.^f V <-^ t»% N-.^ u-. . f^::^ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE DI LETTERATURi\, SCIENZE ED ARTI COIIPILATO DA VARJ LETTEB.ATI. TOMO LXIII. ANNO SEDICESIMO. Luglio, Agosto e Settembre i83i. 3r(^eizdpcm MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. IMPERIALE KEGIA STAMPEKIA, II prescntc Giornale^ con tntti i volnmi prccednul^ e posto sotto la salvaguardia dclla Leggc , esscndosi adenipiuto a quaiito cssa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA i cA^ii'qli 10 AdoA. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Poesie mlnori del Petrarca sul testo latino ora cor- retto volgarizzate da poed viventi o da poco defimtL — Jlldauo, 1829 e i83i, dalla Societd tipografica de Classici Italmni. Vol. i.° e 2° Prezzo del due volumi, in 12.% lir. 9 ital; in 8.° col ritratto del Petrarca lir, 14,- in^.\ carta di colla, col ritratto, lir. 19. 60. — L opera e divisa in tre volumi. 1\ prlmo volume di questa raccolta ci diecle occa- sione di scrivere alcuae osservazioni spettanti alia correzione del lesto (V. torn. 58.°, pag. 233); nia qnella fatica itigrata sempre a chi scrive , e forse niolto pin ingiata a chi legge, non saia da noi rin- novaia intorno a qiiesto secondo. Confessiamo clie non ci bastarono ne il tempo ne la pazienza die si richiedono a voler mettersi in grado di poter aiFer- mare die la lezione e o ci pare alinen sempre la mighore; ma come testimoni della moldssima cura con cm questa edizione e condotta , abbiamo creduto di potercene ragionevolmente csentare. Le epistole del Petrarca appartengono a quella classe di bbn die si leggono con avidita e con piacere perclie possono disvelare gPinLimi senrimenti e le opmioni dcgh scrittori, e sono fecondi di molte os- servazioni d'ogni maniera. Forse e vero die spesso 4 rOESlE MINOBI c inganniamo crcdendo cli scorgere in eiffiitti libri la vera imiiia2;inc di clii scrive, o vnoi perche gli uoinini aniaiio di iiKisi linarsi aaclie qiuindo pajoijo piu di- sposti a liisriarsi vcdeie qiiali egliiio sono, o vuoi jiiiittosto perclie qualche voUa s ingannano essi me- drsiini nel rivelare ed interpretare le opinioni ed i seiilimcnti dell animo loro. E certo chi si accinge a sillaitf Ictture nou debb' essere troppo facile a cre- dere di avcre scoperto 1' auimo dello scrittore seb- bene niostri di palesarsi con tutta ingenuita; ma ia gencrale a elii legge cotesd bbii noii puo iiiancare ne iitilita ne diletio. Clumupic connsca il Canzoniere del Petrarca e na- turalinenie dcsideroso di potersi accertare se tpiella fiaiiima ch'ivi e dipinta come perpetua, se quel dolore a cui pare che la morte sola possa por fine, se tutte insomma quelle esprcssioui di affetto per le quali il Petrarca ci riesce quasi unico fra gh amanti protedono tnttc dal cuore, o sono in parte una poetica tinzione. In (juesta curiosiia chi non legge volentieri i seguenti vcrsi a Barbato ? Tcmpus edax minuit quern, mors extinxlt amorem. Flnmnia furcns aniinis, tuinulo cesscre favillce; jVunc breve inarinor luibec longos qnibus arsiinns ignes; Peciore nunc gelido calidos tniserainur aiiiurUes, Jainque arsissc pudet. Chi non sente con meraviglia il cantore di Laura confessare che la tranqudlata sua mente ha in orrore gli antichi tumulti, e che rileggendo le sue poesie amorose le crcde scrittc da tutt' altra persona e le vorrebbe nascondere ? Veteres tranquil' a tumuUus Mens horret, relegensque alium putat ista lorMnm. Se i jam nequicquani laU-bras circunispicit; ardens Turba prendt comituin , qiios par insania jactat, Duke quibus conferre suis aliena. Ben sappianio che nel leggcre questi versi molti 81 dorranno di sentirsi come a forza svegliati da una DI F. PETRARGA, CCC. 5 piacevole illuslone ; confossiamo che le poesie in morte di Madonna Laura perdono molta parte del loro ma- gico effetto quando si abbia sentito il poeta protestare con tanta freddezza che non gli par vero di esscrne au- tore, che' I'animo suo e tranquillo, che si vergogna di avere amato. Ma finalmente questa sua confessione serve a confermare una psicologica verita; e niostrau- doci I'onnipotenza del tempo sopra gli affetti e le passioni delTuomo, e anche un conforto ai lettori in tante e si coniuni occasioni di dulore e di affanno. Ma il tempo non debbe vantar efficaria su quegli affetti clie nascono da un dovere profondamente scntito; e pcro noi saremmo troppo dolenti se in questi scrltti, dove T animo del poeta si appalesa si domesticamente, trovassirao pur una espressione da cui parcsse smentita la stima e I'amore che in pubblico ei professava alia patria, s'egli si vergognasse di aver pianto sulle piaghe d' Italia come si vergognava del- Taniore di Laura e dei sosp ri che ne aveva sparsi cantando. In questo per altro il volume clie abbiamo dinanzi, non che farci mutare opinione del Petrarca, ci persuade anzi ognor pin ch' egli fu un verace amatore del proprio paese. della sua gloria, della sua fehcita; e gU perdoniamo assai volentieri di essere soggiaciuio all' uniana niutabilita rispetto all'amorosa passione, quando lo vediamo durare sino alia fine neir esaltare Pltalia, nel predicare la pace ai potenti che la straziavano, nello sfolgorare i vizj privati e pubblici dai quali n era impedito il risorgimento. Se Floriano da Kimini, musico di quei tempi eccel- lente, non trova in Avignone anime preste di nian- suefarsi al miracolo delta sua armonia , ed egli di- scenda in Italia, e vi spieghi in luogo piu proprio le meraviglie del suo ingegno. Certo anche 1" Italia a quei tempi era nei tumulti delle guerie, e plena d'uomini superbi, rozzi, crutleli; nia quegli uomini erano tuttavia, come gli antichi Ellcni, capaci di sentire la grande potenza di un nuovo Orfeo, la quale in vece sarebbe stata indarno nella citta d'Avignone. $ POESIE MiNonr Sunt hie prcfdura metallnm Pectora ; sunt silices animi; sunt visrera flammcc, Semn-iros per prata boies, perque atria cernas Semiboics criare viros, ecc. A qnesta nobilc altierezza di un grande ingegno clie sfcrza si vivamente i vizj dclle persone collocate nei somini gia'li della socicta contiasta alrun poco I'epistola scritta dal nostro pocta a Barnabo Visronti nelloccasione clic nc levo al sacro fonte il ligliuol Marco. Ccrto a noi piacerebbe di non trovarvi quel versi: Tu quoqne tranquillo votivum pectore natwn Suscipe , magne parens , et per vestigia gentis Ire doce , generisque sequi monimenta vetusd. . . . Magnanimos promos iniiietur avo^que^ Mirarique patrem docili condiscat ah cbvo. Ne vorremmo leggervi questi altri nei quali si chiude Y cpistola: Si munera multi Certatim niajora parant, ferventior igne Commcndet me para fides .... Laudetur amantis Lucida mens, tenebris effossum sordeat aurum. Pcrocche ben puo la storia trovare fra i vizj e i delitti di Barnabo Yisconti qualche motivo di lode; ma proporlo al ligliuolo come oggetto d' imitazione c di meraviglia, e protestarsene amante e un' abbietta cortigianeria. Tuttavo-lta si debbe osservare che il Petrarca non pote forse sottrarsi all' obbligo di scri- vere questa lettera , dacche il Visconti lo aveva eletto a padrino del proprio ligliuolo; e ch'egli scrivendo privatamcntc a Barnabo stesso , voile forse alludere solo alia parlicolar gratiuidinc che a lui lo stringeva. In questo caso cadrebbe in gran parte il rimprovcro clie questi versi gli attirano; e solo dovremmo dolerci clic a lui libcro di soggiornare in qual parte piu gli piacrva, e glorioso nella celebrita de' suoi scritti , paresse desidcrabil ventnra T essere caro ai Visconti. DI F. PETRARCA, eCC. - Ma in luogo di questa scusa , die mold non vor- ranno acceitare, e bello opporre ai versi or ora ci- tati r apostrofe dal nostro poeta indirizzata all Italia, quand'egli, ahbandonando per sempre Aviffnone ' venne a ferniarvi sua stanza: ' Snhe, chara Deo tellus sanctissima, salve Tellus tuta bonis, tellus metuenda superhiSy Tellus nobilibus multwn generosior oris Ferlilior cunctis, terra formosior omnl^ Cinctn niari gemino, famoso splendida monte^ Armoyum legumque eadein veneranda sacrarum, Pierulumque damns, auroque opulenta virisque; Cujus ad eximios ors et natura favores Incubuere simul , mnndoque dedere magistram. Ad te nunc cupide post tempora longa reverter Incola perpetuus. Tu diversoria vitce Grata dabis fessat. Tu quantam pallida tandem Membra tegant prmstahis humum. Te Icetus ah alto Itahani video frondentis colle Gebennce. JVubila post tergwn remanent; ferit ora serenus Spirit us, et blandis assurgens motibus aer Excipit. Agnosco patriam, gaudensque saluto. Salve, pulchra parens, terrarum gloria, salve. Quando si leggonoquesti versi, e Fanimo si figura il Petrarra sulle Alpi , fra i vizj di Avignone e le guerre d Italia, noi ci sentiamo sospinti a gridargli chenondiscenda,che quivi arresti il suocorsodove il cuore gli ha suggcrita quella nobile apostrofe, e Che, lasciato in disparte il poema deU'Africa, intuoni un cantico nazionale. Non discenda a mettere in ceppi, per desideno d ignobil riposo, T ingegno; ma compien- do la missione dei grandi poeti insegni a suoi concit- tadini per quale strada si debban condurre, a volere Che 1 Italia diventi davvero sicnra ai buonl e tre- mcnda ai superbi. — E ogg'etto di grave dolore ii considerar nella storia di tutte le nazioni quanto fiore tl illustn ingegni ando inutilmente perduto perche gU uomim non seppero attingere ai fonti della vera inspirazione. E ,1 Petrarca ce ne somministra una 8 POESIE MlNORI prova manifcstlssima. Lc sue Lettere ed anche que- stc Poesic minori sono pionc di calcic e profoude allusioni alio stato d Itidia in que tempi , e f.iiino appo i poster! testimotiianza all' autore ch egli avrehbe potuto esser grande anclie in uii secolo niigliore. Ma perclie poi quando voile dettare un poenia ando a ceiTarnc il so2;2;ctto ncUa storia di Roma , come se nulla di quanto aveva dintorno [)Otesse degna- mente inspirarlo? Qui non v" ha dujjbio: la riverenza ai grandi modelli clie si venivauo allora scoprendo ; r errore di attribuir 1 eccellcnza delle poetiche crea- 7ioni alia forma piuttosto clie all' essenza ; la diffi- colta di ridurre gli argomenti moderni a quel la for- ma di cui Omero e Virgilio ci hanno lasciati i mo- delli ; e finalmente quella specie di entusiasmo che destano gli esenipi deU' antica virtu quando 1 animo e costretto a sdegnarsi continuamente dei viz] e delle abbiezioni presenti , tutte queste cose fecero inganno all' autore. I\Ia la nazione non ha potuto ingannarsi , dacche non trovo nulla in quel poema che rispondesse a' suoi bisogni ed a' suoi desiderj. Pero Y Africa a cui il Petrarca s' immaginava di rac- comandare per sempre la gloria del proprio nome non uscira mai piu dell' obblio in cui e caduca na- scendo ; e non diremmo cosa incredibile atrermando che la fama di tanto ingegno si fondeia tutta col tempo sopra que' pochi frammenti di lettere e di poesie minori nei quali egli ha depositato e quasi nascosto il liore de' suoi sentimenti piu generosi. Che 6 egli li avesse in vece raccolti e condensati nella mente e nel cuore ; se avesse fatto tesoro di que" concetti e di quelle considerazioni che disper- deva scrivendo agli amici ; se li avesse scaldati al duplice fuoco dell' amore verso il proprio paese e dcir odio verso i rei delle pubbliche calamita; poi ax'csse rivolta la piena del suo nobile entusiasmo a ilhistrare un qualche patrio argomento , non v' ha dubbio the la sua creazioue sarebbe riuscita degnis- fcima di quella fama a cui agognava. Forse battendo • DI r. FBTRARC i , CCC. 9 la via che noi additiamo , egli non avrebbe porta- ta al trionfo la veste pomposa del re Roberto ; nia s' egli avesse raccolti in vece i niiseri cenci della plebe opj)ressa e avvilita , quel trionfo non sarebbe un eni2;ii)a pei posteri , e la lode del suo ingegno avrebbe trovato nella nazione un mallevadore nioko pill sicuro clie non furono quel monarca e quella incoronazione. E gia 1' Alighieri aveva date 1 esem- pio di una poetica creazione lontana da tutte le for- me adoperate dai Greci e dai Latini : o se al Pe- trarca parea necessaria una tessitura piii grandiosa , piu regolare, piu epica in somina, clii dira mai die gli potesse niancar la materia, quatido tutta la stoiia italiana dalla caduta dei Carlovingi alia pace di Co- stanza e quasi un regolare poema ? Quale argomento piu nobile di un popolo che si sf'orza di sorgere dalla barbarie alia civilta, ma per avere smarrita la via offertagli dalla fortuna , va di errore in errore e di ostacolo in ostacolo eonibattendo , tinclie poi raggiunge quel bene al quale da si gran pezza aspi- rava ? Basta riandar col pensiero a que' tempi si i'e- condi di vizj e di virtu , a que' fatti nei quali staa le cagioni di avvenimenti non per anco conipiuti, e si fa manifesto T error del Petrarca. Ma noi insi- stendo sopra questo argomento, e cercando negli an- nali d' Italia cio che poteva esser soggetto di un poe- ma, non potremmo se non dir cose gia note; e pero chiuderemo in vece il nostro articolo con una conside- razione clie nasce spontanea da tutte queste parole. Al Petrarca non e mancato 1' ingegno per collo- carsi fra i sommi poeti e trattar 1' epica tromba; ma gli e mancata la critica. Egli considero gli argomenti solo sotto il rispetto dell' arte ; e confuse 1' arte che regola la forma delle poetirhe creazioni coUa vera poesia; anzi studio 1" arte ne' suoi elYetti e nelle sue produzioni , e non risali a cercar le cagioni nelle quaii V arte stessa e riposta. Non vide che il priino precetto in ogni grande poema consiste nell interesse nazionale ; che qnando i tempi si mutano , quando lO POESTE MINORI DI F. rETRA.HCA , eCC. Li materia si e grandemcnte niodifirata , le forme trov;Uc dai priiiii poiui dchbono cli ru-cessita imitarsi e modil'icarsi; e oho il volcrle per forza conservare nclla loro intierezza , il cercare clove die sia una materia che si atlatti alia forma , e non piuttosto una forma roiiveniente alia iiuova materia, e il |)iu grande errore in mi possa cadeie un poeta contro V arte sua propria. Pero il eritico non ha ulic.io si nohile , ne via si acconcia per innalzarsi e porsi quasi del pari coi creatori delle G;randi poesie , come adoper;indosi ad esamiiiare la storia dei popoli per determinare il campo dentro al quale la poetica fantasia dovrebbe aggirarsi. In una eta come la nostra , nella quale moiti sentono il bisogno d' inspirarsi , e ondeggiando fra r antico e il moderno , fuggono il primo ma si gettano al secondo senza diventare percio ne nazio- nali ne utili, non sarebbe intempestivo il lavoro di un uomo d'ingegno, che colla storia alia mano ne determinasse il gindizio, e guidasse i poeti alle sor- genti dcUa vera inspirazione. Collection des Costumes Venitiens dii XIX."" siecle , dessincs et giaces a Veau forte par Eugene Bos a , et puhlies par Kier et Hopfner maichands destampes et objcts d'art- — Veiiise , place de S. Marc ,11° 116, itt 4.° Si pubhllca per fascicoli: finora fascicoli 3. Scene popolari e sociali venete del sccolo XIX, in- ventate e diseg/iate da Eugenio BosA. — Venezia, dalla premiata litografia di Gins. Deye, ecc. in fogl." piccolo. L' opera sard composta di 24 fascicoli , ciascuno di due stampe e ciascuno al prezzo di au~ striache lir. i . 1 5 colle stampe nere , e lir, 2 colle stampe colorite. Fascicolo i.'" Del Costume Feneziano sino al secolo decimosettimo ^ Saggio di Fabio Mutinelli. — Venezia, j83i , dalla tipografia di Commercio , in 8.°, di pag. iSj , con 19 tavole. D, elle prime due opere non altro diremo, se non che ci sembrano ben condotte e sul fare del Pinelli, della cui maniera abbiamo altre volte parlato in que- sto Giornale. Nondimeno chiederemnio volentieri agli autori, quale cosa o nuova o percgrina credano essi di presentarci colle scene e coi costunii de' Veneziani del XIX secolo? bnperocche ai di nostri non nell" Italia soltanto , ma in tutte le citta dell incivilita Europa doniina un solo e medesimo costume, cioe una me- desima foggia di vestire , un uguale o quasi uguale abitudine del conversare, del divertirsi , del vive- re , ecc, tranne quelle piccole e poche ditFerenze die dai Francesi diconsi nuances, e queste notabili nella penisola nostra soltanto in alcuni pocliissinii paesi del settentrione e del mezzodi. Quale djHercnza, per esempio , potra mai riscontrarsi tra il vestire d' un calzolajo o d' un pizzicagnolo veneto e quelle d' un milanese? 0 nessuna , o si picciola cd accidentale da non tencrsene conto. 12 COLLECTION DE9 COSTUMES Ben iTic2;lio si appose il sig. Fabio Mutinelli col prrscntiirci il costume vtncziano dalla pin rcniota origine de' popoli veneti sino al secolo XVII e non pill oltie ; giarclie in quest' cpoca appniuo tutti i popoli tiella civile EuiO|)a assunsero mi costume, quasi diicbbcsi d una sola e medesima lisonoinia. E2,li poi nicritamcnte intitolo 1" opera sua a S. E. Monsignor Jacopo (\Ionico Patriarca di Venezia , e Presidente della Commissione di puhblica bcnelicenza, delibeiato avendo die i prodotti di essa tornassero aj^antaggio degP indigenti : nobilissimo pensiero, col quale ha egli arqnistato uu diritto alia pubblica riconoscenzia ! Altri scrittoii di non volgar nouie, de' qnali il sig. ]\Iutinclli acccnna le opere nella s a prefazione , par- lato gia aveano de Veneti costumi. iMa eglino o si ristettero entio conlmi troppo angusti , o non ne par- larono die per incidenza naltando piu gravi e piu vaste materie , o ad un solo ariiomento rivolsero le loro ricerdie. Che peio 1' autor nostro e da essi sce- gliendo. e ad altri fo:iti attignendo compilo un libro compendioso bensi, ma dilettevole ed istiuttivo. Que- sto libro e diviso in otto capi, ne' c[uali ordinata- mente parlasi ddle isole su cui e fondata Venezia , della Religione, del rito patriarchino , delle strade, delle case, del carattere fisico e morale de' Veneziani, del loro modo di vivere, delle loro vesti , dell'edu- cazione e degli esercizj loro, de' matrimonj , delle nascite , delle morti , degli spettacoli, di tutto cio ia somma che concerne quella celeberrima citta innanzi la sudcletta epoca del secolo XVII. Noi non faremo che acccnnarne gli argomenti piu curiosi e piCi im- portant!. L' autorc ncl capo I dimostra che le isole sulle quali t- fondata Venezia erano abitate anche ai tem.pi de' I'omani. Cio ejili con2:ettura dalla lamosissima strada Flamuda, la quale metteva nella E/nilca, e questa i\i:\YAlunate , ossia nella strada di Altnio, citta marittima e floridissima ed alle isolette sa cui sorge Venezia vicinissima. Quivi erano pronte le navi VENITIENS DU XIX SIEOLK , CCC. l3 leggiere ( onerariae, cursoriae) colle quali trasportare le nieixi ed i passeggieri a Ravenna, all' Istria, all'Il- Jirio, ecc. passaudo apj>unto per tali isolette. Non e duncpie a sii|)poisi die fossero elleno jgnote, spopolate, deserte. Cio si confeima co' nionumenti scoperti sotto gli ediHcj dell odierna Venezia: un ben condotto ter- lazzo, scavandosi il terreno per la nuova ala di quel regio palazzo; pavimenti e volte dipinte, a tre piedi sotto il livello del flusso diurno , nelT isoletta di S. Secondo ; un giosso tronco di albero colle radici ancor fate nel suolo a dodici piedi sotto Fanzidetto livello, ed un giaticcio di viaiini ad uso di siepe da orto nelio scavare i londaiiienti del teatro della Fenice , ecc. Quelle isolette noa erano dunque spo- polate e inculte, allorche vi si rifugiarono le genti d" Italia scanipando dalle spade de Goti. E qui T au- tore entra in altre non improbabili congetture sullo stato di tali isolette, sulla loro divisione topogralica e civile e sulle opere e sugli edilicj delle oguor cre- scenti popolazioni, ond' ivt sussistere tranquille ed agiate. Ma se cosi andavano le cose , e se quelle isole abitate erano anche al tempo de' Romani , uon sa- preninio poi inteudere cio die dalT autore atlermasi nel capo II, tutto concerncnte le cose della cattolica religione, cioe c\\e fra le cittd tutte dell antico emi~ sfeio Venezia sola pad gloriarsi di non aver mai vediito t aruspice scrutinare V avvenire nelle palpitand vlscere degV iinmolad animali, a meno che non intenda egli d' alludere alle Venezie surte a citta pel rifu- giarvisi de' popoli nel principio del quinto secolo e nella barbarica invasione die tutto travolse il ro- niano impero. Come mai quelle isole andar potevano scevere dalT universale idolatria, prima che sul suo suolo risplendesse la divina luce del Vangelo ? Bella ci sembra la descrizione delT antica Venezia (capo 111) air epoca della gia crescentc repubblica, allorquando le case erano di legno, e le chicsc aveano ancora il tetto di paglia e le sponde verdcggiavano 14 COLLECTION DKS COSTUMES per albcri rigogliosi, e qua e cola erano^ascoli con maiidre di buoi e di peroie ; qiiiitulo ia somnia Ve- nezia piii die di una citta piisomava 1 aspetto di iin graiide e popoloso villajigio olandese. Iinperocclie solo dopo la niota del sccolo XII I comincio essa ad avere le contrade selciate di inattoni, e piii tardi ancora , cioe alia due del XV, ebbe alcuni ponti di pietra ; e nondinieno quella miracolosa citta andava prosperando e aggrandendosi. Ma impiccolite le strade col cresccre del commercio e quindi col fabbiicarsi dellc bottcglie, venrie poco dopo il XIV secolo sta- bilito che illuminate fosscro tutte le notti ; e cosi Venczia tra le citta dcU'Europa presento per la prima Feeempio di un si bcnelico provvedimento. Tiemeiido era pero Y uso pel quale in csso secolo a correzione de' malvagi da un palo alia nieta del campanile di S. Rlarco pcnzolar lacevasi una gabbia di legno mu- nita di ferro, ov' erano chiusi e all' intemperie e al pubblico sguardo esposti i pid famigerati nialfat- tori. In que' tempi usavansi pure a Vcnezia i cavalli come nelle altre citta , e a cavallo i niagistrati reca- vansi a' loro ufficj al tocco di una campana detta Trottera, appunto perche col suo suono andare ne li faceva di trotto. Le cliiese e gli altri edificj ( capo IV ) vennero in parte fabbricati coi inarmi e co' rottami di Altino e di altre jrcntilesche citta da' barbari distrutte nella vicina terraf'erma , e quindi coUe profane miste ve- devansi Ic cristiane scuiture , siccome pur avvenne nella nostra basilica di Sant' Ambrogio ed in altre chiese: in oggi ancora nc' lati delia basilica di San Marco vcggonsi due anticlii bassonlievi rappresen- tanti alcune delle dodici imprcse di Ercole. Ma a disdoro delle molte sapienlissime istituzioni domino per lungo tempo a Venezia 1' uso degli schiavi , ai quali niarcliiavansi la fronte e le guance, fiicendosene anclie miserabile commercio. Ad cssi era affiilato ogni piu servde ed abbietto lavoro. « Da qui forse ( dice opportunamente T autore ) la popolaglca di Venezia TENITIENS DU XIX 81ECLE, CCC. 1 5 i> ereditato pud avere Y odio die nutre aucora per » le opere faticose e propriamente servili : niiserabile » pregiudizio , per cui gi contenta di languire colle » vesti a brani in riprovata misena , piuttosto che » procacciarsi quel pane , che rapito le viene dagli » industriosi individui che migrano dalle alpi Giulie » e dalle Carniclie. » Di aka statura erano gli antichi Veneziani (capo V ), di pelo e capelli biondi , che pero presto incanuti- vano, lungevi forse per la temperatura delT aria salsa, lusinghieri , lepidi nel favellare, forti nelle sventure, ma alia vendetta soverchiamente proclivi ed in essa crudeli : le donne di bell' aspetto ma inchinanti al pin- gue, di facile, variato e spiritoso ingegno. Gb arti- giani ed i plebei schiamazzavano di notte canticchian- do ; ma fatta di piibblico diritto la Gcrusalcrnme di Torquato « quei sidDlimi ed armoniosi concetti fiirono 3j i sob che nella notte interrompessero il silenzio ->i delle vie, de' canali e della laguna. » Tristi pero ed uniformi erano e lo sono tuttora quelle melodic. Rossmi voile imitarle nella musica d" alcuni versi del suo Otcllo ciie da lunge si cantano da un gondoliere. I Veneziani vestiiono alia foggia di oriente nsando d un colore generalmente azzurro , iinche le loro re- lazioni non furono che col greco impero; presero il costume degli altri popoli italiani, allorche ebbero con questi piu. strette relazioni ; e piu tardi , al prin- cipio del secolo XIV, seguirono le usanze di Fran- cia, di Lamagna e di Spagna , siccome pur fecero gli Italiani tutti. Alia fine del XVI ebbe origine per leggi Suntuarie quel nero abito di seta per le donne, chiamato vesta e ceiidd. E queste varie fogge , non eccettuate cjiielle del clero , sono dall' autore breve- mente si ma con accuratezza descritte. Solo al cadere del bizantino impero (cap. VI ) co- mincio Venezia a coltivar con ardore le lettere e le scienze , allorche fu dessa asilo ai fuaiffiaschi dotti della Grecia. Ma dall' educazionc dell' intelletto non mai Tcnne disgiunta quella del corpo: quindi le cacce. \b COLLECTION UES COSTUMES il bersaglio, Ic corse o garc di navi, il pugillato , fiToce oserclzio rlic faccvasi anrlic sovra ponii senza parapctti, del tlie sussistc tiuiora una mcmoria nella dfiioiiiinaziono d' iiuo dc'ponti, detto pcrcio il^on/e fici pngni. Fra tali escrcizj celfbre era quello delle forze d Ercole , col quale ergevasi, il pin delle volte su bardie, un altissima piraniide , od un edificio quasi vivente , perche tutto d uomini composto. Curiosc sono le notizie che 1" aiitore ncl capo VII ci da delle eerinionie de' niatrinionj , delle nascite e de' fiinerali, alciiiie delle quali sono pur riferite nel- r opera gia da noi eneomiata, Online delle feste ve- Ticzianc. Ala ci pare ch' egli qui piii che altrove ri- stretto troppo siasi alle costuinanzc delle classi piu. elevate o piu distinte. E2;li uu po' piu estendendo le sue ricerche potuto avrebbe additarci anche le par- ticolari usanze de' plebei o delle iufinie classi. Me- rita ccrtamente una particolar attenzione cio che vi si narra de' padrini o coinpari nella cerimonia batte- siniale. Qucsti erano senipre piu di due , essendo talvolta avvenuto che giugncssero al nuniero di ben cencintjuanta. « Costoro per leg2;e non poteano pero 5) iiiai essere della classe patrizia, qualoia si fosse trat- » tato del battesimo del figliuolo d' un patrizio , e a) cio aflinche la parentela spirituale del comparatico y> non avesse poscia ad inipedire un matrimonio. » Tra le compagnie, capo VllI, che nc secoli XIV e XV ebI)ero origine pe' concert! di musica , pe' tor- neanicnli e per alcune rapprcsetitazioiii dette farsc , sono celebri quelle della culza , cosi chianiate , per- che la loro iiiipresa od il loro distintivo consisteva nel colore di una delle calze o delle lunghe brache, I'uno diverso da quello delTaltre; bizzarria in uso anche presso altri popoli d Italia. Ad una di tali compagnie debbesi la fondazione del primo teatro in Venezia, 1' anno i565. Gia sino dal i3i5, ab- bandonate le seniplici gare che si facevano sul marc c sulla laguna, introdotta erasi la cosi detta ■Regatta lungo il Canal grandc, genere di grandiose VENITIENS DU XIX SIECLE , CCC 1 7 e dilettevole spettacolo che a' di nostri ancora suol ivi celebrarsi nelle piu solenni occasioni. Ma nel secolo XVI furono in Veiiezia le piii sagge istitu- zioni sovvertite dai giuoclii di fortuna , dai cosi detti Casliii, dai piu sfrenato libertinaggio, e percio r autore giunto a quest' epoca depone saviamente la penna. I pochi cenni da noi esposti intorno a quest' opera bastar possono per fame conoscere il merito e lo scopo , e per invogliare i nostri lettori a procurarsene r acquisto. Bibl ItaL T. LXIII. t8 Oundro storico dclla grcca arddtetlura del marcliese Malaspina di Sannazabo. — Mllano, i83i , dalla Societd tipografica de Classici Italiani, in 8.° dl poginc 6^. Lh- i,5o ital. JLjc cose della grcca architcttura furono a'cli nostri si dottamente discusse da valentissimi scrittori clie piu tollcrare non si possono i recend opuscoli ne" quali richiamansi le vietc c favolose opinioni della capan- na, dclle vesti e dei ricci della donna e del canestro di Calliniaco. Basta il leggcre 1' opera intitolata il Costume antico e modcrno , ecc ( artic. Greca Arcld- tet(tira), onde persuadcrsi chc il fallo ando ben al- trimenti. Se la capanna forniata di Icgni e di pa- glia fu la prima abitazione deU'uomo, come niai potcva ossa costruirsi dal nostro comun padre Adamo scnza r USD del ferro e di adatti strumenti ? Avra Ibrs'egli svelti colle proprie mani i tronchi dalle piante per conliccarli poi nel terreno? O piuttosto vetlendo egli il niodo con cui gli uccelli forniavansi il nido si sara rivolto ad imitarlo costiiiendo la sua abitazione col fango o colla creta niischiandola di virgulti? Cio sembra e piu verosimile e piu naturale: clie di questo wcnere di costruzioni abbiamo tuttora gli esempi nell America. Ma s' egli e vero clie I uo- mo vissuio aljbia da principio in un vero state di natura ( cio di clie potrebbesi ragionevolmcnte du- bitare ) donde passato poi sia alio stato di civilta, verissima rosa debl/essere ancora clie col progredire della civilla progredendo egli pure nello sviluppa- iTiento dclle facoka intcllettuali , trovalo cli ebbe 1' uso del fcrro e dcali strumenti , facesse naturalmente il secondo passo col costruirc le capanne. Perciorche dovca egli ben presto accorgersi clie quelle prime abitazioni insalubri erano ed incomodissime , cli elle alzare si potcvano e ampliare in mode clie si rendesse jiiu facile I'adito all' aria ed ai laggi del sole, c QUADllO STORICO DELLA GRECA AKCHITETTURA , CCC. li) ne' lati e al disopra munire con tavole o con altre niaterie contra 1' imperversare dell' atmosfera e delle stagioni. E gli stessi inconvenienti doveano nianife- starsi negli antri e nelle caverne, se pur questi liioghi ancora servirono di prima abitazionc ad alcune genti. L' uomo usando percio di quel prczioso dono che ri- cevuto aveva dal Creatore, cioe della ragione, non potea a nieno di vedere che nessnna cosa su questa terra puo in alto poggiare senza qualche altra cosa die la sostenga o concateni. Avra quindi munite Ic sue capanne di travi, di pali e di sostegni. Ecco la seconda abitazione deiruomo, la capanna. Ma que' pali, que' sostegni, quelle travi, che poi divennero colonne , trabeazioni , architravi , prima di legno e poi di marmo, non sono gia opera dell' imitazione propriamente detta , nia dell' intelletto e del razio- ciiiio umano. Insomnia I' arte dell' editicare non ha nella natura, come lo hanno le sue sorelle, alcun vero modello. Tale, sicconie a noi sembra, essere dovea I'an- daniento dell' arte. I\]a 1 autore attiensi alle antiche sentenze div( nute ogginiai volgari e presso i dotti cadute ncll' oblivione. Egli passa quindi al prinio e per noi piu vetusto gencre di architettoniche costru- zioni propriamente dette, cioe all' architettura egizia, cui da r aggiunto di pesantissinia , perche nata , a parer suo, dalle grotte in cui gli Egizj a' piu renioti tempi abitavano. Ma oltreche molto disputare potreb- besi se gli Egizj anticamente vivessero nee^li antri o nelle grotte , al qual gcnere di vita sembra che si oppongano la natura del suolo e la periodica inon- dazione del Nilo, nessuna soniiglianza si ravvisa tra sitfatte abitazioni e gli editicj di quel celebcrrirao popolo. Se gli Egizj furono di tante cose invcntori, se dopo il diluvio U vediani tosto tra tutte le genti distingnersi per ingegno, per cognizioni e per im- portantissime scoperte , perche mai usando del loro medesimo intelletto , senza prenderne punto \ idea dagli antri, potuto uou avrcbbero invcntar un 2:;enere 20 QUADRO STORICO DELLA GRECA di costnizione adatto al clima , alia religione ed alle cirr ostanze del lor paese ? Dairarchitettura (leirEgitto viene T autore a quella della Magna Grocia , ed osserva cli'cssa ancora pec- cava per cccesso di solidita , e quindi tozza e pesante presentavasi; ma poi rivolgendo il discorso alia vera Grecia dice die ivi a tempi di Pericle perfezionatosi a o2;ni ramo delle belle arti, rarchitettui-a fece som- » mi progressi; e di maniera che con norme ben » combinate vennero a stabilirsi i tre modi di de- » corazionc , cioe il semplice coll' ordine doi'ico, il 5) gentile coirionico e P elegante con il corinto; non » parlandosi qni dell' ordine detto toscano , perche » troppo incerto egli e che sia qnesto d' invenzione » etrnsca ovvero gveca, e quindi dubbio che il noma » di ordine toscano derivi dalla localita ove sia state 3J immaginato, ovvero dal paese ove soltanto fu ge- )> neralmente impiegato , e che in sostanza non e che » un dorico piu rozzo. » Ma innanzi tutto noi qui chiederemmo volentieri airillustre autore, perche mai non abbia egli voluto sotrermarsi un po' piu sugli Etruschi, e dipartirsi piuttosto da quelle vecchie dottrine, che piu sopra accennammo ? Se egli letta avesse T eruditissima nota del principe di Canino sulle antichita etrusche da lui possedute c le osservazioni di questo nostro Giornale sulle mcdesime ( Bibl. Ital., torn. 5o/', pag. 48 ), non avrcbbe si di leggieri dubitato se le bell arti furono dair Etruria somininistratc alia Grecia , o se questa le ebbe da quella ricevute. Ora che gli Etruschi sia- no piu antichi dei Greci e che inventati abbiano tutti qnegli oggetti che nelle loro ojiere di belle arti prcsentano una conformita con simili oggetti nelle opcre dei Greci, puo facilmeutc dimostrarsi col solo indagare se ne' piu antichi monumenti della Grecia ([ue' medcsimi oggetti si trovino piu rozzi o peggio conformati che nell' Etruria. rcrciocche egli e [troprio dciruuKina natura che le cose nou escano perfctte dalla loio prima inveazione , ma vadauo pcriezionaudo&i ARGTTITETTURA DKL M. MALASPINA. 21 a poco a poco ed in ragione del crescere della ci- vilta stessa. Trovandosi pertanto in tiitte le piii an- ticlie opere greche maggior perfezione die nelle etrusclie , convien dire che i Greci avendole prima vedute presso gli Etruschi ( non gia si rozze e mal conformate come 1 autore indicar le vorrebbe ) , di la ne trassero la prima idea, facendosi poi a vie piu perfezionarle nel loro proprio paese. Ne air autore vorremo giammai accordare che ai Greci debbasi V invenzione dell' ordine dorico. Per- ciocche nella vera Grecia non sussiste alcun monu- mento dorico che per rozzita e pesantezza s' assomigli a cjuello de' piu antichi tempi della ]\Iagna Grecia , paese all Etruria vicinissimo; e quindi convien dire che i Greci avendolo ivi veduto ne adottarono le forme, rendendole poi piu gentili , e ornandole coi lavori di scultura , arte di cui furono eglino maestri sommi. Meno poi ancora concedere gli vorremo che r ordine toscano non sia che il dorico stesso de' Greci, fatto dagli Etruschi e piu semplice e piu rozzo. Imperocche ella e cosa ben naturale che chiunque imita o copia , cio faccia in modo di non guastare r og2;etto cui prende a modello , essendo che 1' uomo in ogni sua opera suol ascendere per gradi , dal rozzo passare al gentile, dal semplice al composto, ed a c[uesta scala egli attiensi anche neir ordine in- verse, cioe retrogradando. Ora vedendo noi che tutte le opere degli Etruschi seguono V ordine del naturale incremento , e non cjuello per cui le copie delle altrui opere vanno a grado a grado miglio- randosi dalle nazioni che presero ad imitarle , ed osservando in esse una tal quale originalita, che chiaramente si manifesta ben anco nelle sole figure ch' eglino ci tramandarono , essere non dee mara- viglia se i Greci vedute ed adottate ch' ebbero le opere degli Etruschi si facessero a migliorarle ed a coudurle alia perfezione. L"" ordine toscano non e duncjue il dorico diveuuto presso gli Etruschi piu semplice e piu rozzo, ma e bensi il piu antico aJ QUADRO STOniCO DF.LLA CREO\ deg;U ordini, quello da cui nncqncro tutti gli altii, dagli Etnischi ritrovalo, pcrclie appunto esso si pre- seiuo loio come il plu naturalc, il piii scmplice , il pill facile, non consistendo die di sostcgni o di sole coloniie e di travi trasversali, primitivi ogf2;etti, noii ritrovati da alcuno, nia dalla natura stessa snggeriti. ]\Tolto ancora dubitar dobbiamo sii cio die dal- r autore atTerniasi quanto all' ordine corintio, cli ei dice dai Greci perfczionato al pari del dorico e del- I'ionico. E di fatto so quest' oidine , dappoidie i Greci furono dai Romani soggiogati , ci si preseiita piu bello e pill perfctto ne' moiuimenti di Roma che in qiielli dclla Grccia; se in tutta I'antica Grecia noa altro ordine corintio incontrasi, fuorche ad Atene nel picciolo nionumento di Lisicrate, e nella Torre del vend, i soli die dirsi possano esegniti prima della conquista de' Romani , ma di forma e proporzioni, per cosi dire, iiasccnti , e non ridotte a regole ed a sistema , e cpiindi di gran lunga inferiori a cpielle de' corintj monumenti di Roma •, se finalmente i Ro- mani andie prima di conquistare la Grecia date aveano all' ordine corintio piii belle forme e propor- zioni die non i Greci, non si potra giammai accor- dare a questi la gloria del perfezionamento. Ne gioverebbe f opporre che i greci artetici dalla vinta patria rifnggitisi a Roma, c|uivi ai vincitori 1' opera loro prestando innalzassero poi que' corintj sublimi monumenti. Imperocche questi appartengono presso die tutti ad un' epoca anteriore a tale rifuaiarsi de Greci maestri , i quali adoperati furono da' Ro- mani piu nelle opere di scultura che in quelle d' architettura. Lo stesso Panteone , il piu gran monuniento corintio che stato ci sia daali antichi tramandato, e opera totalmente romana ; e i monu- menti ancora che d' ordine corintio incontransi nella Grecia stessa furono pressorhe tutti innalzati dai Ro- mani conquistatori. Non puo dunque affermarsi che i Greci dopo 1' ordine ionico condotto abbiano alia perffzionc il corintio. E di fatto Vitruvio stesso ARCHITETTURV DEL M. MALASPIN.V. aj dandoci le proporzioul dell' ordine dorico c delTionico dice d'averlc prese dai Greci , ma discorrendo delFor- dine corintio afferma die qiiesto non differisce dal- rionico fuorclie nel capitello da Callimaco inventato, e qui tutta riferisce la storiella del paniere. Ora e ciiiarissinia cosa che egli non parlando se non del capitello, e nondimeno tante altre essendo le diffe- renze deli ordine corintio dairionico, ditferenze che ai tempi suoi ben si ravvisavano ne' monumenti co- rintj di Roma, non altro intendeva forse d' affermare se non che 1' ordiae corintio nella sua origine e ne' pin antichi greci edilicj differiva dall' ionico sol- tanto nel capitello, astenendosi dal far parola de' mi- giioramenti die poscia introdotti furono in esso dai Romani. Che se la cosa tale non fosse, vituperevole di troppo sembrerebbe Vitruvio con quel suo silenzio , avend' egli pur sempre sott' occhio i corintj monu- menti di Roma , ne' quali troppo evident! apparivano le innovazioni dai Romani aggiunte. L' autore passa qnindi a discorrere sul primo de- cadimento dell' architettura greco-romana , e dice ch' esso in Italia ebbe principio sotto la dominazione de' barbari che v' introdussero la gotica , barbara dessa ancora ne' suoi primordj. Aggiugne che qnesta poi acquistando a poco a poco e gentilezza e for- me migliori venne a costituire quel nuovo genere d' architettura che ora pin propriamente chiamasi gennanica. Ma soggingne che questo genere, benche ridotto poi a pin ragioaevoli forme e divenuto ma- raviglioso per grandezza e per ogni sorta di squisi- tissimi lavori , non mai raggiunse le belle e regolari forme del greco-romano. — A cio noi risponderemo che ogni genere d' architettura ha le sue proprie forme e proporzioni , e che ivi trovasi proporzione ov' e armonia. Prova ne sia il nostro duomo di stile gotico-germanico. Esso ha nel genere suo si belle forme , tali e si accurate proporzioni che il cele- bre Ccsare Cesariani nel suo Comento di Vitruvio lo propone a modello di perfetta armonia si nelle 24 QUADRO STORICO DELLA CRECA parti che nel tutto , e ne da le dimcnsioni sotto tutti i rapporti , dimostrando come una paite all' al- tra si colk'fflii sempre con proporzioni si costanti , si ben intese die foise non ne ha di migliori e piu ragionate Y architettiira greoo-roniana. Al lungo dominio deirarcliitettura gotico--germanica r autore fa succedere 11 rinascimento della greco- roniana , e ne attribuisce il felice innovamento all' os- servarla che alciini architetti fecero ne' piu celebri monumenti di Roma. ]\Ia come avvenne mai che seb- bene foss' ella continuamente sotto lo sguardo degli architetti de' tempi in cui prevaleva la gotica , que- sti non tentassero giammai d' imitarla e riproduria nelle opere loro? Gonvien dire ch' essa in quel si hxngo periodo di tempo considerata fosse come ora da noi considerasi la stessa gotico-germanica ; bella si di lavoro , ma non da imitarsi , perche di forma e proporzioni troppo diverse da quelle che allora praticavansi nelle case, ne' templi e negli altri edi- ticj : nella guisa medesima che noi piu non saprem- mo trovar il modo di ben usare delle proporzioni gotico-germaniche , conieche esse ad alcuni de' nostri edific) e massime alle chiese potrebbero mirabihnente couvenire. I\Ia questo sarebbe troppo periglioso in- traprendimento, e quella tiranna, la moda, potrebbe in brevissimo tempo usurparsi 1' impero delle arti , e farci divenire gotici in ogni cosa e per sino nelle suppellettili, siccome pur troppo a' di nostri avvenne presso una nazione che pur vantasi per gusto e per ingcgno, e dietro alia quale alcuni de' nostri corrono a guisa di armento. Laonde noi non loderemo giam- mai il celebre Wiebeking che nell' opera sua colos- sale del Caos architettonico pretese d' insegnar il modo con cui nelle nostre chiese unire i due stili greco-romano e gotico-germanico , e comporne cosi una romantica architettura (i). (i) Voggasi questo Gioniale torn. 49.°, pag. 842 e seg. ARCHITETTURA DEL M. MALASriNA. 25 Ma ritornando al rinascimento della buona archi- tettiii"a , 1 autore nomina per uno dei primi ristau- ratori Andrea Orca2;na , poi un Brunelleschi ed uii Leon Battista Albert! ; ina dice che i loro tentativi , particolarmente degli ultimi due , quantunque nelle loro fabbriche gia tracce sicure si vedessero della buona architettura , non bastarono totalmente a cor- reggere il generale gusto gia da si lungo tempo de- pravato , e soggiu2;ne che « fu riservato quindi al ■» genio di Michelao;nolo il rinnovellamento della buo- » na architettura , che i di lui discepoli o seguaci » di poi sostennero e generalizzarono , e tra questi 5) principalniente Braniante Lazzari , sia colla conti- » nuazione del tanto sontuoso tempio di S. Pietro in » Roma che per molte altre fabbriche di sua inven- » zione , sparse in diverse provincie d' Italia. » Qui lo stoiico o non ha chiaramente espressa V idea sua, o ci da luogo a supporre ch' egli attribuisca il dise- gno ed il coniinciamento del gran tempio di S. Pie- tro a Michelagnolo piuttosto che a Bramante; quando e noto che Michelagnolo non vcnne architctto di S. Pie- tro che dopo la morte di Raffaello d'Urbino, il quale sottentrato era al defunto Bramante suo zio. Quanto poi a Michelagnolo , considerato dalF autor nostro qual restauratore deli' architettura , non sapremmo come attribuire gli si possa cotanta gloria. Saremmo anzi per dubitare se 1" autore abbia giammai ben esa- minate le opere di quel maestro. Perciocche appena era 1' arte rinata per mezzo di Bramante , e gia I\li- chelagnolo anzi che a farla progredire impreso avea a guastaria, creando uno stile licenzioso ed opposto a quello di Bramante , il vero restauratore. E Miche- lagnolo , uomo di straordinario ingegno , supero se stesso e fors' ogni altro nel sublime ugualmente che nel licenzioso , presentando cosi due modelli , 1' uno air altro contrarj. II suo nome, le maravigliose sue opere , e piu altre cagioni contribuirono a dare il massimo valore a tutto do ch' ei produceva colla sua fervidissima fantasia . nial soirerente di qnalsivoglia a6 QUAORO STORICO DEI, LA GKEC V lego;c. Egli I'ondo qiiiii'li una scuola architettonica nella quale non die a' discepoli suoi alcana norma sicura, siccomc |)u6 cliiaramente vedersi nellc opere da essa lasciaLoci si nella hella Fiienze rhe altrove. Tali licenze fnrono ciecamente adoaate da non pochi architetti mossi dal nome di si grande maestro. E sebbene eglino gia vedessero le opere d' un Sansovino , d' un San- niicheli e d' un Palladio , al cui eonfronto chiari ri- sultavano gli errori di Michelagnolo; pure non osa- vano alloiitanarsi dagli esempi del maestro , il cui nome preiidevano quasi a scudo e difesa. Cio avve- niva specialmente nella Toscana. L" autore passa quindi a discorrere degli architetti clie vennero dopo ([ue'primi, e nomina unVignola, un Palladio, un Pellegrino , uno Scamozzi ed altri , i quali sc non portarono V arebitettura al suo piii grande perfezionamento , ben poco pero lasciarono a bramarsi, e spefialmeute il Palladio, che che ne dicano i se2;uaci di Vitruvio. Ma in que' felici tempi ancora ebbe qualche dominio la scuola di Michela- gnolo , di modo che ripulhdo ben presto quello sfre- nato amore di rompere e pie2;are le linee nel piu capriccioso modo. Quindi ne venue la seconda deca- denza assai peggiore della prima , e con essa c[uel vituperevole stile ch' ebbe poi il nome di barocco. E pare che l' autor nostro attribuirne voglia \ inven- zione ai Francesi , dicendo ch' essi inserendo nella lore fabbriche piii cose a capriccio ne produssero uno stile manierato che penetro ancora nella nostra penisola. Ma noi dubitiamo di molto , se piu che alia Francia attribuirsi debba P invenzione di si fatto stile a Bologna , la quale divenuta di esso quasi mae- stra pote poi dilTondcrlo agli altri paesi. Esaminata P epoca delf architettura barocca , ed accenuati gli architetti che in essa pin si distinsero, come un Bernini, im Borromini, e piu d' ogn' altro un Guarino Guarini di si sfrenata fantasia da sba- lordire lo stesso Vitruvio se ([uesti vediite ne avesse le oprre , 1" autor nostro disccnde al terzo cd ultimo ARCHITETTURA DEL M. MALA.SP1NA. 2J rinascimento, avvenuto, siccome egli dice, da circa un tnezzo secolo innanzi V eta nostra , ed assai piu rapidamente de' primi due. Tale fortunato rivolgi- mento , a parer nostro, piu che alio studio sui libri di Vitruvio, attribuirsi dee in gran parte alle opera critiche e filosoHche che vennero intorao all arte pub- blicandosi e che richiamarono 1 architctto all" iniita- zione degli antichi classici modelli e specialmente de' greco-romani. Giunto r illustre storico quasi al compimento del suo libro vieu accennando due cose , sulle quali cre- diam bene di soffermarci. cc Credo poi ( cosi egli ) -» prima di dar fine a questa Memoria di non do- » vere serbare silenzio a due rilevanti inconvenient! » che non di rado incontransi pur anche al di d'og2;i » nelle fabbriche eziandio di buono stile; cioe V uno »' di porsi colonne anche la dove non fanno alcuna » menoma funzione , ed ivi collocate soltanto perche » voglionsi colonne ; I altro di non distinguersi tal- » volta abbastanza nelle architettoniche decorazioni » il carattere delle abitazioni private da quello dei » pubblici edificj. Inconvcnienza, a parer niio , assai » grave dal lato delP espressione , la piu nobil parte » delle arti belle. » II far uso di colonne senza ra^ione alcuna sarebbe certamente cosa sconvenevolissima. Ma a' di nostri qual e mai si capriccioso architetto che a tale partito osi appigliarsi ? Perciocche non crederemo gianiraai die a si fatta critica andar possano soggette le colonne che in alcune circostanze innalzansi isolate sovra piedistalli a guisa di guglie o di monumenti. Giovaci quindi il supporre che T autore voglia cjui alludere alle colonne degli archi di trionfo , le quali ergersi sogliono isolate , a guisa appunto di guglia , sopra basamento ed in modo che all' editicio servano di maestoso e vago corredo. Ma s' egli e vero che le colonne al pari delle statue sono i piu decorosi , i pill sublimi ornamenti dell' architettura , e se esse , ' una alienazione nientale die porta per carat- » tere principale la manifestazione della Incoerenza dei »> peiisieri e delle voHzioiil, con impeto, coa violenza }> e con furore:, con delirio generale e talvolta senza delirio; » scoiiipagnato da feljbre, ma con costante eccitamento delle y> forze vitaii. " Quantunque tale deliiiizione non senta della smania di esprimere inopportnnamente molti concetti ia poclie parole, non e pero quella c!ie nulla lasci a deside- rare. Noi saremmo paglii di veder definite le malattie men- tali in generale /< un'alterazione di cpielle relazioni armo- » niclie clie liaiino le facolta e le funzioni dell'anima si " fra di loro die cogli oggetil esterni, per cui Tnomo vieii " privato della snprema sna digniia, della coscienza morale, » del retto uso della ragione e dalla liberta. >> In questa definizione si distingnerebbero le malattie mentali da altre afFezioni dell" intelletto, o imperfezlonl, o niostruosita die non ineritano di essere cliiamate malattie. I monientanei sviamenti, ai qnali la ragione deU'uomo va soggetta, noa bastano per dicliiararlo pazzo: tutti lo sarebbero. La sola perseveranza ne autorizza il giudizio. In seguito alia esposta definizione si fa a parlare del fenomeni della mania, e si prevale del quadro bellissimo die ne traccio rinimortale Esquirol. « La mania, soggiun- " ge qnindi, suppone sempre nelP organo cerelirale una » irritazione die puo essere idiopatica o simpatica, iiitellet- >i tuale od istintiva. La specie di alienazione piu freqnente >' e la mania con delirio .... La mania senza delirlo non II lia sensibile alterazione anteriore nelle funzioni dell' in- II tendimento, mentre lia perversione temporaria nelle fun- II zioni alTeitive a tal segno da non riconoscere padre, II madre, figli , ecc. >• A spiegare per quanto e possibile qneste distinzioni egli e d'uopo riportar quivi dapprima in succinto Tanalisi delle lacolta intellettuaii dalfautore stabilita. Sensazioiie. n Tutte le sensazloni partono da impression! n fatte su di superficie di rapporto . . . . L'efFetto die ne " risulta, cioe la produzione di una sensazione, ecc, e pel i> nostro spirito ancora un mistero imperscrutabile. " Fin qui niente avvi di piii certo, e avvertiti degP inutili e pe- ricolosi sforzi gia tentati da molti onde scoprire I'essenza intima della sensazione, desiderianio solo die il nostii) au- tore ci dica almeno come venira distinta col uome di 3a DELLE MALATTiE DELLA MENTE , CCC. scnslbilith la facolta oucle I'uonio riceve le impression! die gli 02;gettl estcrni esercitano sui di kii sensi, e come si chianii sensazioiie la modilicazione die le dette impressioni dctenuinano nclP anima. " Si distinguono (Tautore) tre specie di sensazioni. Le »/ prime le riceviamo per mezzo dei cinque sensi esterni, » le seconde dagli organi interni, dalle saperficie nincose, » e talvolta dai loro annessi le nltime dal seno dell' or- " gano sensitivo eve la causa agisce direttamente ed ove » risicde cd impera la intelligenza. Questa distliizione e »/ importante per rendere ragione deU'istinto e delle fa- » colta intellettuali, ordini di operazioni che sono sempre »» modiiicati dallo stato dei visceri. L' istinto consiste nelle »» sensazioni determinate dai visceri die premurano il cen- " tro cerebrale perche niandi ad eseguire gli atti neces- »/ sarj aU'esercizlo delle funzioni . . . . I bisogai deli' istinto 'i emanati fino al ceatro senzlente cerebrale costituiscono *• tante sensazioni istintive Le sensazioni istintive " acquistano gli stessi caratteri di quelle trasmcsse dai " sensi propriamente detti. Esse si mescolano colle facolta » intellettuali per le operazioni del pensiero " , e questa e la verita per noi la piu rilevante, giacche queste sensa- zioni noi dobbiamo ora esaminarle non negli organi ove risiede V istinto , ma bensi nel centro cerebrale , ove tra- niandate ponno venire alterate non altrlmenti die tutte le altre specie di sensazioni. Dopo silTatte distinzioni delle afTczioni istintive si passano in rivista daU'autore le di- verse iiianicre di sensazione , che hanno luogo pei cosi detti cinque sensi esterni generalmente conosciuti. Egli si diflonde in questa parte del suo trattato analizzando le incumbenze di questi organi nello stato sano ed i fenomeni che presentano nella mania. Le deiinizioni ed i ragiona- menti fisiologici adoperati daU'autore in questa analisi pos- sono a nostro avviso essere ridotti con vantaggio del let- tore a qnesto semplice pensiero , che nel inaniaco cioe le sensazioni di questi organi non si comportano se non secondo il disordine dominante nel cervello e nel sistema intcUettuale. Concesso poi anche che qualche lettore avesse bisogno di notizie circostanziate della tessitura e del modo di comportarsi dcgli organi dei sensi, basterebbe che T au- torc avesse prcmcssa 1' analisi dei processi del centro in- tcUettuale a cui i detti organi sono tutti trilnttarj. Ne Dl LUIGI FERRARESE. 33 passeremo oltre a cjuesta analisi dei sensi senza rlmarcare come raeritiao qualche riscrvatezza le proposizioni quivi adtlotte, die « Torgano del gusto goda nello stato sano di » una seiisibilita elettiva di scegllere gli alimenti piu analo- » glii ai bisogni dello stomaco dalle sostanze disaffini o ve- " lenose " , e come si creda dairautore incontrastabile il pensiero di Cabanis /< che i sensi presi ciascuno sepa- II ratamente abbiaao una memoria loro propria ". La facolta elettiva del gusto e nell' uomo assai piu li- mitata che negli altri animali , e se si eccettuino alcuni casi nei quali pare assolutanieute che quest' organo ci av- verta e ci spinga ad assumere quelle sostanze che sono piu confacenti ai bisogni del nostro organismo ( come p. e. nella rachitide in cm gli ammalati amano le sostanze ab- bondanti di principj calcari ) , la facolta di quest' organo nella scelta dei cilii e delle bevande non si riduce inline che air antipatia o simpatia risultante dalla maniera di- versa onde ne vengono aiFette le papUIe nervose , e la proprieta di rigettare le sostanze disaffini o velenose nasce dall' ingrata sensazione clie queste risvegliano nel detto organo a cagione delle loro qualita particolari , ovvero dair esperienza che le ha dichiarate pericolose e nocive, sebbene non ingrata possa essere 1' impressione loro sii r organo medesimo. Che i sensi poi , preso ciascuno separatamente , abbiano una memoria loro propria ella e una proposizione alquanto ardita. Clie un oggetto, il quale ha esercitato una volta la sua impressione nell' organo della vista , possa quan- tunque da gran tempo anche piii non esista venire nuo- vamente rappreseutato innanzi V organo stesso rivestito di quel colori che 1' immaginazione vi dipinge, ecc. e cosa cui r esperienza non puo contrastare. Ma, domandiam noi , quest' atto di memoria, di richiamare cioe un' idea colla scienza di averla gia avitta altre volte si va egli effettuando neir occliio propriamente , o piuttosto nel centro a cui si riferlscono , e dove sono messe a calcolo tutte le sensa- zioni ' A sostenere siffatta proposizione sarebbe d' uopo amraettere in tutti gli organi dei sensi una specie di cer- Vello ove si esercitassero le funzioni del pensiero di cui la memoria non e che una modificazione. II vedere come veraniente presente all' occhio un oggetto che una volta lo ha colpito , e che non esiate piii , egli e un efFetto della DM. Ital T. LXIII. 3 34 DELLE M.VLATTIE DEIX\ IMENTE , CCC. forza con cui V impressione di quest' oggetto fa trasracssa al centro delle scnsazioni , dell' intensita , con cui cjuesto centro intellettnale si e di liii occupato e si occupa tutta- via ncir atto di richiamarlo. Un tale fenoracno noii giunge afTatto meraviglioso a chi non ignora esscrvi stati degli uomini , i quali avendo perdato 1' organo della vista , e parallzzato il nervo ottico asscrirono di niirare come in pieu nicriggio T oggetto die veduto una volta nchiamavano poscia energicamente al pensieroi no sembrera totalmente sirano come coloro , ai quali per qualche malattia venga amputata una gamba , provino talvolta la sensazione an- cora del di lei peso , ccc. , e ne sentano perfino i parziali nioviiuenti dci niuscoli e delle dita. rrogrcdendo il signer dott. Ferrarese nella sua analisi tiene dietro piii da vicino clie sia possibile alle vie onde le inipressioni giungono nell' organo del pensiero , o nell' io come da molti si vuol chiamare. Fa osservare come V ani- ma percepisca ciascuna idea particolare , come n attacchi dci segni, le co'nbini fra loro , ne fonni del giudizj e delle delerminazioni , c vieue quindi a trattare partitamente del- V attenzione , dell' immaginazione , del giudizio e della volonta nelle varie sue gradazioni. E neir esame di queste facolta ove magglormente si ap- palesano le cognizioai e 1' ingegno indagatore del sig. dott. Ferrarese i ma le verita incontrastabili che finora si hanno sulle operazioni dell' intelletto , troppo scarse a dir vero per ispiecarne tutti i fenomeni, sono qulvi cosi Intralciate che a stento il lettore pud tenere il filo principale , e qucir ordine d' idee , che solo puo guidare a conoscere i diversi modi pei quali le predctte operazioni intellettuali soc;lionsi alterare. Questo trattato delle facolta intellettuali nel diversi stati di sanith e di malattia potrebbe a nostr' avviso circoscri- versi al segucnte estratto. L' organo piii uohile , la prima e principal sede della vita, il centro di tutte le sensazioni, il sublime elabora- torio della facplth pensante , dell' intelletto e il cervello , malgrado le derogazioni che al merito di cosi insigne vi- scere voglionsi fare da recenti pensatori. h'' intelletto , di cui quest' organo e la sede, e formato da cinque facolta: i ." Attenzione; a." Comparazione ; S/* Raziocinio-, 4.'^ Memoria ; S."* Facolta di comporre c DI LUIGI FERRARESE. 35 decomporre le idee. La facolta oade V uomo riceve k ini- pressioni degli oggctti si chiama, come gia si e detto, 5e^- sibiliCa, e chiamasi sensazione la modificazione die le iin- pressioni medesime determinano nell' aniina. Alcime di queste facolta si coinpreiidoao sotto la forma deir intelletto , altre sotto qnella della polonta. II complesso di ambedue s' indica col nome di facolta pensante o mentale , il cosi detto lo dei modenii. La sensibilita puo divenire morbosa in due maniere , qualitativamente cioe e quantitativamente. Circa alia quan- tita puo viziare in piu od in meno , onde uno p. e. puo fissare 1' occhio in una luce vivissima , un aitro non pu6 sopportarne un grado minimo. In inolte guise parimente puo aberrare la sensibilita qualitativamente , ed in istrano modo pervertirsi e disordinarsi, ond'e clie taluno ama gli odori piu ingrati, i sapori piu ributtanti, ecc. Ora essendo le sensazioni il prodotto della sensibilita e facile il com- prendere come depravata questa debbano pur veniriie dis- ordlnate quelle. SifTatta distinzione delle aberrazioni qualitative e quan- titative della sensibilita e senza dubbio interessantissima, ed e solo in forza di essa che insigni scrittori glunsero a spiegare in maniera soddisfacente, e ad assegnare un certo qual ordine nosologic© alle malattie delF umano intelletto. La sensazione giunta al centro della facolta pensante, deir lo , ecc. risveglia quivi T attenzione. L' attenzione e quella facolta , per cui le sensazioni ven- gono trasformate in idee, ossia le sensazioni vengono per essa fatte si chiare , che 1' oggetto rappresentato si distin- gue perfettamente da ogni altro che non gli sia identico. Ommettendo qualunque osservazione su le opinion! ab- bracciate dall'autore, che questa facolta /< sia come un atto » preparatorio che pone 1' organo del sensoi-io couiune in » uno stato di erezione , di tensione piu o meno dure- » vole " , e venendo a dirittura all' applicazione patologica diremo che 1' attenzione puo alterarsi in due guise. Od e capace cioe di fissarsi su di un solo oggetto , dal quale , benche fissa, basti leggiera causa a distoglierla, o tutta si concentra su di un solo oggetto, o su di pochi in ma- nieta che e fatta impotente a rivolgersi alia contemplazione di altri. Talvolta questa concentrazione deir attenzione su di uii solo oggetto e tale, che le altre impressioni non 36 DELLE M.\L\TTIE DELLA. MENTE , GCC. ponno jiiu essere scntite, etl in allora si ha la jissazione come nei monomaniaci. La comparazioiie e una doppla e simultanea attcnzione. Essa vale a farci conoscere i rapporti delle idee fia di loro, ed fe la base del giudizio. II raziocinio h una doppia e simultanea comparazione , per la quale si giunge a scoprire il rapporto unico e fon- damcntale da cui partono tutti gli altii, e da cui mano a mano si traggono delle conseguenze , e vengono le idee. Si riduce quanto scrisse 1' autore circa questa facolta a cio che per V attenzione acquistiamo le idee , die ne di- stinii,uiamo i rapporti per mezzo della comparazione, e le coordiniamo mediante il raziocinio. Rignardo alle alterazioni patologiche di queste facolta e cliiaro che , nlterate le sensazioni e quindi le idee che ne derivano, viziate ne debbano anclie restare le compa- razioni , quindi falso il giudizio e il sentiraento dci rap- porti. Erronei essendo i giudizj , viziati saianno necessaria- inente i raziociuj , quindi niun ordine di idee, niun sistema nei pensamenti. La memoria e quella facolta onde ci richiamiamo le idee accompagnate dalla scienza di averle gia avute altre volte. Sebbene il materiale delle idee sia da principio fornito dalle sensazioni, pure non tutte esclusivamente derivano da tal sorgente. Dair unlone e disunione delle idee se ne traggono altre novellc, le quali sono figlie della facolta di coniporre e decomporre le idee. Questa facolta o separa da diverse idee sensibili delle qualita a tutte loro comuni , e ne forma una idea propria , clie non risiede che nell' intelletto di chi la forma, ed allora si ha la facolta di astrarre , o di riunire sono di un certo lipo le idee sparse mW intelletto, o ne forma un lutto non esistente , e si ha allora V iinmagincizione , o la fantasia. L'uomo non e fatto solo per conoscere cio che piu gli conviene, ma anche per conseguirlo , ond' e trasportato verso quegli oggetti o rapporti che grati gli riescano, cio che costituisce il desidcrio. Quanto piu poi I'anima contempla da vicino e a lungo gli oggetti e i rapporti, e qunnto plii prossimo ne vede il possedimento spcrandone grande giovamento, il desiderio allora divicne passione. Ove pero Taniiua xall'reui qucsti Dl LUIGI FERRAEESE. 87 c^esitlerj 5 ed esnmini tutti i rappoi-ti di questl oggetti, e si determini secoiido il niaggior bene o vero od appareute, allora ha Inogo V esercizio della libera volonta. A questa facolta si uaisce quella di agire ossia il potere che ha r aniraa di trasmettere al corpo la propria volonta , e di determinarlo a conseguirla. Senso iruiino finalmente , o coscienza b quel eeatimento che ci avverte delle operazioni dell' anima. Parlando priraieramente delle aberrazioni della memoria chiaro apparisce, che viziata I'idea avuta e I'azione men- tale che ne deriva, viziato pure dev'essere il risovvenire. Viziate le idee, falsa ne sara la composizione , e alterata la facolta di astrarre e di iminaginare. Rispetto alia fantasia giova di osservare , che allora quando una rappresentazione suscitata nell' anima dalla forza d'immaginazione supera I'idea suscitata dagli oggetti esterni, allora il fantasma deU'immaginazione si fa reale. Cosi un pazzo si crede molestato da puntura, ed altamente se ne duole quautunque nessuno stromento pungente lo tocchi. Queste idee, che dalla memoria e dall' inimagina- zione vengono all' anima rappresentate , acquistano forza o dalla passione con cui si coltivano , o dalla frequente loro ripetizione , o dalla mancanza di altri oggetti atti a ri- chiamare la vera attenzione. Egli e in questo caso che fan- tasmi acqnistano in massimo grado le sembianze di realtk. La facolta di pensare nell' uomo pazzo e la stessa che nel sano, e la diversita dei prodotti dipende dal diverso modo di sentire le stesse impressioni. Essendo erronei i sentimenti e le idee , erronei devono esserne i giudizj e i raziocinj, sebbene 1' anima per tutto cio non muti Tor- dine invariabile delle sue operazioni. L' anima e immuta- bile , e non sono che i suoi stromenti soggetti ad alterazioni. Parlando della volonta e evidente clie essendo questa una conseguenza delle facolta intellettuali, esser delilja ne- cessariamente viziato il di lei libero esercizio allorche que- ste sono viziate. Finalmente il senso intimo o la coscienza , quel sen- timento cioe che ci avverte delle operazioni dell' anima , relatlvamente alio stato in cui si trova 1' uomo clie e af- fetto da malattia mcntale, non puo venire ne distrutto,ne leso, checche ne pensino e il nostro autore e i molti altri le di cui opiiiloni furono da lui aljbracciate. Essendo i 38 DELLE MALATTIE DELLA MENTE , eCC. pazzi cssi stcssi i motor! tie' proprj pensleri e delle pro- piic nzioni;, ed occupandosl cssi incessantemente di se stcssi dcvono necessariamcnte godere della presenza del scnso iiitimo. Pcnsare (in qualunque maniera si pensi) e non scntire di pensare e nianifesta contraddizione. Volendo stabilire quale sia il vizio da cui tragge orl- gine ogni altro dlsordine delle facolta mentali , non si sa- prebbe mcgllo riporlo che nell' attenzione. Laddove questa sia lesa , e che le idee riescano quindi sfiiggevoli, od ia piccolo nnmcro stampate tenacemente nel pensiero , od ia qnalsiasi modo disordinate, deve neccssariainente prendere una cattiva direzione aiiclie la volonta e gli atti che ne risultano. Ecco come evitando una serie infinita di idee in- tralciate , in cui si perde la menioria e la ragione di chi legge , era desidcrabile che il signor dott. Fenarese or- dinasse la sua analisi delle facolta mentali nello stato sane per quindi convenientemente spiegarne e classificanie le diverse alterazioni niorbose. II trattato patologico delle malattie mentali del sig. dott. Ferrarese si limita ad una sola forma di questo variatis- simo genere, cioe la mania, e senza fare alcun cenno dei prodromi onde in qualclie modo o si conosce la predis- posizione alia pazzia o la si vcde vicina o la si conosce prescnte, il nostro autore entra in campo a dirittura colle cause occasional! che sono , al dire di lui, indubitatamente Li " replezione o la tensione degli organi cerebx*ali, la « congcstione delle arterie e delle vene e la morbosa con- »• dizione dei vasi sanguigni >/ , parole tutte che ponno chia- marsi quasi sinonime. Dojjo aver quindi riportati moltl esempi di autori che osservarono sifFatte altci-azioni, e dopo averne passati sotto silcnzio moltissimi altri che nelle autopsie cadaveriche dei maniaci non le hanuo potuto menoinamente rilevare, con- chiude die " in un organo ;ii delicato come il cervello •' possono aver luogo delle alterazioni talmente minute da » non poter esserc distinte dall'occhio deH'osservatore ne " dimostratc dal coltello anatomico, che conviene sperare " e attcndcre i giganteschi progress! che oggi va facendo » ranatoniia del cervello sotto gli energici sforz! di Gall, " Spurzheim, Serres, Blumenbach ecc. , ! quali vagliano >» a mctterci in circostanze piii felici per le ricerchc in " qucstione. » DI LUIGI FERUAEESE. 89 Ma perclie si neghera intanto chc la senslhllita possa alterarsi cjuantltativameme e qualitativaraente per rendere meno nialagevole di spiegare i fenoineni nelle alienazioni mentali ? L'autore distingue prlmieramente le cause in fisiche e morad. Le Csiclie possono essere predisponenti ed occasio- nali. Tra le cause fisiche predisponenti sono aunoveratc Tatmosfera, le stagioni, il cliiiia, gli aliraenti, il tempera- niento , ecc. Al lungo trattato di queste cause fa succedcre il nostro autore in un' appendice un ragionamento clie risguarda , com' e gli dice, i temper amend delle facolta intellettuali delle passioni, del car alter e e disposizioni primitive di esse, non che della loro origine, e in appoggio di sifFatti argomenti si giova delle sagaci scoperte di Gall , le quali scoperte pero non sono tutte ancora confermate dall' esperien/a. L' educazione, prosiegue, non puo far nascere o distrug- gere delle facolta. Essa puo solo modificarle. Anche la teo- ria delle idee innate non ha per anco pienamente trionfato della guei-ra dei filosofi, e noi quindi ricevererao siffatte proposizioni con una specie di riserva. Le disposizioni ereditarle, le eta, il sesso, le crisi diverse di queste condizioni, il celibato ecc. presentano senza dubbio infinite cause alio sviluppo delle malattie mentali, e il no- stro autore le ha descritte con esattezza e precisione. Passando quindi alle cause fisiche idiopatiche egli chiama in esanie le diverse lesioni meccaniche , indi le alterazioni dinamiche o vitali, le quali vengono suddivise in idiopatiche e sim- patiche. Le cause idiopatiche meccaniche possono essere interne ed esterne. Alle prime appartengono i tumori, le esostosi, le effusioni interne, ecc, alle seconde le cadute, le frat- ture, ecc. Alle cause dinamiche idiopatiche spettano i liquori spi- ritosi , le sostanze velenose che direttamente agiscono sul cervello, I'aria, il calorico, Telettrico, ecc. Per cio che riguarda le cause fisiche simpatiche, adottando r autore la distinzione di Georget di fisiologiche e patolo- giche, annovera tra le prime la sopprcssione delle naturali ed abituali evacuazioni, c tra le seconde i vermi intcsti- nali, le malattie del fegato, dello stomacOj dcgli organi della generazione , ecc. 40 DELLE MALATTIE BELLA MENTE, CCC. Paghi tli quanto ci ha dctto intorno i disordini chc Imnno origiiie d.i questc Irsioni osserveremo solo di volo come non sia da abhiacciarsi con tiasporto la suddetta distinzione delle cause lisiciie. I fliissi al)itiiali quando sono o soppressl o diminuiti o acciesciuti non hauno piu niente a die fare colia fisiolo2;ia, ma ricevono nell'ordine nosolocico il nome di ritcnzioui, dl prolliivj , di discrasia , ecc. Fra le cause morali predisponcnti alia mania vengono daU'autore annoverati i.° i vizj naturali o primitivi dello spiritoi 2." Teducazionei 3." Tesercizio di alcune facolta in- tellettuali; 4," gli avvenimenti politici; 5.° le Istituzioni po- liticlie e religiose^ 6.° il i-ilassamcnto dei costumi; 7." le spe- culazioni troppo estese del commercio; 8." i travagli troppo astratti dei letterati e lo studio troppo intense; 9.° la irama- ginazione troppo esaltata dei divoti e Teccessivo bigottismo. L' ultimo capitolo del nostro autore finalmente tratta delle cause morali occasionali della mania, le quali cause con- sistono insierae in tutto cio die c atto a commovere ener- gicamente lo spirlto, ossia consistono nelle passioni violent!, le quali al dire di lui u attivano Tinnervazione ed erigono sovercliiamente il cervello. » Sarebbesi 1' autore reso benemerito s' egli ne avesse in- dicato il modo , col quale siffatta innervazione od erezione del cervello abbia luogo per T impeto delle passioni. Noi ci lusinghiamo che nella seconda parte di questo trattato r autore dara, opera a soddisfare le branie del lettore ia- telligente. S. 4t Lezioni dl calcolo sublime , di Antonio Bordoni , prof es sore nelV I. JR. Universitd dl Pavia , uno dei quaranta delta Societd Italiana, ccc. — Milano , iSSifper P. E. Giu&ii., f auditor e-tipografo . Tomi 2j in 8.° di pag. 944, con due tavole. Lire 16 itcd. Q. .uest' opera e di tale natura da eccitare mold discorsi fra gli studiosi delle matematiche. I provetti che hanno sempre alle mani alcuni trattati assai co- nosciuti, ottimi per verita quantuiique alqurmto in- Vecchiati, al solo annunzio di un libro si fatto pro- nuncieranno impresa slidata di buon esito quella di clii si fa a scrivere di nuovo la scienza del calcolo; che niuno a parer loro puo raggiungere il merito e la perizia degli scrittori coi quali passarono la vita. Gli ammiratori de' piu recenti progressi dell' analisi reputeranno anch'essi, ma per un'altra ragione, as- sai arduo un simile lavoro, siccome quello in cui non converrebbe omettere le novita e sarebbe dif- ficilissimo il ridmle in un corpo di dottrina die non sentisse T imperfezione di teoriche non per anco in- teramente formate. Quegli che sono ligj all'antica metallsica rigetteranno queste lezioni nelle quali le espressioni e molto piu le idee proprie di quella sono evitate a tutto studio : e crederanno di avere tanto maggior ragione in quanto che a' di nostri non manca taluno fornito di molta autorita che si adopcra per ravviare gl' ingegni alle prime maniere di concepire e di parlare. Quegli poi che credono di trovare una grande importanza nei niutamenti lagrangiani , come se per essi fosse stata rigenerata la scienza, ame- ranno al certo di vederli riprodotti ; ma sconfortati dalla inconcepibile resistenza che la teorica delle fun- zioni analitiche incontro dopo la morte del suo au- torc , non vorranno promettere tutta la fortuna a un' opera in cui essa e non solamente adottata , ma se ne fa dappertutto sanguc, fibra, midoHo. 43 LEZIONI DI CALCOLO SUBLIME Tanta malagevolczza era ben nota alio scritrore di queste Iczioni , ma non valsc a distoglierlo dalla sua fatica , in cui si contliisse con niolto accorgimcnto. Priniicramente allontano il disfavore nel quale in- coglie chi si fa innanzi con troppo larghe promcsse, dichiarando di scrivere pel vantaggio dc' suoi alunni die si dedicano alia professione d' ingegnei-e archi- tetto, di modo che sono poche le quesiioni trattate clie non abbiano qualche uso interessante per una tale professione. Le quali sue parole qui riportiamo vo- lentieri per subito soggiugnere che V autore scrisse pero veramente anche a profitto di un numero piu esteso di lettori , essendo il suo libro opportuno a chiunque brama mettersi addentro nella cognizione deir analisi. Per conciliarsi poi gli animi di tutti co- loro dei quali superiormente si e fatta menzione , mostro il Bordoiii ai primi come eziandio di pre- sente si puo scrivere con esattezza e con ordine : pro- mise ai secondi un' appendice in cui avrebbe I'ac- colti i trovati piu recenti die staranno separati meglio clie fusi per entro alle teoriche esposte : scrisse quanto basta secondo il diverse bisogno a persuadere, ovvero a rassicurare gli studiosi intorno al miglior modo di presentare T insegnamento del calcolo elevate. Sul quale ultimo argomento conviene iiotare cir- costanza di non lieve memento che dovette contri- buire alia compilazione di queste lezioni secondo la metalisica delle funzioni analitiche ; ed e lo stare adesso il Bordoni alio stesso magistero gia tenuto dal Brunacci , e 1' essere egli entrato nelle intenzioni di quel valentissimo matematico. Fu Brunacci , come e noto , uno de' primi a sentire in Italia tutto il pregio delle teoriche di Lagrange, il prime a rifare con esse un intero trattato di calcolo , ristretto da hii poscia in un compendio ; e finche visse V accrrimo propu- gnatore di quelle dottrine ch' egli nello stesso tem- po declamava dalla cattedra e dilTondca nc' suoi libri. Conoscitore csperto come egli era dclla gioventu , sapcva che se aadie coi metodi antidii si arrivaad DI ANTONIO BORDONI. 43 acquistare un mcdesimo maneggio di calcolo , col metodo di Lagrange pero si ottiene il grande vaii- taggio di portare speditamente I'analista a tale sa- gacita e maturita , quale per Faddietro non si rag- giungea che dopo anni parecchi ; e questo asseriva essere il frutto dell' abbandonare le dimostrazioni lasse, del tenersi a sti'etti ragionamenti, del presen- tare le operazioni dei calcoli superiori non come una scienza a parte , ma come quelle la cui indole non e dissimile dalle altre operazioni dell' algebra. Che Brunacci dicesse vero, j)iu ancora della forza de'suoi argomenti lo prova 1' csito della sua scuola da cui useirono geometri seduti ora su cattedre cospicue, e tacendo degli altri , lo stesso Bordoni il quale ancor giovinetto scrisse Memorie profondissime onde bril- lava di gioja V animo del Maestro. Alia voce che tuonava sul Ticino ben s' accordava quella non mi- nore che udivasi sull' Arno , ed era il capo di nn'al- tra famiglia di matematici, il quale nel primo de'suoi opuscoli esponeva il calcolo differenziale sccondo il nuovo metodo » e protestava di scrivere per facilitare r accesso alia teorica delle funzioni analitiche. Gosi accoglievansi in Italia gV insegnamenti del Riforma- tore deir aualisi , cosi principalmente in Pavia po- nevasi cura a sbandire tutto che suonava infinite- simi , flussioni , evanescenti ; ne si bell' impresa cesso per r immatura morte del Brunacci , che anzi passo dalla scuola del calcolo a quella della meccaiiica, in cui infuse tant'anima e vita da non parer essa piu la scienza di prima. Entrato il Bordoni a far le veci del defunto professore , si adopero e tuttora si ado- pera con ogni sua possa all'eftetto di tener vivo al- meno nell' insigne Universita lombarda un lume, che 66 venisse ad estinguersi non e a dirsi quanto danno avrebbero a softVirnc le scienze italiane. Ed appunto il mezzo piii valido ch'egli potesse mettere in uso a conieguire un tal fine e la pubblicazione del libro di cui vcniamo a dare partitamente una piu estcsa notizia. 44 LEZIONI DI CALCOLO SUBLIME L' opera e divisa in due tomi , in dodici pnrti , e in sessantasette lezioni. Passeremnio veloceniente le prime parti per trattenerci piu a lungo suUe niaterie insegnate ncl progresso, sc nou ci stcsse a cuore il dir qualdie cosa intorno alia forniazione e alia ua- tura delle fnnzioni derivate , quale dopo il Lagrange e esposta dal Bordoni. Di due sorte sono le obbie- zioni mosse contro quel nietodo che pone il Teorema di Taylor a base d' ogni ulteriore insegnamento , e dal solo secondo lerniine della serie deduce tutto il calcolo dilVerenziale. Per le prime e presa di mira la forma dello sviluppo posto eguale alia funzione in cui la variabile e accresciuta di un aumento in- determinato : si dice gratuita una tal forma che pre- senta termini succedentisi nelf ordine delle potenze intere e positive dell' aumento, e tanto piu bisognosa di dimostrazione in quanto che non si i2;norano casi particolari ove e trovata in difctto. Si fondano le seconde suUa necessita della convergenza di una se- rie perche possa essa dirsi eguale alia funzione da cui e generata : necessita che ol)bliga ad esaminare accuratamente il resto che completa la serie dopo un certo numero di termini : esame che e trascurato dal Lagrange e da'suoi seguaci sul principio dei loro libri ove stabiliscono il loro sistema di derivazione. Prevenne il Lagrange le obbiezioni del primo ge- nere , e procuro di distruggerle: le sue dimostrazioni pero intorno all' assunta forma di sviluppo , non es- sendo di quelle die diconsi dirette , potevano lasciare alcun che a desiderare , e l' csservi 1' autore stesso tomato sopra piii d' una volta e un indizio ch' egli pure non ne era al tutto contento. Varj analisti dopo le vociferazioni del Wronski indagarono piu o meno felicementc quella dimostrazione che togliesse ogni appiglio ; ora il Bordoni al principio della Parte IV una ne da nuova e rigorosa quando si ammetta che una funzione di variabile obliligata ad essere zero pel valor zero di essa variabile possa sempre espri- mersi mcdiante un monomio aventc per fattore quella DI ANTONIO BOKDONr. 48 variabile elevata a potenza positiva. Le obbiezioni della seconda specie non trovansi discusse nelle opere di Lagrange : qiiindi fu detto cli' egli non le ha pre- vedute , e che per questa omissione il suo metodo otTie forse minor rigore degli altri antecedentemente usati. Pare pero che negli scritti di Lagrange e ia questo del Bordoni siavi quanto basta a dissipare an- che sitlatta accusa , su di che , se non e troppo ar- dire, metteremo in mezzo una nostra opinione col riserbo dovuto ai lunii superiori della parte oppo- nente. E verissimo che la considerazione della conver- genza della serie e preziosa e nccessaria in molte questioni d' analisi ; diremo di piii : e altresi vero che per lo addietro non si pose abbastanza mente al principio di errore che sta nascosto nella negligenza di una tale considerazione , e si venne per tal modo pin d' una volta a qualche falsa conseguenza ; ma ad onta di tutto cio noi ciediamo che la questione della formazioue delle funzioni derivate non e di quelle che esigono la piena conoscenza del resto della serie. Se non curate questo resto ( ci fu obbiettato recen- temente ) voi potete formare la serie come piii vi piace ; ponete la funzione da svilupparsi eguale ad una successione di termini scelti a capriccio : sara eempre lecito immaginare un resto opportunamente scelco per aggiustare 1' eguaglianza. Si : ma questo di- scorso non va diritto a confutare il metodo di La- grange che rimane salvo per mezzo della distinzione seguente. Di quel resto a cui si pone tant' impor- tanza, noi sul principio dei nostri libri ne tutto igno- riamo , ne sappiamo tutto : cio che sappiamo e quanto basta per iscansare I'obbiezione, e cio che ignoriamo nulla importa per I'attuale ricerca. La conoscenza sufiiciente di cui siamo al possess© e che nel resto non possono essere contenuti termini della stessa na- tura di quei primi sui quali appoggiamo la forma- zioue dclle funzioni derivate. Nel caso obbiettato di una serie di termini scelti arbitraviamente, e evidente 46 LEZIONI DI CALCOLO SUBLIME cheilresto, svolto anch'esso in parte se fa bisogno, presentera altrettanti termini di segno opposto a di- struzione di quelli posti a piacere , per non lasciare sussisterc die i veri voluti dalla natura dello svi- liippo: nel nostro caso i primi termini rimangono indestruttibili , sapendosi che ogni altro termine ca- vato dal resto e necessariamente mokiplicato per po- tenze piu elevate deli'aumento, ossia (ciochetorna lo stesso ) sapendosi che il resto diviso per la piu alta potenza dell' aumento nei termini antecedent! d ancora una quantita che va a zero quando T aumento si fa zero. A motivo di una tale cognizione quel primi termini riescono interamente individuati , e si ha qnanto basta per fondare legittimamente su di essi un sistema di derivazione. Una risposta afFatto simile persuade la sussistenza del principio dei coeffi- cienti indeterminati stato attaccato nello stesso scritto da cui abbianio presa la riferita obbiezione. Si con- cede che la sua equazione sarebbe inconcludente se i due resti, con cui debbonsi intendere corapletate le scrie dei due membri , fossero assolutamente igno- ti; ma se sappiasi di loro che sono quantita molti- plicate per potenze dell' indeterminata piu elevate che nei termini posti a confronto , T uso del prin- cipio non pud condurre in errore. Noi siamo d' avviso che in questa o in altra ma- niera la lagrangiana metafisica sui principj del cal- colo differenziale emergei'a sempre vincitrice d' ogni difficolta che le si opponga : nella quale persuasione ci potra essere concesso aggiungere anche due parole per rilevarne 1' eccellenza. Nelle ricerche di puro calcolo, quando non si hanno di mira applicazioni a quantita concrete , siano queste anche sole gran- dezze geometriche, puo il matematico sollevarsi ad una particolarc speculazione. Le funzioni analitiche nella scuola di Lagrange sono contemplate in uno stato anteccdcnte all attribuzione dei valori numerici per le diverse lettere , in uno stato cioe in cui i vo- caboli di graudezza e piccolezza , di convergenza o DI ANTONIO BORDONI. 47 divergenza , se trattisi di serie, sono senza applica- zione. Le lettere non indicaao die i posti nei quali debbono essere collocate le quantita, e senza riguardo ad alcun valore intrinseco, giuocano col loro intervento in maniera meramente istrumentale. Cio fece intendere il gran geometra di Torino in piu luoghi delle sue opere e specialmente quando chiamo le formole ana- litiche quadri rappresentati per caratteri algebrici ia cui si bada al solo modo della composizione , pro- spetti o sistemi di operazioni che rimangono ad ese- guirsi. Egli e questo un concepimento clie molto onora 1' umano ingegno , e pel quale dopo essere state eliminate dall' analisi pura le idee strauiere di moto e di tempo , le nozioni astruse dell' infinito e deir infinitamente piccolo , ci riduciamo alia semplice contemplazione delle forme. II non tenersi a tal grade di astrazione ove sia permesso , il rimettere per entro alle formole d' analisi distaccate dalle applicazioni le considerazioni di limiti e di ultime ragioni , e , se non erriamo , un retrocedere che fa su di ua punto chi nello stesso tempo avanza su d' altri punti con ritrovamenti degnissimi di alta lode. Vorranno i lettori condonarci questa digressione ia difesa del metodo delle funzioni derivate, perche sebbene possa loro sembrare non troppo bene coUocata in un articolo che ha per oggetto il dar notizia di un' opera, giudicheranno forse diver samente cjuando riflettano essere un elemento assai importante a for- mare un retto giudizio di essa il sapere la bonta o r insussistenza del metodo con cui e scritta. Tornando era a cio die e piu strettamente proprio del nostro istituto, direrao che nolle prime tredici lezioni, quan- tunque la materia sia per se tanto determinata da non ammettere novita, pure alcuna ne trovammo che puo meritare attenzione. E principalmente osservabile un metodo per assegnare le forme di certe funzioni usato ai §§ 5 e 35: esso equivale a un facile processo di calcolo integrate, e sta bene anticipate cosi, perche le stesse verita assunte in principio e tlimostrate piu ^3 LEZIONI m GALCOLO SUBLIME tnrdi possono lasciar sospctto di un circolo vizioso. die si ciovi tli premcssc gratuite. A citare un solo csenipio: clic ncl piodotto delle potenze divexse di xma stessa qnantita debbansi sommare gli esponenti , e notissinia regola elenientare, la quale pero e troppo bisognosa di dimostrazioiie superiore all algebra degli elemcuti quando si ammetta per esponenti die siauo quantita qualunque. II Lagrange nella sua terza lezio- iie assume scnza prova il principio anzidetto in tutta la sua 2;eneralita per servirsene alio stesso scopo die il Bordoni nclla sua lezione quarta; ma quest' ultimo lo dimostra poi rigorosamente al luogo citato. Vedemmo con piacere nella lezione seconda della j>avte terza posti alcuni teoremi die servono di base alia teorica degV integrali definiti. Noteremo per un soprappid die quello del § 85 sotFre un' eccezione osservata dal Poisson al n." 36 ( pag- 324) di una sua Mcmoria inserita nel torn. XI del giornale Poli- tccnico: avpnflnsi poi la compiuta spicgazione di questa e d' altre simili anomalie nella lumiuosa teorica degl' integrali singolari dovuta in grau parte al Cauchy. Per essere al tutto sinceri diremo die in questo ed altro luo2;o non potemmo capire la ragione di una nianicra di scrivere la quale, arbitraria in originc, non puo essere ora cambiata scnza qualclie disturbo per clii pratica altre letture; il Bordoni scrive i li- miti ncir alto c nel ])asso del segno integrale in un ordine inverso a quello die presso i moderni aiialisti pare oniai sanzionato dall'uso. La parte quarta contiene tutto Y insegnamento die fa combinare il metodo delle derivate colle sue piu important! applicazioni. L' anlore vi prepara i teoremi di cui la in seguito continuo uso nella teorica dei niassimi c minimi, comprcsovi anclie il calcolo delle variazioni, e nelle piu insigni question! geometriche tanto dei contatti quanto delle misure; teoremi die si applicano poi anclie colla stessa felicita alle que- stioni mcccaniclie, come il niedesimo autore ha mo- strato in piu d'un luogo e speciabnente nelle sue DI ANTONIO DORDONI. 49 annotazloni alia Meccanica del Vcnturoli. Egli espone qui ampianiente il sue lavoro nel quale ha adoperata niolta cura ; e puo dirsi di piii ch' cgli in queste lezioni si circonda di difese e colloca qua e la i propugnacoli contro qualsivoglia attacco avveisario. Non sara inutile, prima di passare a diverse argomento, il fare osser- vare, siccome ne abbiamo gia fatto cenno, essere altra cosa il nictodo delle funzioni derivate per I'cspo- sizionc rigorosa dei principj del calcolo sublime, ed altra cosa le teoriclie che lo avvicinano alle gia dette applicazioni. Pud trovarsi un niatematico che sia acrenicnte lagrangiano in quanto alia prima parte , e per la seconda si scnta piu disposto a scguitare la rigorosa c generale teorica dei limiti; e vi puo essere chi abbracci collo stesso amore gli uni e gli altri metodi di Lagran2;e : tale e Bordoni, tale era Bru- nacci , e tale anclie Paoli nel primo de' suoi o])Uscoli superiormente citato. Cio die non puo niettersi in dubbio si e che anche i secondi metodi ora men- ziouati sono persuadenti e rigorosi , e che 1' elFetto di cssi e migliore quando i tcorcmi su cui si appog- giano, siano, come in queste lezioni, dimostrati una sola volta e richiamati poi all' uopo scuza che ne sia rifatto il calcolo per ogni particolare applicazione. L' analisi dei §§ iii e 112 e degna di singolare menzione: nel secondo la cclcbre formola di Lagrange pel ritorno dclle serie vicne dimostrata in una ma- nicra ben semplice. La parte gcometrica, che occupa quasi tutto il ri- mauente del primo volume , e trattata con ispccial djligenza, e fti conoscere un autore che vi si e de- dicato lino dai primi suoi stiidj. A toccarne qualche punto, notercmo il § i85 ove e rcsa piu generale I intcressantc proposizione dcnomiuata qiiarta nella Rlemoria dcllo stesso autore sopra Ic lince c su[)crlicie parallele inserita nel torn. XVI dclla Sociela italiana. II J^ I?)- seguente non e meno meritevole di osscr- vazioiie. Nella teorica dclle curve a do[)[)ia cmvatura gli angoli apj)cllati di contingenza c di torsione sono JJlbl. iLaL T. LXIII. ' 4 So LEZIONI DI OALCOLO SUBLIMB di tal natura clie non sc ne pud dare una definlzione e nenimcno formarsenc uu' idea senza un appojigio somniinistrato o dal metodo iiiesatto deg;!' infinitcsimi, o dal metodo csatto della teoiica dei limiti. Dovcndo il Boidoiii tcneisi icdcle al suo proposito non potea noniinare tali anp;oli : pero non volendo omettere Ic relative formolc alle derivate di secondo e di terz'ordine, perclic di uso in certe sottili questioni nieccaniche, adotto con ingegnoso ripiego la simul- tauea considerazionc di due superlicie coniche gene- rate dal nioviniento di due rette, delle quali I'una sempre parallela alle successive tangenti, e 1' altra sempre perpcndicolare ai piani dei succcssivi circoli osculatori. Nella teorica dcllc superlicie farenio men- zione del § 222 clie contiene un teorema del Dupin snlle tangenti conjugate : e gcneralmente diremo clie le belle dottrine del fllonge non state coniprese nella seconda parte dcUa teorica dclle funzioni analitiche vi si vedono qui coudotte, e per modo da doversi ri- conoscere non piccolo servigio aver reso il Bordoni agli amatori dell' alta gcometria. La necessita clie ci porta a passar sotto silenzio molte profonde ricerche, non potra pero far si clie non citiamo alniero due teoreini esposti ai §§ 253 e 25^, i quali per la lore bellezza e utilila uieriterebbero cssi soli un intero articolo. Si cercano i punti in una superlicie o nel- r interno di un corpo in cui accadono le massime variazioni di una quantita espressa in funzione delle coordinate, e si trova die sono in linee ortogonali nel primo caso alle linee, nel secondo caso alle su- perlicie , per ciascuna delle quali la proposta quan- tita c costante. Avendosi una funzione determinata di una varia- l)ile esplicita e di altre quantita funzioni indeterminate delta stessa variabile, le quali si presentano anclie II piano ch' ei si propose fa quello che non si poteva attendere Se non da un uomo.... clie all' elevato suo spirito sapeva uaire la tranqulUa abilita d' una saggia toUeranza. Fattosi mediatore tra tutte le sette...., instancabile propagatore delle scuole indiane , predicando, e recando dappertutto I'esempio delT amore per le stirpi sciagurate , non altro pill veramcnte cercava, che di rialzarle dalla degrada- zione in cui le vedeva giacersi . . . . Questo sentimento di nn bene ch' egli riguardava come il solo felice mezzo di giungere ad un altro migliore, lo guido a farsi piix ad- dentro nella cognizione de'costumi delT India ^ ne alcuno niegllo di lui allerro le quistioni di razza , ili religione, di letteratura , di storia, di politlca , di scienze naturali , che r India si ainpiainente presenta. Egli spande su tutto una luce incognita affatto in addietro-, perclocche in tre anni scorse da un capo aifaltro il paese : in tre anni uso famigliarmente coi ricchi Bratiiini egnalmente che coUa casta piii povera- coi Fvajali sottomessi alia Coiupagnia , come in mezzo a popolazioni indipendenti. E quando si veggono tanti tesori di scienza in si breve tempo raccolti , il cuore si spezza, pensando poi clie 1* uomo tiie li avea adunati , e scomparso nella forza della cla, nell' ora me- desiraa in cui il suo spirito era piii saldo , nel momento PARTE STRANIERA. 63 ill cul andavasi nell' India viemmaggioi'raente fondando la paterna potenza di un prelate tutto insieme poeta e pit- tore, dotto profondo, e uomo di Stato valentissimo. 't Egli avea visitate a palmo a palino tutte le proviacie superiori dell' India britannica: avea estese le sue utili e dotte esplorazioiii sino all' isola di Ceylan. Nel 182$ dopo 1 5 niesi di assenza era ritoniato a Calcutta; e lungamente fermatosi in quella nietropoli avea atteso, secondo le sue abitudini , a far tutto il bene die per lui potevasi a quel- Timmensa, multiforme popolazione. Sul fine del marzo del 1836 Heher parti di Calcutta per visitare la provincia di Madras : il di i .° d' aprile giunse a Trichaipolis ; e al 4 di quel mese dopo aver fatte alcune funzioni del suo ministero, avendo voluto prendere un bagno freddo, come fatto avea ne'giorai precedent!, fu in quelle trovato morto per la rottura di iin' arteria del cerebro, cagionata forse dalla iminersione subitanea nell' acqua fredda in un mo- niento in cui egli era stance e riscaldatissimo. Non avea pill clie trent' anni e pocbi inesi. La sua niorte fu riguar- data neir India come una calamita pubblica;, e in Inghil- terra fu egli pianto come si piange 1' aniico piii caro. Gia avvertimmo clie quest' opera puo considerarsi come un complesso di Aanotaziont daH'autore scritte a mano a mano che andava nel suo viaggio inoltrandosi. Esse con- sistono in notizie , osservazioni, riflessioui , piu o meno gravi , suggerite dalle circostanze, e per diversi rispetti inieressanti. Ma per la moltiplicita e varieta loro non sono auscettive di un certo concatenamento; e quindi noi per darne un sagglo ne andremo qua e la scegliendo qualche tratto, il quale aggiungera piacevoimente alcuna cosa alie eognizioni che takuio gia aver potrebbe di quaiito riguarda 1' India e rettlficliera in alcun altro parecciiie di quelle che per avventura ei ricevute avesse da relazioni meno autorevoli. Arrivo in India. Heber nel tragitto si applica alio studio della lingua indostanese. Si e detto clie i componimenti let- terarj degl' ingegni delTOriente oftrono il tipo originale dello stile pomposo e fiorito. lo , die' egli, sarei anzi portato ad accusarli qualche volta di secchezza e di palLore : i tra- dutlori hanno dato loro un caratlert die non e il loro pro- pria. Non dico per questo che sieno spogli di grazie : moltl mi sono estremamente piaciuti, ma per altre qaaUtd. A spie- gazione del suo concetto egli reca la traduzione letterale 64 APPENDICE di qunttro componimcnti di dlvcrsi aiitori. Noi sceglinmo una poesia di Asitf-ud-Dowla , ultimo Nawab di Oiide. I nostri leggitori possono confrontarla coa alcuni de' tanti nostri poeti crotici. Eccola: « Ho veduto negli occhi di lei (dclla sua donna ) brillar qualche lagrima. Avre])b'essa pieta dclle crudeli mie pene? Erano perle quelle lagrime, o soltanto pure gocce di ru- giada? E cio che senti, lo sentira cssa lungo tempo? u A che velarmi la tua altetezza sdegnosa sotto il co- lore di una bugiarda pieta? Non sarcbbe nicglio spirare a' tuoi piedi anziche soflVire lungi da te ? Pensi tu che si BofFra cosi lungo tempo ? »/ II cielo ha volato die ogni mese vedesse calare e rinascere l' astro argenlino che splende sulle nostre fronti. Anche tu sei un astro, che abbaglia di splendore e di Leilezza. Esso cresce tutt' ora i ma ... . crescera esso lungo tempo? '» La gioventu e la fresca sanita si accoppiano sul tuo bcl volto, e spandono intorno a te il loro profumo balsa- mico. Ma questa non e che una rugiada del mattino sopra un bottone di rosa. Puo essa durar lungo tempo? H Silenzio, Asuf! , . . Perche si tristi lamenti ? . , . Ella e fuggita da te . . . Che puoi farci? Un capriccio vi avea uniti; un capriccio vi separa. Ci ha cosa in terra che possa durar lungo tempo? »» Addio! lo t'amo, e tu mi disprezzi. Possa tu vivere senza peua, e senza rimorsi! . . . L' ultimo respiro mio erra sulle mie lal)bra. Ah! almeno io non sotTriro lungo tempo, w Al 4 di ottobre il Grenville , su cui Ilcber si era ira- Ijarcato, si trovo in vista di Sangor , isola presso il con- tinente indiano per insalubrita abbandonata alle tigri c ad altre belve feroci. Tutto il paese lin molto addentro sul fiume, che per loo mii!;lia discende da Calcutta, puo dirsl il regno delle procclle e delle febbri. Presso San- gor ei vedc per uno de' primi segnali de' costumi uidiani un cadavere nuotante sul mare, die conferma T uso del paese di gittare i morti ne' fuimi. — Multe liarclie diverse di forma e di portata gii fanno per la prima volta vedcre gli uomini delT India. Erano nudi affatto, saho una cintnra av- iK>lta alle reni. Essi aveano il color capo del bronzo antico , e le forme degantl di ixirccclii ricordavano ogli occIii assai vtvumentf Ic untiche statue di quato mctuUo Poco I'AUTE STRVNIERA. 