^ - ^v> ■.r s BIBLIOTECA ITALIANA GIORNALE LETTERATURA,SCIENZE ED ARTI CO-MI'ItATO D\ YARJ LETTERATI. ToMo LXXI. ANNO DICIOTTESIMO. L/ig/io, Agosto e Settembre i833. ■i^s^,p0j^ IMILANO PKEsJO LA DLBEZIONE DEL GIOKN.VLE. cne riescire lion dovesse ad alcuno dci due slavorevole , non po- tiebbe se non far siipporre nei due traduttori nn principio di emulazionc e una specie di gara, clic noi siaino bcii lunjii dal credere aver gianimai- fra di essi sussistiro. Ciascuno ha fatto il dover suo , e ciascuno ha coin[)iuto dihgentenionte il suo lavoro per quanto lo perniettevano le rispcttive forze e l' o- sciuita deir origiiiale in piu Uioghi intralciato, e og- getto di tVcquenti discussioni agli stessi piu prolbudi tilologi. Le tVasi vitruviane, anche piu astruse, sono recatc in italtano con sullkieuto chiarezza; 1' uno e 1' altro sforzaronsi di conservarsi tedeli e talvolta scrupolosi dell'esattezza nel rendere il senso dtl te- sto, e il tntto ben cousiderato, puo dirsi rhe abbianio in pieno due buone versioni italiaue, tolti di mezzo i barbarismi, nia'^sime d' ortosirara, die per ca^ioiie deU'eta in cui liirono eseguiie, iiicontransi nella vcr- sione del Barbara e del Ccsariano , e le licenze delle ([Mali non e sempre scevra quella del Galiani, co- nicche possa tuttavia considerarsi come la volgata. Se annunziar dovessimo liheramente il sentiniento nostx-o , saremmo quasi portati ad asserire (allonta- nandoci peio sempre dalP idea
  • o poteva farsi nienzione delle cosi dette mura ciclopichc, tanto prcdilettc dalla signora Dlonigl e dal signer Petit Radel , che noi pcro crediamo buona- incnle doversi riferire all' o/»<^ incertnm^ scnza che si abbia a costiinire un nuovo gcnere particolare di costruzione ; sni legnami dopera noti al Komani, sulla composizione dcgli edirizj , che ben diversa si mostra dalla disposizione •■, sui pesi , siii moduli, sngFinter- cohinnj , sulla vera delinizione e sulla essenza posi- tiva del podlo , sulla formazione della volata jonica ., nel qual luogo vediamo avere il traduttore consul- tato anrhe il Marini; e vorremnio veder corretto il nome di delV Orm , che e il Irancese Filiberto dc. r Orme , come nclle notizie preliminari si era ripc- tutamente storpiato quello d'l Mo J ho fiu in Jllojcfiofio, cose che appeua nieritcrebbero riflcssione, se non si trattasse di un" opera classica, destiuata all'onore del- r Italia ed alia istrnzione dcUa 2;ioventu studiosa. Alire note si aggirano sui diversi capitclli e suUe altcrazioni che vi si sono fatte per istndio di novita; suiraltezza dci lacunari del vcstibolo da Vitrmio asse2;nata , sulla rastremazione della luce dc2;li stipiti delle porte; sul vero signillrato della parola ccroslrall , che applicata cssendo ad ornamcnto di porta , noi quasi ardiren:- mo supporre alcun che di somi2,lianLe agli stiuchl Itt- cidi d' oggidi , che aUora forse prcparavasi con una S i>el,l'abchitettuua di Mvnr.o mescolanza di cera, come nc' codici dei tempi di mezzo spesso ricorre il vocabolo ceronia, e quello di ceratum; 8ul significato della parola trajectura: , nella quale nota pero si e stampato per erroie varicce in vece di varice; su le basiliclie, argoineiito gia dal protessore nobilmente trattato in altio scritLo ; su i teatri e su le precinzioni; su 1' armonia , su le note cromatiche e su i gcleii o su le scale ; su i l^ngni dcgli antichi e sul loro modo di fabbricare sott' acqua. AI libro V Vitruviano e aggiunta un" appendice , estiatta dal lib. IV, cape XIX di Qiidio Polliicc intorno le parti del teatro greco , e quesio squarcio polluciano e stampato ancli' esso a foggia di testo, con note a pie di pagina , sebbene esso sia rirhiamato nella nota I pag. 140, cosicche crederebbesi poter formare argomento continuativo delle note niedesime apposte al tcsto Vitruviano. CoUa detta Appendice e coll' indice si compie il primo volume del Vkriaio tradotto dalF Amafi ; ma nel secondo ancora occorrono note , sebbene non fre- quent! ne prolisse , pure per la materia loro assai importanti. In una di esse , per esempio , ovc trat- tasi dei cavedj , si fa cenno della singolare interprc- tazionc data a quei membri delle case degli autiilii romani dal sig. Jiiva di Vicenza , ma troppo mode- stamente forse vi si tiatta il di lui libretto intitolaLo Paladum , del quale si e renduto conto non troppo favorevole in questa Biblioteca (tomo 60.°, otto]>re i83o , pagina 70 ). Altre note di questo volume versano su Ic mcnse degli antichi, su i letti^jtcinj , su la magniHcenza delle case romane , sul metotlo antico di costi-uirc i pavimenti , sul carbonato di calce , cotto col concorso dell' aria libera , con die forniasi la calrc caustica o calcina viva , al quale proposito si parla ancora della calce idraulica uatu- rale , scoperta nell' America , se non die moke no- tizie posteriori all' anno 1825 si sarebbero potute raccogliere daU'opeia deU'architetto Vitre e dai bol- lettini del bafone di Ferussac: altre versano su le VITRUVIO POLLIONE. g ilipiiiture clie anticamentc faccvansi im metro in circa nl (lisopra de'pavinicnti, come pure cli altre pitture , nel qnal luogo non troviamo pero ben del'inita I'ocra, die crordiiiario e un ofsido di ferro; siil processo per forniare il cinabro anclie per via umida; sul nietodo di fbrmarc Y azzurro oltremarino , come pure la ce- russa o la biacca; sul ripristinamento deR'acqua mi- nerale di Pcnne nclKAbruzzo ultexiorc; su gli aspetti del cielo distinti dagli astronomi anticlii ; e solo ci duole che parlando delTantico stato della scienza astro- noniica, VJinali orna- meuii arcliitettonici, de" tempi i toscani , e di alcune maniere di architettura , sperialmente della gotica , della quale si espongono con molta chiarezza i prin- cipal! caratteri ; e noi non dubitiamo clie questa giunta riescira gratissima per uno studio di novita ed anclie di non indillerente istruzione per gli studiosi. Al libro V sono cqipiccate settc giunte , che ver- sano sul foro e sa la basilica , su la sovrapposi- zionc ncgli ordini , su la musica rit'crita all' archi- tettura, su i vasi dei tcatri , sul tcatro , su la pa- lestra e su le tcrmc. Celle note vediamo pure apposte a ques'o libro su i I'oii e sul loro uso presso gli antichi , su i diversi gcneri delle basiliclie , e su le calci<;Uc4je , su i diversi e;eneri di voci , delle quali si ragiona in proposito dclV armonia •, su i luoglii desti- nati ne' tcatri , sul topiario degli anticlii , clie noi non siamo lontani dalT avvicinare alle pergole nostrc ; su i poitici congiunti ai templi , su i bagni , su le stufe, non clie su sili sciuiratoi de^li antichi, e sino su i tarli e su le tercdiiii. Tre sole giunte veggonsi ap- poste al libro VI, cioe dei cavedj , atrj , tablini e di altre parti delle case antiche romanc, delle case pri- vate e degli cdilicj rustiri e suburbani, e delle loro 12 DIlLL ARGHTTETTURA DI MARCO adiacenze. Le note piu importanti versano su Je co- gnizioni astronomiche di Vilruvio, su Tamore di lui per r Italia, che madre clilania di genti egregiamente contempernte ^ su i triclinj, su i piumar j , che noi crede- remmo fabbricatori di letti o origlieri di piuine, anziche ricamatori , abusando spesso gli antichi del vocabolo di tessere: oltrc di che que" letti potevano essere iu qualche modo tessuti ; sul vero significato della voce camera presso i Romani, su le xenie o strenne che si mandavano agli ospiti , e su le imposte o le travi, die si pougono orizzontalmente a sostegno di un peso sovrapposto. o anche afllne di lasciare sotto alle me- desime un passaggio. Importanti sono pure le note aj)poste al libro Vll e quelle niassinie che si riferiscono ai coragi presso i Greci , al niausoleo ed ai suoi costruttori e illustra- tori , alle sette maraviglie del mondo dagli antichi enumerate, al terrazzo del Barbara o alio smalto del Galiaid, coUe quali voci si e interpretara la rudera- zione di Plinco, al quale pro|)osito si vorrebbe dagli editori udinesi accordare il diritto di cittadinanza al vocabolo di piepiano, nou registrato nei purgaii no- stri Dizionarj ; ai pavimenti in generale e in parti- colare a quclli di cotto , alle cannelle di palude, in- servienti a coprirc le capanne ed a formare le volte, nel qual liiogo jiotevasi notare che quella canna e X Arando phragmitcs dei moderni botanici, come cre- diatuo che per solo errore di stampa siasi nomi- nata dorax la canna di Dioscoridc e Teofrasto^ che e YArundo donax , nominata da Vitruvio canna greca. Belle son pure le note che si riferiscono alle tegole , a diverse specie di pittura , al f:dso gusto de" suoi tempi , menzionato da Fitravio , al minio, die giusta- mente contro il Galiani si fa vedere diverso dalla sandaraca , al colore isgino , che noi col Peirault e col Newton crediamo il ceruleo , e al slle atdco , che credianio un giallo bruno , atto a formar le ombre in mezzo ad altri colori, anziche un violaceo. Quat- tro sono pure le giiinte apposte a questo libro, Tuna VITKUVIO POLLlONr. 