mm ■ -ip^ >*f^*i ^ r** :/^iucsto Gioriiale t. Sy.", pag, 2i«). de' PRINCIPALI TEATRI ANTICIII E MODEUNI. 9 corredato di bellissime tavole dipinte , di colonne e statue di bronzo e di preziosi niarmi tratti da Ateiie , da CoiJnto, da Siracusa, e pcrsino di un acquidotto, merce del quale , fervendo il meriggio , venivano ri- stoiati gli spettatori in c[ualsivoglia lipiano si tro- vassero (i). E qui Tautore passa a riscoutrare la dif- ferenza del teatro de' Romani da quello dei Greci. Pochissima era dessa quanto alia forma. Ma piu vasti erano i teatri roinani, piu spazioso e piu basso il pulpito , diversa la divisioue della sealinata secondo il diverso ordiue degli spettatori , mancavano pero de' vasi sonori , de' quali forniti erano i greci (2). Noi non segniremo 1' autore nelle dotte sue iuda- gini intorno ai niolti e grandiosi teatri che a gara eretti vennero in tutte le citta del romano inipero correndo i primi due secoli , perche sono cose gia per altri libri notissime. Ne ci faremo ardimentosi d' alzarc quel velo, con cui ha egli saggiamente co- perte le nefandita che col decadere del romano im- pero deturparono il teatro, e per le quali tanto e si giustamente fu dai padri della Chiesa declamato con- tro de teatri. Poche notizie abbiamo del teatro dal quinto sine al decimoquarto secolo. Non si Ifgge die alcuuo in si lungo spazio di anni stato siane eretto di nuovo. Che anzi i gia sussistenti e tra questi ben anche i piu grandiosi e i piu solidi abbandonati furono alle ingiurie del tempo. Sembra tuttavolta che anco in que' secoli in cui tutte venivano meno le oneste e belle discipline , non totalmente cessasse quella (i) Intorno a quest' argomento leggnsi anche lo Schlegel, Cor so di letter atur a drammatica , traduzione con note di G. Gherardlni t. I, pag. 83 e seg. Milano, 1817, pel Giusti. (a) Grediamo inutile 1' avvertire che gli spettacoli sce- nicl presso gli antichi davansi sempie di giorno , e che quindi ad ovvlare la pioggia ed il dardeggiar del sole so- levansi sovente coprire i teatri col velario, ossia con velo o tcnda. lO STORI.V E DEJCRIZIONE prepotente toiulenza alle miiiiiche e spettacolose rap- presentazioni. Peiciocclic ncl sccolo sesto gia vede- vansi le chiese lalvolta trasformate in una specie di teatro , ove in alcune solenuita fia danze e oanti in uno coUe cristiane cerimonie esprinievansi le lavole delle deita de' gentili. E tale abuso continue lino al principiaie del secolo decimoterzo , alloiquando il ponteHce Innorenzo III vieto il mascherarsi nelle chiese; abboniinevole liccnza, cni abbandonato erasi ben anche il clero. Ma da qucir epoca akie non mcno sconce bizzarrie sotto 1 aspetto di coniiclie scene in- trodotte fuiono ne' luoghi sacri. Tali fra le altre erano la Asinaria che nel giorno del santo Natale davasi nella cattedi-ale di Roano , e la festa de' Pazzi che in molte chiese e 2;reche e latine celcbravasi dal Natale all* Epifania ; feste che all' indecenza accop- piavano sovente le turpitudini do' Saturnali. A sillatti spettacoli ag2;iugnersi vogliono le sacre rappresenta- zioni de' misterj della passione di Gristo , Ic quali ebbero gran voga , specialmente dope la nieta del secolo decimoterzo, e ad alcune delle quali aervi in Roma di teatro il Coliseo. A queste apparteneva pure la processione delP Intierro , ossia del niortorio di Cristo nel venerdi santo , che nella citta nostra an- cora ebbe luojio sino ao;li ultinii anni del secolo scorso, e che viene tuttavia in piu paesi celebrata. Col risorgere del dramma regolare, dopo la metS del secolo decimoqninto, ritorna pure la menzione de' teatri. E lorse pel primo ci si presenta il teatro di Mantova, su cui tra il 1472 ed il 1488 rappre- sentato venne 1 Orfco del Poliziano con variate scene campestri e con fontane, moiiti e foreste per Bac- canti, e con Tiufernoela reggia di Plutone. I prin- cipi d' Italia si fecero ben tosto ad imitare I'esempio de' Gonzaga , si che quasi tutte le citta della penisola ebbero il lor teatro ; e n ebbero persino i bor- ghi , celebre essendo cpiello di Sabbioneta nel ter- ffitorio Mantovano, Ma qui ancora non ci faremo a •eguir r autore nelle dotte sue indagini , giacche DE FRINCIPALI TEATKI ANTICHI E MODERNI. I I non ha egU potiito far a nieno di rifei'ire le cose che 2;ia trovansi in altre notissime opere, e special- mente nelle storie del Tiraboschi e del Signorelli , e giacche noi ancora fatto gia abbiamo delle me- desime un cenno nel nostro articolo sulle decora- zioni sceniclie inserito nel fascicolo delTaprile 1829. Due notizie voglionsi nondimeno qui ricordare dal- I'autore oppoitunaniente accennate. La prima che a que' tempi i teatri non erano tuttavia coperti; per- ciocche leggiamo che nel 1499 rappresentandosi nel teatro di Ferrara per ordine del duca Ercoie da Este una commedia di Terenzio venne interrotto lo spet- tacolo, perche la pioggia bagnava gli astanti. L'altra, essersi dagV Italiani insieme colla drammatica poesia probabilmente partate alle genti d'okramonte le pi-ime idee del teatro formale. Imperocche a Lione nel 1548 venne da una compagnia di Fiorentini rappresentata alia presenza del re Enrico II e della regina Cate- rina Medici la Calandra del Bibiena. Nella Baviera trovavasi sino dal 1569 introdotta la Commedia ita- liana cosi detta a soggetto, ed a Parigi sino dal 1077 la compagnia de Gelosi dato avea principio con gran- dissimo applauso alle sue recite della commedia ita- liana nel palazzo stesso di Borbone. Sembra percio che a quest' epoca appartenga 1' ori2;ine de2;li attori da niestiere, e delle cosi dette conipagnie ambuland , le quali vivere dovendo alle spalle de curiosi resero venale 1 intervento alle sceniche rappresentazioni. Ampia messe presentasi all' autore nel secolo XVII, e messe piu ampia ancora nel XVIII. E gia solidi e niaestosi sorgono i teatri , non piu di legno , ma di muri o di marmi costrutti. E pei primi ci si offrono i teatri di Parma, di S. Gio. Grisostomo in Venezia, e quello di Fano ed il teatro di Fordinone in Pkoma. Ma troppo noi dalPintento nostro ci allontaneremmo, se tutti annoverar volessimo i teatri de' quali parla I'autore in que" due secoli intertenendosi. Che non de' soli teatri d' Italia ei ragiona , ma di quegli ancora di Francia , di Spagua , di Germania e d' ogni altro 12 STOniA. F. DESCRTZIONE paesc , accennandone gli architetti, Ic eporhe, le vi- cende e Ic indagiiii sue accompagnando con critiche osservazioni. Di tutte le quali cose non ci sai'cbbe possiliilc il dare un sunto, cssend' elle gia di troppo concise, e quindi gla elle niedesinie cjuasi un sunto dellc operc onde Inrono dalTautore cstratte. A c^ucsta lunga ed importante Intro duzion e , che forma la prima parte dclT opera , segue il Saggio siiir arcldtcttura tcatraie del sig. Patte. Questo saggio puo considerarsi come la parte seconda. Noi non fa- remo che qui riportarc V analisi die il cli. sig. ar- chitetto e pittore scenico Paolo Landriani ne fece nella premcssavi prefazione. Egli dopo d' aver detto che quest' opera e una dclle poche, a sno avviso, che soddisfaccia appiciio alio scopo, cioe al niodo di ben ordinare una sala da teatro, cosi continua: « II signor Patte incomincia dal ricercare qual sia la lignra piu favorevcle per un teatro moderno , cj[uale la maniera in cui agisca il suono , particolarmente quello della voce , e quali siano le cause capaci d' alterarla o di accrescerne 1' elTetto ; quindi tratta delle cagioni die mettono ostacolo alia vista, e dci niezzi di favorirla in una sala teatrale ; di poi parlando della forma dice, che felisse sola fra tutte le altre curve e cpiella che riunisce tiitti i vantaggi che se ne possono de- siderare. Passa da poi all' esame dei principali teatri, incominciando dagli antichi , si greci che romani , poi di quelli che furono fatti a somiglianza degli antichi , come cpiello eli Vicenza ed il Farnese di Parma , indi di tutti i migliori moderni , come sono quelli di Napoli , di Torino , di Milano , di Roma ( cpiello chiamato d Ar2;entina ) , di Bologna , di Man- heim , di Berlino , delf antico teatro dell' Opera di Parigi , e per ultimo di quello di Bordo. Dopo cio passa a far 1' analisi delle principali opere che sono state pubblicate sulla maniera di ben ordinare un teatro moderno, contrapponendo le sue ragioni dove trova opposizioni a snoi principj , e scegliendo quanto in esse di meglio si e detto per corroborare le sue DE rRINCIPALI TEA.TRI ANTICIII E JVIODEUNI. I 3 ragioiii medesime. Cio tictto , viene all' applicazione particolare della figura elittica ad una sala teatrale , siccome forma la piu vautaggiosa ad un tal genere di costruzione ; da poi ragiona della disposizioae dei palchi , della platea , dcir orchestra , della soffitta o volta di legno, del pioscenio , del palco scenico, della maiiiei'a d' illuniinare le decorazioni , ed in fine degli accessor] ed accompagnameuti tutti della sala , ossia di tutto il fabbricato che coniprende il tcatro , e ter- mina eolla descrizione delle apposite figure , analoghe alia forma da esso voluta ed a' suoi principj per un nuovo teatro , sempre ritenendo che la tigura elittica sia ( come gia disse ) la piu favorcvole ad ottenere tutto cio che si desidera da un tale stabilimento. » II Saggio e corredato di una tavola rappresentante la pianta di un teatro secondo i principj deir ottica e deir acustica, e di varie altre tavole , nelle quali veggonsi delineati i piu cospicui teatri de' due pas- sati secoli. Al Saggio succedono le osservazioni del sig. ar- chitetto Landrjani. Questi imprende primicramente a riempiere una lacuna dal sig. Patte lasciata nel sue esame de' principali teatri moderni. Imperocche egli parla bensi del nostro vecchio teatro che nel 1776 fu preda delle iiamme, ed a ragione fassi a censu- rarne la stravagante forma , ma non aggiugne pure un cenno del teatro della Scala che a' tempi di lui gia sussisteva , essendo stato dalle fondamenta eretto nel 1776 ed aperto nel 1778. A tale difetto suppli egregiamente il sig. Landriani col presentare la pian- ta , la descrizione e le niisure di questo teatro nella guisa medesima che il sig. Patte fatto avea degli altri. E ne risulta essere desso non solo il piu vasto de' moderni teatri , ma uuo eziandio de' piu sonori ad onta de' palchetti , delle cortine , degli addobbi , de' rilievi e di tante altre cose che dalT autor fran- ccse state sarebbero certamente notate. Tale singolar pregio della sonorita in tanta ampi^zza viene dall'ar- chiictto nostio attribuita alia volta , che dalf insigne 1 4 5T0RI.\ E DESCRIZIONE Piermarini fii e per la materia e per la forma co- strutta in motlo clie trasmettere e ribattere potesse i suoni e T articolazione stessa della voce in qual- 6ivo2;lia punto dclla vastissima platea. La volta per- tanto del nostro teatro alia Scala ( ed ora cosi tro- vasi pur rostrutta quclla del teatro alia Canobbiana) c periettainetUe lisria , di non molta cendnatura , e latta con le2;ivo intonacato. Perciocche la piana su- perlioie delta volta basta da so sola a ribattere e spandere all' istante la voce. Essa nel teatro tien quasi di luo2;o della tavola armonica ne' cembali, e quindi da essa sola tutta dipende la maggiore o minore so- norita del teatro. Siano pure adorni a bassorilievo i parapetti de varj ordini ; siano di tende e di tap- pezzerie corredati i palchi ; il proscenio sia pure con tutta r architettonica ponipa costrutto : tutto cio non apporta danuo alcuno alia sonoriia del teatro , purclie la sua volta non sia di mattoni, ma di le- gno , leggiera , ben lisciata , scevra da rilievi ed inter- rompimcnti, non molto concava, ma costrutta quasi alia fo2;2;ia di una soUitta, nella stessa guisa che nes- sun danno recano alia sonorita di un cembalo gli ornamenti sia di metallo , sia di legno , purche la tavola armonica si conservi liscia e da cpialsivoglia rilievo od intaglio sgombera. Indarno pcrcio contro di tali ornamenti e contro de' palchetti declamarono il si":- Patte , c 1' aristarco dcH' arti belle il Milizia : inutili sono pure intorno a cio i lamenti de can- tori ; inutili le dicerie di alcuni altri silFatti uomini troppo della veneianda antichita anianti. Dalla forma e dalla costruzione della volta imicamente e tutta dipende la sonorita del teatro. II sig. Landiiani non va pur d'accordo col Saggio, quanto alia ligura cllttica che il sig. Patte crede es- sere la piu convenevole per V interno de' teatri. Egli e cV avviso che darsi del)ba la preferenza a quella forma o Hgura die dicesi a ferro di cavallo , c. che venne ne' moderni teatri generalmente adot- tata. Imperocche la forma elittica presentare non puo De' PRINCIPALI TEATRI ANTICHl E MOBERNI. 1 5 che quasi un circolo schiacciato di non bella forma ; la dove dall altra ligura ci si presenta un perfetto semicercliio coi lati rhe prolungati a curva vanno poi dolceniente restrigncndosi : per tal inodo cssa contiene una gran parte del circolo o della forma < ircolare. rhe tra le curve e la piu perfetta e la pin bella ; giova meglio alia visuale degli spettatori e ad un tempo si accosta alia maestosa forma dei teatri antichi. Degnissime ci sembrano pure d' attenzione le altre note del sig. Landriani , perche ripiene di pratici utilissimi insegnamenti , e ben volcntieri noi qui le riferiremmo tutte, se dai limiti di quest' articolo ci fosse permesso. Un solo ccnno faremo di cio ch' egli dice Sa la maniera d illuminare le rappresentazioiii , argomento importantissimo. II sig. Landriani adunque fra i varj metodi a tal uopo introdotti da la prefe- renza si per 1' effetto che per 1' economia a quello cosi detto a HverberL Parlando poi delle grandi Zm- miere a cristalli , colle quali vengono a' di nostri illuminate le platee di pressoche tutti i teatri , e giovandosi dei principj dell" ottica osserva ch' elle realmente scemano non poco Tillusione delle scene. E cio succede non gia perche il soverchio lume sia alle scene nocivo , ma perche il chiarore vibrato da un corpo si brillante frappone i subi raggi fra gli ocelli de' riguardanti e lo spettacolo che vien lore presentato dalla scena , cd abbagliandoli impedisce che veder possano distintaraente gli oggetti al di Ik de' raggi stessi. La lumiera inoltre essendo composta tutta di brillantissimi cristalli , in mille aspetti lavo- rati , ea in gran parte ciondolanti , viene ella mede- sima a ricevere per riflesso nel trasparente e luci- dissimo sue materiale i varj colori di tutto il teatro , che poscia sovr' esso riflette e spande in uno co' suoi raggi facendo biancheggiare il colorito de' varj og- getti e delle dipinture , e quindi snervando per cosi dire la vivacita delle tinte. Che non altrimenti della luce di si fatta lumiera avviene che dei raggi del fole, i quali per avventura penetrino da qualche l6 STOniA E DESCRIZIONE pertugio in im luogo oscuro. Essi frangonsi ia tante strisce velate , le quali anzi clie chiariie all' occliio nostio le cose su cui pcrcuotono , confuse le rendono al segno die non piu ci e dato di ben distinguere ne la forma, ne il colore di esse. E cio addiviene per cagione dclla polvere, la quale da quelle mede- sinie strisce illuniinata , e quasi ingrandita , frappo- nendosi tra T occliio nostro e gli oggetti, ne toglie di potere ben distinguere le cose in ragione della minore o maggiore sua densita od agitazione. Ora in nessun luogo la polvere trovasi in tanta e si con- tinua agitazione , quanto in un teatro. Quivi percio illuminata dai raggi della lumiera forma quasi un velo piu o meno denso sotto di cui viene a smarrirsi in gran parte il vero colorito degli addobbi , delle dipinture e di qualsivoglia akro ornamento. Laonde lo sguardo e tutto dalla lumiera attratto-, in essa tutto concentrasi lo splendore : la decorazione della vasta platea e quella ancora del palco scenico ( e siano pur desse magnifiche , bellissime ) divengono un frcddo , uno smunto , un meschino apparato. II sig. Landriani per provvedere a siffatti incon- venienti , ben alieno dal voler togliere f illumina- zione alia platea (cio che troppo all odicrna costu- nianza opporrebbesi ) quando altrinienti supplire non vi si possa che con una grande lumiera, vorrebbe che questa fosse nel seguente modo costruita: Sia la lu- miera composta d' una materia ne lucida , ne traspa- rente, quale per esempio sarebbe 1' ai-gento lavorato in bianco. II fondo di essa non abbia la forma d' un canestro traforato , come c[uello del teatro no^ro alia Canobbiaiia, ma tutto opaco appaja ed adorno non di cose leo;o;ermente cesellate, ma di forte e risentito rilievo , atto a ricevere il chiaroscuro d' un effetto piccante quali sarebbero aquile , ippogrili o slingi aggruppate intorno alia tazza della stessa lumiera quasi in attitudine di sostenerla. La lumiera poi non sia sOspesa che da una sola catena al suo centx'o attaccata. Perciocche le varie catena postc intoruo dk' PRINCIPALI TEATRI ANTICHI E MODERNI. I 7 alia lumiera come nelle lampane comuni riflettono 611 la volta la propria ombra , macchiaiidone quasi le dipinturc , ed a queste ia certo qiial modo contrad- diccndo ; cio clie di fatto accader vedianio nell' an- zidetto teatro , ove le otto cateue della lumiera span- dono altrettante strisce o dissonanti ombre sal di- pinto. I lumi siano pure quanti ne abbisognano , ne abbiasi cura dell' ordine o della disposizion lore , pur- che le fiamme non oltrepassino la circouferenza della lumiera stessa. Per quest" artitlcio il foado opaco della lumiera riflettera e maggiorc e piu inteuso il lume sovra la volta , e questa per uaturale e quasi vicea- devole ripercussioue lo spaadera per tatta la platca, ed aache sal palco sceaico ; aiassime poi se 1 iatcr- no della tazza sara fatto a liverberi^ e se aelle tiate della volta doaiiaera il bianco , dal quale suolsi hi luce fortemeate ribattere. Che pero del biaaco do- vrebbesi specialaieate far uso ael dipigaere le volte de' teatri •, e qaiadi vorreaiaio clie a qaest avviso poaessero aieate i dipiatori , abbaadoaaado i'oro agli oraaaieati di rilievo, e rarameate usaadnae salle su- perficie o ae' foadi , ove di aotte il colore di quel metallo , comeche bea illaaiiaato ae sia \ aaibieate , noa preseata clie una tiata pallida, gialliccia la quale noa produce alctia buoa elletto , ae da rilievo alle cose da esso figurate. Troppo iaiportaate ci seaibrava quest' argomeato perclie dovessimo passar oltre seaza farae ua bastc- vole ceiiao; e taato piu quaato che sta ora da au celebre aostro eoacittadiao dipigaeadosi la volta del graa teatro della Scala , e si faaao ad ua teaipo gli opportuai studj per illumiaarlo col aiiaor detriaieato possibile delle scene e della dipiatura. A quest' iai- portaatissiaia iiota I'aatore, quasi a maggior coaipi- meato dell' opera di Patte , aggiuase la descrizioae e le fiirure dei teatri d' Imola , di Faao , di S. Ce- nedetto e della Feaice ia Veaezia , del teatro di S. Carlo in Napoli, del auovo di Parma, e del tea- tro Carlo Felice in Geneva. Bibl. Ital T. LIX. a J 8 ISTOUIA E DESCUIZIONE La (jiiarta cd ultima jiarte non e die uu' appendico all opera stossa. L' ai-ticolo Sidle dccorazioul sccnlche inserito in ipicsto gioniale ncl gia citato fiiscicolo dclTaprile 1829 ne I'orina il principalc so2;2,eLto. Noi jvi con argouieiiti e dai fiitti e dalT analogia dc- dotti airerniainnio non essere stati gli anticlii della prospettiva proprian)entc dctta si ignari come alcuni de' nioderni scrittori pretesero dimostrare ; non scni- brarci peio che la loro pittura scenica atta fosse a produrre tutta quella illusione , che suole dalla nostra prodursi ; essere linalmcnte la pittura scenica a' di liostri pervenuta a quel puuto, oUre il (|uale peri-* glioso ed arduo impreudimeuto sarebbe lo spingcrla. Ora il sig. Landriani accorda a2;li anticlii J)ensi la cognizione della prospettiva uatiiralc, di (piclla cioe che impariamo copiando dal vcro un oggetto e trac- ciandone i seg^ni come dalla natura stessa ci venjrono judicati; ma non credo di poter loro si di leggieri concedere la pratica della prospettiva artificiale ^ cioe di ([uella che ha per base la geometria, die suppone le piu esteec cognizioni dellottica, c che non si ap- paga di rappresentare le sole ligure degli uoniini o dei bruti , od il solo fondo, o 1' aspetto solo lineare di un luogo , lua tutto ci espone 1' interno di un tenipio, d'una sala, I'aspetto tutto d' un paese, (Fun lajro ecc. con mille osisretti in iscorcio , con mille intersecazioni di punti. Ma siccome egli non fa uso die appunto di que' niedcsimi argoinenti die gia fu- rono da noi ribattuti ; cosi ci appagherenio th non fargli tpii die alcune iiK'hicste. E primieramente sc 2;li anticlii cbbero piu scrittori di prospettiva , cio die dallo stesso sig. Landriani di buona voglia con- cedesi; se tante maraviglie operarono nelle arti so-- relle non solo , ma nelle altre bell' arti ancora ; se Ua loro abbiamo anzi ricevuto i primi e i piu pe-r renni rudinienti delle scienze mateniaticlie : come mat supporre potremo che fossero poi eglino si inesperti 5fieir esercizio della [irospettiva , senza della quale tVcdde , esaugiji , iuaiumate divcngono le graudi De' PRINGIPALI TEATRI ANTICIII B MODERXI. 1 9 composizioni delP ard sorelle ? — Ma le pitture da essi tramandateci sono meschinissime cose, quanto alia prospettiva ? — Lo siauo pure : nondimeno chi mai vorra si di leg^ieri credere clie siano desse le loro opere migliori ? Imperocclie le niigliori , ossia le opere de' grandi erano d' ornamento uon gia alle case (Ic' cittadini , ma ai templi degli Dei , ai teatri cd agli altri pubblici e piu graiidiosi edifizj. Nessuu autentico framinento ci venne dai Greci tramandato della musica loro; e nondimeno noti ci sono i pro- digj ch' eglino con quest' arte operarono. E noi sulla testimonianza degli antichi scrittori e per quell' ana- logia die scorgesi tra Y arti belle e la poesia , nella quale i Greci furono sommi, daremmo a questi se non la preminenza , almeno un altissimo grado nella scultura , quand' anclie pervenuti non ci fossero i celeberrimi simulacri dell' Apollo , della Venere , del Laocoonte e gli altri miracoli dell' arte ; e quand' an- clie del loro scarpello non avessimo die alcune di quelle mediocri opere di scultura ( giacche non e tutto oro purissimo cio die dagli antichi ci fu tra- mandato ) die tuttavia incontraiisi ne' musei. Tanto possono gli argomenti tratti dalF analogia e dal mo- rale consentimento ! Degno di attenzione e il confronto die dal signor Landriani vien latto tra gli antichi teatri ed i mo- derni , e tra 1' odierno teatro francese e l' italiano. E quanto ai primi, istituirsi non potrebbe un con- venevole paragone ; troppo diverse esscndo le co- stumanze dei tempi e totalniente diverso lo scope. Gli e forza bensi concedere die piu vasti , piu mae- stosi, piu solidi erano i teatri antichi: ma di quelli sono e pill comodi c piu eleganti e piu all'iiopo no- stro conseritanei i moderni. Questi non lianno quella profusione di colonuc , di statue, di marmi, di bronzi; ma in vece ci presentano un maggiore , un piu maraviglioso , e diremo quasi un magico immenso apparato sul palco scenico. Ne pero, siccome Tau- t.ore opportunamente osserva , sarcJjbe cosa dillicile aO STORIA E DESCRIZIONE 1 introtlurre anche nell' interno de' nioderni teatri tutto il tasto , la magnificenza tutta degli antichi ; se cio lion avcsse a ridondare a danno delia capacita e a dctrimento delle visuali , delle voci e dclla sonorita. Lasoisi adunquc agli antichi cio che a' costumi e ai tempi lore era piu convenevole : e da noi godansi intanto i teatri nello state in cui sono , cioc alle usanze ed alle comodita nostra mirabilniente adatti. Quanto poi al tcatro francese , il sig. Landriani os- serva die se desso dalF una parte e al nostro infe- riore in cio die concerne i comodi e Y interna co- struzione , ha dall' altra il vantaggio d' un piu facile e piu adatto movimento delle scene. II teatro fran- cese poi avexido la platea ed il palco scenico non al pian terreno , ma in alto , o come direbbesi al piano superiore , ha il sottopalco scenico al livello dclla strada , e cpiindi c questo piu ventilato , piu chiaro, piu alto, meno insalubre dell' italiano , ed anche piu comodo a ricevere e contenere le mac- chine , gli attrezzi e le scene stesse senza verun pericolo di guasto od iufracidamento. Ma per questa luedcsima ragione del palco scenico e dclla platea nel piano superiore il tcatro francese va ad un gra- vissimo inconveniente soggetto. Perciocche al nascere d' un incendio o di qualsivoglia altra calamita non offre ne un bastevole, ne un facile sfogo agli affol- lati spettatori , i quali costretti sono a precipitarsi per la scala con pericolo della vita. Neir ultimo articolo, col c|uale chiudesi T opera , il sig. Landriani ritorna sulf argomento della pro- spettiva. E concedendo agli odierni pittori quella correzione e squisitezza di stile tutta de' tempi nostri propria , da nella pratica di essa u.n'' assoluta premi- nenza a' cosi detti Barocchi o Barocchlsti de" due pas- sati secoli , e viene decantando le maraviglie da essi operate con prospettive di sotto in su clie raddop- piano r altezza del luogo , con volte rapprescntate sovra piani perfettnmente orizzontali , con linte cu-. pole clisegnate sopra volte reali in modo d'ingamiave t»E rRlNGIPALl TEATni ANTIGHI E MODERNI. 2l r occhio de' riguardanti ; c fassi a citare in testimo-* tiianza della sua osscrvazione alcime chicse di Bre- scia dipinte da" famosi Gambara , e V abslde della chiesa dello spedale di Siena dipinta dal cav. Conca. Ma chi mai vorra diibitare che se a' valenti nostri dipintori di prospettiva si offerisse favorevole occa- sione di rappresentare e cupola e grandiosi edificj di sotto in su , non potrebbero in cio ugualmente riu- scire come que' Barocchisti , ed anzi con uno stile piu corretto , piti ragionevole , piu sublime ? Cono- sciuti una volta i phncipj dell' arte , non fa d' uopo che della pratica , delle commissioni e direm anco deir ardimento per progredire in essa ed operare prodigi e magie. Ci professiamo bensi coll' autore perfettamente concordi la dove egli lagnasi che nellel odierne decorazioni troppo abuso si f'accia de' ricciii e sfiirzosi panni , e de' candelabri profusi d' oro , e che era rappresentare non sappiasi una piazza, se non fuori o al di la d' un grand' arco , ed un giar- dino, se non a traverse di una volta fronzuta, o di un gruppo d' alberi diramanti le loro frondi alia fog-^ gia di una soflitta , ecc. Le quali cose parcamente usate denotano maestria e gran diletto recano alio spettatore ; ma se troppo siano ripetute , diventano monotone , e danno a sospettare che senza il loro sussidio non saprebbe forse il pittore condurre al- trimenti la scena. Forse ci siamo gia di troppo in quest' articolo in- tertenuti , e nondimeno molte altre cose ci rimar- rebbero a dire. Imperocche quest' argomento deU'ar- chitettura e delle decorazioni de' teatri non fu forse giammai si maestrevolmente trattato , quanto dal sig. Landriani. Ne alcuno poteva meglio di lui par- larne, accoppiando egli alle piu profonde cognizioni della teoria 1' esperieiiza ancora , da che per tanti e tanti anni opero valorosamente , dipignendo le scene del R. Teatro alia Scala, ed alia patria nostra doaando valorosi allievi* 22 ArtLcolo comimicato. jlSq'i piccioli pacsi anclie Ic pioclole cose tlestano rpialclie volta una grande aspettazlone; e noi ci al- legriamo e facciaino festa per oggetti dei qiiali nelle grandi ciua ne nna parola pur si farebbe. Fu , per csenipio, fra noi quasi una pubblica gioja ne' di pas- sati il ritorno del giovine signor Polipisto , il quale dopo sei anni di assenza si e iinalniente ripatriato. II signor Polipisto fu educato nel collegio di questo nostro villaggio , e s' acquisto 1' amore e la stima de' suoi maestri che amavano e stimavano in lui il suo buon ingegno , la nioltissima diligenza e \ in- dole virtuosa e gentile. Compiuto il eorso di quegll studj che ncl collegio si fanno , e trovatosi per la niorte del padre al possesso di una ricca sostanza , abi)andon6 il paese per farsi dottorare all" Univcrsita; ma poi , qual die ne fosse il motivo , si distolse du quel pensiero ; viaggio per sei anni in molte parti d Europa ; e quando noi avevamo quasi perduta ogni spei'anza di rivederlo niai piu in questi poveri campi , cgli allora appunto ci fece sapere che sarebbc arri- vato fra breve. Nel di prefisso al ritorno moltissimi del villaggio gli furono incontro gran tratto di via ; c se il batter le palme e il gridare son testimoni cre- dibili dcir interna allegrezza ; il signor Polipisto puo darsi vanto d' avere col suo ritomio rallegrato tutto il paese. Alia sera poi concorsero a visitarlo il me- dico , il parroco , lo speziale e alcuui contadini , ai quali il padre del signor Polipisto portava grandis- sinio aniorc conoscendoli onesti e diligenti coltivatori. Arfdavano in volta di tempo in tempo alcune coppe con numerose tazze di vino maturato nell assenza del giovin padrone ; e i geniali discorsi cominciavano a risolversi in roniorosa allegria, quando si udi gri- dare nella stanza vicina • Tandem aliqnando , tandem Articolo oomunigato. aS aUquando ! c tutti levanflosi in seg;no di stima e cli gloja esclaniarouo : Don Fabiizio ! Don Fal:)iizio! E tlon Fabiizio un ottinio sacerclote di scssant'anni air incirca , maestro di rettorica nel nostro coUegio , e aniantissimo del signor Polipisto che gli e stato scolaro. Saputone 1 arrive , si affretto di venire col rettor del collcgio a dargli , come noi siamo so- liti dire , il ben arrivato : e per grande benevo- lenza , preoccupando quasi il piaccr del saluto , in- tuono prima di tarsi vedere il tandem aUcpiando a cui tutti , come ho jria detto , lo riconobbero c si leva- rono per fcsteggiarlo. II buon nonio entrato nclla sala fu subito colle l:)raccia apcrte al signor Polipisto; ^c lo strinse al petto ; e chiamavalo dlmidiwn aniinoe iiiccc , e lao^riniava di gioja. II signor Polipisto da sua parte rispose a cptegli abbraccianienti con molta ellusione di parole , poi si rimise a sedcre , avcndo prima invitato don Fabrizio , il Rettore e gli altri tutti a fare lo stesso. Don Fabrizio voltosi verso di me , Eccolo ( disse ) finalmente , eccolo il nostro buon Polipisto qui mores hominnm multornm lidlt et urbes ,- e il signor Polipisto sorrise. — Grandi cose (soggiunse poscia voltandosi a lui), grandi cose che avrete e vedute e imparate in questi anni ! — Si certo (rispose), il viaggiare e un ottima scuola; c i dispendj e i disagi ne sono ricompensati ad usura si dalla istrnzione , si dal diletto. — E nondimcno vince ogni diletto il rivedere la patria : dulcis amor patrice ! non e vero? — Vei'issimo (rispose il signor Polipisto ) , verissimo. — Anzi ( soggiunse don Fa- brizio ) molti uomini grandi non via2;giarono se non per amore della patria ; e pero fu detto : Qids pa- triam solcrte magis ddcxit Ulissc? — Un bicchiero ( disse il signor Polipisto ) , un bicchiero del nostro buon vino , mio don Fabrizio. — l\Ia chi avrcbbe mai detto quando eravate con noi ( prosegui don Fabrizio col bicchiero in mano), che avreste viag-- giata tutta quanta P Italia e la Francia , e visitati i Germani e persino qu(M peidtus toto divisos nrhd 24 ARTICOLO COMUNICATO. Britannos? — lo avea gia notato die gli cmisticlij (li (Ion Fabrizio non piacevano piu clic tanto al signor Polipisto ; ma quest' ultima citazione fu come il se- gnale di una contesa ch' io non mi sarei aspettata. Perocche il signor Polipisto crollando il capo con grando impazicnza e volgendosi a me : Mi accorgo ( disse ) pui' troppo ! di esser venuto di nuovo in Italia , e in un piccol villaggio : ed e veramente una compassione questo scntirsi tempcstare gli orecchi da cosi fatte citazioni. Don Fabrizio a queste pa- role non mostro punto di sdegno , perche nessuno lo ha veduto sdegnarsi gianimai ; ma sorridendo gli disse : Per questo , mio buon Polipisto , non vi rin- cresca di esser tornato in Italia e fra noi ; perche fuori di questo crocchio vi sono mallevadore io stesso che non sarete nojato gi'an fatto da citazioni latine. Io pure da qualche tempo , accomodandomi al nuovo gusto , me ne soglio astenere : ma quando abbandono la lingua alia piena del cuore , quando una qualche occasione mi fa rivivere , se cosi posso dire , agli anni passati , mi corrono sulle labbra queste remi- niscenze de' lunglii miei stud) , allc quali non saprei chiudere il varco. Ne parlando con voi, che avete con tanto amore studiato nei classici , io poteva cre- dere necessario di sbandirc dai nostri discorsi Orazio e Virgilio , dai quali non veggo con quanto proiitto si allontani la nuova generazione. — E questo ap- punto ( replico il signor Polipisto ) si conosce assai bene viaggiando : ma la luce delle nuove dottrine non puo diffondersi con quella rapidita che pur sa- rebbe desiderata dagli amici del vero : e la sapienza la trova clii ne va in traccia , non chi si ferma in qualche angolo della terra aspettando che venga essa mcdesima a lui. — Voi duncpie ( disse il buon pro- fessore ) stimate che noi siamo ciechi in mezzo alia luce del mondo; e credete che , mentre facciamo pro- fessione d' ammaestrare altrui, non procacciamo d am- maestrare noi stcssi, approlittando per quanto possia- nu) della sapienza de' nostri coutemporanci ? — Non ARTICOLO COMUNICVTO. 25 voglio (replico il signer Polipisto), non voglio darvi siffatta acnisa, la quale appartjene a mold pur troppo; ma fpiesti non sono tempi per altro da citare emi- sticlij ! II mondo , mio don Fabrizio , in questi pochi anni ha fluto un prodigioso viaggio , del quale mold non mostrano d'essersi punto avvedud. II gran poema dell'universo gia si viene accostando alio scioglimento. Non le montagne , non i mari si vanteranno barriere air umano pensiero ; ne sotto la mendace dottrina del clima potra pru chi che sia mantenere la divi- sione e la guerra nel mondo. Uno spirito si e dilluso per tutta quanta la terra , e solleva T umana fanii2;lia a concetti piii degni di quanti le furono conscntiti finora. II vero poeta ha una missione da compiere •, e non la compie se non coopera al grande rinnova- mento del mondo che finalmente e maturo. Gli an- tichi furono miseri di mente e di cuore : si chiama- vano con vanita miseranda Greci oRomani; noi pro- fessiamo in vece una fratellanza europea ; miita di desiderj , di sentimenti, di gusto, di bisogni. II vero e uno; e il bello non e e non puo essere altra cosa che il vero: e nondimeno sostengono ancora i pe- danti che il gusto o il sentimento del hello debb' esser diverso nei diversi paesi. Quando Tidentita del vero col bello sara ben conosciuta, ogni varieta nella let- teratura dovra necessariamente svanire : i pedanti arrossiranno delle misere loro dottririe; e coloro che deir altrui ignoranza fanno proprio prolitto andranno a nascondersi nelle tenebre , unico asilo degno di loro. Alcuni in Italia hanno una dottrina che si po- trebbe dir fraramentaria , ma pochi si privilegiano di avere abbracciato il Tutto del nuovo incivilimento. L' unita d' intenzioni e di concetti portera seco Y unita delle forme. La poesia sara tolta Hnalmente alf ab- biezione delf ideale e soUevata alia realtd , che i nostri vecchi dicevan prosastica perche fecero delle lettere un giuoco , e spesso anche una solenne impo- stura. E una miseria studiare i Greci e i Latini , e irascurare lo studio dell' uomo. II classicismo delle 26 ARTICOLO COMDNIC VTO. scuole c una incrzia impor;ni di idee secondo V iniportanza delle idee stesse. Ne mi ricorda aver letto mai verun li- bro, in cui fosse insegnato come unico F ordine grani- maticale, o sbandito queiraltro lodato da Dionigi, e di cui tiitti i grandi scrittori , ma Demostene e Vir- gilio poi sopra tutti , sono esemplari parlanti. Nelle scuole perakro si vuol insegnare di preferenza Tor- dine granimaticale ; prima perche cio che piu im- porta si e che i giovani imparino tutti a farsi inten- dere cjuando parlano o scrivono ; poi perche quel- r altro ordine consiste tutto in uii solo precetto , ne puo insegnarsi se non negli esempi dei classici, dai quali questi avversarj dei precettisti distolgono a tutto potere la gioventu. Ora chi crederebbe che il tra^ duttore di Dionigi tolse a mostrare come cosa nuo- "vissima, che v'ha un ordine logico di parole prefc- ribile spesse volte all' ordine granimaticale? Accortosi poi die questo alia fin fine era stato gia dctto da Dioniiii in tutto il suo libro , voile mostrar ahneno di fare un passo piii in la: voile dire die 1' ordine gram- iiiaticale spesse volte e antilogico ; e cosi con una sottigliezza sofistica giiinse a confondere la mente dei giovanetti. Ecco il sillogismo da cui pare che fosse mosso il nuovo commentatore. = La buona logica insegna die parlando e scrivendo si cerclii senipre di conseguire il maggior edetto possibile : v' ha AUTIGOLO COMUNICATO. 2Cf una maniera di ordinar le parole chc spesso e pitl efficace dell' ordine gianimaticale : duiique Y ordine erammaticale e spcsse volte antilogico. = Ma F or- dine 2;raniiiiaticale non e mai antilogico in se stesso ; e questa e una vcrjta die non puo essere posta in dubbio senza confondere tutti coloro (e sono i piii ) i quali non possono aspirare ad essere eccellenti scrittori , ma pur vogliono e debbono scrivere con chiarezza : sicclie tutto si riduce a dire clie 1' atte- nersi air ordine gramniaticale quando rallontanarsene puo dare al discorso una niaggiore efficacia, gli e un niostrarsi mancanti di quel giudizio squisito die ci libera dalle regole ordinarie , per assoggettarci per6 ad alcune altre di un ordine superiore. Ma questo nol disse Dionigi coniponendo un intiero volume per mettere in onore questa sintassi divcrsa dalla gram- maticale? — Si; ma non parlo di logico ed antilo- gico : non tratto la cosa con quella fjlosofia . . . Ecco il gran vanto di questi signori dietro ai quali vol andate perduto ! iutrodurre nella letteratura quelle che si e fortunatamente sbandito dalla filosofia, cioe un linguaggio mirabile a clii si lascia agevolmente abbagliare, ma voto di cose, e trovato solo a imbel- lettare le vecchie idee , sicche pajano nuove , e sic- clie tutti ( fin quelli che insegnano il leggere e lo scrivere ) s' arrogliino il titolo di professori e si van- tino d'insegnare filosoficamente ! Di ogni picciola cosa si vuol fare una grande scienza; e se argomeuti dai pouti e dalle bertesclie ti prometti un grande edi- lizio , ma se ti cacci poscia nel mezzo vedi die tutto consiste nell' imbiancatura di una fabbrica aiitica. E non parlo solo dei minori; ma poco piii che ponti e bertesclie trovo in molte opere tradotte in questi pochi anni, e destinate a diffondere una nuova luce in Italia. E questa luce , signor Polipisto , si e degnata di venir lino a noi in questo angolo della terra; ma se poi non ci parve nuova del tutto, non fu nostra la qolpa , bensi dei lil^ri che ci stavano iatoruo gia dc\ 3o AllTICOLO COMUNIC.VTO. luolti auni. Fiiori alruiic podiissiinc idee veramentc utili e nuove , quei libri rion Iiaiiao puuto di novita per chi abbia sludiati gli atitichi maestri: hanno in vece moke evidcnti solisticlieric, moke stiraccliiature iiitrodotte per puntellare una ([ualihe opinione che non e nuova se iion in quaiito e falsa, e so])ra tutto poi moke cose oscure, impenetrabili -, e ncUe (piali puo dirsi con sicurezza di non fallare , che non vi- dero chiaro ne i traduttori , ne gli autori stessi. E nondimeno a quesli libri si limita era lo studio della gioveutii: di (juc' pochi giovani, intendo, i quali son gimiti a conoscere ch' egli e un errore , una vergogna lo studiare la costituzione inglese, la storia delle Crociate , le controversie dei Puritani , e general- mente la filosolia , la politica , la morale , Y cloquen- za , la storia e tutto insomnia nei Romanzi di che siamo inondati. Gli autori di queste nuove opere sono uomini , non v' lia dublno , di grande erudizione e d' ingegno forte e potente ; ma la gratitudine di die la presente generazione e ad essi debitrice ap- pena puo liljcrarli dal rimprovero di avere scredi- tate le fonti alle quali attinsero il loro sapere. La gioventu , naturalniente avversa alia fatica , accoglie volonterosa questa dottrina che la dispensa dallo stu- dio del latino e del greco : e cosi gli uni per esser creduti in tutto originali , distornano i giovani da quelle sorgenti senza le quali essi non sarebbero il- lustri; e gli altri per lo desiderio di acquistarsi a poco prezzo il nome di sapienti , accreditano a tutta gola le nuove dottrine , e ripctono suU' altrui fede che i vecclii non dauno liato di fdosolia nelle opere loro, che tutta \ uuiana sapienza si e rinnovata : c si pa- scono cosi con que' grandi paroloni d' incivilimento, di Lisogni del tempo , di enigma del mondo e della vita , di leggi eterne, e di estetica, delle quali voi pure, mio buon Polipisto, avetc fatto in questi anni tesoro. Ne questo si fa solamcnte rispetto airamena letteratura, ma ben anco nelle discipline pin gravi; e uella storia poi sopra tutto. ARTIGOLO COMUNICATO. 3 1 Noil soiio molti anui che un professor parigiiio 6tain[)(^ una dotta storia del diritto roniano. Un altro professore gli fecc rimprovero in un giornale di nou avere citato ne il XT'achsnuuh , ne il Savigny , ne il Niebuhr ; forse ( diccva il censore ) pcrclie V autor parigino ignorava la lingua tedesca. Ora sapete voi che cosa gli fu risposto? Che il professor di Parigi, versato com' egli e in tutta V antica sapienza , aveva attinto egli niedesimo a (piellc fonti alle quali ricor- sero il Wachsmuth , il Savigny ed il Niebuhr ; e ch' egli con questi doveva porsi in ischiera , e nou costringerlo a farsi scolaro di chicchesilosse, quando poteva esser maestro. — Vorreste negare peraltro ( lo interruppe qui il sig. Polipisto ) che il Niebuhr non al)]jia rinnovata la storia romana, purgandola da molti gravissimi errori ? — lo non voglio per certo ( replico don Faljrizio ) mettere in dubbio^ i servigi renduti dal Nic])ulu- agli studiosi della storia romana. Alcuni giornali di Francii. , quando il libro dell' eru- dito alemanno fu , non ha guari, tradotto nel loro idioma, ne fecero le niaraviglie , e gridarono che finalmente nel secolo XIX era nato chi dovea ri- velarci la vera storia di Roma , conosciuta e dichia- rata dal Niebuhr assai meglio che da T. Livio. Ora poi queir entusiasmo comincia a dar luogo al giu- dizio , e fu notata gia qualche niacchia in questo sole da cui pareva che tanii secoli dovessero linal- mente ricevere una purissima luce. E veramente rerudizione del sig. Niebuhr e prodigiosa; e il suo libro lo colloca fra i piu profondi conoscitori del- r antichita : ma la storia romana vorremo tuttavia . studiarla in Livio* e negli altri antichi piuttostoche in lui. L' amore delle ipotesi e per cosi dire lo spi^ rito che ha dettati quei volumi : il piacere che tutti proviamo nel poterci in qualche maniera libe-r rare dai dub])j nei quali e ravvolta V antichita ac-» quista credito facilmente a (juesta maniera di scritti; e la grande erudizione del Niebuhr da alle sue ipo^ tesi im carattere severo cd iniperioso che noii suqI 3a ARTICOLO COMUNICVTO. ravvisarsi in quelle tlegli altri scrittoii. Aggliingasi clie alcuni monumcnti iguoiati da tiitti gli antichi son venuti a scioglicrc qualche enimnia, ad enipiere qual- che voto clie s' incontrava ncUa primitiva storia di Roma : e 1' aninio di clii legge trasporta facilmente ed allarga a tutta un opera qucUa lede oh' ei sente di poter accordare ad una parte di essa ; ne consi- dera piii clie tanto se sono cguali o no i niotivi clic lo detemiinano a quclla credenza. Di qui son venute quelle lodi esagerate dei giornalisti clie proclaniarono il Niebuhr mao;2;iore di T. Livio nclla storia di Roma. Ma la storia di un popolo tuttora horente, com era il popol romano ai tempi di Livio , vive nelle tra- dizioni , nci poeti , nelle usanze , nei proverb] , ■ nei soprannomi di famiglie e di juoglii, e in cento altre iiiinutissime cose, assai meglio die nei poclii e muti nionumenti clie se ne possono discoprire quattordici secoli dopo clie quel popolo stesso e scomparso dalla faccia del mondo. Quindi puo dirsi con sicurezza clie ( fuori pocliissimi casi) la storia roniana si conosceva da T. Livio , da Dionigi e dagli altri assai meglio clie dal Niebuhr e clie da tutti i piii graudi eruditi del secolo XIX. E quand' aiiclie si voglia credere clie T. Livio , o per ignoranza o per negligenza , alil^ia in qualche parte rappresentata imperfettamente rinuiia- gine deir antica repubblica , non credero niai pcraltro ch' e2;li abbia potuto falsilicarla in cosa di grande im- portanza senza trovare chi si levasse a redarguirlo. Possibile clie in Roma nessuno sapesse clie cosa crano state le curie e le centime, i coniizj, i plcbisciti ed altre simili cose ; sicclie se T. Livio ne parlo a spro- posito, nessuno potesse uscir fuori a mostrargli I'er- rore in cui era caduto? lo duiique coiisidero il libro del Niebuhr come un utile esempio per insegnare alia gioventu clie la storia vuol essere nieditata e non cie- camente creduta; ma tranne pochissimi luoghi dove e2;li ha 1' ajipoggio d' irrefragabili monumenti , non inscgnero nuii di sostituire le sue ipotesi all' asser- zioue di Livio : e dove Livio mi rie&ce contraddiceute ARTICOLO COMUNICA.TO. 33 od oscuro , confessero senza vergogna di non sapere intorno alia storia di Roma cio che non scppe ai tempi d' Augusto un uomo di tanto ingcgno e di tanta erudizione , ajutato non pure da mold scritti e monumenti che noi abbiamo perduti, ma dalla viva tradizione dei proprj concittadini. Perche finalmente le ipotesi non sono storia ; e , se ne togliete un certo esercizio dell' ingegno ( fruttuoso quando non passa i conlini di un ragionevole aidire ) , tanto giovano alia vera storia le asserzioni non provate od assurde dei vecchi scrittori , quanto le ipotesi dei nioderni. Aggiungete die non di rado i motivi pei quali i moderni rifiutano Tautorita di T. Livio son cosi deboli, e fanno cosi manifesto V amor di sistema , die anclie i leggitori mcno arguti c men dotti debbon cono- scerne V incertezza o 1' insussistenza. Vedrete negarsi ogni fede a un intero capitolo di T. Livio per ac- cordarla poi tutta a una parola sola isolata di qual- clie autore di minor grido: ricusare la testimonianza di T. Livio che fa professione di storico, e giurare nelle asserzioni di M. TuUio del quale sappiamo quanto fu scarsa l" erudizione. Si nega che le curie , le tribu e le centurie fossero ordinate come dicon gli antichi ,. perche si scorge in quella istituzione, quasi diremmo un giuoco di numeri ; e nondimeno sappiamo che presso i popoli italiani di que' tempi vigevano per semplicita quasi nativa alcuni costumi , dai quail nascevano necessariamente certi ordini che pajono calcolati sopra leggi aritmetiche raflinatissime. Tale era per esempio 1' etrusca usanza che alcuni capi del popolo , volendo tentare un impresa , si unissero in un luogo determinato conducendo seco ciascuno un ugual numero di compagni , a ciascuno dei quali poi veniva data incumbenza di eleggerne un altro numero pure prefisso ; sicclie se i primi eran dieci, scegliendosi , poniamo caso , tre compagni per cia- scheduno diventavano trenta , poi trecento , poi tre- raila , supponendo die a ciascuno dei nuovi eletti fosse ordmato di condur seco dieci altri commilitoni. — • £ibl. Iced. T. LIX. 3 34 ARIICOLO COMUNICATO. V'^oi dimque pensate ( disse il sig. Polipisto ) die la gran fama del Niebuhr sia una specie di fuoco fatuo . . . No (lo intennppe subito don Fabrizio ) ; ma penso clie la lama di questo scrittore si verra in vece consobdando allorcbe noi portandone piu pon- derato giudizio lo collocheremo tVa i mold clie banno cbiariti alcuni punti di stoiia romana: fra i qnali il Vice, a malgrado delle arriscbiate sue opinioni, mi pare ancora grandissimo: consideraado principalmente il suo libro Dc nno wmersl juris prlnciplo , dove fece prova di scoprir nelle leggi la storia civile di Roma. I\Ia ora prevale il costume di lasciare in dimenticanza tutto quello clie e veccbio e nazionale per niagnificare il nuovo e forestiero. Ne la lode dei moderni e degli stranieii va mai scompagnata sul labbro di alcuni dal biasimo degli anticbi e dei nostri ; mentre sarebbe pur tempo clie la buona critica insegnasse a stimaie e lodare il bello ed il buono di ogni eta e di ogni pacse senz' astio e senza deiisione di cbi clie sia. Ho letto per esenipio in un recentissimo scritto un gran panegirico di un poeta francese , al quale, con certe dovute restrizioni, da lode cbiunque abbia fior di giudizio : ma clie bisogno v' era mai clie \ apo- logista se la pigliasse ancTi' egli coi precettistl , do- mandando fra laltre cose: « Sapete voi, precettisti venerabili e terribili, quante volte sia drammatico Omero e quante lirico Virgilio? » Peroccbe a costui si potrebbe rispondere con quest' altra interrogazione: « Sapete voi, signor avvcrsario dei pi-ecettisti, quante volte e da quanti fu detto che V epopea nella sua anipiezza e nella van eta degli oggetti di cbe si compone abbraccia tutti i generi della poesia ? » Pure la varieta , necessaria nell epopea , diventa spesse volte confusione in un breve coniponimento : e quindi non e un gran male , ne usanza da met- tersi in deriso , se i nostri maestri avvertono i loro scolari di non franimiscliiare questi generi senza riser- bo e senza un qualche evidente vantaggio. Oltreche anche Pindaro e Orazio hanno scritti componimenti ~A ARTICOLO COMUNICATO. 60 molto diversi , che nondimeno soglionsi annoverar tutti sotto la comuiie denominazione di poesia llrica: sicche rintolleranza contro la quale combatte il no- stro scrittore e piuttosto inimaginaria che vera. Se poi guardiamo al vantaggio die linora ha fruttato air Italia questo esilio di tutti i precetti e di tutte le anticlie divisioni , chi vorra annoverarlo fra i buoiii avvenimenti della nostra' letteratura? Uscirono senza dubbio delle scuole dei precetdstl moke produziotii indegne del titolo di poesie; ma chi vorra dire che la colpa stesse nei precetti? 0 chi vorra negarc che que' precetti non rendessero fruttuosa la scuola , anche quando fallivano al loro scope di crear dei poeti ? Gli scolari del buon Parini sentivano un anno intiero spiegare dal loro maestro la poetica di Orazio, gran padre dei precetdstl. Poniamo che quella spiegazione non abbia fatto ne anche un poeta : ma non avra giovato poi nulla a quegli scolari il sentirsi ripetere che r uomo debbe cercare nelle cose sue la sempli- cita , la nspondenza delle parti col tutto , 1' ordine , la coUocazione , il decoro , e non fidarsi mai a se solo , ma interrogare il giudizio di chi e piu sapiente di lui? Per questo soleva dire il Parini ch' egli tro- vava nella poetica del Venosino quanto basta non solo a formare un poeta , ma si anche un buon pa- dre di famiglia ed un buon cittadino. E seuto ripeter sempre i bisogni dei tempi.' Se si trattasse di cjuella scienza che insegna a regolare le imposte mi rmscirebbe assai bene applicata questa parola ; ma in fatto di poesia, nel secolo XIX, la cosa mi sa molto di alTettazione. Oltreche mentre r uno s' innamora di una poesia tutta religiosa e tutta fondata sul sentimento della vita futura , e grida : Questo e il poeta dei tempi , questo piace perche e conforme ai bisogni della nostra eta ! cento altri par- lano con entusiasmo delle poetie del Byron, nelle quali tutto e oscurita , e 1' uomo e nulla vivendo , nulla dopo la morte ! Alcuni sostengono che questa eta ha bisogno di una poesia patetica , e poi vogliono S^ ARTICOLO COMUNICiTO. il ridicolo fin nelle tragedie : e non quel ridicolo breve fuggevole che puo qualche volta accrescere graiidcniente 1' effetto del tragico siccome inscgnavano i precettisti ; ma scene intiere di buffonerie senza dignita di sorta. E pero da una parte veggo chi vuol rifare le tragedie a Sofocle, daU'altra sento molti com- battere per sostenere che in Sakespeare, Schiller e Gothc ogni cosa e perfetta: e intanto ne un poema, ne una tragedia veggo uscir fuori che vinca la nie- diocrita. 0 pedanti , o pedanti , grida taluno , il vostro regno e finito ! O promettitori di novita , potrebbe gridare la nazione, dove cacciaste la letteratura ita- liana? Chi ha inariditi o soffocati alnieno gV inge2;ni italiani , appuiito in sul liberarsi della pedanteria , se non se questo lungo battagliare, questo arbitrio che ciascuno si arroga di eriger cattedra, questo artifizio di ammaliare la gioventu con un gergo che ingigantisce nelle menti ancora inesperte la vanita delle vostre dottrine ? L uno ci avverte in tuono profetico che la nostra letteratura soggiacera qnando che sia ad un 2;ran mutamento : Y altro ne dice che il mutamento si e gia in molta parte operato , recando una lettera- tura civile : un terzo aspetta in vece la letteratura europea : mille re senza regno : mille legislatori senza popoli ai quali dettare le leggi! Cercate intanto quali siano i libri studiati dalla gioventii, quali siano le cognizioni delle quali essa fa tesoro , generalmente parlando , e vedrete s' egli e possibile sperarne un glorioso rinnovaniento della nostra letteratura. Le controversie letteraiie poi diventano germi di accuse e di dissensioni niolto piu gravi : perche cpiando gli animi sono accesi si vuole ad ogni costo la vittoria , e per ogni via. E voi pure , mio buon Polipisto , trascorrete a incolpare d' iramoralita quanti battono una strada diversa da quella die a voi pare 1" ottima. Ma se in queste letterarie contese potesse trovarsi iinmoralita, non dovrebbe collocarsi per avventura , se non appunto in cotesta accusa, la quale confonde disparatissinie cose, olfende molti uomini di buona AUTICOLO COMUNICATO. 87 fede , e togliendo il rispetto de' giovani verso i vec- chi , rompe uno dei piu importanti vincoli della so- cieta. Dei I'csto , sapete voi qiiali cose nella moderna letteratura si possono dire iniiiiorali ? Alcune censure die opprimono ingiustamente chi cerca , per quanto comportaiio le sue forze, di accrescere il patrimonio delle comuni cognizioni : alcune lodi esagerate colle quali si esaltano scrittori o traviad o niediocri per acquistare proseliti a qualclie prediletta dottrina : e piu ancora alcuni inverecondi libelli , diretti a "vitu- perare uomini degni per ogni riguardo di essere ri- spettati. Fra i quali mi contentero di citare le Memorie istoriche per seivire alia vita di Vlncenzio 3Ionti lette alia societa Colombaria di Firenze dal socio denominato il Lieto. Questo libello indegno della presente civilta, indcgno della gentilezza di quel paese donde esce , non potrebb' essere perdonato, se non forse alia rab- bia iinpotentc di un Farinello Semoli : perche ad alcuni e fatale il finire vituperati ; e se altri in cio non gli ajuta , essi medesimi , esagitati da interna febbre , s' infamano da se stessi e gridano a tutto il mondo il vituperio loro proprio. II buon Monti e rappresentato qui come un lior di ribaldi : la sua riconciliazione col Cesari come un tentato assassinio da cui lo distolsero poi la dolcezza e la semplicita del buon veccliio Veronese . . . Voi vi meravigliate ? eppure non e questo il pe2;gio die si trovi in quel libro. Contro costoro adunque , mio buon Polipisto , rivolgete 1' inipeto della vostra indegnazione : del re- sto, amando le lettere non per noi, ma pel vantaggio comune , soccorriamoci reciprocamente di buoni con- sigli dei cpiali tutti , d'ogni eta e d' ogni scuola, tutti abbiamo bisogno. Furono queste le ultime parole di quella sera. PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Filosofia zoologica , ossia Prospetto generale delta struttura , fiinzioni e classificazione degli animali, , del dott. Qiovanni Fleming membro di varie Acca- demie. Traduzione dalV inglese, del prof essore Giam- maria Zendrini. — Pavia, 1829, Fusi e comp.. in 8.° Vol. 2 di pag' 1689 complessivamcnte. Lir. 14. 52 ital. In Milano si vcnde da P. E. Giusti in contr. di S. Marghcrita. j\naun2iando nello scorso anno codesto volgarlzzamento, dichiarammo di voler tornare su di esso piu di proposito quando compiuta ne fosse la pubblicazione. Un' opera unica in suo genere, die tratta argoinento di si elevala ed im- portante natura , che corrisponde nel suo contesto in guisa luminosa al titolo ond" e fregiata; era che per intero ci offre r occasione di ammirarne i pregi origiaali, accresciuti anco da quelli che le procurano ben intese ed opportune addizioni , nierita a tutto buon dritto d' esser fatta cono- scere in quella estensione die e concessa dal tenore di questo nostro giornale. Premesse pertanto alcune informazioni desunte dalla pre- fazione delT autore intorno all' indole ed alT importanza deir opera originale , ne indicheremo gli oggetti essenziali, e farem note per ultimo le qualita proprie all' italiana edizione. II sig. Fleming, dopo dl aver dichiarato che " nell'ap- parecchiare la sua opera fu mosso particolarmente dal de- siderio di raccogliere insieme in piccolo spazio le verita della zoologia e di renderle pin intelligibili merce di un sistematico ordinamento ", mostra 1' importanza del suo as- sunto, accnsando la mancanza in cui siamo di un libro nel quale sia state quest' argomento tvattato sotto tutti i suoi varj aspetti fd in iin modo filosofiro, a rui indirizzare FILOSOFIA ZOOLOGICV, CCC. 3g 91 possa lo studioso della zoologia come ad opportuao iniziamento alia scienza. Osserva egli che non mancano trattati di niolto pregio sopra varj rami particolari della fisiologia , e sulla ciassificazioiie degli animali , e ne viene ennmerando i piu pregevoli, opere pero time rare e di- spendiose. Veramente , egli dice, la mancanza di una Introdiizione alio studio del regno animale , tale die servire potesse come di indice alle dottrine sulle qiiali la classifi- cazione si appoggia , ha formato frequente soggetto di ge- nerali doglianze, e considerare probabilmenie si puo come cagione di queirindifFerenza, per lo studio di cui si tratta. La botanica e la mineralogia illustrate furono con moiti trat- tati d' introduzione', ricclii di vedute vaste e filosofiche-, ma di niuno di cosi fatti sussidj ebbe a vantarsi la zoologia, che lasciata in balia del suo proprio destino, si tollero che languisse sotto la perniciosa influenza di circostanze pecu- liari ad essa straniere. I dogmi della scuola linneana lianno eminentemente influito, giusta Tautore, al ritardo dei pro- gress! della zoologia nella Gran-Brettagna. Osserva I'autore come la cieca adesione dei naturalisti britanni al slstema di Linneo gli ha portati alia trascuranza delle utili innovazioni introdotte nella zoologia da Lister e Ray; prosiegue col dire che abbiamo fondamento di rallegrarci che siffatta influenza sia ora sul declinare, e di sperare che T attivita de' cultori attuali della scienza riparera il danno della non curanza delle cose zoologiche propria dei 40 anni ultimamente de- corsi , e finisce col riguardare il Systema NaturcB, siccome un puro indice dei nomi degli animali ; raccomandando pero lo studio delle Ainoenuates Academicce.. Avventuroso , dice poi , sara per la scienza se, rigettando i zoologi nei sistemii di Linneo cio che vieto ai nostri giorni rlesce, non valu- teranno percio meno quella precisione nel metodo ch' egli ebbe sempre di mira. Una tale osservazione sembra al medesimo tanto piii neccssaria, quanto che molto or si declama intorno al niun pregio degli artifiziali sistemi ed air eccellenza dei metodi naturali. La quale eccellenza per altro torna , a suo senno, piu apparente che non efFettiva e reale. Parecchie di quelle associazioni naturali tanto de- cantate trovansi essere mal definite , e coloro stessi che piu le ammirano e lodano, costretti pur sono a concedere, noa potersi loro assegnare confini precisi. Accade per questo fre- quentementc che la definizione di un gruppo o riunione di 40 FILOSOFIA. ZOOLOGICA esserl non s'la applicabile se non a pochi generl soltanto ch* se ne riguardano come il tipo, e non coniprenda in se altri generi die pure si consiclerano appartencrvi, ma che inco- iiiincinno giii ad assumere i caratteri di alcuna delle altre associazioni o gi'uppi limitrofi. Egli e questo far uso di un metodo mancante di prccisione ed ostentare di seguire I'andamento o il disegno della natura, anche qual era que- sto si riconosce incomprensibile. In appresso 1' autore si fa ad osservare che anche il rl- dicolo sparso troppo sovente sopra alcune parti della zoo- logia da nomini clie hanno pretensione di molto sapere , puo essere riuscito pregiudizievole ne' suoi efFetti , sia ri- traendo parecchi dal dedicarsi a quello studio, sia limitando gli sforzi die fatti si sare])bero da altri : fa vedere che gran parte di questo erroneo procedimento dipende dall' ini- portanza che quegli accordano alia statura , per il che essi applaudirebbero alio studioso che investigasse gl' istinti di un elcfante ed il censurerebbero in vece ove si occu- passe delle abitudini di un ragno o della struttura di un verme, senza forse riflettere che qualora la statura fosse il miglior titolo di merito in un animale , il cavallo ri- guardar dovrebbesi come di maggior importanza del cava- liere. Dimosti-a egli con ottimi argomenti , che mal fondato e lo spregio per lo studio dei plccoli animali^ in quanto die tutte le creature sono opere dello stesso Fattore, egual- mente degne deirattenzione e della maravig'ia deiruomo. — A queste cause di trascuranza e di ritardo per la zoologia, altra ed assai potente se ne puo rinvenire nelle censure che alcuni coltivatori di essa sconsigliatamente le hanno pro- curate , merce dell' abuso da essi fatto delle loro oognizioni dal lato filosofico-morale ; abuso che ha sparso nelia plu- ralita delle persone non abbastanza atte a poter giudicare in proposito, la persuasione che gli studj natural! sovver- tano le menti , e le conducano all' errore. Quaatunque 1' au- tore non inuova di cio doglianza, da naturalista veramente saggio , egli mostra in elietto di aver sentito il dovere che proprio essere dovrebbe d' ogni scrittore , cioe di non far servire la dottrina a scapito di quelle norme che uno spi- rito retto sa essere inunutabili e sacre. Loda egli poco innanzi il Trattato sulla vita e organizzazione del dottore Barclay : dovrebbe esso venir consultato , die' egli , con premura da tutti gli studiosi dell' anatomia e della storia DEL DOTT. GIOVANNI FLEMING. 4 1 naturale , qual efficace preservative contro le dottrine del materialismo , e merita un posto distiato non meno nella biblioteca del teologo che in qaella del fisiologo. Dall' esa- me per noi istituito di tutto il corso della lilosofia zoologica, ci e sembrato di trovar coerente T autor sno ai sentimenti che in quest' occasione maiiifesta : sicclie ci crediamo autorizzati a ripetere sul di lui conto 1' espressione die egli stesso usa a pro di Barclay , asserendo che verun let- tore giudizioso non avra per lo nneno a scompiacersi della sua condotta allorche versa in oggetti metafisici. In riguardo alia distribuzione dei soggetti di cui si corn- pone quest' opera, T autore ha creduto piii vantaggioso di classificare i diversi organl degli animali e di determinare le funzioni ch' essi esegniscono , avanti di distribuire si- stematicaniente le specie , anziche sviluppare le partico- larita dei varj organi stessi di mano in mano ch' essi successivamente si presentassero nelle differenti classi di animali. Osserva egli clie con qnesto metodo si istruisce dapprinia lo studioso delle diversita di organizzazlone e di funzioni, il quale procede quindi alle particolarita della distribuzione metodica con la mente gia preparata dalle idee generali che gli servon di guida per le particolari investigazioni. Nella distribuzione de' varj gruppi o asso- ciazioni di essi incomincia 1' autore , secondo il disegno seguito dal sig. Cuvier nel Jlegno Animale ( la piii pre- gevole , a suo giudizio , fra le coordinazioni sistematiche moderne), dagli animali perfetti , e finisce. con quelli che ma- nifestano una organizzazlone piii seniplice. Moke difficolta, die' egli , incontrate si sarebbero nel corso della distribu- zione qualora seguito si fosse un ordine a questo contrario. A misura che 1' osservatore ascende nella metaforica scala, nuovi organi si vanno sviluppando. Questi sono sul prin- cipio tanto oscuri ed evauescenti , che svolgere ei non ne puo la struttura , ne conshietturare le funzioni, senza es- sere in cio guldato dalle cognizioni ch' egli abbia gia degli organi delle trlbii pii elevate : donde nasce che i piu vantati inetodi analitici si convertono di fatto in sinteti- ci , ed i vocaboli stessi die si adoperano per esprimere i caratteri, denotano qualclie cognizione delle particolarita che sono proprie delle divisioni superiori. Omettiamo diverse altre didiiarazioni colle quali 1' autore pen termine alia sua prefazione. Venianio al contenuto deir Opera. ^a FILOSOFIA Z00L0CIC4 II signor Fleming, clopo dl avere trattato la cinque par(i- colari capitoli delta distinzione de corpi naturali in orgnnici ed in inorganici ; dei caratteri peculiarl dei corpi organiz- zati ; dei caratteri distintiai degli animali e dei vegetabili ; delta economia delta natura ; c/e' materiati ch' entrano nella composizione del corpo degli animali ; passa a prendere ia esame la compage stessa degli esseri , ed a studiare per coa- seguenza i vaij organi o sistemi di organi dei qnali essa consta , non clie gli nsi ctii sono questi nelT aniinale econo- mia destinati. L'andaniento nella sposizione de' varj sistemi di organi e delle loro relative funzioni e suggerito alTau- tore dal grado d' importanza maggiore o minore di queste ultime neir economia della maccliina nnimale. Cominciando egli quindi da que' sistemi che occupano, in riguardo alle funzioni, i posti piu siilialterni, precede gradatamente a quelli di ordine piu elevato. Fa il medesimo sentire dnb- biezza che 1' ordine da lui seguito possa sembrare man- chevole In logica precisione ; ma si scusa osservando essere impossibile d' investigare gli organi in connessione colle loro funzioni senza adottare un metodo in qualche grado arbitrario. Sembrandogli che la cute ricliiegga per la pri- ma la nostra atienzione , tratta nel VI cap. del sistema cntaneo , sua struttura , appendici e secrezloni. Si occupa in seguito del sistema osseo , ossia della composizione, articolazioni e disposlzione delle ossa : meritano queste di esser pigliate in considerazioue dopo la cute e loro ap- pendici , in quanto che analogamente ad uno dei precipivi ofiicj di quelle parti concorrono a proteggere varj organi importanti ;, procurano nel tempo stesso solidita alia mac- china; sostengono i muscoll e servono di leve per operare la locomozione. Acquistate le opportune nozioni intorno agl' integumenti che rivestono la macchina animale ed alle ossa che le servono di fulcro, possiamo chiamarci prepa- rati, dice I'autore, a pighare in considerazione gli or- gani pel quali si eseguisce il movimento, che costitui- scono nel loro insienie il sistema muscolare : su di esso versa quindi il cap. VIII. I tre sistemi di organi consi- derati nei tre ultiml capitoli qualificano , giusta il linguag- gio del nostro accurato investigaiore , qnalora vengano ri- guardati nel loro Insienie e nelie loro relazioni , la fabbrica animale per gli oggetti importanti della sua esistenza. Le parti insensibili della cute, le ossa e le membrane cellular!. DEL DOTT. GIOVANNI FLEMING. 48 sono i rudimenti del singolare edifizio , ed occupano in riguardo alle loro fnnzioni i posti plu bassi della scala. I miiscoli , quaatiinqiie posti sotto il goveino di altri or- gaai ed occupanti una situazione snbalterna , esertitano tuttavia fnnzioni di un genere piu elevato. La qualita deirirritabilita di cui vanno essi dotati permette loro di es- sere eccitati all' azione per 1' applicazione di certi stimolaa- ti, ed abilita in pari tempo il sistema nervoso ad esercitare I'assolnto sno impero sovra di essi. Se tutti i nioti del corpo eseguiti vengono per mezzo dei muscoli sotto la direzione del sistema nervoso , dobbiamo riguardare le fnn- zioni di quest' ultimo come di un ordine ancora piu ele- vato , ed un esame piu attento de' suoi caratteri ci indurra ad assegnargli di buon grado il dominio intero del corpo. A questo sistema, come ad una seconda classe di funzioni, r autore dirige appunto consecutivamente 1' attenzion del lettore f, quindi il capiolo IX e consacrato al Sistema ner- voso. Un tal sistema, osserva 1' autore preliminarmente, come quello die contiene gli organi della sensazione e della volizione , e che distingue la struttura animale dalla vegetabile , ha occnpato per lungo tempo 1' attenzione de- gli anatomici , e viene attnalmente dai naturalisti impie- gato per base delle loro sistematiche distribuzioni. Le sco- perte con cui furono tali investigazioni compensate, sono , die' egli , in vero numerose ; molio piu pero rimane ancora a scoprirsi , onde rischiarare la struttura e le azioni di varie parti di questo sistema , e conciliare le conclusion! contraddittorie di varj autori. Suddividonsi gli oggetti re- lativi a questo capitolo nel modo seguente : I. Struttura del sistema nervoso. II. Varieta di struttura del sistema nervoso presso i difFerenti animali; e qui si pongono le conclusioni tratte da Cuvier dalla disamina del cervello delle quattro classi de' vertebrati, esprimenti le particolarita di esse relative al soggetto presente. III. Del sistema nervoso considerato in azione f, egli e questo un argomento , dice r autore, incontrastabllmente il piii interessante in tntto il campo della scienza zoologica. Cio non pertanto rimane esso ancora involto in grande oscurita, e continuera pro- babilmente a rimanervi , a meno che non vengano esco- gitati nuovi metodi di osservazione , ed adottate induzloni piu rigorose. Essendo il cervello la parte piu iniportante del sistema nervco in riguardo alle sue fnnzioni , I' autore 44 FILOSOFIA ZOOLOCIC.V espone tiapprlma alcnne delle varie opinionl emesse dai fisioloa;! circa gli iisi del mcdesimo; indi da a conoscere i metodi clie si sono impiegati da quelli e dagli anatomici all' oggetto di stabilire o di confutare le premesse opinio- ni : niezzi pero insuflicienti a somminlstrare appoggio a coiiclusioni assolute. Pigliando poscia ia esame razione dei nervi , considera distintamente la parte oh' essi esercitano nel produrre la sensazione , del pari die il movimento volontario ed iiivolontario. Mostra che i nervi destiiiati alia sensazione diversi sono nel niodo d'agire, e proba- bilmente nella struttura e composizione , da quelli della volizione. Compie quest' argomento con alcuni cennl suUa natura elenientare della forza eccitatrice, tanto della sensa- zione clie della volizione. I fisiologi I'hanno detta, secondo che osserva I'autore, una secrezione del sistema nervoso senza accorgersi che essa e essenzialmente diversa nel modo delle sue operazioni da qualunque altra secrezione del sistema animale. Cli' essa sia il risultamento della or- ganizzazione rimane confutato dai fenomeni della morte; che sia di natura elettrica o magnetica, vien contraddetto dalle totalita de' suoi fenomeni. Passa r autore a dare un occhinta , com' esso si esprl- me , al soggetto delP anima. Questa e la parte dell' opera nella quale ci sembra clie piu campeggi il suo spirito fi- losofico : oltre al presentarci i difFerenti oggetti clie la co- stituiscono sotto un punto che puo dirsi in molta parte ori- ginale , sono presi in considerazioile ed illustratl diversi articoli important!, che o vennero negligentati , o sui quali non si erano somministrate se noii poche e inesatte indi- cazioni. Per dare a questo argomento la illustrazione che nierita , il Fleming esamina da prima particolarmente la natura delle nostre diverse sensazioni, gli organi nella loro produzione impiegati , ed il genere di cognizioni ch' essi trasmettono all' anima , in relazione alle proprieta degli oggetti esteriori : nel capit. X tratta perclo degli organi di percezione. Noi non potremo far conoscere se non che im- perfettamente alcune tra le piu important! considerazioni e conclusioni che I'autore desume dalle sue diligent! disa- niine. — Egl! e d' opinione che il numero delle impres- sion! che possono riguardarsi come di una specie distinta , sia piii esteso di quello che generalmente credesi , e re- puta che autorizzati siamo a considerare il termine di DEL DOTT. GIOVANNI FLEMING. 46 sensazione , siccome titolo dl un ordlne o di una classe , piuttosto che di una divisione suborduiata. Alle cinqne sen- sazioni comunemente riconosciute, ml sono io avventurato , dice egli , ad aggingncre quella del calore : pone il relativo discorso di seguito all' articolo del tatto di cul il calore suole essere considerato una niodificazione. Ecco gli argo- nienti che danno luogo alia nuova distinzione. II senso del tatto si occupa esclusivamente nelT esaminare le condi- zioni di resistenza. II contatto e dunque indispensabile per abilitare 1' orgaao ad agire suU'oggecto, come si esige un' attivita per parte dei muscoli. Nulla di cio e necessa- rio per rendere idoneo ad agire il senso del calore. I raggi calorifici emanano da un corpo riscaldato , sebbene collo- cate in distanza, ne si richiede alcuno sforzo muscolare per riconoscere la loro direzlone ed intensita. Quando ac- cada che il corpo caldo giunga al nostro contatto, noi esaminiamo del pari le sue condizioni per rispetto alia teraperatura, seaza esercitare alcuna attivita muscolare , o piuttosto cerchiara d'evitarlo. Cos'i allorche pongo la mano sopra un tavolino per esaminarne la durezza o la leviga- tezza , io esercito uno sforzo muscolare patente colle mie dita ; ma se ve la pongo a fine di riconoscerne la tempera- tura , mi studio anzi di evitare ogai movimento in modo di mantenerla nella stessa posizione. II nuovo organo atto alia sensazione del calore , per cio che ne pensa T autore , ha la sua sede nella cute , e pare estendersi in pari nii- sura con quelle parti di essa , ove T epidermide trovasi sottlle. Dopo di aver fatta conoscere distintamente la struttura dei sensi , il loro modo di azione ed il genere di no- zioni che ciascuno d' essi e destiuato a trasmettere all'a- nima , passa T autore alia considerazione delle sensazioni medesime rispetto alle operazioni eseguite sovr" esse dal- r anima stessa , nell' intento d' imparare a conoscere la fa- colta di questa parte misteriosa della nostra natura. Os- serva che difficile riesce nel porsi in questa disamina Io evitare 1' uso di frasl ambigue , essendo che quasi ognuno dei vocaboli che applicare si possono all' anima venne fin qui adoperato in piu signlficati diversi. Egli avverte percio che sara sua cura di rendere evidente il senso dei vocaboli ch' egli porra in uso, accompagnandoli con opportune definizioni che servano a dichiararli. Sentiamo j^6 VILOSOFIA. ZOOLOClC\ qual linguaggio adoperi il nostro filosofo riguardo all' e«- senza. deir aniraa. <( Dell' essenza dell' aniina nulla afFatto noi coaosciaino , e le fiasi percio d'Utiita, d'Invisibilita, d' Immatei-ialita , ed altre die usate fnrono onde esprimere la natiira di questa essenza , sono in faito altrettante espressioni della nostra ignoianza e presnnzione. Qualora vediamo essere V anima capace di eccitare 1' azione della materia » e di venire dalla materia stessa all' azione eccitata, — ma- nifestare I'identita collr. propria sua sede, — essere varia- bile nelle sue relazioni colla materia, del pari die in ri- guardo alle propric sue condizioni, — avere attitudine air esercizio di diverse funzioni ad un tempo stesso, — e moltiplicarsi in fine colla moltipHcazione degl' individui, ci sentiarao soprafFatti dagl' incomprensibili fenomeni che essa ci offre , e riconosciaiuo la convenevolezza di un detto del nostro Divino Signore , qualora intendasi applicato al caso presente : Non sapete che sorta di spirito vi slate. » — Esaminando, prosiegue I'autore, le peculiarita delle forze mentali, sembra ch' esse distribuire si possano in due classi distinte , suscettive poi di parecchie altre divisioni subordi- nate. Queste classi egli le intitola Potenze intellettuuli e Potenze istintive , e passa a descrivere i loro particolari ca- ratteri. Nota I'autore una difFerenza assai notabile tra I'im- maginazione considerata quale esiste nell'uomo, e quale si di- scopre negli animali inferiori. In noi essa si esercita spesso sopra qualita speculative: in essi sopra sensazioni present! o future ; in noi sopra cosa talvolta , die sappiamo non dover accadere giammai : in essi su cose delle quali le pro- babilita dell' esperienza souo mallevadrici. Torna per noi spiacevole di non poter far conoscere adequatamente i ri- sultamenti delle profonde discussioni del signer Fleming relativamente a codesti importanti argomenti •, eppero ne rimettiamo per intero 1' esame al lettore die vorra trarne partito , adoperandovi riflessione ben ponderata. Viene era il discorso suUe potenze istintive o d' istinto. Giusta rordiaaria divisione vengono separate in i. Appe- titi ( alimento » procreazione e riposo ) , 2. Desiderj (i.del caldo . a. vestimento, 3. di luogo , 4. curiosita , 5. societa , 6. imitazione , 7. approvazione , 8. potere , 9. vita ) , 3. Affezioni: si osserva da prima la divisione in afFezioni benevole e malevole. Fra le prime si riportano le seguenti: I.* Jffezione patenia ( ossia dei parenti verso la prole); DEL DOTT, GIOVANNI FLKMING. 47 a.* Affezione figliale; 3." Affezione sociale. — Fra le affezioni male vole si indicano I'ira o il nsentimento e I'odio. Argo- nienti tutti sono anche questi pieni d' interesse , sia per r indole loro che pel modo veraiiiente tilosofico con cui vengono trattati. Osserva T autore che prima di chiudere la esposizione delie potenze d' istinto o attive, reputare si potrebbe necessario che fare si dovessero alcune osserva- zioni sul temperameato degli auimali , ossia suUa facilita relativa con cui le forze istintive degl' individui o delle specie possono venire eccitate. Scarse notizie precise per altro possediamo , die' egli , intonio a questa materia , e percio riferisce la divisione pin comanemente usata dei temperamenti nelle quattro sorte : sangnigno, collerico , me- lanconico, flemmatico. I.° Delia inutua conunicazione dei sentinienti. i.* Comunica- zione dei sentimenti per via di suoni indirizzati all' orecchio. Ap- partiene a questo suggetto il discorso intorno al linguaggio, tanto natiu"ile che acqnisito; e ci spiace di non poter far sentire le belle considerazioni dell'autore in riguardo al lin- guaggio acquisito degli uccelli , e maggiormente intorno al linguaggio umano. 2.° Comunicazione matna di sentimenti per segni indirizzati all' occhio. Nell' esaminare questi segni, op- portuno si reputa di dlviderli in naturali ed in artifiziali , ovvero acquisiti. I segni naturali sono comuni a parecchi animali , e presentano caratteri costanti ed uniformi negli individui d' ogni specie: diconsi gesti. Gli artifiziali sem- brano esclusivi all' umana specie , e costituiscono il mezzo merce del quale puo l' uomo acquistare cognizione delle generazioni passate, e porsi in istato di registrare gli av- venimenti del tempo presente, onde riescano a benefizio delle eta che verranno. 3." Delia comunicazione reciproca dei sentimenti per segni che rignardano il tatto. Gli animali piix perfetti impiegano assai limitatamente il tatto nella comu- nicazione dei loro sentimenti , ma fra gli insetti sembra venire questo in vece assai generalmente adoperato. Avvi una mutua corrispondenza di sentimenti anche mediante gli odori; ma i fatti che si conoscono relativi al suggetto, non sono sufficienti per rischiarare questo ramo dell' eco- nomia animale. Per quanto variati sembrino essere cotesti dilferenti mezzi impiegati dagli animali per comunicare i loro sentimenti, all' uomo solo compete la facolta di espri- mere distintamente altrui gli avvenimenti passati. ^.8 riLOSOFI.V ZOOLOCIC.V Rivolge ora 1' autore le sue considerazioni con molto itii- pegno a cio die si appella Impero di se medesitno. Si tratta priiuamente della Volontii, e del LiherO arbkrio: si sostiene r esistenza di quest' ultimo. Se si amuietta , dice 1' autore, r esistenza e V influenza della facolta di attenzione quale noi rabbiamo rappiesentata ( ed in prova della verita della nostra asserzione su questo proposito, appellarne possiamo air universale esperienza ) , la dottrina del Libero arbitrio debb' esser del pari acoettata ; imperocche, anclie accor- dando ai fatalisti la ne'cessita delTazione, in conseguenza delle conibinazioni delle circostanze particolari die costi- tuiscono il motivo , riniane pero sempre a noi la scelta di creare queste circostanze istesse : le considerazioni che conseguitano su questo argomento sono degne di trattenere particolarmente 1' attenzione dei moralistj. L' autore , mentre sostiene 1' esistenza del libero arbitrio in tutti i process! intorno ai quali si impiegano le nostre facolta intellettuali , amiuette die la sua influenza sulle nostre inclinazioni istin- tive e debole e circoscritta. Nel processo intellettuale, die' egli , v' e ua certo grado di deliberazione o di rifles- sione interposto fra 1' impressione ( sia interna od esterna ), e r azione , in conseguenza di cui il nostro libero arbitrio esercita la sua influenza. Trattandosi delle nostre facolta istintive, 1' azione sussiegue quasi istantaneamente all' im- pressione, per modo die manca il tempo per deliberare , e r opportunita di eleggere. Questa e la condizione naturale delle nostre potenze istintive. Ma per la forza dell'abitu- dine , 1' influenza dell' esempio e le regole del viver civile noi acquistianio le facolta d' interporre fra 1' impressione e r azione un grado inaggiore o minore di deliljerazione , per effetto di die ci e data opportunita di esercitare un correggimento, e di regolare o prevenire 1' atto che 1' im- pressione senza una tale influenza avrebbe causato. Spesso pero la lendenza originale dell' impressione trionfa , e da una tal piega alia nostra decisione che apparisce piuttosto im risultamento necessarlo dell' impressione stessa origina- ria, che non una scelta fondata sulla deliberazione. Ci ha pero ancora qualche cosa di angastiato e di forzato ia tale intervento delle potenze ragionatrici coi nostri istinti , per cui siamo sempre in pericolo d' infrangere le regole ch' esse c'impongono, tanto in riguardo ai nostri appetiti , che ai desiderj ed alle affezioni. Dai tempi piu remoti DEL DOTT. GIOVANNI FLEMING. 49 iiisino al nostri si e vivamente disputato sovra questi og- getti e quelle dispute servirono anche di scogli contro cui ruppero le meiiti dei piii celebri filosofanti. II sig. Fleming e condotto dalfanalisi per esso istituita sugli orgaiii di perce- zione, sulle loro funzioni non die snlle potenze intellettuali ed istintive a conclusioni clie ci sembrauo degne di molta considerazione. Dimostra egli dapprima che le opiaioni misteriose ed iacerte che dominauo sul suggetto in discor- so , derivano probabilmente dal confoudere che si fa i ca- ratteri delle potenze intellettuali con quelli delle attive, e dal fare che 1* istinto ora rappresenti le operazioni delle une ed ora quelle delle altre. L' autore fa osservare per fine, che le diverse membra del corpo si prestano del pari e concorrono tanto al ser- vigfo delle potenze intellettuali che delle istintive. Apriamo, die' egli, la bocca per istinto onJe mangiare , ed eseguiamo col mezzo dei medesimi muscoli un pari movimento quale atto della volontk in conseguenza della riflessione. L' im- pressione fatta sovra i sensi dagli oggetti esteriori eccita il nioto delle potenze intellettuali, ed agisce del pari sovra i nostri istinti. La volonta puo eccitare i sensi alP azione , e lo stesso possono fare dal canto loro gl' istinti. E dunque irapossibile , trattando deU'origine dei movimenti negli ani- niali , di separare la volizione dell" intelletto dall' istinto, poiche poche azioni possono venir eccitate o continuate per opera di quest' ultimo , senza che il primo ne riinanga avvertito. Che pero in grazia appunto di quest' intima con- nessione , parve al sig. Fleming di dover trattare dell' i- stinto degli animali insieme con le funzioni del sistema nervoso. Egli pero dichiara che non da per niuii conto come sua opinione che l' istinto e 1' intelligenza siano la stessa cosa , ne in genere ne in grado. II primo appartiene in comune a \utti gli enti organizzati , 1' ultimo e corre- lative al sistema nervoso. La loro intima unione adunque negli animali non e prova della loro identita. La vitalita nel suo siato piii semplice e dotata d irrltabilitk e d' istin- to ; nel suo stato piu complicato lo e d' irritabillta , di istinto, di sensazione , di percezlone , di riflessione e di volizione. Nella 3. classe di funzioni, sulla quale si reca la nostra attenzione , gli organi vengono adoperati nel pro- cacciare il nutrimento necessario al sistema , nell' elaborarlo per le diverse parti di questo , nel deporlo la dove il Bibl. Ital. T. LIX. 4 5o FILOSOFIA ZOOLOGIC\ bisogno riclilcde, e ncl rimuovere in fine quelle porzioni clie sono divenute superfine. II cap. XII versa intorno al sisceina digcrcnte. Data f[uini.U una rivista gcncrale tlel processo tligestlvo, e degli organi clie vi sono inipiegati in riguardo agli ordini piii elevati di animali, si fa osservare come la natura si allontani da quelle norme discendendo agli animali pin semplici , presso i quali svariatissirao nella sua semplicita si mostra I'apparato digestive. Com- picsi il capitolo col dar notizia di quelle parti die si tro- vano in piu o meno intima relazione cogli organi dige- renti. Col cap. Xlll passianio al Sistenia ciixolatorio : si ag- glugne siccouie appendice il sistema tirinario. II cap. XIV tratta dolle Sccrezioni pctrticolari. Si considerano in queste le circostanze sotto le quali si genera nel sistema aniiuale la luce, r elettrico ed il calorico. Si discorre distintamente della fosforescenza , dell" elettriclta , del calore aniiuale: per riguardo a quest' ultimo dopo di essersi considerata la diversita di temperatura che si riscontra negli animali , e per cni si chiamano di sangue calclo , ovvero di saiigue freddo, si espongono alcnne leggi clie T esperienza ha fatte conoscere : i." AUorche si espone un animale ad un can- giainento di temperatura; un' alterazione corrispondcnte ha pur luogo nel calore del suo corpo; 2.° Venendo il di lui corpo esposlo ad una temperatura molto sujieriore alia nor- male ordinaria dell' animale , si esercita un' influenza con- traria , ed ha luogo produzione dl freddo; 3.° AUorche il corpo trovasl esposto ad una temperatura di ii:olto infe- riore alia normale ordinaria , si esercita un' influenza con- traria, e si produce calore. Nel cap. XV l' autore si occupa del Sistema riproduttko . Essendosi trattato degl' istinti da' quali governatl vengono gli organi della riproduzione , ove si parlo delle potenze attive dell'anima, in questo luogo si rin- tracciano soltanto i diversi moth coi quali ^li animali pro- pagansi , e i diversi organi che servono presso ciascnuo di essi a questa f'unzione. Si esaminano dapprima gli animali a sesso distinto, come quelli clie presentano gli organi ri- produttivi nella maggior perfezione, I. Animali vivipcri. II. A. ovipari. III. A. androgiiii. IV. A. gemmipari. V. A. ibridi. Le mnterie contenute nel secondo volume sono dall' autore distrihuite in quattro sezioni. Nella i.'^ esamina le condizioni degli animali sotto 11 punto della loro dnrata , dlstribuzione ed usi economici. Tratta nclIa 2.''dei inetodi d' investigazionu DEL DOTT. GIOVANNI TLEHING. 5l che s' iiiipiegano per rlconoscere la loro struttura e le loro azioni. Nella 3.'* pigHa in considcrazlone le regole tlella nomenclatura, e conipreiide nella 4.* un prospetto generale della classificazione degli oggetti del regno aniniale. — Sezione I. Cap. i.° Durata di'gli aniinnli. 2,.° Distribazioiic detail aniinali. Le condizioni die liinitano la distribuzLone geografica della specie, sembra per quanto osserva 1' au- tore , che i-iducansi a circostanze relative alia tempera- tura , air alimento , alia situazlone ed ai nemici. Tcmpe- ratnra. Dopo di averne parlato in generale, egli la con- sidera sotto i segueuti rigiiardi: 1.° Modiiicazioni nella materia di vestimeuto in quanto alia sua quantita. 2.° RIo- dilicazione di vestimento qnanto al calore. 3.° Migrazione periodica. 4.° Torpore e letargo. Argonienti sono qnesti tutti particolarmente idonei a trattenere con vivo inte- resse lo s|>irito del lilosofo , non che dell' uonio anche il meno iuclinato ad occnparsi di oggetti attinenti alle scicnze naturali , dappoiche pongono innanzi i piii inirabili prov- vedimenti che la natura inipiega per regolare 1' economia del regno auimale : T ultimo lusinga poi in ispecial modo r amor pro]5rio degl' Italian! , in quanto che le nozioni die si espongono intorno ad esso debbonsi per la niag- gior parte alle osservazioni ed esperlenze di due nostri ce- lebri naturalisti , Spallanzani e Mangili. — Sezione II. Ali- mento. III. Situazione. IV. Nemici. Le uotizie riportate nella parte precedente di qucsto capitolo aprono la strada al- I'csamedelle rivoluzioni che sono occorse nel regno animale, quali indicate cl vengono dai risuUamenti della geognosia ; succede quindi un' esposizione relativa a questo su^getto. Fa r autore riflettere preventivaniente , che converrebbe entrare in particolarita troppo numerose e troppo estese per r opera presente, qualora dare ei volesse a questo ramo della materia il grado d' illustrazioae clie richiesto viene daila sua importanza e non uieno dalla sua oscurita attuale. EgU altroude iia gia toccati alcuni dei principali snoi punti nel vol. 1.* Kestringe quindi 1" esame ad alcune poche generali osservazioni. Brevemente si traila in un terzo capitolo il vasto argo- mento degli usi ecoiioinici degli aiiimall. L' autore si liuiita ad alcune osservazioni sui materiali di alimento , di v*-stito,di niedicina e di arii. Per riguardo alia II. sezione in cni egli si occupa del luetodo d' invesiigare i caratteri degli auimali. 52 FILOSOFIA ZOOLOGICA fatte alcune previe considerazioni , particolarmente sopra r importanza de' caratteri interni in addietro negligentati , passa ad istituirne un distinto esanie, e ad indicare i modi onde deteroiinarli. Versa cjuindi i! cap. i .° sui caraUeri este- riori , il a.° sui caratteri interni. Nel colore, diniensioni, peso e forma consistono i primi, e questi sono di facile verificazione , ma molto incerti. Riguardo ai secondi si espongono le avvertenze e le pratiche necessarie per ria- tracciarli con esattczza, secondo le varie classi di animali. Quindi si tlcnc discorso intorno al procedimento die si os- serva nclla dissezione di essi ed al modo clie riesce piii opportuno per discoprire la struttura delle loro parti e la connessione die passa tra queste, coU' indicazione dei piix idonei strumenti di notomizzare ; inoltre si danno a cono- scere distintaniente i processi principali tanto d' indole diimica die di natnra meccanica , ai quail si ha ricorso in alcuni casi per assicurare il buon esito delle investiga- zioni. Si fa poi osservare die in parecclii animali di pic- cola mole, riuscendo iinpossibile di acquistare sufiicienti cognizioni suU' interna struttura , e d' uopo accontentarci di congetturarne i rapporti d' organizzazione cogli altri animali sulla scorta delV anulogia , su di die si espongono alcune av- vertenze. Trattandosi di piccoli animali die non si possono investigare con alcuno dei metodi die si son fatti cono- scere , si ricorre al microscopio , strumento pero clie V au- tore dice non sapere se piii meritevole di menzione per r estensione da esso portata nel campo delle scoperte, o per la fecondita sua nel generare abbagli ed errori. " Nel far uso di tale strumento tanta parte dell' efletto dipende dalla destrezza dell' osservatore , dallo stato dell' occliio e dalla distribuzione della luce, die sommamente diflicile rie- sce 1 evitare I'inganno: servano d' esempio i risultamenti si discordant! intorno alia forma dei globetti del sangue nella disamina intrapresa col microscopio da osservatori diversi. " Le indicazioni sui metodi d' investigare i caratteri esterni od interni degli animali, mostrano, al dir dell' autore , i mezzi die si adoprano per procurarsi esatte cognizioni zoo- logiche. Necessario or reputa di esaminare i diversi metodi dei quali far uso per comunicare altrui coteste nozioni e detenninare i loro pregi ed i difetti loro rispettivi. Quei die sono di ua uso comune consistoao nelle descrizioui , DEL DOTT. CIOVANNI FLEMING. 53 oelle figure e nelle preparazioai: I'autore cl trattlene quindi su ciascuno di essi distintamente , corredandoli di conside- razioni sue particolari di non lieve interesse ed istruzione. Tenendosi discorso degll esemplarl od oggetti preparati, si porge una succiiita ma bastevole istruzione intorno a cio die riguarda la preparazione e conservazione de' medesimi per uso de' musei. Passiamo alia sezione III, a quella cioe che si occupa della nomenclatura. Trovasi pi-eso ad esame sotto tale titolo quanto e relative al classiiicamento degli animali. Egli e questo un argomento di sua natura assai difficile, e sul quale non si possedono ancora generalmente idee filosofiche abbastanza esatte. Si suol dire tutto giorno da alcnni zoolo- gi, che nel classificare gli esseri glusta un sistema natu- rale, nessun arbitrio ha il naturalista, quasiche la natura si fosse prefissa un coordinamento unico invariabile, alia determinazione del quale si potesse pervenire determinando 1' indole delle singole specie e i rapporti di analogia o dis- simiglianza che passano tra di esse , e i lore aggruppa- menti. L' insussistenza di un tale supposto e dimostrata appieno dalla moltiplicita dei nietodi che si sono costrutti da osservatori , d' altronde esperti , e che ditFeiiscono es- senzialmente tra di loro si pei caratteri clie vi furono im- piegati , che per le division! che vi si sono introdotte. Le considerazioni che ci vengono ofFerte dal nostro autore a que- sto proposito sono veramente degne del niaggior conto. Fa- cile, die' egli, sarebbe comparativamente lo stu:lio e la di- stribuzione degli animali, ove le forme e le modificazloni dei dlversi sistemi di organi presentassero rapporti vicen- devoli costanti. Cosi se ammettiamo clie gli organi di un dato sistema si trovlno nel loro stato di maggior perfezione allorche presentano nella loro struttura la piu grande va- rieta di comblnazloni possibi'e, ed eseguiscono il maggior numero di movimenti e di funzloni , ne seguira ciie di- scoprendo noi in qualclie specie un sistema di organi nel piu perfetto suo stato , aspettarci dovremmo di rltrovare tutti gli altri sistemi nella medesima condlzlone. Tutta la storia pero del regno animale e contraria a slffatte aspetta- zioni di caratteri coesistenti e ci autorizza pinttosto a con- chiudere , potersi in una data specie rltrovare uno o piu sistemi di organi in vmo stato di perfezione, i quali coo- perino tuttavia con altri che riguardare si possono come 54 riLOSOFIA ZOOI.OCIC.V impcrfottl. — Dimostra il slg. Fleming in progresso, clie si possono ottenere altrettanti metodi uaturaU di classlfica- 7ioiie. cjunnll soiio i sistcnii di. or^nni die si conoscono. Proteileiiclo pero nelle iilosoficlie sue consiclerazioni T au- tore si tlidilara in favore del metodo misto , siccome quello die semlira riunlre tutti i vantaggi possibili ad ottcnersi. I caratteii dci (juali si fa nso in esso, vengono derivali da tutti i sistcnii di organi , e dalle parti subordinate di tjuesti , adottaudo per niisuia della loro importanza T e- stcnsioiie in cui cssi presentansi , e cpiella eziaudio della lore influenza. In scguito T autore espone il procedimento giusta il quale si stabiliscono i diversi successivi asseru- bramenti di una classificazione , osservando il metodo di divisione l)inaria pei caratteri positivi e negativi; me- todo col quale si ottiene di evitare moltissime nojose ri- petizioni nelle descrizioni delle specie, del pari die T enn- iiierazione delle qualita distintive dei generi, e che essendo d'altronde fantoovvio, fa riuscire sorprcndente all' autore la ripugnanza di alcuni naturalisti nelfadottarlo. Servireb- be esso , per cio ch' egli ne pensa , a reprimere quella smania d' innovazione, che tanto particolarraente caratte- rizza niolti dei niodcrni cultori della scienza , assegnando i confini entro ai quali puo essa innovazione venir prati- cata , ed a dirigere i loro sforzi onde riempiere le lacune die rimangono, anziclie trastullarsi con nuoyi sisterai , die etlificati f[uest'' oggi , vengoii distrutti doniani. Un tal metodo per altro si puo ri2;uardare ancora nella sua infanzla : se non die T adottarlo seml^ra al sia;. Fleniin2 essere il solo rimed io iin qui inimaginato per frenare quelle fluttuazioni die lianno esposto nieritamente al rldicolo i si- stcnii della storia naturale, e per rendere una volta i pro- grcssi della zoologia staljili e vittoriosi. Ndla scelta dei ca- ratteri die ci servono di c;uida per la formaziono delle classi c degli ordini , consiglia di lasciare una certa latitudlne per una diversita di opinione. Questa pero potra venire notabil- mente diniinuita , qualora si consider! che quei caratteri i quali sono di piu facile scoprimento , e che producono una divisione piu equabile delle specie , meritano in tutti i casi la preferenza. Giudicando secondo queste regole, 1' autore di- cliiara preferdjile la divisione binnria degli animali in ver- tcbrati cd in invertclirati, a qnella che desunta viene dalle qualita del sistema nervoso. L'insieme, osscrva egli, dei DEL DOTT. GIOVANNI FLEMING. 55 carattcrl clic qualificano la prima divisione e cU facile rl- conosciiuento, ccl ottiene cli riunire un gran nnmero di aiii- inali, i cui sisteini tli organi offrono una niedesinia gene- i-nle struttnra. Volendo inipiegare un metodo di divisione primaria per tre . siccome fece Linneo, o cjaadernaria, come fu praticato da Cuvier, siamo oldjligati di far uso di piu di un carattere nella costruzione delle classi e di dipar- tirci da quell' unita di principio , alia quale il solo metodo di divisione liinaria puo esclusivamente preteni-lere; in altri termini si rende impossibile T assegnare un limitc qua- lunquc al nuniero delle classi di primo ordine. Esposte alcune considerazioni intorno ai difetti del sistema di Lin- neo e di Cuvier, non clie diverse altre relative aR'appli- cazione del metodo misto, passa T autore a tracciare una distinta esposizione delle suddi\'isionl piii usltate in zoolo- gia , dei noini coi quali si esprimono, e delle regole clie si osservano nella loro istituzione. Colla sezione IV si compie r opera , esponendosi la classificazione degli aniniali, giusta il metodo dalT antore prescelto , e sul quale ci e d" nopo serbare un perfetto sllenzio per non essere abilitati a pro- seguire in ultcriori relazioni per 1' estensione giii sovercliia di questo nostro articolo^, ci si presenta altronde questa parte in termini troppo diilusi. Cio clie siam venuti indicando , ci senibra die possa ba- stare a far conoscere se non il grado di merito, almeno 11 grado d" importanza del lavoro del sig. Fleming, e in pari tempo ad inspirare sentimenti di sincera commendazione per chi ha procurato all' Italia il vantaggio di possedere un" opera di tanta istruzione nella lingua nazlonaie. Chi sa quant' accuratezza e diligenza egli riponga in ogni suo la- voro, non rimarra dubbioso suU' esattezza della versione, cni si rinviene congiunta una maestrevole condotta nella difficile elezione di vocaboli italiani che rendono genuino il senso del testo. L' opera inglese contava gia sei anni di venturosa esi- stenza , quando 11 nostro prof, si determino a pubblicarla in italiano, collo scopo di procurar a' siioi conclttadini un sussldio ch' ei repnta ellicace nei loro studj zoologici. Opportuno quindi rendcasi Tapporvi note indicanti i mu- tamenti o nell' argomento per novelle scoperte , o nelle opinion! ad esso relative , cmesse dopo la pubblicazione deir originale. Cio ha il dotto professore adempiuto con 56 FILOSOFI\ ZOOLOGIGA , ecC. inolta sagaclia ed economia di llnguaggio , aggiugnendo in pari moJo diverse nozioni delle quali Tautore non pote avere contezza , non clie alcuni opportuui e pregevoli cenni originali , merce delle quali aggiiinte i" italiana edi- zione si presenta notabilmente accrescinta e niigliorata. Un tallibro riuscira oltreraodo utile e dilettevole , non solo a quelli che coltivano ex-professo la storia naturale , ma a chiunque ami conoscere con breve applicazione 1' uni- versalita delle dottrine fondamentali della scienza zoologica , o in altri termini brami acqulstare una fedele informa- zione di tutto cio che riguarda la natura animale, consl- derata nelle sue generalitii sotto un aspetto veramente fdosollco. 5; La vera agricoltura pratica della Lomhardia , di Viii- cenzo Ferrario , fg%i delT autore dell Agcnte in cmmpagiiuj opera adattata alV uso comune del col- tivatori , utile anche agV iniziati nelV esercizio delle professioni d' ingegnere e di agrimensore. — Mi- lano , i83o, co' torctii della Societd tipografica dei Classici italiani. A spese delV autore , in 8.