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BIBLIOTECA ITALIANA

O SIA

GIORNALE

LETTERATDRA, SCIENZE ED ARTI

COIIPILATO

DA VARJ LETTERATI.

ToMO I,VL

ANNO QUATTOKDICESIMO.

. Ottobrc, Novemhre e Dicembre 1829.

^^ctmccco

MILANO

PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE.

V,

IMPERIJaE fiEGIA STA.MPERIA.

II presents Qiornale ^ con tutti i volumi precedent!-^ e posto sotto la salvaguardia della Legge , essendosi adempiuto a quanta essa prescribe.

BIBLIOTECA ITALIANA

PARTE I.

LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.

Tragedie di Euripide tradotte da Felice Bellotti. Milano ^ 1829, presso A. F. Stella efigli, impresse dalla Societd tipografica de' Classici italiani, in 8.°, di pag. 478. Lir. 7. 5o ital.

E

schilo vide gli anni piu gloriosi di Grecia. Egli avea combattuto a Maratona , a Salamina , a Platea , e su quel cam pi il suo forte ingegno aveva ricevuto uno slancio che nial puo acrjuistarsi dallo studio dei libri. Sofocle intanto era ancor giovinetto qiiando Escliilo gia combatteva; ma non venne per altro si tardi, che quei pericoli c quei trionti non aves- sero una grande efiicacia sopra di lui. Nell' eta di sedici anni intuono la canzone dcUa vittoria intorno al trofeo di Salamina; e s' egli fu scelto allora a gui- dar quella festa soltanto in grazia della sua molta bellezza , quell' onore nondimcno e quel rito dovet- tero imprimere in lui un'altissima idea della patria, c destargli nel cuore quella brama di gloria che non puo mai essere indarno. Ma Euripide non fu testi- monio ue alle vittorie dei Greci, ne alle feste che si celebravan sui campi aucora fumanti del sangue persiano. Egli nacque neU'anno stcsso in cui fu data la grande battaglia di Salamina, e quando fu aduito,

4 TRAGEDIE DT EURIPIDE

la Grecia aveva perdute in gran parte le sue famose virtu, c Atcnc padroneggiata dall'ingegno di Pcricle, ccrcava i pcricolosi piaceri della ricchezza e dell' ozio. E perche in ciascheduno di questi tragici s' e avve- i-ata qviella sentenza , che gli scrittori fanno ritratto dei tempi; percio da qucsta breve notizia gia e fa- cile indovinare che sommamente diverso deblV essere il carattere delle loro produzioni , e che tutti e tre insieme ci prescntano intiera la storia della poesia tragica prcsso i Greci.

In Eschilo tutto e grande, anzi tutto e spinto al di la deir umana grandezza. A lui non bastava che i suoi personag2;i tossero uomini di smisurato corag- gio, dotati di forza stragrande , amantissimi della patria e della gloria; perocche se il poeta avesse posti dinarizi ai vincitori di Maratona e di Salamina personaggi siffatti, come poteva egli sperare di gua- dagnanie rattenzione e la meraviglia? Non s'crauo i Greci in quelle battaglie mostrati superiori ad ogni confronto di umano ardimento o valore? E nondi- meno il poota guerriero e politico sentiva la neces- sita di sottrarre i suoi concittadini al pericolo di apparecchiare la vittoria al vinto col credersi troppo sicuri in se stessi. Egli avea veduta pericolante la patria assalita dai Persiani: le catene che Serse aveva indarno apparecchiate alia Grecia romoreggiavano an- cora, comunque rotte, lungo i conlini cleirAsia, e il barbaro avrebbe potuto toraar di nuovo all' assalto , e vincere appunto perche i Greci si credevano in- vinciljili. Bisognava dunque insegnar loro che alio splendor della gloria ed alia maggiore grandezza puo seguitare vuia subita rovina: bisognava cercare nelle antiche tradizioni gli esempi della rozza , ma im- mensa forza titanica , per avvertirli come la patria ch' essi abitavano avea veduti gia tempo uomini piu valorosi e piu gagliardi di loro , i quali nondimeno eran caduti di seggio dopo essersi lungamente cre- duti sicuri. Bisognava mettere in sulla scena la Forza e le Fmie a voler fare una qualche impressione sopra

TRADOTTE DV FKT.TCE BELLOTTI. 5

quegli iiomini die sedevano al teatro colle armi ancor rosseggianti del sangue persiano. II tempo d' impri- mere alle arti qviella maestosa quiete die animirianio nei capolavori dei Greci non era per anco venuto. A questa eta di perfezione appartennero i piu begli anni di Sofocle ; perocche gli uomini e i tempi s' eran gia molto cambiati quando egli comincio a far rap- presentare le sue tragedie in Atene, dodici anni dopo i trionfi di Platea e di Micale. Ciraone nel mar di Cipro e lungo Y Eurimedonte avcA'a battuti di nuovo i Persiani, sicche non era possibxle che loro cadesse in pensiero di rinnovare le imprese di prima ; e la Grecia pareva una terra fatata, contro la quale pro- verebbesi indarno ogni umana potenza, quando essa era fatta sicura contro gli eserciti inuumerevoli del Gran Re. Conforme a quei tempi di sicurezza e di pace fu anche la musa di Sofocle tutta gentilezza e perfezione : perocche egli non ebbe bisogno come Eschilo di accendere i suoi concittadini a battaglie che forse non si dovevano piu rinnovare ; ma in quella vece gli conveniva presentare al popolo esempi fruttuosi di virtu, e notabili casi di personaggi illu- stri, dai quali si potessero trarre ammaestramenti non dubbj per quel viver civile e per quella grandezza a cui pareva che Atene si andasse rapidamente av- viando. La forza di Eschilo , quand' anche Sofocle avesse potuto emularla, non sarcbbe stata conve- niente a' suoi ascoltanti; come il dilicato sentimento di Sofocle sarebbe tomato infruttuoso nelle tragedie di Eschilo, quando bene fosse stato possibile che in mezzo a quelle tremende battaglie il fratello di Ci- negira avesse per cosi dir presentita quella poesia dilicata e perfetta che nasce soltanto in seno alia pace ed alia grandezza delle nazioni. E perche noi siam mcno dissimili dai Greci di Sofocle che da quclli di Eschilo , non dubitiamo di concedere a quel primo la corona sopra il secondo ; sebbcne dai lato <U'ir ingegno questa senteuza potrebbc forse parei-e dubbiosa, c dai lato del patriottisnio ingiusta. E

6 TnA.GEDlK DI EURIPlDE

clovrcl)be dlrsi per avventura, die Eschilo sarebbe ancora il prinio dei tragici , se per esser vissuto in tempi troppo vicini all' antica rozzezza non dovesse di necessita parere rozzissinio a noi; e olie Sofocle va debitore della palma ottenuta sul suo predecessore all'essersi incontrato in quell' eta si propizia alia per- fezione delle arti, in cui una gente, non vanitosa nia grande, si volge a cercare la gloria clie vien dal- r ingegno coll impeto con cui poc' anzi correva ai trionii delle battaglie. Le arti vogliono un popolo ricco di gloriose tradizioni, caldo di un giusto sen- timento nazionale, e lontano dalla necessita di essere sanguinario e crudele ugualmente die dalle occasioni di abbandonarsi alia corruzione.

E tali erano appunto gli Ateniesi quando Sofocle s''inspirava sui cainpi delle recenti battaglie, c dopo d' aver combattuto ancli' egli contro i neniici die re- stavano ancora alia patria, volgevasi ad ingentilirla colla potenza del suo nobile ingegno e colla delica- tezza del suo aninio virtuoso. E s' egli sopravvivendo a que' tempi , vide Atene prostrata dall' eloquenza di Pericle precipitarsi nella corruzione, non per questo si cangio Y animo suo educato alle virtu cittadine ; e le produzioni del suo ingegno furono sempre con- formi alio spirito patriottico e generoso die preva- leva in Grecia negli anni della sua giovinezza. Ma Euripide era tuttora fanciullo quando Pericle aveva gia ottenuto il nome di Olimpio dall' adidazione de- gli Ateniesi ; e quando Y ostracismo cacciava di pa- tria il valoroso Cimone affinche il suo eloquente ri- vale potesse liberamente elevarsi un trono in mezzo alia sfrenata democrazia di Atene. II seiitimento re- ligiose ch' e tanta parte dei pregi di Sofocle , e il vero patriottismo erano o spenti o degenerati in quella citta dove i grandi a bello studio corrompe- vano la moltitudine , dove la fallace sapienza dei solisti si apparecchiava un trionfo sopra i santi co- stumi di Socrate, e dove Pericle, accusato fin dagli Aristocrati di affettata tiranuide , pote meritaniente

TRADOTTE D\ FELICE BELLOTTI. 7

lodarsi d'avere tardata la corruzione di Atenc accen- dendo la guerra peloponnese. I Greci, dacche piu. non temevano dei Persian!, eran caduti in quelle dis- sensioni ed in quelle gare che trassero sempre in rovina le nazioni divise in piccioli Stati. Non si contendeva piu pel vero e nobile onore di liberar la patria dai barbari; ma due sole citta cercavano, sotto il nome di Eghemonia o Gapitananza , 1' assoluta signoria sui Greci : e Atene troppo superba della sua flotta, troppo cieca sopra i suoi veri interessi, par- lando sempre magnifiche parole di liberta, si lasciava nel suo interno padroneggiare da poclii ambiziosi ed accorti , purche potesse esercitare al di fuori una dispotica prevalenza sovra i proprj alleati. In mezzo a questa confusione di idee , raentre i pochi soste- nitori dell' antica gloria ellenica erano o derisi o per- seguitati dalla moltitudine inebbriata di ricchezze e di giuochi , mentre le Icttere avevan pcrduta la loro dignita, non ci debbe recar mei'aviglia so le trage- die cli Euripide piu non presentano la sublimita , la forza , il patriottismo che troviamo nc' snoi prede- cessori. Ben e il vero che Sofocle scrisse moke delle sue tragedie quando le cause della coniune corrut- tela gia sussistevano , e quando anzi Atene era gia corrottissima ; ma gia dicemmo che il vecchio vir- tuoso e sapiente avea ricevuta la sua inspirazione in tempi alTatto diversi : egli era, come Tucidide , Cimone e pochi altri , avverso a coloro che accele- ravauo la decadenza della patria; e se non fu esi- liato al pari di essi , ando forse debitore di questo privilegio alia sua grande I'iputazione ed all' amore che gli A'eniesi portarono sempre alia poesia. T\Ia Euripide avrebbe dovuto combattere col proprio se- colo per emular Eschilo e Sofocle in quella parte nella quale sono piu grandi , vogliamo dire nel con- servarc le piu nobili tradizioni de' tempi andati e presentarle ai proprj concittadini per farli piu assen- nati e piu virtuosi. Forse ancora per battere questa via in tempi cosi corrotti bisognava lasciare la tragica

8 TR.^CEDIE DI EURIPIDE

jrravlta, « valcrsi di queirarbitrio die la Commedia si ario'»'ava : c noi in fatti vediamo che Aristofane da qncsto lato e di gran lunga superiore ad Euripidc.

Fu gia notato da moUi critici e da Aristotele prima d' ogni altro , die Euripide altero la vera essenza della greca tragedia separando il coro dall' azione, sicclie non rimase appo lui veruna corrispondenza fra le parti liridie e le drammatiche propriamente dette : e a noi pare die da questa osservazione di fatto si possa dedurre una conseguenza di gran rilievo pel nostro assunto. II coro originariamente rappre- sentava il popolo-, e siccome questo ai tempi di Eu- ripide • aveva perduta ogni importanza , e le volonta c i sentinienti dei molti reggevansi dal volere e dalle passioni di pochi, percio fu naturale die il coro o cessassc al tutto di comparire nelle tragedie o v in- tervenJsse come attore ozioso , e per ponipa piutto- sto che per necessita. Euripide adunque snaturando il coro di Eschilo e di Sofocle ritrae nelle sue tra- gedie i suoi tempi , e ci mostra come colla forma politica si andasse a poco a poco alterando anche Parte drammatica, la quale finalmente e un'immagine della vita. Cio che e la tragedia di Euripide a petto a quella di Eschilo e di Sofocle, sono anche i suoi tempi paragonati con quelli che precedettero a lui : sicclie noi non ;rechiamo a colpa di Euripide , ma deir eta sua , la decadenza dell' arte drammatica ; e piuttosto che incolparlo di avere per mancanza di gusto o di buon giudizio abbandonata la bella e no- bile forma di Sofocle, crediamo ch'egli debba servir di argomento a provare, come la corruzione sociale trae seco di necessita anche il decadimento delle arti e della drammatica sopra tutto , quando vediamo die un poeta di tanto ingegno quanto n' ebbe Euripide , nn uomo a cui erano cosi vicini i modelli pcrfetti di Sofocle, non ha potuto salvar la tragedia da quelhi rovina in cui era tratta dalla politica corruzione di Atenc. Noi die vediamo a qual fine riusci la signo- ria di Pericle possiaino ben dire che Euripide venue

TRADOTTE DA TELICE BELLOTTI. O

meno al piii nobile ufficio dei veri grandi poeti, as- secondando la pubblica corruttela, mentfe avrebbe doviito piiittosto ridestar la virtu dci concittadini , niettendo loro diiianzi g\i esempi di quelle virtu le quali si venivano rapidamente estinguendo; ma Tin- dovinarc i possibili cffctti di un ordine di cose nel quale si nasce e si crcsce non e si agcvole come il fame giudizio dopo clie quel sistema ha compiuto tutto il suo corso, e gli effetti non sono piu con2:ct- ture, ma fatti sui quali non e piii lecito ne dubitare nc prendcre errore. Se Euripide in cio che forma I'intrinseco pregio delta greca tragedia stesse del pari con Escliilo e con Sofocle, dovremmo dire ch' ogli fu molto piu grande di loi'O : pcrche questi due, inse- gnando ma^nanimi scntimenti, secondarono T indole dei loro tempi e della educazione che avevano rice- vuta; ma Euripide a seguitar quell' esempio avrebbe dovuto combattere coUa mollezza de' suoi ascoltanti , e farsi per cosi dire straniero alia sua eta , al suo paese, a se stesso.

Ma noi, strascinati dalla bellezza delf argomento, ci siamo internati piu die non era bisogno in que- sta antica quistione sul merito dei tre massimi ti-a- gici della Grecia, mentre p6teva bastarci il prcscn- tare a' nostri lettori alrune idee intorno alia corri- spondenza fra il carattere delle loro produzioni ed i tempi nei quali essi fiorirono ; affinche si conosca ([uanto sia grande e fruttuoso il servigio che le lettere italiane ricevono dalle traduzioni di Felice Bellotti.

Qiiando egli innamorato dei pregi di Sofocle lo presento all' Italia egregiamente tradotto , fu applau- dito al giovine valoroso clic aveva aperta ai proj^rj concittadini cosi gran fonte di bclla poesia: ma c[uando s' accinse a combattere ( chi sa di grcco vorra per- donarci, speriamo, I'espressione) con Eschilo, si pote incontanentc conoscere ch' egli dai campi della seni- plice fdologia passava a quelli clell'alta letteratm-a, e che non voleva gia prcsentare a' facili studiosi una straniera ricchczzu da dcprcdare , ma porrc ncl mezzo

lO , TRAGEDIE DI EURIPIDE

(lei la propria nazione lUl monumento utilissimo a con- siderarsi, cioe tutte intiere le vicende percorse dalla trawedia dei Greci. E questo monumerrto si viene ora compiendo dairegregio nostro concittadino colla tra- duzione di Eiiripide; ultima parte, e certo gravissima e rincrcsccvole a lui , di una fatica assai lunga. E veramcnte se il Bellotti avesse guardato soltanto alia sua gloria, s' egli si fosse proposto solo di farsi co- noscer padrone della lingua poetica, egregio archi- tettore di versi, e forte del pari a coglier le cime dellc pill splendide o dilicate immagini, come ad espugnare i giganteschi concepiirsenti deposti da una fanta'sia ancot rozza in un linguaggio die tiene dal soggetto e dai tempi un ardimento unico al mon- do, ben gli bastavano al certo le sue lodate tradu- zioni di Sofocle e di Eschilo. Ma perche si era pro- posta r utilita delle lettere italiane , si persuase che ijisognava intraprender per esse anche la fatica , quasichc sterile a lui , di volgarizzare Y Euripide ; affinclie in mezzo a tanta varieta di sisterai , in mezzo alle contrarie opinioni de' critici d' oggidi , la gioventu italiana avesse dinanzi agli occhi un mo- numento non dubbio da potervi meditare, e conoscere per quali vie la tragedia si faccia grandc, nazionale, fruttuosa, pcrfetta; e per quali poi declini dalla sua altezza, e si corrompa e svanisca. Noi dunque con- siderando da questo lato il lavoro di Felice Bellotti crederemmo di essere ingiusti se oltre alia corona di esimio traduttore nol dicessimo degno di seder anche fra i promotori piu diligenti e piii operosi delle let- tere e della buona critica italiana: e quanto piu e scarsa la lode die puo raccorre dalla traduzione di Euripide chi tradusse gia' Eschilo e Sofocle , tanto pill noi vogliamo pregarlo a non lasciare la sua im- presa , a non chiudcre cpiesta sciiola di alta lettera- tura aperta da lui con piu modestia, con piti fatica, ed ancora con piu vantaggio che non si possa spe- rare dalle ingegnose, ma spesso arbitrarie dottrine de" critici d" oggidi. Solo voglinmo avvertire la gioventii

TU.VDOTTE D.V FELICE EELLOTTI. 1 I

italiana, die a ben comprendcre la vera essenza.clella p;rcca tragedia , a meditar con profitto anclie la dege- nerazione dell' arte in Eiiripide e necessario uno stu- dio accurato e profondo delia storia civile dei Greci : perocche appunto per questo, generalmente parlando, queir antica tragedia e men conosciuta dei poenii oinerici , perche s' intreccia piu profondamente di (juelli al vivere individuate dei Greci stessi , ai loro sentimenti, alle loro istituzioni. II perche saremmo quasi tentati di unirci a colore i quali si dolgono die il Bellotti non abbia volute arricchire le sue traduzioni di note. Se non die forse per contentare costoro avreljbe dovuto preoccupare il giudizio degli studiosi ; ed egli voleva in vece presentar loro materia da nieditare, ciascuno secondo la forza del suo razio- cinio libero aflfatto da ogni prevenzione: perche forse vide da un lato die di teorici I'eta nostra non ha penuria; e dall'altro conobbe che i veri fonti della buona letteratura , gli oggetti veramente utili da stu- diare si rimovono intanto sempre piu dallo sguardo de' giovani , i quali corrono avidamente a que' libri che si presentano come vie coinpendiose per giun- gere alia cognizionc deiruniversa letteratura, ma d'or- dinario piii valgono a parer dotti che a farsi tali davvcro.

Noi dunque lodiamo il Bellotti d' essersi temperate dal dcsiderio di qudla gloria ch' egli avrebbe potuto conscguire si agevolmente, accoinpagnando di critiche note le sue traduzioni ; e invitiame i giovani deside- rosi di ben progredir nelle lettere , a studiare in questi volumi da Esclulo fino ad Euripide tutta la greca tragedia, non ajutandosi per ben conoscerla ed apprezzarla d'altri sussidj fuor qnelh che loro verranno somministrati dallo studio della storia po- litica e civile dei Greci. Soltanto per questa via noi crediamo fruttuoso I'accostarsi alle opere dei teorici, le quah come possono aprirc un qualche nuovo raggio di luce a clii abbia gia prima considerati da sc gli autori, cosi sogliouo non di rude chiudcrnc molti a

la TRACEDIE DI EURIPIDE

coloro che da quelle cominciano i loro studj. La fe- delta poi con cui il Bellotti traduce e tanta e si feli- cemcnte riuscita, che a studiare nelle sue versioni "\si puo ritiarne tutta intiera rimmagine della tragedia dei Greci : e fuor pochissinii luoglii dove 1' indole della lingua obbligo il traduttore a qualche leggiera diversita , noi troviamo sempre appo lui non sola- nientc il concetto, ma ben anche la frase del testo. Percio nell'Euripide sara forse notato da alcuni che la lingua e qualche volta vicina all' uniilta della prosa ; ma qu^sto e appunto il carattere di quel- I'autore, ridondante d'imniagini spesse volte rettori- clie piu che poeriche , pieno di poesia estrinseca ( se cosi possiam dire) al soggetto, ma poco sollecito poi nella scelta dclle parole e nelle figure del dire , e molto lontano dalla costante perfezione di Sofocle.

Noi per dare ai nostri lettori un saggio si dell'au- tore e si della traduzione presentiamo loro T analisi dell Ifigenia in Aulide. La scena e innanzi alia tenda di Agamennone.

Agamennone. Esci, o Vecchio, e qui vienL-

II Vecchio. Vengo. E che mai volgi di nuovo in mente, Agamennone re?

Agamennone. Vieni e il saprai. II Vecchio, Eccomi presto. Assai

Vigile e in me vecchiezza: il sonno lieve Sovra gll occhi mi sta.

Agamennone.

Qual astro e quello Che la si move?

II Vecchio.

// Sirio can, che presso Alle Plejadi corre, e il mezzo ancora Tien del cielo.

Agamennone. iVe canto evii d'aiigelU, iVe suon di mar si sente.

TRADOTTE DA FELICE BELLOTTl. 1 3

Su I'Euripo dormente (i) Sta deventl il silenzio.

II Vecchio.

E tu , mio Sire , Perch' escl gia fuor della tenda ? Tutto In Aulide e quiete: immote stanno ' Su le mura le scolte. Via, torniam dentro. Ma il re nega cli secondare il consiglio del Vecchio, il quale vedendolo oltremodo afflitto To prega d' aprir- gliene la cagione. Ed Aganiennone gli racconta come esserido i venti contrarj al navigare, interrogato Cal- cante , rispose doversi . immolare Ifigenia a Diana ; e com' egli apparecchiato di compiere il duro sagri- ficio, aveva mandato alia moglie che le inviasse Ifi- genia, sotto pretesto di volerla maritare ad Achille; poi soggiunge :

Ma quanto Non rettamente allor mandai , di nuovo HeUamente or rivoco in questo scritto ■■ e lo da al Vecchio perche lo porti a Clitennestra. II Vecchio. 3Ia de talami suoi , come fraudato Foi non fia che con te , con la tua sposa Non sorga Achille irato ? Questa pur {che ne pensi?) e grave cosa.

Agamennone. Alf imeneo sol presta il name (2) Achille , E cib ignora pur anco , ed anco ignora Che la donzella io finsi Dar fra sue braccia a maritali amplessi.

II Vecchio. Molto osavi, o Signor, qua simulando Addur di Ted al figlio La tua figlia in consorte , E darla in vece per gli Achivi a morte. II buon vecchio llnalmente si parte : nia scontrato da jMenelao gli e toko da lui il foglio , e nientre

(i) Questo aggiunto non e del testo, ed e forse uno dei niaggiori arbitrj del traduttore.

(2) Leicerale traduzione del greco : ivj/xa rrjifi/^Mv.

14 TR\GEDIE DI EUKIPIDE

sono a contcsa fra loro , esce della tcnda Agamen- none , a cui viene da Menelao stesso jiravemente rim- proverata la sua incostanza. Agamennone protesta di non voler scguitarc T impresa al prezzo de' proprj figli. Intanto viene annanziato che Ifigenia e perve- nuta al campo accompagnata dalla madre e dal pic- ciolo fratello Oreste. II dolore di Agamennone corn- move I'animo di Menelao, il quale stringendogli la destra e canibiando pensiero , protesta di non voler consentire che per lui si sagriiichi I inuocente fan- ciulla. Ma come sottrarla ( domanda Agamennone ) a tutto r esercito a cui Galcante non terra occulti cer- tamente gli oracoli?

Menelao. £ facil cosa antivenirlo.

Agamennone. Tutta De' profeli la schiatta e una maligna Genia superba e dispettosa. Menelao.

E a nulla Non mil mai.

Agamennone teme inoltre Ulisse , e il furor della plebe ; sicche conchiude :

Deh un sol favore , o Menelao , mi presta ■■ Vanne al campo , e fa si che Clitennestra Nulla intenda di cib pria ch' io la figlia Ahbia a Pluto profferta ; onde col meno Che si possa di pianto al tristo passo Jo venga.

Ma il consiglio del monarca esce a voto. Clitennestra sopraggiunge coi figli. Ifigenia fra le altre cose lo prega di tornar presto da Troja.

Agamennone.

" Ai numi pria

Qui far deggio un offer ta.

Ifigenia.

AL rito e d' uopu Di s-'ittime?

TRADOTTE DA. TELICE BELLOTTI. 1 5

Agamennone. II saprai. Tu avrai tuo loco Presso al vase lustrale.

Ifigenla.

E condurremo La sacra danza intorno alV ara , o padre? A questa ingenua domanda Agamennone non sa far risposta, ma come puo raccommiata. Clitennestra al- lora domanda il marito della schiatta e della patria d'Achille , del giorno prefisso alle nozze ; se le vit- time furono gia svenate ; dove s imbandiranno le mense : e Agamennone dopo avere risposto il me- glio che puo, fa prova di persuadere la moglie a ritornarsene in Argo.

Clitennestra. It .... E chi la teda, Chi portera ?

Agamennone. La sponsalizia face lo la terrb.

Clitennestra'. Non lo consente il rito ; E di cib mal £ avvisi.

Agamennone;

A te sconviensi Di frammischiarti alle guerriere turbe.

Clitennestra.

Ma convien che una madre a nozze adduca

Le proprie figlie.

Agamennone dunqne si parte senza avere persuasa

Clitennestra al ritorno, e va per consiglio a Calcante.

In qiiella ecco Acliille (ignaro, come si disse, di tutto

r artificio del re ) venirne alia tenda per affrettar la

partenza alia volta di Troja. CUtennestra gli esce in-

contro fuor della tenda, e domanda ch'egli le porga

la destra , fausto principio agV imenei.

Achille.

Che parli? lo la mia destra a te ? Eossor per certo D' Agamennone airei, se cib toccassi f'he. a me non lice.

l6 TRAGEDIE DI EUraPIDE

Clitennestra. A te ben lice , o nato Delia diva Nereide ; a te , che sposo Sei delta figlia mia.

Achille. Sposo dicesti? Attonito rimango Un qualche errore A si niLOvo parlar , donna , ti muove.

Achille trae d' iuganno Clitennestra; e a tutti e due racconta poi il segreto intendimento del re quel vec- chio che n era conscio. Clitennestra se ne addolora : Achille protesta di non voler sopportare cotal frode tessuta sotto il nome di sue nozze. II re se ne viene non guari dopo alia tenda, donde vorrebbe ad in- ganno condur via la figlia. Ma Ifigenia che gia tutto ha saputo dalla madre , chiamata da lei , esce pian- gendo , e prega di essere salvata. Agamennone le risponde che il salvarla non e in suo potere ; e men- tre le donne stan lamentando il loro fato arriva an- che Achille a tor loro ogui speranza di salvezza , dacche tutti i Greci e fin anco i suoi Mirniidoni lo minaccian di morte se vorra opporsi al sagrifizio d' Ifigenia. Nondimeno egli con alcuni pochi non la- sccr3[ di difcaderla. Ma la . giovine intanto , armatasi d' un virile coraggio e d' un forte sentimento di pa- tria , non vuol consentire che per lei s' interrompa si gloriosa spedizione o si metta in pericolo si valoroso eroe; ed apparecchiasi di morire.

lo do alia Grecla il sangue mio : svenatemi ; Ite , e Troja struggete. A me fia questo Per lungo tempo e monumento , e nozze , E figli e gloria. Egli e ben dritto , o madre , Che sui barbari impero abbian gli Elleni, Non sugli Elleni i barbari : di questi Proprio e il servaggio , e libertd di quelli. Achille.

Figlia d'Atride;

Me veramente il del faria beato Se te sposa ottenessi. E ben felice Per te stinto la Crecia , e te per lei j

TRADOTTE DA FELICE BELLOTTI. I7

Che saggi e degni della patria tua

I concetti spiegando , e abbnndonando Jl pugnar con gU Dei di te piii forti, Ben dell' onesto e del dover pesasti La potente ragion. Delle tue nozze Viii mi prende deslo , mirando il tuo Nohile cor. Ma hen vi pensa pria. Giovarti io vo' ; nolle mie case addurti Vorrei pur anco ; e duolini assai ( n attesto Teti , la madre mia ) , se te non salvo

Col brando in man contra gli Achei. Pan mente : E la niorte un gran male. Ifigenia.

To nulla temo. Gia la figlia di Tindaro abbastanza Guerre e sangue costb. Tu Jie morire Per me devi , 0 Signor, ne altrui dar morte. Lascia deh , se il poss' io , che Grecia io salvi.

Achille vuol nonclimeno seguire al tempio la magna- nima giovane per esserle ajuto, se forse all' aspetto della niorte ella mutasse consifflio : nia la sua co- star^za, non clie venir meno, si accresce anzi in quel punto: s'accommiata con eroica dignita dalla madre, e domanda di esser condotta all' altare :

Or me cola scorgete

Me , di Troja e de' Frigi alta rovina ;

Qui date , cjui porgete

Le conteste ghirlande alia mia fronte ;

E della diva Artemide,

D'Artemide reina ,

Col sacro umor del fonte

II tempio intorno ite lustrando e Vara,, Poi che il mio sangue a compiere

II voler della Dea gia si prepara.

Coro. Or ecco , ecco , mirate Lei di Troja e de' Frigi espvgnatrice Awiarsi all' altar , dove di fronda E di Jior ghirlandate Le tenipie , e aspersa di purissm onda , La Candida eervice Bibl Ital. T. LVI. a

i

'■^.5.\

10 TRAGEDIE DI EUFxTPIDE ECC.

4vra trajltta , e di sanguinei rivi

Bagnera in, morte il suolo.

Va : te dal padre il preparato aspetta

Lavacro , e degli Achivi

Jl bellicoso stuolo ,

Che d'irne ad Ilio col desio s' affreita.

E noi fautrice Artemi.de

Preghiam , figlla di Glove , augusta Dea.

Deh con prospera sorte , a veneranda

( Ch' ami di umane vittime

Profferta aver ) , de' Frigi e della rea

Troja ulle sedi or manda

L' Ellenie genti , e dona

Dell' armi al diice Agamennon vittoria ,

Si die al suo crin corona

Cinga di sempre memoranda gloria.

Poco appresso viene un Nuazio a Clitennestra , di- cendo die nelFatto del sagrilicio la veigine e dispa- rita, e in luogo di lei si e trovata giacente sul suolo una cerva di gran corpo e di egregia Hgura : tal che si diffonde la fama che Ifigenia fu dagli Dei invisi- bilmente rapita in cielo.

Qucsta tragedia sta senza dulibio fia le piu belle d'Euripide; e il carattere d' Ifigenia ci trasporta quasi ai tempi del greco eroismo. Nondinieno vi s' incon- trano molte cose di retore piu che di poeta, e pa- recchie sentenze comportabili solo in una eta gia corrotta: ma noi per non riuscir troppo lunghi tra- lasciamo di recavne le prove.

Delia Commedla italiana dopo il Goldoni. Articolo H ( VediiLc il I nel to/no 53.°, qiiadcrno di goinujo 1829, pag. 17}.

lVJ en tie si stavano da noi disponendo i materiali per la conipilazione di questo secondo articolo, ci per- yennc alle niani il Saggio storico crUico della commcdia italiana coinposto dal professore Francesco Salli, con- tinuatore deli' Istoria letteraria d' Italia del Ginguene , c pubhlirato in Parigi quest' anno niedesinio 1829. Nella quale operetta il ch. autore discorrendo i pe- riodi deir italiana commedia con cenni piii o meno rapidi, e col nobile e patrio intendiniento di vendi- carla dalle niordaci ingiuste critiche straniere, singo- larmente dello Schlegcl, parla de primi abljozzi drani- mati'i die coniparvero fra noi ne secoli XIV e XV , e fra essi de' cosi dotti Misterj ove si vedeauo frani- misti i pcrsonaggi piu gravi e piu eroici co' piii ri- devoli c grotteschi , e viene a dedurue die anclie fra noi, siccome fra gli antichi, le arti piii nobili cbbero bassi principj. Qnindi passando al secolo XVI dalla Virginia di Bernardo Accolti viene alle coni- luedic deir Ariosto , del Bibbiena e del I\Iachiavelli , e pone la Mandragola di quest' ultimo fra le piu pcr- fette: dimostra che le comniedie di questi tre insi- gni scrittori coniparv(;ro appunto in Italia allorquaudo niun'altra nazioue olleriva cosa alcuna die star po- tesse al loro confronto. Ma, prosegue il critico, 1' in- fluenza della Spagna coniinciava a spiegarsi a danno deir Italia divisa anclic in riguardo al teatro: e quan- tuiupie gl Italiani comiuediograti si opponessero per alcuii tempo al pessimo gusto, siccome adoperarono \\ Cecchi, il Fircnzuola e Francesco U Amhra , An- uibal Caro , \ Aretino , Benedetto Vardii e sul line di detto secolo il cav. Cian Battista Dcllaporta napole- tano c varj altri ; noudimeno le tante comniedie della sLcssa niaiuera , c piii aiicora le iimta^iioui sienU die

20 DELLA COMMEDIA ITALIANA

si erano moltiplicate a disniisura , cominciarono ad annojare il pubblico , cosicche s' introdusse di mano in niano il genere foi-estiero che presentava aigo- menti , azioiii e caratteri al tutto dissimili da' nostri usi e costumi: alle forme classiche e regolari se ne sostituirono altie e bizzarre e stranissime ; e la corn- media allontanandosi da' confini della verosimiglianza e del gusto clie evita sempre gli eccessi, passo alia piu sfrenata licenza.

Noi non seguiremo il signor Salli in tutte le sue esposizioni ed in ogni suo ragionamento, massime in cio che concerne la commedia nostra prima della ri- forma fattane dal Goldoni; non solo per essere ve- rita di cui piu volte si tenne discorso in questa Biblio- teca e non ha guari anche nell' introduzione al pre- sente ragionamento: ma altresi perche ogni lettore puo da se stesso pigliarne contezza nel citato opu- scolo scritto con molta precisione e con filosolia di pensamenti.

Due cose essenziali avvertiremo per altro prima di toccar piu addentro il nostro argomento. In prime luogo troviamo giustissima 1' osservazione del signor Salti : che la scuola romantica non sia cosa nuova in Italia : e che appunto dopo le tante classiche opere del secolo XVI ( come avvien sempre nelle arti e in ogni altro nobil dettato dell' umano intelletto, quando si giugne a un alto grado di perfezione ) nacque il corrompimento dalla meschinita degl' ingegni incapaci a crear cose nuove , belle e regolari. Infatti gV Ita- liani non meno de' Fraucesi gridavano e tuttora gri- dano quando veggono riprodursi sulla scena e con istucchevoli imitazioni d'imitazioni le medesime vi- cende, gli stessi viluppi, lo stesso fine. II nous faut du nouveau , lien fut-il plus au monde. Ma quando lino scrittore per trovare queste novita si scioglie da ogni le2;2e e si abbandona ad una liberta scon- sigliata, e vorrebbe persuadere a se stesso e ad al- trui che le prescritte convenienze di forma e di modi, e r armonizzare ogni parte col tutto souo inceppamenti

DOPO Xh OOLDONI. 21

airingcgno c nulla piu, egli protlurre non pu6 clie aborti c niostruosita cV ogni maniera: i ritratti piu essere non possono consentanei al vero, cioe non piu iniagini tlella vivente societa e de' costumi della nazione ; ma piuttosto un risultamento di bizzarre idealita , e coniposizioni sconnesse di cui un sano intelletto non potra mai esser contento. Qualunque opera per essere perfetta, dicea Metastasio , dee ras- somigliarsi ad una statua di eccellente artelice, dalla quale non si puo togliere un menomo che senza clie ne venga difetto al tutt' insienie. Questa integrita , questa unita, egli soggiungeva, e indispensabilmente richiesta in un dramma.

Dircmo dunque che la difficolta del comporre un simil lavoro sta nel trovare un argomento che impe- gni la curiosita dello spettatore , cioe che sia nuovo il soggetto o presentato con fogge nuove ed attraenti. Conviene inoltre che non si perda mai di vista il principal personaggio , ed anzi che sia esso posto fra tutte quelle vicende e circostanze che gli diano mo- vimento e calore; che nascano qua e la punti scenici nuovi o inaspettati , ma convenientemente preparati , e di ragionevole e drammatico effetto. E queste av- vertenze non furono gia il capriccio di Aristotile , ne di Orazio , ne di quanti precettisti vennero da poi ; ma le ricavo la ragione del bello dalle immor- tali opere de'grandi maestri. Quindi sara ottima quella commedia che diletta lo spirito o seduce il cuore , e si muove per accidenti di j>ersone e di cose con progressionc crescente sino all" ultimo esito. Diremo altresi per consolazione de' partigiaui della nuova scuola , che fra due composizioni sceniche , 1' una regolare, ma fredda e senza le accennate qualita, Taltra irregolare, ma animata nell' azione e nei carat- teri , sara scmpre da preferire quest' ultima.

In sccondo luogo consentiamo e consentono tutti col signor Salfi nel riconoscere che il dranima per musica fu un altro possentissimo ostacolo al perfe- zionamcnto della tragcdia e della commedia italiana.

22 DELLV G0MMED1\ ITALIANA

Di ccrto i melodrammi di Ottavio Rinuccini fiorentino , rappresentati con grandiose apparato di decorazioni c di niacchine di cui cgli stesso era pure gran mae- stro, e protetti con niolta liberalita dal Gran Duca di Toscaua furono cagione d un totale rivolgimcnto del teatro italiano ; e qui cadono in acconcio le pa- role stesse del signor Salli: cc II poter niagico di questo niostro poetico sedusse e travolse talmente r imniaginazione ed il gusto degV Italiani nel XVII secolo , che ad altro piu non s' interessarono che al melodramma , e quel cli' e peggio , a questo sacrifi- carono gli altri generi drammatici eh' erano stati ri- spettati tino a quel tempo. La buona tragedia e la vera commedia furono costrette o di cedergli il luogo o d' imitarne alcuna parte per essere tollerate da' piu; e cosi il nielodramma trasse da loro non meno che dalla pastorale quanto pareva piu acconcio al suo disegno. Esso divenne a poco a poco vui miscuglio di questi generi , e parve inline un mostro forniato di pill membri dilTerenti e discordi, e nel cjuale scor- gevansi la tra2;edia , la commedia e la pastorale ad un tempo.

» lo riguardo questo nuovo spettacolo come quello che piu avvezzo gli animi a tollerare insieme ele- ment) diversi di natura e di forma, e quasi che in- conciliabili ; perocche la musica la quale temperava dissonanze si riseutite, converti in abitudini le loro inipressioni naturalmente disaggradevoli. Si altero quindi il carattere di ciascuna specie , e da questa confusione risulto un genere dominante che di tutti partecijiava. In questa maniera tutte le specie si vi- dero ricntrare nello stesso caos ond' erano uscite ; e questo fenomeno , che altra volta non fu se non r effetto deir inesperienza e dell infanzia dell" arte , fu preso per Y indizio piu certo del suo progress©. »

E noi quando poniamo mente a' sublimi concetti del Poeta Cesarco , al suo profondo sentir delle cose , alia viva espressione dcgli affctti , alle verita che con nobil candore usava pur dire per loro istruzionc

DOPO IL GOLDONI. 2 3

a' regnanti ed a' popoli ; quando infine leggiamo il Tito, il Teniistocle, il Catoiie , \ Atdlio ed altri suoi coniponinienti sciitti uii sccolo dopo la coniparsa dclla Dufnc , deir Eiiridice e dell Arianna del Pviniiccini , onde tanto runiore si levo in Italia e fuori, come potrcmo non esclamar sospirando: forse senza qiieste produzioni del secolo XVII sarebbe Metastasio all' Ita- lia quel clie fu ed e Racine alia Francia !

E di vero , lasciato il secolo XVII ed il XVIII , tutti sauno come oggidi , non clie diniinuita , siasi piuttosto e fiior di niisura accresciuta questa gene- rale tendenza , e direni pure questo trasporto , per r opera in nuisica. Ed esscndosi abbandonati a poco a pooo i drannni del ]\Ietastasio ( il die si vuole anche ascrivere alia introdotta divisione de' conipo- ninienti in due soli atti ed ai cosi detti pezzi a con- certo ) , si e veduto e si vede per nostra vergogna a quali opere serie , buffe o scntimentali (i) i maestri tutti , non eccettuato il rinoniatissimo Pesarese , ac- cordino le loro melodic e le armoniche convenienze. Ma prescindendo da cio , ed ove si voglia pur ri- guardare il melodranmia come uno spettacolo , per cosi esprimerci , sui generis , perche la parte domi- nante e la prcdiletta e la musica ; fiitto e clie ogni giorno divien minore il gusto degli spettatori per la vera tragedia , e meno indulgente anzi pin rigo- roso e severo il giudizio per la commedia. Al clie altri potrebbe non senza ragione rispondere : clie il gusto non e cosa che si possa cosi agevolmente dif- tinire, e clie esso fu vario , capriccioso, bizzarre in ogni eta ; che i Romani focevano sospendere a forza di urli e di strida le comniedie di Plauto o di Te- renzio , affinche si desse luogo a saltatori e a' gla- diatori ; ed altre volte annojati della pittura dci

(i) Da questi dozzinali verseggiatori di teatro si dee con ragione sceverare il signor Romani , genovese , nei drammi del quale sono Ijellczze d' iiniuagini , di dialogo , di stile e di siluazioni.

24 DELLA COMMEDIA ITALIANA

costumi volevauo sulla sceua ( come non ha molto interveniva fia noi ) tenipcste , giostre , battaglie , trionl'i. Ma egli e omai tempo di ricondurre il no- stro ragionamento alle piesenti comlizioni dell ita- liana commedia.

Abbiamo osservato nel primo articolo come fossero influenti in Italia que' principj die fecero nascere la rivoluzione in Francia ; e come negli anni del ter- rore popolare mal potessero gl'ingegni abbandonarsi alio studio delle buone arti e dell amena letteratura. Abbiam dimostrato che ne' contrarj divisamenti fra' quali movevansi le fazioni e le parti non era pid colorito di faraigliari costumi ; ma sugli uomini e sulle cose tutte era una tinta politica fosca e tenebrosa. Egli e vero die anche sotto questo velo potevano trovarsi per la commedia nuovi fonti del ridicolo o in quelle ambizioni die cominciavano a mostrarsi sulle rovine delle abbattute o depresse ; o per le ricchezze che venivano acquistate da partigiani del- r uguao;lianza. Anzi avvisano alcuni che a deridere si fatte politiche stravaganze avesse scritto T Alfieri le quattro comraedie che intitolo VUno, i Pochi , i Troppi , r Antidoto. Ed anche il ch. signor Salfi pensa che sotto nomi e fatti antichi avesse quegli voluto dipingere uomini e cose dell' eta sua , e dire tutte quelle verita che in altro modo non avrebbe potuto svelare. Ma noi delle dette commedie , ne dcUa Finestrina e neppure del Dlvorzio , comeche la men pessima delle altre , noa intendiamo discorrere , essendo sprovvedute di quelle parti senza delle quali essere non possono adatte alia scena; ed infatti non hanno esse altro merito , come eiustamente chce il signor Salfi , fuoriche di appartenere all' Alheii. E questi fe' prova in tal genere d' assoluta insufficienza come gia I'aveva fatta, sebbene con miglior for tuna il Voltaire , e gU falli il presuntuoso suo detto : che per iscrivere una commedia gli bastasse intigner la penna nel fango.

DOFO IL GOLDONI. 25

Sc noil clic ne' priml anni di questo secolo , ri- cliiamato Tordine, cessate le prosciizioni, ricomposti gli altari , acquetatc intine neir interim le cose di Francia , furono aiiche i buoni studj riconfortati fra noi. E nientre fulminavano a danno di tanti popoli gli stromenti di morte , pareva a quell' uomo stiaor- dinario, eterno ai'gomento alia storia, che gli alloi'i del canipo non fossero bastevole gloria per lui , se non vi accoppiava quella inaggiore che deriva agli Stati ed alle Nazioni da' progressi della civilta e dal mettere in onore le scienze , le lettere e le arti tutte della pace. E con una inespriniibile contraddizione di pensieri e di cose , di principj e di fatti , di dicliia- razioni e di coscienza , intantoche dall' un canto co- stringeva una gran parte delle italiane provincie ad usare il francese idionia in ogni pubblica scrittura , niostrava dall' altro di voler proteggere le italiane lettere. Cosi , nientre creava in Milano una compa- gnia drammatica italiana, si trovava quasi permanente in Torino una compagnia francese col titolo di come- diens ordimdres de S. JIL, diretta da niadania Raucourt, attrice del primo teatro di Parigi , e dipendevano pure da lei altre simili aggregazioni di comici della stessa nazione , i quali , cosi avendo disposto clii reggeva le sorti di Francia e d' Italia , dovevano ogni anno e in Milano ed in altre italiche citta fare un ordinato corso di rappresentazioni.

Da questo bizzarro mescuglio si accresceva un gran male , e ne venne pure un qualche bene. Era il male che ogni giorno veniva meno lo studio della patria lingua; ed eravamo ridotti a tale che non solamente inPiemonte, ove of>:ni femminetta volgare si sarebbe creduta da meno delle piu gentili se , non che le lettere c i vigliettini , ma perlino qualimque note- rella di spesctte od altra non avcsse scritta in fran- cese (i). Ma in Lombardia, nella Toscana, a Roma,

(i) Cosi pure fosse in Pieiuome venuta ineno al di d' ojjgi ti fatta usanza.

26 DELLA. GOMMEDIA ITALIA.NA

a Napoli franciosavano tutti ( ci si permetta questo nuovo vocabolo) ne'circoli, ne'teatri, nelle botte- glie, nelle piazze: ed a questo nuovo inipulso fa- cilniente ccdevano gl' Italian!, i quali gia da lungo tempo , anzi dal piincipio del passato secolo vi si andavano disponendo da se stessi , siccome abbiam dimostrato nel precedente articolo. Ne nacque un bene , perclie le jiersone anclie meno colte si di- vezzarono da quegli spettacolacci scenici die erano da prima il loro ordinario divertimento ; e vedcndo la buona commedia francese in onore, cominciarono a desiderare che anche da noi si tornasse al Goldoni e a quegli altri poclii i quali ne seguirono l esem- pio. Cosi gli attori nostri che, generalmente parlando, non conoscevano la disciplina d' una buoiia recitazione, ne i modi urbani del presentarsi, ne le altre conve- nienze della scena , si fecero osservatori attenti della differenza del porgcre che tra essi e i comici fran- cesi anche mediorri era grande , e sentito il pro- prio difetto, dairarrossiine alV emendarsi fu breve il passo. E di questo progressivo miglioramento che gia era sensilnle negli ultimi anni del dominio di Napoleone fanno ora piu che mai indubitata prova e la compagnia drammatica di S. M. il re di Sarde- gna (i) e la ducale di Modena e alcune altre-, dalle quali con lodevole gara ed emulazione si vanno ri- producendo Ic piu accreditate commedie de' nostri autori , e singolarmente cjuelle del Goldoni.

Kiepilogando diremo, che nel secolo XVI era at- tica , regolare e vivace 1' italiana commedia , ma li- bera ne' modi , spesse volte oscena e quasi sempre

(i) II divisatnento del Re Vittorio Emaiiuele fu recato ad effetto nel 1821 da S. M. Carlo Felice regnante , il quale stabili che fosse in Torino una compagnia dramma- tica permanente con bastevole annua provvisione, e pro- tetta da mold privilegi. Una sezione della nobile direzione de' teatri ne ha la speciale vigilanza per mezzo d' un de- legate eletto dal sovrano.

DOPO IL GOLDOKI. ij

immoralc. Sottcntrarono ad essa nel sccolo XVII le ronianzate spagnuole , le commedie improvvisc , gli arlecchini , le liabc. Venne la riforma fatta dal Gol- doni , c fix ricondotta tra noi la iniona commcdia non per altro castigata di stile, nedi lingua, e qual- che volta targa di modi bassi e d' equivoci indecent! si neir azione che ne' discorsi. Tennero dietro al Gol- doni le satire e le allegorie del Federici e de' suoi imitatori , come pure i drammi lagrimevoli francesi , tedeschi ed italiani; e questi hanno ancor vita sulle nostre scene. Finalmente torno a comparire la vera imitazione della societa , ossia la nobile commedia che dilctta lo spirito , interessa il cuore , stimola i virtuosi afi'ctti cd c scuola di buoni prccetti. In quest*' ultima mutazione ebbero parte le vicende po- litiche , r esempio de' Francesi , la cresciuta generale civilta. Ci rimane a dimostrare come vi abbiano coo- perato gli autori nostri contemporauei.

a8

Lettere sui manoscritti orientali e partlcolarmente arahi che si ti'ovano iielle diverse Biblioteche d Italia , del sig. consigliere aulico Giuseppe De Hammer. Let- tera VII: Biblioteca delV Isdtuto di Bologna {Vedi qiielli delV Ambrosiaria e della Trivulziana di Mi- lano , ncl tomo 42.° p. 27; degli Studj di Napoli, tomo 45.° p. 32; della Vadcana di Roma, tomo 46-° p. "ii e tomo 47.° j7. 10; Italinsky, tomo 49.° j9. i5; Barberina , Albani , Casanatcnse e Propaganda di Roma, tomo 5o.° p. i58-, Laurenziana e Maglia- becchiana di Firenze , tomo 64.° p. 24 di questo Qiornale ).

B

enche la Vaticana contenga il doppio numero dei codici orientali dell' Istituto di Bologna, non v ha dnb- bio che 1' ultima non debba preferirsi di molto alia prima pel pregio delle opera classiche rarissime e pel corpo ben ordinato d' una biblioteca turca. Non e questo tesoro altro che la biblioteca principale di Buda, la quale alia presa di questa fortezza, salvata dallo scompiglio dei soldati e dalle fiamme, e stata tias- portata a Bologna dall' inimortale fondatore dell" Is ti- tuto , r enciclopedico C. Marsigli , il quale racconta le vicende di questa bibhoteca in una lettera latina interessantissima messa in fronte al catalogo delV As- semani. Partecipa questo catalogo delle istesse im- perfezioni di quelle della Vaticana : benche abbia po- tuto servirsi T estensore dell' eccellentissima biblio- grafia di Hagi Calfa , intitolata

326) Esami Kutub , numcrosi sono gli sbagli partl- colarmente nelle opere persiane e turche del tenore delle quali intendeva poco o nulla. Questa bibliogra- fia csiste dunque tre volte in Italia, cioe in Bologna e due volte in Roma presso Teccell. sig. cav. Itahnski(i)

(i) La presente lettera fa scrltta prima che i Codici Italinskyani fossero acqulstati dal Govenio russo che li

LETTERE SUI MANOSCRITTI ORIENTALI , CCC. 29

e nella Vaticana , il cli cui esemplare e stato copiato da questo cli Bologna in quattro volumi in foglio , i piimi due in carattcre cospicuo , ma spesse volte interrotto, e i due altri di pessima mano ed ortogiaHa. Libro stampato non meno rare clie se fosse manoscritto e il primo catalogo della biblioteca IMarsigliana stam- pato a Vienna al principio dello scorso secolo dal- r interprete di ccrtc Talman , al quale servivano di direzione certe note d'un letterato tuico che si tro- vano ancora in parte aggiunte al catalogo. Difficile davvero e la scelta tra 5oo e piu codici arabi, per- siani e turchi volendo nominarvene solamente i som- mi : tre sono le scienze , i di cui amatori troveranno in Bologna materia abbondantissima per gli studj loro ; la geografia , V eloquenza e la giurisprudeiiza che possono considerarsi come gb studj patrj dei Bolo- gnesi recati a tanto grido pei lavori del MarsigU , pei loro professori d' eloquenza tali che il Cordcelll, e a' giorni nostri il Costa, e pei dottori bolognesi. Non voglio dunque nientovare che i retori, i giu- reconsulti ed i geograji , e forse i mistici ; in tali ge- neri ho trovato piu cU novita, che in poed, storia e scienze esatte.

327) Esassol-belaghat , cioe il fondaraento dell' elo- quenza , dizionario rettorico , rarissimo e stimatissimo del gran Tdologo Zamahsciari ( n.° lyS ).

328) Telkhissol-miftah fil maani wel beian , cioe puriiicazione del Miftuh ( enciclopedia iilologica del Sokaki ) in quanto concerne la rettorica di Gelaleddin Mohammed Ben Abdorrahman Al-Kazwini, morto 739 (1 338), n.° 64.

329) Commentario della precedente opera del chia- rissimo Taftasani (n.° 124), dedicato al sultano Mo- hanuned Kurt.

destino alia Biblioteca orientale di Pietroburgo, come ab- biaoio aanunziato ia nota a pag. i5 del tomo 49.°, qua- derno di gennajo i8a8, nel fai'e un cenao biografico del defunto Italiusky. ( G/i Editori.)

3o LETTERE SUI MANOSCRITTI ORIENTALI

33 0) Isahol-Miftah , cioe illiistrazione del 3Hftah ( enciclopcdia filologica del SokaJd ) dell' istesso Saa- deddiii Taftasani, il quale scrisse il commeutario del Tclkhiss , ed il compendio clie segue , tre opere clie difficilmente si trovano radunate in una niedesinia bi- blioteca.

33 1 ) Compendio del precedente commentario fatto dallo stesso autore , e dedicate al sultano Mahmud Gianibcg sotto il titolo pomposo Kassbes-seif fi mismar il-fassahat wel biiraat, cioe il calamo della spada nel prato deir cloquenza e facondia (n/' 19).

Avendo gia detto nella precedente lettera quanto basta delle opere gramaticali Awaniil, Ugniinie e Kafie, che tutte si trovano agli Studj , nominero solamente il

332) Mafessal, cioe il Minuto nella sintassi, opera celeberrima dello Zamaliscian , morto 538 (1143), volume di 200 fogli in 4.° ( 38 ).

333) Es-su , cioe lo splendore , commentario di Mohammed Al-isfraini al Mlssbah , cioe la lanterna , sintassi celeberrima del MotairafL ( n.° 202 ). Vi ri- corderete che il Missbah o la sintassi del Motairafi e il contrapposto del Meiah ( luogo di riposo ) di Ali Ben Mesud, come la Kafiet (la sintassi) dib/iol Jfag/b e il contrapposto della Sciafiet (grammatica) deir istesso autore. II commentario il piu famoso della Kafiet e la

334) ifafiet (quella che abbonda) dello stesso Ibnol Hagib (n.' 34, 220, 114, ii5 tutti commentarj della Katiet sotto varj titoli ) :

Tesori di giurisprudenza pei dottori non gia bo- lognesi , ma niusulmani sono

335) Wikasietol-riwaiet fi niesail il Kedaiet, cioe la conservazione della traduzione nelle tpiestioni della vera direzione, composto da Mahmud Ben Ssadresc- sccriaat I pel suo ligliuolo Ssadresc-sceriaat II, cioe presidenza della legge ( n.° 32 ).

336) Sceraatol-islam , cioe la legge islamitica d Ebi- bekr Imamsade , morto 56o (1164.), ( n.' 121 c 168 insieiue col commentario n.^ 2c).

E PARTICOLAUMENTE ARABI. 3 1

337) Commcntario del Wikaiet fatto dall' autorc stesso Mahmud Ben Ssadresc-sceriaat I (n.° i8o).

338) Commentario delF opera di Ssadresc-sceriaat II Ben Mesud dello Sceich Abdollah Ben Mesud Ben Ta- gesc-sceiiaat ( n.° i83 ).

339) Tcn/dhol-ussul, cioe la piirgazione dei fon- dameuti, opera ccleberrima del sopraddetto Ssadresc- sceriaat II Ben Mesud, morto 747 (1346) o tre anni piu tardi.

340) Mirkatol-wussul ila ilmil ussul, cioe la scala clie conduce alia scienza dei fondamenti (della fede e legge) di Mohammed Garanor, morto 885 (1480) (n.° 37).

341) Rausatol-ideina , cioe il giardino dei dotti dello Scheicli Ebn Ali Hussein Ben Yaliya Al-bochari; pare esser Testratto fatto di questa celebre opera dair/yci neir anno 1016 (1607) (n.° 26).

342) Miftah dares-saadet , cioe la cliiave della casa della felicita dello Sceich Scemseddin Mohammed Ben Ebibekr volgarmente detto Ibn Gaim Al-greisie, morto 761 (i35o). Non deve confondersi quest' opera col- r cnciclopedia del Tasckipresade die porta \ istesso titolo , e die non si trova in alcuna bibhoteca italiana , ne in altre europee pubbliche fuori die in quella di Gostantinopoli. Tre opere stimatissime eticlie sono le tre seguenti tutte dell' istesso autore Ebilleis Moham- med di Samarkand, morto 376 (985).

343) II Mokaddeme , ovvero i prolegomeni sulla preghiera (n." 41 ).

344) Tenbihol-gliafiliii we Jiaiatol-mutefikirin , cioe r ammonizione dei negligenti e la vita dei pensierosi (n.° 54).

346) Bostanol-aarlfin, cioe il giardino dei cono- scenti.

Ricchissima e la biblioteca dell'Istituto in opere die trattano dellc tradizioni orali del profeta:

046) Al-djamlul-kebir , cioe il raccoglitore grande del Bocharl ( n.*^ 71). Estratti ne sono stati dati ucl sccondo tomo dclle Mlnlere orlentall.

32 LETTERE SUI MA.NOSCRITTI ORIENTALI

347) Al-Mosjied , cioe T appoggiatore di Zakaria Ben Sceref Esc-sccafii.

348) Scehabol-achbar fil chadiss an ressulil-muchtar , cioe scintilla di notizic nolle tradizioni del profeta eletto : d Ebi Abdolbih Mohammed Ben Selame Ben Giaafer Ben Ali Ben Hakun Al-Kodhaai, morto 464 (1062) (n.° 25).

349) Commentario di alcuni luoghi del SaJihah ( akra raccolta di tradizioni ) di Ahmed Rumi di Akhissar (n.° 58).

350) Milel u nihel, cioe le nazioni e le sette dello Sccliristani , storia delle diverse religioni , celeberri- ma per gli estratti datine dal chiariss. Hyde; opera preziosissima che non mi era riuscito di veder pria neppure a Costantinopoli. Codice antichissimo gii\ scritto r anno 622 (i225).

Tra i mistici le opere classiche sono:

35 1 ) Kitabol-mclkut ^ cioe il libro della dominazione ( mistica ) del Kossai , tradotto in turco. Tratta in 65 capitoli di tutti i misteri deli' Islamismo e del Corano ( n.° 60 ).

352) Resaali Mahmud Efendi , cioe i trattati di Mahmud Efendi , mistico di gran grido presso i Tur- clii, scritti in turco con elegantissimo carattere Tanno 1 106 (1694), sono otto trattati etici, mistici e didattici.

353) Irsciadol kassld ila esna ol makassed , cioe direzione del bramoso al piu alto segno dello Sceich Ibrahim Ibnol-ssaid al-anssari , morto 794 (1391) , enciclopedia di sette scienze speculative e mistiche , della quale ha tratto grandissimo prolitto il Taschko- prisade nella sua enciclopedia ( n.° 3oo ).

354) Kitabol-tedbiratil-elahijet fi isslahil-memlekedl- insajiiet, cioe il libro delle direzioni divine nella cor- rezione della provincia del corpo umano, opera ce- leberrima di Mohieddin al-arabi (I'autore del Fussuss is Futuhes ) , nella quale espone la dottrina del! uomo Microcosmo ( n.° i23).

355) Isstilchatass-ssofiet , cioe le frasi dei Sofi , glossario mistico di Kemaleddln Ben Gemaleddin

E PARTICOLAUMENTE VJJABI. 33

Alcasei (n."3^(;), liascoloi;ia mistica, rarissiina, nel possesso (Iclla ([iiale mi trovo merce la sollccitudiac intatical)ilc fl(>l mio aniico li sig. cav. di Ilaab , in- terprete di S. M. 1. II. a CosLantinopoli.

3^6) Awanfol-nuunif, ciot- le cognizioni dclle srien- zc , opera classica dclla dotLriua dei Soli del celeber- nino Sdierwcrdi , inorto 656 (i258), nel possesso del quale mi trovo nierce deli' istesso lodato eorniuissio- nario mio.

357) Culsceni Wahdct, cioe il parlare di cose del- runita, pooma tuvco inistieo aggumtovi il Hallictol- rigial, cioe roriumieuto degli uomim deir.^«/i che

esj)onc la i;;ei\uThia mistica

358) Isstdikutol-ewlia, cioe la fraseologia dei Santi, poema inistico turco ( n.° 55).

359) II primo titolo della cnnoscenza delF auima tratto A^VC Alcldmia spintiiale del Ghazali (n."'63) turco.

360) Trattato d" aiitore scouosciuto compilato delle Futuliat (le coiKjiiiste ) e dclle Mliuuat (i fauali), III quattro capitoli, arabo ( n.° 46).

Tra 1(> slorie scgnero soltanto:

36 1 Tugcttcwankli, cioe la corona delle storie del Seadeddiii (tradotto in parte in italiano) e

362) Gcwuldr ct tewarikh , cioe- le perlc delle sto- rie che comieiie i fatti del grau Visir Ahmedpascia Ivoprili conquistatore di Candia.

363) II Feslikc, storia coiiosciuta di Ilagi Calfa dal- Ta^iiio icoi (1592), morto ic6o (1649).

36^) La storia del Fciiayi (stampata in Vienna) e

3(i5) Una storia dcH'assedio di Caminiec e dei fatti di guerra posteriori all" anno 1064 (i653), lo-o (i6(,o) (n." 109). ^ ^' '^

II vcro tesoro di qnesta collezione ricclxissima di codici orientali sono i j^cograli.

366) Due cdizioni del ^Bahrie, cioe Atlante marittimo ( cll Arcipeh.go e Mediterranco composto e delineato (hi Pin. Bcis. nipote del ccleJjcrnmo ainmiraglio Kemal Ixcis, clnamato dallo Snandu-xuo (p. -o j Canioh

Bibl iLuL T. LVI. 3

34 LETTERE SUI MANOSCRITTl ORIP.NTALI

valorosissinio capitano de' Turchi. Lo compose a Galli- poli r anno 927 (i52o), avanti la conquista cli Rodi. Oltie qucste due copie di Bologna ue esistono co- pie nella Vaticana ed alle biblioteche di Dresda e Berlino ( n.' 9 e 1 1 1 ).

367) La traduzione turca della geografia d^Ibn Sehl Mesalikol-memalek , cioe le strade dei paesi tradotte in turco da Scerif Efendi ad use del gran eunuco Ghazmtfar e dedicata a Murad III, codice di bellis- simo carattere.

368) Denis Kitabi , cioe il libro del mare, Atlante di cento carte marittime radunate da Null Efendi viag- giatore sotto il regno di Mohammed III.

369) Khiredetol aglaib , cioe la perla delle maravi- glie d' Ibnol Wardi , morto 760 ( 1 449) , conosciuto per gli estratti pubblicati nelle Notices et extraits des manuscrits de la bibliotheque du Roi.

370) Traduzione turca dellM^iai^oZ Machlucat, cioe maraviglie delle creature del Cazwini.

371) Fasail Mekka^ cioe la qualita eccellente della Mecca, turco ( n.'' 206 ).

372) Ziaret Chair il enam we Missbah il Kelam , cioe la visita del miglior degli uomini e la lucerna della parola, descrizione del pellegrinaggio a Me- dina, turco (n.° 167).

Tre grandissime curiosita sono:

373) Una raccolta di 25o disegni colorati, di co- stumi turchi presi tra tutte le condizioni e mestieri.

374) La raccolta di tutte le imprese delle bandiere dei Gianizzeri pubblicate dal Marsigli nella sua opera sullo stato militare dell'impero Ottomano. Finalmente

376) Una raccolta di module di scrittura nei di- versi caratteri usati neH'impero Ottomano, die non. lascia dubbio veruno suUa vera signilicazione dei nomi di queste scritture spesse volte mal delinite da chi ne scrisse tinora in Europa. Sono le scritture esem- plificate in cjuesto preziosissimo zibaldone:

1) Suluss Taalik, ovvero Taalik graude ;

2) Piccolo Taalik ;

K rARTICOLAKMENTE ARABI. 35

3) Suluss Ncschl , ovvero Neschi grande ( Si sa che il Neschi e carattere xar e^o^r^v arabo, e il Taallk persiano ) ;

4) Rihani, Neschi grande con lettere lunglie e tenui ;

5) Qclli, scrittura dci diploini;

6) Dinani, carattere di divano.

7) Siakat, carattere della camera di finanza a let- tere separate;

8) Kirma, cioe frattura, carattere derivato dal precedente ;

9) Rikaa, scrittura di suppliche (n.° 173) e rap- porti di giudice.

Una copia litografiata di questi caratteri un dono gratissimo sarebhe a tutti gli orientalisti die ne ri- marrcbbero obbbgatissimi al chiarissimo bililiotecario A. Mezzofanti , il quale ( come lo disse il Salvini del Redi ) ha cento li/igue in bocca. Sono ancora auto- rizzati di aspettare dalla sua Utriusque (Orientis, oc- cidentisque ) , vastissima erudizione la publjlicazione del catalogo dei codici orientali e degli esti-atti delle materie di ogni genere di scienze che si trovauo mal digeste nei I4.4 tomi dei manoscritti Marsigliani. lo non posso che lodarmi della grandissima sua cor- tesia coUa quale non mi negava alcuno dei codici do- mandati, anzi mi mostro quelli che non avrei trovato notati sul catalogo. Di akrettanta gratitudine mi sento ancora animato pel cortesissimo bibliotecario di Ra- venna il signor abate Snporiti , il quale prontamente levo ogni ostacolo opposto dal vicebibliotecario al copiar delle iscrizioni d'un tavolino turco sospcso al soffitto della biblioteca. Iscrizioni persiane e turche in vcrsi saporitissimi dei quali ho lasciato la tradu- zione alia detta biblioteca; e il testo della quale ho intenzione di pubbUcare altrove.

PARTE 11.

SCIENZE ED AKTI MECCANICHE.

Sulla prova in genere , sulla prova per confcssione e per docuincnti del sipior dotiore Pratobevera, vl- ceprcsldciite dell I. JR. tribiinale d Appello dell Au- stria Iiifcriore, menibro dcll'I. R. Commissione aulica di Icgislazione giudiziaria e politica. Verona , 1827, 1828, 1829, per Giuseppe Rossi editore. Ar- ticolo del professore Baldassare Poll

iVJ entre da una parte della Geritiania cresce e si dilata con vero cntnsiasmo la tanto famosa scuola istorica di giu- risprudenza fondata da Huso e da De Savigny , dalF altra si fa piu fiorente ed estesa ogni gionio la scuola del diritto filosoftco o della pura filosofia del diritto, la cui indole e naiura , il cui scopo e i cni principj noi vogliaoi cjui ram- memorare per farci strada alia ragionata analisi delle opera che usclrono da questa scuola , e die formano la serie de' piu recenti couiinentarj sulla legislazione anche del re- gno Lombardo-Veneto.

La scuola del diritto filosofico e ben diversa dalla scuola istorica , dalla scuola filosofica comunemente detta , ed an- che dalla scuola pratica , in che si dividono omai tutti i sistemi e tutti i modi possibili di trattare la giurisprndenza in Europa. La scuola istorica dichiarando le leggi il risul- taraento complesso della volonta del legislatore , e dello stato civile, morale, politico dei popoli , ha per oggetto di non istndiarle ne' soli testi attuali, ne come un sistema di iilosofia in cui conosciuti i principj si conoscono anche le coiiseguenze; ma si bene nel concatenamento successivo del presente col passato seguendo tutte le minime ed in- finite circostanze per le quali ti'apassarono le leggi, e ven- nero cosi varlamente a modificarsi. Qnindi il grande prin- cipio della scuola istorica si e questo : « Clie il diritto non e una scienza universale, assoluta , ma variabile e diversa.

non pero arbitraria : poiclie il diritto nasce e si svih.npa insensibilmeiite o siimiltanpamente colle concHzioni sociali.., Dal clie veilcsi la sciiola istorica preparare la fonnazioiie ed il rinaovameiito de' codici collo studio e coll' illustra- zione dei piu antichi nel diritto romanoi volgersi a ricer- che talvolta trbppo sottili ed aaclie troppo'' lontane ; ed essere anclie soverchiamente speculativa meiitre vorrehbe tutta fuiidarsi snlF esperienza (i).

La scnola filosofica comunemcnte delta e quella die a'^o- gnando alia fonnazione d' uii codice universale stabilisce il principio opposto a quello della scuola istorica, ossia riai- mutal)ilita delle leggi. Essa percio cerca ed analizza il di- ritto noil ne' particolari rapporti delle siiigole nazioni , ma nella forma dciruniversalita della ragione. A sifFatta scuola appartengono Montesquieu, Schmid , Filangieri , Beccaria , Bentiiam, Tliihaut. La scnola prndca alf incontro limitata , alia pura applicazione delle leggi e dei codici vigenti ia ciascliedun regno o stato , o s' innalza a' principj generali , ed alle tbndamentali teoriche di giurispvudenza , atfine di conoscere piii addentro la volonta del legislatore , oppure si ristringe alle piu ovvie applicazioni ouidata dallo studio niatenale e positive e talvolta anclie dairautoritii d' una cieca esperienza.

Da tutto cio si comprende quanto differisca da queste scuole quella del diritto filosoflco se non nella natura , nei mezzi e nel fine. II fine della scuola del diritto tilosofico . non e altro die quello di ridurre il nuovo diiitto positive ' al grado di scienza , siccome lo era il diritto romano; e di fare che i giureconsulti d' oggidi apprendano a fondo e coltivmo soprattutto codesta scienza per la piu giusta ed esatta applicazione delle loro leggi. \]a cotal fine e certa- raente necessario ed utilissimo, qnando si considerl ai grandi mutamenti della moderna legislazione , di cni ofl^rono ua esempio i codici austriaci, e quando si pensi die tntta la legale dottrina per noi tornerebbe a nessun pro nell' igno- ranza di quelli. D' altronde un tal fine non e ne ignobile, ne limitato anche per le menti piu vaste , mentre^le no- stre leggi civili essendo per una parte attinte al diritto romano, e per 1' altra alia pura filosofia del diritto ed

(i) V. Tliiniis on Bibiiodu'-qne du jurisconsulte, toui. 7.° Taris, l8a5. Revue eiicyclopcdique, aniiee 1826, torn. 3i.

38 SULLA PROVA IN GENERE , ecc.

anche a tutti i s'ist«nii clelle nuove legislazioni, presentano wn campo estesissimo di coltura , di meditazione e di dot- tripa. Ed e questo il fine die si propongono omai tutti i governi e gl' indlvidui stessi che si pongono ad esercitare la giurisprudenza. II giureconsulto deve conoscere soprat- tutto le leggi del proprio paese. Tutti i suoi stndj , tutte le sue speculazioni anche sulla giurisprudenza universale debbono sempre riferirsi all' intento d'acquistare la nozione pill profonda in quelle. Ne con cio vuolsi escludere dalla scuola del diritto filosofico la dottrina pin ampia delle leggi ed i principj delle altre scuole : che anzi coUa parola stessa di diritto filosofico cui ella assunse siccome propria deno- minazione , indica chiaramente essere inseparabili dalle sue viste e dal sue sapere le scienze del diritto naturale, base a qualsiasi giurisprudenza , e la filosofia delle leggi in tutta la sua estensione.

I mezzi che la scuola del diritto filosofico ha finora messi in pratica al conseguimento del proprio fine sono : i ." i commentarj ; a.° i trattati. I commentarj sono quelli che sviluppano il senso letterale della legge giusta 1' ordine delle materie e de' paragrafi facendosi per siffatto modo chiare e inanifeste le sue disposizioni e la sua influenza sopra i varj rapporti giuridici. Di questi commentarj ce ne.ha parecchi per cinschedun codice anche tra noi ; ed 1 piu nominati sono quelli di Ztiller e di Schuster sul Codice civile universale, di Jenull e di De Egger sni Codice penale, di Kiidler suUe gravi trasgressioni di polizia, di Schleiden e di Fuger sulla procedura civile. In questi commentarj per- tanto pill o meno facili, piu o meno estesi, e che si con- siderano siccome il primo grado alia scienza progressiva della legislazione austriaca , si ha lo scopo immediato di studiare le leggi ne' codici siccome un sistema gia formato di principj e di conseguenze : sicche non si ha da far altro per essi che raggiungere il vero spirito della legge dal suo senso e dalla sua espressione nell' ordine pero sem- pre ch' ella seguita nelle sue materie , onde rettamente ap- plicarla.

I trattati all' incontro che sono materlali di giurispru- denza d' un grado piu elevato espongono e sviluppano le varie materie de' codici con nn ordine tutto proprio , in- teramente scientifico e diverso da quello del legislatore. Quindi in essi si assumono a parte a parte le singole

DEL DOTTORE Pn\TOBEVERA. Sq

materie, e si ricorre alle massime del dlritto filosofico per ispiegarle , si cercano i principj ed i niotivi die Imnno dettata la legge , si propongoiio e si sciolgoiio i piu ardiii problemi, mettendo in coiisonanza ed in rapporto di pros- simita le disposizioni piu disparate e piii lontane afTinche da ciascheduna materia cosi esposta e discussa emerga un tutto sistematico e ben dimostrato che abbia in se tutti i caratteri della scienza. Tra questi trattati si coinprendono quelli che si vanno pubblicando in Verona trasportati nella nostra favella; e da cui trarrenio argomento ad alcuni ra- gionamenti dando principio col sig. Pratobevera.

II sig. Pratobevera illnstre magistrato e dotto estensore dei Materiali di ginrisprudenza per gli Stati Austriaci (i), e di cui si fece gia onorevole menzione in questo gior- nale ( touio 5i.% quaderno di setteinbre 1828, pag. 409), ha toko a discutere 1' intera teorica delle prove secondo il regolamento del processo civile; e noi a quest' ora ab- biamo tanti trattati quanti ci vogliono a renderla compiuta. Siccome pero sarebbe troppo ampio subbietto ad un ar- ticolo lo assumerli tutti, cosi ci limiteremo al tre prinii, i quali servir potranno di saggio anche per gli altri.

La teorica delle prove e la' parte di tutta la procedura clie meno soggiacque a variazioni in tutto il ragionevole positivo che vi ha nella civile giurisprudenza delle varie nazioni. Questa teorica siccome nacque nel jus romano, e siccome venne insegnata ne' librl de'dottori, si e tramandata quasi intatta insino a noi , salvo le poche eccezioni oppor- tunamente introdotte , onde modellarla sul difFerente slstema giudiziario accolto dalle moderne legislazioni. E cio era ben naturale , quando e certo che i primi ritrovatori delle prove colsero a dirittura ne' grandi principj dell' universale ragione , ed in quelle massime assolute che attribuiscono alia giurisprudenza anciie come scienza di autorita, gl' in- commutabili caratteri della verita e della certezza per tutti i tempi e per tutte le nazioni.

Consapevole, anzi maestro il Pratobevera di questi prin- cipj e di queste massime si fa ad esporre la teorica delle prove secondo il regolamento anstrlaco, incominciando col- I'ordne di questo regolamento medesimo, cioe dalla prova

(1) Matprialien fur GcsetzkunJe und Rechtgpflege in den Oe«ter- reicli. Staaten. Wien.

40 SULLA PROV.V IN OENEDK , CCC.

ill c;piieve , c percorrendo atl uno ad uno i varj mezzi d'l prove. Noi segniteremo fcdeli cotesto ordine esponendo in breve le dottrine ed i ragionamenti deirantore snlla legge, ed. aggiugnendovi soltanto que' riflessi che cadranno ia ac- concio per chiarire vieppiii i suoi peiisaineiiti.

II Pratobevera aiializza la prova in genere : i ." nella sua indole e natura ; 2." nelle sne specie-, 3." nel suo oggetto e subbietto f, 4." nel concorso o nella collisione delle prove. Quest' assunto e qnesta partizione di materie sono piu die suflicienti a diniostrare cosa sia la prova in genere , e quali le sue principali relazioni col suo pratico uso nella pro- cedura conienziosa.

Rispetto air indole e alia natura della prova, dopo aver ammesso il Pratoljevera clie nella giustizia si civile clie penale doljbiatno accontentarci della probabilita istorica venuta al suo grade supremo nella morale certezza, viene a diilinire la prova : /< Un fondamento dalla legge appro- » vato in. virtii del quale il giudice acquista la legale con- » vinzione d' un fatto controverso necessaria per ricono- » scere un diritto. " Per sifTatta idea o diffinizione della prova in genere , e evidente che la prova giudiziaria e assolutamente diversa da qualunque altra istorica , comune o stragiudiziale ; che il giudice non puo accogliere siccome fondamenti della jjrova se non quelll indicati dalla legge, e nel niodo da essa prefinito i die la prova non puo es- sere ne pin, ne meno di quella che basti al legale con- vincimento •, onde non puo ordinarsi ne una prova diversa, ne niaggiore , ne minore , ne irrilevante o superflua ; che la prova non cambia ne qualita , ne natura per la diversa forma del processo. Deterniinata la prova, 1' ordine delle idee conduce a determinare la riprova o la controprova. La riprova o controprova altro non e u che I'immediata di- » struzione della prova suU' identico argomento probato- " riale. " Essa adunqne in sostanza e una vera prova che opera in contrasto ed a guisa di reazione , ossia con un modo accidentalmente diverso della prova. Ella percio viene intrapresa ed eseguita nella mauiera e co'' mezzi stessi della prova. E qui in ordine alia riprova s' industria il Prato- bevera a mostrare colla maggior chiarezza ed acume le differenze tra la riprova alnieno nel suo vero senso e le eccezioni, ossia le repliche od assolute prove offensive, quand' anche e le une e V akra nelF clfetto vengano a

T>ri. DOTTOKE TK \TOBi: VFtl\. 4I

confomlcrsi insieme. La riprova secondo il Pratobevcra sorge dallo stesHO assnuto probatorio dell' avveisario ; e le ecce- zioiii consistono in nuovi assunti ed in nuovi fa'tti; sicche le prove cbe adduce il reo a sostegno dclle proprie eccezioni non soiio liprove. La riprova si riserva tanio all' attore quanto al reo ; e le eccezioni non sono proprie clie al reo.

La riprova puo o non pno aver luogo, ossia e condi- zinnata al metodo di difesa ed alia prova clie tende ad abbattere ; nientre le eccezioni sono costanti ed lianno semprc luogo contro I' attore. Quindi se non si e efl'ettuata e se non e riuscita a caglone d'esempio la prova testi- nioniale , torna inutile la riservata riprova testiinoniale. Tutte queste differenze pero sottilniente assegnate dal no- stro autore pare cbe scompariscano quando si abbia ri- guardo al niodo di proporre la riprova, ed al suo efi'etto . II modo di proporre la riprova non puo essere cbe quello delle prove e delle eccezioni , ossia 1' anticipata regolare ofl'erta de' mezzi cbe tendono a fondarla. L' ell'etto della riprova si e quello delle eccezioni ; poiclie essa quantunque tenda a diriinere V avversario assunto da' snoi stessi fon- damenti , pure non produce ne piu , ne meno di cio clie nasce dalle eccezioni allorclie siano perentorie. Percio in senso nostro la riprova non diversifica in pratica dall' ec- cezione e dalla prova se non accidenfalmente ^ ond' e cbe la legge stessa al § aSa determina cbe in ordine alia ri- prova debba osservarsi tutto cio clie e prescritto sulla prova.

Fissata per tal modo 1' indole e la natura della prova giudiziaria, trapassa il Pratobevera alle sue specie dedotte o dal diverso suo valore o dal vario modo di etfettuarla. Queste specie sono i."^ di plena o perfetta. semipiena o im- perfecta , semipiena matrgiore o minore o dimostrativa ; 3.^ di onlinaria o solenne , soinmaria , pura o inista; 3.'' di muiirale o diretta , artificiale o indireUa e liquida. II Prato- bevera porge cbiarissinii esempi di tutte queste specie di prove tolte dal nostro processo civile. It documento pri- vate riconosciuto, o la concorde deposizione di due testi- nionj irrefragaljili formano la pro\'a picna o perfetta. La deposizione di piii testimonj viziosi da valutarsi dal giu- dice costituisce la prova semipieua o iniperfetta , la quale puo essere o semipiena maggiore o semipiena minore se- condo le varie circostanze. L'isolata asserzione d'un testi- monio vizioso e una preswnzione nieno di mezza prova.

4a SULLA. TROVA IN GENERE , CCC.

un adniinicoh. L' indicazione d' un motivo plansibile al- r otteiiimento d'una proroga e una prova imperfetta dimo- strativa. La "prova eseguita con tutte le formalita ordinarie e ordinaria e solenne. La prova in cui si omettono alcune di queste formalita e sonimaria o meno solenne. La prova o dei soli documenti o dei soli testimonj o del solo giu- ramento e pura. La prova che risulta degli uni e deiraltro e mista. La prova che persuade immediatamente e per se medesima e diretta o naturale. La prova che trae a con- vincimento per altri raziocinj e per induzione e artiiiciale o indiretta. Se noi conveniamo su tutte queste specie di prova luagistralmente esposte dal Pratobevera, mentre non sono che impliclte e ridotte a pratica nella legge , non possiamo cosi agevolmente cessare dal dubbio clie abbia valore di prova semipiena legale la deposlzione d' un testi- monio irrefragabile , siccome e sentenza di altri scrittori ; come pure non sappiamo se sia abbastanza fondata la pra- tica di ammettere per prova piena un testimonio irrefra- gabile ed il giuramento suppletorio della parte interessata sia per 1' intrinseca natura della prova stessa per testimonj , sia per le espressioni della legge (i). La prova testimoniale non pno materialmente dividersi per meta. L' efficacia e la credibilita di questa prova risnltano dalla concordia di piii testimonj , la quale e per se stessa un tutto indivisibile. La legge vitole che si ammetta a supplire la prova colla deposizione d' un solo testimonio irrefragabile in concor- renza di altri admiiucoU (§201). La legge concede il giu- ramento suppletorio della parte ogni qualvolta siasi addotta una prova o semipiena o piu che semipiena ^76). Inol- tre se tutte le leggi e la ragione escludono i testimonj sin- golari e dissenzienti; se esse ricercano due testimonj non soggetti a veruna eccezione per ottenere una piena prova legale , come pno mai essa risultare o compiuta con uno de' testimonj assolutamente vizioso , ovvero anche semipiena con uno soltanto irrefragabile e per se solo inetto ad ista- bilire qualunqne principio di prova Unius ornnino testis re- sponsio non audiatur , etiainsi prcectarcn curies honor e prcefal- geat (L. 9, Cod. de Test.)' D'altronde si avverta bene che la legge allorche permette la prova colla deposizione d'un

(i) V. a pag. 23 sulla prova in geneie e a pag. yS e 78 sulla prova testimoniale.

DUL DOTTORE TRVTOBEVEnV. 48

testinionio Irrefragabile , la permette in concorrcaza di altri adminicoU ; ne sapremmo affermare se questa parola di altri adminicoli corrisponda al giuramento suppletorio che lia tutt'' al plii il valore di semipiena prova (§276). Per consegnenza sembra che per la stessa espressione della legge non sia cosi sicura una sifFatta opinione. AH' indole e all.1 natiira della prova ed alle sue specie dovevano suc- cedere naturalmente i principj sulla prova, i quali ne for- niano tutta la teorica. TtiU principj sono : i." che cliiunque sia attore o reo e in olibligo di provare i fatti die allega in giudizio, salvo il caso delle presunzioni fondate sur una legge particolare che esimono da quest' obbligo della prova; a." che si debbono provare i fatti soltanto contenziosi , non quelli gia provati , notorj , conosciitti od ammessi e confessati espressamente; 3.° che i fatti non contraddetti e non impugnati si hanno per veri in conseguenza d' una presunzione juris et de jure ; 4." che non si debbono pro- vare le negative ; 5.° die la coUisione delle prove non cade suUe contraddizioni inerenti nelle prove d' una sola parte, ne sopra fatti diversi allegati da ambedue le parti, ne suir alterna produzione delle prove ; ma si bene sulle prove opposte sullo stesso oggetto e sopra lo stesso fatto influente al convincimento del giudice ; 6." che 1' eifetto della coUisione si e quello di distruggere le prove contra- rie ed opposte fino al punto che s' uguagliano nel valore e nel grado della loro credibilita ; 7." che nel regolamento austriaco non si puo ingiungere , ne ammettere alcuna prova diversa od una prova niaggiore terminate le dedu- zioni delle parti ; 8." che nel processo civile austriaco non vi ha distinzione tra 1' ofTerta o produzione delle prove e r intraprendimento o discussione sovra di esse , essendo obbligo di anticipare e di promovere in ciaschedun atto e r una e T altro sotto pena di perenzione d' ogni diritto all' uso delle prove. In cio devesi lode al Pratobevera non solo perche abbia esposta e sviluppata con tutta chiarezza la dottrina che si contiene in questi principj e nelle opere classiche de'dottori; ma anche perche con tale trattazione fa evidentemente conoscere la dissomiglianza che vi ha tra la procedura austriaca e la romana e quella di altre moderne nazioni. La procedura austriaca e unica forse nel rigore e nella preclsione delle prove e delle presunzioni. Essa e la sola che amiuetta per vere e per prova te le

44 SULL\ PROVA IN GENERE , CCC.

circostaiize til fatto non contraclJette. Essa e la sola forse che accnmnli in uii solo atto o processo la trattazione del merito e deile prove. Contro a queste iiovita insorsero natnralmente de' dubbj , ed il Pratobevera si fece a scio- glierli e a dilucidarli ; sicche anclie ia questo si ravvisa sempre piu qaanto sia fondato lo studio che pao farsi sopra tale antore.

A compimeato della teorlca della prova in genere ri- iTiangono a sclogliersi qiiesti pi'obleini: i.°clie cosa sia da provarsi ;, 2.." da clii; 3.° qual sia T elTetto della prova. II Pratobevera risponde sagacemente a tutti afFerinando die debbono provarsi i soli fatti ; che non si debbono provare le leggi od i diritti , a meno che non risguardino leggi straniere ; che la prova deve essere fornita dall' attore e dal reo in qualnnqne forma; che suppliscono alia prova le presnnzioni di Icgge o le prove juris et de jure ^ in quanto le prime formano un' interinale verita fiuche non vengano distrntte , ed in quanto le seconde esclndono per- fino la prova in contrario; che le prove si sonuninistraiio dai litisianti o dai loro avvocati e patrocinatori ; die T ef- fetto costante della piena prova leo;ale e la coiivinzione del giudice , e quindi la perdita o il conferimento del di- rltto die ne dipende •, come V eftetto costante della prova non somministrata si e rassolnziane o la condanna secondo la parte che F ha ominessa.

Percorso il trattato della prova in genere , si venjia a quelli snlla prova per confessione e per documenti. II trattato stiUa prova per confessione si parte dal Pratobe- vera in qnesti capitoli : i." idea della confessione; 2.° sue specie; 3.° siioi reqnisiti o proprieta ; 4." suoi eil'etti. La confessione e il primo tra i niezzi di prova secondo il regolaniento giiuliziario. La confessione e il piii sicnro fon- damento pel giudice alia conoscenza del vero e alia con- segnente determinazione del diritto. La confessione in senso lato slgnifica qualnnque dichiarazione relativa a circostanze di fatto. Non e in qnesto lato senso che la legge ed il uostro trattatista prendono la confessione. Essa per V una e per 1' altro e = La didiiarazione con cui alcuno ricono- sce per vera qualche cosa che deve valere contro di lui. = In tal gnisa la confessione non e che una prova di fatto, si distingue dalle proinesse, dalle obbligazioni o rinunzie giuridiche ;, e merita tutta la fede siccome un trionfo della

DEL DOTTORE PRATOBEVERA. ^5

verlta sulle contrarie teadenze del pi-oprio vantaggio. Cio clie e caratteristico della confessione nel processo civile si e che essa vale pei* se sola al couviiiciraento del gludice, lueatre nel processo criniinale il gindice e obbligato ad investigare d' ullicio noii solo T inti-inseca verislinigliaaza della confessione , ma anche le esterne circostanze che pos- sono renderla valida e sincera. La ragione di tanta difFe- renza e evidentissima. Nel prime processo noa si fa che disporre liberamente e volontariamente de' proprj diritti a cm ciascheduno puo rinuaciare. Nel secondo all' invece si debbono togliere i diritd aki-ui piu sacri e contro la volonta de' loro posseditori^ il che non puo farsi , secondo i principj dell' universale giustizia , senza il litolo d" una reita iudubliiamente comprovata.

L' oggetto della confessione sono pure i fatti, necessaria materia a qnahintjue genere di prove giudiziarie. Quiudi le confessioni o ammissioni di diritto o d' interpretazione della legge a nulla montauo, ne recano giamraai danno a chi le abbia fatte. Inoltre siccome il fatto proprio e 1' al- triii puo olibligare legalmente secondo i varj rappord di diriito ; cosi possono essere oggetto della confessione si le azioni nostre clie quelle de£;li altri ; si le proposizioni ne- gative che le affermative riferibili a fatti od azioni , av- vertendo pero senipre che il pregiudizio delle altrui azioni per efFetto della confessione nostra noa puo clie percuo- tere noi stessi, divenendo per simile maniera nostre cosif- fatte azioni , ed essendo assurdo che la sola volonta nostra debba operare obbligatoriamente per i terzi.

La confessione e giudiziale o stragludiziale , espressa o tacita , sempllce o assoluta , composta o qualilicata. La giu- diziale puo essere scritta o verbale, espressa o tacita. La stragludiziale non puo essere che espressa. L' una e 1' altra yu'o essere assoluta o qualilicata, quantunque di diverso valore e di diversa eflicacia pei.diversi retjuisiti dell' una e deir altra. La confessione giudiziale e piu comune e piix iniportante della stragindiziale. II Pratobevera parla percio pill distesamente di (juella che non di questa.

La confessione giudiziale espressa debb' essere i." libera i a.' seria •, 3.° iiitelligibile ; 4.° bea ponderata ; 5.° fatta in no regolare atto giudiziale e da pcrsone abili a comparire in giudizio e a disporre validamente de' loro diritti. Se manclii uno di cotcsti rcquisiii la coiifessioue e nulla , o

46 SULL.V rUOVA IN GENKUK , CCC.

not! sommlnistra piu V intera prova. Intorno al requlsiti della confessione giudiziale il Pratobevera propone le piu ardue ed utili quistioiii : i .* se valga la confessione fatta innanzL al giudice non sedente pro tribunali ; i.* se sia regolare la confessione non accettata o fatta in assenza della controparte ; 3." se sia da ammettersi la confessione fatta innanzi al giudice incompetente. La prima confes- sione , dice il Pratobevera , non ha che il valore d' una confessione stragiudiziale. La seconda e sussistente da se non es»endo essenziale 1' accettazione. La terza e ugual- mente valida, bastando all' uopo die il giudice abbia la giurisdizione civile. E questa sua opinione 1' appoggia il Pratobevera ai fondamenti di leggi analoghe , e tra gli al- tri alia legge che le transazloni fatte innanzi alle autorita politiche hanno forza di giudiciali appuntameilti. In ordine pero a quest' ultima quistione non dissimula I'autore tutta la gravezza del dubbio, essendo principio costante di legge che la nuUita assoluta del gindizio per incompetenza an- nuUi e distrugga anche tutti i snoi atti. A cio si agginnga che sarebbe difficile il trarre 1' interpretazione veramente analogica dalT esempio citato dal Pratobevera; poiche alle autorita politiche concedeudosi la facolta di fare appun- tam.enti, si concede con essa non solo una parte di giu- risdizione civile, ma eziandio la conipetenza. D' altroiide alio scioglimento della quistione per giusta analogia sarebbe necessario provare clie in qualche caso la legge abbia am- raessa per valida la confessione fatta innanzi alia Polizia sopra circostanze del tutto estranee all' oggetto delle con- venzioni stipulate appo alia niedesima. Questo caso non potrebbe giammai verificarsi mentre la legge anche ulti- mamente dispone ( Notificaz. 4 marzo 1824, § 9) che perfino nell' esperimento di conciliazione , il quale e sem- pre fatto innanzi ad autorita competent! , non possano re- car pregiudizio, nemmeno come confessione stragiudiziale, le ammissioni e dichiarazioni che in quella avessero fatte le parti. Quindi parrebbe piii conforme ai principj della nostra legge il ritenere nulla la confessione fatta innanzi al giudice incompetente.

L' effetto della confessione giudiziale conslste sempre neir essere pienamente provata la circostanza giudizialmente ammessa. Quest' effetto per altro si limita alle stesse per- sone cd al medesimo pi-ocesso , sicche essa non nuoce ,

DEL DOTTORE PRATOBEVERA. 47

ne giova ai terzi , ne pub usarsi in un giudizio clivei^so. Ad onta clie sia cosi seinplice questa dottrina sull' efFetto costante della confessioae gludiziale, pure nascono su di essa le seguenti quistioni : i/ E irrevocabile la confessioae quand'anche fosse noil vera , e fatta scieatemente erronea ? 2." La confessione fatta in un giudizio tra date parti non potra ella valere per altri atti e per altre persone? la quanto alia prima il Pratobevera e giustamente di parere die la confessione non somministrando se non che una prova ed una foruiale certezza , raa non gia un diritto formale , od una presunzione juris et de jure , possa venire ritrattata , allorche sia falsa tanto coUa controprova , quanto colla restituzione in intero. Rispetto alia seconda egli pure giustamente afFerma die la confessione in una lite quando sia espressa, prova pienamente in altri processi tra le stesse parti e tra i loro successori a titolo universale e particolare •, che i terzi nel niodo stesso che non si pos- sono giovare d' una sentenza proferita tra altre persone, cosi non alibiano a trarre verun fondamento di prova da una confessione fatta seiiza il loro concorso.

Dopo la confessione giudizlale espressa viene il Prato- bevera alia confessione giudiziale tacita ammessa dal re- golamento austriaco, e singolare nella comune legislazione , adducendo le ragioni che la giustificano, e die servono a sciogliere le controversie intorno alia medesima. La con- fessione tacita giudiziale per la quale si hanno per vere e per provate le circostanze esposte negli atti a cui la controparte non da risposta , o ne da una soltanto ambi- gua, e una presunzione juris et de jure : quindi irretrat- tabile e che non ainmette prova in contrario. La legge poteva sicuramente stabilire questa presunzione, sia a ca- stigo della disubbidienza e della contumacia al precetto di rispondere alle singole circostanze di fatto avversariaraente aft'ermate, sia pei vantaggi che vengono dal rigore di que- sto castigo nello stimolo delle parti contendenti ad esporre con maggior lealta e con maggior precisione i fatti, nell' al- lontanamento d' ogni dubbio dalP animo del giudice per rettamente giudicare , allorclie tutte le risposte sono chiare e positive , come anche nella dimiauzione d' ogni pericolo di danno sia pel prooesso scritto , sia pel processo verbale, quando nell" uno e ingiunto V obbligo di chiare ed apertt

48 SULLA. niOVV IX CILNEKK, CCC.

nianifestazioal , e cjaaado iiell' altro interviene il giudlce stesso ad ottenerle.

La confessione giadiziale sia espressa , sia tacita di re- gola lion puo farsi die dalle parti ;, ma il Pratobevera sog- giniige anclie dai terzi , enimieraiido poco dopo per terzi i tatori , i ciiratori, gli ammiiiistratori, gli avvocati e tutti gli altri legittimi rappresentaiiti. Noi sospettiamo clie qui non corra T espressioae , poiche in diritto i terzi non sono, ne possono essere propriamente cjueste persone, uia si bene quelle clie non lianno veiun rapporto giuridico d' inte- resse o di rappresentanza colle parti litiganti nell' aiiare clie trattano.

E tanto pill ci confermiamo in questo sospetto in quanto die r autore poco dopo soggiunge /i die la confessione d' uno de' consorti di lite non Iia forza die contro di lui pel principio die nessun Cerzo puo disporre de' nostri di- ritti. Dal die nascerebbe confusione per 1' uso cosi vicino dello stesso vocabolo in un significato tanto diverse " (i). Cio avvertito, la confessione massimaiiiente tacita fatta da legittimi rappresentanti , ed in ispecie dagli avvocati sara essa irrevocabile ? li Pratobevera sta per la revoca, sugge- reiido il riniedio della restituzione in intiero alia parte pregiudicata per isbaglio del suo patrocinatore nel non contraddire espressamenle alle circostanze avversarie. Ma non sara egU permesso di dubitare di quest' opinione ? Non determina forse la legge tassatwainente i casi della restitu- zione in intero , iimitandola ai nuovi mezzi probatorj e air incolpevole scadenza di un termine (§476)? E come ci puo essere errore di confessione in una confessione ta- cita , presunta ? E dove puo esservi errore quando si sa o si deve sapere cosa si espone , cosa e da ammettersi j cosa e da impugnarsi ? E non c' e Tazione del iiiandato verso gli avvocati colpevoli o negligenti? Ed ammeitendo questa restituzione in intero non si potrebbe dar luogo a dolose coUusioui tra la parte e T avvocato a dannoaltrui, e a disprezzo del giusto rigore della legge ?

(i) Noi abbiauio fatte indarno tuite ie vicerche dell' origiuale » onde confrontaodolo coUa traduzioae ci fosse dato di vedcr tolto o vieppiii confermato questo nostro sospetto. Rimettiaiuo adun- que i nosti-i Icggitori a questo per iion anisdiiaie un uial fon- dato giudizio.

DEL DOTXORE I'RATOBEVEUA.. 49

La coiifessione stragludiziale si ainmette dal regolaniento ora come mezzo Ui jirova perfetta, ora come mezzo di prova imperfetta. La confessioiie stragiadiziale non puo essere perfetta prova, se noa quando venga fatta a qual- cliediino da cni il coiifesso sapesse eh"' egli aveva interesse a risapere la verita. Qniiidi se la coiifessione stragiudiziale sia fatta ad nn estraneo, ad uno clie non alibia veruna manifesta relazione coll' oggetto della confessione , essa e inia conlidenza innociia , una ciarla per loquacita , una coiifessione inconsiderata e non volontarla. Nella confes- sione stragiudiziale, aflinche essa produca intera prova, oltre a qaesta circostanza , debbono concorrere tutti i re- qiiisiii della giudiziale, di maniera clie e nulla quella quando lo e (jiu-sta. Per altro la coiifessione sia giudiziale, sia stragiudiziale piio essere semplice o pnra , ovvero mista o qualificata. Sorge sn quest' ultima specie di coiifessione la tanto dibattuta quistione sulla sua inscindibilita ; la qual quistione si risolve tutta dal Pratobevera nell' esaita distin- zione fra cio clie la confessione qualificata contiene in se come negativa , e cio che essa raccbiude siccome replica. Pertanto secondo il Pratolievera se si atnmetta il fatto, ma con delle circostanze essenzialmente diverse sul fatto medesimo, allora non e piii confessione, ma negazione di confessione ; ed allora sta il principio clie la confessione deve accettarsi per vera nel totale, o deve 1* avversario introdurre altra prova. Glie se in vece si ainmetta il fatto con circostanze posteriori tendenti a distruggerlo, allora la confessione non si accetta nel totale, ed e obblii>ato il conliiente a provare questi fatti posteriori e separati, onde sortano I'eiFetto della prova. Un' altra maniera anclie piii facile per conoscere i cast dell" iasrindibilita della confes- sione pare che sia quella suggerita dalle stesse espressioni della legge. Essa viiolc die la confessione quando sia Tunica prova , si accetti nel totale , ossia qual e stgiiita nel iliscorso metlesiino , e sopra il medesimo oggetto ( <^ 168). Dunque i due dati per ritenere V inscindibilita della confessione sarelibero sempre le due simultanee circostanze: i.' del medesimo discorso ; 2." del medesimo oggetto. Dunque non sara inscindibile la confessione per quelle circostanztf che si aggiungono in altri discorsi , quantunque abbiano rap- porto coir oggetto della confessione , come non lo sara per quelle che quantunque esposte nelio stesso discorso, pure £ibL Ital. T. LVI. ±

5o SULLA PROVA IN GENERE , CCC.

non rignardano menomamente air oggetto della confessione. Tuttocio sia detto per chiarire seiupre di piu 1' opinione ed i principj dell' autore intorno all' inscindibilita della confessione.

Al trattato sulla prova per confessione succede quello suUa prova per documenti , la qual prova si esamina dal Pratobevera col solito ordine , ed e distribuita in qneste niaterie : i.* sulla natura del documenti i a.° sulla loro specie o cjuallta •, 3.° sulla loro forza provante ; 4.° sulla loro produzione , ispezione , erezione o rinnovamento.

Per documenti in senso ristretto di legge intende il Pra- tobevera — Tutte le dichiarazioni o attestazioni scritte dei fatti. Ne' documenti egli guarda: i." all' autenticita ^ 2.° alle persone ; 3.° alia qualita della dichiarazionei 4.° alia forma. Queste condizioni sono assolutamente indispen- sabili alia loro efficacia, siccome prova giudiziaria. I do- cumenti non sono autentici per vizj materiali ed esterni di abrasioni , di alterazioni, di cancellature , di falsita. I documenti non autentici non appartengono piii al loro autore, sono come non esistenti , e perdono tutta la lor forza provante. I documenti, sebbene autentici, non fanno stato se la persona clie gli ha scritti era incapace alia testimonianza , alia confessione o a quella dlcliiarazione qualunque ch' essi contengono. I documenti quand' anche autentici e distesi da persona abile non sono piii compro- vanti, quando comprendano una dichiarazione oscura, in- determinata , inverisimile , assurda ed inetta ad una giu- ridica obbligazione. I documenti in fine sono nulli , se abbiano difetto di forma esterna generale e particolare. I documenti pero quantunque provveduti di tutti questi requi- siti non hanno con se un' immediata evidenza della loro auteaticita e della loro regolarita. La legge presume I'una e r altra finche non rlsulti il contrario.

I documenti sono puljblici o privati , originali o copie. I pubblici sono giudiziali o stragiudiziali secondo la qualita del loro estensore. Tutte queste specie di documenti hanno la loro forma generale e particolare. La prima e comune a tutti. La seconda si richiede in certuni soltanto. I do- cumenti pubblici difFeriscono dai privati; e percio produ- cono anche diversi efFetti. Ai documenti pubblici si presta piena fede per se soli e immediatamente sui fatti die com- prendono contro chiunque. Quindi il producente e dispensato

DEL nOTTOUE rRATOBEVERA. 5 1

In essi da ogni altra prova; e tocca solo all' avversario ad assmnere ogni prova per la loro contraddizione. Al documenti prhati non si presta fede die contro il loro autore e se non e provata la loro autenticita. Sicclie in fjuesti deve ricorrere il producente stesso alle opportune prove per farii valere. (^iiesta e la caratteristica e vera dilFeienza die assegna il Pratoljevera fra le due specie pill note de' documenti. Questa e la nianiera con ciii egli procede a discorrere della credibilita in ciascheduna specie di documenti.

I documenti pubblicl non sono credibili se abbiano segni di falsita o di vizj esterni •, se il loro estensore non sia una persona giurata , autonzzata a siniili atti , e non avente alcun interesse in cjuesti ; se il loro contenuto sia ambiguo , confuso ed oscuro al punto di non lasciar scor- gere la volonta delle parti ; se non abbiano le neces- sarie formalita, come sarebbero i testimonj ne' testa menti giudiziarj o ne' protocoUi d' esame dei testimonj. Anclie in ordine alia credibilita de' documenti publilici propone il Pratobevera important! quistloni : i.* se sia esseuzialmente nuUo il puljl)lico atto mancante di data, di testimonj o di suggello;, a."" se sia necessaria alia validita de' protocolii giudiziali la firma delle parti; 3." se si possa deferire il giuramento coiitro i puliblici atti; 4." se i reglstri di con- tabilita siano atti puliblici , e se provino a favore e contro il lisco ed i terzi. In ordine a tali qaistioai egli si tiene per le prime alia negativa e per le seconde all' affermativa jnterpretando sempre lo spirito piu vero della Ip'ige, e ridiiamando a sussidio tutte le disposizioni analogbe cbe possono fondar meglio la sua opinione.

In quanto ai documenti privati sta il" principio cli' essi qualora abl.nano tutti i recjuisiti gia esposti, fanno plena fede contro il loro autore selibene egli non gli abbia che iirmati. La legge pero intorno ai documenti privati, sic- come osserva il Pratobevera , prescrive delle formalita generali . pardcolari , essenziali e di puro ordine o caiitela. Le prime si richieggono in tutti i documenti privati ; Ic seconde in certi documenti privati soltanto. Slcche per tali formalita generali e particolari e assai diversa una scrittura privata qnalunque da un cbirografo di debito per mutuo \ come pure uno scritto privato di chi sappia scrivere da uno scritto privato di pprsona im[)oteate a

52 SULLA PROVA IN GENERE , CCC

firmarsi. Le formallta essenziali ove siano violate annul- lano gli atti privati. Le formallta d' orcllne o di cautela in vece , quando noii si osservino , tolgono ad essi uno o piu gradi di prova , o lasciano Iiiogo a delle eccezioni. Qniadi la credibilita ed il valore de' privati docnmenti dipendono per una parte dalla loro forma e per l' altra dalla loro ricogiiizione. Qnella si ottiene nelT osservanza delle formalita sopraccennate. Questa colP espressa o tacita approvazioae del loro autore ■■> oppure colla comparazione tlei caratteri.

Dopo aver parlato il Pratobevera delle specie de' docu- menti e di tutti i loro requisiti slccome mezzi di prova , vieiie a cliindere il siio trattato : i." colla produzionej 2.° coir effettuamento;, 3.° colla coUisioiie i colla coii- servazione di questa prova. Intorno alia produzioiie della prova per documeati si deve ammettere il generale prin- cipio del Regolamento giudiziario clie tutte le prove ed i relativi ricapiti si presentaiio e si disciitono col merito della causa. Tale produzioiie conslste nelP esiblzione o co- iTiunicazione si in copia che in originale de' docunienti stessi , qualora siano in possesso del producente oppure gli sia dato di averli o perclie destinati alia pubblica ispezione , o perche di ragione comune ; altrimenti egli lion avrebbe 1' azione ad edendutn vel ad exiiibendum , onde costringere T avversario a nietterli fuori per la nota niassima di diritto ti Cum neque juris, neque sequitatis » ratio permittat alienorum instrumentorum iaspiciendormn » potes'as fieri debeat. » Lib. 4. Cod. de Edend.

L' efi'ettuamento della prova per documenti e riposte nella ricognizione delle copie o nell' ispezione degli origi- nal! , nell' opposizione delle varie eccezioni di falso , di sospetto, d' irregolarita si interna che esterna ; le quali eccezioni danno luogo ad incident! giudizj e vengono tolte o comprovate colla comparazione de' caratteri, col giura- jiiento clie si dice jurwnentuin defeiisionis o con altre vie come la prova testimoniale , la confessione stragiudiziale , la prova mista. La collisione nella prova per documenti non sempre si verifica ; anzi e molte volte apparente. La collisione apparente non e ammisslbile , ne produce verun efTetto. Per la collisione reale naturalmente s' indebolisce in tutto o in parte la credibilita della prova a norma dclle circostanze. Ed In caso di questa collisione saranno

DFL DOTTORF, Pn\TOBEVER\. 53

ua preferlrsi que' docnmenti i quali prevalgono per la loro natura e qualita , pei rapporti persoiiali e per T intrinscca loro credibiliia.

La conservazione della prova do'' docnmenti si ottiene col loro rinnovamento e colla loro efficacia in caso di perdita e in caso cV iilc^gibilita. La perdita de'docunienti non estingne la loro obljligazione. Se la perdita avvenne per fatto delP avversario, si puo animettere il giuramento della contropartc sul loro tenore. Se i docunienti perdnti si ritrovano da persone clie li ritengano indebitaniente , si puo invocare il processo della loro ammortizzazione , col farli dicliiarare estinti giLidiziahuente. Se i documenti di- ventarono illeggibili o per la loro antichita o per qualunque altro niotivo di guasto e di deperimento, si ha la facoltk dl chiedere il loro rinnovamento. Ecco la succinta esposi- zione del tre Trattati del sig. Pratobevera riguardanti la prova in genere , la prova per confessione e per docu- menti. Ognuno deve ammirare in essi Tordine, la cbia- rezza , la profondita e la fdosofia del glureconsuito die gli lia dettati , ma niolto piii ancora la continua conformita coUo spirito della legge clie in essi si riconosce a tutta evideuza. I confronti sono odiosi. I confronti non reggono fra le cose disparate e dissimili. Noi dunque ci guarJeremo Ijene dal preferire, siccome altri (anno , W Prcitobevera alio Sclteullein. Qiiegli ebbe in vista di fare dei trattati , quesli dei comment!. Le opere d'ambidue sono pregevoli nel loro genere ed utili quanto mai a conoscere a fondo il regola- mento della Procedura civile giusta il metodo dello stndio regolare e progressivo della giurisprudenza filosotica. Quindi nientre si fanno plausi alT illustre autore, desideriamo clie questi siano estesi anclie al tradnttore e all'editore, sic- come quelli i quali fecero opera egregia e fruttuosa nel recare nella nostra favella le opere di tanto rinomati giu- reconsulti alemanni , e nel porgere al nostro foro i mezzi di profondarsi vieppiii nelle leggi regolatrici de' privati diritti.

Teorica degli stromenti ottlci destinati ad cstendcre i confird dclla visione naturale., dl Giovanni Santini Professore dastrouomia ncll I. jR. Universitd di Pa- dova, ecc. Padova, 1828, nella tipografia del Seminario, in S.^ gr. Vol. a di pag. 474 comples- sivamcnte, con 5 tavole in rame. Lir. 10. 5o ital. In Milano si vende dalla Societd tipografica de Clas- sici itnliani ( Francesco Fusi ) , in contrada di santa Margherita. Secondo ed nltimo estratto. Vedi il tomo 5i.°, quaderno di luglio 1828, pag. 814 di qucsta Biblioteca.

X lilirl in cni si tratta una scienza e se ne espongono con ordine sisteniatico le fondamentali proposizloni e le principal! applicazioni , in modo da formare un corpo di dottrine atto a facilitarne lo studio ed a sviluppare Tin- gegno di clii si fa ad apprendeie la medesiina; questi libri, diciamolo candidamente, non, aljbondano in Italia. E se mai in qualche ramo delle umane discipline noi non scarseg- gianio di tal sorta di opere, spesso avviene pero ch' esse o sono compilate sei'viliuente sopra scritti stranieri, o ne sono pure traduzioni, le quali non soddisfano interamente alio scopo cui sono destinate ;, principalmente se trattasi di sci«nze di fatto, di osservazioni e di esperienze. Le Istituzioni e i Trattaii d' una scienza , dovendo servire di base, per cosi dire, all'edificio del sapere ed imprimere profondamente nell' intelletto dello studioso che vi s' inizia le idee cardinali, e d'uopo che abbiano un non so che tU originale , in corrispondenza colla natura del paese e colle usanze delle popolazioni per cui sono scritti ; e che i fatti, le applicazioni, le sperienze e le osservazioni sieno scelte per la inaggior parte fra cose che tocchino lo stu- dioso medesimo piix da vicino che sia possibile , sicche egli venga a prendere un tal qual interessamento per quella scienza , e goda di poter conoscere le leggi e dare la spiegazione dei fenonemi ch' egli o ha veduto a na- scere sotto i snoi proprj occhi , o di cui ha sentlto par- lare come di cose risguardaiiti il proprio paese : in tal nianiera s" ingenera nel suo auimo quelF incentive che fa

TEORICV DEGLI STRUMENXI OTTICI, CCC. 55

superai-e ognl ostacolo per progredlre nella carrlera intra- presa, e quelle stimolo di landabile cnriosita e di vero amore pel sapcre die riscalda la mente ed allevia ranimo dalla fatica dello studio (i). Tal sorta di libri dunque de- vono avere una tal qunl tinta di nazionalita a differenza delle Memorie e delle Dissertazioni che si aggirano sopra indagini e fatti particolaii risguardanti qualche nuova sco- perta o invenzione , di cui le traduzioni , quando la scelta ne sla fatta con giudizio , sono couimendabili. Devesi per- cio soimna lode al Santini 11 quale , avendo preso a scri- vere uii Trattato degli strumenti otticl , alle scoperte ed alle indagini degli stranieri ha innestato le cose nate e cresciute sotto il nostro cielo. Noi die abbiamo gia dato un sunto del prime volume di quest' opera, faremo conoscere ora 11 secondo.

Gettatl nel prime volume 1 fondamenti su cui si erige !a teorica dei fenomeni die presentano gli strumenti ottici d' ognl sorta , e da cui dipendono le regole per la loro pill conveniente costruzione , passa in questo secondo il professor Santini ad applicare tutte rjuelle dottrine fa- cendo scaturire dall' osscrvazione e dalla sperienza , aju- tata e generalizzata dal calcolo, la maniera e le regole niigliori per costruire le macchine e gli strumenti d' ottica e per regolare gli effettl die producono.

Nel primo capitolo di questo vol. II 1' antore ii fa a parlare in generale dtlle varie specie di cannocchiult, ed in esso si trovano tutte quelle considerazionl che formano la base della loro costruzione. Egli aveva gia fatto conoscere nel vol. I le proprieta d' un sistema di lenti disposte in- torno ad un asse comune ed ora colla scorta delle teorlche

(i) Clie si dira, p. e. , d' un Trattato di fisica , nel quale par- landosi dell' ago niagnetico, si faccia conoscere \a. declinazione c 1' inclinazlone ecc. die fu ossevvata a Parigi od a Londra , e non quflla propria del liiojio della terra in cui si scrive ; se parlan- dosi delle variazioni diurne del baroinetro , si dia T analisi di quelle clie avvengono in paesi molto distant! da noi, in vece delle nostre; se trattandosi dell' andamento della teniperatura e dello state elettrico delT atiuosfera , si porti ad eseuipio quello di luo- glii attatto difTerenti per la latitudine e pel clinia dalle nostre citta; e se talvolta si registrino perfino come nuovi ritrovati di qualche straniero, cose clie gia da piu anni sono nate e cre- eciute fra noi ?

56 TEORTC.V DKGLI STRUMFNTI OTTICI

stabilite si fa ad indagare le condizioni die devono con- correre alia formazione di un ])uon cannocchiale. Divide r autore i cannocchiali in tre classi secondo il iiumero e la posizione delle imagini prodotte dalle lenti del sistema: della prima classe sono i cannocchiali galileani ; della se- conda i cannocchiali astronomici , e linalmente della terza i cannocchiali terrestri. Dopo un cenno storico sui primi inventori dei cannocchiali, passa a far conoscere le condi- zioni generali per la costruzione dei medesimi ( pag. 7. )• « Quando, dice egli, uno si propone di costruire an can- >' nocchiale il quale e per lo piu destinato ad osservare " gli oggetti lontani, conviene die abbia in vista di pro- " curargli la inassima cjiiarezza combinata col maggiore " ingvandimento possibile dell' angolo ottico , e bisogna " inoltre clie la confnsione risultante dalla diversa rifran- " gibiiita dei colori e della figiira sferica dei vetri sia al " di sotto di que' limiti die 1' esperienza lia fatto cono- " scere tollerabili alia nostra vista. Talvolta si ricliiede di " pill clie il canipo o lo spazio per esso visibile sia in- " grandito col nioltiplicare il numero degli oculari affine » di potere alibracciare e confrontare piu oggetti lontani " al tempo stesso. " Dietro queste viste il professore San- tini si fa strada a stabilire le condizioni per la costruzione d' un cannocchiale qualunque. Secondo gli usi cui viene destinato questo strumento ottico 1' artefice si determinera ad una diminuzione di chiarezza per ottenere un maggiore ingrandimento. Nei cannocchiali terrestri, in quelli per la marina , come pure nei cercatori di comete e simili , si ha bisogno quasi sempre d' una grande chiai-ezza e d' nn in- grandimento mediocre: in tal caso si avvicinera piu die sia possibile la grossezza del cilindretto luminoso emergente dair ultimo oculare al diametro medio della pupilla (i); nientre nei cannocdiiali destinati alle osservazioni degli astri o dei corpi molto luminosi , nei quali si desidera un forte ingrandimento ad oggetto di rendere sensibili i piu piccoli angoli , si potra rendere la grossezza del fascetto luminoso molto piii piccolo del diametro medio della pu- pilla. Alia chiarezza conviene aggiungere il campo die , siccome il nostro autore' dimostra , diminuisce appunto

(i) II diametro medio della pupilla viene assunto dal profes- sure Saiitini di '/,o di pollice o di mdlimetri 2, 7.

1)1 ClOVANNr SINTTNI. iy'7

coir anmentare T ingrandimento, e quando qnesto sla co- stante cresce coll' apertura dell' oculare. Ma per non au- mentare di troppo la confusione clie per 1' aberrazione di sfericita prodncono gli oculari, non conviene annientare la semiapertura oltre 1' arco di iS", ed in tal caso puo as- sumersi il rapporto di 'f^ fra la semiapertura dell' oculare e la rispettiva distanza focale. Se ritenendo la maggior cliiarezza si volesse aunientare ringraiidiniento, allora sara nccessario accrescere 1' apertura dell' obljiettivo : e siccome col crescere quest' apertura , posta costante la distanza fo- cale, crescono gli angoli d' incidenza dei raggi luniinosi, e quindi le confusion! prodotte dalle aberrazioni di rifran- gibilita e di sfericita ; cosi e forza accrescere le distanze focali deir obbiettivo e dell' oculare per ritenere questi di- fetti dentro i hnilti tolleraliili all' occhio.

L' autore passa poscia ( pag. lo ) a valntare gli errori di rifrazione negli oculari, e fa osservare in fine ( pag. i6 ) die nella massima parte dei casi non e necessario seo;uire il Inngo calcolo clie indica per rltrovare la maniera di distruggere ogni confusione in un cannocchiale: /< i." perclie " queste residue aberrazioni sono piccolissime e tollerabili >• all'occliio, il quale per la sua conforniazione non ricliiede » un acromatisnio perfetto ; non essendo esso pure nn or- " gano perfettamente acroniatico, siccome con ingegnosi " esperimenti lia pel primo dimostrato il celebre fisico » Venturi in una Memoria inserlta nel vol. Ill degli Atti » flella Societd itoliana , ed in altro modo ha riconosciuto " Fraunliofer; a." perche i precetti darebbero distanze de- " terminate in tutto il sistema , e dovendosi lasciare alle " lenti oculari, o almeno aH'ultimo oculare, una distanza " alcun poco variabile per poterlo adattare alia cbiara vi- " sione di ciascheduno, cosi verreblje spesso a perdersl il » vantaggio che si ba avuto in inira di procurai-e. " Per fjuesta specie di correzioue egli manda i lettori alPOttica di Enlero e ad una Memoria di Oriaiii inserita nel volume succitato della Societa italiana.

In due articoli separati si fa il Santini ad esprimere le (liincmiord d' un obbiettUo acromadco in funzione ildl' ingran- (Uinento ( pag. 1 6 ) ; e a far conoscere i Metodi per dcter- minare I' ingrandimenlo in un qualnnque cannocchiale (pug. 19); le cjuali trattazioni non sono di poca importanza per la pra- tica. Tre metodi fa conoscere per valutare V ingrandimento

58 TEORIOA. DEGLI STRUMENTI OTTICI

d' aa. cannocchiale : il primo e fondato su teoremi teore- tici , coi quali si giunge ad espriniere 1' ingrandiaiento ia funzione delle distaaze focali , e quindi per le distanze scaiiibievoli delle lenti e per le distanze dei punti di riu- nione de' raggi luminosi. II secoado e tutto pratlco e di- pende dalla iiiiezza dell' occliio e dal giudizio dell' osser- vatore. II terzo finalmeiite si ottiene con un apparato ap- posite detto dinamtlro immaginato da Rarasden.

Dopo avere nel primo capitolo parlato di tutto cio clie spetta e die e comune ai cannocchiali d' ogni classe, passa in tre separati capitoli a parlare particolarmente di ciascuno dei medesimi , inconiinciando nel capitolo II dai cannoc- chiali galileaiu ( pag. aS ). Dopo avere fatto conoscere le parti che compongono questi strumenti ottici , assegna le formole per determinarne le dlmensioni, applicandole con esempi nunierici che mettono in plena lace le dottrinc generali. i< Gi-ande e il vantaggio dell' obbiettivo acromatico » in queste specie di cannocchiali, perche (dice 1' antore >' a pag. 28) comportando una maggiore apertura sotto " una stessa lunghezza danno un ingi-andiniento piii forte , " e sono anche dotati di niaggior chiarezza. " I cannoc- chiali da teatro che sotto diverse ed eleganti forme si tro- vano in commercio sono per lo pm acromatici e costrutti sugli stessi principj esposti dal professore Santini. Alcuni di questi cannocchiali portano diverse lenti oculari di varie limghezze focali incnssate in una zona circolare sottoposta al coperchio in cui e scolpito il foro dell' occhio : girando intorno ad un perno quesfa zona , si presentu al detto foro or r una or I'altra delle indicate lenti e si procura cosi alio strumento diversi ingrandimenti.

