudi- candola con tutta verita nn aidua filologica impresa, sicconie la cliiania il mcdesimo sig. Lanci nella sua dedica al dura di Blacas d Aulps, paii di Francia. E giovera seguirlo da vicino nelle sue principali inve- stigazioni , non senza usare delle stesse frasi di lui; perciorche a ditferenza di tanti lavori di simil natura , r opera del sig. Lanci ci sembra degna di non vol- gare enconiio , anche rispetto alio stile : ma ad un tempo ci asterremo dall entrare come 2;iudici nelle Bibl. lud. T. LV. \kj 290 LA SACnA. SCRITTURA ILLUSTRATA CCC. ({uistioni in essa discusse , appunto perche ardua ne e la materia , e scabiosa la via su cui d' uopo ci sarebbe il porci. II sig. Lanci erasi proposto di scegliere tra le piu belle scoj)erte egiziane la parte vantaggiosa alio in- tendiniento de' passi oscurissinii della Bib])ia ; e la sorte gli fu singolarmente propizia, perche gli venne fatto di acquistare due frammeuti papiracei scavati dalle arene di Saccara, con carattere e dialetto fe- nicio. Tali frammenti contenendo tutti gli elementi alfabetici, credette il Lanci di potersene giovare a compimento dell'alfabeto fenico-assirio gia da lui sta- bilito quando illnstro la epigrafe di Carpentrasso , ma a cui mancavano quattro letterc per la serie per- fetta degli elementi. Poscia applicando quell' alfaljeto ggli scoperti papiri, si fece a disvilupparne il scnso, e prendendo a scopo dclle sue speciali ricerche alcuni nomi nell'ebraica favella celebratissimi , vi istituisce un analisi totalmente nnova. Primo di qnesti nomi e V Eloim clie occorre nella seconda e ottava linea del primo frammento papiraceo e che vicne adoperato nel primo versetto della Genesi , ove si narra die : Nel prlncipio creo Iddio {Eloim) il ciclo e la terra. Osserva il nostro autore che tutti gli antichi rabbini e i sacri interpreti hanno sempre ravvisato in Eloim il plurale di Eloa, ma insieme han creduto che esso qui faccia le veci del singolare; e aggiugne di pin essere opinione di alcuni che in quella forma di nome sia adombrato il mistero della Trinita. II Lanci non sa persuadersi come il sapientissimo storico , tutto inteso ad allon- tanare dalle menti ebree ogni immagine di politeismo e a chiamarle strettamente al culto delPunico e vero Iddio, fra tanti bellissimi e grandiosi nomi divini , quello appunto abbia prescelto, al quale era bisogno di una eccezion grammaticale per torre gli Ebrei da un inganno, in che, uscendo cssi dall' idolatra Egitto, potevano agevolmente cadere. Pertanto egli distingue due Eloim, Puno, siccome il plurale di jEZoa, laltro di indole del tutto singolare e da variata origine DI MICHELANGELO IjKoCI. 29 1 dcrivato. Quanto al prinio egli lo riduce alVaraba ra- dire Lah che , secondo il Camus, or signilica splcn- dere , fol^oreg^nre , ed ora, essere alto cd emiiiente. II noiue Eloa preso in questo signilicato, se conviene per eccclleuza al soinnio Iddio, pud con proprieta convenire anco alle creature, animate o inanimate cli'elle sieno; talche \o Eloa e \ Eloim applicato agli uomini signillcherebbe gli illustri , gll splendidi , i grandly i magnad, e applicato alle cose indicherebbe quelle che bnllaii di luce e sfolgoreggiano , siccome i giojelli. Appoggiato a questa etimologia si studia r autore d'illustrare il passo intralciatissimo della Ge- uesi dal verso primo all'ottavo del capo sesto: I fi- gliuoli di Dio vedendo la bellezza delle figliuole degll itoiniid ecc Ed craiio in quel tempo de Ciganti sopra la terra ccc. ( Versione del Martini ). Siccome Eloim puo significare uomini illustri, ecc, egli e di avviso che in primo luogo si debba tradurres Veg- gcndo i figli de' JSIaguati le ftgHe del volgo esser belle, prescro a loro mogli, ecc. Poscia non bene quadran- dogli queir idea de' Gigaiiti supra la terra , pensa che i Nefdim , secondo 1' cbreo , resi per Gigantt nella volgata , traggano origine da Nafal, radice araba , sotto la ([uale puo esprimersi colui che fa wi azione esorhitante e fuori d' ordine , e che con tale vo'cabolo la Scrittura intenda di signiticare decentemente quegli uomini dissoluti e rotti a vizio di lussuria; i quali uomini , alqiianto sotto nel testo ebreo , si chianiano anclie Cluhhorim ossia potenti e famosi ( in opere di iniquita). E fu pessimo partito, soggiugne T autore, che i 2;randi monassero a moglie le lemmine del volgo ; perche alia casta de' ricchi e magnati gia in- nanzi quel tempo esistente, era per civil convenzioue impedito Tunirsi in matrimonio con quella delle arti c con la plcbe ; la qual legge di socievole ordine non osservata ncgli ultimi antidiluviani tempi fu il prin- cipio dclla general corruttcla. Perciocche , prosegue r autore, le genti ne' gradi loro confuse, scioho il frcuo alio passioni , tuiio si fcccr lecito , c con la 292 L\ SACRA SCRITTURA ILLUSTRATA CCC. turpe liccnza che baldanzosa errava sopra la terra , provocaroiio lo sdegno del Dio die le sterniino. Qiianto aU'etimologia deirEloim preso in singolare, vuole il nostro autore che si sottragga a quel nome la prima lettera formativa; e rimanendo soltanto Loim, ne rintraccia il valore nell' araba favella (valore sfu2;2;ito alle indaoni de' Masoreti ) , e osserva che una tal voce contiene in se gli attributi di grandezza , di munificenza e di bontd. Laonde , per avviso del sig. Lanci , cosi dovreljl^e rendersi con italiane pa- role il cominciamento della divina storia : « Nel prin- cipio (weo il grande e buono Iddio il cielo e la terra. » Ne meno in2;e2:noso ci si dimostra T autore nelF in- vestigare X etiniologia ed il signihcato della voce Aza- zele ^ che si riscontra nel capo 16 del Levitico. Quivi s' inipone agli Ebrei di presentare due arieti , \ uno per lo Jeovd ^ Taltro per lo Azazele^ la quale voce soglioAo gli espositori tradurre per capro cmissario. Anzi alcuni giudicarono esser questa voce il nome di una montagna , altri vi rinvennero il deserto^ questi, un luogo remoto e separata^ o la separazione medesima; quelli Hnalmente il diavolo; e fra tanta disparita di opinioni ciascuno con lunghi ragionamenti si accinse a proyare che vera unicamente e la sua. 11 nostro autore e d' avviso che la sola analisi del vocabolo Azazele e bastante a torre ogni equivoco ; ed egli appunto prendendo ad analizzarlo e a rintracciarne il giusto valore dimostra che Azazele e nome divino e vale quanto il Dio della vittoria ; il qual senso , egli conchiude, e richiesto dal tenore stesso della sacra narrazione. Dalla grandezza di cjuesti nomi divini passa I'au- tore a ra(>;ionare suUa niaesta del culto mosaico e dei sacri arrcdi del tempio. Ma prima egli si reputa a dovere \ istruirci del modo con cui rail'rontera i mo- saici arrcdi cogli egiziani , aflinche nessuno per av- ventura s' induca a credere che Y inspirato Mose sia stato un semplice copiatore dcgli egizj monumenti. E percio egli riflctte che avauti Mose vi lu un DI MICnELANGELO LANCI. 298 Mclcliiscdprco , sacerdote di Dio altissimo , il quale iniiiistrando le cose di religione sacrilicava e benedi- oeva; c die cjuindi iin da quel tempo dovcva esservi una legp;^ santissinia ne' suoi riti ciie dalla divinita procedcva : i quali riti poscia variati e disligurati dairumano capriccio passarono tra le stolte genti al- r onore delle bugiardc divinita. Solo dunque si pro- pone Tautore di scoprire e dichiarare I intimo rap- porto chc lianuo i sacri utensili dclla mosaica legge con quclli che nc' reuiotissimi tempi si usavano su- perstjziosamente da' saccrdoti egiziani, ma che da piu. alta origine e da sacerdotale divina istituzione di- scendevano. Cio premcsso, comincia a ragionare del gran candclal)ro mosaico , pel cui modello egli crede necessaria cosa il conoscere la qualita e varieta delle are egiziane; ne determina la forma primiera, forma da lui rinvcnuta dopo avere coniprcsa una visioue di Zacraria die e un altro soggetto d illustrazioni. Dal candelabro si vienc alle due colonne del portico di Salomonc Jachln e Booz^ e si dimostra I'analogia tra il disejrno delle medesime e la forma delle are egizie. Ncllo stesso tempo si entra nell analisi di astrusi vocaboli, e se ne applica la spiegazione ad alcuni versetti della Cantica, mediante la quale spie- gazione mirabilmente e tolta la presunta licenza di alcime frasi. In terzo luogo si discorre suirarca del Testamento , e si determina la forma de' Clieruliini , sulla quale fn tanto disputato , e cui fautore con- ghicttura essere non la forma di angeli o giovanetti, a mani giunte o seuza mani , suU' area prostrati , ad ali distese; non la ficiura somi^liante al torello, o ad aniniali volanti non piu veduti, ovvero ad una nu- volctta a due ale; ma si bene alcuni simboli figuranti il sole che tramonta e il sole che nasce , ossia il supremo Dio, donatore deirintellcttual luce e di tutti gli esseri creatore ; i ([uaU simboli non portavano akra figiu'a , fuori quella che ne da il sole ; cioe di un disco rosseggiante e con cerchio di vario colore ad cspriinere le varie tintc di luce chc circondano ^94 ^^ SACRA. SCRITTURA ILLUSTRATA eCC. il sole suir orizzonte. Parlandosi poi del sacerdote , viene esso rivcstito de' sacri suoi abiti , siccome narra la Scrittura, non come piacque a varj espositori di de- scriverlo. E perche gli artisti di buon seiino possano formarsi vma chiarissima idea del costume sacerdotale del Vecchio Testaanento , ci si mette sott*'occhio vol- garizzato il vintottesimo capitolo ebraico dell'Esodo, in die tutte le vesti sacerdotali e levitiche sono prin- cipalmente descritte. Quindi scopo delle curiose non meno die erudite ricerche del Lanci sono i famosi nomi degli Urim e Tumimj la spiegazione de' quali tenne a disagio la mente di tanti espositori, e de" cpiali il secreto , siccome pretendono gli Ebrei, gia da duecento anni avanti \ era nostra erasi perduto. Ma il nostro au- tore e d' avviso die il semplice esame e studio del testo originale cliiaiissimamente palesi non gia il se- creto, ma la materialitd degli Urim e Tumim. Egli argomenta die la denominazione di Urim significhi gemme brillanti, ossia le dodici gemme poste nel- r abito del gran sacerdote e posanti sopra i dodici nomi d'Israele. Quanto ai Tumim, dimostra il signor Lanci die presso gli Arabi signiticano cose iiietalbclie lucentissime, ovvero specclii metallici , e presso gli Ebrei sono oggetti die danno pert'ezioiie alia cosa a cui si congiungono. Or siccome gli Urim ed i Tumim componevano i due quadrati o castoni, appesi al collo del gran sacerdote con due catenelle d'oro e posanti liberamente , T uno sovra 1' altro , nello scudo o pet- torale di lui ; cosi con tutta verita dir si poteva che i Tumim (gli specchi o sigilli metallici) luiiti agli Urim ( alle gemme ) pcrfezionavano la luce e la vivezza delle medesime. Con questo tenore d' interpretazioni si lusinga 1' autore di sciogliere anche gl' intralciati sensi dei Tcrajim cui Racliele aveva involati a La- bauo ; i quali Terafim comunemente si hanno per idoletti di sembianze incerte, ma, secondo il Lanci, non sono die una borchia di pietre preziose per or- narsene il collo, cui Lal^ano si studiava di ricuperare. DI MICHELANGELO LANCI. 2()5 E per tal modo, sog;o;iuj>;ne 1' autore , sparisce la ido- latria di Labaiio, sulla quale molti fiuono i pensieri dep;li interpret!. Le illustrazioni fattc stigli Urim e Tumim di lor natura rirhiedevano die si parlasse atiche intorno le consul tazioni die per mezzo di quelli facevansi dai saccrdoti. Gran copia di congliietture e di sti-avaganze venne piibljlicata su questa materia : ma il nostro au- tore protesta die ben lontano dal seguitare Y altriii cammino, solo e senza guida si e posto a riutracciare la verita di quelle consultazioni tia tanta caligine immerse. E primaniente egli osservo die le pietre , ossia gli Urim onde risulta il primo quadrato , vl erano con un cotal disordine collocate , ma die questo disordine formava una regolar figura , e componeva una cifj-a cui poscia conobbe essere il secreto degli Urim e Tumim. Non sara discaro a' leggitori die qui si riporti il metodo di una tale cifra, ridotto a co- mune intclligenza e colla sua analoga spiegazione. Cominciamo ad aver sott' occliio due quadrati di Hu- meri e di lettere die fiinno le veci dei dodici ebraici elejnenti iniziali delle pietre ossia degli Urim, e de' nomi dei dodici figliuoli d' Israele posti nel pettorale del gran sacerdote. Quadr. I 6 I I s U I 5 IC 4 A D L 9 3 8 A A E 2 7 12 I D 0 2. Quadr. « T immaciiQa, o cortcse die le^ci, di vedcre nel se- » condo quadrato le dodici lettere iniziali, o i proto- » gramnii de" dodici ebraici noini delle s^emme die le » compongono: c nel primo osscrva un capriccioso col- » locamento di altrettauti numcri il cui ordine avrai 296 L\ SACRA. SCRITTURA ILLUSTRATA eCC. » da seguitare •, poscia per via di questi ti farai con » 1 occhio alle corrispondenti lettere del secondo qua- » drato, e alcuna cosa ti diranno. Mira intanto che » beir ordine e in tal di sordine ! e disamina bene il » metodo , con che i numeri obbliquamente si diri- » gono e saltano verticalmente, per trovare gli estremi y> a che si ricongiungono. U i che per obbUqua linea » non puo montare , va di salto al 2 , a cui obbli- » quamente il 3 e il 4 si associano; e la prima ope- 3> razione e fatta. Per la secouda , si torna sotto 1' i » al 5 che va obbliquamente al 6, il quale giu sceu- » dendo al 7 prende l' 8 , e la seconda operazione » e finita. Per la terza ed ultima , si ritorna alP i » sotto al 5 per cominciare dal 9 che nella sua ob- » bliquita raccogliendo il 10 e F 11 , chiama questo » a riunirsi col suo estremo 12; e cosi tutti i nu- » meri con bel giuoco di linee saranno riordinati. » Se farai dunque le medesime operazioni sid qaa- » drato delle lettere, ti diranno: Sia laiule a Dio. » Ora si applichi la cifra non piu a quadra ti ipotetici, ma ai veri quadrati che formavano gli Urim ed i Tumim , ne' quali erano scritti gli ebraici element! con cui principiano i nomi delle dodici gemme nel- r Esodo ordinate ed i nomi dei dodici tigli d' Israele enumerati dalla Scrittura per ordine di generazioni : e ne risultera, come dimostra Tautore, che gli Urim contengono il motto ebraico : Faro sollevare lo spi- rito al voler mio, ed i Tumim l' altro motto: ai ve- gnenti manifestcro il secreto : nel qual motto deve sot- tmtendersi il nominativo Kodes , il Santo, inciso nel- r aureo cartello che ornava la fronte del sacerdote. «c Non val dunque , cosi conchiude 1' autore , piu lun- gamente sottilizzare intorno gli arcani oracoli del sommo sacerdote che sugli Urim e Tumim implorava per Israele il giudizio di Dio. Non sono idoletti che parlano, non son pietre che il caso fa uscire dal- 1' urna , non e scrittura sulle o;emme scolpita , o chiusa entro pettorale borsetta; f oracolo e la promessa di- viua che il Signore per protogrammi segno sui nomi DI MICnEL ANGEL O LANCI. 297 tlelle pietre e sal nonie dei figli (V Israele , con se- creto a JMose conumicato, e da JMose al sommo Sa- cerdote ; sccreto che d' uno in altro passando duro a sapeisi , tinche Dio voile , e tinclie Israclc si alto onore mcritava. Quando diinque il sacerdote consul- tava gli Urini, sinibolo delle divine iiici che dove- van rischiarargli la mente, leggeva I'alta promessa, il divin beneplacito sopra le genime; la qual lettura Ini inetteva con uinile raccoglimento e fervorose pre- ghiere in profonde nicditazioni , perche il volar del- TAltissimo si nianilestasse a pro del suo popolo : e il Signore ascoltando la sacerdotal prece, niemore del segnato patto, faceva sentire al cuore ed alia mente del suo Santo la divina voce , quell' oracolo che doveva il sacerdote ad Israele manitestare. » In tal nianiera il Lanci scioglie le lunghissime dispute sugli Urim. E quanto alia cifra da lui rinvenuta per leggere il segreto , in che sta riposto il fondamento delle sue investigazioni, amnionisce altrui che quella era una delle cit're da IMose a piu altre cose appli- cata; « e ne ho fatto esperimento , egli soggiugne , che fjui riferire non voglio, e che ora serbo in me stesso per quindi produrlo ad opportuna occasione contra i malevoli e presontuosi che tutto biasiniano quel che non fiinno e non sanno. » Se allora soltanto che sara d' uopo rintuzzare la malevolenza e la pre- sunzione altrui , il sig. Lanci intende di coniunicarci questi altri suoi lurai; noi, per quanto lo sappiamo apprezzarc, non vorremmo cimentarlo piu oltre; ma se il possono recare a cio anche la brama di mag- giorraente giovarc agli studj biblici e di compiacere ad una lodevole curiosita; noi il prcghiamo di vo- lerci essere cortese anche in cio; massimamente che la sua tcoria sulV oracolo dcgli Urim potrebbe a prima giunta sembrarc ipotetica , ed egli con argo- menti di induzione e di analogia piu vittoriosamente confcrnicrcbbe il suo assunto. Tcrmina Tautore queste sue riccrche suU" oracolo degli Urim, osscrvando come dall' abuse dei niedesimi derivo presso le genti la 298 LA. SACRA SCRITTURA ILLUSTRATA ecc. superstizione di fingere isciizioni incise in legno, in laminette metalliclie, in pietre, con parole raramente chiare, per lo piu niisteriose; e come la cabala, ossia la falsa tradizione degli aicani di Dio , ponendo al- I'umana stolidezza autorita e suggello invento amu- leti die per ogni dove si diffusero. Ne con minore erudizioue il Lanci si pone a ra- gionare suH'origine dell' ebraico alfabeto, e offrendoci una nuova analisi delle voci Alef e. Tau, fa ravvisare nella lettera Tau la forma di iin aspergillo, simbolo di assolnzione, di celeste benedizione e di salvamento; con che sviluppa il significato del Tau impresso suUa fronte dei salvi ( Ezechiele , 9, 4), del Tau presso Giobbe (3i, 82), e nel salmo 78, verso 41, e fi- nalmente nel racconto di Samuele , ove secondo gli interpreti e detto che Davide per salvarsi da Achis faceva il mentecatto e il furente (lib. i Regum, 21, i3). Ci fa pur ravvisare nella lettera Alef il signiticato di capo, diice , dottore, maestro, amico e socio; e cjuindi ci guida ai sensi protogramniatici e simbolici racchiusi neir alpha ed omega , o vvero nell' alef e tau dell' Apo- calisse; non che ai sensi del Maran-dta di S. Paolo e del nome divino At, letto sopra gli Urim. Da que- ste ricerche I autore sempre piu spingendosi ne' pe- netrali 1 piu reconditi della Hlologia orientale ragiona deir alfabeto semitico e raoscico , e va rintracciando r origine delf alfabeto fenico-assirio prendendo occa- sione a dimostrare che ne' geroglifici , oltre la doppia lettura apparente , era pure la occulta che solamente per cifre da' sacerdoti possedute si comprendeva. Nel presentare a' leggitori cjuesto estratto deU'opera, crediamo di averne accennato ogni punto principale, affinche si abbiano prove concludenti del valore ar- cheologico del sig. Lanci. Ne dobbiamo darci gra- vezza, se talvolta le sue parole sentono del magni- fico ; la sua profonda erudizione ne lo escusa d' assai. Ma nel tenore delle sue espressioni il sig. Lanci si lascia un cotal poco trasportare all' impeto contra alcuni suoi avversarj , ed ha sembiante di essere DI MICHELANGELO LANCI. 299 vivamente olTeso per qualche anteriorc dibattimento. Ma perclie imponc cgli questo cruccio a se stesso , e per avvcntura mal si preoccupa Y animo di chi ama un parlare ognor teinperato e gentile ? Percioc- che se frivole sono le opposizioni , non potranno queste in veruna guisa scemare il grido della ripu- tazione a lui dovuta; e se taluno ben si appone contro qualche sua sentenza , egli recherebbe onta al proprio ed illuminato spirito , se sdegnasse di valutare la forza de' contrarj argomenti. D' altronde egli stesso non sempre confida di aver raggiunto il vero con evidenza, perche talvolta il suo raziocinio uon si appoggia che a semplici conghietture ; le quali se a taluno non quadrano , il sig. Lanci non credera di aver diritto che quegli se le accolga in mente, come si fa di cosa profondainente sentita. 3oo Falco della rupe o la Guerra di Musso , i-accoiito storico di Qiamhatdsta Bazzoni, autore del Castello di Trezzo. — Milano , 1829, presso Antonio For- tunato Stella e figli, contrada di S- Margherita, in 8." di pug, 319, con una tavola in rame. Lir. 3 ital. c hlunque lesse il Castello di Trezzo conoscendo la moko giovine eta dell' autore , presagi che di quel- r ingegno nascerebbero , senza dubbio , assai presto frutti pill amp] e piu degni. II Falco della rupe viene ora a veriticar quel presagio in gran parte ; e se il giovine autore che ha rivelato il suo noma ci trovera al presente piu scrupolosi censori che prima non fiimmo , intendiamo che qiiesto sia testi- monio certissimo della stima che noi facciamo di lui e delle sue produzioni. In un capitolo che serve d' introduzione al rac- conto il signor Bazzoni toglie a difendere i romanzi storici da quelle accuse che loro sono date da molti. « La storia ( egli dice ) si puo chiamare un gran quadro ove sono tracciati tutti gli avvenimenti, col- locati i grandi personaggi , e la serie d' alciini fatti esposta con ordine , ma dove la moltitudine delle cose v' e negletta o appena accennata in confuso e di scorcio , e sole le azioni piu straordinarie e gli uomini soinmi vi stanno dipinti isolatamente e quasi sempre nell' unica relazione dei pubblici interessi. II romanzo storico e una gran lente che si applica ad un punto di quell" immenso quadro : per esso cio ch' era appena visibile riceve le sue naturali dimen- sioni , un lieve abbozzato contorno diventa un dise- gno regolare e perfetto , o meglio un quadro in cui tutti gli oggetti riprendono il loro vero colore. Non piu i soli re , i duci , i magistrati , ma la gente del popolo, le donne, i fanciuUi vi fanno la loro mostra. Vi sono messi in azione i vizj , le virtii domesti- che, e palesata T influenza delle pubbliche istituzioni FALCO DELL A RUPE, ecc. 3oi sui privati costiimi , sui bisogni e la felicita della vita, che e quanto deve alia fin fine intercssare r universal! ta degli uomini. I romanzi di tal ge- nera sono insomnia i panorama della storia. Alcuni rigoristi portano loro 1" accusa di franimischiare cose menzognere alle reali , e detnrpare in tal modo la storica purita •, ma si potrebbe a questi domandare : accusate voi i grandi storici , come Livio , Tacito , Guicciardini d' esscre menzogneri perche facciano te- nere ai duci d' armate , ai principi , ragionamenti in pubblico od in privato ch' essi non hanno di certo ascoltati , ne altri ha loro riferiti ? No , rispondereb- bero essi , perche e probabile e verisimile che in date circostanze que' personaggi dovevano consimil- mente esprimcrsi. Ora ; perche , tenendosi nei liniiti della verisimiglianza , non sara lecito , anzi utilissimo , intrecciare la storia con fatti d' invenzione che la rcndano piii drammatica , piii evidente , quiudi piii studiata e prolicua? « Intorno alia quistione accennata qui dal signor Bazzoni fu gia ragionato in questo giornale qon tanta dottrina e con si gagliarda eloquenza , che noi non potremmo soggiunger nulla che fosse di qualche im- portanza. Alle cose per altro che il giovine autore viene esponendo c naturalissima la risposta. La lente che ingrandisce al nostro occhio i tratti di un mi- nuto disegno , ne amplia bensi i piccoli oggetti e ce Li fa comparire immensamente maggiori di quel che sono, ma nulla v' introduce del proprio. II ri- guardante sa che il vetro del quale si giova ha la facolta di accrescere smisuratamente alia sua vista gli oggetti ; pur sa di certo altresi che nulla puo trasmettergli alia pupiUa che non sia realmcnte ncl disegno. ]\Ia del ronianzo cio non puo dirsi ; e seb- bene uu roiiiauziere si adoperi con tutta buona fede aflinche gli oggetti riprcndano il loro i^ero colore , allinche la gente del popolo co' suoi vizj e colle sue virtu douiestiche si mosiri veracemente nel suo libro, c vi si vegga I injluetiza dclle pubbliche istituzioni 602, TALCO DELLA RUPE Sid privati costumi , nondimeno troppe cagioni pos- sono concorrere a far si che s' inganni egli stesso , e tiagga altrui in errore. Quanti poi per private passioni deducono false conseguenze dai fatti storici ! L' utilita dunque di silfatti romanzi e ben lungi dal- r essere ne tanta , ne cosi certa , come il nostro au- tore se la figura. In quanto poi a' ragionamenti che molti autori attribuiscono a storici personaggi , seb- bene sia certo che non parlarono mai di quel modo, il paragone ci sembra ancor piu. inopportuno. Quei ragionamenti lasciano intatta la storica verita : non tolgono , non aggiungono nulla agli avvenimenti , e quindi ne vogliouo, ne possono trarci in inganno rispetto alia cognizione dei fatti , e non ponno per conseguenza somigliarsi alle invenzioni che un ro- manziere viene intrecciando alia storia. Ne quei di- scorsi ci piacciono massimamente per la verisimi- gllanza , come suppone il signor Bazzoni ; ma si piut- tosto per la sapienza politica, qualora di questa abbia saputo arricchirli chi li compose. II lettore del Ma- chiavelli puo saltarne a pie pari i discorsi , e ragio- nare col suo proprio giudizio sui fatti genuinamente narrati dall autore ; ma in un romanzo dove le in- venzioni sono intrecciate alia storia , come possiamo distinguere il vero dal falso per giudicare se il ca- rattere di un secolo o di un personaggio ci venne fedelmente rappresentato ? Pero il signor Bazzoni non dovrebbe chiamar rigoiisd colore i quali pro- cacciano di trar d' errore chi stima di poter sosti- tuire lo studio dei romanzi storici a quello della storia propriamente detta. S' egli ha sortita una po- tente inclinazione a scriver romanzi storici, noi non tenteremo per certo di ritrarlo da questa via -, ma non ccsseremo dal dire che l' utihta di siffatte pro- duzioni e piuttosto apparente che vera , e sopra tutto cousiglieremo la giovcntu desiderosa di buone e vere coguizioni a valersi dclla lente del proprio giudizio, auzi che di quella de' romanzieri per istudiare la storia. Esaminando poi il uuovo romanzo del signor O LA CUERRA. DI MUSSO. 3o3 Bazzoni verremo facendo quelle osservazioni che ci pairanno opportune , senza ritoccar piu la quisdone die qui abbiamo accennata. Nel 1 53 1 era possente sul lago di Como Gian Gia- como Medici castellaao di Musso. Nel mcdesimo tempo un paesano di Nesso, detto Falco della rupe , eserci- tava il mestier del pirata sul lago , e combatteva gli Spagnuoli e gli Svizzeri, che uniti a' ducali vi nian- tenevan la guerra contro il castellano predetto. Nella casa di Falco ( situata sulla cima di quella rupe da cui precipita l' orrido di Nesso ) stavano la moglie (Orsola) e una ii2;lia di lui, che il piii dei giorni vi dimoravano sole, nientre Falco travagliavasi in batta- glie e in pericoU d' ogni maniera. Queste donne erano avvezze al modo di vivere di Falco , ne loro recavan ribrezzo le rapine e le uccisioni delle cjuali sapevanlo reo , sebbene per se medesime fossero buone , di severa morale , e non libere neppure dalle idee su- perstiziose : contraddizione frequeute e naturale in que' tempi. In una notte delle piu procellose Ga- briele , fratello minore di Gian Giacomo Medici , era stato sorpreso e fatto prigione dai soldati ducali : ed essi gia sel conducevano a Como in compagnia di maestro Lucio Tanaglia , lettcrato e cancelliere a ]\Ius- 60, quando Falco piombo sui nemici , ritolse loro Gabriele e il Tanag;lia , e li conduiSe con se nel proprio casolare, ove stettero quella notte e il di appresso. La bellezza di Eina , ligliuola di Falco , piacque sommamente a Gal)riele , il quale da sua parte piacque moltissimo a lei. Falco nel giorno se- guente accompagno i suoi ospiti a Musso, dove Gian Giacomo considcraudo quanto Falco avcva operato per lui in quella ed in altre occasioni , lo creo co- mandante di alcune navi e capo di niolti soldati con ricco stipcndio. Falco domanda a Giau Giacomo di potcr andarne per qualclic giorno alia sua rupe e ordinarvi le cose sue : Gai>riele rimane col pensiero della Kina nel cuore, e proponsi o d avcrla in moglie o di jnorire. Egli passeggiava suUe muia tutto solo di 3a4 FALCO BELLA RUPE notte in questi amorosi pensieri , quando vide maestro Tanafflia strasciriato da tre e minacciato di morte ad ogni istante se loro non additasse una scala segreta che da quel luogo calava alle stanze di Gian Gia- como. Gabriele assali que' sicarj : due rimasero uc- cisi , uuo fu preso vivo , ma non si seppe per allora da chi fossero spediti : solo si scoperse oh' erano venuti da Milano per uccidere Gian Giacomo (i). Sventato questo pericolo, un altro non men grave , ma pero manifest6 , se ne preparava. L' imperatore voleva che lo Stato ducale si liberasse dai masnadieri del Medici , e una flotta numerosa assistita da molte milizie di terra veniva a dargli I'assalto. Frattanto Falco della rupe era tornato a Musso , lasciando a Nesso la moglie e la Rlna. Ncl giorno 21 agosto i53i i ducali vennero a battaglia con quei di Musso , e la vittoria fu per questi ultimi. Gabriele vi fece mi- racoli di valore : Falco alle altre prodezze aggiunse quella di salvar questo giovine che per troppo co- raggio trovavasi in gran pericolo. La bravura dimo- strata da Falco , e 1' aver egli due volte salvato Ga- briele fecero nascere in Gian Giacomo il pensiero di tenerselo sempre viciuo : lo spedi quindi a Nesso affinchc cammin facendo esplorasse se i ducali avean lasciato presidio in qualche luogo, e tornando con- ducesse con se^le sue donne a Musso e quivi si sta- bilisse per sempre. Falco adempi in tutto il comando , e torno al castello colla moglie e colla Rina , a grande ma seereta consolazione di lei e di Gabriele. Gian Giacomo fece douo a Falco di una casa. Questi per altro prima di pigliarne possesso voile ritornare all' a- bituro della sua rupe colla moglie e la iiglia, per dare assetto alle cose sue ; e come vi si fu ricondotto non seppe vincere il desiderio di rimanervi ; parte perche (i) Li aveva mandati Antonio de Leyva che stava a Milano da parte delPInipei-atore , sotto pretesto di gnardare il dncato da una invasione fraiicese , ina iiel tatto per te- aer in soH;q;ezione il duca. O LA GUERRA DI MUS80. 