° grande di pag. XV e 781 , con una tavola in rame. Frezzo lire 10 austriache. XJLllorche compajono libri concernenti T agricoltura, noi ci facciamo senipre debito di venirne discorrendo, poiche si tratta di cosa die assai di vicino interessa il nostro paese , ritracndo esso appunto dall' agricol- tura le principali sue ricchezze. Noi dunque cre- diamo che ora non ci sara fatto carico se con qual- che estensione ci occuperemo di un opera , il cui soggetto e la vera agricoltura pratica della Lombar- dia. Perciocche essa tende ad additarne alia comune dei coltivatori le principali e piu adoperate regole anche senza I'ajuto delle teorie , sicche questi pos- sano facilmente apprenderle e porle in uso. Ben e vero che alcun critico potrebbe metterci innanzi che quest' opera non e in fine che un centone di cose notissime. Ma il sapere ben ricoglieree riunire in un sol libro quanto sta sparso in tanti e frammischiato ad altra materia , e ordinarlo e disporlo in maniera che riesca adattato alia comune intelligenza , non e egli lavoro pregevole e commendabile? Ecco cio che il sig. Ferrario, pigliando a norma ed amplilicando VJgente in campagna del padre suo ha inteso di qui presentarci. Quest' opera pero non e totalmente sce- vra di mende , ed esse verranno da noi di mano in mano notate nel sunto che imprendiamo a darne. Capo I. Come si distinguano dal pratlco le qualitd della terra, e teoria sullo stesso argomentO' Le qua- Ijta delta terra vengono dalFautor nostro stabilite in 6o LA VEKA AGRICOLTURA PR.VTICA terra forte nera o calcare , forte crctosa o argillosa , niezzana , gliiajosa , sabbiosa , litosa e paludosa o sortiinif^^a. Di ciascuna qualila egli partitaniente fa- vella, e riticne die* la tcrr£i(*forte nera sia la mi- gliore. La formazione dei tcrreni , e cio clic co- 8tituiscc la loro fertilita , gli strati , la tcniperatura , la latitudine , 1' clcvazione e Y esposizione sono il soggctto della teoria sulHciciitemente trattata, cd alia cui sequela e data un' idea del come aggiugncre a ben peritare i terreni. — Capo II. Ddlc diverse qiiaUtd degV ingjrissi. I principali e pid comuni con- cimi trovansi qui ricordati -, e n' e fluta Fapplica- zione alia qualita dei terreni e dei vegetabili. L' au- tore rigetta giustamente la pratica di tenere , come comunemente suolsi , ammucchiato ne' cortili ed alio scoperto illetame, poiche esso scapita non poco: egli vorrebjje clie portato fosse subito sul podere in luo- ghi a cio opportunamente disposti e guarentiti dalla pioggia e dal sole; laddove altri proposero, siccome piu al caso, i serbatoi clie qui dal sig. Ferrario ven- gono accennati solo per ricogliere le orine. Avremnio pero desiderate anche un cenno intorno agli urati che non ha guari furono tra noi si vantati, siccome attivissimo concime, e clie pel loro un po soverchio costo pare che siano posti in dimenticanza. Capo III. Del modo di arare , vangarc ^ scminnrc e zappare. II tempo , \ istante , le res^ole , i precetti per queste importanti operazioni agricole vi sono esposti con aggiustatezza e chiaramente ; ne si tra- lascia di ricordare le diverse nianiere di aratri e le giuste proporzioni che avere debbono le parti loro, rapportando in una tavola in rame le iis^ure dcl- r aratro lombardo , del piemontese e di quello degli antichi Romani. Rclativamente pero al seminare dob- biamo avvertire che il sig. Ferrario non parla che del seminar colle mani, per lo che bisogna dire cli' egli non ammctta strunienti adatti a suppUrc in cio air opera della mano. DELLA lombahdia, 5g Dell Hso del tcrmomctro , baromctro cd igromctro tratta il capo IV ; DclV aviicendamento ossia rota- zione agraiia il V. Trapasseremo il primo di questi due capi in cui T autore insegna la iiianiera di ado- perare gli accennati stromenti dei quali da anclie la teorica , e c' intertciremo in vece del secondo. Interamcnte dal lato della pratica vi e trattato 1' av- vicendamento , il quale dimostrasi in prima come non adattato ne per tutti i terreni , ne per tutti i climi ; poi come vi abbia grande svario circa al far succedere 1' un vegetabile all' altro quantunque di specie di^rsa , essendo chc la scclta vuol essere in relazione alia localita , alia natura del suolo , alle particolari condizioni cd ai bisogni del coltivatore , alio smercio de'prodotti, al valore lore e ad altro di cui non puossi non tener conto nel ridursi vau- taggiosamente ad essa scelta. La regola principale e generale pero e quella di far succedere ai vege- tabili die diniagrano di piu il terreno , quelli die lo dima2;rano meno, ed i c|uali 1' autore qui per or- dine annovera. II convenevole e proporzionato av- vicendamento a norma degli accidenti sovraccennati viene in appresso partitaniente mostrato, e successi- vamente quello clie in terreno asciutto fa pel pigio- nante clie deve tutto lavorarc a braccio, per le mas- scrie in cui s' adopera qualche bue , pel proprietario clie fa andar le terre ad economia , quello clie vale pel colle e pel monte , quello clie praticasi alle basse pianure adacquatorie e sj)ezialmente nelle provincie di Pavia , di Lodi , di Milano , cui parci sarebbe stato bene I'aggiugnere altresi di Novara e di Ver- celli ov' e pur in fiore 1' agricoltura , e trovansi este- sissime possessioni; 2;iacrlie 1' autore stesso ci dice ritenere egli per Lombardia non gia il solo stato di Milano, « ma tutta quella gran vallata chiusa a set- tentrione dalle Alpi , a ponente cd a mezzodi dagli Appenini , aperta solo aH'Oriente, e per la quale scorre il Po co' suoi trenia inllucnti e trilnuarj c va a sfogarsi placidamente nell'Adriatico. ^ Qucsto capo 6o L\ VERA AGRICOLTfJR.V TRVTICA viene cliiuso con im' annotazione in cui si dice che gli afBttuarj abbisognercbbero di liinghe locazioni onde approlittarc di tutti i vantaggi che danno le ro- tazioni agrarie; le quali lunghe locazioni non sareb- bero parimente fuori deir intercsse del proprietario , giacche rispetto a cio il novennio c tro})po corto si per gli uni die per gli altri. Capo VI. Delia coltnra agostana e delle crbe no- cive. Capo VII. DclV acqna e del mctodo di adacquare. Capo VIII. Delia coltivazione del cereali cstwi. Capo IX. Delia coltivazione dei cereali invernens^hi. Questi capi non trovansi disposti nel miglior ordine: I'-ottavo ed il nono volevan essere prima del sesto. La coltura agostana si fa per disporre la tei-ra alle seniinagioni autunnali della segale e del fromento. L' autore in- segna, seguendo i migliori agronomi, che tanto per rendere la terra acconcia a corrispondere nn migliore e pill abbondante prodotto , quanto per isradicarvi e levarvi le erbe nocive bisogna ararla da quattro in cinque volte , e dopo le prime due volte passarvi r erpice pel lungo e pel traverse ; fatta la terza ara- tura , seminarvi lupini , i quali cresciuti che sieno a un palmo circa si volgono sotto ritoriiando ad arare affinche cosi infracidiscano e ingrassino il terrene. E per le campagne a fromento protlttevole riesce del pari il seminarvi in seguito alia seconda aratura veccia mista a ravizzone per fame sovescio. L' autore condanna Tusanza di certi contadini che seininano secondarj minuti in vece di preparare la terra colle eolture agostane , essendo che di questa maniera la dimagrano troppo, e manca loro il tempo per disporla alle seniinagioni di segala e di formento invernenghi, i quali rendono poi scarsissimi prodotti. E cattiva pratica dimostra essere quella altresi di lasciar in piedi la stoppia a maturare prima di mettere mano alle dette coltivazioni agostane , dando cosi campo air erbe nocitive di portar a perfetta maturanza i loro semi e di lasciarli andare sul suolo , e per- dendo parte del tempo ch" e necessario all esattezza DELLA LOMBARDIA. Gl delle coltivazioni stesse. Ne crede che si possa valutar la ragione che suolsi dare, cioe che quel ritardo sia per ritrarre dallo spoglio dei secondarj minud e dalla stoppia il bisognevole per mantenere i bestiami neir inverno ; posciache potrebbesi provveder me- glio a quest' uopo col tenere porzione di terra se- minata a trifoglio, raccolto il quale gittandovi fro- mento questo vi mette assai bene. Quanto all' irri- gazione , 1' autore ricorda gli abusi che tutto di si vedono , ed espone le regole che per ogni nianiera di seminatura e di coltivazione importa che si pra- tichino , affinche si ritragga il maggior possibile van- taggio nel ricolto. Chiudouo poi questo capo alcuni cenni intoruo al modo di deterniinare I'uuita di mi- sura detta tra noi oncia d' acqua , che viene adope- rata per regolare il riparto dell" acqua irrigatoria tra i diversi proprietarj ed utenti , sciogliendo ancora per mezzo di seniplici equazioni alcune quistioni che so- glion insorgere relativamente all" uso di esse once di acqua regolate sugli orarj. Venendo ai cereali estivi ed agli invernenghi 1' au- tore designa tra' primi il fromento marzuolo, la se- gala marzuola , 1' aveua , la spelta , il melgone mag- gengo, il melgone agostaiio, la melica rossa, il riso, il farro , il miglio, il panico , la fraina; e tra i se- condi o invernenghi il fromento che si semina d' au- tunno , la segale pur vernale , 1" orzo , la scandella od orzo distico di molt' uso nella Brianza. Indica con bastante precisione il terreno plii adatto a ciascuno di essi , i lavori preparatorj che la terra richiede prima della seminagione , il tempo in cui questa si fa, la quantita della semente che abbisogna, le re- stanti operazioni allorche la pianta e nata e va cre- scendo, il tempo in cui matura il grano, la maniera di fame la ricolta e di renderlo atto a poter essere riposto nel granajo e conservarvelo, mostrando in fine r uso della paglia o stoppia. II sig. Ferrario s'estese pill ampiamente intorno al riso ed alle risaje; ma pare a noi ch' egli avrcbbe potato benissimo rifondere in ff2 LA VERA. AGKICOLTURA PUATICA uti solo i due articoli distinti dai diversi carattcri di stanipa", poiclie cio cli' e ucl secondo stava all' uopo aiuhe uel prime, per non dire die vi era neccssario. Dal coiifronto poi cli' ei i"a della spesa aimuale di coltivazione e del ])rodotto di 20 pertiche milanesi coltivate a riso in i'ondo aratorio ed in fondo sortu- moso dcir Oloua , risulta che il prodotto netto del primo dia il doppio costando il fondo aratorio niinori spese a coltivarlo. Giusto parci in appresso il desi- derio delFautore, che nel Milanese vcnga viemmag- giorniente estesa la coltivazione del fromcnto mar- zuolo c della segale pur niarzuola , sicconie di mag- gior utilita che non gli altri gcneri del pari marzuoli. II capo X ha per subbietto Delia coltivazione del legumi , cioe fave , fagiuoli , Icnti , ceci , cicerchie , vecce , lupini ; e il capo XI Dclle piante oleifere , sic- come sono il ravizzone nostrano , il ravizzone S. Pie- tro, la camelliua, volgarment'e gialdina o semenzina. Dai loro semi si cava Tolio. Quello del ravizzone S. Pietro riesce di miglior qualita; ma la pianta va di leggieri soggetta a' mali accident!, per cui spesso scarseggia nel prodotto , siccome avvien pure della ca- mellina, e quindi suolsi a ragione dar la preferenza al ravizzone nostrano. L' autorc rigetta 1' uso di al- cuni che seminano la caniellina tra i legumi marzuoli , perche essa non mette bene venendo da quelli sof- focata, e quelli solFrono per la sottrazione d alimento che loro vien fotta dalla camellina. Egli passa poi a parlare del graiiajo ( capo XII ) , dimostrando quale ne sia la miglior situazione e costrnzione , e quali i modi per bene custodirvi e conservarvi i grani. Alio piante tigliose trapassa in appresso col capo XIII, delle qnali Ic principalmente coltivate tra noi , siccome piu profittcvoli , sono il lino e la canapa. Del lino due varieta si coltivano , il lino marzuolo o liiictio, e il lino iiwerneiigo o ravagnasco pin vantaggioso del pri- mo. L" autore ad alcuni capi fa delle giunte impresse in caratteri piu piccoli, le quali risguardano o nozioui puramente tcoriche , o parti della scienza agraria DELLA LOMBAUniA. 63 snncriori all' intelligenza del contadiwo. Ma in que- st! artieoli del lino e della canapa pare a noi clie, conic dicemmo del superior capo del riso , da alcune pocliissime cose in fuori sarebbe stata ottima idea il costituire un sol tutto del principale e deir addizio- nale , poiche le opei-azioni descritte nelle giunte, e die fan d' uopo alia cultura ed al trattamento di tali piante, importa die sieno conosciute anclie dai con- tadini , i quali denno esegnirle. E parci inoltre die vano non sarebbe stato V accennare altresi in risguardo al lino le cure die richiede il linseme per ricavarne r olio die serve a parecchi usi economici , tra' quali non e ultimo quello di ugnere i forniaggi. II colti- varsi in alcuni orti agrarj il cotone indusse T autor nostro a qui parlare anclie di esso; ma il clima del- r Italia scttentrionale non e per nulla adatto alia vai>- taggiosa cultura di sitFatto vegetabile. Dcgli ortaggi die si coltivcuw in grande nel campo parla il capo XIV, e sono le rape ed i pomi di terra ; Del tabacco il capo XV; Del coriaiidolo il XVI; Dei prati il XVII. Noi gia in altro incontro dicemmo in qucsta Biblioteca ( torn. 49.°, pag. 829 ) clie la col- tura de' prati riesce per la rcgione nostra soggetto importantissimo, e die per conseguenza tutti gli ani- niaestramenti per ridurre il suolo a prato con faci- lita e poca spesa apportano sicuramente non poco utile e non possono non essere commendati. E mo- strammo pure il vivo desiderio die la voce dei piii riputati agronomi fosse a tal risguardo ascoltata , e conosciuto fosse il vantaggio di aunientare fmo a un certo punto le praterie. II medesimo avviso tiensi dal signor Ferrario , e percio ampiamente egli tratta di cotal soggetto incominciando dal diHinire die cosa sia prato , e dal mostrarne le principal! distinzioni non die il sommo utile , facendosi poi a trattare dei prati naturali , dei prati artiliciali , ddle marcite , e poscia deir erba medica e del trifoglio. Nulla di nuovo si riscontra in tutti qucsti punti , ma vuolsi dar lode air autore dcU' avere scelto i migllori prccetti e le 64 ^^ VliUA AGRICOLTURA PRATIC.V mlgliori regole pratiche ; e non puossi noii convenire CO a lui, die la coltivazione dell erba medica meri- terebbe pc' suoi vantaggi di essere fra noi piu ge- neralmente adottata e tenuta in quel conto che ve- rameute si nierita. L' autor nostro scguendo Y ordine della Biblioteca agraria che si pubblica dal prolessore Morctd fa tener dietro al capo dei prjtti la jegola di sccgliere e di conservare le sementi (capo XVIIl): noi pero nel render conto di essa Biblioteca gia dicemmo esserci paruto die questa regola avrebbe dovuto ve- nir subito dopo quelle relative ai cereali ed ai legumi. Ma qui, poiche si discorre anche degli ortaggi, tor- nava forse piu a proposito il collocare tal capo in seguito a quello che tratta di essi, e fame cosi un capo solo in vece di due. Capo XIX. Del latte e de suoi prodotti. In due paragrafi divise 1' autore questo capo ; nel primo dei quali parla del latte , del butirro e del formaggio bianco , nel secondo della fabbricazione del formag- gio lodigiano. A questi paragrafi fa tener dietro una lunga aggiunta in cui distintaniente ragiona di parec- chie cose intorno all' alimento delle vacche ed alle operazioni del fabbricare il butirro ed il formaggio die , siccome a noi sembra , starebliero piu opportu- namentene' paragrafi medcsimi, trattandosi per la mag- gior parte di cognizioni ed avvertenze di cui i fabbri- catori e custodi de' formaggi debbon essere al fatto. Non sappianio poi peiche f autore abbia ricordato nel secondo paragrafo e non nel primo ( il cui subbietto , come dicemmo, era anche il formaggio bianco) il for- maggio pingue , cosi detto stracchino , la ricotta o ma- scarpone, che son pure sorta di formaggi bianchi, ed abbia dimenticato le mascarpe che col mezzo del- r agria si ritraggono dal siero dopo la separazione del cacio. E per rispetto alia fabbricazione del cacio lodigiano, noi non sapremmo interamente convenire coir autore, cioc che bisogni per cio spogliare il latte per quanto e possibile della crema; poiche quest' uso jQoii ci pare compatibile coll' oictenere migliore e piu UELLA LOMBA.RDIA. 65 squisita qiialita di esso cacio. II lasciarvi troppa parte biitiiTOsa nou e al certo conveniente , poiche al- lora le forme non possono rcstare sode e ferme quant' e niesticro lo sieno aflinclie reggano ai lun- ghi trasporti ; ma il levaila tutta tutta e im render il latte troppo magro, e ricavarne conseguentemente cacio insipido e che facilmente di troppo indura. E a ben distinguere le principali qualita dcUo stesso formajisio lodi2:iano non sarebbe forse stato luor di proposito che Tautore avesse fatta mcnzione della pratica distinzione usata dai fabbricatori e mercatanti di cacio maggengo , terzolo e qaardrolo. Maggengo e qiiello fatto dal 24 aprile al 24 settembre ; terzolo, dal 24 settembre al 24 aprile , salva la ditferenza di chiamar quardrolo il migliore di esso ritratto dal 24 settembre sino al durar dell' erba ch' e la cpiarta produzione del prato, e detto percio quardrolo. Del resto r autore ha tutta ragione di affermare che al termometro aPidarsi dee la buona riuscita della ca- gliata, e che se i cosi detti casarl immergessero que- sto anziche le loro ruide e sozze mani nella caldaja, pill forse non si direbbe che T andar bene del for- ina2:2:io e tutta sorte. Capo XX. Dell' orto od ortaglia. Incomincia il sifftior Ferrario dal far conoscere la situazione , la disposizione e la qualita del teireno che richiedesi dall'orto, indi gf ingrassi che vi confanno , i lavori e gli stromenti all uopo ( disegnati anche in tavola in rame ) , la necessita , la regola ed il tempo dell' adac- quamento ; trapassando poi in separati paragrati a trattare della rotazione ortense , della seminagione de- gli ortaggi , della coldvazione loro , e ripartendoli in ortaggi di cui si mangiano alcune tenere parti del fusto o delle foglie; in altri di cui si mangiano piu specialmente i frutti ed i semi ; in altri ancora di cui si maiigia la radice bulbosa o tiiberosa , ed in ortaggi che servoiio solo per condimento , o di cui alcune parti servono a condimento od a far salse. Un quarto paragrafo e dedicate alle sementi di verdura , e del BM, Ital T. LIX. 5 66 LA VEUV ACRICOLTL'RV PRATIG V modo die tcngono i nostri ortulani ncl cultu-arle e raccogllciic. Noi iion ci cstcndiaino piii okrc in tjuc- sta parte del Ifbro , poiclie in poco divei silica dal- r oitolano istruito ch' c nella Biljlioteca a2;rai"ia , c di cui gia tcncmmo parola nel toino 5o.°, pag. 55 di qucsto giornalc. Dair orto r autore passa al fnittcto ( cap. XXI ) , c quindi troviamo in nn prinio paragrafo esposto il modo di fare e di niantenere i vivai degli alberi da frnita e del come praticare le varic sorte d' innesti nelle diverse piante di frutti , non che uno scan- daglio della spesa , e del prodotto netto per una per- tica di terra niessa a viva jo di frutti assortid. Tratta il sccondo paragiafo delle diverse manierc di dirigcre € di piantarc gli alberi da frutto. Noi avremmo vo- lentieri iutitolato questo paragrafo del modo di pian- tarc € di dirigere , ecc.j indi con piu ordine, e non tutt' insieme come fa il sig. Ferrario , avremmo messo innanzi in prima il modo, la r(>2;ola , il tempo e gli altri precetti che importano al piantare ed al trapian- tare le pianticelle dei frutti ; in appresso accennato avremmo come pcrvenire a far di essi spalliera o pallone o frutteto. fllaggior estensione richiedeva poi il favellare degl' insetti che riescono di nocumento agli alberi da frutta e de' mezzi onde riparare a cotanto guasto. La maniera di conservare le frutta in- vernenghe e il soggetto del paragrafo terzo ; siccome partitamente vien discorso nel quarto di alcuni po- chi alberi di frutti pin iitili , e di cui la coltivazione esigc imtggior cura , quali sono il noce , V idiio , gli agrumi. La coltivazione del gelso e il modo di governare i bachi da seta formano nella Lombardia nn impor- tantissima parte d'agricoltura , sicche a tutta ra2;ione r autor nostro vi dedico due capi il XXII e il XXIII. L' istruzione che qui egli da intorno alia coltivazione dei gelsi e consentanca a quclla che e nella Eiblio- teca agraria, della ([uale noi abbiamo dato un sunto nel fascicolo dclf idt. sc. febbrajo a pag. 104. Ci e DELLA LOMBAKDIA. 67 forza pero di avvertiie che T autor nostro enonea- nientc lia confuse colle varieta le s[)ecic, chiainando varieta il moms alba o gelso bianco , il piu coinune tra noi , c dinientico il modo di propagare i gelsi per propaggine , che pur iu piu siti ben riesce. A dare un' idea del lucre che rcndono i vivai de' gelsi e qui prcseiitato uno specchietto delle spese che im- porta una pertica di terreno niessa a vivajo c il prodotto che se ne cava , il quale , uon avvenendo inlbrtunj , in sette anni aggiugne , levate esse spese , a lire milancsi 865. :i , ossia a lire 123 soldi ii all' anno. 11 signor Ferrario insiste giustamente suUe grandi utihta delle siepi e de bosihetti di gelsi ove c r opportunita ; e inscgna per minuto la manicra di piantarc e gli uni c gli altri e di bea governarli. II sussegueate capo intorno al governo dei bachi da seta sta ripartito in quattro paragrafi : i.° cojne si ottlcne e si conseiva la scmcnte de bigutti^ 2° del modo di far nascere i bigatti , di governarli siiio alia prima muta, di regolarsi circa alia fogUa cd altre cure pjcliminari ; 3.° dalla prima mala al raccolto delle ga- lette ; 4.° delle cure die debbonsi cacrc nel raccolto delle galettc , cd altre necessarie iiozioni relative al piodotto di questa dcrrata. Col solo por mente a tale ripar- tizione e facile lo scorgere che il paragrafo primo voleva csscre \ ultimo , poiche solo dopo la raccolta de' bozzoli si scclgono i piu opportuni di essi a dare le uova migliori, e quest' operazione e 1' ultima che si compie da chi govcrna i bachi da seta. Ora in- torno alia scelta medcsinia \ autor nostro da le uoriue niedesime che rinvengonsi in altri autori , salvo che egli le mette innanzi come induljitati precetti, lad- dove qucgli altri vi veggono talvolta non tutto iV*fon- damento. Per far nascere le uova ci ha due maniere , Tuna Tantica regola dei letti , T alU'a la moderna della stula. Amendue qui sono descritte , dimostrandosi pero la pieferenza che per ogni rispetio si merita la srconda. L* autore e d' avvi&o che i bigatti prema- luri IruLtino megUo; e percio raccoinanda di pighare 68 LA VERA ACRICOLTURA PRATICA cotali mlsure nel far nascere la semente die i ba- cherozzoli abbiano fogUa tenera, non peio estrema- mente tale poiche loro mioce. E in mezzo all' espo- sizione miiiutamente rapportata di quanto e nccessario pel buono ed utile governo dei baclii, noi avremmo desiderate clie in quel modo che il signer Ferrario determina precisamente la forma e 1' ampiezza delle tavolette di cartone , e Y uso dclla gerla pel trasporto dei novelli bigatti dalla stufa alia stanza in cui si al- levano, avcsse pure determinate la piii cenveniente larghezza e lunghezza dei graticci o cannicci , del cui buon collocamente non lascia per altre nulla a che dire, ed avesse inoltre descritte le tavolette che riescone le migliori per le mute che occorrono dal- r un graticcio all' altre. Kelativamente al consume della foglia che fanne i bachi nati da un' oncia di semente , Y autere s' attiene del tutte al calcele del dett. Lemeni riferito nella Biblioteca agraria, elf e di libbre 1078 lerde, il che farebbe libb. i5 ~ per ogni libbra di bezzeli. E un altre calcele abbiamo ancera del cotidiane scemare di peso che fanne mille libbre di bezzoli pei primi dieci di dalla lore ricolta essende censervati in una stanza tra i 17 e i 18 gradi di temperatura. Dal qual calcele ricavasi che nei primi quattre di perdene un tre per cento , negli ultimi un pe' piu , andande sine a un sette e mezzo per cento. II peso pei della seta relativamente al peso de' bezzoli da cui si ritrae e come 12 ad i. L' autere in queste paragrafo che concerne i bezzoli tocca in iscercio della varieta de' bachi da seta a tre mute, la quale sembragli piu pregevole perche rende seta piu bella e piu tina. Egli a queste stesso luego ricorda il male del segno e del negrone cui i bachi vanno seggetti , omcttende tutte le altre ma- lattie. La qual mancanza non sapremmo in vero se gli si possa cendenare, poiche a nei sembra che in un libro di queste genere sarebbe state necessarie un particolare paragrafo in cui fossero accennate tutte DELLA tOMBARmA. 69 quelle malattie , le lor cause probablli , eJ i modi valevoli a prevenirle e curarle. Capo XXIV. Delia vite; capo XXV. Delia matu- ritd delle uve e degli utensill per la fabbrlcazione e conservazione del vino; capo XXVI. Del vino. Pi- gliando \ autore a favellare delle vid non gia scien- tificamente, ma soltanto ia relazione al ben coldvarle per ricavarne il maggiore e niiglior possiljile pro- dotto , non intrattiensi nell' annoverare le tante loro varieta, ma accennatele in iscorcio passa tosto ai modi di propagarle, a magliuolo cioe, a barbatelle o rasole da radice ed a propaggine , indicando le qualita delle viti , e le situazioni per cui pajono piu adatte , e sono piu. comunenjente in uso. Dope cio fassi a chiarire le qualita , condizioni e posi- zioni del terreno piii confacenti al prosperamento delle viti; per riguardo alia cui esposizione deter- mina « clie e cattiva a tramontana , tollerabile a ponente , buona a levante , migliore a mezzo giorno , ed ottima tra levante e mezzo giorno. » Delia di- versa maniera di piantarle, annestarle , e regolarle e indirigerle sino a die frutrino, e del come fatte adulte governarle e mantenerle in fiorido stato am- piamcnte in appresso si estende a parlare , atte- nendosi alle pratiche piu ricevute, non avuto ri- guardo in nessuna operazione alle fasi della luna , poiche « la luna nel nostro pianeta non influisce punto sui vegetabili. » Un' aggiunta porge le norma per la perizia delle viti. Poca cosa e cio die concerne la maturita delle uve : maggiore esattezza era neces- saria nel favellare degli utensili per la fabbricazione e per la conservazione del vino , e massime in ri- sguardo ai mezzi die si hanno per torre ai tini ed ai dogli i cattivi odori , usando diverse bolliture , e le dissoluzioni chimiche die in oggi conosciamo di tutta eflicacia a tale cffetto. E parci die in qucsto medesimo capo XXV dedicate alia descrizione di diversi arnesi per la fabbricazione del vino sa- rebbe stato il luogo opportuno di discorrere del no \K VF,R\ ACRtCOLTURX PUATICA pigiatoro del dottore Lomeni , non die dci tini ro- jierli e dcf^li altri trovati mcccanici del Fcrri e del LcoiKudi c della niaccliiiia per tramutaie il vino senza die pcrda di forza , de' qiiali argomenti e poi costrctto r aiitorc a danic la dcsciizioiie nel susse- guente capo XXVI del lino. II signor Ferrario non animctte F use del suddelto pigiatore , il (juale in verita non si c ancora molto propagato ne' nostri paesi , sebbene in ([ualdie liiogo lo abbiaiiio veduto con bnon csito gia da alrun anno praticato in grande. Noi non ciediamo d' intertenerci su tutto eio die risguarda il modo di labbricaic c conscrvare il vino ; tntto riducendosi a cose gia note , e trite e ritritc. II perche c' inoltreremo al capo XXVII dcllc piaiite c del bosco. La querce , il faggio , larol)inia, il pla- tano, i pioppi, gli albarcUi, la rovere , il iVassino , il pino , la peccia , il larice , F olnio , il carpino, il castano ecc. sono gli albcri die crescono in Lom- bavdia c di cui rao;iona F autor nostro attcnendosi alia propa2;azione e al piantamento loi'o , al suolo die amano , alle cure die riclnedono ci'esciuti , all' eta in cui tagliarli od atterrarli, agli usi cui servono. Egli vorrcbbe sradicata dai contadini T idea die la luna abl)ia influsso sul taglio degli alberi per la loro buona o cattiva riuscita. Conseguita a questo capo un aggiunta in cui sono le nornie per le stime de' bosclii. Sianio agli ultimi quattro rapi tutti concernenti animali die lianno attinenza colF agricoltura; e quindi nel XXVIII vien trattato del hcsdamc grosso , cioe del bue , del toro , della i^acca e del vitello , del ca- vallo, deir asino c delmulo; nel XXIX del be stiame minuto , vale a dire della pecora e della cap?-a , del maj'ale; nel XXX del pollame , e nelF ultimo o XXXI delle opi. Facendo principio dal bestiame grosso e dal minuto , \ autore accenna in prima le migliori forme di ciascuna specie, sesso ed eta; parla da poi della generazione , della nianiera di allevarlo e di niantenerlo . dct^li usi a cni serve, c delT utile die VVLLX LOMBARDI\. ri puo trarscne. Egli e in errore nel credere clie il toro non valo;a alle vacclie se non clic arrivato all' eta cli tre aiiui ; poiclie conipiuto die a]:)l)ia 1 anno e g;ia proporzionato alia generazione colle giovcnrhc, e pas- sati i due colle vacche. E discorrendo delle vacche , pare a noi che in un libro della natura di questo sarebbe state bene che si fosse date convenevole estensione alle regole del buon governo di esse, siccome soggetto di tutta importanza. Esser voleva ricordata altresi la miglior maniera d' inipingnare il bestiame grosso e niinuto per ricavarne il piu possibile jirezzo. Saltercmo il capo del pollame per ridnrci all" ultimo delle api, L''autore incomincia a discorrerc del pascolo die si conviene alle api, e del sito op- portune airarniajo; fa poi alcuni cennl sulla storia naturale delle api , i quali ceimi , secondo un piu accurato ordine, dovevano ad ogni altra cosa pre- mettcrsi. De' jinovl sciami tratta il paragrafo tcrzo , (lei favi il quarto ,• come si raccolgnjio i favi senza iLccidere le api insegna il qidiito, e come si scparino il miele e la ccra il sesto ,■ qiiali i ncmiri delle api il scttimo ,• le malatde delle api fannosi conoscere dal- V ottavo , e la maniera di iiutrirlc neir iiwerno dal nono ed ultimo. Tutti questi paragrall, dal primo e secondo in fuori che spiaceci dire malamente impastati dal- r autore , sono Ictteralniente c per esteso copiati dair opera postunia del signer prolessere Sangiorgio ^=^ Deir cdncazione teorico-pratica delle api = senza neppur dcgnarlo di citazione. Ghiude il si2;nor Fcrrarie \ opera sua con un Pro- spetto del rapporti ( nieglio direbbesi ragguagli ) dc pesi , delle niisure e monete milancsi cd austriachc , col rapporto dei pesi e delle misure e monete nuovc italiane c francesi. In tutto il sue lavore T autore si avviso di essere cliiaro ed intelligibile ad o";ni classe di personc , intenzione in vero lodevolissiina , ma difluilissima ad essere mandata ad cfTctto, in cio ri- chiedcndesi un' assoluta padronanza ddla lingua die si adopcra. Ncl die a dir vero non si inostra da tanto 7a LA VEn\ AGRICOLTURA eCC. i il si2;nor Ferrarlo , sagrificando cgli sovente la sintassi c la 2;iusta dizione, incappando pur sovente in lunghi e intralciati e sconnessi period! , dai qiiali mal si arriva a trarre costx'utto. Egli in olti'e adopera certe parole e certe locuzioni che se non sanno dell' ita- liano, non sono per qucsto ne anco lombarde ; come sarelibero terre sostanziate; - sterrdmento ; - prato ac- quidoso ; - piante diramate a pieno icnto. Relativa- mente all' esatta costruzione ed all'aggiustatezza dellc proposizioni valga il seguente esempio. = k Qnesta y> sostanza {lo stracchlno) e grassa, ed e nn misto » di materia caseosa e dipende dalla maggior o minor » quantita di crema, che vi si lascia e vi si aggiugne » la maggiore o minor pastosita ossia grassezza del » composto. •>■> ]Ma anclie le diffinizioni non sempre appajono chiai'e ed csatte. = « Per ortaggi intendo quella famiglia di piante die costituisce F orto. » = Del rcsto noi crediamo che ad onta delle accennate mende 1' opera del signor Ferrario possa , come gia dicemmo , riuscire in complesso utile , sebben la sua eccessiva mole possa forse tenerla lontana dalle mani di parecchi che ne avrebber bisogno. Miglior ordine , e qiiindi meno ripetizioni , maggior ristrettezza in alcuni punii, idee non istemperate in trop]^e parole, modi del dire semplici e sugosi avrebber fatto sce- mare il libro di parecchie pagine con accrescerne il pregio e renderlo piu alia mauo. F. 73 Edlzione completa degll scrittl di agiicoltura, aid e commercio di Antonio Zanon. Tomi III, IF, V , r/, VII: die sono i volumi VII, VIII, AY, X, XI delta raccolta di opere scelte di autori friiduni. — • Udine, pei fratelli Mattiuzzi, in i6.° Itcd. lir. 17. 19 per gli associati, ed ital. 19. 92 pei non associati (1). In tutti gli scrittl snoi lo stimabilissimo Zanon appare iiomo dotto e dahbene ; egli ci si preseata qual negoziante ahilissimo, pieno di dottrina e di bella erudizione ed ani- mate di verace filantropia. Questo benemerito friulano opero personalmente con tutto T ardore a pro dell' industria, del commercio e del ben essere della sua patria diletta, ed impiego inoltre lodevolmente il tempo die gli sopravanzava a propagare le utili scoperte , a spargere tntte quelle no- tizie clie credeva vantaggiose a' snoi concittadini, ad ecci- tare lo zelo altrui ed a combattere 1 pregiudizj e gli er- ror! popolari clie si opponevano al buon esito delle sne intenzioni non meno pure clie beneficlie. Sebbene le sue lettere siano alquanto prolisse , intralciate di molte digres- sion! non sempre attinenti alia materia trattata , e sparse d' erudizione talvolta sovrabliondante , quantunque i suoi scientifici ragionamenti non siano sempre plausibili; e seb- bene al lettore possa sembrare che 1' ordinaria chiarezza della sua mente veuisse talvolta ofFuscata dalFamor patrio; nuUadimeno iianno in se un merito intrinseco che ne rende la lettura piacevole , istruttiva ed interessante per chi ha a cuore i progress! delle scienze economiche ed industriali, non che la prosperita della bella Italia. Le lettere inserite negli annunziati volumi contengono varie important! discus- sioni d! cu! brevemente accenneremo le principal!. Vini friulani. Ognuno sa che il Friuli produce ottiml vinl, fra i quali alcuni godono d! meritata ripittazione : distingues! fra di essi il prosseco conosciuto dagli antichi Roman! e chiamato (i) La Biblioteca Italiana ha gla reso conto dei priini volumi di quest' opera ( vedi toiiio 54-'', pag. 30o). J4 DEGLI SCPxITTI DI ACRICOLTUR.V, OCC. da loro pitcino, cli cui, sccomlo la testimonianza di Pllnio, facevano grau caso. II piccolilo e uno dei vinl piu squisiti clie vantai" possa qualnnque paese; e per opiiiione de" piu jntpndenti noii e liqnore clie quanJo inveccliia piu di questo s' appressi al tokni. II nostro autore cio osservaiido e d" al- tronde mal sofferendo die V Italia , al pari di altre na- zioni , ricerchi con gran premura e paglii a carisslmo ])rezzo alcune qnalita di vini francesi , eccita vivainente i friulani ad imitare la diligenza e le ottime pratlche post' in USD dai Francesi niedesinii nel fare il vino; e gli esorta a sesjuire Tcseinpio dato da alcuni patrizj, i quali avevano fentato d'itnitar, non senza buon esito , il vino di Bor- gogiia. Egll accumnla molte citazioni , ed adduce varj argo- nienti ( non tutti pero convinccnti ) ad 02;2,etto di persuadere i suoi concittadini clie il loro snolo sta in parita di cir- costanze coUa Borgogna, ed e atto a produrre nguali qua- lita di vino. Avendo egli poi sottomesso i suoi scritti sul A'ini del Friuli al celebre Pontedera, professore di botanica a Padova , ne eblie una risposta die ci sembra troppo au- stera , ma di cui adottiamo la conclusione , cosi cspressa : '( Se io dovessi scrivere in universale del pregio de" vini » italiani, essendovene in varie provincie molti preziosi , " vorrei farli conoscere non siraili agli stranieri ( cosa ch'' fe " inipossibile ) , ma molto piu nobili e di qualita migliore. " Delia nioiia. La nioda , considerata per quell' attenenza clie ha col- r economia si pubblica clie privata , coll' industria e col commcrcio, presenta un singolare miscuglio di buone e di ree qualita; da una parte e apportatrice d' immcnsi utili , dall'altra e cngione di rovina : eccita da un lato 1' indu- stria, le utili invenzioni, promove il lavoro, la produzionc ed insieme con essi il ben essere dei lavoratori solerti e de' commercianti attivi, e contribuisce all' aumento della popolazione; da un altro lato. madre feconda di vizj e di pazzic , eccita il lusso sfrenato distruggitore potente dei patrimonj i piu pingui : alcune volte favorisce il buon gusto e r incremento delle arti belle, ma non di raro al- tresi, assecondando il capriccio e l' inconsideratezza, da alimento e forza al gusto corrotto , e lo introduce persino nel teinpio di Minerva clie dovrebbe essere per lui inac- cessibile. Dlstinguer si deve adunque nella moda cio die ha di lode\ole, e cio che ha di riprcnsiljile ; una lode DI A. ZAXOX. -5 iiiilisttntfl come pure una ccnBura illimitata sarebbero ngnal- meiite ingiuste e mal fonclate in generale. In particolare poi la moda puo tlivenire utile o dannosa secondo i varj gradi di ricchezza o di poverta , e secondo le altre molte circostanze di Inogo, di tempo e di relazione, le quali va- riano Indefinitamente. II nostro autore avendo osservato con dispiacere il fa- natlsmo con cni i suoi coetanci correvano dietro le mode francesl, e I'ingiusto disprezzo in cni erano tennte le pro- duzioni degli artefici nazionali a fronte delle analowlie ol- tremontane , scrisse dodici lettere nelle quali con sode ra- gioni combatte un si dannoso pregiudizio. Queste lettere sono condite di peregrina erndizione e contengono molte belle nozionl storiche e iilosoficlie sovra qnesto argomento. Seljbene la moda estenda il suo imperio sovra tutti gli oggetti clie servono agli usi ed ai diletti della vita sociale, pure lo esercita con maggiore specialita sopra gli abbiglia- nienti. Le nazioni asiaticlie clie precedettero le altre nella coltura delle arti indnstriali , furono le sole clie per varj secoli sapcssero implegare il cotone e la seta nella forma- zione de' tessiiti , clie introducessero nelle stofl'e i fiii me- tallici ed altre preziose materie, die variassero la configu- razione delle stoffe niedesime , e mescolassero in esse con bel garbo varj colori. Somministravano inoltre alle altre na- zioni, per intromessione successiva dei Tirj, dei Cartagincsi, dei Greci, degli Arabi e dei Veneziani la man^gior parte dei varj oggetti di lusso. Qnesti popoli possono aduncpie con- siderarsi come i prlml che seppero rivolgere a loro profitto la possanza della moda. I Tirj , i Greci , i Veneziani poi non s' accontentarono d' essere gli agenti di si esteso commercio che procure loro grandi ricchezze , vollero pure in pari tempo adottare que' generi di fabbricazione che piu fossero secondo le forze e circostanze loro. — Sembra che fra gli Egizj le arti indnstriali fossero in uno stato d' avvilimento molto umiliante, giacche nelle molte rappresentazioni rela- tive alle arti e ai mestieri , raccolte non ha guari dal chia- rissimo ChampoUion (i), vedesi quasi sempre soprintendere ai lavori un aguzzino collo scudiscio come si pratica cngli schiavi. Sembra pure che i Romani non tenessero in gran pregio siffatte arti la maggior parte delle quali, prcsso di (l) Vedasi Bibl. Ital. tnni. S^.", pag. 1.S7. ^6 DECLI ?CRITTI DI AGUICOLTUR.V , CCC. loro, crniio dagli scliiavi esercitate. D' altronde , come ben ritlette il nostro antore , i Roniaiii vestlvano tutti nella stessa nianiera e della stessa materia; quasi non uiai usarono negU abiti oro, argento e ricami •, piccoli contrassegni erano i tlistintivi delle prime dignita e de' piu autorevoli magistrati; di poco difTeriva il vestire delle donne da quello degli uomihi i, e ben anche quell' eccessivo lusso clie fu negU ultimi tempi iutrodotto e clie viene considerate tra le cagioni della rovina della repubblica, non sembra che ]iassnsse nel vestire. I barbari che sacclieggiarono Roma furono quelli cU' cbrii di tante riccliezze si fecero degli abiti co' lornimenti d' oro e d' argento che in gran copia trovarono nelle case del Romani. Nulladimeno non devesi gia credere che i capricci della moda fossero stranieri ai Romani ■■, rilevasi dalle satire di Giovenale che le dame facevano uso di non poclii cosmetici, ponevano grande studio neir acconciatura della testa e la variavano in mille modi. Alcune iscrizioni c' insegnano essere state in Roma donne assai famigerate clie facevano professione d'accon- ciare il capo. ti L' imperio della moda, dice il nostro autore , fu sem- " pre appresso le nazioni piii ricche , piii colte e piii po- " tenti; le quali pero a queste prerogative univano anche " lo studio delle arti .... Ma poiche la giurisdizlone prin- " cipale della moda si estende sopra il vestire , e le stofFe » piii nobili e piu stimate furono sempre quelle di seta ; » cosi avvenne, che fin da quando Costantinopoli , per » opera di Giustiniano il Grande, trasporto fra le sue " raura le manifatture della seta , ebbe questa citta V im- " pero della moda ; e di cola venivano in Italia, come ven- " gono ora di Francia le mode per rispetto alle vesti che si " chiamavano percio vestimenta transmarina et peregrina . . . " Dappoiche declinarono le arti ed il commercio di Costan- »» tinopoli, coi quali perdette quella citta infine anche la >' liberta , Venezia acquisto I' imperio della moda . . . .; il » quale duro ivi per lo spazio di quasi quattro cento anni ; " cioe dalla fine del secolo XIII sino dopo la meta del n XYII , quando passo alia nazione francese che sopra » ogni altra ne ha dilatati i confini. " In altro luogo sog- giunge poi : '• Non so ritrovare una cosi stravagante va- » riazione di mode, quale si scorge in questo secolo, » presso alcune di quelle nazioni ch' ebbero nel passato DI A. ZANON. 77 >} tempo riitipero della moda. Questa variazlone e questo 'I cambiainento e originalmente francese e pno coa verita " cliiamarsi vera moda di Francia. » Varie altre notizie storiclie poco conosciute ritrovansi nelle lettere suUa moda , fra le quail riferiremo le seguenti : > servivano, die' egli, di cosi fatte legature per coprire le » commissioni, o siano le istruzioni che il senato soleva » consegnare ai pubblicl rappresentanti che spediva ai go- » verni degli Stati sudditi. Nell'interao sono questi libri }> fregiati di preziose miniature con oro; vi si veggono " r effigie della B. Vergine , quella di S. Marco , e del » Santo di cui il rappresentante portava il nome ; e molte » di quelle pitture sono di mano di Tiziaao , di Paolo « Veronese e di altri eccellenti pittori. i> Udlitd delle arti e manifatture. Lo Zanon consacra tredici lettere a quest' importante ar- gomento : in esse espone estesamente quanto gli uonilni attivi e perspicaci clie esercitano con abilita le arti indu- striali siano raeritevoli di stima e d' onoi'ificeiiza , giacche yS DEGLI SCIUTTI Ul AGIUOOL 1 LUA , CCC. contrlbuiscono coUa massuna efficacia alia prosperlta si pub- blica clie privata. Condaana la sconoscenza quasi generale inverso gli autori de' piii utlli ritrovamoiiti , i cui nomi cadono per lo piu in una ingiusta dimentlcan/a. Combatt.e con toni rai^loni e con erudite citazioui T erronea opinione di molti ciie antepongono 1' ozloso opulente all' uomo indu- strioso , la cui niente non nieno che 1" opera sono di con- tinuo iinpiegate a benelicio del sociale consorzio. L' autore stabilisce fra le arti industriali la distinzlone seguente : *< Vi sono, dic'egli, delle arti clie sono neces- " sarie , ma non utili , come sarti , calzolai, fabbri, fale- >> gnami ed altre simili , che servono al bisogno ed al co- » modo degli uoniini. Altre se ne danno che sono utili, " ma non neccssarie, come quelle che ci provvedono di » cio , che per lusso ci provvedcrcblje dagli stranleri. Ve " ne sono alcune che non sono ne utili , ne neccssarie , If come quelle che coiitribuiscono al lusso del vitto, del » vestito, delle sup])eliettili e ad altre superlluita, ma che » si alimentano coi prodotti stranleri. Ed altre finalmentc »» se ne ritrovano che sono utili e neccssarie , e queste »' sono quelle che provve^lono di tutto cio che saremmo » necessitati a provvedere dagli stranleri ; e riescono poi " utilisslme quando ne somministrano di tntto cio copla » tale che mandar se ne possa una porzione anche agli » stessi stranleri. " Questa dlstinzione ci sembra dlt'ettosa ; megllo sarcbbe stato, a parer nostro, di dividerle : i.° in neccssarie, 2.° in utili, 3.° in utilisslme. Le prime som- ministrano gli oggetti Indlspcnsabili al vivcr sociale; sono neccssarie rispetto ai consumatori, ma utili Indubitatamente rispetto ai produttorl. Le seconde sono quelle die soddi- sfano ai comodl, ai piaceri ed ai ralTmainenti riciiiesti dal lusso :dlr si debbono utlll quaiunque sia la provenienza delle matcrle prime o preparate di cui fan uso : infatti le ma- nifatture di cotone , le raflinerie dello zucchero, T arte del giojelllerc , quella del tintore e molte altre ianno uso di sostanze csotiche h nulla ostante niuno porra certamente in dubbio la loro utUita. Alia terza categorla appartengono poi cjuelle aril le quail, per essenza, essendo perfettamente appropriate alle circostanze iisiclie ed economiciie d' una data nazlone, sono le piii atte ad allmentare 11 suo com- mercio atiivo : per esemplo e utillssima alTalta Italia Tarte del setiticio ; alia Toscana V arte di fabbricare i cappelli DI A. ZANON. ^f) cli paglia ; al Lodigiano 1" arte di preparare i formaggi. Iiiutili non possono essere die alcune poclie arti tlipendenti dal piuo capriccio ed eiimere come la caglone da cui de- rivano. Se per avventura poi ua arte, qualuacpie slasi, producesse nocumento a qualche individuo, oppure a qual- clie classe di persone, cio noa potrebbe dipendere die dal- r uso die se ne facesse non conforme alle circostanze par- ticolari deU'uno o deU'altro: in siaiil caso adnnque a qviesti, non air arte, ne deve essere attriljuita la colpa. Ben i-agiona poi il nostro autore quando dimostra die il valore intrinseco de' prodotti delia natura e senza pa- ragone inferiore a qiiello die acquistano, dappoiche I'arte ha dato ad essi col lavoro quelle tante diverse forme die r uso ricbiede. E pure vera T asserzione die dalle sole arti cli uomini banno avuto tutti i comodi della vita , e die altri moltissimi ne possono sperare , merce dei nuovi ri- trovamenti die in avvenire andranno facendosi. Credianio altresi insieme con lui die T opulenza delle nazioni piii dipenda dalla loro attivita ed industria die dalla copia dei preziosi prodotti naturali die il suolo spontaneamente som- ministra. Per convalidare questa verita, appoggiandosi alia autorith dell' illnstre Ustariz paragona la ricchezza degli Spagnuoli die possedevano tante miniere d' oro e d' ar- genio con qnella dei Frances! die non ne hanno. " Tiitti » i politici convengono , die' egli , die con la conquista " d'Anierica notabilmente sia declinata la potcnza della » Spagna; percbe gli Spagnuoli allettati dall'oro e dal- " I'argento di quelle ricdie miniere abbandotiarono i loro " prodotti della seta e della lana e tutte le loro manitVit- » ture , nelle quali impiegavano il popolo, comperandone >i il bisogncvole dalle altre nazioni a prezzi cosi enormi " die noin bastavauo a pagarle gli stessi nnovi scoperti " tesori : a tal cbe la riccbezza degli Spagnuoli divento " una riccbezza iinmaginaria :^ e poicbe cambiati, diro cosi, " gli iiomiiii in metalli, si stette la Spagna in luia inerte " tranquillita die fu un letargo dello spirito ; finalmente " risvegliossi, e s' a wide cbe i suoi nuovi tesori erano o " un inutile deposito, o una passaggiera riccbezza, senza " speranza di possedcrli. ]Ma gli stessi sjiedienti accrebljero " i suoi mali ■, le leggi non ebbero forza contro gli abusi; » e que' rimcdj mcdesimi die in altri tempi furouo salu- » tevoli si 5ono convertiti iu veleno. " Dai calculi di 8o DEGLI SCUITTI DI AGRICOLTUKA. , CCC. Ustarlz risulta che dal 149a sino all' anno 1764 esci dalla Spagna 1' enorme somma di quatironiila ottanta milioni di piastre , e che di tutto V immenso tesoro trasportato dal- I'America in tanti anai non erano restati in oro ed ar- gento uionetato, ed in altio lavorato nelle manifatture, comprese quelle ancora che servono per le chiese , fuorche cento milioni di piastre. Lo Zanon fa osservare che le nazioni piu opulente si antiche clie nioderne coltivarono con ogni inipegiio, oltre la uavigazione ed il comniercio, le arti indnstriali : anzi alcune citta salirono ad un alto grado di prosperita senza il sussidio della marittima navigazione ; il che prova coa r eseiupio di Firenze , di Lucca, di Parigi e di Lione. Non ci ha paese per isterile e sprovveduto che sia di prodotti natural!, in cui T industria conglunta colia parsimonia e coir iustancabile attivita non possa riparare a questa man- canza. n Un argomento assai chlaro di cio ne porta la » citta di Noriinljerga , la quale con un bosco , con una » miniera di ferro e con una di ranie , ha un cosi famoso » e rlcco comniercio di manifatture di tante varie forme f> e destinate a tanto differenti usi che potrebbero dirsi » quasi innumerabili ; 11 che la rese una delle piu grand! " citta e piu ricche dell' Alemagna ; e benche sia molto » lontana dal mare, ne abbia fiiame navigabile, sparge le » sue manifatture negli angoli piii rimoti di tutte le quat- " tro parti del mondo. In queste piccole manifatture , col " mezzo delle quali i Norimbergliesi fanno un comniercio » si grande , non hanno, ne avranno mai concorrenza con >• alcuna nazione , fmattantoche potranno A'enderle a basso " prezzo : il che far non potrebbero , se non fossero un " popolo sobrio ed assiduo al lavoro. Qulndi conoscendo " que' prudentissimi magistrati i qnali reggono la citta , " che da questo solo dipende la coaservazione della po- >' polazione, e da questa il florldo commercio e 1' opu- » lenza della citta , vegliano talmente per conservare il >/ popolo in questo buon costume che tra essi non v' ha f> chi possa vivere ozioso. A questo efFetto e ivi proibita >» ogni radunanza di popolo , eccetto nelle chiese , e in » occasione di funerali. Vi sono pero i giorni destinati » per alcuni divertimenti ; ed i banchetti e festini sono " perinessi solo in tempo di nozze. <> DI A. ZANON. «I Non tralascio 1' antore di ragionare delle peripezie a cui vanno di tratto in tratto soggette alcune arti, le cjuali pei- cagionl inopinate declinano iie' paesi in cui erauo maggior- mente in iiore e si trasferiscnno presso altre nazioni , come avvenne del lanificio die da U" Italia passo nelle Fiandre, poi in Francia ed in Inghilterra : a questo proposito 1' autore cita il fatto degno di considerazione che qui trascriviamo : ti Gl' Inglesi vendevano un tempo le loi-o lane ai Fiammin- " ghi, dai quali le ricomperavano ridotte in panni e in varie " sorta di stofTe; con queste nianifatture davauo mante- " nlmento e modo d' esercitarsi a quel numeroso popolo. M Proibita dalla savissinia regina Elisahetta 1' uscita delle » lane del regno , restarono i poveri Fiamminghi senza >' impiego e senza pane. La necessita acui loro Pingegno. " Studiarono pertanto con die potessero supplire^ ma per » non nnettersi in nn nuovo pericolo, che impensatamente '' mancasse Talimento alia loro industria, esaminarono T in- » dole e la qualita del loro terreno per avere un prodotto " proprio ed immancabile. Avendo adunque ritrovato che " il lino ivi riusciva eccellente , a questo applicarono, di- » latandone le sementi ; e quelle stesse mani avvezze ma- " neggiare le sucide lane , riuscirono eccellenti nel filare » il lino piix fino, nel tessere le tele, e nel far merli del » piu squisito e perfetto disegno : nelle quali manifatture " hanno superato tutte le altre nazioni , e ne invaghirono " principalmente gl' Inglesi , i quali vennero cosi a com- »/ pensarli in parte del danno , che loro causato avevano " con le trattenute lane. » Dopo d' avere enumerati i grandiosi vantaggi che la col- tura delle arti arreca , col promovere I'agiatezza e T in- cremento delle popolazioni , passa 1' autore ad encomiare la loro influenza benefica nel miglioramento delle qualita morali ; allontanando primieramente T ozio , padre d' innu- luerevoli vizj ;, e rendendo gli spiriti meno inquieti , nieno avidi di novita, piii amici dell'ordine, e piii sottomessi alio leggi. A}K)logia della mercatura e de mercanti. A niuno raeglio dello Zanon si convenlva V incarico di tessere una tale apologia la quale fu da lui giudiziosamente appoggiata alia storia del commercio, da cui rilevasi die presso le nazioni colte la mercatura fu senipre onorata, Bibl. Ital. T. LIX. 6 82 DECLI SCRITTI DI AOIUCOLTURA , CCC. c die quelle le quali ne' tempi della barbarle e dell' igno- ranza la clisprezzaroao , ora die sotiosi i-avvedute la colti- vano e 1' onoraao. Gli Stati pii'i floridi vi ritiovarono la loro forza e la loro gloria. L' nutore adduce varj esempi per comprovare die piii volte i mercaati coatribuirono alia pnl)blica salvczza ofTereiido ai lore sovraiai generosi sussidj ne' nioinenti di maggiori angustie. Lo state prospero di alcune nazionl e dovnto in gran parte alia trasiuigrazioiie accidentale de' popoli mercantili; cosi, secondo 1' autore, la venata degl' iudnstriosi Aquile- jesi nolle isole Venete, ove si stabilirono dopo 1' eccidio della loro citta, fa 1" origine della veneziana grandezza. rariinente, staiite la distrnzioiie del commercio d' Anversa, niolte famiglie, noii meno ricclie die abiii nclle arti in- dtistriali, passarono in Olanda ed in Ingliiltorra , e tra- piantarouo nella loro nuova patria adottiva varie manifat- ture cli' ivi presero poi v.n incremento colossale. Finalmente inolti fra gli Ugonotti scacciati dalla Francia alT epoca della nienioraliile revocazione dell' editto di Nantes si stabilirono in Inghiltena , in Sassonia , in Prussia ed in altre pro- vincie tiella Germania ; questi , per confessione dello stesso Federico il Grande, coatribuirono a ripopolare le citta di- serte , e portarono tutte le inanifatture die vi mancavano j fi-a le qur.li enumera la fabljricazione de' cappelli , delle f.alze, di varie stotFe di lana, le arti del giojelliere , del- I'oriolajo, dell' intagliatore, come pure la cultura del ta- bacco e 1" orticoltura in generale. Quel gran monarca era persuaso die la niancanza delle manifatture abbia causato in parte quelle prodigiose trasmigrazioni de' paesi del nord die si sovente inondarono i paesi meridionali , poiche quel popoli non potendo sussistere col lavoro erano spinti dalla necessity a depredare gli altri paesi. Ora, diceva egli , i paesi del nord non sono nieno popolati di quello die fos- sero allora •, ma siccome il lusso ne ha feliceniente molti- plicati i bisogni, ha dato luogo alle manifatture ed a tutto le arti che fanno sussistere popoli intieri , 1 quali altri- uienti sarebbero obloligati a cercar altrove con die vivere. L' autore giustamente fa osservare che in generale V in- dole de' mercanti e pacifica e fedele , che non ritrovasi al- cun eseuipio nelle anticlie o inodcrne storie ch' essi abbiano turbata la pace d' alcuno Stato , polche il loro medesimo interessc li rende auiici e devoti di quel govenio ch' e DI A. ZANON. 83 gih stabilito e tranquillo , non essendovi cosa che plu della giierra s' opponga al commercio. Egli difende vittoriosa- mente la classe de' mercanti dalle imputazioni che loro vengono date di lusso eccessivo ; ben iiiteso che qnesto nou debba okrepassare la mercantile condizione , e niolto piu che non debba nudrirsi ne con le usure , ne con le frodi , ma che debba essere il frntto di legittimo guadagno. Egli poi biasima 1' invidia di molti inverso i commercianti, perche dalle loro mani passa la maggior parte del danaro in circolazione , e fa vedere che qiiesto danaro non rista- gna presso di loro, ma bensi e reso attivo e fecondatore : egliiio fan , per cosi dire , 1' nfficio di canali distribntorl destinati ad imprimere e mantenere in tutte le parti del corpo sociale un moto vitale. INloltissime sono le antorita d'' accreditati scrittori, si an- tichi che moderni, sn cui si fonda lo Zanon per illiistrare il suo argomento , e confermare sempre piii 1' utilita , I' ono- revolezza, la dignita e l,i benemerenza della mercatura e de' mercanti. La sua apologia e piena di fatti e di cita- zioni notaljili, e la lettura di essa e non meno istruttiva che dilettevole. 84 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Catalogue descripdf methodlquc des especes varicte ct sous-varicte dii genre Rosier ciddvccs chez Prciost fils Pepinieristc d Rouen, 1829, et Supplement du i83o. u. na nuda e sterile enunierazlone di piante per alfabeto o per classe secondo un sistema od ua nietodo , piu che alia scieiiza botanica , giova all' interesse de' commercianti, quiadi solo per costoi'o tollerarsi dovrebbe la pubblica- zioiie d' un semplice catalogo d' un gretlo indice o nomen- clatore. Sebbene dovrebb' esso in nessun uiodo tollerarsi; perocche eve si pouga mente , quanto con tal catalogo sia facile cosa V ingannare gli aniatori della scienza botanica o coir inserire in esso piu nomi cbe tutti si riferiscono ad una sola e medeslnia pianta , onde renderlo piu voluiuinoso, o coiraccennarne di quelli che non corrispondono per niente alia pianta che si vuol indicare, o finalmente colTani- metterne ogn' anno di nuovi, onde per tal modo eccitare la curiosita e le domande de' nialcauti commettenti , ve- drassi che la sana ragione e la buona fede dovrebbero totalmente esclnderlo dai libri botanici. Ma chi presede alia direzione di qualche stabilimento d' istruzione o di puro lusso e diletto e pel suo stesso istituto aumentar dee la raccolta senza sperarne un peculiare lucro , e d' uopo che in tutt' altro inodo esponga il suo catalogo : altrimenti darebb' egli a divedere o poverta di libri, od ignoianza in fatto di botanica. II catalogo suo vuol essere ordinate in guisa che oltre al palesar la ricchezza della raccolta, manifesti pur anco 1' inteliigenza di chi lo ha conipilato APP. PARTE STRANIERA. 6J e serva anclie d' istruzione. Laonde sara indispensabile ch' egli al nome della pianta unisca non solo quello del- r autore clie T lia nieglio descritta; ma a miglior coinodo e facilita degli amatori quello ancora delT opera , uon clie il volume e la pagina ov' essa pianta si riscontra. Aggiu- gnere vi si debbono inoltre, per miglior cliiarezza , in prima la classe , I'ordine e la famiglia naturale a cui tal pianta appartiene; quindi i sinonimi, la patria, il laogo dove debba essa abitare , cioe se in serra o no, ed in qual serra, se calda o tiepida o di cedriera ; la durata della sua vita, se albero od arbusto od erba , ecc. Tuite queste nozioni Don sono da oniettersi , ed il siguor Desfontaines nel suo Tableau de I'Ecole de botanique du Jardin du Roi non le lia trascurate. Migliore riescira poi questo cata- logo se apparira corredato di figure, di osservazioni , di chiarimenti e descrizioni delle piante di recente data. II sig. avvocato Luigi CoUa nel sno Hortus Ripulensls si e in cio eminentemente distinto. Ottimo iinalmente sara quel catalogo in cui si dara luogo a descrizioni per ciascuna pianta. Ma siccome troppo A'oluminoso diverrebbe un ca- talogo die annoverasse si gran copia di piante, cosi ba- sterebbe clie le descrizioni riguardassero quelle sole piante o noil descritte o nella cui nomenclatura incontrisi gran- dissima confusione , come le rose, i rododendri , le aza- lee, ecc. Quindi e die il nostro sig. Rossi, parlaiido di que- ste ultima, non a torto ebbe a dire nel suo Catalogus plan- taruni Horti Jlegii modoetiensis ad annum iSaS: « Asterisci » frequentia in lioc Azalearum genera dare demonstrat " quantum obscuritatis scientiae afl'erunt Hortulani, qui, » ad opulentiam pbytomaniara prosequendam in Anglia " prfficipue atque Gallia , species novas , propter levissi- »' mam in corollarum forma atqua colore , vel florendi " tempore dift'erentiam in opprobrium artis quotldie no- >> niinant. " Quanto alle rose, grandissima lode tributarono i signori Berlese e Poiteau negli Annali della Societa d' orticoltnra di Parigi , fascicolo di luglio 1829, al sig. Prevost figlio , il quale co' due annunziati cataloghi nel 1829 ne diede alia luce un elenco descrittivo, ed in segnito nel i83o un supplimento. Si contano nel primo ottocento ottanta qua- lita delle piu distinte rose classificate e disposte secondo il metodo di Lindley , seiiza pero aggrnpparle per tribii , 86 APPENDICB non essendo posslbile il caratterizzare in un modo posi- tive le grandi divisioiii. Dal iiumero di qneste vennero soppresse piu di trecento varieta , quelle cioe clie il signor Prevost riconobbe come tra loro identiclie e diverse sol- tanto di nome , e quelle die erano notahilmenle dit'ettose o clie erano troppo niediocri per meritare d' essere coltivate neir attuale stato di ricchezza in cui si trova quesio ge- nere : altre cento quaranta sctte non furono classificate , ma vennero da liii indicate, percbe egli le conserva ; ne vi furono descritte, poiclie possedendole egli da poco tempo o non le vide in liore , oppure questo sfuggi all' esame di lui. Le descrlzionl sono cliiare e somniamente concise. Egli le dedusse dalF ispezione eseguita sopra un intero indivi- duo ed anche su niolti della stessa qualita. Esse poi con rigorosa esattezza vennero comparate in piu epocbe e ne' difFerenti stadj della fioritura, di modo die si puo as- serire che giungono al pnnto del miglior termine medio nella variabilita infinita delle rose. Ma per riguardo al diametro ed al colore non indico che approsslmativamente pel primo il relatwo , e pel secondo V ordiiiario , giacclie non si possono con esattezza determinare. , AUe descrizioni V autore fa precedere varie osservazloni preliiiiinari, alcune delle quali , come le piu iniportanti , crediam bene di qui riferire. La terminazione oide significa avente una tal quale so- inlglianza con una data cosa il cui nome le si faccia pre- cedere, per cui 04 oic/e e sinoninio d' avvicinantesi alia for- ma deir novo , con che alcuni botanici distinguono una figura pill corta dell' novo , vale a dire suborbiculare. Ma egli chiama ovoide qualunque figura la quale appaja piu lunga deir ovale, stia di mezzo tra questa e la forma bis- lunga. Parlando del colore dei fiori lo chiama cgunle quando e uniforme su tutta la superficie: in tal caso il nome di eguale corrisponderebbe al latino concolor usato dai botanici. Ma cio che richiede la massima attenzione e che vuol essere con ogni diligenza determinato e la nomenclatura con cui si distingue 11 diverso grado della cosi delta pie- nezza de' fiori, lo che fino ad ora venne assal trascurato. Ecco come il sig. Prevost determina 11 grado di pienezza, «;d eccone i nomi relatlvi : PARTE STRANIERA. 87 Scanpio. — Cosi chiama quel fiore the si trova nello stato normale , cosi la rosa con fiore a cinque petali. Semidoppio. — Dices! ii fiore qnando ha da sei a nove petali inckisivamente. Doppio. — Qaando ne ha da dieci a quattordicl inclu- sivaniente. MulHpJo. — Da tre a cinque ordini (da i5 a aS petali). MultipUcissimo. — E qnando lia piii di cinque ordini di petali, ma rappresentante sempre, qualunque ne sia il numero, un leggiero vuoto nel niezzo. Pieno. — E il fiiore i cui petali , senz' essere afFastel- lati , compiono ugualmente tutta la superficie del fiore, non lasciando al centro verun vuoto sensihile. Fienissimo. — Quando i numerosi petali non lasciano tra di loro verun vuoto, o sembrano angustiati piii o tneuo nel loro sviiuppo per la pressione ch' essi provano. Nel supplimento si descrivono sessantanove qualita e se ne acccnnano cent' ottantasei clie 1" autore si propone di descrivere in un secondo supplimento. A queste egli fa precedere diverse osservazloni delle quali noi non ripete- remo se non quelle che sono relative ad alcune viziose espressionl generalmente imjiiegate e direm quasi dall' uso sancite. Si dice e si scrlve e si va tutto giorno imprimendo Rosier moiisseux , Rose mousseuse per indicare la Rosa mu- scosa , quando dovrebbe dirsi, scrivere e stampare Rosier mousse , Rose moussuc , cioe Rosa coperta di musco couverte de mousse : mousseux indica un liquido clie produce della spuma come la blrra ed il vin di Champagne. Nei giornali d' orticoltura ove si descrivono le rose si legge frequentemente rcuncau , petiole aiguillone, cio che in fi'ancese equivale a rauseau e petiole pique par (ou avec) des aiguillons : il termine aiguillonneux che indica la pre- senza e non Tazione degli aculei (aiguillons) pare prefe- ribile al nostro autore. Quanto a noi , non sapremmo tro- varne imo corrispondente ne in italiano, ne in latino, a meno che non si volesse dire aculeosus, aculeoso, cio che risuonerebbe assai male all' orecchio. Fiiialmente , ed in cio si pecca di leggieri anche nei nostri libri , in alcune descrizioni di rose si legge Rosier tresepineux , arhuste tres-epineux. Rosa spinosissiina ^ arbusto spinosissimo : ma in botanica la rosa si dice aveate aculei 88 APPENDICE e non avente spina , etl il difTerente significato di quest! due teniiiai e abbnstanza spie2;ato ne' ruiiinienti della no- stra scienza. La rosa rjuindi dovra dirsi aculeatissinia e r arbusto aculcatissinw. II valore e la signilicazione delle parole albcro , arbo- scello, arbusto e pinnta sono da lungo tempo consagrati e stabiliti dai botanici , eppure alcuni tuttavia qualiticano le cose col nome di pianta , quando sareblie altrcsi una pianta la vite, il porno, com' anclie la gramigna e F albero. Nou saprenimo come avvenuto sia die finora nessuno de' botanici rilevato abbia 1' incongruenza del nome spe- cifico della Rosa centifolia : con tal nome si potrebbe in- tendere F arbusto a cento foglie e non il fiore a cento petali , percio e da correggersi il nome di centifolia ia quello di centipetala , quindi la rosa si dira centipetala. Umgebungen von Baden. — / dlntorni di Baden in Austria , sopra quattro qnadri tracciad e pubblicati dull Istitiito topografico dcllo Stato maggiore. — Vienna^ 1828. Questa carta compilata sovra una grande scala militare e per varle ragioni importautissima. Essa consta di 4 fo- gli , ciascuno de' quali ha 10 pollici di Vienna in altezza ed in larghezza , e per cio forma un quadro della di- measione di 20 pollici, che comprende lo spazio di circa an uiiglio qnadrato, nel cui mezzo trovasi la citta di Baden. La carta e una copia esatta delle operazioni precedente- ruente fatte sul terreno , a —^^-i calcolando il pollice di Yienna a 200 tese , od a 5oo passi ordinarj , misura per la quale 1' esecuzione del disegno presentar poteva le piii minute particolarita. Sotto di tal rapporto il lavoro non lascia cosa alcuna a desiderarsi, sia quanto alia citta stessa di Baden, sia quanto ai villaggi ed agli altri oggetti to- pografici. Ma specialmente 1' esecuzione della parte orto- grafica merita i piii grandi elogi. E di fatto la parte mon- taosa de' contorni di- Baden e disegnata con una rara per- fezione •, essendo che gli altri oggetti topografici vennero nitidamente tracciati colla penna sulla pietra, nientre le montagne sono disegnate colla matita (^ Kreidcmanier ) , e le praterie non meno che le foreste vennero impresse coa tavole particolari. i^-) r f PARTE STRANIERA. 89 Oesterreichische militdrische Zettschrift. Glomal militare d Austria , in 8.° con tavole. — Vienna, i83o, fasc. I. II. Prezzo d associazione per un anno , fior. 24. Di quest' accreditato giornale gia ragioiiato abbiamo nel fascicolo cli agosto 1829, tributandogli le beu doviite lodi. I due fascicoU die annunziamo e die sono i priini di que- st'anno, contengono: la Storia della guerra di successione in Austria ( Continuazione ). — Gh avvenimetiti militari nella Bosnia, nella Croazia e nella Dalmazia, correndo gU anai dal i5i6 al iSai. — La difesa di IMantova nel 1796. — II Giornale del principe Eugenic di Savoja suUa cara- pagna d' Italia nel 1701. Fragmente iiher Schafzucht. — Frammend suU edn- cazione delle bestie a lana , sul commercio della lana e sui meicati per la lana in Boemia , pubbli- cati da un proprietario. — Praga ^ 1828, Calve, in 12.°, di pag. 48. Dalle indagini dell' autore risulta che nel i8a5 conta- vansi nella Boemia 1,2,00,000 bestie lanute ^ raa non puo esattamente determinarsi la quantita della lana da esse prodotta. L' autore si fa quindi a trattare delle diverse qualiia di lana in quel regno, del lore grado di finezza, del uiiglioramento delle gregge , dei rapporti tra i bisogni ed i probabili prodotti del paese, della stima delle lane, del loro prezzo e dei mercati ove si vendono. L' opera chiudesi con un' istruzione suUa maiiiera di scegliere e valutare le lane. Allgemeines Repertorium der gesammten deutschen me- dicinisch-chirurcrischen Jour/ialistik , eta., ossia Re- pertorio generale di Tutti i giorrudi medico-chirurgici della Germania, pubblicuto in societd di varj col- laboratori dal dottore C. F. Klein ert. — Lipsia , 1827-1830. Crediamo di fare cosa utile alle scienze ed alia pratica coir eccltare 1' attenzione de' medici e de' chirurgi d' Italia sopra qitesto nuovo e straordinario giornale, Coloro che ^O APPENDICn intendono 11 tedesco , si troveraiioo soiklisfattissimi col fame r acquisto. Nc forse mandierk fra loro taliino, che mosso dallo zelo per l' arte salatare ne iatraprenda una versione neir idioiiia nostro, e per tal modo ne agevoli la lettura anche a quelll de' suoi colleglii die non sono nell" anzi- detta lingua versati. In tntt' i casi poi presnmersi dee che presto fra nol ancora verra adottato il piano eccelleate del sig. Klcinert. Esso consiste neU'estrarre la qnlntesscnza di tntti i gior- nali delle dottrine mediche , di niodo che con poca fatica e COQ minor dispendio seguire e conoscere si possa a mano a mano per cosi dire la dottrina del giorno , cioe il vero, e quasi il qnotidiano stato della medicina e della chirnrgia. Vero e bensi clie il ch. medico di Lipsia non ne iia preso r assunto se non se relativamente ai giornali della Ger- mania ; ma siccome qnesti giornali ( il cui numero oltre- passa il trentesimo, senza annoverare in esso le gazzeite letterarie universali ) rendono conto anche di cio che con- tiensi nelle opere periodiche del resto delT Europa , del- r America e dell' Asia , ne viene per conseguenza clie il Rppertorio del sig. Klelnert ofFrir debba le notizie mediche di tntto il mondo. Si certamente : ed esso le ofFre coUa possibile rapidita. Gli articoli sono di siffatta esattczza e precisione, clie nulla lasclano a desiderare. Essi non peccano ne per brevita ne per lunghezza. E sebbcne rignardino tutti i rami delle dottrine mediche, pure sono condotii in modo che sempre tendono all' utilita pratica. Le ripetizioni di cose gia dette , questo flagello di chi legge piii giornali della medesima scienza , sono evitate merce di esattissimi richiami. Elenchi poi e registri d'ogni sorta facilitano I'uso del repertorio. Ne esce ogni mese un fascicolo in 8.° di circa pag. i5o. Per un anno T importare dell' associazione non oltrepassa i 24 franchi. Non vediamo finalmente altro difetto in que- st' opera periodica se non quelle che necessariamente na- scere dee dalla sua stessa natura. Perciocche ella andra di mano in mano distrnggendo le sue proprie sorgenti, una gran parte delle quali gia minacciate sono d' assoluta sic- cita ed aridezza. PARTE ITALIAN A. <)I PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATUEA E BELLE ARTI. Lettere erudite di Giannagostino Qradenigo Vescovo , che fu di Chioggia pubblicate neW ingresso di inon- signor Antonio M. D. Calcagno all' Arcipretura della cattedrcde di Chioggia. — Venezia, 1800, da Giu- seppe IMolinari tipografo vescov. di Chioggia , in S.° E. ;gli e pnr bello il vedere sempre piu radicarsi, massime ill Venezia e ne' paesi Yeueti , il costume ( che per noi fu altre volte ampianiente conmiendato ) di pubblicare in oc- casione di nozze , di solenni iagressi , di iiiesse nnove e d' altre festlvita, scritti inediti o poco conosciuti, e in ge- nerate cose utili in vece di qne^ sonetti slonibati e di quelle sdolcinate canzoni che a fasci un tempo pubblicavansi e tuttora si pubblicano in Loinl)ardia per simili occasioni. Gloria e benedizione eterna ne sia pure al celebre don Jacopo Mortlll , bibliotecario della Marciana , che coniincio a pubblicare cose importanti, tratte d'ordinario dai pre- ziosi codici clie egli aveva alle mani , in occasione dei so- lenni ingressi dei procuratori di S. Marco , e ne ridondi onore anche al sig. Bariolomeo Qamba che soUeclto mo- strossi di seguire le pedate di quel grand' uomo e molti altri letterati Veneti animo col sue esempio a seguirle ! Anche nell' ingresso del nuovo Arciprete di Chioggia pnblilicate vediamo con piacere alcune lettere erudite di Giannagosrino Gradenigo che fn Vescovo di quella citta, le quali saranno dal pubbUco accolte certamente con senso di gratitudine. Versa la prima sii di alcuni docutnenti mona- stici dei secoli XI e XII , tratti dagli autograli die sussistono nell' archivio di S.Giorgio maggiore, e sono tanto piii im- portanti, quanto clic vi si tratta di monaci o conversi ammo- gliatj. che pero tenevansi ia certe mansioni o case aderenti 92 APPENDICE ai monaster!. Avvertireino soltanto il tipografo ad essere piu atteiito alle correzioiii, massime alloiclie si tratia di simili documentl, perdie alia pag. 19 vedianio citato uii do- cumeiito di Lorenzo Berti, monaco del 1802, insieme ad altro di Domenico Michele, monaco anch'' esso e forse ammogliato del 1 136 ; crediamo percio quel primo docuniento del 1 128, o del 1 1 82. Parlasi nella seconda lettera della serie degli abati del Monastero gia di S. Pietro , poi di S. l\laria del Pero, unito in appresso a qiiello di S. Giorgio Maggiore : nella terza diretta a Giacomo Gradenigo fratello dello scri- veate, dotto numismatico e raccoglitore di un copioso mu- seo, trattasi delle medaglie della famiglia Barbango in pro- posito di un' illustrazione delle medesiine clie pubblicata erasi in Padova coi torch] del Seminario nelT anno 1732. Conosciuto era gia vantaggiosaniente Giannugostino Grade- nigo per akre sue opere stampate e piene della piii squisila erudizione. Alcuni scrltti di Gasparo Qozzi die non si leggono impressi tra le sue opere. — Venezia, i83o, dalla tipografia di Alvisopoli, in 8.° Racconti di Gasparo Gozzi die non si leggono impressi tra le sue opere. — Venezia^ i83o, dalla tipografia di Alvisopoli, in 8.° Anclie queste pubblicazioni si fanno in occasioni fau- stissime : la prima per le nozze Porto Giovane e Porto Bar- baran, la seconda per le nozze Bianchi e Caotorta. Co- mincia la prima con un elegante dialoghetto tra il Cano- nico Pianion editore e Bartolomeo Gninba , il cui nome, come gia vedemmo, non puo disgiugnersi dal buon gusto dl pubblicare questi opuscoli preziosi in vece di inutili e spesso ridicole poesie. Questi scritti del Gozzi, non ricor- dati da' suoi biografi e non inseriti nelle raccolte gia pub- blicate delle sue opere, trovavansi sepolti in una gazzetta intitolraa il Sognatore italiano ( titolo che forse potrebbe non dispiacere ad alcuno dei troppo mokiplicati giornalisti d' oggidi ), che si stampo in Venezia nel 1768 e nello stesso anno ebbe principio e fine. La materia contiene in graa parte la morale di Socrate , i sali di Luciano , la filosofia di Boezio. I titoli sono per lo piii speciosi , come la let- teratura moderiia — i ciurmatori — I'antiquario — un pranzo PARTE ITALIANA. ()S di uomini di spirito — • il secolo illuminato — il super chio row.' pe il coperchio, e simili. Raccomandiamo la lettura del breve capitolo iutitolato i cinrmatori a tutti i venditor! di bal- samo, empirici e vantatori di nuove scoperte de' giorni nostri, e ai letteratuzzi loro coetanei la meditazione del breve cenno intorno all' utilita del sapere. Dieci sono i racconti ai quali e premessa una protesta deW autore in sogno. Sono essi La storta di una sciinmia della Frigia. — II caso di un ammalato spacciato dai me- dici — I filosofi de tempi moderni — La vita della fanciulla Penelope scritta da se medesima — Lettera di un celebre poeta scritta prima di partire per I' Arabia petrea — Le promesse di due amanti — La lite, il consulto e il testamento — ■ II trat- tato di agricoltura — e una lezione di cronologia. Tutti (juei racconti sono pieni di spirito e degni del gran nonie di Gozzi , alia cui ombra si copre V editore ; maggior frutto pero crediamo die possa trarsi dalla lettura dei Filosofi de' tempi moderni, dalla vita della fanciulla Penelope, dalla lettera del celebre poeta , in cui si stabilisce per base prin- cipale di un alta reputazione la madre ignoranza , veste di tutte le cose e posseditrice deW universo ; e dal trattato di agricoltura, in cui brevemente si accenna la vanita delle luminose teorie e dei tentativi di cose nuove. Non voglianio abbandonare quest' argomento senza av- vertire ai tipograti Milanesi, recentissimi editori delle opere del Gozzi , che potrebbero far tesoro di queste nuove pro- duzioni ed inserirvi quegli scritti e que' racconti che finora tra le opere Gozziane non si leggono impressi, e che pub- blicandosi per nozze , si stampano d' ordiuario a piccolo numero di esemplari. Del caso di Giiilietta e Romeo. Lettera di Giuseppe Todeschini a Jacopo Milan. — Padova, lo3o, iiella tipogrctfia del Seminario, in 8.° Notizie intorno alia vita e agli scritti di Luigb da Porto. — Padova, i83o, per V. Crescini , in 8.° Alcune lettere incdite di Luigi da Porto scritte dal- l anno MDIX al MDKIII. — Padova, i83o, per Valentino Crescini , in 8.° Anche questi tre opuscoli traggono la loro origine dalle gia meazionate nozze Porto e Porto Barbaran. Primo il g4 APPENDICE sig. Giacomo Milan pose mente nd esamiiiare le azloiil di Luigi da Porto, nelle quali credette di scoprlre ad ogni tratto , come nei pregi della mente di liu si accoppiassero quelli ancora dell'animo. Spirito egli cliiainollo , noii unico ne sommo , ma leggiadro e vigoroso, ricco di eletti studj e uomo cui T indole sincerissima ed il provato amore della patria procuraroiio la lode de' suoi contemporanei e meri- tarono i' estimazione dei presenti. Ad invogliarci a cono- scere di quale tempra egli fosse , liasterebbe il sapere es- sere egli stato il priino the scrivesse di Giulietta e Romeo. E tanto pill preziose debbono credersi qiieste notizie , quaato clie il MUan acceiina di averle ricavate dagli scritti stessi di Luigi , specialmente poi da alcune sue lettere e da una viterella scritla da lui Conte Porto della stessa casa di lui. Nacque Luigi in Vicenza nel 1485 e crebbe per ciira di alcuni congiunti nell' ainore delle scienze e delle belle arti, benclie si ignori quali fossero i precettori suoi: giovinetto portobsi alia corte di Urbino ove fu caro a quel Prin- cipi ■, diedesi da prima alia cose della milizia, poscia agli studj delle lettere e della fiiosofia, die in amicizia lo le- garono col Bembo e con Veronica Gainbara. Venuta Vi- cenza nel 1809 in potere delf Imperatore 3IassiniiUano , Luigi ebbe a soffrire molestie, finclie, massime per opera de' suoi congiunti, tornarono i Veneziani al possedimento di quella citta , ed egli ottenne in Venezia grado di capitano delle milizie, nella quale carica si adopero sempre , per quanto era da lui, a salvare dalla libidine e dall'avarizia dei soldati V innocenza e gli averi dei miseri abitanii del Friuli, die die ne dica in una sua storia certo Palladio degU Ulivi, ben confutato dal Milan. Ferito fu gravemente Luigi in un fatto d' arme nel Friuli, e dopo aver passati due anni in Venezia onde ricuperare la sanita, interdetto essendogli per sempre 1' uso dell' armi , si ricondusse a Vicenza. la- clinato per natura agli amori , non felice sempre ne' medesi- mi, s' invaglii d'una bella Gineira die celebro ne' suoi versi sotto r allegoria di un vago ginepro , nato e cresciuto nei giardini del Petrarca. Sostenne in patria ragguardevoli uf- fici , ma principalmente in essa fece professione di lettere , scrisse opere si latine die volgari , poesie , novelle e altre prose di vario genere , delle quali non rimangono piu die una sola novella , un bel volume di lettere storidie e alcuni PARTE ITALIANA. gS versi , die tutti coUa novella stessa furono per la prima volta pnbblicati in Vene/ia nel i539, e dedicati n\ Bemho gia divennto cardinale. Grande fortuna ti'ovo sempre nei cnori trentili la narrazione de' casi di Giulinta e Romeo, che ef;li scrisse nel 1524, e che stampata fu la prima vol- ta in Venezia senza data dal Bindoni e dal inedesimo ri- prodotta nel i535. Altre edizioni registra il Milan, ed una tra le altre della medesima novella voltata in ottava rima da certa Clizia , geiitildonna Veronese ^ ne oniette di parlare della pill splendida edizione fatta in Milano nel 1819 di sole sei copie in pergamena , ornate di finissime miniature di G. B. Gigola, di cui si fece menzione in qnesta Biblio- teca nel fasc. 41.° del uiese di maggio di quelT anno. Per ultimo si ragiona delle tiagedie, dei drammi, e di altre poesie sceniclie o liriclie, di clie si trasse T argomento da quella celebre novella ; e 1' opuscolo si chiude con alcuni documenti storici e diplomatici , che servono di corredo alle accennate notizie. Conimenda il Todeschini lo studio del Milan d' illustrare i fatti di Luigi da Porto : ma si dedica principalmeate a ragionare iniorno al fondaiiiento storicO' di tale novella, ricercando s' essa de])ba riguardarsi come un fatto , almeno quanto alia sostanza , realmeiite accaduto, o piuttosto come il parto di una imaginosa fantasia, nella quale ricerca scansato erasi dairentrare W Milan. Da parecchi anni il To- deschini erasi fitto in capo, die la novella di Giulietta e Borneo essere non dovesse che una favola :, ed una lettera critica colla quale Filippo Scolari sostener voile la verita di quel racconto, lo mosse ad assoggettare quella lettera a niatuio esame, e a scrivere su ■ di essa il suo senti- mento. Quel fatto che si vorrebbe riferire all" anno i3o3, non fu divulgate se non che da tre novellatori del 5co ^ il piii antico de' quali e il da Porto, mancato a" vivi nel iSac): e dopo di esso vennero la Clizia Veronese, che reco la novella in ottave rime, e Matteo Baadello che indirizzo quel racconto al celebre Veronese Fracastoro. La maniera adunque in cui si pubblico la notizia di f[uel fatto, sem- bra motivo valevole ad ingenerare gravissima diftidenza su la realta di quegl' infelici ameri. Si cita bensi certo Giro- lamo dalla Corte , scrittore di una Storia di Verona, ma quest' autore appartiene alia seconda meta del secolo XVI, e 96 APPENDICE troppo e quindi posteriore ai tempi del dominio di Barto- lomeo ddla Scala, ne' quali si pongono gli aniori di Giii- lietta e Borneo. Ne e da credersi che il Dalla Cone traesse quel fatto da qiialclie vecchia cronaca di Verona, o dalla volgare tradizione o dal preteso sepolcro di Giulia Cappcl- letti ; non dalla prima, perche iion esiste in oggi e noa esisteva nel passato secolo veruna carta pubblica o privata del XIV o XV secolo , in cui si registri o si ricordi quel fatto, come si raccoglie dallo stesso Alessandro Cadi e dagli storici antecedenti, non die dal Mnffei; nou dalla secon- da, perclie non trovavasi nel secolo XVI in Verona una tra- dizione comune di queif infausto successo , benciie il Da Porto e il Bandello udita ne asseriscano la narrazione nei primi lustri di quel secolo, non facendosi di quella tradi- zione alcuna rimerabranza ne pure dallo storico citato Dalla Corte ; non dalla terza, cioe dalla tomba di Giulia, benclie veduta e citata da quello stesso storico , giacche quel nio- nuuiento che anche in oggi si mostra, non e clie una cassa di marmo senza iscrizione, senza stemmi , senza ornamenti e per sino senza coperchio. Per trarre argomento da. quella tomba, si richiederebbono due contlizioni : la prima che il monumento coutljinasse esattamente col fotto narrato ■, la seconda che quella pietra fosse stata sempre e comune- mente riguardata come monumento del fatto medesimo: ma quella toenba essere doveva, secondo il citato Storico e i Novellatori , la sepoltura familiare de' Cappelletii, e questa non puo credersi la cassa di marmo citata dallo Storico e niostrata anclie oggldi, che e fatta proprio per una sola persona. Quantunque poi dicasi quel marmo guarentito dalla tradizione come il monumento di GiuUeUa e Romeo , non si ofFre alcuna prova delFantichita di quella tradizione, che forse non si abbarbico nel volgo se non che dopo la pub- blicazioiie della Scoria del Dalla Corte. Mostra accortamente il Todeschini , clie lo squarcio del lihro X di Girolaino Dalla Corte , ove si narra di Glulietta e Romeo , non e che un compendio della novella del Bandello^ tranne due diverse circostanze , e mostra in tine che non si pub trarre argo- mento a favore della verita storica del racconto dal verso di Dante nel Purgatorio : Vieni a veder Moiitecchi e Cappelletti. Prima di tutto 1" imaglnario viaggio di Dante si riferisce dallo stesso alf anno i3oo, e il fatto narrato di GiuUetta PARTE ITALIAN!. 97 e Romeo si assegna all' anno i3o3: la mcnzione adunque de' Monter.chi e de' Cappdletti pote essere nel poema intro- dotta per tutt' altra cagione , ne alcuna cosa posteriore al i3oo e mai mcntovata nella Divina Commedia, se non che ia tuono di visione , di presentimento , di profezia ; ne fi- nalmente alcuno de' commentatori antichi di Dante parlo gianimai di quel caso infelice , se non forse Btnveiiuto da Imola , die soltanto accenno le rivalita e le guerre delle due faraiglie Ae"" Montecdii e de' Conii di S. Boiiifazlo. An- clie le chiose di un codice cartaceo Trivulziano del secolo XV non fanno menzione clie delle parti de' Montecchi e Ae' Cappelletd clie furono conti di S. Bonifazio, e di Azzo da Fste che venne in soccorso di que' Conti e caccio i Mon- tecchi. Beilo e pure il dubbio proposto nelle ultime pagine di quest' opuscolo, se tutta la novella del Da Porto sia parto deir immaginazione di lui , o se egli d' altro fonte ne traesse T idea. Al Da Porto si attribuisce bensi il me- rito di tutta 1' orditura della novella e di una parte dell' in- venzione; ma 1' idea principale dell' argomento, quanto alia sostanza del fatto , non gia quanto ai luoglii ed alle persone, seuibra pigliata da Massuccio Salernitano, il cui Novellino usci alia luce sino dal 1493. Di fatto la novella XXXn fra le cinquanta di quello scrittore ha tanta so- miglianza con quella del Da Porto, che appena si puo creder possibile che il piii recente di que' novellieri uoii togliesse alcuna cosa dal piu antico, il clie e ben provato dal sunto della novella medesima del Massuccio presentato dal Todeschini. L'editore delle Lettere di Luigi da Porto, antenato degli sposi , famoso nell' aruii e nelle lettere , e il chiarissimo Francesco Testa , che le trasse da un codice manoscritto della Marciana del secolo XVI, indicate con nota di pugno del eel. Morelli, come contenente le lettere del Da Porto scritte dall' anno 1309 al i5i3 intorno alle guerre de'Ve- neziani. Questa nota ci fa dunque conoscere 1' argomento di tali lettere , ma il Morelli soggiugne nella nota suddet- ta , che il loro pregio maggiore sta nell' esattezza con cui gli avvenimenti sono descritti , cosa che fu facile al- r autore per essersi ad alcuni di essi trovato presente in qualita di capitano di cavalleria nell' esercito Veneziano , e poi per la cura ch' ei prese di ben informarsi delle cose ch' egli non vide-, e siimabili egli le crede ancora per la Blbl. Ital. T. LIX. 7 gS A P 1' B N D 1 C E sincerltii e libcrt;i de' racconti. Imparlamo dalla nota me- desiiua, firmata dal Morelli, die altro eseinplare delle let- tere del Da Porto irovasL nella Biblioteca Amhrosiana di Wilano. Le lettere sono in numero di veiitiquattro, diretie la mngj^ior parte al conte Antonio Suiors^nian ad Udine: uaa ve n' lia pure scritta a Monsignor Pietro Bembo in Urbino. Importantissime sono esse per la storia di quel periodo , e inassime per le guerre de' Veneziani in quell' epoca ; vi s' inseriscono pero accidentalmente altre notizie , e nella lettera XXI si parla deir accortezza , delia prudenza e dell.a bonta verso la Cliiesa di Giulio II. il quale fra inolti pas- sati ponteiici non ebbe pari alcuno, e si I;i pure menzione della via cb' egli tenne per avere Ferrara in suo potere. Piena altresi di fatti importanti e la lettera ultima , scritta a Carlo Antonio Caccialiipo a Bologna. E certamente gli sto- rici e gli eruditi itallani debbouo mostrarsi grati al Testa per la pubblicazione di queste lettere sinora giaciute nel- r obblio. Alaine lettere di Giovanni Arduino Veronese, ora per la prima volta pnhblicate. — Venezia, l83o, dalla tipngrafia di Alvisopoli. Ancora sianio tra le nozze , e queste lettere si pubbli- cano nelle feste nuziali di Giovanni Paolo Pappafava con Elisnbettn Giustiniana Mecannti, per cura de' nepoti lore, i fratelli Grimani del fu FUipjto. Oitimamente avvisarono gli cditori di premettere alle lettere alcune notizie intorno all'autore, nia sgraziataniente non fecero se non che rico- piare un magrissimo articolo della storia della Letteratura italiana nel secolo XVIII scritta da Antonio Lombardi, nel quale soltanto si nota, che Giovanni Arduino nacque nel 1714 clie fu dal Yeneto Senato nel 1769 eletto soprin- tendente all' agricoltura ; che in questa carica applico alia pubblica utilita le vaste sue cognizioni , e che la niinera- logia, la nieiallurgia e 1' agricoltura vanno ad esso debitrici di progress! straordinarj e di pratiche utili , cessato avendo egli di vivere in eta provetta soltanto nell'anno 1795. Sog- giugneremo clie queste lettere sono tratte da una raccolta manoscritta, posseduta dal sig. Bartolomco Gainba in Ve- nezia. 1 rAUTE ITALIANS. g(j Le lettere per la maggior parte sono diiette acl Antonio Vallis'iieri jiiniore, e versano sopra oggetti di storia natu- lale , principaliuente di mineralogia. Ma questa scienza era nncora in quell'' epoca harabiaa , e quindi noii dee recare maraviglia alcuna, se la nomenclatura in geiieralc male si accorderebbe coUe iiostre attuali cognizionii se talvolta veg- gonsi confusi i diaspri e i niarmi; se le argille boiari sono costantemente noniinati bolli; se la fonnazione de'nionti, da uno de'quali sorgono le acque acidule di Recoaro, viene mal desciitta , e tiittavia creduta importante per ispiegare la teoria della terra*, se si confondono i testacei fossili cogii impictriti, ecc. Con molta accuratezza si distingnono nella pagina 48 le sostanze terree vetrificaliili, e le calcarie o alcaliue : non anmietteva pero V Arduino in quella lettera stessa se non die tre terre elenientari , tra le quali anno- verava la terra gessuta. Nella successiva lettera mostra di quanta stiuia fosse degno il Vallisnieri per lo zelo gran- dissimo da lui sviluppato a favore della storia naturale in Italia. Sgraziataniente in (juelf epoca la storia naturale era tra di noi pochissiuio conosciuta , e quindi deesi registrare con onore iL nome di Giovanni Arduino tra que'pocbi clie inolti sforzi fecero, e moke faticbe sostennero per illustrarla e dilFonderla; e giustaniente il eel. Alberto Fortis gli attri- bui indivisa la gloria di aver fatto conoscere il pi-imo i basalti colonnari viceutini , e giustainente ancora il cav. Rohilant commendollo come il prinio clie studiato si fosse di scoprire ue' monti Enganei i vestigi di anticlii vulcani. Sarebbe a desiderarsi, che piu frequenti divenissero i connubj tra le illustri famiglie, onde questi potessero so- vente porger occasione a siffatte importanti pubblicazioni. Carmi slavi tradottl. — Venezia, 1829, dp. Picotti , di png. 90. Degnissimo di lode e della riconoscenza nostra ben nie- ritevole e T autore di questa traduzioue , il cli. sig. cons. Giaxicb , il quale ha con essa forse pel primo presentato airitalia il saggio d' una letteratura a noi non ben nota an- cora, madre nondinieno di quella d" altre faniose geati e ri- dondante di originali bellezze. lOO APPENDICE Tcoria e prospctto dc verbl, o sia Dizionario cridco de' verbi itaUaiil coiijugdti spccialincjite degli ano- mali e malnoti tiellc cadcnzc , opera dcU abate Marco M.isTROFiNl , gid pabblico professore in Roma. Sc- conda cdlzione. — Milano, i83o, Silvcstri. Vol. 2, in 12°, dipag. xvi e 1228 complessivamcnte. Prezzo austr. lir. 10. 34, ital. lir. 9. I pregi cli quest' opera sono oggiaiai si noti a tutt' i cultori della italiann favella, che noi crecliamo Inutile il tenerne discorso : e notissinia cosa c ancora quanto facile sia r errare nelle conjugazioni de' nostri verlji anoniali e mal noti. Un autore percio che come gia fatto aveaiio il Cinonio ed il Pistolesi , ma con maggiore critica e con piii estese indaginl , ci sia di sussidio nel retto uso di siffatti verbi , meritera sempre la riconoscenza di tutta T Italia. E henemerito direni pure dell' italiana letteratnra il tipografo Silvestri , il quale ond' agevolare al giovani studiosi 1' ac- quisto di quest' opera , divenutane oggimai rara e costosa la prima edizione , Roma 1814, in 4.", s'avviso di ripro- durla ill plu picciolo i'ormato e ad un prezzo minore. Que- sti due volumi fanno altresi parte dcUa Bihlibteca scelta di opere italiane, che va dallo stesso Silvestri piibblicandosi e che e giunta al vol. aSS. Viaggio al moiite Sinai di Sirnonc Sigoli , testo di lin- gua, ova per la prima volta pubblicato con illustra- zioni di Luigi FiACCHi e Francesco Poggi. — Fi~ rcnze , 1829, alV insegna di Dante, in 8." Di poca o nessuna importanza sarebbe quest' edizione , quand' ella consultare non si dovesse se non per quella tale e sola impronta di testo di lingua. Ma il viaggio al Monte Sinai e uno di que' libri che giusta I'avviso del celebre Malte-Brun , ad onta ancora delle puerilita e di- fetti loro , meritano d' essere consultati pei costumi e per le opinioai de' tempi , e piii ancora per lo stato in cui la geografia allora trovayasi. PAKTE ITALIANA. 10 1 Viaggl di Cristoforo Colombo tratd dalV opera: Rlcerche storico-crltlco-scientifiche sulle or'igini , scoperte , iii- venzioni, ecc. dclV abate don Qtacinto Amati , par- roco di S. Maria de Servi, esaminatore prosino- dale, ecc. aggiuntevi storiche notizie ed illustrazioni sopra le precedenti edizioni, con carta geografica. — Milano, i83o, colle stampe di Giovanni Pirotta , in 8.° Noti sembra die questo pomposo titolo si addlca alia semplice riproduzione di ua articolo noii molto difFuso , inserito gia iieir opera iatitolata : Eicerche storico-critiche sclentifiche sulle origini , scoperte, invenziord , ecc., della quale si e fatta altra volta menzione ia questa Biljlioteca. Ed in vero , benche neU'avviso dell' editore sembri ia qual- che modo promettersi la spiegazione del quasi inconcepiblle misterioso motivo per cui di America e non di Colombo qiiella nuova parte del mondo ricevesse il nome , e cosi pure lo scioglimento di varic oscurita nella storia personale di Co- lombo, tuttavia non troviamo in questo opuscolo se noa che un semplice estratto di quanto gia scritto avevano i diversi biografi di quel celebre navigatore , coll' aggluata soltanto della lettera scritta da Colombo al tesoriere del re di Spagna Gabriele Sanchis , del codicillo fatto secondo il militare costume dallo stesso Colombo , e della sua let- tera al re e alia regina di Spagna del 3 luglio i5o3^ tntti docuraenti da altri scrittori gia pubblicati , alcuni an- cora con piu ampie illustrazioni. Si accenna come pregio della nuova riproduzione di quel- r articolo, Tesservisi aggiunta la bella carta geografica {id- ncraria, anzi che topografica), pubblicata dal sig. Irwing Washington ( non Irwink Wasingthon ) , e una nuova imma- gine del Colombo tratta da una litografia eseguita 1' an- no scorso in Ispagna sopra una pittura lavorata di mano di D. Pedro , Duca di Veragua ( non di Veragna , come si e ripetutamente stampato in quest' opuscolo ) , discendente dallo scopritore del nuovo mondo. Quanto alia carta sud- detta, certamente assai pregevole, sarebbe forse stato con- venevole il tradurla per intero in italiano, anzi che il pre- sentarla come trovasi nell' originale inglese : quanto poi al ritratto , sebbene decantato venga come autentico , noi sa- remuio per dubitare intorno alia veracita delf efligie , o pure I02 APPENDICE della aljllllh pittorica del Duca dl Veragua, vedendosi In questn lineamenti , acconciatur.i di capelli ed atteggiamento, die pnnto non convengono ne al carattere ne all' eta del Cohnibo , ne si accostano alle forme del ritratto tramaii- datocl dal De Bry, preso, com' egii dice, da una pit- tura di que' tempi , esistente presso i re di Spagna , e piii volte in alt re opere riprodotto. Laonde non potrebbe dirsi dair odierno editore, die quell' immaglne ci fosse stata sino a quesli giorni trasmessa con forme, strane , ne riget- tare potrebbonsi le vesti e le fogge degli antidii rltratti perdie assai diverse da quelle die si presentano era come trovate ne' moiiumenti di Ini, nelle qnali non vedesi tam- poco indizio di ablti militari. Le snccennate osservazioul cl dlspensano dall'entrare in alctina analisi di quest' opuscolo, nel quale pero avrem- mo desiderato di vedere uno stile piu purgato e piii cor- retto ; e una niaggiore esattezza nell' ortograiia , uiassime de' nomi proprj dcUc citta, dei regni , delle persone, degli autori ecc. Ricordiamo soltanto a questo proposito che I'autore sa- viamente ba supposto Ligure , se non pure Genovese , lo scoprilore dell' America, e cbe tuttavia il celebre Co. iVa- pione di Torino, niancato recentemente ai vivi, ba scritta da noil inolto al sig. Irwing , storico dei viaggi di Colombo, una lettera , in cui pretende di mostrai'e cbe quell' uomo insigne nato fosse in Cuccaro, castello del Monferrato, ci- tando un ritratto die di esso conservasi a Siviglia nell ar- chivio delle Indie , sotto al quale leggesi il nome di lui colPaggiuta De la illustre familia de los senores del Castillo de Cucaro. Ma oltre cbe non si trovarono abbastanza valide le prove di qucsta origine esposte dal Napione in altro opuscolo fino dall'anno 1808, venne ora in varj giornali pubblicato un fatto che sembra compiutamente distruggere I'assunto di chi vorrebbe il Colombo originario del Monferrato o del Pie- monte. Negli archivj dell'antica banca di S. Giorgio di Ge- neva si e recentemente scoperta una lettera scritta dal Co- lombo stesso air ispettore della banca suddetta, nella quale il Colombo lo avverte di avere nella qualitd sua di citta- dino Genovese ordinato a Diego figliuol suo di destinare ogn' anno la decima parte delle sue rendite in diminuzione delle gabelle dei grani, del vino e deirli allri commestibili rAKTE ITALIANA. lo3 cH qiiella citta , secondo la pratica di plu altrl testator! genovesi. Spettereljbe dunque ni seguacl dell' opinioiie fa- vorevole al castello di Caccaro, 1' impugnare Tautorevole testimonianza di questo documento che si pretende origi- nale ed auteatico. Operette (T istruzione e dl piacere scclte c pubblicate per cura dl Bartolommco Gamba. II sig. Gamba non cessa di arriccliire la sua raccoka, nella quale se non e tntto oro , h per altro quasi tutto assai buono. Uno dei volumi pin recenti comprende alcune NarrazioiiL tolte dalle Guerre d' Italia del Guicciardini. In un altro sono alcnni Discorsi del veneziano Paruta, ai quali par che 1' Italia paglii era un tributo di stima e di am- mirazione, clie se fosse stato piii pronto sarebbe stato an- cbe piu ragionevole e piii fruttuoso. I Dlnloghi dell' arte poetica di Gabriello Chiabrera con alcune altre sue prose formano un altro volume, nel quale ( ci sia permesso ma- nifestare la nostra opinione ) noi non abbiamo trovato se non pochlssimo the sia dcgno dell' autore e dei nostri tempi. L'arte poetica e considerata qui nelle sue parti piii estrinseclie , e dove tu aspetti che il gran lirico ti riveli i segreti delle sue inspirazioni , ti senti ricantare i pre- cetti di die i pedanti banno piene le scuole. Finalmente il sig. Gamba che ha pubblicata gia una raccolta di JVo- velle per far ridere , ce ne mette ora dinanzi cinque per far piangere ; del quale consiglio noi non diremo ne ben ne male, coatentandoci di lodare la scelta. — Un volume pubblicato da pochl giorni in Milano presso Gaetano Schie- patti col titolo 11 NoveUatore melanconlco contiene tntte le novelle scelte dal sig. Gamba con tre altre deU'Erizzo, del Gozzi e di Cosimo Galeazzo Scotti. Indicazione antiqiiaria pel gahinetto anheolo^co dl proprletd dell lllustrlsslmo jnagistrato dl Perugia^ e situato nel pubbllco studio della medcslma cittd. — Perugia, io3o, per F. Baduel, in 8.°, dl pag. 63. Opuscolo di bella e squisita erudizione , che servir po- trebbe di modello per le indicazionl di altri musel , de' quali abbondano le citta d' Italia. E lavoro d' uno de' piu colti e piu benemeriti nostri antiquarj, il sig. Vermiglioli. 104 APPENDICE Museo della Reale Accademia dl Mantova. — Man- toia, i83o, a spese degU edit. Carlo d'Arco e frat. Negrcttl, CO dpi Virg. di L. Caranenti, in 8.° gr., fasc. /, He III , con intagli alV acqiia tinta. Prezzo di ciascun fascicolo , di 4 tavole colle analoghe de- scrizioni , lir. 2 austr. e lir. 4 per le copie in carta velina avanti letter e. II R. Museo dl Mantova , comeche in adJIetro poco co- noscinto ben anco neH'Italia, e rlcchisslmo di preziosi monumenti. E forse dopo Napoli, Roma, Firenze e Ve- nezia nessun"" altra citta della nostra penisola potrebbe con Mantova gareggiare in questo genere di tesori. Che ben e noto quanto a pro delle scienze e delle lettere operato abbiano i principi Gonzaga e in qiiella citta e in Sabbio- netta. Sapientissimo consigUo fu percio quello di tutti rac- cogliere in un solo museo , quasi in sicuro asilo uon i varj monumenti delle due citta soltanto , ma quelli ancora die si trovavano sparsi per le terre e per le ville del ducato. E gia alcuni dottissimi uomini , tra' quali T abate Gio. Gi- rolamo Carli , segretario di qnell'Accademia , ed il manto- vano Volta impreso aveano ad illustrare quegl' insigni mo- delli. Ma i loro studj rimasero imperfetti , e quel museo mancava tuttavia di un' acconcia descrizione, la quale cor- redata dall" effigie de' monumenti facesse e agl'Italiani e agli stranieri leggiadra mostra de' tesori che in esso con- servansi. A cotal vuoto vengono provvedendo, egregiamente finora , siccome a noi pare, gli editori dell' opera che aa- nunziamo , i signori d'Arco e fratelli Negretti. La coUezione conterra circa 160 busti , 5o statue, fra intei-e e mutilate, 5o ornamenti, e piii di 80 fra bassori- lievi, lapidi e frammeati. Gli editori diedero, e ben ad ogni diritto, cominciamento alia loro impresa col piii caro noma che suoni nell' armonia delle muse latine , cioe coll' im- mortale loro concittadino Virgilio, presentandone il busto. Ad esso succedono ne' tre fascicoli che abbiamo sott' oc- chio il busto d' Euripide , un bassorilievo , rappresentante Orfeo neir Inferno, un grande frammento d' una statua di Diana; una statua d'ApoUo, presentata in duplice aspetto, due busti di Lucio Vero, tre busti di M. Aurelio, e un bas- sorilievo rappresentante Medea. Le descrizioni sono chiare , concise, acconipagnate sempre dalle notizie storiche relative PARTE ITALIAN A. I05 al monnmento , e tla esteticlie ed erudite osscrvazioni. Le tavole ci sembrano henissimo condotte , e con quel metodo che meglio conviensi a questo genere d' iatagli , cioe air acquatiata. Ne gli editori dimenticato lianno d' in- dicare la vera dimensione di ciascun monumento, altro pregio deir opera. Per tntte le quali cose quest' edizione merita d' essere incomggiata , poteudo essa nobilmeiite aver luogo nelle piii applaudite raccolte di librl d' antiquaria e di arti belle. S C I E N Z E. Nuovo saggio sulV origine delle idee , ovvero ricerche sidla qidstione se p' ahbia nulla d'innato nella mente umana, ecc. — Roma, i83o, Salviiicci, i^ol. IV, in 8.°. Ne e autore il sig. abate Rosmini, di cui abblamo altre volte parlato, cioe nei tomi 44.° e 49.% pag. 272 e 266. Pensleji intorno air applicazione del calcolo al mo- vimento delta popolazione. — Padova , 1829. Rintracciare ed esporre alcune formole algebraiclie colle quali suUa base della popolazione reale determinarne il movimento probabile, cioe gli aumenti e le dlminuzionl che nella popolazione stessa avvengono ne* periodi in cui mancano i dati statistici , ecco il fine dell' opuscolo che qui pi-endianio ad esaminare. Premette 1' autore che anche nei quadri statistici desuntl dagli elementi positivi e d' uopo di ricorrere alle ipotesi e ridursi ai casi astratti , perche mal si potrebbero in tall quadri introdurre tutti quanti materialmente ed individual- mente i complicatissimi dati dei registri. Fingesi percio che a ciascun individuo corrisponda una stessa durazione di vita, per dedurne la vita media; fingesi che ad ogni matrinionio corrisponda un egual numero di figlinoli , per dedurne la fecondita media, ecc. e con tali termini medj si vorrebbero poi costituire le indicazioni del quadri statistici. Si fa indi 1' autore a dimostrare lo scopo e 1' utilita deir applicazione del calcolo in questa materia. E Intorno alio scopo primamente osserva egli che, posti i fatti attualL della popolazione, o siano i risultamenti veri IC6 APPENDICB del sno movlmento sotto i dlversl aspetti delle nasclte , delle morti e del matrimonj , onde derlvanie qualche idea e valutire le conseguenze dell' andamento della popola- zione, divien necessario di ridiirre tutti cotesti fatti o risultamenti ad espiessioni semplici e generali colle quali dl corrlspondeiiza agii element! da ciu esse dipendono, possano farsi rag'ionate induzioni sullo stato probabile della popolazione. E siccome rapplicazione del cnlcolo conduce ad un'esatta corrispoiidcnza cogli stabiliti principj , cosi importa di cono- scere esattanieate quail siano questl eleraeuti clie iianno sensiblle influenza sul nioviiiiento della popolazione , e quale il miglior nietodo di ordinarli e valutarli. Che quanto pill le conseguenze delle ipotesi saranno prossline ai fatti , luaggiore sara il convinciniento per ammetterla ; laddove fallace dcvra estiniarsi quella ipotesi , le cui conseguenze fossero in opposizione ai fatti. Intorno alia utilita , pel niodo appunto con cui si de- vono riutracciare , disporre e valutare i fatti e pei diversi risultamenti die se ne ottengono, nota 1' autore , come si vengano a determinare i limlti delle varie possibili ipotesi , e si conoscano quali elementi sarebbero necessarj onde istituire esattamente i calcoli •, e come esprimendo con questi le relazioni che banno luogo fra le quantlta e gli elementi da' quali dipendono, si possa far uso degli uni anzicbe degli altri. II che tutto condurra poi anche a mi- gliorare le tavole statistiche : ed anzi allora soltanto avranno ampiezza e perfezione i dati statistici, quando verra con- venevolmente applicato il calcolo a sifFatte ricercbe. Posti questi generali principj , accennati gli elementi prin- cipali da cui deve dedursi il movimento della popolazione, fatta opportuna avvertenza sulle variazioni e le anoraalie procedenti dal confronto e ravvicinamento del diversi dati, r autore passa ad istituire e sviluppare le sue formole al- gebraiche, colle quali intende a dimostrare il numero me- dio delle raorti, lo stato medio di fecondita , i rapporti del numero medio dei nati e del numero totale delle fera- niine colla popolazione, delle feiimiine comprese nello sta- dio massimo di fecondita col numero totale, del numero delle maritate con quello delle femraine comprese nello stadio massimo di fecondita , e per ultimo il computamento finale per valutare la popolazione dopo un numero di anni PARTE ITAMANA. 10^ in base della popolazione primitiva , e i tllversi casi e le leggl delle annue variazloni nelle nascite, nelle morti e net inatrimonj. Cliinde T opuscolo , tracciando il modo con cui dovrebbero essere compilati i registri statistic! onde piii agevolmente dedurne gli elementi tutti che si riferiscono al moviniento della popolazione. L' antore procede nelle sue ricerche con ordine , giudi- zio e sagacita, e si palesa fornito di buon criterio e di ingegno adatto a consimili lavori. E qiiantunqne ci senibri che nelle svarlate vicissitudini cui va soggetta la popola- zione, alcune delle quali di remota presunzione , il pro- posto processo del calcolo non possa condurre se non a latissima approssimazione ; e quantunque le riforme cli' ei proporrebbe al registri statistic! siano per riescire di com- plicata e difficile eseciizione; non pertanto dobblamo sa- pergli grado di aver ri%'olta I'attenzione sua e le savie sue indagini ad una materia di reale importanza, e massime ai tempi nostri in cui generale e divenuta la tendenza agli studj scientifici , e precipuamente a quelli della politica economia e del rami che ne dipendono. Raccolta di opcre ad uso della Scuola militare. — Livorno , it>3o, Sardi , in 8.° Tomo IX. Quest' opera ebhe principle gia da qualche anno. II vo- lume che ora annunziamo contiene : il Trattato elementare (£ artiglieria del sig. Decker, tradotto suUa versione fran- cese dal sig. Biondi Perelli. Della educazione teorico-pratica delle api nclla quale j' insegnano i metodi facilissimi di approfittare del mele e della cera senza uccidcrle , ed i vantaggi gran- dissimi che ne risultano da qnesta particolare col- tivazione, opera postuma di Paolo Sjngiorgio, gid professore di agricoltura e di botanica nel liceo di S. Alessandro di Milano , ecc. — Milano , 1829, da Placido Maiia Visa] nei tie Re , in i6.