La gran diligenza che richiede la costruzione d' un ob- Llettivo acromatico , e la piccola apertura degli obbiettivi comuni fanno desiderare, dice Tautore, che si possa mi- gliorare colT aggiunta di qualche lente la costruzione dei cannocchiali galileani comuni. A tal fine egli sottomette al calcolo le dimensionl delle parti componenti questi can- nocchiali a due oculari, il primo convesso e concavo il se- condo, disposti in niodo da distruggere il contorno colo- rato , e mostra 1' uso delle formule generali applicandole ad alcuni dati numerici.

Nel capitolo III segue la trattazione dei cannocchiali astro- nomici (pag. 34). La teorica di questa specie di cannocchiali

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consklerata nella sua sempliclta, cioe supponeiidoli com- posti d' un olDbiettivo e d' un oculare ambidue convessi, essendo stata dlstesameate trattata nel vol. I, si richia- mano qui in una proposizione generale le dottriue gia spiegate. Dopo aver parlato dei cannocchiali astrononiici piu semplici , T autore passa a quelli die sono forniti di due e di piu oculari ( pag. 38 ) , tratta degli errori dipen- denti dalla i-ifrangihilita e sfericita degli ol^ljiettivi e degli oculari acromatici tanto a due clie a tre lenti, acconipa- gnando sempre le dottrine teoretiche con casi pratici clie ne niostrano 1' use ed il valore.

Cliiudono questo capitolo III due articoli clie versano r uno suUe Avvertenze pratiche per la montatura delle lenti , e per la situazione e i^randezza dei diafrummi ( pag. 6i )•, e r altro sulle Relazioni fra le distanze focali c le distanze scamhievoli delle lenti in un cannocchiale , nel quale sia di- strutto il contnrno colorato (pag. 63)-, i quali, colle debite modilicazioni , si possono applicare anclie alle altre specie di cannocchiali.

/ cannocchiali terrcstri danno materia al seguente capi- tolo IV (p^g- 70). In un numero indefinito di maniere si possono combinare dentro un tubo piu lenti convesse per ottenere due iniinagini d' un oggetto , la prima delle quail riesca capovolta e I'altra diritta. L' autore fa conoscere la pill SPiuplice disposizione cbe si presenta alia mente, fatta di un obliiettivo e di due lent! oculari. Egli sottopone questa disposlzione alia jirova delle formole clie ad un tratto ne Ginno conoscere le proprieta, i difetti ed i pregi, e trova clie quantuucjue sia la piu semplice , e pero la pill inetta a costituire un buon cannocchiale terrestre. Egli e da quelle formole che si ricava dover essere picciolissimo il campo della visione, e comparire gli oggetti oscuri ed accompagnati da tutti gli errori ottici. Questo e il van- taggio della teorica, die come tiaccola illumina T artefice iiella strada migliore che deve prendere per progredire con successo ne' suoi lavori senza perditempo e senza gettare inutilmente fatica e materiali. La teorica e la pra- tica nelle scienze fisiche riunite fra loro in alleanza pre- stnno i piii validl sussidj per corrcre a gran passi verso la perfezione. II prof. Santini per tanto, avendo dimo.sirato non bastanti due oculari per la costruzionc d' un buon cannoc- cliiale terrestre, passa a far conoscere quelli fatti di tie e

6o TEORICA DECLI STRUMENTI OTTICI

piu lenti oculari. Egli U divide in due specie: nella prima comprende quelli nel qiiali 1' immagiue prodotta dall' ob- biettivo si forma innanzl die i raggi luminosi eiitrino nella prima lente oculare ; nella seconda mette qnegli altri in cui i raggi diretti verso il fLioco dell' obbiettivo incontrano la prima lente oculare avanti di essersi riuniti a formai-e r immagiue. Incomincia a parlare dei cannoccbiali a tre oculari ( pag. 71), per rispetto ai quali le equazioni clie ne determlnano le dimensioni e la disposizione piii conve- nieute sono quelle clie risguardano un sistema di quattro lenti ■■, e colle formole trovate e coi principj stabiliti si fa ad indagaro il mode migliore di costruire un cannocchiale terrestre della prima specie. Le formule trovate vengono applicate ai due seguenti esempi numeric!: i.° dcter'minare le dimensioni d' un cannocchiale comune, il quale ingrandisca 5o ioUe ; 2." cercare le stesse qualita nel case cite V obbiet- tivo sia acromatico. L' autore passa quindi a conslderare un cannocchiale terrestre della prima specie il quale abbia V ocu- lare coinposto di quattro lenti (pag. 78): egli si diffonde su questa sorta di cannoccbiali portando le sue indagini sopra gli strumenti gia in uso , e scegliendo alcuni pro- blem! numerici molto utili all' ottico fabbricatore per la costruzione migliore di sifl'atti strumenti, dai quali esempi apprendesi il modo di costruire un cannocchiale che abbia un determinato campo congiunto ad un duio ingrandlmento (pag. 93), supposto clie si liguardino come incognite le disfanze focali delle lenti oculari , e facendo cadere la scelta delle quantita arbitrarie sulle aperture e sulle distanze scambievoli delle lenti medesime. In pratica pero deve spesso accadere di dovere con date lenti costruire un can- noccbiale terrestre. In tal caso il sig. Santini insegna a combinarle convenientemente^col mezzo delle formole gia trovate, cb' egli appiica ad esempi numerici. Da questi egli deduce cbe in molte maniere si possono combinare quat- tro lenti date onde formare un oculare destinato per un cannoccblale terrestre della prima specie , in cui sia distrutto il contorno colorato. Da cio ricava inoltre un' altra impor- tantissima conseguenza , /< cbe cioe 1' ingrandlmento varia " ad ogni disposizione , e quindi e possibile di costruire " un cannoccbiale ad ingrandimento variabile, in cui sieno " distrutti gli errori di rifrangibilita se 1' obbiettivo sia acro- " tnatico. Per tale oggetto J)astera cbe gli anelli cirrolari

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" <il quali sono applicate le lenti sieno resl scorrevoli a slVegamento duro entro un tubo cllindrato, il quale II esternamente porti una scala divisa in pollici e cen- 'I tesimi di pollice, e clie si possano a piacere avvici- >i nare ed alloiitanare le uiie dalle altre con facile artifi- ti cio senza aver bisogno di togliere le estreme per muo- II vere quelle di mezzo ; e siccome la quarta lente deve " rimanere presso a poco setnpre alia stessa distanza 1/ dair occliio per poter vedere tutto il campo, cost si " potra questa rendere ferma nel principio di numerazio- i> ne , e far muovere le altre finche giungano alle distanze " convenienti per produrre un dato pardcolare ingrandi- »• inento : allora, applicato al tubo dell' obbiettivo il tubo " oculare cosi disposto, non si dovra far altro die avvi- 11 cinare od allontaiiare quest' ultimo dall' obbiettivo finche s' incontri la distanza conveniente alia cbiara visione " per r individuo clie ne fa uso (pag. 98). " L'autore in quelle disposizioni variabili e che danno un diverso ingran- dimento , cerca poscia se il campo non sollVa una notabile diminuzione, il che renderebbe inutile e di pura curiosita la variazlone dell' ingrandimento: egli trova pero coll' ajuto delle dottrine stabilite ch'esso riuiane sempre conveniente- iiiente grande.

La prima costruzione dei cannoccliiali ad ingrandimento variabile senibra dovuta al sig. Cauchoix, il quale per questa ragione li chiamo polialdi. Nell' Arcliivio delle sco- perte , nel Conipendio di fisica di Blot, nolle Effanerldi di Bcrlino, in un operetta deW inglese Kitchiiier si fa parola di tal sorta di cannoccliiali. Nessuno pero piii cliiaramente e dettagliatamente del prof. Santini ha indicata la via per la costruzione di siifatti strumenti che si deduce tosto dalle sue formole. Gli esempi ch' egli porta serviranno d' indi- cazione agli artefici che volessero costruire cannocchiali polialdi opancratici, i quali possono talvolta essere d'utilita.

Prima di terminare il ragguaglio dei capitoli che trat- tano dei cannocchiali , osserveremo che il prof. Santini ha esposta la teorica degli oculari con chiarezza e con detta- glio, e r ha riavvicinata alia pratica forse di piii clie si e fatto da Eulero e Klugel nelle loro opere che sono le itiigliori die trattano di tal genere di fisiche discipline. Egli ha esposto con somma perizia i precetti general! per la costruzione dei celebri oculari astronomici di Kamsden

6a TKOmCA. DEGLI STRUMENn OTTICI

e degli oculari terrestri a quattro lenti come sono costnitti comniiemente , inclaganclo gli errori dipendenti dalla rifran- gihilitii e dalla sfericita dei vetri, ilei quali fiiiora, per quanto noi sappiamo, noii era da alcuiio stata data la teorica. Egli e bensi vero die coiitemporaaeamente al secoiido volume del Saiitini, il valente professore Littrovv iia pubblicato una bella ed ingej^iiosa teorica degli oculari nel Zeitschrift far Physik unci Matheinatik , dalla quale deduce le regole per la costruzioue degli oculari piii usitati : ma il lavoro del professore vienuese e affatto iudipendente da quelle del professore di Padova. II primo poi noii rende ragioae degli oculari pollaldl di cui abbiamo fatto parola. II prof. Saiitini senza attribuire questa invenziOne al sig. Cauchoix ottico distinto di Parigi, dice pero che fu fatta conoscere al pubhiico dal medesimo. lufatti uii certo Gridier tirolese in una lettera scritta da Bolzano ad un sue amico in data dell' II settenibre 1828, reclama a suo favore la scoperta degli oculari polialdi o pancratici, e dice di averli costruiti e mostrati in Innspruck sino dall" anno 18 la a diverse persone , fra le quali noinina il professore Zellinger. Di questo Griiber e del prolessore Saniini si fa menzione in una notizia sopra questi oculari pubblicata dai professori Littrow ed Etiingshausen nel sopra citato Giornale di fisi- ca, vol. IV . pag. 5oi e seg. In essa il professore Littrow descrive V oculare costruito per V osservatorio di Vienna dal Kitchiner diLondra, il quale applicato ad nn oblilet- tivo acromatico di Fraunhofer produce un ottimo effetto. II Griiber nella sua lettera , ed anche I'Ettingsbausen iiella su citata notizia accennano quattro metodi per questa co- struzioue , e nulla piii , e forse il quarto metodo del Grii- ber corrisponde alia costruzione dell' artefice inglese. Pare pero dietro i precetti esposti dal professore Santini che la costruzione di Kitchiner non sia troppo commenda- bile. Infatti giusta la citata descrizione questo oculare si compone di quattro lenti, unite a due a due in tubi fissi ed a distanze determinate. Questi tubi entrano e pos- sono scorrere in un terzo che si applica al tubo dell' ob- hiettivo. Col mezzo d' un micrometro a vite si pongono ad una distanza arbitraria i tubi che portano le lenti ocu- lari, e tutto il sistema si puo avvicinare o allontanare dal- r obbiettivo per procurare la visione distinta. Ad ogni par- ticolare posizione corrisponde un particolare e determinate

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ingrandiinento il quale puo essere determinato col calcolo o coll' osservazlone e notato sul tubo estcrlore. Stabilita ora la distaiiza delle prime due lenti rivolte verso V ob- biettivo, ed assunta a piacimento la distanza fra la seconda e terza leiite , vieiie ad essere determinata la distanza fra la terza e qiiarta in virtu dell' erinazione (6), pag. 67, o deir equazione (c) dedotta da qiiella, tras- cnrando i termini picciolissimi die banno luogo quando la distanza focale dell' obbiettivo e molto forte. Da cio si deduce cbe nclla costruzione deU'artetJce inglese si potra hene ottenere una scala d' ingrandimenti maggipri di quelli risuitanti <]alle taljelle poste a pag. 96 e (jj del vol. 11 di Santini , ma cbe pero non saranno distrutti gli crrori di rifrangiljilita prodotti dalle lenti oculari. Questo difetto uei tenui ingrandimenti non riescira troppo sensibile , poi- clie il nostro occliio tollera certe aberrazioni, per non essere egli stesso acromatico come risulta dalle ingegnose sperienze del nostro Venturi : ma nei forti ingrandmienti deve a parer nostro produrre dei cattivi etfetti. Ad ogni iiiodo pero noi ci rimettiamo all' esperienza , percbe nelle cose fisiclie essa deve sempre essere consultata prima di proiurire ua assoluta decisione suU' esito di qualunque ef- letto cbe si desidera ottenere.

11 professore Santini nei quattro capitoli precedenti avendo insegnato i diversi modi per ottenere dalle lenti le disposizioni e le combinazioni piu opportune, e quindi le migliori costruzionl dei cannoccliiali d' ogni sorta , fa osscrvare cbe questi strumenti ottici , oltre 1' uso cbe se ne fa comunemente, vengono adoprati nell' astronomia, nella geodesia , nella fisica e nella nautica , nelle quail tutte le applicazioni riduconsi a misurare gli angoli ottici sotto cui si presentano gli oggetti osservati col cannoc- cliiale, ed a rilevarli col mezzo dell' immediata misura dair immagine cbe producono. Indi nei capitolo V passa ad esporre la descrizione e la teorica dei principali microinetrl ( pag. I >6 ) o di quelli ordigni cbe vengono applicati ai cannoccliiali appunto pel summentovato scopo della misura degli angoli ottici. Egli dii incominciamento coi microinetri filari ( pag. 116), e poscia viene a far parola del mi- crometri a separazione cf immagine (pag. 120), dove da la teorica del micrometro di Amici, cb' eali riconosce come il niigiiore fra questa sorta di ordigni. / microinetri j>rismatici

64 TXLORICA. DEGLI STIIUMENTI OTTICI

pure a scparazione iVimagini seguono al nominati (pag. 127), se ne da la descrizione , e se ne fa conoscere la teorlca secondo le tiacce dettate dal Boscovich e dal Roclioa.

Questo capitolo sui micrometri lermina coii un cenno sni cannoccldali iconnntidiptlci (pag. 134), ossia di qiiei cannocchiali i quali presentaiio ad un tempo due imagini d' uno stesso oggetto, Tuna diritta e T altra capovolta, adempiendo cosi all' ufTicio di cannocchiali terrestri ed iu un di cannocchiali astrunotnici. Sembra al prof. Santini die Jeaurat nel 1778 sia stato il pinmo a concepire T idea di questa sorta di cannocchiali : uia il prlnio ad esporne la teorica ed a darne i precetti pei- la migliore loro costru- zione e stito il nostro Boscovich. II distinto ottico Selva , seguendo i suggerimenti dell" astronomo italiano, fu il priino fra noi a costruire un cannocchiale iconanddiptico , il quale dietro Tautoievole testimonianza di Toaldo riesci d' un efTetto soddisfacentissimo e corrispondente alia fama che godeva il Selva. In seguito la teorica di questo strumento ottico fu sviluppata anclie da Eulero e da Kratzeiistein che cercarono di raigliorarne la costruzione : ma Amici e quegli a cui e riuscito di portare a perfezione il can- nocchiale iconantidiptico coU' aggiunta d' un piccolo prisma. II prof. Santini pertanto fa conoscere il cannocchiale ico- nantidiptico costrutto dal Selva e da hii descritto ne' suoi Dialoghi otdci , e quello migliorato dall' Amici come trovasi descritto nel vol. A.iX dclle Meniorie delta Societa itcdiana.

II capitolo VI versa sui teZeico/y catadioUrici (pag. 137). L'autore nell' ultimo capitolo del volume I aveva gla data la teorica generate che serve di base alia costruzione di questi strumenti : ma qui applica a casi special! quelle dottriue generali e si fa ad indagare le dimensioni e le posizioni piii convenient! degli speech! e delle lent!, affin- c!ie si abbia il miglior efTetto. Egli osserva che non po- tendosi con accuratezza stabilire a priori V apertura piu convenlente dello specchio, il miglior partito e di ricorrere air osservazione fissando per norma quella die conduce in pratica ad una confusione toUerabile , ed evitando le aper- ture che condurrebbero ad una maggiore confusione. Egli pertanto trova le equazion! mediante le quali si puo facil- mente regolare le dimensioni d' un telescopio secondo quelle di un altro, il cui efTetto in pratica sia stato riconosciuto coiuinendabile. Uno specchio obbiettivo di Hadley di poll.

DI GIOVANNI SANTINI. 65

inglesi 62,5 (met. 1,587) ^ distanza focale, coinportava un' apertui-a di poll. 5 (met. 0,127) ed una lente oculare di poll. 0,3 (met. 0,0076) di fuoco, fonnando uu telesco- pio che eguagliava in honta ed in forza un cannocchiale comune di Huygen di piedi laS (met. 37,5) di distanza: qnesto dato e prcso dalF antore per norma nolle applica- zioni do' suoi calcolL, con cui viene a mostrare come si possa regolarc la costruzione d' un buon telescopic. Ap- punto con tali priiicipj Smith ha calcolata la tavola che il nostro autore riporta a comodo ed a vantaggio degli artefici , da cui per uuo specchio obbiettivo di data di- stanza focale si viene ad apprendere la distanza focale del- r oculare corrispondente , T ingrandimento e V apertura dello specchio , a cui il Santini ha aggiunta una quinta colonna che da la distanza focale deW oculare. per la chiarezza na- turale, nel qual caso si ottengono gl' ingrandimenti molti- plicando per io i numeri corrispondenti della quarta co- lonna. La tavola mentovata viene applicata alia costru- zione d' un telescopic catadiottrico il cui obbiettivo debba avere una data distanza focale. Dal confronto di questa tavola con altra simile pei cannocchiali diottrici (vol. I, pag. 109) si scorge la superiorita per una parte dei te- lescopj catadiottrici sui diottrici. Ma 1" invenzione delle lenti acromatiche ha tolto in parte questa grande disparita che passa fra 1' una e V altra specie di telescopj , princi- palmente per rispetto all' ingrandimento ed alia chiarezza delle imagini ; e cio per la grande apertura che si puo dare agli obblettivi acromatici senza essere soggetti alle aberrazioni di rifranglbilita. L' autore non manca di notare alcuni inconvenienti cui d' altra parte sono sottoposti gli strunienti catadiottrici , per lo che in niolte osservazioni pratiche meritano i diottrici la preferenza. I telescopj cata- diottrici sono d' un gran vantaggio soprattutto quando si tratta di quelle osservazioni celesti che richiedono un for- tissimo ingrandimento congiunto ad una grande chiarezza. In questi casi pero lo specchio maggiore non deve essere di iigura sferica , ma parabolica per evitare la confusioae prodotta dair aberrazione di sfericita, la qual cosa hanao ottenuto alcuni ottlci disiinti , fra i quali trovasi nei primi il prof. Amici che con un suo telescopic catadiottrico di piedi 8 di fuoco e d' 1 1 pollici d' apertura ha potuto di- stiutaniente vedere e piii volte osservare i satelliti dl Giove

BlbL Ital. T. LVI. 5

66 TKOKICA. DEGLI STRUMENTI OTriCI

nella plena lace del glorno. Ma fra tutti i telescopj fino al preseiite costrutti il piii grande e il piu prodigioso e quello deir Herschcl. II signor Saiitini ne riferisce le diniensioni ed espone V ariifizio col quale fu in esso tolta di mezzo la riflessione de' raggi dal piccolo specchio. In due separati articoli egli fa parola del telescopio gresoriano ( pag. 145) e di quello di Cassegrain (pag. i53), e cliiade questo capitolo osservando die nella costruzione di Gi-egori e di Cassegrain venendo intercectata la luce dlretta alia parte centrale dallo speccliio obbiettivo, si diminuisce alcun poco la chiarezza degli oggetti, ma die in compenso questi te- lescopj riescono piii comodi nelle coniuni osservazioni per la facilita di dirigerli agli oggetii.

I micro5copj fonnano il soggetto del capitolo VII (p. i58). Gli scienziati non sono d' accordo nello stabilire V epoca e la persona cui si deve V invenzione di questi strumenti ottici. II Viviani nella vita del Galileo dice die « egli " penso ancora al niodo di perfezionare 'niaggiormente la » nostra vista con farle perfettamente discernere quelle i> iiiinuzie le quali , Jjenche situate in qualunque breve di- » stanza dairoccliio, le si rendono totahnente insensibili; » ed allora invento i microscopj d' un convesso e d' un " concavo 5 ed insieme di uno o piii convessi, applicandoli '' a scrupolosa osservazione dei minuti componenti della )' materia e della mirabile struttura delle parti e membra » degl' insetti , nella picciolezza delle quali fece con mera- >i vlglia vedere la grandezza di Dio e le miracolose ope- » razioni della natui'a ", cosicche, se gli storici concordano nel riconoscere in Galilei il pruno die abbia eiFettivamente costrutto ed applicato il cannoccbiale alia contemplazione del cielo colle nuraerose sue scoperte , non deve meno riguardarsi come il primo inveatore dei microscopj. Noi lasciaudo la storia di questi strumenti ottici verremo a dar una rapida scorsa a questo capitolo dell' opera del sig. Santini.

Egli incomincia a dividere in classi ed in ispecie i mi- croscopj dlottrici, secondo il numero, la qualita e la dispo- sizione delle lenti di cui sono forraati •, poscia dalle dot- trine delle lenti gia spiegate rlchiama quel principj e quelle considerazloni die particolarmente servono per istabilire la teorica di questi strumenti , per valutare il loro gi'ado di bouta 5 e per migliorarne la costruzioac. Fissate ia tal

DI GIOVANNI SVNTINI. 07

uioJo le basi su cui poggiare le sue clotlrine , il cliiarissimo autore passa a trattare ilel microscnpio seinplice (pag. i6i) riportaiido due tavole tratte dalla diottrica di Eulero , in cui si inostrano le dimeusioiii delle leati per ogni ingran- dimento, e la loio apertura e chlarezza ilspettiva.

Segne cjiiindi la traitazione dci microscopj forinati di due (pag. 1 66) ed anclie di tre lend a contatto (pag. 169), e di esse si da con abl^astanza esteiisione la teorica , e si fa cenno dei microscopj compos/ i d' un convesso e d'un conccwo a soniiglianza dei cannocchiali galileani (pag. 174). I mi- croscopj coniposti di due convessi seguono iminedlatamente : dei cjuali si fa conoscere T imperfezione in causa delle aberrazionl clie sono sensil)ilissiiiie negP ingrandiinenti aa- clie noil iiiolto forti. I microscopj a tre coiwcssi {pag. 177), cioe forniati d'un obbiettivo e due ocuiari, non sono sog- getti a tali inconvenienti , poiclie col secondo oculare si puo dispoiTe 11 sistema delle lenti in modo die sparisca il contorno colorato. Si ha inoltre un altro vantaggio rimar- cabile , T iugrandimento del campo. II vetro intei-posto fra r obbiettivo e T imagine dell' oggetto cliiamasi leiite collet- tiia , e se ne deve V idea al celebre ottico italiano Cam- pani clie pel prime la mise in pratica nella costrnzione dei microscopj che uscirono dalia sua oflicina. 11 prof. San- tini assegJia le distanze focali e le distanze delle lenti per la pill vtmtdggiosa costruzione di quesio microscopio , e dai suoi calcoli ricava il precetto generahuente posto in pratica dagli artefici che la distanza focale della lente collelii\.'a sia triplet di qnella dell' oculare. L' autore, seguendo le dottrine teo- riche che va sviluppando, insegna a compcrre questo mi- croscopio;, ne applica le formole a dati numerici, ed in fine mostra essere niiglior cosa rendere fisse le lenti e pro- curave a tntto il tubo la facilita di movers! e di allonta- narsi gradatamente dall" oggetto, che far variare tanto la distanza degli ocuiari dall' obbiettivo, quanto la distanza di questo dall' oggetto.

II prof. Santini viene poscia a parlare dci microscopj a tre ocuiari, ossia a quattro convessi compreso f obbiet- tivo (pag. 1 8a). Dalle cinque equazioni generali per un sistema di quattro lenti T autore ricava la piii vaniaggiosa disposizione pei quattro vetri ch'entrano a formare ijuesto microscopio, applicando i risultameiiti a casi pratici , e facendo conoscere le diniensloni d'un ecccHeutc niicioscopio

68 TEORICA DEGLI STRUMENTI OTTICI

di questa specie che esiste nel gabinetto fisico dell' Uni- versita di Padova.

L' autoi'e fa un cenno degli obbiettivi acromatici pel mi- croscopi (pag. i86), e riferisce che dai Giornali ffancesi si apprende aver 1' ottico Selligue costrutto per un niicroscopio un obbiettivo acromatico a due lenti di diverso vetro, r una concava e I'altra convessa; e che molto prima fra noi ne fu con felice successo tentata la costruzione da Marzoli ottico diligente ed ingegnoso , il quale molti ne fece suUo stesso principio. Parla per ultimo d' un niicro- scopio preserrtato dal prof. Amici all' Accademia di Parigi, il quale nella Revue encyclopedique e molto celebrato per la sua singolare chiarezza e distinzione. Termina questo arti- colo (pag. 189 ) coll'esposizione delle regole date dal KUigel relative agli ol)biettivi a tre lenti, delle quali si ommette per brevlta la dimostrazione.

Dopo aver in tal niodo data la teorica del niicroscopj d' ogni sorta, e quindi dopo aver trattato in ogai caso della forma e delle dimensloni delle lenti , del loro collo- camento e della loro disposizione , dell' ingrandimento , della cliiarezza del campo, dell' aberrazione di rifraagi- bilita e sfericita , passa 1' illustre autore a far conoscere i migliori meccanismi immaginati per dar loro la disposi- zione stabilita e per facilitare le osservazioni sopra i mi- ntiti oggetti sieno dlafani od opachi. A tutto questo egli aggiuiige alcuni metodi pratici per deterniinare I' ingrandi- mento e per misurare le dimensioni degU oggetti osservati (pag. 193).

Questo capitolo termina colla descrizione del microscopio catadiottrico di Amici (pag. 196). II signor Lorenzo Selva ne' stioi Dialoghi ottici attribuisce a suo padre 1' onore d' avere il primo fin dal 1740 convertito un telescopic Gregoriano in un microscopio , di cui 1' inventore stesso pubblico la descrizione nel 1761. Nel 177a ridotta avendo a maggiore perfezione e sempliclta la costruzione dei nii- croscopj, ne presento uno formato di soli specchi all' Acca- demia reale delle scienze di Parigi , dalla quale riporto un onorevole attestato di lode e d' approvazione clie trovasi stampato nella sua opera siiccitata dei Dialoghi ottici. II prof. Amici ha pero portato da pochi anni all' ultima perfezione i microscopj catadiottrici , cambiando la forma delle anti- che disposizioni ed adoperando per obbiettivo lAno specchio

DI GIOVANNI SANTINI. 69

concavo di figura elittici , cU modo die ottenne uii grado di chiarezza e di distiazione di gran limga superiore a qnanto erasl per I'addietro osservato nei niicroscopj diottrici e catottrici. Egli e appunto cjiiesto strmnento d'' Amici clie trovasi descritto nelT opera di Santini. II Luon efFetto del medesimo dipende precipuameiite dall' esattezza della cur- vatura elittica dcllo specchio obbiettlvo, al die egli e riu- scito con metodi suoi proprj non ancora resi puliblid. Fatta riflessione alia didicolta di ottenere una tale cur- vatura , « sembra die talnno , dice Santini , abbia volute " rivocaria in dubbio " ^ ma poscia soggiunge die questi sospetti sono iagiusti , quando il buon efFetto del niicro- scopio e riconosciuto da tutta la colta Europa. D' altronde , alcuni chiedono, qual e il meccanismo con cui quest" ot- tico valentissimo possa assicurare di lavorare uno specchio sotto tale curvatura ? Percio egli soddisferebbe al deside- rio di tntti coloro che si occupano nello studio dell' ottica pubblicando i metodi coi quali egli puo assicurarsi d' aver ottenuta precisamente 1' indicata fignra. Imperciocche non si puo negare ciie nelle aperture adottate da lui , la difFe- renza fra uno specchio clittico ed uno sferico e piccola in modo da eludere non diro i grossolani apparati , ma anche quelli costrutti con diligenza. In Fatti si abhiano due spec- chi , uno di figura elittica e 1' altro lavorato in una su- perficie sFerica prodotta da un circolo osculatore al vertice deir elisse generatrice del prinio. Ritenendo le diniensioni stesse di Amici che sono pure riFerite da Santini, e sup- ponendo, come all' incirca ha Inogo, 1' angolo al Faoco corrispondente all' estremita dello specchio elittico eguale a 11° 3o', si trova in poUici coUe Formole solite : r ordinata delF elisse generatrice = o^ , 62247 Tordinata del circolo generatore = qI^ , 62283

difFerenza deR'apertura dei due specchi =: o'' , ooo36 poll, ovvero linee 0,00432. Dunque 1' apparato in questione debb' essere dl una tale perFezione di assicurare la diffe- renza di circa quattro millesimi di linea.

Nel capit. VIII ed ultimo si da la Descrizione di alcuni apparecchi ottici dilette%oli ed utili ai disegnatori ( pag. 202). Incomincia 1' autore a descrivere la camera oscura propria- niente detta , e poscia fit conoscere due camerc ottiche (pag. 2o3), quella di forma piraraidale e T altra di figura

-O TEORICA. DEGLI STKUMENTI OTTICI

paralelleplpeda, le quali altro noa sono die camere oscure portatili. Nelle camere oscure propriameute dette talvolta la lente in vece d'essere posta in un foro praticato ad una parete laterale della stanza qual e quello dell' iraposta della finestra, e collocata in uno fatto superiormente alia sotTuta della stanza medesima , il quale corrisponde con iia cupoUno mobile in cui trovasi uno specchio piano clie mediante un facile meccanisnio si rivolge inclinato oppor- tunamente verso quella parte dell' orizzonte circostante di cui si desidera ottenere T Imagine. Di tal fatta sono le camere oscnre deir Osservatorio reale di Greenvich presso Londra, della Villa reale di Mllano, e tale pure e quella di Napoli fatta costruire dal prof. Saverio Poll. I migliora- menti che ricevettero le camera ottiche in questi ultimi anni tanto per rispetto alia lente che alio speccliio sono indicati dal nostro autore.

A questi strumenti seguono altre camere otticlie che , a difFerenza delle precedenti dette propriamente oscure , si chiamano camere chiiire o lucide ( pag. 3o6 ). Le camere ottiche di questa specie sono quella di WoJlastoii e Taltra di Ainici , le c[uali vengono descritte da Santini in questa sua opera. L' ottico italiano non ha migliorato 1' apparato di Wollaston, ma ha inventata una maccliinetta tutta pro- pria che guida alio stesso scopo di quella dell' ottico in- glese : percio non concordiamo col chiarissimo professore di Padova intitolando questo articolo : Camera chiara di Wollaston e migUoramentl ad essa fattl dal prof. Amici. la fatti Santini stesso , dopo aver fatto conoscere gl' incon- venienti della camera cliiara di Wollaston , soggiunge che per porvi rimedio Amici ha camhiato V apparato sostituendo (al prisma) uno specchio piano di metallo ed una lastra piana di cristallo a facce esattamente paralelle (pag. 207). Ora domandiamo noi, come e stato modificato il prisma in cui tutto consiste 1' apparato di Wollaston ? Come e stato migliorato? Colla sostituzione d'uno specchio piano e d' una lastra di cristallo, cioe coll' intero cambiamento dell' ap- parato. E bensi vero che anche nella camera di Wollaston i raggi luminosi vengono riflessi : ma in esse passano in un mezzo piii denso irrefratti, dove, incontrando molto obbliquamcnte la faccia opposta per escirne, la rifrazione si cambia in riflessione , e incontrando perpendicolarmente r altra faccia del prisma passano all' occhio irrefratti. Noi

ni CIOVANNI SVNTINI. 7I

abbiamo fatto qnesta breve digrcssionc , rlflettendo cbe ta- luiio suIPautorith cU Saiitliii potrebbe alle volte scambiare le cose colle parole.

L' articolo suUe cainere lucide termlna con un brevis- simo cenao di un opnscoletto pal)blicato dal sig. Mozzoni die versa snl moilo di coplare nn disegno metliante una sola lastra di vetro^ metodo cbe il prof. Santini dice di aver vedtuo prnticare piu volte da accorti alnniii cbe aven- do poca disposlzione al disegno non vogliono i-imanere addietro ngli altri : egli osserva inoltre ( pag. 209) cbe il giovine Mozzoni scmbra non abbia conoscuito le costruzioni ilelle cainere lucide di Ainici, attribuendosi dal medesinio al sig. Consonni ottico distinto di Milano la camera luclda rap- presentata nella fig. 28 ( cb' e qaella di Amici), e I' uso ilelle lend o concave o convesse per regolare la convergenza del raggl : delle quali cose tutte trattasi diffasamente nelC ar- ticolo tV Amici ( vedi Annal. de chlmie et de Physique , vol. XXII, pag. 137).

La lanterna mag'ca ed il microscopio solare segnono in un altro articolo (pag. 2,0c)), e di queste maccbinette Tau- tore da la teorica e quindi fa conoscere la nianiera di costrairle e di fame uso.

Un articolo sidla fantasniagoria (pag. 2 1 5) , sal diorama (pag. 219) e sul caleidoscoplo (pag. 221) da fine al capi- tolo VIII ed in uno al secondo voUime ed a tutta 1' oper.a del prof. Santini. Brevi sono i cenni risgnardanti questi apparati ottici di puro divertimento, ma sulliclenti per dare un' idea delle leggi da cui dlpendono, del loro mec- canismo e della migliore loro costruzione.

II rapldo sunto delle cose trattate dal cbiarissimo pro- fessore in questo secondo volume , e cio cbe alibiamo detto intoriio alle materie cbe costituiscono il prlmo, basteranno a far conoscere ai nostri lettori di ((uale importanza sia I'opera di lui per la nostra penisola principalmente in cui spesso, come si disse, i libri destinati alio studio regolare d""una scienza sono traduzioni di opere oltramontane , nelle quali vengono spesso dimenticate le piu imjjortanti scoperte nate sotto il nostro clelo , cresciute nel territorio della penisola , e qulvi venule a maturazione prima cbe al di la dei monti gettassero alcun germogllo; o non vi sono registrate le invcnzioni clie ebbero i primi semi in Italia e cbe posci.a altrove fruttiljcarono e si estesero : le quali cose spesso

72 TEORICA DEGLI STRUMENTI OTTIGI, CCC.

nelle opere straniere si sogliono tacere con iscapito della patria gloria. II prof. Santini pertanto non ha diinenticato cio clie e frutto degl' ingegni italiani , e noi vediamo nella sua opera citati con onore le invenzioni ed i lavori dl Armati , di Galilei , di Zucchi , di Delia Forta , di Boscovich , dei Selva , di Campani , di Venturi , di Oriani , dl Amici ; come pure di Prandi, di Della Torre, di Consonni , di Marzoli e di altri di minor nome, Che se volessinio uscire da quella parte di ottica che si occupa soltanto degli strumenti e delle macchine che ajutano 1' uomo nella vl- •sione, e che gli servono di diletto e di passatempo, noi trovereramo altri ottici distinti spettanti all' Italia, come sono De Dominis , Grimaldi , Maurolico , Torricelli , Araldi , Fossombroni, Fetrini e molti altri che studiarono i fenomeni della luce, e ne determinarono la natura e le leggi.

73

APPENDICE,

PARTE I.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.

•ilJraftiKfjc 5)ioiUt*if , cioe Diottrica pratica die scire di giiida alia perfetta costiuzione dei cannocchiali acromatici , ecc. , di Gio. Giuseppe Prechtl. Vienna, 1828, in 8.°, di pag. 3co circa e quat- tro tavole.

D=

air opera del signer Santini passeremo a quella recen- temente pubblicata sullo stesso argomento dal valente prof. Prechtl direttore meritissimo dell' I. R. Istituto politecnico di Vienna. L' autore non tratta die dei cannocchiali , non avendo creduto di far parola dei microscopj composti e di altrl strumentl diottrici e catottrici , ne di quelle mac- chinette utili ai disegnatori o di puro divertimento , perclie, come egli dice , i cannocchiali che formano il soggetto del suo libro, non hanno uno stretto rapporto con quegli strn- mentii e quindi, senza altre cognizioni preliminari della diottrica e della catottrica , non si potrebhe trattarne che incompletamente. Dopo una breve introduzione (pag. i), in cui si danno le definizioni dei vocalioli principal! spet- tanti alia diottrica e si fa conoscere lo scopo dell' opera , passa r autore nella sezione I (pag. 4) a trattare della ri- frazione della luce per mezzo delle lenti, e quindi della lore distanza focale , del modo con cui succede la forma- zione dell' imagine degli oggetti per la rifrazione delle lenti e del meccanismo della visione coirajuto di questi vetri. Ntlla sezione II (pag. 44) parla il Prechtl delle aberra- zioni di sfericith e di rifrangiljilitii prodotte dalle leuti , c quindi fa conoscere la necessity di ottenere una disposi- zione di vetri tale da foniiare una lente acromatica per

74 APPENDICE

la costruzione degll obbiettlvi (pag. 5()), e dl togllere loro le imperfezioiii dipendenti dalla figura sferica. " II maneggio " delle formole matematiclie , dice Prechtl , per calcolare il " raggio di cnrvatura delle superficie delle due leiiti che " devono comporre un obliiettivo acromatico che eviti le »' aberrazioni di sfericita , e difficile e complicato : ed il " calcolo clie conduce al ritrovameato delle dimensloni per " costruire rjuesto obbiettivo nei singoli casi non presen- >' terebbe alcim sussldio per gli artefici die non soao " esercitati in siniili operazioni matematiclie. Per rendere » quindi proficui ai medesimi i risultamenti dl queste dif- " ficlli indagini , non resta altro die presentare in una » tabella i valori calcolati colle formole , e in alcuni casi " ottenerli coU' interpolazione ( pag. 74)." Egli e percio che Tautore presenta alcune tabelle dirette a tale scopo , fra le qnali una calcolata dal chiarisslmo astronomo Littrow. Le applicazioni ai casi pratici che succedono a queste ta- belle non possono essere che di somma utilita agli arte- fici che fabbricano cannocchiali acromaticl.

La terza sezione versa sal modo di determinare i rap- porti di rifrazione e di dispersione dei raggi colorati nelle varie specie di vetri ( pag. 109 ). Primleramente il pro- fessor Prechtl trova il rapporto di rifrazione espresso in funzlone delle distanze dei punti di riunione dei raggi lumi- nosi ol^liqui , e dei raggi di curvatura delle lenti ; poscia determina lo stesso rapporto per mezzo della distanza focale dai raggi paralelli^ infine si rinviene il medesimo per mezzo delle sole distanze dei punti di riunione dai raggi obbliqui. L' autore termina qnesta sezione facendoci conoscere la co- struzione e I'uso d' uno strumento jier rinvenire il rapporto di rifrazione e di dispersione di due specie di vetri (pag. 124).

Nella sezione IV passa a trattare della costruzione dei cannoccliiali e de' servigi che possono prestare (pag. iS^). L' oculare e dopo l' obbiettivo la parte piii importante d' un cannocchiale^ esso e la lente mediante la quale viene osservata ed Ingrandita 1' imagine dell' oggetto rap- presentata dall' obbiettivo. Affindie un cannocchiale possa dirsi perfetto , e necessario stabilire le dimension! piii proprle , la forma piu adatta ed in generale la maniera piu conveniente per costruire il suo oculare ; egli e percio che r autore fa conoscere il modo migliore per formarlo

PARTE STRANIERV. "5

e per combinare piu lent! a distanze ontle rldnrlo piii perfetto. Primicraniente egli tratta dei catinorcIuaU astrn- nomici qiiali soao rjuelli die sono formati di due lenti coovesse, d' un obbiettivo cioe e d' un ocularei poscia passa a trattare dei rapporti fra la distaiiza focale e I'apertura dell" obbiettivo, e fra la cbiai-ezza , Tingraii- dimento ed il canipo del cannocchiale ( pag. 1 67 ). La maniera di ottenere 1' acromatismo anche per 1' oculare e ia segiiito preso ad esame (pag. 179), tanto colla costru- Eione di lenti acromaticlie composte di diverse qnalita di vetri , come si e fatto delT oljbiettivo; quanio disponendo in nil tubo diverse lenti in modo da fare sparire le aber- razioni di rifrangibilita, fonnando il cosi detto tubo ocuhire. Egli fa rjnindi conoscere un tubo oculare a due ( pag. 184), a tre (pag. 196) ed a quattro lenti (pag. 200 ) ^

"' infiae tratta delP oculare concavo (pag. 222). Dal nu- niero e dalla qualita delle lenti di cui e formato un tubo oculare e dalla loro rispcttiva disposizione si hanno le

' diverse classi e le varie specie di cannocchiali distinte dal professore Santini. Gli artefici in questo trattato degli oculari del Prechtl troveranno dei precetti utili e delle regole como<le per fabbrlcare dei buoni cannocchiali e per migborare i loro lavori II valente autore essendosi pro- posto di scrivere un'' opera de«tinata principalinente per gli artefici e per gli amatori dei lavori di ottlca , ba cercato di escludere tutto cio cbe pub riguardarsi come puramente speculatlvo e teoretico. Dobbiamo pero confessare cbe tal- volta non ci semljra del tutto esatto : cosi, p. e., cio ch' egli dice in proposito dell' attenuamento dell'aberrazione di sfericitii, quando il tubo oculare e fatto di piii lenti (^ 182 e seguenti ) , ci pare cbe si discosti dalla verlta : perclocciie non e cbe dall* esame parziale d" ogni lente oculare clie si potra vedere quanto 1' errore di sfericith vada attenuandosi o crescendo. Ma questi sono nei in confronto delle molte cose utili risguardanti principalmente ia pratica cbe 1" ot- tico trovera nelf opera delP esiiiiio professore Preclitl.

Piu ricca d' ogni altra pei precetti preziosi risguardanti la pratica, e per le regole die contiene dirette al perfe- zionamento delfarte ottica, e certamente la sczione V ed ultima in cui si fa conoscere la maniera di eseguire i la- vori ottici per la costruzione dei cannocchiali (pag. 227). Appartengono a questa sczione i metodi pratici perarruotarc

7^ APPENDICE

le lentl , doe quello a mano ( pag. 2,28), e 1' altro a ragglo tleterminato col mezzo di macchine (pag. a38), dove si trova la descrizione d' un naovo apparato che serve non solo per arruotare le lenti , ma anche per dar la curvatura ed il pulimento agli specchi secondo ua raggio stabilito. Ci vieiie scritto da Padova che 1' abate don Giambattista Santini, zio del nostro astronomo, I'abbia posto alia prova , e che a malgrado che la costruzione ne fosse grossolana , siasL pero trovato molto comodo ed esatto. Noi percio non possiamo che raccomandarlo agli artefici ed ai lavoratori di strumenti di ottica italiani. Dl questa sezione , consacrata veramente alia pratica dell' ottica , fa parte 1' istruzione che da I'autore intorno alia raaniera di centrare le lenti comuni (pag. 369), e quelle fatte di diversi vetri che compongono un oculare o un obblettivo aoromatico (pag. 267 )i appartiene parimente alia mede- sima il modo di coUocare le lenti che compongono un cannocchiale in modo che ciascun centre delle medesime si trovi suir asse del tube ( pag. 275 ). Infine chiudono questa sezione in un col libro alcune pratiche avvertenze per la fabbricazione e per la fusione delle diverse specie di vetri con cui si formano le lenti. II processo prescritto dall' autore per la fabbricazione del vetro detto flint pare che in pratica non possa avere TefFetto clie si desidera: imperciocche il lento I'affreddamento ch'egli consiglia e condannato dalfesperienza, perche la difFerenza di densita degli elementl che lo co- stituiscono produce nel lento raftVeddamento la loro sepa- razione e genera le filamenta che si volevano evitare. la- fatti nel Dizionarlo tec/ioZogico di Francia , Cauchoix all'ar- ticolo Crystal dicliiara il lento raffreddamento pel peggiore del processi finora immaginati. Del resto il lavoro dell' illustre Prechtl risguardato sotto I'aspetto tecnologico , e come un llbro diretto al perfezionamento dell' ottica pratica , e un' opera utiUssima e die nierita 1' attenzione e lo studio di quegli artefici che desiderano perfezionarsi nell' ottica strumentale j e se la parte die principalmente risguarda la tecnologia venisse voltata in italiano, riescirebbe di som- mo vantaggio fra noi a tutti coloro die si dedicano o per professioiie 0 per diletto a questa sorta di studj e di lavori.

M.

PARTE STRANIEKA.

Ullsse-Homcre etc. Ulisse-Omero , ossia del vero autore dcW Iliade c dell Odissea, opera dl Costantino Ko- LiADEs, professore ecc. Tarigi, 1829, in fogllo, con I'uogiafie.

C,

orse una trailizioiie fra i Greci , clie Omero evocasse

I dal sepolcfo T ombra d' Ulisse , e da lei risapesse tutti gli

avvenimenti della guerra di Troja e i lunghi viaggi di

I cjueirei'oe, e i molti e varj suoi casi. Questa tradizione

! pote aver nascimento dalla niirabile precisione con cui

Oniero vien descrivendo ogni cosa •, sicclie leggendo net

snoi poemi puo dirsi con sicnrezza clie non vide nieglio

clii vide il vero. Da cjuesta opinione poi , alia quale si li-

ferisce forse anche un monumento compreso nella galleria

1 Omerica del cavaliei-e Ingliirami, non avvi se non un passo

I da fare per attribuire 1" Iliade e 1' Odissea ad Ulisse : e il

. nome stesso del poeta puo in qualche parte giustificare

questo argomento : ]>erocche molti lo fanno composto da

' omos ed heros ; e dicono clie fu tiovato a significare die

il poeta e T eroe principale di que' poemi sono una stessa

persona. E come Ulisse e senza dubbio I'eroe dell" Odissea,

cosi r opinione predetta gia sarebbe provata per meta ,

I anzi per intiero , qualora non si creda die i due poemi

appartcngano a due diversi autori.

Abbiamo voluto accennare 1' evocazione di Ulisse quan- I tiinque il professore Koliades non ne faccia parola nel sue libro, non gia percbe a noi sembri argomento di qualche rilievo , ma solo per dimostrare die T opinione dalF autore sostenuta , sia per celia , sia daddovero ;, non e cosi nuova ne cosi stravagante, come a molti potrebbe forse parere. D' altronde ci sembra die quella tradizione dovrebbe valere a un dipresso qnanto la prova die vuol dedursi della etimologia del nome , ed alia quale il sig. Koliades mede- simo attribuisce qualche importanza.

II libro del sig. professore e diviso in due parti : delle qiiali la prima contiene la vita di Ulisse •, la seconda e nn commento alia vita stessa. La vita e con molto inge- gno e con bella eruilizione tessuta tiitta di Inoghi tolti opportunamente dai due poemi c dal coutiniiatore : c dove

A 1' 1' £ N D I C r

questi fonti non Ija'stavano al l/isogno tlcH'autorc , ricorse al testiinouio di altri accreditatl scrittori. II coiiimento con- siste [u-iacipalmonte nella narra/ione di uii viaggio die il piofessore ha fatto in tiitti i luoglii descritti da Omero , con an accurato riscontro clella descrizione col luoglii stessi. Nessuno ignora clie i Greci decidevano coi versi di Oaiero sin le quistioni intorno ai confini ;, e pero non lark iiie- raviglia se noi direnio clie qnesto esanie del sig. Koliades dimostra clie Tautore dell' Iliade e delT Odissea dovette aver veduti co' proprj occlii i luoglii ch' egli dcscrive. Ma ne viene egli poi di conseguenza clie questo autore sia stato Ulisse ? Non potrebbe dirsi in vece clie Omero visito i campi dove fu Troja , e T isola d' Itaca e la reggia di Ulisse , quando di tutte queste cose sussistevano ancora ben altri avanzi, clie non sono le scarse rovine cui pote visitare clii scrisse il llliro del quale parliaiiio? II sig. Ko- liades osserva clie nell' Odissea si raccontano molle cose di Ulisse, le quali non poterono essere serine da altri che da lui , perclie nessuno tranne lui solo le seppe : giacclie i suoi conipagni morirono tutti nella tempesta per aver mangiati i buoi del sole, ed egli non elibe agio di raccon- tarle a nessuno , per le moke imprese nelle quali trava- gliossi dopo il sue ritorno. Ma qui occorrono due osser- vazioni : la prima die questa inipossiliilita di raccontare le proprie avventure e troppo gratuitamente assorita : Taltra ciie quelle avventure delle quali ci mancano testiinonianze ponno essere verisiinili pluttosto die vere, e non aver mai sussistito fuorclie nella immaginazione del poeta. Le indagini del sig. professore dimostrano bensi die tutti i luogln o descritti o accenaati da Omero corrispondono pienamente al modo con cui ii poeta ce li rappresenta ; ma coine possano poi dimostrare die in que' luoglii accad- dero veramente le avventure da Omero attribuite ad Ulisse, questo non sappiamo vedere , ne crediaino die lo vegga alcun altro. Insomma il signor Koliades ha provato che non e possibile cogliere Omero in errore, dovunque ci sia rimasto alcun testimonio da confrontare coUe sue de- scrizioni •, ma questo non torna punto lo stesso come 1' aver provato che quelle descrizioni sieno state scritte , o co- munque si voglia coniposte , da Ulisse. Ma certo e inutile questa fatica colla quale noi procacciamo di preinun;re i nobiri lettori coatro Tapparenlc raziocinio del sig. Koliades;

I'AUTE STRA.NIERA. -(^

e il sno llbro pu6 hensi clestare molta curiosita, ma non gnatlagiinrsi il consentinnento d'alciino. E pero noi, »od- disfaremo ; senza dnbbio, assai meglio al desiderio dei leggitori, facendo loro conoscere alcnne altre ingegaose ragioni alle cjuali il doMissimo autore e ricorso.

E primair.ente egli raduna molte prove a mostrare die j due poemi appartengono ad un solo scrittore •, ne i due poeiiii soltanto , ma ben anche la continuazioiie che va sotto il nome di Quiato Calabro. Poi viene mostrando come Ulisse sia il principal personaggio delflliade, e quelio a cLii soao dati,- come a lui pare, gl' iiicarichi piu impor- tanti e piu decorosl , e le lodi maggiori die ad ogni altro. No dee parer maraviglia , dice 1" autore, die Ulisse re e gnerriero fosse anche poeta , quando sappiamo die Mose, r-avide, Salomone, ed altri principi contemporanei ad Ulisse poetarono anch'essi. Oltreclie tntti sanno die Palamede ligliuolo diNauplio, uno degli eroi dell' Iliade , aveva scritto un poema suila guerra di Troja Queste sono le principal! ragioni che il sig. Koliades agginnge alia principalissima

' da lui riposta nella precisione dei poemi omericii e 1* in- gegno usato in quell' opera e tanto, e le prove soao si

I belle e si appariscenti , che tutto il liljro si logge con vero ililetto ,, e quasi c' incresce di non poter assentire all' opi- iiiune deir autore.

Dalla lettura di questo libro puo anche trarsi qualdie yantaggio: perche niolti passi di Omero sono presentati

I $otto un pnnto di luce del tutto nuovo j e a voler segui- tare l" autore con sicurezza di poter ben giudicare le sue

I asserzioni bisogna avere alia mano i poemi omerici , ed

I avei-e piu che mezzanamente studiate le antidiita greche.

I Un altro vantaggio ancora puo trarsi rlspetto all' arte poe- tica : perche se Ulisse fosse veraniente autore dell' Iliade e dcU'Odissea, come sarebbe fondata quella lode che Ari- stotele diede ad Omero, di non aver mai parlato di se ? E se Ulisse fosse il principal personaggio dell' Iliade , come sarebbe vero il precetto intorno all' unita del protagonista? Per buona ventura ne la poetica d' Aristotele potrebb' es- sere ai di nostri citata per confntare un razlocinio che fosse foiidato sui fatti ; ne il raziocinio del sig. Koliades e si chiaro e provato da poter abbattere L". dottrina dello Stagirita i e quindi le cose rimangono ancora nel loro stato di prima. Omero e tuitora ravvolto in ijuclla nube, quasi

1^

8o APPENDICE

vorremmo dlr sacra , nella quale e stato finora ; e il libro del sig. Koliades non produrra verun altro efFetto , se nou quello di far coiioscere seraprepiu T impossibiiita di sco- pi"ire il vero autor dell' Iliade. In qaesto argomento poi noa possiamo tacere die maggioreggia ancora su tutti il Vico , il quale prima dell' Herder e del Wolf oso procla- mare che T autore dell' Iliade e dell' Odissea non era ancor conosciuto. Quel grande Italiano tentando la scoverta del vero Oinero non agito una quistione di pura filologia o di oziosa erudizione ; e 1' altezza e la nobllta di quel fine al quale egli diresse le sue profonde ed austere meditazioni assicurauo al sue libro di sopravvivere a mold eleganti paradossi venuti dopo di lui.

Le Jardinier des fenetres , des appartemeiis et des pe- tits jardins , etc.^ cioe il Giardiniere delle finestre, degli appartamenti e de' piccoli giardini. Seconda edizione rivediita ed aumentata dal sig. Poiteau. Paiigi, 1829, Audot, in 18.°, di pag. :li2.. Prezzo fr. 2.

Questo llbricciuolo ottenne gia a Parigi non piccolo fa- vore coUa prima edizione. Ora esse si raccomanda anche pel nome dell' illustre cultoi'e , che si assunse 1' incarico di rivederlo ed auraentarlo. In oggi poi che nella patria nostra ancora e divenuto si generale il gusto pei fieri , non potrebbe che riescire opportuna e gratissima un' ita- liana traduzione , la quale eseguita fosse con garbo e leg- ffiadria.

PARTE ITALIAN A. 8 1

PARTE 11.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.

LETTERATURA E BELLE ARTI.

Aid dell I. R. Accademia delle belle arti in Milano. Discorso del sigrior Ignazio Fumagalli , f. f. di professore segretario delV I. R. Accademia , letto nella grande aula delT I. R. Palazzo delle scienze e delle njti in occasione della solenn distribiizione de premj fattasi dal signor marcliese Febo d'Adda, viccpresidente del governo in Milano, il giorno lo settembre 1829.

Gi

"ia neir antecedente fascicolo, pag. 386, abblamo fatta precedere la livista delle opere clie furono esposte nell' I. R. palazzo delle belle arti, e delle qualL si trova in line di quest! Atti aiedesimi una succinta de&crizione. Parlando ora del restante del materiale die ne forma il volametto , ci h il discorso die giusta la pratica degli altri anni pnbbli- diiamo per intiero. A questo discorso die ne occnpa la prima parte tengono dietro i programmi dei grandi con- corsi e 1' estratto dei relativi giudizj delle Conunissioni straordinarie, non die delle permanent! sui minori coa- corsi delle scuole. Da questi si raccoglie die ragguardevole fu il nuniero dei concorrenti, segnatameute nelf arcliitet- tura, nella plastica e nel disegno degli ornamenti, e die i grandi premj furono riportati da giovani artlsti tutti na- zionali , educati negli stabilimenti die la Sovrana munifi- cenza manticne a pro di questi studj. Noi ci limiteremo a reudore noti soltanto i noniL di quelli die furono cinti delle maggiorl corone , ne intendlamo con cio di detrarre un grado di quella estimazione a cui hanno diritto an- che gli altri premiati nelle dilFercnti classi accadeiuichei per riguardo a questi la lunga serie valga a giustificare

Bibl. Iial. T. LVI. 6

82 APPENDICE

II silenzio nostro. Fra otto concorrenti neirarcliitettura il gran premio fu aggiudicato al sig. Enrico Terzaghi , mila- nese, alllevo deir I. R. Accatlemia di Milano; per la pit- tura al sig. Giovanni Battista Airaghi , alllevo come sopra^ per la scultura, nellr. quale si cimentarono cinque glovani del piu esperti , fu coronato il sig. Innocenzo Fracaroli di Ferona . allievo dell' I. R. Accademia di Venezia. Sulla riu- scita di questo glovane artista oltre il premio danno luogo alle piu liete speranze le onorifiche espressioni con cui gli venne aggiudicato. Per I'lncisione fu premiata Tunica stampa presentata dall' allievo signor j4(/o Fforo/w", rappresentante il Riposo in Egitto, tratto da un quadro di RafFaello clie at- tualmente esiste nell' I. R. Galleria di Belvedere in Yienna. Pel disegno di figura usci coronato fra quattro concorrenti il sig. Luigi Moja, milanese , allievo delF I. R. Accademia di Milano, e pel disegno di ornaraenti fu distinto fra cin- que il sig. ingegnere Francesco Turconi di Lomazzo, gia al- lievo come sopra (i). Dopo i nomi dei premiati nelle classi minori succede T accennata descrizione delle opere esposte, e la fine di questi Atti viene chiusa dagli elenchi dei Mem- bri accademici sedenti , onorarj e corrispondenti. Ecco il Discorso.

ti Tutte le scienze e le arti hanno i loro fasti e le loro glorie. Se ci facciamo a considerare la piu vetusta e ne- cessaria di tutte, 1' agricoltura , ci sentianio compresi da una sacra meraviglia nell' ammirare le moltiplici e costanti distinzioni che la fregiarono presso tutti i popoli e in tutte le eta. L' accompagnano nella sua prima origine gli onori della divinita tributati ad Osiride, a Cerere, a Trittolenio , mentre gli Ercoli e i Tesei van confusi nel volgo degli Dei minori ; fatta soggetto di versi immortali nei Giorni di Esiodo e nelle Georgiche di Marone, essa ci rivela le sue

(i) I BOggetti di grande concorso sui quali furono distrihuiti i prenij sono : per T architettura = Un edifizio d.^ erigersi in una citta capitale desticato pel coiivitto ed aminaf^strainento dei sordi e iiiuti ; per la pittura =. La morte d' Ippolito : per la scultura = Dedalo die attacca le ali ad Ic'aro : per F iiicisione = L' iuraglio in raiue di un' opera di buon autore , nun aiai per i' adJietro lodevoluiente incisa; pel disegno di figura = Daniele nel con- vito dato da Baldassare : pel disegno di ornanienti = Uno spec- cliio mobile e portatile per un gabiaerto reale.

fARTE ITALIANA. OS

riposte riccliezze e c' iiinaiuora delle rurali faccende ; can- tata pill tardi alf oreccliio dei Re = Lungo it fonte gentil ilvlle bell' acqiw = otiiene in Italia un nuovo culto , die ben tosto con indicibile successo si propaga in tiUte le contradc d' Europa. Sostenuta e giovata dal concorso delle altre scienze; ravvivata e protetta dalla luunificenza So- vrana , essa ci si olTre cinta di si vago splendore, die noa e nohile intellctto il quale non si onori di occnparsi di lei. Eppure a nialgrado di si cospicue onorificenze io non teino di afl'cnnare die in paragon di decoro ad essa prevalgono qucste nostre discipline. Perciocche i jjiii cliiari personaggl promuovono , e vero , Tagrlcoltura con meditate osservazioni e ripetute esperienze , ma piu non si veggono i Gurj , i Serani , i Cincinnati die vi adattino le inani; laddove queste arti nostre trovano cultori tra gli agi an- cora del Patriziato ;, tra i gabinetti delle Matronc , tra le aule delle Corti. Mentre la terra per friittificare non ab- bisogna die di braccla materiali , queste per la sublimitii de' loro concetti e delle loro produzioni esigono quasi un privilegio della natura , un genio creatore , una fantasia vivace , una copiosa dottrina ed un' immutablle nobilta di sentimenti : clii fa ricco un popolo non lo fa sempre Fe- lice • ma clii gli effigia dinanzi agli occhl 1' immagine del bello, e con efficaci esempi lo muove al bene, concorre al pill sublime intendiuiento di farlo gentile e virtuoso. Giovani alunni , se altre volte io vi ho additata la parte estetica di queste arti , lasciate die oggi io vi parli della lor nobilta. Queste poche parole vi fanno, io credo, anti- vedere tutta 1' estensionc del mio assunto; poiclie e ben agevole il dedurre die chi si accinge a coltivare queste oneste discipline dee neccssariamente aver cura d' ingenti- lirsi con una corrispondcnte educazione. Nol)ili c sublimi essendo gli studj cbt- piofessate, vuolsi die vi corrispon- dano le belle doti del cuore ; non si puo essere esiiuio jiittore , statuario o architetto se non si fa precedere r uouio dabbene.

» II decoro e la digulta delle arti nostre vuolsi egualuiente dedurre cosi dallo scopo cli"" esse si preiiggoiio , come dagli studj die si ricliicggono in chi le coltlva. Io non mi sten- dero in piu lunghe parole per dimostrarvi il primo capo: parlano abl)astanza in mia vece i nobili monumenti ch'esse tramaudauo alia posterita.

84 APPENDICE

» L' architettura , die rlsale alia prima capanna e accom- pagna nelle varie sue fasi T incivilimeiito , innalza sontuose nioli alia divinita , superbe regge ai nionarchi , marmorei palagi ai potenti, e quando 1' ira degli uoniini e T ingiuria de' tempi vi corron <:opra, lascia ancora ne' pochi ruderi che avanzano uno storico attestato dell' antico sapere e della dissipata ricchezza. La pittura poi e la statuaria ia iscam- Ijievole vincolo collegate spingono, se e lecito il dirlo, un passo pin avanti. Nel campo indeiinito della memoria e della fantasia esse vanno cercando con nobile gara i fatti pin illustii , le piu seducenti creazioni per raffigurarle ai viventi •, fauno parlare ai poster! le rispettate immagini di quelli che ben meritarono degli uomini e coa soave illu- sione perpetuano le sembianze degli oggetti piu cari al nostro cuore : e quando hanno in certa guisa percorsa tutta la moltiforme natura per imitarne le piu scelte bel- lezze , s' innalzano fino al cielo e , per usar la frase di Simonide , si assidono nel concilio degli Dei suU' olimpo per ritrarne bellezze ancor piu sublimi, identificandosi coUa stessa religione , indistruttibile niotrice d' ogni piu nobile sentimento.

» Giovani alunni , toccandovi di volo gli oggetti sui quali versano le arti che professate , io non fo che richiamarvi la nobilta della vostra vocazione. Ma per raggiungere una meta cosi elevata , quanti studj , quante uieditazioni , quanta faticlie ! Prescindendo dall' architettura che coll' archipenzolo e colle seste nelle niani si raccoglie all' esame severo delle opere antiche e moderne, e non trovando nella natura ua tipo de' suoi lavori , lo va cercando nell' arte ; esaminiamo per poco qnanto fa di mestieri al dipintore ed alio sta- tuario che voglia esser degno della sua professione. Appreso ch' egli abbia i primi rudimenti ed educato 1' occhio e la mano all' iraitazione, gli sta davanti il vasto teatro della natura. Non v' e oggetto che sia indifferente a' suoi sguardi. Quella rupe nuda e gretta ove non giugne che 1' aquila satolla di sangue, quell' amena coUina che sul raolle pendio nutre bosclii e pasture, quelle piante scorzate e senza cima che cadono per vetusta , quell' acqua che si frange e spu- nieggia tra i sassi , quella nube che si stende come giogaja di raonti , tutto in somma chiama la sua attenzione , uiuove la sua fantasia e gli domanda un segno di matita. Ma nulla c piu grande die 1' uomo , nulla luerita maggiormente gli

PARTE ITALIANA. 85

studj c le nieditazloni del gioviae artista. Quindl lo vedi , not! altriuienti die un seguace d' igiene , fiso sopra una inacchina umana interrogare sotto il coltello anatomico la ragione de' suoi movimentl nello stato di vitalita e diligence imitatore segnar la traccia delle ossa , de' muscoli , delle complicate filamenta che ne formano il mirabile tessuto. Questo e il sapcre, ma non e ancor la bellezza. Posseduta quindi la cognizlone di cio che si nasconde, egli va in cerca" delle piii nobili forme che lo ricoprono , ne compassa le proporzioni , ne raffronta i diversi caratteri , tien conto delle rispettive etii , delle minime desinenze che distinguono il maschile e T erculeo , 1' iiideciso dell' adolescenza e il moUe e delicato del sesso gentile. In queste indagini lo scortano i piu celebri pezzl del greco sapere , le tavole pill famose delle italiche scuole , ma soprattutto i modelli viventi che parlaiio all' occhio mi linguaggio piu vero ed ellicace. Ma questo ancora non l)asta: si avra bensi quella bellezza che nasce dalla scelta , dall' ordine , dall' armonia delle parti ; non si fe pero conseguita 1' espressione , questa principal qualita che spesso supplisce al difetto di altre e da nissuna e supplita. La correzione del disegno, 1' aggiii- statezza de' movimenti si possono apprendere coll' esame deir occhio e coll' esercizio della mano •, ma clii puo inse- gnar T espressione, questo hello morale che comunica il sentimento della vita , e identilica T arte coUa natura, I'og- getto rappresentato coUo spettatore? Essa consiste special- mente nel variato atteggiarsi della fronte , degli occhi , di tutto il viso, a seconda delle passioni. Quando 1' anima e tranquilla , tutte le parti del volto sono in riposo , la lor proporzione , il loro inslcme rispoade alia dolce armonia de' pensieri , alia calma soave degli afFetti , e il placido sonno di Endimione in cni serpe una vita consapevole di se medesima sol quaato basta a fruire la delizia di ua caro sogno. INIa quando 1' anima e agitata , la faccia diviene un quadro vivente in cui tutte le passioni imprimqno ua carattere speciale piu eloquente delle parole e palesano di fuori con segni patetici T immagine pronta e viva delle nostre segrete agitazioni. L' occhio principalmente e 1' or- gano pill fedelc della volonta e partccipa a tutti i snoi movimenti f, egli riceve e riflette ad un tempo la luce del pensiero e il calore della passiouc ; egli e , coine dice BulFon , il sense dello spirito c la lingua dell' intcUetto.

o6 A P P E N D I C E

»» Qual campo di osservazioni pertanto si apre all' artefice die voglia comuaicare alle opere sue una porzione di vita? Ovnnque si palesi un afletto e dirompa una passione , egli trova un esenipio da imitare : la verginella die tutta in se raccolta s'avvia al tempio in di festive, la grave ma- trona die sostiene nel portamento il decoro d' illustre ca- sato , il fanciullo die s'adira ad ogni momeato e s'ac- queta , 1' improvido giovanetto , si prono al vizio e ad uu tempo si caldo di nobili sentimenti, il vecchio rifinltd'che va si largo di consigli e si povero d' azioni , tutti indistin- tamente attraggono i di lui sguardi e la sua attenzione, Giovani alunni, se in uno sguardo , in un gesto non leg- gete un movimento dell'animo, non indovinate la segreta passione die lo signoreggia ; se non intendete questo muto linguaggio della natura , lasciate pure una carriera die non e per voi. Ma cio non e tutto : colla verita dell' espressione deesi accordare la varieta , senza la quale non fe bellezza. Spesse volte in un quadro , in un bassorilievo si deve raffigurare in piu persone un medesimo stato dell' animo : vi e un dolore die si espande colle sraanle della dispera- zione , e ve n' ha un altro die lotta colla forza dello spi- rlto e si concentra in una generosa rasscgnazione : vi e una gloja die cerca 1" uscita in un riso vivace , in un brio animato di tutta la persona ; e un' altra ve n' ha die di- plnge nelP occhio contemptatlvo 1' imiiiagine di un' estasi deliziosa : se parli di rabbia , in uno la vedi esalata e finita nel fosco sguardo, nel rlnghio feroce, nella stolta minaccia ; in altro la scopri avvolta nella dissimulazione e tutta intesa al pensiero di una futura vendetta. Ma dove trovare tante e si varie somiglianze della verita , se non nello studio del cuore umano e nella diligente osservazione d' ogni eta, d' ogni stato, d' ogni vicenda dell' universal famiglia degli uomini? Questo spirito di ricerca accompa- gna I'artista nelle vie, nelle piazze , nelle chiese, nei campi, nella solitudine. Tu quindi lo miri talvolta estatico, immobile, quando tutti gii altri sono in movimento e tu- niulto ; lo trovi isolate in un canto in mezzo ai tripudj delle piu clamorose brigate, e per una specie di contrad- dizione lo scorgi freddo, impassibile dinanzi agli oggetti piu dolorosi , quasi pago in suo cuore d' aver notato un tratto caratteristico dell'afFanno, dell'agonia e della stessa morte.

rVHTE ITAM.VNA. 87

Questo quadro potni per avventora sembrare esagerato, ma non e die Tesposizione del vero : ne troviaino il con- si2;lio e la praticn degli artisti piu eniinenti. II gran Lio- nardo, parlaado delTespressione , vuol clie 1" artisia sicgaa il condaiinato al patil)o!o e fissi gli occlil su quella fioate in cni contrasta ancora la sfrontata abltndine del delitto c la vergosrna del pubLlico vitiipero , e si dipinge a cliiari segni la coscieaza delle proprie colpe e la speranza di iin perdono ritiutatogli dalle leggi umane , nia non dal mite consiglio di Dio. Quando si tratto di rappresentare il peg- gior degli uouiini sednto al banchetto col divin Maestro, non si reco egli per piii mesi nei convegni piii ignoliili , nei mercati piii bassi, nei trivj , tra le persona piii vili e ribnttanti, onde splare se mai gli fosse veduta una fac- cia cbe gli raliigurasse l" avarizia e il tradimento? Se vo- lessi confermar q^psto vero cogli escmpi , potrei soegiiin- gere die mentre divampava I'incendio di una casa fu notato a dito un artefice die tolta in mano la raatita, in mezzo al tumnlto , alle grida de' fuggenti se ne stava freddo os- servatore a tratteggiarne la luttuosa scena : die mentre in- furiava la piii terril)ile fortuna di mare ed era la nave abbandonata alia balia dei liotti , un altro artefice facevasi legare ad un albero per contemplare dalP alto quello spet- tacolo spaveatoso e ad un tempo sublime.

» L' artista cosi formato dalla natura e dall' abitudine otterra, crediamo, un facile perdono quand'andie serabri varcare i limiti di quelle infinite convenzioni soclali die totto il nome di urbanlta formano un nuovo codice di leggi tanto piu severe quanto piu minuzlose. Lo protegge una volgare oplnione cbe atti-ibuisce indistintamente ai pittori, come ai poeti, un certo grado d' innocente foUia. Quella cbe in un letterario gabinetto si direbbe concentrazione di mente , suol cbiamarsi distrazione ed anclie stravaganza quando si vegga in faccia al pubblico , ne' luogbi di piti nunieroso convegno, ma si Tuna die 1' altra derivano ap- punto dallo spirito, o, a meglio parlare , da tutte le fa- Colta deir anima raccolte e fisse in un oggetto cbe la predomina. Clii puo signoreggiare la fantasia ? Fincb' ella e sopita , indarno tu dimandi all' artefice uno schlzzo; ma quand' essa se gli presenta pregata o non pregata , tosto s' indonna d" o2;ni suo penstero c lo rapisce dietro i suoi j>assi. Tu quindi lo vcdi immobile dinanzi ad uu volto

S(S APPENDICE

die gli rivela una passione , alia vista dl un panno die cade coil belle pieglie , di uti raggio che scende con nuovi accidenti. Chi avesse veduto il Domenidiino quando seuza apparente motivo s' agitava smanioso e m'lnacciava e fre- meva, giudicato T avreljbe un niisero scemo del bene deir intelletto i ma il Caracci coltolo in nno di que' nio- menti d' inspirazlone I'abbracciava per tenerezza e dlceva : oggi io unparo da te. lo non intendo di giustilicare tutte le stranezze in cui possa cadere un artista ; sarebbe diffi- cile impresa : voglio soltanto rivelar la cagione di quelle apparenti anoinalie che lo fanno credere non curante dei sociali rigi.ardi.

» Ne qui tutta sta P estensione degli studj che 1' arte ri- chiede. Dope la ricerca di ci6 che e vero nella natura , deve r artista volger la mente a cio che e vero nel costume. Egli e chiamato a rappresentare avv%nimenti di tutti i popoli e di tutte le eta^ quante indagini non dovra egli fare per ragglungere il carattere delle diverse architetture , la varia forma degli abiti , delle insegne e degli ornamenti ? E una generale opinione die di qaesto lo provveggono i letterati : giovani alunni , non vi appagate di un tal ri- piego ; vostra debb' essere la cura di consultare la storia, e soprattutto i monumenti che parlano un linguaggio piu sicuro. E difficile giovarsi bene anche delle altrui cogni- zioni quando queste non si fondono in certa guisa coUe proprie ; di qua il bisogno d' istruirsi in molte discipline per riuscire eccellenti in alcuna.

" lo non tocco piu avanti intorno alia necessita di una bastevole coltura delle lettere in un artista , perche troppe cose mi rimangono a dire intorno ad un' altra coltura ancor piu rilevante, la coltura del cnore. Tutti gli studj fin qua accennati a nulla rileverebbero per lui s' egli non avesse in prima 1' animo conformato alle leggi del bello e del- r onesto. Non temete ch' io qui venga a squadernarvi un saggio di morale ; sa ognuno che questa e indispensabile guida in ogni condizione. Solo con pochi esempi io vi verro dimostrando quanto giovino le belle doti del cuore a chi vuol procacciarsi per via di questi studj una stima nel viver sociale , e tramandare con lusinga di gloria un nome alia posterita. Ciascnn uomo lia una fisonomia mo- rale che si trasfonde nelle opere sue : souo queste Io specchio piu fedele del suo cuore. Non vi aspettate la

rAHTE ITALIAN.V. 89

grazi.i dcllc forme , ne F espressione di ua tenero affetto da un'anima signoreggiata dalla bile e dalFirai noii cercate la dignita e la i-obustezza in un caore , in una mente infiac- chita e prostrata da basse passioni. SI potra qualche volta mentire al proprio cuore per uno sforzo d''iiiutazione, Hia noti si avra mal una libera creazione se non e inspirata da un vero sentimento. Per non esser lungo d' inutili parole in ua soggctto si chiaro, dir6 questo solo, die una gal- leria di quadri e in certa guisa la piu perfctta etopeja de' loro autori. Valga a dlmostrarlo la storia dell'arti. Nis- snno poggio tant' alto nella pittura quanto RafFaello, e Raf- faello ci vicne descritto come il tipo d' ogni gentilezza. La natura , die gli aveva dato tanta bellezza di persona , gli aveva diffuse neiranimo tntte le grazie die guadagnavano r aniore e la stiina. Mentre le opere sue gli acquistavano una gloria die non cldje altra pari, la bonta , la cortesia, la generosita , la sdiiettezza lo rendevano la delizia di tiitii. Ma cio die j^iii onora questo essere straordinario e di non trovare ncll' aninio suo neppur un' orma leggiera d'invidia, voglio dire di cjuel sentimento die si coUega si spesso coUa emulazione fino a confonderne i nomi , e sembra attaccare specialmente coloro die toccano un'alta cinia. Raflaello ebbe qualche neinico, e non fu neinico a nessuno: lo stesso Buo- narroti die fino a que"' giorni era sovrastato a tutti , atter- rito da tanto merito ne temette un' omlira alia propria fama, ed ebbe ricorso ad arti maligne per eclissarlo ; ma il San- zio lo pago sempre di generosa venerazione fino a ringra- ziare Iddio d' averlo fatto nascere ai tempi di Michelangelo, come Platone d' esser nato ai tempi di Socrate.

» Da questo specchio luminoso passiamo ad altri esempi che avvalorino la nostra sentenza. Chi non ravvisa il can- dore della beir anima del Correggio e quasi la liiccntezza del sue cuore in quei vezzi , in quella grazia , in quelle time si trasparenti che lo mettono secondo nel gran triun- virato della pittura? Osservate Federico Barocci che lo ha imitato : il suo pennello servi alia religione e parve fatto per quella •, i dolci e divoti alfelti ch' egli dipinse gli erano inspirati dalla sua stcssa pieta , e li trovava nel suo pro- prio cuore. La storia ci addita Gaudenzlo Ferrari come un esempio di cristiana devozione , lino ad essere chiamato eximie pins da un sinodo novarese, e Gaudenzio Ferrari parve unico in esprimere la maesta dell' esser divino e i

APPENDICE

misteri della religione. Dl Carlo Dolci scrlve il BalJinucci, come quegli die per niolti anni diresse la di lui coscienza era solito dire, che se alcuno bramasse di vedere quella di Carlino quanto delicata e diligente, guardasse le opere de' suoi penaelli. I quadri dell'Albaai non faiino essi fede delle sue- morali qvialita ? Egli e notato iiella storia per esercizio di domestiche virtu : egli ebbe in sorte uua bel- lissima moglie che lo fece padre di molti vaghissimi fan— ciuUi. Furoiio questi 1' unico afFetto del suo ciiore e 1' unico esercizio del suo pennello. Quasi temesse di uscire dal cerchio della sua famiglia e volesse moltiplicarsi dinanzi agli ocelli gli oggetti della sua tenerezza, sparse in tutte le sue tele ninfe , amori , angloletti con tal vezzo di forme, con tal grazia d' Innocenza che rapisce e innamora. Sorti Tiziano dal nascere uno spirito sodo, tranquillo, sagace, portato al vero pluttosto che al nuovo ed alio specioso , e questo spirito lo condusse a diventare 11 plu gran con- fidente della natura e il maestro universale , che in quanto ha preso a trattare slan figure, sian elementi , sla paese , sia qualunque soggetto, in tutto ha impresso la sua vera naturalezza. Di cio non plu : fra I' infinlta schlera degli antlchi plttorl , non pochl sarebbero gll esemplari d' ogni bel costume ch' lo avrel potuto addurvl per fianchegglare la mia tesl, slccome avrel potuto presentarvi anco de' mo- derni , giacche calde sono tuttora le cenerl dl Applani e di Canova, amendue modelli dl amorevolezza , dl modestia e d' ognl gentile dlsclplina sia nel colmo deU' arte , sla nel colmo degli onorl. Ma 11 tempo strlgne e ci rlmane a dar di sfugglta un' occhlata al contrapposto del quadro che suol d' ordlnario adombrarsl dl nere tinte onde meglio dar ri- salto a quelle parti che merltano In se ristretto tutto lo eplendore.

» II Vasarl trattegglo con poche parole lo stile di Andrea del Castaguo ; questo stile , il credereste ' combina perfet- tamente ne' rapportl colla dl lul natura che ci dlpinse Ira- conda, vendicativa e invidiosa, e la storia segna col mar- chio deir infamla 11 di lul nome per l' assasslnlo di Donie- nico da Yenezla che a lul sovrastava nel colorito. Ognuno die abbia attinta qualche pittorica nozione o dal quadri o dai llbri d' arte , air aspetto di grandi masse ombrose che staccano con forza le parti chlare pronunzia 11 nome di Caravaggio. Or chi direbbe ' accoppiate a quelle tetre masse

r\RTK ITALIANA. QI

le (li Iiii volgari fisonomie, le forme ignoMli da liu segulte nella imitazione , e confessate se non vi disvelano un' «ni- itia abbietta.- Egli iti fatto fit omicicia e dovette distanziare da Roma in cui il suo tiiiteggiare di forza gli aveva pro- cacciato non pochi ammiratori. Guardate Salvatoi- Rosa ; fece egli la saiira degli uomini , ed i suoi quadri vi pre- sentano quella della natura , i tempestosi cieli , i diroccati inacigni , gli alberi scapezzati, mozzi o sbarbicati dal tur- bine , r impeto de' torrenti , le spelonclie , i deserti , tutto in somma non olFre forse il lato , quantunque sublime , il pill tetro pero, il piii sinistro, quello della distruzione? Ma a che vado io affastellando esempi per soccorrere il mio discorso? trascorrete la storia dell'epoca terza della Scuola napolitana, confrontate le opere di qne' pittori di macchia coi loro caratteri, e tioverete die quelle pagine , mentre ne esaltano la francbezza e la bravura, nereggiano di misfatti e di male arti. Famosa e la gnerra che il Belisa- rio, lo Spagnoletto ed il Caracciolo dichiarai'ono ai pittori forestieri : la frode , le minacce, i tradimenti, i veleni fu- rono i mezzi impiegati per raggiungere il loro scopo a danno di Guido , di Annibale Caracci , di Dominichino , deir Arpiiiate e di molti altri cola chiamati a lasciar prove del loro valore. Fra la fiera terna sovercliiatrice pero teste citata arrestatevi un istante a rigunrdare Io Spagnoletto , scolare del Caravaggio i la natura in decadiniento , ove campeggiano il risentimento delle ossa e de' muscoli , le rughe pill pronunciate , i semljianti piu accigliatl , era da lui preferibilmente imitata :, ncUa scelta dei temi d' istoria i piu orridi erano per lui i piii giocondi carnificine, sup- plizj , atrocita di tormenti. E questo raffrouto coUe sue azioni non riuscira senza frutto , perche la storia stessa vi dira la fine raiserabile cui Io trassero 1' invidia e la smodata ambizione.

'> Giovani alunni, parml avervi bastanteniente dimostrato quanto nobili e decorosi sleno lo scopo e 1' esercizio di queste arti, e quanto importi per chi si accinge a trattarle di avere non solo una vocazione decisa, un intelletto non comune, ma un cuore eziandio educato alle leggi dell'one- sto, conformato alia gentilezza e fornlto di quelle doti ciie distinguono i generosi dai volgari e dagli abbietti. Con dif- ferenti qualita, col manto dell' ipocrisia si giunge talora a carpire una riputazione, non si sopravvive pero nella

02 APTENDICE

posterita. Perenni pertanto si serbino nella memoria vostra i casti eserapi che vi addussi, ne in voi alligni giammai la bassa invidia , ne la fatale ambizione ; e tanto nelle sco- lastiche gare , che quando fatti provetti nell' arte lotterete coi piu robusti sia sempre lo spirito di generosa eraula- zione che vi guidi nell' ardna prova. Giovi a questo pro- posito cio che, non e guari , scriveva dl RafFaello T illa- stre Quatremere : k L' invidloso deprime i suoi erauli an- che quando si arricchlsce a loro spese: il rivale generoso non toglie a loro niente ; di nulla si vale e loro non deve se non la forza che acquista per combatterli ; e quando pure ne trionfa a lor medesimi attrlbuisce la gloria de' suoi successi. >' Legati coi dolci vincoli della concordia giova- tevi scambievolmente dei singoli lunii, e diverrete potenti. Per tal gulsa adoperando voi potrete chiamarvi e alunni e artefici degni della distinta protezione che V augustissimo nostro Sovrano accorda a questi studj e specialniente agli uomini dabbene : consapevoli a voi medesimi nel candore delPanimo vostro di aver ben meritato, raramenterete con compiacenza queste corone che ora vi porge il primo Ma- gistrato (*), corone il di cui valore viene sommamente ac- cresciuto per la presenza di questo umanissimo Principe fi-atello di Augusto, per 1' intervento di questo venerabile Porporato , di queste cariche clvili e militari , e in fine pel concorso de' concittadini che testimonj de' vostri trionfi anelano di ammirare le vos tre gloriose fatiche. »

Rime del Petrarca secondo la lezione del prof. Anto- nio Marsand. Padova , 1829, coi dpi della Minerva. Vol. 1 , in 12.°

II slg. An<relo Sicca ha procurata una nuova edizione del Petrarca con giunta piii copiosa e piii corretta che non suole trovarsi nelle stampe comuni. L' edizione e in due volumetti : nel primo sono comprese tutte le rime in vita e in morte di madonna Laura , e le aggiunte : il se- condo si compone del rimario per versi intieri , nuovamente compilato dal sig. Sicca a servlgio di questa rlstampa. A

(*) In vece di S. E. il signor Coate di Strassoldo , Presidente deir I. Pi. Governo, la funzione fu iireseduta dal Vicepresidente sigaor Maixhese Febo d' Adda , CiambellaQO di S. M. I. e R.

PARTE ITALIANA. 98

qncfito rimario tien dietro ua indice delle voci del Canzo- niere citate dalla Crusca , lavoro del conte Alvise Moce- nigo, dato in luce dalla tipografia della Minerva per cor- redarne il Canzoniere a cui fece le note il cliiarissimo si- gner Luigi Carrer. Unitamente a questo nuovo Petrarca il diligentissiino sig. Sicca ha pubblicati anche i rimarj per nunieri delia Divina Commedia dell' Orlando innauiorato, del Fiirioso e della Gerusalemme liberata. La diligenza di qiiesto dotto editore e divenuta omai cliiara in tutta quanta r Italia ; e pero noi , in luogo di lodar lui, facciam voti per- clic sia imitato da niolti.

Antidoto pe giovani studiosl contro le novitd in opera di lingua italiana scritto da Antonio Cesari dcl- t Oratorio. Forli, 1029, in 8.'', presso Matteo Casali.

Quest' opuscolo per 1' cpoca in cui fu scritto puo con- siilcrarsl come il testamcnto del P. Cesari. L' antidoto pero the dal cliiarissimo autore viene in esso proposto , non e al- trimenti nuovo: esso consiste nello studio degli antichi nostri scrittori , i padri della nostra hellissima lingua. Questo me- desimo studio venne sempre nelle buone scuole raccoman- dato, e pill ancora allorclie a! fmire dello scorso secolo e al comiuViare del corrente andava miseramente corrompen- dosi r italiana eloquenza pei barbarismi die in essa a piena roano da' suoi stessi cultori versavansi , e per quell' abito pressoclie di gallica nianiera , ond' essa talvolta apparve quasi prostituita ancella. Che pero se non a liberarla da sifFatte brutture , almeno a far si che il male non an- dasse tropp' oltre , molto giovarono gli editori della celebre niilanese coUezione de' classic! italiani anterior! al secolo i8.°", e ne' ginnasj de' paesi nostri niolto pur giovarono e giovano tuttora le italiane Antologie prescrilte come libri di testOj tutte composte con brani di celebri ed approvati scrittori.

Ma siccome a' di nostri un altro ancor piii pestifero vclcno venne nolle scuole spargendosi , e trova alimento nelle parole di si fatte persone, la cui voce risuona quasi oracolo agli orecchi de' giovani inavveduti; cosi cotal an- tidoto torna uon inopportuno •, e grazie e lodi debbousi al til. sig. Giuseppe Mannzzi , che ottcnutolo poco inaaazi la

p4 Ari'ENDIGE

inortc dcir autore voile renderlo di pubblico diritto. Noi per6 hraiuato avremnio die 1' autore dimostrato si fosse un po' piu generoso verso gli scrittori dell' aureo secolo di Leone X. Di questi non ne biasima la lettura e ne loda specialinente i piacfvoli modi de' coinici toscani '•, ma que- gli altri pill antichi sono i suoi piu cari , i prediletti. Ep- pure gli scrittori del seicento, scevri dai rancidumi della lingua, piu dilettevoli per la materia su cui prendono a discorrere, e, trattone forse gli oratori, geueralmente piu dlsinvolti, piii eleganti, e meno vuoti di cose e di pen- sieri, invitano alia lettura anche i piii restii e i meno stu- diosi. Se in questi trovasl la lingua gia nel suo piu bel fiore, a clie costrignerci ad ingojare un Cavalca con tutta la sua numerosa comitiva \ od a razzolare fra le anticaglie ? I tre gran padri , il Dante , il Petrarca ed il Boccaccio non formano forse eglino colle opere loro tutto cio die di piu bello in fatto di letteratura vantar potrebbe il secolo del trecento?

Delle iscrizionl vcnezianc raccolte ed illustrate da Emanuelc Antonio Cigogna cittadino vcncto. Vc- iiezia, 1828, tipografia Vicotti. Fascicoli Vie VII che sono il ed il 3.° del vol. II, in 4.°. Tutta r opera sard contenuta in circa 20 fascicoli. Prezzo de'fascicoli pubblicati a cent. 20 alfoglio, lir. 20. 40, con un rame per ciascun fascicolo gratis.

Di quest' opera, che fa grande onore al sig. Cigogna ed alia citta di Venezia, si e da noi parlato nei tomi 87, pag. 124; 41, pag. 427; e So, pag. 248, e in quest' ul- timo abbiamo con lode accennata la continuazione di essa fmo al ftiscicolo V inclasivamente , dimostrandone 1' impor- tanza sua per la storia ecclesiastica , per la biografia e per I'antiquaria, non che per la letteratura.

Contiene il fascicolo VI le iscrizioni delle chiese di S. Zaccaiia e di San Giovanni in Olio , non che dei loro din- torni. II metodo dello scrittore e sempre lo stesso quale si e esposto nei nostri articoli precedenti : di ciascuna chiesa e di ciascun monastero si rintraccia 1' origine o la fondazione con sobria, ma squlsita erudizione ^ e riguardo a San Zacc:iria , vcdiamo che la chiesa , secondo un' antica tradizione^ fu edilicata verso la mela del secolo Vll a' tempi

PARTE ITALtANA. (j5

tli Rotario R«? Je' Longobardi, il che potrebbe prestare ar- goniento di ricerche a colore che piii recentemente trat- taroiio delle costruzioni e dell' architettura longobardiche. Si soggiugne a ciascuna delle chiese la notizia di colore che alcuna cosa ne scrissero, e questo pure serve ad ar- ricchire la storia letteraria. Le iscrizioni sono riferite con tut.ta la fedelta, distinguendosi aache con opportuni segni tutte le linee delle medesime : copiosamente poi si illu- strano alcune , massiiue quelle che concernono Marco Sa- nuto , le deposizioni di alcuni corpi santi, specialmente di inartiri , Domenlco de Dorncnichi, celebre canonista , Ales- sandro Vittoria , architetto e scultore di altissimo nierito, sulla cui toniba non si dubito di scrivere dope il suo nome qui K^uens vUos duxit; Luigi Moccewgo, illustre guerriero ed altri distinti personaggi. In queste epigrafi e nelle lore illustrazioni si contengono anche le preziose notlzie di al- cuni scultori che operarono ne' mausolei , e di alcuni pit- tori che le chiese ornarono colle loro opere , specialmente di Giovanni ed Antonio di 3hirano.

Con eguale studio e dillgenza sono illustrate le iscrizioni di San Giovanni in Olio, tra le quali per ricchezza di storiche e letterarie notizie si distingue 1' illustrazione che concerne la famiglia Cappdlo alia pag. 200. Piii copiose e con eguale accuratezza trattate souo le iscrizioni del fasci- colo VII contenente la chiesa di Santa Maria deH'Orto , e in queste si ricordano specialmente le gloriose memorie delle faaiiglie Bcmho , Contarini, Giusiiniani , Loredan , Mo- Un , Morosini , Querini , Renier e Tredsan. Belle notizie tro- vansi pure intorno ai Ramusii ed al celebre Paolo, collet- tore de' viaggi. Ne soltanto possono queste iscrizioni giovare ai veneti cittadini amanti delle glorie dei loro antenati; ma ia esse possono altresi trovar pascolo di notizie altre citta d'ltalia, giacclie vediamo inserite iscrizioni che probabil- mente ad altre patrie si riferiscono ; come sono quelle p. es. dei Cavazzi e dei Marescalchi , probabihnente bolo- gnesi , e di Virginia e di Aurtlia , 1' una nioglie e l' altra figlia di Girolamo Bossi , apparentemente milanesi.

()6 A r V K N D I C E

Lettere del conte Domenico Morosjni , nohile vene- ziano, al sig. abate Francesco Cancellieri di Roma, e di qiiesto a quello intorno ad alcniie cifre spet- tantl alt Accademia de Lincei. Venezia, 1829, tlpografia Picotti, di pag. 87, in 8.''

II chiarissimo editore delle Iscrlzioiii veneziane sig. Etna- nuele Antonio Cigogna , del quale abbiamo gia fatta men- zione con lode, e ci avverra nuovamente di parlare nel render conto della continuazione della sua grand' opera , indirizza queste lettere al sig. marchese Gio. Jacopo Tri- vulzio con bella dedicatoria die ne dichiara il contenuto, r oggetto e r importanza.

L' eruditissimo abate Cancellieri aveva in animo di pub- blicare una nuova e piu compiuta storia della celebre ac- cademla de' Lincei , il cui scopo era il progresso e la pro- pagazione delle scienze natural! , per tutta Italia non solo, lua per tutto il mondo. Servire dovevano di materiali a tale storia varie lettere autografe del prlnclpe di quel- TAccademia Federico Cesi , che instituita 1' aveva sino dal i6o3, e di altri Accademici , trovate dal Cancellieri; ma queste lettere contenevano cifre , delle quali quello scrittore chiese la spiegazione al conte Morosini , che il Cicognara ed il Moschiiil indicate gli avevano come dotato di sin- golare perizia nella dicbiarazione di qualunque cifra piu diflicile , giacche quelle di cui trattavasi non avevano po- tuto interpretarsi ne dal conslgliere Koelle, incaricato della corte di Wirtemberga, ne da alcun altro in Roma, ben- che sedicente professore di quell" arte. Tanto piii premeva al Cancellieri di poter trovare la spiegazione di quelle ci- fre , cli' egli disposto 'era a cbiederla anche a Parigi , a Londra , a Vienna , a Pietroburgo , perche scoprendosi il loro signiiicato, cliiarita sarebbesi 1' innocenza de' Lincei, caduta in sospetto per cagione delle cifre medesime, come se le massiaie loro ripugnassero a quelle dell' uomo re- ligioso e del suddito fedele, sospetto che il Cancellieri erasi sempre studiato di allontanare , sostenendo die esse cifre ad altro fine dirette non erano , se non che ad una pru- dente cautela nel caso in cui le letter^' degli Accademici intercette fossero dagl' invidiosi loro nemici. II Morosini giunse felicemeate e con prestezza a rilevare il seiiso di que' sogni aiisteriosi, benclie iiiolti scritti fossero alia foggia

PARTE ITALIANA. 97

ebraica ( o piuttosto orientale ) , cioe in niodo retrogra- de , e spedi la sua iatera interpretazione al CancelUeri , che la accolse con tanto maggiore glubilo , quanto che essa serviva a confermare pienaiuente la sua opinione sul- r incolpabilita di quelle cifre. II nostro conte Pompeo Litta neir illustrazione della famiglia Cesi , parlando di Fede- rico , aveva qunlificata soltanto come giovanile imprudenza quella di far use di una cifra niisteriosa, e la recente spiegazione ha fatto vedere che bieogno non vi aveva di cifra in cose che potevano dirsi palesemente. II Cancel- Ueri, soddisfatto oltremodo , e quasi attonito per la pronta spiegazione data dal Morosini, domaado a questo la mani- festazione della chiave adoperata per disvelare V arcano , tanto a fine di rendergli il dovuto onore nella prefazione deir opera sua , quanto perche maggiormente riinanesse as- sicurata T intelligenza di que'segni, e piii chiara si mani- festasse V innocenza de' Lincei , inviandogli al tempo stesso le lettere originali del Principe Cesi da esso possedute, affinche completare si potesse la spiegazione delle cifre anche ne' luoghi mancanti. Cio diede occasione al Moro- sini di ultimare V opera sua e di riraettere al CancelUeri le lettere coll' alfabeto convenzionale de'' Lincei, aggiugnen- dovi altresi alcune dotte osservazioni, atte a sempre piii rischiarare la materia. AH' ultima inchiesta del CancelUeri che braniava di conoscere il fondamento sopra il quale assicurare si potessero i leggitori che 1' alfabeto spedito dal Morosini fosse veramente quello 6e^ Lincei , 1' ingegnoso ve- neziano rispose, che la prova stava nel fatto che quell' al- fabeto spiegava tutte quelle cifre, cosicche nessun'altra spiegazione ad esse potrebbe darsi fuori di quella da esso prodotta , combinando perfettamente il sentimento di quel segni con tutto il contesto delle lettere t dal che risulta che quelle cose e non altre voUero con quelle cifre espri- mere i Lincei. Inutile sarebbe altronde il cercare la ra- gione per cui essi un segno anzi che un altro adoperas- sero, giacche cio dipende soltanto dal capriccio di chi invento la cifra , trovandosi di queste cifre a migliaja e tutte differenti , secondo il particolare intendimento di chi scrive e di quello a cui si scrive; e di queste ragioni mostrossi pago il Canrellitri, che onorata menzione fatta gia aveva del Morosini nella prefazione all" opera die ^ui Lincei intendeva di pubblicare.

Bibl. Iiul. T. LVI. 7

()8 APPENDICE

Ma quest' opera, benche compiuta, per diverse luttuose circostanze noii vide la luce, e mancato ai vivi il Cancel- lieri sulla fine del 1826, essa cogli altri manoscritti di quel- r uomo insigiie passo agli eredi suoi, 1 quali tuttavia un annunzio ne diedero nel Catalogo di tutte le produzionl Ictterar.ie edlte ed incdite del Cancellieri , starapato in Roma nel 1827, accennando la lltografia di CXV cifre spiegata dal Morosini, con altre notizie ecc. Dclle dotte fatiche del Morosini fa pure fatta nienzione nel Giornale arca- dico di luglio del 1828, nel quale in un Prospetto della nuova Accademia de' Llncei instituita nel 1796, si ricor- dano le cifre spiegate dal Morosini coUa dichiarazione di varie lettere autogi-afe scritte all' ebraica , ossia al rove- scio, fatta dal Morosini medesimo. II non essere fatta di pubbllca ragione 1' opera del Cancellieri, e la brama di rendere omaggio agli studj paleografici o stenografici del Morosini , sono appunto i motivi die indussero il Cigogna alia puliblicazlone di queste epistole, dalle quali puo rica- varsi qualche ulteriore notizia intorno ad altre operetta che il Cancellieri stava scrivendo negli ultimi suoi giorni.

Cliiude il Cigogna la sua dedicatoria con un sagglo della bravura del Morosini in cotesti studj •, ed e die avendo il celebre P. Francesco Lana nel suo Prodromo , statnpato nel 1670, spiegata 1' arte d' insegnare ai ciechi nati non solo a scrivere , ma anclie a nascondere sotto cifre i loro secret! col mezzo di una lunga tavoletta o riga di legno , in cui siano intagliati e prominenti tutti i caratteri dell' al- fabeto nel loro ordine naturale , della qual tavoletta quegli a cui si scrive dee averne una a'ffatto simile, e avvolgere con nodi un filo al caratteri delle parole che si vogliono far leggere ;, il Morosini con un gomitolo di filo con nodi eretti sopra una tavoletta da alcuno conformata e tenuta con lettere disposte con 1' ordine naturale , o anclie con altro qualunqne ordine e con disuguale distanza tra di esse , senza aver egli una tavoletta eguale a quella del corri- spondentey conosce sul gomitolo nodoso le lettere, ne spiega le parole e il senso , e rimette la risposta con un gomitolo pure con nodi che il corrispondente stesso sa si)iegare sopra la sua tavoletta. II Morosini sa rispondere a questa ed a qualunque altra cifra coUa chiave di quelle che se T ha immaglnata, se pur mille se ne inventassero al giorno, qualora pero uniforme sia il segno convenzionale .ipplicato ad una lettera.

PARTE ITALIANA. C)f)

II siiiito che abhiamo fin qui dato tU (jiicsta iledicatoria, die tien Inogo cU pretazione, ci dispensa dallo estenderci a render coiito d'l tntte le lettere contenute in cjncsto vo- luinetto. Nella pfima il C(i«m/<ert •esprime il suo desiderio di vcdere spiegate le cifre contennte nelle lettere del Cesi e rappresentate in im foglio litograficoi nella seconJa il Morosiid ne riniette la spiegazione , avvertendo die alcune di quelle lettere dovevansi leggere aU'ebraicai nella terza il CanrelUt'ri csterna la sua sorpresa per aver trovato un nuovo iiiavaviglioso Edipo , e diiede la mauifestazione della diiave e deiralfalieto, rallegrandosi di vedere liberato il niistero di quelle cifre da qualunque imputazione contra la religione e la morale ; nella quarta altro non trovasi di riniarclicvo'.e se non che la modestia del Morosinl e Fas- serzione die la facilita sua di riltvare le cifre e in lui piut- rosto iin attitudine naturale che il risuUato di faticosi studj : nella quinta il Cancellieri spiega i motivi economici pei quaPi e costretto a differire la puljblicazione dell' opera sua sui Lined ^ ed alia sesta scritta dal Morosini va unita una tavola in rame , portante le cifre autografe del Cesi con varie note erudite, dalle quali seuipre piii risulta 1' inno- ceuza de' Lined e V ingenuita delle loro cifre convenzionali. Le lettere seguenti non contengono per lo piii se non che complinienti vicendevoli dello storico de'' Lined al suo Eilipo, e di questo aU'illustre Romano che proposto aveva da prima il duhbio sul valore e suirintelligenza di quelle cifre. Nel- I'ottava pero il Morosiid fa qualche cenno del niodo in cui era giunto a trovare T alfabeto de^ Lined; nella nona il Cati- cellieri aniiunzia il suo disegno di stampare la descrizione della chiesa de' Bolognesi e la vita del pittore Siciliauo Giu- seppe Errante , come nella decima fa noto il suo impegno di giustilicare la promozioue del cardinale Zurla, rendcndo sempre piii manifcsti i meriti c le rare qualita di lui ^ col- r undecima linalmente lo stesso accompagna il prospetto della sua descrizione della basilica di S. Paolo, allora re- Centi'inente divorata dalle fiamme, e Testratto di una sua lettera sopra la statua del 3/o5e del Buonarroti^ accennando altresi die terminata aveva la stampa di un curioso libro dedicato al cardinale Zurla suddetto , suUa chiusura ed apcrtnra della bocca , suU' anello cardlnalizio, sopra il ti- tolo di S. Crote in Cerusaleunue e sopra Tabito de' car- dinal! rc'iolari.

100 APPENDICE

Non si puo che sincerainente applandire alio zelo del Cigogna , il quale colla pubblicazione di queste lettere ha posta ill chiaro la perlzia straordinaria del Morosini nel- r interpreiare le cifre piii difficili , ha onorata la memoria deir illusti-e Cancellieti, ed ha fornite nuove ubertose no- tizle per la storia letteraria de' nostri tempi.

Qualche ora di lettura piacevole o sia Flor di iiovelle storiche inedite o rare orig^nali o imitate di Fr. P. Milano^ 1829, per Antonio Fontana. Vol. a , in 12°

Precede a queste novelle una lettera o dedica scritta, non sappiamo perche, in francese j dalla quale si fa ma- nifesto che n' e autore il sig. Francesco Pezzi estensore della Gazzetta di Milano, uonio d' ingegno facile e colto, e grazioso scrittore. Le Novelle sono trentaquaitro, tolte tutte o quasi tutte dall'appendice della mentovata Gazzetta;'e in generale per gli argomenti non meno che per lo stile giu- stificano assai bene il titolo di piacevol lettura sotto cui r autore ha voluto raccoglierle e riprodurle. II sig. Fontana poi ne ha fatta una bella e diligente edizione.

L! Eco , Ciornale di scienze , lettere , arti , commercio e teatri. Milano , presso Paolo Lanipato , tipo- grafo editore. Contrada delV Jgncllo al n,° 968. jEscc in foglio volante al lunedi , mercoledi e ve- nerdl d' ogni settimana,

Gia volgesi al suo termine il secondo anno da che questo dilettevole non meno che istruttivo giornale ebbe comin- ciamento. Gli editori nulla lasciarono intentato onde al piu felice esito condurre l' impegno da loro si coraggiosamente assunto. L'Eco percio venue favorevolmente accolto e in Italia e oltremonte. E questa la piu bella prova del me- rito d' un giornale. Esso per la sua propria natura non poteva a meno di rendersi gradevole , quando compilato fosse, siccome di fatto lo f u , con varieta e con quella disin- voltura che a simil genere di periodici lavori piu conviensi. Ne' suoi numeri contengonsi articoli , quasi direbbesi, per ogni palato , cioe per F uom dotto , pel cultore dell' arti belle, per I'artigiano, pel meccanico, per gli amatori delle

PARTE ITALIANS. I 01

nov'itii Ictterarie c scientifiche , pel sesso plu gentile , ed in somma per ogni classe di persone ; e tali articoli non lunghi o pesanti , nc per ricercatezza di stile nojosi o pe- dantesclii , ma brevi, facili , scorrevoli ed all' uopo sparsi d'attica lepidezza, quali insomnia richiedonsi in un foglio ch' esce volando ad utilmente ricreare le Irrigate e le per- sona die aiiiano di consecrare ad un' amena lettura qualche momento de'loro ozj o delle loro piii gravi cure. Clie se non nuove senipre sono le cose ch' esso presenta , queste nondlmeno giovano sempre a ravvivarne la memoria ed a difl'onderne le cognizioni : e pel titolo stesso che voile as- sumersi di Eco, a. lui giustaraente appartiene 11 ripetcre le cose gia da altri proferite.

Inaniniiti pertanto gli editori dal pubblico favore ci an- nunziano che col nuovo anno il loro giornale assuniera piu ampia e piu variata forma , e ch' eglino aderendo alle brame di molti loro associati daranno una maggior esten- sione alia rubrica Teatri col parlare anche de' teatri di Vienna, Parigi, Londra,ecc. Clie se argomentar dobbiamo da' loro giudizj intorno a' teatri nostri , e dai saggi che dato ne hanno intorno agli altri teatri d' Italia, abbiam tutte le ragioni di sperare ch' eglino col mezzo di accreditati corrispondenti ci olFriranno anche intorno ai teatri oltre- montani le piu esatte notizie, aliene dall' incenso adulato- rio, ugualmente che dalle critiche proprie del trivio o dello spirito di parti. II prezzo e il raedesimo degli anni scorsi, cio# di lir. 36 per un anno, i8 per un semestre, 9 per un trimestre, in Milano ; lir. 48, 34, 12 franco per la posta fuori dl Milano.

II Canal grande di Vcnezia desaitto da Antonio QuA- DSi, segretario ecc, e rappresentato in LX tavole rilevate ed incise d(t Dionisio Moretti. Opera de- dicata a S. A. I. R. il screnissimo Arciduca Ra- nieri, Viccre del regno Lombardo-Veneto , ecc. Venezia , 1828-1829, dfdla tipografia AndveoVd , fi- nora fascicoli 5 , ciascuno di 4 tavole ollre la de- scrizione. Lir. 4 austr. al fascicolo; colle tavole colorate lir. 8. La citt;i di Venezia, lungamente famosa ncl mondo per

la sua graade poteaza, e tuttora. il maggior mouumento

102 APPENDICE

die resti all' Italia deU" antica sua gloria ilopo 1 tempi romani. Percorrendo i caiiali clie in tante parti dividono quella citta, e volgendo lo sguardo ai grand! e sontuosi palagi onde son fiancheggiati , lo straniero cessa di mara- vigliarsi die gli al)itatori di alcune algose isolette aves- sero steso il loro dominio in tanta parte del mondo : e r italiano amatore della gloria nazionale fa voti, perdie le reliquie di tanta grandezza durino eterne nella memoria dei tempi avvenire.

Interprete di qnesto veto il signor Quadri , letterato di bella fama, penso di raccogliere in alcuni fascicoli i di- segni di tutte le case e i palagi die sorgono lungo il Ca- nal grande , parte principalissima di Venezia dopo la mi- rabile piazza di S. Marco. Una diligente descrizione precede ai disegni , tutti rilevati assai accuratamente , 'e condotti ed incisi con molta felicita. Chi ha percorso una volta il Canal grande vedra in queste carte fedelmente ritratto tutto cio cite quel magico sito gli ha presentato di piu inte- ressante •■, gli altri potranno crearsi nella mente un' esat- tissima immagine di questo luogo cui tutti vorrebbero aver veduto per certo. E quest' opera del sig. Quadri , che per la sua bonta non e destinata A confondersi con tante altre di somigliante natura, difFondendo le venete maraviglie nelle remote regioni , e conservandole in qualche maniera anche alle eta che verranno dopo di noi, procaccera onore a lui e al sig. Moretti.

»

Prose diverse del cavallere abate Cesar e Roy id A, gid membro della Congregazione di S. Paolo, I. JR. Prof. ord. di matemadca nelV I. R. Liceo di Mi-

lano in Porta nuova, Dottore, ccc Milano, 1829,

tip. Malatesta di C. Tinelli e C, in 8"° di p. VJii <7 422 col ritratto delV autore.

Ottirao e al certo il divisamento di raccogliere e ristam- pare in volumi i varj opuscoli che secondo le diverse cir- costanze vennero in diversi tempi pubblicati. Questo e r unico mezzo per far si ch' essi si conservino perenne- mente e non passino al pari delle temporanee occasion! end' ebbero vita. E i Ijiljliografi sanno che le antiche edi- zioni di non pochi opuscoli divenute sono a' di nostri ra- rissime e quindi preziose, appunto per la ragione della

'%■

PARTE ITALIANA. IC3

fuggitlva circostanza ia cat furono puhbllcati , ed anche dclla piccolezza loro die li rese piu facili al disperclimento cd alia distruzione. Noa possiamo diinque clie applaudire al sig. cavaliere Rovida per questa coUezione do' suoi opu- scoli , e tanto piii qnanto die facevansi di essa ridileste , alle quali non era possibile di soddisfare, poiche non se ne trovava oranuti piu vcrun esemplare in commercio , siccome cL vien detto neir Awiso che precede la stessa coUezione. Gli opnscoli in questa raccolta coateiiuti sono i." cinque discorsi siilla passione di Gesii Cristo, dal sig. cavaliere recitati nella cliiesa di S. Alessandro di questa citta la quaresima del 1822, ed iiupressi, la prima volta , nel 1824, in. 8.°, co' tipi della Socleta tip. de' Class. Ital.; a.° L'Ora- zione panegirica del B. Alessandro Sauli, la quale vede ora per la prima volta la luce. Coinmendevoli poi e questa e quelli per vangelica unzione e per fiori d'eloquenza frutta- rono air autore lodi ed applausi •, 3.° L'Orazione funebre per Tab. De Caili , gia provveditore del CoUegio Loiigone , ora CoUcgio I. e R. dallo stesso signor Cavaliere recitata nella chiesa di S. Francesco di Paola di questa citta il giorno 5 agosto 18 12 fra il compiaato de' professori e de' convittori di esso Gollegioi 4.° L'Elogio del cav. Michele Araldi gia Segretario dell' I. R. Istituto, dinanzi al quale esso elogio venne Ictto il giorno 18 novenibre del 181 6. Non pocbi sono i libri p.ubblicati dall' illustre defunto , e di questi il sig. prof. Rovida presenta il succo nel suo elogio <' e il fa ( cosi la Bibl. Ital. nel tomo 6.°, niaggio 18 17, p. 3 87) con tanto ordine, con tanta economia, giustezza e dottrina di parole, e con tale diiarezza, die noi non esitiamo a giu- dicare questo suo lavoro per uno degli ottimi , die nel genere degli elogi si possano leggere. Solo avremmo desi- dcrato die diversi squarci di questo lavoro, die 1' autore nella fretta della prima compilazione aveva troppo fedel- mente trascritti dall' Elogio del Lorgna pubblicato dal Pal- cani e da quello del Bondioli scritto dal Fieri , apparissero nella presente ristampa rifatti in niodo piu originale. 5.° L' Orazione funebre pel card. Francesco Luigi Foutana , letta dair autore nella suddetta chiesa di S. Alessandro il giorno 18 aprile del 182a. Di essa parlando la Bibl. Ital. (tomo 26.", giugno 1822, p. 409) fra le altre espressioni di lode la giudico « dettata in istile colto ad un tempo e senqilice, il quale risplendeudo per natia vcnusta parla al cuore pid

I04 APPENDIOE

fortemente delle ricercate e sempre sterlll fronde di una riuibombante eloquenza. " 6.° L' Orazione funebre pel padre don Gaetano de' Vecclii, parroco di S. Alessandro, ecc. pub- blicata nel 1826. A^iclie a cjuesta Orazione tribute le ben dovute lodi la Bibl. Ital. nel tomo 41.°, marzo 1826, p. 433, e qui ne riportiamo le seguenti parole : « Le virtii dell' illu-

stre defunto sono dalP oratore esposte con semplicita

e chiarezza, alieno egli mostrandosi da quella vana ponipa d' eloquenza die assorda gli orecchi e non parla al cuore. » 7.° Quale debba essere lo scopo della pubblica e privata is'ru- zione, Discorso accademico tratto dal RoUin. Questo discorso e in tre capi diviso, essendo che tre pur sono gli oggetti die alia pubblica ed alia privata istruzione debbonsi pro- porre , cioe la scienza , i costunii e la religione : cosi 1' au- tore. Nol ci crediarao dispensati dal presentarne analisi alcuna, appunto perclie il discorso e tratto da un' opera bella si , nia notissinia. Solo bramato avremmo die 1' au- tore in quella triplice divisione posto avesse per oggetto primo e non per terzo la religione , la quale formar dee lo scopo prinmrio d' ogni buona educazione , e i cui semi cl vengono nell' aniino gettati sino da' priini nostri vagiti. Che pero la naturale divisione del Discorso ci sembra la seguente: Religione, costwni, scienza. Siamo quindi d'avviso essersi molto meglio ragglunto il salutevole scopo dai Dia- loghi del Conte Gianibattista Carrara Spinelli , da noi com- mendati nel torn. Sa.", ottobre 1828, p. 86, di questo gior- nale , e di cui nuovamente raccomandiamo la lettura a tutti i virtuosi e solleclti padri di famiglia (*) ; 8." Finalinente Articoli diversi di bibliografia e di necrologia gia pubblicati nella Biblioteca italiana dal geanajo 1819 a tutto il set- tembre 1824.

(*) Di questi Dialoghi si e ora pubblicata la seconda edizionc riveduta e corretta. Venezia, 1829 , dalla tipografia d'Alvisopoli, iu 16.", di pag. 280, col ritratto dell' autore. Lir. 2 ital. In Mi- laao si vende da A. F, Stella e (i'lli.

PARTE ITALIANA. Io5

S C 1 E N ZE.

Epistola pnstoralis S. Ncrsetis clajensis qiiam et ar- me/iio latinitate prlmurn donatam 111. etc Rev. Viro Bernardo Antonino Sguarcina ad ccnetensem epi- scopatum cvecto snam ecclesiam primurn solemniter ingrediente , publlci juris facit Joseph Cappelletti presbyter venetus. Veneuis, 1829, typis PP. Mechitaristarurn in insula S. Lazari, in\i.^ (^ Testa armeno colla versione latina a riscontro ).

Nessuno, a nostro avviso, •biasimera il nobile costume di segnalare con nuove produzioni di versi o di prose q^aalche nuovo illnstre avveniinento die riesca a pubblico bene, o a particolare esultazioae di privata famigUa. Gen- ttlezza e dovere sembrano avere inspirato un tale costume; ne i sentimenti del caore possoao trascurare una via die si apre si facile alia loro efFusione. Solo un mal vezzo vi si era introdotto, contro cui questo giornale non dubito di fare lamento. Perciocche bene spesso si vedevano assu- mersi V officio di encomiatore o di poeta non pochi in- gegni troppo deboli ed inesperti, cui bello sarebbe stato il tacere ; per lo die non onore ma sfregio fruttavano quegli encomj al soggetto da loro celebrato. Or , siccome era speranza di questo Giornale , la buona indole de' tempi nostri reco insehsibilmente i savj scrittori a sacrificare pur anco il buono, di che era capace il loro proprio ingegno, per donarci in tali occasioni 1' ottimo altrui o linora ine- dito o riprodotto sotto nuove forme e con miglior corredo di erudizione. Per tal modo costoro , mentre con nuove stampe segnano ed onorano 1' avvenimento che fu scope delle loro cure , di novelli frutti fanno ricca ed adorna la repubblica delle lettere.

Or di questa lode noi reputiamo degnissimo il sig. Cap- pelletti per averci presentato un lavoro di tal natura , in occasione che il nuovo vescovo di Ceneda , monsignor Bernardo Antonino Squarcina faceva il primo solenne in- gresso nella sua Cliiesa. A segnare quest' epoca , egli fece di pubblica ragione T epistola pastorale di S. Nersete , al- lorche fu eletto a Patriarca degli Armeni T anno 1166. In questa enciclica il nuovo Patriarca comunica a tutti i fedeli d'Armenia la sua elezione, c descrive a luu^o il

Io6 ArPENDICE

g;rave incarico deH'episcopato. Quindi , premessa una bcl- lissima professioae di fede cattolica, e stabilita la necessith. delle buoiie opere, siccome accompagnamento della fede, si volge con avvisi salntari ai diversi stati della societa, e collo stesso zelo apostolico, con cui favella ai prelati ed ai princij)!, ammonisce e conforta 1' uomo d" armi e di commercio ed ogni semplice e minuta turba di fedeli. La sua lettera e ricolma d' una solida pieta, lo stile e dolce e grazioso , ed in ogni parte si possono ammirare i sen- timenti d' araore e di ossecjuio , di cui Nersete e penetrate per la Rdiglone, per la Cliiesa e per recclesiastica di- sciplina. E pur facile e chiara la dizlone latina , -coUa quale il signor Cappelletti espresse la lingua armena del- r autore ; e ad illustrare i passi dubbj o di difficile intel- ligenza per le particolari allusioni , egli pose in fine della lettera alcune note storiche e filolojiiche.

Prime Unee di Polizia medica di Lorenzo Martini. Milano , 1828, per Antonio Fontana , in 16.°, di pag. I v5. Lir. 1 ital.

Mamiale di Polizia medica di Lorenzo Martini. Milano, 1828, per Antonio Fontana, in ia.°, di pag. 3o8. Lir. 3. 16 ital.

Mamiale d' igiene di Lorenzo Martini. Milano , 1829, per Antonio Fontana, in 12.°, di pag. 286. Lir. 2. 94 ital. (*)

Della Scienza del cuore , libri tre di Lorenzo Martini. Mlilano, 1829, per Antonio Fontana , in 12.°, di pag. 247. Lir. 2. 5o ital.

Emilio , ossia del Governq della vita , opera di Lo- renzo MIartini. Milano, 1829, per Antonio Fontana. In 12.°, di pag. 478. Lir. 4 ital.

Pareccliie sono in vero le opere che uscirono dalla penna del professore Martini, si di scientifico che di letterario argomento, alcune well' italiano , altre nel latino idioma; intorno alle quali , almeno le piu iinportanti , la Biblioteca

(*) Amendue qtiesti Maauali fanno parte della collezione di Manuall coaiponentl tm' enciclopedia di scienze , iettere ed arti che si btampa dallo etesso Foatana.

r.vr.Tr. ttaliana. 107

itnliaiia intiattcnne giii i snoi leggitori. Qiialche ccnno ora laremo delle <;inque qui ftnnunziate. Quella col titolo di Prime liiwe dl Polizia inedica stata gia era dall* autore desti- iiata air istru/.ioae d" una gcntildoiina. Angustissimi percio ne sono i confini ch' egli a se medesiino prescrisse ; e qiiindi lual si apporieljl)e qnel lettore , clie trarre volesse da questo volmnetto una profonda istriizioiie. Dlrcmo bensi che le cose in esso conteaiite , comeclie per se stesse lievi, giovar possono nondimeno alle persone non ascritte ai misteri ed alle discipline digea. Limiti non si angnsti vennero assegnati al Manuale dl polizia medica. Esso e un compendio delia Polizia medica die 1" autore nel 1824 aveva gia pubblicata a Torino ritratta dalfopera insigne di G. P. Frank sullo stesso argoniento. Venne ripartito in Prole- gomeni ed in qunttro sezioni. Nei prolegomeni e definita la scienza della Polizia medica; sono mostrate le relazioni di essa cogli altri rami della medlcina, colle scienze naturali, coUe scienze filosoflche, coUa legislazione e coUa giurispru- denza; accennati i limiti suoi, cliiaritane 1" eccellenza. La prima sezione discorre della popolazi one , la seconda ddl' uomo sano , la terza dell' uomo animatato , la qaarca dell' uomo morale. Le sezioni dividonsi in capi, i capi in articoletti nuraerati , ciascun do' quali comprende una proposizione per lo pin presentata quasi a inodo di oracolo. Dal che ne viene il dal)bio forte, se a questo libro competa il titolo di Manuale, non essendo cosi esso che un sommario delle principali cose che contengonsi nella citata Polizia medica di G. P. Frank.