65 spiaccvole c gciieralmente I' iniprcssione che fa questo colore hronzino anclie sugli occhi assaefatti alia bianchezza europea, quando e certo che per gli uoinini di colore I' aspetto delle nostre carnagioni piii belle senibra non essere die il segno di una cattiva salute, o di una particolare deformita, quale noi troviamo negli Alhini. Nell' aspetto di un Negro troviamo qualclte cosa che domanda un po di tempo per ai\'ezzarvisi ; ma cib riguarda piuttosto i capdli e la forma del iolto, che il color della pelle. Vorrebbesi dire che questa tinta- bron- zina fosse piii bella delta nostra? Altra osservazione. Come le nostre idee di decenza sono poco urtate dalla nudita assoluta di tutta questa gente chi ne circonda! effetto del colore diver so dal nostro. Taato e vera che scliiaii come siamo dell" abitndine e delle convenzioni per cib che riguarda noi stessi , ci prestiamo con' mirabtle fa- cilita (/' impressione a lasciarci colpire da un cangiamento totale d' idee e di maniere ! le sole modificnzioni parziali ed incoerenti ci fcriscono. A Diamoacl-Harljour Taspetto ell alcuni pescatori da ad Ileher occasione di parlare de' cibi degriiidiani. S' inganne- rebhe, dice egli , gravemente chi s'immaginasse che ogni specie iti came fosse vietaca agV Indiani. E certo che non hanno orrore a man'S^iar cosa che abbia avuto vita, perche la legge sarebbe infranta con un pesce come con un bue. Altre idee hanno dettata la proihizione di certe vivande riputate impure, 0 sncre. Mold Bramini mangiano pesce e cnpretto i Raiputti mulrisconsi di montone, di cacciagione e di capre: parecchie caste mangiano di tutto , trattone volatili, majale e bue. Per altri il majale e ciho faiorito ; e il bue solo e netato. La graiide varieta del colore degl' iadigeni colpi forte- niente Hebcr. Gli unl neri come i Negri ; altri soltanto bronzini; altri bruai semplicemente come que' di Tunisi. Questa diversita non potrebbe, dic'egli, risu'tare daW azione del sole poiche e fortissima anche tra' pescatori che sono in- tenunente nudi. Essa ne segue pure la distinzione delle caste, veggendosi Brcunini nerissijju, e Paria comparativamente assai hianchi. Parrebhe che la cosa fosse purwnente acciden- tale , come sono le tinte brune e bionde tra noi. Contraddizione! — Unrispetto religioso rende sahe neW In- dia dal cohello del beccajo le bestie bovine ; e Clruliano che le adopera ad ogni uso, le maltratta td pari de'brutali carrettieri BlbL hoi. T. LXIII. 5 66 APPENDICE che danno sovvnte a cLi passu suUe strade di Londra lo spet- titcolo di tantc scene crudrli, ed ancke peggio. Calcutta. Citth immensa, composta di vSrie borgate, oc;nnna delle quali puo dirsi una citta grander e la cui descrizione nicritercblie un volume: in alcune comrade ^ simile allatto a Pietroburgo, colla sola dillerenza ch' esse ia vece di nvere lastroni di granito sono selciate di mat- toni. La folia che vi si ammassa e prodigiosa, talmente che diresti c^uivi stabilito il convegno di tutte le nazioni. Infinita e la varieth del vestire e de' costunii. Freqiienli. sono le risse ; ma raro e che si ve/iga alle mani. Un Indiano nan hattc mai il sno pari ancorche provocato. — Gli Arabi e i Portoghesi sono meno toUerand ; e spesso tra loro succedono ferite ed uccisioni. Le uccisioni conimesssc dagl' Indiani . . . '. per ordinario sono premeditate ; e per lo piii, cadono sopra donne sacrificate nlla gelosia, e sopra ragazzi per impadro- nirsi degli ornamcnti preziosi, di cui i genitori impnidenti Ivanno la passione di caricarli .... La pena di morte raro c che s' infligga fiiori del caso di oinicidio pensnto. Ma pel dclitti minori si condanna ai lavori forzati ; c spesso si veg- gono sulle strade pubbliclie handi di condannati .... Non ho K^ediUo in vita mia figure cost feroci ed abbiette quanto costoro. Lacera V anima il contrasto che presentano colla tranqiiilla , ed alcun poco effeminata dolcezza, che caratte- rizza la fisonoinia indiann. I dilettanti di storia naturale leggeranno con piacere le brevi Annotazioni di Heber in proposito di un scrraglio di bestie assai rare ch' ci vide a Barrackpour in vicinanza di Calcutta. Fra queste era il Ghycd, di cui dice non avere avuta dianzi veruna idea. -C un superbo animale della specie del bufalo , o del toro , artnato di corna di una enorme grandezza, e di una taglia superiore di molto alia maggiore die mil' Indostan prescnti il bestiame della specie piii grande. E originario del Tibet e. del Nepaul ■• ha una coda ben fornita di crini, c le sue corna unite in riina del cranio vi formano una mussa^ d' osso di una hianchezza noted/He, E dolcissimo di naturale, e potrebbe applicarsi ai lavori agrarj. La descrizione di una festa, comunemente delta Nach, data da un rlcco Indianoj quella della scuola libera, compren- dente non meno di 341 ragazzi di entrambi i sessi; quella deir orto botanico di lord Amherst, allora govcrnatore del Bengals i quclla della scuola dclie ra^azze indiaue I'ondau da rARTF ?tr\nii:rv. 67 Mistriss fVilson ineriterebbero qualclie cenno ; nia a noi manca lo spazio. Quaato pero alle pagode , dobbiaoi dire che nelle aanotazionl del nostro aatore noii incontrianio cosa alcLina che corrispoiida alle luagiiificlie descrizioni che di esse leggoasi in libri di altri pei- lunga dimora prati- chissiini delle cose indlane. Se non che e d'uopo aggiu- gnere clie 11 Bengala cede in questo genere ad altri paesi della peiiisola. Le dlvinita maschili degl'Indiani sono quasi sempre rap- presentate di un color bruno scuro, come sono in gene- rale gli uomini del paese ; ma le feuiminili non sono meno rosse , ne meno binnche (Idle nostre pasiorelle dl porccllana in Inghilterra. GV Indiani al dire de' lore poeti erotici ri- guardano le nostre tinte chiare come parte costitutiva della' bellezza , e prova di una origine nobile. Percio non vogliono essere chiamnti neri; e gli Abissini, che in gran numero s'incontrano nella penisola, sebbene non sieno piii neri di essi , nondimeno ne' loro libri burleschi vengono cliiamati neri come il carhone (habdil). Probabilmente cio viene perche gl' Indiani tante volte sottomessi dai Mogolli e da altri popoli settentrionali di tinta bianca, hanno associata a questa 1' idea della forza e del coraggio. E poi mirabile la rapidita con cui le razze esotiche, anche senza mescere il loro sangue cogl' Indiani , pel sog- giorno nell' India contraggono. una tinta olivasti-a quasi scura quanto quella de' veri Negri,, la quale sembra natu- rale al clima indiano. P. e., i Creoli portoghesi, che non si niaritano se 'non tra lore, o quando possono con Eu- ropei , in tre secoli sono divenuti negri come i Cafri. Questo fatto incontrastabile, al dire dell' autore , potrebbe provare contra 1' opinione di alcuni dotti, che la razza negra e la bianca hanno la medesima origine. Vero e che la razza negra ha altri distintivi particolari, che non si trovano ne presso gP Indiani, ne presso i Portoghesi, non ispiegabili per P influenza del sole , come puo spie- garsi il colore: ma se il calore produce un cangiamento si notabile , altre circostanze non potrebbero forse determi- nare cangiamenti di una difFerente natura ' . • , . lo sono ten- tcUo , dice Hcber, a credere che la vanitd europea c illuda qiuindo supi>onianio cite la nostra tinta sia siata la primitiva della specie umana. Iticlinerei piuttosto a pcnsare cosi della tinta deW Indiana , che ve^giamo coUocato fra i due estremi 63 A r p E N D I n n tinta la quale incontnistabilmenle e la piii grata all' occhio , e all'istinro ilrlla genenilita dcgll noniini . . . Mi conferme- rebbe in qiicsui //>ofrs/ I' ossenazione fatta siigli animali: quclli die iiioiio nel loro stato naturale hanno generalmrnte un colore uniforme e scuro: gli addomesticdti eke tengonsi a coperto , e si nlimentano in certo panicolar modo , con- traggono un color bianco, od una costante idrieta di tinte, che si amcinano al bianco. — • Secondo ijueslo ragionamento si potrebhero fors'anche considerare come appaitcnentl alia razza legittima di Giacobbc quelle faniijilie o tribii di Ehrei, che iu qiialclie regioiie o d' Asia o d'Africa ci si presen- tano d' una tinta negra. Era ben naturale die Hebfr parlasse del Sutn indiano , die e rabbrucianiento delle povcre vedove. Egli un giorno vide due "rogbi, iino die prepaiavasi per una persona sola, I'altro, su cni poclii momeuti jjrima si era coiisu- mata una vedova col cadavere del marito. Varia e la raa- niera di eseguire questo crudel i-ito^ parendo che talora si metta la donna viso a viso col cadavere del marito , e ta- lora che si cacci sotto quel cada\'ere, serrandola con due grossi banibou in croce , per contenerla , se il dolore le facesse fare qualche sforzo. Legne bagnate col ghi ( liutirro ridotto a specie d'olio) compongono la catasta. Da alcuni anni, disse ad Hrovi . . . Superbo e t al- hero del betel , coperto di una scorza bianca e liscia ; e il pill alto cd elegante tra qnclli che appartcngono alia sixcie delle palme. Heber giunse a Dacca al 3 di Iiiglio (i8a6). Dacca non e p!u che Fonibra di t[uello cIT essa era in addietro; e !1 sue coniniercio e ridotto ad uii (juiiito delle sue antiche faccende. D' Indiani c Musulmani conta da circa«i3oo mila nniine. V lia dogli Arnieni, nia pt)clii: pochi e pover! e senza considcrazione sono ! Portoglicsi. Al contrario inohi ed iiidustriosi i Greci, D' ingles! non v' ha che quclche PVRTE STR.\NJER4. ^3 possiilente' ill plaatagloni tl' endaco, vivente nei contorni; c soiiovi gli Olliciali civili e militari dell' amniinistrazione britaniiica. II cliiua di Dacca e uno de' piu dolci dell' In- dia: acque correnti la salvano da emaiiazioni nocive : il braecio del Gange , su ctii ella siede , non permette che vi ginngano bastimenti di mediocre portata : il che non succedeva in epoca piu lontana. Hcber viaggiava per V India come uno de' grandi ma- gistrati britannici ; e n'avea visite , trattamenti come a tale dignita convenivasi. Non e meraviglia se giunto a Dacca fa coinplimentato sul sno arrivo da un ministro di sua Al- tezza il Nawab Scluiinscked-Doniali. Questi era uno de' meno sfortunati monarclii indiani benche spogliato di ogni sua possanza poUtica , non avendo nemnieno gli onori del pa- lanchino di Stato, che suo fffitello, di cui era I'erede, e il suo vicino , il Nawab di Moursdiedahad , conservarono costantemente fra le altre loro prerogative. Godeva pero di una pensione di lo mila ruppie al mese; gli era permesso di tenere una corte , di avere una guardia , e di qualili- carsi col titolo di Altezza. Tenuto prigione parecchi anni iu Calcutta come implicato in una cospirazione , si diede alio studio della letteratura inglese tanto che giunse a scri- vere note critlche sulle tragedie di Shakespeare •, e diceva ad Heber un Inglese che Ijen lo conosceva , essere desso un uonio di una tempra di spirito e di un vigor di mente da potersl citare in esenipio, se si fosse trovato in un teatro piii vasto. AUora vecchio e cagionevole , caduto in profonda indolenza , abbandonato alle molli e voluttuose abitudini de' Principi asiatici , era ridotto a fare il re nel- r interno della sna casa. Dacca puo chiamarsi la citta degli elefanti; e la Com- pagnia ve ne ticne una razza di 2co in 3oo , che presi ne'boschi vicini fa addomesticare. Essa rassomiglia a Cal- cittta ne' siioi piu brutti quartierif, ed lia mine antiche , le quali si possono dir belle. E notabile l' osservazione di Hcber. il castcllo di Dacca, detio il Palazzo, e delta stes- sissima architettura del Kremlin di Mosra ; ed Hcber era stato in Russia. Ma egli pretende che tale castello non sia J) ill antico di due secoli. Parlando Hcber dclle prigioni di Dacca da lui visitate , e clie trovo ben fab])ricaic e ben teuute , fa due osser- vnzioni die non vogliamo omettere. A proposito di alcuni 74 AVPENDIOE Birmani , che vide ivi rincliiusl , ciiluti in sospetto di spie, dice essere uomini di iiiezza tap;lia, ben fatti, c di una carnagione di mezzo tra quella dogl' Indiani e queUa dei Cliinesi : tutti dalla testa sino ai piedi coperti di iigurate jiunzeccliiature. Parlando poi de' carcei'ati per debiti nota avervene veduto un gran numero: essere i creditori obbli- gati a prcstar loro 1 viveri , come il Governo li presta agli imprigionati per delitti: e il creditore indiano essere verso il suo debitore durissimo a qualunque costo, perche avaro com' e , preferisce il piacere della vendetta. La veccliiaja non Iia sopra di lui forza alcuna. Da Dacca a Furrldpour. E gla qualche tempo che Heber, lasciata Dacca, naviga per recarsi a' paesi piii setten- trionali. In quest' occasione ha potuto rettificare nn punto di geografia indiana. II fiume detto da noi Gauge cliiamasi Piidda nel paese. Cola non si nomina Guiiga (Gange) altro che r Hougly , die e il corso d' acqua , per cui dal mare si ascende a Calcutta. Buora-Gunga ( il gran Gange ) vo- cabolo da Ini usato per poca pratica , volendo speciiicare il Gange, veniva dal suo pilota preso per Bouri-Gunga ; esso signilica un ramo di fiume comparativamente poco notaljile , che corre in vicinanza di Dacca. Da furrldpour a Boghipour. Un cieco mendico accorre ad Heber per qualche limosina, accompagnato da sua mo- glie , giovane c bella paesana, non estremamente delicata ne' tratti della fisonomia , ma assai ben fatta , e la donna piu grande da Ku veduta nell' India. Quando gli diedi , die' egli , la limosina , stendendo essa la maiio per riccverla lascio vedere un pajo di braccialetti d' argento massiccio , che io non istimai nieno di zS in 3o scellini. Eppure erano marito e mogUe mendici dawcro e niiserabilissimi , al solo giudicarli dagli stracci che li coprivano. Non ho potuto in- tendtre che sorta di nffezione, di al^mdine, di ianita traesse quella donna a conser^^nre siffatto ornamento. E non pareva al certo da tutto il coinplesso del suo conte.gno che potesse pensare a disfarsene un qualche giorno. Oltre cib portava ancora alia cavicchia dei piedi alcuni anelli pesantissiini , che mal si affacevano ad una donna. Onde mi passb per la mente il sospetto che fosse un fanciullo , tanto piu che la forma del grossolano suo vestito potcva convenire anche ad un giovineno. Ma le sue maniere erano estremamente modeste. Non abbandonb per un uiomento solo la mano del cieco ; e PVUTE STKANIERA. ^5 parexu pocu contenta di vedersi guardare da not tutti con rerta attenzione. Del rimanente la quanUta de mendicanti die ffiTi^oaii in India e una prova iinplicica dclla caritd deal' Jndiani ; e dee far pensare dell' umanitii e delle dispo- sizioni gencrosc che regnano nella massa del popolo . . . ! Pill oltre passando iii faccia a Surdab, Heber accenna una grande manifattura di seta introdottavi dalla Compa- gnia da circa So aani in qua. Nell' allevare i bachi, e nel manipoJare la seta seguesi il metodo italiano, e daW Italia furono condotti la prima volta gli operai. Ctesid e Luciano hanno parlato delle niostruose formiche dell' India, 1' ultimo dei quali le dice grosse come le volpi. Gli antichi furono tratti a questa esagerazione dal racconto clie i viaggiatori facevano degl' immensi magazzini di que- st'insetti. Hcber Iia vedute tali formicaje, alte le piii da cinque a sei piedi, e larghe alia base sette od otto, e coperte in parte d' edera e di erbetta. Le piramidi stesse, dice Heber, quando iogliasi fare un paragone coll' opera di quest' insetti , serbata la proporzione, non meritano di venire in discorso : la sola opera umana che potrebbe venire a con- fronto sarebbe I' edificazione di un Chimborazo artlfiziale , traforato per ogni senso , e pieno di stanze e di gallerie. Passando vicino a Gour Heber si duole di non avere potuto visitare le ruiiie di quella citta. Essa dai piu ri- moti secoli e stata celebre nell' India per T immenso suo popolo , pel suo commercio , e per le riccliezze sue. II Gange camhiando di letto 1' ha somniersa ; e il furore delle guerre ne ha fatto sparire i pochissimi avanzi. Rennel dice che le sue mine si estendono per i8 itiiglia in lungo, e 6 in largo. Heber aggiunge : La stessa sorte e forse riser- bata alia ricra . Calcutta , ove I' Hougly prendendo una dire- zione piii funesta verra a cangiare in un ampio mare la pia- nura su cui o^gi s' alzano le nostre cliiese e i nostri palazzL A cio basterebbe die questa immensa massa d'acqua si pre- cipitasse nel letto del Loll-Diggy , e del Balighdt. L' indole , i costumi , la religione e le vicende de' Pu- harris, popolo delle nioixtagne c\el, Rajmahal, descritte qui da Hcber , sono uno de' piii interessanti argomenti. Ma noi si.lmo oljbligati a riiiiandare all' opera del nostro viaggia- tore chi ama la storia dell' India. Lo stesso e di varj altri oggetti notati da lui in quesLo tratto del suo viaggio. 76 APPENDICE Da Bos,Upour a Moughir. Ne' coiitorni (U Boi^lipour qnal- che eriiiUto lia creduto essere stata Palibothia , celebre nictropoli dell" India gaiigetica ne' tempi deirautica Grecia. II distretto di Moughii", e i circoiivicini j apparteiigono , noil al Bengala, ma al paese del Baliar . . . Da Mouqhir a Buxar. Fiitwa e una grande citta molto antlca , con un vecchio ponte lunghissimo e bellissimo : curiosita molto rara in tutta la ptnisola. — Patiia e gi-an- dissima , e notabile tanto pei* T importanza delle attuali sue costruzioni, cjuanto per gli avanzi delle sue anticlie fortilicazioiii. Alia sua cstremita orientale e un superbo giardino di tre miglia di circuito , unito ad un palazzo che fa ediiicato dal Navvab Jaffier-AU-Kan. Un altro pa- lazzo ruinoso fu gia lesidenza del magnitico e popolare Abbas -KouU- Kan , ultimo Nawab di Patna. Pankipour e il gran mngazzino delP oppio della Compagnia. Diaapour , Chupraii , Buxar, tutti inoghi notabili. Da Buxar a Bennvis. Ghazipour grande e bella citta, di aspetto impontnte , dalla parte del fiunie , c come le altrc citta indiane , plena per la piii parte di bei monumenti , che al prima sguardo colpiscono i riguardanti per la loro gran- diositd, e che veduti il' appresso non si presentano piii che come ruine. Ivi e il niausoleo di lord Cornn'allis : grande edifizio di pessimo gusto. Ghazipour e rinomata pe' suoi vasti piantamenti di rose. Ivi si fa la famosa essenza dl rose , detta nel paese attar. L' acqua di rosa dT prima qualita del peso di due libbre non si vende *\nii di «no scellino. Da essa estraesi 1" attar , ponendola la notte al- r aria in grandi bacini scoperti , dai quali al iiascer del sole si leva Polio, alzatosi sulla superficie. Per ottenere di quest' olio quant' e il peso di una ruppia voglioiisi 200,000 rose appassite: P attar del peso di. una ruppia nei magazzini della Compagnia, mantenuto puro , vale 10 lire sterline. I Sutti in questo distretto sono pid frequent! die nelle vicinanze di Calcutta •, nelle classi inferior! piii die nelle elevate. La legge inglese vuole die si denuncii al magi- strato il 5/it£t die si vuol fare; ma- la legge non pone peiia per clii omette questa denuncia. Di que' SufU niolti s' igno- rano , e molti soao atroci violenze , di cui Hiber indica alcunl casi. La poca stima , die' egli , che V Indiuno fa della vita di una doniui , non jiermette di pensare che (dcnno PARTE STBANIERV. 77 s' intcressi per impedire un attentato die abbia t apparenza cli fin Siitti. ... Heber visita Bennres. H prhno sf^uardo mi fere i'edere una citta' veranientc orientdle , e tutt' altra ' cosa da quanta nvea veduto.nel Beng.ala. Nessitn ewopeo yi dimora' le strade sono troppo strette per le Vetture ■■ le case altissime fino a cinque e sei piani , in che Benares si distingue dalle altre cittu indinne ■■ gcneralmente hannQ un anterior ordine di ar- chi per dar luogd a hotteghe; e sono altresi decorate di ve- st iboli, di gaUcrie, di finestre gotithe e moresche-, col te'tto assai sporgente in fuori. II nurriero de' templi e delle cap- pelle e immenso. Ad ogni angdlo di strada ieggonsi pic- coli orator]. Tntte ' qneste costruzioni non mancano di ele- ganza . e pej- la piii parte sono.sopraccaricate di una profu- sione di .vaghe sculture , rappresemanti fiori\ rami di pcdme, animali, e tntte per lo meno pari in dbvizia e fintzza ai pth bei modeUi della greca 0 gotica architettura. Le 'case sono fatte di belle pietre . . . (7m intonacate al di fuori di un cemeato rosso scuro ... sii cni con isplendidissimi colori gli Indiani' dipingono uomini, donne, vasidifiqri, tori, elefanti, del e dive con tutte le varieta di vestito , di forme ," d' arma- ture, e le cento teste ^ e le cento braccia , che loro da la mitologia de' Bramini. Frodigiosa e la moltitudine dei tori d' ogni eta, cqnsacrati a Siva: sono. animali pacifici e addomesticati . viventi per le anguste strade della santa citta con grande impedimento dei passeggieri , specialmente qaand' essi vi si accovacciano' per traverso. In -tale circostanza e ardua imprcsa il farli alzare, onde dian luogo a chi porta un palanchino ,• bisogna in cerio modo ' pregarli perche si alzino , non dando lore che lievis- simi cclpi col piede quasi per accarezzarli. Guai all' impru- deAte ., che urtasse su questo punto i pregiudizj di s'l fana- tica popolazione ! In certi quartieri domihano le scimie . . . popolo ladfo , sempre in moto , che' si caccia ' dappertutto , e che stende le sue mani rapaci in tutte le botteghe de'fruttajuoli e de' con- fetturieri. Egli'it nemico giurato de'ragazzi, e sehibra pren- dersi 'singolar piacere di pigliar loro tutto cid ch' essi hanno di pill ghiotto .... Altrl malvicinl uicontransi in quelle che diconsi case de' Fakiri , jiiccole ca^anecclile ornate d'kloli, " che trovansi ad ogni passo >> e dalle quali esce continuhmente un runiore 78 APPENDICE fastidiosissimo d' istrLimenti discordi. . . . Aggliing'i la folia de' religiosi nicndicanii di tuttc le sette , inlermi o storpj , briitti, scliifosi, coi capelli sparsi, la faccia e il corpo impiastrato di creta e di stereo vaccino , in* attitudini le piii rivoltaati. Costoro foriiiano di qua e di la per le principali vie una doppia siepe. Iiinuiiierahili sono i cie- cliii iniiuaierabili i lepro&i : ne punto esagerano i libri de'viaggiatori suUa quantita de' fanatici die si dislogano le braccia e le gambe a forza di starsi seinpre in una stessa po'situra , o c^e tengono serrati i pugni fin al segno che le iinglue penetrino ed attraversino Fe paliye delle maui. Ad ogn* istante i piii lugubri latnenli intronano la testa di chi passa. Agha Saib - Topi Saib! ( co'si nell' India cliia- niansi gli Europei ) datcmi qaalche cosa a mangiare. II no- stro vii^ggiatoie incomincid dal dare piccole limosine •, nia era un aggiungere una goccia d' acqua all' oceano i e a inlsura cli'ei penetrava piii avanti, cresceva lo stordimento di quelle grida. Tale si e lo spettacolo e il IVastuono con cui si da il benvenuto al foiestiere ^ qiiand' egli fa il suo ingresso nella citta santa dell' India, -nel fior del mondo , nella citta isolata del mondo terrestre , edificata sulla punta del tridente di Siva ; luogo sopra ogni altro benedetto , eve basta morire per esser salvi , di qualun- que seita, purclie siasi carjtatevole verso i poveri Bra- mini. Tale e in sostanza il uiotivo , die attrae a Benares una folia innumerablle di mendicanti di tutti i paesi, dalla punta meridionale della penlsola sino ai piu rimoti co^fini del Tibet e dell' impero de' Blrmani. Ne saprebbesi pur numerare ancbe la quantita prodigiosa d'noniini ricchi, die nel declino dell" eta vi accorrono , disgustati del uiondo, o sazj di piaceri, cortigiani o caduti in disgrazia, od anibi- ziosi esuli per le tante rivbluzioni die si di frequente rovesciano i piccoli reami dell' India : tittti vi arrivano come in terra d' asilo per pnrificare le loro anime , o spender le ore del lungo loro ozio nelle pompose cerimo- nie delle feste braminiche. Gio die profondono in carita slravaganti , supera og^ni immaginazione .... Questi non sono die piccoli hrani di un' assai eistesa serie di cose-, die Heber in occasione di ripetute visite fatte a Benares ci viene indicarido. Che non ha egli man- cato tU esaniinare i piu distinti stabilituenti d'ogni ge- uere d' istruzione , e 1' Osservatorio rinomatissimo per tutta PARTE 8TRANIERA. yg I'Asia ; non di visitare e descrivere i piu magnifici cdi- fizi consecrati al cnlto , non .d' intrattenersi coi Bramini ed altri minisiii di relig;ione , e con personaggi iniportanti ed in ispecle col llajali della citta f, e cosi di notare i pio- gressi delle arti e 1' ampiezea del commercio. Le quali cose fftrniauo la parte forse piix iniportante di cpieste sue AnnotnzLoni. Erasi sparsa voce aU'arrivo di lui in Benares oil' egli fosse il patriarca di Costantinopoli ; e lun^i che cio avesse prodotto negli abitanti ne nialcontento , ne ti- more , trovavasi cosa naturale e lodevole che il capo della Chiesa fosse andato cola a vedere co' proprj occlii come i uiembri del suo gulto adempissero i loro doveri. Tuttwolta, die' egli , noi non possiamo dissinutlai^ a noi m^desimi , qaal- mente cl' Indiani non ri amano punto ; e non ci ha dubbio che specialmente i -Musulmani cogUerebbero la prima occa- sion^ favorcvole per pronunciarsi contra di npi: ma do ^ro- cede piuttosto da r'agioni .politiclie , che da motwi religiosi. La condotta di lord Hastings verso il Cecchio imperatore di Delhi , condotta che poi sembra avere servito di regola alle succes- sive amministrazioni , e che era si eminentcmente' opposta ai principj dianzi stabiliti da lord Clive e da alcuni de'suci pre- dccessori, ha prodotto sugli ■spiriti una trista impressione ,' di cui sara forse difficile riparare le funeste conseguenze. Ma il nostro viaggiatore non avea visitata che la meta di Be- nares: per esaminaria in particolare , dice egli, si richicde- rebbero 1 5 giorni almeno . : , Egli avea soggiornato in Se- crcJle, luogo fuori della citta , bv' e ta forza armata degli Inglesi. Da Benari'S ad Allahabad. L' India e di una fertilita e di una ricchezza difficile a concepirsi. Qui ( dice Heber ) , in una spazio di circa 200 miglia , senza uscire dal Gange ab-'' biamo attraversate sei citta, nissuna popolata meno di Chester, due Patna e Mirzapour , piii importanti di Birmingan , una finahnente (Benares) a cui, fuori che Parigi g Londra, I'Eu- ropa non lia cnpitale alcuna da contrapporre . I villnggi sono innumerevoli. Nuove , lielle e siugolari notizie egli aggiunge sopra Benares , clie illustrano la storia de' costunii civili e religiosi degl' Indiani , non che del governo e de' governatori inglesi. Chunar, priino luogo da lui incontrato , e piazza per un esorcito iudiano iniprendibile, c atta a sostenere con vantao;gio iin assedio regolare per parte di trtippe europee. Ivi Ilcbcr visila la prigione di Stato , e vcde il .celebx'e capo 8o APPENDICE de' Maratti Trimbuk-ji, uno de' pin fieri ncniici dcgl' Ingles'u Fu pur condotto al saiituario pii'i celolire di tiitta I'liadia^ una piccola corte ijuadrata, con uii vecchio e granJe nlliero, ad uno de' cui rami era appeso un canipanello d'argento, e a' picdi avea un enoruie niasso di niarnio nero : sulla niuraglia in faccia si vede una rosa grossolanainente scol- pita; nel rliiianeiite nissuna iiiimagine. Alcw'm ■ Cijmi^ entrati in essa si gettarono prostesi a terra in atto della piu pro- fonda venerazione. Su questa pittra , dlsse ad Hcber il co- lonnello che lo. condnceva, seeondo la credeaza generate deiil Indiani, riposa, I' AUissutm,, prcscnte, quantunque imnsl- bile , per nove ore di ciascnn giorno ;, credesi, eke mile altre tre ore passi a Benares, Qidiidi gP Indiani riguardano Cliunar come iniprendibile dg,lle nove ore della inattina sino al tra- monto dd sole ; e per qtiesia fagione siccome la vicinanza dell liiogo santo c^istrng^e ogn influenza mngica , cost I sovrani di Benares prima della conquista mogolla andavano a celc- brare i loro matrimonj nel palazzo attiguo. Allahabad e fra tutte le citth dell'Lidia la ineglio situata perclie prendere possa un giorno una gra^de importanza politica e coni- merciale * giacendo essa alfestremita di una penisola for- mata da. due immensi fiumi, il Jumna e il Gauge ... fu in addietro * residenza reale : oggi lia un aspetio piu desolato di quelle di Dacca, ^ gl' indigeni le danno il soprannome ^U Fakirabad ( citta dei mendicanti ). Qui Hcber comincio il suo vinggio per terra. Da Allahabad a Ccm'pour. Questa e una delle piu consi- derabili citta dell' India settentrionale : ma tutta di origine nioderna .... Alcuni anni sono vi fu fondata una scuola con fondi somministrati tanto dagl' Inglesi ivi residenti , quanto dal Governo, die presta pel uiantenimento di lei r annua souuna di 4800 ruppie. E destinata pci giovinetti del digtretto tanto inglesi, ijuanto indigeni. Mancano pero libri e metodi buoni. Da .Cawpour a Lucknow. Territorio di Oude. II re di questo paese si chiama V Asilo del mondo. In Lucknow e grandi e popolo , tutti sono al)itualmente armati. Le strade sono anguste, e in alcune un elefante passare puo a stento. Tra le curiosita di Lucknow e il serraglio di bestie, contenente un numero considerabile di anlmali rari e cu- riosi^ e in cio superiorc a ijucllo di Barrackpour; ma noii tenuto egualuiente bene . ... Lucknow ha piii I' apparenza PAUTE STUANIEKA. 8 1 (li una piccohi capitale europea , die nulla di qiuuvo ni uh- bla , dice Ihber , vcduto fin qui in India. 6'i putrehbc para- gonare a Dresda; e direi akrettanto dd parco di Dll-Kou- scliar (Dcizie del cuorc), e de" concorni . . . Hebcr fa dal Re riceviuo e convhato. latrodolto dal Re medesimo i'l una piccola sala adjacente a qnella del convitto vide sopra una tavola alia turcliesca la corona del monarca. Questa co- rona, egli dice, mi parve molto elegante: essa e di forma orientale : conslste in un berreuo di velluto , circondato di raggi di diamanti con una penna bianca di airone sal da- vand. Senza pretendere d'essere conoscitore di pieCre preziose , credo di poter dire , che fuori dei diamanti delia corona del- r Iinperadore di Russia in nessuna parte ho veduti diamanti SI belli. In occasione die il Re ando alia residenza inglese per restituire ad H(ber la visita , cjuesti lo prego a volere accogliere un eseniplare della Bibbia in arabo , e un libro di orazioni in lingua indostanese. 11 Re lo prego a lasciarsi ritrarre dal sac pittore , il signer Home. — Le particola- rith storiche dclle cose seguite nel paese di Oade, e della condotta tanto degl' Inglesi , quanto del Principe , niostrano la diilerenza de' costunii e delle idee che v' ha tra V Eu- ropa e T India; e lino a cjuell' epoca sussistevano tra il Re e la Compagnia vertenze , clie forse preparano a questa la diretta doniinazione sul paese. Da LucknOiV a Bareilly. II paese di Oude rispetto alle produzioni agrarie e uno de' piii niagnifici del mondo. Vi si possono coltivare tutte le piante della Persia e del Ben- gala: vi si raccolgono ad un tempo riso, zucchero, cotone , endaco, ed iusieme frumento, grano turco, orzo e fava : la palma vi cresce tra le querce. L' aria vi e saiiibre , I'acqua eccellente, i pascoli superbi , e pieni di qualita nutritive.. Ma, diceva ad Hcber un Gouniaschtit die lo in- foruiava dolle cose del paese , le leggi sono ben lontane dell' esser buone: i giudlci i-algono meno delle leggi . . . . ; .. e per coronar I' opera , i fattori sono la peggior feccia del mondo. Si sjiogliano i poveri affittuarj m una maniera infame; e tutlo e condotto in modo die il lie non sapra inai nicnte . . . Quando la seminagione e fatta , I' affitlmirio in bisogno si vedc spesso costrctto a vendcrc in erba il raccolto per pagare gli arretrati. — ILber ha cretUuo die in questa esposizione fosse alcun die di csagerato: cio die segue dirigera il giu- dizio nostro. Bibl. Ital. T. LXIII. 6 8a ArPENniCE Giiinto egli fnorl del terrltorio dl Oude nel pnese del Rohllciind, conquista inglese , vede nd popolo e m'lle classi mezzane una cert aria di agiatezza , di pulizia, di conten- tezza , moho mpcriore a qiianto gli si era presentato dal- r intera popolazione del reame di Oude. La cessione , dice cgli , di qiieito paese fatta al nawah di Oude in conseguenza del trionfo degl' Jnglesi vincitori del capo Rohaillas mono nella battaglia decisiia cW cgli ebbe a sostenere , e la maniera spaventosa con cui Sujak-Ud-Dowla amministrb , o per dir vieglio schiaccib qneW infelice paese , formano uno del piii orribili capitoli dclla storia inglese nelV India , . . II mcUe comincia a ripararsi alcun poco. Un primo compenso saggia- merue prestato dal governo britannico at disastri da esso lui cagionati , e stato quello di sottrarre i Rohaillas alia supre- rnazia del Re di Oude per sottoporli all' amministrazione delta Coinpagnia. In tal modo si sono risanate molte piaghe . . . ed e a credersi che la massa del popolo abbia dimenticato , od ahneno perdonato le antiche ingiurie sofferte . . . Ma riniane ancora molio da farsi. Cio poi die Ileber aggiunge sulle disposizioui delle numerose grand! faiiiiglie musulinaiie , su quanto ha saputo fare un capo d'insorgentl, clie qnan- tunque morto sostiene ancora col suo nome il coraggio e le speranze de'nialcontenti, forma un superbo quadro di storia. Di eguale interesse e I'aneddoto riguardante 1' ulti- mo sovrano della dinastia Ae'' Patani, casta celebre e giier- riera nel Roliilcund , uno de' piu fertiii paesi dell' India. Da Baredly ad Almovah. Heber e sul punto di attraver- sare in parte T Himalaya; e prima di tutto un bosco pa- ludoso assai estcso , che giustamente puo chiamarsi il Bosco dclla morte per la sua influenza pestilenziale. A Schischgbur , sua seconda stazione e cattivo villaggio , cgli s' incontra in tre ballerine indiane, accompagnate da nn uonio che batteva un piccolo tamburo , e da un fan- ciuUo , che parca liglio della piu attempata. Erano tutti de' cunjas o gipsi , e portavano cvidentemente I' impronto della loro razza. Le donne detie sarebbersl belle, se portato non avessero al naso e alle orecchie cerd cinclli enornii che le difformaiano. Avcano in oltre braccia , gauibe e collo soprac- caricati di catene e di braccialeiii. Spiraiano galanteria e desi- derio di accrescere i loro giojclli . . . Htber diede loro qualche luoneta ; ma Ic dispense dal far vedcre la loro abilita. Piu importante fii la visita ch'cgli cbl)e da ua antico Rajah, PAnXE STRANIERA. 33 clie gll si presento con tre snoi figli e un nipote. Gil an- teiiati lU qucsti decadutl principl regnavano prima delle ultime guerre sopra un assai esteso territorio: al presente quel Rajali era costretto a cercare il coutrastatogli permesso di condurre da un piccolo ruscello un rigaguolo d" acqua per inaffiare alcuni acri di terra assai arida. Pare die Hebcr con un certo suo disegno trovasse il giusto livello , e luettesse d'accordo le due parti interessate. II veccliio Rajah partendo domando d'essere da Ini Ijenedetto iasieme co'suoi figli e col nipote ... — Le montagne, nelle quali Heber erasi inoltrato , vengono abitate da un popolo detto Khasya, che tiensi della piii alta casta dei Rajputti, rigi- dissimo osservatore del Braniismo, die a nissun patto ven- derebbe una vacca di montagna, a nieno clie si giurasse di non ammazzarla, ne di farla ammazzare. Pan nero, acqua, ed appena un poco di mele, e tutto quello die puo ivi sperarsi da un forestiere. Questi Khasya sono gente dolce , pulita, e non meno degna d'essere citata pel suo aniore della verita , come i Puliarris del Rajmahal. In mezzo a questo tristissimo paese incontransi molte piante d'Enropa, caprifogli, ciliegi, peri e laniponi copiosissimi. Gl' Inglesi vi lianno introdotti i pomi di terra. II clima e delizioso come quello d' Inghllterra in ottobre. Eccoci alle ultime pagine del 2.° volume. Ma qnante an- notazioni del rispettabile viaggiatore abbiamo noi dovuto omettere ! Noi anzi null' altro fatto abbiamo clie scorrere per essa, e qua e cola coglierne alcun fiore : nondimeno il poco cbe ne abbiamo riferito fara intenderne facilmente I'importanza e il diletto e T istruzione che i leggitori trarre ne potrebbero. APPENDIGE Ucbcr die Blittcl, etc. Sopra i mczzi di aumentare la prodnzLone dc"" foraggi nelF Austria sotto I Eno. Dis- scrtazione del sig. cav. Francesco di Heintl , ecc. — Bruntia, i83i, prewo Giovanni Gastl a spcse del- V autore , in 8.°, di pag. 54. I 1 probleina espresso dall' I. R. Societa econoniico-agrarla ili Vienna comprendeva due quesitl:, cioe se per la nian- canza de' foraggi ne' paesi sotto 1' Eno sia necessario il cessare dalla coltivazioue tripartita e rivolgersi ad altro sistema agrario , ovvero se hasti, per ottenere lo scopo , rintrodurvi de' cangiamenti a norma dell' Austria superiore, cioe sopra 1' Eno. II sig. cavaliere Ileintl gli sclolse benis- simo , e fu percio premiato coUa medaglia d' onore e con So zecchinij ma se egli si ritenne la medaglia, voile generosamente destinare i So zeccliini per dar piccoli pre- inj a favore della migliore coltivazione della seta , e questi toccarono a due abitanti della Dalinazia , ove il clinia , al dire dello stesso sig. cavaliere, e avverso alia coltivazione de grani , e favorevole a quella della seta. La coltivazione tripartita dell' Austria sopra V Eno vien praticata nel modo seguente , cioe col destinare il suolo pel primo anno, a seconda del terreno e del bisogno , alia coltivazione del fruuiento e della segale , jemali, ossia in- "verniccii pel secondo anno ad avena od orzo, con poco fruuiento e segale, estivi ossia vernenghi , con piselli, o con una miscliianza di vecce , orzo ed avena ; e pel terzo anno a maggese : in una parte, spesso la meta , si coltiva il trifoglio dei prati, die secco vien tagliato e dato ai cavalli , ovvero una sua varieta detta verde e lunga die si destina ai bovini ; ma die non si taglia piu di una o due volte. La parte del maggese su cui cresce il trifo- glio viene assiepata , e suU' altra si conducono a pascolare bovini, pecore e majali. Siccome nel circolo detto del IMollno il clima e freddo e il suolo e sabbloso , cosi vi si niantiene per piu anni il maggese •, la raccolta del grano non vi e abbondante. Nel cantone di Ilausruck e di Trann si coltivan bene e in abbondanza gli alberi fruttiferi per lo piu meli e peri franuuczzati spesso da prugni i basti il TARTE SXr.ANIERA. "5 iVirc die alcnnl contadini sprcmono loo, looo e<\ ancho ]iiu lircnte ( Elmer ) di fnitta. Le fo2,Iie cadnte servoiio d' ingrasso e di straine, e della legna adulta , che e buona, si fanno pezzi d' opera inservienti specialmente alia pres- sione delle frntta, e co' rami della legna vuota o guasta se ne fanno scliegge ed altra legna da fiioco. y ha di qnelli clie opinano che le piante non diininui- scano r entrata si in grani che in foraggi ; ma la sola vista c' insegna Popposto. Ad ogni modo pero nel calco- lare la pura rendita non si dee oljbliare quella degli alberi. La marna di cni gode il paese sopra TEno e un pre- zioso dono della natura , ed essa non e conoscluta sotto I'Eno o non se ne trae profitto che da pochi. Essa viene d' inverno condotta ne' campi di trifoglio eve se ne fa un mucchio di 4 o 5 tese per jiigero, e da dove dopo di essersi di primavera sminuzzata viene sparsa sa tutta la superficie. Questa cnra va nell' Austria superiore di pari passo e ad epoche ginste con altre , le quali vengono eseguite anche dagli Austriaci sotto T Eno ; cioe col nettare di primavera i prati, colT atterrare o sforare i cumuli delle talpe , coUo spargcre i prati di cenere e di semi del lieno , onde man- tenerne la riproduzione , col farvi de" canaletti di scolo allorclic essi sono troppo umidi, ed irrlgarne coll' acqua loro i secclii , qualora sia cio facile e di poco costo. Osserveremo che anche sopra I'Eno non s' ingrassano quasi mai i prati cogli escreraenti animali •, che veri pa- scoli non trovansi che sa monti alti , o lungo i fiumi maggiori, e che solo i 47 jugeri di vigne eslstenti ai tempi del catasto gioseffino lungo il Danubio presso Aschau so- nosi diminuiti perche l' uva non vi matura , o non da che un vino aspro acetoso. Ma r Austria sotto I'Eno ha molte vltl, zafferano, lana fina ed altri prodotti; possiede 80,000 jugeri di vigne, le cui live producono quasi un mllione e mezzo di brente di vin bnono , del cui reddito vive una parte assai grande della popolazione. La lana e chiesta dall' Iiighilterra, e lo zafferano stimasi pel niigliore del uiondo. Con tale abbon- danza di vin buono non vi si pensa a far mosto di frutta ; ed e bene che non se ne faccia , poiche il vino perderebbe del suo crcdito stante la possibilitu della mcscolanza dcl- r uno coir alt ro snsro. r.6 A P P E N D 1 C E Clie lo zafTcraiio vi si ilica il niigliore del momlo , cVn pnb veuir attestato anclie da clii fa (juesto traasnnto, poi- clie lo senti ci;li piii volte cola in Mcssan , ove seppe die gii Olnadesi ne era no gliiotti e lo comperavaiio, dove egli ancora ue licoaobbe la coUivazione , e dove comperomie e iiiando jioi in Italia. La somma cnra clie vi si usa nella preparaS'.ione del terreno su cui si scmlna , e nella sua coUivazione e raccolta pare die procuri a quel paese ua vantaggio ed una faiiia clie Aquila meritarsi non seppe per anco , sebbene ne seniliil^uua quantita inimensa. Os- servazioni queste , le quali e da dcsiderarsi che spinger possano o il bravo nostro dottor Castiglioni , o qualche Nizzardo avente pur esso gran cognizione dello zaft'erano a portarsi ncir Austria sotto T £no, a riconoscervi la coUi- vazione per esteso , cade introdurla da poi ne" uostri piii adattati siti. Tornando al prudente sig. di Heiiitl diremo con lui die dr.! confroiito tra le due coUivazioni risuUa die la diversita clelle circo:-uuize locnli jotida e mantiene una diversita nella coUivazione del paese ; il che e per molti niotivi vantaggioso. E utilissimo il saper sostituire de' foraggi artificiali nei pacsi ove inancano i pascoli e i prati. L' Austria sotto I'Eno potiebbe trarre molto maggior profitto dai pascoli dei monti , e schivar di dare d'iaverno alle bestie i rami de''li alberi , le loro scorze ed anche le foclie dei v)!iii e degli abeti disseccate e niacinate. In molti di que' luoglii si dovrebbero porre foraggi artificiali anche senza vero maggese , ed irrigarli con vantaggio anche de' siti da' quali trar debbonsi le acque. Ne' siti molto alti potrebbero venlr seminate varie vecce ed altre erbe utili crescenti a quel livello, i cui semi fossero stati a sue tempo raccolti. Al disopra dei primi rialti del ripido monte di Manhart , ove pompeggiano tuttora le vigne, e il pascolo comunale. E qnanto non sarebbero essi utili sifFatti pascoli, ove i contadini traggono tutte le lor rendite da qualche vigna ! Misera e la vita di codesti vignajuoli, che abitano i siti montuosi , non di altro, fuor della vigna, possidenti che di qualche vacca e qualche porco. II sig. di Heintl dopo averli accennati osserva non essere nemmeno possibile la coUivazione del trifoglio sull' altura intermedia alle file delie viti, onde non attratto sia e comunicato a queste r umido rugiadoso , ed impedlto non venga il riyerbero PARTE STRANIER.V. 87 della luce solare necessnrla alia inaturazlone dell'iiva. Ma perche mai , diia 1' economo , noii peasare ad altra colti- vazione? Perclie non introdurre erbe basse in vece del trifoglio , massime il cosi detto verde ? Abbandoiiato il vignajaolo, e dlscendendo dalle Alpi il uostro scrittore passa tra i Ijoschi di mezzo monte , ma non osa sperare d' introdurvi le viti , bensi T agricoltura , I'allevamento del bestiame e la coltivazione de' foraggi. Qui Tautofe si fa a considerare couie niolti dei boschi divenuti siano abitabili , e crede clie gU stessi loro padroni sieno stati i piimi a fabbricare pei boscajuoli delle ca- panne ove ricoverarli di notte e ne' tempi cattivi , onde senza perdita di tempo abbattere possano gli alberl , ta- gliare e condurre il legname ^ e di qui a poco a poco la necessita di erigere stalle, di comprar bestiame, e poL il vantaggio di metier terreni a coliivo. Codesti abitanti de' boschi vedonsi anclie al presente nelle selve di Vienna> di Gfoll , di Horn , ecc. , ove fondarono varie specie dl colonie, ma di vere comunita non mai. Alcuni non posseggono che pezzi ripidi : quest! non sL coltivano die a prato e pascolo, e cio all' utile scopo di riteaervi il terreno. Non lungi da Vienna tra Purkersdorf e Siegbartskiichen pompeggiano col piu lussurioso verde le piu scoscese pareti de'monti, e vi si taglia una ed auclie due volte un buono e salubre fieno e gualme , e quel verde serve anclie di nutritive pascolo fino all' inverno. Le situazioni piu basse e le valli sono piii fertili e piu ricclie , e somministrano alia capitale un eccellente iior di latte : a tal uopo si ba gran cura d' irrigai-e i prati , e comperare le piii belle vacche die abbiano poco prima figliato. II sig. cavaliere di Heintl passa qui ad inscgnare quanto bene e male far possano ne' siti declivi le sorgenti e le acque J indica i modi di approfittarne , di fare dei canali per condurle , dividerle , ecc. Osservazioni e cose per ogni modo lode vol! . I declivi dolci dei monti si arrendono alia coltura dei grani e de' foraggi artificiali , e di questi ne propone 1' au- tore diversl. Ne' paesi boscosi osserva egli giustaraente die le forti rugiade , le neblne umide e le frequenti piogge favoriscono assai 1' inciemento dell' erba e dei foraggi ; ma non manca pur di osservare che la coltivazione di varie 8o A P P E N D I C K sprrif <'i rrifn^Iio vi e sottoposta a moltipllci tlifTicolta cjnanto alia riiiscita. In piii siti le vccce si sole , che nii!*!e ai piselli , all' orzo eil all'avena crescoiivi benissimo. iSe" terreui Inionl laccomanda T autore alcnae qnalita di trifonli c la nieclicag<;ine ;, e qniadi poi insegna il modo di ridnrre a prato staliiie il terreiio. Presso la casa i contadini coltivano molte cose e bene, di inanieva che possoii vendere iicno, gnaime e bovine ; col mantenere poi a dato prezzo i buoi de' macellai e di altri si jirociirano aljhondanza di concime. D' estate man- tlano al pascolo il bestianie e d' invenio gli danno il tri- foglio. L' nso snssistente tra le fitmiglie o colonic de'boscajnoli di seminar trifoglio nel niaggese e della comunanza dei jtascoli e gia da piii tempo invalso fra i comnni di mez- zomonto, e in quaiclie Inogo vi si e geneializzato cotanto da fai- restfingeie e difiicoltare T ingresso alle mandre pe- corinc. IMa nelle grandi piaoure di Mercbfeld e di Stein- feld mcnoma si e la coitivazione del trifoglio, e cio pei segiientt gravi niotivi : I. Per la vilta del prezzo de' liuoi i quali anche grassi e da macello costavano nel 1824 sni prati secchi , o pa- scoli , o deserti , ecc. ( Pnszta in Ong. ) dell' Ungheria , della Moldavia , della Valacliia e della Pftlonia rnssa due soli zeccbint I'uno. Non convenne percio mai a' contadini il concorrere nella vendita delle loro bovine, le quali si macellano quindi per la famiglia vendendo il concime ;, il latte, il butirro e il formaggio in quaiclie vicino luogo , o conservando anche tutte qneste cose a vantaggio proprio. II. Dopo la fondazione de' letamai e concimai d' ogni sorta fattasi dal sig. dottore de Pansinger eseguire sulle spianate di Vienna , non v' ha piu all' intorno di quella capitale pennria alcuna di concimi: percio i contadini non lontani dalla citta consumano su' lor fondi il poco loro letanie. Poco infatti e il lor bestianie, jioiclie non pensano essi che alia vigna cd ai grani; eglino sono persino costretti a vedere de' questnanti spesso nulla possidenti negoziare coi Viennesi di latte di belle e sane vacche che a]3pena deposero il vi- tello , ch' essi seppero cambiare colle loro che trovansi impregnate , die nutrono poi co' rimasugli delle birrerie , e col prcndere in allitto ile'jjiv.ti, o comprar fieno per- sino al Prater e sulle spianate di Vienna ed in altri luoghi. PARTE STRANIERA. 89 In qucsto caso la mancanza de' foraggi e evidente ; e percio si dovrebbero riduri-e e foraggi e pascoli ad essere divisibili fra i proprietarj. Ma il trifoglio rosso non riesce bene ne' siti assai veniilati e dove il terreno non e eccel- lente e I'aria umidetta. Glova quindi ed e necessario il saper applicare le coltivazioni a norma delle circostanze, e fare dcgli esperimenti , cioe destinar solo una parte dei fondi alia coltura de' foraggi ; e qui il sig. di Heintl pro- pone diversi luoglii e diversi trifogli , T erba medica, ecc. racconiandandone 1' ingrasso e T irrigazione. Non si dee stare ad un foraggio solo, poiche non ognl planta cresce ogni anno bene , e nol aggiungiamo pure perche 1' una ama terreno , uniidita ed altre circostanze all'altra avverse. Conveniamo nondimeno in generale col dotto e pratico di Heintl , die utile sara il seguire le re- gole segaenti : I." Nel terreno destinato a coltura estiva piantinsi le patate, poiche d' autunno la loro verdura , e d' inverno il gambo e la radice , pestati e misti con paglia tagliata , colle reste , coUa puUa ed altri rimasngU delie battiture de'grani formano un pasto buonissimo pel bestianie. 2.° Al corainciar di prima vera presso le case in siti so- latii si seminino le rape di Borgogna, cappucci e simili piante ; in maggio o giugno si trapianteranno esse in siti non esposti a gelo e ben preparati. Dalle foglie delle rape snddette, le quail, non toccate le superiori , possono nei seguenti mesi venirne spiccate , ottengono le vacche molto latte •, i cappucci pero non soflrono si di leggieri lo sfoglia- niento. Eseguita la seconda sfogliatura, si pub col torso del cavolo o colle rape prcparare qualche vivanda , e desti- naria unitamente ai riniasugli delle piante misti e pesti colla pulia e con paglia tagliata a nodrimento del liestiame. Le rape pero possono venir conservate in cantina ed in altri siti sotterranei aventi qualcbe comunicazione coll' at- mosfera, ma salvate dalPumido e dal gelo. 3.° Appena tagliato il grano iavernino o vernereccio , sotterrinsi le stoppie e vi si seminino le radici, cioe i na- voni . die in anni favorevoli rendcranno per jugero molte condotte di ravettoni , de' quali darannosi il fusto e le ra- dichette al bestiame, riservandosi il torso o la radice mae- stra come si fa colle rape. 90 APPENDIOE 4.° I campl coir esscre divonuti fruttlferi mciViante i concinii si potraiiiio ia niaggesi tli terroa liuono seiuinafe a vecce , avcna eel altri graiiL estivi e vonicrecci c farne poi la raccolta. 11 nostro autore fa osservare che aiiche sui tcrreni vasti , sabbiosi e veutilati del Marchfeldese seppe il sig. Ijarone di Bartenstein , e cLo dopo una male riu- scita della niedicaggine satlva e del trU'oglio rosso o piir- pureo, costiingeili a portar patate , lape e vecce in ispecie per nodrire, insieuie alia paglia trita, un bestiame niimeroso. n III generate , cosl dice il sig. di Heintl , i campi di- vennti piii vigorosi cogl' ingrassi porteranno sempre piu friitti di prima ; una superlicie piu piccola verra a pro- durre la stessa quantlta di foraggi , ed a nudrire collo stesso fondo piii bestiame , per ad finalinente il paese del- V Austria infer lore sara posto in istuto di provvedere se stesso € la citta residenziale di Vienna d' ogni bisogno di bestiame da viacello. » Noi non possiamo a meno di osservar coa piacere che T Austria inferiore s' arricclilsca di bestiame ; nia non vogliamo omettere di far presente alP illustre scrit- tore alcune nostre riflessioni , le quali sebbene in alcua die si ojjpongano alle paterne e lodevoli sue speranze , sL vorrelibero da chi le scrive veder se non annicliilate , di- niinuite almeno con sagge e politiche misure. 1." Coir aumentar seinpre piu il bestiame nell' Austria inferiore ne dlverra sempre piu piccolo il prezzo, cosicclie il guadagno degli educatori del bestiame potra, massime in alcuni men fertili siti , diminuirsi d'assai, e vi po- tranno aver luogo degli svantaggi e degl' intiepidimenti nelle imprcse. a.° Siccome pero il prezzo del bestiame da macello e da sperarsi clie non giungera mai ad essere si vile da pe- ter reggere in confronto di cjuello che comprasi nelT Unghe- ria , nella Moldavia , nella Valachia e nella Polonla inissa dai mercanti , compresa anche la spesa per condurlo a \ienna , cosi ci ha ragion di credere che non tutti ten- teranno di aumentare di molto il loro bestiame , tanto piu che il prezzo del foraggio non andrebbe mancando di molto per r aumento del bestiame. 3." Non e da credersi che il Governo voglia impedire o difTicoltare la compra del bestiame da macello massime dalP Unghcria , poiche con tale misura si diminuirebbe la PARTE STK\NIERA. 9I rendlta til moltlssimi particolari di quel regno e si tor- rehbe a molt! niacellaj o atl altre class! della capltale un giiadagno noa piccolo. Osserveremo pure , cVie T ultimo riflesso puo valutarsi anclie uelle altre nominate region! j ed aggiungeremo ben anclie In tal caso , non potersi pre- sumere clie abliia ad interdirsl tutt' ad un tratto la compra de' buoi esteri, la quale e per ora necessaria, e sara forse sempre utile a Vienna; tanto piii quanto che quasi tutte tali bestie vengono comperate ai confini dell' Impero au- striaco , quanto con tali compre si mantiene una sorta di corrispondenza coirestero, e coll' occasione della com- pera dei buoi si propongono ed eseguiscouo delle vendite di nierci austriache. 4.° Nei catastl di consumazlone di Vienna abblamo ve- duto che negli anni 1784-1785 si raacellarono 42,197 buoi; al presente tale quantita si e di molto aumentata a mo- tlvo deir accresciuta popolazione. Ci ha pertanto motivo di credere che a silFatta sottrazione non possa sottostare per molt' anni 1' Austria inferiore, sebbene al presente ne possedesse tra buoi , vacche e vitelli un mezzo mllio- ne. I buoi da macello , e cio ben si consider! , debbono avere alineno due anni d' eta , e quindi 11 calcolo sul loro nodrimento dee duplicarsi. A quest' argomento aggiugne- remo che trattandosi di sole earn! bovine , senza contare le vacche, si macellarono negli anni 1784 e 1788 in Vienna 66,363 vitelli, e che ora se ne macellano molto d! piii ; dal che ben s! vede che diin,lnuir si dovrebbe la quantita de' buoi. A sifFatti argomenti si potrebbero forse agglugnere i se- gi\enti : 1 ." che il vero mezzo di diminuire i prezzi e quello di fomentare e favorire il concorso de' venditori; 2.° che r ignoranza e 1' ostinazione di alcuni contadini si opporrebbero all' introduzione di un ordine nuovo o noa lo eseguirebbero con esattezza anciie per 1' aumento dei lavorii 3.° che molti terreni massime i ricchissimi di selce o di calce o sassosi ed arenosi sembra che abbisognino , dopo un dato lasso di anni, chi piii chi meno, di cangia- mento totale di coltivazione ed anche di riposo; 4.° che una epizoozia bovina nell' Austria inferiore sarebbe la ro- vina del pacse , e di un danno gravlssimo alia capltale anclie per 1' aumento del prezzo della canie , ecc. Ma noi f)2 APPENDICE facciain poca rlflcssione e diam menomo peso a quoste c ad altre consimill obbie/ioni , ricoiioscendole iiicapacl di distruggere 1' entita e d' iiitaccare la base del progettato niiglioramento. Ad ogiii modo pero le quattro riflessioni antcriormente fatte c' indncono a credere ctie il Governo austrlaco aoii adottera tntt' ad un tratto le niisure che sareVjbeio ne- cessarie per rendere V Austria iuferiore capace di provve- dere delle necessarie liestie da iiiacello iioii solo se stcssa , nia hen anclie la capitale. Contiiiiiando rautore il sue discorso dice, che auinen- tatosi il coiicime si porranno anche gli ericeti a graao , il che pero parcl che saccedera iii pochi hioghi. Egli ci dice che inalveata T acqua dai siti umidi e condotta sui secchi , si raiglioreranno ameiiduc i terreni; e questa in- fatti e cosa presso di noi utllissima e comunissima. I fiori del miglior fieno si raccolgoiio da poi e si sotterrano ne' prati nei siti vuoti e , non ve n' essendo, ne' pascoli. Tutta la cenere della casa e le reste dei grani sono destinate pei prati. II sugo delle stalle passa in una specie di pozzo da dove scorre, volendosi , a poco a poco sopra i prati miscliiandosi per istrada ad un piccolo rigagnolo d' acqua : nel pozzo si gettano le scopature e i rimasugli , ecc, i quali si mischiano , indi fermentano e si sciolgono col concime, e tutto insieme viene d'autunno sparso sui prati. La iTiedica2;gine viene ben coltivata dalT antor nostro ; ma egli osserva giustamente , che il coltivatore non dee totalmente fidarsi in lei sola , giacche essa sofFre dai cat- tivi tempi nella state, cosicche il freddo dopo 1' umido ne estrae le radici stessc. La brina e la melata le bruciano le foglie , le generano degl'insetti, delle lumache e la cn- scuta epitinio •, e percio egli coltiva pure patate, mayz e rape borgognone. Nelle stoppie del grano vernereccio se- mina il cavolo navone. La veccia semina egli nel maggese, e v' aggiunge nn po' di avena ed orzo , alfinche vi si ar- rampichi e facilitata ne venga la falciatura. II maggese che non si semina si adopra per pascolo; poi si ara, si erpica, si netta : esso vien sempre ingrassato bene con 3o siuo a 35 carri da due cavalli per jugero. A tutto il bestianie da tiro si da in istalla si fieno che grano. Ai buoi si da d' estate giornalmcnte foraggio verde; e se ve nc sopravanza si taglia e si fa seccare. II bcstiame PARTE STRANIERA. ^3 pertanto gode e si nutre Ijeae cU frutta, dl medlcaggine, di trifoglio rosso e di vecce; ed acciocche la niedicaggine sia in istato di dar due e tre tagli, si taglia meiitre iiorisce. Neirautuniio tagliasi il guaiine , vi si autre il bestiame noa altrimenti die nei prati e nelle stoppie ricche di tri- foglio ; le foglie del mayz , delle rape , ecc. servoao esse pure di nodriinento al bestiame prima d' intaccare la prov- visione invernale. A quest' epoca si da la llberta alle pecore ^ e queste possono anche di primavera trovar nodrimento ia que' siti i quali furono meno atti alia coltivazione, come pure nei glorni antecedenti alle coltivazioni estive. Altre cure usa 1' autore per le pecore, ma 1' istituto nostro nou ci per- mette di trattare in disteso le cose : pero non jiossiamo a nieao di accennare che durante 1* inverno permette egli die vadano , anzi manda le pecore in tempo secco nei fruniento, se e bello e fitto, o lo fa segare non solo per esse, ma anclie per nodrire i buoi ; la quale operazione , sebbene abbia conseguenza utilissima sul pecorame e sul bovini , potrebbe nondimeno qualclie volta produrre tristi effettl sul grano, se non fosse fitto, ben ingi-assato e ben tenuto. A prova di quanto ha descritto o detto , il sig. cavaliere di HeintI invita qualunque siasi intelligente persona a voler verificare in slto da se e con lui ogiii cosa qui so- pra accennata : raetodo filantropico , generoso e convin- cente per meritarsi la fede , la stima e la gratltudine di cliicchessia. A clii ora fa il quesito , quale esser debba la quantita del maggese da destinarsi dall' economo a foraggio, non si pub rispondere che come segue : Tanto quanto abbi- sogria a. norma del prodotto de prati naturall e degli altri mi'.zzi per procurarsi tutto il foraggio , per tante bestie quante si richiede una buona concimazione de"" fondi. Qui 1' autore osserva bene che tutto va relativo al clima , al terrene, alia cura , al genio dell' anno e ad altre circostanze ; ed aggiunge che 1'/. R. Societa agrario-economica avrci fatto tutto coir indicare i mezzi e le vie cui ciascuno pub e dee scegliere a seconda della diversita delle circostanze. Noi non vogliamo dubitare die sifFatto mezzo non ab- Jiia ad essere vantaggioso, nondimeno dobbiamo aggiun- gere die, volendo renderc intelligibili afl'atto cd utili le su- periori dctenuiuazioni a tutli i proprietarj e ai contadiiii 94 APPENDICE tutti, clovrassl steiidere una hen Innga e ben distinta Me- nioria ove si parli di tutti i foraggi, prati, ecc, cU tutti i foadi, cioe del loro terreno, della loro esposizione ;, incli- nazione, lunidita^ vicinanza ed altre circostanze, delle cure diverse da aumentarsi e dimiauirsi ne' diversi casi , delle ia , i83o , nella stamperia Fiisi e comp., dl pug. 468. Prezzo lir. 5 austr. II signer Robeliai , ch" eras! dimostrato nci gia pub- blicati volumi (i) diligentissimo raccoglitore anclie de' (i) Yedi Bibl. Ital. torn. 43.% pag. 410, e torn. Sa.", p. 218. 1C2 APPENDICE fntti dclla piu loggiora importan/n pei cjnali illustr.ir si potesse r istoria clella sua patria , nella prima parte del volume quarto ha dato saggio di una piii elevata critica, toccando , innanzi di proseguire nell' esposizione cronolo- cica delle sue notizie , la quistlone proposta dalT Ateneo di Brescia intoruo all' indole dell' arcliitettura longobardica e diversaiuente risoluta dal Cordero e dai due Sacchi. II Robolini, attenendosi specialmente a ricercare 1' eta cui ■vuoisi ascrivere 1' edificazione deU'attuale cliiesa di S. Mi- chele di Pavia , il che fu gran parte della controversia , si fa a convalidare sempre piii le osservazioni del Cordero per le quali si vuol dimostrare che la mentovata chiesa non puo reputarsi opera appartenente alia dominazione longobardica , e pero ne anco 1' arcliitettura che porta ua tal nome essere sorta in quel periodo. Ma se il Robolini consente col Cordero in questa parte , da lui si scosta nelPassegnare il vero tempo delP edificazione della sud- detta basilica, E sua sentenza che verso la uieta del se- colo X, e non sul iinire delT XI , come opina il citato ecrittore , si fabbricasse la nuova basilica di S. Michele sulle ruine di quella ch' esisteva ne' secoli antecedenti, di cui non serba la presente nessun vestigio. Crede egliche, dopo r invasione degli Ungheri, avvenuta Tanno 924, per cui furono distrutte in Pavia 48 chiese , fra le quali non dubita di annoverare anche la basilica di S. Michele, venisse questa riedificata cosi come noi ora la vediamo. Ne percio conviene col Cordero che ad un altro eccidio andasse sottoposta 1' anno 1004, quando per T incorona- zione dell' imperatore Arrigo II , sorta contesa tra i cit- tadini ed i soldati del medesimo , Pavia fn preda delle fianime. Oltre altri argomenti per abbracciare tale sen- tenza, uno principale gli viene fornito da un documento del ioo5 in cui si fa inenzione della detta basilica come esistente. E opinione pertanto del Robolini che la chiesa di S. Mi- chele, edificata dopo la distruzioue che ne fecero gli Un- qheri , non sia stata gianmiai ne distrutta ne rifabbricata , e che dessa sia propriamente quella che tuttora sussiste , trattene alcune accidental! modilicazioni ed aggiunte. Quindi egli congettura che 1' arcliitettura longobardica, ossia la scconda maniera del gotico antcriorc , come la chiama il Cordero, incominciasse alia mcta circa del secolo X, e PARTE ITALIANA. IC3 che non i Nonnanni la portnssero in Itnlia , ma piuttosto gl' Italiani clie V avevano ricevuta clall' Orieiite la recas- sero oltre 1' alpi , come aft'ermo V istesso Cordero rispetto alia prima maaiera del gotico anteriore. RisuIterebJje adnn- que dalle considerazioiii del Robolinl esservi una sola ma- niera del snddetto gotico venuta da Costantinopoli ed usa- tasi primamente in Italia e propagatasi poscia nelle piu occidentali region! d'Europa. L'essere poi le cliiese del secolo X costrntte in Normandia ed in Inghilterra di uno stile piu semplice e severo die non quelle d'ltalia ed ia particolare la basilica di S. Micliele , non e pel Roboruii argomento ( e noi gliel consentiamo ) della loro anterio- rita , perocche la maggiore splendidezza delle nostre , ben- che abbiano preceduto o state sleno dell' istess' epoca delle oltramontane , puo da diverse cagioni ripetersi. 11 Robolini e d'avviso cbe la basilica di S. Michele , per essere destinata air incoronazione dei re , stata sia piii riccamcnte ador- nata che non le chiese norraanne , le quali servivano per lo pill ad uso de' monasteri , e quindi essere dovevano piu semplici. Ciie se poi riflettiamo con quanta raiiggior facilita potevano gl' Italiani , merce le loro relazioni con r impero d' Oriente , farsi esperti aaco nelle arti clie ser- vono alia decorazione degli edifizj , se poniamo mente ai niaggiori progressi che far doveva la nuova architettura in Italia , prima sede che dessa ebbe dopo essere trapas- sata in Occidente , in confronto delle altre regioni che I'avevano da lei ricevuta, si spiega abbastanza come an- che nella medesima epoca gli edifizj italiani csser dovet- tero d' una piix magnifica forma e piu splendidamente decorati , benche lo stile loro fosse in tutto simile a quello delle chiese di Normandia e d' Inghilterra. Non e quindi bisogno di ammettere , come fa il Cordero, che i Nor- iiianni , i quali appresero da noi la nuova architettura, scendessero di poi dalle alpi per insegnare a' maestri una seconda e piii ricca maniera del medes'"io stile. Ci sembra inoltre che abbia assai lodevolmcnte provato il Robolini che la cltta di Payia era in condi?/ione di ori- gere un magnifico tempio piuttosto nel corso del secolo X che s«I fmire dell' XI , prrocche allora fn sede dei re d'ltalia, i quali dimoraronvi dall' anno 935 al 961, e pero abliondar dovea maggiormente di ricciiezze ed avcre piii frequent! relazioni con la corte di Costantinopoli e 1 04 A F P E N D I C K con i popoll tF Asia dontlc e verosimile si faccssero ve- nire anche gU operai. Potevasi aggiungere clie la citta di Pavia, niancatole il lustro e le riccliczze ilerivanti dalla sede icale , aon pote supplire col commercio a qaanto avea peiJuto , poiche di Pavia noii e detto , coiue di tant'altre citta italiaiie , die si fosse rcsa celebre ed opu- lenta pel mercatanteggiare. Pcnsa altrcsi 1" autore di con- fortare la sua sentenza consideiando clie nclla basilica di S. ]Micliele veggonsi le logge sovra le navate laterali , le quali servivano, per suo avviso, a coilocare la regiiia col suo corteo e con altri distinti personaggi quando ce- lehravasi la solenne ceremonia dell' iacoronazione ; il quale scopo sare])be stato inutile quando si supponga la memo- rata basilica eretta in sul finire delP XI secolo. Quest' uso de' loggiati fu pure seguito nelT arcliitettura de' Nornianni , selibene mancasse la priaiitiva lore destinazione , perclie si tolsero ad imitate le chiese d' Italia. L' essere poi le efli^ie de' Vescovi clie si riscontrano sulle porte laterali del tempio senza mitra e ua'altra prova non dispregevole addotta dal lloljolini a confcrma della sua opinione , peroc- clie solo neir XI secolo si costumo tale insegtia. Ci fac- ciamo pero ad osservare clie il Robolini scanso una grave diflicolta che potrebbe opporsi alia sua opinione. Se egli e vero die la basilica di S. Micliele fu distrutta dagii Ungheri nell' anno 924, e die gia della medesiuia si trova fatta inenzione nel()3o, ne seguirebbe die uel breve spa- zio di sei anni fosse stata ricostrutta , la qual cosa ne sembra inverosiniile e per la brevita del tempo e per la mlseria pubblica cagionata da una si grave e recente ca- laaiita, e perche 1' arcliitettura orientale non poteva an- cora aver fatti progressi in Italia sufficienti alia costruzione e decorazione della detta basilica , poiche le relazioni con r impero d' Oriente divcnnero comuni dopo quell' epoca. Clie se vogliasi stabilire, come pensa il Roljolini , che la chiesa di S. Michele sia stata fabliricata verso la meta del secolo X, sarebbe d' uopo provare die dopo il 940 od il 943 , epoche nelle quali senza dubljio sorgeva quella basilica, sia dessa stata per qualdie nuovo infortunio di- strutta o siasi fatta atterrare, benclie costrutta dopo l* in^ , vasione degli Ungheri, per erigerne suU'istesso luogo una nuova dalle fondamenta, il quale assunto gindichianio molto diflicile a sostenerc. L' opinione piii probabile ci parrebbe PARTE ITALIANA. I05 che si cominclass'; bensi ad edificare la chiesa dl S. Mi- cliele dopo T eccidio die pati Pavia dagli Unglieri , ma che non si compiesse, ne si riducesse a quello stato in cui noi ora la veggiamo se non sul fiuire del secolo X. Cos! puossi ragionevolmente concedere che la pianta di delta chiesa sorgesse nel c)3o onde gli storici aljbian po- tuto far raeuzione della iiiedesima , ma che si proseguisse di poi a coinpiere la fabbrica e a decorarla negli anni successivi, allorche piu aljliondaroao le ricchezze e T arte ando sempre piu guadagnando. Precede quiiidi Tauiore a combattere 1'' opluione de' Sac- clii intorno all' epoca nella quale edificate furoao la basi- lica di S. Stefano e le diiese di S. Giovanni in Bor^o e di 5. Giovanni Doninarwn. Dimostra egli a parer nosiro con buoiia critica che non nel secolo V fosse da S. Epifanio inconiinciata la fabbrica delia basilica di S, Stefano , e nel principlo del YI secolo dopo la sua morte corapiuta , ma in vece ne determina la erezione al secolo VIII e 1' am- })liamento al X ed XI. Merita pur lode il modo col quale dimostra contro 1' opinione de' Sacchi che la regina Gon- deberga fondo la cliiesa di S. Giovanni Domnaruin e non quella di S. Giovanni in Borgo. Se felicemente riesce il Robolini a provare contro 11 dottore Giamljattista Villa che la chiesa pavese non fu continuatamente sufFraganea a quella di Milano fino al- r anno 748 , allorche il Papa Benedetto XIV nomino il Vescovo di Pavia in perpetuo al titolo di arcivescovo della metropoli di Araasia , non e pero che si possa tener per vero che la chiesa pavese fino dai tempi di S. Epifanio fosse dal Papa Ormisda dichlarata dipendente soltanto dalla sede romana. Ben pill probablle pare la sentenza AeW Anoninio Tici- nese , seguita dal Carpanelli , che la chiesa di Pavia ces- sasse d" essere suflVaganea a quella di Milano , allorche divento Pavia capitale del regno Longobardico. La serie cronologica delle notizie storiche , comprese nella parte I del IV volume, comincia coll" anno 1198 in cui , dopo la raorte di Enrico VI , si contrastavano V im- pero Filippo di Svevia e Ottone di Erunswlk , e finisce con Panno i3o9 , allorche imperando Carlo IV la citta. si sottopose a Galeazzo II Visconti. Le piccole e frequent! guerre esercitate con le vicine citta e specuilnjente coi ic6 A r r E N D I O E Milanesi, le ilcvastnrioni , gli assaltl , le prcse dcHo terro forti , glL acquisti e le pcrdite alternative di tcriitorio , le varie e jioco darevoli len;he coiitratte con alire citta lom- Ijarde , le azioni de' vicaij inipeiiali clie di tempo in tempo esercitaronvi antorita , la costante devozione professata dai Pavesi vci'so gl' imperatori , i podesta o niandati dalla no- stra ad altre citta o da quelle ricevuti, le elezioni e T o- pere piii memorabili de' Vescovi , i tumulti civill origi- nati dalle fazioni de* nobili e del popolo, de' guelfi e dei ghibellinl , 1' ingrandimento di due potenti famiglie i Laa- gosco ed i Beccaria , la loro fiera inimicizia, 1' esilio degli uni , la tirannide esercitata dagli altri , la dependenza cui sottoposero 1 Beccaria la citta loro per trovare appoggio alia propria domiaazione ne' Visconti di Milano, il disegno del Marchese di Monferrato di volersi impadronire di Pa- via sotto colore di proteggerne la liberta , la cacciata dei Beccaria avvenuta per opera dell' eloquente Bossolaro , gli estremi sforzi fatti da' Pavesi per non cadere nella signo- ria di Milano , finalmente la fortuna delle armi de' Vi- sconti, la resa di Pavia impotente a resistere piu oltre , e il destino toccato al celebre Agostiniano costituiscono la svariata materia delle notizie contenute In questo libro , le quali non sono con altro legame congiunte die con quello de' tempi. Questo periodo della storia pavese e uno de' piu inte- ressanti , poiche nel suo corso si mostrarono in tutto il vigore le forze del Comune , si ordino il suo governo , si svegliarono tutte le piu veementi passioni politiclie , si sostenne una lunga lotta con una potente rivale , e s'ando preparando la caduta della repubblica piuttosto pel par- teggiare intestino clie per la forza de' nemici. Cliiunque sa quanto importi conoscere profondamente la costituzionc de' governi municipali del medio evo per gettare una piii viva luce suU' istoria di que' secoli e dei posteriori, desi- dererebbe clie il signor Robolini avesse potuto raccogliere piu copiose notizie intorno a tale argomento e ravvicinarle quasi in un quadro. Trovasi solo qua e la fatto cenno de'niiliti o nobili della socicta di S. Siro , ossia del po- polo, del consiglio de' credenziarj , de' consoli , de' pode- sta, de' vicarj imperiali , de' fuorusciti chiamati Fallabrini clie costituivano quasi una republ^Iica esteriore, delle forze militari , ccc. Ma noii si puo ricavare quanta parte avesse PARTE ITALIANA. I07 ciascun corpo politico nol govcrno della repuljlilica , in qual modo fosse rappresentato c quali sieno stall i rispet- tivi uflicj de'diversi magistrati. In tanta copia poi di mi- litari fazioni rado si trova fatta parola del numero dei combattenti , degli ordini stabiliti nella milizia , e di altri utilissimi argomenti risguardanti la popolazione e la ric- chezza territoriale e industriale di Pavia. Si termina questa prima parte del quarto volume con molte note che contengono schiarimenti e discussioni in- torno a parecchi fatti controversi. Ne abbianio rinvenute alcune assai pregevoli, e per eseiupio quella che rlsguarda le monete pavesi. Memoria storico-archeologica intomo il Piano cP Erba nella provincia di Coma. Di Carlo Annoni, prc- vosto di Cantu. — Como , i83i , presso i figli di Carlaiitonio Ostinelli, tipografi provinciali ^ in 8. di pag. 117. Prezzo lir. 2 austriache. L' amore alia terra de' suoi maggiori mosse il rispet- tabile autore di questo scritto a presentare ia esso un pegno di sua memoria agli abitatori del Piano cTErba, deli/.iosissimo tratto di paese qaasiclie circoadato dai la- ghetti di Pusiano e iVAlserio e distaate poco piii di 2a miglia al nord da Milano. Intorno airantica condizione di questo paese pocbe iiotlzie leggonsi negli storici milauesi e co- inaschi , i quali appena di passaggio ne vennero in qual- che parte delle loro opere mentovando le vicende. II signor Anaoni fece quindi ricorso alia scienza archeologica per riempiere in qualcbe raodo quelle lacune, e tessere una nieno incompluta storica narrazlone degli antichi Eiliensi; e sia coi monumenti di fresco scoperti da lui o comuni- catigli da varj amatori della patria loro, sia con que' mo- numenti gia noti che non abbastanza furono osservati e discussi fin qui, cerco di venire a capo del suo intento as- sociando all' impresa 1' eruditissimo Labus. Questa Memoria incomincia dall'assegnare progenitori antichissimi agli Erbcnsi i Popoli Orobj che , al dir di Catone in Plinio, furono lo stipite delle popolazioni at- tuali del Comasco e del Ber^amasco. L' autore piega a rlte- nere gli Orobj di greca origine, e ad accordar quindi una greca dcrivazionc anco agli Erbensi. Di tale progenitura T08 APTENDICE orobici egli affitla in principal laogo la testiinonianza »l vicino Monte Burro, alia terra A'' IrLcino , e a. quelle caciuole briantce clie sono chiamate dai terrazzaiil rohiole: al primo, perche ivi sorgeva gia la citta cli Burra die Plinio dice orohica ; al secondo, perclie piantato snile rovine di Lici- noforo (antico stabilimento orobico secondo Plinio) ove ne' tempi romaiii, asserisce I'autore, coavenivano gli Orobj dei contoriii a trattare le loro faccende; alle ultime, perclic il nome lore volgare e cliiaro testimouio, sicconie pare alio stesso autore, dell' aljitar che facevano in qnesto paese gli Oroljj fabbricatori di orobioli , rohiole. Agli Oroljj suc- cedettero gli Etruscbi^ e a questi i Galli Celti , ed i Galli, tutti snccessivi conquistatori dell' Alta Italia e con essa anco del Piano d' Erl)a. Nessuna certa memoria pero ci riraane di quanto accadesse sotto quelle genti in questo paese; e I'autore, rinunziando ad inutili indagini e a sti- racchiate congetture , passa alle piii certe memorie de' tempi romani. Nell'anno 556 di Roma anche il Pian d'Erba insierae con tutta la Gallia Cisalpina venne sotto la romana di- zione. In allora gli Oroljj de' contorni ebbero necessita di concorrere a Licinoforo, paese in cui I'autore riconosce uno di que' fori a'quali i pretori romani recavansi in epociie determinate da' capoluoglii delle rispettive loro provincie a render i-agione ai popolani de' varj distretti. Di questo Liciiioforo , cbe 1' autore accorda posto bensi tra gente orobica e in paese orobico come il dice Plinio , uia vuole fondato dai Romani come a lui seml^ro indicare il nome suo tutto latino e non greco-orol)ico , egli propende ad attribulr la fondazione a Lucio Licinio Crasso, ricco, sa- piente e attivo pretor romano della Gallia clteriore nel- l'anno varroniano 659. Staljillto cosi in Liciiioforo il foro brianteo , dlchiara I'autore clie nella terra d'i/jc/no pros- sima ad Erba s' ba indubltatamente a riconoscere la su- perstite memoria di quel foro , traendone certezza dalla tradizione tuttor viva in paese, dalle asserzioni di quasi tutti i geografi e gli storici , dai moltiplici nummi , se- polcri e marmi gentUescbi trovatisi ne' contorni d' Incino , dalla ricca e popolosa condizlone di quella terra anterior- xnente all' eccidio cui dannoUa il Barbarossa nel 11 60, e plii cbe tutto dalla condizion sua anticliissiina nella giu- risdizione ecclesiastica. La Chiesa segui iielf ordinaraento PARTE ITALIAN A. IO9 suo gli ordini poUticI clie trovo fiorent'i ne' primi suoi tempi; assegno a Roma capital dell' Impero il Pontefice capo della Chiesa , alle Metropoli provinciali i vescovi metropolitani , alle citta col loro distretto i vescovi colle lore diocesi , ai paghi co' lor vici le plebanie colle loro parroccliie, ed ai vichi le semplici parrocchie. Di qui il sig. Annoni si fa a svilnppare T ultima e, secondo lui, piu concludente prova dell' essere Incino la superstite memoria deir antico Licinoforo, giacche essendo tuttavia la chiesa di quella terra plebania con trentuaa parrocchie , doveva ia antico esser pago con trentua vichi soggetti, ed essendo questa la piii vasta plebania briantea a cui per le altre circostonze tutte i;onvenir possa il nome dell' antico Lici- noforo, in essa riconosce quell' antico orobico stabilimgnto. Non altra memoria probabile rimane della condizion degli Erbensi a' tempi della Romana Repubblica. L' imperatore Augusto incorporo la Gallia Cisalpina al- r Italia Romana, e nella divisione che ne fece , il Piano d'Erba fa compreso nell' ottava regione, cosi come appare, per le luiglioii geografiche induzioni dalle opere di Pliaio. In questi e nei successivi tempi dell' Impero il Piano d'Erba vuol essere conslderato popoloso di gente colta , nobile, ricca. Di si florida coudizione degli Erbensi a que' tempi il nostro autore trae in mezzo erudite prove di due specie, le medaglie cioe, e le iscrizioni gentilesche. I colli vi- cini al Pian d'Erba nascondono per cosi dire nel loro seno un antico sepolcreto romano, e ad ogni po' di scavo che ivi faccia I'agronomo per migliorare i suoi poderi, o I'iadagatore dell'antiche memorie per soddlsfare la propria curiosita, escono di quelle terre indubitati monumenti di cosiffhtta asserzione. L' autore accenna una raccolta da lui fatta di vasi, di coltelli , di cucchiaj tratti fuora da quei sepolcri, e, cio che piu importa, descrive a lungo trenta- quattro medaglie in l^ronzo ed una in bronzo e argento pure disotterrate nelle terre di Villalbese, di Erba e d'J/j- cino, la cui serie incomincia coU'anno I4deirera volgare, e liniscc col 366, da Augusto cioe fino a Valentiniano. In questc medaglie ( alcune delle quali furono all' au- tore somministrate dai signori capitano D. Pietro Frigerio, ingegnere Glo. Battista Reiaa e signor Paolo Parravicini clie le scoprirouo nei loro poderi erbensi, e 1' altre ven- ncro trovate quasi tutte ne' sepolcri de' colli e de' monti no ATPENDICE circostanti), vcJe Tautore la prima riprova tli una niime- rosa e noii povera popolazione crbense a"" tempi di quegli Augusti. La secoiiLla prova di clo conslste in sette iscrizioni gentilesclie, una tlelle qiiali usci dal tener dl Villalbese, e le altre tutte pvovennero da quellp (Vlncino. L'autorc illu- stra queste iscrizioni, e I'avella anclie d'altre cinque le quali , per essere incastrate nellc mura della torre d' In- cino , noa possono essere esaminate. Da tutte queste , e specialmente dall' ultime due scoperte di recente dall' au- tore e indicatrici di voti sciolti a Nettuno , alle Linfe e alle Forze ( Neptuno , Lyniplus, Viribus ) , egli trae noa improbabile induzione essere stato il Piaa d' Erlia gradito soggiorno a non pochi e non ignobili aiitichi Romani , e aliitazione di colta e religiosa e iiorente popolazione origi- iiaria erbense. La religione cristiana assai presto s' introdusse nel Pian d' Erba ove fino dalla meta del quarto secolo si hanno tracce del puliljlico culto in cui era pervenuta. Queste tracce vengono daU'autore riconosciute in due iscrizioni cristiane di queir epoca clie riferlsce e da lui scoperte in febl)rajo del 1829 nei campi che apparteneyano gia all'ora soppressa CoIIegiata di S. Eufemia d'Licino. Lapidi sepolcrali siffatte j>resuppongono una gia stabilita ed assicurata puljblicita di culto , ed un gia fiorente splendore di chiesa ; e qaindi non male par clie s' apponga Tautore ritenendo que' due cippi quali prove indubbie del gia stabilito cristianesimo in questa regione co'primordj del quarto secolo. Da tale epoca in poi noa si hanno altre memorie della chiesa d' Incino lino al 12 1 2, nel quale anno appare da un' altra iscrizione essere stata quella chiesa rifornita d' arredi, L' autore pone fine alia sua discussione collo accennare Id sterniinio d' Licino accaduto nel laSS, le 60 cliiese che componevano la pieve di quel nome nel 1288, la fonda- zione della cappellania Parravicini nel 1346 , la trasloca- zione della CoIIegiata d' Licino a S. Maria di Villa Licino, La soppression sua a' di nostri accaduta, e la popolazione erbense odierna cii' egli dice non minore di 13407 anime. A questa Memoria tengono dietro due Note assai estese, Nella prima si parla piu particolarmente di Villalbese, di Farravicino, di Casb^lio , e di Caslelmarte , paesetti quasi tutti principali nel Pian d' Erba per amenita di situazlone e per anticUe raeiuorie. — Liinpido cielo, bella coltivazione, amenc TAUTE ITALIANA. HI e facili strade , squisite castagne , ottinii grottoni da vino, e fontane fieschissime rendono delizioso il soggiorno di Villalbese. — Farravicino lia noniinanza perclie aatica sede della nobil famiglia Parravicini e patria di quel Baldassare Parravicini clie scrisse 1' opera nientovata ne'' Promessi Sposi dal Manzoni , Milano sempre grande neW accogliere i suoi arcivescovi. Di questo Baldassare e I'enfatica iutrodnzione alia Prefazione della Menioria presente, e cosi da essa come da iin soiietto di lui ( die qui si riferisce dal signer Annoni) vedesi ch'egli fix scrittore iinaginoso e poeta noa afFatto infelice per quanto il tumideggiare di quella eta gU perinise. Una torre sorellastra di quelle di Pisa e di Bologna per la sua pendenza , una bella vista e i sottoposti piani ricchi di selvaggiume e d'allodole sono pregi non ignobili di questo paese. — E noto Casiglio per esser patria di Bel- tramino Parravicino vescovo di Como e di Bologna. — A Castelmarte danno fama parecchi avanzi d'antichita romane, e la primazia sul Contado della Martesana accordatagli dal nostro Giulini. r= La seconda Nota contiene una notizia particolare intorno al cosi detto Biico del Piombo ne' monti d'Erba. Due giovani ingegneri di belle speranze, cioe i si- gnori Paolo ed Ignazio Corti da Comerio presso Erba scan- dagliarono insieme coll' autore tutta questa caverna ne'piu intimi suoi recessi, e porsero modo a quest' ultimo di presentarne qui ai lettori la misura esattissima ed una cir- costanziata descrizione. L' autore rigetta 1' idea che questo speco tragga il nonie da una cava di piombo die ivi fosse anticamente , e crede piuttosto eh' esso lo debba al color pluinbeo della pietra calcare in cui fu scavato parte dalla natura e parte dalla mano dell' uomo per la lunghezza di metri 32a o sia di braccia milanesi 541 , e a svariate larghezze ed altezze. Egli rigetta altresi 1' opinione che I'acqua scorrente nel Buco del Piombo abbia origine dal lago di Como, e ne adduce a ragione la molta superiorita di livello del Buco paragonatamente al lago. Vuole die questo speco servisse probabilmente a rifugio di genti che ivi si fortificassero anclie ne' tempi antichissimi, e certa- mente poi ne' secoli io.°, ii.°, 12.° e 13.° = In seguito a queste notizie sul Puco del Piombo leggonsi altresi parec- cliie notizie storiche del territorio erbense relative a' secoli anzidctti, ed a'privilegi che il coinune di Milano accordo agli uomiui iX" Erba ctl Orsetiigo per I'ajuto che n'ebbe ucl lia APPENDICE 1 1 60 a tencr fronte al Barharossa, prlvllegl riconfermati loro da Galeazzo Maria Storza, e da Filippo IV di Spa- gna. — E qui i Ijei versi co'fjnali dalla 'Villa Ainalia ( ove pritno snrse un nioiinineiito a Fariai per cura del consi- glicre Rocco Marliani) il INIonti saliitava T amenissimo Enpili e Bosisio patria di quel Souiiuo impongono fine a questa apjiendice. Agli amatori degli stiulj archeologlcl e della storia patria deve tornare non disaggradevole il presente lavoro. Una cosa nondimeno rimane in esso a desiderarsi, ed ella e, a parer nostro, r aggiunta di que' contVonti statistici de' varj tempi, senza dei qnali oggimai alle mani di pochi lettori soglion pervenire i libri di qnesto genere. La storia, clic altre volte era paga di quella sola contegnosa e spesso diibbiante com- pagna dell'arclieologia, oggidi vuole essere corteggiata anche dalla certa e spesso ridente statisdca ; aumento di corteggio a cui per avventura ella fu indotta da quella mariuola die il nostro autore dice trovarsi appo la tomba di Uitte le nazioni ( pag. 75 ). Tale mancanza pero non ci torra dal mostrar gratitudine all' autore per un esempio il quale saria desiderabile die fosse imitato da piii clie nol sia di que' tanti dottissimi ecclesiastici onde son ricdie le terre della diocesi milanese, i quali, piii la raodestia loro die il bene della scienza ascoltando, privano il pubblico di molte con- simili notizie presso loro giacenti. E a riprova del luogo in die noi teniaino questa dotta scrittura del ch. autore , ci fareui lecito di esporre qui alcune osservazioni die la lettura di essa ci lia suggerite. Uno de' monunienti die 1' autore •. .chiara non osservato sin qui pare die sia la voce Rohiola die sta nelle bocclie di tutti qual testimonio delle anticlie popolazioni orobidie le quali tenncro insieme con altri paesi anche il brianteo € r erbense. E per verita die il veder noi questa voce usata nei monti bergamasdii e comasdii ( donde poscia passo alle sottoposte pianure ) scomparire ne" vicini monti hresciani e in tutto il resto d' Italia ove i caci e le caciuole da noi dette llohhiolc c Ilobbio'ini assumono in vece il nonie dl Cazolet (bresc), CasaUie (vicent.), Fonnajole (mantov.), Ilaviggiuoli (tosc), cacicavnlU (napoi. ), rnolta apparenza di verita procacciano all' ingegnosa asserzione del dotto nostro autore. Oltra di die cssa rcnderebbc aperta testi- luoiiiaaza clie le due parole Orobii e Monuitu non fossero PARTE ITALIA.NA. Il3 nna meJesima cosa come alcuni intenderebbero , gincche an- clie presso i popoli moatanl del Bresciano esisterebl^e cjuesto "Ocat^i'oq (^montanum peniis , cibo da niontaiiaro ) clie in questi nostri rlscontriamo , se Orobii fossero stati detti in generate tntti i popoli moiitani di questi contoi'ni. Ma queste cacinole, dette Tommes nella Svizzera occldentale, sono dette Rohbiole aache in gran parte della Svizzera itaiiana e dei Monti verbanensi e della Valtellina. Ora vogliamo noi dire che i Leponzj e i Volturreni fossero essi pure Orobii come I'asserzione del sig. Aanoni intorno all' etimologia della voce Robbiole ci condurrebbe a supporre ? Ancorcbe noa 11 solo cacio caprino, ma anche il pecorino e il vaccine corrano fra noi abusivamente sotto qnei nomi di Robbiole e RobbioUni, pure e certo die il piii generale ixso di tal noine serve a denotare il caprino. Ora non sarebbe egli proba- l)ile che quella voce provenisse dal latino basso RupioUi , uscito da Rapes, Rupina , Rupicapra e da tutta questa fa- niiglia montana? Cio sia detto per mera induzione. L' autore di questa Memoria trova che il nome Licino- foro e tutt'affatto latino, e da cio trae niotivo a ritener quella terra fondata dal romano Licinio. Noi osserveremo pero che ogni Forum di latina origine trovasi aatecedere al nome patronimico assegnatogli. Forum Coriielii, Forum Decit, Forum Flaminii , Forum, Fompilii dicevano i Latini ^ e non gia Cornelioforum , Decioforwn ecc. Ora questo ( clie alcuni apparentemente non Latini chiamarono Forum Li- cinii) da Plinio e detto Licinoforum ; e siccome non e da credersi che Plinio ir volesse di proposito contro V uso coraune della propria favella , non sarebb' egli per avven- tura da credere che questo /oriM?t finale fosse uiio di quelli onde abbiamo cento esempi latini in significato di fcrens, e che traesse origine dal greco ipopoq ? Sarebbe mai da rite- nersi Licinoforo per una voce ibrida composta della latina Liciuia e della greca Cfop^ ? Le olive licinie o Uciniane avreb- bero esse mai dato il nome a questa terra licinias fcrens , licinopopoq? Chi conosce ramenissimo Eupili sa che none penuria d' oliveti suUa riva merldionale di esso la dove sorge il jjorgo detto di Pusiano. Quegli oliveti danno anche a' di nostri quella medesima specie d' oliva carnosa la quale da Catone, da Plinio, da Columella fu detta paused, o pausia , o poseu, o posia, e chiamata squisita dall" ultimo e cou uiaggior verita scipita dal secoado di questi icrittori. Bibl. lud. T. LXIII. 