° di pag. 188. Prezzo ital. lira i. Questo libro venne scritto in tempo in cui per la dif- ficolta deir avere lo zucchero, a gran prezzo tenevasi il mele , ond' allora di tutta importanza era T attendere alle I08 APPENDICE apl. Sen/a qnalche profitto non riescono pero anche In oggi gli alveari, purche sieno beii regolati , sicche vana noa puossl estimare la pubblicazione dell' operetta del Le- nemerito nostro piofessore , il quale in essa non si e poi soltanto ristretto ai precetti per la pratica coltivazione deir insetto , ma si estese altresi nella parte scientifica. Espose egli con bastevole anipiezza la storia natnrale delle api , e la storia antica e nioderna della raccolta del mele , favello degli alveari, deirarniajo, del pascolo dell' ape, dei favi, del ricoglier e conservare clie fa Tape il mele, della genesi di quest' insetto , del bacoliiio e della sua tras- formazione in pecchia, degli sciaml e del come ricoglierli, del come ritrarre i favi senza uccidere le api, della sepa- razione del mele e della cera , dei nemici e dei mali delle api , finahnente del niodo di nutrirle nell' inverno. Raccolta delle Circolari delV Azienda cconomica del- T interno sidV ainministrazione dd boschi e delle selve. Volumi 3 in 8.*^, il primo per gli anni 1822-1823, di pag. 248, il secondo per V anno 1824 di pag. 3o4,* il terzo per gli anni 1825, 26, 27, di pag. 836. • — Torino^ 1827- 1828, dalla statnperia di Giuseppe Favale. / primi due volumi formano un sol tomo. Seguendo le tracce della sapienza antica , die per im- pedire T inconsiderato taglio di alberi avea collocate alcune deita nelle annose piante ed interessata la religion e a te- nervi lontana la scure, tutti i Governi hanno sempre pen- sato alia conservazione ed al prosperamento dei boschi , e vi pensano sempre piu di mano in mano clie vanno in essi svlluppandosi tutti gli altri rami della pubblica e pri- vata prosperita : percio anche il Governo del Piemonte colla regia Patente i5 ottobre 1822, ripigliando ed esten- dendo gli antichi suoi regolamenti ha stabilito una norma generale pel regolamento dei boschi e dei loro tagli. Quella norma generale occupante poche pagine e stata susseguita da varie altre disposizioni di regio attrlbuto, e da un' intinita di schiarimenti per parte delle autorita ese- cutive, con die si composero gli annunciati due tomi , il volume dei quali comprova quanto la materia in essi trat- tata sia difficile e feconda di casi impensati dal legislatore di uno Stato , ai quali convien pur provvedere o con una parafrasi o con un'aggiunta alia prima legge. PARTE ITALIANA. IC9 In opposlzlone ai falsi principj di quel tlottrinarj ine- sperti che fondandosi suil' assoluto diritto di proprletii non vorrebbeio tollerarne le modificazioni volute dal generale interesse e mal sofFrono ogni governativo attribute mirante a tali modificazioni , il regime boschivo adottato in Pie- inonte regola il taglio dei boschi anche di privata ragioue , ed infligge pene pecuniarie e la detenzione nelle carceri a chi vi pone mano senza diritto di possesso e seuza averne conseguita una regolare superiore permissione. L' applica- zione delle pene e di attribute dei tribunali giudiziarj or- dinarj , i quali devono solo ammettere le giurate accuse dei guardabosciii pronunciate con tutte le regolarita pre- scritte e possibili a prescriversi onde guarentirne la verita: contro le dette accuse riuiane all' iniputato la facolta di produrre piii valide prove a propria difesa ove creda d' averne. Le vendite dei boschi di taglio maturo di ragione dei comuni sono soggette a particolari praticlie dlrette al van- taggio di quei corpi tutelati ; e siil prodotto depurato di tali vendite il Governo si riserva il solo cinque per cento in compenso delle spese di regime boschivo. Tanto i boschi comunali che que' di privata ragione sono soggetti alia cosi detta niartellatura , od alia riserva di quelle plante che vengono marcate coll' uso di un martello come adatte alle costruzioni della regia marina, per gli arsenali , pei ponti , per le strade e per le fortificazioni ; il valore delle quali piante viene compensato ai proprietarj al prezzo giudicato da due periti , nno de' quali acconsentito dai medesirai proprietarj, ed in caso di dissenso da ua perito scelto d' officio dall' Intendente della provlncia. Que- st' ultima disposizione non parra a taluni cautelante abba- stanza il privato interesse ; ma se si rifletta che il terzo perito non potra mai uscire dai limiti di valore indicate dai due primi ; se si rifletta che non potrebbe ammettersi senza inconvenieuti una lunga procedura per definire il valore di alcune piante , si trovera tale disposizione ab- bastanza cauta. E severamente proibita 1' asportazione dallo State dei legnarai d' ogni sorta con alcune eccezioni per le provin- cie di Nizza e della Savoja. E mantenuta la concessione in use in alcuni comuni di legnami d' opera ai rispettivi tomuulsti, da tagliarsi nei boschi comunali "e da pagarsi no AI'PENDIGE ad im preizo , mlnore clelF ordinario di coinmerclo, deter- niinato in prevenzioae dal Consiglio dello stesso comune. Qiiesto Coasiglio stabilisce anclie in (jiial pnnto dei boschi comuaali resti perniesso in ogni anno di tagliar legna da fuoco in una deterrainata quantita per ciascima famiglia i e (juesta una concessione in grazia di certe costumanze, che non si possono del tutto sradicare in un sol momento, le quali tanto danno portarono e portano al regime boschivo. II personale incaricato della vigilanza sui boschi dipende dalla regia Segreterla di Stato per gli affari interni , e si compone deir Intendente generale , degl' Inteadenti di pro- ■vincia , dei Sindaci di ciascun comune, di Ispettori di di- visione , comprendenti varie provincie, di un Sottispettore ill ciascuna provincia, di un nuniero indeterminate di bri- gadier! in clascuna provincia, di campari dei comuni, e di guardabosrhi nominati dai particolari con sovrana autoriz- zazione ; il complicate modo di corrispondenza e gli attri- buti di tali individui e esattamente determinate dai rego- lamenti dai quali e ancUe ben dicliiarata f attribuzione del potere giudiziario. Ma perclie i regolamenti, tutti generati dalla prima re- gia Patente i5 ottobre i8aa si sono gia fatti numerosia- simi, al segno di occupare due grossi tomi, cosi potrebbe raglonevelmente desiderarsi la lore rlcapitolazione ia un regolameuto unice e piu semplice, che con un solo ordine di paragrafi contenesse quanto 1' esperienza di otto anni lia insegnato. Alia rlcapitolazione siippliscono pero in qnal- che maniera gl" indici cronologici ed nlfabetico-analitici posti in fine di ciascun tome. II tomo primo contiene op- portunissimamente anche un catalogo di alcuni libri fraa- cesi ed italiaai suUa scienza forestale. Confermeremo quindi il gia fatto annuncio ( Biblioteca Italiana, tomo 55.% fascicolo d' agosto 1829, pag. 269), che la Raccolta dei regolamenti sull' amministrazione dei boschi in Piemonte k x-accolta pregevolissima e di somma utilica non solo ai proprietarj ed impiegati forestarj di quelle Stato, ma ben anclie a quelli degli Stati contigui. Sara sempre vantaggiose ogni studio ed ogni libro di si- mil genere, poiche da un baon regime boschivo dipendono i piii importanti element! di pubblica e privata proprieta, ed in quegli Stati che tal regime manca od e iiiiperfetto , (utto va, sebben lentaiuente , a soqquaJro e tutto annuncia. rARTE IT A LIANA. 1 1 t fra qiialche secolo, la totale decadenza dell' laclvilimeato. Le inontagne private della loro veste arborea vengoiio equar- ciate dai torrenti e si denudanoi i torrenti faiisi impetuosi dacche i rascelli convertonsi in torrenti e tnaacaao di acque continue i le terre e le gliiaje dei monti tolte dai luoghi in cui natura le avea milinente poste precipitano ad ingom- brare i piani gia fruttiferi e ben ooltivati , e percio solo quei piani perdono T attitudine alia coltivazione : contra rimpeto de' torrenti vengono nieno i inezzi dell' arte per accavalciarli da pontt necessarj alle coiuunicazioni; le legne di uso tanto indispeiisabile e come materiale d' opera e come combustibile incariscono progressivamente e poi maa- cano afFatto .... raa queste sono cose conte , clie pero non ci stanclieremo mai di ripetere ad ogni opportunity onde sostenere il cardinal principio, non combinabile con alcune teorie economiche , ciie in tntto di bosclii i Coverni devono aver mire ben diverse e talvolta in opposizione diretta di quelle dei privati : gli uni , senza trascurare la generazione presente , devono pensare anche alle future ed altresi alle piu lontane, nieutre gli altri pensano ia generate per una sola od al piii due eta. Memoria iritorno alle devastazioni piodotte dalle acque a cagiune dei dlboscamenti , del Direttore gcncralc funzionante del pond e strade e delle acque, foreste e cacce. — Napoli, 1825, dalla Reale tlpografia della guerra. Opuscolo in 4.° di pag. 84. II sig. Commendatore Carlo Afan de Rivera Direttore ge- nerale dei ponti e strade e delle acque, ecc. nel regno di Napoli, occupato sempre seriamente dei niolti ed iniportan- tissinii doveri del proprio ufficio gli adempie con rara abi- lita-, in prova di che valgono i molti suoi lavori che abbiamo gia fatti conoscere (i), e vale pure la presente Memoria clie avremmo gia annunciata se ci fosse giunta alle mani prima d' ora. In essa il dotto e laborioso autore va schierando i (l) Cotisiderazioni sul progetto di prosriugare il logo Fucino , e di congiungere il mare Tirreno alPAdriatico. — Rapporto p^enerale sulla situaziojie delle strade , sulle boidficazioiii e sugli edifirj pulr- Hid dei reali dominj al di qua del I'aro. — Vedi Biblioteca Ita- liana tomi 47.° e 48.", quadenii di gettcujbie e oLtobre 1827, j)ay. 391 e pag. 82. 112 AVI'ENDICE mail gravlssimi clie derivano dal dlboscaincnti sul inonti , e dalle geaeriche consklerazloiii passa poi alle particoiaii di localitii appoggiate a fatti da lui inedeslmo verificati con faticose ispezioni in varie provincie della Sicilia citeriore. II signor de Rivera fa dipendere le prime devastazioni dei boschi dalla necessita in cui trovaronsi , airepoca delle barbare invasioni , i felici abitatori delle pianure poste al piede degli Appcnnini di cederle ai concjuistatori per rltirarsi fra"" monti e procurarsi lassii una steniata esistenza ponendo 1' aratro in quel terreno che la natura avea ri- servato agli alberi; ricoperte le alture e le scoscese pendenze de' boschi , egli dice a pag. 7 , non deve recarci sorpresa se in quel terreni che oggi osseniamo devastati cd affatto de- serti per I' infezione dcW aere che vi si rcspira , iin tempo fioriva per ricchezza e potenza , jiumerosa popolazione ; cost facihnente si spiega come popolose cittd sorgevano un tempo fioride in quei medcsiini luoghi deserd ove al presence basta chiudere gli occhi al sonno per non aprirli piii alia luce. Soggiunge poi 1" autore i piu minuti particolari sui danni die causati dai diboscamenti sofTrono le Calabrie ed il distretto di Nola, ed insiste sulla necessita di varj prov- vediaienii onde sccmarne il progresso i e con tali osserva- zioni di localita lungo i iiumi Amato, Angitola, Mesima , Eja , Sclarapotamo , Vacale , ecc. giustifica la verita di quanto ebbe ad avanzare nel suo generlco discorso. Si fer- ma specialmente a Rosarno per rimarcare die la sua po- polazione , la quale oltrepassava poclii anni addietro il nu- mero di ottomila, e ora ridotta appena a due inila quat- trocento , compresavi la miova popolazione che si e stabilita nella bonificazione del general JVunziante. Nel distretto di Nola in vicinanza della capitale rimpro- vera la coltura delle viti e delle biade nelle alture e nei terreni in pendio dapprlma occupati dai boschi, ed esa- mina partitamente i danni dei torrenti Avella , Guado , Sarno , ecc.^ dimostra poi il pericolo di ostruimento negli scoli chiamati lagni della vasta pianura di quel distretto e di Terra di Lavoro, che sono un' opera grandlosa c be- neGca del regnante Sovrano. Chiude il sig. De Rivera la sua ben ordinata Memoria facendo voti per T esatta osservanza dei regolauienti pub- blicati lino nel 18 19 sul regime boschivo ^ ad otteiier la quale rcndesi necessario, com'' egli dice, che gl' iinpiegati PARTE ITALIA.NA. Il3 forestall siano messi in possesso dei soldi stabiliti da tali regolamenti, onde non affaccino pretesti per trascurare i loro doveri e possaiio esercitare decorosamente la loro carica. ■* Annales Scholce cllnicce medicoe ticlnensis , auctore Francisco Nob. Ab. HildenbrAND Med. Doctors ,• artis ocularice magistro , praxeos medicoe , patJiolo- gice ac therapice specialis professore P. O. etc. Pars altera. — Papice , i83o, ex typograph, Bizzoni , in 8.°, di pag. 3i2, con tre prospetti ed i tav. litografica. Analisi chimica di un' acqua creduta minerale , e Cenni sopra iin argilla di Qramello del monte nella pro- viiicia di Bergamo , Jllemoria del dottore Francesco CiMA. — Bergamo , stamperia Slazzoleni , in 4.° Tanto e benemerito , a parer nostro , della scieiize e dell" umanita chi scopre nuove accjue salutarl e ne aii- nunzia i pregi e le virtu, qnanto quegli clie giovandosi delle chimiche cognizioni piu accertate , preade a far ve- dere die le qnalita mediche da priucipio ad una fonte at- tribuite non corrispondono alia natura delT acque di quelia fonte diligentemente coir analisi indagata. E per questo degno di lode reputiamo il dottor Cima di cui altre ope- rette gia accennammo, ed il quale in questa Meraoria letta all'Ateneo di Bergamo si e fatto a disingannare i suoi concittadlni suUe virtu pretese dell' acqua di Grumello, la quale non puo ne pure chiainarsi minerale , ne solforo- sa , e la cui attivita alle guarigloni troppo era stata da priucipio proclamata , e forse fu poscia con troppo amara ironia derisa dalf autore di un recente Saggio d' Idrologia minerale , il quale viene urbanamente riconvenuto anche per cio cli' egli scrisse delf acque di S. Pellegrino. Brevissimo e il cenno die si soggiugne sulT avgilla del colli dl Grumello, die appartlene ai silicatl allLiuiiuosl di cui si fa menzione nella Mineralogia del Beudant , e che puo utllmente servire per varj usi cliimici ed economici. Avreiumo pero bramato che 1' autore , suggerendo oppor- tunamente la niescolanza dl questa terra cou altre sostanze Bibl. Iial. T. LIX. 8 114 APPENDICE per la fabbricazlone delle stoviglie, avesse avuto in vista non tanto la tenaclta e la solidita dei vasi , quaiito la qua- lita rcfrattaria che gia in quell' argilla si e riconosciuta , e che nella faldiricazione dei vasi stessi puo accrescersi. Tractatiis pharmaceutico-medico-legalis de mcT'curiallhus quern Andreas BuFFiNi , medicirice doctor ad cathe- dram rhcmioe s,encralis , vcgetabills , animalis et phar- Tnaceaticcc in I. R. Un'wersitate ticinensi pub. assi- stens , annucnte ampUssimo senatn academico , et au- spice prcest. prof. Franc. Xclv. nob. ab Hildendrand , ad laurcam mcdicani capcssendani typis et disquisit. offerebat mense septcmbris an. mdcccxxix. — Ti- cini Regii , ex typographia Fusi et socii ( in S.° grande , di pag. 282). Utllissima cosa riescono senipre le rnonografie , polche presentano quasi in un sol corpo tutto cio che concerne il subbietto su cui vertono, e che in tanti e disparati liljri sta sparso. Non puossi quindi non lodare il divisamento ch' ebbe il signor dottor BufFini con questa sua piu estesa deir altre che abbiamo e della quale procureremo di dare nn idea. Incomincia il signor dottore dal discorrere del mercurio metallico arrecandone ia parte storica, poi la parte mineralogica e la chimica, ed indi la storia medica , le virtii medicinali che presenta , gli accidenti che addiman- dano e rigettano rapplicazion sua; entra in appresso a discutere intorno al mode con cui esso opera suUa fabbrica animale , e rapporta 1«! teorie date dai diversi autori , espo- nendone anche una propria. Dope cio ricorda le morbose condizioni che il mercurio produce, ed in ispecie quella che viene chiamata morbo mercuriale, i metodi fin qui pro- posti onde praticare questo rimedio nella lue venerea , ed i pensamenti de' moderni a questo riguardo , pigliando pure a favellare della salivazione , e se nella cura di esso male abbia ella o no parte , e se la sifilide richieda 11 mercurio non piu che da se , o se faccia mestiero di altri coadjuvanti. Toccato con quest' ordine quanto concerne il mercurio metallico e puro, non che le cose che riguardano il mer- curio in generale, passa il sig. Buflini a ciascuna delle spe- ciali composizioni di questo raetallo. lliscoatransi percio in PARTE ITALIANV. 1I5 uti priino capo le coiiiposizioni mercuiiali, nelle quail il mercnrio metallico sta solo, e non in clumica composi- zione a sostanze combustibili composte, delle quali ne ve- diamo stabilite due Himiglie : i.^'i-imedj niercnriaU untuosU 2.* rimedj di mercuiio e di sostanze vegetaljili. Non sap- piamo in vero come questa seconda faniiglia possa cosi com' e tutta riferirsi a questo capo, poiclie parecchie delle menzionate sostanze vegetaljiii cui il mercurio e in mi- stura sono per nulla combustiljili. Per questa ragione tor- nava forse meglio attenersi ad espressione piu generale e dire sostanze animali e vegetabili. Sono nel capo secondo i rimedj di mercurio primieramente in forza di clumica cora- jDOsizione congiunto a' corpi semplici e combustibili, fat- tene quattro famiglie: i." cloruri; 2.^ cianuri ; 3 '^ joduri^ 4.* solfuri. Nel capo terzo parlasi delle combinazioni non acide del mercurio colT ossigeno , gli ossidi cioe •, e nel capo quarto si tratta dei rimedj mercurlali in cui il mercurio combinato agli acidi forma sali, e dei quali sono stabilite due famiglie: i.^sali che formansi per gli acidi minerali ; 3..^ sali die risultano per gli acidi vegetabili. II capo ciuinto in fine ha per subbietto gli avvelenamenti per sostanze mer- curiali. Minutamente e trattato quest' importante subbietto ; quindl toccansi i precetti generali che concernono quegli av- velenamenti, le forme morbose che possono far credere che sia caso di avvelenamento di sostanze mercurlali • ricor- dasi di quali cose importi darsi penslero per fondatamente sospettare di avvelenamento, come si abbiano a dlsaminare i cadaver! degli avvelenati e come giugnere a discovrire i veleni di natura ignota , come chiarirsi del deutocloruro di mercurio o sublimato corrosive, quali i sintomi che produce , quali i fenomeni che presentansi dai cadaver! delle persone da esso uccise , quali ! mezzi per riparare air avvelenamento suo. Al quale proposito parlasi anche del cianuro e degli joduri mercurial! , del deutossido di mercurio , del sottodento solfato , e del deutocloruro di mercurio con ammoniuro di deutossido di mercurio. In tutto questo lavoro noi non possiamo non lodare la diligenza del signer dottor Buffin!., il quale raccolse melto bene, e con buen ordine dispose la materia. Da riverente discepolo egli preferisce in ogni in centre le dottrine del maestro suo il signer professore Hlldenbrand. Ma quanto alia teoria dal nostro novello dottore spiegata intorno Il6 ArPKNDICE aU'azione del mercnrio sulk fabbrica aiiimale ci sembra per I'lina parte afiatto gratiuta e fondata sovra snpposti; per r altra appartiene ai jjrincipj patologlci trHartniann. Finalmente tre qsservazioni ci occorre ancora cU fare; la prima clie in qnaato alia sinonimia ci lia qaalclie cosa a desiderare, poiche in opere di qnesta fatta dispiacciono le lacnne; Taltro, die, posciache si tocco della necessita in cui si e alcuna volta di dover rintracciare la presenza de' veleni in cadaveri gia in pntiefazione , parci clie ri- cordare si dovessero i metodi die la recente diimica in- segno per riescire in tale operazione , cessando 1' insop- portabile fetore ; T ultimo, die per cio cb' e di scoprire in cadaveri da alcuni di , o gia da lunga pezza seppelliti il sublimato corrosivo datosi disciolto nell' acqna , importava ricordare gli unici criterj die abbiamo e die vennero in- segnati dai signori Orfila e Lesueur negli Archiv. gener. de medec, mai 1828. Aloys'd Colla Illastradones et icones raiiorum stirpiam quce in ejus horto Ripidis florebant, anno 1827, addlta ad Hortum rlpulcnsem appendice IV. Crediamo di far cosa gradevole agli studlosi della Bo- tanica col qm riferire cio die in quest' opera leggesi del- r Amarillide die nel niaggio di quest' anno fiorl nel giar- dino del sig. Duca Litta a Lainate. Non fa d'uopo avvertire che questo giardino e de' pin celebri d' Italia, e vanta una delle plu doviziose raccolte di piante esoticiie. Ne e diret- tore r egregio sig. P. Tagliabue, giovane coltissimo die alia teorica accoppia una pratica diligentissinia e costante. OBSERVATIO AD Amaeyllidem album p. 178. Missa sub hoc nomine ab liorto LlTT^ anno 1828, floruit inajo i83o in calid; nee AniarylUdis cbaracteres ostendit; nam corollae limbus duplex regularise stamina cequaUa limlio in- terno imposita , ex quo ad Pancratii genus referenda; an elegans liaoc stirps jam fuerit descripta valde dubito , hinc sequentem prsebeo illustrationem. Descriplio. BuLEUS suljrotundus , tunicatus , cinereo-fuscus. FoLIA lanceolata , basi vaginantia, Inferiora brevissima, superiora fere pedalia latit. pollicaria , suberccta nonnulla subfalcata, PARTE ITALIANA. II7 Ijete vliklia, liicida , apice obtusiuscula. SCAPUS anceps 3-4-lin. latus, ab iino ad spaihain folia subaeriuans. Spatha I -flora , herbncea, 4-pbylla iaaeqnalis, sc. foliola dao exJe- riora opposita, qaoniin nnmii corollse tubuni subasquans , aherum ejusdem medictatem paallo superans , duo /vzte/v'ora exterioribus alterna valde minora, qnornm iinum vix ter- tiam tubi partem excedit, aherum ovarium tantum subse- quat. Corolla supera, infundibuliformis, tubulosa : tubus semitei'es , erectus , 2. poliicaris et ultra , ad faucem paullo incrassatus , 6-costatus , viridis : limhus duplex ;, exterior (Corolla auctor. ) 6-partitus , laciniis lanceolatis i-poll. longis 4-lin. latis, erectis, apice tandem reflexis , interne albidissimls , externe linea viridiuscula notatis;, interior ( nectarium vel corona auctor.) campanulatus , erectus, exterior! paullo brevier, apice 6-lobus , lobis latis apice rotundatis emarginatis , ibique brevi dentlculatis , externe albidissimus , interne a staminum insertione ad Imum li- neis 6 viridibus prominulis notatus. FilamENTA sequalia proprie tubi fauce iuserta , sed limbo interno arctissime adhaerentia , ex quo lineae prominulas emergunt, demum inter ejusdem lobos libera, lineari-subulata , introrsum versa, alba;, anthercc versatiles , 2-loculares ante deliiscen- tiam filamenta subsequantes , demum marcescentia valde breviores ; pollen flavum. OVARIUJI brevi peJunculatum 3-gonum viride , stylus filiformis limbo interiorl pauIo bre- vier albus ;, stigma subcapitatum viride. Capsalani ma.t\M-ai\\ non vidi. Flos suavissimum cinnamomi odorem redolens aperitur nocte et durat 3-4-dieriim spatio. Obs. Stirps coUocanda in prima sectione ( corona lobata Spp.. syst. II. 48; Isinene Here, in bot. mag. 2683) inter P. calatliiforme et narcissifloruni. Diff'eri autem a calathiforini Red. folils alternatim spar- sis non distichis ; spatha 4 non 2-phylla, tubo coroUa3 6- costato non 3-g:o/20, laciniis apice glabris nee puberuUs, lo- bis coronae baud harbutis nee reflexis , germine brevi-pedun- culato non sessili. DifFert quoque a F. narcissifloro Jacq. ex descriptlone a cl. SghultesiO mihi humaniter communicata dum Vol. YIII systematis sub prelo est-, foliis scapum subcequantibus non brevioribus , obiusiusculis nee acutis ( monet tamen SchULTesius in litt. iconem apud Jacquinium vidisse in qua folia sunt potius obtusiuscula quam acuta) laciniis ro- tundatis nee oblonsis. Il8 APPENDTCE Caeterum , excepto charactere spathae constanter i florae (quod forsaii variat in plantis spoataneis), a P. Culathino Xeu., calathijorini R1::d., et narcissifloro Jacq. ( qnaj con- juiigere satins esset) vl.v (lilFerre notis botauicis plaata no- stra vii-letnr , Si spociem distinctain constituit, lllani dico in honorem patris iUiorumque Tag LI AGUE horti Little sollertissimorum rectoruni. « P. Tagliabue spatlia i -flora 4-pliilla incequali lierbacea, >> foliis laiiceolatis obtusiusculis, corollas laciniis lanccolatis » aplce rcflexis , corona canipannlata 6-loba lol)is erectis ir rotundatis emarginatis denticiilatis, staminibus introrsnra » versis (Flos magnus albns fragrans). CoUa Habit . . . II Regno anltnale tratto dalle migliori opere , cnmin- ciaiido dalle tie segaenti : 1.^ Istoria natnrale del ' ' Colibri , degli Uccelll Mosca , dclle Qalbnle e del Promeropi dl Q. B. Audebert e dl L. P. Vieillot^ 2.° Istoria natnrale del Pescl dl G. CuviER e Va- LENCIENNE ,* 3.° Istorla natnrale del Maintniferl dl Fed. CuviER e Geoff, dl Saint Hilaire, con ta- vole In rame miniate. — Milano ., i83o, Antonio Locatelll edltore. Tlpl dl F. Sonzogno e comp. Porgendosi , non ha guari , in questi fogll ( V. fasc. di luglio 182,9, pag. 77) alcune notizie intorno a diverse ma- gnitiche opera zoologiche recentemente publjlicate oltremon- ti , noi non osammo costitnirci proniotori di un' impresa che ce ne agev^olasse V acquisto. Perciocclie ben ci erano note le circostanze che in Italia rendono per lo meno ia- certo il compenso alle gravi spese che la perfetta esecnzione di sifi'atti lavori richiede qnand' anche trattisi solo di ripro- durre cio che per altri originalmente fii fatto. Cio non pertanto nn nostro valente incisore , animate da qiiello ze- lo ciie in questi tempi piu ciie mai move gl' italiani arte- fici ad emulare le piii soiituose produzioni straniere, ben lungi dair arrestarsi a' contrarianti riflessi , e senza tampoco lasciar luogo ad indngio, si e assunto un impegao di cui A'erun altro piii imponente nel suo genere non sapremmo idearci. Davvero egli e iniprendimento clie di lunga niano oltrepassa i confini di ogni nostra supposizione , quelle cioe di presentare il regno animale , ormai riconosciuto P.VRTK ITALIANA. II9 cosi esteso, mercfe la riproduzione delle opere zoologiche moderne , die si lianno in conto di piii splendide e piu perfctte , tanto in rignardo al testo die alle figure. Riu- scendo le originali edizioni di assai gi-ave dispendio, per- che tutte straniere e parecdiie condecoiate dal maggior fa- sto, torna senza dubbio commendevole la determinazione pigliata , ove pero non vengano meno nell' adcmpimeato I' esatta osservanza delle proprieta essenziali, ed una nie- diocrita di prezzo die valga a far fronte alia predilezione d' ordinario ben giusta, die si lia per gli originali, tanto piu se oltremontani , e dell' indole di quelli di cui si tratta. Ecco il tenore giusta il quale T editore soddisfera al suo assunto. La volgarizzazione dei testi sara eseguita dal sig. Giuseppe de Ceresa. Questi verra poi assistito dai signori Gautieri , Malacarne e Balsami per T esatta versione della nomenclatura sisteniatica e tecnica , nientre invita altresi i suoi concittadini a fornirgli notizie ed osservazioni ragio- nate. Le figure s' iniprimeranno dal rame colle dimensioni. che presentano nelT originale , indi saranno accuratamente miniate. Intanto per non prometter di troppo senza aver dato qualche saggio del lavoro, si apre T assoclazione colle tre grandi opere die si veggono indicate in capo a questo ar- ticolo. Da siffatto saggio giudicare si puo agevolniente della grandiosita che dispieglierebbe Finipresa ove fosse condotta a compiiiiento. L' assistenz.a di dotti ed esperimentati cul- tori delle zoologiche discipline , quali sono appunto i sul- lodati , tornera senza dubbio di molto vantaggio pel con- seguimento di buoiia riuscita nell' arduo cimento ; percio noi aniiatno lusingarci die il loro zelo non vorra andar parco di profittevoli avvertimenti, in aggiunta a que' sus- sidj che prestar possono al traduttore. Noi pure , animati da un sincero interessamento per la utilita che al piib- blico se ne pioniette e che 1' inipresa merita , ci permet- tiamo di esporre alcune preventive considerazioni. Quantunqiie 1' editore non si esprima di voler portare restrizlone alcuna nelle sue ristampe , noi avvisiamo che trattandosi di diverse tra di esse che presentano descritte estesaniente e rappresentate tutte o gran parte delle spe- cie attinenti ad una classe , o ad altra numerosa categeria, si potrebbe adottare il partito , comunque increscevole , (]i dar luogo ad ommissloni plvx o meno frequenti onde sce- mare alquanto una mole incompatibile colla moderazione lao APPENDICE della spesa nccessaria per uno spaccio che renda la spe- culazione proilcua. Di un tale procedimento ci sembra siasi gia data prova nel saggio della storia natiirale dei Coli- bri , ecc, opera gia per se costitnente neil' originaie un volume ill gran foglio di niolte paglne , benclie noii coni- prendano che una plccola frazione della nuinerosissima classe dei pennuti. Uno schiarimento su tale proposito ci sembrerebbe opportune , ove il fatto fosse per corrispon- dere al nostro sospetto. Ci ha per noi di che dubitare an- che in riguardo alia convenienza del metodo adottato per il colorimento delle figure. Vero e poi che gli eJitori danno prova di un coraggio che non teme i piii ardui cimenti , offerendoci a bella prima la riproduzione della piii lussureggiante e scjuisita opera che vanti la scienza zoologica ; quella che vincendo difficolta dapprima credute insormontabili, e pervenuta ad imitare in guisa si luaravigliosa il fulgore al:)bagliante di cui vanno superbi i Colibri ;, gli uccelli Mosca ed altri tra i pill briUanti volatili. La diversita pero tra le figure originali e le copie si deve presupporre di necesslta non lieve. Le une , incise ed impresse in color! , presentano tale squi- sitezza e precisione di lavorio che la natura , abbenche vestita del suo massimo lusso , ti rassembra andar vinta dair arte. Le altre, incise anch' esse in rame per quauto spetta al disegno, si risentono soprattutto della iniperfe- zione che va generalmente congiunta alia colorazione pra- ticata a pennello. Cio non pertanto , obbliando per un jnomento di aver deliziato lo sguardo nelT esame diligente delle prime, vogliamo accordare anche alle seconde un certo buon efFetto d'illusione, e certa apparenza di natu- ralezza , allorche V occliio si tenga ad una data distanza , e non proceda ad ispezione plu prossima. Prescindendo da alcune infedelth che si riscontrano tal fiata nella esten- sione e nel collocamento di alcune tinte , la miniatura dei colori non metallici puo dirsi in genere eseguita lodevol- mente , avuto riguardo alia speditezza con cui il pennello dee procedere nel suo lavoro : vi scorgiamo pero trascu- rate le ombre , e forse per una abltuale leggerezza o per risparmio di velature, un conseguente predominio di chiari che concilia al coloramento una vivezza ajjpo cui cedono le originali figure. Se parliamo poi della doratura e del- r imitazione dei colori metallici, noi non vorremo dolerci. PARTE ITALIANA. 121 se in luogo di si aljbaglianti e svariatlssime prerogative non troviamo che una quasi unifoniie picchiettatura in oro schietto, qualora avvertiamo alia gia inclicata im- possibilita di raggiugaere coUa miniatura ( tanto piii se speditaniente esegnita ) quella agginstatezza estrema a cui giunse appena rincisioue, uierce di una diligenza clie non ha pari 5 ed impiegando oro di diverse tinte (i). Ad onta pero di cosi fatte iniperfezioni , I' opera presenta ancora un grado di merito che per T Italia si puo dir superiore a quello di ogn' altra produzione della medesima indole. Se essa riinane indietro dalla sontuosita dell' originale, per il piu modesto formato (fol. piccolo), pel minor pregio delle figure, e cosi pure per altre qualita materiali, che ren- dono quello oltremodo costoso^ ci sembra non ne tema il confronto per esattezza di tipografica esecuzione. La versione del testo si trova pure eseguita lodevolmente; sicche nulla vien tolto al carattere di uno siile tanto confacente alia natura degli argomenti. Noi non esitiamo a presagire che assai piii soddisfacente riuscita otterra T esecuzione delle ta- vole spettanti alle opere successive, sia per la minore eccel- lenza degli oviginali, sia perche piu facile torna rimitazione degli anlmali che portano un piu modesto rivestimento. Pero 5 nientre facciani voti onde la classica serie prosiegua in guisa da nieritarsi i maggiori elogi, ne consigliamo I' ac- quisto soprattutto ai pubblici instituti di istruzione •, essen- doche diverranno di uso frequente non solo pei cultori della scienza , ma ben anche per i dipintori. Per essa d'altronde, venendo facilitata e resa oltremodo gradevole r applicazione alia piii bella e interessante parte del tri- regno di natura; la gioventii, il gentil sesso e general- mente i non scienziati troveranno onde occuparsi con speciale diletto, con profitto e soddisfacimento. (i) II giudizio che portiamo si e per noi desunto dal confi'onto accurataiuente fatto tra Foriginale e la edizione milaaese ( fasc. i.° ) presso r I. R. Biblioteca di Brei-a. Avvertendo alle differenze che possono aver luogo tra le varie copie di questa seconda , riguar- do ai rlsuUati della luiniatura , aiumettiaiiio che il nostro giu- dizio potrebbe sine ad un certo punto venire niodificato, non pero smentito. Ove occliio piu veggente del nosti-o non ci trovi in errore , o reputi opportune le manifi^ste deviazioni dalP origi- nale , non dubitiauio che i progress! di un lavoro appena inco- minciato toglieranno ogui valore alle nostte critiche annotazioni. 122 V A R I E T A. F I L 0 L O G I A. Mu. [anuale di Giuseppe Dembsher ecc. V. fascicolo precedence pag, 373. — NelFarticolo sul libro del signer Dembsher alia pRg. 374 lin. i5 e 16 le parole si debliono ordinare cosi : i pnrticipj dei quail qui trattasi nial si usano senza sincope dai poeti , i quali dicono ecc. — ■ Qaalclie buon ze- latore poi della nostra lingua avrebbe voluto clie noi, co- gliendo r occasione , avessimo parlato piii liinganiente suUa necessita di correggere il cosi detto stile di cancelleriaj e per vero dire la materia quasi ci avrelibe invitati. Ab- biamo nondimeno crednto che bastasse il dire che i nuovi barbarismi iioii passano inosservati, come non passaroao inosservati quegli altri alquanto piii antichi coiitro dei quali il ch. signer Bernardoui scrisse il iioto sue Eienco. Milano, i8ia , in 8.° F I s I c A. Jnclinazione deW ago magnetico. — ■ II valente fisico e ma- tematico sig. Quetelet, direttore dell' Osservatorio di Brus- selles, il quale in un viaggio scientifico intrapreso ia varie parti d' Europa si occupa nel raccogliere delle osservazioni suIPintensita della forza magnetica, passando in questo mesa di luglio per Milano ha istituite nell' orto botanico di Brera le sue esperienze comparative con diversi aglii costrutti sui principj di quelli del celebre signor Hansteen. In questa occasione e stata ripetuta , di concerto con esso e nel me- desimo luogo , la misura delF inclinazione delPago magne- tico air orizzonte. A quest' oggetto si fece uso d' un incli- natorio di 6 poUici e mezzo tli diametro appartenente a quest' 1. R. specola , costrutto molti anni sono a Parigi sotto gli occhi del Bar. d' Humbold ed in tutto simile a quello col quale quest' illustre viaggiatore fece un si gran V A R 1 E T A . 123 numero d' esperienze in varie parti del globo (i). La mac- china fu collocata in luogo ombreggiato e lontana da qua- lancjue oggetto di ferro, acciocche ne 1' azion del sole alterasse la posizione del piede su cui era posta , ne alcuna (i) Alia serie delle antiche osservazioni delP Humbold che pos- sono vedersi raccolte nelle aggiunte alia Conoscenza dei tempi per r anno 1837, pag 349 agginngeremo qui quelle da lui fatte re- centeniente durante il corso del suo viaggio alPUral, alP Altai ed al mar Caspio , traendole dal foglio n.° 181 del giornale che si pubbh'ca ad Alfona dal chiarlssimo prof. Schumacher col titolo di Astronoiidsche NachrUhteii , giugno i83o. LUOGO DELL' OSSERVAZIONE. Eerlino Conifberga Sandkriig di contro a Memel 18 Pietroburgo slW Ajiothekerinsil 27 niosca, Sokolnikowa Pole.. 35 Casan 46 Ekatheilnenburgo 58 Heresowjk sulla pendenza asiatica dell' Ural 58 Nisny Taghilsk r alle mini-re ^57 ) d' oro e fli f < piMino del ?■ Misny Tourinskf sig. Demidoff \57 Tobolsk 1 65 Earnoul (dubbia la Inngitud.) 81 1 alia „,i„,era ZmeinogorEk 'dello Schbngen-vSo ( berg niU'AI:»i J Longitud. da Parigi. Ust Kamenogorsk. Oni^k Peiropa^vlowsk Troitzk Mia^k Zlatooii^t Kyschtim Orenburgo Uralsk Saratovv Sarepta Astrakhan Isola Birutscbicassa nel mar Caspio Woronesch 3 3o 9 4° 47 3o 59 3o 17 o 47 3o 1415 24 i5 56 i5 55 i5 45 5o 25 55 i3 48 i3 44 28 58 46 1 5 54 Latitudine. 52 3 1 i3 54 42 5o 55 42 i3 59 56 3i 55 45 i3 54 47 5i 56 5o i3 56 54 57 55 58 41 58 II 43 53 19 5i 8 49 56 54 57 54 52 54 5 54 58 55 8 55 37 5i ^6 5i 1 1 5i 3i 48 3o 46 21 45 44 5i 39 Inclina- zione deir ago. 68 3o,7 69 25,8 69 39,8 71 6)7 68 56,7 68 26,7 69 9>7 69 l3,2 C9 29,8 70 58 70 55 68 9 Epoca dell' osser- azione 1829. 9 aprile 17 aprile 20 aprile 6 dicem 6 novem IC maggio 1 5 laglio 20 giugno 3o giugno i7 a luglio 6 23 Inglio 8 4 agosto 66 5,5 64 47. 68 54, 68 18, 67 14, 67 40, 67 43, 68 45, 64 40, 64 19, 64 40, 62 i5, 59 58, 8 agosto 20 agosto 2 27 agosto 4 3o agosio 3 setteni 6 setlem. 9 setteni 12 setlem 7 25 setiem. 3 28 settem. 9 4 ottob. 9 9 ottob. 3 20 ottob. 59 21,4 l5 ottob. 65 12,0.29 ottob. 124 V A R I E T A . estr.inea fovza magnetica venlsse ad alterare quel la prin- cipale della terra ; postala poi di livello si e cercato il puiito snip azzimutto ove 1 ago si manteneva verticale. A go gradi da una parte e dall' altra da questo panto si sta- liili la direzione del meridiano magnetico , e si riscontro che in essa aveva luogo la minima inclinazione ciie si trattava di determinare. E noto clie non si giunge a conoscere la precisa niisiira di qnesta inclinazione, se non si comblnano quelle no- tate in circostanze diverse ed opposte IVa di loro , afline di ellminare o;ii errori inevitabili della niacchina dai quali trovasi affetta ciascuna osservazione presa isolatamente i e in prime Inogo si elidera sempre T errore che potrebhe commettersi se la retta determinata dalle due punte del- r ago non passasse pel centro del circolo verticale, col prendere la semisomma dei gradi segnati da ciascuna delle punte suddette. In secondo luogo, poiclie qnesta retta po- trehbe non essere esattamente parallela a quella che passa pei due poli magnetici , si puo togliere quest' errore tanto voltando 1' ago sui suoi perni, lasciando immobile il resto della macchina, cosicche la costa dell' ago che prima ei-a la superiore divenga 1' inferiore ^ quanto girando il circolo verticale, e con esse anche 1' ago , di gradi i8o sopra il piano azzimuttale. Con questa seconda inversione si viene ad eliminare non solo 1' inclinazione dell' asse di figura deir ago all' asse magnetico, ma ancora I'errore del principio di numerazione del cerchio per rispetto al punto verticale, e quindi basterebbe sola aU'intento-, cio nulla ostante per moltiplicare i confronti si suole praticare con- giuntamente alia prima. Rimane per ultimo una verifica- zione alquanto piit scabrosa, ed e quella della coincidenza del centro di gravita dell' ago col punto di sospensione. E facile il vedere che se questa coincidenza non avesse luogo, in vece di aver ottenuta 1' inclinazione della dire- zione della forza magnetica della terra , si avrebbe quella della risultante di quest' attrazione e dell' eccesso di gravita dell' un braccio della leva costituita dall' ago magnetico so- pra deir altro. Ne, per quanto grande sia stata la diligenza deir artefice , possiamo noi confidarci ch" egli abbia in tutto evitata questa causa d' errore , coll' assicnrarsi che I'ago prima d' essere calamitato fosse perfettamenie in equilibrio sopra i suoi perni, giacche questo poteva, prima della magnetizzazione artificiale , aver gia uaturalmente una varieta'. laS qualclie lesgiera tendenza inagnetica , la quale combinandosi colla gravita producesse an falso equilibrio. Ma posto an- cora clie all" epoca della costruzione della macchina T equi- librio delle due braccia fosse perfetto, poteva di leggier! essersi poi alterato pel piti piccolo strato di polvere o per UQ principio d' ossidazione aderente all' ago od anche per una leggiera corrosione de' perni nel continuo sfregare so- pra i sostegni. E dunque necessaria una rettificazione im- niediata dell' equilibrio , la quale non potendosi avere coUo spogliare onuinamente le jTunte della forza magnetica , si ottiene maguetizzandole di nuovo in direzione opposta , cioe facendo in niodo die il polo nord diventi il sud e viceversa •, dopo la quale trasmutazione de' poll si ripetono le osservazioni coUo stesso ordine tenuto da prima. Ecco ora la serie di quelle ciie sono state istituite nel giorno e nel luogo sopra indicati. Azzimut contato dal meridiano magnetico. Inclinazione deir ago dal medio dei due indici. Medio nei due azzimutti. Medio nelle due posizioni dei perni. o i8o 64 9' 63 44 63''56,'5 63^55^5 64 36,8 Yoltati i perni dell' ago i8o o 63 39 64 10 63 54,5 Voltati i poli magnetici i8o o 63 55 64 37,5 64 16,2 Voltati i perni dell' ago o i8o 65 10 64 45 64 57,5 Medio totale . . , 64 16,1 126 V A R I E T a'. Era dunque 1' iacliaazioae dell' ago niagnetlco nel meri- diano, ossia 1' incliiiazioae minima di 64.° i6',i. Qiiesta stessa minima inclinazione si puo trovare anclie col mezzo d' osservazioni fatte fuoi-i del meridiano , purclie si combiniao fra di loro quelle fatte in due azzimutti sceltL ad arbitrio , ma ditFerenti 1' uno dall' altro di 90.° Per ot- tenere una nuova conferma del valore trovato , si avanti die dopo d'avere scambiati i poli dell' ago magnetlco , si sono ripetute le osservazioni colle avvertenze sopra espo- ste , prima neU'azzimut di 63° contato dal meridiano ma- gnetico, e nel suo opposto di 243^ poscia nell' azzimut di i53, e nel suo opposto di 333. Ora nella prima serie si ebbe Azzimut contato dal meridiano magnetico. Inclinazione dell'ago dal medio dei due indici. Medio nei due azzimutti. Medio nelle due posizioni dei perni. 63° 243 11 ^5' 76 40 77 7'5 77 0,6 77 16,8 Voltati i perni dell' ago 243 63 77 12,5 76 35 76 53,7 Voltati i poli magnetic! 243 63 77 0 77 38,5 77 i9'2 Yoltati i perni dell' ago 63 243 77 29 77 0 77 Ht.5 Medio totale ... 77 8,7 V A R I E T A 1^7 e nella seconda Azzimut contato dal meridiano niagnetico. Inclinazione deir ago dal medio dei due indici. Medio nei due azzimutti. Medio nelle due poslzioni dei perni. i53° 333 66 30,5 66 5i 0 / 66 3o,7 0 / 66 32, a 67 22,8 Voltati i perni dell' ago 333 i53 67 12,5 65 55 66 33,7 Voltati i poll magnetici 333 i53 67 0 67 1,5 67 0,7. Voltati i perni dell' ago i53 333 67 58,5 67 3i,5 67 45,0 Medio totale ... 66 57,5 Ora se si chiama / 1" inclinazione nei primo de' due pre- cedent! azzimutti, I' 1' inclinazione nei secondo da esso discosto di 90°, ed i 1' inclinazione minima die si cerca, si avra , come e noto , cotang^ i = cot^ I -*- cot' T ; la qual formula, nei caso nostro , preso 7=77° 8' 42", i't= 66° 57' 3o", ci da i = 64° 14'b"; ora coll' osser- vazione diretta si era ritrovato i= 64° 16' 6"; si puo dunque riteaere 1' inclinazione dell' ago magnetico a Milano ia8 V A R I F. T a'. nel di a8 lugllo i83o fra le 8 e le lo ore della mat- tina di 64° i5',o (i). Da questa recente determinazioiie possiaino dedurre , paragonandola con alcuii'altra di data piii antica, la quan- tita della diuiinnzioiie annua delf inclinazione. A questo scopo f;\remo uso di qiiella che il signer d' Humbold os- servo a Milano nel i8o5, la quale fu di .... 65° 40' ; togliendo da essa quell' ora trovata di 64 1 5 si ha in 2.S anni una dimlnuzione di i aS, e quindi la variazione annua sara di 3' 24"; la quale, poi- clie e probalnle clie la diminuzione non sia uniforme , si po- tra ritenere come corrispondente all' anno intermedio fra le due epoclie confi-ontate , ossia al principle del 1818. Vo- lendo ora paragonare la dimniuzione annua risultante dalle nostre osservazioni con quella corrispondente all' anno sud- detto e determinata a Parigi , conviene scegliere fra le moke osservazioni ivi istituite, due fra loro hastantemente rimote e corrispondenti a due epoche il cui medio cada verso il 1818. A queste condizioni soddisfano precisamente 1' os- servazione fatta nel 1806 dal piii volte citato Bar. d' Hum- bold (V. Conn, des terns pour 1827, pag. 353 ) ;, e quella ripetuta nel giuguo dello scorso anno dall' illustre segre- tario deir Accadetnia delle scienze prof. Arago. {^Annuaire de Paris pour i83o, pag. ultima); esse danno a Parigi nel 1806 .... inclinazione 69° i2',o nel 1829 67 41 ,3 Variazione in 28 anni _, . . i 3o ,7 Variazione annua verso il 1818 . . . 3' 56" maggiore della nostra di Sa secondi. (l) L'accordo da noi trovato fra le determinazioni ottenute col due diversi metodi dimostra che non erano abbastanza fondati i dubbj pronaossi tempo fa dal chiarissirao si:^. Cacciatore astronomo di Palermo (V. Corresp. astroii. du baron de Zach.^ t. XII, p. 874) intorno alia formula qui adoperata ; ma pare clie il sig. Cacciatore prendesse equivoco usando le tangenti delle inclinazioui in luogo delle cotangenti , ossia delle tangenti dei complementi. VARIETA. 129 Nuovi sperimend sui raggi magnetici della luce, di Filippo Cassola proftssore di chiinica a Napoll , e socio di varie Accadtmie si nazioncdi che estere. Mtmoria letta nella reale Accademia delle scienze di Napoli, nella tornata del 28 agosto 1839. — • « II ch. sigiior Moricliiiii , professore di scienze fisico-chimiclie all' Uiiiversita di Roma, annunzio duo dal i8i3, che piccoli aglii di acciaro teniul per certo tempo, un' ora al piii , sospesi nel raggio violetto, acqui- stavano proprieta magtietiche (i). Lo sperimento dee farsi quaado i' aria e perfettamente serena , al contrario esso non riesce quando T atmosfera trovasi carica di vapori acqiiosi , o quando il cielo ha un colore pallido. Questi esperimenti ripetoti da' signori Conligliachi di Pavia, e Berard di Montpellier non diedero aicun positive risal- tamento. Ma piu recentemente la signora Sonimerville , avendo esposti al sole alcuni aghi di acciaro sotto un pezzo di seta vioietta , oitenne clie questi acquistassero le pro- prieta niagnetiche. Gli efFetti poi ottenuti dal signor See- beck, sebbene non dessero alcuna conferma a questi spe- rimenti , non provano pero che il fatto non sia vero , dappoiclie il prof. Worichmi ha ripetuti i suoi innanzi a molti dotti, ed il signor Govelli fu testimonlo di quanto si era dal suddetto esposto sulle proprieta niagnetiche dei raggi violetti. Probaliilmente la qualita dell' acciajo adope- rato da altri fisici, o le altre circostanze di sopra enun- ciate hanno poslo impedimento alia riuscita de' loro spe- rinienti. V Tale era lo stato della quistlone quando pensai rlpe- tere gli sperimenti , siccome erano stati fatti la prima volta dal signor Morichini, non che quelli della Sommerville. lo ' confesso ciie gli efFetti furono poco sensibili , nia pensando che coir innalzare per poco la temperatura con uno spec- chio concavo, ovvero con una lente convesso-convessa su- gli aghi posti ne' raggi magnetici dello spettro, poteva pro- dursi un migliore eiFetto , ottenni di fatto con tal mezzo la magnetizzazione di piii aghi in pochi minuti. Ecco il risultamento degli esperimenti da me praticati. " Posi a terra un prisma montato sopra vina piccola colonna di legno rimpetto al sole che entrava in una stanza (i) Annalen der Physick § XLVI , von Gilbert. Biblioteca ita- Lana, vol. 45.° , pag. 63. Bibl. ItaL T. LIX. g 1 60 VARIETA. da una finestra , e sul raggio violetto dello spettro fornwto nella parte ove non giiigaeva la lace del sole , posi di- versi aglii sopra una pezzolina di cotoiie tiiita in violetto inediante una soluzione alcoolica di orcanet "fcomune , ap- plicata siilla stessa pezzolina dope averla bagnata prima in una soluzione di potassa caustica , e diressi con una lente ordinaria di camera oscura , convesso-convessa , ua fascio di luce concentrata negli stessi agiii , facendo in mode pero clie V iatensith del calore prodotto non avesse a bruciare la snddetta pezzolina ;, cio die pote facihiiente evitarsi col non fissar la plena luce concenti-ata in ua punto, ma facendola percorrere lungo gli aglii suddetti; dope cinque minuti trovai gli aglii gia magnetizzati abba- stnnza. Lo stesso esperimento fu variato nel modo seguente : posi un piccolo ago sopra un pezzo di vetro violetto che area la spessezza di un terzo di pollice circa , e senza adoperare il prisma , vi diressi alio stesso modo colla lente nn fascio di lace bianca concentrata-, non erano scorsi che soli quattro minati , e 1' ago era gia magnetizzato. » Gli stessi esperimenti ripetuti al modo della signora Sommerville e del signor Moricliini prodacevano presso a poco i medesimi effetti , ma in un modo qnnsi insensi- bile : debbo pero dire die gli aglii fnroao lasciati per 1 5 a 1 8 minati solamente sal raggio violetto, ma non dubito cbe gli effetti debbano essere j^iu sensibili allorche vi si terranno per un tempo piu jirolangato. E siccome il mio scopo era quelle di confermare una scoperta di un nostro nazionale die ha tanto contribaito al progredimento delle scienze fisico-diimiche , e che veniva contrastata dai piii celebrl fisici d'Earopa, i quali non aveano ottennto si- nora alcun positivo risultamento nel ripetere i saoi esperi- menti; cosi non molto mi curai d' esegnlr questi con mag- giore esattezza. » Niuna cautela fa ommessa nei nnovi esperimenti. Gli aglii erano piccoli •, furono saggiati prima dello sperimento onde conoscere se mai si trovassero magnetizzati. La li- matura di ferro fu preparata nel momento, coll' uso di un cliiodo ordlnario di ferro dolce , e di una lima quasi fina, onde proporzionare il peso delle molecole del ferro colla tenue quantita di tUiulo magnetico assorbito dagli aghi. " L'innalzamento di temperatura negli aghi prodotto dalla Icnte c essa cagione dello sviluppo del magnetismo della V A R I E T a'. j3j materia terrestre clie viene poi attirato dall' acciaro o es.ste nel raggio violetto e vieae col suo intermezzo, c.oe del calonco, comiiaicato al ferro , come sviluppasi 1 elettnco da molti corpi ( lo zolfo, il vetro , ecc. col solo r.scaldarli' lo lascio la soiuzioue di q^esto problema lut.erameate a coloro clie coliivano coa buon snccesso le scienze fis.che (i) ; ed a me basta la sola convihzione die CO uiezzx da me praticati , che ripetei plu volte iananzi al sigaor Guanni il quale fu testimonio di onanto ho fe- delmente nferito, puo comuuicaisi il magnetismo agli a.Iu d. acc.aro, e che e molto probab.le che i raggi violetti vi abbiano tutta la loro influenza (a). „ GEOGRAFIA. GranJi parlizioni del gloho terracqueo. — Gli antichi che esplorata non aveano la terra se non nella piu picciola porzioae, k divisero in tre parti, nessuaa delle quali era pero mteramente conosciuta, e diedero ad esse i nomi di Earopa, Ji Asia e di Afnca. Dopo la scoperta del nuovo : mondo i geografi ne aggiunsero una qiiarta col nome di America. I Sino dal decimosesto secolo 1' Artelio ed il Mercatore Iconceputa aveano I'ldea di compartire in tre niondi tutte le terre conosciute, cioe : Mondo ariUco (orbls vetus) che comprendeva 1 Europa, I'Asia e TAfrica ; il Mondo nuo,o (I) Neir ed.zlone del 1819 del Trattato di chimica del sl^nor Berzelius , tradorta dal signor Jourdan , al prime vol. pa. 46 ecco cojue concluude U s,gaor Berzelius sugli spen.nend "de^sil gnou Monclum e mad. Soaker vdle : « Madan.e Soinmervdle T\ 'l\r°'" ^•""^^•q"^ q"« ^'^^ aiguilles a coudre exposees au 80l.;,l sous un morceau de see v.olette, deviennent naa4etiaues- ma.s le resultat des experiences faites' a ce sujet pa? SeXck estquen nulle c„-consta„ce les rayons solalres^e develop .t le pheooiuene de la poante dans Tacier qui ne jouit pa 'deia dun,aguensme avant d^^tre soumis i lem- influence : W Je viul? P'-y^'^'*^-^ condut que le fait enonce par mad. Sommer- ville repose sur uue illusion. » ^irnL^""''' 'P^:""^"'^ ^'^'-""-^ f^"' "-a le ore 11 della mattina a^ una pomerid.ana e vennero npetuti piu volte sea^jae con eguale successo. La sola azione del calore concentrato per n.ez.o ddla .uddetta lente e diretto negli aghi non produsse alcuuo elTetto. i3a V A R I E T a'. {.orhis noms) in ciil contenevasi rAmerica; e la Terra au- strale o magcUanica (terra niistralis , sive magellanica). 11 Varcnio fece un' altra ilivisioae distrihneiulo in qnattro con- tinenti tutte le terre conosciute : il Mondo antico ( orbis velus ) ; il Mondo nuovo ( orbis novus ) • la Terra polare ar- tica o Mondo artico ( terra polaris artica , sive orbis articus) ; e la Terra australe o magellanica (ferra australis , sive ma- gellanica ) . Pill tarcU e niolto prima clie esplorato fosse il contorno della Nuova-Olanda , e c!ie qiiesta grand' isola venisse ri- gnardata come un continente, il cli. de Brosses onde clas- sificare le terre anstrali proposto avea le tre seguenti de- noininazioni : Australia per la Nnova-Olanda e per le isole ad essa vicine;, FoUuesia per gli arcipelaghi sparsi nel grande oceano ( i Portoghesi Giovanni de Barras e Diego Couto gia due sccoli prima data aveano questa niedesinia deno- niinazione alle IMolncche, alle Filippine e ad altre isole si- tuate air oriente di Java ) , finalmente Magellania pel pre- teso continente australe , di cui egli con tutti i geografi suoi contemporanei ammetteva 1' esistenza : sogno geogra- fico die interamente non disparve se non molti anni dopo, allorquando dai viaggi di Cook e dei navigator! clie hat- terono le tracce di lui , ne fu dimostrata la falsita. I moderni geografi francesi, tedesclii , inglesi , svedesi, e fra essi Mentelle, Malte-Brun , Gaspari , Faljri , Pinker- ton, Djurlserg, Graberg ed altri sentirono la necessita di classificare tutte le terre sparse sul grande oceanjj tra TAsia e I'America con un nietodo die concordasse coi progressi fatti dalla geogralia, e per cui il loro complesso riguardato fosse come costituente una quinta parte del mondo. Ma essi non si accordarono ne sui limitl die d'uopo era assegnare a cotal parte , ne sulla generale denominazione die conve- niva imporle. Questi due ed essenziali punti vennero dot- tamente discussi dai signori Malte-Brun, Brae e Walkenaer in Francia , e piii tardi da Hassel e da altri geografi in Germania ed altrove. I tre primi convengono interamente cjuanto ai limiti da assegnarsi a tale quinta parte del mondo, ma ne difFeriscono quanto alia denominazione; avendola Malte-Brun cliiamata Oceanica e gli altri due Oceania. Sino dair anno 1780 lo svedese Djurljerg a Stocolma ne diede pel prime una metodica e sistematica descrizione corredata di una grandiosa carta, II sig. Graberg gia da lango tempo V A U I E T a'. i33 la cliiamo Polinesia, nome composto di due greci vocaholi significanti moltitudine d' isole e per conseguenza coiivene- volissimo alia natnra ed alia coiifigurazione di qiiesta parte del niondo. Lo stesso nonie fa adottato da altri geografi. I signori Gaspari-, Hassel e tutti i geografi tedeschi la cliiamano Australia; gringlesi , gli Angloamericaai , e varj geografi di altre nazioiii sembrano concordi nel chiamarla Australasia. Qneste due denomlnazioni non sono totalmente esatte, perche molte ed important! terre dell' Ocea«/a gia- ciono all' oriente e non a mezzodi dell' Asia. Trattone il sig. Graljerg e qualche altro geografo, difFeriscono e gli uni e gli altri dai Frances! nella deienninazione de' limiti, perciocche ne distaccano tutte le isole del grande arcipe- lago indiano die forma la Malesia o 1' Oceania occidentale de' geografi francesi. Siccome tutte le innumerabili parti ond' e composta tale quinta divisione del globo trovansi circondate dal grande Oceano, ossia dall' Oceano per eccellenza , cio che forse afFermare non potrebbesi asseverantemente delle altre parti del mondo, le quali hanno tutte o 1' una o il pid delle lore coste bagnate da oceani di gran lunga piu piccioli, e siccome e altresi utile ed anzi necessario che si abbia per gli abitanti di tale quinta parte nua generale denominazione die equivalga a quella di Enropei , d'Asiatici, d'Africani e d'Americani f, cosi noi troviamo essere d' assoluta necessita di conservare il nome sonoro d'Oceania, che sin dalf anno 1814. fu proposto dal sig. Brue nell' analisi della sua carta di questa parte del mondo, e che fa poi adottata dal signor Walkenaer nella sua Cosmologia nel 1 8 1 5 , e dal sig. Malte- Brun ne' suoi Nuovi Annall di geografia , ed anche negli ultimi volami del suo Compendio. Del resto ci sembra che questa denominazione convenga perfetlamente alia posizione de' paesi da essa indicati. Ma siccome la divisione del globo in mondi , proposta dal sig. Walkenaer, oltr' essere esatta quanto la precedente, offre ancora opposizioni e contrast! fra i tratti caratteristici delle tre piii grandi divisioni della terra i quali sono ancor piu risentiti di quello che essere lo possano i caratteristici o distintivi delle cinque parti ; cosi a noi pare che sai-e])be lo stesso che un far arretrare la scienza , se imitaado 1' esempio de' geografi materiali o di pura abitudine si rifiutasse di adottarla. Gombinando dunque le due divisioai del globo pi-oposte dai tre valenti l34 V A R I E T a'. geografi , nol troviamo die cosl tracclarc se ne potrebbe il qiiadro secontlo la snperficie ilcl pianeta cla noi aliitato. Aiitico Moiido o Contiaente Amico , sutUliviso in Europa, Asia ed Africa. Nuovo Mondo o Contiaente Nuo^v , die comprende V Ame- rica (i). Mondo Mnrittimo , o Continente Australe , die coUe sue dipeiidcnze forma 1' Oceania. La denominazione di Continente australe, die noi pro- poniamo come sinonima di quella 9, antita della pio . . . + 20,65 Qi ggia linee 8,09. ' " "" " """' "■'■'■""" " '"""'""* 145 BIBLIOTECA ITALIANA c/Oao»>to A060. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Descrizione dclla Nubia e delV Egitto monumentale sccondo le scoperte del sig. ■Champollion (i). Parte prima. T' ij Egitto noa venne mal con tanta diligenza visitato, ne SI felicemente spiegato come questa volta. E ben era a bramarsi die finalmente qualche cosa si avesse di certo e di stabilito sopi-a sicuri fondamenti ; poiche in tanti viaggi sin ora puliblicati attingere non si poteano che errori pre- sentati sotto cento diverse forme. A chi e nello studio de' ge- roglifi quaato basta iniziato per leggere i cartelli reali , fanno pieta e muovono nausea le tante e prosontuose descrizioni coUe quali pretendevasi di tutto spiegare. 11 viaggiatore scorrendo per 1' Egitto non provava prima d' ora che una confiisa animirazione pel colossale senza die distinguere potesse ne 1' epoca de' monumenti , ne la loro destiuazio- ne , ne il signilicato delle sculture , ne per conseguenza la (i) Questa Descrizione ci fu gentilmente trasinessa dal signer Giuseppe Aceibi , I. R. consigliere di Governo e console generale di sua Maesta I. R. A. nell' Egitto. Esea forma quasi un Icinemiio od una Guida per gli Eui-opei clie visitar volessero i nionumeuti della Kubia e dell' Egitto , e sotto tale aspetto ci sembra di non piccola importauza. Doveva poi gia uioito prima essere Lnserita in questo Giornale , aveudola noi ricevuta nello scorso marzo : ma la moltitudiae delle altre gia preparate luaterie uon ci ha per- uiesso di poterlo fare prima d' ora. Blbl. Ital. T. LIX. 10 146 DESCUIZIONK UF.LL\ 3SUBI1 storla deir arte. Un palazzo era preso per un tempio , e un tempio per un palazzo. I monaiiieiiti piu antlchi giu- dicati venlvano pe' piu motlenii , e i piii moderni , cioe qnei dell' ultima epoca greca e della romana, quali sono Dendera , Ilermontis , Pliiloe ^ giudicavansi pel piu antlchi, SI e aiizi Ijii a' di nostri ignorato a chi attribulrsi debba la fondazlone di questi tempi! , ed a quali divinita fossero essi dedicati. La raltologia egizla era un caos clie senza il soccorso d'una luce benefica e avvlvatrlce essere non potea ben rlscliiarato. Questa luce e finalmente apparsa. Ora si pos- sono asserir con certezza le epoclie della costruzloue, della rlcostruzlone , del ristauramento de' luonumenti , e sotto quail re, ed a quale scopo fnron essi eretti. Con si prov- vldi ed inaspettati soccorsi si e potuto accertare die la scultura eglzia era nella sua magglore perfezione al prin- ciplo della 18.* dinastia e che essa ando sempre decadendo fino al tempi de' Romani. E questa una verita Irrefragablle a chlunque asslstlto dai soccorsi che ofFronsi dalla lettura de' cartelll geroglifici visltato abbia i monumenti sul luogo. Sara essa una verita evldente per tutta I'Europa, quando i dlscgni e gli scrltti della Commisslone franco-toscana veduta a\ranno la luce. II sjg. ChampoUion ha scavato una miniera che appariva ancor vergine malgrado de' lavori di tanti dotti uominl che lo precedettero. Gl' immensl voluml del liirker, dello Zoega, del Perizonlo , del Jablonsky, del Pallm saranno registrati fra i sogni dell'erudlzlone, e piii di 3oo volumi che ver- sano sulle antlchlta eglzle si potranno abbruciare senza che la storla , la iilologia e le buone lettere ne rlsentano danno alcuno. La geografia antica acquista non pochi nomi di popoli e di paesi sconosciutl ^ la cronologia ha trovato 11 metodo di porre moltl re al loro luogo , e di conoscerne le suc- cession!; la storla ha verificati avvenimentl die prima erano dubbiosi, ne ha scoperti di nuovi, ne ha avverati di con- troversl. Lo scopo di questo articolo e di dare un sagglo della topografia monnmentale dell' Egitto onde riempiere 11 vuoto che hanno lasciato le opere de' piu erudlti viaggiatori, non eccettuati i piii recentl. II mio lavoro servlra di prodro- me, di avanguardia, per cosi dire, all'opera che TEuropa E dell' EGITTO MONUMENT ALE. 1 47 sti impazlentemente aspettando dalla mano niaestra del si- gner CliainpoUion. lo debbo a*" suoi lumi ed alia sua com- piacenza questo qualunqne siasi aljbozzo. Esso e frutto dclle mie confereiize con lui , delle interpretazioni e spie- gazioni da Ini fattemi cortesemente sul Uiogo , e qualche volta da lui stesso dettatemi. In questo niodo ebbi appunto la pill solenne occasione di convincermi quanto inutile e sterile e poco istruttivo sarebbe stato il mio viaggio senza i soccorsi di un tanto precettore. Entrero dunque senza altri preaniboli in materia, e seguiro nella niia descri- zione il corso del Nilo dal punto piu alto, cloe nella Nu- bia, dalla seconda Cateratta discendendo all' ingiii coUa cor- rente del iiume , e non abbandonaiido die di pochi passi le spondc. Wadi-Halfa. Questo e T ultimo punto dove arriva il viaggiatore cu- rioso di conoscere T Alto Egitto, la Nubia interiore ed i loro monumenti. A Wadi-Halfa e la seconda Cateratta , e nierita d' essere veduta piii per la sua pittoresca situazione clie pei resti d'antichiia. L' ultimo de' grand i monumenti e propriamente Ibsanibul come vedrerao : nondimeno ecco cio che si trova nel fatto di antichita a Wadi-Halfa, Sulla riva occidentale si vedono le rovine di tre edificj. H i.° il pin settentrionale , era piccola cosa , senza scnl- ture e di poca importanza. II 2.° al contrario era un tem- pio con pareti costrutte in mattoni crudi, assai grandi nella parte interna , sostenuto tutto da pilastri di pieti-a arenaria o da colonne della stessa materia , ma tagliate ottangolar- rnente con leggiera indicazione di scanalatura. Questa e cer- tamente T origine dell'ordine dorico, e percio il sig. Cham- pilllion da a tali colonne 1' aggiunto di Protodoriclie. II Terapio e dedicato a Horanimone (cioe Ammone gcneraiore) , fu costrutto sotto il Faraone Aniennphis II I //i^ figllo successore di Thoutmosis III ( Mceris ). Una sthcie incassata 148 DESCRIZIONE DEM. A. Nl'BI/V nel muro porta ua atto di adorazione e la lista dei doni fattl al tempio del Re Rhamses g'mnte da Faraone I 'y^" J suo successore e il cui nome lotei o Athotei, Aihotis proprio deesi leggere ^j lj*J Thote\ il Thathotis e RatJtotis delle liste reali, e non gia Mandonei come il sig. Champollion avea creduto dapprima. Un'altra stliele certaniente di molt' importanza rappresenta il Die Mandou , una delle grandi Divinita della Nubia , die con- duce e da in mano al Re Osortosen (della XVI dinastia) tutti i popoll della Nubia 3 t2^ col nome di ciascun d' essi espresso in una specie di scudo attaccato al loro corpo ed in numero di cinque , de' quali ecco i nomi : i.° Schcunik; 2.° Osaou; 3° Sdioan; i^." Ascharkin; 5° Kos. Un altro gran tempio, ed esso ancora quasi dlstrutto, tro- vasi un poco piii verso il mezzo gioruo. Esso appartiene al regno di Thotmosis III (Maeris) ed e fabbricato pa- rlmente in mattoni con pilastri e colonne dorlco primitive, e coir architrave della porta in arenaria. Era desso il gran tempio della citta egizia J/'w^^^ Beheni che sussisteva su questo luogo, e che giusta ]• quantita de' rottami fit- tili , essere dovea di una notabile estensione. Esso certa- mente costituiva una stazione militare destinata a teziere in freno le popolazioni poste tra la prima e la seconda Cateratta. Questo gran tempio era dedicato ad Amnion Jlha ed a Plirii come la maggior parte de' templi iiella Nubia. Niente altro rimane a Wadi-Halfa. E DELL EGITTO MONUMENTALE. 1 49 Maschakit. Sulla riva dcstra del Nilo a due ore circa da Ibsambul trovasl una cappella scavata nella roccia , alia quale noa si arriva che coU' arrampicarsi sulla roccia stessa collocata quasi a pico sul fiume. Questo piccolo monumento fu de- dicate alia Dea Anouke (la Vesta degli Egizj ) divinita spe- cialuiente onorata in Nubia , da un Principe Etiope cliamato ^^tjlt^ ^^'^'''■' ^^^^ sotto il regno di Rhamses il grande ( Sesostri ) era governatore del paese. Piu avanti alcun poco trovasi un' altra cava piu con- siderabile portante il norae di Gehel-Addeh. E uno Speos o tempio tagliato nella roccia e composto di quattro sale. La porta non lia alcuna decora/.ione esteriore : tutte le paretL interne furono ricoperte di stucco dagli Egizj cristiani che in tal niodo fecersi a velare le divinita de' loro antenati. Questo Speos fu consacrato sulle prime ad Amnion Rha il Dio degli Dei, I'essei-e supremo nella religione deU'antico Egitto , e al Dio Thotk ( il secondo Hermes , il due volte grande ) clie vi era adorato sotto molte forme particolari , e che d' altronde avea sotto la sua speciale direzione la Nu- 7 ^ bia J ISA . Esso venne dedicate in nome del re Horns dclla 18.' dinastia , ed fe per conseguenza piu antico che la cappella di Masdiakit. In uno de' quadri scolpiti sulla parete della prima sala fe rappresentata la Dea Anouke in atto di allattare il re Horus figurate sotto le forme del gio- vane Die Horus suo Patrone e sue Omonimo. Ibsambul, Qui si trovano due Speos, uno de'quali e il piu grande tra quelli che s' incontrane nella Nubia , e considerate come tempio e il piu grande che si trovi tagliato nella montagna in tutte r Egitto. Questo e solitamente T ultimo terniine della curiosita de' viaggiatori , poiche Wadi-Halfa, tranne la vista della Cateratta, non ofFre revine veramente degne della cu- riosita di chi vedute abbia gli avanzl di tanti terapli che si presentano sulle due rive del fiume. II maggiere de' due templi e quelle poste piii al sud. Quattro immensi colossi die seduti hanno T altezza di circa 60 piedi, ne forraano I So nESCRIZIONE DELL A NUBIA la faccinta e sono come tutto il tenipio scavati nella mon- tagna cli arenaria. La porta e nel mezzo, ma tutta chlusa e sepolta dall' arena. De' quattro colossi tre sono intatti , cioe i tliie a destra di clu li guarda e 1' ultimo a sinistra. II tempo ha fatto crollare il colosso vicino alia stessa porta dal medesimo lato sinistro. Questi colossi sono tutti ritratti di Sesostri ossia Rhamscs il grande. La dedica scolpita sul fregio esteriore della facciata c' insegna die questo tempio, o grande Spcos veiine consacrato dal conquistatore ad Am- mon Jllta ed alia forma visibile Phre il Sole. Noi crediamo di avere scoperta una slngolarita nella po- slzione topografica di qncsto grande Speos. Esso guarda verso r Oriente , e il sole sorgendo manda i suoi primi raggi fino nell' ultima cella dove stanno le figure delle di- vinita. Qaesta idea e grandiosa , e quel raggio diradando le tenebre dello speco rendeva vislbili le Innumerevoli scul- ture clie adornavano e adornano tuttora le sue pareti. Ma la slngolarita diventa piii maravigliosa se si consideri che il sole sorge come dietro una cortina di raontagne che stanno avanti la vera linea dell' orizzonte. Fummo colpiti dalla regolarit* di tre tagli che sembrano artificiali quando mostrasi 11 sole e che sono ad una distanza eguale una dalFaltra, ma che a sole alzato pajono pluttosto effetto deir accidentalita. Abbiamo sospettato che que' tre tagli per mezzo de' quail 11 sole anticlpa di alcuni minuti 1' llluml- nazlone del tempio corrispondessero ai due solstizj ed al- r equinozio. I viagglatori potranno in segulto ponderare sul luogo questa nostra cnngettura. L' abbiamo qui esposta con fiducia, perche non sembro fuor di proposlto alio stesso Champolllon ed alia Commlssione franco-toscana alia quale la sommettemmo dopo 11 nostro vlaggio , presentando un abbozzo fatto sul luogo della forma delle montagne che si presentano sulF orlzzonte dalla parte di Oriente. Sulla porta trovasi scolpito un gran quadro contenente in rillevo la figura in pledi di Phre , grandezza piii che naturale , la quale figura basterebbe anclie sola per atte- stare 1' eccellenza dell' arte a quell' epoca. Essa sarebbe de- gna de' bel tempi della Grecla. Per entrare nel tempio e d' uopo far si che ogni volta sgombrate vengano le sabbie che ne otturano T entrata. Questa operazione forma un ramo di rendlta pel Nubiani del vlllagglo vicino , i quali tosto che un viaggiatore e r. dell' ECITTO MONUMENTALE. l5l partito sono solleciti di richiuclerc cotale adlto, ond' essere cliiamati ad aprirlo ogni volta che uii nuovo curioso arriva. La descrizione arcliitettoiiica interna del tempio fu gia minutamente descritta da niolti viaggiatori. lo mi limitero a notare le cose clie non hanno potnto comprendersi ne spie- garsi da clii ha preceduto il sig. Cliampollion. Qiianto poi al complesso, mi bastera T avverdre che quattordici sale sono scavate nel seno di qaesta montagna , e che veggonsi quasi tutte scolpite e coperte da cima a fondo dl jeroglifi. NeU'interno, otto pilastri ( quattro per parte) con ahret- tante cariatidi colossali fanno ala per condurre ad una se- conda sala con quattro pilastri , e di la per tre porte ad iina terza sala minore , finalmente al santuario. — Clii vo- lesse avere un' idea esatta della pianta di questo monu- mento consulti T Opera di Gau sulla Nubia. Nella prima sala ipostila dcgli otto pilastri isolati si os- servano principalmente i quadri seguenti : i.° Un eran basso rilievo rappresentante Ramses il grande sul suo carro co' cavalli lanciati al galoppo e seguito da tre de' suoi figliuoli parimente montati sopra carri da guerra che mettono in fuga un esercito d'Assirii ed assediano una fortezza •, a." II re a piedi che dopo avere atterrato un capo de' nemici ne trafigge un secondo con un colpo di lancia. Questo gruppo e amniirabile per disegno e per composi- zione •, 3° II re sedixto in mezzo de' suoi capitani, al quale si annuncia che i nemici (i Batriani?) attaccano la fronte del suo esercito. Si prepara il carro del re : varj servi stanno in atto di frenar T ardore degl' impazienti cavalli , che disegnati sono con grande intelligenza. Piu da lon- tano vedesi 1' attacco de' Batriani montati sopra carri da guerra che combattono senz'ordine, ed una fila di carri egizj regolarmente disposti. La Commissione ha fatto una copia amniirabile ed esattissima di questo gran quadro. 4.° II trionfo del re ed il suo solenne ingresso (in Telie?). Egli sta soj^ra un superl^o carro tirato da cavalli che cara- minan di passo e sono riccamente bardati. Due file di pri- gionieri africani, gli uni di schiatta negra^, e gli altri di razza barabra precedono il carro formando gruppi am- mirabili per composizioae e per disegno. 1 5a DE9CRIZI0NE DKLLA NmiA 5." e 6." Due gramli quadrl die lapprcsentano 11 re in atto ili far omaggio de" prigioiaieii delle diverse nazloni agli Dei dl Tehe e a r|uclli d'7Z;j;(/mi!t/. Tutti qucstl quadri sono in basso rllievo e poi colorlti. Dalla parte destra della mcdesinia sala una grandisslma scena copre quasi tutta la parete c rappresenta una bat- tanlia , un campo militare tutto intiero , la tcnda del Re , le sue guardie, i suoi cavalli , i carri , i bagagli , i giuochi c le puni/ioni militari , ecc. ecc. ecc. II secondo tcmpio , molto piii piccolo, e deslinato alia n I ^^ Dea Ilathor ( Venere ) Signora di iZ'ic/iAe ^ jQ ^^^ "°" me eglzio dl Ibsambul e del suo territorio. Questo monu- mento adorno dl bassi rillevi niitologici e dl una conser- vazione perfetta, trattone 1 colori clie furono dal tempo dlstrutti. Ecco la traduzlone della dedica clie si .legge sul fregio o architrave de' pilastri che sostengono questo Speos. 11 Dio beiiejico , il gr ancle Aricte (o capo), il Leone m- torioso , il Signore della forza che ha colpito i ISomadl e gl' impuri, il Re, ecc. Rhamses prcdilige la sua Reale ( Re- glna ) che lo ama, la serva di Mouth (Buto) Nophee-Ari : la quale ha fatto scavare questo tempio nella Montagna piira. Le medesime Idee eono espresse suUa facciata esterna e inscrltte sopra contrafForti che a foggla di speronl separano i sei colossi dl aS a 3o piedl ond' e adorna la facciata. Queste statue di un bel lavoro ( che Gau ha Imperfetta- mente rappresentate nella sua opera sulla Nubia) rappre- sentano i foudatori o piuttosto gli ordinatori di questo Speos, Ramses 11 grande e sua moglie Nophre-Ari. A' piedl delie sei statue sono disposti a due a due 1 figli e le figlle di questa coppia reale col loro titoli , e nouii proprj. Le rocce vicine a questl due tempi! ofFrono qua e la Sthele o quadrl scolpltl, quasi tuttl rappresentanti prin- cipi Etiopi o capi Nubianl che rendono omaggio a Rhamses il grande , prodigalizzandogli lodl e benedizloni perche 11- beratl gll abbla dal glogo de'Llbj. Come si trovino due templi cosi rlguardevoll e cosi famosi in questo scosceso luogo della sponda occidentale del fiume, dove appena 1 passegglerl possono scendere a terra , non e cosa si facile a comprendersi. Mi pare tutta- via ingegnosa la congettura di M. Cliampollion , 11 quale 1 E DELL rClTTO MONUMENTALE. 1 bo crede clie la regina sentendo che il re Rhnmses tornava dalle sue conqniste nell' Africa, voile forse andargU incon- tro, e die qnesto fosse il luogo in cui incontraronsi le due barclie reali e gli sposi si rividero. II qual niomento voile il re che fosse ricordato con due templi , uno del re e r altro della regina. La visita di questo Speos ofFre una particolarita fisica clie credo degna di essere notata , ed e rincomodo di un ca- lore e di un' umidita insopportaljili per clii ha il coraggio di farlo aprire e di visltarlo. E d' uopo che il viaggiatore vi entri spogllato afFatto , e pochi sono colore che abbiano la forza di rimanervi piu di due ore di seguito. Nessuno apprezzera quanto lo uieritano veramente i lavori della Commissione franco-toscana, tranne chi sa per esperienza quanto abbiano essi costato di perseveranza e di fatlca e di incomodi. La spiegazlone di questo fenomeno sta nello squilibrio deir aria esterna coll' interna. Rimanendo sempre chiuso lo Speos esso conserva sempre la stessa temperatura e la stessa umidita, e non puo mai mettersi in equllibrio colla temperatura esterna. lo entrai di notte quando il ternio— metro era otto gradi sopra zero all' aria libera ; di dentro erano 28 gradi. L' igrometro segnava al di faori 48, al di dentro yS. Questo passaggio subitaneo produce una sensa- zione cosi sofFocante che fa sembrare la temperatura molto pill alta; se io di fatto non avessi avuto il testimonio del ter- mometro per misuraria, I'avrei creduta almeno di 40 gradi. Il/jim. Questa e 1' antica Priniis de' geografi greci. La cltta e la fortezza sono suUa cima di un monte di arenaria tagliato quasi a pico, i cui fianchi verso il iiume veggonsi trafo- rati da quattro Speos scavati ad epoche differenti ma tutti de' tempi faraonici. II pill antico rimonta fmo al regno di Thoutmosis I. II fondo di questo scavo di forma quadrata come tutii gli altri e occupato da quattro figure ( tre di graudezza naturale ) sedenti e rappresentanti due volte il Faraone suddetto tra il Dio Sisnore d' Ihrim (Prim) una delle forme del Dio Tlioth a testa di sparviero , e la Dea Sate S/o/zora di ElefaiUina e della jyubia, Qnesto Speos era una l54 DESCRIZIONF. DEL LA NLT.IA cappelln, ossia nii oratorio consacrato ad esse clue divlnita, Le parcti laterali non fiirono mai scolpite ne dipinte. II secomlo Spcos appartiene al regno tli Thoutmosis III (Mseris) ( O V"^ ^^ ] la cui statua sedente tra cjuella W) del DIo Signore d' n)riin e la dea Sate ( Glunone ) Signora dclla Niihia, occupa la nicchia del fondo. Qiiesta cappella dedicata agli Dei del paesc fu scavata per cura di un prin- ipe ^y Nam 1^^^ gran personagglo distinto in tiute le leggende col titolo di Covernatore delle terre me- ridionali^ clie comprendevano la Nubia in fra le due Ca- tcratte. Cio che riniane di un gran quadro scolpito sull.i parete a destra ci raostra questo personaggio in piedi di- nanzi al re sedente sopra nn trono , ed accompagnato da molti altri personaggi o niinistri che presentano al re ( co- me parla Tiscrizione disgraziatamente molto logora) le ren- dite e i tributi in oro , argento, grani, ecc. provenienti dalle terre meridionali confidate al governo di lui. Sulla porta dello Speos e inscritta la dedica die il suddetto per- sonaggio ha fatta del monumento. II terzo Speos d'Ibrim appartiene al regno seguente, cioe air ep oca di Amenophis II (O ll^S^ 9 l< " ] succes- sore di Maeris, sotto il quale le terre meridionali erano amniinistrate da un altro principe o personaggio chiamato Osorsate ~i ^T^ \j> . Sulla parete destra il re Amenophis II seduto , e due personaggi, fra i quali Osorsate occupa il prinio posto , presentano al Faraone i tributi delle terre meridionali, e le produzioni naturali del paese, e fra queste Teggonsi Iconi, cani leprieri e sciacali vivi /"^ |(( *^°" me porta 1' iscrizione scolpita sopra il quadro, c che spe- cifica il numero di ciascuno degli oggetti ofl'erti, come, p. e., 40 leprieri e 10 sciacali vivi •, ma il teste e in cosi de- plorabile stato clic non fu possibile al sig. ChampoUion di E dell'egitto monument ale. I 55 estrarne altro che i fatti general!. In fondo alio Speos ve- desi la statiia del re AmenopJiis sednta tia gli Dei d^Ibrim. II pin recente di questl Speos e il quarto, e consiste in un nionuniento dello stesso genere e del regno di Rhanises il grande lO |.?y ^vw»^ 1 . Un altro Governatore della Nu- bia e qnegli clie lo fe' sea vara ad onore degli Dei d'Ibrim, Hermes a testa di sparviero e la Dea Sate, ed alia gloria del Faraone la cui statna e seduta in mezzo alle divinita del Ino- go in fondo dello Speos. Ma a quest' epoca le terre meridio- nali erano governate da un prlncipe Etiope J^ C\. ^ — ^ di citi trovansi monunienti a Ihsanihul ed a Ghirsche. Que- sto personaggio e figurato nello Speos d' Ibrim in atto di render omaggio a Rhamses il grande alia testa di tutti i magistrati del suo governo, fra i quali si contano due Jerogrammati , quello cioe delle truppe e quello delle terre, oltre r intendente de' beni reali , ed altri scribi senza al- cuna pill particolare designazione. E da notarsi per 1' onore della galanterla egizia cbe la moglie del principe Etiope Salnoui si presenta innanzi a Sesostri imraediatamente dopo suo marito e prima degli altri personaggi; il che dimostra, dice il sig. ChampoUion, con molti altri consimili esempi quanto la civilta egizia difFerisse essenzialmente da quella degli altri paesi d' oriente e s'avvicinasse alia nostra. Per- che si puo calcolare il grado maggiore o minore di ci- vilta presso i popoli dello stato piu o mono sopportabile ^ dalle doniie nella sociale organizzazione. Derrl o Dc'ir. L'odierna capitale della Nubia e Deir. II tempio die trovasi a 3oo passi circa dal fiume e opera di Rliamses il grande. Qui trovasi una lista per gradl d' eta de' iigli e delle figlie di Sesostri , della quale il signor ChampoUion si e giovato per dar compimento alia lista trovata a Ib- sambul. I bassirilievi sono molto logori , nondimeno il no- stro filologo ha potuto leggervi un fatto curioso relative al Leone di Sesostri, die ne' quadri d' Ibsambul e di Dcir accompagna il conquistatore cgizio. Ila Ictto in fatti sopra l56 DKSCRIZIONE r)EI.L\ NUr.IA il Leone die si slancia sui barbari sbaragliatl da Sesostri r iscrizione seguente : II Leone scnitore di Sua Maesta shranando i suoi ncinici. II clie sembra pi-ovare die il Leone esisteva reahiicntc c scguiva Rhanises nelle battaglie. Del resto questo tcmpio e uno Spcos tagliato nclla roccia cli arenaria sojjra un piano vastissimo. Fu da Sesostri dedicate ad Amon-llha , il Dio supremo, cd a P/ire spirito del Sole die vi s' invoca sotto il noiiie di Rlia-mses die fu il patrone del conrpiistatore e di tutta la lamiglia di lui. Questa particolarita ci dimostra per rjual ragione sui monumenti (T Ihsainhul , di Gldrsdieli^ di Derri, di Schoua, ecc. il re Eltamses portava le ofFerte o le sue adorazioni a ua Dio avente lo stesso nome Jihatn- ses. S" ingannerebbe fortemente dii credesse die da quel sovrano renduto fosse un culto a se stesso. Eliamsrs era uno de' niille nomi del Dio Flire , Ulia o i?e ( Sole ) , e questi liassirilievi provano tutto al piii un' adulazione sa- cerdotale fatta al re vivente , dando al Dio del tenipio fra' suoi nomi quello di preferenza die il re avea adot- tato , e perfino anche il volto e le sembianze del re al- lorclie il Dio Rhamses non e figurato coUa testa simbolica dello sparviero. Amada. II monumento die vedesi ad Amada in mezzo al deserto quasi tutto sepolto sotto l' arena appartiene alia buona epoca. Si compone primieramente di una specie di Pronaos o sala sostenuta da i a pilastri quadrati coperti di sculture e da 4 colonne protodoriche o dorico-prototipe , siccome quelle die sono evidentemente il tipo delle colonne do- rlclie della Grecia. Questo tipo non trovasi die ne' piu antidii monumenti , cioe come abbiam veduto in qualche avanzo di Wadi Haifa, negl' ipogei di Beni-Hassan, a Amada, a Karnak, e a. Bet-oualli ove sono le piu nioderne , le quali per altro datano dal tempo di Sesostri o piuttosto del padre di lui. II tempio d'Amada fu fondato da Thoutmosis III ( Mae- rls ) come lo provano la maggior parte de' bassorilievi del santuario e specialmente la dedica scolpita sui due pilastri interiormente della porta , e di cui trascrivo qui la traduzione letterale ond' abbiasi un' idea delle dediche iu generale degli altri templi die il signer ChampoUion E DELl'eGITTO MOjSriMENTALE. iSj lia tutte raccolte. II Dio henefico Signore del Momlo il Re Sole staMlitore deir Universo. )( (l) '^ j^fi^'O del Sole I Thotmosis. 11 moderatore di giustizia ha fatte le sue devozioni a suo padre il Dio Phre , il Dio delle due montagne celesti , e gli ha innalzato questo tempio in pietra dura e la ha fatto per es~ sere vivificato per sempre, McBris mori mentre costruivasi questo tempio , ed il suo successore Amenophis II continuo 1' opera comune , e fece scolpire le quattro sale alia diritta e alia sinistra del san- tuario, ed una parte di quelia die lo precede. I lavori di questo re sono tutti minutamente descritti sopra una Scheie portante un' iscrizione di ao linee e posta nel fondo del santuario. II suo successore Thoutmosis IV termino il tempio, ag- giungendovi il Pronaos ed i pllastri : si sono coperti tutti i pilastri e gli architravi coUe dediche od iscrizioui lau- datorie. Una di esse riporta : Ecco che cosa dice il Dio Thot , il Signore delle divine parole, agli altri Dei che risedono in Thyri. Accorrete e contemplate queste offerte grandi e pure fatte per la costru- zione di questo tempio dal re Thoutmosis {IV) a suo Padre il Dio Phre , Dio grande manifestato nel firmamento. Le scuUure del tempio d' Amada appartengono alia bella epoca deir arte egizia , sono preferibili a quelle di Derri ed anche ai quadri religiosi d' Ibsambul, Usseboua. Ouadi-Esseboua ( valle de' leonl ) riceve un tal noma da uu viale di sfingi poste sul Dromos del suo tempio, il quale e un Hemisspeos , che noi diremmo Semispeco , vale a dire un edifizio meta costrutto in pietre di taglio, e meta scavato nella roccia d' arenaria. E senza dubbio il men pregevole lavoro dell' epoca di Rhamses il grande. Le pietre della fabbrica sono uial tagliate , e le commes- sure riemplute di cemento sul quale continuavano le scul- ture, che sono di una mediocre esecuzione. Questo tempio venne dedlcato da Sesostri al Dio Phre e al Dio Phtha (l) Abbiamo riucLiuso in una specie di coniice le frasi e i nouii die ucll'' oriiiiuale trovaiisi uei;li sciidctti ossia coitelli. 1 58 DESCRIZIONE DELL\ NUCI.V Signore di giiistizia. Qiiattro colossi rappresentantl Sesostri in pieili occupniio le due opposte estrcmita del viale di sliugi. Due quadri storici rappresentantl 11 Faraone clie batte i popoll del Nord e del Sud coprono la facciata esterna del pilone ; ma queste scultiire sono quasi tutte crollate col ceinento sul ijuale erano in gran parte scol- pite. II tempio e quasi tutto sepolto nelle sabbie die lo invajoao da tutte le parti. Meharrakah. Tempio senza vestlglo di sculture e di poco Interesse, Dakkch. Daklceh e Tantlca Pselcis "ifiXv-tc,. il cui norae trovasi in caratteri geroglifici, ed e delta Pselk fl^^^ /•v II monuraento di Daklceh presenta un doppio interesse. Sotto il rapporto mitologico ofFre preziosi materiali , merce di cui intendonsi la natura e le attribuzioni dell' Essere Divino che dagli Egizj adoravasi sotto il nome di Thoth (^ I' Hermes bismegisto). Una serie di bassorilievi ofFrono tutte le trasfigurazioni di questo Dio. Trovasi prima di tutto in relazione con Har-Hat (I'Ermete trismegisto ) la sua forma primordiale e di cui Thoth non e che 1' ultima trasformazione , cioe la sua incarnazione suUa terra al se- guito di Ammon-Rha e di Mouth incarnati in Osiris ed Isis ; e Thoth rimonta sino aW Hermes celeste (^Har-Hat) la sapienza divina , lo spirito di Dio , passando per le se- guenti forme , cioe i .° di Pahitnouphi ( quegli il cui cuore e buono); 2." di Arihosnophri , ovvero Arihosnouphi (quegU che manda fuori canti armoidosi ) ; 3 .° di Meui ( il pensiero € la ragione ). Sotto ciascuna di queste forme Thoth lia forma e insegne particolari. Le imagini di tali diverse tras- formazioni del secondo Hermes coprono le pareti del tem- pio di Dakkeh, Sotto il mpporto storlco ha trovato 11 sig. ChampoUioa che la parte piu antica di questo tempio, la penultima sala fu costrutta e scolpita dal piu celebre del re etiopi Ergamenes I 'j n t •ua.c* / Lrkamen , che secondo E dell'ecitto monumentale. I So Diodoro Slculo distrusse nell' Etlopia il governo teocratico sacrilicando tutti i sacerdoti del paese. Non fece lo stesso nella Nuljia, poiche vi eresse un tenipio, e questo moau- iiiento prova die la Nubia cesso d' essere sottomessa all' Egitto col cadere della XXVI dinastia, che e cjuella de' Saiti sogglogata da Cambise , e passo ( la Nubia ) sotto il g'ogo degii Etiopi sino all'epoca di Tolomeo Evergete I, le cui conquiste 1' aggregarono di nuovo all' Egitto. Percio il tempio di DaA/ce/i comiaciato dall' etiope £r/came/ie venne coatinuato da Evergete II. L' imperatore Augusto progredir fece le interne sculture del teiupio le quali noii ebbero pero mai couipimento. Yiclno al pilone di Dakkeli trovansi varj avanzl di edi- ficj , e tra essi qualche gran masso conserva tuttavia una porzione della dedica di un templo di Thotli costruito dal Faraone Tlioutmosis III (Majris). Ecco un nuovo argo- mento che ci dimostra come i Tolomei e T etiope Erka- meiie raedesimo non abbiano fatto che ricostruir templi la dove ue sussistevano nelle epoche faraoniche , ed alle stesse divinita che vi si erano sempre adorate. II che , secondo Champolliou, importa assai di conoscere onde sta- liilire che gll ultimi nionumeuti innalzati dagli Egizj non conteugono alcuiia novella forma di divinita. II sistema re- ligioso di questo popolo era talmente una, taluiente legato in tutte le sue parti , e stabilito di una maniera cosi as- soluta e cosi precisa da un tempo immemorabile, che la frequentazione de' Greci e de' Romani non vi ha prodotto innovamento alcuno. I Tolomei ed i Cesari hanno solo rifatto in Egitto e nella Nubia cio che i Persian! avevano distrutto, ed hanno riedificati de' templi eve ne esistevano altre volte , ma sempre sotto lo stesso vocabolo. Dakkeh , secondo il slg. Champollion, e il punto piu meridionale ove s' incontrino opere tolemaiche e romane : egli e pur d' avviso clie la dominazione greca e romana non siasi estesa al di la d' Ibrim. Da Dakkeh al contrario fine a Tebe s' incontra una serie continua di edifizj ap- partenenti alle due epoche succennate, Ghirsche. Gliirsche-Hanan che gli Arabi pronuuclano Girf-hanein (y,\^J<2^ i^j»>-s vanta anch' esso un Hemispeos (Semi' l6o DESCRIZXONK DELLA NtJUIA. speco ) il cni pronaos b pcro cjnasi tutto rovinato. Fii fatto scavare e costruire da Sesostri clic dcdicollo al ])io Pliiah ( persoiiaggio di cui trovasi un simulacro siigurato ncir £- fcsto de' Grcci e iiel Valcaiio de' Latiai ). La prima grande sala e sostenuta da sei pilastri con cariatidi. Tutta la sciil- tnra e appena abbozzata. Anclie le scultiire e i bassirilievi delle pareti interne sono assai mescliine (i), e qui vera- inente i primitlvi Cristiani non recarono gran danno all' arte col niartellarle quanto fu per loro possibile. — Fhtha era il Dio eponimo di Ghlrsche clie in lingua egizia chiaraa- vasi Phtahei o Thiphtale ( soggiorno di Phta ) : cosi questo territorio portava un tempo lo stesso nome sacro di Memphi, e pare che questi nonii fastosi fossero di moda nella Nu- bia, poiclie le iscrizioni gerogliiiche insegnano, p. e., che Derri aveva lo stesso nome che la famosa Heliopolis ( di- mora del sole ) , e che il miserabil villaggio di Scboua , il cui monumento fe si meschino , si decorava del nome di Ammon-Ei c\\ era quello di Tebe delle cento porte. DaiiduT. Questo tempio piccolo ed imperfetto e il primo che si veda consacrato propriamente ad Osiride. Quindi le im- magini di questa divinita e degli esseri mitici che formano la famiglia di lui, cioe /5;'5 ed Horus , vi sono rappresen- tate sotto le loro diverse forme, alcune delle quali entrano tutte nuove nel Panteon Lgizio gia conosciuto. Esso e tutto lavoro dell' epoca romana, come ce ne as- Bicurano lo stile e i cartelli di Augusto. Vi e di frequente altresi il cartello i if , il quale significa gran tempio, fi una specie di tltolo che posto vedesi talvolta sulla per- sona, del sovrano olTereiite ed in luogo del uome di lui i nso non osservato, a quanto sembrami, fuorche negli edi- iicj deir epoca romana. Laoiide potreljbe credersi cli' esso titolo si riponesse sopra la ligura del monarca allorqnando ignoravasi il nome di lui, come, p. e. , nel tempo di un (i) CliampoUioa dice cTunc bcUe execution ,^ ma uessuno che ben osscrvi tali sciilture vurra con lui convemrc. . • E dell' EGITTO MONUMENT. VLE. l6l interregno, ecc. Cosi crecle il signer Chainpollion. E pero vero clie in inoiti altri hioglii , ed in questi ancora dove si trova il titolo Gran teinpio soprapposti si veggono car- telli vuotL di nome ; il qnal fatto aon favorisce la conget- tura del nostro interprete. Kalabscich* I Greci chiamarono questa citta TaXjii^ , e questo e il vero nonie egizio come il dimostrano le iscrizioni del gran tempio " — V . Esso fu sotto 1 impero d Augusto consa- crato al Dio 3IeruU, figl'o del Dio Honis, od una delle trasformazioni di lui. Mcndi e la vei-a pronuncia del nome sue nei geroglili; ma nelle iscrizioni greche , dalle qnali vengono qua e la espressi varj IIpo(7H/v£/xara ( atti d' ado- razione ) de' devoti , chiamasi questa divinlta Manduli o Mandu-Re , secondo i varj dialetti egizj , nome die signi- fica MandiL So'e e die serve a spiegare il grado teogoiiico del Dio di Talinis. Mandit in fatti e una forma di Phre (Vedi le iscrizioni greche pubblicate da M. Letronne). E da notarsi die nel fondo della gran corte a sinistra si ricordano nn Tolomeo ed un Faraone della XVIII di- nastia, Amenophls IV; il die dimostra 1' esistenza di que- sto tempio sotto i Faraoni , la ristaurazlone cominciatane dai Lagidi e la continuazione sotto i Romani die lo la- sciarono per altro imperfetto. Bet-ualli. Questo piccolo Speos presenta nel suo andito uno del piu begli escmpli della egiziana scultura singolarmente per la comijosizione. Vi si rappresenta a sinistra un Faraone Itliainses seduto in troiio in atto di ricevere il bottino delle coaqniste fatte nell' interno delF Africa. — L' oro , le pelli . di animali rari, animali vivi come la giraffa, i leopardi, ecc. denti di elefante, legni preziosi , ecc. formano il corrcdo delle predate ricchezze. A destra il re medesimo combatte popoli che scmljrano di schiatta asiatica. Nella prima sala dello Speos, ove sono colonne protodoriche, il Faraone per- cuote un vinto di razza nera, e 1' iscrizione significa il Dio benefico (titolo d^' re d'Egitto) ha soggiogato la Libia , Dibl. hal. T. LIX. ii l()2 nESCIUZIONE DELT.V NtJBI.V Jul messo in fuga i capi dclla terra dl Cusc razza per- versa. Cnsc e certamente PEtiopia, cos'i e chiamata nella Bihbia 'll/j:!^ i A sinistra della inedesima sala il re percuote ua pri- gioniero di schiatta asiatica : il nome piu non gi legge, ma i caratteri fisici del vitito ed il confronto con altri jnonumenii egizj , ove sifTatti stranieri si trovano rappre- sentati , possono far credere eh' egli appartenga alia razza de' Batriani. Lo Speos di Bet-naUi fu consacrato a Knuphis o Konu- pliis ( lo spirito di A'minone ). Dcbode. Detta anclie Debut, e dai Greci Parembole. Vi si trova un tempietto non condotto a compimento e consacrato ad Iside ed Oro sotto 1' impero di Augusto. In quest' epoca almeno non furono interrotti i lavori di sculture ond' e adorno , poiche pno presumersi clie la costruzione fosse antcriore. La prima camera porta infatti la figvira e il nome di un re sconosciuto clie pronunciasi Atarramon , e clie non pub essere altro die un re Etiope , probabilmente successore di Erkamene. I sola dl Filue. II gran tempio e dedicato ^6. hide Hea. A\ Mardak , nome egizio deir isola di Filoe. Man significa luogo e Ink rot- tura-, vale a dire tutto insieme Inoao rotto, luogo scosceso , col clie denotasi la prima Cateratta. L"" autore principale del gran tempio e il secondo del Tolomei (Filadelfo) al quale appartengono il santuario e le annesse camere ; ma altri suoi successori aggiunsero air edificio nuove fabbriche o nuove sculture. Esso e pre- ceduto da una grande corte, a destra della quale vedesi un edifizio destinato probabilmente ad uso de' pubblici ne- gozj , le cui sculture sono in parte d' epoca tolemaica e in parte d' epoca romana. A sinistra della corte sorge un tempietto dedicato a Hathor (la Venere Egizia ) clie e la sollta casa cblamata Casa del parte ^ opera parimente to- lemaica. Nel prime gran pilone clie ciiiude la corte si osserva In porta evidentemente di una costruzione gia sussistente E dell" EGITTO MONDMENTALE. l63 liriiiia die i iluc grand! lialnarcU gli fossero atlJossati. — Le isciizioiiL portano di fatto i cartelli del Faraoae Necta- luho e designano questa porta come uii propilone o porta avanzata die quel re fece costruire dinanzi al tenipio il' hide. Ora questa porta diuiostra die sussisteva gia nel- r isola uii tempio sacro ad hide, opera dello stesso /Vccta- iicbo o dei Faraoni anterior! , e die riinasta essa sola sii- perst!te della distruzione persiana, i Tolonie! restauratori la conservarono religiosaiiiente liancheggiandola di due ba- luardi die tuttavla si veggono; e per tal mode lVi nn pro- pilone ne fecero un pilone nel seiiso adottato da' Grec! in questo genere di fabbridie. Davanti al gran tempio e un vasto foro od una piazza di cui sussistono tuttora quasi intatti i due portici late- ral! adorn! di colonue. Questa semlira opera romana e vi si leggono divers! cartelli imi>eriali iino a Nerone. In fondo a questo foro nell' angolo sud-ovest si vedono le rovine di un elegante tempietto d'' Hathor con un pic- colo obelisco di arenaria seiiza geroglili , opera pure di JVectanebo. II bel tempietto pol fabbricato a gionio dalla parte orientale dell' isola e die si presenta pittorescamente da pill lati e lavoro deU'epoca di Trajano , ma aon fu mai termiiiato. Isola di Beghc. Begbe e un' isola posta ad occidente di File. Yi si tro- vaao gli avanz! di un tempio deU'epoca de'Tolomci, ma di pessinio lavoro. Colonne deU'epoca d! Tolomeo Filo- metore. Tempio dedicato a Knuphis ed alia Dea Hathor qualiticatl signori di Siiem die e il nonie egiziano dell' isola. Rest! del Sccos con un Ijassorilievo dell' cpoca dell' impe- ratore Augusto. In un al^lturo di Fellali vedcs! un altare in granito roseo dedicato alia Dea Hathor da Evergete I e da Berenice moglle di lui. — In vicinanza del tempio vedonsi rimasugli di colossi del Faraone Anienophis II , e troQclii di colonne protodoriche provenient! dal tempio pri- mitii'o faraonico , il quale era pnr dedicato a Knuphis ed a Hathor signori di Sriem. — ■ Sulle rocce granitiche del- 1 isola vedesi un numero considerabile d' iscrizton! gero- glillche , la niaggior parte onomastidie tatte scolpire da grand! personaggi vemiti per far le loio devozioni iiell' isola 164 DESCRIZIONE BELLA NUBLV CCC. di Seglie, la quale seinljra essere stata un luogo cclebre di pellegrlnaggio prima dell' isola di File. Knuphis era in- fatti il Dio principale della Cateratta. — Si osserva fra i devoti un capo militare cliiamato Atncnotf dell' epoca di Ainciiophis III. Un certo Tutmosis gran sacerdote di Knu- phis. Un Ainenof gran sacerdote di Aiiukis ( la Vesta dei Greci ). II principe etiope Maimes dell' epoca di Anie- nopliis II. II principe Etiope Massi contemporaneo di Se- sostri ecc. ecc. Sopra altre rocce vcggonsi leggende reali in comme- morazione del passaggio di molti Faraoni come Apries ( Saite ) Rhanises il grande; rsammiticus Jj Amasis j Me- nefia 11. ( liglio di Sesostri ) ecc. ecc. 1 65 Compcndlo dclla Storia milancse consldcrata da G. B. DE Cristoforis , pTofcssore di storia e di jilologia latina nell I. R. liceo di S. Alcssandro , per uso dei giovani. — 3Iilano , i83o, presso A. F. Stella e figli, in, I2.°, volumi due, di pag. 664 comples- sivamente. Prczzo lir. 4 ital. B, ► ello e coinmovcnte e il voto deirautore, gia da molti anni dedicate all' istiuzione de' giovani , il voto cioe di giovar loro, publ)licando un libro di storia patria : piii bello ancora il divisameiito di compicre quel voto prendcndo a guida in questo , come ia qualsivoglia ramo delle umane discipline , lo spirito delle carte infallibili, e cercando scmpre specialmente nel pailare della politica e delle arti , che sono le scienze dell' utile e del bello , di avviare 1' animo del lettore alle conclusioni della morale cli' e la scienza del biiono. Non possiamo trattenerci dal trascrivere alcuiie li- nee della prefazione, perche queste ci diedero animo e ci servirono di guida ad esaminare piu attenta- mente il libro. « La storia e lo studio dei fatti e » attende a due oflici : il primo e di riconoscere se i » fatti medesimi sieno credibili, cioe concordemente 3J riieriti da scrittori contemporanei, partecipi o te- » stimonj imparziali e sensati: e per questo ho cer- » cato di accostarmi alle fonti , di ricorrere alle » autorita e di non afFermare cosa la quale non mi » sembrasse avere tutto quel grado di verita che » puo sperarsi dalla storia. II sccondo e di I'agio- » nare sui fatti sanamente acciocche si estimino i » giusti valori delle imprese e degFingegni, e ne » nasca il convincimento die F arte del ben vivere » c r arte del ben opcrare, che la probita per cenci » non pci'de bellezza, che non si trova contentezza » dove non c riverenza alia religione , e che il vizio 166 coMrrxTiio dtll.v stort.v milankse » e tanto pivi turpe e dannoso, quanto piu sale a » circondarsi di lautrzze e di titoli. » Annunzia quindi 1' aulore che ad alcuni aiticoli ha data una cstensioae, forse piu die al Conipcndio , convcniente ad uu corso di storia universale, scbbene nel titolo promesso uou si Ibsse se non il Compendia dclla storia viilane.se; e 1' opera consacrando ai suoi Hgli- uoli , lusin2;o8si rlie un gioijio potrchl)e erudirli del nioudo e salvarii dal pcricolo di pagarne 1" espericnza a prezzo di dolori. Non si puo dunque se non che applaudire sinceramente alle sagge e pie intenzioni di lui ; e per quanto concerne la riverenza alia religione e la purita dclla morale, puo dirsi ch'egli ha segnito costantemente in tutta 1' opera U suo di- segno , trasforniando anche talvolta un compendio storico in un libro d-ascetica. Ma quanto alia verita storica , ci e nato qualche dubbio ch' egli accostu- mato alia lettura de' libri cristiani od ascetici ed in- vaahito delle loro massime , che per altro sono sem- pre le pill rette , a])bia talvolta animessi dc' /am poco credibili, e consee;nati alia storia da scrittori non alTiitto imparziali, massime allorche trattavasi di prin- cipi idolatri , o persecutori. In 2 1 periodi si divide tutta V opera , otto dei quali contengonsi nel primo volume: e sono questi, il primo dominio dei Galli , il dominio degli Etru- sclii, il secondo dominio dei Galli, il primo dominio dei Romani , qucUo dei Cartaginesi , il secondo do- minio romano , il dominio degli Unni e quello degli Eruli , dei Goti e dei Greci. Nel primo periodo, nel quale anmietteremo per cortesia die Celti o Galli fossero gli Ombri, appcna si par la del la Isombiia o Insubria . comprcndcnle le pianure circnmpadane. Parlasi pero della gueira fatta quasi ahiuiale nella specie prostirita dalla colpa originale,- del qnal grande fenomeno si pud rinnire unicamcnte la causa nella nostra origine celeste { nota 3, p. 9. ) ed insiemc nella prostrazione in noi operata dulla colpa origiiude. Poco o nulla delle tose nostrc si parla anche nel jieriodo r.nx^inr.RVTV n\ c. b. de crtstoforis. 167 secondo , nel quale compare Giano, e ci si presenta qualche idea del governo e della civilta degli Etru- sclii. Con qualche documento si biamerebbe confei- mata la tradizioue che da due Lucumi o Lucu- nioni Etruschi , detti Medo ed Olano , fossero fab- bricati due castelli , dci quali uno ricevesse il noma di BTcdolajio , 1' altro quello di Seprio nelle vicinanzc di Tradate. In questo luogo, parlandosi delle arti e delle scienze del popolo Etrusco , ed accennandosi le statue, Icpatere, i tripodi, il graffio, i sarcofagi, i candelabri , le'lucerne sepolcrali, i cippi e le forme deir architettura toscana, si sarebbe potuto altresi in- seriie qualche nienzione de'vasi tanto celebri sotto il nome di Etruschi , massime da che le scopeite fatte dal prinripe di Conino hanno a qutlla na- zione rivendicata la produzione e 1" artilizio di quel vasi , che ad cssa erasi voluto contrastare. Ammesso dunque un prime dominio de'Galli. passa r autore ad un secondo , nel quale ha hiogo la fon- dazione della citta di Milano ; si osservano pure brevemeute in questo periodo il governo e la reli- gione dei Galli niedesimi , e linahuente si parla di Bienno , i cui fatti pin veramente alia storia roma- na appartengono che non alia niilanese. IMa mentre due o tre pagine consacrate sono alia fondazione di Milano ed al governo dei Galli , piu di 20 se ne spendono intorno ai libri ebraici , all' idolatria in generale ed alle prove dell' esistcuza di Dio , delle quali non crediamo abbisognare i nostri giovani, gia essere dovendo ben istrutti nelle discipUne religiose per superiore e saggio provvedimento in tutte le scuole. Alqnanto poetica ci sembra la pittura della religione de'Galli. iria tale pittura non poteva essere d' altra forma, ne d' altro stile, tratta essendo dai libri di Ossian ! Pierii siamo noi di venerazione pei libri ebraici della scrittura; ma non vediamo come in queste pagine entrar possano 1' osservazione che qnaiito piii le generaziunl si icnncro discostando dal- l infallibile scuola dci patiiarchi c dalle eta della 1^8 COMPENDIO DELLV STORI\ MILANESE pace f interna, del prodigi c dclle celestl rivclazioni, tanto plh crcbbe il nuincro del t.ra\iameiitl e del tra- viatt ; c le asseizioiii clie tuttl i ragioiiamenll del pile dotd inoderiu sail' ccoiioinia politica, sul diritto civile , pnbblico e dclle genti , della guerra e dclla pace, lion abhiano annunciata cosa alcuna essenzialmente giusta e salntare chc non si trovi nei libri cli Mosc ; die la gcuesi della poesia , non trasUillo puerile, ma diietta a contribuiic alia riverenza al culto , al- r aniore della patria e all' ammiiazione di tutto cio die e vcramente grandc e hello, trovisi nei poeti lYIsracle^ nei salmi, nella cantica di Salomone; c come possa avervi luogo un lungo sunto del libro dei proverbi e la parafrasi del cantico trionfale di Dchora. Cosi nei corto nostro intendimento non cre- diaiiio di vedere ben indicate le origini delfidola- tria, c nuovo ci e giunto die gli sciami degV insetd nominati Sphinx Atropa volando per V aria (non mai a sciami ) lasciano cadcre le stille del luro lunor por- porino ; molt" altre ragioni assegnandosi dai natura- listi alio pretese piogge di sangne. Belle sono le prime linee in ciii si tratta dell esistenza di Dio ; nia qui s' inserisce una lunga tirata contra gli atei , ed altra contra grincreduli, die non sapremmo per dir vero come collegare coiristituto del libro. Al- quanto aspra poi e priva anzi di fondamento ci sem- bra r asserzione che trovasi parimente in una nota alia pag- 63 die ncssnno ando in carrozza , come facciamo nol, prima del i5i5 dell era volgare, e che la carrozza fit iuventata dai Francesi durante il regno del loro Francesco I. Noi crediamo die I'autore ab- bia inteso strettamente di parlare dei nostri cocclii nioderni , perche altrimenti c|ueir origiue sarebbe assai piu antica, e potrebbe ricercarsi nei romano Carpento medesimo, die non era solameute carro da trasporto, ma talvolta anclie vettura per le per- sone e per le piu agiate signore. Nei pcriodo quarto si parla del primo dominio dei Roniani, c qui si comincia ad inveire furiosamente CONSIDEUATA. DA. C. B. DE CRISTOFORI?. 