Anche il Manuale d'Igiene, rigorosamente parlando, non e che un succinto delle opere clie su questo soggetto si han- no. II signer Professore lo divise in tre parti. Nella prima sotto la denorainazione di Prokgomeni trovansi sette capi, ne' quali viene diniiiita Tigicne, recate sono le division! sue , mostrata V importanza, accennate le cognizioni neces- sarie oude meglio apprcnderla, tessuta brevemente la storia, discorso delf istiiito, sentimenlo che awerte I' animal e di cib che i;li e utile, e di cib che gli pub tornar noc.ivo ; fa- vellato deU'abitudine e delle cose non natnrali, per rispctto nlle quali segucsi in tutto Halle , le cui orme del pari ])attonsi nel complesso di tutto il libro. La parte seconda lia per oggetto I' igiene generale. II capo primo chiama a disamina in nove articoli le cose che ci attorniaiio , cioc

I08 APFENDICB

I' influenza degli astri , la luce , il calorico , V clettrico , 11 magnetismo , V aria , la casa, le stagioni , il clinia. Iq quaato air infliietiza degli astri , il professore Martini non ne am- mette che la mediata del sole e delta luna in forza dell' at- trazione, del calorico e della luce loro. Discorrendo dell' elet- tricita ci fa maraviglia com'egli molto non apprezzi le con- cludentissime sperienze dei fisici de' nostri di, per le qualL sembra sufficientemente dimostrato essere identico il fluido che move si gli efFetti magnetic! che gli elettrici , posciache non vediamo quest' importante materia se non che toccata come sepiplice pensamento con dichiarazione ch'egU vi dis- sente e si attiene ancora alia dottrina dei due distintissimi fluidi. In appresso 1" autore nega interameate la possibilita del sonno raagnetico •, e successivamente, dovendo far parola dei contagi , conviene pienamente con coloro che negano lo spontaneo ingenerarsi e svolgersi di essi contagi, e venendo alia tisichezza se non propende affatto a ritenerla, contro il parere di presso che i medici tutti , contagiosa , non mo- strasi pero lontano dal credere , che coabitando co' tisici si possa pigliare il loro male , poiche , a suo dire , I' aria da essi respirata acquista una potenza irritadva , e che si potrebbe pur chicunare miasniadca. II capo secondo verte, in sei articoli, intorno alle cose appUcate , sotto la qual denominazione il nostro professore intende le vesti, i letti , le lavaiide , i bagiii , le fregagioni , le unzioni. 11 capo terzo ragiona, in otto articoli, delle cose ingeste o inghiottite, vale a dire cibo, alimenti vegetaU, cibi animali , preparazioni degli ali- menti, condinienti, bevande, precetti dietedci, intemperanza. Non sapremmo perche il signor professore nel discutere quale sia T immediato principio che vale alia nutrizione della fabbrica animale, e dell' uomo in ispecie, non ab- bia fatto parola dell' azoto , che a' di nostri si designo come assolutamente bisognevole al sostentamento della vita , e senza cui non v' ha riparazione ^ come abbia detto molto nutritive le carote , mentre taluno con prova alia mano dichiara che non sleno tali ; e come segua r errore del nostro e del suo piemontese volgo di chia- mare coccomero il cetriuolo. E intralasciando altre os- servazioni , ci ridurremo a chiedere soltanto al signor Martini , perche mentre fa conoscere la necessita di buona stagnatura per gli utensili di rame che s' adoprano nelle cuciiie , abbia interaniente lasciate da baiida le iiitona- '

PARTE ITALIANA. ICQ

cature dl zlnco cotnmendate siccome le piu innocenti , e 1' nso pure innoceate dei vasi di ferro fnso. II capo quarto tratta delle escrezioni , le quali soao ripartite in escreziom volontarie ed in escrezioni irnolontarie. Le prime portano I'autore a consacrare un articolo sal celibato e ma- ritaggio , un altro a dare precetti ai conjugad per riguardo a'diletti. II capo quinto parla delle azioiii o degli esercizj , quindi del movimento e della quiete , della veglia e del sonno. L' ultimo capo o capo sesio concerne le percezioni , in cui si comprendono gli esercizj della mente, gli affetti dell' aniino. Consecrata e la parte terza all' igiene speciale. Undici capi vi si annoverano i quali insegnano in compendio regole di sanitii per le donne incinte, per le puerpere , per le l)alie, pe' baml)ini , per gli adolescenti, pe'vecclii, pei viaggiatori , pe' naviganti, per le speciali professioni , pei predisposti a malattie. Tenace il nostro professore deir o- pinione una*\'olta emessa che il vaccino o non ispegne o spegne interaraente T idoneita vajuolosa nell' uomo , nega tuttora Tesistenza del vajuolo modificato , o vajoloide dei Francesi , il quale non e che una modificazlone in nieglio del vajuolo legittinio naturale, che succede appunto dalF es- sere per c;tso o per particolare condizione delf innestato estinta solo in parte essa idoneita vajolosa , la quale non e in ogni persona nclla stessa quantita, e per cui una stcssa dose di pus vaccino non basta sempre del pari a spegnerla. Del quale vajuolo modificato scrlssero sic- come oculari testimonj valentisslnii medici di presso che ogni nazione, ed esso venue veduto anche in Piemonte, siccome e rapportato negli Annali universali di medicina , fascicolo di marzo del 1827 , pag. 386. Anzi di presente I'esperienza chiari che sta in nostra balia il far che non succeda , potendo noi agevolmente estinguere T idoneita vajolosa col rivaccinare la persona , valendoci del pus istesso che le boUicine o pustole del primo innesto danno, quand' esso venga riconosciuto avere tutte le ottime qua- litii. Termina il signer professore quest' opera con un'ap- pendice nella quale si recano le delinizioni dei termini tecnici pei non iniziati nello studio della medicina. Parci pero ch' essa appendice sia in alcun che mancante. Leg- gianio per esempio : Pleiiritide , infiammazione della pleura. Ma che e questa pleura, chiedera colui che nulla sa di auatomia ? E V appendice non ha la parola pkuru.

no APTENDICE

Veniaiiio alia Scienza del cuore. £ questa una seconda edizionc in cui vennero omessi tutti gli argomenti e gli escmpi tratti dall' autore a tal proposlto dall' Iliade di Omcro , siccome da colui clie non ha del certo chi lo supeii nelbi cognizione dell' nnian cuore, intendendo il professore Martini di piu ampiamente trattarne in un' opera che avra per titolo Discorsi sopra la scienza di Omero. Sorami uoniini pigliarono a far soggetto di loro profonde aiedita- zioni il cuore umano , vale a dire si condussero a profon- daniente considerare«le umane passloni ; e tra' moderni Feder e Alibert segnalaronsi grandemente. Al nostro professore parve nondimeno che in si vasto campo rimanga ancora molto a spigolare , e ciie la copia della ricolta non dipenda che dal metodo da adoperarvi. E cjnindi d'uopo, giusta r opinione di lui , e cosi pensano pure i niigliori autori in proposito , risguardare V uomo non quale dovrebbe o po- trebb' essere, ma quale egli veraitienie e; fa#fe un sincero esauie delle passioni quail in noi stessi le sentiauio •, stu- diare la storia di tutti i secoli e di tutte le nazioni •, disa- niinare T uomo in particolare. In tal modo si cavera quanto fa air uopo. Imperocche la scienza del cuore non e scienza di poca importanza, essendo dessa quella che' ci insegna a regolare i nostri afFetti, e di questa manlera a giugnere alia posslbile felicita. II professore Martini crede per altro che non sia dato di poter ben conoscere V uman cuoi'e se non si abbia anche la cognizione materiale delle umane viscere, delle funzioni ch' esse eseguiscono, poiche immensa ed assoluta e V influenza delle parti iisiche sul p^orale. Dall' operare delle quali parti ne sorge altresi non sapremrao quale arcano principio che ci porta a certe quali azioni che non possiamo dire di avere imparate; il qual principio chia- masi istinto: principio die giusta il professore torinese sa- rebbe il vero raotore di tutte le tendenze morali , ossia delle passioni. L' istinto viene per altro modificato da po- tenze interne e da potenze esterne. Quindi il temperare che fa r intelletto le morali tendenze , quindi il cambia- mento cui esse soggiacciono ne' diversi climi, nelle diverse situazioni e condizioni della vita. Ed ecco, seguendo que- sta norma , le passioni in noi in certa qual maniera innate ; i regolatori comuni di tutte le nostre operazioni essere I istinto e Y intelletto. L' amor di se stesso viene in ap- prcbso assci^uato siccoine la sorgeute di tutte le tendenze

TARTK ITALIA.NA. I I I

niorali ^ 11 quale amore di se stesso stn definito un incli- nnzione che abbicuno a procaccinrci tutto ciu die ci sembra potere in qualunque modo confaire alia nostra felicita. Di qiiesto modo rafl'rontaudo la definizione dell' istinto e del- r amore di se stesso , non che i risiiltameati dell' opei-are loro, ne viene che questi si confondaiio e sieao in fine la cosa stessa. Date cosi nel primo libro le nozioni gene- ral:, passa I'autoie nel sccondo alia teorica del cuore. Inco- niincia egli a mostrare quali sieno le tendenze deU'aninio, riducendole alia icndenza al nioto ed alia tcndenza alia quiete , forze opposte che, a suo dire, pare governino tutto il mondo morale , siccome il moto e 1' inerzia gover- nano il raondo fisico. Dalle quail tendenze provengono poi diverse poslzloni deiranimo che sono piace^oli e spiacevoli , le quail r.autore va assai brevemente conslderando. Gono- sciute qulndi di tal manlera le tendenze e le posizioni in cul cade Tuman cviore , e a vedere come educarlo e come condurlo aflinclie giunga alia posslblle felicita. Tutta Tarte consiste nel saper regolare, dlrlgere alia norma della rell- gione e della virtu le medesime sue tendenze e posizioni ^ pcrclo r autore le vlene riconslderando coll' apporre loro un simile e salntare temperamento.

Tocchiamo in line dell' ultimo libro che abblamo gih ia fronte accennato. Nol , a vero dire, non sapremmo per nulla metter dubbio che le opere del professore Martini sieno tutte merltevoll di questa lode , essere cloe tutte di- rette alia pubbllca utlllta , diffondendo esse fra 11 popolo, con una sposlzioae dlvisa da ognl letterarla superbia , clo che le sclenze fislche o morall comprendono di plii glo- vevole air uomo. Ma questa lode , la quale dovrebb' essere desiderata plu che ognl altra , ci sembra convenlre prln- cipalmente a quest' ultimo libro dell' egreglo autore , sic- come a quello In cul sono comprese tutte le norme spet- tantl alia vita dell' uomo onesto nella societa dl famlgUa , e nelle sue relazloni collo Stato a cul appartlene. Gil ar- gomenti che vi son trattati vldero gla la luce in Torino negli anni iSai-iSaa in separati fascicoli, e alcuni in lingua latlna. Ora a conforto di savle persona T autore, toccatl e modlficati In alcun punto essl argomentl, vol- tatl in italiano i latlni, coUcgati in fra loro con cert' or- dinc, ridussell in un volume ciie rlparti In cap! 1 cui tl- toil sono : I ° Della felicita ; a ° Delia struttura del corpo

112 ArrF. NDICE

umano ; 3.° Delia vita; Degll atti della mente; 5.' DeUe tendenze morali ; 6." Del viver sano ; 7.* Della coltura del- r ingegno ; 8.° Del governo delle passioni , 9.° Degli ufficj ; io.° Del sopportare le avversitd; ii.° Della moderazione nelle prosperitd ; 12.° Degli amici ; 1 3 De' nemici 1 4-.° Del ma- ritaggio ; i5.° Dell' educazione. II professore Martini in tutti questi argomenti accenna le opinioni diverse de' principali scrittori die li trattarono prima di lui , e dopo averne colla brevita sua consueta diniostrato o il valore o 1' in- sussistenza, soggiunge il proprio parere, o viene almeno esponendo come si possano utilmente applicare le altrui opinioni nella vita ordinaria. Qualche qnistione da lul agi- tata poteva forse negligentarsi , comnnque si trovi nei trat- tatisti de' secoli precedenti ; qualche volta al consiglio ed anclie all' ammaestramento di cui il lettore e desideroso od almeno ha bisogno, troviamo sostituita una nuda sen- tenza ; qualche volta ( principalmente risguardo alle donne ) r espressione dell' autore puo sembrare o esagerata , o par- ziale, o romanzesca piuttosto che filosofica. E volendo noi metter termine al nostro cenno diremo , parerci tutte queste opere assai opportune ed utili aile persone che per cosi dire amano di sfiorare le scienze , senza punto penetrare in cio ch' esse hanno di piu arduo e di piii profondo, sebbene esse del pari lascino poi desiderare in alcuni tratti maggior chiarezza , maggior forza di ragionamento , maggior colleganza e precisione. INIa questi difetti sono si fatti che si dimenticano assai di leggieri in confroato dei molti e reali pregi. . M. R.

I

m

ii3

VyVRIETA.

GEOGNOSIA.

Carte geologiqiic du Terrain entre le lac d'Orta et celui de Lugano , par M. Leopold de Bitch ; ossia Tipo geognostico del Tcrreno (i) che sta in posto tra i due laghi d Orta e di Lugano , del signor Jutrone I.eopoldo de Buch. Notizia cornunicata dal doUor Claro-Giuseppe Mcdacarne S. ML. p.

J—Ja boutii , di die voile essermi seinpre proJiga la no- bilissiuia casa Borromeo , piocurommi pur ora lui bene

(i) II vocabolo Terreno <• qui preso ia una significazione troppo lontana ilalla sua piii coniune accettazione , perclie abbiasi ra- pion di 8U|>porre die ogni singolo leggitore della Biblioteca Ita- haua sia per allerrarne cosi a prima giunta I'liuportare precise; e percio non debb' essere stimato , se non prudence consiglio il dcfinirlo fin d' ora con (jualche luaggior precisione. Or bene :

L' uuiversabta de' geognosti e de' geologist! in cio segnata- iiiente conveune oggimai : di distinguere le masse facenti parte essenziale della scorza esplorabile del nostro pianeta :

1." In Sostanze minerali, die possono essere o non essere iiietalbdie o metallifere , o sostanze orittognosticlie , le quali M-ngoiio considerate ciascuna di per se , e affatco indipeudente- incnte , tanto dalle luasse onde foruiavano parte integrante , qiianto eziandio dallo speciale iitFizio clT erano destinate a rap- presentare, insienie con niolte ahre, nella coniposizioiie coinplessa deir intero orbe terracqueo j

2." In Rocce ( Gesteine-Oehirgsarten-Felsarlen pei Tede- Bclii ) , le quali altro non sono , se non le precedent! so- stanze minerali naturalniente rinnite od aggregate^ e confLinuate in masse, che, nel fireciso stato in cui souo , ed in riguardo al luogo che occupavano , cousiderausi come facenti parte es- seiiziale , tuttoclie talora luolto in piccolo , della compoaizione del globn ;

3." In Teneni ( Gebirge pe' Tedeschi ) , che sono le Rocce precedeuti considerate romplessivamentc in posto, come ot^te

Bibl. Ital. T. LVI. '6

114 VARIETA.

novello , che merlterebbe di per se solo tutta la mla riconoscenza , se tutta non fosse gia a cjuella da lunghi aaiii devoliita.

Appassionato cultore delle scienze natural!, e promotore diligentissimo de' vantaggi da quelle al proprio paese de- rivaljili, seppe il si^or conte Vitaliano, degno primogenito di tale nobilissimo casato , raerce dell' estesa corrlspondenza epistolare , cui lo spinsero a tenere gli svariati studj a' quali egli si e dedicato-, seppe die a' priaii del corrente agosto era per disceadere dall'Alpi nell' Italia settentrionale il celeber- rimo geoguosta prussiano sig. barone de Buch, assistito dal- r ingegnere delle miniere francesi signor Ella de Beaumont, ed acconipagnato dall' inglese signor Pentland , coUa inten- zione di cerziorare e d' estendere le singolarl ed impor- tantissinie osservazioni , gia da lui fatte in addietro , par- ticolarmente sul tratto di paese die stendesi tra i due laghi d' Orta e di Lugano. Spinto naturalmente il signor conte Vitaliano dal duplice e lodevole desiderio di tro- varsi in utile contatto con si valente brigata, e di scorgere cogli ocelli proprj i principal! fondamenti delle scientifiche deduzioni die voleansi trarre da qualdie escursione in precedenza praticata in quelle parti , amo die si prendes- sero le mosse dalle famose isole conosciute sotto il nome d' Isole Borroaiee, poste quasi nel centro di quel tratto niedesimo di paese ; nella qual gita mi fe' 1' onore d' in- vitaraii gentihuente a voler essergli socio , ove per sorte il potessi. lo , com' era ben da prevedersi, per quanto da lae dipendeva, non avrei saputo ragionevolmente ritardar un momento dall' arrendermi ad invito cosi grazioso , ne ristetti dal recarmi a raggiugnerlo cola , se non quelle po- clie ore die m'occorsero, onde procurarmi, nelle mie con- dlzioni, le superior! abilitazioni, che, vedutosene il rao- tivo , mi furono generosamente in sull* istante accordate.

ivi appunto insieme collocate quasi siiuultaneamente , o qua8i nello stesso ujomento d' una deteriuinata epoca di fonnaziune , durante la creazione attuale j

4-° In Formazioni {Forinationeii-Bildungen pe' Tedesclii ) , ciasciina delle quali raccliiude alcuni terrerii , che appariscono dover tutti essere stati foraiati a un dipresso nello stesso periodo di creazione, pigliando questo periodo alcjuauto piii in graude, di quello che non facciasi per la deniarcazione de.' sini;oli terreni,

C. G. J].

\"V U I E T A . 1 1 5

Al jirJuio contatto , in die venimmo col signer barone (le Bucli, voile qucsti essere largo ben tosto col mio si- giior conte \ italiaao irun eseniplare della Memoria con Tipo geognostico, riferentesi appunto ai terreni in qui- siione, teste da lui estesa in Parigi, e premesse hinc et iinle le piii sincere accoglicuze , si detennino per V indo- niane il principio delle studiose escvirsioni, clie di comune accordo si escgiiirono per alcuni giorni sotto la direzione di si rinoniato maestro , dal quale , come dal sno corapa- gno de Beaumont, poiclie altre indagini ulteriori stavano loro a petto da praticarsi altrove, fu per noi duro troppo il doverci scparare , quando a pena avevamo iuiparato ad assaporarne a dovere la gentilezza e la soavita del con- versare; progi che in essi vanno del pari coU' animirabile espertezza nell'osservare , e colla circospezione uguale al- r acume e alia profondita del criterio nel giudicare.

Se non c!ie intanto non poco racconsolavaci di si grave jattura I'avere con noi pur sempre il sovra lodato signor Pemland , il quale , avendo gia prima con que' due pere- grinato, l\i per noi quasi parte di loro in qualclie altra gita-, e piii ancora ci racconsolava poi la promessa da quelli fattaci nello staccarsi , e poscia attenuta , di raggiu- gnerci in breve a Milano, e quivi metterci al fatto piena- mente di quanto sarei>be risultato dalle ulteriori indagini pratloate in questi ultinii giorni circa qiielle medesime lo- calita e ne' loro dintorni.

Ora avendomi assai volentieri couceduto la solifa gen- tilezza del suddetto signor conte Borromeo di stendere una traduzione della sullodata receutissima Memoria del signor barone de Bucli , come anclie di far trarre copia delfaggiuntovi Tipo geognostico, io reputo di conciliarmi tanto piu la benevoglieuza delle pcrsone appassionate fra noi per cosi fatti stiulj , mettendonele a parte , in quanto die, stanti le ulteriori comunicazioni dallo stesso cele- bralissimo anlore in proposito pur ora favoriteci, ed ag- giuntevi ancora le vistose risuUanze d' una seconda pere- grinazione eseguita a Lugano e ne' dintorni di quella lo- calita da tutti noi, meuo soltanto il signor conte Borromeo, pel momento inqjeditone , e con noi congiuntisi il signor Cliristi naturalista scozzesc , di ritorno pur ora dalT Indie orientali, e ramicisslmo nostro liravo cultore d" ogni natu- rale disciplina signor don Giuseppe De Cristofori , viene

I l6 V A R I E T a\

essa a vestir forme per nol ancora piu interessanti clL i^uelle die neir originale francese non vantasse da prima. Milano 5 il 27 agosto 1839.

Claro-Giuseppe dottor Malacarne , segretaiio montanistico provi-isorio.

Segue qui tradotta la Memoria del signer baroiie De Budi , accompagnante un Tipo geognostico del Tcrreno die sta fra i due laghi d' Orta e di Lugano.

Ammesso quasi universalmente, come e ora, die il Por- fido pirossenico , a cui voile il sig. Brongniart applicar , non ha guari , il nome piii convegnente di Melaliro (i) (^3Itiaphyre), incontrasi costantemente alia base o a' piedi delle grand! catene di montagne, e riconosciuto eziandio oggimai , die vanno appunto a questa roccia debitrlci tali catene della loro emersione o del loro sollevamento, di- venta cosa di somma importanza lo studiare attentamente i fenoineni , sotto la concorrenza de' quali detta roccia e solita oiTerircisi , da per tutto ove accade di riscontrarla. Podie sono nell' Aipi le localita , nelle quali cost fatti fe- nomeni riescaiio piu svariati e piu instruttivi, di quello die lo siano efl'ettivamente nel tratto di paese die stendesi dal lago d' Orta fino al lago di Lugano. Questa interessantis- sima plaga era giii nota per le belle indagini praticaievi da Fleuriau de Bellevue , le quali nel 1790 diedero moto ad una questione al([uanto viva tra qiiesto mede.sinio natu- rallsta francese ed il milanese fu padre professore Pini.

II priino di questi aveva di fatti ottiniamente ricono- sciuto fino d'allora, die le rocce avviluppanti i cosi detti

(l) Melafiro (Trapp-porphyr di Werner e d' altri Tedesdil Trappite forse per talimi? le Porphyre noir di molti Francesi le Mclapliyie di Brongmarr). E questa una roccia cristallizzata ete- rogeni-a , jjorfintica, <li color nero, talora punzecctiiata di bianco, e compusta d' aafibolo Hero petroselcioso (o forse talora di piros- seiio?)., clie ne forma il cemento , entro cui stanno disseminati niolti crlstalli piu o iiieno discernibdi di feldspato ( Albice ? ) grigi o Ijiancasrri. Quello, del quale qui trattasi , 6 propnamente un porfijo pirossenico , fusibile al cannello in uno siiialto , ora nero affatto, ed ora gvigio , a niisin'a della quantitii minoie o aiaggiore del eontenutovi feldspato. C. G. l\l.

VARIETV. 11 J

TechstPiii (i) (11 Crantola e di Cunnrcio, doveano essere emerse dal seaodclla terra, ed essersi sollevate fiiio al punto al quale scorgoiisi pervenute pi-escntemente, e die in conto alciino non poteau desse considerai'si come spettaiiti a rjual- sivoglia tcrreiio di sedimento. Altra cosa in fatto esse non sono, se non semprc una semplice modificazione della lunga striscia di porlidi pirossenici , clie spingesi visibllmente a fior di terra in quasi tutte quante le valli clie incontransi lungliesso il pen Uo meridionale delFAlpi. La collina di Grautola scorgesi couiposta di masse incocrenti d' un tufo analogo molto a quello clie suole spcssisslmo accompagnare le rocce sollcvatesi in niassa dal seno della terras e tale debb" essere appunto 1' elFetto necessario dello sfregamento di cosi fatte masse emergent! contro le pareti delle rocce clie fu ad esse forza di traversare , ma non pub certo esserlo mai d' una , ivi al tutto gratultamente supposta, eruzione vulcanica. Ecco il come in detta collina di Gran- tola accada di riscontrar mano mano, qua masse o rottami iH micascliisto piii o meno alterato , la masse o rottami del precitato poriido pirossenico raccliiudente gran copia di cristalli d' albite (a), ora pezzi di Pcchstein , tendenti il piu delle volte grossolanamente alia forma parallele- pipeda, e pieni zeppi ancli' essi d'' albite cristallizzata , ora iinalmonte masse di grauiti analoghi a quello di Ba- veno , e di porlidl rossi raccliiudcnti un gran numero di cristalli prismatici di feldspato , e dj quarzo jalino , bene spesso dodecaedri. Tufi analoghi al teste descritto scorgonsi a Mesenzana, a San Paolo, al disopra di Marchirolo ed

(i) Pechsteui , che per noi tradurrebbesi in Pielra picea (e qui nel caso , iropriamente Pechsreiiiporjjhijr p*^^ Tedeich'i , e forse per taluno Obsidianporphyr'' Stigiuice di Brongniart ) ; e anche essa una roccia cnsrallizzara eterugenea , porfiritica , d' un bel nero nitente nel fonJo , jiiu o meno punzeccluata di bianco o di gi'i[;io , e couiposta di retinite , die ne forma il ceiueuto , nel quale sono disseiuinati alcuni feUlspati, ora cristallizzati ed ora ill grani. C. G. M.

(2) Albite (Zuckerstein-Albit-krummbluttriser Fcldspath de'Te- desjclii le Feldspath a base de sonde V Albite de' Francesi ). Questa sostanza, eflVttivamente laiiiinosa, a lauiiaette curviiinee, k stata confusa finora co' fddspati , insieiwe con moke altve che meritano d' essernc separate al pari di essa , e contiene la soda, in vece della potassa , ndla sua composizionc. C. G. M.

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I l8 V A R I E T a'.

anche al iVisopra del laglietto di Gliirla , ed il porfido pi- rosseiiico sollevasl a Into di cjuelli fino ad un'altezza rag- guardevolissima, da clie 11 moiite Argentera, piu alto assai clie nol sla il moiite Beuscer, n' e in gran parte composto fino alia sua sommita :, cd hannovi in oltre certe lacinie , certi lembi o frantumi di rocce calcaree attaccate a' fian- chi di tale porlido pirossenico fin presso alia cima del monte , e comprovanti all' evidenza averle il porfido stesso, nell'atto di sua emersione , staccate dalla grande massa calcarea clie ne sta posta al sud. Que' niedesimi porfidi ]>lrossenici sollevarono, e scorgonsi traforare anclie presen- temente , tanto nella valle di Brinzio , come eziandio tra Melide e Morcote sul lago di Lugano, un granito analogo afFatto a quello di Baveno , e non si ritiene per cosa me- nomamente dubbiosa clie , da' fenomeni die ne accompa- gnarono il soUevamento, non debbano essere derivate le doloinie (i) clie incontransi lungo il pendio settentrionale, ed auclie in sulla cima del sagi'o monte di Varese , del monte di S. Salvatore presso a Lugano, e del monte del Nova sovra Grianta sul lago di Como. Non sarebbe asso- lutamente posslbile lo scorgere piii manifesto , di quello clie si fa nel seguire la strada postale da Lugano a Me- lide, come gli strati calcarei per tale cagione si fessurino , per COS! dire , nell' interno della loro compage ; come le fessure se ne vadano mano mano riempiendo sempre piii di romboedri acuti di dolomia cristallizzata , e come can- gino dessi afFatto di forma e di colore, fino al segno di scomparire del tutto , per non mostrare piu poscia se non una raassa uniforme ed omogenea tutta quanta di pretta dolomia. Chiunque il voglia , potra ivi tener dietro ad ogni piii minuta modificazione, dipendente da una tramutazione cotanto rimarclievole , cbe puossi afFerrare lungo la me- desima strada postale, quasi direbliesi, ad ogni periodo

(r) Dolomie ( Dolomit talkholtiger Kalkstein de' Tedeschi la Dolomie c!r' Frances! ). E questa una calcarea decisamente niagnt-sifera e poco efFervescente cogli acidi, piu o lueno ricca di piccole geode , die nella sua spezzatura recente appariscono rivestite di cristalluzzi nttidissinii romboedri, piii aguzzi assai che nol siano i soliti crisfalli rouiboedri dello spato calcareo. Sem- bra esser dessa una calcarea nuidificatasi ia forza delle circo- stanze , nelle quali si e dovuta trovarc. C. G. M.

V A R I r T A -. 1 1 r;

tleirotii sua (i):, tia clic in fatto le dolomie vi si riscoatrano sti cjiiclia medesima linea tU direzionc, die 1' emersione del porfido pirosseiiico debbe aver prescritto loro d'aver da tenere ; ed e anclie preoisaiiieiite apple delle inontagiie tli gneiss e di micascliisto delPAlpi , ove, da quanto pare, Iianno esse dovuto essere sollevate prima die 11 porfido pirossenlco al)l)ia potato riuscire ad emergere e a trafo- rarle , onde gliignere a fior di terra, e rendercisi per tal niodo visibile fuori de' terrenl circumambienti.

Imporfantissime sono inoltre le relazioni die passano tra il graiiito dl Baveno e cjuestl cosi fatti porfidl, e quindi

(i) Tnnta francliczza d' esprj-ssioni per parte d' un geognoeta di prima sfera, com' p. univeraalmente stimato il barone de Buch , non pot^ a mrno d' invogliarci a praticare una gita in quel luoglii, ove, lasciando da parte 11 ricco bottino di saggi molto Interessaiiti clie ciaacuno di noi riportoane seco , questo e ben da dire, clie riraanemmo, oltre 1' aspettazione , niaravigliati tuttt quanci , ad eccezione di lui solo, cui nulla era piii nuovo , delle liimmose prove cli' egli andava Co' fatti porgendoci mano mano di ogiii singoia sua asserzioiie , e die le verificazioni , anclie in tale ciroostanza praticate in coimine , liaaiioci dato argomento d' emendare quae la, col consentiniento formate di lui, I' unito tipo , die non ^ quindi piii presentrmente que! dps80 , die aveasi egli approntato in Parigi j<rima appena di gcendere fra di noi. Egli h ben vero die qualche lacuna rimane ancora da rienipire , onde rendcre perfetta la geognosia delle localirk comprese qui nel tipo, ed in altre finitime , die possono per avventura formar parte d' un tutto , die non debb' essere spez- zato , e die il volerlo fare, come occorre , nello stato nostro B ne' vicini del Piemonte e della Svizzera, importera non podie alcre diligenti e faticose peregrinazioni sulla faccia de' luoglii; nia h. cerro die troppo diriicilmente troverannosi altrove in pic- colo perinietro , come in questo , coadunati tanti magnificl feno- nieni geognostici , riboccanti d' istruzione , perdie disposti in eerie non iscontinuata iiiai , ed in realta sorprendenti , non nieno in se stessi, di quello die per la grande significanza , die puo tornarne nell' interpretazione di fenomenl, forse in qualche loro parte analoglii , emersi od emergibili in altre localita, conic non «• fuor del caso die siano quelli del Tirolo , colla sposizione de' c[uali s' 6 teste reso celebre nel niondo , come bene 11 uieri- tava gia prima il carissinio e degno amico aiio conte Giuseppe Marzari-Pencati I. R. consigliere ed Ispettor generate niontani- stico nelle provincie Venete , le opinion! geologiclie del quale non sono per altro identiclie senipre con quelle professate dnl barone de Buch, C. G. M.

I 20 V A R I E T A .

meritano tresscre con tutta dlligenza indagate. Questo gra- nlto trovasi esso pure disposto nella medesiina linea di di- rezloae in cui stanno non solo le montagne porfiritiche die ergonsi sulla penisola di Lugano, e tra Biinzio ed il lago di Lugano,^ nia in cui sta eziandio collocata la stessa grande raontagna ellissoidea di Baveno. Alio scorgere un cosi fatto granito incassato da ambe le parti nel porfido cjuarzifero, clie verso Oriente mostrasi ne' dintorni di Capo di Lago, e verso Occidente forma le coUine die stanno tra Arona e il lago d'Orta, quasi giudicherebbesi altro non esser esso se non una seinplice niodificazione del porfido rosso cjuarzifero; ma il fatto sta in vece, die si ve- dra il granito di Baveno scostarsi tanto maggiormente dal porfido ro,sso, quanto piii addentro nelle viscere del monte si esaminera quel granito , e die la composizione del graiii- toso Mont' Orfano, situato andi' esso dall' altro lato della grande strada del Sempione , non rammenta piu tampoco alcuna idea del porfido quarzifero. Cio non pertanto tali due rocce in questo almeno s' accordano sempre insieme , ciie contengono desse amendue, come parti essenziali di loro composizione rispettiva, buona copia di cristalli di quarzo e di vero feldspato. II porfido pirossenico in vece non racchiude niai alcun vero feldspato, ma bensi costan- temente Talbite, e di quarzo poi non ve n' ha mai traccia. Questa albite, quando incoutrasi nel granito di Baveno, siccome succede in fatto quasi sempre , sembra derivarvi dair influenza die debbe avervi esercitato sopra il porfido pirossenico; stante die esso non vi si scorge mai se non soltanto nelle cavita o nelle geode , o veramente tappezzan- tevi le piccole cripte o fessure , o rivestiente all' esterno, quasi a mo' d' una vernice , i cristalli di feldspato vero.

Alio stesso porfido pirossenico, e alle varie sostanze die ne hanno accompagnato 1' emersione ed il sollevamento, souo pariiiiente dovuti lo spato fluore , die non e infre- quente nel granito di Baveno , lo spato pesante , che rin- viensi in filoni sopra Carona e a Grantola nel tufo , e fors' anche le varie sostanze metalliche , che in addietro scavavansi a Viconago ; dacchc non s' ignora plii ogginial , che tutte le rocce attornianti il porfido pirossenico sogliono esser pienc di filoni metallici, i quali vanno poi scompa- rendo , a misura che uno audra allontanandosi da quel porfido; onJ' e die lo spato pesante , lo spato fluore , i

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V A n I E T A . 121^

filoni iVi manganese, que' (U ferro spatico , e simili altri, possono considerarsi come altiettanti indizj della presenza o della vicinanza del porfido nero pirossenico , anche in quelle localita nelle <juali esso porfulo rimane nascosto al di' sotto dolla superficic del suolo.

Le coUine di Graatola e di Cunardo non sono dunf|ue da ritenersi come prodotte da un vulcano , a quel niodo die non sono da risguardarsi quali vcre lave ne i porlidi pirossenici della vaile di Brinzio, ne quelli di ^algana, ne iinalmente quelli di Melide ; nientre cosi le prime conie i secondi altro non sono se non efl'etti delP emersione o del soUevamento di lutta quanta la catena delle Alpi al di sopra d' una inuuensa ienditnra fattasi a traverse degli strati secondarj. Di fatto tjue' porfidi stessi, ricomparendo di tratto in tratto quasi per ogni dove appie dell" Alpi , niosirano d' essere continui . mentre ben si vede d'altronde clie un vulcano non avrebVje potuto esercitare la propria influenza che soltanio in uno spazio determlnato ed , in confronto, molto piii ristretto e liuiitato,ne avrebbe pro- ceduto mai in altra direzione , fuorche in "quella che cor- rispondesse dal centro alia periferia. Che se pol il nome di lava volesse riputarsi conveniente oado indicare questo porfido pirossenico, non si sapreblie come sottrarsi in tal caso dair ap[)licarlo del pari anche a qualuncpie altra roc- cia cristallizzata uscita od usccnte dalla terra, ne avreb- bevi alcuna di tali rocce cristallizzate , a cui non fosse desso applicabile col niedesimo buon diritto ; e quindi la parola hua , che non e se non un semplice modo , o una foggia particolare di dire, cesserelibe allora dall'avere una significazione positiva , e dalf essere piii oltre capace d'una giusta defiulzione.

M E C C A KM C A.

Osscrvazioni sulle macchine pnhblicate da Gioi'anni Branca nel 1629. Quantunquc a' di nostri 1' arte d" architettare macchine e di rlvolgerle all' utile sociale giunta sia ad un altissimo grado di perfezione , nuUadinieno giova tuttora di consultare i vetusti autori , specialmente gl" Italiani che ne trattarono •, glacche non di raro oflron eglino luminosi con- cetti che contribuir possono all" incremento dell" arte , sc spogliati vengano d'alcuni rozzl accessor) da cui sono otte- uebrati. D" altroudy per essi acquistansi documenii preziosi

122 V A R I E T a'.

atti a chiarire la storia de' progress! Industriali e ad iu- dicare , almeno in parte, que' process! meccanicl de' quali ( comeclie alcuni creduti moderni ed oltreniariiii ) le ita- liclie manifatture erano in possesso quand' esse ancora pri- meggiavano , cioe in que' tempi in cui Firenze, Pisa, Vene- zia, Milano, Genova somininistravano in gran copia all' Eu- ropa tntta ed al Levante i panailani , le seterie si preziose die coiTuini, i cristalli , le terraglie di lusso e moltissirai altrl prodotti indnstriali.

II non meritato disprezzo in cui furono pur troppo te- nute le opere nieccaniche pubblicate dopo il rinasciraento de' buoni studj , diede campo a varie opinioni erronee di rfldicarsi tenacemente fra gli scienziati anche i piii colti. Per cltarne un solo esenipio diremo che se con maggior accuratezza e frequenza s' avesse avuto ricorso agli anticlii autori, non sarebbe stata attribulta quasi unanimemente al marchese di Worcester la prima invenzlone delle raacclilne a vapore ; glaccbe Salomone di Cans, il quale ben non si sa se tedesco egli fosse o francese , pubblico in Fran- coforte nel 1 6 1 5 il suo libro intitolato Raisons des forces mouvantes in cui trovasi descritta e delineata una macchina a vapore analoga a quella attribuita al marcbese di Wor- cester, il quale mise alia luce la pretesa sua Invenzione soltanto nel i663, vale a dire qua rant' otto anni dopo. Lasclando da parte d' altronde I'asserzione del signor di Navarete (*) che attriijuisce alio spagnnolo Blasco de Garay I' invenzlone della maccliina a vapore, il quale I'avrebbe poi applicata alia navigazione nell' anno 1645, perche quest' as- serzione , cli©' fn analizzata con giudiziosa critica dal ce- lebre Arago, non sembra abbastanza comprovata , e sep- pure lo fosse , tutte le probabilita inducono a considerare la maccliina di Blasco come una semplice applicazione della Eolipila a reazione inventata da Jerone Alessandrino cento veati anni prima dell' era cristiana.

Convinti per gli accennati motlvi dell' utilita che arrecar 2")u6 lo studio de' vecchi autori di rneccanica , abbiamo di- visato d' esporre alcuni de' pensieri che ci vennero in mente leggendo il libro delle macchine di Giovanni Branca , pub- blicato in Roma Tanno 1629.

(*) V. Annuaiie de Paiis pour I'aniK'-R 1829.

V \ r. I r T A . 12.)

Scorgesl nel liliro del Branca, ed anche in altrl cli rpei tempi , una lodevole tendcnza a prevalersi di varie piccole forze motrici die la natiira uiise a disposizione dell' uomo in niolte circostanze ed in molti luoghi , ma speclalmente nei paesi montuosi e sterili, ove per miral)ile disposizione della (livina Provvidenza sono elleno sparse in maggior copia e sono plii facili a rinvenirsi; e cio forse per eccitare T indii- stria degli abitatori di cpie' luoghi ed indurli a procnrarsi col mezzo di lei un compenso alia relativa poverta del suolo. Da tale tendenza rilevasi clie rjue' meccanici persuasi erano clie uno degli oggetti precipni dell' arte loro e quello di sussidiare il lavoro individuale del povero , sicclie riesca aJ un tempo e piii proficiio e nieno penoso. Moltissimo si e operate nel nostro secolo , e qualclie volta trnp- po , per sostitnire a' nnmerosi stuoli di lavoratori le sole grandi forze meccaniche ; onde accrescinti sonosi oltre niisnra i prodotti. industriali, mentre clie turbe d' uoiiiini fiirono rldotte in misera condizione. Cosi fa aumentata la colossale riccliezza di pochi , ma peggiorata per lo piii la sorte degli arteHci laboriosi , il sostentamento delle cni fa- niiglic e appoggiato alle sole loro braccia. Ora siccome pensiamo clie gli uomiiii dabbene prediligano in ispecial niodo le invenzioni dirette a pro de' nieno doviziosi ; cosi ci sembra clie queste formino un nobllissimo scopo al quale nicrita d' essere rivolto, piii di quanto lo fu sinora , 1' in- gegno in\'entivo de' coltivatori dclla uieccanica.

Nuincrosi rigagnoli scendono veloci pel pendio de' monti , lo cui acque trojijjo scarse pe' soliti opiflcj idraulici pre- star potrebboro nondiuieno utili servigi qualora si sapesse dirigerne la forza sopra meccanismi semplici , poco volurai- nosi , di facil costruzione e di piccola manutenzione. A tal uopo opportune si presenta un meccanismo in replicati modi espresso nel libro del Branca. Consiste questo in un cilin- dro verticale attorno cni serpeggiano de' tubi elicoidi aperti in fondo e corredati d' imbuto nell'alto: Tacqua cade nel- 1 imbuto, e scorrendo lungo i tubi fa girare il cilindro in senso contrario de' rivolgimenti di esso : facile cosa si e poi la trasmissione ad altri ordi2;ni dell' azione niotrice comunicata dal fluido al cilindro. Questo meccanismo, usato jiero colle opportune cautele teorico-pratiche, ci sembra il pill acconcio per Toggetto contcmplato, e crediamo die sia tale da essere di molta utili ta (jualora venisse impie- gato con buon critorio.

124 V A r> I E T A .

Nelle fuc'uie , ne' focolari , ne" fornelli a diversi usi de- stinati disperdesi in vano molto calorico dal quale ricavar si potrebbe una moderata forza motrice utile in pin cir- costaiize. A tal fine i" ingegnoso Branca suggerisce una sorta d' eolipila la quale soffiando in una serie dicavita, dispo- ste in giro sulla circonferenza d' una ruota^ ne produce la rotazione. Questo suggeriuiento e tanto piu rimarche- vole , quanto che fu esposto nel 1629, vale a dire molto prima die il marcbese di Worcester pubblicasse la sua famosa Ce'itnria. Lodando il bel pensiero del Branca, di- remo clie a noi pure sembra c!i' un' eolipila sia probabil mente da eleggersi fra tutti i meccanismi cbe si possono proporre per raettere a profitto il calorico nelle indicate circostanze i ma quella che prescegliereramo sareljbe 1' eo- lipila a reazione , luminosa invenzione di Jerone scolaro deir insigne Ctesibio. Acciocche non sia data a questo pa- rer nostro una sovercliia estensione , soggiugneremo che male s"applglierebbe colui che alle attnali grandi mac- chine a vapore sostituir volesse delle eolipile girevoli , le quali per loro natura produrrebbero od una notabile per- dita di vapore od nn eccessivo attrito, ed ognuno sa che una delle qualita che ricliiedonsi nelle moderne grandiose maccliine a vapore e che sia impedito T inutile spargimento di vapore a risparmio del combustibile; ma nel nostro caso le cose procedono in altro modo : si ricerca soltanto di trarre nn qualche profitto da una porzione del calorico ch' invano disperdesi e d' ottenere questo intento coi mezzi i pin sem- plici, i pill facili ed accessibili alia comune degli artefici.

Alcuni moderni macchinisti pretesero che a loro appar- tenesse T idea d' applicare il congegno della fontana di Jerone alle lampade ossia ai candellieri ad olio per pro- curare 1' ascendimento dell' olio senza che un recipiente superiore impedisca alia luce di spandersi liberamente air intorno, ed anzi contesero fra loro per la priorita , mentre indubitatamente od appartiene al Branca , od a qualch' altro a lui anteriore , giacche nel suo libro veg- gonsi delineati due di tali stromeuti utili alia domestica economia. Altre applicazioni della fontana di Jerone fa pure il Branca, sia airinnalzamento dell" acqua , sia ad alcune macchinette destinate a piacevole trattenimento.

II Branca propone poi una macchina per trebbiare il grano conformata come segue. Una rolnista ruota

V A R I E T A . 12.5

orlzzontale ( la quale corredata de' suoi puntelU pre5enta Taspetto d' un coao ) e girevole intorno ua asse verticale : sul proluiigamento de' raggl di questa raota sono appesi sei rotoli scaiialati , distribuiti a distance ugnali , e soste- nnti , ciascuna , da due funi clie loro pennettoiio d' alzarsi e d' abljassarsi liberaiiiente. Glraudo la riiota , girano pure insienie con essa i rotoli , i quali aglscoao sulle spiche de' manipoU che a quest' elFetto veagono di iiiano iu niauo ad essere disposti sulPaja. Questo sisteuia e messo in nioto dai cavalli oppure da altri iiiotori, e col mezzo di ruote deatate se ne puo accrescere conveaevolmente la velocita. Alcuui trebbiatoi analoghi fuiono posti in uso con liuon esito in Sassonia ed in altri paesi. La macchina poi del Branca paragonata co' molti trebhiatoi proposti recente- mente, ci sembra preferibile al niagglor nuniero di essi, e la rinoniata macchina inglese di Rleickle seljbene sia snpe- riore sotto alcuni rapporti, nulladimeno presenta il riflessi- bile inconveniente d' essere d' una struttura troppo delicata per una macchina d' agricoltura e di richiedere tanto per la sua formazione quanto per le riparazioni T opera d'abi- lissimi artefici.

L' operazione d' impastare il pane manualniente , come dai pill usasi tuttora , oltreche riesce assai penosa per chi n' e iucaricato, non bene s' accorda coi riguardi richiesti, sia dalla pulitezza sia dalla pubblica salute. Branca pen- sato aveva a rimediare in certo qual modo a tali incon- venienti , e percio ollre una macchinetta la quale benche non possa sostenere il conFronto coi nuovi impastatori usati in Parigi , non e pero senza pregio per la sua sem- plicitii.

II libro del Branca espone varie macchine idrauliche dai cixi esame si viene a conoscere cli' in allora come al prcscnte , 1" africana iioria , le ruote a timpano ed a secchj erano prescelte con retto divisamento per gl" innalzamenti d' acqua perenni ad uso specialmente delle irrigazioni; die impiegavansi la vite archimedea e la macchina a rosa- rio per gli asciugamenti temporanei , ad onta dei frequent! giiasti a cui quest" ultima va soggetta ; che iinalmente le trombe si aspiranti clie aspiranti-prementi sostenevano la concorrenza coi secclij per innalzare dai pozzi T acqua destinata per gli usi economici. In allora pure i mezzi di corrci::rcrc T intcrmilteaza dclP cflluiso dalle macchine

126 V v n I E 1 v'.

idrauliche erano quelli d' accoppiarne due o plu , oppure di usare ua recipiente d'aria. Poco adimque progredi 1' arte ill qiiesta jjarte , se prescindere si voglia dalla piii accu- rata fabbricazione delle maccliine in generale.

E da notarsi die nel libro del Branca vedesi iudicato r uso in senso inverse d' alcune macchine idrauliche , col- I'impiegarle cioe airogg,etto non gia d' innalzare acqua , ma hensi di riceverla dall' alto e scaricarla al Ijasso perche sia valevole ad imprimere col proprio peso moto alia uiac- china ^ il qnal inoto poi viene coi noti nietodi trasniesso ad altri ordigni secondo 1' esigenza del caso. Sembraci che una tal pratica possa essere utilniente adottata in varie circostanze e spccialniente nel caso in cui abbiasi una caduta d' acqua inolto altai caso in cui d' ordlnario si ri- corre alia maccliina a colonna d'acqua, la cui struttura analoga a quella delle macchine a vapore riesce in molte circostanze d' inciampo a cagione della squisitezza di la- voro clie richiede : in tal circostanza la noria , il rosario, la vite archiniedea, impiegate in senso contrario, prestar potrebhero utili servigi.

Appare poi dal libro suddetto che le mote idrauliche, ai mulini appartenenti , avevano in allora quella medesima rozza struttura che ancora presso noi osservasi nel mag- gior numero d' essi. In Francia e nell' Inghilterra pero , e d' uopo confessarlo, T arte di costruire i mulini di varj generi lia ottenuto non ha guari notabili increinenti.

Fra i miglioramenti cola introdotti distinguesi prima- mente la sostituzione della gliisa al legno, talche alia ruota idraulica metallica serve di asse un cilindro cavo : due ruote d'angolo, pur di ghisa , occupan il luogo dello scudo o ruota a corona , e del fusello ossia lanterna. Da que- sta pregevole sostituzione derivano non poclii riguardevoli vantaggi, hmga durata , inalterabilita delle forme, connes- sione inamovibile delle parti collegate , dolcezza non che regolarita nel moviniento delle girevoli, e diminuzione d'attriti, ai quali vantaggi s'aggiunga quello che nella gran ruota la niassa essendo ripartita uniforniemente alia raaggior disianza dall' asse di rotazione, qtiesta diventa accoiicia a far 1' uflicio di volante , cioe acconcia a correg- jrere le irrea,olarita di moto.

La forma poi delle ruote idrauliche e stata singolar- mente perfeziouata dai due chiarissiiui ingegneri Poncelet

V A R I li T A . 1 2 -^

e BurJla; cntrainb'i osservato avenJo die le principali cause del poco efieito delle ruote, relativamente airiuten- sita della forza motrice impiegata , soao T iniuil spargi- mento d'acqua prima cli'essa incontri la ruota, Tiirto die ha luogo in quest'' iacontro, la quantita di forza viva die I'acqna conserva aiicora quaiido ha cessato d'agire. Eglino si prellssero adunque di togliero quesii inconvenienti col far si che r acqiia tutta debba agiie sulla ruoia , che sia tolto qualunque urto , che speata sia interamente la velocita deir acqua nel niomento in cui abbandona la ruota : en- tranibi, prendcndo per guida i piii sicuri dettati della teorica, ottennero il loro iiitento sebbene in niodo diverso.

La ruota di Poncelet , verticale, e della specie chiamata a palinette : questa fii con onorevolissiina distiazione pre- niiata dall' insigne Accademia delle scienze di Parigi. Le sue palmctte sono ricurve , e riuchiuse eutro due fasce circolari parallele ; il loro incurvamento e tale che nel punto infimo hanno coniune la toccante col cerchio este- riore: due palmctte consecutive forniano una specie di secchio aperto entro cui T acqua entra senza urto^ opera col proprio peso e ne esce senza o con piccolissima ve- locita, giacche quella die aveva fu contrabbilanciata dalla equivalente della ruota che si move in senso contrario. La sperienza ha comprovato che 1' utile effetto di questa ruota e di gran lunga superiore a quello delle antiche ruote a palmette.

L' utillssima ruota di Burdin , cui egli diede il nome di turbine, considerare si dee in ultima analisi come una applicazione del meccanismo della eolipila a reazione , ap- plicazione che con assai minore perfezionamento fu tentata da Segner, da Manoury e da altri valent' uomiui : ma nella macciiina di Burdin e accompagnata da modilicazioni si belle e giudiziose che grande onore ne risulta all' egregio iugeguere che ne fu T autore. La rotazione del turbine e orizzontale i il suo iiioto e assai veloce i applicandolo ai niulini a gtano e proporzionando le sue parti convene vol- mcnte s' ottiene il vanta^p;io di togliere le ruote dentate , e percio tali mulini acquistano la maggior semplicita.

Ritornando al nostro Branca , soggiugnerenio per ultimo che quauiunque uel suo libro ben non si distinguano le invenzioni sue proprie dalle macchine in uso a' suoi tempi e die lurouo Ua lui credutc incrilevoli di pubblicazioui.

128 V A n I C T .\.

nuUadiineno tributar dehboiisi a (juest' illustre ingegnere ilaliaiio stiina e riconoscenza per avcrci trasmessi molti prcgevoli nieccanismi , alcnni de' quali possoao essere tut- tora capaci d' utilissinie applicazioni.

P O L E M I G A. Due parole al sig. SalvagnoU Marchetd. II signor Salvagnoli Marchetti niuove una grave lagnanza coiitro di noi, perclie rispondendo ad im suo articolo ( Glorii. Arc, vol. CXXIV , pag. 95) lo aljbiamo parago- nato, cosi dlpassaggio, ad un transteverino ubbriaco. Ma potevamo noi giudicare altriinenti di un uomo , il quale parlando di letteraric opiiiioni non sa vedere se non mala fede in tutti coloro clie non pensano al modo suo? Dove- vanio noi credere clie aspirasse alia gentilezza , all' urba- nita , e nemuianco alia buona creanza clii aveva dato il nome di cloaca ad un nostro articolo , dove abblam forse errato, ma non dicemmo ingiuria a nessuno? Egli afferma clie le ingiurie ricadono sopra chi le prolFerisce : e sia vero. II signor Marchetti si ripigli dunque siccome cosa tutta sua le ingiurie clie ci ha dette, non provocato , ne conosciuto ncppur di nome da noi , nel suo primo arti- colo ; si dichiari uomo di mala fede , liipo in veste d' agnello , scrittor vcndiuo e da cloache ( sono queste le gentili espres- sioni cli' egli ha usate verso di noi ) , e tolta cost la ca- gione del nostro risentiraento, noi ritratteremo di buona voglia la nostra risposta. In quanto poi al niiracolo cir egli crede di avere operate suUa Biblioteca italiana , ci sembra cosa ancor piii ridicola della sua pretensione alia gentilezza. Le dottrine esposte nelF articolo suUa Torre di Capua non furono che un epilogo di quanto abbiam detto pill volte e in diverse occasioni. Ma il signor Marchetti e il suo ilhistre cavaliere appartengono a que' forti ragio- natori , i quali ci dicono classici quando critichianio la Torre di Capua , poi ci accusano di romanticismo quando lodiarao la Maria Stuarda ! E costoro parlano di Ictteratura !

ARTI ECONOMICHE.

Nuovo [jarafuoco ad uso delle signore. Sovra una carta

si disegni con ordinario inchiostro della Cina una scena

d'iaverno, quakinque essa siasi. Si dipingano le foglie

degli alberi con muriate di cobalto ( verde ) con muriate

V A n 1 E T A . 129

di raiue ( giallo ) o con acetato di cobalto (azzurro). Si lasciiio diseccare (jiieste composizioni ; i colofi divcrranao iavi!«ibili all' occliio. Ma se ((uesia carta, I'idotta ad uso (.li paiaUioco, si accosti poi alia iiaiiiina, ne avverra clie il calore laccia in tiitta la loro purczza rivivere i colori degli all)crl, delle foglie e dei tiori , e Tinverno, quasi per incantesiino, si cangi in primavera. AI rallVeddarsi poi della carta spariranno nuovamente i colori. Questo dop[)io elTotto si riproduce a capriccio. ( Load, and Paris Obscrw )

NECROLOGIA.

Alia rneinoria di Gio. Baitista Bertololi , illustre medico milancse , niancalo a' viveiiti il di 21 ottobre 1829. Se gli iiomini avessero ognor in mcate il fatal termine cui tosto o tardi debbono giungere da questo terrcno pel- legrinaggio , senza dubbio spezzerebbcro quegli altari clie al vano fasto, all' insano piacere e a tanti e tanti vizj si eressero. Ma gia questi idoli troppo lusingano per poterli abbandonare , anzi sono per lo appunto (juelli die mise- ramente accompagnano la moltitudiiie all' ora estrenia. Fe- lici pertanto que' pochi die, non accecati in questa mortal carricra, seppero consorvarsi insiiio alia tomba integer- riiiii, aliucn per quanto la fragilita dell' uinana natura il peruiotte ; e te beato , o illustre medico , che fosti del bel nwner uiio , tutta cousacrando tiia vita a pro de-li egri mortali, prodigando per ben qnaranta e pin anni con pa- zienza ed umanita le piii assidue cure agl' inferiui di que- sto spcdale, onde largo u'el)lier soUievo. Tu non niai sde- gnasti di scendere nel tiigurio ove languia 1' indigente , onde trarlo tlai malori cbe l' allliggeano ; die anzi nella serenita del tuo volto , nelle soavi parole e nei sussidj d' ogni ge- nere trovava egli consolazione e conforto. Profondo cono- scitore didle malattie ; sagace nel ragionare al letto dell' in- fermo ; rdicissimo nella scdta de' mezzl ; in somina vcro medico c insigne te possiamo cliianiare : ne tale sarai detto per la sola niia voce, die troppo dcbol sarcbbe •, ma per runanimc sull'ragio di que' tuoi ben degni colleglii, che quanto I'aniavano socio delle loro c\irc , altrcttanto ti pian- gono estiuto.

IJibl hul. T. LVI. o

l3o V A R I E T A .

Furono adunque le belle quallta die t' innalzarono sovra la sfeia cle' taoi simili ; e speclalmeiite la borita di cuore , cui ne vasto sapere , ne cosa alcuaa possoao supplire giainmai; e senza della qnale T uomo il pin grande d' in- gegiio pno essere aache il piu fatale all' umanita. E per mala sorte ( qui vuole T occasione clie il vero si dlca ) questa bella dote del cuore di rado si uuisce agli altri pi-egi dell'animoi ma quando cio avvenga, V uomo per ve- rita si stacca dalla moltitudine , e veste uu non so che di divino.

Dopo taati aani d' onorate fatiche e prossimo ad un oiiesto rlposo fra la domestica pace parve che Colui che disse : ciu che f arete a meschini, lo terr'o fatto a me stesso , a te volesse concedere una requie infinltamente migliore di quante ponno trovarsi quaggiu , chiamandoti fra quelle anime elette che , dopo d" essersi senza posa adoperate a vantaegio dell' umanita , veugono la collocate, ove non sara senza immortal guiderdone una goccia d' acqua, da cui furono consolate le fauci d' un assetato.

Ma quel violento nialore che in seno agli amici colleghi e in qiiesto spedale stesso si repentinaniente ti assalse, e pel quale inutili riescirono i presidj tutti dell' arte , se a te dischiuse il varco a quella patria beata cui con tanto ardore aspiravi , noi tutti lascio in questo esilio compresi da profonda tristezza , e niiseramente ondeggianti ti'a il conforto di crederti beato ,6 1' aniarezza di noa mai piu riaverti.

lo non avrei espresse queste parole suUa tomba dell' uo- mo, se la filantropia e la beneficenza di lui noa me le aves- sero strappate , poiche coronare la sciopei-aggine o il delitto per fin dopo morte estiiuo la massima delle umane follie. Si versino dunque sulle ceneri di un tanto uomo lagrime sincere ed amare ; si spargano fiori sulla sua tomba •, ma specialmente s' ammirino e s' imitino le sue virtu. Questi per ottimo modello io lo propongo innanzi tutto a me stesso che ne sento piu d' ogn' altro il bisogno , e poscia a voi tutti , giovani colleghi. Ei fu un medico , che se- guendo le vestigia del sommo Maestro, dopo aver consu- malo la vita fra gli studj , e sudato mai sempre all' ia- creuiento della scienza ed a vantagglo della languente uma- nita , pieno di virtii e di modestia diceva : lunga e difficile essere la nostr' arte : brevi i giorni dell' uomo : a«rdue le

V \ n T r T .\'. i3l

esperlen/.o e picnc dl fallaci successi. E pero anlniawn gli stinliosi a spingevsi piii oltro nell' arena , ed a non intiepi- dirsi , ne addornientarsi giammai, poiclie soggiuo;neva , fiigace esseie il tempo , e didicUi e perigliosi i procedi- inenti d' na' arte clie agl" intiini sconcerti deiPorganisino dee provvedere. Fii un medico, io ripi2,lio, che apprese senza finzione e comunico senza invidia : che penetro nell'asilo de' langaenti a solo fine di esser loro utile: e che ( cio che non e volgar lode in tanta trlstizia di tempi ) non prese a scherno giammai la religione , 1' innocenza e il pudore. Ecco il vero tipo del saggio e dell' onesto ; se- guiamonc 1' esempio.

EIjIjc dantjiie fine la vita di un tanto nomo. La morte e per ciascnno segnata negli etcrai decreti ; ma dessa none a tntti terrijjile. Solo a clii non lascia in retaggio belle virtu ai posteri , spaventoso e il sepolcro : ma 1' nomo dabbene vi scende pago e tranquillo. Gia in seno delT e- ternita parmi vederti , medico eccelso , cinto da cjnelle anime cui , vivendo, in ogni modo benelicasii. E sendjrami egualmerate udire la tua voce in tuono grave esclamare : mortali, al terribile istante pensate, e tremate pei delitti. Fuggiranno I'nn dopo 1' altro i secoli : ma coloro che ^ voi vivendo, opprimeste , vi staranno sempre mai diaanzi e vi mostreranno lo sqiiarciato seno e V onor tolto e quelle tante vostre scelleraggini di cui furon la vittima. Nel re- gno de' trapassati piii non esiste illusione; spogli di quei tanti nomi onde vi piace deprimerli o nobilitarli , ap- pariranno in tutta la loro schiettezza il vero ed il falso , r onesto ed il turpe. Ma voi all' opposto gioite , o giusti ed illibati. Ah!possano tai parole profondamente scolpirsi negli animi di tntti, ed in quello singolarmeate dell' uinlle scrivente clie , quantunque abbia sempre avuto in pregio la virtii e chi la rese piii bella, coaosce nondimeno quanta via gli manchi a raggiungerla , e quanto spazio lo divida da ijuei sommi che onorano 1' umana specie.

Addio llnalmente , medico onorato ; e posciachc tu vivi fra i Beati eternamente felice . deb ! sii con noi mai sem- pre cortese; e fa che T immagine delle tue virtii non ci preceda in vano in questo tortuoso sentiero della vita.

Mavro Ferrari.

mcilico ossistcrtte neilo sjyeda'c mac^dore

di Milano.

ID2 V A R I K T A .

Francesco Sahatelli,

II 1 8 agosto deir andante 1829 cesso di vivere in Mi- lano nel piu bel liore delle speranze Francesco Sabatelli figlio dl Liiigi professore di plttiua in quest' I. R. Acca- deniia. I niirabili progress! clie qnesto giovane avea gia fatti nel dipingere cosi a olio die a fresco cl danno diritto di affennare ch' egli avrebbe toccato una meta ben ele- vata e gloriosa se avesse avnto piu lunga vita : percio la sua morte fu sentita amaraniente da tutti quelli clie amano augurar liene delle arti. Le speranze subitiimente troncate cagionar sogliono un dolore tanto piii vivo, quanto pill bella era la jirospettiva di quell' avvenire die la fan- tasia si era compiaciuta di rafligurarsi gia sicuro e pre- sente. Di qnesto artista noi facciamo qualdie cenno, perdie amavamo gia di considerarlo come nostro, esseado nato di un padre cui tanto debljono le nostre scuole , e cre- sciuto sotto gli auspicj di quest' I. R. Accademia.

Nacque Francesco Sabatelli a' 22 febl)rajo i8o3 in Firenze , e nel 1808 passo a Milano col padre che venne elettovi professore di pittura. Egli percorse i primi studj con una rapidita e frandiezza che fu tenuta poco meno che miracolosa : ne sono prova alcuni disegni a peiina e a matita , cli' egli condusse tra i dieci e i dodici anni , i quali veduti dagl' intelligenti venivaiio giudicati degni di artefice piu esercitato e provetto. Che se era di maravi- glia a tutti vederlo a questa eta fanciullesca attendere con una straordinaria intelligenza anclie agli stndj piii severi dell'architettnra e della prospettiva che si a torto vengono pel coninne de' giovani o trasandati o intrapresi piii tardi; era anche di tenerezza trovare un fanciullo in mezzo ad alunni maturi che lo riciiiedevano di consiglio e di ajuto. Verso r eta di i5 anni torno coll' illustre genitore a Fi- renze, quando questi vi fu invitato dal Grand uca per di- pingere la sala de'' novissimi a palazzo Pitti. Veduti alcuni lavori di questo giovinetto, die sotto la paterna direzione mostravasi instancaljile nell' operare , il Principe Reale gli pose tanto favore, die con lauta pensione lo mando a Roma per farvi gli studj sulle opere di Pvaftaello e di Mi- chelangiolo. Quanto egli avesse profittato della sovrana munificenza ne' 1 8 mesi die dimoro in quella sede delle arti, si vide ben tosto al suo ritorno. A questo tempo il padre avea condotta a buon segno 1' opera stupenda che

V s n T F T A . 1 33

ahbiamo accennato : coiisistova essa in iv.m gramle moda-'lin nella vulta clella snia , rappi-esentante rOIimpo, e in otto corrispontlonti lunette, <:oiitrneiiti ciascnna , a tirjnre majr- giori del \ ( to , nn tratio dell' Iliade. Per far prova del valore del figlio, e [)in. ancora per quella naturale e deli- cata compiacoiiza di vederio lavorare e distinguersi sotto i siioi ocelli, il padre gli allido ruUiina luiietta die chiiider dovea fjiu'l vasto soggetto. II giovane, beiiclie non avesse mai lavorato a fresco, fiittonc subito il cartone, la diede finita in due luesi: c ijuesta la hinetta rappresentante Ettore clie incendia le navi dei Greci. Intelligenti ed artisti, to- sto clie la videro terniinata. noii la sapevano distia;;nere dalle opere del padre, tanf e la franchezza di ponnello e la robustezza cle' tuoni die vi domina ; ne si poteano di leggieri persiiadere die cpiel dipinro fosse opern di nn j;io- vane clie appena passava i venti anni. Fii allora die fpicl principe, si mnnitico prolettore d'ogni inaniera il' in;:e^iil, niaiulo Francesco a A enezia onde perfezionarsi nel niira- bile colorire di quella scnola, con ordine di fare una co- pia della fiimosa Assnnta di Tiziano. In quest' occasione diede a coiioscere tanta perizia nclF arte, die i ineinbri di quell' T. R. Accadeuiia F ascrissero al loro corpo i oiiore poco dopo da lui conseguito anche in Firenze. La copia delTAssnuta riusci di tale bellezza die il Granduca la voile appcsa alle regie pareti in mezzo ai quadri de' pin distinti maestri. Tomato in patria, ajnto il padre nel lavoro della capjiella di Santa Croce. facendo sopra il coniicione tiella niedesima una luiietta di tutta sua invenzione rapprescn- taute Ezzclino a' piedi di S. Antonio. Rimasto in Firenze, dopo la partenza del padre, coudusse piu lavori die lascio parte fniiti e parte ald>oz.zati , e tutti di un merito rag- guardcvole, priacipalmente jier la composizione larga e grandiosa, e per quel caratterc spontaneo e grave die di- stingue la scuola italiaiia. In mezzo a queste faticlie lo sorprese una grave malattia die degenero lentamente in tisi polmonare , oiide penso di recarsi a Milano in braccio at parenti per sottoporsi ad una cura piii diligente : ma il male non ebbe riparo, e dopo nove mesi di soflfrimento , lo ridusse agli estremi. La i-assegnazione esemplare, colla quale vide apprcssarsi Fultim'ora, gli venue dalla forza d aniino oiuF era in sintvolnr modo fornito , e piii ancora

I 34 V A n I E T A .

dalla religione fiella quale confortava se metleslnio e i pa- rent! lagrimosi.

Noi abbianio tardato alquanto a dare qneste poclie no- tizie temendo troppo di esacerbave il dolore del padre col mettere innaiizi agli occhi del pubblico tutta la giavezza della sua perdita : ora in vece speriauio cbe possa essergli di qualche conforto il sapere che tutti i buoni partecipano alia sua giusta afflizione; e vogliamo credere die quest' of- ficio pietoso riuscira caro alia sua patria , ove Francesco Sabatelli la'cio le prove piu chiare del suo valore , ben atte a coUocarlo tra gli artefici piu distinti dell'eth nostra.

Opere recentemente pubblicate in Italia.

L' Ai'clieografo triestino : raccolta di opuscoli e notizie per Trieste e per 1' Istrla. Vol. I. Trieste, 1829, dalla tipografia di Gio. Marenigh . in 8.°, di pag. 3oo con a tavole. Edizioue promossa dal Gabinetto di Minerva, de- dicandone il presente jjrimo volume a vantaggio del pub- blico Istituto dei poveri di Trieste.

Opere di M. T. Cicerone , recate in volgave con note , prolegomeni ed indici , e col testo latino a riscontro. To- mi 7.° e 8.° clie sono il 6." e il 7.° delle Lettere disposte secondo 1' ordine de' tempi: traduzione di Antonio Cesari P. O. II testo latino per cura di Francesco Bentivogiio , dottore della Biblioteca ambrosiana. Milano, 1829, presso A. F. Stella e figli , coi tipi della Societa tipografica dei Classici italiani , in 8.°, di pag. 63c) e 660. Frezzo dei suddetti due tomi lir. 16. 90 ital. : in carta fnia lir. .33. 80.

I Bruchi, libri dieci ad Amarilli , dell' abate Lorenzo Rondinetti. Modena , 1829^ per G. Vincenzi e comp., in 8.°, di pag. 208. Lir. 2 ital. In Milano si vende da A. F. Stella e figli.

Storia di Como, scritta da Maurizio Monti, professore nel Liceo diocesano della stessa citta. Vol.1. Como, 1829, co' torchi di C. P. Ostinelli , in 8.°, di pag. 184. Lir. i. 76 austr. In Milano si associa da A. F. Stella e figli.

Scorsa da Verona a Veja , di Pietro Chevalier. Padova , 1829, presso i fratelli Gamba , coi tipi della Minerva, in 32.°, di pag. 191 , con 12 vedutine. Lir. 2. 5o ital. In Milano si vende da A. F. Stella e fig,!!.

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V A R 1 E T a'. 1 35

Delia niiglior coltivazione del frumentone per ottenerne abbondaate raccolta. Modena, 1829, per G, Vincenzi e conip. , in 8.", di pag. 113, con una tavola. Lir. 1. a5 ital. In Milano si vende da A. F. Stella e figli.

Ricerclie a stabilire cjuali possano essere le migliorl in- dicazioni ed il plii sicuro nietodo curativo pel trattamento delle nialattie infianimatorie , del dottore Luigi Emiliaai , professore di cliiiica medica e medicina pratica nella R. Uni- versita di Modena. INIodena , 1 829 , per G. Yincenzi e comp. , in 8.°, di pag. i55. In Milano si vende da Gio. Silvestri corsia del Duomo. Lir. a. 5o ital.

Folizia medica militare applicata specialmente alia Ce- sarea Regia Armata Austriaca , di Gio. Nepomuceno d' Is- fordink, supremo medico dell' esercito. Prima versione italiana di Alberto Muzzarelli , medico in capo dell" I. R. marina di guerra, ecc. , sulla seconda edizione tedesca. Tomo I. Venezia , 1829, G, Antonelli editore, Fasc. I, in 8.° grande, di pag. 128. Lir. i. 5o austr. In Milano si vende da A. F. Stella e figli.

Efiemeridi astrononiiclie di Milano per I'anno i83o, con Appendice di Osservazioni e Memorie astronomiche. Milano, 1829, dair I. R. Staniperia, iii 4.° piccolo, di pag. 176.

Ji. Gjwxi, F. Cjruni e I. Fvuagalli, direuori ed editori.

Pubblicato il di 25 uovcuibre 1029.

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BIBLIOTECA ITALIANA

PARTE I.

LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.

Studj e lavori fat.tl in Egitto intorno la spiegazione de gcroglifi diC iiaggiatorl c piincipalmente dalla Commissioiie franco-toscana soito la direzione del cclebre 31. Champollion minore.

T '

J— J impazieiiza de' dotti per le notizie e pe' risultauieiiti del viaggio di M. Champollion in Egitto deblv essere pi*o- poizionata alia riputazione che questo letterato si e me- vitaniente acquistata coi suoi lavori e coUe sue scoperte intorno la lingua ed i caratteri sacri de' monumenti egizj. I\I()lti m' invidieranno la fortuna di aver potuto visitare una parte de' raonumenti della Nuljia e dell'Alto Egitto , ai lianclii di un interprete tanto ne' secret! delle antichita eL;izie versato e cost compiacente in partecipare altrui il suo sapere. Quegli stupendi obelischi, que' colossi, que' pi- loni, quelle colonne e quelle muraglie tutte coperte de' ge- rogUli die tacquero a' viaggiatori per piii di ao secoli , lianno questa volta parlato a rae per la bocca del vivente interprete di Sesostri. Ed io ebbi a rallegrarmi di essere stato pill avventuroso di Strabone e di Diodoro e dello stesso Eroduto, i quali trovarono negli ermeneutici de' lor tempi guide meno fedeli, meno sincere e forse meno istrutte. La spedizione militare di Bonaparte preparo alle lettere questa bella conquista- ma i monumenti di Tebe e di Memli, gli spechi di Zaccara e di Beui-Hassan , i sepolcri reali di Biban-el-lNIoluk facendo eco al fracasso delle vittorie fran- cesi , non palesarono alcuno de' sensi mistici de' loio or- namentl , e l' Enropa curiosa aiiimiro e aiisuro "quelle moli Uibl. hah T. LVI. IO

l38 STCDJ K L.VVORT FATTT IN EGITTO

colossnll nella graiide opera della Descrizione dcW Egitto , senza innoltrarsi tU uo sol passo verso la conoscenza del- r aiitichita e della storla. Intaato il sig. Champollion nel sUenzio del suo gabinetto andava preparandosi i materiali di uti inonumento piu darevoie di quello di cui tanto glo- ria vasi il Venosino; e la fortnna gli fu liberale di una vittoria die fara dimentlcare quella delle piraniidi. Perche le scoperte fatte nei pacifici studj sono piii care all' uma- nita di quello ch' essere possano le conquiste ottenute coUe battaglie , e nessuno vorra dubitare che 1' arte di decife- rare i geroglifi , perduta da forse mille e settecento anni , noa sia la scoperta piu bella , piu gloriosa che vantare si possa dalla filologia nel secolo decimo nono.

Ma la nostra aniinirazione pel sig. Champollion non cl accieca al segno da non fare giustizia anche ad altri stra- nieri che si sono presentati suUa stessa arena, e nel nie- desimo agone : anzi crediamo di poter asserlre die il signor Cliampollion se avesse piii lungamente ritardato il suo viag- gio in Egitto , corso avrebbe pericolo di vedersi prevenuto se non nella scoperta de' niezzi, almeno nelfapplicarli al diciferamento ed airillustrazione de' monumenti egizj. Giu- ■stizia vuole dunque che innanzi di discorrere sui lavori della commissione Frnnco-toscana ci faccianio a breveniente raminentare i risultamenti de' viaggiatori die la precedettero.

Non e qui il luogo di parlare dei tentatlvi del dott. Young per ispiegare la famosa iscrizione della pietra di Rosetta; tentativi che in ultima analisi si ridussero a conoscere il Yalore fonetico di qualche segno nei nomi di Berenice e di Tolomeo. Noi non ci occupiamo che dei viaggiatori che percorsero T Egitto , e il primo che cl si present! sulla scena e il sig. "W. I. Banks , il quale scoprendo alcune ro- vine di un tempio in Abides semisepolte nell' arena, trovo scolpita sovra un muro mezzo diroccato una serie progres- siva di piu scudetti o cartelli (cartouches) , ordinati in tre linee orizzontali sovra pposte le une alle altre,ch'egli so- spetto essere una successione cronologica di nomi reali o faraonici. II defunto sig. Salt publjlico quella serie nel suo opuscolo di cui parleremo in appresso , ed essa serie fu .chiamata per sempre col nome di Tavola di, Abidos, Lo stesso sig. Banks in una nota stampata nello stesso opu- scolo e diretta aU'onorevoIissimo sig. Charles York crede di poter rivendicare il diritto di propriet.a sopra qualche

INTORNO LA SriFCAZlONE DE' OruOCLIFI CCC. iSq

lettcra del niiovo alfiiLeto fbiietico, aveiurcgli letto , sic- come iiitenile di provare , prima di-gli altrl il noiiic fonc- tico di Cleopatra. Ma scn/.a cntrare ncH' esame dl ijuesti diritti crediaino di poter asscrire , chc dalla scoperta d»;lla tavola d'Abidos non seppero trarrc alcun frutto ne il si- gnor Banks, iie il signer Salt, perche nessuno dei due pote discernerne il significato , la cui spiegazionc debbesi tutta alia scoperta dei prenomi reali fatta dal aig. Cliam- poUion.

La niancanza di questa cliiave, la cui notizia non era pubhlicata in quel tempo , lascio il sig. Salt in un bujo per uscire dal quale ei fece niolti ed inutili sforzi col suo opuscolo intitolato : Etsay on D. Youngs and M. Clvampol- lions phoneiic system of Hieroglypliies. London, 1826, in 8." Egli non conosccva del sig. Cbampollion altra opera cbc Ja lettera al sig. Dacier , nella quale il dotto Fraucese ac- cennava di non essergli iino a quell' cpoca (1822) riuscito d'applicare con buon succcsso T alfabeto fonetico alia let- tura de' nonil faraonici. E parve al signor Salt una bella vittoria Tavcr potuto leggere i nomi di Ramses, Sabaco , Taraca e forsc qualcbc aliro. Ma intanto cIi" ei si afFaiicava in questc piccole scoperte, il signor Cbampollion facendo passi da gigantc pubblico il suo Precis. Queslo libro uscendo conienipoiaiieamcnte all' opuscolo del sig. Salt oftusco in- teramente quella piccola gloria a cui questi potcva aspi- rare. E il signor .Salt come uoino niodesto e slnccro mi ebbe a conlidare piii volte cbe non avrelibe pnliblicato il suo 0|)uscolo , se avesse prima letto il Precis del signor Champollion. Lo dice anche nel poscritto del suo opu- scolo nu^dcsimo: I have been almost deterred from this pu- hlication by a .■^ight of the last n'ork of M. Champollion etc. Nieute di fatti rimane di utile in quel lavoro , e fa d'uopo perfino cancellare come inesatti e fallaci i pocbi scgni orno- foTii cb' egli aveva nel suo alfabcto contraddistinti colla let- itera S quale mnrcbio di proprieta sua.

Trc pcrsone ci si prcsentano come bencmcriti degli stud] geroglifici dopo il signor Salt. Noi le nominoremo segucndo I'ordine dcUe opere da essi pubblicate, e sono il sig Bur- ton , il signor Felix, il signor Wilkinson, tutli e tre in- glesi.

II signor Burton va pubhiicando al Cairo litografica- niente, in alcuni quaderni nel form.Uo di qiiaito bisluiigo

140 STUDJ E LAVORI FATTI IN EGITTO

e sotto il titolo di Excerpta, una scelta di tavolette, car- telll , ohelischi , dediche , Iscrizioni , battaglle , proces- sioui , ecc. copiate dai moiiumenti clie trovansi ia Egitto da Tanis fino a Wadihalfa. Ne soao iinora usciti cjuattro quaderni contenenti in complesso 100 e piu tavole. Sa- reblje opera ben tediosa il voler esporre una particolare descrizione di tale scelta senza poterne inetter le figure sotto gli occhi de' lettori. Diro solamente che ottiuio mi parve il pensiero di dare una raccolta di questi oggetti in piccolo fonuato per Tistruzione di colore die non pos- sono giungere a procacciarsi opere di maggior mole. AI- cuni di que' bassi rilievi mi sembrano eseguiti con brio e con verita-, altri mi parvero assai mediocri , e non atti a pr«sentare una giusta idea della bellezza degli originali. II merito principale di siffatti lavori per 1' uso degli stu- diosi dovrebbe essere quelle d' una scrupolosa esattezza de' caratteri geroglifici ; ma se debbesi prestar fede al- r autorith del sig. Cliampollion , questo merito manca in- teramente alle tavole del sig. Barton, ed ho veduto questo dotto inquietarsi ad ogni linea , indicando che 1' autore preso avea un segno per I'altro.

II maggior Felix ha fatto egli pure ua lavoro che pel memento e il piu compiuto per cio che spetta alia suc- cessione cronologica delle dinastie , cominciando dalla 17." e terminando coi Lagidi, auzi venendo fino agl'Imperatori romani inclusiv^amente. La sua operetta e pure in 4.% tutta litografica, testo e cartelli, e sara un giorno una delle curlosita tipografiche della stamperia di Bolacco. Ec- cone una descrizione compendiosa.

L' autore premette una tavola contenente VAlfaheto fo- netico , ed in okre la spiegazione de' segni principali che espriniono i titolL dei re , e delle regine come Dio reale^ re , sovrano , signore delle doniinazioni , Sole, 0 Faraone, fi- glio del sole, potente, immortale , prediletto : i titoli di pa- rentela , come avo , padre , fratello , figHo , nipote , madre , moglie , sorella ,figlia: i ses,tii delle divinita principali usate ' come caratteri simbolici, o fonetici , o figurativi ne' nomi | de' re i e sono Ainmone , Phta, Ra, Tot, Osirl , Horus y \ Sate. Vi aggiunge inoltre i segni nuraerici dall' uno fino I al mille : ed i segni indicanti mese , giorno, anno, estate f> ant anno , inverno, di uiodo die questa tavola contiene in

TNTORNO L\ SPIKCAZIONE DK GEIIOGLIFI CCC. I41

una sola pagina niolta istruzlonc per chl voglia iniziarsi in siflatti siudj (i).

Preinesse uUune nozioni clementari suIP uso misto del caratteri lubolici, figurativi e foiieticl ne' caitelli reali, nozi' . nttinte dal Precis del signor CliampoUion, ci si da la lavola d' Abidos siccomc quella die dee servire dl guida e per cos\ dire di gnarentigia per le diaastie che vengono apprcsso. Se non che Tautore per meglio autenticare la cosa vi aggiugnc due altre tavole , I' una per niostrare clie la serie A''Abidos e conferraata da altri docuiuenti che trovansi negli spechi ( ipeoi ) di Beni-Hassan, dal Mennonio, da una touiba di Gurna , e dal palazzo di Medinet Abu; Tal- tra destinata a provare che Ramsete II aveva avuti due prenomi; col cjual fatto venivano a togliersi varie incer- lezze che imbarazzavano i cronologisti. Qneste incertezze svanirono tutte dopo il viaggio di ChampoUion, il quale ha trovato non ua Ramses con due prenonii , ma due Ram- ses fratelli , che regnaroao ambidue , e anibidue avevano ,ligli e fauiiglia, ambidue figli di Osirei, chiamato nei mo- numenti Menephth^ siccome egli crede di poter poi dimo- strare indicaudo le basi e i documeuti sui quali appoggia la sua asserzione.

Viene in seguito la 4^*. tavola ( che e la qulnta con- tando Talfabeto) la quale rappresenta i cartelli della it,* e 18.* dinastia ; quindi la tavola della 19 dinastia , della 10,21, 22, 23, aS, 26, 27, 28, 29 e 3o. Nel teste si accennano i luoghi donde i cartelli furono presi, e le au- torita su cui appoggiansi le congetture dell' autore. Tut- tavia rimanevano alcuni cartelli di re, di regine e di sa- cerdoti che il mag, Felix non sapendo eve riporre, ha rac- colti e rappresentati nclla tavola 6.* e che poi dal signor Ciiampollion furono collocati nel luogo che loro propria- niente convenivasi. Segue la dinastia de'.Lagidi, alia quale r autore consecro la tav. y.'* mettendovi alia testa i nomi di Alessandro e Filippo Arideo, nella persuaslone che I'Ales- sandro de' monumenti egizj fosse T Alessandro il grande ; mentre al giudizio della Commissione franco-toscana noa v'e traccia di lui; e 1" Alessandro de' cnrtelU e sempre il fratello del Filippo suddetto.

(i) II merito di r{ueeta tavola consiste nel trovarsi in essa riii- nite in un sol qiiadro tante nozioni die s'incontrano eparse in molte pagine nel Precis di M. ChampoUion le jeune

142 STUD J E rA.VORI FATTI IN ECITTO

Alia dlnastla de'Laguli, T ultimo re dclla quale o Cosn- rione figUo di Cleopatra e di Cesare, succedt la serie degli Imperatori romaiii cliiamata iinpropriamente- dinastia , la quale termina coll' imperatore Comedo.

L' uomo che lia preparati piu materiall, che ha ^ ,i-ato copiare il piu gran numcro di geroglifi e sculture e bassi rilievi, che piii d'ogn'altro straniero pote nell'Egitto esten- deBe ed appllcare i principj dell' alfabeto fonetico e spie- gare le antiche rappresentazioni col soccorso della lingua copta, espressa con caratteri gerogliiici e certamente il signer Wilkinson. La collezione de' suoi scritti e tale e si dovizlosa che ad ognuno fa maraviglia com' egli potato abbia da se solo tanto operare. II ragguaglio delle opere ch' egli tien pronte per le stampe servira per ofFerire una idea di cio che far possa un uomo da una costanza in- faticabile animate. Abljiamo queste notizie dalla compia- cenza dello stesso mag. Felix che ha voluto ajutarci uella indagine di questi fatti.

II signer Wilkinson ha dunque pronto per la stampa

1." Un Panteon Egizio, nel quale I'autore difFerisce mol- tissimo da cio che ha fin ora pubblicato il sig. Cliampol- lion , quanto alia classificazione delle divinita egizie ( si noti per altro che il Champollien medesimo dope il suo viaggio ha cambiato 1' ordine delle sue divinita ).

2.° Una Cronologia dci re colle diilerenti variazieni del loro prenomi e nomi , colla recipreca lore parentela e colle famiglie , accompagnata da molte ed importanti no- tizie interne alle loro conquiste. Quest' opera e setto i torchi attualmente in Malta.

3." Una RaccoUa delle arti e de' mestieri degli Egizj col disegno dei differenti artellci , come precisamente trovansi nelle tombe dei privati , cella denominazione del mestiere in linsiua cepta espressa in caratteri gcroglifici.

4.' Un dizionario copto ed inglese preceduto da una breve grammatica cepta , nella quale si da la spiegazione dei gruppi gerogliiici che s* incentrano ne' monumenti , e che da se raedesimi dimostransi appartenere alia lingua cepta.

II signer Wilkinson ha inoltie un am masse tale di mappe e di piani e di laveri topografici da far niai'aviglia a chic- chessia. Quest' immensa collezione non vedra forse niai la luce, a meno che non si recasse egli stosso in Inghil- terra o in Francia dove siffatti studj cominclano ad

INTOnXO I.A SPIECVZIONE DE' GEROGLlFr ecC. 143

essere in voga; glacche al Cairo gli e d' uopo tutto creare e tutto quasi cla se solo opeiare. E per vcrita tutto ri- cliiedevasi io sforzo della perseveranza inglese oad' egli stesso trattare la litogralia , e fahbricarsi un torchio , ed istrnir aralii a tirar tavole , ed atteadere egli stesso a tutti gli uffizj dello stampatore.

Dalle cose fin ijui esposte e facile il dedurre quanto fosse iiiipoitante clie il Gliainpollion per la gloria sua pro- pria non tardasse a venire in qupsti paesi. Egli ci venne finalmente, e ci venne niunii.o di tanti mezzi, animato da tanta attivita, secondato dallo zelo di tanti artlsti , e dal- r ajuto del suo niigliore discepolo ( il professore Rosellini toscano ) ed in somiiia in modo di poter in un anno co- piare tutti i geroglifi clie coprono i monumenti egizj da Menifi a Wadi-Halfa : die e quanto dire i monumenti di tutto r Egitto e di tutta la Nuliia inferiore. Noi vedute abbiamo dispiegate innanzi a' nostri occhi tante ricchezze e ci fu dato di ammiiarne la fedelta scrupolosa e la pre- cisione. Esse consistono in circa 2100 disegni tra grandl e piccoli , senza parlare del voluminoso portafoglio tutto di geroglifi, lavoro fatto di mano propria dei signori Chani- poUion e Rosellini. I soli geroglifi delle tombe dei re a Biban-el-MoIuk somministrato lianno tanti niateiiali die capire appena potrebbero in due grandi volunii in quarto.

Ma per niettere un po'di ordine in tanta dovizia di cose, e per dare del viaggio del signor CliampoIIion i risulta- menti die se ne possono sperare, dividerenio i lavori cfi lul in cinque classi. Coniprenderemo nella prima i lavori ap- partcnenti alia Filologia ; nella seconda qucUi die risguar- dano la Storia e la Cronologla ; nella terza quelll della Religione o Witologia ; nella qiiarta quelli dell' Arti e Me- stieri; nella quinta finalmente i lavori risguardanti la Geo- gralia o Topografia.

Filologia.

II sig. CliampoIIion innanzi di venire in Egitto ave\ti gia icompilato una grammatica copta ed un dizionario copto geroglifico, appoggiandosi alPautorita de' monumenti egizj oil' egli potuto avea consultare in Francia ed in Italia, e principalmente alia famosa iscrizione bilingue della pietra di Ilosclta. I\la quanti soccorsi inaspettati non lia egli trovato ueU" Egitto stesso , specialmcntc sullc pareti ddlc

144 STUDJ E LAVORI FATTI IN EGITTO

tombe dei prlvatl , dove gli anticbi usavano di rnppresen- tai-e tutti gli usi dclla vita civile, e la coltivazloiie dei campi » e i piaceri della caccia e della pesca , o I' ednca- 7Aone dei bestiami , e in somma tutto cio die nel corso deir umana vita succedere suole J E cio che piu importa, paghi non erano di esprimei*e coUa pittura o coUa scul- tura le cose, ma aggiugnevano in caratterl geroglifici an- che il nome di ease ; di modo ciie dove e scolpito un ca- vallo , ivi e soprascrltto anche il nome copto di Cavallo ; e dove vedesi un uomo intento a medicar buoi animalati, ivi si trovano espresse le voci di Medico e qnella di Buoi ammalati; e dove si trelibiano le spigbe , ivi e la voce copta che signiiica trcbbiare , e cosi via via discorrendo. Per la qual cosa ognun vede di quante voci e di quanti gruppi geroglifici abbia il sig. CbampoUion arricchito con questo viaggio il sue lavoro grammaticale ed il suo voca- bolario copto.

Cronologia e Storia.

Avevamo 1' iconografia greca e latina. II signor Cham- pollion ha raccolti in Egitto i materiali di una iconografia egizia. E non ci ha punto a dubitare sulla fedelta de' ri- tratti di molti re. La stessa somiglianza ripetuta in molti luoghi anclie lontani, sempre colla soprascritta del cartello reale, ne fa evidentissima fede, Un altro testimonio ne e il distintivo della nazione nella fisiouoinia. I re etiopi , p. e. , come Taraca, hanno T angolo facciale dei negri; ed alcuni altri hanno una figura si poco geniale che con- verrebbe supporre nessuna avvedutezza o cortigianeria negli artefici che ne furono gli esecutori , se fosse dipen- duto dalla loro A^olonta il poterla correggere o mutare. L'aclnlazione viene anzi in appoggio della verita de' ritratti ; perche gli artefici egizj anziche fare gli uomini a simili- tudine degli Iddii , esprimevano gli Idchi a similltudine dei re che rappresentar volevano , di modo che tutte le di- vinita di un tempio dedicato da Meris o da Sesostri hanno il profilo di Meris o di Sesostri. Noi abbiaiiio avuto i mezzi e il comodo di verificare questi fatti negli stessi monuraenti.

Quanto alia storia, essa comincia a veder , direm quasi, i primi raggi di luce colla XVIII dlnastia, cioe verso Fanno 1822 prima dell" era volgare. L' invasione dei pastori e una nebbia inipenetrabile che separa qnesta dinastia dalle

TNTOnNO LA. snr.GAZrONE DE CEROCLin o.c.c. 140

precedent!, nel bujo delle qnali furono certamente fahbricate le pirainiiU di Menfi , e niolte altro tombe dell" alto e basso Egittoi, dove si sono bensl trovali dei nomi reali di qualche dinastia anteriore alia decima ottava , ma non mai i ritratti. Dal che i-isulta che il numero dei nomi reali e molto magi^Iore di quello de' ritratti.

La XVin dinastia e composta di 17 re secondo Mane- tone. Champollion nelle sue lettere al duca di Blacas ba 8tal]ilito r ordine di essi , raa non potra a nieno di in- trodurre qualcbe canibianiento ncll' opera che intende di pubblicare dopo il suo viaggio. Stando a Parigl egli non poteva indovinare die i re avessero due nomi , uno mo- numentale , 1' altro volgare. II primo re della dinastia XVIII die IManetone , p. e. , cliiama Totraosis, ne' nionuinenti e un Amenof.

II portafoglio iconografico della XVIII dinastia conticne tuttl i ritratti de' 17 re, piu quelli delle niogli e de'/igli, de* qnali fanno nienzione gli stessi nionumenti.

Questa dinastia ( XVIII ) e la piu impoitante di tutfe tanto per la storia civile quanto per quella delle arti. II capo di cssa e V Amenof che scaccio i pastori e ristabili r indipendenza della nazione. I re piii celebri di essa sono Amenof III conosciuto dai Greci sotto il nonie di Men- none i Orus , Faraone dctto fiuora da Cliampollion Osirei e il cui nome e Menefta. Figlio di lui e Ilamses il grande che Champollion credette il celebre Sesostri della storia , al che i monnmenti non conscntono intei-amente. Chi sa- rebbe dunque il famoso Sesostri? I nionumenti rispondono in favore del cnpo della XIX dinastia, cioe di Ramses Meja- Ttiun, Champollion stabilira uieglio qucste cose quando di ritorno co' suoi matcriali nel silenzio del suo studio poti'a confrontarli usando di quella sngacith che tutta e di lui propria.

Di questi Faraoni , cioe Mencphta, Ramses il grande, e Jiamses mejamun e di qualche altro , sono i grandi bassi rllievi storici d' Isambul (nella Nubia) e di Tebe, i quali attestano le grandi conquiste ch' essi feccro in Asia, in Africa ed anche in Europa^ cioe nella Grecia.

Un portafoglio di disegni in foglio e tutto di questi fatti ripieno. Essi ci presentano i piu bei soggetti dell' alta aatidiita ne' quali gli artisti linuno fatta grande c vaghis- sima pompa d' ingegno e di sapor loro. L'Europa stupirh

146 STUDJ E LAVORI FATTT IN EGITTO

al vedere la perfezione con cui in si remoti tempi si trat- tavano le arti del disegno.

La XIX diiiastia non e composta che di sei re. Di tre trovaronsi i ritiatti e le famiglie ; degli altri solaraente i nomi. e 1 cartelli, i quali confei'mano tutti la cronologia di Manetone,

Delia XX si ebbero i ritratti di molti re , e degli altri i nomi che pero riempiono perfino le lacune lasciate da Manetone e scoprono 1' infedelta di Sincello il quale lia voluto snpplirvi del proprio e a capriccio. Con questa dinastia termina il regno delle dinastie tebane e diospoli- tane, ed a quest' epoca pare die debljano riportarsi le interne discordle fra le famiglie potenti dalle quali fa chiamata a regnare una dinastia Tanite , die in ordlne e la seguente , cioe

La XXI dinastia, della quale non si trovarono i ri- tratti, perdife di essa non si ha nionumento alcuno , e non si sono rinvenuti che due soli cartelli.

Non e cosi della XXII Bubastite il cui capo e il celebre Sesonchis , il Sesak della Bibbia; intorno al quale, non nieno che intorno a quasi tutta la famiglia, una parte del palazzo di Karnak ofFre notizie preziose , che combinano con quelle lasciate dalla Sacra Scrittura. Mi venne fra le altre cose fatto osservare sul Inogo dal sig. ChampoUion una serie di cartelli ov' era indicato il regno di Giuda , ed annoveravansi i nomi stessi delle fortezze conquistate come leggesi nel capitolo X de' Paralipomeni , e nel XIV del li- bro 3." dei re'(i). L'Africano da nove re a questa dinastia.

(i) Portano questa figura che slgni- fica Juda Malck re di Giudea , essendo die r ultimo segno geroglifico indica Eegione /"^^-"Vy o Paese.

^^

INTORNO T.A sriFCAZIONR DF. OEnOOMri CCC. 1 47

Insciando niolte lacune. II signer Chanipollion non ne lia trovati clie cinque, aggingnendo pero i noiiii die niancano air Africano.

Fii nieno fortunato il signer Chanipollion nella XXIII dinastia Tanitlca della quale non trovo nulla di uionu- nientalo , quindi ue nonii , ne cartelli.

Manetone ci da la XXIV dinastia come Saite e non vl accenna clie il nome di Docchoris. I nionumenti non olFrouo alcuna notizia di questo re , ne della faniiglia di lul , la doininazione della quale fu interrotta dalla dinastia XXV composta di re Etiopi. Di lul e del due suoi successor! sonuiiinistratl vennero dai monumenti i nomi e i ritralti.

A formare la XXVI dinastia torno in iscena la famiglia Saite , celelire per le novita e le disgrazie. Qui e quel Psamnietico II quale volendo scoatarsi dalle istruzioni dei suoi maggiori apri Taccesso agli stranieri che 1" antica politica tenea lontani dalT Egitto ; innasprl quindi gli animi de' suoi sudditi c preparo la rovina dell" impero , clie fa consumata tre regni dopo per opera di Carobise. Veggasi intorno a Psamnietico il bcl racconto che ne fa Diodoro Siculo. Di alcuni re di questa dinastia si trovarono i ri- tratti e di quasi tutti i cartelli.

XXVII dinastia. I Persianl. Nessun ritiatto , nessun mo- numento di costoro ne in Egitto, ne nella Nubia. Si hanno pero i nomi di Cambise , di Dario , di Serse e di Arta- serse , trovati sopra alcuni resti di monumenti a Cosseir 8ul mare Rosso.

La XXVIII dinastia Saite e composta del solo Amirfeo di cui trovaronsi e il ritratto e il cartello sopra due porte da lui ristoratc nel tempio di Kons a Karnak (Tebe).

De' cinque re clie compongono la XXIX dinastia Men- dcsia si rinvenne il ritratto di due ed il nome di Kitti.

Dei tre che formano la XXX Sebenitica si trovarono i ritratti e i nomi dei due Nectanebo , ma del re Teos nep- pure 11 nome. Questa dinastia fu sconlitta dai re perslani che formano la scguente dinastia.

Dinastia XXXI composta di Ocus , Arses e Dario, dei quali non tiovansi scolpitl no ritratti, ne nomi.

La XXXII dinastia e quelln de" Lagidi, ossia de' Tolomci. Di costoro nttestansi dni monumenti Tordlnc della succcs- sionc ed i nomi, ripctnti a sazicta ne* cartelli. Del solo Alcssaudro Maguo non si puo asserir con tertezza il cartello.

148 STUD J E LAVOm FATTI IN EGlTTO

come ahbiamo notato parlando dell' operetta del mng- gioie Felix. L' Alessandro cl»e si e trovato pare piuttosto il ligliuolo di Alessandro Magiio. Si rinvenne il iiome di Filippo Arideo , e quello di tutti i Tolomei , e di tutte le lore mogli , fino a Tolomeo Cesare detto Cesarione inclu- sivaniente. Ma quanto ai ritratti , questa dinastla e la meiio sicura, e sia detto con licenza del sig. ChanipoUion il quale crede altrlmenti : ma noi abbiamo le nostre ra- gioni per dubitarne. Prima di tntto 1' arte della scoltnra trovavasi in tal decadenza , ch' essere dovea cosa diflicilis- sima r imitare la natura. In secondo luogo , tutti i volti deffli stessi individui non si soraigliano tra loro, Final- mente i volti delle scoltnre non somigliano ai volti delle medaglie ; e tni le altre quello della celebre Cleopatra, troppo ben conosciuta per la sua medaglia, non lia punto che fare col profilo cbe trovasi ne' monumenti. Cosi dicasi di Arsinoe e di Berenice. Duolci di dover cosi distruggere I'illusione di molti che lianno creduto aramirare le attrat- tive di quella lasciya e scaltra regina, e scusare con esse e quasi giustificare le debolezze di Cesare e di Antonio.

E da notarsi di questa dinastia , che tutti i monumenti Toleraaici di cui e piena principalmente la Nubia da Filoe sino a Dakke , sono ristorazioni , o piuttosto ricostruzloni di templi stati distrutti dai Persian! ; e questa e una bella prova dello studio che i Tolomei mettevano nell' afFezio- narsi l' animo della nazione. Tale asserzione e evidente- jnente attestata o dai frammenti dell' antico tempio im- piegati nella ristorazione del nuovo , o dalle iscrizioni ge- roglifiche o greche che sono scolpite sui templi medeslmi. E sifFatto esemplo fa imitato dagli stessi romani Impe- ratori, dei qaali si rinvennero i nomi (non i ritratti) comiaciando da Augusto fino a Caracalla e Geta. Dopo di essi 1' Eaitto fatto cristiano abbandono 1' uso dei gero- glifi. Tale mancanza di ritratti , in un tempo in cui era cosi facile T imitarli dalle medaglie, mostra che Parte del disegno aveva conservata P abitudine materiale e mecca- nica di certe forme , dalle quali non sapeva emanciparsi , onde poter da se passar oltre ci'eando o imitando le forme che vedeva espresse suUe raonete. Alia compiuta serie dep-r Imperatori non mancano clie Vitellio , Pertinace ed Albino. E da notarsi che all' epoca romana appartengono varle grandiose costruzioni e ristorazioni, fra le quali sono

IXTORNO LA SPIFGAZIONE DE GEROCLIFI CCC. 149

da annoverarsi principalmente quelle del teinplo di Den- dera , T arco di Antinoe e molte altre.

Ecco ia breve i risultamenti cronologici ottenuti dalla Coaimissione frnnco-toscana. Essl stabiliscoiio epoche e suc- cessioni , iiitorno all' ordine delle quali regnava un bujo densissinio : merce di essi, quando i lavori della illustre e si benemerita Commissione vedranno la luce, ne veira ai dotti una convinzione assoluta. Perche non solameate le iscrizioni de' palazzi e de' templi contrlbuirono a sta- bilire 1' anzidetto ordiae , ma vi contribuirono gli stessi sepolcri, e gP ippogei, e le tombe de' privati , dove tro- ■vansi iscrizioni indicaatl personaggi che coprirono cariche di magistrati o di capitani sotto tre o quattro regni ia esse successivamente nominati. E col confronto, e nuova- mente diremo quasi colla guarentigia di siffatte autorita venne appunto ad emergere 1' evidenza non che la cer- tezza che si desiderava.

Quanto ai documenti della storia politica , noi temianio ch' essi non sieno ne doviziosi , ue importauti al segno che appagar possano 1' aspettazionc degli eruditi. Vi sono tre o quattro celebri conquistatori , come Rainsete 11 grande, il padre di lui , e Ranisete Mejamun , de' quali si \edono ecolpite le vittorie, ed i noiui de' popoli vinti e de" paesi conquistati ; niouumenti , senza dubbio , preziosi per la storia e per la geografia antica: ma oltracche sono pochi in ragione d' un si lungo periodo di secoli , portano altresi una espressione e una somiglianza nei mezzi di esecuzione da indurre un ragiouevole sospetto che i fatti del primo sieno stati applicati al secondo ed al terzo. Che tu v' in- contri lo stesso carro da guerra , gli stessi ornameuti , la stessa mossa nell' attitudiiie del re , gli stessi cavalli , gli stessi pennacchi , la stessa giacitura delle gaudje , della testa e del collo , lo stesso concitamento di armati , la stessa rasscgna di soldati , le medesime circostanze del trionfo. II re sednto sullo stesso trono , assistito dagli stessi ufTiciali , protetto dalle stesse divinita vestite an- ch' esse ncllo stesso modo , cogli scribi che scrivono il nu- iiiero delle mani o delle parti genitali che mutilate furono a'nemici uccisi , sempre colle medesime circostanze, cogli stessi accessor) , cogli stessi accidenti. Dalla quale somi- glianza di cose conseguono una ripetizione ed una mono- tonia perpetua sommameutc uocevoli al piacerc od all'at- tcnziouc dcUo spettatore.

JOG STUDJ F. L VVOUI FA.TTI IN KGITTO

II sii!;. "Cliauipollion diiama questa unifonnita stile mo- numentale , lua noi non temiamo di chiamarlo meccanisino deir arte e poverta d' iiivcnzioiie. Poiclie tranne il colos- sale ed il miracoloso delle moli ond' e sorpresa e ad un tempo oppressa 1" immaginazioiie dello spettatore, regnano in tiitti gU andamenti dell* architettura tre o quattro modi che sono sempre ripetuti e sempre i medesimi. Se non die vedonsi in alcuni stupendi edifizj , come nell' edillzio di Lunor e nella sala ipostila di Karnak, certe irregolarita delle quali non si puo render ragione , ma die deformano i piu meravigliosi efFetti dell' architettura.

Ci ha un' altra cosa di cui il viaggiatore puo dlfilcilmente trovar la ragione, ne saprebbe come conciliarla colla storia, ed e questa. In tutti i restaurati monumenti de' Tolomei si trovano gli stessi quadri che rappresentano il re nel medesimo atteggiamento guerresco , col medesimo iiiazzo di nemici presi pei capelli colla niano sinistra e colla iiiazza nella destra con cui egll minaccia di schiacciarli : lo atesso re che tiene nella sinistra 1' arco piegato ad angolo acuto , e gli stessi turcassi cariclii di frecce. Queste rap- presentazioni potrebbero correre per Tolomeo Evergete primo , il solo conquistatore; ma non si saprebbe inten- dere come sieno applicate sui monumenti de' Tolonici piii infingardi e piu neghittosi; di niodo che con questo adu- latorio costume riene ad indebolirsi la verita della storia per quei re ai quali T attitudine guerresca puo giustamente appartenere. A tale difficolta 11 sig. Champollion risponde coUo stile monumentale , ed aggiugne che i veri conquista- tori hanno tutto il corredo della leggenda storica , cioe rassegna d' arraati , partenza , battaglie , passaggio di fiumi , assalto di fortezze, conquiste di citia e di paesi, nomi di popoli conquistati, ritorno dalla guerra, onore del trionfo, registrazione de' vinti , apoteosi del conquistatore , ecc. , nientre i re pacifiei o infingardi non sono rappresentati che in due o tre comparse di scena , e per lo piii in pro- porzioni colossali per aljbellire e riempiere lo spazio delle vaste facciate de' piloni che precedono i templi. Avanti al re in quella attitudine sta allora sempre una divinlta, e il quadro diventa piuttosto una inaugurazione che un fatto storico. Spero che questi pochi cenni bastino Intorno alia cronologia e alia storia, Saro piii breve intorno alia re- lia;ioue.

JNTOUNO LA Sl'JliGAZIOiSIE DE' GEROCLIFI CCC. l5l

Religione.

La mitologia eg,izla presenta un caos inestiicabile a chiun- qne iioii sia essa conosciuta che superficialaieate. II sigiior CliampoIIion vi trova aU'incontro le basi della piii profonda saplenza appogglata seuipre alio studio ed alia contempla- zione dei nieravigliosi feiiomeni della natura. II rischiarare questa materia sara per lui ua lavoro onorevolissirao , e nessuno meglio di lui potra riuscire in si ardua impresa. II Pauteon egizio ch' egli ha corainciato a publ)Iicare in Parigi rappresenta bizzarre divinita, ma vi manca la teoria che iiisieme le colleghi e le metta al loro giusto luogo. Uu tal lavoro non potea essere fatto che dopo il suo viaggio. Noi non possiamo intanto giurare che suU' autorita di lui , dl- cendo che il suo Pauteon egizio presenta a chi e iniziato I nella lettura de' nomi , de' titoli e delle attrilnizioni degli I Dei , un corpo di dottrina iiiitologica , la quale ha per prin- cipio fonJamentale V unitci dt Dio. Questo essere unico, eter-

no, universale e raiipresentato sotto r/uesta cifra \r' J

I '■^ ^ /Vfl/H^

! AAA't**-

I che significa ad un tempo Dio universale, infinito, il tutto ed anche V Etcre. Da lui discendono tante trinita che gra- ! datameute legano il cielo colla terra, lo spirito colla ma- I teria. Tutte le forme delle divinita maschie e delle divi- nita femmiue de' diversi ordini teogonici sono derivazioni 1 del principio medesinio, le quali degradano a niisura che I allontanansi dalla origine loro. La prima di queste triadi uscita dair Essere universale e

Ainmone , Much, Kons.

Ammone significa luce spiritoale, M:uh e la nottc ed e la madre di Kons che significa intelligenza. Queste divinita discendono di triade in triade fino all' ultima che e la ter- rena, ed e quella dl Osiride , Iside ed Orus.

Osiride, come principio attivo fondatore , fu considerate dagli antichi Egizj per la cagione fisica dell' incremento del Nilo, ed Iside venne riguardata come la innondazlone medcsima. Orus, che e il loro figliuolo, significa il prin- cipio attivo, come lo esprime la voce copta //or che vale

1^2 STUDJ E LWORI FATTI IN EGITTO

atdvita , ed ecco come Amtnone principio attivo e morale diviene passaiido per tutte le triadi un ageate fisico che esercita i suoi benefici inflassi sopra il geiiere umano.

Quasi tutti i tearpli (quegli almeno chc condotti furoiio a compimento ) hanno le pareti d' alto in basso ricoperte di quadri religiosi. Questi quadri hamio somministrata ma- teria a un gran portafoglio , le cui rappresentazioni sono cosi classificate : i.° atti di adorazione , 2.° atti di oft'erta, 3.° atti di purificazione , 4.° atti di presentazione. Qui si ritrova V origine di tutte le cerimonie , di tixtti i riti , di tutte le esteriorlth religiose degli Ebrei , de' Greci, de' Ro- mani e di altri popoli ancora. II soggetto del quadro e quasi sempre il re e qualche volta la regina. I sacerdoti vi coni- pariscono di rado, e solo come miuistri. La nazione non vi iigura giammal , e quel poco che si e potuto conoscere ed imparare intorno agli usi, ai costumi ed alle abitudini della vita privata noa soao i templi che ce lo iasegn&no , sono bensi le tombe.

Usi , costumi , passatempi , arti , mestieri , ed occupazioni della vila civile.

Bella costumanza era quella degli antichi Egizj di ab- bellire le tombe con tutte le ricordanze degl' innocenti pia- eeri di questa vita mortale. SifFatti argomenti arricchirono pure i poitafogli della Goramissione franco-toscana di circa mille disegni. Essi cotitengono tutte le piii minute notizie su tale materia, ed io deblio alia compiacenza di questi signori T averli tutti veduti ed esaminati ad agio ed arbi- trio mio, Essi sono ordinati in piii classi , giusta I' ordine die qui segue.

AgricoUura.

Gli eruditi detto hanno in Italia che il nostro aratro e precisamente simile a quello che cantato venne da Ennio e da Virgilio, e descritto da Varone e Columella. L' aratro egizio e il giogo dei buoi e tutti gli accessorj vantano un' origine Ijen piix antica, Questi stromenti ci si pre- sentano qui come erano prima della XVIII dinastia , vale a dire fors' oltre a tre mille anni innanzi T eta nostra. E pare che nelle arti di prima necessita gli stromenti sieno usciti dalla mano dell' uomo come Minerva dal cer- veilo di Giove, cioe beUi e pert'ezionati. E di fatto per

\

JNTORXO LA SPIEOAZIONE DE' GEROGLIFI CCC. 1 53

grossolano e gofFo che sembri a primo aspetto Taratro egi- zio, sarehbe Ibrse LlilVicile il sostitairveue alcnno. piii seiii- plice e iicllo stesso tempo piu ecoiiomico ; clue contliziooi csseiiziali per gli stromenti agrarj. Tutte le operazioni della caiupagna, come la veiKlcnimia , la raccolta delle Bamie ( fiiitiice conosciuto da' botanici sotto il noiue di Hyhiscus e5cu/e«fuj), la seminagione , la iiiess.e , la trebbiatnra sono come oggidi. Ma a proposito di trebbiatnra noii si puo j>as»ar sotto silenzio un quadretto deguo di formar argo- iiieiuo di un' egloga : esso rappresenta due Ijuoi sull' aja )ier la iiicta imiuersi nelle spighe, dal pungolo di lui vil- lauo stimolati a trelibiare in giro, con una leggcnda sopra il qnadro che dice in geroglill: Que sta e la trebbuitura delle spighe; e questa e la canzone che cunta il I'illano ; e vi e la canzone che letteraluiente tradotta cosi suona: Trebbiate, trebbiate bene , o buoi , che una misura di grano sara per loi , ed il resLante sard per lo padrone. La quale si po- trebbe niettere in versi t'edeliuente nel seguente modo :

Trebbiate bene, o buoi: Non trebbicrete invano. Un quarticel di grano Anche per voi sard.

, . \ Quel che riman di poi bis < r,

f II signor nostra avra.

e vi e notato precisamente il his dell' intercalare. Altri tue personaggi concorrono alia coaiposizione del quadro : ua villano che se ne viene dal campo col canestro pieuo di nianipoli ^ T aliro che se ne va col canestro vuoto , dopo di averli versati sulla stipa i, il terzo e un ragazzo colla scopa in luano die va scopando i grani che escono di sotto dcUa paglia e del niucchio. Gli autichi non diinenti- cavano nelle loro coniposizioni le piu minute particolarita. Ma r 0]ierazioae che mi fu piii gioconda e quella della vinificazione. Grazie alle sculture ed alle pitture de' sepolcri di Beni-Hassan e di Eletliia possiamo esporre con certezza il nietodo con cui gli antichissimi Egizj pigiavano le uve, spreuicvano il mosto , lo riponevaiio nelle giarre di terra cotta per lasciarvelo fermentare. I mezzi erano semplici, ioiperfctti, senza economia di forze vive. I lorchi a vite er.ino ignoti : la pigiatura si faceva co' piedi dai villani cLe teuevaubi cuUa iiiano ad luia corda appesa al tetto, jUibl. huL T. LVI. ii

1 5*4 STUDJ E LAVORI FATTI IN EGITTO

restremlta della quale era divisa in piu capi. Per ispre- mere le viaacce usavasi uii sacco in cni venivano esse de- poste a quest' iiopo. II sacco veuiva poscia ritorto, come si pratlca colla tela ne' nostri bncati. I vasi del vino eraao piccolii e ciascuno d'essl non potea contenere clie cinquanta od al piu cento bottiglie.

E cosa singolare che in mezzo a tame scene d' agri- coltura espresse con tutte le piu particolari circostanze, non siasi trovato alcuna rappresentazione di Sachie , vo- cabolo arabo sotto il quale intendonsi le macchine a ruota niosse da' buoi , e destinate alia irrigazione. Non vi e al- tro indizio d' irrigazione che quello del cosi detto Seduf , die consiste in un bilanciere presso a poco come quello che usarlo gli ortolani e i giardinieri in Europa. L' antico ci e ne' monumenti rappresentato perfettamente ugnale a quello che oggidi ancora vedesi in Egitto e nella Nubia colle stesse imperfezioni , col palo bistorto , col contrap- peso fatto di fango, e col recipiente tessuto di palmiere ; il che non darebbe una idea vantaggiosa del perfeziona- mento di qnesto genere d' agvlcoltura, e farel)be anzi cre- dere che la granile cnltura fosse quasi unicamente quella de' terreni innondati dal Nilo. T^Iaggiore infinitainente do- A'ea dunque essere T estensione de' terreni iunafBati dalla innondazione , se pensiamo che sotto i Faraoni 1' Egitto ha contato fino 14 niilioni d' anime ( oggi ne conta ap- pena tre 1 1 ). Si pensi dunque quanta essere dovea 1' indu- stria e 1' iateliigenza di tagliare , condurre , collocare i ca- nali opportunamente. La coltivazione iunaffiata coUe braccia dovea essere riservata solaiiiente per gli orii e pe' giardini; ma dair altro canto vi dovevano essere per quattro mesi deir anno alcuni milioni di persone aiFatto oziose, che dai regnanti impiegavansi saggiamente nella costruzione dei monumenti colossali che coprono 1' Egitto. Espoago queste congetture non senza esitazione: e pero cosa indubitabile che cio che incontrasi ne' monumenti non dimostra gran cura di economizzare le forze vive e V impiego degli uo- mini. Tornero forso su quest' argomento in piii opportuna occasione.

Gli altri stromenti agrarj dell' antico Egitto presentano una grande semplicita. Essi riduconsi a pochi , e sono della stessa forma di quelli che oggidi pi'aticansi in questi medesimi paesi.

INTORN'O LA. SriECAZIONE DE CEROCLIFI CCC. I o5

Educazione de bestiami e Veterinaria. II portafoglio e pur ricco di belle paiticolaiita su questi due oggetti. Avvi ua pastore con una grossa inaiidra 'di porci ; il che mostra che il cibarsi di carne porciaa non era atto inipuro ne irreli^ioso. Erodoto cl vuol dare aJ iiiteudere die gli Egizj si servivano de' porci per coprire la semente nel lirao del Nilo, niedtaute il loro calpestio ; ma qui'sta operazione trovasi ne' iiioiiumenti sseguita col mezzo delle pecore. Ad ogni modo sembra che il majale noil fosse cosi odioso, giacche la troja era una divinita, la dea Off niadre di Tifone. Vi si veggoiio un altro pa- store di pecore , uno di capre , un mandriano di buoi , e la propagazione della specie bovina , cioe raccoppiamento, il parto , r allattamentoi al quale ;>ito trovasi couipagno della vitella uii bambino. Yengono poscia il mungere delie vacche, la fabbrica del f»rmaggio, il macellare di una capra, e la scorticatura : ogni funzione e soprascritta dal terniine copto in caratteri geroglifici che la esprime. Un gruppo pittoresco di soniarelli, alcuni in attegglaniento veramente asinesco, ed altri coUa bocca aperta quasi in atto di rieni- piere V aiia de' musicali loro concenti. II medicar delle besiie ba anch' esso i suoi quadri. Vi e I'atto d' impasto- jare un bue per gittarlo a terra. II veterinarlo spiuge il braccio nella gola dell' animale ; un gruppo di tie buoi ammalati sono espres«i con grande verita , si vede loro in dosso la malattia. In un altro quadro si medicano le ocbe, e ad una si leva propriamente la pipita. Avvi un medico delle capre , un medico delle gazzelle , e un guardiano delle cicogne. Dalle quali rappresentazioni impariamo che agli anticlii Egizj riuscito era di addomesticare le seconde, e ch' esse si nutrivano della carne delle uUirue. Di questa ho volute io stesso far prova nella Nubia, e 1' ho trovata eccellente (i).

Arti e Mestieri. In questa parte il portafoglio e si ricco che noi non po- tremmo accennare le cose che contiene se non rapidamcntc.

(l) E da notar^i che non »i trova niai ne' monumenti alcan Cenno n^ di cammelli, ne di bulTali , i quali furono introdotti, per quantn pare, dagli Arabi. Ma io non sapret intendere come •i fosse cosi esteso il commercio coUe ladie, e coll' interiio del- (Aliica scnia 1' nso de' cauiuelli !

l56 STUDJ E LAVOIU TATTI IN EGITTO

Vi sono molti quadri di Yasnj dove i vasi sono della stessa forma delie modernc bardacche dcgli Arahi. Se non che 11 tornio oggi si inuove col piede , e allora movevasi colia maiio. Vi sono tntte le operazioni preparative del tessere, cominciando dal filare fiiio alia tela perfetta. Aiiclie in cio r arte e nel nascere ed e come quella die ancor si eser- cita sotto le teude dc' Beduini , quella medesiina die si esercitava dai patriarchi della Bililiia. Vi sono qnadri di spacca-Ieg le in citta , e nella foresta ; di falegnaini e fab- bricatori di mobili ; di calzolaj e conciatori di cuoja; di fabbricatori d' arml •, di coloratori di iitensili di legno. Si vedono portatori di grosse travi , scaltori di sfingi, scul- tori , ripulitori e dipintori di colossi , fabbricatori di un carro da gvierra con tutte le sue parti accessorie , squa- dratori di pietre , macinatori di colori , argentieri ed ore- iici, intarsiatori, cordaj , fabbricatori di barche , soffiatori di bocce e di cosi dette margheritine , scavatori di ippogei, pesatori di oro , lavaiidaje , ecc. ecc. Qnalcbe quadro pre- senta anche delle operazioni clie in oggi non si sanno spiegare, e fra i fonditori si vedono usati certi soffietti che iin uomo muove co' piedi e colle mani molto goffa- mente e senza economia della mano d' opera. I pesatori presentano una cosa notabilissima , e la cui spiegazione io debbo pure alia compiacenza del sig. Champollion. Sopra una lance della bilancia A-edesi una statuetta rappresen- tante un bue e sopra 1' altra giacciono molti anelli d' oro. In qualche altro quadro si e trovato in vece del bue un vitello , in altro una capra , in altro una rana. Ora non ci lia alcuno che ignori in quanta oscurita sia sepolto il sistema monctario sotto i Faraoni. Crede il sig. Champol- lion che gli scarabei, de' quali trovasi una grande qnaii- tita in Egitto di ogni grandezza, di ogni materia, e scritti, e lisci , fossero una moneta , e che per le cose di mag- gior conto corressero per moneta gli anelli d' oro e di argento ; che quindi allorche si diceva che un' armatura , o un certo vaso yaleva due buoi , o due vitelli , si vo- lesse significare tant' oro , o tanti anelli di siffatto luetallo, quanti occorrevano a controbilanciare due volte il peso fisso e sempre lo stesso della statnetta del bue, o del vitello. Io non posso che accennare questa congettura. Essa ricevera forse peso di evidente verita , quando il sig. Champollion avra pubblicati i suoi quadri c le illustrazioni cade sono aceonipagnati.

INTORNO LA SPIE.'iAZIONE DR CF.ROGLTFI CCC. 10 J'

Non e da tacersi una ossorvazione molto umiliante per r umanita e per Ic arti egizie , ed e die quasi sempre nelle arti e ne' mestieri si vede sopra'uiteudere ai lavorL iin aguzzino collo scudiscio come si pratica cogU sciiiavi ; e pur troppo vi si ve:!;gono a qiiesta disciplina soggetti aiiche i [littori e gli scultori. Clie cosa esser mai ilovea il popolo di una nazione iu simile niodo governata?

Vita domestica.

Passiamo nell' interoo delle case a conteinplarvi gli usi domestici. II portafoglio ci ofFie con die soddisfare la nostra curiosita. Tutte le suppellettili, i 5o/ti, i letti , gli armadj, le seggiole , uii corredo ricchissirno di vaii d' oro e d' ar- gento d' ogni maniera , con foraie Ijizzarre , e di buonis- siuio stile i le giaire ed i liltri deU'acqna, e perfiao c!ii vi niette dcntro la mano per chiarificar 1' acqua colla pa- sta di inandorle , come si usa presentemente. La toeletta degli uomini e delle donne rallegrata dal saono dell' arpa. Vi si vedoiio i nani o liuiFoni e i servi della casa ; non vi e dimenticata la cucina , dove vedesi il cuoco che pre- jiara le carni dando loro diverse forme per appagare r occliio e a un tempo stesso il palate; qui e disposto il dessert di frutta e di dolciumi ; la si sfogliano le cipolle ancor verdi; altro\e si fauno le paste; in altro luogo pre- parasi il pane pigiandovisi la pasta co' piedi ( vi si manca sempre di mezzi meccanici); qui s' ingrassano le oche; cola si pelano ; altrove si cuociono o si mettono nella pentola. Ci ha il niacellajo che squarta il hue in diverse parti : pare anzi che la professione del macellajo fosse molto onorata. Si vedoao le donne clie arrivano dal nier- cato dell'erbe, caiithe di provvigioui, e fin anclie 1" infen- dente o 1" econoino della casa ciie nota la spesa per ren- derue conto al padrone. In qnesto niedesiitio portafoglio ho veduto due quadri rappresentanti due portautine di- verse , una ricchissinia d' ornamenti e portata a spalle d uomini ; 1' altra strisciata per terra senza ruote e so- vrapposta a due legni ricurvl in forma di slitta.