8 114 APPENDICE Ora noa par cgll piii conforme alia ragione il dire die dalla qnantita delle posie ulive (pnsie fra i contadini a dctta d'Isidoro) vcgctanti ncl punto ove surse quel borgo venne ad csso il nome di Fosiano, come dalle niolte rovcri lo eh- bcro Eogorcdo e Roveredo , dalle molte noci Noceto , e cosi va discorrendo, anziclie ricorrcre col ]Merula, col Giovio, col Giuliai a quelle funi valenzane che dall' Eupili trassero fuora un Eiipisiliano cui il deiite vorace dei secoli venne poscia rappiccinendo prima in un PusiUiano e poscia in un Fusiano , e farne con que' valentuomini una persona greca die sta li come il colosso di Rodi per dar il passo a chi s' incammina alle Alpi? Se fosse creduta ammlssibile questa nostra congettura sugli oUveti di posie ne' contorni di Fusiano, di licinie in quelli di Licinoforo , e tors' anche di algiane in quelli di Anzanno e Alzate, forse verreramo a rivincere i liuiiti di quella certa ampiezza dell' antico Lario di clie ci fa testimonlo lo Ailde lacus tantos , te Lari maxime ecc. (i) di Virgilio, e piii ancora quell' .... Umbrosa vesiic qua littus oliva Larius , et dulci mcnlitur Nerca fluctu di Claudiaiio (a). E per verita che quella masdiera di mare placido e bonaccioso mal si converrebbe airodierno Lario cl>e, vuoi pe' suoi limiti , vuoi per le improvvise bufere di die "li son larglie quelle taute gole di monti ond' e tutto ricinto, suol essere spesso tutt' altro die un Nerea dulci fiuclu. Quella dipiaun-a assai megllo si starebbe a quel La- rio antichissimo giugncnte fino all'uscita dei colli erbensi e ricco d' ulive algiane, di licinie, di pausie (Anzanno, Licinoforo , Fusiano ). Ne a qucsto nostro dire pare a noi che faccia ostacolo 1' eta in cui que' due poeti scrissero massimo fra i laglii d' Italia quel Lario a cui Plinio (di noti niolto posteriore al primo, e di non moltissimo anteriore al secondo) parrebbe togliere sifl'atta maggioranza col suo Eupili distinto dal Lario. Plinio, scrlttore scieatilico , pote per avvcntura suddlstiuguere nel Lario il Lario propria- nientc detto e quel suo braccio che piii particolarmente chia- mossi Eupili, cosl come clii tratta di proposito la scienza geogralica a' di nostri fa dlstinzione tra il Lago di Couio (i) Georg. II , V. i5y. (2.) De Bella L,cticQ v. 3 17 c 3 1 8. r.VKTE ITALI.VNA. Il5 e quel suo ramo che fe detto piu specialmente Lago di Lecco. Virgllio e Claudiano , poeti , e come tali aspicientes non quid verissime, sed quid derentissime diceretur , poterono ambo i rami e del Lano e dell'Euplli nominar sotto il ramo principale, cosi come ogni odierno poeta nel solo Lario confoaderebbe anche oggidi tntte le acque e lariensi e leccensi. Questa nostra congettura pare che s' opponga per un riguardo all'origine di Llciaoforo adottata dal cli. autore di questa Memoriae ma essa la verrebbe forse coq- fortando per altra parte, giacche se quel L. Licinio Crasso era quell' uomo vogliosissimo di segnalarsi che ci dipigne il nostro autore (p. 24), non e improbabile ch'egli co- gliesse occasione di perpetuare fra gli Erbensi il suo nome introducendo nel loro paese quelle olive che il nome ri- traevano da alcun suo progenitore, Altra origine potreblse forse assegnarsi a Liclnoforo , e non meno probabile. Licini dicevansi da' Latini que' buoi che avevano le corna sursum versuni reflexa. Di simile cor- natura soao freqnenti gli esempi ne'piccioii roliusti Ijuoi de' paesi qui presi ad esame ; ed emporio di commercio bovino essi furono per avventura anche a' tempi romani, come e tuttora ai di nostri la vicina borgata d'Oggionno alia quale ogni venerdi concorrono le genti dell'Alto Mi- lanese a traflicar specialmente di tale bestiarae. Non sa- rebbe egli possil^ile die da questa specie di traflico ri- traesse il suo nome quell' antico paese? Ambeckie queste nostre idee saranno ritenute facllniente per sogni^ ma in tanta nebbia di congeiture ci perdonera 1' autore se noi pure siamo corsi ad avventurar queste nostre. In Inclno riconosce 1' autore con assoluta certezza I'an- tico Licinoforo , ed ingegnosaraente viene egli cercando di rivendicare a quel paese una siffatta nobilta d' antica ori- gine contrastatagli dal Somaglia (i), dal Muratori (2), dal Quadrio (3) i quali opinarono che quella cittH sorgesse nel territorio di Lecco. A questa opinione ( cui parve ac- costarsi anche il ch. dott. Carlo Redaelli nolle sue Notizie scoriche sulla Brianza) s'oppone a tutta possa il nostro (1) Nuova Descrizione dello Stato di Milano , p. 32. (2) Tabula chorograp/tica vicdii aevi nel toiuo X p. i32 Reruiii italicaruiu. (3) Dissertazione iiUomo alia VcdtclUna, tomo I , pag. 32. Il6 APPENDICE autore; c I'amorc con che ei cVifende il sno Incino lo trac ad acciisar falsissinia riscrizione dal SomngUa riportata in prova del suo assunto, scnza pcr6 addnrre le ragioni di tale falsita, e a rimproverare a! cli. Redaelli la fede che ad essa venne prestando e Ic iuduzioni clie ne ricavo. Noi per6 mentre lodiamo e ramore alia patria e gli sforzi die quell'amore seppe eccitare nell' eg. signer Annoni , non crcderemo dispiacere afTatto al freddo giudicio di lu'i se gli faremo riflettere die il Jch. Redaelli, ancorche abbia accennato di propendere all' opinione ch' egli impugna , se n' e pero riservata la compiuta disamlna in un suo scritto speciale sugli Orobj e sulle loro citta nell'Alto Milanese che ci promise di pubblicare a suo tempo (*). II dargli quindi nola d'inesatto pare a noi un troppo anticipato e imma- turo giudicare. Noi abbiamo letto altentamente ambedue le opere sin qui pubblicate dal signor Redaelli intoruo ai paesi briantei, e di alcune parti di quelle aljbiamo per nostro diletto fatto confronto coi uionumenti locali, e le pill volte abbiamo riconosciuto esatti i monumenti da lui addotti , coerenti e sensati i i-agionamenti da lui fatti su quelli. E quella lettura per verita , anziclie arrecarci dis- piacere , ha eccitato in noi il desiderio che quel dotto in- gegno possa rubar presto qualche ora alle incumbenze cui lo strigne il dover suo, e somministrarci anco questo l)rano di curiosa erudizione che ci promise. Ben cl duole di non vedere a lustro della patria nostra continuata la bell'opera sua delle Noiizie storiche di Brianza ; e come ci e noto che moltissimi prendon ddetto de' parti della umana fantasia, e pochissinii de' frutti dell' umano intel- letto, fra' quali e da noverarsi anco quello delle antiche Tiiemorie con buon criterio tratte di sotto alle rovine de' secolii cosi vorremmo die alcuno di que' possenti e colli personaggi a' quali ridono tante bellissime ville ne' colli briantei sorreggesse del suo braccio I'impresa a cui si e accinto questo valentuomo del signor dottor Redaelli , e desse modo alia Brianza di presto conoscere qual ella sia stata ne' secoli scorsi per mezzo delle erudite investigazioni ondc questo dotto scrittore ci ha dato sin qui cosi esimia caparja. Nella catena delle umane cognizioni a ognl ancllo (") Mciiioria siill' antico stato del lai^o di Pusiano , p. 39. — Notizie storiche sulla Brianza, p. 29. PARTE ITALIANA. I 1 J si vuol porgore occhio e cura. Alia Societa Palatlna mila- nese ♦vanno debitrici la storia e la letteratura di quelle Antlchita italiane che di tanta luce sparsero quelle scienze ; senza il braccio di quegli erudlti amatori delle patrie me- niorie la vasta dottrina del Pastor pomposano sarebbe forse morta con lui. S' imitino quegli esempi di bea impiegato splendore d'origine e di fortune, e la patria nostra noa verra nieno al cospetto degli altri popoli in ogni ramo di letteraria coltura. L'autore di questa Memoria ci reca (a png. 70) I' im- portante e rara laplda seguente: LIMFHis VmiBus Quintus VIBIVS SEVERVS Votuni Solvit. Dottameute egli discute su queste Vires dalle quali, a suo dire , il Matfei si spaccio di leggieri tacciando di fal- sita quel marmo in cui gli vennero osservate , e dimo- stra che la Forza , sorella dei Fonti e dei Laghi in Igino, ottimamente pote essere unlta alle Linfc cosi nel marmo ch'ei reca in mezzo, come in quelli che accenna rinvenuti altrove. Forse non sara discaro al ch. auiore che noi sog- giugniamo qui come una residua memoria di quell' antico culto alle Forze (firibus) compagne delle Linfe (Lymphis) pare che esista anche a' di nostri in certa credenza non infrcquente ne' colli briantei che altri sarebbe tentato di ritenere a prima giunta superstizlosa. In questa regione non pochi contadini sono d'avviso che colui il quale va ad attignere acqua ai pozzi deliba , cosi tra via', come nel- I'atto stesso d'attigneria, raangiare qualche boccon di pane o checche altro , sotto pena , eve ei non usi tale cautela , di rimanersi tutt'a un colpo esausto di forze. Questa cre- denza, clie facilniente si riconosce originata dalla reale fa- tica a cui, o per la distanza o per la profondita delle fonti, conviene si assoggetti il Brianzuolo per aver T acqua che gli occorre, con molta projjabllita puo trarre origine da quelle Vires del marmo genlilesco recato in campo dal ch. autore. Ne' tempi del gentilesimo non e maraviglia se a quelle Vires, utili sempre, e indispensablli poi per otte- ner le grazie delle Linfe brianzuole , siasi accordato quel culto che non fu negato alia Febbre , alle Cloache , alio Stereo ; e non maraviglia se un avanzo di quel culto si osscrvi anco oggidi uella credenza che diccnimo presso chi 11^ APPENDICE e tenncissimo dogli usi antichi, fin sngli oili di rjuella tomba a cui 1' autor nostro assegna custotle quclla ninriuola die pill sopra accennamuio. L' Auto re dice Bosisio patria dollo Appiani (p. 1 1 5 ). Qualcuno lia gia fatto osservare in qncsto nostro Giornale (■*) clie I''Appiani e Ijensi originario di quell'' amcnissinio paese, gia felice delPesservi nato il Cantor del ^lattino, nia che per6 egli nacque in Milano e fu battezzato in S. Carpoforo il 24 niaggio 1754. Quell' amore delle glorie patrie die di tanto oiiora il sig. Annoni fara scudo presso lui a questa nostra osservazlone per la quale di nuovo rivendidiianio a Milano quel sommo Pittore delle Grazie e del Giove. — Nfe dobbiamo ommettere d'avvertire che 1' epigrafe da lui riferita a pag. 90 , gia da oltre un anno piii non sussiste. — Ne ancora possiauio con lui convenire che a' muragli del Suco del Fiombo attriljuir si debba un' epoca fra il 1000 ed il i3ooi giacche la lore stessa costruzione e gli archi lore, circolari e noil acuti, dinotano un'epoca ben diversa. A queste nostre osscrvazioni (e piu altre avreinino po- tulo aggiungerne se non si trattasse di un oggetto me- ramente territoriale ) porrenio fine coll' acccnnare che la frase spelonca ricetuitrlce ecc, onde usa il Corio nel par- lar della Pieve d'Incino, poteva per avventura essere volta non senza probabillta a riprova dell'assunto di mostrare come il Biico del Piornbo fosse ne' bassi tempi abitato e fortificafo rifugio degli Erlensi e di chi fra loro cercava securta. II Corio e scrittore die , a bene osservarlo , siiol dire spesse volte piu cose senza dirle chiaramente, il che alia condizione sua di famigliar ducale vuol essere attribuito. Quello scrittore die e astretto ad usare un cosilfatto co- perto modo di spicgarsi , spesse volte se ne fa un abito a cui non si sottrae iicppur nelle circostanze indiiferenti. Non maraviglia adunc[uc se, in luogo di nominare il Buco del Piombo^ egli abbia in quel passo della sua storia sosti- tuita la Pieve d'Incino, scritto cioe il tutto per la parte. Per ultimo non dispincerii ai nostri lettori il sapere come questa Memoria del signor Annoni sia non ispre- gevol lavoro anche dal lato dcgl' impressori , c tale da noa lasciar die Como stiasi addictro a niolte altre citta italiane in fatto di lustro tipogralico. (*) Bibliotcra iraliana tonio 3S.°, quadcrno di luglio lci24, pag. 125 in not>i. PARTE ITALIANA. Hg Collezione dc'piii prcgevoli jnonumcnd scpolcrali della cittd di Vaiczia e sue isole. — Quest' opera vicne delmeata c pubblicata dai signorl Antonio Maura , Fietro Quarena ed Angela Sua^i , con illustrazioni del N. U. sig. Antonio Diedo , segrctario delVI. R. Accadcmia di belle arti di Venezia, e del professare di scultura sig. Luigi Zandomeneghi , e con tavolc incise da varj glovani alunni delV Accademia sud- dctta sotto la dirczione del professore d incisione Galgano Cipriani. — Venezia, i83o-i83i. Si pub- bhca per fuscicoli, in foglio imperiale, ciascuno al prezzo^ d' ital. lir. 5, finora fascicoli 9. L intera collezione ne contend 24. I monamenti sepolcrali costitaiscono la storia , per cosi dire, parlante dell' arti belle; perciocche possiamo nierce til essi quasi col solo sguardo conoscere 1' increincnto , la vicenda, la decadenza della scultura, deirarcliitettura e del disegno , e distiiiguerne il varlo gusto e le diverse ma- nlere d' ogai tempo. Utile e bellissima cosa percio sarebbe che ogni citta nvesse la sua particolare e propria colle- zione di si fatti nionumenti. E non ci ha certamente cosa alcuna piii atta a dimostrare il genio de'valorosi artefici d'ogni eta e d' ogni pacse , quanto una raccolta di sepol- crali nionumenti, ofTerendo essi il soggetto piu libero che da im artefice trattare si possa. Di fatto puo a buoa di- ritto aflermarsi che il soggetto de' scpolcrali nionumenti e in ogni parte e ad un tempo in nessuna sottoposto alle leggi architettoniche : in ogni parte, perche qualsivoglia cosa in genere di bell' arti lormar dee un tutto armonico e giusto, c quindi essere vuole con belle proporzioni condotta; in nessuna, perche ne'soggetti sepolcrali le misure e le propor- zioni non dipendono che dal solo arbitrio del disegnatore, e puo questi sfoggiare tutta quella bellezza che g'li viene dal suo intclletto suggcrita. Col solo aspetto poi di tall monumcnti c facilissima cosa il conoscere la nioltitudine e I'eletta schiera de'valorosi artefici che onorato hanno o che tuttora onorano un paese, Laonde aflcrmare si puo franca- mcnte che dove c copia di bei monumcnti sepolcrali, ivi sussistere pur dol)l)ono civili e sacri cdiCcj ad essi e in bellezza c in maguificcnza conformi. I 20 A r r E N D I C E La cel«;bcrriiiia Venczia colle sue adjaccnzc snpcra in qucsto gcnere di opci-e le citta tutte per qnantita , per nia2;niriccnza , ma plii ancora per Ijellezza arcliitettonica ; trattone per6 la nioderna Roma , la quale iiella gigantesca sua mole e nella ricchczza de' niarmi e tlelle sculture sovra ogni altra tuttor signoreggia. Che se parlar volessimo di Roma antica, diremmo ch' ella pel corse di hea diciotto secoli Irasmise all' Europa i modelli del sublime e soiituoso fa))bricare de' bei tempi di Augusto; ma rivolgendo poi a Venezia lo sguardo ci sarebbe forza il soggiugnere die lo Stato Veneto ci presenta gl' impareggiabili ed assai piix utili modelli del fabbricare de' tempi nostri, accoppiando altresi il bello ed il grande degli anticlii Romani. I monumeiiti sepolcrali della sovrannunziata Collezione essere non potrebl'ero iie meglio scelci , ne piii accurata- mente delineati a nitidi contorni. Servono lore di bel cor- redo ntilissime note si storicbe die criticlie , relative le line agli autori da' quali furono essi o immaginati o ese- guiti , risguardanti le altre i pregi di cui sono adorni noa metio die i difetti die vi s' incontrano la dove il rigor deir arte puo farvi qualcbe censura. Con si fatto metodo grande ammaestramento trarre ne possono i giovani archi- tetti onde non si lascino nbbagliare da que' licenziosi ar- Ijitrj , da' quali non sono sempre scevere le parti di alcuni d'essi monumenti. Imperocdie se tali difetti pcrdonaro si possono a que' grandi ingegni , i quali ad onta di essi con- servar seppero nel massiccio, ossia nel tutto dell' opera la necessaria pure/za di stile, troppo viziosi e sconci diver- rebbero negl' iniitatori. E que' medesimi valorosi arcbi- tetti, cui debbonsi quelle opere insigni, forse non mai s' immaglnarouo die tutte le loro cose servire dovessero di norma; siccome a' di nostri pur troppo addivenir stiole, perciocclie fatta dall' nn arcbltetto nn' opera , questa viea subito da piii altri , scrvwti pccus , ripetuta non die imi- tata , di niodo die a stcnto riconoscere se ne potrebbe r inventore. In questi tempi poi e cosa pressocbe impossibile 1' in- ventare nell'arte novita alcuna. Cbe ogni novita fu dagli eccellenti nostri cinqueccntlsti csausta •, ed a noi non altra novita ora rimane die quclla di sapere saggiamente sce- gliere nellc opere loro: cosa die seiubra agevole , ma die nondimeno e didicilissinia, perche non a tutti e date di PARTE ITALIANA. 121 bene distlngnere le parti convenevoli in una particolare cir- costanza e impioprie e disadatte in un'altra. Quindi veg- giamo clie i precettori stessi dell' arte , nientre vanno con- formi ne' plu retti insegnamenti, discordi poi niostransi e talvolta di contraria opinione nelF esegiiire. Finalmente aggiugnere dobbiaino clie i monumenti fi- nora in questa collezione puliljlicati sono tutti opera di ec- cellenti arteiici, del die chiarissima fede ci si presenta dalla niedesima loro bellezza. Peccato che il noma di al- cnni di tali artefici ci sia igiioto od almeno dubbioso! Seb- bene, a dir vero, cio noa molto iraporta, quando in con- traccambio abbiamo in essi la sublimita del disegno tanto nella parte architettonica , quanto oella scultoria e nell' or- nanientale. Del modo di tracciare i contorni delle ombre prodotte dai corpi illuminati dal sole, dell arcJiitctto pittore sccnico Paolo Lakdriani, membro delt I. R. Ac- cademia di belle ard in Mlilaiio. — ■ Mila?io , i83i, presso la ditta Pietro c Giuseppe Fallardi, in 4.°, di pag. 3o , con 10 tavole incise in ramc. Prezzo ital. lir. 6. Bella edizione. II signor Landriani lia ogglmai acqnistato un si grande dlritto alia publ)lica fama e riconoscenza , cbe intempestivo e inutile diverrebbe qualuaque elogio gli venisse ora da noi tribntato. Egli e il Nestore de' nostri pittori di teatro, ed a lui piii che ad ogni altro va la pittura sccnica debi- trice del inaraviglioso incremento al quale e fra di noi per- venuta. Or egli, mentre tranquillo riposa sui proprj allori, non si astiene dal giovare co' suoi insegnamenti non ai giovani soltauto , ma ai maestri ancora. E noi in qnesto Giornale aljbiam avuta piii volte occasione di tessere le meritate lodi alle opere ch' ei va di mano in mano pub- blicaiido. Fra tali sue opere e degnissima di singolare at- tenzione la presente , in cui all' esercizio della pratica veg- gonsi accoppiate le norme ottiche e niatcmaticlie dell' arte. Gia niolto il sig. Landriani operato avea a favore del- 1' arti belle coUa sua opera Sui difetti prodotti ne teatri dalla cattii>a costruzione del palco scenico e su alcune inav- ■ vertenze nd dipingcre le dccorazioni , e colle relative Ap- peadici (Veggasi questo Giornale t. 4.° pag. 206, t. ii.° 122 ArrENDICE pag. 340, e t. 49/ pag. S^S): nondimcno mancnva tuttora un' opera clic unicamcnte versassc sul modo di condurre le ombre •, parte difllcilissima clie bone eseguirsi noii potea fuorclie da iiii maestro Inngainente csercltato e nella teoria e nclla pratica delF arte. A talc scope tende il Trattato chc ora annunziamo , e die vede la luce per cura del sig. Giuseppe Yallardi, a ciii 1' autore ne I'ece geutilmente dono. Ma quest' opera e di tale natara che dare nou ne potrcmmo un sunto od un' analisi. Ci appagheremo dunque d'avvertire che in essa tutti esposti sono i modi co'quali delineare i contorni delle omln'e prodotte dai corpi illuminati dal sole , qualunque slane la lore forma o retta od obli- qua , o verticale od orizzontale , conica , cubica , rettango- lare, cilindrica, sferica, ecc. Quest' opera puo quiadi gio- vare non ai soli pittori di prospettiva , ma ancora agli ar- cliitetti ed a tutti gli altri artisti , perche nessnno di essL puo far a meno di conoscere lo studio delle ombre , parte esscnzialissima d' ogni bell' arte. Non tralasceremo d' ag- giugnerc che le tavole sono nitidamcnte incise , e che al cost detto Frontispizio vivo un altro ne precede rappresen- tantc una bellissiraa prospettiva incisa all' acquerello. S C I E N Z E, Rlflessioni ideologlche di JErmcs ViscoNTi intorno al linguagglo grammatlcalc de Popoli colti. — Milano^ 1 83 1 , per Giuseppe Crespi , coi dpi di D. G. Fer- rario, in i6.°, di pag. 342. Lir. 2. 76 ital. Questo frontispizio cl aveva a prima giunta fatto credere che 1' autore intendesse esporre alcuni pensieri suoi sui difetti che possono incontrarsi nelle Grammatiche de' po- poli colti, suUe correzioni che se ne potessero tentarc, sui niczzi che potessero invocarsi per migliorare e spingere alia perfezione le loro llngue alzandole al grado delle co- gnizioni ideologiche che in questi ultimi tempi si sono acquistate. II Jjisogno di un' opera consccrata a si no- hile scopo fu gia sentito da raolti, ed alcuni hanno pur fatto qualche passo, sia per tentarla cssi medcsimi, sia per incoragglarvi altri. Noi conosciamo i talenti del signor Vi- sconti; ne un tentativo siffatto per parte sua sarebbc state PARTE ITALIANA. 123 supeilore alle forze del suo intelletto ed alia sun eiudi- zione. Tratterebbesi di stabilire una giusta corrispondenza tra la verith e giaduazione dcgli uniani pensieri, e 1' eco- nomia de' modi a' quali i varj popoli haiiiio raccomandata I'espressione de' medesimi. La quale economia consisce nella grammatica della lingua, e percio debbe appunto procedere seguendo la ragione de' pensieri piii ampj, piu variati, piu forti, piu delicau e fini, e per ogni maniera eflicaci, cbe sono proprj di un popolo hen avanzato nella coltura, com- parativaniente ad altro popolo rimastosi piii addietro. E mulinando nella nostra mente su quel frontispizio , e le idee nostre allargando, ci portavamo lino all'arditezza di dire fra noi : Oh! vedi : codesto valentuomo, il quale nc potendo, ne intendendo vagare per 1' ampia serie delle lingue parlate e scritte da tutte le nostre colte nazioni , nlmeno si fermera piu clie sopr'altre sopra la lingua nostra i e sicuraraente tocchera la nialaugurata quistione che tanto scisma ha messo tra i nostrl letterati; quella cioe, se noi del secolo XIX, i quali abbiamo si dilatata la sfera dell'ia- tendere e del sentire, dobbiamo starci nelle angustie in cui trovaronsi i nostri vecchi, i quali senza dubbio fecero mi- racoli, ed hanno diritti santissimi alia nostra riconoscenza, ma che non poterono far quelle per ogni verso impossibi- lissinio di niettere la lingua che creavano al livello delle iatellettuali forze die loro non concedeva il secolo in cui vivevano. Ma queste ed altre simili speranze, dietro le quali noi andavamo fantasticando, ben presto si sciolsero in fumo quando ci mettemmo a leggere il libro del sig. Viscontl: tanto e vero che i giudizj degli uomini variano, come va- riano le loro fisonomie ! Non possiamo adunqne parlare del suo libro considerandolo quale noi credevamo che fosse, ma quale e di fatto. Sul grande mercato delle idee, dic'egli nel- YAwertenza preraessa, ciascuno s acconcki bottega con quello che ha; e dice ottimamente.. — Che merce per tanto e quella ch' egli ha esposta nella sua bottega al mercato ? Prima di rispondere, giustizia vuole che premettiamo qualmente il sig. Viscond usando della sua raetafora, e un bottegajo di una coscienza trascendente e di un disinteres- samento ineflabile. Tutti gli altri merciai lodano a cielo le loro cose: egli, senza spregiare la sua, modestamente con- fessa e ripete le cento volte in diversi termini, che moltc 124 APPENDICE massime rontrarie nlle sue stanno bene ncl lor gencre , e mirando le cose fdosojlche e grammatical i da altra i>eduta (volevadire d' altro punto di veduta) che quelta a cui egli si e posto (cioe, che quello in cui egli si e j)Osto). Ne pre- sume d' essersi collocate al prospetto migliore ; di essere , per cosi dire, to spettatore situato ncl posto pin favorevole a rimirare il quadro sterminato delle materie concernenti le fa- velle . . . . pago di avcrne contemplato un cantuccio. Cosi por- tando il cartello della sua bottega, cjualche l)izzaiTo inge- gno o qnalche iiidiscreto lingnaccinto potreljlje per avvcntura dire: qui dunque non si ha graiiclie da acquistare, questa e bottega poco meno clie fallita. Leggasi pero tutto intero il cartello, e si vedra troppo precipitate il giudizio. Trat- tandosi di definizioni e di classificazioni , le quali cose sono la merce dclla bottega del sig. Visconti , il cartello aggiunge, che queste si possono fare in piii modi , ciascuno de' quali abbia il siio speciale vantaggio. Cio vuol dire, che se le merci di questa bottega non sono di stretta necessita per chi e gia provveduto di altre, adatte a fare in qualche modo lo stesso servizio, staranno pero l^ene per le persone ricche le quali amano di avere con che all" opportunita variare o far paragoni. Cosi per avventura accade che un povero giovinetto studioso si contenta di un esemplare qualunque, per esempio di Orazio o del Petrarca; e il signore si prov- vede a dozzine di edizioni diverse, che poi a comodo suo esaniina e paragona, o non esamina ne paragona niente aflPatto: il che succede piu spesso, sebbene spesso citi quelle tante edizioni. E questo un lusso librario, e puo apparte- nere a lusso librario anche il libro del sig. Visconti: anzi stando ai termini del cartello vi appartiene eminentemente. Ma noi dobbiamo dire che cosa in sostanza sia questo libro, ed a che niirino codeste Riflessioni ideologiche intorno al linguaggio grammaticale de'' popoli colti. Per soddisfare alia curiosita nostra primieramente, e di poi anche a quella di chi ci facesse una tale domanda, noi dichiarianio di avere letto e riletto questo libro con tutta I'attenzione di cui madre natura ci ha fatti capaci: indi chiu- dendolo, e ponendoci a mcditare sulla lettura fatta, la prima idea che ci si e presentata in proposito, e stata quella che volendo parlare di questo libro e piii agevole cosa dire cio die non e , che cio die e. Ognuno sonza niolta fatica intende die parlandosi ideo- logicamcnte del linguaggio grammaticale de' popoli colti e PARTE ITALIANA. 125 non cold, non si puo ragionare die di quel corso svilnp- pato d' idee che i filosofi osservano esprimersi per mezzo deir umana favella coiisiderandone tutti gl" intellettuali ele- menti che la compongono, ed additando ed esaminando le rispettive formule, che a ciaschedinio di quegr intellettuali elemeiiti corrispondoiio. La qual parte d' ideologia viene chiamata Grammatica generale, o filosofica , ed e scienza. Arte grammatical e e poi quella die si occupa del niateriale anda- mento delle formule scelte in ciascheduno idioma partlco- lare, corrispondentemente agli dementi intellettuali ch'esse debbono enunciare. Talche la parte ideologica di ogni lin- gua e la stessa in tutte; ed esse non difFeriscono nella parte materiale che nella qualita de' vocaboli adottati e nei co- strutti de' medesimi. Ora il libro del sig. Visconti ne del- r una , ne dell' altra parte del linguaggio direttamente e propriamente tratta. Bens'i per tutto linguaggio grammati- cale depopoU cold prendendo la lingua nostra, e ferman- dosi ad ogiiuno de' suoi dementi niateriali secondo F ordine che i Grammatici sogliono segnire, viene additando qual ca- rattere ideologico ciascheduno d'essi present! , e sotto quantc sembianze questo e quell' demento possano riguardarsi. Percio incominciando dai nonii, dopo averli distinti in so- stantivL e in aggettivi , distingue i prinii in sette classi, ed in sei classi i secondi; convenendo egii di buona fede che puo farsi ottimamente una classificazione diversa; ed inutil- nieate caricandosi per via di ultronee discussioni, le quali non provano che la inopportunita di tanta fatica. Cosi poi fa sino al fine scoiTendo per tutte le parti ideologiclie e granimaticali del discorso con un commento minuto e fa- stidioso, che direbbesi peso di pazienza imposto ad un po- vero novizzo Trappista, se non sapcssimo che a tanto se- vera austerita non giunse 1' istitutore de' Solitarj della Trappa. Non vogliamo pero dire che il minuto e fastidioso lavoro del sig. Visconti sia per cssere senza costrutto. Kicordevoli di queir^/ma/zacco che avea per titolo Ogni cosa c buona a qualche cosa, di tutta buona fede diciamo che un giovi- netto a cui non sia stata aperta la mente con nessuna dot- trina di grammatica lilosolica, quando resista al soverchio smiiiuzzamcnto dominante in questo , che piii volentieri vorremmo detto commento grammaticale, ed alia inopportuna polcuiica di cui Tautore lo ha empiuto, qualche principio 126 APPENDICE ideologico potrh .icqnistare, e singolarmente ferraando la sua attenzione sugli ultimi capitoli, Avremmo pero desiderato se iion miglior ordine nello sviluppameiito de' particolari argomenti, alraeno piii preci- sione talora, e specialmente deflnizioni meglio espresse. Per esempio, ecco la delinizione die T autore da del Verhi: I Verbi sono parole le quali alia indicazione di una modalkd. delle cose ag.giungono — talora V cspressione di un comando, o altro sentimenio die tenda direttamente a far eseguire od omettere altrui qualche cosa nominnta da chi parla — > talora la manifestazlone diretta ed immediata di un impulso inte- riore di desiderio — talora quella di un atto interrogative — tal' ora di un giudizio, Noi domandiamo perdono aU'autore. Questa non e definizione, e molto meno poi definizione ideo- logica. In ua libro di assai minor pretensione , parecchie volte ristampato e qui e fuori, leggiamo: Tosto che uno de'nomi sostantivi proferiscasi , o tale altra parola che ne faccia le veci, la nostra mente si porta a desiderare di sa- pere, o a suggerire altra parola , la quale indicia cib che la cosa nominata faccia, o cib ch-e in essa avvenga, o cib che ad essa succeda; oppure in via opposta, cib che non faccia, o cib che ad essa non awenga , o cib che non succeda in essa, E questa, che chianiasi indicazione di azione o di stato, ottiensi da quella parola , o voce , o parte del discorso che i grammatici dicono Verbo. II sig. Visconti non aveva bisogno di consultare la Teorica de' Verbi stampata e ristampata dal librajo Stella. Ma egli ha contemplato il Verbo dr. un punto di veduta diverso da quello da cui T osservo T autore di quel libro. Cio che ahliiamo detto intorno a questa defini- zione del sig. Visconti, potremmo dire di parecchie altre o deflnizioni, o classifxcazioni, od opinhoni, che forse egli me- desinio od ha sospettate, o facilniente riconoscerebbe per molto dubbie. II candore con cui ha in parecchi luoghi del suo libro dichlarata la possibilita di defmizioni, classifica- zioni ed opinioni diverse dalle sue, gli aggiunge un nuovo titolo alia nostra stinia. Per questa considerazione non vo- gliamo dissimulare il lincrescimento da noi provato in udirc lui uomo di acuto ingegno, di giusto criterio, e senza dubljio persuaso che nessun pio sentimento giustifica credenze assurde , parlar del lingnaggio usato da Adanio ncW Eden , il quale egli dice che serviva fedelincnte al pensiero ; che tutti quanti csprimeva cluaramente i pensieri che un iatcLlctto PARTE ITALIANA. 1 27 rettissimo ed iUuminato voleva estcrnare con segni vocali. Noi lo invitiamo a leggere la nota apposta al cap, 16 della Scoria naturale della Parola di Court de Gebelin , che tro- vasi in calce al volume II della Grammatica generals del sig. di Tracy, stampata dallo Slella qui nel 1817. L'uomo savio noil puo perinettersi di far de'romanzi suUa Storia Sacra, ne riguardo alle cose di che essa uoa park, afFer- inare in tuono dogmatico. Istituzioni del dirltto civile aiistriaco con le differenze tra qiiesto e il diritto francese , ecc. , del dottore Agostino Reale prof. ord. e membvo della facoltd politico-legale nell I. R. Univcrsitd di Pavia. — Pavia , 1 829-1 83 1 , dalla tipogr. Bizzoni. Finora due volumi. II prof. Reale ha volute con questo libro »< presentare M alia gioventu volonterosa di apprendere la scienza della w ragion civile secondo i dettati del sapientissimo nostro " Monarca un' opera in cui si supplisse alle mancanze di " diSnizioni, si appresentassero le division! e suddivisloni »» de' precetli legislatlvi , ai principj fossero legate le con- >i seguenze , le regole speciali alle general! succedessero. . . . )/ E perclie ( soggiunge ) 1' opera stessa nulla lasci a desi- « derare circa le disposizioni posteriori alia promulgazione » del Codice civile generale , tutte ve le colloeai. " Ne cio solo ha fatto il diiigentissimo professore , ma scrisse nel suo libro le differenze tra V odierno diritto civile e il francese ; e vi aggiunse le indicazioni deUe conformi 0 va~ riojiti disposizioni del romano diritto , del codice di Parma , Piacenza e Guastalla e delle Costituzioni Sarde. Quando tutta r opera sara compiuta tornera opportune fame un dili- gente esarae , c inetterne in chiaro i moltl pregi, e notarne i pochi difetti clie vl si potranno forse trovare. Frattanto puo dirsi che un libro siffatto debb'essere, senza dubbio, un utile i-epertorio , quando bene non fosse la migliore scorta possibile pei glovani studiosi. Forse per Y utillta dei gio- vani il libro avrebbe dovuto essere men grave di positive disposizioni estranee al Codice austriaco , e per sino nella materiale sua forma piu semplice. Fors' anche il sig. Pro- fossorc ne ha foadato il disegno sopra ima non accettabile iatcrpretaziono di qucU' aforismo cli' egU vi ha collocate 128 APPENDICE come epigrafe in fronte. Bacoae da Verulamio disse : Frotparandi sunt jiivenes et novitii ad scientiam et ardua juris altius et commodms haurlenda et inibibcnda, per Insti- tutiones : ma crediamo che non alludesse alle Istituzloni di un diritto o di un codice particolare , bensi a quelle ge- nerali che il giovine debbe studiare prima di accostarsi ad un dato corpo di leggi, e che gli debbono iiisegnare il linguaggio e le prime definizionl , divisioni e regole della scieaza alia quale si accosta. Scientiam juris et practicam auxiliaribus libris ne nudanto , sed potius instruunto. li sex in genere sunto: Institutiones : De verborum signijicatione etc. . . . Instuuiiones illas ordine claro et perspicuo coinponito . ... ex singulis qucedam breviter delibando , ut ad corpus legum per~ legendum accessuro ml se ostendat prorsus novum, sed levi aliqiia notione prceceptnm. Di un Codice (corpus legum) noa si dovrebbero adunque fare istituzioni, ma comenti. Quan- do il professore piglia occasione dal codice per insegnare ai giovani il linguaggio e le deiinizioni della sua scienza , egli li suppone ignoranti di cio che debbono gia sapere : il glovane die sara venuto alia sua scuola non nudus sed instructus doinandera con ragione, che in vece di ricondurto 6ul sentiero gia corso, gli sia mostrata T arte di ben correr lo spazio clie gli rimane tuttora. Quanto siffatta domanda possa dirsi ragionevole rispetto al libro del quale parlia- mo, ecco, al parer nostro, la tesi clie debbe proporsi chi prendera ad esaminarlo quando sara venuto al suo fine. Lezloni di aiitmetica, di Giovanni Corini , ad uso de' Qinnasj del Regno Lombardo-Vcneto. Parte II, dcstinata per le classi tcrza c quarta di gramatica. — ■ Jllilano , i83o, dull I. R. Stampciia , in 8.° Prezzo lir. 2 anstr. ( Libro di testo ). Lezioni di algebra ad uso dd Ginnasj del Regno Lom- hardo-Veneto , ricavate per opera di Giovanni Go- BIN I da' suoi Elcmend di mateniatica para. ■ — Jlli- lano, 183 1, dull I. R. Stampcria , in o.*^ Prezzo lir. I. 80 austr. {Libro di tcsto). rARTE ITAHANA. I29 Calendario gcorgico delta reale Soclctd agtaria di Torino per V anno i83i. — Torino, tipografia Chirio e Mina, in 8.°, pag. 110. II tnarcliese Lascaris , direttore della Socleta, da ua rag- guaglio sopra 1' Arracacha esculenta , indigena delle pro- vincie di Santafe e di Caracas in America , detta da' co- loni spagnuoli Apio. la raolte provincie della Colombia si usa ad alimento come la patata. Dalle i-adici si ricava uaa fecola bianchissima. Lo scrittore , osservando che pro- spera nelle regioni piu fredde della Colombia dove la tera- peratura ordinaria e di la gradi reanmuriani crede che possa moltiplicarsi fra di noi. II conte di Saa Fermo comunico al Lascaris alcune sue osservazioni sul plataao; dalle quali risulta esser questo legno iitilissimo per le palificate, essendo abile a resistere air umido , potersi impiegare nella costruzione di mobili impiallacciati e doversi escludere dalla costruzione di mobili che debbano rimanere esposti alle vicissitudiiii atmosfericlie. II cavaliere L. Quaglia espone alcune osservazioni suU'uso del catrame come vernice , proposto da Samuel Parke. Quest' Inglese assoggetta alia distillazione le legna per far- ne carbone, e ne ottiene catrame. Di tale sostanza se ne da una o due mani sii' legni che debbono rimanere esposti air aria. Dopo il disseccamento si da sopra una nuova niano con colore ad olio. II Quaglia ha trovato un metodo economico che non esige 1' olio dopo di se: i." Parti 100 di catrame iniste al fuoco con 21 di gesso morto (bianco di Spagna) danno un colore di catrame che si dissecca in 12 o i5 giorni ; 2.° Parti 100 di catrame con 20 parti di cerussa formano un colore di nocciuolo : si dissecca in 4 gionii. 3.° Parti ico di catrame con aS di terra d' ombra formano un colore castagno fosco : si dissecca in 6 giorni. 4.* Parti 100 di catrame con 4 in 5 di nero fumo danno un he\ nero. Trovo migliore il processo col nero fumo , poi gli altrl due a cerussa ed a terra. Si mette il catrame in una plgnatta : si espone al calore : quando e liquido vi si moscola il nero fumo o le altre sostanze , si adopera il pennello ordinario da colore ad olio, piuttosto grosso. II conte Valperga di Clvrone fece alcune osservazioni suir influenza del gran freddo delP anno i83o sopra varie piantc esotiche coltivate in plena terra a Valperga. Senza Bibl. Ital. T. LXIII. 9 l3o Al'PENDICE entrare in ua nilnuto raggnaglio di tutte le piante, ci li- niiteremo ad osservare clie le esposte a levante ed a mezzo- giorno faroiio piu daniieggiate die le esposte a ponente ed a mezzanotte ; clie soflersero egualmente contro al muro ed ill piena aria ; c'le fu inutile 1' iiivilapparle colla paglla, e coprinie la radice col letame o con foglie. II prefato accademico comunico al suo coUega Bonafous alcune sue esperienze sulla cultura e suU' uso del lino di Livonia. La genninazione fu prospera. Non potendosi ot- tenere la debita esattezza nella preparazlone , ne risulto un notevole consumo. Adoperato il filo a far calzette riusci perfettamente. II cavaliere Cordero di S. Quintino Invio da Monaco di Baviera al diretlore Lascaris una nota di pozzi trivel- lati die osscrvo in varj luoghi della Germania. Egli rlfei-isce d' aver inteso raccontare come, saranno era cinquant' anni , un fahbro di Fiandra , essendo andato a fermare la sua dimora in Austria nel villaggio detto Hetzendorf, comincio per proprio uso il trivellaiuento d'ua pozzo alia maniera del suo paese. L' esito fortunato di queir impresa invoglio molti ad averne dei soniiglianti , i quali si rivolsero a quel ferrajo; per opera di cui e d" un suo iigliuolo , die ne eredito T iiidustria , piii di cinquanta pozzi vennero forati in quel piccolo tratto dl paese clie dal inentovato villaggio si abbassa verso Vienna. La pro- fondita loro nella parte piu elevata non e mai maggiore di a 5 klafter, o di piedi pariglni 146-, nei luoghi piu bassi pero a misura die si scende verso il fiutne va pure la profondita sempre crescendo. In fatti in questi mesi scorsi essendo stato intrapreso uno di quei fori in un sobborgo della citta, fu abbandonato il lavoro dopo il cinquantesimo quinto klafter. In Monaco assai piu tardi clie nell' Austria , ma con metodi assai migliori si attese al foramento dei pozzi. II primo a darne saggio e stato nel 182 5 il cav. de Baader. Quattro pozzi somministravano gia da gran tempo 1' acqua necessaria al palazzo ed al giardino reale la quale ne ve- niva estratta per mezzo di macchine idrauliclie ; a fine di accrescerne la ricchezza il cav. de Baader prese a trivel- larne il fondo, ed alia profondita di 2,0 a 3o klafter ot- tenne acque saglieati. Sulfesempio della corte anclie i! comune di Monaco voile tentare di accresccre la copia PAUTE ITALIVNA.. lol delle sue acque non solameiite onde forn'inie tanti nobi- lissimi edifizj pei* cui si fa ogai di piu vasia quella citta , ma aiiche per rimediare all' incaglio cui vanao sottoposte durante il gelo le maccliine idrauliclie. Due nuovi tiivella- nienti sono stati a quest' uopo praticati nel fosso della citta; col primo , superati col trapano parecclii strati di argilla, di tufi e d' arena, si ebbe acqua alia sola profon- dita di venti klafter; uia nel secondo non si ottenne 1' in- tento sel^bene si fosse prolungato il foro ilno alia profon- dita di ouarantasei. II sig. Bonafous direttore dell' orto sperimentale della Societa intraprese alcuni sperimenti per introdurre in Italia la coltura dei gelseti die da gran tempo e in uso nelP In- dia 6 nella Carolina del sud. Semino i gelsi in estate: li trapianto in raarzo in un terrene di mezzana fertllita del- I'estenslone di 12 tavole, Le piante erano 1000 per cia- scuna tavola, distanti tra loro 3 poUiciin fdari coll' intervallo di 8 poUici. In maggio avevano da 12 a i5 poUici di al- tezza: produssero So libbre di foglie. Questo monterebbe a aoo rubbi per giornata (i). II Bonafous propone il gelso delle Filippine. Le radici producono sino ad 8 o 9 stipiti , i quali in men d' un anno si elevano a 7 piedi. Le foglie si syilup- pano prestair.ente. Produce pocbi semi : quindi non con- verrebbe propagarlo per seminaglone; ma si propaga colla massima faciiita per mezzo di barbatelle; Sooo barbatelle bastano a formar J un gelseto d' una giornata. Nel secondo anno si hanno 2.00 rubbi di foglie ; nel terzo 400 , al masslmo producimento 800 , colla qual ultima niisura si possono avere 12,00 libbre di bozzoli. Le barbatelle deb- bono farsi in marzo ed in aprile. Abbiano la lungbezza di 5 a 6 poUici; smosso il terreno^ si piantino alia distanza dl 5 pollici. Lascinsi una o due gemme , si annaflino di- scretauiente , si ombreggino con paglia o tela o foglie : nel segucnte autunno si ripiantino alia distanza di un piede e mezzo in lilari divisi per un intervallo di 3 piedi; i solclii abbiano otto pollici di profondita. Alia primavera si mozzino a fior di terra , lungo 1' anno rivoltisi il ter- reno due o tre volte e si addensi alia base dei fusti ; a quando a quando si sterpino le erbe nocive. Negli anni (i) La giornata pieiiioatese e di 100 tavole ed eqiiivale ad are o tavole nuove 33. l3a APl'ENDICE successlvi se ne recula la terza parte a fior di terra , ser- liisi il resto a producimento. AUe piante perlte se ne so- stitniscauo altie. Ne' tempi troppo asciutti si adacquino , il soverchio delle acque piovane si derivi per canali. Scuo- tasi la neve , perclie il gelo della notte nuocerebbe. II cavaliere Bertone di Sambuy da un breve cenno sui lavori intrapresi da una societa sui pozzi trivellati. Noi abbiamo gia dato contezza di questa Memoria , e percio non ne faremo qui parola, II professore Globert espone alcune sue osservazioni sopra la scorza della robinia pseudo-acacia. La maniera di procurarsi i jirodotti di detta corteccia e facile. Si tagliano i rami airincominciar della vegetazione , si fanno 4 inci- sioni longitudinal! , con un coltello s' alzano le 4 parti divise ; colla niano si staccauo : i rami di tre anni meri- tano preferenza. Non si lasci disseccare, ma si conservi all' ombra o meglio ancora si ricopra con pannilini ba- gnati; od anco si maceri appena distaccata ; la macera- zione si puo fare in tre raaniere : 1.° coll' acqua solaj 2." con acqua cui siasi aggiunto un po' di fermento ani- male ; 3.° con acqua acidulata coU' acido solforico o col- r idroclorico. La corteccia macerata si estrae, si lava una o due volte nell' acqua fresca; si stende sull' erba o sui sel- ciato i quando conserva ancora alcun poco d' umidita , si procede alia scelta. L' epidermide e i due strati parenclii- inatosi contigui si disseccano e servono a fare strame od immediatameute letame. Facendo passare e ripassare la scorza rimanente fra il pollice e I'indice, si Iianno molti nastri che si fanno disseccare. Se una qualcbe porzlone non si e ancora macerata abbastanza, si mette in serbo per una secouda macerazione. I nastri lunghi , almeno di nil piede , servono a far corde, i corti a far materassi e guanciali. Sono questi morbidi ed elastici, ma igrosco- pici; un breve solatio li priva dell' umido : alcuni colpi di verga restituiscono 1' elasticita. Un altro uso della scorza della robinia pseudo-acacia si e di far carta. II sig. Paolo Musso da alcuni precetti per la conserva- zione de' vini nelle botti ; son questi : Le botti si conser- vino sempre ripiene , il cocchiume sia lavorato al tornio , s' introduca nella bocca all' altezza del legno della mede- sima , abbia un orlo sagliente come cornice , abbia nel suo centre un foro di otto linee fatte al tornio, siavi per PARTE ITALIANA. 166 otturarlo una chiavetta di legno corapatto, fatta pur essa al tornio, questa chiavetta abbia la parte esteraa qnadrata cul si adatti una chiave di ferro munita di due nianichi. Cosi si puo aprire e chiuder la botte senza agltarla , il che nuocerebbe al vino. Per introdurre il vino , siavi uii imbuto di latta si lungo , che si tuffi nel vino , sia chiuso nel suo estremo, abbia pid forametti nell'arabito del can- noncino. Per otturare ed aprire la botte , nella parte in- feriore si adoperi nn zipolo quadrato , cui si adatti la chiave di ferro suindicata. Per otturare ermeticamente le botti , si commenda il seguente mastice : prendi sevo parti 3, trementina i, cera gialla i '/> '• fa fondere; aggiungi cenere stacciata sino alia consistenza di pasta molhccia , agita con una spatola , versa il liquor tuttavia caldo su di una tavola liscia , lascia rafFreddare, taglia inpani: serba per r uso lungi dalla polvere. Le botti vengono intona- cate con due strati di colore ad olio essiccativo a preve- nire la mufFa e 1' evaporazione del vino. II marchese Lascaris rende conto delle opere finora ese- guite dair altra societa formatasi in Piemonte pel foramento dei pozzi Artesiani , le quali, sebbene non abbiano ancora sortito alcun esito felice, meritano d'essere conosciute per- che somministrarono delle importanti cognizioni sulla na- tura degli strati di terreno che ivi s' incontrarono a di- verse profondita. La societa suddetta ha coaiinciati e spinti avanti cinque trivellamenti. Nel prinio intrapreso nel giar- dino del palazzo Carignano in Torino si riconobbero alia diverse profondita alle quali si gimise le seguenti qualita di terreno Terre di trasporto da metri o, a 5 Ghiaja grossa <> 5,oo 5,3o Masso di muro " 5,3 o 6,3o Limo con materie vegetali " 6,3o 8,o5 Ghiaja grossa " 8,o5 i2,5o Ciottoloni » i2,5o i7?io Pudinga durissima " 17,10 17560 Sabbia » 17,60 19,10 Crosse pietre " 19,10 28,40 Pudinga " 28,40 2 5,55 Ghiaja " 25,55 27,55 Pudinga composta di ciottoli rotolati " 27,55 27,60 Pietre rotolate " 27,60 28,00 l34 A P P E N D I 0 E Pudinga come sojn-a da nif tri 28,00 a a8,30 Grossa gliiaja sclolta " 28,20 28,5o Piulinga durissinia » 28,60 28,76 Gliiaja niista a poca saLljia .... " 28,76 3o,oo Ciottoli " SojOo 3o,6o Pudinga » 3o,6o 30,76 Gliiaja ft ?>o,'j^ 3 1,40 Pudinga » 3 1,40 31,60 Ghiaja trita con sabbia " 3 1,60 32, 60 Pudinga »; 32, 60 3a, 80 Gliiaja » 32,80 33,20 Pudinga » 33, 20 33,35 Dopo quest' ultimo strato di pudinga sine ai metri 35 , alia quale profondita si era giunti all' epoca in cui fu scritta la presente informay.ione (7 aprile i83i), si continuo in uno strato di ciottoli misti con gliiaja e sabbia. Nel secondo trivellamento dalla societa intrapreso a Bras- sicarda si disease fino ad 86 metri, attraversando strati per lo plu arglllosi con vene di marna calcare alternati con sabbie , le qnali cadendo incagliarono i lavori die si dovettero sospendere a plu riprese , e die inline furono abbandonati coU' intenzione di prosegulrli nella prossima priniavcra. Maggiori speranze di buon esito aveva ofFerto il trivel- lamento eseguito a Fellzzano, giacdie essendo stato spinto alia profondita di 3o metri , I'acqua zamplllo a piu metri sopra la superficie del suolo spingendo sabbie tenuissime fin dentro all' orifizlo interiore del tubi. Ma alcuni sinistri accldenti avvenuti mentre si stava lavorando per estrarre le sabbie olibligarono a ricominciare un nuovo foro a poca dlstanza del jirimo, che fu spinto fino a metri 42 '/a. Si ebbe motivo di credere die a questa profondita cominciasse uno strato di pietra calcare compatta , sotto alia quale esi- stessero le acque sagllentl , ma anclie questo sperlmento, attesa la tarda stagione , non venne prosegnlto. Per puro sperimento venne fatto 11 trivellamento di Pie- passo. Cominclatosi la sera del 2 3 dicembre prosslmo pas- sato, la mattina del 24 dopo attraversati un metro di terra vegetale, sei d" argllla ed uiio di sabbia grossa gial- lastra si arrivo ad uno strato della stessa sabbia quasi impietrita di 1 5 centimetri di grossezza , sotto la quale sgorgo una vena d' acqua , che si stabili al livello di due PARTE ITALIANA. l35 tnetri inferiormente alia superficie del terreno. Proseguitasi la trivellazione ne risultarono i segtienti strati di sostanze diverse Grossa sabbia gialla accjuifera . . da metri Marna calcnre rossiccia ....*. " Sabbia argillosa turchina asciutta . » Sabbia gialla » Argilla giallastra venata tenacissima " Marna calcare gialliccia » Argilla turchina tenacissima .... » Sabbia argillosa turcliina asciutta . " Impasto di vegetali con argilla . . " S' incontro poscia senza interruzlone sabbia sciolta sino alia profondita di metri 27? i cui sdrucciolamenti non po- tendosi contenere per mancanza di tubi di minor diame- tro , la societa giudico di abbandonare 1' impresa. 8,i5 a 8,55 8,55 9,35 9,35 9'75 9,75 io,o5 io,o5 10,75 10,75 11,40 11,40 12,70 12,70 14,00 14,00 14,75 Essai sur la Crdnologie on Tart de deviner le caractere des homines par la conformation exterienre dn crane, par Cappello de San franco. — Cajynagnole , i83i, imprimerle Barbie, in i6.°, p. 46. L' an to re e gia conosciuto per altre opere meritnmente riputate , fra le quali ci basti rammentare il Dizionario francese-piemontese. In questa sua scrittura, clie ora an- nunziamo , da un sunto della dottrina di Gall sugli or- gani intellettuali ed affettivi, ossia suU' abilita a varie discipline , e suUe diverse passioni. Poi fa passare a ras- segna ciascun punto, e ne fa una concisa e severa di- samina. Si scorge in lui una cognlzione della Storia Natu- rale , e de' pvincipj fondamentali della fisiologia. Noi siamo pienaniente d'accordo in cjuello , die non si puo con cer- tezza argomentare degl' ingegni e delle tendenze moralL dalla sola considerazione del teschio. Ma ad un tempo non possianio assentire a lui su altri puati, come, p. e., suU'es- sere una medesima persona oggi llmida e domani corag- giosa. La nmtazione di eta debbe di necessita indurre un qualche mutamento di grade nelle passioni. Un vecchio non puo essere animoso come un giovane. Ma non si puo in breve periodo, salvo malattia , cangiar di morale. Ci appcUiamo alia storia , anzi alia sperienza giornalicra. Weghiaaio quello clie dice 1" autoro di tali, ciie in simiji l36 APPENDIC E clrcostnnze mostrnnsi tliversi. Se ben vi badianio, havvi co- staiitemente qiialche condlzione Individuale, per cui Taniino dehba essere variamente commosso. Qui meritaiio speciale considerazione I'associazione delle idee, T assucfazione e r idiosiiicrasia. Chi fii educato in inodo , die di notte paventi, sebbene crescendo negli anni mostri coraggio , non potra tuttavia sempre vincere I'intlusso deirabitudine: quindi di notte provera una certa apprensione. Per Tidio- sincrasia puo avvenire, cbe tema di un sorcio chi sarebbe imperterrito in faccia ai neniici. In tuttl questi casi, come si vede , T inipressione e varia in dependenza da una par- ticolare costituzione. Sebbene siamo alieni dalla dottrina di Gall , non dobbianio dissimulare due cose die ci pajono favorevoli a lui. Certe parti dell' encefalo in data eta si sviluppano maggiormente. Dunque non si puo dire senza restrizione, clie il morale si cangia senza die abbia luogo un mutamento nel fisico. Gall non pretese mai die vi sia una tendenza irresistibile : si limita a dire die awl una tendenza , e die questa tendenza, secondo die risulto da nuuierosi sperimenti, e in rispondenza con certe parti pre- ponderanti del cervello , le quali inducono una peculiare conformazione esterna del teschio. Del Cholera-morbus deU India , paragoiiato con quello d Eiiropa ,• sue cause , rnetodo di cura e mezzi di preseivaisene. Memoria di P. F. Keraudeen , ispet- tore generate del setvizio sanitaria dclla marina reale, ecc. : estratta dal Giornale universale cd ebdo- madario di medicina , e ridotta ad uso degV Ita- liani con aggiunte dal dottore F. F. — Milano , i83i , presso L. Damolard e figlio {coi tipi di G. JS. Bianchi e C.) corsia de' Servi , n° Co3. In 8°, di pag. 67. Lir. I. 5o austr. Fondamenti di Terapeutica generate^ e di matciia medica del dottor Fulvio Qozzi, P. professore nella Pontificia Universitd di Bologna. — Bologna , 1 83 1 , presso Annesio Nobili e Comp., in S." p. 164. In medicina si haniio due punti di tutta importanza- 1.°. ir determinare 1' indole delle malattie ; a." I'assegnare PARTE ITALIANA. 187 la virtu del medicamenti. I due punti suddetti si prestano luce tra loro. Slavi una malattia d' indole dubbia. Si csplo- rino riiuedj di virtii cognita : se gli eccitanti sono nocivi, e i deprimenti giovano, si dira die la malattia e infiani- matoria. Siavi un riniedio di azione incerta. Si amministri in malattia d' indole conosciuta, se giova nelle malattie in- fiamniatorie, si concliiudera che e un depriaiente. II ch, professore Gozzi pubblico gia altre opere relative a que- sto argomento , cui svolge meglio nella presente. Incomiii- cia a ragionare delle attivita vitali , divide le azioni delle potenze in adinamiche e dinamiche. Per azioni adinamiche intende quelle le quail si riguardano come indipendenti dalla vita: vale a dire dinamiche e vitali, adinamiche e non vitali suonan tutt' uno. Divide le azioni adinamiche in fisica e meccanica, chimica, meccanico-chimica : le dina- miche in irritativa ed eccitante deprimente : la deprimente in negativa e positiva. Per deprimente positiva intende la controstimolante. Aggiunge 1' azione mista , cui divide in contemporanea e successiva. Passa a considerare le azioni speciali , e le scomparte in elettiva e modale. Infine fa vedere la variabihta di azione d' una medesima potenza. In tutta r opera si scorge un severo indagatore della natura, libero da ogni preconcetta opinione. II che e di troppa necessita in questi tempi , in cui gli scrittori di medicina si lasciano piucchemai affascinare dalle prevenzioni; per lo che gli animi del non medici debbono cadere od in una incredulita aperta, od almeno in una indifferenza, che e forse peggio. Ne tuttavia ci ristarerao dal proporre al dotto autore alcune nostie riflessioni. Azioni adinamiche e tale espressione, che non puo reg- gere in alcun modo; e lo stesso che dire azioni non azioni. Si noti che adinamico in patologia viene interpretato per debolezza. Ma qui si paria degli agenti , e non dello stato deir eccitamento, Comunque si voglia interpretare, 11 senso del Gozzi non si puo ammettere. L' azione meccanica non si puo confondere coUa fisica. Gi sembra inutile 11 dlvidere r azione deprimente in negativa e positiva. Era d' uopo av- vertire , che possono associarsi od avvicendarsi 1' azione vitale e la non vltale , ma non mai le varie specie di azione vitale. \h\ rimedio deprimente non sara mai piii eccitante, e viceversa. Vori-cmmo che non avesse ammessa 1' azione modale, col qual uomc intende gli effetti apparenti , come voiuito. l38 APP. PARTE ITALIANA. flusso di ventre e siinili. Quest"' azione e una conseguenza deir altra , cioe dell' elettiva . ne e costantemente la me- desima. Tizio e stitico per una gastro-eiiteritide , conviene amministrare rimedj deprimcntl clie al)biano un' azione elet- tiva sul tubo intestinale. II rilassarsi del ventre ne e un eft'etto. ]\Ia questi rimedj non produrrebljero piu un pari effetto, qualora la stitichezza fosse da attonie. V A R I E T A. BELLE ART I. T. esta dell' Ariosto scolpita in avorio. — II seguente arti- colo che tratto abbiamo dal Journal des Artistes, ecc. del quale si pubblica a Parigi un fascicolo ogni settimana , N." 3.°, 17 luglio , nientre onora un vivente artefice ita- liano , mostra ad un tempo quanto le cose nostre siano dagli oltramontani stimate. t< Noi dobbiamo alia sorte ( cosi leggesi in quel Gior- nale ) d' aver veduto in questi ultimi gioriii presso il sig. Pieri-Benard , mercante di stampe , una scultura in avorio rappresentante uno de' piu celebri poeti italiani , V Ariosto. " L'autore di questa bell' opera e il signor Rizzoli di Padova. Ci duolc di non poter esprimere in niodo d' es- sere ben intesi tutto il merito di uu tal lavoro clie ci ram- meuta il bello stile degli antichi in sifTatto genere di scul- tura. Giustezza di disegno , severita di contorni , finezza di esecuzione , noljilta ed espressione nella testa , accessorj , coroaa d' alloro e costume dei tempi, tutto vi e trattato con grande perfezione. n Quest' opera fu veduta ed ammirata da non pocbi dei nostri artefici di simil genere e specialmente dal signor Bellefeste. Siccome non abbiam V onorc di conoscere ne r artefice, ne il possessore di questa scultura, cosi noa ne parliamo che per rendere omagglo alia verita. D' al- tronde crediamo di compiere un dover nostro col distin- guere il merito degli artisti , siano dessi francesi, siano stranieri , specialmente poi di quelli che per le particolari lore circostanzc incontrano maggiori ostacoli a tarsi cono- scere ed apprezzare. <> V A R I E T a'. 189 TROBLEMA DI CRONOLOGIA. Da un eniclitissimo nostro archeologo ci e stato proposto di ricercare V anno a cui debbe attribuirsi la seguente iscrizione inedita del liresciano Museo: HIG REQVESGIT IN PACE ANSEL MVS D E VIGO QVI OBIIT VI ID'APRI- FERIA II LVN'XX'IND'X Ecco la soluzioue del proposto problema che abbiamo dedotta dai noti metodi degl' indeterminati, e che combina perfettamente colle tabelle deir Art de verifier les dates, supposto che r anno clie si cerca debba necessariamente essere anteriore alia rlforma gregoriana. II giorno M. id. apr. corrisponde al di 8 del mese, il quale era un kmedi. Supponendo Tanno comune , 1" 8 aprile e il 98 dell' anno; sottraendo da questo numero i3 setti- maae , che sono 91 giorni, si trova che il di 7 dell' anno, ossia il 7 gennajo , era pure un luuedi , dunque il di 6 era una domenica ; e per consegnenza la lettera domeni- cale = F ossia = 6. Se 1' anno fosse blsestile la tro- vata lettera domenicale sarebbe la seconda delle due cora- petenti all' anno stesso. Avanti la riforma si aveva la lettera domenicale d cor- rispondente al numero del ciclo solare c per mezzo della formula d =1 7 — E 7 dove il simbolo Jl indica il resto della divlslone , ed il simbolo i il quoto intero prossirao inferiore della fra- zione a cui e apposto. La formula precedente da negli anni bisestili la prima delle due lettere domenicali ; ma volendo prendere , come nel caso attuale, la seconda si ha pid semplicemente rf = 7 — 7? \ 140 V A R 1 E T a'. Poiche neH'anno cercato doveva aversi d = 6 , sarh c — 1 . c -< I 4 . ,. c — I . 7? — ^= J , e quindi c -♦- — r — i = yp -t- i , 7 4 intendeado per p un numero intero. Fatto successivamente p = o i 3 4. si ha 7/J -4- I = I 8 aa 29 c = I 7 18 24. Dunque II numero del ciclo solare era imo di qiiesti quattro ultimi numeri , il prinio de' quali corrisponde ad un anno bisestile. Ora si sa clie il ciclo solare e un periodo di 28 anni, il quale era = 9 nelF anno zero dell' era volgare , dun- que chiamando x V anno che si cerca , nel quale era il numero del ciclo solare = c , sara x == 2.S m -*- c — 9 , prendendo per c uno dei quattro valori precedenti e per in un numero intero. Poiche dair iscrizione si rileva che neiranno stesso cor- reva il 10""' deU' indizione , essendo T indizione un ciclo di i5 anni che segnava 3 nell'anno zero dell' era volgare, si avra X = i5« -I- 10 — 3. Dovremo dunque risolvere le equazioni indeterminate X ^ iSn -t- 7 = 2801 -t- c — 9, ossia i5ra.= 28f7z h- c — 16. Si faccia adunque successivamente i3m + c- 16 i5 2/J - C + 16 = m+p, i3ot + c - 16 = i5/> p -h q 1 2p-c+i6 = i3g ^ i3 p = Sq+ 1 =Cq + r, q + c-i6 = 2r, g=2r-c+ 16. Si avra retrocedendo p=i3r-6c + 96, fn=i5r-7C+ii2, n=a8r-i3c + ao8 x= 42or - 195c + 3127. i) anclo a C 1 c [uattro c = I, 1980 = if)5 . 7 i365 i8 35io 24 4680 V A R I E T A . 141 i quattro valori determinati sopra si ottlene x = 42or+293a = 42or-»-4i2 42or + 1762 42or+ 8a 42or- 383 42or + Zj 42or— i553 /\.2or ■*■ izj. Resta ora a cercarsl in quale degli anni compresi nelle forniule precedent! il di 8 d' aprile cadesse nel 20"°° della lima •, ossia in quale il novilunio ( che e secondo il modo di computare dei cronologisti il primo della Inna ) cadesse nel di ao di raarzo. A tal fine si osservi che giusta le rcgole adottate nel calendario i novilunj di gennajo e di niarzo , sia 1' anno comune oppur bisestile , cadono nello stesso giorno del mese j diinque nell' anno che si cerca il primo novilunio dell' anno cadeva nel di 20 che faremo = IV. Ora chiamato o raureo numero, si ha I'equazione 1 1 iV + 5 a = 19 — II — •, dunque posto N = 20, si ha a == iQ — R -=— =iQ — i5 = 4. '^ 00 ■' L'aureo nuniero a corrispondente all' anno x e date dalla formula a =z R , che nel caso nostro dovra essere = 4; dunque x+ 1 = 19^ + 4, x=i9£+3, essendo t un numero intero. Paragonando questo valore di x con quello trovato pre- cedenteraente avremo le equazioni indeterminate X = ic^t -t- 3 = 4aor •*- z , dove z tiene il luogo d' uno dei quattro numeri 4'^» 8a , 37 , 127. Da queste equazioni si deduce successivamente 2r+z-3 , , , t = aar + = aar + n, ar + s — o = laii 19 r = 9/1 + = 9/1 + ^, /i-z + 3 = afc, /i = afc + z-3. 1 42 V A R I F, T A . Onde risulta r ■=z ic)fc -*- 9~ — ■ 27 , t = 420/c -<- 199- — 597 X = 7980 A; -f- 378 IS — 1 1 340, preso per k ua nu- luero iatero. Sostltueutlo qui i quattro valorl di z, avremo X = 7980 fc -4- 1846432 = 7980 k -I- 298702 = 798ofc -f- 128557 == 7980 fc -♦- 468847. Polche X e sicurameate minore di 7980, avremo da clascuna delle formula precedeati uq solo , oppure nessua valore di x ammisslbile , e ciascuno di questi valori si trovera dividendo per 7980 il termiae costante e notando il solo residue della divisionej in questo modo si trova X = 6292 , X =z 3442 , X = 877 , X ■= 6007. Ma poiche x , per cio clie si e premesso , debb' esser minore di i583 ( nnmero degli anni scorsi dal principio deir era volgare all' epoca della riforma gregoriaaa ) , il solo valore amminsibile sara il terzo e percio 1' amio indicato dalle date della lapide sara 1' 877. E 0 T AN IC A. Faggio sempre vercle (faaus antartica). — II capitano Webster ha trasmesso (a Londra) dal capo Horn de' graai o semi e la fignra di un faggio sempre verde, albero die cresce altissimo sulle coste marittime , e vi produce una pcrpetua e vivacissima verdura. Tale faggio e assai bello a vedersi nella sua giovinezza, e sarebbe adatto piii d' ogni altro a decorare i nostri bosciietti d' inveruo. Giunto al suo mag- giore incremento ( nella sua terra nativa ) preseuta una se- rie di fenomeni, de' quali non ci si da idea alcuna dagli alberi nostri. Esso , per esempio , verso la sommita del tronco e sui grossi rami si copre d' una prodigiosa quan- tita di funghi d' un giallo d' arancio , della grossezza d' un piccolo porno ( B. Ph-Econ. ). V A R I E T a'. 143 RETTIFICAZIONE. II Direttove della Biblioteca agraria ci ha indirizzato un reclamo circa alcune assei'zioni relative a cose di fatto , osposte neir articolo di questo Giornale ( Vedi 11 fascicolo dello scorso gingno pag. 870 ), in cui si parla del volume XI della Biblioteca agraria siiddetta. In primo luogo egli fa osservare, die nell' opera del coate Re iiititolata II Giar- diniere aviiato nelV esercizio della sua professione non si da , diversameate da quanto fu detto nel citato articolo ;, la descrizioiie specifica de' vegetahili di cui vi si ragionaj ia secondo luogo sostiene per vero che 1' ingegnere Pirzi abbia otteauto alcune nuove varieta di camellici che se, come si asserisce nella Biblioteca Italiana, due nuove varieta ne furono ottenute in Milano dai signori Negri, non dessi togliere il merito della cosa al Pirzi per darlo in tutto ai Negri, come nel detto articolo si vorrebbe, ma in vece dessi un tal merito dividere tra questi e quello^ al quale reclamo del signer Direttore della Biblioteca agraria noi per amor di giustizia e di verita abbiamo di buon grado accordato luogo in questo nostro Giornale. Errata-Corrige. — Tomo 62.° Pag.Z^l Un. a, puellae leggi puellas R. GiRONi, F. Carlini, I. Fomagalli e G. Brvgnatzlli, direttori ed editori. Pubblicato il 27 agosto i83i. 0 <;scrvcizioiu mcteorologichc fattc all I. R. Osscwatorio dl Brera. L U G I. I 0 i85i. jM A T T I N A. Sera. 6 ^ 5 1 0 6 6 — 0 0 6 • ' '5 3 '■3 a N 5 3 « 3 2 Stato del cielo. < — , 0 ^ s ^ 0 S 2 — F 3^ 0 Is U 1 Stalo del cielo. pMl lin. ) 0 [poll li... I 27 7,8 +14,0 s s 0 Sereno. 27 7,5 +2.1,3 sso Sereno. 2 27 8,01+15.7 N E Serono. 27 7,5 +24,5 s 0 Sereno. :> 27 9,7i+i5,o N E Sereno. 27 10,0 +22,5 sso Sereno. 4 27 io,8|+i5,o E Sereno. 27 10,5 +2 5,5 SSE Sereno. t> 27 ii.O|+i4,5 E s E Sereno. 27 27 J 0,7 +22,0 sso Sereno. 6 27 1 1,5 +14,5 E N E|Sereno. ,1,5 +24,5 SE Sereuo. 7 27 1 1,5 +14,5 SEs jNuvolo. 28 0,.T +24,5 SE Sereno. 8 28 0,5 +14.5 E N e' Sereno. 27 ,.,5 +24,7 ESE Sereno. 9 27 10,5 +i5,o s s 0 Sereno. 27 g.,-> +■^0,0 S E Sereno. 10 27 9,5 +i4,5 NE \uv. tem.piop;. 27 9,0 +22,0 E N E Sereno. 1 1 27 q,o +14,5 NE [Sereno. 27 8,7 +21,5 ESE NuA olo. 12 27 «.7 + i5,5 NE Nnv. pioggia. 27 7,3 +20,5 E Nuvolo. l5 27 8,0 +'4,7 E N E Sereno. 27 8,5 + 21,5 N N E Sereno. i4 27 9,7 +i5,o SSE Sei". nnv. piogg. 37 io„o +24,5 £ Sereno. i6 27 9,7 +i5,5 NE Nuvolo. 27 10,0 +2 1,5 SE Sereno. i6 27 9,^ + r4,7 NO Sereno. 27 9,5 +24,0 S Sereno. '7 27 9,0 + iS,o sso Sereno. 27 8,8 +25,5 0 N 0 Sereno. i8 27 9.7 +i5,5 0 Sereno. 27 10.0 +25.,0 SSO Sereno. '9 27 10,5 +i44 ESE Sereno. 27 10,5 +22,5 S Sereno. no 27 lo,.-) +i5,o £ Sereno. 27 10,0 +24,7 SSO Sereno. 21 27 11,5 +i5,o ese' Sereno. 27 1 1,0 +24,5 SSE Sereno. 22 27 10,0 +iG,5 E Sereno. 27 9,^ +24,7 SSE Sereno. 20 27 9," + i5,o N N E Nuv.lemp.piog. 27 9,.') +20,0 E Sereno. ^4 27 q,o + i5,o ESE Nuvolo. 27 10,0 +2'i,5 N E Sereno. •25 27 10,5 + .5,5 E N E Sereno. 27 10.7 +21,5 N E Ser. nuv. piogg 26 27 11,0 + 16,0 ESE Ser. temp. piog.| 27 10,5 +22,0 t N E Nnv. pioggia. 27 27 10,0 +14,5 ESE Nuvolo. 27 9,^) +22,7 SE Nuvolo. 28 27 8,5 + i5,o SSE Sereno. 27 8,5 +25,0 NE Sereno. , 29 27 8,7 +i(5,o NE Sereno. 27 9,0 +2 1,5 E N E Ser. temp, piog^ 30 27 9,5 +i5,o ESE Sereno. 27 «i7 +24,5 E Sereno. | ■61 27 8,7 +i(j,oIe n e Sereno. 27 8,0 +24,5 ESE Sereno. 1 J Altezza mass, del Lar. poll. 28 liii. 0. 5 Vllezza mass, del term. + i\,j minima >/ 27 " 6, 7 minima . . . . + i5,5 - media "27 " 9, Quanlila dulla jiiot. ^9 media + '9?o4' : linee 54,51. , •^^" ■■^ ■VMH ^IBBBM ^P^lHi m^mimmt 145 BIBLIOTECA ITALIANA c/\Dao<)to ACiDA. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Delia Colonia del Genovcsi in Galata. Llbrl sei dl Lodovico Sauli. — Torino, i83i, a spese di Giu- seppe Bocca, lihrnjo di S. M., coi dpi Cassone, Marzorati e Vercellotti , tomi 2 , in S.° Prezzo ital. lir. 9. — In Milano si veudono dot lihrajo Briz- zolara , corsia del Duomo. Q, .uesto e uno dl quei libri clic annunzlamo vera- mentc con piaccre, pcrche T argomento ne e iiiipor- tantc , bello e ben conceputo il disegno, lodevole in ogni sua parte 1 esecuzione : 1' opera poi c si fatta che , rischiaiando un periodo della storia ancor te- nebroso , onora il sue autore , la patria che spedi colonic in lontani paesi e tutta 1' Italia. L'antore visito egli stesso le reliqiiie della colonia di Galata, uno dei piu magnifici stabilimcnti mer- cantili del medio evo, fondato dai Genovcsi in riva al Bosforo Tracio , die servi di piu valido mezzo a coltivare e rendere vie piu prolittevoli i traQiclii del mar Nero ed a mantencre la corrispondenza tra I'Asia e r Europa. Tale stabilimento fn dai Genovcsi in origine ottenuto in guiderdone dei servigi prestati al greco impero, si conservo a fronte degli assalti mossi contr' csso dalla gelosia dei Veneti , dei Cata- lani c dcgU stcssi Grcci , c dopo avere sostcnuto Bibl. Ital. T. LXill. 10 l^G DELL A COLONIA con Costantlnopoli Furto dclle armi tnrchesche, cadde colla ruina di quella famosa capitale. L' autore s'in- vo2;lio di invcstigare nc' giorni del suo riposo la scric dcllc cose operate dai Geiiovcsi nelliiiiperio greco; ma trovo i cronisti e quindi anche gli storici della sua patria scarsi oltremodo di notizie intoi-no a queirargomento , forse per la gelosia de'reggitori della repubblica : ebbe percio ricorso con savio di- visaniento agli scrittori delle cose Venete , a quelli dcllc cose Italiche pubblicati dal lluratoii, a quelli della storia Bizantina ed agli Spagnuoli. Egli inola'C procurossi notizie particolari e docnmenti importan- tissinii dairaicliivio della sua patria, reintegrato colle scritture clferano state tolte dal medesimo e clie tor- narono da Parigi , non clie da varie private collezioni. A queste ricerclie aggiunse Tesame diligentissinio degli scrittori piu rccenti clie trattarono delle cose relative al commercio degV Italiani nel Levante , come il Gibbon, il Capmany, i\ Lcbeau, il Sismondi. \ Ham- mer, il Dcpping tra gli stranieri , il Formalconi, il Filiasi, VOderico, il Fanucci ecc. tra i nostri. Grate ci riesce I'indicare i profondi studj delFautore, e le sorsicnti alle quali ha attinto, onde meglio si vegga qual grado di confidenza possa egli meritarsi ne' suoi racconti. Siccome poi non poteva egli considerare Galata se non come un sobborgo di Costantlnopoli, al recinto della quale citta non di rado restringe- vansi le regioni del vacillante greco impero ; cosi nel dcscrivere le vicende della colonia Ligurc, cre- dette pur bene di dichiarare i mezzi di sal vezza , le speranze, i timori di quella potenza , e allargo in- torno a questi oggctti il discorso , affinche il libro potesse esscr meglio inteso da coloro che non ser- bano intera memoria de' fatti di quella eta, e disa- gevole trovcrebbero lo svolgere opere voluminose. Ed cccoci al libro I, nel quale si contengouo i fatti dal risorgimento della marincria in Italia sino all anno 1261 : di questo, come degli aliri successivi, darenio lui breve siuito , notando le cose principal! DEI GENOVESI IN GALATA. I ^J clie in ciasciin libro s' incontrano. Dopo un breve pioemio, nel quale si mostra lo stato delle conispon- dcnze tra 1 Italia e Costantinopoli, e si accennano i cominciamenti della n)arineria genovese, si fa ve- dere come i Genovesi frequeutassero i mercati di Costantinopoli, e i vantaggi clie vi godevano i Ve- neziani , benclic tra questi e 1" Impcro Greco sorges- sero gravissimi dispareri. Di que' dissidj si jireval- sero i Genovesi : trattarono col Greco Impero , e Aniico da Morta inviato da essi a Costantinopoli, ottenne da quell' imperatore pe' suoi concittadini il diritto di fondaco proprio, di uno scalo, e dell'ere- zione d' una chiesa al di la di Costantinopoli in sito couiodo e adatto ai trafficlii maiittimi, con promessa di altri privilegi e donativi e il patto che le merci recate in Costantinopoli da' Genovesi pagherebbono il quattro per cento, e negli altri porti dell' impero si seguirebbe la pratica osservata con altri Latini. Ma i Greci e i Pisani molti danni recarono ai mercatanti liguri in Costantinopoli. Al tempo stesso molti prin- cipi e baroni d'Occidentc collegati essendosi e pi- gliata avendo la croce contra i Saracini di Palestina , vennero a trattativa coi Veneziani, e questi incari- carono del trasporto delle loro scliiere; espugnarono Zara o piuttosto la ridusscro di nuovo sotto il Veneto dominio al quale erasi ribellata, ed ijivitati a recarsi in Costantinopoli per ristabilire sul trono Isacco Com- neno , detto I Angela , suocero di Fllippo di Svevia , cacciato dal trono dal suo fratello detto Alessio , T in- vito prontamente accettarono , ristabilirono Isacco nel suo dominio; e allora avend' eglino occupata Costan- tinopoli, si fee e una partizione del Greco Impero, e in brcvissimo giro di tempo quella citta vide cinque principi insigniti della porpora. Su questo fatto>si propongono opportunamente dallo storico alcune con- siderazioni, e si mostrano gl' immensi vantaggi che da (juella partizione delT impero ritraevano i Vene- ziani. Su di cio e sul commercio del mar Nero in quella eta si estcnde alcun poco lo storico, e quindi 148 T>r,I,I,\ OOLONIA parla di alcnni dissidj na(i tra i Genovcsi e i Vciic- ziani, gelosi naturalmente questi della prosperita del loro traHico, mentre Geneva pazientemcnte tutto sop- portava e ad onta di alcuiii insuiti ricevuti procurava di niantenersi in pace con Venezia. I Genovesi tut- tavia vogliosi erano di escrcitare in Costantinopoli la mercatura, e una spinta avevano essi ricevuta dal tumulto insorto tra' Veneziani e Genovesi in Accon, un teizo dcUa quale citta, detta dagli antichi Tole- maide, abitato era da' Veneziani, un terzo dai Ge- novesi e Taltro dai Soriani. Ma gia declinava in qucH'epoca la signoria dei Latini, o sia de' principi iianiniinghi in Costantinopoli, odiosa alia nioltitudine, combattuta a poncnte dai despoti dell'Epiro, a set- tentrione dai Bulgari. Michclc Paleologo tento allora d' impadronirsi di Galata, per agevolarsi il conquisto di Costantinopoli: con esso venncro a trattativa i Ge- novesi, gli porsero potente ajuto, e con questo ren- duto essendosi il Paleologo padrone di quclla capi- tale, concedette per efTetto di riconoscenza il sob- borgo di Galata ai Genovesi, con che si cliiude il primo Idjro. Coniincia il secondo con una descrizione di quel sobborgo , situato a pie dei colli che sorgono rim- petto a Costantinopoli in una ristretta pianura: esso da una parte e land^ita dalle acque del porto onde e separato dalla ritia, dallaltra serve di spiaggia air entrata del Bosforo Tracio, il quale la divide dall'Asia. Vcggonsi verso occidente gli acquidotti, i palagi, i tcnipli cdiilcati su le colline dov' e posta Costantinopoli; si stende a mezzodi la limpida su- pcrlicie del mare della Propontide, d'ordinario tran- quilla e scnza increspatura; e verso levante s' apre il maestoso letto del Bosforo, dove con dolce pen- dio vcngono dalla parte d' Europa a linire le radici del monte Emo, e dalla parte dell Asia quelle del montc Tauro. Mentre di moltiplici vagliezze ral- legrato era 1' aspetto di Galata , trovavano cola i niercatanti tiuti i comodi pel loro tradico, c tale dpli cenovesi in galata. 140 sicufezza nell' anipio porto , che temere non potevano la violenza di alcuii vento. Ma in quel tempo i Ve- neziani eccitati da Baldoviiio II , s' adoperavano a tutta possa per rialzare rimpero de'Latini in Oriente: i Gcnovesi dunqiie che abbracciata avevano la causa di Michcle Paleologo , costretti furono ad allesdre c a mandare in Levante an esercito alia difesa di lui. Ma la flotta ligure scontrossi con quella de' Vene- ziani : la battaglia fu accanita , e la vittoria gia si dichiarava a favore de'Genovesi, allorche ventiquat- tro delle loro galee lasciarono la mischia, a motive della discordia delle parti le quali allora la patria la- ceravano; quindi le poclie rimaste nel conflitto ebbero la peggio, e la zuffa ebbe fine colla perdita di quattro galee c la dispersione di altre dieci, che si ricove- rarono a RIalvasia, ov" ebbero la sorte di predare quattro navi nemiche e di riunirsi non solo colle galee disperse, ma con quelle ancora che fuggite erano dai conflitto. Nacquero percio nel porto di Costantinopoli feroci altercazioni fra le ciurme delle navi Genovesi , malgrado gli sforzi fatti da un sa- vio comandante j)er calmarne gli sdegni e indurle a concord ia. II Paleologo , vedendo di non poter piii contare suU'ajuto di que'riottosi alleati , caccio da Costantinopoli tutte le loro navi, e venne anzi a conchiudere tregua coi Veneziani alle condizioni me- dcsime che pattuite aveva da prima coi lor rivali. Ma ben presto venne a di lui notizia che una lega erasi conchiusa tra Carlo d'Angio e Baldovino II afiine di ristabilire appieno I'impero dei Latini in Oriente; fu quindi indotto a ricercare di nuovo 1' amicizia de' Genovesi, tanto piii che que-,ti soggiornando tut- tavia in Galata, e anipliata avendo e renduta liorente quella colonia, semljravano in qualche modo far sicura da quel lato la capitale. Bramoso intanto di rendcrsi benevolo il Papa, adoperavasi a tutto potere per r uuione tanto desiderata delie due Chiese greca e latina , e molti de primi gerarchi greci tratti aveva al sue partite. £ lo storico osscrvaudo in questo luogo, li>0 DELLA COLONIA flie quel deplorabile scisina gia da tantl secoli dis- 2;iu2;nc le due Cliiese; che uomini schietd d' aninio c di cuore , e versati nella scienza dclle divine cose, giunti erano allora ad appianare le difficolta onde nata era la divisione , ed avevano saputo tioncare cosi la sorgente dell' ire che ne seguitarono, funeste all'umanita cd all' utile vero delle re2,ioni mcridio- nali ( fors' anche di alcune settcntrionali ) dell' Eu- ropa, sembra insinuare « come in questi tempi piii cold la stcssa opera potrebbe esser condotta a fine, se uomini egualmente benelici vi si adoperassero » : Toto che anmmzia le viste fdosodche e al tempo stesso la religiosa fdantropia dell'autore. Conchiusa essendosi dal Paleologo una trcgua di cinque anni coi Veneziani , Filippo V ardito , re di Fraucia , colla mente in2;ombra delle cavalleresche idee delle crociate, togliere volendo qualunque in- toppo che potesse attraversarle, si iece mediatore di una tregua di eguale durata tra i Veneziani e i Ge- novesi, e quel trattato fu conchiuso in Cremona (cosa per avventura dagli storici parziali dei nostri mu- nicipj non avvertita ). Vennero quindi i Genovesi a nuovi patti e nuove condizioni col Paleologo stesso, ed ottcnnero molte franchigie e quasi una totale in- dipendenza della colonia di Galata dall' autorita im- periale, o^getto che anche a riguardo di altri Stati avcva sempre formata una delle primarie viste poli- ticlie della republjlica ligure. Ma le accresciute forze dei Genovesi nel mar Nero, e I'impegno di altri navij^atori e trafi'icanti italiani di mantenersi in re- putazione in quelle acque e di acquistar credit© alia corte di Costantinopoli, suscitarono grandissima 2;closia tra i Liguri, i Veneziani ed i Pisani: ebbe •juindi luogo 1' assalto di una galea pisana che intro- dotta erasi ncl mar Nero, e che i Genovesi con altra loro galea inseguirono, presero a viva forza nelle acque di Soldaja cd abbruciarono, rimandaudo pero salve le persone che la governavauo. Al tempo stesso anche il Paleologo , geloso del suo dominio , DEI OENOVESI IN GALATA. l5l puniva severamente colla cstirpazione degli occhi, sovente praticata in que' tempi nel Greco Impero , alciiiii navi2;atoii Genovesi, clie esercitata avevano nel Mar nero qualche specie di pirateria , e minac- ciava nulla mono die di una totale distruzione la colonia di Galata per cagione de'clamori che in essa si eiano suscitati. J\Ia i coloni per mezzo di deputati giunsero ad ottenere il perdono e con riguardevole somnia a redimei'e la minacciata colonia. Siccomc poi indirettamente cagionato erasi quello scandalo da 3Ia- nuele Zaccaria , asceso ad altissimo favore presso il Paleologo ed investito da esso della privativa del traflico e delle cave deH'allume, o allumiere della Focea; cosi lo storico ne pi^lia argomento per inse- rire vin breve cenno sulla t'amiglia genovese dei Zac- caria, della quale un guerriero distinto riacquisto al greco imperatore I'isola di Negroponte, e gli ren- dette akri segnalati servigi, pe' quali fa creato gran duca e governatore di tutta la Komelia , poscia con- testaliile dell impero. Ma libero dai tiniori concepnti per le mosse del- rAn2;ioino, Michele Paleologo lini oscuramente i suoi ffiorni. e lo storico con occhio iilosofico ne addita cr _ ....... di volo r indole, il carattere, i politici divisanienti. A IMicliele succedette Audronico , die ben presto impalmo Violante , figliuola di Gngllclmo VII, mar- diese del IMonfcrrato : i Genovesi portarono con tre galee la sposa a Costantinopoli ed ambasciatori spe- dirono ad onorar quelle nozze. Attaccato era Audro- nico al rito greco , avverso al latino , e cpiindi non rurante del papa ]\Iartino IV-, tuttavia i Genovesi ne blandivano la condotta e studiavansi di rendcrselo favorevole, onde conservare le loro franchigie ed immunita. E ben ne avevano ragione, perdie i con- quisti fatti dai Saraccni nella Soria, e niassime le gucniere imprese del Soldano d'Egitto, accresciuti avevano grandemente i vantaggi del commercio del mar Nero. Cio forse contribui a suscitare nuova- nicnte la gelosia de' Vencziani contra i Genovesi: si l52 BKLLA COLONIA. scontrnrono aloimi navigator! clelle due repubbliche nelle acqiie di Cipro; e i Vcncziani ebbero la pcggio. I Genovesi usarono della vittoria generosanieiite , e nondimcno tre loro navi niercantili furono dai Ve- neziani predate nell' Arcipelago , mcntre appunto in Cremona si trattava di accordo tra le due repuljbli- chc. Inutili riuscendo finalmente i richiami dei Li- guri, si venne ad aperta rottura e ad aspra guerra. Nicola Spinola con poclie galce frettolosamente ar- niate usci dell' Ellesponto e nelle acque di Lajazzo luminosa vittoria riporto sopra le galee Venete assai pill numerose, venticinque riducendone in siio pote- re. Laonde dalla patria riconoscente ebb' cgli il done del pallio d'oro. Allora Roggcro Blorosini venne da Venezia spedito ad assalire le colonic de' Genovesi nel Lcvante, e giunto nel Bosforo, incendio Galata, ed attacco Costantinopoli, ma respinto gagliardamente da' Greci uniti coi Genovesi, abbandono 1 impresa, e Andronico irritato per quell' affronto , dopo la par- tenza delle navi nemiche, costrinse i Vcncziani in Costantinopoli stabiliti al ristauramento de' danni ar- recati in quell' incontro ai Genovesi e ai Greci. La colonia di Galata cominciava a ristorarsi ; ma Do- menico Sclavo con scguito di molte navi minacciato avcva lo stabilimcnto gcnovese di Calla nella Tauride e distrutto forse lo avre])be, se un gelo improvviso inceppati non avesse i vascelli e il rigore del frcddo spenti in copia i marinari e i soldati. II Morosini imperversava tuttora nell' Asia minora contro de' pos- sedimenti Genovesi e in aperto mare predava le loro navi da carico; mossi dunque a disperato furore gli abitanti di Galata, feccro impeto contra i Vcncziani stabiliti in Costantinopoli e bruttaron lino le mani nel loro sancue , bcnclie nel silenzio dc' Genovesi piena fcdc intorno a quel f;ilto prcslar non si possa ai cronisti veneti die per fino 1' epoca ne aherarono. Ardevano intanto civili discordie in Geneva tra i Guelli c i Gliibcllini, sotto altri nomi conosciuti in quclla citia , e a stcuto uuo dcgli anziani del popolo DEI OENOVESI IN GAL ATA. 1 53 con acconcia orazione , e T arcivescovo Jacopo da Varagine con pie esortazioni giugnevano a ricondurvi la pace. Si volgeva quindi la sollecitudine di que'cit- tadini alia salvezza del tratlico lore e delle loro co- lonic; si allestiva un arniata di 60 galee, e il comando se ne conferiva a Lamha Doria, capitano valoroso e nelle cose navali istrutto dalla esperienza; e seb- bene i Veneziani opponesscro un armaniento piu po- deroso , la flotta loro benche maggiore in numero , fu superata dai Genovesi nelle acque di Curzola, e 60 delle loro galee vennero in potere del Doria con 5ooo prigioni, e tra questi Andrea Dandolo coman- dante snpremo, il qnale colla morte si sottrasse al- r ignominia dcUa cattivita. In questo luogo lo storico introduce alcune considerazioni sulle guerre niarittime di que' tempi ; e nella condizione appunto delle cose di quella ela e nella natura delle contese clie tra i popoli ardevano, trova una scusa alle spade italiane die nel sangue de' lor concittadini contaminavansi, cosa die in oggi parrelibe sacrilega. ]\Ja anche le due rcpul)l)liclie volte erano a paciHci divisanienti, ed in Milano ridottisi 2;li anibasriatori di Vcnezia e di Genova nel 1299, per consiglio di Matteo Visconti si stabili la concordia ad oncste condizioni. Tutta- via sussistevano le differenze tra la Veneta repub- blica e T iniperatore di Costantinopoli; e inutili es- scndo riuscite le prime pacillclie proposizioni fatte dai Veneti , una nuova flotta fu da questi spedita sotto il comando di Bellctto Giustiniani, che entro nel porto di Costantinopoli , niinaccio la citta e il pa- lazzo imperiale, maJmeno i prigionieri fatti in un' i- sola : Inalmente Aiidronico venue a patti e fu con- cliiusa una tregua di dieci .anni. Allora ritiori e si ingrandi uotabilmente la colonia di Galata , e i Ge- novesi per mezzo di ambasciatori vennero a nuova e piu vautaggiosa couvenziouc col grcco impcratore. Cosi si cliiude il libro 2.° in cui la storia e coudotta dai 1261 al 1004. l54 DELLA. COLONIA. Debole era pei'6 oltremodo il Greco Impcro, e i Tnrclii Ottoman! innalzati sii le ruine dei SelsiiuchicU faccvauo grandi piogressi e con niirabile prcstezza allargavano i lore conlini. Andronlco titnbante acco- glieva avidaniente i soccorsi die gli Alani gli prof- ferivano , e ad accrescere le sue angosce erasi fatta sposa a Carlo dl Valois , Caterina di Courtcnay , la quale nipote di Baldovino, ultimo de' Fiamminghi imperatori, recava in dote i suoi diritti su T impero oricntale de' quali lo sposo intendeva prevalersi. In quel frangente Ruggiero de Flores, in Italia piu co- nosciuto sotto il uome di Husgiero da Biindlsi , che gia distinto erasi nelle guerre in Levante e an- che nel scrvizio di Fedcrico dl Arasiona, re di Sici- lia, riunita avendo una compagnia composta di Ga- talani , di Italiani e d" ogni maniera di gente perduta di varie nazioni, massime di Almovari ( intorno alia cui origine sarebbe a Inamarsi che lo storico data ci avesse qualche notizia), olleri i suoi servigi ad Andronlco, il quale con gioja Taccolse, ne stabili ben tosto i patti e la sua stessa nipote gli diede in isposa. Benche que' nuovi ospiti venuti fossero per guerreg- giare e non per oggetto di trallico, non poterono i Ge- novesi mirare senza gelosia le carezze con cui erano accolti, e ben sapevano, che dopo i Veneziani, i Pi- sani e i Genovesi stessi, quelli di Catalogna potevano tenersi tra' primi popoli di tutto il I\Iediterranco , da' quali intraprese si fossero lunghe navigazioni , e che nelle precedcnti guerre i Catalani erano stati quasi scmpre propensi a sostener le parti di Pisa. Inaspritisi dunque gli animi, ebbe luogo tra i Genovesi di Galata e i Catalani un combattimento nella citta stessa di Costantiuopoli, nel quale s[)tMiti furono due capitani genovesi venuti per scdarc il tumulto, uno de' quali era pur decorato del titolo di grande almirante. Si porto a 3, GOO il nnnicro de' Genovesi caduti in quel giorno, ignoto essendo qucllo de Catalani. Andronlco teniendo nella citta nuovi scandali, spedi gli Almo- vari con una schicra di Alani a Cizico, ove gloriose DEI CENOVESI IX CALAT\. l55 vittorie contro de Turchi riportarono. Euggiero pero fii presto ricliianiato co' suoi solilati , perche movesse verso la Bulgaria; e la compagnia degli Almovari fermossi a so^giornare in GallipoU. Nate erano tut- tavia tra Y iniperatore e Riiggicro alcune contesta- zioni, e per parte de'Genovesi di Galata giunti erano ad Andronlco avvisi intorno ad alcune segrete trame deo^li Almovari , clie dicevansi doversi volgere contro Costantinopoli sotto il comando dell' infante di Ma- jorica, congiunto di Fcderico re di Sicilia. II de])ole e sconsigliato Andronico tratto allora con Bercngario di Entensa^ die piglio al suo soldo; cjuesti entro ben tosto nella grazia deir impcratore , tu insignito del titolo di Gran Duca, rivestito della toga senatoria e colmato di regali, ma poco dopo parti rcpentina- niente da cpiella corte. Giunse Hnalmente Ferdinando di IMajorica neir Arcipelago , e gravissimi sospetti cagiono quclla venuta ad Andronlco. Questi intavolo c[uindi iiuovi negoziati con Ri/ggicro de Floies, ma r infelice Ruggicio giunto in Andrinopoli fu morto da Gregorio, capo degli Alani, mentre sedeva a mensa coir impcratore Miclicle , e con esso spenti furono dagli Alani stessi molti de' suoi compagni di Catalo- gna. Quel fatto porto di conseguenza varie zufl'e tra i Greci e i Catalani, e I'uccisionc di varj mercatanti catalani stabiliti in Costantinopoli. Giunto era intanto Ferdinando di l\Iajorica in Gallipoli , e Berengario che iatta aveva ima scorrcria con molta crudclta contra le isole e le sponde della Propontide, supero da prima un capitano, Hglio dello stesso Andronico, spedito contro di lui ; poscia trovato essendosi non lungi da Gallipoli a vista di i8 galee genovcsi, tento da prima invano alcune praticlie con Edoardo Doria, ammiraglio di cpiclla piccola flotta, ma vcnuto con essa alle mani, fu vinto ed egli stesso fatto prigio- niero. Intanto i Catalani, benclic ridotti a piccol nu- mero , "■ucrrejrc'iavano contro dc Greci , e in due battaglie presso Monocastono ed Apri li superava- no, rimanendone anche ferito 1' impcratore 3Iichele: 1 56 DELLA. COLONIA. sessanta dl essi chiusi in Andrinopoli entro ben nm- nita torre dopo la morte di Ruggiero, indarno fceuta- rono di aprire uno scavo sotto ai fondamentl, peiche gli ahitanti clie il nome Catalaiio detestavano, radu— nata grande stipa intorno alia torre , vi appiccarouo il fuoco in cui i prigioaieri si lanciarono animosi anziche arrendersi. I Genovesi che promessa avcvano salva la vita a Berengaiio, ricusarono di consegnarlo, ben- che allettati con grandi promesse, tanto airimperatore Andronico, quanto ai Catalani stabiliti in Gallipoli ; ma inferme troppo erano le cose dell Inipero Greco , e ridotta a tristissimo stato la sua marina, cosicchc An- dronico rivolgersi dovette, implorando soccorso, alia rcpubblica Ligure. Siccome pero Genova ancora turbata era dalle civili discordie, nate per le fazioni Guelfa e Gliibellina, cosi quel comune rifiuto ad Andronico i ricliiesti ajuti, giudicando ch' egli condotto fosse a dispcratc condizioni. Opiciiio Spinola^ che forse dotato era di nii2;liore avvedimento, non pote die mitigare Tacerbita del rifiuto, procurando che si spedissei'o a Costantiuopoli lo navi lunghe, le quali deposto il carico loro in Galata, pronte si mostrassero a combat- tere per Y imperatore. Tentato aveva pure inutilmente Andronico di riconciliarsi coi Catalani. Questi conti- uuarono nelle loro imprese, e inseguirono gli Alani sino alle falde del monte Emo, ove li vinsero e li debellarono. Inutile riusci pure un assalto date dai Genovesi al forte di Gallipoli; ed e pur singolare la circostanza ranimentata dallo storico imparziale, che quel forte sfornito d'uoniini, fu difcso soltanto dalle niogli degli Almovari che cola erano rimaste. Beren- gario torno di la a poco in Gallipoli, e coi Cata- lani stanziati in quel forte venne a trattativa un abate del popolo di Galata, che cosi intitolavasi il prinio de' niagistrati ad imitazione dello stile usato nella me- tropoli. Quel niagistrato indusse i Catalani ad allon- tanarsi. 1 Turchi pero, separatisi dai Catalani, rinno- varono le olfcse loro e i loro attacchi contra F ini- pero, nia indugiato avcndo ad iniljarcarsi a fine di DEI GENOTESI IN GAL.VTA. iS/ passare lo strctto dell' Ellesponto , vinti furono da Files Palcolngo , e in parte da'Genovesi di Galata, con che si da tine al libro terzo, condotto sino al- r epoca del 1809. Si da principio al quarto con un breve ragguaglio intorno al commercio de' Genovesi su le sponde del mar Nero e nelle provincie interne delVAsia; si di- pinge quindi la iiiisera condizione d'Andronico il vecchio, venuta peggiore per le sue discordie con Andronico il giovane nipote suo , cosicche quell' in- felice principe non dubitava di collegarsi pertino coi Tuixlii. Ardeva intanto ostinatissinia guerra tra i Guclfi e i Ghibellini nella Liguria, ed avvisati essen- dosi alcuni di parte Guelfa di spedire armati a dan- ne^giare le colonic di Galata e del mar Nero, che tenevano per la parte avversa, trovarono la prima di quelle colonic ben difesa. I capi di quella spe- dizione, venuti ad alcime pratiche con Zarabi o piu probabilnicnte Gazi-Celebi, principe de'Turchi stabi- liti in Paflngonia, col quale unir si volevano per cor- rere di conserva a danno de' Greci non nieno che de' Genovesi, accolti da esso ad un convitto, furono tutti in mezzo a quel tripudio sgozzati, e in potere de' Turchi mcdesimi caddero sei delle loro galea che colle funi legate erano alia riva. Avvenne allora una riconciliazione tra il vecchio Andronico e il ni- pote Giovanni Cantacuzeno^ seguace di Andronico il giovane, e a quest' ultimo fu alloi'a data in isposa Anna, principessa di Savoja. Ma non duro a lungo quella riconciliazione , perche mentre lo sposo volto erasi a combattere i Turchi devastatori della Caria, alcuni malevoli diedero alle imprese di lui colore di neri disegni, e quindi destato avendo i piii acerbi so- spetti neiranimo del vecchio zio, lo ridussero a guar- dare il nipote come ribelle e a vietargli persino il ritoino in Costantinopoli. Al tempo stesso I'ammira- glio vencto, Giustiniano Giusdnianl, turbava la navi- gazione de' Genovesi di Galata; e poco dopo Andronico il giovine,che cinta avcva Costantinopoli d'assedio, l58 DEI.LV COI.OXIV giunse col tradimcnto ad intrculurvisi : Andronico il vecchio dopo due anni di niisera vita , ridotto alia cecita , lini di vivcre in mezzo alle ano;osce ed ai riniorsi. 11 nuovo inipcratoic atisioso di portare la guerra in lontane regioni, supcro da prima i Bulgari, poscia i Tuixlii stanziati nella Fvigia ; non ebbe uguale Ventura contro di quelli clie obbedivano ad Urcane nella Bitinia, ma recupero I'isola di Scio, che il ce- lebre Bcucdetto Zaccaria , genovese , ridotta aveva per cessione di Andronico il vecchio, sotto la propria devozione. Maidno , ligliuolo di Benedetto , cletto re e despota di B.omc[nii\ da Filij)po di Taranto, die per ra2;ion della moglie si intitolava imperatore di Co- stantinopoli, oppose alcuna breve resistenza, ma il suo fratello cedette il castello in cui faceva dimora, e Maitlno trovandosi assai piu debole di Andronico fu siiperato e fatto prigione. II fiatello suo pero avrebbe potuto ri)nauere al gov^erno dell' isola col patto di teuerla a iiomc dell impcro; ma avend' cgli riliutata la generosa offerta , come quella pure di es- sere tra' primi baroni della corte , fu con tre galee rimandato in Galata , ove dopo alcuni iuutili sforzi per riacquistare il perduto dominio, in pochi giorni niori. Cadono in questo luogo alcune giudiziose rifles- sioui dello storico intorno 1' indole di que' tempi ri- spetto alle Crociate e agli straordinarj etfetti clie ne se2;uirono. I Turchi che devastate avevano sino a quelTepoca le provincie di terra, cominciarono allora a correre i mari, non solamente a danno de' Greci, ma anche delle altre nazioni che le contrade del- r Oriente frequentavano. 11 re Roberto di Napoli , protettore de'Guelli nella Liguria, favoreggiava aper- tamente quelle nazioni; chiedeva al pontelice di pre- valersi delle decime del suo reame per iutraprendere ima spcdizione contro de' Turchi ; ma non secondato dal Papa in quella richicsta , perche una nuova cro- ciata preparavasi nella Francia, olTeri di coUegarsi con Andronico. Questi ne aggradi la proposta: ma DEI GENOVESI IE GALATA. I Sq rinianendo ignoto lo scopo deirarmamento di lul, ne presero ombra e gelosia alcuni Italiani, e quelli prin- cipalmente die approlittando della debolezza dell' ini- pero, occupate avevano alcune delle isole dell'Arci- pelago, e qnalclie parte delle coste dell' Asia minore. Quest! uniti co' cavalieri di Rodi e col duca delle Ci- cladi, arniarono alcune galec, altre ne trassero da Genova, e si impadronirono deirisola di Lesbo. An- dronico nondimeno sedo i riimori di que' di Galata , clie pure inqnieti mostravansi , ricupero Lesbo , e la pace tuttavia accordo a Domeiiico Cattaneo , geno- vese , signore del luogo nominato Foglie Vecchie nella Focea. flleiitre queste cose accadevano nel Levante , accesa erasi aspiissima gnerra tra i Genovesi e i Ca- talani : sopironsi allora le coutroversie tra i Guelfi e i Gliibclliui e si fece un compromesso per la de- finitiva coniposizioue in Roberto re di Napoli; in Genova fa stabilito un doge nella persona di Slinone Boccanegra, e dal trionfo de'Ghibellini in quella citta grande vaiitaggio traeva la colonia di Galata. Allora dal Greco iniperatore fu spedito ambasciatore , ad al- cuni sovrani deH'Occidente, Baiiaamo raonaco cala- brese, il quale in Avignone non lascio di lusingare il Papa, nutrirsi da quell' imperatore ardente dcsi- derio di far cessare ogni dissidio fra le due Chiese. Siccome pero la petizione del monaco inchiudeva the dato fosse ajuto agli scismatici prima chc essi abbinrati avessero i loro errori , cosi alcuni tra i cardinal! tenievano di niacchiare con cio la purita della fcdc. D'altronde concedere non potevasi il chie- sto ajuto , perclie insorta la guerra tra F Ins^liilterra e la Francia , il Papa gia accordata aveva al re Fl- lippo la facolta d' inipiegare nelle spese di quella guerra il frutto delle decinie , 2;ia da esso riscosse , per sostenere il dispendio della Crociata. Al ritorno di Baiiaamo in Costantinopoli si acce- sero nel clero greco le ridicole, nia al tempo stesso acerbissinie contese rispetto alia pretesa luce del nionie Tabor, per delJnire le quali si tcnnero invauo l6o DELL A nOLONIi non poclii sinodi. In uno di essi pcrorato avcudo con vcenienza I' inipe'iatore Aiidronlco , gia infermic- cio, in poclii gioiui fii tratto alia toniha. Nacqucro alloi'a lieiissime dissensioni tra 1' iniperatrice Anna, vedova di Andronlco e Giovanni Canlacuzcno, clie col senno e colla mano assistito aveva costantemente il defunto iniperatore ; perche certo Apocauco , uonio d'inlinia condizione, stndiavasi d'indurre nell'aninio deir iniperatrice il sospetto die tutte le mire del Cantacuzcno volte fossero a balzare dal trono la vedova ed i figliuoli. In mezzo alle discordie di quello Stato , i piii savj fra gli abitanti di Galata , non sapendo a cpiale appigliarsi dei due partiti , in- dagar voUero da qual parte stessero il diritto e la ragione, e per mezzo di due frati, uno de' quali era il superiore del convento dci Minori osservanti di Galata, giunsero a scoprire la fallacia di Apocauco e rinnocenza del Cantacuzcno. L' iniperatrice , in mezzo a tante turbolenze aveva per sino data opera onde ottcnere T allcanza e gli ajuti di Urcane iniperatore de'Turclii; nia ad esso volto erasi anclie Cantacuzcno , chiedcndone Talleanza. Che anzi il Turco avend'avuto la notizia della rara bcllczza di Jeodora, figliuola di Cantacuzcno^ gli fe' sapcre clie sc accettare lo voleva per genero, gli diverrebbe non solo fcdele alleato , ma come figliuolo tenero della gloria e de- gli interessi suoi, pronto sarcbbe ad assisterlo con tutte le sue forze. Ne e punto da niaravigliarsi di queste intinie relazioni di Cantacuzcno co'Turclii, perche gia iiella duljbia di lui fortuna, clii erasi mo- strato costantemente ad esso alTezioaato e procurata aveva la salvezza di lui, eia stato Amu?