3o5 quivi gli pareva di essere piu padrone di se che in Mnsso , parte perche aniava i suoi nionti iiativi ; e {"inalinente peiclie non 2;li pareva die allora sopra- stesse vcrun pericolo dal lato dci ducali. Dill'erendo percio lo spiantar di cola la famiglia , egli solo si ri- condusse al castello di Mnsso. Frattanto nel cuor dcl- rinverno, mentre tutt' altro pareva doversi aspettare che un assalto nemico , i ducali , condotti da Lodo- vico Vestarino, ed ajntati piu die mai dall' Iniperatore presero il castello di I\Ionguzzo facendovi prigioniero via fratello di Gian Giacomo, e mossero alia volta di Lecco. Gian Giacomo per impedire quell' impresa niando , fra Y altre sue disposizioni , alcune navi a Bellaggio sulle cpiali erano anclie Galjriele e Falco : i ducali venuti cola furono respinti , quand' ecco giu- gnervi un frate , nunzio dcU arrivo dei ducali in Ncsso. Falco indovinando quello die poteva essere avvenuto alle sue donne , si mosse tosto alia loro vol- ta; e Gahridc, non celaudo piu oltre 1 amore die por- tava alia Rina , si avvia sulle ormc di lui. Per buoiia Ventura la capauna di Falca non era stata per anco assalita dai neniici die gia avevano incendiato tutto il paese. Le donne erano fiiggite, e Falco e Gabriele avendo avuta contezza di loro , andarono a ritrovarle. Quindi per vie disastrosissime e piene di neve , per caverne aperte nei nionti , i quattro fug£;jasclii si condussero iino al lago di Lecco : s' inibarcarono , e vennero a Musso , dove sentirono die Gian Giacomo aveva sconlitti a Lecco i ducali , e die nulla a Bel- lasigio s' era tentato dal Vestarino durante la loro assenza. La Rina e sua niadre furono tosto alluo2:ate nella casa dal castellano donata a Falco , ed esso e Gabriele tornarono a Bella2;2;io. Ma nel susseguente iiiarzo si riaccese la gnerra. Gabriele peri in una battaglia datasi a Rlandello e il suo cadavere fu a stento sottratto ai iiemici: Falco accorso indarno per salvar Gabriele fu fatto prigionierc. I ducali e i Gri- gioui assediarono quindi il castello di IMusso. Dopo venti giorni d" assedio Gian Giacomo, venuto a patti UiU. hid, T. LV. 20 3o6 FALCO DELL A. RUPE col duca , qbbandono il castello die fu subito diroc- cato; ed ebbe grosse somme di danaro, il marche- sato di Marignano , ed altri patti onorevoli assai. Falco ( e con lui anche gli altri niussiani fatti pri- gionicri nclla infelice battaglia di Mandello, ma cre- duti niorti da Gian Giacomo) non fu compreso nel numero di coloro che dovean essere restituiti, e cadde vittima del furor dei ducali. Sua nioglie , accorsa inu- tilinente per liberar colic preghiere il niarito dalle niani de' suoi nemici , rimase sepolta sotto le rovine del niinato castello. La Rina, condotta da Marglierita Medici ad Arona, si chiuse in un chiostro e vi mori nel breve giro di un anno. Cinque sono i personaggi principali di questo rac- conto ( Gian Giacomo , Gabriele , Falco , f Orsola e la Rina) e uno solo sopravvive alia catastrofe. La niorte di Galiriele nelf infelice battaglia di Mandello e storica : storico e pure il passaggio di Gian Gia- como da Musso al marchesato di Marignano. I tre altri personaggi sono una creazione del romanziere ; e quindi era anche posto nel suo arbitrio il fine a cui gli tornasse meglio condurli. Di Falco diremo che al parer nostro meglio sarebbe morto sul cada- vere di Gabriele. Cestui iu un valoroso montanaro , ma non fu ne gentile , ne virtuoso soldato. II suo coraggio e mirabile , ma per la rozza sua educazione e per la mancanza in lui d' ogni sincera virtu non c' interessa gran fatto : ammiriamo 1' intrepidezza del- r animo suo, ma perche quel coraggio non si adorna d' alcun fiore di gentilezza , non possiamo partecipare piu che tanto alia sua fortuna. Egli si getta con uno smisurato ardimento nel mezzo di tutti i pericoli , nei quali il cuore gia c' indovina che o presto o tardi dovra linire ; ma del come non ci prendiamo gran cura , perche se la forza e 1' ardire lo fan singolare da molti , non troviamo in esso per altro nessuna di quelle doti che possono privilegiare un uomo su gli altri , ne rcnderlo meritevole della nostra com- passione, o di un fine diverso da quello a cui puo soggiacere qualsivoglia soldato. Egli medesimo poi O LA GUERUA DI MUSSO. Zoj vicne ripetendo assai spesso che la mortc lo puo coglicre qiiamlo che sia eel in niille modi ; e con qiiesta seutenza a lui fiiiiiiliare si rolloca nel suo vero posto , e ci apparecchia a vederlo niorire, senza farci curiosi del modo. Peio I'averlo condotto a tinire miseramente per la barbaric de' vincitori, non e se non un raffreddare il nostro interesse verso di lui, mentre forse riinica via di nobilitarlo alcun poco stava nel farlo morire sul canipo della battaglia in quella virtuosa azione ch' ei fece quando gittossi per dispe- rato, nia indarno , a salvar Gabriehe. Questa osser- vazione riccvera niaggior luce e si fara piii vera , qualora suppongasi che I'amante della Rina per sal- var Falco fosse caduto egli nelle mani dei ducali, e questi lo avessero tratto a quella barbara niorte a cui soggiacque l imperterrito montanaro. Quanta com- passione non nioverebbe la sventurata giovinezza di qucU'eroe? E il vedere la crudelta dei vincitori stra- scinare per barbara sete di sangue a tal niorte quel liore di gcntilezza e divalore, quanto non varrebbe a dipingere i costumi di quella eta ? Questa ipotesi non poteva piacer all' autore, perche sarebbe stata contraria alia storica verita ; ma il nostro confronto puo valer nondimeno a far manifesto per quali ca- gioni sia scarso reil'etto di quella niorte a cui Falco soggiace , e come sia vero che la diversa condizione dei personaggi puo diversilicare 1 interesse che noi prendiamo per loro. Per una somio-liantc cajrione anche la morte del- rOrsola, per quanto sia e miserabile e inaspettata, e assai lontana dal produrre un notevole effetto sul- r aninio de' leggitori. La moglie di un pirata vissuta senipre col frutto de' ladroneggi nell' orrpre di una capanna, dove il marito si ricoverava la notte a ri- ])osare dalle rapiue c dalle uccisioni del giorno, non puo essere oggetto di molta compassione. Da gran tempo essa vive , per cosi dire , sopra quelle mine che poi iinalmente scoppiando la seppclliscono; perche r abitazione di un uonio (jual era Falco poteva es- sere da un momento all' altro assalita, inccndiata, 3o8 FALCO DELLA RUPE distrutta -, e nessuno s' immagina che la vendetta di tanti crudelmente offesi da iui debba rispai'miar le persone che piii gli sono congiunte. Considerata poi dal lato deir invenzione, a noi pare che quella niorte, per essere dipendcnte dal caso , nou possa fuggire una ragionevol censura. Essa ci rende senibianza di uno di quegli esiti poco felici, ai cpiali un autore si lascia qualche volta strascinare , quando , venuto alio scioglimento di un opera , si accorge di non averue abbastanza premeditata la fine , o di non avcre per lo meno estesa la sua previdenza a tutte le parti della sua tela. Anche alia giovane Rina nuoce non poco Y abbietta sua condizione : non gia perclie alia poverta infelice non si debba portare compassione, ma perche inse- gnandoci la ragione e Y esperienza che i sentimenti e le passioni soglion essere meno profonde e meno ef- ficaci dove Y educazione e lontana da ogni studio gentile , noi non possiamo partecipare ai patimenti di questa giovane se non in quella misura nella quale ci e dato di credere ch essa medesima ne sia tocca. II sig. Bazzoni cio prevedendo ci avverti che FOrsola e la llina, comunque compagne di Falco , erano pero buone e virtuose : ma la bonta dell' animo in questo caso non basta : bisognava che 1' autore avesse potuto rivelarci come questa giovane montanina, questa figlia di un uomo di sangue , avvezza a mangiare un pane rapito, pote accoglier nell' animo sentimenti diversi da quelli che le dovevano inspirare gli esempi del padre e de' sanguinarj compagni di Iui. Noi nella poverta della nostra fantasia , volendo proporre un' i- potesi che valga a chiarire la nostra opinione, c' ini- maginiamo. per escmpio che nell' abituro di Falco , nientre la Eina era tuttora fanciuUa, si fosse rico- verata una giovane d' alto legnaggio , fidanzata a qual- che illustre cavaliere , ma costretta a star divisa da Iui per una di quelle prepotenze delle quali van piene le storie di quella eta. La buona fanciuUa consolando colic innoccnti sue cure T illustre perseguitata , ha ricevuto da lei qualche fiore di educazione; da lei O LA OUERR\ DI MUSSO. SOQ lia sentlto piu volte il racconto di pietosc av ventu- re ; da lei , senza avvedersene , fu messa ju quel mondo di illusioni al quale vive naturalniente stra- niera la gente nccessitata di occuparsi niai scmpre nella realta della vita. Ma linalnieute la fortuna del- r ospite illustre e tornata propizia : cssa ha conver- tite le lagrime in gioja, e ab])andonando la casa di Falco per raggiungere il proprio sposo , nella piena dcir inellabile sua eonsolazione si strinse al seno la Rina, e quasi augurando le disse: « Oh Rina! oh testi- monio innocente delle niie lunshe sventure, il Cielo non invidii alia tranquilla tua vita ! Pure questa po- vera rupe , queste rozze pareti , queste armi non sono alljcrgo dcgno di te: e forse non sara inosser- vata per sempre la virtu delF aninio tuo. Oh s' io ti sapessi un giorno felice ! Se il Cielo inviasse a quest' orrida rape chi saj^esse apprezzare la tua se- greta virtu ! ed io t' incontrassi una qualche volta nel mondo sopra una via piii splendida che non e quella per la quale ti ha posta il destino ! Questo solo , si questo solo potrebbe accrescere ancora la niia pre- sente fehcita ! « Queste parole si sono stampate nel- r animo ingentilito della Rina , come una predizione che asjietta il suo compimento : e quiudi la buona fanciulla e cresciuta suUa rupe di Nesso a guisa di un iiore straniero che attende il ra2;gio del native suo sole per ispiegare la pompa delle sue segrete bellezze. La sua fantasia le ha rappresentata piu volte r immagine di quel giovine di cui tanto le aveva parlato 1' arnica della sua puerizia ; la ricordanza de' lunghi allanni ond'era stata 2;ia testimonio, tutta fu in lei cancellata da quella gioja a cui gli ha ve- duti fiualmente riuscire : e come V animo nostro e sommanicnte inclinato alle maravigliose avventure, cosi la Rina ha desidei'ate piii volte le travcrsic della stranicra , purche venissero a trai'la da quella rupe clic non era piti luogo da lei, dacche aveva imparato a conoscere un vivere tanto diverso. Con (piesta disposizionc di animo sarebbe naturalissimo che la Rina alia vista del a;ioviiic Gabrielc sentissc rinasccrsi 3lO FALCO DELLA RUPE neir animo tutte le lunghe sue illusioni. Tale ap- punto ella erasi iuimaginato lo sposo della stianiera; la quale ora le torna al pensiero , non piu come ia- felice e piano;ente , ma in cpiella ebbrezza di gioja con cui le parlo nel giorno della partenza. DaU'altra parte Gabricle scorge nella Rina un animo educato assai meglio die uon qomportano il luogo e la fa- miglia in cui vive ; e i loro cuori inclinano subita- mente ad amarsi , siccome quelli che soli armoniz- zano fra di loro in quel luogo. II signor Bazzoni trovera I'orse meschina la nostra invenzione, e noi siamo sinceramente lontani dal crederla degna d' entrare nel suo libro ; ma vorra , speriamo , persuadersi che questa sua Rina avrebbe potuto acquistare molto maggiore verisimiglianza , e destare molto piu vivo interesse , qualora egli si fosse curato di apparecchiarla con qualclie maggior diligenza a sostener quella parte che nel romanzo le viene assegnata. Senza di cio noi non possiarno applaudire gran fatto all' amore che Gabriele conce- pisce per lei , siccome quello che nasce dal solo aspetto della sua bellezza , la quale nou dovrebbe essere sufficiente a far si che un giovine tanto gen- tile desideri d' imparentarsi con un pirata. Ne d'ahra parte possiamo partecipar piu che da tanto alf affli- zione della Rina nel vederla caduta da quelle care spe- ranze alle quali 1" amore sconsiderato di Gabriele avevala sollevata. Perocche la iigUa di Falco, nata in suUa rupe di Nesso , e cresciuta sempre fra uo- niini di delitti e di sangue non poteva ne accogliere una ragionevol fiducia di farsi moglie a si noljile cavaliere , ne sentir vivamente la parte migliore di quella fortuna a cui Gabriele la destinava. Aggiun- gasi , che 1" autore per non falsare il carattere di que- sta giovane ha dovuto guardarsi dall" attribuirle senti- menti o parole che dessero indizio d una educazione superiore al suo stato. Quindi in tutto il romanzo cerchiamo indarno un colloquio dei due amanti che dir si possa veramente passionato : e quando la Rina dovendo partire da Musso per i-icondursi alia rupe di O L\ GUERRE DI MUSSO. 3ll Nesso, dice a Gabricle: io doveva o non mai qui ve- nire, o scostarmeiie mai, queste sue parole ci riescono cosi nuove , cosi dissonanti dal caratteie di lei , e cosi poco convenienti al suo grado , clic pigliano quasi il colore della sfacciataggine. Gal^riele non le ha fatta per anco una vera ed aperta dichiarazione d'aniore, ne le ha svelata llnora la sua intenzione di uuirsi in matriuionio con lei: c quindi a lei, come fanciulla e come di condizione inferiore , non si conviene il pro- nunciare una parola che, non potendo essere disone- sta, esige da Gabriele il piu gran sagrifizio ed assicura a lei la maggior fortuna che mai potesse desiderare. Dopo queste osservazioni risguardanti i personaggi d' invenzione , pochissime cose ci resterebbero a dii-e , e queste ancora si lievi che sara meglio tacerle. Solo noteremo che 1' apparizione della vecchia Imazza nella caverna , oltre all' essere inutile, acoosta il ro- manzo a quel genere assolutamente catiivo , da cui uno scrittore giudizioso qual e il signor Bazzoni , uno scrittore che tende a sublimare il romanzo ^^lla dignita della storia, dovrebbe con ogni cura astenersi. E qui avrebbero fine tutte le nostre censure , e di- remmo assai volentieri che in tutto il resto ci par lodevole il libro del giovine autore , se non fossimo neccssitati di ripetcre rispetto alia lingua quelle stesse avvertenze che ^^ ^ facemmo annunziandone il Ca- stello di Trezzo. Qualche volta la narrazione in que- sto Racconto e piu elHcace e le dcscrizioni sono piu evidenti che nella prima Novella, ma in gcnerale la parola , la frase e T armonia del periodo non accre- scono punto il diletto , ne aggiungono alcuna efficacia al pensiero. Non vogliamo per altro parlare dello stile propriamente detto. Perocche il signor Bazzoni avra forse in questo opinioni dillerenti dalle nostre; e noi fu2;giamo assai volentieri X inutile fatira di proporre la nostra sentcnza a chi pensa divcrsamente da noi. AUune cose per altro non ammettono ne dubbio ne dilTerenza di opinioni, e di queste ponno essere un saggio le seguenti citazioni : Scommetto che ci SI rovcsciavamo — Non solo se ne sianio libcrati. 3 12 FALCO DELLA RUPE , CCC. ma ecc. — A ad andiamo appressandosi — Quando s' accostammo al navicello — Ammansite — Storichc imponenze — Rimarcare c rimarckevolc — Frans^iato — Ospitato — Govcrnare il battello ( per rattopparlo) — Tento SI dibatteiido di sollevarsl — Vide Rina , il pensiero delta di cui venuta era, ecc. — Qli asliusi studi degli astri — Non saressimo capaci di ecc. — Le di lei pupille natarono nelle lagrime — Potevi vederlo senza che fosti qui venuto , ecc. ecc. Noi sap- piamo per prova che il discendere a somiglianti cita- zioni ci attira la taccia di minuziosi, e vien giudi- cata pedanteria. Ma non dovevamo noi dunque dire che le regole fondamentali della granimatica , le rette conjngazioni dei verbi, la purita dei vocaboli non si debbono negligentare da chi che sia, meno poi da un giovine il cui esenipio puo essere pericoloso per la stima meritaniente attribuita al suo ingegno? E senza recarne in mezzo qualche prova , coine po- trebb' esser creduto chi accusasse di tali negligenze r autore del Castello di Trezzo e della Giierra di 3Iusso? Pero in luogo di scolparci piu a lungo per queste minute avvertenze , apparecchieremo in vece una risposta , forse necessaria , a coloro che vorranno meravigliarsi dell' aver noi citato questo Racconto come una prova dei progressi dell autore , al quale poi abbiam fatte di lunga mano piu numerose cen- sure che non facemmo annunciandone il Castello di Trezzo. Questa seconda produzione del sig. Bazzoni dimostra ch' egli e progredito assai bene nell'arte di ritrar dalla storia I'immagine di una eta, ed in quella eziandio di mettere in atto e rappresentare drammati- camente gli uomini e le loro passioni, e i fatti e le circostanze onde furono accompagnati. Questi pro- gressi suppongono uno studio prolondo degli autori e degli uomini, e una forza non ordinaria d' ingegno, la quale dara nobili frutti , non solamente in questo campo dei romanzi, die a noi pare iufelice, ma ben anco in quelk) della vera storia e della filosoHa mo- rale , qualora al sig. Bazzoni piacesse di volgersi a tali htudj. 3i3 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Lezioni dl Fisiologia di Lorenzo Martini. Tomi V e VI. — Torino, 1827—1828, presso Giuseppe Pomba, in 8.° {Terzo estratto. V. t. 45.° p. 389, e t. 53-° p. 34 di questa Biblioteca ). D= 'ato fine colla lezione XLIX ai tessuti organici, entra il chiarissimo prof. Martini colla L, die da cominciamento al 5.° tonio , a favellare dcgli itmori. Poiche nella esposizione delle varie dottrine suUa vita fu presa in distinta disamina la condizione de- gli umori , per determinare se sieno dotati di vita , e fu pure altrove investigata la loro azione sui so- lidi vivi, ingenerando incitamento: qui si toglie a divisare la varia crasi degli umori , la chimica loro coriiposizione. L'ordine della materia invita a favel- lare prima del cliilo , indi del sangue , poi degli umori dal sangue separati, che sono siero, adipe, umori deiroccliio, perspirabile cutaneo e polmonare, succo gastrico , sinovia , liquore amnio , muco , sego cuta- neo , cerume , lagrime , saliva , succo pancreatico , bile , orina , seme , umore prostatico , latte , e per ultimo la linfa. Presentate in iscorcio le co2:nizioni dalla chimica forniteci sugli umori animali, conchiude il JMartiui: « Alcuni troppo zelanti di questa nobile disciplina avcano gia con enfasi promesso ai seguaci d' Ippocrate , che linalmcntc si era arrivato a cono- scere il magistero delle funzioni e la virtu de' ri- med]. I\Ia le loro jattanze andarono troppo tosto fallite. I iisiologi riguardano nella composizione degli umori un suljlimissimo operar della natura, inarri- vabilc air iniiano intelletto. « Giusta 1" ordinc ciii piacque all autore di prciiggcrsi , vicuc a favellare 3 14 LEZIONI DI I'lSIOLOGIA. delle potenze o agenti, col qual nome intendonsi lutte le cose die operano sul nostro sistema , e o ne sostentano la vita o ne temperano la vitale econo- mia. Laonde nella lezione LI e ragionamento della luce, nella LII del calorico , nella LIII de\Y elcttrico, nella LIV del magnetismo , nella LV del cielo. Distin- gue r astronomia dalla astrologia , esponendo una storia succinta di quest' ultima , indi considera 1' in- fluenza del sole e della luna suU' economia vivente. II sunto dei pensamenti dell' autore intorno a cio e il seguente : « II sole esercita una poderosissinia in- fluenza per la sua luce, pel suo calore, pe' suoi raggi disossigenanti. Per la luce rallegra gli spiriti : e que- sta letizia conferisce niirabilmente a rinvigorire i corpi. Pel calore conserva nell'atmosfera quella tem- peratura , die e una condizione necessaria all' inte- grita deir organisnio : e poi e una potenza di tutt' ef- ficacia. Pe' raggi disossigenanti e cagione della varia colorazione degli uoniini die abitano i varj clirai. II sole apporta iniinite modificazioni nella siccita e neH'umidita atmosferica. La luna non esercita un'im- mediata influenza suU'uomo. Influisce sull' atmosfera: e questa influisce sull' uomo. Ma anche questa in- fluenza e poco manifesta. » L' aria e presa in disa- mina nella lezione LVl, come quella potenza die piu da vicino e con maggior costanza opera sul nostro sistema. Si toccano le proprieta iisiclie dell' aria at- mosferica e le cliimidie , indi T unione dei gas co- stituenti l' atmosfera. Avverte I' autore die il gas idro- geno e straniero all' atmosfera , e aggiunge un cenno suir acqua atmosferica , sui corpi stranieri e sulla meteorologia. I climi e le stagionl formano T argo- mento della lezione LVIL Fa distinzione fra i climi geograHci e i climi medici. Assevera die la coltiva- zione del suolo rende i luoglii piu caldi e d'un'aria piu pura , come ve»;giamo essere intervenuto alia Germania , le cui regioni , siccome leggiamo in Taci- to, erano anticamente freddissime ed inospite , e sono di presente temperate, dilettose e liorenti, Entrando poi a djscutere la cagione onde la coltivazione del DI LORENZO MARTINI. 3l5 terreno puo rendere mite I'aere, afFerma cio in- tervenire perche « i viventi godono d" una parti- colare teniperatura , cui coiimnicano in parte all at- mosf'era. Siavi iin concorso di uoniini in una sala. Non andra guari che 1' aria sara calda. La cosa e meno manifesta , se a vere d' uomini o di animali , vi si mcttano delle piante. Ma non vi ha dubbio , che anch' esse hanno una propria temperatura vitale e che comunicano del calore all"" aria ambiente. » Pero che le piante abbiano un calore proprio , co- nieche qui si asseveri senza dubbiezza dal nostro auto- re , egli e un argomento assai controverso anche di presente appo i lisiologi. Le osservazioni e gli spe- rimcnti sembrano anzi attestare che i vcgetabili non abbiano altrimenti un calor proprio : ma che quelli che resistono al sonuuo freddo e al sonmio caldo sono unicamente forniti d' un tessuto dotato della facolta di ])orsi lentamente in cquilibrio colla temperatura dcir aria , e prontamente con quella del suolo. Accor- dando poi all' autore che le piante abbiano una tem- peratura propria vitale, dalT argomento della vetusta Germania sarebbe anzi da dedurne una conseguenza contraria. Quelle regioni volevano esscre d' un aere mite e clemente , anziche aspro ed aggelato; come quelle che amniantate da vastissime selve, ora in assai parti divelte, quella inimensa famiglia d'albcri sarebbe stata una posscnte pcrenne fonte di calore per r aria ambiente. Gli odori e sapori sono consi- derati nella lezione LVIII, indi nelle LIX e LX gli aitinend. I viventi soggiacciono a tal legge. per cui debbano incessantemente consumarsi e rinnovarsi. Le sostanze, che mcdiante acconcia claborazione servono a risarcire le perdite del corpo animale sono gli ali- nienti, i quali appunto vengono deliniti « quelle sostanze che per se sono suHicienti a riparare Ic perdite. » Scende T autore a dipartire gli alimenti , i quali si traggono unicamente dal regno organico, cioe piante cd animali. Acccnna il principio nutriti- ve , avvertcndo che 1 alimcnto e uno e non imo siccome ailermo Ippocrate; indi ricerca so il regno 3l6 LEZIONI DI FISIOLOGIA mincrale od inorganico somministri alimenti ; con che da fine alia lezione LIX. Nella segiiente prende ad esaminare quali sia:io i cilji natural! all" uomo e a lui piu opportuni. L'uomo e carnivoro ed erbivoro, e generalmente parlando il vitto piu acconcio c il misto, in modo pero che prevalga il vegetale, sic- come additarono i nostri Redi e Cocclii, e la gior- naliera osservazione conferma. La lezione LXI prende in esame le bevande , prima V acqua , indi il vino , la cervogia , il cidro , 1' acquavite o acquarzente , il te, il catfe ed altre bevande. Nella LXII favellasi dellc funzioni. L" egregio autore nelle precedent! le- zioni porse le cognizioni iniziative della scienza; ora prende a contemplare i fenomeni della vita nellc singole parti ragionando delle funzioni. Distingue con Galeno facolta da funzione. Facolta e \ attitudine ad operare , funzione e T operare dell' organo. L' uso pero comanda che sotto il nome di funzione s' in- tenda anclie la facolta. Porge alquante definizioni delle funzioni, e soprattutto quelle deH'Adelon e del Richerand; ma niunii piacendogli propone la propria seguente : « Le funzioni sono Fufficio cui sono de- stinati i varj organi. » Le funzioni sono state piu o meno moltiplicate dagli scrittori, secondoche le con- siderarono nel loro scopo o nei successivi fenomeni od atti , che a si fatto scopo cospirano. II Martini ammette le seguenti dodici: digestione , assorbimen- to, sanguificazione , circolazione , secrezione, nutri- zione, caloriticazione, sensazione, percezione, muo- vimento volontario , voce o loquela , e generazione. Tutte toglie a delinire, indi a classiBcare secondo la reciproca analogia e differenze. Lo scopo cui tendono le funzioni sembro mai sempre costituire un punto preciso di classificazione. Anticamente furono le fun- zioni in tre classi distribuite , cioe le funzioni vi- tali , le naturali e le animali. L' autore seguendo il Bichat diparte le funzioni in nutritive , anunali e genitali. Appellasi sanita quello stato in cui le fun- zioni si possono rcttanientc cscguire. Intcrpreta quel dettato d' Ippocrate, che il soauuo della sanita e DI LORENZO MARTINI. SlJ insidioso , e se la saniia sia un piinto o si estenda a certa larghezza; e diiudc la lezione col ragionare della sinipatia o conscnso o connessione dinamica , cli' e quclia cotal corrispondenza di azione chc passa fra tuttc le parti del corpo vivente, sicclie venendo una a subiie un qualclie mutamento , le altre tutte ne vengono partecipi. Principia il sesto tomo coUa lezione LXIII. Nclla distiibuzione delle funzioni il nostro autore piglia incomincianiento dalle assimilatrici, cd espone pri- mamente 1 apparato digestivo. Gli alimcnti perche ven^ano convertiti in nostra sostanza e niestieri su- biscauo una elaborazione ; e a quest' ufficio e desti- nato il tiibo digestivo , il quale si divide in bocca , farin2;e coU' esofa2:o, ventricolo ed intestina. Descri- A'onsi a parte a parte questi organi , indi il fegato , la niilza , il pancreate e la cavita dell addomine. L' apparato di2;cstivo presenta assai varieta nclla se- rie degli aniniali. Tutti pero lianno un canale cibario piu o uieno coniplicato , sicche puo affermarsi essere questo il carattere piiu manifesto dell aninialila. Ag- giunge r autore la notoniia comparata , dando una rapida descrizione dell' apparato di2;erente nclle di- verse faniiglie. Ma come mai T animale potra avve- dersi del quando e del come riparare al proprio or- ganismo? Di cio viene ammonito dal sentimento della fame, clie forma 1' argomento della lezione LXIV. Si definisce le fame « quella sensazione che ne invita e costringe a prender cibo. » Alcuni fjsiolo2;i vorreb- bero chiamar senso e non sensazione la fame, come quella ch' e cagionata da un die negativo e non po- sitivo, il quale solo vorrebbero appellare sensazione. L' autore disvela f inuiilita di si fatta distinzione. Si e pur voluto dare una diversa dcnominazione alia fame grata ed alia tormentosa : quella prima chia- mossi appctito, alia seconda si serbo il nome di fame. I pill severi pero non hanno mai adottato il termine di appi'tito a significare la fame piacevole. Parla della alterazioue della fame e de' suoi effetti. Discute la 3l8 LEZIONI DI FISIOLOCIA questione finche bI possa protrarre il digiuno, addu- cendo assai esempi di digiuni singolari, e fra gli altri il recentissimo di Anna Maria Garbero di Ra- conigi in Pienionte. Fa una digressione sui canipi dell' amena letteratura difendendo Dante intorno al senso di quel famoso verso « Poscia j^iu che '1 dolor pote '1 digiuno » nel patetico quadro della morte del conte Ugolino. Viene poi discorrendo le condizioni della fame. Rispetto alia cagione efficiente della fame stabilisce : « I nostri tessuti perdono continuamente molecole che non sono piii atte a quell' organismo che si richiede all' incitabilita : debbono continuamente prendere dal sangue nuove molecole: il sangue debbe ricuperarle per mezzo del chilo. Quando niancano quelle condizioni organiche, quelle molecole, ne na- sce un mutamento di suo genere, gia sussecutivo a cpiel primo universale. II mutamento del ventricolo per mezzo dei nervi pneumogastrici vien propagato al comune sensorio. )^ Pero a serbare le condizioni occori'enti all' integrita dell' organismo e alia facolta di vivere non bastano gli alimenti ; e mestieri che i nostri umori vengano a quando a quando annacquati. Ad ammonirci della occorrenza d' introdurre nel no- stro corpo 1' acqua veglia il sentimento della sete. La sete , argiomento della lezione LXV , si diflinisce ^ . ... . « quella sensazioue che ci invita e costringe a bere. y) Divide la sete in legittima , cioe propria della sanita e del vivere temperato , ed in illegittima o spuria che viene eccitata da cagioni eventuali o morbose. Accenna le varie guise di sete viziata. Divisa gli effetti tormentosi che insorgono allorche non si sod- disfa alia sensazioue della sete , producendo in mezzo varj esempi. Indi tenendo ragionamento sulla cagione prossima della sete cosi conchiude la lezione : « II sangue debbe contenere una certa proporzione di molecole acquidose o sierose; altrimenti diviene od uno stimolo troppo forte od una potenza irritativa. Esso nella nutrizione e nelle secrezioni va spoglian- dosi di molti de" suoi principj ; anche delle parti DI LORENZO MARTINI. 819 sierose. Debbe ripararne le pcrdite. rii\ il eiero del sangue sembia csser aiizi un veicolo allc particelle secretox-ie e nutritizie clie scrvire a quisti due uf- licj. Ma clie? Siccoine tutti gli altri mateiiali del nostro corpo, si altera e perde quelle qualita che gli sono necessarie , perche compia il suo niinisterio. Anche sotto questo rispetto debb' essere rinnovato. Poiclie dunque debb' essere riparata la necessaria quantita di niolecole acquose, nasce in tutto il si- stema nervoso uno state per cui si ha una tendenza al bere , cioe a procacciarsi quello che puo soddis- fare a quel bisogno. Lo stato e veramente generale: 111a non si appalesa ovunque assolutamente co' me- desinii se2;ni. Nelle fauci produce un sentimento di arsura: e quest' ctTctto e vino de' piu notabili. Appli- cando acqua alle fauci , togliamo per qualche mo- ruento un elletto : nia non cessando il ])isogno del- r aunacquare il sangue, poco dopo si rinuovera con piu forza. Al contrario , nicdiante il bagno o per mezzo di cristei, portando al sangue una certa quan- tita d' acqua, ccssa la sete, senza clie acqua od altra bevanda venga a contatto coUe fauci: perche cessando la cagione prossiina della sete debbe pur cessare r effetto. » Nella lezione LXVI siamo alia digestione. Gli aniniali sono composti di principj esistenti in tutta la natura , ma e mestieri che si fatti principj ven- gano elaborati per essere trasforraati in materia or- ganica. Le prime operazioni spettanti a trasformar le matcrie estrance in sostanza organica si esegui- scono appo gli animali lungo il canale alimentare, e queste sono appunto coniprese sotto il noma di digestione. Forniano pcrtanto obbietto di particolar discorso il prendimento de' cibi e delle bevande, la gustazione , la masticazione , Y insalivazione , la de- glutizione, la chimiticazione, la chililicazione , la dc- fccazione , 1' evacuazionc delle fecce , il vomito. Ar- gomento della lezione LXVII e la sangulficazione. II cliilo , ch' c il fluido succiato dai vasi linfaiici inte- stinali ncUc sostanze alimentose, dopo che queste Sao LEZIONI DI FISIOLOGIA CCC. hanno soggiacciuto alia digestione , nou e ancora venuto acconcio alia nutrizione. Perclie diven^a tale e mestieri si trasmuci in sangue ; e la funzione , onde il chilo assume altro colore e propricta , chiamasi ematosi e matopoesi , sanguificazione. Premettesi 1' a- natomia comparativa de'vasi chiliferi nelle varie fami- glie animali. Si discute se la natura del chilo sia identica o varia , secondo clie varia e la specie degli animali e degli alimenti, e secondo die vario e lo stato del corpo , cioe di sanita o di malattia : se il chilo nel camminare lungo i vasi mesenterici, ed oltrepassando varj ordini di ghiandole conglobate, subisca elabo- razioni. E poiche il Dumas e fra gli scrittori quegli il quale tratto piu prolissamente della sanguilicazione, viene esposta in iscorcio la sua teoria , aggiugnendovi r autore le sue considerazioni e la propria opinione. La sanguificazione consta di quattro atti , e sono i.° elaborazione del chilo nelle ghiandole mesente- riche; 2.° conversione del chilo in sangue nella vena sottoclaveare sinistra ; 3.° mutazione cui soggiace il sangue nel polmone ; 4.° mutazione cui subisce nei vasi capillari die formano il parenchima nutritivo e gli apparati escretorj. Ma il sangue acciocche possa compiere al proprio uflicio di rintegrare rorganismo, apponendo novelic molecole ai tessuti , e sommini- strando agli or2;ani secernenti varj principj acconci a formare i varj umori, e mestieri die venga portato alle varie parti del corpo. A tal fine e destinata la circolazione , la quale viene distesamente esaminata nella lezione LXVIII, die da compimento al sesto volume. Premette 1' autore la notomia umana del si- stema irrigatore, cioe del cuore, delle arterie e delle vene -, poi varie questioni sui movimenti cardiaci. Indi entra in particolare discorso sulla circolazione , sulle varie condizioni del sangue , sui varj stati del sisteraa sanguigno , sulle discrazie , e piu tritamente sui polso , come sui mi2;lior criterio a conoscere la presenza delle malattie , la loro indole e gravezza. C. P. 321 Calendario Georgico della Reale Societd Agraria di Torino per I' anno 1829. — Presso la tipografia Chirio e Miiia in via di Po , in 8.°, di pag. 117. G, '^li argomenti di cui si occupa la Societa Agraria di Torino hanno tutti lo scopo pia utile, il raiglioramento cioe delle pratiche locali agrarie. Tale miglioi-amento ri- cliiede osservazioni particolarissime fatte in ogai regione col lume dei general! principj teorici , polche ogni regione presenta tante variazioni , qnante sono le varie combina- zioni dei terreni , la loro sitnazione geografica , il loro li- vello e la loro esposizione. Niuna istituzione pertanto essere puo in ogni Stato piu utile di una Societa Agraria che proniova lo studio sui diversi prodotti delle sue varie pro- vincie per tentare di niigliorarli onde sciogliere il grande problema di trarre da ogni terreno il masslmo profitto colla minima spesa. Clie la gia tanto benemerita Societa Agraria di Torino segua questa traccia additata dalla ragione , a dispetto del letterario fasto che d' ordinario vagheggia cose pill speciose che utili, ne e prova anche ii voluraetto che annunciamo. Esso in gran parte si compone di due Meiuorie fra le quattro state presentate alia Societa per la soluzione del seguente interessantissimo problema da lei proposto nel programma 27 gennajo 1827 stampato nel sue Calendario di queir anno. Determinare quali pregi distinguano il canape da cor- dami , da quello da filo e da tele. Da quali cagioni o principii quei pregi dipendano. Sin doi'e v influiscano le cause accennate {^nel program- ma) dipendcnti dai modi di coltura. Se alire ne risultino dai modi di preparazione o per V azione di macchine o per la macerazione. Quali in questa caso sieno le differenze; quali ne siano le cagioni : quali i rapporU speciali di esse al canape 0 per cordaml o per tele. La prima IMemoria che fu la premiata portava la lilo- sofica sagacissima epigrafe =; La sciaiza e unjimne maestoso n'lbl. Ital. T. LV. 21 3a:i CALENDARIO GEORGICO che si sostiene e si aiimtnta col tribiito che vi portano i ru- scelli anche i piii piccoU = e si trovo scritta dal conte cavaliere Giorgio Gallesio di Finale , chiaro gia presso i cultori delle scienze naturali anche in grazia della sua ma- gnifica Pomona Italiana. La Memoria e divisa in quattro articoll. Neir articolo I.