Ciustizia domestica.

II portafoglio contiene alcuni quadri , i quali tendono a provare che il padrone esercitava la giustizia nella pro- pria casa. Trattasi di un villano accusato di aver rubnio

1 58 STUDJ E LAVOUI FATTI IN EOITTO

ua hue. II villano e preso , e condotto innanzi a un esa- niinatore e ad uno scriba clie scrive resame: la sen- tenza e esposta in caiatteri geroglilici sul quadro mede- simo , e dice proprianiente cosi. Ddgli ducencinquanta colpi di bastone. E la sentenza e tosto eseguita. In un altro quadro trattasi di un fatto consimile , ma di capre in vece di buoi. II che prova die gli aatichissimi Egiziani ei'ano ladri come lo sono gli odierni.

Giuochi.

Ve ne sono alcuni, de' quali non si compreude ne il sense ne 1' uso. Tale e quelle che rappresenta la figura di un porco spino senza spine , e golamente colla pelle forata. Ma vedcsi chiaramente in un altro quadro il giuoco degli scacchi o delia dama, con due gluocatori in atto di moverne i pezzi. Somigliano questi alle pedine delta dama araba , cioe sono alquanto rialzati , ma non rappresentano immagine alcuna. In un altro fe una specie di bersaglio cen- tre del quale slanciasi da alcune persone una picca ossia un pale acute, e vince quella die coglie plu verso il centre. Ma non avrei creduto giammai di dover incon- trarmi nelle tonibe degli antichi Egizj in un giuoco con- finato eggi nelle bettole fra noi in Europa, e affatto sco- nosciuto al pqpolo ia Egitto ; voglio dire il giuoco della mora vedendovisi due persone cha alzano le dita e ne ia- devinano il numero. Questo giuoco chiamasi in lingua egi- ziana con ua vocabolo die significa indovinazione. lo porro sotte la classe de'giuochi la ginnastica , quantunque sia piaciuto alia Commissione Franco-Toscana di poria nel ]5ortafogIio della carta militare. Contiene questa classe circa duecente giaciture od atteggiamenti di atleti nudi, i quali ornano in giro una parete dello Speos di Beni-Hassan ric- chissimo di tali doniestiche scene. II pittore per dare plu risalto alle uiosse ed all' intrecciamento delle membra dei lottatori lia preso il partite di far sempre un loitatore bianco" e V altre nero.

Casta militare.

In questa parte del portafoglio si contengono i carri da guerra , le diverse armi d'oifesa, i turcassi , gli archi, le frecce, gli scudi , le picche , le uiaglic e diversi orna- nienti di somnia bellezza e straordinaria ricchezza. AI

INTORNO LA. SPIKGAZIONE DE GEROOLin CCC. J 5()

vedere questi lavori non e plu posslbile il metlere in dub- bio r alto perfezionainento delle arti in Egitto molti secoli prima della giierra di Troja. NotiTemo di pussagi;io die la guerra facevasi dagli Egizj e sui carri ed a piedi. Non vi avea cavalleria. Ma pero v'erano i corrieri o le stafFette a cavallo ; e questa partlcolarita afFatto nuova ci e tra- mandata dai monmnenti. Secondo T aiUorita di Strabone quaranta stazioni di corrieri sussistevano tra Memfi e Tebe, in ciascuna delle quali cangiavansi i cavalli; la professione di corriere escrcitavasi in quest' epoca dai soli cavalieri. I Greci hanno coniinciato a montare a cavallo molti secoli piu tardi.

Canto , Musica e Daiiza.

Non dovretiuno conceplre una grande opinione del canto degli aaticlu Egizj , se esso soniigliava al canto degli'Egizj moderni. E pare die a questo soniigliasse , se argomentar debbasi dalT acconipagnamento siniultaneo del batter delle niani dagli astanti o da' coristi, Vi sono nulla di nieno arpe di bellissiuia e dovir.iosa forma ; cetere clie servirono di nio- dello a quelle usate piii tardi dai Greci, e tibie doppie, e cembali e flauti si traversierl die diritti, e troinbe, e ua niandolino a manico lunghissimo come usasi ancora oggidi. Non vi e vestigio di stromenti ad arco. Ilavvi un quadro ' nel quale rappresentasi 1' educazione di un fanciullo in que- ste arti, e che sembra aver suggerito al genio de' Greci la bella dipintura dell' educazione di Achille per ojiera del cen- tauro Cliirone, ripetuta fra le pitture d^ Ercolano. Il balio fu sempre un' espressione della gioja presso tutte le na- zioni^ ed alia gioja partecipano tanto le donne che gli uo- mini. Non ci ha che rinfingarda serieia de' lurchi die con- finato al)!)ia la danra nel sesso plii debole , convertendola in un' arte di lastivie indecenti e sguajate. Presso gli an- tichi Egizj pare che questo trastullo non fosse si avvilito, Gli uomini ballano tra loro , e cosi pur fanno le donne. Non si vedono danze dei due sessi iasieme aggruppati. Pare per altro che le donne ballassero e cantassero nello stesso tempo come praticasi dalle moderne liallerine cliia- mate Alme , se non die le antiche si disegnano meglio della persona, ed alcune preseutano atteggiamenti leggieri ed eleganti come quelle del Yaticano ^ altre poi ballano alia grottesca , e fanno, come sogliaiii dire, le forze.

l6o STCDJ E LA.V01U FA.TTI 15 EGITTO

piegando anclie tutta la persona all' indietro , e forraando uii arco del corpo i cui pilastri coosistouo nelle ganibe e nelle braccia.

Navigazione.

Pareccbie bardie di diversa grandezza e con ornamenti ricchissimi e di ottimo gusto. Le vele si usavano quadre o latine ; vi sono barche con rematori e senza. Le bar- che da viaggio erano diverse da quelle da trasporto , ed avevano uiia o due caaiere come hanno le Cangie e le Dahabie d' oggidi ; se non che vi si vede grande ricer- catezza negli ornamenti e nel gusto. Le vele, p. e., tutte a scacchi a due a tre colori con un gran bordo ad orna- menti tutto airintorno; il timone scolpito a figure; la camera lavorata a trafori; un bel seggio a guisa di trono ricco-di lavori di tarsia dove sedeva il padrone quando goder volea dell' aria libera,

Caccia e Pesca.

Un solo quadro si e trovato con caccia di coccodrillo , e questo ben anche imperfetto. Ma ripetute incontransi le cacce di lepri, di gazzelle , di antilopi e d'altri anche feroci animali del deserto. Trovasi chiaramente rappresen- tata r uccellagione colle reti copertoje , ma non si com- prende come al mover di esse fossero impiegate tante brac- cia , quasi die si trattasse di un peso di molti quintali.

In alcuni monumenti ho vedute le divinita occupate uella stessa fatica e nel medesimo trastullo , cioe dieci, quindici personaggi che tirano la corda della rete coper- toja, e sotto la rete molte anitre , ed oclie , ed uccelli grossi. Non manca 1' uccellagione ad archetti , ed e sin- golarissima la somiglianza perfetta coUa nostra nel nodo , nel laccio ed in tutti gll accessorj di quest"" industrioso ritrovamento per ingannare gli uccelli. Quanto sono an- tichi i trastuUi che crediamo inventati jeri !

Storia naturale.

11 portafoglio contiene tante sezioni , quante sono le parti della storia naturale. La zoologia e la piii impor- tante per la verita e per la finezza delle espressioai in molti oggetti. Vi si veggono uccelli quali si dipingerebbero a' di nostri, e pesci e quadruped! che sono veri ritratti.

i

INTORNO LA SPIEGAZIONE DE' GKROGLIFI CCC. l6l

Ma vi s' incontrano anche animali od immagiaarj ( come un quadriipeJe alato ) od appartcacnti ad una specie per- duta: alcuni sono anche golFamente disegiiati e coloriti , come, p. e. , la girafFa e (jiialclie ahro.

Ecco tutto cio die ho potato raccogliere dal complesso di tanti quadri disegnati con una diligenza e fedelta si scrupolosa che iniitaiio per fino i difetti e le sproporzioni. S'imparano a conoscere nella grand* opera della Descr:zione deWEgittoi monuuienti nel loro esterno, nella loro mole (i); ma la parte veramente istruttiva , la morale , la civile , la religiosa , la storica non si conoscera che dopo la pubbli- cazione del viaggio del signor Champollion. I dotti ed i curiosi non potranno in avvenire visltar con prolitto que- sto faaiosissimo paese se non coUa guida delle indicazioni da liii preparate. Ora pub con tutta sicurezza afFermarsi che linalmente note ci sono le epoche, noto lo stile de' mo- numenti , note le divinita a cui furono dedicati , e note le persone ciie le dedlcavano. Noi ad altro articolo riser- biamo quest' importanlisslnio argomento. Alessandria, i5 ottobre 1829.

Acerbi.

(i) Non gono esatte ne men le niisure nella grand' opera del la Description de I'Enyute. I colossi, gli obelischi , gl' ipogei che furono nuovamente misurati dal signor dottor Gaetano Rosellini sono tutti inesatti nelle diaiensioni loro date nella grand' opera. Anche i cosi detti dettagll della grande carta geografica sono ebagliacissimi. Credo che il dottor G. RoselHni suddetto e zio del Professore dello stesso nome , alHevo di M. Cliampollion, si oc- cupi di un lavoro sopra questo argonieuto.

162

Opere dl Alessandro Manzoni mllaiicse. con agglimte e osservazioni ciidche dl Nicolo Tommaseo. Prima edizione completa. Firenze, 1828-1829, P^^^^^ i fratelll Batelli. Finora vol. 5 , in 8.°

L

I genio dl Alessandro Manzoni, altamente rellgioso , non pud essere degnamente apprezzato da uominl eke le vcrltd da lid professate o sdegnano o dlsconfessano con un vile silenzio. Pochl sono die possono mlsurare r (dtezza dl quella mente serena , la profondltd dl quel cuore puro ma ferventlsslmo. (Vol. II, pag. 256.)

Abbiamo trasctitte queste parole del Tommaseo perche contengonO il succo di tutte le sue osserva- zioni od aggiunte ( le quali in vece di crltlche si po- tevano denominare panegiriche ) , e ci fanno cono- scere quanto le opinioni dall' antore esposte in questi volumi siano lontane da quello spirito moderato e tranquillo che si conviene all' indagatore del vero. Non e questa la prima volta che alcmai critici par- ziali alia nuova scuola non reputarono sconveniente alia dignita letteraria il dir vili, pedanti, partigiani del dispotismo , propagatori delle teuebre , avversi alia morale ed alia religione tutti quelli che non consentono nelle loro opinioni : del che noi non osiamo per vcrita mover querela, sapendo pur tioppo che in questo si e peccato da amendue le parti. Ma le parole del signor Tommaseo soverchiano al parer nostro quante ne furono proferite in questa contesa del romanticismo , perche ingiuriano in cosa di troppo momento tutti coloro che non pensano al modo suo intorno alle opere del Manzoni. Se la materia com- portasse lo scherzo , a vedere che il sig. Tommaseo , non bastandogli oggimai di voler esser tenuto piu dotto e piii ingegnoso degli altri, vuole inoltre la lode di piu religioso , e come tale crede di poter mlsurare la mente ed il cuore del Manzoni ( a cui

OPERE DI ALESSANDRO MANZONI, CCC. 1 63

pochi si ponno per sua sentenza accostare, perchc o sdegaano o dlsconfrssano le vcrita da lui profes- sate), qualcuno sarcbbe foise tentato di doiiiandar^li: Dove sono i vostri miracoli , dove le profezie che giustifichino questa vostra novella pretensione? Noa annunziaste gih da molti anni che il niondo tutto tra breve sarebbe romantico? eppure il moiido non mostra di volersi lasciar mutare dalle vostre parole. In qiumto a noi , non inclinati al celiarc , ci contenterenio di dire al.sig. Tommaseo che disconviene a' suoi stiidj ed ai principj da lui professati il voler chiudere altrui la parola in bocca con quest' accusa d' irrcli- gione : perche 6 opera da tiranno il costringere al- trui al silenzio col tiinore dell' infamia.

E die cosa e necessario che 1' uomo sappia a voler misurare t altezza della rnente e la profoiiditd del cuore di Alessandro Manzoni ? Forse che il Tasso rcco tutt' altro die iin nu^lloramento alia pocsra italiana ? Che il Chiabrera ripose tutta la poesia nell' aiidamento , ncl tnono e nel suon romoiaso del verso , e diede Y esenipio al Frugoni ? Che il Cesa- rotti pcnsava colla Tnemoiia ? Che il Labindo val pill del Chiabrera ? Che prima del Manzoni nessnn tragico avea prolittato del hello morale dclla rcli- gionc ? Che le unita draniniatiche non sono sola- mcnte inutili o jroU'e o dannos6 letterarianicntc , ma sono anclie di nccessita immorali ? Che la tragedia storica rispettando la veritd rlspctta la morale; come se fosse poi sempre morale la verita della storia? o come se fossero tutte e necessariamente immorah le tragcdie scritte secondo le regole antiche ? Questa e la scicnza jicr la quale il sig. Tommaseo erode di potersi gittare alia malagevol misura : e s' egli fosse proprio necessario, a ben apprezzare le pocsic man- zoniane, di profcssar tutte (picste opinioni , noi vor- remmo quasi . allermare lui essere il solo che si possa dar questo vanto. Ben e il vero che molti alui lo- dano il Manzoni , e ne studiano a memoria le poesie , e procacciano d" imitarle ; mli che sanno eglino mai .''

164 OPERE DI ALESSANDRO MANZONI

Stohi ! Vanno ancora cercando Ja grancle poesia nella Gerusalemme ! S' immagiuano ancora clie quegli eroi sieno mii-abili appunto perche il Tasso ha voluto foggiarli in parte secondo certe idee di perfezione inse2;nate nelle scuole de' filosofi , anziche starsene scrupolosamente alia realta; non s' accorgono ancora ch' egli ebbe il torto , credendo che al poeta si ad- dica il mcttere in atto la lilosofia piuttosto che la storia ; e quando il sig. Tomniaseo domanda : Havvi egli qualcosa cC Italiaiio . di Francese , di Saracino in quegli eroi ^ in que discorsi ^ in que' fatti? s' argo- mentano di rispondere che tutto questo si debbe imparar dagli storici , non dai poeti ; e di ricambio vorrebbero domandare: Non sarebbe stato il meglio die gV Italiani , i Francesi ed i Saracini avessero so- niigliato nelle loro opere e nei loro discorsi all 'ini- mae;ine che ce ne ha data il Tasso ? In quanto a noi , sebbene c' incresce oramai di ripetere quello che gia dicemmo piu vohe , pure dacche il sig. Tom- maseo non isdegna di ridire cio che fu detto si spesso da altri e da lui, torneremo a dire anche noi, Che sragionano ugualmente e coloro i quali dicoiio as- surda V idea d' una poesia confornie alia storia , e coloro i quah stiinano inutile , dannosa , fantastica e lontana affatto dal vero quella poesia che non rap- presenta la storica realta : Che al poeta debb essere conceduto del pari e il descriverci colla scrupolosita dello storico un fatto reale , e il pigliare occasione da un c£ualche gran fatto , per insegnarci come do- vrel>bon essere gli uoraini c le cose di questo mondo : Che il vero dei fatti essendoci insegnato gia dalla storia non avvi cagione per esigere che anche il poeta debba a quello atteuersi , piuttosto che solle- varsi al vero in idea , per rappresentarci gli uomini , non quali la storia ci dice che furono , ma quali ci dimostra il fdosofo che potrebbono e dovrebbono essere. Rispetto poi alle crociate ed al Tasso ( poiche ci par quasi un irriverenza che noi ci facciamo a di- fendere cosi grand' uonto ) diremo soltanto che di

CON AGGIUNTE DI NICCOLO' TOMM.VSEO. 1 65

queila imprcsa lo storico svela , secondo 1' ufficio ^ suo , lo vere cagioni dalle qiiali fii niossa, e il inodo con cui procedotte: e il poeta in vece si attiene a quel nioiivo relip,ioso e piu nobile che fu proclaniato da tutti e creduto da niolti , e la canta quale essa avrebbe dovuto condursi e riuscire , se i grandi fos- sero stati piu sinceri e la mokitudine meno igno- rante e meno corrdtta. Di questa maniera la poesia serve , per cosi dire , di conimento alia storia , e il poeta in vece d' ingannare la mokitudine, come pare al sig. Tommaseo cli' ci facia . viene anzi per bella e dilettevol maniera ad ammaestrarla.

Ma dopo aA^crc indarno cercato di screditare I'autor della Gerusalemmc dal lato delT in2;e2;no poetico, bi- sognava assalirlo da quello della morale , bisognava che il sig. Tommaseo dicliiarasse quel poema iinrno- rale e iiietto quanto le note pitturc degli Orlandi in- namorati e del Furioso. Dopo la quale sentenza in- torno al Tasso ed alia Gerusalemme , non puo piu recar meraviglia se discendcndo giu luno;o i secoU. di tutta la' nostra letteratura, tino al Parini ed al IMonti , il sig. Tommaseo afferma die non possiamo vantarci d" a vere avuto "neppure un perfctto poeta, per conchiudere che questa gloria nrf^ca era serbata alia mente ed al cuore di Alessandro Manzoni. Affinche ritalia avesse un porta bisognava, secondo le parole «ue proprie. ch'egh fosse inspirato da veritd piu pra- tiche pill fecunde , da principj piii universali e piii suhlimi, da massimc piii pensate e piii pure, da affetti piii modeniti e piii imiocui che non ebbero il Parini, il Gozzi , 1 Alfieri , il ]\linzoni , il Varano ed il Mazza. Del Monti non parla qui il Tommaseo, perche ha . scntenziato gia prima che il Miuzoiii stesso fu piii originale di lui , e che egli con la instabilitd del suoi principj rese inutile quasi il possente dono con- ccssogU dalia nutura. E noi pure vogliamo tacere del Monti, atl'uuhc il sig. Tommaseo, se mai vorra far risposta alle nostre parole, non abbia occasione di dir nuove ingiiuie coutro cosi grand' uomo : ma non

1 66 OPERE Dt ALESSANDRO MANZONI

sono forse piene di verita pratiche, di massime pen- sate e pure, di affctti moderati cd innocui alcune odi di Giuseppe Paiini.'' Non e forse pratica, fe- conda^ sublime, pcnsata, piaa quella massima cli' c fondaniento all ode II blsugno ,

E dando oro ed ajuto

Generoso insegnasti

Come senza le pene

II fallo si previene ? Non e qucsto \\n principio «mper^aZe di legislazione? E cpieir ode non e popolare almen quanto gl' Inui del Manzoni? O diia egli il sig. Tomniaseo che non sia, perclie i giudici sono jn essa chiamati ministri di Temi? E \ Innesto del vajuolo e La musica non sono componimenti inspirati da verita pratiche? Noi sia- nio sicuri che al Manzoni , il quale chiamd divino il Monti (*), non ponno piacere queste lodi che sono con- giunte col vituperio di tutti quanti i poeti italiani; e se forse a lui non conviene di dare nessun pubblico se2;no della sua disapprovazione , noi non temeremo per altro di esser tenuti o avversi o detrattori di quel nobile ingegno , diccndo che il suo apologista ecccde ad ogni passo i cotftini di una lode giusta e credibile, e ca^e in aperte adulazioni. Ben sappiamo che questa parola siionera dtuissima al sig. Tonima- seo , ma chi potrebbe salvarlo da tale accusa leg- gendo questi volumi? Nel Monti, ed anche nel Pa- rini, gli spiacciona Ic imitazioni, e gli pajono indizio ch' essi non furon poeti : poi nell autore degP Inni Sacri da oani iinitazione trae argomento di lode ; e crea in servigio del suo lodato, le imitazioni origi- nali , e le rimembranze Virgiliane o Dantcsche che

C^) II Tooimaseo crede che al Monti si debba 11 nome di verseggiatore , ma non quel di poeta ! II Manzoni dicendo Sfih'e 0 Dkuio cl pare clie abbia manlfestata una contra- ria opiiilone. Certo non fu pel verseggiaton , nia pel grandi poeti che la parola vates significo poeta e iudovino: ne credcremo giammai che il Manzoni volesse prodigare il ti- tolo di divino ad un semplice verseggiatore.

CON AGGIUNTE Dl NiCCOLo' TOMJIAf-EO. 1 67

tion sono iimtazioni ma creazioni. Poi dice die una frase e dlviiia in Vir2;ilio e divinissima nol Manzoni ; die il iManzoui dona scniprc a Virgilio piu die iion toglic da lui ; die la Ihise prccipitaiido a valle ha piu ciidcnza e pili grazia nel Manzoni, die quell' altra di ridnarc a valle adoperata dalTAligliieri; die il verso Dalla squallida vallea e quasi una creazione^ die al- cuni tratd del romanzo sono saggi ben rari duna epo- pea nuova. E perch e battendo questa strada non e possihilc caniminar sempre dirltto e guardarsi dalle contraddizioni, proclama die il bcllo dcllo stile sta nel comune , poi ne reca in esenipio le voci miro , spiro , vallea , anclo , lunda , picta , fami die s' incon- trano nel Manzoni, le quali dice poi egli stesso, il signor Tornmaseo, che sono arcaismi poco usitati. Conic dunque sono coniuni? Come vorra difendersi da si nianitesta contraddizione , se non consente che questo sia uno scorso di loile ? Ne questa sola con- traddizione s' incontra nei voluiiii del signor Tom- niaseo quando egli si abbandona a lodare; ma per niostrar die il Manzoni ha fatto benissimo , anzi il nicglio die far si potesse andie dove il Manzoni medesiiiio ciede e protista il coatrario , cioe nel fal- siHcare il carattere di Adelchi , non dubita di asse- rire che due caratteri perfettamente eguali , c anche simili , tra padre e figlio e iinprobabilc liscontrare; come sc non fosse da niille ragioni e daU'csperienza diniostrato , essere in vcce probabilissimo die ilfiglio abbia un carattere simile a quello del padre. E non contento di aver detto die il Manzoni e uno de- gV iiigcgni pill nobili die da piu secoli sian sorti i?i Italia ( al che nessuno vorra contrastare, purclie si faccia la debita distinzione da insiesno a ia2:eo;no, ne SI coiifonda Y ingegno del Galilei die aperse al Newton il ciclo , con quello di chi trasporta in Italia il sistema tragico dei Tedeschi e degl' liiglesi ) , vuol ch' egli sia stato il primo a tentarc la potciite alleanza dclla poesia con la storia. jMa il j\lanzoni tcntando .(conic dice il sig. Tomniaseo) c^\Q%idi potcnte alleanza.

l68 OPERE DI ALESSANDRO MANZONl

ha egli fatto altro die cercar d' introdurre fra noi qucllo die fccovo moko prima di lui gli stranieri a casa loro? 11 Maazoiii ha dunque fatto diinenticare al sig. Tonimaseo andie Sakespeare e Sdiiller ? Ed e2;li vuole inoltre die il Manzoni sia il prima di tutti ; i pocti di tutte le naziojii che a proposito d' iin la- voro poelico ci ahbia offerto iin discorso istorico pieno di idee miove , vere e feconde. E noi credevamo ia voce die lo Schiller avesse in cio dato Tcsempio al Manzoni , scrivendo a proposito di una sua tragedia la Storia dclla rivoluzione dei Paesi Bassi! Ne alcuno vorra dirne per certo die quella storia non e un discorso , o die non fu pubblicata insienie coUa tra- gedia. Bensi noi diremo al signor Tomniaseo che il Manzoni non ha bisogno di essere adulato , per- che gia gli puo bastar quella lode di cui e degno per conseiiso di tutti ; che ei>;li non ha ideato un si- stenia suo proprio , ne ha fondata una scuola nuova nel regno delle lettere , ma voile introdurre fra noi cjuello che gli stranieri adottarono da gran tempo ; corse la stessa via che quelli hanno corsa ; approfitto dei vantaggi che quel sistema gli olferiva, e incappo in molti dei difetti , ai quali non poteron sottrarsi neppure Schiller e Sakespeare , ingegni 1' uno piu forte e piu originale, 1' altro piu (lotto di lui. Di- remo inolti'fe al si2:nor Touiiiiaseo , che essendo le

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operc del Manzoni scritte in lingua italiana , e ( se dobbiam credere a lui ) in lingua assai popolare , gl'Italiani si maravigliano forte ch'egli si strazii iiiutil- mente il cervello per farsene spositore ed apologista. Questo noi diciamo al signor Tomniaseo, al quale forse qualcun altro non fuor di proposito vorrebbe dire: Noi ci maravi2;liamo , o Signore , che voi pi- gUate la cosa sul serio , e credendovi nato a rige- nerare le lettere italiane , vi persuadiate che il mon- do vissuto Hnor nelle tenebre aspetti la luce da voi e dalle vostre parole. Voi v" immaginate che il iiiondo guardi pure in voi, come in coliii che debbe dettare le leggi del gusto universale , e v* innalzate quasi

CON AGGIUNTE DI NICCOLO' TOMItASEO. 169

sopra un gran trono tra i sVcoli scorsi e i futuri , per gridaie clie tutti gU uomini vissuti prima d" ora furono stolti pcrchc non viclcro cio clie a vol par di vcdcre , e gli avvrnlrc saranno tutti stohissiini se non vorranno scguitare i vostri precetti. In que- sta vostra illusione non e meraviglia se non v' ac- corecte clic niolti si fanno bctFe di voi e del vostro regno-, ma dovrem noi lasciare per questo di por- gervi alcnni consigli , od almeno ( se questa parola vi spiace) aloune preghiere? Non potrem noi prcgarvi di rispcltare i giudizj fondati sopra un lungo consenso di tutta la nazione: di concedcre che anche gli altri pcnsino a modo loro; e sopra tticto di guardarvi dal- r ollendere con brutti nomi ingiuriosi coloro che non s' accostano alle vostie opinioni ? Persuadetevi che si puo amare la patria, si posson promovere le buone Icttere, si puo cssere religiosi senza parteci- pare allc strane dottrine dclle quali voi sicte si acceso pvopagatore. Persuadetevi che poco piu poco mono tanto nc snpete voi , tanto ne sanno anche gli altri: e d'ordinario piu sa chi crede di saper meno; ma voi per vobtra mnia Ventura credete di saper tutto, avcte tutti a niente , a' tutti volete insegnare. Ed ora vorrcste darnc ad intcndcre che il IManzoni e il primo pocta che sia surto in Italia dopo il trecento ; non accorgcndovi ch' cgli medesimo si vcrgognerebbe di appartcncre ad una nazione che in cinque secoli non avesse avuto un poeta. E vorreste di cheto persua- derne che in cinque secoli 1' Italia non ebbe un critico arguto e sapicnte al pari di voi : perocche dove tutti ci avevano detto che il Tasso fu un c^rande poeta , e che prima e dopo del Tasso molti altri Ilaliani merita- rono questo nomc , voi uscite arditamente aflermando che il solo IManzoni c pocta. E volete che tutte le lirirhe del Chiabrcra, del Parini c del Monti sian nulla a potto ai ciutpie Inni ]\Ianzoniani ; che I'cpo- pea del Tasso sia una miscria a conl'ronto di quclla nuova di cui asscrite di vedere jiia i sa^si- nei r7n- messi spost; che le tragedie dcU' Altieri siano una Bibl Ital T. LVI. 12

170 OPERE DI ALESSANDRO MANZONI

ribalderia al paragone del Carmagnola e deirAdclchi. Oh, sig. Tommaseo, vedete, vi preghiamo, die la nazione in generale stima altaniente ilManzoni; sic- che non e bisogno die voi ne scriviate , lui vivo , r apoteosi. Ma voi volete die pel Manzoni dimenti- diianio non pure il Monti, I'Alfieri, il Pahni e il Chia- brera, ma andie ilTasso! Anche il Tasso , eig. Tom- maseo, perche iinito Yirgilio nella forma del suo poe- ma? E il Manzoni non tolse il suo eistema tragico dagli oltramoutani ? Ah, Signore , se voi doveyate lodare solamente i poeti aflatto nuovi ed originali, era il nieglio naecere prima d'Omero; o poidie vi siete abbattuto in questa misera eta dovreste averle compassione , e darvi a poetare voi stesso : die senza dubbio le vostre poesie sarebbero cose nuove ! Ma forge credete scusarvi con dire die non sortiste , na- scendo,'le doti netessarie al poeta: or dunque per- che fate il criiico eenza esser dotato di buona lo- gica? O credete forse di essere mi gran logico, si- gnor Tommaseo! Venianio alle prove. Voi dite, per cagione di esempio , die V Erincngarda del Manzoni desldera di morire con in dito I anello regcde , non come indizio della sua dignitd', ma de' saoi coiijugali diritd, e gridate altaniente contro un articolo della Bibliotcca italiana , nel quale a voi parve di trovare espressa un opinione contraiia. Ma 1 autore di qtiel- r articolo, non volendo fantasticare al niodo vostro, lia espressa scrupolosamente I'idea del Manzoni, quale si manifesta in que' versi dove Ermengarda, dopo avere prcgata Ansberga di provvedere alia sua sepoltura; do|-o averle ordinato di porre nell' urna con lei il suo anello conjugale , soggiunge :

Modesta

Sia I' urna mia

ma portl

Di recina le insegne,

Poi dice che Y esser regina e un dono di Dio , e

il don di Dio nessuno B.apir k) puote , il sai : come la vita Dec la morte attestarlo.

CON AGGIUNTE DI NIGGOLO TOMMASEO. \Jl

Noil vi accorgete die di due concetti voi ne avete colto lino solo? Perclie TErmengaida del Manzoiii prima vuole T audio indizio de siioi conjngali diiilll, poi le insegne di rcgina , indlzlo del suo grado. 01- tredie a ben conosccre lo spirito di questa sccna potevate licorrcre a ([iidia fonte da ciii la tolse il Manzoni , ecu una di quelle imitazioni die a uoi scmbran lodcvoli andic senza dirle acazioni, andic scnza innalzarle al disopra dcU' originale , sicconie i'ccc alcun altro dopo di voi. Vedete nell' Eurico VIII di Sakespeare 1' ultima scena dell' atto quarto dalla quale t"u iuspirato al nnstro poeta quanto ha di piii bello e di piu <'ommovente la sua Ermengarda , e troverete queste parole di Caterina alia propria ca- meiiera : « Quanilo io saro niorta , diletta figliuola , » abbi cura cli io sia tvattata onorevolmente : spargi » sul mio feretro virgiuei fiori, acciocdie il mondo » sappia di' io fui una casta sposa sino alia tomba. » Sebbcue spogliata del titolo di rogina , pure sep- » pdliscinii come ni-.a regina, figliuola di Re. i> Qui le parole sono si chiare die

IVon V avria luogo ingegno di sofista. E la storia stessa vi dire die Caterina amo di esser chiamata regina lino all estremo , anclie quando pa- reva ch' ella avesse perduta ed abbandonata ogni speranza di potcr uiai riacquistare quel grado. Stanno dunque contro di voi le parole del Manzoui ; sta con- tro di voi I'autorita di Sakespeare, a cui non parve sciocca vanitd d' impero qucsto voto di Caterina; sta finalmente contro di voi 1 autorita della storia, la quale neiresempio di Caterina v insegna die qucsto desi- derio non e fuor di natura, nc proprio soltanto di un cuore dcgradato come voi ditc : e dovreste pure esser chiaro die il niondo vuol imparare ckgli iiomini d' ingegno riconoscinlo e dai fatti, non da voi, ne dalle vostre tantasiichcric. Qucsto sia detto a mostrar- vi quanto vi possiate lidare alia vostra logica: quan- do poi ditc che se Ermengarda desidcrasse Ic spoglie rcgali coinc indizio ddla sua di2;nita , quel prcgo non poircbbe coniuiovere altro clie qaakkc rntscia-

1^2 OPERE BI ALESSANDRO MANZONI

bile II cui cuore degiadato datt orgoglio e dalla viltd noti SCI piit dlstingucre V ajJcUata ed ampollosa espres- sione di se/itiniciiU u vergogiiosi o mentitl , d(dla iricf- fabUe e tutta spontanea sempllcitd dell affctto , non sappiamo , o Sigaoie , se il rispondcivi apparteuga alio scrittore dclia Biblioteca italiana , od al Mauzoni od a Sakespeare, od alia moglie evetiturata di En- rico; Ben eappiamo per altro clie queste parole fan manifesto con quanta nioderazione voi sosterreste, potendo , le vostre opiuioni , voi signor lodatore delle critiche urbane !

Voi lodate le critic:he urbane, e non sapete mai scoinpagnare 1' ingiuiia dalla vostra opinione ! e per avere argomento d' ingiuriare scambiate persin le parole o le traete alnieno a un signilicato manifesta- mente diverso da quello die loro diede X autore. Nella Biblioteca Italiana a proposito dell' Adelchi si legge: « La caduta di un regno cagionata da una » guerra e un grande stravolginiento della fortuna ; » ina noi stranieri a quel caso non possianio pro- » varne la coiumozione ch' e pur necessaria a sve- » gfljarci gli alfetti : » e perche volete che in quel- r articolo sian false uwnalinente le lodi e le censu- re , contrastate all' o[)inione dello scrittoi'e , affer- niando che in quella tragedia si tratta dei destini del popolo italiano. Ne contento di questo , asserite che lo scrittore della Biblioteca si dichiara straniero a quel caso. Ma ranter dell' articolo in quel luogo citato non parla di se solo , nia dei leggitori o olegl Italiani in 2;enere: ed e come se avesse detto ma noi Italiani stranieri a quel caso ^ e la ragione ( o vera o falsa che a voi sembri ) egli 1' aveva gia detta. E posto che la lotta si agitava fra i Longobardi e i Francesi, perche vi maravigliate dell'' avere egli detti stranieri a quel caso gl' Italiani? Ma ( voi dite ) ai destini della lonsiobardica dcminazione s' anncttono i destini del popolo italiano. Ora perche nominate voi soltanto i Longobardi? / destini del popolo italiano non /««- ncttono anclic ai successi delle arnii di Carlo? Volete voi dunquc che aoi parteggiamo per Dctidcrio o

CON AGGIUNTE DI NICCOLO TOJMMASEO. 1-3

per Carlo? Nc per 1' uno nc per Taltro (ci pare di udirvi dire); nia T intcresse sea iiel considerarc die traltasi dl un regno potente , dalla forza fondato , srrollato dalV irigiustizia , disciolto dal tradunento , dulla forza distrutto. Quanta cose , signor Tom- masco, qiiante parole! Ma qiiesto regno era degl'lta- liaiii? No. Lo distrusscro gP Italian!? No. Ma duirrpie gl' Italiani sono strnmerl a quel caso. Per altro, dite voi , c'interessa di vedere come 1' Italia cadcsse da una in un' altra dominazione. Non di- te, non dite pin, sig. Tommaseo : chela quistionc e sciolta gia da gran tempo, anzi T ha sciolta il Man- zoni stefiRO priiKipalmente in (pie' versi del coro, ove parlando agli Italiani ch' eran caduti appnnto nel vostro errore , e non si crcdevano stranieri alia lotta di Carlo con Dcsiderio, prorompe :

E a premio sperato, promesso a quel ford Sarebbe , o delusi , rivolger le sorri, D' un volgo straniero por fine al clo'or ? Ora vedete, signor Tommaseo, se questi due hioghi non tolgono fede a tutte le ohhiezioni da voi fatte all' articolo della Bihlioteca Italiann : che per confu- tarlo combattete persino la manifesta sentenza del vostro an tore. E nondimeno vorreste esser tenuto il pin arguto ragionatore d' Italia; sicche anche quando la vostra opinione e conforme a quella di alcun altro, voletc sempre che ne sia divcrso il perche. E come nel ragionare, cosi anche nello scrivere vi presumete di essere una gra^ meraviglia, e giudicate alfettato ed improprio lo stile dell' articolo montovato, e date tanti consigli a chi lo scrisse che bastercbbero a dieci. Pure voi dite che (picUo stile a mold pare cccelleii- tissinia cosa ; e forse appunto per correo;gcre (juesti ciechi ne rivelate i ditetti E veramente voi siete un grand' uonio, e in fatto di lingua valete forse ancor pin che non credcte voi stesso, avendoci detto in questi ultimi giorni un Icttcrato toscano che il slg. Tommaseo dacchc soggiorna in Firenze comincia a dire le cose sue henino. Ma alia vostra autorita avvene da contrapporrc uu altra grandissinia , di un

174 OPERE DI ALESSANDRO MANZONI eCC.

uomo amato e tenuto in gran pregio anche da voi , il quale riconobbe nell' autoi e dcir aiti( olo Uno del prbni scrittori del nostra secolo (i). Oh, vorreste sapere di chi parliamo? Parliamo di voi niedesinio, sig. Tommaseo; di voi clie sei anni fa ... . Ma vi duole di esser colto in si aperta contraddizione? Or bene; noi voglianio insegnarvi anche il rimedio alia piaga che vi abbiaino fatta. In questi volumi vi siete ricreduto delle censure pubblicate or sono tre anni intorno all' Adelchi , dicendole cose giovenilissime : potete dunque ritrattare uno ecritto di sei anni ad- dietro afferraando che allora <3ravate bambino : e la ragione non puo essere rifmtata. Vero e bene che alcuni vorran forse dire che questa vostra fanciul- lezza e assai lunga : ma non fu detto che i Greci rinianevano sempre fanciuUi ? eppure quanto non si lodarono i Greci ? Piuttosto dovreste cercar di salvarvi dalla contraddizione die fate a voi stesso , quando dite che a quello stile non mancherebbe evi- denza e calore^ e confessate che quel periodo e ar- monico. Perche Yarmonia, Y evideiiza e i\ calore sono tre buone doti, di alcuna delle quali voi, per esem- pio, non date pur fiato; principahnente dell' armo- nia. E se lo stile e evidente, come sara poi inipro- prio ? Forse per qualche traslato o perifrasi :* Ma i traslati e le perifrasi quando lasciano evidente il concetto, come cadono sotto la vostra censura? E in quanto alia proprieta ed alia evidenza, credete voi che sieno tutte gemme le parole che vi^corrono dalla pen- na ? Anche 1' aventataggi/ie del tuono ? anche il pensiero coscienzioso ? anche la poesia in massa ? anche le sommitd pih pure del vero ? anche il sentiero tortaoso delta coiifutazione che ride improi'visamente rallcgrato dalle magiiifiche vediite , offcrteci in lontananza , di veritd universali ed eterne , soavi delle lore sublirnitd, terribili delta loro beltezza?

(i) Vedi il Gioinale delle scieiize e lettere delle Provincie Venete, 11.° XXXI, pag. /I.9.

I70

Saggl Filosofici (li Ermes Visconti. Milano , 1829 , per Vincenzo Ferrario. Volume unico in sedlcesimo di pag. 2()2 , prezzo lir. 2. 17 ital.

Q,

.uesti Saggi sono in numero di dieci , e potreb- bero (lirsi altrettanti capi d* uiio stesso trattato. II prinio vicne intitolato , della veritd. II secondo , del problema agitato nelle srimle idcologiche , come V anima umana discopra V esistenza del corpL II terzo , dell origine e della progressiva formazione delle idee wlla mcnte dell' uomo. II quarto , dell asso- ciazione delle idee. II quinto , appcndice al pre- cedcnte. II sesto , delV analisi e delln sintesi. II scttimo , della nozione di causa. - L' ottavo , degl istinti razinnali e mentnli dell uomo. II nono , del merito morale e demerito , dei castighi e dei pre- mj. II dcrimo rmalmonte , della felicild.

La scolta di questi argomenti si puo dire fatta con buon dismnimrnto , perocche cssi esprimono gli og- getti massimi di ogni lilosofia. I due prinii riguar- dano i fondamenti logici, neU' uno dei quali si tratta deir autovita della ragione e nell' altro di qnella dei 6cnsi. Questi argomenti appartengono propriamente alia scicnza delle scienze detta da alcuni Fr-otolusia. Gli akri poi appartengono alia filosofia dei pcnsieri e degli alTetti-, e propriamente ad alcuni articoli ini- portanti di que8ta iilosotia. I.

Volcndo prima di tutto stal^ilire un generale giu- dizio sul complesso di qucsto libro ci occorre di osscrvarne V csposizione delle dottrine e lo spirito nelle modesime espresso. Quanto aU'esposizione delle dottrine a noi parve essere stata, per cosi dire , fatta alia huona . cioe scnza delinizioni e senza ri2;or lo- "gico , talohd- ti par di Icggere piuttosto opinioui as- solutc con ragioui accennate clic una serie di dettanu

176 SAGGI riLOSOFICI

logicametite dimostrati. L' autore ha cosi colle sne pi'oprie opinion! pimtosto gratilicato che convinto il pubblico intorno alia lore certczza.

Quanto poi alio spirito , tu vedi un savio e dotto pensatore, animato tutto dalla sacrosanta cattolica fede, e tutto compreso da quell obsequium fidei che forma la base, il fondamento della divina nostra credenza. Egli percio , venendo all' articolo fondanientale della prova deir esistenza di Dio e de* suoi attributi , ri- getta le prove di tutti i lilosofi, qualidcandole come circoli viziosi, e prosegue dicendo: ci restano in line i cristiani.

« Non piu per isforzi d' umano intelletto, per dono di fede soprannaturale professa il Cristiano ch'esiste un. unico Dio provvedente e perfetto. In lui si ri- posa , e gli e da to inferirne propriamente a priori la vcracitd dci sensi, della memoria e di og'ni altra potenza d istinto psicologico , qualoi-a ne usi eutro la sfera dei fini, e nel modo convenevole ai fini cui le stesse potenze sono destinate dall'Autore dell'universo.

» La fede , come dono soprannaturale , e un no- vello elemento psicologico. £ una forza sui gene/is dominante sulle altre. E una base che sta salda in se stessa , fermata sopra se stcssa. Ne avvi piu luogo alia menoma petizione di principio, ne a circolo vi- zioso di ragionamenti. Intendiamoci bene : la fede deir uomo e ragionevole. Le cose della fede ci sono convalidate da migliaja di prove dirette e indirette. Pesandole giustamente f umano raziocinio c bastante per farci concludere : cid c vero. Ma il raziocinio , il pcsar quelle prove non ci darebhero la somnia incffaliil certezza che la fede essa sola ci comparte. Alia persuasione gencrata da umani argomcnti in chi sappia formarli , alia iiducia delf idiota piu inetto, air acuto speculare , essa pone il suggello di ima si- curezza interiore , la quale viene dall' alto.

y> II Cristiano non crede propriamente in Dio colla plena sua credenza , perche ci seute la propria esi- stenza individuale bisognosa d' una causa creatrice.

DI ERMES VISCONTI, 1 77

II fimciuUo c il villano non ne traggono si ifatta il- lazione lilosol'ica. La scava il lilosoio dai penetrali del suo ccrvello ? Ebbenc ! La ragione lo ha per- suaso ; nia la fede e qiiella che gli fa conoscere con una forza di sentita certezza cui niuna certezza si puo paragonare cli' ci noa s' inganna. Lo avverte : quand" anche non ci fosse cotesto argoniento , veris- simo senipre sarcbbc che tu sei creatura di Dio. E il CrisLiano pronunzia : avvi T Ente supremo perche Dio nic lo insegna , e provo in nic con certezza in- viacibilc , inimediata che e voce di Dio. La fede pertanto non solo si aggiimge alle umane prove , ma agisce in noi per se stessa. Agito ch' ella abbia nel- r aninio , 1' aninio stesso non ha piu bisogno d' umani puntelii ; puo far astrazione di ogni prova. Puo in lei riposarsi , e da lei cominciare a priori qualsiasi ragionamento.

» Puo prescindere dagli splendidi argonienti che persino i tllosoh non fedeli ricavano dalla contem- plazione del crcato per asserire T esistenza del Crea- tore, facendo essi quel circolo vizioso di cui fa di- scorsq. Prescindendone , se vuole il cristiano sclamera sempre : v' ha un Dio , lo so per la grazia in me in- trinsicata col convinciniento completo e ineffabile che genera nel mio intelletto. Quella contemphizione mi forriisce motivi possenti di credibilitd ; ma quand' an- che non me li fornisse , sarebbe tutt' uno per me.

» L' msegnamento positivo della religione ci vienc per mezzo degli uomini , dei libri , della parola ar- ticolata da' ministri dell' Evangelio. Non sono pcro i libri, le parole, i ministri che ci facciano credere air insegnamento con quella sicnrezza niAggiore di ogni sicurczza , dalla quale e animato 1' ascoltatoro del divino catechismo. La fede e j)rincipio , ca2;ione , spicgazionc , norma a se medesima. E ispirrizionc ra- tio nulc , non scuiplice studia. E dunque la sola che appagandori in un modo sui generis del mistcro di un Dio provvido e santo ci porti direttamcnte alia de- siderata illaziouc , la (juale &ubordina al piu razlonale

178 SAGGI FILOSOFICI

de^ istinli tutte le altre teoretiche forze , men no- bili di esso, sebben necessarie alia guida del nostro intelletto quaggiii. » ( P^g- 217 alia 220.)

Da questo tratto che abbiamo prodotto anche -come saggio dello stile dell' autore che cosa rileviamo noi?... Che dalla fede si trae propriamente a priori la ve- racitd dei seiisi, della memoria e di ogni altra po- tenz,a d istinto , e soprattutto la prova dell esistenza e degli attributi di Dio. Tutta dunque la logica ri- posa, secondo 1' autore , sulla fede Questa dunque forma I'unico criterio di veritk , e lo forma per una virtu sui generis , che ha il suo principio , la sua azione e il suo fine in se medesima e solo in s6 medesima.

Dopo tutto ci6 a che mai si riduce il seguente passo ? « Intendiamoci bene : La fede dell' uomo e ragionevole. Le cose della fede ci sono convalidate da migliaja di prove dirette e indirette. Pesandole giustamente 1' umano raziocinio e bastante per farci conchiudere do e vero. » Questo passo vuole in- nanzi tutto essere inteso con distinzione. Altro e che i motivi di credibilitd della rivelazione siano dimo- strabili , ed altro e che tutte indistintamente le cose della fede siano dimostrabili. I primi servono a pro- vare il fatto della rivelazione contro gli etnici e gV in- creduli , e guidano alia porta della Chiesa. Le cose della fede per lo contrario sono quelle che s' insc- gnano dentio la Chiesa e tra queste tengono un su- bliniissimo luogo i niisteri. Ma i misteri si provano forse fdosoficamente ? II nierito stesso della fede sa- rebbe perduto giusta il detto di S. Gregorio papa : Fides ammitdt meritum ubi ratio prcebct experimentum.

Crediamo dunque che la proposizione dell' autore si restringa ai motivi di crcdibiUta della rivelazione. Cio posto , sembra ch' egli accreditar li dovesse al massimo segno ; perocche indebolito il fondamento , crolla Tedilicio. Ma egli nella sua fervorosa divozione verso la fede ha voluto abbondare in modo da farla escir dalla Chiesa per produrre il convincimento anche

DI ERMES VISCONTI. 1 79

nei motivi di credihilita del cristianesimo. Iniperoc- che prose2;ucndo dice; « ma il raziocinio, il pesare » c|ucll{' prove non ci darebbero la sornnia inoffabil » certczza die la fede cssa sola ci comparte. »

Ci sia qiii pei'messo di domandare se a tutto li- gore di logica o di termini la certezza possa aver gradi ? Essa esclude il dubbio del contrario. Quando incomincia il dubbio si entra nella pxobabilita. Escluso il dubbio la certezza e compiuta, ne puo aver gradi. Cio posto, o i motivi di credibllita producono questa rertezza o no. Se la producono, essi non abbisognano di altro sussidio : se poi non la producono, essi non sono argomenti certi : allora la fede riposa sovr' ar- gomenti die possono essere per lo nieno controversi; e quindi la fede ragionevole vacilla ne' suoi logici fondamenti.

Che cosa resta allora? Fuorche o una emozione casuale nell' etnico c nell incredulo convertito , o una persuasione ingerita da argomenti plausibili die gua- da£:;narono 1' assenso di lui. Tutto piio certamente operarsi dalla Grazia, dono divino. Ma questo niodo misterioso e gratuito si dovra beusi rigiiardare come un avvenimcnto, ma non si potra mai far valere come argomento logico dci fondamenti della rivelazione ; altrimenti esciremmo dal dottriuale per riferirci ad una dispcnsazionc gratuita della Provvidenza. Si po- trcbbe poi chiedere se , posta 1' economia figurata dair autore , tutti coloro die dubitano dell' esistenza del vero Dio siano o no scusabili ? Voi mi scartate le prove dei filosoli suU' esistenza di Dio, e le qua- lilicate come circoli viziosi; e perclie dnncpie esecraie i miei dubbj ? Se un individuo non ha ricevute le ispirazioni soprannaturali della grazia e forse cosa die dipenda da lui ? Se poi trova impotenti gli sforzi della ragionc umana non c fors' cgli d'accordo con voi? Lasciate dunquc di parlare e di disputarc: apiitc i tesori della grazia : fatcli piovere in alibondanza sulle menti uniane ond'elleno. essere possano attrattc alia certezza , e cosi la cosa sara finita. II preclaro

l8o SA.CGI FILOSOFICI

autore senti forsc Turto delle sue idee; e peio li- volgendosi sopra se stesso lino nel suo primo saggio sulla veiita, di cui diremo tantosto, oppose il riposo della fede alia indiistria della ragione e ne costitui un elemento psicologico. Se parla della credenza in genere, essa e certamente una funzione intellettuale che fa le veci della sperienza : ma se parla della fede cristiana che e un dono della grazia, e che non puo nascere prima che siasi notilicata la rivelazione cri- stiana, come mai si potrebbe contare fra gli elementi psicologici ?

II.

Venendo era al particolare , e incominciando dal primo saggio intitdlato della verltd , la somma della dottrina dell' autore trovasi nella seguente conclu- sione. <x. Per cercare che cosa sia la verild fu mestieri discorrere della certezza , perche solo dall' es- serne certo puo I' uonio riconoscere per vera una cosa. A fine che il senso della certezza non ci tragga in errore bisogno enumerare i caratteri della certezza ragioneuole. Descrivendoli viene trovato : che lo scor- gere noi qualche cosa di misterioso negli oggetti piu ovvii non deve levarci la giusta fiducia a certezze sentite da noi stessi , e d' altronde ragionevoli. Cio ne trasse a toccare de' punti piu sublimi del vero sapere : il Gristianesimo. Tempo e adesso di chiedere direttamente : che cosa alia fine e la veritd. O piut- tosto con piu scrupolosa elezioue di vocaboli: Quali cose sian vere ?

i.° » Sono vere le cose insegnate dalla religione. La fede, a chi T ha nel cuore, e sentita con somma certezza. Ed e certezza ragionevole al sommo. Non diremo perche ci e donata dalFEnte Supremo. Qucsto e vero, infallibile, fondamentale, ma parrebbe peti- zion di principio.

» Diremo : perche alcun ragionevole tlubbio non si trova da opporle. Sono tutte fallaci le opposizioni. Chi pensa altrimenti preghiamo elf ei pregid prima di ragionare e gli s' aprano gli occhi. Perche mille e

in EHMES VISCONTI. iSl

mille argomcnti positivi di creilibilita confermano il cristianesimo : diretti e indiretti, Pcrchc il crisitiane- simo (scevrianio da2;li altri qucsto grande argomento) coordina in picna annonia lo spcrinicntale sentimento dfi nostri difctti coll'insita brania di perfezionc. Ci rivcla r arcano dell' umanita.

2.° i) Sono vere (quelle cose che nella natura scor- giaiDO con certczza , qual volta a cotale ccrtezza non oppongasi verun giusto motivo di dubitare.

)) Ove poi lion abbiamo certezza , ma soltanto probabiiitd, non siamo a rigore sicuri che sian vere le cose che ci appajono verosiniili, sonniiamente ve- rosiinili: Prudenza logica deve guidarci nel grado di assenso clie giova prestare. Prudenza pratica deve governarci , insegnandoci c!ie non eenipre conviene aspettare sicurezza assolnta. Altrinienti verrcbbe in- ceppato r agire per lo meglio o pel manco male.

» Negar lede alle cose iiaturali oppure oltre na- tura lamigliari o recondite , percio solo che hanno del misterioso, sarebbe un meschino e superbo igno- rare che cosa sia I' uomo : da qual mano sian usciti gli oggetti cui pcnsa, fra i quali si aggira: che sia per essere ei stesso ove non lo ricusi coi proprj de- merit! nella ijnale , promessa , seiupiterna esistenza ( pag. 37 alia 40 ). i)

III.

Sc i fatti non si possono fmgere convien provarli. 11 miiabile e un fatto come gli altri; dovra dunque essere provato e tanto piu provato quanto piu esso e fuori del corso ordinario delle cose. E meschino e superbo chi ncga temerariamente. E imprudente o stolido chi crede senza prove. Cio sia detto su c^ue- sto tcrzo canone. Risalendo ora al primo che regge ^li altri tutti si puo domandare : come mai solamente dall csser certo d" una rosa puo V uonio riconosccre vera una cosa, come dire Tautore? Noi concediamo che quando una cosa e dimosuata rigorosamente come vera produce anche la ccrtezza; ma viceversa var- tebbc forse il dire die ogni iiostro pen^icro adottato

1 82 SAGGI FIL(ySOFICI

come certo si dobba logicamente e razionalmente te- nere come veror Nelle cose poi di i'atto, dove lianno luogo la spciienza e la crcdibilita, dobbiamo noi dire fbrse che una cosa creduta per certa si debba rico- nosceie per vera ? Ecco una quistione elementare , ]a quale vien definita col semplice scuso coniune. Nou si puo negare che taluno che crede fermamente una cosa non si tenga per sicuro della sua credenza; ma niuno dira mai che questa fernia adesione si debba tenere come criterio di verita. Molti hanno creduto e credono fermamente, massime in certi paesi, alle streghe ed alle virtu degli amuleti : taluni poi giurano con tutto il calore del sentimento di avere veramente veduto e sentito il foUetto. Direnio dim- que essere intrinsecamente vera la esistenza delle streghe e dei folletti, e la virtu degli amuleti? Non dubitare di una cosa, ed esser vera una cosa, non f u , non e, e nou sar^ mai tutt' uno.

L' autore soggiunge che sono vere quelle cose che nclla natura scorgiamo con certezza qualvolta a co- tale certezza non oppongasi verun giusto inotivo di dubitare. Con questa ultima clausola, dira taluno, si distingue il certo dal vero. Ben al contrario. Posto il principio professato dall' autore , questa clausola non diventa che una petizione di principio. L' op- porre un giusto motivo di dubitare, o si considera in senso concreto , cioe nelF opinione di chi pronuncia un dato giudizio , o si considera in senso astratto e possibilc indipendentemente dal convincimento di co- lui che forma il giudizio. Se si considera nel primo senso. altro non signilica se non che tahino non du- bita di fatto della verila di quel che pensa, e pero tanto se egli adotta un opinione vera , quanto se ne adotta una falsa o temeraria in una maniera indubi- tata, egli si tiene certo della sua opinione. O pre- scindiamo dal fatto concreto e pratico del pcnsatore ; e sotto il nome di giusto motivo di dubitare vogliamo intendere motivi possibili , sia logicamente , sia me- taijsicamente ; ed allora noi esciaiuo dalla mente del

DI ERMES VISCONTI. 1 83

pcnsatore; e posto in non cale il suo convincimento iioi aiuliamo in trarcia di un'altra norma, e pensiamo ad an assoluto cnteiio di veriia. ]\Ia in questa posi- zione vicne scartato il principio dellautore il quale j)oncva la vcrita solaniente nella escnzione dl fatto* da oiLin (lubl)io del contrario. Nd scnso dunque del- r autoie la clausola sopia nominata diviene un idem per idem, poiche il non opporsi vernn giusto motivo dl dubitare egli e lo stesso che dire die chi si tiene certo non dubita ; e che colui che dubita non si tiene certo. La ditTerenza fra il certo e il vero in che con- siste.'' Si spieghi con accurata analisi che cosa sia il certo, che cosa il vero; e si giungcra a conchiudere che il cejto altro non e che un si ed nn no indubi- talo , cd il pe/o altro non e che un si ed un no in- dubitabile.

Quando e indubitabile esso e pure immutabile. L'in- dubitabile escludc la possibilita di un contrario giu- dizio,- e pero quelle die fu pronunciato non puo essere piu cangiato. La verita dunque si puo dire una logia immutubile. Ora si domandera come niai possiamo noi assicurarci di questo indubitabile? A cio rispondiamo die nelle materie difatto: io sento: e un si indubiiato ed indubitabile. Nelle materie poi di deduzione il dire che il si e si, ed il no e no, che il si ed il no non sono tut£ uno sono proposi- zioni del pari indubitate ed indubitabib. Dunque tutte le volte die le cose sieno ridotte ad un latio imnie- diato di coscienza ed al principio di contraddizione si otterra 1' immutabilita loo;ica e la dimostrazione as- soluta, allora si potra vcramente dire non potere csi- stere vcrun giusto mutivo di dubitare. Fino a che le cose non siano spinte a questo punto, la possibilita reale deH'crrore non e csclusa : allora dunque non si sa ancora sc I'opinionc sia assolutamente vera; e pero se sia o no puramcnte probabile ; e quindi se il convincimento si debba riputare come seniplice rredeiiza, o come reale veriia. Nelle cose dclla vita dojiiiiia quasi scuipre la probabiliia ; e pero il rigore

184 SAGGI FILOSOFICI

non 61 esige che per le cose di una pin intellettuale subliinitu e si porta dove si puo. In materia di fatti esiste la logica critica; e nei I'atti o di niaggior nio- niento, o di apparenza inverisimile convien inipiegare »un niaggior rigore. Certo che il credere facilmente e cosa conioda , ma questa sara sempre per lo meno un imprudenza: perche su di una cosa per lo meno dubbia vengono avventurati i nostri reali interessi. L' ingenuo candore e la scliietta coscienza dell' au- tore ci ha impegnati in qugsta discussione su di un argomento non del tutto faniiliare, e die pur troppo ai giorni nostri vien posto in discussione. Gi gode poi r aniino vedendo che \ autore non si e posto sotto la bandiera dl certi corifei i quali vorrebbero total- mente annientar la ragione per far valere la sola autorita. La formale dichiarazione che leggesi nella nota pag. 89 ci assicura dello spirito deU' egregio autore dei 'Saffsi.

IV. Colic ricerche sulla verita si domanda in sostanza se Tuomo possa sapere con verita qualche cosa. La verita non e che un giudizio al quale si suol dare come norma lo stato reale delle cose : cio in fondo e vero, ma non serve all' uopo. Imperocche questo stato reale iuco2;nito e un a; die non serve pratica- mentc a nulla. II segnale assegnabile 'di questo x si e un fatto immcdiato di coscienza , e una relazione cvidcute di ra2;ione, come si e piu sopra annotato. Con qucsti mezzi noti o notificabili, con questi niezzi posti a nostra disposizione costituenti quello che chia- masi critcrio noi ravvisiamo nella mente umana la facolta di conoscere il vero, il probabile , e di disccr- nerli dal falso, dalFimpvobabile. Quellache dicesi retta ragione altro non e che lo stesso intelletto umano in quanto opera con criterio. Esso c una forza regolata al line di ottenere la verita, o almeno i giudizj piu prossimi alia verita. Vi sono dunque doceri a rigor di terniine inTcHcttuali, come vi sono dovcri moralL Essi SI congiungono in un sol nodo comune, perche

DI ERMES VISCONTI. l85

non esiste vero bene che nel reale , ne esso si puo conoscere e conscguire che col solo vero il quale e I'unico segnale e 1 unico strumento, Tuaica espres- sione del reale.

Ora volenclo rispondere alia domanda : se V uomo pnssa conoscere qualche veritd , e lino a qual segno possa arrivare , ci e d' uopo annotar prima quanto segue : Due specie di verita esistono , siccome e noto. Le une diconsi di fatto, altrimenti denominate di osservazione: le altre diconsi di ragione ossia di rap- porto, ahrimenti dctte di riflessione. Le prime riguar- dano la qualita o la procedenza degli atti e fatti na- tural! in quanto essa constar puo da indubbia spe- rienza o tiadizione: le seconde riguardano i rapporti c le nozioni uecessariamente derivanti daU'esame dello stato assoluto o relativo delle cose osservate. Le prime diconsi anche veriia positive: le seconde diconsi ra- zionali. In questa nota divisione voi vedete indicate col dito le due fonti del vero sopra segnate. Nelle verita di fatto voi ravvisate il primo fonte dei fatti ininiedjati di coscicnza , siano essi primitivi , siano de- rivativi, e quindi tutti i giudizj che riguardano 1' es- sere o il fare delle cose. Nelie verita poi di rifles- sione o di rapporto voi vedete Taltro fonte cono- sciuto sotto il noma di principio di identitd, ossia di contraddizione che domina tutti i giudizj puramente rclativi.

Tutto I'escogitabile e tutto il dottrinale umano con- sta essenzialmente dei due elcmenti del posilivo e del razionale, come ognun sa. Ma il razionale si ap- poggia essenzialmente sul positivo e presuppone il positivo. Noi non possiamo dire se quella colonna sia piu alta della sua vicina, se Tuna e 1' altra noa esistono almeno presenti al nostro pensiero. Parimente non possiara dire se il fuoco produca la combustione del leguo , se non ci {iguriauio prima 1' esistenza e del fuoco c del Icaino.

Posti in or dine logico questi dati, il filosofo e ol>- bligato prima di tutto ad esaminare in linea di iatto

L'lOl. Jkd. T. LVl. \6

J 36 SACGI FILOSOriCI

qvicsti dad iirniediati di coscieiiza : dal chc nc vicno ]a grande consegucnza die dove finisce Y osservazione ( e in cio si comprendono tuttc le legittimc indu- zioni ) finisce anche la scienza. Conic di fatto si po- trcbbero ritrovare rapporti leali allordie non esistono o dove non si lianno presenti i fatti rcali, siano cc^i primitivi , siano derivativi , sia in via di prima ap- parenza, sia in via di iegittima induzione.'' I conlJni dunque del saper vero , solido e reale sono deter- niinati dalla nalura stessa della verita dell oggetto, il quale non consiste fuorche in un atto o fatto die indubitabilmente consti alia coscienza.

Abbianio detto che la prima indagine versar dee sui fatti innnediati di coscienza. Qui si prescinde dalla questione se questi sieno generati in noi indipen- dentemente dail' azione delle cose esterne , o se di- pendano da cjuest' azione. Prima di tutto convicne conoscere la qualita, e lo stato sia assoluto, sia re- lativo, sia peniianente, sia transiiorio di questi fatti d'immediata coscienza. Nell'ipotesi poi che dipendes- gero dair azione di qualche cosa esistente fuoii di noi, convicne senij-re ritcnere il gran principio che se col pensiero ascendianio ino al cielo, o discendiamo tino negli abissi, T animo umano non esce niai da se stesso e non contcmpla che modi di essere di se stesso. Dun- que ahclie nel couimercio coll" esteriore natura egli lion vedrebbe chc proprie idee e non proverebbe fuorche proprie affezioni occasionate dall' azione di questa natura. Dmique in ogni possibile sistema le c[ualita dei fatti di evidente coscienza non soffrireb- Lero alterazione alcuna. Le apparenze sarebbero sem- pre le niedesiine : non potrebbe niai T anima uniana pronunciare che esistano fuori di lei le idee ed af- fezioni sue. Duncpie anche neiFipotesi del conimercio reale coll' esteriore natura e propriamente col proprio corpo, e medjante il proprio corpo, dovrcbbe essa necessariamenie concludere die le apparenze di que- ste cose esterne non sono die segni reali, ossia me- glio effetti dcrivanti dai rapporti che pa&sano fra Tic

Di iimis \ iscoNTi. 187

umano c Ic cose incognite estcrne. O conviene iigu- rare die raninia nostra venga per cosi dire inipa- stata e fusa iielle cose estcriie, lo die forma uno ster- niinato e bestiale assurdo , o conviene considerare le proprie idee sulle cose esterne come leggi o dircm meglio c'llVtti naturali del commercio, prodotti tutti nel nostro interuo , veduti nel nostro interno , cun- lonnati dalla natiira del nostro interno; e tutti pio[)i j dci ra[)porti essenziali fVa I'io senziente e pensaute, e r incognita esteriore natura.

o ^ . . . .

Queste osservazioni sono di una cosi prmiitiva ea assoluta evidenza quanto priniitivo ed evidente si e il principio die Y uonio sentendo e pensando non esce da se mcdcsimo. Tutto cio da noi premet- ter si doveva onde giustificare la nostra dissensione dair egregio autore dei saggi filosotici. Egli non po- tendo negare die i colori , gli odori , il caldo ed il freddo non appartengano ai corpi , ha preteso di eccettuarne Y estensione e la soliditd. A simiglianza di Lokc die avcva eccettuato 1' estensione, la ligura e rimpenetrabilita, egli ha sottratto dalla sfera delle Semite apparcnze la estensione e la solidita dei corpi. A dir vero, ammessa T estensione, ne veniva di ne- cessita anclie la figara e la impcnetrabilitd. La figu- ra; perche altro essa non e die la stcssa estensione circoscritta, la quale inimaginar non si puo che sotto una data I'l^ura. L' im[)enetrabiliLa poi ( la quale al- tro non e che l' incompatibilita dell' oocupazione si- multanea dcllo stesso luogo da due corpi ) formava una condizione necessaria della reale estensione; per- che altrinienti I'lmo avrebbe cancellato 1' altro. Ma perdie mai 1' autoie ha voluto imitare il Loke? Per nou radere in un idealismo contrario alia fede. Ma era lorse necessario appigliarsi alia opinione di Loke per isfuggire questo scoglio? « Colui che nega ( ei dice) Testens'oue e la solidita abiisa per ecccsso della ragione e trascoire in sentenze le quali asseri- scono dogmaticamente per vero quello che e falsis- siino: erroii da cui il volc;o va esentc. Difeso ne e

J OO SAGGI FILOSOFICI

questi tlalla sua intellcttuale seniplicita ben piu av- ventiirosa della curiosiLa inteniperante ed aliiera » ( FS- 9 .e lo ).

Ma, di grazia, questo volgo nella sua intellettuale seniplicita e vero o no die reputa i colori essere estesi sulla superticie dei corpi come repidcnnide sul corpo umano ? Cio e notorio. Ma dall' altra parte e vero o no che questi colori riputar si debbano sensazioni nostre eccitate dall'azione di questi corpi esterni ? L' autore stesso ce lo dice « Domandate » (cosi cgli) ad un contadino : i frutti di quel bel ci- ■» ricgio sono eglino brurd ? Fara stima che vogliate » pigliarvi spasso di lui o che siate scemo ... 5) Un ideologo vi risponderebbe : i colori non essere 3) stesi sulla superficie de' corpi come 1' epidermide » sul corpo umano. Sensazioni vostre vi consiglie- » rebbe a riputarle , e non cose reali esistenti, quali y> vi compariscono all' occhio. Qiustissimo insegna- ■» niento » ( pag. 9. ). Qui pertanto 1 insegnamento deir ideologo dee prevaiere alia credenza concepita dair intellettuale seniplicita del volgo. Perche dunque non si dovra egualmente far prevaiere la sentenza deir ideologo che colloca nella stessa sfera dei colori anche V estensione e la solidita ? L' autore risponde che il traviato idealista sostiene essere i corpi idee che si presentano davanti alio spirito, il che e fal- sissimo.

L' autore ci permetta di rispondere con distinzione. I corpi sono idee presentate alio spirito dall azione di qualche cosa di reale esistente fuori di noi : si concede : sono mere idee alle quali nulla corrisponde al di I'uori di noi : si nega. II traviato idealista e qucgli che nega la procedenza delle idee dei corpi da una causa esteriore , e non quello che riconosce e dimostra 1' esistenza di questa causa. Per converse noi brameremmo die a fronte del principio che 1 uomo non esce da se stesso cpiando concepisce i corpi , veuisse dimostrato che 1 estensione e la solidita non si debbono trattare coUa stessa sorte dei colori , ed

DI ERMES VISCONTI. 1 89

il pcrchc dobbasi colla stcssa Icggc e col mcdcsimo priiicipio ragionare in due guise opposte.

Ne qui dire si potrebl)e iion potoisi concepire i corpi senza estensione , iigura e solidita. Cio e vero , ina ne viene forse la conseguenza che queste esistano fnoi'i di uoi? Altro e 1' esscnza lonca delle cose, ed altro e \ essenza realc delle mcdesime. Per essenza logica noi iiitendiamo quel coniplesso di idee , per le quali si forma il concetto di una cosa in modo di non confonderla con un' altra. L' essenza reale poi si e quel coniplesso di qualita sostanziali di una cosa qualunque anche incognita senza le quali essa non puo realmente esistere in natura. La mente umana ragionar non puo che sulle essenze logiche, ne trar la certezza e V evidenza die dalla loro consideiazione per cio stesso che concepire non puo che proprie idee e ragionar su quelle. Goncedasi dunque die r essenza logica dei corpi importa i caratteri della estensione e della solidita; nia niuno mi potra dimo- strare giammai che queste idee esistano nei corpi. Si potra dire bensi esistere una causa costante per cui alia mia vista ed al mio tatto si eccitano queste idee , ma sara sempre impossibile a diniostrare die queste esistano nella causa incogruta esistente fuori di noi. Una conferma 1' abbiamo negli stessi colori negati dall' autore ai corpi. E vero o no die nclla guisa stessa che non possiamo figurare un corpo senza estensione , non lo possiamo pur immaginare senza colori, ossia senza qualche colore? L' ultima astrazione di un corpo esteso e solido non si ricava sicuriimente fuorclie dalle idee della vista e del tatto. Un suono, nn odore da noi non si tigurano ne solidi , ne estesi ; eppure si considerano prodotti dalPazioue di qualche corpo. In breve o conviene ammettere tutte le qua- lita apparenti come reali a parte rel in natura , o conviene concedere esistere bensi fuor di noi la causa eccitante le idee di queste apparenze, ma non essero le medesime qualita iutrinseche di questa causa iu- cojruita.

190 S.VGCI FILOSOFICI

Salendo poi al princlpio eniinente tli ragione, die Ic apparenzc ideali sono nn cffetto derivato dal nii- stei'ioso conimercio dell' io scnzicnte colT csteriore natura , ne viene di necessita , non potcrc dette ap- parenzc essere considerate come qualltd delle cause provocanti le idee , nella stesf-a maniera die il suoao non e rpialita del niartcllo die perciiote la campana, ne della penna clic pizzica la corda del cembalo. Noi abbiamo creduto di estenderri su questo punto onde dissipare quel resto di coniune illusione die amor riniane, e rigettare nello stesso tempo le sfrenatezze di un inconsiderato idealisnio.

Ritornando all indagine sui fatti immediati di co- scienza e voleiidoli assumere secondo il loro vero rigor logico, dobbiamo avvertire essere necessario questo rigore sotto pena di decadere dall' acquisto e dal possesso della verita \ cogliendoli per lo contrario nella loro vera ronsistenza e ncl procedimento loro, siamo sicuri non solo di co2;liere il vero , ma di

o , ...

afferrare il potehte. Operando sui segni reali noi operianio veramente suUa natura esistente, nella stessa guisa die faremmo se potessimo per dir cosi pigliare la natura pei capelli. Qui non occorre scetticismo al- cuno, ma solamente un uso retto della ragione quale sopra fa descritta.

V. Rettificate cosi le prime idee , svaniscono i pre- tesi misteri suU' csteusione dei corpi e sulla durata delle cose immasinate dali'autore. Qui in akro senso siamo alie due famose idee dello spazio e del tempo. Ma prima di disputare consultiam.o i fatti d' imme- diata esperienza e di certa coscienza. Col solo per- cettrbile noi nel fatto di estensione fissiamo i limiti deir esteso. Al di la , il fatto intimo della coscienza non ci lascia disroprire nulla. Col raicroscopio voi rendete percettibile cio die non io era; ma la mente non opera die snl solo percettibile presentato dai sensi e dopo dalla fantasia. 11 minimo di questo esteso e sempre un percettibile dello stesso genera ,

DI ERMES VISCONTI. 1()I

vale a (Ihc. un visi})ilc o:l im palpahile e nulla pin. Lo stesso (lir si ptio del massimo esteso conccpito come iniinediato fatto di eoscicnza.

Che se poi parliamo della possibilita o di dimi- iiuire o di ampliare o di dividere o suddividere , qui entra un'altra operazione la quale consiste in im giudizio di poter lipetcre T operazione airinfinito. Ma da qiiesta operazione coiuplessa , qaal c la le- gittiina conseguenza che ne deriva ? Che avete la facolta di ripetere ed ampliare , come avete la facolta di numerare e paragonare. Ma ne viene forse la conseguenza che nell" esteriore uatuia esista cpicsta facolta o veramente esista un' ampliazione o ripeti- zione come 1 avete voi Sgurata ? Ecco il gran nodo die converrebbe sciogliere e die forse non potra niai essere disciolto da mente umana.

La materia, dice Tan'ore, si presenta divisibile. Dite piuitosto che T idea della materia inchiudc que- sta divisilnUta. Volendo cntrare neir oscaro ed ini- penetrabile abisso del mondo esteriore noi diremo che pill enti reali concorrono ad eccitare in noi r idea della materia. Diremo che raolte cause reali unite ci danno V idea d' estensione unita. Quando scpariamo queste cose reali, ognuna ci da 1' idea di estensione da sc. Qui dunque conchiuderemo che la cosa da noi divisa era un aggregato. Ecco la materia , la (juale ci si presenta come un numero di moke sostanze che contrapponiamo al semplice come con- trapponiamo il numcio all' unita. Allora diremo che quando un aggregate si trova in grado di operare sensibilniente sopra gli organi della nostra vista e del tatto , esso eccita in noi 1' idea dell' estensione.

Ma qui ci avete forse provato che al solo aggre- gate competa di sascitare in noi 1' idea di estensione ? Pensatcci bene, la buona lilosona altro dir non si puo, se non che la materia reale divisibile consiste in una pluralita di sostanze incognite comprese in im sol concetto. Dire che dalf esteso essa passi alfinesteso, c un vero conirassenso. Questo contrassenso nasce

192 SACGI FILOSOFICI

dalla antifilosofica operazionc coUa quale trasportiamo r essenza logica all' essenza reale dclle cose. Lasriate di coprirle colla stotfa tessuta nella vostra fantasia e fli qualificarle colle divise di questa stoffa, ed alloia non nascera questo contrassenso, e cesseranno i pre- tesi misteri dell' estensione niateriale divisibile all' in- finite.

Gio che abbiam detto quanto al mistero delF esten- sione si puo agcvolmente applicare a quello della durata ed a qualunque altro oggetto capace di piu e di meno , come per esempio al peso di un corpo sempre commensurabile con l^ilance senipre piu ilne. Tutto il mistero cousiste nell* unita continua a cui si aggiunge il nostro giudizio di poter crescere o diminuire all' intinito. Questo giudizio speculativa- mente e metafisiramente concepito viene di fatto ap- plicato alle cose reali esistenti fuori di noi scnza avvertire se questo modo e se questo giuoco delle nostre idee possa o no effettuarsi in natura. Un ana- lisi piu esatta dell' idea del tempo , e cjuindi dclla durata potrebbe vieppiij rendere chiara questa veiita. Siccome il numero altro non c che una pluralita compresa sotto di un sol concetto, cosi pure il tempo si puo dire essere una pluralita di istanti compresi sotto di una sola nozione.

11 carattere precipuo dell' idea del tempo consiste neir idea di successionc ,• e cjuesta idea si forma colla compresenza di una idea stabile e di altre variabili. Cosi per esempio da una parte sento il movimento prolungato di un carro , e simultaneamente sento molti tocchi di una campana che si succedono 1 uno air altro. Durante il romore del carro conto dieci colpi di campar.a, questi si associano all' idea unica del romore del carro, ed ecco che io mi foimo 1' idea di un periodo. Io incontro piu casi simili presenta- timi dair esperienza ; e quindi passo ad estrarne 1' idea generale , e non questa estrazione generate nasce r idea del tempo in generale. Per quclla funzione poi ordinaria del mio intelletto di totrliere i limiti formo

DI ERMES VISCONTI. If;3

I'idea di un tempo indcfmito e di una durata scnza fine.

La prova di qucsta gcncsi risulta dal liflettore clie so io non avessi le tie rclazioni simultanee dclla sen- sazione attuale colla passata piecedentc prescntatami dalla meinoria (donde sorge il |)rcsente ed il passaio) e di queste due successive colla sensazione contcin- poranea, e se queste tre idee e lelazioni non fosscro comprese in uu sol concetto io non potrei forniare I'idea di presente, di passato e di durata. Mai non giungerei dunque a creare T idea individua del tempo ed a vestirla con un concetto proprio. In vece sarei passivamentc affetto da una attualiia staccata di istanti sgranati ed isolati senza poter distinguere ne passato, ne presente , ne futuro. Ma la fantasia presentandomi i successivi a suisa dei simukanei, tutti collesati ad un fondo comune unico e semplice compresente, ne sorge un concetto tutto proprio , e quindi un ente di ragione nel quale ravviso la successione a guisa dclla frazione dell' unita ; e quindi me la Hguro divisibile in parti ossia in istanti parziali. Di fatto il passato ed il futuro realmente non coesistono col pre- sente. L' istante presente soltanto esiste. Ma V istante presente , ossia 1' idea presente unica non puo som- ministraie mai 1' idea di numero , ma quella sola di unita. L idea di numero essenzialmente iiDporta quella di una pluralitd compresa in un sol concetto. In que- sto senso il concetto del tempo altro non e clie quello di un numero trasformato , o per meglio dire altro non e che I'idea di numero associata a quella di suc- cessione. Anche qui io non veggo clie la doppia e eimultiinea funzioiie di distinguere e di unificare della mente umana ; ed una legge ideologica perpetua ed universale; legge fondamentale ; legge suprema che fu altrimenti espressa coi nomi di analisi e sintesi, Tuna delf attenzione e del discernimento, Taltra della natura e della apprensione compatta provocata dalla natura.

L' aiitore si concentra sull' idea deW istante , dove trova un altissimo iiiistero , j)erocchc sccondo il suo

194 SAGGl FILOSOFICI

modo cli vcdere vi trova dentro un infinito. Ecco un jllusiouc. L'istante non e che un misiiratorc della durata come un minimo esteso e misuratore di ocni estensione. Cio clie per uno e istante puo essere di- visibile ( come egli dice ) in altri minuti istaiiti , e cosi via via all infmito, Eccoci di iinovo alia prima idea di ogni cosa capace di aumento o di decremento, alia quale imprectir.mo la specoladva possibilita di crescere e di scemare airinfinito, ma che praticamente conccpiamo sempre in una maniera linita e compren- sibile. Gome nel dividere un esteso vea^giamo sempre un esteso concepito almen coUa mente ad esempio del sensi , cosi ncl dividere i minuti del tempo conce- piamo sempre una durata sensibile di un' idea pre- sente, ossia di una apparizione che forma parte della coesistenza di un altra. I misteri dei geometri sono di siffatta maniera. I misteri degli algebrici nolle serie dellc frazioni che vanno all' inlinito, sono pure di simile gusto. Ma qui occorrono due considerazioni. La prima si e, se sia vero o no che I'idea di iinitd divisibile e per se stessa indefmita , e pero che le frazioni non sono che una serie di numeri accom- pagnati dal giudizio che formino altrettante parti di un' unita. Cio che dicesi dell' uuita dicesi pure del- V estensione e del tempo. In ultima analisi a che si riduce la cosa ? Essa si riduce a dire che il senso comolessivo dell' intelletto puo abbracciare tutte le varie apparenze consideraudo tutte queste apparenze come parti di una stessa sfera intcllettuale. L' io pensaute forma I'unita nascosta che impronta su tutti i suoi concetti la sua unita di potenza colle sue va- rieta di operazioni e di allezioni, cui egli trasporta ad akre potenze fuori di se, le quali egli veste in mille guise coi tessuti falVoricati nel proprio grenibo. Qual mistero, digrazia, si racchiude qui? Altro che un fatto di natura veduto dentro di noi e trasportato dal giudizio fuori di noi. La seconda considerazione poi si e che se le versioni proprie dell" io senziente uon si debbono far valere come una stoffii per vestire

DI EOMES VISCONTI. JfjD

r esteriorc incognita natura e imli giudicare della realita , noi i'llosoficamente noii popsianio far valcre r estensioiie e la durata come qualita o modi di cs- serc proprj cd intiinseci delJo cose rcali csistcnti fuori di noi , nia riguardarii solamente come modi di es- sere e come latturc della nostra mcnte provocate dair azione di queste esterne cose aventi commercio con noi. Non csistono certamente a priori, ne possono esistere come dimostra la loro gcnesi. Questa esistenza a priori dovrebbesi provare come qualunque altro fatto. Questa prova dovrebbe risultare almeno indi- rettamente provando Y impossibilitd di una genesi sperimentale ; lo die non si prova. Acquisite sono dunque le idee del tempo e dello spazio, e talmente acquisite che se ne puo pcrsino dimostrare il come nascano. Che cosa dunque sara la durata ; clie cosa r istante ? La presenza di un idea riferita all' appa- rizione successiva di altre idee forma 1' idea di durata. L' istante e 1' unita misuratrice dcUa durata , come il digito e il misuratore dello spazio. Quando la suc- cessione e troppo rapida essa assomiglia alia per- manenza ; quando manca la variata apparenza delle idee che sorgono e tramontano a fronte di uu' altra che sta fernia . non si ravvisa successione.

Bastino questi cenni per iscusarci se non ci sembra di dovere in ogni parte aderire ai principj ideologici deirautore di questi saggi. Noi ci asteniamo dal se- guire le mistiche digressioni dcU' autore : e se dall'an- gustie di questo giorna'e ci sara permesso, passeremo in pin opportmia occasione a parlare degli altri ar- gomenti puramcnte iilosofici clie possono servire di profitto ai nostri lettori.

Romagnosi.

196

PARTE II.

SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.

Serbatoj ardficiall d' acque piovane pel regolato in- naffiamcrito delle campagnc prive d"" acque correnti , giuntavi uti' Appendice sui pozzl ariesiani o sa- glientl del professore Giacinto Carena , membro e segtetario della classe flstco-TnateniaUca della reale Accadeinia delle scienze do Torino , ecc. Prima edi- zione itcdiana. Torino, i'S2g, presso Pic, di pag. Ii5, in 8.°

T '

I i arte importantlssima di raccogliere e trattenere 111 op- portuni serljatoj le soverchie accjue jemali per condurle poi a fertllizzare i campi nella piii secca stagione, sebljene da molto tempo praticata con felice successo da varj intelli- genti agronomi, non era stata ancora descritta e ridotta a regole certe ed uniformi , allorche il signer professore Carena, membro e segretario della reale Accademia delle scienze di Torino, pul)blic6 nel 181 1 un suo opuscolo francese col titolo Reservoirs artificids , on maniere de rete- nir I'eau de pluie , ecc. Questo lavoro ottenne dal pabblico quella favorevole accoglienza che meritava. L' Imp. Regie Istituto di Milano commise ad uno de'snoi membri di sten- derne un estratto, che fa letto in quel tempo in una delle sue radunanze; la societa d'agricoltura di Parigi nella pub- blica sessione del di 2 1 luglio dello stesso anno decreto all' au tore il premio d' una medagiia d"" oro, e linalmente i compilatori della Biblioteca universale di Ginevra vollero riprodurre per intero in quell' accreditato giornale lo scritto deir accademico Torinese .

Esaurita in breve tempo tutta Tedizlone, il sig. Carena giudico conveniente riprodurla in veste italiana, notabilmente arapliata , ed arrlcchita inoltre d' un' appendice in cui si da una breve notizia dei pozzi forati, coaosciuti comunemonte otto il nome di pozzi Jrtesiani, Noi ci stenderemo alcjnanto

S£nBATOJ ARTIFICXALI D ACQUE PIOVANE CCC. I97

neir esposizione delle cose contenute in quest' operetta , ed a^giuiigeremo, a iiiaggiore scliiariinento delle cose trattate nell' appentlice, fjualche notizia tratta ilall' opera del sig. Gamier, sperando di contribuire in qualche parte al pub- blico vantaggio col diiibndere dei nietodi d' irrigazione che possono divenire utilissimi alia nostra agricoltura, e special- mente ai coltivatori delle vaste pianure dell' alto niilanese. L' innafliamento dei campi per mezzo di canali artiliciali, facile ad esserc praticato nei luoglii prossimi ad accjue pe- renneniente correnti , diviene dispendioso e difficile in qnelli che ne sono lontani, e riesce poi impraticaljile pei terreni i qnali , ancorclie piani, trovansi elevati al disopra del livello dei iiumi o dei laghi circ<5stanti. Per questi riesce proiicuo r uso dei serbatoi artificiali , i quali col sagrificio d' una porzione di territorio poco per se stesso produttivo, procurano il vantaggio dell' irrigazione estiva al rlmanente terreno. Prima pero d' intraprenderne la costruzione con- viene esaminare la natura del suolo e la sua conficurazione. Questo vuol esser sodo e tenace, ossia alquanto argilloso, ond' cssere atto a trattenere le acque. La pratica di rive- stire d' argilla 1' interna superficie del serbatojo per impe- dire T iniiltrazione delle acque stesse potrelibe riuscire in un piccolo recipiente, ma non in uno di niolte perticlie di superficie. Per riconoscere se un terreno abbia la sud- detta qualita bastera osservare se dopo le piogge presto si asciuga , oppure se 1' acqua per alquanto tempo vi stagna. Kispetto alia disposizione del suolo, trattandosi di costruire un catino non gia scavato entro il terreno, dal quale I'acqua non potrebbe sgorgare sulle vicine campagne, ma sostenuto da argini al di sopra del loro livello, giova che questo alil)ia gia da se stesso una mediocre declivita. Se oltre questa pendenza s' incontrino due lati opposti gia naturalmente rilevati, bastera allora erigere un solo argine tras\ersale dal lato piu basso. Se non vi e clie un solo rialto laterale, converra costruire due argini , e se nessuno, ne saranno necessarj tre. A questi tre casi se ne ha da aggiungere un quarto, che ha hiogo quando il suolo varia- mcnte ondato nella sua supcrlicie irovasi inclinato in piii vcrsi. Conviene allora delineare il serbatojo in modo che la piu parte dei rialti del terreno vengano compresi negli argini, quand' anche questi dovessero essere tortuosi ^ e ricmpire le cavita che sono fra (juelle crestc con terra tolta

I()8 SERBATOJ ARTIFICIALI d' ACQUE I'IOVANE

dai vicini terreni. A qiieste regole generali 1" antore ag- giuiige le scgnenti avverteiize. Nell' autunno avanzato ed anche nell' invenio si faccia T arginaniento ; 11 lavoro non si eseguisca con troppa celerita , ma si lasci alia terra smossa il tempo cli rassodarsi-, ad accelerare 1' assodaiuento si calchi essa fortemente hattendone ogni falda o strato con mazzi o con niazzeranghe ; non si lasci entrare i'acqua nel seibatojo prima die sieno trascorsi otto niesi , ed a tal line si dia uno sfogo alle acque piovane mediante un fos- satello clie le diverta ; prima si facciano gli argini lateral! e poi il trasversaie ; \' altezza di questo superi di mezzo metro almeno qnella dell' acqna onde sbattuta dai venti non trabocchi, e poi ailclie perclie assodandosi s'abbassa. La larghezza degli argini laterali sara egnale a quella del trasversaie , ma la loro altezza andra scemando. Sul pen- dio esteriore degli argini , e sui due margini del piano superiore piantinsi degli alberi, come querce , olmi, piop- pi , e nella parte interna pongansi piccole basse piante , come salci , ontanl , brilli , vinclu e simili arboscelli die si dilettano del terreno umido. Tali piantagioni scemano la svaporazione, e al tempo stesso ornano e rafFermano gli argini.

Perche I'acqua non giunga mai a sovercliiare gli argi- ni, anzi si mantenga circa mezzo metro al disotto del loro ciglio, si costruira uno scaricatore a fior d'acqua. La scelta del luogo dipende dalle condizioni del terreno, ma e utile die si faccia nell' argine trasversaie o in sito da esso poco distante ; il modo e semplicissimo. Per 1? lungliezza di due o tre metri si abbassi I'argine, riducendolo a quell' altezza die si e posta per limite alia superficie dell'acqua;, I'aper- tura sia murata e stuccata , col fondo o soglia pendente in fuori , di dove le acque cadano in un fossato, die per alcuni metri debb' essere selciato o lastricato o murato, aflinche non accada avvallamento di terra. Lo scaricatore poi si copra a foggia di ponte con travicclli e tavoloni di querela. Oltre lo scaricatore I'acqua de))be avere un' uscita da aprirsi all' uopo per condurla ad innalliare i campi, Ogni artifizlo die a tal fine adoperar si voglia non soddi- sfera all' intento se ad una massima sodezza e semplicita di costruzione non rlunisce il vanta2;gio di togliere esattamente ogni uscita all'acqua quando e chiuso , e di lasciarla sgor- gure quando e apcrto da tale altezza die possa giungere

PEL EECOLATO INNAFriAMENTO CCC. 1 99

ail iiiigare i campi ancorclie piu alti del foado del ser- batojo.

Le saracinesche di legno non cliiudono esattamente, soao soggette a goniiarsi, ed allora volendo forzarne il niovirnento si guastano con facilita. L autoie licorda prima tli tiitto uii nieccanisino usato in Francia , per verita in circostanze alcjuanto diverse, ma die con leggiera variazione potrcbbe essere applicato al case presente. II niodo e questo. L' ar- gine e actraversato da un canale nuirato, la cui estremita interna lia per disopra una cavita emisl'erica nel iondo della quale evvi un foro clie raette nel canale. Qnelia ca- vita si tura con un pesante trave , postovl per 1' un dei capi , rotondato in egual forma emisferica, e che all' uopo si soUeva per mezzo di carriicola, di leva o di vite. Co- testo congegno , pregevole per la sernpliciia e per la ro- bustezza serve in alcuni luoghi di Francia ove si ritiene r acqua stagnante per aicuni anni sopra terreni sterili a fine di boniOcarli col liuio. L' autore stesso osserva die il nietodo suddetto non e servibile per se solo nel caso no- stro, a raotivo die 1' acqua all' escire trovasi gia piu bassa die non e il fondo del serbatojo; ma senza arrestarsi ad esporre il modo con cui si potrebbe renderlo idoneo alio scope, passa alia descrizione di altri artifizj usati comune- mente in Piemonte.

II primo coiisiste nel lar uso di cannoni a cliiave •, esse e in verita alquanto costoso, ma clii volesse attenervisi serbi le seguenti regole.

Due o tre di questi cannoni sieno iniissi nell' argine a diverse altezze, e mettano in altrettanti canali murati die attraversino 1' argine stesso e comanicliino coi corrispon- denti lossati irrigator]. L' acqua all" uscir dal canale non entri subito nei rigagnoli, ma o i canali si jiroluiighino fnori deir argine , o si costruisca un altro canale murato parallelamente all' argine, alquanto piii anq^io e piu alto di sponde dal quale 1' acqua , perduto il primo impeto, passi nei rigagnoli suddctti.

II secondo artiiizio porta il nome di Masso , perche la sua parte principale e una pieira dura e pesante, la quale si fa posare sur una lastra di marmo traforata onde chiu- dcrne il lume e impedire T uscita dclf acqua. Per fonnarsi un" idea di quest" artiiizio si suppoiiga una torretta a base quadra ta di due metri di lato all' incirca 1 ncl fondo di

aOO SFRBATOJ ARTIFICIALI D ACQUE PIOVANE

essa evvi la suddetta lastra , il cui foro corrisponde ad un canale murato che e al disotto , e che attraversando il margine riesce in un pozzo costrutto alia base della Scarpa esterna dell' argiae. Detto pozzo dices! ripardtore ; e qua- drate, fatto di mattoni e di tale ampiezza che possa entrarvi uii uomo al caso in cui dovesse venir riparato. Nel lato che guarda il serbatojo evvi un' apertura di comuni- cazione alta otto decimetri e larga sei, munita d' una gra- ticola d' ottone che vieti 1' uscita ai pesci e trattenga quel corpi che potessero impedire il perfetto contatto del masso coUa lastra. Le tre altre facce del pozzo hanno ciascuna una bocca alquanto allargata all' infuori , scolpita in lastra di pietra arenaria. Le bocche non sono tutte ad un istesso livello , e servono ad irrigar campi di diversa elevazione; colla piu bassa di esse si giuuge a vuotare interaraente il serbatojo. La torre sia alta due metri al disopra del piano dell' argine , sia coperta con piccol tetto e sotto ad esso siavi un palco accessibile. La catena a cui e appeso il masso attraversa il palco, si avvolge ad una burbera munita d'una stanghetta di ferro che impedisce, se per caso sfuggisser le leve di niano, lo svolgersi della burbera e il precipitare del masso. Quando il masso e posato so- pra la lastra di roarmo rimaue chiusa 1' uscita all'acqua del serbatojo;, venuto poi il tempo d' adacquare i prati , si solleva il masso sicche I'actjua pel canale vada nel pozzo ripartitore ed esca quindi per qaella delle bocche che sola si sara lasciata aperta , chiuse le altre due con grossi tu- raccloli di legno. La costruzione fin qui descritta essendo molto complicata , si penso di semplificarla. Vi fu chi pro- pose di sopprimere il pozzo ripartitore e di porre due massi , uno accanto all' altro a diverse altezze : l' inferiore al livello del foado del serbatojo servirebbe a vuotarlo in- teraraente, il superiore corrispondente alia meta circa dell'altezza dell' argine servirebbe all' irrigazione dei terreni pill o meno elevati. II sig. Carena riduce tutto 1' apparato alia torre e ad un masso solo; collocando la lastra nel fondo della torre alquanto piu in alto , talmenteche 1' aper- tura si troverebbe immediatamente sotto la lastra, pel cui foro r acqua entrerebbe nella torre allora solamente che si alzasse il masso , ed uscirebbe per quella delle boc- che formate in essa che non sara stata chiusa col turac- ciolo. A queste bocche corrispomlercbbero altrettanti canali

PEL RECOLATO INNAFFIAMENTO eCC. 201

murati , e la torre sareblje costrutta nel liiogo in cul si trova il pozzo nel metodo precedente. II teizo artifizio di ciii r antore ci da la destrizione , consiste in un ampio tuho fatto con una scrie di doccioni di terra cotta , che attraversa tiitta la grossezza dell' argine ed e rivestito dl niuro. A clascan capo e pasta verticalmente una grossa lastra di marmo nel cui mezzo evvi un foro eguale a qiiello del tubo. II foro della lastra esterna doxide sbocca 1' acqua e chiuso con un turacciolo di legno rivolto in tela iutrisa di grasso, ed accio non ceda alia forte pressione del fluido e puntellato con una stanga le cui estremita sono infisse nel muro iV un casotto fabbricato attorno alio sbocco. Que- sto casotto riceve 1' acqua del tubo e per un' apertnra la tratnanda ai rigagnoli. A rompere Fimpeto delf acqua nell'atto di levare il turacciolo, T imboccatura del canale dalla banda del serbatojo si cliiude momentaneamente con una saracinesca.

Un modo seniplicissimo di far usclr V acqua dai serba- toj si e il taglio d' un tratto dell' argine •, il quale dopo ciascun innafHaaiento si ottura come raeglio si pud con ta- Voloni, con paglia e con terra, sino a che terniinato il bisogno deir acqua si chinde stabilmente con terra battuta; roa oltre 1' incomodo dei ripetuti ristauramenti dell' argine evvi il pericolo che questo al lungo andare s' indebolisca e si guasti. II conte Riccardi in un suo serbatojo detto degli Olivk'ri trovo modo di andare incontro a questi in- convenlenti. In acconcio sito dell' argine tagliato fino alia base egli fece elevare quattro pilastri di pietra, verticali e posti sugli angoli d' una lastra quadrata pure di pietra di circa un metro di lato. Nei due pilastri anteriori e cosi pure nei due posteriori avvi una serie d' incastri in cui pon- gonsi a foggia di saracinesca gli uni sugli altri tanti ta- voloni di querela, in modo che giungano ad un'altezza alquanto maggiore di quella dell' acqua nel ricettacolo. L'in- tervallo fra i due tavolati cosi formati erapiesi di terra bene battuta e compressa , e con cio 1' acqua e esattamente rattenuta. Quando si vogliono adacquare i prati , si toglie una delle tavole da ciascuno dei due tavolati e ad un tempo la terra che vi e interposta ; quando 1' acqua non viea piii si tolgono successivamente altre tavole, e tolgonsi tutte se si vuole ascuigare il serbatojo. L' ultimo niecca- inismo descritto nel preseate opuscolo e formato da un tubo

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202 SERBATOJ AUTIFICIALl D ACQUE PIOVANE

di legno di cui 1' estreraita inferiore aperta 6 impernata fissamente alia bocca d' un condotto ; la superiore , che noil ha che ua foro laterale come saiebbe quelle d' ua flauto , e sosteauta entro 1' acqua da un galleggiaate in modo che il foro rimanga immerso alia profondita di circa un decimetro. 11 tubo preude cosi diverse inclinazioni a eeconda dell' altezza dell" acqna nel recipieute. Con questo spediente si ebbe principalmente in mira di fare in modo che r acqua , anzi che esser tolta dal fondo del ricettacolo, come nella piu parte dei metodi prima descritti , venisse sempre derivata dalla superficie ov' essa e piu aerata, e nella state men fredda e percio raigliore per la vegetazione. L' inferiore estremita del condoto viene chiusa da una sa- racinesca di metallo che noa essendo soggetta agl' incon- , venienti delle porte di Icgao muovesi facilmente con ua niartinello.

Queste diverse fogge di cateratte trovansi messe in pra- tica in varj serbatoj esistenti in Piemonte di cui V autore annovera sine a nove ; fra i quali il piu ampio ha ben ao ectari di superficie ( pertiche milanesi 3oo ) ed il piu piccolo I ^. E qui faremo osservare che un tal genere d' industvia non e affatto nuovo in Lombardia , giacche ol- tre il serbatojo di recente costruzione ricovdato dal eel, Breislak nella Descrizione geologica della provincia di Mi- lano da cui sono alimentati i canali d' irrigazione d' una risaja e di alcune praterie formate come per incanto in mezzo alia brughiera sterilisi'una detta la Groana, ne pos- siamo citare alcuni di piu antica data quali sono il laghetto artiiiciale di circa 20 pertiche di superficie della Gasa Ma- genta presso Giussano ,6 1' altro assai piu ampio della Casa Villani nel comune di Uboldo presso Saronno. I serbatoj sarebbero forse fra di noi piu frequenti , se 1' in- dustria dei cosi detti fontanili non avesse in piu e piu luoghi supplito ai bisogni dell' agricoltura.

II nostro autore fa un calcolo della quantita dell' acqua e della neve che cade annuaimente in queste nostra re- gion! temperate, e trova che quando fosse tutta utilmente distribuita potrebbe bastare alia vegetazione. Questo com- pute pero ha bisogno a parer nostro d' essere rettiiicato , laddove si suppo.ie che 1' altezza media della neve, misu- i rata a Torino (che fu di metri 4,03 ), quando sia disciolta i in acqua si riduca alia meta, Gia da alcuni anni pen

PEL REGOL.VTO INNAFFIAMENTO CCC. 203

disposizione della Congregazione Municipale di Milano si tiene in tre punti diversi della citta ua esatto registro del volume e del- peso della neve die cade ia ogni inverno sopra un metro qnadrato di superficie; e cio coUo scopo di stabilire una norma negli appalti per lo spurgo della citta •, i quali furono sino ad era interamente abbandonati alia sorte. Da siffatte osservazioni si e potuto facilraente de- durre la densita della neve , la quale risulto molto varia- bile, ma pero sempre ristretta entro i limlti di -|- ed i di quella delP acqua i il valor medio sarebbe di o,i34, cosic- che si potrebbe valutare che la neve squagliata in acqua si riduca circa alia settima parte della sua altezza.

Dai laghi artifiziali passa il sig. Carena a trattare dei pozzi trivellati, detti piii comunemente Artcslani, perche da gran tempo sono conosciiui nell'Artesia. Nel 1671 D. Gas- sini , allora socio residente delP Accademia delle scienze di Parigi , ragguaglio quell' illustre Consesso clie nel Modenese 61 trova nel fondo de' pozzi ordinarj uno strato d' argilla fermo e sonante , nel quale se si fa un foro con un trivello da minatore , 1' acqua sbocca con impeto e sale talvolta anche al dlsopra degli orli e scorre libera e perenae sul suolo; lo stesso afFermava aver luogo presso i monti della Stiria. Un mezzo secolo piu tardi questi pozzi che da tempo immeraorabile erano in uso nel Modenese furono descritti dal Ramazzini ne\ traXl^to iatno\a.to De fontium niudricnsium admiranda scaturiginc : che incontrasi nella raccolta delle sue opere (Genevae, 1717).

Essi si sogliono costruire nella seguente maniera. Pri- mieramente si scava nel terreno un ampio pozzo fino alia profondita di circa ventotto piedi , colP avvertenza d' asciu- garlo continuamente dr.Ue acque torbide che s' intiltrano lateralraente. A tale profondita incontrasi uno strato cre- toso sul quale si comincia a costruire la canna murata del pozzo che si tiene piu augusta del fatto scavainento. L' in- tervallo tra la canna e il terreno si riempie con argilla ben compressa co* piedi , onde togliere 1' accesso alle pre- dette acque laterali. Si continua allora lo scavamento fm oltre i sessanta piedi, ove terraina lo strato immediatamente sovrapposto alle pUrissime acque compresse , le quali , appcna fatto il foro col trivello, sorgono impetuose e salgon talora fino alia superficie del suolo. Alcuni giorni dopo, lasciate posaie le acque, si copra la bocca del pozzo

204 SEr.E.VTOJ ARTIFICIALI D ACQUE PlOVANE

con lastra di pietra , quindi con doccioni di terra cotta r acqua si mena in vasclie marmorce , le qnali poi per altri tubi le versano negli opportuni canali. E poi cosa degna di osservazione clie nelle varie fontane menzionate dal Ramazzini I'acqna monta ad uno stesso livello, sicche r elevaziqne di questo siiUa superficie e quella stessa che compete alia pendenza del snolo della citta. Dubito per altro il suddetto antore che coll' andar del tempo e per la moltipliclta stessa delle fonti die si erano aperte, Taccen- nato comune livello si andasse sensibilmente abbassando. Desideroso percio il signor Carena di sapere se nei tempi present! le cose- rispetto a coteste fonti siano tutt' ora com' erano ai tempi del Ramazzini, s' indirizzo al chiar. sig. Lombardi Segretario della Societa Italiana residente in Mo- dena , il quale consulto su tal proposito il collega suo pro- fessore Barani. L'opinione di questo valente chiraico si e che r acqua del pozzi medesimi arrivi alia stessa altezza circa a cui giungeva al tempo del Ramazzini , come si comprova dal vedere che generalmente i tulji delle fonti , da tanto tempo esistenti^ gettano ancora copiosamente 1' acqua; che se in alcuni il getto vedesi rallentato, cio non deve ascriversi ad impoverimento delle vene sotter- ranee , ma o all' accumularaento delle sabbie sul fondo , o al deterioramento dell' intonaco del pozzo il quale permetta air acqua di permeare e perdersi dentro terra. Quantun- que il Ramazzini dica die all' atto in cui colla trivella si giunge al livello dell' acqua, questa illico tnnto impetu erum~ pit, saxa et areiiani eructans, ut temporis Jere momento totus puteus repleatur , tuttavia il sig Barani non si ricorda che nei pozzi scavati a'nostri tempi I'acqua siasi innalzata coa molta I'apldita. L' opinione piu probabile su 1' origine di tal fenomeno e quella del eel. cav. Venturi e di altri na- turalisti che le acque sotterranee provengano dal fiume Panaro , e che s' infiltrino per istrati di materie permeabili come ghiaje o sabbie finche siano trattenute e compresse da qualche strato d' argilla.

Pochi anni dopo la pubblicazione del ti-attato del Ra- mazzini, cioe nei 172.9, il Belidor nell' opera : La science des Ingenieurs ecc. ha data , forse i?*! primo , la descri- zione delle fonti Artesiane , dalla quale si rlleva che una notablle dlfFerenza passaya fin d' allora tra la costruzione di esse fonti e quella de' pozzi inodexaesij giacclie nelle

PEL BF.OOLATO IXXAFFIAMENTO CCC. 205

prime , fatto uao scavamento poco profondo che doveva servir di vasca alia foiitana , tntti i riiiiaucnti strati del terreiio si foravano con nn lungo trivello , aggiuiite ad esso le necessarie spranglie di terro per allungarlo di mano in mano che si giungeva a inaggiori profondita.

Dopo i menzionati autori. diversi altri piii recenti , si francesi die italiani, accennarono questa artifiziosa maniera di pozzi , fra i cjnali possiamo citare il Milizia , il sunao- minato Venturi , ed nltimamente T autore del Traite com- plet de mecanique , il nostro prof. Borguis ^ ma 1' opera piu importante su tale argomenio si e quella dell' ingegnere francese sig. Gamier che ottenne nel 1821 il premio pro- posto dalla Societa d' iiicoraggiamento di Parigi , e che fu stampata nel 182a a spese del ministero dell' interno al mimero di 2000 esemplari , accrescluta poi e ristampata nel 1826 col titolo : Traite sur les puics Arteslens oa sur les diffcrentes cspeces de terniins dans lesquels on doit re- chercher des eaux souterraines. A' Paris, chez Bachelier, in 4.° con rami. L' autore divide il suo trattato in due parti ; nella prima espone le circostanze locali e geologiche che devono servire di norma a chi vaole intraprendere la ri- cerca delle acque sotterranee •, nella seconda descrive i me- todi e i meccanismi da adoperarsi per aprire la via alle suddette acque. Nella mancanza in cui siamo di esatti scan- dagli eseguiti in diverse parti del globo egli limita le sue ricerche alle osservazioni raccolte nel terrene del diparti- mento del passo di Calais, e ritrova che le acque ivi tratte alia superficie sono tutte contenute nelle fessure di rocce cretose ricoperte da strati orizzontali di terra vegetale , di sabbia , di gliiaja e d' argilla piu o raeno grassa. Tutta questa rcgione, eccettuato uno spazio quasi semicircolare iatorno alia citta di Boulogne d' 8 o 10 miglia di raggio, e composta di calcare cre.toso, i cui caratteri mineralogici sono perfettamente simili a quelli che distinguono la creta del isacino di Parigi. La terra vegetale che ricopre lo strato calcare e quasi sempre poco profonda. Nella pianura all' op- posto che si stende da Dunkerque e Lilla fino a Gand ed An- versa , che puo considerarsi come il princlpio deirimmcnso piano deirOlanda , della bassa Germania e della Polonia , non incontrasi il calcare cretoso che a grandissima profonditii , ricoperto da per tutto da strati orizzontali di terra vege- tale , di sabbia e d' argilla silicea coutenente delle piriti

206 SERBA.TOJ ARTIFir.TALI D' ACQUE PIOVANE

ferruglnose. Presso Bethune , per esempio, il calcare tro- vasi gia a 70 od 80 piedi di profoadita , e a sci miglia al nord di detta citta discende a duecento piedi. Oia T e- sperienza ha mostrato die per ottenere le acque salienti fu senipre necessario penetrare fino al calcare cretoso ; bisogna inoltre die iino strato di materie compatte si trovi al di sotto di questo calcare , circostanza die si e quasi sempre verificata specialmente nelle viclnanze d' Arras e di Valenciennes. Ecco secondo d' Aubuisson ( Geognosie. Vol. II, pag. 370) la successione degli strati scandagliati presso quest' ultima citta fino alia profondita di 70 nietri :

Terra vegetale

Greta arenosa e marnosa metrl 5

Greta [Craie chloritee), diversi banclii " 10

Calcare cretoso ( Pierre de taille ) " 3

Greta con molta silice nera , " i5

Argilla azzurrognola " 2

Greta grossolana alquanto marnosa " 3

Argilla " a

Greta grossolana " " 3

Argilla » a

Greta grossolana " 3

Argilla plastica »» 20

Pudlnghe, grani e frammenti di silice, cemento calcare » a

Osserva il sig. Garnier die le conclusioni desunte dalle osservazioni fatte nel dipartimento del passo di Galais noa debbono restringersi a questa sola regione, giacche trovansi d'accordo coi fatti osservati nelle fontane salienti die fu- rono recentemente aperte tanto a Sheerness in Inghilterra presso il confluente della Medway col Tamigi , quanto in America nei contorni di Boston, Giudica pertanto die sa- rebbe cosa inutile od alraeno poco vantaggiosa il tentare il trivellamento: i." nei terreni ove incontransi il granito, lo gneis , il serpentino ed altre rocce primitive , che non ofFrono profonde fessure per 1' inultrazione delle acque ; a.° nei terreni sdiistosi, perdie le piriti ferruginose in essi contenute si decompongono facilmente e nuocono alia pu- rita delle acque.

Nella parte seconda il Garnier espone minutamente i lavori e gli ordigni usati pel trivellamento , che noi pure seguendo la scorta del prof. Carena riferiremo in succinto.

VEL UrCOLATO INNTAFFIAMENTO eCC. 207

Nel sito prescelto per tale operazlone si fa prima uno sca- vamento, largo clue o tre itietri, e cinqne o sei profondo, munito intorno di legnami per rattenere la terra •, indi ncl centre di esso si fa col trivello an foro nel terrene, ritirando di mano in mano col trivello stesso la terra smossa. Cotesti trivelli, die devono operare talvolta fino alia profondita di due o trecento piedi , compongonsi di aste di fferro lunghe 100 12 piedi c di iS linee di grossezza in quadro formate in modo die per via di viti possono riu- nirsi le uue alle altre di mano in mano die il trivello discende. La superiore ha un anello nel quale si fanno passare le leve die servono ad imprimere al trivello il moto di rotazione i 1' inferiore ha una puma atta a forare il terreno.

Le punte poi sono di diverse fogge secondo la natura degli strati a traverso dei quali debbono penetrare. Per le terre vegetali e poco coerenti sono esse specie di cucchiai , die girando sollevano la terra e la ricevono in cassette cilindriclie di latta ; pei terreni plii duri sono veri trapani a punta di diamante ;, per gU strati di ghiaja e sassi ro- tolati die non si debbono forare ma dlsgiungere sono ferri di lancia ora conici , era piraraidali. Varie sono del pari le grossezze di questi succhi die s' introducono T un dopo r altro per allargare gradatamente il foro, S' incontrano spesso neir operazione degli strati di salibia mobllissiraa e semiflnida , eel in tal caso si accelera molto il lavoro fa- cendo uso ora d' un lungo cilindro a spira imitante la vite d'ArchimeJe, ora di tubi a valvola , i quali lasciati cader dal- I'alto si riempiono di sabbia e si vuotano alternativaraente.

AUorche il foro e giunto a certa profondita , per so- stenere la terra e 1^ sabbie mobili s' introduce in esso una cassa quadrangolare di legno lunga 10 o 12 piedi, larga mezzo piede od anche un piede in quadro , die si spinge al basso con ripetuti colpi di berta. Sopra la prima se ne pone una seconda , indi una terza e cosi suc- cessivamente. Le tavole di cui sono composte sono con- giunte fra di loro in modo che due facce opposte del pa- rallelcpipedo cavo sopravanziuo dalla parte superiore , e le altre due dalP inferiore, sicche essendo poste in serie entro il foro vcngono ad incastrarsi T una uell' altra per- fettamente. L' introduzione delle casse si altcrna col lavoro del trivello ; e solo si tralascia qiiando s' arriva a strati di

208 SERBA-TOJ ARTIFTCTALI d' ACQUE PIOVANE

terreno sodo die non ha bisogno d' armatnra. In tal modo si prepara il sito ai tubi o doccioni die devono condnrre le accjue sorgenti. Quest! si formano di grossi pali cilin- dricl traforati longitudinalmente , lunghi anch'essi lo o 12 piedi, assottigliati alia base ed armati d' un anello di ferro onde possano innestarsi 1' uno nell' altro. L' unione dei pezzi si ottiene fermando contro le pareti della cassa V inferiore e battendo il superlore a piccoli colpi di maglio ; tolto allora il ritegno si fa discendere il tubo senz' alcuno sforzo eatro il foro aperto findie T estremo superiore veiiga al livello del suolo , iiidi vi si adatta un terzo pezzo. Rico- niinciando pid volte T operazione si possono riunire tanti doccioni quanti bastano per arrivare al punto ove termina r armatnra , ma passato questo termine conviene spingerli per conficcarli nelle argille , liattendoli come si e fatto colle casse , ma piu dolcemente. Terminate il lavoro , le casse non essendo piu necessarie , si estraggono legandole a grosse corde e strappaudole a forza <li argani; rassettato poscia il terreno die da principio era stato scavato, il pozzo Artesiano e fatto , e solo rimane da aggiungersi o una tromba idraulica od altro ordigno da attigner V acqua , quando questa non saiga naturalmente fino alia superlicie del suolo.

Per r egregio lavoro del sig. Gamier , prosegue il prof. Cai'ena, la nuova arte del fontaniere essendo ridotta a meno incerti principj teorici, e corredata delle necessarie regole praticlie , restava die T use d' un cosi bello ed utile artifizio venlsse efficaceraente promosso ; al che ha dato opera la R. Societa d' agricoltura di Parigi , proponendo per soggetto d' un preraio la costruzione di pozzi artesiani appllcabili ai bisogni dell' agricoltura. Insieme poi al pro- gramma la stessa societa voile render pubblico un lavoro poco prima rassegnatole dall' illustre suo presidente , il Visconte Hericart de Thury , che ha per titolo : Considera- tions geologiques ct physiques sur le gissement des eaux sou- ter mines , rdativement au jallissement des fontaines Artesiennes (Paris, Huzard 1828).

Per rispetto alia nostra Italia pensa il sig. Carena che la scelta dei luoghi opportuni per T operazione , la costru- zione di tutti gli stromenti ad essa necessarj e T istru- zioae da darsi ag!i operai onde possano condurla a buon fine ridxiederanao mohi studj e moiti esperimenti assai

PEL REGOL.\TO INNAFFIAMENTO CCC. 209

dispemUosi ; e quintli consiglia die tali lavori non siano ]iei- la prima volta intra presi seiiza la cooperazlone di abili fontanieri fatti venire da Arras, da Bcthune o da Parigi, de' quali 11 succitato d' Ilericart ( p. 63) ha avuto cura di darci ii nome e V indirizzo.

Non v' ha dubhio clie col sussidio di tali operai esperti nella nuova arte si risparmierehbero niolti inutili tentativii ina d'altra parte siaino persuasi die andie senza estraneo sussidio gl' Italiaui potrebbero giungere felicemente all' in- tento f, nella quale opinione ci confernia e 1' industria dei fontanieri raodenesi, c quclla di alcuni operai toscani, die, ignorata An qui , vien ora messa a cognizlone del publjllco dagli editori dell' Antologia di Firenze. Ecco i fatti riferiti nel n.° 104 del giornale sopra citato, pag. 184.

« Alcuni ortoiani del piano di Firenze , allorclie in qualche parte del terreno die coltivano vengono a mancar d'acqua, traforano con una grossa e lunga trivella il ter- reno, da cui in molti luoghi scatnrisce 1' acqua fnio alia superficie del terreno stesso, o poco al disotto. Ed anche allorquando i coniuni pozzi mancano o scarseggiano d'acqua, uii foro pill o meno profondo ve ne fa ailluire da nuovi strati , infcriori a quelli die prima ve la versavano. E morto recentemente un tal Vincenzo Guidi di Perctola , capomaestro muratore di raolto ingegno , il quale era spesso diiainato ad eseguire simili operazioni , delle quali si era reso espertissimo, e die erano ordinariamente coronate da buon successo. In alcuni dei molti casi del suo esercizio incontro il Guidi le condizioni ed i fenomeni dei pozzi Artesiani e modenesi. Circa tre anni sono, mentre egli, in- tento a ridiiamare copia d' acqua nel pozzo esausto d' ua tal llomanelli di Peretola, vi faceva eseguire un traforo , giunto questo a notabile profonditii , ne emerse ad un tratto r acqua con tale impeto, die ruppe un grosso tronco d'a- hete a cui era attaccata la trivella , ed obbligo gli operai a risalire precipitosamentc fuori del pozzo , per iscampare dal pericolo di restarvi soramersi. "

2IO

Atti delV Accadcmia Gioenia di scienze naturali dl Ca- tania. Tomo III. Catania^ 1829, dai dpi di Giuseppe Pappalardo , di pag. 2?>o, in 4.°

Relazione accademica del dottor Antonio di Giacomo segretario generate dell' Accademia Gioenia di scienze naturali di Catania, ecc. , per I' anno quarto acca- demico , letta nella tornata ordinaria del 22 maggio 1828 Catania^ 1829, per Giuseppe Pappa- lardo, in 8-° di pag. 24.

I

n questo volume, che per carta, caratteri ed esecuzlone tipografica troviamo migliore dei precedent!, coatengonsi le Memorie lette all' Accademia nel terz'anno di sna istituzio- ne , e che si reputarono degne della pubbllca luce. Noi , come facemmo de'dae precedeati volumi, ci studieremo di darne qui un sunto.

Semestre i." Continuazione del Trattato dei boschi deW Etna di S. Scuderi, Ji. professore di economia, ecc.

Considerati dal signor Scuderi ne'precedeati tre capi gli alberi di quella selvosa regioue prima rispetto alia specie , poi relativaraente agli aggruppamenti che fanno, e datane, come nel precedente articolo (V. fasc. di agosto p.* p.% pag. 198) dicemmo, una buona statistica, mira in questo capo IV a mostrare i mezzi co' quali i boschi medesimi potrebbero migliorarsi ed accrescersi. II sig. professore loda jnnanzi tutto siccome piu che niai necessaria la cura e I'ingerenza che i govern! si pigliano anche sui boschi particolari, le leggi che a cio statuiscono, e I'afBdare che fanno a pubbliche amministrazioni il vegliare e il dirigere quanto ad essi concerne. Passa in appresso a far vedere I'errore commesso nell' abbattere selve di annosi alberi per piantarvi vigneti che suU' Etna male vegetano , e non giun- gono a dar frutto, essendosi con questo fatto voluto cam- biare le leggi di natura- II quale errore vien pure dannato anche dall" economia, poiche in Sicilia e costante sperienza che i vigneti rendono assai nieno che le selve. E altra sorgente di danno pe' boschi medesimi e il diritto di uso che vi esercitano le vicine popolazioni , non che il maa- darvi a pascolare senza riguardo armenti grossi e minuti ^

ATTI DELL ACCaDEMI\ GIOENIA CCC 211

siccome ancora I'acceadervi vicino il fuoco , per cui suc- cedono enormi inceiidj. A provvedimento di silTatti mali, vorrebbesi iiiipedito e victato il diboscare •, staliilire tagli regolari e periodic! , provvedendo alia guarentigia de' ceppi rimetticci e de' novelli raini^ non concedere che si tolga la buccia agli alberi, e che vi vadan a pascolo gU armenti, e massinie le cajjre ; non soffrire clie s' accenda fuoco se non a deterininata distanza; favorire inoltre la piantagione e la cura de' bosciii , innalzandone il valore col procac- ciare la richiesta, la vendita e il consume, a cui puossi di leggieri pervenire togliendo la competenza ai prodotti eguali a cjuelli delle selve di Slcilia che la recano gli stra- nieri, favorire il trasporto de' legnami col mezzo di nuove strade, e col render i fiunii e i torreati atti a poterlo trasportare ; poiche con tutta facilita si pno renderli pro- porzionati a questo. Termina il signor Scuderi il sno la- voro coir accennare quali sieno le qualita degli alberi che vegetino meglio ne' diversi punti, e la necessita di noa dimenticare gli esotici intra quali primeggia per la facilita di attecchire e di venire innanzi 1' Acacia falsa o Robinia che volgarmente chiamano.

Storia critica delle eruzioni dell' Etna, del sac. can. G. Altssi. Discorso pieno d' erudizione e di sana critica e questo del signor canonico , nel quale incomincia egli dal chiamare a rassegna le diverse teorie irauiaginate onde spiegare il fenomeno degl' incendj vulcanic! , mostrandone r insussistenza loro, e conchiudendo con un suo pensa- mento ch' e questo : /< che se qualunque materia combu- stibile di cui abbonda 1" Etna ( e tutto quasi cola e com- bustibile ) per fermentazione , per elettricita , per augu- mento di calorico s'infiammi, e vi sia concorso di acque, della quale parte si rarefaccia , e parte a contatto delle niaterie iniiammabili si scomponga in idrogeno ed in os- sigeno, ne seguiranno eruzioni in parte fuse, in parte poco o niente alterate accompagnate da fragori e da tre- niuoti i le materie fuse scorreranno a torrenti infiammati e formeranno varj strati secondo le varie eruzioni. Cosi destasi la scintilla nei tubi di raetallo o di vetro per vio- Icnta istantanea compressione , . . . . accendesi 1' idrogeno nella cavita della terra , ecc. » Mostrato cosi come s' in- generi il fuoco si riduce a discoprire u se I' Etna uscisse dal mare per V opera del fuoco , o se intatto essendo da

212 ATTI DELL ACCADEMIX i,iuisi\lA

prima sla stato poi dal fuoco combusto, liquefatto, sfor- raato. " L' atteiita disamina del moiite porta il signer ca- nonico a far ragioiie chc il priiiio inceinlio uscisse dal seno del mare , formasse i basalti od iiidal^itatamente quelle antichissime lave die al levaiite dell' Etna sorgono dal mare e nel mare si profondano. E qui la scientilica curioslta va ora piu oltre , e trattasi di gingnere a sapere qaal fosse 1' epoca della prima eruzione , e quante epoche sieiio corse da quella air elevazione del monte a 3289,18 metri in su di una base quasi di cento miglia all' ingiro. Cencinquanta era- zioni notava a suo dire gia il vecchio Recupero, altre tre- dici ne vennero dopo lui. II signor canonico da opera per determinare il tempo in cui avvennero tali eruzioni. Colle dotte sue ricerclie qui non giugne clie all' epoca de' Ilomani , assegnando le prime eruzioni dell' Etna nelle grandl epoche della natura , prima die I' Oceano ai'esse abhandonato il suolo di Sicilia, determinando in appresso le eruzioni probabili aW epoche mitologiche , addivenendo in fine cdle eruzioni sto- riche e di probabilita storica ; riserbando il restaiate ad altro discorso.