-, principe de' Turchi stabiliti nell' Asia Minore. Cade in quell' epoca la Crociata in Levante , co- mandata da Uniberto , Dclllno di Vienna. Rinnovate essondosi in Genova tumultuose fazioni , non piu tra Guclfi e GliibeUini , ma bcnsi tra nobili e popola- ri, e niohi dci primi cacciati dalla citta posta avcndo stanza in Monaco, donde la pirateria a man salva DEI CENOVESI IN 0\LATA. l6l esercltavano . ci si da opportunamente coutezza della spedizione fiitta dell amniiraglio Simone Vignoso con- tra i Grlmaldi ed altri rivohosi in JMonaco assembraii. Non aveado il Vignoso trovato resistenza ncl mare ligHstico, passo nella Grecia e s' impadroni deir isola di Srio , gia minacciata da Umberto ciie capitanava le navi veneziane. II Facciolad, amniiraglio del T im- pcratrice , giunto troppo tardi per salvare ai Greci quello stabilimento , predo alcune navi genovesi ca- riche di merci preziose , il che indusse i coloni di Ga- lata ad allamare Costantinopoli , ricusando di condurvi vettovaglie. Qnesti dissidj e il favore a cui salito era in quel frattempo il Facciolad presso 1 impera- trice , agevolarono il suo tradimento ed il ritorno del Cantacuzeno nella citta. Questi entro da prima in negoziazioni col papa Clemcnte VI-, onde ottcnere assistenza contra i Turchi , gia divenuti nemici ; poi diedesi con tutta sollecitudine alia restam-azione della greca marineria che in istato assai depresso trovavasi. Ma da cio destata venne la gelosia de' coloni di Ga- lata , i cpiali giunsero a commettere ostilita contro Costantinopoli, e a desolarne i cittadini , rincorati soltanto dallanimo virile dell'imperatrice Irene: trat- tossi una riconciliazione, che pero non fu conchiusa, tra Galata e Timpero, e i coloni costretti furono a spedire deputati a Genova ed ai Frieri, cioe ai frati cavalieri di Rodi , che qualche soccorso mandarono. Finalmcnte il Cantacuzeno venne a trattative coi de- putati di Genova, accordo pace alia colonia, ma alia repubblica chiese la restituzione di Scio. J\Icntre pero il Vignoso ricusava di render 1' isola ai deputati di Genova e ai messi del Greco imperatore; mcntre altri Genovesi , uniti ai Greci , tentavano di pigliarla a forza, e fmalmente costretti erano ad ab- bandonarla; i Veneziani studiavansi d'indurre il Can- tacuzeno a fiir lega con lore contro a' Genovesi ; e tpii la storia si stende a ricercare \ origine della nimicizia di Vcnezia contro di Genova , derivata in parte da mire di commercio e dalla guerra coi BibL Ital. T. LXIII. ii l6a DELL A COLONIA Tartar! nella Taurica ed alia Tana. II Cantaatzeno tuttavia ricuso V alleanza co' Veneziani , e questi col- legaronsi col re d' Aragona ; dal die nacque la spe- dizione di 25 galee, comandate da Marco Ruzzini, contra la colonia di Galata e le altre de' Genovesi lungo le coste di Grecia e di Tartaria. Facevansi frat- tanto in Venezia ed in Geneva grandi apparecchia- menti per sostenere la guerra divenuta fra le due Repubbliclie inevitabile ; spedivansi da Geno-ya a Ga- lata magistrati in qualita di sindaci del duca e del coniune ; ma i coloni , dubitando die ad essi avverso fosse r imperatore , non ristettero dal rinnovare atti ostili contro la citta di Costantinopoli, i quali iridus- sero il Cantacuzeno a collegarsi realmente co' Vene- ziani. Inutile riusci 1' assalto dato al sobborgo di Galata dal Cantacuzeno stesso e dal veneto amniiraglio Nic- colo Pisano. Parti quest' ultimo da Costantinopoli, e recossi a Negroponte, onde assumere il govenio delle navi mandate da Venezia e dal re d' Aragona ; ma quella fiotta scontrossi coll'armata genovese capitanata da Paganino Doria. Questa benche inferiore di nu- niero , venne alia pugna con esimio valore , e ad onta di alcuna perdita, s' impadroni di una galea nemica, coniandata da Giovanni Memo , e da lui ebbe notizia die i nemici deliberato avevano di entrare nella Pro- pontide , ed uniti a' Greci impadronirsi di Galata. Volse adunque il Doria tutte le sue forze alia difesa della Colonia, ma giunto alia meta della Propontide , da un vento gagliardo fu spinto verso Eraclea di Tracia , e costretto ad aucorarsi in quel porto , ove per r uccisione di due marinai mossa a tumulto la ciurma , non piu arrendcvole alle insinuazioni del capo , investi furiosaniente la citta dalla parte di terra, c senza quasi trovare ostacolo, se ne inipadroni. Tardi giunse il soccorso di armati spedito da Costantino- poli die discosta era un sol giorno di cammino, e invano i Veneziani tentar vollero un assalto per recu- perare quella citta. lutanto i Genovesi s''inipadronirono DEI GENOVESI ITf CALATA. 1 63 altresi di Sozopoli, che ricusato aveva il Greco pre- sidio, fidandosi nel valore de' suoi cittadini. Ma giunta era I'armata veneta e catalana nella Propontide, e il Doria ben tosto si dispose a pugnare coiitro di tutte le forze de' confederati : ebbe quindi luogo la celebre battaglia del Bosforo , della quale , benche sangui- nosa , incerta rimase la vittoria, citando pero il Sauli i diversi autori che Fassegnano a'Genovesi. Si volse allora il Doria a negoziare con Urcane , signore del Turchi , che sdegnato era contro de' Veneziani ; ma le navi di questi e de' Catalani partite gia erano dalle acque di Gostantinopoli. Allora il Cantacuzeno inta- volo e conchiuse nuovo trattato co' Genovesi , e in- tanto Genova assoggettata erasi a Giovanni Fisconti, arcivescovo di Milano , dopo di che stabilita aveva la pace con Venezia: con quest' avvenimento si da fine al libro quarto ed al primo volume della Storia. Comprende il libro quinto il periodo corso dal i355 sino al 1404. Le prime pagine di qucsto libro sono iuipiegate nella descrizione del reggimento della co- lonia di Galata , e in sul bel principio 1' autore con politico avvisamento e con buone ragioni prende a confutare Y opinione di coloro i quali vogliono che « la mercatura faccia gli animi meccanici e gretti, 5) alTezionati unicamente all' utile proprio , poco cu- » ranti di quello dell' universale , e che per cio 1' e- » sercitarla sia cosa al tutto indcgna delle persone, » alle quali per la chiarezza della stirpe corre Y ob- » bligo di nodrire spiriti alti e generosi. » Egli com- batte cotale opinione , che crede nata dalT errore , e percio 1' alto commercio che non va giammai dis- giunto dai travagli e dai pericoli piu gravi, distin- guendo dai traflichi riposati e minuti , de' quali soli anclic CiccroJie \i\sci6 scritto: mercatura si tenuis est, sordida putanda est. Par la egli poscia dell' anibizione smisurata del Catitaciczeno , che venuto era a contesa con Giovanni Paleologo , e spogliato lo aveva di qua- lunque potcre. Francesco Gattilusio , genovese , fu quegli che ricondusse il Paleologo a Gostantinopoli 164 DELL A. COLONIA e lo rlpose sul trono. Ma invano chiedeva questi dal papa Innocenzo VI clie accordati gli fossero gli ajuti dt'il Occideiite: invano chiedeva Venezia al Paleologo la ccssionc dell isola di Tenedo. Intanto il sultano Atnurat giandi progressi faceva neU'Europa, e non- dimeno a difesa dell" Oriente non si niosse se non Amedeo VI ■, conte di Savoja, cugino del Greco im- peratore , che ebbe a coadjutori in quella spedizione i Genovesi di Galata. AUontanati per poco raa non cessati i pcricoli , il Paleologo , temendo di essere oppresso, determinossi a passare egli stesso in Italia; ma contratti avcndo gravissimi debiti co'niercanti ve- neziani, ritenuto fu nel suo passaggio prigione nella lore citta , ne liberato venne se non per la filiale premura di Giovanni, suo secondogenito , giacche il primo rimasto era indiirerente all'udire la paterna calamita. Ebbero luogo in quel tempo le cospirazioni di Sauze , Hgliuolo di Amurat, e di Andronico , pri- mogenito del Paleologo, contr.o de'padri loro^equi r autore si stende a descrivere la condizione degli Stati d'Europa, e segnatamente di Genova, e le dis- eensioni insorte tra i Genovesi e i Veneziani nel- r isola di Cipro. Giunse a tanto il Paleologo di far rinchiudere il figliuol suo Andronico nella torre di Anemas ; ma questi rimesso in liberta per opera de' Genovesi fece a vicenda rinchiudere il padre suo nella stessa torre ove era stato egli da prima impri- gionato. Tento quel misero padre di ricuperare la liberta coirajuto di Carlo Zeno, e allora col mezzo di una bolla d' oro cedette 1 isola di Tenedo a' Ve- neziani. Nacquoro tuttavia in Venezia gravissime dissensioni intorno al possesso di quell' isola, e per la stessa cagione accesa essendosi aspra guerra tra i Veneziani e i Genovesi . ebbero luogo diversi combattimcnti tanto ne' mari d' Italia , quanto in quelli dell Oriente. Una pace fu allora conchiusa in Torino e pubblicata i!a Amedeo VI , nella quale si poueva ordine ai traffici ed alle corrispondenze col Levantc : ma diverse crano , riguardo a questo DKI GENOYESI IN OALATA. 1 65 proposlto , le mire de'' Vcncziani da cpielle tie"' Ge- novesi. Questi ultimi vennero quindi ad un ti-attato cogli Imperadori greci ; altro ne conchiusero col sul- tano Amiirat , altro con Jncmco , principe de'Biilgari, ed altro ancora co' principi Tartar! del Kiptchack. I\Iorto pero era iu quel tempo Amurat , e ad esso succeduto Bajazette , il quale dopo avere debellato r csercito cristiano in Nicopoli, mosso erasi a ci- gnere d' assedio la stessa Costantinopoli. Liberata fu quella citta per opera del capitano Francesco si- gnore di Lemingie , piu conosciuto nella storia sotto il nome di Bnccicaldo. L' imperatore Emanuele , in compagnia del suo libcratore, recossi allora in Fran- cia ad implorare soccorso ; ma Bajazette torno ani- moso air assedio di Costantinopoli , e forse avrebbe ridotta quella citta a mal partito , se sfidato da Ta- merlano clie collegato erasi co' Genovesi di Galata, non fosse stato vinto e fatto prigioniero. II Bncci- caldo fu allora eletto governatore in Genova , che ca- duta era sotto la dominazione del re di Francia , e una nuova spedizione si fece sotto i suoi ordini contra il re di Cipro, che tentava di togliere Fama- gosta a' Genovesi. Tale spedizione fu condotta a buou termine , mediante 1 intervento de' cavalieri di E.odi , e tolte furono a' Saraceni alcune citta e terra da essi occupate sulle coste dclla Siria. Brevemcnte accenneremo i fatti principali notati nel libro sesto ed ultimo, che si stende dal 1404 sino al 1453. Lo storico indica da principio i motivi per cui Costantinopoli non era in quell' epoca caduta sotto il dominio de'Turchi, e parla delle gare domestiche in- sorte tra i ligliuoli di Bajazette. In cjuell' epoca stessa Giovanni Paleologo contratto aveva matrimonio con Sofia figliuola del marchcse di IMonferrato. Tra i figliuoli di Bajazette il piu avventurato era 3Iao- metto I ; ma ben presto Bajazette ebbe a provare la ribellione di certo Mustafa , rhe pur nato dicevasi da lui , e che da Maometto stato era accolto nelle tcrre affidate alia sua ammioistrazione. Maometto mori I 66 DEtLA OOLONIA ben presto , e a lui succeclette Amurat II , die guerra niosse immantincnte contro Mustafa , passo 1" Elle- sponto , tragittato dalle navi di Giovanni Adorno genovese , governatore della colonia di Foglie Nuo- ve, e vinse il ribelle. Amurat assedio invano Costan- tinopoli : ne i principi d' Europa potevano in quel- ristante porgere alcun ajuto all'impero d' Oriente. Trista era pure la condizione di Venezia e di Genova, perche scoraggiate per lo sviamento de' Greci, non piu poncvano gran pensiero alle loro corrispondenze mercantili , e distolte erano da qualunque generosa impresa contra i Turclii pel timore di compromet- tere i benefizj , che ricavavano da particolari e mal sicuri accordi coi Turclii niedesimi. Vidersi allora i Veneziani tentare un inutile assalto contro i Ge- novesi di Scio. Questi dopo la pace conchiusa tra il Visconti e i Veneziani nel 1433 per opera di Nic- colo d^ Este , marchese di Ferrara e di Lodovico marchese di Saluzzo , una spedizione fecero nella Cri- mea , ove citta e tcrre conquistarono. Intanto 1' im- peratore Giovanni , succeduto a Mannele , chiedeva istantemente soccorsi al papa Eugenia IF, che ze- lante mostravasi per le cose dell' Oriente , ma acerbe gare sosteneva col concilio di Basilea: si vide quindi r imperatore stesso comparire in Italia , mentre il con- cilio trasferivasi a Firenze. Qualclie lusinga avevasi deir unione delle due chiese, perche in quel con- cilio appianatc si erano le piii gravi difficolta; rav- vivate eransi ancora le spcranze del Greco impera- tore per una lega formata dai Scrviani, dai Polacchi c dagli Ungheresi contra i Turclii; una vittoria erasi pure riportata da' Cristiani presso Sofia : ma una tre- gua inopportuna fu conchiusa coi Turclii, e Amurat, tornato nelP Europa, vinse a vicenda i Cristiani presso Varna. La morte pero venne precipitosa a troncare i giorni di alcuni sovrani contendenti; mori Giovanni Paleologo , al quale succedette Costantino, c mori poco dopo lo stesso Amurat, al quale succedette Mao- inetto II. Si accrcbbero allora i timori in Costantinopoli. DEI GENOVESI IN GAL ATA. 167 Maometto senza pertler tempo edifico una fortezza sulla sponda diritta del Bosforo , e apparecchiossi a cignere d' assedio quella capitale. I coloni di Ga- lata rinnovarono le capitolazioni loro co' Turchi , e mentre durava 1' assedio di Costantinopoli , quattro navi genovesi ed una greca rifornivano quella citta di vettovaglie. Maometto con uno sforzo inusitato 70 galee introdusse nel porto della citta assediata, trasportandole niaravigliosamente su pei colli di Ga- lata , e inntilmente il veneziano Cocca tentando di incendiarle. Alcune navi genovesi che erano in porto, furono mandate a picco , e Maometto si dispose ad un assalto generale. Qui dallo storico riportansi le ultime parole di Costantino a" suoi seguaci e segna- tamente a' Genovesi , tra' quali distinti eransi varj capitani ; ma uno di questi , cioe il Giustiniani , fe- rito in una mano , ritirato essendosi dalla pugna , benclie Costantino con calde lagrime cercasse di trat- tenerlo , i soldati italiani cominciarono a vacillare ; Costantinopoli cadde in potere dei Turchi, e Timpe- ratore, sopravvivere non volendo a quell' eccidio, re- catosi alia difesa di una porta , cesso nello stesso momento di combattere e di vivere. Maometto offeri buoni patti a' coloni di Galata, che questi accetta- rono : al tempo stesso il comune di Genova cedeva al magistrato di.S. Giorgio le colonic del mar Nero. Ma il feroce conquistatore , geloso de' negoziati che introdotti eransi tra la corte pontiticia ed Uzum-Cas- san , sovrano della Persia e suo aperto nemico, non tardo a distruggere tutte le colonic de' Liguri in Le- vante e ad occupare tutti i loro stabilimenti , la co- lonia di Amastri in prima, poi la signoria di Mete- lino , e tinalmcnte s' impadroni della citta di Caffa. Con questi fatti dolorosi si da fine alia Storia, giac- che la colonia di Galata cesso allora di esistere. Lo storico nella conclusione deH\opcra non ommctte di osscrvare , che pochi anni dopo le strepitose con- quiste di Maometto II, un ardito navigatore , nato, die' egli , in qiieste occidentali contrade delV Italia ( e 1 68 Dr.LL.V COLONIA. DEI CENOVESI IN GALATA. pcrclie non tlic egli Cenovcse?) offeriva al coniune (li Ccnova il mezzo di lifarsi tlcgli scapiti solFeiti , proincttendo la signoria cU tcrrc tuttavia igtiote; die aocettaudo si fatta olFcrta, il coiimne avrcbhc liiive- nuto di die nodrire il natio coragglo neiraninio del suoi abitanti, tenendo viva la tianima die sino a que' tempi incitati gli aveva a magnanime azioni ; die in quel modo la rcpubblica , prevencndo i tentativi di altre genti , serbato avrebbe all' Italia il grado di dignita die Ic e dovuto , e die ia parte si f'onda sul dominio di possessioni lontane; ma die fu lagrime- vole condizione di que' tempi , die 1' ingeguo e la virtvi degl Italiani , non in pro della patria , ma sola de' forestieri adoperar si dovesse. Noi usammo alcuna volta in questo breve sunto la dcnominazione di Liguri; nia non ci e sfuggita losservazione, die Tautore reputando forse estensiva od ampia di troppo 1' intelligenza di quel vocabolo , die pure e indicativo di popolo e di nazione, in tutta la sua storia affetto di nominar solo i Genovesi , geloso forse del principio , die per la maggior parte a' suoi concittadini dovuta fosse 1' origine e la lunga conservazione della colonia di Galala. — Ai sei libri della Storia vedesi aggiunta una serie di docunienti, in parte inediti, in numero di quindici. I principali sono trattati e convenzioni tra gl' imperatori greci e il comune di Genova, od aiidie tra gl' imperatori medesimi e i Genovesi di Galata. — Nel dar prin- cipio a quest' articolo diinostrato abbiamo quanta sia Fimportanza di quest' opera , e quanta la saviczza e rimparzialila colla quale e tessuta , ne altro ci rimane ad aggiugnere se non die lo stile deir autore e ener- gico , conciso , facile , quale insomma desiderarsi potea in una storica narrazione. i6() Opel a ornamentale dl Giuseppe Borsato , pubbllcata per ana delV I. R. Accademia di belle artl di Ve- nezia in LX tavole intagliate in rame , con Cenni storici dell' ornato decorativo italiano di Giuseppe Vallardi. — Mdano , i83i, presso gli editori Pie- tro e Giuseppe Vallardi, in f° imp. Prczzo ital. lir. 36. Magnifica edizione. N !oi siamo d' avviso che nulla plii giovi a fiir co- noscere lo stato ed il massimo iucreniento della ci- vilta ne' diversi popoli , quanto la loggia de' loro ornamenti si nelle decorazioni dcgli edilicj e si an- cora nelle suppellettili ed in qualsivoglia altro genere di arredi e di addobbi. Imperocclie le stanze anche de' pill magnilici palagi apparirebbero monotone e tristi , quando nude ci si presentassero d' ogni mo- bile ed ornamcnto. Ne la sola ar( hitettura poti'cbbe rendere agiato il vivere delTuomo o bastevolniente allettare lo sguardo di lui colla sola grandiosita del disegno. La religione stessa non disdegna gli sfarzi della decorazione nel culto estcrno, e quasi piu bclla e piu maestosa appare, quanto piii squisiti e piu ric- chi sono i sacii ainesi di cui ella s' adorna e pom- peggia. L' arte percio di condurre gli oinamenti nac- que col nascere dell' architettura, con essa progredi in ragione dclT umano incivilire , e con essa decadde vcstcndosi di strane e bizzarre forme , e alia moda servcndo e al capriccio dc' tempi. A' di nostri poi I'arte degli ornamenti, merce d insigni artefici e speciabnentc del cavaliere Ciocondo Albertolli , che per ogni diritto considerar dcbbesi come il vero ed il primo suo rigeneratore , e pervenuta a quel piu elevato punto di squisitezza e perfezione, oltrc il quale sarebbe pericolosissima cosa lo spingerla. Nondinicno lo spirito di novita e lo sfrcuato ardore di vinccre tutio cio die in addictro I'u dagli altri nclTarte praticato poterono sull aninio di alcuni de' nostri auchc piii rinoiuati artellci al segno d" indurli 170 OPBRA. ORNAMENTALE a toccare in taluna delle loro piu recenti opere la linea della sconvenevolezza, con grave pcricolo de' glovani clie tiitto reputano oro cio che dalla mano de' lor maestri veggono uscire. L' I. R. Veneta Accademia percio recato avea alle arti belle un prestante servigio col promovere la pubblicazione dell' Opera ornamentale del sig. Giu- seppe Borsato, professore in questo genere di disegni valentissimo. Tale opera venne di fatto nitidamente impressa , gia sono alcuni anni , sotto la direzionc del ch. sig. Cipriani professore d' intaglio in quella medesima I. R. Accademia, Ma la stampa che ne fu fatta in Venezia mancava d' un Proemio o Discorso preliminare che \ origine , i progressi e le vicende additasse dell" arte in Italia : cosa al certo di non lieve importanza , merce della c^uale gli studiosi possono air esercizio ed alia pratica unire la teorica e 1" eru- dizione , senza de' quali due sussidj indarno aspire- rebbero al nome di maestri. II sig. Giuseppe Vallardi incoraggiato da varj ri- nomati artisti e specialmente da alcuni professori della stessa veneta Accademia fece \ acquisto di tuttc le tavole della suddetta Opera ornamentale^ e nel ri- produrla procure di supplire a cio che nella veneta edizione desideravasi , corredando la sua con alcuni Cenni storici dell ornato decorativo italiano. Egli per- tanto , delinito prima cio che intendere debbasi col vocabolo ^ornato, fassi a dimostrarne lantichita ed a distinguerne i varj generi : osserva poi che 1' or- nato collegasi necessariamente coll' arti tutte st libe- rali die meccaniche. E quanto all' Italia, che non fu minore "[iammai ad oo:ni altra nazione nel coltivare le ingenue discipline, egli fa ascendere la prima epoca deir arte ornamentale sino ai tempi degli Etrusco-Pe- lasgi^ colloca la seconda dopo Dcmarato , allorquando le arti sopite od obbliate ncll' Italia, e fiorenti nella Grecia fecero da questa ritorno neU'Etruria. A con- fermare I'anteriorita dell' Italia suUa Grecia in questo genere di lavori, ed a dimostrarc che in cio i Greci furono discepoli degl Italiani, egli giovasi de' non I DI GIUSEPPE BORSATO. I^I dubbj argomenti che somministiati ci vennero dalle Antichltd etrnsche , non ha guari trovate negli scavi fatti dal principe di Canino, sulle quali abbiamo noi ancora ragionato in questo Giornale. Tali antichita appartengono ad un' epoca , in cui la Grecia era barbara ancora e pressoche selvaggia , e ci presen- tano ornanienti in ogni genere singolarissimi ; arnesi si in bronzo che in oro , giojelli , collane , armille , orecchini e siraili , di lavoro poi si squisito che , al dire del nostro autore, il celebre Cellini non sarebbe mai riescito a fare allrettanto. Non avendo noi sott'oc- chio tali ornamenti giudicar non possiamo della lore eccellenza sulle opere del Cellini , ne sapremmo se r autore aver possa niolti seguaci di questa sua sen- tenza : certo ch' essi lanno bellissima testimonianza del lusso degli Etruschi e della civilta cui eglino per- venuti erano in que' si remoti tempi. Imperocche tutte le circostanze ci diniostrano che nel luogo ove sco- perte furono tali antichita sorgeva un tempo Vitu- lonia citta priniaria dell etrusco impero, la cui esi- steuza pcrdesi nel bujo de' sccoli si fattamente che gli antichi storici dichiararono di non conoscerne la vera posizione. Che se i nionumenti del principe di Canino appartengono alle antichita vituloniane, siccomc essi medesimi ne portano cjuasi impressa la testimo- nianza , conviene altresi concedeie che eseguiti furono in un' epoca , nella quale a gl' Italiani (siccome si » esprime T autore ) padroni dei loro marie di altri 5) piu lontani, combattevano gli Argonauti , commer- » ciavano in I\Iitilene e in tutte le parti dell* Arci- » pclago, e portavano dappertutto la luce benetica » delle belle Arti , che la Provvidenza sembra aver » accordata all' Italia, non gia di volo come alia Gre- » cia , ma perpetuamente. » Rivcndicato cosi all' Italia 1' onor suo suUa Grecia, r autore osserva che i Romani usarono per lungo tempo d' ornamenti e di arnesi semplicissimi bensi ma di forma etrusca , iinche impadronitisi della Gre- cia e dal lusso soverchiati divennero servi de' Grcci stessi in tutto cio che alia moda e alia magnilicenza 1^2 OPHRV OnNAMENTALE dcgli addobbi appartcner potea. Ma que' medeslrai ornamcnti , comcclie grecizzanti, per cosi dire, eranoi tuttavia Italian!; perche i Greci, che poi fatti eran-^ sene maestri, appresa ne avcano I'arte dagli Eiruschi, conservate avendone ben anche le forme. Col de- clinare del romano impero decaddero le belle arti ancora , finche per l" invasioue de' popoli stranieri fat- tosi uno strano mesciiglio del romano o greco stile coir asiatico e col settentrionale , ne vennc iin ge- ncre nuovo , bizzarro, ridondante spcsso di fVastagli, benche non privo di grandiosita e di appariscenza. Esse seguendo coUo scorrere degli anni le sue pro- prie fasi , per cosi esprimerci , prese a mano a mano i nomi di Greco moderno , di Godco priniidvo , di Bizantlno , Semigotico , Moresco , Aixibo , Saraccno , Normaimo. Da tutti tjuesti generi nacque il Godco' moderno , il quale conserva bcnsi la forma del pri- niitivo , ma piu di esso presentasi ricco e leggiero , e per moltitudine e finezza d' ornamenti superiore ad ogni altro genere e antico e moderno. E qui I'au- tore vien accennando i piu celebri monumenti or- namentali dal secolo X al XV, registrandone ad un tempo i nomi degli artelici. Ma il vero risorginiento dell' arte ornamentale ebbe luogo nel secolo XVI, da che quel divino ingegno di Rafaele ne trasse i tipi dalle terme di Tito. E appnnto dalla scuola di lui si diffuse rapitlamente per r Italia tutta il buon gusto anche in questo genere di opere e di discgni. Se non che alia restaurazione s' attenne troppo da vicino un nuovo decadimento. « Ilavvi un punto ( scrisse opportunamente il signor Piomagnosi ) nel quale i promotori delle opere belle divengono loro corruttori. Se da prima Tamore di rag- giugncre f ottimo negli operatori , e la brama di go- dere in un modo piu segnalato il suffragio del pub- hlico, sospingono a variare e variando a migliorare, giunge un. tempo che per variare si peggiora. » (i) (i) Romagnosi , Scricti scelti e rarl^ Pccia , Bizzoni, 1826, pag. 63 e sfg. DI GIUSEPPE B0R5AT0. I --3 Cosi cU fatto avvenne. II Buonarrotti stesso introdusse pel primo qualche cosa di capriccioso nelle architet- toniche decoiazioni. Ebbe egli una numerosa schiera di seguaci , siccome abbiam altrove osservato , ed il vizioso stile ando vie piii peggiorando a danno del buon gusto e della vera semplice eleganza. I\Ia verso la meta del secolo XVIII riaccesosi in Italia r ainore pe' nionumenti de' bei secoli dei primi Augusti al dissotterrarsi clie se ne fecero gli avanzi in Roma e nel Lazio , e risorte quasi a nuova luce le citta di Pompei, di Ercolano, e di Stabia , anche r arte ornamentale ebbe novella vita, e per cosi dire nuova e piu bella generazione. A promovere si fe- lice rinnovellaniento giovarono non poco alcuni va- lorosi artelici , e fra questi un Giuseppe Vasi e un Giambattista Piranesi, i quali prendendo a tipi que' preziosi avanzi deir antichita pubblicarono con nitidi intagli vasellanii, candelabri ed ogni genere di sup- pellettili e di ornati. Piu ancora giovarono le pub- bliclie Accademie od erette o rinaovate verso il ca- dere del passato secolo. Tra queste seppe ben tosto distino;uersi la ]\Iilanese fondata dall' auo;usta Maria Teresa , e la sola die per piu e piu anni avuto ab- bia prima delle altre una pubblica scuola di ornato. E cio possianio noi affermare senza veruna tenia di riportarne taccia di spirito o prevenzione di iiiuni- cipio. Da quell' epoca vide la patria nostra spargersi un ccrto qiial seme di buon gusto ben anche nc' fale- gnanii e negli altri suoi piii bassi artigiani. Nel ri- pctere le quali cose dobbianio pur nuovanicnte ri- cordare e con vencrazione e riconoscenza il nonie del cavaliere e prolcssore Giocondo Albertolli , il Nestore do' cliiarissimi protessori di questa I. E.. Accadcniia. tgli non colla pratica soltanto, ma con opere stam- pate sollevo Parte ad un grado altissinio, segnaiido quella linea, oltre la quale, siccome gia accennamiiio, e nrduo periglioso cimento lo scorrcre. E qui Y au- torc annovera gli artelici die camminando suUc orme 174 OrERA ORNAMENTALE eCC. deirAlhertolli o furono o sono tuttora di lustro alia patria nostra , ne dimcntica quegli altri die in que- sto genere di lavori piu distinguonsi ne' varj altri paesi della penisola. Ritornando poi al veterano mae- stro , al fondatore della scnola osserva die agV in- segnamenti di lui attinsero ben anco i celebri Per- cier , Fontaine e Bloreau , a' quali cotanto debbono le officine di drappi , di suppellettili e di mobili di ogni specie, ond' era la Francia va cotanto fastosa. L' Inghilterra e forse tra le colte nazioni la sola che ineno giovata siasi de' progressi che 1' arte ornamen- tale venne a' di nostri facendo, sebbene abbia essa avuti insigni e benemeriti personaggi che colle opere e colle ricchezze loro le cose di Napoli e della Gre- cia illustrarono. L' Inghilterra non ha in cio fatti che passi retrogradi : ella ritorno al pessimo gusto che dominava prima della meta del secolo scorso. II peggio si e che fra di noi ancora vanno insinuandosi i capricci e le stranezze di quella d'altronde coltis- sima nazione : die veramente bruttissima cosa e il vedere alcuni de' nostri ritorcere schizzinosi il guardo da ogni patrio lavoro, e correre puerilmente in traccia di tutto cio che le oltramarine fantasie vanno pro- ducendo di piii stravagante. Questi sono i precipui punti su quali aggiransi i Cenni storici del sig. Vallardi. II sue stile e facile e piano senz' alcuna presunzione di eleganza o di ri- cercatezza. Ne egU aspira punto al titolo di leggiadro scrittore , bastandogli d' esprimere le sue idee coa diiarezza e precisione. Su di cio noi dunque noa gli faremo aggravio alcuno. Brameremmo bensi di sapcre la ragione per la quale in questa sua edizione deir opera del Borsato lia egli omessa 1' erudita e bella Descrizione delle Verc di pozzo che a chiari- mento di siffatti monumenti nell opera stessa conte- nuti , trovasi aggiunta alia veneta edizione. E tanto piu importante ci sembrava talc aggiunta, quanto che essa si rifcrisce ad alcuni discgni dc' quali non po- trcbbesi altrimenti conoscere lo scopo od il destino. 175 Saggi di Michele de Montaigne, traduzlone di Giro- lamo Can IN I nuovamente purgata e corretta. — Ml- lanoy i83i, per Nicolb Bettoni. 11 mondo ricevette un gran beneficio da que' filosofi che primi hanno trovata 1' arte o dato Y esempio delle classificazioni, delle division! , del metodo. Comunqiie sia un opinione certaniente falsissima quella che fa della menioria un non so che materiale e quasi una cera in cui si stampino le inimagini delle cose; non- dimeno per modo di paragone quella dottrina non sarebbe da dispregiare. Altri poi considero la memoria come il zibaldone su cui 1' uomo e solito registrare ogni giorno cio che fa, o sente, o legge, o pensa, di mano in mano che per qualcuna di queste vie gli occorre qualcosa che sia degna d' esser notata. In capo air anno il suo zibaldone ribocca di annotazioni: esso e un tesoro di belle immagini, di vive espres- sioni, di utili verita; ma il giovarsi di quel tesoro non e sempre in arbitrio di chi I'haraccolto, bensi di mille akre circostanze che spesse volte contrastano iiiirabilmente col suo bisogno. Quel poco, per cagione d' esempio, ch' io so di storia I'ho studiato col maggior disagio del mondo. II mio padrone di casa era invasato da una specie di frenesia di voler essere un celebre sonatore di flauto e soffiava dalla mattina alia sera , sicche le facolta del mio spirito erano sempre in lotta con quella nojosa distrazione. Ora ciascuno si pu6 immaginare s' io mi richiamo volentieri alia memoria quel sonatore e quel flauto: ma a forza di respingere la reminiscenza di quella noja ho disavvezzata la mia memoria dal riandare ai fatti storici dei quaU parec- chie volte potrei forse giovarmi. E ne son testimonio queste mie stesse parole; perche s'io avessi potuto recarmi a mente qualche storico personaggio (e ve n'ha senza dubbio pill d uno ) di cui si narrasse una consimile circostanza, non avrei citato me stcsso. 176 S.VGCI DI MICIIELE Spcsse volte pertanto noi troviamo cli avere enipiuto imiarno il nostro zibaldone; pcrche alcune circostanze clie sono rnori di noi e del nostro arbitrio ci rendono inalagcvolc rapprolittarne: cd io credo clie se 1' uomo non s' e cambiato del tutto , V arte del dimenticare non debb' esscre stata mai tanto diUicile quanto pareva a Temistocle. . Contro quel prepotente imperio delle circostanze esteriori e di giovamento incredibile cio die hanuo trovato i lilosoli iintorno al classilicare, dividcre, or- dinare con opportune metodi le cognizioni clic si vengono di niano in mano acquistando. Perocche quella stessa legge d' associazione per la quale a nie e inipossibile ricordare alcun fatto istorico senza tro- vai'nii dinanzi rinconiodo sonatore di flauto, quella leg'',e jnedesima agevola la rimembranza a chiunque abbia ordinate con metodo le sue cognizioni. Tutte le circostanze di tempo e di luogo svaniscono a fronte di un metodo diligentemente osservato; e si trovano molti i quali procedettero con si bell'ordine e con tanta felicita nei loro studj , clie basta una sola parola per metterli in grado di tesservi sopra col sussidio dcUa loro memoria un trattato. Ne alia memoria soltanto e giovevole lo studiare con metodo; ma ne riceve grandissimo ajuto anche il raziocinio. Un libro clie cominci da una buona dicliiarazione del sojrsietto, clie lo divida nolle sue naturali partizioni, poi di ciascuna tratti con ordine e con metodo, e concliiuda alia line riepilogando cio cli' e di mag2;iore momento , non giova soltanto alia memoria per licordare alT uopo cio cli' esso dice, ma soccorre anchc al raziocinio per farsi capace di quanto esso inscgna. Contro coloro clie hanno avuta la fortuna di studiare in siffatti libri, o sotto maestri abituati a insegnar con quest' ordine , non e da pigliare contesa senza grande riserbo; e T uomo ingeguoso ma obbli- gato di andare all' uopo raccapczzando le sue co- gnizioni dal campo di una memoria disordinata, avra sempre la peggio quaudo si trovi alle niani con uuo DE MONTAIGNE. I 77 studiatore metodico che si fortifica a fronte del suo nemico in uu campo di definizioni e divisioni bene ordinate. lo non sono per altro si caldo nell' amore del me- todo e di quello die alcuni forse diranno scolastico apparecchio, da non vederne i difetti; e so che il beneficio recato da quella scienza che insegna a de- finire e ordinare, fu da molti abusato per modo da servire spesse volte all' inganno ed a diffondere errori in luogo di verit^. E difBcile, e grandemente difficile che un giovine il cui raziocinio non fu per anco rinvigorito dalF esercizio, il cui aninio, inesperto del mondo e desideroso del vero, non sa persuadcrsi che un uomo possa pigliar la fatica di scrivere grossi volumi pel tristo piacere di diffondere il falso; e grandemente difficile io dico che un giovine possa resistere ad un errore insegnato coll' ordine e col metodo ch'io accennai poco innanzi. S'aggiunga che alcuni non si vergognarono di fondare anclie 1' arte di trarre in inganno; e il mondo e stato senipre si stoho da pagare chi sapesse nicglio insegnare alia gioventu come s'ingannino i giuclici, come si faccia impossibile all'avversario il chiarire il vero, come il giusto e r onesto si costringano a perdere le naturali loro sembianze e si facciano tacere sotto il peso di una folsita rappresentata con arte. Per qucste ragioni puo revocarsi in dubbio se alia buona erudizione ed a studiare per modo che n ab- bian politto non solamente 1 ingegno e Tintelletto, ma ben auche il cuore e la morale, giovino meglio i libri metodici e ordinati per delmizioni e divisioni , o quegli altri die sono quasi 1' immagine di un di- scorso alia buona e senza pretensioni, dove un uomo ingegnoso e sa|)iente versa il tesoro delle sue molte cogtiizioni; quali sarebbero gli opuscoli di Plutarco ed i saggi di Midiele Montaigne, Kispetto agli opuscoli di Plutarco non e mia in- tenzione di favcllarne: solo dlro che amerei di vederne una buona scelta di uno o due voluinetti stanipati Uibl. JtuL T. LXllI. I a 1^8 SACCI DI MICIIELE con clillgcnza; perclic mi pare ccrtissimo clie ncssuno terrebbe a vile un libro di materia dilettcvole ed utile insieme. Ma quel trattato dell' EI e tanti altri che gli somigliano, chi potrebbe sperare o pretendere che li legga un giovane, a cui il desiderio di parer sapiente non puo servir di rimcdio contro la noja? In qiianto poi al Montaigne i suoi Saggi sono una cosa stupenda : lo dicono tutti , ed io posso affermare d' averlo sentito ripetere fino da moki che certamente non li hanno mai letti. Un antico disse che quella eloquenza e massimamente mirabile la quale piace e fa forza anclie a colore che 1' ascoltano mal volen- ti eri. Quanta poi non debb' essere la bellezza di un libro che piace anche a coloro dai quali non fu mai letto? Ora a me parrebbe utile che il numero di questi lodatori a credcnza diminuisse, e per quanto mi sia caro il Montaigne e mi piaccia di eiicomiarlo ogniqualvolta me n' e data occasione , torrei nondi- meno di sentirmi di tempo in tempo contrariare, patirei volentieri di trovar qualche volta a cui cgli non paresse ne utile, ne degno di lode, purche potessi accertarmi ch' esso e letto da molti. Qualcuno mi disse un giorno: II Montaigne e pieno di erudizione, di belle scntenze e di concetti vivaci e nuovi, ma non attiene sempre quel che promette. Perche mai avviene talvolta che le sue parole sono intorno a tutt' altro argomento da quello ch' ei s' e proposto? — Cestui avea , se non altro, cominciato a leggere il nostro autore, e pero la sua obbiezione non vuoisi lasciare senza risposta. II Montaigne non ha voluto comporre un trattato; ma registro nel sno libro quanto avea letto e meditate intorno a tutt' i soggetti ai quali la mente di un uome studioso e meditative si puo rivolgcre nel corse di lunglii anni, non impediti mai ne da sventure, ne da facccndc. Accostandoci dunque al sue libro, noi dob- biamo immaginarci di conversare con un amice ri- dondante di erudizione, dotato di un modo d' espri- mersi cliiaro, fiiceto, eflicacci ma tagliato, come suoI DE MONTAIGNE. I79 dirsi, alia buona, ed avvezzo a lasciar die il discorso erri liberamente dove lo porta 1' occasione, anzi clie starsene costretto ad un tenia proposto. Se tu vai oggi da lui per sentirlo parlare intorno a qualche materia nella quale vorresti essere in questo di ani- niaestrato, potra accadere che tu ne torui col desiderio rion socldisfatto. Egli comincera alacreniente a trattar la materia proposta ; ti recliera alcuni esenipi sugge- ritigli dalla sua immensa lettura; fara alcune osser- vazioni cliiare, giuste, a proposito; ma poi quaudo egli ti avra fatto piu che mai desideroso di udire, si mettera forse d' improvviso in silenzio, o divaghera a tutt' altro argoniento. La colpa, se tu te ne adiri, e pur tua, dacche credesti die cestui tenesse bottega della sapienza come altri del pane, sicche ad otte- nerla bastasse averla richiesta. Se tu ne sei veramente desideroso, torna frequentemente a lui, ascolta con vera attenzione i suoi discorsi, ed abbi di certo che air ultimo ti troverai istrutto sopra ogni argoniento. I cestui discorsi soniigliano a quelle nevate nelle quali vedi qua larglie falde cadere Tuna a ridosso deU'altra, la in vece dilTondersi una quasi sottilissima polve, sicche diresti die in una parte il suolo sara coperto di molta neve, in un'altra ne sara appena imbian- cato : e nondimeno poi vedi alia fine die nevico da per tutto cgualmente. Chiunque pertanto vuol saper su' due piedi come si definisca la costanza, quante cagioni possano originar la tristezza, quali siano i rimedj contro la vanita, ecc. cerchi i libri dei trattatisti e soddisfaccia come puo al suo desiderio; il libro del Montaigne non e fatto per appagare la sua curiosita. Ma chi ama vedere e toccar quasi con mano le cose com' esse accadono veramente nel tumulto di questo niondo, non come le sogliono architettare i sapienti appartati nelle loro biblioteche, legga e rilec^ga questo volume e ne trarra gran profitto. Qui sarebbe forse opportuno il trascri- verc alcuni precetti del buon Plutarco intorno aW iidirc ed al leggere^ pur mi aattiene il timore di non l8o SAGGI ni MICHELE ridurre in un gretto conipendio cio che Y autore ha condito di bclla e piaccvole crudizione. Bastera dua- que aver fatta menzione di questi trattati , e 1' ag- giurigei"e die appartengono ai piu belli e piu utili che PlutaiTO abbia scritti ; ed io pono qni in yece una considerazione che non mi pare di aver trovata in quel Idosofo, e puo in qualche niodo risolvere la quistione ch' io mi sono proposta nel principio di qnesto discorso. Le buone definizioni, le divisioni opportune, e per dir breve il Metodo, agevola senza dubbio gli uffici deirintelligenza e della memoria, sicche a buon di- ritto fu da qualcuno chiamato via et ratio docendi et discendi. D' altra parte Y esperienza dimostra che sotto la penna di un accorto scrittore , il quale sappia strascinarci a dare un solo passo nel falso, la severita del metodo si converte spesse volte in istromento d'inganno, e serve in mirabil maniera ad evangelizzare gli errori. Qual sara dimque il migliore cousiglio a cui dobbiamo appigliarci , affiiiche le nostre letture facciano buon fiutto , e noi fuggiamo il pericolo di essere facilmente ingannati ? Una sola, per quanto mi pare, e la via che ci pn6 menare a tal line, e consiste nell'aver cura di formarci una inente logica dentro di noi, la quale senz' avere bisogno deir opera altrui, e senza correr pericolo di cadere negli altrui inganni , sappia analizzare, divi- dere, ordinare tutto quanto essa legge od ascolta, qua- lunque sia il metodo sotto cui le viene messo dinanzi. E intendo per incnte logica non solamente qnella che sappia col raziocinio suo proprio fare giudizio delle altrui opinioni; ma quella eziandio, la quale da un lato abbia accuratamente diviso in varie parti il suo campo, dair altro sappia con sicurezza distinguere le nuove idee che a quello sono recate dai seiisi, e se- condo la loro natura, collocarle in bell' ordine nei luoglii ad esse convcnicnti. Qualora una mente sillatta ci manchi, noi ci trovJamo sempre nell' uiio di questi due pericoli, o di essere ingannati dalT altrui metodo DE MONTAIGNE. l8l in modo da creder vero il falso e falso il vero, o di accogliere quasi inudlmente deiitro di noi un gran numero di concetti e di idee ; le quali per non saperle noi ordinare, o si cancellano di leggieri dalla memoria, o vi stanno sempre in quella confusione con cui vi sono entrate. La meiite lo^ca, come io la intendo, richiede dunque innanzi tutto una cognizione enciclopedica dello scibile uniano, tanto clie basti a conoscere le principali di- visioni delle niaterie cli' esso abbraccia e i caratteri che le distinguono Tuna daR'altra: sicche in qualunque modo, in qualunque tempo cl venga offerta una nuova idea, una nuova opinione, noi possiamo subito re- gistrarla, per cosi dire, a suo luogo e giovarcene o per accrescere le nostre cognizioni , o per rettilicarle air uopo. Ben veggo cli' io potrei dire molte parole e citar molti autori a sostegno di questa dottrina , senza conseguire quella evidenza che porta seco mi esempio; e la fortuna mi e in questo cosi propizia, cli' io posso, senza veruna fatica, recarne uno che mi pare assai bello, cominique non possa dirsi perfetto. Le opere di Cicerone sono ridondanti di greca e la- tina iilosofia; e trattano di una prodigiosa varieta di materie ; ma quanti sono coloro che dopo averle stu- diate possano con sicurezza alTermare : Cosi e non altrimenti la pensava il grand' uomo intorno al tale- o tal altro soggetto ? Le opinioni di M. Tullio sono sparse in numerosi volumi, composti sotto grande va- rieta di tempi c di circostanze; sicche quello che in un luogo e asserito senza alcun limite e talvolta , o pare almeno , rcvocato in duljbio , o modiiicato in un altro: e sebljcne in qualche trattato 1' autore pro- ceda con metodo quasi iilosolico , nondimeno prefe- risce il piu delle volte il dialogo ed ama gli orna- menti oratorj; per entro ai quali poi sviasi facihnente I'attenzione dc' leggitori, sicche non possono sempre cavarne le opinioni dello scrittore con quella preci- sione che si richiede a volersene far succo e sangue. Vide questa difficoha un Alemanno, c scrisse un l8a SAOGI DI MTCHELE prcgevol libretto , intitolato Dei merltl di HI. T. Ci- cerone verso la filo Sofia {i) , per ridurre sotto alcuni capitoli le opinioni di quell' autorc intorno ai prin- cipali argomenti da lui trattati. Puo darsi ( io per altro cio non vorrei atfermare) che il dotto Alcmanno non abbia raccolti tutti quanti i luoglii di Cicerone che potcvan tornare opportuni al suo disegno ; ma chiunque possiede quel libro puo da se stesso emen- darne il difetto , registrando sotto le varie divisioni le idee c le sentenze dinienticate dall'autore, di mano in mano cli egli le viene leggendo. Ora queste divisioni apparecchiate dall' erudito te- desco in servigio di chi studia le opere di Cicerone, tengono luogo in questo caso di quella ch' io nomino mentc logica; della quale e necessario sia premunito chiunque desidexa di bene erudirsi , e di evitare tanto il pericolo di leggere indarno le opere scritte senza rigore di nietodo , quanto queir altro di la- sciarsi illudere da false opinioni metodicamente espo- ste. Bisogna che ciascheduno conosca le principal! divisioni di tutta I'umana sapienza, e sia nutrito di buonc e bene intese definizioni , alle quali poi sap- pia ridurre e paragonare tutto quanto gli vien pre- sentato o dalla conversazione o dalla lettura. Di una mente siffatta ha gran bisogno chi legge il Montaigne ; il quale non ha scritto un trattato di filosofia , ma tratto di cpiante materie s' incontrano nei volumi de' filosofi; e parte col disordine in cui succedonsi gli argomenti nel suo libro , parte con quel suo costume di lasciare si spesso indecise le quistio- ni , puo ( quando non accada di peggio ) rendere in- fi'uttuosa la fatica di im leggitore superficiale e non bene apparecchiato. Qualcuno vorra forse notare che queste parole, ponendo il Montaigne fra gli scrittori (i) L'autore e Rafaele Kuehner. La sua Memoria stam- pata ad Ambnrgo nel iSaS fu premiata : Commentatio regie prccmio omnia. — Vedi Bijjlioteca italiaaa tomo 59.", set- lenibre i83o, pag. 38i. HE MONTAIGNE. l83 pei'icolosi , contraddicono al desiderio da me espresso poc' anzi , di vedere moltiplicato il numero de' suoi lettori ; ma e molto agevole dimostrare che questa contraddizione e soltanto apparente. I Saggi del Mon- taigne sono un gran libro ; ma vi stadia con poco prolltto chiunque non e capace di raccoglierne e bene ordinarne le sparse dottrine col soccorso di una mente logica : vi studia poi anche con qualche pericolo chi vi si accosta sprovveduto di quelle chiare e sicure definizioni che sono la miglior salvaguardia contro lo scetticismo degli scrittori. Quindi io non esiterei ad atfermare che il Montaigne debbe leggersi non dai giovanetti , ma da colore che gia sono forniti di stud) sufficienti , tanto per saper bene ordinare e quasi digerire la molta e varia dottrina di quell' au- tore , quanto per non lasciarsi tingere dal suo scet- ticismo , dal quale non puo niai difendersi chi non s' e gia csercitato a ragionare da se. A diminuire questo pericolo gli editori della versione che qui s' annunzia hanno qua e la tralasciati alcuni passi , nei quali il sistema dell' autore appariva piu mani- festo , o toccava argomenti di troppa importanza. « Basta (dicono essi) che ne siano avvertiti i lettori, da' quali noi confidiamo riportar lode per aver pur levati da quest' opera , che potrebbe esser letta con tanta utilita e piacere dalla studiosa gioventu, anche tutti que' brani in cui e dimenticata la decenza nelle idee e nella espressione. » Qui sarebbe forse a proposito il dire qualcosa in- torno a questa usanza di riprodurre cosi mutilate le opere dei grandi ingegni: alia quale alcuni si abban- donano con inciedibile audacia , altri si oppongono con una risolutezza che si dovrebbe dire impudente, se non apparisse in vece sconsiderata. Tranne alcune opere che il mondo dovrebbe dimenticare del tutto, il pericolo nelle letture e quasi sempre subbiettivo assai piu che obbiettivo, cioe sta nella debolezza in- tellettuale di chi Icgge , anziche nell' indole perniciosa del libro. Purche i giovani si lasciassero consigliare Io4 SACGI DI MTCIIELE DE MONTAIGNE. da persone colte e assennate , e frenando 1' impro- vida loro curiosita , in vece di correre come i piu. fanno a salti e a capriccio , a tutti gli autori che sen- tono nientovare , proccdesscro con buon ordine a seconda dei loro progressi nelle fdosofiche discipline, non vi sarebbe quasi mestieri di presentar loro mu- tilati c mancanti gli autori. Ed anche fuori della mo- rale, anche nel solo rispetto del lettcrario profitto farebbe un gran guadagno colui che leggesse ogni cosa con ordine e a tempo : non i romanzi prima della storia, non i giudizj di Guglielmo Schlegel pri- ma dei tragici , non 1' Heeren ( Influenza delle Cro- ciate) prima del Michaud; per uon dire di alcuni disordini molto maggiori. i85 Colonne presso la basilica di S. Lorenzo in Milano. IX problema sulla vera od originaria posizione delle antiche famosissime colonne presso la nostra basilica di S. Lorenzo e linalmente disciolto. Quelle colonne sorgono appunto la dove innalzate furono all' epoca in cui costrutto venne il nionumento cui esse appar- tenevano. E male non ci siamo noi apposti, allorche nel tomo 67.°, pag. 177 di questo giornale affer- mamnio die il fatto essere non poteva altrimenti. Le controverse opinioni non da verun altra causa derivarono, fuorche dal non essersi giammai praticato un diligente o convenevole csame intorno alia natura delle sostruzioni di quel colonnato. Gli eruditi gio- carono quindi di congcttura , e talvolta , siccome di E. Q. Visconti avvcnnc , su nial fondate od erronee supposizioni. Ma dappoiche rinnovandosi il selcia- niento dell' interno corso di Porta Ticinese , fu con ottimo consiglio in varie parti scandagliato il soste- gno del nionumento da una numerosa e scclta com- missione d' uomini d'arte, emerse la vcrita nella sua pill limpida chiarezza. La conimissione trovo clie il muro da cui formasi il non mai interrotto basamento delle sedici colonne, e costrutto in quella forma clie praticavasi bensi al tempo de' Romani , ma non mai nelle epoclie poste- riori. L' inferior parte della sostruzione e composta di muramento in calcc con mattoni poggiati di costa ed inclinati , c con ciottoli e frammenti di marmo : sovr' esso muramento poi sta un corso di pietrc. La parte superiore comincia con due strati di pictre, i quali pcro non continuano tutto lungliesso il sostegno; indi si mostra evidcnte e in tutta la massa un' opera signina (i) solidissima. Questa nc' luoghi ove soggiace (i) L" opera signina ha per base un ceniento coniposto ili nialta c cU niinuti frantiimi di terra cotta , nel (jiiale l86 COLONNE PRESSO S. LORENZO alle colonne e coronata da una lastra del marmo stesso delle colonne. L"ispczione della parte interna ha potuto llbera- mcnte praticarsi merce d' un' ainpia demolizione di tutt' i nioderni lavori; e si trovo che la medesima opera signina, perfettamente uguale a quella del ba- samento , forma il iiucleo del pilastiino che succede al pie dritto verso il ponte e fa con esso uu sol corpo. L' istessa opera signina si palesa superior- niente nel piedritto dell' arco ove inanca la cortina di mattoni. L' esistenza di siffatto niuro , da cui tna- nifestasi I'antico edificio, che continuava oltre il co- lonnato , cospira pur fortemente a distruggere Y ipo- tesi popta da taluno in campo intorno al rialzamento delle colonne sulTantica linea: perciocche in tal caso il muro di rialzamento apparirebbe circoscritto al seniplice colonnato, ne sarebbesi inutilmente spinto oltre le arcate che lo conterminano. Bellissinia occasione pertanto si e ora presentata agl' intelligenti dell' arte e delf antiquaria, de' quali non pochi si annoverano nella patria nostra, di ap- plicare i loro studj non piii a mere ipotesi , ma a cose di fatto e della massima certezza , rimaste es- sendo libere per qualche tempo ed all'occhio esposte di chicchessiasi le scoperte fondamenta. Eglino rivol- gere potranno ancora I'attenzione loro agli archi che racchindono il colonnato; perciocche quello che riguar- da il ponte e a perfetto semicircolo, giusta la pratica dogli antichi , e manifestasi pure d' opera signina , mentre laltro , a' bassi secoli appartenente, e a sesto- aciito ed a mattoni combaciati in bianco cemento- Gf intelligenti vedranno pure qual peso dare si debba alia differenza che vi si riscontra uegV inter- colunnj , su di che taluno ha creduto d' appoggiare nnotaiio, per lo piu senza legji;e, i mattoni. Veggasi Plinio, lib. 35, cap. 1 2 , ed aiiche Vitruvio e Columella. Dicevasi opus signinwn , da Signia citt.a de' Volsci nel Lazio, ove stato eranc da prima introdotto V uso. IN MILANO. 187 r asserzione sul trasporto delle colonne. Tale diffe- renza noii oltrepassa d'un decimetro il medio inter- vallo. A noi bastera I'osservare che simlli trascuranze s' incontx-ano ad ogni passo negli anticlu edificj , ed anche ne' piu cospicui e de' niigliori tempi. II Pan- teone stesso , il piu grande ediHcio che riniasto ci sia intero della romana architettura , ha disuguali gV intercolunnj , e ci presenta ancora un altro ben piu notabile deviamento dalle regole foudamentali , nella dimensione di una delle colonne angolari, che e meno grossa delle intermedie (i). Ne d' importanza alcuna sembraci 1' osservazione da altri prodotta sul- I'estensione libera dell' intercolunnio di mezzo; giac- clie cotale larghezza era qiiella appunto che meglio ad esso conveniva , siccome quello che servir dovea di passaggio o d' ingt esso. Cosi di fatto praticato vedesi in altri antichi edilicj quasi contemporanei (2). Clie anzi le leggi piu rigorose dell' arte vennero su- box'dinate spesso all' uso anche nei monumenti piu cospicui della greca architettura e nei bei tempi di Pericle , come nell' interno del Partenone in cui fu- rono ommesse le colonne di fronte alle porte. Le particolari circostanze poi che vanno tuttora rilevandosi su que' romani ruderi potranno agli an- tiquarj ed agli architetti nostri somministrar novella luce intorno alia natura od alia vera destinazione deir edilicio, a cui quelle colonne facevano corredo. Eglino troveranno ancora che 1' apparente soverchia altezza del colonnato sul piano dell' antica strada , anzichc avvalorar 1' ipotesi di un rialzamento, che sarebbesi inutilmente spinto oltre i giusti limiti , e convenicntissima a quella che dar si dovea al porti- co, onde il suo basainento vie meglio emergesse, e dair esterna parte , ossia dalla strada , fosse debita- niente separato. (i) Veggasl il Miliza, Roma delle belle arti , ecc. , pag. 53. (2) Veggansi le Rovine di Palmira, I'Acquidotto e il tem- pio di Giove a Spalatro , ccc. 1 88 nOLONNE PRESSO S. LORENZO eCC. Per tutte le quali cose svaniscono quelle varle ipotcsi clie state erano imaginate su questo monu- mento sia del trasporto delle colonne da altro liio- go , sia del rialzamento loro sull' antica base. Tali asserzioni non lianno appoggio alcuno nella storia , e confutate vengono dalla forma stessa della sotto- posta costruzione , clie non mai fu in uso dopo del Romani, meno poi ne' bassi secoli, a' quali da taluno attribuirsi vorrebbe quel supposto movirnento. Che se mai esso da altri volesse ora rifeiirsi a' tempi a noi piu vicini, un assucdo ancor piu grave ne nasce- rebbe. Perciocche a tale ipotesi si opporrebbe ugual- niente il fatto , per cui non ci ha esempio dell' opei'a signina nel modo praticato dagli antichi; ne alcuna delle molte demolizioni fatte in questa citta di edi- fizj appartenenti ad epoclie posteriori alle romane ne ha dato il niinimo indizio: 1' ipotesi sarebbe ancor piu contraddetta dall' ineguaglianza degli intercolun- nj , clie non mai s' incontra ne' moderni edificj. 189 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECGANICHE. Z)e' Read che nocciono alle industrie , alia circola- zione delle ricchezze ed al cambio delle produzioni. Considerazioni delV avvocato Lodovico Bianchini, socio dell' Istituto dincoraggiamento e dell' Accadcmia pontniiiana. — Napoli, looo, tlpografia nella Pietd de Turchiiu , strada Medina, n.° 17, di pag. 120. Prezzo grana 35 (italiane i. 64). N< lei dar conto di quest' opuscolo del sig. avvocato Lodovico Bianchini noi prima di tntto credianio di esporre alia considerazione dei nostri lettori quanto r egregio autore rifeiisce suU' antica legislazione ri- guardante le industrie del regno di Napoli. Cio ab- braccia le leggi e le ordinanze emanate incominciando dal XVI secolo e venendo lino al XVllI, lo che ri- guarda il reggimento economico della spagnuola do- niinazione. Le tremende ed inevitabili sanzioni della natura contro le male provvidenze economiche si rendono visibili dagli effetti di cjueste pretese provvidenze. In fatto di pubblica economia non si puo impune- mente errare. Ogni mala provvidenza presa anche con buone intenzioni ve ne da tosto avviso colla fame, colle malattie , coi delitti e colle sommosse popolari e colla difficolta di esigere i tributi , col- I'impoverire dell'erario pubblico e cpiindi con ini- potenza pecuniaria e militare dello Stato. Le male provvidenze sogliono ( come attestato viene dalla storia ) verilicarsi soprattutto in tre ma- niere. La prima col concedere ad una classe parti- colare il potere di condensare indetinitamentc ric- chezze c sanzionarne i vincoli , come per escmpio 190 De" RE\TI cue NOCCIONO AM.E INDUSTRIE, nei baroni inglesi e ncl clcro svedese prima di Gu- stavo Vasa. La seconda nianicra si verilica col con- centrare sovcixhio potcrc indisciplinato nei govcr- natori delle provincic, per cui non vi e frciio nellc esazioni , ne sicurezza pci possessori , come negli Stati asiauci spccialmente niusulmani. La terza linal- nieiite si verilica col direttaniente ingerirsi delT auto- rita ncUa sfcra dell' industria c del commcrcio , non rispettando la grande linea della pura ginstizia civile e criminale , come pur troppo praticarono i Tudor in Inghiltcrra e il Governo spagnuolo si in Ispagna che in Italia. E siccome nelV opera del sig. avvocato Biancliini si parla a lungo in linea puramente storica del go- verno spagnuolo nei regno di Napoli, cosi notar dob- biamo che, tutto ben considerato, si veri6carono ad un sol tratto tutte e tre le funeste maniere sovra ricordate , come ampiamente provar si potrebbe colla scorta della Stoi'ia. DagV interessi materiali ordinati nasce la possibi- lity di ordinare i morali ed i politici. E un errore il credere che si esigano studj improbi per I'ordi- namento degV interessi materiali. La suprema prov- videnza della natura altro non esige se non prote- zione e giusdzia. Con questo solo e semplice mezzo essa comparte bonta, sicurezza, ricchezza e potenza. Guai al povero genere umano se la natura avesse commesso alle spinose ed intralciate opinioni degli economisti il destino delle nazioni ! L' unico bene delle ottime teorie consiste e consistera eternamente nei dimostrare che coll* osservanza sola della giustizia si ottiene lume, bonta e potenza-, e coll' inossei'vanza si produce barbaric , soffercnza , miseria e deperi- mento. Tutta la faccenda della vita civile sta in mano della natura non contrariata , come il ben vegetare delle piante e le buonc funzioni nostre animali ven- gono compiute dalla sola natura. Quali mai economiche teorie conosconsi dai Naghas e dai Cosschas del paese di Assam? E qual popolo ALL.V CIRCOLAZIONE DELLE ETCCIIEZZE, ecC. IQI o tribu esistette mai pin onesta , piu attiva e piu invidiabile ? Trista verita non mai siiientita ! L' in- gerenza , oltre la protezione alia giustizia , esercitata dai governi negli affari economici fu sempre e poi scmpre disastrosa si ai cittadiiii che al principato. Eingraziamo il Cielo che questa verita sia almeno in parte sentita; e non dimentichiamo i dolorosi esenipi dei nostri maggiori. Ora ascoltiamo quelli ricordati dill sig. avvocato Bianchini nel regno di Napoli. /. Prescrizioni sii i lavori. Le praminatiche, egli dice, sotto il titolo De magistris artiwn sono quelle che danno le regole circa la qualita ed il prezzo delle luanifatture. Esse contengono quasi una rac- colta di casi particolari da cui vedesi , che quantunque que' legislatori in diversi intervalli di tempo avessero la intenzione di niigliorar qualche ramo d' industria ed evitare il monopolio ; pur nondimeno cogli espedienti che prescri- vevano, aumentavano maggioimente il danno. Nel 1 641 i consoli dell' arte degli scrittorarli di ebano rappresentarono essere un grave inconvenience il lavorare e vendere tal mohiglia a soniiglianza di quella d' ebano , sia adoperando legname nero, sia cosi tingendolo. Sopra di che il Vicere Duca di Medina penso anch' egli che sif- fatta mobiglia dovesse essere soltanto di ebano; onde pre- scrisse che si fossero venduti soli scritlorarii di tal legno, ingiungendo forti pene in danaro ai contravventoii. Nel 1643 i consoli dell' arte grossa dei cuojai denun— ziarono essere un gran danno pel pubblico il venders! cuoi fuori deila conceria , cioe fuori del recinto dove dimora- vano tutt' i mercanti di tal genere; e lo stesso Vicere con pramraatica del 2 3 dicembre dello stesso anno fu docilis- simo a sanzionare il divieto con pene ai contravventori. Egualmente il Vicere Duca d' Arcos nel 1647 ( prammatica 20 settembre detto anno) richianiando una grazia conceduta da Ferdluando I e Carlo V ordino sotto pena ai trasgres- sori clie fra lo spazio di quindici giorni tutti e qualsivo- gliano tcssiiori, e maestri di teJaj dimoranti ne' borghi e distretti della citta di Napoli rivelassero col dar nota reale e distinta ai consoli e deputati dell' arte di tutt' i tellaj che tencvano , e che per lo avvenire fossero stati ancora 1()1 DE REATI CHE NOCOIONO ALLE INDUSTHIE, sottoposti a tal rlvela coloro die volessero esercitare sif- fatta industria , e cio ( soiio le precise parole ) per po- terli iisilare piit conwdamerUe. E volendo poi lo stesso Vi- cere dar esecuzione alia delta grazia prescrisse colla solita niinaccia di pena, clie I'arte della seta esclnsivamente si esercitasse nella citta di Napoli e suoi borghi, e die per tntto il regno fosse proibita ad oggctto di cvitare inconve- nientl ( prammatica dello stesso giorno 20 settembre 1647). Ne la smania di regolamento qui si fermo, perocdie sotto pretesto di favorire il conimercio estcrno del nostra paese , ordiao lo stesso Vicere die tutti i tessuti di lana, seta , oro ed argento dovessero essere lavorati uniforme- inente, e secondo tutte le rcgole di quelli del regno di Spagna , altriinenti non fossero in questo ricevnti; quindi fece pubblicare tutte le ordinaiize die in quel regno for- mavano legge , le quali si veggono inserite nella pramma- tica ottava sotto lo stesso titolo De inogistris artium, II. Fissazione del prczzl. Ancor piu strano e lesivo al commercio fu senza diibbio la lissazione de'prezzi, che in tutti i casi faceasi, de'quali ne indichero taluni per esempio. La peste avea desolata la nostra capitale ; finita che fu si uiaravigHo il Vicere Conte Castrillo che il prezzo delle merci non ritornasse egualmente al primiero stato. Quindi ordino con pramma- tica del 20 giugno i658, die i mercanti tanto di drappi, Irene , pizzilli e bottom ci' oro ; quanto di drappi , trene , calzctte , pizzilli bottoni e zagarelle di seta non dovessero in modo alcuno , ne per quahivoglia causa e pretesto ven- ders le indicate robe a maggior prezzo di qiiello che ven- deansi prima del passato contagio , e che dovessero essere della niedesima qualita e perfezione , portata , peso e mi- sura ; sotto pena di due. 1000 per ciascuna volta che coa- travvenissero. Colla stessa prammatica poi , e con altra del 20 set- tembre dello stesso anno , l' indicato Vicere voile tassare ben anche il compenso dell' opera d'' industria e del ser— vizio personale, ordinando sotto pena di tre anni di ga- lera ecc. die i tessitori (precise parole), lavoranti, e qua- lunque altro operajo di knori d oro e di seta , come altresi cuoiui , scarpari , pianellari , cappellnri , mercanti di lana e^ tele blanche, faenzariy vetrari , cretari , merciai, calzctlari'' ALL\ OIRCOLAZIONR DKLLE RICCIIEZZE, CCC. 1C)3 di filo bambaggia e saette , maestri carrozzieri di legname , ferri e guarniinenti , tessitori di tele , fabbricatori , tiniori , cucitori , sellai , maestri d' ascia , ed in generale a tutti gli arti'j^iani, come ancora a tiitti gli agricokori ed operai di campagna , die non presumessero , ne ardissero di pigliarsi jnii pagamento di quello die si dava prima del passaio con- taggio. la fiae anclie i cocchieri furoiio obbligati a non ri- cevere piu di sette ducati al mese sotto la stessa pena di tre anni di galera. ///. Lavori nuovi dl seta proibiti. Ma chi crederebbe clie la nuova invenzione , o foggia de' lavori di seta fosse caratterizzata per delitto ? Eppure a ricliiesta deirEIetto del popolo , e col voto e parere del Regie Collateral Consiglio, il Vicere D. Gaspare de Haro considerando essere cio piii pernicioso dell' introduzione de' drappi e vesti d' oro forestiere da quali consunti si potea cavare qualche ritraito ( sono le precise parole scritte nella praminatica VIII sotto l' indicato titolo ) , ordino qiiindi che per lo avvenire non si fossero venduti nc fabbricati drappi di seta di altra coiidizione , qualita e perfezione di quella prescrilta negli antichi stabilunenti , ed a prezzi die comune- mente sono stati prima soliti ed ammessi , sotto pena di du- cati mille per ciasdieduna volta ed altre ad arbitrio di esso Vicere anche corporali. Intanto il coinmercio de' lavori di seta , precisamente quelli tlnti in nero , un tempo tanto richiesti dagli stra- nieri, o come s' esprimono le prammatiche da tutto il mondo , era divenuto abbietto al massimo segno ^ per lo che si penso seriamente di rinvenirne la cagione , la quale si credette che nascesse dal non osservarsi i banni (*) delta regia Camera della Sommaria , in ordine alia tlntnra. I tin- tori opposero in vece che se non davano la tinta in re— gola nasceva da che trovandosi fissato il prezzo di grana sedici per ogni lihbra , da cui dovevano dedurne due a fa- vore delta Regia Corte , non potevano percio procacciarsi tiuto il bisognevole per ben tingere. SifFatta ragione pero non valse , e col parere di una Giunta appositamente creata (*) Cioe Gride, ossia Ordiiianze. — Questa e le altre note se- pnate coir * sono delF estejisore deir articolo ; le altre sono del- r autore. Blbl. Jtal T. LXIII. 1 3 194 ^^ RE ATI CUE NOCCIONO ALLE INDUSTRIE, fii emanato nuovo banilo della Camera clella Soiiimaria in data del di 5 novembre lyoS, col quale f« sanzionato ua procedimento per la formazione della indicata tinta, or- dinandosi ai tintori di uniforniarsi a qnesto sotto pene non itidiirerenti. E degno di osservazione in tal proposito die il procedimento prescritto non rignardo pnnto la qnalita delle materie per migliorare la manifattura , ma semplice- mente la diversa spesa per far conoscere, che quella la quale pagavasi noa era esorbiCante, e che i tintori fro- davano il pubblico. Pertanto questa legge fu ben lungi di porre terniine al male, ed in vece il commercio maggiormente s' inviliva. Erano spariti per non piii ritornare que'felici tempi in cui le nostre nianifatture di seta per opera di Ferdinando I d'Aragona superavano quelle di qnalunque altra nazione (i). Non si cerco la vera causa di questo tristo avvenimeuto , ma si credette poteisi ricliiamar le cose alia pristina flori- dezza coi soliti regolamenti. Qulndi le diverse prammaticlie che si leggono sotto il titolo serlficium all' uopo sanzionate in diversi tempi, produssero cattivo anziche buon risulta- mento. Danno esse le regole da serbarsi pei varii lavori di seta circa la qualita, iattura , dimensione, tintura , dazii da esigersi , modo di vendere , di regolare i giudizii ri- spetto alle contravvenzioni , ed altre cose simili. Wla a che valeva minacciar pene, e dare tante regole, mentre d' al- tra parte si vincolava la circolazione di tali manifatture , si mettevano infiniti ostacoli alia loro estrazione, e si gra- vavano di forti tributi ? Giunsero questi a tal punto che venne mosso il magnanimo Ferdinando I, di cui compian- giamo la perdita , ad abolirli interamente con prammatica del 20 maggio i8o5, dichiarando che fosse Ubero ed in- violabile il commercio interna ed esterno delle seterie. (l) Per far conoscere in qiial florido stato fossero le manifat- ture di seta presso di noi , credo opportiino riferire i nnmi dei tanti e divevsi oggetti die si lavoravano e comnierciavansi siccoiue sta scritto nelle pranimatiche. — Drappi propriaiiLente detti, velluti colorad , ed rltri , tilette , e pelliccie , ovvero felponi , dainaschi , mezzi dainaschi, drappo detto primavera^ rasi lavorati^ rasi piani, rasini , rasettl , lastre e iiiezze lustre , tab't Iworati , stoffe e mezze stoffe ^ omuerro 0 f^ruditur (oggi gros de Kaples) cordoiiato , a scacchetti , viperato , spinato , rasmuer , tab'i piani , lame e mezze lame, pii^nasdd^ e ciambellotti , bonatti e borrattiiii , telette plane. ALLA^ CIUCOLAZIONE DELLE BICCHEZZE, ecC. ir)5 IV. Leggi suntuarie. Altro male non Indifferente alle nostre manifatture venne cagionato dalle leggi dette soatuarie che dal i559 ^" P°' ia diverse epoclie furon sanzionate ( si leggono in venti- nove praminatiche sotto il titolo Lex siiinptuaria), colle quali pensava il legislatore di regolare il modo di vestire delle diverse class! di persone iie' diversi tempi e casi ; di fare i fiinerali ed i regali di sponsalizio ; di addobbare le case e carrozze ; di tenere e vestir servi , cocchieri ed altri famigliari. Credevasi nocevole il lusso; professavasi il principio d' incoraggiarsi le manifatture nazionali, ed intanto proibivasi principalmente ( sono le precise parole delle prammatiche ) ogni sorte d' imbroccato , broccatello , tele , e telctte d! oro , d argento , vellud alti e bassi, ed ogni ultra cosa , dove entra oro o argento tessuto , et ricami, e frangie , cordonl , cordoncelli, et qaalsivogUa altra cosa d" oro, et argento filato , cosi vero come falsa ; e che nulla per- sona di qiialsivogUa grado , e condizione cosi mascolo come femmina le possa portare, n'e vestire. Et medesimamente se proibiscono tutti ricami di seta trene trenette catenettc , cor- doni, et frangie di seta: che non si possano fare sopraveste , robbe , et saij di vellnto , ne d' altra seta ecc. ecc. ecc. V' Tassa del salctrj e matcrlali di fahhrlchc. Altre ordinanze dello stesso genere furono occasionate dal terremoto del 5 giugno 1688. La concorrenza, la ne- cessity , ed altre circostanze derivanti dallo stesso avveni- mento fecero incarire i prezzi delta mano d' opera , e dei material! per riparare gl! edifizj caduti. Si credette die cio potesse arrestare le fabbriche :, quind! il Vicere Conte di Sant'Esteban avviso che fosse un mezzo facile e spedito per rifal)bricare prontamente la citta , e per avcrsi nonne fisse ed invariahili per I' awenire , quello d! ordinare die non si alterassero i prezzi de' material! e delle fatighe degli tcrzclle , scje , zcgrini e zec^aelli , taffeta , spoiidgUoru , spomi- filioucini , drappi di portanova , broccatelli , chiaposelle , calzette , camiciole , rezzole , guanti , bottoni , trine , passaiiiani , galloid , franc e ., drappi lai-orati , ed iiiibroccati d' oro ., d' argento e di seta. La fattura, elcganza, e belltzza specialmeiue dc"' color! de'cjuali non si son visti iignali in seguito, di taliini di questi lavori , si amniii-a tuttora nelle chifse c nei palazzi niagaatizii. 196 DE REATI CUE NOCCIOXO ALLE INDUSTniE, Opera! , e che si riducessero alia dovuta giustizia e pro- porzioiie. Ed affinche venisse cio eseguito, nomino una riunta dl ciii ciascun compoiiente , sopra qualsivoglia ri- corso di parte interessata , potesse tassare col parere di periti a sua elezione il giusto prezzo de' materiali e della fatiga , procedendo senza stiepito e figura di giudizio , ma sommariamente , simpliciter, et de piano, esclusa ogai appel- lazione o gravame, volendo che le decisioni avessero pronta esecuzione. Impose altresi la raulta di due. 5oo, e la pena corporale ad arbltrio per tutti colore che nascondessero, o ricusassero di vendere tali materiali. VI. Disgiunzione delle artl-e mesderi e maestranze. Ne 11 legislatore di que' tempi si liraltava alia sola fis- sazione de' prezzi , ed a prescrivere metodi per le raaai- fatture , ma sanzionava ancora la dlvisione , e suddivlsioae di arti, e rami d' industria ^ di maniera che gli operai di uno stesso ramo d' arte o d' industria , prendevano diverse denomiaazioni. Per esempio 1' arte de'calzolai suddividevasi propriamente in due, quella de'' scarpari , e quella de'pta- nellari. Altro erano gli ottonai detti dell' arte grossa , ed altro i tornieri di ottone ecc. ecc, e non potevano lavorare se non quelli determinati oggetti clie dalla Camera della Sommaria loro venia prescritto ; suscitanJosi spesso qui- stioni, e forti litigi se un oggetto di iiuovo lavorio appar- tenesse all' una o all' altra suddi\isione (1). Ciascun' arte o manifattura , ed il minimo ramo fra esse, aveano le loro capitolazioni e statuti , consoli e magistrati delegati a parte •, in guisa clie il monopolio era cost bene ordinato ch'era Impossihil cosa preservarsene, e le stesse arti e manifatture restavano serapre inceppate ed avvilite. VII. Estrazione proibita o vincolata delle merci. Rispetto air estrazione delle merci , non niai regole di- rette a promovere la nostra industria i anzi alf opposto (i) Questo male non afflipgeva solamente Napoli , ma quasi tutta rEuropa. Soprattutto in Francia eia una speculazione delJa finanza di creai'e , e -vendere cariche, arti, e mestieri , e sud- dividerli ancora. II uiinistro Pontcliartrain diceva a Luigi XIV: Tutte le volte die V. M. crea una carica, il Cielo crca del pari uuo sciocco per coniperavla. ALLA CinCOLAZIONE DELLE RinCHEZ7,E , eCC. I97 sessanta prammaticlie . ed altre leggi , e rescritti mostrano la rovina che 1' imperizia di que' legislator! per secoli le cagiono. Crecleiido essi che le merci potessero mancare al coasumo nazionale , or ne proibivano 1' uscita , ed ora la gravavano di forti dazj. Quasi sempre dando ascolto ai clamori degli aflittatori e proprietarj degli arrendamenti , che soli vpleano esercitare il monopolio, emanaron le piii inique ed assurde leggi per frenare il contrabbando suUa uscita di taluni generi , e giunsero finanche ad ordinare che per provarlo bastar potesse soltanto il detto del denua- ziante, e di un testimone (prammatica del i3 agosto 1696). Noa solo r oro ,6 1' argento in verghe , vasi , utensili , ed ia nioaete fu vietato di portarsi fuori del regno ; ma ezian- dio niolte delle nostre manifatture, e piii d' ogni altra cosa le naturali produzioni die tanto abbondantemeate ha sem- pre dato il nostro paese, e che avrebbero potuto divenir forti capi di commercio. Sovente il divieto si estendeva anche nell' iiiterno tra i diversi paesi, ed a taluni di que- sti si accordava I'esclusivo privilegio di poter produrre e commerciare determinati oggetti. Qnalche volta potevasi e vero ottener licenza in Iscritto per r estrazione ; ma per ottenerla vi eraa sempre degli ostacoli , e facea mestieri del pagamento di non lieve som- ma di danaro (1). Fill. Prezzi su' raccoltl futiiii proibid. In riguardo pol alia compravendita dei generi quel le- gislatori si limitavano a punire le frodi per lo spaccio di oggetti cattivi, adulterati o guasti ; ma non ebbero mai in miVa raumeato, o ribasso de' prezzi proccurati con artifizio per far monopolio, perche, come aljbiamo osser- vato , a questo credevan facile riniedio la fissazione del prezzo (2). E da osservarsi pero che nei contratti di com- pravendita fu prescritto , che se il compratore non avesse data r aira , o non avesse ricevuto il possess© della roba (i) Bisogna ricordare che il Re Ferdinando I di gloriosa me- movia iiel i8o5 con sua prammatica permisc la esportazione della moneta , considerandola come ogni altra luerce. (2) Ved. le Cost. Magittros mechaiiicorum , Poenas contra iiicr- catorcs ^ De fide mercatoruiii in vcndendis inercib. adhlbeiula. If)o DTi'nEATI CUE NOCCIONO ALLE INDUSTRIE, fosse nuUo II contralto, quaatunque ne fosse compiuta la stijinlazione (i). Una legge pcro die direttamente ebbe in mira di evi- tare il inonopolio, fu qnella coa cni fa prescritto che pri- ma della raccolta de' generi non si desse danaro per la conipra di essi a prezzi stabiliti , sotto pena della nnllita del contralto, e di ducati mille ; vietandosi altresi ai nolari di siipulare tali coniratli sotto pena, che solamente in tali casi fosse il venditore obbligalo a restituire il danaro col dieci per cento d' interesse pel tempo che 1' avea tenuto (a). Qaesta legge pero si rese inutile, perche la poverta dei nostri agricoltori, ed il nionopolio ch' esercitavano i grandi capitalisti , aveano introdotto un altro contratto detto alia ivce , i di cni micidiali effetti si sono sperimentati pel corso di secoli, e tuttora seguitano. Un tal contratto consisteva, e consiste nella vendita di nn frutto immatnro ed incerto con anticipazione ; ne praticavasi, o praticasi solamente su' grani , ma sopra infiniti altri generi, olio, formaggio, lana , lino, seta, ecc. II contadino si obbliga in ottobre di consegnare al negoziante in luglio venturo, per esempio, mille tomoli di grano alia voce , che si stabilira in Foggia, ricevendo nell' atto dell' obbligo ducati mille alia ragione di un ducato il tomolo , per supplirsi il piu del prezzo dopo conseguato il grano e dopo fatta la voce (*). Siffatte voci non erano, e non sono che il prezzo delle derrate che secondo gli usi del Regno si staljillva, e si stabilisce dopo il ricolto , in un'assemblea composta della maggior parte degl' interessati in un giorno determinato. Ivi esaminavansi , come al presente si pratica ;, le circo- stanze della raccolta, per la qualita , e quantita, il prezzo corso ne' mercati e la spesa della coltivazione-, si conciliano le pretensioui delle parti , ed in tal guisa si tissa la voce, secondo la quale colui che ha anticipato il danaro paga il dippiii del prezzo all' agricoltore. Come ognun vede , coloro i quali incettavano ed incet- tano derrate alia voce , anche quando non iniplegano mezzi (i) Cons. Veiulitionls contractus ^ et Dc contraheada eiiiptione. (2) Prain. 2. de Einptione ^ del 22 agosto i559. (*) Quando le parti si riportano ai prezzi coniuni liberi che si fciranno nci rali mercati e all' adequato dei medcsiuil , non vi pud <*sserc ne ingiustiiii.i , ne vero male econoniico. ALL\ CIRCOLAZIONE DELLK RICCHEZZE, CCC. I99 Indiretti per far die questa si desse a loro favore , gode- vano e godono sempre il vantaggio del basso prezzo; perche le voci si stabiliscono subito dopo la raccolta , val qnanto dire allorche il concorso dei venditor! e niaggiore, dalla quale concorrenza seguir ne deve il minor prezzo. Da un'al- tra parte niancava, e manca all' agricoltore quella liberta di proporre a diversi compratori la sua merce, donde avrebbe potato ricavarne maggior profitto; laonde distrutta la libera concorrenza , e passando le derrate dai campL ue" granai di pochi ricchi, tutto il pubblico e niesso a discrezioae di costoro pel prezzo, prolungandosi cosi di anno in anno il monopolio nella piii terribile maniera (*). Spesso avveniva clie la produzione mancava per acci- denti fisicl , o per altra causa , ed allora il misero agri- coltore rimaneva debitore pel seguente anno di una der- rata che non possedeva. Come dunque poteva prosperare r agricoltura , come il comraercio interno , ed esterno delle nostre derrate? L'abuso era grande, tutti lo conoscevano, ma non mai si cercarono espedienti per distriiggerlo man mano , perche tal contralto dicevasi essere divenuto neces- sario agli agricoltori che per la loro grande poverta non aveano mezzi di sostenere 1' agricoltura (i). Potevasi e vero reclamare contro la voce nella Camera della Sommaria (a), ma ancor questo riusciva di molto pregiudicevole agli agricoltori ; perche reclamandone i ne- gozianti ottenevano spesso o un ribasso sul prezzo , op- pure una dilazione al pagamento. In tutte le provincie cosi prestavasi il danaro , perche la speculazione tornava grandemente a profitto del pre- statore (3). Alle sole universita , o comuni fa vietato di (*) Questo comuiercio allorche fosse obbligato peccherebbe di moaopolio vizioso. Ma siccoiiie nulla impedisce di convenire per la stagioue a cui riportarsi pel prezzo corrente della derrata , cosi questa censura non regge ne in uiassiina di giurisprudenza, ne in niassinia di economia. (i) Cosi scrissero fra gll altri Galanti , e il Marchese Paluiieri : lua a suo luogo vedremo quauto valga siffatta opiaione. (2) Dispaccio del 16 settembre 1785. (3) II marchese Palmieri a questo riguardo scrisse nella sua opera sulla ricchezza nazionale, pag. 85. L' interesse del uove per cento non basta per indurre alcuno a dar danaro a mutuo, quando puo impiegarlo alia coiupra di olio alia voce che ha dato talvolta venti e trenta per cento di profitto. — Ritornero a parlarc di tali contratti per cio che riguarda lo stato attuale delle cose. 200 DE RK\TI CUE NOCCTOTSTO ALLE INDUSTRTE, poter ricevei-e finnaro in tal guisa sotto la pena della perdita di questo da dividers! il quarto al dennnziante ed il resto al fisco (i). Fero gli amministratorl delle universith ave- vano facolta di stabilire i prezzi de' commestibili (a). Non devo omettere di riferire clie le scommesse sopra le i'oci de s:rani furono vietate sotto pena di due. 3coo; ma quel legislatore riguardo la scommessa per se medesima e non 2;ia che avesse potuto mascherarsi sotto nome o aspetto di altra contrattazione , e produrre gli stessi effetti. Di fatti nulla ne vien detto di cio nelle prammatiche all'uopo pul)lilicate nel 1867; ed il divieto venne esteso a varie altre scommesse die potessero farsi sulla vita ed elezione del Papa , e sul parto delle donne. IX. Leggi e Regolamentl annonarj. In tal punto dovrei ragionare delle leggi e de' regola- mentl dell' annona , ed in generale dei generi di pubblica sussistonza ; ma a cbi non sono noti ? Crederei di perdere inutilmente il tempo . ripetendo il danno e la roviiia die per tanti secoli n' e derivata. Pur nondimeno non credo tanto ozioso ricordare die per r annona dal 1496 in poi in varj casi furon pubbli- cat^ diverse prammaticlie cbe ascendono al numero di cento ed otto, le qnali contengono la dolorosa istoria della rovina della nostra agricoltura (3). Per le pubbliche sussistenze poi sono degni di osser- vazione i cosi detti Annonaria urbana edicta ed i mille- seicentosessantotto banni ddla fedelissimn citta di Napoli, che furono in seguito reassunti sotto il titolo di capitoU di ben mere. Non e concepibile come per tanti secoli queste leggi abbiano potuto regolare le cose , mentre con- tenendo innumerevoli scioccbe ed ingiuste disposizioni circa la vendita ed i venditor! de' commestibili e di altri generi, sottoponendoli con minaccia di non indifferenti pene , a vendere soltanto taluni generi , in taluni luoglii , anzidie in altri , a determinati prezzi , pesi e misure ; dovrebbero in vece esser detti i capltoli del pessinio vivere. (1) Prag. II. de admin, univer. del 28 giugno 1606. (2) Dispaccio del 22 agosto lySg. (3) II niarc}iese Giammaria Puoti, uomo dotato d' ingegno e di molte cognizioni specialuiente d'' c-conouiia jiolitica, chiaiiia queste praiiiatidic // jxicma della caicslia. I ALL A. CinCOLA7,IONE DF.LLE RICCHKZZE, CCC. aOI Gli oggetti che prendono di mira sono infiniti : pane, pesce , carne , paglia , legna , salami, meretrici , hestie da soma, sapone ;, olio, maccaroni, ecc, ed io ad oggetto di far conosceie il valore di queste leggi riferiro cjiialche cosa di qnello die dispongono riguardo ai salami e spe- cialmente alie salciccie. I salami non potevan farsi da chicchessia senza licenza del tribunale vistata dal magnijico segretario. — Eran sog- getti a rivela. — Niuno poteva comprarne nella citta e ^istretto di Napoli per rivenderli , sotto pena di tre anni di galera. — I Salcicciari doveaa tagliare le pettorine (i) secondo la roisura stabilita nel iSgS. — Non potevaa comperare presciutto dai buccieri che dope le ore diciotto sotto pena di frusta. — Non potevan vendere carne di porco , ma necessariamente fame salcicce. — « Ed ia » fine che quilli ( riferisco le parole come sono scritte nella " prammatica I dell' anno 1496 Annonaria urbana edicta) » f;inno salcize non posciano comperare porcie in lo di del »/ mercato in Napoli ne sue destricto, si non quanto vo- 1/ leno per fare salcize in loro poteche , mercato per mer- " cato et occisi li porci debiano tenere le teste avante » loro poteche con li pedi, linque et ficate , reze , pol- » mune , cori et ventri , et quilli veudere a chi li vole »' comperare sotto la pena ecc. (a). » X. Leggi sulV usiira ed i fallimenti. L' nsura merlto infinite leggi , e queste Inutili per una parte, e dannose dall' altra alia circolazione perche la incepparono. E veramente da stnpire che mentre quel go- verni proibivan I'usura riputandola delicto di pubblica accusa coUa pubblicazioiie di tutti i beni del reo , permettevano poi che gli Ebrei potessero praticarla al 10 per ico, come si legge nella costituzione usurariorum nequitia. Questa legge venne poi moderata sotto il governo Borbonico con dispac- cio del 22 maggio 17 55, e fa permesso ai negoziaati di (i) Espressione adoperata in detti banni che significa una de- teruiinata parte sotto il petto del niajale. (2) Credo sulficiente un solo eseuipio , jcrclie quasi tutti i banni e le pramiuariche indirate sono del la stessa natura ; per la qual cosa clii avesse va^hezza di nieglio conosterii potra darsi la pena lii legj^erli. 2C2 DE RE.\TI CHE NOCCIONO ALLE INDUSTRIE, dar danai-o ad interesse con quella cautela die loro fosse pill conveniente, ma che pero coU' interesse non si pattnisse, ciie il debiiore al tempo della rescituzione clesse generi alia voce, perclie questo patto non permette interesse. Del pai-i come usuraj furono vietati i contratti , coi quali si desse roba e poco danaro , valutandosi questa a prezzo eccessivo, o clie in vece di vendita si facesse compa- rire mutuo, oppure vendendosi roba a prezzo eccessivo, e questa poi a minor prezzo rivendendosi dal conipratore al venditore ( Prammatica del 28 iuglio 1671 ). Ancbe come usnraj erano puniti gl' incettatori di grano, orzo ed altre vettovaglie, secondo il capitolo di re Roberto pro pubblici , alia qual legge si credette poi fare una mo- derazione col dispaccio del 18 Inglio 1768 con cni si pre- scrisse che rimanevano eccettuati tutti coloro che ne fa- cessero incetta per manienere le industrie delta propria mas- seria 0 che anticipassero danaro ai coloni per uso della col- tura , 0 che ne facessero Umitate compre per le loro farniglie. In quanto poi al grano imprestato per semina venne prescritto con altro dispaccio doversi restituire , avuta ra- gione del prezzo corrente in tempo della consegna , e di quello in tempo della restituzione colla contribuzione del 6 per cento. I fallimcnti ricluamarono quasi sempre 1' attenzione del nostro governor la loro dolosa frequenza fece emanare Icggi severe, giugnendosi fin anche a minacciar la pena di morte contra i rei di questo misfatto, e contro coloro che lo favorivano occultando la roba del fallito ^ e la pena di died anni di galera, ed altre ad arbitrio del principe contra quelli che scientemente la trasportavano altrove per favorirne la sottrazione ( Prammatica 6 de Uss. bor. ). Di questo quadro storico delF econoniica legisla- ziotic del regno di Napoli ei rimane a render conto della seconda parte la quale abbraccia la moderna ed incomincia col presente secolo. Cio formera og- getto di un secondo nostro articolo. Ora ci rimane un desiderio che osianio manifestare all' egregio au- tore. Per niolti titoli il pubblico dovra essere grato alio zelo , al discernimento del sig. avvocato Bian- cliini neir averci richiamato alia niemoria una legi- slazione della quale pur troppo incontriamo csenipi ALL\ CIRCOI.AZTONE DELI E RICCHEZZE, eCC. 2c3 simili si dentro che fuori tV Italia. Ma se 1' opera sua si limitasse a questo ragguaglio essa rimarrebbe senza friitto. La storia e sterile se noii mostra i buoni o i inali effetti dclle uniaiie ordinazioni. Cre- dianio dunque clie per rendere proliciio il lavoro deir autore sia necessario soggiungere la relazionc dello stato , ossia del niodo di essere e delle pro- duzioni interessanti del regno di Napoli durante il periodo nel quale emanarono le leggi da lui riferite. Con questo quadro cgli potra venire in soccorso del buoni dettami della politica economia riguardanti tanto I'ordinamento fondamentale dei poteri, quanto il vitale niovimento dei niedesinii. E necessario di persuadere finalmente ai maestri della vita civile non essere essi padroni di ordinare le cose piiittosto in un niodo che in un altro. Con- viene insinuare T intimo convincimento che il meglio di uno stato non e gia un ufficio facoltativo e molto meno di fdantropica inunificenza , ma sibbene un ob- bligo assoluto , un dovere irrefragabile , all' adempi- mento del quale le genti hanno nn perfetto ed ina- lienabile diritto sotto pena d' incadaverire uno stato, e di provocarne il trambusto. Noi dobbiamo insistere six di questo punto, ne ci stancheremo mai di ritornare sul medesimo finche vedremo durare il divorzio fra l' economia politica e la giurisprudenza , ed osserveremo da vma parte i giureconsulti colle loro rigide e sfumate astrazioni far man bassa uel campo dcir econ<^niia , e dall'altra gli economisti scuotere i fondamenti e gettare in seno deir arbitrario le dirczioni della giurisprudenza. Fino a che durera questo divorzio noi non crederemo mai che le genti gloriare si possano di aver ra2;giunto r ultima sfera della civilta. Un idiotismo ecouomico congiunto colle ingerenze, colle bilance commerciali , coir emulazione vincolante industriale forma , in so- stanza una rcliquia di barbaric della quale i posteri accuseranno ogni reggimcnto in cui lo vedranno prc- doniinarc. Romagnosi. 204 Sidle mummic di Venzone , Mcmoria dl F. M. Mar- COLINI M. F. medico primario delV ospitale civile di Udiiie e del hrcfotrofio nclla stessa R. cittd , e membra di varie accadcmie. — Milano , i8d> i , dalla Societd tipografica de Classici italiani , in 8." di pag. 1 60. Edizionc di soli 3oo csemplari con i3 tavole allaminate e due piante topograficlic. Prezzo in carta soprafflna ital. lir. 10, in carta velinalir. i5. J. corpi uinani inscpolti imputridlscono , iaveriiiina- no , e cUvengouo pasto d' animali rapaci ; sepoiti si putrefanno e consuinano piu lentamente , non poten- dosene tuttavia dopo alcuni aniii raccogliere clie il nudo scheletro , ed un avanzo terreo e pingue. Oc- cone pero talvolta die i cadaveri piuttosto si disec- chino die consumino , onde conservano durevolniente le forme umaiie ; al quale effetto voglionsi ceite con- dizioni , alcune spettand a' cadaveri stessi , altre al sepolcro in cui vengono riposti. Nell' opera die an- nunziamo trovasi una numerosa raccolta di esempi di cadaveri diseccati , e di luoglii ove accade la di- seccazione anziclie la putreflizione, e il consueto sfa- cimento de' cadaveri die vi si seppelliscono. Ai quali esempi altri se ne potrebbero aggiungere, come sa- rcbbe qucllo de' secchi corpi umani , die si vedono in una diiesetta, situata nel podere di casa Dandolo , detto il Deserto , presso Varese, e quello di un sot- terraneo di Bordeaux , die possiede in grado emi- nente la virtu di seccare i cadaveri. Ma forse in niun luogo il diseccamento de' cadaveri, oltre al com- piersi con niirabil perfezione, avviene tra circostanze cosi singolari come a Venzone, terra distante dician- nove miglia italiane da Udine , in una gola sinuosa delle alpi carnie ; delle quali singolarita ora pren- dianio a raciionare coUa scorta , anzi ":eneralmente con le pro|irie parole , del dottor Marcolini , racco- glicndole clall' annunciata sua opera. SULLE MUMMIE DI VENZONE, CCC. 2o5 La cliiesa parrocchiale di Venzone e quella die con parecchie delle sue tombe somministra i cada- veri diseccati , ossia le mummie spontanee, come li chiama il duttor Marcolini •, altri luoghi pero di quelle vicinanze posseggono , benclie in minor gra- do, la stessa prerogativa, ed essi si trovano, insierae a Venzone , conipresi in una lista di terreno lunga circa 6 miglia , e situata presso la strada di Tol- mezzo. Le tombe escavate nel piano elevato del core della suddetta chiesa , quelle appiedi della scalinata di elevazione dello stesso , ed alcune altre sino alia iiieta anteriore circa della chiesa medesima, sono le csclusive entro le quali trasmutansi in mummie na- turali i cadaveri •, nelle altre non operasi altrimenti lo stesso fenomeno. E notabile come in una di quelle tombe i cadaveri convcrtansi in mummia a mais^rado die ben di spesso nuotino per entro all'acqua; e come da quelle clie trasmutano in raummia i cadaveri ( e non dall altre), quando pero d'essi cadaveri non sieno prive , escano da qualclie loro buco o fessura di tempo in tempo delle correnti di gas , ond' e innalzata e re- spinta la polvere die vi si faccia scorrere sopra. Tutte le nominate tombe rappresentano nel loro interno piccole stanze dappertutto tappezzate di mat- toni, sul fondo delle quali non trovasi incrostata die la polvere nella quale convertonsi le tavole delle casse, le vestimenta dei cadaveri ed alcuni cadaveri ancora. Non si creda pero die tutt' i cadaveri posti nelle tombe dell' anteriore raeta della chiesa indistin- tamente trasmigrino in mummie spontanee, ma pa- recchi soltanto, intorno ai quali sarebbe alT epoca del loro coUocamento impossibile affatto di predirne il futuro esito. I cadaveri indistintamente seppelli- sconsi vestiti ed in cassa coperta. Un anno basta ordina- riamcnte a tramutare in mummia quelli die di tale cambiamcnto sono suscettivi; ma pin perfetta racco- glicsi scorso all' incirca il periodo di due anni. Talune volte le casse sono ben conservate, fradice talune altre, lo die osservossi avvenire delle vesti. Allorche esse mummie rinvengousi, sono scmpre tutte del p^uri, 20C SULLE MUMMIE DI VENZONE, sebbene piu e meno qua e la coperte da un Hypha bomblcina Pcrs., che d' ordinario niantengono luiigo tempo, dopo essere state tolte dalle toinbe e riposte in un ccrto sotterraneo annesso al pubblico cimitero. Queste nuimmie sono secclie, alcpianto incartocciate col basso ventre clastico, sono leggiere, il peso di ^ ciascuna di poco oltrepassando le venti libbre mediclie. * Taluna conserva quasi affatto 1' aspetto esterno del tegumerito comurie, meno la lucentezza che aveva in vita, alcune hanno la pelle come cambiata in un cuojo conciato, dell' altezza di mczza linea, con un tcssuto sottostante ed aderente, alto una linea e piu, di una sostanza che niolto rassoniiglia pel colore, consistenza ed aspetto alF esca ordinaria giallo-oscura , la pelle di altre sembra del tutto una grossa carta pecora liscia da entrambe le parti e senza vcrun tcssuto che si attacchi al disotto. In ambedue le ac- cennate varieta, essa pelle e generalmente staccata dalle parti contenute , in qualcuna il prolabio e an- cora distinto dal resto della cute; ai luoghi articolari e trasversalmente rugosa la pelle medesima com'era in vita , c sonora quanto lo sarebbe un arido cartone , le palpebre sono incollate sopra gli aridi occhi. II maggior numero delle mummie conserva ferma in sito gran parte di qnei capelli e peli che possedcva in vita, e particolarmente quelli della testa e del men to. Le unghie curve ai lati ed adunche sono conscrvate ed immobili , cosi le parti sessuali nel maggior numero sono ben conservate. Le forme della faccia ricordano sufticientemente il soggetto cui appartenevano. Dalla necroscopia d' una mummia di persona morta in eta di 77 anni, tumulata il 4 febbrajo 1826, estratta dalla tomba ai primi del settembre 1827 ed il 6 maggio 1828 anatomizzata, si ebbero i seguenti gcnerici risultamenti : le parti membranose e tendinose resistono piu d' ogni alira al processo della putrefa- zionc , i parenchimi viscerali e gran parte dei tessuti niuscolari decompongonsi in una materia polverulenta- terrea, il cervello ed il cervelletto a diHerenza del midollo spinalc passano a coadizione adipocerosa, MEMORIA DI F. M. M.VIICOLINI. 