° il sig. Conte cercando le qualita die distinguono la canapa da tele da quella da cordaggio le trova in un solo individuo, il Cannabis Sativa di Linneo modificato dalla varia qualita del terreno e dal'a coltura in canape a legno piii voluminoso e di fibra piii grossa , ina pill tenace clie serve alle corde , mentre alle tele serve il canape di canna e di fibre piu gentili, adatte conse- guenteniente ad essere suddivise in piu fini o minutissimi fili. Nell'uno e neir altro canape osserva clie i fili sono le- gati da una sostanza gommosa dalla quale conviene sempre sciogliei'li e spogliarli perfettamente , giacche essa trovasi estranea alia resistenza dei medesimi. In prova quasi che le due qualita di canape si hanno da un solo individuo , il sig. Gallesio riferisce che l' arte converte in tiglio da tele la canapa da cordaggi e che si possono fare delle corde colla canapa da tele; non aggiunge pero i metodi di si- mili conversioni i quali si risolvono probalnlmente nel re- golare la macerazione degli steli , cioe spingendola al niag- gior grado quasi prossimo alia putrefazione , quando coi grossolani steli voglionsi avere fili sottilissimi , e lascian- dola, come dicono i villici, immatura quando con deboli canne voglionsi avere corde robuste. Neir articolo II della Memoria le cause clie producono le difFerenze tra la canapa a tele e la canapa a cordaggi ben distinte nel commercio sono dall' autore ridotte a quattro: i." La natura delle diverse varietd (questa espres- sione ci sembra una petizione di principio seppure non e vaga ); 2.° Le circostanze della localita ove vive la pianta (che reputiarao le piu iinportanti a stabilire la natura della varieta in un solo individuo); 3.° / meiodi di coltura; 4.° II 56550. — Rimarca egli successivainente che le due va- rieta hanno origine da un sol tipo, cioe dalla pianta di fasti alti , grossi , brancuti, di tiglio denso e tenace, capaci di una vegetazione vigorosa e di un prodotto ricco di semi , onde serva piii agevolmente alio scopo primario della na- tura che e la propagazione della specie. Le piante esigue DELLA R. SOGIETA.' AGRARIA DI TORINO. 3:i3 e a dglio sottUe, prosegue Tautore, e le razze che ne pro- vengono non sono che aborti per la natura, sehhene preferid claW uomo e predisposd dal Creatore a suo vantaggio mediante il sistetna di eccezioni die regge la formazoiie dci mostri^ e tutte le altre aberrazioni daW ordine rrgolare ddla vegeta- zione. Siamo certi che 1' autore noii inteade con cio di aft'ermare che i inostri fra i vegetabili siaao dal Creatore destinati aU'uomo, e gU esseri perfetti a tuit' altro scopo : r analisl di questa accidentale proposizione dell' autore ci condurrebbe troppo lungi dall' argomento. L'autore esamiiiando successlvamente le viceiide dei germi trapiaiitati da paese a paese e facendo uii particolare con- froiito tra le canape del Genovesato e cpielle del Piemoate conchiude asserendo che in capo a poche generazioni il seme che produceva net campi ubertosi del Piernonte piante proprie oi cordangi produrra nei giardini deVa Liguria canapa adat- tata a far tele : opina pure che tale metamorfosL lenta e graduata potra verificarsi in senso inverso se si porteranno nel Piernonte i semi della canapa del Genovesato, Questa ar- gomentazione non ci sembra rigorosa ne coerente a quanto ha egli stesso, gla detto ; poiche da essa potrebbe conchiu- dersi che T individuo canape trasportato dal Piernonte al Genovesato deve costanteniente ingentilirsi , come viceversa deve farsi grossolano quello che dal Genovesato passa al Piernonte , il che potrebbe non accadere in quei moltissimi casi nei quali la cura del coltivatore assecondasse una me- tamorfosi diversa. Non ci sembra del pari rigorosa 1' altra proposizione deir autore che una volta che V influenza del clima colla sua azione sui principj della concezione ha formato nel corso di alciine generazioni una varieta , essa diventa immutabiie e persiste fino a che vive c si riproduce nel clima medesimo , e le cure dell' agricoltore qualunque esse sieno non potranno cangiarla. Cio proverebbe clie i inetodi di coltura noa hanno influenza e clie in una medesima regione non puo raccogliersi se nou una sola specie di canapa, la qual cosa e in opposizione alle osservazioni del sig. Conte Gallesio, ed ai fatti da lui riferiti. Fra le diverse terre atte alia coltivazione il signor Conte trova che maggiormente influiscono sulla iiiiezza della ca- napa quelle composte con un terzo di silice , un terzo di cake e magnesia ed un terzo d' urgiUa ; questa composto , 324 CALENDAEIO GEORGICO egli soggiunge, forma iin terreno soffice , leggiero die non fa crosta e non s' indura. Accogllamo questa indicazione come fatta a graacli tratti , e trovlamo die sarebbe stato utile conoscei'e in quanta parte ( e non puo essere cbe plccolissinia) entra la magnesia a formare coUa calce un terzo del tntto, notando altresi che la calce trovasi ne'terreni sempre nello stato di carbonato. Fra gF ingrassi riconosce il sig. Conte piii proprj alia ca- napa i vegetabili come di piu facile scomposizione •, il che era cosa naturale , giacclie avendo la canapa una vita bre- vissima , niinore di tre mesi dalla seminagione alio sradica- mento degli steli, non potreblie sentire beneficio dal con- cime di materie animali che debbono stare piu lungo tempo sotto terra prima di scomporsi e prestare alimento alia piante. II sig. Conte accenna che per disporre 1' iiigrasso nelle canapaje onde seminarle in aprile , trovo ottimo ed economico il sovescio di rape seminate nel precedente ago- sto. Comunque pero sia vero in massima rindicatoci risul- tamento del prodotto di una canapa pin fina e con molta economia di spesa , il signor Conte ci lascia qui desiderare un niinuto ragguaglio degli elementi della riferita esperien- za , i quali avrebbero giovato assai a chi trovasi in grado di porre 1' esperienza medesima a parallelo con altre '•, ec- citiamo qnindi la gentilezza di lui a dimostrare con una piu lunga indagine, ripetuta varj anni di seguito, la sna asserzioue, meritevole di molte considerazioni , cioe che col solo sussidio del sovescio delle rape possa essere la canapa annualmente coltivata con vantaggio in un mede- situo campo, evitandone 1' avvicendamento con altri pro- dotti. Sapplamo clie in molte terre del Milanese ognl con- tadino annualmente coltiva pel proprio bisogno poca ca- napa in un niedesimo luogo, detto percio canapajo, per lo piu contiguo alia sua abitazione ^ sappiamo pure che quel piccol canapajo e lo scopo di particolar attenzlone del coltivatore , il quale vi consuma una tale quantita di concime , econornicamente incompatibile in una piii grande estensiouc; di terreno. Nelle piante diecie , o con indivldui i cui fiori in alcunl sono staminei o sterili, detti percio dai botanici maschili, ed in altri sono pistilliferi , o atti a portare a maturanza il seme conservatore della specie, e qnindi chiamati bo- tanicamente feniminili , rindividuo maschio e generahnente DELLA R. SOCIF.TA' AGR\R1A DT TORINO. 325 pill gracile come notarono varj botanici. II sigaor Conte Gallesio riprodnce questa osservaziotie per assicurare che dagli incUvicUii maschili della canapa si ha un tiglio che resta necessariamcnte piii esile e susceuibile di essej-e suddi- viso in parti piii minute (i). Ma dobhiamo qui aggiungere che gU steli masclii sradicansi per lo piii e legansi in ma- nipoli separati dagli steU femminei, i quali restaiio plij a lungo in piedi sul terreno onde portar possano il frutto a perfctta maturanza. Quanto vantaggio non avrebbesi ove si rintracciasse un inetodo per conoscere e separare i semi maschi dai femminei? Nell' articolo III il sig. Conte paria Q]e\l'' importanza rela- tiva della canapa da tela e di quella da cordaggi neW econo- mia privata e neW econoinia pubblica . e con varie general! idee suUa creazlone e siiU' uso dei varj esserl creati ( che per verita non troviamo se non estranee all' argomento , almeno non utilmente ricordate ) stabilisce che la canapa da tele e un essere artificiale degenerato dall' uomo per dare ad esso delle qualita che non aveva ricevute dalla natura, un essere precario piii costoso e meno abbon- dante delT essere naturale o canapa da cordaggio , il quale trovasi in abbondanza e con poche spese di coltura non solo nei paesi originarj da dove e venuto ( che forse non conosciamo precisamente ) , ma ancora in quelli ove una analogia di localita e di terreno lo ha naturalizzato. ■ — • Ri- tiene Tautore, ma non dimostra , che la canapa ci sia vennta dalFAsia, ed anche a questo proposito generalizza il discorso e lo estende alle materie che servoao all' uo- mo per vestimento e per tanti altri usi. Paragonando poi la canapa al suo piii forte concorrente, il Hno, crede che questo sia ad esso preferibile per tutti quei tessuti che ri- chiedono una finezza straordinaria di lili, come sono i pizzi , le tele batliste , ed altri oggettl di lasso , la qual conclusione non crediamo esattamente vera , jioiche formansi tessuti finissimi anche coi iili della canapa. Termina T autore questo articolo con consideraziorii sul commercio e sulle manifat- ture degli oggetti che servono a far tele , le quali ci sem- brano da un canto troppo generiche e dall'altro estranee al (i) II niascliio piii esile e dal volgo firentino e lorubardo cliia- mato ffuiinjria oppostamcnte alia denomina/ione botanica, coine la femmiiia e dallo stesao volgo chiaiuata luaschio. 3^6 CALENDARIO GEORGICO programma dell' Accademia. Mirando egli a promovere la coltivazione niaggiore del canape a tele riporta il sommario dei dati finali di alcune esperienze fatte in un proprio podere sopra una superficie di metri quadrati 1240, dalle quali risulta clie il prodotto in canapa preparata pel com- mercio fn di circa dnecento chilogrammi , del valore di circa franchi 144, del quale danaro due terzi consumansi in ispese per la coltivazione e preparazione , lasciando cosi al pro- prietario il prodotto depurate di franchi 48 , prodotto grande , non pero straordinario relativamente alia tenue superficie ( meno di due pertiche antiche di Milano), ma che non puo servire di esempio, appunto perche le espe- rienze in piccola scala danao risultainenti che non veri- ficansi in quelle fatte in piii largo campo, dalle quali uni- camente T agronomo e I'economista devono prender norma. Dal fatto che la medesima piccola superficie gli ofFri il prodotto lordo in canape, doppio quasi del prodotto lordo a frumento , sel^bene i due prodotti depurati dal diverse rispettivo dispendio che richiedono sieno quasi uguali , sembra il signor Conte inclinato a concedere la preferenza al primo sul secondo genere, ove dice, clie la coltura del canape oltre al heneficio del proprietario avra pagato il la~ voro di tanti ahitand che vivono e consumano^ e che percib sono un lievito alt industria e uno sfogo a tante altre pro- duzioni. Da quest' argoniento non sara adescato I'agrono- IBO che sa doversi proporzionare T agricoltura alia possi- bilita di venderne i prodotti ; per il che se in uno State la coltivazione del canape si estendesse, oltre un certo li- mite, a danno di quella del frumento si avvilirebbe la fatica degli a^^ricoltori e danneggerebbesi I'interesse dei proprie- tarj. L' articolo IV ed ultimo parla della macerazione e delle macchine inventate per supplire a questa operazione. L' au- tore opportunamente stabilisce per principio che la mace- razione avendo per iscopo di sciogliere quel glutine che tiene legati o costipati fra lore strettamente i diversi fili componenti il tiglle della canapa, non pub essere supplita da una operazione meccanica. Crede egli che una regolai'e macerazione proceda prima per fermentazioiie e poi per dis- soluzione ; ed in cio non siamo con lul perfettamente d' ac- cordo. La fermentazione non accade se non con uno svi- luppo di calorico, il quale ove si manifest! nel canape DELLA R. SOCIETa' AORARIA DI TORINO. 827 acciimulato per mancanza di sufficiente umlJita, lo guasta sicche lie risulta tin tiglio debole, di colore meno bianco o giallastro sporco die in conimercio ha pochlssimo valore. Per disciogliere la gomma resinosa che trovasi nella ca- napa dalla quale vieiie insozzata I'acqua dei maceratoj , basta I'azione dell' acqua stessa penetrance tutte le gom- ine , e tanto piu facilmente se essa e scaldata dal sole. Percio i maceratoj, anziche profondi ed onibrosi , bra- mansi espansi e soleggiali, e disposti in modo che ua leggier filo d" acqua v' entri a supplire al consumo del- r evaporazione. I maceratoj aliuientati da acqiie fredde correnti non sono reputati i migliori per la manifattura , ma nei paesi di abbondante coltura della cauapa sono preferiti in vantaggio della sanita delTatniosfera. INIentre ognuno dovra portar tribute di lode al lavoro del signor Conte Gallesio , taluno desiderera in essa piix particolari elementi, e nieno digression! generali , che noa si direttamente connettousi coUa materia chS ne forma lo scopo. L' altra Memoria sulia canapa , inserita nel Calendario, che alia Torinese Societa parve meriiei^ole di qualche di- stinzione, aveva per epigrafe = Le scienze e le arti hanno per patria il inondo intero = ^ e f u scritta dal signor Da- vide Bourgeois , svizzero , abitante e possidente nel Bolo- gnese. La Memoria e divisa in paragrafi a cui 1' autore neir indice in fine assegna i seguenti titoli : § I. Qualita di terre confacenti alia coltivazione della canapa. II. Avvertenze circa lo scolo delie acque pluviali. III. Lavori estivi preparatorj , rifenditure. IV. d' autimno consueti , a vanga. V. con due aratri. VI. con un solo aratro forte. VII. con aratro e vanga, cosi detti ravagliature. VIII. Concimatura superficiale preparatoria della se- mentazione. IX. Sementazione ; quantita di semente , ecc. X. Roncatura. XI. Raccolta della canapa ; modo di conservarne il seme. XII. Cure che esige la raccolta. XIII. Cure ed operazioni preparatorie alia niacerazione, XIV. Macerazione e modi proposti per supplirvi. 3^8 CALENDARIO CEORGICO § XV. Modo dl rompere gli steli della caiiapa macerata, XVI. Gramolatura (o rompimeato degli steli). XVII. lugrassi e sovescio. XVIII. Concimi animali ed altri. XIX. Prezzo e valore relativo ai suddetti concimi. XX. Avvertenze circa il modo d' impiegare i concimi. XXI. Amandriatura ( o concimatura coUa presenza delle pecore condotte sul campo al pascolo). XXII. Avvicendamento piii conveniente per quesia col- tivazione. XXIII. Coltivazione della canapa nei luoghi ove 1' aria e assai umida. XXIV. Prodotto di questa coltivazione in una giornata di superficie. XXV. Medicaja stabillta economicamente mediante una coltivazione di canapa. XXVI. Piante parassite nemiche della canapa , e loro distruzione. XXVII. Avvertenze circa le sltuazloni , ove questa colti- vazione nieno conviene. Questa Memoria e propriamente una minuta descrlzione delle operazioni per coltivare una giornata ( met. quad. 3 800) di terreno bolognese a canapa e degl'ingrassi varj che vi s' impiegano. E percio Memoria pregevolissima , ricca di precisi elementi di fatto , ma 1' autore di essa non parla punto del quesito proposto dalla torinese Societa agra- ria; anzi non fa pur menzione delle parole tela e corda che sono gli oggetti dal detto quesito specialmente con- templati. Faremo ora un cenno anclie delle altre materie trat- tate nel Calendario. I ." Sulla coltivazione del fico in pianura ; Memoria ( di una sola pagina ) del conte Luigi Francesetti di Mezzenile. II metodo proposto per simile coltivazione consiste nel trasportare le piante di fico dal giardino in un sotterraneo neir inverno , e dal sotterraneo al giardino nell' estate. Sem- brerebbe che il merito dei frutti in tal maniera raccolti dovesse consistere nel loro niaggior costo; 1' autore per altro assicura che essi riescono abbondanti e saporiti quanto quelli di coUina. a.° Esperienze comparative tra la foglia del gelso innestaXo e quella del gelso selvntico pel nutrimento dei bachi da seta; Memoria del signor Matteo Bonafous. DELL\ R. SOCIETA AGRARIA DI TORINO. 829 Quests Memoria ( di pag. 9 ) non si presta ad qn transunto , essendo zeppa di precisi dati numerici dedotti dair espei'ienza. L' autore lascia iadecisa la questione , la quale presentar puo diversa risoluzioae secondo la diver- sita delle circostanze •, egli propende pei'6 per T uso del gelso innestato , comunque siavi qualche economia nel consumo, usando la foglia tolta dai niori selvatici. 3 .° Soj>ra uno straordinario eccidio delle apt ; Ossen'azioni del professore Lavini. L' eccidio accadde nell estate del 1828 nei dlntorni di Carmagnola ove tutto fu aridita, essendo niancata 1' acqua di pioggia nei mesi piix caldi , ed essendosi diseccati i rivi che abitualmente servono all' Irrigazione dei prati. A que- sta mancanza si aggiunse necessariaraente quella dei fiori, da cui le api traggono il miele o 1' alimento : qulndi que- sti insetti , coasumato il miele gia raccolto e depositato negli alveari, dovettero perire. Uno sciame , vuotato il proprio alveare , cercava d' invadere quello dello sciame vicino, dal quale veniva respinto con guerra a sangue. In mancanza di altre materie contenenti 1' alimento per le api, riusci al signor Lavini di preservare un resto degli sciami coir apprestar loro in vicinanza degli alveari pomi dolci assai matnri e bolliti nell' acqua. II fatto merita la mag- giore attenzione •, e lode e dovuta a chi uso opportuna- mente 1' indicato mezzo per diminuire un male die sarebbe altrimenti rimasto senza rimedio. 4.° Relazione di un caso ttndente a dimostrare che la rogna si comunica dagli ammali doinestici all' uomo ; con alcune ri- flessioni del dottore Gio. Battisla Jeinina. In questo caso la rogna dei muli sarebbe stata corau- nicata a chi li governava , del che non ci ha punto da ma- ravigliarsi. 5.° Descrizione di una tromba A TV bo mobile immerso comunicata dal conte Giuseppe Pome di Pino. La tromba , di cui presentasi la ligura , fu posta alia pubblica esposizioue nel 1827 a Parigi dal sig. Binet fab- bricatore di macchine. L' acqua introdotta nella canna viene continuamente accresciuta ad ogni movimento del tubo mo- bile esterno a detta canna , il quale fa 1" officio di siantuffo. Questa macchina fu trovata utile negli esaurimenti per fondazioni , nei quali si ha il comodo d' immergerla e di applicarvi la forza assai prossima al tubo mobile, poiche 330 CALENDARIO GEORGICO r acqua debb' essere portata a moderatissime altezze. La descrizione clie ce ne da il sig. Conte e tolta dal fascicolo pel dicenibre 1827 deW Industriel , die stampasi a Parigi affine di spargere le plu utili cognlzioai (i). II sistema di delta troiiiba e una semplice modificazione della tromba a stantufFo pescante , mosso coa una armatura esteriore alia camera in cui ha il movimento , da un secolo e mezzo usata in Francia e descritta dal Belidor. 6.°5u/Z'Agrostis stolonifera {yolgarmente in Pieinonte lionza) ad uso di foraggio ; Memoria del professore Gian Francesco Be. II sig. Re ricordando die VAgrostis stolonifera e la piu prelibata graniigna artificialmente coltivata in Inghilterra come foraggio , cerca la causa pei* la quale la medesima pianta e detestata dagli agricoltori delle pianure del Pie- monte, i quali fanno ogni sforzo per distruggerla , ma in- vano; giacche coUa maggiore facilita da un minrmo resto di quella pianta ne sorge un ceppo rigogliosissirao che sof- foca le piante di utili cereali. Vorrebbe quindi il sig. Re veder coltivati a prato i campi die naturalmente vestonsi della lionza , e destinati a campi pei cereali quei prati vecclii che danno poco pro- dotto in fieni. Noi non crediamo che da questo diyisamento possa risultare grande vantaggio agli agricoltori piemontesi, poi- che riteniamo che VAgrostis non possa dare in quelle pia- nure , soggette ad un' alta temperatura ed alia siccita , se non se un foraggio duro e troppo siliceo e percio ingrato ai bovini ed ai cavalli. Gli stessi semi coltivati piii al nord ed in climi meno caldi danno steli meno consistent! o piu erbacei, e questa riteniamo essere la ragione per la quale YAgrostis serve in Inghilterra di buou foraggio, mentre nelle calde pianure del Piemonte non somministra se non una troppo dura gramigna. 7.° Sul seme del trifogUo e dell' erba medica; avvertimento del sig. Paolo Musso. L' avvertimento raanlfesta una frode nel commercio di detti semi che vendonsi da taluno raischiati di arena di (l) Un ineccanis)no consinille fu presentato all' I. R. Istituto di Milano fin dal 1826 da certo Giovanni Piomei di Geneva, e se ne fece cenno negli Atti della distribuzione de.' preinj di queir anno (Veggasi la CoUezione di essi t. IV, p. 85). DELLA. R. SOCIETA' AGRABIA DI TORINO. 33 1 conslmlle confignrazione, della quale si conosce in Pie- monte una cava disjiosta in alto strato , clie vienc sempre manomessa unicamente per servire a qnesto fraiidolento commercio : fortunataiiiente la frode puo essere facilmente scoperta coif immergere i semi nelP acrjua suUa quale gal- leggiano , mentre T arena precipita al fondo. 8." ConUnuazione delle sperienze sulla coUivnzione del riso secco della China nei poderi del sig. conte Michelangelo Leo- nardi nei cinque anni dal 1824 al 1828. Le prime sperienze sul riso secco praticaronsi nei 1823 e 1823, e di esse al)biaiiio reso notizia nei tomo 34.° di questa Biljlioteca , fascicolo di maggio 1824. Le esperleaze degli anni successivi proverebbero i.° Clie il ris>o secco alligna otdmamente anche al- r umido , e die raeno delT ordinario riso va soggetto alia malattia ben nota , chiamata brusone. 2." Che e tre volte piu proficuo del riso nostrale. 3.° Che delle due specie del riso secco , cioe 1' una con resta , e senza resta F altra , la prima e piii proficua dando sino 3i sementi, mentre la seconda non ne da che 28. 4.° Che le spiciie con resta danno un grano che quasi s' avvicina in bonth e bianchezza al riso nostrale il nieglio coltivato. 332 Del modo di allevare il bestiame bovino e formarne buone razze nostrall , di Domenico Berra . — 3Ii- lano , 1829, per Niccolo Bettoni , in 8.°, di pa- gine 142, oltre I iiidice e V errata. Lir. i. 74 ital. Si vende da P. Cavalletti librajo sulla Corsia de'Servi. A ir autore cU quest' operetta , che per lo scopo cui essa tende e per le pratiche utilissime osservazioni oiid' e ri- piena, noi chiameremo anrea , gia piii volte triljutati ah- biamo i ben dovuti elogl in qaesto nostro giornale. Non pago egli dcUe semplici teorie , ne di una scienza che parli in astratto ; ben anzi persuaso che la sola espe- rienza ai fatti appoggiata e congiunta alle osservazioni su cio che neir operare ci e avvenuto di bene o di male , astiensi dal vendere le cose altrui come sue proprie , ne ciecamente affidasi alle altrui produzioni. Egli dunque senza rumoreggiare con preludj d' inutili parole candidamente espone i metodi da lui con felice esito praticati or nel- I'una parte or nell'altra delle piu utili fra le arti, T agri- coltura. Che pero opportunamente appose al titolo di que- st© suo libro il motto di Varrone , Dicam de bubulo pecore quam acceperim scientiam : ut si quis quid ignorat , discat ; si quis scit, nunc ubi labar observet , premettendo cosi che egli non per vana ostentazione , ma solo per giovare altrui ofFre al pubbllco il frutto de' suoi studj e della lunga sua esperienza, pronto sempre a ridirsi, ove chi piii di lui istrutto gli mostri qualche scoglio in cui egli avesse in- ciampato, o qvialche cosa che da lui stata non fosse per av- ventura avvertita. Gratissirai percio all' illustre autore esser dobbiamo e proporlo quasi modello a chiunque accingasi ad istruire i popoli nelle cose che piu davvicino li risguar- dano , e che sul loro ben essere hanno un' immediata in- fluenza, come deir agricoltura appunto addiviene. Che in questa materia le opera con gran lena elaborate , e fastose per pompa di frontispizj e di prefazioni , e per moltitudine di volumi non sono fatte che per pochissimi lettori , ed e cosa ben diflicile lo scevrare in esse il loglio dalla buona e piu utile messe. E noi portiamo opinione che le singole dissertazioni onde compongonsi i pochi Atti della patriotica DEL MODO DI ALLEY ARE IL BESTIAME BOVINO. 333 societa , fondata nella patria nostra dall' augusta madre dei popoli Maria Teresa , fiirono alia Lonibardia di maggiore giovamento di cjuello ch' essere lo possano le voluininose collezioni e le taiite opere georgiclie a' di nostri pnhbll- cate ; perche queste contengono noa rare volte dottrine o astruse o troppo generali , od a' paesi nostri non sempre convenevoli, quelle al contrario sono lavori di esperti agro- nomi , i quali piu che dalla scienza guldar lasciavansi da una pratica non mai interrotta. L' operetta del sig. Berra e tutta sugosita , ed e quindl di natura tale che diflicilmente presterebbesi ad una ra- gionata analisi. Nol percio verremo prima accennandone le precipue parti ; e poi alia foggia quasi di corollarj ri- feriremo quelle cose die ci serabrarono piu important! e piu degne a sapersi. Precede un' Introduzione , nella quale T autore ci ram- nienta die siiio dall' epoca in cui egli pubblico una sua prima Mtmoria sul bestiame bovino (i) avvisato erasi di esporre con altro scritto il niodo pratico d'allevarlo e for- marne buone razze nostrali. II die facendo ebbe egli per iscopo di togliere dalF anlmo della maggior parte de' no- stri agricoltori 1' inveterata ed erroiiea prevenzlone che i hovini svizzeri siano i soli che convengono agli usL della coltlvazione lombarda , e die I' allevare i nostrali sia fatica e danaro gettato. Accenna quindi i varj errori in cui cad- dero intorno al giudicare delle bestie bovine gli scrittori si antichi die nioderni ^ da la preminenza agli insegnanienti degli odierni agronomi inglesi , perche in pratica li rico- nobbe appoggiati ai piii felici risidtamenti di una continuata e lunga serie di esperienze ; ed avverte die merce delle sue sollecitudini , e ad onta di niille ostacoli gli riesci di niantenere in una cascina poco lungi da questa citta ora- mai novanta e piii vacche per la fabbricazione, de' for- maggi , quasi tutte nostrali e nella cascina stessa allevate. Propone quindi la divisione del suo trattato cosi espri- mendosi : n Diro primamente di quello che e piii neces- " sario , cioe del toro e della vacca da latte , oggetti tanto " interessanti particolarmente per 1' agricoltura della bassa » Lombardia, mostrando altrui il prolitto che si puo con- " seguire. Indi tratterb del mode d' allevare le iiteUe , (i) Veggasi questo Giornale t. 47, pag. a 18. 334 I>EL MODO DI ALLEVARE IL BESTIAME >i iadicando nello stesso tempo i mezzi economici che si » possoiio usare per rendere Taffare meno dispendioso ». E qui egli cl promettc che in altra occasione parlera dei bovi da lavoro e del modo piu facile d' ingrassare il be- stiame da macello. Siccome poi le scoperte e i teiitativi di qualche iiiiportanza ia agricoltura debbonsi non gia ai volgari e merceiiarj coldvatori , ostinatamente seguaci delle vecchie abltndiai, ma bensi ai possidenti ed agli agronomi dalla comune classe distinti , i quali dandosi la briga di leggere si faano piu agevolmente ad operare , giusta il convincimento die ne ricevono dalle ragioni e dai fatti ; cosi egli protesta che a quest' ultima classe sono special- mente dirette le sue parole. In una nota imprende a chia- rire cio ch' egli nella sua Mernoria siil besdaine bovino detto avea intorno al florido stato in cui nel secolo XVI tro- vavansi le mandre in alcuni paesi della Lombardia, e con essa risponde ad un' osservazione che su quella Memoria stata era inserlta negli Annali di tecnologia ( vol. 5.°, fasc. di luglio ed agosto 1827). II testo, ossia la materia, dividesi in cinque capitoli. Ec- cone i titoli : Delia specie bovina in generale e dell' arte di migliorare le razze — Del toro — Della vacca — Della rendita annucde della vacca — • De'vitelli e del modo d' allevarli. Capitolo i.° Delia specie bovina, ecc. L' autore dopo di avere succintamente parlato della somma utilita del be- stiame bovino si dell' uno che dell'altro sesso, delle varie loro specie , giusta la differenza de' climi e dei paesi , e giusta le varieta che ne provengono dall' accoppiamento delle diverse specie ; dell' eta loro e de' varj modi co' quali distinguerla, si sofFerma snWa forma , siccome il piu im- portante oggetto clie vuole aversi di mira nella scelta del bestiame. Per forma egli intende una generale simmetria ed armonia delle parti, cioe una uguale e proporzionata unione di lungliezza, grossezza e sostanza, ed avverte che i piii pratici dell' arte accordansi nell' affermare , tale dover essere la forma che nessuna parte dell' animale appaja alle altre sproporzionata , ed il tutto sia distinto da una generale pienezza e rotondita di figura. Nel che aver pero debbesi I'avvertenza che alia sola bellezza delle parti non venga giammai a sacrificarsene il profitto. II clima nostro e alle bestie bovine adattissimo : eccellente e la maggior parte delle nostra pasture , e quindi non molte cautele richiedonsi BOVINO eCC. , DI D. BERRA. 