Seguito cli una Flora medica Catanense , del S'g. dolt. Car- melo Maravigna. II sig. Maravigna continua que s to suo lavoro sulle norma medesime da noi accennate nel prece- dente succitato articolo ; e di cui per la natura della cosa , e per essere essa piii in se succinta non e possibile fame transunto.

Discorso del direttore sig. Francesco Paternb Castello del Duchi di Carcaci. Animato il sig. Duca dal suo incarico di direttore , e bramando dimostrare il suo zelo pel decoro dell' Accademia e pei progressi della scienza , sottopone agli accademici il piano ch' egli ebbe abbozzato , affinche i lavori si succedano utilmente e rapidamente , e portino impress! il marchio dell' importanza e della novita. Pro- pone r istituzione di un gabinetto che in se tutti raccolga i naturali prodotti dell' isola ; la fondazione di altro gabi- netto letterario e la pubblicazione di un giornale periodico relativo ai lavori dell' Accademia. Le quali proposte ven- nero accolte e mandate tosto ad effetto, salvo la pub- blicazione del giornale pel quale attendesi il perraesso del governo.

Ricerche ed osservazioni chimiclie su di una transudazione morbosa vegehibile, del socio attivo Gaetano 3Iirone , ecc.

DI SCIENZE N\TUR\LI DI CATANIA. 2l3

Gli alheri vecchi van soggetti ad una gulsa di tarlo od ulcei-a die ha sede spezialmente sotto la scorza, e che tramauda un umore morlioso. Gia i botanici ed i diiraici fecero cio subbietto di loro riccrdie , ed il sig. Mirone rapporta qui a questo proposlto gU altrui pensamenti e le gia istituite analisi, passaado in seguito alle sue sperieaze su queir uniore trasudato , ritratto in buona copia da un' an- tica querela , e concliiudcndo non essere irragionevole il riguardare siniili trasudazioni siccome un composto di di- verse sostanze , e die in quella deila quercia e di alcuni altri aiberi si contenga T ulinina , resa solubile dal sotto- carbonato di potassa, per cui vadano errati tanto coloro che confondono T ulinina con alcune trasudazioni della quercia per non avere queste interaniente le proprieta di essa ulmina , e doversi riguardare come sostanza partico- lare che dir potrebbesi quercina, o come varieta d' ulmina contenente poca porzione di concino.

Semestre Elogio di Geronimo Recupero da Catania, socio onorario e custode del gahinetio deU'Accademia Cioenia , recitato dal canonico G. Alessi , ecc. Nacque G. Recu- pero in Catania ; di buon'' ora amo le scierize naturali , ma gli fu forza obliedire ai genitori e darsi al foro. Di- venuto avvocato fermo sua stanza in Palermo , e austere per natura e di alti studj plena la mente si rivolse al cri- niinale , e per le sue difese sali in gran fama, e colse onori e ricchezze. Ma nel piii rifulgente di sua carriera abbandona , scnza die se ne trapeli il motivo , quella capitale e ritraggesi in patria, e non attende che ai cari studj dcUe cose naturali. Viaggia a questo fine tntta Italia , e di pertutto riceve le piii alte testimonialize di stima pel suo sapere , e viene ascritto a varj corpi scientiJici. Ritor- nato fra' suoi gli venne data la cattedra, che fu gia del gran Gioenio nell' Ateneo catanese, ove col migliore dei raetodi insegnava le naturali sclenze , e il gabinetto suo ricco di preziosi minerali e d' altri variati naturali pro- dotti era aperto a chi voleva erudirsi. Indefesso nelle ri- cerche discovri nuovi oggetti nel regno della natura ; cogli stranieri era largo di ricclie collezioni botanichc. Gia aveva mcsso mano anche ad importanti opere , e le quali, Bopraggiuntagli la morte, rimangono sgraziatamente non compiute ed inedite. Era eletto nel 34 maggio 1826 socio deirAccademla e custode del musco suo, e luentre questa

214 ATTl DELL ACGADEMIA GIOENIA

metteva ogni sua fiducia nel sapere di lui, il 29 dicembre deir aano raedesimo cessb di essere tra' vivi , a gran daano deir Accademia nascente e delLi pnbblica istruzione.

DeW atitico uso di diverse specie di carta e del magistero di fobbricnrla , Meinoria di Mario Musumeci. -— Insigni scrit- tori fecero soggetto di loro ricerche e lavori la carta, ma dal lato dotto , nulla rigviardando qiianto concerne la parte meccanica , ossia la fabbricazione di essa. Ora e appunto questa che qui viene trattata, riducendosi anco a far pa- ragon! deir attuale magistero di fabbricare la carta comune col processo indicate dagli antichi, recanc'one il rispettivo risultamento. Questo lavoro di cni nial puossi dare un breve compendio ci pare condotto con buon discernimento , con molta erudizioae e con ^ufFiciente precisione e chiarezza.

Meinoria sopra la meteorologia in generate e sui segni me- teorologici deW Etna, del socio attivo Rosario Scuderi,ecc.—- NoiJ e dubbio che 1' Etna sia 1' argoniento di molte scienze e di non poclie ottime discipline, ond' e che ben a senno rAccadeuiia Gioenia vi rivolse I'attenzione sua. II sig. R. Scuderi volendo anch' egli operare in alcuna cosa a que- sto rispetto piglio a mostrare i segni meteorologici indi- canti piogge, inondazioni,- venti , siccita , calore, gelo, eruzioni di fuoco ed altri fenoiueni ch' egli osservava nella plaga merldionale dell' Etna, lasciando ad altri accade- mici il verificarli e ridurli a sistema merce delle scienze esatte. Ma prima di recare cotali segni consistent! per lo pill in maniere e positure di nebbie e di nugole e di va- pori , da opera a provare 1' utilita della meteorologia fon- data in que' fenomeni della natura , e il particolar van- taggio che in fatto ne puo venire dal conoscex'e quella deir Etna.

Sopra i i'ulcani estinti del Val di Noto , Memoria I del socio Carlo Gemmellaro , ecc. Oscure e poche sono le iiotizie che ci rimangono degli antichi suU' esistenza di piii vulcani in Sicilia , stante che il solo che pel corso di tanti secoli quasi perennemente bruciasse e 1' Etna , ed a lui solo ognuno riguardava. II perche non dandosi cosi pen- siero degli altri volcani che gih arsero , poco si conoscevan Insino ai nostri di quel di Val di Noto , tanto piii importanti in quanto che si stimano coevi alle formazioni nettuniclie di quel terreno. Dopo Doloniieu si comincio a discorrere di questo argomento, raaaca pero tuttoi'a la descrizione del

ni SCIENZE NATURAL! Dl CATANIA. 2l5

rapporto geologico di quei vulcaai colla roccia nettunlca che gli abbraccia , e dei centri d' eru7,ione donde scaturi- roiio tiitti cjuei materiali vulcanici dl cni trovaasi sparsi taati terreai di Val di Noto. Ella e appunto questa de- scrizioae che qui vien data dal sig. Cemmellaro , assai bene particolarizzata , e nella quale si anaoveraao bea nova ceatri vulcaaici , e ia seguito a precise osservazioai si stabiliscono due epoclie della foi-mazione della roccia calcarea che in quel sito e la predominante , e due epoclie d' incendj vulcanici. « L'antico calcario di cui con- stan i raonti e stato aperto dalle prime eruzioni e gitta- tone i materiali in diversi punti, ma a piccole distanze , e di queste eruzioni si osservano oggi nove antlchi cra- teri. II calcario moderno, quello che forma il basso ter- reno di Sicilia , che risalisce all' epoca stessa di fonuazione del gesso e dello solfo, e venuto in seguito ed ha ricoverto raolte antiche eruzioni. I vulcani moderni finalmente si sono apertl dietro a quest' ultima formazione, ban vomi- tato lave che sono corse in varie direzioni ed a grandi distanze, i cui pezzi rotolati si sono sparsi per lo spazio di sopra descritto, e si son mescolati coi materiali dei terreni alluviali. " Una carta c;eoIogica del sito di quei volcani estinti rischiara la descrizione , e fa toccare con mano la cosa essendo pure con particolari marchi indicate le diverse rocce.

Nella Relazione il sig. Di Giacomo, Segretario generate, ricorda all' Accademia Gioenia i lavori de' quali i membri suoi s' occuparono nell' anno antecedente , onde loro pre- sentare come in carta topografica delineato il tutto del can- mi no die fecero e quello che a fare pur loro rimane

per inanimarU cosi viemmaggiormente e sospingerli in quella luminosa carriera di osservazione e di sperimento in cui la dotta liiiropa gli ha veduto gettare i priini passi harcollanti, ed ora attenia li fisa e rimansi in su di loro a membrarne gli ulteriori progredimenti. Importanti pajono a noi in gene- rale i soggetti qui ranimemorati , e che noi cercheremo di accennare in brevissimi tratti. II sig. G. Alessi recito la seconda parte della storia critica delle eruzioni dell' Etna, determinandone le epoche e il novero loro. II sig. C. Ma- ravigna mostro in forza di sue ricerche nelle lave di qiiesto volcano , che per ricchezze e varieta di specie minera- logiche i Campi Flegrei cd il Mongibello non riniangono

2l6 ATTI dell' ACCADEMI-V GIOENI V

addletro al Vesnvio ;, e arricchi il gabinetto dell' Accade- mia di analcime cubo-ottaedra , di analcinie trapezzoidale , di nefelina o sommite, di retinite, di ua niiovo minerale, die la chimica scopri un idrosilicato di allumina e di calce con abbondanza di allnmina, e die il niiaeralogo Covelli propone chiamarla maravignite. La spiaggia die forma la base orientale dell' Etna , ben 3o miglia lunga, distenden- dosi sine al mare Jonio, attrasse T attenzione del sig. C. Gemmellaro die ne die ben particolarizzata la geologia , e con akra Memoria ne fece conoscere la rigogliosa vegeta- zione con importanti raffronti per rispetto ad alcune piante dell'Etna medesinio con quelle di altre regioni del globo non si alte e sol di poco sopra il livello del mare. Parimente delle piante della ridente piedemontana regione dell'Etna, non mai prima attentamente osservate e con precisione descritte , rende conto il sig. F. Cosentini , e ne chiarisce r innumerabile loro quaatita ed importanza. Lavoro que- sto ch' e parte della sua Flora Etnea. II caso di una donna colpita dal fulmine, e caduta come morta, che venne ri- chiamata in vita merce di medici ajuti, fa descritta dal si- gnor R. Pugliese , ritraendone coroUarj tanto di polizia sani- taria in risguardo a simili accidenti, quanto di terapeutica. Di un feto settimestre bicefalo da se vednto discorse il sig. Gravagna j aveva esso due colli e due teste perfettamente somigliantisi; un sol tronco; le viscere interne in parte doppie e ill parte conipenetrantisi; parecchie fuor di sito. Qui non cade dulDliio sui due gernii, ma e l^izzarro svolgimento dell'or- ganogenesi , e caso di corapenetrazione di parti in forza di clii sa mai quali accidenti. Di feto anoftaUno diede la de- scrizione il sig. Gemmellaro , che lo ebbe notomizzato. Se mancava del bulbo degli occhi era perdie non v' aveva del pari e i talami ottici , e la sella turcica , non che i nervi ottalmici. Prova qnesta della necessltk della innervazione ce- rebrale per lo s svolgimento o formazione de' corrispondenti organi esterni. Subbietto di ragionamento fece il sig. G. de Nasca alcune sue ricerche microscopiclie sugli agenii della cir- colazione nellc ultinie estremitd arteriose , e sullo stato de vasi nelle parti infiammate. Ma egli da cio che crede vedere tira di tali deduzioni che ci sembra nial reggano a severo ragionare, poiclie stando a lui T inliammazione s' avrebbe a curare con mezzi indubbiamente tonici e stimolaati. Sulla natura intiina del morbl , e sidla loro esseuza presentava alcuni Cenni il

DI SCIENZE NATURALI DI CATANIA. 217

sig. Recupero , co' quali niirerebbe a ritornnre lo studio della medicina al razionale empirismo. Finalmente il signer Direttoie, preside dell" accademia , Paterno-Castello svolse il qnesito = Qual e il sistema nietrico die si convenga all' Accademia di usare nelle sue scieatifiche prodiizioni? = e die la preferenza al sistema metrico franccse. II signer Segretario termina col ricordare come questo benemerito Direttore institui, come gia di sovra notammo, un gabinetto letterario dove fossero la biblloteca dell' Accademia ed i piu cospicul giornali scientillci stranieri, u onde cosi ras- sodare essa Accademia, e far che si glovi de' lavori delle altre, non che di quelli dell' intero moudo scienziato. »» Noi non possiamo noa far plauso alia buona volonta, alio zelo ed air attivita da cui si mostrano animati i signori accademicl di Catania , e non possiamo non dar lode a pa- recchi de' lor lavori, si per rargomento, che pel mode con cui questo venne trattato , ma ci e forza 1' aggiugnere che dal lato dello scrivere lasciano qualcosa a desiderare. Vi si vede una ricercatezza nel giro de' periodi , i quali ri- chiedono talvolta niagglor precisione, maggior chiarezza , migliore fraseggiare italiano, un po' piu di accuratezza e di gastigatezza in somma.

M. F.

Btbl Ital T. LVI. i5

2l8

APPENDICE,

PARTE I.

SCIENZE, LETTERE ED ARTJ STRANIERE.

Collectio selecta SS. Ecclesice Patrurn , complectens exquisidssima opera turn dogmadca ct moralia , turn apologctica et oratoria, accurandbus D. A.B. Cail- LAU, missionum gallicarum presbyter o , nonnuUlsque cleri gallicani presbyteris. Parisus , 1829, Mequi- gnon Havard, ecc, in Bella edizione ; esce per distribuzioid , ciascuita di due volurai ed al prezzo dl i^ franchi.

0010 nei Padri della Ghiesa ( cosi giustamente si avverte neiraiiQunzio di quests edizione) i Bossuet, i Fenelon , i Bourdaloue , i Massillon attinsero la soavita del dire , la dolce e persuasiva eloquenza , 1' uxizione , le attrattive , 1' elegaaza dello stile , la profondezza , la semplicita de' ragionanienti e la sublimita della dottrina. E di fatto che mai ne' primi tre secoli dell' era nostra, le profane lettere presentano da potersi paragonare alle epistole di s. Ignazio, e di s. Poli- carpo, alle apologie di s. Giustino e di Tertulliano, alle opere di s. Clemente Alessandrino , d' Origene , di s. Cipriano, diLattanzio, d'Eusebio di Cesarea, di s. Gregorio Nazian- zeno, di s. Anibroglo, di s. Giovanni Grisostomo, di s. Ago- stino e di tanti altri padri e dottori della Ghiesa ? Ma questi raonumenti si per le lettere preziosi vanno divenendo vie piu rari di giorno in giorno : le antlche lore edizioni fra poco piu non si troveranno che uelle ricche biblioteche.

11 presentare dunque una scelta di cio che esse contengono di piu hello, e il far si che tale scelta riesca e giudi- ziosa e non uoppo ristretta chiaraar si dee lodevolissiina

ATP. PARTE STKANIEUA. 210

iinpresa e degaa d'essere in ogai uiodo incoraggiata. L'edi- tore lia finora corrisposto fedelinente e con onore alle proiiiesse fatte nel suo prospetto , e ne ha gia pul)blicato quattro distribuzioni od otto voluuii. Ne' quattro primi contengonsi i Padri apostolici, tjuelli del secondo e del terzo secolo, compresovi s. Glemeiiie Alessandrino. Negli altri quattro trovausi le opere di Tertulliauo e d' Origene.

Etudes relatives d I art des constructions , recuelllles pur L. BruyJlRE^ etc. Paris, cfiez Bare alne , ^r. in foL, etc. ii.^ Recueil et dernier. Frezzo di ciascunu collezione fr. 12.

De' pregi e dell' utillta di quest' opera, clie contieae fab- Ijriclie e progctti d' ogni genere di architettoniclie costru- zioni , parlato abbiaiuo iiel touio 46, gennajo 1827, pag. 87 , annunziandone le prime collezioiii. Essa trovasi ora condotta al si\o compiiiiento ; e siccome abbianio ivi av- vertito, servir potrebbe di norma ad un' opera che di siQiil genere intraprendere si volesse nell' Italia nostra. Ma vorremmo clie siiTatta opera fosse in forraato piii eco- nomico e per tal modo adatta ad ogni classe di stndlosi , e vorremmo ancora che vi si provvedesse a tutte le nian- canze da noi osservate ncH' edizion francese.

Jahrbllcher der Literatur. Annali della letteratura. Vienna, Ceroid, aprile 1828. Giugno 1829.

La Biblioteca Italiana ha gia piu volte fatto conoscere ai 8noi lettori l' indole ed il contenuto di questo Giornale , com- mendandolo non tanto per la natura e varieta degli argo- menti che pigba ad esaminare, come pel modo con che vengono i diversi articoli elaborati. Questa ripiitazione che lia acquistato mediante i precedenti volumi non e smentita in quelli che succedettero. I viaggi , la storia , la politica, la letteratura e la lilologia trovano ancora ne' suoi fo2.1i il loro campo ad estesa e profonda discussione : e tra queste materie vnolsi avvertire che non di rado ei ci mette a parte dei lavori lilologici dei dotti della Germania intorno ai nostri primi classici (i), ed intertiene gli amatori della

(t) p. e. La Divina Coimn*;dia di Dante tradotta (in tedesco) e dicLiarata da Carlo Schrckfuss.

220 APPENDICE

letteratura orlentale di lunghi ed important! aiticoli su gli scritti delP Oriente. A conferma di qucUo die abbianio as- serito eslbiamo qui il contenuto del 46."^ tomo , T ultimo che ci sia perveniuo.

Art. I. Select specimens of the theatre of the HincUis, tran- slated from tlie original Sanscrit by Horace Hayman Wilson, Esqu. Calcutta, 182.7. Anche in francese : Chefs d'oeuvre du theatre indien traduits de Toriginal Sanscrit en anglais par etc , et de I'anglais en fran- ^ais par M. A. Langlois , accompagnes de notes et eclalrcisseniens et suivis d'une table alphabetique des noma propres et des termes relatifs a la mythologie et aux usages de I'lnde •, ed in tedesco tradotto ed accompagnato da una introduzione storica e dichiara- zioni per K. H. Hermes.

II. I." Orbis antiquus ex tabula itineraria , quae Theodosii

Imp. et Peutingeri audit, ad systema geographiae re- dactus et commentario illustratus opera P. Math. Petri Katancslch, etc. a.° Istri adeolarum geographia vetns e monumentis epi- graphicis , marmoribus , numis, tabellis eruta et com- mentario illustrata a P. Math. Petro Katancsich, etc.

III. i.° Dictionariu Rumanesc, Lateinesc, si Ungaresc, etc.

Dizionario valacco, latino ed ungarese , composto per

ordine di M. Giovanni Bopp, vescovo di Fogarasch, etc.

a.° Lesicon Romanescu— Latinescu— Ungurescu-Nemtescu,

seu Lexicon valachico-Iatino-hungarico-germanicum, etc.

IV. i.° N. Rask uber das alter etc. Rask sopra Tela e la

legittimita della lingua zenda e dello Zend-Avesta , e sopra la restituzione dell' alfabeto zendoj con un colpo

,. d' occhio sopra tutte le famiglie delle linguei tradotto

, in tedesco da Fed. Enrico de Hagen.

, a," Uber die Verwandschaft, etc. Sopra la parentela della famiglia delle lingue persiana , tedesca e greco-latina,

V per Bernardo Dorn. Amburgo.

3." Researches into the origin, etc. Ricerche suU" origine ed affinita delle principali lingue dell'Asia e dell' Eu- ropa •, pel tenente colonnello Vans Kennedy dello sta- bilimento militare di Bombay. Londra.

V. Geschichte des Osmanischen Reichs etc. Storia dell'Im-

pero Ottomanoi per Giuseppe de Hammer. Tom. lY, V. Pest, 1839.

PARTE STRANIERl. 22 1

VI. Die chrlstliclienBllcler, etc. Le immagliii crlstiane: mezzo

per promovere il sentimento cristiano ; per Ign. En- rico di Wessenberg. Costauzn , 18^7, tomi 3.

VII. Histoire de Pologne avaat et tons le roi Sobieski •, par N. A. de Salvandy. Paris, 1829, vol. 3, in 8.°

VIII. Ulphilas gothica versio epistolae divi Paiili ad Co- rlnthios secund« , quam etc. edidit Carolus Octavius CastlUioneeus. I\Iediolani, 1829, rcgiis typis, in 4.°

IX. Zur Geschichte des Don Carlos. Ricerche sulla storia

di Don Carlo ( figlio di Filippo II , re di Spagna ) ; per L. Romke.

Indice del foglio d' annunzj TV.' XLVI. Notlzia di ua manoscritto persiano straordinariamente raro tanto per la sua eta di 5oo anni , come pel suo con- tcnuto (i), regalato dal sig. consigliere della cancelleria di Stato de Hussar alia biblioteca privata di S. M. Tlmpera- tore d'Austria.

Sopra r impulso dato in Polonia alio studio delle ling«e orientali viventi.

Estratto di una lettera da Costantinopoli del a5 marzo 1829 (2).

Antichita della Monarchia austriaca ( Continuazione ).

(l) II suo titolo e Relabuame , cio^ il Libro della cetra, ed e UQ poenia etico-niistico.

(a) Riguarda il decreto sulle nuove fogge di vesti pei lua- giatrati, ecc.

222 A r P E N D I C E

P A R T E 11.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.

LETTERATUBA E BELLE ARTI.

Retdficnz'ionc dl non pochl errori ed incsattezze ri— sguardftnti Milaiio , die trovansi ncll' opera dl Malte-

. Bran pubblicatnsi in Parigi l anno 1828, Precis de la Geographic unlverselle , t. VII. Opuscolo del cav. abate Cesar e Rovjda, I. R. professore dl mate- matlca, ecc. Mllano ^ 182c) , per Gaspare Truffi , in 8.°, dl pag. 3 7. Lir. i anstr.

I

I solo titolo di questa produzlone , detlicata ad uno del decurioni della citta di Torino, la caratterizza mi atto di accusa contro ua' opera ed ua autore ginstamente celebri. Ma igiioto 11011 e pure nella repubblica letteraria il nome deir accusatore. Che pero il concorso di tali due circostaiize cl ha indotti ad esaminare da qual parte stia il torto o la ragione. Comunichiamo dmiqiie ai lettori il nostro parere , osservaiido V ordiiie medesimo tenuto dal sig. cav. Rovida.

Osservazione J. Comincia egli dal rimproverare all' antore Tavere scritto de' numeri interi separaiidoiie di tre in tre le cifie con una virgola , mentre vorrebbe che cotesto segno fosse ri- servato a distiiiguere gl' interi dalle frazioni decimali. Con- cederemo, se cosi vogllasi , che la doppia significazione di qnesto simbolo possa in qnalche caso essere cagione d' equi- voco; ma farerao avvertire clie sicconie T nso della vargola nel primo senso era introdotto prima dell' invenzione delle ; frazioni decimali , il rimprovero andrebbe a ferire non il ' Malte-Brun, ma piuttosto gl' inventori d'nn tal sistema di ' frazioni.

Osseri-nzione II.

II Malte-Brmi afferma che nel nostro regno 1' inverno non dura ordinariamcnto che due mesi. II censore risponde i

L

PARTE ITA.LIANA. 223

clie anzl la fredda stagionc ne" paesi nostri continua per lo mrno tre mesi. Ma innanzi di qnistionar sulla duiata del- r inverno ill LomVjardia , converrebhe delinire clie cosa in- tendasi per fredda stagione, ed a qual grado precisamente del teniiometro cessi totalmente la vegetazione. Che non solo i jirati nostri irrigator], ma anche le rive e i campi stessi seminati a frumento mostransi vei'deggianti al priaio sciogliersi delle nevi.

Osservazione III.

Non ci ha dul)bio die a prima vista si presentano poco esattl i cenni del Compcndio o Precis sullo stato delle no- stre manifatture. Ci sembra pero bastevolmente corretta questa maiicanza , allorche leggiamo in esso a pag. 598 e scg. che riccliissimi siamo di bestiame bovino , che eccelleati sono i nostri formaggi , assidue le nostre cure per la produzione dellaseta, i quali oggetti, come nessuno ignora , ci rendono cotanto attivi nelle nostre commerciali relazioni coU' estero , che la filatura del cotone e le fab- briche di tela e di panni sono fra noi In un' attivita ba- steiolmente grande. Contribuiscono pure alia medeslina cor- rezione le espressioni usate a pagina 604 e riportate dal cav. Rovida. it Florido e il commercio di Milano e nume- rosissinie sono le sue fal:)briche. "

A torto poi il censore fa dire al Malte-Brnn che 1' in- dustria di INlilano e in decadenza , mentre questi asserisce soltanto che dessa e arrieree , clie e quanto dire che non ha in tutto raggiunta la perfezione a cui e pervenuta presso altre nazloni.

Osservazione IV.

II censore si adonta perche il Malte-Brnn afferma che Milano giace sulle sponde deli' Olona , ecc. INIa la geografia, scienza esaita , c' impone di essere precisl nclle descrizioni locali. II P.lalte-Briui era percio in dovere di rammentare Y Olona parlando di ]\Iilano per la stessa ragione che ha rammentato il torrente Taro a quello di Parma , ecc. Non regge poi I'osservazione che u Y Olona in addietro fosse appena nota ai proprietarj che ne usavano per la irriga- zione de' loro foudi. »

E d' uopo anzi riflettere che per quanto rilevasl dalle storie , piii copioso d' acque doveva essere quel fiume nei tempi antichi, perche in esso versavansi molte acque scen- deati dai monti, che si volsero poi verso il Ceresio, o

224 APPENDICE

lago di Lugano, die non comincio a nom'niarsl se noa che verso il secolo •, clie notissimo tlovett' essere sem- pre ad ogni ordiiie di persone un fiunie , al cui governo sopriatende una speciale Commissione e da tempo imuie- morabile , siccome attestano i nostri Statuti, pubblicati nel 1498, coi capitoli 241 e 34a, al § De officio juclicis et commissarii fluminis Olonce , non che le nuove costitu- zioni : un fmme soggetto a non infrequenti piene, e tute- lato per conseguenza, lungo il suo corso , da niolte solide opere , come ponti e scaricatori , la qual difesa non puo non cagionare dispendiose riparazionl: un fiume per ultimo che nella parte sua superiore scorre per una lunghissinia ed ampia valle e che ha dato il nome a molti cosplcui paesi posti suUe sue rive.

Ossen'azione V.

Intorno alia snperficie della citta di Milano : poiche si yuol tener conto delle minuzie , noteremo noi pure, pag. i3, che sottraendo 4i3o da laiacj si ha precisamente 7999 e non 8000.

Osservazione VI.

]\lanco male. Si ammette per esatto il conto di Malte- Brun intorno alle porte della citta nostra , clie dall' aulore diconsl undici. Ma sembrando al cav. Professore che troppo arida riusclsse la presente osservazione, egli ha voluto aggiungere al numero delle porte della nostra citta la loro denoininazione, e la loro divisione in principall e sussidia- rie , indicando quali siano aperte di notte e quali no. Notizia assal poco importante per un trattato di geografia generale e che appena potrebbe trovare luogo in una Guida della citta.

Osservazione VII.

II sig. cav. Rovlda , valendosi delle notizie comunicate- gli dal diligentissimo ingegnere Krentzlin trova che Malte- Brun coU'assegnare a Milano la liinghczza di metri 2923,5, si e scostato di circa 200 in nieno da altri risultamenti. Ma quest' autore da una tale lungliezza in tese e la fa di iSoc^ e dunque ben chiaro ch' egli ha inteso esprlmerla in nuraero tondo.

Osservazione VIII.

II numero delle nostre case , glusta 11 Compendia , e di 4800. II sig. cav. Rovida lo porta a 4900. E facilmente conciliabile questa differenza , ove pongasi mente alia

PARTE IT.VLIANA. 2Ui>

diverslta delle epoche ; quella cioe in cui furono preparati i materiali del Compenrlio e Votlierna in cni scrlve il signer Professore, dovendosi avere riguardo ali'incessaute edificare introdottosi in questi ultimi anni.

Relativamente alia nostra popolazione dal Compendio va- lutata i4oin. abitanti, esaminando i qnattro risnltamenti datici dal sig. abate Rovida la troviamo approssimativa al risnltainento 3." che e di 149963 conipresi gli esteri di stabile doniicilio ed esclusi i Corpi santi, e siccoine si possono ab])racclare sistemi dlversi per base di silfatti coinputi , come ci provano i saddetti quattro prospetti, cosi non credereinmo di riprovare la cifra del geo^^rafo straniero.

IX e X Osservazione.

Nel ricordarci la faustissima recente epoca , in cui si videro corse di cavalii in porta Orientate , si presentava r opportunita al cav. Rovida di rainmentare a' suoi concit- tadini anche le pubbliche feste ivi celeljrate nelT anno lyyi per un niotivo di ugual natura, e con lanta eleganza descritte dal nostro imniortale Parini (V. la Relazione stain- pata per la prima volta nel iSaS dalia nostra Societa tipo- grafica de' Classici Italiani ). Noteremo ancora die in f[Liesto luogo, per errore sicuramente di stampa, si fa concordare il singolare nuUriino/iio coi plnrali celebrate e si feste<j^iarono.

Ammctte il censore ilel ( oinpcadio coUa sua osserva- zione X, che la nostra citta e poco felice qnanto a pnb- Miche piazze. Noi avremmo desiderato clie dopo aver dato risalto a ipiclle di 5. Fcdele e della ToiUaiia , non avesse passato sotto silenzio la semplice e ad un tempo grandiosa piazza di S. Marta, di recentissima costruzione. XI e XII Ositrvazione.

Versano qneste due osservazioni sull' origine e sullo stato attuale del nostro Duomo. Sceade il cav. Rovida nei par- ticolari delle governative disposizioni , prese dal i8o5 al 1810 onde spingere i lavori al compimento del teiiipio. La vendita di quasi tutto il patrimonio della Venerarula fabhrica che il nostro Professore , prescindendo dal fine dell'alienazione e risguardandola soltanto astrattamente , giu- dica un deplorabile avvenimento , produsse un milioae e mezzo, cui venncro aggiunti altri due milioni eiTettivi.

Fino alia ccssazione dclT ultimo governo non pervcnusro alia Fabbrica altri fondi : era quindi riservato alia saggia e

226 APTEN^niCK

provvida mnnificonza tlelT Angnsto Nostro Monarca il ma- nifestarsi iiel niodo piii Inmiiioso a favore ilella nostra Me- tro|iolitana. Fino al 1820 le fiirono assegnate annue loom. lire italiane, e successivamente lir. 122,800, come giiista- mente afrernia il cav. Rovida , il quale ammoaisce a pro- posito r autore del Compendio , osservando non essere a dubitare come con inezzi si possenti e col giornaliero pro- gresso delle opere intraprese non si deblia giugnere presto al compimento dl si grande nionumento. Osservazione XIII.

Qui r autore riferisce due determinazioni dell" altezza del nostro Duomo ottenute 1' una con mezzi cli' egli .chiama scientifici , T altra con mezzi che cliiama meccanici. Ri- spetto alia prima noteremo clie le osservazioni Ijarome- triche servono Ijensi con vaataggio alia misura delie ele- vrazioni dei monti e ad altre grandi livellazioni, ma che trattandosi della deterrainazione dell' altezza d' un edifizio non possono sostenere il confronto , rispetto all' esattezza, di quelle clie si ottengono con nietodi piti iinmediati. 11 cliiarissimo prof. Belli nelle osservazioni che qui si ricor- dano ebbe probaJiilmente per unico oggetto di dimostrare a' suoi scolari 1 uso del barometro. Le osservazioni poi colle quali fu determinata la differenza d' altezza clie passa tra il piano del belvedere e la sommlta della statua non si possono chlamare astronomiche, sebbene istituite al- r Osservatorio di Brera , ma pnramente trigonoinetriche , poiche si riducono alia misura degli angoli d' elevazione di due oggetti terrestrl,

Osservazione XIV.

Di poco momento e 1' osservazione XIV intorno al nu- mero delle statue , dalle quali e decorate il nostro duonio. •^»Ci giova il qui replicare colle ragioni addotte plu sopra neir esame dell' osservazione VIII.

Osservazione XV.

II Malte-Brun assegna alle colonne delle navate del no- stro Duomo una circonferenza di piedi 24. Questa quan- tita convertita in metri e paragonata con qaella che si deduce dal diametro preso nella stessa uiiita di misura presenta una diverslta di 14. centimetri circa, che il sig. cav. Rovida ascrive ad uno sbagiio dell' autore del Com- pendio. Ma ripeteremo anche qui che quest' autore intese d' esprimere la suddetta circonferenza in numero tondo ;

PARTE ITALIANA. 2.2^

ne in verita quest' argomento ricliiedeva una piii scrupo- losa esattezza.

XVI e XVII Osservazione.

Non avendo il cav. Professore trovato a ridire suirarti- colo della chiesa di S. Anil)rogio, cl sembra insignificante r osservazione XVI die ad esso si riferisce, e percio pas- siamo tosto alia XVII, la quale, oltre T essere difl'usa, lamentevole e polemica dalla pag. a 5 alia 28 , ci sembra insufliciente «d impugnare il fatto storico die il nostro IMunicipio abljia dovuto assegnare nel 1796 alle triippe Frances! il Convento delle Grnzie ad uso di Caserma.

Fa d' uopo peiieirare nelle iinperiose circostanze del mo- mento : altronde quel liiogo era di una grande importanza per la sua prossiniita alle opere di assedio del nostro an- tico Castello e per altri scopi militari. In fatti le suddette truppe ne trassero tutto il panito, piantandovi magazziai, spedale ambulante , e riserve di soldati e rinforzi. Gli or- dini per lo sgonibramento , dati dal generale in capo , pre- nniroso di salvare il Cenacolo di Leonardo, sono posteriori. XVIII e XIX Osservazione.

Non riscontrando nulla d' importante in queste due os- servazioni , risguardanti le chiese di S. Alessandro e di S. Vittore al Corpo, passiamo oltre senza scrupolo per arrestarci a considerare la

Osservazione XX.

Si redarguisce Malte-Brun, perclie indicato abbia Fattuale resldenza del nostro I. R. Governo coUa denominazi<->ne di Palazzo della reggenza , ma s" egli e vero , come e veris- simo , die sinonimi sono i due vocaboli governo e reggenza, il rimprovero va a percuotere in un aitro senso il censore.

E pure criticato V autore del Coinpendio , perclie fu troppo laconico nelP annoverare e descrivere i nostri palazzi. Noi siamo d' avviso clie questo sarebbe stato P ufficio di uno scrittore clie ex prof esso ci avesse reso conto di un'escur- sione o viagglo, limitato a qaalche parte delP Italia. All" op- posto P illustre geografo Danese ( e non Francese come lo cliiama il signor cav. abate Rovida , forse perclie sog- gionio e scrisse in Parigi , ove niori nel 1826) si attenne giudiziosamente alle generalita: die tanto ricliiedevasi dal vastissimo piano del suo lavoro. Del resto uon lia egli omesso di avvertire a pag. 602 . die n una dozzina di " palazzi attestano colla loro bella arcbitettura e colla

228 APTENDICE

» squisitezza degli addobbi 1' opnlenza di alcHne famiglie

» Milanesi. "

Osscrvazione XXI.

L' autore del ComperuUo asserendo clie la nostra Zecca non vuol essere giudicnta dal lato della sua arcliitettura non dice clie la yinra verita. Egli ne esalta la collezione delle mcdaglie e delle inonete cjiiivi a' suoi tempi snssi- stente : non parla delle macchiiie, foi'se perche era facile il sottintenderle alia parola stessa di zecca i, giacclie una zecca non pito senza di esse siissistere , e perche le mac- chine, delle qnali parla si altaniente il censore , non erano forse si stupende cose per chi conosceva tanti altri ma- ravigliosi stabilinienti di sifTatto genere. Osseriazione XXII.

II prof. cav. Rovida amniette con Malte-Brnn la gran- diosita della Caserma di S. Francesco , ma per aver qiiesti ricordato il decreto 19 novembre 1806, col cjuale ne fu ordinata Terezione, gliene fa un carico i quasiche sia stato suo principale scope V adulare servilmente il principe, da cui emano 1' anzidetto decreto. Altri saranno di un altro sentimento. II geografo ha ubbidito alle leggi della storia , la quale ogni volta die richiamar dee qualche publilica im- presa, meritevole di attenzione , suole in un coUe altre cir- costanze accessorie ricordare anche il nome del contempora- neo sommo Imperante territoriale , o de' suoi rappresentanti.

La digressione sulla provenienza dei fondi che impiegati fnrono nella costruzione delia Caserma sente di certa po- litica preoccupazione , la quale si oppone ad apprezzare sotto il lore giusto aspetto le cose intrinsecamente utili e commendevoli. Altronde e una delle nozioni elementari di pubblica economia il sapere che il patrimonlo d' ogni Stato consta delle contribuzioni degli amministrati, e che il prin- cipe n' e il prudente amministratore , applicando le mede- sime a proteggere le sostanze e la persona de'sudditi, a sostenere ogni pubblico peso , a mantenere T Interna ed esterna sicurezza; oggetti sommi cui alludono quelle con- cettose parole : /< Vectigalia quidem et pacis ornamenta et subsidia belli. » Cic. p. leg. Manil.

XXIII e XXIV Osscrvazione.

La prima di queste osservazioni ci chiama ad associare i nostri plausi a quelli del cav. prof. Rovida intorno al provvi- dissimo divieto de' giuochi di sorte emanate nel i8i5, E cosa

PAIITK ITALIANA. 229

Innegaliile die T occupazlone francese (11 qneste provlncie aveva dato ai giuoclu la jiiu iiiimorale e fiinesta estensione, abusaiido enonnemente tlL cjuella sein|jlice tolleranza ili cui godevano anteriorniente al 1796 ne' soli pubblici teatri ia forza delle gride e degli editti governativi del 1770, 1773, 1774, e segiiatainente di cjiiello del 14 gennajo 1786, la quale ultima circostanza nou fu avvertita dal compilaiore della ' Rettificazione.

Egli pero nial si appone nel credere ingiuriose al no- stro paese le espressioni di approvazione die il CompeiuLlo rivolge al teatro di Girolamo. Si accerti die ogiii suo con- cittadino accogliera di buon grado tali espressioni dello scrittore del Gompendio, essendo quello un teatro sut ge- neris^ ove si passano alcune ore lietissimanieute. E del distinto favore di cni esse gode ne sono una prova in- dubitata si la costante frequenza, come la scelta degli spettatori. A' tempi poi ne' quali il Malte-Brun scriveva il suo Conipendio probaljiliiiente non sussisteva ancora il piccolo ed elegante Teatro Re , die in oggi suol essere pure frequentatissinio , niassime qiiando vi si recitano buone coiumedie.

XXV, XXVI e XXVII Osservazione.

Queste tre osservazioni relative alia strada del Semplone, alPArena ed al passeggio de' bastioui , king! dal rilevare inesattezze importanti comniesse dal Compeiidio risolvonsi piuttosto in alcune particolarita, in cui il cav. Roviila ha desiderate di discendere , e le quali piu die ad un Ristretto di gcogrcifia unwersale sarebbero con venule a clii avesse compilato una guida della citta.

XXVIII e XXIX Osservazione.

Pei niotivi teste acceniiati ci senibra, die la concisione con cui il Compcndio fa menzione delF Anibrosiana , dell' I. R. Biblioteca di Brera e degli altri rlaomati istituti scien- tifici e di ]jelle arti coUocati ncUo splendidissimo palazzo delle arti e delle scieuze , nou formi un titolo di ragione- vole censura.

XXX ed ultima Osservazione.

Conveniamo col cav. abate Rovida, die la lista degli uomini cclel)ri die lianno illustrato I\Iilano, avrebbe do- vuto essere meno povera e scarna, lua il suo burlarsi del Conipendio , perche nei secoli modcrni siensi cumulati il l5oo, il i6co ed il 1700 e un tratto d' irriflessione , il

23o APPENDIGE

quale lo dimostra poco famigliare coUe naturali divlsioni deile epoclie storiche , adottate dai piii accreditati scrittori. Sappia daaque il sig. Professore, die secondo le dette di- visioni cronologiclie i secoU moderni si potreljbero portare molto piii addietro del i5oo, cioe sino al paato ove fini- see Tepoca del Medio evo. La sola inezia, della quale po- trebbe censurarsi Malte-Brun, consiste nell' ordine dei no- mi , avend' egli collocato il Cardano dopo il Ferrari.

Ma clie diraaiio gli oltramontani dell' esattezza de' aostri scrittori vedendo che nella presente Rettificazione si fa na- scere il celebre Beccaria nel 17/3 e si fa niorire nel 1798 di soli 20 aani; e che 1' iiiunortale Andrea Appiani si battezza col nome di Michele?

II cav. professore abate Rovida chiude le sue 3o osser- vazioni, esprimendo un dubbio, il quale rovescerebbe da cima a fondo la riputazione , a cui si e innalzata 1' opera di Make-Bran; quell' opera stessa, che gia i dotti d' ogni nazione hanno giudicata couie una specie di Enciclopedia, per la quale furono poste , per cosi dire , a contribu- zione tutte le relazioni di viaggi nelle diverse parti del moado , le statistiche , gli atti de' corpi accademici, gli antichi e recenti trattati fra Potenze e Poteaze , tutti i giornali conosciuti, e nella quale hanno essi ravvisato un vasto e sensatissimo piano di quadruplice classitlcazione di geografia Astronomico Mateniatica, Fisica , Storica e Pohtica ; piano totaliuente nuovo, e di cui non era mai stato con- cepito un migliore fine ai giorni nostri ! Vorremmo poi che il sig. cav. avesse ben avvertito %ssere il Coinpendio di Malte-Brun tutt' altr' opera che una Collezione di Guide, e percio aver egli parlato anclie di Parigi e di altre rag- guardevolissinie citta con quella medesima concisione colla quale parlo della nostra Milano. Ma questo insigne scrit- tore gia era tra gli estinti con gravissimo danno delle scienze, qitando venne pubblicato il suo Vii volume. II sig. cavaliei-e ha dunque combattuto contro di chi non puo piu difendersi, o ribattere i colpi.

Noi pertanto non cesseremo dal riguardare come soda- mente stabilite le basi di tale brillantissima riputazione, la quale e oramai inseparabile dal Compcndio di geografia universale ; ed al tempo stesso conchiuderemo , che le Os- seryazioni del sig. cav. Rovida sono ben lontane dal mi- nacciarne i fondamenti , si per la poca consistcnza delle

PAKTli ITM.IAN.V. 2il

iiietlesinie , c si ancora per la luanlfesta loro tendenza a coii- siderare uuicamente qiialclie piuito isolato o Ji un inininio iiileresse: sisteuia die sarebbe stato assai opportuno ove si fosse tratiato cU esaiiiinare libri, scritti intoruo alia nostra citta coUa leggerezza di uu La Lande , e recentemente della Stael , della Morgan , del Millin e del doct. Valetitin. II sig. cav. abate Rovida essendosi indotto a confondere il Compcridio di Malte-Brun cogli autori degU anzidetti viag- gi, ba iiiipiegato i suoi talenti, clie soao pur moiti , ia ua lavoro iagrato e di im esito costaiitemente equivoco.

Esposizlonc topografica del Viagglo Israehdco ncl deserto giustificata con analoghe illustrazioiu geo~ grafico-cntiche-morali del prete Angela Cacnola , canonico della cattedrale di Lodi. Lodi , 1829, Orcesi , in 8.°, pag- x/-23i, con tavole annesse , prezzo lire 5 austriache.

Stupisce 1' autore nel riflettere come uiai i dlversl autori clie ci rappreseatarono il viaggio degli Ebrei nel deserto noa solo in moke cose noa s' accordiuo fra di loro , ma ben anco si mettano piii volte in plenissima contraddizione con se stessi e colle sacra Scritture. II qual suo stupore e pure espresso nella tavola rappresentante i sette quadri del Viaggio ebreOj, secoado i principali autori clie di esso trattarono, espresso, diciamo, in quelle parole a fo£:;u;ia d'epi- grafe : « iter unum vix semel actum quare multimode multi " prccbuerint qui spectas dicito >>. E cl ba di peggio, egli soggiugne , perciie fra quadri di tal natura non si saprebbe a quale prudentemente accordare la prefereaza , e a quale con sicurezza appoggiarsi : e cio molto piii, perclie, secondo le parole del sig. Buscbing, una carta particolare ed esaUa dtll' Arabia e una di quelle cose die finora si sono desiderate invano. Laonde ii signor Cagnola e d' avviso che il sacro testo s' abbia a giudicare la iiaccola la piii sicura per dirlgere i nostri passi intorno a questo argomeuto. Concede bensi che di molti luoghi nominaii dalla Scrittura ormai non ci resti il piii minuto vestigio ; ma altri pure della massima celebrita sono tuttavia conosciutissimi; e T erudito viao-n-ia- tore, dice il sig. Cagnola, segiiandoli a dito, sa ricbiamarsi opportunamente le memorie superstitl all' iugiuria delle stagioni. Egli pcrcio al lunie del sacro testo imprese a

a32 APPENDICE

dellneare 11 viagglo degl' Israeliti nel desertb, nia col pro- jjosito di seguire le tracce degli altri aiitori dove la ragione il coiisigliasse , e di abbandonarli od anclie d'' impugnarli, quando ei fosse diversamente convinto. Per tal mode disegno e condusse a termine la sua carta posta in fine del volume, avvisandoci ch' egli rappresenta « T Arabia dei tempi di Mose e non quella de'nostri giorni , » e die la medesima non e fatta per Y economo viaggiatore a cui anche la dlfFerenza di un miglio solo potrebbe assai volte recare gran difetto , ma piuttosto e tracciata pei giovanetti applicati agli studj della Religione, ai quali giova assais- simo il potersi avvicinare al punto geografico anclie senza un' esattezza certisslma ed una precisione assoluta >i. In mezzo a cio confida 1' auiore di nietterci sott' occhio il vero aspetto dell' Arabia Petrea riguardo all' andamento delle montagne e delle sabbie di que' deserti, quale si puo desumere dai lavori del citato sig. Busching e quale venne delineato nelle tavole de' piii recenti geografi sulle tracce deir opera graude dell' Egitto , Description de I'Egypte , etc.; opera peraltro, cul non sapremmo se prestar debbasi gran fede. rer ultimo ci avvisa 1' autore di avere aggiunte qua e la a foggia di note alcune riflessioni ascetiche e raorali, certa- mente non intempestive , ne aliene dal significato mistico che ci porgono il pellegrinaggio degli Ebrei verso la Terra promessa, e i maravigliosi avvenimenti di cui fu spetta- tore quel popolo da Dio prediletto, per tanti anni errante fra lo squallore e la sterilita delle arabe solitudiai.

Opere dc grandi concorsi premiate dall I. R. Accade- mia di belle ard in Milano per le classi d' archi- tettura , figura ed ornato. Milano , presso gli editori , ponte di S. 3Iarco , n.° 1994, coi dpi dt Gio. Giuseppe Destefanis , in fol. atlant. Fasc. i6.° ( 1829) ; condene 12 tavole: il suo prczzo e di austr. lir. i3. 80.

Lodevole e al certo utillssirao intraprendimento fu quello di pubblicare gli oggetti di belle arti che reputati furono degni di premio da un congresso , la cui sentenza avere dovrebbesi per irrefragabile. Merce di esso anclie gli stra- nieri vedono i progress! che fra di noi vanno facendo le arti del disegno e lo stato in cui era trovansi. I giovani

rARTE ITALIANA. 233

sludiosi i>oi avor possono non solo esempi a ben operare, iii.i aucoia uii nobile iiicitamento all'emulazione, die e il piu siciiro mezzo onde proj;i"eilisraiio le arti c le scicaze. A tale scopo ci seniUia clie iiuora dcgnamente corrispondii questa collezione, la quale coiiieche grandiosa per la sua forma, puo nondimeno per la tenuita del prezzo essere di facile acquisto anclie ai meiio facoltosi. Essa ebbe coiuin- ciameuto ncl 1824 e progredi senza veruna intcrruzione. II fascicolo clic annunziamo contiene il concorso d'archi- tcttura premiato nel 1827, ed i concorsi di figura , d' or- nato c d' incisione premiati nel 1828.

S C I E N Z £.

Di tre chiari scrittori opuscoli trc circa la sacra clo- ([iicnza. Vcnezia, 1829, coi dpi di Francesco Audrcola, in 8.", pftg. 53.

Qnestl trc opuscoli furono riprodotti alia luce per ono-

rare la predicazione quaresimale di monsignor Fi"aiicesco

Romiti, canonico teologale osimate. II primo di essi e una

lettcra di Paolo Gualdo vicentino ai padre Carlo Reggio,

intorno tntto cio che si vuol praticare da un sacro oratore,

I innanzi clie (juesti intraprenda a dispcnsare dal pergamo

I la divina parola. INloIto saggi e prudenti ne souo i consi-

1 gli , piu dettati dall' esperienza e dalla pratica cognizionc

I della cosa che da un troppo vago e astratto mcditare. II

secondo opuscolo e un' altra lettera dell' abate Natale dalle

I Laste al padre Gio. Paolo da Venezia , minor riformato.

I Ella versa sul modo di comporre una predica , e ne reca

' i precetti soliti recarsi dagl' intcUigenti di tal materia, non

' senza pero mettcrci sott' occliio un disci^no di sua architct-

' tura^ com' egli dice a bello studio, e come noi auiiamo

I qualificarlo , pcrclie in quel disegno veramente Parte del-

r oratore e arcliiteltata e ridotta presso clie a sistema. E

quanto alia j)arte delP oratoria cliiamata invenzione , egli

/( consiglia di non andarc a fonti iVancesi , come {'anno

>' alcuni ; parte perclie i Francesi lianuo una certa elo-

" quenza fatta a capriccio loro clie non si tiene agli oltimi

» originali greci, latini ed italianif, parte perclie la spe-

I " ranza d impuniia da coraggio a furti troppo st'acciati ".

Bihl. I tal. T. LVl. 1 6

234 APl'ENDICE

Nol non sapplamo lien dire fin a qnal grado si debba valntare questa senteiiza delF antore , e se possa dar nel- r HI 11 ore de' uosiri moderni letterati. Ma priiiianiente, se oggidi vivesse Tautore, quanto a quel suo sospetto die la speranza d' impunitci dia coraggio a furti troppo sfacciaii, noi potremmo llberarnelo agevolmente, perciocche i furti die per avventura si farebbero oggidi agli scrittori fran- cesi 5 sarebliero bensi troppo sfacciati , ma non gia impu- niti ; nientre il facile accorgersi delle genti e ben anco del sesso gentile, cui sono famigliari orainai gli ascetici e i grandi oratori di Francia , li condannerebbe di plagio e di poltrpneria, per quanto eglino curassero di sdiermirsi. E quanto a quel suo prinio detto, tralasciando d'iaterrogarlo die cosa intenda per eloquenza fatta a capriccio, noi gli susurreremmo all' orecdiio per amore del vero die non occorre lusingare gli spiriti italiani , ove il loro pregio e di gran lunga minore , e die malgrado del Casa , dello Speroni , del Casini e del Segneri , autori da lui citati , e d' altronde riputatisslmi, sono tuttavia inarrivabili le palnie riportate dai Bourdaloue, dai Massillon e dall'aquila di Meaux.

II terzo opuscolo e una lezlone di don Valentino Chile- sotti a' suoi discepoli sopra i difetti del moderno predicare ; de' quali moito notabili seiiibrano all' autore i seguenti: I ." ostentazione di talenti , di erudizione e di inaniere die teiidono piii all' applauso proprio die al profitto altrui ; a." scelta non giudiziosa di argonienti, perdie plu impo- nenti die edlficanti , piu ingegnosi die utili, piii teorici die pratici , piii filosofici die morali ; 3.° un voler con- tendere colle sole armi della lilosofia e della ragione , quasi die per lo scopo del sacro oratore non sieno pifi assai potenti quelle deiia rivelazione ; 4.° un inoralizzare troppo geiierico , superllciale , inconcludente ; 5.° un riprendere troppo satirlco e inordace , specialmente in quei luoghi , dove con troppo facile ed oilensiva applicazione puo pren- dersi di niira qualcuno in parti-jolare i 6." una monotonia declamatoria che stordisce ^ uiv azione clie sente assai piii d' arte teatrale che di libera naturalezza e di ecclesiastica gravita, una pronuncla troppo rapida che trascorre e sfugge. Or siccome questi oratori cosi adoperando senibrano proporsi motlvi di lode umana ■, cosi giustamente , come os-;crva F autore, sono caratterizzati dai cardinale Ugone ,

PARTE IT,VLI\NV.

(liiali ;/a/Mi sliw iiqud, idcst sine grcuui , quia s'v/Uts, idcsc tiutnanis lawlibus , cirrwnfcruntur ; ct idea imditorwn cordu (irida ct iiifructuosa semi>fr remanent ex dejecta plmicp..

Storia del Crlstlatiesiino dell abate dt Bcrault-Bercastel TTcata in italiaiio con disscTtazioid c note deU abate Ciambatlista Zugno , finora torn. ii. Vciiczia , 18:28, Antonelli, in 8.° gr. Prczzo dl ciascun volume Ur. 3 ausLriache per gll associati. L' op era "• sard di^ visa in 36 volumi col dono di 36 incisioni in rainc^ c V indice generale delt opera.

Bella e lodevole cosa ci senilna il guareiitire il gio- vane ciero da ogni illnsione , per (jiianto clla semhri innocentp. Esso ha tutto il diritto iti cssere anunaestrato a tcnore dcUa verita , e la via de' partiti non sarii niai una via che gnidi a conscgiiirla. Per questa gravissima causa, al- lorche funiuio recati a favcllare su ({ualchc materia cccle- siastica, libera e disputaljile, non ahbiaiuo giurato giam- inai sulla ss'iiiplice autoritii, e cl siaino stndiati di coafor- iiiare il nostro giudizio al dcttanie del buon seiiso e della dottrina la piii ragionata.

Queste riflcssioiii che in noi si svegliarono ponendo 1' oc- chio alia presente opera, si considcrino come duette ad uiio 'scopo generale. Or ragionando delP opera stessa , coinince- reuio dal coiiuneudare f editore per ipiesto suo fortunate pensiero di presentarc alfltalia nella sun lingua nativa una . delle pill accreditate storie della Chiesa Cristiana. Quantun- 'que il Bercastel presso i suoi nazionali non sia senza taccia di aver seguite massime contrarie ai principj della chiesa gallicana ■, nondinieno ci senibra ch' ei non alibia tradito quello spirito di inoderazione , del (piale ci fece una so- lenne promessa fin dalla sua prefazione all' opera intera. In questa 1* autore si prefigge n di additarc le piii sane jaiassimc in generale , e di astenersi colla piii diligente cir- cospezione da quanto potesse inasprire gli aninii >>. Vir- tuoso ccrtamente fu il proposito delf autore francese ; ma per mala ventura non fu ne adempiuto , ne considerato da clii inqircse la continuazione della storia di lui , qual tro- vasi nella edizione di Venezia del i8o5 co' torch i del Pa- 'sqnali. T.ilora rileviamo ia questa uuo spirito iti partiio cosi apcrto ed esa^.erato che 11 k;:^itore iaiparziale ne e

236 APPENDICF

in qualclie caso risospinto. Laonde nol ci rivolgeremo al dotto traduttore della storia e insieme autore delle disser- tazioni e delle note apposte in questa edizione , alBnche ne emendi il difetto , e per tal gnisa tutto il decorso della stoiia corrisponda non solo al pioposito dell' autore , ma ben anco al desiderio di ogni imparziale. Noi allora ci lusingliereuio che questa edizione aver possa uno spaccio soddisfacente. Non osiam dire che nelia storia del Bercastel si possano riscontrare quella gravita, quelle sviluppo di fatti, quegli estratti tanto istruttivi , sui quali , dice la Biografia universale, ha sparse tanto interesse la filosofia cristiana dello storico predecessore di lul. Lo stesso Bercastel giu- dica essere presunzione il volerlo superare in merito, se si abbia riguardo specialmente al criterio , alia esattezza , alia scelta ed alia distriljuzione delle materie , non meno che alia seinplicita di uno stile pieno di unzione e facile a persuadere. Ha pero la presente storia i suoi non vol- gari vantaggi: lo stile e rapido, ne' quadri storici ci ha nioyiniento e vivacita ; la non molta sua mole , se con altre si paragonl , ed insieme una narrazione non troppo digiuna di fatti puo venire a grado di moltissimi leggitori , impazienti di piii profonde ricerche , ed eziandio a coloro che in piii ristretti lavori cercano per avventnra un pronto soccorso alia diffusa ed ampia loro crudizione. L' edizione e giustamente dedicata all' ottimo e reverend. Mons. Jacopo Monico Patriarca degnissiuio di Venezia.

La sttssa storia ecc, traduzione dal francese. Edizione economica. Venezia, 1829, Girokimo Tasso, in 8."" Finora vol. 5. V opera ne conterrii 32. Prezzo di ciascun volume lir. I. 5o austriache.

La fisica congiunta (*) alle matematiche del dottore Andrea Baumqartner P. P. O. di fisica nell /. R. Universitd di Vienna , ecc. Prima traduzione italiana dull originale tedesco , con tavole in rame. Volumitre. Padova, 1H2S, per Valentino Gresciiii.

Esporre cio che attualmente ci e date di conoscere ri- guardo a quelle leggi di natura che costituiscono 1' oggetto

(*) Tale e il tltolo del secoudo e terzo volume ; il priujo e iiuitolato : la Fisica applicata alle matematiche. Abbianio adottato

PAKTE ITAT.IANA. 23^

della fisica , p in tale esposizione segnire un metodo op- portuiio : I a far conceplre agli apprendenii idee chiare, e, per quanto c possihile , adequate suUe parti e suU' in- sieme della scicnza j 2.° a porli in istato d' innoitrarsi coi mezzi proprj di essa , V esperienza cd il calcolo , in ulteriori ricerche : ecco 1' ulTicio di clii iniprende ad insegnare la fisica alia gioventu educata agli studj. Una si fatta espo- sizione sistematica e oltreniodo necessaria a' nostri di , in cui i sorprendenti progiessi della scienza hanno adunato una grande qnantita di fatti e di speculazioni , che sparsi qua e la in varie raccolte scientifiche , o in opere separate domandano la penna di chi con saggia economia gli unisca ed ordini ncl modo il piu acconcio all' istruzione. Lo spirito d'indagine, merce di una sqnisita sagacita e d' una rigorosa diligenza, ignote per lo addietro, nello interrogare e spiar la natura , ha saputo farsi strada a snhlimi teorie, a con- seguenze inaspettate , ora esplorando sotto novelli aspetti fenonieni gia in parte osservati e discussi , ora fei-mando r attenzione su quelli che il caso , superiore niai senipre alia piu estesa nostra potenza combinatoria , e venuto spontaneamente ad offrire. Numerose e iinportanti scoperte dove r arte dello sperimentare e T analisi mateniatica si dieder inano a vicenda per osservare e calcolare , esaiui- nare e dednrre, paragonare e classificare , congetturare e confenuare , immaginare e rettificare, analizzare e con- nettere , hanno aperta la via ad incessanti ritrovamenti , se pure la notte di una seconda harbarie ( clie non pare da temersi) non piomba a nascondere ai posteri la vasta mole delle cognizioni che andiamo innalzando.

Cio essendo , atteso anche il piccol numero de' libri di merito in questo genere , e adattati alia gioventu che incomincia , il chiarissimo professore Baumgartner ha di- visato di provvedere a tal bisogno, dettando un' opera che , entro i liiniti d' una istituzione elemeatare , tutta abbracciasse la scienza. Le non poche aggiunte poi che si

quello e non questo per una nianifesta ragione : le iiiatcujaticlie sono scienze purauieate stro'iienlali ; sono elleno 1' oag^tto a/j' plicalo. Clie dcbba poi pensarsi di tale apjilicazioue della (isica detca speiiiticniale , iiello sraco odiL-nio della scienza, e dopo i bei lavori di Poissoii , di Fourier e d" altri iasigni geometri-lisici , aon e piii questione da propoisi.

■26l-> A r P E N D I 0 E

c conipiaclnto dl comunicare alF egrcg,io tuacUittore dnnno air italiaua versioae uii vantaggio suU' originalc. Ecco per- taato il quaelro delf opera.

Essa e divisa in tre parti corrispondentl a ciascnno dei tre voliinii. Nella prima si tratta delle sostanze pondera- ])ili-, nella seconda delle sostanze o dei principj imponde- rabili : la terza comprende gli elenienti dell' astrononiia fisica , della gcografia fisica e T esposizione dei principal! fcnomeni nieteorologici.

La prima parte e ripartita in quattro sezionl. La prima di esse vcrte sulle proprieta generali de' corpi e sul loro stato di aggregazione fisica e di chimica natura. Qui, prevj alcani principj di chimica , si fanno conoscere le proprieta principnli di alcuni composti e di quelle sostanze clie sono , almeno tinora, indecomponiblll. La seconda ha per oggetto r equilihrio delle forze ne' solidi , ne'liqiiidl e nei fltiidi elastici. Qui si stahiliscono col calcolo i fondanienti della statica ; si espongono i fenomeni della coesione dei solidi, della elasticita loro, della cristallizzazione (accen- nandosi la teoria di PLiiiy ed aggiungendovisi alcuni riflcssi c ritrovati di Mohs e Mitscherlich ) , e le leggi della dila- tnzione de' solidi e de'-liquidi pel calore , non che quelle concernenti i vapori : trattandosi poi de' vapori si parla , come e naturale , della igrometria , ove si fanno conoscere gli apparati igromeirici inunaghiatl da Saussure, De-Luc, Dalton , Daniell e Korner. La terza sezione comprende le leggi del moto de' corpi solidi, de' liqnidi e de'flnidi aeri- fornii , e pero gli efl'etti anchc degli ostacoli clie si oppon- gono al moto. II moto de' liquidi vien distinto in progressive ed ondnlatorio ; e a questo luogo vengono esposti i feno- meni delle onde , e riferite le sperienze dei fratelll Weber sul niedesimo argomento. L' acustica occupa la quarta se- zione: oltrc le celebri , ma comunemente note, sperienze di Chladni e di Sawart, si accennano quelle dei noniinati fratelli Weber sul corista , non che il fenomeno detto di Wheatstone, clie lo spicgo come una polarizzazioite del siiono.

La seconda parte consta pur essa di quattro sezioni. La prima iiguarda 1' ottica ; e in essa, oltre le comnni dottrinc, si hanno i rlsiiltati delle sperienze di Fraunhofer sulla luce delle stelle fisse, de' corpi conil)UStiblli e d" altri, e quelle sulla inilossione della luce ;, ne si ommette il

PARTK IT\I.I\NA. sSo

fononieno osservafo da Young e <la lui denominate inter- frrenza diUn luce. L'autore esponeiido le clue piu celehri ipotesi siill' origioe della luce, prescnta le )irincipali ol>- biezioui clie si oppongono a ciascuna ^ c di mano in ma no che progredisce nei fenoineni accenna fin dove e come i spgnaci di entrambe sicno giiinti a spicgarli; ma il non aver cgli da chlari e sufTicientemente svilnppati principj derivata la teoria del moto ondnlatorio rende inutile , a chi non se ne istruisca in altre opere , un parallclo , la cui idea e per se felicissima. La se/.ione seguente s' aggira sul calorico , e termina con alcnne idee teoreticlie sulla relazione fVa il calorico e la luce, e sulla causa del calorico. Sii di clie r nntore palesa la seguente opinione: << Qua- lora si confrontino, egli dice ( luogo indicato, ^ 288), i fenomeni ottici con quelli del calorico, non possiamo di- spensarci dall' avanzare la conghietrura , clie le cause degli uni e degli altri non gia essenzialmente fra loro difFeri- scano , ma solo pel grado della rispettiva azione , e che i fenomeni del calorico abbiano forse il loro principio nelle vibrazioni, al pari di quelli della Ince. •' Segnono poi alcuni riflessi su qucsta congettura. La sezione terza e de- dicata alia elettricita : dicblarati i fenomeni e le conseguenze loro senza alcun appoggio d' ipotesi , si fanno coiioscere in fine quelle di Franklin e di Symmeri e perciie queste sono insufficicnti alia spiegazione degli eftetti fisici e chimici dell' elettricita , si accenna cio clie piii recentemente fu a tale scopo ideato. La qnarta sezione contiene i fenomeni niagnetici e gli elettro-magnetici.

Dell' astronomia fisica , da cui comincia la terza parte, sono date le piii elementari notizie come risultati desnnti dalle osservazioni , senza introdurvi il calcolo : del che sarebbc a riprendersi Tantore, se a tenere qnesto cam- niino non fosse astretto dal dover snpporre il giovane studioso ignaro della trigonometria sfcrica. Seguono le piu elementari nozioni della geografia fisica^ indipendentemente dair adottare alcana delle ipotesi geologiche , il nostro an- tore olfre a grandi tratti cio che vi ha di piii necessario a conoscersi sulla costituzione fisica del uncleo e della superiicie del pianeta che al)iciamo.

Amenissimo ramo di fisica, ma troppo tardi divenuto scopo di stutlio , e la meteorologia : in essa lianno luogo di loro natura le applicazioni dci gia apprcsi principj di

340 APPENDICE

fisica; e cllsporre i fcnomeni meteorologlci in un cjuaiiro a parte , aiiziche introdurli qua e la per entro al corpo Jella scienza, e scrvire alia cliiarezza tlelle idee. Or qui r autore , considerati da prima i fenoraeui atniosferici , e quindi i clinii e la temperatura , distingue le meteore in acquee , elettriche, ottiche ed ignee. II lettore vedra con piacere alciine cognizioni dovute all' illustre Humlioldt ri- spetto alia temperatura ne' varj climi e nelle diverse sta- gioni , a Wells sulla formazlone della rugiada , ad Howard sulla forma dcUe nubi , a Davy sulla nebbia , a Volta e Pouillet sulla elettricita atraosferica , a Fraunhofer suU' ori- gine del parelio e della paraselene.

In un' appendice destinata a compiere 1' esposizione dei fenomeni elettrici e magnetici s' incontrano recenti scoperte od induzioni di Davy , Fusinieri , Nobili , Marianiui su varj punti di scienza spettanti alia elettricita; come pure alcune osservazioni di Kupfer sulle variazioni delle decli- nazioni magnetiche , di Moricchini e Sommerville sul nia- gnetismo sviluppato dalla luce solare , e quelle sulla in- fluenza esercitata dal nioto di rotazione di alcuni corpi sullo state di magnetismo degli aghi magnetizzati.

L' opera e arriccliita d' alcune tavole numeriche , tra le quali ricchissima e quella delle altezze di varie montagne e localita dei due emisferi espresse in piedi parigini.

Le materie, non puo jiegarsi, gi succedono in generale con un ordine bene inteso. Se non che in luogo di collo- care nella statica 1' esposizione delle leggi secondo cui i corpi si dilatano pel calorico , ci sembra piu consentaneo al naturale progresso delle idee il far conoscere questo fatto tra le proprieia generali della materia (come oppor- tunamcnte ha praticato V autore ) , ma differire V esposi- zione dei metodi coi quali se ne puo misixrare gli efl'etti fino al capitolo dove si esamina di proposito la causa che lo produce. Cosi appunto della mobilita e gravita si ragiona tra le proprieta che appartengono a tutti i corpi; ma, dopo ch' esse considerate furono semplicemente come fatti , qui si termina e le loro leggi si riserbano alia dinamica. Rico- nosciuta la dilatabilita dei corpi in virtii del calorico , r autore e disceso a descrivere il modo di costruire il ter- iiiometro , e a dare una idea , a parer nostro , imperfetta del pirometro : cio obbliga T autore ad anticipare varie no- zioni sul calorico , mentre con alquanto di destrczza ne

PARTF ITAI.IANA. 24 1

avrebbc potato evltare il hisogno. Sia <la principio il ter- mometro, dove occorre iuipiogarlo, un seinplice //K^/cafore del pill o del meiw della temperatiua del coi-pi : dlverra misuratore Jopo clie lo studio delle proprieta del calurico cc Id fara riconoscci-e per tale : allora avrenio le cogn'i- zioni necessarie per costruirlo. Molto meiio poi occorre di riguardar da priiicipio il pirouietro come un misuratore. Notisi poi ])enc the il dimostrare come il termomctro possa assumersi cjual misuratore e un punto capitale di qualche diflicolta dove e tropj^o lubrico il passo alle idee mal de- terminate ed alia petizion di principio : esigesi una assai circospetta distinzione di cio che e dato dalla semplice ispe- zione della iiatnra , da cii) che il nostro spirito e incliuato ad immaginare , di cio che e assoliuo da cio che e relativo , di cio che e da cio che pud ammettersi che sia, perche una tale ammissione, oltre al non poter condurre in errori ri- guardo al niodo con ciii ci a])bisogna contcmplar la natura , e pur necessaria per sorreggei'e con una rapprcsentazione sensibile i nostri concetti. Da cjueste dilficolta non ci senil)ra uscito felicemente il sig. Baumgartner : veggansi nel prime volume i paragrafi 25, 26, 27, 28 i e sopra tutto si os- servi come ne qui , ne ove trattasi del calorico , ne in alcun altro luogo delf opera siano l)ene stabilite le idee sulla relazione tVa la temperatura e T aumento di volume de' corpi.

In secondo Inogo il nostro autore si e studiato , per quanto e possibile , in una scienza che ogni di va ar- ricchendosi , di recare 11 lettore al livello dello stato pre- sente della medcsima ; tuttavia , servendo alio scope dcU.a brevita e di una elcmentare istruzione , pote a pena sfio- rare le pin delicate teorie , e presentarc di altre i soli risultameuti. Ma in lui non e piccolo merito la diligenza avuta di indicare in via di note le epoclie , le opere e le collezioni scientiliciie ove le varie parti della scienza , specialmente le piii recenti , sono trattate. Lodevolissinio esempio da proporsi a chi scrive per utile della gioventu : lo studioso ha cosi , oltre una cognizione bibliografica della scienza , in se stessa sempre preziosa , vma gulda sicura che gli addita a suo gran vantaggio ove correre ad atti- gnere una piii copiosa istruzione , senza che sia costretto a cercarla qua c l.i con gr.ivc jierdita di tempo.

242 ATPENDICE

Nonclimeno alcuno ommissionl vl hanno, a cni nella nnova edizione originale clie vedlamo promessa nclla pre- fazione ( pag. x), ci semljra die sarel^be bene di rime- diare. Si desiderano i ."^ alcune nozioni sulF orgaiio dell' udito e della voce ncU' acnstica ; 2.° la teoria, oggidi indispensa- liile air uoni colto , delle macchine a vapore ;, 3.° l' aggiunta alle spci-ieiize del celebre Frannbofer sulla infiessione o diffraziniie della luce di alcnne di quelle gia eseguite da Biot, da Frcsnel e da Ponillet die fnrono tra i primi a ben deter- minare ({uesto fenomeno , e dal primo esposte colla sua or- dinaria cliiarezza e col suo solito andamento aflatto ovvio nel suppJiintnto alV ottica alia fine del quarto tomo del suo dotto TraWdo sperimentale e matematico di fsica; 4.° all' oc- casione della ipotesi di Volta sulla foraiazione della gran- dine ( che forse meriterebbe un plu ampio sviluppo ) si vorrebbero alcune cbiare nozioni teorico-storicbe scritte per istruirelo studioso ( non mai per attirare 11 ridicolo contro clii erro animate dal sempre lodevole desiderio di giovare) sopra di un argomento divenuto famoso; 5.° Si liramerebbe di veder mostrato con piu numerose applica- zioni r uso del calcolo elementare nella fisica sperimentale , nella quale pur v' ha qualche ranio in cui senza di esso r istriizione riesce tronca o poco soddisfacente. In tal guisa viene ad accrescersi la mole dell' opera; verissimo, ma cio e colpa, se puo dirsi cosi , della scieuza che rimirata in tutte le sue parti va facendosi gigantesca.

Ci rimane un' osservazione sulla maniera d' esporre usuta in questo Trattato : nel che vuolsi avvertire che , mancandoci r originale, ne giudichiamo dalla traduzlone. Non oseremmo pero pronunziarla senza timore di recar dispiacere , se non ci desse incoraggiamento il pensare che 1' nom saggio sa accogliere di buon grado il parere anche deli' uomo vol- gare coiueche dissenziente dal proprio. Manca , a nostro giu- dizio , in alcuni luoghi la chiarezza relativa alio stato in- tellettualc dell' apprendente. E ne sono motivo i." la sop- pressione di alcune idee a cui egli non puo supplire , perche non esistono nel contesto gli element!; a." la sop^ pressione di alcune altre, il supplire alle quali esige la combinazione di element! ( bensi esistenti nel contesto ) , ma una combinazione non ovvia ; 3.° il senso non ben definito di alcuni vocaboli e di alcune frasi , che rima- nendo in una accettazione vasa e non ben circoscritta ,

I'Anrr itali\n.\. 243

non indncono nollo spirito idee deternnnatc :, 4.' il non tro- varsi le proposizioni quanto e come convcrrebhe richianuite, connesse c disposte secoii(lc) la loro naturn , in varj sisreiui jiarziali. Non ci e possiljile comprovarc altrimenti rpiesta nostra asscrzione fnorclie rimandaiido il lettore ml alciini Iiioglii deir opera su ciii ragioniamo, dove intontraiiiino oscurita. Cio ne accadde , per escmpio, nella descrizionc liene spesso soltanto ali})0zzata , di parocchi apparati fisici , sieno essi dostlnati ad osservare , a misurare o a produrre un date efTetto , od anclie ad uno scopo complessivo; in cjualche passo della teoria del pendolo e di qiiella degli urti de' corpl ; in tntto il capitolo sul moto di omlulazione ; in varj pai'agrafi concernenti T acnstica e 1' elettricita ; nel ca^jitolo del niodo di comunicare al ferro il magnctismo jiernianente; nelP esposizione de' fenomeni elettro-magnetici. II lettore erudito nella fisica legga i citati luoghi facendo astrazionc per un niomento dalle sue cognizioni , e in questa disposizione mentale consideri se un' attenta lettura generi in lui idee dctermiaate , e la cui vicendevole con- nessione sia per lui un fatto psicologico di cui provi un sentimento attuale.

Finalnionte vi hanno alcnne proposizioni alia cui enun- ciazione la scrupolosa esattezza delle scienze diuiostratlve, o r indole della nostra lingua domandano qnalche enienda.

Niiove riccrche stilt cqnilibrlo delle volte , dclt Ahbiite Lorenzo Mascheroni professore ecc. colV elogio scritto did marclicse Ferdinando Landi e con cinque tavole in ranie. Milano , 1^21;, per Giovanni Silvestri, in 16.°

Quest' opera notissima ai matematici costitnisce il vo- lume 2 38." della BIhlioteca srcJta di opere italiane andche e moderne clie si va pubblicando dal Silvestri. Rammen- tando qui la nuova accuratissima edizione delle Rictrchc del Mascheroni eseguita in nitida carta e nello stesso for- mate delle altre opere della mcdesima Bihlioteca, lodiamo il tipografo Silvestri del bel pensiero cli' egli ebbe di ar- riccliire con questo classico lavoro la sua raccoha.

244 APPENPIGE

Stirplum Sardoarum Elcnchus tcrdus , and. J. If. Morxis, etc. A. Taur. 1829, Cliirio e Miiia, in 4.°, dl pag. 26. Feggasi qiiesto Giornale , tomo 54.°, qaaderno di aprile 1829, pag. io3.

Sembra die con questo fascicolo terzo compter debbasi la seric degli Elenchi delle piante delLi Sardegna : Tautore promette quindi una Flora generale di quell' isola , di cui possono questi Elenchi cssere considerati come il prodromo. In questo fascicolo descrivonsi quattro nuove specie di fanerogami: \.° Erodiwn rubens , distinto dall' £. malopoides Wild, pei peduncoli uniflori e per la rarita delle foglie ( Abita neir isola Asinaria sugli scogli raarlttimi)-, 2.° Onoxis bicolor, distinto dalla var. a deU' O. viscosa L. per le sue foglie tutte uguali , i suoi peduncoli uniflori , la sua corolla ed i suoi legami assai piii Innglii ( Abita nelle pianure della Sardegna meridionale ) ; 3." Vicia trichocalyx , diversa dal V. atro purpurea Desf . per varj calici piii vellosi , per le proporzioni piii grandi e per una corolla bianca verso la base , rossa verso la sommita ( Al)ita tra le messi. ) ; 4.' Nepeta foliosa , distinta da tittte le altre specie per la sua viscosita ( Abita le montagne calcaree d' Oliena ).

Opascoll chlmico-fisicl delfarmacista Bartolomeo Bizio. Cuiitiiuiazioae del tomo i.°, fuse. 3.°, 4.° e 5.°

Dei due primi fascicoli di questi opuscoli abl)iamo dato nn sunto nel tomo 5i.°, pag. io5, quaderno di luglio 1828. Pervenutici non ha guari i success! vi tre che an- nunziamo li andremo qui brevemente discorrendo. L'ar- ticolo io.° reca Tanalisi del frumento (^tridcum hyherrium L.)^ la quale il signor Bizio intraprese afiine di rinfrancare quella che del glutine del frumento medesimo fece il pro- fessore Taddei , e che da Thenard venne dichiarata incerta ed oscura Con facile e semplice metodo procedette in que- sto suo lavoro il nostro cliimico , e ricavo che 100 parti di farina di quel grano constavano - di amido 75,00 - zi- moma 9,60 - mucilagine 9,00 - triticino o glojodina di Tad- dei 1,25 -materia grassa 00,75 - zucchero incristallizzabile 10,76 -gongomma 00, 5o - materia colorante gialla oo,25 - materia insoluljile i,2 5-fosfato di potassa , potassa com- liinata con itn acido ignoto , calce , ferro e perdita 1,75.

PARTE ITALIAN V. 2^0

Prenieva al signer Blzio cli studiare accuiatamcnte la nuova sostanza il triUcino , che cosi credette chianiare dal frii- nieato cui e interamente speziale. Una bca particolariz- zata istoria egli ci dii quindi di esso triticino clie al par della zeina e del lolino pare molto afline agli alcali orga- nic!. Esso e solido, fragile, leggiermente giallo, senza odore , insipido, putente qual sostanza animale se gittato sul carhone ardente , solubile nelf acqua hollente , e for- niante sali con alcuni acidi. Noi lasceremo le tante prove niesse innanzi per assicurare la particolare natnra della nuova sostanza ; diremo soltanto che il fuoco la risolvette in olio fetido oscuro, acqua^ .sottocarl)onato di amnioniaca- cristallizzato, idrocianato, idrosolfato e acetato di ammo- niaca , gas acido carbonico, gas idrogeno carbonato , car- Jjonico , soda, calce, silice , ossido di ferro.

In seguito a parecchi ben condottl chimici proccdimenti descrittl nell' articolo io.°, il chimico nostro accerta che la corteccia del frntto del melagrano {Punicn granatwn L. ) ha tre quarti di parti soUil)ili , ed una insolubile , e clie i coniponenti suoi sono : gallato di austerogeno , gallato di punicino, mucilagine , materia resinosa , zuccliero in- cristallizzabile, clorofiUa, materia insolubile. IP austcro'^eno e quel principio di color giallo, secco, fragile, senz' odore, quasi insipido, senza indizj ne acidi, ne alcabni, solubi- lissinio ncITacqua, che riunito all' acido produce il saporo aspro ed austero , donde il nome di austerogeno. II puni- cino e altro principio che nelle proprietii s' assomiglia al triticino ; ma tr.ittato al fuoco rende que' prodotti che danno le sostanze A'esetabili non azotate decomposte pur al fuoco. 11 principio colorante giallo nelle cortecce in di- scorso venne cinientato in piu guise dal signor Bizio per I' arte tintoria , e crede se ne possa cavar utile pel color giallo , verdognolo , verde porro , ulivigno siccome ben re- sistenti. Siccome poi le cortecce medesime sono piene di concino (gallato di austerogeno), potrcbbero a suo dire convenlre a conciar le pelli ; che piglierebbero cosi a un tempo anche un bel giallo durevole, non che altre gra- dazioni e colori airado|)erarvi altri chimici agenti. Anciie alia corteccia delle radici della pianta rivolse il chimico veneziano le sue indagini, poiche vicne vantata come atta ad uccidcrc la tenia nell" uomo. II risultamento delfannlisi sarebbe in cento parti - materia grassa 0,75 - sotto gallato

2^6 A r r F N D I C E

di austcrogeao 3,5o - gall.ito cU austerogeno 35,oo - muci- lagiiie 24,00 - materia insolubile 36,oo - perdita 0,75. Al solo gallato di austerogeno pare qnindi si debba la virtu antelniintica. Ma in qual niodo adopera poi egli per uccidere quel verme ?

Parte segonda. Ricerche e spiegnzioni di alcuni fenonieni. L'artitolo i dlscorre del fenomeno della polenta porpo- rina. Questa dissertazione contiene , salvo alcune poche anipliazioni e niodificazloni , quello cU' e nella lettera in- dirizzata al signer Can. Bellani , iuserita nel torao XXX, pag. 275 di questa Biblioteca. L' articolo reca i pro- cedimenti di ciii fece uso il signer Bizio per agevolare il mezzo di ritrarre dai semi di cafTe il bellissimo color verde gia scoverto da Seguin , e di cui si occupo anche L. Brngnatelli. Riusci il chimico nostro a preparare una lacca verde , resistente , durevole e acconcia a pigliare tutte le gradazioni di esso verde ; e intorno alia quale vimandiamo i nostri lettori al tome i8.°, pag. 211 di qnesto giornale , in cui sta per intero il relative chimico procedimento. A dare la spiegazlone di accidente di poco inomento e speso V articolo 3.° L' autore voile sapere da che proveniva il vago cangiante di alcuni pezzi di vetro rimasti alcua tempo nel fango salso che vide a Mu- rano. Per la via sintetica scoperse che tutta la maravi- giia procedeva dalf azione del gas idrosolforico , scppe il tempo die a questa Itisogna fa d'uopo, che il vetio ch' ha piii alcali e il migUore a cio, e che il gas suddetto arreca quel fenomeno col ridurre in solfuro i componcnti del vetro; solfuro che a guisa di pellicola aderisce ad esso vetro. Un utile da qitesta cognizione potrebbe , secondo il signer Bizio, esser ritratto, e sarebbe di ottenere dei vetri che per la varieta e vivezza dei colori imitassero que' vasi detti murrini avuti in tanto pregio dagli anti- chi. Basterebbe a tal fine lasciar seppelliti al piii un sei anni in alcuna scelta palude di Venezia vasi di vetro della voluta feggia.

L' acidilicazione che in alcune condizioni presentano gli olj essenziali e il subbietto dell' articolo 4.°, in cui son dati anclie i componenti di essi elj. Le ricerche chimiche per esteso narrate mostrano che e 1' ossigeno che ingenera Pacido cristallizza1)ile levando ad essi olj una parte del lore carbouio. Qiieat' acido ha caratteri proprj e diversilica

PAKTR ITALIANA. 247

clairAcido !)cnzo'ico col quale fin qui venne crodnto con- venire; nasce prima che s'appalesi la resina , cli' e sempre congiunta airacido acctico, il quale si inanifesta col tempo anche in quegli olj die la durano a non dare quel priuio acido cristalli/zabile. ColF intenso freddo artifiziale glunse poi il signer Bizio a separare i due priuclpj di cui quegli olj constano, 1" uno solido screuzina, T altro liquido ii^rusinu ; principj pero che ahbisognano di conferma.

Sulla depurazione degli olj di colza e di ravizzone per mezzo delia boUitura coll' acqua dolce e di mare, e del- r acido solforico \'erte I'articolo 5.% e presenta la natura delle sostanze clje cosi vi si levano, la ragione perche vi sieno, e niandano fuliggine neirnbbruciare. Un fatto d'ac- cendiniento spontaneo di alcune casse che serravano fogli di carta unti di olio di lino narrasi nell'articolo 6.°; e si spiega colla teoria che gli atomi de' corjii non sono dotati della sola virtu d' attrazione, ma di quclla altresi di staccarsi e respuigersi , cio accadendo allorche la ma- teria vicne ad essere sottilmente distesa , per cui dlvidesi all' infinito , ponendo cosi in atto il calorico native. Oltre al quale pero nel caso in discorso altro se ne svolgeva per la couil)inazione delP ossigeno coll' idrogeno ileU'olio, per cui in tanto innalzamento di temperatura potendo en- trar aria nclla cassa successe la combustione. E tutto quesco il signer Bizio rintVnnca con esperienze per le qnali giunse a'trovar mezzo di preparare le carte unte , che per alcune arti s' adoperano senza correre il rischio delF incendio , e simile mezzo con tutte le nccessarie avvertenze viene ini- nutamente descritto.

L'articolo 7.° reca una lunga discussione, una serie di fntti e di sperienze onde provare che 1' acido solforico lU Northausen ha particolare azione sulle niinime partii.elle dei fluidi organici che trovansi distpersi neH'aria C traen- doli a se anuera, potendo per altro scolorarsi per mezzo della boUitnra. Questa cognizione porto il signer Bizio a fabbricare uno stromento che valesse a niostrare i fluidi organici che sono nell'aria, e questo stromento chiamo dioftoroscopio. Mediante il quale poi, essendo il principale agente suo 1' acido solforico anidro, fu in grade di tentare parecchie sperienze interne 1' azione di quell' acido sulle sostanze scnijilici e composte , i cui risultamenti stanno rej'jistrati nell' articolo S."

248 A !• r E ISI D 1 C E

Neir artlcolo 9." 11 uostro chimico s' accinge a provare die la luce iiell' azione sua chimica si comporta al tutto come r elettrico ; e rapporta de' fiitti che mostrano die la materia percossa dalla luce piglia la facolta raggiante , ossia trasporta materia ponclerabile. Del cpial fatto vieu dato la spiegazione tratta dall'attrazione e dalla ripulsione degli atomi , quali potenze che recano la materia agli stati suoi svariati , e T essere la luce inateria in istato ripul- sivo e in grandissimo movimento.

Tende T articolo io.° a spiegare quel fenomeno che le gocce di un liquido all' atto che cadono in sul licjuido stesso vi rimangono galleggianti e in movimento per alcun tempo prima di mescervisi. Per parecchie ragioni non puo il signor Bizio consentire col signer canonico Bellani che di cio sia cagione vin interpostovi velo di aria, e ricorre in vece alia supposizione che la goccia cadendo spinga abhasso una colonnetta di fluido, la quale, risalendo giusta le leggi dell' idrodinamica, rispinga dal basso in alto la goccia. Ma siccome durante il tempo di questa oscilla- zione la goccia e la colonna di fluido non cesserebbero <3i rimanere in contatto , resterebbe , a parer nostro , an- cora a ritrovarsi il perche non si mescano fi*a di loro.

Un abbozzo d' analisi della cera vergine rinviensi nell' ar- ticolo 1 1 II signor Bizio ne cavava due sostanze, Vapalina, o parte colorante , molle qual burro, e la Icucocera, o parte bianca , dura e fragile.

Parte terza. Un solo articolo abbiamo di questa, il quale contiene un processo vantaggioso per fare V ammo- niaca l!({uida , e il quale consiste ncl sottoporre al fuoco in peculiare apparecchio un miscuglio d' idrodoi-ato di am- moniaca e di idrato di calce. Se il signor Bizio fosse state piu iaconico nel suo dire e avesse spinta la sua analisi d.elle nuove rinvenute sostanze fino a riconoscere la lor riduzione ne' radicali che sono 1' ossigeno , l' idrogeno , il car!)onio e 1' azoto , ed a chiarirne il novero e le pro- porzioni, piu perfetti avrebbe del certo resi i suol lavori per altro non poco estimabili.

PARTE ITALIA.NA. 249

DcUe acque mlnerall artefatte e native del regno Lom-

bardo , Trattato medico di Bassiano Carminati ,

professore emerito delC I. R. Universild di Pa-

I'ia , ccc. Milnno , 1829, per Francesco Son-

zogiio , q. Q. B., di pag. 161, in

De niioi'i chinici alcali e solfati di cinconina e di

chiiuna , e de' nuovi usi loro mcdicinali , Rclazione

J^ , di Bassiano Carminati , prof, emerito , ecc. , fatta

^K. air Istituto di scienze , lettcrc cd arti, 3Iilano ,

^B| 1829, coi dpi di Francesco Sonzogno , q. G. B. ,

^B di pag. 66 , in S.°

^^~ Sebbene carico d' anni non lascla per questo V illnstre emerito professore del pavese Ateneo di darsi continua- niente ad utili scientilici lavori , sdegnando di giacersi a riposare all' oinbra deila gloria che gia da pezza s' ebbe acquistato con opere anclie iii oggi in rinomanza e tut- tora studiate.

Applaudendo all' attaccaniento ch' esso cosi appalesa per la scieiiza che professa e pel bene dell' umanita , noi ci afFrettiaino a far conoscere e discorrere il Trattato e la Rdazione sovraccennati. II Ti-attato porta in fronte il nome di S. A. I. K. I'arciduca Vicere , cui venne intitolato, e consta di un' introduzione e di una prima e seconda parte , ' ciasciina delle quali dividesi in cinque capitoli. Nell' intro- duzione piglia il ch. autore a mostrare com' egli fin da' suoi primi anni die entro nel santuario d' Igea nulla intrala- sciasse per giugnere a conoscere e trovare ogni nianiera ed industria conducente alio scopo di partecipare artifizial- mente all' acqua comune i principj che natura infonde in tante sorgenti, rendute percio convenevoli in bevanda ed in bagnl , e salutari a' malati ; niette innanzi le preziose occasioni in cui fu di isare a questo rispetto co'chimici, fisici e medici i piu segnalati , e le prove fatte per sapere gli effetti di esse acque in diversi generi e specie di uia- lattie. II tempo che ci voile per determinare le virtu e gli usi delle acque medicate si fittizie che naturali , ed alcuiii involontarj interrompinienti furono la cagione cha il nostro professore di tanto ritardasse la pubblicazione di questo suo lavoro. Nel capilolo priino della parte prima ab])atte egli con buone ragioni le obbiezioni di coloro the

Bibl. leal. T. LVI. 17

aSo APPENDICE

stimano non essere per oulla le acque medicate artifiziall pareggiabili alle nntnrali , e prova che tornino anzi meglio quelle che non queste, massime al venire trasportate lungi dalla loro sorgente ; e perche le artifiziali possono essere regelate nel rispettivo grado di forza e di possa a norma del blsogno e della condizione dell' infermo ( capitolo II ). I mezzi apprestati alia fabbricazione , vendita e pratica delle acque rnlnerali artefatte e il subbietto del capitolo III , cui fa conseguitare 1' esposlzione de' vantaggi ricavati dalle prime prove de' bagni artifiziali; annovera le fabbriche d' acque medicate che vennero stabilite , e le case per bagni, e il grande smercio di esse acque arlifizialmente preparate , prova irrefragabile della fiducia in cui vennero presso il popolo ( cap. IV ). Le regole per 1' uso migliore delle acque medicamentose sono con savio accorgimento messe innanzi dal nostro professore nel cap. V , appoggian- dosi egli percio alle piii recenti cognizioni, e non ol)bliando in pari tempo di metterle in corrispondenza coU' attuale maniera del vivere civile. Qui ha termine la parte prima. La seconda tende a due scopi , 1' uno di « narrare gU effetti che diverse acque niinerali fattizie messe a prova produssero, Taltro di presentare gli analoghi che le simili neir indole corrispondenti acque natural! di varie sorgenti delle diverse provincie del regno Lombardo in pari casi apportarono. » E per Incominciare dalle pin semplici parla in prima delle acidule , viene in seguito alle acidule fer- ruginose (cap. II), alle solforose od epatiche (cap. Ill), alle salate (cap. IV), alle acque minerali rendute proficue da speziali principj fissi. Intorno alle natural! antra a di- scutere della loro vei*a qualita e de' loro veri principj attivi , non dimentica i rispettivi scrittorl (*) ed analiz- zatori, e infine tanto di esse naturali che delle artifiziali accenna la vera possa medicinale e la dosa loro , rinfran- candosi dell' osservazione e dell' esperienza. Noi non dubi- tiatpo punto che 1' osimio professore sia giunto cosi alia meta principale /' di stabilire con mediche osservazioni w le virtu e gli usi delle acque minerali fattizie piu usi- » late in Europa , ed inoltre corrispondenti alle naturali

(*) Parlando degli scrittori dobbiamo avvertire un errore oc- oorso alia prima liuea della pag, 6o ove a vece del dottor cav. Valentin leggesi Valentia,

PARTB ITAI.UNA. 2$l

» del regno Lombardo, " e possa la sua fatlca tornare sommaiiiente giovevole.

La Relaziorie degli alcali cliiiiina e cincoiihia e sali loro e dedicata a Sua Ecc. il signor barone de StifFt , prinio arcliiatro di S. M. rangiisto Imperatore e Re, graziosis- simo nostro Sovrano.

11 nostro illastre professore ebbe pel corse di otto anni a rendere con piu relazioni partecipe e giudice 1' I. R. IstitiUo degli speziali studj e de' moltiplici sperimenti nel nostro paese istituiti a fine di nieglio conoscere la cinco- nina e la cliinina. Ora presenta al pubblico, /< riunite di " ogoi avvertita e ben esainiiiata cosa, le conseguenze » utili e nuove. " Fa egli impertanto principio dal deter- minare 1' origine e 1' indole dei due alcali, !a loro prove- nienza da quali e quante chine , la distinta qualita delle parti diverse coniponenti la corteccia di qneste , e la mi- gliore inaniera di prepararli al piia tenue pre/.zo , ram- mentando chi in questo tra noi si segnalo f, adopera a to- gliere colla scorta dell' esperienza qualunque dubbio suUa superiorita della chinina e cluconina a qualsiasi rimedio composto o preparato colla chiuachina, nella guisa stessa clie questa riesce superiore ad ogni creduto succedaneo \ fa ricerca se 1' una sia piu efficace dell' altra , e decide vadano araendue interamente del pari, per cui non da biasimo all' uso invalso di lasciare nella fabbricazione pro- miscui i due sali , di cinconina e di chinina cioe , e lauda r uso di alcuni medici di avvicendare 1' uso loro i dimostra 1' innocenza di ciascuiio di questi due alcali e de' loro pre- parati febbrifughi , e come e quando per eccesso della dosa od in virtu di altra causa la perdano , per cui chia- risce la debita quantita della loro prescrizione ; insegna inline le vere indicazioni del rimedio , le vie e le regole da tenere nelf usarlo onde non iscemi di eflicacia , non sia alterato e scomposto lino a perdere il principio o la causa che lo rende valevole a spegnere la malizia de' morbi a cui sovranamente ripara. Termlna 1' egregio autore questa sua relazione colla riproduzione di un antico progetto , il fp.iale creduto eseguibile altre volte, forse potrebbe secondo lui tentarsi adesso e non invano ; il quale starebbe nel rendere indigene alcune cincone mediante pianticelle recate dal Peru in paesi d'Europa ritenuti come acconci a farle allignare, crescere c propagare. Iraperocche noi ci assicure-

252 APPENDICE

remmo cosi il posaedlmento di quella corteccia da cui rl- trarre gli ottimi preziosi alcali de' quali sovra c" disse. Questo scritto e sicuramente per piii rlspetti di molto mo- mento , e fa noto con quanto ardore i nostri adoperassero onde gl' Italiani non fossero gli ultimi a trar partito dal- r inaspettata scoperta del dottor Gomez da Lisbona e delle successive de' cliimici francesi j ma , e forza il dirlo , pare a noi die lasci in alcan punto qual cosa a desiderare. L' autore , per esempio , coa molta utilita avrebbe potuto accennare le tante soffisticazioni che 1' iiigordigia del gua- dagno apporta ai sali di chiiiina e clnconina , ricordare gl' iiidizj e ie prove oade scovrirle^ discntere le qualita me- dicamentose che vuolsi da taluni abbiano oltre la febbri- fiiga e r accessifuga questi nuovi alcaloidi. Forse T illustre professore si riserbo di trattare di questi soggetti ia altre disserta^ioni. In fine , in seguito alle piu recenti esperienze , noi non crediamo sia interamente giusto il negare a questi sali chinini la stessa efficacia all' apporli alle piaghe fatte da' vescicatorj quanto a! pigliarli per bocca. Noi preghiamo il signer professore ad averci per iscusati di questi nostri riflessi , i quali non crediamo scemino di nulla il reale pregio del sue lavoro.

M. F.

Manipola^loni chimiche del sig. Faraday, professore di chimica all' Istituto reale di Londra, traduzione annotata di L. D. I. arricchita aiiche delle illu" strazioni fatte all edizione francese dal sig. A. BvssY, professore di chimica alia scuola di farmacia di Parigi , ecc. 3Iilano , 1829, presso Giacomo Agnelli, in 12° Fascicolo I.

Se la perfetta cognlzione delle manipolazioni chimiche e il fondamento d' ogni vero e frattuoso sapere chimico , quest' opera diretta a riempiere un vuoto che ancora tro- vavasi nella serie dei libri elementari necessarj per ben apprendere ed esercitare una scienza tanto importante, e compilata da uno de' piu grandi chimici dell' Inghilterra, socio in molti lavori del eel. Davy , dee certamente riu- scire di moltissimo interesse all' Italia e di grande utilita agl' Italiani studiosi della chimica , potendo divenire van- taggiosa tanto a coloro che conoscono i principj teorici

PARTE ITALIANA. 253

della scienza, quaato a coloro che gia si eserclurono nella pratic.i.

Q.iesta e dunque ima di quelle traduzioni, per le quali dobb.amo congratularci: e certamente T editore italiaao di quest opera acquistera ua titolo alia pubblica ricoao- scenza , come g.a applause e rapido spaccio avvenne ia Franca per la traduzione fattane a Parlgi, e altrove per le versioni fatte in altre linffue.

Questo prinio fascicolo noa contlene se non che tre sezioni , delle quali la prima versa sul laboratorio , la secondasulla bilancia, sui pesi ecc. , la terza sulle misure e sul misuramento. Ma noi lodando in generale I' opera che conosciamo, non entreremo qui a parlare delle sineole sue part., del merito della traduzione e delle note, riser- bandoc, a tenerne piu lungo ragionamento allorche avremo m mano altri fascicoU dell' opera stessa.

Dizionario del termini di medidna , chirurgia , vete- nnaria, farmacia, storia naturale , botanica, fisica, chimica, ecc. di Begin, Boisseau, Jourdan .Mont- gar ny , Richard , Sanson, Depuy , ad uso dedi Itahani da Giovan Batista Fantonetti , dottore m medicma. e membro della Facoltd medico-chirur- gico-farmaceutica neW I. B. Universitd di Pavia ed Antonio Leone, dottore in medicina , medico del presidio di VercclU, e riveduto da Annibale Omodei dottore mfilosofia, medicina e chirurgia, ecc. Milano 1828, presso gli editori degli Annali uni- versah delle scienze e dell industria. FascicoU VI della parte prima, e IV della parte seconda. Prezzo lir. II, 80 uust.

Fine a principio del 1828 incomincio ad uscire per fa- scicoh il D.zionario che qui aanunziamo; e noi ci aste- nemmo dal parlarne, poiche in opere della natura di qne- sta SI vuole vederne il termine per pronunziarne alcun giudizio. Ora il termine e giunto, e quindi ne diremo due parole.

Non e dubbio che P opera per se stessa non sia impor- tante;es.curamente Tavere in un solo libro, ac^evole alh mano, reg.strati i termini di una scienza riesce cosa

a54 -* PPENDICE

comoda, perclie per quanto buona abbiamo la meraoria, essa ci puo fallire. Ma la difficolta sta clie in tali maniere cli dizionarj esatte sieno le deiinizioni, die 1' oggetto sia fatto conoscere tal quale verainente e, e non come alti-i vuole clie si abbia. E nelle mediclie bisogne , per dire il vero , nulla di piii facile cue dare in quesio scoglio , poiche 1' at- taccamento ad una teoria , il giurare in essa porta a niet- tere innanzi e rappresentare le cose alia fiaccola sua , non a quella della ragione e della verita. II Dizionario francese clie fu preso a ridurre per gl'Italiani, peccava dd questo lato, stanteche seguiva del tutto il sistema di Broussais. Questo sconcio disparve nella versione italiana , e vi si scorge in vece un ragionevole eccleticismo , levati alcuni pocbi articoli segnati L. ( Leoni ) , die ci pare sentano di quella dottrina medica, che dicono Nuova Italiana. Ma nella generale condotta del lavoro non ci vediamo pero quella uniformita si tanto in un' opera desiderabile , poiche alcuni pezzi sanno troppo del francese , nientre altri veramente italiani si puo dire che cadano forse un pochino ncl ricercato. E questo marcliio ci sembra ravvisare nelle agglunte, e nei magglori e piii importanti articoli interamente rinnovati, siccome sono quegli della ftbbre , della infiainmazioiie , della irritazione , della mistione organica, ecc. In tali articoli, per cio che e di scientifico , noi rinveniamo die una giusta logica , ed un ragionevolissimo empirismo riguardo a quelle cose che Y occhio e 1' uiuane indagini non possono arrivare a vedere, servi di norma aU'autore, il quale stando alia spiegazione che riscontrasi alia pagina \l sa- rebbe il dottore Fantonetti. Di queste svarieta che notammo, siccome altresi del poco amore con cui taluno potrebbe giudicare essere stato steso alcun articolo , non vorremmo che ne fosse cagione la pluralita dei nomi die porta il frontespizio del dizionario. II quale nostro dubbio ci sembra venga rinforzato dalle varianti, e dall'appendice che sono in fine, le quali varianti c' inducono altresi ad esprimere il desiderio che si fosse adoperato un poco piii di dili- genza tipografica. E poiche siamo nei desiderj , un altro ci e pur forza manifestarne che e quello che in ogni genere di piante si fosse sempre notato la classe e la fa- niiglia cui pertiene, e die non si fosse tanto scarseggiato dei nomi couiuni relativamente ai vegetabili. Noi non esti- miauio pero che tutti i nostri riflessi menomino il pregio

PARTE ITAilANA. a55

reale del Dizioaario che anaunziamo , il quale ha del certo migliorato in sull' originale fraiicese, uia cretliamo ben anco che poca fatica di piu sarebbe costato dopo la rifusione di tanti articoli , e le aggiunte di altri , il portarlo a raag- giore perfezione e farlo tutto lavoro italiano.

JBiblioteca pratica medico - chhurgico - anatomica. Milano , i82(^, Gajpare TrufB , vicolo delta Blblio- tcca Ambrosiana n.° 8129, in 8.° (*).

Istituzioni chirurgiche di G. B. Monteggia , ecc. au- mentate di numerose aggiunte per cura di G. B. Caimi dottore di medicina e chirurgo dello spedale maggiore di Milano. Pubblicati 2 volumi.

Institutionum Medicinoe pracdcoe, qiias auditoribus suis prcelegciat Jo. Baptista Burserius de Kanilfeld. Voliiminis I. Pars I. De febribas. Prcemittitur Com- mentariolum de infiammatione. Recudi curavit auctoris biographia N. 31. SoRMANi Medicince utri- usque doctor.

In maacanza di buoni libri originali e nuovi, de'quali e pur troppo a conipiangersi la rarezza, segnatamente per

(*) Gli editor!, con prospetto del 1 9 otcobre p. p. annunziano al pubblino questa raccolta, dando anche 1' elenco delle opere ch' essi viprodurranno in circa aSo volumi , al prezzo di centesimi 34 italiani al foglio, di pag 24; la coperta e la legatura gratis. II prezzo delle tavole , siano intagliate, siano in litografia, verra proporzionato alia finezza del lavoro. E libero 1' associarsi a qua- luiujue opera separataim-nte , senza aumento di prezzo; aia qiielli che si associeranoo a tutta la raccolta avranno in dono ogni dodici volumi, il tredicesimo , noa minora in mole degli altri. Ogni 45 giorni usciranno due volumi, uno cio6 di medicina e r altro di cliirurgia. Le opere in latino saranno ristampate in questo medesimo idioma, e si daranno tradotte in italiano le sole in lingua straniera. Ecco 1' elenco.

NB. Le opere contrassegnate dall' asterisco (*) non verranno pubblicate che previo T assenso de' lore autori viventi, o di chi possiede la proprieta tipografica delle niedesioie.

MEDICINA PRATICA.

Sprengcl Curz. Storia prammatica de lla medicina ( nuova trad. ) Zimmermann Giorg. DelT esperienza in medicina.

256 APPENDICE

quanto spetta all' arte di sanare, e vennto fra 1 tipogra6 alia moda il ricorrere alle versioiii di opere straiiiere , od il rivolgersi agli autori nazioiiali trapassati , alimentando per siiFatto modo i loro torchi colla speranza di dar pure

TRATTATI GENERALI DI MEDICISA PBATICA.

( in ordine cronologico ) Hippocrates, Aphorismi c. praenot. vers. Andr. Pa»tae. Aretaeus C. De causis et eignis acutor. et diutui'n. morbor. etc. Celsus A. C. De medicina lib. vill. edit, LioD. Targac. Sydenham Th. 0pp. omnia. Baglivi Georg. 0pp. omnia.

J^an Swieten Ger. Gommentaria in Aphorismos H. Boerhaavii. Vogel Rud. Aug. Praelectiones de cognosc. et curaad. corporis

hum. affectiJJUB. De-Haen Ant. Ratio medendi. Borsieri J. B. Institutioneg niedicinae practicae. Stoll Maxim, Aphorismi de curandis febribue.

Ejusd. Ratio medendi. Cullen Gugl. Elementi di medicina pratiea ( trad, dall* inglese. ). Selle Chr. Thcoph, Rudimenta pyretologiae methodicae.

Ejusd. Medicina clinica. Reil Gio. Crist. Delia conoscenza e della cura della febbre ( trad.

dal tedesco. ). Franck J. P. Epitome de curandis hominum morbis. * Hildenbrand Val, et Franc, Xav, fil. Institutiones medico-pract.

Ejusd, Val. Ratio inedendi. Hufeland Chr. W. System der pr. Heilkunde. Sistema di medi- cina pratiea ( prmia trad, italiana). Pinel Ph. Nosograpliie philosophique ( prima trad. ital. sulla 6."

ediz. fr. del i8j8). Bichter A. C, Spec. Therapie nach etc. etc. Terapia speciale ecc-

(prima trad, italiana). Raimann G, N, Manuale di patologia e terapia medica speciale

( trad, dal ted. ). Andral. G. Clinique m^dicale ( prima trad. ital. ). *Frank Joseph. Praxeos medicae universae praecepta. Klein D, L. G. Interpres clinicus.

Wichinann J. E, Ideen zur Diagnostik. Idee intorno alia diagnosi ( prima trad. ital. ).

TRATTATI SPECIALI DI MEDICINA PBATICA E MONOGRAFIE.

( in ordine di materia )

Febbri di vario genere, Torti Fr. Therapeutice specialis ad febres quasdam pernic. etc. Werlof P. G. Observationes de febrib. praecipue intermitt.

I

PARTE JTALIANA. 25j

alimento a"" loro forzleri. Abbiamo percio veduto da molt'i anni a qiiesta parte moltiplicarsi le intrapiese tipografiche sotto varie denominazioai e speclosl pretesti ; e tuttodi ci cade di osservare die per tal fine vengoao raccozzate anche

Huxkain J. Diss, de febribus lentis nervosis.

Cera S. De febri nosocomica.

Hildeiibrand Val. Del tifo contagioso ( trad, dal tedeaco ).

*Rasori G. Storia della febbre petecchiale di Genova negli anni

1799 e 1800. *OmodeL A. Del tifo petecchiale. " Tommo sini Giac. Delia febbre gialla. Tissot S. A, D. De febribus biliosis. *Meli Dom. Delle febbri biliose.

Malattie del capo. Wepfer J. J, Observationes medico-practicae de affectionlbus ca- pitis. T'lssot S, A. D. Trattato dell' epilessia ( trad, dal franc. ). Pinel Ph. Trait^ medico— philosophique sur 1' alienation nientale ( trad. ital.).

Idrofobia. De, St. Martin A. F. C. Monographic sur la rage ( prima trad, italiana ).

Malattie del petto.

riE JEREE.

Mlchaelis C. F. Dissertatio de angina polyposa eeu membranacea.

Heherden Gn. De angina pectoris.

Triller Dom. Guil. Conimentatio de pleuritide.

* tlildenbrand Fr. Xav. De catarrhis, iisque subdolis et perniclosls.

Bayle G. L. Recherches sur la phtisie pulmonaire ( prima trad, italiana ).

Laennec R, T. H. Trait^ de 1' auscultation mediate et des mala- dies des poumons et du coeur ( I.* trad, italiana suUa se- conda ediz. francese del 1826.).

CUORE.

*Testa A. G. Delle malattie del cuore, loro cagioni ecc. Corvisart J. N. Essai sur les maladies du coeur (I." trad, ital.), Berlin R. J. Trait^ des maladies du coeur et des gros vaisseaux

( prima trad. ital. ).

Malattie dell' addome. Bianchi J. B. Ilistoria hepatica,

Zimmerinann Giorg. Trattato della dissenteria ( trad, dal ted. ). Breinser J. G. De' vermi viventi nel corpo uuiano (trad, dal ted.).

Malattie del midullo spinale e delle sue dipendenze. *Brera. V- L. Della racchialgite, colle osservazioni eulla mielite

cronica di C. F. Harles.

a58 APPENDICE

le opere plii insignificaiiti e metUocri alle piu celebrate ed

insigni. Noa e dnnqiie da niaravigliarsi , se sotto qnesto pnnto di vista si presenta aiiclie la raccolta di libri medici,

Racchetti V. Delia struttura, delle funzioni e delle lualattie della

niidolla spinale. Ollivier C. P. De la moelie epiniere et de ses maladies (prima

trad. ital. sulla 2." ediz. franc, del 1827 ). Wichmann J. E. De pollutione diurna etc. Cotunni Doiii. De ischiade nervosa.

Malattie della cute. Allioni C. Tract.de niiliarluui origine progressus etc. Eayer P. Traite des maladies de la peau , avec atlas de 13, pi.

color. ( prima trad, ital ). *Sirambio Gael. Disseriazioni sulla pellagra. 'Fanzago F. L. Meuiorie sulla pellagra. Malaitie gottose. Barthez, P. G, Trattato delle malattie gottoae (trad, dal franc. ).

Malattie scvofulose. Hufeland C, G. Trattato delle malattie scrofolose (trad, dal te- deeco ).

Malattie croniche. Haase W. A. Ueber d. Erkenntniss und Cur der chron. Krank, Della conoscenza e del trattamento delle malattie croniche ( prima trad. ital. ). Broussais F. I. V. Histoire des phlegmasies chroniques ( prima trad, ital. sulla 4.' ediz. franc, del 1826). Malattie degli artefici. Rammazzini B. De morbis artificum.

Malattie de' bambini. Henke A. Handbuch zur Erkenntniss und etc. Mauuale ecc, delle malattie dei bambini ( prima trad. ital. ). Medicina legale, *BarzeUotti Giac. Medicina legale.

Polizia medica. Frank G. P. Trattato completo di polizia medica (trad, dal ted.).

Tossicologia. Orflla M. I. B. Toxicologie g^n^rale ( trad. ital. sulla 3." ediz. franc, del 1826 ).

CHIRURGIA PRATICA. Sprengel C. Storia delle principali operazioni di chirurgia.

TRATTATI GENERALI DI CHIRURGIA PRATICA.

*Monteggia G. B. Istituzioni chirurgiche.

Boyer At. Traiie des maladies chirurgicales etc. ( traduzione ita-

liana ). Cooper. Sam. Dizionario di chirurgia ( trad, dall' ingl, ).

PARTE 1TALIA.NA. 2^)9

die debbe escire in luce pe'torcbi di Gaspare Truffi col titolo di Biblioteca pratica niediro-chirnrs,ico-anatomica. Pe- rocclie volgentlo mi rajjido sgnardo suH'iadice delle opera che pioponjionsi per cjuesta raccolta si vede quale spirito abbia preseduto alia loro scelta.

Non e pero men vero che molti dei liljri chc saranno in quest' incontro ristampati , non sieno di quel conio die assicuri la benemerenza delT editore ; e come tale non esitiaiiio di mettere nel prinio grado le IsWuzioni chi- riirgiche dell' esimio Monteggia , di cui la perdita per la nostra Italia e una calamita non ancora risarcita. E clii

THATTATI SPECIALI DI CHIRURGIA PnATICA.

Malattie degli ocdii. "Scarpa Ant, Trattato delle principal! malattie degli occhi. Weller E, H. Die Kraiilceitvn des luenschliclien Auges. Le ma- lattie dell' occliio umano ( prima trad. ital. ). Malattie ilf IT orecchio, Itard J. M. E. G. Traite des maladies de I'oreille et de I'andition ( prima traJ. ital. ).

Malattie de' vasi sanguigni. Hodgson G. Trattato delle malattie delle arterie e delle vene ( trad, dair ingl, ).

Ernie. Lawrence G. Trattato delle ernie (trad, dalTingl. ),

Malattie della vescica urinaria. Lallemnnd C. F. Observations sur les maladies des organes ge-

mto-urinaires ( prima trad. ital. ). Soemmerrins: S. T/i. Ueber die todlirhen Krank etc. Delle malat- tie inortali della vescica urinaria e dell' uretia nei vecchi ( trad. ital. ).

Ostetricia. Baudelocque G, L. Trattato d' ostetricia ( trad, dal franc, ). ^Bongioaiini P. Lezioui di ostetricia.

Malattie veneree. Fritze G. F. Gompendlo delle malattie veneree ( trad, dal ted.

per C. B. Monteggia. ). Jourdan A. J- L, Trait/' complet de la maladie venerieune etc, ( prima trad, ital, ).

ANATOMIA PATOLOGICA.

Morgagni J. B. De sedibus et causis etc. etc. Baillie Mat. Anatomia patologica ( trad. dalT ingl. ). Portal A. Cours d' an.itomie medicale ( prima trad. ital. ). Voigtel F. G. Hciadbucli der patologischen Anatomic. Manuale d' anatomia patologica ( prima trad, dal ted. ).

26o APrENDICE

lion accogliera di huoa animo, anzi con vera riconoscenza un libro, che oltre al passage coine classico testo cU scuola per griiiiziati In chirargia, porge anche un vasto reper- torio di cognizioni per que' pratici clie non posseggono largo comodo di lilireria ? Noi non sapremnio ben dire se quest' opera sia piii commendevole dal lato dell' estensione delle dottrine , clie I'autore ti'udito com' era, e versato nelle lingue straniere seppe con rara perspicacia racco- gliere da ogni eta del pari che da ogni nazione inclvilita ; oppure sia piu mirabile per Tordine, la chiarezza e la esemjilare e scrupolosa imparzialita con cui fa conce- pita. Fatto e pero , clie col progredire della sclenza a migliori destini 1' autore medesimo si era accorto che la prima edizione poteva utilmente essere emendata ed ac- cresciuta , ed egli stesso avreblje , come ognuno sa , ese- guito qnesta utilissima intrapresa , se per acerlia morte non fosse stato a meta dell' opera rapito. Per tale scia- gura rimase imperfetta anche la seconda edizione da esse cominciata, ne si trovo chi osasse in quel momento di surrogarsi a tanto uomo. Ma se tali corsero lino ad ora le Istituzioni chirurgiche del Monteggia ; tali per avventura non anderanno qnesta volta. II sig. Truffi ha saputo niolto avvedntamente prescegliere ed interessare il dotto e gia tanto benemerito signor Caimi , perche esse fossero per cura di lui ricondotte al livello de' moderni perfezionamenti della scienza ; e la scelta per ogni verso dee corrispon- dere all' importnnza dello scopo. Posto com' egli e il signor Caimi nella opportunita di veder tanto e di tanto praticare nel vastissimo nostro spedale ; fornito di amplissimo corredo di ogni genere di mediciie dottrine , puo riguardarsi come uno di que' pochi , cui sia lecito di por mano alia ristau- razione di si importante lavoro. Peccato che fosse gia in- noltrata la stampa oltre alia meta del primo volume innanzi che egli potesse acchigersi a tal impresa ! Ma egli arrivo nonostante in tempo per estesamente commentare il capo decimo , che piu d' ogni altro segnava il bisogno di essere arricchito de' moderni progressi della chirurgia. E percio la patogenia e la cura de' tumori sanguigni, che ottennero in quest! ultimi anni un gran posto nelle indefesse inda- gini de' chirnrgi viventi vennero dal signor Caimi oppor- tunamente illustrate. Cosi egli pote consegnarci e le belle ricerche di Walter e di Scarpa sull' ascesso sanguigno gia

rAIlTE ITALIANA. 26 I

tanto bene descritto un tempo dal Severino ; e gli utilL perfezioiiameiiti portati al metodo di Home per la legatura delle veiie in caso di varici^ e le splendide vedute di Diipiiytren sul tessiuo creuile morhoso, nonclie le maniere diverse di curare le nioltiplici afFezioni, die riconoscono la loro origine da (juella orgaiiica viziosita del sistema vascolare.

Dove pero egli si allarga ( osianio dire con maggiore aniore scientifico ) si e nella storia degli aneurismi , la quale a dir vero , per elaljorata die T ahbia il Monteggia , tro- vavasi ancora arretrata rispetto ai fatti i piii iinportaati die vennero a Tigurare nella scienza. Quindi si fa egli a dire del legare gli aneurismi al disotto del tumore in caso di assoluta impossibllita di praticare la legatura superiare ; estrema misura , die a' giorni del Monteggia non era an- 'cora stata sanzionata dall' esperienza. A cjuesto proposito appoggiandosi alia storia di due casi , che sembrano aver toccato un esito felice , egli pronuncia con franehezza per I'approvazione di si ardimentoso espediente. Ma noi senza ismentire la veracita degli accennati casi, non vorremmo fosse preso si di leggieri quesio decisive partito , il quale anche di recente riesci funesto nelle mani dell' espertissimo Dupuytren (*). Incllniamo anzi a credere, die nella sonima dei casi avvenuti , e di quelli che potrebbero ancora pre- sentarsi nella storia dell' arte , sia di troppo prevalente la probabilita di un esito infausto. E portiamo avviso, esser meglio r abbandonare al suo destino un uomo , cui natura potrebbe ancora addivenire spontanea curatrice , die an- dare incontro al rimorso di averlo messo piu presto a morte.

In aggiunta a quanto scrisse il Monteggia intorno alia varice aneurismadca riesce oltremodo interessante cio die il signor Caimi ci reca, segnataniente poi quella impor- tante osservazione del Richeiand, dalla quale rilevasi, come per essersi trascurato di legare P arteria braccliiale anche al disotto della ferita , rifluisse il sangue interamente dall' arteria nella vena, ed avesse per conseguenza luogo un tale dimagramento dell' avanibraccio che fu d' uopo ricorrere all' amputazione della parte.