1 69 contro di essi al proposito delle loro conquiste neir Etruria e nella Cisalpina , e quindi anclie di qiiella di Milano •, e si dice clie con una fallace politica fiL alimentata la feroce vigoria del grcinde ardmale ( del popolo Romano ) che , giusta le profe- tcche espressioid di Daniele , dovea sbranare tntti gli cdtri con unghic e dcnti di ferro. Noi sianio bea lontani dal farci gli apologisti della sniisnrata am- bizione e delle conquiste de'Romani; ma tuttavia ci sembra che le origini e i progressi e le vicende di quel popolo , die non cessera mai di essere famoso nella storia , accennate non sieno con tutta quella iniparzialita che nello storico potrebbe desideiaisi , ma piuttosto con uno spirito di livore che verremo tratto tratto in appresso additando. In poche pagine si ragiona nel periodo quinto , del dominio dci Car- taginesi e della seconda guerra Punica; e per verita non sappiamo precisamente in qual epoca, ne in quale maniera stabilissero tra di noi dominio alcuno i Cartaginesi , non serbandosi memoiia se non che del passaggio di Annibcdc dal paese dei Taurini a Bolo- gna come guerriero conquistatore. Strana ci e pure sembrata la citazione della niassima di lord Byron , che il soldato non hada al dondolar della nave qiiando le cannoniere a manca e a destra vornitano la morte , inserita al proposito del tremuoto che avvenuto di- cesi nientre si comljatteva al Trasimeno , e che non fu dalle schiere avvertito. A piu lungo ragionamento da luogo il periodo sesto , che s' intitola del secondo dominio Pvomano , e che comprende piu della meta del i.° volume. Si parla della guerra sociale , dm'ante la quale Milano fu capitale della Gallia citeriore, divisa in subalpina o ligure , cispadana e transpadana , e vi si stabili r uso della lingua latina : ma non vediamo a quale proposito s' introduca in questo luogo una lunga, benche giusta, declamazione contra i certami dei gla- diatori , mentre non puo ne pure accertarsi die nel- r ultimo sccolo avanti V era cristiana siffatti spettacoli I^O COMPENDIO DELLA STOUIV MILANESE liiogo avcsscro in IMilaiio. Ardita ci senibra la pro- posiziouo clic i prigionicii o i ligli Che i siioi sa^iaci a lid lordar l insegiui! » Ma i traviameiiti , 2;li errori, i paralogisiiii di alcuni scolari, tutti egli niette a carico de' maestri e de' ca- piscuola, e riguaido ai loro dommi, ai loro sistemi, alio loro persoiie , non annovera se non cio die possa riescir og2;etto di censura o apparire ridicolo. Vero e certamente che tutti i sistemi di morcde umana, se pure formarono una scienza, il che noi saretnmo per ammettere, non ebbcro ne basi fisse , ne punti di convincimcnto comune. Ma comeche ardimentoso sem- Jjri il supporre che prima della rivelazione alcnne belle idee ebbcro gli uomini iutorno al ginsto ed all' ingiusto , perche I intelligcnza servita dai sensi le aveva da prima raccolte nella parola di Dio (come, quando e in qual modo ? ) e propagate alle gcncrazioni ; ma ottencbrate dagli cffctti della colpa ereditaria^ perche mai pOrre in conlronto le sentenze , o anche se si vuole gli errori degli antichi lilosoli coi dommi rivelati? perche imputare agl' insegnamenti di Aristotele i disordini di Alessandro Magno? perche iinalmente alF alessan- drino Potamone opporre 1" autore deirecclesiaste, men- tie quei due scrittoi'i , forse contemporanei , ben lontani erano dall' avere notizia 1' uno deir altro ? E tutto cio al proposito della storia milanese ! Pin utile forse e piu consentaneo alio spirito della carita e della moderazione cristiana sarebbe stato ( pero in tutt altr' opera ) il compiangere T infelicita di coloro che privi dei lumi della rivelazione anJarono a ten- tone cercando la verita , e lo studiarsi di discernere , come altri fecero , tra gli scritti de' pagani hlosoll alcuni lampi dclle verita rivelate , per cui un lilo- eofo iuglcse ci-cdettc perlino di trovare il cristiane- ^imo tanto antico , quanto la creazione : Christianity ^s old as the creation. CONSIDERA.TA DA. G. B. DE CUISTOFORIS. Ij3 Nell" articolo in cui si tratta della caduta della re- pubbllca, osserviamo nelV antore quei inedesimi tratti di livore, gia manifcstati contra i Roniani dei qiiali nou viiole ne pure clie si lodi la frugalita primitiva, paragonata a quella dcgli assassini non aiicora im- pinguati dai ladronecci: osserviamo mal intesa la costiUizione di due poteri ( non di due sovranitd ) opposti Funo allaltro, dal cui equilibiio sarebbe forse risultata la prosperita dello Stato ; confusa la liberta col libertinaggio politico ; la guerra gratuita- mente rio;uardata come rimedio e refrigerio ai mali della repubblica Sulla tine soltanto si fa parola di IMilano, degli stabilimenti greci sul lago di Como, e delForigine o deH'incremento di Monza, che troppo leggermente si crede aver tratto il nome da famiglie di Magonza venute ad abitarvi. — Sotto il titolo lusso dei Romania agricoltura, popolazione non si fa punto menzione di cose a noi attenenti: solo si dice in una nota che podii anni soiio il minio fioriva ancora della sua rosa i void delle dame milanesi ( il minio fiorir della rosal), ma che pare che il minio ^ se mai fu adoperato aquelfuso, il che non crediamo, abbia ora ccduti i snoi privilegi alia foglia Chinese ^ che noi non conosciamo. — Al proposito dei vini di lusso, e dei vini vecchi di 1 60 anni menzionati da Plinio , ci si vorrebbe far credere che i Romani ignorassei-o affatto i bci metodi illustrati dal conte Dandolo; ma noi siamo d'avviso che questo valentuomo non abbia detto nulla di nuovo e soltanto migliorato abbia qual- che pratica colla esperienza, ed anzi che preferibili ai nostri dovessero essere i metodi di vinilicazione desili antichi, se i loro vini italiani si couservavano per secoli , il che in oggi non si ottiene. — Nell' ar- ticolo geografia le2;giamo che i Romani credcttero che , trannc i Setientrionali ed i Parti , tutto I' Orbe fosse Romano : gli (dtri milioni tanti di Chinesi , Tar- tari, Americanly Oceanici .... vivcvano senza per- missione dcgli statisdci roma/d : ma noi siamo pei'- suasi che i Romani scarsi di cogiiizioui geogratiche , 1 "4 COMl'ENDIO 1)LM,,V STOIU.V MILANESE liniitato per lo piu ai loio possodiincnti , noa saj)cs- sero cio die fosse statistica , e die , se anchc aves- sero avuto professori di tale scicnza , qiiesti non avrebbero conosciuto cio die rla noi ancoia i2;iioia- vasi dope i5 secoli in circa, nc perniesso avrebbero 0 vietato di vivere acili aI)itatori is^iioti del (»;lobo. In gencrale poi ci spiace di vedere in im' opera grave e seria di sua natiira mescolatc alciine Icpidczze, e itiassime allorche si tratta di spargere il ridicolo sui lloinaai, al qual fine si fa uso talvolta delle piu nia- nifeste esagcrazioni. — Nulla abbianio die dire sopra ravveniinento di Augiisto airiiupero, e sopra gli ul- timi auui dclla vita di lui : solo ci rinianc il dubbio die la colouia Augusta da esso fondata a difesa dclla Cisalpuia contra le orde alpigiaiic rhe trascorrevano a saccheggiarla, fosse piuttosto Aosta clic non Atigsboiirg. Ma qui ci si aj)re uua nuova scena coUa rUclazioue e coi prlncipj della chicsa milancse. Si comincia con un luugo estratto delle profezie e colla esposizione dei mistcri della rcdenzionc. Ora qui appunto noi amerenimo meglio, niassime in un coinpendio storico , il detto coiitcntiamocl del lame della fede , die trovasi nel da Kewpis , anzi die quella forse troppo cruda ed indigesta asserzione, c\\e. tutto V Oincro , il Dante , lo Shakespeare non valgono una pagina dell luiitazione. Al proposito dei inisteri si cita il detto di Ernies Vi- sconii die f inconiprensibilltd dell operato e segno dcl- 1 onnlpotenza dell operante, e die il creder misteri e uno stato connatiirale alle sorti dell uomo quaggiu, e si concliiude die la ragione ribclle all Evangelio non pud essere che la traviata ragione di pochi passionati dispiitanti , giacclie la ragione c il consenso gcnerale dell umanitd , e questa ragione e lo stesso Evangelio. Si acccnnano (piiudi i doai dclla rivelazione, coniin- clati con Adanio , crcsciuti coi patriardii , con Mose, coi profeti , e finalmcnte vcrsati iiella loro pienezza dal Redentore: si descrive Y eroe cristiano cosl divcrso dagli croi dell Iliade , come diversa c la rape spi- nosa dal cainpo biondeggiante di spig/ie : di nuovo si CONSIDEUATA DV C. B. DE Cr.ISTOFORIS. 175 J'"" dcclnma contra gli atei , e a Inngo si prova la rivela- zioiic Jioii ripugnante ai dcttcmu dclla ragione , utile e neccssaria : si riduce poscia all' amor di Die e al- r aniore del prossimo tutta la legge del Signore, e linahnente si viene a parlare della introduzione del cristianesinio in Milano, che si attribuisce a S. Bar- nabas si chinde poi quest' articolo col provare die la chiesa e una, santa, cattolica ed apostolica. Applau- dendo noi a questo zelo religiose, benche estraneo airargoniento, non possiam pero a meno d'avvertir r autore die, parlando , in una nota , dcgli antichi sotterranei nascondigli, nominati poi catacombe , pare aver egli ignorato che le piu antidie, forse sotto questo nome, trovansi nella Sicilia, anzi die in Roma e in Napoli. Terminato quest' articolo con una pia esclamazione, die piu converrebbe ad una predion che non ad un libro di storia , si viene a rag-ionare del martiii milanesi , e qui di nuovo si introduce una lunga tirata di morale; poi si passa ai sitcccssori di Augusto da Tiberio a Domiziano ,• a quelli da Nen-a a M. Aurclio Antonino ; a quelli da Como- do ad Alcssandro Severo ^ ai trenta tiranni; a Dio- cleziano e Massitniano con Galerio e Costanzo Cesari; air Ercideo Cesare in Milano ; a Costandno Magna e dai figli di Costandno fino a Valentiniano, ed ai successori loro da Teodosio ad Onorio ,• e di tutti que- sti non si riferiscono per lo piu se non die i vizj ; quindi dopo essersi accennate rozze e fanatiche prove di eroismo con Teseo, con Achille , con Sesostri, con Alessandro e coi propugnatori dclle Rcpiibblichc Greca e Romana ,• oirori di contese civili coi Triumviri , sub- dole magnificenze con Ottavio Augusto , crudeltd pre- meditate con Tiberio e con Caligola , imbecillitd con Claudio , sfrcnati dcUrii di furore con Nerone,- avarizia e stragi intestine con Galba, con Ottone e con Fitellio; prospera calina con Vespasiano e con Tito^ nuovi fclici ordiuamcuti col saggio Nerva , col bcUicoso Trujano e con Adriaiio il pacificatore ; si presenta il coiiso- la/Ue spctiacolo di belle virtu chiamatc a prcsedere 1^6 CO.vri'ENDIO 1)ELL\ ST01U\ MILANESE alia fortiina dclle nazioni sotto gli Aiitonim; e qiiesta ill poche righc si dice esserc la stor'ia di 42 secoli. S'iaserisce uno squarcio delle considcrazioiii morali di M. Aurcho Aiitonlno: alia scconda nieta del terzo sccolo si riteriscono le invenzioiii delle fincstre aduriie di vetri coloratl ( clie noi noa credevamo tanto anti- che , vcdendosi aurora di la a tie secoli usata la pietra specolare ) ; della ilhiniiiiazionc notturna intro- dotta ill Antiocliia e in Nicomcdia , c delle seghe mosse dair acqua corrente. Lodasi Costandno Magna per gli editti da esse pubblicati di liberta religiosa, Lenche nel secondo si comandasse ai soldati di dif- fondere la credenza col ferro e col fuoco; parlandosi poi di Teodosio , si racconta per estcso il discorso tenuto da 5. Ambrogio a c|uel principe reduce dalla strage di Tessalonica, c la penitenza alia quale egli si sottopose; ma diflicilniente potrebbesi accordare die con Teodosio si spegnesscro gli uldmi raggi di quel ^orno procelloso di cui 426 anni prima erasi veduta V alba con Augusto. Trattandosi nel periodo settimo del doniinio degli Unni, e prima di tutto dei popoli nordici, si rimpro- verano di nuovo i facinorosi figli di Qnirino per ayere ddatata la loro potenza, rovcsciato il trono dci sette re, dominata la penisola, e varcate Ic cdpi per iucb- briarsi di brutte glorie ^ si soggiugne clie Roma tor- Jiava dalle sue vittorie infetta dei pregiudizj e delle siipersdzioni dei vind , lontanlssima sempre dal pen- sare come grande ^ e accennansi le leggi moUiplicate alV infiuito , indizio della gravezza esticma delle ma- latde morali e dell impotenza dei rimedj. In una nota si soggiugne il confronto cogli spedali e colle am- bidanze , nelle quali crescono gli studj della medicina € della cJiirargia: al codice ed ai muni(i[)j riduconsi i due soli bencficj di cui Roma gratificasse I' uma- nitd. Qualclie dubbio puo anche suscitarsi suUa pro- posizione clie si legge alia pag. 214, die Italinni, Franccsi, Spagimoli, Aleuinnni, taui procediamo dalle stesse origini , dalle bellicose sclaatle cresciute fra d CONSIDEU.V.TA DA G. B. DE CUISTOFORIS. 1 77 Danubio , la Scandinavia , V Oceano Germanlco e la grande mnraglia della China. Difficile sareljbe il siip- porre die nell' Italia, e mono assai in questa che nelle altre regioni , si spegnessero tutti fino all ultinao i nazionali; che popolate non fossero piii tutte quelle regioni se non che da barbari o da tigli di barbari, e che in Italia piu non rimanesse traccia della di- scendenza ne pure dei Roniani. Imperocche ad onta di siiTatta supposizione , e attraverso tutte le incur- sioni dei barbari se ne conservo la lingua, in gran parte conservaronsi i costunii, le tradizioni e perii- no i nomi di moltissime famiglie. Alia pag. 219, in cui si parla di Attila e della prima demolizione di Milano , crediamo per errore di stampa inserito il nouic di Albino in vece di Aldno,- ma non vorremmo I leggere in una nota apposta a quella pagina stessa, che Venezia stata per 044 anni dominatrice del mare € del commercio , dal timore riconobbe I origine sua, si governo col timore e cesso per timore ,• il che ri- , gorosamente parlando non e vero, massime qualora I si prolunghi d' assai, come si ha dalle storie, il pe- ( riodo della floridezza di quella repubblica , giacche i Veneti non estesero col timore il loro dominio , non conquistarono col timore le isole della Grecia , ne col timore s' impadronirono di Costantinopoli e fecersi per qualche epoca terribili per terra e per mare. Neir ultimo periodo di questo volume, cpiello cioe I del dominio degli Eruli, dei Goti e dei Greci , os- serviamo i.° che procelloso fu certamente il tempo trascorso dalla niorte di Teodosio tino alio stabili- mento dei Longobardi in Italia, ma che cio tutta- via non esclude la tradizione popolare che in IVli- lano a' tempi di S. Ambrogio si godesse pace , sem- plicita ed innocenza, per il che si disse proverbial- niente ambrosiano un uomo che tutto fosse probitcl e buona fede ; 2." che al proposito delle ossa e delle armature de' guerrieri di Odoacre, che si scavano ancora nelle campagne di Aquileja , non cade opportuna la JSibl. huL T. LIX. 12 178 COMPENDIO DELLA STORIA MILANESE citnzionc dei moid scpolti nel cimitero di Vcnzonc , i qiiali dopo alcuni aiini si cmano fuori tall die pajotio ancor vivl , su di die scrive ora dottamcnte il dott. Marclicsini di Udine ; 3.° linalmcnte clie male a pro- posito ancora si contrappongono alcuni esempi d' u- nianita di Totlln in Cnnia alia ferocia dei Komani, i quali jioii in qncsti iiifcUcissimi anid, come dice rautorc parlando dclla sccuuda demollzlone di Milano , ma alcuni sccoli prima, coii quelle loro plumb c e mani sterilizzanti , itisa/igui/intc , avevano gioito di uoii la— sciarc persona viva nellc ciltd di Carta gine , di Nu- jnanzia, di Corinto . . . Qncsto solo passo bastcrebbe a far vedere non libcro da passione Fautorc, il c]uale nella prefazione predicata aveva \ imparzialita ncllo storico ! Piu brevi saremo nelV esame del secondo volume clie compi'ende i tredici successivi peiiodi del do- minio dei Longobardi , di quello dei Franchi , degli Impei'atori italiani , del primo tempo repubblicano, di c|uello del dominio dei Torriani, dell' aherno do- minio dei Visconti e dei Torriani, di cjucllo dei VI- sconti, del secondo tempo repubblicano, del dominio degli Sforza, di quello alterno- dei Francesi, degli Sforza e degli Spagnuoli , del dominio Spagnuolo , dcirAustro-Sardo , del Gallo-Ispano e di quello della casa cV Austria. In c|uesti periodi maggiormente si av- vicina Tautore al suo istituto, cioe alia storia di Mi- lano e della Lombardia, e piu rare sono pure le pre- diclie e gli squarci di teologia e di morale; benclie alcuno se ne trovi inserito a proposito del feudalismo, del quale acconciamente si dicliiara Torigine, come quella pure si espone della potenza temporale degli ecclcsiastici. II medio evo si stabilisce , secondo al- cuni storici, di mezzo fra la caduta dell impero d'oc- cidente con Augustolo nell' anno 476 delF era volgare , e qnella dell' impero greco col nono Coslantino ncl 1453. Quel periodo vieue 2;iustamente chiamato \ in- terregno della ragione , perche FEuropa trovavasi pro- strata nella piu compassionevole ignoranza d' ogni CONSIDERAT.V DA G. B. DE CUISTOFOKIS. I -9 dottiina e d'' ogiii arte: ma noii vorremmo coll' autorc comiiiciare nri tristo medio cvo molto prima con Roma regia , e continuarlo seinpre peggiorando con Roma repahhlica e con Roma impeiiale; e neppure inten- dianio come la crisi dei tempi barbari fosse spaven- tevole si, ma salutare, e come cjuelli fossero i tempi del ferro e del fuoco impiegati a guarire le ulcere an- tiche , salvare I umanitd dulla irreparabile cancrena e preparare la presente civiltd europea , die appunto non surse se non die col diradarsi le tenebre della barbarie. — Alia pagina 53 e 64 di qiiesto volume, in proposito di un' elegia cantata dagl' Italiani verso r anno 924 nelle citta alloi-a assediate dagli Ungheri, si espone in breve la genesi e 1' indole della poesia; ma questa , direra quasi , digressione sembra fatta soltanto per servire ad uno spirito di scuola die non vede parola poetica se non die nell' entusiasmo pro- dotto dalle impressioni morali e nel parlur concitato ; die csclude dalla lirica d ispirazione i citaristi del Parnaso italiano,- die crede dover 1' epica cedcre i suoi campi alia prosa storica ; die immagina gia con- dannati dal buon senso gli apologlii e gli idillii, e rc- puta tutti sogni le pastorali di Teocrito ^ di Virgilio, del Sannazaro. Solo qualclie periodo di vita egli accorda alia lirica , pcrclie compagna della musica non deporra le majiidie armonie del suo ritmo, die tanto rallor- zano la virtu del pensiero , e si durevoli e si care ne lasciano I'impressione nella memoria. Si fanno pero voti perclie sempre meno frequente e meno forte sua tra gli iLomini V entusiasmo di passioni solenni, perclie la fantasia {sorgente della lirica) sia con molto studio moderata dalla ragione; perclie essa non crei il pos- sibile e V impossihile c non propaghi un grande peri- colo di commozioni. Cosi potra almeno sperarsi die pill non sorgano ne Findari , ne Orazii, ne Pctrar- chi , ne Ckiabiera, nc Jllctastasii, ne Lahindi ! . . — Molte cose degne di riflcssioiie troviamo nel § della origine della repubblica in 3Iilano ; per esempio die i democratici rnilanesi non conobbero die la filcsofia l8o COMPENDIO DELL A. STORLV MILANESE dl Marte e di Odino ; clie daW apatia passa?'ono alia cupidlgia , dal silcuzio agli iirli , dalla pazieuza alia tracotanza ( il die torse lecero tutti , cominciando dai piu antichi e vcncndo lino a" tempi nostii); die al disjpotismo feudale softe/Urarono le tumnltuose violenze TcpulMlcaiic , le cpiali nulla certo avevano di comune con quel dispotismo; e die \ iiso dci duclli fra gt iiidi- vidui indusse le ruinose gucire tra le citta lombarde, al quale proposito si dice die confusa era T idea della virta die comanda la pace , con quclla della gnerra che significa eccldio e furore y die si pigliavano per eroismi le abitudud degli orsi, e die credevasi che lo spirito di fazione , dircttamente opposto a cjaello della man- suctudine e della caritd , frattasse gloria e salute. — Vogiiamo pero essere giusti in mezzo al religioso fer- vore, iniportuno talvolta, die dall' autore dimostrasi. Le pagine 72, 78 e 74 respirano la nioderazione e la tolleranza , riprovano il fanatismo e la violenza , le jiiannaje e i roglii sostituiti alia ragione e discordi troppo dallo spirito della legge evangelica , e come errori compassionevoli ci presentano le stragi degli Albigesi e i fasti dell' inquisizionc. Cosi alia pag. 76 diceria di qualche visionario cliiaiiiasi la pretesa ap- parizione di S. Ainbrogio a cavallo collo staffile , che ora non dovrebbe piu mettersi nelle raani del santo prelato; e s' insinua una prudente circospezione in- torno ai miracoli non comandati dalla nostra fede : cosi alia pag. 94 si ricorre alia fisica ed alia chimica per ispicgare le prove maravigliose del prete Liprando , di S. Pietro Igneo e di altri die passeggiarono in mezzo al fuoco. E siccome piace sovente all' autore di niescolare 1' antico col moderno, egli cita in que- sto luogo il Leoni di Como , preteso incornbustibile , e fino i nostri pompieri stranamente imbaccucati dal cav. Aldini. Con piacere si leggeranno gli articoli della pace coi nobili , del Carroccio , della gnerra delle investi- ture , dei gindizj di Dio , dei tornci e degli sternmi gentilizj , della musica ed altri simili , die tutti CONSIDER.VTA DA G. B. DE CRTSTOFORIS. l6l entrano nel primo periodo repubblicano , il quale si fa correi'e avanti indietro almeno per qiiattro secoli. Non sappianio iino a qual grado sussistere possa il paragone tra T epoca dclla cavalleria nella stoiia nio- derna e quella dell' croismo nell' antica ; se i paladini intend a soddisfare I obbligo della caritd ( pag. f)8 ) , fossero facinorosi e dissolutl , come pure se gli anticlii eroi dessero stolte e libalde prove d intrepidezza ; se la poesia del trovatori avrebbe serbato carattere di ori- ginalltd nazionale , se non fosse venuta poi da Bi- sanzio la smania di copiare dai Latini e dai Greci , con die troppo cliiara si scorge la propensione del- r autore al romanticismo. Rla i nostri migliori arti- sti non potranao leggcre con indiffcrenza quanto e scritto in una nota alia pag. loi , nella quale, giu- stamente osservandosi che nelle scuole ginnastlche V occhio dei pittori e degli scultori veniva di conti- nuo ammaestrato alia linea del bello . . . efficacissime cagioni per cui le arti gradepoli raggiunsero in Grecia, I eminenza dclla perfezione ,■ si vorrebbe con tiitto V animo far rinunzia di questa strada e di qiiesto mezzo , cioe dello studio del nudo, rigiuardato come offesa all onestd , soggiugnendosi che le arti per es- ser belle debbono esser buone , e che la loro eccel- lenza e abbominevole se pagasi a prezzo di tarpitudtni. Ognuno ben vede che ben anco senza turpitudine puo osservarsi il bello nella natura ; che qualunque turpitudine e esclusa nelle nostre scuole del nudo, come non poteva ella sempre accusarsi negli esercizj ginnastici della Grecia; e che tinalmente con questi scrupoli eccessivi si verrebbero a deplorare i mezzi con cui formaronsi i Fiaia e i Prassitell, e senza de' cjuali non avremmo forse avuti i Raffaelli^ i Mi- chelangioU, i Correggi^ gli Appiani , ecc. Una bella tirata di morale si inserisce in proposito degli spet- tacoli. Pcrciocclie parlandosi della musica, si celebra quella degli Ebrei e si traduce un inno de' Leviti ; si presenta una bella pittura degli Umiliati , e della industria e delle manifatture fiorcati in Milano a quei lo2 COMPF.NDTO DFXLA STORI.V MILANESE tempi; nia non si accennauo i posteriori disordini di que rcligiosi , i quali furono pcrcio causa eglino stessi dclla lore radiita. I'assianio oltre allc guerre con Lodi, Como e Cremona, al latti daX Barbarossa^ al prime e secondo assedio di Milano, alia tcrza de- niolizionc di questa citta , alia lega Lombarda , . . . e lodinsi i pochi cenni clie si soggiungono sulla fine di qucsto pcriodo intorno alia mateniatica, alia chi- mica , alia botanica, alia medicina , alia giurispru- denza. Singolare pero ricsce la lagnanza delT autore inserita in una nota alia pagina i53, clie lento e lo studio della medicina, come lenti ne furono i pro- gressi da Escidapio fino alia scuola Salernitana , pei'- che i nostri giovani eleggono di studiare medicina a 20 anni, e perche in vece di prosodia, di mitolo- gia , di umanita, di metafisica .... potrcbbero i giovinetti erudirsi nella notomia , nella fisiologia , nella patologia, nella chimica, nella storia natura- le, ecc, come se in tutti quegli studj potessero eglino scnza lettere iniziarsi ! Nel periodo del dominio de' Torrlani si parla as- sai ragionevolmente della lingua volgare tiglia della latina ; ed impariamo che i versi martclliatii scritti eransi in Milano da un frate umiliato cinque secoli incirca avanti la comparsa di Jacopo Martelli. Nel seguente periodo si t"a menzione di Dante, del Pe- trarca e del Boccaccio : del primo si dice clie nella sua commedia , da alcuni detta divina per wi entu- siasmo di ammirazione , ahbondano gli iiidlzj della umana dcbolczza ; del secondo moralmente si ripro- vano gli omaggi amatorii esagerati , pltraggiosi al veneraiido nodo conjugale , benche poi se ne lodino il sentire dilicato e morale , il patrio amore e i li- jjri lilosoHci , che ora piu scarsamente si leggono che non il cauzoniere ed i trionfi^ del terzo, tristo mo- numento della finczza del suo iiigegno e di una per- versitd di morale, chiamasi il Decamerone, e si sog- giugne che V arte del primo maestro dclla prosa ita- tianafu ignomimosa , perche rii^olta a decorare nefande CONSIDER A.TA D\ G. B. DE CRISTOFORIS. l83 scostumatezze : non si dubita perfino di asserire clie le forze dclla peniia in mano al Boccaccio riuscirono pill daiinose alle socield venture^ die nol fosscro le pestileiizc e le crudeltd dei pessimi principi , giacche qiiesd iiiali sono scomparsi , ina it danno delle cento uovelle e incalcolabilc e perenne. — In mezzo alle brutte pagine della storia dei Visconti e degli Sfor- zeschi ( brutte per le atrocita die vi si contengono , non per la savia condotta dello storico ) , distinto abbiamo un articolo sulle invenzioni. Da quest' arti- colo ci si fa noto die agl ingegneri ducali Fillppo Orgajii Modenese , e Fioravaiiti di Bologna , non a Leonardo da Vinci, come volgarmente si crede , de- vesi attribuire il nierito dell' invcnzione dei sostegni o delle cosi dette conche dei nostri navili ; e clie verso r anno 1450 s' introdussero in Milano le carte da giuoco , le carrozze dei Francesi ( die dunque non ebbero principio sotto Francesco I nel i5i5, come si e detto altrove ), le poste per le lettere , r incisione in pietra ( forse Parte de cammei ), gli ocdiiali, gli spilli, P acquavite , F organo con sepa- rati registri imitanti i suoni diversi degli strumenti ed i cannoni , di cui Francesco I Sforza fu il primo a servirsi tra i Lombardi. Nelle pagine seguenti si parla altresi di Bramante e delle sue opere in IMi- lano , di Leonardo , del matematico Liica Paciolo , di Demetiio Calcondila e di molti altri die insegna- rono nelle nostre scuole. — Nel periodo dell' alteruo dominio Francese , Sforzesco e Spagnuolo s' intro- duce anche il viaggio di Cristoforo Colombo , e 1' au- tore cerca la derivazione dei viventi trovati in Ame- rica dcdV Asia prima stanza della creazione , o per mezzo dcR'aflantica, ingojata poi dall'oceano, o per mezzo di fuggitivi dall'Asia e dalF Africa a caso sidle loro bardie sospinti dai venti all India occiden- tale. Vi si osserva pero giustamente die V Italiano Cristoforo non fu complice dello scellerato sterminio degli Americani, e che scarso di delitti fu pur il j viaggio ( che pero non poteva essere altrinienti ) di 184 COiVIPF.NDTO DELL A STOniA. MILANESE Marco Polo alia Cina. Di invenzioni si parla ancora nello stesso pciiodoj, da prima di alcuni litrovamenti nieilici , c del sistcma Copeinicauo , ]>oi dellc gaz- zettc , poi di varj niigliorainciiti ucir arte musicale e della introduzioiie di varj struincnti da liato , tutti prodotti da Italiaui ; poi dellc accadeniie poetiche ( tra le quali noii vorrcmnio veder roiifusa cpiella de' Lined elic di tutt altro occupavasi clie di poesia), e fiualnientc dclP arte del ricamo portata a que' tempi in ]\Iilano a mirabile perfezione. Nel periodo seguente, del doiiiinio Spagnuolo, s' in- serisce un bell' elogio di S. Carlo Borromco , con un cenno siii principj dell' eresia iViLutero, e parlandosi di scienze , si fa inenzione di Galileo , del Castelli mi- suratore delle aeque , del Vipiani^ del Cavalieri^ di Bacone , di Newton, di Cartesio e d' altri ; ma non vorremmo aver letto che Cartesio sostitui errori ad errori , benche gli si lasci il merito dell' applicazione deir analisi algebraica alia geometria. Si loda pure giustamente il pontiticato del caid. Federico. Tra le invenzioni si registra la drammatica musicale; tra gli artisti si nominano varj pittori , tra i quali obbliati pero vediamo molti Lombardi , e tra gV inventori si annoverano il Romano Branca e il Bresciano Lana , al primo dei quali si attribuisce la scoperta di un potente motore nel vapor dell' acqua , al secondo r idea , il tentativo , o il primo disegno dell arte di volare. 1 benelicj di 3Iaria Teresa riempiono quasi tutto r ultimo periodo del primo dominio della casa cV Austria, e con piacere veggonsi ricordati in questo i nomi tYv Parini , dell'^gytm, di Verri e (\\ Beccaria: relativamente pero alle scienze ed alle arti, vediamo ricordati piuttosto nomi stranieri che non Milanesi o Lombardi. Per tutte le quali cose ci sembra che questo libro a rigore non possa dirsi un Compendio della storict Milanese, ma bensi una serie di periodi e un com- plesso di notizie che alia storia imivcrsale pin che alia milancse appartengono , mescolatc con molie I CONSIDER. VTA D\ G. B. DE CRISTOFORrS. 1 85 cliscussloni religiose e con nioltissimi avvertimenti di morale; ottimi e sanissimi per la maggior parte, ma che alcuno non si attenderebbe di trovare in questo luogo, ed i quali ci hanno percio chianiati ad iin piu lungo e pin minuto esame. Veneratori noi siamo since- raniente delle verita rivelate e della morale reliaiosa c civde; ma non possiamo toglicrci dalla ment? un dubbio angoscioso, che il parlarne ad ogni tratto e a qualunquc proposito , e il ripeterne anche fuor di luogo gh avvertimenti , debba riporsi fra' metodi poco acconci a recare un sicuro vantaggio , ed a produrre quell' effetto che piu sarebbe "a bramarsi sul cuore de' giovani cui 1' opera e destinata , ed i quail gi^ nella istruzione religiosa , base di tutto 1 umano sapere, sono ampiamente, come si accenno altrove, istruiti per sistema nelle pubbliche scuole. JNIeapprovar possiamo per un libro d' istruzione quel raccoghere quasi in miniatura i vizj piu che le virtii de principi e popoli antichi. Imperocche per tal modo la storia , siccome fu gia detto in questo no- stro giornale, flirebbesi strumento d' ogni malizia • e scaldando gh animi al del.tto e facendoh freddi alle opere d'onore, non pin sarebbe maestra dclla vita, ma consiglia trice d' ogni scelleratezza. i86 Lettere sid niraioscnfti orlr/itali c particolarmcutc arc/hi che si tjovaiio iiclle diverse Biblioteclic d Italia, del signor consiglierc aidico Giuseppe De Hammer. — Lettera VIII. Bibliotcche di Modena c di Parma ( F. Blblioteca ItaVmna tomo Sb", pag- 2S). J. ra i pochi cofliri arabi che posscdonsi dalla bi- bliotcca ducalc di Modena ( alcuni de' quali scritti in caratteri ebraici) la raccolta delle tradizioni del Pro- feta fatta dal celeberrimo Bochari a tutti gli altri sovrasta; 376) ma in essa non trovansi clie le parti I, II, III/ IV, XIV, XVIII, XXIII al XXXVI in altrettand volumi. 077) II Tehafut^ cioe la successione dei lilosofi del Ghazali e 378) Ibn Rescid (Averrocs) sono tra i codici scritti in caratteri ebraici. 379) II commcntario del Miftah ( Enciclopedia fi- lolo^ica del Sekaki ) fatto del Scirazi. 380) Un calendario turco Rusname in elegantissimo carattere, dettato dall' astronomo Derwisch Mustafa sotto il regno del sultano Ibrahim. A Parma i codici orientali del decano degli orien- talisti europei, il ch. sig. canonico Rossi, conosciuti pel catalogo stampatone in tre volumi, vennero nniti alia biblioteca ducale per munificenza di S. M. PAr- ciduchessa Maria Luigia, alia c^uale Parma dee tanti graudiosi edilizj ed utilissimi istituti (i). Non parlero a lungo del 38 1 ) Corano elegantissimo, preso all'assedio turco di Vienna e di la passato a Parma , sul quale il P. Pacciaudi ha scritto un trattato in cui il minore sbaglio e il dire ch' egli fece aver esso codice ap- parteniito al gran Visire stesso, mentre apparteneva (i) Veggasi questo Giornale torn. 45.°, pag. 3oi. LETTERE SUI IMANOSCRITTI ORIENT ALI , eCC. 187 ad uno de' suoi officiali che vi ha notato la nascita de' proprj fanciulli ; le parole in quel trattato sono si storpiate e sconce e di scrittura e di scnso , che veramente ci danno prova evidente che il P. Pac- ciaudi o cliiunque in nome suo scrisse quelle anno- tazioni pochissimo intendeva di arabo. Mi appaghero di segnalare tra i tesori fdologici , oltre il detto co- rano, sei altri codici, due poeti persiani, un arabo, un turco e due dizionarj , 1' uno persiano e Y altro turco. 38--) Un trattato sulla lingua turca composto da 3Iohammed Ben SsciUh sull' esempio d' un simile trat- tato arabo cVIbu Hayaii , intitolato Et-tergbman ( il dragomanno). II titolo dell' opera turca: Edduir el- madhiet fi lisan et-turkiet , cioe perle risplcndenti nella lingua turca. L' autore dice d averlo compilato d'una trentina di opere grammatiche e lessicogratiche turche ^ arabe , persiane, giudaiche e pehlewi delle quali aggiugne Telenco, e ci da ad un tempo la no- tizia dei dizionarj principali arabi, turchi e persiani dei quali parlati abbiamo all'occasione dei dizionarj della Vaticana. i) Lughatol-Acliteri Keblr, cioe il gran dizionaria AeWAcliteri, stampato ultimamente in Costantinopoli ; 2) Mlirkatol-lughat , ossia la scala della favella , dizionario arabo-turco compilato dal Gewlieri e dal Camus (alia bibl. C. E.. di Vienna, n.° 5); 3) Lughat Nimetollah, cioe il dizionario di A^i- metollah persico-turco (alia predetta biblioteca, n.° 6); 4) Lughat Halimi, cioe il dizionario di Hallmi persico-turco (alia predetta biblioteca, n.° 7); 5) Ssihahol-agem, cioe il veriHcatore persiano di Hindnsclah , fatto ad imitazione del Ssihahol-areb del Gewhcri ; 6) Ssihahol-bejan, cioe il verificatore della spie- gazione , opera non citata da Hagl Calf a ^ 7) Giwahir ol ukud, cioe le perle dei nodi, non pure conosciuto da Hagi Calf a i l8o LETTERE SUI MANOSCRITTI OraENTALl 8) Tohfetol-edeb , cioe il dono dei buoni cosUinii, trattato di granunatica araba del Ahmed Ben Moham- med Al-eschmaunl , m. 809 (14C6); g) Daiiisten, cioe il Saper 2;lossario persiano; 10) Nissab ol-ssibyan, cioe la porzione dei ra- gazzi , glossario riniato persiano-turco cV Ebi Nassr Mesud Ben Ebiker Ben Hiisein Ben Giafcs il iilologo ; 11) Nissabol-fetian ^ cioe la porzione dei gio- vani , imicazione del precedente ; \-i) Lughat Sciahldl, il glossario persiano-turco del Seiahidi in rima, stanipato a Costantinopoli colle a2;giunte del Wchhi T anno 1798-, 1 3) Subhei ssibyan, il rosario dei ragazzi, glos- sario rimato arabico-turco, stanipato a Costantinopoli I'anno 1797; 14) Il commentario del Nissab ol ssibyan del Seid Scerif Giorgiani; 1 5) Snnbuletoz-zeheb . cioe la spica d'oro, non rammentato da Hagi Calfa; 1 6) Tohfei Hossam , il dono di Hossam , non pur citato da Hagi Calf a; 17) II glossario del Sciahname ; • 18) II glossario del Mesnewi; 19) II glossario del Gulistan di Seid Ali; 20) Un altro codice sullo stesso argoniento, opera celeberrima di Saadi del Sururi. Questo codice gio- vera a chi studiare voglia i poeti persiani, dei quali trovansi due de' piu celebri in questa ducale biblioteca. 388) Manlike t-tair , cioe i dialoghi degli uccelli , opera mistica del celeberrimo Attar, della quale si e parlato a lungo nella storia della poesia persiana. 389) II diwano di Kemaleddin Ismail d'Issfahan, poeta filosofo, il cjuale ridotto a niorte dai Mogoli I'anno 655 (1237), ebbe T animo si forte che pote scrivere ancora col suo sangue due distici in lode di Dio, distici tradotti nella storia della poesia persiana (Vienna, 18 18, p. 160). 390) II Scehneme di Kassim II cosi detto ed anclie Gunabadi oud essere possa distinto dal gran poeta E PARTICOLARMENTE ARABI. l8o mistico Kassim ol-enwar, cioe il distriljutore dei lumi, poema storico dei fatti di Sciah Ismail (n.° 6). 391) Sciah u Keda, il re e il niendicante, poema ronianzesco mistico turco da Yahya Efendi ( n.° 3). 392) Tergiman ol escwak, cioe il dragomanno dei desiderj, divano mistico del celebre dottoie Mohieddin Al-arabi, m. 638 (1240) e sepolto a Damasco, dove dal Richter e stato visitato ultimamente il suo se- polcro fabbricatogli dal sultano Selimo I. Lo scris«e I'anno 611 (12 14) durante il suo pellcgrinaggio alia Mecca , ed egli stesso lo spiego in un commentario scntto r anno dopo nella citta d'Akscehr ( nella Ca- ramania). Non mi e noto die si trovi questo divano m altra biblioteca europea , e al pari del poeta per- siano di sopra lodato si raccomanda alio studio degli amatori della poesia orientale, alia quale di tutte le poesie occidentali nissuna piu si avvicina , quanto 1 italiana. 190 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Elenicntl dl mincralogla dl Stcfaiio Andrea Henier, •pfofcssorc ordltiario dl storia naturale speciale neh- l Univcrsitd dl Padova. — Padova, 1825-1828, in 8." Tomo prlmo dl pag. 616 con 5 tcwule in ranic {*). ( Estrutto. ) D. 'el due volumi oncle risultano questi elementi noi noti possediamo fuiora clie il primo : pero da quanto vlene in esso esposto possiamo cliiamarci bastevolmente infor- mati anche del conteiiuto del secondo. L' iinpressione del- r opera fu principiata nel 1828 , ma per gravissimi inco- modi di salute sopravvenuti all' illustre autore, e per im- portanti commissioiii ingiunte al medesinio venne ritardato il compiinento del volume die abbiamo fra le mani sia verso il fine dell' anno 1828. Esso porta in fronte mia hreve dedicatoria diretta al cliiarissimo nostro professore Mangili ora defunto. Iiicomincia con una prcfazione desti- nata a fornire un opportuno ragguaglio dell' andamento che si e osservato nella distribnzione ed esposizione dei contenuti oggetti. L' autore dichiara che quanto espone ne' suol Elemeiid u non e detto pei provetti nella mine- ralogia, ma solo per quelli che vi si iniziano, ed espres- samente pe' suoi scolari , affinche abbiano in questi un repertorio, e possano con questi sovvenirsi di quanto piii estesamente lia loro detto dalla cattedra , ed ha loro fatto conoscere praticamente con la dimostrazione di numerosi niinerali; e perche pure con tal mezzo siano agevolati a sostenere gli esami anco di questa importantissima parte della Storia naturale. " Giitsta il linguaggio del medesimo ^ Vina Introduzione a questo studio , indi i necessarj Fonda- menti per progredirvi, poi degli utili Accessor] costituiscono C) Tndugiato abbiamo a parlare di questo primo vohime,per- cJic scavanio in aspetlazloiic del secondo. tLEMENTI DI lMINER\L,OGIA, CCC. I f) I il pi-itno volume. I diversi mincrali semplicl fiaora conosciu- ti , clnssificati , nomenclau e caratterizzati sino alle varieth e sotto-varieta con alcane relative indicazioni del luogo , deir iiso , ecc. costitniscono il secoado volume. la qnattro capitoli viene divisa I' Iiitroduzione. Nel i.° si porgono alcuni Cenni storici sulla miiieralogia fino al 1833. L' antore ci fa con essi rilevare le principal! cause die influirono ai progressi della mineralogia, quelle die la ritardarono; fa conoscere gli uomini piu celebri die vi si distinsero , e die vi si distinguono ; e per giunta ben utile, die pei nostri liljri di storia naturale pub dirsi nuova, enumera i piii cospicui gabinetti oggidi esistenti tanto in Italia (1) che fuori di essa^ di alcuni indicando ben anco r origlne , le circostanze die coutriliuirono al lore ingran- dimento, e cio die vantano di piii pregevole. E verosimile che gli uomini assai per tempo abbiano fatto USD di niinerali, ma non per questo crediamo si possa dire che lo studio della mineralogia abbia comiacialo coW apparire dell' uomo : fra le grossolane operazioni die per avventura si saranno eseguite sopra alcune sostanze minerali dagli uomini primi , noi non sapremmo ravvisare i primordj della scienza mineralogica. L' autore venendo a parlare di Plinio si adopra a difenderlo dalla taccia di troppo credulo alle narrazioni favolose , facendo osservare cli'esso, riportando tutto quelle die aveva inteso dire , non prestava pero credenza a ^quelle narrazioni : il passo in cui Plinio dichiara di non volere obbligare la sua fede in molte cose die dice ecc, puo valere a scusare in parte quel gran compilatore dalla taccia che gli viene comune- niente attribuita , ma non gia per intero; essendoche non rade volte esso si esprime in modo da raostrarsi persuaso, che quanto riferisce sia di fatto. Sappiamo die in tempi supcrstiziosi le menti anco piu sublimi furono pur troppo ancli'esse dominate dalle fallaci credenze j ne deve poi re- car sorpresa che Plinio non ne sia andato esente , quando (i) Tra le collezioni niinei-alogiche di cui va adorna la citta di Milauo distinguesi pur qiiella del sig. don Giuseppe De Cristo- fori , giovane n;itui-alista di niolto merito : essa al presente e forse la piu couijiiiita fi-a noi per ispecie tanto orittogaostidie die geo- gnostirhc. Crediamo die non \ enga ricoi'data dalF autore per es- sere di receute foniiaziouej e quindi ad esso sconosciuta. I()2 ELEMENTI DI MINERVLOCI.V vegg'iamo clie creduli furono alle plu strane narrazionl non poclii insigni uomini veiiuti a tempi ben posteriori. Lad- dove occorre indicare gli avanzauienti che lia fatti in questi ukiiiii aiini la cristallogralia , il dotto professore fa osser- vare come fin dal 1688, e piii difFusamente nel 1700, il liolognese Guglielmini nella sua dissertazione De salibus fi- sicaiuente e matematicamente dimostrasse le plii impor- tanti verita fondamentali di quel ramo di scienza. Dai varj ijassi che risgiiardano quest' interessante argomento, chia- ramente si rileva esser egli stato il primo ad iiisegaare che nei niinerali , oltre le forme poliedre, or dette secondarie, vanno distinte anche quelle delle particelle , era dette mole- cole integranti, costituite dai principj elcmeutari ; che tali particelle devono essere di una delle figiiie poliedre le piu semplici ed a facce plane, ora detta forma prlniitiva : che le diverse forme (secoiidarie) dei cristalli dipendono dalla diversa forma e dal modo di combaciarsi delle facce delle loro particelle (molecole integranti), dalla disposizione delle une sopra le altre , e che la forma di qneste particelle essenzialmente distingue T uno dall' altro per natura e per proprieta i niinerali. Ne si limita a riconoscere particolari forme nei sali soltanto, ma le attribuisce anche a tutti gli altri corpi minerali : cosi noi possiamo vantarci di avere determinati i principj fondamentali della cristallografia assai prima che gU stranieri se ne occupassero : nostra sfortuna fu , anche in questo argomento , che principj si fecondi di utili risultamenti non vennero presi in quella conside- razione che meritavano, anzi rimasero negletti. Sembra che De Lisle ed Hatty siano passati inavvertitamente salle orme segnate in guisa si luminosa da quel nostro celebre italiano , che mentre in qualita di insigne idraulico impo- neva leggi di freno al padre dei fiumi, qual profondo e sottile indagatore della natura le leggi recondite pur di- scopriva deli' intima struttura dei minerali. II secondo capitolo co\xi\ene sAcnni Cenni geognostici ; c\ne\ soli pero , come T autore si esprime , che sono indispensa- hili per intendere le descrizioni ed i carattm dei minerali: riserbandosi il di piu agli Elementi di geognosia. Buona parte di que'cenni, eccedenti di poco le 20 pagine, e puramente topografica. Venendo 1' autore alle divisioni cha separano inicrnainente e rendono coniposte da numerose masse le vaste esteasioni, i terreni e le monta^ne, egli applica 1' idea dello DI STEFANO ANDREA RENIKR. 198 strato tanto al loro membrl piu grandiosi, quanto ai minimi, risnltnnti da dl vision! parnllele; colla distinzlone, die quando gli strati haimo molta grossezza godono del loro nome , e quando sono poco grossi o sottili si chiamano laiuine, e sot- tilissimi si dicono fogliette. L' aatoi'e si e certamente cosi espresso per amore di semplicita , ma ci pare che, razio- nalniente, valere non possa una stessa idea , una stessa de- linizione tanto per v\a raembro di un moate , quanto per le fogliette di un frammento. Dopo die si e tenuto discorso della stratilicazione, si deteriiiina cio che s'intenda sotto il nome di roccia , indi si definisce il terreno : esso e un tratto, un' estensione della superficie terrestre , iiella quale pre- domina una stessa roccia. Si espongono qnindi alcuae no- zioni ed alcnne distinzioni relative alle rocce ed ai terre- ni; quelle die interessano, come dice 1" autore, non solo la geognosia, ma pur aaco la mineralogia. Non esente da qual- che erronea interpretazione puo riuscire lo estendere in tutti i casi anche ai terreni le distinzioni relative alia composi- zione ed alia struttura delle rocce: ci sembra die mal suoni, per es., la distinzione di terreni semplici e composd , de- rivata dalla natura delle rocce , in quanto che 1' idea della composizione dei terreni ci risulta dal collegamento delle rocce medesime che lo costituiscono. II banco si definisce ti uno strato di natura differente da quella degli altri strati che costituiscono il terreno o la roccia nella quale si trova ». Si avverte quindi di non confondere le diyi- sioni che costituiscono gli strati, coWe fenditure, di cui si porge la distinzione : se piccole , ritengono il nome di fen- diture, se molto sensibili si dicono crepature, se molto grandi si nominano spaccature. Queste conducono a parlare dei filoni ; e intorno al modo della formazion loro si ripor- tano le due diverse teorie dei Werneriani e di Breislak , poi s'indicano le diverse parti che vi si sogliono distinguere. Suc- ccssivamente si da la nozione della ganga o matrice , indi si esprime cio die s' intenda per possanza di un filone. Si da poscia a conoscere la doppia signilicazione, che porta appo noi il nouie di miniera , cioe tanto il luogo dal quale si scavano i niinerali nietallici, quanto i metalli m^desimi non ancor depurati. Si definisce il masso « una quantita di minerale per lo piii di contest© massiccio, del quale le tre dimensioni non abbiano determinazione rispettiva, spesso irregolare : se sono grandi diconsi masse , se hanno forma Bcbl. hal. T. LIX. 1 3 194 ELEMENTI DI IMINI R.VI.OCIA regolare oil imitativa diconsi strati, banchi , o rognoni, o geodi, o peplti. Ci semlira clie T idea del inasso, cosi preseii- tata , noil comprcnda qiiella dell' ammasso die vien delinito toniuiicineiite uii doposito niiiierale avviUippato in totalita, o in gran parte da materiali divcrsi. Per ultimo si deii- nisce clie cosa sigiiilichi giacltura di un niinerale, in ri- giiardo a se stesso, alle rocce e terreni , ed ai minerali che vi si associano. Nel capiiolo III si fanno conoscere alcnne generalita necessarie da preniettersi alio studio speciale dei minerali, e quindi brevemente si parla dei corpi terrestri in generalc; della loro divisione nei tre regni ilella natura , e dei ca- ratteri clie distinguono gli csseri dell' uno da quelli degli altri regni. Esposte e considerate distintainente le essenziali difFereiize dei corpi attenenti ai tre detti regni , se ne de- suinono le seguenti caratteristiche. — I minerali. Corpi iiior- ganici, cosdmiti da parti siinilari, di coinposizioiie biiiaria, die crcscono per soprapposizione , e che sono inerti. — I vegetabili. Corpi organi.zzati , costituid da parti dissimilari, di composizione ternaria o quaternaria ecc, che vii-ono , die crescono per iiUcrno assorbimento ed assimdiazione , contrattili ed irriiabili , e che eseguiscono movimend fisicainente necessitati. — Gli animali. Corpi organizzad , costituid da parti dissi- milari , di composizione ternaria o quaternaria , che vivono , che crcscono per interna assorbimento ed assimilazione , con- trattili, irritabili, e sensibili , e che eseguiscono movimenti conseguentemente necessitati, e di quelli da essi determinati e spontanei. Conseguitano le opportune nozioni intorno alia natura dei pietret'atti^ si nota sotto quail diversi riguardi vengaao cousiderati dalle sclenze naturali, e quali utili lumi essi ci forniscano per la ricognizione di raolti fatti e feiiomeni relativi alia storia fisica del globo ; indi di- stinguonsi i minerali in seinplici e commischiati: si gli uni die gli altri possono costituir grandi masse , ed in tal caso si denominano recce, siccome venne gia espresso. Si indica sotto quale aspetto prendansi queste in considera- zione dalla niineralogia, e sotto quale altro dalla geognosia, ed anpo dalla geologia. Nel IV ed ultimo capitolo dell' introduzione Tautore, dopo aver distinti e denominati i tre rami di storia na- turale , die trattano delle tre grandiose categoric in cui tlividousi i corpi terreatri, euumera le varie parti in cui DI STKFANO ANDRE V KEMIER. H)0 viene pur divisa la mineralogia con particolarl denonilna- zioni, giusta i divers! rignardi sotto i qnali si pigliano ia coiisiderazione i mineral! : ingingne una distinta infonna- zione dell' indole delle dette parti, e per fine determina quelle alle qnali va a limitarsi nella compllazione de" suoi elementi, segnendo il costume: cosi oltre la semplice oru- tognosia ei vi aggiugne, secondo le sue espressloni, quanto c'insegnano di piii importante la chimica mineralogica e la crisiallografia ; cio clie c' indica di ciascun minerale la to- pografica, e quanto ci fanno sapere la ttcnologica e T eco- noniica. Passiamo ora al fondaraenti , ossia alia parte del libro c\\e couiprencle le cognizioni e le osservazioni suUe quali poggia Fedifizio della scienza mineralogica. — In tre capi- toli vengono pnr questi distribuiti. Nel i .° trattasi dei ca- ratteri dei niinerali ; nel a." delle classificazioni e sue parti, e nel 3.' della nomenclatura. Per carattere di un minerale s' intende tutto cib die presenta , o che vi si pub osservnre per riconoscerlo e clisdn- guerlo. Stando all' espressione letterale di una tal delini- zione si potrebbe a buon dritto gindicare che carattere si cbiarai il complesso delle qualita di un minerale, piut- tosto ciie cadauna di queste , distintamente. L'autore ad- dotta, come la piu opportuna per 1' insegnamento , la di- visione dei caratteri introdotta daU'Hauy, ia geometric! , fisici e chiinici , e sostituisce al nome di caratteri di eli- mirtazione , impiegato dal medesimo nel senso di carattere di scarto, r^ueWo di caratteri distiiitivi : forse alcuno non tro- vera opportuna una tale sostituzione , in quantoche usato esseudo non di rado F epiieto di distintivi per denotare pro- prietii caratteristicbe degli esseri, la signiiicazione che gli viene in mineralogia attribuita dalF auior nostro ( confor- memente a cio che taluno pratica in zoologia) potrebbe dar luogo ad equivoci nel linguaggio scientilico : Fepiteto diffe- renziali tornereljbe piu acconcio , abbenclie di un senso a quel delF altro assai prossimo. Oltre F essersi fatto cono- scere ciascun carattere separatamente , la sua teoria, gli stromenti ed i mezzi coi quali si riconosce , ed il modo di usarne, si sono indicate le principali anomalie che alcuni nianifestano , e le incertezze che talvolta da certuni pre- sentansi , onde avvertiti stiano i giovani di non determi- uar mai un minerale dietro un solo carattere, ma sempre 196 ELFMENTI DI MINF.RALOOI.V dietro il complcsso di plu di un carattere. — Nella espo- sizione dei caratteri geometrici Tautore ha desunti neces- sariamcnte i princijij fondamcntaU dall' insigne trattaio di cristalloiiraiia d'Hauy: volciido egli trasnietterci ia poclie pa- gine (55) le nozioni crlstallogratidie piu importanti ad ap- prendersl , lia dovuto, come si scorge , notaljilmente uioddi- care la distribuzione delle materie. Fornisconsl primamente le convenevoli notizie circa le diverse sorta di iiiolecole onde risultano costitiiiti i minerali; cioe circa le cosi dette mole- cole integrantl, deinentari e sottrattive. Si dimostra Timpor- tanza die vl ha di formarsene una giusta idea per la coao- sceaza de' niinerali ; e per renderne piii facile 1' intelligenza si porge wn esempio pratico di decomposizione meccanica di un cristallo romboidale, con indirizzo alle tavole, ove si rappresenta il risnltamento delle successive frazloni , sino che si perviene all' ultima possibile divisione. Conosciuti cosi con una sorta di anatomia gli element! lisici dei minerali , naturale e clie si apprenda come si efifettui ori- ginariamente la loro aggregazione. Parlasi quindi della cri- stalUzzazione : si espongono le circostanze merce delle quali dessa si compie ; si mostra come avvenga regolare , e dia quindi formazione ai cristalU come irregolare, e produca ua corpo informe , un animasso ecc. Quale causa perturbante la prima , si accenna V intervento di molecole eterogeiwe ; facendo pero osservare clie non sempre esso induce alte- razione nella forma dei cristalli, e se ne recano gli esempi i pill conosciuti. Succede indi la considerazione delle forme dei cristalli in gencrale : definisconsi dapprima le forme , e se ne insegna la nomenclatura , dirigendo in pari tempo lo studioso air ispezione delle relative figure. Si tratta di jjoi deir importanza delV esatta conoscenza degli angoli so- lidi dei cristalli e c' insegna come si abbiano a misurare : un tempo si usavano per detta misurazione le squadre e le sagome, ora si impiegano i gonicmetri: si da a conoscere la struttura e la maniera di servirsi del gonlometro di Ca- raugeau , migliorato da Gillet ; di quello di IVoUaston , e deir altro di Baumgartner. Si paria in appresso delle varia- zioni delle forme dei cristalli : esempi si recano di questo fatto in pill minerali che olFronsi sotto un diverse numero di forme : si fa osservare come le facce siano simili tra di loro nel cristallo semplice , come diverse nel cristallo comiiostO; e come in questo si possano distingucre le varie r>T STEFANO ANDREA RENIER. I97 forme clie talvolta la se riunisce: notasi come avvenga la delta comhinazione delle forme di un dato minerale , agginngendo alcuni casi di cristalli risultanti dalla comhi- nazione delle facce di dne date figure, ed il solido clie ne deriva. Si accennano inoltre delle anomalie che hanno Ino- go per accidentalita negli stessi cristalli offercnti la cora- binazione di piu forme, e se ne producono opportune di- stinte dimostrazioni con figure. Ci pare che sarebbe stato conveniente il far alcun ceiino a questo proposito anche degli aggruppamenti emitropici emitropie e della trasposi- zione ; anomalie singolari , ne infrequeiiti. Somministrate le present! notizie intorno ai cristalli, passa I'autore ad esporre i principj generali per la teorica de' raede- simi. — La stessa sostanza puo assumere diverse forme cri- stalline ; ma diverse sostanze possono anclie assumere una identica forma: si aniiovera quindi una serie di sostanze che si rinvengono sotto la forma culjica, altre sotto la romboedra, altre sotto la prismatica, ecc. Egli e tempo di esporre le ope- razioni meccaniche ed i principj che rischiarano la cono- scenza de' preaccennati fatti, ed in uno istruiscono su cio che pill imjjorta sapersi intorno alia formazione, alia con- testura ed alle difFerenze dei cristalli: si tratta quindi della divisione meccanica dei cristalli ; per il che si danno a co- nosceie in prima i varj mezzi coi quali viene dessa conve- nientemente praticata; iudi si vengono a dimostrare pratica- mente con due diversi esempi fra i plii noti i risultamenti a' quali grado grado conduce il processo della divisione meccanica effettuata con uno degli usati mezzi secondo le naturali giunture, con che si giunge alia determinazione delle forme primitive e secondarie. Assai complicata ed astrusa ci sembra la teoria AeWa. forma priniitlva. Per quanto d'altronde noi abljiamo riflettuto sul paragrafo desiinato a porgere la nozione della forma secondaria (i65), non ci e rinscito di formarcene un adequate concetto, ti La forma di ua cri- /' stallo che risulta dalla riunione delle sue Molecole di a forma primitiva ; e che con regolare disposizione, a norma « di alcune leggi, esse soprapponendosi lo hanno costituito, u questa sua risultata forma la si chia ma /orr/ia secondaria, ft perche appunto derivante da molecole di forma primitiva. >i Li generate niolto imperfetta ci appare 1' esposizione dei caratteri geometrici. Trattasi, in continuazione, delle forme delle molecole integranti. — Si tiene poscia discorso della IqR F.I.KMP.NTI DI MlNrR,\LOGl\ struitiira iln cristalli, argomento non alTatto nuovo per le previe relative nozioiii. La teoria dei decremeiiti e la face die riscliiara a perfezione il ieiioniieiio della nioltiplice va- rietix ilelle forme;, la loro tlerivazione da ua nuuiero de- terminator il vincolo clie passa tra quelle di un date si- stema, occ. Si ragioiia fjuindi dci dccreinciui in gcncrale , poscia distintamente si dimostrano i diversi modi con cui si etrettitaiio: ai Z«^i , ngli angoli, iiUcrinedj e vusd. Si fanno indi alciine considerazioni a cui la conosceaza di qiiesti conduce, e si pon line al discorso dci caratteri geoaietricL coir csposizione dei segni rapprescnlativi dci cristalli. Faccndo passaggio V autore ai caratteri fisici osserva la distinzione di univrrsnii e particolari : considera gli uni- versali riducibili ai soli quattro, la /on?ia, la striMurn, la coesione ed Wpcso, e li da a conoscere separatamente nelle loro parziali differenze. Parlandosi delle /brme si distlngno- no in determinabili, imitative ed iiideterininabili ad imlta^io- ne deirHaiiy, che pero colloca quest' ultima categoria di segnito alia prima come comprendente i cristalli indeier- minabili od oblit.crati , cite I'autore pone tra le forme imita- tive : fra le determinabili troviamo annoverate quelle che hanno luogo in alcune sostanze pel disseccaniento , e queUe altre che risultano da riempimento e conseguente mo- dellamento di una sostanza entro una cavita lasciata da un corpo poliedro distrntto: sono i cosi detti /(/Z5t cristalli. L' autore indica le norme che si hanno per differenziarli dai veri. Si compie questo argomento avvertendo che qnanto si e detto circa le forme detenninnbili imitative ed indeter- minabili si deve intendere tanto relati\'amente alle forme esterne, quanto a quelle delle parti interne che li costitui- scono. Conslderata qnesta dichiarazione, dnliitiamo che possa essere conveniente I'assoclazione dei falsi cristalli colle forme determinabili, in qnantoche la corrispondenza di falsi cri- stalli coi veri si limita alTaspetto esterno; e la forma esterna dei veri tiene un costante e rigoroso rapporto con quella delle loro parti interne. Verun riguardo d'altronde puo ot- tenere la determinazione della forma dei cristalli falsi che risultano da modellamento di una sostanza entro la cavita lasciata da un poliedro, in qnantoche, Inngi dalT essere propria della sostanza , puo appartenere ad un' altra qua- lunque. DI STEFANO ANDRFA RENIER. lOO Art. III. la questo si espongoiio i carattcri chimici. Som- ministrata 1' idea dell' indole di tali caratteri , si viene a por- genie uii distinto rag2;naglio , riducendoli ai seguenti : i." cjnelli clie provengono dalla fiiSLOiie; 2,.° quell! clie derivano dniV azione degli acitli; 3." quelli clie soiio prodotti dalC azione degli olcall ; 4.° quelli clie &\. nianifestano col mezzo dei reagend. Per rigiiardo al primo di questi caratteri, come stromento die s' impiega a procurar la fusione , si riporta il cannello di cui si fanuo coaoscere alcune varieta (di Chan e di Wollastou ) e i relativi metodi d' iiiipiego coUa suc- cessiva indicazione degli stromenti accessorj j il tutto rap- presentato nelle tavole. Si viene poscia a far conoscere se- pai-atamente V azione e gU effctd delta fiamma sopra i mi- neralii i." eterossidi; 2° conihustibiU non metallici; 3." me- tallici; indi si parla dei fomlenti. Per ultimo si espongono i segni rappresentntivi i compontnti dei minerali. Art. IV. Qnello clie versa sui Caratteri distintivi: caratteri secondo la definizione dell' autore, die fanno distinrruere r un minerale dagli altri, e specialmente da quelli ad esso pill prossimi; si desumono tanto dalle tre anzi riferite ca- tegorie , come dalla giacitura: quanto in minor numero , piu decisl, precisi e piu facili a rlconoscersi, tanto migliori j se ne recano diversi esempi , co' quali se ne dimostra 1' u- tilita grandissiiua. Rlmane con do compiuto 11 primo capitolo : facciamo passaggio al secondo , a quello cousacrato alle dassificazioni. In un i.° articolo se ne ragiona in gencrale : in un 2.° se ne tratta in particolare ; quindi si accennano le loro pard e le loro differenze-^ si porge a considerare V udlita clie recano, e per fine si viene a discorrere delle niine- rcdogiche pecullarmente. Distribuisconsi tutte le dassifica- zioni ill tre categorie : si denomiuano quelle della prima empiriche ; quelle della z^ per principj cosdtuend e quelle della 3.* miste ; e si stabiUsce die le miste debbonsi rite- nere pee le migliori : giovera avvertire die con tale epiteto vengono dall'antore coiitrasscgnate le dassificazioni die pog- giano sul complesso dei pin importanti caratteri di tutte le sorte. Mista e pertanto quella die 1' autore ha composta pe' suoi Elementi. Una sentenza emessa dall' autore sul conto delle dassificazioni naturali al § 398 ci invita ad alcuni ri- flessi. u Nel classificare gli esscri con metodo, nessun arbi- trio Iia il naturalista;, e ve li deye distinguere ed iudicare 200 ELF.MENTI DI MINER \LOGI.V coi prlnclpall loro caratteil essenziali , e con quelll clie inanifestaao*, ve li deve disporre secondo la loro natura: >/ Noi noil sappiamo come il signor professore ravvisi e- scluso r arbitrio nclle classiJlcazioni naturali •, cjaandoche il fatto e la natura stessa depoiigono pel contrario : ove realmente le specie si potessero riunire in serie lineaii siccome si consideravano in addietro , limitato intlusso avrebbe 1' arbitrio nella loro distribuzione metodica ; ma poiche in vece sono disposte in serie ramiiicate, anzi piu propriamente come le maglie di una rete, ne viene cbe arbitrario e il cominciare piuttosto da una parte d^lla rete 5 die da un'altra, in data classe, a raccogliere le specie in gruppi; gruppi che risulteranno d'altronde diver- sificati piii o meno a seconda della direzione che si sara prescelta per procedere nella metodica classificazione. Per verita codeste specie considerate come disposte reticolar- mente, e coUegate giusta i rapporti di somigliaaza piu prossima, presentano un sistema di riunione, un quadro distributivo , clie si puo risguardare come naturale quan- tunque variabilissimo ; ma in una classificazione che va consegnata ad i^n libro , non potendosi far a, meno di ra- dunare e distribuire le specie in serie lineari , 1' ordine naturale del loro insieme viene non di leggieri altcrato , Tarbitrio vi domina-, in ogni modo si romp^no piii o meno le analogic , e quindi non vengono piii ad essere disposti secondo la loro natura: per altra parte una variabilissima difFerenza puo aver Inogo nelle classificazioni naturali se- condoche si piglia a base degli aggruppamenti tale o tale altra sorta di caratteri, per la ragione che un dato es- sere puo assomigliare nei diversi suoi caratteri essenziali ( che ne determinano la particolare natura ) in pari grade a piu specie , d' altronde tra di esse , per altri caratteri essenziali, disparatissime. II Fleming nella sua Filosofia zoologica egregiamente riflette (trad. ital. p. 2o3), clie una armonia esiste bensi tra tutte le specie, ma che in luogo di venire prodotta dai medesinii agenti, nello stato mede- simo di mutua dipendenza , vien essa conservata in mezzo ad una immensita di comblnazioni, da molti mezzi diversi di compensazione , le quali palesano nella piii stupenda ma- niera infinite provvidenze, che sono efFetto della sapienza e potenza del Creatore: cio ammesso, quanto impero non avra evidentemente V arbitrio nella costruzione dei metodi? m STEFANO ANDREA RENTER. 201 Art. in. Ill vista dei riprovevoli arbitrj invalsi nella for- mazione delle diverse parti della classificazioiie , cioe di costituire delle specie in gerieri , in ordini , e per fino in classi con caratteri d' incompetente valore, e d' introdurre suddivisioni mal fondate, in codesto articolo si espongono le norme e le regole per la detta forniazione. A maggiore facilitazione ed a piix sicuro fondamento si premette la deterininazione del valore di ciascun carattere; s' indica qual si debba adottare per istaliilire I'luia, e quale per jstabilir altra di esse. La specie, secondo la deiinizione del- r autore vlene costUuita da que' minerali che hanno i mede- simi principj essenziali in proporzioru simli, e consimilinente tra low coinbiniiti , e le niolecole integranii della stessa forma , e la medesima forma primitiva. I caratteri duncjue che servono a deteriiiinare le specie devono esser qnelli che ci condncono a conoscere nei minerali, i.° i principj essenziali che li costituiscono •, a." di qnesti le rispettive proporzioni I, 3.° il modo col quale si sono tra di loro com- binati e disposti ; 4.° la forma delle molecole integranti e la primitiva. Questi caratteri , giusta il linguaggio del- 1' autore , sono gli essenziali di prinio valore, gb accessor] di secondo galore e degli ausiliari di terzo valore , quegli che concorrono a farci conoscere nei minerali queste quattro specifiche caratteristiche. Tutti i minerali in cui si possono bene determinare tutte le quattro caratteristiche , costitui- scono delle specie bene determinate, certe ; quelli in cui solo alcune si possono determinare , e le altre emergono incertamente dal complesso dei caratteri, formeranno spe- cie indeterminate , dubbie ; quelli nei quali veruna delle dette caratteristiche e determinablle , n ma dal complesso dei caratteri tutti coH'aggiunta dei geogiiostici , e dall' aspetto del minerale elleno solo vi si sospettano , e sembra esso consimile ad alfri; questi minerali non sono realmente ancor determinati, formano delle specie soltanto verisimili. » Persuaso T autore che le Appendici non possono convenire che ai Trattati, si e determinato a collocare tutte le spe- cie , siano certe , dubbie o verisimili nei rispettivi generi , prossime a quelle cui piu assomigliano connotando le dubbie con un ? e le verisimili con ?? La stessa distiazione viene usata anche pei generi: questi vengono stabiliti sui prin- cipj che costituiscono le basi dei minerali , ad imitazione d' Haiiy. Esposto quanto concerne la formazione e la aoa ELHMENTI DI MINERVLOGI.V determiiia/Ione delle specie, non che delle altre part'i ad essa superiori, T autore coa moto retfogrado discende ad esporre cio die risgnarda le parti subalterne alle specie : distinsxue egli la soilospecie , la varietd , la sotlovarieta e r accideiitalita. Cap. III. Delia Nomendatura. L'antore oade porre pos- sibilmente reinora ad uii altro arbitrio ancor piu ripro- vevole del succennato, a qnelio cioe della moltiplicazioae dei nonii , espoiie in qiiesto capitolo cio ctie gli e sem- brato pill necessarlo (T avvei-tirsi in proposito. Qaiiidl nel i.° articolo parla della noinenclatura in generale : nel 2.° accenna le principali cause dei mold noml attribniti agli stessi esseri i e nel 3." espone le regole per la deternii- nazione e la formazione dei nomi in generale , poscia dei generici, indi degli specifici , e cosi di quelli delle altre parti della classiticazione. Nel 4.° articolo poi indica le de- no.ninazioni delle diverse parti della classificazione , e vi espone il prospetto della sua. L' autore dice clie lia collo- cato ciascun niinerale possibilraente a qaella delle varie parti della classificazione, cui , per le conoscenze che ab- biamo , deve appartenere : inoUre ha fatto che sieno anche disposti in niodo che ognuno si trovi al piu possiliile vicino a quello cui niaggiormente si approssima per esseriza, per natwa. Trenta e piu classiiicazioni general! di niinera- logia furono pubblicate prima della seconda edizione del Trattato mineralogico di Hauy, succedentisi le une alle altre, e come si espriine il nostro classatore, sempre piii migUo- rate. Altre parecchie ne sono gia comparse dopo quest' epoca si poco lontana (1822) in cui si proclamava die T insi- gne cristallografo francese aveva riedificata la scienza mi- neralogica sopra basi incoacusse , portandola quasi di slancio alia perfezione filosofica. I foadamenti del graade ediiizio della classificazione Hauyna , frutto di un' ostinata fatica di oltre 40 anni , non stettero saldi al cimento dell' os- servazione protratta , e dello spirito d'innovazione ; e se quelfedlficio non si puo dire rovinato quasi appena sorto, certo e che va perdendo ognor piu della sua stabilita : la chiraica ha rivendicati que' diritti che la cristallografia le avea nsurpati ; ormai i nuovi clnssificatori , nella distin- zione delle specie , tornano a tributare il primo riguardo alia composizione chimica; al calcolo delle molecole inte- granti si preferlsce quello degli atomi elementari. Tutte DI STEFANO ANDREA P.ENIER. 2C3 le nnove classificazioai diversificaao assalssimo fra cU loro come le aatecedenti , pero tutte aspirano al maggior grado di possibile nataralezza •, pi-erogativa clie si raggiugne per fino andando in direzioae opposta ! E , per fatto , il ce- lebre Beudant recentemente (1826) deduce le basi della rianione delle specie in generi , dei generi ia famiglie , ed aache delle famiglie in classi battendo una strada pre- cisamente iaversa di quella calcata da tutti i precedent! mineralogi ; e se, come con forti argomentazioni il mede- simo pretende, egli ha indiritta la scienza per la via della perfezione , luentre prima si erro senipre e la si tenne in nno stato quasi eguale a quello della sua infanzia , con- verrebbe dire die tutti errano pur qnelli die altrimenti procedono; qnindi anche il nostro professore Renier noa avrebbe diritto di dire die nella sua classificazione i rai- nerali vengono distribuiti nel modo il piii naturale. Go- munqne sia , il metodo ( misto ) da esso adottato per la deter minazione delle specie si dee conslderare come il piii consentaneo alia natura. Del resto riteniamo die la rete, giusta il cui sistema di maglie si ponno supporre distribuiti gli esseri , per la sua arreudevolezza si presta non di leggieri a soddisfare alia brama di chi ambisce addivenire autore di metodi : cost ognuno die compone un' opera di miueralogia , non sapendo o.rmai come con- ciliare ad essa un aspetto ^li novita, lo ottiene col con- decorarla di una nuova coordinazione. Intanto cresce ognor pill il danno che ne deriva all' apprendimento , dalla mol- tiplicazione dei sistemi, dalla conseguente disparita degli insegnamenti e dal gravame di un' erudizione sterilissima , die sciupa il tempo dell' applicazione dovuta alia cogni- zioni di fatto , ma che pure e necessaria per chi voglia intendersi con un altro non istrutto nella propria scuola. Diamo per fine un' idea degli accessor}. Scompartiti sono dessi in 1 1 tavole. Se questi non sono di necessario fon- damento per apprendere la mineralogia , dice 1' autore , sono pero di niolto lume , di grande utilita e di molta istruzione per gl' iniziati in questo studio. Nella tavola i.* si espongono con ordine alfabetico le Nominazioni delle numerosissime forme poliedre dei minerali, coU' aggiunta di un esempio per cadauna , e nella tav. 3." rinvengonsi quelle delle imitanii , delle indetrrminabili , e di tutte le altre non poliedie : si e usata la nomenclatura d' Hauy. Nella tav. a." 204 ELEMENTI DI MINEUALOGIA. si sono esposti i nomi delle forme polieilre, proprie deL minerali in particolare , attergandovi il nome del coi-res])et- tivo miiierale, e qiiello della forma della sua molecola iii- tegraiite. II peso specifico per facilitariie il ritrovameiito si espone nella tav. 4." Si riporta nella tav. 5/' la distribu- zione dei minerali coiiforme alia loro elettricita , quale si tro- va in Haiiy. Considerando V antore essere di molta utilita la conoscenza delle prlncipali classilicazioni, nella tav. 6." estende quella di "Werner, quale nel 1799 la pubblico Brochant , e di fronte , quale nel 1816 la riprodiisse Ja- menson. Di seguito nella '/.^ tav. si riporta quella di Mohs del 1802. Poi la successiva di Leonhard nella tav. 8.**, indi quella di Berzelius nella 9."; di Hauy nella 10."; fmalmente quella di Brogniart del 1825. Nelle tre prime classificazioni alemanne, al nome italiano dei minerali si e aggiunto il tedesco. In quella di Berzelius , al nome italiano chimico ed al mineralogico, oltre il relativo nome francese , si sono riportati i segni chiinici, esprimenti la composizione del minerale giusta Tautore, coUe citazioni delle analisi snlle quali sono calcolate le formole. Dicbiara T antore di essersi astenuto possibilmente dai nomi stranieri, quando la nostra lingua ne porge di equivalenti. Del resto allorcbe e stato costretto a italianizzarne , dice di averlo fatto conforme- mente alle regole di nostra lingua: parco e stato nella creazione di nuovi nomi. Usa poi di alcune voci o nomi , ma solo pero di quelli die cliiedono , com'' ei si esprime, di essere collocati nel Dizionario della Crusca ., e soltanto quando con piu di precisione esprimono la cosa. Questo sunto era appareccbiaco gia da un anno per r impressione. La copia delle materie alle quali parve op- portuno dar luogo in antecedenza , ne hanno ritardato sine a quest" oggi la puljblicazione. Intanto e avvenuta la niorte del benemerito prof. Renier. L' esperienza di 22 anni di pubblico insegnamento fu guida al medesimo nella compilazione de' suoi Elementi, siccome egU dichiara nel fine della sua prefazione. Un lavoro cresciuto sotto si van- taggiosi auspicj si raccomanda a buon dritto. E certamente molta lode ne sarebbe venuta al defanto professore se ri- ducendo a compimento il suo lavoro riuscito gli fosse di riempire il difetto in cui si trova f Italia di un buon corso di mineralogia : ignoriamo se prossima fosse la pubblica- zione del 2 .° volume quando egli venne a mancare , ne DI STEFANO ANDREA RENTER. 2o5 sappianio se altri si disponga a dar mano al compimento di nil'' impresa die al presente non tonierebbe forse abba- stanza compensata. L'antore aveva promesso di raccogliere ia un'' appendice finale le novitk piu important! die venis- sero in luce intorno ai minerali, dopo la pnblilicazione del I." vol. Molte aggiunte e molte inodificazioni vi si avreb- bero per verita ad introdurre. Prescindendo dalle iniper- fezioni diverse die dal lato scientifico si possono ravvisare nella parte di cui abbiarao reso conto ( e sulle quali noti ci siamo trattenuti die assai parzialmeate ) , incompatibile riesce la sovercliia trascaratezza dello stile, per cui s'ia- contrano non di rado nell' esposizione^ non solo molte oscu- rita, ma scorrezioni ortografidie e gi'ammaticali assai fre- quenti, e difetti non lievi di sintassi. Gran parte pero di siffatte mende ci sembra debbansi attribuire a mende ti- pograficlie , il numero delle cjuali e tanto insigne die si potrebbe pur quasi raddoppiare la ben vistosa llsta deU'cr- rata posta in fine. 2o6 Edizione completa dc^ll snitd dl agricoltura , artl e commercio dl Antonio ZanoN* — Udlne, pel fra- tclll Mattiuzzi, in i6.° {Art. 3." V' qiiesto tomo 59.° peg. 73). Commercio dell' arnica Aquileja e sua continuazione in Vtntzia. I I Zanon opinava che le grandezze del veneto commercio traessero origine dalla traslocazione degU Aquilejesi nelle isole della veneta lagnna dopo la distruzione della cospi- cua loro citta. Le famiglie nobili, dic'egli, seco portarono lo splendore e le ricchezze ; i mercanti i loro capital!, lo spirito d' industria e la scieiiza del commercio •, la plehe la sua propria vita sottratta alia strafe; le arti, e fiiial- mente tutti « materiali piu preziosi delP estinta citta fu- rono trasportati , ed impiegati ad accrescere la magnifi- cenza di Yeiiezia. Questa opinione fu da alciiai contraddetta, ed altri non la animisero se non con notabile restrizione ; nuUadimeno il Zanon essendosi prefisso d'lUnstrare le gran- diose rimembranze del commercio veneto ha creduto di dover premettere tutte quelle storiche notizie, tanto poli- ticlie, qnanto commerciali suUa citta d' Aquileja clie pote raccogliere negli anticlii antori, e specialmente in Stra- hone , in Pomponio Mela ed in' Erodiano. Sgraziatamente scarse e non bene conservate appajono queste notizie, tal- clie, per supplire alia mancanza di esse, gli fu d' uopo ricorrere a congetture piu o meno probabiii le quali ba- stevoli non sono a spargere la desiderata luce sopra questo interessante argomento. L'autore accenna poi con bella erudizione le vicende del commercio veneto da' suoi primordj sino al tempo del suo niaggior splendore. Nel sesto secolo, dic'egli, era gia divenuto assai florido , nell' ottavo fece maggiori pro- gress! , e ne' quattro seguenti supero quello di tutte le na- zioni d'Europa. Merita di essere trascritta la breve ma pre- cisa csposizione che Tautore ci da delle relazioni commer- ciali di que' tempi, u Non essendo ancora stato scoperto " dai Portoghesi il Capo di Buoaa Speranza, per le merci >' della Persia , delf Indie , della China e degli Stati che SCRITTI DI AGRICOLTURA, ARTI , CCC. 207 » oggi sono del Graa Signore , v' erano m que' tempi due " luoghi stabiliti , dove si adunavaiio i venditori e i cora- 1/ pratori , cioe CostaatuiO]3oU, ed i porti dell'E^itto. Le 11 merci clie veiiivano dalle parti settentrionali dell' Asia , » veiiivano portate \n qnesta guisa a Costauiiaopoli. S' iin- II barcavano nel mar Caspio ; da questo entravaiio iiel II Volga, per cui ascendevano fine al sito piii vicino al 1/ Tanai, cli' e probabilniente lo stesso in cui il Czar II Pietro il Grande tento di far un canale che unisse questi It due fiumi , onde rendere piu facile la comunicazione If del mar Caspio col mar Nero. Si sbarcavano pero le II merci sulle rive del Volga , e si trasportavano per terra II sine al Tanai: discendendo per questo fiume passavano 11 nel mar Nero , e quindi a Costantinopoli , dove i Vene- II ziani le coniperavano. n Le merci poi clienascono, o si fabbricano nelle parti II meridionali delP Asia venivano portate in Egitto nelle II citta del Cairo, diRosetta, di D'-miata e d'' Alessandria. » S' imbarcavano ne' porti dell' Indie e della Persia , e ve- II nivano sbarcate a Suez, o in altri porti del mar Rosso. II Ne' tempi de' prinii re d' Egitto, vi era un canale cbe 11 metteva dal mar Rosso nel ramo piu orientale del Nilo, II e servlva al trasporto delle merci i ma questo canale che II sovente non fu navigal^ile , benche qualche volta sia " stato renduto tale da' signori dell' Egitto, ed anclie ul- II timamente da uno de' Soldani , non fu pero mai lungo II tempo una strada permanente. La maniera piu comune II di far fare questo trngitto alle merci, era di sbarcarle II ne'porti del mar Rosso , e condurle suUa schiena dei II cammelli sino alle rive del Nilo. Per questo fiume si II distriliuivano nelle citta dell' Egitto accennate; ed i Ve- 11 neziani erano quasi i soli che fossero soliti d'andar a II cercar queste merci in que' porti. Godevano gran pri- II vilegi , che gli esentavano dal pagare 1' intiero delle do- »» gane , e la moneta coll' inipronto di San Marco aveva II corso coine negli Stati della repubblica. Rade volte si >i vedevano in que' porti altri vascelli che i loro. Di tutti " i principi cristiani i Veneziani soli erano in istato di II dare ai loro mercanti ne' porti dell' Egitto e della Tur- '/ cilia una protezione rispettata. Essi dunque erano quasi •' i soli che facessero il commercio d' Oriente , e che " cambiassero 1' oro e le merci dell'Europa con quelle 208 SCRITTI DI ACRICOLTURl, ARTI }f dell'AsIa. Dopo la scoperta deirAmerica, continuo ancora » per alcniii annl il commercio cleirEuropa col Levante » di molte mercanzie, prodotti e gioje •, le qaali dacclie » fii facta qnesta scoperta, e dacche farono doinati cjuci " popoU, e coltivate quelle immense campagae , vengono " portate presentemente dalT America. II commercio del- » 1' Oriente era per certi generi piu esteso di quello di >i oggidi. Per esempio 1' Europa die era si serve dello » zucchero deirAmerica, il cui consumo e immenso, e " senza comparazioiie maggiore di quello die si faceva " anticaraeiite , lo comperava tutto in Egitto • e vi com- >/ perava si quello del paese , come quello die veniva >> dair Indie orientali. Le canne die si coltivavano in Si- » cilia non rendevano grande quaatita di zucchero. Era al- " lora questa merce tra le piii preziose , e se ne faceva " uii nso molto parco. Passarono le canne di Sicilia a » Granata, da Granata a Madera, e da Madera al Brasile, e " verso la meta del secolo passato (17°), dal Brasile si spar- » sero in tuae le colonic, die le nazioni d' Europa lianno » in America ; al die contribui molto il nuovo commercio »/ degli scliiavi neri, . . . Molte droglie die servono al lusso » ed alia medicina, die oggi vengono dalT America, ve- >i nivano allora dall' Asia. L' Europa non riceveva ancora )i die dair Asia le pietre preziose colorite , e principal- » mente gli smeralcU e diamanti : ma di queste gemnie si }> sono ritrovate delle fecondissime uiiniere nell' America; }> anzi di cola vengono ancora moltissime perle che prima i> venivano tutte dalF Asia. . . . II Tutte quelle preziose merci die accennammo veni- !> vano sparse dai Veneziani per tutta 1' Europa con gran- » dissimo loro profitto, coi loro numerosi navigli in tutti }> i .porti del Mediterraneo, della Fiandra e dell' Ingliil- >> terra. Le portavano essi in persona nelle citta mediter- >i ranee esponendole nelle fiere che da tempi antichissimi j> si tenevano. Spargevano i Veneziani le comperate merci » per tutta T Europa ne' paesi oltrainontani, e verso il » Nord \ le spedivano per le strade di Znrigo e d' Augu- » sta ; concorrevano personalmente alle fiere di Bolgiauo, " Novi e Lione, dove s' abboccavano coi loro corrispon- i> denti e ricevevano le loro commissioni. — L' altro ramo )/ iigualmente ricco del commercio de' Veneziani era la " vendita dei proprj prodotti e delle proprie manifatturei K COMMFRCIO DI ANTONIO Z.VNON. 2C() » qnesto rauio era aUrettanto esteso qnanto il primo. >/ Fra le primeggianti maaifattnre venete distiiiouevansi in isi)ecial niotlo i.° qaella de' cristalli e degli specclii ; a.° qaella de' bi-occati d' oro e d' ai-geiito e d' altre stoiFe di seta , a cai ricorrevano le corti de' principi si cristiani clie maomettani ed il lusso di tutta T Eiiropa ; 3.° quella dei paniii ed altri lavori di lana; nel laiiitizio, Venezia ehbe per rivali Firenze, Milano ed altre citta di Loiiibar- dia ; le maiiifatture di panailani di Padova godevauo di niolta riputazione ed erano riputate le piii anticlie d' Eu- ropa. II Zanon faceva ascendere il nnmero delle arti eser- cltate in Venezia a dngento e clnquantacinque , di modo clie era opinione sua che non siavi mal stata , ne die vi sia citta in alcuna parte del mondo, la quale abbia tanto numero di arti e manifatture diverse , quante ne ha avuto Venezia. Dopo la scoperta del Capo di Buona Speranza e del- r America , ii ricco conimercio di Venezia e di altre citta inarittime d' Italia ando gradatamente sceniando, e passo nelle mani de' Portogliesi , degli Spagnuoli , degli Inglesi e degli Olandesi. Nel tempo istesso declinarono anclie le iia- liane manifatture e si staljilirono in estere regioni: la fab- bricazione delle stofFe di seta prese un grandioso incre- mento in Lione ed in altre citta della Francia j i laniticj segnitando il destino del commercio andarono a stabilirsi in Olanda , in Ingliilterra ed in Francia. E notabile cosa a dir vero come da un cambiamento cosi inopinato a danno del commercio e dell' industria d' Italia non ne sia risnl- tato un notabilissimo scemamento nella popolazione, nelle riccbezze e nel ben essere di questa bellissima parte di Europa ; e come in generate si rilevi anzi non diminu- zione ma aumeuto nella publ^lica e privata prosperita, Per- ciocche alcune citta, prese in particolare, provarono bensi qualclie decadimento , ma T Italia ottenne grandi migliora- mcnti. Rendere ne dobbiamo infinite lodi alia divina Prov- videnza la quale apn nuove sorgenti di dovizie in sostitu- zione a quelle clie ainlavano ad esaurirsi; e queste, meglio adattate a tutte le circostanze lisiche e locali del suolo, meno esposie alle variazionl clie dagll avvenimenti dipendono , e meno alterabili per loro costitutiva essenza. Priinieramente la coltura de' gelsi e la preparaxione della seta grezza , impor- tnte dairOriente, si estesero ed aumentarono in tal modo BLbl. I tal. T. LIX. 14 aio scitiTTi ni AcnicoMuuv, arti clie ne derivo il rauio ])iu ampio del commeixio attlvo d" Italia , il cui progressivo aumeiito compenso abboa- daiitemeiite il discapito cagiouato dal declinamento delle manifalture di stofTe di lusso. In secondo Inogo , nel tempo delle crociate, fn pure dalf Oriente importato il sistema delle aitificiali irrigr.zioni , il quale otteiiiito avendo nella Lombardia, in ispecie , singolari perfezionamenti ne ren- dette ragricoltura flofidissinia, e produsse cjueir altro ramo di coniniertio attivo clie consiste nello smercio de' suoi riaoniati caci. In terzo luogo la coltura del riso e la fab- In-icazione de' cappeili di paglia formarono altri rami di com- mercio attivo utilissimi a quelle Italiane regioni a cui tali Industrie erano confacenti. L'' introduzione poi delT Ameri- cano niaiz in Italia, nel decimosesto secolo , fu pure uno de' pill notabili miglioramenti per la nostra agricoltura ; esso ba ])andito il tlaiore delle carestie , pur troppo fre- quenti ne' secoli anterior!, e le pessime conseguenze che ne derivavano. Noi sinni dnnque d'avviso die, in generate, le scoperte del Capo di Bnona Speranza e dell'America non fiirono avvenimenti avversi all' italiana prosperith, come niolti credono^ ma cbe anzi la stabilirono sopra una base piiisolida, comeche nieno appariscente e nieno abbagliante di prima. In altre ventl lettere contenute nei volumi sesto e set- timo il nostro autore discute varj argomenti i quali banno ]5er iscopo principale i miglioramenti che 1' agricoltura e r industria potrebbero ottenere nel Friuli sua diletta patria. Queste discussion! , aggirandosi sovra oggetti locali, sebbene siano condite di bella erudizione , di interessanti notizie ac- cessorie , di cni il nostro autore noa e mai scarseggiante, 9ono forse meno delle altre suscettive di fermare I'attenzioae di que' lettori cbe non appartengono alia proviocia cui si riferiscono. Animato da eseinplare amor patrio, rivolse egll i suoi ocelli indagatori sovra tutti gli oggetti cbe potevano contribnire al bene del Friuli, suggeri tutte le riforme cbe credeva ojiportune, propose 1' introduzione di tutte le stra- nlere praticbe cbe gli sembravano applicabili con utilita. Molti sono gli argomenti trattati nelle accennate lettere, fra i quali dlstinguonsi i seguenti : — Quale fosse la vera ca- gione per cui la provincia del Friuli non era in quel florido stato in cui si trovavano molte altre. — Se dalla vendita de' lieni comunali sia derivato utilita owero nocuniento. — - E COMMERCIO DI ANTONIO ZANON. UII Qiiaiito utlli sarebbero le introduzioni di nuove maaifatture, non che de' prati artificiali , la moltiplicazione de" bestiami e r uso delia torba che tanto abbonda nel Frinli. — Quanto siano riprovevoli , ed il lusso irragionevole, e le eccessive usiue. — Quali niigliori niezzi siano atti a pre venire i danni che le irruzioni de'torrenti cagionano. — Sono pure degne di studio le dissertazioni su i pesi e le misure, sulle variazioni delle nionetei come pure sopra varie parlicola- rita statistiche relativamente alia popolazione. £ da notarsi che al nostro autore non erano ignoti i pozzi cosi detti Artesiani, di cui tanto si ragiono non ha guari (i). Egli nella lettera settima del settinio volume fa cenno dei faniosL pozzi di Modena : nella niedesima lettera paria pure del curioso fenomeno delle tontane d' acqua dolce clie sorgono in luoghi marittimi ed in mezzo al mare istesso, come si scorge nel Golfo della Spezia e nel Mar Rosso. " Tante fonti, die' egli, salse e dolci , aggliiacciate e bol- " lenti, saluliri e venefiche , vicinissime Tuna all* altra ; " tante sorti di acque dolci in mezzo al mare, una delle " quali in questi lidi in una piccola lin2;ua di terra cir- »» condata dal mare ; questi sono giuoclii e scherzi ben " pill ammirabill di quelli di Versailles. " A questo pro- posito soggiugneremo clie tutti coloro che ebbero occa- sione di esaminare gli scavi clie soglionsi eseguire in Ve- nezia per la fondazione degli edificj , sanno che freqiienti volte ivi s' incontrano piccole sorgenti d' acqua dolce , e clie queste sono d' altrettanto piii coplose quanto la pro- fondita e maggiore. Tali sorgenti sembrano indicare la possibilita di ottenere in quella illustre citta fontane sa- Uenti perenni d' acqua dolce per mezzo di pozzi Artesiani convenevolmente scavati. Non e improbabile cosa che Tin- gegnosissimo Fausto Veranzio, il quale nel suo libro in- titolato Machines, novoe propose di stabilire varie di tali fontane ad utilita e decoro di Venezia , avesse in vista un metodo analogo a quello de" pozzi suddetti ; il modo con cui s" esprime sembra convalidare questa supposizione. « Id odo essere stati alcuni che hanno quest' istessa cosa " posta similmente in campo, ma con vano successor now " so pero se cio sia avvenuto per loro colpa , ovvero di (i) V. t. of;.", pag. 196 Biblioteca italidua. 2ia SCniTTI DI AGRICOLTURA., ARTI CCC. " qnell'i die le cose proposte noii capivaao , ed erano In- i> gaiinati dalla loro iiiimaghiazione •, qnesto so bene che » alia mia invcnzione non si. pub nuVa opporre con ragione » e fondaniento , ma perclie pel pregiiuVizio di molti quasi >> tutti vengono in tal ninniera persuasi , serljero con si- » lenzio 11 niio pen';iero segreto entro il mio petto " (i). Priinleraniente Veranzio non propose gia d' innalzare, coa un mezzo meccanico qualunqne, Tacqua dei pozzi o delle cisterne esistenti in Venezia, ma bensi di stabilire fon- tane salienti pcrenni ct acqua dolce. In secondo luogo , nei disegno cite accompagna la sua proposta veggonsi semplici fontane mnnumentali senza veruna indicazione di mac- cliine ne vicine ne riinote. D'altronde il vocabolo perenne non potrebbe rigorosamente applicarsi ad una fontana ali- mentata dal giuoco d' una maccliina mossa dai niotori co- nosciuti in que' tempi. II Veranzio , osservatore diligente ed oculatisslmo ingegnere, avra post' attenzione alle sor- give d' acqua dolce sovra annunziate , avra considerate le loro cause produttrici , e veggendo clie i pratici sogliono taU'olta impedire il loro efflusso rinserrandole in una sorta di tubo verticale in cui 1' acqua e costretta ad innalzarsi , avra istituiti degli sperimenti i quali 1' avranno condotto al mirabile ritrovamento di cui con tanta franchezza af- ferma il non dubbioso esito, dicendo che alia sua invcn- zione non si puo nulla opporre con ragione e fondaniento, die e quanto dire clie s'appoggia a fatti positivi ed in- contrastabili , dimostrati dalla sperienza. Clie che ne sia dell' invenzione di Veranzio, crediamo che non senza proliabilita di buona riuscita e con mediocre spesa si potrebbe tentare la scavazione di un pozzo arte- siano in Venezia. Se poi un felice esito coronasse un si- mile tentative, nna. nuova meraviglia s'aggiugnerebbe alle tanto decantate che distinguono quella maravigliosa citta. La magnifica piazza di S. Marco riceverebbe niaggior lu- 6tro, se in essa venisse eretta una grandiosa fontana deco- rata della venerata imagine dell' amato nostro Sovrano. — Qua! monumento piii degno di lui e del nostro secolo ! (l) V. Biblioteca italiana t. 53.°, pag. 264. APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Journal dun voyage a Temboctou et d Jenne dans I'Afiique centrale , precede d observations faites chez les Maures Braknas , les Nalous ct dautres peu~ pies, pendant les annees 1824, 1825, 1826, 1827 et 1828, par Rene Caillle, avec une carte itineraire et des reniarques geogTaphicjues , par 31. Jomard, membre de llnstUut. — Paris , 1 83o , Iinprinicrie Roy ale , 3 vol. in 8.° ct atlas. Pr. fr. 3o (1). Ne lei farci a cliscorrere su questo viaggio, die sara sem- pre memoi'aliile ne' i'asti della geograiia, non sapremmo meglio incoiriinciare clie col giovarci se noa delle parole almeao de'pensieri, co' quali il cli. sig. Lareiiandiere im- prese a fame ranalisi crlticaue' iVuoii Aiinali de Viagsi (2). Avviene uon rade volte (dic'egli) " die uomini niuniti di tutti i soccorsi delTarte e di tutto il favore de'governi ven- gono meno nel condarre una difliclle impresa, sicclie la glo- ria del successo e riserbata , dlrem quasi, a qnaldie semplice apostolo , tutto il cui patrimonio consiste nel solo e pro- prio zelo. Si fatti uomini sembrano posti sotto la mano di una possanza superiore die gl' inspira , die rimove da essi (i) Forse a taluno sembrera die troppo tardi noi ci facciamo a discorrel"e di qiiesto viaggio ^ intonio al quale gia luolto Iiaiino scritto i piu accreditati giornali d' oltremonti. Ma esso noa per- venne che da podii gionii a questa I. R. Biblioteca , e d' aJtronde noi giovaudoci delle cose gia da altri so vr"' esso discusse, potremo vie uieglio dai-ne una giusta idea a' nostri leggitori. (2) Now. Aiinal. des Voyages., etc. par MM. Eyries, Lare- naudiere et Klaproth, Paris, etc. Mai .^ i83o. 214 APPENDir, r. on;ni ostacolo, the tieii gli occhi siii loro passl e loro ad- tliia qaella nieta a cui indariio tesero le iadagiiii del dotti. Fra cotali uomini dal oielo protetti la storia della geografia conservar dee il noiiie del sig. Caillic. Egli nasce in una classe al travaglio destinata : ma al pari di Robinson Cru- soe, del cui viaggio forma le sue delizie , ben jicr tempo si oppone a cotal destino; e sdegna i consigli di un veccliio tutorc clie lo invita a prendere un mestiere , a vivere ed a morire , seguendo la sorte de' padri suol. Egli troppo caliiia ritrova questa maniera di vivere, e troppo naturale e troppo poco contrastata sifTatta morte ; vuol giorni pe- nosi c di commozioni ricolmi. Credesi cbiamato a grandi acoperte gcograficbe, e suUe carte die gli vengono date in prestlto cerca quegli spazj die indicati vi sono come sco- nosciuti. La carta dell' Africa Iia