335 pel niiglioramento delle forme e delle complesslonl di sif- fatte hestie. Migliorare una razza. Per razza intendesi la serie di que- gli aniinali , la cui specie si distingue non per uccidentali varieta, ma per caratteri o distlntivi permanenti, i quali percio trasmettonsi dai genitori ai iigliuoli. Le razze deb- bono essere diverse secondo i diversi usi cui voglionsi destinare. Quanto alle vacche, diasi la preferenza a quelle razze, nelle quali priuieggia la prerogativa di produrre ottiiiio latte e nella niaggiore quaatita possibile. Fev formare una buona razza e d' uopo die gr individui destinati al congiungimento siano i nieno imperfetti ; per migliorarla conviene che la scelta del maschio e della femmina sia calcolata in modo die le buone qualita di un individuo correggere possano i difetti dell' altro. Due sono i sistemi finora praticati pel miglioramento delle razze. L' uno deW incrocicchicvnento , quelle cioe di accoppiare individui della stessa specie a diverse razze appartenenti , e questo fu in addietro usato come T unico in Inghilterra ed in Francia : 1' altro , della riproduzione nella stessa famiglia, accoppiando i piii perfetti individui od allievi procedenti dai medesimi genitori senza alcun riguardo alia loro consanguinita. II secondo di questi due metodi e ora il piii comunemente adottato nella Gran Bretagna. Ma T autore e d' avviso che 1' uno e 1' altro puo divenire eccellente secondo le clrcostanze de' luoglii, e piu ancora secondo la diligenza , le cognizioni e la perizia del proprietario o dell' allevatore. Quanto a' paesi nostri , egli inclina al sistema d' incrocicchiamento nell' alta Lombardia e ne' paesi asciutti , ove il contadino e poverissimo e non niantiene die una o due vacche pel bisogni della propria famiglia : da quindi a quest' uopo la preferenza all' accop- piamento con tori svizzeri almeno fino a che le razze lombarde somministrar possano eccellenti tori indigeni , e percio crede che ottimo provvedimento sarebbe quello di distribuirli nelle diverse provincie a publiliche spese per tale solo oggetto , nella guisa che si e tentato di fare per la razza de' cavalli. Quanto poi alia bassa Lombardia, ove mantcngonsi nu- nierose mandre , ed ove abbondano i mezzi per alimen- tarle , egli antepone il secondo dei due sistemi. A questo uopo moltissiaio iniporta che il coltivatore scelga ogoi aauo 336 DEL MODO DI ALLEVARE IL BESTIAME dalla propria maiidra le migliori vltelle ed i migliorl ma- schi onde coiiservare il nuniero del necessario bestiame , e per tal inodo creare a poco a poco una razza partico- lare , die sino dalla nascita sua si avvezzi al clima ed alia pastura del podere. AUeviiisi perclo le vitelle di vacche che danno molto latte ; ne abbiasi abborrlmento a scartare dalla mandra tutti quegr individui che mostrano qualche essenziale imperfezione. Per 1' accoppiamento puo quasi fondamentale principio stabilirsi che la femmina sla ben conformata e coiivenienteineate piii grossa d' uiio scelto toro. La corpulenza della vacca e senipre in ragione della buona qualita e della quantita de'pascoli: ma e un errore il volerla accrescere senza aver prima ben ponderato questo principio. " Non conviene ( dice Tautore ) tentar d' in- grandire le razze indigene, giacche in proporzione ch' esse crescono in grossezza peggiorano nelle forme , e divengono ineno forti e piu soggette alle malattie. >> E qui egli ri- porta alcuni precetti lasciatici dall' inglese sig. Cline intorno alia forma degli animali domestici. Tali sono: che V animale abbia ampiezza di polmoni , del che sono non dubbj con- trassegni esteriori la bella forma e 1' ampiezza del petto; forma che dovrebbe avvicinarsi alia figura di un cono orizzontale , la cui base sia posta verso i lombi. Le fem- niine abbiano larga la pelvi onde partorir possano con minore difEcolta. La piccolezza della testa e un contras- segno della baona razza dell' animale. La lunghezza del collo sia in proporzione dell' altezza : grandi slano i mu- scoli e i tendini : a nulla glova la grossezza delle ossa. Quegll animali che hanno le ossa plii fine e piii piccole sono, generalmente parlando , i meglio conformati , i piu sani, i piu forti, e di carni migliori. Tale e 1' osserva- zione anche di un altro celebre agronomo inglese , il sig. Culley. Cap. IL Del toro. Alia divisata propagazione della mandra e d' uopo innanzi tutto il non perdonare ne a dispendio , ne a fatica , onde aver tori dalle migliori razze prove- nienti. « II toro debb' essere di una statura mezzana : sia la testa non troppo grossa, e siano picciole le corna; la fronte spaziosa e coperta di un pelo arricciato ; le orec- chie Innghe •, grandi e vivaci gli occhi, e lo sguardo plut- tosto fiero ; le nari aperte ; il collo corto e gi-osso che esca da spalle larghe e carnose , e con una dolce curva BOVINO eCC. , Dl D. BERRA. Soj s' impiccolisca la clove si uiiisce al capo ; il petto grande con ampia giogaja die casclii e scenda sino alle giaoccliiai gambe corte e nervose ; coda lunga e crinita ; cuojo grosso non aspro, ne daro a toccare , ma morbido con pelo lu- cido. Allorquaado il toro ha tutte le premesse qualita uaisce anco la docilita , s' avvicina di niolto alia peifezione , qua- lunque ne sia il colore , a malgrado die i tori die compe- rano i Lombardi dacli Svizzeri siano sieneralmente di colore oscuro. " II toro e atto alia generazione nel secondo anno dell' eta. sua. E un errore il credere che quest' animale non sia atto alia propagazione prima d'aver compiuti i tre anni. L'autore alleva ogni anno un toro scelto fra i mlgliori uiaschi, e due ne tiene nella mandra pel coprimento delle vacclie i r uno delT eta di un anno compiuto, T altro di due^ il primo pel coprimento deile giovenclie , il secondo, cioe il piu vecciiio e quindi il piii grosso, pel coprimento delle vacdie. Questo dopo il terzo anno vien destinato al macello. L' esperienza gli ha insegnato essere si fatto metodo il piii utile, il piii sicuro: e di fatto la stessa Sviz- zera si serve di tori giovanissimi. Tale metodo giova spe- cialinente ne'paesi, ove come nella Svizzera e grande feracita di pascoli. Aggiungasi che d' ordinario il toro e quieto e docile sino al quarto anno, ma poi divien tiero e indomabile. Un toro e bastevole per 3o sino a 35 vac- che e talvolta anche di piii, secondo le pariicolari e varie circostanze. E nocevole 1' uso di prestare il proprlo toro pel coprunento delle altrui vacche, perclie fannosi esauste le sue forze , e ci ha pericolo ch' esso contragga mali epi- demici. II toro vuol essere sempre alimentato con ottiino fo- raggio, massime nel tempo della monta, presso la qual epoca, specialmeute quando e un solo ad uso di tutta una mandra, giova anclie il dargli qualche pugno di vena o d' orzo. L' autore vende i suoi tori a' macellai ordinariamente dopo due anni di servizio: il prezzo medio die ne trae e di lir. 3oo milanesi ( franclii 2 3o ) per ogni individuo. Cap. III. Della vacca. L' autore comincia da varie ed opportune osservazioni suUe razze delle vacche svizzere, essendo clic dalla Svizzera proviene la maggior parte delle vacche die mantengonsi nella Lombardia e specialmeute ne' paesi svizzeri. Le piii grandi vacche svizzere , che danno molto latte e nieglio servono alia fabbricazione dei BiOl. Ital. T. LV. -21 oio DEL MODO DI ALLEVARK IL BESTIAME nostri fonnaggi , sono quelle del Sinimenthal e di Saaneii uel cantone di Berna , e quelle di Gruyeres nel cantone di Frihiirgo : distinguonsi per un colore bianco-rosslccio. Fors' anche migliori sono quelle del cantone di Svitto , clie distinguonsi particolarmente per la sottigliezza della pelle , e per le ganibe che hanno minore lunghezza di quelle delle altre. II valor medio di tali vacche e dai 20 ai 3o luigi al pajo. La vacca di razza migliore si distin- gue per la testa non troppo grande , le corna corte , le nari aperte , il collo sottile, il petto largo, la giogaja grande e pendente , i lombi larghi e carnuti , la scliiena dritta , le ganibe piuttosto corte, grandi le popjje e di pelle sottile coi capezzoli lunghi collocati ad uguale di- stanza , la pelle morbiccia e non grossa , il corpo lungo , la coda lunga e sottile. La vacca da indizj d' essere in cnlrlo col muggir fre- quente, col saltare sopra le altre vacche , col gonfiarsi della sua vulva, e col niostrare un' inquietudine tormentosa. Tra il concepire ed il parto passano generalinente quaranta o quarantuna settimane. Una vacca, trattone alcune parti- colari circosfanze , non partorisce ogni volta cbe un sol vitello , di rado due, ed allora il piii delle volte 1' uno e maschio , T altro femmina. La stagione piii convenevole al coprimento delle vacche e dal maggio a tutto il giugno. Quanto alle giovenche , alcuni sono d' avviso che non debbaoo farsi coprire se non conipinti i tre anni delP eta loro. Ma anche in cio abbiasi riguardo alle circostanze del clima ed alia feracita de'foraggi, sicche in ragione del clima e de' foraggi possano sommettersi al coprimento anche un anno prima. Abbiasi cura che le giovenche ven- gano coperte da un toro giovane e leggiero, giacche i tori pesanti e 1 troppo grossi sono in cio cagione di gran- dissimi incotivenienti. E qui T autore suggerisce i nietodi da praticarsi allorclie la vacca, benche in calore, ricusa di lasciarsi coprire, e i metodi ancora co' quali riconoscere se una vacca abbia conceputo, non che II vario stato del feto a mano a mano ch" esso va ingrandendo. Egli vorrebbe che merce del capo mandriano si tenesse un accurato registro degli straordinarj accidenti che ogni di occorrono in una niandra specialmente nella gravidanza delle vacciie , ed a tale oggetto propone, quasi ad esemplare, una sua tabella. Si prevengano tutte le cagioni dcU' aborto. Tali souo fra O '>. BOViNO ecc. , DI D. BF.nRA. 66r) Ic altre la debolezza o la mancanza delle loro forze , 11 teaerle troppo strette nella stalla , il permettere die al pascolo o nel heve le une saltiiio su le altre, lo spaven- tarle e farle correre o saltar fossi , il costringerle ad iiscire attruppate dalla porta della stalla. La vacca vuol essere particolarmente sorvegliata quaado e vicina al parto. E un errore il diminulr loro il natrimento ia tale prossiraita: quest' uso diminuisce le loro forze mnsculari, dalle quali dipende la necessarla energia per ispignere fuori il vitello. ladizj deir avviclnarsi del parto sono lo scemarsi del vea- tre , il corpo die fassi vie piii turgido , 1' umore die scola, le poppe die si goafiano e distendono , ecc. La vacca vi- cina al parto venga collocata in luogo comodo e largo; abbia un letto abbondante di paglia e strami asciutti : sia tal luogo ben arioso ; caldo se nel verno , ma non di troppo ; d' estate , scevro di mosche per quanto e possibile. L' au- tore passa quindi ad indicare quelle praticbe die piu ne- cessarie sono percbe un parto felicemenle riesca : osserva essere in una gran parte della Lombard ia assai difettosa la scienza veterinarian duolsi perdie si ditlicile incarco venga d'ordiuario atlidato alia grossolana ignoranza de' famigli o cuslodi delle vaccbe, dal die sovente, oltre la perdita del vitello, succede quella ancora della mad re ; propone i rae- todi da praticarsi dopo il parto, e loda 1' uso de'beveroni caldi. Importiintlssima e la scelta dell'alimento per le vacclie , della pastura verde ugualmente die della secca. II foraggio non puo mil dirsi nniritivo di troppo. Ne' paesi asciutti, ove d' inverno mancar suole il foraggio , si faccia uso delle rape e de' pomi di terra. L' autore tento la coltivazione delle rape inglesi . bramando di conoscere se mai d' in- verno coavenisse fame uso per iiutrire le nostre mandre da casoiie . ma 1' esperimento non elibe efFetto, giaccbe sifTatte rape, prima della maturanza , vennero di notte tempo rnbate. La cosa aiido altriraenti nella coltivazione del cavolo Brassica Olcracea s:h'estris L. ( thou cavalier dei Francesi )f, egli pero non ne consiglia I'uso, perche tal cavolo fa deterioiar il latte , dii al butirro un odor disgustoso , ed e a temersi cbe non lo dia anclie al formaggio. Molto im- porta ancora che le acque destinate ad abbeverare le vacche siano cliiaie e limpide, non troppo fredde ne di estate ne d" inverno. I mali si funesti al grosso bestiame 340 DEL MODO DI ALLEVARE IL BESTIAME neir alta ed asclutta Lombardia provengono per lo piu dal costrignerle nell' estate a bere acque piovane e limac- ciose stagnaati in fosse o pozzanghere. Non metio della buona qualita dell' alimento e necessaria nella cultura delle vacche una somma pulitezza. La stalla percio ed il cosi detto Barco siano luoghi ben asciutti ed ariosi , con paviniento ben lastricato e ammattonato mo- deratamente chino in gnisa die le orine non abbiano a sofFermarsi , raa scolino in un canaletto Inngo il suolo , e da esso passino in una cisterna chiusa e fuori della stalla. Se ne spazzi il letame due volte al giorno , e vi si ri- metta il letto con paglia o strame ben secco. Errano quei fittajuoli, che per una mal calcolata economia tengono i loro animali sul nudo terreno tutti di stereo schifosamente ingombri. I famigli siano ben provveduti di stregghie, e ne usino almeno due o tre volte la settimana. L' USD di condurre le vacche al pascolo nella primavera non e scevero di gravi inconvenienti : questi sono dall' au- tore opportunamente accennati. L' esperienza ha dimostrato che la vacca e assai piii proficua quando viene tutto T anno allmentata nella stalla. I Tedeschi con replicati esperimenti dimostrarono che due vacclie nodrite tutto 1' anno nella stalla danno maggior lucro che tre vacche mantenute nei pascoli , oltre il guadagno che con questo metodo ricavasi dal letame. La vacca suol facilmente nausearsi dell' erba bagnata. Un esperto agricoltore percio debb' essere sem- pre provveduto di una proporzionata quantita di foraggio secco j e tanto piu quanto che giova ancora il cangiare pascolo alia vacca di tempo in tempo. In qualsivoglia si- stema poi di mantenere le vacche sia al pascolo, sia nei chiusi , ricordisi 1' agricoltore ch' esse sono dilicate piu di quello che comunemente si creda , e che il piu delle volte risentonsi de' grandi cangiamenti dell' atmosfera. La vacca e molto lattosa « quando ( cosi 1' autore ) e fornita di un amplo ventre f, di poppe di pelle sottile e di grande capacita , mentre la natura generalmente pro- porziona i vasi ai fluidi che vi debbono capire ; di vene lattee grosse e ben marcate , di capezzoli lunghi e non troppo vicini gli uni agli altri ; e sopra tutto quando sia di una magra apparenza di corpo che mostri dlfticolta ad ingrassare. " Egli poi e d'avviso che traggasi maggior guadagno da una vacca mezzana die da una grossa, e ne BOVINO CCC, DI D. BERK A. 841 dii le ragioQi. L' eta nella quale la vacca suol essere piu utile e dal quarto anno al quinto, ed anche sino all'ottavo, purche stata non sia sforzata, giusta il linguaggio de' no- stri contadini, dalla quantith o qualita della pastura. E qui r autore vieii parlando del latte ; del grande profitto die pu6 trarsene e delle cure die praticar debbonsi ond' averlo perfetto e ben prepararlo specialmente per la fabbrica- zione de' formaggi. Tra le quali cure ei pone per la prima, die il locale destinato per riporre il latte nella state sia posto a tramontana , hen riparato dal sole , sia arioso , asciutto , lontano da ogni iinniondezza , da'' letamaj , e fin anche dalle stalle , il cui ambiente non oltrepassi mai il iS o tutt' al piit il 16 grado del terinoinetro di Reaumur. laiportanti ci sem- brano pure le avvertenze ch' egli ci da intorno all' arte di faljbricare il formaggio. A parer suo grandemente giova la personale assistenza delf esperto ed intelligente agricol- tore : osserva die la piu parte de' proprietarj di raandre con gravissinio danno del loro interesse non assistono al niugnimento delle vacche , operazione della massima Ira- portanza die presso di noi eseguire suolsi due volte ogni 24 ore. Abl^iasi cura die tale operazione sia fatta non ru- vidamente e colla massima pulitezza. « In Inghilterra ( cosi r autore in una nota ) prima di mngnere una vacca, le donne alle quali e coraunemente alKdata questa incumbenza, dopo essersi lavate Ijene le mani e le braccia, principiano r operazione col lavare le poppe della vacca con acqua fresca tamo nella state che nell' inverno " : cosa salutevole e grata aU'animale, e ad un tempo opportunissima per conservar sano il latte. Cap. IV. Delia rendita annuale della vacca. u II profitto ( cosi r autore ) die si puo ricavare direttainente o indi- rettamente dai concinii che si raccolgono mantenendo la vacca i il danaro die si ottiene dalla vendita del vitello , dalla vendita del latte o dalla fobbricaziono del formaggio, e finalinente quel guadagno die si fa alimentando un certo numero di porci cogli avanzi dello stesso latte , costitui- scono la rendita di cui si tratta. " II prodotto del letame e di tale importanza che fra noi non pochi ed avveduti agricoltori mantengono intere stalle di Imoi al solo intento di ammassarne il concime per la coltivazione de' loro terreni. L' autore suUa sua propria esperienza aflferma che So vacche mezzane mautenute 342 DEL MODO DI ALLEVARE IL EESTIAME sempre nella stalla , e pel cui letto s' impiegano annualmente 5oo fascl di paglia ben secca e ben rotolata , s}\ daimo 65oo braccia cubiclie ili letame fresco, il cui >valore viene da lui calcolato in 12 soldi circa per ogni braccio cubico, dedotta pero la spesa della paglia clie puo valutarsi soldi So al fascio. Al letame solido aggiugnesi il liquido, ossia il piscio die pei canaletti scolar dovrebbe nelle sotterranee cisterne fabbricate fuori della stalla ; nell' iiso del qual liquido prescrivonsi dalT autore alcune cautele onde non abbia ad essere di danno alia cotica de' terreni. IMerce del mantenimento delle vacclie un altro utilissimo ingrasso puo ottenersi col letame liquido de' porci , i quali alimen- tansi cogli avanzi del latte dopo la fabbricazione del for- maggio. L' autore viene qui accennando le cautele clie praticar delilionsi quanto a siffatto concime , si nel conser- varlo nelle tinozze, e si ancora nello spargerlo sui terreni. Un vitello di quattro o cinque giorni , cioe nel tempo che il latte della madre non e buono che pel solo man- tenimento di esso , non puo valutarsi piu di 12 a i5 lire milanesi. II suo valore va crescendo in ragione del latte che impiegasi per alimentarlo e che vien quindi sottratto agli altri piu importanti usi. — Variabile al sommo e la rendita del latte. Ci ha delle vacche che nel periodo di 24 ore danno 3o e piu boccali di latte; altre ce ne ha che non ne somministrano piu di cinque o sei boccali : alcune ne danno una prodiglosa quantita appena che ab- biano partorito, ma poi vanno a mano a mano sceman- dolo neir accostarsi ad un nuovo parto. L' autore fa qui la rassegna delle piu rinomate razze d'Europa, e in tutte riscontra piii o meno tali varieta nella produzione del latte. Dalla propria sua esperienza , e giusta anche i dati che gli avvenne di procurarsi, gli risulto che una vacca sul Lodigiano si alto clie basso produce in un anno dalle 3o alle 32 brente di latte; sul Pavese dalle 84 alle 36; e sul basso Milanese nelle cascine poste di sopra e di sotto della citta , dalle 36 alle 40. Dee pero notarsi che il latte del Lodigiano supera di molto in bonta quello del Pa- vese e del Milanese. — II prezzo del latte e quasi sempre in ragione di quello del burro e del formaggio. In questo anno esso puo valutarsi dalle lire 7. 10 alle 8 milanesi; prezzo inferlore a quello degli anni scorsi. L" aittore vien qui accennando anclie il comraercio che si fa del latte coi BOVINO ere, DI D. BERRA. $43 cos\ detti Uittari per uso della citta , noa clie le consue- tudini die sono presso di noi in vigore per tale commer- cio. — Come annuale reiidita della vacca puo fiualinente coasiderarsi la mandra de' porci die si alimetitaiio col siero e cogli avanzi delle parti caseose, estratto die siasi il cacio dalla caldaja. L' aiitore accenna qui i metodi die giusta la diversita del paesi nostri praticansl nelT alleva- mento de' porci , il prezzo die puo trarsi dalla loro ven- dlta ed il calcolo delle spese die occorrono neirallevarli. Ma ad ottenere dalla coltura delle vacclie tutti gli aa- zidetti lieneficj occorrono noa pochi dispendj , die sono dair autore con soiuma accuratezza calcolati. E priiuiera- niente 1' interesse del capitale die sborsar coiivlene per racqiiisto della mandra. II prezzo medio di una vacca da cascina o da casone e di milanesi lir. 3 60. Supponendosi die la mandra consti di 5o vaccIie, ne risulterelilie la soniraa di lir. 18000, die all' interesse del 5 per 100 ])orterel)l)e 1" annua spesa di lir. 900. A tale interesse debbe aggiugnersi 1' annua perdita delle vacche o per vecdiiaja o per malattia o per lo scarto die convien fame ogni anno. Nel Lodigiano e nel Pavese sopra 5b vacche se ne scartano generalmente otto o nove : iiiaggiore e lo scarto nelle cascine de' dintorni di Milano , ove i prati irrigansi coUe pinguissime acque die passauo per. la citta. In tutte qiieste possessioni viene pressoche interamente riunovata la mandra nello spazlo di quattro anni. Calcolato il pro- dotto delle vacche scartate , in ragione del prezzo die se ne trace dalla loro vendita , risulta 1' annua perdita di circa milanesi lir. i5oo sopra una mandra di 5o vacche. A questa somma aggiungansi lir. 5oo per la perdita pro- veniente dalle ordinarie malattie , ed altre lir. 355 per le perdite cagionate da mali epidemicl , supponendosl die nel corso di 18 anni una mandra non ne venga attaccata die una sola volta. A tutt' i quali dispendj debbonsi pur aggiugnere il salario e il manteuimento de'famigli, l' iinpor- tare de' lumi per la notte , degli arnesi , del sale , delle medicine e di molt' altri simill oggetti. Ove fabbricasi il forinaggio , oltre piii altre minute spese , della caldaja , dello zaflerano , del sale ecc. , ci ha pure quella del cosi detto Casaro , il cui salario e maa- teniinento costiiuisce una somma non miiiore di milanesi lir. loco. E questa la piu importante persona in una 344 D^^ MODO Dl ALLEVARE IL BF.STIAME casclna lombarda. Gual se la falibricazione del formaggio riesce infeliceniente ! Incalcolabili iie soiio i danni , e pro- venire lie puo la rovlwa del ilttajuolo. " Qnaado si con- sidera ( dice opportunameiite T autore in una nota ) che le rovinose perdite che sofFrono i nostri fittajuoli a cagione della fabbricazione sbagliata de' caci , sono per lo piu da attribuirsi all' ignoraaza , e talvolta anche alia nialvaglta de' nominati Casari ; quando si considera che nelle maai di tali persone e posto quasi tutto il loro avere , e che non poche famiglie si veggono di tempo in tempo ridotte alia miseria per le cattive qualita di un Casaro ; non si sa capire il perche molti fittajuoli facciano tanti sforzi per educare i loro figliuoli in tutt' altra professione , in luogo di quella che realmente sarebbe pur troppo la piu opportuna alle loro circostanze. Ma per Dio ! in vece di avere nella famiglia un cattivo legale o un prete ozioso, non sarebbe egli di gran lunga piu vantaggioso che ua figlio fosse per tempo ammaestrato nell" arte di fabbricare il formaggio , e a lui piuttosto che ad un estraneo fossero poi alBdati gl' interessi dell' azieuda ? » Parole piene di senno e di prudenza ! Ma tra le spese la piii notabile e quella del giornaliero mantenimento della mandra. In cio e d' uopo innanzi tutto conoscere il modo di poter abbondevolmente nutrire la mag- gior quantita possibile di bestiame col prodotto della minor superficie di terreno ; lo che ridonda non poco anche a vantaggio dello Stato rimanendo molto maggior terreno per la coltlvazione de' grani. L' autore espone quindi le spese deir annuo mantenimento d' una vacca nel terri^orio Inglese, nel lodigiano e nel milanese ; ma soffermasi specialmente sui prati a marcita di quest' ultimo, richiamando cio che sul niedesimo argomento egli ha gia pubblicato in altra sua ope- retta. Bellissmie sono le pratiche ed ecoiiomiche osservazioni che da lui espongonsi su questo importantissimo oggetto, e dalle quali risulta che I' annua spesa della coltura di per- tiche 270, prato a marcita, e di circa milanesi lir. 6333. A corapimento di questo capitolo egli ha aggiunte tre di- stinte tavole, nelle quali contiensi per approssimazione il conto di una mandra di 5o vacciie mantenute nel Pavese, nel Lodigiano e nel Milanese. In una nota poi assai bene ragionata imprende a rettilicare alcuni errori del Gioja , la dove questi nel capo 5.° della sua Filosofia della Statistica BOVINO CCC. , DI D. BERR.\. 845 pnrla delle annue spese per la coltivazione de prati irri- eiciti. Del clie vog;Iiaino av\ertiti gli editori della ristampa die delle opere di quel celebre economista vien ora esc- guendosi. Cap. V. Dei vitelli. « In due modi (dice 1' autore ) si puo trar profitto dai vitelli : T uno si ottiene autrendoli con latte per un dato tempo, iiidi vendendoli ai macellaii 1' altro allevandoli pei difFerenti usi deiragricoltura. " Non ci e possibile di qui tutte riferire le praticlie dall' autore iatorno a si importance oggetto suggerite. Noi ci appa- gheremo di accennarue alcune. — E un errore il perraet- tere che il vitello ne' prinii giorni venga nudrito sino alia sazieta , dal die nasce la maggior parte delle malattie che Id attaccano ne' primi quindici giorni dalla nascita sua. Ne sia dunque moderato T alimento in tali primi giorni , e si divida in tre pasti al giorno. — In generale, presso di noi, sei o sette settimane bastano, perche un vitello mantenuto a solo latte raggiunga il peso delle 110 alle ii5 libbre di 28 once. — Giova di piii che non poppi se non il latte della propria madre. — Appena nato non si leglii ; cio suol essere pericoloso. — Tengasi pulitissimo con un letto abbondante di paglia o foglie ben secciie e ben asciutte. — E bene che il recinto ove sono piii vitelli sia diviso con moblli steccati in tanti spazj quanti sono i vitelli. — Neir Inghilterra per conciliar loro la tranquillita od il sonno , ottirao mezzo perche ingrassino meglio e pill presto, si danno loro, un quarto d' ora da che hanno poppato o bevuto, tre o quattro pallottole della grossezza di un nocciolo composte di farina di frnmento e di alcune coccole di ginepro schiacciate e pos(!ia insieme impastate. Quanto poi ai vitelli che voglionsi allevare per uso dell" agricoltura , scelgansi sempre quei che nati sono da madri eccellenti. — Abbiansi per essi tutte le anzidette cure pel nutrimento, per la pulitezza e pel letto. — Ven- gano ogni di leggeriuente stroiinati : cio non meno della pulitezza giova a tenerli sani dalla scabbia e dalla stizza. — I vitelli vanno ne' primi mesi facilmente soggetti alia diar- rea , malattia il piii delle volte t'ataie , che proviene dalla poca nettezza , ma piu ancora dall" indigestione. E qui r autore annovera i metodi co' quali provvedere a tali inconvenienti , e come spoppare si posja il vitello ed av- vezzarlo ad altri alimenti. Tali alimenti sono il latte stesso 3^6 DEL MODO ni ALLEVARE TL EESTIAME da cu'i gia tolto se ne sla il fiore per fanie butirro , il te di fieno, il liiiseme , la farina dell' avena inacinata, le rape e i pomi di terra e simili; tutti i quali cil5i si deb- bono far loollire e adoperare inoderatamente caldi. Facciasi poi ill modo die 1' allievo si avvezzi il piu presto possi- bile al fieno od all' erba secondo la stagione. Ma noi sa- remmo costretti a qui trascrivere tutte le parole dell' aii- tore , se riferir volessiino le varle ed importanti pratiche cbe su quest' argomento vieii egli esponendo. Dalla sua stessa esperienza poi risulta clie il totale annuo manteni- niento di tre vitelle puo calcolarsi in inilanesi lir. 35i. ii. 9. Al quale proposito ci offre due tal)elle , 1' una dell' ain- montare delle spese fattc pel manteniinento di un anno di tre vitelle di razza mezzana dal 28 agosto 1827 al 28 agosto 1828, e r altra del progressiva accresciinento del peso delle dette tre vitelle distinto di mese in mese. — Le vitelle divenute giovenche entrano in calore piu presto o pill tardi giusta la loro complessione e compluto clie ab- biano un anno e sei mesi : sono quindi ammesse al toro , e partorir sogliono verso 1' eta di due anni e tre mesi , senza die alcuna di esse sofFerto abbia verun malore. Da tutte le quali osservazioni , e piu ancora dalla sua propria esperienza, I'autore deduce non essere anche agli agrlcoltori della bassa Lombardia cosa difficile od impro- pria r allevare tutte le vitelle die annualmente abbisognano per la mandra , almeno in que' paesi , ove a quest' uopo prestansi i pascoli e le situazioni. Risponde quindi all' obbie- zione da alcuni proposta, essere cioe il guadagno clie inimediamente si ritrae dalle vacclie forestiere gia frutti- fere di gran lunga niaggiore di quello che ottiensi dalle indigene o nostrali : ramnienta die le vacclie provenienti dalla Svizzera pel compimento delle nostre mandre sono deir eta di tre anni compiuti, e die hanno gia partorito due volte o sono vicinissime al secondo parto. Contrap- ponendo poi le antecedent! sue osservazioni ci da una tavola di confronto che noi qui riportiamo in tutta la sua integrita. BOVINO CCC-, DI D. BKRRA. I -2 I a ra „ -^ — < O V c rt s h > cr Tr,-^ "5 rt CN ^ c • ^ o — " " -a o xt -" W _ « o u ■^-B cs > fl I PC ;-5 a £3 a — = 5 « _ , O O o -r — o t) o ™ le o o o •< < ^ >= N H = cq ... c3 347 m 0-3 a. I: P c o , c £ ^ o V Q. C ^ £ V -o £ -S i^ »=> o •S e •2 .5 •^ -5 a O "^ «J ^ 1 c 1 1 1 1 I O 1 c 1 1 - 1 ' " '-' 1 • (essa sta bene), ed era sulle mosse di riporle la briglia e la sella ; ma ne lo trattenni, e feci si che 1' animale ci seguitasse colle ba- gaglie che trovavansi a poca distanza dietro noi. La mala non sofFeri piu alcuna cosa durante il resto del viaggio. Sembra che il rimedio adoperato in questa occasione fosse tanto efficace quanto opportuno per gli accident! che in paese si poco popolato possono avvenire ai viag- giatori. Veder versare 1' acquavlta nell' orecchio, questo mi reco poca meraviglia , che tale e a Messico il rimedio usato costantemente, e, io credo, veramente proprio pei piii forti dolori di testa , massime se dipendono da male ai denti. In questo caso V operatore suole sclilzzettarla , o anche piii spesso dalla sua propria bocca lanciarla egli stesso nell' oreccliio opposto alia guancia ove e il dolore , e ve la lascia insino a che questo cessi. Ho sempre io stesso sperimentato che 1' esito senza il miniino dolore ot- tenevasi entro due o tre minuti , per quanto violento fosse r insulto del male. II sentimento che se ne ha , rassomi- glia a quel rombare che sentiamo all' orecchio tuHando il capo neir acqua. Non saprei ne men dire se quella volta sola in cui credetti necessario di sottomettermi a tale operazione , fosse dessa seguita o no da un sentimento, benche leggero , di sincope. Che che ne sia , il tentativo non e pericoloso , e chiunque vi si assoggetta ne ritrae un immediato soUievo. " I viaggiatori giunsero ad un luogo detto Zopiloto : « Cosi appellasi un avoltojo. Ivi vedemmo circa due mila di co- testi uccellacci posati sugli allieri fare una specie di po- sta avanzata per difendere quel luogo che ben a ragione ebbe da loro il nome , poiclie furon essi le sole creature vive che ci venue fatto d' incontrarvi. Non altrimenti che I'ARTK STRANIERA. 35 1 avvenir snole dl molte guardie, dormlvaa cssi profonda- meiite. " Arrivarono ad Acapulco descritto gia da Humboldt, dal capitaao Hall e da altri viaggiatori : i nario) Diiraciae. Agglunto d'alcnne frutte die Iiaiino " durezza ». Questa delinizione cosi come sta vorreblje die si cliiamassero duracini tuiti i frutti degli alberi no- ciferi e bacciferi , e duracine per conseguenza le olive, le giuggiole , le coniiole , le castagne , le nocciuole e cosilTatte ahre IVntte •, il clie non e certo nell' indole della lingua nostra. Una definizioue silFatta fu sgrazlatamente assogget- tata a quell' andazzo di mozzar code (con ragione o senza) del quale a torto forse lagnaronsi alcuni uoniini nosiri , e a ragione muovon lamento i cavalli, i gatti ed i cani sudditi essi pure fra noi alle mode oltramontane. S'ella si avesse avuta quella coda clie ha in tutti gli altri Dizlonarj, cioe /< frutte che hanno la buccia e la polpa ferma si die regga " alquanto sotto al dente ;/ , sarebbe stata d'alcun poco migliore se non esatta per l' appunto. E cosi va con queste benedette definizioni le quali esigono assai piu cervello che spalle come sognano i piii, e delle quali le novanta ia cento sogUono far si che un vocabolo di per se chiarissimo divcnti la merce loro assai piix bujo che non sia un ge- roglilico egiziano. Duracine parla da se e ti dipigne la qua- lita cli' esso importa ; la detinizione che te ne vien data sdipigne ogni cosa. Clii non ignora die cosa sia acino e che cosa sia duro , sa altresi die duracine potranno essere le sole frutte acinose ogni volta che, per ras^ione di quel Yariar onde uatura e bella , non al)biano in se quel mol- lore die e proprieta generale delle frutte niedeslme ; e cio sapeiido, conoscera altresi come ogni altro frutto, es'ab- bia pure la buccia e la polpa dure e ferine a sua posta, non sara mai duracine se sara escluso dalla classe degli acinosi. Rleglio per avventura sareliljesi definita la voce Duracine dicendola aggiunto di alcune variet.d di frutte aci- nose le cui bucce e i cui acini sono piii fernii e duri che non siano di natura loro siniili frutte. IMa forse nemmen questa definizione sareblie afFiitto alTatto a capello, giacche tra le frutte duricorie e le duracine vorreljlie pure essere inter- posta dal Codice del ben parlare quella distinzione che in alcuni casi T uso volgare ha fatto scomparire. Questa de- iinizionc poi, e cosi pure quelle di Tast, Ordi, Padella e altre simili , potevano essere senza danuo tralasciate perche 36o APPENDICE del novero d'l quelle superfine die i Compllatori avvisa- rono d'aver per massima geiierale omesse. — Dress, Erba grata, Fraina , I'ranza, Frus^on, Qambal, Taja i liher , Color celest, Scot e di niolte altre voci pavesi non trovano nelle voci italiane coiitrappostevi una esatta corrispondenza, e spesso la trovano errata onninamente. E qnal Pavese , per esemjjio , vorreblje oggi tramntare il sno Color ctlest in Color celcstiale dnpo die i Dizionarj tntti a diiare note avvisano die Celestiale e lo stesso die Celeste toUotie il si- gnificato di colore? Qnal niai mercante vorrelibe vendere il sno Scoto ( Scot pav. ) a qnel prezzo medesimo pel quale daria la frenella (fcinelld pav. ) ? — Delle mende ortogra- ficlie poi sareldie sofisticheria il far qui parola se di tut- t'altra specie di liliro si trattasse; ma in un Dizionario il trovare per simili mende ( d' altronde oltr' ogni credere frequenti ) trasfigurato un seme in un albero , e troppo grave mancamento; e tale e qui il caso deirarticolo Gdii- dolld a cni si contrappose nocciiiblo in Inogo di nbcci.olo. Qnesto llbro del resto servi a convincerci sempre piu. die ogni dialetto ha i suoi pregi belli e bnoni , e pu6 per qualche lato venir in ajuto della lingua generale della nazione. Rattavola , a cagion d' esemplo , ci e sembrata assai piii bella e dipintiva parola die non siano la tegnoeura milanese , il pipistrello toscano , la sgregnapola Veronese , il halhastrell mantovano. Gli equivalenti delle voci Paraboeu, Campagnon, Mdrobej , Stracchin ecc, si desiderano tuttavia nel dizionario della lingua generale , e almeno per le prime due esister vi dovrebbero perche rappresentative di cose comuni in tutta Italia. Le ultime due sarebbero p'lii pro- priamente del nuniero di quelle che cbiameremmo volon- tieri provincial!, e come tali di sola appendice al Dizio- nario della lingua generale. In proposito delle quaii voci pero non sembra a noi che Rogid sia da mandarsi in ischiera con esse cosi come i compilatori del Dizionario pavese van pensando , e meno poi che le sia per conseguenza da con- trapporre la voce lioggia come un succedaneo suggerito dair uso alia mancanza di un' identica voce italiana. Di que' cavetti o fossati die i Pavesi chiamano Rogie o Rose e i Milanesi Ronsg o Ronsgitt ne sono per tutta Italia , e se ne vedono anche in Toscana ; e giacche Gore le chia- mano cola , e Gore le dissero e il Yillani e il Buonarroti e meglio ancora il Viviani , Gore e Gorelli ci parrebljero PARTE IT AM ANA. 36 I senz.i jiiii Ha. cliiamarsi, aflinclie iion movessero Ingnanza e JMantovani e Bresciani perclie fossero state anteposte le Ilosge milaiiesi e pavesi alle loro Seriole , e ( cio ch' e il piii ) perclie non venisse in campo il Ruggine ( roggio ) a tacciarci di confonclitori della fa\ ella. D' uii' altra cosa ci ha accertati questo liliro ; die il parlar pavese, cioe, e ua soddialetto dell' idioma milaiiese iielf essenza delle voci quasi sempre, e bene spesso anche nelle modificazioni clie esse siibiscono dal lato graiumaticale. Di fatto in tntta la lettera A del Dizionario italiano-pavese tre sole