(*) V. Journal dee progr^g ties jcience* et ia»ututions ujedi- calee , tome XVI, p«g. 341.

a62 APPENDICE

Alia fine del prlnio volume sta inserito 11 maggior lavoro del signer Caimi , e con esso gindicliiamo intieramente cora- piiito lo scopo deir editore, aimeiio per cio clie riguarda la stona degli anem-ismi. Le addizioni ivi radunate ia forma di appeiidice costituiscono un lavoro veraniente degno del continuatore del Monteggia. Premesse alcune general! con- siderazioni su i fenomeai cl)e succedono dopo 1' allacciatura di una grossa arteria ; tenuto utile discorso intorno al modo con cni la natura in forza dell' operazione suol riparare alia organica condizione morbosa dell' aneurisma •, ed accennate le regole general! per bene eseguire 1' operazione , tanto per rispettQ al metodo, come per rapporto al numero delle legature , ed alle principal! avvertenze da serbarsi, passa il signor Caim! ad illustrare il quadro delle opera- zioni che possono eseguirsi per la legatura d! quelle ar- terie principal! clie sono accessibil! alia mano del chirurgo , e possono obliterarsi senza compromettere la vitallta della parte per 1' impossibilita della circolazione del sangue, Quindi s! fa egl! a descrivere le operazioni special! per la legatura della Carodde primitiva , della Succlaveare al disopra ed al disotto della Clavicola , della Bracchiale , della Cubitale , delle Iliache esterna ed interna , della Femorale , delle Tibiali anteriore e posteriore i guidando sempre la mano delP operatore attraverso i tessut! organic!, e facendo riconoscere le part! che vanno interessate nella operazione, e quelle clie debbono con ogn! cnra essere risparmiate e difese. Nota i fenomen! ove occorrono, e le circostanze particolari die mettono alcune difFerenze important! ira 1' operare sul cadavere e 1' eseguire la stessa operazione sul vivente ; e non manca poi di additare le difficolta che si possono presentare nell' atto pratico. Dove la cliirurgia non ha per anco regole fisse , espone i metodi degli operator! piu esperti, non senza quella sana critica che lo scrittore assennato sa impiegare per far discernere il buono dallo inconvenevole. Ne si arresta alia sola ope- razione. Con ottimo divisamento egli voile ricordare quelle piii cospicue ramificazion! ed anastomosi de' vasi pel cui mezzo puo sussistere la circolazione del sangue arterioso, e la nutrizione della parte. E questo e un buon ser- vizio ch' egl! rende a! cultori delf arte , del quale non s! sdegneranno anclie i provetti ^ imperocche fa d' nopo tener fresca la memoria di quelle cose clie sogliono , aiiche

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negli stndj dell' anatomia , facilmente dimentlcarsl. D' al- troiiile qiiaiiLlo il cliirnrgo s' accinge ad una operazione avvalorato dalP intiino convincimento di conoscere noa solo cio che fa , ma quello ancora die coasegue al suo magistero, procede con qiJfeUa sicurezza d'animo, che lo gnarentisce dal titubare ov' egli debb' essere coraggioso ed iulraprendente.

Non lasceieiiio di accennare, come in capo del primo volume figuri un breve cenno della vita del Monteggia , il quale benche non appartenga al signor Cairai e scritto con molto garbo, e palesa quella soave estimazione di cui ama nodrirsi ogni cuor gentile , a cui sieno familiar! le opere di quel grand' uomo. Si tosto die sara terminata qnesta ristamjia noi ci faremo carico di mettere sott' oc- cliio a' nostri leggitori un sunto delle addizioni che dal signor Cainii verranno consegnate ne'singoli volumi, e in questa circostanza ci sara peraiesso di estenderci al- qnanto suUo stato della cliirurgia moderna presso le prin- cipali nazioni delPEuropa.

Classiclie ogginiai e tra le classiche ad ogn' altra emi- nenti sono le Istituzioni di mediciiia pratica del Borsieri. Ma rarissime divenute erano le migliori edizioni di questa opera; e la veneta del 1817 in otto volumi in 8.° che pur ottennto avea non mediocre smercio, fu dai chiarissimi pro- fessori Hecker e Brera giudicata pessima , sordida per in- numerevoli mende e di un tanto autore iudegna. Laonde gli studiosi dell' arte salntevole gia da lungo tempo bra- mavano di vederne una nuova e si fatta , che per corre- zione e diligenza appagasse i comuni loro desiderj e dal rimprovero degli stranieri rivendicasse 1' onore dell' italica tipografia. Ne qui ci faremo ad esporre i pregi di questa opera gia notissimi a chiunque appena attinto abbia ai fonti ippocratici j ma noteremo bensi di vanita ed insus- sistenza il vanto die i Francesi dannosi d' inventor! della medicina fisiolos^lca. Questa gia trovavasi tutta nel Borsieri , della naiura scrntatore accuratissimo , il quale alle dottrine d' Ippocrate accoppiar seppe la patologia speciale , noa mai nelle indagini sue posponendo la natnra alle opinion!, sebbeiie non abbia egli sempre potato sottrarsi interamcnte alia prepotcnza de' sistemi nell' eta sua dominanti. Cosi pur avvenisse sempre ( giovac! il qui riferire i sentiment! •tessi deir editore ) che in vece di moltiplicar le voci ,

264 APPENDICE

fosse meglio studiata la natura coUe osservazloni , coll' espe- rienza , coUa meditazione ! Imperocche quanto e maggiore I'acutezza de' seiisi , tanto e ininore la fallncia delF intel- letto : colui che si fabbrica gli esseri suoi proprj , si crea pure i suoi proprj vocaboli. Dalle ipotesi nascono i si- steml , come dai sogni i delirj : formasi quindi un circolo d' errori , nel cui centre assidesi la verita sotto 1' ombra loro nascosta.

Queste medesime Istituzioni furono gla da lungo tempo tradotte dal latino idioma nell' inglese e nel germanico ; e non ha guari anche nell' italiano : ma noi ancora affermar non sapremmo se tali versioni ridondino ad onore del Borsieri. Che la lingua in cui egli scrisse con purita , chia- rezza e precisione , e appunto l" universale dei dotti e delle scienze , ed anzi quella senza 1' uso della quale essere do- vrebbe vietato il penetrare ne' misterj d' Esculapio. Non possiamo quindi che applaudire ai divisamenti del nostro editore , il quale amo meglio di riprodurla col vero ed original testo, seguendo la recente ed accurata edizione deli' Hecker , 1825, e questa diligentemente riscontrando colle due milanesi edizioni 1' una del 1781, in 4.°, I'altra del 1785, in 8.°

Precede una breve biografia dell' autore scritta con isqui- sito sapore di latinita dallo stesso sig. dott. Sormani, della quale pi-esentiamo qui il sunto. Giovanni Battista Borsieri nacque a Trento da nobile schiatta nel 1725.- Ne' suoi primi anni fu dalla fortuna fieramente perseguitato : per- dette un occhio e ando soggetto a kmga malattia ; rimase orfano di padre tra le sciagure e le angustie della deso- lata sua faniiglia. Ma I'ingegno di lui non potea a lungo andar nascosto. Dall' ottimo Fioretti ebbe animo e coltura , si che in breve apprese le lingue del Lazio e della Gre- cia, non che gli elementi della niatematica e della filosofia. II Pergero valente medico di Trento gli apri , per cosi dire, il cannnino alio studio dell' anatomia e della medi- cina. Recossi quindi a Padova , ed in quell' Universita ajj- prese la filosofia dallo Steliini , la fisica dal Poleni , la storia naturale dal Vallisnieri , la botanica dal Pontedera e 1' anatomia del Morgagni, nomi tutti di fama perenne. Passo poi, ricco gia di copiosa messe , all' Universita di Bologna , dove attese alia niedicina pratica sotto i chiaris- simi Beccari, Balbi, Azzoguidi e Laghi. Riportatane quivi

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con altissimo plauso la laiirea , tittto si rlvolsc alio studio della tcoria e della pratica , profondamente meditando le opere de' piii fainosi maestri si anticlii clic nioderni. Al- I'eta di vcntidiie anni fa noniinato medico di Faenza. Quivi elibe tosto occasione di dare la piii luminosa prova del valor sno. Tutta 1' Emilia era infettata da crudele pe- stilenza. Egli fcliceuiente provvedendo a tanta sciagura pro- cacciossi il favore de' magistrati e della citta tutta : ma uon pote schivare il dente dell' invidia. La stessa Faenza ven- dico la gloria del suo benemerito e valoroso medico. Di- vulgatasi la fama di lui per 1' Italia tutta , fa ad un tempo e coil grandlssime istaaze iiivitato dalle Universita di Fer- rara e di Pavia. Egli die la preferenza alia seconda , al- lettatoiie forse dalla celebrita che questa ottenuta avea merce della munificenza deli' augusta Maria Teresa ; recossi dun- que a Pavia nel 1770, dell' eta sua 45.° Ivi getto le nuove fondamenta dell' arte farmaceutica , della materia medica, della terapia speciale e delle cliaiche esercitazioni, sicche puo quasi riguai'darsi come il restauratore di quella facolta medica. E cola non ostaati i moltissimi consulti, de'quali veniya richiesto anche da remote regioni , imprese pur a scrivere le Istituzioni medico-pratiche. Ma non ando guari die la stessa imperatrice Maria Teresa lo costitui archiatro del proprio figliuolo 1' arciduca Ferdinando, governatore ge- nerale di Lombardia , e della Serenissima di lui consorte, non die della loro iiiclita prole. Ed appunto qui nella citta nostra mentre con ogni soUecitudine erasi rivolto al nuovo onorevole incarico, mentre gia stava per dar compimento alle sue Istituzioni, non ancor compiutane la stanipa del terzo volume 5 assalito da crudele nefritide , e nondimeno fra r atrocita stessa de' dolori con mente serena dettaudole al figlluol suo Ubaldo, mori cristianamente, com' era vissuto, Tanno 1785, dell' eta sua 61.° Moke sono le opere di lui, delle quali trovasi opportunamente V elenco in questo primo volume.

Bibl. Ital. T. LVI. 18

266 APPENDICE

Istltitzioni di medicina pratica di G. B. Borsieri di Kanlfeld , versiune dalV oiiginale latino con aggiunte e note di G. B. Fantonetti, dottore in medicina e mcmbro della facoltd medico-chimrgico-farmaceu- tica nell I. R. Univcrsitd di Pcwia. Volumi VI, VII, VIII, IX e X. Milano, 1 828-1829, per- Fran- cesco Sonzogno q. G. B. Prezzo it. lir. 3 al volume.

Per le stesse ragioni accennate nelf antecedente articolo non potemmo a meno di niostrarci avversi a cjuesta ver- sione , di essa parlando nel t. 52, pag. aSa , ed accennan- done altreii alcnne picciole mende nella dizioue. Col pub- blicarsi del tomo VI fumnio pero avvertiti , che comin— ciando dal quarto tutt' altri ne era il tradnttore. E ben di cio ne fa cliiari lo stUe piii facile , piii spontaneo e piii didascalico, e siccome a noi pare piu fedele al testo. Le note sono piu copiose , senza che si possano dir soverchie, e tendono a portare 1' opera al livello delle attuali cogni- ziotii mediche rispetto alia vera natura dei fenomeni mor- bosi, alia spiegazione loro ed al metodo curativoi cosa senza duliblo utilissima , tanto piu che il dottor Fantonetti non si mosira seguace esclusivamente dell'una piuttosto che deir altra delle attuali dominanti teorie , ma cerca di ritrarre da ciascuna cio che ciascuna contener puo di buono , ag- gingnendovi le proprie osservazioni ed esperienze , ove gli seiubra piii necessario od opportune il farlo. Vediamo al- tresi c!i' egli penso ad agginnte, e cjueste sono nel tomo VI un capo sul vaccino e un altro sul vajuolo modificato , nel VII un capo snlla peste d' Oriente e nn capo sull' efemera su- datoria. Dope un ampio ed eccellente trattato sul vajuolo naturale qual e quello del Borsieri, non riesce al certo inopportuno il favellare del vaccino, preziosa scoverta , posteriore ad esso Borsieri , non che del vajuolo modi- ficato, ossia della modificazione in meglio del vajuolo le- gittimo succeduta per 1' azione del vaccino, il quale non fu da tanto di tutta estlnguere T attitudine nella libra umana a sentire la possa del virus vajnolico ; ed al quale vajuolo modificato si devono le epidemic vajolose che sgraziata- mente in questi ultinii tempi si mauifestarono , e che non sono pur troppo ancora estinte. II dottore Fantonetti vide una di tali epidemic , ed appoggiato appunto alle os- servazioni ed alle esperienze che note in essa istituire

PARTE ITALIANA. 2^7

discorse del v.ijuolo niodlficato, e diede su di csso un trat- tato teorico-pratico. E sarebbe pure a braniarsi die gii fosse dato di proseguire le sue sperienze, cd estcndere le rivaccinazioai , poiclie dalla sola sperieuza accertar potrcbbesi la sua teoria, la quale accertata e posta fuori d'ogni dubbio sciogliercbbc il tristo problema del riconi- parire talvolta il vcro vajuolo in persona clie fu bene in- nestata dal vaccino , e darebbc il facile mezzo di guaren- tigia assoluta, inezzo che si potrebbe ritenere siccome nuova scoperta. II capo della peste e un ampio trattato di essa ricavato dai migliori antori che ne scrissero, e in ispecic da Giuseppe Frank. E qui ci sia lecito notare come il dottor Fantonetti proponesse 1' uso dei cloruri di caFcio c di sodio tanto per disinfettare i luoghi e le niaterie in- fette, quauto per rimedio di essa peste, e che in fatti qnesti cloruri, come annunciano i pubblici fogli , vengono cimentati a cio, con isperanza di buon successo, da al- cuni mcdici Francesi. L' aggiunta sopra I'efemera suda- toria e ricavata dalP opera dello stesso Frank , Praxeos universes mcdicincc etc. , con alcune particolari riflessioni. In appresso non vediamo altre aggiunte , el era in senso noslro appunto la qnarta parte dell' opera che ne abbiso- gnava, posciache Fautore mori prima di potervi dare I'ul- tima niano, e venne pubblicata tale quale era, sicche puo dirsi lavoro anzi alibozzato che compiuto. Da un avverti- niento al tomo X ricaviamo per altro che non si die luo<ro ad ulteriori aggiugnimenti , onde non oltrepassare i dodici tomi, potendo cio spiacere agli associati. Ma chi e mai colui che per non pagare un volume di piu ami meglio d'avere cose imperfette? Egli e piuttosto che male fu cal- colato il ripartimento dell' opera da prima, e che non bi- sognava stabilire il numero de' fogli di ciascun volume; il che porta pure ad un altro difetto qual e quello di vedere chiusi e cominciati i volumi a capi interrotti.

Manualc di mcdicina legale di Lorenzo Martini. Milaiio, 1829, per Antonio Fontana, di pag. 38o, in 12.° Prezzo ital. lir. 3. 88 (*). Ecco altr' opera dcU' indefesso professore di Torino , di

cui nelle pagine nostre dovemmo piii volte favorevolmente

( ) Fa parte della Collezione di iiiauuaii compoucuii uu' cu- ciclopedia di jcieuze , lettere ed aiti.

268 APPENDICE

discorrere. E questo suo nuovo lavoro parci somniamente cominendevole si dal lato del piaiio , che da quello della coudotta. L' autore dlchlara averlo fatto specialniente pei giurisperiti, ed esso noti puo non riescire loro piii che iiiai giovevole , poiche nel modo che e scritto aiiche i noa medici giungoao agevohnente a comprendere le cose me- diche che fanno all' uopo. Venticinque capi comprendono i prole oomeni, e tendono a far conoscere che cosa sia la medi- cina legale , qual e 1' eccellenza e quali le difficolta sue , le re- lazloni ch' essa ha colle varie parti della medlcina, coUe scienze natural! , coUa politica , colla legislazione , colla giurisprudenza , colle scienze filosoiiche , colla letteratura i che sia il medico perito , di quali cognizioni abhia me- stiero il medico legista, e quali le cognizioni mediche di cui abbisogna il giureconsulto^ come riesca necessaria I'eru- dizione medico-legale •, che s' intenda per reo , e la diflfe- renza che corre tra perito, attore e testimonio; quali i limiti che separano la medicina legale dalla giurisprudenza; di che moralita voglia essere il medico-legale ; 1' utilita che vi fosse un magistrate medico-legale ; come debbano estendersi i rapporti medico-legali ( che noi con piu ag- giustatezza di termine avremmo chiamati relazioni ) ; come i\ medico legista abbia ad operare ne' casi dulabiosi; final- mente come avesse principio la scienza in dlscorso, a quali avanzamenti giugnesse in sino a noi, ed in qual maniera si possa farla ulteriorraente progredire. Vengono in appresso tre sezioni. La prima piglia in XIII capi a favellare intorno alle violenze , ferite , venificio , feticidio , infanticidio , appic- camento, armegamento , morte per freddo , fulminazione, morte per fame , morte per aria irrespirabile , in caso die mold muojano per la medesima causa chi sia t ultimo morto , de- fiorazione, stupro. = Sczione seconda. Generazione. Le qui- stioni degli ermafroditi , deW impotenza , della sterilita, della gravidanza , del dehito conjugale , della superfetazione , dei parti tardivi , dei parti vitali , dell' animazione del feto , dei parti gemelli, del parto cesareo , dei mostri, vengono qui in XII capi chiarite. Lo svilupparsi , tacere , offuscarsi , indebo- lirsi , cessare della ragione , Z' uso cattivo che se ne pub fare soiio il subbietto della sezione terza ripartita in XIII capi. Nella disamaia di tutti questi importaati oggettl 1' egregio autore, sebbene in modo talvolta forse troppo succinto, pro- cede con chlarezza e al lume di sana logica, e s'attieue

r\RTE TTALIANA. 269

ai pensamenti plu probabili e ragionevoli, ed alle sentenze pill accettatc. Essendo come sopra ilicemino <jiiesto Manuale compilato piii pei ginreconsulti clie pel lucdlci , fu savio divisamento T aggiungervi un' appendice per la quale si conducono quegli alle nozloni mediche che loro ahliiso- gnano per inlelligenza della medicuia legale. S' incomincla nel capo I a far conoscere la fabbrica dell' uman corpo , dando a ciascuna parte il relativo nome ; nel capo II si accennano le leggi die governano essa fabbrica, le gene- rali e particolari funzioni che ne risultano ; nel III gli sviamenti dallo stato normale delle azioni e funzioni , o sieno le condizioni morbose del corpo medesimo. Queste condizioni che si appellano malattie son qui ripartite ia due class! , malattie mediche e malattie chirurgiche , e si arrecano i principali segni onde facilmente riconoscerle. Dopo le malattie era giusto che venlsse discorso di quelle sostanze od agenti che vagliono tanto a ripararle , che a produrle od a spegnere sin la vita; e percio il capo IV e consacrato alle nozioni farmacologiclie , e in esso si ricor- dano altresi i principali reagenti chimici per discovrire i veleni. II capo V reca le nozioni di terapeutica , ossia di quella parte della medicina che attende al curare 1' infer- mita. Forse taluni potrebbero movere dubbj suU' agglusta- tezza di alcuni principj emessl in questl due capi, e che spettano interamente ad una dottrina medica, che va sempre vieppiu scapitando perche non rinfrancata dai fatti. Le nozioni necrotomiclie ossia intorno T apertura de' cadaver! per riconoscere le malattie e le cagioni della morte for- itiano il snbbietto del capo VI ed ultimo. In fine un in- dice delle parole tecniche in cui e indicata la facclata e la linea ove e la diffinizlone , o cio che e d' nopo a inten- derle , chiude questo pregevole e commendabile manuale.

M. F.

Sul vajiiolo e sul vacclno , lettere. Torino, 1829, ill 8.°, pag. 21. Cent. 40 italiani.

Le lettere sono due : la prima e d' un padve al sue me- dico : la seconda e la risposta del dottore. Quel primo rin- grazia 1' altro d" avcrlo preservato da un' imminente lenta tabe , e d' avcrlo consigllato a menar donna: gli espone le virtu della sua Amalia e le maraviglie dell'uuico loro

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270 ArrENDICE

pegno AJolfo, Passa poi a fnrgli Ic segnentl domande; i.° come dopo taiitc sollecitudlni del professore Bunlva abbia potuto sviluppaisi un' epideniia di vajuolo ^ 2." come inolti vaccinati noa ne sieno stati esenti ; 3." come cono- scere una vaccina legittima ; 4." se per mezzo dcUa vac- cinazione non si possano innestare gernii di malattie. Bi- sponde il dottorc. I delegati del Goverao soao indolenti od anco nialvagi : rimuovono gli altri dal vaccinare , per nieglio lucrnre : il conservatore nega tubi o li da vuoti o ripieni di flnido inerte. Lascisi Ja teoria : 1' osservazione prova che niolti contagi sono spontanei. Tali sono il mor- billo, la tcise convulsiva , la scarlattina, qualche volta negU adulti il tifo. II vajiiolo per6 non e tale. II vaccino e iin siciiro preservative del vajiioIo : ma e mestieri die sia legittimo. Perclie sia tale , debbe a qnando a qnando ripigliarsi dalla vacca, e destare nell' economia un movi- mento febbrile. Se il vaccino e legittimo, non si dee piu temere il vajuolo. I vaccinati , clie abbiano contralto il vajuolo , sono afFatto pocliissimi. Quelli cbe affermano il contrario confusero la varicella ed il vajuoloide col va- juolo. I vaccinati si assoggeftino ad itna cura , almeuo dietetica. Non v' ha dubbio potersi innestare col vaccino altri contagi. Quindi non vuol prendersi vaccino dai trovatelli e dagli orfani. Queste sono le considerazioni del nostro autore ( clic tal si protesta) sessagenario. Noi potremmo muover duljlij suU' autenticita della prima let- tera e suU' et;i di clii si mostra scrittor della seconda. Po- tremmo riflettere die lo stile e alTatto lo stesso e che il calore e diremmo forse meglio il iiele mal s' addicono ad un' eta cbe dovrebbe esser quella del disinganno. IMa tutte queste rlcercbe sono stranlere al nostro argomento. Ve- cliamo adunque se quanto propone il dottore sia vero o no , sia dicevole od inopportuno. Accusa in sulle prime i conservator! e i commissar] d' inerzia ed anzi di ladra avarizia. Non basta accasare : convien provare 1' accusa. Altrimenti gli si puo apporre la taccia di calunniatore. Le vaccinazioni nel Piemonte ascendono a piu della meta delle nascite : gli ufficj delle periodiche vaccinazioni nci capi luoghi di provincia sono sempre aperti. I delegati sono quarantaquattro : i vaccinatori sono oltre seicento. Dunque non v' lia indolenza. II Governo provvede agli iadigenti mediante vaccinazioni o-ratuite : non si banno

r\RTK ITAr.TVXA. 2" I

esempi di citazioni di medici per essere compensatl delle vaccinazioni. Dunque non c' e avarizia. Si dice die i coiiservatori nicgano tii!)i vaccinici , o II danno vuoti , o li riiiicttono piem di flnido inerte. Si doiiianda : Negnnli senipre o sol quando per la nioliiplicita delle ricerche ne sono per pochi gioini sprovvisti':' Li danno vuoti. A die pro? Per farsene nuovauientc domandare? Qiiesto e un assurdo. II fluido e inerte : e qui si cerca se siasi intro- dotto inerte , oppnre se si possa alterare ne' tubi. Noa ci vuole grande corredo di sapere per intendere die il vaccino , specialmente in estate, faciiniente si altera. Dun- que e crcdibile die 1' altcrazioae sia slata successiva. Non si puo credere clie s' introduca inerte: ]ierche cadreuinio neir assurdita di sopra. La questione sulla spontaneita dei contagi e inopportuna : od alnieno doveva esser piii am- piamente dihattuta. II morbillo e la scarlattina non sono mai spontanei. Si dubita suU' indole contagiosa della tosse convulsiva. II tifo non varia secondo die diil'erisce V eta : non vien da tutti riputato contagioso. Nell' elenco dei con- tagi spontanei si sarebbe ben potuto annoverare il tisico : e qui pure conveniva vedere se la tisi sia contagiosa. Tutte queste controversie non potevan niuoversi con uno che e straniero alia medicina. Per altra parte bastava il sapere die il vajuolo non e mai spontaneo. Certo il vac- cino debb' essere Icgittinio : ma non e mica necessario trarlo imniediato dalla vacca. Questo vaccino primitivo o si suppone spontaneo o innestato nella vacca dall' uonio. Nel prinio caso si osserva die si esigono certe condlzioni die non si trovano ovunque : dumjue non si potrebl)e avere il vaccino in ogni luogo. Nelf altro caso la cosa riesce ineno difficile, ma non cessa pero di aver moiti ostacoli. Non e intento nostro di iiumerare questi ostacoli : diciam solo die niun Governo adotta un tal mezzo. II vac- cino umano e legittimo , legittimissimo. Si e detto e ri- detto die i contagi scemano di efiicacia: ma non sarebbe facile di provarlo, Le epidemic di Marsiglia , di Genova , di Torino dimostrano die il vajuolo non si e uiansue- fatto. Noi vogliam bene die i vaccinatori sieno periti : osservino se i sintomi tanto gcnerali die locali attestino la legittimita del vaccino. Eglino sapranno pure prescri- \ere la dieta convenicnte od anco alP uopo rimedj farma- ceutici. I chimori di vaccinati uon eseutl dal vajuolo sono

272 ArrENDICE

ingiusti : e lo scritjtore ci offre argomenti a dlmostrarli tali. Qui slamo perfettamente cl' accorclo. Non possianio piu esserlo per quello die riguartla a' trovatelli ed agli orfani. Concediamo clie si vuol prendere il vaccino da. soggetti scevri d' ognl sospizione di inalattia attaccaticcia , nia un medico clie abbia occhi e testa sapra vedere dove siavi da temere e dove no. Negli osplzj di maternita e degli orfani s' incontrano fanciuUi sani e robusti : e non e rado che in magnifici palagi sianvi cachetic! e contami- nati da contagi. Se non che alcuno ci potrebbe interrogare perche siasi sviluppata un' epidemia vajolosa nel Piemonte , nella contea di Nizza e nel ducato di Genova. La risposta e assai facile. Fuvvi un' epidemia di vajuolo in Marsiglia, Le relazioni di commercio portarono il contagio a Nizza, La milizia che era quivi stanziata passo a Genova e a Torino : ed essa appunto comunico 11 contagio. Ne' comuni intermedj non si suscito il vajuolo , tanto perche non vi fu sufficiente dimora de' soldati , quanto perche i villici sono piu docili alle leggi. Nelle grandi citta in mezzo ai lunii regnano le prevenzioni. Queste vengono fomentate da saccentelli , da tali che non sanno adottar novita , ed anco da alcuni medici che per fini secondarj tra- discono la verita e cercano di avvilire gli altri per poter cosi presentarsi meglio appariscenti. Questa e la sola ca- gione per cui nel Piemonte come in altri Stati vi riman- gono nemici del vaccino. E increscioso il dirlo, ma dicia- molo per difendere i vaccinator! : la verita trova a stento pochi seguaci : dietro 1' errore infuriata schiamazza la calca. Ne per tutto questo i medici debbono Intiepidire. La sal- vezza d' uno , d' un solo , debbe spingerli ad ogni onorata fatica. Tornianio alPautore e diciam poche cose degli episodj. Supponiamo la prima lettera autentica. E parmi clie lo scrittore sarebbe uno scimunito. Confessa d' essere stato cosi libertino che era presso alia consunzione : comporta che la sua lettera venga palesata , non clie ad una sposa adorata, al pubblico. Quel confronto tra Venere ed Amalia non potrebbe forse andar a garbo a clii ama la conjngale decenza. II dottore poi si scatena troppo contro il celi- bato. Vi sono celibi pieni di virtii ed ammogliati scape- strati. In verita noi non avremmo confortato Amalia a dar la mano di sposa ad un giovinastro qual viene raffigurato. Giuoco un gran dado : nia per buona sorte ottenne tutti

I

PAUTr. ITALIANA. 2-3

1 pnnti : e nol rallegrianioci della fbrtuna di Ici e del rav- vedimento del suo compagno. Passando dai conjngi a tutto lo Stato, nieiita gran lode il professoie Buniva e n'lano gliela ncga : ma i numerosl vacclnatori lianno ogni ragione di gridare all' ingiustizia. Eglino pero non muovono voce alia propria difesa. L' opera loro e sugli occlii di tutti: anclie raccusatore non puo non vederia ed amniirarla. Almeno dobbiamo crederlo per non farci troppo sinistro concetto di lui. Noi ne ignoriamo il nonie : quindi possiam dire con Tacito : Nee beneficio nee injuria co^nitus. Dunque vogliamo crederlo buono e sol per un istante tornientato dal mal uinore: lo consigliamo percio a non iscrivere quando non e sicnro della tranquilllta della sua niente. Aspirare alia gloria de' secoli e dato a pochissimi: con- viene esser divini. Aspirare alia stima ed alia gratitudine deir eta presente , e concediuo a tutti : basta studiare , professare , projjagare la verita. Tutti i medici debboiio ambire d' esser reputati benemeriti dell' uniana famiglia. Le basse passionl debbon tacere.

Trattato cconomico-nirale sul governo del cavalli, dcl- V abate Giuseppe Floiiano Cagliesi , giadaato In- gegiiere civile e dottore nelle facoltd fisico-matenia- tiche. Ascoll, 1827, per Lnigi Cardi, in 8.° pic- colo, di pctg' 194. Prezzo ital. lir. i. 32.

£ questo trattato una ricolta di cose notissime , ma che pure possono servire a chi afFatto nuovo di cavalli vuol compevarne e teiicrne. Vi si nominano da prima tutte le esterne parti del corpo di questo geueroso animale ; s' ia- segna come riconoscere dai denti 1' eta sua, e quali sieno i niezzi per discovrire i difetti della vista, siccoiue ancora al- cuni altri vizj di altre parti*, si discorre della qualita de'man- telli, accennando anche gli altri particolari segai che tal- volta s' incontrano nel cavallo ; si parla della statura sua, e se ne scorrono le diverse razze o varieta che 1' autore dice classi. Si fan conoscere le diverse audature , qui chianiate portamento., si espone quali le soslanze accouce alia nutri- zione di simile utile quadrupede, quali le bevande , la ne- cessita della pulitura , il riposo che gli e necessario , il trat- tamcato geuerale clie riciiiede , e come s' abbia ad adoprare

274 APP. PARTE ITALIANA.

con esso alloiche e in escrclzloj non intralasciando di rlcor- dai-e le ilivei-se bardature air uopo ( con impropria denomi- nazione chiamate artiiature ). Finalraente si annoverano i principali niali esterni ed iuterni , non daudo peio per lo piu i segni oude riconoscerli, e non punto parlando del come riniediarvi, siccome cosa interamente di spettanza del vete- rinario. Questo libro pare a noi di trovado rozzamente scrit- to , e ne fan pruova , oltre agli errori , in quanto a' termini che gia accennammo, i seguenti : il cavallo Jia abbandonato tutti i dt'titi dalalte, per dire che gli caddero ; condolta del cavallo per andatura ^ far una lettlera al cavallo con sostanze devtgetabili ecc; cavallo arabese; la riias- satezza del budello ha luogo per altro incidente ; la bol- saggine e un male che si affaccia uel cavallo per ingrossa- menio di fjato, ecc. E assoluto difetto nel cavallo la gambatura pid ampia di quelle che lo richiegga il bisogno per r imposiamento , ecc.

V A R I E T A.

GEOLOGIA.

JL y isidtamenti geologici delle spedizioni al polo artico. II dottore Jamieson osserva che le qnattro spedizioni al polo artico, cioe quella sotto gli ordini del capitano Roy e le tre sotto gli ordini del capitano Parry , presentano i fatti generali ed i risultamenti che qui riportianio. i."^ Che le regionl visitate abbondano in rocce primitive ed in rocce di transizione , e che sebbene le rocce secondarie occupino considerevoli spazj , non di meno la loro estensione e piii liniitata che quella delle piu antiche formazioni; che i de- posit! formati dalle alluvioni non sono estesi ; che in nes- suna parte vi si trovano vere moderne rocce vulcani- che ; e che le sole tracce di strati terziarj furono trovate nelle montagne metallifere e nelle argille miste con rocce secondarie della baja di Baffin; 2..° Che le isole primitive e quelle di transizione crano probabilmente insieme con- giunte in epoca remota, e formavano una continuata massa colle parti continentali dell' America ; o che lo calcarce

V A n I E T A . 2-5

scconilaric , il gesso ed 11 carbonc farono deposti iici piani e ncgli ahissi dl qaesta terra , e sopra qnesti pro- dotti giacfjuero le rocce tcrziarie ; 3." Che dopo il deposito di tali rocce sccondarie c terziarie sembra die 11 suolo od in un colpo o per gradi o particolarmente per una subl- tanea e violenta csploslone , od in pane per la lenta azione deir atuiost'era e d»*ir oceano siasi scomposto e rldotio nel suo presente stato d' isola o di penisolai e clie per con- seguenza le formazioni secondarie e terziarie era no gia In questo pacse dlstrlbulte in uiaggiore abbondanza di cpielio che presenteaiente lo slano ^ 4." Clie prima dei depositi , da' quail fonnossi il carbone di terra, come nell' isola Mel- villa , le montagne di transizione e Ic primitive pianure erano favorevoli ad una ricca c brlllante vegetazione , spe- cialmente di piante criUogninc , soprattutto di felci. I coralli fossili de"" terreni danuo altresi una prova che e prima e nel tempo stesso , e dopo dei depositi , da' quali for- mossi il carlione di terra , le acque dell' oceano erano di natura favorevole ai polipi; 5." Clie prima e nel tempo stesso dei depositi del terzo pcriodo, queste recloni ora ghiacclate presentavano foreste d'alberl dicotiledoni , sic- come ne fanno testliuonianza gll alljeri fossili dicotilcdoni che vi si rinvennero misti con sifTatti depositi nella baja di Baflln , ed i fossili dell' isola Melvilla , di Capo-York e deir Isola dl Byam-Martin^ 6." Che le masse susslstenti in diverse regioni , ed in distrerti lontani dal luogo ilella loro formazione , dimostrano ad evidenza che sovr' esse traverso 1' acqua in un periodo posteriore ai depositi degli strati solidi i piit nuovi e specialmente a quelli della classe terzlarla ; j.^ Che in nessuna parte sussistono tracce vi- sibili deir azione dei vulcani modernii e noi aggiugnere possiamo che nelle regioni del polo artico i soli oggeiti di questo genere finora conosciuti trovansi uell" isola di Jan Mayea da Scoresby descrltta ■, S.*^ Che le sole indi- cazioni dl plu vasti vulcani ci vengono sommlnistrate dalla presenza dl rocce infrante, come basalti , luCi e amigdaliti ; 9.° Che il carbone di terra nero e bltumlnoso , carbone della pill antica formazione, il quale da alcuni teorici vuolsi confmato nelle sole regioni piu temperate o plu calde , ora per la scopcrta che se ne fece nell' isola Melvilla, all'ouest, ncUa terra di Jamleson e nella vecrliia Groealaudia , all' est , si o ricouotciuto the oQVc un tratto

276 V A R I E T a'.

importante e tale da istrulrci intorno alia geognostica costituzione delle regioni del polo artico; lo." Clie la sab- bia rossa della Possession Bay stabilisce la probabilita che ne' dintorni trovarsi potrebbero delle rocce di sale; ii.° Che quantunqne incontrato ancor non siasi veruno nuovo niinerale metallico, nondimeno le regioni visitate dal ca- pitano Parry ne somministrarono di utilissimi , tra i quali il ferro magnetico!, il ferro rosso, il ferro bruno , ed II cromato di rame ; die queste regioni somministrarono pure dello zolfo , delle pimi , del inoUbdeno e dell' ossido di ti- tano; 12." Che una prova della non mancanza delle pietre preziose e delle piii stimate e piu Vjelle sostanze mi- nerali nelle regioni del polo artico visitate dai suddetti viaggiatori ci viene somrainistrata dai rubini preziosi che sembrano ivi abbondare nelle rocce primitive : vi si trova altresi del cristallo di rocca , del berillo e dello zircone; 13." Che queste terre recentemente scoperte presentano in generale le medesime geologiche distribuzioni che incon- transi in alcune delle piu grandi estensioni di paese finora dai naturalisti esaminate •, dal che confermasi 1' opinione , essere in ogni luogo simili i grandi fenomeni della natura nel regno minerale , e per conseguenza avere quasi sem- pre prevakito le medesime cause generali nella formazione delle solide masse della ten'a.

NECROLOGIA.

II Professore Antonio Crivelli , mancato recentemente alle scienze e al desiderio de' buoni, nacque in Milano nel lySS, il a felibrajo, da civile famiglia originaria di Fagnano Olo- na. Dopo gli studj delle belle lettere e della filosofia, com- piuti con lode nelle scuole del Seminario Arcivescovile di Milano , applicossi con ardore alle scienze fisiche e mate- matiche nel gia Liceo di Brera, ove nella soluzione di al- cuni j^roblemi si distinse, anche in presenza di altissimi personaggi.

Riportata quindi la laurea nelle matematiche nell' I. R. Universita di Pavia , fu ben pi-esto nominato Professore di fisica nel Liceo che fondare volevasi nella capitale della Dalmazia: ma dai militari avvenimenti di quelF epoca non essendogli stato permesso di recarsi a quella destinazlone, si trattenne per alcun tempo ad insegaare la chimica e la

V A K I F, T A . I'^J

storia naturale nel Liceo di Porta Nnova della citta nostra, finche nel 1 8 1 1 venne eletto Professore di fisica nel Liceo allora cretto in Trento ; poco dopo fu altresi ascritto al Genio militare, nel (|uale disimpegno le funzioni di ufli- ciale. Nel i8i3 fu dal Govcrno di qnell' epoca nominato Ingegnere aggiunto al Consiglio delle niinlere del diparti- mento dell' Alto Adige. In tutte queste cariche ebbe a di- stinguersi il CrivclU co' suoi talenti, colle sue cognizioni, col suo zelo colla sua attivita , ed egli , forse il primo in Italia , fece partire dai baluardi di Trento un colpo di cannone coU' accensione della polvere fuhninante, il cbe parve singolarissimo e fu quindi annunziato nei pubblici

fog''-

Nuovl onorl attendevano il Crtvelli al ristabillrsi dell' Au- striaco Governo nella Lombardia. La provvisoria Reggenza lo destine alia cattedra di niateinatica in Bergamo: ma poi ottenuta avendo il Professore Jlacagni la sua giulnlazione , il CrivcUi, ch' era stato uuo de' discepoli piu da Jui predi- letti, fu chiamato a sedere sulla cattedra medesima die quel fisico illustrata aveva con tanta sua dottrina.

Lungo sarebbe Y accennare anche sempliceuiente le dotte ricercbe ed occupazioni alle quali si diede in quel periodo il L'rwelll, senza pregiudizio delTintrapreso insegnamento. Nel 1817 parti con superiore autorizzazione per un viag- gio nella Persia; ma trattenuto dalle vicende della guerra allora ardente tra quella potenza e la Russia , si volse a visitare la Crimea, passo a Costantinopoli j, e quindi per- corse tutta la Grecia. In questo suo viaggio egli piglio una si fondata idea della falibricazione delle celebri sciabole di Daniasco , die tornato in patria , ridusse quella manlfattura a tale perfezione , die riporto il premio della medaglia d'oro, per giudizio dell' I. R. Istituto di scienze , lettere ed arti, e quindi un luminoso esperimento ne offeri in Vienna innanzi ad una Commissione appositamente nomi- nata dall' 1. 11. Camera Aulica di guerra , esperimento die decise per sempre dell' assoluta superiorita delle sciabole di lui in confronto di tutte quelle altrove anche con simili metodi fabbricate. La iiiunificenza del Sovrano, die erasi gia verso il Crlvdli dimostrata onorevolmente ncU'anno 1824 col dono di una tabaccliiera d'oro fregiata dell' Augusto nome in brillanti, passo poco dopo a decorarlo della grande medaglia d' oro del inerito civile.

2~o V A R I B T A .

lacoraggiato il €rivelU clai felici tentatlvi eseguiti snlle opere di ferro, volto erasi anche a migUorare la fiisione deir acciajo , e per conseguenza la fabhricazione di una materia tanto importante per le arlif, dlsposto aveva a tutte sue spese uii forno per quest! difficili esperimenti , e coa insisteiiza coragglosa era giunto a proJurre saggi che la lusiuga destavaiio di vedere un giorno la patria nostra re- deuta dal tribute die linora e costretta a pagare agli stra- nieri. Al tempo stesso , dotato di un raro talento d'inven- zione. egli promoveva ardui tentativi per la conibustione deir idrogeno coinbinato coir ossigeiio; studiava il fenomeno della compresslbilita delfacqua^ niigliorava f apparato del caunello ferruminatorio per facilltare le piu ardue espe- rienze , sul quale scrisse una beila Memoria ; proponeva e faceva eseguire, illustrandola pure con apposita disser- tazlone, una nuova lanipada idrobarometrostatica; con- sacrava gli ultimi Istanti del viver suo al perfezionamento di alcune Memorie relative agli specchi ustorj conici, uno de' quail di notal)ili dimensioni fu da lai esperimentato alia presenza di S. A. I. TArciduca Vicere, che degnato si era di lodarne la costruzione ; e gia vicino al termine de' suoi giorni , occupavasi tuttora dell"" ardua inipresa di rendere tra di noi comune la preparazione delle nuimmie, per cui e tanto celebre 1" Egitto.

Dotato d' ingegno acuto e penetrante , coltivatore appas- sionato delle Scienze fisico-niatematiclie , perseverante nel- r eseguire i suoi disegni, i suoi esperimenti e i suoi ten- tativi di scoperte , disinteressato quasi alia prodigalita al- lorclie trattavasi delle piu utili ricerclie , meritossi piii volte dair I. R. Istituto di Milano , oltre il gia indicato premio della medaglia d'oro, anche quello della luedaglia d'ar- gento per oggetti presentati ai concorsi dell' industria na- zionale •, fu all"" Istituto medesinio aggiunto per T aggiudica- zione biennale dei premj all' industria destinati ; compilo alcune Memorie scienlifiche ; e facile e chiaro nell' esporre e comunicare i suoi pensieri , zelante sempre nel promo- vere i vantaggi della pubbllca istruzione , suddito fedele e riconoscente, esatto nei doveri di religione, ebbe la com- piacenza di vedere i proprj concittadini proclamare il suo nierito e applaudire alle disiinzloni a lui dal Sovrano ac- cordaie.

V A R I E T li'. 279

Ma incntre su lui accuninlavansi gli onori , e da tutte le parti vedevasi egli circondato dagli applausi c dalle lodi dei dotti , una leiita nialattia di consunzione sorpreso lo aveva anche nel vigore dell' eta sua, prodotta forse dalle assidue applicazioni e dal continuo zelo di cimentarsi ad esperimenti arditi e pericolosi. Puo dumjue dirsi che vit- tiina dclla scienza egli cadde nel giorno 18 agosto dell'anno iSag dopo i5 mesi di laiiguore sostenuti colla niaggiore rassegnazione. Cosi troncate fiirono le piu belle speranze, che i saggi lumiiiosi da esso prodolti facevano concepire pei progressi delle scienze fisiclie e della meccanica.

Esatto neir adempimento de' suoi doveri , ainato tenera- metite da' suoi scolari, dolce ed alFabile con tntti, ansioso di comunicare i suoi lumi e di estendere in ogni modo i progressi delle utili cognizioni , cesso di vivere tra le la- grime de' suoi congiunti , de' suoi discopoli e di tutti quclli che dair ingegno suo attendevano di vedere cstesi i limiti deir uitiano sapere.

Egli pubblico le seguentl Meniorie :

Nuovo nieccanismo per otienere la piu vantaggiosa coni- buslione delT idrogeno niediante I'ossigeno. Descrizione di una nuova toppa sicura per costruzione e non per se- creto. Milano, 1818, G. Pirotta. V. Biblioteca italiana tomo 11.°, setieinbre 1818, pag. 370.

Lettera sulla nuova toppa suddetta. ( Bibl. ital., tonio 14.% giiigno 1819, pag. /|.2 3.)

L' arte di fabbricare lo sciabole di Damasco. Milano, 1821 , I. R. stamperia. (Bibl. ital.;, touio 23.", agosto 1821, pag. 107.) Questa Memoria fu riprodotta negli Annali deir I. R. Istituto polltucnico di Vienna.

Sulla nessuna sicurezza delle scrrature comblnatorie. (Bibl. ital., tomo 89, luglio i8a5, pag. 80) Anche questa Memoria fu inserita negli Annali anzidetti.

Lampada itlrobarometrostatica (Bibl. ital., tomo 48.% ottobre e noveuibre 1827, pag. 99 e 2o5. ).

i?. G/i!0.v/, F. Carlini e I. Fumagalli, direttori ed editori.

Pubblicato il dl 5'gennajo i83o.

lUlldiw , dull /. /?. Sturnperut.

Osscrvazloni mctcorologichc fatte all I. R. Ossewatorio di Brera

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BIBLIOTECA ITALIANA

I DIRETTOPJ AI SIGNOPvI ASSOCIATE

Non dipartendnci dalla consiLclndine degli unni icorsi darcm luogo in qiiesto fascicolo alia sola Biblioo;raHa, e ad alcnni porJii articoll d' altro genere sotto la rn- brica Varicta. La messe pero da noi ruccolta iiitoriio a qiicsf oggctto medcsimo e taiita die non ci fa pos- sibile di tiULa comprcndcrla in un fascicolo solo. Talc Bibliograiia condnucrd quindi anclic nel gennajo, ossia net primo fascicolo del i8oc, e pcrcio la parte prima di esse fascicolo ancora non contcrrd che poclii arti- coli di Icttcratura.

PARTE I.

LETTERATURA E BELLE ARTL

Poctos ladrd vetercs ad fidem optiniarum cdidonum expressi. Florenda: , 1829, txpis Joscphi^\o\iVLi. Uri vol. in 8.°, di lo^j pag. , fr. 33. 6c.

D,

a qualclie tempo si fe rinnovato in IngliUterra ed in Fraacia T amore delle edizioni compatte , e da quel paesi si e diffuso poscia anclie fra noi. I. a ^linerva di Padova ci ha dato il Parnaso Italiano in un volume , che se nou puo dirsi veramente corapatto, e in quella vece splendido e bello e, quanto al carattere cd alia carta, da Iegger?i comodamente. Appresso venne il Beltoni, e col prinio tomo della sua Biblioteca Enciclopedica ci presento un' e- dizione, la quale, a dir vero , non e cosi })ella conu" la padovana, ma la snpera di lunga niano nelT cconouiia.

JJiOl. leal. T. L\L 19

aSa BIBLIOGRAFIiL

Ed ora il Rloliai clL Firenze sorge per terzo in questa specie di gara tipografica, e raccogliendo in un solo volume tiitti i poeti latini anticlii , vince al parer no- stro gVi editor! di Padova e di Milano. Noi non crediamo che queste edizioni siano conformi al vero bnon gusto ti- pograiico , e nemmeno corrispoiidenti a quel fine die si propongono; perclie nessuno potrebbe studiarvi lunganiente senza grave discapito della vista: e quando consiJeriamo che questa usanza, invaUa gia circa tre secoli addietro, fu lungauiente abbandonata del tutto, non dubitiamo di cre- dere che la moda potra bensi accordarle anclie ai di nostri qualche favore , ma non sara peraltro possente a renderla popolare e durevole quanto credono alcuni : sicche vedre- ino risorger ben presto I'amore delle buone edizioni, alle quali queste compatte non si potranno ascriver giammai. Ma se qualcuno di questi volumi debb' essere lunganiente cercato e tenuto in pregio egli e questo del Molini ; per- chfe potra sempre riuscire piacevole e coniodo a niolti il possedere tutti nniti i poeti latini, e il poterii agevol- niente portar tutti con se per consultarii dovunque n' abbia mestieri. Non trattavasi qui soltanto di raccogUere in un volume di poca inole e di poco prezzo alcuni autori che si potrelibero agevolmente trovare anche altriinenti , e che non formano un tutto intiero, ma bensi di presentare unita tutta quanta la rlcchezza del parnaso latino , una parte della quale per la difticolta del trovarla suol essere negli- gentata da molti. Perocche le buone edizioni d' alcuni di questi poeti eono rarissime e di gran prezzo, sicclie tutto il volume dell' editor fiorentino non costa forse quauto una buona edizione dei poclii versi di Sul|jicia , di Olimpio Is^emesiano , di Grazio Falisco e di Caljjurnio Siculo. Sotto questo rispetto adunque noi troviamo degno di niolta lode il consiglio del Wolini , e n" avremmo annunciato prima d' ora il diligente volume, se prima d' ora ci fosse venuto alle niani. Ne taceremo c!ie un diligente e giudizioso ri- gcontro de' testi piu accreclitati colloca questa edizione fra le migliorif, oUreche il Molini T ha arricchita di alcune brevi notizie biog.rafiche de" varj autori , le quali possono riuscir vantaggiose agli studiosi.

PA.RTK PKIMi. 283

Leltcra di Scsto Aurelio Properzio al sig. O. Z. Y. Ferrara, 1829, tipografia Bresriaui, in 8.°

Noil e questa la prima volta die qnassii pervengano a qiialche avventuroso mortale o notizie o letteie dagli al)itatori del ))eato Eliso. Ma pure noa ci ha niaraviglia clie in cjuel- I'eterno sogglorao pervengano novelle di noi e delle opera nostre , poiclie calano colaggiii ogni di non poclie aniuie che con noi respirarono le mcdesinie aure di vita. Cosa mlrabile e bensi die di la ci giungano notizie e scritti, giacclie a nessuno di que' fortunati splriti e dato di ripas- sare le fatali sponde. Glie die siasi pero della possibilita o della convenevolezza del fatto, il buoa Properzio rice- vette dalle mani del sig. G...., non ha guari defunto, i due volumetti del Fieri, stampati I'anno scorso; il secondo de' quali contiene una nuova traduzioue delle sue Elegie. II poeta scorrendo cupidaniente la prefazione vi trovo sovra quelle del Becelli e del Riviera lodata la versione die delle stesse Elegie fu dal Peruzzi fatta pel Parnaso de iradutlorl ituUani del Rubbi , aggiugnendovisi che per si bella versione Vomhra di lui, per quanto si dice, non gli avea reiidaie grazie laggiii negli Elisi. Queste parole dette da Properzio ad alta voce risuonarono agli orecchi di Catnllo e di Tibullo, de* quali avea pure il Peruzzi volgarizzate rEiei;ie. E qui Catullo alle due amiche omlire rammento quanto il Peruzzi doluto si fosse di quella sua prima versione : soggiugneva poi che questi per soddisfare alle brame di lui avea prcso a tradurlo tutio da capo, e che di tale nuova traduzioue gia pubblicati no avea alcuni saggi e sovr' essi ottenuto Tonorevolissinio giu- dizio e deir^nfo/ogm di Firenze, e della Biblioteca Ita'iaiui di Milano, e deW Arcadico di Pvoma, e del iV/tOiO Gornale de Lclierati di Pisd (die anche gli a1)Itatori delf Eliso as- sociati sono a' nostri giornali). Alle parole del cantorc cti Lesbia scossasl T ombra del sig. G . . . . fe' liotissimi i trc poeti , loro annunziando die il Peruzzi gia condotto avea a compimento una nuova sua traduzioue non di Catullo soltanto , ma anche di TiliuUo e di Properzio ; e cosi di- cendo presenti) a quest" ultimo quasi per saggio ed a nome dello stesso Peruzzi il volgarizzamento delPelegia IV, lil). IV (Tarpea). II poeta lattosi a leggerla trovo die il Peruzzi nie^lio d'ogni aUro volgarizzatore colpito avea il vero sense di alcuni dithcili luo^hi e speciahnenlc delf ultimo dislico:

ao4 BIBLIOCR\FI.V

A dace Tarptja mons est cognomen adcptus O vigil, injustoi prccniia surlis habes , che cosi tioviamo da lai tradotto :

Da lei duce , la rupe ebbcsi in sorrc

II noine di Tarpea. Tu clie vegliasti, O Giove , a vendicar la ingiusta sorte ,

Cotcsto aggiugni onor nuovo a tuoi fasti. E cjii'i il poeta osserva che Tarpea fu ap])imto la duce del tradiniento da lui descritto, e clie il Pcrnzzi meglio pure d' ogni altro ha colto nel signilicato dell' ultimo verso, ri- ferendo qnel vigil non a Tarpea , ma a Giove stesso , il quale diyisato avea di vegliare egli solo alia punizioae di quella malvagia , dal che ne riporto Tattributo di Giope Tarpeo. Ma il poeta non volendo per ora piu a lungo ra- giouare sull' inviatogii saggio , trasmette al sig. O. Z. Y. ( non ci si dice con qual mezzo, ne giova il saperlo) am- bidue i volgarizzanienti deli' elegia , quello cioe del Fieri e quello del Peruzzi , ponendovi a pie di pagina il suo latino, ed a lui lasciandone intero il giudizio.

Ma pure 1' ombra di Properzio non vorra adontarsi, se nol ben alieni dal detrarre alle laudi che giustissinie deb- honsi al sig. Peruzzi per questo e per altri suoi lavori, ci facciamo ardinientosi di chiederle se il volgarizzaniento di quell' ultimo distico non sembri a lei ancora prosaico e slombato, e di dubitare se quelle parole la rupe ebbesi in sorte raggiunto abbiano pieuamente il latino mons est cognomen adeptus. Che altro e V adipisci , altro V aver in sorte. Ise sapremmo, se quel i'igil ( quando pure, siccome ahri dubito , non delibasi il distico avere per intruso) possa si agcvolmente riferirsi a Giove o non piuttosto a Tarpea , clie di Tazio fieramente invagliita non snpeva in quella notte fatale abbandonarsi al sonno. Tale fu il senso cui si attenne Micliele Vismara nc4 suo volgarizza- mento di questa niedesima elegia , seguendo la lezione di Andrea Bassano accarezzata anclie dal Volpi e dallo Kvinoel, cioe leggendo A duce Tarpeja ecc. , la cui para- frasi sarebbe : « Tarpeja col suo supplicio diede il suo I) nome al colle Tarjjeo. E cosi quella rinomanza clie e " P'*opna soltanto delle persone grandi e benemerite nel » dare il loro nome ai luoghi onorati dalle loro gesta , e »» toccata anclie a te jier capriccio della sorte, quasi in " premio in debito del tuo misfatto. » Ecco la vcrsioiie del Visuiara in tre soli vcrsi circoscritta :

rARTF, rniM.v. 285

Cost , Tarpc.ja , dal tiio fato al colle 11 nome venue e dl te wve ancora Fama, die dar cieco destin ti voVe. D'un" ultra coserella ancora noi pregar vorrcmmo Pro- perzio, se pur le parole nostre scemlere potessero sino air Eliso. Nel suo testo latino da Uii sottoposto alle due versionl troviaino can<;iato T ordine del distici , perciocche il distico Quul tuni lioina fait etc., ciie in tiitte le altre edizioni e il qulnto , qui diviene il quarto. Laoiide in qnesto Iu02;o il testo noii corrisponile ad alcuna delle due tradii- 7.ioni. Noi gli sareuuuo duncjue gratissimi, se egli appagar \'olesse la curiosiia nostra intorno a sillatto canglaniento.

Operc di Qulnto Ornzlo Flacco tradoUc in lingua itu/iuna , e corredute dl opportune osscrvuzionl da Celestlno Massucco Profcssore gliddlato dl poctica neU Unlversitd dl Qcnova. Seconda rdlzlone col testo latino corretto sn quclll del JUltscherllcJi , e del Doerlng, e coll' agglunta delle Ossenaziotu del cav. Vanncttl, ed nltrl. Tonio primo. Milano , 1829, per Angelo Boiifanii, tipografo llbrajo.

II lavoro del professore Massucco , di cui e qui inco- niinciata una seconda edizione, fa nel primo suo comparire accolto con (jualclie favore dagli studiosi , ne ora mette conto di richiauiarlo a nuovo giudizio. Seguendo il coa- siglio del Vannetti egli tradusse in prosa il suo autore , e poiclie con generoso sentiinento parve piuttosto niirare all' utilita altrui clie alia propria sua gloria, sarebbe una troppa inglustizia il mostrarsi severo con ciii dopo aver inipiegati ben trentadue anni nell' insegnare al giovanetti le buone lettcre , voile coniunicar loro qnesto frutto della sua lunga e faticosa esperienza. Non e pero da tacere , clie volendosi dopo ventitre anni ristainpare il suo libro, e approfittare, com' e detto a* lettori , dei progressi cbe in questo Intervallo ba falti la critica , si avrel)be dovulo csaminarc con piia diligenza il testo, e rivedere con nii- pliore accorgliuento la traduzione e le note. Non e gia die noi volessinio cambiata la natura di questo lavoro destinato principalmente alT Istruzione de* giovanetti . ma quaiido 1' ediiorc non intendeva di restringcrsi a riprodurre neir antica sua forma P opera del Blassucco, porche non

286 EIBI.IOCRAFIV

lia cgll fatto ogal sforzo per toglierue quelle mernle ch« la rendono in parte men profittevole? Noi non esaniine- remo die la prima ode di soli trentasei versi , ma forse anclie in questa brevita saranno troppi gli argomeiiti a conferma delle nostre parole. II testo di quell' ode e abba- stanza corretto , ne poleva essere altrimenti , se fu preso a norma quello del Mitsclierlich e del Doering: tuttavia non possiamo lodare die si abbia conservata la lezione evidentemente gnasta = Me doctarum ederce prccmia fron- twn Dvs iiuscent. superis in vece di leggere Te , come altri saggiamente corresse. Orazio, dopo aver noverato i varj (lesiderj degli uomiui e le div'erse fortune , si rlvolge al jiotente slio amico, e gli dice, die 1' edera premio delle dotte froiiti soUeva lui ( Mecenate ) al consorzio de' numi. Egli e soltanto dopo questa magnifica lode , die termina col jiarlar di se stesso» e si contenta die la frescura dei bosclii e i lievi corl de' satiri e delle ninfe lo dividan dal popolo. Non e egli manifesto die se Orazio avesse anche prima parlato di se medesimo dicendosi frammisto agli Dei, il suo concetto cadrebbe qui soverdiianiente col mo- strarsi apjiena diviso dal volgo? E se l" entusiamo gli avesse suggerito quel prlmo ardiinento, e egli possibile die cin- que versi dopo avesse voluto cbiudere V ode esclamando che una parola di Mecenate die lo mettesse fra i poeti 11- rici , gli farebbe toccare le stelle col capo? L' uomo che sa di portare una corona, per cui e fatto compagno de' numi, ha egli bisogno degli altrui conforti per giudicarsi poeta? Era dunqne a scegliersi la lezione Te , che fu adottata anche dal Gargallo, e solo non bisognava, come fece quest' ultimo, attribuire falsamente a se stesso il merito d'aver emendata la scorrezione. Cosi pure nel volgarizza- mento del Massucco non si doveva permettere die il Mce- , renas atavis edite regibus fosse tradotto = O Mecenate prole d' illustri maggiori = e molto meno si doveva accogliere la nota che il regibus sta per illustri, quando e patente che il destro cortigiano si studio con quell' epiteto di ac- carezzare la vanita di JMecenate che pretendeva discendere da Porsenna e dagli altri re deU'Etruria. Ne il mercator e ben tradotto coUe parole il viaggiator mercatante , ne sara mal italiano 11 dire che Euterpe rnffrena gli armoniosi suoi flauii la vece di esprimere ch' ella cessa di dar fiato idle tibie. In egnal uiodo per coaservare pevfetta agli

PARTE PRIMA. 287

studiosi 1* imagine tV un autore cosi sohrio nel suo stile , e cosi saplente ne' snoi epiteti non bisognava tollcrare nella tracUizione 1' agglunto di tetro tlato al suono Jtlle tronibc , e quello d' arrnoriioso attribuito al flauto cii Euterpe , epi- teti die non si trovano in Orazio, e clie non ajatano nemmeno a cbiarezza. Delle note poco e da dirsi , perclie sono vuote d' ogni pretensione , e si veggono apertainente fatte per rendere piii facile ai meno istriuti T intelligenza del teste latino, ma tuttavia non si dovea tralasciare la correzione di que' luog;lii clie racdiiudono idee false o troppo inesatte , come restando senipre nella prima ode sono le seguenti :

Fervidis rotis. La celerita delle ruote le faceva ardere.

Sub Jove frigido. E lo stesso che sub Do. Secondo la mitologia , Giove e Giunone erano le due diyinita dell" aria: questa dell' aria respirabile e bassa che ne circonda ; quello dell'aria superiore. II restare all'aperto senza difesa dall'alta colonna dell' aria superiore che ci preine, ci fa sentir fred- do; ecco il motivo del Jove frisido.

Nympharumque. Presso gli anticiii le Ninfe erano le Dee dei boschi , delle canipagne, delle acque , e prendeano poL diversi nomi, fni^endole belle e allegre fanciiille; ma alia fia fine non erano clie foroseiie leggiadre e snelle alia danza.

Cum Satyris. I Satiri figuravansi Dei campestri o hosche- recci mezzi uoniini e inezzi capri con orecchle puntute e caprini piedi velluti; ma alia fin fine noa erano che rozzL contadini e pastori di vellute spoglie coperti , inculti gli irti capegli.

Chori. Coro e una truppa di gente adunata a cantare ed a danza re.

Se queste e altre simili annotazioni possano riuscire frut- tiiose a clii studia in Orazio, noi Insciamo darne sentenza ai lettorl , i quali non diranno certamente troppo severo il nostro giudizio, se vorranno pensare che qnesto volume non raccliiude se non il jjrimo libro delle Odi d' Orazio , e che quindi il nostro avviso , ove sia accolto di buon animo , potra forse riuscire vaataggioso alia continuazione deir opera.

Vcrsioiie itallana di (tlcime Odl dl Orazlo fatta dal-' r (ihnte Paolo MrsTRORico vlccntlno. ^ Venezia , iiiic), d(dla tipografia d Alvlsopoli.

Nol non sappi.amo se T abate Mistrorigo sla glovane o veccliio ; ma se, come pare dalla lettera dedicatoria , egli e aiicora in ijnella eih che permette di coltivare assidua- luente gli stiulj per dartie nri buoa frutto nei tempi avve- nire, noi vogllamo coiifortarlo a maiitenersi con voloata animosa nella carriera cli' egli intraprese, Le veatlcinque Odi d* Orazio die era tradiisse noa soao di certo volga- vizzate per iiitero con quel saggjjo e felice ardimento che finoi-a fa desiderato indarno nei nioltl che si posero a fjuesta difiTicile prova; n>a pure, se non c' iiiganniamo, avvi una francliezza , una spontanelta che di rado si trovano nnche ne* piii lodati, e forse , ove il Mistrorigo non si fosse tenuto troppo servlhnente ai metri d'Orazio, T opera sua sarebbe anclie rlescita plu lodevole , piii conforme al genio della itallana poesia. La prima fra le odi da lui trasportate al nostro idioma servira a provare la verita di queste parole; e noi citiamo la prima, perclie la scelta non scmbri studiata a favore. Cost te regga Venere

E d' Elena i fratelU— astri lucenii , Cost al tuo corso Jupige

Sciolga, gli altri in catene, il Dio de'ventl; Nave, che il mio Virgilio

Trosponi aiidace per I'ondosa via: Deh salvo ai Creci rendilo

E serha la meta dell' alma mia. Cirrondato da rovcre

E da triplice hronzo il petto avea Chi primier tra le furic

Dell' onde irate uii fragil pin sciogliea ; iVe d'Aquilon con Afr'iro

In guerrn , ne dell' ladi orror sentiva , iV^^ agll urti orrendi, al fremito

D'Aiistro tiran dell'Adria impallidiva. Qnal morte fu terrihile

A rhi i rnostri nuotnr con occhi ascintti Vide, e gf infcuni snrgere

Acrocerauni scogli in mezzo a fluiti?

TARTS rniMA. uS^

.Jnvan col mare indomito

Prowido il Nunie scparb le spondf , Sc i guadi inaccessibili

Tentano gli empi aheti e varcan ton.de. Maggior d' ogni periglio

Ai delitti ruinn umano orgogUo, Ardi Prometeo agli uomini

Recar la fiamma dal celeste sogllo D'allor di febbri squallide

A desolar la terra ignoto stuolo rioinbb , d' allor piu rapido

Necessita feral dispiego il volo, Agitb all' aure Dedalo

Non concessa a mortali ala veloce' Jluppe fatica ErcuJea

Le ferree porte della Stigia foce. Nulla e al mortal difficile:

Fin contro il del spingiam le audaci prove ^ E ognor df ultrici folgori

Stolti , peccando , armiam la destra a Giove.

Tutti possono vedere i difetti di qnesta versione, e moiti in ispecie vorranno condannare il Mistrorigo di aversi piil volte con liberta veramente imperdonabile appropriate le frasi del inarchese Gargallo : ma ad un tempo chi potra negare che il giovane che ha tradotto cosi , non abbia, studiando, attitudine di far molto meglio? Si legga pure la stessa ode volgarizzata dal marchese Gargallo die co- muneniente si vuol dire il migliore fra i traduttori d'Ora- zlo , e si vedra che la preminenza rimane assai dubbia. E perche sarebbe troppo lungo il riferirla qui tutta, si os- servl soltanto la sua traduzione del celebre passo = Illi robiir ct aes triplex etc.

Triplice hronzo , e rovere

Quel fero cor cigneano ,

Che fidb il primo un fragile

Pino all' immane oceano ; Nc il furiar con Porea

D'Africo ruinoso

Ne il fe' tremar dcW ladi

11 raggio procelloso;

290 BIBLIOGRIFIA

Non Austro , di cui I'Adria JVon ha chi lo governi Piu fiero, e che volnbile Calme e tempeste alterni. Noi non vogliamo decidere fra le due trnduzioni, ma pur troppo ne pajono entrambe molto inferiori all' origi- nale, e seinpre piu ci confermiamo in una veccliia nostra opinione che il dimenticato Stefano Pallavicini a nialgrado d' ogni suo difetto sia ancora colui, die meglio d' o^n' altro seppe accostarsi ad Orazio.

Ben ehbe iruorno al cor tripUce smalto Colui , che prinio un fragil legno espose DeW onde at crudo assallo , E r ladi procellose

E sfidar non teme la rabbia ins ana , Ond'Ostro e Tramontana Cozzan fra loro , e 'I furiar di Nolo , Che ad Adria iinpera , e 'I pone in calnia , 0 in moto. Per veilta il Pallavicini non e sempre tanto felice , o per dir meglio non e sempre tanto fedele, ma se il fosse, avremmo noi consigliato il Mastrorlgo a continuar nell'im- presa ? Potremmo noi dirgli che studiando con piii cura il suo autore , e liberandosi da ogni inutile angustia potra forse ottenere una palma, che dai cento traduttori d' Ora- zio fu piuttosto desiderata che conseguita ? (i)

Jnni sacrl di Alessandro Manzoni colla tiadazione latina dell abate Francesco Filippi. Udine , 1829 , pei fjatelli Mattiuzzi , in i6.° di pag. 62. L'inno del Natale nella versione latina comincia cosi : Magna silex veluii , celsi de vertice montis Quani ruit impulsu ventorum adjiita ictustas, Praccipitat tandem , ingenti subhipsa fragore Subjcciasque premit valles , et mole sua stat Quo cadit , immota , haud saeclis volventibus unquam, Visura , ut quondam , native in culmine solem , Jn sublime illam nisi vis extollet arnica, JVon aliter, etc.

(1) Fiachh il nostro voto non sia adempiuto (e chi puo dire •e mai lo »ara?) noi consigliamo quslche valente tipografo Ji ri- itauipare la bella tradiizionc del P.*llavicini.

I

rARTE PRIMA. 29I

Qu\ danqiio 11 traduttore ha regalata al nostro poeta P idea della vetnsta che ajatata dall' impulso dei venti ruU si- licem magnarn de Venice montis. V lianno inoltre il tan- dem del terzo verso, e V ut quondam del sesto, che stanao se non erriamo a disagio, e volontieri cederel3l)ero il Inogo a quel hatte sul foiido e sea clie il traduttore lia negligen- tato. Noi non leggeimiio tutta intiera la versione del signor Fiiippl, ma possiaino accertare die dovuiiqne ci si aperse il libretto la trovainino uguale a questo cominciamento , al quale stimiamo che si debbano dar molte lodi , fuor qnella della fedelta. E si noti che trattandosi d' un poeta e d' un lirico non sono picciole infedelia un tandem ed un, ut quondam appiccicati dove non n' e mestieri. Finalmente noi avreniino desiderato che il signor FilippL avesse tra- dotti gl' lani nei metri dei veri nostri inni sacri , ai quali si accostano in parte i metri manzoniani.

Rime dl Nicolo e Jacopo Tiepoli vinizianl poeti del secolo XVI. Veiiezia, io2C), presso Giuseppe Pi- cotti tipografo.

L' uso di pubblicare per nozze qualclie componimento inedito d' illustre scrittore fu piu volte e meritamente lo- dato : non seinbra pero ciie questa lode abhia a dilatarsi anche al caso presente , in cui per le nozze Valier e Tie- polo si staniparono parecchie poesie , ne inedite , ne di scrittore illustre, ne degne per altri motivi d' una nuova edizione. Emanuele Cicogna, diligentissimo indagatore delle patrie antichita , prepose al voluuietto alcune notizie suUa vita e gli scritti dei due poeti, ma queste accurate mi- nuzie per buona fortuna degl' Italiaai sono oramai di- venute patrimonio esclusivo di poclii curiosi bibliografi. Nicolo Tiepolo nacque sul finire del secolo decimoqninto da famiglia patrizia, e dopo aver passato per cariclie molto cospicue mori nel luglio del i55i. Amico ai letterati del sue tempo merito clie T Ariosto ne facesse menzione nel suo poema, ma chi legge i suoi versi si stringe nelle spalle e chiude il liliro annojato: una copia scolorita del Bembo dopo mille Petrarcliesclii un Petrarchesco di piii ! ! Eccone un maJrignle, perclie un sonetto sarebbe troppo:

S' oniai di i-ostra grazia acqiia non ba^ia J I niio terrcno asriutto , ,

2C)2 BIBLTOOnVFIA

rerira il seme , onde s" anemic il frutto.

I\'oii sieCe Koi. quel fonte^ onde si cria

Largo rk'O corrente

Che mille e mille catnpl inagri impingna ?

Sparp,ete dunque sopra questa niia

Onesta setc ardente

Uinor die in quidche parte almen I' estingua ,

E snra I' opra vostra

Con forme , padre, alia spernnza nostra. Jacopo Ticpolo fa di qnalche anno posteriore a N'lcolo , e non nacque patrizlo. Un gioriio ej:;U ricevette una lettera dair Aretlno, in cul lode avea sci'itto un soaetto : e la lettera di quel matto briccone finiva cosi: Attendete , o Jigliuolo , alia poesia , e non mancate di darvi opera, da die ci nasceste per darcela. Perseverate in tal cosa senza perdere ora in roinporre versi e prose in piii sorti, iinperoc- che il niiglior maestro die sia e il fare •" le cui freqiienzc a fare iiisegnano , e piii da loro , die da altri impara dii fa. Sicchii facendo farete faccende si fatte die niente vi restera rfa farsi ! Aniniato da una lode espressa con tanta ele- }^nnza il povero Giacomo si credette poeta , e sublto su- bito pubblico le prime sue poesie volgari e latine. Requiem eternam! Lo stesso sig. Cicogna non oso disturbare la quiete sepolcrale in cui giacciono. I due componimenti , clie soli furono qui ristampati appartengono all' eta sua piii niatura, e mostrano cbe almeno egli non voile farsi pecora nella gi'eggia del Bemlio, e declinando dalle niiserabili cantilene d' un finto amore platonico ardi provarsi a celebrare i casi deir eta sua. Di che il Tiepolo sarebbe niolto a lodarsi, se ee;li non si fosse trascelto ad eroe de' suoi veisi En- rico HI diFrancia, e se non avesse abljandonato i vestigi del Petrarca per mettersi con nuova servllita snlle ornie de' Greci imitandone perfino imetri, e afTogando la storia de* suoi tempi in una gora d" insulsa mitologia. L" ailja , che increspata nelle cbiome dalle fresche anre tenerine si accompagna alia Dea santa a-morosa di Pafo , e rinversa il canestrino d' argento, i giganti che sdegnosi alteri dier quell' assalto duro Alle celesti roccke in i'nlle aprira , e con forza nemica Pelio innalzar sovr'Ossa, E svelto il grande Olimpo ad una scossa Ve I' assettaro in cima Sjiio , Cimotoe e Galatea, clie ballano, Nereo, die profetizza c il pescatore Cromi . che nota le profczie qiicste sono le

i'ARTE miMA. 2()S

inven7ionl d'un poeta, die park ad Enrico di Valois , e die il l/iografo dice inspirato dalla iinmortale vittoria di Lcpanto. Al Canto di JVerco snccede ua'altra Ode alia grcca intitolata i lieali Cidi il' oro tutto metallo della niedesiiiia vena. Si vogliono predicare le glorie della stirpe Yalesia e di trenta strofe die s' iinpiegano a questo lavoro, le prime otto sono per Talia, Giove, Pallade, Bacco ed Alcide ; le dieci die seguouo , racconiano la uiorte d' Adone , e liniscono con Marte, die sal mono igniulo Sparse tre GinU onor del Franco scudo, e le altre sino al termine si concliiudono tutte alle- gramente col ritornello del sacri gigli d' oro. Cio nulla ostante Apostolo Zeno lia cliianiata bellissima ijuest'Ode, e il si- gnor EiunianLiele Cicogna T lia ristampata. Ce ne rincresce davvero per Apostolo Zeno, e pel sigaor Enimanuele Ci- co";na.

Opcrc scclte dell' nhntc Francesco IIezzjno. Niiova cdlzloiie diligeiUeniente curretta. yoluine I. Jlon- za , 1829, col dpi di Luca Corbetta.

II Rezzano e un poeta , die verso la nieta del secolo scorso si acquisto una liella fama tradiicendo il mirabile libro di Giobbe , ed e appunto questa lodata verslone, die era si ristampa insieme ad un ragionamento sulla poesia sacra, e ad una serie di cantici religiosi, ch' ei voile in- titolare V Aidina meditante. Per certo non mirando die alia gloria poetica del Kezzano , sarebbe stato niigliore consi- glio il tenersi alia sola traduzione o pluttosto parafrasi del libro di Giobbe , perdie il ragioruunento non oirre nulla di nuovo , ed anzi s'aflatica a provare cose gia cousentite e volgari; e i cantici sacri con una faciliia negligcnte sor- passauo troppo spesso i confmi della verith e del decoro (1).

(1) Basil solo un est-iiipio:

E III, padre Ocean , die in larglie mete Movi giganie il congregato tlucto Sprezzdiore di Ifjigc e di cjuiete,

Natij a somiiiergL-r navi , a fra.u'iei- lutto Col leinpeotoso e spesso un'o soiiaiitc Delle vicinr rupi li volio asciutto,

Auo a la^ar con spume il i'isu a auante Erranti stelle spcctairici alcere liaiiuo I" ccccUo tiio fiiior diuaute , etc.

J194 BIBLI0CRAFI4

Noi pero lungi dal condanaaie il benemerlto editore sa- cerdote Rondelli, perclie egli abbia alquanto allargata la mano, vogliamo lodarlo di aver provvediito uu buon libro alle aninie pie e timorate , alle qualL e ben disgrazia clie i dotti pcnsino cosi poco in Italia. E inohre al confronto di tanti pessinii vers! che la superbia d' una falsa scuola ci accumula senza ingegno e senza misura , le poesie del Rezzano possono dirsi tutte belle e lodevoll.

Noi desiderianio che questa edizione sia ricevuta con molto favore, e tutti i bnoni divideranno con noi questo veto, perche il profltto e consacrato a procacciare conve- nevole educazione a una misera orfanella noti ancora bilu- stre , prha dal suo nascere del dono della loquela, ma for- nita dalla natara delle piii felici disposizioni. II ritratto del- r amablle e sventurata bambina e premesso al primo vo- lume, e quella cara e ingenua senibianza cornmovera cer- taniente piii d' ogni nostra parola il cuor de' pietosi.

Saggio di Poesie di Pietro Sterbi^'i. Roma, 1829, coi tipi di Giuseppe Salviucci e figHo.

Lo Sterbinl si presenta con pochi vers! all'Italia , ma quest! pochi gia bastano a chiarirlo poeta. La sua voca-- zione poetica si manifesta iia un' apostrofe alia Poesla ;

Ove guidi , ove traggi il mio spirto ? Che mi mostri ? Una selva di mirto , Verdi colli , odoriferi prati , Molli Jlati d' un vento leggier ,

Un rusceUo che irrora , e va via ; D' aiigelletti una do'.ce armonia , Lieti cori di ninfe e d' amanti Esultanti - di puro piacer . . . .

Fammi udire una tromba guerriera Di vidua hattagVa foriera , Fammi udire il suonar del timbalU , Dei cavalU - impazienti il nitrir Mostra al prode il cammin della gloria, Al temente predici iiltoria , E gVinsegna a sprezzare i perigU Per i figli - pel patrio terren.

PARTE PRIMA. 390

Le sue oplnionl intorno alia poesla si ponno in gran parte arguire dall' OJe in niorte di Viacenzo Monti: Fu srande Ointro , io lo dirb bealo ;

Quel die negava a noi

A lui concesse il Fato ,

Lodare ai fgli illustri i padri eroi.

Dal patrio suo terreno

A lui venia nel seno

II fuoco di virtu.

E aW inspirata mente La forte eta presente Pingea i' etci che fu. Bello ci pare quel luogo ove dice del Monti : Ahi! quante volte s' arrestb pensoso Su le arinoniclie corde , Che. il suo cuor gcneroso Al stiono della cetra era discords ; Ma lo agitata un Dio^ Ma di gloria il desio, Lo invase e lo guidb. Belle sono quelle parole che il Salvatore proferisce ap- po lui :

Miser i a cui dall' an'' mo .

La speme ancor s iiwola , Venite al padre tenero Che i figli suoi consola ; Al Dio che innalza l' umile , Che ahhatte il reo voler. Questi ed alcuni altri luoghi sono assai belli nelle cia- quanta pagine dello Sccrbiiii i e ci pare die a lui maa- chiao gli argouaenti piuttostoche V estro.

La lanrea medic a. Epistola di Pietro Martire HuscoNT. Sondrio , 1829, dalla tip. di Q. B. della Ca- gnoletta.

Se qualcheduno vorra domandare perche noi annuncianio una poesia per lanrea, nientre ci siamo gia tante volte di- chiarati contrarj ai cosi detti versi di occasione , noi lo pregheremo di leggere T Epistola del sig. Rusconi, c vedrk ia es^a i inotivi di quet>ta nostra appaieiitc incostanza.

296 BIBI.IOCR.\Fr.V

Vedrh clie T autore , lasciate quelle inezle le qunli Seneca, stimava propria dei poeti , porge una serie di consigU uti- lissimi al suo candidato •, e non getta a caso una qnalche buona sentenza fra le vote eleganze de' poetici florilegi , ma parla senipre filosofia e morale in bei versi, con uno stile nobile, chiaro, corretto.

Pei busd di Vlncenzo Monti e di Giuditta Pasta e per altre sculture di Pompeo Marchesi, Carizoni tre di Felice Roman i. Milano, 1829, coi dpi di Felice P.usconi.

Due parole ai Giornalisti intorno al dispotismo delle opinioni da loro esternate sulla esposizione di Belle arti avvenuta nelle sale di Brora nel settembre 1829. Milano t tip. Malatesta di C. Tinelli c C.

Vogliamo trascrivere , quasi epigrafe del nostro articolo» il commiato del sig. Roniani alia sua prima canzone : Canzon, se mai t' adduce

Mtrto 0 Ventura a piu feHci ingegni , A cui consente un Nume ozii migUori, Grida che ancor produce Uoniini Italia di cantor piu degni Che non son fole anticke e vani amori ; XJi' che d' eterni allori Ottien soltanto dalla patria il serto Chi sacra il canto alia Virtude e al Merto. Poi ci rallegriaino sinceramente con lui che ha saputo non solo eleggere un nobil tema al suo canto, ma soUcvarsi anche all' altezza del proprio argomento in queste belle e veramente italiane canzoni. Tutte e tre cl pajono assai lo- devoli , ma quella pel busto del Monti iasciasi addietro di gran tratto le altrc per collocarsi fra le migliori produzioni poetiche de'* nostri giorni.

QiCi pictra Ignuda e sola. Ma pietra die s'incarna e par che spiri Come la prima argilla al divin fiato : Qui di null' altro ornato Che della sua canizie un capo ammiri ; Ma in questo capo maestoso e altera La celeste sfavilla alma d' Omero. II poeta loda innanri tutto ucl busto quello sguardo che

PVRTE PRIMA. 2C)J

fu si proprio del Monti principalmente (pinndo inimerge- vasi lie' suol pensieri , o direm mej^lio col sij^. Kouiani, qnarido egli udiva la voce del genio die lo ispirava. Tale egli lo ha veduto pareccliie volte nicntre scrlveva gl' im- niortali suoi versi ^ e la soinigliaaza e si grande e V illu- sione si viva , ch' egli doinanda :

Mediu forse al fuhbro Ntl cui lavor sei vivo, e Italia bei , Media al Fidia , dcW Insubria amore , L' Inno di lode che giaminai nan muore ?

Fra I'Arti e fra le Muse

Awi una santa di volere e mente Fraternitd, che lutte a un fil le adduce, (,iual tf acque insicn confuse Una sola si forma ainpia corrcnte , Qual di raccoUi rai fassi una luce.

Da cpicsta iinlone , prosegiie dicendo il poeta, nascc cpianto ha di hello la vita, qnauto lianno di siihlime il core e il peasiero. Essa vendica i grandi della noncuranza del uioudo, e degli oltraggi della tbrtuna e della niorte. Quindi 11 slgiior Roniaai domanda qual frutto venue al suo poeta dal secolo ia cui visse ?

Sole ti fean sostegno

Le sante Suore , che al tuo bianco crine Cingeano un giorno il Toscan luuro e il Greco ; Esse , te infenno e cieco , Nw.rian di mille fantasie divine , Talche d"" Eternita scendevi in seno Come sol che tramonta in cicl sereno. Ed esse ancor di gloria

Ci/zi^ono il sasso che il tuo ccner serra ,

E il confort.an de' lor canti immortali ■■

Esse alia tua memoria

Innalzan monumento etcrno in terra

Per man d' un Fidia che non ha rivali.

Batti pel mondo I' ali ,

Fama d' Italia , e ^e remote genti

Chiama a mirar I' alto lavor d' appresso ■'

Ad ispirani in esso

Tutie I' aline verraa d' onore ardenti ;

nibL. hal. T. LVI. 20

29<^ ninLIOGR\FIA

(he spronc a bene oprar sorgono i sacri Montimenti dei sommi e i sinudacri. Qiiesta a noi pare bellissima poesia. Dobbianio adesso vol- gere il nostro discorso ad una pesslma prosa, la quale nou trova qui liiogo, se noii perche serve a mostrare quanto sia vero clie i frutti rispoadono sempre alle buoiic o ree qualita dei loro semi. Dalla sincera ammirazione del Bello e dalla nobile compiacenza di uii animo che non si crede straniero alia gloria italiana , soa nate le belle e nobili cauzoni da cui la fama del sig. Romani Iia ricevuto non poco splendore neH'opinione di chiunque abbia fior di giu- dizio: dair invidia in vece e dettata manifestamente la prosa di cui ci faccianio a parlare ^ e tiene dall' abbietta sua sor- gente 1' ignobil veste sotto cui si presenta. L' autore e un artista a cui duole che le opere del prof. Marchesi abbiano nvnte le lodi dei glornalisti ; e non sapendosi temperare in qnesto dolore , in vece di rettlficare i giudizj che a lui sembrano errati , esce in ingiurie, in sarcasmi , in crltiche di tal sorta ciie accusano il verme end' e rosicato il suo cuore. Noi diciamo che V autore e un artista, perche al- trimenti starebbe anche contro di lui quel ne sutor ultra ^repidam ch' ei cita contro gli scrittori di giornali : e se qualche volta le sue opinioni pajono troppo contrarie alia verita per trovar luogo nell' animo di nn uomo delF arte, gia e nolo che la passlone ofTusca il giudizio. Del resto s' egli e riprovevole che i non artisti ragionino troppo fidatamente di arti , usurpando quasi un' altrui provincia , non par giusto neppure che un artista neghi a persoJte educate ai principj generali del bello ogni diritto di par- lare in materie d'arti, principalmente per lodare quelle opere che a malgrado di ogni invidia , a malgrado anche di qnalclie neo, sono ricclie per altro di molte e manife- ste bellezzo riconosciute da tutti. Ben puo darsi che uno scrlttor di giornale non sappla ben discerncre i pregi, per esempio , di un pittor freddo e fornito di diligenza piu che di naturale attitudine ^ e nel censurarlo egli puo errare seguitando il voto comune : ma qnando il giornalista lo- dando un' opera ha dalla sua parte il voto di tutta una nazione, intlarno si leva un artista a dirgli con rozze e incivili parole ch' ei parla di cose non sue. La nazione s(i piii d,i qualunque artista.

PARTE PRIMA. 2()(J

/ plti bel quadr'i dl scuUura c dl plttura csposU in Brera uel settembrc del 1829, in altrcUand qnadri poctici compendutti e dcscritti dti Dorneidco BiORCi. Milano , 1829, coi dpi di Felice Riisconi.

Ai fasti tuoi ,

Alia tua gloria e sacro il canto mio: Cosi Tautore alia citta di Milano: e questa verace di- cliiarazione gia dovrebljc acquistargli la nostra lode e la benevolenza de' leggitori, qnand' anche il sno libro noa avesse niolti intrinseci pregi. II sig. Biorci si e proposti a niodello i classici in quanto alio stile , ma nella scelta dei teini , e nei sentimenti si accosta il piu clie per lui si possa alia vita reale : e questa, se non erriamo, e la giusta via. Alcune espressioni ci parvero senza necessita tropjio mitologiche , e percio dlsconvcnienti alia poesia del sig. Biorci, II Parini parlando di Brera avea deito coUa so- lita ironia

/ qtieruli rccinti

Ove V Arti migUori e le Scienze Cangiate in mostri e in vane orride larve Fan le capaci volte eccheggiar seinpre Di giovenili strida. e qnindi il sig. Biorci poteva dire che il palazzo di Brora e il tejnpio delfArti, piuttosto che nomarlo il tempio au- gusto delle caste snore ; la quale cspressione comunf[ne sia poetica, non e abbastanza popolare pel suo libro. Qnalche volta il concetto deir autore non trovasi picnaniente espres- so , e ue recliiamo in esempio i seguenti versi: Belt alba e questa! il di fesiivo e lieto Benche di nubi involto , esce ridendo Dal halzo d Oriente, e le famose D' Olona amcne sponde irraggia e lustra.

Pcroccbe un giorno nubiloso non puo irraggiare, e il poeta avrebbe espressa con piu cliiarezza la sua idea diccndo , clie sebbene le nubi toglicssero a quel giorno V essere ir- rndiato dal sole, pure le sponde dcIP Olona ridevano di una luce bellissinia diffusa dalle Arti. E questa era senza dubl)io la sua intenzionc. Qualclie volta finaluionte troppo iiittMito al pensicro iiou cura abbastauza la glustezza della locuziouc . come in que" versi ;

3oO BIELIOGRAFIA.

Ove s' ad una

II pill bel fior d' Jnsubria , e fa corteggio

Del sir dcll'Istro e dcW Europa il Padre

A' I' Augusto gcrman ,■

dove correttameiite doveva dirsi del e non il padre, cioe

fa corteggio all' augusto germano del sir dell'Istro e del Padre

dcW Europa.

Noi abljiamo notate senza riserbo le poclie niende die tro- vansi fiei versi del signer Blorci , perche siamo sicuri die egli aitia il vero assai piiidellalode, e perdie a nialgrado di queste cose il suo libro gli fruttera molti elogi. L'au- tore aiiimato com' e da nobili sentimenti e dotato di buona fantasia , non potra a meiio di occupare quando die sia nn bel posto fra gli scrittori. Egli conosce quali sono gli argomeati piii degni del canto: egli sa quali sono i mo- delli da proporsi ad esempio ; e batiendo la via per la quale si e messo , e forse temperando alcun poco la sua fantasia per lasciar luogo alia lima , ci porgera senza dubbio occasione assai presto di tributargli una lode piii intiera, Allora noi gli diremo ch' egli avra verificati quei versi coi quali amiamo di terminare

Net cor mi sona

Una {oce presaga die nei polsi Lena m'infonde, e a ben finir rn invita L' erudito viaggio . ... Ma die miro? . .. La su quei inarnii di MARcnssi il name Scolto rileggo , e d'opre nuove m' off re JVo^'ella serie ?...,£ chi se' tu , die tante Iniprese in mente aduni e colla mano Compisci, net girar d' un anno appena? .... Ma die non puote il genio ? Ebben ti seguo Nel cummin della gloria.

Novella ed Epistola tratte da un codice del secolo XIV e piibbllcatc per le nohillssime nozze Caimo-Dra- gold = MattiolL Udine , 1829, pei fratetli Mat- tiiizzi, ill 4.°, di pag. xxxix.

Dobbiamo questa nitida e vaga edizione alle cure del sig. Q. Viviani , uomo dell' italiana filologia assai beneine- rito, e del quale avemmo piii volte occasione di tenere ouorevole discorso in questo aoitro gioraale. La novella e

PARTE rniMA. 3oi

la Madonna Dianora Udinese di Giovanni Boccaccio. L'Epi- stola fu scrltta da un'egregia, nobile e faniosa donna pa- rimente Udinese al suo dolc^ (inidiite Domeaico Caronelli di Coiicgliano. Tanto poi la Novella, cjunnto I'Epistola tratte furono da un codice cartaceo del XIV secolo, ia quarto maggiore , di carattere italico assai bello , e coa lettere iniziali miniate. Tale manoscrltto ci fa conservato per opera dell' Udinese Pompeo Caiino , nom cliiaro per varie opere e dlligentissimo raccoglitore di tutto cio che di pill iinportante rifcrivasi alia letteratura della patria sua. Questo Caimo apparteneva originalmeate alia famiglia del nobile sig. Antonio Caimo-Dragoni, a cni T editore voile intitolata la stampa di qucsti due componimenti. E certa- mente non poteva egli scegliere a quest' uopo piu cara e plii solcnne occasione , qiiaoto quella del faustissimo matri- monio dello stesso sig. Gaiino-Dragoni. Perciocclie cose d' amore e di amor virtuoso riferisconsi a essi ; e cose che avvennero, o die si dissero avvenute nella patria stessa del due nobilissimi sposi.

L'editore ha seguito, per quanto gli fu possiblle , la forma delle dizloni colle quali fu scritto il codice ; ma quanto alia Novella , ebbe cura di porre a pie di pagina le variant! della lezlone coniune segueado la stampa del Decamerone fattane in Parma dal Colombo nel 1814. Ed in cio ancora merita egli lode ^ glacche la dizione del co- dice non e scevera di que' modi, die ci rammentano per cosi dire i vagiti della lingua nascente; e quindi ofFre egli per tal modo agli studiosi 1' opportunita di far utili con- fronti tra 1' una e l' altra lezione.

Assai meno antiquata e piu scorrevole e la dlzIone deir Epistola ^ ma questa ridonda di parole e di modi ret- torici si fattamente clie non direbbesl dettata dal cuore di una donna aiiiante, ma scritta piuttosto per solistica o scolastica esercitazione.

Erisia Lampugnnni , tragedia di Carlo Angiolini mi- lanese. Milano, 1M29, per Giuseppe Crespi coi tipi del dott. Giulio Ferrario.

Non credlamo necessario di presentare ai nostrl lettori il suuto di questa tragedia. Ci bastcra il dir loro die Erisia amata da Ugo di Castclniarte, nemico del padre di lei.

O02 BfBLIOCUAri.V

e da qnesto tics thin ta in vcce a Manfrcilo Trotto , sostiene in essa una dellc solite lotte fra la sconsltleratezza del proprio amore e la caprlcciosa tirannla del genltore, fin- clie poi quest' ultimo e ucciso da Ugo, Erisia da Manfredo, Manfredo da un aniico di Ugo, ed Ugo si ferisce anch'egli coUa propria spada, ma impedito dal suo amico non giunge ad uccidersi. L'autore, a cui non ci pare die manclii ne ingegno , ne facilita, si mostra frequentemente troppo im- mature al concepimento ed alia condotta di una buona tra- gedia. Indarno qui si ccrcherelibero quei tratti caratteristici tanto del fatto quanto dei personaggi e dei luoglii , che soli ponno recare qualcbe interesse in questl argomenti gia tante volte riprodotti sopra le scene. II carattere di Erisia ci pare difForme dai tempi. Quando il padre le dice di dar la mano a Manfredo, o ch' egli uccidera Ugo, ci pare die la situa- zlone di Erisia non sia abhastanza stringente , giacdie Ugo non e nelle tnani di lui, ne quella giovane dee creder si- cnra la sconfitta del suo amante. Piero e Manfredo si la- sclano persuadere troppo facilmente dalF amico di Ugo , di' egli abbia deliberato di abbandonare la guerra per an- darsene di subito in Palestina. La catastrofe e precipitosa , e per le molte uccisioni atta a movere orrore piuttosto die compassione. II line della tragedia , ossia la lezione morale o politica die lo spettatore dee trarne, noi non Tabbiamo saputa indovinare. Tutto questo diciamo sdiiettamente al- I'autore, e lo preghiamo a non volersi collocare nel novero di que' molti i quali non credono iiecessario uno studio lungo e profondo per produrre una buona tragedia.

Comnicdle di Pietro del Torre del fu Giidio di Ci- vidale del Friidi , vol. i.° Udine , 1829, "^^^^

,, tipogiafia Vendrame, in 12.°, di pag. 201. Prczzo d assuciazioiie austr. hr. 1. 35-

Tre commcdie contengonsi in questo volume : Ja Govcr- nnnte ed il Giardiniere , la Stregomania , V Amore mulinaro.

Tien luogo di prefazione un lepido e breve dialogo tra r autore e le tre commedie. Lagnansi queste di non essere vestlte secondo la moda , cioe alia romantica ed alia roniaiizesca , e di non sapere esprimersi con uno stile ri- reicato , sentenzioso e filosofico , e quindi temono d' in- contrare le iiscliiatc anzi die gli applausi. Ma T autore

PARTE/ PRIM^. 3t)3

fermissimo ncl suo proposito vuolc ch' esse in ogni niodo vadano a coprire quclla maiicanza die per avventura ri- mancsse fra le tante ilella loro specie, tlelle quali a mo- mend sard tutto foileralo il liel nosti'o stivale. Ed in cio ha egli hca ragione. Tante ogj;imai sono le comuiedie die od original! o dagli stranicri idiomi tradotte fra noi ven- gono o ritornano alia luce , selibene la pin parte d' esse muojano appena nate ! Ma inutili sono i loro lamcuti. L' autore ha fermainente deciso die queste sue ligliuole vadano a cercar fortuna , e loro e forza 1' ub])idire.

La prima di queste commedie, la Governante ed il Giar- diniere, in quattro atti , e dedicata alia Societa filarmonicn- drammatica , clie con faustissimi auspicj fu nel 1826 isti- tuita neir illustre patria del Frinli. Odoardo iiglio di milord Guglielmo Sterney , trovandosi agli studj in Oxford ed ivi nascondendo nome e condizione sposo Carolina Erfeld, fanciulla di non ignobili natali , ma rimasta orfana in balia della miseria e col solo sostegno d' un' amorosa zia. In conseguenza di questo matrimonio fu egli dal padre diseredato. James vecchio cameriere di Gnglielino avendo indarno tentato di vincere lo sdegno del padrone , fa si die Odoardo e Carolina sotto mentite spoglie vengano accoiti tra la famiglia di lui , quegli come giardiniere, qi'.esta come cameriera. Carolina coll' amabilita sna , coi virtuosi suoi costumi , colle atfettuose sue cure tiitta 01- tione !a couiidenza di Milord , e quindi e da lui trattata pill da figlia aniantissiina die da amorosa e soUecita ca- meriera. Anclie Odoardo colle sue belle maniere si ct<n- cilia r alTezione ed il rispetto di tutta la famiglia. Ma Wistris Amalia sorella di Milord , donna sospettosa ed in-» trlgatrice, nulla lascia intentato , oiide con calunnie e con insidiosi raggiri spargere nel cuore del fratello la dKllden/a ed il sospetto contro dcir infellce Carolina. E I'ors' ella rie- scirebbe ncl suo malnato divisamento se non gingnesse in buon punto Ricardo fratello di Gu2[,lielmo e comandante generale di una flotta inglese. Questi , iiomo schietto e risoluto, s' accorge del'e perfide inieazioni dell' ipocrita sorella, rlconosce in Carolina la figlia di Erfeld gia capi- tano nel suo stesso reggimento, ed estinto snl campo dclla gloria combattendo contra i ribcUi della Scozia. Egli tutto quiudi palcsando al fratello , fa die questi abbracci e il figUuolo o la nuora. Al coiupimento della comiuovente

3c4 nini.iOGRAFi.v

sccna vicnc dal Imon James condotto nn fanclullino , l«>g- giadro frntto de' casti amoi-i di Odoardo e Carolina. -^ Da questo brevissiino siuito e agevole il dedurre die la coni- niedia ajipartiene ap^junto a quel genere romanzcsco o seiitimentale , ciii le tro commedie nel dialogo coll' aiUore lagnavansi di non appartenere. L'azione e dunrjne dclla classe di quelle che veggonsi tuttodi sui nostri teatri; essa procede pero facile e naturale: le scene sono ben intrec- ciate; sempllce e lo stile e quale al dialogo conviensii i caratteri, sel)bene non altrimenti nuovi , ci sembrano va- riati e baste\'olinente espressi e sostenuti. Ma il genere deir azione e ben alieno dall' appartenere alia buona e vera coniniedia.

La Stregoinania , parlmente in quattro atti , avrel^be forse potuto gradire ai nostri bisavoli , ma non sapremmo se oggidi sarebbe si favorevolmeute accolta nei teatri al- nieno della nostra Lombardia. Le stregiie , i fantasmi e le altre superstizioni di simile natura perduto lianno ogglmal ogni credito ben anclie fra' nostri piii creduli contadini. IVIerce poi delle provvide e sagge cure del Governo, spar- vero quasi interamente da' paesi nostri que' libercoli , ai qr.all T autore allude nel suo proemio a questa medesima commedia. Rosina e Carlino ambidue di contadinesca condlzione amansi perdntamente. Costoro tengono dl notte tempo 1 loro amorosi , bencbe onesti , colloquj , e questi lion mai disginnti da qualclie gustoso bocconcino. Ma Ro- sina di giorno e tristissima e non mangia. Cio fa credere alia madre ed alle altre donne del viliaggio cli' essa sia stregata. Finalmente D. Marco, maestro del viliaggio, sco- pre gli stratagemml d' amore , disinganna e corregge le superstiziose femmine , e fa si die paghi siano i voti dei due amanti. Ecco il sunto della commedia , la quale comeclie di poco o nessun interesse, presenta tuttayia qua e cola qualclie sapore di comica lepidezza.

L'J/uor inulinaro, commedia in quattro atti. Non sapremmo se r autore adottato abbia per massima di partire tutte le sue commedie in quattro atti : certo e bensi die questa appartiene al vero genere comico. II giovane conte Ernesto fortemente invagliitosi di Rosina contadinella, fassl a vagbeggiarla sotto le mentite spoglie di mulinaro , ed e da lei corrisposto. Questa trasformazione d.i luogo a ge- losie , a bizzarri accidcati , a scene ben imao-iU'itc e bea

PARTE PRIMA. 3o5

condotte: varletH iVi c.irntteri , tntti con natnralezza dipinti , iin ridicolo hen costumato che non viene giammai sce- niandosi , un interesse die va crescendo sino alio sciogli- inento delPa/ione: ragioncvolc T intreccio , ben prcparato Tesito, schbene nelle ukime scene ci abbia una tal quale rimembranza del Ffudatario del Goldoni e del Fidcgnanie di Livonia. Pei quali pregi questa coinmedia ci da noa dubbie prove che T autore e fornito di quella vis comica , scnza della quale non e lecito il segulre Talia. Noi noa abjjiamo la sorte di conoscerlo ; abbiamo anzi ragione di credere che supposto sia il nome che leggesi nel fronti- spizio del volume. Chiunqae pero egli siasi , accolga di buon aniino le critiche, non nieno die le congratulazioni nostre •, s'innoltri coraggioso suU' intrapresa carrlera,,' ma non si diaientichi niai die la vera conimedia aljl:(9rre le azioni roinantiche e rouianzesche ugualmente die gl' in- trecci bassi e triviali.

X' otdmo Commento della diviria Commedia , testo ine- dito dun conteinporaneo di Dante, citato dagli Ac- cademici della Cms ca. Pisa, 1827-29, Capurro , tomi 3, in 8.", il i.° di pag. xiv e 668,- il 2.° di pag. 621,- il 3.° di pag. 770, oltre una pagina contcnente I Avvertenza in fine. Prezzo franchi 36.

Poco noi c' interterremo su questa edizione ;, che troppo oggimai si e scritto intorno all' Alighieri ed a' suoi com- mentatori. Diremo bensi die assai commendevole essa ci e sembrata pei pregi tipografici , per 1' accuratezza del testo, pel criterio nelle appendici e nelle aggiuntevi note, e pel nietodo con cui venue eseguita. Precede un' Intro- duzione del signor Alessandro Torri , nella quale si da ragione della presente stampa. Imperocclie dal Commento che ora si pubblica , gli antichi Accademici, del vocaljolarlo compilatori , trassero oltre a mille e cinquccento esempi , ciiiamantlolo ora il Buono , ora V Ottinio , ora V Antico. Anche i deputati alia celebre ristampa del Decanierone, iSyS, lo commendarono per Ungwi, per dottrina e per no- tizie di moke proprietd di quei tempi , aggiugnendo che piii cose ne trassc , anzi ne copio Benvenuto da Imola. Esse fu pure (.lal Salviatl lodato per semplice eloqueuza e pur- gato favellare. A lutte le quali lodi noi quella ancora

3o6 BIBLIOCRAFIA

aggiiignere vogliamo della molta eriidizione, cosa per quel tempi not! si comuae.

Questo Coiiunento era dunque ben raeritevole d' aver un luogo distiiito nella luiiga serie dei glossatori della divina Commedia :, e lo meritava quand'aiiche noii avesse avuto alcun al j-o diritto clie quello d' aver somministrata tanta messe al Vocabolario , venendosi per tal niodo ad autenticare gli spogli od estratti di que' laboriosi acca- deiiiicl. Gli e vero per altro die vl s' incontrano talvolta alcuue coserelle clie costringoiio al soggliigno;, e per esem- pio neir Inferno , c. V , v. 64 , ove vien detto die dai Greci furono uccisi tutti i iigliuoli di Priamo , eccetto El- leno di' era cherico , e v. 65, E vidi il grande Achille ^ ecc. « Fix- Adiille il fortissimo de' Greci , figliuolo di Peleo e di Teti, la quale per guardarlo dal venire sopra Troia lo rindiiuse in un monistero di donne : quivi svergogno la juonaca Deidamia figliuola di Licomede, ecc. , die Adiille poi rapi Brisois fanciulla d' Apollo, e die sodomia conirnise in Patroclo, ecc. » Clie che siasi pero del Commento e degli_ attributi che dati gli furono di buono , di ottinio, certo e che le aggiiintevi note ed appendici sono dettate con crl- tica e dottrina non comune.

II Salviati ne fa autore Jacopo dalla Lana , ed alia opi- nione di lui sottoscrisse il Pinelli. Ma il Dionisi e di ben diverso parere ; e grande e di fatto la discrepanza che in- contrasi tra questo e il Commento di Jacopo. Nondimeno per le opinioni die veggonsi in esso manifestate analoghe a quelle deU'Alighieri , e per altri argomenti , sembra die I' autore ne fosse un ghiljellino di Toscana , siccome vuole il Dionisi, e claustrale e forse domenicano, se argomentare si dovesse dalla particolare affezione sua all' ordine de' pre- dicatori. Pare poi che dalle sue stesse chiose jjossa dednrsi ch' ei fosse coetaneo del poeta; circostanza di gravissano niomsnto, poiche esso troncherebbe ogvi' altra indagine intorno alio scopo ed al vero senso del poema, sicdie dalle tenebre sorta finalmente sarebbe la luce. Tutte le quali cose vengono da noi qui riferite non senza titubare. II gindicarne con asseveranza apparterra , per servirci noi pure delle parole del Foscolo, a que' valeatuomini die sono odoratorl sagaci di pergamene. Lo stesso Dionisi lo accusa come stermmataincntc lungo: dalla quale taccia difendei*lo vonebjje il Torri, poidie assai piii dilfuso e Francesco da

PARTE PRTMA. Soj

Buti , e lo e fors' ancora Benvcnuto da Iinola. Non sa- prcmmo pcro se qucsta ragione basti ad impugnarne co- tale sterminata luno;hezza.

Questo codice dclla Laarcnziana , il solo die abbiasL in- tero, non fu altrimeiiti quello adoperato dagli Accademici. 1 riscontri cbe fatti ne fiirono e che far se ne possono, ben ampiamente ne diinostrano la difFercnza. Ma esso e assai scorretto, pecca persino di sconcordanze grammaticali d' ogni sorte , ed in alcnni luoghi e pressoche inintelligiliilc. Di grandissiina fatica e di gindiziosa critica dovettero quindi far uso gl' illnstri editori per emendarlo, chiarirlo, retti-' ficarlo , indicando pero nelle note e nelle appendici la le- zione del testo, ed in. cio scguendo 1' avviso di Scipione JMalFei , ciofe « che a mal partito sarebber le bnone lette- re , se non si potessero emendar mai gli autori antichi: »/ avviso che vorremnio piii comunemente seguito nelle edi- zioni de' piu antichi nostri scrittori. Quanto poi al testo del poema , gli editori lianno seguito generalmente quello degli Accademici , notando pero tratto tratto le spiegazioni deir Ottimo favorcvoli ad alcuna delle varianti adottate dai divei-si editori, e specialmente le moltissime concordi a quelle del Codice bartoUniano.

La copia del Codice fu pazientemente esegulta dall' egre- gio sig. Bartolomeo Follini, fratello dell' accademico di questo nonie, era Bibliotccario della Magliabecchiana , e poi ri- scontrata colla piu grande accuratezza dal sig. canonico Bcncini , Vicebibliotecario della Laurenziana. Al fine di ciascuna Cantica e V Indice delle voci nel Vocabolario ci- tate f, e vi si trovano altresi i vocaboli e 1 modi da regi- strarsi , diligentemente spogliati dall' accademico sig. Luigi Muzzi , quanto all' Inferno, e dal sig. D. Paolo Zanotti di Verona , quanto al Purgatorio ed al Paradiso. A meglio dimostrare la trista condizione e 1' ortografia del codice , venne dagli editori inserito un saggio o frammento di esso n pag. 692 (che per isbaglio nell' Introduzione leggesi 692) e seg. del primo volume ; al qual primo volume fanno corrcdo tre incisioni : il riti-atto dell' Alighieri , sotto cui trovasi il nome del cav. Morghen , il quadro attribuito air Orjiao'na , e la Veduta della Torre della Fame.

3o8 BTBLIOGnAFIA

Al profcssore Angclo Antongina a Monza. Lcttera del professore I. C. in ad si fa qualche ccnno della mitologia e del romanticismo.

Se noil fosse nna bi-eve citazione non necessaria ( a pag. 1 5 lin. ult.), vorremmo dire die questo libretto e tutto jjiacevole , e si mostra scritto cla uii nomo che parla secondo r abbondanza del cuore , con un animo die cerca il vero senza prevenzioni. L' autore seiiza iisare paroloni da lilo- sofaate gindica le cose di questo mondo per quello che sono davvero, e dalla esperienza di molti anni vissuti sem- pre studiando ha imparato a procedere tranquillo e senza passlone, dove tutti sono in turaulto e in furore. Questa lotta de' classici coi roinantici s' e intiepidita gia niolto ; e se i roinantici non han guadagnato tutto qnel terrene die si promettevano, i classicisti ne hanno ceduto per certo assai piii che non avrebbon creduto. La letteratura, che non e mai 1' opera de' litiganti , conformandosi ai tempi precede d' un passo tranquillo , non corre precipitosa die- tro i capricci degli uni che la vorrebbero rovinare , ne si ferma ostinata per secondare 1' indolenza degli altri , che ciecamente innamorati, per non toccarla, la lascerebbon mo- rire. Quindi i progressi delle lettere, siccome quelli di tutta la civilta, son da principio un presentiniento di pochi che appena s' arrischiano d' annunciarli; divengono appresso il caval di battaglia di coloro che cercano farsi illustri spac- ciando per nuovo cio che e conosciuto da pochi •, si cora- battono per qualche tempo fra gli amatori delle novita e i partigiani di tutto quello ch' e antico •, e dopo essere stati da una parte ingiustamente repress! , dalP altra sconsiderata- niente promossi , pigliano finalmente consistenza nelle opere dei grandi ingegni, che non sono quasi mai battaglierl. Pero un uomo die sia lungamente vissuto , nella maturita de' suol studj e della sua esperienza , assiste corae spettatore tranquillo alle contese de' glovani , non perclie gli manchi r impeto necessario alia pugna , ma perche non trova suf- ficiente cagione per discendere in campo. Da una parte vede alcuni soUeciti di guadaguarsi il nome d' innovatori promulgare opinioni gia veccliie per lui ; dalf altra scorge coloro i quali credon che il mondo non deblia proccder mai ne mutarsi, resistere indarno ai progressi d' alcune dottri- ne che non si possono piii dire ne false ne inteinpestive ,

PARTE PRIMA. 809

Jacclic son dIfTitse fra molti dopo esscrc state lunghi anni ncl scgreto tU que' pochi die precorrono ai tempi : e se gli uni doniantlano troppo e troppo negano gli altri, I'animogia gl' indovina clie il tempo e le opere dei buoni ingegni stabiliranno i confmi delle contrarie jirctensioni , e il mondo dicliiarera finita la lotta quando forse le parti comljatteranno tuttora. Queste idee ci fnrono risvegliate dail' E[)istola clie annnnciamo. Essa non contentera forse ne i classicl ne i romantici, perche 1' autore non la da vinta ne agli uni ne agli altri; ma chi non s' e ascritto a quei molti i quali vorrcbbon leggere in ogni libro V apologia delle proprie opiuioai trovera che questo volumetto e degno di molta lode.

Del Costume aiidco e moderno di tiitd I popoli , del dottore Giidio Ferrario. Iiidicc generate per alfaheio e per niaterie , preccduto da iiri Saggio di supplunejito alia delta opera , e dalV Indlcazione delle piu importantl scoperte e relazioni fatte dai recentl viaggiatorl dal 1820 al 1829. Milano , 1829, dalla tipografia delV autore ^ gr. in 4.°, di png- VIII e 452 , con 5 tavole a colori. Prezzo ital. lir. 45. ( L' autore non intende di tenere ob- bligato cliicchessia ad ncquistare questo volume come parte integrale della sua opera sul Costume ; cost nel Manifesto. )

Gl' Indici , utilissimi sempre in qualsivoglia libro , di- vengono d' assoluta necessita nelle grandi coliezioni , e spe- cialniente nolle opere clie tutto , per cosi dire , abbracciano I'universo. Di questa natura e certamente T opera intitolata Costume antico e moderno , ecc. , della quale si e piii volte da noi ragionato. E mirabilissima cosa e al certo, come mai potuto abbia fra noi condursi a compimento nel pe- riodo di non molti anni una coUezione di tanta mole e di non minore importanza ; la prima e V unica che nel suo genere pubblicata siasi non diremo in Italia ma nell' Eu- ropa , e la cui edizione iinporto oltre ad un mezzo uiilione di lire italiane. Ma in sifl'aue opere T Indice vuol essere non seiiipliccujente alfal)etico, bensi i-agionato o per ma- terie j vuol cssere ciol' faito con sistema analitico , iu modo

3lO RIBLIOGRAFI.V

che i lettori sotto un tlato titolo o vocabolo tntto trovino cio che ad esso si riferisce. Cosi eglino senza che costretti siano, coa grave dispendio di tempo e coq pena e con impazienza, a frugare fra tanta e si dispari siippellettile , trovano agevohtiente e quasi ad un solo volgere d' occhio cio di che aljbisognano , o cio che piu stuzzicar potrebbe la cuiiosita loro. « Un' opera ( cosi osserva opportunatnente w I'autore) di grandissiuia mole ed enciclopedica per le » varie ed infinite cose in essa trattate , se non e corre- » data dair Indice generale per alfabeto e per niaterie , » paragonare giustaniente si puo ad una vasta biblioteca >/ priva del necessario catalogo. Quanto piii questa e vasta n e dovizlosa di libri , tanto piii difficile diviene alio stu- »/ dioso lettore il rinvenire quelll che desidera consultare i // e quindi ognuno vede che una siffatta libreria accuse- >f rebbe appunto la sua inutilita nella sua maggiore ric- >t chezza. "

Per tutte le quali ragioni il signor dottore Ferrarlo , braniando di rendere vie piu profittevoli le indagini e fa- tiche sue, non meno che quelle degli eruditi suoi colla- boratori , ed assecondando altresi le brame e 1' invito di non pochi de' piu colti suoi associati, si accinse coraggio- sauiente da se solo a sifFatto improbo lavoro. Tale Indice pertanto non vuol essere considerate come uno sterile e xiudo registro delle niaterie nell' opera contenute , ma anzi come una succinta e ben ordinata ricapitolazione delle me- desirae, vestendo esso la natura quasi di un dizionario di geografia, di storia naturale, civile e religlosa, di blografia , di scienze ed arti, di tutte in somma le piu importanti costumanze de' popoli, colle etlmologie e coUe corrlspon- denze fra gli antichi e moderni vocaboli di geografia , ecc. E per esempio al vocabolo Druidi tu ritrovi che mai fos- sero questi sacerdoti , in quanti corpi si dividessero , quale ii loro culto , quale V autcrita ed influenza loro , ecc. , e vi trovi altresi indicato i luoghi ove nell' opera parlasi di tutti questi articoli, e le f;gure che sono ad cssi relative. Al vocabolo Ginecomoni tu leggi che questi in Atene for- mavano un magistrato , da cui era sopravvegghiata la toletta delle Greche , e die apponeva una tassa a quelle le qiutli o trascwavano d' acconciarsi, o mile strade aj>parivano meno. clie dccentxincnte nbbigUate , e cosi via via discorrendo.

PARTE PRIMA. 3 1 I

L' autore ben consapcvolc die in una si ardimentosa e vasta colle/ione era cosa pressoche impossiljile il non in- ciainparo quae cola, ed altresi il non lasciar certe lacune, delle quali non e tanto facile V avvedersi nell' atto dello scrivere i ed inoltre , compiute che fnrono a mano a niano le varie parti di essa , vedendo che sarebbe state pregio deir opera V aggiugnere cio che di piu iiiiportantc ritro- vavasi ne' viaggi posterionnente puliblicati e nelle piu re- centi scoperte ed illustrazioni di monuiuenti , divisato pur avea d' intraprendere un Supplimento , con cui e rettificare alcuni passi e rieiiipierne le lacune , a cio eziandio inco- raggiato da dotti ed illnstri personaggi. A' tempi, per esem- pio, in cui egli piibblicava il Costume delfEgitto, noa ancora apparse crano alia luce le scoperte del Colombo deir egiziana Arclieologia, 1* inimortale Cliampollion il gio- vane. Di esse e di altre nuove cose all' Egitto appartenenti egli potato avrebbe discorrere in tale Supplimento. Ma a 61 lodevole impresa opponevausl le irragionevoli lagnanze di alcuni suoi associati, i quali gia adontati eransi degli aggiugnimcnti da lui fatti sul regno dcgli Assand , sul Ca- bid, sulV Occanka , ecc. Nondinieno T autore dar volendo air opera quel maggior compimento che per lui fosse j^os- sibile, e giovare ad un tempo agli studiosi lettori , pre- mise air Indice sudiletto un Catalogo delle opere piii im- portanti puljblicate dai viaggiatori dopo il 1820, dispo- nendolo secondo 1' ordine osservato nella divisione de' po- poli gia descritti in ciascun volume della grande coUezione. Quasi poi per Saggio di cio ch' egli avrebbe potuto ag- giugnere , giuste le sovr' accennate osservazioni , insert il SuppUinento al Coitume della Sardegna, giovandosi del re- cente e accreditatissimo viaggio fatto in quell' isola dal cav. Alberto De-la-Marmora

Questi pochissimi ccnni ci sembrano piu die sufTicienti a dimostrare 1' importanza di questo volume. L' autore si protesta ben alieno dal prctendere che i sottoscrittori al Costume, arnica e moderno fare ne debbano I'acquisto; ma noi siamo d'avviso die gli escraplari mancanti di questo volume non potranno in avvenire considerarsi die coui^ assokuamentc impcrfetti.

3ia BinLIOGR.\FI\

Topografia Statlstica e Letteratura di Casalmaggiore , Meinoiie storiche-critiche-politiche dell' abate Gio- vanni Rom AN I , vol. II e III. Casalmaggiore y jjei fratelli Bizzarri, 1828-29, in 8.°

Neir articolo in cui rendemmo coiito del primo volume di queste Memorie (torn. LIII, quaderno di gennajo 1829, di (\\.\estvi Biblioteca pag. 83), malgrado alcuni nei, degna rcputanimo T opera di conimendazione, e mostrato abljiamo il desiderio nostro di vederia continuata per la gloria di Casale e per vantaggio dell' Italia ; la quale certamente me- glio illustrata sarebbe in tutte le sue parti , se ciascuna citta sortisse uno scrittore che con eguale accuratezza e di- ligenza ne desse la descrizione e ne rintracciasse le memorie.

II secondo volume non e che una continuazione del pri- mo , e quindi terzo s' intitola quello che nel frontispizio presentato viene di nuovo come primo , perche con esso comincia la storia propriamente detta. Di fatto gia nel pri- mo, come accennammo nel citato articolo, promessa si era la descrizione topografica e statistica di Casalmaggiore, che nel frontispizio presente s' intitola Topografia Statistica e Letteratura di Casalmaggiore. La parte prima di quella descrizione topografica, distinta in cinque capitoli , versa su lo stato fisico di quella citta , e partitamente se ne de- scrivono il Castel vecchio e il nuovo, le piazze , le con- trade e i borghi , diversi edificj e finalmente le vicinanze. Le notizie de'due castelli sono tratte in gran parte da Mtore Lodi ; vi si aggiungono pero le citazioni di diversi diplomi, ne scarso in generale e il corredo dell' antiquaria erudizione.

Non parleremo delle piazze e delle contrade di Casal- maggiore, ne de' suoi borghi, ma accenneremo soltanto che colla scorta di un anonimo si descrivono gli edifizj diversi di quella citta, quali erano pero nel 1623 : in qiteU'epoca riducevansi al pala/zo della comunita , alia rocca , ad una loggia nella piazza vecchia con una sala al disopra dove si faceva il consiglio e si teneva ragione, ai portici niTOvi che incominciati si erano nella piazza nuova , alio case dei Chiozzi, dei Yaini e dei Cavalli nel borgo di S. Francesco, che cosi nominavasi la piii loella strada di quel comune , alia casa dei Toja a S. Stefano , a quella dei Ferrari o Mangaixelli , poi de' Martinengo atl

PARTE PRIMA. 3l3

horgo di Sopra , «i quella dei Mattel nella strada Grande , e ad altre poste nel borgo di Sotto e in Castel nuovo, nias- sinie intorno alia piazza. Seguono alcune notizie dello stato attiiale di alcani di tjuegli edifizj , e inassime del palazzo puljljlico nel passato secolo riedificato. Si parla pure di un arco eretto alia niemoria di Giuseppe d'Austria, re ilei Roman! , pel suo passaggio in Casalmaggiore nell* anno 1769, di altro eretto per onorare 1' iiigresso della princi- pessa Arnalia d' Austria clie trasferivasi a Parma , e di altro dedicate all' infanta Isabella di Parma , die di la parti per Mantova. Altro arco era stato innalzato su di una piazza alia niemoria di Fillppo III re di Spagna , in occa- sione della nascita di un suo ligliuolo. Su la line di quel capitolo si parla del teatro , costruito in Casale nell' anno 1783, e del pubblico palazzo posteriormente eJificato in fronte alia piazza principale.

La parte seconda della descrizione topografica versa sullo stato morale di Casalmaggiore nelle di£Ferenti epoclie; se ne csamina quindi il governo politico, la forma dell' ani- ministrazione comunale , P estensione dell' antica giurisdi- zione; se ne rammentano alcune anticiie istituzioni, e si citano Leandro Alberti , e i dizionarj del Bauclraiid, della Martiniere e del Mortri, forse per niostrare die fino da quel tempo era reputata citta, benclie non ancora dicliiarata per tale. Non si dissimula tuttavia die al principio del eecolo XVII declinasse quel comune dal passato suo splen- dore, benche ancora ne conservasse qnalche vestigio, e per ultimo descrivonsi alcune sue costumaiize ed abitudini nell' ultimo periodo del secolo XVI, e si fa qualche cenno del suo stato al cominciare del XVIII.

Ed eccoci alia LeUeraiura di Casalmaggiore, pure dlvisa ia due parti, cioe antica e moderna. La prima sotto al- trettanti distinti capitoli presenta le scuole pu!)blidie e i professori, le accademie, le biblioteclie , le tipografie e i letterati; la seconda le sole scuole ed accademie puljbliclie. Le scuole, anclie di alcune facolta superiori, veggonsi Btabilite in quel comune lino dal principio del secolo XV, e si re<;istrano i nomi di alcuni professori di merito. Quaiito alle accademie, non trovasi menzionata nel secolo XVII se non quella dei Fdonieni. Verso la meu\ di t[uel secolo venne pure arricchita la bildioteca dei conventiiali di S. Francesco, clie ristabilita fu cd aumeutata ucl secolo

Ulbl. ItaL T. LVI. 21

3 14 BIBLIOGUAFI.V

XVIII ed aperta a pubblico uso. Si accennano ancora le biljlioteche dei Serviti , dei Cappiiccini e dei Barnabiti. La tipografia non si vide in Casahiiaggiore avanti V anno iSyO: in separate articolo pei-6 si fa vedere clie solo ac- cidentalmente si fece da alcuni el^rei di Soncino I' edizione in Casalmaggiore del libro ebraico detto Machazor , come quegli ebrei altri volumi pubblicarono in altre citta italiche snlla fine di cjuel secolo ed anclie a Sabbionetta : in altro articolo si parla delle tipografie stabilite in Casalmaggiore dopo il iSyo e di alcune opere pregevoli die in quelle ftyrono iinpresse. I letterati sono distinti in due ciassi, cioe di leggisti e di medicij ma di tutti questi non trovasi se non die il nome coll' annotazione del secolo nel quale fiorirono.