  • < II niio principal fine ( cos\ egli si esprinie) fu quelio di raccogliere con diligeaza, con esattezza tutti i fatti che caderel^ljero sotto de' niiei occhi , di qualunque natura dessi fossero, e di rivolgermi specialmente a tutto cio che mi sembi'erebbe aver qualclie importaaza per la geografia e pel nostro coiiimercio nel- I'Africa. >< Clie pero le sue memorie eldjero bisoguo della mano di dotd uomini , perclie apparissero e ben ordinate e ben espresse. Ma pure s' egli intraprese il suo viaggio sen^a un grande corredo di prelimlnari studj e ben an- cora senza strumenti ( trattone due bussole), perciocche r nso di essi tradito lo avreljjje in faccia ai uiusulmani, seppe alaieno condurlo ad vin esito felice coU' attivita ^ col coraggio , coUa perseveranza e coll' accorgimeuto, del quale die tosto non dubbia prova colla giudiziosa scelta del punto di sua jjartenza. Ben piu fortunato di Mungo Park, del nostro Belzoni , di Laing , di Peddie e di altri coraggiosi die preceduto I'aveano, e sulle cui relazioni tralasciato non avea di meditare , pote riveder la patria ed ofFerirle il tribute del coraggio suo e delle sue scoperte, II sig. Calllie parti dunque da Kakondy il 19 dell' aprile 1827. La sua carovana couq^onevasi di cinque mercanti Mandinglii, di tre scliiavi , di una guida , marito e nioglie, e di un arabo Foulah portatore del uiodesto bagaglio di lui. Questa piccola carovana recarsi do\'ea nel Kankan, a i5o leglie da Kalcondy e quasi in linea retta dall' occidente air oriente. « Noi seguivamo ( dice egli ) la riva sinistra del Rio-Nunez. Dopo di aver viaggiato per due ore giugnemmo alia fattoria del sig. Betbman. lo rividi nel giardino di lui le tombe del niaggiore Peddie e di molti ofliciali della me- desima spedizione : a tale vista fui preso da un brivido, pcnsaudo clie io ancora era lorse da una uiedcsiiiia sorte PARTE STR.VNTERA. 21J aspettato. Ma cotali tristi idee coU' allontanarmi da que'mo- niimeiiti svanirono tosto e lasciarono luogo alia speranza d' un miglior destine. " Noi ancora non ci faremo a riferire le piu minute cir- costanze, ne ogni picciolo avveniiuento di questa prima parte del viaggio , perclie essend' esso un viaggio di caro- vana non puo in questi paesi dell' Africa presentare che una perpetua monotonia. Partire regolarmente al sorgere del giorno , airestarsi sotto un largo baobab (i) ne' mo- iiienti del piu gran calore , riprendcre il cammino al ca- der del sole , e coniinuarlo sino alia notte , dormire alio scoperto , o ricevere 1' ospitalita sotto capanne di paglia somiglianti ad alveari , basse ed afFumicate, E quanto al vitto : riso cotto coll' acqna , pistacchi od ignami abbrn- stolati , qualche volta una tazza di latte , rarissime volte un pezzo di carne semicotta. Nondimeno nella relazione del sig. Caillie non mai vien meno un tal quale interesse, die ci fa superare la noja del monotono racconto, allora specialmente che lo vediamo dai Negri posto a minuto esame sull' origine sua, e gia quasi in pericolo d' essere scoperto. Questa prima parte poi e ricca di fatti geogra- Cci. Perciocche ci fa conoscere e i limiti e i prodotti e i costumi de' paesi d' Irnanko , di Fouta Dliialon , d' Amana, di Baleya di Kankan e d'Ouassoulo, paesi in addietro pressoche sconoscinti. Essa ci conduce alle sponde delTalto Dliioliba ( ove non fu dato di giugnere agli antecedenti viaggiatori, e nemmeno all' ardimentoso Laing) , fiume si- nora misterioso, dai Neri detto gran fiume, di cui ci sono tuttavia ignote e la sorgente e la foce. II Verso le due ore della sera (giorno ii del gingno 1827) noi giugnemmo ( cosi il nostro via^giatore ) a Couroussa villaggio d' Amana posto sulla sinistra del Dhioliba (2). lo corsi ben tosto suUe sponde del liume , gia da lungo (1) Adainsonia, albrro dell' Africa , die cresce inimenso , vive migliaja d' anni , ed lia sino a 90 piedi di circonferenza, con rami orizzontaU di 60 piedi di lunghezza , i quaJi formauo una grandis- sima volta di verzura. I suoi fiori hanno 4 pollici di lungliezza sopra 6 di larfihezza. II siio friitto cliiamato pane di scii/da e lungo sino a 18 pollici sovra 6 di larghezza. (3) Amana forma parte del paese di Kankan. Couroussa , se- condo la carta del sig.Jomard, giacerebbe al 10° 5o' tli lung. O. il.nl uieriil. ili Parigi , e 10° 40' di Lit. N. 2 I 8 A r 1' E N D I C E tempo oggetto de' miei desiderj : lo vkll scendere dal S. O. 1/4 S. Esso scorre lentamente all" E. N. E. per lo spazio di alrnne iniglia ; poi ritorna all'E. Osservai , un po' al N. del villaggio , uti bai^co di sal)bia clie niolto si accosta alia sinistra sponda. II caiiale per le piroghe e quasi vi- cino alia spoiida diritta. La sua corrente piio avere da due iniglia e mezzo a tre mlglia per ogni ora. In cjuesta sta- gione esso lia la profondita di otto a nove piedi. Ne feci lo scandaglio giovandomi della luuga pertica , coUa quale i noccliieii spingoiio le loro piroghe. lo lo giudicai largo in questo distretto quanto il Senegal a Podor. La sponda diritta e piu bassa clie la sinistra, su cui giace il villaggio ad un' elevazione di circa la ventesima parte d" iin miglio snperiormente alia riva. I Negri mi dissero die il fiume comincia a traboccare nel luglio, e die allora eglino scor- rono in piroga per lo spazio di tre miglia nelia pianura , ove coltivano il riso. » Noi riferito abbiamo questo brano , perche i nostri lettori veggano di quale diligenza e di quali niezzi il sig. CaUlie faceva uso nelle indagini sue, e quanto fossero ver lui cortesi i Mandinghi abitatori di quelle con- trade, non itiai pero credendo eglino di rispondere alle indiieste d'un cristiano. II suo soggiorno nel Kankan fu di circa un mese. Que- sto territorio o cantone , agli Europei ignoto , prende il nome da una citta o direni nieglio da un villaggio del uiedesimo nome, punto notabilissimo pel commercio di transito e pel ■passaggio d' una gran moltitudine di carovane, Esso giace in una fertile pianura assai bene coltivata. Gli abitanti sono Mandinghi, pulitissimi nelle loro abitazioni non meno che nel vestire, usando di bellissima biancheria. Sono go- vernati da un capo che non intraprende cosa alcuna senza die prima consultato non abbia il consiglio de' seniori , non avend'' egli die il potere esecutivo. In tale consiglio trat- tansi gli aft'ari con buon ordine , con silenzlo , con pru- denza : cosa notabilissiina , quando si ponga mente alle damorose abitudini degli altri Negri. Di la il nostio vlag- giatore piego verso il paese d' Onassoulo passando per fer- tili e ben coltivati territorj , e attraversando il Milo , bel fiume che nasce nel cantone di Kissi e gettasi nel Dhio- liba. Ma quivi incontransi pure moke foreste popolate di ladri. La picciola carovana fu percio costretta ad inol- trarsi col piii profondo sileuzio, astenendosi per sino dallo t'AUTE STRANIERi. 2I9 spntare. Ma nelle vicinanze di Diecoura , primo villaggio, delP Oiiassoiilo, cangiasi interamente la scena. Gli occhi e gli orecchl del nostro viaggiatore furono pressoche incan- tati da balli e da serenate , che gli davano una favorevole idea della musica del paese , composta di trombe di legno, la cui imboccatura e da ua lato , di grossi tamburi e di cembali guerniti d' anelli di ferro. Piccioli Negri ben ve- stiti con penne sulla testa saltavano in cadenza, ed ac- compagnavano gli strumenti , battendo 1' un contro 1' altro due pezzi di ferro : erano dessi vestiti quasi alia foggia del piccioli saltatori francesi. Tutti questi musici procedevano in fila : prima le femmine , poi i giovani che le seguivano danzando. L' Ouassoulo e inafliato da piu ruscelli che ne rendono fertile il terrene. Esse e un paese generalmente sco- perto, ma qua e la sparse di piccoli poggi: da ben due raccolte ogni anno e sul medesinio terreno : abbonda di riso , miglio e cotone : e abitato da' Foulahs idolatri , che sono contadini e pastori. I loro aratri fatti sembrano con uguale industria e forma dei nostri. Le loro gregge compongonsi di buoi , di vacclie , di qualche montone e di capretti : giovani mandriani ne stanno alia custodia suonando il pifFero come i pastori dell' Arcadia. Ci ha ancora de' cavalli d' una plccola razza che molto non re- sistono alia fatica. Dolci ne sono gli aljitanti , umani ed ospitalissimi : curiosi all' eccesso ; meno pero importuni de' Mandinghi. Semplice e il loro nutrimento , rarissime volte con sale, che quivi e oggetto di lusso. II capo del governo risede a Sigala piccolo villaggio. Questi , di nome Baramisa, accolse assai cortesemente il nostro viaggiatore e la guida di lui. Stavasi egli sdrajato presso del suo cane, d' una specie a lunghe orecchle , muso acuto, pelo rosso, cui sembrava non troppo gradevole cotale visita. Bara- misa seder li fece sur una pelle di hue. Fra le sue sup- pellettili vedevansi oltre un vaso di stagno ad uso di the alcuni piatii di rame, cbe per la vecchia lor forma parvero al slg. Caillie provenienti dai Portoghesl , che un tempo es- sere doveano in contatto con questi si importanti paesi. Aveva egll un gran pendente d' oro all' orecchio sinistro, ma nulla al destro : non meno de' suoi sudditi fa uso di tabacco in polvere e da fumare, ed al pari di essi e sporco nella persona. La sua stanza o capanna era tappezzata di arclii, di frecce. aaO APPENDICE di faretrc, tU lance, di due selle pe'suoi cavalli e di un gran cappello di paglia ; ma non vi si vedeva alcnn fiicile. Molte sono le sue niogli , le quali dimorano tutte nelle loro particolari e proprie abitazioni. Prima di giiignere alia casa del principe e d' uopo attraversare varj grandi cortili, circondati da ninra di terra, ed assai pnlitamente tenuti. Seiiiplitissinio e il suo alloggio e non diverso da quello dei sudditi;, consiste cioe in piii capanne rotonde con muri di terra. Le donne faljliricano vasi di terra per le domestiche faccende, sono incaricate della cucina che fanno sempre a ciclo scoperto. Elleno sono sporclie alia nausea e malve- stite (e cosi generalmente sono gli abitanti tutti ) : intrec- ciano i lor capelli, poriano pendenti di vetro alle orec- cliie, nionili al collo , maniglie di ferro alle braccia e cerchietti del Jiiedesinio metallo alle gambe, si 1' nn sesso che I'altro. Questo popolo non mai veduto avea alcun bianco, e non ne sapeva se non le favole die spacciate gli venivano dai INlandinghi. A gara percio e uoniini e dontie facevansi all' intoriio di Caillie ed anche di notte con fascetti di paglia accesa , gridando , egli. e un bianco , e coniijliinentandolo in modo di solleticare la sua modestia e farnelo arrossire. ]Ma quanto alia loro religione , non pote egli scoprire se adoratori fossero de'/ftict, oppure del sole o della luna, non avendoli giammai veduti pra- ticare culto veruno. Da Ouassoulo il signor Caillie passando ]5el paese di Sam- l^atikila giuns* alfameno villaggio di Time, abitato da IMaiidinglii musnlniani (i). Quivi per una ferita alPuno de' piedi , e per un feroce scorbuto fu costretto ad aljban- donare la carovana e vivere per piij giorni in una uiise- rabile capanna sdrajato sulP umida terra. Una buona vec- cliia ebbe cura di lui. 11 lungo suo soggiorno gli die luogo a ben conoscere Time e i dintorni. Questo villaggio con- tiene da cinque a seicento abitanti , meta Mandinghi mu- sulmani e meta Bambari pagani. Essi sono da un muro divisi , e vivono in buona armonia. A poca distanza verso r oriente vedesi una catena di montagne granitiche ciie s' innalzano circa 35o braccia. Queste montagne sono forse la causa , per cui le piogge vi dominano ogni anno da (i) Time siiace circa al 9° di lat. N. e 9° pure di long, se- condo la suddetca can a. PARTE STRANIEKA. 221 cinque a sel niesi. L' aria vi e quasi sempre umlda; il suolo nericcio e ben inafliato da piu ruscelli sarel)be fer- tile , se venisse coltivato come nelP Ouassoulo. L' albero a butirro forma la principale ricchezza del paese. Le donne vivono in una scbiavitu durissima. Gli uomiui soUazzansi colla caccia delle gazzelle e de' cignali , a quest' uopo ser- vendosi di gran reti di cotone o di scorza d' albero ; lua il piu delle volte si nutrono d' animali scliifosissimi. Alia fine d' ogni banchetto si ringraziano a vicenda , e poi cor- rendo pel villaggio dicono grazie ad ogni persona in cui abbattoasi ; lo die significa che banno desinato. Passano talvolta per Time ie carovane de' Saracoleti , col qual nome intendesi non una nazione o trlbu distinta, ma una classe di viaggiatori mercanti, siano essi o mandingbi , o foulahs , o bambari, i quali fanno il commercio degli scliiavi. In- torao al qual commercio cosi il nostro viaggiatore si espri- me : i< Tutte le mercanzie clie si vendono sui mercati europei della costa sono destinate all' infame commercio degli scliiavi, i quali, per verita , trasportati non vengono fuori del paese , ma uon ne sono per cio piii avventurosi. L'Europa civile puo ben abolire la scbiavitu, ma I' afri— cano selvaggio ed ingordo del guadagno conservera per lungo tempo ancora la barbara abitudine di vendere i suoi simili. II vivere senza far nulla, il riposare sulle cure altrui per la propria sussistenza e cosa si dolce , che cia- scun negro fa ogni possibile sforzo per avere qualcbe servo. Tutta la loro ambizione si ristrigne ad avere dodici o quindici schiavi , che vengono unicamente impiegati nella coltura del suolo. Questi infelici sono malvestiti , e lavo- rano molto ; ma non mi accorsi mai che fossero maltrat- tati. Essi costretti sono a provvedere quasi ogni giorno al proprio uiantenimento : coltivano a quest' uopo un campo particolare •, seminano all' intorno delle loro capanne e niaiz e cassiaa (i), che loro sono di un grande sussidio. " Noi gia ci aflVettiamo a seguire V intrepido viaggiatore sul teatro delle sue grandi scoperte. Egli abbandono Time nel mattino del 9 genua jo 1828. II cammino da quel villaggio (i) La cassava e proprianiente la farina Aitta colle radicL della maniocft ,'arboscello die in varj paesi deH'Africa coutineu- tale TcgPta ass;ii facilniente. Tali radici pongonsi a disseccare al sole c ee uc fovma anche del pane. 122 APPENDIGE eino a Jenne e faticoso e lungo \ lua totalmoute niiovo e di non picciola importanza per la geografia. E per eseiu- pio : n E noto die i geografi (dice it signor Larenaudiere) iiiscrivono ereditariamente sulle carte una catena di inoa- tagne sotto il noma di Kong, le rjuali soiio da essi coa grande esattezza tracciate sur ima linea retta nel senso ]iondante ed a bassissimo prezzo. Con 35 cauri (i5 centesimi) al giorno vi si ha un buon or- dinario. Comune vi e il sale , comuni le spezierie. Quivi i Mauri attendono pure al commercio degli schiavi. Essi gli spediscono a Tafilet , a Mogador , aTnnisi, a Tripoli: li fanno passeggiare per le contrade , e coUe grida ne an- nunziano il prezzo a venticinque o trenta mila cauri (i) sccondo la loro eta. Quei cbe servono presso i Mauri noa sembrano i piii meritevoli di compianto, perciocche sono ben alinientati , ben vestiti e lavorano poco : la loro sorte e miglim-e di quella de' nostri contadini d'Europa. Un pranzo cbe il nostro viaggiatore ebbe dallo scerifFo Oulad-Marmou ci da una bastevole idea dei seraicivili costunii di questo paese : i< lo fui ricevuto ( die' egli ) in una grande camera bassa , assai decente , elevatissima nel fondo. Essa riceveva la luce dalla volta , cui stava sospe- sa una lampana nella quale ardeva del burro vegetale, (i) Dieci cauri hanno il valore di un soldo di Francia. BibL Ital. T. LIX. i5 a26 A V P R N D 1 C E Una materassa stesa per terra sur nna stiioja, un camle- llere di rame, cU fiibbrica europea, con un candelotto fatto nel paese compoaevano tutto 1' acklol)bo. Fui posto a sedere presso una stuoja sur un cuscino rotondo e di cuojo. Gf invitati tonslstevano in sette Mauri ed un Negro, mer- canti di Jenne. — Lo scerifFo fecc apportare una piccola tavola rotonda , assai pulita , che fii nel mezzo di noi coUocata. I suoi piedi non avevano clie tre pollici di al- tezza. lo la credeva una tavoia da giuoco, perche era guer- niia di piastre in avorio ed in rame simmetricamente di- sposte. Venne bentosto recato un piatto di stagno in cui era un enorme pezzo di montone cotto in istufato e guer- nito di cipoUe. Lo sceriffo avea piesso di se un paniere coperto , in cui erano diversi plccioli pani rotondi , ciascuno di circa una mezza libbra , fatti con farina di frumento e con lievito. Egli ne fece mold in pezzetti , alcuni del quali furono da lui posti dinanzi a ciascuno di noi. Seb- bene il ]iasto avesse un non so die dell' europeo , pure noi non ci servimmo ne di coltelli , ne di forchette , ma ciascuno mangiava colle proprie dita. Noi ponemmo la mano nel piatto, ma con una tal quale pulitezza. II pane era delizioso. » II pranzo termino col tlie die t"u presen- tato in piccole tazze di porcellana. La tavola era servita da una giovane e vezzosa sdiiava. La conversazione verso presso die tutta sui cristiani : perciocclie mille inchleste intorno ai lor costumi , e sempre col tuono del ridicolo , Yenivano fatte al supposto musultnano, siccome a colui die vantavasi d'aver lungo tempo fra essi vissuto. Impe- roccbe alcune di quelle tribu nomadi ci reputano §uper- stiziosi , crudeli e per fino antropofagi. II signor Caillie dopo tredici giorni di dimora , munito di lettere di raccomandazione del suo ospite per un negoziante di Temboctou , s' imbarco il i3 di maVzo 1828 onde raggiugnere la meta del suo periglioso viaggio (i). Qnesta navigazione fa per lui disaggradevole e lunga , dapprima in una specie di piroga , poi sur una nave di tavole grossolanamente unite per mezzo di corde , lunga circa ico piedi, larga da 12 a 14, di 60 ad 80 tonnel- late , ciie avea in vece di ponte una capanna di stuoje e (l) Temboctou j^iart' circa i3o leglie al nord di Jenxie , al 17° 5o' di Jar. N. 6' di long, i^iusta la carta del si;:uor Jouiard. I'AUTE STRA.X1EU\. 227 cli flessiljlli troiictii, ma senza alberi e vcle. Tiovavasi egli fra una iiioUitiuliue di Negri die lo trattavano non meglio cl' uuo scUiavo. Aggiugnevasi il pericolo dei Touarik , no- iiiadi sehaggi e bellicosL die vivono di rapina , ed eslgono, quasi diritto di passaggio , grossi iributi dai inercauti die navigano siil Dhiolilja. Costoro sono si audaci die rciidoiisi talvolta tributaria la stessa citta di Teniboctou. llanno tutti de' J)ei cavalli , e destrissiinl sono nel nianeggiarli: le lore ariui coaslstoiio in piccbe , pugnali e sciidi in cnojo di bue , adorni di varj disegni, di forma quadra , e grandi al segno die tutta coprono la persona. 11 signor Caillie ad onta dell" incomoda sua situazione pote traociare il corso dei fiume , e farci hea anco conoscere il graii lago di Debo , forse quel medesiaio die nelle carte ligura sotto il nome di lago Dilibia , ma con diversa posizione, forma ed ampiezza ; nel die ba egli renduto un importante ser- vigio alia geogralia. Nel ly d'aprile , dopo a6 giorni di peuosa navigazione, egli raggiunse il porto di Cabra, pic- cola, ma popolosa , ricca e pulita citta , die puo conside- rarsi come 1' emporio di Temboctou, e die giace siir lun'eminenza die la preserva dalle inondazioni. II Hume 'a poca distanza dal porto dividesi in due rami. II porto giace sul ranio superiore a circa tre miglia da Cabra, alia quale citla glugnesi per un piccolo canale ingombro d' erbe e di ninfee , e percio adatto soltanto a piccoli navigli. Air indouiane il signor Caillie unitosi ad una numerosa carovana si pose in cammino per Tendioctou , la quale giace circa cinque miglia al N. di Cabra. Fiualmente il nostro viaggiatore giunse in quel uiedesimo glorno a Teadjoctou, mentre il sole gia declinava stdl" o- rizzonte. '< lo vedeva dumjue ( giovera il qui riferire le sue stesse parole) qucsta capitate del Soudan, c'le da si lungo tempo formava lo scopo de' miei voti. Entrando nelta niisieriosa citta , oggetto delle ricerclie delle civili nazioni delT Europa , io fui tutto compreso da un inespli- cabile sentiiuonio di couqiiacenza. Io non avea giammai provato una simile seusazione, e la mia gioja era estrema , ma fu d" uopo comprimerne gV impeti : io non potei sfo- gare i miei trasporli die nel seno d" Iddio. . . . Riavutoini dair entusiasmo , trovai die lo spettacolo cb" io aveva sotto gli occhi non corrispondeva in alcun modo alia iiiia aspet- tazione : percioccbe fatta mi era delf estensioue e delia 228 APPENDICE riccliezza cli questa citta tutt'altra idea. Essa al primo aspetto non presenta che un animasso di case di terra e inal costratte. la qnalsivo2,lia direzione volgasi l6 sguardo noil si vedono die immense pianure di mobile arena, di nn bianco clie tende al giallo e della piu grande aridita. II cielo , all" orizzonte , e di un rosso pallido ; tutto e qui tristo nella natura : vi regna il piu cupo silenzio i non si ode nemmen il canto di un solo augello. Ma pure ci ha un non so die d' iniponente nel vedere una grande citta sorgere nel mezzo delle sabbie , e non puossi a ineno di ainmirare gli sforzi die fare si dovettero da' suoi fondatori. Qnanto a rio che risguarda Tembocton , io congluetturo che anteriormente il fiume scorresse vicino alia citta: ora esso ne e distante circa otto iiiiglia al sud. » II sig. Calllie alloggio presso Sidi-Ahdallahi, il corrispon- dente del suo ospite dL Jenne , che lo accolse in un modo eh' ei dice patcrno : nierce di kii pote minutamente esami- nare la citta in tutto cio ch' ella ofTre di piu importante, Egli non la trovo dunque ne s\ popolosa, ue si grande, come di essa diceva la fama. I Negri della nazione Kissour ne fanno la principale popolazione. Molti Mauri si sono in essa stabiliti pel cominercio. Costoro vengono dal nostro viaggiatore paragonati agli Europei ciie recansi alle colonie coUa speranza di farvi fortuna. Essi ancora rltornano poi ne' proprj paesi , ond' ivi tranquillamente godere delle pro- cacciatesi ricchezze. La citta non ha piii di tre miglia di circonferenza : ha la forma d' un parallelogrammo, sehbene al sig. Caillie che 1' osservo stando sulla torre della magglor mo- scliea, presentato abl^ia la figura d'un triangolo. Le case sono grandi , poco elevate e col solo pianterreno, tranne alcune che sopra la porta hanno una specie di stanzino isolate; sono di mattoni rotondi, costrutti coUe niani e diseccati al sole che quivi e cocentissimo. Yi ha pure pei poveri capanne di paglia , di forma pressoche rotonda , come quelle dei Foulahs pastori. Vi si contano cinque mo- schee , due delle quali assai grandi e munite di una torre di mattoni, nella quale si ascende per una scala interna. Le strade sono assai pulite e bastevolmente larghe pel passaggio di piu cavalli o cammelli di fronte. Non vi si trovano pozzi , e percio si fa uso dell'acqna piovana che raccogliesi in una specie di artlficiali e grandi cisterne poste alio scoperto fuori della citta. Tale acqua c chiara , nia PARTE STRANIER\. 22g calcHssIma per I'azione del sole e di im gusto dlsaggrade- vole. Carissimi vi sono i vivei'i, perche proveuiemi tutti o da Jenne o da altri paesi, sicche il iiostro viaggiatore tro- vato sarebbesi a pessimo partito, se avesse dovuto del proprio mantenersi. Del resto e nell' interno delle case e nelle mara delle citta, e ben ancoi-a nelle costumanze degli abitanti si riscontra per cosi dire la fisionomia di Jenne, la quale di fatto si fe' grande snlle rovine di Temboctou. La popolazione, compresi i Mauri, non oltrepassa i do- dici mila abitanti , dediti tutti al commercio , tutti mao- mettani , pulitissimi nel lore vestire, che e quelle dei Mauri : sono dolci ed afFabili cogli stranieri , industriosi ed intelligenti nel traflfico , che e 1' unico loro mezzo d' ar- ricchire. Hanno piu mogli ; m^ qui le donne godono di grande liberta ed escono col viso scoperto. Nutronsi assai bene e vestono come le Jennesi , se non che i loro capelli sono piu artificiosamente annodati. La treccia principale e grossa come il pollice : essa dalla nuca vien inclinandosi sulla superior parte della ftonte e termina in un pezzo di corniola rotonda e forata nel mezzo : onde vie meglio so- stenerla pongono sotto di essa un cuscinetto variamente adorno. Le Temboctesi ancora portano un anello alle loro narici. Caillie dice d' averne vedute alcune die gli sem- brarono bellissime. Ma elleno pure , come generalmente tutte le donne di questa parte deU'Africa , ingrassano di burro la testa e il corpo. II gran calore aumentato dal co- centisslmo soffiare de' venti dell'E. rende loro necessaria cotale abitudine. Ben vestite e ben alimentate sono le scliiave ancora, e quelle specialmente clie conduconsi al mercato. Elleno non solo indifFerenti sono alia lor sorte , ma dimo- stransi gaje e liete sorridendo ai passeggieri. Cio che dal sig. Caillie vien attriliuito ail' assoluta loro ignoranza dei naturali diritti della specie umana. « Con tutta sempli- cita credono che le cose essere debbono come trovansi, e ell' elleno nate o fatte sono per cotale specie di com- mercio. " II mercato vi si tiene di sera per cagione dell'eccessivo calore i ma e ben piccola cosa al paragone di quello di Jenne. Temboctou pub nondimeno considerarsi come il prin- cipal magazzino di questa parte deirAfrica. Perciocche vi si depone tutto il sale proveniente dalle miniere di Tou- deyai : questo' sale vi e trasportato dalle carovaiie sul dorso 2jO APPKNniCE lie' canimelli. I Mauri di Morocco c qnclli degli altri paesi che fanno il vinggio del Sotidan rimangono da sei ad otto niesl a Teiidoociou per esercitarvi il coinmercio, ed atten- dere T occasione di i\n nuovo iiicarico pe' lore cammelli. Tra le nianitattiire europee il nostro viaggiatore riscontro niolti fucdi francesi a doppia canna coUa marca di 5. Euenne c di altre fabbriclie. II principe o governatore di Temboctou , Osnian di nome, Negro di nazione, e da' suol sudditi altamente rispettato : sempllcissimo nolle sue al/itudini non lia cosa che dagli altri lo distiiiffua. II suo vestire soniiglia a qiiello de' Mauri di Marocco : e desso ancora niercante, ed i suoi iigli fanno il comiuercio di Jenne: ha quattro niogli e moltissime schiave. La sua digiiita e ereditaria , il primogenito de' suol figli dee succedergli : non percepisce alcun tribute ne sul popolo, ne sul mercanti stranieri ; non accetta se non i doui che gli si fanno spontaiieaniente. Non ha diritto alcuno sulla pubblica amministrazione; e un padre di famiglia che go- verna i suoi figliuoli, e pub in certo niodo paragonarsi agli antichi patriavchi: e giusto , buono, e nulla ha egli a temere dai sudditi. Al bisogno d'una guerra tuttl sono pronti a prendere le armi. Negli ultlmi glorni di sua dimora il sig. Calllie nulla lascio intentato onde procurarsi qualclie documento intorno alia sciagurata morte del maggiore Laing, di cui gia inteso avea a parlare a Jemie. Egli pertanto seppe che a qualclie glornata al N. di Temboctou la carovana colla quale tro- vavasi il maggiore stata era arrestata sulla strada di Tri- poli dai Touarik, e secondo altri dai Berbick tribii nomade. Laing rlconosciuto per cristiano fu in orrilsile maniera mal- trattato; ne i barbari cessarono dai batterlo con un ba- stone, se non quando lo credettero morto. Caillie e d* av- viso che un altro cristlrino , il quale, secondo cib die gli fu detto , peri pure sotto i colpi, fosse qualclie domestico del maggiore. Richiamato questi alia vita dai Mauri della ca- rovana fu trasferito a Temboctou, dove risano col mezzo d' un unguento ch" egli portato avea dall' Inghilterra , e nierce ancora delle cure dell'ospite suo cui stato era rac- comandato da una casa di Tripoli. Rimessosi in viaggio coa altra carovana s' alibatte in un chelko , vecchio fana- tico e capo dell' errante tribu di Zaouat. Costui andava sollecitando il maggiore, perchc si facesse musulmano. Laing PAUTE STRANIEa\. 23 1 prefer! cU morire pinttosto die cedere alle Istanze del bar- baro. II nostro viaggiatore nel sno ritorno pel deserto di Salira vide e sparse di lagrime il luogo ove 1" intrepido iaglese cadnto era estinto. Laing viaggiava vestito iiicau- famente all' Europea , forse di troppo confidaiido nella protezione del bascia di Tripoli: era altresl munito di strnmenti geodesic! , e pare die pel primo disegnata avesse e descritta la citta di Teniljoctou, perciocdie dall' ospite di lui fa detto a Caillie ch'' cgli uvea scriUa la ckta e tutto cib die in essa conticnsi. II viaggio del sig. Caillie ebbe per liinite Teml)octou, ed a questa citta tutti , siccomc avvertimmo , tendevano i voti suoi. Dolerci dobljiamo di'egli jiotuto non abbia ri- solversi a prolungare i suoi sacrificj , jiiii oltre spingendo le indagini suif ulterior corso del DliiolilDa (i). Che lo stesso suo geaeroso ospite lo soUecitava a ristarsi , almeno fiiiche presentata nou gli si fosse qualche favorevole occa- sione per trasferirsl a Tripoli piuttosto die a Rlarocco. Ma che noa pub mai il prepotente 1/isogiio di rivedere la pa- tria ' Quel male iiidetiniliile die diiamasi NostalL^ia lo tor- mentava si fattainente die tutte ei rifiuto le piii Insinghiere offerte. Colse percio avidameiite la prima occasione che presentata gli veane per ravvicinarsi aU'Europa. Una ca- rovana stava per far ritorno nel regno di Marocco attra- versando il deserto : con essa egli parti il 4 del maggio 1828. Noi non lo segniremo in questo disastroso camniino fra le arenose onde del deserto , caminino monotono per se stesso, e i cai accidenti sono pressociie quel medesimi che leggonsi in altri anteriori viaggi. E;i;li giiinse a Tanger il 7 settembre , dove il sig. Delaporte, viceconsole di Fran- cia, gli fn prodigo di tutto cio di die abbisognar potea nella sua poslzione. Di la passo felicemente a Tolone , donde il 10 ottobre dello stesso anno 1828 scrisse al presidente (i) Finora nou si lia alcuna certa notizia iutorno al corso del Dhioliba all'E. di Temboctou. Caillie veiine da Abdallalii suo ospite assicurato che il fiume passa ad Haoussa e si ricougiugne col Nilo. Tale e T opiaione degli Arabi che abitano qiiesti paesi, II Diiio- liba riceve a Teinboctoii il uome di Batiar-el-Nil {fiume del Nilo). E da not>u-si die col nouie di Nilo cliiamasi dagli Africani ogni gran fiume , e die perrio nou ilclj]/ csso uecfsiarianieiite iuteu- dersi pel Nilo d' Eiitto. 23a APPENDICE della Societa geograGca di Parigi, ragguagllandolo del suo viaggio. Ora epilogando le gi;i dette cose rlsiilta die il viaggio del sig. Caillie, da Kakondy sul linme Nunnez, clie fu il punto della parteiiza di lui, il 19 aprilc del 1827 ( senza tener conto del suo soggiorno prima snlle sponde del Se- negal poi a Sierra-Leoiia ), duro in tutto 5o8 giorni, dei qnali 207 di viaggio effettivo , e 3oi di soggiorno in di- versi luoglii. Glusta poi la carta del sig. Jomard , potrebbe questo viaggio calcolarsi in 4600 cliilometri, o iiSoleghe postali di Francia sovra 35 gradi di laiitudine , cioe almeno 8 dal nord al sud , e poi 27 dal sud al nord. Ma su questa niedesima carta si vede che il sig. Caillie non ha segnito una via retta per giugaere al Dhioliba , ma ha piegato verso il Sad facendo una curva, e che percio potrebl)esi andare direttamente dal Senegal a Temboctou in 40 giorni facendo ogni giorno 10 leghe. A questa curva o declina- zione andiamo debitor! della posizione di Couroussa, ove il viaggiatore attraverso il Dhioliba nel superior corso del fiunie quasi ad uguale distanza dalla sua sorgente e dal luogo ov'esso fa per la prima volta vedato da Mungo-Park. Ora qui chieJere si potrebbe , qaal vantaggio prove- nuto ne sia alia civilta europea dai disastri e dalle soffe- renze , cui volontariamente si sottopose il sig. Caillie. Ha egli forse determinato in modo sicuro alcana geografica posizione? Ha forse di qualche nuova scoperta arric- chito la geologia e le scienze naturali? Ma e d' uopo por mente alia gelosia , alia diffidenza de' popoli fra quali egli viaggiava , al travestimento suo da povero nato fra' mu- sulmani , scampato da'cristiani ed anelante di rivedere la patria sua ; senza di che potato non avrebbe in alcun niodo ne raggiugnere lo scopo suo, ne a tanti pericoli sottrarsi : circostanze tutte che non gli permettevano d' abbandonarsi a minute ricerche. In che danque consiste il frutto di tanto coraggio e di tanti patimenti ? NelT avere appunto , e cio non e poco, disingannata I'Europa intera suir importanza che in addietro davasi ad un viaggio a Temboctou, pre- sentando quella misteriosa citta sotto il suo vero aspetto, cioe riducendola ad una borgata di dieci a dodici mila abitanti , minacciata continuamente dalle nemiche trlbu , con miserabili case in vece di sontuosi ciUficj , fra un arido deserto, priva di acqua , di viveri, di combustibili. PVnXE STRANIERV. 233 costretta a ricevere per mezzo di un fiume tutto ci6 che alia vita e necessario , e da cjuesto meJesimo iiame divisa per lo spazio di due leghe. NeU' averci inoltre palesato che Jenne e il vero emporio del contineiite africano ; nelFaver rettificate le poco sicure notizie die si avevano del corso del Diiioliba in qaeste regioni. Noi ora , inerce del sig. Caillie, conosciamo esattamente le diverse costiunaiize di tanti popoli, de'quali noa avevamo che uii' imperfetta idea. Ne egli ha oniesso di riferire cio che gli venne pur fatio d' osservare iatorno alia zoologla ed alia botanica. Ricorda qulndl gli ippopotami , i caimani o coccodrilii del Diiioliba , gli elefanti che vivono ne' boschi al fiume vicini, ecc; parla , benclie non botanicameiite , delle noci di Cola che dal sud deir Afcica somuiinistrate vengono a' paesi del nord di que- sto niedesiino coatinente e che foraiaao ua importantissimo raiiio di commercio ; e parla ancora dell' fi/6ero a burro, aggiugaendo d' averne neirinterno dell' Africa riconosciuta una specie da preferirsi a quella, di cui si fa uso nella Seneganibia. Egli finalmente ha tracciata la via con cui piii speditaniente tanto dal Senegal, quanto dalla Barberia giu- gnere ai paesi del Soudan, e suggerisce i modi onde ot- tenere 1' intento senza che il viaggiatore costretto sia a mentir religione , cosa sempre vituperevole e nefanda. Convien anzi dire che un' intera nazione eraula della Francia sentita abbia 1' importanza di questo viaggio, per- clocche essa co' suoi scritti nulla lascio intentato onde spar- gere dubbj suUa veracita della relazione del sig. Caillie. Ma tali dubbj e sono per se stessi di poco o nessua mo- mento , e vennero valorosamente , siccoine a noi pare , chiariti o confutati nell' Appendice del terzo volume , alia quale riniettlamo i nostri leggitori , non essendoci possibile di presentarne un' analisi od un sunto. Quest' appendice e di non lieve importanza, perciocche contiene un la- voro del sig. Jomard col titolo di Osservazioni e ricerche geografiche sul viaggio del sig. Caillie nell' Africa centrale, in uno coU' Analisi della carta itineraria e della carta ge- nerale del i'iaggio , coi Vocaholarj raccolti dal sig. Caillie , col suo Itinerario giorno per giorno, colla spiegazione delle tavole del viaggio , e con note su diversi punti di storia naturale e di geografia , e finalmente con varj Documenti intorno all' autenticita del viaggio. 234 A r r r. N D I c E PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ART! ITALUNE. LETTERATURA E BELLE ARTI. Vita e avvcnturc dl Blarco Pacini. Poema romantico insestine. — 3filano, liiSo, pi'esso A.F. Stella e figli. L a poesia allegra e divenuta a' nostri giorni raris- sima; donde alcuiii haniio poi scopcrta, o inventata die dir si debba , una grande dottrina, ch" essa non e secondo i bisogni dei tempi. L' autore di questo poe- ma che qui si annuncia non e di siffatta opinione ; ma crede che molti sentano ancora il bisogno di ri- dere; c cosi pare che la pensi anche il sig. Antonio Fortunato Stella. Altrimenti ne Taiitore avrebbc scritta una liinga sequela di canti burleschi , ne il tipografo avrebbe acqnistato il manoscritto : perche un poema rosta fatica anche a volerlo scrivere senza lima ; e r acquistarlo esige sagritizio di danaro, comunque i tipografi d oggidi paghino scarsamente. Vedreiuo fra cinque o sei niesi se T autore e il tipografo 1' hanno indovinata o no 5 ed allora noi pure diremo piu op- portunamente e con piu sicurezza \ aninio nostro so- pra queste Avventure. Possiamo dire frattanto di aver letti non senza piacere i due fascicoli finora usciti; c per invogliare altrui a comperarli ne verrcmo fii- cendo un' aiialisi alquanto minuta. 11 primo Hiscicolo e un Prologo in cui T autore ragiona del suo libro ; e cominciando dal metro, cosi dice: L' ottava e troppo classica ; in sonetti Non si fanno i poemi ; la quartina Non frizza ; son diffi.cili i terzetti ; E riesce un po' mozza la sestina : E i scioiti die gl' Inglesi chiaman binnclu Son donne senza seno c scnzu fuuichi. PAr.Tll IT ALT AN A. 2jj Per seguir dunque la comune usanza, Cioe durar fatica men che posso , Ferche place la stretta ad ogni stanza , Ed in sestine il mio cantare ho mosso , Proseguirb in sestine : e quindi al tema Venendo, faro il Pbologo al poem a. Dopo il metro 1' autore fassi a parlare del metodo , e proniette Che sara novo, magico , stupendo , Ed anti-aristotelico e di moda, Cioe , che non avra capo ne coda. Fra le ragioui che adduce di questo suo consiglio niei'ita al parer nostro di essere trascritta la seguente storiella : Dodici giorni fa voglia mi venne -<4/Z' Arena d andar. Qual vaga cosa 11 mirar la Taddei che in andrienne Con Nabucco facea la graziosa: CJic in mezzo a' plans i per le colpe sue Videsi in scena trasformarsi in bite. Ai gridi , cu viva dclla pazza gente Sospirava la figlia (i) in un cantone , Che ornb di greche veneri la mente , E parea dir ■• La gloria c un bel cannone Sol caricato a polvere ; rimbomha E li finisce. — Ma tomiamo a bomha. II genere poi del poenia vuole che sia Romantico, . e senza die vel dica JVoto e il perche — per non durar fatica. Non dice in quanti canti sara diviso il poema, affer- mando di saperlo meno di chi glielo domandasse ; ma promette che non saran piii di dodici per anno, al prezzo di nn giulio, che poi il tipografo ha limi- tato a soli cinqnanta centesinii austriaci. Questc sono le mie condizioni ; Ogni mese si leggono i Giornali , . Ogni mese si pagan le pensioni, Ogni mese si saldano i sensali ; (l) La signora Rosa Taddei dottissir.ia donzella o iuipvovvisatrice notissima , e figliuola del celebre coiuico di i^uesto nouie. 236 APPENDICE E se comprar vorrctcini, ogni mcse Forrete un giulio fra le male spese. Finalmente il pocta concede ad ognuno rarbitrio di disdire 1' associazione , purche nc dia avviso Y un niese per Y altro •, e il tipografo aggiunge che i fa- scicoll pubblicati presentcraniio sempre I opera compita. La qiial cosa sebbene a noi senibri piuttosto impos- sibile die difficile, vogliamo crederla iiondimeno sulla fede del siji. Antonio Fortunato Stella. Dal Prologo facciarao era passaggio al pnmo canto , Y Educazlone. II poeta strascinato dalTantica usanza comincia da una Invocazione alia Miisa; ma se ne pente assai presto. Vorrebbe fare la Frotasi, nia sente gri- darsi che anche questa e cosa fuori del naturale : e pero imitando lord Byron die disse : Cominciar da principio e mio costume, egli incomincia dal comiii- ciaincnto cosi : Mortomi il genitor , pieno di lena , Fieri di cattivita , pieno di foco , II frenarmi , il tenerini era una pena ; Che gia i maschj le mamme stiman poco i Sicche quando dell' iiscio scapolavo , A chi ne promectevo e a chi ne davo, Intorno alia sua casa frequentavano d' ognl grado jnoiiclli e d' ogni razza ,• e i giuochi ch' essi facevano si lo solleticarono, che alia tine svlgno dell ugne un di di morula Beca. Ma lo colse uno zio prete , il quale lo prese per gli orecchi e glieli ebbe a stac- care; poi ricondottolo in casa persuase la madre ch' era tempo oramai d' insegnargli a vivere , comin- ciando da leggere e da scrivere. Eccomi dunque in San Michele ; e la Mentre andava imparando I' A, B, C, Del nerbo la tremenda autorita Nelle man del Lupetti m' attui Sicche dicea la gente del paese : Vedi un po' Marco come s' e mutate ; O ch' e riminchionito , o ch' e stregato. PARTE ITALTANA. 287 Stetti ( prosegue dicendo ) quattro anni cola ; Ma, come volse il del, Cornelio e Fedro ( C7te Corndio immoral non era pria Come ci dimostrb certo Don Pedro Native di Moral in Vallacchia), Cornelio , Fedro , l' Alvaro e il Porretd Super ati , addio dissi al fier Lupetti. Dalla grammatica all' umanita , e da questa alia ret- torica si condusse il nostro buon Marco, il quale interrompe qui la storia della sua educazione, uscendo in lunghe e calde parole contro i critici d' ogni ma- niera. Se qui, per esej;npio, sia comjtjfm 1' opera che s'in- titola Vita e avvcnture di Marco Pacini lo ve2;gano i nostri lettori ; ai quali noi consigliaino intanto di non abbandonare si presto il poeta , perclie ci pare di potercene ripromettere un libro di piacevole tratte- nimento. Alcuni diranno che noi lo esaltiamo perche move guerra ai roniantici •, e s' ingannano. Vogliamo anzi consigliare Tautore a non adopei'are inutilmente r acutezza del suo ingegno in una controversia ora- niai invecchiata , e della quale il mondo conosce be- nissimo il vero ed il falso. Ma lodiamo il proposito di far rivivere un genere di poesia troppo negligen- tato per certa smania di gravita : lodiamo lo stile facile e purgato: e certe allusioni vive e opportune, le quali si faranno per certo e piii numerose e piu interessanti quando il nostro Pacini, uscito fuor delle scuole, entrera nel mondo e nelle sue varie vicende. Ed anche lo. lodiamo , perche 1' autore ha gia prote- stato che aHe critiche de' giornalisti egli rispondera col dar fuori ne piu ne meno un canto ogni mese : Ed io risponderb come il Goldoni Rispose ad Arlstarco Scannabue ■' Questi facea gran satire e scrmoni ; QuesJ-i ogni mese una commedia o due: Ditemi un po' : Di lor chi fa I' accorto ? Goldoni e iwo , e Scannabue e morto. 238 APrKNDICE Isabella Spinola , Raccoiito in vcrsl di Dailde Ber- TOLoTTi. — Jllilaiio , i83o, per Antonio Fontana. Ansalilo Doria , esiliato dalla patrla , ilelibcro cU andar- sene alle iniprcsc di Terra Sauta ; iiia innanzi al partire ricevette da Isabella il ginraincnto ch' ella non sareljlie inai traltri se prima non le giugiiesse notlzia dclla niorte di lui. Alle nozze d" Isabella aspirava segretainente Ugo Lercaro, il quale sotto il velo dell' ainiclzia s"" accompagno in Oriente col Doria, poi quando gli parve il buon destro gU pianto nolle reni un pugnale, e porta ta in Genova la notizia della niorte di Ini, tanto fece clie la inesta Isabella dovette darle la mano di sposa. Ma nel di niedesiiuo delle nozze, poclii istanti dopo pronunciata la solenne promessa , rice- vette uno scritto di Ansaldo die le narrava il tradiiiiento di Ugo , e com' egli caduto in servitii confortavasi colla spcranza di ritornare quando clie fosse alia patria ed a lei. — L' indilTerenza d' Isabella per Ugo si convert! dopo qiiesto annuncio ill ilero odio; nego di riconoscerlo marito , deliberata di morire piuttostoclie stringere al seno I' assas- sino di Ansaldo. Feroce fu la vendetta del deluso marito: cliiuse Isabella nell' antro di un monte , e dando voce clie ella era niorta , ne fece depositare la bara nella chiesa di una badia vicina all' antro medesimo in cni la niisera donna era sepolta viva. Frattanto Ansaldo per avere scaiiipata da morte la uioglie e i ligliuoli di colni appo il quale era scliiavo, aveva ricuperata la liberta. Viaggiando alia volta d^ Italia trovo Lanfranco , antico servo di suo padre , e intese da lui clie Isabella era niorta. Ma giunti al luogo dove Ugo avea sepolta la sventurata sua inoglie corse sul labbro di Ansaldo il gluramento die Isabella gli avea fatto : la quale trovandosi a caso fuorl dell' antro, perdie un tre- inuoto avea sniossa la pietra che ne diiudeva I'uscita, rispose a quel canto. II guerriero attonito approda a quel luogo si doloroso per lui : entra nella badia: cerca di notte la bara d' Isabella e trova un mucdiio di arena in luogo della sua saliua : si persuade percio ch' ella viva, e fini- sce per liberaria segrc^taiiiente dalla sua iiegra prigione. La buona giovine vieue affidata ad un nionastero linclie si trovi modo di sciogliere il nodo al quale e legata: Ansaldo ricorre al giudizio delle armi : ed Ugo rimnne ucclso. Ma che giova' Egli accorre ali'asilo della sua doana : essa e juorta. PARTE ITALIANA. 26^ Per esser brevi e per noa togliere ai nostrl lettori la curiosita abbiaaio tialasciate alcune circostanze che servi- rono quasi di macchina al signor Bertolotti per condurre al fine la tela che noi siamo veauta spiegando. Queste cir- costanze, a dir vero , non ci sembraao tutte felicemente immaginate ;, e qnalche volta accusano una soverchia impa- zienza nelP autore : di che il terremoto che apre I'antro d' IsaJjella , e il giuramento cantato da Ansaldo in quel- r ora e in quel luogo posson servire di prova. Quest' im- pazienza si manifesta di tempo in tempo anche nel verso e nello stile. Noi piuttostoche andare cercando qua e la alcuni vei-si o duri o cadenti , alcune frasi o prosastiche troppo, o non bene ( al parer nostro ) allogate , amiamo di trascrivere qualcuno dei luoghi nei quali T ingegno del sig. Bertolotti si niostra nella sua frescliezza ed accompagnato da casti- " gato giudizio. Ecco innanzi tutto una breve apostrofe da cui comincia la terza parte del racconto: O poggi ove ridono pcrenni le rose, O vallL okc spirano molli aure amorose, Giardini ove scorrono d'argento i ruscelli , Boschetti ove cantano securi gU auge'U , O terra , continiio soggiorno al placer , A te pien dl gluhilo sen vola il pcnsier. La sotterranea priglone d Isabella e descritta come segue: Tutta e tenebre I' orrida caverna , Tutta e spavento: prematura toniba Ove r onihra col di piii noa s' alterna , Sepoltura di vivi ove s'intomba La pill leggiadra ligure Donzella , La si cara ad Amor dolce Isabella. Nella segreta , d'' ogni luce muta , Far che notte palpabile s'' eterni, Ne le stagion che il Sol volge e trasmuta Scrban lagglii lor soliti governi: Vn sernpre e il clima in quel sassoso speco , Una la notte, e l' acre grosso e cieco. Tolta cosi del tempo ogni misura , Ella i di non distingue e i mcsi e gli anni: Ha per compagne I' ombre e la paura, I siagulli , le kigrime e gli affan/u : a^-O APPENDICE Nc romper que silenzi altro suon send, Fuor die il suon f/e' suoi flehili lameiiti. Ma cessano i lanicnti , e nelL' aJ/UUa Una pace purissinia dlsc.ende: Suoi mali ella sostien fcrina ed invitta, Che celeste uno scudo la difende ; Scudo die vince ogni battaglia ria, II santissimo nome di Maria. La sala del Podesta dove Aasaldo e venuto a doinandare la condanna di Ugo Lercaro da occasione alle seguenti ottave : Qual se due vend onde il Sol nasce o cade Sorgon di contro e giostra fan su I' onde , Fuggono i pesci per I' acquose strade , E la procel/a il pelago confonde : Qual se irato Aquilon sferza le hiade Mentre Austro sorge dalle awerse sponde j Tal divisa , agitata , alto fremea La genovese libera assemblea. Che non sol la grand' aula in se chiwlea Quantl awan del comune i prlmi ufici., Ma gran popol raccolto ivi s' avea Grato ai merti dei Doria o a'benefici. De' Fieschi ivi e Grimaldi pur traea Ligio uno stuol , con altri d' Ugo amid. Viene alfin Ugo stesso , e Ansaldo vede , Quell' Ansaldo che spento aver si crede. Siccome ai di che 'I feudal flagello Di stupri e strazj e lutti il mondo empia , JVe^ notturni silenzi del castello Sanguinoso uno spettro comparia, Che rompendo le leggi dell' avello II truce Sir con fredda man lambia , Ed ei col viso bianco di spavento Troppo tardi sentiva il pentimento : Quasi a tal foggia trepido smarrito Jiimase Ugo Lercaro a quella vista, ecc. II racconto e corredato di note risguardanti la storia di Genova e le costumanze del secolo a cui si riferiscoao i casi di Ansaldo e d' Isabella. L' edizione e in bei caratteri, nitida e correttissiaia. PARTE ITALIANS. 241 Cristoforo Colombo , Dramma storico ( in prosa ) di Giuseppe Gherardi d Arezzo. — Firenze, i83o, nella stamperia IMagheri. Atto I. Cristoforo Colombo, venendo dal Portogallo, sta con Diego sno figliuolo in una campagna vicino al paese di Palos. Diego e si rilinito dalla stanchezza e dalla fa- me , che il suo labbro non si apre se non per dire : Pa- dre viio, non posso piii; per carita soccorretemi. E il padre che va profTerendo aU'Europa un mondo ricchissinio, noa ha di che nntrire il cadente giovinetto. II portinajo di ua convento di Francescani soccorre con un pezzo di pane al bisogno. Mentre Colombo gli rende grazie della carita so- prarrivano il Guardiano e Garzia Fernandez, medico di Palos. II Guardiano. Se non m' inganno , figlio , I'oi non siete Spagnuolo. Colombo. No , Padre. II Guardiano. Mi pare anche dal i^ostro portamento che non dovete essere un mendicante .... Colombo. Anche in cib ella non s' e ingannato. II Guardiano. Come mai dunque , se rn e concesso saperlo , la sventura vi ha ridotto a questo estremo ? Colombo. Padre , mi dispensi dal rispondere : patisco le vicende senza lamentarmene : ma non ho caro di farle servire ad appa- gare la sterile curiosita. Questa risposta non distoglie il Guardiano dal domandare di nuovo i il quale poi , sentendo die il povero forestiero e Cristoforo Colombo , gli da qualche buona speranza di raccomandarlo alia Corte, e lo introduce nel proprio Con- vento , dove il celebre Italian© debbe dargli un' idea pre- cisa della scoperta che meditava. Atto II. Non piu a Palos , non plu nel convento dei Francescani, ma a Salamanca e nel convento dei Dome- nicani si presenta il Colombo. Qaivi egli espone 1 suoi grandi disegni ad un' assemblea delegata a giudicarne la Bibl. Ital. Tom. LJX. i6 242 ArPENDICE prohabillta. Noti si delibera nulla da' snol ascoltanti. L' Ar- civescovo di Salamanca, piesidente dell'assemblea e geloso dclFonor del Colombo, ne parla colla regina Isabella (5a/a uel paldzzo reale), e cerca rimoverla dal Hivorire all'odiato forestiero. Sopravvlene il Santangel colla notizia cbe Co- lombo disperando di persuadere la grande impresa gia s' e posto in viaggio per uscire di Spagna, Isabella delibera di tentare la scoperta del nnovo raondo, ed ordina cbe Co- lombo sia subito ricbiamato. Atto III. La scena e il porto di Palos di Mogbera. Tutto e in pronto per la partenza , ma gli animi dei piii sono tuttora avversi all' impresa : fra le altre cose una certa Ines non vorrebbe cbe partisse un suo Francisco; e, com' e ben naturale, maledice quell' Impresa cbe per 1' acquisto di un nuovo mondo mette in pericolo 11 suo sposo. II Guar- diano del Francescani , comunque amico al Colombo e per- suaso della possibillta cbe quella spedizione rlesca a buon fine , ora cbe lo vede in procinto della partenza se ne sgomenta. Ma gla ogni cosa e in pronto , e tutte le ob- blezloni cedono alia fermezza del ^ran noccliiero. II Ve- scovo benedlce tutti ^i navigantl ; essi partono, e fra i pianti , i siiiguld e le strida di cbi parte e di cbl rimane , escono le seguenti parole: Ahi! Oh! Ahi miseri ! Oh Dio ! Non li vedremo mai piii! Dio! Oh Dio mio! Atto IV. Alto mare. Gia da due mesi e mezzo si naviga. Diavolo maledetto questa i-ita s' ha da finire una voka, dice qualcuno de' marlnai. In generate sono tutti spaventati dal gran viagglo. Colombo vorrebl^e rincuorarli. JVon cliiedicmio altro ( dicono ) die di tornare indictro. La chiesta non e in- discreta ! Ma 11 Colombo ne gludlca diversamente. AUora si fa da molti una segreta conglura, ed a costo di gettar 11 Colombo nel mare voglion costringerlo al ritorno. Questi coi suoi discorsi ammansa que' congiurati. Intanto sorge I'alba; un colpo di cannone annunzia cbe si e veduta la terra, e le xiavi si movono verso di quella. La scena trasportasi qiiindi nell'isola Guanabani. I selvaggi banno udito un insolito fracasso ( il cannone ) : veggono le navi appi-essarsi, e fra attonlti e spaventati le stanno guardando. II Colombo e i suoi approdano e pigllan possesso del luogo cliiamandolo S. Sal- vadore. I selvaggi die s'erauo riiiraii escono a ]5oco a poco di nuovo : parlano lialiano fra di loro , ma cogli arrivati si esprimono a forza di gesti, e finiscouo per cantare un core, , , PARTE ITALIA.NA. 248 Atto V. Slanze reali nel palazzo di Barcelloiia. — Isa- bella e Ferdinando hanno sapnto che il Colombo e aj3pro- dato al Portogallo. Un Consigliere porta la iioiizia cli' esso e tratteiiuto dai Portogliesi. II re e la regina ne fanno le luaraviglie. Arriva V arcivescovo e dice di avere saputo che i Portogliesi 11011 hanao diffiiiitivameiite risoluto di trattcnere il Coloinljo , ma die in sostanza non gli concede- ranno Y andare : e il consigliere che sa di grammatica ne conchinde die 1' arcivescovo dice quel niedesimo che gia fn detto da lui. Frattanto il Colombo approda al porto di Barcellona stessa dove la scena si e trasportata, e dove trovansi ( non si sa come ) il guardiano dei Francescani , il dottor Garzia e un figliiiolo del Colombo stesso. Grand! feste , grandi abbracciamenti , com' e natnrale. Colombo passa ben tosto nella gran sola del palazzo reale con trono ed orchestra , dove si presenta ad Isabella ed a Ferdinando, seguito da molti de' snoi con papjjagalli vivi, altri uccelli e animali impagliati , ecc. Ci duole (dice Isabella) d' aver ad accos:lierti in atto di sudditanza. Sarestl degno d' esserci pari. II Colombo fa una lunga e nondimeno insufficientissima narrazione de' suoi viaggi e de' luoghi scoperti. II re e la regina prorompono in alcuiie espressioiii d' ammirazione e di gratitudine verso Dio. Si rizzano. E cantaio in Orchestra il pill bel Te Deum che si possa trovare in musica e s' odono di quando in qwindo scariche d'artiglieria. Finito iZ Te Deum, i personaggi escono di scena procedendo in ordine di dignita^ e in questo frattempo si cala il sipario. Noi ci saremmc astenuti dal far parola di questo dramma se 1' autore non ci avesse eccitati a parlarne con una sua lettera. Divisi pertanto fra il desiderio di compiacere al gentile invito, e il timore di annojare chi legge, acceii- neremo assai brevemente qualcuna delle molte cose che si potreljbero dire. II Colombo toltosi da Llsbona approdo a Palos sul iinire del 1484, e soltauto nel 1492 la regina Isabella delibero di fovorirne 1' impresa. Duiique dal primo atto che termina in Palos , al secondo corrono quasi otto anni ^ e poiche nel primo non trovasi cosa veruna di qualche importanza che s'annodi con quelle che debbouo accadere , percio al cominciare del secondo atto lo spettatore si trova come alia prima scena del primo. Noi non censuriamo il si- stema : non crediamo impossibile il fare die ti-a un atto 244 APPENDICE e r alti'O scorra uno spazio di tempo anche lungo : ma crediamo che 1' autore non del^lia interrompere la catena dei fatti. II sig. Glierardi noa ci conduce da Palos a Sa- lamanca , ma vi ci getta assal brnscamente. Egli crede di avere abbastanza supplito alia storia di otto anni facendo che il Santangel dica al Colombo: lo ve I' avtva predetto, che arriiati che fossimo qui in Salamanca , darehhero retta al vostro progetto. L' indugio , da che vi presentaste a Cor- dova a' nostri monarchi , aveva per motivo la guerra contro i Mauri : prima di tutto avevano ad essere scacciati quegli infedeli. Ma allora noi domandiamo , se il dramma non si poteva cominciare di qui; e se poclie altre parole aggiunte al dialogo di questi due personaggi non ci potevano pie- namente infoi'mare di quella vacuith per la quale si stra- scina il prlmo atto. L" autore poi negligentando di metterci innanzi i raggiri coi quali fu lungamente impedita la grande impresa del Colombo, ha trascurata la parte piii intcressante del suo argomento ( considerato almeno dentro quei limiti ch' egli si era prefissi ) ; perche quel contrasto del sapere coU' igno- ranza , della schietta virtu col vizio masclierato e coperto , racchlude in se quanto pub interessarci nella vita del Colombo prima del suo ritorno dalla grande spedizione. Di tutto questo egli non fa che un piccolo cenno nel se- condo atto, e cosi perde 1' occasione di rappreseutarci i tempi , e fin anco il carattere del suo eroe. Che diremo poi del terzo atto ? Qui lien poteva conce- dersi un salto all' autore : perche quell' imbarco non ha veruna circostanza che c' interessi ne per se stessa , ne pel suo legame colla spedizione. L' autore vi ha introdotto 1' episodic d' Ines e Francisco •, ma chi se ne puo interes- sare , se 1' autore stesso 1' ha poi dimenticato in tutto il resto del suo dramma? Solo una volta Francisco, nel quarto atto, rlcordasi d'Ines: poi non se ne fa piii menzione. E questo quarto atto neK alto mare, dove ci e rappresentata un' immagine cosi sbiadita del vero, e ancora piii nojoso e quasi vorremmo dire piii inutile del precedente ; ma vince ogni credibile stranezza la fine del dramma con un Te Deum in musica. Dunque si puo introdurre anche il Te Deum in teatro, perclie la storia dice che fu cantato al ritorno del gran Genovese? Guardiamoci dall' attribuire al sistema romantico i traviamenti di un solo autore; nia PARTE ITALIANA. ^^^ considerino i partigiani di quel sistema se non convenga andar cauti nel gridare contro le regole e contro i precetti. Final mente dovreinmo dire die il sigaor Glierardi non vide dirittamente dove coasista la parte poetica del so*- getto die prese a trattare; ma in questo argomento uu nostro egregio coUaboratore ha parlato con tanta dottrina e con tanto gusto annunciando la Colombiade del Bellini , die noi non possiamo se non inviare a quello scritto diiua- que dubitasse della nostra asserzione (i). Opere del cav. Carlo Gastojie conte della Torre dl Rezzonico , patrizio comasco , raccoUe e pubblicate dal prof. Francesco Mocchrtti. Vol. IX e X. • Conio, iSoo , presso i figli di Carlantonio Ostinelli. Di queste opere abbiamo parlato nel torn. XXXVII, p. 3, e credianio averne mostrata V importanza , senza omettere perahio quelle osservazioni die ci parevan richieste dal vero. Ne annunciamo presentemente gli ultiini due volumi, coi quali il di. professore Mocclietti ha compiuta la sua lunga e diligente fatica, innalzando un bel monnmento di gloria a Gaston Rezzonico ed alia patria. II volume nono contiene un ragionamento suIla filosofia del secolo XVIII , e moiti frammenti di viaggi inediti. II decimo presenta una copiosa raccolta di lettere non solamente del Rezzonico, ma de' piu illustri suoi contemporanei. Lodiamo 1' egreo-io editore di essersi temperato dall' errore troppo comune di pubblicare senza discernimento tutto quello die resta di un uomo d' ingegno. Dopo i viaggi inseriti gia nei volumi precedenti fn buon consiglio il dare qui, sotto nome di frammenti, il fiore de' molti altri che il Rezzonico aveya scritti, piuttostoche accrescere I'edizione di alcuni volumi inutili. Cosi fra le numerosissime lettere raccolse opportu- namente sol quelle che spargevano qualche luce sui tempi, sulla vita, sulle opinioni deirautore e de'suoi amici. Eo-Ii e veramente un peccato che in quest' ultimo volume di una bella e diligente edizione s' incontrino parecchi errori di stampa. (i) V. Biblioteca Italiaua tom. 47.°, pagine 21 e 161. 346 APPF. NniOE Due raglonamend di Antonio CesaRI delV Oratorio sopra le cose da lui rcdiite in Roma , c rccitati nclla sua Cliicsa dopo tomato di Id V anno 1822. Si aggingnc V alt.ro dopo il sno viaggio di Genova. — Verona, i83o, dalla tipografia Ranianzini cdi- trice. Opuscolo unico di pug. 62 , al prezzo di una lira austriaca. Abbinmo lett'i con attenzione i tre annnnziati ragioiia- mentl , e nel complesso loro non ci parve cr iucoiitrare qiiella copia e quel procedimento che comniendammo nei Fiori cU storia ecclesiastica. Conoscianio per altro essere quest! i! frutto di una subita espansione di cuore , piut- tosto che di uno studiato lavoro, dal quale tuttavia a quando a quando tralucono lampi di bella eloqueiiza. Che pero non lasceremo di levarne un sao:gio a tutta lode di lui, onde ciascuno riconosca T imparzialita de' nostri giudi/.j ove il bello ed il buon:> s' incontrino. Alia pagiaa cj il Cesari, fatta una pittura della santa Casa di Loreto , con- ch iude : II Egli non e il tutto possibile ( ed io il provai in me medesimo ) mettei* pie dentro quella cameretta, e non sentirsi gelare di un' intima riverenza , e intenei-ire fino alle lagrime : che 1' animo tosto vi dice : qui era quella Vergine tutta sola orando ; qui 1' Angelo le disse quelle nlte parole; qui suono quella benedetta risposta di lei: Ecce ancilla Domini ! e qui nel verginal chiostro di lei fu fatto carne il Figliuolo di Dio. Deli quali memorie ! Qui furono in queU' era prostrati sul pavimento gli Angeli tutti del paradiso in questo luogo raccolti , prostrati appie del- r uniile Verginella, ed adorarono la prima volta 1' umana natura maggior della loro, e gia levata all' itnione iposta- tica della Persona Divina del Verbo. Da questa cameretta nsci la speranza e la salute di tutto il genera umano. Oh Dio! che baci cocenti su quel pavimento e su quelle beate pareti ! Ma tu, Vergine benedetta, ben lo dicesti : clie la grazia altissiraa , che t' era fatta dal Figliuolo di Dio di farti sua Mad re , t' avrebbe levata sopra tutte le donne del niondo ; e pero saresti benedetta e beatilicata per tutte le future gencrazioni : ecco , ecco verificato. Gia da 18 secoli tu se' benedetta, e teco si congratula tutto il mondo di tanta tua gloria ; ed in questo luogo singolarmente tu vedi e vedrai i popoli prostesi a' taoi piedi , a te ricorrere PARTE ITALIA.NA. 247 per grazle e pigUarti per avvocata appresso del tuo Fi- gliuolo, al quale fosti si cara : ed essendo stata si umlle, ora se' taiito gloriosa. Qaesti sentimenti , die dal visltar di prcsenza quel santo luogo si mossero neU' anuno mio , voi potete , uditori , avvivando la vostra fede destare nel vostro. 'I Noil dissimili passi s' incontrano negli altri due ragionauienti , come a pag. 84 dove il Cesari descrive le ville del principi di Roma, ed a pag. 5i-55 nelle quali ritrae gli eftetti dell' altissima carita di alcuni sacerdoti alia scuola de' sordi-muti. Laonde essere doljbiamo gratl al sig. Pietro Cesari, nipote ed erede dell'aljate Antonio, perclie abljia egli presentato al pubblico nn cosi nobile esempio, die vorremmo fosse universalmente seguito da- gli ecclesiastici al ritorno de' loro viaggi , onde a quel modo die i naturalisti abbelliscono la patria con forestieri prodotti , essi 1' ai-ricchissero de' modelli piu luniiiiosi di speccbiate virtii. E poicbe il sig. Pietro Cesari e per man- dare innanzi i Fiorl di storia ecclesiastica , de' quali alcuni voluaii videro gia la luce , noi lo confortianio a tale la- voro , sperando pero cb' egli non vorra imitare il tristo esempio di coloro , i quali, o non sapendo o non volendo nei loro prediletti autori discernere il buono dal mediocre o dal cattivo , tutti ne publjlicano gli scritti con disdoro degli autori stessi e con danno dell' italiana letteratura. Giudizio imparziale sopra il Veronese letteTato Antonio Cesari e sue op ere , di Luigi Brunelli , prete Ve- ronese. — Verona , i83o , dcdla tipografia Tommasi, edit. Discorso accademico del medesimo. — Idem. Erasi appena puliblicato il primo di questi due opnscoli nel quale il sig. abate Brunelli presentato erasi per la se- conda volta nel mondo letterario con auspicj non troppo felici, quando con un nuovo lavoro, cbe amo di chiamare discorso accademico , corse a pericolo di tutta perdere quella buona opinione cbe alcuni avevano di lui conceputa. Desi- derosi di trovare falso un tale giudizio ci siamo messi alia lettura dei due opuscoli , e comeche 1' autore faccia mostra di piu cbe mediocre studio suUe opere del Bartoli , tut- tavia il suo dire ci parve in generale contorto , duro e forzato, e di quando in quando auipolloso. Ci tenianio 248 APrENDICE disobbligati dall' esporre le idee deU'autore, poiche nol pure sareinmo gravosi a' nostri lettori, e solo crediamo debito nostro 11 dimostrare ciie la via da segnirsi per venir ia onore e al tutto diversa da quella cli' egli ha battuta fia qui, perche nelle 5a pagine die compongono il giudizio imparziale , meno i proprj erron , non fcce die rifare mala~ mente il gla fatto : e pcro di nessniia delle parti cli' egli tento di riconcdiare in c'b die convengono , grati essere possiamo al signer abate Brunelli. In quella vece tributar dobbiamo i ben dovuti elogi a nionsignore Soldati per r eloquente discorso die sul Gesari lesse all' Ateneo di Treviso, e die al Brunelli presenta la diritta via cli' egli ancora avrebbe dovuto seguire. Ma se in qualdie mode troverk egli conipatiniento appresso alcnne condiscendenti persone , nessuno per altro vorra scusarlo per I' ardito at- tentato di levarsi al disopra del Cesari , mettendo a fronte d' uno squarcio levato da un' opera del Veronese scrittore un suo, nel quale egli avvisa essere riuscito superiore , e die noi senza tenia di errare diremo iaferiore. Ecco lo squarcio del Cesari ti*atto dal tomo V , pag. 290) della Vita di Cristo , etlizione di Verona , ove parlasi di que' disce- poli die sulla via di Emmaus s' abbatterono nel Kedentore risorto. u Ora in questi ragionamenti andando , erano per- venuti presso al castello, dove erano incamniinati , e Gesu diede vista di voler procedere andando piu la. Ma essi nol patirono, e gli fecero una cortese forza dicendo: Buon sozio, rimanti con noi sta notte : clie ecco , vedi , si fa sera , e il sole sta per coricarsi. Egli dunque lasciandosi vincere , si fa messo dentro con loro, e come fu ora di mangiare, en- trato con loro a tavola , ecc. >> — Veggasi ora 1' esperienza che di se fece il Brunelli assai volontieri, e con sicuro animo, e senza nota di presuntaoso confrontando la rozza sua penna con V aurea del Cesari, come egli dice a pagina 22. PARTE ITALIANA. 249 Per tal moclo un po' trasvestito it cesaresco stile assume , in senteaza del Brunelli , altro aspetto all' occhio dt verl conoscenti, e riesce piacevole ad essi, cosi dimagrato di qiiella sua prima aridezza ; e pero fraacamente coiicliiude : II let/ore conosccnte del hello naturale , e non legato dalt af- fetto , dica o il mio inganno , o la un po' troppo stentata aridezza dello stile del Veronese. Dopo cio , clie dovremo noi dire ? Clie ci pare guasto il palato del Brunelli , a cui non piace che il pingue ed il grasso : qnesto solo confronto vale a dimostrare quanto cattivo conoscitore egli sia del hello in fatto di lingua.- — •Ove il Cesari disse Ma essi nol patirono , egli sostitiii Essi tosto si oppose.ro at suo wlere. Qual con- trap posto ! Cosi pure: Ora in questi ragionanienti andando : ti Or que' discepoli camminando con questi ragionamenti fra loro. » Ecco vedi si fa sera : /i gia vedi omai essere fatta sera » ; egli dunque lasciandosi vincere : egli lascian- dosi vincere alle calde pregliiere » e simili •, ne' quali con- front! si vede die il Brunelli non e peranco atto a gustare le finezze di nostra lingua , e temianio die di lui si av- veri cio die ha detto il suo concittadino Zeviani : =: A cui Natura non lo voile dire Nol dirian niille Atene e niille Rome. = E die dovremo poi afFermare del giudizio dato dal Brunelli intorno alia lingua francese, paragonandola ad una femminetca massaja, che va , anzi corre per le piazze , e pe' trebbi con un leggier farsettino scorcio alle ginocchia , ed ai gomiti? (pag. aS ). Clie egli da de' colpi alf iiupaz- zata , e che vitupera quello, che ne molto ne poco cono- sce. E potremmo dimandare a lui, s'egli vero non sia, che r Italia debba in certo niodo invidiare i Bossuet , i Fie- dler, i l''enelon, i Massilon , i Bourdaloue e tanti altri insigni e celeberrinii scrittori die illustrarono la Francia? Cio die abblaino detto tin qui basta perclie ciascuno comprenda con quale maturita di giudizio il sig. Brunelli proceda , e noi ci saremmo ben volentieri tolti all' incarico di fare questo malangurato officio, nella stessa guisa che ci astenianio dal readere conto del suo discorso accade- niico , che e una lunga , nojosa e talvolta contraddlttoria discolpa di se niedesinio , se un nobile sentiinento del puls- blico bene non ci avesse guidati. E pero noi terminerenio raccouiandando all' abate Brunelli /ea/ta nel dare un impar- zial giudizio. Esortandolo ad essere fedele custode del va- lore de' vocaboli , gU fareuio ayvei'tire ciie il v' abbella cli aSo APVENDICB Dante si vuol ivi premiere per piacerc , e non per ahbellire ; la Toscana Flora significa la sistematica descrizione delle piante tli Etruria, e noii niai la lingua toscana •, il ncquid nimis di Terenzio importa ncssuna cosci, mai troppo , e non omi cosa e nhhcistanza. Iscrizioni lapidaric raccolte dal IfTarchesc BIalaspina DI Sannazaro iiella di lid casa in Pavia , cd al- trc relative corredate di illustrazioni. — Milari.o , i83o, Socictd tipografica de' Classici Italiard , in 4.° grande. Moke lapidi , clie abbandonate giacevano nei circondaij di chiese e di monasteri soppressi , av'eva il sig. niarchese raccolte nella sua casa, afline di preservarle dalla distru- zione a cui erano esposte in mezzo ad inconsiderate de- molizioni , e cio dee certamente ascriverglisi a merito. Con- ceputo egll aveva pure il lodevole disegno di pubblicarne le iscrizioni ; ma era stato finora trattennto dall' esegnirlo , I." dalla lusinga di accrescere la raccolta ; a" dalle pulibli- che incumbenze che tenuto lo *avevano lontano dalla pa- tria. Volendo egli ora compiere quel suo divlsaniento, di- stingue opportunamente le iscrizioni cli' ei pubblica , in tre classic la i.* Uoinane ; la a.* de' bassi tempi ; la iJ^ plu re- centi, ma di qualche interesse per le loro relazioni. Ottimo e pure il modo in cui tutti que' lapidarj monumenti si pre- sentano. Si espongono da prima coUe forme de' caratteri in cui trovansi scolpite le iscrizioni, poi se ne da 1' equi- valence o la i-ipetizione coi caratteri nostri, riempiendosene talvolta , ove riesca facile , le lacune ; si accenna il Inogo eve ciascun monumento esisteva i, si citano gli autori che fatta ne avevano menzione , e per ultimo si aggiugne a ciascuna epigrafe una sobria , ma sugosa e prudente illu- strazione. Sette sono le iscrizioni roniane , alcuna delle quali non puo dirsi inedita. Qualclie dubbio ci ha fatto nascere 1' epi- teto di Agganaico dato a Giove nella prima ^ ne siamo contenti della interpretazione data dal Guasco a quel vo- cabolo innsitato, cli' egli vorrebbe equivalente a laotifero. Se non temessimo di essere tacciati di eccessivo ardimento, massime non avendo sotto gli occlii il marmo , vorremmo quasi supporre divisi da una interpunzione que' due GG PARTE ITALIANA. aSl insoliti nelle lapidi romane , e leggere quintU AG. die var- rebbe Agicerauno , o Agoraco , titoli sovente attribuiti a Giove, e GANAICO , il che potrebbe credersi indicativo di pacse , di laiio, di liico, di tempio , o altro simile luogo a Giove dedicate. Ciacpie sono le iscrizioiii dei secoli bassi , e queste pure da altri scrittori rammentate : tre sole sono quelle clie cora- pongono la classe delle piii recenti , ma tra esse primeg- gia quella che ciedesi di un piccolo nlpote del Petrarca , morto in Pavia. Sarebbe questo un fanciullo Brossano nato da un Francescuolo di Brossano , marito di una figlia natu- rale del Petrarca , il che viene messo in chiaro da una iscrizione composta dal chiarissimo Morcelli che e T ultima di questa sei-ie , ed e posta in seguito ad altra relativa al eel. Seierino Boezio. Dell' iscrizione concernente il nipote del Petrarca parlasi ancora nell'appendice , in cui yi rife- riscono altre epigrafi petrarcliesciie trovate in Treviso, e si notano alcune variazioni eniergenti dal confronto con quella di Pavia. Sarebbe pure desiderabile che in ciascuna citta d' Italia , e in quelle massimamente che piu ricche sono di simili monumenti, si trovassero cittadini agiati che ad esem- pio del eel. Maffci soUecitl fossero di raccoglierli , e che dotati d' ingegno e di erudizione , come il sig. march. Ma- laspina, si accingessero a pubblicarli ed illiistrarli! In morte della Contessa Beatiice Avventi 3Iassari. — Bologna^ i83o, dai tipi del Nobile e comp,, di pag' 1 5 in foglio. L' invidiosa morte rapiva in Ferrara il due dell' ultimo scorso febbrajo nobilissima donna, bellissima della persona e del cuore in sul piu bel fiore degli anni , e mentre che stava ponendo alia luce il prezioso pegno del conju- gale affetto. All' iuconsolabile marito il Commendator Borgia amicissimo suo , onde alleviargli in alcun modo si crudele perdita, dirigeva parole di conforto, rammemorando le landi dell' amatissima sposa; quello ch' ella era, quello ch ella faceva; perocche n quest' e un vedersi la persona innanzi viva, e non si accorgere di averla perduta " , sic- come il Davanzati diceva neU'elogio del gran Duca Cosimo. E di vero dalle parole del Commendatore spira I'efFusione del cuore , 1' amicizia tutta , ed elleno fanno testiruoniaaza 25a APPENDICE e delk nobilta somma delf auinio di liii, e del bello stile cli' egli attiase ai foad de' classici scrittori. llemorle topografiche del cangiamend avvenutl e delle opere state esegidte uella regla cittd dl Pavia sid fine del secolo XVIII e nel principio del XIX, rac- colte ed esposte da Elia Giardini P. E. dell I. R. Univcrsitd. — Pavia ^ i83o, stamperia Fusi e cornp. , di pag. 144 in 8.° Tre cose si cercano d' ordinario o si desiderano ia uii libro; la prima cli' esso appaja scrittobene, cioe in buoaa lingua c con uno stile , se noti ornato, almeao coriettoj la seconda che il libro possa riuscire di qualche utilita ; la terza linalraente che la materia del libro corrisponda alio scopo che r autore si e proposto , ed al titolo che al libro stesso si e prefisso. Ora per dire il vero noa tutte cjneste coudizioni per le qnali renderebbesi lodevole qualuncjue scritto,ci sembrano accoppiarsi nelP opera che aanuiizlamo del P. Giardini. Per procedere plii ordinatamente nell'esanie di essa , cominceremo dalla terza di tali condizioni, e prima di tutto osserveremo che la topografia propriamente delta e la descrizione esatta di un liiogo o di uii paese parti- colare , e che mentre si fatta descrizione non trovasi se noii che assai confasamente in quest' opera, raemorie topogra- ficlie appellare non si possono le copiose notizie dalP au- tore afl'astellate principalmente e quasi privativamente sulle avvenute soppressioni di conventi , dimonasteri, di cliiese, di orator] , di luoghi pii , di cimiterj , e fino d' immagini sulle publsliche vie, giacche cangiandosi la destinazione di un edilicio ed alterandosene anclie in parte la forma, non si camljia per questo ne si altera la topogralia di una citta. E qui credlarao opportuno di far riflettere che lino dalla seconda pagina deU'introduzione T autore da a vedere aper- tamente lo spirito nel quale lia scritta 1' opera sua , perche parlando delle mutazioni avvenute nella sua patria , dice ch' essa venne a sulnrle per le fatali venture clegli anni scorsi , e dopo poche liuee si propone di parlare de' cam- biamenti che subi a' suoi giorni quella sventurala cittd. Ad informazione pero degU stranieri , alle cni mani potesse giugnere questo libro, e di tutti coloro che non ben cono- scessero Pavia quale si trovava alia meta del passato PAPxTE ITALIANA. 253 secolo , e quale si trova al presente , e d' uopo notare che in quell" epoca Pavia , forse piii ancora clie tutte le citta d' Italia, ridondava di chiostri , di nionasteri d'uomini e di donae, di case di ritiro , di pie istitnzioni , per la raag- gior parte decadute dal loro antico stato e dai prin- cipj sui quali erano fondate , di chiese le nne addossate alle altre , di oratorj , di cappelle , di campanili , di va- stissimi orti e giardiai annessi ai chiostri e di altri luoghi addetti al servizio dei niedesimi, cosicche quella citta poteva piii che altro dirsi un aggregate di chiese, di fraterie , di presbiteij e di altri Inogiii destinati al culto, e talvolta anche ad una mal regolata divozione. E so- vente per questo stesso motivo scarseggiavano le ahita- zioni pei cittadini , mancavano di convenienti locali i pubblici stahilimenti , e tnrbata era talvolta dalF ecces- siva copia degli ecclesiastici e de'corpi regolari la civica amministrazione non meno che I'ordine pubblico neces- sario in una ben regolata citta. Si conobbe questa specie di disordJne anche nei secoli antecedenti al XVIII, e molti ordini religiosi fnrono soppressi, molte chiese furono chiuse, molti oratorj distrutti o abbandonati , e T autore stesso fa menzione di tali cambiamenti , che a tenore del fronte- spizio noa dovrebbero aver luogo nel sue libro, e cer- tainente non hanno punto che fare colla topogralia della citta. Qnanto all' epiteto di fatali date agli avvenimenti degli anni scorsi , e a quello di sventurata dato alia citta medesima, non potranno questi se non che destare una specie di orrore in colore che conoscono lo stato attuale di Pavia, arricchita di pubblici stahilimenti, tra i qnali merita certatnente il primo luogo 1' I. R. Universita era grandemente ampliata , e che forma 1' ammlrazione dei na- zionali e dei forestieri ; ahbellita con maestosi edifizj e con nuove strade aperte al puljblico comodo , che nell" an- tico stato di cose sarebbe stato impossiliile I'immaginare; ornata e nobilitata in tutte le sue parti , anche colla de- molizione di antiche inutili fortilicazioni e di edifizj poco vantaggiosi , che ad altro non servivano in addietro se non che ad ingonibrarla. Chi non direblae essere quella citta rinata dopo le numerose soppressioni di chiese , di monasteri, di chiostri e di altri ritiri, rendute le prime sn- perflue e divenute in parte cadenti , e diventati i secondi poco Vantaggiosi o per lo scarso numero de' claustrali , 254 A P P E N D I C F. o pel loro deviatnento dalle antiche regole , o anche per essersi in diverso moelo otteiinto il fine a cui dovevano dirigci-si cjuegli stabilimciiti '' Sorgono ora comode abita- zioui pei cittadini, regolannente costrnite ; formate veggonsi piazze spaziose a comoilo piibblico ; tolti sono i viottoli tortuosi ed angusti •, fioiisce il pubblico ornato, fiorisce il commercio, fiorisce 1' indnstria, e nuove ulilissime istitu- zioni , importanti nianifattnre , case a sollicvo dell' indi- geiiza, sostitaite veggonsi in gran parte alle anticlie fon- dazioni quasi cadute in obblio. E mentre la citta prcsenta questo iiiiovo ridente e consolante aspetto, il nostro au- tore ama di cliiamarla sveaturata ! ! ! Egli e cliiaro, die tntt' altro essendo T oggetto dell' au- tore da quello di esporre le memorie topograficlie della sua patria , di poca o nessuua utilita dee riuscire il sno libro, ch' e la seconda delle condizioni accennate per- che un' opera sia di quaiche pregio. Ma certamente di alcun interesse ae di alcun vantaggio riuscir possono le notizie clie ci da 1' autore , le qnali riduconsi quasi tutte alia deniolizione delle esterne fortificazioni ordinata dal- Timperatore Giuseppe II, la quale per parentesi riusci alia citta glovevolissima, sebbene 1' autore sembri compian- gere alia pag. i3 che da citta forte sia divenuta un borgo murato ; alia descrizione di alcuni baluardi di cui piii non esiste che il nome; ad una imperfetta descrizione del cir- condario esterno e delle strade conducenti a Lodi e ad altre citta, che realmente non hanno che fare coUa topo- grafia di Pavia; all' indicazione delle antiche mura e delle porte coi ponti levatoj , alcune delle quali cambiate furono avanti T epoca dall' autore indicata , ed altre di recente ristauratei finalmente a ripetere ad ogni pagina che tale o tal altro convento coU' unito terreno fu venduto e quasi totalmente demolito ; che un monastero fu soppresso ed alienato •, che una conmienda con ospitale unito divenne abitazione di contadinij che demoiita fu una chiesa con cimiterio unito ; die in un chiostro di Francescani si stabili r orto agrarioj che venduto fu 1' ampio recinto di altro monastero, che una chiesa in addietro parroccliiale fu venduta e profanata ; che altro monastero fu ceduto all' ospi- tale di S. Matteo e fatto casa di un fittabiie ; die una chiesa in cui tenevasi scuola della dottrina cristiana , ora serve di magazzinoi che altra per essere rovinosa fu PARTE ITALIANA. 255 soppressa e profanata; che una. piccola cappella fu chiusa e destinata ad albergo delle guardie di finanza ; die sopprcsse alcune monaclie, fu demolita la chiesa colla maggior parte deU'ediilcio e cambiato il magico aspetto di tre giardiai posti a tre piani diversi. Dappertutto si legge : soppresse 0 trnslocate le monaclie, profanata la chiesa, venduto il re- cinfo , indebolito C oratorio , chiesa cadente per vetusta , ben- che molto frequerUata cd ufficiata, poscia soppressa ed in- corporata in un nionastcro, aUenato il hello e salutifero locale degli incur abili , chiuso e profanato l' oratorio ; il bel locale del collegia gernianico che si trovb conveniente convertire ad uso della cavalleria ; soppresse le Clarisse e le Benedettine pure suhentrate e soppresse , profanata la chiesa e alienato il tutto ; profanato e ridotto ad abitazione di doganieri un oratorio eretto ad onore di una miracolosa inimagine di M. V. che stava dipinta sul niuro ; parrocchiali soppresse , e i locali convertitl ad altri usi ; oratorio profanato e distrutto ; Clu- niacesi , o piuttosto Cluniacensi soppressl; un monastero soppresso per la sua poverta , chiese e collegiate soppresse ; confraternite traslocate e profanati i loro orator j ; ultra par- rocchiale soppressa nel 1789 e non profanata se non che net 1809 ecc, ecc. Ognuno facilmente puo avvedersi die queste espressloni soao state a bello studio accumulate per gettare una specie di odiosita sugli autori di quelle iniio- vazioai e una specie di discredito su tutto cio die si e fatto in tempi recenti , il che onorevole non dee riu- scire neppure al governi e alle autorita costituite ; die tutte quelle minute indicazioni delle chiese , degli oratorj , delle cappelle , delle imaglni , delle pitture , delle statue o di altri segni di religione ehe una volta anche sulle mura esistevano , non possono in alcun modo servire alia topo- grafia della citta , ne aver luogo fra queste Memorie che si dicono topografiche ; che alcuna utilita non puo rica- varsi dalla lettura di queste notizie , le quali al piii po- trebbero consegnarsi in una Flavia Papia sacra , come quella del Chisoni , o in un Monasticon ticinense , disposto come r Anglicano celebre del Dugdale. Rendere del^ljesi noudimeno giustizia all' autore perche noa ha dimenticata la costruzione del nuovo navigiio e delle magnifiche sueconche; si e compiaciuto di accennare r ingrandiniento dell' I. R. Unlversita e dell' Ospedaie di S. Matteo j ha coafessato alcuna volta , quasi suo malgrado. a56 ArpENDicE gli allargamenti fatti alle strade eel altri abbellimenti esegniti per cura della Manicipalita , o come egli dice , della Mu- nicipale rappresentanza; ha riconosciiUo non essersi falta, grazie a Dio , noiita nella basilica di S. Michele , ed ha pai'lato della torre delta del Pizzo in giii , del Regisole y della torre della cltta e di cjnella delta di Boezio , oggetti sui qnali avrebbe forse potuto trattenersi piu lunganiente, onde aggingnere alcun interesse pei leggitori delP opera sua. E qneste cose ch'egli rammenta con lode riguardo all' Uni- A^ersita e riguardo alle riediilcazioni ed agli abbellimenti alia citta agginnli, rendono sempre piu deplorabile il suo av- visamento di aver chiamata Pavia una sventurata citta. Non riniane era piii se non che a dire qualche cosa dclla prima tra le tre condizioni accennate di un' opera , cioe della lingua e dello stile. Oh Dio ! quali barbarismi non s'incontrano in tutto qnesto libro ! San Paolo, noa si sa bene il perche, vien detto quasi senipre Paulo, e cosi pure S. Francesco di Paola vien detto S. Francesco a Paulo ; trovasi in plii di un luogo nominata P alea di piante , cbe forse dir voile allea il che pure non sarebbe italiano;, uomini di finanza si dicono i doganieri ; non una ma piu volte diconsi scarpellati gli stemtni o le arme ; i legnajuoli piu volte sono delti legnamai , quelle che ge- neralmente dagli scrittori ecclesiasiici si chiama la coii- fessione , d' ordinario qualche sotterraneo praticato sotto le chiese o sotto gli altari per deporvi i corpi de' martiri o d' altri santi , piace al nostro autore di appellare costan- temente confessorio ; le monache Clarisse , non si sa pure il perche , sono costantemente dette Claresse coll' aggiunta di nndipedl. Crediamo buonamente un errore di stampa r ospitaJe dd tre Re Maggi , detto dei ami ; il notissimo coUeglo Castiglioni si dice sempre Castilioni; parimente non s' intende come il fondatore del monastero del Sena- tore fosse un nobilissimo signore d' origine romana , di co- gnome, o per dignita detto senator e , giacche cognomi non esistevano al cominciare del secolo YIII;, la piazza viene piii volte nominata piazzale ; le statue ed altre opere di marmo sono comunemente in questo liljro appellate di sasso ; i Certosini , certamente notissimi in Pavia, sono talvolta , forse per vezzo appellati Cartusiani ; i mattoni per co- prire le volte diconsi pianelloni ; alcuni scnticri e viottoli della citta diconsi montuosi , e questi certamente in Pavia PARTE ITALIANA. 267 noil potrebbero rlconoscersi e neppur forse eslstettero giammai. Piu altre osservazioni noi qui aggiugnere po- tremino se gia troppo non ci fossimo per avventura trat- tenuti neU'esame di questo libro , il cui subbietto e pura- meate municipale. Noitveau Guide da Voyageur en Italic , orne de cartes itineraircs et du plan des Villes principales, — iJ/i- Za« (i83o), chcz Epiin. et Pasc. Altai ia; Stuttgard, chez Ch. Hoffman, in 8.°, pag- 002. Prix fixe 12. fr. Questa a parer nostro e la niigliore Guida die sinora pubblicata siasi dell' Italia. Essa coutiene una succinta de- sci'izione della nostra penisola e di tutto cio che in essa olFrirsi potrebbe di piu iniportante e di piii istruttivo ad un viaggiatore , sia per riguardo agli anticlii ed ai moderni nionuiiienti, sia per riguardo ancoia alle produzioni de' di- versi territorj , al cliina, alf agricoltura , al commercio , air industrla , alia popolazione , al costunii ed agli usi, ecc. Vi si aggiugne 1' indicazione delle varie distanze secondo le poste , e quella altresi de' migliori all^erghi. Quest' opera e inoltre corredata d' una carta generale dell' Italia ese- guita in uno de' piii rinomati istituti geografici deli' Europa, di carte cost dette straclali compilate secondo le migliori e piii recenti ricognizioni, della descrizione delle nuove strade , e delle piante topograiiche delle principali citta , come Milano , Torino, Genova, Venezia , Firenze, Roma, Napoli e Palermo. Semljrerebbe pertanto che questa Nuova Guida nulla o ben poco lasciar dovesse a bramarsi da chi intrapreude a visitare il bel paese. Ma quando noi diciamo essere questa la jnigliore Guida per chi viaggia in Italia, non intendiamo gia d' afl'eniiare ch' essa sia scevra da ogni menda. Perciocclie il volere di un vasto paese, e per la stessa sua natura variatissimo, compilare una Guida che verainente nulla piii lasci a de- siderare , e cosa ben difficile ; e impresa sifFatta che la cooperazione richiederebbe di tanti valorosi , ben istrutti e non preoccupati scrittori , quanti soiio i paesi, gli Stati, e fors' aacora quante sono le citta che nella penisola no- stra incontransi. Questa Guida e fatta in Milano. Or bene, Bibl. Ital. T. LIX. 17 a58 ArrENDicE ecco alcuiic mende nelle quail, comeche til poca o nes- (siina iiiijiortanza, ci venne fatto cl' iiicontrarci in cose die il paese nostio riguanlano. E per esempio veggiaiiio annovcrarsi come seiiiplici vil- laggi Somina e Gallarate , mciitfe cpicste due terre soao aiizi grossissinie l>orgate , die in tutt' altro paese si direbl)ero citta ; e di fatto Gallarate era, non ha gnari, una dolle citta italiclie. Ilho die a confronto di cpie' due Ijorghi e piccola terra, e glace in un luogo ne ameno ne inolto sakibre , vlen detto gros boiirg bicn peuple et agrcalrnenc sltue. Parlandosi della Certosa di Gareg'«a720 si dice ch' essa trovasi era convertita in un inagazzino di polvere ; mentre sono gia molti anni, da die cotal magazzlno piii non sussiste. Non sapremnio poi die cosa intendere si debba la dove parlandosi del nostro duomo si aflerina die la sua archi- tettura e piuttosto tedesca clie godca, ne come possano dirsi di grtco anzi die romano stile le jjorte e le finestre di que- 8to moiiumento. II vagliissimo templetto die sorge isolato nel jnezzo del Lazzaretto, non e altrimenti opera di Braman- te, nia bensi di Pellegrino Tibaldi. Avremmo poi bramato die un po' pill esteso stato fosse il novero delle aniene ville die si delizioso rendono 1' alto niilanese , e die per esempio in un col Gernetto e con Ornate, ecc. nominati si fossero andie IMorazzone e Montesolaro , die sono due delle pill belle situazioni della Lombardia. Non vediamo poi come il nostro Parini, pag. io5, paragoiiarsi possa con G. B. Jlonsseau. Ma queste ed altre slfTatte mende sono llevlsslmi nei clie perdonsi, per cosi dire, tra' iiioltlssiml pregi ond" e quest' opera adorna. Non cosi facilmente condoneremo agli ^ditprt della Guida i gravi errori die lianno lasclati tras- correre nel quadro delle mlsure iiinerarle preso dalP Iti- nerario italiano del \ allardi .• errori die con un poco d'^at- tenzione si sarebbero potiiti evitare. Cl basti cltare il priiuQ artlcolo p. XXXill, die rlsguarda il mlgllo di Napoli. Ivi si dice le mille de Najiles esc de 7000 palines napoletaiiies (non sappiamo \)<£vc\\c palme si S'la fatto di genere feinmlnile) 1091 toises de France. Ora essendo il palmo napoletano di metrl 0,362, i 7000 paliui farebbero tese i3oo e non 1091. Poi si sogglunge : d est de i66 toises plus long que le mille d'An- gleterre, e piu sotto si asserisce essere il mlgllo inglese di ^ese ^V?LAP<^?' 8 J 5. Ecco duiique una terza lezione cho da a| PARTE ITALIAN A. 269 nilglio napoletano sole 991 tese. Ma qui non finlscono le contraddizioni : il equlvaut presque , prosegue la Guida , a iin mille et un tiers roinain ; e poiche piii avanti si asse- giiano al miglio romano tese 778 , ne risulta il napoletano di tese io33. Finalmente si conchiude dicendo che il sud- detto miglio e, come il piemontese , di 5o al grado; sara dunque di tese 1141. Ora fra i diversi valori , 1091, i3oo, 991* io33 , 1141 tese, quale sara da ritenersi per vero ? La tavola delle altez/e de' nionti e del pari nia- terlalmente copiata dall' Itinerario suddetto. Ma perche al- meno non si sono ridotte tutte queste altezze ad una stessa unita di misura ? Ed a che serve quella colonna che porta il titolo Toises de France ripetuta in due pagine , se do- veva contenere la sola altezza del monte Bianco , ed anche questa inesatta , a lato alia vera che si da di piedi pari- gini 14764 equivalenti a tese 3460 -| ? 6cc. Jllanuale bibliografico del Viaggiatorc in Italia, con- cerncrue localitd , storia , nrli, scienze cd andquari,(t , del dottor Pietro Lichtenthal. — Mllauo , io3o, per Antonio Foiitana , in 8.° Prczzo lir. 3 itaL II Manuale bibliografico e un lavoro che nel genere sue considerarsi puo totahiiente nuovo. Esso presenta i titoli de' libri che consultarsi dovrebbero da chi viaggia per r Italia , e li presenta non in massa o contasamente , 111a con beir ordine e seconJo i varj paesi pe' quali passar dee un viaggiatore. Esso percio, giusta la prima idea delfau- tore , intitolarsi doveva Itinerario bibliografico d' Italia. Ha principio coi libri che risguardano T Italia in generate: se- guono i libri relativi ai diversi viaggi, per esempio da Milano in Germania per Bergamo, Brescia, Verona e Trento; e prima si parla de' libri che trattano della Lombardia in generale ; poi a mano a mano si annoverano quelli che particolarmente discorrono di ciascuna citta, e cosi vien pra- ticato passo passo per tutti gli allri paesi. L'opera c divisa in 47 viaggi, ed e corredata di due indici, I'uno de' luo- ghi, I'altro degli autori. Qnesto Manuale percio andar non dovrebbe mai disgiunto dalla Guida sovr' annunziata. Im- perocche quella conduce il viaggiatore pei varj paesi soin- niinistrandogli a mano a mano tutte le notizle si per Teco- noniia del viaggio, che per le cose dcgne a sapersi o ati 26o APPENDICE osservarsi ; qiiesto gli ofTre i mezzi , co" quail jirocacclarsi una piii ampia cogaizione de' popoli, ilelle cittii e tie' paesi. Ec,!! e vero che uii' opera bibliogralica cli simile natura andare noa puo si facilmente scevera tli lacune , e percio Fautore stesso iiivoca T inilnlgenza del colto pablilico. E per csempio tra gli autori die parlarono delP Italia in ge- nere non vi trovammo registrate le Jiivoliizioni. d'lialia del Denina e piu altre opere di inerito non volgare. Vi si ac- cenna la Pomoiia del Gallesio e non la Flora Jtnlica del Savi, opera classica e di magnitica esecuzione ; e la dove si annoverano i libri risguardanti la citta di Monza , tro- vianio liensi registrata T opera del signor canonico Bellani intorno alia Corona ferrea, nia non il libro clie in confu- tazione di tale opera venne pnbljlicato nel 1820 col titolo di Appendice all' articoh sul'.a Corona ferrea nell' opera del Costume antico e moderno, e che fu poi inserito anche nej- r opera stessa del Costume ecc. Europa vol. I. Colla sola ppera del sig. canonico Bellani non potrebbero i viaggia- tori forniarsl una giusta idea ne deU'origine, ne della na- tura di sifratto prezioso monumento. Qnalcbe lacuna tro- vata ablDiamo anclie nella bibliografia degli altri pnesi; e p. e. nianca la pregevole opera della signora Dionigi Can- dida, Viagsi in alcune citta del Lazio, che diconsl fondate dal re Saturno. Roma, 1809, in ^.'' Jig. , la quale opera puo servii'e di guida a chi ami di vedere gli avanzi delle famose mura dette ciclopee. Per rispetto alle Alpi , parte deir Italia che tanto interessa i colti viaggiatori , oltre r opera del Saussure potevano citarsi e le lettere sulle valli di Lanzo del conte Fraacesetti , e 1" opera in due volumi recentemente puliblicata in IMilano col titolo Ope- rations gcodesiques , ecc, e la descrizione del Monto Rosa del gen. Welden , ecc. Siccome poi questo Manuale ser- vir doviebbe pei forestieri forse piu die per gF Italiani ; cosi avremnio amato di vedervi pur registrata alcuna delle pill accreditate opere oltramontane ; e tra queste il Viagg;o. classico in Italia di Giovanni Eustace, che fu riprodotta col teste oviginale inglese a Livorno, 1817, pel Masi , vol. 4, in 8.° IJg., e le due opere inglesi Scene d'lialia, ecc. di Miss Batty, Londra, 182,0, in 4..°; e il Viaggio pittorico in Italia dell' architctco Hukci^ill , Londra, 1820, in 4.°, opere auibedue spleiididissime e per tipi e per incision^ Finalaiente bratuato avremnio ancova di vedervi registrate TARTE ITALIANA. 2C)t hlnierto le principali cnl'te geo2;raficlie e topograficlie i, clie pure appartengono alia bihliogralia, e sono di graiidissimo sussidio a' viaggiatori. Dnolci pare dl qaalche incuria nel- r ortografia de' nomi proprj : Monfaucon Beranlus, in vece di Monlfaiicon Berruinlus; Pini Enneliiino , ia vece di Piid Erniencgildo , ecc. Qnesto Manuale forma il volume 2 3." della pregiablle Collezione de Manuali componenti una Eitriclopedia di scienze, kttere ed nrti , che si va qui pubblicando dal tipografo Antonio Fontana, Dcscrlzione della Persia, cioe Configiirazione del snolo^ Istoria andca e modcrna , govcrno , leggi , /rZi- gione , ecc. -^ Venezla , 1828-30, tipOgrafia d'Al-' visopoli , in 8.°, fasc. X. Con questo fascicolo compiesi T opera da noi annunziata llel lomo Sa.*, pag. SaS del nostro giornale. Essa Consta di due volumi in 8." e forma parte dell' ^/ifo/oi^/a storico-geo-^ grafica di tuttl i popoU modcrni, che si va pub])licando a Venezia dalla tipogralia di Alvisopoli. JLe celebri sculture del signor cav. Alberto Thorwald-^ sen , danese , incise da valente bulino , in semplici contorni , dirette dallo stesso aiitore ed illustrate dal chiarissiino signor abate Melchiorre MissiRiNl .' in foglio. — • Roma, 1828^29-80. Grande , senZa dubbio , e ginsta e 1' aramirazione e la stima che ispirano generalmente le belle opere deU'egregio scultore signor cavalier Thorwaldsen ; e a noi sembra che non sia atto ad accrescerc tali sentimenti V epiteto di ce- lebri fatto dare alle sue sculture ^ siccome non lodiamo quello di valente dato al bulino che ne incise in ranie i semplici contorni , ne 1' altro di chiarissiino assunto dall* autore che prese ad illustrarle : epiteti che ad altro non servono se non a rendere all'ettati ed ampollosi i frontispizj. Percioc- che il vero merito degli auton risnltar dee sempre dal- r opera stessa. Pur troppo e vero 1' avvertimento del Ve- nosino : Malta fidem promissa levant uhi p'.enius aquo Laudat venalcs qui vult exirudere nitrces. 26a APPENnicK Corre gia 11 tcrzo anno da chc ii\ Intrapfesjl in Roma questa magnilica eili/.ione a lascicoli, del quali soli i8 sono stati pubblicati sinora ( niaggio i83o), quantunqiie il ma- nifesto ne promettesse due fascicoli per ogni luese. Ogni fascicolo contiene quattro incisioni a contorai coUe loro rispettive illiistrazioni scritte in italiano ed in francese. Dicendosi nel medesimo manifesto che il numero compiuto deeli articoli sara di 120 corrispondenti ai lavori tutti eseguiti sinora in rilievo e in basso rilievo dall' artista Danese , compreso il deposito da coUocarsi nella basilica Vaticana alia santa memoria del Pontefice Pio VII , ne segue che piu della meta dell' opera fu gia pubblicata , cioe 72 articoli in 18 fascicoli. In ogni marmo efiigiato dallo scalpello di cosi illnstre artista spicca il sno valore , ma specialmente ne' suoi bassi rilievi niaravigUosi per ogni parte, Poligrafo , Giornale di scienze , Icttcre ed arti. — Ve- rona , i83o , dalla dp. del Qabinetto letterarlo. Quando usci il Programma di questo giornale parve at! alcnui o non abliastan/.a pensata o non bene opportuna la distribuzione delle inaterie nelle otto sezioni : Scienze s^ravi , Scienze luiturali , Scienze mediche , Cosnwlogia , Let- teralura , Belle arti, Arti, Varicta. Ora col primo fascicolo si e pubblicato un nuovo Prospetto in cui quella distri- buzione venne alcun poco niutata ; di clie vedranno coloro ai quali il primo ordine non piaceva , se 1' opera ne sia diventata molto niigliore. Noi rendiani conto in vece del primo fascicolo die abbiamo dinnnzi. II primo articolo e una Memoria postuma del cli. A. Cesari intorno ai van- taggi die la religione apporta ad ogni individuo ed alia societa ; dove se la lilosofia non e profoada quanto vor- rebbesi dopo le cose dette da moiti in questo argomento, non mancano pero molti pregi e di concetto e di stile; oltrecbe un Giornale Veronese non poteva cominciar me- glio che da uno scritto del Cesari. Seguono nel a." articolo alcune notizie bibliogratlclie risguardanti le Scienze sacre. II terzo articolo, scritto dal sig. Dott. Giacinto Toblini professore di matematica nelT I. R. Liceo di Verona, versa sopra un punto importantissimo della moderna analisi, qual e quelle della signilicazione e dell' uso delle quaoiita TAntE ITAMANA. ^63 ImmagSnarie nelle fnnzioni esponenziall e logflritmiche. Non essendocl concesso di esporre il contenuto di questa disscrtazioae die occupa trentasei pagine , ci limiteremo a riferire la soluzione , che l' autore reca in una nota, d'una difiicolta analitica promossa nel Bnllettino delle scienze nia- tematiche del sig. Bar. de Fenissac. Aprile 1828. II que- sito e conceplto in quest! termini : " n etant un nombre entler positif , ou negatif on a 2 71 ST ^- 1 I + 2 re ST |/^ » par consequent ( i + 2/iuT|/-i )=* I +47:57/^ — 4/1 ^ar^ i + 47iaTl/-i -471^3" >' Or coniine e r:=c, il s'ensuivrait e = r, » ce qni est absurde — Montrer en qiioi consiste 1* erreuf " de ce raisonnement ». Per ispiegare questo paradosso il sig. ToblinI fa rlflettere che nel secondo membro della seconda equazione in luogo di c, base dei loo-aritmi iperbolici , si puo a buon diritto scrivere e moltiplicata per r unita. Ailora elevando i due luenibri alia potenza i+2 7t®|/_i^ SI avra g __g. *^ e finalmente e = i , anziche eguale al solo valore i. Or qnest* equazione non presenta alcun assurdo e solo puo difsi nieno generale della - 4 7M re nr' i + 2 /// uj j/ITi ^ =1 che sarebbesi ottenuta elevando que' due membri alia potenza i + 2 7/z 15 j/IT , preso per m un numero intero differente da n. Per non avere saputo clie gia da qualclie tempo si e pubblicata in Milano la versione di un' opera dei signori Laugier e de Kramer , gli editori credettero far cosa di qnal- che importanza dandone un estratto^ al quale aggionsero pero qualche nuovo interesse con un saggio del sig. Ber- toncelli per conoscere le basi salifioabili.Siiccedono alcune invenzioni e scoperte. Poi una Risposta del medico Berti ad un quesito risguardante la febbre miliare : poi una 264 APPKNDir. E Bibliografia medlca : nn artlcolo ill G. G. Ortl sn'i ilnc prinil lihri della Stoiia di Como del prof. Monti-, e dopo la blljliografia spettanie alia cosinologia, un luago artlcolo dello stesso sig. Ortl sopra pareccliie lapide comunlca- tegli dal sig. Onofrio Boiighi. Finalmente iia'analisi del- r Antldoto del Cesari contro le novita in opera di lingua italiana, ed lui'altra di un' Orazione del sig. Paravla. Queste sono le niaterie di die si conipone 11 fasclcolo clie annunziamo. I matematici soli crediamo che possano leggerlo con vantaggio ; ma trentasei pagine di calcolo sopra 128 parranno forse soverchie al piii del lettori. An- clie air archeologia s' e conceduto qui spazlo troppo ani- pio, perche questa sclenza , eccettuati aicuni casi speciaii, non pub interessare gran fatto^ dllettnre pol non pno rpiasi luai ; ne 11 sig. Ortl si e punto studiato di ottenere questo sccoado efi'elto. S C I E N Z E. Catcchlsmo morale e politico ad uso specialtnentc dclla gioventu , onde regolare la propria condotta secoiido i principj del doiere , dell onore c dclla puhblica costurnatczza ^ compdato da A. AscoNA. — Milano^ per Angela Bonfanti. Questo lilaretto non e altro che 11 codlce criminale esposto in dialoghi ; consiglio a dir vero utilissimo e da meritar lode air autore , comnnque poi V esecuzione non sembri gran fatto lodevole. Innanzi tutto ne pare clie sarebbe stato opportuno distingnere i precettl della morale dalle dispo- slzioni del codice, aflinclie i giovani non contondano gli nni coUe altre, e non trascorr^no qualche volta a condan- nare come assolutamente Immorale cio che tale non e. Poi avremino desiderato qua e la una maggiore preclsione di idee, di die nioki esempl potremmo addurre, ma a poehi staremo content!. « Quail sono ( domanda lo scolaro ) i // delitti contro la pul)l)lica sicurezza' — ■ II primo tra essi » (risponde 11 maestro) e la falsificazlone delle carte di » pubblico credito. " Ma chl vi iia detto (potrebbesl do- mandare) che questa falsificazlone sia 11 prlnio delitto contro la pubbllca sicurezza' Noi crediamo die tjuesto luogo con- verrebbe piuttosto al delitti tendentl a sovvertire T ordine dello Stato. — u Chi diilonde (domanda altrove lo scolari>) PARTE ITALIA,NA. 265 w Tateismo? E il maestro risponde: Chlnnqiie si propone »' d' istitulre una setta, cioe una nuova religiosa credenza. » Ma noi doniandiamo all'autore se tntti i settarj sono atei, o se gli atei credono qualche cosa in materia di religione. Per ultimo sarebbe stato desiderabile che un libro desti- nato all' istruzione dei giovani fosse stato scritto con lingua meno negletta e diremo anche men barbara. Lasciamo le parole che non si trovano se non forse nell'uso de' peggio parlanti ; e accenniamo un solo esempio che vale per molti a mostrare come la negligenza della lingua confonde spesso le idee del nostro autore. Lo scolaro domanda : n Come si » commette questo delitto? <> e il maestro risponde: Sotto due rapporti: i.° ecc. — Ma quando mai il come, o il modo di commettere un delitto si e potato denomlnare rapporto ? Noi abliiamo, per cosi dire, sfiorata la nostra materia; ma dove ci liisognasse potremmo addurre numerosissime prove di qiiesta verita, che il sig. Ascona ha efFettuato assai male un bello ed utile pensiero. Sulla collazione nella porzione legkt'ima ed ereditaria secondo il Codice civile austriaco, Trattati tre : 1° Del prof. dott. Giuseppe Winiwarter; 2." Del prof. Vincenzo Augiisto Wagner; 2)° Di Francesco Saverio Nippel. Versione dal tedesco. — Verona , 1829, j^er Giuseppe Rossi editore. Mcmoiia sopra i casi e regole piu importanti nella materia dclle collaziord ed imputazioni , del giure- consulto Vitaliano Oldrado. — Milano , iSaS- ( BiprodoUa in parte colla Memoria del professore Wagner nel vol. X della Giurisprudenza pratica dello ZiNi. Milano, 1829.) Metodo per fare la collazione nella porzione eredita~ ria e nella legittima , ecc. , dell aw. Francesco dott. FoRAMiTi. [Ristampato in parte esso pure nel sud- detto vol. X della Giurisprudenza pratica. ) Giurisprudenza del Codice civile generale austriaco , del dott. ed aw. Giuseppe Carozzi. Vol. 18.° della porzione legittima o della collazione nella pojzione legittima ed ereditaria. — Milano , 1828. Anche nella giurisprudenza sono alcuni argomenti i qiiali pajoao fatti segno al perpetuo hattagliare dclle opinioai , ossla die la nnturale loro ilifUcolta vieti il ])rcvec1et'e e togliere le cause tutte di disparere, ossia che 1' importanza della materia reiidn piu vivo e sottili le discussioni. Gerto e cosa notevole che forse nessiina parte ne deirabolito codice civile, ne del vigente codice anstriaco abbia pfe- sentato questioni piu gravi e piii combattute di quelle clie risguardano la legittima. Ed anche attualmente piu che mai agitata e divisa in disparate sentenze si niantieiie fra gl' interpret! del nuovo codice la graiide controversia in- torno al modo di conferire od imputare nella legittima de' figli le doti ed altre simili prestazioni , la quale puo ridursi a'seguentl minimi termini: Se la collazione o ( direm meglio ) r Iniputazione delle doti e siniili nella legittima del figli debba eseguirsi per modo che giovi soltanto at legitti- marj od anche aW erede istiiuito nella disponibile. Prova alle nostra asserzioni soao gli scrltti qui sopra annunziatl , dove i signori Winiwarter, Wagner, Oldrado e Carozzi , gittatisi vivamente nella controversia , combat- tono per I'opinione che favorisce i soli legittimarj , ed il Foramiti si fa campione della contraria sentenza gia so- stenuta apertainente dallo Sclieidlein ed implicitamente adottata anclie dal consigliere de Zeiller (i). Noi siamo ben lontani dall'entrare a discorrere coa molte parole di s\ fatta materia e dal porre in bilancia gli argomenti addotti da ambe le parti , perche cio ne trarrebbe a troppo minute discussioni suUe disposizioni positive del nostro codice ; ne vogliamo in un giornale di universale letteratura prender parte ad una questione che la costante giurisprudeaza de* trlbunali non tardera molto a toglier di mezzo. Ma poiche alcuni degli accennati scrit- tori dlfendendo il sistema che torna favorevole ai legitti- iliarj, ed esclude T erede istituito dnl partecipare alia col- lazione delle doti , hanno creduto di confortare V opinion loro colTautorita del diritto romano , e poiche delle leggi della citta immortale , entrate oramai nel dominie della critica, o direm quasi della storia erudita , non si discon- viene il favellare in questo luogo , dlremo fraucamente che (l) I! sigiior Kippel nelP operetta pul)l)Itrata dal Rossi parla soltanto dflla legittima seuza estendersi alia roUazlnne ed inipu- tazione clic cgli toisc a trattare posierionnentc in alrro scritto di cui tliicaio in anprcsso. 1»ART£ ItALlANA. 267 Costoro sono in gravissimo errore. Dl die non fu lleve la nostra niaraviglia^ parendoci cosa appena creiUbile in mezzo a taata ricchezza cU legale clottrina. E come Infatti eruditissimi scrlttorl hanno potuto di- menticare die nel diritto romano T erede legittimario, il quale vivendo il genitore aveva da lui ricevuto la dote od altra prestazione da iinputarsi , si riteneva aver avuto flti d' allora un' antlcipazlone di legittiina; e quindi alia morte del padre non aveva altro diritto se non quelle di conse- guirne il supplemento, per guisa che poste insierae le due somme ne uscisse un valsente pari a quello die avrebbe ottenuto a solo titolo di legittinia , se vivendo il genitore non gli fosse stata costituita la dote o faita altra simile anticipazione? Laoiide ne conseguitava di forza die la dote dovesse porsi in mezzo e conferirsi non solamente in con- fronto de" legitiimarj , ma ben andie in concorso delT erede, costltuendo essa, per cosi dire, il nucleo a cui si doveva dair erede agglungere il supplemento della legittima. Sane aquissimum est ( disse il Gliifleto de portionib. ) ut dos quae LEGiTiMX vicEM INTERIM OBTiNET etiatji in Cam imputetur, Ed il Mangilio {de imputat. quasst. XV , n.°56): Ubi agi- tur de imputatione dotis datce per patreni filicc in legitimam , DEBET DOS IPSA COMPVTARI IN PATRIMONIO FATRIS ET IL~ LVD AUGERS. I prefati scrittori ed altri giureconsulti die adottarono la stessa opinione farono tratti in errore dall'assioma di diritto: Nee filii extraneis ^ nee extranet filiis confene te- nentur ; e dalle 11. i § 3 dig. de collat. et ult. cod. com. utriusq. jud. Essi pero dovevano considerare die quell' as- sioma e quelle leggi si rlferiscono unicaniente alia coUa- zione nella porzione ereditaria testata o intestata , non gia air imputazione nella legittima, siccome appare dal tenore delle leggi suddette , e dal titolo in cui sono collocate : ne doveva sfnggire al criterio legale non potersi interamente argomentare dall' una all' altra materia , siccome quelle die sono disparatisslme nell' indole e nello scopo. die mentre la collazione ( propriamente detta ) nella porzione eredita- ria testata o intestata , fu istituita per conservare 1' ugua- glianza tra i figli , in quanto non fosse akerata da espresse disposizioni paterne ; V imputazione nella legittima al contrarlo fu introdotta perche i figli dal padre limitati alia sola legittima avessero questa unicamente c non piu. 2^8 APPENDlCfi Imputatio enim eo potissimo fine corUingU NOV vf xQVATAftn SUCCEDATUR , SED VT CONSTET FILIVM HALVAM HABERE LE' r.iTiMAM. Struck de sncces. dissert. XI, cap. I, num. IX< Laonde s' egli e coasono al fine della coUazione nella suc- cessLone testata o intestata ch' essa non facciasi in con- corso deir estraneo a rignardo del quale non sussiste il titolo di conservare 1' eguagUanza ; deve poi ritenersi al- trettanto consentaneo alio scope dell' imputazione nella le^ gittinia die questa abbia luogo anche a frontc dell' erede istituito: pcrclie altrlmenti operandosi piii non si ottiene che il legittimario conferente percepisca soltanto quella porzione die avrebbe avuto se non fosse intervenuta la costituzione della dote o altrettale anticipazione. Ne la costoro opinione e in alcun niodo assistita dal-^ r autoi-ita del Voet e del Richer! a cui parimente hanno avuto ricorso, perche i luogiii dell' uao e dell' altro a tal uopo allegati ( VoET ad dig. lib. 36, tit. 6. RiCHERi torn. IX, § 6i8) evidentemente si riferiscono essi pure al solo caso di successione testata o intestata , non mai alia domanda della pura legittima. Anzi il Voet trattando quest' ultimo argoniento consente del tutto all' opinione da noi esternata che la dote acceder debba all' intero patrimonio del de- funto , come se mai non si fosse dal medesimo staccata. Si enim legitima ex patrimonio paterno debita sit , et col- latio fiat , ita collata patrimonio adjungi paterno ac si NVNQUAM AB EO RECESsissENT. YoET, ad dig. de inoff. testam. lib. IV, tit. 2.°, num. 6i. Ora , tornando cola donde si mosse il nostro discorso , non vorreino affermare che coll' avere posto in mezzo la vera soluzione della conti'oversia suU' imputazione delle dot! nella legittima giusta i principj del diritto romano , siasi recata molta luce nella questione che sullo stesso punto si agita dagl' interpret! del codice austriaco : poiche non ignoriamo quanto sia pericoloso lo argomentare dal- r una air altra legislazione anche quando le parole delle due leggi sembran tenere molta somiglianza tra loro. Tut- tavia per le cose da noi esposte rimarra almeno indubbia- mente fermaio, che se a nieglio intendere le compendiose parole del codice austriaco piio trarsi qnaldie soccorso dal concetto dell' imputazione nella legittima sin qui getieral- mente ricevuto, siccome consentaneo alle positive dispo- sizioai del diritto romano ed alio scopo essenziale di s* PARTE ITALIANA. 269 fatta istUuzione, qnesti ed altri si fatti argomenti di ana- logia dovranno confortare noa gia quella sentenza che ar- ride unicauiente ai legiulraarj , ma sibbene la contraria che all' ereile istituito esteiide i vantaggi dcU' iuiputazioae riconducendo le cose a quello stato ia cui si sarebbero trovate se non avesse avuto luogo la costitnzione della dote o di quelle altre anticipazioni che si devono porre in conto di legittinia. E siccoiue nella niaiicanza di ua' e- spressa dicliiarazione nol dol^biamo credere ciie i coinpilatori del codice austriaco parlando dell' iinputazione nella legit- tima abbiaao avuto presente il concetto di lei universal- niente ricevutoi cosi pare clie a questo possiamo inclinare neir interpretarne le disposizioni , finche non cl sia coa certi e positivi argomenti dimostrato il contrario. Se a cio siano riuscito gli scrittori che contro 1' antico concetto dell' imputazione nella legittima sostengono 1' opi- nione favorevole ai soli legittimarj , noi ripetiamo di non volerlo ne atl'ermare assolutamente , ne decisamente negare, perclie qui ne mancherebhe lo spazio e 1" opj^ortunita a convalidare la nostra sentenza di tutte quelle diniostra- zioni, senza le quali essa potrebbe sembrare avventurata. Solo vogliamo ricordare a qual punto si condusse, dopo venti aaai d' incertezza , questa medesima coatroversia per rispetto al codice francese. Dove alcune espressioni del- r art. 843 avendo da priiicipio indotto quasi generalmente , ed anche presso tribunali superiori , 1' opinione che 1' iin- putazione nella legittima dovesse farsi per modo che ne partecipassero soltanto gli eredi legittimarj e non gia 1' isti- tuito nella disponibile ( in quel codice legatario universale) , venne questa a poco a poco declinandoj, finche la Corte di cassazione a camere riunite , nel giorno 8 luglio i8a6, impronto di un' autorita presso che legislativa la contraria sentenza. SiREY , Recueil general des lots et arrets , an. 1826, torn. 26, 8 cahier. Del resto ne duole che ne il Rossi , ne lo Zini procu- rando T eLlizione italiana delle Memorie dei professori Wagner e Winiwarter , che hanno sostenuto e propagato coUa loro autorita il sistema dell" imputazione eschisiva a favore de' legittimarj , non vi aljbiano aggiunto anche la versione ( clie pero lo Zini sembra proraettere ) della nuova operetta del consigliere Kippel (i), ove il contrario sistema (i) Erlaiiteruim der ucsci/licht-n Bf-stiniuiunjien uber der f jjjclittheil iiiid dtr Anrecliimi!;; ia dcrselbeu. Luiz I028. 