1 3 ciclla prospettiva tlcgli antirhi; la seconda degli archi f cicllc volte; la tciza dei rolori usati dagli atitichi e delle loro dipinture d' ornato ; la quarta della por- l)Oia degli antidii. In (piest' ultima si riferiscono con inolta eriiiliziotie Ic opinioni sin qui diviil^ate su la natnia di quel colore pieziosissiino; si cifaiio il libro di Teofilo nionaco cd altii scrittori piu reeenii, ma nessuii (Onto vediamo die si fareia del libio della Restituzluiie delle pnrpore i\c\\'' Amati , e una sola volta citato vediamo il libio dottissimo del cavaliere Rosa. Quaitro giunte veggonsi pure i'atte al libro VIII, la l)rima della riecrca delle acque ; la seconda conte- nente la descrizione de' tre celcbri aniniali, icneu- nione, coecodrillo ed ipjjopotamo; la tcrza della con- dotta delle accjue, e la quarta delle proprieta e degli usi prinripali delle acque medesime. RIa clii mai si aspettere))be di trovare al proposito della rlccrca delle acque un' anipia dissertazione sui pozz't. detti Aitcsiani, argomento venuto di moda 18 secoli ainieno dopo VUnaio} Cio forse rendeia piu scusabile Tardiniento nostro di volere sostifuirc alcune sostanze svelateci dalla moderna cliimica a2;li dementi crudamente menzionati dagli autichi; e su qucsta l^ase, (pialora si ammettesse, siamo d'avviso clie spiegarsi potrebbero moiti passi degli antidii scrittori , che alle cose lisiche si riferiscono. Tornando ai pozzi lorari o Artesiani, non solo si espongono cliiaramente le dot- trine dei signoii Gamier, Hericart de Tliury , Dickson e d'altri scrittori classici in questa materia, ma si fa anche vedcre che gli antidii andavano pur essi in traccia delle acque zampillanti, a un di presso , se lion coi nostri metodi , i.Imeno sulla scorta de* nostri prinripj. Del resto ben informati mostransi 2}\ cdi- tori udiuesi, non solo dei pozzi modaaesi , illustrati dal Raniazziiii, delle circo^tanzc groL)<^iche , che deb- bonsi avere in vista nelio scavamcnto di ([tie' pozzi , ne solamente delle pratidic adottate in Francia ed altrove . ddle trivcUe. dei tubi, dei cofani e di altri sinunenti. lua lin anche degli s'ritti reccntissimi di 14 DELL ARCIIITETTURA DI MAUGO Nicola Rossi di Vicenza , dell' ingegnere Jappelli di Padova, del teutativo fatto da quest' ultimo per aprire uno di que' pozzi ncl calle Pedrocchi; di altri tentativi o sperinienti fatti in Italia, del metodo finalmente di forare per via di percussione attribuito al sig. Johard dei Paesi Bassi , e proclamato con manifesto e posto in opera dall' ingegnere Brey di Milano. Quella giunta e certamcnte \ operetta piu compiuta che in Iialia sia stata pubblicata su questa materia, e ne potranno ri- cavare grande protitto gli odierni ricercatori delle ucqiie scdienti. — I tre animali ancora sunnominati si illustrano coUe notizie pigliate dai piu recenti scrit- tori ; e la dove si parla delle proprieta e degli usi principali delle acque , vediamo pure ricavati lurai preziosi dai piu accreditati moderni, e sino la com- posizione delle acque jninerali dai trattato di Du- chenois. Lo stesso lusso di moderne cognizioni , combinate con cjuelle degli anticlii dassici, vcdiauio conservato anche nelle note al libro IX, al quale sono apposte tre giunie, la prima delle scale, la seconda conteiiente alcune principali nozioni intorno al sistema moadiale, la terza su le applicazioni piu impoitanti dell'astrono- niia. Non fara dunque niaraviglia il trovaic qui com- pendiate le opere dc' piu reputati moderni astronomi , ben esposta la teoria degli orologi solari, presentata una cliiara idea delle carte geograliche e dei principj della nautica, secondo gl'insegnamenti di Bezout, di Bnuiacci, di Saiitini e di altri illustri niatematici. — Nelle note al libro X ed ultimo, non si vede piu quel lusso di moderne dottrins , ma in vece coUa pill squisita dassica erudizione si riscliiarano le mac- cliine Vitruviane. Tre siunte veggonsi anche al line
  • > 4. — Canaresi e Pappafava di Padova )( 9- 19 Este (D") ,,72. — JMonte (Del) di Montesansa\ina >> 10.69 Rossi di Parma » 6. 89 Visconti gia Aicardi di Milano » 2. 30 Vitelli di Citta di Castcllo . . » 3. 24 Tiitte le fatniglie linora pul)ljlicate , clie montano a qua- rantacinque , costano ausl. lir. 622. 40 coi rami, senza rami lir. 129. 90. ., nibl. Ital. T. LXXI. 2 2. Oo I. 12 I. 60 4- 12 . — • I. — 3. 80 2. 20 3. 24 lO FAMIGLIE CELECKI ITALIA1\E Oberto Obizzo suo figliiiolo segui da princlpio le parti di Bercngario II re d" Italia; ma poi fii di coloro die atidarono in Gerniania a chiamare Ottone I, quando il duro governo di Bercngario e le malvagita della regina Willa niisero ia tale tempesta I' Italia, che mold si persuasero the per salvarsi bisognasse far getto deir indipcndenza nazionale. Ottone poi lo creo conte del S. jiaiazzo. « Questa era la prima carica del re- » gno d' Italia, istituita per rappresentarvi il monarca. » Pavia era la residenza del conte. » Oberto II visse nel tempo in cui Arrigo II ed Ar- duino d' Ivrea combattcrono per la corona d' Italia ; pretendcndola il primo come succcssore di Ottone III, i'altro come cletto dai vescovi e dai primati italiani, i quali crcdevano die i loro padri, oflerendo la corona d' Italia ad Ottone, non Tavcssero o!)bligata perpe- tuamente all' impero. Oberto II fiivori prima Arrigo e poi Arduino: c pero quando 1" imperatore prevalse, egli rimase prigione, e i suoi beni e dominj furono avocati alia camera imperialc. rvieb])c poi qnaldie anno dopo la liljcrta e la signoria , ed r.nclic la grazia del principe ; morto il quale si adopero nnovamentc ( ma indarno anche questa vol'.' ) per inipcdire die la corona d Italia toccasse al tcdesco Corrado I. Di Alberto Azzo I ligliuolo di Oberto II non v'ha cosa notabile ; ma parlasi in vece a lungo di Alberto Azzo n suo succcssore. Nel ic.^5 costui era conte di Milano, dove poco di poi la sua autorita dovette cessare, per cssersi questa citta ribcllata allimperio. Pare die dopo il ic5(i, lumnltiiando per gravi fazioni riialia, egli siasi ritirato in Este per vivere quieto c guardare i vasti dominj die aveva in quelle adja- cenze. Venute poi le grandi contese Ira Gregorio VII ed Enrico IV, parteggio pel Ponteficc; e quando nel 1077 r imperatore lit obbligato di sottoporsi nella rocca di Canossa a quella memoranda nmiliazione, egli concorse a conciliare i due potenti avversarj ; segno non dubbio deir alta stima in cui era tcnuto. E da hii comincia cost la vera grandczza delta sua casa , ])l I'OHPEO LIXTA. 19 come allelic una storia iion piu intcnotta c!a inccr- tczze. Dalla prima niop,lie Cani/.za appaitcucnte all' illii- stre iair.iglia dci Guelpli o Welsches cli Svevia cbbe Alberto Azzo nn figliiiolo die sotto il nome di Guel- Ib IV fu chiamato in Gennania a racroglierc 1' credita inatcrna « e vi stabili la Jinoa Estcnsc da cui disccn- » dono "li atliiali sovrani d" Iii2.1id[erra ». 1 donunj cstcnsi d' Italia fuiono dati a Folco, a cui il iratcllo Giielfo non li lascio per altro godere paci- licamcnte. Oucstc controvcrsic di eredita si composero ai tempi di Obizzo I ncl 1160. « Dopo quest' epoca » gl' individui di sua casa cominciarono a denominarsi » col distintivo di maixhcsi d Este , cd il primo atto ■» die si conosra e del 1 1 65. Fu Obizzo uno de' piu » ia2;guardevdi personaiigi d'ltalia, e viveva ne' tempi » in cui Ic citta lonibarde impiegavano tutte le lore » forze per sottrarsi al giogo impcriale. Pare cli' egli )) pure si accostasse alia lega Conciliate p,oscia 5) uel 1 182 alia pace di Costanza le controvcrsic del- ■» I'impcratore colle citta lonibarde, anclie Oliizzo si » acquis:6 la grazia di Federico , e trovandosi nel •» 1184 alia si.a corte in Verona ottenne solenne in- » vestitura de' marclicsati di JMilano e Genova e di 5) tntti i ]iossessi dipendenti ckilT impero chs appar- 5) tencvano a sue avo Alberto Azzo. Conferivano tali :» investiture iin puro titolo. Le due citta dopo la pace )) di Costanza erano libere: nia sembra die 1" inspe- » ratore non volesse perdere I'autorita di costituire » i marcliesi di fjuelle provincie , ed Obizzo niante- » nere il titolo di una dignita di' era probabilinenie » ereditaria in sua casa col!a sperauza di luturi av- )) veninicnti a lui piii favorevoli ». Questo Obizzo nioii ncl 1 190. ^ Not.tbilissimo nclla storia di qucsta famigUa e Azzo V : c cio die 1" e2;re2;io autore nc dicj colla consucta sua encrjiica brcvita mcrita di csscrc Ictte- ralincme trascritto: « Prigione de' Veronesi in un laiio » razione per lui. . . . Tnlini^a lu la ripuiazione clie si )) acqnisto per la sua grande probita ; e tanta In la » fania di lui, clie gU Indiaiii lo credcttcro re dltalia, » e lo onoraiono con doui sin£;o!ari 3). Anclie Ercolc I fratello e successore di Borso lu un personaggio notabiIissin:o nella storia degli Estensi. Annnaestraio da molte e varie vicende imparo quella cautela ch' era divenuta si necessaria si priucipi ita- liani, dopo die Lodovico il flioro chianio ncl nostro paese la potcnza dei re di Francia. Cosi poi e2;U pote adoperarsi utilniente a comporre ir.olte discordie die agiiavano allora Y Italia. A lui e dovuia la pace c on- chiusa nel 1498 tra Carlo VllI e lo Sforza ; ed a lui c dovuto allresi, dice ii sig. Litta, che si calniasse il pazzo c ridicolo furore di Lodovico Xll , allorquan- do, cacciati coll' armi gli Sforza dal ducato di J\Ii la- no , Yoleva esternnnare tutti i principi italiaai clic erano fedelmente accorsi a difenderlo. « Era Ercoic » doniinato da moke passioni. Quella di viaggiare io » indusse a visiiar piii volte le corti d Italia, e col » pretcsro di voti ando in pellcgrinaggio a' s; ntuarj » eh' erano a' suoi tempi in maggior fema di miracoli. » Amo graiidcmenfe le feste, gli spettacoli , le gio- » stre , le cacce. II passaggio di principi per Fer- 5J rara , i matrimonj di lamiglia e quelli de' suoi cor- y tigiani erano frequente iiiouvo a quesli passatenipi. » ^DabLuamo a tali occasioni Y istituzione de' teatri in » Ferrara , donde uscirono gli attori die nelie pro- s' vincie d' Italia insegnarono il modo di rappresen- >i tare le commcdie. I Mmccmi di Plaulo lurono l)t I'OMPF.O MTT\. 2.) •)■> rnpprcsoiKau in Ferrara nol i486; c tranne VOifco ■» (lol Poli/iano ponno i Menccml csserc considcrati » per la prima lapprcscniazionc cscgiiila in I(alia. .. » Noil fu iioino colto, ma la sua coiio lu pcro scm- » pre la sedc tli distinti Ictterati. La rr(M[uentaroii() » il Bojardo , il Collciiuccio , il Leoiiiceno, il Gua- » jino, il Tibaldoo; oltre (li clie dobbiamo a lui rlio » si volgarizzassoio moltissinii codici greci , e lo sta- » bilimciito di una stampcria ebraica in Ferrara ncl VeiniU) ai tempi di Alfonso II, il chiarissimo autore parla della miseiabilc istoria del Tasso , e de' suoi amori colic sorelle del duca. Ej^li porta opiiiionc elie il Tasso Ibssc innamorato d" Eleonora , e che Lucrezia fosse innamorata del Tasso -, e si puo conch iudere , dice, chc amorejieiiassc con ambedue. II Tasso ncl 1575 fu allontanaio da Ferrara, nella quale occasiorie furono jiosie le mani sulle sue carte, e si trovarono poesie in I'aito d'amore con descrizione di casi clie non fi debbono mai dire ne scrivere. II Tasso lu poi rincliinso nello spedale de' pazzi , come sa tutto il niondo. FJeonora mori al iq a2,08!0 i58r per ram- mnrlco dclle. disgrnzic del poeta: AU'onso lini addi 2^ ottobre iSc;'^, e f(t pianta la sua raorte , non lit/: Lucrezia « liguio assai nella famosa caiastrole della » devoluzione del ducato di Ferrara alia Chiesa per » la morie del duca senza lie;!!. Clemente VIll aveva )) spedito il eardinale Aldobraudini suo nipote per » occuparlo. Cesaie d' Este ch' era diiamato erede , « avviliio daU'improvvisa comparsa delle milizie pon- )) tifi'-ie, cbl)e l" inconsiderazione di ailidare la ple- » nipolenza di un componimento a Lucrezia clic mohi » lo consigliavano di stransiolare. Essal cl'.e aveva » odiato sempie il fratello pei fatti tuttavia involti » nelle tenebre del iSjS, odiava il marchese di Mon- ■>i teccliio suo zio come autore di que' iatti, e alire?! » Cesare per la sola ragionc ch' era l":g!io del mai- >» chese. Lusinp;ata di diventar dm hessa di Beriinoro » precipilo iu Facnza una natura. Era un leone sotto rozze vesti. Tratiaio » dai frati con tutti i riguardi , si mantenne pero » senipre sopra di lui la piu grande vigilanza per 5) impedire che fiicesse del male ». Mori nel 1644 in un convento di Garfagnana eretto da lui medesin-.o. Non fu migl ore di lui il suo Figliuolo Francesco I a cui per 1' al)dicazione paterna pervenne la signoria nel 1629 e la tenne lino al 14 ottobre i658. Visse, a dir vero, in tempi difficili; ma ai mali delf eta egli aggiunse cjuelli di un' indole bizzarra e stravagante , si( che niolti pagaron caro F onore di essere stati per DI 'POMPEO UTTA. 25 qualche tempo nella sua grazia. « Narrano che fosse » iiomo di gran rcligione. Fece nioscliettare un pa- « rente del niaresciallo di Gassion per poco rispetto 3^ usato in una chicsa, e laceva pesare il cibo che » doveva prendcre ne' giorni di digiuno. E a lui die » venne in niente di separare gli Ebrei dai Cristiani, » cosicche nel i63(i fece il ghetto di RTodena. Co- » mincio il palazzo ducale con disegno degli Avan- » zini , e converti in luogo di delizia la rocca di Sas- w suolo ». Gli successe Alfonso IV al cui tempo la famiglia Estense ebbe finalmente (I'anno 1660) dalf impera- tore Leopoldo 1 investitura di Coi'eagio, principato ch' essa aveva comperato gia fino dal i633. « Amo » le arti , e a lui principalmente si deve la Galleria » Estense, cominciata in vero dal padre, ma da lui ■» taluientc accresciuta, che pno a buon diritto esserne y> riputato il fondatore x. Alia sua niorte lascio nn tigliuoletto di due anni, che poi nel 1674 comincio a govei'nare sotto il nome di Francesco II. Fino a quel tempo ebbe la reggenza dello Staio la vedova madre Laura Martinozzi nipote del celebre cardinale IMaz- zarino. Costei nel if.gg, dice il sig. Litta , « aduno » tutti i malvivcnti dello Stato e li spedi a' Veneziani » accio li esponesscro alle palle di cannone dei Turchi )) nella guerra di Candia. . . . Moltissimi furono poi i ■» banditi che fece uccidere per mezzo di sicarj fuori •» di Stato, malgrado valide protczioni che avevano5>, Francesco 11 fa amico delle lettere c dei dotti ; fondo nel 16-8 r Universlta di IModena, 1" Accademia dei Dissonanti e la Bililioteca Estense , dove furono poi il Sigonio ed il I\Iuratori. Francesco II mori senza prole nel 1694; sicche gli fu successore Rinaldo suo zio, il cpiale era stato gia nel 1674 nno dei concorremi al trono di Polonia a cui dalla nazione fu poi sollevato il celebre Gio- vanni Sobiescki. Innocenzo XI lo aveva noniinato cardinale nel 1686, ma cangio poi la porpora coU'ere- diia del nipote, e sposo una iie^liiiola del duca di 26 I AMICLIE CELTBRI I^ALI.VNF. Brunswick-Luiiebourg cognata dell" impcratore Giu- seppe I. Qiiieti fuiono i prinii aiini del suo dominio ed anche prosper! per lo Stato : ma cjuando per la inorte di Carlo II nacque la gucrra detta della suc- ccsslone di Spagna, non essrndo rispettata la sua neu- tialita solferse gravissiiiii dauni , e dovette persino abbandonar IModcna e ritrarsi a Bologua e poi a Roma. Le vittorie degf imperial! comandati dal piincipe Eugeuio di Savoja gli restituirono poi gli Siaii, dove egli dopo la pace di Utrecht visse trauquillo lino al 1733. AUora la successione al trono di Polonia pose in iiuovo sconvolgimento tutta \ Europa , e \ Italia straiiiera affatto a tali interessi fit anche in quest oc- casione posta a devastazione. Rinaldo adotto nuova- mente il suo sistema di neutralita ; ma non avendo forza bastevole a farla rispettate, provo tutte le sven- ture alle quali era soggiaciuto la prima volta. Dovette uscire de' suoi Stati dove rieutro solo dopo la pace del 1736. cc Tanti disastri produssero iu lui molta » prudenza nello spendere , moderando 1' auimo suo » inclinato alle grandezze. Era affabile , cortese , ma » sempre dignitoso e serio. Non amava divertiinen- » ti , ed era 2;ran persecutore de' liberiini ». A mal- grado poi di tante traversie accrcbbe lo Stato colla contea di Bagnolo e Noveliara e col ducato della Mi- randola. Alia morte di Rinaldo avvenuta il 12 ottobrc 1737 successe negli Stati Estcnsi con nome di Francesco III il figliuolo che allora tro\ avasi a Vienna , peixhe non fa jnai in buona iutelligenza col padre , e visse sem- pre lontano da lui. Kella guerra del 1740 fu ge- neralissimo degli eseixiti spagnuoli. Gli Austriaci oc- cuparono i suoi Stati; nc li ricbbc se non alia pace del 1748. Nel 1704 venne a soggiornare in Rlilano come governatore della Lombardia durante la mino- rita di Ferdinando Arciduca d' Austria promcsf o sposo a Maria Beatrice d'Este, fltnciulla allora di quattro anni , tiglia di Ercole lliiiaklo ligliuolo dello stesso Francesco III. 1)1 I'O.AIPEO MTTV. 27 Ne' I- anni del Su(» governo niollc iitili cnsc si Ic'ccro ill L()inl)ai(lia. Nel 1771 cctlette la sua caiiai al geneio; ma nou pi-r qucsto voile trasfeiirsi a Motlena clie hiscio seinpie goveinarc a' siioi ministri. Ncl 1774 gli ill eretta una statua. I\Ioii in Varesc ackli 22 febbiajo 178c. II fip^liiiolo Eicolc Rinaldo fecc succetlere 16 anni (li amniinistiazionc sotio op;ni rispetto giudiziosa e io- dcvole. Fu doiato di talcnti nou mediocri , ed avea coltivaic Ic scienze die ad nn piinripe si conven- gono. Diniinui le spese della niilizia c della diploma- zia ; provvide al rispeito delle diicse, all' osservanza de'giorni festivi ed al sostentaniento dei poveri: cressc alciine ease pie, aboli o niodeio i diiitti di ca^cia , c nel scsto anno del suo principato dlmitiid di un terzo le impaste. Quaiido nel 1796 i Fiancesi ealarono in Italia sogc;iacque alle traversie allc qnali fiirono ill preda tiuti gli altii piincipi delia pcnisola. Cacciato de" [)ioprj Stati non voile accettaie la Brisgovia c r Oitcnau die i tiattati di Campoloiniio e di Lune- ville cli asscgnavano in compenso; e mori senza iigli Kiasdii a Treviso nell* ottohrc del i3o3. Unica crede di casad'Este liniase Maria Beatrice, la quale ( come gia si e detto ) sposo Ferdinando Ar- ciduca d' Austria. « Questo parentado f u predetto dal » Tasso nel canto XIV, quando Ugonc appare in sogno » al ^^uo aniico GolVredo diica di Lorena per invitailo » a ridiiamare all' eserdto il prode principe Kinaldo » d Este , nella quale occasione gli predice un di il y> parentado delia casa di Lorena con un discendente M di Rinaldo (1) ». — Noi teinunianio volentieri il nostro sunto con questa osservazione con cui tmiscc andie lo scritto delEautore, perclie serve a far cono- scere come non v' abbia particolarita di qualche inipor- tanza o di qualdie interesse cli' egli lasci senza alcun (i) Sara iL tuo san^ue al suo conunisto; c i'oprieta. — Qui iioi verreiiio agli argoiiienti clie spettano a quelln parte deireconoinia pnbblica che potreblie dirsk nmipestre. Grande e V iinporianza , nelle amininistrazioni campestri , di un buon sisteina di scrittura , o riguardi i couti clie nel contralto di mezzeria tener si vogliono coi contadini , o la gestioiie del fattore , oppure riguardi la coiidotta deH'agricoltura, la quale canimina tentoni se non sa il costo e il ritratto di ciascuno de' suoi prodotti. I compilatori del gioruale Agrario aspettando T occasione di trattar T argomento delle scritture di campagna secondo i l)isogni del paese toscano , riferiscono intanto i precetli iiitorno ad esse pronuilgati dal signor Dombasle , direttore della tenuta espcriiuentale ed esemplare di Roville, a lui dalla propria pratica diinostrati utilissimi. II signor Lapo de' Ricci si propose il quesito: 5e sid conveniente fiirsi dare cauzione in contanti dal fattore, e la discussione die ue fece il condusse a conclndere '< die sara senijire miglior coasiglio procurare maggior conside- razione alia classe de'fattori scegliendo per tale impiego ])ersone probe, educate ed istruite, di quello che degra- daria aggravandola di dillidenza e di precauzioni. i> Raccoiitava il dottor Gaiiizioli come, con aVanzo di an- tica barl)arie, si ajjusi tah'olta anclie a' di nostri del per- sonal servizio de' contadini ; deplorava il signor Fiascbi la condizione di nioki coloni fatta tristissinia da' pessinii abituri in cui sono ridoLti ad alliergr.re ; quindi esponeva jirecctti per la Ijuona costruzione delle case colonidie , e dalla Val di Cliiana trae^a esenipl di alcune ottiniauiente disposte ed edificate. 11 signor Lapo de' Ricci si trattenne a considerare il rispetto delle proprieta , il quale, coUe parole di un auio- revole jiersonaggio, asseriva essere il prinio ed unico vin- colo della societa , tennto il quale in onore si giunge al- I'apice di ogni speral)ile ben essere sociale. Duolsi il sud- detto che i piccoli furti , i danni di poco nionicnto alia )>roprieta altrni sieno cosi comuni ia Toscana . che Cului clie lion 11 tollcra ha taccia di soiistico e d* inquieto ; nondimcao cotal toUeranza , o conni\'enza colposa , come 40 CONTINUAZIOjSE DECLI ATTI alimentatrlce tli male abitudini , facili a trascoripre In piiJ gravi disordini , ei la vorreb])e sbandita. Perclie a rendere piu slcure le contrattazioni de' fondi , e a farne nieglio conoscei'e la convenienza , assai contri- buisce Topera del perito estimatore, cosi il signor Andreini voile occuparsi de' migliorameiiti clie potrebbero, rispetto ad essa, efFettuarsi^ e i siioi suggerinienti riscossero il pleno sufFragio di una deputazione accademica incaricata di esaminarli. Specialmente si trattenne a dimostrare come al)0- lirsi voglia il misterioso metodo di enunciai-e, dopo lunghe descrizioni de- fondi da stimarsi, il parere sul valore di essi non giustiiicato da alcuiia ragione, ed anzi avverte die al perito non tanto spetta deterniinare il valore qnanto la rendita de' fondi. Quant' e poi in particolare al calcolo delle stime-morte, ossia di quegli strami cbe dentro il periodo dell' annata agraria provengono dal podere ed al podere ritornano , voile occuparsene il signor Municchi e per il caso di cambiamento di colon! , e per cjuello di compra e vendita di beni rustici. Dopo aver dimostrato come il conto della stima-morta sia spesso sorgente di inconvenienti e d'immoralita^ prescrisse le norme da lui util- mente esperimentate a fin di condurla in guisa die esente quanto mai si possa risulti dai difetti die sogliono accom- pagnarla. III. Passianio adesso a discorrere di alcnnl ajuti proposti a benefizio della campestie economia. Risulta da pareccbi scritti , i quali fanno parte degli annunziaii volumi , die la condizione attnale della Toscana ricliiede cbe vi si promovano le nianifatture. II signor Landuccl trattando in una sua Memoria siilla poverta del contado tosrano parec- cbie quistioni, cbe i conipilatori del Giornale agrario cjua- lificano , rispetto alia Toscana , come vital! , dimostra a qual trista situazione ne sieno ridotti gli aliitanti delle campagne rimote dalle citta , e que' lavoratori cbe , non avendo impiego iisso, oftVono le loro faticbe ora a qaesto ora a quello. Cerca il rimedio di quest! mali , e dopo aver proposto I'ajiplicazione de' capital! all' agricoltura, e racco- mandato a' proprietarj il far soggiorno nei loro poderi ( argomento cbe tratto in una dissertazione pubblicata ne- gli Annali universal! di statistica di IMilano , e riprodotta nel Giornale agrario), asserisce e dimostra cbe nulla tanto giovereblie alia popolazione delle campagne toscane quanto DELL ACC\DEMIA DEI CEORCOFILI. 