voci e noa pill ( balanga , gussori e macaia ) sono afFatto aliene dal parlar milanese; le altre tutte sono milanesi in sostanza, e alcune di esse s'accostano mcramente nelle desinenze e aei rapportl ortologici c[nale al piemontese e quale al piacen- tino idioma. Da siffatte osservazioni ci e seiiibrato di poter dedurre clie non sara diflicil cosa ai Compilatori del pre- sente Dizionario d' istituire un confronto tra la parlata pavese e i Vocabolarj milanese, piemontese, parmigiano, e con cio recare a pienezza di compimento il presente la- voro ; della quale fatica per certo saranno loro grati tutti que' Pavesi (e non son pochi ) i quali amiino di aver in questo libro una sicura e pronta guida per tramutare il proprio dialetto nella lingua colta d' Italia. Alfredo , tragedia di M. I. B. 3Iarsuzi. — Roma , 1828, in 8." II glovane Alfredo sconfitto dal Danesi va a rifugiarsl nella solitaria capanna d' un pastore presso il coufluente della Pawet e della Tona. Cola, egli intende, die la moglie sua ed i suoi iigliuoli sono priglonieri nel campo de' ne- mici. Incoraggiato dal conte di Derou e da' suoi proprj sudditi die dispongonsi a respignere i Danesi, si attenta di riconoscere le t'orze e la posizione del nemico trave- stitosi da bardo. Giugne al campo di lui nel momento ia cui Eolida sua consorte stava per essere costretta a dare la mano di sposa ad Amondo, figlio del re de' Danesi. Essa abborre tale unione : le vien intimato die i suoi figli cadranuo estinti se tosto non obbedisce. Odesi allora la melodiosa voce del bardo cbe canta al suono dell' arpa. Eolida riconoscendo la voce dcllo sposo, chiede l' indugio di un giorno inaanzi di dar la iiiano ad Armoado. Lo 362 APPENDICE clie essendole accordato , viea iatrodotto il gsovane can- tore. Eolida coglie una si favorevole occasione per trat- tenersi col consorte ; vorrebbe all' istante con liii fuggire e seguirlo fra mezzo a' pericoli. Alfredo 1' esorta ad atten- dere ancora qualche momento, ed a lasciare a lui solo la cura di liberarnela. Vengono sorpresi dal re , il quale ap- pagasi di scacciar T uno dal campo , e d' obbligar V altra a disporsi alia nuziale cerimoaia. Ma, fatto ben tosto con- sapevole dell'inganno, gia si scaglia contr' Eolida, gia sta per uccideria , allorche Amondo mortalmente fento gU annuncia clie il campo venne dagl' Inglesi sorpreso. II re piu non badando all' intrapresa vendetta da se stesso si viccide. Nel tempo medesimo Alfredo giugne vittorioso. Amondo gli restitulsce la consorte e muore. Da qnesto rapidissimo sunto si vede che il sig. Mar- suzi , autore di altre simill tragedie , ha avuto lo scopo" di sorprendere piuttosto che di commovere gli spettatori. Qnesta tragedia e dunque del genere di que'drammi, che dai nostri comici chiamansi rappresentazioni spettacolose , e nelle qaali gli avvenlmenti i piu strepitosi e i meno aspettati succedono gli uni agli altri, non ben si snprebbe in qual maniera , per dar luogo a scene sorprendenti pit- toresche e maravigliose , al cosi detto da' comici nostri co/j!70 di scena. Ma il buon gusto ? Ma il verosimile ? Ma le im- mutabili regole del bello Addio. II Paradiso perduto , Poema dclV abate Q. Antonio Mazzarotto profess ore di matematica e fisica. — Verona, 1829, tipografla Libanti. Giovanni Battista. Tragedia di Lorenzo Barichella. — Vicenza , 1829, da Pietro Picotti. II titolo di questo libro sarebbe piii compiuto e piu vero se al semplice noma di poema si fosse aggiunta la sua qualita di draniniatico ; perche 1' autore lo ha diviso in cinque atti , e procede per dialoghi fra Adamo ed Eva che ne sono i soli interlocutori. Noi non vogliamo dire che il sig. Mazzarotto abbia tentata cosa impossibile, ma certo il sao ardimento supero quello del Klopstok nella morte di Adamo; perche qui la scena e ancor piii deserta, e il inondo e nel suo primo cominciamento , anzi quasi potremmo dire e tuttora uel suo gerrae. A noi sembra poi PARTE ITALI.VNA. 6bo die I'antoro abbia stirata tli troppo la sua tela per allar- garla a cincjiie atti ;, sicclie niolta parte del poenia e oc- cupata dalla descrizione del paradiso con pocliissimo into- resse dello spettatore a cui dee snpporsi die la sceaa giii rappresenti le bellezze niateriali del luogo. In conseguenza di qnesta lungliezza soverdiia, i due interlocutor! diventano cjualclie volta ciarlieri , e vanno quasi accattando materia da ragionare fra loro. II trattato di Adamo intorno alia podestii di tentare data al demonio, ed alia grazia infusa sempre nell' uomo per resistergli, riesce freddo e scoiastico: e dopo r orrilsile colpa e T irrevocabil senienza la fantasia del poeta si niostra veramente inferiore al soggetto. Podie ma grandi idee varrebbero piii die tutto il lungo quinto atto di questo poema, dove sconvengono sopra tutto alcune immagini leziosaraente poetlche nelle quali 1' autore mostra di essersi in vece assai compiaciuto. Al poema del signor Mazzarotto facciamo succedere T an- nunzio della tragedia del signor Baricbella per questa sola cagione the amendue gli argomenti sono tratti dalla Storia Sacra. La niorte di S. Giovanni Battista non pare a noi soggetto da fame una liuona tragedia, perdie non lia grandi contrasti;, e il Precursore sebhene sia una vittiuia che per la sua innocenza ci desta compassione, pure per queila sua stessa mansuetudine per la quale soggiace volonteroso alia morte, non puo offerire materia di un forte intreccio drammatlco. Tutta la tragedia si aggira infatti suUa dah- biezza di Erode conibattuto dalle arti di Erodiade e da un debole sentimento di giustizia die tuttora gli resta nel cuore. Certo un poeta di molto ingegno , un di que' pochi 1 quali sanno padroneggiare gli aft'etti e il linguaggio poe- tico , potrebbe trarre anche da questo soggetto , se non una perfetta tragedia, alnieno un componiuiento capace d' interessarci i ma questo dono ( possiamo dirlo assai fraa- camente ) uoii fu sortlto al signor Baridiella. Oldrado ^ Raccoiito storico risguardante Milano alia metd del sccolo XV, di G. C. — Milano, 1829, coi torr.hj dclla Societd tipografica dc Classici italiaid. II romanzo storico vuol essere annoverato senza dubbio fra le piii diflicili produzioni dell" ingegno , qualora esso raggiunga pienaruente il sue fine , e ci faccia conoscere 364 APPENDIGK gli uomini di naa eta , i loro costuml , i loro errorl , i vizj , le virtu, il snpere, senza ne falsificare, ne oscurare la storia degli nomini stessL e dei tempi. Qaanilo in vece qnesto romanzo non sia se noii il compendio di un qual- che libro del Machiavelli o del Guicciardini, al quale si ven2;a intrecciaado una di quelle avventure die possoiio ve- rificarsi in 02;iil eta ed ia ogai liiogo •, il romanzo storico e una delle creazioai piu facili^ anzi diremo che allora il romanzo noa e piii storico se noa di noma : e il libro che va sotto questo titolo contiene ordinariaraente due diversi racconti , 1' uno storico , T altro ideale , da niuii" al- tra cagione congiunti fra loro , fuorche dall' arbitrio dello scrittore. La storia debbe sommiaistrare al romanziere i caratteri e i costumi; ed eg!i conosceiido dalla storia quali fosscro ne2;li uomini i costumi e i caratteri di una data eta dee immaginare alcuni fatti che in se ne portino 1' impronta senza alterare nella sua verita la storia stessa. Al romanzo del sig. G. G. dnnqne laon appartiene , per nostro giudizlo, il soprannome di storico, perche gli maa- cano quelle doti che distinguono questi componimenti dagli aliri. Considerando poi anche la sola parte romanzesca del libro dal lato dell' invenzione o della condotta , ci occor- sero piu cose , le quali a noi parvero non abbastanza pon- derate dair autore. La dichiarazione amorosa fra Agnese ed Oldrado pub servire di prova. Oldrado sta per uscir di Mi- lano e condursl alia guerra. Tutta la famiglia Lampugnagni, presso la quale egli era ospite , gli e intorno a dargli r estremo saluto. Agnese soprarriva in quell' istante , porge ad Oldrado una clarpa da lei ricamata, e rapidamente si ritrae. Non fia vero di io parta senza toccarle la mano ! sclanib Ohirado : e di corsa egli mosse verso la camera di lei. Cos! dicendo s' avvia alia stanza di Agnese , senza che alcuno della famiglia creda ben fatto di assistere a quel toccamento di mano. La giovane sta ginocchioni dinanzi al- r immagine d' una Vergine addolorata , e quivi succede la dichiarazione d' amoi-e ! Che diremo poi dell' avere ideato che Giovanni d'Ossona palesasse ad Agnese (i), trovata lungo le rive del Lario , il suo mal riuscito tentativo di uccidere il conte Sforza? E che dopo di questa dichiarazione (i) Noa Bappiamo perche Agnese a pag. So e 5l pigli il nome di Luigia. PARTE ITALIANA. 365 s' IntroJucesse I'Ossona in casa Lampugnani, e cercasse la mano cU Agaese , senza che questa palesasse mai a suo padre il segreto di cui quel perverso 1' aveva fatta con- sapevole ? Troppe sono le cose a queste somiglianti che incontransi nel romanzo del sigaor G. C. ; alle quali chi aggiunga uno stile privo di varieta e di efficacia , e di tempo ia tempo anclie piccliiettato di qualche errore di liagna , si sara fatta ua' idea compiuta del libro che an- nunciamo. Vite de' piic eccellentl pittorl , scultori e architetti , scritte da Giorgio Vasari , ecc. tomo XIV. — Ve- nezia, 1829, tip. Antonelli, in 24.°, di pag. Zoo. Lir. 2. 61 ital. al tomo. Di questa comoda edizioncina parlato abbiamo nel vol. 52.°, pag. 827. Ora ci e grato T annunciare ch' essa va con non mlnore accuratezza progredendo. Lezione di Gregorio LiviNl intorno al diletto dclV im- parare e dell' insegnare , ora per la prima volta pubblicata. — Venezia , 1829 , dalla tipografia di Alvisopoli. II ch. signer Bettio, bibliotecario della Marciana , nella sua prefazione trascrisse il giudizio che lascio scritto di questa lezione 1' abate Morelli. /< Sembra essere stata detta » in qualche accademia della Toscana verso la fine del « secolo sedicssimo. Chi sia Gregorio Livini non posso » dirlo finora , avendone inutilmente cercato. » L' autore in questo discorso pone a confronto il diletto dell' impa- rare con quello dell' insegnare , e conchiude che quest' ul- timo la vince di Uinga mano sul primo. L' opuscolo e scritto non senza vivacita e con buono stile, talche si leggera volentieri anclie da chi non sara d' accordo coll' autore nella conchiusione. Di questo numero confessiamo di essere noi pure, stimando che non v'' abbia maggior piacere , ne piu puro di quello che provasi nell' arrivare alia cognizione di una verita ignorata. 366 APPENDICE Le delizie della vita campestre, da celehri autori antichi e moderni descritte. — Venezia, 1829, dalla tipografia di Alvisopoli. Lodevol pensiero fu qnello di Agostino Fappani di rac- cogliere in nil volume cjuanto fu scritto da niolti autori ia lode della vita campestre ; e poiciie i luoghi da lui riportati sono tutti pregevoli , quale per lo stile , qual pe' concetti, percio crediamo di poter raccomandare cjuesto libro come piacevol lettura non disgiunta da qualche utilita. Operette d istjuzione e di piacere scritte in prosa da celebri italiani antichi. e moderni, scelte e pubblicate per cur a di Bartolommeo Qamba. — Venezia , 1829, dalla tipografia di Alvisopoli, i/i i6.° Li?: 2 ital. at volume. Questa lodata raccolta del Gamba s' e accresciuta di due belle opere , cioe delle lettere finora inedite dell' abate Giuseppe Genaari, e dei Viaggi di Marco Polo. II Gennari die visse dal 172 1 a tutto T anno 1800 fu uomo di molti studj , di varia erudizione, amante del bello stile, e scrit- tore purgato non meno che elegante. Le sue lettere che il Gamba lia pubblicate erano certamente degnissime della stampa , e perche in esse 1' autore ragiona assai spesso di cose letterarie , nelie quali fu si valente , riescono anche per pill conti utilissime. I Viaggi di Marco Polo sono poi di tanta celebrith, cbe non e d' uopo aggiunger parole all' annunzio. Intorno all' edi- zione del cav. Giambatlsta Baldelli da cui e tratta questa del Gamba, si puo leggere nella Biblioteca italiana ( giu- gno 1828) un articolo al quale noi non dubitiamo die alcuno non creda di potersi riferire. II nuovo editore vo- lendo provvedere , com' egli dice , ad un uso piii maneg- gevole di quest' opera ne ha fatta una ristampa in due volumetti, eleggendo e compendiando le piii utlli fra le note che trovansi nell' edizioae del Baldelli. Non possiamo dire che in questa scelta si mostri sempre lodevole il glu- dizio deir editore , ne taceremo che la ristampa di una edizione procurata con tanta fatica e con tanto dispendio in Firenze e un nuovo scoraggiamento per coloro die forse avrebbero e volere e capacita d' arricchire di utili libi"i la nostra letteratura. PARTE ITALIANA. 867 L' arte dl vciificarc le date dei fatti storlci, dclle in- scrizlonl , delle cronache ed altrl antichi monumcnti innanzi t era cristiana, ccc. — Vcnezia, i!529, to- mo i.°, iipografia di Giuseppe Gattei. Prima per- sione italiaiia. Non si tosto fu pnbhlicata in Parigi la nuova edizione di quest' opera cosi vantaggiosa ed insigne , che la Biblio- teca italiana vi fece plauso , e commendando le dottissime cure degli ultiuii suoi collaboratori dimostro, quanto basta, r utilita che ne sarebbe derivata alle scienze ed alia let- tere da una divulgazione piii estesa di cosi vasto lavoro. Ed ora mcritamente ci lodiamo dell' editore italiano di esso , perche recaudolo nella nostra lingua presenta agli Italian! una piii pronta e facile occasione di erudirsi. Egli si giova della nuova edizione francese in 8°, ed « ani- mato , egli dice , nella sua impresa dal sempre crescente concorso de' soscrittori rinnova in faccia al pubblico la sua promessa clie ogni mese escira impreteriliihTiente un uuovo fascicolo sino all' esauriineuto di tutta T opera. » II Maestro dl disegno , ossia trattato completo dell arte del disegiiare , diviso in sei lezioni , opera corredata di settc tavole in rame rappresentanti piic di 3co figure. — Milano , 1829, pi esso V editore Lorenzo Sonzogno, in 24.°, di pag. 270, lir. 2 ital. II Maestro del dipingere in miniatura , a tempera e ad acquerello , ossia insegnamenti per dipingere in queste varie maniere da sc soli , e mod.o di fare i pill hei colori , V oro brunito , l' oro e I' argento in cappette e la lernice della CI una. Con in fine una lettcra di Qenncr sul modo dJ imparare a dipingere paesctti. Edizione ornata di rami colorati. — Mi- lano, 1829, in 24.°, di pag. 210. Prezzo come sopra. Questi due volumetti appartcngono alia Bihlioteca eco- nomico-porlarile di educazione clie va con felice esito puliljli- candosi da Lorenzo Sonzogno , e die oggimai e giunta al vol. 67.° E questa Bihlioteca e per gli stessi utili argo- ineati sui quali versa, e per la qualita dell' edizioue. 368 ArrENDiOE comoJa e tU tenuissimo prezzo, merita d'eesere raccoman- data a tutti i padri di faraiglia , essendo die troveranno in essa raccolto tutto cio die alia buona e civile e colta edu- cazione conviensi. Non ci vieii detto a qual autore appartenga il Maestro del disegno ; nia pure da alcuni modi del dire ci giova il congettarare , ch' esso sia lavoro d' oltramuionte. Cio po- chissiuio iniporta ;, molto bensi die le cose contenute ia esso siano e coavenevoli ai principj dell' arte e adatte ai giovani studiosi ; il quale scopo , se non andiamo errati , ci sembra generalmente raggiunto in quest' operetta. — Del- 1' altro voluiiietto , il Maestro del dipiiigere ci si fa note neir avviso ai lettori, essere tratto in parte da un elegante libricciuolo francese, ed in parte da un pregevole Trattato di miniatura die vide fra noi la luce sessanta e piu anni sono. Coi quali due libricciuoli I'editore formo il sue vo- lumetto che , a parer iiostro, puo riguardarsi coipe un compendioso ed utile manuale per gli iniziati all' arte del dipignere. Forse taluno ci potrebbe opporre die nelle art! del di- scno poco o nulla giovano i precetti e gli erudimenti in iscritto", che il genio, I'esercizio, lo studio sulla natura e sui grandi modelli fanno piii die qualsivoglia teorico ed astratto insegnamento. Ma quand' aiiclie sitFatti libri non coatenessero die le sole definizioni delle varie , parti del- r arte , e quella die diiauiasi erudizione dell'artista, sa- rebbero sempre da commendarsi. In ogni raodo cliiedere potrenimo : perdie mai il grande Leonardo e tanti altri insigni maestri scritto abbiano de' Trattati su quell' arte medesima ch' eglino valorosamente professavano? Commcntarii delF Atenc.o di Brescia per V anno acca- deinico 1828. — Brescia^ 1829, per Nicolo Bet- toni. II chiarissimo signor Monti, Presidente deH'Ateneo di Brescia , si duole nel secondo de' suoi Discorsi ( dai quali comincia questo volume) che alcuni de' socj o vivono inerti, o, come non curanti deU'illustre istltuto, non fanno in quello sentire la loro voce. E noi aliliiamo volute accen- iiare questa sua querela , perche ci pare nel fondo una lode della citta di Brescia, s'ivi e lecito lamentarsi della PARTE ITALIANA. 869 inerzia til moltl Iiigegni a malgrado dellc copiose produ- zioni delle quali viene poi ragionando T illiistre autore della Pastorizia, nuovo Scgretario di queirAteneo. La re- lazione accademica del signor Arici comiiicia con alcune parole die noi aaiiamo trascrivcie perche onorano 11 suo cuore non meno die 11 suo ingegiio: ti Perche io fuor del- " r USD ml levl oggl, o signorl , a parlare fra vol, noa e >' clil noil sappla : non e fra vol clil alF udlrmi non ne " compianga la dolorosa caglone. I maglstratl , i padri di »/ faiiiiglia cercano cjui Indarno 11 valente Istitutore della » gloventu^ gll amlcl T ainlco ; gli scolari 11 ben amato » maestro. La citta nostra ha perduto Antonio Bianchi : »/ singolarisshno per sapere , per slncera modestia, per cari '> ed aOaljili costuml. II Signore, usando compasslone agli » ultlrni suoi patlmentl die tacltaniente maturavanlo a in- >' ferma vecchiezza ed agll stentl d" un lungo raorlre , Ino- II plnatamente ha chiamato a' siiol riposl la Candida e con- " fidente anlma sua. " L' Ariel dopo cjueste ed alcune altre parole intonio ad Antonio Bianchi ( le quail cl fanno de- sidcrare di' egll ne scrlva , come promette , lo storlco elo- gio) 5 da principio alia sua Relazione , osservando la sollta partizione alia quale soleva attenersi 11 suo lllustre pre- tlecessore , delle cose spettantl alle scienze , alle lettere , alle arti. AUe scienze appartengono gli elogi del generale CO. Giovanni Bettoni, del professore abate Giuseppe Avan- zlnl e del professore Domenico Coccoli scrittl dal cavallere Francesco Gambara, e dal professorl Alberto Gabba ed Antonio Perego •, 11 Prospetto di un nuovo corso di filosofia del signor abate Antonio Rivato; la Memoria sullo spazio e sul tempo del professore abate Francesco Riccobelll •, 11 Prospetto cliniro-medico deW Ospitale maggiore di Brescia r anno 1827 del dottore Francesco Girclli; 11 trattato DeZ- r arte di rendere graii i niedicamenti di Stefano Grandonl ; VAmdisi chiniico-farniaceutica della radice di cinoglossa di Glacoino Attilio Cenedclla:, 11 Sunto di alcuni opuscoU ac- cadeinicl veroncsi del cav. bar one Antonio Sabatti ; la Me- moria sul ragiajuolo delle piante liinowfcre dell' abate Ber- nardino Ridoifi ; e le Osservazioni sulle sardelle del Benaco del prof. Bendiscioll. Nella sezione delle Lettere V lllustre segretario ebbe a parlare di due Tragedie ( Zenohia e Luigi Avogadro) del cav. Francesco Gambara ^ di alcune Can- zoni liriche dell' abate Rivato ; di uu Poemetto con analogo Bibl. Ital. T. LV. 34 370 APPENDICE discorso sulln statua di Brescia dell' abate Antonio Fontana direttore dell' I. R. Liceo-, e finalmente degl'/zzrai sacri e di Due canti della Genisaleinme distrutta, opere del Segretario stesso. L' ultima parte riservata alle belle arti, arti e me- stieri ci parla del Tempio d'Ercole ristaurato , poi della dis- sei'tazione del cav. Giulio Cordero SuU' archkettura longo~ barda coronata colla medaglia d' oro dall'Ateneo ; e per ul- timo descrive alcuni quadri ed altre opere d' arti esposte nell'anno 1828. La dottrina e la diligenza con cui e con- dotta questa Relazione onorano senza dubbio il sig. Arici; onorano TAteneo die un si degno soggetto lia sostituito al defiinto •, onorano finalmente il paese, dove non fu impos- sibile il trovare chi nell' incarico di segretario deirAteneo succedesse degnamente a un illustre filologo qual fu I'abate Antonio Bianchi. S C J E N ZE. ThesanriLS patTum florcsque doctorum qui cum in theo- logia turn in pliilosophia olirn claruerunt, etc. — • Mediolani , 1 827-29, apud A. F. Stellam ei ^Zio,y, in 8.°, fasc. 34.*^, che giunge al votabolo Ritus. Cent. 87 ital. al fascicolo. ' Di quest' opera importantissima, e clie ameremmo di vedere tra le maai di tutti gli ecclesiastici , gia ragionato aljbianio nel touio 47, P'lg- 2 85 di questo Gioraale. Annali di Storia naturale. — Bologna, 1829, tipo- grafia Marsigli , in 8.° Fasc. J. L' Italia ricca a' d"i nostri di opere perlodiche , era tut- tavia mancante di una che alia Storia naturale fosse uni- camente destinata. La quale mancanza era tanto piu sensi- bile , ora che le scienze natnrali hanno fatto cotanti e si maravigliosi progress!. A tale difetto fecesi in quest' anno a provvedere il tipografo Jacopo Marsigli di Bologna cogli Annali che annunzianio, e de' quali ci e pervenuto il primo fascicolo. Essi comprendere deljbono tutto cio che ci ha di niiovo nella Mineralogia , nella Botanica, nella Zoo- logia e nelVAnatoiiiia comparata. Direttori ne sono i signori Ranzani, Bertoloni ed Alessaiidrini , tutt' e tre professori PARTE ITALIANA. 37! nella P. Unlverslth di Bologna, e tutt' e tre gla di chiaro nome nelle anzldette scienze. Se ne pubblica un fascicolo sul finire d' ogui bimestre. Tre fascicoli formano ua vo- lume di circa 400 pagine ia 8.°, corredato di tavole quando la materia le ricliieda. II prezzo pei paesi fuori dello Stato pontificio e d' ital. lii% aa. 5o. II prime fascicolo ci da giusto diritto a sperare che questi Annali raggliigneranno il lodevoliisimo scope cui rivolte soiio le soUecitudini del benemerito editore. Filosofia zoologlca, ossia Prospetto generate della strnttura , fiuizioni e classificazione degll animali del dottore Giovanni Fleming. Tradazione dalV in- glese del professore Giammaria Zendrini. — Pavia, 1829 , Fusi e comp., in S.° Vol. 1° di pag. xxvii, e 629. Vol. 2.° Parte 1/ di pag. 58 1". Prezzo com- plcssivo lir. 12. 82 ital. — In Milano si vende da A. F. Stella e figli e da altri principali librai. Non occorre 1' estenderci ia lodi sul merito di quest' opera facendone lo stesso esatto e diligeate traduttore conoscere i pregi nella sua dotta prefazlone. Per era rendiamo gra- zie deir aver presentato agP Italiani un' opera cosi inte- ressante e necessaria principalmente per quelli die vogliono formarsi un l>reve e fedel quauro, .''d avvi "Jna esatta norzione del regno aniinale, riserjiandoci a darne ragguaglio tosto che sara completa colla prossima publjlicazione della parte seconda del secondo volume , clie risguardera gli ani- mali invertebrati. I Sui Funghi. Saggio generale di Giovanni Larber con tavole in rame cd una descrlzione sinottlca del fun- ghi mangcrecci piu comuni d Italia. Vol. 1.°^ parte I.* — Bassano , 1829, tlpografia Baseggio. Sembra che lo studio della micologia gia da gran tempo trascurato in Italia , era voglia di nuovo introdursi con calore. Lo scopo degli scritti linora puliblicati per la maggior parte si e quello di descrivere i funghi nocivi ed esculenti. Tale pure e il fine del sig. Larber di Bassano. In questo volume due sono i capi. II primo versa suUa fisiologia iiiicologica. Ia questo capo, oltre la Sloria ddla Micvlogiaf SyZ APPENDICE trattasi delV origine dei funghi, dell' influenza d' altre mo- derne investigazioni e principalmente della chimica siii pro- gressi della micognosia , posto dei funghi nel sistema della natura , incertezza tuttora esistente nella micografia. Qaesto capo e dotato di numerose note clie spesso distraggono il lettore. 11 secondo capo versa su recenti avvelenamenti per opera de' funghi. Gonflo ed afFettato e lo stile dell' au- tore , e quasi sempre prolisso. Per riguardo alia parte scientifica ne daremo notizia terminata che sara 1' opera. Questo volume e corredato di cinque tavole in nero , le cui figure sono assal imperfette : basti 1' osservare la ta- vola IV, fig. I , che rappresenta il Boletus scaher , volgar- mente detto dai Lombardi rossin, e la tavola V Boletus esculentus o fungo ferre per rimanerne convinti. Sarebbe desiderabile che tutti quelli che si applicano alia micolo- gia, in vece di copiare le figure d'altri autori , ne pubbii- cassero delle proprie tratte dalla natura : in allora noa vi sarebbe tanta confusioae nella sinonimia , giacche una cattiva figura spesso induce in errore anche un esperto. Memorie medlco-chlrargiche di F. M. Blarcolini mem- bro onuraiio delT Accademia di scienze , lettere ed arti di Modena, coirispondente della Cesarea regia di scienze, lettere ed arti di Padova, della Societd di mcdicina di Livoruo , degli Atenei di Venezia e di Treviso , ascritto presso V I. R, Accademia degli agiati di Roveredo , vicepresidente dell Acca- demia di Udine , ecc, con tavole alluminate. — Milano , 1829, dalla Societd tipograjica de' classici italiani , in 8.°, di pag. 119. In una sclenza qua! e la medicina tutta fondata sui fatti non riesce mai vano il rendere di pubblica ragione le particolari cliniche osservazioni , allorche sieno esposte con tutta la possiblle lealta e diligenza, siccoine di queste sue altamente protesta il signor dottor Marcolini. Noi quindi a qui darne un' idea le andremo brevemente discorrendo. Cinque Memorie racchiude il volumetto che annunziamo, risguardanti casi pratici , che in diversi tempi esso signor Marcolini scriveva per illustri accademie che 1' annovera- vano tra' suoi raerabri. La prima porta per titolo il mio PARTE ITALIANA. 378 viaggio del giiigno 1828, lettera medica al chlarissimo dot- tore D. Tliiene, ed e la descrizione di una gita dell' autore nel Bfllnnese , nel Feltrino e nell'AsoIano. Tocca egli da prima le proprieta chimiche e mediche di alcune acijue mi- nerali clie in quelle comrade scaturiscono , rettificando gli error! in cul per rispetto ad esse cadde qualche scrittore niassime de' di nostri i indi passa a narrare 1' apparire , il correre e il metodo di cura di una specie di mal venereo die fu chiainata Schrilievo o Falcadina dal nome del paese in cui per la prima volta venne osservata , riportando ia una tavola colorata le crostose esulcerazioni ch' egli crede una delle comuni forme di quel morbo. Rapporta nella Memoria seconda un terribile caso di avvelenamento per deutoidroclorato, deutoacetato e carbonato di rame forma- tosi dall'essersi fatto cuocere gamberi in una caldaja di rame con poc'acqua, molto sale, olio di ulive ed aglio. Nel qual caso di avvelenamento la cosa piii notabile sarebbe la maniera pur d'avvelenamento che Tautore dice essere occorsa per insolita trasmissione ; poiche le persone che assistettero quegli ammalati mostrarono pur esse segni delf avvelena- mento medesimo. II che a suo credere vorrebbe ascriversi air essere elleno state a pie ignudi in contatto dei vo- miti e delle materie alvine cui stavano mescolati que' ve- lenosi sali di rame , e fors' anche perche le particelle piii minute di que' sali innalzatesi e disperse per V aria ven- nero forse per la via della bocca e del respiro introdotte nel corpo loro. Di maggior momento ci seinbra la Memoria terza , la quale discorre del cancro di una lupia ingene- ratasi sul tendine Achille , e che asportata col taglio si rinnovo , e trattata da ua empirico con buona dose di pomata arsenicale di frate Cosimo ne venne /< lesione » delle proprieta vitali del tubo gastro-cuterico del cuore, » de' vasi e del sistema nervoso, e svolgimento di univer- >' sale diatesi carcinomatosa , mantenuta da processo flo- » gistico ; " di maniera che tornata vana ogni cura T ia- fermo n' ando di questa vita. La qual cosa proverebbe indubblamente, siccome confermavasi anche dalla sezione del cadavero , che V arsenico iia un' azione elettiva sulia membrana mucosa dello stomaco e delle intestina , e puo arrecare irreparabili danni adoperato con tanta facilita e senza grandi cautele, come alcuni chirurghi al di d' oggi fanao su parti dcuudate della cute. Di soggetto chirurgico Oj4 APPENDICE puossi del pari dire la quarta Memoria , poiche rapporta la storia di un enoniie turaore che il sig. Marcolini per r esame fattone , trapasrsata essendo la donna che ne era afFetta a forte gastro-eiiterite, crede una Inpla steatomatosa che in progresso sareblje forse andata in carcinoma. « Pog- » giava essa Inpia e aderiva alle coste ed ai muscoli in- '> tercostali col largo della sua base e superiormente alle >' porzioni rimanenti del levatore della scapola, del roui- n boido minore , dello scaleno medio e postico , mancando » quasi del tutto la scapola , dacche non v' era pin cavita » glenoidea e il capo dell' omero alio scoverto poggiava }i al tumore , ne di essa si rimasero in sito che alcuni » pezzi del processo superiore o coracoideo , e qualch' altro » del marguie esterno; i quali pezzi non erano cariati, » ma resi spugnosi. » Occaslonavala , giusta T autore , un latente principio siiilitico, ed una doglia reumatica la quale aveva principiato sotto il lembo del muscolo cucnllare che si estende verso deir oniero , « donde poi si allargasse e a » forza di compressione e col mezzo del morljoso rosicare » degli assorljenti pervenisse ad alterare e distruggere le » parti molli , muscolose e vascolari sovrastanti alia scapola, » indi questa mettesse a pezzi, e operasse eziandio sulle » sottostanti parti molli, distruggendo posteriormente an- » che la cisti , ecc. " A tutta ragione soggiugne T autore, che s' egli fosse stato sin dal principio il medico della cura , provato che non rinsciva la risoluzione , avrebbe saggerito I'estlrpazione, e piii tardo, se alia paziente fosse stata concednta piii lunga vita , avrebbe dato mano ai stdagni ed ai caustici. L' autore pensa che presieda alia genesi di queste sorti di tumori un processo flogistico, sicche giusta lui tutte le lupie riconoscerebbero un modo istesso gene- rale di formazione , cadendo poi neir andar innanzi per ignote condlzioni ed accidenti u in tali degenerazioni, che " varieta anziche specie diverse costituiscano quelle dif- » ferenze clie servirono ai nosologi per fabljricare i loro » sistenii sulle medesime, » L' ultima Memoria risguarda una perniciosa letargica , e il modo d' azione del solfato di chinina. Era questa febbre a tipo di terzana , e al terzo accesso si ebbe ricorso al solfato di chinina , che mitigo tosto il male, ma fu d' uopo giugnere siao alia dose di 48 grani , a due grani per volta , a niotivo di alcuni accessi di febbriciattola che si teuaero saldi, II nostro PARTE ITALIANA. 875 autore ravviserebbe nell' adoperato rimecllo, oltre la facolta accessifuga ed irritativa , un' altra assoluta coivrostimolante , che parecclii sicnramente non vorranno si di leggieri ac- coiisentirgli , tanto piu cli' egli la foada suUa diatesi iper- stenica della letargica febbre in discorso, cio che sarebbe congettiira sua , e non generale condizione indubbiamente provata. In fatto 1' abate Teaipesta confutava quella pre- tesa forza controstiniolarue ; e il sig. IMarcolini qui gli ri- spoude. Ma la brevita dl un articolo d'annunzio non ci penuette di entrare in tanta lite , e di qui recare i validi argomenti a sostegno della confutazione del sig. Abate, de' quali V autore non fece die toccarne alcuni lasciandone da banda altri che pur ci sembrano di qualche valore. Variata placent. Tl mazzo variopinto de fiori medici. La pictra del parngone nelle diverse opinioni , ossia; Raccolta di opere mediche moderne italiane, com- pilata in tomi lo. — Bologna , 1829 , tipografia IMarsigli , in 8.° Tom. VII, VIII e IX. — In Mi- lano si vende da F. Fusi in S. Margherita. Questi tomi fanno seguito ai gia annnnziati nel tomo 62.°, quaderno di novembre 1828, pag. 284 di questa Bi- blioteca. — Importo de' 9 tomi pubblicati lir. 42. 