270 APPENDICK e difeso con molta acutezza d' ingegno ed abbondanza di gravi argoinenti desunti , sia dal generale concetto dell' im- putazione nella legittima, sia dal ravvicinameato delle di- verse disposlzioni del codice austilaco. Vero e che noi avremmo desiderato che 1' illustre autore si fosse studiato di comprovare anche meglio il generale concetto dell' im- putazioae , non limitandosi a dedurlo da idee teoretiche , ina convalidandolo coll' autorita della ragione scritta uni- versale in quel modo che noi abbiamo di sopra adombrato : nel qual caso minor campo avrebbe lasciato alia censura che troppo aspra gli mosse il Wessel nel giornale del prof. Wagner, Ad onta di questo pero noi crediamo che 1' operetta del Nippel sia ricca di merito ed una delle piii important! fra le raolte che finora si pubblicarono su que- sta materia. Ciira della podagra e del calcoll orinarj , ossia esame chimico-patologico delle concrezioni aiticolari ed onnaiie colla proposta dei mezzi per impcdirle o discioglicrle , di Vincenzo Ottaviani , profcssore dipatologia, ecc. nella P. Universitd di Camerino. — Camerino , i83o, per Giuseppe Marchi , in 8.° di pag. 112. Questo libro non dee confondersi colle tante millante- rie o chiacchiere di ciarlatani , i quali sogliono con molto ardire spacciar rimedj specifici o segreti per la cura delle pia difKcili malattie , quali certamente sono la podagra IB i calcoli. Sono due le parti in cui l' opera e divisa; una diagnostica desunta dalle plu recent! e meglio avverate scoperte chimiche sulle concrezioni artritiche e litisiache ; J'altra terapeutica o curatiya diretta a prevenirne la for- mazione, o a discioglierle , se formate. Stabilita 1' allinita delle due malattie, T autore incomincia dal sostenere sulle orme dei moderai jatro-chimici , che I'urato di soda, e non gia il fosfato di calce , come pretesero alcuni , sia la causa prossima della podagra , e 1" acido urico quasi seni- pre dei calcoli orinarj; a. "Che 1' acido urico non formasi nello stomaco o nei reni, ma bensi ne' vasi sanguigni , dai quali si separa per dcpositarsi nei reni , ove se lascia \o stato siio ofduuirio di fluidita , diventando solido perqlic PARTE ITALIANS. 2^1 troppo abbondante o perche unlto a poca quantka di ac- cjua , irrita ed iafiamma sotto forma di renella e di calcoli le vie oriiiarie , ovvero deposltato nelle articolazioni sotto forma di urato di soda, vi eccita la gotta e le conseguenti concrezioni gottose; 3." Clie gli aiimenti ricclii di azoto , come sono le sostanze aniinali , favoriscono la formazione dell'acido urico, clie certamente abbonda di quel princi- pio ; 4.° Che il miglior metodo d' impedire le soprindicate concrezioni e quello di soprassaturare 1' acido urico , intro- dueendo nello stomaco gli alcali puri o i loro carbonati ed i saponi ; 5.° Che anche la magnesia e la calce, per esser terre alcaline , trovansi lodate come capaci di jaro- durre lo stesso cfTetto, formando sali solubili, combinate che sieno coll' acido urico. Quindi Tautore passa a pro- porre un metodo curativo, che crede il piii conducente ad impedire la consolidazione dell' acido urico , e si fa consistere principalmente nel bere una gran quantita di acqua (12 o i5 boccali al giorno ) , die a dire il vero sembra un po' troppo. Ma quando queU' acido siasi gia consolidato , noa ci ha altra via per iscioglierlo che quella di saturarlo con una base alcalina in eccesso, quali sareb- bero i sottocarbonati di potassa e di soda , le sostanze al- caline , le saponacee , ecc. Meglio pero di tutt' altro sareblje r impedire la formazione primitiva dell" acido urico coU' uso csclusivo de' cibi poco o nulla azotati , quali sono i vege- tabili quasi tatti , il latte, e specialaiente il burro ed il siero coif astinenza dai liquori fermentati , dalla carne , dai pesci , dalle uova , dal forntaggio, dal pane di fior di farina ricco di glutine , ecc. In somma la sobrieta , 1' asti- nenza dal vino , il vitto pittagorico , il bere gran copia di acqua sono i mezzi i pin opportuni a tener lontane simili malatiie , come gia molti avevano insegnato prima del nostro autore. * Osscrvazio7il autropo-zootomico-fislologlche , di B, Panizza, p. O. di notomia iimana nelll. R. Uni- vcrsitd di Pavia. — Paiia, iHSo, P. Bizzoni, vo- lume ill foglio gjunde , carta vrlina , con i o tavolc incise in rame da valenti ardsti. Lir. 24 italianc. Si vcnde anche in 4 fascicoli scparnti , coll ohhligo per a di ridrarne almeno una ul incsc , pagundo Iw. 6 per ciascnn fascicolo'. 527a ArPENDICK * Delia pazzia , saggio teorico-pratico dl Glovamhat- tista Fantonetti , dottore in medidna dclle facoltd dl Pmla e dl Torino, ecc. — Mdnno , i83o, presso gll Edltoii degli A/mail univcrsall dclle scicnze e dell Industrla, contrada deU Agncllo 11.'^ (.j(j'6 ^ in 8", dl pcig. 304. Llr. 3 Italiane. Dizionario delle sclenze natiirall, nel quale si tratta jnetodlcamente del dlffcrentl esserl della natura , con- slderall 0 In loro stessl, secondo lo stato attuale delle nostre cognlzlonl , o relatlvamente all' utdltd che ne pud rlsuUare per la medlcina, I' agiicoltura, il commerclo e le artl. Accompagnato da una Blo- grafia del plii celebrl naturallsd. Opera uule al me- dicl , agll agrlcoltorl , al mercantl , agll ardsti , ai vianlfattorl , e a tuttl coloro che deslderano cono- scere le produzlonl della natura , i loro carattcri gencrlcl e speclficl , il loro luogo natale , le loro proprletd ed usl. Redatta da varj professorl del glar- dlno del Re e delle princlpall scuole dl Parigi. Prima traduzlone dal francese con aggiunte e correzlonl. Volume i.°, fasclcolo i.° dl pag. lxii e 66. — Fl- renze, i83o, per V. Battelli e flgll , in 8." grande , a due colonne In garamonclno. Prezzo , a cent. 3o ital. al fogllo , dl pag. 16, lire 2. 40 Ital. — Ta- vole. Dlstrlbuzlone i/, contencnte 8 tavole colorlte , pure In 8.°: prezzo cent. 5o Ital. clascuna, In nero centeslmi 2S. Appena ci venne alle man! il Manifesto di quest' impresa tipografica noi la ricordaramo ( fascicolo di febb.° i83o, ))ag. 273), commendandone il divisameato , e taato piu che nel Ijel paese cui 1' Arno bagna non mancano natu- ralist! di gran nome per quelle correzioni ed aggiunte che r originale francese in oggi ricliiedeva , e che dalF editore promettevansi. Or ecco uscito il primo fascicolo, il quale per altro, quanto alia vera materia del dizionario, e po- chissima cosa, perciocche a uiotivo del progruinma, del prospetlo , e delV iiUroduzione, che occupano quattro fogli uienu due pagiue , nou va che alia parola acidi, Lettolo PARTE ITALIANA. 2j3 attentameate , e messolo a confrouto coll' origlaale , ci e forza il dire che noa ci trovamuio gran cbe contenti; pa- rendoci clie le correzioni sovente a nulla inontino, o noa sieno che vane ed inutili amplificazioni, o lascino niolto a desiderare ; che in quanto alle aggiante, pareccliie riescano di nessLin niomento ; la inaggior parte non si ridncano che ai nomi volgari toscani dei vegetabili ; siensene intralnsciate di necessaries che in fine relativamente alia traduzione non s'abbia migliorato dal saggio datone , e del quale noi gia non potemino non fare alcune rimostranze. Veniamo alle prove : Qual correzione e quale aggiunta per esempio si rln- viene nel seguente articolo? (i) Abcdarja , nom donne dans 1' Inde, * Abcdaria ( Eot. ) , nome dato da selon Ruinph , a une espece de spi- I^amfio ad una specie dl spilanto, J/);- lauth , Spilanthus acmella ^ L. , era- lanthus acmelia, L., perche a cagioue ployee comme raasticatoire , a cau^e del suo sapore piccaDte e adoperato de son gout piquant, que Tent fait alle Indie orientali conie masticatorio , macher aux enfans pour leur deller affine di renilere ai faneiulli la lingua la langiie et leur rendre plus facile piii sciolta , e piu facile a pronuu- ]a prononciation de certaines lettres ziare certe iettere dell* alfabeto. de I'alphabet. Si legga r articolo abbeveratojo , il quale non e che am- plificazlone di quel francese per descrivere la maniera di caccia die con esso aiDbeveratojo si fa. L' articolo ^ccerefor (accenteur) (che uoi in ogni caso non avremmo tradotto cosi tronco ) importava modificazioni , rischiarimenti, e si riferissero le specie assegnatevi qual genere. E per chia- rire la verita non si ha che a confrontarlo col corrispon- dente nel Dictionnaire dassique d'Istoire naturelle ( Paris , 1823). L' articolo acetabolo si racconcio senza ricordare il sinonimo acetabolare , e senza ricordare la sinonimia delle due specie assegnatevi, cosa essenzialissima in ua dizio- nario , e di cui e piu che mai deficienza in questo. Non sono assolute aggiunta gli articoli abomaso , absus , dcaweria , acena , ma semplice traduzione di que' che stanno neir originate francese dallo svario di alcuna parola in fuo- ri. — • Anche acido acetlco non e che mancasse , siccome indicherebbero i due asterischi che porta , ma e articolo stato da cima a fondo rifuso ; pero non molto a pro- posito, perche si entra in troppo minute particolarita , (i) Un asterisco indlca V articolo in cui si e fatto aQgiunta , due asterisclii contrassegnauo gli articoli aggiunti (pag. x). Bibl. hal T. LIX. 18 274 APPENDICE C^ie noi in vero non sapremnio se convengano ad ua dl- zionario dcUe scienze natural! in generate. Conseguentemcnte noi estimiamo pur vani 11 nome di pareccliie prcparazioni farmaceutiche , gli articoli aberranti , ed aberrazioni , acce- stire , accamiare , ecc. Alcnn riflesso nierita 1' articolo ** Achena. Prima di tiitto parci che achena non corrisponda aWachene, aclienium, che e specie di frutto , sicche era forse meglio achenio ; poi questa specie venne stabilita dai fu Richard, e non da Decandolle, e da Mirbel. Air articolo acciajo si crede bene aggiugnere acc/a/o f/a- mascato , del quale si dice si servono in Levante per fare le lame damaschine ; si riferiscono le congetture di alcuni In- glesi e Francesi, e non si fa parola del nostro Crivelli , le cui bellissime esperienze a tal riguardo ebbero il piii felice risultamento , sicclie arrivo a fabbricare lamine al tutto simili alle orientali (i). In risguardo alle aggiunte, siccome anclie per rispetto a diverse correzioni , sarebbe stato desiderabile che gli scien- ziati che si accinsero a far nostro il dizionario francese in discorso si fossero compiaciuti di consultare anche il sovra citato dizionario classico , che slcuramente ne avrebbero cavato molto vantaggio. Noi quindi cerchiamo invano Ace- jiito , acceiiitus , genere di insetti imenotteri stabilito da Latreille ; Abama , genere delF esandria monoginia stabilito da Adanson , e adottato alia 3."edizione della flora francese ^ Abax , Abacc , genere d' insetti che il celebre naturalista piemontese Bonelli fermo nella gran tribu de' Carabei ; Aca- lefi, nome della terza classe dei zoofiti di Cuvier , e ado- perato pur da Lamarck; Acamarchi , od Acamarchide , ge- nere di polipi dell' oidine delle Cellarie nelle division! dei polipi flessibili ; Acariili , tribii di animali della famiglia degli Oletri , dell' ordine degli Aracnidi a trachee di Latreille ; ^ca5£o , mollusco cirrifode •, e cosi va discorrendo. Noi non sapremmo linalmente perche siensi lasciati via parecchi no- mi indiani, americani, brasiliani , ecc. di vegetabili e di animali, registrati nelF originate, e che pur giovano ve- nendo talvolta adoperati dai viaggiatori e da alcuni na- turalist!. (i) V. Bib!. Ital,, tomo, 23.°, pag. 207. PARTE ITALIANA. 275 Ora e a passare ai saggi della traduzloiie i quali , oltre al brano sovra rapportato, rinfranchino la nostra sentenza. Les Iiomnies pubfans ont clierchc a se di-itraiie, par son etude, des ennuis inseparables de la grandeur , etc. Tel devoit etre le r^sultat de I'lie- reuse revolution que Paeon avoit commencee dans Ics sciences. Toutes nos connoissances, disoit-il a ses con- teraporains , ne sont que les faits ge- neralises. Linnaeus et Eoffon semblent en ef- fet avoir possede cViarun , dans son genre , des qualites telles qu'il etoit impossible que le nieme liomme les reunit et dont I'ensemlile etoit ce- pendant necessaire pour donner a 1' etude de la nature une impulsion aussi rapide. • . . . ; ils ont cherche a prendre ]a Nature meme pour guide , et a ranger les etres suivant I'ordre qu' el- le paroit leur assigner par leurs struc- tures et leurs perfections relatives. Ce reprocbe que Jean- Jacques Hous- seau faisoit aux gens du nionde sur I'exanien des plaiites , et qui dinii- nuoit a ses yeux la cliarme de la botanique peut etre c-galement appli- que a toutes les branches de la scien- ce de la nature. Etudlt'es autrefois et pendant long- temps par les medecins seuls costara- ment et pre^que uuiquement appli- quees a V art de guerir , elles n'ont pris un es?or nouveau, leurs vues ne se sont agrandies, elle^ n*ont embrajse une spliere plus etendue que relle ou elles avoient d'abord ete resserees , qu'a des epoques fort eloignees de leur origine. In essa i personaggi potenti ban cercato una distrazione e un sollievo dalle soLlecitwIlnl^ retaggio insepara— bile della grandezza E nulla meno sorger dovea da quel felice cangiamento , clie nelle scieuze avea come delineato it Eacone , e prima di lui operato il Galileo, sulle di cui tracce camminarono gli Acca- demici del Cimento. Se , come asseri il prelodato inglese scrittore , tutte le nostre cognizioni non sono altro cbe il gcnerali^zamento dei fatti speciali , ecc. ( pag. XI ). Sono questi il Lloneo e il Bulfbny ciascuno dei quali serabra essere stato nel suo genere dotato di bella qua- lita , in una niedesima jiersona , le quali sembrano al certo incompossi- tili , delle quali il concerto era pur necessario , aflinche lo studio della natura potcsse rapidamente prospera- re ( pag. xif ). . , . ; si sono pit! utilmente occu- pati nel cercare di prendere per gui- da la natura stessa , e di mettere in ordine gli esseri , giusta quell' ordine cbe pare da essa destinatog// , sccoudo le loro conformazloni e perfezioui re- lative : ( pag. XVIII. ) II che da G. Giacomo Rousseau si riniproverava al coniune delle persone riguardo alio studio delle piante , oud' ei riguirdava come diminuiti i piaeeri della botanica : Id che riguar- da pure tutti i rami delle scienze na- tural]. ( pag. XXII. ) In fatti ne' tempi andati, e per lun- ga stagione i soli medici sono stati quelli che le abbiano studiate : ed essi poi coitanteniente e quasi unicamente le applicarono all' arte di guarire ; ne le loro viste ad un pill sublime scopo banno mirato, ne 1' ambito del- le loro dottrine a piti vasto orizzonte si e dilatato , di quello in cui er.ino come raccbiuse in avanti , se non a lunga distanza dei loro incomincia- mentj. ( idem. ) 376 APP. PARTE ITALIANA. Les manufactures, consulcr^ej phi- ConsKlcramlo con occliio filosofico losopliiquemeut , ne sont (jac des ate- le manifatture , esse null' altro sono Hers ou Ton emploic ou 1* on tlirige che oflicine , ove ci approfattiamo © la puissance tie la nature , soit ilaos clirigiamo innenie il potere della Da- les forces physiques ou m^cnniques , turn si nelle forze fi>iche e niecca- soit dans les aQiniles chimiques pour nii he , si nelle atlinita cliimiche onde opirer des chanpemcns de forme ou operare i candiiamenti di forma o di de composition dans differens corps , composizione nci different! corpi , ed et les approprier a nos besoins. applicarli ai nostri bisogni. (pag. xli) E tutta dal piu al meno di questo conio e la traduzione; nella quale per soprassonia ci si regalauo tratto tratto frasi, dizloni, parole die san di tutt*' altro che d' italiano, p. e.: — brigarsi per darsi briga (pag. XV ); — sortire ingenua cdu- cazione (pag. XXil);, — fissar t analogia ( pag. XXVII )i — complemento ( id. ) ; — su questo andamento e la traccia (pag. XXVIII ); — aver Inogo di deprirnere per poter de- priniere; — strappi per lacune , mancanze ( pag. XXXVill ); — di lid , di lei per suo ; — non poter a meno di fare in senso afl'erniativo; — e quel bel redata nel frontispizioj — redatore ecc. Dopo tutto questo non rimanci a parlare che delle ta- vole, Quella n.° 2 appartenente alia botanica, e rappre- sentante i dicotiledoni non soddisfa per nulla, massime in quanto al platano ed in quanto alia picea ;, le foglie e il color lore nella prima, la disposizione dei rami e il color delle fogliette nella seconda non riferisconsi alle rispet- tive piante volute figurare. Piuttosto belle sono altre due tavole pur di Botanica figuranti il coco, la musa paradi- siaca, lo zucchero , V iride gerinanica , il narciso poetico , il cimbidiwji ecliinocarpon e 1' arc macchiato ; natural! quelle danti nove imenotteri e alcuul lepidotteri ; un po' piu di naturalezza nel colorito lascian desiderare le altre tre ia relazione alia zoologia, due delle quail ci danno uccelli rapaci, una mamraiferi bovi. '^77 V A R I E T A. Esposizione delt ard belle nelV I. R. Palazzo di Brera. Articolo peimo. J. ra le cause che nella Grecia spinsero 1' arti belle al piu sublime grado di perfezione , sogliono da' sapienti addursi , come di prepotente efficacia , le gare , i certami , i concorsi, le esposizioiii. Perciocche le arti sorelle senza remnlazione non possouo giammai fiorire. E T eraulazione non mai infinmma si fortemente I'animo degli artefici, come allorcjuaiido tutto uii popolo e spettatore e giadice delle opere loro. Clie innanzl alia moltitudine la senteaza dei poclii in cio che risguarda il liello, non sempre limpida appare, o scevera da ogni sospetto o di parti, o di scuole, o di prevenzione , ben anoo allora che dalla piu severa giu- stizia sembra dettata. Quindi e die presso quella celeber- rima nazione le gare dell' arti belle erano solenni e pub- bliche , e tenevausi specialmente a Delfo, a Corinto, ad Olimpia, dove o la pompa della religioae , o lo spettacolo de' giuochi cliiamava piu frequente il coucorso de'cittadini. Queste cose rammeatate abbiamo , perche data non ci venga la taccia di prosnntuosi, se non avendo noi maneg- giato giammai ne lo scalpello, ne la matita, ci facciamo nondimeno a discorrere sull' odierna pubblica esposizione dell' arti belle. Al procedere nostro ci sara quasi di scudo quel luogo , ove Dionigi d'Alicarnasso nel suo Trattato dello stile e di altri modi proprj di Tucidide fattosi ad osser- vare che le opere ancora de'piu grandi uomini non isfug- girono la censura di chi era meno da loro, e chiedendone la ragione risponde coUe seguenti sentenze , che qui ri- portiamo come fnrono dal Perticari compendiate : ti Poste »/ queste fondamenta , segue ( Dionigi ) sciogliendo una forte It quistlone , per cui si chiede : come un uomo di bassa » mente possa far censure delle opere d' alcun uomo che » sia lodato per altezza d' ingegno. E rispoudendo si con- » forta coir esempio di coloro che senza essere ne dipin- " tori, ne statuari seppero dar giudizio degli artificj di 278 V A R I E T a'. »/ Zeusi , d'Apelle , di Fidla e di Policleto. E concliiude »; dicendo : clie spesso incoatra die gli uomini i piii grossi y> e volgari noii sieno sovetite niinori a' grandi artefici , » quaudo faimo siima di quelle cose , le quali caggiano » sotto i sensi. E dice qiiesta grave seatenza : che ncl pia- » cere al popolo sta il fine d' ogni arte , e il principio di » ogni giudizio. Qneste sole parole, chi bene le consideri, » valgono molti precetti , e potrebbero farsi materia a » quistioni assai belle e niolte necessarie. " Belle verainente e dell' uom filosofo degnissime sono quelle seatenze di Dioiiigi. Imperocche se le arti ingenue fatte sono per T occbio e pel cuore , cioe pei sensi, ogni uomo cbe ottuso non abliia il sentire potra d' esse pro- nunciare non insano giudizio. Quante volte non suol anzi succedere cbe la critica de' profanl venga poi col fatto e con volgere di brevissimo tempo riconosciuta piu saggia e piu giusta del gindizio di coloro cbe sanno! Di cio tre Juminosi esempi qui riferire potremmo di opere cbe vanno fra noi o restaarandosi o ergendosi , da una classe di mae- stri applaudite, dal puljblico giustamente censurate come o non conformi al bello od alia convenevolezza contrarie: alia quale censura del publ;)lico veggiam j)ure far plauso un numeroso coro d' intelligenti. Glie il pubblico giudica come sente , e giudica spassionatamente secondo T effetto cbe su di lui producono le opere, cb' e pure se non T unico, almeno il precipuo scopo cui tendere debbono le arti belle. Pienissima percio di filosofia noi diremo quella sentenza del d'Alembert, uomo in cio non sospetto, ma tale clie al dire del nostro Algarotti vola come aquila per le regioni deir umano sapere : Malheur aux productions de tart, dont toute la beaute nest que pour les Artistes! Ma qneste parole sembrar possono gia di troppo ridon- danti per nn proemio. £ d' uopo il porci finalmente in carriera. E cio noi faremo coraggiosamente , e di quelle sole oj^ere parlando cbe degne ci parvero di onorevole ricordanza. Passeremo oltre alle inlime ed alle mediocri , e siccome quel nostro leggiadro spirito esprimevasi, ci poseremo soltanto sui meglio odorati e splendidi fiori, Ne quanto alia pittura, molto c' interterremo tra la co- piosissima messe da' giovani artisti prodotta. Perciocche s' eglino dalF una parte meritevoli sono di lode e di ap- planso pel fervore, per lo studio e per remidazion loro , V A R I E T A . 279 noa possiamo dall' altra dissimulare sembrarci che il piu di loro batta una via facile bensi , ma troppo angusta e direiiuuo quasi servile •, la qiial via condusse altre volte le arti al decadimento. Eglino aiizi che rintracciare e farsi te- soro di cio che di piii bello trovasi nelle opere de' sonirai classici e ad un tempo fervidaiuente dedicarsi alio studio sulla bella natura , non faimo che copiare lo stile di vi- venti dipintori forse loro maestri, e questi soli prendono a modello, e di qnesti soli beandosi credono di aver rag- giunto r apice della gloria , allor quando qualche opera prodncoiio che il lor colorito o la maniera loro imiti ; ia cio non dissimili dai petrarclilsti e dagli arcadi di ua tempo, ed anche da' giovani romantici dei giorai nostri , che gonfi. ne vanno per qnalclie fredda imitazione dello Scott o del Manzoni. Per tal modo ben lungi dal formarsi ua gusto tutto lor proprio, ed uno stile, per cui emergano dal ser- vum pecus , corrono a pericolo d" essere sempre freddi od afl'eitati imitatori , e come il gran Leonardo diceva, sera- plici nepoti della madre natura. Concorsi. Non ci soflermeremo nella sala de' Concorsi di seconda classe , sebbene le moltissiuie produzioni de" giovani alunni facciano bella testimonianza degli ottimi insegnamenti dei maestri e diano la piu beta sperauza alia patria ed alle arti. II lungo cammiuo clie ci rimane a percorrere non ci permette d' intertenerci sulle opere minori. Qnanto a' grandi concorsi, daolci sommauiente il vedere si scarso il numero de' concorrenti , scarsissimo percio quello de' premiati. Dieci furono i gareggianti al premio per Farchitettura. II pro- gramma porta va :=: Un teatro diarno a scene mobili, co- perto in modo che salvi gli spettatori dalle intemperie , e si abbia in esso sufficiente ed opportuno lume ad illu- jtninare le scene = II premio fu aggiudicato al sig. Carlo Sada di Bellaggio, allievo di questa I. R. Accademia, essen- dosi egli per una maggiore abbondaiiza di luce e per maggior semplicita di pianta e per una maggiore regolarita di dimen- sioni pill degli altri avvicinato alle preniesse condizioni. La pittura, Adamo ed Eva cacciati dall' Eden, non ebbe coa- corrente alcuno. Due soli ne ebbe la scultura, il cui pro- gramma era = La morte di Epaminonda = Nessuno dei aSo V A R I E T a'. due fa glndicato degno di premio. Al concorso dell' itici- Bione presentossi coraggiosa una Joniia, la signora Caterina Piotti Pirola, allieva dell" illuslre cavallcie Loaghi , pro- fessore d'inclsione ia questa niedesima Accademia. L' opera sua ( Semiramide , cut viene annunciata una soinniossa di Babilonia) fu fregiata del ben meritato alloro. Cinque fu- rono i concorrenti al disegno di figura , il cui soggetto era = II diluvio universale = nia nessuno di essi riporto r onore del premio. Ne piii fortunato fu il concorso pel disegno d' ornamentl = La decorazione per una volta ot- tas^ona di un gabinetto ad uso di bagni, perciocclie di quat- tro concorrenti nessuno fu giudicato pienamente meritevole di corona. Ma da die mai ripetersi dee la causa di cotanta miserla in un solenne e nobilissimo concorso, il cui adito e aperto non alia Lombardia od all' Italia soltanto , bensi a tutte le colte nazioni ? Ecco una quistione bella , importantis- sima , il cui scioglimento non e pero si difficile, siccome sembrar potrebbe al primiero sguardo. E noi qui ben di buon aniuio entrereinmo in siffatto arringo , se non te- niessimo di troppo deviare dall'intrapreso cammino. Ma forse non andera guari che ritornar dovrenio su questo medesimo argomento. E ad esso ritorneremo con quel co- raggio che tutto e proprio di chi e avvivato dal desiderio di giovare alia patria ed alle arti , quand' anche ci si af- facciasse il pericolo d' incorrere nell' invidia o nella laale- volenza altrui. Esposizione di pittura. Hayez. Quest' egregio maestro , nel piu bel fiore del- I'eta sua, ha dato gia tante e si luminose prove d' inge- gno e valore che non vorra adontarsi , lo teniamo per certo, se con qualche liberta ci facciamo a ragionare delle opere da lui esposte , le qnali ad onta di qualche menda ci rammentano sempre i bei tempi della veneta scuola e specialmente lo stile di Paolo Veronese. II suo piu gran quadro, di genere storico, rappresenta Etiore che riprende la vilta e la mollezza di Paride. La scena e tratta dal li- bro VI deir Iliade , allor quando V eroe recatosi alle leg^ giadre case del fratello entrovvi , Nelle mani la lunga asta tenendo '' Di ben undid cubiti. La punta V A R I E T a'. 281 Di terso ferro colla ghiera d' oro Al mutar de gran passi scintillava. Nel talamo il trovb die le sue belle Armi assettava , i curvi archi e lo scudo E V usbergo. L'argiva Elena, in mezzo AW ancelle seduta , i hei lavori Ne dirigea. Com' ebbe in lui gli sguardi Fisso il grande guerrier , con detti acerbi Cost r invase : Sciagurato ! il core Jra ti rode , il so ; ma non e bello II colrivarla. Intorno all' alte mura Cadono conibattendo i cittadini, E tanta strage e tanto nffar di guerra Per te solo s'accende : e tii sei tale Che altrui vedendo abbandonar la pugna Rampognarlo oseresti. Or su , ti scuoti , Esci di qua pria che da' Greci accesa Venga a snidard d' Ikon la fiamma. (*) Grande, splendicto argomento, in cui T illustre pittore die novella prova del suo non volgare ingegno. Facilita di pennello, sicuro maneggio delle tinte, francliezza di esccu- zione, sono questi rarissimi pregi e ben degni di profonda considerazione, comuni sempre nelle.opere dell' Hayez. Ma non ci sembra che in qnesta dipintura trovisi bastevol- mente raggiunta la sublimita del soggetto , parte caratteri- stica del poema da cui fu essa desunta. Quegli accessor] troppo ditfusi , quegli oggetti con troppa varieta disposti disturbano, per cosi dire, la composizione. Ettore e in attitudine sifFatta, che non si scorge si tosto chi bersaglio sla delle sue rampogne. L' imagine di lui non ci da una sufFiciente idea di quell' eroe che , secondo il poeta , alia grandezza della statura , alia forza, alia robustezza , ai sentimenti del valore accoppiava una maravigliosa agilita di membra e di corpo, e che dalla nobilta del contegno lasciava sempre trasparire un' anlnia amabile e generosa. II suo atteggiamento tende ad una tal quale mossa che quasi direbbesi tentrale : quell' accennare coUa sinistra anzi che colla destra mano non e conforme ne alia natura, ne alia convenevolezza , ne ai greci esemplari : le pieghe delle sue vesti essere potevano scelte con miglior partito. Paride (*) Trad, di Vmc, Monti. 2<>2 V A R I E T A . non ha tutta quell' unita di disegao die pur sarehbe a bra- marsi, ne il suo carattere c vei-aniento qnello del ligluiolo di Priamo, bcllo come un hel Dio. Noii ir.olto digiiitosa e la niossa di Elena; ne le forme di quest' imagine ci danno una bastevole idea della straoidinaria e tauto decantata bellezza di quella greca , cui allude quel si stupendo luogo deiriliade. Canto HI: Come vider venir alia lor volta La helUssima donna i vecchion gravi Alia torre sediui , con sommessa Voce tra lor venian dicendo : In vero Biasmare i Teucri ne gli Achei si denno Se per costei si diMurne e dure Sopportano fatiche. Essa all' aspetto Veracemente e Dea Le estremita di questa fignra risentonsi , saremmo quasi per dire, d' una tal quale caricatura. Non de' piii felici ci pare il suo panneggiamento , massime nella coscia destra •, percioccbe le pieglie sono un po' trite , non danno di se stesse bastevole ragione, ne un bastevole additamento ci rendono delle sottoposte forme. A die mai introdurvi quel- I'ancella presso die interamente ignuda contra la decenza e contra quel rlspetto die pur esigevasi da' principal! per- sonaggi ? Non bastevolmente accurata poi ci sembra T in- telligenza del disegno nella schiena di cotale ancella. Ne si di leggieri ancora si ravvisereljbe nelle lisonomie delle va- rie figure, il carattere dei Teucri, i quali al dire di tanti scrittori, pei particolari lineamenti del loro stesso volto di- stingue vansi da qualsivoglia altra nazione: la loro fisonomia direbbesi iombarda, anzi die frigia o trojana. L' armonia in generale ci sembra un po' negletta. Perciocdie il pittore dar volendo con facilita rilievo a' suoi oggetti , tenne un fondo assai diiaro e freddo. Laonde senz'avvedersene passo oltre i limiti, producendo un effetto poco gradevole per mancanza di giudiziosa distribuzione de' necessarj riposi nella degradazione della luce. Qnest'opera noiidiiiieno nella totalita sua ci si manifesta qual figlia di un gran padre. Quasi saremmo per dire die il sig. Hayez sia fatto piii per le composizioni storiclie dei bassi tempi die per le classidie O per le mitologidie , le qnali molto nelle Imagini riciiledono delfideale; sebbene non mai svanlra dalla niemoria nostra il suo Laocooate , opera verameute classica e sublime. V A R I E T A*. 283 Ritratto di un cantore, figura ititera, coa vesti teatrali ( dal ciramma GU Arahi nelle Gallie), dello stesso. = Qne- sta dinintiira ci si dimostra nel suo insieme condotta con p;rande francliezza , e quasi difoinmo con velocita di pennello. L' origitiale in vero non molto favorevole presentavasi al- Tarte: nondimeno al valeatissimo pittore mancar noa po- tevano i mezzi co' cjuali in gran parte supplire ai difetti della natura. Se la fisonomia delP originate non era la piu omogenea , Ja piii bella , poteva essa tuttavolta rappresen- tarsi meno dura , ineno tagliente. La mossa di quest' im- magine e assolutamente ignobile: le sue estremita peccano alquanto si pel disegno die pel colore. Qnella donna poi che sta ivi genuflessa lascia qualche cosa a hramarsi nel profilo e nel collo : le sue mani non pajono ne in rela- zione , ne in carattere col rimanente. In questa dipintura avremmo finalmente desiderato mnggior impasto di tinte e perfezione niaiigiore di chiaroscuro. Venere che scherza con due colombe, appena uscita dal bagno, dello stesso. == Singolari pregi riscontransi in que- sta figura : grazia ed anima ne' niovimenti , una tal quale novita in cio che da' professori dicesi V insieme, niaestria somma di pennello , facilita di esecuzione. Non ci sembra pero bastevoluiente puro il disegno, ne perfetto I'accor- damento delle forme: il volto poco vezzoso, poco avve- nente. Laonde questa figura non e a parer nostro total- mente adatta a rappresentare 1' imagine di Venere, la fi- gliuola di Giove , la bellissima delle Dive. Meschina nelle spalle e nella schiena •, posciache dai fianchi in giuso si risente del carattere d' una donna assai piu grande e piu robusta di quello che annuncino la schiena e le spalle. Chi bene la considerl giudicarla dee non come di un sol getto, per cosi dire, ma quasi van' accozzamento di due dimezzati corpi appartenenti a due modelli , diversl per proporzioni e grandezza. Non ben intese le scapule a tutto rigore di notomla^ ineleganti le gambe, poco accurate le estre- mita, di poco riiievo le membra. Le tinte tendono ecces- sivamente al color piomblno. Troppo sparsavi e la luce, dal che producesi una poco gradevole e quasi aspra sensazione. Ritratto di noliilissima donna, dello stesso. = Questa bella effigie, comeche non tutta raggiunga I'avvenenza del- r originale , nondimeno ai pregi della correzione nel di- segno e d' una luaniera facile e disinvolta accoppia aacora 284 A*^ A R I E T A.'. uno splro tli vita , per cui ella direbbesi animata e nll- tante. Peccato clie que' capelli lascino a Ijramare maggior verita e frescliez.za ! Bea condotta ci semlira ancoi'a I'altra effigie di leggiadra doana, dello stesso ; e grazioso e tutto amore il siio f|nadi-etto , rappresentante V ultimo addio di Giulietta e Romeo. MoLTENl. Alle anzidette dipinture facclamo siiccedere i ritratti del Molteni , perclie ci seiubra di ravvisare in essi uq' imitazione dell' Hayez. Non sono che poclii anai da che questo valoroso giovane e disceso nel pubblico ar- ringo; ma ne e con tanta fama nscito, che oggimai trovasi dalle continue e piii lusinghevoli commissioni soverchiato. Ben ventuno sono i ritratti da lui in quest' anno esposti, fra' quali uno d' intera figura e di naturale grandezza. Che pero adontarci non vorremo, se finora non ha egli inipreso a prodursi con grandi coiuposizioni. Egli e valentissimo, mirabile nel ritrarre gli originali che gli vengono proposti. Ma vorremmo che non troppo si curasse di sorprendere e quasi ammaliare gli occhi , poco talvolta studiando il di- segno , r armonia , la disposizione de' colori locali , T ac- cordo , r equilibrio , la degradazione delle tinte. Non ancor bastevolmente succoso e 1" impasto suo, ne il suo peanel- leggiare ha finora raggiunto quella sapienza che si ravvisa in ogni opera de' grandi maestri. Quel soverchio ristarsi quasi stancando il pennello in ogni piu minuto accessorio, sicche ognuno d' essi abbia in ugual grado a trionfare, e di non lieve pregiudizio al principal soggetto delle sue dipinture. ]MlGLiAllA. Artefice sommo, che fra noi fondo una scuola totalmente sua propria, la quale in questo genere di lavori non e la fiamminga , non la romana , non la veneta , ecc, ma SI fatta che dai nostri nipoti dirassi milanese. Ne' suoi dipinti domina sempre una soumia intelligenza della li- neare prospettiva e degli eftetti della luce , de' quali arti- fic] egli sa con accorgimento giovarsi. Con una brillante, e direm anzi seducentissima esecuzione rende vere le opere sue quanto la verita stessa. Quattro quadri furono da lui in quest' anno esposti, il Cortile del nostro Spedale, una Cappella sotterranea , un Harem , ed il Cortile del palazzo ducale di Venezia, oltre dodici medaglioni. Fra tali quadri primeggia , siccome a noi sembra , il Cortile del nostro Spedale preso nel momento dell' iadulgenza. Questo pittore V A R I E T a'. 285 va sempre in traccla delle piu grancU difficolta; le cimenta ardinientoso, e sempre ne esce trionfante. Imperocclie no- tarsi dee die in tale occasione, nelia quale iumienso e il concorso dei devoti, snole questo cortile ornarsi colle in- finite imagini de' benctatlori di esso Spedale , appartenenti tntte ad epoche e condizioni diverse , e qnindi variatissime di caratiere. Ora tu vedi qui rappresentato il cortile in modo die il tuo sguardo penetrandovi si inuove con quella moltitudine e quasi va or 1' una , or 1' altra di quelle ima- gini contemplando. Ci e note die ad alcuni questa volta ne' quadri da lui esposti di maggiore grandezza e sembrato di ravvisare un po' pesanti le tinte e il tocco negli edificj , qualdie mancanza di pros petti va aerea nelle parti ante- riori, un po' negletta la forma delle nubi , alquanto aspra la tinta de' cieli. A queste osservazioni null' altro noi sog- giugneremo , se noii die tutti i dipinti del Migliara lianno su di noi prodotto ua eftetto veramente magico. Palagi. Questo dipintore ormai veterano neU'arte, nodrito a' purissinii fonti dell'antica classica scuola romana, col- tissimo ad un tempo nella storia , nell' antiquaria , e in tutte le liberali discipline sa ne' suoi quadri iinprimere una verita , una sapienza, un amore, end' e soavemente at- tratto lo Sguardo degli spettatori. Due quadri furono da lui quest' anno esposti. II primo, di grande composizione , rap- presenta : Matteo Visconti , il quale accusato da suoi nemlci daianli I' imperatore Enrico VIL viene difeso dal suo amico il come di Garbagnate intimo dell' imperatore. A corredo della grandiosa composizione crediam bene di qui premettere alcune circostanze dello storico avveni- mento. Mentre adunque Matteo Visconti per la fazione dei Torriani vivea esule suU'Adige, Francesco da Garbagnate amico di lui , giovane colto , aniabile , accorto e di felice aspetto , ma esule desso ancora, professava giurisprudenza in Padova. Costui , vidita I'elezione di Enrico di Lucem- burgo al soglio imperiale , cangiati i libri colle armi , presentossi al nuovo Augusto, clie lo ammise tra' suoi sti- pendiati. Egll acquisto ben tosto la grazia e la benevo- lenza delT imperatore in modo die lo persuase a discen- dere nella Lombardia onde sedarvi le tumultuose fazioni , ed in Milano cingere la Corona di ferro. Giunto 1' impera- tore ad Asti, presentato gli fu dal Garbagnate Tesule Mat- teo, mentre diaanzi a lui gia trovavansi non pochi della 286 V A ]{ 1 E T A*. fazione al Viscoiiti contrarla. Enrico accolse umanameiite e il Visconti e 1' allocuzlone di lui. Matteo si ritiro poi da can'o , cosi scrive il Corio , clove Fllippo Lnngusco, Simoiie Ai-xocato , Antonio IisUaga , principi e fautori de'Guelfi, non solo rifiutarono gli uniUi abbracciainenti. di Matteo , ma il Fi.sdas[a con turhata voce, voltando la faccia a Matteo disse: Tu sei fatto principio e cagione di lutti i mall d' Italia, e quasi comiine pestilenza e capital neniico dogni tranqidlliia ; ed in qualunqae luogo hai regnato con le tue pravissime operc , quasi come una semenza di guerra e discordia hai turbato ogni quiete e pace Enrico sorridendo disse : E gia tra noi fatta mczza la pace. Ecco il vero soggetto del quadro. II luogo dell' azione peitanto e la cittii di Asti ; r epoca , I'anno i3io. L'imperatore e rappresentato con quella dignita , clie secondo gli Storici tntta esseie dovea di Ini propria. la quel sorriso tu vedi 1' afTabilita , la dolcezza dell' animo. Talnno potrebbe nondimeno trovar di che ridire in quel- r aureo imperiale diadema, ben sapendosi che Enrico noa ne fu fregiato che due anni dope qnest' avvenimento, cioe nel i3ia a Roma nella basilica lateranense. Grande nobilta d' animo scorgesi pure in Matteo. Da quel suo carattere , tutto moderazione e saggezza, e bene espresso il punto storico dell' azione , e forse lo sarebbe ancor meglio , se neir occhio di lui e sotto a quelle virtu si ravvisasse quasi nascosta la dissimulazione , della quale Matteo sapeva real- niente e a tempo valersi. Ma il Garl^agnate , altro de' pri- marj personaggi, tuttora neli' atteggiamento di presentare I'amico al principe non va piu d'accordo colla mossa del Visconti, che gia rialzatosi dai piedi d' Enrico sta rispon- dendo a' suoi accusatori. Oltre di che ci sembra cosa ben poco convenevole ch' egli si stia cola, dietro quasi le spalle del Visconti, cui tiene per F una mano. Tale atteggiamento non che le vesti di milite, e il non ravvisarsi in lui alcuna idea che lo denoti per un uomo di lettere e di gentili costumi, siccome egli era, gli danno 1' apparenza non dell'amico di Matteo, ma quasi del custode di un reo o delinquente. Ci sembra percio che stato sareblie piii saggio divisaniento il rappresentarlo non come uomo d' armi , ma qual lette- rato e politico avveduto, nel che al dire degli storici con- sisteva il suo vero carattere , sebbene recandosi in Ger- mania assume avesse le armi. f V A R I E T a'. 287 Molto ancora non ci garbano quei tre accusatori del Visconti. E di fatto noa e forse cosa ben ributtaiite il vederii da disperati e furibondi rabbiosnmente rinibrottare il lor nemico , violando la decenza del Inogo e qiiella ve- nerazione die in tutti gli astanti destarsi dovea all' aspetto del nuovo possentissimo Angnsto? Per indicare risentimento e coUera e forse necessario il contorcere lo sguardo , gli ocelli , la bocca , lo spalancare e gambe e braccia , ed in- somma il modellarsi in attitudine da pantomimi ? L' azlone di qucsti accusatori e si fnori di Iiiogo , si esagerata , si fatta che tosto ci rannnenta un gruppo di niinii , che dope mille e mille replicbe stato sia sur una scena com- binato ad un colpo di l^attuta. E quanto all' esagerata espres- sione , difetto che forse per la troppo servile imitazione domina stranamente nella piii parte delle opera dei giovani pittori esposte, noi esortiamo anclie i maestri piu provetti a prendere spesso consigUo dal Lessing nella sua famosa opera del Laocoonte, o de' rispettin llniiti della poesia e della pittura. Ma ritornando al quadro del Palagi , il fondo an- cora e la disposizione della scena presentano un aspetto teatrale. Quel grandioso e splendido trono alzato cola nel mezzo, quell' imniensa nioltitudine di spettatori aggruppati a varie altezze , quasi in varj ripiani (praUc«6/Z; ), quella ricchezza somma di accessorj, ecc. sono cose die sorpren- dono , che abbaglianoi nia ben considerate fanno onta alia composizione , quasi che 1' arte manchi di piu acconci mezzi, ond' appagare gl' intelligenti , e ad un tempo re- car diletto a qual si voglia classe di spettatori. Ad onta pero di tali nostre osservazioni, e di altre die fare potremnio, grande merito si ravvisa in questa dipin- tura , la quale puo senza esagerazione reputarsi come la piu bella tra le grandi e storiche composizioni che state siano quest' anno presentate. Le opere del Palagi sono sempre pregevolissime per castigatezza e purita somma di disegno, per rigore e verita nel cosi detto costume, e per diligenza e finezza d' esecuzione. Egli ha pur esposto un S. Giovannino, assiso , con ben intesi scorci nelle cosce e nelle gambe, e con una bell' aria di testa. Noi ci siamo un po' a lungo trattenuti parlando di questi quattro professori. Saremo piii brevi nel ragionar degli altri. R. GiiiOiVi, F. Carlini e I. Fumagalli, direttori ededitori. Milano, dall'I. R.Stamperia. — Pubblicato il aS sett, i83o. Osscrvazioiii meteorologiclic fattc all I. R. Ossrrvatorio di Brcra. A G 0 S T 0 i83o. U .2 5 S > Seha 3 '3 a N 6 — < ^ ~ 5 a — . P -3 ^ Slalo del cielo. p — . 0 "^ 0 a S 0 2 F 2 6 .2 1 Stato del cielo. P.U lin. 0 poll lin. 0 I 27 10,0 +18,0 N N 0 Sereno. 27 10,0 +24,9 E Sereno. 2 27 10,0 j+i 8,0 N Sereno. 27 10,1 +25,4 E Scrono. :> 27 10,5 +18,8 NE Sereno. 27 10,4 +26,3 SE Sereno. 4 27 1 1,0 +20,5 E Sereno. 27 11,1 +26,0 NE Ser. nebb. 6 27 II, I +20,2 E Sereno. 27 I 0,0 +26,0 s Sereno. 27 9i5 +19,0 N Sereno. 27 7,8 +26,3 SO Sereno. 7 27 7' I +18,7 N 0 Ser...lanot.tem. 27 6,4 +24,2 S Sereno. j 8 27 6,0 +16,8 N Temp, pioggia. 27 5,8 +20,4 SE |Ser.nu.te.piog.]| 9 27 6,6 +i3,8 N N 0 Sereuo. 27 7,0 +20,7 0 Sereno. 10 27 8,0 + 16,0 N Sereno. 27 7," +22,0 E.SO* Temp, pioggia. 1 1 27 7,3 +i5,4 NE Nuv. ser. 27 8,3 +20,4 0 Sereno. " 12 27 10,0 + i5,6 Tf 0 Sereno. 27 10,8 +21,7 s Sereno. to 27 11,0 +16,5 N Sereno. 27 10,0 +22,8 NO Sereno. '4 27 9,« +17-2 N Sereno. 27 q,5 +2 3,0 E Sereno. i5 27 9-> +18,0 NE Sereno. 27 8,6 +24,0 E Sereno. i6 27 8,0 + i8,4 NE Ser. nuv. 27 8,0 +25,7 NO Nuv. tempiog. 17 27 7,2 + 16,6 0 Nnv. ser. 27 6,8 +20,7 E Temp, pioggia. 18 27 7,2 +10, 0 0 Sereno. 27 7,2 + 19,4 0 Sereno. '9 27 7,«^ +12,0 0 Sereno. 27 7,9 + 19.5 NO Sereno. 20 27 8,2 +10,5 N Sereno. 27 7,2 + i8,b N Sereno. 21 27 7,9 + 12.5 N Sereno. 27 8,3 + 19,5 0 JN'uvolo. Sereno. 22 27 8,8 +i5,6 N Sereno. 27 8,8 +20,2 0 20 27 9,5 +i4-o E Ser. nebb. 27 9,8 +20,0 0 Sereno. 24 27 10,0 +14,5 N Sereno. 27 10,0 +20,6 0 Ser. nuv. ser. 26 27 10,0 +14,8 E Sereno. 27 10,0 +20,4 s Sereno. 26 27 10,0 +i5,o NO Sereno. 27 9,2 +20,4 S 0 Ser. nebb. 27 27 q,6 +17,5 N N 0 Nuv. rotlo. 27 9,0 +2 1 ,6 so Ser. nebb. nuv. 28 27 9,0 +17,5 £ Ser. nebb. 27 9,2 +22,5 E Nebb. ser. 29 27 9,»3 +18,0 NO Nuv. rott. ser. 27 10,0 +23,0 SE Sereno. 5o 27 10,0 +17,5 E Sereno. 27 10,0 +2 5,5 so Sereno. 01 27 10,0 +17,6 N E Sereno. 27 10,4 +22,6 E Sereno. Altczza mass, de 1 bar. poll. 27 lin. 1 1 I Altezza mass, del term. + 26,3 1 minima . . " 27 » 5 8 minima . . . . + io,5 1 media . . .>,i >. 8 88 Qi lanlila della pic 1 lince 55,3. 1 1 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Descrizione della Nubia e delV Egltto monumentale secondo le scoperte del sig. Champollion. Parte seconda ed ultima. Vedi V antecedente fascicolo , pag. 145. Sicne , ora Assuan. VJoirisola di Beghe ha termine la Nubia, con Slene ha principio I'Egitto. A Siene piu non si trova il portico a quattro colonae desci-itto da M. Jomard nella grand' opera della Comuiissione. Vedesi soltaiito 1' interiio d' una piccola sala, la cul porta non e oruata die di sculture. I quadri pro- vano che il tempio era coiisacrato alle grandi Divinita di Siene, cioe Knuphis , Sate, Aiiukis e Nepluis ; di piii alle divinita Sintrone, Osiris figlio di Kmiplus , Isis, Sevek e Hathor. Tutte queste Divinita portano il titolo di signori di Suan scritto o foneticamente , o simbolicamente colla figura di un livello a filo di piombo A , facendo cosi senza dubbio allusione alia topografica posizione di Siene sup- posta sotto r equatore. Questo ediiizio porta le leggende imperiali di Nerva j leggende che non si trovano in alcun altro luogo. Elefantina. I due templl, Tuno de'quali eretto dal Faraone Ame- aophis III. era dedicato alle divinita iocali Knuphis, Sate, BibL Ital. T. LIX. 19 290 DESCRlZrONE DELLA NUBIA e Anukis , furono intieramente distrutti sotto la dominazione di Meheinet-Aly. Non resta piix nelP isola clic 1' iniposta- tura (joinbage ) di ua propllone o porta in granito roseo coperta di scnlture rapprescntanti il re Alcssandro figllo di Alcssandro Mngno nell' attitudinc di far diverse ofTerte agli Dei delf isola die cpii portano il titolo di Signori di Ebou, nome cglzio di Elefantina significante ad un tempo aiorio ed ek'fanie (i). Sulla sponda del Nilo vcggonsi pa- recclii avanzi di una sala, di lavoro egizio poco antico senza scnlture, ria sulla cui j)arete sono incisi diversi prosinemi ( atti di adorazione). Sulla muraglia giace rovesciato un niagnifico Scheie molto logoro die accenna pie costruzioni del Faraone Meneplitah I. ( padre di Osirei ) in onore di suo padre Kna])!iis signore di Ebou. Sopra una roccia grani- tica niolto in vista e una leggenda reale di Psammetico I. Omhos. Un gran tempio sulla riva orientale del Nilo a cento passi circa di distanza dal fiume. II santuario e le sale die lo circondauo furono costruite da Tolonieo Eplfane i la de- corazione venne termlnata da Tolomeo Filometore. II resto del tempio appartlene al regno di Evergete II , di Cleo- patra sua moglie , di Cleopatra Coccia sua seconda moglie e di Sotero II. Le Divinita adorate in questo tempio sono due Triadi die si dividono l' edificio intiero, diviso esso medesimo a quest' uopo dall' ardiitetto in due corpi di- stinti. Tutta la parte destra e consacrata alia Triade pri- mordiale costituita da Sei>ek ( Saturno a testa di cocco- drillo) llathor (lamadre) e Khons ( il figliuolo ). La parte sinistra del tempio , riguardata sempre dal santuario come sede degli Dei , e dedicata alia Triade secondaria compo- sta di Aroeris ( Apollo ) Sonophre ( la buona sorella o Diana) e PneU'ho (Signer del Mondo). E da notarsi die T iscrizione greca , die dedica il tem- pio ad Aroeris-ApoUine , e scolpita in fatti sul listello di una delle sale del lato sinistro del tempio. Si osservano sulla soflltta del Pronnos gli avanzi de' quadri rappresen- tanti le 12 oi'e del giorno , delle quali non esistono piu die le 6 del lato destro. ( I ) E senza dubbio Y origine deir ebur dei Latini. E DELL EGITTO MONUMENTALE. 29 1 Nel muro del recinto vedesi incastrato ne'mattoni come oggetto di curlosita o di venerazioiie un piccolo propi- lone in granito roseo , il solo avanzo delF antico tempio di Ombos dell' epoca faraonica. Questo piccolo propllone costrnito sotto il regno di Thoutmosis III ( il Moeris ) , e di Amenhemhe (il reggente di Moeris) e consacrato a Sevek il Signore di Omhy. L' architrave (couronnement) di questo piccolo propllone e dell' epoca de' Tolouiei, e vi si adorano le due Triadi di Ombos. Sulle sponde del Nilo si vede un edlfizio mezzo ingojato dal fiume che ne schianta le fondauienta , ed era il tempio chiamato La Casa del parto , posta qui, come in tutti i luo- ghi dove adoravasi una Triade , in vicinanza del gran tempio. Quest' edilicio era destinato a rappresentare il luogo ove la Dea aveva partorito la terza persona della Triade, ed i bassi rilievi rappresentavano la nascita, Tallattamento, rinfanzia e 1' educazione del figlluolo. Esso e consacrato per conseguenza nd Hatlior ( le cui colonne portano la testa simbolica per capitello ), a Sonophre ed ai loro figliuoli Kons e Pneutho. Gebel Sclseleh. II viaggiatore si ferma sempre a visitare queste cave die si presentano tagliate a picco dall' una e 1' altra parte del Nilo. Si trovano dalla parte occidentale del fiume tre cappelle tagliate nella roccia d'arenaria esterlormente deco- rate di colonne , ed appartcnenti tutte e tre all' epoca fa- raonica. La prima fu scavata sotto Mencphtah / ( 1' Osirei ) •, la seconda sotto Rliamses II, e la terza sotto Menephtah II fi- gliuolo di Sesostri. Esse sono dedicate alle Divinita del luogo, cioe al Nilo sotto il nome di Hapi-Mooa ( Andro- gine), a Sevek (Saturno), ad Hathor e Natphe ( la Rea dei Latini), tutti quallficati col titolo di Resideati nel seno del- V acqua pura Moou-Ouah , nome del Nilo o del luogo. In fondo alle due ultime cappelle trovansi due grandi Scheie , uno del 4.° anno, del io.° giorno del raese di Epiphi del regno di Rliamses II. L' altro del primo anno giorno 5." di Paophi del regno di Menephtah II, amhidue conteneati huii^Iie invocazioni al Dio Nilo Ilapi-MooiL. Piii loiuano verso il settentrione trovasi na grande Speos a cui daano adito cinque porte per le quali si entra in 29a DESCRIZIONE DFXLA. NUBI.V una lunga galleria, le cui parcti sono decorate da bassi rilicvi e da Scheie scolpiti nclla roccia. Sulla porta principale c di mezzo si leggono iscrizioni comprovaiiti die lo Specs fa scavato priuiitivatDente dal Faraone Horus (Har-liam-Iibai (1)) figlio di Anienoplds III e consacrato ad Anion RhaW gran Dio di Tcbc, a. Jinuphis il Dio della cateratta e del Nilo, ed a Sevek il Dio d'O/n- bos capitale del Nomo a cui apparteneva Selseleh. Queste Divinita sono ricordate nelle sculture e leggende del San- tuario tutte dell' epoca del fondatore Horus. La decorazione della grande galleria fu ugualmente co- niinciata sotto il Faraone Horus, il quale e rappresentato sulla piccola parete di sinistra , allattato dalla Dea Isis (^.)\ sulla parete del fondo sono scolpiti alcuni quadri relativi alia conquista deU'Etiopia fatta dallo stesso Horus, il cui trionfo e accompagnato da leggende che lo spiegano. Gli altri bassi rilievi ond' e decorata la galleria apparten- gono ad epoche piii recenti. Si e cercato d'ornar I'edifizio come tempio consacrato a certe Divinita ; ma si sono suc- cessivamente guarnite le jiareti di bassi rilievi e di Scheie rappresentanti diversi Faraoni e comjirovanti che varj of- fiziali della loro cnsa ei-ano venuti a Selseleh per dirigere nelle miniere gli scavi deile pietre destinate alia costru- zlone de' templi o de' palazzi eretti da questi Faraoni nella citta reale di Tebe. Tali sono, p. e., uno Scliele del regno di Menephtah II consacrato dall' ufliclale incaricato della costruzione del palazzo detto Menephceyon , le cui rovine sussistono a Telje tra il Mennonio e MedineC-Hahou. Una seconda dell' anno 3.° dello stesso re per la costruzione del medesimo edificio e per riparazioni o addizioni fatte al palazzo di suo padre il Rhamseyon. Una grande iscri- zione jeratica conqirovante die I'anno 5.°, giorno 1° di Rhainses Meyamun, V intendente alle faljbridie e ventito a Selseleh per far estrarre le pietre destinate alia costruzione del palazzo di Medinet-Habou il Meycmiuneyon. EdfiL' II gran tempio e la piu bell' opera dell' epoca de' Tolo- mei. E consacrato alia grande Triade di Harliat e del fi- gliuolo di essa IlarsonC (Horus sostegno del mondo). \\ (1) Horus nella Paaej^iiia. E dell' egitto monumentale. 293 pvimo personaggio della Triade e adorato ncl tempio sotto tutte le sue fonne successive dopo qnella di Hat ( lo spi- rito di Dio , 1' intelligenza divina , il prinio Hermes , il Thot tristnegisto ) sino a quella del Sole Hat-Plire sua ini- magine senslbile. La a* persona Hatlior e la bellezza , e nel senso fislco la terra adorna dl tutte le sue produzloni. II figliuolo corrisponde alFAmore della Cosmogonia d' Esiodo ( clie nacque dell' Erebo e della Notte ). Ecco era 1' epoca della decorazione delle diverse parti del teraplo. — • II pilone e dell' epoca di Filometore. — La galleria alia destra e dello stesso. — ■ La galleria alia si- nistra , di Filopatoi'e, — II pronaos, di Epifane e di Ever- gete II. — II muro esteriore del tempio a sinistra , di Epifane e Filopatore. — La parte posteriore del pronaos e di Sotero II. — II muro di cinta, parte esteriore die- tro il tempio, e di Tolomeo Alessandro I e di Berenice sua moglie. — La parte sinistra interiore , del medesimo Tolomeo Alessandro I. — La parte posteriore all' interne e di Cleopatra Coccia e Tolomeo Alessandro I. — La parte sinistra esteriore ( sempre dello stesso muro di cinta) e di Sotero II. L' interno del Pronaos e decorato suUe pareti di diritta e di sinistra e suUa parte superiore della parete del fondo e suir architrave della prima fila delle colonne con una serie di quadri relativi al viaggio diurno del sole. SuUe pareti a dritta e all' oricnte e rappresentato il levar del sole e della luna. Sulla parete a sinistra , ossia all' occi- dente , il tramontar degli stessi due astri. La parete del fondo e 1' architrave partendo dall' angolo al siid-est sono ornati di 12 quadri rappresentanti le 12 forme successive del sole, ossia le la ore del giorno. Poco lungl del gran tempio si trova il piccolo tempio, cioe la Casa del parto della dea Hathor. Questo tempio, conosciuto sotto il greco nome di Typlioniwn, e stato edi- ficato sotto Evergete II e Sotero II. Elcthia. I due templi clie sussistevano non e molto nell' antico recinto della citta d'Elethia sono stati interamente distruttii ma dair esame delle loro rovine emerge i.° ch'essi erano consacrati alia Dea Eponima Sou'an, la Lucina e l' Ilitliia de' Greci ; come pure al Dio Se{>ek 5 a ." die furono cretti 294 Dr.SCUIZIONE DELL A. NUBI.V e dccorati sotto il regno di Thout.inosis III o di Aincno- j'his III c di Ehainses il grande, e clie aggiuute o ripa- r.izioni vi fnrono fatte in tempi assai posteriori sotto i re AmirU'o ed Ilukoris della 29." diiiastia. Cr Ipogei costituiscono le piii importaiiti antichita di fjuesto liiogo : quaiitnmjae in piccol numcro, rimontano per la niaggior parte alle piii antiche epoclie della 18." diiia- stia. Uno di questi ipogei o sepolcri i piu roviaatl offre un grande interesse perclie appartiene ad una faniiglia il cui cnpo portava il titolo di Prinripc di Soivan (Eletiiia). SiiVatti principi sendirano aver appartenuto alia classe di piccoli sovrani feudali ciie si sollevarono in diversi panti deir alto Egitto al tempo dell' occnpazlone de'I'astori, e prima clie la grande famiglia DiosjioUtana rimontasse sul trono de' Faraoni dopo 1' espulsione degli stranieri. Avve- nuta la ristaurazione , i principi di Sowan occuparono posti d' onore alia corte de' prirai Faraoni della 18." dinastia. JEsneh. Non resta piu del gran tempio di Esneh che il pronaos solamente. Qnesto bel monumento e deirepoca greco romana. Tutto il ninro del fondo del pronaos clie apparteneva al tempio propriamente detto e contro il quale si e appli- cato il pronaos , e la parte piu antica , ed appartiene al regno di Epifane. Le masse del pronaos fnrono innalzate ( secondo la de- dica scolpita sulla facciata ) dall' iaiperatore Tiberio Clau- dio Germanico. La decorazione cominciata sotto qnesto imperatore e stata continuata sotto gl' imperatori Vespa- siano , Tito, Domiziano, Trajano , Adriano , Antonino , Comedo, Settimio Severo, Caracalla e sno fratello Geta, le cui leggende imperiali sono state martellate dopo die quest' ultimo fu estinto dal fratello. Laonde il famoso zo- diaco si trova essere dell' epoca romana , e tutte le leggende imperiali scolpite ne' quadri astronomici della soffitta por- tano il nome di Comodo. II gran tempio d' Esneh era consacrato ad una grande Triade formata di Knuplds , della dea Ncith e del figlio Pktah sotto diverse denominazioni. Questi Dei portano il titolo di Signori di Sue. Al settentrione di Esneh era un tempio che fu distrutto receiitemente in gran parte. Da clo che resta si e potuto E DELL ECITTO MONDMENTALE. 290 conoscere die era consacrato anch' esso alia Triade di Esneli (Latopolis), e ch' era stato eretto sotto Evergete I e sua moglie Berenice. Alcnne sculture veiinero eseguite sotto Tolomeo Filopatore e sotto gl' imperatori Adriaao , Anto- niao e Vero. Sopra cio clie a iior di terra sussiste tuttora della muraglia e del tenipio , ed all' esteriore , veggonsi i residui di un gran qnadro istorico che si riferisce alia conquiste di Tolomeo Evergete I , e fra i paesi viiiti si noiiiinaiio particolarmente la Persia, la Macedonia, 1' Ar- menia , la Tracia ecc. Hermonthis. II gran tempio d' Hermonthis non esiste pin. I suoi avanzi servirono ad edificare Tantica cattedrale della citta quand'era cristiaaa. DaU'ispezione di quel poco che resta si ricava che il tempio era dedicato alia Triade locale di cui era capo il Dio Mandou, una delle forme di Anion Rlia. II piccolo tempio che tuttavla esiste non era che la Casa del parto della Dea Ritho madre del giovane Dio Har~ Phre ( spirito del sole). Questo piccolo teuipio ancora in- tatto , ma non condotto a compimeato nelle parti acces- sorie fu evidentemente costratto sotto il regno di Cleopa- tra figlia d' Aiilete in comraemorazione del suo parto di Cesarione figlio di Cesare. Taiid. Situata suUa sponda orlentale del NIlo verso la catena arabica quasi diriiupetto ad Hermonthis era I'antica Touphion. Vi si vedono gli avanzi di nn tempio consacrato alia Triade di Hermonthis, al nome della quale apparteneva Taud. II Dio Mandou vi era adorato principalmente sotto la forma di ua toro. Tebe. La grande citta delle cento porte era nel mezzo divlsa dal fiurae , di modo che una meta restava suUa riva occi- dentale, e I'altra suU' orientale del Nilo. Non si puo con certezza asserire se vi fossero ponti di comunicazione al tempo de' Faraoni. E quantunque se ue vedano non pochi scolpiti sopra molti quadri ne' monumenti di quell' epoca , pure non e cosa si facile a concepirsi come sussistere po- tessero tanti ponti sopra im fiurae di una navigazione si 296 BESCRIZIONE DELL.V NUBIA frequcnte c dove T accresciiiiento annuo delle acque s' in- nalza a 24. ed anche 28 piedi al di sopra del sue piu basso livello. La miniita o partlcolare descrizione di tutti gli avanzi de' uionumcnti di Tebe occuperebbe essa sola un grosso volume. II nostro scopo e d' iiidlcar I'apldamente ed unica- mente cio die non fu niai indicate fin qui , cioe 1' cpoca dei nionumenti ed a quai uso od a quale Divinita furono consacrati. Nulla poi di tutto cio imparar potrebbesi nei grossi ed innnensi volumi della Description de I'Egypte. Giova il premettere cbe piii non rimane traccia alcuna della denominazione di Tebe. Questa vastissima pianura tntta seminata di ruine ed ingonibra di avanzi ancora mae- stosi non si distingue piu cbe col nome di tre o quattro villaggi posti in parte sul lato orientale come Karnak e Luxor, e in parte sul lato occidentale come Goiirnah e 3Ie- dinet-IIahoa. Fra questi villaggi arabi giacciono quasi tutti i nionumenti deH'antica Tel^e cbe noi intendiamo di descri- vere succintamente. Cominceremo dalla parte orientale, di cui Karnak e Luxor sono i punti principali , e cbe servono come indizj per orizzontaroi e riconoscere gli altri punti. Tebe orientale. Palazzo di Karnak. Noi slamo per contemplare il piu grande edificio cbe ci riaianga dell' anticliita , e forse il pill grande del mondo. Sarelibe utilissima una pianta sotto gli occbi per nieglio intendere quanto siamo per dire; nondimeno procureremo di suppbre a tale mancanza con qviella maggiore cliiarezza die per noi sara possibile. II palazzo giace all' oriente del miserabile villaggio di Karnak fatto di tango e piantato ancb' esso sopra avanzi di anti- clii nionumenti. L' ingresso del palazzo e verso occidente , cioe guarda verso il liume ; e la prima cosa cbe si presenta al viag- giatore e la facciata od il p Hone (i) del palazzo sul quale non sono sculture. (l) Pilone., nel significato di quel corpo avanzato di fabbrica e direi quasi baluardo die caratterizza T ardiitettui-a egizia, e usato non solamente dai Francesi , nia andie dai Toscaui e dallo stesso prof. Rosellini compagno e coUaboratore del celebre Cliampollion { Vedi nuovo Giornale diPisa, u.° 5o , marzo t-d apnle i83o, ed altrove ). A quedche schizziuoso uon piacera forse ne pure la voce E DELL F.CITTO MONUMENTALE. 297 Passata 1' immensa porta ora tutta ingomljra dl ruderi , si presenta una gran corte , dove a sinistra e un piccolo edificio rovinato: era esse il MenepJucyon dedicate ad Amon Rha da Menephtah III. A destra un porticato a co- lonne senza sculture , ed una porta, la sola die appaja scolpita , indicano essere questa una parte delf edifizio dei Bubastidi , cioe dei re Sesonchis , Osorchon e TakdloUs. Di contro e dal lato opposto e un porticato consiniile , della stessa epoca , ed esso ancora senza sculture. Pill innanzi dall' istesso lato ( destro ) e un edificio di (i) Rhamses-Mcyamun dedicato ad Anion Bha. Nel mezzo della corte erano dodici colonne isolate, oggL rovesciate tranne una , innalzate dalf etiope Faraone Tar- raka e sovrascolpite da Psammetico I e Tolomeo Filopa- tore. Queste colonne portar doveano le 1 2 insegne. II corpo avanzato e i colossi e la facciata del secondo pilone sono dell' epoca di Sesostri. La porta fu prima di Menephtah I e di Sesostri, poi ristaurata da Tolomeo Epi- fane. Da questa porta si entra nella Sala ipostlla. Questa Sala ipostila e la piit grande del mondo. Conta 1 34 colonne , tutte in piedi ancora •, due o tre solamente inclinate ; il loro diametro e la loro altezza sono colossali. Sul capitello cento persone possono starvi in piedi (2). cartello o scudctto per esprimere quella inqiiadratura de' noini reali che M. Cbampolllon ha chiamata cartouche. La voce sthele e un' altra novita , sia pel noaie , sia per F ortografia, e sono etato in dubbio se dovessi farla di genere feuiminino o uiascolino. I nomi poi delle Divinira egizie e de' FaiMoni , e de' paesi diversi tanto antichi die moderni, presentavaro altre difficolta , e non so se mi si perdonera di aver adottata jtel nioiuento piuttosto 1' oi"- tografia adoperata dallo ChampoUion e di avere scritto Oph, Khons, Horus, Mutk, ecc. Rhamses, Menephtah, Thoutmosis, Moeris, ecc, in vece di Of, Cons, Oro , Mut , Rainsete , Meiiefta, Totmoside, Meride , ecc. Nell' articolo che precede e passato qualclie noiue dove r ortografia non tenne sempre lo stesso sistenia. lo dcbbo domandar grazia per una tale fluttuazione , dovendosi in parte attrdjLiire alio stato d' incertezza in cui ancor si trovaiio questi Studj, — Mdano , 3o settembre Io3o. (i) Nella carta della Conmussioue francese e chiaiuato Temple- dependant du palais. (3) Non si entra qui nelle particolarita delle dimensioni, per- che queste si trovano niiuutaiucnte esposte nella grand' opera francese , e il nosti-o scopo e di dare quelle notizie che appunto moacauo in detta opera. 2()8 nE«:nRIZIONE DELLA NUBIA. La facciata interna del pilone c decorata da Menpphtah I a sinistra entrando, e da Sesostri a diritta. La parete a sinistra ( della stessa sala ) e di Menephtah I , come pure la parete clie appartiene al terzo pilone lino alia terza porta di mezzo ; V altra porzione della pai-ete indossata al pilone, oltrepassata la porta saddetta, e di Rliamses IL Volgendosi ancora a diritta si trova la porta occidentale (e pill esattanicnte di sud-ovest ) , la quale e del gran Sesostri (Rliamses III), c poi si allunga il muro die chiude il quadrato fino all' angolo ; e qnesta parte e parimente di Rliamses IIL Essa porta laterale di occidente inlila la porta dicontro di oriente , la quale e tutta di Menephtah I del pari die tutte le sculture del muro esteriormente. Seguitiamo la linea di mezzo del gran palazzo ed uscia- mo dalla gran porta die inlila 1' entrata principale. I due gran corpi avanzati die la fiancheggiano e die s' internano nella Sala ipostila sono decorati da iNIeaephtah I, e la gros- sezza della medesima porta e decorata da Sesostri. Avanzando senipre piii si entra in una piccola corte dello stesso palazzo. Due porte laterali , 1' una a sinistra, T altra a destra, le danno uscita, e due obellschi la decorano nel mezzo. Quello a sinistra e di ThoiUmosis 1. Le colonne o iscrizioni laterali sono di MenephtahW, 1' obelisco a diritta di Thoutmosis I con iscrizioni aggiunte lateralniente da Jihamses V e Ehamses VL La facciata del muro o pilone per dove siarao entrati e decorata da Amenophis IIL I due cor^ii avanzati die formano la porta per dove jirogredir dovremo sono di Thoutmosis IV con riparazioni ili Saba- cone ; le parti latei'ali furono ristaurate da Meneplitah II e Menephtah III , e la grossezza de' pilastri della porta (^jambage) portano sculture di Evergete II e di Cleopatra sua moglie. Procedendo innanzi si eatra nella Cone ipostila di Thout- mosis I : anche qui due immensi obelischi ornavano questa corte. Quello a sinistra e innalzato in onore di Anion Rha e di Thoutmosis I in nome di sua figlia Amense dal reggente e marito suo Ameiihem-hh. Quello a destra, rotto in cento pezzi, era innalzato a nome della stessa con aggiugnimento d' iscrizioni di Thoutmosis III e di Menephtah I. Non e nato per le arti clii non piange in veder ridotti in fian- tumi obelischi di cosi stupendo lavoro , dove ogni jeroglifo e iin camraeo ! E DELL EGITTO MOXUMENTALE. 299 Uscendo dalla giaii porta sempre nella stessa linea si entra in una corte stietta ed oblunga di Thoutmosis III, ed a lui appartiene tutto 11 griippo di costi-uzioiii die at- torniano il santuario dl granito roseo, traniie alcune ripa- razioni di Sabacone sopraccaricate da Psaaimetico , ed al- tre rlstaurazioni di IMenephtah III. II santnailo in granito e del re Filippo. Le plccole ca- mere disposte in due file parallele alia diritta e alia sini- stra del santuario appartengono all' epoca di Thoutmosis III; alcune rimontano a quella di Amenophis I. Al di la del grupjjo di eJificj che circondano il santuario e suU'asse sempre generale del palazzo susslstono ancora gli avanzi di ixn grande edificio del re Osortosan I che e la parte piu vetusta di questo immenso palazzo , e giace semise- polta dinanzi alia grande galleria die viene in seguito con qnattro file di colonne isolate ; la qual galleria con tutto il rimanente di questo palazzo e dell' epoca di Thoutmo- sis III ( il famoso Moeris), tranne solaiuente il piccolo san- tuario che venne innalzato sotto il regno di Alessandro figlio di Alessandro il grande. Abbiamo scorso l' interno di quest' immenso palazzo : dobbiamo ora dire una parola dell' esterno , e dare uno sguardo alle sculture che decoratio i suoi muri al di fuori. Torniamo addietro per maggior chiarezza , ed entriamo nella prima corte delle 12 colonne isolate die porta vano le la insegne. Usciamo quindi dalla porta laterale a destra, che e la meridlonale, posta accanto al tempietto di JRliamses-3Ie- yamun, dedicato ad Ainon-Rha. Appena uscitl da detta porta volgendoci a sinistra trovlamo tosto varj bassi rillevi rela- tivi alle conquiste di Sesonchis ( il Sesak deila Blbliia), dove tra gli altri veggonsl i cartelli del regno dl Gluda , e delle tante fortezze della Gludea nominate ne' sacri liliri. Piu innanzi, e prima di glugnere alia porta laterale della corte de' priini due obelisclil minori , incontrasi il lungo muro di rlclnto che va fino all' angolo estrerao , tutto de- corate di bassi rillevi rellgiosi sotto Jlhanises il grande. Viene poscla la parete orientate o pluttosto sud-esc deco- rata dal medeslmo •, cosi e parlmente della parete setten- trionale o nonl-est lino alia jiorta laterale della corte dei due succennati obelischi e posta dirimpetto alia porta no- nilnata quando parlavamo della parete opposta. Vengono in seguito i bassi riiicyi delle conquiste di Menephcah I che 30O DE9CRI2IONE DELLA NUHI V coprono la parte cstcriore del innro dal quale cliintles'i air oriente la Snhi ipostila. A conipiere il giro c d" uopo visitare tntto il mui-o esteriore clie cliiude la prima corte dclle 12 insegiie ; ma qnesto rauro noa ha scnlturc. Abbiamo percorso il piu grande pala/zo di Tebe e forsc del moudo. Esso era la dimora del sovrano d'Egitto, il quale 5 siccome credevasi, cogli Dei divideva la dimora terrena. Un ammasso cos\ smisurato di edificj era in fatti dedicato alia grande Triade di Tebe Amon Rha , Muth e Khons . nia 1 santuarj erano piu particolarmente consacrati ad Anion RJia sotto la sua forma prima tutta umana, e sotto r ultima, quella cioe di Ainone generatore od Iloramon. Tempio di Khons. Partendo da questo palazzo e dirigendosi verso il snd ( e piu esattamente S. S. O. ) incontrasi un tempio die i Frances! della spedizione cliiamano Grand Temple clu Sud, e che e un tempio del Dio Khons, terza persona della Triade Tebana , preceduto da un gran viale di arietl colossal! del regno di Anienophis III che aveva probabilmente edificato anche il tempio , terminato poscia da Horus suo figlio , e in seguito distrutto. II tempio at- tuale e di un' epoca posteriore. II santuario nel quale si trovano diverse restaurazioni di Augusto e de" Tolomei ri- monta all' ultimo Rhamses della 19." dinastia. II pronaos e del prcte re Amensi-Pelior e del suo successore che forma va la 21.^ dinastia. Dirimpetto a questo tempio trovasi in qualche distanza il suo proplloue consacrato ad Anion Jiha e al Dio Khons da Evergete I. Tempio di Oph (^la Rhea Egizia). Trovasi situato a po- nente dell' anzidctto gran tempio. La Dea vi si vede adorata sotto forme diverse , e l' edificio fu costruito da Filopatore ed Evergete II. Propilei. Partendo dal tempietto suddetto e dirigendosi verso il sud-est si giugne prima a un pozzo e ad una ci- sterna ; poi seguendo sempre la stessa direzione raggiugnesi un gran propilone preceduto da un viale di sfingi colossal! a corpo di leone e testa di ariete dell' epoca del re Horus, la stessa epoca del propilone e della porta. Al di fuori si veggono superb! avanzi di colossi dello stesso re, e al di dentro altri avanzi de' colossi di Rhamses il grande. Camminando verso il nord s' incontra il secondo pro- pileo ; ma se prima di preadere itna tal direzione si volge a destra camminando verso V oriente, si trovano gU avanzi E dell'egitto monumentale. 3oi dl uii grande eJifizio clie la Cominissione francese ncl piano die ne ha clato cliiama Edifice qui parait avoir servi d'Imbitation particuliire. Quest' etlifizio sostennto da pilastri quadrat! dello stesso genere dl quelli di Amada e della stessa epoca, cioe del regno di Anienophis II con ripara- zioni di Anienophis III. Tornaado ora sulla linea die forma I'asse de' propilei sopraccennati, si passa nel secondo pro- pileo tutto diroccato sulla diritta coperto priinitivamente di sculture del re Horus , poi di Rliamses il grande. II terzo propileo vien dopo a quasi uguale distanza, ed appartieue all' epoca di Tlioutiuosis I con sopraggiunte e decorazioni dei regni del reggente Ainen-liem-he , di Thout- niosis III, di Anieuopiiis II, di Tlioutraosis II, di Meneph- tah I e di Rhamses il graude. II quarto propileo finalmente e tutto diroccato e distrutto. Non resta alcuna faccia ed e inipossibile il determinariie r epoca. Lo stesso dicasi de' colossi ridotti in frantumi. Sul muro di recinto occidentale, partendo da questo pro- pileo e termiiiando presso la porta laterale della grande Sala iposdla, trovasi in mezzo a molti hassi rilievi storici relativi alle conquiste di Rhamses il grande una immensa iscrizione di i5 a 20 piedi d'altezza, conteneute un trat- tato di pace e di alleanza datato dall" anno 21 — del a I del mese Tobi del regno di Bliamses ( il grande ) jftgUo di Menephtah I nipote di Rhamses I stpulante per I'Egitto col capo degli Sciti Schetociro figlio dtl capo degli Sriti Si- paciro. Dal qaal passo vedesi come si trovino sui monumenti alcune autorita della vera discendenza de're, ed eccone qui una die prova essere Rhamses III ( il grande ) figli- uolo di Menephtali I non piii di Rliamses II ch' era invece fratello suo , e figlio ancli' esso dello stesso Meneplitah I. Tutti questi ediiizj clie abbiamo descritti finqui erauo rin- chiusi in uii grande recinto fatto di mattoni crudi, il cir- cuito del quale dovea essere lungo poco nieno dl due leghe. Ma tornlamo a rlcalcare le stesse pedate , e ripassando i medesimi propilei die abbiamo veduti facciamoci a se- guire il viale di sfingi slno all' apertura di una porta che conduce in un caos di ruder! semisepolti , di siingi spez- zate, dl leontocefali a migliaja , e dove un lago piu lungo che largo cinge questo caos dal lato occidentale. — Qui era situato 3o2 DESCniZIONE BELLA NUBIA II tempio ( Temenos ) di Mutli , la 2." persona della grande Triade Teljaiia. Non vi si vedono die le rovine delle quali si sono potute raccajjezzare diverse epoche , come di Rliamses il grande, di Mcncplttah I , di Menepluali III e di varj Tolomei e particolanucnte di Filadelto. II recinto era fornito internaniente da una fila di statue della Dca Muth a testa di leone, le une vicine alle altre di un piede circa , portanti tutte il nonie e i diversi titoli della Dea. Ciascuna di esse formava come un capitolo della Litania di Muth, p, e., Dea del cielo unr" statua ; Dea della terra una statua i Dea protettrice deidi uomini nnvi statua, ecc. II signer CiianipoUion ha raccolto una cinquantina di questi dlrem quasi versetti. Luxor. Lasciando il tempio di 3Iath ed il lago e cammi- nando verso il fiume in una direzione opposta al suo cor- so, si arriva alle belle rovine di Luxor, le piu conside- rabili di tutta questa parte di Tebe ( orlentale ) dopo quelle di Karnak. Questi edifizj sono di due epoche, e formavano secondo il signor CliampoUion due palazzi distinti. II primo era un Rliamseyon , e formava tutta la parte settentrionale : e racchiudevansi in e'so i due obelischi , i quattro colossi, il gran propilcae ^ la grande corte pe- ristila e il secondo pilone. II secondo un Ainenopheyon foriii^ito da tutto il rimanente deir edillcio. La porta pero del gran pilone del Rhamseyon e una ri- staurazione dell'etiope re Sabacone; ed il santuario interiore i!ie\Y' Ainenopheyon e una ricostruzione del regno di Alessan- dro iiglio di Alessandro il grande. Le colonne che legano i due edificj , ma con una dire- zione divergente , credonsi dal signor CliampoUion destinate per una grande sala ipostila clie non fu mai terminata. Esse furono decorate sotto i regni di Amenophis III e de' suoi successori Horus e Menephtali I. Aljjjiamo vednte e spiegate le cose piu iniportanti, ma niolte ne restano ancora nella parte orientale di Telje che giova nominare piu brevemente. Queste sono Meduinoud , ove ammiransi le mine di un tempio di Mandou e di Jiiiho contenenie avanzi dell' antica epoca impiegati alia ricostruzione del tempio sotto Evergete II , Tolomeo Ales- saadro, Tiberio e Antonino. E dell'egitto monumentale. 3o3 Fra il mnro meridionale del palazzo di Kai'nak ed il inuro di ricinto sono le ruine di un piccolo tempio di Amon-Rha cominclato da Thoutmosis III e iiiiito da Rliam- ses il grande. Un po' pill avanti nella stessa direzione altre rovine in- contransi di un piccolo Hhamseyon costrutto da Sesostri con una porzione ristaui'ata da Epifane. Piu avanti poclii passi ancora si vedono alcune colonne, avanzi di un edifizio , opera del re etiope Tnraka. A sinistra o al nord-est del suddetto e un tempio di Osiris e della faiuiglia di lui dell' epoca di Tolomeo Filoraetore con decorazioni del tempo di Tiberio. Piu verso il nord alia dlstanza di 3oo e piu passi sorge un gran tempio di Marulou anaunziato da un gran propi- lone di Evergete I e di Filopatore. Si gran tempio prece- dato di sfingi e di obelisc'ni di Amenopliis III fu eretto da qnesto re con decorazioni posteriori di Rhamses il grande e di Menephtali II e Riiamses V e VI; all' estreniita me- ridionale e un gran propilone di Aniirteo. Tutta cjuesta pianura e ripiena di templl e palazzi ed edifizj distrutti a fior di terra. Una buona piauta di Tebe resta a farsi ; ma per farla bene bisognerebbe scavare e scoprire le piante degli edifizj nascosti_. — Lavoro di troppo costo die non verra mai eseguito. Tebe occidcntale. Le barche che montano il Nilo per visitar Tebe si fer- mano per lo piii alia riva occideutale dirirapetto a A'arraa/c , perclie a Karnak stesso non ci ba fondo bastante. 11 luogo eve si arrestano le barche e indlcato da un sicomoro non molto fronzuto ne annoso, ma clie pure ricovera sotto la sua ombra i passeggieri che da esso sono per cosi dire invitati a trattenervisi. Poco lungi da questo sicomoro e il villaggio di Gourna da cui prendono nome anclie molte rovine di edifizj famosi. Palazzo di Gourna. Era un Menephteyon fabbricato da Meneplitah I e terminato da suo figlio Rhamses il grande : le decorazioni fatte esegulre dal figlio appajono miste con quelle del padre in molte sale. Yi si trovano diverse leg- gende di Menephtah I, di Rhamses II e III , e di Me- nephtali II. Le stanze che sono al fondo della sala ipostila. 3o4 DESORIZIONE DELLA NUBIA fanno Ic veci cU santuario e di camera fnneraria consa- crata alia memoria di lihamses I.^ da sno nipote Rhamses il grande , e dal liglio di questo , Meneplitah II. Rlmmspyon , conoscliito fia qui sotto il nome di Menno- nio e dalla Commissione pel sepolcro tVOsimandias, era un superbo palazzo edificato da Rliamses il grande. I bassi rilievi storici del primo e del secondo pilone e deirinterno della sala ipostila sono relativi alle spedizioni del conqui- statore nclla Battriana , e contro i popoli Sciti. L' ultima sala di cui sussistouo ancora alcune colonne (c soiio gli ultimi resti di quest' edifizio dalla parte della montagna ) formava la biblioteca. E chiara e certa 1' identita di questo edifizio con quello descritto da Diodoro sotto il noma di Monumento d' Osimandlas — • Come ci si afTacci Osimandias in un monumento tutto di Sesostri , e cosa da non potersi si facilmente definire. M. CbampoUion dice che Osimandias era un nuovo nome di Sesostri. In fondo alia valle deW Assassif e un edifizio, clie i Francesi chiamano Edifice avec un plafon en forme de voitte, consacrato ad Amon-EJia Signore de' troni del mondo dal reggente Amen-heni-Jie e da Thoutmosis III con varj avanzL di ristaurazione dell'epoca di Eluimses il grande e di Me- neplitah II suo figlluolo. E da notarsi che la maggior parte de' cartelli del reggente furono martellati per potervi so- stituire quelli di Thoutmosis III principalmente sul piccolo propilone in granito. Amenoplicjon. Con questo nome s' intitola da M, Cham- pollion tutto il luogo occupato dalle rovine die circondano ad una certa distanza i due famosi colossi chiamati di Mennone dai Greci. Era un immenso edificio interamente innalzato da Amenophis III , detto Mennone da' Greci. II no- me e i titoli di questo re si leggono sui due colossi che lo rap])resentano. Essi sono di un lavoro ammirabile, e i ge- roglifi di una esecuzione straordinaria. — La pietra e una breccia silicea durissima con entro ciottoli di quarzo , di diaspro e di agate restie alio scalpello. E pure 1' incisione ha vinti tutti questi ostacoli, e vi sono espressi gli oggetti con una diligenza, una finezza , un amore da riinaner stupefatti e da non credere alia stessa testimoniauza degli occhi. Se il geroglifo e un falco , sono in esso ad una ad una incise e quasi numerate le pennej se e un serpe ad una ad una vi sono scolpite e numerate le squanie. ii DELL ECITTO MONUMENT ALE. 3 GO Noil vi sono al inondo lavori eguali; e sopra di die? Sopra statue, sopra colossi esposti alT aria aperta e destinati piuttosto a vedersi da liingi che da vicino ! ! Le statue colossali staiino assise sopra nil trono sosteiiuto da due figure laterali rappresentanti una ( quella a diritta ) la re- gina inadre chiauiata Maulliemua ; quella di sinistra la re- giaa sua sposa per nome Taja • ed una terza fra le gambe de' colossi ed e ancora la regina Taja. Fra le ruine appartenenti a questo grande edifizio il signor ChampoUion lia trovato raolto interessanti due im- niensi Sthele in granito, che parlano della consacrazione del palazzo fatta da Amenopliis ad Amon-Rlia SIgiiore dci tronl del mondo residence in Oph, con tntte le .circostanze coniuni in altri edilicj , nominandovisi anclie varj obelischi. Laonde mancaudone qui ora alcuni , non e cosa improba- bile clje quelli che trovansi a Roma appartenessero a que- sto luogo. — E singolare V osservazione che mi faceva il signor Cliampollion sulla voce Oph. Essa significa in egi- zio o copto Mangiatoja. £ dunque a presumersi che anti- chissiniainente questo sito formasse una stazioue pel pas- saggio de' buoi che venivano dalF Etiopia , come vi sono oggidi i determinati luoghi dove si vedono lunghissime mangiatoje per 3oo o 400 buoi fabbricate di argilla mas- simamente nella Nubia, e sono luoghi di riposo pei buoi che dal Sennaar discendono per terra fiao al Cairo. Sparsi veggonsi per la pianura altri colossi spezzati che semlirano aver formata la decorazione di una delle parti laterali del- r Amenoplieyon, Tempio d' his. Gosi e ciiiamato dalla Gomraissione fran- cese un tempietto posto a settentrione delle rovine prece- denti in una valle della catena libica , tutto ricinto di un muro di mattoui crudi. Esso fu consacrato ad Anion-Rlia ad Hator e Thmei da Tolomeo Epifane, e continuato da Filopatore e da Filometore. Medinet-Hahou. Questo e il complesso di rovine plvi mae- stose 5 pill conservate e piu importanti che rimangano nella parte occidentale di Tebe. E opera grande, di molte epoche e di moiti sovrani. Cominciando dai primi propilei d' in- gresso, questi sono eseguiti dagl'imperatori Adriano e Anto- nino con pietre che provenivano dalla demolizione del Rham- seyon di Rhamses II. Viene in seguito il pilone , delF epoca de" Tolomei. Quel che vien dopo lateral mente e del re Bibl. hal. T. LIX. 20 3c 6 Di;SGRlZ10ME DELLA NUUI\ JVectancho e consacrato a Amon-Rha. Segue il pilone ilel re etiope Taraka, dipendenza del tempio di Ainoii-RJui. Nella parte sinistra e una porta in granito , opera del gran prete Petamrnoph. Viene in seguito un edifizio isolato che consiste in iin tempio ed in un palazzo, etl e consacrato ad Amon-Rlia dai re Tlioutmosis J e II, e dal reggente Amen-hem-hc e da Tlioutmosis III, sotto il quale venne esegnita la niag- gior parte della decorazione. Questo grazioso edilizio lia ricevute diverse riparazioni e aggiunte sotto i regni di Rhamses-Meyamun , di Acoris e di Ever^fite II. Procedendo sempre innanzi nella stessa direzione nord, viene il grande palazzo di Rhamses-Meyamun. Tutto que- sto imnienso ediiicio fu eretto e quasi intieramente da quel sovrano. Alcuni ornamenti accessor] furono aggiunti dai figliuoli e snccessori di lui Rhamses V e Rhamses VI. I pi- loni sono coperti d' iscrizioni relative alle conquiste del re Rliamses-Mcyamuii in Asia. Le gallerie ossia i porticati della prima e della seconda corte contengono quadri sto- rici relativi alle niedesime imprese: la piu compiuta serie di questi fatti e suUa parete esteriore del palazzo, quelia die guarda verso T oriente. In questo lungo tramite e scol- pito , per cosi dire . tutto Tepitome del poema, corninciando dai prejjarativi della guerra lino al trionfo , ed all' offerta delle spoglie fatta alia Divinita. Ne vi si veggono espressi i soli principali avvenimenti della spedizione, ma anclie gli episodj , e, per es. , il re assalito per viaggio dai leoni ch' egli caccia ed uccide. E la piu bella pagina storica e la meno interrotta che si trovi nei monumenti d' Egitto ; pagina cli' io ebbi il piacere di ammirare e di leggere al lianco del novello interprete , il quale fece qui poi ese- guire alcuni scavi per iscoprire piii basso verso il piede di questo muro tutto di macerie e di ruderi ingombrato : vi trovo molti cartelli nuovi e molti nonii di nazioni non rinvenuti altrove. — • II muro parallelo a questo e dalla ]>arte opposta era tutto celato dai ruderi, dal tritume delle mine e dalle iiiiinondezze. Mi venne di poi riferito die il signor Cliampollion facendolo alquanto scoprire ha tro- vato ch' esso e coperto d' iscrizioni jeroglificiie contenenti il calendario sacro di Tebe , cioe Tindicazione particolare delle feste celebrate nel palazzo, o delle cerimonie alle quali il re partecipava in iJersona. E DELL ECITTO MONUMENTALE. 0O7 Nell'anorolo iiord-ovest della seconda corte inteniauiente trovansi alcnne camere, le sole nelle rjuali si possa peae- trare , e sono cimine cU nninero. AbJjisognano lumi per vederne le scultnre le qnali altestano clie quelle camere conteaevano il Tesoro reale ,• il re vi e presentato ia atto di oH'erire agli Del le ricchezze provenieati dalle rcndite deir Egitto e dei paesl coaquisiati. Tornando addietro in una direzione dal nord al sud , incontrasi a fianco del piccolo ediiicio del re Nectctneho un fa])bi'icato a due piavii che nella pianta della Comnils- sione francese si chiama Pavilion. Esso era il piccolo pa- lazzo di Rhamses-Meyamwi , ed e un resto prezioso perclie e il solo die rimanija per darci un' idea di camere con fi- nestre somiglianti alle nostre e poste anche ad un secondo piano: esempio che non s' incontra in tutta Tebe e in tutte le antichita dell' Egitto. La Gommissione francese ne ha dati diversi disegni che bastano per formarcene una buona idea. I bassi rilievi che ornano queste stanze sono relativi alia vita domestica dello stesso Rhamses-Meyanmn capo della if).^ dinastia. Air occidente di quest' edificio trovasi a qualche distanza ed isolato un tempio tutto intero dell' epoca di Tolomeo Evergete II e consacrato al Dio Tliot. Non vi si veggono iscrizioni che in due sale soltanto. La dedica e fatta dal re e dalla sua prima mogUe al Dio Thot Signore di Manth- mout , ed alia Dca Nahmoou sua sposa. Da Manthmout, nome del luogo , crede il signer ChampoUion che coll' andare dei tempi siasi fatto Medlnet-hahou. L' immenso recinto che viene dopo e che dai Francesi della spedizione fu creduto un ippodromo , viene dal sig. ChampoUion riconosciuto per un accampamento stabile e destinato al soggiorno delle truppe reali acquartierate a Tel>e. A qualclie distanza da quest' accampamento ed in mezzo ad una vastissiraa planura quasi tutta incolta ed aljban- donata ergesi isolato un tempietto consacrato ad Ainone ed Osiride , costrutto e decorato , come lo dimostrano le iscrizioni e le sculture, di pessima esecuzione, sotto gl' im- peratori Ottone, Vespasiano , Adriano e Antonino. Questo edificio nondimeno e degno d' osservazione , perche e il solo che ci soinministri il cartello di Ottone. Qui non termina la descrizione di tutta Tebe ; poiche tanti sono i ruJeri e le fondamenta di edilicj distrutti , 3c8 DESCRTZIONE DELLA NUBIA CCC, die noil si puo averne una giusta idea , se non sul Inogo. Rimarrehbe ora a descriversi tutta la parte sotterrauea , ove sono tutte le tonil)e de' particolari e gli speclii ( Speos ) ond' e traforata la montagiia, e le tombe de're a Biban el moluk , e quelle delle regine dal lato opposto della stessa valle. Imperocdie non e esagerazione il dire die cjueste tombe tutte inslcme occupano un grandissimo spazio e contener possono tanta gente quanta ne conteneva di vi- vente la stessa Tebe. 11 soggetto di queste tombe e delle sculture jeroglifidie e dei dipinti die le adornano e totalniente diverse da quelli die alibiamo veduto e descritto finora. II soggiorno de' morti non somiglia punto a quelle dei A'ivi. Le figure, i siraboli , le Dlvinita stesse sono diverse da quelle die si vedono ne' templi. Noi non possianio en- trare in argomento si vasto senza uscire dai limiti die ci siamo prelissi. — II signor Cliainpollion appaghera anche in cio 1' aspettazione degli eruditi. Egli in questa parte die e la pill oscura ha fatto preziosissime scoperte. Passiamo oltre , discendendo a seconda della corrente del fiume, e lasciando Tebe dieti'O di noi; eccoci a Dendera. Dendera. II tcmpio e gli avanzi di varj edifizj si presentano da lontano in grande distanza , cioe ad un' ora circa di cam- mino dalla sponda del fiume in mezzo a una vasta planura. Giugnendo sul luogo ci si ofFre 1' aspetto di una collina di terra , e di abbandonati abituri di mattoni crudi die coprono da un lato il tempio , al segno di servire di scala per ascendere fino sul tetto. Ma innanzi tutto passar con- viene alia gran porta avanzata ossia al Fropilone del gran temjno della Dea Hnthor. La sua de- corazione e di due epoclie. Tutta la faccia all' est fa scol- pita sotto r imperatore Domiziano; e lo fa pure 1' iiiterno ed una parte della faccia all' ovest. II restante appartiene ai regno di Trajano. II propilone e dedicate alia Triade di Dendera composta di Har-hat, Ilat-hor e suo figlio Har- son-tho (vale a dire Horus sostegno del mondo). Procedendo piii innanzi sullo stesso asse trovasi il Gran tcmpio, uno de' meglio conservati di quanti ci rimangono deir anticliita eglzia , poiclie conserva intatto in gran parte il suo tetto. — II Pronaos colle sue 24 colonnc ( almcno E dell' egitto monumentale. 309 qoanto alia decorazlone ) appartiene ai regni di Tilierio e de' suoi successor! Cajo Cesare Caligola , Claudio e Neioae. La solluta e per consegnenza lo zodiaco rettangolare e dell'epoca di Cajo Caligola. Lo zodiaco portato a Parigi e che da ua letterato francese fa giudicato di 6000 anni avanti Cristo , e di un' epoca posteriore all' era cristiaua, poiclie era inclso in una cella sovrapposta al tempio stesso. L' ispezione pol sul Inogo ha svelata una piccola soper- chieria di quel letterato , dal quale fu rierapito di suo ca- priccio uii cartello che nell' originale e vacuo , e per mala Ventura non intendendo egli i geroglifi, ne scelse uno clie diceva Autocrator , vale a dire dell' epoca romana , e che distrnggeva singolarmente la sua ipotesi di sel niila anni. II fondo del Pronaos clie appartiene al Secos porta le leg- gende imperiali di Augusto. La porta del Secos e del re- gno di Caligola. Tutte le sale interior! del Secos sono or- nate di Ijassirilievl religiosi , ma i cartelli non furono ma! riempiti. Lo stile di queste sculture prova tntto al piu che sono dell'epoca del Pronaos. La parete esteriore a dirltta del tempio venne scolpita sotto Nerone. Le cornici , 11 fregio ed i listen! superior! de' hassirilievi lo furono sotto Augusto. La parete esteriore alia sinistra del Pronaos rappresenta le adorazioni dell' imperatore Nerone , e la parete esteriore a sinistra del tempio coutiene adorazioni dell' imperatore Augusto. La parte posteriore del tempio e altresi di due epoche. Tutta la parte bassa e decorata dalle figure colossal! della regina C/eopoCra, di Filopatore e di suo figlio Tolomeo Ce- sare in atto di adorare gli De! del tempio. I principal! d! quest! Dei formano una Triade composta di Har-hat, Hat-hor e suo figlio primogenito chiamato ora Ahi^ ora Har-son-tho. Fra il propilone e il tempio, dal lato destro per cli! si trova al propilone ( e rivolto verso il tempio ) , vedes! itn templetto conosciuto dalla Commissione francese sotto il nome Inesatto di Typlioniwn. Questo e il solito tempio , dire! quasi, ostetricio , o casa del parto , nella quale sup- pones! che la Dea Hat-lior abbia partorito il figliuol suo. Tutt! ! quadri che decorano questo tempio x-appresentano la nascita , 1' allattamcnto e 1' educazione del figliuolo. Egli e in seguito presentato ad Amon-Rha ed agli altri grand! Iddii. Tali sono i quadr! rappresentat! sitlla parete diritta OlO DrSCRIZIONE DELL A NUBT V (e per diiittn s' intemle sempre per chi e sltuato nella porta del Santuario , e per chi esce, non per clii entra ). I cjnadri dclla sinistra rappresemaiio il parto (This, la nascita di Horus , il siio allattamemo, la educazioae e la presentazione sua agli Dei. — II templo del parto si ri- ferisce dunque alle due Triadi adorate a Dendera, cioe la grande e la piccola Triade. La grande composta di Har-hat , Hat-hor ed Har-son-tho. La seconda di Osiris , Isis ed Horus. I due piii grandi edilicj di Dendera sono di fatto consacrati alle due uiadri di queste Triadi^ cioe ad Ilat-lior e ad Isis. II Teinpio d' Isis si trova a poca distanza dietro il gran tempio e sullo stesso asse. Esso e dell' epoca di Augusto, terminato sotto Nerone. Le scultnre sono di uiediocrissimo stile, ed alludono tutte alia initologia di Osiris, d' Isis e di Horns , soniigllanti alle tre persone della grande Triade di Dendera. II propilone del succennato tempio d'' Isis trovasi a qualchc distanza, ed e opera del regno di Augusto , termi- nato sotto Giaudio e Nerone, e dedicato alia seconda Triade. Pill lontano quasi sulla stessa direzione sono gli avanzi di un propilone del tempio di Har-hat. Non resta che la porta, la cui costruzione e del peggiore stile e di una ese- cuzione non nieno peggiore: appartiene all* epoca di An- tonino. Essa stava dirimpetto al tempio di cui oggi non restano che le fondamenta, A Dendera finisce proprlamente la serie dei grandi iiio- numenti. Tutti quelli che si trovano discendendo il Nilo fine al Cairo sono di poca importanza, trattone le pira- niidi, le quali giacciono sempre nell' oscilrita e nella iii- certezza de' tempi , perche , non avendo ne iscrizioni , ne jeroglili, non soumiinistrano conghiettiu-a alcuna al nostro moderno Ermeneuta. Qneste appartengono alia piii remota anticiiita , e non osiamo esternare T opinione annunciata dal sig. Champollion (i). Esse mostrano nn grande ardi- mento nella concezione e nella esecuzione :, ma apparten- gono piii alle scienze esatte che alle arti dell' iantiagina- zione , piii ai mestieri che all' arti belle. (i) Se state fossero innalzate da Soufi ( die i Gieci liauno rliianiato CJieops ) re della IV dinasfia, rimouterebbero secondo Manetone a cinque e piu niila aiini prima di G. C. E dell' EGITTO MONUINTENTALE. 3 I I S" incontraao avanzi di autlchlta anche ad Achmim, a Siout, ad Ashmounaiii, a. Beni-hassan , ad Antinoe, ad Abi- des, al Fay inn , a Zaccara, a Memfi; ma queste appena sorgon di terra, o sono Speos cavati nella roccia ed ap- partencnti alia storia pinttosto di faniiglie private die di sovraui. Bcni-hassan per altro ha sominiaistrato per inci- denza qnalclie cartello reale di lua'antichita assai piii reinota clie qnella di tutti gli altri nionumenti deU'Egitto e deila Nuljia. Perche (.[weW" Osortosen die il sig. ChampoUion nella sna prima visita gindico della 28.* dinastia , colle sue ul- teriori indagiai ha trovato die era un re della la.^Laonde non ci ha nionumento die sia piii antico di questo, eccet- tuate le touilje di Zaccara e le pirainidi : Abidos ha foraito la famosa tavola cronologica di molti re Faraoni. L' antica Memphis ^ la seconda citta dopo Tebe, e tutta se- polta dalle macerie e dal fango. Quivi un bosco di datolieri ha piaiitate le radici tra i frammenti di granito e le foiida- menta sotierranee degli edifizj antichi, Un colosso calcareo rappresentante un Sesosiri e di bel lavoro giace boccoiie in un basso fondo. Esso era certamente la cariatide di un edi- fizio die aver dovrebbe poco lontane le sue compagiie. Fra Cairo e Damiata non trovansi rovine, tranne quelle di Saan, 1' antica Tunis, poco lungi dal lago Menzaleh sul- 1' antico ramo Tanitico. La famosa Eliopoli e totalmente scomparsa , ne saprebbesi precisamente il luogo ove fosse, se un obelibco ancora ia piedi, quantunque seiiiisepoko nel limo depostovi dalle innondazioni del Nilo , non indicasse appuntando verso il cielo il classico suolo dove studio Platoae. Sal ramo di Rosetta , cioe sul Delta a mezzo miglio distante dal fiume , trovasi Ssa-el-Hagar , V antica Sais , le cui rovine non ofFrono un graade ioteresse per dii torna dalFAlto Egitto •, poiche non consistono che in un grande recinto tutto diroccato e costrutto di mattoni crudi. In esso gli antichi Egizj conservavano i morti, lore destinando sempre un luogo elevato e difeso, per quanto fosse possibile, "dall' invasione del Nilo. Lo scopo che ci siaino prefissi in questa relazione ci dispensa dal parlare di tante altre citta delle quah restano i nomi , ma non le rovine. Esse percio non emrano nel cercliio delle scoperte jeroglificlie del signor Cliaiiipollion delle qnali abbiamo vokuo far conoscere Tampiezza e Tap- plicazicne e rimportanza. Alessandria il 10 novembre 1829. Acerbi. 3l2 Gcrollnii , ossla il Nano d una Piiiicipessa , drll an- tore di Sibilla Odcdcta. Mortara , 1029, Capriolo. / Prirdonieri di Pizziidicttone. Romanzo storico del sccolo XVI, delV autore di Sibilla Odaleta c dclla Fidanzata Lignr'e. Vol. 3. Milano , 1029 , Stella. Cecilia di Baonc, ossia la Marca Trivigiuna al finire del medio cvo. Nairazione storica di P. Z. {Pietro Zorzi) Vol. 4. Venezia , 1829, Aiulreola. {E an- imnziata una seconda cdizione corrctta dct mold e gravi crrori di stampa. ) Irene Dclfino. Sioria Vcneziana del sccolo VI. Vol. 1. Vcnezia , i83o, Gnoato. La Villa di S. Giuliano. Storia Vcneziana del sc- colo VI1 1 data in lace dall autore d' Irene Dclfi- no. Vol. 2. Venezia, i83o , Gnoato. La Battaglia di Benevcnto. Storia del secolo XIII ., scritta did dott. F. D. Guerrjzzi. Vol. 4. Liiorno . 1827, Bertani, Antouelli e coniji., e Milano ., 1829, Malatesta. Discorso secondo. — Di alcuni nuovi romanzi. Gcrolimi, ossia il Nano cV una Principessa. s e r autoie del Gcrolimi non fosse ad un tempo r autore della Sibilla Odaleta (i) c della Fidanzata (i) Questo roiiiaiiziero, cosi nel fi-oatispizlo del Gcroli- mi , come in cjuello dei Prigiotiieri di Pizzighcttone anio di chianiarsi senz' altro I' autore di Sibilla Odaleta ; e forse aiiche ia questo, come in tante altie cose, ei voile inii- tare Gnaltieio Scott, clie per ben quattoidici anni conti- uuo a pnbblicare i suoi I'omanzi coUa semplice indicazione, clie provenivano dalF autore del Wawerley. Noi non en- trjamo ne a lodare, ne a biasimare un fatto, che per se stesso e indifFerente , e del quale, anche prescindendo dal- r esenipio di Gualtiero Scott , possono esistere motivi non inoj)portuni e non dispre2;evoli. Qualunque sia pero a que- sto riiruardo f intcndimento del vomanzicro, noi dobbiani DE ROMANZI STORICI. 3l3 Liffire , noi nel far discorso de' nuovi romanzi ci saremmo forse indotti a lasciare clie questo mediocre siio scritto , alaieno per parte nostra, dopo una vita di pochi giorni si perdesse placidamcnte nella dimen- ticanza a cui e destinato. Un uomo che presenta il sue lavoro con tanta tiniidezza da paragonarlo a una bolla di sapone, cli egli tento di gonfiarc , perche ri~ verberasse per un momcnto i sette colori del prisma ,• un uomo die professa di non ignorare, che se anche avesse ben rinscito , I csisteiiza dell opera sua dene ad un soffio , e tntif al pik pud pretendere ad interes- sare un qualche sfaccendato ragazzo , non e certanien- te , secondo il suono delle sue parole, da collocarsi fra coloro cui giova negare anche quella specie d' in- dulgenza che si esercita col solo silenzio, e se forse gli si avrebbe potuto opporre a buon dritto , che r artista non deve sentire cosi bassamente di se stes- so e deir arte sua da rivol2;ere la mira a un si u- mile segno , non per questo sarebbe stato di alcun pregiudizio Y aspettare ch' ei movesse un secondo passo nella carriera per vederlo alia prova con un qualche argomento in cui la forza del suo inge- gno avesse piu largo e piu nobile il campo. Ma r autore del Gerolimi, noi Tabbianio gia detto, e ad un tempo 1' autore della Sibilla Odaleta e della Fi- danzata Ligure ; egli e quel romanziero medesimo che noi alibiamo piu volte lodato , e in ogni caso non vorrelibe piu atteudersi alcun nuovo spcrimento del suo vigore , dopo che all' istesso Gerolimi e2;li ha fatto scguitare con ardita prontezza i Frigionicii dirgli 5 die se mai vuol proseguire a tener occnlto 1' ono- rato suo nome^ almeno gli e necessario di chiamarsi non r autore di Sibilla Odaleta, raa I' autore della Sibilla Oda- leta. Uii errore di gramatica nella prima faccia del libro i-iesce d' lui augui-io troppo sinisiro. — La stessa cosa vor- rel)be dirsi anche al lomanziero , clie s' intitola Z' autore d' Irene Delfino , ma per lui , se vorra crederci , abbiamo prcparato un altro consiglio. 3 14 Dk' ROMtVNZI STORICI. di Pizzighettone , e ia quest' ultimo romanzo ha tratti dinanzi a se tutti i tlcstini d' Europa , Carlo V e Fi'ancesco I , gli Ottoinani e i Cavalieii di Malta , Ic sedizioni di Spagna c le dolorose guerre d" Italia. Egli e dunque necessario clie alnicno una qualclie parola brevissinia sia detta anche intorno al suo mi- nora componimento , c preceda quelle osservazioni pin lun2;lie clie alia iniportanza dei Fngioideii di Pizzisjiettonc sono ricliieste : egli e necessario, per- che le opere d' uno scrittore I'ormano nella loro suc- cessione un tutto intellettuale , che bisogna guardare nel suo eomplesso per intenderne pienamente il si- gnificato e if valore : egli e necessario , perclie in quattro romanzi dettati con diversita d' intenzioni e di sistema deve oramai trovarsi la giusta misura del romanziero , ed e quindi gran tempo di riassumere su di lui i nostii giudizj , e vedere quanto fossero debite le lodi che gli abbiam concedute, e con cjual effetto eali abbia ascoltata la nostra voce amichevo- le, che in nome dcUa fulura sua gloria lo pregava a non volersi fare un esempio di piu fra i tanti che per loro colpa restarono a mezzo il cammino. La Sibilla Odaleta era una bella promessa che rendea credibili cose niolto maggiori , e se T imita- zione ansiosa , servile, continua di Gualtiero Scott, e la scelta troppo infelice d' un argomento storico poteano turbare alquanto un cosi lieto presagio, ogni difBdenza venia facilmente rimossa dal benigno pen- siero , che quello era il prinio suo tentativo , e si doveva sperare clie in breve, abbandonati i vestigj altrui e fatto piu sicuro nel sendmento delta sua forza, egli avrebbe saputo liberarsi dall' errore e dall' in- certezza , e seguitare sopra una strada piu innocente e piii vera la manifesta vocazione della natura. La Fidanzata Ligu?e, che sopra2;giunse poco dopo, non valse pero gran fatto a compiere \ augurio che si aveva formato, ed anzi e malagevole a dirsi, se ad esaminarla in confronto della Sibilla Odaleta non confer masse piuttosto i timori che le speranze: perche de' romanzi stokioi. 