41 il prostar loro i mozzi cli guadagno nietViante riiitroduzlone ili (|nalchc iiiaiiifatlura. Persuaso di questa verita 11 cav. della Ciaja arrict-ln di grandioso ninlino e gualchiera e tintoria la sua tenim di S. Angiolo in Colle ; tenuta che ( secondo riferisce una lettera del signor Santi ) provveder Voile a sue spese di un medico-chirurgo condotto , inca- ricato anche della vaccinazione, alia cjuale impose obbligo a' suoi dipendeuti di sotlomettere i loro iigli- II conun. Lapo de'Kicci, ancli' egli ricojioscendo cfuanto importi promovere T industria , occnpavasi delle industrie commerciali e manifattnriere conciliabili collo stato di pro- prietario terriere in Toscana. Propose in primo luogo il niiglioraniento dell' arte vinaria ; e gia. dalle notlzie date altre volte intorno alle ]\Iemorie contennte nel Giornale agrario vedemmo quanta speranza di lucro abbia la To- scana neir esportazlone e traffico allVstero del vino ciressa produce. Se convenga o no perniettere Y iuiportazione del vino estero nella Toscana e questioue discussa nel Gior- nale agi-;irio-tra il signor conte IMastiani e i conipilatori del Giornale medesinio. Ma tornando al niiglioraniento de' vi- ni , di un nuovo processo inteso ad ottenerlo si fece prova da una cominissione dell' accadeniia de' Georgofili , il qnal consiste neil' esporli ad alternative di caldo e freddo ■, ma se fu diinostrato die per esse provano tal modilicazione die ])UO francaniente dirsi un miglioramento , non ne fu egualmente dimostrato ch' esse servano a renderli di piii lunga diirata, ne a rimovere le disposizioni clie aver pos- sono a contrai* qualcbe vizio. Fra queste e notabile quella che li conduce ad essere , come dicesi , guasd o filanti: e il signor Taddei espose qual sia, e come dopo veniiti alia viziata condizione tornar si possano a bonta , mediante il concino ( siccome fu proj^osto dal signor Francois , e noi abbiamo annunciate nel tom. 63.°, p. a36 di questa Bibl. ital. ), il qual concino ottimamente a' vini guasti s' ammini- stra facendo uso de' frutti di sorl)0 non maturi , e da una lettera del signor Giustescbi si raccolgono varj esempi del valore di c(uesto spediente per la correzione de'vini sud- detti. Poiche la bonta de* vini ha per principio la buona coltura delle viti , ci sia lecito di qui ricordare una INIemo- ria del signor Priore Jacopo Ricci , laella quale parla di alcuni difetti invalsi in generate nelia coltura delle viti , poro avvertiti e per qucsto raramente corretti , e in cui 43 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI espoiie le istrnzionl per il miglioi' governo dl qiiesta pianta. II qual go\feriio insieme alia bnona scelta ile' niagliiioli , anziclie la troppa moltiplicazione tlelie viti , raccomando quel niedesinio sigiioi- Lapo deM^icci di cui aLbianio udite le esoi-tazloni relative rA niiglioraniento delT arte vinaria, e il fece con una IMenioria uella quale cerco le cause per cui a proporzione del cresciuto numero delle viti che da qual- che tempo in Toscana si coltivano noa e cresciuto il loro prodotto. Proseguiamo a dire quail sono le Industrie che il signer L. de'' Riccl raccomanda al j^roprietario toscano. Dopo Parte vinaria egll fa nienzione della coltura de' baclii da seta € delta manifattura della seta mcdesima. Quanto la prima vada prosperando in Toscana , ed ognor piit prometta di prosperare , il dimostrano parecchi articoli gia altra volta pubblicati nel Giornale agrario , come pure uno , che vi leggiamo attualmente, del sig. Tonti di Pistoja, e in par- ticolare un altro del dott. Vanni che fii parte degli Atti de' Georgofili ed e intitolato Cenni sul commercio della seta in Toscana. Anclie la seconda , cioe 1' arte della trattura , ha ottenuto grandi miglioramenti in Toscana e va sempi-e ottenendone. II sig. Lapo de' Ricci noraina poscia la manifatturii della lana e quella de' cappeili di paglia. Rispetto alia prima dice che 1' industria de' Toscani deve per ora ristrijgersi a procurare il niiglioraniento del materiale, cioe della lana; rispetto alia seconda, come quella che fu a' Toscani van- taggiosissinia , T adduce in esempio del profitto che loro ne deriverebbe dair applicarsi ad altre maniere d' industria. Non e pero a tacer si, quant' e alle nianifatture de' cappeili til paglia, die tanti , pel guadagno che sen traeva, ne f'ecer soggetto di speculazione , che in line la produzione supero la richiesta, e 1' industria suddetta sog j;iac que ad una sorta di crisi. 11 sig. Tartini-Salvatici segretarJo dell' Accademia de' Georgofili , ne prese argomento per esporre quali sono le cause che traggono le nianifatture a t;isti eventi di simil fiitta, e quali ne sono i piii convenienti riniedj. Segulta il Ricci enumerando come flltrettanii ogjetti che ))Otrebbero prestarsi iJl' industria d J coltivntore toscano, la senapa, le pelli d' a~iielIo e dl capretto , la saggina spazzola, la gruma dclle botti,il ^luggiolo , le coccole di gmepro ecc. Fa in ultimo anche uu cenno dell' industria DELLACCADEMIA. DEI CEORGOFILI. 43 intesa n giovarsl delle inineraU riccliezze , particolarinentc fncouiiantlo tjue' heuemcriti die da non molto tempo sep- jiero rentlere fVuttuose le alluniiere di Montioni, le niiniere
  • rofittarne non si comjiete in geneiale a' col- li vatori, lascia quest' argomento ; ma hen lo tratta in altro scritto il maichese Kidolfi, il quale notando come sovente avvenga clie si aljusi neirimpiegar capital! neiragricoltui-a, propone che in vece sien volti alia coltura delle niiniere, la (juale ha veramente niestieri d' essere mediante il detto soccorso animata , e che promette vistosi avvantaggi. " Ben pochi paesi , die' egli , mostrauo all' attento ed intelligente viaggiatore una copia si grande e si variata di produzioni niinerali coine la nostra Toscana , e quello che merita poi di esser notato , si e che questi preziosi doni della natiira s' incontrano fra noi in luoglii dei quali la superiicie stessa del terreno e fertile , lo che non accade altrove frequen- temente d. Dopo aver parlato in generale delle ricchezze niinerali della Toscana viene a ragionare in particolare di (juelle della maremma volterrana , imperocche la siia Me- moria e cosi intitolata: Di alcune miniere della marciwna , cenni storico-critici per servire di eccitamento cdV indu stria che si occiipa di tnirae proftto. Affernia che la maremma volterrana e una delle terre piii privilegiate e singolari per le sue sotterranee ricchezze , e si trattiene in particolare a discorrere della doviziosa miniera dl rame di monte Catini ed anche dl quella di monte Castelli. Cosi dlscor- rendo di (|neste niiniere, come dei lagoni di monte Cer- lioli e di Castelnuovo , e dell' alluniiera di Montioni, con- fernia con escnipi cospicui T annunciata associazion di mi- niere e di terreni feracissimi , nel qual racconto fa in sin- golar niodo impressione il contrasto tra questi e la vicina sode de' lagoni che sembrano , dice il llidolfi , una vera holgia infernale. IV. Ora veniamo a considerar le maremme rispetto alia fecondita del loro suolo , ed al vantaggio che gli e con- cesso di trarne. Erano in antichissimi tempi coltivate, uher- tose in proporzione di loro feracila , ina per sinistri casi essendo state neglette, ahbandonate, n' avvenne che I'acque vi si shandasscro , e componessero ampli stagni c paduli infestissimi alia salute dell* uomo. Quindi scarsa vi si rese 44 CONTINUAZIONE DEGLI ATTi' la popolazione , e obbligata a fuggirne ne' mesi d" aria cattiva clie sono i calcli e i piovosi , ovvero a softrirne le infeste infliienze clie in al)l)ietto stato la traggono ; cosi il meglio che la maremnia potessc arrecare , ed in ispecie il frutto degl' immenai suoi bosclii, preda riusciva in gran parte di speculator! e lavoranti che, compiendo nel verno le loro faticlie e raccolte , se n' andavano al venire del- r avversa stagione. Ma lo zelo e V industrla de' privati , e la niunilicenza del principe , si sono mosse a correggere si trista condizione della maremma , a far si che a un tempo stesso e non si consumi indarno una tanta fertilita di suolo, e I'aria si purghl delle meliti che troppo amaro il frutto ne rendereljbero al coltivatore. Delle cjuali nobi- lissime imprese che voglionsi annoverare tra le piii belle che si eseguiscono a' nostrl tempi in Italia , o se ne ri- guardi la grandiosita , o il benelico intendimento , o il fe- lice successo , fa menzione in parecchi articoli T agrario Giornale : noi seguendone le tracce intratterremo i lettori di si hello e commovente argomento. I compilatori del Giornale agrario proseguendo le loro corse in varie provincie della Toscana (vedi Bil). Ital. , t. 66.°, p. 260), si volsero a visitare le maremme , e in primo luogo la maremma pisana. Essi con ispecial cura descrivono quanto in diverse parti abl^ia potuto lo zelo de' proprietarj delle tenute che vi sono sparse , e in par- ticolar modo quello del conte della Gherardesca, proprie- tario di Bolgheri, clie chiamano 1' ofis/i della maremma pi- sana , e che per liberalita del medesimo signore e munito di un orfanotrolio destinato a ricevere quegli orfani della tenuta , i quali rimarrebbero aldjandonati o ditlicilmente soccorsi dalla pubblica carita. Una lettera dell" agente di Bolgheri, un articolo suU' agricoltura della marejnma pisa- na, un altro sulla coltivazione di Rossignano , un altro suir industria agraria di Colle-Salvetti , fanno corredo e commento alia relazione de' compilatori del Giornale. I principali frutti che si traggon dalla maremma deri- vano da' boschi , e sono T ingrasso pei majali, il carbone, la legna da ardere , il sugliero , la potassa , la scorza per le conce , il legiiame da costruzione navale e quello per le botti. Fra questi articoli ve n' ha alcuni che da pochi anni soltanto vennero posti in commercio ; tali sono la potassa, la scorza da conce, il legname da costruzione DELL ACC\DEMI.V DEI CEORGOFILI. 