207 quando questo tramutasi nell' anzidetta materia. Da (iiieste operazioni congiunte ad altre si e potuto poi anche conchiudere, che il processo di trasforniazione polverulenta-terrea, sebbene con andata lentissinia, progredisce incessantemente nel cadavere essiccato. Confrontando le mummie di Venzone con quelle d'altri paesi, per quanto il concede lo scarso numero d' osservazioni che se ne hanno , non sara forse audare dal vero assai lungi , ritenendole tutte d' uno stesso niodo di formazione, e tutte eguali, con piccole varieta soltanto che Tuna puo diversilicare dalT altra, ma che essenziaimente non canibia fra esse loro natura. II dottor Marcolini , addotte le altrui spiegazioni del fenomeno della conversion dei cadaveri in mummie naturali , e dimostratele insufficienti , a espone con niolta riservatczza una sua propria , niassimamente desunta dai risultamenti dell' analisi dei fluidi aeri- formi che svolger si possono dalla terra levata vi- cino al deposito delle mummie, confrontata coir ana- lisi dei fluidi somministrati da altrc terre. lo incline, cgli dice , a credere Hnalmente che certi cadaveri dopo morte violt'nta od acuta infiammatoria , collo- cati nei tante volte ripetuti luoghi a Venzone, con- vertansi in mummie acidificati dal gas idrogeno-car- bonato-solforato. Ma offro questo pensamento, e gio- vami pure ridirlo, come una semplice congettura lontana assai da quella fdosofica dimostrazione cui avrei desiderato di procacciare alia conclusione di questo articolo, e che altri meglio di me e piu age- volmente potranno in apprcsso ottenere. Quanto a noi . non essendo rimasti soddisfiitti della congettura del dottor Marcolini, siam iti con la mente cercando se qualcun' altra potea suggerircene. Ed una ne abbiamo trovato la quale , avvcgnache forse piii strana d'ogni altra, ci facciamo ad esporre, consideran- do che in un siffatto argomcnto posson essere tollerate tutte quelle che non sicno totalmente inverosimili. Noi fisanmio I'attenzioue a ([iwW Hypha die riveste, come poc'anzi si e detto , ogni niummia venzonese, ed e coi scguenti termini dcscritta : fungus subrotundus 2o8 SULLE MUMMIE DI VENZONE, CCC. indeterminntus , mollis simiis , colore niveOy /locos gossy- plnos referciis, ad taclum difflucns. Cosi poscia abbiain ragionato: quando le quaUta del cadaveie c del luogo in cui e situato fanno si che la suddetta , o una con- simil vegetazione , possa sorgere dalla sua superli- cie, va essa per se usurpando gli uniori contenuti in quel corpo, non che buona copia di quei principj che altrimend avrebbero servito a coniporre i soliti frutti della puthda feimentazione ; questa non puo quindi aver luogo; il cadavere si disecca e soggiace a nuova foggia di decomposizione interna, asciutta e len- lissima. Alle quali idee, il diremo candidamente, siamo stati indotti dalT aver la mentc preoccupata da un somigliante ardimentoso concetto circa la causa del diseccamento d' altri corpi aniniali. Intendiani dire del diseccamento de' bachi da seta , quando soggiacciono alia malattia detta calcinaccio , la quale in un articolo intorno ai vegetabili viventi sopra animali, inserito nel vol. VIII decade II del Giornale di tisica chimica di Pavia, abbiamo appunto anch' esso attribuito ad una vegetazion consiniile a quella osservata sulle munimie venzonesi. Pex-donino i lettori se li tratte- niamo sopra cose le quali anziche al pubblico noti- ficate, vorrebbero essere riserbatamente maturate nel r intelletto e disaminate con osservazioni e con spe- rimenti; il soggetto del presente articolo fu per noi tale incentivo a parlarne, cui non abbiamo saputo resistere. II dottor Marcolini ha il merito di avere illustrate un cunosissimo fatto, e di aver celebrata e divulgata, come si conveniva, la fama di un luogo d'ltalia, in cui un tal fatto si notabilmente s'anniiiia. Gonipilo il suo lavoro con niolta erudizione e dottrina : esegui o fece da abili chimici esegnire parecchie ricerche convenienti a condurci alia spiegazione dello strano fenomeno che aveva preso a considerare. II suo lavoro medesimo pubblico con nitida edizione, e corredo di belle tavole rappresentanti i luoghi o gli oggetti di cui discorre; per tutt' i quali moiivi e giusto che a lui no sia duto un triJnito di pubblica lode. 2C9 JPPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Les Voyages de Jesus Christ. — / Vlaggi di Gesii Crista , ossia Descrizione geografica de' prliicipali laoghi e monnmenti delta Terra Santa , con una carta geografica e colla piajita di Gerusalemme , di C. 31. D.* 31.* — Parigi^ i83i, presso jRusard e Bricon, stamperia di Betliunc, in 8.°, di pag. xvi e 424. Prezzo fr. 7. 5o. A I titolo con cui si presenta qnesto llbro potrebbe forse a talnno far nascere il sospelto che 1' autor suo, veggendo con quanto studio ed amore accolti vengono a' di iiostri i liljri ne' qnali contengonsi relazioni di viaggi, inteso abbia ad allettare coll' esterior apparenza la curiosita de'lettori, ed a procurare per tal modo all' opera sua un piu facile e piii fortuiiato si)accio. Quel titolo nondimeno convenien- tissimo ci seiiibra e all' opera e alio scopo dell' autore. <' La vita di Gesii Gristo ( egli dice ) e tra le niani di ogni cristiano. Attinta ai quattro Vangelisti ce ne presenta r animirabile concordanza, e noi possiamo in essa seguire la storia dei tre ultimi anni, che dal Salvatore trascorsi fiirono quasi sempre viaggiando. Ma non ne conosciamo alcuna , in cui ci si espongano le particolarita e le notizie de' luoglii che dalla Scrittura ci vengono additati. " Questa asserzione ci sembra verissima e importante. luiperocche tutte le vite di Gesii Crlsto da noi conosciute uiancano di tale geografico corredo , trattone forse quella sola pub- blicata dal P. Ricci, alia quale tien dietro un itinerario non in aUro pero consistente che in una senipllce nomen- clatura de' diversi luoglu colle loro distanze in migUa. Eppure BibL Ital. T. LXIir. H aio A r r E N' D 1 c E nulla plu coatrlbulr dovrebbe all" istruzione e al dlletto deiranlma nostra quanto il trattenerci ia que" Inoglii me- desimi ove si tratteune o donde passo il figliuoio di Dio fjtt'uomo, e cost coavivere quasi coa lul e accoinpagnarlo in tutti 1 vangelici avvenimenti , dalla nascita sua sino al graade inefFabile sacrificio sail' altar della croce. L' autore pertanto credetie die al testo della sua nar- razioae legare si potessero le topografiche descrizioni di tutti i luoghi che vennero dalla presenza di nostro Si- gnore coasecrati, e di quelli ancora che ofFerir potevano qualche interesse riguardo al nuovo noa ineno che al vec- chio Testameato, giovandosi anche della tradizione, allor che questa nulla presentava che contrarlo fosse ai vange- lici racconti. Egli quindi cl avvisa che la sua intenzione noa fu gia quella di pubblicare una storia vangelica de- sunta da' monumenti , ma semplicemente una nuova descri- zione de' principali luoghi e monumenti della Terra Santa, distribuendo tale descrizione in altrettanti viaggi di Gesu Cristo, quanti furono i cangiamenti ch' ei fece passando dall'un luogo airaltro, ossia dall' uno all' altro paese della Giudea, e delle regioni con essa confinanti. u In un' opera di questa natura ( cosi egli soggiugne ) che nessun biso- gno avea di ornamenti , e nella quale noa conveniva 1" in- tertenersi in alcuna scientifica discussione, ah)biani dovuto essere paghi di attignere alle difFerenti vite di Gesu Cristo ed a' numerosi viaggi non che alle varie descrizioni della Terra Santa." Nondimeno 1" autore non tralascio, qnando cosi richiedevasi dalle circostanze o del luogo o dell' av- venimento , di entrare in belle ed utili discussion! - e per esempio sulle diverse sette degli Ebrei , sui costumi loro , sulle feste , sui riti loro e sulle varie loro vivande , sulle crociate e su mille altri simili argomenti di non picciola importanza. II lettore quindi vi trovera belle discussioni sui luogo ove nelP Egitto ritirossi la sagra Famiglia allor- che fuggiva dalla persecnzione d' Erode, sui l.igo Asfalite , O Mar Morto, sui Drusi, popoli del Libano discendenti dai crociali , sui varj monasteri , sulle citta e loro etiniologie, sulla storia naturale e su infinlti altri oggeiti , la cui sola enuinerazione troppo deviar ci farebbe dall" istituto nostro. I viaggi di Gesii Cristo in quest' opera descriiti son ben cinquantasette , dal primo in cui la Tergine portasi a vi- sitare Santa Elisabetta, all" ultimo in cui il Redeutore rAUTR STRAXIER K. 2 11 passa da Bctania a Gerusalemme per celebrarvl la Pasqua c poi se stesso ofFerire in olocausto all' eterno Padre. I diviai niisteri ed i vangelici avveniiuenti vl sono efposti con seuipiicita e noQ seaza una tal quale unzione die pe- netra uell* anima , essendosi Tautore giovato il piu delle volte del linguaggio stesso de' Vangellsti. Ogni luogo vi e descriito come esser dovea alPepoca degli avvenimenti , e come a' di nostri presentasi. Le disianze dall* un sito air altro vl sono indicate in leglie medie dl Francia ed in luiglia geogratiche. E 1" autore imprendendo V opera sua ben a diritto sperava di non errare nel dlfticile cammino. " 11 suolo stesso ( cosi egli si esprime nel discorso preli- minare ) ci assecondera nelle nostre ricerche : sembra clie esse sovr' ogni panto trasformato stasi in altrettante spe- cie di eco : in ogni luogo la tradizione si fa intendere come un soave morniono, da cui ci si rivela un' intiuita di preziosi oggetti degni d" essere raccolti ; e se le voci s" incrocicchiano , od a gara confondonsi in vaglii e incerti runiori , abbiamo per regolatore il magnitico e divino concerto de' quattro Vangelisti die rintronar dee La tutte le parti dell' universo. » L' opera poi e corredata d' una carta gcografica sovra una scala liastevolmente ampia , perche ben distinguere vi si possano i luoghi e le varie situazioni. Tale carta fu espressainente deliaeata , e quindi contiene anclie quella parte dell" Egitto die ba un' immediata relazione colla storia vangellca, e die raancar suole nelle altre tavole della Pa- lestiua. La divisione in essa adottata e quella cii' ebi)e luogo dopo il ritorno del popolo d' Israele dalla catti- vita di Eabilonia, cioe in quattro provincie , che sono la Giudea, la Samaria, la Galilea e la Perea od Iturea ; divisione die ancor sussisteva alia nascita del !Messia, re- gnando Erode il grande : nia vi si veggono pur tracciati con diversi caratteri lo scompartimento delle dodici tribii , il paese de'Filistei e quello dei Fenicj. Nondimeno la carta rimasta sarebbe impcrfetta, se presentata non ci avesse ancora la pianta di Gerusalemme a' tempi del Redentore. Tale piania vi si trova pure annessa , ed e tratta da quella di Danville, la niigliore che sinora sussista della citta sania. Ma a ben distinguere i pregi di quest' opera nulla nie^lio ^iovera qaanto il presentarne ua sa<'cio. Sia desso il segueate , tratto dal primo viaggio. aia ArPENDICE u La Santa Vergine va da Nazaret ( ad Aea ) nelle mon- tagne della Giuilea , disianza di circa 9 5 miglia , o trenta lechc medie di Francia. — Giii compinii eransi i tempi preJetti dai profeti •, lo scettro uscito era dalla casa di Giiida : tutto annunciava la vennta* del Messia, di quel desiderate dalle genti , cli' essere dovea il iilieratore de' Giudei e de' Gentili , qnando uii annelo venne da Dio in- viato ad una piccola citta della tribii di Zahulon, nella bassa Galilea, a colei che sino da tutta T eternita stata era eletta per 1' inefTabile mistero del divin Verbo. Era dessa" una verg,inella , Maria di nonie , da circa due mesi congiunta in matrinionio con un artigiano, suo parente , di nome Giuseppe, della tribii di Giuda , e della reale famiglia di Davide. — Maria ricevette la visita di questo inviato dal cielo nella sua picciola casa di Nazaret, ed ia una camera, ov' ella erasi ritirata per meditare; ivi ap- punto egli le fece quel consolante saluto: Ti saliUo, 0 piena di grazie , il Signore e con te ; tu sei benedetta fra tune le doniie, ecc. Questo mistero avvenne il a5 niarzo dell' anno del mondo 3999 (secondo Bossuet , Storia univers. ). >/ L' autore fassi poi a raccontare come la Vergine pas- sando per la Galilea , per la Samaria e per una gran parte della Giudea, luoghi pieni di montagne e da torrenti intersecati , recossi a visitare la sua cugina Elisabetta , al cui sposo Zaccaria stata pur era dall' angelo annunziata la nasciia di un desideratissimo figliuolo ch' essere dovea il precursore di Cristo. ti Non sembra (egli dice) che la Santa Vergine si trattenesse in alcun luogo : tanto era bramosa di giugnere presso la cugina ! Ella compi felice- mente il suo viaggio, e pervenne senz' alcun disastro alia casa del sacerdote Zaccaria , la quale , siccome credesi , era nella citta di Am od Aen. Sam' Elena, clie poclii secoli dopo raccolse tutte le tradizionl su tale oggetto , costruir fece una cliiesa in questa citta e nel luogo stesso die gia stato era occupato dalla casa di Zaccaria e di Elisabetta, genitori di S. Gio. Battista. Ivi indicavasi persino il sito ove nato era il figliuolo dl que'due santi personaggi , ambo disccndcnti dal gran sacerdote Aronne :, Zaccaria pet- la famiglia di Abins , 1' ottava tra le ventiquattro , clie dal re David state erano tratte a sorie per servire nel tempio del Signore. — Am od Aen, citta, siccome credesi sacer- dotale della tribii di Simeone , circa due leghe al sud di T'AKTE STRANIEnV. 2l3 Gerusalemme nelle montagne di Gindea, non e piu a' di nostri che un villaggio detto S. Gio. Battista. Esso giace ill una canipagna plena' d' ulivi , apple d' una niontagna , donde la vista estendesl sovr'una deliziosa vallata. Vedesi ancora tra le rovlne dcU^antica citta una clilesa di mediocre grandezza in forma di croce con cupola. I frati France- scanl ( Minorl riformati ) Iianno h vicino un convento di graziosa forma, u Gio hasti per dare un' idea di quest' opera. Glie se noi giudicar volessimo dalla comuiozione clie nel leggerla pro- ^'ato aljbiamo, aggiugneremuio sembrarci essa una dalle migliori opera nel genere sue , perciocclie accoppia la parte ascetlca alia dllettevole, all'lstruttlva , all' eradita , ed e tessutii in modo di presentare anche a' meno colti lettori una pla utillssinia lettura. E slam d'avviso clie belio imprendimento farebbe quell' editore clie si facesse a pu1il)licarla in italiano ; ma vorremmo che la traduzione venisse esegulta con amore , cioe in modo ch' ella nel- r idionia nosiro far potesse su' lettori quell' Impressione che suir animo nostro fece nel suo testo originale. Giovera 11 chiiulere coUe parole medeslme colle quali 1' autore chiude 11 suo dlscorso prellminare : n Ora abban- donata essendo (la citta santa ) alia guardia degl'lnfedeli , la loro stessa cupldigia rende facile a tutte le crlstiane genti la vlsita di que' sacri oggetti della \eaerazion loro, ed il fedele col vangelo alia mano percorrere puo tutti que' luoglii si celelirl tanto nel veccliio, quanto nel nuovo Testamentoi interrogar puo 1 monumeutl rovinati , o nella polvere de' secoU seppelliti. Un prontissimo sentimento ri- svegliera nel suo animo le ineffabiii rlmenibranze di quel tempi ne' quali compironsi i misteri di nostra santa reli- gione: potra passo passo seguire 11 divia Salvatore nelle diverse fasi di sua passione , la via della cattivita e la via dolorosa seminate di monument! che sono nlirettanti altarl : linabuenie potra egli ascendere sul monte del grand e sacrificio , e considerare il luogo ove eretta fu qiiella croce, la cui materia miracolosamente conservata sine a noi pervenne, e per una prodigiosa disseminazione e ora da quasi tutti i cristiani ed in tutte le parti del mondo veuerata. » 214 Al'PENDlCE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATURA. Dcscrizioiie della Palcsdna, o Storia del Vangelo il- lustrata co' moiiumentl dal dottor Qiulio Ferra- RW. — Milano , 1 83 1 , dalla Societd tipografica de Classlci itallcud , in 4.", dl pag. 171, con 35 tavole. Prezzo ital. lir. 3:2. Q uest' opera e 1' antecedente , il Viaggio dl G. C, teii- doiio ambedue ad uq solo e medesimo scopo , a presen- tarci cioe la storia vangelica su que' luoghi stessi die servirono di teatro ai misterl dell' umaiia redenziorie. Se noil cl:e piu ampio e fors'anclie plu istruttivo e il disegno della prima ^ perciocche essa tutta comprende la vita del divin Salvatore, tiitti ne riscontra i luoghi die furono dalla presenza di lui santificati , e cjuaado opportuna pre- sentasi I'occasione, ne illustra que' biblici avvenimenti an- cora die al Vecdiio Testamento appartengono. In piii stretti confiui aggirasi la secouda, in Betlemme, in Gerosolima e ne' loro dintonii, ma tien sovra 1' altra il vanto delle tavole vagamente condotte a colori , e si fatte die all' oc- cbio ci presentano i luoghi stessi come ora sussistono: corredo Ijellissimo, die ci porta quasi sulla scena de' di- vini avvenimenti, ed appaga ad un tempo e pienamente la pia curiosita nostra. Ma qui tahmo chiedere potrebbe , come mai esattamente descrivere e rappresentare si possano le citta , i paesi ed i sin^oli luoghi da chi non fu giammai sul sito stesso, ed altro quindi fare non puo die attenersi alle testimo- nianze altrui, sospette talvoltn , ne scevere sempre d' er- rori, molto piu trattandosi di remote beache celeberrime regioni' E qucsta un' osservazione per se stessa gravissima; cd ella ci ricliiama alia memoria cio die un dotto e cri- tlco giovnalista fraucese ebbe a dire de' libri die dal Mil- lin pubblicati furono sotto il titolo di Yiaggi in Lombardia PARTE ITALIiVNA. 2x5 ed in altri paesl cV Italia , avere cioe il Milliii fatti quel viaggi standosi traiiqnillamente ia Parlgi; tante sono le mende die in essi incoiitransi ! Ma pure non tutti i viaggi , ne le descrizioni tiUte sono di una sola e medesima tempra. Che a' di nostri tra le infinite opere di sifFatta specie ce u' ha non poche da accuratissimi viaggiatori coniposte , e adorne di magnifiche tavole o rappresentazioni tratte dal vero , ossia sul luogo stesso delineate. A tali opere andlamo noi debitor! di tante notizie in ogni genere di scienze , di arti e di costumanze, notizie utlli belHssinie, die da' maggiori nostri o igno- ravansi o imperfettamente conoscevansi. Laonde fu detto , non senza verita , dell' anzidette opere parlandosi , die era avvicinati si sono 1 paesi, e dato ci e di contemplare in ogni loro particolarita i piu lontani inonumenti coUa sola scorta delle tipografidie produzioni , e di contemplarli in modo di averne quasi una piu esatta cognizione di quella die ne avremmo portandoci sul luogo. Tutta la difficolta sta nella scelta. Ma questa medesima difficolta svanisce , quando lo scrittore attengasi specialmente a que'libri, die opera sono di ragguardevoli viaggiatori, di uomini bea istrutti , sincerissimi , che nessun interesse aveano per esagerare , o per mentire, e molto piii di quelle persone , le quali investite erano di autorith diplomatica. Clie se piu viaggiatori, e questi diversi pernazione, vadano coii- formi nel riferire le cose medesime , o nel descrivere un medesimo monumento, si ottiene allora quella che cliia- masi morale certezza , alia quale la verita storica tutta si appoggia. Ora gli autori a' quali il signor Ferrario attinse sono appunto di quelle cara*teristidie qualita muniti : un Dan- ville, cui tanto va debitrice 1' antica geografia •, un Cha- teaubriand, il cui Itinerario a Gerusalemme forma tuttora la delizia delle pie e colte persone, e che sebbene non libero senipre da un tal quale entusiasrao , e di troppo talvolta iniaginoso, porta nondimeno 1' impronta dell' auten- ticita e del vero ^ un Deshayes , inviato da Luigi XIII in Palestina 1' anno 1621, al quale i Musulmani stessi tutti niostrarono i luoghi santi , e die potuto avrebbe entrare ben anclie nella grande moschea , eve un di sorgeva il tempio di Salomone, se avuto ne avesse vagliezza ; uu Mayer die accompagnata avendo 1' inglese ambasceria di ai6 APPENDicn Roberto Alnslle a Gostantinopoli pubhllc6 poi con due sontuose opere que' sacri nionnmeiiti ia altrettante tavole sul luogo stesso disegnate e colorite ; e per noa oinettere i nostri piii receiiti pellegrini , anclie un Daldini, parroco di Saltrio, gia da noi per 1' ingenuita sua giustainente encomiato. L' opera per tanto del sig. Ferrario esce sotto lo scudo di tutta cjuella autorita die otteoer puossi in simil genere di librl. Taluno potrebbe foi-s' anco tacciare di plagio P autor nostro, speciahuente riguardo alle tavole. Ma i meglio Teggenti saranno con noi d' accordo , non essere lecito in quesio genere di opere 1' allontanarsi in alcuua , come- che plccolissinia parte, dai niodelli die ci si presentano come dal vero desnnti , molto meno poi il creare in cio clie risguarda le relazioni storiche, e la morale testimo- nianza. Tale e la sorte de' liliri di pura erudizione. Essi , generalmente parlando, vestono piu o meno la natura di seniplici compilazioni;, ma non meritano per questa sola ragione la vituperevole taccia di plagio. Che anzi molto npprezzar debljesi e il criterio e la fatica degli autori ; e grandissimi sono i vantaggi die alle arti ed alle scienze ne provengono. Quindi e die cliiunque volgasi a trattare siffatte cose e tanto piu da stlmarsi, quanto plii fedel- mente si attiene alle rappresentazioni die imprende a ritrarre. Grato piuttosto essere dobbiamo al signor Fer- rario e con noi esserlo pur dovrebbero tutti gli studiosi deir antiquaria e delle arti belle. Imperocdie ha egli fatte conoscere all' Italia le opere del Mayer , e traducendone in piu piccola dimenslone le tavole , e quasi in un sol corpo collegandone le sparse membra, agevolo anche ai meno facoltosi uno studio die altrimenti far non si potea se non consukando costosissime opere serbate alle piii ricche coUezioni ed alle grandi biblioteche. Un' altra obbiezione fare si potrebbe suU'autenticita dei luogbi che iniprendonsi a descrivere. Perciocchc tanti se- coli sono oggimai trascorsi dall'epoca de" vangelici avve- nimenti; a tante e si luttuose vicende ando soggetta Ge- rosolima, che sembra cosa ben diffrcile il deterniinare con sicurezza i siti nel vangelo annoverati. E di fatto se a' di nostri si disputa tuttavia intorno al sito , ove nella citta del mondo regina sorgcsse un tempo la rupe Tarpea, co- me potrannosi iiiai con asscveranza indicare tutti i luoglii TAUTE ITALIAIMA. 217 de'divini nilsterl in nn paese die fn le mille volte her- saglio al ferro e al fnoco , e die da p'lii e piu secoli geme luiseramente sotto il tiraiinico giogo de' piii cnideli nemici del noma cristiano? Cosi taluiio ragionar potrebbe. A qnesta diilicolta rispoude il Chateaubriand coil vitto- riosi argomenti die pur vengoiio dall'autor nostro ripor- tati. Clie noil ci lia tradizioue alcuna ne piu costante, ne piu autentica , quanto quella die risguarda i luoghi santi. E que' luoghi sono di tale natura die quand' anco col vol- gere de' secoli alteratl se ne fossero i fatti, non potevano essi in alcun modo alterarsi; perclie se di leggieri cangiare si puo lo stato politico delle nazioni, di grandi catastrofi fa d' uopo a cangiare la faccia , ossia lo stato fisico deila terra : cio die della Palestina non mai avvenne. Ora le tradizioni della Terra Santa traggono la loro certezza da tre sorgenti : dalla storia , dalla religione, dai luoghi. I quattro vangeli sono i primi docnuienti, ne' quali abbiamo la traccia delle azioni del Figliuolo dell'uomo. Gli atti di Pilato sussistenti a Roma al tempo di Tertul- liano attestano la crociiissione di Gesu Nazareao. Sorge in Gerusaleiunie la prima cliiesa. L' apostolo Giacomo ne e il prinio vescovo. Segue una serie di tredici vescovi, ebrei di nazione, da Til)erio sino ad Adriano. I primi cristiani deila Giudea consacrano monumenti alia loro religione , e gl' innalzano ne' luoghi stessi die stati erano santiticati dai miracoii e dalle azioni del divin Maestro. AIT incomiuciare deir assedio di Gerusalemme, regnando Vespasiano , i Cri- stiani si ritirano a Pella , donde ritornano ben tosto a stabllirsi tra le mine della desolata citta. Nel secolo di Adriano conosciuti pur erano i luoglii santi, perciocche quest" imperatore innalzate avea sovr' essi statue di romaue delta, ond" inipedire die i cristiani si recassero ad onorarli del lor culto. La storia della diiesa di Gerusalemme , e della non mai interrotta successione de' suoi vescovi sino a Co- stantino e notissima ed autentica. Da quest' epoca i luoghi santi ritYilsero d' uno splendore die non mai s' cstinse. Ai tempi di S. Girolamo i pellegrini recavansi a Gerusalemme dair India, dall' Etiopia , dalla Bretagna , dall' Irlanda. Nel sesto , nel settimo, nelTottavo e nel nono secolo, gf Iti- nerary ci dcscrivono le misteriose stazioni, come state erano da S. Girolamo descritte, e tali ce le presentano quando giii la Palestina caduta era sotto il douiiuio degli 21 f> APPENDICE infccloH. Saccessero le crociate : i cristiani bagnarono di loro lafrrime il Golgola e il gran sepolcro , e le luine re- staurarono de' luoghi santi. Ricaduta Gernsalcmme sotto il e;iogo de' Musulmani , noa per cio cessarono le peregrina- zioni de' cristiani, ne fu da qnesti KHalmente abbandonata la Terra Santa. Clie anzi alia custodla de'sacri monumenli rimasero costanti e imperterrite le religiose corporazioni. Dopo le crociate noi al)biamo snccessivaniente in ogni se- colo le antenticbe relazioni di dotti e pii viaggialori , da Foca nel 1208 sine al nostro Daldini nel 18 14. " Questi viaggi ( dice Cbateaubriand ) che si raoltiplicano senza fine, altro non faono cbe ripetersi a viccnda , e confer- niare le tradizioni di Gerusaleinme nel modo il piu in- variabile, il piii maravigiioso. " Rivolgendo era le parole nostre alT opera del slg. Fer- rario, ci asterremo dal compilarne analisi veruna , per- cioccbe altro far non potremmo soventetnente , se non ripetere le cose cbe adorne de' piu l^ei fiori dell' elocjnenza iacontransi nel notisslmo Itinerario del Cbateauljriand. Dopo r Introduzione , in cui 1' autore da ragione dell' opera sua , ed accenna i fonti a' quali attinse , coniincia la. Descrizione ddla Palestina da Jafa , un tempo Joppe , piccola citta marittima , ove sbarcar sogliono i pellegrini , sino a Na- zarette, e di la a Gerusalemme , della qviale riportasi la succiata storia dalla sua fondazione sino a' tempi nostri. Si descrive quindi il viaggio da Gerusalemme aBetlemme, poi al Mar Morto ed al Giordano, e dal Giordano nuo- vamente a Gerusalemme , ove 1' autore intrattiensi a lungo sul sepolcro di Cristo , e sul tempio di tre chiese com- posto , nel quale insieme col Golgota e col luogo dell' in- venzione della croce sta esso sepolcro raccbiuso. Segue la descrizione della Via dolorosa e di altri luogbi di di- vozione si nel i-ecinto cbe fuori di Gerusalemme. Cliiudcsi la Descrizione con ua capitolo sail' Aiulchita ed autenticita de' monumenti di Terra Santa , cbe dall' autore vengono con Ciiateaubriand in sei specie distinti; cioe in monumenti puramente ebraici , in monumenti greci e romnni de' tempi del gentilesimo , in monumenti greci e romnni sotto il cristia- nesimo , in monumenti arahi e moreschi , in monumenti gntici sotto i refranccsl, ed in monumenti turchi. II nostro autore parla pure del tempio di Salomone , e ce ne da la veduta e r elevazione : ma non -sapremmo intendere perche inai PARTE ITALI\N\. 21() ne egli, ne il Chateaubriand, ragionando di quel famoso tempio , fatto non abbiano alcun cenno dell' opinione del- r inglese Wilkin , il quale nella sua grandiosa opera col titolo di AntichUa della Magna-Grecia ci da un curioso pa- ragone del maggior tempio di Pesto con quelle di Salomo- ne, riscontrando in ambidue una grandissima somiglianza e di forme e di proporzioni. A questo capitolo trovasi aggiunto il poemetto di Francesco Gianni col titolo : La madre ebrea nell' assedio di Gcrosolima. L' opera e altresi corredata della carta geografica della Palestina , tratta da quella che ne pubblico Danville nel 1767, e di due piante di Gerusaleuinie, Tuna della citta aotica, T altra della citta stessa sotto i Romani. Famiglie celebii Itallaiie del Conte Pompeo Litta. — • Jlllano , pjesso V cmtore , dlcontro alia Clilesa di S. Angela , in foglio , con rami. Dopo i sette fascicoli risguardanti la Famiglia Medici , della quale parlato abbiamo ne' tomi So." e 53.° di questo Giornale, ])ul)blicati vennero quattro altri fascicoli , cioe il 1 8.° (Famiglie) Candiano di Venezia , Facchiiieiti di Bo- logna, Gaddi di Fireaze ( Prezzo lir. 9 ital. ), il 19°, Dal Yernie di Verona ( lir. 7 ital.), 20.% Orseolo di Venezia, Piccolomini , gia Todeschini di Siena (lir. 10 ital.), 21," Bojardo di Picggio, Guicciardini di Firenze (lir. 6 ital. ). Di queste Famiglie terremo discorso in uao de' prossimi fa- scicoli , e paglieremo cosi quel tributo die ben si dee ad un' opera classica ed unica nel suo genere e A^eramente ilaliana. * Opere di G. G. WinchelmanN' Prima edizione ita- liana conipleta. — Prato , i83c-io3i, pei fratelli Giachetti. Si stampano ia foglio ed in 8." — L'edizlone in foglio sara in tre volun^i, con 200 tavole in rame divise in trenta dispense, ciascuna a lir. 20 ital. compreso il testo, sic- che il totale prezzo monta a lir. 6co. — L' edizione in 8. sara in 12 volumi colle trenta dispense di tavole in foglio, ciascuna a lir. 10 compreso il testo: I'importo totale e di lir. 3oo. — Dell' edizione in 8.° sono pubbli- cate 21 dispense di tavole, e i tomi i.° 2.' 4.° e 5." di 220 APPF. NDICE testo. — Deireilizione in foglio sono pubblicate pure 31 distribuzloni. — In Milano le associazioni si riccvono da P. E. Giiisti stampatore , librajo e fonditore in contrada di S. INlai-gberita, Ristretto dclla storia delta Ictteratnra haliana, dl Francesco Salfi , gid professore in molte Univer- s'Ucl d Italia — Lugano, i83i, Ruggia e Comp. in 16.° vol. 1 di pag. complcssivamcntc xiv e 574. Qnesti due volumetti contengono Topera dal signer Salfi, puliblicata a Paiigi, gia sono alcuni anni, sotto il titolo di Rfswnc dc I'liisioire dc la liiieratiire italienne , intorno alia ipiale esposto abbiamo il parer nostro nel tomo 45.°, pag. 42 di questo Giornale. Quel Compendio comparisce era tradotto in italiano da un anonimo. Nulla noi diremo intorno al merito dell' opera, giaccbe nulla aggiugnere sa- premmo a cio che gia detto ne abbiauio. Quanto alia tra- duzione , essa ci senibra condotta con garbo e con cbla- rezza, sebbene il traduttore non aspiri al vanto di purista e di scjuisito. Guida al lago di Como cd alle strade di Stclvio e Spluga. Ediz. ital. e franc. Como , pei figli di C. A. Ostinelll. Non sono ancora scorsi niok"' anni , da che T Ostlne'lli pubblico un Viaggio al lago di Como scritto da Davide Bertolotti. La bellezza dei luogbi, la cortesia degli abi- tanti , e forse qualcbe amorosa avventura inspirarono I'autore; il quale, dove non fu paziente abbastanza per raccogliere tutte le necessarie notizie , indennizzo il leg- gitore con episodj dilettevoli ed istruttivi. Ciii avrebbe detto allora al sig. Bertolotti: Questo volume cbe vol scri- vete con tanto amore , e pel quale sperate forse di vivere lungamente nella memoria di quanti visiteranno il bel lago di Couio ; questo volume sara tra breve condannato al- r oblio da quel tipografo istesso die ve n' ha data incuni- benza ' Cbi questo avesse detto all" autore , o non avrebbe trovata credenza dalui, o ne avrel)be agglilacciata e iste- rilita in un tratto la fantasia. Or questo e appunto cio die vediamo accaduto : perocclie que' medesimi torclij dai quali, or sono circa dieci anni, usci il Viaggio del PAKTE ITALIA.NA.. 221 Bertolotti, lianno ora pubblicata la G/tWa che anmin/.iatno. Noil e nostra inienzione cU fare nn coafronto tra qiiesti clue libri : liaiiiio aiiienclne molti pregi : tutti e due pos- sono tratf.enere piacevolmente il leitore : e tutti e due forse sono us^ualmeiite lontani dalT appagarne la curiosita. Soprattutto sono lontani amendue dal ritrarre neile loro pagine quella serenita , quel riso del cielo e del suolo , quella campestre qiiiete e seniplicita che inspira natural- mente cliiunque solclii un bel lago com' e quelle di Como, ed abbia dinanzi alio sguardo gli aranci, gli ulivi e i vi- gnetl dei colli clie gli fanno corona. Noi non ignoriaino die il far ritratto delle bellezze della natura e sempre difilcile •, difiicilissinio poi qiiando il fine del libro costringa I'autore a raccogllere e registrare moke notizie positive, minuziose e spesso anche di tal natura clie pajano allon- tanare da se ogni grazia ed ornamento di stile. Non igno- riamo eziandio che quasi rimpetto ai ridenti colli della Tramezzina ed ai suoi deliziosi palagi si leva una cupa montagna, il cul migliore ornamento e Lezzeno dalla mala fortuna; sicciie non sarebbe ne fedele ne conforme alle sensazioni ricevute da un attento viag2.iaiore quella de- scrizione che fosse tutta serena ed allegra. Ed anche que- sta varieth cii' e si bella a vedere , accresce anch' essa a dismisura le diflicoha clie inconti-a chi toglie a descrivere il nostro lago. Oltre che ad appagare i viaggiatori pei quali dee credersi fatto il libro , dovrebbe somuiinistrare una lettura gaja, ridente, leggiera; perche i piu viaggiano quest! luoglii a fin di diletto , e per isvaQ;arsi dalle fac- cende , dai gravi studj o dalle miserle del niondo :, ma nel vero poi queste descrizioni leggonsi d' ordinario da coloro ai quali non e dato vedere la faccia dei luoglii i e chi logge nel suo gabinetto vorrebbe sempre trovare qnalche poco di filosofia , qualciie cosa per cui, posto il lil^ro da un lato, potesse poi dire: Non ho gittato il niio tempo. Queste sono al parer nostro le principali cagioui che fanno diiVicile il comporre siffatti lihri; e noi le ajjhiamo volontieri accennate perche nessuno si uieravigli se nel volgere di pochi auni piii d' uno ha creduto di poter ri- fare il lavoro del sig. Bertolotti (i) e se a questa Guida (I) Oltre a questa Guida ne fu pubblicata un'' altra nel 1828 dolla fj^iale abbiamo parlato a suo tempo. V. Biblioteca Itaiiana, toiu. 4y.°, pa^. 249, aaa A.rrENDicE niedesima della quale ora pailiamo , ne terra forse dletro in breve qiialclie altra. Del resto noi amianio ripetere die questa Guida e ricca di tnolti pregi ■, e ne abbiamo am- niirata principalmente la rapidita deir espressioae. Una sola cosa vogliamo notarei e risguarda non tanto questo libro in particolare , quanto tutti gli altri di simil genere. Coloro che hanno voliUo introdurre la poesia descrittiva trovarono necessario di anmvendare la mancanza dell af- fetto coir iniiestare nelle lore descrizioiii qualche morale considerazione; pigliando anclie in questo T esempio da quelle che fecero Omero e gli altri grandi poeti , dove la materia li obbligo ad essere semplici descrittori. Uno dei luos,hi coniuni ai quali in questi casi sogliono ricorrere tutti si e la storia delle mutazioni a cui soggiacquero i luoglii df scritti ; ma come accade poi sempre , cio die trovato riusci hello e di grande efFetto , ripetuto , perdette coir andare del tempo ogni pregio ; e quello che merito gran lode al primo Inventore , si convert! spesso in te- stinionio di povero ingegno nella turlja dei molti che Si afFaticarono ad imitarlo. Quel colle su cui ora un volut- tuoso signore ha innalzato un ricco palagio era qualche secolo addietro premuto dalla mole di un mlnaccioso ca- stelloi quel lido che ora apre ai naviganti un comodis- simo porto fu, gia tempo , infame per molti scogli , ai quali rompevano nelT orror della notte le navi; quel campo su cui ora il contadino raccoglie le messi cantando sue rozze canzoni , fu teatro di stragi , quando le guerre in- testine desolavan 1' Italia ; quei monti sui quali ora ser- peggia una magnifica strada , non avevano mai prima dei nostri £;iorni sentita T impronta d' un umano vestigio ; il tempo insomma e gli uomini tramutano con iucessante vicenda ogui cosa •, e quegli a cui primo baleno questo vero nella fantasia, e trovo modo per esso d' innestare qualche raggio di poesia , dove pareva che si potesse far luogo soltanto a qualche artificio della parola, merito cer- tamente gran lode. Egli era nato poeta : e fece scaturire la poesia anche da una sterile fonte. RJa dopo il primo esempio e cosa troppo agevole dfar poesia a questo modo j e cosi anche il mostrarsi filosofo. Se noi domandiamo di che si compone questo foglio sul quale scriviamo , trove- rcmo forse che a formarlo concorsero 1' ultimo cenclo di un profugo ed il raanto di un re^ ed ora da tanta disparita w PARTE ITALIANA. 223 dl oggetti, anzl da tanta gnerra, si e composto uno stesso foglio , e noi vi scriviamo queste uiisere ciance come se il destlno avesse accoppiati i due estremi a niostrare clie tutte le cose di qnesto mondo son vane e niadri di va- nita. Qnesto e senza dubbio un filosofare a troppo buon pretzo. E di questa facile e quasi nieccanica filosofia ri- dondano molti libri descrittivi dei nostri giorni ; ne V au- tore della Guida clie aanunziamo ha saputo abbastanza guardarsene, di che altri gli vorra forse dar lode , noi appena ci astenghiamo dal dargli biasimo , sapendo cli'egli e capace di battere molto piu nobile via. Sono nel suo libro alcune considerazioni cavate proprio dalle viscere del- r argomeato , e percio opportune ed effettive. Noi non vogliamo indicarle , perclie la lode di pochi luoghi non paja una censui-a dei molti clie taceremmo: ma ogai let- tore potra discernerli facilmente da se, qualora gli piaccia di cousiderare la varia impressione clie gli produrranno. Vedute dl Saidegna. — Torino^ i83i, presso G. Q. J^ic, librajo della Rcale Accademia delle Scienze. Fascicolo I, in foglio. Autore di quest' opera e il ch. sig. Giuseppe l\Ianno, nome 2;ia notissimo e in Italia ed oltremonte , e da noi altre volte colie ben debite lodi rammentato. Noi parleremo piu a lungo di quest' altra sua produzione tosto che ci saranno pervenuti gli ulterior! fascicoli. Intanto ci giovera I'avvertire che le suddette Vedute disegnate furono sul luogo dagli abilissimi signori Marches! e Coniinotti uJJicialL del gcnio civile e fiaamente impresse sulla pietra a Parigi. Questo primo fascicolo contiene cinque vedute. Caterina Medici di Brono. Novella del secolo XVII rnccontata da Acldlle Mauri. — Milan o , i83i, coi dpi di Lidgi N.ervetti. Vol. 2 in 12.° Dei romanzi storici fu gia trattato ampiamente da molti, sicche noi possiamo annunciare assai brevemente questa novella del signor Mauri. Essa e poi gia si divulgata, che il darue un sunto 'jarebbe un ripetere cio che i nostri lettori gia sanno. 224 A I' 1' E N O I C E Sentiamo apporre da inolti al libro del signer Mauri il dlfetto di una narrazione prolissa e troppo niinuziosa, principalmente dov' egli descrive i tonneiiti ai c|naU fu sottoposta 1' iiifelice sua eroiiia. I pregi clie non gli pos- souo esser coatesl sono una vera ed accurata descrizione dei tempi e dcgli uomini, una viva iimnagine del modo stolto e crudele con cui (jue'triliunali aniministravano la giustizia, e una dizione facile e popolare. Questi pregi sono di grande iniportanza, e il signor Rlauri lia mosirato di esserne ve- ramente padrone : sicclie anche coloro i quali gli niuovono la censura poc' anzi accennata, deljbono desiderare ch' egli non abljandoni questa carriera per la quale si e inesso. E noi confessiaino di aver trovate sovercliiamente lunglie alcune parti del suo ronianzo •, ed angoscioso lo studio con cui egli dipinge i toruienti della tortura : ma dicliia- riaino altresi clie questi volumi ci lianno data occasione di ammirare piii volte P ingegno del signor Mauri, e la sua non ordinarla attitudine a rendere popolare la storia dei fatti del pari die quella delie umane passioni. Ne vo- gliamo tacere clie quella medesiiua i^rolissita per la quale di tempo in tempo ci e rincresciuto il suo lihro parrel3l>e forse niinore se rargomento della narrazione fosse diverse. L' utilita generale di questi liliri e riposta nel dimo- strare clie il cosi detto buon tempo aiUico non fu migliore del iiostro , e die per conseguenza la perfezione morale e civile non e un punto a cui gli uomini possano tornare retrocedendo, ma sibbene un punto a cui debbono in vece sforzarsi di pervenire. Ora le streghe, la tortura, 1' inquisi- zione ed alcune altre consimili mostruosita sono stoltezze e miserie die non possono piii rinnovarsi 5e V unwtrso pria non si dissolve ; e pero una lunga e dolorosa narrazione diretta solo a far si die il popolo le pigli in orrore non puo essere fncilmente comportata. Ma il mondo, liberate da queirantica barbaric, non e corso di un salto alia per- fezione; ai vccclii errori ne sono sottentrati dei nuovi, contro i quali la buona lilosofia non puo per anco vantarsi di una compiuta vittoria, perclie il popolo non li conosce ancora abbastanza. Se il signor IMauri in vece di risalire alle streghe ed alia tortura ( mali da cui il mondo puo dirsi gia fatto sicuro) avesse pigliato un tenia piii vicino a noi; s'egli, per cagione di esempio, avesse dipinta qualcuna di quelle anticlie miserie cite possono rinnovarsi, portiamo opinioue clic podii lo accusercjjbero di ^ovcrchia prolissita. VAKTE ITALIANA. 225 Tesmondi Novella , ed altrl opuscoli amcni ed eruditi di A... 31... — Cremona, i83o, per Luigi De Micheli. In 8.° di pag. 200. Prezzo lir. 2. 5o. Otto Opuscoli ed una Novella si leggono ia questo vo- lume. Forma argomento della Novella un giovane che, prima con molte dolorose traversie, e da ultimo colla morte, sconta la mancaiiza d' afFetto di famiglia. Commovente e morale e questo raccoato i ma in esso desideransi tuttavia parecchi di que' pregi die rendono cosi cara la lettura d' un altro insigne niodello odierno di sifFatte scritture (i). — 11 primo opuscolo e una lettera nella quale si conchiude non solo innocua , ma utilissima dover riuscire ad ua giovane stu- dioso la lettura del Sasgio sulla filosofia delle lingue di Ce- sarotti. — II secondo consiste nella narrazione di una gita delfautore da Melzo a Lecco. Fra le vivaci descrizloni di que' colli briantei clie lo scrittore attraversa per giungere alia sua meta piacera a molti 1' incontrare in candiclissima veste parecchie verita le quail per isciagura nostra pur troppo so2,liono sempre starsi afFogate in un monte di cenci per opera di quelle stesse ostrifere matrone die a malizia gli Agapeti e spesso innocentemente i Fronimi d' ogni tempo e luogo vanno facendo schiave all' umana Malignita. — Viene terzo ua Discorso suUo scopo che aver dovrebbe il Dizionario universale della lingua itallana; scnsata scrittura nella quale si dimostra die il dizionario vorrebbe essere una mano soccorritrice e non gia uno stocco di comando, — Timone ed Anstippo vengono a (i) Quatcro Novelle narrate da un Maestro di scuola. (Torino, per G. Poniba, 1839) — Vedi Bibl. ital. t. 64, p. 224 — Qual- che tenue menda fu osservata , egli e vero, in alcuna di queste Novelle , come , per esempio , la troppa frequenza della copula «, ed negli appicclii de' periodi, e nella Francesca una lieve di- vergenza dallo scopo di mostrare il danno che la seniplice mal- dicenza puo recare al prossiuio , giacche i mezzi onde Raiiibaldo avvalora le sue calunniose parole scappano dal regno della sem- plice maldicenza ed entrano in quello della furfanteria. Ma queste, noi !o ripetiaino , sono tenui ruende con larga usura compensate dair afi'etto oude e prosa e versi ridondano in quelle Novelle le quali ora vanno soavemente ricercando fin le piii minute fibnlle del cuore , ora gaL.liardameute incitano a riscuotersi anco Tanimo piu immiserito , e sempre poi traggono il lettore ad allai-garsi in niille utilissimi pensamenti intorno all' uonio cd alia societa. Bi,bl. Ital. T. LXIII. 1 5 226 APPENDICE parole fra loro nel quarto opnscolo;, e quest! stessl noml avvisano di per sc i lettori dl cio che possono dire quegli antlclii barhassori. II priino se la piglia contro f impostnra sociale ; il secondo contro le follie de' misantropi : al let- tore e ben avvedatamente lasciata la facolta di decidere a pro di clii tieae il mezzo fra que' due estremi. — Nel quiato opuscolo uno scrittore plagiario viene confessando all" antore le noa pocbe e noii lievi sue. colpe letterarie, e se ne parte gruUo gruUo dal tribunale con una penitenza in coUo da cui noi crederemmo assai difilcile lo sbrogliarsi a chiunque se la trovasse itnposta. — Nel sesto opuscolo vittoriosamente si prova I' influenza dell" ingegno nel giuoco degli scaccbi ; e questa parve a noi scrittura ingegnosa e superiore a tutte le gia dette fin qui cosi per novita e robustezza di concetti, come per nobilta di favella. — Un paroco, il quale per trent' anni continui altro non vide fuorclie le baize della sua pievania e le sue quattrocento pecorelle niontanine, scende un bel giorno alia citta di X , e vi trova cento occasioni di dare nelle scartate contro le mende cittadinesche. Questo settimo opuscolo e scritto con brio e verita: esso ci fa desiderare che all'autore venga un di il capriccio di condurre anche alcun cittadino fra cpielle quattrocento pecorelle del suo piovano, e di trattenerlo co- lassii quaiche tempo, giacclie forse quelle lodi di che il buon paroco e largo a que" suol greppi posti a confronto di quella citta scemeranno in tal caso di sette ottavi: che da per tutto ove si veggono due stinchi portare attorno un pezzo di carne animata da un cuore o da un cervello che sia, i quali mandino sangue e uervi ad una lingua articolatrice di pa- role, da per tutto Timone puo darsi vanto delle propria dottrine e mettere in sacco gli Aristippi e i pievani di ogni generazione. E a questo nostro dire invochiamo pa- drini quegli stessi uomini chel'autore con tanta verita ci dipinge nel suo viaggio a Lecco che poco addietro accen- nammo. ■ — L" ottavo ed ultimo opuscolo tratta dell' uso poetico della mitologia presso i moderni ; e questa pure ci e sembrata sostenuta e nobile scrittura le cui dottrine in certo qual modo non affatto discordano da quel savio mezzo che in tale quistione seppe cosi bellamente serbare quel cliiaro ingegno del dottor Gherardini nella lodatissima sua Poetica. Noi siamo per credere che ognuno il quale si faccia a Icggere questi scritti trovcrii in essi piacere ed istruzione; e r\UTE ITA.LIANA. 227 solo scloglleremo il debito dell'ufficio nostro facendo avver- tire all' autore die per alcuni di essl avremmo desiderata niaggior lima alio stile. E vero die la guaina noii fa il braado agli occlii d" uno sdiermidore •, ma e vero altresi che ogni braado di saiia tempera vuol essere a saaa ed aadie bella guaina aflidato se non lia da trovarsi ia breve ridotto alia ruggine e dalla ruggine al ferravecdilo. Poesie dclV abate Domenico Rossi , professore d iima- nitd nel Qinnasio convitto vescovile di Celana. — Bergamo, i83i, stamper'ia Mazzoleni. Noa piccola , ne volgare e la lode che dee tribulrsi air aiitore di ijiiesto volnmetto pubblicato per 1' ingresso di monsignor Carlo Gritti-Morlacchi alia sede vescovile di Bergamo: imperocdie se nei versi di cui e composto noa c a cercarsi quel vigore di alti pensieri , ne qnella po- tenza di parole quasi inspirate, che in ogni tempo appar- tennero soltanto ad alcuni pocliissimi bene amati dalla natnra , v' ha pero in essi un bel comi^enso d' altre doti , che oramai vanno diventando ogni giorno plii ditficili e rare: castita d'immagini, scliiettezza di linguaggio poetico, armonia pacata e siacera. I quali pregi , quanto sono de- siderabili in chianque ardisce sollevare le sue speranze air ardua gloria della poesia , altrettanto sono necessarj e veduti volentieri in coloro, che, come il Rossi, sottentra- rono al grave incarico d' erudire nelle buone lettere la gioventii : perche se pub scusarsi , e qualche volta meri- tare anche lode, chi senza mettere a rischio che la pro- pria sua fama si getta con audace proposito in cerca di nuovi e duliljiosi sentieri, non v' ha discolpa che basti a clii erettosi in condottiero della parte piu preziosa del ge- nere umano, osa avventurarla ai daniii di strade sconosciute cd incerte. II seguente sonetto per prima Messa , che noi preiidiamo fra parecchie altre poesie di vario argomento c di nierito eguale , sara conferma delle nostre parole: II confesso ■■ peccai ; son reo , Signore , Ne levar oso per rossor la faccia : Lc mie colpc la terra e il del rinfaccia , E quando tace ognun , m'accusa il core. Se scoppia il tuon nel tempesioso orrore , Le mie coipe la fol^ore minncciu ; aaS APPF, NDICE E se morho imperversa , a me s'affaccia ATorte , ministra del divin furore. Se il piede muovo, il suol, grido, tri inghiottc , E se compongo alia quiete U ciglio, Favento il sonno ddC eteriia notte. Ma se in quella , die or offri Ostia di pace , Spegner V ira del Padre i' veggo il Figlio , Delle mie cure la prorella tace. Trattandosi d' ua semplice annunzio noi vediamo , clie dopo questi versi di si iagenua bellezza iion sarebbe da aggingnere cosa alcuiia : ma quaiido cl si apre un' occasione cosi favorevole, perche noii diremo noi aacora una parola per raccomaudare all' attenzione de' genitori il fiorente coUegio di Celaaa , a cui il Rossi appaniene? Una parola sola per far manifesto , clie dopo aver ben conosciuto i nieritl di quel Ginnasio-coavitto, noi crediam fermnmente, clie se alcuno per le condizioni della sua fortuna dee con- fidare ad altri T educazioiie de' proprj figliuoli, diflicilmente ei potra sdebitarsi meglio di questa sacra obbligazione, che coUocandoli sotto quel cielo purissimo, in qneH'aria mite e serena, al cospetto di que' bei colli e di quei lim- pidi laghi, e sotto T amorosa disciplina di que' buoni e inteUigenti maestri. Xa Bihbia di Rafaele Sanzin da Urbino nelle logge vaticane, descritle dal cavalier Angela Maria RiccT, disegnata ed incisa da Giovanni Batdsta Mariani. — Assist, i83o, dalla stamperia Sg^ariglia. Gl' intagli di quest' opera soao iu piccolo, ma elegante formato; le descrizioni, in ottava i-ima. Dcscnzione di alcune medagUe greche del mnseo del sig. harone Stanislao di Ckaudoir , per Domenico Sestini. — Firenze , i83i, presso Qnglielmo Piatti, in 4.° di pag. viii e 126, con 6 tavole in rame. II principe de' Numismatici viventi, lien anco sotto il peso degli anni e fra gl' incomodi d' una mal ferma sa- lute, non cessa di farci tuttavia qualche dono de' predi- letti suoi studj. L' opera clie annunciamo, coiitiene i." un Catalogo geografico dei popoli, delle cltta e dei re, le cui PARTE ITALIANA. 229 medaglie conservansi nel imisco del sig. baroae di Chau- doir; a.° la spiegazione delle stesse medaglie distribuite per provincie e per citta ; 3.° un Indice geografico delle niedesime descritte medaglie. Nell' Introduzione ci si danno diverse ed importanti noiizie intorno alia Taiiride, le cui antichita non cominciarono ad essere dissotterrate e rac- colte se non dopo la conquista che i Russi fecero di quella penisola regnando 1' imperatrice Caterina. Lezionl di Vincenzo Follini sopra due edizionl del secolo XV, I una creduta delle Cento novelle an- tiche, V ultra del Decamerone del Boccaccio; nella quale si dimostra essere ambedue una sola edizione del Decamerone. — Firenze, i83i, tip. all' insegna di Dante , in 8° Questa lezione, recitata all' Accademia della Crusca nel- r adunanza del giorno 11 maggio i83o, tende dunque a dissipare un eqnivoco bibliogratico che consisteva nel fare due distinte edizioni del Decamerone pubblicato nel 1483. Cranimatica elementare della linsua Italiana, di Ste~ c .... fano Frjnscini ticinese. — Nuova edizione intie- ramente rifusa. Parte prima. — Lugano, i83i , Rug- gia e Comp., in 8.° di p. xv e 276, Prezzo lir. i. 53 ital. in carta comune, lir i. yS in carta di colla. Si grande e il numero delle grammaticlie italiane a' di nostri pubblicate che quasi direbbesi non esserci maestro il quale composto non ne abbia la sua propria e particolare. Nondimeno pochissime sono le buone e quelle specialmente che il giovinetto a niano a mano conducano sulla scabrosa via de' precetti spargendola di fiori , e amena e agevole rendendola. Fra quelle pocliissime a noi sembra che coUo- carsi deblaa questa del Franscini. Gia egli sino dal 1822 pubblicata avea in Milano la Grammadca inferiore della lingua italiana. Accortosi pero dalla sua e dall' altrui pra- tica potersi ella di gran lunga migliorare, si fece a tutta rifonderla, esponendone i precetti con ogni possibile distin- zlone e chiarezza , le regole principali sceverando dalle accessorie , corredandola di ben adatti e scelti esempi , persuaso di quell' antica massima sapientissima , il corso aSo APPENDIOE (IciiU stiulj riuscir breve mediante gli esempi, lungo mcdiantr. i prccctti: e gli esempi e i precetti dimostrando e cliiarendo con opportune osservazioni ed avvertenzc. Nella prefazione vien egli accennando alciine lUilissime cose intorno al me- todo da praticarsi nell' uso della sua graminatica, le quali cose nieriterebbero d' essere da ogni maestro consuliale, perclie non a qucsta sola, ma a qualsivoglia altia grammaiica si possono neir uso applicare. Questa parte /)rf;?ia contiene : I." una succinta idea delle varie parti deW orazione ; a." la regola per la dedinazione de'nomi^ ecc. •, 3." quella per la conjiigazione de' verhi ; 4° un trattato suU' orLografia, * Delia fortnna delle parole , librl due del cavaliere Giuseppe Manno membro della R. Accademia delle scienze di Torino^ ecc. — Torino, i83i, per Giu- seppe Pomba. Tomi 2 in 8.° di pug. 55^. Grand Dictionnaire. Grande Dizionario francese-ita- liano , e italiano-francese composto sui dizionarj dell Accademia di Francia, della Crusca, cd arric- cliito di tutti i termini proprj delle scienze e delle arti , dell' abate Francesco d'Alberti di Vdlanova. Edizione notabilmente corretta, migliorata ed ac- cresciuta di vocaboli, e ridotta a piu concise di- chiarazioTii per opera del sacerdote Giuseppe An- SELMi, dottorc di eloquenza latina ncl gid Licco di Casale Monferrato e professore emerito della regia Accademia militare di Torino. Si e aggiimto per la seconda volta un Vor.abolario geografico, giusta lo stato politico attuale dc due emisferi ; c per la prima volta un sunto di sinonimi ed omonimi. — Bas~ sano , i83i , Remondiiii. Vol. 2, in 4.° gr. 11 i.° di pag. XXVI c 701. II 0..° di pag. xxjv e 835. Frczzo austr. lir. 69. PARTE ITVLIANA. 23 I S C 1 E N Z E. Predlche del sig. abate Dc Cambaceres , etc., tradotte dal sacerdote Sante Rossi daW origlnale {fran- cese), ecc. — Cremona, i83i , Manini, toino i.° in 8.° di pag. 258. Prezzo lir. 2. 11. Le stesse , volgarizzate da Ilario Casarotti. — Como , i83i , Carlo Pictro Ostinelli, in 8.° di pag. 35o. Prezzo ital. lir. 3. 75. L' abate de Cambaceres predicava alia corte dl Francia nel I'J^'J- Uaa singolare attitudine d'ingegno, lunglie ine- ditazioai suir arte di dispensare ai fedeli la parola di vita, uno studio profondo sulle opere del Massillon, e poscia su quelle del Bourdaloue da Ini riputate piii acconce per la istruzioiie abitaale de' Gristiani , aveano gia formato del- r abate de Cambaceres uii oratore valente nel ben tracciare i sacri discorsi e nell' esporli al popolo con ottima riuscita. A qnesti nieriti agginnse egli un parlar franco e superiore ad ogui umano riguardof, ne dubitava al cospetto de' so- vrani stessi di ravvisare ne' progress! delia irreligione e della incrednlita funesti presagi della decadenza del troiio. Ne eraiio mossi a sdegno i cortigiani, e Lnigi XV rispon- deva : II n'a fait que son devoir. In qnesta edizione ci si ofFre pel prinio ua di&corso prellminare intorno la divinita della religione cristiana , ove le principali prove sono esposte con tale metodo, con chiarezza ed energia tale die esso solo avrebbe potato bastare alia riptitazlone di Ini. Pertanto noi facciamo plauso al sig. aliate Rossi, die im- prese il volgarizzainento di questi Sermoni, poco finora conosciuti ne'la nostra Italia •, ed egli meritamente li dedico al sue novello Pastore , ]\lonsignor Carlo Emnianuele Sar- dagna , Vescovo di Cremona. Fu sao scopo principale di proporre al giovaae Clero , come egli dice, studioso della sacra eloquenza un esemplare di nobile nianiera , e per avventura la uieglio adattata a' tempi nostri , affine di svol- gere opportunameiite ed annunzlare con vantaggio le cri- stiane verita. Noi speriamo appunto die la gioventii eccle- slastica vorra profittare con amore di qneste faticlie evan- geliche ; perche non puo die a gran vantaggio tornare di lor medesimi e V eloquenza dell' orator francese , e la favella sciolta, purgata e franca con che si preseata essa air Italia, ^32 ArPENDlCE Non appena avevamo lasciato il volgarlzzamento del sig. Rossi clie ci venae alle maai nii"' altra versione delle Pre- dlche del Camljaceres eseguita dal sig. Casarotti, e data in luce a Como coi tipi dell' Ostinelli. Ognnno sa qiianto valente ed esperto dicitore sia il sig. Casarotti, e come gli sieno familiari le grazie dell' italiana favella. Laonde tanto piu godiamo di annunziare in pari tempo due edi- zioni di due lodati volgarizzatori del medesimo orator fran- cese. II sig. Casarotti intitola a diversi suoi amlci e distinti soggetti i discorsi dell' abate di Cambaceres, trascelti se- condo r occasioae die piii opportuna si giudicava da lui. Sempre niemore delle istituzioni da lui per tanti anni com- partjte alia gioventu, ofl're in fine un discorso a' suoi pas- sati e present! discepoli , che loro addita i mezzi di salute tra i pericoli e le occupazioni del secolo , qualunque ne sia la specie e la natura. Dizionario classico di storia naturale de' signorl Au- douiji, Isid. Bourdon, Ad. Brongniart ^ Cambasse- des , De Candolle , Daudebard De Ferussac, De- say es , Deslongchamps , A. Dcsmoulins , Drapiez , Dumas, Edwards, Enr. Mil. Edwards, Fee, Flou- rens , Geoffroy de Saint-Hilaire , Isid. Geoffroy de Saint-Hilaire , Guerin, Guillemin, A. de Jussieu, Kunth, G. de Lafosse, Lamouroux, Latredle , Les- son , Lucas figlio , Presle-Duplessis , C. Prevost , A. Richard, Thiebaut de Bernaud , e Bory de Saint- Vincent. Opera diretta da quest ultimo coo- peratore , nella quale fu aggiunto , percJi ella pre- sentasse la scienza qual e a' giorni nostri , un nu- mero grande di voci , che non avevano potato essere comprese ne' dizionarj anteriori. Con rami miruati. Prima traduzione italiana. Ease. I del Vol. J. — Venezia, i83i, G. Tasso, editore. Tre grandi dizionarj di storia naturale , per molti ri- guardi pregevolissimi, sono stati pubblicati in Francia nel volgere del presente secolo; il Dlcdonnaire d" liistoire na- turelle , edizione prima in 24 volumi , seconda in 36; il Dicdonnaire dcs sciences naturelles in 60 volumi; il Diction- naire ciassique d'histoire naturelle ia 1 6 volumi. II primo PARTE ITALTANA. 233 (ediz. I.") fii ristampato a Venezia^ la traduzione italiana del secondo si va pubblicando a Firenze (Bibl. Ital. toin. 87 e 69), qaella del terzo a Veaezia. Ah perclie, in vece di queste ristaaipe e tradiizioni , noa compare in luce un Dizionario originale della naturale istoria compilato da dotti Italiani ! II Dicdonnaire classique e generalmente assai lodevole dal lato scientifico, ma varj articoli, o per certe massime die vi si professano o per certi motti die vi si incontrano ne sono forte blasimevoli dal morale, come per esempio gli articoli Homme, Matiere, Intelligence , Instinct, Orang, Creation, Me- tamorphose , Histoire naturelle , Fsycodiaire, Foissons, Reptiles^ Crocodile. Noi vogliamo sperare die I'editore italiano avra cura di darci una tal traduzione del suddetto dizionario , die sia purgata e corretta, giovandosi a quest' uopo del- r opera de' dotti Italiani die promisero assisterlo nella sua impresa, la quale cosi ne diverra veramente utile ed ono- rata. Pero e mestieri cli' egli esponga al pubblico, e mas- sime a' suoi associati, quali sono le sue intenzioni , die per una parte il Dizionario classico tal quale e non potra certamente staniparsi ne' paesi nostri ; e per I'alfra non vuolsi un testo per qualunque modo alterare, nel voltarlo in altra lingua , senza fame aperta dicliinrazione. Qnindi mal si rinnoverebbe nel seguito della traduzione quel- 1' omettere senza porgerne avviso, di cui abbiamo esem- pio neU'avvertimento preliminare, essendovi nella edizione italiana tralasciato un breve elogio al defunto coUaboratore Pressle-Duplessis , die leggesi nella francese (i). La traduzione, dal confronto di parecchi articoli dell'an- nunziato primo fascicolo con gli articoli originali, 1' abbia- mo trovata fedele , ed anzi sovente ligia alia locuzion francese per modo die in fatto di lingua non le possiamo dar lode. Le figure miniate ond'e accompagnato il suddetto fascicolo sono di gran lunga inferior! in merito a quelle di cui sono copia. (l) Nella traduzione abbianio trovati omessi gli articoli attinenti a molti vocaboli cominciaoti per acf, come actinia, actinoto (ve- getable ) ecc, forse perch^ avranno luogo in appresso scritti come segue attinia .^ attitioto, ecc; ma per qual motivo lo stesso non SI fece rispetto alle voci actiiiozoari , actinoto (minerale), e in vece si lasciarono fra tutte I'altre clie oomiuciano per act? — ■ Sicconie poi nelle traduzioni , se merita biasinio T omettere , il a34 ArrKNDicE * Meccanica clementare , lezioni dl Alberto Gjbsa professore dl matematica pura clementare e di mec- canica ncU I. R, Llcco di Brescia, — Brescia , i83i, dalla tipografia Valotti, i//, 8.° di pag. 892, con cinque tavole in rame. Lir. 6 austriache. In Mi- lano si vende da Q. B. Bianchi e C. contrada dl S. llargherlta. Monographla Tuheracearnm anctore Carolo Vitta- DiNi. — Medlolanl, io3i, ex typographia Felicis Ruscoai , in 4.°, dl pag. 96 co?i cinque tavole in rame. Prezzo lir. i o ital. , colle tavole colorate lir. 2 5 Francisci Cosml Laurentii Chcirixis, professorls Force Flaminiensis Onomatologia Anthropotomlca. — iio- mce , 1 83 1, ex typographeo Crispini Pucinelli. Nelle varie parti della medicina , come nelle altre scienze naturali , da priiicipio si adoperarono nomi vaghi ed in- certi , ne tutti modellati su una data regola : poi si peiiso a dare una nomeiiclatura ragioiiata : in processo di tempo si eccedettero i giusti limiti , e si trasse il sottile dal sot- tile. Si va dicendo, clie era noi dobbiamo perder gran teni]30 nello studiare le nomenclature. Qaesto e verlssimo, ma il male rispetto al passato non lia rimedio. Per inten- dere gli autori, convien per forza intenderne il linguaggio. A scemare la difficolta, il cli. professore Lorenzi espose nella presente opera la nomenclatura relativa all' anatomia , nella quale si fecero specialmente moUe innovazioni. Noi facciamo voti , clie i medici intendano a dilucidare ed am- plificare la loro scienza, ma si astengano dalf accrescere le nomenclature in mode d'obbligare la studiosa gioventii a perdere il tempo in imparare parole. Lodiamo il Lorenzi d'avere prescelta la favella latina. Gia Gregory, e Van- Musschembroek lagnavansi , che i dotti trascurassero di iiierlta anche T aggiungere , quaiido facciasi senza avviso , cosi condanniaino una benche piccola aggiunta venutaci sott' occhio , la quale trovasi in fine deirarticolo abrus ^ in modo clie sembra anch'essa, come il restante , dettata dall' autore signor Richard c non dal traduttore. TARTF. ITVLIANA. 235 scrlverc una lingua coniune , die prontamente dlfFondereLhe le giornaliere scoperte. ]\Ia su cio le opinion! sono divise, e noi non pretendianio al vanto di conciliarle. Opuscoll scientifici del dottor Francesco Tantini , professore oiiorario nelV /. R. Universitd di Pisa. Vol. Ill ed ultimo. — Pisa, i83o, presso Seba- stiano Nisti'i, in u.°, dipag. 284 con 4 tavole in rame. Disparatissimi argomenti discutonsi in qnesto volume. II primo e la descrlzlone di alcuni bagni, spedali e musei anatomico-patologicL della Gennania. I bagni sono quelli di Carlsbad, d' Egra , diEnis, di Schwalbach , di Wisbaden. Molti bagni minerali della Germania , al dire dell'autore, se stanno addietro a quel d' Italia per la ricchezza dei marmi , per I'eleganza e pel buon gusto degli arredi die adornano le stanze de' bagni e per la ben intesa costruzione di quanto vale si per gli stessi bagni semplici die a vapore , a pioggia , a doccia , di gran lunga li superano or pei ri- denti amenissimi bosclietti e colli die li circondano , or pei passeggi die offrono , or pe' superbi siti di piacere e di riunione , pe' continui divertimenti e per le spiritose conversazioni, non clie pel numerc degli accorrenti- onde e die molti anche de' piu cospicui personaggi vi si recano da ogni parte afllne di passarvi giorni dilettevoli. In quanto agli spedali non si fanno clie rapidissinii cenni intorno lo spedale generale di Vienna, lo spedale diirurgico-oculistico di Graefe In Berlino, la clinica chirurgica die in Gottinga il celebre operatore consigliere Langenbeck fece costruire di canto alia propria casa •, il piccolo spedale di Halle i il raagnifico di Wiirtzliurgo ; T anipio di Monaco. Per ri- sguardo ai musei anatoniico-patologici non si parla die della collezione di questa sorta del celebre Meckel in Halle , deir incipiente di Brunscliwidi ; ricordasi la collezione in ccra e naturale anatomico-patologica , di storia naturale e di stromenti chirurgici delf accademia medico-cliirurgico Giuseppina in Vienna i la ricca , scelta e molto rinomata ricolta anatomico-patologica di Berlino; quella antropolo- glca di Blunienbadi a Gottinga. Del quale Blumenbach e de Soemmerring sono qui ristampati gli Anniversarj (i); (l) Circa r anniversario 5o della l;uiic.) di G. F. Blunienl).icli , V. la Bibl. Ital, toino 40.", no\eni)iie 11^25, pag. 24^. 236 ArpENDICE non clie la Necrologia e le Osservazioni sulk cateratte , con tavole , di quest' ultimo , cose gia inserlte negli Annali uai- versali tli iiieclicina. I pi-ovveilimenti che prendoasi in Amhurgo in caso d'incendio, ed in soccorso degli aiinegati ben nieritano di essere conosciutl , massime in que' paesl eve per le case di legno e per la vicinanza di acque cotali accident! di sovente occorrono. Riscontransi in oltre alcnne traduzionl dal ledesco , sic- come quella dei Niiovi sas^gi sulla storia dello sviluppo del- l' embnone wnano nelle prime tre settimane dopo la conce- zioiie, del sig. dott. Pockels ; gli oppiofagi o divoratori di oppio di Reinegg. In fine e una tradnzione dallo spagnuolo del Discorso medico pratico del dottore Francesco Bahi, medico onorario di camera di S. M. il re di Spagna , sulla ftbbre gialla. Nuove ed important! pel fisiologo e pel na- turalista sono le osservazioni di Pockels intorno all'anda- mento con cui sviluppasi 1' embrione umano, e spiaceci che la natura di questo giornale non ci permetta di qui rite- rirle. In quanto al discorso del sig. Bahi sulla feblDre gialla lo scopo suo e di provare , che nella Spagna essa proviene da coatagio portatovi, e non da cause in essa indigene. Elementl trattl dalle piu accreditate opere quail op- portune direzioni per la fabbricazione de vini , pel loro governo , e per coneggerne i difetti e le ma- lattie , con appendlce sui varj prodotti del vino ; del Marches e Malaspina di Sannazaro. — Milano, l83l , dalla Societd tipografica de Classici Italiani, ill 8.^ di pag. 56. Prezzo lir. i a5 austr. A ragione vien fatto agl' Italianl il rimprovero, clie da essi generalmente non s'impieglii bastevole industria nella fabbricazione del vino; ond' e che i nostri vini si riman~ gono lontani da quella perfezione a cui potrelibero esser condotti , e che noi in vece di somministrare aU'altre na- zioni vini esquisiti, come avverrebbe se le diligenze del- I'arte corrispondessero alle liberalita della natura, ce li andiamo da esse procurando. Pcro degno soggetto delle cure di clii e zelante del bene del nostro paese, e il migliorare, o 1' accrcscere , o il dilFondere le cognizioni, che contri- buir possono al perfezionamento della preparazione del vino. II marchese Malaspina di Sannazaro introiriettendo PARTE ITALIVN.V. 287 alle nobllisslme sue occupazioni relative alle artl , onde tanto lustro ne spera la sua patria (1), altre occupazioni relative alle scienze agricole , dal qual genere di occupa- zioni ottenne altra volta pregevolissimi frutti (2), ne trasse materia alia pubblicazione del libro annunziato •, nel cjual libro avendo compilato una raccolta di precetti per la mi- glioie fabbricazione e conservazione del vino , fece cosa che , per le sovrindicate ragioni, e meritevole di nostra lodi. Noi potremmo pero qui esporre come da lui ci tro- viamo discordi rispetto ad alcuni punii teorici ; ma appli- candoci piii volentieri alia pratica utilita, cui principal- mente sono rlvohe le mire del cbiarissiaio autore, ci oc- cuperemo in vece a riferir tal notizia , cbe assai opportu- namente potrebb' essere aggiunta al suo libro, e che ci e stata recata dai giornali di Francia (^Aim. de chim. et de phys. fei>. 1 83 1 ). Trattasi di un mezzo facile e sicuro di correggere il vino volto o grasso cbe voglia dirsi, e di im- pedire che il vino sano si riduca alia suddetta morbosa con- dizione. La scoperta di un tal mezzo fu fatta dal sig. Fran- cois farmacista a Chalons-sur-Marne , dietro la scorta pero di una scoperta d' un abilissimo chimico italiano, il prof. Taddei. Trovo il Francois che il vino e volto alloraquando avviene che copiosamente contenga una sostanza detta glo- jodina stata la prima volta rinvenuta nel glutine di fru- raento, e da esso estratta dal suUodato Taddei (3)^ e poi- che, come questi ha dimostrato, il concino e abile a formar con essa un composto insolubile , e quindi a separarla da un liquore che la contenga, ecco che coll'aggiungere nelle debite dosi il concino al vino gia volto, o disposto a vol- gersi , si pub uelf un caso ridurlo a sanita , nell' altro ira- pedire che soggiaccia alia malattia che si teme (4). (1) Egli e attuahueiite iutento ad erigere in Pavia , sua patria, un grandiose edifizio , per ivi porre in niostra ed apprestai'c al pubblico vantaggio i moltissimi e preziosi oggetti di belle arti da lui posseduti. (2) Si accennano i risiiltauienti dal marchese Malaspina otte- nuti circa la piii conveniente seuiinagione de' grani ( Ved. Atti della Soc. Patr., vol. U , pag. XLII). (3) Ved. Giorn. di fis. cliini. di Pavia, vol. 11, dec. II. (4) Ved. la Memoria del sig. Francois nel citato numero degli Annalcs de chiiuie : si consulti anche d (iiscicolo XLIV del Re- pertorio di agricoltura del ilottor Rocco Ragazzoni, e la Bihlio- theijue unuerselle ^ juiii. i8jI. V A R I E T A. F I S 1 C A. Apparato elcvatore de' fluidl in sostltnzlone alle mac- chine a vfipore , con tavola in rame. Jl in dallo scorso anno alcuni fogli pubblici fecero cenno delle sperlenze istituite dal nieccanico Antonio Bernhard con un nnovo appareccliio atto ad innalzare le acque in virtu del diseqailibrio prodotto nei fluidi dalP immediata applicazione del calore. Essi riferivano clie col mezzo di un tale iippareccliio stabilito nei canale di Grandsnirey presso Londra si era veduta salir Tacqua con grande ve- locita in nn tnbo del diametro di 9 pollici alT altezza di 70 piedi , appena che l' estromita snperiore della canna d'elevazloae fu portata alia temperatura di gradi 145 di Farenheit equivalenti a 55 di Reanniur. Lo stesso inven- tore si studio di far conoscere 1' essenza , i principj e r applicabilita della sua scoperta in un opuscolo intitolato Eiii Wort liber die Tlieorie unci Nutzanwendung von A, Ber- nhards Kraft-oder Hebeapparat ecc. , il quale comparve come appendice al fascicolo 4.° del 39.° tomo del Gioinal poli- tecnico di Dinglers , cbe noi non abbiamo fin ora potuto procurarci. Ma essendo recentemente stata inserita nella Gazzetta universale d' Augusta una descrizione dell' appa- reccliio corredata del relativo disegno , abbiamo creduto opportuno di riprodnrre si Tuna che T altro in questa Biblioteca onde servano a dare un' idea alle persone del- r arte dell' annunciata invenzione. Nei citato giornale ( n." 280 e 281 pel giorno 3o di lu- glio del i83i ) I'autore dopo una lunga introduzione nella quale fa la storia della sua scoperta, ed amaramente si lagna di quelli che mostrarono di non tenerla in quel conto del quale egli la giudica meritevole, ne presenta la se- guente descrizione che noi diamo qui letteralmente tradotta: " 11 disegno qui annesso e una fedele rappresentazione del modello a mercurio esistente in questa citta , e sono ag- giunti i nomi alle relative parti. II cerchio indicato con h «M,„i,r„ /i^/,„„» V A R I E T \'. 239 sopra Tapparato calorllico composto dl canne da fuclle ne rappresenta il basamcnto ; le canne d' ascensione , di ca- duta e di versamento sonosi accorciate per difetto di spa- zio , ma vi sono scritte le lungliezze ; le altre misure si scorgono dair aggiuntavi scala di rapporto. Domina nel- r interiio di tntto Tapparato, dalla canna d' alimento die sta seiiipre apei-ta snperiormente per lasciar operare la colonua aerea fino all' iinboccatura della canna di caduta di vetro sotto 1' apparato rafFteddante, una comunicazione in ninn Inogo interrotta mediante una valvola o cane da fucilei tntte le parti sono Tuna coU'altra chiuse ermeti- canicnte •■, V estreinita aperta della canna di caduta e an- cir essa nel vaso sottoposto, o serbatojo, circondata da mercuric, e protetta cosi dalla penetrazione dell' aria. Per niettere T apparato in attivita, lo si riempiva di niercurio mediante la canna d'alimento fino all' indicate livello. Ap- pena erasi fattc fuoco alia stufa , e appena il mercuric riscaldato cominciava a dilatarsi ( il die si osservava ad un galleggiante nella canna d'alimento), s' incominciava a votar d' aria 1' apparato col mezzo di una tromba comune pneuniatica unita all'apparato refrigerante colla canna suc- chiante 1' aria. Quandc il misuratore del vuoto era salito presso a poco a 20 pollici, il mercurio avea nella canna di ascensione 1' altezza di 1 3 piedi e pollici i ^fo. e scor- reva nelle canne dell' apparato refrigerante, die trovavansi in una cassa d'acqua, die teneasi continuamente nella ne- cessaria frescliezza introducendovi Tacqua fredda. " Mentre il mercurio riscaldato Scorrea perl'apparato re- frigerante, venlagli sottratto di nuovo il combustibile co- munlcatogli, e il suo peso specifico originario ristabilivasi di nuovo. Quindi poteva egli superare la pressione delta coionna atmoferica coll'eccesso del suo peso, e discendere senza ostacolo nel serbatojo mediante la canna di caduta lunga 3 piedi. D' allora in poi era in mio arbitrio d' im- piegare come forza spingente il resto della discesa sino al livello del mercurio (di circa 7 piedi e pollici 4 Va )• Ma slccoine l' unico scopo di questo modello costrutto senza riguardo alia raiglior forma delle singole parti era di di- mostrare la possibilita e realta del principio, percio si lascio cadere dal serbatojo in una canna conica , da cui riflusse indietro nella canna alimentante congiunta col tubo conico, e cosi incessantementc compensava la pcrdita del 240 V A K I E T A . mercurio asceso. II circolaraento di esso continuo senra cessare ne nieno un miiiuto secondo finclie si coaservo il fnoco ed nn vuoto conveaiente , benche le pubbliche prove durassero comunemente tre ore e piu (i). » E cliiaro dalPannesso disegno die il mercurio era libero o di salire per la canna d' ascensioae all' altezza di i3 piedi , poUici i '/a sopra il suo livello, o di scorrere per lo spazio di circa 6 pollici per la canna d'alimento aperta. Ora avendo mostrato gli sperimenti die il mercurio, se- guendo le leggi naturali, preferi di montare senza inter- ruzione nell' apparato di rafFreddamento per lo spazio di 1 3 piedi e i '/» pollici, ecco secondo me una prova ir- refragabile della giustezza della mia teorica. Imperocche sarebbe stato inipossibile die il mercurio si fosse alzato circa cinque volte piu che nel barometro per mezzo della pressione della colonna atmosferica introdotta nel fluido deir apparato calorifico mediante la canna d'alimento aperta, se il medesimo non fosse stato da prima ridotto alia quinta parte del suo peso specifico nello stato di freddo mediante r introduzione del combustibile , nel che certamente la ma- teria riscaldante ascendendo in egual direzione secondo le leggi deir idrostatica ha contribuito per la sua parte. L'in- sostenibilita di due maniere di spiegazioni devianti dalla mia teorica diverra subito manifesta dopo la loro disa- mina. " Molti infatti credeano di spiegare il fenomeno, nel mode dell' £0/0 in Londra , dicendo che un vapore molto rare- fatto rapidamente sviUippatosi nell' apparato calorifico spinge coUa propria elasticita sopra di se in alto il mercurio, e che le interruzioni manifestatesi in Londra nel sollevarsi deir acqua erano inerenti al principio. Ma questi signori si dimenticano che al vapore il quale, come e noto , opera in tutti i sensi con egual forza , sarebbe stato molto piu facile il sospingere il liquido per la canna d'alimento. " Alcuni altri , sebbene fortuiiatamente assai pochi , vole- vano assolutamente sostenere l' impossibilita di salire nello (i) « Per coloro che non hanno presente alia memoria il rap- porto tra il peso specifico del mercurio e quelle dell' acqua, io osservo che la qui raggiunta altezza di 1 3 piedi dal mercurio equivale all' innalzai'si deiracqua all' cdtezza di circa piedi lyS ■/, : perche l3,5 X l3 =: IjS.o. » V A U I E T A . 241 stato flaido, e coa una possente parola diclilai-are un'an- ticaglia la mia invenzione, riducendo tutto ad nn processo di evaporazione , e il mio apparato sollevatore ad una storta distillatoria. Ma costoro sono lontani dal vero per lo meno un diametro terrestre. Che anche senz' essere profondamente iniziati nella dottrina dei vapori, qnalnnqiie attento osservatore delle pubbliche sperienze eseguite in qiiesta citta dovea veder chiarameate coll' ajuto del mo- dello che era impossibile die una tal massa di mercurio ( infatti nella media sezione decorreano ogni minuto circa 60 libbre dalla canna di caduta ) potesse essere convertita in vapore da si poco calorico , e come vapore potesse essere sollevata ed uscire da una canna di ascesa (ch'altro non era fuorche una canna da fucile ) la cui sezione tras- versale era di circa un quarto di poUice quadrato. L'im- possiiDilita delF ascendere nello stato di vapore diventa ancor piii chiara se si considera che il vapore svlluppan- tesi neir apparato calorifico avrebbe dovuto da prima in- camminarsi per la colonna torricelliana die sempre esiste nella canna d' ascensione. Ma il fisico esperto avrebbe do- vuto viemmeglio sentire questa impossibilita se dietro le . leggi sperimentali note ad ogni costruttore di raacchine a vapore , farmacista , ecc. avesse calcolata la grandezza di un apparato calorifico e di una superficie di evaporazione necessaria per poter evaporare in un minuto 1' anzidetta quantita di mercnrio. 11 risultato sta , anche in minimo cal- culo, in un rapporto centiiplo. " Finalmente per colore che prestano qualclie fede anche ad altri occhi , oltre i loro , e pronta una prova materiale in un protocollo sopra il primo esperimento assunto dal pnbblico notajo di questa cittii il signor di Hnngkertshau- sen, e da piu testimonj ocnlari sottoscritto. In questo nro- tocollo sta registrato che durante 1' operazione il mercurio riscaldato ascendente era sboccato dalla canna d'ascensione prima che fosse pervennto all' apparato refrigerante, me- diante una bocca e una canna di vetro unita colla canna d'ascensione, e che u' erano uscite circa 40 libbre di mer- curio. » Una simile materiale dimostrazione erasi procacciata r inventore nelle prove col suo apparato elevatore ad acqua in Londra adattando una canna di vetro all' altezza di circa 70 piedi sopra il livello del canale Graadsurrey, in cui Eibl. hat. T. LXIII. 16 a42 V A R I K T A. . egli insieme con niolti fedcdegai testiraonj di vista vide scorrere V acqua riscaldata. Glie se noa ostante la consi- derazione dei diversi rapport! , de' calcoli e de' testimonj oculari, alcuiii non volessero abbandoaare il loro zelo or- todosso per T autorith e T infalliljilita del teoreiiia ammesso finora generalmente come assioma rispetto ai condai di dilatazione de" fluid! pel calorico, e credere solo ai loro occhi il fenonieno dichiarato imposslblle , mi trovo costretto ad iiivitarli alia pazienza ed al nuovo apparato ad acqua in Monaco. Questo lavoro idrauiico destinato all' imitazLone per r uso efl'ettivo ho cercato di semi)Iificarlo e di perfe- zionarlo non solo nella costruzione dell' apparato calorifico c refrigerante e nel nietodo del chiudimento eriiietico con ispeciali invenzioiii , ma anche nelle singole parti gli ho applicato forme piu convenienti alio scopo. Benclie la mia inveuzione sia ancora troppo giovane , e non altre spe- rienze io aljbia fatte, tranne le sovra accennate di due ap- parati a mercurio ed uno ad acqua, pure nessun' altra testa fuorclie la mia ha finora presentato il raenonio mi- glioramento nella forma, costruzione e proporzion delle parti singole; e sebljene all' incontro le maccliine a vapore alibiano in ognl lor parte ottenuto 11 piii alto grado di perfezionamento attese le variatissime applicazioni da mille uomlni d' ingegno , ardisco pero, appogglato al notablU vantaggl del niio principlo sopra quello delle niacchine a vapore, di porre quest' opera idraulica, die e propriamente la prima costruita per I'uso pratico , a paragone coUe piu conosciute macchine a vapore sul principlo di Watt, e sostengo, anche prima d' avere io stesso veduto un per- fetto elevatore ad acqua costrutto sul mlei principj , che se questo mio apparato rimplazzera come generator di forze o prlmo motore le maccliine stazlonarle a vapore, avra su queste ultime i seguentl vantaggl: " I .° II pericolo quasi inseparabile dalle macchine a vapore di distruggersi con una esplosione la maccliina e gh editici , 11 che sovente accade, ad onta di tutti 1 per- fezlonamenti Imaiaglnatl negll ultimi tempi , e quello di danneggiare od anche uccidere le persone , nelT apparato mio ad acqua e del tutto rimosso dalla sfera delle cose possihilli " z.° Un riscaldatore volgare afFatto basta alia cnra ed al servigio delf apparato, ed c del tutto risparmiato 11 V A R I E T a\ 243 salario spesso considerabile che si da ad un vegliatore o guardatore ; » 3.° Tutte le spese per I'olio, la grascia , ecc. clie in grande quaatita si adoperano a dimiiiuire T attrito nellc macchiae a vapore, quasi del tutto scompajoiio, come il dispendio di tempo e di danaro pel rivestimento delle stor- te,le riparazioni. ecc, mentre coll' allontanamento delTat- trito ia un apparecchio una volta solido e a tenuta d'aria una riparazione occorre tutt' al piii dope parecchi anni di uso ; '/ 4.° A punto a motive dell' esclusione d'ogni moto e attrito , ed aucora atteso il molto minore riscaldaniento , un apparato elevatore ad acqua puo almeno un numero triple di anni conservarsi in uso di quello che una mac- china a vapore ; »/ 5." La semplice e non complicata costruzione di un tale apparato dee a' fabbricatori , anche valutati i diritti di patente all' inventore, costare assai meno d' una mac- china a vapore , e molto si risparmia nella massa e qualita del combustibile. » Ma quando 1' innalzamento dell' acqua non e uno scopo solamente secondario, come allorche I'apparato mediante la circolazione della stessa acqua viene adoperato per generar forza, ma sibliene e uno scopo priucipale, come nell'esau- rire le mine, i laghi, le paludi, nella distribuzione delle acque per le citta e pei paesi di montagna, ecc, ag- giungesi al qui accennato un altro pur rilevante van- taggio , che risparmiasi ogni spesa pecuniaria per costru- zioni e riparazioni , ed ogni consumo di forze per col- locazioni di trombe che abbisognano affinclie la macchina a vapore cominci ad elevar Tacqua. Ancor magglore deli'eco- nomia pecitniaria e quella del tempo, eliminandosi le mol- tiplici riparazioni alle trombe ed alle macchine a vapore net volar d' acqua le miniere e i laghi;, opernzioni in cui sovente nasce gran danno alia salute attesa T interrnzione voluta dalle riparazioni. Isel disseccamento delle paludi , dove si deve impiegare a scaldar I'apparato la torba di- versatnente non vendibile , la quale a mot! vo della costru- zione de" necessarj canali si dee scavare , e nelle miniere di carbone , dove si devono impiegare i piccoli carboni, maieriale del pari non vendibile, questo apparato supera non solo la forza della piii perfetta macchina a vapore , 344 V A n I E T A . ma se fosse anclie possiljilc di far volare le pietre stesse, ovvero , il die e lo stesso, d' inventaie un mobile per- petuo , una forza spingente senza fuoco ■■, non potrebbe pero questa elevar T acqua senza trombe , sareljbe quindi in tal caso piii costoso e peggiore del niio apparaio, i cui materlali conibustibili , i piccoli carboni, non solo nulla costano, nia anclie colla loro conibustione si risparmia la fatica di cavarli dalla miniera, e vien procurata una mi- gliore aria da respirarsi (i). II combustibile nel niJo appa- rato , come forza impulsiva , non costa nulla in tutte quelle operazioni, dove con altri mezzl conviene conservare un fuoco considerabile, come, p. es., in tutte le fonderie del ferro, ne' lavori di coltelli , di lamine metalliclie, nelle raflineiie del sale e dello zucchero, nelle fabbriche di bir- ra, e fin anche nelle fabbriclie di cotoni , di panni ed altre , dove e unito un coloramento ; mcntre la materia calorifica non utilizzata e continuante, e il fumo conten- gono ancora calore abbastanza per produrre il basso grade di temperatura clie si richiede per far salir Tacqua a si piccola altezza. >i Reputo altresi mio dovere d'accennare un vantaggio con- sideraV/ile clie da questo apparato tornerebbe alia salute degli uoniini, se di esso si facesse uso per fornire I'acqua agli abitalori di Londra, Parigi , Amsterdam, o altre grandi citta aiiziclie delle maccliine a vapore. Le maccliine a va- pore, mentre con trombe aspiranti e prementi estraggono con forza T acqua dal Tamigi e dalla Senna, traggono naturalmente anche le frammistevi immondezze terree e minerali, gas micidiali prodotti dai corjji putrefacti nel fiume , ecc, nel serbatojo e quindi nelle case e nelle cu- cine degli abiianti di tali citta capitali , i quali , come lo mostr?aio i molti reclami recatine al parlamento in Londra r anno 1829, niolto patiscono da questo iuconvenicnte. Ap- plicando in vece il mio apparato si fa sempre salire in alto 1" acqua riscaldata, piii leggiera e quindi piii pura , cadono le parti impure come piii pesanti nella colonna riscnldata al fondo, le arie nocive vengono col processo d' evacuazione espulse dalla tromba ad aria, quindi T acque nmministrate (i) « E noto clie i piccoli carboni vengono esrvarti dalle n:iniere soltanto per fare spazio ; non essendo degni d^ cssere trasportati soglionsi porrc a imicchi, e cjuindi coineinutili vengono abbruciati. » V A R I E T a'. 245 dal niio appareccliio agli abitatori delle granJI citta , ca- vate anclie da finnii impuri e torVjicU, vengono sommini- strate in luio stato iiou damioso a!la salute. " Intanto trovoini per piii titoli obljligato a produrre alia luce questa iinportante invenzione piu pi-esto che mi sia possilDile dopo il ritardo cagioiiato dalla Incredulita e da altri ostacoli. Possedendo quasi in tutte le principali citta d' Europa per molti anni, uiedianti le ottenute patent! d' invenzione, il diritto privativo alia costruzione, applica- zione e vendita di tali apparati meccanici, cioe in Ingliilterra, Scozia , Irlanda ( insieme colle Indie), in Francia, Austria, Prussia, Baviera , Olanda, Polonia , ecc. , ed attualaiente occupato ne' niiei viaggi d' Organizzazione ( Organisations- reisen) volendo dopo il compimento dell' attuale apparato, e le necessarie disposizioni per questo aflfare recarmi a Vienna e Berlino e di la ritornare a Londra per introdurre anclie in questi Stati il mio apparecchio d" una utiiita ge- nerate, servendomi da per lutto del mezzo delle associa- zioni, invito tutti qaelli che vogliono con una ofFerta pecuniaria. prender parte alle cognizioni o alia personale cooperazione in una di queste provincie all' esercizio e di- rezione de'iiiiei diritti di patente ad indirizzarsi suliito a me colle loro esibizioni. In prevenzione ho io soltanto in Monaco autorizzato , in generate in virtii di regia patente, per la Baviera il signor Ertel all' esecuzione di simili appa- recchi, il quale colla seguente dicliiarazione si esibisce ad accettare le commissioni. Oltre a cio ho data la facolta anche al regio direttore dei pozzi , il sig. Hosz , che nil assist! nell esecuzione dell' attuale opera idraulica eseguita sotto la mia direzione, a costruire un numero determiuato di tali apparecclii. » Le lettere e le ofFerte mi arriveranno col seguentl indl- rizzi. In Monaco per mezzo del signor T. Ertel, possessore dell'Istituto matematico-meccanico; in Yienna per mezzo del signor ]M. H. Weikersheim ; in Berlino per mezzo del 'signor Giovanni Heidemann , strada del Papa, u." lo', ia Londra per mezzo di F. P. Hooper', Cavaliere, Piazza Saville •, a Parigi per mezzo del signor Carlo Albert, strada nuova di sant'Antonio , n." 28, purche pero sleno invlate franche di porto fino alle dette case. Antonio BernJiard. » fl^fi V A n I K T a'. Dicfiiarazioiie. It Attesto la verita delle cose sovra enunciate sulla costru- rionc e sulle prove fatte coll'apparato eseguito nel mio Isti- tiito mcccanico, giusta i dati e 1 disegni dell' inventore, e dichiaro al cospetto del mondo come uno del piii I'elici nio- menti della mia vita quello in cui per la prima volta ho veduto co' miei occhi questo sorprendente fenomeno non inai e in niun luogo osservato , die il mercnrio, fliiido pesante, metallico, con una straordinarla celerita sali alia notabile altezza di 1 3 piedi , e incessantemente come il sangue nel corpo umano andava iterando il circolamento. " Tanto pill sono io obbligato a dare all' inventore pub- blicamente questa dichiarazione , quanto che prima del compimento del modello si e tentato di far vacillare la mia credenza suila realita di questa invenzione e sul genio ed il carattere dell' inventore. » Le domande die mi perverranno relativamente a tali apparati i quali secondo la mia persuastone in tutto e in ogni uso sono infinitaniente da preferirsi alle macchine a vapore stazionarie, saranno da me ricevute con queiranimo sincero e amico della verita a me proprio , e noto a' miei amici e conoscenti nella piu parte degli Stati d'Europa, ed espguiro le comunicatemi incumbenze colla raaggior posslbile esattezza e solidita. It Monaco, il di 3 di luglio del i83i. T. Ertel. » STOKIA NATURAL E. Prole gencrata da un leone e da una tigre. — La tigre, associata ad un leone , di cui si discorse in questa Bibl- Ital. torn. 61.°, quaderno di marzo i83i , pag. 386, si e il giorno 2 luglio sgravata in Milano di tre parti , due de' quali nacquero morti , e il terzo niori dopo aver vis- suto quattro giorni. Le spoglie di quest' ultimo vennero acquistate da S. A. I. I'Arciduca Vicere, il quale, dopo aver ordinato die fossero debitamente preparate, degnossi graziosissimamente di farne dono al Museo dell I. R. Uni- versita di Pavia, ove stanno esposte alia pubblica curiosita. iVuofo minerale de conlorni di Roma. — Questo minerale fu trovato a Galloro , vicino alia Riccia ne' contorni di V A R I E T A . 2^7 Roma. Fa esaminato dai signori Sniithsou , BarnfTi e Ne- cker, ma particolarmente da quest' ultimo che ce ne som- ministra le segiienti notizie. Esso trovasi disseminato in una roccia pirossenica , tappezzandone, insieme ad altri niinerali , le cavita. E in forma di ottaedri rettangolari ; bianco, leggermente traslucido , d'aspetto non brillante, vi- treo nella frattura. E plu duro del vetro, ma e fragilissimo. Nell' acido muriatico caldo si riduce in gelatina di color bianco verdastro. Al fuoco animato dal sofiio della can- nella si fonde diflicilmente , e poi si riduce in un vetro sparso di puliche. Scaldato in un matraccio a calor sufB- cieate per fondere il vetro noa esala alcun' umidita , onde appare tosto differente dalla gismondina e dalle armotomi, cui per altri riguardi somiglia. Quanto alia chimica com- posizione non altro se ne conosce fuorch' esso non contien alcali ne barite , e il non contener alcali il rende diverso dalla hauyna e da altri minerali a quesm affmi , cui per virtu di varj caratteri si accosterebbe. Piu clie ad altro minerale pero si ragguaglia , per la somma de' suoi carat- teri, alia melilite, se non che ne e al tutto diverso pel colore e per 1' aspetto ; e verisimilmente ne difFerira anclie nella forma primitlva e nella chimica composizione , 1' una e r akra non per anco ben conosciute e nella melilite e nel minerale di cui si favella. Poiche adunque egli e molto probabile che questo minerale abbia a comporre una nuova specie , il signer Necker propone di denominarlo berzelina, ( Bibl. universellt , yam'. 1 8 3 1 . ) Goethe sclenziato. Viaggiando la Germania nel i8i6 ci avvenne dl visitare Weimar, 1' Atene di quella contrada. Con molto nostro diletto alsbiamo vedute e considerate le cose notabili della citta , e fra 1' altre 1' insigne istituto topografico e calco- grafico di Bertuch , che tanto contribuisce alia diffusione delle utili cognizioni in tutta Germania ;, la Chiesa maggiore decovata di varj monumenti; la pubbllca Biblioteca fregiata di bei dipinti, di busti , e dove si mostrano gli autograft di Lutero e Melantone. ]\Ia cl6 che in Weimar ci riempi 1 animo veramente di soddisfazione e di gioja , fu la vi- sta e la conversazione di Goethe, di quell' uomo raris- simo i cui sommi talentl sono a tutti oggetto di mera- viglia, maa'Tedeschi il sono inoltre di un tale entusiasmo 248 V A R I E T a'. die nial saprpinrao descrivere. Ci accohe cortesemente , e qiiauto fu per noi dolce sentir dal siio labbro sonare ar- moiiiosa e plena di dignita la favella italiana, cjuanto commovente 1' udire da lui le lodi della nostra patria , e come in noi piu vivo si accese il desiderio di rivederla, allornchc ci pnrlo della dolcezza de' snoi giornl vissuti sotto il bel cielo d' Italia (i). Aggiunse poi un altro singolar tratto di gentilezza , e fn di trattenercl a Inngo intorno ad argomenti per noi gratissimi , come qiielli die al su- bietto de' nostri studj , cioe alle scienze lisidie si riferi- vano. Ed eccolo infatti dar niano ad ottici congegni, e niostrarci nnovi fenomeni della polarizzazione della luce riflessa, noa die quelli da Seebeck e da Brewster scoperti e prodoiti col variar la pressione o la temperatura dei corpi , le qnali dlmostrazioni ne fece con niano si esperta, e con si nitido e accomodato discorso , cbe noi non po- tevanio in allora riaverci dalla uiaraviglia ch' egli fosse quel desso, il cui aniplissimo sapere e valor letterario fecero chiamar siifliciente a tutta rappresentar per intiero la tedesca letteratura (2). Ora direnio per qual motivo abliiamo qui fatta menzione della nostra visita al Goetlie, e delle sue applicazioni al- r ottica. Fit puliljlicato non lia guari in un reputato Gior- nal fiancese (Ann. des scienc. natur. ftv. i83i.) nn arti- colo Sur des ecrits de Goethe lui donnant des droits au litre de siwnnt naturaliste , nel quale sono mentovati, ad enco- mio di Goethe , altri suoi studj ed altre sue opcre con- cernenti le scienze natural! , ma dcgli studj e delle opere otticlie alFatto si tace. Se pero ci potean essere ragioni di serbare questo silenzio , altre ce n' erano di non serbarlo , e le seconde, per nostro avviso , volevansi anteporre. Belle era il tacere perche la teoria dei colori di Goethe , a crear la quale mirarono tutti i suoi sforzi, comunque ingegnosa e stata da taluno in Gerniania molto vantata, e cosa al tutto fallace; e perche veraniente sono biasime- voli le sprezzanti parole con cui egli , intcso a combattere (1) Quanto il Goetlie senta gentilmente delP Italia e degF Ita- lian!, pu6 conoscersi da vnrie espressioni sparse nel suo giiidizio intorno al Contc Carinagnola di Manzoni : e non e egli iiiio dei jiiu caJdi animiratori. di qiu-sto nostro poeta ? (2) Stael. Alieiiiagne. Seconde partic , chap. VII. V A R I E T A . 249 la teorlca di Newton, ingiurio la memoria cli questo grande, e lo zelo de' snoi scguaci. Bello poi era il non tacere , peiclie degno indnbitatauiente di rimembranza si e che ua uomo, cjnal e Goethe, si applicasse all' ottica con tanta perseveranza e tanto ardore , e ripetesse con niolta ac- curatezza gli altrui espei-inientl, e nioltissimi affatto nuovi ne facesse , i qiiali avendo in qualclie modo contriliuito ad accrescere il patrinionio della scienza, e quindi a farla pro- gredire e perfezionare , gli danno un merito clie insieme agli altri suol nieriti scientiilci vuol essere connumerato. Poiclie dnnqne noi cnltori delle natnrali discipline siani sul vantarci di avere avnto il Goetlie a parte de' nostri studj , quel Goethe che F Hmnboldt celelno come vmo de' piix esperti nel tracciare de' quadrl veramente fedeli della na- tura(i), tutte raccontianione sinceraniente le scientifiche applicazionli e i suoi medesimi errori sieno a noi ed a' fu- turi di giovamento, dimostrando quanto travia un grande ingegno, allorache preoccupar si lascia da snioderata voglia di comparir inventore , e di rendere eccelsa la sua fauia SLilIa rovina di altra eccelsissima fama. Per quest! niotivi ne parve dover riccrdare che Goethe occupossi a lungo di stndj ottici. E noto a' fisici ch' egli sin dal 1810 pnljblico la sua teoria de' colori (2), ma non e forse ngnalmeute nolo ad essi , come in appresso con- tinuasse a far siio diletto de' medesimi ottici studj , del che pero il nostro precedence racconto li rendera piena- inente istrutti e sicuri. Ma perche a noi non si faccia quello stesso rimpro- vero che abbiamo fatto altrui, non vogliamo, dopo aver toccato una parte de' meriti scientifici di Goethe , oniet- tere 1' altra, niassime che questa , a vero dire, e la piu degna di far memoralaile il suo nome negli annali delle scienze. Ora vogliam dunque esporre come in Goethe debba riconoscersi un botanico insigne. La dimestichezza con Ludwig, caldissimo aniatore della botanica ;, presso cui (1) Tableaux de la nature par Humboldt. Paris 1808. Vol. IT, pag. 27. (2) Zur Farbenlehre von Goethe. 