!Nella parte seconda, in cui si tratta dello stato raoderno della letteratLira Casalasca, si descrivono a lungo le scnole normali che T autore stesso fu diiamato a stabilire ed or- ganizzare; e quindi si fa menzione del ginnasio, ove oltre la grammatica, T umanita e la rettorica, eranvi altresi cattedre di filosofia e di matematica elementare , delle quali r ultima dall' autore medesimo sostenuta. Quanto alle pubbliclie accademie, si parla d' una colonia Eridania die fu in quella citta introdotta nel 1754, e colla relazione di alcune contese nella niedesima suscitate per causa di un iiiesdiino sonetto si chiude il volume.

Comprende il tomo terzo le Memorie storico-poJitiche di Casalmaggiore , e di queste Memorie e realmente il.primo. Sono esse stese con buon ovdine dall' anno 602 fino al i5oo. Lunga e forse inutile fatica sarebbe il voler dare un sunto di un' opera in forma d' antiali che gia ci sembra alquanto cempendiosa , non possiamo tuttavia se non die tributare le dovute lodi aU'autore per avere attinte sempre le sue notizie alle piii pure fonti, e sovente ancora alle carte manoscritte degli ardiivj ; per avere illustrate dotta- mente le priucipali epoclie della sua storia, e per essersi in mezzo a molte ricerclie di erudizione espresso con diia- rezza, precisione e breyita. In fine del volume trovasi un indice delle epoclie di quella storia, dal quale si vede die la notizia piu antica di Casalmaggiore cade sotto l' anno 878 ; die fu neir undecimo secolo un castello nel contado Bresciano dominato dagli Estensi, poi da Enrico Impera- twe i occupato nel duodecimo da Galvano Visconti , uel

PARTE rRIM\. 3lO

decimoterzo clonilnato dai Cremonesl, e devastato c incen- <liato diii IMaiitovanii poi di nuovo distrutto nel decimo- quarto , e travagliato a vicenda dai Guelli e dai Gliihel- lini; occupato da Giberto da Corre^gio , poi da Marsilio di Carrara e da Luigi Conzaga, la cui famiglia per lunn;o tempo ne tenne il dominio •, poi signoreggialo da Barnnbb Visconti^ e occupato al coininciare del secolo deciino quinto dai Vencziani ; ripreso in qnel secolo da Filippo Viscontl e poi ai Veneziani restituito ; passato quiadi di nuovo in pos- sesso di Filippo , espngnato dai Picinino , nia da Filippo con- servato contro le invasioni dello Sforza die poi se ne ira- possesso in nonie della inoglie Biaaca ; ricuperato quiudi dai Veneti, e da essi nnovamente perduto e ripreso, c conservato fino all' anno i5oo in cui veggonsi varj pri- vilegi da essi accordati a quel comuue.

Altri volumi pubblicati furono di quest' opera, e noi ne parleremo tosio clT essa sara pervennta al compimento, giacclie copiosissinii sono di politici avvenimenti i tre se- coli ciie al XVI succedettero. Siamo pero alieui dall' ini- putare a quel dotto ed accuratissimo scrittore gli errori di stampa clie si trovano , specialmente nelle note e nelle ci- tazioni de Isecondo volume ^ nclia pagina, p. es., 9a vedianio Trobeii in vece di Frobenio celebre stampatore di Basilea ; nella seguente Lessio gcografico in vece di Lessico ; nella pag. 109, aleggati o aleggazioni per allegati o allegazioni, e nella pag. 1 1 5 Gyroicae , in vece di Cyroicae , come e scritto ncl testo ; e a questo proposito non sappiamo come duljitare potesse il cliiar. autore del slgnificato di quel vo- cabolo , vedendosi comunemente nel XV secolo scritto ( >'- roica, Cyrogia e anche SirOLiia in signiCcato di cliirurgia.

Vita di Fcdcrigo Barbarossa impcratore romano , per M. Cosirno Bartoli con note di G. H. D. C. Milfino , 1829, per Vincenzo Fcrrario , in 12.°, di pag. vni e o.b6 , con due tavole , rappresentand V una V imagine di Fedcrigo , I' ultra il celebre Carroccio.

II prete Coslmo Bartoli gentiluomo di Firenze fu uno dei fondatori dell'Accademia degli Uinidi, divenuta poi ri- noniatissima col nome di Accadcmia fiorenlina ( 1 5^.o ). Egli fu auiato e distinio dnl priuio granduca Cosiuio II

3l6 BIBLIOGR\FI\

de' Medici , die lo adopero in politiche ed onorevoll in- cambenze. Fu uomo di somnio ingegno e di singolare col- tura non nelle aniene lettere soltanto , ma anclie nelle Bcienze e specialmente nelle matematiclie. Molte opera egli scrisse e queste neiridioma itaiiano, tutte iafiorandole de' pill bei modi; cosa singolai issima per que' tempi, no' qiiali alia lingua del Dante e del Boccaccio prevalevaiio la greca e la latina , stiiiiandosi liassezza il pubblicar libri nel vivo favellare del popolo. Ma il libro da liii scritto intorno alle imprese dell' iniperator Federigo divenuto era a' di nostri rarissimo. Lodevole fu quindi il divisamento del tipografo Vincenzo Ferrario , il quale voile riprodurlo con vaga edi- zioncella purgandolo dalle piii notabili sconvenienze della dizione onde meglio ne brillassero gli altri pregi, e corre- dandolo di opportune note critiche ed erudite per opera di una penna ben esercitata e colta. Quest' operetta debb' es- sere carissima singolarniente ai Lombardi, perche coUegasi in gran parte co' piii solenni avvenimenti della patria loro. Essa poi ponendo loro sott' occiiio la tristissima condizione di que' tempi d' orrore e di pianto fara si cli' eglino com- piutane la lettura si rallegrino dell' eta presente e col dotto commentatore esclamino : liingraziaino la Prowidenza Vscire di questa lettura e richiamarci al pensiero die noi vmamo nel secolo decimonono e un grande motivo di conso- lazione.

L(t vita con alciuil scritti di fra Girolamo Savonarola scritta da Paciftco Burlamacchi. Fenczia, 1829, dalla tipografia di Alvisopoli.

La vita di un uomo a cui fu dato, essendo egli un sem- plice fraticello, di muovere gli animi d' una intiera citta, e hon quelli soltanto de' cittadini , ma si ancora de' prin- cipi e de' ponteiici, sicclie da alcuni fu amato e riverito come santo e profeta , dagli altri fu perseguitato come un temuto avversario, e plena di vivo interesse e di inolta istruzione. Questa vita fu scritta dal P. Pacifico Burlamac- chi per salute dei popoli^ e perche la meinoria di si gran profeta e martire fresca e viva si niantenga nelle nienti degli uomini. II lavoro del Burlamacchi fu nel i566 ritoccato cjua e la dal P. Timoteo Bottoni , clie le fece anclie una giunta di niiracoli succeduti : ma qui si ristampa quale ci

PARTE PRIMA. 3lJ

fa conservnto clal Mans! nel torn. VI delle Miscellanee di Stefano Baluzio /< oniettendo (dice I'eilitore ) soltanto tutto quello clie noa potcva importare, spezialmente iatoruo a rivelazioai , a profezie , a supposti niiracoli. »

3Iemorle inforno alia vita ed alle opere del Cardt- nale Francesco Zaharella padovano. Padova , 1829, coi dpi della Blinerva , con fig' ^ P^S' ^^^ in

II card. Zabarella fu personaggio distlntissimo del secolo decimoqnarto : Padova lo vanta per suo concittadino e pef decoro della sua celebre Universita. II sig. Giuseppe Ve- dova si indtisse a pnbblicare alcuiie memorie intorno alia vita di lui , perche , siccome egli afTerma , fin qui noti e del tutto appagato il deslderio degli eruditi colle memorie lasclate da altri autori iatorno ad un cosi illustre ecclesia- stico, e perche nell' atto di rendergli un giusto tribute di

' lodi , viene egli ad occuparsl in quel genera di studj che lia con molto amore coltivato. Cio premesso, egli segue lo Zabarella dal tenore delle sue scolastiche discipline al grado a lui conferito di professore nell' Universita fioren- tina , e poi nelT Universita di Padova, ove egli rltenne la cattedra di diritto canonlco per quattro lustri , non inter- ronipendone 11 corso che all' oggetto di portarsi fuori di patria per comando de' suoi prlncipi, in qualita di amba- sciatore incarlcato di gravi politlci affari. Lo segue per mezzo ad lllustri dignita ecclesiastiche da lui sostenute fino a quelle di Vescovo di Flrenze e di Cardinale ; ed ia ogni incontro no commenda la sapienza e la dottrina. E siccome 11 Zabarella pose molta cura e sollecitudlne, per- die finalmcnte cessasse 11 funestisslmo scisma che dai tempi dl Roberto delle Sevenne comlncio a laccrare 11 seno della Clilesa ; non trascura 11 nostro autore di fame particolare inenzione. E cio pure si intenda delle disgustose vertenze avvenute all' epoca del concilio di Costanza , al quale In- tervenne il cardinale Zabarella , e giovo Infinitamente col- r ardore del suo zelo e cogf incessant! suoi sforzi pel

i bene della cristiana societa.

3lS BTBLIOCRAFIA

Origine delle antiche e iiuovc fortificazioni di Ber- gamo. Discorso delV abate Agosdno Salvioni , letto licit Atcneo di Bergamo il gionio 3 scttembrc 1829. Bergamo^ 1(329, stamp. Mazzoleni , ia 8.'', di pag. 32.

L' illustre autore tli quest' operetta , il sigiior abate Sal- vioni, pubblico bibbotecario e segretario dell'Ateneo di Ber2;amo , ci presenta raccolti quasi in un quadro i pria- cipab puati della storia della patria sua, citta fra le orobie celeberrinui , e ne deUnea la triplice topografia , qnella cioe de' piu remoti tempi , quella de' bassi secoli e I' at- tuale o la moderna. Clie anticbissima sia la citta di Ber- gamo ne e prova il nome suo stesso di origine celtica, derivante dai vocaboli Berg, alto, ed Hem, abitazione. Bergamo di fatto sorge sovra tre poggi , e quindi la sua stessa sitnazione pote servire di baluardo a' suoi priscbi abi- tatori. Gli Etruscbi la munirono di mura e di fortificazioni forse ben molti anni prima della fondazione di Roma. E qui r autore fassi a descrivere giudiziosamente e quelle muraglie e la vetusta citth , traendone il tipo arcbitettonico da alcune rarissime monete d' oro coniate a Bergamo circa la meta del mille e cento. Esse ci presentano la citta in prospetto con sette arctii di muraglia , con parapetti e con torri merlate. E qui egli non lasciandosi abbagliare dair autorita di scrittori troppo corrivi, afFerma cbe quelle raura non aveano cbe circa un miglio di circonferenza , e che strette erauo le vie della citta , altissime le case , an- guste le abitazioni : comune condizione delle anticiie citta, le qnali per tal modo in angusto circuito contenevano nu- merosa popolazioiie.

Dopo il mille le citta lombarde cominciarono ad am- pliarsi notabibuente. Folte crescevano quindi ancbe le abi- tazioni di Bergamo, si che fu d'uopo cingere di raura alcuni distretti cbe prima erano fuori della citta e forma- vano i Ijorgiii. Nel XIV secolo altre contrade furono cbiuse nel i-ecinto. Tali muraglie erano merlate e sngli angoli da grossi torrioni fiancbeggiate. II conte Girolamo Marensi ne pubblico r anno scorso una diligente delineazione topogra- fica. La citta venne pure ne' bassi tempi riempiuta di torri, quasi tntte innalzate da ricchi e faziosi cittadini che per esse facevano prova di loro possanza. Quindi ricordansi tuttoi'a le torri de" Gruiuelli , de' Borcilii e d' altii.

PARTE PRIMA. 819

L* invenzlone clella polvere e delle artiglicrie rese iaatili tali anticlie fortKicazioni , comeche per que' tempi assai bene architettate. Che pero la Veiieta Repahl)lica avendo sino air Adda esteso il dominio suo inunir voile con nuove fortificazioni qnesta citta divenuta per lei di somma im- portanza , perche posta all' estremita de'suoi Stati. Ne die prima T incarico nel i526 al suo capltano generale Fran- cesco Maria della Rovere duca d' Urbino. Ma questi, noa appena costrutti alcuni esterni bastioni fu costretto ad abbandonare V impresa. Non pcro si ristette la republjlica dal sno divisam^'uto. Clie anzi circa sette lustri dopo lo mando ad eseciizione col disegno del valentissimo ingegner inilitare Bonajnto Lorini nobile fiorentino , e giusta le re- gole della nnova militare architettnra ; « arte ( dice gin- stamente T autore ) tutta nata e cresciuta in Italia, ed a cni gli stranieri non aggiunsero die alcuni nnovi ritrova- menti. " Esecutore ne fu Sforza Pallaviciao comandante generale dei veneti eserciti. L' autore espone qui lo stato di Bergamo a quell' epoca , parla degli edificj memorandi per aiiticliita e per rellgione die vennero atterrati in tale circostanza :, rammenta gli ostacoli die dovettero dal Pal- lavicino snperarsi e le sacre solenni cerimonie colle quali fu dato principio all' opera ; tutta ne descrive esattamente r immensa e maestosa mole , la quale in un colle qnattro porte fn condotta a compimento , correado 1' anno iSga, opera stnpenda die dal celeberrimo Marclii fu detta nii- rabile per altezza e solidita di muro e per architettonico disegno. L' autore tesse quindi brevemente anche la storia del castello die alia difesa della citta venne eretto sul A'icino monte di S. Vigilio. Tutte le quali cose da noi appena accennate , e niolte ancora alia storia di Bergamo appartenenti, sono dal sig. Salvioni esposte con uno stile conciso e chiaro e con bel corredo di erudizione. Egli dunque con questo suo Discorso acquisto un nuovo diritto alia benemerenza de' suoi concittadini. Al discorso tien dietro una lettera dello stesso abate Salvioni, nella quale vien egli descrivendo un breve viaggio da Ini fatto in alcuni paesi della ^alle Seriana per oggetti pittorici , ia- sieme col ch. signor Diotti professore di pittura nella pa- tria accademia Carrara. Questa lettera contiene non poche importauti notizie intorno ai pittori bel'gomensi , e ad al- cune pregiabilissime loio opere , die quasi ignote sussi- stevano nell' anzidetta vallc.

320 BIBLIOGRAFIA.

Qundro dclla storia lettcraria dl Armenia, estcsa da Mons. Placido SuKIAs Somal , Arcivescovo di Siunia ed Abate gcne.Tale della Congregazione del Monad Arnieni MecJdtdrisd di S. Lazzaro. Venczia, 1829, tipografia Anncna di S. Lazzaro, in 8.°, di pag. 240 e XIX di prefazione c d indice.

Fino dal 182,5, i dotti Armeni di S. Lazzaro presso Venezia pubblicando 11 qnadro delle opere tradotte antica- mente in armeiio, proinisero di esporre un lireve saggio anclie clell' armena letteratura. Tutte le coke nazioni del mondo, dicono essi, ebbero una storia letteraria piii o meno estesa che facesse conoscere i progressi in esse fatti dalle arti e dalle scienze, le vicende alle quali furono esposte e i prin- cipali coltivatori del loro letterario terreno. Ma da nessu- no erasi compilata una storia che presentasse nn' idea delle cure poste dagli Armeni negli studj di qualunque genere ; e qulndi nacque in alcuno di quel dotti il pensiero di far palese ai letterati d' Europa i principj, i progressi, le vicende , la caduta e lo ristabilimento delle lettere ar- mene, enumerando di secolo in secolo gli scrittori che in ciascun genere chiari si rendettero colle loro opere. Op- portuno giudicossi di aggiugnere a compimento di questo lavoro r elenco di quegli europei che in alcun modo contri- Luirono al vantaggio o al discapito dell' armena letteratura.

In un primo capitolo clie serve d" introduzione, si espone r origine di quella letteratura, die secondo gli armeni scrit- tori si stabilisce verso I' anno del mondo 385 1, cioe 149 anni avanti Tera volgare. Credesi il primo erudito armeno Marabase Calina , che sotto Arsace Parto re di Persia pote consultare gli antichissimi codici che nell'archivio di Ninive si conservavano, e cola trovato avendo una storia voltata dal caldaico in greco fino dal tempi di Alessandro il Grande , ne trasse tutto quello che alia storia della nazlone Arme- na apparteneva. Seguono in questa introduzione altri cinque scrittori armeni di memorie storiche e mitologiclie, tutti anterior! al IV secolo dell' era nostra ; e tra le cagioni per <;ui vennero meno e si smarrirono i libri armeni , si addu- cono la superbia , ossia 1' egoismo di Nino primo re degli Assirj, che abbruciar fece tutti i libri storici contenenti le glorie degli antichi monarchic 11 prudente consiglio adottato neH'anno 3o2, col quale a fine di tener lontana la nazlone

PAHTE PRIIVtA. 321

armena tU fresco convertita dal pcricolo cli ritornare al pa- ganesimo, si ordino di togliere dall' Armenia tutti i codici clie trattavano del culto idolatrico; la mortale inimicizia die contro quella nazione porto Menazano apostata dopo di averne rinegata la religioiie, che con decreto persiano proibi agli Arnieni di leggere qualunque libro scritto in armeno o in greco, e molti ne mando alle fiamnie; le varie conquiste ed invasioni e i sacclieggi fiinestissimi sof- ferti sovente dall' Armenia , specialmente la presa di Edessa, fatta dai Maomettani nell' anno 1144; il decreto di 7a- mcrlano , che nel 1402 tutti i libri armeni trasportar fece nella Tartaria, e chiudere nel castello di Samarcanda; le colonic di tratto in tratto spedite dagli Armeni in lontani pacsi , e linalmente il costume su[>erstizioso, anzi che re- ligioso, tuttora sussistente nell' Armenia, di seppellire per bizzarra pieta tutti i libri di antica data e dillicili a leg- gersi , fors' anche talvolta ad oggetto di salvarli dalle mani degl' infedeli.

II primo secolo d' oro della letteratura armena , come pure del linguaggio haicano, ossia dell' armeno letterale in cui sono scritti tntii i libri tanto antichi che moder- ni , si crede con ragione il IV secolo cristiano. Della lin- gua haicana servivansi in quel secolo gli Armeni, anche per trattare gli afFari loro si pubblici che privati , e per- fino nelle domestiche loro conversazioni, benche piu sem- plice fosse in queste !a dicitura, dal clie forse nacque in epoca posteriore la lingua armena detta volgare di cui ora si fa uso soltanto ne' famigliari coUoquj. Siccome pero man- cante era di alcune lettere I' alfabeto armeno, cioe gli scrit- tori di c[uel secolo costretti furono ad usare talvolta dci caratteri sirj , tal altra dei persiani o dei greci; e in que- ste lingue e nella greca specialmente, il corso de' loro studj complvano gli Armeni nelle scuole piu illustri di Ce- sarea , di Costantuiopoli ecc. Poco utile e dissonante dal nostro istituto sareljbe il rit'erire in questo Inogo i nomi deglL scrittori di ciascun secolo, alcuni dei quali sembrerebbero barbari a chi non e iniziato in quella lingua, e piu bar- bari ancora sembrerelibero i cognomi loro o i titoli deile loro opere , come Hagiakabadum , Ezcon , Clagh , Mastotz , Hainnsitspc , Parzcrpiertzi , Garabiel, Cliidnngan, ecc: dagli scrittori i[uindi di ciascun secolo sceglieremo quelli soltanto che degni ci senibrano di qualclie particolare osservazione.

322 EIBLIOGRAFIA

Noteremo, p. e., die tra gli scrlttorl Armen'i del IV secolo, come contemporaiieo di S. Nerse (altrove detto Nierse) si registra lo storico Fausto Bizantino , che piuttosto avrebbe luogo tra i Greci , versatissimo dicendosi nelle lettere gre- che; e benche segretario di Tiridate re dell' Armenia, tra i letterati Greci potrebbe forse coUocarsl Agatangelo-, come lo mostra il suo nome medesimo e la vasta sua erudizione nelle greclie cose non meno die nelle romane.

Pill dovizloso di scrittori e di notizie letterarie e il se- colo V, al quale appartengono I'invenzione de' caratteri armeni , la versioue della BilDbia e di varie opere classi- clie dei Greci , e la fondazione di varie scuole e collegi nazionali per tutta TArmenia. Tra gli scrittori di questo secolo merita particolare distinzione Mose Corenense , educate nelle scuole di Alessandria e perfezionato col consorzio de' dotti in Roma, in Atene e in Costantinopoli, il quale oltre le versioni armene die ad esso si attribuiscono della cronaca di Eiisebio e della vita di Alessandro il grande , scrisse in tre litjri la storia armena die e la principale sua opera, puloljlicata in Olanda , in Inghilterra , e due volte in Venezia, una specialmente nel 182,7. Non parle- remo di altre operette di quello scrittore nelle quali mo- strossi egli valente nella rettorica, nella geografia e nelle niatematiclie.

Poclie notizie si danno dell' armena letteratura del VI secolo; perclie in vece di far essa nuovi progressi, sem- bro decadere dal suo splendore a cagione delle politiclie turbolenze e delle guerre die afflissero in quell' epoca I'Ar- menia maggiore. Verso la nieta tuttavia di quel secolo si opero la correzione del calendario armeno , giacdie contati eransi rettamente gli anni fino al 532 dell' era volgare, ma da questo fino al 55 1 tutto era confusione : a qnella correzione contribui grandemente Mose II detto Elarirdense , Patriarca dell' Armenia. Le opere composte in questo se- colo , come pure nel seguente , infelice riguardo alio stato politico, ma che avventurato dicesi riguardo alia cnltura delle scienze, riduconsi per la inaggior parte ad omelie e panegirici, a commenti di canoiii, ad inni ed altri scritti liturgici , a lettere dogmatlche o polemiclie , ad alcuni trat- tati teologici, ad dementi di grammatica e di rettorica, e a poche storie parziali ben presto obbliate. Vediamo pero tra questi scrittori Anemia Siracunense , uoino ben

PARTE TRIMA. 323

%'ersato nelle scienze matematiche , scrlttore d'l nn trattato d' astronomia, di altro sui pesi e sulle [misnre, stamjiato nel 1 82 1 in Venczia , e di altro sul calcolo e sulP arit- metica particolare. Piii felice dicesi il secolo VIII, perclie in esso fiorirono due grandi letterati e filosofi , cioe Gio- vanni Ozniense e Stcfano Siceniense. Piu ricclii di scrittori sono 1 secoli scp;uenti fino al XIII. Godendo rArmenia nel IX dei beni della pace Botto i principi Bagratidi , molti Armeni , oltre a varie scienze , coltivarono altresi le lingua siriaca ed araba , dalle cjnali voltarono in armeno non poclie opcre : tra i molti autori di scritti teologici , litnrgici ed ascetici si distinguono S(7/50re i?at(rfitjf/e ^ storico della sua prosapia, ed altro storico nominato Giovanni Scsro , discepolo del celebre Mastotz. Tra gli scrittori ar- meni del secolo X compare il primo Costantino Porfiro- genito , liglio di Leone il iilosofo e imperatore d'Oriente, ma quest! vien detto di origine armeno , come discendente dagli Arsacidi. Compare pure in questo secolo Gregorio Naregliense , poeta sacro, ciie gli Armeni vantano come i Greci 11 loro Pindaro e i Latini il loro Tibullo: molte edizioni si fecero in Europa delle elegie di lui, che piib- blicate furono anclie in Venezia nel 1801 e nel 1827. Nel tessere la storia dei letterati Armeni non si tralascia di far menzione di alcuni monasteri che in Armenia ottennero grandissima fama , e tra questi due se ne citano fondati nel secolo XI, il secondo dei quali nominato Halbat, si rendette ed e tuttora celebre per una biblioteca ricca di preziosi codici antichi. Anche in quel secolo si veggono alcuni poeti , tra gli altri certo Madiistnios che in tre soli <Tiorni espose in 1000 versi le cose principali delFantico e del nuovo testamento ; ci giova pure ricordare che il medesimo tradusse in armeno le opere di Calliniaco e di Andronico, e comincio la versione della geometria ATuclide. Molto glorioso per I'armena letteratura dicesi il secolo XII, nel quale sempre maciglore \oe;a acquistando i mo- nasteri ed erigendosene di nuovi, fiorirono in essi uomini distinti pel loro sapere. Ne manco qnel periodo di poeti, lino dei quali per essere tra i primi rimatori in sopraimo- mato il grazioso : non manc6 di storici e noppure di fdo- sofi e di coltivatori delle scienze profane , tra i quali un medico nomato Ncrses Clajense che versatissimo fu detto nelle scienze filosoliche ed astronomiclie. Si osserva con piacere

324 BIBLIOCnAFIA

che in que' sccoli i plu grandl personaggi, i sovrani e i principi stessi dell' Armenia coltivavano con ardore le let- tere e proteggcvano gli studios! . Cei-to Mechitar Coss morto nel 1207 scrisse favole con tale puritJl ed eleganza di stile e con tale leggiadria e moralita, die si dicono a quelle di Esopo e di Feilro non Inferiori : di esse si fece la prima edizione in Venezia nel 1790.

Ma nel secolo XIII comincio ad illanguidlrsi lo splrito die dianzi era si ardente negli Armeni per la cultura delle scienze e delle lettere, e Tautore non ne dissimula la disposizione alia decadenz.n. Si raminentano tuttavia alcuni stabilimenti pubblici d'istruzione, e molti scrittori, forse di minor conto, tra i qnali alcuni storici, alcuni grammatici o retori, alcuni poeti sncri e anche uno scrittore di astronomia , pubbli- cato nell'anno 1792 nella Russia. Nel secolo XIV, come si accenna nel libro, alcuni opuscoletti, sfortunatamente divolgati per 1' Armenia, cagionarono se non la perdita , come si annunzia , infelicissima , 1' allontanamento almeno dallo studio dei classic! , specialmente greci , die fino dal IV e V erano stati la fonte a cui gli Armeni scrittori attlnta avevano la piii pnra eloquenza: quindi comincio da queir epoca a venir meno il buon gusto e il metodo piu acconcio di scrivere. Si registrano sotto quel secolo non pochi scrittori , i quali pero , ad eccezione di alcu- ni, pill al deperimento contrlbuirono die non alia glo- ria dell' armena letteratura. Qualclie onorevole menzione inerita la Storia deltOriente di Aitone ^ scritta e pubblicata originalmente in francese, e poscia tradotta in latino. Con- tinua nel secolo XV lo stato deploraljlle della letteratura armena, e non si annoverano se non che alcuni volgari discepoli degU autori che fioriti erano nel precedente. Ve- dianio in questo secolo certo Giambattista ^ vescovo di Amid, oggi Diarbekir, cognominato Nakas, cioe plttore, ma di esso non esistono se non alcune poesie sacre che diconsi di nessun merlto. Piii infelice ancora e povero di scrittori vien detto il secolo XVI; nia in questo arreco grande van- taggio air armena letteratura 1' introduzione della stanipa , che avanti qualunque altro luogo coi caratteri armeni praticossi in Venezia nel i565, giacche la stamperia ar- mena non fu eretta in Roma se non nel 1584. Tra gli scrittori di quel secolo si annoverano varj poeti, die versi scrivevano in armeno, in perslano e in turco , e per fino vedesi un calendario greco esposto in versi rimati.

PARTE PRIMA. SsS

Risorgc quella letteratnra nel secolo XVII , al che giova la fondazlone di parecchi collegi in Oriente e in Ocriden'-e, destinati allistrnzione della gioveniu , e cosi pure T erezione di stamperie armene, oltre quelle di Veuezia e di Ivouia , fatta in Leopoli , in Milano , in Parigi, in Julfa o Ispalian, in Livorno , in Amsterdam , in IMarsiglia , in Costantino- poli , in Lipsia e in Padova. In mezzo pero a questi ap- parent! vantaggi , si vede die di ostacolo ai progress! della letteraria coltura tra gli Armeni riusci , come presso aU cune nazioni occidental!, lo studio biasimevole di creare nuov! vocaboli e di istitulre una capricciosa costruzione e bizzarra elocuzione , con framniischiare barbarism! e frasi contorte , il che venne fatto pure ai nostri scccntisti. Immuni pero da qucsto depravaniento diconsi varj scrittori sotto que- sto secolo registrati , alcuni di genealogie , altri poeti, tra i quali uno estemporaneo, altri filosofi, altri lilologi , altri finalmente matematici, topografi e cosmografi. Piii fausto ancora all'armena letteratura fu il secolo XVIII, perciie fondarons! nuovi collegi nazionali e si formarono gli sta- biliment! mecliitaristici in Modone da prima nella Morea , po! in Venezia e nelF isola di s. Lazzaro , in Trieste e quin- d! in Vienna: aitre scuole fondaronsi in Giiiutay nell' Asia minore e in Parigi, e nuove stamperie armene si eressero in Londra, in Smirne , in IMadras, inEczmiazin, in Trie- ste, in Pietroburgo, in Nassivan nella Russia e tino in Astracan, benclie in ogn! tempo primeggiasse la tipografia armena di Venezia. Tra ! letterati piu beiiemeriti di que- sto secolo si nomina prima di tutti il celebre abate 3Ie— diitar De Fciro , nativo di Sebasta , cu! si debbono tutti gli stabilimenti d' istruzione detti Mechitarislici , e cu! tra gli altri letterarj lavor! debbonsi un ampio vocabolario armeno, ed una famosa edizion* della Bibbia armena, molto ricercata per tutto V Oriente. Non vediamo in qne- sto periodo nominato se non die un mesdiino poeta , detto Caciadur d Arachiel, nia si aggiugne die questi disonoro le muse armene co' suoi versi prosaic! e rldicoli.

Segue un Trattato sail' ultimo risorginiento delt armnia let- teratura: si fa vedere in esso come sia ora coltivata la lin- gua liaicana; quanto sia stato proinosso lo studio delle lingue europee o forestiere, e quello pure di ogn! ramo dclle scienze, si annoverano quindi le scuole elementari mechi- taristiche delle mateaiatidie, della tilosolia , della teologia.

3^6 BIBLIOGRAFIA

della geografia e della storia tanto nazionale clie universale, di cosniografia , di fisica , e tra le inatematiclie discipline vedianio annoverate 1' aritmetica, 1' algebra, la geonietria , la trigonoiuetria, la nautica e i logaritmi pnl^blicati nel 1809 , la prospettiva lineaie pratica, un trattato d'ottica e iino T architettnra civile;, si registrano in appresso varj dei inigliori scrittori nieclutaristi , alciini anche del secolo presente, e di nnovo si illustrano la tipografia armena e la biblloteca dell' Accademia mechitaristica di S. Lazzaro. A qualclie osservazione ci chiama 1' appendice clie tro- vasi ill fine dell' opera , e nella quale si tratta degli Euro- pei coltivatori dell' armena lingua. Tra questi vedianio men- zionato, benclie con parole akjuanto aspre quanto alle sue produzioni, il railanese Francesco liivola, dottore del Colle- gio Ambrosiano, il quale nella prima meta del secolo XVH pubblico in Milano una gramuiatica armena , e in Parigi un dizionario armeno-latino. Se questi lavori veggonsi ora mancanti di esattezza e preclsione, d' uopo e pero ricono- scere che il Rhola fu uno de" priiui tra gl' Italiani die si fecero a coltivare questa lingua, studiandola senza avere , come altri, yiaggiato iiell' Oriente , e mancando egli in que' tempi dei necessarj sussidj e fino dei caratteri armeni , dei quali ora si censura 1' irregolarith. Errore di stampa, pero ripetuto piii volte , crediamo nella stessa appendice il nome di Paolo Firomalli, calabrese, che andato missionario neir Armenia niaggiore , vi acquisto grandissima pratica di quella lingua, e scrisse anclie in essa alcuni trattati. Doveva scriversi in vece Firomalli nativo di Siderno , e in questa stessa Biblioteca, tomo 38.°, giugno 1828, pag. 410, avrebbero potuto vedere i letterati armeni un breve sunto della vita di quel missionario, scritta gia da cinque anni da ua suo conclttadiuo, M. Macri, con una topografia sta- tistica del territorio stesso di Siderno. Tra i Frances! benemeriti dell' armena letteratura si nominruio il Villotte , il La Croze, il Lourdet, il Villefroy; tra quelli di altre na- zioni il tedesco Schroder e gl' inglesi GugUelmo e Giorgio Wliiston. Non senza qualche sorpresa vediamo interamente omesso, e soltanto nominato per incidenza e con poco fa- vore, il signer Saint Martin. Saremmo quasi tentati di at- tribnire questo siienzio a qualche particolare motive di animoslta, per essere il Saint MarVn assistito ne' suoi studj, per aliro assai vantaggiosi , da uu antico coUega degli

TAJITE PRIMA. 827

Armenl mcchitarlsti. Ma noi non voglianio piu oltre tiatte- nerci in questa osservazioiie ^ e content! siaiuo di coiumen- dare il Quadro della storia Ictteraria d' Armcnui , al quale sono ag2;innti opportunaniente due indlci, Tuno delle opere citate nel Quadro, raltro dei nomi proprj in esso conteauti.

Osservazioni sulla poesia de' Trovatori e sidle principall manierc e forme di essa confrontate brevemente colle anticlie ituliane. Modciia , 1829, per gli eredl Soliani tipografi really in 8.°, di pctg. 53o.

II Salvini, della lingua e letteratura nostra si heneroe- rito, gia espresso avea il desiderio suo clie alcuno fra noi sorgesse a discutere o chiarire le origini e la ragione della "^lingua in cui poetarono i Trovatori, e da cui ebbero vita e I'italiana e la gallica e Tispana. Ne pero alcuni de' no- stri eransi gia prima ristati dal rivolgersi , alineno per ia- cidenza, a siffatto studio •, fra' quali vuol essere pel priino annoverato Giovanni Maria Barbieri, che alcuni cenni ne fece nella sua opera suU' origine della poesia riniata , e tra' moderni il Perticari, per la Sen'cntese di Sordello Man- tovano da lui publ)licata in romano provenzale colla ver- sioiie in romano italico a fronte e con note filologiche. Ma r Italia niancava tuttavia di un' opera, clie tutta versando sovra si importante materia presentasse i riscontri delle due lingue ,6 1' indole e i modi ci esponesse di quella poesia , die un di formava la delizia delle corti , e che cotanto giovo ad ingentilire i costumi. In cio ben piii av- venturosi furono i Francesi , i quali ebbero non ha guari nel sig. Renouard un diligentissimo ed accurate racco- glitore delle originali poesie de' Trovatori : opera nel ge- nere suo classica, la quale contiene altresi non solo le origini e la grammatica della lingua romanza innanzl I'anno 1 000 e di quella de' Trovatori , ma ancora la grammatica comparata delle lingue delfEuropa latina ne' loro rapporti colla lingue de' Trovatori (*).

A tale mancanza neiritaliana letteratura suppli se non in tutto, almeno in gran pane e valorosamenie, siccome a noi

(*) Choix (ies poc'ies originales tics Troubadours par M. Re- novarJ, membre de I' Iiistitut E. etc. Paris, j8i6, 1821,' Firmiii. Didot. Vol. 6 , in 8.° Bellisdima ediiione.

SaS BIBLIOGRAFIA

seiubra, 11 dottissimo benche giovane autore dell' opera che qui annunziaino , il luodenese sig. Gio. Galvani. Egli discorre sulle varie composizioni de' Trovatori, ne fa coiifroiito con quelle de' classici latini e degli anticlii nostri poeti , il tutto accoiupaguando con l^el corredo di erndizione e di critica si quanto alia natura ed all' inJole dell' idioma provenzale, che quanto ancora alia ragione poetica delle diverse forme o maniere : e cio vien egli facendo seiiza orgoglio o presun- zioue , ma con quella non affettata modestia die ci rende ancor piii care le erudite produzioni de' giovani scrittori. Ma noa e questa un' opera , di cui esporre si possa cosi agevolraente I'analisi od il sunto: che trascriverne piuttosto converrebbe gl' interi brani. Non tralasceremo tuttavia di qui inserirne noi ancora un saggio onde i lettori veggano e come il giovane autore scriva , e di quali dottrine sia egli nodrito. E cio facciamo tanto piii volentieri, quanto che le parole di lui essere possono di salutevole avviso a que' nostri giovani che vanno traviando sedotti dalle lu- singhe d' una novella scuola. E veramente , secondo il giudizio deprudenti, due mi pajono le vie da tencrsi per fer- mare il secol nostro net huon gusto , e a non conimettcre che certe gonfiezze , altre hensi dalle spagnuole ma non men peri- colose di quelle, od altre nubi ed altre tenebre forestiere oscu- rino , come diceva il Poeta teste rapito all' Italia , il nostro bel cielo ; io voglio dire il ritornare gl' Italiani non solamente ai trecentisti , il che e pure V una ottima e salutare , ma si al forte studio de' classici Greci e Latini, e alle care bellezze degli ultiini quattrocentisti , e de'' cinquecentisti primi; i quali poi sorsero in tunta copia , che io gid sarei infinito se volessl pur toccare di costoro die potrebbero far nullameno dell' Ita- lia un altra volta quella gran donna del cinquecento (se pure a cio bastassero solamente gl' ingegni ) che per benigna conces- sione di Iddio ai'eva eccitato in se il secolo di Pencle e di Augusto unito alle noi^elle grazie volgari. Delle quali a punto volendo pur dir qualche cosa io mi do a credere che giove- rebbe si grandemente Io stwliare in que' poeti del tempo del Magnifico Lorenzo, percioccli'e quella che suol dirsi Jlodiese mediocritd , e quella innocenza , e dirb fanciullezza di lingua, tutta quella natura che quiKi si riscontra , forse nel lusso tra le corti del cinquecento avanzato , come ho toccata al- trove , indarno si cercherebbe. E fra costoro , dopo Io stcsso Lorenzo, prinio e ccrtcunente il Foliziano , che pub dirsi un

PARTE PRIMA. 62()

Teocrito, un Moxco, un Bione, se non in quanto e spesso anconi piit semplice , e veste piit rimesso e ad or ad or di- sprezzato , ma con quclla sprezzntura die non e altrimenti che grazia , e di qudla grazia die abhlamo perduta , e die mi pare die dobbiani riarqui.uare. Se noi a qiieste sue rime, e all' Orfeo , e a quelle del Magnlfico, unireino certe canzoni a hullo e certe laudi del tempo , non poche fra le liridie del Bojardo , e non poche ottave del suo poema , die sono vera- mente oro colato, poi venendo piii basso le stanze del Bembo, la Ninfa Tibcrina del Molza nostra , i Sonetti pastorali del Vardii , con cert' altre liriche del Caro ^ del JVavagero , del Co- stanzo , dell'Ahvnanni, di Bernardo Tasso , e di non niolti fra i molti rimanenti, senza pur toccare i trecentisti die la potrebbero rifiorire , faremo certo una raccolta di tale e tanta soavita di modi , e tanta elcganza e pastosita per cosl dire , die niuno quando sia fatta nostra , ci potra arrivare in gentilezza , ed in dilicato e fino senlire. Che questo , di ridur doe di nuovo gl' Italiani a sentire ogni piit, plccola e minuta grazia, credo die sia era massimamente da cercar d' ottrnere , quanto piii pare che si tenti , siccome diceva , di scuoterci V animo sola- mente con idea smodata, e con tuoni piuttosto che cgn me- lodia, e la musica ci s' e oinai ridottn o in tril'i e squil- letti , o in frastuoni e marce guerriere : la stampa , che e pure la pubblica scrlttura , e qutlla che segna le nostre idee, si e imbarbarita , e ha dlsaggradita la romana semplicita per ravvolgersi e cammuffarsi nelle cifre del settentrione , o per risaltar fuori ombreggiata , quasi che I' inchiostro fosse rame 0 bronzo : e la poesia gia da qualche tempo , e laprosapur ora pare che vadano serve dietro certe novita , cfie poi sono ombre , e die in fine , alia credenza di molti giudiziosi , le eta venture giudicheranno per quella nube che rassembrava Giunone , ma che non era altrimenti. Forse lo stile delFau- tore sembrera a taluno un po' intralciato, e non bastevol- mente fluido : esso nondimeno ci palosa un giovine eser- citato sui classici scrittori , il quale col maturar degli anni potra totalmente sciogliere la sua penna da ogni servile imitazionc.

Blhl Jml. T. LVI.

33o BIBLIOGRAFIA.

Atti delt Accademla romana di arcliedlogia. Vol. quarto. Roma, i8-i9, nella starnperia di Simone Mer- curj , in 4.°

Sono I4le Dissertazioni accadeniiche contennte in questo quarto volume dell'Accaclemia romana tli archeologia. La prima e di monsignor Nlcolai presidente della niedesima accadeuiia , ed ollre la continuazione della storia dti luoghi una iolta abitati dell'Agro roinano. Parlasi in essa special- inente di Astura sul inare nelle vicinanze di Anzio , luogo celebre lanto per la sua amenita che per gli strepitosi av- venimenti die vi accaddero : presentemente non otlre che una torre e poche case assai rozze : un fiuniicello clie vi scorre da presso porta lo stesso nome. Questo luogo fu fatale a niolti uomini di gran fama. Cicerone vi fu assalito dai slcarj di INlarcantonio che lo privarono di vita , recan- done il capo in Roma. Augusto e Tiberio vi contrassero le loro ultime malattie : infine nel secolo iB." Tinfelice Cor- radino gia sconfitto dalle truppe del re Carlo d'Angio nelle pianure di Tagliacozzo vi giunse fuggitivo e travestito , ma riconosciuto ed arrestato dai Frangipnni fu consegnato al re Carlo suo vincitore , e quindi condannato insieme co' suoi compagni Federico duca d' Austria, e i conti Gal- vano e Gherardo da Pisa a perder la testa sopra un pa- tibolo a Napoli. In sua vendetta il castello di Astura non inolto dope fu preso, sacchegglato ed incendiato dai Si- ciliani. Sono pure indicati nella medesima dissertazione i luoghi vicini di Longula , Polusca , Albiola, Mugilla , ecc.

La 2. Dissertazione e del signor cavaliere Tullio Monaldi sopra ce^^te medaglie antiche , ova tra le altre cose egli s' in- gegna di sostenere, coU'autorita di Plinio contra T Eckhel , e con una medaglietta d' oro riconosciuta da esso per uno scrupolo aiireo , che a Roma sino dai tempo della repub- blica furono battute monete d' oro posteriormeate a quelle d' argento.

II signor avvocato Fea e autore tanto della 3.* che della 4.' dissertazione. Nella prima discorre delle quattro basiliche romane dette Costantiniane perche fondate dalP imperatore Costantino magno, e di ciascuna indica T origine , la for- ma, la situazione e i successivi cambiamenti. Queste sono: j.'S. rietro inVaticanof, a.* S. Paolo fuori le mura nella via Ostiense i 3.' S. Lorenzo uiori le mura nella via

PARTE PBIMA. 33 I

Tiburtina ; 4.* S. Agnese sulla via Nonientana. Secondo 1' au- to re , slniili basiliche cristiane, o granJi o piccole che fossero , erano formate di tre o di ciaque navate con al- trettaate porte corrispondenti, e un portlclietto avanti , alto a mezza facciata. L' altra dissertazione , clie ha per titolo Difesa di Elio Sparziano per la K.'ita di Lucio EUo Vcro Cesare , sembra diretta a confntare la nuova opinione del sno coUega Pictro Visconti, sostenendo cjuella di Sparziano che senza dubbio e la piu comuae ed antica , vale a dire che Lucio Vcro fa dicliiarato unicamente Cesare , e non mai Augusto dall' iinperatore Adriaiio, dal (jiiale era stato adottato.

La 5.* Memoria conslste in due biaghe lettcre siilP an- tica citta di Boiille, Tuna del defanto cavalier Tainbroni al ch. signor De Za/na ,• T altra dell' arcliitetto signer Po/eCti al medesimo Tainbroni. Auibediie si aggirano intorno ad alcani riideri di antiche e nobili fabbriclie rinvenute iilti- nianiente nell' Agro romano sulla via Appia a 10 miglia da Roma fra questa citta ed Albano, ove mostrasi aver esistito un tempo la citta di Boville, cui dovevano appar- tenere le grandiose fabbriclie, di cui si riconoscono gli avanzi, un circo, un teatro, una piscina, varie strade, ecc. e di tutte si presentano le piante , i disegni e le mi- sure, ecc.

La 6.* e una dlchiarazione fatta dal ch. signor dottore Alessandro Visconti di itn"" antica gemma in corniola appar- tenente a S. E. il signor duca di Blacas Anlps , e rappre- sentante Euripilo figlio di Eumone ferito da Paride.

La 7.* consiste in un' altra dichiarazione del medesimo signor Visconti intorno ad un antico medaglione d'argento dell'imperatore Domiziano, il piu greve che sia stato bat- tiTto nel primo secolo dell' impero •, e del peso di ua'oncia, inscritto latinamente nell' una parte e nell' altra , benche coniato nell'Asia minore , e proprianiente in Efeso , 1' anno di Roma 838, dell' em volgare 85.

Leggesi nell' 8.' V illustrazione di un' antica iscrizione cristiana del secolo XI esistente in Roma nella chiesa di 5. Sikestro in capite , ed autore di quest' illustrazione e il signor I'rofessore canonico Settcle. L' epoca precisa di tale iscrizione e 1' anno 1060 dell' era volgare, e vi si parla di varj doni die Teohaldo abate fecc alia chiesa di S, Valentino tanto in istabili clic in uiobili.

332 BTRLIOGUAFIA

Argomento della 9.* Dissertazione e nn viaggio antiquario ad Ostia del ch. professore di Archeologia signor Antonio Nihby. Oltre le notizie clie vi si leggono iiitonio a qnesta antichissima coloiiia romana lontana 16 niiglia da Roma, vi si parla anche della moderna Ostia, piccolo villaggio un poco nieno lontano da Roma sulla medesima direzioae verso il mare. Si fa parola di ogni antico monumento che incontrasi su'.k via Ostiense , quali sarebbero ville , chiese, sepolcri , acqnidotti , e le famose saline note per V istoria anlica e moderna. E trionfante la ginstificazione che 1' au- tore fa di Strabone per la distanza amraessa dal greco geografo tra Roma ed Ostia, mostrando die quel 190 sta- dj o miglia 23. ^/^ non sono da riferirsi che al tortuoso corso del Tevere da Roma sino ad Ostia.

La 10.' Dissertazione e del signor Clemente Cardinali in- torno ad un' antica iscrizione cristiana , la quale offre una ineluttabile ragione di rendere il nome di Calipio al con- sole romano dell' anno 447 dell' era volgare , nome che fu alterato e guasto in varie guise da tutti i fastografi e da molti altri scrittorl.

II signor abate Nicola Ratd e autore delle due susse- guenti Dissertazioni 11.* e 13.' Nella prima trattando degli stabilimenti di puhblica heneficenza dtgli antichi Romani, dopo di averne esposta la parte istorica , passa ad indicarne i mezzi e 1' amministrazione. Sino dai tempi di Augusto le distribuzioni alimentari, o i congiarj , erano divenute piu co- piose e meglio regolate clie per lo passato. Nerva fu il pri- nio a volere che i figli dei poveri fossero alimentati a spese pubbliche, e Trajano ampliando qi\esta provvidenza comando clie anche i poveri aduiti godessero dello stesso beneficio, tanto fuori nelle provincie che dentro la capitale dell'im- pero. Adriano e gli Antonini colle loro mogli si distinsero per sifFatto genere di pubblica heneficenza, che venne mena bentosto sotto 1' impero di Comodo. Pare che non mancas- sero neppure case frumentarie o alimentari in forma di, coUcgi, ove i poveri fanciulli erano alimentati ed educati ad un tempo; se ne vorrebbe provar 1' esistenza colla famosa tavola alinientaria Vellejaie. I piii rispettabili personaggi pre- sedevano all' esecuzione di simili beneficenze col titolo di prctfecti o curatores alimentorwn ; i fundi n' erano 1' erario pubblico, la liberalita degl'imperatori, e le largizioni dei pri- vati. In quanto alia a." Dissertazione del Ratti^ la 12." della

PARTE PRIMA. 33 3

faccolta, 11 cui argomento e rivolto alle opere di pubblica beneficenza de Cristiani del primi ire secob , senibra che la spontanea comunione de" beni, die sicuraniente e])he liiogo fra que' prinii cristiani, formasse un fonJo perenne di be- neficenza verso i poveri, poiche se ne traevano soccorsi e largizioni continue per infermi, prigionieri , vedove, or- fani , invalidi, classe d'infelici che doveva essere ben nu- merosa in que' tempi di persecuzione.

II professore De Matthceis e autore della i3.' Dissertazione intorno alle infermerie degli antichi , e loro differ enza dai moderni ospedali. In questa dimostrasi che presso gli anti- chi esistevano privati e pubblici ricettacoli d'infenni; che le case stesse de' raedici, e i tempj delle divinita niedlche gli accoglievano anche a dimora, oltre le infermerie o i ta- letudiriarj del particolari, che certo ne dovevano avere per le loro famiglie e pei loro servi ammalati , poiche ne ave- vano sin anche pel bestianie. Ma la gratuita accoglienza, la cura e il mantenimento tl' infermi in luoghi destinati a tale uso e dovuta interaniente al cristianesimo, che ispirando nel cuore umano il dolce senso della carita e dell' amor fraterno, ha fatto uascere e nioltiplicare per ogni dove simili stabilimenti, eve poi si e riunita la medica istrn- zione all' esercizio della carita cristiana , istruzione che sino dal bel principio dell' arte nacque ugualmente, siccome e noto , dai tempj di Esculapio , e dalle altre raediche di- vinita.

La 14.° ed ultima Dissertazione e del signor avvocato Fea, e presenta una nuova interpretazione di uu verso di Dante nel Paradiso , eve scrisse

QiielV avvocato de' tempi cristiani Del cui latino Agostin si provide. II Fea riconosce , e con buone ragioni , in qurW aviocato de' tempi cristiani, non Orosio ne altri indicati dalla coniune dei commentatori , ma bensi Lattanzio Firmiano latinissiuio avvocato o apologista de' Cristiani assai letto da S. Agostino.

U Archeografo triestino, raccolta di opnscoU c notizie per Trieste e per I' I stria. Volume 1.° di pcig- 000 con due tavole intagliate in rame. Trieste, 1829, tipogrnfia di Gio. Marenich. Indichiamo da prima con piacere a quali persone sia

dovuta r edizione di quest' opera. Essa e stata promossa

334 BIT5LI0GRAFTA.

tla una societh di culte persone, riunita in Trieste sotto il nome del Gahinetto di Minerva ; e tanto degno di lode ci senibra il pensleio di volgere le prime cure alia pub- blicazione di un opera diretta all' illustrazione delle me- morie patrie, quanto plausibile ravvisamento degli edi- tori di dedicare questo prinio volume a vantagglo del pub- blico istituto dei poveri di quella citta. Oli esemplo degno d' essere imitate da tutte le private societa scieutifiche e letterarie, clie 1' amore dei buoni studj ed il perfezionato incivilimento fanno qua e la sorgere anche in Italia !

In una breve introduzione si espone il disegno dell' ope- ra, e al piede di questa vediamo apposto un nome gia vantaggiosamente conosciuto, qnello cloe del dottore Do- menico de Eossetd. Messe dell' Archeografo Triesiino esser debbono opuscoli d' ogni maniera intorno alle piii o meno antiche cose patrie, die 1' introduttore appella nostrane , che concernano la topografia, la storia, Tarcheologia e la statistica di Trieste , non esclusi gli antichi document! ine- diti o erroneamente pubblicati, o sparsi per entro a corpi di raccolte storiclie e diplomatiche , ignote o meno ovvie, non esclusi gli elementi e le notizie relative al commercio triestino, non escluse finalmente le note bibliotecniche di cio cbe nelle tipografie triestine si pubblicasse , ne le no- tizie delle opere d'arti di qualunque ti'iestino, dovunque egli fosse per operare.

In questo primo volume contengonsi prima di tutto gli Elementi per la statistica di Trieste e deW 1 stria; vi si regi- strano le posizioni geograficlie , e le osservazioni metereo- logiche; vi si descrive il golfo di Trieste colla misura e qualiticazione del territorio triestino, con die vediamo ben raggiunti alcuni dei veri principj che formar debbono la base di tutte le statistiche.

II secondo opuscolo e un saggio dell' origine di Trieste del dottore /. Kohen , letterato esso pure illustre, il cui nome non puo se non che raccomandare ai dotti la bella fa- tica di lui. Versa il primo capitolo sui primi abitatori di Trieste, che Garni si credono, ricercandosi con molta erudi- zione donde venissero e quale tratto di paese occupassero allorche Trieste edificarono. Tratta il secondo de' Veneti e della loro provenienza , e pienamente siamo d' avviso die non dair Occidente, ma bensi dall' Oriente venissero, forse condotti da un Eneto Illirio, anzi che da Antenore , e si

PVRTE rr.iM.v. 335

stablllssero nel pnese da jjrimn occnpato Jagli Enganei. Versa il terzo sai JapitU e sni Liljurni •, nel quarto si tratta del- ristria, nel quiiito della Dalmazia e dell' Illiria, c nel sesto del nome di Trieste e della sna condiziono ne' tempi piu antichi. Fra le diverse etimologie clie si danno di quel no- me, I'antore seinbra preferire quella che lo deduce dalla lingua degli Slavl, famigliarizzati da tre secoli con quella dei Celti-Pannoni, nella quale si disse Trgeeste un emporio. Si parla della Colonia trlestina, dell' epoca della sua distru- zione e di quella del suo ristabllimento, e il tutto e ap- poggiato alia pin solida erudizione, e accompagnato altresi dalla citazione di antiche lapidi; e al proposito di queste segue una lettera del dottore De Rossetd al dottore Labus sopra ua frammento lapidario del DuumvirO L. Apisio , e la risposta dello stesso Labus, con annotazioni al teste della prima lettera, soggiunte dal dottore A'ancZ/er, clie forniano il terzo opuscolo di questo volume.

11 quarto s' intitola il Diiomo di Trieste con appcndice delle sue iscrizioni, del suddetto Kandler. Questa non e tanto nil' accurata descrizione , quanto un' erudita storia delle viceiide alle quali quella basilica e stata in diversi tempi esposta : preziosa dee pure riputarsi 1' appendice contenente 8o epigrafi, tra le quali le piu anticbe massimamente ser- vir possono ad illustrazione della storia.

II quinto opuscolo e un' iscrizione greca scoperta in Trie- ste illustrata dal dott. Labus, della quale illustrazione non parliamo , percbe essa gia si vide nella Gazzetta di Milano del I febbrajo 1822. Costitulscono il sesto tre antichi diplomi inediti tratti dall' Arcliivio Municipale di Trieste, due dei quali sono brlle Papali indiritte al capitolo trie- stino.

S' intitola il settimo opuscolo Trieste ed i Triestini in- torno al i65o, descrizione estratta dal manoscriuo inedito del vescovo Tomasini con annotazioni del dottore De Rossetti , e ill questa trovasi una serie dei Vescovi triestini di cui nella sala vescovile A'edevansi i ritratti , distrutti soltanto nel 1786, e questi compresi sono nel periodo corso dall' anno 680 fine al 1646.

Segue I' anaJisi critica di un dramma tedesco intitolato Za morte di Winkelmann in due atti di A. L Biisscl fatta dal lodato De Rossetti. La morte del Winkelmann non presenta se non che un assassinamento che noi diremo vile anzi che

336 BIBLIOGRAFIA.

volgarissimo come lo dice il Bossetti, e con esso pienamente conveniamo clie nulla possa avcre in se dl tragediabile ; ma il poeta tedesco vi lia introdotto episodj estranei alia storia ed oziosi per la favola : falsi sono tutti i caratteri ; il dia- logo non e , come e detto da uii interlocutore del dramma niedeslmo, se non che una scipita fantastichezza ^ e 1' au- tore, anzi che un personaggio tragico , o un eroe, ha pre- sentato nel Winkelmann un omiciattolo da commedia. Contro di qnesto si e levato giustamente il Rossetd , trovando il Winkelmann tre volte Infelicissimo , perche uno gli tolse pro- ditoriamente la vita, altri gli contrastarono T onore del sepolcro, e un terzo, cioe il signor Bussel, gl' insidia ora perfino 1' intelletto e una gloriosa memoria. Si leggeranno certamente con orrore alcuni passi del dramma tedesco riferiti colla traduzione a pie di pagina , e con grandissi- nio piacere le osservazioni del Rossetd contrapposte a quelle bestemmie,

II decimo opuscolo e un invito archeologico del Rossetti, consentaneo a quello che gia si e detto nella introduzione, e il decimo e una indicazione di scoperte archeologiche del lodato dottore Handler, il quale non dubita di chia- mare classica la terra patria, e realmente comlncia dal dare un buon saggio di antiche iscrizioni. L' undecimo ed ultimo opuscolo e pure del Mossetti, e contiene alcune notizie tipografiche triestine , cioe quelle delle quattro stam- perie ora esistenti in Trieste : noi per dir vero avremmo amato di vedere comlnciato questo articolo dalle notizie deir antica tipografia triestina , che dal Eossetti si pro- mettono , benclie quella non risalga ad epoca molto ri- mota.

Tre indici sono apposti a questo volume , il primo de- gli articoh , il secondo delle cose piu notabili , il terzo dei nomi che si riscontrano nelle iscrizioni del Dnoino. La prima tavola incisa in rame contiene le delineazioui della basilica prima e seconda, del prospetto esterno e dell'interno traversale e longitudinale, e dell' esterno di un fianco della prima e del Duomo de' tempi nostri ; inoUre alcuni mono- grammi e alcune iscrizioni : la seconda presenta una mappa delineata dal Handler della Carnia , dell' Istria , della Gia- pidia, della Liburnia , della Dalmazia e deirilllria propria, avanti che dai Romani fossero quelle provincie debellate , e qiiesta mappa e forniata secondo le idee del chiarissimo

PARTE PRIMA. 33/

dottore Ciocle Kohen. No! non iluljitlamo che questo primo volume dell' ArcJieo^rafo Triestino riuscir non debba gratis- simo ai culti cittadini di Trieste non solo, ma ancora a tutti i dotti d' Italia , nei quali destarono sempre il piu vivo interesse le antichita delF Illirio, del Garnio e dell' Istria.

Del bello nelle arti, Considerazionl di Giuseppe Droz delV Accadcmia Francesc rccate in italiaiio. Mi- lano, 1828, coi tipi di Felice Rusconi.

Noi domandiamo, se per tradurre un libro dal francese neir italiano sia necessario di sapere alnieno mezzanamente r italiano e il francese : e tutti i nostri lettori si guarde- ranno in volto per la maraviglia d' una siffatta domanda , tutti meno il tradnttore di questa operetta, il quale fuori d' ogni dubbio deve sentirsi ignorante d' entramlie le lin- gue, e tuttavia senza darsi un pensiero al mondo oso tra- durre uno scritto, il cui merito principale e riposto nella bonta dello stile. Alcuiie citazioni prese qua e la nella sua disgraziata versione scrviranno ad un tempo a provare le nostre parole, e a castigarlo d' aver rispettato cosi poco il pubblico giudizio e il povero Droz.

y hanno siffatte arti, che a tutte le altre soprastanno cosi per la grandezza ddle difficoltd, come per gli affatvrati iLLUsr , che in effetto producono.

Qiiando noi ci prostrianio alia veduta di stupcndi lai'ori , questo ahbassarsi non e affatto cissoluto : non isperando di pater ottenere somiglianti prodigj , noi aspiriamo a ren- DERNE il pill degno omaggio.

La musica e la poesia appalesnndo svccessivamente le different parti , tutte ad cw punto ci coJpiscono.

Quali suranno i suoi vestimenti ? L' artista vorrehbe nulla appiccarvi di terrestre.

Alia veduta di questa scena malinconica ci ricordiamo i versi del cantore di Tibvr ( Volea dire Orazio il cantore di Tivoli ! ).

Quanta s' ingannavano colore , che posero questo scrittore ( Buil'on ) AL DisoTTO di Rousseau? (Volea dire al di sopra , raa la colpa e della lingua francese. Perclie mai au-dessus e au-dessous si rassomigliano tanto ? ).

Una specie di ebbrezza scuoteva gli uomini superbi di ro- lersi illumiruire.

33o BIBLIOGHAFIA

Con qual affaturato illvso i suoi occlii ( gli occhi del Petrarca ) non percorrevano questa valle ?

Esame critico sul recnto principio del compimento del bello.

Con una produzione plena dl vaghezza e dl grazia ( an pittore ) mi fe sogjvare altre volte a Tibullo ! ! ! Anclie qui la colpa e della lingna fraticese : chi le ha permesso di adoprar parole, die mostrano una cosa e signilican Tal- tro ? E in fine de' conti per clii traduce a qnesto modo j sognare e pensare sono poi due idee tanto diverse ?

Basta cosi : noi avevamo segnato con una croce tutti gli errori innumerabili della versione, ma dov' e mai 11 co- raggioso lettore , cUe volesse tenercl dietro in quel cl- mitero ?

Compcndio di pittura , contenente i prlncipj del discgno , del chiaroscuro ^ del colorito , e la loro applicazione all imitazione degli oggetd ed alld composizione , preccdalo da una Introduzione storica c scguito da una Biografia de piit celebri pittori , da una Bi- bhografia e da un Vocabolario anulitico de termini tecnici, di M. Delecluze. Jllilano , 1829, F. Stella e figli , in 24.'^ di pag. 264 e viii contenenti V indice.

Con questo volnmetto ha principio la Enciclopedia porta- tile , ossia Collezione completa di Compendj separad sidle scienze, lettere ed arti conipilata da una societa di dotti sotto la direzione di C. Baillj , la qual opera sta ora vol- gendosl in italiano con quelle mutazioni clie dagli editori si crederanno piii opportune (*). A norma del Manifesto, essa conterra circa ottanta volumetti, adorni di tavole in rame, quando siano esse dalla materia richieste. II prezzo di clascun volnmetto e d' itallane lire 2. 5o coUe tavole, e lire 2 senza di esse. L' opera sara pur corredata di qnattro o cinque atlanti, ciascuno di circa 5o tavole, ed al prezzo di 10 centesimi italiani per oc;ni tavola.

Air annunzio d' un Conipendio rinascer suole la quistione , se questo genere di libri sia di utilita o piuttosto di danno

(*) 11 presente volnmetto e ii ]")rimo del Corso di belle arti. Fu gia pubblicato anche il primo del Conipendio di mineraloaia moderna di Desnos ., col quale ha principio il Corso di scienze naturali. 1

TARTE PRIMA. 889

alia buona letteratura. Quando si conslJerl die i Compendj noil presentano clie un suato od una superficiale cogni- zione di arti e di scienze, alio studio delle quali ri- cliiedcsi e gran lena e non piccolo corredo di volumi , non si puo a uifuo di teinere ch'essi siano atti a formare pill de' saputelli e de' prosuntuosi die de' letterati. Ne si di leggieri essere possono di vantaggio alf uonio dotto che per avventura ad essi ricorra come ad un manuale per sussidio della sua meraoria ; perciocche le cose ne' lor fogli contenute sono pochissime, non peregrine, ma generali e notissime ad ogni uomo che apjjeaa attinto abbia ai fonti delle lettere , delle arti e delle scienze. Quest' e forse la ragione per la quale i compendj furono da taluno con- dannati come pesti della letteratura. Nondimeno noi essere non vogliamo si austeri : portiam anzi opiuione ciie cotali specie di libri, quando siano lavoro di mano esperta noa poco giovar possano all' incremento ed alia difFusione del- r umano sapere. ]Ma a quest' uopo richiedesi che alia plu squisita scelta delle materie , tutte da purissimi fonti de- sunte , al piu adatto sistema nella disposizione s' aggiunga uno stile chiaro, concise e ad un tempo non privo di eleganza. Per tal mode i Compendj e letti saranno non senza piacere anche da coloro ciie sanno, ed a quegli altri, che sono i piii , a' quali non e dato, che dj libare cognizioni a fior di labbro , ofFriranno un utile e succoso alimento; ed avverra fors' anche che taluno di essi attratto dalle lusinghe delle compendiate dottrine inoltri piu co- raggioso il piede nel santuario della sapienza. Come ap- panto di siffattl pregi adorna venne proclamata in Fraiicia r Enciclopedia del sig. Bailly.

Ma e come mai, rispondei-ci potrebbe qualche critico , come mai in un volumetto in 24.", di pag. 264, capir possono tutte le cose nel frontispizio annunziate ^ e persino la b:ografin , la hibllografia . . . Non e diilicile T intenderlo. Imperocche il testo non contiene die quelle piii utili o piu necessarie dottrine pittoriche , le quali agevolar pos- sono la via al giovinetto studioso, ed anche appagare la curiosita di chi per avventura non mai iniziato si fosse neir arte. La biografia poi non ti offre che 1' eta dell' au- to re , e qualdie aggiunto intorno al carattere , al valore od alia cclebrua di lui. E verameute, trattandosi di una versione italiana , noi bramato avremmo , che si nella

340 BIBLIOCnAFlA.

Introduzione storicn , e si ancora nella blografia de' pittori si fosse discorso lui po' piii suUe scuole italiane. Gli edi- tori potuto avrebbero in cio seguire la divisione del Lanzi, ed in vece di presentarci , per esempio , un magro articolo della Scuola lonibarda, avrebbero potuto dividere questa medesima scuola in milanese , parmigiana , cremonese , ecc. e per tal modo supplire alle mancanze dell' edizione fraa- cese col rammentarei i Cesari da Sesto , i Ferrari , i Luini ed altri chiarissimi luniinari. Anche la Bibliografia non oltrepassa i piu stretti confini. In essa , per esempio , tu non trovi inenzione ne della grand' opera d'Agincourt, ne deir aureo Discorso del conte Algarotti , opuscolo che a parer nostro tener dovrebbe, almeno in Italia, il piu di- stinto luogo tra i Compendj de'precetti dell' arte pittorica. Pregevole e sufficientemente esteso ci sembra il Vocaholario analitico del termini tecnlci della pluura , bella poi 1' edi- zione.

Caroll BoucHERONi Orationes habitoe in R. Taini- nejisi Athenceo. Augustoe Taariaorum, 1829, ex Regio typographoeo.

Le Orazioni sono due : 1' una e stata pronunziata nel riaprirsi degli stndj ; 1' altra nella solennita natalizia del Re. II chiarissimo professorc toglie in quella a diraostrare come le umane lettere sommamente conferiscano alia pub- blica felicita. Non niega la debita lode alia filosofia : ma riflette ch' essa non puo con tanta facilita diffondere i suoi lumi, con quanta la poesia ispira agli animi un fuoco che largamente propagasi. Aggiunge cbe le discipline, per cui si nobilita 1' intelletto , sovente non tendono a temprare i costnmi. Ci mette sott' occliio un leggiadrissimo quadro, in cui si scorge come nel succedersi de' secoli il culto ci- vile e la gloria delle nazioni abbiano seguito le vicende della letteratura. Ammirando gli specchiati modelli di Grecia e di Roma, coglie il destro di riprovare la tracotata li- cenza di tali clie sdegnano di calcare le altrui vestigie. Porta a cielo il Monti per avere data all' Italia la versione deir Iliade. Termina coll' osservare che agl' ingegni subal- pini basta che non dechinino dall' esempio de' loro maggiori e non trascurino i mezzi cui abboudevolmente somministra I'auffusto Monarca.

PARTE PRIMA. 841

Pellegrlno c II modo con cui il sig. Professore Incomin- cia la seconda Orazione : dipinge 1' amenita del cielo , la clemeuza delT acre , T ubena del suolo di clie godono i Cinesi. Par quasi die voglia ispirarci invidia a quella na- zione- Ma dopo averci lasciatl brevemente in questa ia- certezza tra il nostro stato e quello degli Orientali , ci fa sentire come la natura, negando aH'Europa quella sovrab- bondanza di dovizie, abbia nondiiueiio inipartito agl' inge- gni nostri tale e tanta varieta per la quale noi coU' indu- stria compensiamo largamente quanto pajono ricusarci il cielo e la terra, e tribntarie ci facciamo le genti dalP af- fluenza de' piaceri ammoUite, Piglia di qui occasione di lodare i Principi d' Europa e particolarmeate il suo Sovrano percbe promovano la cultura degl' ingegni, ed espone quanto teste il Re lia provveduto all' avanzameato delie scienze. Gia il defnnto re Vittorio Emaauele avea commesso che di concerto coi dotti delegati dai governi Austriaco e Fran- cese, una Commissione composta di ufliciali geograii e di itn IMembro della R. Accademia si occupasse nelle opera- zloni geodeticlie ed astronomiche dirette a prolungare a traverso de' regj Stati I'arco di parallelo cbe si stende dal- TAdriatico all* Oceano. Questa vasta e difficile impresa fu per disposizione di Carlo Felice , appena assunto al trono, felicemente coudotta al suo compimento, Di qui 1' oratore fa passaggio a ragionare della flora Sarda, i cui copiosissimi niateriali per ordine della stessa Maesta sua sono stati pel corso di un lustro con fatica verauiente niirabile raccolti dal professore Moris ; e delle provvide disposizioni per le quali la piantagione degli alberi fu nella Sardegna nota- bilmente incoraggiata e promossa. Tocca in ultimo e leg- germente cio che risguarda alia plttura, all' architettura, ad alcune statue del tempo di Tiberio, nella valie d'Aosta recentemente scoperte. Chiude la sua orazione col pennel- leggiarc la devozione di que' popoli al loro Sovrano , ina- nifestata speclalmente nel viaggio che le LL. MM. fecero alle Isole Borromee.

A lodare un Boucheron basta proferirne il nome. II va- lore di lui nella letteratura greca e latina e notissimo. Noi tuttavia crediamo di non far cosa discara a' nostri Icggi- tori col dar qui due lirani che ci semljrano di una parti- colare eleganza. Egli nella prima orazione , volcndo ecci- tare U gioventu all' imitazione degli ottimi, cosi parla ,

342 BIBLIOGRAFIA.

ponenclole sott' occhio V onta di que' nostrl che alia nor- dica scuola si rivolsero: " Nos , credo, alicjuando padebit, lectissimis exeuiplaribus relictis, inveniendi normam ab lis petiisse, quorum majores omne pulchritudinis lumen in his terris extinxerunt. Hi pedestri stilo tragoediam com- maculare, foeda omnia in scenis exponere, comicam fe- stivitatem in mcestitiam vertere, atque antiques demum accusare qui hujusmodi artis dedecora a civium oculls aljesse voluerunt. Non ita ilkistriores Itali, non ita Vin- centius Montius, vir plane singularis , nobis nuper ereptus. Qui, quum nuilta divinitus scripsisset, nihil prasstantius se facturum arbitratus est, quam si poetarum principe ita- iicis numeris donato , ad illius imitationem aequalium et po- sterorum studia excitaret. » Nell' altra orazione egli cosi descrive i festeggiamenti dati da' Borromei al Re : i< At ubi Aronam prlmura , deinde ad Insularum maximam di- versatum venit Rex , qui undique concursus fiebat ! Quae gratulationes illi liabebantur! Nee enim solum oppidanorum multitudo ab Intratio, Suna , Licinii foro, aliisque cam- pestribus locis eo convenerat, sed montani homines jam antea rei fama permoti, ex Helvetiorum et Lepontiornm finibus confluxerant, qui dissona lingua, consono clamore regem salutabant. Ut autem, advesperascente jam die, nocturnis ubique facibus lacus coepit collucere, Isetissimuai omnium spectaculum editum est: naves ad pompam instructae dlspersim , confertim , hue illuc discurrebant , simulacra pugnarum inibant: tunc victi evadere, victores instare , interea symphoniacorum globi per oram dispositi, varios

concentus efiicere Quum pauUo post eadem ilia

loca succederem , euntium , redeuntium turniK passim occurrebant : Rex in omnium ore ferebatur, tituli per compita grandibus Uteris erant inscripti, qui singularem ipsius in universes comitatem testareutur. "

PARTE PRIMA. 3^3

Lezioni morale a' giovanetti , tratte dalla storia da Giuseppe Taverna rettore del collegia Lalatta di Parma , e mcmbro dell Ateneo di Brescia , colla giimta di due altri suoi scritti sulla storia c suglc idillj. Milano , 18:29, in 12.°, di pag. 2c3. Sil- vestri. Prezzo austr. lir. 2, ital. lir, 1. 74. Novclle morali e Racconti storici ad istiuzione dci fancitdli , di Giuseppe Taverna , ecc. or a per la prima volta wiiti insieme. JlJdano , 1829, in 12.°, di pag. 269. Silvestri. Prezzo austr. lir. 2. 3o, ilal. lir. 2.

A torto vaano gli straaieri dicencTo die V Italia manca di libri espressameute composti pei giovinetti, e adatti a formare in essi il cuoi-e e i'intelletto. Che oltre le recenti opera del Genoino, del Leopardi e di altri, moltissime qui aniioverare ne potremnio di non cosi moderne , se dalle an- gnstie di qnesto fascicolo ci fosse peniiesso. Ed al certo opera bellissima farelibe cli'' imprendesse a fame giudizio- samente una scelta , e hea ordinandone le materie publjli- casse una specie di Biblioteca destinata s-oltanto ail' educa- zione ed alia lettura de' giovinetti dell' un sesso e dell' altro. Ma forse verra piii favorevole occasione, in cui dovremo a lungo intertenerci su quest' argoiiiento.

L' egregio autore di queste due operette, gia cbiaro nel- r Italia per altre sue produzioni e per 1' attitudine sua ad ottimamente istituire i giovinetti, ci presenta in esse e una testunonianza dell' anzidetta asserzione nostra e ua saggio di cio cb.e anclie fra noi sulle orme delle altre piii colte nazioni farsi potrebbe. Partendo egli dal principio, die II r attitudine ad accendersi piii o nieno della virtii , e dote di tutti gli aniiiii umani , i quali agli esempi sono come esca sotto foclle » e die quindi la dottrlaa de' secoli divenir puo la nostra, ha nelle sue lezioni morali raccolto varj awcnimenti tratti dalla storia e relativi tutti ai do- veri deir uomo ben costumato. Che pero vien egli distri- buendo tali avvenimenti in varie classi, giusta 1' ordine delle relazioni che un giovinetto va via via acquistando cogli altri uomini. Col quale metodo, oltre 1' istlllarsi nei giovinetti la buona educazlone , nel die solo a' di nostri rimane qualche speranza di salvezza dope tanta e si tem- pestosa agitazione di politiclie e morali vicendc , possono

344 BIBLIOCRAriA.

i tenerl lor anitni di leggieri invogliarsi e clella storla e de' grandi e classic! scrittori dalle cui opere tratti furono ell avvenimenti. D' una cosa sola vorremino avvei-tito Tedi- tore , ed e die noa iateiidianio a qual fine abbia egli im- pincruato questo volumetto coUa Prolusione alle lezioni di storia e colle Osservazioid sopra lidilio. Quest! due com- ponimenti, comeche pieni di sapere, e adorni d' ogni piu ]jel fiore d' eloqnenza , furono dall' autore composii per accademlci trattenimenti, e quindi ci sembrano frutti di natura sififatta cbe allettar non possono il palato de' gio- vinetti. Forse bastato sarebbe 1' aggiugnervi i poclii idillj che quasi per saggio seguono quelle Osservazioni, perclie spirant! dessi ancora amabile fragranza di virtu e di bella morale. E quindi noi siamo d' avviso che trattandosi di libri destinati al bene della piti tenera eta, potuto avreljbe I'editore formarne un solo e piu adatto volumetto coUa se- conda delle annunziate operette ;, cioe colle JVovelle morali e coi Racconti storici.

In quest' altra operetta il ch. autore riduce la morale quasi ad azione con racconti atti a stuzzicare la curiosita de' fanciuUi e ad imprimere nel loro animo , senza che pur essi se ne avveggano, I'amore alia virtii , Tabborri- mento al vizlo. E si in questa che nell' altra vien egli di- scorrendo con un dire semplice , chiarissimo , corretto, famigliare senza trivialita o bassezza, elegante senza afFet- tazione. II libro chiudesi con una graziosa Canzoiietta pue- rile sopra d' an agnellino. Queste due operette si raccoman- dano dunque da se stesse ai provvidi genitori , ai quali stia sinceramente a cuore il piii prezloso retaggio ch' eglino la- sciar possano ai loro figliuoli, cioe una buona educazione.

Antologia latina ad uso della seconda classe di gra~ niatlca pel ginnasj della Lombardia. Milano , 1829, /. JR. Stamp eria ^ in 0.°, di pag. ii5 oltre V indice. Libro di testo. Prezzo cent. 86 austr.

Scelta di lettere edificanti , ecc. , accresciuta di un Raggiiaglio storico sulle missioni straniere , di nuove lettere edificanti e di altri scelti pezzi. Tomo i8.° Milano, 1829, Fanfani, in '6.° configure a colori.

Quest' opera, di cui esce 1' ultimo tomo, fu gia da noi giustauiente e iacoraggiata e coiiimeudata ( Vedi toui. 43.°,

PA.RTE rniMA. 345

pag. 411, qnaJerno del settembre 1826). I tonil 17.° e 1 8.° contengono i." la Scelta delle lettere scritte dall' India , fatte latine dal R. P. Pietro MalFei della Coinpagnia di Gesii, e recate in volgare per iiioasignor Francesco Serdo- nati , ecc. , pregevolissime cjuindi e per la materia e per la lingua; il Cristianesirno fdice nelle missioni de padri della Compagnia di Gesii ncl Paragual , eccellente operetta del chiarissinio Mnratori. Gli editor! si sono dunqne oggi- mai col pulil)lico sdebitati d' ogni loro impegno. Coll' ag- giugninienfo pol delle carte geograficlie e delle cose in tjue- sti idtimi volnmii contenute soddisfatto hanno piir aache a' desiderj nostri.

Indicatore lombardo , ossia Raccolta periodica di scelti

articoli tolti dai piii accrcdltati giornali italiani,

tedcschi , francesi , inglcsi , ecc. intoi'iio alle scienze

fisiclie , alia Ictccratnra , alle belle arti , alle arti

dell industria , all' agricoltura , alia geografia , al

cornmercio^ ecc. Jllilano , 1829, per gli editori

dell Indicatore lomhctrdo , ecc. , in 8." Esce per fa-

scicoli cfl prezzo d associazione d it. lir. 6 per wi tri-

mestre, lir. 12 per uu semestre, e lir. 2^ per un anno.

Lo scope di questo nuovo Giornale piii ancora che dal

frontispizio ci viene dichiarato dalle seguenti parole del-

r IrUroduzione premessa al fascicolo primo : « Procurar

" dunqne di tener dietro al successivo progresso delle

cognizioni cosi scientifiche, come letterarie e praticlie

" col riprodurne i migliori articoli de' pin celebri giornali

» europei , tale e lo scopo prima rio dell' Indicatore loin-

" bardo. Offrire un prospetto possibilmente conciso e com-

" pinto del corso e degli avanzamenti de' varj stndj in

» Italia, col dar notizia per via d' analisi delle opere che

» vcdono la luce, e per via di brevi cenni delle scoperte

»> in fatto d' arti e di scienze, e questo un altro line di

n questo nuovo giornale. Presentare a quando a quando

»/ con articoli originali la proposta o lo scioglimento di

» alcun importante quesito scientifico oletterario, 1' espo-

» sizionc di qualciie interessante brano di storia patria

» o straniera , un giudizio riposato e tranquillo su qual-

i> die letteraria o filosolica dottrina , sovra alcuna di quelle

>> opere, die si collegano ad un' idea generica , e il cui

Bibl. liul. T. LVI. 23

346 EIBLIOGRAFIA

» esame dJi origine alio studio d' una quistione , e talor ft pure qualche ameiia novella, o qualunqae altra lette- ii raria composizlone , e questo per ultimo lo scopo del- » TApendice italiana , die e a questo gioniale anuessa. " Tale scopo e per se stesso lodevolissimo , e percio que- sto giornale nierita d" essere favorevolmente accolto. Che oo'2;iruai le opere perlodiche die vanno puhblicandosi e nella penisola nostra e ne' paesi oltramontani , sono si varie e tante die non e si agevolmente dato ad ogni stu- dioso di potere a tutte attignere. Ne gli articoli in esse contenuti sono tutti d' un' uguale utillta od importanza, ne quelli die important! sono per un paese essere lo pos- sano ugualmenie per un altro, Ottimo percio e il divisa- mento di presentarci quasi i piu bei frutti raccolti da questo o da quello de' varj giornali europei. Ma noi bra- nieremmo che gli editori dell' IndicaLore lomhardo non mai si dipartissero dalla massima ( siccome ci sembra che abbiano opportunamente praticato nei fascicoli finora pub- blicati ) di scegliere soltanto quegli articoli che od hanno tin universale interesse , o specialmente essere possono di profitto agli studiosi Italiani. Un' altra cosa branieremmo ancora , ed e cli' eglino nella Bibliografia fossero meno larghi di lodi. Perocche o conviene assolutamente esclu- dere dai ragionati annunzj que' libri ne' qnali ahbonda piu r orpello che 1' oro , o volendosi parlare di essi ancora fa d' uopo notarne i difetti e renderne avvertito il pubblico. Questo e il solo mezzo con cui una Bibliografia essere puo veramente utile e ben accetta.

Almaiiacchi.

Questo nostro Dicembre e stato si lento a venire in luce die oggimai pub parer frutto troppo tardivo un articolo sugli almanacdii. Noi dunque sareino quest' anno piii brevi del solito in questa materia ; non gia per averla trovata scarsa , ma perclie essendo soprastati troppo a parlarne non potremmo forse ne lodare ne censurare utilmente.

La Galleria del mondo , le A^ozze di tutti i popoli, il Lins,nogsio del fiori ed alcuni altri almanacdii gia sono conosciuti dai nostri lettori , sicche n' avreni detto abba - stanza afFerniando che gli scrittori , gl' incisori e i tipogrpii v' hanno recata la solita diligeuza , la quale congiun;a coUa bonta dei soggetti conserva tuttora a questi alma- iiacchi il diritto di primeggiare fra la numerosa sdiiera

PASTE PRIMA. 347

de'loro fratelli. Qualcuno ha voluto da lui So^no trarre argomento di dilettare altrui. Gli parve d'' essere trasferito nel peripato d' Ateiie , dove molti filosofi disputavano della felicita ne s' accordavano a dire ia die cosa ella consista : Diogene e incaricato di andar girando pel niondo a vedere dov' ella si trovi; e dopo averla indarno cercata presso i ricclii e i potenti , la trova finalmente neiraaimo di un pa- ralitico. L* autore ha creduto che questo Sogiio potesse di- lettare: chi vorra svegllarlo per dirgli che s' e ingannato ? \P Hogio della voluhilita ci pare ua buon argomento per almanacchi •, ma qnesta materia voleva altra fantasia , altro stile da quello che v'ha recato 1' anouimo autore. Migliore scintilla d' ingegno si scopre di qnando in qnando nei Racconti in prosa ed in versi puldjiicati dal tipografo Bon- fanti ; ma chi li scrisse ha bisogno di un lungo studio per emendare, anzi camliiare affatto il suo stile. In questa parte egli e tanto traviato, che ({ualclie volta si crederebbe di leggere ne' suoi versi la parodia di un grande poeta vivente. Eccone una prova :

Vaga siccome un incola

Delle imnwrtali tende :

Affranta , in iolto pallida ,

Qual chi la morte nttende ,

Stassi una Franca vergine

Irnmersa nel dolor. Rapita alle delizie

Delia natal sua terra ,

Sul suol che mipera oW Adria

Mena i suoi giorni in guerra.

In guerra atroce orribile

Poiche la indisse Amor. Sotto il titolo // cantor d' Ildegonda non abbiamo creduto per verita di trovare alcun frutto di qnella nobile musa che fece illustre fra noi questo nome ; ma non credevamo neppui'e di leggere :

Leggiadra vergin Diva,

II canto a Elisa or movasi,

Che verecondo ordiva

Quel dolce di Calliope

Labbro , cli al vago rito

Diede alle Grazie invito , Allor che ergea devoio

Nelki celeste Idalia

348 ElBLIOGRAFIA.

E tcmpli ed are, e il voto

Sacrava al Dio Citereo ,

E de carmi al concento

Fermb 'I suo giuraniento. Quest! vers! , pare a noi , potevaa cadere sotto quella le2;ge medesima die proibisce le lettere scritte per cifre. L' Assasslno pel diamanti , Siefano , il Cavaliere Moriale in Italia, Ida e Falniiero sono qnattro raccoati de' quali si sono fatti quattro almanacchi. Noi credlamo di poterli au- nunciar tutti in uii fascio, perche non vi abbiamo trovata notabile difFerenza rispetto alio stile ed air arte di rac- contare : qualcnao , tradotto dal francese , precede noa senza disinvoltura , ma e si barbaro nella lingua, che tolte le desinenze nulla vi trovi d' italiano. La storia del cavaliere IMoriale ha per altro qualclie importanza e qual- clie interesse. Anche al racconto de' Mariii 3Iandingki i quali avevano fatto del favoloso lore Momho Jomho uno stromento di tirannia sopra le proprie mogli , non manca nn sufiiciente interesse j ma lo scrittore vi ha recato assai poco del suo per farlo piacere. h" Educazione in miiiiatura e un buon libretto , ma per almanacco vorrebb' essere di tempo in tempo infiorato. I Divi itimenti della prima eta sono dodici storielle tradotte dal tedesco. Se il signor P. C. D. V. avesse presentato qnesto suo libretto come una traduzione, la sua scelta avrel^be forse ottenuta qualche parola di lode : ma perche il frontispizio spaccia le sto- rielle come cose sue proprie , fu lasciato in disparte il nierito intrinseco del liliro per gridare al ladroneccio ; nel che ( tolta forse 1' ingrata proprieta de! vocabolo ) noi non crediamo che siasi proceduto col signor P. C. V. D. altrinienti da quello ch' ei meritava. Pochi vor- ranno accordare la lode di nuovo anche a quell' alma- nacco che porta il titolo Demostene e Cicerone , e nel quale si pretende di provare che I' Arpinate fu piii elo- quente dell' oratore ateniese. L' autore eblie torto di cre- dere che questa fosse materia da fame ahnanacchi , e noi ci guarderemo dall' imitarlo mettendoci in questo articolo a quistionare con lui. Egli cita qua e la alcuni passi la- tini : noi saremmo forse tentati , per far qualche cosa di piu, di trascrivere qualclie pagina greca ; e i lettori clie noil aspettano queste cose dove parlasi di almanacclii si riderebbero , non senza ragione , d' entrambi. Piu confa- centi air indole di questi libretti sono \a. Storia della danzUy

I

PARTE PRIMA. 349

il Teatro alia Scala , le Glorie delle helle arti , le Esposizioni dl belle arti in Brera , dei qiiali per conseguenza ci pare opportnno dl render corito ai nostri lettori. L' aiitore del priino di questi alnianacchi , avendo considorata 1' ampiezza della sua materia, penso di doverla pubblicare in piu voitei e in questo priino Saggio liniitossi alia storia di alcune danze europee. La sua scelta e lodevole, e quelle danze clie si collegano coi costumi nazionali e coll' indole dei popoli presso i quail son praticate, destano un interesse forse maggiore ch' altri non crede : e se 1' autore vorra. studiare alcun poco il suo stile, e infiorare le sue nar- razloni con qualche aneddoto e con qualche buona poesia opportunamente introdotta , i suoi almanacclii saranno fra i niigllori negli anni avvenire. Nel Teatro alia Scala tro- viamo uno scrlttore die qualche volta censura troppo aspraniente; ma nessuno vorra negare cli' egli non abbi.a dettato 11 suo libro con molta indipendenza di opinion!, e dl tempo in tempo anclie con brio. Non comprendiamo per altro sotto questo titolo ne 1' aver detto die la signora C. . . . e dl troppo matura eta, ne qualche altra espressione dl pari asprezza rlsguardante alcuni maestri dl musica. Fra i due almanacclii concernenti le Belle arti dara la prefe- renza a quello dei fratelll Ubicini chiuncjue guarda prin- cipalmente alle incisioni : quello del Vallardi a nol pare niolto giudizioso ; e sono pol necessarj amendue a clii vuole avere possibilmente completa la raccolta delle opere esposte , siipplendo, per cagione d' esempio , con cjuello del Vallardi alia mancanza deir altro rlspetto al lavori del professore Marcliesi. Finalmente non e mancato nepjiure quest' anno un almanacco di critica Jetteraria sotto 11 titolo // militare in riliro ; e nol gli abbiaino riserbato 1' ultimo posto perche ci e sembrai.o ch' esso , come solo dl tale materia , non si potesse collegare per nessun modo cogli altri. L' autore non avendo ( o credea- do almeno dl non avere ) l' animo scomhiijato dallo spirito di parte . . . nel subhugUo dti partiti che tengono og^igorno divisi gf ItaUani esce anch' egli come tanti altri a voler riordinare le lettere. Egli e un militare che sulle rive del Danubio e del Baltico fra le battaglie tremende di Napo- leone sospirava alle vallate di Bergamo e sfogavasi solo in lunglie qiieriinonie : ed ora dalla c[uiete del suo ritiro esce a combattere col Ictteratl viventi : canibiando cosi la guerra coUa pace , e la pace coUa guerra. II uostro iiiiUlare uou

35o BIBLIOGRAFIA

sarebbe forse presentemente in ritiro, se il suo biion genio non gl' insegnava di peiisare alle ville d' Italia e di sfogarsi in qnerimonie, inentre quel Marie rio die lo avea tratto cola facea correr sangue il Danubio : ed ora forse a fidaaza di questo genio medesimo s allaccia alta la giornea e da di cozzo coi vivi e coi morti. Gia tempo , invasato da questa medesima furia, corse la nostra citta colla lancia in resta sopra un ronzino di carta, ma vedendo poi die nessuno si lasciava sina^2,are non die ahbattere ne dalle viru- lenze , ne dai pungenti motti che gli uscivan di Ijocca , ne trovando chi si curasse de' suoi invelenid assalimenti , si cbiuse di nuovo nella sua naturale oscurita, ritessendo probabilmente le querimonie di prima. Ed ora esce un' altra. A'olta nella luce del moiido, affermando, per cagione d'esem- pio , die r Adelchi e un aborto e che lo stile dei Promessi sposi e ineguale e harharo ; e cercando di mettere in ridi- colo il Monti perclie diede T epiteto di cortese ( die' egli ) al boja di Marsiglia. Noi non al boja di Marsiglia diede quell' epiteto il Monti, ma all' anima imniortale di un uonio che non voile comperarsi la vita al prezzo di ua iiiistatto, a quell' anima ch' egli riputava gia fatta cittadina del Paradiso(i). II nostro militare si conosce assai poco di cortesia se vuol negare ad un martire V epiteto di cortese per cio solo che in vita fu manigoldo. Mostra poi eziandio di conoscer pochissimo il libro ch' egli censura quando afFerma die 1' ombra del boja e onorata di questo titolo da Luigi decimosesto. Noi lo preghiamo di rileggere con mente non scornbujata il primo canto della Basvilliana per ricredersi da questo grossolano errore , e conoscere che il riso clanioroso di cui egli parla ricade tutto addosso a lui solo. Egli avrebbe pur dovuto sapere che nel secondo canto il vagnnte Basville assiste in Parigi alia niorte di Luigi XVI ; sicche non poteva nel primo 1' ombra di questo re trovarsi in Marsiglia-, ne questo solo, ma molte altre cose dovrebbe sapere il nostro militare in ritiro e non le sa ; come gli mostreremo quando egli alle poche cose cost di transito toccaxe dura ordinamento e forma , in guisa che si possa avere ( da lui ! ) quasi una storia letteraria della presente eta.

(i) Quiiuli un sospir mi valse il paradiso i Quiiuli beata ctertiamente io sono.

PARTE SECONDA. 35 I

PARTE II.

SCIENZE.

Discorso procmiale per una niiova edizione delle opcre di Monsig/ior Jacopo Benigiio JBossuet, Vescovo di Meaux. Brescia, 1828, Venturini , in 8.° dl pag. 292.

Oe cosa meritevole tU lode e il riprodiirre alia pubblica luce opere scritte a vantaggio della Religione e della civile societa ; molte lodi si dovranno alT autore di qnesta nuova edizioiie , piu esatta , come egli ci promette , e piii bene ordiiiata d'ogni precedente ; perche scegliendo egli tra il iiieglio r ottimo , ci oftVe complessivamente le opere di quel soiiimo iiigegno die in un secolo illuininatissimo ha sommamente onoi-ato lo spirito nmano, di quel valoroso apologista di nostra cattolica religione che meritamente possiamo riporre fra gl' illustri padri della Cliiesa, di quel gran Vescovo clie colla sua rara erudizione e dottrina e con una eloquenza ancor piu rara fece stupire la Fran- cia , sua patria , e tutto 1' orbe cristiano.

A questa edizione si premette , come apparato di tutte le opere , un discorso proemlale , di cui molto potra pro- fittare chi si accinge alio studio delle opere stcsse , anzi alio studio delle dottrine religiose e dogmatiche. Perciocclie oltre al presentare alcuni cenni sulla vita di IMonsignor Bossuet, che servono a bastevolmente istruirci delle vi- cende di lui non nieno che di un' epoca segnalatissinia negli annali della Chle.sa , si da una succinta ragione del- r origine , dei progressi -e delle conseguenze che ebbe la cosi delta Rifornia con tanto valore comliattuta dal vescovo dl Meaux. E perche meglio si rllevi questa parte polemica delle opere di Bossuet, e si conosca la connessione degli antichi errori coUe false dottrine de' Novatori impuguate dallo stesso, si aggiugne alia vita suddetta un ragguaglio delle principali eresie che alllissero la Chiesa. A questo

352 BIBLIOGRAFIA.

ragguagllo succede un elenco de' santi Padri e degli scrit- tori ecclesiastici ( almeno de' prlacipali ) die haniio impu- enati gli errori insortl in ciascuiia eta, e die costituiscoiio, per cosi dire, il nerbo dl qaella tradizione , colT appoggio della quale tanto trioiifa il Bossuet nelle sue dimostrazioni cattoliche. Si vengono quindi ad enumerare i Concilj ecu- nienici , dai quali, con la condanna delle eresie , f'u tenuta fernia la verita evangelica , e dei quali tanto si giova quel grande apologista per convincere di falso zelo e di perni- ciosa novita la decantata Rifonna. Ne si tralascia di nar- rare in compendio le controversie sul Quietisnio, onde ne sia previamente infonnato il leggitore, prima di rivolgersi ai libri die versano su tale argoiuento. Per ultimo si pone tin' appendice die ha di niira il libro intitolato : Defensio Cleri Gallicani. « Un editore, ci si dice, non debbe en- trare nella questione die e stata agitata , e che non si e da parecchi abbandonata ancora, a cercare cioe : se questo libro sia veramente stato composto da nionsignor Bossuet, o se gli sia soltanto attribuito. '> Malgrado cio , si l;a in pensiero di unire andie questo lavoro alle opere di Bos- suet , suir esempio de' Padri Maurini , i quali sebbene so- spettassero talora che alcuni passi non apparteaessero a qualclie santo Padre, ovvero li giudicassero apocrifi , pure non si presero 1' arbitrio di ometterli. Solo si aggiugne che chi vuole attribuir daddovero andie quella Difasa al Vescovo di Meaux « non potra dispensarsi dal considerarla in confronto della confutazione che ne fece il celeljre Orsi , che per cio appunto sara a detto libro in questa edlzione unita, con le annotazioni del ben noto sig. abate Giorgi , ed'altri che debitamente pesarono quell' opera. » Noi sa- remmo indiscreti se volessimo biasimare nell' editore una legge di prudenza che egli medesimo si e imposta ; e sia pure colla buona ventura che l" editore non entri a discu- tere se la Difesa della Dichiarazioiie del Clero Gallicano si debba , o no , attribuire alia penna immortale del Vescovo di Meaux. Ma quella stessa legge di prudenza gl'imporra, noi speriamo, una rellgiosa imparzialita su tutto questo argoniento. E giacche per gratificare a coloro che mal sen- tono intorno a quella Dichiarazione, egli si assume di darci la confutazione del celebre Orsi con le annotazioni del ben noto sig abate Giorgi, e d'altri innominati; noi vorremmo pregarlo che a soddisfazione di chi apprezza e tiene per

PARTE SECONDA. 353

genuina quell' opera , consenta pure di darcl (oniesse altre considerazionl meno recenti che molte e varie sono ) quanto riferisce T opera che qui accenaiaino (*) nel volume 2.°, pag. 170 e seguenti , e quanto nello stesso volume inse- gnano le Pieces justificathes du lUre sixieine , n.° i.°

Concliiuderemo queste parole sul Discorso Proemiale col manifestare all' editore un nostro sentimento, ed e che, la dove si parla di Riccardo Simon ( vedi pag. 85 ) , conveniva piii distintamente ragionare della Yersione del Nuovo Testamento I'atta da Simon, e stampata a Trevoux r anno 1702; perche quella versione levo molto romore , e reco molte cure e molestie a monsig. Bossuet , per le singolarita dell' autore , e pel capriccio di sostituire tal- volta i proprj pensieri alio spirito stesso del Vangelo. Ed e pur nostro sentimento, che conveniva usare piu tempe- rate espressioni ove si parla del famoso Grozio ( vedi pag. 83 ). Malgrado 1 deplorabili errori di quel dotto tra- viato , Bossuet uella Dissertazione intorno a lui non du- bita di asserire che egli per lo spazio incirca di trent' anni sembra aver cercata la verita di cosi buona fede, e final- nieate di essersi avvicinato a lei in modo tale che e da stiipirsi come non abbia fatto 1* ultimo passo per conse- guirla. E queste pure sono sue parole : u Parmi tant d'er- reurs il ( Grotius ) entrevoit quelque chose de mellleur i mais il ne sait point prendre son parti, et il n'acheve ja- mais de se purifier. Encore un coup , je deplore son sort. "

II Vingglo anacorctico d Italia. Opera del canonico Faustino Q. Rho , tomo i.° Cluari, 1827, Ba- ronio , in 8.°, pag. xii-256.

Un vecchio venerando, per nome Valentino, seduto sotto un olnio annoso vicino al suo romitaggio, e lisso lo sguardo nel ruscello che gli scorre a' piedi , va meditando 1' insta- bilita della vita umana sulla mobilita delle onde. Improv- visamente lo scuote un giovane dl alta taglia , disimolto di portamento , di. volto e d'occhi graziosi si , ma indicanti una

(*) Histoire de Bossuet, Eveqiie de Meaux , compose e sur les Manuscrits orininaux par M. le Cardinal de Bossuet , Pair de France , Meiid>re de I'Academie fran^aise : seconde edition , Versail- les , 1819, Lcbcl , iinpriincur du Roi.

354 BIBLIOGRAFIA

persona plena di coraggio e di valore. n lo sono Bresciano, dice qnesto giovane al solitario die ne rimase sbigottito come ad una fatale visione, io sono Bresciano, e mi chia- mano Viatore : preso tlalla fama che sparge intoi-no la virtnosa tua vita , sono a te venuto per dare consolante soddisfazione agli occhi miei, e per avere da te istruzioni di vita eterna. " In mezzo a cio il buon giovane non di- mentica le occorrenze temporali , ed a rinforzare le Ian- guide membra del vecchio gli ofFre pane e vino , e lo esorta a giovarsene. Valentino s' accomoda al caritatevole invito i " e reficiato che si fa il buou vecchio , si osservo in efFetto il detto del salmo : Et vuinni Icetificat cor liomi- nis. » Poscia dall" annoso olino recatosi alF ombra di un antico castagno si pone a dialogo col suo ospite , e lo ri- chiede di lui e delle cose sue , e sentendo che egli avea intrapreso il viaggio ad alcuni sacri eremi , lo prega di farne la narrazione.

Questo e in certa gnisa F introito delF opera : si scorge che r autore per interessare V attenzione altrui si e stn- diato di insinnarsi quasi coU' aria del romanzo j ma da questo luogo in poi egli protesta di non aver piii usata finzione , ed alle persone per entro 'nominate di non avere attribuita azione che non sia stata presa da documento ricevuto nella storia. Sappia pero il leggitore , affinche noa si faccia illusione, <' che ogni qualvolta si fara una de- scrizione piu adorna di circostanze , e si aggiugnera cio che si deve quasi necessariamente sottintendere , egli ( il leggitore ) se ne potra accorgere dal non essere chiamato in fondo di pagina ad alcuna citazione. » Or questo viag- gio anacoretico che si suppone fatto sul principio del secolo XVII , primieraraente contiene cio che risguarda il terri- torio bresciano ^ poscia Viatore partitosi da Valentino si volge ad altri solitarj e ad altri eremi della bassa Italia. L' autore sa proiittare delle opportune occasioni per descri- vere le diverse posizioni geografiche ^ nel che il suo stile ci sembra vivo ed animato non meno che in varj racconti sparsi nell' opera. Quanto all' interesse che puo presentare il soggetto, non e maraviglia se grandissimo non sara giu- dicato , o per lo meno se il quadro di quest" opera sem- brera troppo uniforme , perche trattenga a lungo T impa- ziente curiosita di moltissiiui.

PAIITE SECONDA. 355

Opere del beato Alfonso Maria de Ligiiorl. Monza, Luca Corbetta. P/ezzo d associazlone, cent. 12 itaL al fogllo , in 12.° carta fina levigata , e cent. 20 ogni ramc: copcrta e legatura gratis. Si vendono an- clie scparatamente con piccolo aumento di prezzo.

Sono pnbblicate le scgnenti opere : '

Vita di detto Beato, scritta dal P. Giattini, con rame ital. lir. 2. 42. Riflessioai sulla santita e dottrina del sullodato Beato, lir. 1.26. Cavedoni. Orazioiie panegi- rica del suddetto Beato, ceat. 44. Pratica d'amar Gesu Cristo, lir. i. 92. Riflessioai sulla Passione di Gesii Cri- sto, coa rame lir. 2. 36. La Messa ed Oilicio strapazzati cent. 60. Del gran mezzo della Pregliiera lir. i. 5o Condotta aramirabile della divina Provvidenza, ecc. lir. i. 44.

Opere Spiritnali , con rame lir. 2. 90. Istruzione al popolo sopra i precetti del Decalogo e sopra i Sacra- ment! lir. I. 5o. Verita della Fede , volumi 2 con rame lir. 4. 32. Le vite dei piii celebri Martiri della Chiesa, con rame lir. 2. 84. Novene e Settenarj in apparecchio ad alcune feste del Sij^nore e de'Santi, ecc. lir. 2. 22. Sioria delle Eresie colle loro confutazioni, vol. 3 con rarae lir. 7. 66. Appareccliio alia morte, con rame lir 2. 60.

Confessore diretto lir. 2. 88. Sermoni compendiati per tutte le Domenicbe dell' anno, e sopra diversi sog- getti , vol. 3 lir. 5. 18. Le glorie di Maria, vol. 3 lir. 4. 64. Tlieologia Moralis , vol. 16 lir. 36. 04. Via della salute lir. 2. 64. Totale de' volumi pubblicati n.°4i, che importano lir. 87. 36. II prezzo della sola Tlieologia Moralis e di lir. 48.

E sotto i torchi 1' Istruzione e pratica pel confessori , vol. i.°, il prezzo della quale e di cent. 12 al foglio per gli associati a tutte le opere, e centesimi 16 presa scpa- ratamente.

L' Istruzione pratica pei confessori sara compresa in cin- que volumi circa.

L'editore puliblicliera in seguito, a compimento della coUezione, le seguenti opere: La vera sposa di Gesii Cri- sto. — Lettere ecc. Miscellanea di opuscoli diversi. Traduzione dei Salmi e Cantici. Selva di materia ai preii. Opera dogmatica contro gli eretici. Homo apo- stolicus . sen compendium ejusdem thcol.

356 BIBLIOGRAFIA.

Meditazioju cd istmzioiii dlvotissime del Principe Alessandro di Holienlohe volte in itcdiano dal pro- fessore Maarizio Cihrola. Scconda edizione. 3Ii- lano ^ per Angela Bonfand , in i6.° Lir. i. 5o austr.

Nei librl ascetici , alia cui classe appartiene quello die aiinunciamo , noa hassi a ricercare ne novita di materia , ne profoiidita di raziocinio , ne squisitezza di elocnzioae , poiclie i principj della virtii e della morale soiio invariabili, sono pratici e noii astratti ed abliastanza si raccomandano per la loro importanza. Qaelli debbono piuttosto pregiarsi che tra le molteplici massime di religioiie e di pieta sce- glieiido le pill adattate alia vita coninne , e queste pro- poiiendo all' intelletto con ragioni ovvle, praticlie , sode, dopo aver geaerato una spontanea persuasione della ne- cessita delle medesime, prescrivono un tenore di vita quanto facile a corrersi, altrettanto efficace per ottenere il loro esercizio. Di tale natura si e V operetta del Principe Ales- sandro di Hohenlolie : la quale per queste doti potendo riescire utilissima alia pieta, ci fa aver buon grado al professore Maunzio Chirola perche V abbia volta in buona lingua italiana.

lleditazioni dlvotissime sopra I amor di Dio scritte in lingua spngnuola dal R. P. Francesco Diego Stella delV ordine di S. Francesco , e trasportate nella italiana dal P. Qio. Battista Peruschi della com- pagnia di Qesii. Nuova edizione corretla. .Milano^ 1829 presso Qio. Pirotta, vol. /.° in 12.°

Divote certamente ed istruttive ci sono sembrate queste meditazioni del P. Stella, e tali da guarentirci nel loro autore ed un cuore pieno del soggetto che trattava, ed ua ingegno ricco di cognizioni teologiche e scritturali. Ma quel- lo sminuzzarci soverchiamente le niaterie , quelP inculcare di frequente con diverse immagini la stessa idea, quell' ag- girarsi troppo alia lunga sopra oggetti ovvj d' altronde e conosciuti, ci seralira a scapito d' una maggiore mozione d' afFetti che dilombati illanguidiscono. Anciie 1' editore che si propose tra le altre cose di emendarne lo stile, ci avreb- be obbligato d'assai, se lo avesse purgato del tutto da certe maniere della scuola marinesca, dalle quali abbiarao fortuiaatamente divezzato 1' orecchio.

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PARTE SECONDA. S5j

I lihri delle leggi dl Cicerone volgarizzad dal B. WiNs- PEARE. Napoli, 1829, dalla stamperia Tiani , in 8.°

Dopo che la letteratura itnliaiia ha niancato per si lun- go tempo di ogni volgarizzamento cU uno dei piu preziosi libri del piu classico scrittore latino M. T. Cicerone, era nello spazio di tre anni ne sono coinparsi due iiella citta di iSapoIi f, cjiiello del Mansi nel 1826, e qiiesto che ora aniiunziaiuo del ch. signer JVinspeure, nome gia nolo alia republjlica letteraria per altre sue lodate produzioni. Cio mostra il fervore col quale anche in oggi coltivansi ia Italia gli studj veramente utili e buoni. Questo secondo volgarizzamento e corredato di note interessanti, e senibra non lasciar nulla a desiderare per la fedelta, per la chia- rezza , e per la scelta del testo.

Siilla vicendevole dlpendenza del perfezionamento in- tellettuale e morale, Lezlone preliminare alle Insti- tuzloni di logica e morale, recituta I anno 1808 dal prof. Ignazio Beretta ( aeconda edizione). Pa- via , 1829, Bizzoni , in 8.° di pag. 48. Sappiaino molto grade all' ottimo Prelate che fece ri- prodnrre alle stampe questo Ragionaniento del chiarissimo professore sig. Ignazio Beretta. Perciocche noa mai inop- portnni , ne discari per mancanza di novita ci debbono giugnere quegli argomenti , i qnali non si aggirano sopra qualche seraplice teeria di arti o scienze , ma direttamente tendono ad imprimere nelle menti della gioventii i veri principj rcligiosi, ed a mostrare le strettissimo vincoio che passa tra la rettitudine delT intelletto e quella del cuore. E tale appunto e il subbietto di questo discorso preliminare, in cul I'autore, sviluppando la sentenza di Terenzio : mala nitns , malus animus , fa pur vedere come ragionevolmente Si possa anclie dire: malus animus, mala mens. Poiche i vizj corromptndo il cuore esdnguono I'amore della vertta , del pubblico bene e della soUda gloria : e per ragione inversa, se la rettitudine del cuore preser\a T in- telletto da molti errori, la rettitudine delT intelletto pre- serva a vicenda il cuore da molti vizj. Or chi prende a conslderare come questi argomenti furono nianeggiati dal- rautore, non si aspetti gia uu lusiugliiero fraseggiare, ne

358 BIBtlOGRAFIA

pompa oratoria: basto all'autore die il suo dire fosse di- gnltoso , animato lo stile , analitico e limpido il progresso delle sue idee : del rimanente , una profonda persuasione di CIO che veniva dininstrando, zelo di religioue e di pro- bita sociale , airiOre e studio per la retta educazione degli alunni a lui aflidati , tutto ne lo hanno occupato i e noa e percio maraviglia se la gioventii , oltre il piacere di questa lettura , potra prolittare d' assai per la sua morale condotta. *

Delia prefcicnza de sessi , Lettera (del cav. Ifelchioire Delfico) all ornatlssima signora contessa Muccia- relll Simonettl. Siena, 1829 , presso Onorato Porri, in 8.°

La quistione intorno alia preferenza de' sessi fu agitata , direm quasi, sino dall' origine dell' uman genere, e sino da quelPepoca fu decisa a favore della donna. Ad essa fu dal divino Creatore accordata la bellezza , cioe un maggior grado di perfezione nelle esteriori forme in coafronto di quelle dell' uomo. E la donna ben anclie nel giardino di Eden fe' al suo compagno sentire la forza e 1' impero fa- tale di sifFatta sua prerogativa. Dal piii pregevole artiiizio, ond' e costrutto il fisico della donna , ne risulta piii finezza e dilicatezza di parti, e quindi maggiore facilita e sveltezza de' movimenti d' ogni specie , e da tutte queste prero- gative maggiore sensibilita , moralita e ragione. L' uomo , uscito desso ancora perfetto dalle mani del Creatore, ebbe quasi di suo diritto la forza fisica. Merce di questa prero- gativa gli e date d' eseguire le indicazioni, per cost espri- merci, della natura , la quale aWa. forza assegno i doveri , ed alia dthokzza i diritti^ in modo die da questi due rap- porti venisse a costituirsi la moralita delle azioni. Ma egli ribelle aile istituzioni della natura , innalzo il vessillo dei diritti die non gli appartenevano , facendosi un diritto di quella medesima forza cli' essere dovca la sorgente de' do- veri. Cosi la forza fece scomparire que'sentimenti di pros- simita e di amore che sono la fonte de'sentimenti morali. Essa condanno alia schiavitii ed all' ignoranza il sesso piii bello, pill dilicato. Quanti disordini e iisici e morali non pervenaero mai da siffatta rivolazione dei doveri e dei di- ritti? La sola Religioae pote distruggere ia schiavitu e fare

PARTE SECOND\. 369

un domma della fratellanza delta specie. Essa sola die le prime giustissime idee delle conjngali unioni corrispondenti a quella dclla snljlime imniagine della creazione, costitiiendo il inatrimonio come un dovere della natura dalle leggi con- fermato. La sola Religione ripose le dolci , le amabili com- pagne dell' uonio in quella sede , donde state erano dalla forza sbalzate. Non orgaiiicamente dalla natura distinte clie per dar nascitn nil' anioie , divenncro la consolazione deU'uomo, il sostegno delle famiglie , la delizia della so- cieta , e son venule in eccellenza

Di ciascun arte ove hanno posto cura. Sii questi principj tutta s' aggira la lettera del cav. Del- fico, la quale non e proprianiente die un tessuto di sagge e lilosofiche niassime intorno alle prerogative delle donne, ed alia loro educazione si fisica die morale.

Due ore a Minerva. Sr/ggio di varietd filosofiche dl Ignazio Betoldi. Milaiio , 1829, per Oinobono Maninii in 12.° Prezzo lir. i. 5o ital. ^ pari ad aust.r. 1. j2.

Osscnazioia filosofiche suW opera intitolata : Due ore a Miiiena. Milano , 1 829 , presso Giacomo Pirola , in 12.° Prezzo centesimi jS. aust.r.

Le Ossenazioni dell' anonimo studente ci chiariscono ua ingegno sodo die rileva alcuni errori caduti qua e cola nelle anzidette Varietd filosofiche alio spirito bizzarro die le dettava. E cosi dir si potesse die abbia egli rimarcato tutti gli artlcoli vulnerabili di quel Sagiiio, e die abbia senipre e compiutamente vulnerati quelli die accennb, come si deve asserire die non falli nella scelta di alcuni, e che nella censura di questi non manco di cognizioni attinte a buone fonti filosofiche. AUora, per niodo d'esempio, noa avrebb'pgli menato buono alio scrittore delle Varieta, che morta deljba dirsi la lingua italiana, perche i postriboli, le taverne cd i trivj di Siena e di Firenze cessarono d' es- serne i riformatori ed i deposltarj; die la causa dei different! appetiti proprj delle diverse eta debbasi ripetere dalio state diverso della sensibillta modificato dalle ricevute iui- pressioni, per tacere di tante e tant'altre consimill stra- vaganze. Cosi pure dove 1' osservatore prende a ncgare che debba colpire La stessa peua Tomicidio in rissa c quello

36o BIBLIOGRAFI\

coniniesso nella aggressione , alle acUlotte ragloni avrebbe premessa come la principale, che la pena dee proporzio- narsi all' imputabilita delP azione delittuosa, e die T omi- cidio a cui e spinto il rissante nelF impeto dello sdegno e meno imputabile di qnello die premedito ne' suoi calcoli un freddo aggressore. Dove gli inuove querela pel sup- posto vaiitaggio dell' incassamento del danaro ne' pnbblicL tesori, lo avrebbe riconvenuto della contraddizione con die distrngge da se il proprio assunto, assegnando come van- taggio deir incassamento stesso la posteriore circolazione del danaro incassato. Del resio, tranne qufcste ed alcune altre omissioni, condonabili per avventura ad un giovane studente , siamo d' avviso che abbia egli opportnnaiiiente avvertito lo scrittore di quelle Varicta , come si possa assai meglio , ch' ei non ha fatto , consacrare qualclie oi'a a Mi- nerva.

Descrlzione del lago di Garda e de suoi contorni , con osservazioiii di storia natarale e di belle arti di mojisignor Giovanni Serajiiio Volt. A. Man-

tova , 1828, dalla tipografia Virgiliana di Z. Ca- ranenti , in 8.*^, di pag. Sy.

Gla fulo dair anno 1788 monsignor caftonico Volta corse il lago di Garda , e rapito dalle amenita di ess- a dal- r opre si naturali che dell" arte di cui non ^a scarso, pub- blico in proposito alcune brevi osservazioni , le quali ora riproduce nell' opuscolo che annunziamo , aggiuntovi ua tocco intorno agli edilizj , alle pitture di pregio ed ai mo- numenti di antichita che s' incontrano ne' varj paesi del lao^o stesso. Divise egli impertanto 1' operetta sua in tre parti.

Nella prima si traccia. con sufficiente chiarezza e pre- cisione la topografia del lago propriamente detto e de' suoi dintorni , e con una piccola , lua ben delineata tavola se ne rischiara la descrizione. Mostrata 1' estensione, ed espo- sto il diverso correre delle sponde contenenti le acque che formano il lago , il ciii fondo non e dubbio che non sia una valle niontagnosa , se ne danno anche le diverse pro- fondita , la maggiore delle quali pare sia di 1800 piedi. Esse acque son manteuute dai torrenti e dai tiumi (e noi aggiugneremo anclie da sorgenti in alcuni puiiti del fondo del lago niedesimo)i e secondo le prove chimiche, ricche

PARTE SECONDA. 36l

csseiiflo dl ossigeno , clie tengono in se dlsc'iolto , ne viene clie sieno anclie medicinal!. Ma non in tutta 1' estensione pure e saliibrL sono quelle acque, poiclie in alcuni punti, come in vicinanza a Lazise, il fondo algoso e la copia de' pesci voluminosi die vi stanziano le rende mal sane e zeppe di sostanze terree e di principj nocitivi ; e a Ser- mione sollevTndosi dal fondo gas carbonico solforato, e questo attraversando ben cento piedi d' acqua , risentesi nauseoso odore di zolfo , e quell' acqua per tale gas di cui si satura diviene acidula, e tiene in se disclolte diverse terre. I venti poi clie di frequente con impeto e furibondi, uscendo dalle gole dei vicini nionti, si scagliano di contro 1' onde, rendono il Ingo di Garda orribiliuente burrascoso. Ma ne ha degli ordinarj die dolcemente spirando aju- tano il navigare. Undici specie di cipriui, tra i quali i carpioni e la tinea, die giungono a una grossezza die non mni alirove, e danno del pari carne dilitata e saporita pita che in cpialunque altro sito, tre sjiecie dissimili di sal- mone , de' quali meritano speciale menzlone la deliziosis- sima trotta , e 1' ombra cavaliere ( S. Uinbla ) , creduto sol proprio de' laghi di Neudiatel e di Ginevra , la cbep- pia lacustre, conosciuta sotto il nome di agone , di sar- denna e dl scaral^ina secondo la diversa sua statura , sono in ispecie i pesci die abitaao il Beuaco.

Anche gl' insetti e i vermi %'engono ricordati ;, rispetto ai quali avremmo desiderato piii particolari notizie dei siti in cui stanziano. Degl' insetti , lasciando e i coleopteri e i variopinti lepidopteri , e i tanti apteri, nomineremo soltanto il monocolo fosforeggiante la notte , il quale per la tanta copia in cui v' e fa parere luccicante la superficie del lago. Particolari osservazioni rapporta T erudito autore intorno al grancliio pullce, creduto quello che rode le tele die si pongono a imbiancare sulle rive del lago , e mostrato che questo non vive e non propaga die vicino alle acque salse, par die si deblia piuttosto attribuire quel guasio al granchio atomo. Anitre coniuni , nierglii, foliche, colinilii , larj , fenicopieri , ardee , tringhe , scolopaci , ruUi ed altri simili generi di uccelli acquatici appajono solo in deter- minati tempi, e propagata la loro specie, tornano donde vennero. E qui il signer Volta s' intrattiene a descrivere una specie siugolare di uccello, oh' ei crede una il/otaci/a , detta dai Salodiani Jrancolino , dandone pure delineata

Ulbl. Ual. T. LVI. 2^

362 BIBLIOGRAFIA

in una tavola la figura , e indlvlduandola col norae di Motac'illa montana , perclie abita d' ordinario nel moiiti che sono vicini al lago, e da essi recast di frecjuente a svolazzare verso le sponde di esso , e fin snlle piante delle isole , sicclie di leggieri vien colta alia pania, o ne' lacci. Felci e muschi vegetano sulle spiagge , nei porti e dentro il lago ;, il crespo , il petinato , il cerfogliato , il nuotantej il druso sono tra' potaiuogeti quei che piii frecjuenti cadono sott' occhio. La salicornia niavisco e la vallisneria spirale abbondano alle rive.

Vie maggiorniente non s' estende il sig. canonico intorno ai vegetabili mandando i lettori all' opere di Poutedera e di Segiaier . die gia li descrissero, ina passa tosto a ragio- nare del cliina e delT influsso suo sngli esseri viventi. Gli uomini, ei dice, vivono lunga vita e sono generalmente di temperamento robusto e sanguigno , bruni di colore e di competente statura. Hanno attivita, prontezza d' inge- gno e vivacita. Le donne appajono di belle forme e di bella presenza, salvo quelle del villaggio Ferri quasi tutte calve e difformi. La lingua che parlano e un composto dei dia- letti bresciano e Veronese. La negoziatura e 1' occupazione della maggior parte delle persone civil! ; T agricoltura, la nautica , la pesca quella del basso popolo : le doune vol- gari ricavano in buon novero sostentamento colP imbiancar tela e relFe , assai bene cio riescendo per le acque pregne di ossigeno e per T acconcio clima. I niali endemici tra quegli abitanti sono febbri gastriche , idropi , scorbuto , pleuritidi. Per la cura a' soli semplici ricorrono •, che natura provvida fe 1 contorni del lago doviziosi di piante tanto di use economico che officinale, crescendovi spontanea- jnente ben anche 1' Jloe distica e VAgaw americaiia.