4J nnvalc. La i'alihricazione tlella potassa , stata promossa nel iHio da I cavaliere prof. Ga/zeri , si e prodigiosameate estesa in tiiua inaronima ; niandasene infatti in conimercio iiiio a 4 uiila grosse botti, e vien pagata in Livorno dalle 2a alle 3o lire al cento, essendo forse la niigliore die in conunercio si aldiia. La riniondatnra delle sugliere olTre lavoi-o a niolti Pistojesi e Modanesi, sino dal 1808, anno in cui r infaticaJjile sig. Porte ( coliivatore deUa ininiera di nionte Catini) sagaceiuente si valse di quelle scox'ze per la concia delle pelli ; T annua cjuantita media die ora se ne estrae di marenima oltrepassa i 4. milioni di libbre ; il suo ]irezzo e dalle 55 lino alle 72 lire il migliajo. Di Ifgno d" alto fusto tratto dalla niareinnia ne vengon messi annualniente in conunercio lino a i5 mila piedi cnbi, col valure di 2 lino a 4 lii-e per piede :, e uu tal legno noa e, per T iiialberatura delle navi , puuto inleriore a cpiello ciie si trae daila Corsica. AttualiiuMite una luigliore custodia e coltura de' bosclii ha concesso clie, senza iliniiniiire i loro frutti, molte pai'ti se ne riducessero ad altro genere di coltivazione ; e sin- golar vantaggio si ottenne col distruggere la scopa die ricopre vigorosa que' fertili terreni , e di cui scarso e il prodotto , e coU' aumentare in vece i pascoli e la vegeta- zione delle piante cereali. Cosi se linora in marennua liori la pastorlzia, egli e sperabile clie anche Paltro bestianie , niediante i crescinti pascoli, possa ancli'esso aunientarvisi e nieglio die in addietro prosperare. A renderne pero molto il frutto conviene die Tindustria nel fame governo si con- giunga alia cura di moltiplicarlo. AlFerma il sig. Lapo de' llicci in un suo articolo dove fa confronto tra il bestiame Vdccino tenuto alia inacchia con qiiello tenuto alia stalla , die le ubertose pianure della Cornia , quelle della Pecora e della Grossetana, sin cfui destinate in graii parte al nu- trimento del Ijestianie brado (con questo nome s"" indica in iiiareninia il bestiame vaccine die vive tntto T anno fuori della stalla ed all' aperta cainpagna), lo lianno di peggior ijualitii, pill magvo e sieutato di quello die vive sulle aride roccc di Fiesole, e sulle lastre della capitale col vitto coni- l)rato giorno jjer giorno. E gran ventura sarebbe per la inarenuna se tra per V aiuiiento , tra pel iniglioramento del bestiame , o trovi sussistenza nei pascoli die giii si pos- seggon'o, o nc' pascoli nuovi die si vanno contiuuamente 46 I CONTINDAZIONE DEGLI ATTI jireparando , se ne potesse trarre quel frutto che il signoi' Magni Griffi giiulica per propria esperienza potersene ve- ramente raccorre. Per essere egli riuscito, in territorio di Sarzana, a rldurre una teauta clie jDOtea dirsi una sorta di maremma , in guisa da potervi mantenere una mandra di 40 vacche ed altro bestiame , e a fame del bro latte uno squisito formaggio , poco inferiore al lombardo , con- siglla vivamente die un tal genere d'industria abbia a pra- ticarsi anclie nella maremma toscana. La relazione del sig. Magni Griffi sulla manifattura del formaggio a Sarzana , alcune osservazioni critiche a cui fu soggetta, e la risposta del sig. Magni Griffi medesimo , fanno parte dell' agrario Giornale. In tanto che i prlvati non senza la scorta di prudenti calcoli debbono accingersl all' impresa di ridurre a coltura il suolo delle maremme (calcoli che a cagion d'esempio consigliarono una commisslone delT Accademia de' Georgofdi a rispondere negativamente a un quesito circa la conve- nienza d' introdurre nell' agro orbetellano quel sistema co- lonico che prospera in tante altre parti della Toscana , e apporta in Bolgheri si utili risultamenti ), in tanto io dico che da' privati voglionsi questi riguardi , procede il Prin- cipe alia grand' opera di restituire la salubrita alia maremma, bonilicandone il suolo e a un tempo stesso a' privati , con nuove strade ed ospizj ed altri comodi, ^gregi ajuti pre- stando , perche a buon fine riescano le loro speculazioni. Un articolo del sig. Zuccagni Orlandini sidle bonificazioiii mareinmane , riprodotto nel Giornale agrario , ma che fa parte della sua lodaiissima opera intitolata Atlante geogra- fico fisico e storico della Toscana , e dal quale articolo gia abblamo tratto materia per alcuna delle relazioni prece- denti , ne istrulsce intorno alia magnifica impresa di cui si favella. Frenate le acque fluviali, alveate e cosi ridotte a debito corso ^ le paludi in parte prosclugate , in parte sanate con condurvi dentro acque che le commovano , e munirle de' loro emissarj , impedito che nelle prosslme al mare si faccia mlscugllo dell' acque salse con le dolci (i); (i) Questa mescolanza produce effetri perniciosissinii , forse col far perire gli esigui viventi dell' acque dolci o salse , o d'ea- tranibe, le cui spoglie fonnano una materia prontissinia al putrp- farsi , se V acque svapoi-andosi la laociuo in abbaiidono. Fatto e dell'accademi.v i>ei georcofili. 47 niiovi canali e ponti, nuove strnde od alberghi: ccco gl' Im- iiicnsi lienelizj apportati cla' lavori inipresi ed cseguiti dal rcgnante Graa Duca in iiiarenuna , per cui ainplissinii tratti di suolo sono ridonati aU' agricohura , T aria di malelica si rciide salnlirc, s'aniiiia ovunque il coinmercio, segnl ovnn- <:(iie appariscono di niiglioraiuento e prosperitii. Uii articolo insciito nel nninero di niaggio iHSa della Biblioteca uni- vtTsale triliuta a questa magiiifica iinpresa le lodi e Tam- luirazione clie le sono si giustaniente dovute , e ne fa tali cenni clie ne possono far apprezzare i nieriti e Teccellenza. Una lettera inserita nel Giornale agrario porge alcune no- tizle anclie intorno alle niaremine roniane. Tristisslina k la condizione di c{uelle die fanno parte deU'agro rouiano i men desolante e T aspetto dell' altre , inassiine di quella di Coineto nella quale si fecero non lievi miglioramenti. Pro- cnraronli i privati coir indastria, col coltivar gli ulivi, col niigliorare i vini , coir allevare i inerini ; il governo con nuovi ordini e privilegi incoraggianti T agricoltura , col- Tapprestar nuove e comode strade al connnercio. Frattanto gli scavi che si vanno facendo nelle niarenime romane fruttano continue scoperte di antichi monunienti; ognuno sa quanti ne raccogliesse il Principe di Canino (V. Bib. Ital. , t. 58.% p. 28) e ovunque n'ando la fania della sco- pcrta dolle anticlie cltta di Tartfuinia e Gravisca. Attual- niente in luogiii prossimi a Montalto , e ne' liiuiti della Pescla romana s' iniprendono scavi dal valente archoologo di Toscanella sig. Canipanari e dal Principe di Piombino. V. Tornando alle cose attenenti all" agricoltnra toscana nioltc altre trovar ne potremmo descritte nell' agrario Gior- nale. La relazione di una corsa aqrarid fatta da' compila- tori da Firenze a Figline , tornando ]3er la via di Ponte a Sieve , non solo ci descrive con bel corredo di giudi- ziose riflessioni 1' agricoltnra di que' luoglii , ma si rende non men di quelle clie la precedettero , aniena e svariata con trattare di manifatture. di nuovi istituti, di costumi, di quanto puo insomnia contribuire al ben essere sociale. Bello e a sapersi quanta istituzioni caritatevoli abbia Fi- gline terra del Val d'Arno superiore : uno spedale, e gli ilic il iiiarclifse Ridolli trovava cojiia di una niateri.i di (jiii-sto jfiitTf nella terra costitiiente 11 foutlo del jMduk- di Castijjiionts iti tuaieaiuia. 48 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI ammalati die non vi possono essere ricovei'ati vengoiio trasferiti, a spese di pietose persoue, in una comoda let- tiga a Firenze ; una scuola per le fanciulle :, e cosl questa come I'ospedale sono istituzioni della famiglia Serristori^ una scuola di mutuo insegnamento pei masclil , sino alle belle lettere ed alia geometria , diretta da' RR. PP. Scolopji una scuola delle feste per gli artigiani, mantenuta da sotto- scrizioni spontanee de' possidenti ; una confraternita della Misericordia sulle nornie di quella di Firenze , una Cassa di Risparmio. Curioso tra le altre cose e nella relazlone suddetta il racconto della coltnra e manifattura del giug- giolo ( Iris Florentina ) , frutto quasi esclusivo della terra del Pontassieve , die si trae da piccoli spazj di suolo quasi affatto incapaci di dare verun altro profitto. La radice di giuggiolo e quella die porge materia all" industria ; impe- rocche ridotta in piccole palline , forate nel loro asse , si manda in Levante ed altrove per uso di corone , rosarj , vezzi , collane , braccialetti ed altri ornanienti ; i profur mieri ne comperano i ritagli per comporne cosmetici, ecc. La fabbrica stabilita nel Pontassieve porge occupazione a circa 5o donne, e consuma annualinente oltre 3ooo libbre di radice di giuggiolo. — Molto importante e altresi qviella parte della relazione in cui si discorre di due maguilici stabilimenti di niacinazione , lungo V Arno eretti , e forniti di molini ingegaosissimamente costrutti , di un de' quali molini spettante a' fratelli Vitali e fatto con meccanismo inventato in Inglillterra, perfezionato in America, si porge in un separato articolo distesa descrizione. Sono abili questi molini a spogliare il grano perfettaniente della sua epi- dermide f, inoltre il sig. Ricard, proprietario dell' altro mo- lino, possiede una macchina per mezzo della quale separa dalla massa del grano i cliicdii piii grossi e meglio nutriti , e questi sono di piante elettissime apportatori. Spera il dott. Poggio di Novara, il quale raccomando la colcura della marruca , e dimostro die ne' suoi semi contiensi un olio di eletta qualita , che la suddetta maccbina valga a separare i semi stessi da' frantumi di nocciolo jiassato sotto la macina , separazione die vuolsi far precedere a quella dell' estrazione dell' olio. I frutti di marruca coprono in imniensa quantita il suolo delle maremine toscane. Alcuni scbiarlmenti intorno a certe praticbe agrarie di Collet la descrizione di un metodo d' abbrnciar la terra DELL ACCADEMIA DEI GEOnGOFILI. 