2. B. ?iebst eineiii Hefte mic ]6 Kupfertafelii. Tubingen 1 8 10. Der Durchlauchtigsten Herzoginn U7ul Fraueii Luisen Rci^icrcmlen Herzoginn. von Sac/isen-JVeimar uiui Eisenach. 250 V A R I E T A . dimorava in Llpsia ne' suoi anni giovanili , gl' infuse il gusto dl cjuella scienza , die oltrcmodo crebbe ed inga- gliardi, qiinndo verso il 1790, recatosi in Italia a sol- lievo de' gravissimi suoi studj letterarj , ammiro I'ubertosa e florida vegetazione dl questo hellisslnio suolo. E frutto del suoi botanici studj fu una teorica ingegnosissitna , per cui spiando tra le apparent! disuguaglianze delle piante diverse le loro riposte analogic, lia potuto dimostrare come quelle non altrinienti intervengano clie in virtu di niodificazioni svariatissime si , ma pur soggette a certe noraie , di un organismo fondamentale dalF una all" altra pianta non vario. Le quail speculazioni dal Goethe esposte nel sue Saggio sulle mctamorfosL dclle piante (1), furono in principio ac- colte con dlsprezzo dai dotti, nia il nierito se ne conobbe dappol, ell De Candolle ( die a consimili speculazioni era stato condotto da meditazioni sue proprie) fa plauso ad esse nella sua Organografia (2) , le corrobora di nuovi argo- nienti , e felicemente le applica a spiegare i fenomeni del- r organismo vegetabile. Quella cosi detta unita di composizione die Goethe, De Candolle ed altri cercarono ne' corpi vegetabili , altri na- turalist!, e segnatamente 11 signor GeofFroy Saint-Hilalre , cercarono ne' corpi animali, come puo vedersi esposto nel- r opera di quest' ultimo intitolata Principes de philosophie zoologique (Paris i83o). Pero le opinioni del signor Geof- frov Saint-Hilaire lianno trovato un forte opposltore nel celebre barone Cuvier , e nacque tra loro, nel marzo dello scorso anno, una solenne disputa dinanzi all' Accadeniia delle scienze. Delia quale disputa 11 Goethe rendendo conto negll Annali di critica scientifica che si pubblicano a Ber- lluo^ dopo aver menzlonati diversi naturalist! alemann! , (i) II Goetlie ristampo nel corrente anno il suo Sa!:cio in un'opera cosi intitolata : Sulle analogic e le metamorfosi delle piante , nella quale al suddctto Saggio aggiunse la storia de'suol studj botanici, diniostrando quanto sieno stati assidui, fervorosi ed intensi , e aggiunse ancora la storia de' progress! fatti sino a quest! iiltiuii tempi dalla botanica filosofica ch' egli lia coltivata. (2) Sappianio che il sig. De Candolle si h risolto di pubbli- care in quest' anno, dopo averla ben tre volte rifatta, la sua Fi- siologia vegetabile , clie insieme all' Organografia , alia Teoria ele- mentare ed al Prodromo , deve darci un magnifico corpo di scienza botanira. V A R I E T a'. 25 I le cui opinlonl concordano coa quelle del signer Geoffroy Saint-Hilaire , conclude il discorso colle seguenti parole , clie rifei-iatno come si trovano tradotte nel citato fasclcolo degli Annales des sciences nnturelles. n Nous-meme n'avons-nous pas , il y a presentement II trente annees, pris part aussi a ces etudes? Si nous II les comptons aujourd'hui , je crois qu'on pent porter " a plus de cinquante ceux des notres voues avec une « ardente predilection a ces sortes de reciierches. Je snis II peut-etre reste seul de ceux qui , a la naissance de II ces idees , s"y consacrerent. Par consequent , qu'on me II pardonne d'etre en cette circonstance revenu sur ces " etudes de ma jeunesse , etudes que je puis sans doute II me permettre de considerer comme ayant aussi pour II leur part repandu quelques lumieres sur les points en " discussion \ cependant Je ne juge pas, je raconte ( Montaigne ). B. Descrizione de.lla Pietra litografica del monte Sasso posto a tre miglia da Brescia letta dal socio Gio. Battista Ragaz- zoni all'Ateneo di Brescia neW ordmaria sessione del 1 4 agosto i83i. — (*) " Erano gia varj anni die alcune osservazionL da me fatte nel nionte Sasso mi avevano persuaso clie ivi potesse esistere una niarna calcarea indurata, atta aglL usi della litogralia ;, e voi, signori, potete ifarne fede, aven- dovene tenuto discorso neli' occasione in cui presi ad il- lustrare alcuni fossili da me deposti in questo patrio Isti- tuto (Sessione accademica del 6 raaggio 1827). " Da quell' epoca venni piii e piu volte stimolato da alcuni artisti di altre provincie ad occuparmene , ma qual- che volta mi manco il tempo, altre la voglia. Ora pero clie uno de' miei concittadini , anzi uno de' nostri socj , il signer Filippini , lia con molta spesa eretto in questa citta uno stabilimento litografico , la brama di vederlo un glorno citato fra i migliori , mi fece trovare 1' uno e 1' altra. (*) Qupsta descrizione ci fu tr.ismessa dallo stesso eig. Ragaz- zoni , con Icttera del 4 settenibre , e noi ci facciaiiio prenmra di rendere nota tale scoperta , la quale sperianio rlusrir possa di sodtlisfa/ione a tutti gli stabilimenti litografici iraliaiii, liberan- doli ill tal mode dalla necessita d' acquistare dalP estero qiicsra sorte di pietra. ( Nota del direttori. ) 202 V A R I E T A . »/ lo non vi tliro quale sia stato il risultamento delle mie cure , poiclie voi ne avrcte innaiizl agli occlii una prova die dice piii assai di quello die potrei dirvl io stesso. E siate cortesi dl notare die la pietra litografica da cui e desunta questa prova api)arteiieva ai priini strati, i quali essemlo in contatto con ratmosfera soggiacquero a qualdie alterazione : altcrazione a cui non soggiacquero i sottopo- sti die gia si stanno lavorando. » I suoi caratterl sono distintissimi. F.ssa e Lianca, di una discreta durezza, e simile nella pasta alia majo- lica. Trovasl disposta in istratl obbliqui orizzontali ia- clinati al Nord , i quali sono il piii delle volte separati da uno strato ben sottile di terra grassa e tenace die ne agevola lo scavo ( Salbanda ). 1/ Questi strati formano le pendici di S. Emillano, indi passarido sotto la calcarca compatta della valle bresciana ( di proprieta dell' egregio signor Maderni Intendente delle Finanze , luogo eve trovai i pezzi or ora raccolti ) si xnostrano quasi orizzontali alia Torricella. Di la fram- mezzo a strati di focaja prosegaono fin nella valle della Fantasina, dove sotto al petroselce vanno a formare le apriclie coUinette di Cellatica e della Stella, finche trovata novellamente la direzione della calcare alia Forcella , ed a Collebeato, per quel pendio meridionale passaiio sopra il diaspro stratificato della valle di Urago, dov'io ho rinve- nuto i primi saggi. » Questa pietra ha tutta V analogia con quella die i litografi sono astretti a ritirare dalle cave di Solenhafl'en in Baviera. Imperciocche entrambe appartengono all' or- dine della calce carbonata compatta; entrambe assorbono 1' acqua con grande facilita ; ed entrambe sono suscettive d' una discreta politura. Sono anclie quasi egualmente dure, e d' una pasta omogenea. Soltanto e da notarsi che la nostra e piii bianca , ma col tempo diventa giallognola. " L' utilita di questa scoperta non abbisogna di dimo- strazioni. » lo non ho volute far un mistero del luogo dov' essa si trova , ho rigettato con disprezzo le insinuazioni di co- lore die ml eccitarono a tenerlo secreto. II desiderio d' essere utile ad un amico, ad un nostro consocio , al mio paese, furono i soli moiivi die m' impegnarono ia questa scoperta. V A R I E T a\ a53 » Che questl stessl motivi ve la rendano adunque grata , come un pegno del uiio buon volere e della inia graade simpatia per tiuto cio che e patrio. " ARTI E BIESTIERI. iVftot'o metodo di litografia del signor Bulton a Parigi. — II metodo consiste nelT appllcare alle pietre suscettive di litografia un mezzo aiialogo a qiiello , di cui si fa uso pei tratteggi all' acqua forte sovra le lamitie di rame. Preparata clie siasi la pietra secondo il metodo ordiiiario, debb' essa superiormente intonacarsi d' un sottile strato di vernice. Sii tale strato si segna la traccia del diseguo sol- cando la vernice con una punta, senza pero intaccarne la pietra. Vi si applica poi una maao d' una composizione grassa, die ha la proprieta di determinare 1' incliiostro di composizione sui soli tratteggi o solchi. Dopo di cio noa altro pill rimane a farsi se non di sottoporre la pietra al cilindro od alio spianatojo, siccome praticasi col metodo ordinario. Questo metodo, fondato non sovra il taglio come in ogni specie d' incisione, ma sovra afliiiita cliimiclie , oftre tutta la possibile celerita nelTesecnzione del diseguo, senza che sia necessario il ricorrere all' azione di acido alcunof, noa presenta ne le difficolta, ne gl' inconvenienti del disegno col tiralinee o della delineazione suUa pietra, ed e assai piu economico. Quindi e che i prodotti di questo nuovo genere di litografia possono mettersi in commercio cifca al quaranta per cento al di sotto del prezzo d' un' incisione. L' autore non ha fino ad ora applicata la sua scoperta, se non ai disegni lineari. Gli effetti ch' egli ne ha ottenuti sono sod- disfacenti e fnnno sperare che il suo metodo col mezzo dei perfezionamenti de'qnali e capace, potra ricevere ben piu estese applicazioui nell'arte grafica. (£. t/. ) "V I A G G I. Imboccatura del Niger. Sunto del viaggio de' fratelU Lan- der. — II sig, G. Barrow in una delle ultime adunanze della Societa geografica di Londra comunico alcune impor- tantissime notizie sul recente viaggio de' fratelli Lander neir interno dell' Africa. Non avendole pero egli ricevute che il giorno medesimo a quattro ore dopo il inezzodi , non pote presentare alia Societa , siccome ayea prima a54 V A R I E T X. divisato , alcua abbozzo iklla strada dai viaggiatori segiiita. la consegiieaza di die rimandava i suoi colleglii alia carta che trovasl uiiita alia relazione del secoiido viaggio di Clapperton. /( Ricardo Lander , gia domestico e compagno di viaggio di Clapperton, ed il sno fiatelio sljarcarono a Badagry ^ e prendendo pressoclie la medesima direzione di Clapperton giunsero a Boussa sliI Niger e di la a Yaouri. Qaesta citta giace assai piii al nord di quello clie trovasi indicata nel secondo viaggio di Clapperton; giacche essa, secondo cio die venne riferito a' due fratelli , e situata quasi airoucst di Sackatou. Da Yaouri essi ginnsero sino alle sponde del Gobbia , gran fiame die passa per Sackatou e ]ier un' altra citta del medesimo nome di Gobbia. Questo fiume si con- giunge al Couara o Niger, un po' al di sopra di Yaouri. » I fratelli Lander s' iniljarcarono sal Couara e discesero Innghesso. Un po' al di sotto di Fonda, T ultima delle po- sizioni segnate suUa carta di Clapperton , il Couara si ri- volge d' improvviso all' est: ivi ha di largliezza da cinque a sei niiglia , altrove e ancor piii largo; quindi si piega al sud-ouest , descrive una curva verso il sud e riceve ua confluente, detto il Chary, largo dalle tre alle quattro mi- glia e proveniente dall' est. Ma confondere non si dee questo liunie con quello die del medesimo nome fu veduto dal uiaggiore Denham , e die gettasi nel lago Tchad. II sig. Barrow osserva che il vocabolo chary, o qualsivoglia altro vocabolo che a questo s' assomigli , e un termine ge- nerale con ciii dinotasi un fiume. " II Niger dopo d'aver ricevuto il Chary, cangia nuova- mente direzione: scorre al sud ed all'ouest, e iinalmente allargandosi forma un lago considerabile , donde sgorga il Bio lYun, pel quale discesero i due fratelli, e dond'escono prohabilmente altri fiumi che portano le loro acque nella gran baja di Benin, non lungi dal iV/m e sovr' altri punti. » I due viaggiatori discendendo per questo fiume, che non ba pill di novecento piedi di larghezza, furono assaliti da una truppa di Negri furibondi, perdettero tutte le loro robe, una porzione ancora de' loro scritti^ e fatti furono prigionieri. Ma la Provvidenza voile che le carte che stale erano tolte alf uno potessero supplirsi con quelle che 1' al- tro fortunatamente avea conservate, di niodo die poten- dosi le loro osservazioni unire in un sol corpo , anche la relazione riniarra quasi compiuta. V A R I E T A . 200 <> II fiume, sul quale Mungo Park s' Irabarco nel i8o5, fu dunque riconosciuto sovra una lunghezza di oltre a due uiila niiglia nel cuore stesso delTAfrica. II signor Ri- cardo Lander crede cli' esso per una gran parte di que- st'estensione potrebbe navigarsi con piccoU battelli a va- pore. I natii dell' interno (dice egli ) sono inipazlenti di vederci cola giugnere in nuniero piu grande , e vanno gia si fattameute incivilendosl , che si potrebbe con essi combinare un vantaggioso commercio. I piu grandi ostacoli consistono nella tratta de' Negri , la quale presso riniboc- catura di questo iiunie continua tuttora, e negli ostili sen- tiaienti ciie in un popolo giacente tuttavia nell' errore de- stati furono dai nostri tentativi per porvi un termine. L" olio di palma e finora il solo prodotto cb' essi potuto abbiano ofFerire in cambio delle cose di cui abbisognano, e quindi provano naturaluiente grande ripugnanza nel dover abban- donare il commercio degli scbiavi , niercanzia ben piu preziosa. In somma que' natii dell'Africa interiore sono gli anti-macchinistl del mondo africano , ed oppongonsi ad ogni trattato che tenda a diminuire le dimaude del iavoro nia- nuale. " (^Literary Gazette.) I giornali inglesl annunciano che la relazione del viaggio de' fratelli Lander verra ben tosto pubblicata; ed aggiun- gono clie gia non pocbi speculatori dispongonsi a rimon- tare il Niger j, del quale si conosce ora I'imljoccatura. Essi a quest' uopo usar vogliono di battelli a vapore, caricaa- doli di merci che credono di poter vendere con grandis- siino vantaggio nell'interno dell'Africa. Noi ancora augu- riamo un felice cambio a questi avventurieri ed a tutti colore che ne seguiranno I'eseropio. I successi che eglino fossero per ottenerne , non potranno che contribuire al- riucremento della geografia in questa parte delFAfrica , gia da si lungo tempo in balia delle discussioni e delle congetture. Secondo 1' opinione che annuncerebbesi come la piu probabile, 1 fiumi del golfo di Benin non sarebliero che altrettante braccia d'un gran fiume proveniente dairinterno. L' ipotesi relativa al corso del Niger verso di tal golfo giJi stata era pubblicata da Reichard di Weimar nel i8o3, e negli Annali dt Viaggi di Make Brim nel i8o8. Nelle carte del Brue tali braccia o rami veggonsi stmplicemente punteg- 256 V A R I E T a'. giati , come far suolsi in geografia colle cose tnttavia dub- bie. Qneir opinioiie di fatto stata era ben tosto combattuta. In oggi ancora, sebbene seinbri essa confermata dai fra- telli Lander, incontra non poclie opposizioni. II mcconto di c{nesti due viaggiatori senilira sovr' alcuni punli conlorine alia relazione del Caillie, dclla quale parlato abbiamo a lungo nel tomo 59.° del nostro Giornale. II Niger da essi navigato non altro fiurae sarebbe clie il Dliioliba di Mungo- Park, dello stesso Caillie e di altri viaggiatori. Caillie venne da Abdallabi , suo ospite a Temboctou , assicnrato clie il Dlnoliha dopo quella citta piega alquanto verso il sud. Cio sarebbe consentaneo airopinione sovr'annunziata. Ma in tale ipotesi il liume farebbe un arco acuto , avendo per vertice al nord la citth. di Temboctou , donde in sense oppcsto al suo lato destro od occidentale discenderebbe verso il sud-ouest, e per varie bocche si scariciierebbe nel golfo di Benin, per diverse altre in cjuello di Calabar, facendo immensi glri e rigiri , e passando tra molte ed immani catene di inontagne. Noi percio afFermare non sapremnio se il problema suU' imboccatura del Niger possa dirsi assolutamente disciolto, e ritorneremo su quest' argo- inento tosto che cl sara pervenuta la relazione del viaggio di que' due fratelli. ( A. de V. e gli Editori. ) IDRAULICA. Aprimento del gran Canale negli Stad-Uniti d' America. — Questa grandiosa ed iinportaute opera irovasi ora al suo compimento. La barriera del Niagara , clie senibrava insu- perabile, piii non sussiste. Le acque del lago Erieo si mi- schiano ora con quelle aell' Ontario. Alle 600 niiglia che potevansi scorrere lun2;o le coste ne vennero cogli ultinii lavori aggiunte altre niille ne' diversi territorj comprendenti, air ouest della nuova York, la provincia d' Erieo , nella Pensilvania le sponde dell'Oliio, del Michigan e del Ca- nada supcriore, luoghi abitati da una popolazione attiva e intraprendente. La totale lungiiezza del canale Erieo presa dal lago sino al fiume Hudson e di 363 miglia, ba 40 piedi di larghezza alia superlicie, ed e profondo 4 piedi. II lago Erieo giace 565 piedi sopra il livello dell' Hudson presso Albania. La sua caduta ch' e di circa 65o piedi, vien niodcrata merce di 84 chiuse o sostegni. Le spese della costruzione pei canali Erieo e Champlain ascende V A R I E T a'. aS^ secondo la stima rllevataae dai commlssarj a 7,319,995 dollari, o 17,367 dollar! e 49 cent, per miglio ; cio die forma pel canale Erieo , compresevi le chiuse, i ponti e gli accessor] e le spese de' Custodi , la somma di 6,304,289 dollari e 97 cent. {N. A. de V.) ARTI BELLE. Esposizione dcgli oggetd dl belle arti nell I. R. Pa- lazzo dl Brera. Negli aiini addietro noi avevarao adottato il costume di non parlare delle opere d' arte die a questa stagione so- glioiio adornare le sale delT I. R. Piiiacoteca, se noii quando fossene gia chiusa V esposizione. CL pareva deblto di aspet- tare die il pubblico avesse pronunciato prima di riportarne il giudizio in questi fogli i clie altrimenti adoperando avrem- nio creduto non gia di scioglierej ma di troncar la causa che pendeva ancor sotto giudice. La copia delle cose e il desiderio dl fame piu libere parole ci svio, lo scorso anno^ da questo proposito ; c di alcune piu distinte abbiam co- minciato a renderne conto , quando la folia degli osservatori si faceva ancor densa in queste sale, mettendoci in mezzo non come giudici , ma come parti. Noi avvisammo a due vantaggi; il prime, di ragionar dell' esposizione intanto ch' essa era il discorso di tutti, T altro di scemar la noja di un lungo articolo col presentarlo diviso in tre parti diverse secondo la diversita dei generi in tre volumi suc- cesslvi. La schiettezza coUa quale abbiamo favellato di al- cune opere piii importanti ci trasse V accusa di poca in- duigenza ed anche di severiia, ma liberi siam stati da quella di nialignita e di livore : die dalla taccia di mali- gnita ci libero abbastanza la misura che abbiamo posta nella critica di alcune opere die piii delT altre traevano r attenzione, e come lavori d' insigni artefici , meritavano piu sottile esame; da quella di livore, la protesta che abbiamo fatta di non essere artisti, ne guidati dal sugge- rimento di alciin artista. Con questi medesimi sentimenti imprendiamo a parlare della preseiite esposizione, la piu ricca, e per alcuni capi la jiiu bella die siasi veduta da plii aniii. Di una cosa sola ci dogliamo con noi medesimi, ed e , che trovando qua e Bibl. Ital T. LXIII. 17 258 V A n I E T \'. la gli stessi nomi di artefici altre volte illustrati corriamo nericolo tU ripeterci iiiavvediitainente nell' elogio die siamo jief farne. Val pero meglio ripeiere noi stessi , cjuanilo noa iiossiamo fare altriineiiti , die ripetere altrul coa sospetto til at-lulazione o di iiimista, Allordie vengono in luce questi nostri ceniii sullc opere esposte , 9oao gia pubbiicate alcane scrittnre, nelle quali si recano giudizj iion che diversi talvoka coiitrarj e ripngnanti tra loro. Andie noi esterniamo im parere, ma noa pretendiamo di essere creduti a pre- ferenza: I'linlca guarentigia, cbe ofFriaino della nostra can- didezza e imparzialita, e la moderazione die terremo cosi nelle lodi come nelle censure, avvisando parlare degli au- tori secondo le opere, noii delle opere secondo gli autori. Attenendoci all' ordine per T addietro seguito dovremmo corainciare dall' esito de' grand! e piccoli concorsi delle scuole , i quali annualmente danno occasione a questo ap- parato; ma la notizla gia pubblicatane dalla gazzetta di Milano cl dispeiisa dal tessere il Inngo elenco degli allievi die fiirono rimeritati col premio o con onorevole menzio- iie. De' piccoli concorsi diremo questo solo die la loro abbondanza ricrea 1' animo di chiunque consider! 11 gran numero de' glovani die si dedicano a questi studj e la bel- lezza di alcuni cl fa presagire la gloria a cul saliranno le nostre art! coltlvate da glovani di si bell' aspettazione. Non vogliamo pero tacer 11 nome di quelli che riportarono le prime corone. Arghitettura — Fu proposto un puhlilico macello di bestie bovine per una popolosa citta. Quest' arte che ab- bellisce 1' utile , non dee spaziare nel campi della fantasia, jna esercltarsi sopra soggettl di una facile o almeno pos- sibile esecuzione. L' epoca della romana magnllicenza non e piu che una memorla , un desiderio. II glovane die si aggira per quel magnifici monumenti, e per far saggio della propria immaginazione fabbrica sulla carta i palazzL incantati di Alcina e dl Armida, quando divennto arclfi- tetto deve liiiiltarsi alia povera verita , sentesi per cosi dire soffocato dall' angustia dell' area e dei mezzi che gli vengon (jrescrltti. Bello ed utile e 11 costume adottato in cotesta I. R. Accademia di proporre a preferenza quelle fabbrldie delle quail puo aver lilsogno la nostra citta i cosi adopcrando essa fa nascere Toccasione di parlarsene, e col parlarscne potra forse sclogliersi la dubbiezza di chl deve V A n 1 E T a". 269 allogarne le spese. Un pubhlico maceJlo e da lungo tempo desitlerato in Milano per la niaggior sicurezza de' compra- tori gnarentita da una piii facile vigilanza delP autorita. Una pvova che il bisogno si e universal incnte sentito ce la somministra il numero sorprendente de' progetti presen- tati a questa gara , come se i giovani architetti e i piit matnri clie li dirigono abbiano voluto concorrere ad ac- celerare il compiiuento di questo pubblico voto. La Com- inissione tra i 18 candidati aggiudico il jjremio al signer Francesco Sard, milanese, gia allievo dell'Accademia. PiTTURA. — Riaaldo die abbandona Anuida secondo la descrizione di Torquato nella inmiortale saa Gerusalemme era argomento altrettanto vago e suscettivo dei piu dilet- tevoli eft'etti di una fervida immaginazione , quanto difficile a rappresentarsi sia per le diverse passioni , che per la situazione degli oggetti componenti la scena. Dei quattro pittori che si cimentarono ad esegnirlo, il signer Luigi Moja, allievo deil'I. R. Accademia corrispose alia maggior parte delle condizioni del soggetto e fu rimeritato col premio per t iiisieme della composizione , per la ragionevo- lezza delV effetto , per /' annonia e pastosita di colorito e per V aruficio del foiulo. II conseguito onore pero fu motivo di maggior duolo ai parenti, agli amici ed ai compagni del premiato, giacche questo giovane di si belle speranze iiglio, fr:itello e nipote di artisti, dotato delle piii nobili doti deU'animo fu colto da morte, pur troppo iimnatura, nei prlmi luminosi passi della sua carriera. SCULTURA. — II soggetto proposto di un gruppo rap- presentante Persco che libera Andromeda non ebbe con- corrente alcuno. Ci e luogo a poter indurre che la difficolta di coiidiiaare gll accessor] che ricliicggonsi per dinotarlo e le celebri reminlscenze dell' aiitico abbiano isgomentato i nostri giovani plasticatori. IncisioNE. — Nell' unica stampa che fu coronata pel pregio deU'intaglio e ch'e lavoro deirallievo signor Beretta di Monza alihiamo ravvisato con piacere una traduzione delle Nozze di Amore e Psiclie , uno de' piii leggiadri di- pintl del uostro Ajjpiani, esisteuti nella I. R. Villa di Monza. Nell' incoraggiare il giovane autore a trascegliere di preferenza per Pesercizio del suo bulino le opere che onorano i nostri paesani , lo esortiano ad addentrarsi sem- pre piii nella grazia e nella purezza dello stile degli ori- ginal! onde non minorarne il pregio appo degli stranieri. 26o V A n I E T a'. Cinque furono i gareggianti al premio pel disegno di fignra. II progranmia portava = Solone prima di partire per r Egitto {a giurare agli Ateniensi 1' osservanza delle sue lecgi. = U premio fu nggiudicato al signer Scipione Pistrucci, romano , allievo delT I. R. Accademia per una pill felice distribuzione delt effetto , del chiaro scuro , e per una certa mas.s,iore spontnneiia di espressione , oltre gli altri pregi. Essendosi trovato degno di ricompensa anche un'al- tro competitore, il di cui lavoro tenne Inngamente sospeso il gludlzio della commisslone, gli venne questa dall' I. R. Governo accordata in vista del voto del coasesso Acca- demico ed in conseguenza della sua gcnerosita sempre intenta ad incoragglare i giovanili ingegni. Ebbe questa seconda distinzione il signor Giuseppe Croff, milanese , allievo dell' I. R. Accademia e particolarmeate del signor Pelagic Palagi. Pel concorso del disegno d'ornamenti suole PAccademia nostra con saggio avvedimento proporre de' soggetti di de- corazione clie servano alle cose di uso, come il moblglio, gli arredi da chiesa, da regj palazzi e siuiili. Portando lo sguardo sulle pareti su cui sono appesi i saggi dei premiati negli scorsi anni , ognuno puo togliere ad assicurarsi di tale disposizione , e puo di leggieri ravvisare lo scopo a cui essa tende. A nialgrado pero di si provvide viste, a mal- grado clie questa nostra citta possa vantarsl di tenere il primato nel genere ornamentale, merce dell'istituzione del- rAccademia, e delle incessanti cure e degli ammaestramenli difFusi dal profcssore emerito signor Giocoiido AlbertoUi ne' suoi successor! e negli allievi ( siaci lecita questa di- gressione), a))biamo vedute nelP esaminare P esposizione degli oggetti di belle arti diverse cornici ornate con tanto ghiribizzo, di si strane forme e di si barocche arabescate da farci ad nu tempo smascellare dalle risa e deplorare la deljolezza degP introduttori di simili novita. Si dira esser la nioda necessaria secondo le sane norme statistiche a man- tener viva 1' industria in un paese ricco , lo concediamo; ma questa benedetta moda , nell' eta in cui viviauio, in cui la raglone lia generalmente acquistato tanto terrene suir ignoranza , vuol essere basata sopra leggi consenta- nee. Lasciamo pure che quegP Isolani da cui ci e deri- vato il gusto di sitfatte cornici, mentre profondono tesori per possedere un frammento di attico stile, e mentre si V A R I E T a'. 261 clilamerebbero ben avventurati se ottener potessero alcunl mobili ed attrezzi dissotterrati a Pompeja, ad Ercolano, si sforziao ad introdurre fra loro le aberrazioni del capriccio umano die distinguono ancora il regno di Luigi XIV. Gl' Italian! dovranno essere seguaci ed imitatori di simili contraddizioni ? Ma se alle pitture que' cartocci coi loro luccicori recano un vero danno e molto detraggoao alle parti pill luminose del qaadro. Tale si e il iingnaggio degli assennati artetlci ; noi facciamo eco a si ginste parole ed avremmo di che ad esse soggingnere, se non temessimo di troppo dilungarci dal nostro proponimento (*). Ripigliando pertanto il nostro sunto sul concorso di ornamenti diremo die il soffgetto era un riccliissinio incensiere con coperchio e sua navicella da eseguirsi in metallo e clie dei tre saggi presentati fu giudicato meritevole di corona quelio del signor Carlo Trezzi, milanese , gia allievo dell' I. R. Liceo di S. Alessandro, ed ora particolarmente del signor Angelo Brusa, per una migliore composizione e per bella esecuzione. ESPOSIZIONE DI PiTTVRA. Pittura storica. II primo che incontriamo nel novero de' pittori storici e il sig. Francesco Hayez, nome gia tante volte merita- mente celebrato in questi fogli. Di lui abbiamo un soggetto sacro , uno di storia eroica , due altri di storia nioderna , un ritratto di un sacerdote armeno che sta leggendo , ua altro simile di una gentildonna che seduta innanzi ad una efiigie in marmo sta sopra pensieri e guarda I'osservatore, due abliozzetti condotti , rappresentanti bagni di ninfe, ed lino studio dal vero di un terzo di iigura femniinile in attegglamento di Maddalena penitente. Ma due quadri specialmente rapiscono la nostra animl- razione e ne dimandano piu lunghe parole; vogliamo dire (*) Un bello spirito in veggeiido quelle cornlci disse : « Lavorl di quesra specie esporre si dovrebbero al pubblico , in uno co la- vori di con-etto stile, nella guisa che dai Lacedemoni facevasi deg;!' Iluti loro scliiavi da ubbriacliezza piesi, coir intento cioe clie i giovani , mercc del confronto , apprendano ad abborrire ii£itte gofiaggini. » P. a6a V A R I E T a'. gli Esidi di Parga e V Elena condotta da Venere a Par'ule. Parlando del primo ripetiaino volontieri clo che piu volte fu detto, essere Hayez il pitiore per eccellenza della storia moderna ; e se noti avessimo ancor nella memoiia e quasi negli occhi il Carmagnola , la Stuarda , Pietro Ercmita e tante altre pitture di questo carattere , basterebhe a farcene prova il quadro del quale imprendiamo a parlare. Mette- renio innanzi alcnni ccnni storici del fatto per meglio comprendere il lavoro dell' arte. Parga, forse rantica Ephyra, e sltnata sulla costa dell'E- piro a pie delle montagne dell' Albania , ed e fabbricata sopra uno scogllo bagnato da tre parti dal mare. Nel 1814 gl' Inglesi se ne impadronlrono, promettendo agli abitanti di rispettare le lor leggi , e di proteggere il solo asilo ove i Greci moderni serbavano ancora la memoria deH'antica loro liberta ; ma nel 181 5 abbandonarono la citta ad Ali Bascia , che a nome della Porta moveva ad occuparla. Tre annl passarono in vane trattative e riinostranze per parte degli abitanti, finche un proclama gli avverti che potrebbero emigrare nelle Isole Jonie, riportato il compenso delle pro- prieta che lasciavauo. Ciii puo mettere prezzo alia terra natale? Ali Bascia allettavali a rimanere con insldiose pro- messe : i Parghiotti chianiati , ad uno ad uno, dinanzi ad alcuni commissarj per dichiarare Tultima loro risoluzione, risposero tutli ch' erano fernil di abbandonare la loro pa- tria , anziche rinianervi con loro vergogna. Ceduti ad una potenza cristiana avrebbero sofferto poco piii che un cam- bianiento d'insegne; ma dati ai Turchi essi erano collocati tra r apostasia e la schiavitu. II 10 mnggio 1818 e fissato per la dolorosa partenza. Ciascuna famiglia esce dal suo domicilio, ne bacia la porta, e la segna con una croce. Senza lagrime, ne grida si avviano al tempio e si raccol- gono intorno all' immagine della Vergine di Parga, antlco palladio della loro citta. La mano del sacerdote si alza per Ijenedirli, quando ad un tratto ei rompe quel religioso e triste silenzio per avvertirli che nel trattato di vcndita non sono comprese le ossa de' lor maggiori. I Parghiotti s' incaniniinano al cimitero , ne scavano le ossa preziose, e le depongono sopra un immenso rogo di olivi , che pri- ma sorgevano innanzi ad una chiesa; quindi appiccatovi fnoco , prese le loro armi , ccrchiano la catasta e siauno V A R I K T A. . 263 immobili a coiitemplare qiiesto lugubre spettacolo. Intant.o i Turchi scendevano dal moiite Pezovolos e s''accostavaoo alia citta impaziemi di ruha e di strage. I cittadini com- presi da una cupa disperazione iiiviarono una deputazione al goveniatore per avvertirlo, che se un solo infedele pe- netrasse nelle mura prima ch' essi avesser posto al sicuro da ogni profanazione le reliqiiie de* loro padri , trucidereb- Jjero fanciuUi e donne , e morrebbero colle aniii alia niano lion senza vendicarsi crudelinente di quelli clie avevano veaduta e comprata la loro patria. Questa niinaccia spa- vento gl' Inglesi , e I' ultima volonta. di questo popolo in- felice fu rispettata. II generale Adam fe' arrestare le truppe di All a qualclie distanza dalle niura; le fiamme del rogo s' andavano estinguendo; il popolo mosse verso il lido per imbarcarsi; e Parga libera e cristiana divenne un asilo di rinnegati e di schiavi. II sig. Hayez lia cavato da questo brano d' istoria due importantissinii temi , e gli lia trattati con quella pittorica niaestria die distingue le sue opere. Parlando del primo (siccome di un fatto antecedente ) raffiguro i Greci intorno al rogo in cul ardono le ossa de' loro padri. E questo un piccolo quadro dipinto a tocchi , nel quale I'artista piu che famatore rinviene di che pascere la sna immagina- zlone , perciie in pochi spiritosi tratti di pennello , girati a seconda dell' andamento dei rauscoli, delle fornie^ entra, vogliamo dire, nello spirlto che diresse il pittore, ravvisa r impronta di tutta quanta 1' espressione , ne gusta la va- rieta del colorito, comeche impastato a colpi , e si raffi- gura la scena quale esser deve in naturale grandezza. Per rispetto alia couiposizlone, il pregio cade sotto gli ocelli anclie del secondo e pub quindi pari al primo assaporarne Tartificio e la condotta. Chi ha ammirate altre opere di questo autore potra fiicilmente formarsi un' idea della ve- rita e delle pitioriche leggi ch' egli ha seguito in questa rappresentazione. II compoaimento , sebben ristretto a po- che figure , lascia alia fantasia un campo in die spaziare e moltiplicarle : un denso fumo che s' innalza e si diffonde per r aria : un sacerdote che cogli sguardi volti al cielo ne implora il soccorso , e con una mano prona indicane il voluto olocausto , le devote attitudini degli astanti di diverso sesso e di varie eta appalesano una pubblica vi- cenda , una desolazione congiunta alia pieta : i gruppi ed uC)^ V A. R I K T a'. il chiaroscuro sono dlsposti in niodo cVi ottenere iin efFelto pittorico ed uii gi'an rilievo : vi scorgi inoltre qnclli clie son pionti alia dil'esa, altri die scavano e clie trasportano le ossa sul rogo : piii vi guardi e piu ti si fa cliiaro il sog- getto , e ti trovi spettatore di un' azione altrettanto pietosa quanto commovente. Noi non oseremo entrare in piii nii- nnti particolari sul disegno , ne tampoco sul colorito, che a t|uando a quando ci rapisce per la sua foiza e varieta, nella persuasione in cui siamo che se quelle piccole figure fossero condotte all' ultimo finiinento, verrehbero nieno in esse la espressione > il raoviaiento eJ il fuoco onde sono si aniiuate, L'altro quadro di maggior dimenslone e piu studiato del priino rappresenta il moniento in cui i Parghiotti , ab- bandonata la citta , s' avviano al lido per imbarcarsi. I primi raggi del sole spuntano dall' orizzonte die da un lato del prospetto dello scoglio su cui s' innalza Parga , ha per coniine il sottoposto mare e dall' altro i piii ele- vati montl : qualclie vapore gia refratto si eigne in gial- letto, e ^ia la luce, fatta d' appresso piii vivida, lascia chiaramente distinguere la deserta rocca , e piii da lungi il corpo de' Turchi che muove ad occuparla : il piano piii vicino all' osservatore e ingombrato di una parte della po- polazione che 1' ha abbandonata , e che si estende grado grado sino al sottostante lido, ova un' altra maggior parte gia s'afFaccenda per saipare;, ivi i mattutini vapori non sono del tutto dlssipati. Tale e la scena complessiva che si presenta agli occhi nostri , e ne abbiamo volontieri preniesso un cenuo pei-cht; tale ci parve essere stata l' in- tenzione dell' autore nel rafligurarla, e perche alcuni o non accorgendosi del momento in cui segue 1' azione, o non cssendosi forse mai curati di tener conto degli efFetti pro- dotti dalla luce nascente ne' luoghi montuosi bagnati al piede dai laghi, ebbero a notare molte parti di questo quadro siccome tinteggiate di sovercliia freddezza. Pas- sando ora a favellare di quanto piii rileva , cioe del com- ponimento, della espressione e del dipinto , non sapremmo trovar parole valevoli a far conoscere la grata sensazione che provammo nel reiterato esanie portato su questa tela. Qui e dove si puo dire che Hayez si adopero in modo da riscuotere la generale ammirazione. Sia nel coniporre, sia ael cogliere gli a/Tetti, sia nel rappresentare l' inesauribile V A R 1 E T A.*. 265 verlta della natura, emerge egiegio maestro. Nel mezzo del qnadro vi campeggia iiaa famiglia delle piii cospicue del paese, clie tale la dinotaiio la ricchezza degli abbigliamenti. II capo di essa sta nel mezzo colle braccia appogglate alia consorte ed a' snoi figU; il di lai sguardo rivolto al pol- verio soUevato dalle truppe turche e si eloquente che de- boli ti si farebbero le parole per espriraere il dispettoso tumulto cbe vedi agitare cjuella mente e quel caore gene- roso ; diresti che il pensiero della salvezza della propria famiglia e de' suoi cari via lo strascina a stento e a suo malgrado. Uii vago bambino in fasce sostenuto dalla madre dorme intanto il sonno dell' innocenza straniera a tante traversie. Un faaciullo piii adulto ricorre alle cosce paterne e cerca nascondere il suo viso. La sventura che ci reade nguali e ci fa dimentichi dei ranghi e delle distinzioni quivi trae nello stesso consorzio tant' altri concittadiiii che s' aggriippano e partecipano coi loro moti al comune sen- timento di dolore , di dispetto, di desolazione. Oh quami peregrini concetti seppe il pittore adunare ! E chi e ia atto d' impugnare le armi e sospeso s' arretra quasi in atto di volere slanciarsi tra i nemici , chi rincora alia paitenza, chi gravate le spalle del caro peso del padre si curva sotto r incarco , chi raccoglie un pugno di terra natale per conservarlo ; una graziosa fanciulla bacia lagrimando 11 tronco di un olivo , un' altra coricata sul terreno e col tescliio di qualche caro congiunto , o forse del fidanzato spento nelle liattaglie , si strugge in pianto. Qual varieta 6 corrispondeiiza di caratteri , qual espressione ! Gli occhi di tutti rivolgonsi alle patrie mura. Un sacerdote solo ia aria grave e dignitosa , cogli sguardi a terra , separate dalla comitiva e l' unico che concentrato comprima lo sfogo del dolore di cui lo vedi penetrato: sublime concetto con cui r illustre autore intese a manifestare la parte mo- rale, ed il differente modo di sentire di ciascun individuo. Noi tronchiamo la nostra descrizioue , giacche volendo dar ragguaglio di cio che segue nella sottoposta spiaggia, trop- po aiicora ci rimarrebbe per far parole. Chiudiamo quindi i nostri cenni intonio questo qnadro col dire ch' esso pre- senta un poema , che il componimento e tutte le parti pittoriche sono egregiaraente trattate . che di somnii elogi n' e ben degno I'artista, e che invidiaino 1' amatore ciie glielo ha commcsso. 266 V A R I E T a'. L' altro quadro di genere eroico e tratto dal Libro III deir Iliade e rappresenta allorquando Venere conduce Elena a Paride che reduce dalla pugna sostenuta con Menelao = Gia negU odorati Talami stassi e sui trapunti letd Tutto risplende di helta divina In si gajo vestlr , che lo dlresii Ritornarsi non gia dalla hattaglia ; Ma iiiviarsi alia danza, o dalla danza Biposarsi. (*) Aggiangeremo a maggior cluarezza ed illustrazione i seguenti versi descrittivi die lianno somministrato 1' argo- niento del quadi-o all' cgregio plttore : L' alma figUa di Leda a questo dire Tremb , si clause nel suo bianco veto , E cheta cheta in via si pose, a tutte Le Troadi celata , e percorreva A suoi passi la Dea. Poiche venule Fur d' Alessandro alle splendenti sogliSy Corser di qua di la le scaltre ancelle Ai donneschi lavori, ed ella intanto Bellissima saliva e taciturna Ai talami sublimi. La composizione , quantunqne ardua per 1' esecuzione , atteso lo scarso numero delle figure, avvisiamo-, non dis- grada a petto delle piii decantate , clie ben contrastate ne sono le linee , e bilanciate le masse del cliiaroscuro. Nella espressione di ciascuna figura troviamo clie Hayez segui fedelmente il poeta nel suo racconto , e che anciie da un freddo momento, oltremodo dilficile a rappresentarsi da un pittorc , seppe cavarne un felice risultaniento. Elena e di- gnitosa e ravvolta nel suo bianco velo • la di lei fisonomia indica la rampogna che chiude in petto e che poscia deve irrumpere verso lo sposo. Venere che Taccompagna , sembra aver appena ricomposto il viso che un momento prima erasi verso di lei mostrato sdegnoso. Le attitudini non sa- preljbero essere meglio aggruppate ad un tempo e piu leggiadre •, in quella di Paride tu trovi la mollezza di cui viene si sovente dal poeta tacciato. Nel fondo poi veggonsi le scaltre ancelle correndo ripigliare i donneschi lavori. (*) Traduzione di Vincenzo Moiiti. V A R I E T a'. 267 Se riguardisi il costume frigio , e desso esatto ed ogni cosa insomma ci conferma nell' opinione die 1' autore sa trattare qualunque ai'dao e suljlime argomento. Ma nella parte del colorito di questo qnadro , selibene generalmente va- riato e robnsto sulle nonne de*" celebri antichi veiieti , ci senibra cbe nelle parti omlirose delle carni e specialmente nel torso e nelle braccia di Venere egli abbia dato in tinte bigie ed akjuanto ferrigne clie riescono disaggradevoli. Ella e questa una menda che a nostro avviso, qnalora egli la riscontri tale , puo di leggieri farsi scomparire. Ci seinbra parimente che tra lineamenti si nobili e forme si dilicate qnalclie braccio feniminile pecchi di pesantezza in rela- zione delle altre membra piuttosto svelte , e che tanto nella testa di Yenere , quanto in quella di Paride siasi Tautore attenuto ad una forma forse troppo oblunga. Vo- lendo poi discendere agli scrupoli, non gli tacciamo di aver desiderate che i panneggiamenti i quali coprono la parte inferiore del corpo della Dea fossero meno adercnti alle membra , e non sostennti da quel nodo , giacche ci ricordano Citerea nscita dal bagno. Abbiamo dette qneste cose, sapendo quanto nobilmente in fatto di critica ne pensi r autore ; anzi teniamo per fermo , che ove trovi fondate le nostre osservazioni , le quali sostanzialmente in un' opera di s\ innumeraljili pregi vertono sopra alcuni nei, non sara tardo nelle emende, e ce ne sapra buon grado. Ci siamo intertenuti , forse piu del dovere, intorno a questi quadri, ma V importanza degli argomenti ed il modo veramente squisito con cui furono trattati ci ha condotti nostro malgrado a lun2,o discorso. Trascorrendo quindi ce- leremente sulle altre produzioni dello stesso autore, diremo che il ritratto della gentildonna e veramente maraviglioso per tuono e pastosita di tinte, per rilievo, per verita e per assomiglianza colP originale : in quelle del Sacerdote armeno , pregevolissimo del pari, trovammo che se il pit- tore fosse stato piii limitato nella ricerca de' minuti detta- i:li , specialmente dalla parte del chiaro, dal che ne procede una certa qual soverchia precisione , il suo lavoro emule- rebbe i dipinti plii finiti di Wandicli e di tant' altri famosi antichi ritrattisti. II riposo inEi;itto, dove il dotto artista con un bel fondo ha voluto ricordnrci alcuni avanzi dei niistici e colossali nionumenti di quell' antico popolo , seb- bene in quell" epoca non saranno staii nello stato attuale 268 V A R I E T a'. di distnizlone , e qaadro die pel componlmento , per ve- nnsta di disegno, per sicuro marieggio di tinte , franchezza di tocco lo si distinguereblje tra cento altri raotlerni di altrul mano , siccome parto del si\o peiinello. Se v lia una cosa pero che riconosceiiimo meritevole di osservarsi, ella e la proporzione della Vergine die ci senibro pareggiare in is\»eltezza le figure del Parmigiaoino. Preziosi poi ci riuscirono (prescindendo daU' argomento gratlito pur troppo generalaieate agliartlsti) i due qnadretti in ciii ha effigiati due bagni di ninfe , perche fondi si pittoreschl e bene appropriati, movenze nuove e leggiadre, vezzi ben presi, snccose tinte , e tocco magistrale affascinano in modo da non lasciar Iscorgere , se vi fosse, qualche errore merite- vole di censura. Finalmente parlando intorno ad iin pezzo di stndio dal vero di una testa femminile, clie per Tespres- sione servir potrebbe per una Maddalena penitente , noi lo reputammo tale da bastar sola a formare la riputazione di un valente maestro dell' arte pittorica. — (^Sara continuato.) F. M E D I C I N A. Estratto da una Memoria di iino de piic dlstlnti medici di Vienna che ha studiato per due mesi in Gali- zia il carattere del Cholera. § I. Prinii sintomi. Dolore e rumori di ventre. Mai di capo simile a rfuello prodotto dalla respirazione del gas acido carbonico. Un peso sotto al cuore e suUo stomaco. Inclinazione all' evacuazione ed al vomito accompagnato particolarmente da un senso di freddo alle estremita. § II. Preservatlvi. Un sistema di vita hen ordinato, par- ticolarmente una dieta regolare e guarentirsi da tutte le cause di raffreddamento massime nei piedi, nelle mani ed al basso ventre. Finalmente uno splrito ilare e non preoc- cupato da timore. § III. Abitazione. Si evltlno tutti i luoglii bassl , palu- dosi ed umidi; tutte le abitazioni oscure e non ventilate. Si mantengano pulite e ventilate la casa , le camere ed i letti; non abitino piu persone insiemei si aprano sovente le finestre , e s'innafti ogni giorno il pavimento con aceto e si profumino le camere con aceto versato sopra pietre V A R I E T a'. 269 roventi. II cloruro di calce per purificare I'arla si adopera nella segueate maniera. In ogni camera di grandezza ordinaria s' impieghi un' oncia di cloruro posto in un vaso inverniciato e si inetta tanta acqua in uiodo da render densa la mescolanza. Questa poltiglia si agiti per quattro o sei volte al giorno con una spatola di legno , e si rin- novi 0R,ni due giorni. Quanto piu la si agita , tanto piu se ne sente Teflicacia. Alle persone deboli di polmoui puo esser nocevole quest' efHuvio, onde con\'erra , secondo le circostanze , iinpiegarne minor dose. ^ IV. Nutrimento. Si schivino tutti i disordinl nei cibi e nelle hevande, e la troppa varieta dei cihi e particolar- mente dei grassi; i pesci, p. e., le carni atFumicate, i cibi refrigeranti , come poponi , cornetti, sorbetti, salata, for- maggio rancido, paste grasse e non fermentatei tutti i cibi di difficile digestione, come lardo, uova dure, funglii, verze, rape; tutti i legumi, come fagiuoli, piselli, lenti , ecc. Si faccia uso di buona minestra, di manzo ben cotto. di cibi di riso, d'orzo e di patate, d'arrosti ben cotti e di polli. Per le bevande si eviti Tacqiiavite, tutti i liquori spiritosi e la birra non fermentata. Non si usino mai be- vande molto fredde e non mai si disordini. La miglior bevanda e vino allungato con acqua. S V, Vestimenti. II vestito dev' essere regolato in modo da mantenere per quanto sia possibile il corpo alP istessa temperatura ; onde non solo dev' essere adattato alle sta- gioni, ma eziandio a guarentirsi dalle variazioni di tem- peratura giornaliera. Una coperta di lana, cbe cuopra il corpo e particolarmente lo stomacho ed il ventre. La bian- cheria dev'essere mantenuta pulita e va cambiata di sovente. Le finestre non devono aprirsi la mattina sin tanto che non si e vestito. S VI. Passegglate. Si passeggi sovente in aria libera e Sana, e si evitino i luoghi umidi e freddi e le ore della mattina e della sera, ed i cambiamenti rapidi di tempera- tura, e le passeggiate lunghe e preste, per le quali si va soggetto a rafFreddori. Non si esca mai digiuni la mattina, ma si faccia una parca collezione. Si possono prendere , p. e., due o tre gocce di olio di camamilla sopra un pez- zetto di zuccbero, od anche olio di menta piperita, oppure sei ad otto gocce di estratto di camamilla od alcuni granelli ayo V \ R I E T A . di menta piperita , ossia linalmente una cucchiajata di vin generoso. S VII. Abluzioni. Si lavi ogiii giorno la faccla , il coUo , le mani , le Inaccia , la bocca e le narici con acqua mista nd uii poco d' aceto. Un bagno caldo ogni settimana e niolto opportuno , nia si deve aver cura di non ralFrcddarsi. Si possono iiinmidire anche i polsi e le teuipie coa aceto forte prima di sortire. ^ YIII. Prtservativi morcili. Si evitiiio tutte le occupa- zioni straordiiiarie dello spirito e del corpo, le veglie , il concnljito, tutte le passionl violenti e depriraeiiti , eJ in particolare il tiinore di qnesta nialattia, tutti i discorsi inutili su qnesto soggetto clie esaltino 1' imagiiiazione. Si deve occnparsi ia cose clie allcttino lo spirito. Si maatea- gano le abitudini non nocevoli , come prentier cade , ta- bacco, funiare, ecc. II portare seco preservativi, come ace- to, cloruro di calce, ecc, e nocevole , perclie rinnovano 1' apprensione ed ottuadono la sensil)ilita al riuiedio. § IX. Dellc cose di cui ogni casa dev essere proweduta. Goperta da letto atte a maatenere 11 caldo e pezzi di fla- uella per fregagioni ; vasi per rlscaldare , ed anche sola- mente hottiglie ripiene d'accjua calda ben turate: sacclietti con saljliia hen asciutta, o cenere calda, o crusca di grano per ricoprire il ventre e per invilnppare i piedi e le mani ; conviene inoltre essere provvistl di due boccali di spirito di vino, di ua mezza libljra di canfora, di mezza libbra di farina di senape j di radlce di cren j di i5 43osi di polvere di salep; di 4 once di melissa di limone , di 4. dette di menta peperita , di 4 id. di fiori dl sambu- co , di 4 id. di liori di tiglio per farsi il decotto di te. Fi- nalmente si abliia la seguente mescolanza per fare le fre- gagioni: tre qnarti di boccale dl spirito di vino, tre ottavi di aceto, un' oncia di canfora, una delta di farina di senape, iiiezz' oncla dl pepe polverizzato , e due capi d' agllo ma- turi e tagllatl a plccoll pezzettl : si metta questa mesco- lanza in una bottlglia di vetro esposta al sole ed in un luogo caldo per 36 ore. Con questa si fanno le fregagioni air ammalato col mezzo di una ilanella in essa inzuppata rapidamente e forteniente sal ventre, sullo stomaco , sulle mani, sul piedi e sotto le glaoccliia. In mancanza dl questa mescolanza si puo prendere un poco di spirito di vino nel quale sia dlsclolto un poco di sapone e di canfora. i VARIETA. 271 S X. Processi pn'paratorj all' atto dtlV ammalarsi. A. Sentenclosi i siiitonii esposti al § I, subito si vada in letto e prendasi del te caldo d' Olaiida o di iiori di tiglio, oppure un decotto di orzo o di salep. Se ne prea- dano pareccliie tazze e niolto caldo: si coprano coi sac- chetti menzionati al § IX le parti ivi indicate e si rico- pra tntto il corpo con una coperta di lana riscaldata , e procurisi di siidare. Quando si nianifesta il sudore , Tam- malato d' ordinario e salvo. Si cerca di mantenere questo sndofe per parecchie ore , onde si deve procurare di noa rafFreddare la henche minima parte del corpo. Con questo sempiice processo a tempo impiegato la maggior parte di quegli affetti del Cholera si e salvata. Fra cento consimili casi neppur uno se ne da die non abbia ottenuto il pieno effetto , purche il soccorso venga impiegato prestamente. Dopo 6 ad 8 ore tutto e finito, qualclie volta anche dopo 304. B. E pure da consigliarsi, anzi e necessario, di chin- mar subito il medico appena postisi in letto, e d'impie- gare frattanto nello stesso moinento il te o T applicazione dei sacchetti sopra menzionati. Si possono anclie usare le Ijottiglie ripiene d' acqua calda mettendole accanto all'am- nialato sotto le coperte. C. Dove non abbiavi medico nelle vicinanze , od anclie dove la malattia progredisca rapidamente, come quando sentesi una t'orte diaiTea, uno spesso vomitare ed nno spasma , la mescolanza ricordata al ^ IX ben riscaldata sara opportuna per far le fregagioni nel luodo ivi indicato. Le fregagioni devono farsi presto e con forza di piii uo- mini nello stesso tempo nelle parti del corpo indicate, e a motivo del rafFreddamento sotto la coperta del letto. Queste fregagioni lianno in Galizia prodotti efFetti mara- vigliosi. Fra 260 ammalati uno tutto al piii ne moriva , nientre che senza un tale rimedio ne morivauo i3o e piii. A motivo della diarrea lin da principio niettansi sotto al- Tammalato dei panuilini riscaldati e si cambieranno quando h d' uopo, non dovendo T ammalato abbandoaare il letto per timore di un qualcbe ratfreddamento. D. I bagni caldi sono efTicaci qnanto le fregagioni; ma anche in questo caso si devono evitare tutte le cause di raflVeddamento. Ponesi I'ammalato in una vasca ripiena d' acqua calda e si eopre la vasca e rammalato di panno 2-2 V A R 1 E T A . per moJo die il capo solo resti scoperto. Si puo aiiche porre faiiimalato nudo su di una sedia e si cuopre tutto all'iatorno di toperte di laiia die vadano fiiio al pavimea- to, e sotto di essi viene spriizzata acqua ed aceio sopra pietre riscaldate. I vaporl acciiinulari porranno lamnialato ill forte sudore , ed in questo caso dev' essere subito posto ia un letto ben riscaldato. E. Si vede pertanto clie tutto dipende dal procurare all' ammalato ua sudore presto e forte, e dal mantenerlo in questo stato parecchie ore. Cliiiinque impiega in tempo il processo indicato lett. A. e salvo. — Si deve avvertire che nel tempo che la malattia doinlna una citta od un paese , cjaasi ognano , senza eccezioiie , si sente incoino- dato , solFre per alcuni gioriii un rumore nelle viscere ed una piccola diarrea, ma senza ulteriori cotiseguenze , onde nessuno deve aliarmarsi di queste piccole cose. F. Come regole priucipali suggerite dall' esperienza sono da proporsi : I." L' ottinio preservativo e un modo di vlvere bea ordinato, una dieta regolare e T evitamento di ogui causa di raflreddore ; a.^ Ottimo rimedio si e un pronto impiego di tutti i niezzi atti a produrre presto il sudore. Clii osserva bene queste due regole, vedrk die questa malattia e molto meno da temersi di moUe altre che circolano fra di noi da niolti secoli. Sill Cholera morbus. — Ardcolo. III. Manteniamo non solo la proniessa di far conoscere ai nostri leggitori I' opera del sig. Schnurrer sul cholera (Bi- blioteca italiana, giugno i83i); ma vi aggiungiamo inoltre un breve ragguaglio di altri opuscoli pubblicati non ha guari I . Die cholera morbus etc. , ossia Sulla spandimento , i sin~ tomi, le pnrticolarita del cholera morbus, non che sui metodi finora usati ed i rimcdj da adoperarsi in grande contro di esso , con una carta geografira indicante i di lui passi, di Federico Schnumber. — Stuttgard e Tubinga i83i. L' autore non ha soddisfatto la nostra aspettativa che era fondata sopra cli lui antecedente stimatissima opera di V A n I E T a\ 273 Ini intitolnta: La cronica dclle epidemie. In qnesta ci era solo dispiaciuta la sinania di far risiiltare ovunque dei sup- posti I'npporti fr.t i niorbi epidemlci ed i fenoineni fisici del globo terrcstre, ed appiinto qiiesta sinania sgraziata- mente domiaa piii die niai nell' indicato trattato sul clto- lera morbus. \iene derivata I'origine di questa ninla'tia direttamente dal tremuoti, dal magnetismo terrcstre e dalle eruzioni viilcaniclie. Bnono per noi die Teruzione accadnta poco fa sotto mare presso la Sicilia, non sia venuta pria in soc- corso dell' ipotesi del nostro autore , solito a conchiudere post hoc , ergo propter hoc. Del resto essa ipotesi trovasi gia indicata da /. Jolmson ( On tlie influence of tropical climates on europcan constitutions. Edit. 3.^ — London, 182.1, p. 269). Dalla stessa carta geografica aiinessa all' opera del signer Schnurrer risulta pure die il cholera morbus non ha esclu- eis'ainente tenuto la direzione dal sud-est verso il nord-ovest , come si vorrebbe far credere a fine di sostenere 1' ipotesi del rapporto di esso col magnetismo terrcstre. Nella dcscrizione de' sintouii del cholera morbus V autore non lia pero trascurato niuna delle altrni osservazioni, ma non avendo egli stesso osservato quel morbo in ))iLi litoglii ed in diversi tempi, gli mancano le qualita requisite per chi vuole erigersi gindice della validiia de' metodi finora adojierati. Per la stessa ragione nutriamo diflidenza anche riguardo ai mezzi curativi da lui suggeriti , die del resto noa sono nuovi. a, Mittheilungen iiher die morgenldndische Brechruhr etc. , ossia Comunicazioni intorno al cholera orientate, di Adolfo RiECKE. Vol. I. — Stuttgard, i83i. ■ Riservandosi pel secondo volume di parlarci de' sintomx, della necroscopia, delle cause e del trattamento del cholera morbus, 1' autore si e affrettato a darci frattanto : i.° la gia nota Istruzione del consiglio medico di S. Pietroburgo del mese d' agosto 1823 per la cura del cholera; a.* il rapporto del conte SakrcHski , niinistro dell' intcrno , pre- eentato a S. M. 1' Impcratore di Pvussia , desunto dal Jour- nal de S. Petcrsbourg politique et Uteraire , mardi 16 (28), scptembre i83o , e 3.° una pubblicazioiie dello stesso Bibl. Ital. LXIII. 18 274 V A R I E T A . niinistro gia inserlta nella gazzetta di S. Pietroburgo del 3 (i5), ottobre i83o. 3. Sulla diagnosi e cura del cliolera morbus epidemico, Cenni pratici del dott. A. L. Kostler , I. It. medico dlstreltuale di polizia in Vienna. Traduzione dal tedesco. — Como, 1 83 1. Cenni tratti dull" espcrienza per conoscere e curare il cholera cpidennco , del doitor A. L. Kostler ^ I, R. medico di circolo di polizia a Vienna. Traduzione dal tedesco di N. Scatizzi. — Vienna, i83i. Ecco due traduzioiii dello stesso libretto, il cui auto- re, per avere veduto la malattia in Gallzia , avrebbe potuto darci ragguagli ben piii iinportanti. Si contento egli di parlare dei smtoiiii, della necroscopia e della cura del cholera morbus. Delia di lui cause nemmeno una slllaba. Eppure preiese Bacone di Vcrulamio n vera scire esc per causas scire ». Le indicazioni nell' intraprendere la cura del cholera debbono essere secondo lui le seguenti: i.° di allontanare r alBuenza sanguinea clie avviene negli organl interni ; a." di rialzare 1' attivita dell' intero sistema de' vasi e de' nervi, specialmente nella sfera sua esterna, e sovra tutto alia cute; 3." di porre freno al vomito ed al flusso di ventre , come pure alle convulsloni , slntomi cotanto debi- litanti ; 4.° di resistere, per quanto sia possibile, alia de- composizione del sangue. Quest' ultima indicazione ci pare fondata sopra un'ipotesi, ed essere in qualc'.ie contraddi- zione colla necroscopia , in cui si asserisce die il sangue e scuro , denso e nerastro. Ben a ragione consiglia il sig. Kostler die nel soddisfare alle predette indicazioni si abbia riguardo alia condizione Sjieciale dell' individuo malato, f< non essendosi ancora sco- j)erto un rimcdio universale specifico, del quale solo potra vantarsi alcun ceiretano , a spese dell' altrui ignoranza. •/ 4. Metodo onde prescrvarsi dal cholera orientale. — Mi- lano 1 83 1. Breve ed utile cenno riportato per intiero nella Gazzetta privilegiata di Milano del 3 settembre i83i. V A R I E T a\ 2 75 5. Cliolera morbus. Metodo di curare la malattia e modo di vivtre. per preservarsene , estratto ikd Repertorio medico- chirwzico pieinnntese pubbiicato dai dotlori Trompeo e Dz- RoLANDis. — Torino i83i. Questo libretto coiitiene : A ) Osservazioni sopra la maniera di curare la malattia appellata cliolera-morbus , compdale dal conslgUo di medi- cina a FiHroburgo I' anno 1824 e tradotte con note dal doctor Benedetto Trompeo R. ripctitore di medicina e socio corrispondente di varie accadeinie. DalFaniio 1824 fino al i83r si sono avute sgraziata- mente tante e pol tante occasioni per conoscere viemmag- giormente il cholera morbus^ die le sndJette osservazioni non possono avere ormai se non se uii interesse storico. Cercaiido ua compenso nelle note del traduttore, ne tro- vamnio una sola di linee otto. D ) Istruzione emanata dal Coverno Austriaco onde presen-are i suoi confini dalla irruzione del cholera morbus, 0 imped irne la propagazione . Ne abbiamo fatto cenno nel primo nostro articolo sul cholera morbus. 6. Dissertation sur le cholera morbus; par le docteur Gosse, ( Bibliotheque universelle des sciences, belles-lettres et arts redigee a Geneve. Fevrier i83i a p. 188). I mcTzi curatlvi opposti finora al cholera morbus ( se- condo il signer Cosse in gran parte empirici o fondati sopra mctodi esclusivi) essendo stati poco efiicaci ed anche nocivi in ([nalche caso, Tautore crede in siffatte incertezze, essere del dovere di ciascun uomo dell' arte di profittare della propria esperienza onde tentar di cliiarire il soggetto in ((uistione: ed il sentimento di questo dovere fu quello die guido la di lui penna n traqant a la hate {'.) » la dis- sertazioiie summentovata , e cio con altrettanto piu di con- fidenza , qnanto die le opinioni sopra le quali era fondata la sua pratica in analoghe epidemic di pesti e di febbri pcrniciose, complicate con cholera, da lui osservate in Grocia nolP anno 1828, furono conferinate dall' esperienza. Fincht non accada lo stesso aacbe relativamente al cholera^ U.-j6> V iV R I E T a'. preghiatno Tautoic perclie darci voglia a })iioii ai;Io Tc prove clelle seguenti asscrzioni avanzate come altrettaiuc verita di fatio,cioe, essere il c/;o/(Tf7. HJ0;i;/5 carattcrizzafo da uno spasnio dello stoiuaco e dcgl' iiitestiiii; — essei-c attaccati da esso indistintamcnte tutti i sessi e tiUte le etii; — risultare dalla necroscopia la presenza di congestion! sanguigne passive ; — essere I' azione del contagio , del cholera, contro-stunolante ; — • essere la niedesima diretta sul centro nervosa cerelsro-spinale ; • — • essere gli emetici, e specialmente 1' ipecacnana , riniedj eroici per lo scopo d' iniprimere per mezzo del pajo ottavo de' nervi una coiu- niozione alia luidolla oblongata ed al cervello, onde far cessare lo stato di langiiore in cni si trova il sistema ner- ■voso , di risolvere lo s]jasnio e di ristal)ilire 11 caiore non die la traspirazione; — doversi jicr cosi dire saturarc il sistema sanguigno di niercurio, ecc. Lasciamo ai direttori della qnarantcna del ]\lediterranco il decidere se debhano o no difendcrsi, nialgrado la grave accusa che conliensi nel seguente pericoloso periodo; " Ou a'insistera done pas sur ime qnaranlainc trop prolougee, lorsqne les indlvidns dont il s'agira , apres ctre restcs qneiques jours sans apparence de uialadie et s'etre depouillcs de leurs vetemens , aurout pris des bains saiins ou saufres, da bains de vapeurs, ou fait des lavages ap- propries (avec des bichlorures par cxeiiiple ), mais on sera, tjres scrupuleux pour la purificatiou des marchandises. La police des lazarets de la Mcditerranee ne pent etre prise, a cet egurd, pour modiile ; car on fait de ccs nablissemens plutot un ohji'.t de speculation que d hygiene. On ny desinfecte qu'imparfaitenient les substances soujiconnees (les balles de colon par exeinple ) , et on est ridiculenient rigourenx lorsqu'il s'agit des passagers ou des animaux que des lavages desinfectaus uiettroient promptemeat a Taljrl de tout soup^on. V y. Die ostindische cholera , etc. II cholera dcllc Indie , di Giovanni Mason Good , traduzione daU Inglese con ag- ^iunte del dollor Gnielin. — Tubinga i83i. II sig. Gmdin lia crednto di far buona ed utile cosa tra- durre dalla nota opera di Mason Gooil ( The study of me- dicine) il capitolo risguardante il cliolera, in quanto che fjitto goa particolarc diligcuiia e conLeueutu Uitlo cio dip V A R T E T A . 277 gl' Inglesi Ihtnno tietto d'l piii rimarchevole irltorno a quel morbo. Le alginate dil tnninttore sono giudiziose e dirette specialmente a combattere Topinione del sig. Schnurrer che il cholera dipenda da eruzioni vulcaniche ed altri feno-" meni fisici del globo terrestre. Insorge egli pure contro alcuiie proposizioni avanzate dal dottor Schubert, ia un' ope- retta cbe non conosciamo, e che si pu]iblic6 a Lipsia nel i83o sul chokra morbus e sulla maniera di preinu- n'lrsene. 8. Kurzgefasste Darstellung , etc. Breve esibizione del cho- lera asiatico , della formazione e propagazione di lui, non die dei piii sicuri fra i finora conosciuti rimedj pre- sen'ativi e derivatwi , ajfinche questa malattia possa essere soffocata nella cidla ; coll' indicazione de' piii certi metodi curativi e colla descrizione di un apparato americano per soniministrare bagni di iapori mcdicati , dietro J. JJa\vkins, con trc tavole, del dor t. Giullo Stefano Zerffi.. — Grdtz i83i. Ecco un titolo alqnanto lungo per un libretto di sole pagiiie 55 ; al quale non negheremo il merito dovuto ad una coiiipilazione che tende a far conoscere ai niedici di canipngua ed alle persoiie coke di tutte le condizioni le principali nozioni intorno al cholera morbus. L' apparato pei bagai di vapore medlcati ( preparati cioe mediaate erbe aromaticlie aggiunte all' accjua bollente che fornisce i vapori ) ci semlira troppo cotnplicato , e poco atto a servire ad ammalati tanto deboli quanto sogliono essere quegli afTetti dal cholera morbus. Aggiungasi il pericolo che 1' inferuio possa prendere freddo uscendo dal bagno, a nieno clie piu persone non concorrano ad asciugarloed a so- stttuire lenzuoli asciutti e caUlL ai bagiiati e freddi. A noi pare preteribile rapplicazioiae del calore secco , niediante panni di lana , sacchi pieni di sabbia, di ceneri , d'avena , di crusca , luattoai , ecc. 9. Notlzie, Memorie ed Istruzioni riguardanti il cholera mor- Ims , raccolte dalle opere piii accreditate e da' giornali mo- derni od anche reccntcmcnte emanate per cura dclle pub- bliche autoritd csicrc — Vcnezia , i83i. Vi si legge. A ) Istruzione ad uso delle ctutoritd sanitarie e del per* sonale addetto agli stabilimenti di contumacia, onde presetyare a^S V A R I E T a'. i confini degCII. BR. Stati austriaci daW irruzione del c!io- lera morbus ejiidcniiro die reiina nvll' iinpiro delle Russie, ed impedirne la propagazione net non impossibile caso die po- tesse peneLran'i. B ) Articolo sopra il cholera morbus tratto dalla Bi- blioteca italiana mess di novemhre 1810 (i83o). C ) Commento ad un passo di Areteo spcttunte al cho- lera niorljus. Lctto all' 1. R. Accndemia di Failova niUa setluta XXIV. Maggio , i83i, da Giuseppe Montesanto. Articolo inserito negli Annali delle Scienze del Regno Lorn- burdo-Veneto. Toino I, fascicolo 3.° Pietro Petit nella sua rinomntissima opera: Commentarii et animadversiones in octo Aretaci Cappadocis lihros, confesso ingenuamente di nulla afFatto coiiiprendere iiitorno al se- guente passo d' Areteo: « Se poi ogni cosa reahiiente ri- getti ( il maiato cioe di diolera) per vomito, se un pe- renne sudore scorra, se freddo e livido dlvenga, se i poisi illanguidiscono e miiiacciano di cessare , convien in tali CIRCOSTANZE TROVARE IL MODO DI VNA ONESTA FUGA. » ( De causis et signis acutor. et diuturn. morb. lib. 4 , et de curat, acut. et diuturn. morb. lib. 4. Lugd-Batav., 1735 foL, pag. 10 5.) II sig. Montesanto crede di poter dednrre che in quella OJVESTA FUGA che da Areteo si consiglia al sano dal maiato di cholera , sviluppati die sieno in questo certi feiiomeni di estremo pericoio, si rncchiuda una verita iinportantissima , la quale verita consiste ia cio che Areteo conobbe , gia sono molti secoli , d;irsi il caso in cui I'infermo di diolera diviene fomite altrui d'lnfezlone, ed allora essere neces- sario T allontanarsene fuggendo , in guisa perb die non si manclii a quegli onesti modi, cui non e lecito niai, nias- simamente ai medici , di porre in non cale allorchc trat- tasi di un iiomo oj^presso da nialattia. Noi abbracciamo di tutto cuore 1' opinione del sig. Montesanto^ e la cre- diaino d' alta importanza. Fossa questo dottissiuio medico continuare le sue ricerclie intorno il cholera pestilenziale presso gli antichi, eJ estenderle sulle cosi dette pesti che hanno devastate 1' anlica Roma, Ic quail certameote non -erano buboniche, e parte delle quali pare aver ayuta ua' origine asiatira ! V A R I E T A . 279 D ) Dissertazione sul Cholera morbus del dott. Gos^s tratto dalla Bibliotlieque universdle des sciences, etc. redL^ee d Geneve. Mois de fevrler 1 8 3 1 . E ) Notificazione dell' I. /?. Coinmissione provinciale straor. dinaria di sanita pel litorale Austriaco. Yi si porta ad universale notizia la Notificazione pub- blicata in nome di S. M. il re di Baviera circa le misure di precauzlone cola adottate , onde impedire I'introduzione deir asiatico Cholera morbus. F ) Preser\'atU'o contra il cholera. Trattasi di un estratto della lettera del doctor Leo in- torno al inngistero del Bismuto ; ove si legge: « Qnesta cura produce eft'etti si luminosi , clie la morte non coglie clie individui vecchi o altrimenti indeboliti , si che nelle ultime tre settiniane non eh\n nelle niie sale dei malati di cholera ne pur uno die soccumliesse. » Fei-mi nel ri- cusare la nostra fede ai niedici i quali in vece di sottoiuet- tere le pretese loro scoperte al giudizio de' loro colleghi , princlpiaiio all' incontro a divulgarle ne' fogli pubhlici i abbiamo fin dal primo momento accolte come meritano le iiiillanterie del suddetto laureato. G ) Articolo sul cholera morbus _, dal Times. Contiene il rapporto del dott. Walker incumbenzato dal governo inglese d'esaminare il cholera morbus re- gnante in Russia. II dott. IValker si e pronunciato per la natura contagiosa della malattia. La sua opinlone con- trasta singolarniente con cjuella del dott. Albers ^ un deciso anticontagionista, spedito per lo stesso oggetto dal Governo Prussiano a Mosca. Se i mentovati due Governi hanno prestato fede ai rispettivi loro inviati, e facile lo spiegare perclie il cholera morbus non rogni in Londra , e perche regai a Berlino. 10. Trattato medico sopra il cholera morbus con alcune oggiunte precauzionali onde allontanarlo e sul metodo di ■ cura , ecc. — Venezia , 1 8 3 1 . E desso quel medesimo trattato di cni parlammo nel precedente articolo sotto la Icttora A, unitaniente all' e- stratto della lettera sull' uso del bismuto del doctor Leo. a80 V A R I E T A.'. 1 1 . Osservazioni sopra V epidnnica dissenteria accompagnata da vomito ossia cholera niorljus di C. dl Ceresa profcs- sore (?) di filosofia e medicina , menibro cornspoiidentc di varie societa letterarie. Dal trdesco tradotio in italicmo da Girolamo Co. Agapito patrizio giusiinoj>oIiuino. — Fe- nezia, i83i , opuscolo di paj^ine undici colt aggiuiita del- Vinevitahile lettera suit uso del bisinuio del dottor Leo. Ci vuole molto coragglo onde far credere una nialattia sid generis , come e il cholera , per una mera dissenteria accompagnata da vomito. Ardimentose potranno pur seni- bi-are le seguenti proposizioni del nostro aiitore : « II carattere positivo del cholera coiisiste in uno stato di cute depresso e per conscnso anclie dell' iiiterno sistema cutaneo, precipuamente de' visceri del ventre con jjiii o nieno di complicazioni d' altri organi e sistemi. » La causa principale esiste in certi process! die si forniano nell" atmosfera da influssi cosmici , specialmente tellurici , i quali poi vcngono propagati da certe specie di venti. " II cholera lia la stessa origiiie della febhre gialla. » II pinno di cura indicate dal signor dottor Ceresa e come noa si poteva altrimente aspettare da un cosi valente me- dico, confornie ai principj d'una saggia terapia. Forse sara un po' difficile di niettere in esccuzione la seguente indicazione : i< Principalmente si deve aver cura clie 1' am- iiialato sia messo e conservato d" Hare umore. » 12. Del cliolcra morlnis deW India paragonato con quello d" Luropa , sue cause , meiodo di cura e mezzi di preser- varsene , Menioria di P. F. KEHAUDnEN , ispettore gene- rale del scrvizio sanitario della marina rcale ( di Fran- da) ecc. — ■ Estratta dal giornale universale ed ebdonia- dario dl medicina e ridotia ad uso dcgC luiliani con ag- giunte del dottor e F. F. — Milano , io3i. Osserva il cliiar. autore essere le malattie del climi caldi per la patologia , cio die sono i grandi qnadrnpedi per l.i Storia naturale ; e quelle e qiieste per essere colos- sali , lasciaudosi piii faciimente investigarc. " Allorqiinndo, dice egli, noi couosccremo meglio il carattere ed il me- toiJo curaiivo delle malattie erjnntoriali , giimgerciiso senza dnl.ibio ad ncfjuistnre delle cognizioiil novellc e molto piU I V \ u 1 E T a'. a8i estese intorno alia nosografia ed alia terapeutica delle ma- lattie in genernle. " Lo deskleriatno. U t[Liadro d' una inalattia risnltando dall' osservazlone dei siiia,oli fatti , il signor Keraudrcn comincia col riferire quattro casi isolati di cholera raccolti nell' India dal chi- rurgo Saint-Iver , e tre altri simlli descritti dal sig. Ze/tvre cliirurgo niaggiore della fregata la Cleopatra. Troviamo che qncsti casi non sono descritu con quella esattezza la quale si ricliiederebbe aflinche potesscro servire pei* formarne uti quadro della malattia. Ben con raglone il nostro autore chiamo qnindi in soccorso anche le osservazioni del sig. D<^kitte. Malgrado cio, il proniesso quadro e circoscritto a solo quattordici linee. Tanto piii estesa e I' etiologia. Ri- flette r autore essere una particolarita assai degna di ri- marco nel cholera morbus die la bile , la quale rare volte apparisce nelle sostanze rese per vomito o per se- ccsso , non si rinviene nejijiure dopo morte nel canale alimentare. Egli fa indi un giudizioso paragone fra questa malattia e T itterizia cosi detta spasmodica, in cui succede in qualche niodo lo stesso. ti Si e perfino , die' egli , tro- vato negl' intestini degl' itterici una materia argillosa , so- migliante a quella clie dicesi essersi incontrata nei sog- gettl niorli di cholera morbus nell' India. " Finisce col conchiudere : " essere in origine il cholera morbus di indole nervosa o spasmodica " , senza negare per altro " die pud in seguito convertirsi in una vera flogosi ga- stro-intestinale. " Prima die sifFiitta conversione abljia luogo, 1' etere e I' oppio sono i rimedj nei quali il sisi;. Kcraudren pone principalinente fiducia, non negligentando Tapplicazione del calore esterioruienie. La parte piii interessantc delT opuscolo die stinmo ana- lizzaudo si e a parcr nostro quella die risguarda la. profi- lassi. Per vie niagglornienle provare T efiicacia delle di- scipline sanitarle contro le invasionl della malattia in qni- stione , si riporta il seguente interessantissimo fatto: . XLII ). (3) Fehris petechialis sine pctkidis , fchrls variolosa sine variolis, fthrls scarlatinosa sine scarlatina. V A K I E T a\ :i85 lenziale 1" ammirabile mezzo di ammansare i coiitagi per V inoculazioiie sugli uomiiii e sugU animali. Do^io d'avei- accennati i varj metodi di cura adoperati fiaora contro il cholera morbus pestileaziale e dopo d" aver dato ua ragguaglio de' piii recend progress! di esso morbo, il cliiarissimo autore espone venture precetli concernenti la cura da praticarsi, clie non sono suscettivi d' estratto. Fi- nisce 1' opera coi seguenti articoli: Manoire et observation par J. J. Deville. — Analyse de ce memoire. — Sur le cho- lera morbus de I'Inde et des pays meridionaux de I'Europe par M. Bobert. — • Analyse de ce memoire. — Remarqiies sur le cholera morbus par le docteur Lind. NEGROLOGIA, GiuSEPTE Grassi. Noi dovuto avremmo gia prima d' ora consecrare qualche parola di condoglianza alia memoria di Giuseppe Grassi, colla cui morte, avvenuta ai aa dello scorso genuajo, non il solo Piemonte, ma I'ltalia tutta fece una perdita grave e luttuosa. IMa andavamo indugiando per la speranza che alcun suo concittadino, piii di noi consa- pevole della vita di lui, si facesse a publ:)licarne la necro- logia. Fu pero grande ventura clie sino dal 24 ottobre del 1829 il Grassi medesimo trasmettesse le notizie risguardanti la sua j^ropria vita a mons. Muzzarelli, il quale chiesto ne lo avea da Roma divisando di publjllcare la biografia degl' illustri Italian! viventi. Tali notizie furono inserite neirAntoIogIa di Firenze (fascicolo dello scorzo marzo ) insieme a varj altri cenni Ijiogralici e ad un giudizioso commento sulle opere delF illustre defunto. Noi crediamo di non poter niegllo apporci, clie qui riportando le parole stesse del Grassi, dalle quali puo trarsi la piu bella testi- monianza si dell'aurea sua indole clie de'suoi studj e lavori. « Nacfjui in Torino di poveri parent! il 3o di uovembre dell' anno ^779 ' Venn! educato nelle pubbliche scuole ; e quando le vicende della guevra rotta sulFAlp! nel 1792 trassero con se la rovlna degl! studi, entrai nel seuiiuario di Torino per proseguirli; e ue vpnni pure disturbato dall' invasione de'' Frances!, che occuparono allora tutto il paese : qiiindi mi fu forza d' avvisare alle vie piu pronte di provvedere al eostentaiiiento della mia povera faniiglia. Sottentra! percio a varie modestissiaie cariche nella pubblica aniministrazione del Piemonte, sia quando si resse a Stato, sia quando cadde solto la podcsta di Francia. Non abbaudonai tuttavia a86 V A R I E T a'. le lettere italiano : ed il uiio primo »aegio in esse fu \! Eloelo storico del Conte Saluzzo^ j)iibb!icato nel 18 la, del quale anche «desso arrossisco uieno dcgli aliri lavori fatti in eta juii inatura, per iiua certa sua indole, che sotto straniera dominazione ritrae im non so die di generoso e dl franco. Niiti-ito nella classica letteratiira, che fu nelle delizie della niia prima gioventu, come ^ soave conforto di questi estremi avanzi della niia vita, aveva pur dato mano a quel tempo ad una traduzione in versi sciolti delle satire di A. Persic, tre delle quali mi vennero finite non seuza grave fatica, e corredate di note critiche ed archeologiche: mi astenni per altro dallo stamparle, quando m' avvidi del poco frutto clie avrebbe messo uu lavoro impreso per solo esercizio di Hngua e di stile. Compiacqiti P anno appresso ai t;mpi che cor- revano; ed avvezzo jjer dovere all'idioma francese , feci di pub- blica ra^ione in qiielia lingua un Abbozzo statistico dell' antico Piemonte ^ die vai'co PAljii, e non parve barbaro in Parigi, ova fu benignauiente accolto. Sul finire del 1816 diedi alia luce il Dizionario inilitare ^ ragguardando piuttosto al bisogno della patria ruia, die non alia fama che me ne sarebbe potuto venire : posposi le gloriuzze del letterato agli obblighi di cittadino, ben ferrio peridtro di rivcderlo e ricorreggerlo , quando il tempo fosse per consentirmelo. Intanto , stretto da gran tempo in amicizia col Monti, mi congiunsi con lui nella sua nobile iuipresa della Pvoposta , per la quale scrissi un Parallelo del tre vocabolari italiano, inglese e spagnnolo^ cb"' egli stanipo nel terzo vohuiie di quelP opera, ta- cendone, da iiie pregato , il nome deir autore. Le ricerche alle quali mi era dato per far cosa grata alP amico, mi trassero a lunghi e serii studi intoruo alle origini dell' italiana favella, dai quali uscirono spontanei quel Sinonimi da me pubblicati nel iSaO come saggio di opera assai piii estesa. Queste gravi fatiche , delle quali r Italia non vide che la mostra , mi cousuuiavaiio la salute; alia quale diede un ultimo crollo la cura infinita eh'' io posi nel ridurre alia sclrietfa loro lezione, e nelT illustrave con note per- petue e con dissertazioni apposite gli Ajorisiid milLtari del Mon~ tecuccoli^ guasti dal Foscolo nella sua spleudida stampa di Milano , e da me ripiibblicati in Torino sul fine del 1 82 1. L' amore della lingua 3' Italia, che non si scemava per avversita di tempi, mi fece durare , benche preso da grave malattia, negli studi etimo- logiri, dai quali non mi spiccai se non cjuando piacque a Dio di privarmi del pii\ prezioso de' siioi doni, quello della vista, che fu SLil principio del 1823, colla sopraggiunta cP una crudelc in- fermita di nervi, la quale non avra termine se non colla vita, INr acconciai alia nieglio colle mie calamita : e ad ogni breve tregua che mi coucedono , attendo animosamente a dare al niio nuovo Di- zionario militare (*) quella perfezione die per me si potra maggiore. (*) Siamo avvprtiti clie qiiesto Ifuot'o Dhicnario military, il qaalc n^ciri rfai torcVii di Torino , e aumcntato del tliplo. — AncUe U operolle edit* o inodit* »i 8l«iiil>nno pure coU. V A R I E T a'. 387 Di quest' opera, aJlargata ora a tiitte le milizie antlche e moderne, e clie gii mi costa dodici amii di assidua fatica, ho dato V aano Bcorso uii Saggio ne\[''A/ttologia. Essa potra essere pubblicata, se cosi place alia divina Provvideuza , fra due anni al piu; ed in questo mezzo tempo potranno, sotto la stessa condizione , com- pai-iie alcune lettere filologiclie ^ che ho i-iplgliato a dettai-e per dichiarare le vere fonti della hngua itaUana, auzi delle lingue moderne dell' Europa latina, lavoro posto in cima a' miei primi studi, e die ne sara forse T estremo. Nel 1816, cioe nella re- stituzione della R. Accademia delle scienze di Torino, venni eletto a socio ordinario residente di questo illustre corpo scieti- titico; e ncl 1822 succedetti alia chiai-a niemoria del barono Veruazza nella carica di segretario per la classe di scienze morali, Storiche e filologlche, carica nella quale i miei dotti coUeghi vollero con voto spontaneo confermarmi anche dopo la mia cecita, Nel 1828 venni eletto a socio corrispondente deir I. e R. Accademia della Crusca. Alcnne altre accademie , fra le quali TArcadia di Roma, mi fecero T onore di ascrivermi fra i loro eoci. » R. Cir.ojfi, F. Carlini, I. Fvmaqalli e G. Bbxjgnatelli, direttori ed edkori. Piibblicato il i ottobre i83i. Milano, dalV I. R. Siamperia. Osservazionl mctcnrologiche fatte c III. R. Ossri vatoi'io (If. Urnn. A G 0 S '1' 0 1 iSji. 1 __ M A T T I N A. S E n A . 1 rt 0 ~- . 1 ~^ 11 t 0 ^ u ^ 0 'S o "6 -0 -3 "^ 0 s Slato del cielo. -5 ^ 0 s § 0 J- Slato del eielo. ; roll. lln. a poll. l.n. 0 I 27 7,5 + 14,0 0 N 0 Temporalc. 27 7,7 + 21,5 N N E SereiKj. 1 27 8,0 +i5,o ESE Sereuo. 27 8,0 +25,5 N Sereno. 3 27 8,0 +.5,7 ESE Sereno. 27 8,0 +26,0 s 0 Sereno. 4 27 8,7 +iG,5 E N E Sereno. | 27 7,7 +23,5 s Nuv. piog. temp. 6 27 6,7 +i5,5 E N E Nuvolo. 27 6,6 7'>7 +20,0 S 0 Sereno. 6 27 7.5 +i5,5 E Sereno. +24,0 E N E Ser. lemporale. 7 27 7,7 +16,0 E N E Temp. ser. piog. 27 Allozza liiris.s. del term. + 25, 0 minima "27 " 5 ,0 iiiiiHiiia . . . . + 12, e//o ), il grazioso , il grande , il sublime non sono clie denominazioni nsate a significare le varie classi degli oggetti belli e le varie modificazioni della bellezza. Queste qnattro denominazioni, ed altre che usansi dai Ketori , mostrando i varj caratteri e le varie modificazioni del hello sparso nella natnra, e la varia mi- sura della forza nelle corrispondenti impressioni riposta, formano propriamente una scala di bellezza , in cui oltre alle particolari qualita , sono segnali i varj gradi di eser- cizio , in cui dagli oggetti esterni pongonsi le nostre fa- colta sensitive : cosa che mirabilmente dall' autore dimo- strasi con una ingegnosa analisi di cio che diciamo ele- ganza , grazia^ gruncle e sublime. La scala del bello ab- braccia quanti oggetti nelT ampio creato si percepiscono cogli occhi e cogli orecclii ; e su d' essa 1" uomo si afFa- tica per tutta la vita, giovine arrestandosi per onlinario sui primi gradini, adulto e maturo ascendendo agli ultimi, e ad essi fermandosi. Fuori della quale scala non v' ha ne accomodato esercizio delle facolta sensitive, ne bello, ne piacere, perclie il sentire ridotto al grado della sua luaggiore tenuith confina col sonno, e in quello procedendo si dilegua del tutto : 1' esercizio poi troppo violento si convene in dolore. In questo primo liVjro 1" autore ha svolto quanto appar- tlene al bello naturale ; nel libro secondo che siamo per analizzare tratta del bello morale. Si e detto che il primo bisogno dell'anima nostra e che sieno le sue facolta convenientemente esercitate; ed e pro- prio ed essenziale ufiicio della bellezza il soddisfare a questo bisogno per quanto riguarda alle facolta sensitive, Ora il senso che prova Tanima nostra nell'atto che soddis- fatta rimane per la bellezza, si chiama piacere, di esse primo efTetto, e nunzio immediato, e compagno insepara- bile ; onde sapientemente Dante adopero con indilFerenza per lo stesso significato le parole bellezza e piacere, e i loro derivati. Tosto poi che V anima si inuove nell'' atto del DEL DOTT. GIROLAMO VENANZIO. 297 placere , T intelligeaza raccogliendo , e spiegando ad essa r idea delP og2,etto da cni proviene, la fa volgei-e a questo; ed essendo T anima natiu-almente mobile ad ogni cosa clie piace, dopo die viene a questa rivolta , si piega verso la niedesima;, e quel piegarsi e amore, il quale lo stesso Dante dice non essere altro che unimento spirituale deH'anima e della cosa amata: al quale unimento di pro- pria sua natura 1' anima corre tosto o tardi , secoado clie e libera od impedita. E veduto gia essendosi come tutti gli oggetti naturali , considerati riella pura loro priinitiva coa- dizione , sono di una qualche dote di bellezza forniti , ne viene di coaseguenza che negli animi bene attemperati sor- geranno ad ogn' istante sentimenti di amore, e che 1' uni- versa natura^ sgombra che fosse da ogn' influenza morale, ed immune da ogni fattizia modificazione, sarebbe Inces- sante e generosa dispensiera ai mortali di bdlezza , di pia- cere e di amore: trina mistenosa potenza, da cui emana quanto fa lieta la vita coi diletti, ed onorata coUe virtii. CL ha dunque questo vincolo generale di amore, che ponendo capo nel Greatore, lega con questo tutte le creature, e nel tempo stesso le congiunge tra loro, le ravviva e le go- verna. Pare che una sola e comune legge regga il mondo, la quale negli enti materiali e nttrazionc , ed amore negli enti, che diciamo spirituals Tutti pero questi amori dilFusi nell'universo saranno sentiti dai diversi individui con di- versa misura e in maniera diversa ; ed ogni uomo formera intorno a se una sfera di amore accomodata alia propria indole ed alle proprie circostanze: e come si disse esservi cagioni che rendono vario e mutablle il senso della bel- lezza, cosi queste influiscono pure suU' amore che dalla bel- lezza stessa direttamente proviene con efFetto proporzio- nato e corrispondente. Per lo che se e qualita essenziale dell' amore I'afFezIo- nare I'anima agli oggetti dotati di bellezza, quest'afVezione sara proporzionata alia forza ed alia copia delle impires- sioni che da essi derivano; e quindi sara vivissima, e ad ogni altra di lunga mano maggiore nell' uomo riguardo alia donna, e nella donna riguardo all' uomo, essendo quegli esseri fra qualsivoglia altro bellissimi, e fra tutti piii co- piosi d' impressioni. Avvi percio una serie immensa di amori, che abbraccia 1' universo , ed intanto , coniunque presso che infmiti sieno i gradi di questa serie, essendo la 298 DELLA CALLOFILIA. LIBRI TRE semplice e primitiva natura tutta ripiena di bellezza, tutti del pari gli aniori da essa ispirati saranao ingenui, elet- tissinii , e condnceati al bene. Prova di clie si e, che il primo ristiltamento delle originarie impression! scevre da influenze e niodificazioni straniere, e la innocenza , spec- cliio della bellezza, speranza della natura, cura prediletta del cielo : essa in se compi-ende tutti i pregi deli' amore , tutti i germi della virtu ; e niostra i piu schietti orna- menti, i vezzi piu amabili, tntte le grazle inimltabili del jiudore , la vera immagine della perfeita leggiadria. E T in- tirao delTanima risponde alle semblanze. Essa adora Iddlo, ania i parenti, e alFezionata a'suoi siinili, gode delle opere buone, alinienta ed accarezza ogni animale , coltiva e va- gheggia ogni fiore. L' innocenza ama tutto dal supremo creatore alia piu umile creatura. Ma quando progredisce I'eta, la natura intenta agli alti suoi fini raccoglie i divisi amori e le vaghe tenerezze delf individuo, e gli concen- tra in uu altro individuo della medesima specie e di sesso diverse, a cui tosto si rende adorazione, culto , idolatria. Allora tutto il niondo sparisce , non si vIve piu che per esso; non si vede che quel volto, non si ode che quella voce, non si respira che I'aura da quello respirata. E via via proseguendo 1' autore svolge i caratteri e il cnrso di questa passione, clie invano tutte le potenze della terra congiurerehbero a soggiogare, poiche il desio dell'amante, die' egli , si compera col prezzo delF anima , dell' avere , della vita. Ma se tanta e la tirannia dell'amore; immenso d' altra parte ed inestinguilDile e il gaudio ch' esso pro- caccia : in cio dimostrandosi veramente sovrano tra le passioni, mentre le aitre non si acquietano mal, e sempre un desiderio rampolla suU' altro, e la brama si spmge oltre il godimento , e nel solo aniore contento si prova quella soddisfazione assoluta, quella pace scarica di tutte le voglie, quel presente senza avvenire, quella pienezza di vita , clie alcuno potra sentire o ricordare , ma nissuno imniaginare, e meno poi descrivere. Di quest' amore fu qui parlato dall' autore nostro, perclie parte principalissima di quell' amore universale, cli'egli pone per fondamento a tutto cio che A'ien dicendo in questo secondo libro. Sussiste senza dubbio quest' amore universale , questo sentimento, comune in tutti gli uomini , ispirato da tutti gli oggetti della pura e schietta natura i questo linguaggio DEL DOTT. GIROLAMO VENANZIO. 299 parlato dalla hellezza , questo impulso al bene » sempre attivo e costante in se stesso , sebbene sovente negli effetti alterato e contraddetto ■, questa rcgola ininiortale , data ai niortali dal Cielo , regola indipendente da ogni uniano vo- lere, da opresentare. Rimane la esecuzione: essa dipende dalf abi- lild, cloe dair attitudiue che lia ciasctta iadividuo a far uso de' mezzi e ad adoperarli al fine divisato. La retorlca e le altre isdtiizioni pratiche ammaestrano 1' uomo nella Bsecuzione. E mentre nel conretto dee trovarsi T accordo della immagine coU" affetto , nella composizione quello della varietd colla unitd ; nella eseciiziotie ha da trovarsi la terza condizione di ogni maniera di bello , ch' esso cloe debba essere dagli occhi e dagli orecchi, e noa dagli altri sensi percepito. Cosi poi avviene che nel concetto trovasi il bello ideale, nella composizione il bello imitativo , e nella esecu- zione il bello sensibile. II bello ideale ha eccltato gravi e lunghe quistloni tra i pensatori : il nostro autore le scorre , le esamiua , e sciolti tutti i sofismi , stabiiisce T esistenza di questo bello ideale da molti negata, e ne dimostra gli officj e i carat- teri con una mirabile profusione di giustissimi ragiona- menti e d' irrefrabili antorita. Dopo di che considerando clie qnando 1' artista voglia con segni sensibili rappresen- tare 1' immagine idealmente concepita, dee rlcorrere alia forma ed ai materiali che la natura sommlnistra , entra a parlare della imitazione ; e tenendo per dimostrato che tutto e imitazione nella poesia propriamente detta , nella eloqueiiza, nella pittura , nella scoltura, nella danza e nel- \ arte de"" giardini, passa a far conoscere come questa imi- tazione e reale , continua e manifesta nelT architettura e nella musica , che pur sono due arti in apparenza da ogni imitazione remote. Ne nieno e poi importante quanto sogginnge intorno alia esecuzione , punto , in cni nascono e si partono le arti , le quali non sono die maniere di- verse con cui r artista , secondo la rispettiva abilitd , e i mezzi materiali , di cui gli e dato disporre , rende ma- nifesti e sensibili i concepimenti dell' ingegno. Le imma- gini portate agli occhi dai raggi di luce non risultano che da linee con vario disegno tra loro unite ed intrecciate: 3ia DELLA CALLOriLIA. LIBRI TRE e quelle agli orecchi portate dai raggi eonori non sono che uii complesso di snoni arinoiiicamente disposti. Que- st! inezzi corrispondono ai due generi di bcllo , die si possoiio imitando riprodurre. II bcllo naturale si compone di oggetti e di parti clie hanno una esistenza coatempo- ranea, e chr niediante una contemporanea rappresentazione forinano immagini giuste e cjuadri simnietrici. Questo hello non pub essere imltato clie con linee. II hello morale , che e riposto nelle azioni e negli afFetti degli uomini , risulta generalmente da una serie di atti clie si succedono ; e noa puo essere Incitato che da' suoni , succedentisi gli uni gli altri, e legati coUe leggi dcU' armonia. Quindi la divisione dclle belle arti in due grandi classi , corrispondente la prima al senso della vista, e serve ad iaiitare il hello na- turale per mezzo delle arti del disegno ; corrispondente la seconda al senso dell'udito, e serve ad imitare il hello morale per mezzo delle arti delF armonia. Le arti dell' ar- monia pero talvolta riprodncono il hello naturale, e quelle del disegno il hello morale : il che succede quando la pittUra rappresenta famose o magnanime azioni , o la poesia de- scrive cielo, campi , procelle, ecc. II vincolo che spesso stringe insieme ambedue le classi e Vespressione, che coii- giunge la bellezza naturale colla bellezza morale. AlV este- tica e alia retorica appartiene, ed alle pratiche istltuzioni, V ammaestrare a far uso de' mezzl materiali clie di cia- scun'arte sono proprj , ed insegnare quali forme, quali fi- gure , quai modi in ciascun ramo d' imitazione sleno accomo- dati air oggetto che vuolsi rappresentare. Dalle cose csposte nascono diverse conseguenze che tutto il trattato illustrano. i.° Sono tolte le quistioni agi- tate intorno al hello ideale; a.° Cessano i dubbj, se tutte le arti sieno , o no, imitative; 3." Risulta che la finzione e parte precipua delle arti , ma non iscompagnata dalla ve- rosimigUanza ; 4.° Si veggono i veri limiti della illusione nelle arti; 5." Si riconosce come reccellenza e nelle arti qualita necessarian 6.° Si vede che tale eccellenza sta sin- golarmente riposta nel concetto-, 7." Cosi pure che il genio non s'impara, ma si alimenta e si ednca colle ottime im- pression!; e si da la giusta idea di cio clie e entudasmo. ?,.' Fondamentale qualita degli artisti e la bonta ; 9.° E s'impara come il process© del hello artifiziale determini la qualita ed il merito rispettivo dei singoli artisti. DEL DOTT. OIROLAMO VENANKIO. 3l3 L' autore conclude : h Non doversi considerare il hello soltanto come argomento di diletto o di aggradevoU inve- stigazioni, ma come raotore principalissimo della natura morale, da cui le passioiii, le quali non ne sono che modiiicazioni , ricevono in gran parte irapulso , norma, qualita e niisura : la scienza del bello cliiarir gli element!, la condizione, le influenze; doversi eguagliare alia logica e collocarsi nello stesso grado d' importanza e dignita , mi- rando entrambe a rendere V uomo saggio e felice , 1' una dirigendo 1' intelletto , 1' altra educando il cuore; una se- guendo il lume della verita , T altra quello della bellezza. Soltanto investigando i reconditi principj del bello potersi discoprire 1' origine e i fondamenti delle scienze morali , che hanno per iscopo o T analisi degli umani sentimenti che si sono veduti derlvare dal bello, o il provvedimento agli umani bisogni die da que' sentimenti per la maggior parte provengono. Per lo che restetica, la quale si adopera singolarmente per applicare le forme del bello alle imma- giui ed agli affetti che voglionsi render sensibili colla imi- tazione ; — I'etica, che porge rimedio ai malL dell' anima e ne modera le passioni se sregolate, le corregge, se guaste, e se mal nate le proscrive^ — la metafisica , che tutti quanti sono esamina gli enti spirituali creati dall' anima umana , e ad ogni istante ha bisogno di conoscere le vera origini de' sentimenti del cuore per discernere nello schietto loro procedere le operazioni delf intelletto ;, — il diritto natujj-ale, che sanziona gl' impulsi della natura e li converte in doveri , e dlchiara delitto lo sviare da essi ^ — il diritto civile ed il pubblico , che possono considerarsi come am- pliazioni ed incrementi del diritto naturale, e che adattano questo ai progressi ed ai bisogni della societa ; — il diritto delle genti , che costituisce la societa delle nazioni e tras- porta le regole contenute negli altri diritti dagli individui agli Stati ; — la polltica die in egual modo contempla negli Stati quelle istesse tendenze che trovansi negl' indi- vidui , e dlscute i modi di soddisfarle; — in fine la eco- nomia , che soccorre alia polltica , mostrando quali sleno le vere sorgenti della pubblica rlcchezza , ossia le mlgliori manlere di provvedere ai comuni bisogni; — Tutte queste scienze trar potrebbero sommo glovaraento dalla Callqfilia, se questa fosse da valorosi e saplentl scrlttori trattaia , ed in ogni sua parte conyenientemente syiluppata. 