3i5 se da una parte il ronianziero si era allontanato dal romanzo storico , dairaltra T imitazione di Gual- tiero Scott riusciva ancora piu smoderata e insistente, e se noil poteva affermarsi clie per le doti della narrazione , della descrizione e del dialosio il secondo romanzo fosse inferiore a quel prinio, egli era pero troppo certo clie non si scorgeva nessun progresso ; e questo medesimo ristarsi era sembrato a moki cosa tutta soniigliaate al retrocedere. Grande era percio la dubbiezza coUa quale i leggitori stavano aspettando dal ronianziero qualche nuova scrittura che venisse ad accertare le loro opinioni, e il sospetto era fatto maggiore, perche la sovercliia negligenza dello stile, e la rapidita con cui un romanzo era succeduto al- r altro, faceano gravemente temere che I'autore per la sconsigliata vaghezza d' affrettarsi a una lode non degna e non duratura volesse trascorrere la sola superficie dell' arte sua senza quel profondo studio delle cose e degli uomiiii, ch" e 1' unico mezzo per ottenere qualche frutto , qualche vera gloria dalF uf- ficio del ronianziero. II Gerolimi e i Piigiouicri di Pizzighettone son ora venuti alia luce, e questi due nuovi ronianzi considerati nella loro serie coi pre- cedenti ollrono per certo di che risolvere una con- troversia Hno a qui molto variamente agitata. Ma diremo noi che la scioglimento della cpiistione sia per tornare favorevole al nostro scrittore? Diremo noi che linalmente sia mantenuta cpiella prima cosi bella promessa , e che T Italia abbia acquistato un altro ronianziero da nominarsi con lode anche dopo il Manzoni? Senza dubbio ne sarebbe aggradevole di poterci amicare un uomo cui gia pin volte ab- biamo dimostrata la nostra benevolcnza, senza dub- bio ne sarebbe caro di poter dire una parola pia- cente alia nostra nazione, ma perche dovremmo noi abbassare il linguasicio a una vana lusin^a ? Perche dovremmo noi tradne la verita , cjuando i bisogni deir arte la diniandano manifesta e pienissima, cpiando se resta ancora qualche via di ricondurre a miglior 3l6 De' EOMA.NZI STORICI. partlto r aatorc tlella Slhilla Odaleta^ cio noil si potra pill niai ottencre, cho moslrandos^li apcrtaiucntc per qual inodo i vizj della sua inauicia siano vcnuti so- pra misura crescendo, e come di tante speranze die di lui si avean concepite, oramai rimant^a poco altio air aspettazione coniune , che il dcsiderio di trovarsi iiigannata una seconda volta, il desiderio di rive- dcrlo con vigox- nuovo e con mutati pensieri sopra una caiTiera , che pur sarejil^e la sua. Noi non fa- renio in sostanza die ripetergli i sevcri giudizj della pubblica opniionc, ma le lodi stcsse che in altro tempo gli abbiam concedute, ne renderanno piu fran- chi a respingere ogni dannoso riguardo , perche sen- tiamo d' aver per esse contralto un obbligo d' impar- zialita rigorosa , ne mai potra essere creduta neniica o maligna quella voce amorevole, che fu la prima e la pill risoluta a prestar2;li incora2;giamento e favore. II Gcrolunl , o il Nano d una Frincipessa , e uao scherzo, pel cui buon successo il romanziero dichiara di non aver conlldate le sue speranze ad altra dn- cora , che alia bizzariia. Egli bnge una corrispon- denza di lettere fra Roberto Siloe e Marcello Ger- mani , due giovani timici , de' quali il prinio attende alia medicina, il secondo alio leggi , ma Roberto e il protagonista, e quelle lettere, e alcune pagine di narrazione die sono frapposte qua e la , come nel- r Astrologo e nel Redgaandct A\ Gnaltiero Scott, rac- contano un avvenimento della sua vita per verita piu importante a lui die ai lettori. Roberto viaggiando nella diligenza si trova per caso compaguo di Amia Riclielmi fabbricatore di sete , e riconoscendo in lui il vecchio amico d un siio zio canonico gli divien famigliare: il buon Richelmi per ridestare le memo- rie deir antica benevolenza conduce seco' il giovane Roberto alia sua casa sul lago di Como , ed e ap- pnnto in que conlorni che aliuano gli altri personaggi del romanzo , e principalmente il Nano Gerolimi ed Emilia figliuola del colonnello Franchi, fanciulla bel- lissima. Gerolimi e nmamorato di Emilia, e vcdendo de' romanzi storici. 817 chc se ne innamora anclie Roberto , si stravolge tanto nella mente per 1' ira e la gelosia clie ferisce di col- tello r odiato rivale: inutUe sforzo, perche la lerita non e grave, e la savia ragazza preferisce il hello, ricco e buon giovane al povero, defornie e malefico naiip. Emilia e fatta sposa- a Roberto , e Gerolimi sara condotto ( per grazia ) alio Spedale de pazzi. — Questa e tutta la favola, questo, per nieglio esprimere r intenzione dell' autore , e tutto 1' argomento della bizzarria ronianzesca : ma che cosa potrebbe egli ri- spondere se alcuno gli indirizzasse quelle parole quasi profetiche che nella quinta lettera Marcello ri- volge a Roberto? « Voi m' avete T aria d' un roman- D ziero , che o per poca immaginativa , o per pun- » tiglio vuol tessere una storia coi fatti i piii sem- » phci , lusingandosi di renderla gradita a' suoi let- » tori merce il sussidio di aleune ricercatezze , cui, » ne sono certo , voi accordate il nome di spirito. » Che cosa potrebbe egli rispondere a chi stanco delle trecento e cinquantadue pagine in cui e stemperato un si tenue racconto, gli domandasse dove siano nella bolla di sapone i proniessi selte colori del prisma ? Noi ben vediamo che V autore a quest' uopo si e principalmente conlidato nella forma epistolare data al romanzo e nella stianezza di carattere attribuita al Richelmi, faccendiero, litigatore e tuttavia di cuore eccellente ; ma perche non ha egli pensato ad uu tempo che se le lettere scritte fra amici ricevono volentieri le digression! , e un certo abbandono di moke e correnli parole , egli e poi difficilissimo , che trattandosi di materie cosi frivole sia fuggita la noja e la sazieta? Perche non ha egli pensato che le ca- ricature possono per un momento vedersi con qual- che diletto, ma ben presto ci stancano, e guardate a lungo riescono fastidiose e spiacenti? Oltre di che gli bisognava riflettere , che a porre 1' ingegno in questi nonnuUa v' ha bensi un' apparenza di mode- stia, quasi che 1' autore non si tenga capace di cose maggiori , ma in sostanza si lascia scorgere , anche 3i8 de' romanzi storici. senza volcrlo , una presunzione , un or2;og;lio die troppo agevolmente disgusta i lettori e li rende dif- ficili: perche se alcuno vicne a laccontarci avveni- menti gravi, commoventi, istruttivi, ci senibra quasi clie il narratore si voglia uascoudere dietro 1' impor- tanza della narrazione , e noi per cosi dire accon- scntianio volcntieri ad ajutare con niolta indulgenza chi per nostro ddetto si rinforza la fantasia con tutd i soccorsi dell' arte; ma se in vece 1' argoniento e nullo , se r autore con una specie d' onnipoteuza in- telleituale pretwnde creare da questa nullita di che occuparci lanimo e farsi padrone del nostro cuore , allora noi vogliamo esser certi ad incontrastabili prove , che V ingegno gli basti a un' impresa si ar- dita ; allora per un segreto istinto dell' amor proprio che ci muove a un severo giudizio, noi non voglia- mo aderir2:li finche 1' ammirazione non ci sia coman- data quasi per forza da soverchianti bellezze. Ai quah pensieri il nostro romanzatore doveva anche aggiu- gnere la riflessione , che in siti'atti componimcnti e richiesta una somma eccellenza di stile, perche lo stile ne diventa parte principalissima, e puo in essi paragonarsi a quel imo lavoro col quale un egregio artista sa compensare la vilta della materia in cui si affatica: al che se egli avesse pensato, non e pos- sibile che si fosse illuso di tanto da credersi capace di prestare un tale compenso, egli che deve sentirsi intimamente persuaso di essere ancora sovrammodo lontano da ogni bonta ed eleganza di stile. E note che Gionata Swift voile un 2;iorno mostxare che il suo spirito potea dire infino sid manico d una scopa le piu argute e leggiadre cose del mondo , e gl' In- glesi confessano che T ingegnoso Decano di S. Pa- trizio non fu mai pii ammii-abile che in quella oc- casione: ma per uno che riusci nella difficile prova, quanti sono che per imitarlo divennero oggetto di riso ? E 1 autore del Geroluni poteva egli lusingarsi di rinnovai-e il prodigio operato dallo Swift ? Sentiva egli d" aver ricevuto in eredita la stupenda fantasia DE ROMANZI STORJCI. 3 l() die ha imniaginate le creature di Liliput ? Noi non possianio supporre una prctensione cosi insussisteute in un uonio clie sotto altri rapporti si appalesa prov- veduto di bello e nobile ingegno , ma se mai una monicntanea dcbolezza lo avesse tratto a un simile errore , oh come dovette tornargli grave e aiTliggente il suo disinganno , quando gli f"u mestieri d ascohare la Concorde disapprovazione del pubblico vote , clie respinse il Nano d ima Frincipessa come cosa tropiio mediocre e volgare ! E forse egli e vero , che nel proferire questa rigorosa sentenza, a cui non e ora- mai nessuno che contraddira , la cornune opinione non voile tener conto di alcnni passi dispersi qua e la pel volume in cui Y autore fu degno di lode , ma se anche si fosse ricordata qualche descrizione evi- dente , qualrhe scherzo felice , qualche momento di gentili concetti , non si doveva egli forse sul coni- plesso del lavoro arrivar sempie alia conclusione medesima ? Nessuna forza di narrazione , nessun in- teresse di avvenimenti, non verita di caratteri, non calor di passione , triviali o alFettati i pensieri , dis- uguale , inelegante, negletto lo stile, e per colmo di sciagura non una sola di quelle ispirazioni po- tenti clie ci sforzano a deporre il libro , e ad escla^ mare in un impeto d' ammirazione : tu non morrai. — E se questa e 1' impressione fmale che provien dal romanzo , come si voleva pretendere che la massa dei lettori gia ritrosa a non offendersi delle piccole ombre che le si presentano in mezzo a un grande splendore , avesse a mostrarsi sollecita d' alcuni punti lucidi quasi perduti fra tanta ampiezza di tencbre ? Una critica amorevole ed esercitata con leale coscien- za si fa indagatrice anche delle minute bellezze per valersene a prolltto dell' arte o a conforto dello scrittore , ma i leggitori clie naturalmente cercano istruzione e diletto , se sono delusi nella loro spe- ranza , gettano a buon diritto il volume , e lo con- dannano , come questo Gerolimi , a non esscre ri- preso mai piu. Noi per esenipio crcdiamo molto 320 r>E ROMANZI STOrxICI. commcndevole quel luogo ncl quale il giovaiic Ro- berto venuto a passeggio per la campagna entra in discorso con una buona veccliierella, e avendole detto di abitare nelle vicinanze del Nano si sente narrare, come per opposizione a quel tristo , le lodi d' Emi- lia. « ]Marghcrita si strinse nelle spalle , croUo la y> testa e si volto verso la villa del Golonnello. — • ■X, E di la , disse , che doveva alloggiarvi : di la si 3> che viene I'arnionia del paradiso. Ma Dio e sem- » pre miseiicordioso: dove I'angelo nero fa nascere 39 il tossico , r angelo bianco fa crescere la pana- » cea. — Che volete dire , Maigherita , con queste >i vostre savie parole ? — Oh qui iion ho difiicolta 3> a parlar chiaro. Intendo dire che madamigclla Emi- y> lia e la piu cara creaturina che esista, c che se » Dio nianda nel mondo dei demon] , e da credere » che vi manda altresi degli angeli ; e madamigella ■» Emilia e I'angelo dei disgraziati, T angelo dei po- » veri , r angelo degli infermi. Dio ti benedica , V amorosa fanciulla! L' anno scorso, vedete Signore, D) r anno scorso caddi da un gelso su cui mi era )) recata a sfrondar foglie pei bigatti e qii sono rotto » una gamba , la gamba destra .... Dio buono ! V Quanti tormenti ho niai sofferti! Ebbene , il signor :» Anna , pover uonio ! il sig. Anna mi mando subito » il suo chirurgo : la signora Gcltrude mi raandava » sempre minestre saporite e vino generoso : bene- » detto il sig. Anna , benedetta la signoi-a Geltrude ! )) Dio compensera senz' altro la loro carita . . . ma » madamigclla Emilia veniva due volte al giorno » nella povera mia casa: essa portava con se una » Cibbia ... Si sedeva snl mio letto ... mi leg- » geva qualche bella parabola . . . Ah che belle » parabole ! Mi consolava poi con quella sua voce » d' amore , e intanto preparava piumacciuoli , ben- » de q lilacce ; e poi « Buon giorno , Margherita ! » Buona sera , mamma Mar2;hcrita ! Se avete biso- V gno di qualche cosa , senza far torto al signor » Anua e alia signora Geltrude, mandate FiUppo da De' ROMANZl STORICt. 321 » me : ci manderete qualclie volta da me , Marglie- » riia ? « Ah Si2;aore ! Le minestrine della siainora » Geltrude erano eccellenti; il sao vino prezioso . . . » Filippo si consolava tiitto quando vcdcva arrivare » quei iiaschetti turati con un impiastro rosso . . . An- » die il chirurgo del sis;. Anna e stato un brav uo- » mo . . . ma . . . quel tuono che va al cuore , » quella grazia ... la giovinezza, la belta, la ric- y> chezza , la salute , che non hanno a scliifo di stio- » linarsi colla vecchiezza, la poverta e le nialattie . . . y> Benedetto il giorno che mi soao scavezzata una » gamba ! Caia t'anciuUa ! Sto a petto di scavezzar- » niele tixtte due per risparmiarti il dolorc di uii » capello contorto ! » Qucsto [oasso , noi lo ri[)etia- mo volentieri , a malgrado di alcuni errori di lingua e di stile , ci sembra assai commendevole , ma i let- tori , che per arrivarvi hanno dovuto attraversare quasi duecento pagine di frivolezze, possono essi trovarsi compensati da poche righe , che nella loro alfcttuosa e ingenua seniplicita sono pero assai lon- tane dall' avcre I'impronta del Gcido? E tosto dope la narrazione ricade nella consueta vol^arita, e una invocazione poetica presa ad iiflprestito dal continua- tore del Viaggio seiitimentale ci ricorda il principale difetto del nostro romanziero , il quale rinuuciando alia lode deir invcntare , che uell' arte sua e certa- mente la prima, va perduto in una continua e ste- rile imitazione che si fa manifesta per tutto, e non pure neir orditura e nelT esecuzione 2;enerale de' suoi lavori, ma tin anche nei piii minnti particolari, nei singoli concetti e nelle parole. La Sibllla Odalcta e la Fidanzata Ligure gli erano provenuti direttamente da Gualtiero Scott : c|uestoAV/«o gli derivo anch'esso dalla sorgente medcsima coll' unica differenza , che per la tenuita dell' argomcnto il romanziero dovetto inoltre ricorrere alia imitazione dello Sterne e del Mackenzie , ai quali il tenia apparente non serve che di pretesto per isbrigllare la fantasia alle idee piii disparate e piu nuo\c. I\Ia die cosa v' e^iai di jiiii JJibL lud. Turn. LJX. 21 3-22 Dt" UU.\I\NZI STOniCI. niisero , chc V iniilazioiie nel genere unioristico , il quale colla sola novita puo procacciarsi qualchc per- dono alia stiavagauza? E olio Iusiii2;a piio restarci di orJgiiKili pensicii , (jiiando il peisonaggio istesso di Gcioliiui , clie pur c sccondario ( se vi puo essere cosa secoadaria ovc nulla c importante ), questa mcdcsinia cosi trivial;; iuimaginazionc d'un nano mi- stnioso, nia!ia:uo, odiatore d{o;li noniini in tolta da qncir altro nano dcUo Scozzese di cui riesce per cosi dire una parodia involontaria e non in2;cgnosa? Noi non voiiliaino proscguirc piu avanti pcrclie la materia noa sopj)orta piu lunghe parole, ma se questo vizio del ronianziero i'u gia troppo dannoso alia Si- hilla Odaleta e alia Fldaiizata Ziguie , chi non in- tcnde , come debba ancor maggiormente deturpare questo nuovo racconto , ove il plagio non riscattato dalle altre doti che distiugueauo quei prinii lavori , si presenta in tutta la sua nudita, come se volesse darci lo spiacevole avviso , clie grave fu il nostro fallo, allorche abbianio riconosciuta in questo autore una manifesta vocazione al r^nauzo? E iiondimeno, qualuncjue sia la niediocrita a cui egli e venuto col suo ini'clice Qeroliini ^ qualunque sia il rincresciuiento che leggendo il suo volume ab- Lianio provato nel vedere corrisposte per siO'atto modo le nostrc liete speranze, noi non possiamo an- cora persuadcrci clie ([uelia priuntiva impressione che ci venne dalla Sibilla Odulcla fosse ingannevole; noi non possiamo ant ora rinunciare all' idea che il traviamento del nostro ronianziero non si debba piu assai che al suo ingegno attribuire alia sua volonta: la quale opinione deve ben essere profonda nel no- stro animo, se non poie svellerla questo componi- mento cosi mediocre, c piu ancora se non valse a distruggerla 1' altro suo ronianzo sui Prigionieri di Pizzighettuiie , al f[uale e oramai tempo che , supe- rata ogui ripugnanza, sia condotto il discorso. 1 \ dk' ROMANZI STOKIOI. 323 / Piigionleri dl Plzzighettone. I nostri lettori , dopo le cose clie abbiamo detto del Geroltmi, si vorranno forse maravigliare clic sia da noi coUocato ancora piu basso questo nuovo ro- inanzo , al quale e pur vero die la pubblica voce, nel tempo stesso clie lo condanriava, si mostio nieno avversa. E certamente se i due ronianzi fossero pa- ragonati fra loro in modo assoluto, e dal confronto si volesse dedurre clie i Prigionicri di Pczzigkeltone si stanno pei" intiinseco valore sotto il Qerolimi , la conseguenza sareblje falsa ed odiosa : ma se in vece iu quest! due scritti sara considerata T intenzione dell autore, e nell' uno e nelF altro si cbiamera ad esame quello ch'egli ha voluto fare e queilo clie ha fatto , sara ben difficile di non riconoscere che nel secoiido roniauzo egli e rimasto al di qua dcUa sua nieta \nu. assai che nel primo. II Gcrolimi potea pa- rere un error nionientanco dell' ingegno , un breve trascorso della fantasia , di che pur troppo auchc presso i piu cliiari intelletti abl)ondan gli esenipi; c torse il pubblico giudizio si sarebbe contentato dun aniorevole consiglio, che allontanasse il romanziero da una specie di componimenti cui non era chia- nuiro , ma quale scusa restera pei Prigionieri dl Plz- zighettone, ove si scorge ad cvidenza che V autore luniii dal volersi abbandonare ad una Olzzarrla, lungi dal tentare un facile scherzo, cerco in vece, e rin- venne un argomento di tutta importanza , e nondi- mcno in mezzo alle piu elette ricchezze dell' istoria si rimase ancora nella sua poverta ? Noi ben sentiamo che queste parole sembreranno molto severe , ma chi ci volesse accusar d in2;iusti- zia , si compiaccia di sospendere per un istante il suo riniprovero, e ci segua ad esaramare con animo veraceinente imparziale , per clie modo il romanziero abbia saputo corrispondere alia grandezza del suo soggetto. Ne si creda che in una tale disamina noi vogliamo ricorrere a <[uellc dottrine, che per nostro avviso respingono il romaiizo stoiico da ogui buona 3^4 IJl- UOMANZI STORICr. ccl utile IclLeratura: una sill'atta niateiia la a)jl>astanza discussa, e troppo sarehbe incscliina la ciitica sc dopo aver biasiniato in goneiale il sistenia die un autore adotto , si ostinasse a condaniiaine gli scritti, perche li trova dissiniili all' iniiuagiiK" csrinplarc clie le scnibra doveisi seguire. Le nostie opinioni sul loiuanzo storico sono palcsi , nia appunln pei^ ({ucsto, quando abhiamo detto al ronianziero clic ne duole di vedcrlo perdnto sopra una strada tanto infelice , 02,n altro discorso 6 a fale liguardo disutile e inop- portune) : egli ha diritto che 1' opera sua venga giu- dicata secondo la legge che gli e ])iaciuto di sce- gliere, c noi ncl pariarne, accettando per i\n nio- niento il romanzo storico con tutti i suoi dif'etti, con tutte le sue conseguenze , non altro farenio che in- dagare senza studio di parte, ne prevenzione , se alnieno sia provenuto all' autore qualche vantaggio dai privilegi della sua scuola , se ahneno la licenza conceduta al suo ingegno gli aiibia giovato a pro- durre ne' lettori alcuna di ([uelle vive imjircssioni che non sono poi tanto diincili ad ottenersi, quando si vuole avrischiar tutto per conseguirle. E prima d ogni altra cosa a consideiare la scelta deir argomento, bisogna pur dire die secondo il si- stenia abbracciato dal ronianziero, la sua inspirazione fu in questo rapporto niolto lelice: che il secolo in cui egli si trasporto e forse il pin importante di tutta la storia pei nmianienti della civil ta, e il nuovo corso delle uniane o[)inioni, e I eroe del suo racconto cir- condato diAV uUinia aureola della cavalleria che si spegne , ilamoso per le arnii , per le lettere e per laniore, fatto insigne per la doppia attrattiva della gloria e della sventura, e senza dubbio uno de' per- sonaggi piii dramniatici che siano niai coniparsi sul la scena del mondo. E V ottinia scelta dell' argomento apparira ancora piu manifesta, se si vorranno bre- vemente trascorreie insienie con noi i grandissimi casi che prepararono e diedero la materia al ro- Uianzo. BE ROMANZI STOr.TCT. 325 Egli e rioto come alia mortc fli I\IassiiTii1iano, Carlo d'Aiistria c Francesco 1 aspirassero palcseineute al- rimperio; ed e pur noto die seb!)ene la controversia fosse in apparenza trattata con d)n;nita e placidezza, grave e profondo fu lo sdegno del Re di Franc.ia , quando contro 1' asjjettazione in lui nata pel favore del Pontcfice e del Re di Boemia, e piu ancora per le venali promesse del Marchese di Erandemburgo ei vide trasi'erita a Re Carlo la corona imperiale da cui dipendeva in quel nioniento il predominio sul niondo crisliaao. E uiolte ahre ca2;ioni concorrcano a iiiimicare gli aiiinii dei due giovani principi : clie il Francese niirava a ricouquistare il regno di Na- poli, e volea reintegrato il Re Giovanni in Navarra , e lo Spagnuolo credea rctaggio proprio il Dncato di Borgogna , e cosa apparteneute all Imperio quel di Milano. Al die si veniva ad a2;2;iu2;nere la causa del Duca di Gheldria protctco dalia Francia, e odiosissimo alio Stato di Fiandra : continuo foniite di dissensione fra due Monardii, a dividere i qiiali era aiidie troppo senza nessun altro niotivo la rivalita sola di potenza e di gloria. Ne gli occulti sdegni tardarono lunga- mente a prorompere in aperte diiiiostrazioni di guerra, perclie se la cauta ambizione di Carlo V avrebbe per muoversi asjjettato voientieri, die gli fossero conipo- ste le discordie civili di Spagna, l indole non nieno cupida di signoria, ma piu imj)etuosa di Francesco I allettata appunto dalle sommosse dei Castigliani si getto prontissima a cogliere quella prima e perico- losa occasione d un grande successo. E questo fu il doloroso segnale die la misera Europa per tanti e tanti anni piu non doveva aver pace : die i\ Re di Francia dopo una breve viftoria fra i dirupi della Ca- talogna si vide toki i suoi belli posscdimenti di Lom- bardia, e per tal modo fu esclnsa ogni idea di con- cordia, iinclie questo ricco giojello ddla corona non fosse ripreso, o il riprcnderlo non diventasse impos- sibile. — Le guerre die d'allora in poi si succedec- tcro continue e crudeli fra i capitani di Francesco I 326 DE' R0M\N2I SlORTCr. e qiielli di Cesare non appartcn^ono ancora diretta- niente al romanzo dei Piigionicri di Pizzighcttone , ma per ben comprcndere la situazione delle cose e de2,li animi egli e pcro neccssario che sia conosciuto, come la lorttma dell armi si venisse per moke cam- pagne mostrando ogtiora piu avversa alia Francia, e tnttavia non seguisse mai alcuna di quelle grandi battaglie clic delmiscono la sorte delle guerre e dei regni. I Francesi erano costrctti a ripassare le aljji , ma la vergogna riusciva sempre maggiore del danno, e la sconlitta medesima creando il bisogno della vit- toria e della vendetta era nn nuovo e potente sti- molo di ritornare all' assalto. Di qui la discesa di Francesco 1 in Italia, di qui gli avvenimenti che ncl romanzo son raccontati. — bivano Carlo V a farsi tranquillo il doaiinio di Lombardia rivolge i suoi escrciti sulla Provenza, invano col promuovere la conc;iura del Borbone, e favorire le pretensioni del Ke d' Insibilterra vuol rendere a Francesco I il con- ti-accambio delle ajutate sedizioni di Spagna , vuol costringerlo a doversi tratteuere alia custodia del re- gno. Francesco I non ha tratto dalle sconlitte de' suoi capitani ahra persuasione, se non che gli e d' uopo amniinistrare la guerra da se:egiamuove coll eser- cito, e gPImperiali oramai penetrati tin sotto a Mar- siglia non osano aspettarlo, e su terra francese non v'ha pin inimico che gli resista. II fodero della spada e gettato, el'ardito Monarca discende colla rapidita del fulmlne sopra T Italia. Perche non andrebbe egli a raccoglicre uri altro ramo di quell alloro , che a vent' aiini gli crebbe si glorioso nelle pianure di Ma- rignano? Ma gl Imperiab non sono piu lenti a pre- parar le dil'ese. Nel giorno istesso che il Re di Fran- cia giugne a Vercelli, anche il iMarchese di Pescara entra in Alba. Tutto annunzia all' Italia che fra poco una scconda battaglia di giganti sara combattuta ; e le circostanze si presentano ai Francesi cosi favore- voli, che se il corso della fortuna c seguito, Fran- cesco I segucra di nuovi trionli il bcl campo della de' rom.vnzi sTORini. 327 sua glovanile vittoria. Ma cbe giova 1' impeto dei j)rincipi . sc la costanza de' progressi'non gli succedc? Che giova bea anclie il valore • se iion lo governa r autorita do' consigli ? II Re di Francia ha trovata una Capua nelte terre di Lombardia, e fra Tinerzia e i vani piaceri gli trascorre un tempo prezioso e non riparabile. II provato scnno de' ver rlii gaerrieri e negletto , le inesperte parole de' cortigiani, c sopra tutto quelle dellanimiraglio Bonnivet sono ascoltate, e Tinipresa e senipre condotta con risoluzioni aliatto op- poste agli accorgimenti che le cose domandaiio. Quaado e richiesta celerita si adopra lentezza : qiiando liasta temporeggiare si inette ogrri cosa in arbitrio della fortuna. Gl' Iniperiali sono stanchi, confusi, sbigottiti, senza provvisioni , senza alleati . senza stipendj ; e Francesco I che potreb!)e d' un solo e lapido colpo terminare 1' impresa , occupa Milano , assedia Pavia , si perde in una guerra pigra ed oziosa. Gl' Imperial! si vanno raccogliendo con ogni forza su quell unico punto, ma tutta la sollecitudine, tutta la sperienza de' capitani non potrebbero impedire che i Frances! non si gettassero in mezzo a disperderli con una rotta finale; e Francesco I allorche appunto gli giugne op- portunissimo a si grand' uopo I'ajuto de2;li Svizzeri e dc'Grigioni, distacca il mio;Uor nerbo del suo eser- cito. e lo manda alia millantata e incauta impresa di Napoli. Fiualmente la congiunzione delle armate im- periali e compiuta, ma il loro campo e sparse di difficolta e di confusione: le paghe mancano, le truppe mercenarie sono in tumulto , biso2;na combattere, o ritirarsi: e Francesco I, cui per vincere, per con- quistare tutta la Lombardia basta non accousentire alia pugna , Francesco I che si trova con forze di- vise e mal governate, riliuta ogni prudente consiglio, e se stesso e la gloria dell' armi sue, e il iiore dei cavalieri Frimcesi abbandona senza riparo alle sorti d' una battaglia. Tutto e perdiito , giustamente per- duto : e sc il Re di Francia vorra asieiiunjicre che gh e ancor salvo V onore , la severa istoria pendera 028 Pk' ROMANZI STORiri. jiiolto tlubbiosa , se dc])ha perdonarc tanli erroii alia prodezza d uii giorno c al presligio d' una generosa parola. A qucsto piinto colla prigionia di Francesco I con- dotto scnza indugio alia locca di Pizzighettone do- vrel)l)c inconiinciare il ronianzo , se avesse da cor- risponderc esattaniente al suo titolo , e piu ancoi'a so I'autore avesse compreso ahhastanza la ielicita del suo avgomento , c il grando partito che nc poteva esser tratto. In vece peio il racconto colla battaglia di Pavia e oramai pcrvenuto al termine del ])iinio volume, e questa sola disposizione della materia ])a- lesa con tutia evidenza che il romanziero vide il suo soggetto sotto un lume assai falso. Noi esamiucremo ben presto com* cgli abbia spesa una si gran parte deir opera sua , ma intanto ci sia permesso di do- mandargli , coinc mai egli die suol imitare Gualtiero Scott, anche quaudo T imiiazione 2;li nuoce, non siasi accorto che questa volta gli sarebbe riuscito utilis- sinio di prendere a modello il concetto generale che servi di f'ondamento all Abate? La prigionia di Fran- cesco I nella lortezza di Pizzighettone , e quella di Maria Stuarda ncl castello di Lochleven oftrono senza dubbio dclle ditlerenzc esscnziali , ma 1 idea primi- tiva che ha dominato il lavoro di Gualtiero Scott , si applicava intcramcnte anche al ronianzo del no- stro autore, e (picsta idea fruttuosa che proviene dalla pill importante fra le regole , che i romanzieri sto- rici si sono iniposte, questa idea, che a minor danno della verita insegna a trasccghcre nella storia quei fatti, che per cosi dire sono ignoti alia storia , non poteva essere trascurata scnza gran nocumento. Del soggiorno di IMaria Stuarda a Lochleven gli storici raccontano unlcaniente che vi era custodita con ri- £>;ore dalla madre del Contc di ]\birray : e della sua fu2;a non altro si dice se non che dopo alcuni inu- tili tentativi de'suoi amici ella pote salvarsi coUajuto del giovanc Giorgio Douglas, cui l' amorc e P anibi- zionc aveauo lusingato coUe piu ardite speranze. Egli DE ROMANZI STORICT. 22() c qucsto il cenno brevissimo da cui Gualtiero Scott ha tiatto uno de' suoi niigliori romanzi , qucllo forse xiel quale il peisonaggio storico e rappresentato coi colori pju etlettivi e piu veri : e se anche in esso sono da notarsi parecchie dcviazioni dalla stoiia assai riprovevoli , grandissimo vi apparisce il vantaggio che derivo al romanziero per la liiierta conceduta alia sua fantasia dalla scarsezza degli elomenti slorici cui doveva obbedire. Perche dunque anclic il nostro autoie non seppe apjirotittare del la opportunita nie- desima che il suo argoincnto gli oireriva in un grado ancora maggiore? Perche non si restrinse all unica diniora di Francesco I in Pizzighettone, di cui la storia narra soltanto che dopo settantanove giorni fini col tramutarsi del prigioniero allc custodie di Spagna, che si dovettero sostituire alia stanza di Lom- bardia fatta nialsicura dai niovinienti dci principi ita- liani e dalle dissensioni insorte fra i capitani di Ce- sare per le invidie dellu vittoria? Non e cgli vero che a questo niodo il campo dell' invenzione sarebbe rimasto quasi interamente libero al romanziero , e che tuttavia la materia per la cpialita del secolo e deir eroe gli sarebbe riuscita abbondante e ricchis- sima? Non e egli vero, per toccare un solo ma gra- vissimo oggetto, che in silfatta guisa egli avrebbe avuto lo spazio che gli occorreva per delinearci i costumi e le idee di cpiei memorabili tempi: tempi cosi agitati di pcnsiero e d' azione , nei cpiali 1 in- gegno umano comincio c|U(ll' immcnso e indefinibile niovimento che ancora non cessa ? — Se non che prima di seguitarc piu oltre in cpeste domande , prima di dar biasimo al nostro autore per cio che ommise di fare, egli e gia tempo di por niente a quello che ha fatto, considerando, se forse le cose da lui in- trodotte non prevalgano di gran lunga a quelle, che secondo il parer nostro sarebbcro riuscite opportune: e noi ricevendo per ora il romanzo, come fu imma- ginato , cntriamo senz' altro a guardare, cjuale fosse r intendimento del romanziero , e in che guisa egli oiO I)K nOMANZI STORICr. abbia iiicssi in opera i grancli materiali della storia die voile far sua. Non v' ha dubbio in un talc rapporto che avendo r aiitore compreso nella sua narrazione la battaglia di Pavia , qiiesto gran fatto diventava senza coa- fronto la parte piu nobde e piu importaate del suo lavoro , ne v era modo piu conveniente per dar priuci|)io al raccouto , che di ])rendere le mossc da un si famoso avvenimeuto , la cui descriziono colic memorie che ci riinangouo potca riuscire cosi plena d' cvidenza e di vita. Quale spettacolo non si sarebbe olTerto ai lettori , so all' aprirsi della scena avessero veduto allargarsi dinanzi alio sguardo i campi di Pavia in quel terribile momento che il duca di Alan- sone , il priiuo principe del sanguc diede se2;no coUa turpe sua fuga che la fortuna era gia inchinata senza ritegno a tavore di Carlo! — Lc genti d' armc iVan- cesi , sperauza principale del re, sono cadute sotto i colpi di fpiel prudcnte c valoroso niarchese di Pe- scara ; le lamose bande nere , le vincitrici di Mari- gnano sono distrutte dal Borbone ; gli Svizzeri si credono traditi e volgon le spalle. Antonio da Leva si getta da Pavia sopra il campo, e la persona stessa del re e circondata dai nemici ed esposta ai piu gravi pericoli. Chi resiste, iiuiore di ferro ; chi fugge , va travolto dcntro al Ticiuo. Tutto e confuslone, stra- ge , sconfitta ultima e irremediabile. Due capitani fanno prigioniero quasi ad un punto il gran mare- sciallo di Francia , il vecchio e prode Chaljannes : chi lo raggiunse priino, vuol per se 1' intero riscatto. IVon sard diinque ne mio nc tuo , grida il feroce compagno , e un colpo di archibugio spezza il forte cuore del nobile vecchio. — 11 grande scudiero San- severino e ferito a morte , e Guglielmo di Cellai gli corre in ajuto. Ncssun ajiito per mc, sono le ultime parole del moribondo, pcnsatc al re , c lasciate cli io tnuoj'a. — Dov e il re , grida anchc il barone di Trans all' unico suo ligliuolo che si ritrae per un momento a ripararc lc stanchc sue forze. Nol so , de' romanzi storici. 33 1 risponde il figliuolo. Va e sappilo , gli replica seve- raniente il padre , e arrossisci di nan snpeiio. E il giovane si getta di nuovo in mezzo alia niiscliia , trova il re , e cade niorto a' suoi piedi. — Ancora un istante e ogni cosa sara delinita. Ove si nasconde r ammiraglio Bonnivet , il consigliero dolla piigna , r autore principale di tanti disastri ? Nell' eserrito vittorioso di Cesare , nclle poche reliquie dell armata francese tntti lo cercano , nessuno lo trova. II ma- resciallo di Foix e il duca di Borbone niuovoiio a gara dalle opposte regioni del campo contro il fa- vorito del re. 11 marcsciallo con un lirart io fracas- sato e mortalmente ferito scorre la battao-lia , c ro- vescia ainici e nemici per rinvenirlo. Ei morra con- tento, se colT estremo avanzo delle sue forze poua passargli il cuore e vendicare la Francia: ma la vita non gli basta e cade esangue per terra. — E il Bor- bone va in traccia dell' ammiraglio con un impeto ancora maggiore, colT impeto dun odio privato die in quel momento e renduto piu terribile dalla rimem- branza d' esser Francese. Nessuno ardisca toccargli il protetto della regina , \ uomo die colle vili sue arti lo ha sforzato a farsi ribelle. Quell' abborrito e cosa sua , e per colmo di vendetta ei lo vuole tra le niani vivo e prigione. Ei vuole, ma la Provvi- denza ha fatto un altro decreto. II Borbone inciampa in un cadavere , e riconosce il nemico. Ei lo con- templa, e un gran pensiero gli e penetrate nell'anima. Ahi misero, esclama, tu hai cagionata la rovina della Francia e la inia! Indi per fuegire alV idea del suo tradimento si getta di nuovo in mezzo alle stragi , e corre a compirlo. Se non die la battaglia e oramai giunta al suo termine , e il re di Francia e quasi il solo die ancora combatta , perch e il re di Francia vuol riscattare col valore del soldato gli errori del capitano. Egli ha ucciso gia nel primo scontro T ul- timo discendente degli antichi re d' Albania , e quanti gli vcnnero intorno a volere la gloria
  • ia con certe strofe cantate dal bardo Clinton alia corte d' Arturo , ne atterra uno , e sopravvenendo Astorre Fondulo e SieTano Guasco iiiette in fuga an- che gli altri. Astorre , Hgliuolo di Marsilio Fondulo , gran partigiano e amico di Francesco I , va posto ira i personaggi secondarj , ma il Guasco e una spe- cie di Kinaldo , die nel niaggior uopo deve allonta- narsi dal campo per un duello, e ben tosto sentiamo a parlare di lui nel consiglio che viene radunato dal re. Cosa piii povera e meno drammatica di que- sto consiglio, che per se stesso dovea riuscire cosi iiuportautc , non e possibile imniaginarbi. I grandi 334 de''bom\nzi sTontci. del regno c i principali capitaai si, ciedono raccolti per decidcre V affarc dl Stefano , ma il re , clie iiioko ]i) ama , viiol salvarlo , e rivolge la loro attenzione sulle pubbliclie cose e sulla coavenienza di combat- tere o di ritirarsi. II pazzo di cortc Erusquet , lan- guida copia di quel Giona Schwanker , che abbiamo conosciuto ncl T(dismano , sta presente a qiiesto con- siglio ill cui si bilanciatio i destini d' Europa , e noi imparianio inolto opportunaniente da lui , che le rape e le cipolle dcbhono seminarsi in terrcno umido , molle , fangoso ; il pepc e la cannella in ar^^lla forte , sulfu- rea , nitrosa. 11 pazzo si allontana , ma la pazzia re- sta nelle tcnde reali. Si delibera di dar battaglia , e per provvedere a cio che bisogna , Francesco I an- dra la dimane al casino di Marsilio Fondiilo a fac colezione , e intanto per dar nioto alle disposizioni pill nigcnti egli si mette a iinire un madrigale in- terrotto per assistcre al consiglio , e il cav. Goftredo vuol cantargli tutta la canzone di Timoteo ad Ales- sandro o alineno una ventina di strofe. Camilla e Maria , figliuole di Marsilio , accolgono il re , e Ma- ria, che nel secreto del suo cuore e innamorata di lui , riceve un nuovo alimento alia sua iiifelice pas- sione. II giovane monarca e assomigliato ad una fur- falla die liba oppena i fioji sui qnali riposa , e la sua pill bella gaiantcria sta nel presentare quel sit- fatto madrigale alia critica delle sorelle. Ne con cio i preparativi della battaglia sono ancora liniti. Fran- cesco I tienc un gran parlamento colF ammiraglio Bonnivet sulle influenze degli astri e le bellezze d' una Milanese , e in cpiesto discorso procedendo verso 1 abbazia di S. LaniVanco i due savj s' abbat- tono nel pazzo Brusquet che sta conLemplando la luna. 11 pazzo si e recato per ordine della rcgina madre a consultare sulle sorti della gucrra il mago rosso Cornelio Agrippa, e ue ha ricevaito una pei- gamena da leggersi al cliiaro della luna a undici ore e ventitre niinuti. Francesco I, dopo aver gettato uno bguardo su quel foglio , c comprcso da una profonda DE' KOM VNZI &TORICI. 335 malinconia, e T aiunikaglio couosceudo d" avere uu pericoloso nemico in Cornelio Agrippa partigiano del xontcstal^ilc di Boibone, teme die si voglia cou predizioni siuistre inipcdir la battaglia , e lasciato il re nuiove nel ciipo dt'lla notte alia tenda del mago per costringerlo a vaticinj inigliori. Ma ne le adula- zioui , lie la lorza delF oro , ne le niiiiacce doniano il snperbo e irritate Cornelio, e gia sul prime spun- tare deir alba 1' ammiraglio avrebbe il dolore di ve- derlo consultato dal re , se Gualtiero Scott nel suo Kcnllworth mandando in aria la fucina del niare- scalco Wayland tenuto egualaiente per mago non avcsse suggerita al nostro romanziero 1' idea di fame altrcttanto colla tenda di Agrippa, — In cpicsto modo, con questa serie di tiivolczze 1' autore si strascina per un intero volume prima di giugnere alia famosa battaglia ; e per veriia non si sajirebbe come spie- gare la sua intenzione , se la tiniidezza con cui en- tra a parlare di cpiesto gran fatto , e la celcrita con cui ne rifugge , non ci persuadessero ch' egli senti iriancarsi le Ibrze all'impresa. j\la se cio e vero , se quando T istoria gli forniva un tanto ajuto ei non sapea prolittarne , quale tristo pensiero lo ha sedotto a volerla accumulare al roinanzo? E perche mai co- noscendo di non potersi innalzare alia dignita del- listorico, non s' e egli accomodato al seniplice uffi- cio di romanziero? Noi ci accorgiamo con dolore che il nostro linguaggio si fo ad ogiii istante piu rigido , nia pur trojjpo a considerare il modo con cui la gran battaglia di Pavia viene descritta , tutta la lentezza e la meschiniia dclla precedente narrazione ci riesce per r infelice confronto quasi lodevole. Chi crede- reb])e die dope tante parole consumate in un pro- fluvio d'inezie il romanziero trovasse appena la scarsa materia di tre o quattro dcUe nostre pa2;ine in tutti gli avvenimcnti di quella dccisiva giornata? Chi cre- derebbc ch' egli non abbia ricordato pur UNO di quei nobili fatti che da noi s' acccnnarono, non UNO dei tanti altri casi che rcndcttcro cosi memoraudc 336 de'r(>m\n/i sTonicr. neir istoria (jucllc due terribili ore ? — E ia vecc qual e la trista meicc di cui ogli ha lienipite le poche c sparute sue pagiue ? Nou altro che luoglii conuiui , non alti'o che niisere invenzioni d' una fan- tasia sterile e inoperosa, nelle quali il ridicolo viene a contaminare la solenne mestizia d' un si grande infortiinio : due volte sopra tuLto il ronianziero hu voluto provarsi a ritare 1' istoria, e due volte diede manifesto irrecusahile indizio della sua debolczza. Uti 7'obusto Fiarnini/igo si em iinpadronito d una han- diera , e la recava in trionfo : nia si tosto se nc av- vide Goffredo ( la cui autipatia pci Fiamming/d era eccessiva , dacche gli erano state fcrite le corde vocali da un soldato di quella nazione ) , che scagliossi a tutto €07 so su quel cavalier e , e gli scarico tal colpo di fcndcnte sidi el/no da acquistar credito ai faniosi colpi dei Paladird dell Ariosto , che talora pardvano in due i! elmo , E jl cavallo. Ando in ischcgge V elmo , e le cenclla di chi lo portava , gli schizza- rono dagli occhi ! ! ! — Questa e la prima inven- zioue , e certo non v' ha alcun uomo di cosi dura pazienza da non isdegnarsi nel vedere sostituiti que- sti scherzi inopportuni , queste false e povere ciance a una tanta ricchezza di passione e di verita. Rla che dovra poi dirsi quando si giugne poco dopo al secondo passo nel cpiale il romanzicro ha tcntato di farsi inventore ? E con che parole saru riprovato abbastanza il disgraziato pensiero con cui egli giunto al termine della battaglia ha tradita e degradata la storia ? Francesco I ha gia ceduta la spada e viene condotto fuori del campo , quand' ecco si vede so- praggiugnere u?i tale soccorso , die airivato pin pre- sto avrebbe forse camhiato la faccia della battaglia , o avrebbe alineno salvata la persona del re. Qual e dei lettori die a questa inaspettata novella non si fermi soj:)ra se stesso a volcr jmr indovinare in che consista f aperta violazione delf istoria con cui f au- tore ha procurato d' infondere qualche vita alia squal- lidczza del suo raccouto ? Ila egli richiamato lo de' romanzi STOnici. 337 Stiiardo dali' Impresa di Napoli ? 0 gli e forse pia- ciuto di ricondurre sul campo il diica d' Alansoue per cspiaie con una morte gloriosa la codardia della fuga? Entrarnbi questi partiti sarebbero certamente riusciti degni di gravissimo biasimo , ma almeno l' ei- rore avrebbe avuto qualche ombra di scusa nella possiliilita di ottenere un grande effetto narrative, o dramniatico. E in vece X invenzione del nostro au- tore e ad un tempo si bizzarra e si misera , die sa- rebbe arduo il decidere , se ne resti piu olTesa la verita voluta dall" istoria , o la verosimiglianza richie- sta al romanzo. Tutto il gran soccorso , che potea cangiare le sorti della battaglia e del niondo , tutto questo esercito , che noi aspettiamo con tanta impa- zieuza , si risolve come ai beati tempi d' Orlando e di Sacripante in un solo cavalicre di bruiia arma- twa , die a sciolta bjiglia vcniva per la piu dritta dalla parte del fiume, e che sorinontando gli ostacoli d ogni natura che gli faceano inciampo , parea ga- reggiar nel corso col VENTO CHE GLI SOFFIAVA DIETRO. — E tutto il rimanente di questa incon- cepibile invenzione procede, come deve aspettarsi da un tale principio. II cavaliere e Stefano Guasco, quel Rinaldo die dovette partirsi pel duello , e le sue arrni e il cavallo grondano acqua , perche ha var- cato a niioto il Ticino. Chiuso nella visiera cgli ag- guanta colla sinistra un piccolo scudo triangolare ., e colla destra la nuda spada, con cui si precipita come fulmine sui nemici , e terrihili colpi menando a destra ed a sinistra dirada quelle file in modo , che se af~ fatto sfinito non fosse stato Francesco avrebbe facil- mente potato riacqidstare la libertd. Rassomisjiava quel giovane temerario al fiammante Cherubjno di Milton , quando sulla turba avvilita dei denioni ribelli menava la spada tcniprata alt incudine di Dio. Q/iesti di punta , e cjuelli di taglio fercndo , altri urtando e cal- pestando parea che avesse cento mani , e tutte mo- VESSE IXTORNO CON INCREDIBILE PRESTEZZA! ! ! Noi domaudiamo perdono ai nostri leggitori di trattenerli Blbl. Ital. T. LIX. 22 338 de' noMANzi storici. cosi a lungo tra silTatte stravaganze veranicnto li- (licole , ma uii" opinion e rigorosa vuol csserc pro- vata a rigorc , e noi uon al)biamo ancora iinito. — Quali sono in sostanza le niagniliclie iii^prese di Ste- fano Guasco? Che cosa fa questo RinaWo , qncsio fiammante Clicruhinn , qucslo Biiareo (lalle cento tnani, che fu si poniposamcnte annunciato ? Inciedibilc a dirsi ! Stefano Guasco uon t'a nulla , assolutamcnte nulla , che pur di lontano possa ajutare la generale ordituia delf ulterioie racconto, nulla che valga al- meno a rinvigorire d' un forte episodio la stanchezza della narrazione presente. Penetrato con tanla faci- lita cgli solo fra mille e niille neniici lino al re pri- gioniero parrebl^e che della sua presenza dovesse lasciare una terribile iuipronta nelle schiere di Carlo , e ill vece dopo avere senza gloria insanguinate le armi sopra una plebe di combattcnti volgari die non puo nemmeno resistere all' urto del suo cavallo , non appena s' incontra con un cavalicro che tutte le sue gesta sono finite. II ])rimo colpo gli rompe la catc- nella dclU elmo die ruotola sul terreiio , etl ecco Ste- fano Guasco nella situazioiie medesima di Cloriuda e di Bradamante , quando nel calor della pugna le belle trecce fuggenti dalf elmo manifestavano il scsso delle guerriere ! ! Al bioiidi capelll , che lunglii , ina- ncllatl e messi alia foggia italiana gli caddero sidle spalle . agli occhi azzurri ma biillaiiti e corruschi come L ASTRO DI 31 ARTE NELL ARDENTE LU- CLIO , il cavaliere nemlco die gid alzava la laiicia per fcrhlo , lo riconosce , e chianiandolo ad aha voce ])er nonie nega di volersi battere con lui e nc schiva r incontro. E qui almeno si crederebbe die il nome di Stefano Guasco risonando nel campo imperiale vi spargessc il terrore, ma ben akro e qiiello che av- viene. Q^ael nome ripetuto di bocca in bocca AC- CRESCE lena a coloro che TRASPORTANO il mo- narca franccsc , e wio sqiiadrone di cavallcria , die ( veraniente scnza bisogno ) viene a rinforzo , toglie a Stefano og/ii speranza di restituire la libertd alio DE' llOMANZI STORIGI. oSi; svoiturato priiicipe. Allora e non prima egU volla IN DIET RO il cavallo , e si allontana passando tra qnclli die gift s avca dieted lasciati, e tanta e liniponoite' maestd de suoi sguardi , tunto il tcrrore del di lui nome , che nessuiio ardisce contixistargli , ne alzar la mano per fcrirlo. Colle quali pai'ole e conchiuso quest' episodio si opportuno e si splendido, e i no- stri lettoii sbaloiditi da tante prodezze hanno iinal- niente la consolazione di vedere il nuovo Rodomoiite ritirarsi dal canipo con miiiori niolestie e piii tran- quillita che non ebbe V antico nell' uscir di Parigi. — Ne soltanto \ episodio di Stefano Guasco , ma con esso anche T intera descrizione della battaglia e cora- piuta. Queste sono le ricchezze che il romanziero trovo neir istoiia , cjucsti sono i tesori che gli profuse la fantasia : ma dojio di cio chi vorra contrastare die non fosse picno il nostro diritto , allorche ab- biamo alTermato che il modo con cui era descritta la gran giornata di Pavia ci avrebbe permesso di trascorrere con tutta rapidita sul restante dell' opera. Quando tin autore vien meno per siffatta guisa nella parte piu bella e piii favorevole del suo lavoro , perche seguitarlo lentamente , dove la materia a cagione del falso lume in cui \ ha veduta , gli di- venta per necessita difficile e scarsa ? E se T ingegno del romanziero ne apparve si sterile e inefficace , quando , per cosi dire , potca svilupparsi in campo aperto , cd era assistito da tutta f abbondanza e la realta dell'istoria, che cosa potra aspettarsi da lui, allorche il suo soggetto lo avra chiuso con Fran- cesco I uelle angustie di Pizzighettone , e pel silenzio deir istoria ei rimarra abbandonato alia solitudine de' suoi pensieri? E tuttavia non saranno disutili alcune poche e vcloci parole ciie rappresentino 1" andamcnto generale , che prende il lomanzo dopo la prigionia di Francesco I: alcune poche parole che adombriuo almeno in par- te , come la disgrazia che accompagno 1' autore nel coniplesso dell" opera lo abbia iufclicementc scguito anche nci piu miauii particolari. 040 T)E ROMANZI STORICI. Fino a qui si dovrcbl)e credere die Y argomento si restriiigesse alia diiiiora del re di Fiancia in Piz- zi^liettoue; e inlalti cosi T arte come listoria erano coiicordi nel nuHtere al ronianziero questi conlini : r arte , perche dopo un iiitero volume tutto occupato di Francesco I non conveniva spczzare la necessaria iinila: 1 istoria, perclie di que' tempi nessun altro pri- gioniero importante era trattenuto in qucUa f'ortezza. E in vece qual e il partite cui appigliossi I'autore? In qual modo ha egli cercato di supplirc alia po- verta, cui avea condannato il suo soggetto col divi- derlo incautamente dalla descrizione del secolo? Que- sto niodo e questo partito sono espressi in due sole parole. Egli aveva un'azione semplice, illustre, com- movente die se non altio era proceduta lino allora con un solo interesse, e quest' azione fu da lui re- pentinamente divisa in due fiitti diversi clie non sono uniti da alcun legame ne naturale, ne artili- ziale. Egli aveva in Francesco I un protagonista mi- rabile , il cui carattere si prestava a una dipintura viva e brillante , e questa grande ligura storica die potea doniinare si vigorosaniente tutto il racconto , fu da lui gettata nell' ombra a confondersi fra una turba d'ignobili personaggi appena degni del melodramma. II nuovo fatto die il ronianziero aggiunse all in- fortunio del re di Fiancia s'attiene almeno per 1 ap- parenza de' nomi all' istoria di Spagna, ma quali sono gli avvenimenti die nana listoria, quali sono gli avvenimenti die linge il romanzo ? Noi sa]>piamo dal- r istoria die condannato a inorte don Giovanni di Padilla per aver iiiosse e dirctte le scdizioni della Gastiglia , poco prima di piegare il capo sotto la scure egli scrisse alia moglie die le maiidava in legato ranima sua, come la cosa che ad essa era piu cara nel mondo: noi sappiamo che la fiera donna dopo aver ricevuto quel treniendo legato non ebbe piu posa, e vestita di negre vesti, e inalberato per tutta Iiandiera il crocifisso , corse per le vie inliammando lira de' Castigliani coU'aspetto del iiglio suo, die il DE' R0M4NZI STORICI. 841 carnefice avea privato del padre: noi sappiam tmal- niente clie in mezzo a niillc dissensioni, a niille pe- ricoli la forte vcdova sostenne con virile costanza le fazioni dell estinto marito, linclie abbandonata inte- ramente dalla fortuna dovette fuggirsi travcstita a'suoi parenti di Portogallo, eve nel dolore medito lino alia morte una vendetta che non le fu conceduta. — Ed ora chi crederebbe che questa nobile donna che niai non vide ne Francesco I , ne T Italia , questa corag- giosa guerriera che non fu mai in potere di Carlo V fosse dal nostro autore gettata nella fortezza di Piz- zighettonc a dividere la prigiouia del Monarca fran- cese ? Chi crederebbe che intorno alia memoria di questa vedova illustre che fu cosi fedele alia causa dellinfelice marito, fosse condensata una turpe neb- bia di secondi amori che la fanno abbietta e volgare? E nondimeno egli e questo , unicamente questo e non altro il bel parti to che il romanziero seppe trarre dalV istoria di Spagna. Maria Padilla si trova gia prima del Re di Francia nella rocca di Pizzighettone, e gli sforzi che si' fanno per libeiare lei e France- sco I da quella fortezza , costituiscono tutto il ro- manzo. A procurare lo scampo di Francesco I inten- dono Marsilio Fondido e Stefano Guasco, cui si ag- giunge, ma solo in apparenza, Cornelio Agrippa: a procurare la fuga di Maria Padilla s' accordano il fratello e famante di lei, cui si unisce per un mo- mento 1' assistenza del cavalicre Golfredo. I partigiani del Re s' aggirano intorno alia rocca preparando uno stratagenuna che ridoni al Monarca la liberta: il fra- tello e r amante di Maria Padilla vi sono gia pene- trati sotto le vesti di due cavalieri di S. Giovanni che tornano da Marmara, ove dopo la presa di llodi furono ostaggi di Solimano. — Ecco le due princi- pal! azioni che in tutto il corso del romanzo si di- vidono costanteniente ogni interesse , ecco per meglio dire i due romanzi che soao a forza ravviluppati insieme senza aver nulla di comune, trannc il luogo ov' e posta la sceua , sciizu aver un nesso qualuiujuc 342 DE ROMANZI STORICI. che almeno per forma valga a ranuodarli in lui solo e 2;cncralo concetto. 11 castcllo di Pizzighettone e custodito in un nio- mento cosi iniportante dal gencrale di Alarson, o piuttosto dalla mocJie di lui, nipote del cardinale di Xinienes, su))cibissinia donna, a cui gli anni gia gravi c il niolto peso iXiiW cdcliettM sjiagnuola non tolgono d' ascoltar volentieri Ic galanti parole de giovani. Qnesti sono i dne pcrsonaggi clic convienc ingannarc, e vednta la cpialita de' loro ingegni Timpi-csa sarebbc agevolc ad entrajnlu i partiti , se anclie per Fran- cesco I come per Maria Padilla non vi fosse altro ostacolo che la vigilanza de castellani. L' aniante della coraggiosa vedova e il piu giovane fra i due fniti cavalicn di S. Giovanni, e conciliatasi la benevo- lenza della vcrchia Marchcsa ne addoi-menta le cure, e pno avvertire la sua donna dei mezzi scelti alia fuga , e mandarle gli stromenti che la fanno possi- bile. Maria Padilla con una mistura chimica e riu- scita a render fragili le inferriate della suacarcere, e nel giorno convenuto i cavalieri partono dalla rocca per recarsi alle prossime rive dell' Adda, ove stri- sciando per una gran corda diagonale la prigioniera deve discendere. Ogni cosa va confornie a questc speranze. Maria Padilla assistita da GolTredo compic scnza dauno il pericoloso tragitto, e ben tosto ac- conipagnata da' snoi liberatori ella si mette in salvo sidle terre di Francia, ove dinientica delfinfelice niarito, dimentica delf eta sua che gia doveva esser provetta , passa dopo sei mesi a seconde nozze col giovane amante , i cui venticinqiie anni sono gran balsaino alia memoria delle anticlie e delle nuove niiserie. — E in questo modo il romanzo di Maria Padilla e fmito: ingegnoso, verosimile, STORICO , come si legge nel frontispizio , e come i lettori hanno fiicilmente veduto! Ne quella parte di nariazione che contiene i casi di Francesco I, quel secondo romanzo die racconta I'infruttuoso tenlativo di Marsilio Fondulo e di Stefano de' romanzi storici. 343 Guasco vale in alcun modo a compensarci di una tanta al)hiezione, di un insulto alia verita cosi aperto e cosi insopportabile. — Mai'silio Fondulo ha saputo die si aspettauo di Spagiia i dispacci die della sorte di Francesco dcbhono decidere ^ e viene in pensiero di arrestare il corriere , d' impadronirsi delle carte die porterebbe , e sosdtuirne altre di sua i/wcnzione , die la pronta libertd del re di Francia ordinassero a Laiuioy. E 1' impresa s' incomincia con lieto prin- cipio. II corrierc e arrestato, i dispacci son presi e Cornelio Agrippa trascelto a contralTarli eseguisce fe- liceinentc 1 arduo lavoro: ma come mai Maisilio Fon- dulo non si ricordo quello che tuLti sapevano ? Come mai una tanta parte nel progetto di liberare Fran- cesco I fu data a Cornelio Agrippa si manifesto nc- mico della regina madre, cosi dichiarato fautore del Contestabile? Ne questa imprudenza e tarda a pro- durre i suoi frutti. Marsilio Fondulo sta raccolto coi piu tidati a concertare 1 ultima esecuzione della djf- iicile trama, quando il pazzo di corte Brusquet entra tutto ail'annato , e gli mette dinanzi ravvolta in uu drappo di seta una mano scarna e gia diseccata. Sov- vengati di questa mano: tali sono le parole che un vecchio di spaventose sembianze gli ha imposto di riferire a Marsilio , cui e destinato quell' orribile dono. E questo enigma di vendetta e di sangue e il primo indizio , die una influenza nemica si attraversa al- r impresa: e noi vediamo ben tosto che se Cornelio Agrippa s' e introdotto fra gli incauti amici del Re per osservarne i movimenti e renderli vani, ei non e solo air infamia di questa frode , e gli si aggiugne un atroce confederato in Lampugnano vecchio suo servo. Cornelio Agrippa vuol perdere Lidgia di Sa- voja , che dopo averlo accolto con sommo favore avea ricusato di riporrc in lui tutta la sua confideiiza; Lam- pugnano gia da molti e molti anni mcdita hi rovina di Marsilio che un tempo suo padrone , e da hii derubato \ avea poslo nelle forze della giustizia ad aver tronca la mano come ladro domestico, — Ed 344 ^^ ROMANzi sToraci. ora r istantc della vendetta e arrivato in un punto . solo pel padrone e pel servo. II Borbone fu avvertito di quella trama e a niomciili verra. Cornelio si con- tenta che sia inipedita la liherazione del lie di Fran- cia , ma Lainpugnano nell' ira de' suoi malva2;i pen- sieri si conlida clic la scoperta macchinazione costers\ la vita a Marsilio. Ed ecco nelF istante medesimo che il corriere sta per incamniinarsi veiso il castello coi mutati dispacci, ecco il Borbone che circoiidata d'ar- mati la selva, entro cui dimora Marsilio, si prcsenta solo in mezzo agli amici del Re. II Contestabilc sentc ancora nn principio dell' antica lealta , e rifiiggcndo dair idea di perdere quei fedeli fa mostra di noii chiedcre da essi che lui momento di breve riposo , ma nel tempo stesso fa loro intendere con velatc parole che Y artilizio e scoperto , ed annunzia che nel scgnente giorno Francesco I partira per Madrid. Ogni spcranza di liberazione e dunqne fmita, e Tistoria si accosta necessariamcnte al suo tcrmine. Cornelio Agrippa atterrito dal contegno del Borbone s'e dato alia fuga, e gia unitosi con Lanipnc;nano ei discende in nna barchetta per TAdda. Ma Stefano Guasco lo inscgne, e strctto coi denti lo stocco si caccia nel fiume, ed oramai sta per affcirare lo schifo. II com- battimento fra i dne ribaldi ed il o-iovane e disnirnale, ma il vero coraggio e la giustizia sono col Gnasco: ei capovolge con robusta mano la barca , e Cornelio e Lampngnano sono sepolti entro I'Adda. — Nel giorno vegnente Francesco I riceve alia Certosa di Pavia r ultimo salnto de' suoi amici, e al suo dipartirsi la buona IMaria , la disjrraziata rio;liuola di ]\Iai silio Fon- dulo oramai consunta dalla secreta sua fiamma muor di dolore. — II romanzo si chiude cosi. Ed ora finalmente noi scntiamo di poter doman- dare , senza che alcuno abbia diritto di contraddirci , se sia questo il racconto che doveva aspettarsi da chi promettendo un romanzo storico sui prigionieri di Pizzighettone assumeva T incarico di oflerirci, quanto la fantasia avesse saputo rinvcnirc di piu splendido DE UOMANZI STORTCI. 345 e (li pill commovente ncl soggetto clie aveva tra- scclto. Si taccia pure dclla fnlsita storica clie detiirpa tutta la narrazioae relativa alia vedova di don Gio- vanni Padilla; si taccia del grave errore conimesso neiraccumularc insieme due azioni die tolgono Tunita deir atl'etto : ma clii potra toUerare quell' infelice per- sona^ffio di Cornelio A2;rippa cacciato per forza nel romanzo a rappresentarvi una parte si inlanier Lilu potra solTrire clie ad interrompere il tentative di li- berare Francesco I concorra V odio plebeo d' un Lam- pugnano , clie niarchiato per furti dal carnefice tra- muta a sua voglia i destini d'un Re di Francia? Cor- nelio Agrjppa fu certamente uomo degno di gran riprensione , e 1 istoria ci racconta clie dopo aver ritiutato di servire ai pregiudizj astrologici di Luigia di Savoja, oso predire al Borbone, gia divenuto ri- belle, i piu lieti success!, e fu cacciato di Francia; ma poteva egli bastare quest' unico fatto per attri- buir£,li un si odioso carattere , per fame un mostro di delitti e di sangue, clie quando vede il Guasco prossinio a perire nellAdda sotto i suoi colpi atteggia le labbra ad un sorriso iiifcrnale? Non e egli il lilo- sofo clie ci lascio scritto non csseivi per la raglonc umana^ che un solo c supremo atto^ la rcligionc? Non e egli clie rimproverava agli uoniini di perdere se stcssi nel fango mortale in vece di morire alle cose terrene per poter penetrare nelle altczze di Dio? Noi non vo- gliamo scusare le colpe pur troppo vere dello sven- turato Cornelio, ma perclie farlo taiito piu reo cli' ei non fu ? Perclie scegliere a quelle frodi vilissime uno fra i piii forti ingegni del forte secolo decimo- sesto ? Perclie iinalniente trarlo a morire in Italia di cosi misera morte nel 1 525 , #, il termine dclla sua disastrosa carriera si coiupie soltanto dieci anni dopo in uno spedale di Francia? — Ne gli altri caratteri o storici o inima2;inarj sono trattati in modo pill vero o piu vcrosimile. Chi potrebbe riconoscerc Francesco I qualchc volta imprudente , ma scmpro noljile e jrrande nel aiovane frivolo e sconsideiato 34''' ce' nnM\Nzi storigi. clie ci prcscnta il romanzo ? Clii potrcbbc ravvisare nel gcncroso Boibone del nostro aiitoie quel Priu- cipe sauguinaiio ed avaro, che mise a prolitto la disgrazia del suo Re, e condusse i soldati di Cesare al saccheggio di Roma? E dove ha egli iinparato il roinanziero che raniniiraglio Bonnivet losse cosi co- raggioso , e il generalc di Alarsou cosi meschino e volgare ? Che se i personaggi imniaginarj noii deb- bono esscre secondo i precetd delV arte e della ra- gione, se non il supplemento dei personaggi storici per riassumere in alcuni pochi iiidividui la tisonomia generale e Y indole del secolo e della nazione , chi potra dire che vi sia pur un solo dei caratteri in- ventati dal nostro autorc che serva in cjualche ma- niera a quest' utile scopo? Cercheremo noi un' ima- gine dei guerrieri italiani in quello Stefano Guasco, di cui abbiamo veduto le strane iraprese alia batta- glia di Pavia ? Millantatore ridicolo che propone ai suoi pochi e malcerti compagni di recarsi in Pizzi- ghettone , trucidare le sentinelle , e quanti ardirarmo opporsi ai loro passi , penctrure suio alle camere del Principe e ricondurlo alia libertd!!! O vorrenio piut- tosto ricevere come rapprcsentazione dei cavalicri francesi quel cav. GolTredo di cui voile farsi un uomo di spensierata prodezza, e non si fece che uu pazzo od auzi uno sciniunito? lusulso giuUare che dice al Re, c\\G gli farehbe /ma riverenza , se non avesse altre iolte speriincntdto , che non si possono far rivercnze da stur sednti , indi j^er niostrarsi inabile alle arti de' cor- tigiani vuol narrargli la favola dell asino che si provo a sciacquar dei bicchieri, e linalmente usando il pri- vilegio dc' bulloni lo chiania pcggiore d' un fanciullo viziatof! E in c^^Ual modo chi mai trovera un mo- dello della si vantata prudenza italiana in Marsilio Fondulo, che a tentare la pericolosa liberazione di Francesco I s' affida a Coi-nelio Agrippa , e ad alciuii Italiani interessati o vigliacchi che veniano per dargli ina/io in quell' inipresa senza sapere al giusto di che si trcutasse ? 0 chi vorra credere die nella marchesa de' romanzi storici. 347 di Alarson, nella sciocca nipotc del grandc Ximenes sia dcgnamente signilicato il carattere d'iin'or2;o2;liosa spagnuola 1 E come mai il ronianziero se avea liso- luto di faila cosi imbccille, cosi priva d" 02;ni di2;nila e conveniciiza , die nel complimento al Re piigio- niero gli parlasse delle sue luminose vittorie e della vittoriosa sua jnauo , come mai ha egli potuto alcune pagine dopo attiibuirle falsamente quelia famosa ri- sposta del nobile Castigliano a Carlo V , die lo ri- cercava di alloggiare nel suo palazzo il Borbone ? =: Sire , io rion posso negarvi quanta vclete , ma sappiate che com egli nc sard pardto , abbrucero la casa mia come infctta dclla sua infamia e iudegna d essere abi~ lata da uomini d' onore. = Chi nudre neir anima i eentiiiienti che dettaroiio queste parole, puo egli es- sere cosi sprcgevole , come apparisce la castellana? E quando poi si voleva ad ogni patto introdurre quelia risposta cosi dignitosa, si doveva egli falsarne il con- cetto , avviliila, corromperla come sta nel ronianzo? = Io nan posso rlcusare di obbedire agli ordini del- V Imperatore , risponde la Marchesa al Launoy che le comanda di allogc;iare il Borbone, ma vi so ben dire che io abbrucero di poi quanti mohili avranno servito all uso di lui. Darei fuoco egualmente a quel braccio del palazzo se mi appartenessc , giacche una casa mac- chiata dcdla presenza d un traditore diiiene mi abita- zionc iudegna di pcrsone onorate. Quanta niiseria messa a contronto della vera castigliana grandezza ! E cosi noi abbiamo trascorsi tutti i caratteri prin- cipali del romanzo, tranue quello della infelice figliuola di IMarsilio Fondulo , che avvertitamente fu riservato per ultimo, come carattere del personaggio in cui r autore lia niesso il ma2;giore suo studio. E certa- mente egli ha voluto qucsta volta ajutarsi con quanto era nel suo ingegno di piii tenero e di piu affettuoso , nia tuttavia possiamo noi restar paghi del modo con cui ci venne espressa hi dis2:raziata fanciulla.'' Abbiamo noi vcramcnte nclla povera I\Iaria quelia crcatura gen- tile e appassionata cli" ei voile darci , e che nelTas- soluta maxicanza d' ogn' altro ailetto ci era pure cosi 34>'^ iJe' romanzi storici. necessaria? Non v'ha diibbio clic in tutto il roinanzo noil e alcnno a cui la nostra picta sia conrednta |)iii vokiitieri clie alia sveutuiata fllaria , ma in qucsto seniiniento ha eiili qualche parte T artiUzio del narra- tore? Un istinto incll'abilc e prezioso tienc preparata nel cuore umano una sinipatia per ogni intbrtunio, e noi gia per un santo comando della natura sianio tutti inclinati a compiangere una giovinetta bella , amante, inlelice die lentamente si consunia in un aniore non corrisposto : ma ben altro e il risvegliare con csagerate invenzioni un momentaneo intcresse , come fu sempre agevole anclie ai piu niediocri fa- citori di drammi, ed altro e lo scolpirci profonda- mente neiranima Timpronta dun gran dolore, altro e il possedere quella scienza difficile die dal nostro Aligliieri era cliiamata la scienza del pianto! E la iigliuola di Marsilio Fondulo , la Maria del roman- ziero efors'clla in sostanza altra cosa die una facile eroina di melodranima ? I sogni , i dclirj , Ic profezie die continui in lei si succedono, son essi forse il linguaggio die valga con piu potenza a dominare gli affetti? Egli era gia un pensiero mal avvisato quello di rappresentarci la fanciulla iiinamorata del Re, per- che la nostra compassione non puo essere intera per I incauta che si abbandona a questo inescusabile amore: ma se pur si voleva condannare la giovinetta a un tanto supplizio, perclie almeno in vece di mostrarne quella fianima gia divampante , perclie non introdurci con delicato consiglio nel cuor della niisera a ve- derne il nascimento secreto , a seguirne i progressi non avvertiti , a rivelarci lo spavento delF infelice , quando tutto in un tratto riconosce se stessa , e il arande incendio trabocca incstinjiuibile e mortale dair aninia sua ? Se non die ad entrare in questo proioudo mistcro dclle passioni avrebbe bisognato ripiegarsi in se medesimo, avrebbe bisognato mcdi- tare altaraente : e se 1 autore per dipingere il ca- rattere di Maria avcsse voluto assoggettarsi a que- sta grave e penosa fatica , non e egli vero che in vece di metterci iunanzi una creazione faatastica, e de' rom\nzi storici. 349 bizzarramcnte divisa dalle nostre affezioni , ci avrebbe oll'erto un esscre umano e possibile? Non e egli evi- dente die in vece di ricorrere alia sua memoria per accozzare insieme la Minna del Pirata e la Chiara delle Acque di S. Ronano , ei sarebbe disceso iielle viscere del cuor suo a trovarvi la donna clie tutd volcsscro amare ? Non la inferma di catalepsi , non la scozzese dotata ( incredibile a dirsi ) della seconda vista , ma la donna italiana , un' immagine vera di quelle donne si affettuose che scppero inspirare al povero Otvvay le celebri parole della Veiiezia salvata, parole soverchiamente prolane, ma pure inebbriate di tanta dolcczza = Ah donne , amabili donne , la na- tura vi formo per animansare gli uomini : che senza il vostro ajuto noi saremmo rimasti selvag^. Per rap- presentare la bcllczza dcgli angeli, e forza dipingerli a voi somigliand : in voi si trova tutto quello che noi pcnsianio del ciclo : splendorc , purezza , veritd , gioj'a eterna e amore infinito. ^= Sc non che per qual motivo arrestarsi a parlare della poca rillessione impiegata dall' autore in questa parte del suo lavoro, quando tutto il suo ronianzo gli grida contro la medesima accusa , quando ogni suo difetto essenzialmente proviene dali' essersi ab- bandonato senza pensiero a una ncgligente e preci- pitosa facilita? Se egli avesse conosciuto il bisogno d' una meditazione seveia, se eG;li avesse voluto per- suaJersi che gli era necessario di studiar forteinente gli uomini , Ic cose e lo stile , avremmo noi avuto nei Prigionicri di Pizzigliettone una mediocrita cosi de- plorabile? Avrebbe egli detto che il cavallo grugidva, e che i campi nudi d ogni loro omamento apparivano solcati dalle ombre degli alberi sfrondati, die riper- cossi dalla luna rassomigliavano a scheletri copcrti di sepolcrale lenzuolo? Avrebbe egli paragonato Fran- cesco I che in mezzo a' suoi cavalieri si getta nella battaglia di Pavia , alt astro di Venere die brilla fra le stelle di minor conto che gli fanno corona ? E per parlare di cose ancora piu gravi , se la sua negli- genza non avesse trapassato ogni segno, saremmo noi 35o de' romanzi storici. nella sltuazione di dovcrgli domaiidarc , ovc abbia lasciato la bcUa Ippolita Malaspina clie difendeva le niura dclT asscdiata Pavia , Bernardo Tasso che con- si2;liava prudcnza nclF csercito del Re di Fraiicia , Girolaiiio Morone che era Y aninia di tutta la politica italiana? Dovremmo noi chiedei-gli per che motivo non abbia nicsso in una qualche evidenza Anlonio da Leva e il fllarchese di Pescara, pei'sonacigi cosi vivi e dranimatici? Per che motivo abbia inlino dinien- ticato il memorabile parlamento di Francesco I , gia prigioniero col Duca di Borbone suo suddito e suo vincitore , parlamento in cui la storia che ne tacque gli arcani, gli lasciava un campo si bello e si libero? In somma per dir tutto in brevissimo se il roman- ziero avesse pensato pur un istante a quello che prometteva, avremmo noi avuto un ROMANZO STO- RICO DEL SEGOLO DECIMOSESTO , in cui di questo secolo non avvi che il titolo? E come niai? Egli ha diuanzi agli occhi Teta gloriosa per le maravighe di Lionardo, di Railaello e di Michelangelo, Tela del- I'Ariosto , del Guicciardini e del Macchiavello , e di questi prodigi non apparisce nemmeno una ti'accia? Fernando Cortes conquista il Messico , Francesco Piz- zaro devasta il Peril , il Magellano e il Copernico spargono di luce i seci'eti dell oceano e del firma- mento ; e il nostro narratore non trova in tanta ric- chezza che la descrizione del Venerdi gnoccolare? In una parola 1' umanita intera scossa dall' invenzione della stampa e dalla scoperta d' un imovo mondo s' appressa un' altra volta all' albero della scienza , e un altra volta il Genio del male le presenta nella riforina un frutto di morte; e il nostro autore fra questa immensa vertigiue passa tranquillo , e non vede neZvinglio, ne Enrico VIII, ne la stessa figura colossale di Lutero, che dopo aver diffusa tanta agi- tazione sopra la terra se ne spaventa egli stesso , e seduto nel cimitero di Vormes invidia gli estlnd per- cJic riposano ! — Ah certamente questa terribile e sublime materia non e soggetto da fame un romanzo ; certamente noi noii vorreiumo die la fidsita venisse DE BOM\NZI STORICI. 631 a corrompere queste grandi lezioni, nia il ronianziero die pensa diversamente da noi , il ronianziero che non tenie d'allVoatare coll' arte sua quanto la storia ha di pill niagnillco c di piii imporlante, doveva egli trascnrare qncsto s]>ettacolo che Y universo non vcdra rinnovarsi mai piu? Doveva egli fra i vizj del ro- manzo storico raccogliere quelli soltanto che lo fanno nieschino e triviale, senza approfittar punto di quegli altri che almeno gli agginngono un qualche splendore? E con quest' ultimo ccnno noi abbiamo conchiuso, quanto ne pareva utile a dirsi sul Gerolhni e sui Prigionieri di Pizzighettone , e oramai ci e sgombra la strada a trascorrere con brevita niolto maggiore le altre somiglianti scritture che da ogni parte si addensano sopra 1' Italia. Un tristo e diflicile dovere fu quello che ora ci venne compiuto , un' austera e increscevole opinione e cpesta che ci fu niestieri d' csprimere , noi ben lo sentianio ; ma se 1' autore della Sibilla Odaleta vorra ripen sare ai consigli amo- revoli che gli furono dati allorche pubblico la Fi- danzata Ligure , avvisandolo che qualche anno dl si- lenzio e di buoni e ford studj gli avrehbe fruttato as- sai meglio che V affaticarsi con soverchio impeto ad acquistare rapidamente una fama caduca (i), se de- posti gli inganni dell' amor proprio vorra compren- dere con retto animo 1' intendimento del nostro di- scorso , non e egli vero ch' ei si dovra ben tosto convincere , che nc i con cpiesto medesimo contegno gli abbiamo comprovato d' averlo in gran pregio e come uomo e come scrittore ? ~ Come scrittore , perclie certo non avremmo spese cosi lunghe parole, se non ci fosse semlirato troppo dannoso il traviamento del suo nobile ingegno: come uomo, perche parlan- dogli con tanta franchezza noi abbiam dimostrato di credeiio capace e meritevole d' ascoltare la vcrita. a. ( Saju continuato. ) (I) Bihl. Ital. vol L, pag, 39. 352 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Delia Scienza della vita, discorsi dl Giuseppe De Fi- LiPPt dottore in mcdicina c clururgia^ ecc. — 3Ii- lano , l83o, coi tipi di G. B. Bianchi e comp. , vol. i.°, di png. :i53, in 12.° Lir. 3 anstr. — Si vende da L, Duniolard e Figlio , corsia de' Servi. JLia tessitura tli quest' opera e sotto la forma di discorsi, i quali sembra die veiiissero dall' autore pronunziati alia preseiiza di dotti araici. L' importaaza degli argomenti die vi si trattano avrebbe pero coiisigliato una fonna oratoria, in cui lo stile potesse meglio essere stretto e ordiiiato per la uiigliore successione e chiarezza delle idee. Di quest' opera non e uscito alia luce che il primo vo- lume, e questo e diviso in due parti. Fu lodevole il divi- samento dell' autore parlando delle funzionl della vita di introdurre nella prima parte un quadro storico su lo state deir antica e moderna fisiologia ; ma questo riesce per av- ventura troppo succinto. La seconda parte poi pub dirsi tutta diretta a dimostrare che la forza vitale non deve considerarsi come una qualita risultante dalf organlzzazione, ma come forza a priori, o cagione effettriqe dell' organiz- zazione medesima. Nel priiiio discorso si ha un sunto storico di alcune opinioni fisiologiche da Arlstotile fino ad Haller, istitutore della fisiologia moderna, e raccogliendo dalle opera degli antichi scrittori le piii celeljri opinioni sui principali fe- nomeni della vita si dimostra die le vai-ie idee si sono a vicenda distrutte e riprodotte. Cosi a modo d'esempio in- torno la generazione narra 1' autore come Pitagora prima del Redi e dello Swammerdam escludesse la generazione equivoca asserendo essere la semente necessaria tanto per generare gli aniniali quanto per produrre le piante. Dimo- stra , che Empedocle professo molte dottriae riprodotte in seguito dagli oyaristi e panspennisti modernl •, ed acceuua DELLA. Sr.IENZ\ DELLA VITA, CCC. 353 come il dualismo Ideale dell' amicizia e inimicizia della materia s'accosti alia polarita degl' iinponderabilisti ale- Bianni, alia teoria della materia attrattiva e ripulsiva, e perfino all' antagonismo dinamico , gia dal nostro autore immaginato. Democrito ed Epicuro spiegavano in vece que- sto fenomeno colle teorie degli atomi avaati il BalTon. Cosi come guida alia cognizione dei morlji egualnieiite calcolavaiio su la natnra dei polsi Erolilo e Galeno : cosi Platone riputava il cervello ua' eiitasi del midoilo spinale come Haller; Asclepiade e Lavoisier ebbero in certa ma- niera idee analoghe su la respirazione, pensando il primo che r aria assumesse le qualita dell' anima entro il pol- iiione, e I'altro, che 1' aria col suo ossigeno viviliclii il sangue. Gia parlava Galeno intoriio la supremazia dei si- stema nervoso sul muscolare , ed ai nostri tempi sono lu- minosi gli esperimenti in proposito di Carlo Bell, Magendie, Bellingeri ed altri molli. Galeno parla del nervo pncumo- gastrico come motore della respirazione ; del ciiore come sede delle passioni , e tali pensamonti risorsero nella mente di moderni iisiologi. Cosi dicasi del suo miscuglio organico scientilicamente ripetnto da Reil e BuH'alini ;, del suo tatto attribuito agli organi secernenti rigenerato dal Borden. Finalinente suUe funzioni dello spirito Aristotile s' accorda col Jourdan: dalla materia per 1" uno , dalla forma per T altro della massa nervosa cereljrale dipende la facoltii pensante, Dopo Galeno per lo spazio di 1400 anni non si lia piu alcuna linona opinione fisiologica fino al Vesalio. Sono ri- cordevoli come epoclie della llsiologia antica le teorie di Acquapendente sn la meccanica dell' azione dei muscoli; la scoperta della circolazione di Arveo , 1' irritabilita del Glissonio, la struttura glandnlare dei visceri del Malpighi , i caicoli meccanici del Bellini e del Borelli , le dottrine del Kedi, del Vallisnieri, del Nehedam , del Swammerdam su la genesi degl' insetti , la scoperta del condotto toracico deir Eustachio , quella dei vasi assorbenti dell'Aseilio , le teorie del solidismo dell' Hofl'mann , I' arclieo dello Stahl , la lisiologia meccanico-chimica del Boerliaave, e la iiloso- lia molecolare del BulFon, ecc. II metodo dcU' autore di confroatare le opinioni degli antichi con quelle dei moderni sarebbe stato piii utile, se lasciando da parte V ordine cronologico si fosse attenuto a quello delle materie, per nou csscrc sbalzato da un Llbl. Ital. T. LIX. 23 354 DELL\ SCIENZA DELL A. VITA, argomeato all' altro. Del resto il suo piano di confront! tende a dimostrare clie uomini sommi colliinano nelle stesse idee, e cio sarebbe mai detto dnirautoie per iscusarsi delle idee ch' egli attinse a fonti straniere ? Le forze primarie di aggregazione e di dissoliizione, che sono il perno della sua teoria , noa sono per avventnra le forze di organiz- zazione e di putrefazione del Virey? Non coincidono forse colla resistenza della vita contro le azioni esterne chimico- fisiche del Dumas ' E la sua dottrlna dualistica non e forse lo stato di opposlzione continua delle leggi generali e della morte del Keill ? Al>biamo nel secondo discorso una succiiita analisi della fisiologia moderna^Haller , cosi discorre T autore , rifonde tutte le sparse opinion! degli antichi scrittori nella sua grand' opera, e con raro sapere le riportate dottrine ri- toccando e discutendo diviene il vero fondatore della fisio- logia moderna. Oppositore del sistema molecolare del BufFon sostiene la costante forniazione dei calici nelle ovaje , o corpi gialli in corrispondenza del numero degl' individui procreati, ammettendo che i feti mostruosi provenissero da germi abnormi preesistenti nella femmina. Le sue espe- rienze su lo sviluppo del pulcino, sul punctuin saliens ^ sul tubo intestinale del feto , e su 1' accopplamento danno nuovo risalto all' argomento della generazione. Indefesso in ogni genere di ricerche fissa 1' uso del tessuto cellulare , e lo risguarda siccome cemento organico. La natura del sangue e da lui rischiarata. Pone 1' irritabillta per causa d' ogni movimento : e qui 1' autore si ferma a far vedere in qual senso debba essere ricevuta 1' irritabilita alleriana in confronto della glissoniana, con cui molto si accorda , e che va da quella distinta 1' irritazlone del Bordeu , e r eccitabilita del Brown. Porto finalmente T Haller a graa lustro la descrizione anatomica dell' uomo , e 1' ufficio dei rispettivi organi. L' autore entra poi a dlscorrere dei par- titi che la dottrina delT Haller eccito in tutta Europa , e quindi con un passo retrograde fa conoscere 1' ultima spinta ch' ebbe la teoria degli ovaristi per opera del Bonnet, Chiude finalmente questo suo discorso citando il fanatismo tributato al magnetismo del Mesmer e del Puysegur sic- come agente universale e faniigerato presidio curativo. Coatinuando lo stesso argomento, ncl terzo discorso presenta un quadro su lo stato della fisiologia moderna DISCORSI DEL DOTT. C. DE FILim. OOO coltlvata neir Inghilterra e nella Francia in quest! uliimi trent' anni. Di poco Instro risultarono alia scienza le dottrine dei ChemJatri , e quindi non s' arresta 1' autore a fame nienzione. la vece e portata a somino onore dai due Monro r anatomia descrittiva, e dai due Hunter la fisiologia. 1 prin- cipj generali della teoria di Callen, quelli delF eccitabilita di Brown, quelli della fibra sensoriale dotata di spirito di animazione del Darwin , il sue moto retrogrado del linfa- tici vittoriosamente combattuto dai Jacopi , e finalmente le sue belle indagini suU' epigenesi sono le dottrine , che se- gaalarono epoche grandiose in lisiologia , e delle quali il nostro autore da qualche succinta Idea. La lisiologia spe- culativa del Brown e del Darwin , sebbene speciose, non si radicarono profondamente in Ingliilterra ed in Francia, dove Hunter, Bordeu e Bartbez avevano gettati i semi della fisiologia sperimentale. U Bordeu desumeva le fun- zioni degU organi dalla natura ed attitudine dei medesimi. Riponeva quindi in ciascuna parte un niodo separate di esistere , ed ammise poi del legami slmpatici per supplire air unita delle azioni. Barthez inverse le teorie di Bordeu, aramettendo un principlo od una forza astratta , siccome causa di ogni fenoraeno organico , e diverse maniere di simpatle del nostro orgaalsmo in grazia dell' analoga forma, intiraa struttura e composizione degli organi. Blcliat riuni le idee deli' uno e delF altro recando in mezzo 1' utile di- stinzione fra le proprieta vitali , e quelle dei tessuti , fra la contratlilitii organlca ed aniroale , per cui ebbe la vita come un coraplesso di funzioni dipendentl da questa doppia sorgente. Coliivatore indefesso della fisiologia descrittiva del Bordeu ha diniostrato 1' analogia dei tessuti o sistenii or- ganic! primltlvi , e cosi avvlo gl' indagatori alia ricerca degli element! organic!. Trasse poi all' evidenza 1' influsso deir ossigeno su 1' ematosi injettando dell' aria nella caro- tide di un cane. La Francia va glorlosa dl altri moltissimi fisiologi , dei quali 1' autore rlcorda col dovuto rispetto i nomi, Nella scienza della vita brlllano le oplnionl del Du- mas e del Cuvier. II primo e II corifeo della resistenza delle forze vitali contro le azioni delle potenze della chi- mica e della fisica generate , e present! quell' atmosfera di sense e di attivlta clie emana dai corpi viventi, cu! die- dero graade estensione gl' iuipondorabllisti aleiuanni. II sccoudo 5 dotato d' imparcgglabile ingegno, stiidiando le 3o6 UELLA SCIRNZA DELLA VITA, contlizioni orf^aiiiclie clelle diverse specie di animali prc- seiito alia lisiologia uii quadro analitico di tutta la iiatnra viveiite, al cui aiipogj^io tisso delle leggi gencrali intorno la successiva siiblimazione deli' organismo e dclla vita. Nel tjiiarto iliscoiso raiitore espone che la Germania noil rimase forte come 1" Ingliilterra e la Francia contro la teoria browuiana. Tutte le mentl ne furono traviate ; e noil vi fu che 1' idcalismo del Kant , che le rediiiiesse da (juel servaggio scicntiiico. Scgiiaci i Germani delle teo- riche trascendentali ne limitarono pero i confini , e si at- teuneni al dualisino subblettivo ed obbiettivo del lilosofo di Konisbei'ga. Le scuole degli Alemanni dividonsi in due partiti, F uno die aminette un etere vitale come Reil, ed Akermann con forma dnalistica, e Faltro i cosi detti im- ponderabili siccome i primi agenti e la prima causa della vita. I fondamentl del dualismo germani co trassero prin- ciple dalla celebre scoperta dell' elettricita animale del Galvani. Seljbene il Volta si mettesse a confutarla dimo- strando 1' Identitii del fluido elettrico per qualsivoglia mezzo si svolga purche vi sia concorso di corpi eterogenei , servi questa sua dottrina ad ampliare le teoriche imponderabi- listiche. II nostro corpo si assomiglio ad una pila voltiana, c nei diversi elemonti solidi e fluidi si videro degli strati di eterogenea struttura. L' elettricita quindl venue conside- rata in Germania siccome il motore stesso della A'ita e deir organizzazione , e le leggi della vita si vollero duplicL come sono duplici quelle appartenenti al fluido elettrico. Qual differenza mai tra queste teoriche trascendentali , e cjuelle dcir acutissimo nostro Buflalini sostenitore della fi- siologia organica ! Eppure il nostro autore citando gli espe- rimenti dell'acupuntura , e segnatamente quelli del Wilson su la digestione artificiale , non che alcuni argomenti ad- dotti dal Moscatelli, ed alcune sue proprie osservazioni patologiche, azzarda 1' opinione che taluuo possa sorgere a dimostrare che la forza d'organizzazione del Dufl'alini possa essere analoga all' elettricita. La scieuza della vita traviata in Alemagna fu ricondotta al retto sentiero da Gall coUe iminortali sue ricerche. Trasse questi 1' anatomia del cer- vello a tutta nuova |)erfezione. Fisso F ndicio della sostanza ciiieiea e midollnre , delle suture, delle varie eminenze cerebrali. Atidiio la struttura fibrosa del cervello, T iucro- ciamento delle sue li])re sotto le cmineaze piramidali ed msconsi dfx dott. o. de ftf.ipvt. Sot olivali, e fisioloj^icaiiiente illiistro una tale tessitura filirosa della massa cereljraie. Preciso le commessure e rorigiue dei nervi , e col soccorso ileU' anatomia e fisiolo> materia. 2." La condizione dei corpi rlsulta dalle pro- » porzioni dell' azione prevalente nei conflitto dinamico , " alia quale condizione si riferiscono la forma e la strut- >/ tura organica dei medesimi. 3." Le qualita od attributi »» speciali dei corpi derivano appunto dalla loro forma e >/ dalla loro organlzzazione. " Sin qui r autore applico le sue idee all' esistenza dei corpi inorganici : passa nei settimo suo discorso a genera- lizzarle anche ai corpi viventi. Parrebbe - dice , a tutta DlSCOnSl DEL DOTT. G. DE FILIPri. 36 1 prima, che ben diverse siano ie leggi vitaii da non po- tersi attriljiiire alia forze succennate. Ma per non tradire lo apirito delF antore seguiainolo letteralmente nel riepilogo ch' cgli fa di questo suo discorso. " Le stesse leggi, o diro >' meglio , Ie forze cardinali che reggono V ordine e 1' esi- " stenza deirnniverso costituiscono la ragione del sussistere »' del nostro globe, dei corpi inorganici clie contiene, e dei " corpi organlzzati che vi nascono. Limitando le nostre ri- » cerche analiiiche ai corpi inorganici ed ai corpi organiz- " zati, e comparando il lore modo di esistenza troviamo che " se pei corpi inorganici basta il concorso teniporario delle " forze antagonistiche dipendendo la loro esistenza dalla " compensazione iisica in cui si pongono le dette forze w per rispetto agli atomi materiali die ravvolgono nel " loro circolo dinamico, pei corpi organizzati e viventi " richiedesi una spinta particolare , un atto creatore che " niodifichi singolarniente la dinamica delle forze antago- " nistiche , ed imprima nei detti corpi i caratteri di una " esistenza progressiva e vitale. E cjuesta esistenza non e " gla di primo slancio compiuta come qucUa del corpo inor- w ganico; essa e provocata dall'atto genera tore, e si compie " per una scala di gradazione organica cominciando dalle " forme piu semplici e salendo alle piii complicate e com- " poste. La fecondazione , 1' incubazione ed il nascimento >' sono condizioni indispensabili per lo sviluppamento di " un individuo. " Spiega T autore tutte queste condizioni che accompagnano il germe fecondato dallo stato bruto a quello di somma vitalita. II germe o T uovo non e che una sostanza idonea alia fecondazione. DalF azione dello sperma viene talmente modificata che ne deriva un bolo organico, ossia 1" embrione. Piii convincenti sembrano le opinioni degli ovaristi perche fondate sopra anatomiche osservazioni. Secondo 1" autore pare che il germe non an- cora fecondato sia regolato dalle sole due forze primitive, sebbene sia sotto il dominio della vita animale per la di- pendenza dalla niadre. L'atto della generazione gl' imprime una nuova forza , che modilica le due cardinali. Ma di quale natura e poi questa terza forza, cui 1' autore da solo esistenza all' atto della generazione ? Non sara primi- tiva se dessa e teniporaria , ne tampoco puo essere un impulso delle due forze duahstiche predicate dall'atttore, se queste ricevono da essa leggi e direzione. 11 paragonarla 36a DKLLA SCIENZA DFLL4 VITA, come fii r aiitore ad un soffio del Creatore e un trascen- dere in fisica , ed il confrontarla poi clie fa al lievito clie contiene in se la forza fennentante e un' idea che mal si accorda coi principj dell' autore , ed e aramettere una forza propria dell" organizzazione , e piegare alle dottrine di Butfalini. Ma seguianio ancora il nostro autore. a Dal fenomeno '/ della generazione scaturisce V individualita , e debb'es- >' sere consitlerata nou solo sotto il rapporto della condi- »» zione delle forme e dei caratteri determinati che rap- i> presenta , ma ben anco sotto il rapporto della proprieta *i di trasfondere il tipo individuate ad altri esseri perfet- >/ tamente analoghi alia specie donde deriva. " E qui definisce V autore la forza generativa come un' esuberanza del poter vitale. Percio non si sviluppa che allor quando I'animale e nello stato di sua perfezione. Poste cosi sotto r influenza dell' atto generatore negli esseri viventi le forze cardinal!, in virtu poi della potenza d' organizzazione, le parti, i tessuti e gli organi si compongono , crescono e costituiscono cio che noi chiamiamo organismo. Ecco la gradazione delle idee del nostro autore. L' organizzazione mediante la presenza degli stessi organi , o parti , o tes- suti assume delle proprieta piu o meno sublimi che si riferiscono alia vita. Conchiude adunque che la vitalita e una forza composta risultante dalla forza di organizzazione diretta e regolata dalf atto o potenza di generazione , che attribulsce agli esseri viventi tutti i caratteri dell' anima- lita. — Cio premesso', adotta 1' autore una tecnologia per rendere concisamente le sue idee. Ne riportiamo letteral- mente il pezzo che la risguarda. Resta stabilito, dice l' au- tore, che quando ci avvenga di parlare di chimica viva intendiamo di alludere a quel complesso di operazloni che si compiono sotto il polo della vitalita , o forza vi- tale \, mentre per chimica morta intendiamo T insieme delle altre azioni che si riferiscono al dualismo sempllce e generale che presiede alia natura inorganica. « Quindi , egli continua , sotto il polo della chimica viva troveremo quegli esseri che architettati con forme e caratteri special! posseggono l' iudividua attitudine di eseguire le funzioni che caratterizzano la vita; e sotto il polo della chimica morta ravviseremo la condizione di quel corpi passivi senza organi speciali, e viciai alio stato di materia prima, DISCORSI DEL DOTT. G. DE FILIPPI. 363 die stanno quasi inerti nello spazio, e durano in uno stato di morte sino a die I'accidente, o la forza ordinaute del corpo non promnovano in essi nuovo giro e nuove coai- binazioni. " I corpi fossili adunque sarebbero secondo la tecnologia dell'autore corpi morti. L'ottavo discorso fe consacrato agll dementi organic!, Mediante la forza della generazione agente su la forza di aggregazione nei corpi organizzati si disse che si dispon- gono e si ordiscono le parti materiali ben diversamente che nei brnti; cioe die passano immediatamente all'atto generativo nei circolo dell' organizzazione in modo che re- stino soppresse e abolite tutte le proprieta fisico-chimiche, Risnltano cioe in virtu di quella forza coniposta, ossia della vitalita degli elenienti o tessuti organici , di cui non e piu d' uopo indagare T origine siccome fecero i Cliimia- tri. Essi tessuti organici sono il celluloso , il vascolare, il nervoso. I vegetabili non sono forniti che dei due primi, e servono T uno a provvedere alia loro solidita, 1' altro alia loro nutrizione , denutrizione e generazione. Negli animali la polpa nervosa e T eleraento caratteristico del moto e del senso, insomma il conduttore della vitalita. Dove vi ha vita animale esister deve questo tessuto. Non discopre 1' anatomia orma di questo sistema nei polipi , nei zoofiti , in alcuni vermi e negli animali infusorj. Ma comeche dotati di moto e d' uopo ritenere che la polpa nervosa sia immescolata e confusa cogli altri tessnti in modo che ne risulti un tutto omogeneo che rappresenti r individualita di questi esseri. Negli animali adunque di ordine inferiore possono sussistere e senso e moto senza die sieno provvisti dei centri d'azione, cui 1' uno e I'al- tro si riferiscono, il cervello cioe, ed il cuore. Egregia- mente 1' autore spiega pertanto come la vita sia tenace in essi animali imperfetli , e possa riprodursi V organismo loro, sebbene venga in parte mutilato. In quanto agli uf- iicj del tessuto celluloso 1' autore non fa che ripetere come desso serva a perfezionare le forme, a guarentire ogni or- gano, ogni vaso, a raccogliere I'adipe ecc. Passa dopo di cio r autore a dire che il sistema osseo e muscolare non possono elevarsi alia dignita di elementari tessuti. In- dipendentemente dai medesimi puo sussistere organizzazione e vita, come di fatto senza T intervento di essi vivono i vi- sceri moUi e ghiandolari. I muscoli d' altronde , secondo 3f)4 DrLL\ SCTENZA DELLA VIT \ , anche T opinione tlei recent! fislologi, altro noii sono die un ammasso cU vasi sanguigni diramaiitisi sotto varie dire- zioni. Vedesi da cio che noii vi ha essenzialita di tessuto. Le ossa poi, giusta le osservazioni dello Scarpa, si ridncoao a semplice tessnto celkiloso, i di cui interstizj sono rieni- piti di fosfato di calce. Dimostrata la flgliazionc del sistema fibrose dal vasco- lare , e stahilita la dipendenza in cui sono tutti gli ap- parati secondarj dell' organismo dai tessuti nervoso , va- scolare e cellnloso siccome niatcriali elementari e primi- tivi , si fa nel IX discorso a provare, die lai forza vitale non e dipeudente , o secondaria alia forma ed all' orga- nizzazione , o diversamente die le proprieta vltali risiedono nei tessuti elementari , dei quali si e gia detto , siccome un impulso comunicato dalla potenza generante. II vege- table, perche privo del tessuto nervoso, non riceve dalla sua organlzzazione moto e senso. L'organizzazione puo solo sublimare ed ingrandire le prerogative vitali. Stabi- lisce quindi il nostro autore il principio , che la forma e gli organi di un individno non dettano la legge vitale. Ap- pariscono nell' enibrione i soli rudimenti del cuore , del cervello , del niidoUo spinale e del tessuto cellnloso, e tuttavolta vive. In seguito si sviluppano degli organi, ed allora in proporzione del loro nnniero si fanno le funzioui delPanimale nioltiplici e piu iinportanti. Le attitudini pro- priamente vitali preesistono anche ai soli rudimenti dei tre nominati tessuti organici. La formazione poi dei diversi organi va attrihuita all'atto generative, il quale piega la forza generale di aggregazione a modellarsi al tipo orga- nico, giusta T impressa individualita al bolo organico. La forza vitale adunque, nel senso del nostro autore , ordisce r organizzazlone , alia cjuale , come si disse , sono stretta- mente legate le manifestazionl tutte^ il che vuol provare anche con argomenti di fisiologia comparata , che noi oni- mettiamo. Dalle cose fin qui ragionate 1* autore ricava le seguenti proposizioni : " Avvi nell" organismo una forza a priori, " che presiede ai primi momenti del nascere ;, ma nello » stesso tempo e d' uopo convenire , che la sfera della »' vita gli amplifica in ragione che si conformano gli or- " gani e le parti. " = /< II complesso delf organizzazlone " deblj' essere percio ravvisato come un complesso di DISCORST DEL DOTT. C. DE FILIPPI. 365 >i stromentl niateriali, pel cul mezzo si producono le mani- >i festazioni di quella forza primitiva e cardinale, che noi »> diciamo vitalita. = Quindi il risguardare la vita come " un risultameato dell' organizzazione e un errore, aazi » un assurdo ; poiche supporrebbesi organizzazione senza >i vita. Codeste due condizioni dell' esistere non possono >» essere che simultaaee. » Diretto 1' autore a togliere ogni influenza all' organizza- zione va oltre a dimostrare che neppure le manifestazioni della vitalita corrispondono assolutaniente al numero ed al modo di composizione degli organi. La respirazione , la visione , 1' udito , la digestione , ecc. si operano nelle di- verse serie degli animali, sebbene dotati di organi diver- samente costrutti , su di che 1' autore si estende in lungo dettaglio. I mezzi adunque di esecuzione delle funzioni vitali sono misurati , a parere dell' autore , second© il tipo della specie , o diversamente secondo la legge d' indivi- duality , e non gia secondo un tipo organico. Non gli or- gani , ripete , ma i soli tessuti cardinali sono i requisiti necessai-j degli uiBci vitali. Tanto e cio vero , continua 1' autore , che non sono senipre diretti ai bisogni ed all" e- cononiia della specie , ma in vece sono talvolta desiinati alia loro ruina. Ommettiamo di addurre gli esenipi ch' egli ricava dalla storia naturale , come 1" impropria armatura del cervo per cader preda dei cani, la siagolare struttura del peue del cane , che lo sottopoue a doloroso actappia- mento, ecc. Riducendo adunque « 1' organizzazione non detta la legge vitale poiche 1' identita di funzione non trae seco 1' iden- tita degli organi clie 1' appalesano , e perche non tutti gli organi sono calcolati per la prosperiia dell' individuo. Cost pure la non identita degli organi per 1' esecuzione delle funzioni identiclie non toglie V identita del tipo dell' indi- viduo per r inlinita catena della rispettiva specie ; tipo che rimane costante anche negli animali mostruosi nei quali piuttosto che un cangiamento assoluto di forma bi- sogna ravvisare delle modificazioui di miscuglio , di collo- camento e di connessione delle parti similari. " Primitiva e di fatto la forza di organizzazione ammessa dall' autore, e quindi inalterabile e costante. Spinto alio stato di vita 11 germo per opera della forza di aggregazione diretta , e uiodificata dalla poteaza general iva , la vita non potrebbe 366 DELL\ SCIENZA DELLA VITA, CCC. maiiteoersi ed elcvarsi senzn il concorso cU un' altra forza cotitraria. Non vi sare])lie infatti organizzaz.ione, perche tntto rimarrelibe attratto e confuso in un punto , non vita perche non vi sarebbe contrasto di forze. Questa forza contraria e quella della dissoluzione , forza ben diversa dalle prime, altriinenti si cadrebbe nelT errore di credere la vitalita antrice della distruzione organica. Dal contrasto di queste due forze deriva 1' autore il sno dinaniismo vi- tale , pel quale la materia viene inaalzata gradatamente alia sfera dell' organizzazione e della vita , o diversaniente dell' equipondio di queste due forze , o dai gradi di lore reciproca compensazione o prevalenza fa dipendere I'eco- nomia della vita. Paragona essi gradi di compensazione ai punti iniiniti in cui si trova un projettile nel descrivere la sua curva. Avverte poi die la forza di disorganizzazione non diviene positiva se non quando ha superato la forza di aggregazione. Ha cosi raggiunto 1' autore il suo scopo di far conoscere le leggi della vita tanto dei corpi organizzati che inorga- nici : ne qui si arresta , ma passa ad assegnare brevemente i caratteri distintivi che fanno diflerire gli uni dagli altrl. Non la struttura d' irradiazione , non la simmetria delle parti , non la rotondita della forma , non la moltiplicita dei tessuti sono per 1' autore i caratteri distintivi dell' ani- malita. L' unico ed irrefragabile si e quello, per cui 1' es- sere organizzato non acquista di un tratto le sue forme e le sue attitudini organiche ; ma e spinto in un circolo di. azioni e reazioid per le operazioni del nascere , del cresccre e del morire. Forse r autore si fe alquanto scostato da quelle leggi di fisiologia esperimentale die sono e saranno senipre l' onore di ogni teorica in medicina. Egli pero ha spiegato un fino acume d' ingegno , una vasta erudizione e un caldo amore della scienza : il suo libro si fa leggere con molto inte- resse; e T autore ha sicuramente acquistato nuovi diritti alia stima del colto mondo medico, al quale ha gia altre volte giovato co' suoi studiosi lavori. >67 Di alciine recentl opere pubbllcate in Italia sopra la scienza idraulica. Ne I el render conto ia questa Blblioteca del lavori sclen- tifici e letterarj degl' Italiani fino all' anno 1826 (i) ab- biamo terminato T articolo che rigiiardava la scienza idrau- lica coir accennare il trattato del signer ingegnere Bru- schetti intitolato Sioria dei j)rogetti e delle opere per la navigazione interna del Milanese. Ora essendoci noi prefissi di parlar brevemente di alcune opere idrauliche jDubljlicate in Italia posteriormente, cominceremo dall' annunziare la seconda edizione del trattato suddetto clie con notabili aggiunte ci ha procurata 1' autore colla data dell' anno i83o (a). Questa seconda edizione non e realmente fino alia pa- gina aia che una riproduzione , coi medesimi tipi , della precedente j ma dopo questa pagina cominciano le aggiunte che la rendono assai piu importante. La prima di esse e un' appendice alia storia, e in essa si rammentano i prin- cipali lavori di pontl e di strade terminati in questi ul- tlrai anni •, indi si ragiona di diversi progetti che vennero proposti e discussi , tendenti al fine di abbassare il livello della piena del lago di Como onde preservare quella citta e quel litorale dalle frequent! inondazioni , ridonare al!" a- gricoltura la grande estensione di terreno tuttora occnpata dalle paludi e rendere alio stesso tempo piu facile e piu sicura la navigazione suirAdda. L' autore passa quindi a mostrare i vantaggl che ritrar- rebbe la citta nostra dal compimeato del giro del suo ca- nale interno che rimane interrotto dalla parte della piazza d'arme. Vorrebb' egli inoltre che fosse conibinato un piano regolare e ragionato di sistemazione del detto canale , la cui condizione attuale non corrisponde alia perfezione che aiurairasi in tante altre opere pubbliche ; e rivela ab- bastanza l' infanzia in cui trovavasi 1' arte nei tempi nei (i) Tom. 4I1 P'"^?- ^97- (2) Storia dei progetti e delle opere per ha navigazione interna del Milanese , di Giuseppe Brusehetti. Edizione corretta ed ac- cresciuta. Milano , 1o3q, coi tipi di Gio, Bernardoui 368 OPERE PUBBLTCATE IN ITALI\ quail fa anticamcntc costrntto. A questo scopo importantis- sinio non manclierejjbepo i dati necessarj , da che la Con- grcgazlone Maiiicipale di Milano ha fatto eseguire ua' esatta e compiuta livellazioiie e planiinetria di tutta la citta colla prccisa descrizione di tntti i canali apcrti e di tutti i con- dotti delie acqne sotterranee. Termina questa giunta col- r csposizione d' un progetto , che sebhene promosso da persona ch' era afTatto sfornita dalle cogtiizioni dell' arte, pure uieriterebbe d' essere preso in considerazione. Tratta- vasi di derivare dal lago Maggiore nelle vicinanze di Sesto Calende un canale che , oltre il servire ad irrigare una gran parte della pianura dell' alto Milanese , procurasse una navigazione piii comoda di quella che si fa attual- mente sul fiume Ticino dal lago fino all' imboccatura del navigllo grande. La Nota sulla soluzione di alcuni problemi sul moto delle acque die si sono offtrti nella costruzione del canale di Pavia del signer prof. Ottaviano Mossotti che leggevasi nella prima edizione e riprodotta in questa, ma alquanto in compendio ; seguono poi coi medesimi tipi di prima i documenti per I' illustrazione della storia , e la Me- moria sulla luivigazione interna del Milanese dell' ingegnere Carlo Parea , e quella sul metodo tenuto nella condotta delle opere del canale di Pavia. Terminano il volume le Notizie relatii'e ai hattclli a vapore che servono alia navigazione sopra le acque dell' alta Italia. L' autore presenta la piu minuta ed accurata descrizione si de' battelli che delle macchine a vapore di cui sono foruiti, esponendone i dati in diverse tabelle. Noi ci limiteremo ad estrarre da esse le notizie seguenti , relative ai quattro battelli che sono attualmente in moto sui nostri laorhi. Numero NOMI Vclocita doi cavalli dei delle corse del DEI r-ijipresca- passeggieri seiiijilici comliuiti- acqua traiKiuiila. BATTELLI. la forza. traspoi-tati lu un auno. mighagfogr. .lulogr. Verbano . . . 14 6 '/a all'ora 37929 432 3oo Lario 12 6 . 3i2o0 ("lOO 25o rii.iio 1 :; <: i5io8 3 00 23o Arc. lUiiicri. 2o 6V3 ifii^o.; 3oo 400 SOPR\ LA SCIF.NZA 1DR\ULIC.