49 per modo d" liinrasso dp* cam|ii, cjiial usasi nel Montamiata, fatta dal dott. ValtancoU i le notizie agrarie di Figlineecc; sono altri argoiiieiiti addetti all' agricoltura toscaiia , di cui si discorre o negii Atti o nel Giornale. Ed in qnesto ed in cjnelli parecclii articoli son coiisecrati alP istituto teorico- jjratico d' agricoltura ideato dal tiiarcliese Ridolll, e da sta- }>iiirsi nella sua teniita di INIeieto (V. Bil). Ital., t. 65.% 1». 38i ); gia un tale istituto e prossimo a divenire di progetto realtii , e colla scorta di tanti saggi pareri e con- sigli il diverra certaniente in quel modo die coroni ap- j)ieno le nobilissinie speranze del suo generoso foudatore. E qui gio^'■a nienzionare , porgendocene occasione un arti- coletto del Giornale agrario, 1' Istituto agrario di Colli in Sicilia , fondato dal Principe di Castelnuovo, il quale, fatti in sua vita i piu duri sagrilicj per la patria , lego mo- rendo la proprieta de' suoi heni a varie opere publjliche , tra Ic quali evvi il suddetto istituto. 11 niaresciallo Rug- giero Settimo , rimasto degno rappresentante del sullodato Principe , continua da una j>arte la faljbrica dell' istituto, e dair altra rinnova Ogni anno, come pegno del promessq istituto inedesimo, la pubhlicazione di un Calendario per I' aQ.ricoltore siciliano clie e i\n mezzo eflicacissimo di pro- pagiire le verita agronomiclie. Se ne distribuiscono 400 copie e tulte gratis. In quello del corrente anno leggesi un diligente e bene scritto articoletto sul coltro Fidolfij perfezionato dal sig. Laml)ruscbini; e una lettera del Prin- cipe di Petrulla, scritta da Palermo e pubblicata nel Gior- nale agrario, diiuostra quanta stima si faccia in Sicilia del suddetto strumento , e come V uso se n' estenda. /li/>/. Ital. 1. LXXI. 5o APPENDICE. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATUBA E BELLE Ami. Lezionl di dcclamazionc e d arte teatralc di Anloiuo MoRROCCHESi , professore nelV I. c R. Accadcmia dclle belle artl di Fircnze. ■ — Fiienze , 1802, tip. aU insegna di Dante ^ in 8.", di pag. 368, con 40 tavole in litografia. Lir. la. 18 ital. Nc Ion so hene se possano valere 1 precetti a rllevare qnest' arte dalla misera conclizione in cni giace in Italia da gran tempo; se pnre ci iiori mai ; ne credo poi , co- ninnqne si deblia sciogliere la qnistione generale , die sa- rebbe da cio il libro del professore I\Iorroccliesi. Le cose ch' egU dice nelle lezioni del muovcr degli affelti - dell' ani- ma 0 sentimento - delta fisonomia - della scena muta ecc. , cbe risguardano il sonimo I'essenza dell'arte, mi sembrano troppo conmni e troppo genericbe ; e s"' e vero cIT ei me- ritasse come attore le lodi delTAIfieri, gindice cosi severo, (juanto avTelibe fatto nieglio a lasciare dove si stanno il ]lollin ed il Blair, coUe loro regole infeconde, e rifacen- dosi a que' suoi giorni, e rinunziando all" idea d'un trat- tato conipito , presentarei almeno qualcosa di speciale di nnovo di suo , da poter esercitare non infruttuosamente rintelletto de'suoi discepoli. Ne avrei amato, per csempio, cli' egli invidiasse all'Engelle sue sottigliezze;, non di meno le lettere dell' Engel suU" arte mimica ajutano a pensare ; e neir ajutar a pensare e compreso q^iel tanto che si do- manda ai libri didascalici, e clie solo possono dare, salvo i poemi didascalici clie non danno ne nieno questo. 11 libra non affatto disutile alP arte , coiisiderata tal quaie ella si trova presentemente fra noi , forse sarebbe APP. BinLIOCnAFIA ITALIANA. Jl fpiello in cui s' insej^nasse piuttosto the a fare ad aitare , censurnndo gli attoii italiani dove shagliano piii i'acilineate* e cercando ili ritrarii dalle false vie in cui si soiio iiicssi coir esoiiipio dcgli attori egregi quaiido le fuggironoi per- clie se r arte e scadnta , la Pasta , Vestii , ed anclie la Marcliionni gareggiano , a detta degli stessi forcstieri , coi prinii attori del iiiondo. II lihro adiincjue dovrehbe cssere cliiaro, sciiiplice, esemi)lilicato, a liue di poter risalire posci.i alPideale dell' arte f, quando cioe nioltl la usiiio lodevol- iiiente. Dovrebbe essere nello stesso tempo coraggioso a ceiisiirare jiubblico ed autori , T uno quando applauilisce e l)iasiiiia a torto, gli altri quando scrivono in guisa da noa lasciarsi recitare, e congiurano in questo iiiodo alia per- petua depressione dell' arte. Niuno e piii inclinato di me a giudicare delle arti in generale die si attengono alia im^ niaginazione ed al sentiiiiento dull' rffctlo , e a far case qnindi del Aoto del pubblico come d' una senteaza irrevo- cabile ^ ma allora soltanto V effetto potra essere una sicara norma , ([uando proceda da un senso e da un gusto edu- cati e rallinati dalla moltiplicita degli ottimi esempl ; e quanto alia recitazlone pare clie in questo proposito cl deM)a essere qiialclie incertezza. Un attore pieno di spirito e di brio, naturalissimo, maraviglioso pe' suoi lazzi e per la niol)ilita del suo volto ed in questo forse inferiore ad un solo, lodato scrittore, sebbene il suo ingegno sia nii- gliore delle sue commedie , pronuuzia male \ il suo accento e veneziano, 1" articolazione stentata e confusa^ e non di nieno il pul)blico lo a]>plaudisce sempre. Questo attore ve- ramente egregio non si correggera mal del suo difetto, cli* egli conosce meglio degli altri, lino a cbe s'imuiaginera che non sia avvcrtito ilagli alu'i o die almeno gli sia per- donato. La Pasta nel Giulietta e Romeo canta Taria " om- lira adontta , aspetta 'I volgendosi dal cadavere e guardando in cielo; nn giornalista la censura e inolti ripetono la crnsura del giornalista, come se I'ombra e 1' illusione do- Vessero ossore nel cadavere. Un' attrice che incomincia la sua carriera camera probabilmentc al cadavere '< oinhra iidoratn, aspctta. » A Venezia madamigella Giuditta Grisi, come ntt rice e fors'anclic come cantante, piaceva piii dellg. Pasta. — Vestri e prodigiosamente singolare :, egli sa die ci puo far piangere e ridere a sua voglia e ne abusa. Quando la sua voce c profoudauicnte commossa , quando 52 ■ 4 P 1' E N D I C E. le parole tlT egli proferisce ricevono dal suo labbro una forza , un significato insolito , qnando la sola sua divina pronunzia gia ci seduce come una musica mesta , eccoti talvolta una smorfia del suo volto die contraddice al restante e ci tiene in sospeso se dobliianio abbandonarci al riso o al dolore. Tuttavia si applaudisce a questa sua mirabile facolta di signoreggiarci, e in questo mode si dilava quasi senza saperlo la iuipressione della scena o del dramnia. E quando la Marcliionni si studia di acconipagnare ogni parola col suo volto , non potrebbe ella assomigliarsi a quelli che cercano in ogni verso 1' armonia imitativa ? E chi se ne lamenta' E cbi vorrebl)e lamentarsene , quando sono tante le attrattive del suo recitare da cancellar que- sto e poclii altri simili difetti ' Ma le sue imitatrici , poi- che tutte adesso iniitano la Marchionni , non sono oraniai pill sopportabili. Kispetto agli autori pol ognuno sa die le tragedie di alcuni imitatori dell' Aliieri bisogna ruggirle, cosi inipac- ciato ed aspro e il loro stile ; ed egli stesso se domando che le sue non si cantassero fu esaudito , e vorrei che si provasse a cantare il suo canzoniere. — E come si po- trebbe richledere dagli attori il far semplice e naturale della commedia , quando per la piii parte le commedie italiane sono dialoghizzate in modo che non c' e ombra di verita , e i loro personaggi parlano come persone ra- dunate non parlarono mai ' I\la clii volesse entrare piii minutamente in questa materia , e toccare anche le altre cause che cospirano alio scadimento dell* arte o ne impe- discono il progresso sarebbe infinito e nojoso. Percio ba- stera 1' averne dato cosi di volo questi pochi cenni. II signor Morrocchesi intreccio al suo lavoro intorno alia recitazione alcuni discorsi sull' oratoria e sulla poesia quali a un di presso si trovano in tutti i corsi di lettera- lura scritti da trent' anni in addietro , senza ch' egli dia segno di avere conosciuto cio che posteriormente fu rifor- mato o ripensato in questo jjroposito. Egli stesso pare die se ne voglia scusare, ma se tuttavia gli ha creduti neces- sarj all' arte e agli artisti, e un nuovo argomento per con- chiudere che T arte e negletta , e die gli artisti in generale sono ignoranti. E poiche l>ene o male , secondo il costume de' critici , bisogna parlare dello stile d' ogni lil ao , e da dire qtialche RIBLIOCUAFIA IT.VLI VNA. .'j.i cosa nnclio dello stile del lihro preseiUe. II slgnor Mor- rocchesL cli' el)l)e la fortuna di nascere in Toscana , o di viverci lungamente pronietteva , se nou altro , uiio stile d'artista^ e s'iiitende, vario, rapido, naturale, trascurato, a caso, in cni prevalesse alia Ictterata la lingua parlata , e la specialita doUa persona alle pretensioni dell' autore. Ma bisogna pur confessarlo , non ci lia nulla di tutto qnesto ^ pare anzi clie lo stile si strascini a furia di ri- inenihranze delle jiarti diverse dairattore-autore un tempo rappresentate , cost e tuniido d' elementi clie non consuo- n:ino ne s'accordano niai. Qui un triviale panegirico della declaiuaEione , la una similitudine vecciiia e spostata del cavallo di guerra, e poi Oinero die riscunte Vonore ecc, e poi il preloddto Jiollin , ;7 preloduto scrittore del Lazio , e J anche ( nol credereste ) il preloduto Oinero! Certo il signer Morrocchesi e il piii acceso animo clie trovare si possa al felice snccesso della recltazione , ma certo il sno liljro non corrisponde al suo nobile desiderio. La stampa, bella in apparenza , e maravigliosamente scorretta : ma le tavole , poste in line , rappresentanti va- rie attitudini di personaggi scenici , nierltarono dagP in- telligenti qualclie riguardo. Tcoria e pratica del canto fcrmo , precednta da Cenni storicl con progettl di niiglioramento. — Milano , 1802, didla tipografia Pogliani, toZ. I in 4.