Nella parte seconda si accennano le vedute piii impor- tanti del lago e de' luoghi notabili nella riviera d' Oriente ; di quella di Ponente o di Salo nella terza. Riva di Trento colle superbe catene de'monti, Torbole, la Riviera di Salo, Limone , F isola Tremeilone sono partitamente descritte, e delineate in piccole tavole. Ma F autore specialmente in- torno alia geologia si estende in piii minuti ragguagli. La giacitura e 1' escavazione della terra verde di Verona, assai nota in commercio, e che i mineraloghi dicono clorite , lo portano a venir considerando appuntino anche le adjacenti rocce , ed a chiarire F erroneita di alcuni vulcanisti modcrni

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PARTE SECONDA. 363

nel rltenere come prodotti del fuoco rjue' die in vero non s"" ingenerarono clie per via uir.ida. Le concrezioni per de- positi sottomarini s' incontrano in parecchi siti , e portano 1' improata di diversi corpi organizzati. Ma cio clie a queslo rignardo merita essere notato e il non radamente aljljat- tersi nel monte Costa di Naiole n in una metamorfosi >/ operata dalla natura nelP abitazione calcare dei testacei »/ e crostacei lapidefatti convertita entro ai marmi in ma- » niera di spato, e nei piromachi in sostanza di selce. >/ Parlando poi del Moniebaldo, e delle varieta del marmo giallo di Torri , emuli nella finezza della grana e nella venusta della tinta a quello di Siena, rantore fa giustaniente le maraviglie che dai Veronesi non siasi tirato alcuu par- tite dalle ininiere di ferro che avrebbe esso monte di poco lungi dalle cave di quel marmo. Da questi luoglii giugne Te- gregio sig. Canonico alia penisola di Sermione, la quale e per la qualita delle rocce ciie vi s' incontrano, e per Tacque niinerali che vi scaturiscono, e per gli oggetti di pittura e di belle arti, e per le antichita che si rinvennero e si van. rinvenendo vicino ai rimasugli della Villa che fu gia di Catullo, move a interesse il geologo, e il chimico, e I'an- tiquario ;, e bene fu venir di questo che discorrendo piii ampiamente di ogni altro sito. Qui termina la Riviera d' Oriente.

Quella a ponente del lago presenta una veduta raagni- fica per I'alta catena de' niouli che la cingono, e delizio- sissima pei vasti e ben architettati giardini di agrumi posti qua e la di prospetto , e pei diversi paesi e grandiosi ediiizj che adornano le sponde del lago. Que' monti sono conti- nuazione di que' di Bergamo e Brescia , e dilungaudosi a Riva e nella contea d' Arco vanno a congiugnersi coll' alpL della Germania. La roccia dominante e uno schisto di color rosso, che per le rapportate osservazioni Tautore crede fosse anticaniente un piromaco. I paesi poi sono Desenzano, Salo, Maderno, Tusculano , Bugliacco , Villa e Gargnano. A De- senzano e il Liceo convitto per I'educazione della gioventii, che si merita le laudi di IMonsignore. II palazzo residenza del gia governatore della Riviera, la chiesa cattedrale di architettura gotica, il seminario del clero, il teatro , la sala accademica per I'esercizio di belle lettere, ricliiedono ono- revole menzione. La cattedrale ha altresi quadri del vec- chio Palma , del Bertacini , del cav. Celesti , cd una tela

364 BIBLIOCRAFI.V

dipinta da uiio scolaro di RafFaello suUo stile del Perugino. Nella chlesa de' soppressi Carnielitani si vede una tavola del Lattanzio da Gambara rappreseiitante rassnnzione di M. V. con diverse figure di apostoli. Altri bnoni quadri gono ill altre chiese. Maderno vuolsi fosse uno dei borglii deir antica citta di Tusciilano ricordata da Catullo. E anclie qui sussjstono liuoni quadri del Bertani , del Vicentini, del cav. Celesti. Tusculano cliiama F attenzione degli amatori delle belle arti e delle manifatture. La cliiesa sua parroc- chiale pud veraniente dirsi una plccola galleria di belle arti. Bugliacco attrae lo sguardo del passeggiero pe' suoi giardiai ricclii d' agrunii , pel niagnifico palazzo Bettoni , e per la cliiesa parrocchiale in cui sono moke rare pitture antiche ed altri bei quadri. Trapassando altri piccoli paesi dalP au- tore ricordati , noi toccliereino soltanto degli ultinii tre piu important! , Gargnano cioe, Campione e Limone. II primo e vasto paese , le cui chiese vantar possono buone pitture, ])uoni quadri, e bei raarmi. Nulla di raro ci ofFre ri- spetto alia geologia , e in punto a botanica si accenna che il aionte suo che guarda a mezzodi e ricco di semplici rari , tra' quali rinviensi spontaneo 1* aloe perfoUata. Cam- pione, piccol villaggio , riesce notabile per 1' antico edifizio della Grotta degli Scaligeri, per le fonderie di miniere di ferro, gia in attivita , per I'auipio filatojo di seta, e sovrat- tutto per r elegante palazzo dei Conti Archetti di Brescia. Limone fabbricato ai pie di nudo monte e circondato da altri altissimi, ofFre a prima giunta un orrido pittoresco. Alle rustiche case, al suolo sommamente ineguale fanno in vero contrasto i bellissimi giardini di agrumi che a guisa d' ala s' estendono ai lati del paese. Fra' quali magnifico e quello dei Conti Bettoni , disposto in cinque ordini con belle scalinate di marnio rosso, copioso di fontane natu- rali di purissim' acqua , lussureggiante nella vegetazioae. Ubertose sono le piante di ulivo clie crescono vicino a que- sto paese. L' autore parla a questo punto siccome di notabile cosa di un vallone , in cui chi lo percorre si abbatte ia pezzi voluminosi di granito rosso pieno di cristalli prisma- tici neri di Schorll a foggia di aghi, i quali si vedono al- tresi ne' lati di altri torrenti della riviera , e corrispon- dono nella qualita e nella tinta al granito delle alpi della Germania. Dalle quali T autore pretenderebbe che sieno stall svelti 5 e da alcuna catastrofe qui trasportali, " perche

PARTE SECOND/V. 3^5

la nntm-a dl tnttn la niontagna sopra LImonc o dl schisto arg.lloso gmllastro assai dm-o. .. Ma .cl sia permesso dL muover dnbb.o sulla verita di qiiesta cosa , poicl.e per t.i-are tale conseguenza , e far venire cost di lung, quel massi, bisognerel)be aver ben visitate tutte le cime le valli e vallette laterali di qnel primo vallone , avendo n'oi nelle diverse nostre corse ai monti per esperienza potato assi- ciirarci, che de' massi e pezzi staccati che in certa quan- tita Cl cadevano qua e la innanzi , col lungo ricercare se ne trova non molto Inngi I' ori<rine.

Volendo noi metter termine^al nostro sunto, diremo ched.ligente, sebbeiie talvolta troppo rapido , ci pare nelle sue descnz.oni il sig. canonico Volta •, e che coll' accennare ch egl. fa oltre agli oggetti di belle arti , di manifatture, dj storia naturale, anche in brevi tratti cuanto concerne gli usi, I mezzidi vivere, i trafllci degli abitanti , F ope- retta sua riesce in vero di piacevole e istruttiva guida a chi viaggia illago di Garda; e da cliiare e suniciefiti no- zioni per ogni maniera di lettori. M. F.

Coiitinuazione degli atd delV 1. R. Accadcmia ccono^ mico-agraria dei Georgofili di Fircnze. Tomo VI. ^''renze, i^2^,prcsso Guglielmo Piatti, di pag. 410, m 6. grande. o t y>

In due parti si divide il presente volume. Tuna storica., 1 altra scwnufica. Nella prima rlnvieasi la continuazione del ruolo del nuovi socj onorarj , emeriti, ordinari e cor- nspondenti, occupando pia di una ventina di pa^ine; 1 elenco delle sessioni accademlche e delle letture cli' eliber luogo dalPanno 18 19 a tntto I'anno scolastico 1828, i programmi pnbblicati neiPadunanza solenne del 21 set- tembre 1828, la continuazione delF Estratto delle corri- spondenze dal mese di dicembre 1818 lino a tutto T anno accademico 1828. Pme scknufica. Ha principio questa parte da un Rappono dei lavori accademici deifanno 1824- 1825 del marchese Cosimo Ridolli. Rilevasi da questa suc- cinta reiazione cl.e quasi continuamente fossero il sog^etto dl que lavori economiche discussion! sul commercir dei gram m particolare e suU' economia pubbiica in generale riducendo alcuni la teoria di questa al seguente s'olo prin- cipio: .. Lasciate libera ogni sorta d'industrin, toglieto

366 EIBLIOCRAFIA

air iiomo ogni vlncolo che dirige i suoi passi per un sen- tiero cleterminato, ma spesso fallace^ e riconoscete nell' in- teresse individaale la garanzia la piii sicura della floridezza sociale. " Questione gia da pezza tra i pubblici ecoiiomisti vivamente agitata. Yiene in appresso altro rapporto del segretario delle corrispondenze col quale si fanno conoscere aH'Accademia le Memorie che ad essa indirizzarono i soc) suoi corrispoiidenti, per la raaggior parte relative a nia- terie di economia pubblica , alcuae di agraria , altre di mediciQa e di veterinaria. Egli e soltanto di quest' ultinie die il sig. Tartini Salvatici piglia qui a favellare riserbaa- dosi a trattare successivamente dell' ecoiiomiche. II signor prof. Ottaviano Targioni Tozzetti lesse un sue rapporto intorno sperienze ed osservazioni fatte nell' orto agrario r anno iSaS, clie noi di volo scorreremo. Accennate le vicende meteorologiche , e notato il mescliino ricolto dei prati e de' grani , riferisce il sig. professore che delle 3^ specie di grani sperimentati , quattro eran di nuovo acqui- sto, il triticum cock are , a spiga compressa e a granelli spo- gliati , che produsse undici sementi e mezzo , il triticum bracliistachion ^ a spiga lunga, che ne rispose sedici , il flioicuni, diciassette, e il bengalense piii d'ogn' altro, cioe cinquantaqnattro. II granduro d' Alessandria die al solito maggior prodotto di tutti gli altri grani contandosi venti- nove sementi. II grano a grappoli detto fertile della Cina venuto dalla Moscovia non produsse che da sette a sette e mezzo. Non sembrandoci prezzo dell' opera intrattenere il leggitore delle alire osservazioni intorno a vegetabili co- muni, ci llmitiamo a notare il buon accrescimento del co- rylus colurna o nocciuolo di Costa ntinopoli , del tuRpifero a foglia intera, della castanea pwnilla, del cupressus thujoides , della quercus tinctoria e della quercus coccigera , la quale ha altresi fruttificato.

Sulla solubilita della silice e sulla formazione delle pie- tre silicee in seno ai terreni di natura calcaria verte una Meraoria del sig. Emanuele Reppetti. In seguito a parec- cliie osservazioni, sperienze ed autorita pare ad esso pe- ter con buon fondaniento argomentare , che 1' acqua nie- teorica in cui sia stemperata un po' di calce ed alcune molecole di ferro abbia una quasi forza fondente per ef- fettnare la dissoluzione della silice , le cui molecole cosi suddivise possano poi provare ulteriori modificazioni ,

PARTE SECONDA. 867

circolazionl e subliniazloni , ecc, si che sien rcse attc a penetrare le masse le piu dure e le piu compatte per for- niarvi il quarzo jalino liiiipido ed altre coasimili pietrifi- cazioiii quarzose. La qual teoria se potesse essere verificata ia ogni sua parte scioglierebbe una gran quistione geolo- gica e mineraloglca , e ajuterebbe la causa dei nettunisti.

Le distrazioni de' contadini dal lavorio de"' poderi attrasse 1' attenzione del sig. avv. Buonaroti , e la face soggetto di una Menioria. Pare a lui che troppe sieno le distrazioni saddette e superiori a quelle degli altri artefici , eccessive ia risguardo ai bisogni dei campi, alia necessita del riposo , e del ristorare lo spirito con qualche godimento dopo una vita laboriosa i e pero le viene ripartitamente mettendo innaazi. Ma egli non riuscira pur troppo giaramai a ripa- rare alia maggior parte di esse.

Riscontriamo in appresso un Rapporto della deputazlone sul giudizio delle Memorie presentate al concorso per l<i soluzione del programma proposto dall' Accademia il 25 settembre 1826, ciie concerneva 1' utilita o i dauni della ordiaaria maniera di solcare i campi, e stando T utilita qual sia nelle diverse terre, esposizioni , e semeiite, la giusta proporzione da stabilirsi fra 1' area da occuparsi coi solchi e quella da rilasciarsi alia produzione. Fra quattro Memorie presentate, venne premiata quella del sig. Se- batino Baldassare Guarducci , ed ottenne T accessit V altra del sig. L. Mari, amendue nei presente volume pubbli- cate. Lussureggiante di es|jerimenti e la prima ^ ma non ci ha dubbio che lo spazio di terreno in cui venner fatti sia troppo scarso, e il non averli ripetuti lascia un dubbio sulPaggiustatezza della staliilita teoria; la quale sarebbe die il solco sia non solo utile ma necessario per ottenere piu costanti ed abbondanti raccolti, perche tiene la se- niente piii asciutta ; perclie favorisce la ventilazione nel campo; perclie facilita 1' ingresso nel canipo alcontadino, onde sarcliiare il grano e pulirlo dalle cattive erbe. Rite- nuto impertanto il solco, Tautore propone la porca di braccia tre , ed il solco soldi 14 mlsura toscana pe' ter- reni paludosi, porche di braccia due, e solchi di soldi 10 in piano , in prima costa e in costa media. Per le ragioni medesime recate in questa prima Memoria dicbiara il si- gnor Mari utile e necessario il solco, salvo nelle coUine sane ed asciutte, e nella semente dei marzuoii ^ il qual

368 ElBLIOGRAFIA.

solco poi cretle si possa tenere piu raro con lasciare Li porca ( cir egli chiama maiieggia ) piii larga aim dipresso di soldi 28 di braccia pei terreni sani e declivi, e di soldi 22 per quel piu bassi ed uniidi. II sig. Mari non rlnfranca pero le sue proposizloni con esatte espei'ienze.

Riiiviensi dopo queste Memorie un altro i-apporto della deputazione ordinaria sulle altre Memorie state presentate al concorso per r anno 1828 in risposta al programma clie in istretto senso riteiiendo la qnistione della convenieuza o dis- convenienza degl' ingrassi non fernientati come risoluta ia favore di queFti, ne voleva chiarito il loro giiisto valore, ossia domandava come si potesse ricavare il piu sicuro e luaggiore effetto da una data quantita di letami intatti. Delle sei Memorie presentate due vennero giudicate degne del pre- mio, cli' era di 5o zeccliini, ripartendolo a meta j e T una si trovo essere dell' accademico Gioacchino Taddei , T altra del sig. L. Mari. Esse terminano il presente volume. I due scrittori van pienamente d'accordo nell' asserire die la fer- mentazione fa perdere gran parte della materia ingi-assante , e die meglio percio riesca I'adoperare letami freschi, tanto piii clie se v"" lia a loro riguardo alcuno inconveniente rin- dustria puo in alcun modo ripararvi. Gl' ingrassi non fer- nientati , gli orinosi liqnuli e solidi per esempio , possono per la naiura dei loro principj otfendere in alcuna maniera r organizzazione dei vegetabilL, ma la miscela di altre so- stanze pno renderli interamente innocenti , le quali so- stanze vogliono essere diverse secondo le differenti qnalita dei terreni cui devono essere apposte. E il sig. Taddei, scorrendo le diverse sorta di letami, di terreni e di col- tivazione , die a quest' uopo partitamente le regole fondate sopra i piu giusti principj e su concludenti sperienze , somministrando in pari tempo assai utili indicazioni in- torno la composizione e 1' uso di quegl' ingrassi solidificati clie risultano dalf nnione d' ingrassi liquidi con sostanze terrose , e die non sempre con proprio nome cViconsi ur ad. Relativamente all* oggetto poi die i letami freschi non possano pel loro volume mescolarsi quanto e d' uopo colle parti cosiituenti i terreni da fertilizzarsi , amendue i pre- miati avvisano vi si possa riuscire con mezzi meccanici , specialmente disponendo in minute parti le paglie ed altre sostanze die si sogliono adoperare al doppio oggetto di aunientare la massa dei concimi e di prepai-are letto piu

TAUTE SECONDA. 36()

pulito e pill sano al bestiame. In approsso gli ampi spc- rinienti del sig. Mari provano essere falso die i letauii freschi lasclno propaj^are viemmaggiormente gli aniiiiali daiinosi alle pianto. E pei* rispetto all' aitra accusa die i concimi non tennentati contengauo semi atti a geriiiogliare, il sig. Taddei fa riilettere die il danno delle pianie die ne vengono puo essere ben la poca cosa , e talvoUa can- giarsi auco in beneii/.io, qiiando con savlo accorginiento si distribniscano i letami die possono contenere questa o cjnella semenza ove lo svolgimento suo possa non nnocere od anzi glovnre. Non sempre pero e dato di poter tosto adoperare il concime cosi fresco com'e, e convenendo di conseguente serbarlo per alcnn tempo, bisogna saperne im- pedire la fermentazione onde per questa non iscapiti. II perciie amendne i nostri antori snggeriscono a questo scopo diversi mezzi, i qnali consistono principalinente nel divie- tare sopra esso concime 1' azione dell' aria e del sole , in- terponendovi materie assai compatte e poco deferenti del calorico. Finalmenie il Taddei dimostro con ragionamenti 6 con prove la conseguenza di trattare i concimi die con- tengono sostanze animali con niaierie asiringenti, ricdie cioe di concino die ne ritarda la putrefazione e rallenta i canibiamenti die vi porta la fermentazione; subbietto gia altra volta discorso e da noi nel tomo 49.°, pag. 96 di questo giornale accennato. E questo fatto venne pure com- provato in forza di sperienze dal sig. ]\Iari.

Stadstica agrnria dclht V al-dl-Chlana di Giuseppe GiULl, pnbblico profcssure di SLoria naturale nel- T I. R. Universitd di Siena. Tomo i.° Pisa, 1828, in 8.°, di pag. 271, presso Nicolo Capurro, con ampia carta tnpografica. Prczzo tosc. lir. 5. 10.4.

La Val di-Cliiana e bella e classica provincia della Tosca- na, ed in fama per Tuberta, Teccellenza e la squisitezza dei prodotti. II sig. professore Giuli , di cui piu volte noi avemmo a faveliare in questa Biblioteca, e specialmente nei totiii 16." e 2,0." in risguardo al pregevole sao Corso di chimica cconoinica, staiovi a ferma dimora ben dlciotto anni avendovi possedimenti , pote a suo bell' agio venirla disainiaando , molliplicarvi le osservazioni di ogiii manlora , e giugnerc a conoscere tutto cio che contribnisce al bea

3-0 BIBLIOGRAFIA.

essere di essa valle. Coi luml di questo modo per se nie- desimo acqiiistati, e per qnelli die a lui parteciparono al- cuni amici fn in grado di compilarne una statistica agraria. E sicurameate egli male noa s' appose nelP estimare che a giudicare rettamente di tutte quelle cose che possono aver attenenza coll' agricoltura di essa provincia , era nie- stiero conoscere la natura del suolo , le nianiere de' lavori di campagna, i risultamenti che da questi si ottengono, onde ragguagliarli con quelli delle altre provincie ogni qnalvolta eguale si mostrasse lo state lore agreste. Colla norma di questi principj il signor Giuli riparti lo scritto suo in cinque libri i il primo de'qnali racchiude la storia delle vicende fisiche di essa Val-di-Chiana, 1' indicazione delle meteore die piii comunemente vi dominano , delle qualita dell' aria, delle acque potabili e della media tem- peratura di esse , die sarebbe + i3. T. R. II libro secondo incomincia col dare alcuni cenni general! relativi alia to- pografia , geologia , statistica ecc. , della materia cioe di cui dee partitameate in appresso trattarsi, la quale e ripartita in capitoli di cui se ne consacra uno per ogni comunita, e die si suddivide in articoli: il primo de' quali mette innanzi la topografia e la geologia, determlnando altresi la situazione geografica non che 1" altezza al disopra del livello del mare facendo principio dalla citta o terra ch' e capo luogo del comune e progredendo sine ai piu alti nionti die a destra ed a sinistra costeggiano essa \al- di-Chiana^ indica 1* estensione di tutta la superficie del comune stesso , i confini suoi; fa cenno inoltre dei diversi uffizj ecclesiastici e civili e de' pubblici stabilimenti. Cio fatto, vien notata la giacitura dei varj terreni , e detto se il capo luogo sia solo, cinto di mura, od annoveri altri paesi air iiigiro.

Esatto pill che mai il nosti-o autore massime per cio ch' e di geologia descrive sempre all' uopo le catene dei monti e delle coUine , avvertendo se sieno o non sieno state sommerse dalle allnvioni", qnali gli strati di essi monti , come giacciano , e di quanto s' estendano ; quale la natura del suolo coltivabile si de' monti che de' colli e del piano ; quali le sorgenti delle acque potabili e minerali; quali i minerali che per caso vi posson essere ; quali in- fine i fiumi e i torrenti. L' articolo secondo ha per obbietto la statistica in istretto senso , e percio prima di tutto si

PARTE SECONDA. 871

calcolano le qnantlta coltivabili ed incolte del terreno moa- tiioso, di coUe e di piano; si fanno conoscere i generi di coltivazlone adattati a ciascnna specie di esso , ed il numero delle piante aiboree. Si reca in tavole la po- polazlone pigliata ad epoclie diverse onde stabilirne il confronto , e si segna il niovimento suo nel 18a 5, il no- vero delle famiglie in genere , ed in ispecie poi delle agricole , quello de' bestiami d' ognl maniera, raggnagliando il numero si degli nomini die dellie Ijestie ad ogni niiglio quadrate della intera estensione, ed anche del solo suolo coltivabile. Dopo di cio si viene alia quantita delle staja di cereali o d' altri semi di piante estiva clie si aflldano al terreno, all' estensione de' prati artifiziali, invernali, annuali e perenni. V articolo terzo verte intorno alle arti ed alle manifatture clie sono in quel dato coinune ; le cui notizle storicbe finalmente vengono riportate in ua quarto articolo. Quindici sono i comuni die formano la Val-di-Chiana, e sono Arezzo, Castiglion fiorentino , Cor- tona, Chiusi, Cetone, Sartenno , Chianciano, Montepul- ciano, Torrita, Asinalunga , Zojano, Marciano, Lucignano, Monte S. Savino , Givitella. In un cajntolo in 6ne del volume si restringono tutte le osservazioni riportate, co- niinciando dalla fertilita, la cui media nel terreno di monte sarebbe di 4 centesimi e mezzo di materia fertilizzante, di 7 e un quarto ne' colli , di 17 al piano. L' estensione di Val-dl-Chiana di press' a poco 604 miglia quadrate, conta 109,510 abitanti, slccbe 181 per ogni miglio qua- drate; 36o per ogni miglio di terreno coltivabile, restrin- gendosi questo a circa 804 di quelle miglia; il quale sa- rebbe coltivato da 68,388 persone, cio die farel)be aaS contadinl per clascun miglio quadrato; in esso coadjuverel>- hero pure alPuomo gg animali domestici avendovene 30,072, e in tutto il comune 174,156, ossia 288 per ogni miglio quadrato. Di questa maniera il signor Giuli fece approssi- mativamente conoscere quale e la natuia del terreno di Val-di-Cliiana , e quali sono i mezzi con cui in generale si possono eseguire i lavori agrarj ; rimanendo ancora a discorrere de' metodi die eftettivamente vi si adoprano, e dei risultamenti che si ottengono, tio die sara il sog- getto de'susseguenti libri. Se di pari maniera altri sapienti operassero, certo che grand' utile ne verrcbbe , poiclie col Acdere quel cli' altri f a , e il pro die ne cava , col

372 BIBLT0Cn\Fr4

confronto cioe, si giugnerebbe neU'agricoItnra al maaigiore grado dl perfezioiie die , per quanto le uraane cose lo coniportino , si possa sperare.

M. F.

Eserritazioni dclV Accademia agraria di Pvsaro , anno I." semcstre i.° Pesaro, 1829, pei dpi d Annesio Nobili.

I tlotti della ci(ta di Pesaro, Urblno , Fano, Rimino e Sinigaglla , Ooservaiido qnaiito T agricoltura sia vantaggiosa pei lore paesi , e quanto percio fosse necessario il cercare d' istruire le persone rozze onde tralasciaiido le pratiche perniciose ai metodi migliori si adattassero, pensarono di istitulre ua' Accademia d'' agricoltura ia Pesaro, e cio ot- teanero inerce deU'appoggio del loro govenio. L'Accademia fa aperta il 3i gennajo iSic). Ma siccome gli scritti noa hastano pel popolo, cosi oltre Paver detenuinato di pub- blicar le piii importanti Memorie, instituirono anclie delle lezioni di botanica agraria, geometria e iiiascalcia. II prirao volume degli Atti di qaest'Accademia dividesi ia tre sezioiii. La prima comprende le Memorie origiaali piu importanti lette da alcniii socj , la seconda I' estratto di alcnne altre Memorie , la terza uu bollettino di scoperte pratiche utili all' agricoltura. Possa V esempio dei dotti di Pesaro e delle circoiiviclne citta animare anche quelli delle altre citta tP Italia mancanti di tali istituzioni, a far lo stesso a vaii- taggio dei loro simili, ed in tutti impresso rimanga il detto con cui trovasi chiusa la prefazione di queste esercitazioni accademiche u Ma a sufjicienza ci siamo shlzzarritl con le » muse ; or a inteiLcllavao di forza e con gravita a quest i studj. It gill nostri in tiitto , e per incaria riprovevole piu illustri » al presente 5 e piu propagati presso gli stranieri. »

Gidda per isti'idre gli agricoltori del Litorale siigli

ingrassi e sui foraggi compilata per ordine superiore

della Ces. R. Socictd Agraria di Gorizia. Udine,

1829, pei fratelli Mattiuzzi, tipografia Pecile.

Non ci ha dubbio che gP ingrassi ed i foraggi siano due

cose di grandissima Importanza per P agricoltura. Ottimo

fu percio il divisamento della Societa Agraria di Gorizia,

cioe di pubblicare a benefizio degli agricoltori del Litorale

PARTE SECOND A. 3-3

una gu'icla plena d utili suggerimenti sovra gli oggettl anzi- detti. Per riguardo ai sovesci T autore della Guida loda inol- tissimo quelle fatto colla segale. E da tnaravigliarsi pero clie non faccia menzione alciina del ln])ino die e uno dei niigliori sovesci, ed il piii usitato tra noi, e con grnndis- simo vantaggio. Ricca d' utili suggeriuienti e pure la se- conda sezione die tratta dei foraggi.

Istruzionl per un castaldo, del canonico Lorenzo Cri- co. Treviso , 1029, dalla tipografia Aiulreola.

Benemerito per altre opere agricole e il signer canonico Crico , coUe quali egli sempre si occupo nelF istruire i con- tadini. 11 frutto die ne ridonda dall'istruzione agricola fatta ai villici dagli ecclesiasiici e grandisslmo , giacdie non ci ha certaniente alcun altro die possa aver su d' essi tanto ascen- dente , da indurli ad aljbandonare i vecciii pregiudizj dai loro niaggiori ereditati. Con T opera sovraccitata si propone r autore d' istruire il castaklo o piccolo agente, non solo nelle cose praticlie spettanti al suo ullicio , ma ben anclie nella condotta morale cli' ei deve tenere onde essere onesto ed esatto.

Repcrtmio d ngricoltiirn pratica e d economia do- mestlca , coll dgginnta d un Bollettino tecnoloslco , del medico Rocco Ragazzoni professors di fisica chimica nella Renle Accadeniia jnilitare dt Tori- no.— Torino, 1828-1829, dalla tipografin Alliana ( Di qucsto rcpcrtorio se ne pubblicano dodici fa- scicoli all' anno ).

L' amore della sclenza agraria semlira die oramai vada via via piii difTondendosi anciie tra noi. Ad ogni tratto veg- gonsi opnscoli a questa sclenza spettanti, ma ilpiud'essi zeppi d'inutili teorie spesso fallaci, e di vane spcculazioni. Privo di questa taccia e certaniente il Repertorio d'agricol- tura del sig. Ragazzoni. In esso veggonsi con hrevita e chia- rezza esposti varj mezzi e non poclie scoperte spettanti alia coltivazione; vi sono utili istruzioni per riguardo al bcstiauie, die e una delle prime fonti di prosperita per gli agricoltori. ^oa contcnto di cio lo zelante compilatore , aggiuuse pure

374 BiBLiocnAriA. parte seconda.

un boUettino tecnologlco, ove accennansi le piu impor- tanti scoperte per la doniestica economia e per le arti , oade cosi possano gli agricoltori approfktare di clo che le scieiize vaniio tU gionio m giorao scoprendo, a bene- ficio ed utile delf unianita. Quest'' opera occupa dunque un luogo onorevole ed eniineiite fra le altre di simile natura, e luerita percio favore ed incoraggiamento.

3Ianuale di storia natarale reladva al regno anlmale, estratlo dalle opere del sig. C. De Buffon. torn, i Venezia, iS2i) ^ presso Giuseppe Picotti.

La storia naturale e uno studio , che perfettamente con- viene ai fanciuUi , giacche educa V ingegao loro all' os- sei'vazione , ed occupandoli spesso e minutamente delle parti degli oggetti, fa si che senza accorgersi acquistlao viao spirito analitico. Cio sembra essere slato notissimo ai Frances! che pubblicarono una quantita d' eccellenti libri elementari di questa scienza molto adattati alia gioventu. Degni di lode sarebbero pure gli editori del Manuale di storia naturale pubblicato dal Picotti in Venezia , se si fos- sero sovvenuti die scrivevano per la gioventu la cui ca- stita non dee mai essere ofFesa dalla scienza , cio che cer- tamente essi comniisero trattando della puberta. Tutti quelli clie vogllono occuparsi di scrivere trattati di storia natu- rale per la gioventii compilati sulle opere del sig. Buffon, dovrebbero avere sotto gli occhi cio che dice madame More sur I' education des feinmes : « C'est bien dommage que Buffon, » avec toutes ses beautes , soit absolunient inadmissible dan la » bibliotlicque d'une jeune demoiselle, d cause de ses obscenitcs >t et de son impiete. » Ci sono pure in quest' opera alcuni errori scientifici : ove parlasi del color nero dei raori, dicesi dipendere dali' aver questi il sangue piii nero dei bianchi. Trovasi pure corredato questo uianuale da figure, che sa- rebbe stato meglio ommettere , giacche a tutti e noto , che le cattive rappresentazioni degli oggetti soao piu danoose che utili uello studio delle scienze naturali.

3-5

VARIETA.

Volgarlzzamento dEuripide.

l^el fascicolo di ottobre annunciammo alcune tragedle d'Euripide tradotte da Felice Bellotti , lodaudo la ledelu della versione: e V Eco (i83o, n.° i), sottoponendo a critico esaine quella traduzione, ne rivoc6 in dubbio appimto la fedelta. In una nota poi lo scrittore dell' £co accenno il nostroarticolo, dicendo ch'egli lo crede piutiosto uii intro- dazione ad akri futun articoli , die un vero giudizio deW opera: sicclie a mold e sembiato, tenersi per fermo da lui die noi miueremmo opinione, qualora piglinssiino, com' egli fece, in esame la versione lodata. Pero da una parte dob- biamo ringraziar quel giornale dell' onorevole sua nienzioue ; dall altra dobbiamo certilicare i lettori della nostra vera opinione intorno a questo lavoro. E prima di tutto a disin- gaunare chi stima che Y Eco sfidi la Biblioteca , noteremo com'egli in vece consenta con noi, sia lodando i versi del Bellotti, siccome belli, robusti e segnau dell' impronta greca, sia dicendo die seppe in generate renders U senso del suo poeta senza ricorrere alle perlfrasi. sicche l,a potuto conservare quasi lo stesso numero di versi che I'orininale. ]\Ia YEco poi e d'avviso che il Bellotti in parecchi^passi im- portanti e non troppo difficili non ha inteso il suo ori^inale ; che in altn ei non e pcnetrato nello spiriio del tragico , e che quindi alcune volte ne ha renduta perftuo affatto inipos- sibile I' intellLgenza: il die noi non abbiamo creduto di do- ver dire, parendone die dovunque insorge alcun dubbio sulla interpretazione piaciuta al Bellotti, il testo sia quasi sempre di lezione si guasta, di significato si incerto , da non potervi aver luogo una fondata censnra : sicdie potra qualcuno desiderare die il traduttore avesse giustilicata con qnalciie nota la sua versione -, potni fors' anco trovarsi dii fitimi cli'egli in qualdie luogo non abbia eletta fra le molte la lezione piu probabile , ma non crediamo per altro die 61 possa accusarlo di non avere inteso il poeta die tradu- ceva. E questo noi mostreremo esaminando quel saggio di

376 V A R 1 E T a'.

error! clie T Eco ha puhhlicatl ; non gia con animo di pl- gliar guerra con quell'' ingegnoso scrittore , ma solo affia- clie si conosca dai nostri lettori come quelle censure , ca- dendo generalmente sopra luoghi dubbiosi, non contrastano coUa lode di fedelta da noi data al Bellotti, e non posson recarci a giudicare di questa versione diversaraente da quel che abbiani fatto.

I.

*EvfOTJ ycc^ §y\ xav S'ewv yivet rocS'f,

Ttjj.tojj.svot j^oclpovatv ctvS-pwn-wv imo. L' Eco traduce : che anche negli Dti awi questa vogUa d' es- sere sumati dagU uoiniiii; e rifiutata , siccome inesatta , la traduzione del Bellotti:

Che de' Numi

Froprio egli e compiacersi in ottenendo

L' osseqaio de' mortali ; suppone cli' Euripide abbia detto anche negli Dei, segultando il suo costume di abbassare gli Dei alle lunane debolezze.

A noi pare che se questa osservazione e ingegnosa , r interpretazione del Bellotti non e per altro ne nieno pro- habile, ne men ragionevole. La par ticella xai gram matical- mente puo qui riferirsi tanto a jevat S-^wv, quanto a ride. A quest' ultima costruzione pare che siasi attenuto T inter- prete latino, dicendo: inest, enini hoc eciam in Deorum ge~ nere : giacche se avesse voluto che Vedam si riferisse alle parole in Deorum genere, e non al pronome hoc, avrebbe probalnlmente staccato quest' ultimo dairavverliio, lascian- dolo al luogo che ha nel testo ( inest etiam in Deorum genere hoc) secondo il suo costume di conservare possibilmente la glacitura dell' originale. Ma lasciando questa dubbia conget- tura, citeremo in vece I'autorita di Plutarco ( EpMnxoi; xx), il quale riferisce cosi questo passo: S ' Kpurt xa! TOtjro, •/.x^xne^ rot^ aAXod; ^eol^, tyeGtiv, o>q E,uptrri!^-riq (pr\ai, Tip-ai- ju.tvM y^aipsh avS-pwTrcov vno, Plutarco dunque attribuiva al T&^£ la particella v-xl (xa) rouro), e quindi non trovo nep- pur esso in Euripide quella allusione la quale all' Eco pare sicura ed evidente. E quando il xai non si tragga alia significazione voluta dall' iico , 1' omissione di questa voce non e pin di tanta importanza , o cessa almeno ogni motivo alia censura di quel giornale. In quanto poi all' in- tenzione di avvilire gli Dei che si vuole attribuire anche in questo luogo ad Euripide, non ci sembra sicura da ogni

V A R I E T A . 3^7

tlubblo. Venere si presenta sulla scena con parole dl cosi altlera potenza, con si gran vanto di maggioranza sugll iiomini, clie troppo forse contraddireljbe a se stessa con questa confessione di debolezza a cni V Eco tiene per fernio ch' ella si abbassi. Noi diciamo /orse; perclie in questi ar- gomenti troppo ci pare diflicile 1' assicurarsi d" aver colto nel segno. Concediamo di Ijuona voglia die le parole del testo si prestino tanto all' interpretazione dell' £co quanto a quella del Bellotti ; crediamo che adottaiido qnella spie- gazione non si possa farle un commento piii ingegnoso di quello che se ne legge suH' Eco ; ma crediamo altresi che la versione del Bellotti non possa dirsi, neppnre da chi pensa altrimenti , sbaglio non lieve , siccottie qnella die ha buon fondamento in grammatica, ch' e sostennta dall'au- torita di Plutarco, e che ben si accorda coll'altre parole di Venere, colla situazione e col carattere di quella Dea. Essendo il vero signilicato delle parole dubbioso, non puo dirsi con sicurezza che il tradattore dovesse appigliarsi a quello che inchiuderebbe una censura del suo poeta. II.

'Ap av Ti /is ^a^oiio fiovXaviscvroq av; II Bellotti traduce :

Sire, poiche. gli Dei nomar fa d' iiopo

D' ogni cosa signori , un buon consiglio

Vuoi tu accogUer da me? E r Eco in vece :

Dico Signor ( che ben s' addice a' Prenci

II tilolo di JVurni ) , u?i buon consiglio

Vuoi tu da me ? ed aggiunge: f Le parole del servo ( nella versione del » Bellotti ) sono cosi nemiche della logica , cosi avverse » al buon senso, die ci fa maraviglia come la penna del " Bellotti non si rifuuasse di scriverle, e coin' egli non » vedesse che una tale assurdita non poteva essere venuta

}> ill capo al gran poeta cli' ei traduceva II Bellotti

>' non ha osservato che la voce ava^ , oltre il suo signi- " ficato ordinario di Tie, Pwlrcne , vale anche spesse volte » in Oiuero , in Seuofonte e in altri autori Dio , Divo si- » gnore , e ch' e •appunto in quest' ultimo significato che j> \enne qui presa da Euripide. Egli si ferino al primo » valore della parola , e tutto il discorso del Servo non gli

Bibl. hid. T. LVl. 'o

378 T A R I E T a'.

» frt piu intelligibile. E noiidlmeao non sappiamo ancora >/ comprendere per die modo il Bellotti potesse iiicappare » in uii error tanto grave, cjuando cosi lo Scoliaste, come >> r interprete latino, e i traduttori italiani Caraieli e Boa- » retti hanno tutti perfettamente inteso e spiegato quel » passo. " Le accuse sono gravissime : vediamo quanto slano vere. E couiinciando dalle autorita citate dall' Eco , diciamo francamente che tutte riduconsi al solo Carmeli. Terocclie quale autorita pub mai attribuirsi al Boaretti, appo il quale il Servo in vece di ollerire un consiglio ad Ippolito, il douiandai ed Ippolito in vece di appareccbiarsi a riceverlo, promette di darlo(i)? E neppure 1' interprete latino ha perfettdinente spiegato quel passo ; perche le sue parole: 0 Hex (non dice o JVumen, 0 Deus) oporiet eniin doniinos iocare Deos , soggiacciono per quei due accusativi alia stedsa anfibologia che il testo. Lo Scoliaste poi favo- risce Ijensi all' £co nella prima parte della sua chiosa, ^eoh^ yJcJ xa) aoTTtpx!; rove, Cicnirxc, -/.OLAiLV ypswy; ma contraddice a se stesso aggiungendo : tSuvaTai oi to jj-sv ava^ irrl tou iTrnoXvTov, to Si oeGnoTOiC, irrt rwv S-fwv; oltreche nel bujo delle oscure e forse guaste parole ch' egli soggiunge, si vede nondimeno dalla solita formola xXk'jiC, , ch' ei reca in mezzo qualche altra spiegazione diversa dalla gia data. E siccome non e lecito di un testo medeslmo parte ricevere e parte rigettare, cosi cade affatto anche 1' autorita dello Scoliaste , e non rimane all' Eco se non quella del P. Car- ineli. A costui noi contrapponiamo il JMusgrave, molto mi- gliore grecista, il quale commenta cosi questo passo: Sensus est : Eex .' nam dominus quidem nemo praiter Deos vocandus est: e concliiudiamo che dal lato delle autorita Topinione dell'ico non ha piti vale vol sostegno ciie quella del nostro Bellotti. Procediamo agli altri argomenti.

Lo scrittore di quel giornale asserisce che ayut, significa spesse volte Dlo e Divo signore ; ma questa asserzione ha bisogno di prove. La voce ava^ da sola non ci occorse mai die in seuso di re, padrone, signore, ecc.- nel senso di f>io o Divo Signore non crediamo cUe trovisi se non quando

(l) Ser. Divo Signer, che dtolo di Nwne

Ai Sovrani convieii , daiiiiid un consiglio. Ipp. Consiglio ! Or di : che ricusar di dado Non, jjuossi, e taccia non aver di stulla.

V A R I E T A . 37()

si rifer'isca ad un Dio espresso o sottinteso. Pero a'ya^ Zf^(j bea si tradurrebbe Dio Giove ; ava^ detto da un qualche Nume ad un altro Nunie potra rendersi per Dio o Duo Signore , perche il soggetto al quale si riferisce e divino ; dvx/.T£<; detto in un' asseiiiblea di Numi ben tradurrassi per Dei ; ma da se sola , o riferita ad un uomo questa voce vale sempre re, padrone, signore , e non Dio. II Dauims, cosi profondo conoscitore di Omero e di Pindaro, non adduce neppure un luogo die sostenga la dottrina deir Eco.

Pure concedasi clie la voce d'vx^ ( fuor d' ogni nostra opinione ) sia qualche volta sinonimo di j^b? e valga, come r £co sostiene , Dio o Divo Signort: e da vedere pero quanto sia probahile che in questo luogo Euripide V abbia usata in tal senso. Ma primamente mal si puo credere che in Atene si cliiamasse Dio un Re; e principalmente in una tragedia che si ritei-isce ai tempi di quel Teseo ciie fondo la democrazia, e ricusava perfino di esser detto padrone, perche libera (dlceva) e la cittd di Atene, e il popolo vi regna , non un uomo solo. HelV Oreste un Frigio si presenta diceado: Ti venero , o Re, prosirandomi dinanzi a te se- condo il riio dei barbari : ma Euripide fa ciie Oreste non accetti quella venerazione, e che risponda: Non siamo in Troja, ma in Argo. Come vorrem dunque credere si di leggieri che questo autore introduca poi un greco a cliia- luar Dio un re, in Atene (i)? Aggiungasi che Ippolito noa e neppur re ; che Euripide usa moke altre volte la voce avcc^ senza soggiungervi mai questo commento che si risolve in una pura adulazione , e per cio e qui fuori d' ogni proposito, perche il vecchio e tanto lontano dal- I' essere adulatore, che poco dopo, ostinandosi Ippolito a non curar Yeuere, dice: Noi peraltro I' adorer emo , giacclia i giovani non sono da iniicare.

Crediamo pertanto clie la versione proposta dall' Eco ( il quale considera le parole (diolt; yx^ oacnirx<; -nxketv

(l) Toniaui) qui a proposito quelle p;u-ole di Arrabano a Tc- mistocle presso Plutarco : "^ii ^ive i vifoi iiacpJpWT/'/ ci.vSf>wvu/v . . . VfJioLS ( cioe i Greci ) fxlv bv i\iv^ifii^v /uaXiffTa :JxL/uu'^iiy xai iaoitiTx, \iyos- hufiv hs (cioe at Pt- rsiaiii ) /nXX^v v'lU'jiv xa* xaXuoi/ cvruiv xxXKhroi STOi tax/ , TZ/ui;/ lixaiX'tx xai TT^i'xvvnif

ti>liyz 2i0J TJJ tJc S'ivTJI GW^OVlCi.

38o V A E I E T a'.

^(pfwv come un commento od una giustificazione dell'ava^, e per questo le chiade ar])itrariamente in una parentesi ) o sia falsa assolutamente , o per lo meno noii sia ne piu probabile ne piii ingegnosa che quella del Bellottif, il quale in vece considera quelle parole come il vero principio, anzi come la sentenza fondamentale di tutto il discorso del servo. Quindi appo lui e come se fosse detto = Sire ! ben sai clie gli Dei sono i padroni d' ogni cosa, cioe sono piii po- tenti degli uomini. Cio posto , vuoi tu da me un buon con- slglio? E il consiglio e poi questo: Adora anclie Ve- nere. = E siccome quella prima sentenza e notissima e nessuno ardlrebbe mai di porla in dubbio, cosi il servo ha potuto allegarla come cosa naturalmente ammessa anche da Ippolito dlcendo : Sire ! poiche bisogna chiamar gli Dei padroni di ogni cosa, vuoi tu da me un buon consiglio (i)? e si noti che il discorso del servo procede tutto per ia- tevrogazlonl e per sentenze , alia maniera di quelle scuole nelle quali Enripide fu educato. Non e dunque per dab- benaggioe die Ippolito risponde un sij ne si pud dire che al Bellotti sia riuscito inintelligibile tutto il discorso del servo.

III.

Altro V ha dal presente , altro per certo

Viver miglior , che un circonfuso bujo

Tien di nebbia coperto.

Noi questo amiam , perche risplende in terra ,

Ne provdmmo dell' altro , e nulla suole

Darsi a veder di quamo

Ewi sotterra ; e intanto

Trasportar ci lasciamo a vane fole. L' Eco confrontando 1- ultimo verso di questa traduzlone con quello del testo

dice che in esso non v'ha pur ombra del penslero di Eu- ripide. " E manifesto ( egli dice ) clie il poeta tragico se » la prende anche qui contro la reiiglone che allora si- " gnoreggiava nel popolo. Egli fa dire alia nudrice che

(i) Questa sentenza del Servo trovasi poi quasi ripetuta al verso 460 iTTi SicrnOTxis ^ms aXKoiCiiv , dove e chiaro che Ja voce h'tOTaii si riferisce a ^so7i , sicche quest:a frase puo es- sere anche un coumieuto al luogo in quistione.

V A R I E T a'. 38 I

» infelice e questa vita, e che senza dubhio la futura e " migliore ; ma che V uomo s' attiene alia vita presente " perclie la possiede e la. conosce, nieatre ia vece delfal- " tra noil sappiam nulla di certo, e siamo di continuo » ingannati dalle favole che intorno ad essa ci si vanno » narrando. » II verso di Euripide suona in latino cosi : Fabidis aiiteni temere ferimur ; ma stando anciie alia peri- frasi clie ne fa Y Eco , avvi dunqiie tanta diversita fra le sue parole siamo ingannati dalle favole che ci si mnno nar- rando, e quest' altre del Bellotti letteralmente fedeli ci la- sciain trasportare da vane fole? Certo le favole non sono aU tro che vane fole ; e s' egli e vero ( come V Leo ragione- volmente snppone ) che qui V autore se la prenda contro la popolare credenza , sara vero altresi che I'aver dato il nome di vane fole a cio cli' essa insegnava dehh' esser cou- forme all' intenzione di lui. Qui dunque la critica potrebbe tutt'al pill notare che per quell' a in vece di da (scambio frequentissimo in tutti i classici) la frase si fa meno schietta e meno evidente , e trae il lettore in pericolo d' interpret tarla diversamente dall' intenzione di Euripide e del tra- duttore.

IV. OXoijj.txv i'yuiys , ir^h ch cf/Aav

II Bellotti:

Oh! morte

Me colga anzi die al cuore

Tal mi s' apprenda ardore. Ma r Eco preferisce la versione del Carmeli :

Oh , ch'' io fossi perita pria ch'' avesse

Costei ch' ami cotanto

Perduto il senno. La lezlone dell' £co (v.XTX/.?.0<7xt tppevwv) e senza dubbio tin errore del tipografo od uno scorso di penna delPesten- sore; ne le puo corrispondere la versione del Carmeli, il quale mostra di aver letto v.xrx\iJaxi (ppivx. E notabile poi che questo passo non ha in nessun codice. In nessuna stampa una lezione sicura (i);, sicche non potra mai provarsi

(i) Ecno uii s.igglo delle varianti : il Brunk n-p(V a a.-/ (pikuy xxTuXusxi (p^>Sy3; il Monk n-p/V sxv, (piKx, )(xtxvj::xi (p^iviv; il

382 V A n I E T a'.

r asserzione dell' Eco die il Bellotti abbia sfimrato il con.' cetto di Euripide ;, perche dove la lezione e si gnasta , chi puo entrare mallevadore del vero concetto di un poeta? E poiclie in cjuesta incertezza si tratta pinttosto d' inter- pretare clie di tradurre , vediamo se T interpretazinne del Bellotti possa o no approvarsi. L' Eco risponde risoluta- mente di no, perclie « in Euripide il Coro in una pie- » tosa esclamazione pensa alia sua disgraziata signora ; » nel Bellotti, senza darsi afFanno per altri, desidera niiglior >/ fortuna a se stesso. " La quale osservazione e senza. dubbio ingegncsa, ma non per altro si vera clie si possa per lei condannare il Bellotti. La nutrice a forza d' in- terrogazioni ha potato conoscere che Fedra e innauiorata d' Ippolito ; e voltandosi alle ancelle , dice loro die qae- sta cosa le e insopportabile , e ch' essa e deliherata di mo- rire, dacche anclie i casti (sebbene contro lor voglia ) pur cadono in tali errori. Accagionando poi del tristo caso di Fedra T irresisiibile sdegno di Venere , soggiunge = Ve- nere dunque non e soltanto Dea , ma qualcosa ancor plu die Dea , se esser puo •, la quale perde costei , me e la casa tutta. = Ora qiial maraviglia che un coro di ancelle coniprese d' orrore per I'adultera passione di Fedra, spa- ventate dal comune pericolo, atterrite dalP idea di una divinita nemica alia casa di Teseo , seguitando quasi 1' im- pnlso dato dalla nutrice desideri di morire prima di ca- dere nella colpa della sua signora? Chi doiuaada di morire piuttosto che renclersi colpevole, non desidera per certo ( umanamente parlando ) una buona fortuna a se stesso i o per lo meno non palesa un desiderio basso, ne ripro- vevole: quaado la vita e pur qualclie cosa, e il fame un sai^rifizio per non peccare e il sommo della virtu. Noi non vogliam sostenere che il Bellotti abbia restituito ad Euri- pide il suo vero concetto, smarritosi nella corruzione del testo: ma poiche non puo qui ricliiamarsi il traduttore ad una lezione sicura, ci basta di aver dimostrato che la

Valknero e I'Ehnslego propongono varie emendazioni ; il Mas- grave s-p/V ffav (piXiiv xaraX'jTa; (p^'svx, poi come non contento di qiiegra lezione vorrebbe einendire ?rp(V ff d.v hxxv xaraxXuffa/ (ppivZv; e il IMatttiia n^iv r^'t.v (piAai' xiravu^ai (pptva, trarlucendo vereain prLusqiiai/i sententiaiii tuam s. [irnpositum exsequar ■, ma coll'aggiuuta sed nee hac exylicatione mihi ipsi satisfacio.

V A R t E T A*. 383

interpretazione , oltre all' essere probaWlmente conforme airiiitenzione d'EnripiJe, non e men nobile cli qnella pre- fcrita dair £co. Asrgiungnsi die F ottativo aoi-isto o;.o/>ay riceve la significazione presente e fmura assai meglio che la passata, slccome insegnano i grammatici piu accreditati. V. ^xi^pcc, Xiyei p.h rios yjrii7tp.0T£p<x Ilpb? Tviv mxpovcoiv ^viJ.i^opxv. a.lvu) §e ce. O' c5"a/"vo? ouTO? SvayjpiuTspo^ Ao/wv Twv rvi^J'f, v.x\ <jo\ fLxXXoy dXyluv -hXlisiv Questi versi parvero probabilmente al traduttore im' ac- cusa di simulazione scagliata dal Coro a Fedra, come s'egli dicesse: Lodo i tuoi sentimenti, ma so die ti sono piu molesto io lodandoti, die la nutrice persuadendoti al male. E perche qnesto rimprovero , ne conviene al carat- tere virtnoao di Fedra, ne potrebb" essere mai comportato ad un coro di ancelle, il Bellotti credette di dover trovare a quelle parole qualclie altra spiegazioae. Qiiindi appo^- giandosi priiicipalinente ad una variante dell' ultimo verso (x3t2 av in vece di -kxi col) tradusse :

Fedra, piii adatto al presente tuo stato E il parlar di costei. iVe gia dispregio I deni tuoi ; ma di piii fiero senso Troppo son essi, e ad ascoltar piii acerhi. Ma il Coro considera forse la dura lotta die Fedra sostlene fra la virtu e I'amorei e quindi da un lato vorrebbe Io- darle i virtuosi suoi 'sentimenti , dall' altro gl' incresce di riaprirle con questa lode la plaga. Tale spiogazione move sempre, a dir vero, dalia persuasione del Coro die la pre- valenza della ragione sul cuore non sia pienissima nella sua signora; ma perche questo e il caso di tutti gli amanti e non di lei sola, svanisce 1" idea del rimpro\ero e rimane sol quella della compassione. Cosi ci pare die V Eco inter- pret! questo passoi e noi confessiamo die questa spiega- zione, letteralmente fedele, non avrel)be dovuto essere dal Bellotti posposta alia propria senza una qualclie nota. Non 01 assicuriaino per altro d'indovinare T intenzione delT&o, principalniente perch'egli loda di soinma fedelta,e cita, quasi inallevadore della propria opinione , il Carmeli , il quale poi mostra di aver creduto anch' egli die le parole del testo potessoro olFendere la regina, e le mitigo con un forse arbitrariamente introdotto. Aggiungeremo inoltre ch

384 V A R I E T a'.

rjuesto luogo parve cUibbloso e da interpretarsi diversamente anche al Signorelli , sicclie tradusse :

O Fedra, al caso tuo siioi detti acconci Sono pur troppo ; ne lodo io te meno. Ma forse al suo parlar se lode io rendo, A te di lulirla di soverchio incresce. Quindi potrebbe forse proporsi ancbe quest' altra manlei-a di ordinare ed intendere le parole del teste: ?,iyei p.h ^'c?e yp-rjctfioirepoc Trpoq r/jV napovuxv ^vj^i^opxv. ahoi oi ci' 6 S alyoq ovroq twv Xoyodv TYtcis Svcy^E^tGTspoq aol v.xi p-xXXav dXylwv v.Xvitv, cioe Costei dice cose piii utili al caso presente. Ma io lodo te ; sapendo che la lode cli io dessi alle parole di costei ti sarebbe odiosa ed actrba ad udire. E Fedra niolto a proposito rispouderebbe = Si, perche le parole lusin- ghiere sovvertono le case. =: VI.

Oggi usccndo di vita io faro pago

Di Ciprigna il furor che mi coiisuma.

Da fiero amor vinta cadrb ; ma cara

Costera la mia morte anche ad un altro , ^

Si che imparl a non ir de' mali miei

Alto e sprezzante : ei ne' miei danni avvolto

Esscr men fiero apprendera , ma tardi. « Coa cjuesto ma tardi aggiunto arl)itrariamente dal Bel- " lotti, Fedra si inostra persuasa die traendo in ruina » Ippolito Io fara pentire della fredda sua indifFerenza, e " dichiara ad un tempo che di questa indifFerenza appunto " essa vuole punirlo : ma e certo die una sifFatta inten- » zione e impossibile nella Fedra d' Euripide , che ben » diiFerente da quella di Racine, anche soggiacendo alia " potenza di Venere non contamlna mai d' un desiderio )> impuro nemmeno i secreti del suo penslero , e quindi >' accusa bensi Ippolito per salvare la propria sua fama, " e Io punisce d' aver insultata la sua miseria con sover- » chia alterezza , ma non puo mai volerlo castigare d'aver " ubbidito a quella virtu, per cui muore ella stessa. "

La clausola ma tardi prende sempre la sua forza dal complesso delle circostanze e delle parole che la precedo- no, alle quali essa non puo recare ne modificazione , ne cangiamento. Pero il Bellotti non s' e guardato dall' ag- giungerla al testo. Ma 1' Eco suppone che in questo passo quelle parole siano d' una grande importanza , traendole a

V A K I E T a'. 385

significare : Ma tardi si pentira della sua iiuUfferenza , per- che io awolgcndolo /lella mia rov'ma ne I' wrb i^ia pitiiuo. E questo ( dice qucllo scrittore ) falsifica il carattere di Fe- dra, perclie impticitamente coiitiene un desiderio di lei d' aver trovato corrispondenza d' amore in Ippolito. A noi pare in vece die rjiieste parole signilichino necessariamente: Ma tardi apprendera ad esser men fiero , tardi apprcndera die mal fece insultando fieramente ( cioe con superbia od anche con cruddlu ) alia mia miseria ( non gia mostrandosi indifferente at mio amore ) , perche sara inevitabde la sua morte. Nelle parole di Fcdra non si fa punto menzione CC indiffcrenza , ma di alterezza, di spregio, di superbia: come dunque il ma tardi puo riferirsi a quello die noa sussiste? U' Eco ammette clie Fedra scrivendo la bugiarda sua lettera (i) voile punire Ippolito di aver insultata la sua miseria con soverchia alterezza ; e siccome nella ver- sione del Bellotti , come nel testo , non si ragiona appunto che dell' alterezza dell' uno e della miseria dell' altra , cosi a queste si debbe di necessita riferix-e il ma tardi. Ben e il vero clie nell' origiiiale non trovansi queste parole ; ma quando esse non abbiano , come non hanno, il significato che r Eco da loro , cade ogni censura , e tutt' al piii si possono dire oziose.

Questo ci parve necessarlo di scrivere per que' lettori ai quali dopo il giudizio dell' £'co sembrasse che noi nel nostro articolo abblamo lodata la fedelta del Bellotti senza averne considerato con diligenza il lavoro. L' Eco ha dato 11 n saggio di quei parecchi passi nei quali a lui sembra errata la versioiie del Bellotti : noi abbianio qui voluto niostrare ai nostri lettori per quali inoti\'i, a malgrado di quel dotto articolo, persistiamo nella nostra sentenza. Forse non abbiamo sempre avuto ragioue di dubitare; forse, non volendo , avreiiio provocato lo scrittore dell' £co a ripren- dere il corso ( com' egli dice ) dclle sue investigazioni fi- lologiche sopra qiicsta trnduzione. Noi non ci essendo pro- posti ne di contender coU'^co, ne di niostrare inaccessibile ad ogni censura il lavoro che abbiamo lodato, non move-' remo piii parole sopra questo argomento.

(i) 4'E^<5j^»" yp3(pai' typa4/f. V. i3ll.

386 V A R I E T \*.

Rctdficazlonc dclle macch'inc astronnmlche con metodo indipendcnte dal filo a piombo e dal llvcllo.

La posizione degli astri riferiti a certi circoli immagi- nati nel cielo dngli astroiioml dipeaile dalla sola sitnazioiie di due rette staljilite dalle leggi della natura quali sono I'asse di rotazione della terra, e la verticale. Le macchine astroaomiche costituiscono un sistema piu o meno sem- plice di cerclii , la posizione de' quali dehb' essere in re- lazione coll' una o coll' altra o con entraiube di queste rette le quali ne detenninano i punti flssi della numera- zione. II principio su cui e fondata la rettificazioiie di queste macchine e il noto metodo dell' inversione- In quella guisa clie relativamente alia verticale si pratica i' inver- sione degli istromenti destinati a rappresentare il sistema degli assi orizzontali , cosi per la retlllicazione delle mac- chine che riferiscono T astro all' equatore , 1" inversione e somministrata dalla natura stessa nel moto della rotazione diurna. Sebljene il filo a piombo determini la verticale , pure I'applicazione di esso alle macchine astronomiche va soggetia ad errori inevitabili, de' quali non si puo bene determinar 1' influenza nelle osservazioni. La dillicolta di potere esattamente centrare un'estremita del filo, la gros- sezza che deve avere per sopportare il peso, 1' errore nel giudizio del contatto del filo stesso colla divisione dell' ar- 00, la soverchia instabilita , Fattrito sul lembo tendente a disturbare la verticalita se esso rade troppo , o la pa- rallasse nell' osservarne la posizione, se esso e alcun poco discosto dal lembo , i nodi o flessioni del filo vicini al punto di contatto, che possono produrre discontinuita nella retta , finalmente 1' apparato in-comodo di illuminazione e di difesa per renderlo meno instabile furono inconvenienti liastanti per dover rinunciare all' uso de' fili a, piombo ed applicare in vece il livello alle principali macchine d' os- servazione. Se si rinchiude un liqnido entro un tubo di vetro , la cui superficie interna, almeno la superiore , ove e applicata la divisione , corrisponda ad un arco di cerchio , puo il liquido colla sua superficie come indice fisso mi- surare il moto dell' arco, o della macchina a cui e an- nesso. Percio un asse di rotazione, a cui sia applicato ad angolo retto un livello, puo ritenersi verticale, quando la holla del livello si mantenga durante la rotazione sotto

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le medesime divlslonl. L' essenza pero tiell.i costrnzione di simil macclilna porta seco inconveiiicnti dipendenti dalla instabilita della holla , dalla discontiiinita della ciirva in- terna del tiiho, dair azioiie del caiore per far variare il valore delle particelle, dalla diilicoltii nelle parti solide del vctro a staliilirsi in istato pcrmancnte come accado ai tiibi termometrici , dalla possibilta , die ai due estremi della holla siavi una diversa adesione alia supcrlicie del vetro prodotta da diversa teinjjeratura, dalla compressione del tuljo entro i sostegni, le cpiali cose congiuntamente apportano delle variazioni , come si puo vedeie nella Menioria del sig. Carlini ed in quella del sig. Bianchi , inserite nelle ElFe- uieridi astronomiclie di Wilano per 1' anno 1827.

A niotivo di tali inconvenient! crflBo non sia inutile r annunciare compendiosamente alcuni tentativi per otte- nere la rettificazione delle niacchine astronomiclie con me- todo pill diretto de' precedent! atto a prestare lo stesso officio, cui sono destinati il cannocchiale verticale pro- posto dal signer Bessel ed il coUimatore gallegglante im- maginato dal signor Kater. Si scelga un istromento astro- noniico di tale costrnzione clie il cannoccliiale annesso possa rlvolgersi in hasso perpendicolarmente al suolo senza die sianvi ostacoli framniezzo. Puo servire a questo scopo, come ha servito a me pure, una macchina parallatica col- locata sopra un solido pavimcnto od anche un istromento de' jiassaggi. Sia il cannocchiale niunito di uno di quegli apparati , die servono per illuminare i fili dalla parte deir oculare. L' illnminazioiie die deve servire al nostro scopo puo ottenersi in varj modi , purche sia tale il mec- canismo , clie i fili traguardati dalP obhiettivo , e tenuto cliiuso il ft)ro dell' oculare ove devest applicar I'occbio, si vcdano projettati sopra una superlicie bianca sufficien- temente illuminata. Fra i varj apparati da me provati, ecco qnelio die piu facilmente sara praticaliile da chinn- que voglia ripetere T esperiniento , e die soddisfa d'al- tronde hastantemente alio scopo. Si pigU un oculare a due lenti pi<ittosto deboli , fra le quali sia coUocata la crocc de' fili. Fra la prima lente ed i fili si praiidii un' apertura laterale, dirimpt-tto alia quale nell' interno del tubctto si colloclii una Inniina di \etro hen terso inclinata ali"asse del tidio in modo die i raggi di hire rntrando ]icl foro laterale c facendo coila superiicie anteriorc del vctro uu

385 V A R I E T a'.

angolo dl 45°, o meglio anclie di 20°, o So" possano es- sere riflessi dalla suddetta superlicie nella dire/ione del- Tasse del tabo , ed illatninare cosi il campo de' fili. Per tener raccolta la luce che deve peiietrar lateralmente , si applicin ad esso foro ua tubetto munito di leate , die ab- bia uii' iiiclinazione coll' asse da poter rlcevere 11 fascio de' raggi inc'ulenti tramaiidati dal cielo o da un lame di Iticenia. L' interposizione di questa lamina, quando sia bea trasparente, ed a facce, per quanto e possibile , parallele non offende per nulla la visione. E da avvertirsi , che quando ua tale appareccliio si vuole applicare ad un can- noccliiale i cui fili fissi noa siano collocati fra due lenti oculari , allora la lamina di vetro verra posta frammezzo alie due lenti che %ostitniscono generalniente 1' oculare mo- bile. Si munisca era dell' oculare cosi preparato il cannoc- chiale della parallatica, facendo in niodo che i fili cadano nel punto della visione distinta di un oggetto lontano. Si niuova il cannocchiale e si diriga coll' obbiettivo in basso e col tubetto laterale rivolco o verso il cielo , o verso qualche parete bianca, o di contro al lume di qualche lu- cerna. Sopra il pavimento, e vertlcalmeate sotto all' ob- biettivo si ponga un recipiente di rnercurio, quale si pratica nelle osservazioni a riflessione. Si cinga il recipiente a qualclie distanza da esso di un tubo solido di legno , car- tone o ferro internamente annerito, e meglio anche cir- condato da corpi moUi per escludere da ogni parte 1 ia- fluenza delle oscillazioni dell' aria. Sia questo tuboj o pozzo, chiuso anclie dalla parte superiore, lasciandovi un solo foro circolare del diametro poco piii di quello del tubo del cannocchiale. Si diriga ora verticalmente sopra a qite- sto foro, sotto cui giace il rnercurio, il cannocchiale della macchina. Si copra anclie I'apertura tra l' obbiettivo ed il foro con un cilindro vuoto piii piccolo , die abbracciando il tubo stesso del cannoccliiale tolga al rnercurio la comu- nicazioae coll' aria e colla luce esterna. Guardando entro al cannocchiale quando non sia esso nella debita posizione si vedra una totale oscurita da non discernere che mala- raente i fili diretti. Movendo a poco a poco il cannocchiale per condurlo in una posizione verticale comincera a coui- parire il campo luminoso de' fili riflessi, e la luce da esso trasmessa sara quella che rendera visibili per opacita an- che i fili diretti. Quando la superlicie del rnercurio sia

V A R I E T a'. 389

tranqiiilla ed i fill coUocati prccisamente nel fiioco , coni- pariranao dopo la rlflessione come rette perfettamcnte oscu- re in iin campo hianco , avranno lo stesso diametro dei fill diretti, ne si potranno quasi distingucre gli uni dagli altri clie per le piccole oscillazioni die acciilentaliuente ac- cndono nel paviniento. Ora egli e evidcnte die qn.indo r asse ottico del cannocdiiale e perpendicolare alia super- ficie del niercurio , 1' imagine de" lili riflcssi cade precisa- niente nel f'uoco ove trovansi i fili diretti , ed in qiiesta sitnazione la linea di fiducia e perfettamente verticale. II comparire i lili riflessi rovesciati relativamente a" fili diretti, e un' ntilissima circostanza per eseguire con tutta precl- sione il contatto ; giacclie quando si avvicinera un lilo riflesso al corrispondente illo diretto, si potra arrestare a quel pnnto in cui scompare V ultimo lilo di luce die passa fra questi due fili opaclii e neri. Quando siasi eseguito il contatto anclie deiraltro filo del reticolo, si dovra ritenere per linea di fiducia quella die passa precisamente nell' an- golo retto dei due fili tangente aU'uno ed all'altro. Essendo i lili perfettamente oscuri , dell' egual diametro, e nelle me- desime circostanze travisti in un'atmosfera tranquilla, e senza altra luce die quella die ne illumina il campo, ogiiuno facilmente si persuadera die si potranno eseguire i contatti coif egual precisione con cui si eseguiscono nelle osservazioni ordinarie, ed in cio pure convennero i due astronomi di quest'Osservatorio signori Cesaris e Carlini, che nello scorso dicembre ebbero la compiacenza di visi- tare I'apparato di cui mi sono servito nelle esperienze.

II rilevante vantaggio che assai contribuisce alia precisa disposizione della linea di fiducia nella verticale si e, die, fatto il contatto , la deviazione dell' asse ottico dalla ver- ticalita o T errore commesso nella di lui collocazione e la meta dell' errore che si commette nel giudicare del con- tatto stesso. Questa e una conseguenza necessaria della rl- flessione. Non e da omettersi un'altra favorevole circostanza, cioe die il tubo, essendo verticale, e esente in questo me- todo da qualunque ilessione. Accio riesca bene il contatto e necessario die i fili siano perfettamente tesi , die il loro bordo sia retto, coniinuo , senza scabrosita. In laogo di fili riescono assai bene delle laminette sottilisslme e nere, a facce parallele , o fatte a coltello sotto angolo piccolis- simo. In qucste si eseguira il contatto del lato taglieute

390 V A R I E T A.'.

diretto col rlflesso come si e descritto sopra. Quando non si aspiri a somma precisione , in vece del contatto , si fara la sovrapposizione dei llli diretti e riflessi , ed allora otte- nuta la verticalita, si avra per liuea di liducia quella che passa pel ceiitro dell' intersezione de" fili. 11 piccolo tremito che alle volte si scorge nelT imagine riflessa , simile alT o- scillazione di una stella , poco o nulla si oppone all' esat- tezza de' contatti. Quando poi il congegno per illuminare il campo de' lili sia tale da introdurre sulTiciente quantita di luce, poten'.'osi allora sostituire al mercurio un liquido ineno riflettente e meno mobile , sara tolta anche questa oscillazione la quale d' altronde non e sensibile che di giorno. e mediante alcune precauzioni puo essere assai dimi- nuita. Giova moltissimo, per esempio , T investire il tubo di corpi moUi , e l' interno del vaso contehente il mercurio di fitte punte o di setole , le quali estinguono il moto che vien comunicato dal vase e diminuiscono la moV)ilita del li- quido. La grandezza e figura del vase stesso non sono in- difFerenti ;, deve egli essere piii grande assai dell' obbiettivo del cannocchiale che si adopera , e la ligura elittica di esso alquanto allungata pare la piii conveniente. Un anello piano e leggiero di sostanza inattaccabile dal mercurio il cui diametro interno s6peri il diametro delF obi^iettivo, e sia collocato galleggiante sul mercurio serve tanto ad estin- guere le oscillazioni della massa totale , quauto a tratte- nere le ondulazioni piccolissime che si formano alia super- ficie. Anche il render galeggiante lo stesso vase di mercu- rio entro un altro liquido viscido e poco mobile come r olio , od il sospenderlo col mezzo di corde attaccate ad una solida parete , giova .-iSsai ad impedire la comuni- cazione del moto. Tanto nell' uno come nell' altro caso conviene allora togliere anche il moto laterale di questa specie di pendolo col mezzo di corpi molli come bamba- "ia od altro che vi si opponga. La distanza dell' ob- biettivo dair orizzonte a mercurio , quantunque arbitrarla , non deve superare pero quella nella quale s' incomiacia a scorgere ben terminato il campo de' fili riflessi e dello stesso diametro di quello de' fili diretti.

Que*to metodo diretto di determinare la verticalita del- r asse ottlco di un cannocchiale applicato all' istromento de' passaggi risparmia l' uso del livello. Col muovere 11 cascello de' fili , o coU' eieyare od abbassare 1' asse delta

V A R I ET A*. 3()I

inaccliina si faccia il coiitatto tlelf imagine diretta colla ri- flessa dal nostro orizzonte. In lal situazione l^inclinazione dell'asse eguaglia la deviazione della linea di liilutia dalla perpendicolare all' asse stesso. Delerminato percio coi so- liti nietodi quest' ultimo enore , se ne conosceia anclie il primo. Col mezzo dell' inversione dell' istromento ripetiita in sino a tanto clie in aml)e le posizioni dell'asse la co- incidenza de' lili rimanga costante , si giunge a togliere del tutio tanto I'nno, cjuanto 1' altro di questi errori. Si pro- cede egualmente quando al cnstello de' fili verticali sia ap- plicato nn lilo cursore. Si faccia la coincidenza del lilo medio riflesso e diretto. Si inverta 1' istromento: indi si porti il lilo cursore in contatto dell' imagine riflessa del iilo medio; con un micronietro clie pub esservi annesso, o con un teodolito , o col solito processo col quale si determi- nano le distanze de' lili laterali dal medio, si determinera ■pare la distanza di qnesto lilo cursore dal medio. La quarta parte di quest' angolo sara T errore tanto delT inclinazioae dell'asse, quanto della deviazione della linea di fiducia.

II circolo nieridiano altro non essendo clie un gran cerchio diviso applicato ad un istromento di passaggi, il descritto processo dara qui pure gli errori dipendenti dal- I'inclinazion dell'asse e dalla deviazione della linea di fiducia. Eseguito poi anche il contatto dell' imagine diretta e riflessa del lilo orizzontale, si avra il principio di nu- merazione del cerciiio diviso, senza 1' incomoda operazione di rovesciar tutto 1* istromento, e potra ottenersi simile rettilicazione ogni qualvolta occorra il bisogno.

I cerclij interi , ed i circoli ripetitori tanto iissi quanta mobili possono col descritto metodo essere rettiiicati , e puQ trovarsi di piit il principio di nuaierazione senza praticare la rotazione del cerchio intorno alia colonna , ed esegiiirsi egualmente la ripetizione dell' arco , die nel nostro caso rappresenta la distanza dcU' oggetto dal Nadir. Se il cerchio I'ipetitore poi sara inoltre provveduto del secondo cannoc- chiale, fatto anclie con questo, mediante apposito orizzonte a mercurio, il contatto del lilo orizzontale colla sua imagine rillessa , si avra un punto lisso col quale ovviare ai piccoli movinienti che accadono al cerchio diviso, mentre col can- nocchiale si percorre I'arco, non altrimenti che nel teo- dolito il cannocchiale inferiore serve a puntare sopra ua oggetto tcrrcstrc per accorgersi se nel percorrcro f aicu

392. V A R 1 E T a'.

avvenga qnalche piccolo spostameato nel cercliio oriz— zontale.

Mancando il quadraiite murale di un nietodo sicuro per avere il prliicipio di numerazione deirarco, e esso im- piegato come istroiiiento atto a dare solo le dilfereaze delle altezze degli astri. II descritto metodo applicato a qnesto istromento serve a dare iiioltre le distanze asso- lute dal vertice. In varj modi si ottiene T intento. Si scelga un cannocchiale al quale levato il solito oculare possa so- stituirsi T apparecchio sopra descritto onde illuminare il campo ove trovasi la croce de' fill. Facciasi esso solidamente staliilire al disopra del quadrante stesso, per esempio sul mnro clie sostiene tutta la macchina. Sia esso posto col- 1' olibiettivo in basso , ed in tale situazione , che osservando col cannocchiale del quadrante posto a zero della sua di- A'isione , si vedano i fili vicini fra loro. Le due linee di fiducia non saraniio pure molto discoste. Sotto all' obbiet- tivo del cannoccliial superiore si ponga col solito metodo e coUe dovute precauzioni un orizzonte a mercurio sopra base ben solida. Col moto die deve essere anoesso al ca- stello de' suoi fili si reada col solito contatto questa linea di fiducia perfettamente verticale. Si levi poscia T orizzonte interposto e traguardando dal cannoccliial del quadrante r intersezion de" fili del cannoccliial superiore, si potra cor- reggere o ritrovare T errore dell' istrumento ogni qualvolta si eseguisca 1' osservazione. La precisione nel situar questa verticale dipendendo dalla forza del cannocchiale che si rettifica per riflessione , si vede di quale vantaggio sia il collocare superiormente al quadrante stesso un cannoc- chiale di discreta forza. Una precauziooe indispensabile usarsi quando si voglia con un grande cannocchiale osser- vare i fili di uno di minor dimensione, si e, di rendere piu che si puo luminoso il loro campo, e nello stesso tempo d' impedire coll' opportuna interposizione di un tubo che nessun'altra luce entri dal grande obbietiivo fuori che quella che viene dai fili che si vogUono osservare.

Volendo poi evitare 1' incomoda coUocazione di un can- nocchiale a gran dimensione posto superiormente al qua- drante si puo a dirittura impiegare il cannocchiale del qua- drante stesso, previe alcune preparazioni. Sia il tubo del cannocchiale del quadrante costrutto in modo che si possa a piacere trasferir I'obbiettivoe stringer con vite al posto

V A RIE T A. 3()3

ove trovasi Toculare, e T oculare al posto delPobbiettlvo. Sia inoltre collocato un altro reticolo a iili nel fuoco dell' ohblet- tivo qnaiido e scambiata la sua poslzione e munito dell'ocu- lare ad iiluininazione. la qneste due posizioni deU'obbietdvo si avranno due linee dl fiducia. Snppongasi per ora che quest! assi ottici siano stati, con metodi clie si vedranno ia segnito , resi perfettamente paralleli fra loro. Nella nuova posizioa deU' obbiettivo si traguardi neH'orizzonte a mer- curio e si renda verticale questa linea di fiducia raovendo il cannoccliiale. Si rimetta ora 1' ol)biettivo nella sua na- turale posizione , e questa linea di fiducia , die e quella che serve alle osservazioni, sara pure verticale. Questa operazione si potra ripetere ogui qualvolta vogliasi rettifi- care il principio di iiuuierazione. Per essere sicuri die r obbiettivo levato e riportato ancora a suo luogo maa- tenga la linea di fiducia nella stessa posizione, si prati- cliera una lineetta perpend icolare alle due unioni del tubo e deir obbiettivo , e si ricondurranno senipre i due segni in contatto. Per vedere die realniente non s' iucorre ia alcun errore , si faccia succedere sopra un gran cannoc- diiale la coincldenza de' fili diretti o riflessi ; si ferrni solidamente il cannoccliiale, si levi 1' obbiettivo, indi si rinietta a suo luogo facendo coincidere i due segni mar- cati sul tubo , si vedra die la coincidenza de' fili ritorna la stessa.

Facilmente si otterrebbe il parallelisnio delle due linee di fiducia, quando si volesse togliere dal quadrante il can- nocclii.nle per sottoporlo a questa parziale correzione. Ma riflettendo die in qualunque nietodo si voglia praticare , converra senipre che il tubo del cannoccliiale si ponga verticale per eliminar 1' errore della flession del cannoc- chiale stesso, cosi credo di poter scegliere il seguente pro- cesso come il piu comodo. Si coUochi provvisorianienie un cannocchiale della stessa forza di quelio del quadrante su- periormente ad esso colP obljiettivo in basso col metodo descritto pel piccolo cannocchiale. Si renda verticale col solito metodo la linea di fiducia di questo cannocchiale; poscia si renda verticale la linea di liducia del cannocchiale del quadrante collo scanibio dell' oljbiettivo coll' oculare. Tenuto fisso il tubo all' arco , si rimetta colla descritta precauzione dclle lineette 1' obbiettivo nella sua natural posizione. Si traguardi ora nel cannocchial superioie reso

Bibl. I Ltd. T. LVl. 26

394 V A R I E T A .

gia vertlcale. SI muova il castello de' fill sino a far la coinciclenza della loro intersezione ; in questa sitnazioae le due linee di fiducia soao rese parallele. Qaando noa si volesse clie rare volte servirsi dell' orizzonte a mercurio per conoscere il principio di numerazione , si potrebbe , tenuta fissa 1' ultima situazione del cannoccliial del qua- draiite, levare il cannoccliial superiore, rimettervene sta- bilmente uno piccolo e niovere i fili di esso sino a far la coincidenza coi fill del cannocchlale del quadrante, avver- tendo che il giudizio del contatto deve essere fatto col traguardare dal cannoccliial stesso del quadrante per otte- nere la voluta precisione. L' intersezion de' fili di questo piccolo cannocchiale puo allora con molta precisione ser- vire di zenit fisso , dipendendo la coUocazione di esso noii dalla forza del piccolo, nia da quella data da un cannoc- chiale a gran diniensione.

Riguardo pero a quest' ultima coUocazione , e da awer- tirsi che la rettificazione eseguita coll' orizzonte a mer- curio immediataiiiente prima dell' osservazione e indipen- dente dal moto della fabbrica prodotto dall' azione de' raggi solari sul muro esterno di essa : vantagglo clie non si avrebbe partendo dallo zenit dato dal piccolo cannocchiale. Quando si volesse determinare 1' influenza di questo moto della fal3brlca suUo spostamento del principio di numera- zione , si potrebbe tener fisso il cannocchiale del quadrante coir obbiettivo al basso diretto ad un orizzonte a mercu- rio, e determinare col micrometro nelle varie ore del giorao lo spostamento del filo riflesso. Si otterrebbero cosi con molta precisione, stante la duplicazione delF angolo, come si e gia avvertito , i movimenti tutti della muraglia che sostiene 1' istromento.

II nietodo descritto per render verticale I'asse ottico di un cannocchiale somministra un mezzo assai comodo per ritrovare gli errori della macchina parailatica, esclusa la sola deviazione di essa dal meridiano, supposto pero esente da errore la posizion rispettlva dell' asse e dei circoli di cui e composta. Si raunisca del solito oculare il cannoc- chiale della parallatica, ed in luogo ben solido si ponga r orizzonte a meixurio precisamente sotto il punto intorno a cui ruota il cannocchiale. Vi si diriga verticalmente 1' ob- biettivo, e si faccia la coincidenza de' fili , si legano poscia i due archi. Supposto che la numerazione cominci dal polo,

V A R 1 E T a'. SgS

sia d I'arco letto siil cerchio di declinazlone , ed eTarco letto sull'equatore. Si rovescl la inaccliina in niodo die il cannocchiale si porti dalf altro lato delPasse ; si osservino nuovamente i fili riflessi e se ne faccia il contatto. Siano d' ed e' gli archi letti in questa nuova poslzione. Sesichiama^y I'errore del principio di nnmerazione dell'arco di declina- zione preso dal polo, x T elevazione dell'asse sulforiz- zonte, z rerrore del principio di nunierazione del cerchio deir eqnatore nella supposizione che lo zero corainci nel meridiano ed intendendo positivi gli archi nel senso est- ovest, sara

0 d + d' d' - d ^ + e'

a; = 90 - y=--^- s = 9o"'_l:^

Colle osservazioni che verranno istltuite in questo Os- servatorio astronomico con istromenti in tal niodo rettificati si potra decidere se convenga o no servirsi di questo me- todo a preferenza di quelli che sono gia in uso.

Paolo Frisiani,

Allievo dell'Osservatorio astronomico di Milano.

VIAGGI. II Capitano Boss ( veggasi questo giornale, tomo 55,°, settembre 1829, pag. 382). Nella scorsa estate alcune navi che facevano la pesca delle balene nei mari della Groen- landia videro in quelle alture la corvetta comaudata dal capitano Ross. Secondo T unaninie rapporto de' navigatori i ghiacci non furono quest' estate gran che abbondanti : cir- costanza favorevole per passare al nord del continente d' America. Deve percio sperarsi che il capitano Ross sara piu fortunato degli altri mariui, da' quali fu preceduto nella ricerca del passaggio del nord-ovest (^Noitv. annul des Fay. ).

ANNUNZJ. II chiarissimo signer cavaliere Antonio Scarpa, Professore emerito, edi. R.Direttore della focolta medico-cliirurgico-far- maceutica presso I'l. R. Universita di Pavia, fatta considera- zione che sono quasi del tutto esaurite le edizioni di varie sue opcre , c che di alcune altre e presso che impossibile rin- venire esemplari , per tratto di quclla singolare cortesia di

396 V A R I E T a'.

animo clie tanto lo distingue, si e degnato concedere al tipografo e librajo Pietro Bizzoni in Pavia Tonore di ese- guire per la prima volta una edizione conipleta di tutte le sue opere alia quale si propone di presedere egli stesso , facendo in ognuna delle lucdesime inserire agli opportuni luoglii le niolte ed importanti aggiunte e correzioni, die suggeritegli dalla lunga e felice pratica e dallo studio inde- fesso in clie lia egli impiegata la propria vita , tiene gia preparate e pronte all' uopo.

Accolse , come e ben naturale , il tipografo coi sentl- menti della niaggiore riconoscenza e col piii vivo interesse cosi generosa e noliile condiscendenza delFautore, che gli porge occasione di dare lustro distintissimo alia propria tipografia , ed annunzia con vero piacere al colto pubblico che dara esso mano alia mentovata edizione tostoclie un numero convenlente di associati promettera un sufficiente prodotto per coprire almeno in parte la spesa assai forte alia quale si assoggetta.

Nella fiducia intanto che la sua grandiosa intrapresa tro- vera accoglimento benigno da tutti i cultori delT arte salu- tare , i quali amano e rispettano nel signor Cav. Scarpa uno de' pill valenti maestri nella medesima, anzi tenendo per fermo che verra essa coronata da felice esito , perche tutti eflicacemente si degneranno contribulre ad assicurarlo, si fa un dovere di qui indicare le condizioni dell' associa- zione , sotto le quali segulra la pubblicazione di questa importante edizione.

Sara essa eseguita con carattere silvlo nuovo , ed in carta rcale sopraftina di Toscolano levigata in forma di 4. grande con 106 tavole originali parte onibreggiate e parte lineari incise dal valente e rinomato artista signor Fau- stino Anderloni.

II prezzo dell'associazione, che resta aperta fino a tutto marzo press, vent., sara di un quarto di franco, o siano cen. aS per ciascun foglio di stampa , e di franclii due per ogni tavola ombreggiata , sia essa di grande o di piccola dimensione, iion comprese le lineari che si rilasciano graiis (i).

(i) Su di clie SL avverte clie le grandi tavole sui Nervi dei precordj , quelle siiir Aneiirisma, e quelle sulle Ernie in fo- glio uiassinio saranno distriubuite in tre distinti voliuui di foruia ailauti('a.

V A R I E T A*. 3n-7

Scorso il termlne indicato del 3i marzo p. v., si au-

menteia il prezzo di associazione, die verra portato a

cent. 3o per ognl foglio di stampa, e franchi 2. 5o per

ciascuna tavola ombreggiata.

Le spese di porto e dazio saranno a carico de' signori associati.

La correzione sarh esattissima, perche si presteranno cortesemente a sopravvegliarvi alcuni dotti professori di questa I. R. Universlta , i quaU gelosi delP onore del loro cinarissimo maestro faranno in niodo , die andie per que- sta parte non nianchi alia edizione la desiderata perfezione. Le associazloni si riceveranno in Pavia presso il sotto- scritto tipograCo editore, e presso i principaii librai d'lta- lia e di fuori , distriljiitori di questo annunzio tipografico. Le opere die si scamperanno sono le seguenti OPERE CHIRURGICHE.

Snip Aneiirisma YqJ j

SuUe Ernie j

Opnscoli di chirurgia ^

Malattie degli occhi ^

Sni piedi torti congeniti j

Elogio storico di Gio. Battista Carcano Leone . . >/ i Ragguaglio di Neuralgia cubito-digiuile i

'^1. 9. OPERE ANATOMIOHE. ■^-^-^

Anat. Disquisitiones de auditu et olfactu , . . Vol. i

De gangliis et plexubiis nervorum i

De nervo olfactorio, deque nervis nasalibus , e quinto

nervorum cerebri ,

Tabulae Neurologicae ad illustrandam bistoriam anato- micam cardiacorum nervorum , noni nervorum cere- bri, glossopharyngei , et pbaryngei ex octavo cerebri » i De nervo spinali ad par vagum accessorio ... .J De foenestra rotunda auris, et de tympano secundario)-/ r

deque organo auditus avium \

De Anatome et Patatbogia ossium j

Orationes diiao ; altera de promovendis Anatomicarum Administrationum rationibus ; altera in Tlieatri Ana- tomici Ticinensis dedicatione j

Vol. 7.

Pielro Bizzo/ii.

398 V A R I E T a'.

Nuoi'O specchio geografico-storico-politico di tutte le nazioni del gloho, susseguiio dal dizioiiario gcografi.co universale, opera conipilata in moderna udUssiina fo'j^gia suite tracce de' piiu va- lenti geografi, ecc. di P. Casiellnno, seconda edizione italiana riveduta ed illustrata con note da G. B. Carta. Milano , dalla tip. di Angela Boafanti. L' opera coiisistera in 4 volumi, disti-ibuiti in fascicoli cU 10 fogli ciasciino in 8.°, in carta ve- lina. II prirno fascicolo si puliblichera in gennajo i83o, e i susseguenti uno ogni mese lino al compimento dell' opera.

Al line dell' opera si daranno le niappe geograficlie ni- tidamente intagliate in rame a modico prezzo.

Sill notahil gi'ado di frcddo osservato iicl corrente anno. La teniperatura dell' aria mostrata dal termometro dipende da tante e tanto variate circostanze , die difficile impresa sareblje quella di tutte riconoscerle e valutarle. Influisce sii di essa i ." la plaga del cielo a cui il termometro e esposto; 2.° r elevazione sulla snperficie del suolo; 3.° la prominenza del tetto che lo ricopre e la distanza dalla muraglia a cui e appeso;, 4.° la qualita dei corpi che lo circondano, come fabbriche , piante, campi aperti , monti, flumi , laghi ecc.i 5." le circostanze del termometro stesso , se di vetro grosso o sottile; se a bolla nuda oppnre in- cassata , verniciata od annerita ^ se montato in iscala di legno oppure di metallo ; se graduato a 27 oppure a 28 pollici di pressione atmosferica^ se a spirito di vino od a mercurio , ecc. Per rendere le osservazioni fatte in di- versi tempi ed in diversi luoghi per quanto si puo cora- parabili fra di loro i meteorologisti sono convenuti sopra alcuni punti , ma sopra altri sono ancora discordi. I punti sui quali si va comunemente d' accordo sono che il ter- mometro debba essere a mercurio ed a bolla nuda, esposto air aria aperta dal lato del nord ed al coperto dai raggi del sole si diretti che riflessi; all' opposto si dilFerisce molto circa all' altezza a cui deve coUocarsi. Chi considera la temperatura come uno de' primi elementi de' fenomeni agronomici vuole che il termometro sia posto a pochi piedi sulla superficie del suolo , e che questo non sia la- stricato o selclato , ma coperto da vegetazione. Chi riguarda la temperatura dal lato dell' influenza clie esercita sulla sa- lute o da quello dei comodi od incomodi che ne risentiamo, colloca il termometro all' altezza media delle comuni abita- zionii chi per ultiaio studia I'iiiflueuza della temperatura

V A R I E T A . 599

Uessa sngli altri fenomeni meteorologici , ha biso^no cVi sta- biliine la luisiira ad una notabile elevazione , e ftiori dello stnito d"'nria int'eriore clie c troppo dipendcnte daila natura del lerreno e dai cambianieiiti ciie su essa produce l' ixh'i- tazione e Tlndustria degli uomini.

Vorrebltero taluni clie allorquando si deve assegnare il massimo freddo ch' cl)be luogo in un dato paese, si pro- curasse di riunire nella sitiiazione del termoinctro tutte le circostanze che tendono ad aumentare il freddo luedesimo, \ale a dire, in termini niatematici, clie questo fosse un niassimo si di tempo che di luogo. Ma oltrcclie il decre- mento di temperatura per rispetto all' elevazione e quan- tita indefinita , che non ammette raassimo o rainimo , e necessario riflettere che quando si adottasse il proposto prin- ciplo per riguardo al freddo jemale , converrebbe seguirlo anche a riguardo del calore estivo, cosicche rlnunclando alia regolarita nella serie delle osservazioni bisognercbbe trasferire il termometro nell' inveruo in un Inogo e nella state in un altro. E quale sarebbe poi allora la situazione da scegliersi nelle stagioni intenuedie ?

In mezzo a tanta varieta di circostanze e d' oplnlonl , il miglior partito a cui possa appigliarsi chi si dedica a questo genere d' osservazioni in un paese in cui esse sieno gia state continuate per un lungo corso di anni si e quello di variarne il meno che sia possibile le norme ; giacche in tal modo, se non si puo stabilire la misura assoluta dei fenomeni , si viene a conoscere almeno con sicurezza la misura relativa.

Le osservazioni meteorologiche all' I. R. Osservatorio di IMilano furono comlnclate nell' anno 1763 e continuate sino ad ora col medesimo termoinetro e sopra un invaria- blle sistema. Questo termometro , de' migllori che si fab- bricassero in quel tempo, ha la scala reaumuriana dlvlsa in gradi e quarti di grado sulla quale ogni grado occupa uno spazio di liaee 1,19 i esso e appeso ad un ■,nuro esterno viclno ad una llncstra rivolta a tramontana die corrisponde ad un piccolo cortile, ed e elevato di circa 35 piedi sul suolo e di 43o sul livello del mare. L' osser- vazione si fa ogni giorno al nascer del sole ed alle tre pomeridiane. II 2;rado di temperatura ivi notato risulto in questo inverno ora di mezzo grado , ora d' un grado intero pill elevato di quello che si osservava sulla sommitii della specola , ove il termometro esposto all' aria libera uon

4CO V A R I E T A .

risentiva T influenza del calore die conservano le grosse pareti del suddetto cortile e gli strati d' aria fra esse rin- chiusi. Cio nulla ostante se paragoneremo i gradi del mas- simo freddo notati al nostro termometro iisso durante la serie dei 68 anni trascorsi dopo clie si sono coniinciate le regolari osservazioni , avreino un indizio sicuro per rico- noscere le vicissitudini alle quali in questo tratto di tempo la rigidezza degl' inverni e andata soggetta nei nostri paesi. In questa indagine ci siamo serviti dei dati contenuti nelle tavole che trovansi nella dissertazione sul clima di Milano pubblicata dal chiarissimo signor astronomo Cesaris nelle Memorie della societa Italiana (vol. 18, fasc. i." di fisica ) non che delle osservazioni posteriori dello stesso che regolarmente si stampano nei fascicoli di questa Bi- blioteca ; al nostro intento ci bastera qui trascrivere gli anni nei quali il termometro discese ago piii gradi sotto lo zero, indicando i mesi nei quali la niassima discesa e stata osservataj ov'e da avvertirsi che i massinii freddi avvenuti nei mese di dicembre d' uu da to anno sono stati registrati sotto 1' anno prossimo successivo.

Anni.

Mesi,

Massimi freddi a Milano,

1778 1786 i8i5

dicembre.

gennajo,

gennajo.

9,0 Reaum.

9,0

9,0

1816 1813 1826

febbrajo. gennajo. gennajo.

9'i

9,5

9,5

1776 1777 1795

febbrajo. gennajo. gennajo.

9,6

10,0

10,0

i8o3 i83o 1 800

1767

febbrajo. gennajo, gennajo, gennajo.

10,0

11,8

I3,0

(*) Da diverse gazzette e da alcune particolari infoniiazioni ab- bianio tratta la seguente nota dei luassiiiii fieddi oeservati nei

V A R I E T a'. 401

Giusta qucsta tabella V inverno del corrente anno sarebl)e nel corso di 68 anni il terzo in ordine al niassimo freddo. Ma se nel rappresentare la rigidezza della stagione vi fac- ciamo entrare la coiisiderazloue della durata del freddo, converra paragonare fra di loro le temperature medie re- lative ad un certo nnmero di giorni, per esempio durante tutto il mese di gennajo , clie abbraccia appunto general- mente la parte piix fredda dell' anno. Ora trascrivendo dai succennati registri quegli anni nei quali le medie tempe- rature di gennajo ( prese in complesso le massime e le minime di ciascun giorno) arrivarono ad sotto lo zero, o furono inferiori a questo limite, si ebbe questa nuova serie:

Anni.

Temper, media di gennajo.

0

1777

1,0 Reaum.

1789

1,2

1823

1,4

i8i5

1,5

1826

1,7

1799

2,7

i8ia

2,8

1766

2,9

1779

1795 i83o

3,0

3,i5

3,23

1767

- 3,76

corrente inverno in varie p;u-ti d'Eui'opa, della quale pero non osiaiuo guarentire in tutto P esattezza.

Roma . .

2

Firenze .

3

Madrid .

9

Padova .

II

Tolosa. .

II

Milano. .

11,5

Vienna

i3

Ginevra .

i3

Torino , Parigi . Pau . . Aurillac Berlino Pietroburgo Jassy. , . .

i3,5 R.

i3,5

14

18,5

31

_ 26

^9

402 V A R I E T A .

Ove si vede die sotto qncsto punto di vista il corrente inverno sarebbe il secoiido nell' orcliiie degl' iavenii plu freddi, ((iiello del 67 riinaiiendo sempre il primo.

Considerando tanto Tuna clie T alti'a serie degrinvenii piu rigidi si vede di leggieri noa essere possiblle lo sco- prire nel loro ritorno alcun regolare periodo , od alcuna dipendenza dai puati lunari o da altri fenomeni celesti ; ma per convincerci maggiormente di cio basta il i-iflettere che i massimi freddi cadoiio spesso ia anni diversi per rispetto a paesi fra di loro poco discosti. A Parigi , per esempio , eiitro il periodo di tempo da iioi considerato , i freddi massimi clie oltrepassaroiio i 10 gradi sotto lo zero ebbcro luogo negli aiini qui sotto notati ( Aaiiuaire de Paris pour I'aa 1825. p. i65).

Anni.

Mesi.

Massimi freddi

a

Parigi.

1771 1820 1823

gennajo. gennajo.

0

10,9 Reaum.

11,4

1 1.7

1767 1768 i83o

gennajo.

12,2

1 3,7

i3,5

1799 1776 1784

dicemljre prec. gennajo. dicenibre prec.

14,1

1 5,3

i5,3

1789 179.5

dicembre prec. gennajo.

17,8

18,8

II freddo del 95 sarebbe dunque stato a Parigi il mas- simo entro il periodo degli ultimi 68 anni, anzi in tutto il secolo trascorso •, giacche il freddo tanto famoso del 1709 non arrivo clie a i8,5 sotto lo zero (*); ma intorno a

(*) II Moniteur TJniversel ( 19 janv. i83o, pag. 76 ) assegna al 3o die. 1783, ossia alP inverno del 1784, il freddo massimo os- eervato nello scorso secolo a Parigi ; ma e evidentc lo sbaglio ,

V A U I E T a', 4o3

quest' ultimo molta incertezza riraane ancora , giacchc avanti il tie Luc r arte tli costruire gli stromentl meteoroloaici e di renderli conipaialjili IVa di loro era molto imijerletta ; quindi scriveva il sig. Pictet ( Bibl. Brit. 1796 ) que le ilcgre precis du froid dt I'hwer de 1 jog est un sujet cuisi subtil et ctussl obsrur de discussion que peut I'ctre parini les antiquaires la legende la plus effucee d'une mcdaille du bus empire.

Del resto il termometro non e bastante ad indicare precisameute T impressione clie il freddo fa sui nostri corpi, la quale dipeiide nioltissimo dall" esser 1' aria piu o meno carica d' uiiiidita, oppure piu o nieao tranquilla. A questo proposito il celebre signor Hansteeii , clie nello scorso aprile ritrovavasi ad Irkutsk nella Siberia a gradi Sa.iy di la- titudine, riferiva iatorno al clima di quella regione le se- guenti particolarita:

" Noi partiniino da Tobolsk il T2 dicembre e nel nostro " viaggio ebbimo costantemente una temperatura da 20 " a 34R. i nulla ostante io feci ogni mattiaa al levar " del sole ed all' aria aperta le mie osservazioni con un " freddo di 3o. Per buona sorte 1' aria e sempre tran- " quilla e la sua secchezza fa clie si sofFre nieno qui " a 3o che in Norvegia a i5. Fui costretto a rico- " prire di pelle le viti delle macchine che debbo nianeg- " giare , giacclie il contatto d' un corpo metallico colla " mano nuda produce un vivo dolore come chi toccasse " un carbone acceso , e fa soUevare su di essa tostaniente " una bolla. »

Sarelibe da desiderarsl clie gli agronomi studiassero at- tentainente la corrispondenza clie passa fra la temperatura delle stagioni e i prodotti del suolo , prendendo tutte le possibili precauzioni per eliniinare V influenza delle cause estranee , ed esamlnando separatamente le circostanze re- lative ai diversi generi di coltivazioue. Non cilia chi ignori i dannl prodotti sugli ulivi dal freddo straordinario del 1709 e del 1789; quest' ultimo essendo giunto a INlarsi- glia sino a 17; uia rispelto alle viti ed ai gelsi che

giacchfe dalla tavoletta data dalVAnnuaire da noi citato , clie il MoTuteur uiedesiiuo riprodiice, si vede die il freddo dclP 84 fu eguap,liato dal fredtlo del 76 e sujurato da qiicUi del 9 , dtll' 89 e del 95.

404 V A R I E T a'.

magglormente importano alia nostra agricoltura pare die assai piu del rigore del verno siano daimosi i freddi in- tempestivi della primavera.

Assai piu problematica e 1' influenza del freddo suUe raccolte dei grani , e saW aumento del loro prezzo , raas- sime se si considerlno i prezzl niedii di tutto 1' anno nei qnali svanisce quasi interamente il parziale aumento clie si osserva in quei mesi la cui cade uiolta neve, e clie e prodotto unicamente dal renders! piu difficili e piu co- stosi i trasporti.

Per recare un esempio delle norme clie si potrebbero seguire in simili confronti cerclieremo nei registri del prezzo medio del frumento in questa citta quegli anni pei quali ebbe luogo in esse un notabile aumento ( maggiore almeno di lire 3 ) , e noterenio tanto il freddo massimo degli anni stessi , quanto il freddo medio del mese di gennajo. E qui per escludere quant' e possibile le influenza estranee all' eflfetto dell' intensita del freddo , 1' aumento del prezzo clie prendiamo a considerare sara da noi rife- rito non gia al valor medio totale risultante dai registri che abbiamo sotto gli occlii, ma solo alia semisomma dei pre7zi dell' anno precedente e dell' anno seguente. In questo modo le conseguenze che dedurremo dai confronti saranno indipendenti dalle cause politiche e commerciali che hanno prodotto i.° un accrescimento che sembra progressivo e che puo attribuirsi in gran parte alia sovrabbondanza del numerario sia metallico, sia convenzionale; 2.° un accre- scimento rapido ed irregolare che si osserva principal- mente verso I'anno 1771 e verso il 1799*, ""^ '^'~ minuzione parimente rapida , ma minore dell' aumento, ed avvenuta nei 18 18 qualche tempo dopo che fu rista- bilita la liberta della navigazione e che colla cessazione della guerra fu ridonata una gran quantita di braccia all' agricoltura.

Nella seguente tabella i prezzi sono in lire austriache e riferite al moggio milanese. Se si volesse il prezzo del- r ettolitro espresso in frauchi converrebbe moltiplicare i numeri della tabella stessa per la frazione 0,595, ch' e il prodotto del numero 0,684 , valore dell' ettolitro in moggia di Milano, pel numero 0,87, valore della lira austriaca in frauchi.

V A R I E T a'.

4o5

Semi-

Prezzo

sotniiKi del

Aumento

Freddo

medio

Freddo

Anni.

piezzi degU

del

medio

del

raassimo.

anm

prcced.

prezzo.

di gennajo

fruuiento

e seg.

lire .U!tr.

1775

31,57

27,26

4,3 1

- 8,oR.

+ 0,9 R.

1778

32, i5

27,04

5,11

- 9'0

•h 0,9

1787

30,72

26,97

3,75

- 5,3

+ 0,3

1790

27,16

23,87

3,29

- 3,5

+ 0,4

1793

33,68

29'77

3,91

- 4.7

- 0,7

1800

58,43

52,72

5,71

- 11,8

+ 2,3

1801

67,09

54,67

12,42

- 3,2

+ 1,9

1806

40,42

36,98

3,44

- 6,0

+ 0,7

1811

5o,o6

40,02

10,04

- 74

- o,a

1816

63,i5

53,91

9,24

- 9,1

- 0,0

1817

55,64

47,63

8,01

- 5,0

+ 2,0

1822

34,45

2 7; 2 I

7'24

- 2,9

+ 2,3

1827

32,87

26,25

Valoi

6,62 ~ medio

- 6,3

+ 0,9

- 6,32

+ 0,9

Ora per discernere se si verifichi V ipotesi che II mas- simo freddo abljia qualclie relazioiie coll' aumento del prezzo de' grani conviene confrontare il valor medio , che abl)iamo trovato ossere di gradi 6,32 , col medio di tutti i mas- simi preso indistintamente nell' intero corso di 67 anni, il quale fu di gradi 5,87. La dilFerenza fra i due medj essendo soltaiito di gradi 0,45 , si vede clie la probabilita deir ipotesi stessa e assni piccola e che il divario, sebbene tenda a far credere che il freddo intenso sia piuttosto nocivo che favorevole al prodotto del grano , c pero tanto piccolo che pno l^ene attrlbuirsi a cause accidentali.

Istituendo lo stesso confronto rispetto al ^■alor medio della tenipcratura di gennajo , vediamo che ([uesta uegU

4o6 V A R I E T a'.

annl in cni ebbe luogo rincarimento di grano fa per un medio di gradi + 0,9, mentre in tutti gli anni della serie presi indisiintamente fu di gradi + 0,7, sicche siamo coii- dotti alle niedesime conolasioni.

Ma per maggiormente conviacerci dalla verita di esse abbiamo iiivertito T ordine dei confroiati , ed abliiamo ri- cercato 1' inaalzamento o T ab]3assamento di prezzo del grano cb' eljbe Uiogo negli anni in cui tanto il massimo freddo , quanto la temperatura media nel mese di gennajo oltrepassarono i limiti sopra considerati. la tal guisa si ebbe

Anni,

Freddo massimo.

Prezzo

del

frumento.

Semisomma negli anni prec. e seg.

Diffe- renza.

1767 1776 1777

- 12,0

- 9,6

- 10,0

26,40 21,86

25,75

24,15 28,66 27,00

+ 2,25

- 6,80

- 1,25

1778 1786 1795

- 9'0

- 9'0

- 10,0

32, i5

26,04 35,89

27,04 29,02 34,06

+ 5,11 - 2,98 + 1,83

1800 i8o3 1812

- 11,8

- 10,0

- 9,5

58,43 44,11 44^94

52,72 46,49 42, 1 3

+ 5,71 - 2,38 + 2,81

i8i5 1816 1826

- 9,0

- 9,1

- 9,5

52,19 63,i5 2 3,49

Qu

49'47 53,91 26,94

mtita media

+ 2,72 + 9,24 - 3,45

+ 1,07

V A R I R T A

407

Aniii.

Temperat.

media in gennajo.

Piezzo

del

frnniento.

Semisomma

degli anni

prec. e seg.

Diffe- renza.

1766 1767 1777

- 2,9

- 3,8

- 1,0

24,17 26,40 25,75

24,12 2 4, 1 5 27,00

+ o,o5

+ 2,25 - 1,25

1779 1789 1795

- 3,0

- 1,2

- 3,2

28,33

25,92 35,89

27,45 27,53 34,06

+ 0,88 - 1,61

+ 1,83

1799 1812 i8i5

- 2,7

- 2,8

- 1,5

38,35

44.74 52,19

45,84 42,13

49,47

- 7'49 + 2,61

+ 2,72

1823 1826

- T,4

- 1.7

24,64 23,49

28,57 26,94

antita media

- 3,93

- 3,45

Qn

- 0,67

La piccolczza delle qnantita medie trovate , delle quali la prima ci da im anmento di prezzo di lire 1,07, T altra una diniinuzione di soli centesimi 67 , mostra , come gia s' era trovato , che il grado del termometro ed il prezzo del grani non serhano fra di loro alcana visi])IIe dipen- denza ^ e qulndi possiamo con bastante fondamento pre- sagire clie il freddo di quest' inverno non avra alcuna no- civa influenza suU' abbondanza del prossimo raccolto.

Estratto del programma di un viaggio alia Nuova Olanda per oggetti di Storia naturale. II dottor Giovanni Lhotslcy si accinge ad un viaggio alia Nuova Olanda per ivi raccogliere oggetti di storia naturale in ogni ramo di essa. I progress! fatti a' di nostri da questa scienza esigono die vengano colla massima sollecitudine raccolti i datl piii important! che ci ofl're il globo per estendere e rettificare le attual! gia vaste cognlzioni che ne abbiamo: e pero un viaggio !n una tal regione delia quale il dottor Lbotsky cerche- ra , ovc gli sia possibile , di perkistrare auche quelle parti

4o8 V A R I E T a'.

clie finora ci runangono ignote , e nno di quelli che me- ritano di essere soinmamente incoraggiti dai dotti , e riu- scir dee caro oltremodo ai naturalist!. Di gia la direzione deir I. R. Gabinetto di Storia Naturale in Vienna, quella del reale Museo di Berlino , e varj dotti di chiarlssimo nome si sono mostrati solleciti di promovere V ideato vlaggio col- r impegnarsi come acquirenti de' vai-j oggetti che verranno scoperti e raccolti: e quindi il nientovato viaggiatore si fa coraggio ad invitare gli altri studiosi o dilettanti della sto- ria naturale , perclie vogliano indirizzarsi a lui per I'acqui- sto di quel prodotti della natura che loro fossero a grado. Con questa niira egli ha prese tutte le piu opportune norine per facilitare e rendere piu sicure le comunicazioni , per soddisfare nel mode piu convenevole alle lodevoli brame di quei naturalist! che profitteranno del suo invito, come si puo scorgere dal programma da lui pubblicato in Vienna colla data del di 8 di ottobre del presente anno 1829.

Dicliiarazione del Dircttori.

Nel passato fascicolo della Biblioteca italiana un nostro coUaboratore pubblic6 un articolo suU' edlzione delle opere di Alessandro Manzoni procurata in Firenze da Nicolo Tommaseo.

II Tommaseo trovandosi ofFeso da quelP articolo che non era firmato da alcuno, stampo una lettera assai risentita, e la diresse a uno dei nostri coUaboratori, chiamandolo per nome e cognome, e attribuendogli 1' articolo di cui si tratta.

Lo scrictore che veane per tal modo assalito non vuole che in questa contesa sia nemmeno proferito il suo nome, che per verita si difende da se medesirao ; ma i Direttori della Biblioteca italiana credono di dover fare la dichiara- zione seguente per tutti coloro cui giungesse alle mani la lettera del Tommaseo,

I." L' articolo, cui sirisponde, non e punto dello scrit- tore cui lo attribuisce la lettera ; egli non vi ebbe la me- noma parte ue diretta ne indiretta, ne lo vide pure se non quando era gia fatto pubblico colla staaipa.

V A R 1 E T A . 409

2." II dctto scrktore noa lia mal puhl)llcata una liaea nella Biblioteca italiaiia, in cui si parlasse del Tonmiaseo o tlcUe sue opere, e non ha mai falto allusione con una sillaha ne al [)riino ne alle secondo.

Ciudiclu ora il pnbblico fra il nostro collaboratore, die brama ristretta a qnesti termini ogni sua risposta , e il Tonmiaseo che non provocato ne ofFeso assali con tanta ira un uonio ch'egli stesso avea cliiatnato imo dei priini scrk- tori del nostro sccolo ; e clie certamente per cuore e per ingegno e una delle piu Ijelle e onorate riputazioni d' Italia .

R. GiKONi, F. Cablini c I. Fumagalli , direttori ed editori.

Fubblicato il di 6 feblnajo 18 jo.

Milano , dalC I. R. SLainpciia.

ISibl. hul. T. LVI.

410

INDICE

delle materie contenute in questo tomo LVI,

PARTE I.

LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.

JL ragedie di Euripide tradotte da F. Bellotti . . pag. 3 Le stesse 3y5

Delia Commedia italiana dopo il Qoldoni. Anicolo z." » 19

Lettera settiina di G. De Hammer sui manoscritti orien-

tali in Italia. Biblioteca dell' Istituto di Bologna. . » 28

Studj e lavori fatti in Egltto intorno la spiegazione del geroglifi da' viaggiatori e principalmente dalla Com- missione franco-toscana souo la direzione del cele- hre Ctiampollion minore ; Mcmoria di G. Acerhi I, R. console generale in Egitto " 187

Opere di A. Manzoni con oggiunte e osservazioni cri-

tiche di N, Tommaseo " 162

Le stesse » 408

PARTE II.

SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.

Sulla prova in genere , per confessione e per dociimenti ,

del D. Prutohevera: Articolo di B. Poll » 36

Teorica dcgli stromenti ottici , di G. Santini " 64

Saggi filosofici di E. Viscond " lyS

Serbatoj urtificiali cf acque piovane pel regolato innaffia- mento delle campagne prive d' acque correnti ; con appendice sui pozzi artesiani 0 sallend: di G. Carena. » it) 6 Acti dell' Accademia Gioenia di scienze naturall di

Catania >/ 3, i ^

r N D I c r.. 41 1

APPENDICE.

PARTE I.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.

Diottrkn pratira , <li G. G. Prechtl ....... . pag. 7 3

Ulisse-Oinero , ossia del vero autore ddt Iliade e del-

V Odissea n jj

BlBLIOOBAFIA . ^ 80

Architettura. Etudes rdatives il I'art des constructions,

recueillies par L. Bruyere <> %i(\

Ciardinaggio. Le jardinier des fenetres , des appar-

teniens et des petits jardins >; 80

PoUprafia. Annali della letteratura »> a i n

JReligione. Collectio selecta SS. Ecclesice Patrwn ,

D. A. B. Caillau ».• 218

PARTE II.

SCIENZE, LETTEUE ED ARTI ITALIANS.

Agraria. Trattato economico-rurale snl governo dei

cavalli , di G. F. CagUesi »» 27 3

Atti dell' Accademia dei GeorgoJtU di Firenze . . . >/ 36S

Stiicistica agraria della Val di Chiana " 36<)

Esercitazioui dell' Accademia agraria di Pesaro . . » 37 2 Guida per istruire gli agricoltori del Litorule sugl' in-

grassi e sui foraggi » ivi

Jstruzioni per un castaldo , di L. Crico »/ 373

Rcpertorio di agricoltura pratica , di R. Ragazzow. •> ivi Archeologia. Atti dell' Accademia roniana di archeo-

logia " 33o

L' Archeografo triestino "333

Arti btllc. Solenne distribuzione dei premj di belle arti in Mihino , c discorso di I. Fwnagalli letto

in tale occasione " 81

U canal grande di Vcneziu , dcscritto da A. Quadn. 1 10 i

412 I N D I C E

Opere dei grandi concorsi , premiate dalV I. R. Ac-

cadtmia dl belle ard in Milano pag. 282

Due parole ai giornalisti intorno al dispodsmo delle opinloni da loro esternnte siilla esposizione di belle

^ard fattasi a Milano nel 1829 » 2^G

Del bello nelle ard, considerazioni di G, Droz . . » 33 j

Compendio di pirtura, di Delecluze '^338

Hoqaenza. Caroli Boucheroni oradones »> 340

Epigrafia. Delle iscrizioni veneziane , di E. Cigogna. » 94 Filosofia. Delia scienza del cuore, di L. Mardrd. » 106 Emilio , ossia del governo della vita , di L. Mardni. » ivi Sulla vicendevole dipendenza del perfezionamento in-

tellettuale e morale, di I. Beretta "357

Della preferenza de'sessi, di M. Delfico v 358

Due ore a Minerva, di T. Betoldi. Osservazioni

all' operetta medesima "359

Fisica e Chiinica. La fisica congiunta alle matema-

tiche , di A. Baumgartner "2 36

Opuscoli chinnco-fisici di B. Bizio "244

Manipolazioni chimiche di Faraday "2 5a

Geogiafia. Rettificazione di non pochi errori ed inesattezze rismardanti Milano nel Precis de la geographie universelle par Malte-Brun , di C.

Rovida " 22a

Esposizione topografica del Viaggio israelitico nel

deserto , di A. Cagnola " 23i

Descrizione del logo di Garda e suoi contorni , di

G. S. Volta " 36o

Jstruzione. Antidote pei giovani studiosi contro le

novitci in opera di lingua italiana , di A. Cesari. » g3 Lezioni morali, Novelle morali e Racconti siorici ,

di G. Taverna " 348

Legislazione. / libri delle leggi di Cicerone vo'ga-

rizzati da B. Winspeare » 3Sj

Matematica, Nuove ricerche suW equilibrio delle

volte , di L. Mascheroni " 243

Medicina. Prime linee e Manuale di polizia medica ;

e Manuale d' Igiene , di L. Martini " 106

Delle acque minerali artefatte e native del regno Lom-

bnrdo , di B. Carminati " 249

De' nuovi chinici alcali e solfati di cinconina e di

chinina , di B. Carminati " ivi

I N D I C E. 413

Dizionarin dei termini ili medicina , chirwgia , vete-

rinaria , farmacia , ecc P'''g- ^53

Bdiliotcca pradca medico-ddrur^ico-anatoinica. . . >t 2 55 Jstituzioni chirurgiclie di G. B. Monteggia , con ag-

iiinnte di G. B. Caimi » ivi

Inslitulionwn medirince practices J. B. Burst rii . . » ivi Ist.ituzioni di medicina pratica di G. B. Borsieri ,

traduzione con note di G. B. rantonetti . ...» 266 Manuale di medicina legale, di L. Martini . ..." 267

Sul vajuolo e sul vaccino , letter e "269

Poesia. Kime del Petrarca , per cura di A. Sicca. » (ja Qualche ora di letiura piacci'ole 0 Fior di novellc ,

di F. Pezzi » 100

Poetce latini veteres ad fldcm optiniarum ediiioraua

expressi "281

Lettera di Sesto Aurclio Properzio sidla traduzione

dellc sue Elegic fatta da A. Peruzzi »; 2 83

Opere di Q. Orazio tradotte in prosa da C. Mas-

succo "285

Versione di cdcune Odi di Orazio fatta da P. Mi-

strorigo >; 288

Inni sacri di A. Manzoni colla traduzione latiaa di

F. Filippi " 390

Rime di NicoJb e Jacopo Tiepoli "291

Opere scelte di F. Rczzano ^ 293

Saggio di poesie di P. Sterbini "294

La laurea medico, epistola di P. M. Faisroni. . . » 293 Pei husti di V. Monti e di Giuditta Pasta , ecc. ,

di P. Marchesi : canzoni di F. Romani » ic^G

I pill bei quadri di scultura e di pittura esposti in

in Brera ncl 1829 , quadri poetici di D. Biorci. » 299 Novella ed epistola da un codice del secolo 14.° . " 3 00 Erisia Lampugnaru , trasiedia di C. Angiolini . . . >' 3oi

Commedie di P. Del Torre " 3oa

L' ottimo commento della Divina Commedia . . . . » 3o5

Lettera suila mitologia e sul ronianiicismo '/ 3o8

Osservazioni sulla poesiO' de' Trovatori " 327

Polvj.rafia. L' Eco , giornale " ico

Prose diverse , di C. Rovida •' loa

Antologia latino, •' 344

Indicatore lombardo , gior nale " 045

Ahnaruicchi " " 346

414 INDICE.

Rdigione. Episto'n pastoralis S. Nersetis . . . . pag. io5 DL tre chiari scrittori , opuscoli tre circa la sacra

eloquenza »> a33

Storia del Cristianesimo , di Berault-Bercastel , . . »» a 3 5 Discorso proemiale per una nuoi>a ediziotie delle opere

di J. B. Bossuet w 35i

11 viaggio anacoretico d' Italia , di F. G. Bkb . , . « 353 Sceha di lettere edificanti scritte dalle missioni stra-

niere « 344

Opere del beato Alfonso Maria de Liguori "355

Meditazioni ed Ulustrazioni divotissiine del principe

A. di Hohenlohe " 356

Meditazioni divotissiine sopra I' amor di Dio , di

D. Stella " ivi

Storia. Lettere di D. Morosini e di F. Cancellieri

intorno ad alcune cifre spettanti all' Accademia

de"" Lincei " 96

Del Costume antico e moderno di tutti i popoi , di

G. Ferrario " 3 09

Topografia , statistica e letteratura di Casalnaggiore ,

di G. Jioinani » 3 1 2

Vita di Federigo Barbarossa , di C. Bartoli .... w 3 1 5 La vita con alcuni scritti del Savonarola, di P.

Burlamacchi " 3 1 6

Meinorie intorno alia vita ed alle opere del cardi-

nale F. Zabarella '/ 3 1 7

Origine delle fortificazioni di Bergamo, di A. Scd-

vioni '/ 3 1 8

Quadro della storia letteraria di Armenia » 33o

Storia naturale. Stirpium Sardoarum elenchus ter-

tius, J. H. Moris " 244

Manuale di storia naturale relativa al regno ani-

male " 374

V ARI ET A.

Astronomia. Rettificazione delle macchine astrono- miche con metodo uidipendcnte dal filo a piombo

e dal livello , di P. Frisiani " 386

Ard e mestieri. Nuovo parnfuoco ad uso delle signore. » 128 BiliUografia. Opere recentemente puhblicate in Italia. i> i34 Edizione conipleta di tutte le opere del cav. A. Scarpa ,

du far si " 3 g 5

INDICE. 4l5

Fisica. Osscrvazioni mcteorologiche di ottohre. . pag, i36

noveitibre . . » 280

diccmbrc . . » 416

Sid notahile grado di freddo ossennto nella prcstnte

stagioiie » 3()8

Geogrnfia. Nuovo specchio geografico-storico-politico. » ivi Meccanica. Osservazioni sulle maccldne puhblicate

da G. Branca nd 1629 " 121

Necrologia. Bertololi Gio. Battista, medico. . . . » 129

SahateUi Francesco, piuore " i3a

Crivelli Antonio I. It. prof es sore di fisica »/ 276

Polemica. Due parole al signor Salvagnoli Mar- chetti intorno alle ingiurie e i^iVanie da esso fatte all' alitor e di iin art icolo dtlla BihUoteca iialiana. » 128 Sloria naiurale. Tipo geognostico del terrcno die sta ill posto tra i due laghi di Orta e di Lugano , del B. De Buch , con note di C. G. Malacarne ,

con tavola in rame colorata » 1 1 3

BisuUamenti geologici delle spedizioni al polo ar-

liro 1) 274.

Viaggio nella nuova Olunda >< 407

I:

Ossetvazioni meteorologiche fatte all' I. R. Osservatorio di Brera.

■BCXn^OV

■fJMJMJLV^

__^__

1

D I C E M B R E

1829.

Mattina.

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Sereno.

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-0,5; E

Nebbioso ser.

28

0,7

+ 0,5

E

Nebbioso.

28

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1

28

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28

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28

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E

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28

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Sereno.

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Nebbia.

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0

Sereno.

27

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27

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Ser. nebb.

\

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