\. SC^C) Nel battelll mossi da una maccliina a vapore su di essi coUocata , il punto d'appoggio veneiido sommiiiistrato dal- I'acqua, lia liiogo una perdita considerevole della forza motrice. Questa perdita e inevitabile navigando sul mare o sui laghij ma potrebbe risparmiarsi in gran parte nella navigazione sui canali e sui fiumi, quando questi sono forniti d' una strada alzaja. Propone a tal uopo il signor Brusclietti che su questa ne sia stabilita una a ruotaje atta a portare, in sostituzione delT usato attiraglio di cavalli , il motore meccanico d"" una maccliina a vapore coUe op- portune ruote dentate , e di forza proporzionata al carico della barca che dovra trascinare. Questa nuova combina- zione dei due mezzi di trasporto riconosciuti pei piu van- taggiosi riuscira principalmente utile ove si ricliieda una velocita che non oUrepassi quella di cinque niiglia all' ora. A questo proposito 1' autore aggiagne una riflessione che noi amiamo riferire colle sue stesse parole , dalle quali traspira una bonta di cuore meritevole de' maggiori elogi. ti In un tempo , die' egli , in cui si fanno sforzi dalle na- »» zioni piCi colte per ottenere I'abolizione del commercio » degli schiavi e ben da desiderarsi che lo stesso senti- »/ mento d' umanita si risvegli anclie in favore de'cavalli, i» ossia di queste povere bestie che dopo essere state tanto »> utili all' uomo , non meritano al certo di essere per lo f> piu neir ultimo stadio della loro vita cosi barbaramente u e crudelmente trattate coll' assoggettarle a continue bat- »> titure e farle morire di spasimo all' ultimo respiro nel- »» r attiraglio delle bardie contro le correnti d' acqua piii » forti , come avviene tutto giorno nel Milanese. La presente edizione e accompagnata da nove grandi ta- vole diligentemente delineate e riunite in un quaderno sotto forma d' atlante. Poiche queste formano una parte essen- ziale deir opera , ne esporremo qui partitamente il conte- nuto. Tav. I. Carta della parte di Lombardia compresa tra r Adda ed il Ticino nella proporzione di i a 289200, col delineamento dei liumi e dei caaali navigabili nel Mi- lanese. Tav. II. Planimetria e profile del canale di Pavia nella proporzione di i a 43200 che presenta la striscia di ter- reno in cui e conipreso il suddetto canale e la strada po- stale fra Milano e Pavia. JSibL Ital. T. LIX. 24 StO OPFRK PUBBLIGATE in ITALIA Tav. Ill, IV e V. Tipi d' una conca semplice, d' una conca binata od accolata, e descrizione delle diverse parti clie le coinpongono. Tav. VI. Tipo di varie altre opere costruite sul canale di Pavia. Tav. VII. Carta del fiume Po dal conflnente del Ticino fino alio sbocco in mare, e della laguna di Venezia. Nes- suna delle carte del corso del Po finora pulibiicate coa- teneva il coinplesso degli elementi principal! risgnardanti la navigazione. Quella die ci viene presentata in questa tavola e ricavata da una carta inedita rilevata dagP inge- gneri deirisLituto geogralico di Milano e ridotta dal rag- guaglio di i : 14400 a quello di i : 80000. Tav. VIII e IX. Sezione trasversale e longitudinale della camera delle maccliine nel battello a vapore TEridano, in litogralia. Colla diversita dei tratteggi sono in essa op- portunamente distinte le parti clie sono formate in metallo da quelle die sono in legno. L' opera della quale aliljiano fin qui raglonato e per la piii parte pratica e descrittiva ; ma il sig. Bruschetti ha dato sasgio di conoscere addentro anche nelT idraulica teo- rica col suo recente opuscolo pubblicato col titolo: Sulla nuova teoria del moto delle acque , Milano, 1829, dai dpi di Gioi-'anni Bernardonl. In essa egli non solo s' e studiato di raccogliere in conipendio le indagini e i tentatiyi fatti dal uioderni geometri , specialmente italiani, onde appli- care le formole general! del moto de'fluidi date nella Mec- canica analitica del Lagrange ad alcuni casi speciali , nei quali riesce possibde T integrazione delle equazioni difTe- renziali del problema, ma entrando anch'esso nell' aperto nringo ha felicemente applicati i medesimi principj alia soluzione di alcuni casi- non ancora da altri trattati. Premesse le formole generali sopraccennate del moto dei fluidi 5 Tautore nel capo i.^rinnisce le solnzioni di diversi casi particolari , cominciando da quelli nei quali la quantita pdx •*• qdy ■+■ rdz e diiferenziale esatta. I due casi piii semplici gia trattati dal Lagrange sono quello del moto li- neare delf acqua scorrente in un tubo assai ristretto e quasi verticale , e T altro del moto in un recipiente poco pro- fondo e quasi ©rizzontale. Un caso assai meno limitato e che da luogo ad importanti applicazioni e quello, in cui si fa astrazione da una delle tre coordinate che deternilnano SOPR.V LA SCIENZA. IDR.VULICA. 3~1 nello spaz'io la posizloiie delle niolecole del fluido. II problema preso sotto questo punto di vista fu per la prima volta coasiderato dal chlarissimo Venturoli iiella se- conda edizione de' snoi Elementi di meccanicci e d' idraiiHca pubblicata nell' anno i8io-, e di nuovo trattato dal Tadi- ni (i) neir opera Del movimento e della misura delle acque correnti ( Milano , 1 8 1 6 ). E qui avremmo desiderato die il sig. Bruschetti nel riferire la soliizione di quest' ultimo ci avesse indicato i niotivi clie lo inducono a credere clie r introduzione di quattro funzioni in luogo di due soin- ministri pid prccisainente I' mtegrale coinpleio deW eqnazioac differenziale del moto. Esposte le diverse felici applicazioni che il Tadini fece delle sac formole alia misura delle acque correnti, e le controversie che si suscitarono intorno ai suoi metodi , passa il nostro antore ad esporre la soluzione data dal succitato Venturoli d'un caso del moto dell" acqua, riferlto a tre coordinate, cioe di qiiello dell' acqua clie scorre entro vasi conici /< di tal maniera , egli dice, in » Italia colla soluzione dei varj casi snperioriuente consi- >f derail si andavano preparando i niateriali per innalzare " un nuovo edificio di scienza idraiilica sulle tracce del- » V immortale Lagrange. Alio stesso tempo i geometri di " altri paesi assecondavano coi loro sublimi ed eflicaci " st'orzi gl' impuisi dati fra di noi a questo importante " genere d' applicazione della Meccanica Aiialitica. lu Fran- " cia specialmente il sig. Poisson osservo che il caso del >' movimento delle onde risolnto dal Lagrange non era il " piii interessante per la pratica, e che per avvicinarsi " alle osservazioni piii comnni e piu accertate non si po- >i teva snpporre che nella formazione delle onde 1' acqua " non venga rimossa che ad una piccolissima profondita , >> qualunque sia questa profondita e la figura del fondo " del Ijacino. Suppose qnindi il sig. Poisson la profondita " del fluido assai grande e come inlinita per rapporto al- » r estensione delle oscillazionl delle sue molecole. " II sig. Bruschetti si limita qui a riferire le equazioni diH'erenziali (l) Questo valentissiuio materuatico , di cui abbianio a coin- piangere la recente perdita, ha lasciato un manoscritto col titolo : Di varie cose all' idraulica scienza appartenentl die per cura di alcuni suoi aiiiici speiianio di veder iVa poco reso di piJjblico duitto. 3-2 OPERE PUIIBLICVTE IN ITALIA del probleina, la ciii soluzlone dal sig. Poisson e stata rl- dotta a formole dipendentl da integraii deliniti ^ indi passa a trattare di alcuiii casi nei quali la >.^u:inUth pdx+qdy-i-rdz non e iin diirerenziale esatto. Lagrange fu il priino a considerare un caso scmplicis- siino di (juesta natura it^I nioviniento d' un fluido clie gira intorno ad un asse con una velociia angolare costante. Ua altro proljlenia iniportantissimo , in cui la quantitii anali- tica sopra imlicaia non |)n6 ritenersi come integrabile , e qucllo delle oscillazioni delle accjue del mare prodotte dal- r attrazione del sole e della kina; ed anclie di (jnesto il sijT. Brnschetti ci da un l)reve snnto valendosi d' una Nota sulla INIeccanica celeste del Laplace inserita dal professor Plana nel vol. 5.° della corrispondenza astronomica del Ba- rone di Zacli. II capo 2." contiene il calcolo del moto dell' acqua nei canali disposti con un data fondo ; ove alle formole date dal sig. IMossotti, e da noi gia accennate nei principio di quest' articolo , si aggiungono alcuni ulteriori sviluppamenti. Osserva il signor Brnschetti « ciie le snddette soluzioni » abbracciano la sola combinazione in cui oltre la con- >i dizione della pression costante alia snperlicie dell' ac- " qua , essendo dato il fondo del canale supposto ret- »/ tilineo e poco inclinato all' orizzonte , si cerca la curva // del pelo e tutti gli altri eleiuenti del moto, ne percio n si stenderel)bero al caso in cui il moto permanente del- " r acqua si facesse in un canale col fondo assai inclinato » air orizzonte , oppure si trattasse di deierminare gli ac- » cidenti del moto d' una massa d'accjua corrente in ua n canale di fondo sconosciuto e col pelo disposto sotto una »; data curva. " S' accinge percio nel capo 3.° a trattare del moto dell' acqua clie si dispone nei canali con una data curva di pelo , e maneggiando con niolta maestria le for- mole generali dell' idraidica ne deduce diverse conclusioni clie riusciranno di utile applicazione nella scienza delle acque, e potranno con vantaggio essere sostituite a quelle die si appoggiano all" ipotesi del moto lineare, alle tavole paraboliclie e alle formole cmpiriclie ritrovate per rappre- sentare la velocita media e gli altri elementi del moto. Yersa il capo 4.° sutla misura e dispensa delle acque, ed in esso si analizzano e si rettiticano le formole date dal cav. Lorgna nel vol. 5.° delle Wemorie della Societii italiana; SOPRA LA. SCTENZA IDRAULICA. StS si famio vedere i vantaggi del metodo iisato in Lombar- dia per la dispensa sutkletta, ma al tempo stesso si coa- vlene col Tadini che un tal nietoJo , benche ingegnoso, contiene ancora molti difetti, e che nella generalita dei casi sarebbe di gran lunga da preferirsi all' edifizio niagistrale r uso del nuovo regolatore a moto liiieare proposto dal Ta- dini medesimo. L' opera terniina con una breve Appendlce nella quale si promovono alciini dublii intorno alle cose contennte nella Memoria del sig. Maurizio Brighenli Sul movimento ddle acque a clue coordinate, della quale si e dato un estratto nel tomo 54.% quaderno di maggio 1829, pag- 269 di questa Biljlioteca. Noi crediamo di giovare ai progressi della scienza rife- rendo qui un breve articolo di lettera nella quale il sig. Brigbenti suddetto ribatte le obliiezioni del suo dotto av— versario ; egli cosi ci scrive in data del 16 dello scorso settembre: L' auto re della dotta Memoria sulla nuova teoria del moto deW acqaa richiama alia pubblica attenzione I' ar- ticolo scritto con tanta gentilezza nel num. 161 della Biblio- teca italiana intorno alia mia Nota e dichiara sembrur^^U errato cib che a me parve di avvertire rispetto alle soluzioni, dei chiarissimi signori Venturoli e Tadini. Eslernai in quella Nota un mio reverente dnbbio sul rigore delle soluzioni sud- dette atteso il modo col quale si determinano le funzioni ar- hitrarie che, compongono I' integrale dell' equazione della con- tinuita , e credetti di poter conchiudere che il risultamento era fondato sopra una legge introdotta nell' atto di quella de- ter niinazione. Dissi che, determinate le funzioni arbitrarie, in- troducendovi V equazione delle pareti date d' un vaso , o le condizioni del moto luni:o queste pareti , e supporre che i valori particolari cost trovati di quelle funzioni , debban sod- disfare a tutta la massa fluida contenuta nel vaso , era un obbligare gli elementi della massa stessa a correre per lines della medesima indole delle pareti e a seguire lungh' esse la legge di moto supposta per le pareti stesse. Contro questa con- seguenza il sig. Bruschetti oppone che nel caso di una sola par etc rettilinea si trova per trajettoria dell' elemento fluido una linea di 3 ." ordine ; e cita la curva del pelo d acqua nella quale incontra il sig. Mossotti dato il fondo piano leg- germente inclinato d' un canale aperto, e quella ch' egli pro- duce ora del fondo supponendo nota la superficie piiuia 074 OPERE PUBBLIC\TE IN ITALIA. dell' acqua comnnque inrlinma. Ma quest i due prohlemi (che per mio sentimento sono un problem a solo) oltreche non hanno che fare coi due casi da me considernd , sono risoluti colle forniole Lagrangiane introducendovi le condlzioni del molo lineore , e pare che servnn piuuosto a confennare t assunto delta mia Nota piuttostoche a > 47 » 2no. Schiarinifuti alia Mcccanlca ed all' I- draulioa del prof. Veutiu-oli , di r, ■ ., -;,: , -. . ■,,, Giuseppe Oddi, , .. . SOPRA LA SCIENZA IDRAtTLICA. S^Q ad alcune opere recentemente pubblicate e che rignanlano o direttamente od indiretiaiiiente la scienza del moto delle acque, ina non possiamo passar sotto sileazio , nel porre fine al presente articolo, ua opiiscolo dato in luce in quest' anno da uno de' nostri piii valenti ingegneri idrau- lici, col titolo Pros^eno diun migUor amenta nella naviixazione del lago di Como ( Milano , presso Giusti , in 8." di pag. 3o con una tavola in rame , senza nome d'autore). II fiume Adda, che scendendo dalla Valle Telliiia forma il principale influente del Lario, ha col corso de' secoli de- positata una immensa quantita di gliiaje ed arene, e pie- gando verso tramontana si e avanzato a poco a poco fino a toccare la sponda oj^posta tra Sommolaco e Sorico. Que- sto interramento , the forma quasi una separazione fra il corpo principale del lago di Como e quella piccola parte conosciuta sotto il nome di laghetto di sopra o lago di Mez- zola, produce dei gravi danni alia navigazione ed al com- mercio , che 1' autore viene annoverando, e di cui i prin- cipali sono i.° la diflicolta del tragitto, per chi venendo da Dflebio vuol passare alia sponda sinistra del lago, causata dalla veemente correntia del fiume;, 2.° la difiicolta e spesso 1' impossibilita di passare dall'uno all'altro lago con barche che peschino piu di 70 centimetri. Per venire al riparo di tanto danno si propone in quest' opuscolo vm lavoro la cui esecuzione, giusti i calcoli approssimativi che si pre- sentano , non dovrebbe importare una spesa niaggiore di lire 70 od 80 mila. II progetto in sostanza consiste in quello d' un argine che discosto quanto e opportuno dalla Vedi toni. 47 p. $9 1. Considerazioni sul progetto di pro- sciugare il lago di Fucino , di Carlo Afaa de Rivera. » >) 48 » 417. Indagiui siiUo state del Timavo e delle sue adjacenze al principio dell' era cristiana^ delTab. Giuseppe Berini. » » 48 » 427. Istitiizioni di Architettiira statica ed idraulica di Nicola Cavalieri. ( Di quest"' opera importante dareuio quanto prima un esrvatto , della quale non si e fatto fiuora che ua cenno. ) >• » 56 >t 196. Serbatoj artifiziall d'' acque piovane , del prof. Giaciuto Carena. 380 OPERE PUBBLICATE IN ITALIA , CCC. sponda scogliosa del Passo, contro cui ora rompesi 11 corso deir Adda , serva di sponda destra dell^ Adda medesima tra il Passo ed il Lago inferiore lino nelle vicinanze di Gera, ed iinpedisca clie il fiuine iavada il canale che si pro- pone di scavare lungo la sponda presentanea entro il letto di gliiaje ed areue recentemente depositate. Questo canale uaa volta escavato non anderebbe piii soggetto ad altera- zioni , stante che, contenuta T Adda dal suddetto argine , non sarebbe piu dominato se non dalle acqne jjrovenienti dal Laghetto di Mezzola , e con cio sarebbe aperta una via conioda e sicura alia navigazione delle grosse bardie e dei battelli a vapore con grande vantaggio del commer- cio hingo la strada die dalle sponde del Reno conduce al Mediterraneo passando per Coira , Splugea, Ghiavenna , Como, Milaao , Pavia, Novi e Geaova. 38i APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. M. Tulld Ciceronis in PJiilosophlam ejusqiie partes merita , auctore Raphaele Kuehner. — Hamburg ^ Perthes , in 8.°, di pag. xvi e 288. J. ale e 11 titolo d'una dissertazione, per la quale il si- gner Kuehner ottenne una regale ricompensa. L' opera e in cinque parti divisa. L' autore fassi nella prima ad esa- minare lo stato delia letteratura in generale e della filo- sofia in particolare presso de' Homani innanzi a' tempi di Cicerone: egli esamina le differenti sette , e viene ri- cercando quale specie di progresso abbiano elle potuto fare nel seno d' una repubblica da prima interna tutta alle armi, ed in seguito dai lusso corrotta. Nella seconda parte in- trattiensi suUa vita e sul carattere di Cicerone; da la storia e I'analisi di tutti gli scritti filosofici di lui , ed indica i fonti ove questi attigneva le sue idee-, il sistema cli' egli avea piu caro , ed il metodo con cui esponeva le sue opi- nion!: cliiude poi trattando la quistione, se a Cicerone dare si deViba, o no il nome di filosofo. L' autore dopo d'aver considerato Marco TuUio come ua caldo promotore degli studj filosofici in generale , lo giu- dica particolarmente come autore di opere suUa dialettica, suUa iisica e sulla morale. Questa tripllce divisione della filosofia forma il soggetto delle tre ultime parti dell' opera, e 1' autore conchiude proclamando die Cicerone senz' aver nulla inventato pote colla felicita del suo ingegno nel- r esporre le idee altrui. difFonderle, fecondarle colla sua brillante immaginazione , meritarsi la riconoscenza del po- polo romano , e quella ancora della posterita tutta. 382 APPENniCE Hlstoire da commerce entre le Levant et l Europe , etc. Storia del commercio tra il Levante e V Europa , dalle Crociate sino alia foiidazioiie dcllc colonic cC America, del sig. Depping, opera coronata dalla reale Accadeniia delle iscrizioni e belle Icttcre. — Parigi, i83o, Treuttel e Wiirtz , tomi 2, in 8.° Prezzo fr. 14. 11 quadro delle coramerciali relazioni fra le potenze ina- rittlme dell'Enropa e delf Oriente forma uuo de' piii im- portant! oggetti della storia del medio evo. Nel corso di piii secoli le niercaiizle dell" India in parte sallvano pel mar Rosso , per essere poi iiubarcate sul Nilo , clie le trasportava sino al IMediterraneo^ ed in parte spandevansi nella Persia, nelfArabia e nella Siria, e forniavano il com- mercio de' mercanti dei porti delPantica Fenicia , di Tre- bisonda , dell' impero greco e della Tauride , ove i nego- zianti italiani staljilite aveano le loro colonie. I sultaai d'Egitto, neir atto stesso di vilipendere i cristiani , favo- rivano un commercio, di cui appropriavansi il monopolio, e clie arriccliiva il lisco. II signer Depping pertanto nel primo volume viene in piii capitoli rintracciando il com- mercio deir India, deU'Egitto, della Siria e del mar Nero. Passando poscia alle potenze cristiane vicine al Wediterra- neo ci fa conoscere il commercio e 1' indastria delle ita- liane repubbliche e specialmente di Venezia e di Genova , ed altresi della Provenza e della Linguadoca, le quali due provincie prendevano una parte attiva al commercio dei Levante, ed in particolare la citta di Marsiglia, fattasi ri- vale degP Italiani. L''autore ha potato desumere non poclii documeuti dagli antichi statuti del comune stesso di Mar- siglia. Nel secondo volume il signor Depping espone la storia de'consolati cristiani nel Levante, e da con ordine crono- logico i snnti dei trattati che intorno al commercio con- chinsi furono dalle potenze cristiane coi sultani d'Egitto, coi principi cristiani della Siria, coi re di Tunlsi, Tripoli e Marocco , e finalmente coi bey tartari della Tauride. I due ultiini capitoli di questo volume sono destinati a ri- cordare gli avvenimenti, pe' quali cangiossi la via del com- mercio coir Oricatc. Ben tosto T invasione dei Turclii nel PARTE STRANIERA. 383 greco impero fu di grande rovina al comtnercio de' Cri- stiani. I loro emporj vennero distrntti ; perseguitate le loro navi mercantili ; i loro mercanti non eljljero piu sicurezza alcuna. I Portogliesi , fortunatamente per TEuropa, trova- rono una nuova via per giugnere nelle Indie. L' Oceano divenne il teatro di gi-andi spedizioni comnierclali. Circa il tempo medesimo fa dagli Spagiiuoli scoperto il Nuovo- Mondo : T Enropa ridondo di nuove derrate: le spez.ierie trapiantate fiirono nelle isole : un nuovo commercio assi- curato venne dalle colonie alle potenze europee. Nelle note e nelle illnstrazioni alia fine del secondo vo- lume il sig. Depping raccolse molte curiose notizie sulla marina degl" Italian! , snile mercanzie che traevansi dal- r Oriente , sui varj usi del commercio, e sugli abusl che ne' secoli seml-barbari commettevansi contro dell' umanita -e della giustizia, seljbene in tali secoli si riscontri grandis- sima intelligenza quanto ai nazionali interessi , al com- mercio ed alia navigazione, siccome ne fanno testimonianza le loro taritFe e dogane , e le loro leggi niarittime. (B.) Oestrelch unter Herzog Albrecht IV. LI Austria sotto il duca Alberto IF, con un quadro dello stato del- V Austria ncl 14.° secolo , di Fr. Kurz. — Linz , i83o, Fink, lol. 2 in 8° Prezzo fior. 9. L'autore ha desunte le notizie della sua relazione da fonti aittentici. Le Vocabulaire des sourds-muets, etc. II Vocabolario dei sordo-muti {parte iconografica) , prima distiibu- zione, che contiene cinquecento uoini appellativi della lingua usuale, interpretati da un ugual numero di figure corrispondenti , del sig. Piroux , direttore del- llstituto de' sordo-muti di Nancy, ecc. — Nancy, l83o, nell Istituto stcsso , in 3.° Si pubblica per distribuzioni ^ ciascuna al prezzo di fr. 20. 5o. Quest' opera ci vlene dai giornali di Francia annunziata con grandissima lode. E di fatto un lavoro del medesimo genere stato era dal sig. De Geramlo raccomamlato iiella 384 APl'BNniOK sua celebre opera liitorno alf istruzione de' sordo-muti. E forse nessiuio meglio del sig. Piroiix poteva intraprenderlo coo maggior coraggio e confidenza. Qnest'opera, che sara composta di cinque distribuzioni , dividesi ia parte icono- grafica ed in parte lessicologica. Ella pertanto alle figure accoppiar dee le corrispondenti appellazionii metodo op- portunisslmo, con cui parlare ad un tempo e agli occhi e alP intelligenza. L'aiitore, ond' eccitare ancor piii viva- niente lo studio degli allievi colloco le figure nel rovescio del foglio, su cui inscritti sono 1 nomi. L'intraprendimento di lui ha di gia ottcnuti i sufFragi dei direttori de' varj reali Istituti di Francia del niedesimo genere di quello , cui egli onorevolmente presede. Ci giova sperare che que- st'opera, quando condotta venga a felice compimento, potra anche nella penisola nostra agevolare l' istruzione d' uaa classe di tanti infelici. PARTE ITALIANS. 385 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATURA E BELLE ARTI. Tucidide delle guerre del Peloponneso libri VIII dal greco in italiano tradotd dal cav. Pietro Manzi. — Milano , i83o, coi dpi di Francesco Soiizogno e compagno. Vol. I. Ai Direttori delta Biblioteca Italiana Francesco Amhrosoli. Xl cav. Manzi ofiFerse cortesemente al Sonzogno la sua versione di TiicidiJe quando la niia ( coniunque gia dal Sonzogno stesso annunciata ) era tuttora nel sue principio. Aderii percio volentieri al tipografo, desideroso di accettare quella nobile offerta; sotto questa sola condizione, die nel dar fuori il primo volume dovesse far manifesto , come egli , non gia perche io avessi desistito dall' opera , ma unicamente per approfittare della cortesia del cav. Manzi , sostituiva la versione di lui alia mia. Non parve poi ne- cessario al Sonzogno di attenermi quella promessa ; e il nuovo Tucidide si e pubblicato senza che fosse fatto alcua cenno della cagione di questo scambio : laonde io prego le Signorie Loro a voler iaserire nella Biblioteca questa mia diciiiarazione. II cav. IManzi poi colla sua versione non ha solamente superato Io Strozzi , ma si ha fatta opera degna di essere altamente apprezzata , sopra tutto da chi ne conosca per prova le diilicoltf!. Tuttavolta il metodo da lui adottato puo lascir-r desiderio di una nuova traduzione , in coloro alraeno i quali , insieme coUe sentenze del classici , amano di conoscerne possibilraente anclie la genuina espressione : e sotto questo solo rispetto io pubblico un saggio del mio volgarizzamento , a cui certamente non puo competere nella sua gfettezza veruna lode , tranne quella d' un'' instancabile 8il>L ItuL T. LIX. 20 386 APPENDICE diligenza usata per rltrarvi le forme originali. Ho scelto r orazione dei Corintii agli Spartani, e la sioria di Cilone (lib. I, c. 68 e ia6); perclie la prima ( oltre alia iai- portanza ) e un uiodello della roljiista eioquenza del nostro autore, 1' altra va fra le sue narrazioiii piii celebrate, Cav. Manzi. Aiiilrosoli. La lealtu cir e in voi nelle La leaka, o Lacedemoni, della pubbliche cose e nelle private, piiljl^Iica e privata vostra con- o Lacedemoni , ta si che difli- dotta vi reiide increduli (i) se cilinente crediate le accuse che punto vi parliaiuo contro det;li si appongono altrui ; perclie altri (2); e di qui avete beusi questa stessa virtu la quale porge prudenza , ma piii patite igno- a voi vanto di luoderazione vi di- ranza delle cose di fuori (3). stoglie dall'' indagare quelle tra- Laonde prenunziandovi noi spes- lue clie fuori di Lacedemone si se volte i ruali die ci soprasta- ordiscono. E non vi deste voi vano dagli Ateniesi (4) non v' jn- a credere che rancori privati ci formaste niai delle cose di die ponessero in bocca quewli avvisi vi avvisavanio (5), ma piutto- die vi davamo continui dei niali sto sospettavate degli oratori , dei quali Atene ci minacciava ! come se parlassero per privati Cio fece che non prima , ma dissidii. Quindi non priiiia del dopo le ingiurie die sofl'erim- danno, ma dopo che s'amo in mo qui tutti i confederati riu- travaglio (6) congregaste questi niste; indugio che ci obbiighera alleati; fra i quali c' importa a ragionar loro piii prolisso , e moltissimo di parlare, perciiii per le gravi accuse di cui dob- abbiamo gravissime querele, in- biamo incolpare Atene la quale gluriati da quei di Atene e ne- ci svillaaeggia, e voi che ci ne- gligentati da voi (7). E se co- gligentaste. Clie se ella di sop- storo otfendessero f Ellade occul- piiUto la Grecia tutta ingiui-ias- tamente bisoguerebbe recarveue se , avrenuuo certo a far molto prova, siccome a non consape- per provarvi cose die voi al- voli (8) ; ma ora , die uopo e Toscuro di tutto siete soliti igno- dime a lungo , mentre vedete rare. Ma die vaglion le molte alcuni di noi fatti schiavi , e parole quando agh uni gia grava che agli altri ( principalmente la servitii , e agli altri , massi- ai nostri alleati ) essi tendono inamente ai vostri confederati , insidie , preparati gia da gran gia tesi sono i lacciuoli , e quan- tempo ad ogni occasioue di guer- do Atene , se contra lei si mo- ra (9) ? Se cio non fosse ne vessero le armi , le tiene gia terrebbono Corcira, occupata al inibrandite ? Ed a tale uopo pre- nostro dispetto ; ne assediereb- se ella in onta nostra Corcira , bono Potidea : delle quali citta a tale assedio Potidea , citta la prima e luogo accoucissimo a r una opportiuia per suggettare far imprese contro la Traoia , la Tracia , e f aJtra capace di 1' altra fornirebbe ai Pelopon- fornire a noi Peloponnesii una nesi grandissiiue forze navali. anuata poderosa. . , • Ma cU tali coee cagione voi soli sietc , o Lacedemoni , per avere dopo la gueiTa dei JMedi pennesso loro di rifabbricare la citta e niunii-la di mura, e sofferto che di la in poi facessero schiavi non solo coloro ch' ess! I'idussero in eervitii , ma i vostri confede- rati eziandio. Iniperocche clii non vieA^ potendo , che si tirauneggi k piu de'' tiranni stessi tiranno ; in ispezie se diedes' vanto di difensore della Grecia , ed ago- gni a titolo si nobile e si deco- roso. E qui tuttavia non si fece che riunirci , ne ancora si sa perche ! Quaado , anziche con- siiltarci ( e ben sappiamo quali usino vie per nuocere altrui ) , sai-ebbe d'' uopo cercare i modi della vendetta. Imperocche chi di lungo tratto come Atene ebbe in mente cio che debbe fare , non indugi gia, ma quando meno sel pensano , sopra i suoi nemici si scagli. E finchfe costoro cre- deramio che voi, come queUi i quali a nulla badate , non co- ' noscete le loro malvagita , ter- rauno alta la testa ; ma non fieno si arditi come il sareb- bero se sapessero che voi non le igaorate, e tacete. Voi soli, o Lacedemoni , si voi soli tra i Greci anneghittite , e i torti alu-ui non colle armi , nia con le lusinglie vendicate ; e cosi in vece di coiiibattere V inimico quaud' egli ingrandisce , il com- battete ingrandito. E gii ei ^ scorto che qiiella fama di pru- denti, la quale diviilgossi di voi era maggiore del vero. Ijujieroc- clie chi non sa che i Medi , i quali niosso avevano da paesi lontanjssimi , erano gia nel Pe- lopomieso , seuza che voi vi la- PARTE ITALIANA. 887 E di queste coee voi siete col- pevoli; avendo prinianiente la- sciato clie costoro dopo la guerra de"' JMedi fortiticassero la citta , poi clie fondassero le lunghe mura (lO); privando cosi d^allora in poi non solo i soggiogati da loro della iiberta , ma si anche i proprj vostri alleati. Perocche cio non fa chi soggioga, ma piii veramente chi potrebbe impe- dirlo e non se ne cnra; massiane se costui vantasi di virtii come liberatore dell' EUade. E solo adesso ci congreghiamo ; e ne adesso pure sopra cose ben chiaix. Perocche bisognerebbe cousiderare , non piu se siamo ofFesi, ma come possiamo difen- derci : mentre costoro, deliljera- tamente operando, gia veugono sopra di noi tuttora irresoluti (11). E gia impai'ammo per qual via gli Ateniesi , e come a poco a poco invadono i vicini. Pur finche credono di nou esser ve- duti per la vostra nonciiranza, meno oseraono (12); ma dove si accorgano che voi vedete e tol- lerate , incalzeranno di forza. Voi soli , o Lacedemoni , fra gli Elleni state oziosi , non di armi ma tU indugi soccorrendo alrrui (i3); e soli anjate distruggere la gran- dezza dei nemici , non quando comincia , ma quando e raddop- piata. Nondimeuo eravate detti sicurissimi (14) , ma la fama in cio superava il vero : pe- rocche sappiamo che il Medo dai termini della terra venne al Pelojionneso prima clie le cose vostre fossero apparecchiafe de- gnamente per farscgU incontro ; ed ora non vi date peusiero de- gli Ateniesi , i quali non sono loutam come il 31edo , ma vicLui ; 388 ceste loro innanzi ^ come con- veiiivasi , con le armi. E tale og5;i operate coa gli Ateniesi , die non gia lontani come i Persi, ma snno a vol vicinissinii ; e anziche far loro la i^iiorra, ama- te meglio cUfendervi , e porvi ai suoi rischi , combattendo con loro clie ora a tanto potere iono afigiunti. Tuttavla voi sapete che i bai-bari per tali colpe fiirono vinti , e che gli errori di Atene piii die le forze vostre hanno lei tante volte superato , e che 86 talimo ili noi sogi;iacque , sog- giacqiie perche in voi si atlido. £ nessuno creda che noi diciamo tali coae a mal tine : le son dette per lamentarci , come si usa con amioi che mancano , e non per rancore , che solo debbe cadere 8uir inlniico che ti iV oltrasigio. E noi piu clie altri abbiamo ragione di dolerci di voi, i qiiali in cose di si gran niomento vi fate parere stupidi , e tali da non aver mai posto mente clii cieno quegli Ateniesi che voi dovete combattere , e quanto in ogni cosa vi avvaiitaggino, Ei corrono imianzi a ogni inveu- zione , ed hamio mcnte a coii- cepirle e adoperarsene , menti-e voi non atteudete che a tenere in serbo cio che gia h vostro , ne vi volgete a nuove imprese, e quelle cose stesse che sono necessarie trasciuate. Atene h audace piu che le sue forze com- portino , e fa tutti stupire pei gravi pericoli a cui si espone , e per incoutrarli senza sgomento. Sparta non fa che cose alle sue forze inferlori , e ne' suoi stessi consigli tituba , paventando seui- pre di non potere scampare dai ))ericoli. Gli Ateniesi a ogni cosa Al'PKNDICE e in vece di assalirli voi stessi , aspettate di rcspingerli assalitori (iS), e di por\i in pcricolo coni- battemloli quando saran dive- nuti molfo ]-iiu f()rti(i6). E sa- pete ]H'raltro come e il barbaro fu vinto principal niente pe' suoi errori , e noi superauuno piu volte questi Ateniesi medesimi pe"' loro proprii abbagli piutiRisto die pel vostro soccorso : poiclie la speranza de'' vostri ajuti ro- vino gia parecchi che, per fi- dai-e in voi , non si tennero sulle difese. Niuno di voi pero stiiiii che per odio piii che per rim- provero queste cose diciamo : perocclie il rimprovero si usa cogli auiici caduti in error e ; Taccusa coi nemici che ci hanno ofFesi. OltrechJ, se mai verun altro, noi sopra tutti ci crediam degni di muover rimprovero ai vicini (17), niassime da ciie insorsero gravi differenze , nelle quali ci parete insensibili ; ne die mai abbiate considerate quali siano questi Ateniesi con cui avrete a combattere, e quanto e co- me all'atto diversi da voi. Quel- li studiosi di novita, arguti nel- r iumiagiuare e ncli'' escguire cio ch'lianno deliberato : voi pa- ghi di couservar do che avete, nulla immaginate , n^ fate pure cio di'' 6 di necessita. Quelli au- daci anclie sopra le forze , arri- scliiati al di la della prudenza, e nei pericoli bene speranti; vo- stro costume e in vece far nieno del potere, non confidare ne anco nei consigli piii cauti , ne creder mai di jiotervi liberar dai peri- coli (18). Quelli subitani a petto di voi indugiatori : quelli facili ad PARTE IT\LTAN\. si slanriano : Voi tutto indugia : quei in o>;iu dove trascorrono : Voi per lo piu nelle cose vo- 6tre anneghittite. Iiiiperocch^ essi credono che Tandare torni loro a profitto; e Voi che tutto allora trabocchi a rovina. Quei, se son vincitori, sospingono s^ etessi a vittoria maggiore; se vinti di nulla sbigottiscono : ei trag- gono chicchessia a servire la pa- tria cui essi sc rvono coif intel- letto , e se non aggiungono a quanto si erano pi^oposti , si danno a credere di avere alcun che di proprio perduto ; e tutto cio che acquistano colle arnii h un nulla a cio che propongo- no di acqiiistare col consiglio. Se in taluna cosa non riescono, di altre speranze si pascono , e queste poi conducono a compi- mento ; e soli essi fra tutti i Greci , per quella loro ra] liditi neir eseguire cio che dehbera- vano, hanno sempre pronto otte- nuto alle speranze loro T efi'etto. E per tale uopo si versano con- tinue nei piu grandi rischi e fa- tiche , senza neppiir godere di cio ch' ebbero acquistato , per- che distratti sempre da nuove oupidigie , ed a tale die festivo per loro 6 quel solo giorno che i loro progetti compiscono , e credono che 1' ozio sia piu assai deir oprai-e nocivo. Laonde se tutto restringi puoi dire solo essi non avere riposo, e non la- sciarlo ad altrui. E voi tnttavia, o Lacedemoni, voi che tali avete avversarii , voi state li ueghittosi, e credete che non sia per mancar mai tranquil- lita a coloro che, potendo, non fanno ingiuria a persona, o facen- dosi a li)ro hanno cuore di ven- 389 uscir fuori , voi sempre nel vo- stro paese : perocche qiielli sti- mano , uscendo , di vanta^giarsi : voi in vece coU' assalirc altrui temete di rovinai'e anche cio che gia possedete. Quelli vincendo e' allargano il piu che possono ; vinti non inviliscouo. Inoltre in pro della patria usauo i corpi come cose alienissinie ; ma del consiglio si valgono come pro- priissimo al giovarla (19): pero dove avendo pensato a qualcosa non la conseguano, stimaao avere perduto del proprio; e cio che acquistano tengon da poco , ri- spetto a cio che promettonsi da nuove imprese neiravvenire. E quando per avventura nella pro- va falliscano , accogliendo nuove speranze si ristoran del danno : perche eglino soli , colla pronta esecuzione di cio che hanno de- ciso, posseggono nei tempo stesso die sperano (20). E questo poi, tutto a forza di iatiche e di peri- coli per tutta la vita; e poclassimo godono di quello che hanno , per voler sempre acquistare ; ne ce- lebrano veruna festa altrimenti che effettuando quanto lianno iV uopo : persuasi che T inope- rosa quiete sia non minore sven- tura dellattivita faticosa. Laonde chi brevemente dicesse costoro esser nati per non aver luai ri- poso essi medesimi ne lasciare che I'abbiano gli aUri , diritta- mente direbbe. Avendo per avvei'saria una siffatta citta, o Lacedemoni, voi nondimeno anneghittite , e non pensate che la pace dura princi- pahuente a coloro, i quali di pro- pria elezione osservano bens'i la giustizia , ma si mostrano d' aui- APPENDICE 390 dicarsi. Ecco , si ecoo in chc vol fate coiisisterc il rliritto e requita: in non claniirg,giaie chicclu'ssia , e nel non essere danneggiati voL stessi allorche a clii v'' inginrio vi opponete. A grande stento otteiresle cin qnaiid'' amhe ave- ste a fare con tali, clie le stesse leggi <* gli stfssi vostri costunii adojicrassero. Ma ( c gia il di- cenmio) vdi usate troppo alP an- tica. con gli Atenicsi di oggi , mentre in ogni arte , coiiie siiole accadere , le cose nuove van senipre innanzi alle veccliie ; e benclie nella quiete rimaner deb- bano inoniolnli le antiche istltu- zioni , tratti ai grandi risclii, si vogliono adottare modi del tiuto miovi e divcrsi. Na eld ambisce ingrandire ns;u- del)be di arti quanto piu pub artiliziose. E perche mai piu di Sparta Atene grandeggiaV Pel senno cli' ella adopero in valersi di loro. Sciio- tetevi dunque , e corrtte ad aju- tare i Potideesi e colore cui 1 avete prouiesso , gittandovi a par de'' fiiliiiini in quello di Ate- ne ; e COS! dagli artigli di si fiera vostra iaiuiica trarrete una gen- te a voi congiiinta e benevola , clie dalla disperazioue sospinta poirebbe cercare in altre brac- cia il suo scampo, E cio fa- cendo noi non ti-adireinnio ne gli Dii ne gli uoniini ; perclie -non tradisce chi niesso la da' siioi confederati , si volge altriii per soccorso , ma si colui clie nol porge a qneilo a cui coi suoi giinaiiieuti il promise. Ma chi ci svellerebbe dal vostro seno , se voi con cuor deciso ci soc- correste? E qual sarebbe em- pieta , spiccarci da voi per cer- car rifugio tra coloro ci.e nou mo da non comjiortaro ill essere ingiuriaii (21): e ponete 1' eqnita nc! non ledere altriii, e nel non rimaner Icsi qiiaiido vi dll'endete. Or questo potrebbe appena tor- nar bene se confinaste con una cirta d' uguali intenzioiii (23) : ma di presente (e Tabbiam dimostra- to poc'' anzi ) le vostre istitnzioni son troppo inveccliiate a petto a costoro : dovendo sempre , co- me in ogni arte , prevalere i nuovi trovati (23) : perocche ad una cirta tranquilla le invaria- bili istituzioni sono ottime ; nia agli uomiui necessitati d' incon- ti'ar niolti casi e niestieri an- che di molri nuovi partiti (24): pero le cose degli Ateniesi fu- rono dalla molta loro sperienza innovate assai piu cbe le vostr«. Qui pertanto llnisca la vostra tardita; ed ora a tutti, ma princi- paluiente a qiielli di Potidea soc- correte secoiidoche prometteste, entrando subitamente nell' At- tica; aflfinclie non abbandoniate quegli amici e congiunti ai loro peggiori nemici , e non facciate che noi per disperazione ci I'i- volgiamo a qualclie altra al- leanza. Nel clie noi non adopre- remmo ingiustamente ne in faccia agli Dei custodi dei giuramenti, ne in facria agli uomini di buon senso (25) : perclie rompono i patti non coloro che, abbando- nati, s''accostano altrui; ma co- loro che non soccorrono a cui ob- bligai-onsi con giuramento (26). Tuttavolta se vorrete soceorrerci noi staremo con voi ; che ne fii- remmo per avventura opera buo- na mutandoci , ne troveremmo altri (fiiiilole a noi piu con- foraie. Di queste cose pertanto pensatiuueute deliberate; e fate PARTE ITAI.IANA. SqI cl)bero mal pel" noi , co«ie ha di non rklurre il Peloponneso a Spai-ta, senso d' amore e d'in- peggioi- condizione che nol la- triiisicliezza? Ponderate adunque sciarono a vol i vostvi maggiori. tali cose , o Spartani , e fate in inodo che in mani vosti'e non pepgiori , ma grandeggi sempre piii quel Peloponneso il cui inipe- rio voi ei-editato avete dagli avi. (i) vfxxs . . . an-KrTor'spJvs . . . xa^hrrjfft. Facit ut minus credatis, dice la versione latina , ma piil letteralmente dii'ebbe vos incre- dulos efficit. (a) ks TOUi- aXXovs r\v ti X'eyM/usv. (3) xxt UTT oLuTou C(u(p^(i(jiivriv fi\v f'x^Te, afxx^ix ^s TrKsiovi rr^hs Ta i^uj 7r^u.yfxoLTX xp^(7;3'£. (4) Trp^ayjpsvovTtov ififx^v ai ifiiXXofxiv vnh AS/jvaiwy ^Xuttthj^ui. (5) » mpi Mv iSiSxcixofjiev kxiaroTS rhv /xa.Srj'rtv tTj/stj^'f (6) STTzt^h 'iv rw i'pyuu a^/usy (7) iv ois TT^DCjioxii riuxs oux ny-iijTOL ilniiv , cffou xaf u'iyisrx kyxXn/xxT:! t'X-OiCiS'/, um /u£v ''A^rjvx'twv v^^i^i/usvot, vnh hi uijZjv a/uiXi'ufxSvot. Riferisco V cuX rixtcroc al ;j-poff*ixgi, parendomi che il riferirlo all'g/Vgry contraddica al ri SsT /uaxpjjyapsTi/ che vien dopo. (8) wi fcfx etiiai (9) ix TTiXXju n-^37rxf>£(r>csvoiafxkvavs i'l'mrs apa rroXs/uriGivTiti. (10) TO T= Tt^iMTov iixcyxvTcS auTOus rhv naXiv fxsTa. ra M»jJ/>«a KpaTuvai , xa/ unnpov roc /uocx^a. ar'riffai tuxi- (11) Xp^" yip ix SI aS/xa/Uc^Ja ffxorriij , aXXa xoi^iTi a./ivviiui3x. 01 yu^ Jpa'VTSs- jScjGaXcLy^gvo/ tto'os » heyvoDMTctSi iiS/j xxi a fjtiX- XcvTSS , s^spXivra/. Seguito T interpunzione del Poppo. (12) 'r,r7(T0V ^C/.pSJUiri (i3) a Tr) ^ovauit rtva , aXXa rri fisXXriysi a/ut/vc^svcj (14) xaiT3( eXiyerrSi a.a(pxXsis livut, wv a.<^x 6 Xoyjs t3u i'pyat/ 6xpj(T£/ — Sto collo Scoliaste che interpreta Pac^aXsTs per £v Si5=/( a(pxXXhfji.evM. Cosi anche il Levesque. (i5) a^i;yS(7^a( (iisXiij^s fx^XXov kniovrxs (16) xaf gj TiiX^s , nphs voXXw SwoLTcoTi^ovs a.ywvii^o/J.Sv^i ■, ax- TxaTrivoct. Osservano i coniuientatori che il Tpis ^vvctTitiTSpovs dee riferirsi non al presente , ma al futuro ; non a quello che sono gli Ateniesi, ma a quel che saranno dove non cerchisi di frenarli. (17) Kaj a/ux, tiTTs^ rtvss xxl oiXXoi^ oi^toi vo/ui'^ofxsv sivxt rnis ffhXxs ^ayov imviyxiiv. (18) 61 fiiy XXI TTXfci. I'uvxfxiv TcX/j-nrx! , xxl 7TX0J. yvjofiYiv xtvSu- vsvTxt , xxt in-} Tii'Z hvn~ii iukXmSss- to ik vf/krifov Trji ts hvvi- ftiws gvJsa n-pa|a/, r'rii ts yvwutjs fxr^ys tois (ii^xiiis mariv^M ^ TuJv Ti 5c(viSv |W>;(5f7r3r« oi'sffSa/ xTTuXv^riCzS^xi. La perfetta rispon- denza delie parti di questo periodo e notata da Dionigi ed anche dal Poppo ; e sebbeue per giudizio di quest' ultimo pecchi talvolta 392 APl'ENniCE di affettazione, o questa noadiineno ima Cgiu-a (perisosis) carat- teristica del nostro autore. (19) iTt 5?, ToTi- f/iv c^ufiotatv aXXarp/iOTaTJ/j vn€^ itis ncKiuis Xp'jJvTa/, TO 5s yvwf/ri oiy.iiCTiTri ii rh ir^iidctv Ti vrrl^ auTr\i- E questo uno dei pass! piu diflicili. Gl' interpreti e i coimuentatori non vanno d^accordo, e potrebbe trarsi ai-goui'-nto di qui a pro- vare clie di alcuni luoghi non v' ha spiegazione tauto probabile che si possa mandar fuori seuza qualche nota. (20) fxiv3i ya^ fx^tiffi TS cuo'iMs xai l\7rii^:,vatv a. av kmvondMai Ilk TO Taxciav Tt)v lmxii^r\'iv mtfKj^a.i (uv av yv^di. (2j) xai o\ia^& rnv h^vxi^v oh toutois t^v avS'piu^rtuv im nXsi(TTOv apxitv, at cLv Tfl f/zY n-apajxgi^r) Sinzta n-paffffttff* , Tfi is y'S/uj) , riv ct^/xivTa/ , 5riAc/ wiyi /uh imTfk)3'ai' TS nx\irifxil ix rSy aypSy In almui (8) xpjvat; ^£ imyiyvofisviv , oi 'A3>;va75t r^vxcfjuvcii ta ir^m- JpSix , a.n'ttX^3v ai ttcXXm. (>)) TiTz Js TO. yr:iXXk tZv rriXiTix^v o( |y>'£3t"ApX3yT?i- i'rpafffl'oi'. (ic) 6 fi'sv auv KuXcoy xal 0 ahX<^CiS ayrauf ixlil^fa.^x.w3i (11) Ix'iTXl. (la) ws giipcuy 'Im^vh'jMvTxs h Tf (Jpf » h(^' ^ ^»)Jev Kaxc/ nom- 3q4 appendick Jlrlazinni dello Statn di Savoja nci secoll XVI, XVIT, XVIII snitte dagU ambascintori vcned MoUni, Bel- lc ill carta di colla lir. 7. 47 ; in carta reale di colla lir. 8. o5. r.VRTE ITALIANA. 4c3 e la slcurczza con cui a' di nostri si vlaggia ne' marl piu Uillicili e perigliosi. Ma la uavigazione deirAcUiatico stata not! era fuiora munita di tale snssidio. L' Atlante pubbli- cato da Rizzi Zannoiii nel 1793 non ci da che la parte ond' e bagnato il regno di Napoli. Quello poi pnbblicato dal Lucio verso il 1794, sebbene in venti fogli, presenta pill la buona volonta dell' autore , che non un vero nie- rito neir opera. I Veneziani per piu secoli e con tanta gloria signori dell' Adriatico ^ non niai pensarono ad una carta nautica delle loro estesissime coste ; causa ne fosse o la coadizione de' tempi , o 1' indole sospettosa della re- pubbllca. II prirao a concepirne una giusta idea fn il Go- verno del regno d' Italia , e molte preparatorie operazioni gia condotte avea e di scandagli e di piante ; ma la con- tinua giierra marittima gl' impedi di proseguirne 1' intra - prendiu)ento. Era diinque riserltato alia Maesta dell' Augii- sto Francesco I Iniperatore e Re nostro il condurre ad un felicissimo terniine quest' opera , che ne' glorlosi fasti di lui verra dai posteri additata con aninio riconoscente e grato. Gia nel nostro Proemio del 182,6, pag. aao, lodato aveva- mo per la grandezza della scala, per I'esattezza del disegno e per la finezza del bulino V Atlante del mare Adriatico di- segnato ed inciso neW Istituto ^eograficoniilitare di Mdano sui dati delle triangolazioni e de' premessi lavori topogra- fici. Ivi pure avvertiunno essere cotal Atlante composto, I ." della Carta idro^rafica generate j 2.° della Carta di ca- hottaggio ; 3." della Jiacroka d' un centinajo di vcdute ; 4° di un fascicolo di note •■ opera veramente grandiosa , degnissima della cesarea muniiicenza. Ora a quest' opera serve quasi di corredo o di compiniunto il volume che an- nunziamo sotto il titolo di Fortolano. Esso e compilato a norma dell' anzidetto Atlante e contiene un esatto e ini- nuto I'agguaglio d' ogni porto , e quasi la fisica delle coste e di tutio il mare Adriatico in qiianto puo dessa servire alia navigazioue. Nel Discorso preliininare parlasi dell' Adriatico in gcoe- rale , delle sue coste , della natiira ed estension loro , del flusso e riflusso , del venti, dell' ago calauiitato, ecc. L' o- pera poi e in due parti divisa. Kell' una si descrlve la costa orlentale, nell' altra 1' occidentale , coniinciando sem- pre da Veuezia. Ambeduc Ic parti si suddividono in sc- zioiii , ciascuna delle quali abjjraccia un tiatto distmto della 404 VPP. PARTE ITALIANA. rispettlva costa , e si compone di piu articoli. Alia fine del volume , oltre la tavola o V iudice generale , trovansi dne altre tavole ^ la prima delle cjuali coiitiene la posizione geografica della maggior parte de' punti che serviroao di base alle operazioiii idro-topografiche per la costruzione della Cartas I'akra coiitieue la correzioiie dei rami fattasi dopo la prima distribuzioue della Carta di cabottaggio , non che le rettillcazioiii de' foadi pei cambiaraeuti avve- nuti in qualche porto dopo i primi scandagli. Opuscoli dl medicina clinica di G. Hasori. — Mi- laiio, i83o, coi dpi di Giovanni Pirotta. Voliuni i.° e 2° di pag. 788 complessivamentc ^ in 8.° Lir. 8 austriaclie. V A R I E T A. ARTI BELLE. Espvsizione delt arti belle nclV I. R. Palazzo di Brcra. ARTICOLO SECONDO. Continuazione della pittura (i). OOGNi. Esperto e fellce ci sembra qtiesto giovane di- pintore nel ritrarre dal vero. Imperoccbe nelle imagini da Ini quest" anno esposte, oltre il pregio della somiglianza cogli originali, ravvieato abbiamo e buon disegno e non poca diligenza. EUe noudimeno lasciano tuttora il desiderio di un miglior impasto, d'una maggior fusione e di un po' piu di franchezza nel pennelleggiare. Sono opera di lui: sei ritratti; un quadro con tre fanciulU tratti dal vero e rapprcsentati in abito da savojardi, belli, vivaci , a" qnali non manca altro die il llato stesso, come direl^be il Yasari, graziosa composlzione con vaghissirao paese j e due quadri di sto- rico argomento , che sono : (i) Neir artlcolo antecedente, pag. 286, liu. 26-27 realiuente ^ coi-regj;asi scaltraiuaUe. ISello stesso, pag. 287 liu. i5 del ^ cor- reggasi dai. ... .... V A R r E T \'. 4o5 I." II Ratto (lelle Snbinc/ = In qncstn dipintura , di notissimo argomento, noii niolto lodevole ci sembra la coni- posizione per mancanza di cliiarezza e per difetto ne' ri- partimentl, ne bastevolmente vivace e calda T espressione , siccome sembrava dal soggetto ricliiedersi. Perciocche I" a- nimo dello spettatore non viene per nulla comniosso da quel sentimento , clie dal punto storico in lui desterebbesi se la composizione disposta fosse con piii di varieta , na- turalezza e nobilta, e se il pittore procurato avesse nelle azioni, ne' sembianti , ne' mot! , ne' panneggiamenti , nel campo , finalmente nella luce e nell' aria stessa un tuono acconcio tutto e tutto tendente ad esprimere il furore , la doglia, lo spavento di quella terribilissiina scena. II disegno poi manca d' esattezza , il panneggiamento risentesi del manierato ; un po' negletta ci pare 1' armonia. a." Orombello cbe in atto di cantare , onde alleviar la melanconia di Beatrice Tenda , viene sorpreso da Filippo Maria, duca di IMilano. = E noto il carattere del credulo sospettoso duca , il quale nella vedova di Facino Cane , divenuta sua consorte, dovuto avrebbe venerare la bene- fattrice sua piu della stessa mad re , siccome scrive il Verri. Or egli incolpandola d' amoreggianiento con Micliele Orom- bello, giovane cavallere ch' era al servigio di lei, e col quale ella addolciva talvolta la noja e la tristezza sua, fa- cendogli suonare il liuto, la trasse insieme col giovane ad ignominiosa morte. Bello e il momento dell' azione ; ne qnesto scegliere si potea con maggiore snpienza. l\Ia 1' ima- gine deir Orombello non bene ci presenta quell' amabile e leggiadro cavaliere cbe ci viene dalla storia descritto. Le sue membra non sono di bella proporzione ■, V aria e la mossa della testa tendono all' esagerato. Ne le troppo fre- scbe ed eleganti forme di Beatrice adatte sono alia vedova di Facino. Le mosse e il disegno risentonsi d'una tal quale durezza : gli accessor] vi sovrabbondano a non lieve danno del principal soggetto. Questa dipintura nondimeno e con- dotta con amore, con diligenza e con cjualclic elletto di espressione. Non vuolsi pero dissimulare clie nelle opere di questo giovane ravvisasi generalmente cliiara di troppo r imitazione di viventi pittori. Noi vorremmo cli' egli si persuadesse clie camminando per tal via correra a pericolo e di rimaner sempre al disotto de' suoi progiati modelli , e di non poter mai sollcvarsi dalla turlia de' mediocri. Ei 4o6 V A R I E T a'. trovasi orn fortnnatamcnte in Roiii.i , citta delle bell" artl regiaa , ove dnlF esercizio su' gramri moilelii , non mai dis- giungendo lo studio della natura, potra formarsi uno stile od una maniera tiitta sua propria: e noi lo speriamo, per- ciocche lui e ingegno e cognizioni e attitudine per raggin- gnere un si lodev ole scopo , e procacclarsi onorata palnia, Gallo GalUNA. Lo sbarco del Golomljo in America. = Fantasia e cliiarezza di composizione , verita di caratteri nelle iniagini de'selvaggi^ ma poca prospettiva ne' fondi ed un far die troppo ci riraembra lo stile del maestro. Narducgi. Cimjue ritratti ed un quadro di sacro argo- mento esposti furono da questo pittore. I suoi ritratti ol- tre il merito di un accurate disegno, banno quello ancora d' un buon impasto e d' una grande dillgenza. II suo qua- dro di composizione rappresenta S. Carlo nell' atto d' am- ministrare I'Eucaristia per la prima volta a S. Luigi Gon- zaga. In esse ci parve di ravvisare finitezza e diligenza di lavoro, e non ignobile composizione. Ma il S. Arcive- scovo non ci sembro gran cbe felice si nella mossa che nella testa. Quella sua troppo ampia tonsura, alia foggia d' una monacale corona , quasi credere lo farebbe un Mi- nor osservante. Che gli Atti della Cliiesa milanese pre- scrivono agli ecclesiastic! iDensi un' ampia tonsura , ma non tale clie coaiondere li faccia co' monaci o cogli zoccolanti. Noi siamo d'avviso cbe il Narducci plii bella lode ripor- terebbe , se avesse maggior risolutezza di pennello , so meno di fatica presentasse si nel concepimento cbe nel- r esecuzione , e se inoltre non lasciasse scorgere si chiara r intenzione sua di correre unicamente sulle orme di ua pittor vivente e troppo forse acclamato, anzi cbe d' osser- vare la natura nel modo cbe i primi sommi maestri stu- diavansi di contemplarla. MelLINI. Gio. Maria Viscontl duca di Milano entra con seguito d' armati nella prigione, ove stanno rincbiusi Lu- cbino del Maino e Yiolante Pusterla, e li minaccia di morte , quando non si arrendano a' suoi voleri i soggetto tratto dalla tragedia intitolata Gio. Maria Visconti di Porta e Grossi. =: Noi vorremmo cbe il soggetto de' quadri sto- rici uon venisse tratto si di leggieri da' poemi di poca o nessuna fama ; meno poi da una tragedia d' un sem- jilice interesse municipale. E di fatto questa scena non c tanto un avvenimento storico . quanto una poetica V A R I n T A . 407 invenzionc. Essa percio rappresentata suUa tela mancar dee necessariamente di cliiarezza. E di fatto cliiedere l^en tosto si potrebbe quali siano i voleri , cui arrendersl debbono i due carcerati. E not dimanderemmo ancora , come mai que' voleri si possano col pennello chiaiamente esprimere ? Che che siasi pero di questa nostra osservazione , il di- pinto del sigiior Mellini presenta una composizione noa male concepita , una bastevole accuratezza nel disegno, una facilita di pennello , buon gusto negli accessor] , di- screta armonia , espressione, ed in iine un buon eflfetto di luce. Questo giovane pittore puo giustamente vantarsi d' essere il piu valente tra gP imitatori dell' Hayez. Ma se in vece di battere le orme altrui , si facesse a prendere negl' immensi tesori della madre riatura tutto cio che lue- glio convenisse alia disposizione ed attitudine sua , e nel tempo medesimo a rintracciare i modi, onde i somnii mae- stri trattando le speciali e diverse parti con maggior verita e sapere ebbero gran nome , egli ancora ergersi potrebbe suUa turba de' seguaci , e formandosi uno stile tutto suo , grandeggiare fra 1' eletio stuolo de' piu cospicui odierni pittori. Nappi. I ritratti da questo pittore espostl pregevoli sono non solamente per la somlglianza cogli originali , ma an- cora per disegno , per impasto , per un pennelleggiare piuttosto franco e sapiente. Pe' quali pregi ci parve die in alcuno de' suol ritratti superato abbia il Molteni ; ma reffigie da lui pure esposta d' un nobile personaggio non potrebbe in alcun modo commendarsi ne per somiglianza, ne per pregi d' arte. Anclie il suo quadro di composizione, S. Giovanni Battista che predica alle turbe, molto lascia a desiderare. Perciocciie il santo Precursore vi e mosso con istento, ha una fisionomia ignoblle e non meno ignobili le forme. Avremmo bramato in quest' imagine una piu pronta attitudine ed un carattere piu proprio di persona adusta e penitente. Le llgure piu addietro collocate non mancano pero di merito ne' caratteri delle fisionoraie , e nel modo con cui condotte sono le estremita. Scum. Starno che uccide la propria figlia Aganadeca, avend' ella svclato a Fingallo suo amante Porditogli tradi- mento. = Questo giovane ci die nuova e bella testimo- nianza dell' ottima scuola nella quale fu egli istruito : di- segno generalmente corretto, bea intesa disposizione delle 4C8 V A R I E T A . parti , castlgatezza ill colorlto. Ma cgl! aiicora cade nel- r esagei-ato e quasi nel niiniico. Avremmo altresi bramata una niaggloi* evii-Ieiiza iieirazione, la quale al prlmo aspetto pienLlerel)besi per la morte di Virginia, anzi che della figliuola di Starno. POGGI. II cancelliere INIoronl invagliitosi di Clarice Vi- sconti , moglie del duca Francesco II Sforza , e non es- scndo da lei corrisposto , la calunnia di violata feele presso il suo signore. Qucsti furibondo dl gelosia gV impone di darle il veleno. 11 ministro recasi tosto al gabinetto dl Clarice , c le propone o di cedere all' Infame sua passione , o di trangugiar il veleno. La virtuosa donna non esita punto sulla scelta del veleno. II duea pentito corre per salvarla , ma indarno , giacche la misera e gia inoribonda. = Da quest' ultima circostanza trasse il signor Poggi T argo- mento del suo quatU'O. Cliiunque appena attinto abbia al fonti della Storia mi- lanese , e del tutto prlvo non sia di un delicato sentire , non puo a meno ds sdegnarsi in veggendo ai ignominlo- samente vituperata la fama di due personaggi , che colle loro virtii si resero cotanto celebrl nella patria nostra. Come mai toUerare che il magnanlmo Morone venga incolpato di due nefandisslmi delitti „ egll le cui virtu celebrate sono dagll storici tutti , ed a cui ogni buon Milanese essere do- vrebbe riconoscente per le cose da lui a pro della citta nostra operate; egll che accettlssimo si rese ai plii graa principi dell' eta sua , che spinse la costanza e problta sua al punto dl clmentare la vita con ignominiosa morte ? E quanto al duca Francesco , perclie mai denigrare si fat- tamente 11 nome di un principe pieno di bonta e di dol- cezza, che dalT imperatore Carlo V fu publilicamente di- chiarato fra tutti gU altri principi d' Italia per uno de'' piii sasgi , degnisslmo di compassione per le dlsavventure , delle quali lo IV jjersaglio la sua empia fortuna ? Nol vo- lentieri chiederemmo al signor Poggi , da qual fonte abbia egli desunto cotal avvenimento. Dalla storia no certamentei perciocche essa ci presenta senipre que' due personaggi come modelll del buon principe, del buon ministro, del- r ottlnio clttadino. La storia inoltre ci dice die 11 duca Francesco II Sforza non ebbe giammal per isposa vina Clarice Visconti , ma bcnsi Cristina figliuola di Cristicriio II re dcUa Dauimarca. E come mai questo pittore uon si e V A R I E T A . 409 pgli risovvenilto di quel grande precetto cT' Orazio : Aut fainani srquere , aut sihi convenientia finge ? Che pero non ultima cura essere dovrebbe de' pittori quella di scegliere tin argoiiiento che si presti ad una buona composizio- ne , e che alia storia od alia fama non ripugni. Che se il sjg. Poggi volesse per avventnra se stesso difendere, aflfermando di aver dovuto conformarsi alia volonta di clii gli coinmise il quadro , risponderemmo francaniente che in sifFatta durissinia circostanza nieglio operato avrebbe col non esporre 1' opera al pubblico sguardo. Facendoci ora alia disamina di questa pittura troviamo che il signor Poggi ha non poco acquistato di quel franco pennelleggiare di cui mancavano le anteriori sue produ- zioni. Ma essa tuttavia pecca nel disegno ; dure sono le mosse e le attitudini, quella specialmente del Morone ; un po' manierato il panneggiamento ; non bastevolmente cor- rette le estremita. La iisonomia del duca non e al certo quella tramandataci dal monumenti e dagli antichi autentici dipinti, i quali ce lo presentano tutto amabilita, tutto dol- cezza. Egli poi non ha la barba, che ginsta T uso di que' tempi aver pur dovrebbe. Anche la fisonomia del Morone e tutt' altra da quella che scorgesi nella faniosa effigie , opera, siccome e fama, del gran Leonardo, la quale sus- siste tuttora presso quest' illustre fatniglia Scotti , e dalla quale chiare manifestansi la perspicacia e la bonta di si celebre personagglo. Felice Schiavoni. Questo giovane dipintore, rampollo d' una famiglia alParti belle carissima, espose una Vergine col putto in quadro di piccola dimensione , ma condotto con tanta soavita che tutti dolcemente attraeva gli sguardi degli spettatori , e negP intelligenti destava le piii belle speranze. Miniatuj-e , Paesi , Dlsegni, Incisioni. Miniature. Non malamente si appose chi afFermo doversi le miniature considerare nell' arte del disegno come gli epigrammi , i sonetti e i minori componimenti nella poesia. Esse percio incontrano le medesime diflicolta. Perciocche il miniatore costretto, specialmente nel ritrarre i quadri di composlzione, ad irapiccolire le forme, trovasi non rade volte in quel crudelissimo letto di Procuste , cui fece si bella allusione il uostro JMeuziuL parlando del sonetto. Ma 410 V A R I E T A . non volgarc e il nomc ch' egli acqnlstar pno dalle sue 0|iei'c , quand'cllo comlotte siano con garbo, con iiitclli- genza , con tntte le rcgole dcir arte. Clie ApoUine a lui ancora concede quclla gloriosa ricoinpensa , ch' egli, al dire deir Orazio francese, accordo a' poeti anche per un sem- plice sonctto si fattamente composto die nulla piii lasci a. l)ramare. Moiti furono anche in ([uest' anno i niiniatori die presentaronsi nel publilico aringo. E pel prime noniinereino il signor dilettante Bagatti Valsecchi. Tra le diverse sue miniature bella ci e sem- brata la copia del quadro del signor Palagi , rappresen- tante la partenza del Colomljo per F America : composi- zione diflicilisslma a bea ritrarsi per la raoltitudine delle figure e degli accessor] , per 1' espressione , per la fini- tezza del disegno, pel magistero in somma con cui fu dal Palagi condotta. Tutti 1 quali pregi furono dal Bagatti fe- licemente espressi. E cio afFermiamo con tanto piu di asseveranza , quanto die ci fu dato di confrontare quasi a mano a mano la copia coll' originale. Grati percio essere dobblatno al giovane dilettante; avend' egli per tal modo fatta conoscere e alia moltitudine e agl' intelligenti una delle piu pregevoli opere del maestro, la quale per al- cune circostanze non ha potuto fare di se bella ed ono- revole mostra nella pubblica esposizione. Molte opere fu- rono pur esposte dai conjugi Romanini valentissimi dessi ancora in questo genere. Nelle loro dipinture vedesi con verith trasfuso il carattere degli originali. Esse poi ap- pajono sempre trattate con precisione e linitezza. Solo brameremmo die meno rosseggianti fossero le tinte, di- fetto die ci parve di riscontrare specialniente nella copia de' puttini deU'Albano. Anche i ritratti del signor Marta di Napoli ci sembrarono condotti con felicita e maestria. Ne dimenticar dobblamo il signor Joris , ne' cui quadretti ravvisati abbiamo non volgari pi'egi , e la signora Cleofe Silvestri, gentile e colta giovinetta di grandi speranze, siccome chiara prova ne oiTrono le quattro miniature da lei esposte; e finalmente la Berini gia chiara come niodella- trice , ed in quest' anno chiara non meno per refligie della figliuola del cantor di Basville da lei felicemente condotta in niiniatura e ritratta da un rinomatissimo quadro. Anche I'insigne padre della stessa Berini produsse quest' anno in grande camraeo un' Andromeda , ed in picciolo un cavallo V A R T E T a'. 411 inglcsc : opere amlicdue nel loro genere ammlrande, bcljis- simc. Che allc miniature ci sembra clie in certo qnal modo appartenga questo genere di lavori. Paesi. Grandi progressl va fra di noi facendo qnesto genere di pittura, clie volentieri paragoneremnio al ge- nere poetico della Ijucolica e della gcorgica. E sicconie durcranno inimortali gP idillj di Tcocrito, ed inimortale sarelj])e pure la fania diVirgilio, quand' jinclie non avesse ogli alia posterita tramandato che le sue egloglie ed i suoi libri georgici; cosi e pure grandissima e perenne la gloria che un pittore procacciarsi puo con questo genere di la- vori. Molti ne furono quest' anno ancora esposti si di pro- fessori che di dilettanti , e tutti piii o meno di lode me- ritevoli. Gi si presenta pel primo il signor Marco Gozzi, il Ne- store de' pittori di sifFatto genere, e nella citta nostra quasi il fondatore dell' odierna floridissima scuola. Tre pitture fu- rono da lul esposte , tra le quali ci sembro mirabilissima quella rapprescntante la veduta della prima galleria tra Varenna e Bellano sulla nuova strada costeggiante il lago da Lecco a Golico. Questo dipintore, oltre al inostrarsi fedel seguace e quasi padrone della natura , ed intelligente al sommo de' naturali degradainenti de' piani , infonde i\n singolarissimo pregio alle opere sue anche per 1' estreraa squisitezza e diligenza con cui sa condurle. Solo sarebbe a bramarsi ch'egli talvolta non niinuzzasse di troppo ca- dendo quasi nel tritume con danno della verita , e che in oltre nell' atmosfera dominar facesse un po piix di caldo e di vigore. II conte Anibrogio Nava , che per giudizio anche degli intelligenti e oggimai degnissinio di sedere nella classe dei pill eletti professori , ha quest' anno appagato i comuni desiderj con un grandioso vaghissimo paese. Suoi prlncipali pregi sono lo studio acerrimo del vero, la finitezza nel- r esecuzionc , 1' intelligenza somma de' piani. Egli astenen- dosi , siccouie a noi pare , dal correre suUe orme di ve- runo de' nioderni paesisti, tende a conseguire una gloria tutta sua. E ben egli raggiugnera la diflicile nieta , quando non arresti il piede suU' intrapresa carriera. Che bellissi- 111a testimonianza ne fanno le opere sue. Alcuni nondinieno nel paese da lui questa volta esposto bramato avrcbbero una iiiaggior varicta ed un po' piii di confusionc nelle frondi , 41^ V A n I E T A . pill franchczz.1 e inapstria nol hattorlo o trattoggiarle, sic- die ci dessero una piu cliiara idea deH' intcrstizio del- r aria ; ed in oltre piu d' accordo e di caloie nelT atmo- sfera , essendo loro sernbrato clie cjuesta dipintu)-a tcmla alrju.uito al genere degli arazzi. Ma cotali osservazioni ci pajono troppo acute e metafisiohe:, ne sianio noi si fatti da poterne lion intendore la forza ed il valore. Diremo bensi die r occhio nostro beavasi scorrendo per que' nionti , sii quei laghi, per que' piani , e in quegli alljeri e ne' piii minuti accessorj affissandosi. II valentissinio sig. Giuseppe Blsi espose sei vedute , r una delle qnali , di ampia dimensione , rappresenta Ca- stel Gandolfo. I suoi paesl sono generalniente assai prege- voli per facilita di pennello, vivezza di colori, intelligenza di prospettiva , e giudiziosa scelta de' luoghi. Duolci pero di vederlo talvolta farsi imitatore quasi affettato di un ce- lebre vivente maestro, cioe del sig. Woogd , ad emular il quale d'uopo sarebbe ch' egli gia tutta avesse al pari di lui con iinmenso studio percorsa la natura. II suo colorito poi e non i-ade volte vin po' pesante. II suo maggior quadro ha un tuono non totaimente gradevole , forse per un sovcrdiio giallore , di cui sparso lo vediamo nelle parti anteriori , e che ad esso infonde una nianlera quasi teatrale. Ne' mi- norl suoi quadri ci parve di inaravigliosa e bella esecu- zione 1' Interno della chiesa degli Angeli in Lugano ; pit- tura felicemente condotta sul fare del Migliara , e tanto pill da lodarsi , quanto che grandi sembravano gli ostacoli che dovevano superarsi e inimenso il lavoro per niinutezza di parti e per lo graiidioso e stupcndisslino dipinto del Luvini che convenlva pur ritrarre. Tntto natura e il picciolo dipinto che pur vedemmo esposto dal sig. Woogd, comeche non sia esso bastevole a dnrci una giusta idea del valore di si gran maestro. II dipinto rappresenta in un campo tutto scoperto due bellissime vacche con somma maestria condotte , e con un tocco leggiere , spiritoso, sapiente. L' occhio va libe- ramente spaziando e quasi si perde in qnclla vaghissima lontananza ; cosa tanto piii animirabile, quanto die il qua- dro e di piccola dimensione. Le tinte vi sono calde , ae- ree, e maravigliosamente esprimono la natura nel suo piu grande aspetto con una verita che colpisce e lo sguardo e r immaginazione, Questo dipintore , sebbcne studiato abbia varieta'. 4i3 a Iimgo sulle opere dl Paolo Potter, scppe nonclimeno ren- ders! origlnale formandosi una manlera tiUta sua propria. Tre vedute tratte dal vero , ma in piccoli quadri, furono pur trasmesse all' esposizione dal sig. Giuseppe Cannella , Veronese, pittore di un merito eminente. Qnesti tre qua- dretti ce lo dimostrano discepolo della natvira stessa, e de' pill celebri Fianiminghi. Egli perfettaincnte conosce il disegno e le leggi della prospettiva; colorisce ogni og- getto con verita e vigore , giovnndosi delle luci , e de' varj tuoni del colorito con saggio accorgimento. II suo pen- nello e facile e grazioso , ginstissirao poi il suo tocco. Le frondi de' suoi alberi sono battute da grande maestro : le sue figure, oltre al-giudizloso loro collocamento, presentansL d' espressione e d'anima ripiene : i suoi cavalli sono ec- cellenteinente disegnati e dipinti : in somnia T esti-ema ve- rita in ogni parte anclie accessoria, e Tarnionia delle parti col tutto rendono preziosissime le opere di quest' egregio pittore. Di molte altre opere del genere de' paesi parlar potreni- nio, meritevoli tutte di qualche encomio o per 1' un pre- gio o per I'altro. E tra esse rammenteremmo ben di buon aninio le vedute che esposte furono dai signori Luigi Wil- Jeneuve, Giovanni Tauner, Lorenzo Macchi e IMichele Maestrani , se quest' articolo non ci sembrasse gia di troppo ridondante. Ma pure trattenerci non possiamo dal porgere un giustlssimo tributo di lode al giovane sig. Pompeo Cal- vi , che batte coraggioso le orme del Migliara , innoltran- dosi a gran passi verso l' onorevole meta. I due suoi di- pinti i-appresentanti il Cortile della Certosa di Pavia , e TEsterno della cappella Colleoni di Bergamo lasciano ben poco a braraare. Di ben nieritata lode spai-gere pur dob- bianio le opere del sig. Conte Rinaldo Belgiojoso. Nei paesi di questo giovane cavaliere ci parve di riscontrare e niolto amore e cognizione non superficiale della prospettiva. Prenda egli coraggio ; continui nella heii incominciata carriera : e guari non andera , lo teniam per certo , clie giugnere lo vedremo a gloriosa meta. E posciache acconcia ci cadde qui I'occasione di favellare de' dilettanti, bello e il vedere come a' di nostri la coltura delle arti del disegno piu non formi il retaggio de' soli studlosi per professione , ma di- venuta sia il piu dlletto , il piu dolce trattenimento ancora de'noblli c dciili asriati cittadiuii e come beu anclie il sebso 414 VARIETA. gentile ne faccla caia, vaghissinia pomjia. Nolnlissimo trat- teiiimento die alio arti riiioadar poti-o])be di vautaggio iin- meiiso ! Perclocclie quanto piii veiigono elle cokivate dai cittadini delle classi distinte, tanto pid ricevere debbono e vita e increinento , in essi ritrovando non oziosi o sera- plici ammiratori , ma mecenatl saggi e intelligenti. Siano dunqae lodi alia signora D. Marietta Pensa per varie sue ben intese vedute ; al sig. conte Gio. Padnlli per due suoi stuilj dal vero ; e per tre paesi vagamente condotti. E posciache parliamo dei dilettanti, dinienticar non debbesi la signora Emilia Cesana , la quale presento un ritratto a pastello , un altro ad olio, ed una Madonna col Bambino e S. Gio. Battista parimente ad olio. Disegni. Ma ne' disegni specialmente doviziosa messe espo- sero i dilettanti : ciie delle opere di questi soli crediaai bene di qui favellare. E pel primo ci si presenta un di- segno a matita del signor marcliese D. Ferdinando d'Adda. Esso e tratto da un quadro , die dices! del Rubens , rap- presentante il Riposo della sacra Famiglia con vaghissimo paese ricco di piante fruttifere, ecc, e con moltitudine di Angioletii intenti gli uni a raccogliere poma, gli altri a trastullarsi in maniere e attitudini diverse. II disegno e condotto con molto amore e ci presenta con verita e dili- genza 11 carattere delP originale. Ameremmo pero clie 1' in- clito autore rivolgesse V ingesrno e lo studio suo a uiodelli di scuola ed epoca migliore e specialmente alle piu pregiate opere degl' Italiani del cinquecento , tenendo per certo clie in tal modo potrebbe ben presto renders! degno di piu onorevole corona. Tre disegni a matita presentati furono dalla signora Celestina Giocosa , torinese, ne' quali ci parve che fosse diligentemente conservato il carattere degli ori- ginal!. E piii altri disegni a matita rammentar potremmo, cioe dei signor! Antonio Gravagni , Antonio Silva , Lodo- vico Gruner , ecc, e tra ! disegni all' acquerello , special- mente quell! de! signor! Sergent-Marceau , Lnigi Bis! c Antonio Bramati, die presento la veduta interna del gran tempio di Teutyris, lavoro d! gran lena , e in cu! ammiram- mo egregiamente ritratto lo stile delfegiziana architettura. Incisioni. Nell' incisione esposta dal sig. Waurizio Stainla ( incisore alia corte di Dresda ), rappresentante una Pieta tratta da un quadro di fra Bartolomeo , ci parve ben con- servato il carattere dclP autore , oiue currezione, m'azia , varieta'. 4i5 dolcezza e soavita di colore , ed inoltrc riscontrammo in- telligenza di disegtio e nettezza di bulino. Piu pregevole sarebhe ancora , se in niolte parti noii lasciasse apparire una sovercliia timldezza : essa nondimeno ci senibro degnis- sima di corona. II valoroso signer Pietro Anderloni, del quale fatta ahbianio pi'ii volte giusta ed onorevole men- zione in questo giornale , espose il suo intaglio dell'Ello- doro di RatFaello. Questo lavoro non ci semliro privo di pregi; ma non oseremmo decidere, se esso sia per farci obliare la notissinia incisione del Volpato. La stampa del signor professore Giovita Garavaglia , dal quadro dell' Ap- piani 1' incontro di Giacobbe con Rachele , attrasse giu- stamente e con grandissimo diletto lo sguardo e della mol- titudine e degl' intelligent!. Finezza e purita di disegno , gusto eccellente squisitissimo , facilita di bulino, esecu- zione clie direbbesi finita col fiato , esattezza nel conser- vare e quasi trasfondere il vero carattere dciroriginale : ecco i pregi rarisslnii singolari di quest' opera , alia cui perfe- zione non altro sarebbe forse a bramarsi die una maggior ragione nelP efletto del colorito; giacche per la troppa lu- centezza dell' intaglio appare ella. alcjuanto languida e cri- stallina , mentre una maggior forza riscontrasi nel dipinto dell' Appiani. Ed eccoci iinalmente alle opere di scultura. Belle e il campo che ci si presenta quivi ancora, ma ampio di troppo perclie in questo fascicolo aver possa luogo. Esso formera argomento di un terzo ed ultimo articolo. Ne tale articolo giugnere potra intempestivamente o tardi di troppo, per- ciocche la piu parte delle opere, delle quali ci faremo a ragionare , far dee nella patria nostra pubblica e perenne mostra. Nel nostro quaderno del mese di novembre 1827, pag. 3i5 abbiamo inserito il manifesto che da alcuni zelanti del patrio onore era stato diramato onde col mezzo di una sottoscrizione venisse con degni monumenti onorata la ricordanza di Beccaria e di Parini. Ora dobbiamo far conoscere che , essendosi gia raccolto un numero ragguardevole di azioni , e stata nominata una Commissione incaricata di spingere il progetto a lodevole compiniento. 4l6 V \ R I E T a'. Qnesta Commlssione, composta del signorl conte Giulio OttoUui Visconti , cavaliere Carlo Londonio ^ Paolo Tagliabo, Gaetano Cattaneo, Alessandro Sanqnliico , invita i signori associati clie lianno gia soscritto all' Impresa e le persone che volessero gentilineiite parteciparvi a versare V importo delie rispettlve azioni nella cassa della ditta Balabio , Besaaa c comp. , posta nella contrada del Laiiro in Milano al n,° 1804, la rpial cassa si trovera aperta per ricevere r importo predetto nei martedi e venerdi d' ogni settiinana dalle ore 1 1 del uiattino alle a, pomeridiane. ARCHEOLOGIA. Al chiarissimo signor abate don Robusdatio Gironj, J. li. consigllcre di Governo e Bihliotecario di Brera ill Milano. Triestt , a5 giugno i83o. Stimadssimo sig. Consigliere e Bihliotecario, Memore del desiderio da lei esternatomi avanti ch' io partissi per T Egitto, di far acqnisto per la Biblioteca Im- periale di Brera di qualclie papiro antico e di una nium- mia, ho voluto profittare della niia situazione per conj- piacere V. S. e far cosa a un tempo da essere per av- ventiu'a benignamente risgnardata dalla sovrana Maesta , ofFerendo gratuitamente e inviando in dono a cotesto I. R. pubblico stabiliniento i seguenti oggetti : i.° Un papiro gia bello e svolto e tntto leggibile, di ottima conservazione , contenente , com' e costume de' pa- piri trovati entro le mummie , il solito ritnale mortuario, cioe le diverse divinita deirAnienta , la presentazione del- r anima del defunto , il giudizio finale , e le orazioni alle diverse divinita. 2.° Un papiro ancor vergine e ancor ravvolto nella tela die lo avviluppava entro la mummia. Con qualche pazienza si potrebbe svolgerlo anch'esso e incoUare sopra tela ;, e sarebbe gran ventura se fosse un papiro bilingne, cioe greco-egizio : se tal fosse, varrebbe una somma consi- derabile : poiclie iniinita e T importanza e il valore di <]ue' documenti original i che possono aggiugncr pruovc e V A R I E T A . 417 testlmonianze a vie piii convalidare le belle scoperte del- r impareggiabile ermeneuta francese , il sigaor Cliampolliou juuiore. 3." A quest! due papiri genuini ho voluto agguignerne altri due die sono falsi, onde servano col coiifronto a far conoscere la legittiiiiita de' primi, e nello stesso tempo a dare na idea della maliziosa ma grossolana industria degIL Arahi occupati a scavare e spogliare i sepolcri di Tebe e ad ingannare i forestieri. E Ijisogna die coloro pur trovino compratori di quelle loro marluolerie, poiclie ue fabbricano e ne vendouo scmpre , ed io stesso fui preso al priiuo approdare a Gurna (i), animato da troppo calda ed in- cauta brania di acquistare anticaglie. 4.° La mummia die gia spero arrivata in buono stato a Milano fu da me parimeute comperata a Tebe. Essa aveva quattro casse : segno della preminenza e dovizia del de- funto. Ma la prima amid in polvere al solo toccarla nel sepolcro stesso; e le altre due si sfacellarouo per viaggio; tanta e la vetusta di questi oggetti , ai quali V aggiugiiere due inila anni oltre quelli die noi contiaino della nostra era non e esagerazione. Ho prescelta questa mummia fra molte altre per lo sta- biliiiiento di Brera , perclie nella parte interna del suo co- percliio essa presenta un oggetto d' istruzione non comune alle altre. Pai-lo sempre dietro la scorta del celebre signor Cliampollion die visito ed esamino questa muuiniiu nella iiiia residenza consoiare di Alessandria. II copercliio estefiormente presenta nn volto virile , die suole essere sempre il ritratto del defunto, cogli occlii di smalto e coUa barba ravvolta alia foggia direi quasi di qiiella die la dismessa commedia italiana applica\a alia masdiera di Pantalone. Gli eruditi del secolo passato bat- tezzavano tutte quelle figure per Sacerdoti. Dalle scritture di questa in caratteri jeratici si ritrae per lo contrario die il defunto era un noccliiero , il quale avea nome Geoisi (l) Gurna e il villaggio ( se pur nierita questo titolo ) posto eulla spoiida occideiitale del Nilo , dove approdano i viaggiatori die visitaiio le antichita di Tebe. La loro barca si fenua vicim) a un Siconioro, dove accorrono tosto gli Arabi per ispacciare le raciolte antiraglic. Gurna e uell'' area stessa della parte occidca- talc di Tebe. mbl. Ital. T. LIX. 27 4 1 o V A 11 I E T A . (voce clie in copto, o sia antico egizio , snona braccio d'Jside), iiglio di Pi:tovasti ( nome die i Greci cambiarono da poi ) e di Tehebi sua niadre ( Teiiebi vale aratro ) ; oiide si vede clie anclie i nomi egizj avevano ua signifi- cato , come per lo piu T hanno anche i nostri. Nel mezzo della parte interna del coporchio vedesi di- pinta di taccia e colie braccia distese sopra del capo, quasi facendo sforzo di allungarsi per coprire tutta la per- sona del defnnto la Dea Netfe , il cui udicio era di co- prire e cnstodire i morti nelle toml)e. A diritta di detta iigura si ravvisano dodici piccole figurette femminili in gi- nocchioni con un globo stil capo e in atto di orare , le qiiali significano le dodici ore del giorno. A sinistra dodici altre figurette eguali e nella stessa giacitura, aventl sul capo, in vece del globo, una stella, rappresentano le do- dici ore della notte. E qui cade in acconcio osservare die neir alio Egitto la bipartizione del giorno avvicinavasi alia equatoriale di la in la ore. Tutie queste figurette etii- Ijlematicbe lianno soprascritta una leggenda jeratica die contiene un' orazione indirizzata alia Dea, e die forma parte del rituale. Quando il sig. Cliauipollion ci avra data la traduzione e spiegazione di queste orazioni conosceremo forse a quali uilici della vita civile presedevano tutte que- ste ore; il die spargera gran liune sui costumi e snlle occupazioni gioraali'ere degli anticlii Egizj. 5.° Ai succennati oggetti Iio creduto a proposito aggiu- gnerne due altri piii confacenti all' Istituto cui Ella pre- siede , diiarissimo Signore; e sono un manoscritto arabo ed un bel volume stampato nella tipogralia di Bolacco presso il Gran Cairo, istituita per ordine dell' attuale Vi- cere Meliemct Aly , e diretta da quel medesimo Michele Missabiclii siriano die imparo 1' arte tipografica in cotesta I. R. Stainperia di Milano. E mi duole dover aggiugnere die dopo la mia partenza da Alessandria quello sventurato ammalo e mon , lasciando cosi acefalo uno stabilimento die noa trovera forse piii chi lo diriga con eguale inten- dimento. Di questi ultimi due oggetti mi riservo scrivergliene piu circostanzialmente dopo die avro consultato 1' oracolo degli orientalisti alemanni , il Consigliere Aulico e Cav. De-Hani- iner a Vienna, dove si trovano gli oggetti medeslmi per uti crrorc di spedizione, VARIETA. 4I() La prego iutanto , sig. Gonsigliere e Bibliotecario, di credenni quale colla piii distiiita considerazioiie lio T oiiore di protestarmi. Tutto siio devot." Serv, ed Aniko ACERBI. ARTI E MESTIERI. Jahrbi'ichcr des K. K. polytechnischen Iiistltnles in Vieii , ecc. , cioe : Annall dell I. R. IstituLo poli- tecnico di Vienna compilati da Cioianni Giuseppe Prechtl. — Vienna, 1829, tomo i5.°, in 8.° II prinio articolo di questo tomo contiene una Inlrodu- zione alia maruera di costruire i glnbl Urrestri e celest;, del sig. AUmutter, Professore di tecnologia neif I. R. Istituto politecaico. Di questo articolo veaiauio a dare una lareve notizia. La costruzione de' globi si terrestri die celesti presenta due parti ben distinte. Una e puramente nieccanica e con- siste speclahnente nel lavoro della sfera ; 1" altra e quasi del tutto matematica, e sta nella determinazione del dlsegno parziale e totale , e nell' appUcazione dei pezzi , su cui il dlsegno debb' essere tracciato, alia sfera gia pronta ia guisa da formarne un tutto il piu che si possa continue e rappresentativo colla massinia esattezza delP oggetto in na- tura. Questa secouda parte e omai ridotta a norme sicure, facili ed eleganti, merce gli studj di geometri e astronomi insigni. Ma quanto alia prima, essa e tuttavia in uno state pratico di molta imperfezione , come riflette il sig. Altmutter^ imperfezione tanto piii increscovole , quanto che i nietodi di disegno immaginati dai matematici sup- pongono esegulti i globi, che ne deljbono essere ricoperti, con tutta quella esattezza di cui 1' arte meccanica e su- 6cettil)ile. I tentativi sulla costruzione meccanica dei globi formano il principale oggetto delT eslesa ]Memorla citata : diclamo il principcdt oggetto perche T autore non ha ouuiiesso di dare ivi un cenno anclie sulla parte grafica o matematica clie dir si vojilia. 420 A' A R I E T A . Le difiicoUii meccaiiiclie capitali nella coslrnzione di un biion gloljo , e da ciii scaturiscono le altre, soao la per- fetta rotondita e la conveaiente iiiohilita di esso iiitorno al nieridiaiio. Qucste dillicolta crescono col diainetro del £,lobo stesso : cfiielli di 8 pollici di diainetro sono di gia diOicili; e piii ancora qnelli di la, clie si possono con- sidcrare come grandi globi. Le considerazioni del professore di Vienna si cstendono tino a rjiieste diniensioni. Indicati da prima tre metodi assai ditettosi proposti da Giftschutz in un' opera stampata iiel i823 in Vienna, spiega con ninggior estensione il bel nietodo meccanico dovuto al cetebre astronomo Sclirbter , e pulibllcato per la prima volia nelT Astronomlschi'S Jalirbucli di Bode pel 17H6. liiconosciuto il merito di quest'' ultimo , egli lo ri- trova per altro aUjuanto lungo e dispendioso, qnindi ben- clie uiolto commendevole in alcune circostanze, inoppor- tuno nella pluralita dei casi. Facendo cosi vedere la ne- cessita di nuove ricerche tecniciie sul proposto argomento, Y Aluniitttr passa a dicliiarare niolto dillusamente il risul- tamento de" proprj teatativi. Le persone delfarte trove- ranno in cotesta dissertazione spiegate minutamente le nia- terie da impiegarsi , il inodo di prepararle , cond)inarle, lavorarle , ed una moltitudine di particolari cognizioni pre- ziose in se medesime , e additanti la via di peifezionare i globi, in modo da ottenerne con un modico dispendio il inassimo di esattezza e di durata. La seconda Memoria , del prof. Giovanni Arzhergtr del- r istituto niedesimo, versa sul modo di risalire le correnti de'liumi per mezzo di ruote applicate alle bardie. Dalla figura annessa si rileva die girando la ruota in seuso con- trario della corrente, una corda e attaccata ad un punto fisso e si avvolge intorno all' asse o al centro slella ruota medesimai si suppone die avvolta tutta la corda, e giunta la barca al punto indicate, trovisi altro punto fisso, a cui applicare un uncino , perclie il battello possa ripi- gliare un nuovo corso. Questo metodo, beaclie sottoposto a molti calcoli e a molte formole algeljraiclie , esprimenti la velocita dell' acqua , il peso del battello , la resistenza opposta alia corrente e la grossezza della corda, non e punto nuovo, perclie si e tentato di fame uso piii volte in Francia e particolarmente sul Rodano , e lo stesso me- todo si e anclie speriiuentato tra noi dalT ingegncre Mtrlini V A R I E T A . 421 e preseatato nel concorso dei jjreinj bionnali die si di- stribniscoiio in Milnno alT indnstria iiazionale. La terza Memoria , del sig. Filippo di Girard ingegiiere delle miniere , contieiip la descrizione di una maccliina per la solazioae delle equazioiiii la qnarta , del s'nilodato Alt mutter , pre- senta il modo di faljbricare le spille colla testa fnsa di ottone , e dee notarsi die quelle spiiie, a fine di evitare 1' ossidazione , escono dalla fahl^ricazione stagnate. La quinta INlemoria , del sig. Sftmz/)/t'r protcssore di geo- metria pratica nelT Istituto , contiene moke belle ricercbe sui miglioramenti poftati nei cannoccliiali acromatici del sig. Bojers. Veagonsi nelia sesta niolte sperienze istituite dal sig. HfraiiSixeber suila proprieta di adesione dei me- talli, considerata relativamente alia difFerenza delle pro- prieta eleitriclie dei medesimi'. Finalmente nella settiiiia Memoria, del sig. Karmarsch, si riferiscono i progress! della cliiniica nel 1827, ossia si fa una revista generate, detta colpo d' occhio, sopra le scoperte fatte in quel periodo. Sotto il titolo di progressi della scienza chimica si rife- riscono molte sostanze nuovamente scoperte. Sotto la let- tera o si annoverano varie sostanze semplici , varj ossidi, I'adido selenico , del quale il sig. MitscherUcli ha trovata una combinazione coll"' ossigeno piu forte del dopplo di quakmque altra, 1' acido carbonico , il fosforico, il solfu- rico, il fluorico , il broncico, il clorico, I'iodico, ecc. Si par- la pure deir 05a7i/?. , clie si dubita possa essere un nuovo metallo, die il chimico suddetto crede aver trovato nel platino dei monti Urali , come altri due si credono in qnei monti istessi scoperti , i quali sono compresi nella solu- zione del platino entro T acqua regia , mentre l' 05nn«.'o non e compreso in quelia solnzione. Si paria altresi di alcnni nuovi minerali , della herthierite , o haidingerite trovata nel- I'Alvergna, della Scbeererite di Stroineyer trovata nel car- bon fossile di S. Gallo nella Svizzera, della tautol te ecc; cosi pure di alcune sostanze organiclie , di un acido o di un sale trovato nelP olio di ricino, delP etere idrotromico, della legumioa, tratta dai semi di diverse piante legumi— nose, della alizerina , tratta dalla robbia ^ della cinapina, tratta dalla pianta detta CPtasa cynapium , ecc. La maggior parte pero di queste notizie sono tratte dagli Amiali di Chimica e di Fisxa . dal Giornale di Chimica medica , da- gli Archivj di Kasiner , dagli Aaiiali di Pog^eiidorff, dal 422 V \ n I F. T \'. Mamzzino filosnfico Inj^lese , dal GioninJe scienti/lco cli Edim- huri;o ^ e tia altre opcre periotliche tetlesclie, inglesi e fran- cesi. Si chiude il volume col registro delle patent! di pri- vativa accordate dope il 1828 nella Monarchia Austriaca , e tra qneste ne vediamo alcune accordate a valenti Italian!, al sig. Pietro GavazzL, filatore di seta iu Valmadrera , per ntieiioiamenti alle sue macchine; al cavaliere Giovanni Ahlini , membro dell' Istituto di Sclenze ed Arti in Miiano per le sue applicazloni delle reti nietalliche ; a Giambat- tista Tosi fabbricatore di seta in Miiano, a Francesco Ah- hiad fabbricatore di mobili in Mandello, a Giuseppe Hiiazzi , meccanico di Oinegna , cbe erroneamente si e noiato come della Sardegna, mentre soltanto appartiene alio State Sar- do; ad Andrea Molina, fal)bricante di carta in Varese per le sue carte preparate ad uso di calcare i disegni ; a G.a- conio Romiti di Venezia per la fabbricazione dei cappelli di paglia e la coltivazione del frumento per la paglia op- portuna \ a Pietro Robecchi Avvocato in Miiano per nuovo nietodo di filatura della seta-, a Pancrazio Ballettl, mec- canico di Brescia , per nn nieccanismo diretto alio stesso fine \, air Ingegnere Andrea Asta di Miiano per filatura di seta a vapore ecc. CHIMICA. Fusione di statue in niarmo. — « I fortunati progress! X della chimica fecero ultimamente scoprire in Francia una " fusione di statue in marmo. La polvere di marmo resa '• compatta da una cera mordent e , e cbe resiste alle in- >i temperie d'ogni genere, ed anzl col tempo acquista tnag- " gior consistenza e durata, ofFre alle arti un mezzo pf- " ficacissimo per decorare i nostri giardini, i nostri palazzi, » le stesse nostre gallerie di nionnmenti pregevolissimi. La » spesa e assai modica, e piri a quella de' gessi : e per " conseguenza puo presagire aUe arti un considerabile avan- »/ zamento; potendo per tal raodo procurarsi ancbe i men n ricclii i capolavor! d' ogni scuoln , ed ornarne le dome- n sticbe loro abltazioni. " (Dalt opera del marcliese Bevi- lacqiia Aldolirandini, da noi annunziuta nel vol. 62.% /J. 337, € della quale dovrcino nuovamente parlare. ) V A R I E T A . 42i B O T A N I C A, Albero che da il latte ed il budrro. — E nolo die al sig. di Humboldt debbesi la scoperta delP albero detto /7a/o di vacca, albero a latte od a vacca , clie sommiaistra ua ottimo latte, e clie fa da lui scoperto nella proviiicia di Venezuela. II sig. Lochart, direttore del giardino delta Tri- nita , ne ha trovato plu individui nella provincia di Ga- racca. L'uno d' essi avea sette piedi di diainetro e piu di cento piedi di altezza. II latte erane giadevole, e gli a])i- tanti ne facevano grand" uso. II sig. Don clie ne esamino i fiori , crede cb'esso si accosti alia natura del fico e clie sia un brosinarn. L* anao scorso il sig. Fanning, direttore del giardino di Caracca , ne trasporto diversi polloni in Europa , ciascuno de' quali fu veuduto zS Inigi- Uno de' piu grandi ha poc'anzi ottenuto il preinio in una delle pul.iiiliclie esposlzioni nel Belgio. Sembra era che quest' albero scoperto per la pri- ma volta da Huuiboldt non sia il solo che abbia tale facolta di sointninlstrar un latte buono e nutriente. II signor Giacomo Smith d'Edlmburgo raccoiito , che in un viaggio da lui fatto sulle sponde del fiuiiie Deuierarl trovo lui albero detto da' natil hya hya , che somniiuistra un latte potabile. Quest' albero fu abbattuto, e cadendo in un ru- scello ne fece col suo latte biancheggiar Tacqua: col con- ficcare un coltello nella scorza, il latte ne usci in gran- dissima copia. Questo latte e assai grasso e piii denso che quello di vacca-, non ha amarezza , ma e un po' viscoso : mescolato col caife non si distingue dal latte coraune, ossia di vacca. Nell' Africa ancora e noto nn simile latte che porta altresi il nome di butirro di galain ( Veggasi il quaderno di agosto p.° p." di questo giornale, p. 233), e che consiste in una specie di materia grassa, che ha la piii gvande ana- logia col burro, ed il medesimo sapore. Tale sostanza e il prodotto d' un albero detto nel paese chen, e che fa descritto da I\lungo-Park. II burro che si estrae da' suoi grani col mezzo dell' acqua boUente ha un gusto il piu saporlto. Esso e aromatico e partecipa del cacao e della noce muscata : ha una sorprendente bianchezza, e puo con- servarsi per un anno, senza che venga salato. (i4. V. ) 424 V A n T K T A . STORIA NATURALE. Jnsetti luminosi deW America settcntrionalc. — II phospJio- reus , il noctiUicus e piu altre specie del genera elnter danno una luce fosforica si brillante nel mezzo della notte , che nierce di iino di tali insetti posto sul foglio di un libro leggere si possono i piii piccioli carattei-i scnza stento al- cuno. II noctUucus porta 11 norae di cocujos nell' America del Slid, ov' e comunissimo i ha circa un poUice e mezzo di lunghezza i e d" un colore oscuro, ed lia da ciascun Into una piccola macchia trasparente. Tali maccliie, come quelle deir abdome del verme lucido , souo Inminose , e spandono nelle tenebre un vivissimo splendore. Quando otto o died di quest' insetti veni^ono chinsi in un' ampolla , danno una luce uguale a quella delle ordinarie candele. Raccontasi che i natii deirjF//5p(m/o/a (San-Domingo) prima dell" arrive degli Spagnuoli non facevano uso di altri lumi, se non dl quello che mandasi da tali insetti. Allorche i siguori Tomaso Cavendisii e Roberto Dudley, flgli del conte di Leicester, sbarcarono per la prima volta alle Antille , ve- dendo moversi nel bosco una moltltudine di lumi, credet- tero die i Caraibi raccoltl si fossero in gran numero per respignerii , e quindi atfrettaronsi di far ritorno 9ui loro navigli. In questa parte del Nuovo Mondo trovansi pivi altre specie d' insetti luminosi: ma i piu belli sono i Porm/u/i- terne ( fulgora lanternaria ) ed i Porta-candeliere ( fulgora candelaria). Questi ultimi spandono una luce si viva che, allorquando si viaggia di notte , puo merce di essl baste- volmente llhmiinarsi la strada , collocandone tre o quattro sur un bastone che poi serve quasi di torcia. Essl comu- nissimi sono al Surinam. Un viagglatore ci da un' interes- sante relazione dello s]>avento da cui fu preso all' aspetto della luce che da quegll insetti spandevasi nelle tenebre Ja prima volta di' egll ne fu spettatore. /( Gil Indian! ( dice egli ) mi presentarono piii Porta-lanteme senza avvertirmi delle particolari proprieta di cotali insetti. lo 11 chiusi ia Vina grande scatola di legno. Di mezza notte essl vi fecero un chiasso tale che ne fui all' improvviso svegliato coa Ispavento, non sapendo io donde mai provenir potesse un tanto rumore. Non appena ni' avvidi ch' esso veniva dalla scatola , fui sollecito d' apriria ^ ma ne ebbl uno V A R I E T V'. 425 spavento ancor maggiore , allorche vidi shncarne nna specie di luniinoso sciame .... Non tardai a riavermi dalla mia agitazione-, e di nuovo li raccolsi, ammirandone d' assai la loro brillante apparenza. La luce di uno di questi insetti e bastevole per poter leggere un giornale. » II dottore Dai-win suppone clie la fosforescenza di tali insetti destinata sia a provvedere loro i mezzi coa cui tro- var possano anche tra le tenebre il nutriniento. Ma egli per avventura non avverti clie fra i numerosi insetti not- turni pochi sono quei clie godano di siffatta prerogati- va 5 e clie nondimeno tiitte le loro funzloni vengano nia- ravigliosamente esercitate. Sembra cosa ben plii prol3al)ile che questa luce loro serva a distinguere 1 rispettivi lor sessi , nella medesima guisa die la voce serve a distin- s;uerli nelle specie degli animali di piu ampie dimensioni ( opinioni per altro , alle qnali, non saprenimo si di leggieri sottoscrivtre , e quindi amiani meglio di riporre tra le cose tiUtavia ignote I' uso die quegli insetti fanno di talc loro pre- rogativa). Clie che ne sia, non e possibile di farsene una giusta idea da chi stato noa sia testimonio del magico ef- fetto che da tali insetti vien prodotto, allorche splendono tra le tenebre nel mezzo d' una ancor vergine foresta del Nuovo Mondo. « Nel vederli ( dice il viaggiatore medesi- mo ) io mi era quasi indotto a credere che fossero splen- dori magici destinati ad illuminare i notturni passatempi d' Oberone , di Titania e di tutte quelle amabili creazioni della mitologia del medio evo. " (^R. B.) 426 V A R I E T A STATISTICA. Quatlio della superficie e della popolazione degU Stati Au- strian {dalla Carta itineraria delle paste delta Monarchia, del colonnello Traux , Vienna, 1829). Superficie NOME DEGLI STATI. in mlp;lia tedesche di 1 5 al grade quadrate. Popolazione conipre.-;o r esercito. miglia null. 41 81,600 170,700 , 67,100, 5o,ooo 189,500 182,200 952,953 85i,94i 373,750 1548,080 519,745 7o8,65i 399,408 9,659,686 441,270 253,444 229,601 3,748,361 4.279.764 329,727 4, 385, 608 1 i38 5o6 „ . ... . f 1 font- <1> C''r' = ta<'t -C Front. ; Frontieremilitari I ,. ,„ ,■ ) ,• ( , „ „ .1 di Waraidin. < di / della Croazia , ) ,. „ }„ . \ , ,, 0 1 • \ di Benat . . . ICroazia. della Scl.iavo- J , „ c i • , , _ / • della schiavonia .... ma e del Eanato.f , , „ Dalmatia dell' rl/ino 2,o3i,i36 889,128 Gran Ducato di Transilvania , coropresa la frontiera militare di Transilvania, 159,120 1109,800 2,027,566 Margraviato di Moravia con porzioue del Du- 481,564 516,410 i,994,85o 776,890 Contea del Tirolo e Vorarlberg Totalit.T 12153,352 32,i35,o37 R. GisONi, F. Carlini e I. Fumagalli, dlrettori ed edltori. Pubblicato il di 29 ottobre i83o. Milano , dall I, R. Stamperia. 427 IND ICE delle materie contenute in questo tomo LIX. PARTE I. LETTERATUKA. ED ARTI LIBERALI. i^toria e clescrizione cle' principali teatri antichi e moderni , per cura di G. Ferrario pag. 3 Articolo comunicato " 22 DescrizioriP della Nubia e dell' Egitto monumentale , di G. Acerhi. Parte I. » 145 ■ Parte II ed ultima "289 Compcndio della st.oria milanese , di G. B. De-Cristoforis » 1 65 Lettera 8." di G. De-Hammer sui manosrritti orietitali in Italia: Bihlioteche di Modena e di Parma. . . » 186 Gerolimi e I Prigiorderi di Pizzigltettone: romanzi storici " 3 1 a PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Filosofia zoologica di G. Pletning , traduzione con note di G, Zendrini » 38 La vera agricolCura pratica della Lomhardia , dt, V. Ferrario » 67 Scritti di agricoltura , arti e commercio , di A. Zanon, Articolo 2." " 73 Articolo 3." " 206 Elementi di mineralogia , di St. Ant. Renier 190 Delia scienza della vita, di G. De-FiUppi "35a Di alcune recenti opere pubblicate in Italia sopra la scienza idraulica » 36j APPENDICE. PARTE L SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIEUE. Catalogue descriptif methodique du genre Hosier par Prcvost • . " 84 428 I N D I C E. Umgehiini!;en , ec.c. I dintorni di Baden in Austria pag, 88 Oeswrreichische, ecc. Giornnle niiliturc d'Aunria . . . » 89 Fragmente ecc. Frammenti suW cducazione dclle bestle a lana, sul coinmercio ddla lana, ecc " ivi Allgemeincs , ecc. Repertorio genernle di uutiig'ornaU medico- chirurgici delta Germania , di C. F. Kleiaert. » ivi Journal d'un voyage a Teniboctou et a Jenne , par R. Caillie » 2i3 Le vocabulnire des sourds-muets , par Piroux . ..." 383 Histoire dii commerce entre le Levant et V Europe , par Depping >» 382 Oesteneirh , ere. L' Austria solto il duca Alberto IV. » 38 3 il. T. Ciceronis in Philosopldam ejusque partes merita, it. Kuelmer " 38 1 PARTE II. SCtENZE, LETTERE ED ARTI IT.\L1\NE. Agraria. — Dell' educazione teorico-pratica delle api , di P. Sangiorgio " 107 Archeolozia e Belle arti. — Iridicazione antiqnaria pel Gabinetto di Perugia, di G. B. Vermiglioli. . . » io3 Catalogo de'quadri appartenenti a G. Vallardi . . " 3()5 Le celebri sculture di A. Thorwaldsen "261 Museo della R. Accademia di Mantova " 104 Arti militari. — Raccolta di opere ad uso della scuola militare toscand' " 107 Bibliografia. — Manuale bibliografico del viaggiatore in Italia, di P. Lichtenthal "259 Biosrafia. -^ Giudizio imparziale sopra A. Cesari e sue opcre , di L. Brunelli. — Discorso accademico , dello stesso " 247 Li morte della contessa Beatrice AvverUi 3Iassari , del commend. Borgia >» 25i Notizie intorno alia vita e agli scritti di Luigi da Porto, di G. Milan " 9^ Chimica. — Analisi di un acqua creduta minerale , di F. Cima " 1 1 3 Economia pubbUca , Statistica. — Memoria intorno nlle devastazioni prodotte dai diboscamenti nel regno di Nnpoli , di C. Afan de Rivera " 1 1 1 Raccolta delle Cirrolari suW aniministrazione dc boschi e delle selve nedi Stati Sardi >< 108 I N D I C E. A2() Pensierl intorno aW applicazione del calcolo al mo- i'imento delta popolnzioiie nag. io5 Epigrnfia. — Iscrizioni lapUlarie raccolt.e dal M. Mala- spina di Sannazaro '/ aSo Filologia — Del caso di Giulletta e Borneo, di G. To- deschini „ oS Teoria e prospetto de verbi iialiani, di M. Mastrofml » loo Filosofia e Morale. — Catechisino morale e politico, di A. Asrona "264 Pensieri di argomento morale e letterario , di Anto- niecia Tommasini „ 3ny JVuoi'o saggio suit origine delle idee , dell' abate Rosmini „ io5 Legislazione. — Sidla collazione nella porzione legit- tima ed ereditaria: opere di G. Winiwarter, di V. A. Wagner, di F. S. IVippel, di V. Oldrado , di F. Foramiti, e di G. Carozzi >.- 26S Medicina. — Annales scholm cUnicoi medicce ttcinensis , F. HUdenhrand »/ 1 1 3 Cura della podagra e dei calcoU orinarj , di V. Ot- taviani »/ 270 De'la pazzia, saggio teorico-pratico di G. B. Fan- tonetti „ 272 OpuscoL di medicina clinira di G. Rasori >> 404 Tructatus pharinaceutico-medico-legaUs de'' niercuria- libus , A. Bujfini v 114 Nautica. — Portolano del mars Adriatico , compilato da G. Marieni ,; 403 Poesia. — Carmi skwi tradotti dal con. Giaxicli ..." 99 Cristoforo Colombo, dramma storico di G. Gherardi » 241 Isabella Spinola, racconto in versi di D. Bertolotd it 2 38 Vita e aKverUure di Marco Pacini »/ 234 Poligrafia. — Antologia italiana , di G. Monterossi . » 394 Latere di G. Arduino » 98 G. A. Gradcnigo » 91 L. da Porto, inedite » 93 Opere di C. G. conte della Torre di Rezzonico , pub- blicate da F. Mocchetti >> 24^ Operette, d' istruzione e di p:acere pubblicate da B. Gainba » io3 Poligrufo , giornale » 26a Serial e racconti di G. Gozzi •; 92 43o 1 N D I G E Jleligione. — // Giobbe , lezioni di P. Garbarini . pag. 395 Jlagionamenti due di A. Cesari "246 Storia. — Descrizione delta Persia >» 2 6 1 Meinorie topografiche de' cangianienti avvenuti a Pa- via, di E. Giardini >» aSa Relazioni dello Scato di Savoja, di Molini , Bellegno e Foscarinif pubblicate da L. Cibrario >/ 804 Storia deW Acccideinia di agricoltura, arti e cotn- niercio di Verona^ di G. Zamboni » 400 Tucidide , delle guerre del. Pcloponneso ; traduzioue di P. Manzi , con uri saggio di tradiizlone di F. Am- brosoli »/ 385 Storia naturale. — E'einenti di storia naturale generalc , di G. Brugnatelli >/ 399 Dizionario delle scienze nalurali » 272 A. Colla lllustrationes et icones rariorum stirpium, quce in ejus horto Ripidis florebant anno 1827. »» 116 11 regno awmale tratto dalle migliori opere , per cura di G. Ceresa , G, Gautieri , C. G. Malacarne , G. Balsamo , ed A. LocatelU » 118 Viaggi. — Viaggi di Cristoforo Colombo , di G. Ainati » i o i Nouveau guide du voyageur en Italic / 42 2 Jalirbiicher , ecc. Annali dell' I. R. Istiluto politecnico di Vienna, di G. G. Prechtl " 419 Mctodo per levare le macchic untuose dai libri , di P. Balducci " 1 36 I N D I C E. 43 I niologia. — Manuale per migliorare lo stile di cancel- leria, di G. Demhsher pag. 122 Fisica. — Iiiclinaziont dcW ago magnetico : csperienze fatte in Milano , del fisico Quetdet » ivi Nuovi esperimend sui raggi magnelici della luce, di F. Cassola » 129 Ossen'azioni meteorologiche di lug'io */ 14.4. di as,osto »* 288 . di settembre "43 a Premio proposto dalC I. R. Isdtuto di scienze , let- tere ed arti in Milano alia miglior Menioria sidle cause dell' insalubriia delle risaje "143 Geografia e Viaggi. — Grandi parlizioni del globo ter- racqueo , di Adr. Balbi » 1 3 r Amazzoni deW Asia centrale " 142 Meccanica. — Sulle strade a ruotaje » I'ij Statisdca. — Superficie e popolaz:one degli Snui au- striaci, del col. Truux "426 Storia naturale. — Albero che da il latte ed ilbutirro" 428 Insetd Iwninosi dell America sctttntrionale w 424 Osscrvazlonl meteorologlchr fattc all' I. R. Osscnmtorio di Brera. 5 E T T E :\I B R E i83o. . I\I ATTINA. N < Seha 2 2 0 c N < d u r ^ 0 S U a -r p S 2 .2 -~ ■■J "^ '5>^ Slalo del ciclo. d if n c S 2 i) c Stato del cielo. pr.ll Un. 0 poll lin. „ I 27 10,7 +iG,3 NE Serene. 27 11,0 +23,0 NE Sereno. 2 27 11,3 +16,7 NE Sereno. 27 10,8 +22,0 NE Ser. nelib. .•) 27 10,0 + iG,8 E Pio^g... nuv. 27 8,8 +10,4 E Nuv. rott. ser. 4 27 7,0 +17,0 £ Nuv.ser. piov- 27 G,o +19,0 S Nuv. tern. piog. 6 6 ^ 6^0 •+-i5.,3 0 Nuv. nebbioso. 27_ 27 7,2 8,5 + 18,0 E Sereno. 27 8,5 +i5,o E Nuv. lott. ser. +17,0 E Wuvolo. J 27 7,0 + i3,6 N Nuv. ser. ^7 6,6 +18,0 S Ser. nuv. 8 27 7,'' +1 1,6 E Temp. piog.. ser. 27 7/> +17,0 SE Nuv.rot.te.piog. 9 ■•^7 7.^^ +10,0 0 Sereno. 27 7-.0 +16,7 E* Sereno, 10 27 8,0 + 10,5 0 Sereno. 27 8,7 +i4,5 NO Nuv. piovoso. 1 1 27 8.8 5,0 + 12,5 E Vuv. pioggia. 27 6,8 -.5,7 E Nuv. pioggia. I 2 27 + 11,0 0 Nuv. ser. 27 6,0 + :6,n E Sereno. i5 27 5,5 +1 1,0 NE Piov. nuv. nebb. 27 4,8 +16,5 N N E Te.poc.piog. riu. '1 27 6,0 + 8,5 N Sereno. 27 6,q + 16,4 0 Ser. nuv. ser. 10 27 8,0 +1 1,0 E Nebb. ser. 27 9vO + 17,5 E Sereno. 16 27 10,2 + i3,5 NE Nuv.rott.ser. 27 10,7 + 18.2 so Sereno. 17 27 ir,2 + 1 ,'1,0 N E Ser. nebb. 27 11,0 + 18.2 £ Nuv. ser. ,Si27 10,0 + 1^6 NE Sereno. 27 8,7 + 18,6 SE Ser. nu. te. piog. .<-)i27 7.'' +i5,5 SE* Xuv... ser. ■^7 g,o + 16,6 S Sereno. 20J27 c),v-) + 9,8 0 Sereno. 27 8,8 + 16,0 so Nebb. nuv. 21 27 8,0 +1 1,7 N Xuv. nebb. ser. 27 6,0 +1.3.0 E Teni.piog.nu.se. 22 27 2,8 +1 1,8 SO Piog. prer. piov. 27 3,0 + T2,5 0 Ser. nebb. 23 27 7^0 + q,5 E Nuv. ser. 27 C),0 + i5,o s Nuvolo. 24 27 9,7 + q,B N \ebl). nuv. ser. 27 q,o +i5,o SE Nu\ olo. ■2 5 27 7,^ + 12.^0 0 Nuv. piov. rott. 27 7," +i5,5 E Sereno. 26 27 8,0 + 9.0 NE Nuv. ser. 27 9,4 +i5,4 S£ Nuvolo. 27 27 10,7 + 95« N Nuv. ser. 27 IO,0 +16.0 E Nuv. rotto. 28 27 it),5 +11,7 0 Nu\ olo. 27 9,*^ +i5,7 0 Nuv. rotlo. 29127 8.7 + 12.5 0 Nu^'. pio^ oso. 27 8,6 + i5,6 N Nuv. pioggia. .10 27 8,i + 12,0 N Nuv. piovoso. 27 8,8 + 10,2 NE Nuv. ser. Allezza mass, dc bar. poll. 27 lin. 1 1,3 Altezza mas s. del term. + 23, 0 mini ma . >, 27 n 2,8 min una . . . + 8,5 mcflia - Qu; . ti in » 8. /