°, con, 37 t.iwolc. Prezzo lir. 6 austriache. Le lielle arti, fidissime seguaci della religione cristiana, la riconobbero per niadre loro e protettrice lin dal priuio suo apparire suUa terra, e da lei ricevettero, a cosi espri- nierci, un sigillo di divinita. Fra esse, la musica le presto singolarmente le sue grazie terrene, e ne venne a ricaiubio retribuita I'un carattere solenne e niisterioso. II cristiaue- simo ha inventato T organo , ed ba insegnato a sospirare al bronzo medeslnio : egli ba cbiamato anco il povero a parte dei piaceri , cbe procura questa potentissinia Ira le belle arti: egli ba salvato la inusica nei secoli barbari; e qui, in cjuesta nobile Italia, dove ba piantato if suo trono, puo dirsi cbe pur la musica , uscita dal chiostro di Pom- posa con Guido d'Arezzo, ahbia posta la piii gloriosa sua 54 A P 1' E N D 1 C !•. setle. I piu grantU dottori , i piu intrepidi jionteficl del cristiaiiesimo , Amln'ogio e Leone, Damaso e Gregorio , s' aJoperarono al I'istabilimento dell' arte musicale f, i piu insigni capilavori della mnsica moderna veanero tutti com- posti per le feste cristiane ; e sempre ha voluto cpiesta religione, promovitrice di tutto die e hello e grande, ac- conipagiiare colla musica i trasporti della sua allegrezza e del suo dolore. La chiesa cattolica ha fedelmente serbata la tradizione di quella musica grave e patetica, con die vcnnero messi in nota i suoi canticl fino da que*' primi giorui in cui i fedeli raccoglievansi ne' tenipli intorno ai lore pastori per isfuggire alle persecuzioni , ed ivi privi d'ogni speranza del niondo, levavano le loro voci al clelo, e cercavano sollievo nel rendere arraonici i geniiti della loro angoscia. Codesta prima nmsica cristlana era un re- siduo di quella nmsica antica, della quale si narrano tanti prodigi : ma era ancora del tutto semplice e nuda di ogni ornainento, siccome richiedeva la maesta e la mestizia di qucgP inni e di qiiei salmi a cui A'eniva accompagnata. II nostro inclito Aescoyo S. Ambrogio fu il prime a ren- dere jiiu armonioso il canto ecclesiastico della chiesa la- tina , introduc eiidovi i quattro tuoni dei Greci : migliora- mento die piacqvie a tutta la Chiesa d' occidente , onde il canto ecclesiastico veiine detto ambrosiano. In progrcsso di tempo molto lo amplio e corresse S. Gregorio I\Iagno , clie v' aggiunse altri quattro tuoni, e in piii notabili parti lo riformo , sicclie dal suo nome fu intitolato gregorlano , e poscia piii volgarmente fermo , dalla gravita con die procede in note d' egual valore. E di questa maniera di canto die tratta T opera qui an- nunziata. Essa debbesi al pio zelo del jirete Flaminio Tet- tamanzi, milanese, e va sicuramente fra le piii pregiabili che noi conosciamo di tale argomento. Non e dell" indole di questo giornale lo scendere a' particolari intorno a sif- fatte materie: pero ci compiaciaino d'assicurare che que- st' opera contiene molta e succosa dottrina , ed e scritta con lodevole chiarczza e facilita. II sig. abate TettamanzL si chiarisce profondo conoscltore quant'' altri mai dell' ar- gomento in cui versa, mai non mette piede in fallo, non esce in proposizioni arrischiate , e sempre fassi puntello delle piu valide autorita. Blolta lode ci par die ineritino singolarmente le prnposte ch' egli fa ed avyisa eflicaci a BIBl.IOGR.\ri.\ IT\I.I\NV. 5a promo\ore II migliorainento del canto fcrino , priiuii)al- iiHMitc in ([iicsta iliocesi
  • iicata quest' ojiera, della quale specialniente racconiandiamo la lettura ai giovani clierici e preti , assi- curandoli clie ne riti'arranno assai diletto e prolitto. 31. Cornelia Bcndvogllo cd Alfonso d Este. Novella. — Mllano, 1 833 , dalla tlpog. di Gio. Piiotta , iu 8." Noi dobbianio I'edizione di questa novella all' autore di quella spleudida opera di biogratia italiana, nella quale e incerto se sia piii da ammirare il vasto e profoiido sapere «li cui abbonda , o la rara niagnilicenza di forme sotto cut fit preseiuata , o la jjertinacia di volonta per cui in onta a inille ostacoli e proseguita , e della quale tuttavla non pare clic 1' Italia si glorii , ne se gli mostri grata abl>a- stanza. Egli trasse la novella da itn codice della INIarucel- liana intitolato Mcmorie del diica Alfonso d'Este e della Cor- nelia Jk'nrivoolio , e la diede fuori , come tratto tratto siiol fare di alcuai libri inediti o rari degui di andar per le inani degli uoiniui, quasi a soUievo de' suoi studj piii gravi. L" editore creile clie se il casoevero, i noini sono siipposti , e noi credianio ch' egli s' apponga. Egli osserva die la Cornelia i componesi ' Coiicerneranno argoiueuti diversi e produr- " raiino monumenti che in qnesto lavoro non si coinpreii- " dano ? Premessi alcuni cenui stoi-ici intorno alle due spedizioni francese e toscana in Egitto , che si eseguiroiio totalinente con uguale coniunita di luezzi e di lavori, ed intorno alia stabilitasi convenzione che 1" opera pubblicare si dovesse in comuiie ( giusta il Manifesto francese-italiano. Parigi 1 8.3 I ) il che non pote poi eseguirsi per T immatura morte del sig. Champollion e per altre circostanze die non giova il qui rammentare, il sig. Rosellini risponde: " che i nia- teriali lasciati dal CliampoUioa sono identicamente quelli stessi die da lui si posseggono, e dei quali ( cosi egli sog- giugae ) fumnio entrambi a vicenda raccoglitori ; e questa ideiitita consiste specialmente nelle note , poiche quanto ai disegni , io ne posseggo un niaggior numero cli' ei non. aveva. Queste note poi consistono in copie d'iscrizioni ge- roglificlie , in cenni di descrizioni di monumenti , in me- niorie e indicazioni il piu possilnle concise, e tiili da non poter servire utihnente che a lui ed a me , che le aveva- mo raccolte e scritte ad uso de' nostri studj e la-vori co- muni. Questi juateriali sono i mezzi per comporre 1* opera d' illustrazione dei monumenti dell* Egitto ^ ma mezzi utili soltanto a chi sia in istato di poterli adoperare. Io noa mi sono proposto di publilicare nella presente opera le Note che dallo Ciiampollion e da me raccolte fiirono, che cio facendo renderei un cattivo servigio al pul)blico ed alia scienza ; ma preiisso mi sono di ricoinporre cd illustrare, cf>l mezzo di queste note e documenti, la StoriA, Io Stato CIVILE e la RfiLIGlONE dcir aatico Egitto, in quel modo niBLIOGKAFIA ITALIANA. 5() clie fu significato nel sopra citato manifesto. E i due pre- senti ]>iiiiii voluini diinostrano col fatto la natura di (jue- sto lavoro, il quale esiste nei nianoscritti lasciati dal Cliani- pollion e nei niedesiml clie da me si posseggono , come esiste un edificio nclle pietre clie traggonsi dalla cava. " Nlcnte per tanto si trova nei nianoscritti lasciati dal Clianij)ollion clie da me ugualmente noii si possegga ; c tutti qiiesti e molti altri piii vedranno per me la luce , vale a dire , clie con tali mezzi sarii composta la vasta Opera che ho impreso a publslicare. " Piiiacoteca delV 7. 7?. Jccademia Veneta dclle belle artl illnstrata da Francesco Z an otto. — Vcnczia nclla tipoifiafia dell cditorc Giuseppe Aritonelli, Nel render conto dei primi saggi di qnesta impresa clie comparvero alia hue coi fascicoli I e II ( V. Biblioteca luiliana t. 6i.% felibrajo i83i, p. 229) non abbianio rispar- tniato , come il dovere 1' esigeva , le lodi al merito degli artisti che vi fnrono impiegati e 1' incoraggiamento all edi- tore ; e nella lusinga di sempre crescente perfezione ci go- deva r animo di dover accingerci a tesserne delle maggiori al comparire delle successive loro prodiizioni. Ma come snole bene spesso avvenire che la continuazione di un" o- pera non risponde al suo incoinincianiento , cosi nel caso attuale la continuazione delle nostre parole sul medesimo argomento cangia ora di tenore manilestando di essere ri- masti , non diremo gia del tutto , in molta parte delusi nella nostra espettazione. Quindi e I" amore delfarte, etl una cerla considerazione al decoro clTesige il titolo posto in fronte all" opera stessa , e piii di tutto poi la certezza di odiosi confronti per parte degli stranieri ci animano a li- beramenle richiamare quell' inipegno che si era pur dinio- strato lie' primordj e che faceva si ben presagire del prc- gresso. E perche non sembrino destituiti di veruu fonda- uiento i nostri reclami , accennerenio di volo cio che ci parve nieritevole di qualche osservazione. Generalniente i ritratti degli autori , che tengon dietro alle loro opere con un ceano biografico , preseiitano una certa tale (piale siuiiglianza tra loro che A'erainente disag- grada ; a quosto pub forse contribuire il modo con che sono trattati , la loirgia unifWutie delle loro acconciature , C)0 \ P 1' K N D I C E. le quail non richlamano perfettamente gli usi de'' tempi hi cui vissero : alcuni di essi pol non sono abbastanza esatti nella disposizione del lineanienti , come taluno ebbe a ri- levare in quello di Leaudro Bassano ; altri disarmonici , come il ritratto del Pordenone cogli ocdii in bianco nella iiiassa scura: altri in line hanno Paria di essere stati ima- ginati o come si suol dire fatti di fantasia. Toccando poi del disegno dei diversi qnadri , ci sembra che non regga da per tutto immacolato , massime in rlguardo delle pro- porzioni;, tale per figura si mostra nelle braccia assai grosse in confronto di tutto il rimanente nel San Marco EsHinge- lista del Bonifazio , nelle teste pesanti della Fergiiie e del celeste suo Figlio del Gian Belli no; cosi nel quadro di ("mto fra gli ApostoU del Bonifazio, nel 5. Pietro m cattedra cir- condato da diversi Santi del Palnia seniore , ecc. Discorsi lettl nell I. R. Accademia di belle artl in Venezia per la distrihuzioiie depremj dell anno i332, — Venezia , pel Picotti. Ogni qual volta j?er istituto nostro ci occorse di dar notizia dei discorsi accademici intorno le arti belle , ab- biamo stimato meglio che di porgerne un breve sunto « d' inserirli per intiero in questi fogll , o per lo meno di consigliare coloro die trar possono un giovamento piii im- niediato da tali argomenti a procacciarsene la lettura merce degli stessi libri. A questo sistetna poi tanto piu volontieri ci siamo attenuti , in quanto die siccome ordinariamente il tema di sifFatti libri suol concernere qualdie principio estetico o qualcbe disciplina fondamentale delP arte , cosi poche parole per lo piu non basterebbero per isvolgerne esattamente le idee tutte die concorrono a chiarire T ar- gomento e stabilirlo nella sua purezza. Di tal natura ci sembra il subbietto che prese a trattare il noblle slgnor Antonio Diedo, segretario deiri. 