88 ital. V A R I E T A. AUCHEOLOGIA. l^C ^ca<>i di Ercolano e Pompeja. — II sig. Raoul-Rochette ha letto, non ha guari , alF Accademia delle iscrizioni ed a quella di belle arti a Parigi una Memoria intorno a' plii recenti scavi .d' Ercolano e di Pompeja. Eccone il sunto. Si sta dissotterrando ad Ercolano una magnilica abita- zione , il cui giardiuo circondato da un portico a colonnati e il piu grande di quelli clie siansi finora scoperti. Alcune delle dipiuture ond'' e adorno questo portico sono della piu 3t6 V a n I e t a'. alta importanza. Fra gli altri soggetti mitologici vl si di- stingue Perseo clie col soccorso di Minerva uccide Medusa *, Mercurio che sta addormentando Argo onde rapirgli la bella lo, soggetto rarissimo ne' inonumenti dell' arte ^ Giasone, il Drago e le tre Esperidi. Ma cio die in quest' ediiicio si e trovato di piu notabile consiste in alcuni bassorilievi d' argento infissi a tavolette elittiche di bronzo , e rap- presentanti ApoUine e Diana. Una quantita d' altri oggetti, di mobili ed arredl d' uno sqnisito gusto aggiunge pure non poco alF interesse, che naturalmente ci si risveglia ben anche dalla sola scoperta di si bella e ricca abitazione. <( Ma in fatto di pitture andche ( cosi il signor Raoul- Eochette) sembra che nulla si accosti al merito di quelle che adornano la casa , non ha guari scoperta a Pompeja. La certezza che pei precedent! scavi si ebbe , essere la parte, eve si sta ora lavorando , il piu bel quartiere di quell' antica citta, trovasi confermata , oltre T aspettazione, dair ampiezza della casa di cui trattasi , dall' abbondanza e dnlla perfezione delle pitture end' e ornata. Eccone la succinta descrizione: snl dinanzi vi s' iacontra tosto 1' atrio toscano, membro ordinario e per cosi dire obbUgato delle abitazioni di Pompeja. Esse e circondato da camerette elegantemente ornate , donde si passa in un picciolo giar- dino, air intorno del quale sono in ugual tnodo disposti alcuni appartamenti ad uso degli ospiti della casa. Alia sinistra dell' atrio trovasi un passaggio che conduce a spa- ziosi portlci sostenuti da colonne dipinte in rosso, e sino alia profusione abbelliti di tutto cio che 1' antica pittura ci ha conservato di piu squisito e di piii grazioso. " Tra le dipinture vi si distinguono le composizioni se- gnenti : Medea in atto di meditare V uccisione de' suoi figliuoli che stanno innocentemente giocando ai dadi, men- tre non uiolto lungi il loro pedagogo gia troppo consape- vole del pericolo che loro sovrasta, sembra gemere sulla sorte che gli attendee i figli e le figlie di Niobe assallti dai vendicatori dardi di ApoIIine e di Diana, composizione plena di afFetto e di varieta ; Meleagro che parte per la caccia del cignale di Calidonia •, Perseo in atto di liberare Andromeda; una Baccante ; alcuneMuse; e fra questi tra- gic! o gravi soggetti grottesche rappresentazioni , tra le quali un pigmeo che fa danzare una scimmia, e varie pitture di frutta e di aniinali con somnio gusto eseguite. V A R I E T a'. 3/7 Questl porticl servivano unic^mente pel passeggl; raccliiu- dono uii giarclinetto , nel ciii centro e iin baciiio , ove nn- trivansi varie specie di pcscl : nel fondo trovasi uii vasto triclinio. It II ginereo, o parte dell' al)itazione alle donne rlservata, consiste in un peristilo, parliuente cinto di portici e da piccioli appartamenti circondato , il tiitto con gran lusso di hellissime pittuie. Castore e Polluce, iddii dell' ospitalita, vi si veggono dipinti sii ciascun lato della porta d' ingresso. Eccone gli altri piii considerevoli soggetti : Eco e Narciso ; Endiniione; Achille bamljino che da Tetide sua madre vien tufFato nello Stige ; Marte e Venere ; Satiirno ; Orfeo ; Ce- rere ; Marte pacifico ; Giove ospite ; ed un gruppo di ua satire e d' un ermafrodito, pittura classica. >/ L' esedra, o membro il piii importante dell' abltazione , e decorato di mirajjili dipinture che rappresentano varie Baccanti d' iinpareggiabile bellezza i Acliille in atto di sca- gliare 1' asta contro d' Aganicnnone , e Minerva clie lo trat- tiene , soggetto pel quale sembra clie gli antichi abitanti di Pompeja nutrissero una particolare affezione , poiclie vedesi ancora , seljbene con mediocre esecuzione , tra le pitture del tempio di Venere, sul foro , ecc; Achille alia corte di Licomede travestito da donna e da Ulisse rico- nosciuto ; Ulisse mendicante in atto di ricevere i soccorsi dal fedele Eiimeo. Lo stile di cjneste ultiine composizioni sembra vincere quello di tutte le altre opere clie in faito dl pittura cl furono dagli antichi trasmesse. Si passa final- mente ad un terzo giardino , pur circondato di colonne dipinte in rosso e adorne delle seguentl pitture: Fedra che scopre ad Ippolito 1' incestuoso amor suo; diverse scene tragiche e comiche ; la favola di Etra ed Egeo ; Apolline e Dafne cangiata in alloro. In fnccia al giardino sta una uicchietta , ossia un piccolo sacrario , donde si passa nel terzo peristilo che , siccome pare , ha servito d' abltazione a qualche liberto della famiglia. Tra gli og- getti trovati in questa casa annoveransl una cassetta , ricca per eleganti ornamenti di bronzo , ed inca^rata In un an- golo del ginecco , nella quale erano quarantadue uionete iniperiali d' oro e sci d' argento. '> Non si puo parlare di si importanti scoj^erte senz'ag- giugncrc ch'esse debbonsi specialmente all' infotigabile zelo del giovane luarchese di Ruffe, direttore delle arti al 378 V A R I E T a'. tninistero tlella casa del Re , il quale trova la plu utile coo- perazione nel rispettabile slg. Arditi , direttore de' Regj musei ed aiitiquario di lunga esperienza, e nelf ingegao e neir attivita del sig. C. Bonucci, direttore degli scavi. " Ma chiudere non dobbiamo questo articolo, innanzi di far pure un ceiino della magnitica edizione dell' opera iatito- lata Les Haines de Pompei , etc. par Fr. Mazois , rammen- tando le lodi die le furono da noi meritamente tributate nel vol. 46, pag. 899 di questo giornale , e ad un tempo aanunziando ch'essa va felicenieute progredeado. L' ultima distribuzioae gia pervenuta a quest' I. R. Biblioteca di Brera e la 26.* Anche la bella edizione del Real Miiseo horhoruco clie va pubblicandosi a Napoli sotto gli auspicj del re Ferdinan- do I , e della quale parlato abbiamo a lungo nel volume 5i di questo giornale, progredisce regolaruiente. Merce di essa avremo una compiuta collezione di tutti i tesori di quella veramente classica terra. A questa I. R. Biblioteca ne e gia pervenuto il fascicolo 17.° Al Dlrettori della Biblioteca italiana (*). «< II ch. signor Zardetti nel render conto di uno dei »' fascicoli del Museo reale borbonico, mi fa 1' onore di » fermarsi alquanto a discutere la mia opinione circa la " spiegazione di due celebri statue rinvenute non ha guari " in Pompel, e che io ho conghietturato rappresentare " Livia e Druso minore figliuoli di Tiberio. Crede il sig. >i Zardetti che 1' effigie di Druso sulle medaglie, e la di » lui statua pubblicata dal sig. Wongez non hanno somi- " glianza colla statua del nostro real museo. Ma su questo » particolare io lo prego a sospendere alquanto il suo " giudizio sino a che non possa pubblicarsi la mia dis- i> sertazione, che e tuttavia inedita, alia quale verranno (*) Queste parole del ch. sig. Avellino risguardano V articolo che intDrno all' opera intitolata Reale Museo Borbonico fu da noi inserito nt-1 volume Si." di questo Giornale. Essendo esse dcttate coa quella urbanita che tutta e propria delle anime gentili , e ad altro scopo noa tendendo se non a vie meglio chia- rire la verita, ci facciamo un pregio di qui riporcarle. {Gil Editori.) V A R 1 E T a'. 379 » agginnti i profili esatti della statua pompcjana parago- " nati con quelli delle niednglie di Druso di niaggior con- " servazione. Soggiugne poi lo stesso sig. Zardetti che " le forme della statua pompejana sleno troppo ^irili per If poter corrispondere a quelle di un giovane che ancora non » avci'a compiuto i quattro lustri , e clie tale era Druso » quando fu costretto da Caligola ad uccidersi , non avendo » cioe che diecinove anni: qui il sig. Zardetti confoade due " persouaggi diversi , cioe Druso liglio di Tiberio , coa " Tiljerio flglio di Druso. Quest' ultuuo e non il primo » e il giovane di anni diecinove die fu ucciso da Caligola, " secondo le testimonianze di Svetonio , di Filone , di » Giuseppe, di Dione, che esser deggiono ben note al " sig. Zardetti. Ora io non ho mai attribuito a questo " Tiberio, nia a Druso di lui padre, la statua pompejana, " e quindi cade intieramente la critica del sig. Zardetti, >t Parmi anclie ch' egli non abbia ragione di desuaiere " alcun argomento contrario alia inia opinione dalla lieve " barlia onde la nostra statua ha ornata il niento. Egli " deve raminentarsi die gll antichi in quella eta radevano " per la prima volta la barba verso i venti anni , e qual- " die volta ancora lasciavano crescerla per particolari " occasioni. Ma di queste e di altre congliietture sara piu » opportuno il giudizio quando la dissertazione verra ren- " duta di puljblica i-agione. Ne so chiudere qnesta anno- " tazione senza render grazie al sig. Zardetti dell' atten- >> zione , con cui si e compiaciuto occuparsi ad esamiuar " le niie deboli congliietture, ed anche della bonta , coa " cui mi ha piu volte nominato, dandomi lodi , che io II conosco bene di non meritare in conto alcuno. » ISapoli, il 3i agosto 1829. Francesco M. AvelUno. I N D U S T R I A. Macchine a vapore. — La Gran Bretagna vanta ora circa i5,ooo macchine a vapore tutte in attivita , ed alcune di una forza prodigiosa. Nella conlea di Coruouaille ne sussiste una della forza di circa 600 cavalli. Supponiamo che cia- scuna d' esse , Tuna coIT altra ragguagiiando, abbia la forza di circa 3 5 cavalli, supposizione certamente non esagerata, ne risultera die la loro forza totale debb' essere di circa 375,000 cavalli. Secondo il calcolo del sig. "Watt, la forza 38o V A R I E T A.'. di un cavallo equlvale a quella di cinque nomliii e mezzo. Dunqne le niacchine a vapore della Gi-aa Bretagaa rappre- senterebbero una forza uguale a quella di due uiilioni di uomini. Ciascun cavallo pel suo uianteuimento ha bisogno della prodnzione di due acri di terra. Se dunqiie la to- talita deir opera o del lavoro die ora si eseguisce col mezzo del vapore, venisse eseguita con quello de' cavalli, la Gran Bretagna avrebbe ySojOoo acri di meno disponibili , ossia 760,000 acri sottratti ad altri importaritissimi generi d' a- gricoltura. ( i?. B.) Chiinica opplicata alle belle arti. — Nella radunanza del- r Accademia delle sclenze di Parigi, tenutasi il 6 dello scorso luglio , venne dal sig. Chevallier annunziato un me- todo per pulire gli antichi monumenti assai piu ccononiico della raschiatura , e scevero dai si noti inconvenientl di questa. Tale metodo consiste nello strofinare la superficie che vuol pulirsi con una spazzola imbevuta d'acqua pre- parata con acido idroclorico nella dose di dodici once per ogni secclila d'acqua i^) Suicidj nella Prussia comparadvamente ad altri paesi. — II sig. Heyfelder ha pubblicato a Berlino alcnne ricerche assai curiose iatorno al suicidlo. Da esse risulta che e d' uopo contare ogni anno sovra ioc,ooo individui , 14 suicidj nella provincia di Brandeburgo; 10 nella Sassonia ; 9 nella Slesia; 7 nella Prussia orientale •, 7 nella Pome- ranian 6 nella Prussia occidentale ; 5 a Posen; 4 a Cleves ed a Berg •, 3 nella Vestfalia ; 2 nel Basso-Reno. A Berlino dal 1788 al 1797 non avvennero che 6a sui- cidj; 12,3 dal 1797 al 1808; e dal 181 3 al 1822 giunsero sino al n.° di 646. Nel dipartimento della Senna se ne annoverarono dal 1 816 al 1826 i numeri seguenti : 35 1 , 33o, 376, 325, 348, 317, 390, 371, 396 e 5ii. A Pietroburgo , dove sovra una popolazione di 285, coo anime non ne erano stati annoverati che 94 dal 1808 al 1811, se ne contarono annualmente, dal 1821 al 1826,! numeri seguenti: 986, 1069, 1066, 966, 1176. Ad Amburgo dal i8i5 al 1822 i numeri de' suicidj fu- rono : 2, 18, 17, 12, 10, 20, 69-, nel 182736 ne an- noverarono Oo. V A R I E T a'. 38 1 A Francoforte sul Meno , la cul popolazione e dl 56,ooo ahltanti i siiicidj giunsero al nnmero di loo nel iSaS. Dalle ricerclie del sig. Heyfelder dunque consegne che il nuniero de' suicidj va continnamente crescendo [Lorresp. maihern. et pliys. Bruxelles , 1828, etc.). Quali altre cagioai potrebbero mai trovarsi di questo deplorabile progresso se non un auniento della miseria , rovesci di fortuna, un dlfetto ognor crescente de' mezzi di sussistenza , 1111 raddoppiato furore pel giuoco, per le lotterie e sopra tutto la niancanza di religione e di buona morale? Sovra i 5ii suicidj dell' anno 1826 nel diparti- niento della Senna abbiamo la seguente proporzione dal Rapporto generale sui lavorl del Consiglio di salubrita di Pa- rigi, 1827. Motivi de' suicidj. Passioni amorose, querele e disgusti domestlcl ... 100 Malattie , disgusti della vita, debolezza ed aberra- zione di niente 148 ]Mala condotta, giuoco, lotteria, tiraori di rinipro- veri o di punizioni 6p Miseria, indigenza , perdita d' inipieghi , disordini di affari 100 Motivi sconosciuti 94 — Sul totale dei 5ii, 184 iudivi- dui hanno attentate ai lore siiorni senza successo. STATISTICA. Stato odierno dcil'Iinpero Busso. Superficie in miglia quadrate 5,912,000 Popolazione 60,000,000 Rendite in franchi 400,000,000 Debiti in franchi i,3oo,ooo,ooo Arniata 1,0.39,000 Bastimenti da guerra d' ogni grandezza i3o (Dal quadro intitolato i7//ipero Russo, ecc. di Adriano Balbi. Parigi, 1829.) Modmento della popolazione dell' Impero Russo nel 1828. — Nascite , 1,844,779. — Morti 1,178,051. — Matrimonj 388,377. — Intorno ai morti si hanno i risultamenti che seguono : dai 95 ai 100 anni 1,044. — ^^^ 100 ai loS, 604. — Dai io5 ai 110, 141. — Dai 110 ai 38a V A R I E T A . Ii5, 104. — Dai ii5 ai 120, 146. — Dal 120 ai laS , 3 I. — ' Dai i25 ai i3o , 16. — • Dai i3oai i35, 4. — Dai 1 35 ai 140, I. (/. G. ) Longevitd nelf iinpero Russo. — Lo scorso anno morirono nella Russia 604 individai dell' eta di 100 a io5 anni ; 141, di io5 a iioi 104, di no a iiS; 46, di ii5 a I20i 3i, di 120 a 125', 16, di i25 a i3oi 4, di i3o a 1 35; uno di 137 ed uno di 160 {Galign. Messeng). GEOGRAFIA. Bisultamento dei viaggi at polo artico. — I viaggi di Franklin, di Ross, di Parry e di Beecliey si sono prestato un vicendevole snssidio , e 1' luiione de' lor lavori ha per noi cangiato 1' aspett.o d' una parte dei niari e delle region! coitiprese fra il circolo artico. Questi coraggiosi e dotti navigator! contribuirono in dieci anni al progresso della geografia deirAmerica settentrionale plu essi soli die tutti i loro predecessori nel corso dei tre ultimi secoli. La grande quisiione del passaggio nord-ovest e ora ai suoi veri limiti ridotta. Si puo dunque ora navigare dall' atlantico al grande oceano e vicendevolmente , girando intorno alle spiagge polari deirAmerica? Ecco il punto in cni a' di nostri tro- vasi il problenia, intorno al quale sonosi occupate hen dieci generazioni. Esso se non e ora compiutamente sciolto, trovasi per lo meno sulla via d' un' intera risoluzione e di una risoluzione favorevole. Le scoperte del capitano Franklin sembrano non piu lasciar luogo a dubbio alcuno. I due estremi punti del passaggio gia erano conosciuti ; Tingresso e r uscita non piu avevano bisogno di ricerche. II capitano Franklin ha gettato gran lunii sullo spazio intermedio; ha notabilmente circoscritta 1' estensione delle coste non mai per lo innanzi esplorate ; ha dimostrato clie il mar polare era libero dai ghiacci per un tempo bastevole, perche un bastimento dal mare pacifico passar potesse nelle baje del- r atlantico. La via a seguirsi puo essere oggimai tracciata dai fatti sinora raccolti. I ghiacci che staccandosi dal nord ingombrano la penisola Mehilla e le vicine terre, lasciano probabihnente libero il mare nelle brevi estati di queste contrade. II canale di iiavigazione dee pertanto ritrovarsi nello spazio intermeJio e presentare un' ageyole via onde per lo stretto di Behring giugnere all' adito del Principe V A R I E T a'. 383 Reggente o ad alcnno de' passaggi sia nella haja di Baffin , sia ia quella di Hudson. Questa via non puo certamente essere destinata come scala di comniercio. Speciali e troppe circostanze vi si opporrebbero per una regolare comuni- cazione : lua non dee tuttavia trascnrarsi di rintracciarla. II coadurre a compimento quest' impresa apparterra al co- raggio, alio zelo, alia pcrseveranza di quegli uomini dotti e benemeriti che non conoscono ne limiti , ne pericoli , e die guidare non si lasciano da Interessi o calcoli personali. Frattanto ci si annunzia un nuovo tentativo per esplorare le estreniita settentrionali dell' America. L'emulo, anzi il precursore dell' intrepido Parry ^ il capitano Ftoss , autore di un Trattato sutla navigazione col vcipore, si accinge nuo- vamente e da se solo, e coi soli suoi mezzi ad una si ardua spedizione, a cio stimolato non da pecuniaria ricompensa, ne da veruna amblzione , ma dal solo desiderio di promo- vere la scienza. Egli inibarcasi a proprie spese. La Societa reale e piu altri corpi scientllici posto hanno liberamente a disposizione di lui i piii perfetti istruraenti. Gia da sette od otto anni quest' alnle niarino va facendo esperimenti sitU'applicazione del vapore a vascelli d'ogni specie, e col mezzo di questo possente motore egli spera di condurre ad un felice esito il suo intraprendlmento. La VUtoria, va- scello di 200 tonnellate , vien mossa da una maccbina a va- pore ad alta pressione. Con slfl'atta manlera di navigazione, oltre gli altri vantaggi , qnando si ponga mente alle circo- stanze di questi mari ed alia natura delle coste die deb- bonsi esplorare, si lia quello notabilissimo di potere pel vapore far uso di qualsivoglia sorte di combustibili, della legna delle coste settentrionali dell'America, od in loro manranza, degli olj di vitelli niarini , di orsi , di Ijalene i i quali olj ottenere si possono quasi ovunqne trovinsi giiiacci od acque. Lo scopo del capitano Ross, per quanto dicesi, e quello di giugnere inuuediatamente alio stretto di Lan- castro 5 ed esaminare T interno della baja del Principe Reg- gente, ove , come lu gia avvertito ne' precedenti viaggi, pre- sentavansi maggiori indizj d' approssimazione al contiuente settentrionale. Ci sono dunque grandi inotivi per credere clie col mezzo del vapore e de' battelli si avranno su questo pnnto iniportanti scopertc. Una volta die per qnesto canale raggiunta siasi la costa d'Amenca potr.i condursi a conipi- meato T esame di essa , e si potra coa diligenza osservare 3o4 V A R I E T A . la porzione del contlneate che sfuggi gli sforzi e le rl- cerclie de' capitani Franklia e Beechey. II San Giovanni, vascello di Sao tonnellate , carico di carboue da terra, di provvisioni , ecc. , accompagnera la Vittoria. Gli ecjuipaggi de' due vascelli compongonsi di sessant' uomini : veati nel- I'uiio, qnaranta neH'altro. Essi provvigionati sono per tre anui , e quanto prima porraniiosi alia vela. {A. V. e R. E.) ORNITOLOGIA. II haya o frisone indiano. — « Q'nesto piccolo augello as- sai curioso ( dice ua viagglatore ) chiauiato baya in indo- stano , berbera ia sanscritto, babue in bengalo, cibu in persiano e temeouit in arabo , per la maniera con cui so- spende il suo nido, e un po' piii grosso d'una passera ; ha le penne, la testa e i piedi di un giallo oscuro, che fassi meao carico sul petto j il becco di forma conica e fortissimo , siccome sembra , proporzionalmente alia dimen- sione delle altre sue membra. II baya comunissimo nelF In- dia:, va per la sita intelligeuza quasi del pari con un cane domestico; e fedele, e docile, e vago della societa degli uomini, e quando e fatto domestlco, ama di stare sulla mano del suo padrone. >> Esso nello stato di natura costruisce il suo nido su gli alberi i plu elevati , ed a preferenza sulle palme e sui lichi d' India , specialmente quando questi alberi sorgono presso di un pozzo o d' un ruscello. Tal nido e fatto di un tessuto di gambi d' erbe, cui 1' augello da la forma di una grande bottiglia e lo sospende ai rami in modo che il vento lo agita e lo culla: il suo adito e posto al di sotto, onde gli augelli di rapina non vi possano penetrare ; 1' in- terno e generalmente diviso in due o tre camere. Gl' In- diani, con imaginazione veramente graziosa , credono che i vermi fosforici in esse camere giacenti servano ad illu- minare Tappartamento; ma gli osservatori di mente meno poetica pensano die il baya non ve li deponga che per nutrirsene. Quanto a me, lo confesso, mi sarebbe piu caro r ammettere la prima di queste due supposizioni. E di fatto sarebbe uno spettacolo assai vago il vedere que- st' industrioso augello imitare gli abitanti delle sponde del- rOrenoque, che per illuminare F interno delle capanne raccolgono nelle lunghe loro zucche i veruii fosforici dei quali coperte soao quelle campagne. V A R I E T a'. 385 » Da moltl esenipi ci vien tllmostrato sin a qual punto ingegnoso sia V istiiito di alcuni augelli , e quanto sia esso jiieglievole , e adattisi agevoliiiente alle circostanze. Cosi nell' occidente della Scozia, da die introdotte vi iuroao le fabbriche di cotone, si scopri clie gli angelli surrogate aveaao gli strati di cotone alia piuma , di cui prima tap- pezzar soleano i loro nidi. Questo nella domestica loro economia fn un vero miglioramehto , pel quale cogliere seppero V opportunita delle circostanze : nondimeno mi e forza il concedere die un tal fatto non e bastevole perche ammettere si possa 1 Ipotesi degl' Indiani. Una cosa- die non ammette dubljio si e die il baya impara senza dif- ficolta veruna a riportare de' pezzetti di carta od altri pic- coli oggetti die dal suo padrone gli vengono indicati. Mi e altresi piii volte avvenuto di vederlo ad un dato segnale slaa- ciarsi in un pozzo per trarne un anello die stato vi era gettato. Un Ijraniino mi assicuro die quest' augello puo incaricarsi di portare una lettera ad una casa, quando questa gli sia due o tre volte indicata. E inutile I'avvertire die io prendere non voglio tal avvenimento sotto la niia gnarentigia. Eccone tuttavia un tal altro, di cui sono stato io stesso testi- monio, e di cui posso qnlndi guareniire la plena esattezza: le giovinette indiane a Benares ed in altre citt.a della peni- sola sogliono portare tra i sopraccigli alcune fogliuzze d' oro appellate ticas. Quand'elleno vanno perlestrade, avviene spesso die qnaidie giovane fa loro togliere sitFatti orna- menti da un baya a cjuest'uopo addestrato. L'uccello ri- torna al suo padrone e strepitando colle ali quasi in aria di trionfo gli presenta col suo becco cotali ticas rapite non rare volte alia fronte di una bella , tenero oggetto del gio- vane Indiano, e di cui egli brama attrarsi Io sguardo. » II baya nutresi ordinarianiente d'insetti-, ma doniesticato die siasi, vive ancora di legumi nell'acqua amraoUiti. La sua carne e squisitissima e di facile digestione: essa dai niedici Indiani vien commendata come un dissolvente della pietra. La femniina fa uova bellissime ed a grosse perle somiglianti. Qucste, colte die siano, divengono trasparenti, ed hanno ua delizioso sapore. Quando i baya trovansi in un certo nuniero sur un albero riuniti , mandano suoni , simili piuttosto ad un ronzio die ad un canto. Tale difetto e ricompensato dalla loro intelligenza esagacita, nel die sono di gran lunga sn- periori nd ogni altro abitatore dell' aria. " (^R. B.) nibl. Ital. T. LV. 25 386 V A R I E T A*. Esposizione degli oggetti dl belle ard nelV I. R. Pa- lazzo di Brera. Discnro non sara certamente ai nostri leggitori, se ri- serbandoci, giusta il costume altre volte segnito, a far co- noscere nel successive fascicolo il materiale di che si com- pongono gli Atti dell' I. R. Accademia delle belle arti, non ancora pubblicati , faccianio ora precedere ua sunto ac- compagaato da qualche nostra osservazioni suUe opere che furono in quest' anno esposte alia curiosita ed animi- razione del publjlico nelle sale a cio destinate. Prima pero di accingerci a quanto ci siamo proposti , mal sapremmo contenere uno sfogo di compiacenza coll' annunziare che gli artisti fra noi di niaggior grido , i quali nello scorso anno lasclarono vuoti i nostri desiderj , gli adempirono in questo nel modo il piit soddisfacente. 02;nnno che si ag- girasse nelle sale arriccliite de' loro lavori , o ne uscisse dopo di esservisi intrattenuto a di lungo , manifestava le piacevoli sensazioni che lo avevano invaso. Cio e quanto abbiamo osservato in altrui ; dal canto nostro non esitiamo ad afFermare che 1' esposizione di cui intendiamo fare una rivista , riusci piu che mai splendida , decorosa e tale in somma da pareggiare ( se non nel numero degli oggetti , certamente pel pregio della massima parte di essi ) quelle che soghonsi tenere nelle piii cospicue metropoli d'Europa. Diciamo di Europa , perche a tutte quelle d' Italia sovrasto la nostra anche pel numero delle produzioni. Ne vogliamo credere con questa nostra asserzlone di aver trasceso i limiti di quella modestia , di cui talvolta un so- verchio spirito di patria preoccupazione snol farci dimen- tichi, giacche le nostre parole sono confortate dal consenso di non pochi artisti ed intelligenti di arte, i quali visita- rono gl' identici apparati si d' oltremonte che d' oltremare. Che se questa sentenza destasse in taluno il malincuore , noi non sapremmo clie indirizzargli T invito di accertarsene coll' esame di fatto , nella sicurezza d' alti-a parte che egli, qualora ne approfitti, dovra convenire per lo meno sugli incalcolabili vantaggi difFusi da questa nostra istituzione, non che sullo speciale patrocinio che ad essa accorda 1' au- gnstissimo nostro Sovrano. Iiiiprendendo ora il proposto divisamento dalla pittiira storica, giovera il ripetere uon essere inteuzioae nostra il V A R I E T a'. 387 fissare una gradazione di merito tra i divers! artisti col- r anteporre piuttosto il nome di nno a quello di un altro, e nieno poi lo sceadere a disgustosi paragon!. Ogniino sa die ove trattasi di giudicare di colori , a iiialgrado di una trita sentenza , anco i ciechi inalberano le loro pretese. Alieni quiadi da qiialunque partito e da qualsivoglia spi- rito di preveiizione, scortati da quella poca esperieuza che nelle arti ci siamo procacciata, e lasciando ch'altri a loro posta nel portare 1' eguale esame s' ingolfiao nelle metafi- siclie e nolle piu astruse dottrine , steuderemo 1' opinioae nostra con quella Iilierta die non va disglunta da una ve- race stima , e con quel candore che e figlio di quella iin- pressione die i dilFerenti oggetti osservati hanno prodotto neir anirao nostro. Fatta questa protesta, arrestiamoci sui dipiatl di France- sco Hayez , membro delle II. RR. Accademie di Milano e di Yenezia •. questo nome e gia segnato nei fasti della moderna pittura, i nostri stessi fogli risuonaroao negli scorsi anni dei di Ini encomj; percio ci astenianio dal ria- novarne le cspressioni, die ogni lode ulteriore nulla aggiugne- rebbe nlla di lui rinomanza. Cinque storiche composizioni , tina niezza ti2;ura della B. V. Immacolata, un Ecce Homo, parimente mezza figura, e sette ritratti sono tutte opere di sua mano. II quadro di maggior dimensione ci presenta Pietro r eremita die s' avvia coi Crociati al conquisto di Terra Santa ; montato su una Candida mula , colla mano destra atteggiata ad indicare il cammino calcato da un nu- meroso stuolo che gia lo precede , e colla sinistra alzando il sinibolo di Redenzione , eccita quelli che gli stanno d' at- torno a troncare gP indugi. Se non andiamo errati, tale fu Tintenzione delT artelice , e quand' egli non Tavesse manifestata, i dilFerenti gruppi da lui immaginati collime- rebljcro a luminosamente chiarirla. La scena del fondo si compone in un lato da un antico castello da cui veggonsi uscire altri seguaci segnati dalla croce , dei quali alcuni si staccano dai loro congiunti, altri s' incamminano frettolosi a raggiungere V apostolo condottiero ; nell' altro lato da un paese alpestre intersecato da vie tortuose, il quale rimem- bra i miserandi casi a cui fu tratta una innumerabile inol- titudine di cristiani d' ogni eta e d' ogni sesso e condizio- ne, concitati dal fanatismo, e spinti senza sicura guida e direzioae ad una impresa di tanto moiuento. Noi nou 388 V A R I E T a'. entreremo a discutere se 11 soggetto preso a rappresentare offrisse o no delle parti dranimatiche , bastandoci il poter dire a lode dell' artista ch' egli le seppe trascegliere e de- stare per esse il massimo interessaniento. Si valse di pochi mezzi , ma questi disvelano vie maggiormente I'acutezza del suo ingegno : la scena da lui trattata si compoae ia fatti di noa inolti gruppi, ina questi sono si ben disposti , si espressivi die ti porgono uaa piii vasta idea del di lui concetto, perche lasciano un campo alia immaginazione deir osservatore di spaziare piu lungi e di agginngere alle tracce clie vi si riscontrano quel di piii che T autore oni- mise con tanto accorgiinento. Si noti poi a sua discolpa intorno alia soverchia sobrieta di cui fn da taluno acca- gionato in questa composizione , clie il commettente del quadro piii volte avevagli manlfestato il desiderio di non gradire un afFollamento di persone , e si avra una circo- stanza di piii da valutarsi , qualora si voglia indagare le difficolta da lui superate. Tu trovi in questa tela la cliia- rezza del soggetto, un giudizioso e gradevole componimento^ una espressione energica e portata alia realta. II frate con- dottiero ti si raostra anche in cammino quale ce lo de- scrive la storia in Cliiaramonte , quasi energumeno ed in- vaso del piii caldo entusiasmo ; lo vedi rivolto a rampo- gnare uno sposo che sembra non sapere staccarsi dalT og- getto della sua tenerezza , che sta forse per abbamlonare per sempre : altri coi gesti imperiosi e col viso rivolto alle turbe lontaae le invitano a seguirli e ad aiFrettarsi alia partenza : alcune donne prese da venerazioue per 1' apostolo si chinano in bell' atteggiamento per baciargli un plede : chi apre il sajo per indicare al corapagno la croce snl petto , chi va lieto di portarne il vessillo. Uno prostrato a terra adora uno sterpo a cui il caso diede for- ma di croce , peregrino concetto che ti esprime al vivo il grado di superstizione ond' erano quelle menti affascinate. Le armi d' ogni sorta , le persone d' ogni condizione e d' ogni sesso fra loro frainmlste ti fanno toccar con mano lo scopo che le aveva ivi riunite e la ragione del loro movimento. L'avveduto artefice v' introdusse diversi ritratti, e di cio noi gli tributiamo la dovuta lode , perche ajatano a produrre verita , ofFrendoci quella varieta di fisonomie ch' era richiesta nell' argoniento. Non parleremo del mode con cui questo quadro e tinteggiato , perche il peanello dl V A R I E T A.', 389 Hayez sostiene , com' e ben nolo, quel decoro di clie va tanto gioriosa la patria sua. A questo pregio vanno con- (fiiinti un corretto disegno appreso dalle greclie forme e dallo studio suUe opere dell' Urbinate , una esatta osser- vanza del costunii dei tempi, ed in quanto alPefTetto, alia forza ed al distacco delle sue figure, accenneremo cio che ci venne fatto di osservare , cioe che veduta da un' altra sala la folia de' curiosi che quotidianamente urtavasi in- torno a questo quadro per contemplarlo, sembrava questa formar parte del quadro medesimo , e 1' emergente Pietro eremita ad essa pure indirizzare le sue parole. In un' altra tela non meno farragginosa per composizione della gia descritta , sulla quale saremo piii parchi di pa- role, perclie esegulta con eguale Ijravura, ci rappresent6 Filippo Maria Visconti , duca di Milano , che seduto sul suo trono riceve il giuramento dei patti , onde restiluiva la lilierta e gli scettri ai due re di Navarra e di Aragona, fatti prigionieri dai Genovesi suoi sudditi. Quantunque le figure di questo quadro fossero di minor dimensione di quelle del prirao , cio nulla meno all'osservatore posto nella dovuta distanza apparivano di naturale grandezza. L' ap- parato della sala, i diversi personaggi asslstenti a tale atto solenne o quivi tratti dalla curioslta , i loro sfarzosi abbi- gliamenti , gli arredi distinguevansi a meraviglia , ed era un incanto per 1' artista il cousiderare il magico artifizio delle masse, delle ombre e della luce. Anche qui poi va- rieta di caratteri tutti presi dal vero, movenze gravi, gen- tili, severe, quali si convenivano alle singole figure intro- dotte sulla scena ti costringevano a trattenerti per lunga pezza e sempre con nuovo diletto. Distaccato da questo r osservatore , V attenzione sua veniva attratta da tre ab- bozzetti della stessa mano. II primo piii coudotto oftViva 1" infelice Imelda dei Lambertazzi col suo amante de' Ge- remei, sorpresa dai feroci di lei fratelii armati di pugnale. Quivi ammiravasi una composizione alFcttuosa, bene aggrup- pata e di tutto sentimento; I'attitudine d' Imelda non avrebbe potuto essere in miglior modo immaginata, trasparendo da essa la sospensione d'animo di chi vuole e disvuole; I'ef- fetto generale , sempre degno delfautore . gli accessor] tutti trattati con verita e disinvoltura ne costituivano gli altri prcgi. Nel secondo disposto per 1' ordinazione di un quadro piu grande del primo ti era forza lodare 1' immagiuoso e 390 V A n I E T a'. valente artista clie quasi scherzando, eJ abbandonando il pennello alia sua fantasia ti aveva gia presentato iiv.i piu bei grnppi e ia tutta i.'erita di espressione il niomento ia cui viene annunziato all' infellce Maria Stnarda la fatale sentenza di morte. II terzo in fine eseguito colla niedesinia franchezza di tocco e di colorito ti ricordava uno de' piu bei concetti dell' Iliade , cioe Ettore clie ritornando dai sudori di Marte alle patrie mura ritrova il fratello Paride ozioso nel Gineceo. Or ci rimane a fare alciin cenno sui ritratti e sulle due devote immagini clie compivano 1' apparato delle opere dell'Hayez, e possiamo cio adempiere in succinto modo col dire che anche questi oggetti corrispondevano aU'alta fama del lore autore •, ma il sovercliio laconismo forse non an- drebbe a grado de' leggitori nostri. Per non diUingarci dunque di piu del dovere intorno ad un solo artista, non poca essendo la bisogna, e per rimuovere da noi il pre- messo dubbio asserirenio che all'aspetto di questi ritratti, colore che ne conoscevano di persona gli originali ne pro- ferivano tosto il nome, ne sapevano saziarsi dall' esaltarne la perfetta rassoiniglianza ; 1' artista risovvenendosi il fare degli antichi pittori ritrattisti piu rinoraati ne faceva in sua mente raflfronto lasciando sfuggir dal labbro i nomi di Tiziano , di Morone, di Wandik, di Rubens, ed ammi- rando il variato e prezioso impasto delle carnagioni, I'in- telligenza delle parti ed il rilievo di ciascuna di esse ; tanto gli amanti di cose d' arte poi , quanto gl' idioti non sa- pevano staccar lo sguardo dagli abiti , dalle pellicce , dalle trine , dai merletti ond' eraao adorni i busti femniinili , fra i quali campeggiavano due matrone ed una gentil da ma di leggiadra e geniale iisonomia. Nella Vergine immacolata diede Hayez a divedere fin dove giunga la finitezza del suo pennello , ma forse a nostro avviso diede alquanto nel seccoi nella figura dell'Ecce Homo trovossi tra i varj pregi molta espressione. Passando a far parola dei dipinti dell' accademico Pela- gic Palagi che gareggia col primo nella Ijellezza delle pro- duzioni , e gli e congiunto coi vincoli dell' aniicizia , mo- veremo dall' opera di maggior grandezza e composizione. II soggetto ch' era stato dato all' artista non avrebbe potuto essere piu adatto per la fervida e feconda sua fantasia ; era il trionfo di un Italiano che rese immortale il suo V A R I E T a'. 