3l4 DELLA, CALLOriLlA , eCC. /« In qunnto alia stor'ia (contlnua raiUore) nol non la con- sideriamo come una scienza morale a pdrte, poiclie cssa nott consiste nel fare giusti ragioiiamenti , ma nel narrare fatti verii e piuttosto la consideriamo come un comeiito necessario e continuo delle scienze morali , per cui alia efficacia delle niassime e del precetti si agginnge rautorita della esperienza. Ed eziandio, se mi ardore intemperante non ci spinge a vaneggiare fra le utopie , potrebbe sorgere un ingegno do- tato di acuta penetrazione e di estese cognizioni fornito, il quale innalzandosi alle pure origin! del bello dominasse da queir altezza tutte le scienze morali , e ravvisando le relazioni, da cui sono strettamente congiunte, le mostrasse tutte in un solo corpo riunirsi, tutte sugli stessi principj fondarsi , e tutte sotto il vessillo del bello scliierarsi e procedere alia conquista della umana feliciia. II profondo pensatore non si sgomenta per la distanza c!ie fra le in- dicate scienze e le uiaterie in esse comprese apparisce. . . . II filosofo scopre i vincoli che sono fra quegli oggetti che il volgo infingardo considera come disgregati e lontanissimi. Per tal modo le scienze morali cospirerebbero a I'affermare i diritti del cuore , ed a fare cbe nella natura, nelle azioni deir uomo , nelle lettere , uelle arti tutto fosse un armo- nico accordo di bellezza , una continua ispirazione di virtii; e si opporrebbe eziandlo una valida barriera ai progress! deir idcalismo , verso cui ha pur troppo il nostro secolo una manifesta tendenza , se i desiderj e le volonta degli uomiai, come tutte le altre ruote della gran niacchina mondiale, fossero cgualmente mosse da quell' amore istesso che muove il sole e le altre stelle. » Ma di questo pregevolissimo libro che ridonda ad onore deir Italia, e ciie fa bella testimonianza non essere fra noi totalmente estinti i grandl iugegni, data non abbiamo che un" imagine , adoperando il piu delle volte le parole stesse dell'autore. Chi vago fosse di conoscerne la singolare bel- lezza deve leggerlo posatamente e meditarlo. A cio invi- tiarno quanti letterati ed artisti sentono il bisogno di pene- trare la vera dottrina del bello. Ma i moralisti ancora in leggendolo non potranno a nieno d' ammirare le lucide ed esatte idee che suUa natura delle passioni , delle virtu , de' viij degli uouiini yi troveranno doviziosamente sparse. 3iS PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Monographia Tuheracearnm auctore Carolo VittA'- DiNi. — Mediolani, i83i, ex typographia Felicis Rusconi , in 4.°, di pag- 96 con cinque tcwole in rame. Prezzo lir. 10 ital. , colle tavole colorate lir. 25. M. oki botanici vanta sinora 1' Italia la maggior parte gia noti pei loro lavori : pare anzi clie la bota- nica tra le parti della Storia naturale sia stata a prefereriza tlagV Italiani prescelta. Se si eccettuino pero due antichi , il IMiclieli cioe ed il Batarra, po- chi si occuparono delle piante celliilari in modo di- stinto ; perciocche quasi tutti i nostii scrittori di fun- ghi altro non fecero che stendere coinpendj , ma non pubblicarono opere originali. Bene inforniati sono gli stranieri che molto ci ha ancora da far si per riguardo alle piante cellulari tranoi; e Fries per cio, parlando dei tartufi , invitava i botanici italiani ad illustrare non solo questa specie di funghi, ma ben anche tutti gli altri. 11 dottore Carlo Vitiadini senti cpiesto invi- to, e di tutta possa si mise onde aderire alle brame di quel celcbre botanico, cominciando i suoi lavori dalle tuberacee. II semplice studio delle specie, e la loro materiale conoscenza non fu il fine del nostro autore; ma s' interno cgli bensi a studiarne forga- nogratia seguendo il successivo sviluppo de' tuberi : il che quauto sia dillicile anche per riguardo a2;li esculenti ognuno puo facilmcntc coniprenderlo, per- che i tartuli vengono a noi recati per lo piu nello stato di maturanza perfetta. Tre anni di continue ricerche gli bastarono per poter accrescere di niolti 3l6 MONOGRArillA TUEERACEARUM geueri e di piu specie questa famiglia di funghi, e formarne per cosi dire nn nuovo ramo di studio. Gra- zie pertauto render debbonsi al dott. Vittadini , giac- che cosi rivendico 1' italo onore calcando le ornie del ]\Iicheli. E gia i botanici con inipazienza attcndouo gli altri suoi lavori sui funghi, al cui studio alacre- mente intende. Ond' abbiasi poi una giusta idea di quest' opera crediamo opportune di presentarne un sunto. II nostro autore, prima di parlare delle specie in particolare , espone la storia generale delle tube- I'acee. In osini tartufo ecli considera la corteccia e la parte carnosa ; la prima varia di molto , ed ora e liscia, papillosa o tuberculosa. La struttura dei tuber- coli osservati al microscopio olTre tante piccole ve- scichette elittiche, e tale pure dir si puo la tessitura della corteccia; questa struttura facibta ai tuberi l' as- sorbimento degli umori. 11 parenchima poi, ossia la carne dei tuberi varia nelle diverse specie e secondo r eta ; consta di molte vescichette per lo piii pedicel- late tra loro riunite da un tessuto libroso celluloso, e contenenti nel loro interno granelli di varia forma clie sono i veri semi o sporidj : le vescichette chia- mansi sporangi. Nel parenchima scorgonsi le vena- ture, le quali esaminate al microscopio offrirono al- r autore la stessa struttura della corteccia. Queste Vene sono formate dall' intrusione della corteccia: egli, onde spiegare il flitto , s' immagina che il tu- bero sia un otricello cui da il nome di utero , e le sue pareti chiama pcridio , e che se per qualche accidente s' eserciti una pressione sopra I'utero, il peridio sia costretto a rientrar in se stesso , e si formino le vene. Queste osservazioni furono all' autore suggcrite dal- r esame di alcune tuberacee da lui scoperte. Non nascono le vene da tutta la superlicie del tubero , ma bensi in alcuni da un solo punto a cui corrisponde una fossetta o lacuna. Parlando degli autori ch'esposta hanno T organogra- iia delle tuberacee , vieu dali' autor uostro dimostrato AUCTORE CAROLO VITTADINI. Si J che il prinio die data ci abbia una storia esatta fu GeolTroy e poi Micheli: per riguardo a Turpia tanto esakato dai Francesi, dimostra che questi nulla ritrovo di nuovo, e che moke sue notizie , dedot- tene le ipotesi, son tratte da Geoffroy, Micheli e Bulliard. Gli organi delle radici che assorbono Tumor nu- triente, nei vegetabili diconsi spongiole che constano di puro tessuto cellulare, e tra le piante vascolari parassite prive di hbre radicali ne fa le veci un tu- bercolo celluloso , un esempio , orobanche , Lathraea , e per questo generalmente tengonsi esse per arrize. Nei tuberi la parte che fa le veci della radice e il tessuto celluloso del peridio. I tubeii sottexranei circondati sempre da umori e di un' estesa superticie assorbente non hanno bisogno di librille con ispongiole , mentre i tuberi emergenti da teiTa hanno tutti tlbre radicali, p. es., Gautieria , RJiizopogon. Secondo 1' esposto ecco come succede la nutrizione. L' acqua che circonda il tubero entra per le celle sporidifere, e quest' in- gresso e facilitato per riguardo alle interne celle dalle vene per le quali scorrendo I'umore annaffia anche le pareti piu interne del peridio. Da cio comprendesi che il nucleo delle vene o del tallo che sempre poggia sulla terra considerar devesi come la radice. Non la sola acqua concorre alia nutrizione dei tuberi , ma moka influenza avere vi dcggiono I'aria, il calore, e forse anche la luce e I'elettricita. I tartufi si ripro- ducono per semi o sporidj* come osservarono Geof- froy e poi Micheli che pel primo ne diede le ligure. Che gli sporidj siano dccisamente i corpi riprodut- tori dei tartuli fu osservato dal de Borch nei Tuber Tnagiiatum, e dal nostro diligente autore nei Tuber ceslUum, per cui egli ribatte 1' opinione di Turpin che considera gli sporidj come bulbilli nati da una parziale metamorfosi dei granelli parenchimatosi rac- cliiusi negli utricoli cellulari. Un importantc scoperta fisiologica fatta dal nostro autore si ha nclf esame del modo di germogliare degU Sr8 MONOGRAnil^ TUBERACEARUM sporidj negli elafomici , dal quale dedusse che simile esser deve quello dei tuberi. Gli elafomici olFrono gli sporidj niaturi circondati da Hocchi o tubetti che rendono la superlicie loto fioccosa echinata. Germo- gliando lo sporidio , questi liocchetti s' allungano e si moUiplicano in modo da coprire lo sporidio co- me d' una tola. Cosi nasce la crosta degli elafomici che ditlondendosi nel terreno assorbe 1' uuiore per la nutrizione dello sporidio germogliante , facendo le veci di cotiledone ; che solo a questo serva la cro- sta una prova e che a maturanza compiutamente si stacca. Anche i tartuli hanno i semi lioccosi cchi- nad, c tra le tuberacee alcunc hanno una crosta fioccosa furforacea. Se tutte le tuberacee non offrono questi fiocchi, cio attribuir devesi o alT emissione delle radici , o alio svanire prontamente di esse , o alia du- rezza della corteccia , od alio scavarsi sempre maturi, od alio staccarsi i Hocchi per la loro fragilita o forte connessione coUa terra. Quest" opera e corredata da cinque tavole in rame, nelle quali veggonsi lappresentate quasi tutte le specie descritte , le cui figure forono disegnate ed incise coa accuratezza dallo stesso autore. Esposte in breve le idee generali risguardanti le tuberacee , giuuti alia monogralia daremo solo il ca- rattere del genere citando le sole specie ed i luoghi eve forono riscontrate; tralasciando di esporre le interessanti storie dei generi , e le diligenti partico- lari osservazioni deir autore, che meritano pero d'es- sere studiate da chi principalmente attendere vorra a questo genere di studio. Per riguardo agli autori che parlarono delle tu- beracee ci si fa notare che Linneo una sola ne co- nobbe che riuni al genere Lycoperdon , quattro Per- soon ne comprese nel genere Tuber, Fries dodici disposte in quattro generi , ed il nostro autore ri- trovo otto generi nuovi e piu di quaranta specie, e delle esotiche o indigene non vcdute cito quelle di Flies comprese nei generi Rhizopogon , Polygaster , AUCTOBE CAROLO VITTADINI. 819 Endogone. Gli studiosi die bramassero osservare in natura le descritte tuberacee potranno recarsi dal- Fautore die ne tiene raccolfe in Pavia o dal dottore Giuseppe Balsamo professore sup[)lente di Storia na- turale presso i due licei di Milario. Divide il dottor Vittadini in due sotto-ordioi le tuberacee: comprende il prinio le Hymenogasteree , ed abbraccia i nuovi generi Histerangium , Octuviania , Hymenogaster , Gautleiia; il secondo le Tuber ee , i cui eeneri sono Geiiea , Balsamia , Tuber , Choiro- myces , Ilhizopogon, Picoa , Folygaster, Endogone. Prospetto e caratteri del generi compresi nella Monografia delle tuberacee con la sempUce enumerazione delle specie e le localita ove furono riscontrate. U7MEN0GASTZRES. I. HYSTERANGIUM. Vittadini. Char. II Uterus subterraneus, semper clausus, extus laevis, basi vel appeiidicibus radicalibus instrnctus, intus gelati- noso-carnosus. Caro tuljulis seu angiolis , e sporidioruin pecnliari congestione enatis , ac strato gelatinoso-mucoso laxe iasiinul junctls, composita. Tiibuli difformes, minuti, repandi , cavi , e periplieria in centrum uteri irregulariter conversi. Sporidia numerosissima , nuda , fusiformia, vi- ridescentia. » 1. H. clathroides. — Cresce gregario nei luoghi sabbiosi nel Pavese , e principalmeate a S. Sofia, Torre d'lsola e nel Ijosco della Rossa presso Roncaro nel marzo e nell'aprile. 2. H. membranactum. — Trovasi nel bosco della Bru- ciata lungo il Lambro nel Milanese, e nei bosclii del Ti- cino presso BofFalora. 3. H. fragile. — Specie rara, di cui I'autore trovo po- chi eseaiplari nell' Oltrepo sotto le foglie cadute delle querce , e poco immersi nel terreno. II. OCTAVIANIA. Vitt. Questo genere e dedicate al dottore Vincenzo Ottaviani, professore di materia medica e botanica presso TUniversita di Camerino, die diligentemente si applica alio studio dci funjilii. 3^aO MONOGRAPIIIA TUBERACEARUM Char, ELLA VAL DI CI1I,VNA. 335 a confionto , c niostrasi che tra' foraggi T crba medica la viace su tutti. La rotazioae ao;raria noii e lasciata da bauda in Val-di-Chiaiia , ma essa varia a norma della natura del suolo e del genio del coltivatore. Importante sog- getto per 1' agricokura della Val-di-Chiana riescono le piante da frutta e di alto fusto. E pero cola s' usano le piantonajc o pianturnari , che consistono in un terreno destinato a farvi nasccre per semi pianticelle, od a far si che queste gia vegete al piii presto possibile cre- scano. Di presente pero molti seguono T uso de' se- menzai introdotto nei poderi del Granduca. Le piante da frutto de'piantumari sono Talbicocco, il pesco, il pero, il melo, il ciliegio , 1" ulivo , la vite, il ca- stagno -, poi vi ha i mori o gelsi pe' bachi da seta; r ohiio per le foglie che si danno al bestiame ; il te- stucchio od acero dei campi ; V ornello o frassino per fame sostegno alle viti ; il pruno agazzino per le siepi, il castagno d' India ed il cipresso per piante d' ornamento. Direttamente ne' campi vengono poi e susini e Jichi. L' ulivo propagasi non pe' se- mi come si fa nel Lucchese, ma genei'almente per ou'oli. (i), ossia per que'getti o « prominenze curve 5) o ritonde che rinven2;onsi specialmente nel punto » centrale , ove al disotto del pedale vengon fuori 3) le radici , siccome ancora al disopra delle origin! » dcUe radici medesime. » La coltivazione dell' ulivo, e la fabbricazione dell' olio del lor frutto e ampia- mente descritta. La varicta d' ulivo maggiormente coltivata e quella spettantc alFOZca europoca sativa ramulis propeiidentibus , fracta liwndtnro latescente , maturo snbjiigro, non che 1' ulivo morajolo od Olea (i) Intonio alia couveaienza o disconveuienza di questo metodo di propagazioiie , vedi Bllilioteca Italiana, tomo 62.", cjiiaderno di aprile i83i,pag. 116, nel dare il sunto del n." XIV Cioraale agrario toscaiio, e il presente qua- derno di settembre ove parhisi di (juello stesso Giornale n." XV 3. e n." XVI 9. 336 STATISTIC A. AGRA.RIA. europosa saliva parva , fructn parvo rotunda , poi in- torto subnigio. Op\\ siajo cV ulive rendercbbe da qnattro libbre d'olio. La sansa o fcccia deiruUva, cavatovi V olio, serve per pascolare i niajali od i polli, ovvoro vJcne venduta a due special! fabbriche , le quali sanno cavarvi ancora olio infcriore , che ado- perasi o per le lane , o per fame sapoiie. L' autore mette innanzi i vizj che s' incontrano con non poco danno nella fabbricazione dell' olio in Val-di-Chiana, per cui n' e estratto di qualita mediocre cpiando po- trebbe essere tino. A tal elTetto bisogna che le ulive non sieno riscaldate, poiche allora I'olio che n' esce ticne del rancido ; ma trascorsi sol sei o sctte di da che vennero niacinate, vuolsi flirne pasta con acqua fredda e non calda , e al torchio cavarne olio , e poi per non avere scapito riscaldare la sansa, impastarla con acqua calda, e coUa pressione fame uscire ancora olio. Di questo modo s' avrebbero due ciualita di olio , Tuna a frcddo e fino ; T altra a caldo e inferiore. La cokivazione dei gelsi e del baco da seta , la trattura e la Hlatura della seta fanno pur parte del- r agraria di Val-di-Chiana. 11 Blorus alba ed il 3Iorus nigra L. con alcune varieta , tra le quali special- mente quella « a foglia arancina , che ben regge di priniavera all' azione del freddo » sono le piante di gelso ivi vegetanti. A far nascere le uova del baco da seta usano ancora c|ue' contadiui riporle fra i ma- terassi del letto ; poi le donne le portano in seno , c al primo schiudersi, che e per lo piu al tei'minar d' aprile , le ripongono nella madia in cui fanno il pane, distese in su di un panno, e riscaldanle con caldano di brace accesa, supplendo cosi alia stufa. Troppo lungo sarcbbe il riferire le particolarita della trattura della seta, nella quale operazione que' colti- vatori non sono innanzi quanto noi io siamo. L' au- tore conta che un' oncia di senienza dei bachi da seta rcuda rco libbre di bozzoli, c queste 70 libbre di beta tratta. DELL.V VAL DI CHIANA. S3j Anche le api formano un ramo d' industria , ma sono troppo tvascurate. Sugli ulivi colgonsi alcime libliie di canterelle ossia del Mcloe vesicator'uis L. Non piccol prodotto rciide il casta2;no , facendosene del frutto suo anche farina. Non pur dimenticato n' e il noce. Ma cio di cui alcuni comuni di quella pro- vincia dansi maggior pensiero sono i vigneti. II sig. Giulj di conseguente per minute s' intrattiene dei raetodi per disporre , piantare e regolare le viti, del come si faccia la vendemmia (die s' inco- mincia ai primi di ottobre), del modo di fare il vino coniune in vasi scoperd e coperti, della svinatura, e delle cautele adoperate a ben conservare il vino. In appresso ei discorre di diversi vini scelti, quali il montcpidciano , 1" aleatico , il moscatello , il vino santo. Tutta 1' arte sta nella buona scelta ed ottima mondatura delle uve, nel fare lor perdere molta acqua di vegetazione, nel regolare a dovere la fermentazione e nel bene decantare. II vino santo e il liquore per eccellenza del paese. Per lo piu sono gli stessi proprie- tarj che di loro mano lo fabbricano: vi adoprano Tuva bianca di maggior niaturanza, la pestano, la torchia- no , e il mosto , lasciato alcuni di in riposo , decan- tano, e poi versano in cara telle , in cui siasi gia conservato vino di questa sorta o malaga o cipro. Lasciano le caratelle in istanze, apertevi sempre le finestre, onde il vino soggiaccia a tutte le vicissitudini atmosferiche. II liquore di questo modo fermentato alia rinchiusa , lentamentc , non trovasi peifezionato che in capo a tre anni. Alia line del primo anno, nia per lo piu nel secondo lo mutano di vaso. Ancora due sorta di vino verniut si fanno , ed e vin bianco medicato o con maggior copia di piante amare , e poclie aromatiche , o con maggiori piante aromatichc, aromi e china e poche amarc. Dalle vinaccc o ne e fatto 1' acqiierello , o se ne fablnica aceto , o cavasene alcoole. Quali sicno Ic piante coltivate pel legname comune, poi ]ndi e per legami , non die per le fabbridie e JJibl. Ital. T. LXllI. 22 338 STATISTICV ACU.VUIA per le inacchiiic agraric ; (juali Ic manicrc di liosclii, c la cnstodia adopcratavi , iauao il soggetto tli due capitoli , ciii un altro nc succcdc in risguardo alia canapa cd al lino. Lc cannc {Arundo donax L. ) nou son pur obbliate, da die valgonscne i Val-di-chiancsi prr fame pcttini da telajo, cannclli orocchetti, nou die arcolai e rocdie. ^Jolte sono le piante oleracee o d' ortaggio colti- vate in Val-di-Cliiana, nia cjuelle die rendono gran prodotto sono i poponi {Ciicurnis mclo L.), i coco- nicri ( Ciicurhita citiidlns L.) e le cipolle ( Allurn cccpa i. ), Ad uso tintorio s' ha non poca cura della gine- strclla ( Ccnista tlnct. L. ), della bictolina a guadarclla {Reseda hiteola i.), del zallrone {Carthamus tiiict. L.). Altra pianta die molto pur rendevi c la scnape {Sina- pis nigra Z. ), tanto piii die la coltivazione sua e seni- plice, e si fa sopra gli argini de' fiuiiii e sopra cpielli die circondano le colniate recenti, e il terrcno non ridiicde speciali preparatorie operazioiii ne concinie. I buoi, i cavalli, i soniari, i muli, le pecore, le oapre, i majali, i conigli sono i quadrupedi dei quali r agricoltore Val-di-chianese dassi non piccola pre- nmra , e della cui custodia , e de' vantaggi c prodotti niinntaniente ticne discorso V autor nostro. Vi ha mandre di vacclie e di pecore ; scarse sono in no- vero le capre, die non solo pel latte si tengono, ma per fame col pclo loro corde e niaterassi. I ma- jali fanno un ranio di commercio molto attivo per i'asiricoltura chianese. Oaini casa colonica mantiene il suo cane , ma non ne ha molta cura : sircome non vi si da pur gran pensiero de'gatti. In Val-di-Cliiana non niancano volpi, scojattoli, donnole ed anclie cpialdie lupo. Non piccolo utile poi il contadino ritrae dai polli ( Pha.sid/ins gallus h.), dai billi o polio d India {UIc- Iragris Favo), dalTanitra donicstica {Anas boscus L. ), (lall^oca {Anas anscr L. ), dai piccioni torrajoli {Co- hunba Enas\ dai piccioni geiitili {Columba Livui). Vi ha pure pavoiii. DELLV VAL DI CIIIANA. oo(J Oui ha termine la statistica tli Val-di-Cliiana , il cui piu importante volentlo ridurre a sommissimi capi direinmo essore 1' estciisione di tutta la pro- vincia 6io niiglia quadrate, abitata da icqSiS per- sone , onde ogni niiglio quadrato ne conterrebbe da 179. II terreno coltivabile e 3i3 rniglia quadrate, per cui ogni miglio quadrato deve nutrire 849 pcr- sone. Riducendosi gli agricoltori sempre attivi a 40. ceo, ogni miglio quadrato ne conta 127, al cui ajuto hanno 97 animali pe'lavori canipestri, cssendo essi in totale 36,654. Ogni miglio quadrato deve pur nutrire 261 animali domestici, il cui numero totale va a 165,495. — In citta son maggiori le donne di un 7 -^ per cento; in campagna gli uo- mini superano le donne di 3 -^ per cento. I comme- stibili vi abbondano, poiche al comune mantenimento di tutta la popolazione ne avanza, pigliata mia me- dia propoi'zione, un milione novantamila ottocento trentasette staja clie sono sparsi in tutto il resto della Toscana. IMettonsi in commercio 2,679,500 libbre di canapa; 245,090 barili di vino; 37,65o barili d'olio; 20,462 liljbre di seta. II bestiame fa circolare 275,000 scudi. In somma alia stretta de' conti in Val-di-Chiana gli uomini oltre il pane possono avere tanto danaro chc basti per supplire agli altri bisogni della vita. Dal clie ne conchiude il signor Giulj , veriticarsi in fjuesta provincia qnello ch' era gia tra' voti del grande Enrico IV , chc il contadino nei giorni di domenica potcsse avcre ncUa sua pcntola uu polio. Del qual ben essere non ultima conferma ancora ne viene dair osscrvare , clie il decimo soltanto di quei che ivi trapassano di questo mondo trovasi dal bisogno spinto a ricoverare ncgli spedali, e ad essere cosi privato della consolazione di vcdersi in quegli ultimi istanti della vita assistito dai parcnti. 34f Mcccanlca elcmentare , lezioni dl Alberto Gabba pro- fessore di matematlca pura elementare e dl mcc- cardca ncU I. JR. Liceo dl Brescia. — Brescia , 1 83 1, dalla tlpografia Valotti , i/z 8.° dl pag. 892, con cinque tavole In rame. Llr. 6 austrlache. In Mi- lano si vende da G. B. Blanchl e C. contrada dl S. 3Iargherlta. J J I. R. Commissione Aulica degli studj ha ripetutamente eccitati i professor! tie' licei a produrre de' libri idonei air insegnamento delle filosofiche discipline; ed in conse- guenza di tali eccltamenti 1' egregio professore Belli , no- tlssinio per tanti eccellenti lavori originali , ha intrapresa la puliblicazione di un suo corso elementare di fisica spe- rimeutale, i due primi volumi del quale sono gia resi di pubbtica ragione. Egli pero, come il titolo della sua opera lo indica , ha divisato di noa farsi carico di cjuanto spetta alia iueccanica, adducendo a sostegno dl cjuesto sno divisa- iiiento, fra le altre ragioni , la pregevolezza degli elementi di fisica generate del professore Mozzoni. E certamente nessuno vorra mettere In dubbio la bonta dei niedesinii , i quali ia pochi anni ebbero ad essere riprodotti ben cin- que volte : nia d'altra parte e pur giocoforza il confessare , die dessi non corrispondono pienamente a quanto prescri- vono gli attuali regolameuti (1). Non poclie cose in fatti si trovano in essi die appartengono alia scuola di fisica par- ticolare : tali sono, adesempio, le dottrine risguardanti la coesione, e quindi la resistenza die i solidl oppongono a quelle forze die tentano di vincerla ; ed altre diverse . Air incontro poi mancano alcune cose die il professore di meccanica deve Insegnare; sotto il quale aspctto e niolto rimarchevole quanto si riferisce all' astronomia. E di plii ve ne sono pure alcune die non sono prescritte ne all' uno , (i) Vegg. r opera del cli. professore Bauingartiier , inritolata « Die Naturlchre uach ihreiu gegemvdrtiiieii Zuscaadc mit Rw ks'ulit tiuf iiMt/irmatiii/ie Bcgruiuluiig. Zwcicc Auflage. If'icu load v tiall.i ([ualc ribulia assai cliiaraiiieiite qiiauto sjit^ui al profcsbuie di li- eica , c quanto sjietti a ijiicllo di nicccauico. 5IEGCANICA ELEMENTAUE , CCC. 841 ne air altro professore. Questo eccesso adunque per Tuna parte , questo difetto per I' altra , ed ulterior! niotivi che appariranno in progresso , noti potevano noa lasciar sentire il desiderio di un' opera, che assai meglio di quella in discorso fosse valevole a corrispondere ai bisogni present!. Ed ecco che 11 professore Gabha si e accinto all'impresai e quanto bene vi sia rlusclto speriamo di farlo ora cono- scere. Se non che quell' imparzialita, che dev' essere di norma a chinnque si eriga in giudice, e plii ancora I'in- teressamento, clie ci anima pel vantaggio della gioventu, ci obbliga , neU' atto che a questa raccomanderemo viva- mente il nuovo libro mostrandole i suoi molteplici prcgi , ad annoverare pur anche le poche niende, che siaaio an- dati notando. II che lo fareiuo con tanta maggiore sotti- gliezz.a , quant' e piii grande la stima in cui teniarao il libro medesimo ; e nel nostro esame avremo particolarmente di niira la sua attitudine alia publilica istruzione. L' irapor- tanza e la nobilta dello scopo valga a renderci scusati, se per avventura il nostro dire fosse per sembrare piu lungo di quanto ad un libro afFatto elementare si convenga. L' opera e divisa in cinque parti, statica cioe, dlna- mica , idrostatica , idrodinaniica, ed astronomia •, e ciascuna di queste parti e inolto assennatamente suddivisa in varj capi , che in tutto ascendono a trentacinque , cui piacque all'autore di denominare lezloni", solo eccettuata la penul- tiraa , che con saggio consiglio venne ristretta in un'unica lezlone. Un indice copioso dimostra niinutaniente fin dal principio tutto il piano dell' opera stessa ^ del che ne dob- bianio essere tanto piii grati , quanto meno frequentemente siamo soliti a vedere libri italiani corredati di simili guide, che rendono cosi comodi i libri francesi e tedeschi , desti- nati ad uso comune, come appunto il presente. La dizlone, sebjjcne T esattezza del linguaggio scientifico non siasi sem- pre raggiunta a tutto rigore , in generate e facile , plana e di una chiarezza veramente stimabile ^ alle quali doti da non piccolo risalto la nitida edizlone , riuscita tanto cor- retta , cosicche non ne occorse quasi altro errore tipogra- fico, tranne la trasposizione di alcune parole nelle prime linee della pagina 241. Quantunque volte e introdotto lia vocabolo tccnico di greca o di latina origine , lo segue tosto, in ajuto della memoria , la illustrazione etimologica. Ogni argomcnto poi e trattato con quella estcnsione di cui 342 IMECG.VNICA ELEMENTARE, e suscettibile, avuto riguardo alia condizione di non rlcor- rere mai a principj che oltrepassino i coiifini delle mate- niatiche elemeniari. Non ostante pero una tale limitazioiie, se cl facciamo a pensare al numero delle ore assegnate airinsegnamento dcUa iiieccanica, ed alle numerose esercitazioni che sono necessarie afiinclie gli alanni s' impadroniscano bene delle cose apprese , ed il professore acquisti cognizione certa del lore profitto , noi sianio indotti a credere die il libro sia riuscito in alcnna parte un po' troppo voluminoso. Cosi, ad esempio , nol crederemmo die nella scuola si potesse ommettere la soluzione algebraica, niaestrevolmente trat- tata , del doppio problema risgnardante la composizione e la scomposizione delle forze concorrentl , poste in diversi piani ; niolte cose risguardanti 1' analogo problema pel case delle forze paralleled la deterniinazione geometrica del centro di gravita della piramide; certe questioni rela- tive air urto deicorpi; alcune proposizioni risguardanti le tronibe ; ed altre simili cose (i). Cio non di nieno noi Siamo ben lungi dal fame aggravio alf autore per averle introdotte : die anzi ne place vedere nelle stesse un' ec- cellente materia di privati esercizj pei giovani; sotto il quale aspetto riteniamo assai commendevoli le suddette proposizioni risguardanti le trombe, perclie avvlsano il principiante, die non sempre e risoluto il problema, quand'e risoluta 1' equazione da cui lo stesso dlpende (2). E con (1) Pag. 23, 36, 66, i85, 282. (2) Ci prt-nderemo pero la llberta di osservare, che si puo decldere molto piu agevohnente , che non fa 1' autore , a quale delle radici, la trovate, si debba dare la prefereiiza. In fatti il vero valore generate di x dt-v' esser giusto in ogni incontro; ma essendo a, h, m quantita arbltrarie , si puo a piaciiuento ren- dere h*m a. maggiore di H; e in tale caso e incompatiblle il radic^Je positivo : duuqiie dev' esser seuipre negativo. II fisico pratico poi, stante la iiatiira della questlone, amiuettorebhe per evidente la realta del ladicale uicdesliuo : c bene pero il mo- strare come il calcolo , stabilito giudiziosamente , non sia mai in contraddizione col fatto. Le proposizioni relative all^ equilibno delle trombe , come ahre pure , le vorremmo esposte piu spe- dltainente. Per rispetto alle trombe modesime dobbiamo coufessare che dair opera soprindicata del Baiimgartner non rilcviamo abba- Stanza chiaramcutc a qual professore ue sia assegnata la dottrina : LEZrONI VI A. G.VBCA. 343 qnosto crcdiamo di intcrpretare 1' inten/.Ione delT aiitore nieilosiino; clie con saggio tUvisamento ha sparsi qua e lii noil poclii graziosi proljlemetti , lasciandoiie interamente la soluzione alio studioso (i), Di essl amiamo distinguere il segiiente « fra le infinite rette , che partono dal mede- sinio punto dell' orizzonte, e s' appoggiano alia niedesinia verticale, trovare qiiella die e percorsa da un grave nel niinimo tempo » -^ non che Taltro che viene appresso: im- perciocche siffatte questioni servono ad educare le nienti de' giovani alia considerazione de' massinii e de' minimi, tanto iuiportanti e tanto freqnenti aiiche nelle circostanze le piu ovvie della vita. Questi problenietti , oltre al coa- correre ad arrlcchiie di ulili cognizioni clii gli scioglie , ne lusingano ramor proprio, stimolandolo cosi alio studio delle dottrine che gli possono parere astriise , e rendendogli il libro piacevole. II quale scopo tendono pure a produrre que' fattarelli storici , di niano in mano opportunamente raccontati : come, ad esempio, il caso della corona del re Jerone ; le avventure de' plii famosi aeronautic I' inchiesta fatta dai giardinieri del duca Cosimo a quel grande, che diede il croUo fatale alia fisica aristotelica ; 1' oscillnre della lampada dallo stesso osservata nel duorao di Firenze; ed altri (a). Rignardo al primo pero avremmo veduta volon- tieri accennata la niodificazione , che le chimiche affinita possono portare alia soluzione del relative problema. Guai se si permette m giovine di attaccare troppo valore ai risultamenti del calcolo, quando viene applicato alle scienze di fatto. Esso ci conduce bensi a conseguenze , che sono sempre giuste per rispetto ai principj dai quali partiamo i ma appuato percio (donianda otlimaniente il Biot (3) ) chi ci dira fin dove possa giugnere lo smarrimento dello spi- rito , quand' e certo di ragionar glustamente sopra elementi ch'egli ignora esser falsi? E nel caso in questione e ipo- tesi in generale smentita dall' esperlenza , die il volume di un composto eguagli la somma del volumi de' componenti. Abbiamo detto che 1' egregio autore si e limitato a quelle noi per alti-o oslauio interprctare che spettl a qucllo di mecca- iiioa, Veggans(Mie le pag. xvi e 126. (i) I'ag. 60, i5l, 191, ecc. (2) Pag. 312, 224, 176, ecc. (3) Biot , Trait, de phy». 344 MEOCANIOA ELEMENTARE, dottrliie , clie, per essere intese, noii esigono cognizloni niatematiclie siipeiiori alle elementari. \i sono per nltro noa poclie projjosizioni di meccanica che assohuamente non possouo escludersi da im trattato , quaiitunque ele- mentarissimo , le cjualL non si anendono docilmente die airaaalisi sublime. A quale partite doveva egli attenersi in questo case? Doveva forse restringersi ad enunciarle storlcaniente ? Se lo lodiamo di aver fatto cosi per riguardo alle proprieth della cicloide (i), ed a mold fenomeni astro- nomici, saremmo costretti a biasimarlo, se lo avesse fatto per altre verita , le quali, per essere strettamente legate con eventi comuni ed importantissimi , esigono di essere state concepite ad evidenza da ogni colta persona , una volta almeno in tempo di sua educazione. Dovea egli fa- cilitarne la dimostrazione ricorrendo agl' infinUesimi? Le scienze al certo andranno niai sempre debitrici all" ardi- tezza de' geometri del secolo decimosettimo , 1 quali, ri- nunciando ai metodi rigorosissimi degli antichi di esuustione e dei liinki, ne immaginarono de' nuovi , che direttamente e speditamente conducessero alia nieta preilssa. Fu in queir epoca che il Gavalieri presento 1" originale sua opera degli indlvisiblU ai niateniatici , i quali videro nieravigliati la prontezza con cui trattava la quadratura delle sezioni del cono, la cubatura de' loro solidi di rivoluzione, ed altre analoghe questioni ^ mentre Archimede ne' tempi addietro aveva dovuto scrivere un libro intero JKilIa quadratura della sola parabola. Ma quando moderossi nelle menti dei geometri quell' ardente Ijrama del vero, die tanto prepoten- temente le irasportava , s' accorsero che il loro rapido volo aveva an' origine non abbastanza diiara. Non lo asconde il Gavalieri suddetto , die nel settimo libro dell' opera sua ricorre al fatto per provare la verita de' suoi priucipj ; ed apertamente lo confessa il Leibnitz, che caratterizza per ipotetiche le sue quaritka infinltesime , e profetizza la futura venuta di quell' ingegno sublime che ha sparsa tanta luce sulle inateraatiche discipline (a). Per Tavanzamento adunque e la facilitazione della scienza ( direiiio qui col sig. Bella- vitis(3)) puo convenire talvolta 1' adoperare dei metodi (1) Pag. 170. (2) Bossut. Hist. de. Math., Caval. Geo. iiidiv. contin. , ecc. , Pi-yrard. Oeiivr. tl'Arcliiai., ecc. (3) Polijjiafo, uiaizo 1(33 1, Aua. dcUe so, Padova, biiu. l.* LEZIONI DI A. GABBA. 345 I'esattezza del quali e pin che altro dimostrata dalla g'lusta- tezza delle rlsultanze; ma non e mai permesso il conside- rarli quali nietodi rigorosamente provati. E per conseguen- za dovranno abbandoiiarsi ogni qual volta le niatematiche siaiio considerate quale oggetto di educazione; che in allora devono esse avvezzare le nienti giovanili al piu rigoroso raziocinio ; non gia concorrere a far lore supporre I'evi- denza , dove non possono vedere che oscurita. E se qnal- cuno vuole ancora opporre ai nietodi, che esaltiamo, la loro lunghezza e la facilita degli altri ; noi gli diremo che in- terroglii bene a fondo la propria coscienza, e che pol ne risponda , s' egli sia intimamente convinto delP esattezza di questi ultirai , o se piuttosto li vanti, perche lo eraancipano dalla fatica. Preraesse tali conslderazioni , alle quali ne potremmo aggiugnere molt' altre , ci conlidiamo che nessun leggitore vorra essere avaro di enconij al dotto professore che seppe presentare ogni cosa in tutta evidenza, scegliendo dimo- strazioni , date particolarmente col metodo dei limiti. Ond' e die il suo libro va adorno , fra T altre dimostrazioni rigo- rose , della ricerca delle leggi del nioto uniformemente accelerate , istituita in un' elegante e nuova maaiera ; e delle determinazioni de' centri di gravita , eseguite dietro gl' insegnamenti de" nostri primi maestri ; delle quali quella relativa al triangolo non cede in bellezza di niolto alia bellissima dell' antico geometra di Siracusa (i). Ma piu d' ogni altra merita particolare attenzione la dottrina del moto de' gravi sopra le curve resistenti. Prima del i8a4 non si aveva in proposito , per quanto e a nostra saputa, alcuna dimostrazione elementare pel caso del circolo (tanto interessante per la teorica del pendolo ) migliore di quella del Frisi f, ma dessa , oltre ad altri incoavenienti , ha quello di far credere esatto un risultamento che non puo ammet- tersi, se non in via di approssimazione. In conseguenza di cio il gia lodato professore Belli ha pubblicata ncUa detta epoca una sua dimostrazione assai bella, ed ora la vediamo riprodotta molto bene dal Gabba (2). In quella circostanza per altro il professore di IMilano ammetteva die la velo- cita acquistata da un grave nel discendere lungo una curva (i) Tag. 189, 61, 164, 1 53, Peyrard, Oeuvr. d'Aichiiu. (-!; Gioru. di Pavia, Jjiui. 5.", io;;4. 34^ MECCANICV EI-F.MENTAUE, verticalc , f»)S?;e qnella dovnta all' altczza dolla cadnta , la- sciandonc desiderare la dimostrazione eleinentarc. Ma il desiderio e adesso si puo dir soddisfatto , e cio in un modo che tiuto si appoggia ad una bella formola , clie il profcs- soie di Brescia Im trovata nelT antecedcnte lezlone , con- cordeinento a qnanto su tale argoiiieiito il priuio ebbe la gcntilezza di comunicarci per iscritto altra volta. Qui ognu- no certamcnte dovra convenire die si presentava non lieve dilTicolta , trattandosi di una proposizlone die, per la grande generalita, e di sua natura tutta spettante al calcolo subli- me-, e qnlndi vorra per ora mostrarsi contento, sebbene non siasi raggiunto ancora il luassimo deila cliiarezza, alia quale per alcuni sara forse di danno T ultimo passo, die poteva eseguirsi uieno bruscamente. Non sappiamo pero se il detto professore di Brescia possa andare esente da qualunque taccia, per non aver nolato fin dove si estenda I'approssimazione tra la durata di un" oscillazione del grave e la formola assunta per rappresentarla ; la quale cosa non lia lasciato di fare T accuratissimo scrittore, cli' egli prese a segLiire in proposito, ed al quale si professa in oltre de- bitore di private conslglio. Clie die ne sia noi abbiamo veduto con vero contento , die , anche in questo partico- lare , abbiano cooperato al medeslino fine due scienziati italiani , intenti contemporaneamente a darne un corso completo di fisica , incaricandosi T uno della parte speri- nientale e Taltro della ])arte cosi delta generale. Bella con- correnza d" intenzioni, die no ricorda quel dolce sentimento die jiroviamo , quando i nomi di Lavoisier, di Dulong, di Delaroclie, di Blot ci ricliiamano snliito quelli di La-Place, di Petit, di Berard e di Arago. Ma toriiando al nostro argomcnto dobbiamo avvertire Tautore, essersi lasciato sfuggir dalla penna , al primo accingersi a svolgerlo , die la seconda iiiezza vibrazione di un grave oscillante viene eseguita con moto uniformeinente ritardato ; come pure di aver data del pendolo a compensazione una descrizione , die non afFatto consuona colla costrnzione usata comune- mcnte (i). Fin dal principio poi della trattazione del moto dei gravi ci aspettavamo d' incontrarci neif ingegnosissima maccbina d'Atwood , tanto pregovole non solo per le espe- rienze risguardanti la catluta dei gravi medesimi, ma per quelle ancoi-a relative all' attrito : cio nulla mcno noi non (I) Tag. iC4, il4, 223. LFZIONI DI A. GABBi. 847 sappiamo fargli rlmprovero del sno silenzio in proposito, conscl come siamo tlegli ostacoli clie s' incontiereljliero moke volte, se il professore di nieccanica volesse istituire nella sua scnola certi delicati esperimeiiti. E cosi parimente a noi sembiM di dovere con lui convenire la dove, accennati appena i fenomeni di capillarita , ne lascia poi la tratta- zione al professore di fisica : giacche quel poco che si pu6 dire d' Intorno ad essi, in un corso di elementare istru- zione, e troppo legato con quelli di coerenza e di coesio- ne. Ma gli saremo un po' meno indulgenti per avere taciuto degli areometri di Nickolson e di Baume ( tanto utile il primo, e di uso tanto frequente il secondo ) ; non die del termo-barometro del nostro espertissimo sig. Bellani (i). II quale stromento ben uieritava d' essere nienzionato, par- lando della correzione, di cui e necessario farsi carico iielle livellazioni barometriche , in causa de' canibiamenti di temperatura del mercurio; correzione per la cjuale , in vece del nuniero 8412 assegnato da Lavoisier e La-Place, avreinmo adoperato piu volontieri il 555o , dato da Dulong e Petit, come quelle die gode di niaggiore confidenza (2). Queste ultime cose per altro non sono f'orse che nei; e di buona voglia non ue avremmo parlato , se non si trat- tasse di un libro, die per tanti riguardi giudidiiamo de- gnissimo d' essere proposto alia gioventii. Ma gravemente ne duole, die all'autore non sia stato concesso di noa dare argomento a qualclie osservazione di inagglore rilievo. E in vero non avvi teorema per la nieccanica, die sia di tanta importanza quanto quello della composizion delle forze : esso ne e il fondamento principalissimo ; e piii an- cora die il teorema di Pitagora ne' libri di geometria d'Eu- clide. Eppure I'autore, camminando sulle tracce di Giam- battista Masetti , ne da una dlniostrazione die non regge. Egli infatti s' appoggia al principlo die sia sempre assurda Tesistenza di due forze uguali , aventi per risultante una terza forza , maggiore o niinore d' ogni altra assegnata ; (i) Giorn. di Pavia biui. 6.", 1827. Noil ianoriamo die la Bib. Univ., Geneve 182C) , contiene una rcdainazione in proposito : ma ^ sappiamo altresi die il sig. Bellani nulla poteva conoscere di quanto , era stato fatto a Digione ; e die di piu e-li rosti-uiva il suo stro- mento niolti anui prima di pubjjlicare la relativa Memoria che era citiamo. (i) Ann. de djiiu, et de I'iiys. t. XVIL 348 MECC ANICA ELEMENTARE , non avveclcndosi che rassuivlo non lia Inogo, se non qnnndo le clue forze iiguali abbiano una certa dfeterminata gran- dezza(i). Non e a dirsi quanto sia gi-ande il numcro di coloro che molto o poco felicemente vollero illustrare il principio dal parallelogrammo delle forze. E noi siamo venuti piu volte in sospetto, clie, ad accrescer sifFattamente la sclilera de" nnovi compositori, concorra la cii'costnnza , die alcuni si diano a credere di poter desumere la dimo- strazione di quella proposizione da priiicipj puraniente mateniatici. Ma, qnando cio fosse, non sarelib' egli up nio- strare poca logica? Si tratta di una verith di meccanica : essa dnnque non puo essere che la conseguenza di altre verita della stessa natura ^ e le considerazioni matematiche non potranno che sommlnistrare il mezzo atto a mostrar- celo. Ma si tratta inoltre di una verita fondamentalissima : dolibiamo adnnqne dedurla da una o piii verita immediate, E se la cosa e cosi, perclie non vorremo col Venturoli (2,) arrenderci al postulate del Newton , che una forza per quanto venga a modificare il movimento di un pitnto ma- teriale , non lo possa avvicinare ad una retta, parallela alia sua propria direzione, ne allontanare dalla stessa? Am- niesso questo , la dimostrazione riesce d' una brevita sor- prendente. Che se il principio non piace, si rinunci pure alio stesso: ma non vi si rinuncera certo , senza trovarsi costretti o ad adottarne un altro o ad errare. Altra materia a notare alcun che ne da 1' autore la dove tratta della bilancla. Persuaso dell' importanza di questo stromento , non che della facilita di adulterarlo, voile egli ( dilungandosi un po' troppo ) esaminare i diversi casi in cui puo trovarsi in fallacia, indicando per ciascheduno i precetti opportuni, onde rinvenire non ostante il vero peso dei corpi (3). Per la ipotesi che Terrore di costruzione consista solo nella diversita de' pesi di quelle parti ch'es- ser dovrebbero equipesanti, ne da una regola esatta, per se stessa evidente. E pure esatta ed evldente la prima re- gola che assegna , pel caso che la bilancia sia falsa per la disuguaglianza nella lungliezza delle Jjraccia •, ma la regola seconda e erronea : facendo le due pesate si dee per lo meno tener conto del peso de' due eguali bacini •, cio che non conduce al risultaraento del libro. Un tale risultamento andrebbe bene , quando la mala fede del costruttore avesse (i) Pag. la. (2) Ek-meati di Meccanica, (''') Pag, o3 <• seg. LEZiONi Di A. G\nn\. 349 combinate le cose per niodo che la Jjilanci.i scaricata si tenesse da se stessa in equilibrio; nella quale occaslone , che e la piii pericolosa , si potiel)be anclie ricorrere ad una regola analoga alia prima del caso antecedente ; regola che e sempre buona. Ma 1' autore ne da in vece due me- todi, entrambi di nessun uso nella pratica •, perche le for- mole relative inchiudono le lunghezze deile braccia, troppo diflicili nel caso concrete a misurarsi coUa necessaria pre- cisione. E piu ne incresce che nel calcolare I'attrito dello stromento in discorso, o in generate della leva, ne abbia date per esso un "jilore che contraddice ad una delle equazioni preniesse (i). Ecco a quali si riducono gli errorl di conseguenza che s' incontrano nel libro di cui favelliamo , se pure non vi si aggiunga quella sua fontana a getto perenne (2): ma il vivo desiderio di vedere tra le mani de' giovani un libro, cui nulla vi sia da opporre, ne porta a rimarcare alcun' al- tra imperfezione. Me sia permesso impertanto di risalire alia prima lezione, ove si espongono le nozioni prelimi- nari. La ne vien data della velocita una definizione non abbastanza precisa ; e di piu si assegna un modo per ini- surarla , che non vale, se non pel caso del raoto unifor- iiie. La densita e pur essa delinita un po' vagamente da prima ; e quando poi ne vien detto esser dessa la massa SOCIO un dato iolunie {3) , non ne possiam convenire : im- perciocche massa e nome concreto, e densita e nome astrat- to;, e quindi T uno non potra mai destare un' idea omo- genea a quella destata dall'altro. Non varrebbe ne meno il dire, come praticano alcuni, che la densita di un corpo e il rapporto della sua massa al proprio volume : poiche tra quantita di natura diversa quale rapporto vi puo raai essere ? Ne pare piuttosto che la densita possa definirsi, la proprietii od attitudine di un corpo di contenere una certa quantita di materia sotto un dato volume. Confessia- nio per altro assai di buon grado che 1' idea della densita, quantunque non sia semplice , entra nel novero di quelle ciie sono piix facili a concepirsi che a dichiararsi ; e ben lo provano i trattatisti di meccanica, i quali o s'attengono ad una delle due anzidette deiinizioni, o non ne danno al- cuiia. Clie che ne sia e certo pero che, variando la massa (i) I'ag. 123. Trova A=S.f.^ lueatic era A = f. S. sen. m. (3> Pas- 3i4. (3) Taji. 1,3. 3jo iMEr.nvNTcv ei,fmf.nt\ke, tli nn corpo di volume costante , varia secondo la stess.i rajrlone aiiclie la densitii: laoiide , esprimeado in nuineri r una , r altra pud essere rapprcsentata dai numci-i nieile- simi i e quindl Tuna puo esscre niisurata dalT altra , sonza pero mai confondersi insieme tVa di loro. In quella stcssa nianiera die non diciamo , essere 1" angolo fatto al centro del cerchio eguale all'arco su cui insisted ma silibene di- ciamo, essere lo stesso misurato dal detto arco, od essere iiguale a ao, 3o o 40 gradi, a norma della grandezza di questo. Clo premesso, posslamo convenire di assnmere, onde rappresentare le densita dei corpi diversi, que' numeri die ne indicano le masse , quando sono presi sotto I'unita di volume ( il die per altro ne obbliga a particolarizzare iin po' troppo (i)); ed in allora soltanto, per brevita di discorso, si potra passare per buono il dire, che la den- sita di un corpo ne uguaglia la massa , sotto 1' unita di volume ; dopo di die riesce quasi evidente che quel nu- mero , che rappresenta la massa totale di un corpo, ugua- glia il prodotto degli altri due , uno de' quali ne rappre- senta la densita e T altro il volume •, ossia riesce quasi evidente , come suol dirsi per brevita , che la massa ugua- glia il prodotto della densita pel volume. E diciamo quasi evidente^ perche Tevidenza, se il volume non e commen- surabile coUa rispettiva unita, non puo sentirsi, se prima la niente non ha concepito in tutta la necessaria generalitii, che quando due quantita variabili sono proporzionali a due altre nell'ipotesi della commensurabilita relativa di queste, lo sono pur anche nel caso diverso; la quale proposizione suolsi U' ordinario ne' libri elementari di inatematica dimostrare , con dispendlo di tempo, ad ogni volta che occorra. L'autore ha conosciuto saggiamente esso pure il bisogno di riuiar- care die la relazione da lui stabilita tra la massa , la den- sita , ed il volume di un corpo e in ultimo una relazione tra numeri astratti -. ma lo fa dopo di averia trovata. Pri- ma dunque di slabilirla, quale idea dobbiamo farci de' sim- boli dclle quantita, tra le quali si vuole appunto trovare un legame ? Come nei casi pratici do])])iamo intendcre die que' simboli vengano tradotti in numeri? Se anzi tratto non siasi cio chiaramentc indicato , se non siasi slabilito in niodo pre- ciso come si debl)ano misurare le quantita , dintorno alle quali si dcve aggirare il discorso; ogni simbolo ha un intcrto signi- ficato , ogni ragionamcnto v. oscuro , ogni formola o sosi)etta. (1) Belli. C'Jioo di lioit-a . \ul. I, '-', Di^. LEZIONI DI A. GAnn.v. 35 1 Aki-ettanto potremmo dire , relativameiite alle proposi- zioni che versano tlintorno alle forze : qui pure non si e (licliiarato quale concetto clol)biamo farci cU que' simboli clie rappresentano le dette forze e le velocita j non si e dicliiarato come si nilsurino queste grandezze ; e pero noa sappiauio come que' simboli possano tradursi in numert. Ma ne tarda omai troppo il memento di desistere dall' uf- iicio di severi censori i tanto piu che i difetti che qui an- diamo notando non sono proprj del nostro autore , ma sono piuttosto difetti inveterati di molti. Solo aggiugneremo die le relazioni stabilite nelle propOsizioni in questione auiniettono anch' esse un punto, dal quale guardate, riesco- no pressoche evidenti. Quando per altro si vogliano dimo- strare col soccorso delle quantitci mediatrici , noi vorremmo die , senza ripetere ognora i soliti lunghi ragionamenti , si passasse tosto dalla condizione alia conseguenza, quando si fosse dimostrato una volta per sempre il seguente teorema: « Se si abliiano piix quantita variabili omogenee a due a due, e quelle della prima copjjia sieno proporzlonali a quelle di una qualsivoglia delle altre. quando le due quantita di ognuna delle rimanenti sono uguali fra loro; nel caso die tali eguaglianze non sussistano , la ragione di quella prima coppia e composta delle ragioni di tutte le altre. >* Esonerati cost dall' incarico di enumerare i principal! niiglioramenti , de' quali il libro del Galiba e suscettibile, ci resta in sua lode a fare un cenno dell' accorgimento, con cui seppe rendere dovunque il detto libro piii istrut- tivo che fosse possibile ; in prova di die solo ci limite- remo a notare com' egli abbia riuniti nella decima lezioae (jue'casi, i quali, nell'atto die ammaestrano lo studente nella dottrina dell' equililsrio delle macchine composte, gli oRVono un corredo di viiilissime cognizioni. Da tali mac- chine , fra le quali avrebbe pur fatta bella niostra quella Ijilancia a ponte , die con tanto vantagglo si va sostituendo alle grandi stadere, vogliamo qui scegliei'e 1' orologio sia da tasca o sia a pendolo , la cui descrizione e data con inolta chiarezza. Se ci facciamo a considerare la somma importanza di sift'atti apparecchj e la somma frequenza <](•' mcdesimi , certamente dobljiaino riconoscere die sarebbe troppo vergognoso per un colto giovine 1' ignorare in die risietlc il principio, die inctte in iiioto quell' indice, di' egli ha SI spcbso bisogno di considtare, se sa attaccare al tempo tutto quel piezio die lucrita. La uiisurazione poi di questo 352 MECGANIC\ ELEMENT.VRE, CCC. venne dair antore presa in contemplazione altre volte; e se qui ne parla ilcgli orologi comnni , altrove espoiie la costriizione della clessiilra degli anticlii , e quella degli orologi solari (i). La costruzione di qnesti nltiiui e inse- o-nata nella quiiita parte del libro, cioe nell' astronomia; parte che , quantunque contenga molte cose esposte pura- meute in via storica , deve aver costata non piccola fatica, jxiacche in poca estensione comprende moltissinii docnuienti. Tutte le dottrine conienute in essa sono di grande inte- resse; ed a noi sembra che qui il giovine abbia motive a doppio guadagno : nelle altre parti infatti trova il mezzo di fare acquisto di belle ed important! verita •, ma in que- sta, oltre ad un analogo acquisto, e anclie condott-, a rinunciare a certe volgari opinioni die troppo disonorano le persone ben educate che ne partecipano. II volgo , che non sa elevarsi un istante al di sopra della terra , ritiene altrettante fole le misure che gli astronomi ne danno della distanza de' pianeti , delle loro grandezze e di altre simili cose ; e per avere qualche volta confusamente sentite a nominare le ipotesi di Tolomeo , di Copernico, di Ticone, di Newton , crede che tutto sia puro frutto di tanti bei sogni d' immaginazloni feraci. Imparino adunque i giovani dedicati agli studj , a conoscer per tempo cio, che e con- seguenza di rigorose considerazioni matematiche, e cio che sente F influenza di ipotesi;, d' intorno alle quali apprendano pure quante forti ragioni concorrano a sostenerle. Le quali cose, se sono lontanlssimi di poterle nel corso lilosofico imparare in tutta la loro estensione, le vedranno almeno in un lume bastante da preservarli dal pericolo di pronun- ziare in proposito de' gofh giudizj. Per lo che non saprem- nio abbastanza ammirare quella superiore disposizione, che ingiunse sapientemente di unire all' insegnamento della mec- canica e dell" idraulica elementare , anche le prime fonda- mentali nozioni di astronomia. Dopo di cio noi concluderemo coll' esternare un nostro voto il' intorno ad un libro che tanto s' avvicina a quanto i regolamenti prescrivono ; ed e, di vederlo proposto dai professori ai loro alunni quale guida nello studio della scienza di cui tratta , e di vederlo ben presto riprodotto in quel modo , che onnlnamente corrisponda al suo scopo. Oir. Jlc3ti Ferrari. (l) Pag. 112, 250, 043 e seg. Sistema compluto di Pollzia medica dl G. P. Frank. Traduzionc dal tedesco; seconda edizione con note. — Blilano , io25-i83o , coi dpi dl Glo. Pirotta, po- lumi 19, in 8.°, con rltratto dell autore e del tra- duttore sig. dottor Pozzi. Prezzo lir. 60 itaL — A quclli die possedono gli undid volumi della prima edizione si danno gli otto successivi della presente edizione seconda per lir. 28 ital. Del metodo di curare le malattie delT uomo , compendio per servire alle proprie lezioni di Q. P. Frank, tradotto in italiano e corredato di molte annotazioni da Luigi MoRELLi di Siena , P. P. di mcdicina pra- tica nelV I. R. Universitd di Pisa , ad uso de suoi scolari, edizione diligentemente corretla col testa a f route. — Milano, io3i, coi tipi di Giovanni Pi- rotta, in 8.° Pubblicati quattro volumi; doe i li- bri i.° Delle fehbri; 2.° Delle infLammazioni ; 3.° Degli esantemi; 4.° Delle impetigini. Tutta V opera, in dodid volurni, iniporterd lir. 46 austr. {lir. 39. i5 ital.), doe in raglone di cent. 20 austr. al foglio. Gli ussociati sono tenuti ad antidpare lir. 3 austr. da scontarsi sull importo dell' ultimo volume. E ceo neiridioma nostro riprodotte due classiclie opere , per le quali non poca gloria s' acquisto 1' ali- tor loro , e non poco utile ne ridoudo alia scienza medica ed all' uman gencre. Gia sino dall' anno 1778 Gio. Pietro Frank iiiise mano a gettare i fondamenti di una scienza di non poco momento nella civile societa , e presto i' ando pur crescendo , sicche per opera pur sua videla adulta , di maniera clie indivisi- bili per sempre saranno i nomi di Polizia medica e di G. P. Frank. Ammirava 1' Europa la vastita delTim- presa, la quale appena usciti i primi volumi P uni- versale approvazione ed applauso s' ottenne pel vero mcrito che per ogni rispetto nessuno poteva con- trastarle. Ben presto percio veune spacciata la prima Bi,bL Ital. T. LXlll. 23 354 JPOLIZIA MEDICA CCC. cdizionc, ondc all'istantc tina scconda in Vienna se ne intraprese , il cui primo volume volto in ita- liano per cura , dicesi , del padre Rotigni , trovasi stanipato in Milano I'anno 1778 nell' I. R. nionistero di S. Anibrogio niaggiore. Dal 1780 al 1790 una terza edizione arricchita di note dal sig. F. A. di Vasserberg apparve pure in Vienna. Di questa un anonimo piglio da capo nel 1807 ^ pubblicarne in Milano la traduzione coi tipi di Pirotta e Maspero (in 8.°), e la quale entro il successivo 1808 pro- gredi sino al volume nono. II decimo tardo ad uscire sino nel 18 16 e 1 undecimo nel 1818, per Maspero, portanti il nome del traduttore sig. dottor G. Pozzi. Keir anno 1826 poi lo stampatore Gio. Pirotta di- visato avendo di mandare a termine la traduzione e la pubblicazione di tanto applaudita ed utile opera, e vcdendo che degli antecedenti volumi non ne ri- nianevano piu in commercio, si ridusse ad una ri- stampa , aggiuntevi quelle note che gli attuali avan- zamenti delle scienze tisiche richiedevano. Lo stesso sig. dottor G. Pozzi si assunse tutto lo scientifico la- voro, cercando di compiere altresi il divisamento del- rillustre autore , di chiudere cioe T opera sua colla polizia medica degli spedali ; importantissima parte, che la morte non permisegli di mandar ad elletto. La natura di questo grande lavoro non lascia luo- go ad estratti : il darle qui lodi non sarebbe che portar vasi a Samo , ond' e che noi non toccheremo se non che della traduzione e delle aggiunte. In complesso essa traduzione e fedele e corre bastan- temente disinvolta ; forse in alcun tratto potrebbe essere accusata or di negli^enza ora di affettazione in riguardo alia costruzione dei periodi. Per quanto poi concerne le note , tra le buone e che fanno ve- ramente al so2:2;etto se ne rinviene taluna che in- corrcr puo la taccia, per non dir altro, di oziosa; siccome altre arrischiano di non dare nel comune acjiradimento , c massime di chi non e molto amico 1 o dei sistemi. Gosi leggesi a pag. 174 del volume 1. DI C. P. FRANK. 355 parlandosi del monaster! di monache. « Mediti il le- » gislatore fdantropo qiiesto carcere di dolore e di » aifanno, ed atterri per sempre questa tomba della » Sana morale, della pace e della prosperita. » = Ed a pag. 96 del vol. 12.° « Si rammentino i ciechi de- » clamatori contro la medicina clie la vita e uno » stato preternaturale e forzato , clie tutti gli agend » a lei interni ed esterni sono contro di lei {chl la 5) sostiene adunque ? ) ; e clie ogni volta , fosse ella » anche rara, mentre in vece per buona sorte del- » r unianita non e infrequente , che il medico giu- » gne ad allontanarne o vincerne T azione avversa , e 3) im grande trionfo per lui. ■» Questi soli due pe- riodi ci sembrano , se mal non ci apponghiamo , suf- iicienti a far prova di quanto superiormente affer- mammo. Laonde noi ora passeremo senza piu ai due ultimi volumi delle aggiunte. In un sistema di polizia raedica quanto appartiene agli spedali ed alle caixeri non poteva sicuramente essere lasciato da banda ; e percio da clie questa parte non potenimo averia dalF autore stesso, vuolsi sicu- ramente saper grado al sig. dottor Pozzi di essersi adoperato a rieinpiere tale lacuna. II sig. Pozzi a non rompere P uniformita di riparto e di disposizione nella materia in un' opera si necessaria si attenne alia precedente dall'autore seguita. E prima di entrare a discorrere della vera polizia medica degli spedali ascen- de ai piu rimoti tempi ed espone di qual modo trat- tavansi allora gP infermi , come e quando s' avesse origine il primo spedale ; come in cio adoperassero i vescovi , da die in sulle prime fu la stessa lor casa il ricovero dei miseri infermi , ed indi per cura loro si apersero a quest etietto speciali case.; il quale bello escmpio imitavano poi e facoltose persone e co- niuni , sinclie ne vennero in appresso veri spedali , quali furouo i famosi da S. Basilio e da S. Gio. Gri- sostomo innalzati, dopo de' quali altri molti uelf an- tichita si succedettero. lUcordansi le triste viceude cui essi andaron soggetti e quali furono i mezzi onde 356 rOLlZIA MEDIOA ccc. tornarli a far risorgere, moltissimo I'autore in tutto cio valendosi dell' egregia opera di Harbel. Viene in appresso accennato come avessero principio gli ordini religiosi e gli ordini cavallereschi ospitalieri. Con tali nozioni storiche compiesi il primo volume. II secondo ha principio colla descrizione de' primarj spedali d' Europa , riferendosene i rispettivi regola- nienti tanto sanitarj quanto amministrativi. Ed a fine di non invanamente venir ingrossando il lavoro , e di non dare in inudli ripetizioni, I'autore estimo in quanto all' Italia di non favellare che degli spedali di Milano, di Torino, di Firenze, di Roma, di Napoli. Per rispetto alia Francia, de' principali soli di Parigi; per r Ingliilterra, di quei di Londra; per la Gernia- nia , di quei di Vienna e di IMonaco. Quanto a quelle di Milano entra in minute particolarita, e secondo r attuale stato; laddove degli altri non ci da se non che cio che gia da alcuni anni pubblicarono Giuseppe Frank e L' Andre. Solo dopo tutto cio principia di vero la polizia medica degli spedali ; e quindi I'au- tore entra ad esporre quale sia il miglior trattamento deimalati, facendosi bastantemente per minuto a di- saminare tale subbietto. Giustissima troviamo I'ossei*- vazione critica intorno all' uso invalso , per motivo di economia , ne' grandi spedali di assegnare a ciascun medico piu di cento malati, poiche non e possibile che bene egli cosi eseguisca il dover suo. Mostra in appresso Tobbligo che i medici hanno di annualmente pubblicare i casi di malattie le piu rare e le piu dif- licili che ebbero a cux-are , onde cosi contribuire ai progressi delle scicnze mediche, ed essere veramente vitili a' loro siniili. A suflicienza pure troviamo discorso e discusso quanto concernc la disposizione della fab- brica e delle sale, Tintcro trattamento dei malati, quanto appartiene ad ogni maniera di persone adope- ratevi e quanto risguarda le cautele di polizia medica interna. I\Ia noi non sapremmo come tra i mezzi atti a disinfettare, I'autore abbia dimenticato quello in oggi tanto praticato ed economico che ci si som- miuibtra a (jucsto riguardo dal cloruro di calce. PI G. P. FRANK. 357 Dagli spcdali il signer Pozzi passa alle career! intorno alle quali fa vedere quale iie sia la piu con- veniente costruzione e situazione ; quali i mezzi per manteuervi la salute; quale la miglior maniera per regolarvi le infernierie ; come vi si debbano comportare i medici ed i cliirurghi. Non tralascia pure di far conoscere come ad un tempo si po&sa ottenere e la sicurezza del reo ed il mantenimento di una sana atniosfera. E siccome le carceri anzi die servire di luogo ove si emendino i rei, valgono sovente a scuola dei delitti, cosi I'autore vorrebbe che oltre alia solita separazione dei sessi, fossevi anche quella dei giovinetti e dei provetti-, non accomunamento de'rei per piccole e per gravi colpe, e delle persone di civile condizione e della feccia della plebe. Separati in senso suo essere pur dovrebbero negli ergastoli i rei die lascian spe- ranza di pentimento, da quelli die nei delitti sono incalliti , e non e piu a sperarne ravvedimento. In quanto e della maniera di fabbrica per le carceri , viene riportato il di segno da Julius gia pubblicato di quella progettata in Ingliilterra, ed estimata la piu acconcia. L' ultima parte del volume concerne i rego- lamenti snnitarj die fan d'uopo pei porti marittimi e pei rispettivi lazzeretti. Venianio ora alia seconda opera die la raedicina pratica risguarda. Anclie di questa non e clii non ne conosca il pregio: due valorosi percio, onde ren- derla tra noi piu comune e piu alia mano , si fecero a trasportarla in italiano, de' quali uno e il signor pro- fessor Morelli, I'altro il signor Ranieri Comandoli. La traduzione di quest' ultimo usci in Pisa, pel Nistri, nel i8i5: due edizioni se ne fecero in Fircnze di quella del primo. II Pirotta stimo riprodurre questa col testo a fronte ; nulla tralasciando perclie esatta e ben corretta riuscisse. Che die altri ne possa dire, noi pero amiamo ancora meglio leggere T opera nel testo latino. II signor professor IMoielli vi appose mol- te note , ma parecchie non valgono che a rischiarare 358 roLiziA MEDicA ecc. o ad anipliare alcuni puri elenientari principj di niedicina, e che si devono ritcnerc gia conostiuti da coloro che si danno alia Icttura di questo libio di pra- tica. Seguace poi il signer Professore della dottrina riformata italiana, a questa informo le ag2;iunte sue. Discendendo ora al niodo della traduzione, ci sem- bra ch' essa sia troppo servile e stentata, e che tal- volta tenga piu della costruzione latina che delF ita- liana. Giovera il riportare qualche brano: decidano del resto i lettori. Sic ciborum animalium fre- qiientem usurn pro suspecto non amplins habehit, qui fcbriin nervosam opiid plebem uld- mam, qucB vix externis car- nem labris gustare consuevit, potissimuni generari, ac ante- quam in carnivoros , proceres- que homines propagetur, diu- tius dominari anbnadvertet. Sed rarius mox tantnm hc^c Cosi noil avra piu a so- spetto I'nso frecjuente de'cibi animall quegli che avvertira generarsi e domiaare prefe^ ribilmente la febbre nervosa neir infiiiia plebe , la quale suol gustaie appena le carni a fior di labbra, ed osser- vera signoreggiarvi piu lungo tempo avanti che questa si propaghi a' carnivori, ed alle persone di piii colta qualita. T. I, png. io5. Ma e tanto raro che sleno urgent, ut primam formare urgent! le gia dette cose, che vel prcecedere , secunda non queat, debeatque indicatio. Febris intermittens , quoe ju' venes irritabiles succiplenosque la seconda indicazione non possa e debba costituire la prima o precederla. T. i , pag. 1 1 a. Qaella febbre intermittente che investe i giovani irri- homines, hieme in primis ad tabili, gli uomini succipleni finem vergente, etc. , Affectio irritatce per incon- suetum slimulum, reagentisque natures cum Icesa ahhinc fun- ctione aliqua. neU'inverno, e principalmea- te verso il fine, ecc. T. i , p. 72. E la febbre un' affezione della natura da un insolito stimolo irritata, e reagente con qualche lesa funzione in- di proyeniente. T. j, pag. ao. 359 Estratto dclle Blemorie scientifiche lette nelle ordinarie adunanze delV Accademia jnedico-chiruigica di Fer~ rara durante il corso degli anid 1827-28-29. — Ivi^ i83i, tijii di Gaetaiio Bresciani, jfiicc. 96, in 8° I J Accademia meilico-chirurgica di Ferrara die sinora attese privatamente agli esercizj convenienti alia sua isti- tuzione, s' e risolta di fame conoscere al pubblico i frutti, e il pubblico e ia debito di esserle riconoscente dello zelo ond'elia e animata, e delle utili cogiiizioni che, mediante il libro che qui si annuncia, seppe gia compartirgli. La relazione dei lavori della Societa ferrarese e stesa daU'esi- mio sig. Dott. e P. P. Luigi Buzoni , il quale ebbe ia essi molta parte egli stesso , e qui basti che si nomini, come soggetto degno dell' attenzione de' filantropi e de' magistrati, un suo progetto di regolamento medico-politico per le nu- trici. La suddetta relazione , come qaella cli' e gia da se un succoso estratto delle Memorie state lette alPAccademia niedico-chirurgica, noa concede che se ne faccia un compen- dio. Pertanto accontentandoci di porgere a' cultori dell' arte salutare, in termini generali , 1' avviso che in essa, oltre a molt' altre pregevoli notizie, parecchie ne troveranno di casi pratici niolto notabili ed istruttivif, ci ridurremo a darne qualche saggio particolare , scegliendo da essa sog- getti atti a destare la curlosiia non solo de' medici , ma anche di altre erudite persone. Riferiremo in primo luogo la notizia delle qualita per- niciose all' umana salute di tal sostanza, che puo incauta- mente dall' uomo esser presa ad alimento, ed e atta a suscitare in lui una grave morbosa alFezione, tale altresi che per circostanze particolari de'nostri tempi riuscirebbe ia singolar modo spaventevole. Abbiamo contezza di alcuni funesti casi avvenuti da non mol'o tempo nella provincia di INLintova , i quali pienaniente confermano quanto siamo in procinto di riferire circa le venefiche qualita delle ova del pesce barbo. « II socio dott. G. Zanetti ( cosi il P. BiTZonl nella sua Relazione) Icsse una Memoria intorno le qualita venefiche del pesce barbo {cyprinus baibus L.). Sebbene riUustre 36o jMEMORiE .scie?:tificiie dell'accademia Le-Clerc opini cssere al tutto Innociie le cnrni e le ova di questo pesce , e solo per cieca venerazioae agli antichi aversi da taluni per veneficlie ; crede impertaato 1' autore che in certi tempi, e soprattutto nella primavera, realmeiite lo siano. A sostegno della quale sua opinione reca I'autorita di parecchi dottissimi scrittori , e prinianiente di Sauvages, il quale asserisce che una madre e un figlio , per essersi cibati di queste ova, ejjbero a sofTerire la Cholera morbus, e questi ne fii si acerbamente trattato , che multos in annas dthilitatus est. Ne diversa da quella di Sauvages , dice I'au- tore , essere la opinione di Plenk , di Ziramermann e di Baumar. Confortasi da ultimo con la propria esperienza , e qui narra ch' egli stesso, la sua famiglia, e quella pure di certa nobllissima donna di questa citta , a' ebbero ua tempo a provare i funestissimi efFetti, i quali sono quegli stessi. Voralto violento di biliose materle; colici dolori , cui tenevano dietro dejezioni alvine parimente biliose; mo- lestissima sensazione di strlngimento alia gola. La nobilis- sima donna, che per disavventura trovavasi nell' ultimo luese di gravidanza , s' ebbe un parto anticipato , e molte bolle rosseggianti le comparvero, e per plii di si manten- nero sulla faccia e sul collo. Per I'avvelenamento prodotto da queste ova 1' autore trovo utile T uso dell'oppioi v' ha dunque molta ragione di credere che la loro azione noa sia dissimile da quella de' piii eroici controstimolanti , e forse delle saturnine preparazioni. » Un altro importante argomento, di cui una Memoria letta innanzi aU'Accademia medico-chirurgica di Ferrara ci porge occasion di favellare, si e la lebbra che regna in Comacchio. E veraniente a chi non fara nieraviglia che questo morbo terrlbile , da cui puo dirsi libera al presente ogni altra region dell'Enropa, duri da piu secoli in Co- macchio, ed anche tuttodi vi affligga buon nuniero d' in- dividui? II dott. Colla , autore della citata Memoria, trovo la cutanea ernzione, ch' e distintivo della lebbra, si fatta- inente schifosa ne' lel^brosi comacchiesi , ch' ei non sa in- dursi a credere questa lor leljlira dissimile a quella che travaglio un tempo i popoli delle Indie, della Magnagrecia, dell'Arabia e soprattutto della Gludea. Circa I'introduzione in Comacchio di siffatta malattia , dice il dott. Colla, esser comnne opinione doversi riferire a' tempi delle crociate. Rispetto alle cagioni die ve la tnantengono, aanovera in MEDICO-CHIUURGICA DI FERRARA. 36 1 primo luogo il vitto de' Comacchiesi clie coatinaamente consta di pesci e di carni salate, e il sucidnme in che d' ordinario vivono i lebbrosi ; aggiuiige quindi la gentilizia disposizione, e la posizioa marittima di quella citta, L'au- tore aflferma che lo straordiiiario sporgere delle orbite , F infossamento dei bulbi dell' occhio , la fronte bassa e r esseie assai rilevate le prominenze zigomatiche , sono i meiio iacerti presagi del non loiitano sviluppo della leb- bra (i). Del resto codesta infermita, senza riguardo a dif- ferenza di sesso, per lo piu attacca le persone che haano oltrepassato la puberta, ne mai ha ofFerto segai di con- tagio ; per lo che vuolsi piuttosto appellare una nialattia endemlca di Gomacchio. L'autore termino la sua Memoria dicendo come vani finora rluscirono tutti i mezzi impiegati aU'intento di debellar questo male ; e ne Inferisce che ve- ramente esso e ideaiico con la lebbra degli antichi. Noi stessi avendo fatto alcuni anni sono qualche dimora in Gomacchio, abbiam ivi veduto Torrendo spettacolo della lebbra e gU spaventevoli niali degl' infelici che n' erano afFetti, mali sovente accresciuti da un disperato abbatti- mento morale. La faccia , lemani, le gambe, i pledi ven- gono massimamente attaccati dalla lebbra; e questi ullimi ne diventano oltremodo grossi. Le dette parti si veggono sparse di ulceri, massime nelle artlcolazioni e nelle estre- mita; queste ulceri a poco a poco si estendono , riduconsi in una nera cancrena, e vauno distrnggendo I'ancor vi- vente individuo. Gli occhi e gli organi della voce sono anch' essi in particolar modo ofFesi dal morbo ; e quando r infermo e ormai venutc agli uUimi tempi del vivere e del patire , ridotto in allora aU'afouia, solo con amare lagrime e con dolentissimi atteggiamenti , piu non poten- dolo con le parole, significa e sfoga Testreme sue angosce. (]) Siaino stati assicui-ati che la comparsa della lebbra de'Co- niacchiesi e preceduta da uno sttaortUnario rossore della faccia. 362 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERS ED ARTI STRANIERE. Antiquities of Mexico , ccc. Antichitd del Ifessico , ossia Collezione di fac simile delle antiche pittiire e dci geroglificl del Messico, siissistenti nelle Bi- blioteche reali di Paiigi, di Beiiino e di Dresda, nella Biblioteca Impeiiale di Vienna , nella Vati- cana e nel Museo Borgia a Roma , nella Biblioteca delt Istituto di Bologna^ e nella Biblioteca Bodleja- na d Oxford^ siccome ancora ne monumenti della Nuova-Spagna , per cura del signor Dupaix ,• colle loro misure e descrizioni: tutto poi chiarito e spie- gato col sussidio di molti manoscritti, inediti e preziosi, per opera di Agostino Aglio. — Londra, i83o, Aglio, W^ittaker, e comp. Q> .uest' opera per la sua stessa grandlosita e magnificenza supera ogni nostra idea, ed essere dovrebbe veramente principesca. Ci viea ella aanunziata sotto la forma di 7 volumi in foglio di graade forinato al prezzo di 120 lire St. colle tavole in nero , e di st. lire ijS colle tavole a colori. Ce n'ha due esemplari in pergamena, il cui prezzo puo valutarsi tre mlla ghiaee. Sebbene il soggetto dell' o- pera sla bastevolmente spiegato dal titolo stesso, nondi- meno crediam bene d' intertenerci alquanto sovr'essa e d'accennarne alcune importantissime particolarita ; il che facciamo tanto piii di buon aniuio , quanto die giovaci lo sperare clie tale opera possa per le parole nostre trovare noa difficile accesso fra que'ricchi e colli signori, de'quali la patria nostra abbonda. II primo volume contiene una copia della collezione Mendoza che trovasi ad Oxford nella Biblioteca BotUejana PARTE STRA.NIERA. 363 (73 pag. ); una copia del Codex Telleriano-Remensis, che si conserva a Parigi nella Biblioteca del Re (98 pag.) ; il fac simile deiroriginale d'una pittnra geroglifica niessicana, della collezione Botturini ( aS pag. )i il facsimile dell' ori- ginale d' una pittura messlcana della collezione di Toniaso Bodley nella Biblioteca Bodlejana (4opag.)-, il fac simile deir criginale d' una pittura inessicana della collezione de' manoscritti di Selden nella stessa Biblioteca Bodlejana (20 pag. ); altro fac simile come sopra, ed un rotolo della medesima Biblioteca (12 pag. ). II secondo volume contiene una copia de' manoscritti messicani , che conservansi nella Vaticana (149 pag.); il fac simile d'una pittura criginale inessicana della quale 1' arcivescovo Land fece dono all' Universita d'Oxford, e che si conserva nella Biblioteca Bodlejana (46 pag.); il fac simile d' una pittura pariniente criginale messicana , che conservasi nella Biblioteca dell' Istituto di Bologna (24 pag.); il fac simile d'una pittura, come sopra, del- 1' Imperiale Biblioteca di Vienna (66 pag.); varj facsimile delle original! pitture messicane , deposte nella R. Biblio- teca di Berlino dal barone di Humboldt, e di un basso- rilievo messicane che si conserva in quel R. Gabinetto di Antichita (19 pag.). Nel terzo volume ccntengonsi 1 seguenti fac simile di pitture originali messicane: del rauseo Borgia, al coUegio de propaganda a Roma (76 pag.); della reale Biblioteca di Dresda (74 pag.); del museo del signer di Fejevary , a Pest, neir Ungheria (44 pag.)*, della Biblioteca Vaticana (96 pag.). II quarto volume componesi specialmente di disegai a litografia e ad intagli in rame dell' opera tuttor inedita del signer Dupaix, ecc; e di monumenti della Nuova- Spagna, per cura del medesimo signer Dupaix, tratti dai disegni che d'ordine del Re di Spagna stati eranc eseguiti sugli criginali , in brani di scultura messicana posseduti dal signer Latour Allard a Parigi; in Jjrani di simile scultura susslstenti nel Museo Britannico; in incisieni ia rame tratte dal Giro del mondo di Gemelli Carreri , cella stampa d' un ciclo messicane tratte da una pittura die altrevolte apparteneva alia collezione Botturini; in un brano di quipos del Peril ( grani co' quali facevasi da' Pe- ruvian! una specie di rosario per enumcrare qualunque 064 APPENDIOE serie d'oggetti), con alcnne tavole che rappresentano unit scatola peruviana cisellata e conteneate una collezione di qiiipos. Nel quinto volume contcngonsi 1 commentarj de' princi- pali scritlorl francesi, s|)agnuolL ed italianl iatorno ai gero- glifici inseriti ne' precedent! volumi (170 pag.); il coniuien- tario del Dupaix sui nionumenti della Nuova-Spagna , in- cisi nel 4° volume; il 6.° libro de'manoscritti inediti della Storia della Nuova-Spagna , per cura del signor Sahagun , ne' quali trattasi della retorica, della filosofia, della morale e della religione de" Messicani. Nel sesto volume non altro contiensi die la traduzione del quinto; coi commentarj suUe niaterie in esso contenute. Tali commentarj sono opera di lord Kingsborougli, il quale somministro pure i foncli per questa grande impresa. II settimo volume comprende la totalita de' manoscritti della Storia della Nuova-Spagna, nelT originale spagnuolo , trattone il 6." libro gia impresso nel quinto volume. Concedendo clie a l)en ragionare intorno a quest' opera si richiederebbe lo studio di lungo tempo e fors' anche di piu anni^ non possiamo pero convenire con chi avviso die lord Kingsborougli sarebbesi meglio apposto col far precedere un adatto Proemio anzi die sparpagliar quasi la sua dottrina in tante isolate annotazioni. Imperocclie forse lungo di troppo riuscito sarebbe un tal proemio ; e d' al- tronde alia relta intelligenza del testo glovano assai piii i commentarj in varie note distinti ed ordinati, e per tal niodo stancano meno 1' intelletto de' leggitori. Non dee farsi certamente maraviglia, se I monument! e la storia si politica die religiosa del Messico giacquero per si lungo tempo nella piu profonda oblivione. Percioc- clie i conquistatori ddla Nuova-Spagna usando del feroce e spaventevole fanatismo de'soldati e de' loro ancor piu fanaticl instigatori, tutto rlvolsero il loro studio a cancel- lare ogni traccia della religione dei Messicani, a tutti di- struggere i monumenti dell' antica rinomanza di questo popolo, ad annientare tutto cio die risvegliar potesse la memoria della sua Indlpendenza: ben eglino persuasi es- sendo die con questo solo mezzo congiunto al furore del- rarnii e ad ogni genere d'ingiustizia e di tiranaide, er- gere e ralTerniar potrebbero nel Messico la propria pos- sanza. QuiaUi e die la Spagua per una politica gelosia PARTE STRA.NIERA. 365 faceva poxTe 1 suggelli a tutti i document! che le venivano ufBcialmenie trasiiiessi dalFAmerica, danaandoli alia putre- dine ed alia distruzione. Sembra percio ch' ella ardentemente amasse non gia d' esserne istruita, ma d' impedire che akri potessero in qualsivoglia modo istriilrsene. Le notlzie stesse de' lavori de' piu accurati e dotti missionarj vennero hensi conservate, raa ad ogni altrni sguardo sottratte. Gli inni religiosi e i canti citad nelf opera del Sahagun fu- rono lacerati e distrutti per ordlne dell'Inquisizione. Ecco le cause delf estrema ignoranza che prevalse in Europa su quest' importantissimo oggetto. Laonde gratissimi esserne dobbiamo a lord Kingsborough per lo zelo col quale dedi- cossi ad illustrarle e per la protezione e pei mezzi ciregli procuro al signer Aglio ponendolo in istato di consacrarsi per tanti e tanti anni all' esecuzione d'una gigantesca uti- lissima impresa, nel suo genera totalmente nuova ed ina- spettata. La breve notizia che gia data abbiamo del sette volumi ci fa ad un tempo conoscere quale sia la natura di quest' o- pera. E gia avvertinimo che le dotte e sagaci ricerche di lord Kingsljorougii trovansi sparpagliate in forma di cora- mentario sul testo raccliiuso nel quinto volume. Ora la piu grande e tra esse ricerclie la piu dominante opinione tende, per quanto sembra, a sostenere clie FAmerica stata sia an- ticamente popolata da varle nazioni e ad epoche diverse , ma ciie i Messicani siano i discendenti di una colonia di Giudei, i quali migrate avrebbero da Alessandria verso il principio dell' era cristiana. Quest' opinione viene da lord Kingsborougli ingegnosamente sostenuta con ragioni tratte dalla storia , dalle tradizioni , dalle costumanze , dalla poli- tica de' Messicani , e dalla analogia ciie vien egli riscontrando tra questi e i Giudei. I\la senza intertenerci a lungo su tutte le particolarita di quest' argomento, bastera il qui riferire la discussione stessa di lord Kingsborough intorno alia pro- babilita di siffatta emigrazione. II brano ciie qui ne riportia- mo dara a'nostri lettori un'idea dello stile e della maniera di ragionare del dottissimo lord, ed una giusta idea dell' opera aucora. Giovaci pero il protestare innanzi tutto non essere noi quanto all' annunziata opinione, che semplici relatori, ne crederci da tanto di potere sovr' essa proferire verun giudizio o parere. A tant' uopo richiedereljbesi uno studio profondissimo della nautica, non disgiunto dalle piii sottili indagini dell' antiqitaria e della lilologia. Ma pure noa 366 APPENDICE mancano nella penlsola nostra uomini sifFatti che corag- giosamente discendere potrehbero nell' onorevole palestra. li I[ sigiior di Humboldt ha osservato clie se noi esat- taiTieate sapessimo ia qual parte del globo giacessero gli antichi regni di Tulan , Tlapallan, Huctlapallan ^ Amaque- macan, Aztlan e Chicomoztoc , potremmo farci un' idea ia- torno air origine dei progenitori de' Messicaai e del paese doude essi inigrarono. Da ua attento esame di questi no- mi proprj e dal vicendevole paragone dell' uno coU' altro possiamo nondimeno trarre alcun sussidio coa cut giugnere a qualche congettura. ]\Ia innanzi tutto e d' uopo passar oltre air opinione dell' Herrera ( autorita per altro di non lieve peso in tntto cio che risguarda 1' America ), cioe che questo coiitmente non comiacio ad avere colonic o ad essere abitato se non nella sua costa occidentale. Ora per poter ammettere la contraria opinione come piu ragione- vole , converrebbe i.° non curare tutte le ragioni fisiche , ed altre ancora , siccome sono le fortissime correnti del mare, le quali dalle sponde delTAfrica si movono verso quelle del- 1' America , non che la reiativa capacita degli Oceani At- lantico e Pacifico ; 2.° obbliar ancora la piu gran parte de' marittimi intraprendimenti, pe' quali gli Enropei e gU Asiatic! abitanti lunghesso la costa del Wediterraneo sep- pero in ogni tempo segnalarsi. Clie che siasi pero di tali opposizioni, merita d' essere ben ponderato cio che dal Sahagun ci si racconta, essersi cioe da' Messicani in ua gran numero di pitture storiche conservata la memoria d' una primitiva loro colonia provenuta in America dal- 1' oriente. Torquemada pure afferma clie allorquando Qiie- calcoatle sciolse le vele per fare ritorno nel suo primi- tivo regno di TUtpallan , prese la direzione della provin- cia di Coasacoalco (la quale giaceva sul golfo del Messico) e cola imbarcossi sur una nave o sovr' un battello co- strutto con pelli di serpenti: ed una nave di questo genere semljra essere quella rappresentata uella pag. 43 della pit- tura che conservasi nella R. Biblioteca di Dresda. L' Herrera a' di nostri merita d' essere specialmente pregiato come un ingenuo autore che tutto diceva cio che gli era noto o che lusiagavasi di sapere intorno alle primitive colonic deir America ; e quindi la teoria, coUa quale egli stabilisce che r America stata sia popolata dalT Asia merce di coloni che per V istmo della Caliiornia giunsero al Messico, non puo piu conciliarsi colla luodcnia geografia , la quale PARTE STRANIERA. 867 contraddice alia supposta facilita di tale passagglo. Per la qual cosa noi (liberandoci dagli antichi pregiudizj , che da lord Bacon giustamente riguardansi come idoli, dinanzi ai quali piegasi fumana ragione, e che grandi ostacoli frap- pongono ai progressi dalle cogiiizioni), credemrao di dover passare all'esame degli anzideiti nomi proprj, e parago- naado gli uai cogli altri indagare se mai eglino aver po- tessero ua comune rapporto e noi condurre a quella parte deirantico continente, verso la quale son pur rivolte si le tradizioni che le antichita mitologiche del Peril e del Mes- slco. Tulan signlfica il paese delle canne, Tlapallan, il mar rosso, Ainaquemacan, la vela di carta, Aztlan, il paese del Fenicottero (uccello del tropico, della gi-ossezza dell'airone, in francese Flamant), e Chicomoztoc, le sette caverne. >/ Nella mancanza d'ogni fatto positive non solo e lecito il ricorrere alle congetture , ma cio dee assolutamente praticarsi , a meno che abbandonare non si voglia la ri- cerca della verita. Pe' motivi che verremo esponendo ci sara dunque permesso d' esprlmere T opinione nostra, es- sere cioe V Egitto il paese cui appartengono gli anzidetti nomi, ed essere stata di Giudei d" Alessandria la colonia che ne' prinii secoli giunse in America migrando dall' oriente. " 1 Giudei stabillti eransi in quell" emporio d' universale commercio sino dall' epoca in cui fu esso fondato dal niagno Alessandro. Ivi godevano de' dlrilti di cittadlnanza al pari degli altri abitauti : ivi aveano una rissosa ed inquieta sinagoga , e probabilmente , come ad un mezzo con cui aumentar le loro ricchezze , ivi se stessi abbandonavano a quelle spirito di commercio per cambj o permutazioni , merce del quale il porto d' Alessandria era pieno di na- vigli d'ogni nazione. La Biljbia afFerma che sotto il regno di Salomone i Giudei si rivolsero a nuraerose speculazioni di traffico. II frequente ricordare ch'ella fa dell'oro d'Ophir e deirargento, che in Gerusalemme a' tempi di quel Mo- narca era comune al pari delle pietre , aver puo invogliati i loro discendenti d' Alessandria a tentare se mai eglino ancora scoprire potessero la navigazione per quelle mede- sime isole. Ne gioverebbe 1' opporre la pretesa ignoranza de' Giudei nell' arte del navigare, giacclie il Robertson affcrma ch' eglino in tempi meno remoti ebbero de' buoni cosmografi. Questo storico racconta che allor quando Cri- stoforo Colombo pose sotto gli occhi di Giovanni II, re del Portogallo, il piano della scoperta cli' cgli proponevasi di fare 368 APPENDICE del Nuovo Mondo, quel Monarca lo ascolto nel modo il piu gentile, e dih T incarico dell' esame di tal piaao a doti Diego Ortiz, vcscovo di Ceuta , ed a due medici giudei, cosmografi distiati, cbe da lui solevano consultarsi in siniil genere di cose. L'ignoranza rigettate avea a Lisbona come a Genova le proposizioni del Colombo ; e questi ebbe a combattere altri forniidabili uemici, cioe i pregiudizj. Co- loro la cui sentenza influir dovea suU' ammettere o sul rifiutare cotal piano, aveano gia avuto la parte primaria nel dirigere la navigazione de'Portoghesi, ed avevano loro consigliato di cercar un passaggio alle Indie prendendo, come la piii breve e la piii sicura , una direzione totalmente contraria a quella dal Colombo proposta. Essi per cio ap- provar non ne poteano il progetto senza sottomettersi alia duplice mortificazione di condannare la loro propria teoria, e di rlconoscere come migliore il consiglio del Colombo. Dopo d'averlo stancato con insidiose ricerche, e fatte innumerevoli diflicolta sul progetto di lui , onde carpirgli T intero piano, ne rimettevano ad altra sessione il definitive giudizio : ma ad un tempo cospiravano per to- gliergli I'onore ed i vantaggi , ch'egli dal suo piano aspet- tavasi , e il Re persuadevano a spedire segretamente ua jiaviglio con cui tentare la scoperta, seguendo con esat- tezza la direzione cbe dal Colombo stesso divisavasi. Gio- vanni in quest' occasione obliando i sentimenti proprj d'ua monarca adotto un s'l perfido consiglio. Ma il pilota scelto ad esegulre il piano del Colombo non aveva ne il genio , ne r audacia del suo autore : sorsero venti contrarj : agli sguardi di lui non ofTresi alcun segno di una nuova terra; ed egli rientra in Lisbona esecrando il progetto come stravagante e pericoloso ( Eob. Stor, dell' America. ). (*) " Egli e cosa in vero singolarissima die la proposizione del Colombo stata sia rimessa ad un vescovo ed a due Giudei, e ch* egli riportato ne abbia un si strano accogli- niento. Se i Giudei non avessero in alcun modo sospettato chc I'America gia stata fosse da' lor maggiori abitata o che questo considerevole ed ignolo paese , il quale da Benia- mino di Tudela indicavasi come sottoposto al dominio de' (*) Rob. Storia dell' America. Vegp;asi anche T altr'' opera dello stesso Robertson, sotto il titolo di Ricerche storiche siill' India antica^ con note ecc. di G. D. Roiiiacnosi , edizione di Milano per "Vincenzo Ferraxio, 1827, t. 2, iu o." T. I, pag. 120, ed altrove. PAUTE STR\N1ER\. 869 Gliidel , si trovasse nella proposta dirczlone , altre obbic- zioni , oltre quelle dal Robertsoa riforite , dovuto avrel)- bero detcriuiaare cotal loro condotta. Lo sqiiarcio pero del Robertson non fa da noi citato se noii per dlmostrare che i Giudei non furono sempre ignari della cosraografia. Ne ci sembra cosa impossibile nell'incertezza in cui tuttora ci troviamo intorno al paese, al tempo e al vero scopritore della bussola , cbe possano averla eglino trasportata dal- I'oriente, dove fors'era in uso gia da Inngo tempo, e fat- tala conoscere agli Europe!, i quali, siccome ben dovea aspettarsi, non si erano gran che affannati per conservarne la memoria. " Le ragioni per credere che i nomi delle citta piu sopra accennati si riferiscano tutti all' Egitto , sono le seguenti , tratte specialmente dalle particolarita del suolo stesso egi- zio. Tulati ( il paese delle cantie ) e im nome convenien- tissimo ad una spiaggia che s' estende lunghesso le sponde di un gran fiurae coperto di giunchi. Tlapallan ed Huttla- pallan ( il paese del mar rosso e del vecchio mar rosso ) sarebbe un nome ugualmente convenevole all'Egitto. Ania- quemacan ( il regno della vela di carta ) puo riferirsi alle canne dalle quali prodotto viene il papiro , dappoiche nella Sacra Scrittura fu detto chela terra d' Egitto nascondevasi nelle canne, a motivo della nioltitudine di queste e del- r abbassamento del suo suolo. Aztlan ( il paese del Fenicot- tero') e un nome che ci rammenta V Jbis , augello della specie del /em'cotcero, comunissimo un tempo nell' Egitto, e dagli Egizj veneratissimo. Dicesi ancora che col nome di Aztlan cbiamavasi un' isola : e di fatto la parte del Basso- Egitto, chiamata il Delta, ove giace Alessandria, e un' isola formata dalle braccia del Nilo •, e la piramide rimasta nella memoria de' Messicani come sussistente ad Aztlan , non puo essere altra cosa fuorche una tradizione delle piramidi d' Egitto. Chicomoztoc ( il paese delle sette caverne, o delle sette bocche del dragone , o dei sette golfi), potendosi Oztoc tradurre in ognuno di tali sensi , potrebbe aver pure dinotato il Basso-Egitto e i sette bracci del Nilo , le cui colonic essendosi imbarcate o insieme o separatanieate si saranno dirette verso Y America. » Cosa d'osservazione degnisslma ella e pure che Qiiecal- coatle e Totec , secondo V interprete del codice della Vati- cana , ebbero fama per avere insieme riuniti gl' innocenti BIOL Ital, T. LXIII. -^4 O^O A r 1' F, N D I G E popoli ill Tiilan e quegU altri clie bramato aveano di se- giiirli : tntt' i qnnli popoli dope un lungo viaggio giunti cssent-lo ad u a' alia ed insnperal)lle montagna , quosta fo- rarono da parte a parte, e in tal modo rinsci lore di jiassarla. Tale passaggio e rappreseiitato alia pag. 14 del iiiaiioscritto relativo a quest' avvoninieato : ivi veggoiisi luoltissime persone in atto d' arramplcarsi tra le dae nioi^- tagne , V una posta verticalmente suU' altra. Dee pero notarsi (ed ella ancora fe cosa ben. dcgna d'psservazione) che ]e due montagiie riunisconsl noUa cima, mentre le loro basi divise sono e T una all' altra opposte ; cio che appunto indicar potreube un passaggio tra due inontagne, le cui sommita fossero contigue, nia le basi nondimeno separate: tali sono quelle che formano lo stretto di Gibiltcrra. NcUa Memoria inserita dal dottor Carera nel suo breve trattato suUa popolazione dell' America, viera accennato che Votan jiercorse I'antico coutinente, e passo pel pertugio che stato era aperto da' suoi fratelli i Culcras ; lo che sembra riferirsi al prime viaggio di Quecalcoatle in America. Gu- riosa e pure 1' espressione , per la quale ci si riferisce che Votan indotto siasi ad abbandonare 1' America onde per- correre TEuropa e viaggiare, fmche giunto noii fosse al piede del cielo per ivi scoprire i suoi parenti i Culeras. Quest' espressione , con cio che immediatamente segue nella IMemoria poc'anzl citata , rontener potreb])e qualclie allu- sione al uionte Atlaute , posto nella Libia, e talvolta per ragione della sua altezza rappresentato sotto 1' imagine di nn uomo che coUe propvle spalle sostiene il cielo. I Mes- sicani aveano parimente un' idea di montagne che sino al cielo sollevansi come vien indicate dal nome proprio di Citlaltcpec ( la montagna delle stelle ). Le case dei tredici Culeras, ppr le quali dicesi che Votaii passato sia , o che abbia dietro di se lasciate nel viaggio, erano forse le isole di Madera , ove , siccome raccontasi , trovate furono iscri- zioni ebraiche, seljbene cio negato sia dallo Spizelio. " Che poi in tempi remotissimi i Giudei migrate abbiano in folia dair oriente aU'occidente , puo dimostrarsi col gi'aa numero di essi nelle Spagne stabiliti , e col monumento che da Procopio nel serondo volume della sua storia della guerra de' Vandali rammentasi come scoporto nella citta di Tanger e portante in caratteri fcnicj f iscrizione che segue : Nos suiniis qui prcndonem Jeswn filium nnve fugientes in tuttim recepti siimus. Quest' iscrizione non puo in verun WnTF. STIi.VNIEUA. S""! inoilo rlferirsl ngll ahitanti di Canaan, nientre vivea Gio- siic, scbliene Procopio ed il Calmot la spicghino nclla seguente maniera, Jtsum filiuni Nave, Gesii o Giosue , il Cgliuolo di Nun, facendo del vocabolo nave, o nane iia nonie fenlcio od il noine proprlo di Niui. L' interprete di queir iscrizione puo anch' essersi ingannato qnanto al senso tiella ])arola nave, ignorando cli' ella potea essere stata dai Greci introdotta nelT idioma fenicio in ua epoca qualnnque , o cli' era forse un vocaljolo latino inserito in un' iscrizione fenicia , nella guisa niedesima che gli Ebrei di Costanti- nojjoli tuttora introducono nella loro professione di fede in lingua spagnnola , di tempo in tempo una parola aralia, ch'essi scrivono come il restante in caratteri ebraici. Sic- come jjoi ella e opinione generalniente ammessa che i Greci ed i Roman! impararono la nautica dai Fenicj e dai Cartagtnesi, cosi ci lia qualche argomento per supporre clie il nome fenicio d' \xa. naviglio s'assoiuigli al greco vocabolo yc'.oc, od al latino navis. w L' appellazione di CuZeras ( serpenti ) corrispondente al significato del nome messicano Coatl o Coliuad, die da. I'otun accordasi a' suoi fratelli dei due coatinenti, puo non meno essere un termine dato loro dai Reilentore (i), o da' Cristiani , od essere anclie un nome patroniniico (2). Dappoiche il motto Saggio come un sevpente passo presso gli Eljrei in proverbio, poteron egiino in qualcbe impor- tante critica circostanza de' lor all'ari , e per csempio nella scoperta delle isole dell' India occidentale e del conti- nente dell' America , allorche la prndenza sembrava im- porre loro 1' osservanza del piu stretto segreto verso dei cristiani , poterono egiino aver assunto quell' epiteto come una specie di nome arcanti o di convenzione, perche nella fatale persecuzione de' loro nemici essendosi rlcoverati nel Nuovo-Mondo, ivi tuttavia mantenevano vivissimo I'odio contro del cristianesimo .... Certo e die se considerare (1) Cristo chiamo i Farisei gcnimina vipcrarum. (2) Mella stessa guisa die i JMacedoni fiirono talvolta diia- luati ^Iv^fii^ivis (foriuiche) da fji^fxr,^. Tale deuominazione di serpenti jiotrebbe forz'' anclie essere nata dalla soniigllanza dei nonii proprj Hevei ed Hehrei ( il prinio de'quali, giusta il Calmer, significa Serpenti nella lingua fenicia), e dall'avere gli Ebrei oc cupata colla forza la terra degli HUiti od Hevei. E da iiotarsi die secondo i rabbini gli Hivid cosi cliiamavansi, pcrclie accostu- uiati eraiio a vivere nelle cavita sotterranee , come i serpenti. 