391 norne e quello della patria cul appartenne. II genovese Colombo , reduce da ignoti niari e da nuove terre da liu scoperte, vieiie ricevuto con tutti gli onorl in Barcellona da Ferdinando ed Isabella regnanti delle Spagne. La scena non potrebb' essere ne piii teatrale , ne piii iuiponente. Un magnifico trono, appositaaiente ereito in un edificio . clie indica tuttora per la sua morcsca costrnzione T ante- riore doniinio degli Araiji, e calcato dalla maesta dci so- vrani, alia di cui presenza ainmesso lo scopritore eroe, accenna con atto riverente il seguito dl alcuni Indianl seco lui condotti, e le ofTerte dei tesori e delle produzioni rac- colte in quelle ricche comrade: il fondo presenta una parte della citta ed il lontano faro. Noi perdonerenio ben di buoa grado all'artista di non aver seguito lo storico Irving per rispetto alia localita, in cui ci dice succeduto questo rice- vimento , come avrebbe talnno desiderato •, anzi gliene dia,- mo lode, giacche se ci avesse disposta la medesinia rap- presentazione in una gran sala cbiusa , ci avrebbe prlvati della vista di un Ijelllssimo fondo, e dell' idea di una sto- rica circostanza anteriore , quale si era la indicazione del porto in cui approdo Colomljo, circostanza die contribul- sce non poco a rendere piu cliiaro ed intelllgibile il sog- getto. Wa troncbiamo queste osservazioni : nell' esprimere un fatto la pittura e la storia banno leggi diverse. Occupia- moci piuttosto delle artisticlie bellezze. Alcuni gruppi dispo- sti in gradevoli piraiiildi si coUegano a forniare un sor- prendente insieme, ed a ricevere un magico effetto di luce, di oml)ra e di rillessi. La dignita e la compiacenza negli eminenii personaggi, il rispetto, la gravita e la commo- zione ad un tempo nel protagonista, la sorpresa in quegli Indian! trasportati sotto un nuovo cielo ed al cospetto di tanta magnilicenza sono alFetti tutti si al vivo esprcssi che nulla di piu ne sapresti desiderare. Nel volto d' Isabella cbe tanto aveva cooperate onde favorire la spedizione di Colombo, traspare il macjgior compiacimento vedendo tutto il reale corteggio testimonio ili si felice successo. Se il disegno in ciascuna figura si ofFre di tutta giustatezza e correzione , gl' ignudi poi appalesano in ispecial modo quanto in questa parte sia valente Tesecutore: tu vcdi la natiira nella sua castita , non viziata da incomodi vestiti , lussureggiare di belle forme. II dotto artista diede poi a quel volti quelle leggiere alterazioni di lineameato clic sono 39a V A n I E T a'. proprle degli abitatori cli qne' climi, clie ne mostrano II carattere , ma die non dlsarmonizzano in vernna guisa colia venusta delle altre parti. Yi trovi anzi in quelle alterazioni delle geniali iisonomie ciie ti e forza esclaniare : Oii quaiito questo pittore e religioso del hello ! E forse egli e appunto per questa sua nobile qualita clie presto al volto d' Isa- bella quel sorriso , quell' avveiienza , quell' amabilita , quella leggiadrla clie noi approviamo , a malgrado clie a qualclie giudice , troppo severe , sembri disaggradire , perclie iu opposizione al di lei rnascliile carattere descrittoci dalla storia; opinando noi cbe se si fosse scrupolosamente attenuto alle volute sembianze di una donna intraprendente , eroina , avvezza ad afFrontare i pericoli della guerra , avrebbe de- tratto qualclie cosa al decoro ed all' effetto. Imperocclie gli era d' uopo alterarne i lineamenti a scapito della bel- lezza e dare ad essi una tinta piii robusta od alquanto abbronzata , il cbe avrebbe toko il bel contrasto clie ora ne risulta dal dilicato candore d' Isabella a fronte delle calde ed olivastre carnagioni degl' Indiani. Ma passiamo all' esame del colorito clie non nieno delle altre osservate doti reputianio meritevole di elogio. II tinteggiare caldo, dorato , trasparente e sparso su tutta la tela , ed i pid vivaci colori delle ditFerenti stolFe splendono del loro vero colore. Non siamo quindi jser cio discordi dall'avviso di taluno cbe paragono da questo lato I'attuale dipinto a quelli di Rubens, se non clie troviamo die il nostro pit- tore si stacca talora dal fiammingo per imitare ora Guido , ora il Dominidiino ed ora altri maestri; il die gli costi- tuisce una maniera tutta a se, cbe diiamerenio brillante e in pari tempo castigata. Degli accessor] poi ne lodammo altre volte la diligente esecuzione e la squisitezza , ne ab- biamo bisogno di altre parole. Aggiugneremo pero soltanto a questo proposito esservi scato taluno cbe ci precedette colla pubblicazione di uno scritto intoinio a questa medesima esposizione, il quale dimostro il desiderio cbe il Palagi non avesse introdotti sul davanti del quadro due piccoli paggi cbe scberzano con una scimmia , siccome oggetti di troppa venusta e troppo interesse , adducendo V esempio di Protogene die cancello da un suo quadro una pernice cli tanta verita , che secondo la storia sembrava pigolare onde 1' attenzione dell' osservatore fosse costretta a tutta ristringersi sul soggetto prlncipale. Su di che ben lungi V A R I E T \'. 393 nol dal confortare talc dcsiderio, confessiamo cll aver tro- vato leggiatlro e giiuUzioso queU'episodio , 11 quale per essere bastanteincate sagrilicato, non disgrada punto razione principale e giova anzi colle sue linee a collegare nme- strevohuente la composizione. Viciai al descritto quadro erano collocati due prezlosi abbozzetti , clie veramente tali non potreljbero cliianiarsi perclie condotti con aniore , con sapore di tinte , con ben intesa prospcttiva tanto aerea clie lineare, i quali ti con- forniavano l' abilita del sullodato ai'tista nella composizione, nel disegno, nel colorito, e la di lui dottrina in cio clie concerne gli usi e gli alibigliamenti dei diversi popoli nelle eta in cui succedettero le azioni da lui prese a rairigurare. Ciii non avrebbe detto che ogni attitudine , ogni arnia , ogni Stella, ogni oggetto accessorio in fine non fosse stato veduto dal vero? Eppure non sono che i-eminiscenze; tanto si pno conseguire col lungo studio e colla indefessa attenzione snlla verita! II primo di questi alsbozzetti ra|)- presentava Matteo \ isconti die accusato dal partite Guclt'o alia presenza delT Imperatore Enrico III viene discolpato dal conte di Garbagnate ; e il secondo Gugliehno Tell clie adatta sul capo del proprio figlio il fatal porao da cui di- pendere dovea la sua sorte niiseranda o felice. Staccandosi da questi dipinti che lasciavano il desiderio di vederli rin- novati in maggior dimensione , attraeva gli sguardi una mezza figura di leggiadrissinio aspetto acconciata in forma di Sibilla, che tale la indicavano T ingliirlandato capo, i veli clie ne discendevano, una tavoletta e lo stilo fra le luani •, ma quantunque il Palagi avesse procurato di ag- giungere alia testa quel bello ideale di cuiesignore, tra- sparivano cio iiuUadiincno alcuni conosciuti lineamenti che ne tradivano il travestimento. Ne qui tutto consisteva il numero delle opere esposte dal summentovato egrcgio artista •, sotto un'altra luce por- tandosi 1' osservatore , veniva nel di lui aniuio coniinuata la piacevole seiisazione dalla mostra di cint[ue altri quatlri, quattro dei quali rappresentavano devote imuiagini, la mag- gior parte della B. Vergine , tutte egregiamente atteggiate, colorite , e variate di acconciature e di fondi. II cjuinto poi di maggior dimensione degli accennatl lo cbbligava , dircnmio , ad incrocicchiare le braccia sul petto ed a starsene lungo tempo immobile , senza pero sentirne 394 V A R I E T a'. il disnglo. Era questo un rltratto, tutto quaiito intiero, in grandczza naturale , di una illustre patrizia , seduta con quella gravita clie seco adduce una lunga serie di trascorsi anui. Nissan' altra opera deile teste mentovate fa piu di questa cliiara testimonianza delF esattezza e Ijravura nel- resecntore, allorclie prende a ritrarre la natnra nello stato in cni si ritrova e si ofFre alio sguardo corauue. Le mi- nime rugosita della pelle , si puo dire , gli accidenti sal- sedinosi sia nel viso che nelle niani , atteggiate e disegnate d' altronde in bellissiuio scorto, non isfuggirono al di lui pennello ; e tant' era la verita di questa lignra e de' suoi accessor] che la vedevi respirare, e ne aspettavi un mo- viniento. Dopo questi elogi altri ne trihutiamo e ben dovuti ad tin giovane di altissime speranze , c'le dopo aver percorsi luminosamente gli studj Accademici locossi sotto la dire- zione del Palagi, ed ora dimostra co' proprj lavori quanto ne profittasse; intendiamo parlare di VitaleSala, milanese, il quale espose un quadro storico ben degno di star vicino a quelli del gia celeljrato maestro. Avemnio negli scorsi anni occasione di citare le di lui produzioni in questi.no- stri stessi fogli , e di consigliarlo a non abbandonarsi alia foga del suo operare ; in oggi ci e di vera compiacenza il poter tessere maggiori encomj vedendolo calcare il retto camniino. II tenia del suo quadro avrebbe sgomentato per no- tabili diflicolta qualunque provetto artista, ma egli seppe ben superarle. Trattavasi di rappresentare 1' arresto di Barnabo Visconti sigaore di Milano , eseguito sotto gli occbi e per traiua del di lui nipote Giovanni Galeazzo detto Conte di Virtii , mentre lo zio si era mosso all' incontro per rice- verlo : percio farragginosa composizione, passioni diverse e queste distintamente espresse , movimento d' armati , ac- cessor] corrispondenti alia magniiicenza de' personaggi ed alia qualiia dello scontro ^ a tutte queste condizioni , pre- scindendo di enumerare le altre cui va soggetto 1' artista nel dipingere la verita , non manco il giovane Sala di adempire con molta disinvoltura ed esattezza. Noi troncbe- remo i nostri elogi e le nostre congratulazioni per parlare di un altro che similmente negli anni scorsi diede di belle prove della sua disposizione nel disegno e nel colorito. E questi Giovanni DarifF di Yenezia che misuro le sue forze con molto coraggio , essendosi appigliato a trattare uno variety'. 395 de' soggPttl 1 piii ardui die prescntiiio Ic storlc. S' egli sia uscito vittorioso da cjuesto cimento non ardirerao affer- marlo ; ma nel tempo stesso non gli nieglieremo una co- rona, clie il couibattente clie rimane ferito non e men prode di quello die la sorte ha riserliato illeso. Trass' egli 1' argoniento del siio qnadro (\alV Origine delle feste veneziane di Giustina Renter Midiiel. u Alcuni pirati » triestini osarono intorno T anno 94.4 di sorprendere ad " armata luano i Veneziani , nientre questi celel)ravano la » gran festa de' matrimonj nella Cliiesa di S. Pietro di >> Castello , e rapite le spose a pie dell' altare e impadro- » nitisi delle arcelle contenenti la dote, corsero alle loro " bardie , vi si gettarono dentro coUa preda e fuggirono " a tutte vele , contrastati in vano da una gente disar- >> mata , disposta a festa e non a battaglia. " Oguuno die legga queste linee e die conosca le diflicolta dell' arte con- verra seco noi die di non lieve niomento fix 1" iinpresa a cui si accinse il giovane artista. Cio non pertanto , tranne I'armonia delcolorito, la quale s' acquista d' ordinario per molta esperienza , egli ha iitimaginata e composta molto bene la sua sccna , v' introdusse dei gruppl animntissinii e di tntta espressione, e 1' abbelli di un fondo pittoresco. Non risparmieremo le nostre lodi altresi per la parte del disegno, avendovi ravvlsata niolta intelligenza e buon git- sto di contorni , come pure per aver ammirate di tratto in tratto non poclie parti succosamente colorite , e die fanno presagire un compiiito successo anche da questo lato nelle future sue produzioni. II signer Giorgio Berti ^ accademico diFirenze, concorse egli pure co' suoi lavori ad arricchire la nostra esposlzione con molti quadretti di non lieve iiiteresse. Dopo alcuni ri- tratti da lui condotti con accuratezza e con buon garbo di colorito , fra i quali venne distinta una mezza ligura di villanella , il cui volto era per la meta ombreggiato da un cappello di paglia , si videro con piacere due composizioni di molte figure. Tuna rappresentante alcuni cerretani cir- condati dal popolo in una delle piazze di Napolii 1' altra ( e quest' era piii accurata ) , un avvenlmento tratto d;il ri- nomato romanzo / proinessi sposi di Manzoni. Non e nostro intendiniento di qui tutto descrivere il nuinero degli altri quadri istoriati die presentavano una o piu figure e die allettavano la curiosita della moltitudine. 396 V A R I E T a'. Accenneremo solo di volo che ammlravansi trc Matlda- lene penitenti, 1' una di Filippo Agricola Ilomano , la quale era notabile per una certa lucentezza di colorito e bella macchia; T altra di Carlo Arienti che presentava delle parti fellcemente ritratte e die avreramo desiderate nella sua nudita, composta in modo piu consapevole del proprio pudore ; T altra finalmente di Cesare Poggi che altre volte consigliammo , se aspira a qualche riputazione , di far precedere „ giacche si trova in Roma , un accurate studio sulle opere di RafFaello, prima di esporre alia vista dei suoi concittadini delle imitazioni di celebri coloritori che con pochi colpi di pennello ottennero dei grandlssimi ef- fetti : altrimenti senza un profondo sapere riescono in- digeste :, e noi udimmo con nostro ramraarico taluno sen- tenziare all' aspetto della cltata e delle altre sue opere , ch' egli cominciava dove gli altri pittori finiscono. Una serie ragguardevole di quadri di beir argomento e di ge- nere variato espose anche il giovine Antonio Banfi reduce da Roma. Egli pure tende a sfo2;giare risolutezza di tocco e colorire con certo qual dispregio ^ le sue tinte pero rie- scono pill lucide, tramanda qua e la dei lampi felici, si scorge dotato d'ingegno, e percio egli e aacora in tempo di rimettersi sulla via de' migliori. Non ommetteremo al- tresi di far menzione di Giovanni Pock, per una immagine di santa Rosa con gloria d'angioli, per alcuni ritratti giu- dicati somiglianti , per altre piccole immagini di Madonna col putto , e specialmente poi per una mezza figura di una bambina affacciantesi ad uno specchio : ne andra defrau- dato de' nostri encomj il giovine Luigi Pedrazzi per una macchinosa pala da altare da lui eseguita per una Chiesa vescovile dello Stato Sardo , rappresentante la Cena in Emaus. A malgrado di una disposizione alquanto simme- trica e di una certa freddezza nella parte superiore , la buona composizione , un fare largo , grandiosi partlti di pieghe , intelligenza di disegno , colorito che non nianca di vigore , niassimamente nelle figure degli apostoli , fanno ben augurare del suo ingegno, e gli danno un diritto alia nostra stima. Discorriam ora sulle produzioni di que' pittori che oc- cuparonsi eslcusivamente a ritrarre la natura quale si trova , vale a dire curandone le bellezze, non ommettendone le alterazioni accagioaate dalla eta , ed iraitando a puntino V A n I E T a'. 397 qnella pccullare conformazione ch*' ogni Indivlduo scco porta dalla nascita , e clie col volgere degli anni suliisce tante fasi, e contribuisce alia indelinibile varieta di fisonomie; in una parola parliamo de' ritrattisti, die anco i ritrat- tisti vantano nella storia pittorica le loro glorie , e di questi non va sprovveduta in oggi la nostra M'llano. Ab- biamo giii reso conto dei sorprendenti lavori di tal genere eseguiti dal Palagi e dall' Hayez a mano a mano che ci venne fatto di parlare delle altre loro operej ora eccoci a quelli di Giuseppe Molteni, il di cui nome fu per la prima volta citato nella nostra rivista dello scorso anno , ed accompagnato di non iscarsi elogi. Nell' attnale esposi- zione vedevansi diciotto individui dipinti dal sao pennello; fra questi faceva noljil mostra di tutta quanta la persona una dania gentile seduta vicino al suo tavolino in attitu- dine di riposo, dopo di aver consacrata la di lei atten- zione al nobile trattenimento del disegno , venendo cio cliiaramente espresso da una cartella e dalla niatita die teneva ancora fra le mani. Le due rinomate cantanti Giu- ditta Pasta e Stefanla Favelli erano parimente state ritratte in atteggiamenti composti, o, come dicono i pittori, isto- riati con fondi ed accessor] analoglii alia situazione iii cui si suppongono rappresentate : il ritratto della Pasta in fatti ricorda una scena dell' opera , la Nina pazza per amore , dove questa cantante vestendone gli afl'etti se ne sta se- duta su fiorito pendio in aria di alilDandono , sopra pen- sieri e col labl^ro semiaperto, dando indizio di prestare una istantanea attenzione al lontano suono di una zampo- gna ; cosi 1' altro della Favelli die sta toccando le corde di una cetra desta le memorie di Saffo o di una musa cui si addice 1' anzidetto attributo. Ne con diverso nome sa- premmo qualilicare la maggior parte degli altri ritratti , giacdie ciascun individuo si presentava alio sguardo in quell' atto ch' e proprio o della sua occupazione, o naturale del riposo , come il pittore Migliara seduto avanti al suo cavalletto , 1' uomo appassionato per la lettura con un lil^ro fra le mani, e cosi degli altri tutti. Ma veniamo a cio die pill ammonta, al merito pittorico in generale, perclie guai se lasciassimo trascorrere la penna a parzialmente descri- vere intrattenendoci sopra ciascun soggetto ! Sareinnio per lo mono sicuri d' indurre una maggior dose di noja nel- r auiuio de' leggitori nostri. Per rispetto dunque alia somi- 398 V A R I E T a'. glianza dlremo che Jl pubblico per sentenza unanlme fece quotidiaiii elogi all' autore. In tutti quest! ritratti in vero vi e infusa la vita, le tinte sono variate e confornii alia tinta speciale di ciascun indivitluo, i capelli, le differenti stoffe degli abiti , gli accessor] tntti sono squisitamente trattati : e qui ci arresterenio nel nostro elogio pei* noa ripetere i medesimi concetti di clie ci siamo serviti lo scorso anno nel far conoscere T abilita di questo giovane artista , il quale e bastantemente consapevole di cio che gli rimane a conseguire per innalzarsi sopra un altro grado della sfera a cui lo ha gia condotto il modesto ed infati- cabile suo ingegno. Volgeremo ora le nostra parole al gio- vane Sigismondo Ncippi, scolare dl Palagi , e lo feliciteremo pel proprio ritratto , perche dipinto con molto effetto e maestria d'arte. Di Vitale Sala, gia men/.ionato , ammira- vasi pariniente un lavoro di questo genere , chfe riuniva per la parte del dipinto e della rassomiglianza un merito non disuguale a quello procacciatosi coll' altra lodata di lui produzioiie. Ripetiamo parimente con magglor compiacenza il nonie di Carlo Arientl per una serie di cinque ritratti i quali, oltre che furono giudicatl assomiglianti , tornarono graditi per buone tinte e per un certo quale grasso tocco di pen- nello, secondante T andamento delle parti imitate. Ci pare pero che nelle sue imitazioni propenda a dare alquanto che di piu grandioso agli originali. Citeremo finalmente fra i ritrattisti una testa del pittore Carlo Canella , Vero- nese , condotta con grasse tinte , con libero tocco e con forza di effetto , e due ritratti intieri di grandezza natu- rale composti e riuniti in una sola tela, di Fietro Lucchini di Bergamo. Uno di questi rappresenta la rinomata Pesa- roni che seduta al clavicembalo e toccandone i tasti sta per isciogliere le labbra al canto ;, l' altra figura maschile in piedi sta in atto di prestare attenzione. In questo la- voro non destituito di qualche pregio osservo taluno che mentre le persone ritratte per vestito di velluto, per pel- licce e per schal di lana e per tabarro ofFrono tutto il rigore dell' Inverno, il fondo si mostra dalle spalancate imposte di una finestra tutto verdeggiante di all^eri fron- zuti , come si veggono nell' estiva stagione. Non abbiamo renduta nota quest' altrui osservazione che per avvertire il pittore accio procuri di evitare in avvenire simili ano- malie. V A R 1 E T a'. 399 • Intralasciando la rivista delle prodazloni a colore per ripigliarla dope aver reso conto delle opere di scultura , ond' evitare le ripetlzioni delle stesse frasi a cui ci ol)bli- glierelihe la continuazione per descriverne i qnadri di gene- re, ci si aflaccia pel pniiio il nome di Pompco Marchesi pro- fessore snjjplente dell' I. R. Accademia delle belle arti. Nel discorrere a prima giuiita lo sguardo sulla cpiantita dei mar- mi da Uii elligiati si direbbe aver per raro prodigio la na- tura concesso a qnesto scultore e maggior facolta di conce- pire, e maggior nuiiiero di braccia di quanto suol equabil- mente compartire alia specie nostra. Egli e pero non men vero clie lo scorso anno lo stuolo degli ammiratori visi- taado le medesime sale fii deluso nella sua aspettazione di poter esaminare i di lui pregiati lavori. Coll' aver egli pero in oggi aljljondevolmente supplito a tale difetto ci ha convinti cii' egli sa comblnare ad un tempo due cose diffi- cili, il far bene e il far molto. Accenneremo primieramente fra i tanti lavori 1' unica statuetta die si vedesse di questo scalpello. L' innocenza era il nome clie stava apposto ai piedi, e tale la rafliguravano I'eta di vaga fanciuUetta , le forme, l' attegijiamento ed i simboli dai quali era accom- pagnata. II concetto, se non peregrino, porta il greco im- pronto; perclie questa figuretta non puo essero ne piu bene immaginata , ne meglio composta, e T esecuzione ri e veramente squisita. Clnta il capo di gentili liorellini , e mollemente adagiata sopra un pendio, al seno s'avvicina con una mano una rosa, mentre ignara del veleno clie s' asconde , stende V altra ad accarezzare una serpe , sim- bolo della frode , die con insidiose spire si attortiglia alle succinte vesti, sotto le quali sembra essersi niossa invltata dai circostante tepore. Questo pezzo tratto dal vero coU'ad- dizione di quel bello die il Marchesi atlinse dai pezzi greci ci ricorda e per le forme e pei contorni la statuetta in bronzo esistente in Campidoglio conosciuta sotto il nome di fedele die si trae una spina dal piede ; clii e avvezzo poi a contemplare le fanciuUette dell' eta in cui e raiKgu- rata 1' innocenza di cui parlianio, non le trovera certa- mente grave il capo, come taliuio ebbe a rilevare. Pas- siaino all' esame de' bassirilievi destinati per sepolcrali mo- numenti die vennero in buon numero allogati al nostro artista anco da lontani commettenti , cio che pro\a la fama del suo valore, Quattro crauo i maniii liginati a 40O V A R I E T A . bassorilievo clie I'ainor conjiigale, Tamor materno ed ifr figliale avevaiio raccomaadato all' ahilita del nostro esi- niio scnltore, e in tntti e quattro si ebbe ad aimnirare una felice inspirazione di concetto , ed una espressione di teneri e commoventi afFetti fatta piu preziosa dal difficile magistero deli' arte. Nel primo vedevasi una moglie assorta nel proprio dolore per 1' estinto marito abbracciarne la fredda effigie quasi in atto di bagnarla delle sue lagrime. Non dicliiarereaio immune da ogni menda questo pezzo ; ma asseriremo clie sia per la sceltezza e la grazia delle estremita e delle forme generali , sia per le pieghe del paludamento che ne coprono la maggior parte , venne dagl intelligenti sommamente gustato. II secondo presen- tava una beata visione di due bamliini rapiti alia materna tenerezza e quindi fatti cittadi'ni del cielo ^ il priuio salito air empireo racconta alia sorella che a lul si ricongiunge i gaudj di quel sogglorno , e questa pare gli ascoiti trepidante di gioja , coUe niani attegglate all' adorazione ; concetto sempre ingegnoso e sublime che deve rattemperare il ma- terno aft'anno. In essi oltre all' espressione ed al heW ag- gruppainento tu ravvisavi il marmo aver ricevuto , quasi ridotto moUe , tutte quelle accidentali pozzette e piegature che la movenza produce nelle tenere membra dei putti. Nel terzo sta effigiata una donna illnstre avanti un' urna che racchiude le ceueri di un diletto trapassato, pregante in ginoccliio quel Dio che fa dimenticare ogni grandezza ed ogni sclagura ; un' ampolla che tiene fra le mani e la lampada sepolcrale ardente indicano 1' officio pietoso di ria- nimarla ogni sera. Cio che piu di tutto colpisce in qiiesta figura si e T abbandono che domina tutte le sue memlira, per il che T acerbita dell' intense dolore non puo essere piu al vivo espressa. II quarto finalmente e un tribute che porge un figlio alia memoria del proprio genitore , che coUa immensitii delle riccliezze lasciogli un esempio da imitare , la protezione delle arti belle , verso le quali mostrossi negli ultimi anni del viver suo splendido mece- nate. L' esperto artista seppe conciliare con finissimo con- cetto tale circostanza cogli altri rapporti della sua rappre- sentazione. Figuro egli il padre che sta per essere giiidato dall'angelo del sonno eterno al riposo degli estinti e che gia in movimento per seguirlo si volge ai ligho gia pos- sessore deir atto di sua estrema volonta ( come lo dimostra V A R I E T A . 401 un paplro die tlene in una niano) raccomandandogli Pamore verso le bnone arti , raffigurate dalla scultura clie, seduta in aria di abbandono per tanta perdita, sembra a tale annunzio rianimarsi e dar di piglio al niartello onde accingersi a nuovi lavori. Nel basaniento introdusse poi una patera in cui scolpi il genio della morte in attitndine di spegnere col solHo la facella della vita , e di custodire gelosamente 1' urna da cui usci il fatale decreto onde non escane un altro a danno deir erede. Sebljene il professore Marchesi non risparmi faticlie accio i lavori del di lui scalpello oltre gli altri pregi siano valutati anco dal lato della finitezza , pure ci. sembro che in questo abbia egli raddoppiata la diligenza. Lasceremo poi agli emuli non generosi la cura di an- dare in traccia di cjnalclie menda per diminuire cjuello splendore di bellezze clie in generale lo investe. Noi no- terenio fra esse V attlco concetto e le diflicolta superate nel dovervi introdurre due ritratti , i partiti grandiosi dclle piegbe convenientemente adattali, il torso giovanile del- r erede , e molte altre parti trattate con la massiraa intel- ligenza e leggiadria , ne ommetteremo la figura del genietto che ci va propviamente a sangue per espressione e per gusto , e che ricorda le piii care opere de' cinquecentisti. Ne senza un nostro motto di lode , parlando di questo monumento , andranno i nomi del professore Francesco Du- rclli che ne iiumagino la parte architettonica, e di Leone Buzzi di Viggiii che egregiamente scolpi il fregio di fieri e frutti sospeso con nastri in bella curva sotto la patera suddescritta. Due altri bassi rilievi composti di maggior copia di ligure erano pure di niano di Marchesi , e destiuati r uno per un altare della chiesa di Stezzano, e 1' altro per decorare il grand'arco inaugurato alia Pace che si sta eri- gendo sul disegno e sotto la direzione del luarchese Luigi Ca- gnola , del quale abbiamo dato altre volte notizia 11. questi nostri fogli. II primo , eseguito in niarmo di Carrara eJ in piccola dimensione, rappresentava il Divin Precursore che predica alle turbe nel deserto. Una illustrazione di questo lavoro gia pubblicata ci dispensa dalP impiegare di molte parole per ragguagliarne i nostri leggitori , giacche in essa niiuutaniente e descritta ciascuna figura, e spie- gato il misticismo dominante , e molte altre cose clie T ar- tista ha inteso di rappresentare , ma die per la piccolezza Bibl. Ital. T. LV. 26 402 V A R I E T A . delle figure non cadi*anno sotto i sensi della magglor parte degli osservatori. Ill quanto a noi discorreado sul merito artistico diremo soltanto che avremmo desklerato minor aggetto generale nelle figure, ed una disposizione che desse iiidizio di una maggior quantita di ascoltanti , il clie gli sarebbe slato agevole di conseguire con minor dispendio di lavoro col- Tadottare, come avvisammo, un basso rilievo ad esempio del marmi del Partenone. II secondo, rappresentante il passaggio del Reno eseguito in marmo di fabbrica j e di una mole corrispondente all' uso cui viene destinato , ci ofFre un bel partito semplice , gtandioso ed atto a produrre un maraviglioso effetto allorche sara collocato nella sua sede. Un cavallo che s'impenna restio nell' atto che sta per essere spinto a valicare il fiume, cagiona tutto il mo- vimeuto ; i soldati vicini frenano T impeto de' loro corri- dori e stanno suUe difese ; quelli del lato opposto volgonsi indietro per osservare il disordine : il fiume Reno perso- nificato ad esempio degli antichi collega la composizione di quest! gruppi. Qui T aggetto delle figure e molto , ma quale si addice alia distanza in cui denno esser poste ; non meno il modo largo, risoluto con cui sono scolpite era esatto dalf eguale risguardo. In quanto alio stile, ed a quelle convenzioni che sono imprescindibili nelle opere di questo genere , tutto e modellato sulle norme degli antichi. Ma procediamo a rivedere altri marmi, che molti lo stesso scalpello , come gia accennammo , ha in quest' anno animati. Un mezzo busto di Vestale ia forma di enna e nove ritratti tutti importanti formerebbero una serie che posta in un museo particolare inviterebbe gl' intclligenti e i non intelligenti , il nazionale e lo straniero a visitarlo, perche 11 vedere redivive in marmo le immagini di un fi- losofo giui'econsulto , e di un poeta e letterato , amendue di fama europea quali furono e saranno un Beccaria , un Monti, non puo che destare la massima compiacenza; per- che ammirare i lineamenti di una donna salita in altissima sfera per 1' arte del bel canto, di un medico scieuziato che pubblicamente ha dettato le sue dottrine , di altri togati personaggi noti per la loro scienza delle leggi , per pro- bita , per 1' esercizio delle sociali virtu in ogni sorta di amministrazione e di dillicile rainistero, perche V aver V A R 1 E T A . 403 sott' ocelli in fine anche i ritratti della buona madre di fa- miglia e della cadente nonagenaria ella e cosa die, oltre infondere il diletto inseparabile dalla varieta di tante e si svariate fisonomie, deve al certo soddisfaie Taninio e su- scitare nella niente o care nieraorie o Idee consolanti e generose. Se in qnelle sembianze poi gia suscettive di uio- rali effetti tu I'iscontri una squisitezza di esecuzione e tutti i prestigj della statuaria , alf estasi si congiiuige il godi- niento e 1' incanto. E tali erano le sensazioni die prova- vansi nell'esaiiiinare ora I'nno, ora raltro dei nove busti del Mnrchesi. Fra questo nnniero pero quello colossale di Monti incuteva uiaraviglia ed insienie rispetto; fimponenza del suo volto, il suo nioviniento, il ciglio severo, una viva ispirazione, ie qualita identiclie in fine delf originate vede- vansi nel niarino tiasfuse. Per poco die conteniplasti quella fronte ti era forza dire al vicino, non la vedi tu concitata internamente da Memnosine e dalla Camena die detto riliade ad Oinero,a lui la Bassvilliana? Parlando del busto della Pasta , ben degno anch' esse dell' egregio scuUore , prege- vole per rassoniiglianza e forse per iudicibile accuratezza di finimento superiore agli altri, trovammo die per aver voluto indicare riraponente atteggiamento die assume que- 6ta eslniia cantante, allorclie vestendo la parte di Semira- niide ti presenta sulla scena con tutta verita quella regina, ha dovuto contrabbilanciare la massa del marmo die pende posteriormente con un partito di pieghe del paludamento cadente dalla parte anteriore del destro lato, il quale par- tito fa si die all' occliio compaja monco il braccio e non accontenti. Le novita saranno state tentate anco dagli anticiii ; ma dal costante loro modo di atteggiare i busti si ha argomento per desumere che avessero stabilita una data linea, diremmo, oltre la quale non convenisse discorrere, ne avventurare un lavoro. Con tutto cio noi amiamo rin- novare gli elogi all' egregio professore ed cstimiamo die la nostra osservazioue debl)a fruttargliene un altro , giacdie tende a far conoscere cli' cgli ambisce svincolarsi dalla ser- vile imitazione, indiiljitata prova dei non volgari ingegni. La Psiclie , statua in nianno di Cliicinnato Baruzzi da Jmola, attrasse lueritaniente T attenzlone e le lo
  • \ii del consiieto ; per le quali cose tutte gl' indirizziamo le nostre coagratulazioni , e con tanta niaggior efTusLone di cuore, in quanto die riscontrammo aver egli seguito i nostri consigli , confor- tandolo nel tempo stesso a non dipartirsi dal metodo cui si e appigliato, cioe la diligenza, la quale a lungo andare con- duce gli aliili seguaci ad operare le meraviglie. Quattro paesi del dilettante Michele Maestrani riusclroao graditi e nieri- taniente esigono un cenno di onore , il che lo stesso fac- cianio per risguardo ad un paesetto di niano delTinglese Enrico Ttvening , dall' esame del quale si ricava die Tau- tore copio le opere de' pittori fianiminghi. Al conte 2li- naldo Belgiojoso diamo similmente plauso , che per due vedute prese dal vero, Tuna da un luogo eininente da cui si domina il ponte e il sottoposto lago di Lecco, I'altra il fiume Adda ai niulini di Paderno manifesto per la prima volta al pubblico le nobili sue occupazioni ed una felice disposizione a ritrarre cio che va di piii ameno nella natura. Di Augusto Eckerlin , altro dei dilettanti , alibiamo fatta parola negli altri anni , ed un motto gli e pure do- vnto nella presente rivista per tre paesi a olio da lui eseguiti. Noi lo incoraggeremo ad usare di magglor ardi- mento nei lumi e dare niaggior lucentezza di colori all' aria, e inaggior trasparenza alle tinte lontane , giacclie senza sifFatti sussidj restano degradate le altre belle doti di cui vanno adorni i suoi quadri , e che si ravvisano nella composizione , nel frondeggio degli alberi, nelle rupi e nei terreni ben descritti ed iniitati dal vero con diligenza e precisione di verita. Per le miniature citeremo pel priiiio il nome di Carlo Gugllelmo Day inglese per cinque ritratti dipinti con fran- chezza, brio e sapore di tinte, indi i nonii di Giuseppe Alessandria buon rltrattista , di Camilla Guiscardi che oitre un ritratto ed una copia tratta da un quadro di Railaello, espose due altri ritratti colorlti di moitissimo gusto alTacque- rello. Nomineremo pure i conjngi Jionuinini per due copie tratte da quadri uioderni ; rrunccsco Marta napolltano per molti ritratti che il pubblico ritrovo somiglianti^ Giovanni Toris tirolese per una bella copia della Madonna della 410 V A n I E T A . segglola e per due teste ^ Cleofe Silvestri e Camilla Weit- zecker per ritratti , per alcune teste ed altre copie tratte da qnadri anticlii con lodevole diligenza. Ma cio che piu d' ogni altro di questi ininuti oggetti fa veduto con pia- cere ed applaudito era un ritratto di nna avvenente dama straniera, figurata in Venezia neli' atto di scendere in una barca ed assistita dal gondoliere , colorita all' accjuerello con somiiia maestria da Carlo Bruloff, russo. Comjjosizione delle due figure ben legate e di efFetto , rassomiglianza nel ritratto , ginsta e leggiadra attitudine , bel panneggiare , vago contrast© di colori , opportuno fondo, ogni cosa in fine trattata con corretto disegno, con brio, con isquisi- tezza di gusto non ti lasciava si presto staccare lo sguardo e r ammirazione. Una prova di starapa del Cenacolo di Leonardo da Yinci , incisa da Luigi Rados, sebbene appa- risse qual unico saggio di questo ramo delle arti belle, pure la imponente dimensione di esso e la diligenza che riscontravasi in si vasto lavoro occupavano bastantemente r attenzione de! pubblico e degli amanti dell' arte dell" in- taglio. Venendo ai disegni ci cor re il debito innanzl tutto di dover parlare del grande pezzo litografico non per anco sot- toposto al torchio, die fn eseguito ed esposto da Francesco Hayez a fronte del quadro da cui lo trasse, rappresentante il ritorno di Colombo del Palagi, che abbiamo gia descritto. Questa sola circostanza liasterebbe a far conoscere quanta stima si professano questi due eniuli neU'arte, quanto essa ridondi a loro onore , ed accresca importanza al lavoro. Dovendo questo disegno uscire in luce, gl' intelligenti ne giudicheranno ; noi pero intanto crediamo far cosa grata agli amatori con poter asseverare che questa copia non cede alle piu decantate opere litografiche inglesi e parigine, sia per la massima esattezza d' imitazione clie per il bel metodo di condotta. Due ritratti lltografici della piu volte citata cantante signora Ginditta Pasta , rappresentata in scenici abbigliamenti con analoghi fondi, esegui T incisore Michde Bisi e vedevansi unitamente a diversi altri ritratti di sua matita ; nei primi piacque la condotta ed il fini- mento; nei secondi quel brio e quel frizzo clie dlstin- guono per V ordinario i suoi disegni presi dal vero. Degni di essere annoverati tra gli egregi lavori a matita trovammo una copia tratta da un quadro di Appiani rappresentante VARIETA. 4fl la Cena in Emails, disposta per 1' intaglio da Vinccnzo Jiciggio , genovese ?, im' altra copia destinata pel medesimo uso di Giovanni Fanis:gia , maltese , e tratta da un quadro di Sassoferrato , rappresentante la Madonna col Putto, una delle rlpetizioni del pittore d' appresso Raffaello ; alciini ritratti a matite di diversi colori del gia lodato Cinseppe Alessandria ; slmili a matita nera , ed uno litograflco in forma di medaglia , eseguiii da Giuseppe Cornienii, pavese, ed un finissimo disegno a matita del dilettante Don Carlo Corie , tratto da uno sclilzzo del cav. professore Longlii, rappresentante Glove colla ninfa Callisto. Ne a questi soli nomi si arresterebbe la penna , se tutti avessimo a descri- vere il numero dei disegni eseguiti dagli allievi , e le copie a olio tratte dai quadri della I. R. Pinacoteca che si videro collocate a canto degli originali. Ma ad onore del vero se il tenore sin qui per noi sesjuito ci vieta di dllungarci a tributare a ciascun di essi un motto di distinzione , del quale ne vanno ben degni , renderemo noto pero che sol- tanto la quantita dei disegni eseguiti all' acquerello nella scuola di prospettiva , nientre era tale e per soggetto e per Isquisitezza ill esecuzione da soddisfare tutto Tamor proprio del professore , suscito nell' aninio de' concittadini la piu viva compiacenza , giacche ognuno risguardava questi saggi siccome semi fruttiteri di glorie avvenire pel nostro paese sparsi in fertili terreni. F. Opere recentemente pubblicate in Italia. Vocabolario universale italiano. Napoli , i8a8 , torclii del Traniater, in 4.° ( Publ)licato il 1." fascicolo , di pag. XXIV e 104. E inteazione delf editore di valersi di tutti i dizionaij pubblicati fin qui e di un lavoro inedito deU'a- bate Seralino Gatti intorno ai siuonimi , onde il nuovo Vocabolario ricsca il piii corrispoudcnte al desiderio degli Italiani. Ogni fascicolo conterra 20 fogli , al prezzo di grani 5 al foglio. ) Insegnamento pratico del nuovo metodo di lettura , cosi detto Statilegia , sccomlo T esposizione del ragioniere L. G. Crippa, capo dipartimento alia coniabilita centrale. Opera del ragioniere A. Boselli, dedicata ai r.iaestri che nou pa- tiscono gelosia, ed alle luadri paziemi. Milano, 1829, 412 VARIETA. G. B. Blaaclii e G. , contraJa di S. Margherita , in 8." dl pag. 1 56. * Collectio latinorutn scriptorum cum notis. T. 7 5.% Caii Plinii secnndi historia naturalis, ex recensione I. Harduiiii et recentiorura adnotationibus. Tomus primus. Augustas Tauriaorum, iSap, ex typis Josephi Pomba, in 8." di pag. XVI, CXII e 472, con una tavola in rame. Lir. 8. i5 ital. In Milano si vende dalla Societa tipografica dei Cias- sici italiani (Francesco Fusi), contrada di S. Margherita, e da altri priucipali librai. CoUezione dl storici italiani antichi e modernl. Serie prima. Milano, 1829, Felice Rusconi, contrada di San Paolo, n.° 1 177, in 12.° piccolo. Lir. i. 5o ital. al volume di pag. 3oo Funo per 1' altro. V. il tomo 54.°, pag. SgS di questa Biblioteca. ( Sono pubblicati tre volumi. I primi due contengono le Istorie fiorentine di Niccolo Machiavelli , e col terzo incominciano le Rivoluzioai d' Italia di Carlo Denina. Oltre i suddetti autori , la prima serie conterra la Storia de' suoi tempi dell' Adriani ; la Storia delle guerre di Fiandra del cardinale Bentivoglio i la Storia della guerra deir indipendenza degli Stati-Uniti d' America; Storia delle guerre civili di Francia, di E. G. Davila ; F Istoria fiorea- tina di Dmo Gompagni ; la Storia di Europa del Giam- bullari ; la Storia d' Italia del Guicciardini , e La Congiura de' baroni del regno di Napoli di Gamillo Porzio. Questa prima serie conterra circa 2 5 volumi.) * Collana degli antichi storici greci volgarizzati. Tomo 59. Opuscoli di Plutarco volgarizzati da Marcello Adrian! , nuo- vamente confrontati col testo e illustrati con note da Fran- cesco Ambrosoli. Tomo 5.° Milano, 1829, tipi di Fran- cesco Sonzogno q. G. B. , contrada della Spiga , in Porta Nuova, n.° i395i in 8.°, di pag. 554. Lir. 5. 53 ital., in 4.°, lir. 10. 95. Le Storie di Ammiano Marcellino tradotte da Francesco Ambrosoli con note. Vol. i.° Milano, 1829, per Antonio Fontana, contrada del Monte di Pieta, in 8." di pag. XX e 33o. Lir. 3. 82 ital., pei non associati lir. 4. 5o. — ■ Corrisponde al vol. 88.° della Biblioteca storica di tutte le nazioni. Biografia universale antica e moderna , ossia Storia per alfabeto della vita pubblica e privata di tutte le persone che si distiasero per opere , azioni , talenti , virtu e VARIETA. 4l3 tlelltti. Opera affatto nuova conipilata In Francia da una so- cieta di dotti, ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e correzioni. Volume 64.°, clie giunge sino a Stanislao I. Veaezia , 1829, presso Gio. Battista Missia- glia, dalla tipografia Molinari, in 8.° di pag. 479. Lir. 6 ital. al volume. In Milano presso F. Fusi ed altri princi- pali librai. Scelta di lettere edificanti scrltte dalle missioni straniere, precedata da quadri geografici , storici , politici , religiosi e letterarj de' paesi di missione : accresciuta di un raggua- glio storico sulle missioni straniere , di nuove lettere edi- ficanti ed altri scelti pezzi. Milano, 1829, R. Fanfani, contrada de' Borsinari. Tomo X, in 8.° Lir. 4. 66 ital. Prezzo de' volumi 10 finora pubblicati lir. 84. 70, in ra- gione di cent. 1 6 al fogllo e cent. 35 ogni rame. * La Svizzera considerata nelle sue vaghezze plttore- scVie, nella storia, nelle leggi e ne' costumi. Lettere di Tullio Dandolo. Viaggio per la Svizzera occidentale, vol. I; II Cantone del Valese e II Cantone di Yaud , vol. 2 , in 1 8.° di pag. a6o e 255 'con tavola topografica in clascua volume. Lir. 2. So ital. al tomo. Milano, 1829, presso A*. F. Stella e figli, contrada di S. INIargherita. Descrizione del lago di Garda e de' suoi contorni , con osservazioni di storia naturale e di belle arti , di nionsi- gnor Gio. Serafino Volta. IMantova, 1828, L. Caranenti, in 8.°, di pag. 58, con 4 tavole in rame. Lir. i. 3o ital. Opera di Ippolito Pindemonte. Milano, 1829, Societa tipografica de' Classici Italiani, in 24." Publ)licati 2 volumi die contengono 1' Odissea di Omero tradotta , lir. 2. 5o ital. Opere in prosa ed in versi del marcliese Ippolito Pin- demonte di Verona. Prima edizione compiuta. INlilano, 1829, Giovanni Silvestri, corsia del Duomo,in i6.° ( Sono pub- blicate : I'Arminio, tragedia con prose relative. Lir. i. 74 ital. — Elogi di letterati italiani, vol. a. Lir. 5. So. — I sermoni ed il Colpo di martello, poesie. Lir. 2. — Le prose e poesie campestri , con 1' aggiunta di una dissertazione sui giardini inglesi , sul merito in cio dell' Italia , e due Ap- pendici. Lir. 2. — L' Odissea d'Omero, con aggiunta di una tavola delle cose notabili e dei nomi proprj in essa conte- nuti , vol. 2. Lir. 6. — Si daranno in seguito : Epistole in versi i Poesie liricbe italiane , e alcune latine ; Saggio di traduzione della Georgica di Yirgilio ; uu' Epistola di 414 V A R I K T A . Ovidio ; nil brano del Paradiso perduto di Milton, e per ultimo le opere inedite. ) II Giorno, di Giuseppe Parini , illustrato da commentario storico-critico per cura di Egidio De Magri. Milano, 1829, Placido Maria Yisaj , contrada dei Tre Se , in 1 6." di pa- gine 336. Lir. a. 67 ital. Novelle di Antonio Cesari prete dell' Oratorio. Edizione eseguita siilla quarta fatta dall' autore con alcune aggiunte. Milano, 1829, Gio. Silvestri, in i6.° Lir. j. 74. * Tragedie di Euripide tradotte da Felice Bellotti. Mi- lano, 1829, presso A. F. Stella e figli , impresse dalla So- cieta tlpogratica de' Classici italiani , in 8.% di pag. 478. Lir. 7. So ital. I Fieschi e i Doria, tragedia istorica di Carlo Tedaldi- Fores. Milano, 1829, Societa tipografica de' Classici ita- liani, in 8.°, di pag. XCI e 147. Lir. 3 ital. Teatro nuovo di un Italiano anagranimatizzato Amici Protei, vol. II. Milano, 1829, co' torchi della Societa ti- pografica de' Classici Italiani , in 8.% di pag. 260. Lir. a ital. — V. pag. 92 di questo tomo 55." della Bibl. Ital. Commedie di Ferdinando Meneghezzi. Mantova , 1828, Lu Caranenti, in 16.°, di pag. 20 e 441. Elementi di mimica di Dotnenico Buifelli, secondo scrit- tore presso la ragioneria provinclale del Friuli. Milano , 1829, Placido Maria Visaj , in i6.° di pag. 274. Lir. i. 3o italiane. *I prigionieri di Pizzigliettone , romanzo storico del se- colo 16.° deir autore di Sibilla Odaleta e della Fidanzata ligure. Milano, 1829, presso A. F. Stella e figli. Vol. 3, in 1 8.°, di pag. 898 complessivamente. Lir. 7. 5o ital. * Gerolimi, ossia il Nano di una principessa, dell" autore di Sibilla Odaleta. Mortara , 1829, dalla tipografia Caprio- lo, in 12.°, di pag. 352. Lir. 2. 5o ital. In Milano presso A. F. Stella e figli. * II Vaticano descritto ed illustrato da Erasmo Pistolesi. Roma, 1829, tipografia della Societa editrice , in foglio. ( Pubblicati i fascicoli i.° e 2..", ciascuno di fogli 10 di stampa circa, con sette rami a contorni. Ogni foglio di stampa baj. 5, ogni rame baj. 10. In tutto 80 fascicoli, cbe formeranno circa 14 volumi. In Milano presso A. F. Stella e figli. Prezzo dei due fascicoli lir. 17 ital. ) VARIETA. 410 Storia dell' arte dimostr.ita coi monumenti clalla sua de- cadenza nel IV secolo lino al suo rinnovamento nel XVI, di G. B. L. G. Seroiix d'Agincoui-t. Prima traduzione ita- liana. Volume 5.° Prato, 1828, fratelli Giaclietti , in 8." il testo ed in foglio le tavole. Prezzo di tutta f opera, in 6 volumi lir. 3oo ital. Gli esemplari col testo in foglio unito alle tavole lir, 600. In Milano presso F. Fusi. Storia deil' arte col mezzo dei monumenti dalla sua de- cadenza nel IV secolo fmo al suo risorgiraento nel XVI , di G. B. L. G. Seroux d'Agiacourt. Milano, 1829, presso Raaieri Fanfani , in foglio. ( Pubblicati 38 fascicoli. Prezzo di ciascun fascicolo in carta velina scelta, di 6 tavole colla descrizione delle medesinie lir. 5 ital., e cent. 3o ital. per ogni foglio di stampa del testo relativo : in carta ve- lina leggiera lir. 4 e cent. a5, come sopra : in carta co- mune similmente lir. 3 e cent. ao. ) La Certosa di Pavia. Milano, presso i fratelli Durelli , contrada del Carmine, n.'' 1646, in foglio. Fascicolo 17.° Le celebri sculture del sig. cavallere AU^erto Thorwald- sen danese , incise da valente bulino in semplici contor- ni , diretto dailo stesso autore, ed illustrate dal chiarissi- nio sig. abate Melchlorre Misslrini, in foglio. Roma, 1828. ( Puljblicati 5 fascicoli, colla traduzione francese a rlncon- tro del testo italiano, lir. 2. 5o ital. al fascicolo, ciascuno di tavole 4. In Milano presso F. Fusi. ) Vecctilo e Nuovo Testamento secondo la Vulgata , ti-a- dotto in lingua itallana e con annotazioni, dichiarato da monslgnor Antonio Martini arcivescovo di Firenze , col testo a fronte. Prato, fratelli Giachetti , in 8.° con rami. Publ)llcati 8 tomi , che giungono sino al llbro di Ester. Prezzo de' medesimi lir. 70. 64 ital., calcolato in ragloue di cent. 22 ogni foglio di stampa , e Ilr. i per tavola. In Milano , presso A. F. Stella e ligli. La Sacra Blbbla , ossia Veccliio e Nuovo Testamento secondo la Vulgata. Traduzione ed annotazioni di monsl- gnor Antonio Martial arcivescovo di Firenze. Milano , 1827-29, Glo, Sllvestri. Vol, 12 in 16.° Lir. Sa. 20 ital. Opere dommaticlie , storiclie e morali di monsignor An- tonio Martini arcivescovo di Firenze. Milano, 1827-29, Gio. Sllvestri. Vol. 9 in 16.° Lir. 20. 68. La vita di Gesii Cristo e la sua religione , Ragionamenti di Antonio Cesari pretc Veronese. Milano, 1829, Gio. 4l6 VARIETA. Silvestri , in i6.° Vol. 6. Lir. a. 6i ital. al volume. Pub- blicati 5 volumL 1 fatti degli Apostoli , Raglonamenti dl Antonio Cesari D. O. , clie seguono alia Vita di Gesu Cristo, scritta dal medesimo. Milano, 182c), Gio. Silvestri, in i6.° Vol. i." Lir. 2. 61 ital. * Saggi filosofici di Ennes Visconti, Milano, 1829, per Vincenzo Ferrario, contrada di S. Pietro all'Orto, in 16.°, di pag. 292. Lir. 2. 17 ital. Deir ingiuria , dei danni, soddisfacimento e relative basi di stima avanti i tribunali civili; Dissertazione di Melcliiorre Gioja. Seconda edizione aumentata dell' elogio dell' autore scritto dal professore G. D. Romagnosi. Milano, 1829, Gio. Silvestri, in i6.°, di pag. 439. Lir. 3. a5 ital. Nuove ricerche suU' equilibrio delle volte, dell' abate Lo- renzo Mascheroni, professore ecc, coll' elogio scritto dal marchese Ferdinando Landi e con cinque tavole in rame. Milano, 1839, per Gio. Silvestri, in i6.°, di pag. 324. Lir. 3. So ital. Elevazione sopra il livello del mare delle principal! eml- nenze della Toscana, determinate trigonometricamente da Giovanni Inghirami. Firenze, 1829, Bencini , in 8.° Dizionario di fisica e cliimica applicata alle arti, di Gio. Pozzi, direttore dell' L R. Scuola veterinarla. Milano, 1829, Ranieri Fanfani , in 8.% con tavole in rame. Distribu- zione 39.% cbe giunge alia voce Pittura. Lir. a. 56 ital. Le 39 distribuzioni lir. 134. 84, in ragione di cent. a5 al foglio e cent, a 5 ogni rame. * Delle sedi e cause delle malattie anatomicaraente in- vestigate da Gio. B. Morgagni. Libri cinque. Prima ver- sione italiana di Pietro Maggesi, dottore in filosofia e me- dicina. Volume i5.° ed ultimo. Milano, 1829, Felice Ru- sconi , in 8.°, di pag. 3 12. * Lezioni di fisiologia di Lorenzo Martini. Tomo settimo. Torino, 1828, presso Giuseppe Pomba , in 8.°, di pag. ij.8o. Lir. 6. i5 ital. In Milano, presso A. F. Stella e ligli. * Annali clmici , o Repertorio generale delle dottrine relative alia medicina pratica, Torino, 1829, editore Pietro Marietti, coi tlpi di Giacinto Marietti. Tomo i.°, in 8.", di pag. XI, 468 e 289. (Lo scopo dell' opera e di esporre compendiosamente tutto quello cbe si e scritto e si va scrivendo sopra la medicina pratica. Giascua volume avra V A R I K T a'. 417 due parti. Nella prima si daranno i." un compendio dei migliori trattati di cliaica; a.° la virtix e la dose de' nie- dicanicnti; 3.° ua' anatomia patologica ; 4.° i metodi dei capi delle varie settei S.*" II suato de' dizionarj e giornali, delle nionografie e sillogi f, 6." questioni e consulti di autori celebratissimi. Nella seconda si daranno i.° il suato dei pre- senti giornali; 2.° storie di malattie; 3.° soluzione di quistioni che air edltore venlssero proposte ; 4.° massime che pos- sono dirigere 11 medico-pratico tanto nel coltivare la scienza, quanto nel suo procedere morale e civile. In dieci , o tutto al piu dodici voluml si tonterra la prima parte , e la se- conda caraminera coUa prima. Pervenuti al tempo preseate pubblichera un piccolo volume all' anno di cio die uscira di nuovo relativo alia medicina pratica. In quattro anni r editore spera di portarsi alio stato attuale della scienza. Ogni volume potra stare da se , e si vendera separatamente. Prezzo del primo volume lir. 8. 5o ital. In Milano presso F. Fusi.) * Deir alienazione mentale o della pazzia in genere e ia ispecie , del professore Esquirol. Versione di Luigi Calvetti medico ordinario dell' ospedal maggiore e della casa dei pazzi di Bergamo. Milano, 1827-29, Felice Rusconi. Vo- lumi a in 8." di pag. 5o2 , con 11 tavole in rame. Lir. 8. 70 ital. * Biblioteca agraria, tomo 12.° Sui gelsi e sul bachi da seta, istruzione compilata dai dottori G. Moretti P. P. di economla rurale nell'I. R. Universita di Pavia, e C. Ghio- lini decaao della facolta medico-chirurgico-farmaceutica nella stessa Universita. Milano, presso A. F. Stella e ligU per conto deir editore. In 16° di pag. XVII e 356, con rami. Ital. lir. 4. S4. Pei non associati lir. 5. 40. * Esercitazioni dell' Accademia agraria di Pesaro. Anno I. Semestre I. Pesaro, 1829, pei tipi di Aanesio Nobili, ia 8.° di pag. 94. Baj. 40. R. Ginoxi, F. Carlini e I. Fomagalli , direttori ed editori. Fubblicato il di 19 ottobre 1829. Milano y dalt I. R. Stamperia. Bihl. hid. T. LV. 37 4i8 INDIGE delle materie contenute in questo tomo LV* PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. Sn\ ntorno gl' Inni sacri di A. Manzoni, dubbj di G. Sal- vagnoU Marchetti pag. 3 Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio, di Quatremere de Quincy , tradotta, illustrata ecc, per cura di F. Longhena " 2 1 La torre di Capua, novella di G. Torti " 27 Dell' italiana architettura durante la dominazione longo- harda, di G. Cordero di S. Quintino " 145 Della vnlgare eloquenza, di A. M. Ricci " 167 Sull' origine , la slgnificazione e gli usi che si attrihui- scono ai membri architettonici , di F. Taccani ..." 1 8 1 Za Sacra Scrittura illustrata con monumenti fenico-assirj ed egiziani i di M. Land " ^89 Falco ddla rape, romanzo storico di G. Bazzoni . . >> 3oo PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Biblioteca agraria. Tomo 14." Trattato dell' amministra- zione rurale , dalle opere di M. Gioja: con Appen- dice di L. Bossi » 64 • Tomo 1 5.° Del vino, trattato teorico-pralico di I. Lomeni " 188 Lettera di F. Gera in risposta ad un articolo della Bi- blioteca Italiana sulla trattura della seta « 64 Osservazioni aVa lettera suddetta " 68 Atti dell' Accademia Gioenia di scienze naturali in Ca- tania » 198 Lezioni di fisiologia di L. Martini ( Terzo estratto ) . '/ 3 1 3 Ccdendario georgico della B. Societa agraria di Torino per I' anno 1829 >/ 3ai Del modo di allevare il hestiame bovino e formarne buone razze nostrali, di D, Berra "332 I N D I C E. 419 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Histoire naturelle des mammiferes , par Geoff roy-Saint- Hilaire et F. Cuvier pag. 77 Oiseaux du cabinet du Roiy par Vieillot et Oudart . » ivi Histoire naturelle des poissons, par F, Cuvier et Va- lenciennes " ivI Oesterreichische etc. Giornale militare austriaco ..." 209 Memoria sulla letargia ed in generale suW azione del frcddo negli animali 1/ a i a Relazione di una visita ufficiale da Messico a Guati- mala , di G. A. Thompson " 349 BiBLIOGRAFIA " 86 Archeologia e Belle arti. — Kaiserliche etc. GaUeria I. R. di Belvedere a Vienna " a 1 8 L' archeologia e I' arte , di G. A. Boettiger "357 Eilucazione. — Journal des sourds-muets , par Behian » a 1 8 Fisica. — Specimen geographicB physicce comparativcB , J. F. Schouw " 86 Medici na. — Manuale sistematico di medicina legale, di G. Berut » 357 Storia naturale, — Das Leben etc. La vita delta terra, di S. C. Wagener " 88 Collection des Memoires pour servir a I'histoire du regne vegetal par Decandolle »/ ivi PARTE II. SOIENZE, LETTEUE ED ARTI ITALIANE. BiSLIOGRAFIA " 89 Archeologia , Numismatica e Belle arti. — Delia statua di Marco Agrippa » 95 Illustrazione di una greca scultura, di E. Q. Visconti » 240 Monumenti di pittura e scultura trascelti in Mantova » ivi GaUeria Omerica , di F. Inghirami "241 Descrizione delle medaglie untiche greche del musco Hedervariano , di D. Sestird " ivi II nuovo teatro di Parma " 107 420 I N D I C E Le isole della laguna di Vmezia pag. loo II maestro di disegno , ossia trattato completo del- r arte del disegnare "367 II maestro del dipingere in miniatura , a tempra e ad acquerello » ivl Chimica. — Trattato di chimica applicata alle arti , del Dumas >» aS/ Economia pubblica e domestica. — Modo di conservare freschissime le uova >/ a6a Raccolta delle circolari per t amministrazione dei bo- schi negli Stati Sardi » 26^ Educazione , Istruzione. — La statilegia , ossia nuovo metodo d' insegnare a leggere in brevissimo tempo, applicato alia lingua italiana da L. G. Crippa . » 109 Le attrattive delV infanzia e le dolcezze dell' amor m.aterno , di Janffret : versions di F. Gandini . , » 114 Codice della civilta : traduzione di F. Delpino . . . » ayo Lezioni di civilta, di S. Gatti » ivi Prime lezioni di Maria Edgeworth, tradotte da Bianca Milesi Mojon » ^ji La ginnastica pei giovani v a74 Callistenia o ginnastica per le giovani "375 Le delizie della vita campestre da celebri autori an- tichi e moderni descritte >» 366 Lezione di G. Livini intorno al diletto delCimpardre € delt insegnare "365 Hlologia. — Dizionario del dialetto veneziano , di G. Boerio "219 Dizionario domestico pavese-italiano "358 Geografia e Viaggi. — • La Naunia descritta al viag- giatore , di G. Pinamonti " Io5 Atlante geografico , fisico e storico del granducato di Toscana, di A. Zuccagni Orlandini " a68 Viaggi di Marco Polo " 366 Legislazione. — Corpus Juris civilis "348 Matematica. — Principj di aritmetica e di algebra, di S. Belli " a63 Elementi di matematica "265 Proposizioni teoriche e pratiche , di A. Bordoni . . " 267 Sul prodigioso fanciullo V. Zuccaro " a68 Medicina. — Raccolta di opuscoli medici, di G. A. Del Chiappa " aSa I N D I n n. 421 Fonniilario per la preparnzione e I'uso di mold me- dlcamenti nuovi di F. Magendie, con appendice ecc. di A. Cattaneo pag. a55 Analisi dell' acqua minerale di Cormons , di O. Ta- glialegni " a6o Memorie medico-chirurgiche di F. M. MarcoUni . . » 37a Variata placent. II mazzo variopinto de fiori medici » SyS Poesia. — Eime di F. Petrarca col coinento del Tas- soni, del Muratori, ecc " 89 Poesie di O. Piazzi " 90 di celebri aiitori per novelli Sacerdoti . . . . » ivi Versi di F. Valcainonica " 9^ Teatro nuovo di un Italiano anagrammatizzato Amici Protei " 92 Agnese Visronti, trngedia di G. Fiorio " 94 Ohtrado f racconto storico "363 // Paradiso perduto, poema di G. A. Mazzarotto . » 36a Giovanni Battista, tragedia di D. Barichella ..." ivi Alfredo, traiiedia di M. L B. Marsuzi »/ 36i Poligrafia. — Rivista letteraria dei libri che si stam- parono in Torino nel 1827 e 1828 « aSi Opere del conte G. Gozzi " ivi di monsignor J. B. Bossuet >; a3a Comment arj dell'Ateneo di Brescia >/ 368 Lettere inedite dell' abate Giuseppe Gennari . ..." 366 Religione. — ■ De mitra episcoporum , A. M. Calcagni >> 246 Delia Sacra eloquenza, di F. Deder " a4a Thesaurus Patrum floresque doctor um » 2'/o Storia e Biografia. — Commentarj della guerra di Fer- rara nel 1482 , di M. Sanuto " <)S Biogrdfia dcgli scrittori perugini e notizie delle optre loro, di G. Vermiglioli " 97 Panegirico d' Ippolito Pindemonte , di N. G. Dalla Biva " 100 Elogi del conte Alberto Adamo di Neipperg, di M. Lconi e F. Maestri " ^04 Epitome della storia di Mantova , di B. Soresina . » a38 Cronologia storica de' Fescovi Olisolensi e dei patriar- chi di Venezia, di A. Orsoni " 'V' Storia delf Impcro osmano , di G. De Hammer ^ tra- dotta da S. Jlomanini » 2.32 Raccolta di elogi scritii nel sccolo 18.° " 9^ 4aa I N D I c E. Vite de' pill eccellend pittori ecc, del Vasari . .pag. 365 L' arte di verificare le date w 867 Storia naturale. — Sui funghi , saggio generale di G. Larher "Syr Filosofia zoologica , di G. Fleming ■• traduzione di G. Zendrini " ivi Annali di storia naturale " 870 FARIETA\ Archeologia e Belle arti. — Sopra un anello longo- bardo , e suit' origine del titolo di Marchese , di S. Ciampi " 114 Scavi di Ercolano e Pompeja » SyS Letter a di F. Avellino sopra una statua di Druso . » 378 Jlevista della puhbVca esposizione di belle arti fattasi in Milano neZ 1839 »/ 386 Arti e mestieri. — Carrozze a vapore " i3o Macchine a vapore nella Gran Bretagna " 879 Bibliografia. — Notizie , scritti ed opere d' arte degli Italiani illustri in Polonia e degl' illustri Polacchi in Italia , di S. Ciampi w a 8 5 Opere pubblicate recenteniente in Italia "411 Chimica. — Chimica applicata alle belle arti ,...•' 38o Economia pubbUca e Statistica. — / deportati inglesi nella terra di Van-Diemen fecero progredire I'in- civilimento " a8i Popolazione dell' Impero austriaco " i3i Suicidj nella Prussia comparativamente ad altri paesi » 3 80 Popolazione della Russia neZ 1 8a 8 w -381 Stato odierno dell' Impero russo " ivi Longevita neW Impero russo "38a Numero delle opere che stampansi annualmente in Germania " a83 Educazione. — ■ Invito di B. Poli per un opera di pe- dagogia " ^^° Scuola di fanciulli dagli anni a ai 6 in Cremona » a 84 Errata-corrige » 143 Idem "42 3 Filologia. — II vero autore dell' Iliade e dell' Odissea » a 80 Fisica e Matemaiica. — Pronostici della temperatura atniosferica indicata dagli uccelli e dagli altri animali " '^^ I N D 1 c E. 4:i3 Osservazioni meteorologiche di lugUo pag. 144 ■ agosto » 288 settenibre »/ 424 Programma della Societa Italiana )^ 286 Geogrnjia e Viaggi. — Risidtamento de' viaggi al polo artico "38a Poesia. — Saggio di una traduzione inedita dell' Odissea d' Omero »/ 275 In funere Vincentii Montii, A. CherscB epigrammata » 279 Storia naturale. — Memoria per servire alia storia na- turale dei crittocefali e delle clitrc , di G. Gene » i34 11 pill piccolo vulcano del globo »; 28a 11 Baya , 0 frisone indiano >; 384 ERRATA-CORRIGE. To/710 54.°, pag. 411, lin. 3i nelfestratto della biografia del professore Vincenzo Brunacci e detto die il fra- tello di lui, don Antonio, forni le opportune notizie al slg. prof. Majocclu per la compilazione della blo- grafia medesima: in vece di don Antonio leggasi Filippo. Tomo 55.°, pag. 212, lin. ultima nelfestratto della Memo- ria suUa letargia degli aiiimali , in vece di rurninanti leggasi rosicanti. Osscivazionl meteorolo^che fatte all I, R. Ossewatorio dl Brera. SETTEMBR E 1829. Mattina or e 5. Sera ore 5. d ^ 2 4) 6 d - P — ■ 'S o N — 1 aj ^ § a S 5 ■1% Stato del cielo. N u a C s i Is Slato del cielo. poll lin. - poll. U.i. „ I 27 8,1 '+12,7 s Sereno. 27 8,2 + 17,5 s Ser. nuv. 2 27 8,5|+i5,5 N Niiv. ser. 27 8,4 + 17,5 s Sereno. 0 27 8,8 +12,5 0 Sereno. 27 9,5 + 18,5 s Sereno. 4 27 10,0 +i3,6 s Ser. nuv. 27 q,8 + 17,4 E Sereno. 6 27 10,2 + l3,2 £ Nu. neb.se. piog. 27 9'9 + 17,7 NE Ser. nebbioso. 6 27 9.9 +i4,5 NO Nuv. ser. piov. 27 10,2 + 16,0 N N 0 Nuv.piovoso. 1 7 27 10,0 +14,6 N Nuv.nebb.rotto. 27 10,0 + 18,0 N 0 Nuv. ser. S 27 9,5 +14,8 E Nuv. ser... piog. 27 8,1 + 17,7 E* Nuvolo. 9 27 8,8 +i5,6 K Nuvolo. 27 9,0 + 18,0 S 0 Nuv. ser. 10 27 9'« + l5,2 £ Nuv. piovoso. 27 8,7 + 17,7 E Nuv. piovoso. 1 1- 27 7'0 +16,0 £ Pioggia. 27 7,3 +i3,8 N Piog.temp. nuv. 12 27 8,0 +12,0 S Sereno. 27 7,9 +17,5 SO Nuv. ser. 10 27 7'2 +12,8 NE Sei. nebb.piov. 27 6,4 +17,0 s Nuvolo. ,4- 27 4,2 +14,5 E Nuv. rotto. 27 2,7 + i(),7 S E Nuv. ser. i!) ^7 5,8 +11,4 SSO Sereno. 27 8,8 +17,0 OSO Sereno. i6 27 10,8 + 8,6 NE Sereno. 27 10,0 +16,0 E Ser. nuv. '7 1 8 27 8,6 +i3,o SO Nuvolo. 27 7,6 +16,7 SO Ser. nuv. ser. 27 8,1 + 9,8 NE Sereno. 27 7,7 +16,0 SE Nuv... pioggia. '9 27 6,8 +i3,o E* Nuvolo. 27 6,8 +i4,4 E Piog.temp.iiuv- 20 27 6,8 +12,3 E Nuv.rott.nebb. 27 8,2 +16,4 NE Nuv. ser. piogg- 21 27 8,4 •MI,5 N Nuv. nebb.piov. 27 7,8 +i4,5 SO Nuv. piovoso. 22 27 6,7 + 12,6 N N 0 Piogg. nuv. 27 7,0 +16,4 E Ser. nuv. 20 27 8,0 + 12,0 N Piov. nuv. rotto. 27 8,6 +16,8 SE Nuv. ser. nuv. 2 4 27 9,4 + 12,0 N...E Ser. nebb. ser. 27 10,0 +16,6 S Ser. nuv. piogg. i 2i) 27 10,0 + l3,2 E Nuv. pioggia. 27 9,0 +14,5 NE Piov. nuvolo. 1 26 27 9,3 + 12,0 NE Nuv. nebbioso. 27 9^9 +i5,3 N Temp, pioggia.. 1 2- 27 10,0 + 10,5 NO Sereno. 27 9,0 +i4,6 SSO Nu.ser.piog.ser. 1 2S 27 8,0 + 9^0 0 Sereno. 27 7,9 +14,7 0 Nuv. ser. 1 2() 27 9,0 +11,5 E Nuv. pioggia. 27 9,b +10,0 E Pioggia. 8 1 ■"" ■^7 10,8 +11,0 NO Nuvolo. 28 0,6 +i5,o SO Ser. nuv. 1 1 Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,6 Altezza mass, del term. + 18,0 1 minima . . . . n 27 u 2,7 minima . . . . + 8,6 1 media .... . » 27 )/ 7,56 ulila dclla pioggia media + il^,l\'i 1 Qua lince 79,75. >jr^ • . f ^.- '^, ^\.- u.