372 A r V E N D 1 C E si voglln la iiatura di niolti riti religiosi dc' Mcssicani e dc' Pcruviaiii , cliiarissima vedcsi T intcnzione di profanare i aiisteri della cristiana fede .... " L'argomento tuttavia piii forte, e dal quale ci si dimo- stra quanto gli storici spagnuoli del secolo XVI si oppo- nossero alia coiiclusioiie ctie 1' America ricevuto abbia i jirimi aljitanti dalla sua parte orientale , ossia dalla costa c.h' e dicontro all' Europa, e la dichiarazione fatta a Cortez; bioso viene da an animale non ispontaneamente arrahhiato , ed il signor Cappello lo rivendica qua I verita da lui pel primo diniostrata, su di clie scende a confronti di data di varj medici lavori pnbblicati colle stnmpe. Abbandonato per un istante il suo precipno argomento, il sig. Cappello si scaglia contro il niesmerismo e V omio- patia, i quali sistemi se in Italia, come egli dice, trovarono fautori , lo scarsissimo numero di questi fu composto di fiirhl ed ignoranti ; esorta quindi la gioventu studiosa delle scienze mediclie ad attenersi soltanto ai fatti , ed in mancanza di. fatti alle sole tcoriche sanzionate dal tempo e piii facill a vedersene la clinica corrispondenza. Parla poi il sig. Caj5- pello piu particolarmente della tcoria del conuostimolo cui noil sottoscrivesi , ed alia quale fa ]3ol il raerito di aver distrutto la cosi dctta tecria di Ero-^vn , che un Francese oso giudicar piu iiiicldiale delle artiglierie guiJatc da un grande capltano. 392 A r r r X n T c r. 11 resto tlclle rlflcssioni tcmlc a coinprovnro vippjdii il fiitto sopra\ vertito, ed a coiiilKittcre le opinion! die al jncdesinio s* oppongiono comunipic colla scoria tli altre os- servazioni, dairautore stesso trovate inr.ttencliliili. Opuscolo III. — Saggio sulla topografia fisica del suolo ill Tholi letto nelle sessioni dei giomi 12619 agosto 1824 e pubblicato iiello stesso anno. Di questo lavoro tlel signer Cappello al)l.iiamo gia reso contezza nel tomo 38." alia pa- gina 83 e segncnti della nostra Biblioteca. Le poche ag- n;innte fattevi posteriormente ilair autore , le qiiali vedonsi nella presente cdizione in paragrafi segnati con nsterisco , non nieritano nlteriore discorso. Ora dobbiamo soltanto rimarcai-e come in quel Saggio si ripetesse la poca stabi- lita delle sponde dellAniene, precedent! le cascatclle tanto note di Tivoli, dall' imperfetta concrezione tufaceo-calcarea con cui sono conforinate , e si dicessero incapaci di ser- vire di solldo ^ppoggio a' fabbricati e raeno al ponte , die allora trattavasi di ricostruire in sostituzione dell'antico fra la via Tibnrtina a destra, e la via Valeria a sinistra del fiume rovinato nel 1808. NeU'esanie poi del seguente opu- scolo IV apparira die delta osservazione del sig. Cappello raeritava forse una considerazione maggiore di quella die le fu accordata. Opuscolo IV. — Riflessioni geologlche ed idrauUche sugli avveniinenti recentemente accaduti nel corso deWAniene , lette nella sessions del giorno 6 agosto 1827 e puhblicate nel set- tenibre deUo stesso anno. A queste riflessioni precede una lettera die 1' autore scrivea da Roma il i5 magglo 1827 alia Commissione Tibnrtina incaricata di portare al trono Pontilicio le lainentazloni y)ei danni sofFerti da Tivoli nella rotta del 16 novembre 1826, in cui il fiume deviando a desti-a fra i molli tufi produsse la rovina di molte case e la sopprcssione delle gore die animavano quarant' otto opilicj. La deviazione non fu die la conseguenza delf ab- bassaniento di metri 8 segulto in un istante nelle creste delle cascatelle le quali quasi scomparvero-, e quell' abbas- samento ando poi continuando iino a die si pose niano a frenarlo coll' arte. L' autore A'olcndo render ragione del seguito avvalla- mento della cresta delle cascatclle pensa die la rapida e tumnltunsa eva|)orazione del dissolvente ilclla calce conte- nuta neile acque dell' Anienc faccia nascere deposizioni PARTE ITALIANA. SqS calcaree troppo frlabili , le qnali cedono poi air nrto delle acqne stesse poste in piu violento nioto nei tempi di plena. Quasi glorioso d' avere presagito, i>on pero in chiare e precise parole, ravvenuto male, il signer Cappello vor- rehbe far dipendere da difetto nell' idraulica scienza 1' in- certezza mauifestatasi nella scelta del mezzo di ripararvi: nia, come quasi sempre accade in simili casl, quelTincertezza sara stata un efFetto del contrasto di varj privati interessi , ne subordinati alia governatlva influenza, ne tali da supplire largamente alle spese all' uopo necessarie. In fatti se lungo le sponde dell' Aniene , dal cui letto la citta di Tivoli e fraramezzata , sono coUocati varj opificj stati fino all'avve- nlmento della rotta avvivati con acque da quel iiume ar- tificialmeute derivate, dalle quali traevano un valore consi- derevole , non si poteva rlacquistare una parte di questo valore senza rlstabillre quella derivazione prossimamente aU'antico livello. Cio e quanto si e operato in onta ai pensamenti di sviare il corso del detto liume lungi dalla citta come propose il signor Cappello nel magglo 1827. E questo sarebbe stato in suo senso 1' unico radlcale ri- niedlo per evltare i pericoli di rovlne simili all' accaduta nel novembre 1826, la quale non era pero la prima rlcor- data dalla storia : consimile fu la rovina del iSSg, e I'altra, meno slgnllicante, del vecclilo ponte avvenuta nel 1808. A sostegnrf della sua tesi e del suo lamento nel non ve- dersi ascoltato e di non esserlo stato mal, 11 slg. Cappello entra in si minuti particolari Incomprensibili per clii non trovasi sulla faccia dei luoghi di cui parla ; pero quanto egli dice relativamente alia scienza non offre alcuna novita. VorreljlDe il slg. Cappello die un nuovo letto deU'Anie- ne si formasse a sinistra per lasciare tutta Tivoli e tutti i celebri conflgui siti alia destra del flume : a tal progetto non trovaronsi linora autorevoll assenzienti, probabilmente per la raglone clie gla di fuga abbiamo toccato. I progettistl come il signor Cappello mancano sempre alia prima legge da cui 1' arciiitetto idraulico non puo di- partlrsi se non col pensiero , alia legge cloe della conibi- nazlone dei progetti cogli elementi economici per porli in esecuzione , ed il loro dire sovente si risolve in un' opi- nione popolare iuapplicablle al fatto. Accenna in fine il slg. Cappello un progetto immaglnato dal cayaliere Fosclii di uu cuiiicolo a destra dcirAuienc 394 APrENDICE lungo metri 294, largo inctri 20 col pcndio di motri 6, da scavarsl iiellc radici calcari tartarose. del monte Catillo per preparare uiio scai-ico alle plene di detto tiume e stra- mazzarle al di sotlo di Tivoli da un'aUezza di nietri circa cento, la qnale fonnerel)be non piii una cascatella , ma lui'' imponcnte casrata. Anciie tal pronetto di deviazione, il solo che sia stato in arte sviluppato, incontro niolte op- posizioai, e queste non potevano mancare trattandosi di costruire con grave dispendio un canale sussidiario e di- videre V unica corrente in due correnti , dal clie nascono sempre inconvenient! gravissimi. Intanto che si va disputando sussiste la nuova cliiusa rlalzata artificialniente attraverso all' antico letto, e sussiste del pari il pericolo di vederia rovinare con sorte uguale a quelia cui ando soggetta la cliiusa naturale svanita nel no- veuibre 1826, la quale componevasi di lente ma continuate concrezioni calcari del genere di quelle su cui tutta Tivoli , e le vicine ville e reliquie celebri di antichita riposano. Opuscolo V. — Sc^Sgio di geognosia della Valle superiore del flume Tronto e precisamente del territorio di Accumoli e modi per riparare ivi i disastrosi avvcdlamenti. Letto il i.° settemhre 182 5 e piibblicato nello stesso anno. Comincia questo discoi'so colla descrlzione degli appennini , ma in termini tanto generali , non altro dicendosi se non che la valle del Tronto alia sua origine trova a destra il Pizzo del Sevo, ed a sinistra il monte Sibilla , I'uno e Taltro di- ramati dal gran Sasso d' Italia o monte Corno. In quelia valle diretta alPAdriatico sta suUa falda sinistra Accumo- li, e poco al disopra di questo borgo trovasi 1' antico Cose, luogo die vide crescere ed educare Vespasiano. Quest' ultimo punto geografico fa gia il soggetto di archeo- logiche discussioni, nelle qnali prese parte il signor Cap- pello scrivendo le sue Memorie istoriche di Accumoli stam- pate in due vokimi. Successlvamente I'autore parla della natura dellc rocce componenti la sua valle natia e dice che la stratificazione dci monti , la variabile posizione geometrica dei loro strati senza rilevarvisi le leggi di gravita dimostrano duaramente che non fu opera di un originale laioro, ma hensi di stra- ordinarie iicende quelia da cui derii'arono le rocce italiane , quindi egli le crcde tutto lavoro delle acque e di altri even- tuali sconvolgimenti , di ircmuoti cio'e , di alluvioni , ecc. PARTE ITALIANA. S^S Scendendo pol dalle idee generali alio particolaritri dice clie Accumoli giace sopra la roccia piii comnne d' Italica qnal e la calcare; indi parla di altre rocce trovate lungo il Tronto, cioe arenarie , tnfi , brecce , puddingiie, lito- mai-glie , scevre pero di segnale alcnno degli avaiizi marini corauni nel Sasso d' Italia e nel monte della Sibilla , i quail sono sparsi di ammoniti. Ma in queste descrizioni 1' aiitore s' attiene unlcamente alle qualita apparenti e le esprime troppo geuericamente. Rimarca che gli schist! servono a formar coperta ai villerecci casolari ; paragona le arenarie locali a quelle di Toscana chiamate macigni le dure , e serene le piu molli ; e perdona all' ignoranza de' suoi antenati se nella costru- zione delle mura castellane di Accumoli si giovarono delle arenarie meno forti , le quali egli dice che assorbono piit 0 meno il gas acqueo e vanno piii o meno in isfacimento. Dalle rocce passa a ragionare sui terreni , che tutti ca- ratterizza composti di calce , silice ed argilla in dosi di- verse , dalle quali e stabilito il loro grado di raaggiore o min'ore fertilita. Attribnendo giustamente alia presenza della marna la causa tutta raeccanica degli avvallamenti o sco- scendimenti a cui que' terreni vanno soggetti , descrive il disastro di tal genere avvenuto nella valle del Tronto nel- Taprile 1816 : una montagna avrebbe fatto un cammino Icn- tissiino di tre giorni alia vista di tutti. Con queste parole sulia fede del proprio genitore il signer Cappello indica 1 sintomi che precedettero 1' ultimo avvallamento. Si fa cenno anche di una valanca fovse per propria gravita ca- duta a danno di un villaggio prossimo ad Accumoli. I mezzi ciie propongonsi per minorare gli scoscendi- menti sono due , ed entrambi opportuuissimi e praticati felicemente anche in altri luoglii d' Italia , specialmente in Lombardia. L' uno sta nel preparare artificialmente un corso superficiale a quelle acque clie abbandonate a se medesime s'annidano tra i profondi crepacci, e vanno ad ammollirc le argille su cui riposano i declivj terreni alluvionali e di coltivazione , dal che sono fatti sciolti e scorrevoli. II se- condo mezzo anche piii noto c pin raccomandato sta nel rJmljoscare i terreni in pendio , nei quali raancando i vir- giUti, e le gramigne e le radici, le acque troppo agevohnen- te s' aprono nuovi solchi che a poco a poco divcutano spaventosi torrenti. d,g(> A P P E N D I C F. Cliinilc r opiiscolo ua cntalogo di piante dcIl' accumolosc suolo compilato dall' Orsiiii , in oria;iiie secondo la classi- licazioiie linneaaa , dlsposto ora in oidine alfaljetico e in dne parti distinto, cioe nelle piante fanerogame ed in quelle criptogame. Parlasi del tartufo, e vi si aggingne una nota dalla quale raccoglierebbesi die la sotterraaea presenza di quel vegetabile e nei terreni sterili indicata ai cercatori di esso non gia dal cane, ma da certa niosca clie sopra vi si posa quasi a gioirne della f'ragranza. II fatto, per noi nuovo e curioso , meriterebbe piii precise dichiarazioni , e lascia desiderare una nieno informe descrizione dell' in- setto indicatore, del quale e detto unicamente essere mosca piuttosto hinga e ell color giallo. Si desidera nell' esaminato opuscolo un plu esatto lin- <'ua2:gio affine di poterlo apprezzare nei particolari rclativi ai luoghi su cui s' aggira. Opuscolo VI. — Discorso sopra un fenomeno geologico at gran Sasso d' Italia. Letto il ch 29 settemhre 1828 e puh- hlicato nello stesso anno. Quel gran Sasso e il piii alto degli appennini , e come tale torreggia suU' appennina cresta nieno discosta da Roma: la sua cima s' innalza sul mare piedi 9677 parigini secondo il Delfico, e poco meno se- condo altri osservatori. Uno sfaldamento nella parte orientale di quel monte , il quale e apparentemente tutto calcare, avvenuto nei 1828 a due ^-zi circa della sua altezza ha scoperto dello gneis. Questo e il fenomeno geologico di cui voile parlare il signer Cappello, senza pero avcrlo potuto esaminare sul luogo; per il clie egli compose il suo discorso giovandosi delle altrui relazioni, e ponendo a contributo vaij dotti scrlttori di geologia come il Brocchi , il Delfico, ecc. Esposti i dubbj circa V origine primitiva o non primitiva del suddetto gneis, passa a ragionare delle rocce secondarie e terziarie die compongono il gran Sasso e i terreni clrconvicini. Anclie questo discorso giustifica il gia esternato nostro desiderio riguardo al suoautore, d' altronde dottissimo, di un piii esatto linguaggio geologico , il quale non puo es- sere supplito da una multiforme erudizione. L'autore chiu- dendo il suo lavoro si stacca dal trattato argomento per far voto onde nello State romano siano ridotti i possedi- menti a piccole porzlonl 0 colonic, il die in suo sense produrrcbbc la ripopolazione dcUa Campagna e della citta PARTE ITALIAN A. Sqj tli Roma. Senza opporci a questo principio osserveremo die troppe cose rimarrehbero a dirsi su di cio, e questo noil e r opportuno luogo per iscliierarle. E per fare un'al- tra digressione il signer Cappell'o accenna la possiliilita di rendere navigaLile il Vomano , e di rendere altresi iuduslri al pari degli Elvezj , gli abitatori dell' Appenniao. Giornale agrario toscano. Anno i83o, num. XV. 1. La descrizlone de'iTii2;liori allseri esotici dal celebre bo- tanico e professore G. Savi esegaita e promossa in Toscana puo essere utilissima all' Italia intiera. Sebbene in questo scritto non si parii che di quattro specie di alberi , cioe del Nespolo rosso e di tre Guajacane o Diospiri ( il kaki , il virginiano e il legnosanto ) , e quantunque in moke opere se ne sia gia fatta menzione , troviamo tut- tavolta utilissimo Taverne istruito il paese sui vantaggi che sperar se ne debbono col presentarne analoghi dise- gni. Conveniamo col sig. prof. Savi , che la Guajacana loto non sia indigena , ma bensi naturalizzata in Italia , abbenche siamo del parere che dopo varie generazioni ab- biano anche le piante a godere del diritto di clttadinanza. 2. II sig. Vaj sostiene di bel nuovo e dimostra essere molto piu vantaggiosa la manlfattura dell' olio a freddo, die al caldo o ad olive appassite , ecc. Nei contorni d'Aix, dove si fa il miglior olio della Provenza , si colgono in novenibre e si frangono le olive appena coke o al piu quattro glorni dopo, e se ne ottiene 1' olio che sente il frutto , e che e il pin ricercato. Vero e , che 1' olio in tal modo estratto non e limpido , e che bisogna aspettare qual- che giorno per la deposizione della mucilagine ; nia gli e certo che non si softVe perdita di sostanza, nientre la bonta aromatica vien conservata tutta. Oltre a siilatti vantaggi le olive pill presto coke van meno sottoposte alle gelate, alia caduta dall' albero pe' venti , ad essere ingojate dagli uccelli e guaste dall" oscine delF oliva. Yero e che v'abljisogna niaggior spazio per distendere le olive, ma la spesa per tal bisogno non ista al paragone del lucro ; vero e pure che le macinate sono piii piccole, lua r olio e migliore , niassime coif aggiunta dclle sanse, o uoccioli lavorati da poco tempo ;, alle olive frcschc. 0()0 APPENDICE Noi ci compiaclamo col sig. Vaj chc le sue nuove cspericnze al)ljiano vieimucglio assicurato il sopratldetto luetoilo da Ini in Toscana introdotto , avcndone csso otte- niuo non solo miglior qualua d' olio , ma ancora ma^gior quantita. 3. Siccome V estensore di queste riglie e lo stesso scrlt- tore della lettera al chiarissimo professore Re sul taglio della radice maestra o fittone degU alhcri, di cui a pag. 283 del Giornale agrario, n." i5, cosl non puo eeso esimersL dal dichiarare la sua gratitudine al gcntilissimo sig. L. R. , il quale , dope di averia nel Giornale introdotta , vi aggiun- se , oltre le giuste osservazioni propria, 1' esperimento del sig. Tito Marzichi clie gia da piii anni ottenne huon esito cogli ulivi trapiantati senza fittone. Siagii qui pur lecito di far due osservazioni ; 1' una die gli uovoli degli ulivi sono quasi da conslderarsi come ulivi sfittonati , e percio frntti- ficanti presto e abbondantemente , e Taltra che I'ulivo in terreno grasso sottentra nel genio a quelle del Nocciuolo, del Crespino, ecc, al piano, come pure deU'Ontano bianco, della Betula ovata , del Citiso avorniello e di altri frutici in siti alti ma buoni ed umidetti^ i quali amano suddividere il fusto con fratelli, od appena sorti ne vengono seguiti, e quasi direi dlfesi nel ceppo e nel fusto , ma decimati nel frutto. 4. II sig. Domenico Filippi trova che il padrone col 2 e i/a per 100 del vino non viene risarcito della spesa pel tino , e vorrebbe che gli si desse lo stretto ; ma i com- pilatori osservano giustamente che le convenzioni coloni- che debbono variare e variano di fatto per mille motivi. 5. Come la sola fatica anche senza danaro possa servire a creare uii capitale frnttifero di cib che prima non avei'a valore produtcivo? Eccone un bell" esempio presentatoci dal sig. L. R. I fratelli Giusteschi dopo di aver comperato nelia Maremma pisana stiora 2000 di debbio o cetina , che da noi direbbesi brughiera boscata , a lir. 3 10 toscane per istioro , pensarono a trarne quel prolitto che non potevano da se , e vi giunsero col dichiarare divisi con 20 operanti giornalieri del paese il terreno, coll' obbligo a questi di tloverlo in dieci anni diveltare, trasiare , scassare e colti- vare a viti ed olivi a filari 3o braccia distariti , di pagare ai Giustesclii annualmente staja i e 1/2 per ogni 10 stiora di terra, rimancndu a questi Tolibligo di sonuniaistrar gli TAUTE ITALIANA. 899 ulivi. Pel primo anno dovcttero que' miserabill farsi prestare il seme, e iivere per quel tempo die prepuravuno il terreno alia semente , con i suadagni delle lore donne , le quail se lo procuravano ondando a raccozllere le olive. Fiuito il ilecennio, ad alciml die voUei-o restar pro- prietarj del terreno i Ginstesclii con puljljlico contralto lo cedettero e non ne pretesero il prezzo alia mano , con- tentandosi di ritirarrie II frutto compensatlvo calcolato alia ragione del cinque per cento. II prezzo del suolo migUoraio in vendita fu calcolato a ragione di lir. 5 6 per istioro ; ed allora quel terreno che una volta era costato in compra lir. 3 10 lo stioro , e cost rappresentante un capitale di quella somma, ha un valore di lir. 113, ed una rendita di lir. 6 e soldi 4 , quando si computi la parte guadagnata dagli operanti. I fratelli Giusteschi ritirarono ogni anno per quel de- cennio una stajo e mezzo di grano per ogni i o stiora , e cosi sacca cento di grano , le quali valutate lir. i a il sacco resero lir. 1200 annue , e quindi dal prezzo della met a del terreno venduto ricavano lir. 2800, mentre prima non ne ricaK'avario che I' ottava parte in lir. 35o. Questo genere di contratti fu anche praticato da altri proprietarj in quella comunitci , e non lascia a desiderare se non che quel nuovi proprietarj usando con economia del mezzi che colla lorn industrla e fatica hanno ucquistato , giungano a fare delle case sopra i terreni onde poterli me- glio vegUare. Tanto interessante ed utile trovammo anche per varj distretti della Lomhardia la couoscenza esatta di questo scritto clie credemmo bene di riportarlo in gran parte. Osiaiuo sperare che alcuno abbia dappoi a trarne profitto. 6. II sig. Bonajuti dopo aver fatto vangare in agosto le viti, fa spargere presso di esse e coprlre i lupin! , e di aprile o maggio li sovescia e forma ingrasso alle viti. Questo inetodo non e nuovo neir Italia superiore, e nessuno pensa al certo di adcprarlo co' niaglioli delle viti. Piu co- niune che altrove si vede ne' vigneti ove le viti salgono sugli aceri o su' cilicgi. 7. II sig. V. S. M. in una lunga lettera al sig. Comm. Lapo de' Ricci crede di annicliilare i motivi da questo arrecati a favore delP uso contadinesco di vendere le uve in vece di fare il vino. A tali opposizioai faro bi potrcljjjcro vary 400 ArrENDICE riflessi ; ma crediam ineglio il conosccre da prima quanto sara il sig. Ricci per dire a sostcgno della sua opinione. 8. La cassa di risparniio iiitrodotta e sostenuta da particolari coniincia a far sentire al popolo di Firenze 1 vantaggi promessigli: Figline la segue, ed e da S2:)erarsi die altri paesi la emuleranno. Un rapporto del sig. Mar- chese G. Ridolii e un discorso del sig. R. Laiubruschiui ce ue somininistrano le prove. 9. Col coltivar meglio i quercetl della Toscana gll al- beri miglioreraniio , si potranuo raccogliere le ghiande, le pecore vi avranno un pascolo , ed i querceti non sollri- launo il guasto del grafolamento de' uiajali. Le gliiande potranno poi conservarsi in grandi fosse coperte dall' acqua corrente. A slffattl vantaggi dal sig. Comm. Lapo de Ricci de- sunti dal niiglioraniento di coltivazione de' querceti da lui proposto , aggiungasi quello di potere in tai bosclii con- servare delle troje co' majalini , e di essere piu di prima sicuri della produzione delle ghiande. Se il sig. Ricci in qualche prossimo fascicolo ci dark il novero delle migliori specie di querce da destinarsi airuo- po, se ci dara le qualita del terreno , T elevazione del li- vello del mare , T esposizionc od allra circostanza die gli alberi preferiscono , e se ci descrivera le cure per otte- nerli , educarii , conservarli e promuoverne la migliore e magglore fruttilicazione , avra egli concorso anclie in cio al miglioramento della fclice sua patria , e lueritato gli elogi dair economo e dallo statista. 10. Ncir art. VI dell' Istruzione sui baclii da seta il sig. Laniljruschini ci descrive il modo di procurar il seme dai bombici filugelli. Parlando della scelta del hozzoU osserva egli per ora essere necessaria una razza unica j e percio indispensabile 1' eguagliauAa del bozzoli. II tentenuare i bozzoli non da sicurezza ; se i l^achi furono sani fatene senza. Poiche la figura del bozzolo non mostra ad evidenza la qualita del sesso , sara percio bene il destiaare ad essere scliiusi bozzoli di qualita diverse e non tutti iiiolto panciuti. Dopo aver parlato della conservazione de' bozzoli da seme fa il sig. Lambruschini osservare die un colore notabil- mente piii forte di i 8 aradi farehhe converUre la crisalide in farfalle troppo presto , cioii prima che ski diveniUa , per un regolarc sviliippo , hen adaitata alia i^enera-ione, <^ueslo PARTE ITALIANA. 4OI medesimo colore eccessivo stimolerehbe poi troppo le farfalle , e impedirebbe il loro tranquillo e abbastanza prolungato accop- piamento. Siccome pero la temperatura troppo fresca rende iafingarde e nieiio feconde le farfalle , e siccome pel fred- do come pel caldo le uova restano gialle , cioe non fe- condate o rossastre, ossia imperfette ; cosi giovera aver cura della temperatura, e di una leggiere ventilazione dell' aria. II sig. Lambruschini divide la stuoja in tre strisce eguali ; lascia vuota quella di mezzo per mettervi i bozzoli da' quali usci la farfalla •, nelle due altre si pone i bozzoli presso i regoli in quadratelli lasciando fra 1' uno e 1' altro ua quadratello sgombro. In tal modo si prendono le farfalle uscite , si mettono a parte i bozzoli bucati , si mutano i fogli , ecc. Tutte siffatte cure mostrano la maggior esat- tezza , e tali son quelle die lor seguono , parlandovisi della nascita e dell' accoppiamento. Siccome il signor Lambruschini segue Dandolo, cosi abbiamo creduto superfluo il riportar quanto egli accenna sopra tali soggetti. Che pero servilmente nol siegua ben puo conoscersi dalle giuste osservazioni che anche alcune femmlne accoppiate prima di dare gli escrementi lianno assai bene deposte le uova; che col dito grosso e I'indice si puo prendere per le ali il maschio , e col medio e 1' anu- lare, o con questo e il mignolo la femmina ; che la- sciando i bozzoli mescolati , e facendo la presa tra le 7 e le 8 si pigliano le farfalle in gran parte accoppiate e si risparmia tempo, noja e fatica ; che anche a temperatura calda bastano quattro visite ed anche tre, meno qualche visita momentanea , poiche non e da apprezzarsi il van- taggio di trovar le farfalle separate , e 1' appajavle per opera nostra. Le farfalle si lasciano stare unite per 6 ore al piii. Se avrete mancanza di maschi , e dobbiate ridare i medesimi ad altre femmine , staccate le coppie dopo 5 ore. Gio e quanto e in uso anche da noi; ma vogliamo sperare che un corso di esperienze dal sagace ed esatto sig. Lambruschini eseguite potra illuminarci suU' interessante soggetto di destinare a piu femmine i maschi, a scorno de' cattivi , ed a vantaggio de' bravi vendltori della semente , e per norma di tutti quell i che se la procurano da se. Terminiamo quest' estratto col far osservai-e, che il si- gnor Lambrusciiini insegna a seconda de' miglion metodi BiU. Ital. T. LXIII. 26 402 A V 1' E N D 1 C K il disgiugniiiiento delle coppie, die pone le femminc sulla cosi delta capra dl Daadolo a due piani incliiiati comiu- ciaiido daH'alto in giii , fasciandone di pugnitopi i piedi contro i topi, ed anmuicclilaudovi intoriio ua poco di ce- nere contro le formiclie. II. Nel IX cd ultimo articolo il signer marchese Cosinio Ridolli ci descrive i cigli per le colmate di nionte, la loro costruzione e manutenzione. I cigli sono spesso utilisslnii e talvolta conviene riforniarli : suoisi rivestirli di piote er- bose , ed affinche vi prendan piede e forza vi si pone tra di loro, e tra di esse e il ciglio, della terra sottile e buona. Tai cigli hanno una mediocre inclinazione : talvolta si voglioao camhiare i cigli in due o tre scalini e piani coUa faccia superiore orizzontale e coll' anteriore inclinata ; ma il sig. Ridolli non le loda stante il facile loro smottamento; ed e questo uno de' motivi pel quale antepone i cigli sem- plici a quelli a pancliina. Osserva giustamente I'autore dello scritto , ciie le piote ricciie di erba entro breve si spove- riscono di questa , poiche sopra un piano inclinato vi- vono molto meno che sopra uno orizzontale •, e noi aggiu- gneremo che I'agronomia ci ha gia insegnato, che le piante crescenti su' pendii sogliou essere ben diverse da quelle che crescono alia pianura ; ed e questo il motivo pel quale converra scegliere pe' cigli le piote de' siti inclinati e gia- centi in consimlle esposizione , elevazione , terreno , ecc. Se la liuea del fondo riliuta spesso di esser eguale stante la qualita del monte , puo nondimeno il coltivatore spesso mantenere la direzione de' cigli ; e qui I' autore in- segna a determinare I'andameato della sfilatura della base del ciglio. Se vi si lascia andare il bestiame , tutto va fra breve in rovina : sara utile 1' ingrassare le erbe con concinie li- quido o polveroso , e spargervi d' autunno in tempi umidi de' semi di trifogli , di graminacee , ecc. e cio cou tanto inaggior ragione in quanto die la raccolta dei foraggi costituisce in siffatti siti la rendita maggiore e raigliore, e talvolta T unlca. Lodiamo il proposito del sig. marchese Ridolfi di dare un supplemento al trattato, e di fame da poi una edi- zione coa aumeiiti, giacche noi teniamo per dimostrato, che in qualnnque paese trovar si debbono de' distretti , ove pub il sue metodo con prolitto venir iatrodotto. I'AKTE ITALIAN v. ^o3 I a. 1 compilatori ci avvertono che il sig. Luigl Rlaria Mei iniglioro i suoi foiidi collo spargerii tU meta spalata ia inverno dalle publDliche vie, e cio potrebbe ottcnersi anche collo spargerveae la polverei lo che va relativo a quanto fu nel 1809 accennato dal aostro Gautieri nel Pro- spetto de' conciini europei ristampato nel iSaS. Terniina ii fascicolo colle notizie agrarie, coi prezzi, ecc. Num. XVL I . II signer E. Repetti ci presenta i Ceaai sui serbatoi d'acqua per inigare i terreni, e sui pozzi trivellati o ar- tesiani. Tale scritto e 1' estratto dell' opera del sig. professore Carena di Torino , della quale si e gia discorso nel lomo 56.% pag. 196 di questo nostro Giornale. L'autore passo poi a varie osservazioni utili che pero sono per la mag- gior parte note. I nostri idraulici vanao tentando piu cose a questo scopo, e noi non mancheremo di t'arne a suo tempo parola. a. Dopo alcune belle osservazioni sulla sonima vitalita delle piaute erbacee, passa il sig. marchese Cosimo RidoUi ad assicurarci ciie T inuesto riesce su di esse, qualora venga garantito per qualche tempo dai raggi del sole. Si usa far gP innesti a bietta , e si eseguiscono sopra varie piante an- che tra loro diverse, per esempio, coi poponi siil cetriuolo, col cardo connnestibile sui lanceolato , col pomodoro sulia patata, ecc. Noi troviamo che quest' ultimo innesto merita di venir generalizzato anche da noi, stante la duplicazione dei prodotti. 3. Sebbene il grano abbia alcun poco geruiogliato , col farlo disseccare ottiene, dalle sperieuze di T. Saussure , )a facolta di gettare di nuovo : ciie se le barlje del seme sono gia lunghe, muojono, od a queste supplisce con altre il gerrae. II grano adunque tanto col disseccare un po' tallito al sole , quanto col mischiarlo colla calce viva in luogo secco, si serba ottimamente anche per risemlnarlo fra breve. A queste osser\azioni aggiunge il signer Marchese, che le patate rendono di piii se si adoperano quelle che non danno a conoscere princlpio di vegetazione. II vantag- gio della patata di cui tratto Tighe e quelle pure di tardar molto a meticrc , ed anche percio sperianio che i nostri agronoiui s' iuipegueranuo d' intiodurla anche i'ra noi da Pisa. 404 A 1' P K N 1) I C E 4. II sig. commcndatore Lapo de' Ricci rispomle al si- gner V, S. M. , cU cui al num. XV, coUa magglore svel- tezza ed intelligenza. Egli gli niostra che 11 coltivatorc della vite e un mestiere ben diverso da qnello del manifattore del vino ;, e fra loro li paragoaa giustamente come il col- tivatorc del grano e il prestinajo. Aggiunge che I'epoca della vinificazione cadendo con qiiella della semente, per cui vi abbisognano anche i bovi per la svinatnra, riesce percio quel nietodo a danno della semente. Egli poi fa saggia- mente osservare che V occuparsi di molte famiglie esclusi- vamente del vino sarebbe utilissima cosa per la Toscana, la quale potrebbe migliorarlo, e fame un ragguai-devole commercio. Certo che non dappertutto converrh silFatto metodo ; main molti siti giovera senza dubbio introdurlo. Osservisi di piu, che col dividere i raestieri si rendono piii semplici e migliori i processi dell' arte, e cio puo ritenersi per un passaggio dalla rozzezza alia civilta. A questi argomenti del sig. commendatore Lapo de Ricci potremmo aggiungere varj altri , ma dessi soli sono piu che sullicienti per provare 1' assunto a chiunque e ca- pace d' intendere il facile e il vero. 5. II sig. Lapo de Ricci parla dell' ntilita del ginepro ; a tal nopo cita quanto dice Targloni Tozzetti nel t. Ill delle Istituzioni botaniche. Egli aggiunge esserne le foglie tin buon pascolo per le pecore ; fa osservare esser bnone le punte fresche e moUi per le capre, ma che queste di- minuiscono col morso 1' incremento della pianta, e percio non doversi loro permettere il pascolo che ove il ginepro e fruticoso. Noi pero dalle moltiplici osservazioni fatte si air alto che al basso , si in Italia che in altri paesi dob- biamo seriamente avvertire : i." che non abbiasi mai a permettere il pascolo delle capre , ove il ginepro e di qua- lita piccola e suffruticosa , e dove ciascuna di tali piante non abbia meno di i5 anni di eta ^ a." che a tal uopo si dovrebbe trapiantarvi annuahnente da un vivajo le piante sane e forti e a tal eta giunte ; 3." che volendo ottenere da tali macchie e boschi molto maggior guadagno , con- verra introdurre la varieth di ginepro arboreo. Non solo le coccole, ma il legno e la resina somministrereljbero in quel caso al coltivatore un maggiore e piti slcuro Iticro. 6. II signor G. Valtamoli trova necessario inigliorare il goveruo delle pecore in Toscana: egli le considera e le dice PARTE ITALIANA. 4o5 in uno stato deplorabile; ma il signer C. R. In una nota assicura clie qualche luogo della Toscana va esente da quella gencrale coaJaiina. Le pecore vi vengoiio rincliiuse in basse iiiimondissiine stalle, e d' inverno si condacono per poch' ore al pascolo lusciandole poi senz alcun nutriinento e hevanda per 1 6 fitio a 1 8 ore continue ; ed e da cio che na- scono la spossatezza, le malattie, gli aborti e le mortl. Fra tanto male pero le pecore danno il lo per loo di netto guadagno al colono ; cosa che a chi scrive pare incredi- liile , massime considerando che qudle razze sono misere e degenerate. Quindi e che il sig. Valtaraoli raccomanda un miglioramento delle pecore mediante i mascht raerini , di dare alle pecore da mangiare e da here quanto ne vogUono , di tenerle in istalla sana e suffLcientemente poliCa. J. Dal sig. P. Guicciardini riceviamo notizia Bulla capra mambrina in Toscana , la quale vi fu introdotta , gia sono due anni , dal signor Francesco Lobin. Questa capra fre- quente in Egitto , in Siria e fine nelP India , vien riguar- data per una varieta della capra d' Angora. Ha essa ua bell' aspetto, il secondo pelo finissimo e grandissime le mammelle , dalle quali somministra 7 libbre di latte ricco di sostanza caseosa. A tai vantaggi aggiungasi che da due o tre figli e nella sua patria anche quattro. Se siffatti vantaggi son veri , se tali capra non cor- rono tanto paese come le nostrali e in conseguenza si possono pill facilmente hadare, vorrebbe il sig. Guicciardini clie ve- nisse loro accordato V ingresso ne' boschl. Ma noi conside- rianio che il sig. dottor Carniignani vide anche nella capra mambrina il genio della capra nostrale di rizzarsi sugli ar- boscelli , pcrcib dobbiamo proscrivere anche qiiesta ( la specie deir alto Egitto dal sig. Carniignani introdotta ia Toscana), come forse tutte le altre specie , almeno dai boschi novelli e da tiitti quegli ove i tagli si fanno a scelta (i). Ad ogni mo- do, volendosi introdurre la capra mambrina ed altre capre utilissime fra i pascoli boscati ed in altri siti , converra consigliarsi con quanto fu detto da un sagace e pratico nostro agronomo e naturalista , T ispettore generale G. Gau- tieri nell" insigne sua opera Dri vantaggi e del danni deri- vanti dalle capre in confronto alle pecore , ed in ispecie il c. XX , ove tratta per esteso dell' introduzione della capra (1) Bibl. ital. toiu. 62.", qiiaderuo di aprile io3l, p. lao. 4o(> A r r K N n I c K d' Angora e
  • rnschini cl da la notizia dei liaclii l3iaa- clii della Cina riceviui dal siguor mnrchese RidoUi a !Mi- lano e da lui riotteiiutl in Toscana. E certo die coiiviene proiiuioverne la coltivazione ^ e vogliamo spciare die an- dera ognora piu generali/zandosi andie da noi. Aspettianio le osservazioni del sig. Lambrnsclihii sui hnchi a tre mute ch' egU coldvn e die crede ancora piii pro- fiUCioU de' barhi diinesL 9. II signoi" G. Biionajuti fa osservare al signor Mannozzi Torini die il sig. Ignazio Ronconi nel Dizionnrio d' agri- coltttra, vol. V , p. 246 lia gia da cjiialclie tempo trattato del nietodo di cavar gli novoli degli ullvi senza atterrarli. Qucsto metodo , al dire del signor Buonajnti , e quello di scalzare con un bidente gli olivi adnlti di qwlla qualita die si desi- dcra , e spedalniente dei piii sani e fntttiferi , e quiiidi con un accetta o scalpello levnrne 804 o^'oli per pianta , ma con destrezza e puVzia : indi ricoprire subito il vecdiio oliio , o se voglin iisarsi la possibile diligcnza , sara bene iinpia- strare la ferita al vecdiio uliio co'l' unguenio di S. Fiacre. Egli e provato e giusto die col seme si oLtengono piante piu dnrevoli ; ma come si e detto a pag. 3f)8 , men pronte a friittificare e meno fruttifere. Aggiungcremo die col mezzo del seme non saremmo ben sicuro di moltiplicnre rpielle vere varieth die potessero interessarci , giacche la scmina- gione I'idiiama le pinnte alfantico tipo. Terminiamo coif iiivitare insieme al sig. Buonajnti gli agronomi a verificare un mezzo facile e sicuro onde otte- nere ulivi da seme •, tanto piu die a lui stesso non ne riuscirono die podii , e die se il sig. Mocenni ne ottenne moiti , dovette egli usare somma ciira e costantcmente in vnsi da giardino separati , e innajjfiati tutte le volte die ne avevano bisngno. 10. II sig. P. Cesare Pananti osserva, die il grauo turco troppo fitto rende meno di quello seminato largo: le piante hanno, secondo lui, ad essere non mai meno distanti dl un braccio;, oltre di cio collo sfruttare il terieno dan- neggia esso la vaccolta seguente; ed e per questo isterili- mento, il quale non si toglie die con grande quantita di concio, clio Fantore condanna la saggina. Noi non contra- steremo all" opinione sullo stcrilimento , qualora non si P\KTE ITALTANA. 40" usi di derapltarc le plante dopo la feconclazlonc, p di tor loro o niezzare molte delle foglie . ma non possiamo a nieno di assicnrare il sig. Pananti die in tcrreni sccchi calcari o selciosi esposti al mezzodi ed aventi verso questa parte uii declivio di ro gradi almeno sail' orizzonte , la seminagione vnol essere assai piu fitta, massime per 1' use presso di noi invalso di decapitare e sfogliare la pianta, anclie per 1' ingrossamento e la maturazione del seme. 11. Lo stesso sig. Pananti usa ed estende nel paese la potagione degli ulivi, e raccomanda di, tenere nel mezzo della pianta molto vuoto, coU'avvertenza pero che alia pianta formata lasciar si debbano nelP interno alcune frasche come alcune al di fuora , polche sono assai frnttifere. La perdita della simetria viene rivendicata dall' anmento dei frutti ; e quel che e utile , puo dirsi con Pananti , e bello. L' autore fa I'osservazione, che non si debbano far ta- gliature nel grosso de' rami , poiche si cariano : onde im- pedire la carle si tagliano prima del succhio , e se ne copre il taglio. 12. II sig. colonnello Ricci, avendo osservato che i vini rossi di pogs;io della Toscana hanno un' analogia grandis— sima con quelli di Francia , si mise in capo di tentarne la navigazione e riconoscerne la durata. IMandato il vino comune , nia buono, in America vi fa trovato bonissimo, e cio fu vorificato anche in Toscana colPesemplare di quel vino dall'America rimesso al Ricci. A Lontlra piacque assai, ma qualche fusto fu trovato altorato senza che se ne co- noscesse la causa ; lo che avviene anche co' mlgllori vini di Francia. Altro vino tanto in Egitto che a Londra fu tro- vato eccellente , ma lasciava un gusto dipendente piu dai fusti che da altra causa. Altre sperienze hanno nuovamcnte dimostrato che lo stesso vino che e il rosso di Chlanti re- sistette e miglioro in Iscozia , in Danimarca ed altrovc. Noi non possiamo dubltare che alcuni vini d' Italia hen fatti e condizionati possano reggere a qualunque viag- gio , ed invitiamo i ricchl , colli ed onesti , come il sig. colonnello Ricci, ad ulteriormente tentare gli analoghi spe- rimenti , la cui bnona riusclta non pno a mono di essere onorifica per ^l' intraprenditori ed utilisslma alia patria. 1 3. Con tutia la complacenza facclam noto anclic noi, che a Prato si apri il 5 sctt(MuIire i83o una cassa di ri- sparinio. 11 sig. Giuseppe Yal ne da notlzia ai Compilatorl 4o8 Arr. parte italiana. del Glornalc , e da loro le maggiori prove dell' ottcnuto scopo. 14. II sig. avvocato Ciacomo Fahronl, essendo del pa- rere di dare una Statistica iigraria dclla Romngiia toscana, nella sua prima lettera presenta qnella di Marradi ov' egli si trova. Quest' insigne comune fino a 40 anni fa era uella miseria e nella infiugardaggine , perche cinque monaster! vi occupavano tutto il fior de' terreni. Tolti i tre piii antichi monasteri si couiincio a piantare la vite a oppi , vi si mol- tiplicarono i gelsi e vi duplico la quantita della seta , e la popolnzione di IMarradi da Sooo giunse ai 63oo non- ostante la funesta deciiuazione per la epidemia , per la fame e per altre cause dannose. SifTatti vantaggi si dovettero ia gran parte alia vendita degli altri due monasteri e loro fondi eseguitasi sotto il Governo francese. Continuarono sempre piii i dissodamenti e le piantagioni di viti , si crea- rono poderi, e s'ingrandi ed abbelli il capoluogo. Ma se , tranne i terreni delle due fiumane che fiancheggiano I'Acereto e il Lamone ogni restante e montagna , non niolto e da aspettarsene. Ad ogni raodo le cose tutte presto o tardi vi migltorerebbero se si aprisse una strada rotabile che traver- sasse la provincia e mettesse alia capitate ; e siccome la nostra , continua il Fabroni , e la sola tra le provincie to- scane che manchi di una strada rotabile, cosi si ha tutti i inotivi di sperare che quel Governo illuminato e paterno alle migllaja di beneficj , di cui colmo la Toscana, aggiun- gere vorra pur quelle di una strada che non puo non es- sere implorata da ogni classe di persone di quella provin- cia, e meritarsi eternamente I'afFezione, la riconoscenza e la venerazione del Governo da tutti gli abitanti della me- desiiua. 1 5. Quanto vien detto de' prezzi correnti non c' inte- ressa ; quindi non ne parliamo. La siccita parimente ciie ebbe luogo in Figline seguita da acqua dirotta avvenne in inolti siti anche ne' nostri paesi ed altrove nello scorso au- tunno. Riguardo poi all' uso dell' acqua ragia contro le formiche, questo e uno de'rimedj gia stati lodati ed usati. 409 VARIETA. ARTI BELLE. Esposizione degll oggcttl dt belle aid nelV I. R, Pa- lazzo dl Brera {Ariicolo II). Vu itdle Sola. Questo alllevo benemerito dell'Accfldemia e del signer Palagi , divenuto si presto pittore tra i buoni , tenne la parola ch' ei ci aveva dato colle sue prime pro- diizioni, esponendo ora diversi qnadri, tra i quali il piu fa- ragginoso di figure attrasse maggiormente la nostra ammi- razione, Rappreseuta esso il fine della battaglia di Landriano, e deve servire di riscontro aU'altro da lui eseguito Tanno scorso per lo stesso nobile Commettente. A chiarire viem- nieglio il tema seguiamo il Verri, che cita il Guicciardini. f II conte di S. Paul colle sue armate di ritorno dall' In- » fausta spedizione {di Genova) ridusse il Leyva alle sole »» citta di Milano e Como , mentre il rimanente non era " piu deir Imperatore ( Carlo V ). Leyva quantunque tor- »/ mentato dalla podagra il giorno ai giugno (del iSaS ) " afferra il momento in cui il conte di S. Paul co' Fran- >f cesi era a Landriano : ed avendo staccata una parte de' » suoi lo batte, lo prende prigioniero coll' artiglieria e fa >» un bottino di tutto , onde i Frances! rimasero totalmente » disfatti. II Ora il nostro pittore colla scorta di un do- cumento esistente neU'archivio del Commettente ritrasse il momento in cui Leyva portato sopra un seggio da alcuni del suo seguito nel percorrere il campo si volge al capi- tano Cicogna cU'erasi distinto in quella giornata e gli pro- mette un degno guiderdone del suo valore ; poco discosto scorgesi il conte di S. Paul fatto prigione , a cui si ben- dano le ferite. La scena e ben presa ; bel fondo, cavalli egregiamente disegnati e dipinti , anima , brio, movimento, largo disegno e vivace colorire sono prestigi che si affac- ciano in questa tela. Noi gli accordiamo tanto piii volon- tieri questc lodi, perclie ci accorgiamo ch' ei rattenne e modero quella fretta a cui ci sembro trascorrere in qualche sua opera piu giovanile. Con tutto cio aliljianio opinione che tomato questo quadro ncUo studio dell' artclice subira 4 1 0 V A R I E T A. . qnalche moillficarlonc in alcune p.irti torcnnti la dorrrnda- zione dellc tiiite ; clib clove alcune ci senihnino risentito, altre voiTcbbcro un maggioi* vigore. Come questo pittore sa a proposito mcttcre anima c fiioco nelle Ijattaglie, cosi negli argomonti saci'i sa adottare quella placidezza , qnella severita cli' escUide ogni agitata passlone. II piii macchinoso tli questo genere px'csentava in alto TEterno Padre e la Vergine col Bambino sostenuti da una gloria di Angeli, e nella parte inferiore S. Carlo e S. Filippo Neri i il prime in atto di orare, il secondo in atto di raccomandare. La composizlone grandlosa ^ il disegno franco e di buono stile, il colorito robusto ci trat- terrebbero con maggior diletto sopra questo, so non ci occorressero alcune osservazioni sulla tinta aerea del fondo, la quale ci sembra fatta troppo artificiosa, diremmo anzi readuta troppo ad evidenza opaca per dar risalto alle fi- gure, non che sopra alcuni contorni non abbastanza fusi e qualche niezze tinte troppo emergent! •, cose tntte die possono di leggieri emendarsi, Quanto all' ideale delle fi- gure, abbiamo negli occlii la grazia ed il movimento di alcuni vagbi puttini die ci ricliianiano il fare della scuola bolognese. NelP altro quadro di soggetto sacro abbiamo con piacere ravvisata T avvedutezza deir artista di associare un Angelo alia isolata figura di S. Luigi in atto di devota lettura , come per dinotare lo speciale carattere morale iieW angdico Gonzaga. Quanto ai lineamenti del Santo ci duole die siasi discostato da quella convenzlone die tien luogo di storia , col dargli una sembianza un po' troppo robusta. Questo difetto pero non minora il vero merito che traluce nelle altre parti pittoriclie e specialmente nel tocco di pennello die puo dirsi maglstrale, e di cui ci porse una prova novella nello studio di una testa con barba in profilo. Giuseppe Sogni, metnhro dell' I. R. Accademia delle bcUe arti. Anche nella presente esposizione questo esperto di- pintore , reduce da Roma , voile appagare il desiderio de' suoi concittadini coIP oftVire ai loro sguardi diversi suoi saggi eseguiti nella metropoli delle arti belle. Erano di sua mano una casta Susanna co' veccliioni , figure alia grandczza del vcroi T ultimo giorno di Raffaello in Yaticano i Loth colle figlie , piccolo quadretto^ il proprio ritratto e due studj parimeute dal vero traiti da due pacsanc dcir agro VARIETA. 411 romano acconciate secondo I loro nsi. Toccando del primo non (lolj]):amo taccre clie oltre di aver gustato la compo- sizioiie , il bnon disegno, Pimpasto, la varieta e la tras- parenza di nn colorire, nel quale scorgonsi altresi ben fusi i contorni ed un tinteggiare caldo e tutto di getto , trovammo meritevole di nno speciale elogio la testa di Susanna , la di cui espressione e colpita a quella giusta- tezza ed a quel punto, die un poco plii in la diventerebbe caricata, ma die, quale ella e, non puo die fame animirare il creatore. La rubiconda tinta die si sparge su quel di- licato viso congiunta alia corrugazione di quelle ciglia porge una perfetta idea di quel casto matronale pudore intaccato dalla lussuriosa baldanza di quegli autorevoli personaggi. In risguardo al rimanente avvisiamo die s' egli avesse alquanto sagrilicato alcune tinte e qualche lucldo frizzo negli ac- cessor] , avrebbe ottenuto un sempre maggior risalto nelle incarnagloiii. II quadretto die ci ricoida ua' epoca di lutto per la pittura , rldonda di belle tinte e di grazie pittoresclie. Neir attitudine di RafFaello pero ci sembra cli' ei siasi ap- pigliato ad un partito molto azzardoso , giacdie questa fi- gura riesce in totalita alquanto inflesslbile ; e cosi la luce diffusa sulla quantita degli oggetti sembra togliere qualche parte al maggior effetto del quadro. Saporito poi , pieno di nerbo e di forza trovammo il piccolo quadretto di Loth colle figlie , come ci andarono a grade il ritratto e i due studj suUe contadine romane : in quello della moglie di un capo degli assassini di Sonino traspare framezzo alia verita del!e carnagioni ed a que' geniali lineamenti della testa una fierezza ed una espressione si viva die per ca- ratterizzarla la diresti un aspide coperto di rose, od una serpe ammantata dei piii seducenti colori. Eppure non e difficile ad un'artista lo scorgere die questa testa mede- sima servi alTautore di modello per I'altra gia encomiata della casta Susanna. Odorico Pollti , professore di pittura ndt I. It. Accadcniia di Venczia. Questo artista assai distinto erasi gia fatto da noi conoscere , non pochi anni fa , col quadro di concorso sul tenia Anassagora visitato da Pericle nes,li estremi del viver suo, quadro che a buon diritto vcnne lodnto e co- ronato. Da quell' epoca in poi non avevamo avuta la com- piaccnza di ammirare alcun'altra sua produzione. Ua' opera 412 VAniETA. ch'egli espose in quest' anno in queste nostre sale, e die porta per sogp;etto Tesco e Piritoo die giuocansi ai ilaili 11 jiosscsso di Elena , e opera die non ismcntiscc punto quella estimazioiie de' suoi pittorici talenti die la vista del sno prinio quadro cl aveva fatto concepire. Con molto artificio ha egli rinserrata la luce onde avesse a produrre iin piccante e gradevole eftetto, e in questo ci e nel nii- glior niodo riuscito : savia n' e la composizione : alcuai pezzi di nudo ben presi e meglio dipinti mostrano qnanto egli sia perito nella conoscenza del corpo umano, e quanto sappia distinguere il dilicato dal robusto. Per rispetto alia espressione , la figura di Elena tutta In se raccolta e in aria di sospensioue su cio die le debba toccare in sorte, la giudicammo meritevole di vere lodi : in quelle dei due giuocatori avvisiauio di' egli intese ad espriiuere due ro- bust! capitani avvezzi ai soli stenti della guerra, e gli ha quindi convenientemente atteggiati ^ ma die seguendo que- sto suo pensiero fu tratto insensibilmente a dare ad essi forme troppo atletidie e ingigantite in confront© di quelle della gla descritta figura feniminile. Un bel fondo pero , un vivace e succoso colorito , alcuni scorti intesi a mera- viglia , accoppiati agli altri sullodati pregi fanno si die lieve emerga T accennato difetto. Nell' averlo noi notato non abbiamo fatto die secondare 11 conseiiso del pubblico, ma nel tempo stesso siamo certi die da tale osservazione sapra I'esimio autore trarne profitto nel dar opei-a ad ul- teriori lavori , e che in essa riscontrera un argouiento del nostro candore e della nostra stima. IVatale Schiavoni, meinbro dell' I. R. Accademia di Vene- zla. Di questo artista che per lo passato esercitossi nella miniatura e nella incisione , e che ora si presenta come pittore di storia , avevamo gia ammirate diverse altre pro- duzioni negl' indicati generi le quali ci avevano fatto in lui pronosticare un' attitudine a poter tutto tentare e in tutto riuscire. Dei saggi da lui esposti, la Maddalena peni- tente, figura di naturale grandezza, dipinta a olio conferma in ispeciale modo la nostra predizione. Non ci faremo a parlare del componiraento di questa figura , perdie il pen- siero non ci semliro del tutto nuovo , e ci ridesto alcune reminiscenze. Ogiiuno sa die questo soggetto vennc phi volte trattato e dagli antichi e da' moderni pittori. Forse il nostro aiUorc avra dato nella cruaa dell' altrui concetto VARIETA. 413 senza punto avvcJersenc, iiiiperocche per una figura posta in ginocchio coUe mani incrociccliiate e assai diflicile il trovare novita di atteggianiento. Quindi da questo lato il di lui nierito riniane intatto. Ma cio die torna in moltis- sima sua lode si e, die cjuesta figura sia per i''efretto del chiaroscuro, sia per 1' intelligenza degli scorti, die per la verita , fusione , fluidita e pel gusto di colorito si mette a livello delle opei'e de' niigliori moderni. Noa cosi 1' altro saggio in cui espresse la Madonna col Putto , mezze iigu- re; questo, sebbene pregevole anch' esso per vaghezza di tinte, olFre una certa quale mollezza, o a meglio dire, i con- torni soverchiainente sfumati ed indecisi in alcune parti tolgono ad esso quel nerbo e quel ruaggior rilievo di cui sarebbe stato altrimenti suscetlivo. Felice Schiavoni, membro dell' I. li. Accademia di Venezia. Chi avesse veduti i dipinti di cui abbiamo teste fatta menzione , ed avesse volto poscia lo sguardo sulla Madon- nina col Putto die benedice il piccolo S. Giovanni , e suir Amore die bacia la Madre, aniendue lavori di Felice Schiavoni , noa avrelibe saputo a meno di riscontrare fra loro un' analogia di maniera , e fors' anco avrebbe escla- mato : eccoti il figlio di Natale. La prima pero deile dette rappresentazioui sovrasta di lunga mano alia seconda e per pill puro disegno e per maggiore armonia , varieta e sapore di tinte tanto nelle parti ignude clie nei panneg- gianienti. La grazia e sparsa in amendue •, ma piu railael- lesca si palesa ancor nel prinio e nella composizione e nelle arie delle teste e nelle forme de' putti. Se ci e cosa in questo veramente appvezzabile quadretto die meriti di essere avvertita, tanto piii parlando ad un giovine artlsta, ella e la parte superiore della Vergine , die ci e semljrata sovrastare di alcun die in altezza alia inferiore. Avvisiamo pure die alciini contorni d' occlii e di bocche , segnata- niente nella testa deila Vergine , sono troppo incerti e sfu- mati. In questo stesso difetto ci sembro esser incorso il giovine autore nell' altro quadro di maggior dimeusione, dove ritrasse Venere ed Amore, nel quale scorgemmo ezian- dio die la schiena della madre non da bastante indizio del suo movlniento , siccome pure die troppo uniforme e so- verchio e 1' incarnato delle labbra ^ a nostro giudizio la luce suol produrre anclie su due bocche porporine una uiaggior varieta di time, e sc portiamo roccliio su queste 414 VA.U1ETA. parti dipinte lU Gian Bellino, da Tiziano , da Ciorgione e da altrl valcjiti coloiiiori della sua scuola, riscontriaino in essi un costante varlato impasto ed una niaggior deci- sione dl contorni. L'artlsta provetto poi trovo inopportuui diversi bei verdi sparsi di fiorcllini , siccome cose tutic cite detraggoao all' cUetto principale. Del resto noi con- cliiutliamo die le altre Lellezze di questo quadro, e segua- tameute il colorito succoso e condotto all' ultimo finimento, superano di inolto i piccoli difetti die hanno dato uiotivo alle nostra osservazioni. Che se alcuno trovasse un fare alquanto timoroso , sogglugnereino per nostro conto die in un lavoro giovanile piii il timore ci attalenta die la pre- coce franchezza. Giulio Sabino che nascosto colla propria famiglia in una grotta viene scoperto dai soldati di Vespasiano , era il tenia di un quadretto di Giovanni Darif, vencziaao,, giovane di belle speranze. Ci ricordava questo gli antecedenti suoi lavori da noi incoraggiati. II soggetto atto per se stesso a scuotere una nobile fantasia e per le passioni da ritrarsi e pei variati personaggi di mettersi in iscena , era bea degno d'essere trattato sopra una piu vasta tela, dove rartefice avrebbe avuto uiaggior campo di far pompa del suo sapere ; a malgrado di tutto cio anclie in si piccola dimensione trovamnio die le figure , oltre ad essere hen disposte, avevano una conveniente espressione, die ben di- segnato in generale era il protagonista, ben colorite egual- niente le parti tutte, e segnatameiite degne d'encomio le figure del fondo. Lo sposalizio di Maria Vergine, prima prodnzioae di Paolo Landriani , di Soresina , allievo del Diotti , professore deir Accademia Carrara di Bergamo, Sebbene la composi- zione non ofTra novita di trovato , die arido 11' e il sog- getto, e gia tante volte trattato, pure per quanto spetta alia combinazione delle masse del diiaroscuro, riesce assai dilettevole. Piace poi non poco quella purezza di diseguo e quella nobllta di stile die formauo la divisa delle opere del suo maestro , e die veggonsi sparse spcdalmente in quasi tutte le estremlta. II colorito e brillante nelle parti chiare , l)en inteso nelle ombrose, e nel tempo stesso con- dotto con molta accuratezza; cose tutte valatabili j)er far bene augurare sul progreduiieato di questo giovane pittore. Se ci e parte del suo quadro su ciii cade, a nostro iivviso , VARIJiTA. ^l5 qualclie awertenza, ella e qnella de' liinii, i (luali nelle veste del sacerdote e nelle iigure accessorie voxrebbero cssere alqnanto ammorzati. Ma questo sagrificio uon puo pretendersi si presto iii un giovlne , glacche e pnr V ulti- mo bene spesso a farsi da clii gode gia una riputazione di provetto nell' arte. Lorenzo Toncini , di Piacenza. Anclie di questo glovane cbiamarsi possono primieri per noi i due saggi ch' egli ha esibiti col S. Carlo che amniinistra TEucaristico pane agli appestati , gran pala d'altare, e colla confidenza di Alessaa- dro nel medico Filippo , altro gran quadro di Iigure alia grandezza del vero. Si nel priuio che nel secondo noa manca la espressione , il fare n' e largo , e 1' autore nio- strasi facile e spedito coloritoie. Abbiamo pero ravvisata maggiore saviezza di comporre ed una maggior verita nel soggetto sacro che nel profano •, il Santo e la moribonda, a parer nostro, meritavano veramente Tattenzlone dell' os- servatore. L'altro quadro, quantunque adoruo di molti pregi jiittoreschi, ci fece risovvenire se non tutte, alnieno le parti principali del componimento di uu fanioso maestro, e nella proporzione delle Iigure ci desto il desiderio di una piu accurata corrispondenza d' insieme , giacche alcune ci senibrarono akjuanto peccanti nel tozzo dal mezzo in gill. Abbiamo palesato con franchezza il nostro sentiniento al glovane autore perche lo vediamo si bene incamniinato a distinguersi, e perciie andiamo sicuri che ove s' attenga alia diligenza di operare, questa lo scortera infallibilmente a far meglio, e ad avverare que' felici presagi che spon- tanei ci uscirono dal labbro alia vista delle sue produzioni. Da una certa epoca in qua seinbra che la lettura della Divina Commedia, la quale ha sospinto molti gentili intel- letti a copiare ne' loro scritti la natura semphce ed inge- nua , quale ce la descrive Dante con una espressione sempre chiara, senza ricercatezza e senza atlettazione, in- flulsca a produrre le medesinie imitazioni nei dipintori che pigliano a ritrarre le stesse sue imniagini. Un esenipio di questa nostra opiaione ce ne porge il qitadretto di Paolo e Francesca da Rlniini dipinto da Cosroe Dusi , socio ono- rario dell* I. R. Accadeniia delle belle arti in Venezia. Le attitudini seinplici e ben aggruppate conginnte ad una dc- corosa e conveniente espressione ci rimenibrano quel fatal Ijacio dal poeta descriito cou taiita siibliuiita. La pallida 4l6 V A R I E T A*. tinta del viso tli Paolo lo presenta treniante , e tnnto bone gli si aiUlice , rjuanto il roseo piulore die cUrestl spaiidorsi sui coniposti liaeanienti cU Fraacesca. Nel considerare si fatti piPgi ci cadde pero ua' osservazione , e fa che se nel fondo non dominasse nn generale colore laccognolo che si attacca coUe vestimenta dei due amantl, e se Lan- cillotto che origlia da ua ccspuglio di liori , posto dietro un* aperta fuiestra , fosse mcno apparente , o tutti questi accessorj fossero stati piu freddamente tuiti , avrebbe I'au- tore ottenuto uq efl'etto piu seducente e piu gradito. Volendo dare ragguaglio di tutti i quadri storici di maggior importanza che furono esposti alia pubblica vista, non dol)biamo pretermettere di far un cenno del soggetto trattato da Luigi Sabatelli professore di pittura neU'Acca- tleiuia nostra, sebbene il pubblico non abbia avuto agio di contemplarlo come meritava. Questo quadro fu esposto due soli giorni per la circostanza di averne il commettente fiorentino esatta la pronta spedizione. RappresentavaPietro Capponi , nno dei quattro cittadini di Firenze delegati a trattare con Carlo VIII, nelF atto che, stracciata innanzi agli ocelli del re la scrittura che conteneva le onerose domande dei Francesi, soggiunse con voce coiicitata = poi- che si domandano cose si disoneste, voi sonerete le iostre trombe e not soneremo le nostre campane = Quegli artisti che hanno tentato di esprimere co' mezzi loro alcuni fatti renduti importantissimi e sulilimi dalle parole del prota- gonista che la storia ci ha tramandate , scorgeranno di leg- gieri quali dillicolta si presentassero da superarsi onde tradurre chiaramente in dipinto il precitato argomento. Eppure tanta n' era 1' evidenza nel quadro del Sabatelli che I'osservatore noa iscortato da descrizione, non poteva prendere abbaglio nel riiitracciarlo neila propria memoria. A chi poi iia veduto altre composizioni del nostro esiiiiio professore ( clie molte se ne conoscono specialmente ese- guite a penna ) sara agevole V idearsi il moto slmultaneo dei quattro delegati, lo sdegno e la furia oiid' e coacltato il protagoiiista , la di lui bocca aperta , il destro braccio proteso coirindice alzato, I'altro serrante in pugno ua brano della lacerata scrittura ,■ dal lato di Carlo VIII la sua sorpresa , il dispetto neMjaroni francesi ond'era circon- dato, alcuni degli Svizzeri in atto di moversi a vendicare r olTesa j in soiuma gli si parera davanti una sceila tutta VARIETA. 417 fuoco, tiUta movimento, tutta espressione. Nel fondo cU una sala niagniricamente atklobbata e clecorata degli steni- mi della Repubblica fjorentiaa scorgevasi da im aperto verrone la graiide cupola del S. Giovanni con altri fab- bricati. L' autore poi con molto avvediinento introdusse come spettatori del fatto alcuni personaggi storici, come 11 Padre Savonarola, il Cardinale della Rovere, clie fu poscia Giulio II , ed altri onde variare cosi di caratteri e dare maggior verita al suo concetto. Squisita generalmente u' era la esecuzione, ed anzi se ci e pennesso toccare qualclie cosa intorno ad un'opera dl un esperto professore, la direramo in alcune parti lino troppo accurata , giacclie ad una certa poca distanza se ne perdevano Ic bcllezze , ed in altre poi mancante di qualche tocco di maggior risoluzione come nella testa di Piero Capponi die ci ap- parve troppo sfumata. Anclie P orizzonte se fosse stato alqiianto piii illuminato avrebbe ancli'esso contribuito ad un eiPetto ancora maggiore. Qaeste piccole mcnde comin- ciamrao a ravvisarle allor solamente che P animo nostro erasi rinveniito dalla sorpresa e dalla commozione die ayeva in nol destato questo niagnifico lavoro. H miracolo di Cristo sul Gieco nato, di Giuseppe Piroli. Questo quadro, che direbbesi a prima giunta di mano di uno de'primi maestri tedesclii o llammiuglii, non fu cer- tamente dalla moltitudine considerato con quelP attenzione c'le rlcliiedevasi per giudicarlo, e forse in mezzo a tanti nioderni la moltitudine sara passata oitre, reputandolo antico. Col trattenervisi sopra veggonsi emergere grado grado diversi pregi die non si rinvengono in altre opera luoderne , e fra questi una non ordiuaria diligenza. Ma luentre il quadro ci svela Piiigegno del suo autore, ci ripete eziandio una solenne verita, P incalcolabil numero de' capricci delP intelletto umanO;, giacche ove P autore to- gliesse, colic prerogative che possiede, ad imitare piu nobili e grandi esemplari , riscuoterebbe una generale amniirazione. Una casta Susanna co" vecchloni , la Madonna col bam- bino ed alcuni ritratti , di Faolo Brioschi. In tutti i suoi saggi noi ravvisammo un giovane , che tende a far bene , che ha le qualita necessarie per rinscire, ma che scmbra non del tutto persuaso sulla scelta de' mezzi da impicgarsi. Lo 'studio continuato sulPantico, a parer nostro, P avrebbe BibL lud. T. LXIII. 2 7 4l8 V A R I E T a'. condotto a prcstnre mlgliori forme alia figura della sua Su- sanna , in cui d'altra parte ci va a grado il tuono delle time imitate con niolto amore dal vero. Questa nostra opinlone viene pel principalmente avvalurata da una di lui hella copia di nn quadretto del Coi-rej2,gio esistenle nel Museo di Napoli rappresentante lo sposalizio di S. Caterina, giacche questo di lui studio ci fa chiari die ei vede Tarnionia, esercita la diligenza , imita con successo. Ma queste sole doti noa bastano quando si camniina a creare; troppo scarsi sono i modelli naturali che abbiano una corrispondenza generale di scelte forme h il possesso di queste deve for- mare il restante del corredo di clii intende esercitare la parte piii nobile della pittura. Fra diversi ritratti esposti da Cesare Poggi , nome da noi ripetuto in altre simili occasioni , campeggiava nel mezzo un qnadro di media grandezza in cui era espresso un drappello di prodi Greci che apertosi il passaggio in mezzo alle schiere Eglzie, cli'entrano in Missolungi , si allontana dalla loro patria gia in preda alle fiamme. Noa sapremmo dire se piii la bellezza dell" argomento , o il modo deir esecuzione attraesse gli sguardi della moltitudine. Ma cio che vi ha di certo si e clie se I'autore del quadro non si lasciasse dominare da una soverchia fretta di ope- rare , essendo dotato di una capacita di comporre e di una vivace immaginazione, eviterebbe d'incorrere in alcuni difetti di proporzione troppo visibili che oscurano in gran parte il lato buono delle sue produzioui. Di un cenno di onore trovammo ben degni alcuni saggi che insieme a diversi ritratti espose Antonio Bnnfi , giovane artista , del quale abbiamo favellato negli anni addietro, Non ci e persona appena iniziata nelle arti , o delle arti dilettante, la quale, quantunque non abbia visitato Roma, non sappia la deplorabile fine della infelice Cenci , con- dannata al patibolo per la uccisione del padre. II famoso ritratto di essa che ne fece Guido , allettato, come si pre- tende , dalla di lei avvenenza , e le incessanti copie di questo tanto a olio, quanto in rainiatura , che se ne vanno facendo tutt' ora , e che si spargono ovunque , contribui- scono a diramare la notizia del fatto anche tra il volgo. Da quel fatto il Banfi cavo il soggetto per uno de' suoi quadri, avendo rappresentato il momento in cui alia Cenci vien letta la fatale sentenza : il carcere e rischiarato da V A n I E T A . 4 1 () alciine faci , e 1' effetto della luce sulle divei-se figure com- poiienti quel tragico avveuimeato soddisfa in modo di pro- durre qualche illusione; siniilmente vanno a grado il cora- poniuiento e la generale esprcssioiie degli atl'etti. Di non miiiore iuteresse risultano eziandio due altri quadretti del giovane autore , ne' quali espresse , in uno le lagrime di una vedova clie accoinpagnata da un piccolo fauciullo vi- sita il luogo dove riposano le ceneri delT estinto consorte: neir altro la inoglie di un pescatore clie seduta e soste- nente un iKimbino in fasce volge gli occlii uuiidi di piauto verso la procella die imperversa. Nell' annoverar noi i pregi di queste opere non abbiamo potuto a meno di far voti onde venissero associati a qualche altro di non mi- nore importanza, da noi rintracciato indarno con nostro dispiacere. II render conto di tutti i soggetti di pittura storica esi- blti in quest' anno all' esposizione ci ol:)bligIierebbe a troppa copia di parole, ne questa , crediamo , tornar dcvrebbe gradita impiegandola nella descrizione o censura di alcuni abbozzetti non alibastanza digeriti , di alcuni tentativi s'io- vanili o di alcuni quadri , i di cui artellci mostransi te- naci della loro maniera. Non tronclierenio cio non ostante il presente articolo senza prima dar ragguaglio di due opere clie sebhene state esposte pochi giorni non lascia- rono di cliiamare V attenzione del pubblico e degli intelli- gent!. Erano queste un S. Pietro , figura grande al vero del Martelliai, professore di pjttura a Firenze, e Pietro il grande salvato dalla madre, nientr' era fanciuUo, da una rivolta degU Strelitzi, del Russo Steuben II primo coa un robusto e ben inteso disegno , con un fare largo, con un partito di anipie pieghe mostrava tutto il pomposo carattere della scuola fiorentina , e particolarmeute quello di Andrea del Sarto. II coaiplesso pero di tutta questa fignra non accontentava del tutto gli occlii avvezzi a piix gentili proporzioui , che sembrava inclinare piuttosto nel tozzo. Nel secotido quadretto assaporavasi il gusto della scuola iiamminga fraininisto a cpiello della fraucese, Pec- cato che nell' argoiuento si ben composto , in una espres- sione vivissima di aifetti, in si vago colorito a desiderare si avesse una maggior giustatezza de' piani su cui posano le figure; giacclie il passo di quel rivoltoso clie s' arresta col ferro alzato per colplrc, non puo calcolarsi;, siccome 420 V A R I E T A . parimente troppo lunga diverrebbc la parte inferiorc della figura princlpale per lo spazio die occupa in ijue' gradini ! Anche la luce piu ristretta e sagrlficata nei diversi acces- sory a\'rebbe cooperate noa poco a lasclar niaggiormente trionfare le parti principali. A inalgrado delle accennate osservazioni e qnesto un qnadretto nieritevolissitno di ador- nare il gabinetto , od accrescere la scelta serie della nobile commettente. Ora passianio a rivedere i marmi. ESPOSIZIONE DI SCULTUBA. Pompeo Marchesi, professore supplente di scultura nella I. R. Accadetnia di Milano , e socio di molte altre. Noi dobbianio essere tenuti iion poco a cjuesto egregio scultore clie da molti anni ofTre alia pubblica ammirazione piu opere egli solo , die noii tutt' iasieme gli altri efligiatori di marmi. Noi ci siamo coiigratulati piii volte col suo in- gegno 5 colla sua attlvita e colla suafortunai onde diremo di lui piu brevemente die nou abbiamo sinor costuniato, iiieiio iiitenti a celebrar i pregi delle sue produzioni , die gia sono in bocca di tutti, die a rilevarne alcnne mende , tolte le quali , ei potrebbe farsi piu degiio deU'alta sua nominanza. Di lodi, nettare talvolta inebbriatore della stessa virtu , egli puo esserne page e quasi sazio , tante gia ne ottenne cosi dai nostri die dai forestieri : ma la gloria 5 die e lento frutto del tempo , verra piii tardi , quaado la critica imparziale dai iiovero immenso delle opere sue scegliera quelle die sono veramente preziose e meritevoli della posterita. Tra queste, che poclie non so- no, avvisiamo die non ommettera la Venere pudica gia per noi largamente encomiata altre volte ; chi non sara dolce- mente tratto e lusingato da quel molle e delicato atteggia- mento, da quella grazia ;, da quei vezzi , da quell' incanto? Di riscontro alia medesima nel palagio di un' iilustre fami- glia , essa ( vogliamo dire la Critica imparziale ) trovcra la Muddalena , figura tra seduta e giacente, die tra le jjrime cose fu osservata nell' esposizione di quest' anno , e stara alquanto sopra pensieri prima di accordarle un egual ono- re. Considerando prima di tutto la composizione, essa do- mandera se quesla sia la Maddalena penitente o la pecca- trice : die penitente la diranno forse quegli occlii rivolti pietosamente al cielo , e quelle lagrime die stcudono suUe T A R I E T A . 42 1 gwance ', ma peccatrlce la faran tnttavia sospettare quelle carni ancor fresche in cui nulla pote ne dolor , ne digiu- no, quel letto elegante, quel delicato polviglio, i quali ti ricordano piu presto il palazzo di Magdala che la grotta di Marsiglia. Lo scultore obbligato ad effigiare una figura di riscontro ad una Venere ha voluto (crediamo) rappre- sentare quel momento in cui la bella suora di Lazzaro prima di prostrarsi a pie di Cristo nella casa di Simone il Fariseo, sente nel cuore i primi nioti della grazia. Si direbbe che dope una notte tumultuosa di alFetti , rom- pendo in araarissinio pianto , comlnci la sua conversione col gettare da se gli ornamenti della sua vanita. In fatti ella tiene ancor nella mano un fregio del capo , che non sa per anco abbandonare ; il momento del compiuto trionfo non e ancor venitto. I\Ia qnesto concetto debbesi in certo modo indovinare per trovar nna ragione del fatto che si ha dinanzi agli occhi ; nulla te lo dice con chiarezza .... Che se la critica vorra ezlandio scorrere sui particolari , trovera forse alquanto snella la parte superiore in con- fronto del resto , poi domandera perche quelle chiome si scarse al nascimento van crescendo nel dividersi fino a formarne una ciocca voluminosa che dietro una spalla di- scende a posarsi sul letto ? perclie la dolente appoggia si lieve il condilo del cubito sul rotondo guanciale mentre pur vi sostiene la persona ? perche i cuscinl cedono si poco al peso di quelle membra bastevolmente carnose? . . . Ma la di lei severita verra non poco a calmarsi nel con- siderare il bell' insieme di tutta la figura , la graziosa atti- tudine , Tespressione della testa, la morbidezza delle carni, la sceltezza delle pieghe , la squisitezza dell' esecuzione che in alcuni accessor) e poco meno che maravigliosa. Clie dir;i essa in fin de' contl? Noi non oslamo farci giudici delT av- venire. Se i costumi non saranno allora piii severi, amiamo sperare ch' essa fara grazia , quanto al concetto , a questa INIaddalena poco penitente ( clic forse val poco ciiiara) come gia fecela a quella del Correggio che pure non ha pin de- cente contegno : se no , Irf battezzera con qualclie altro nome ; sacro o profano , storico o niitologico, non importa; e trovandola si ben rispondere . in qualita di riscontro, alia Venere pudica, non la vorra disgiungere, e pel inerito deir una dara passo ancho alPaltra tra lo opere che ono- rano questa eta ccrtanicntc glorlosa per le arti. 422 V A R I E T A . DI questa nnova prodnzione del professore Mai-cliesl non abbiamo voluto pailare in nostro nome per la dinicolia di teneici in mezzo tra niolti bucc'matori che la nietto- no in Pai"adiso, e alcuni avvednti sapiitelli die mordono talvolta giusto e sempre forte. Le altre opere di lui spar- se, per la loro copia, in due sale, sono busti e bassirilievi, Parlando de' primi ripetlamo volontieri cio die piu volte abbiam detto sulla niirabile facilita di colpire le fisonomie nei momenti di maggior espressione , e sulla diligenza squisita nel trattare i marmi; solo vorremmo in generale una maggior leggerezza, varieta e morbidezza ne'' capegli. Uno pero tra gli altri , per essere di una colossale diiiien- sione, ci attrasse in modo particolare, e vi abbiamo tosto riconosciuto vin gentilissimo poeta die avendo assunto le parti di oratore , fece gustare tra noi un nuovo genere di eloquenza tutta raglone e sentimento vestita delle piii belle reminiscenze de'classici. Fra i bassi rilievi quello per com- niissione della signora contessa Visconti rapprescnta una donna seduta e piangente , e sparge da vero una soave mestizia die ti piomba al cuore. Quello per commissionc del signore lorion , quanto al concetto ci parve una gentile e afFettuosa variante di un altio della stessa mano, in mag- gior dimensione , gia per noi veduto in altre esposizioni. Un terzo e destinato a parlarci del conte di Strassoldo, gia presidente dell' I. R. Governo. II primo sentimento die ci venne fu una certa tristezza di veder raccomandata a si tenue monumento la memoria di un uomo die lia si ben meritato del nostro paese. Nulla di peregrino nel concetto: una donna stante e lagrimosa che abl)raccia un'urna se- polcrale; ella ti dice pocliissimo al cuore, forse perclie vi trova gia tante cose. Alcuni avrebbero desiderato un po' piu plccoli i piedi , un po' jjiii corto il braccio che si stende aU'urna, ma noi ci siamo piuttosto compiacluti di un accessorio che in via d' arte e poca cosa , ma in pensiero e una verita sentita profondamente da tutti i Lombardi. La giusiizia I'u il carattere del magistrato che qui si piange^ ne I'amicizia, he la maldicenza non giun- sero niai a sviarlo dal suo proposito. Quindi I'artefice, obbligato a tenersi a pochissimi mezzi effigio sul piedistallo, che sostiene I'urna, da una parte un cane, simbolo dell'ami- cizia, e dalTaltra una serpe, simholo della maldicenza e dl qualunque altro insidioso sentimento: nel mezzo sta una V A R I E T A. . 423 bilancia die non piegasi ne agli oflicj carezzevoli deirnno, ne alle frocU tortuose dellaltra. Senibrera uii piccolo pen- siero, ma in tenui labor. Noi abblamo per tal modo inter- pretata la niente deH'autoie. Che se iiiai agli enunciati simboli si volesse applicare ua senso diverse, noii ne ver- rebbe punto mliiorata la verita dellelogio, giacche di pradenza e simbolo il serpeute , come di fedelta e qnello del cane •, i quali pero a senso nostro avreljbero potuto unitamente alia bilancia figurare in una maggior dimensione e quindi piii decorosamente , se fossero stati aggruppati nel fregio o anche ripartiti ne'piedritti del monnmento. Ci restereblie a parlare di una elegante ligurina rap- presentante una fanciulla die vezzeggia un bel cane; ma ce ne riportiamo a quanto fa detto V anno scorso quando ne abbiamo osservato il modello. Semplice il pensiero, graziosa , naturale I'aUitudine, finita fino alio scrnpolo la esecuzione. IMa per trovar pnr a dire, soggiugneremo che il masso su cui siede la gentile creaturiaa ne parve troppo esile ed angusto; siamo tentati di dirlc aH'oreccliio : non ti muovere per non cadere. Qui liniscono le opere di Marcliesi al quale chi volesse negare molte di quelle doti che valgono a fare un grande artefice, o niostrerebbesi cieco, o mentirebl^e al proprio vedere, e cbi tutte gliele accor- dasse in un grado eminente farebbe dire al rovescio di Tiil- lio, ch'egli e amico della verita, ma pin amico di Platone, Un ritratto scolpito dal professore Gio. Battista Comolli ci ha fatto sovvenire le lodi che abbiamo tante volte tri- butate a questo artista , e piix vivamente sentire la di lui perdita dolorosa avvenuta quest' anno. Del glovane Stefano Butti di Vigfiiit era un laassorilievo sepolcrale rappresen- tante la Religione che indlca un' erma di uomo benefice, effigiato di fronte. La figura principale trattata con piia dihgenza ed accuratezza che novita, per quella niano spor- gente oltre il dovere, ne sembro piuttosto accarezzare che additare il busto mentovato ; atto che non pochi dissero troppo familiare in una figura simbolica di tanta dignita. Anciie Stefano Franchi, economo dell' I. R. Accademia, in mezzo alle moltiplici sue cure , trovo qnaldie ritaglio di tempo per deliziarsi nella sua priniiera professione : come sfogo del suo amore per 1' arte consideriamo il bnsto di «n putto che, oltre la somiglianza , ofFrlva non pochi indizj cleir attitudine dell' autore a modellare e trattar bene il 424 V A R I E T A . inaniio. Ern dcllo scnitorc Antonio PasquaU una Maddalena peiiitpute , la quale tra mezzo alle inolte clie figurarono in quest' anno cosi in pittura come in iscoltura, non fu punto sorpassata dagl" intelligenti , tanto per alciinl suoi pregij quanto per quella irrefienabile smania de' confronti. Ahssandro PiUtinad pose in mostra nlcune opere che danno fede de' suoi studj fatti , non e guai-i , a Roma. Oltrc alcuni modelli di ritratti ed una statuetta rappresen- tante 1' Innocenza , in cui lavvisammo piii studio di verita che di eleganza , ci fernianimo con piii agio su di un pic- colo Ijassorilievo in maimo, tratto da una creta di Thor- waldsen, e modellata sui principj dell' antico : era il con- cetto di queir ode amabilissinia in cui Anacreonte dice d' aver accolto Amore in una notte tempestosa. Non sap- piamo quanto fedele fosse questa copia, ma certo ella era con somma diligenza condotta. II noma del celebre com- positore ci sofToco nell' anirao ogni altra considerazione. Una Flora, piccola statuetta in marmo, di Gaetano Mocclli sarebbe stata gentilissima cosa solo che avesse esibito ua iiiento meno turgido e alcune pieghe meao striate sulle cosce. Girolamo Rusca mostrasi erede deirabilita dello zio nel- I'arte di scolpire ; era di sua mano ua ritratto che alia somiglianza accoppiava grande finitezza di esecuzione. Ne parve eziandio che rapidamente progredisca Gaetano Ben- zoni , del quale osservammo alcuni ritratti ed un piccolo Jjassorilievo in marmo : dei primi direnio che chi e piii vicino di sangue ai rappresentati vi riscontro una somi- glianza che noi ci siamo indarno sforzati di vedere ^ il bassorilievo in cui era espresso il bacio di Venere e di Amore, quantunque pregevole dal lato dell' esecuzione, non ci ofTri quelle forme, ne quel calore ch' esige un con- cetto di assoluto hello ideale. Collochiamo in fine un' opera che avrcmmo dovuto porre fra le prime, una testa di Ettore galeato, lavoro in marmo del carrarese Pictro Fon- tana , socio corrispondente di quest'I. R. Accademia. Tras- pariva in questa lo studio ragionevole dell' autorc sui clas- sici modelli deli'antichita , una padronanza di scalpello, ed un artificio singolare nel toccar le parti leggiere si difiicili nella scultura : i capegli e la cresta dell' elmo non avreb- bero potuto essere piii acconciainente lavorati in molle cera. Perche applicare la doratura ad alci\ni fregi niiuuti V A R I E T a'. 425 del clmiero ? Potrh 1' autore difendcrsi coa qualche antico esempio-, ma iion tutti gli esempi anticlii sonO da seguire indistintamente : il nostr' occhio mal sofFeriva que' Inccicori. (Sard continuato.) F. GEOGRAFIA E ANTIQUARIA. Lacune, 0 mancanze nella topografia e nelle anticldta dflla Grecia. — II dottor Holland in una delle ultime adunanze della Societa geografica di Londra ha eccltata Fattcuzione de' viaggiatoi-i nella Grecia su diversi punti, e fra gli altri sui segnenti: 1 .° Essendoci da diverse testimonlanze affermato die la grande pianura della Tessaglia (a un tempo coperta d'ac- qua , esaminare se vi sia qualche formazione lacustre o terziaria intorno alle catene de' colli ond' e clrcondata. 2." Determinare la posizione del celebre antro di Delfo, doade la Pitia pronunciava gli oracoli. II signer Holland attenendosi ad un passagglo di Giustino (lib. XXIV, c. 6) pensa che d' uopo sia cercare tale caverna in qualche parte superiormente alia fontana di Castalia , ascendendo sulla dirupata fessura da cui dividousi le due sommita di Delfo ; e aggiugne che alcune correnti infiammabili di gas idrogeno cajburato sgorganti dalle crepature dello scoglio essere potrebbero di guida per iscoprirla. 3.° La situazione del famoso oracolo di Dodona nell'Epiro. II sig. Holland e d'avviso che potrebbe rinvenirsi nel ter- rltorio bagnato dall'Arta (^Arctthus') piuttosto che in quello di Jannina, dove dai viaggiatori fu arbitrariamente collocate. 4.° Si potrebbero esaminare i monasteri delle Meteorc ( cosi diconsi alcune inaccessiblli rupi della Tessaglia suUe quali i Greci avevano un tempo erette delle fortilicazipni, ed era trovansi de' monasteri) per iscoprirvi del manoscritti: esaminare si potrebbero ancora la formazione geologica delle stesse Meteore , e quella ancora dell' alta catena del Pindo, il corso della valle deU'Areto, risalendo da Kalarithes a Metzovo , ed il passaggio a traverse delle montagne per le quali si entra nella Tessaglia. 5." II distretto di Paramithia uell'Albania esser dee pur visitato per le sue antichita. 426 V A P I E T a'. 6." L'antico Teatro presso di Jannina merlta non nieno Tattenzione de' viaggiatori. Esso fu trascurato da tiuti colore che passarono per qnesto cantone, trattone il colou- nello Leake. 1° Non fa mai riiitracclata la posizione della tetrapoli dei Dori; e nondimeno fra que' diversi panti die nella Grecia presentano un campo alle future ricerche , men- zionar si dovreblie tra'primi Tebe, Corinto, Argo ed Olim- pia , 1 qviali a motive di polltiche circostanze non furono mai esamlnati con bastevole attenzione. Questi luoglii sono d'altronde importanti d' assai per la storia, e famosi per varie opera d'arti belle. C O S T U M I. La Socleta aslatica di Londra ba nello scorso aprile rl- cevuto in dono un curiosissinio giuoco, che ora e di gran luoda neir India. Questo giuoco cliiamasi il Ciclo e t Inferno; e fondato sui sistemi de' metafisici indiani, e molto asso- miglia a\ nobile giuoco dell' Oca. Esso consiste in una specie di scaccbiere , diviso in un certo numero di case o qua- dretti , in ciascuno de' quali si suppone rappresentato il sistema teologico di qualclie filosofo indiano. La niossa del giuoco e basata sui metodi che tengonsi come i plii adatti per giugnere alia celeste beatitudine : contiene percio due cieli e due inferni. II gran Cielo o mac ska e 1' essenza divina, a cui giungono le anime dei biioni per dilTerenti scale, r una delle quali, detta Capila, e brevissima, al contrario lunghissima I'altra, detta di Patanjali. Si fa uso di due dadi , e di tante pedine quanti sono i giuocatori. Le pedine sono di varie forme , e ciascuna di esse ba un difFerente colore. II nome dell' inventore di questo giuoco e Trivingally Acharya Shastree. (/. G.) AGGIUDICAZIONE DI PREMIO. L'Accademla reale delle sclenze di Parigi , nella solenne sua pubblica seduta per 1' anno i83i, proclanio di aver assegnato il premio della medaglia d'oro agli autori di varie Opere e Memorie relative alia fisiologia esperimen- tale , in attestato della stiina cli ella professa a siffatU loro lavori. Or gl' Italiaai sapranno con molta compiacenza e V A R I E T A . 42^7 con gioja ( e noi percio siamo sollecitl ad annunziarlo ) , che due dei loro dotti sono a parte delLi noLile schiera dei premiati. Un d' essi e il sig. Panizza, professore di ana- tomla neir I. R. Universita di Pavia , premiato per le sue ricerche sul sistema nervosa e linfadco degli organi della generazione (V. Bibl. ital. torn. 60.°, pag. 28); 1' altro il dott. Mauro Ruscoiii , premiato per V unione de' siioi lavori suW organizzazione dei rettili di onfibia vita in istato aduUo € di girino (V. Bibl. ital. t. aS.", p. 829; t. 62.°, p. 219). Gli altri fisiologi OQorati di premio , e gli scritti che loro il procacciarono , sono i seguenti : II sig. Baer, premiato per la sua opera sullo sviluppo degli animali, e special- mente su quello degli nccelli ; il sig. Burdach pel sue grande lavoro sul cervello, e pel suo lavoro fisiologico sulla generazione ; il sig. Rathke per la sua opera sullo sviluppo del gambero; il sig. Poiseuiile per la continuazione delle sue ricerche sul fenomeno della circolazione ; il sig. Ja- cobson per la continuazione delle sue ricerche sul sistema venoso renale, e sulle cassule sopra renali. ERRATA-GORRIGE. Tomo 63.° Pag- 4 Un. a 3 animh ^''gS' "nnis » 261 3) 8 p»rti piu liiminoss » parti pin luminose del (juadro. del cjuadro ! » 2O6 » 17 pertorreva » precorreva It. GiRONi, F. Carlini, T. Fvmagalli e G, Brvgnatsllx, dircttori ed editori. Pubblicato il 29 ottobre i83i, M'dano , dalV I. R. Stamperla. 428 INDICE delle matcrie contenute in qaesto tomn LXIII» PARTE I. LETTERATUUA ED ARTI LIEERALI. P< oesie minori del Petrarca , volgarizzate da poetl d- venti. o da poco defunti pag. 3 Collection des Costumes venitiens da 19.' siecle, par E. Bosa » II Scene popolari e sociali venete del secolo rg° di E. Bosa » ivl Del Costume veneziano sino al secolo 1 7.% di F. Mutinelli » ivi Quadro storlco della greca architettura , del marchese Blcdaspina di Sannazaro " 18 Della Colonia dei Gcnovesi in Galata , di L. Sauli . » 146 Opera ornnmentale di G. Borsato : con Cenni storici dell' ornalo decorativo italiano , di G. Vallardi. . . » 169 Saggi di M. de Montaigne, traduzione di G. Canini , nuovamente purgata e corretta " I'jS Colonrie presso la basilica di S. Lorenzo in Milano . >> i85 Delia Callqfilia ( Amore e studio del Bello ) , di G, Ve- nanzio " 289 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Delle malatlie della mente , di L. Ferrarese " So Lczioni di calcolo sublime , di A. Bordoni » 41 De' reati die nuocono all' industria , di L. Bianchini . » 189 Sulle mummie di Venzone , di F. M. Marcolini ... 1/ 204 Statistica agraria della Val di Chiana , di G. Giulj . » 33o Meccanica elementare , lezioni di A. Gahba " 340 Sistema compiuto di polizia medica , di G. P. Frank ; traduzione con aggiunte e note di G. Pozzi . ..." 353 Del metodo di curare le malattie dell'uomo, di G. P. Frank, traduzione con note di L. llorelli, e col testo a fronte " ivi Monographia Tuberacearum , C. Vittadini v 3i5 Estratto delh Memorie scientifiche dcW Accademia me- dico-dururgica di Fcrrara " 359 1 N D I C E. 429 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRA.NIERE. Voyage a Calcutta , a Bombay, etc., par R. Heber pag. 61 Sopra i mezzi di aumentare la produzione de' foraggi neW Austria sotto I' Eno , di F. di Heintl " 84 Enciclopedia dell' arte di guerreggiare per terra, di G. De Guerard " 94 Les voyages de Jesus Christ v 209 Antichita del Messico , illustrate da A, Aglio v 362 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. Agraria. — Calendario georgico della R. Societa agra- ria di Torino " 129 Elementi per la fabbricazione de' vini, ecc. , del rtiar- chese Malaspina di Sannazaro "236 Giornale agraria toscano • " ^97 Arti belle. — Opere tutte di G. G. IVincJielmann . . » 219 Collezione de' piii pregevoli monumenti sepolcrali di Venezia e sue isole , illustrati da A. Diedo ..." 119 Del modo di tracciare i contorni delle ombre prodotte dai carpi iUuminati dal sole, di P. Landriani . » 121 Vedute di Sardegna , di G. Manna » 2 2 3 Bibliografia. — Sopra due edizioni del Decamerone , 1! una col titolo delle Cento novelle antiche ..." 229 Critica. — Critica alia Gerusalemme liberata di T. Tasso, di A. Tdlani " 97 Filologia. — ■ Grammatica elementare della lingua ita- liana , di S. Franscini >/ 2 2 9 Grande Dizionario francese-italiano e italiano-fraii- cese ; accresciulo " 23o Fdosofia. — Riflessioni ideolagiche ili E. Visconti in- torno al linguaggia grammaticale de' popoli colli » 122 Fisica e chimica. — Opuscoli scientifici di A. Cappello >> 389 Geografia e Viaggi. — Guida al logo di Coma, ccc. » 220 Legislaziane. — Istituzioni del diritlo ciiile austriaco, di A. Rcale " 127 430 I N D I C E Matematica. — Lczionl di aritmetica e dl algebra, di G. Gorini pag. 128 Medicina. — Essai sur la crdnologie , par Cappello de Sanfranco » i35 Fondamenti dl terapeutica generale e di materia me- dica , di F. Gozzi n i36 F. C. Laurentii Onomatologia antliropotomica ..." 284 Opuscoli scientjfici di F. Tantini "2 35 JVuniismatica, — Descrizione di olcune medaglie gre- che del museo Chaudoir , di D. Sestini "228 Poesia. — La Cetra, di C. Landriuni " 96 Saggio poetico di G. Spagnolo •> ivi Foesie di D. Jiossi "227 La Bihbia di Rafaele Sanzio nel Vaticano, descriua da A. M. Hicci " 228 Foesie di L. Carrer " 374 Grassa e Ceresio, fatto storico Veronese del secolo 1 2 ,", scritto da G. Orti " 98 Caterina Medici di Brono , novella di A. Mauri . » 22 3 Tesmondi, novella; ed allri opuscoli amenl ed eruditi » 22 5 Religione. — Descrizione della Palestina, di G. Fen-ario » 214 Orazioni fanebri di Bossuet , con note dl P. Monti >> 38 j Prediche dell' abate De Cambaceres : traduzioni di S. Jiossi e di I. Casarotti v a 3 1 Sulla eloquenza delle prediche quaresimali di P. Se- gneri, Memoria di G. Finazzi "388 Sloria. — Fainiglie celebri italiane , di P. Litta . . . » 219 Dizionario storico dl F. S. de Feller " 38o Notizie appartenenti a Pavia , di G. RoboUni ..." loi Memoria intorno it Piano d'Erba, di C. Annoni, . » 107 Cenni storlcl sulle due Universlta di Pavia e di 311- lano "385 Rlstretto della Storia della letteratura itallana , di F. Salfi " 220 Storia nalurale. — Dizionario classico di storia natu- rale ; traduzione dal francese "2 32 V ARI ETA\ Arti belle. — Esposizione degli oggetti di belle artl ncl- l' I. R. Palazzo di Brera. Articolo I "257 — • — Articolo II "416 Testa dcll'Ariosto scolpila in avoiio dal Rlzzoii , . » i38 I N D 1 C E. 43l Nuovo metodo di litografia, di Bulton pag. a53 Costumi. — Cielo e Inferno, giuoco indlano "426 Errata- corrige " H^ » i^i'j Fisica. — Osservazioni meteorologiche di luglio fatte in Milano " ^44 , . . agosto . . " a88 settembre . » i^Zo. Apparato elevatore de'fluidi in sostituzione alle mac- chine a vapore, di A. Bernhardt con tavola in. rame u 208 Geografia e Viaggi. — Imboccatura del Niger: sunto del viaggio dei fratelli Lander » 253 Lacune nel'a topografia e nclle antichita delta Grecia " 42 5 Jdraulica. — Aprimento del gran Canale negli Stati Uniti d' America >/ 256 Matematica. — Problema di cronologia " i39 Medicina. — Estratto da una Memoria di uno de' piii dislinti medici di Vienna, che ha studiato per due mesi in Galizia il carattere del Cholera . . . . " a68 Sul Cholera morbus. Articolo III " 272 Necrologia. ■ — Giuseppe Grassi >; 2 85 Premj della medaglia d' oro conferiti dall' Accademia reale delle scienze di Francia ai signori B. Pa- nizza , M. Rusconi , Baer, Burdach, Rathke , Poi- seuille e lacobson per le loro opere di fisiologia esperimentale v 426 . de' grandi e piccoU concorsi di belle arti in Milano 1/258 Storia naturaJe. — Faggio sempre verde »» 142 Reltificazione dell' articolo della Bihlioteca italiana sul- t Istruzione teorico ])ratica de' giardini di piacere appartenente alia Biblioteca agraria >/ 143 Prole generata da un leone e da una tigre . ...» 246 Nuovo minerale dei contorni di Roma » ivi Descrizione della pietra litografica del monte Sasso presso Brescia , scoperta da G. B. Ragazzoni . » 2 5 1 Goethe scienziato " 247 Osservazioni meteorologlche fatte all' I. R. Osseivatorio dl Brera. S E T T E M B R E i85i. M A T T I N A. < Sera. 3 6 -3 2 S2 0 s 3^ Slato del cielo. 6 u u a oj 6 a; "^ Stalo del cielo. poll lin. 0 poll liii. 0 I a; 9,5;+i4,3 E N E Sereno. 27 «,7 +25,5 SSE Ser. temp, piog- 2 27 7,8 +i3,5 E Sereno. 27 6,8 +i8,S E N E Nuv. pioggia. 0 27 3,8 +10,0 NE Sereno. 27 5,0 +,4,b E N E Nuvolo. 4 -7 6,5 +10,5 NE Nuv. pioggia. 27 7^0 +16,0 S 0 Nuvolo. 3 27 8,0 +10,5 N Nuvolo. 27 8,5 +17,0 0 S 0 Sereno. G 27 P.7 +10,0 N N oiSereuo. 27 10,0 +18,5 SSE Sereno. 7 27 10,4 +11,0 £ N E'Sereno. 27 10,7 +iS,o SSE Sereno. S 27 10,3 +12,5 E Sereuo. 27 10,0 + 19,0 E N E Nuv. pioggia. n 27 q.o +12,7 ESE Sereno. 27 8,6 +17,6 ESE Nuvolo. 10 27 5,5 + 12,0 N N E Nuvolo. 27 5,0 +18,7 0 Nuvolo. 1 1 27 7.0 + 10,5 0 N 0|St;rcno. 27 7,8 + 18,0 S 0 Sereno. 12 27 QnO + 10,0 NO Sereno. | 27 8,8 +19,0 NO Sereno. 10 -7 8,5 + 11,0 so Ser. alle ore 6. scoss. dl terrem. 27 7»7 +18,0 S S 0 Sereno. i4 27 7-,8 + II,.3 E N E Sereno. 27 7-> +18,0 SE Sereno. li) 27 8,0 +10,5 E N E Nuv. pioggia. 27 8,5 +1/^,5 N N E Nuvolo. i6 27 q,5 + 11,0 ESE Nuvolo. 27 9r)^> + 17,0 SSE Sereno. 17 27 10,0 + 9,5 +11,0 E Sereno. 27 10,0 +17,0 ESE Sereno. i8 27 q,8 N N E Sereno. 27 10,0 +16,7 SE Sereno. iQ 27 IO,Q +10,5 E NUYolo. 27 10,0 +16,5 SSE Sereno. 20 27 10,0 +10,5 K 0 Niiv. pioggia. 27 9,^ +17,0 0 Sereno. 2, -i? q,3 +10,0 so jSereno. 27 9,« +17,3 0 N 0 Sereno. 22 '^7 10,5 +11,3 E s E Sereno. 27 10,0 +17,5 SSE Sereno. 23 27 10,7 +11,3 E N E Niivolo. 27 1 1,0 +17,0 S Nuvolo. 24 27 11,0 +11,5 NO Sereno. 27 11,2 +17,0 ESE Serene. 25 28 1,0 +10,5 s 0 Sereno. 28 0,0 + i7v4 NE Sereno. 26 27 11,8 + 10,5 N N E Nuvolo. 27 10,8 +16,5 N N E Sereno. 27 27 8,7 +10,2 NE Nuvolo. 27 7,0 +16,5 s Nuv. pioggia. 28 27 7.5 + ir,o NE Nuvolo. 27 7,8 +16,5 so Sereuo. 2q 27 8,7 + 10.7 N N E Nuvolo. 27 «,9 +16,5 SSE Nuv. pioggia. 5u 27 9:0 + 1 1,5 !e n e Nuvolo. 27 8,7 +16,0 N N E Nuvolo. jVltczza mass, del bar. poll. 28 liii. i. 0 A-llczza mass, del term. + 23,5 j»inima . . . . + 9?5 niininia .... '^ 27 " 0, 8 J7 .. y .. Q med ia + 1452J ! Quaulila dcUa piog gia linec 42,91. II ^v -. r UMi^ "" m^. ,^,-