11. Accademia delle belle arti ill Venezia , nella ricorrenza della dlstrlbuzlone dei premj fattasi lo scorso anno. Parlo egll del colorlto, preglo diremo quasi escluslvo della veneta scuola ; percio clii amasse di conoscere 1 suol penslerl sopra si fatta materia puo consultare 11 suo dlscorso , in cui trovera accopplati a non poca erudlzione un certo qua! calore di locuzlone ed uno stilo elevato , dotl proprle dell" a more. A questo RinHOGRVFIA ITALIAN. V. 6 I e al)l)iaiiio gia con la debita lode iiieuzionato in »|uesti stessi f'ogli. V. Biblioteca Italiana t. 6}5.°, novembre i832, pag. 233. Cliiudonsi j)oi cjuestl Atti accadcaiici con I'elenco di qiiegli allievi die o i premj riportarouo , o si sono rcnduti nieritevoll di onorilica ricordaiiza. Miscellanea , prima sagglo col metodo d incisione calco- riipiogrnfico perfezionato ed csegidto da Luigi Rados. — Miluiio, i(^3a, pressi) I atttore. Qiiesto inetodo, che fii preiniato dalP I. R. Istitnto di science , lertere ed arti , vien deiiniti> per una iinitazione della litogralia , nia scevera di tutti gl" incou\enienti a cni la medeslnia va soggetta , e si asserisce die = col solo prinio rilocco si e sperinientnta la durata delPiinpressione a treniila belle copie. = Noi non andrenio ad investigare (juale sia il perf'eziouaniento introdotto dairautore in que- sto metodo d' incisione , cbe , per (pianto ci sembra, con- siste neirapplicare sul rame ammannito con vernice tenera una carta o tela sottile sulla quale si disegna colla niatita , e nel dar poscia Y acqua forte al rame , die riinane spo- gliato dalla vernice in tutti que'' luogbi cbe vennero in- taccati dal tocco del matitatojo; ma 'diremo bensi cbe col- I'essersi ottenuto un perfezionamento in siffatto genere, e r enunciato vantaggio di una resistenza alia tiratura delle stampe , superiore di gran lunga a quella cbe suol pre- sentare la litograiia , ragion voleva cbe T autore si adope- rasse in giiisa cbe i suoi lavori gareggiassero per isquisi- tezza di esecuzione con que' die suole oflrirci Taltr'arte rivale. S'egli poi per superarla si e posto in grado d'ismer- ciare ad un prezzo molto minore le projirie prodazioni , gli rimane tuttavia, o^e conosca il vero vantaggio, questa sola cosa molto piii inqiortante da ragginngcre , il coagua- giio della bellezza. Del resto quattro sono i fasclcoli gia nsciti deir enunciata miscellanea , ed i soggetti di essi co- stituiscono nella maggior jiarte per cosi dire la nioda del giorno, le di c«i bizzarrie e varieta se fos&cro trattate nella stessa guisa con cbe son condotti i costunii e le cosi dette carjcatiuo cbe ci pcrvengono da aliri pacsit c specialnicnte 62 A P P E N D I C E. tlalla Franci.i , potrebbero esse pure servire al comniie diletto e venir ricercaie. Codici manoscritd italiani dcU I. R. Biblloteca Pala- tlna dl Fiienze^ illustrati da Giuseppe Molini bi- bllotecarlo della medeslma. Fascicolo i." — Firen- ze, i833, tipografia alV insegna di Dante, di pag. 88, in 8° I codici firentini, scritti in greco, in latino ed in altre lingue , erano stati dottamente illustrati da chiarissiini uo- mini del passato secolo , dai Bandini , dai Biscioni , dai Poggiali , dai Mehus , ecc. , ma ancora non si era posta cura, se non parzialmente ed all' occorrenza , alio svol- gimento ed alia ricognizione del Codici manoscritti italiani. E tanto pill ci consola il vedere incominciata questa bella impresa, con tanto maggiore alacrita ci facciamo solleciti di annunziarla , quanto che nella illustrazione de' codici scritti nella nostra lingua non saremo soperchiati , ne prevenuti dagli stranieri ; poiche in questi giorni appunto ci si annunzia anche la pubblicazione che si fara dalla stamperia reale in Parigi delle Notizie ed estratd dei ma- noscritti italiani della biblioteca del lie , lavoro che sara certamente di molto merito, essendo stato eseguito dai nostro cliiarissimo prof. Marsand. In un avviso premesso ai lettori di questo fascicolo, il slgnor Molini si fa ad indicarci quanto piu difficile sia 11 render conto dl codici manoscritti , che non di liliri stam- patl , comunque antichi o rari , per essere quelli unici ciascuno da per se , difficili sovente a leggersi e deci- frarsi, mancanti non di rado di tltolo e di sottoscrizio- ne , e Incerto essendo talora se sieno puliblicati o ine- diti , noti o Ignoti, copiatl o autograft, 11 che condanna gl' illustratori a continue faticose rlcerche , e dl cio sia- mo anche troppo persuasl ; non egualmente lo sia mo che 11 slgnor Molini slasi acclnto a quest' opera con poca capacita , com' egli dice per solo effetto dl modestia , per- che, sebbene egli sogglunga essere questa la prima volta ch' egli si occupa di si fatti lavori , 11 fascicolo ch' egli ne presenta come un piccolo saggio , annunzia Intclligenza , buona disposlzione, buona lena, e qualita ancora piii lode- voli , si che non vi avriv certamente chi non desideri di BIULIOCK.VI'IA ITALIANA. 63 vedere nou sosj^esd^ come si niiiiaccia, bcns'i conlinuata la jiubhlicnzione cli quest' opera per tutti i rignartii prege- volissiiiia. L'illiistratore li.a elctto di seguire nella serio dei luano- scritti, clie arrivano al numero per lo meno di 1,400 vo- luiiii, la reg,ola dclV online alfahetico. Qui ci permetterenio una brcvc osservazione. Trattandosi di codici, per la mag- gior parte antichi, ci senihra die potevano essere disposti per via di epoche o di date, indicate se non altro dalla natura e dalla nianiera dei caratteri, o pure avrebbero potuto classificarsi per ordine ili materie sotto alcnne rnbriclie generali , per esenipio, teologia , lilosolia, niedicina, niate- matica, storia , geografia ecc. Gosi si sarel>be evitato quel passaggio, che aspro riescir dee, niassinie agP intelligenti, da nn codice del XIII, XIV e XV secolo, che ancora ap- partiene propriamente alPeta della diploinatica, ad altro del secolo XVII e XVIII, i cui manoscritti possono dirsi moderni. Ne si troverebbe T altro inconveniente di dover saltare ipiasi di conlinuo da un'opera di niedicina ad altra di storia, o di poesia, e da una somnia teologica di nn frate ad un libra di novelle o di racconti piacevoli. A questo si aggiunga , che 1,400 essendo i volumi da descriversi , e soli 3^ ve- dendosene descritti in qnesto priino fascicolo di 88 grandi pagine , non sarebbe forse esaiista la materia in 35 o 36 fascicoli, che formercbbero per lo meno 10 ragiontvoli vo- lumi, il che potrrl)lie rendere meno facile e meno copiosa lo smercio e la dift'usione dell' opera , che noi Iirameremmo vedere sparsa dovunque ad onore deU'itallana lettcratura. A quest" inconveniente pero potrebbe facilmente trovarsi un ri- medio, che noi indicheremo suUa line di quest' articolo , noa avendo noi altra intenzione nelle nostre osservazioni, so non che quella di incoraggiare e jtromiiovere , per quanto da noi put) farsi , le iniprese che tornano a gloria e van- taggio della nostra nazione. E tanto piu cadono in accon- cio <]ueste nostre avvertenze, quanto die sulla iine del- I avviso ai lettori si annunziano codici di somma iinpor- tanza tra quelli die rimangono a descriversi, come <(uelli. die contengono opere di Dante . del Boccaccio , del i'e- trarca , senza jiarlare della preziosa coUc/ione di carte e letterc autografe d'uoinini iilustri italiani. tra gli altri di Lorenzo il Ma^nifrco, del Maccl.iaidli , del Cellini, del Galileo, degli Accadeuiici del Cimcnto, ecc. 64 A P P E N D 1 C E. Comincia questo fascicolo da ^6a«o (Pietro d'), e finisce colla Metaura, o il libro delle nieteore d" Aiistotile , cosic- che ancora siamo nella lettera A, benclie questa sia tra le piu copiose di vocaboli , e cost pure di nomi proprj. II metodo di descrizione e assal buono, e quale potrebbe desiderarsi in questo genere di lavori : dopo il titolo si indica il nome delPautore, o pure, se questo e incerto , 9I notano il formato del codice, la materia su cui e scritto, e il secolo al quale il carattere lo fa attribuire. In una nota a pie di pagina si accennano talvolta il numero delle carte del volume, quelle delle carte di ciascun trattato , se diversi il volume ne contiene , la nitidezza od oscurita del carattere, e le iniziali , i titoli de'capi, o altre parti dello scritto, clie sono rubricate e distinte con inchiostro rosso o d' altro colore. Poi si soggiugne qualcbe breve notizia deli' opera manoscritta e delP autore , se questo e nominate , e si cerca in fine se V opera sia originate o tradotta, autografa o trascritta, e cjuale sia il dialetto d'l- talia al quale possa credersi appartenente. Non vorremmo clie si desse la taccia di troppo ardito al nostro suggeri- inento ; ma ci sembra cbe con economia di parole e con vantaggio de' leggitori potrebbero le notizie sparse in quelle note compenetrarsi nel testo medesimo della descrizione , il che la renderebbe piix breve e piu carattcristica : po- trebbe dirsl per esempio : 5. Agostino , la citta d' Iddio. Codice memhranaceo in fol. grande di carte 241 ed 8 di indice in principio, scritto a due colonne , di carattere minuto e chiaro , con rubriche ed iniziali rosse e turchine , e tratteggi a penna. Qui sarebbe da aggingnersi del secolo XV , se dalla sottoscrizione non si vedesse cbe fu compiuto nel- I'anno 14.13. — Molti codici di questo fascicolo contengono testi di lingua; tali sono quelli registrati sotto i numeri 5, 7, II, i3, 14., i(^, 22, 3i, forse il 36, 38 ed anclie 89; e questo pure avrebbe potuto opportunamente notarsi in principio di ciascuno di quegli articoli, senza obbligare a leggerli per intero; onde ricavare una notizia cosi im- portante per gli amatori e gli studiosi della nostra favella. Alcuni di que' manoscritti sono inediti , siccome quello sotto il numero 7; quello sotto il numero 10, alnieno in parte; cosi quelli sotto i numeri 12, 18, 20, 21, 23, 3i e 89 ; alcuni sono pure preziosi autografi , come quelli sotto i numeri 3, aS, 26, 27 e 38 e qualch'altro ancora; nmLIOGKAMA ITALIANA. 65 altri servono colle loro vaiiimti al confronto colle diverse stainpe cseguite ed alia loro einendazione, come quelli segnati coi numeri 4,5, 1 1 e 38. Nei codici descritti in cfuesio f'ascicolo tre o cjuattro ne ahbiauio notati anteriori al secolo XV, cioe del XIII o XIV, e i5 ill circa del secolo XV ^ per la iiiaggior parte mem- liranacel. Ma a questo proposito iioii dissiiiiulereino , die ci ha latto (jwalche sorpresa il vedere sotto il numero a i registrato Alfagiino , Trattato dvUu sfera : Menihranaceo in 4.° del secolo XV, e nella pagina 64 segueiite diniostrato a cliiare note die fu scritto nel i3i4, cioe siil priiicipio del XIV. Cosi non potemmo trattenerci dall' osservare sotto il num. 20 e alia pag. 5i e segneiiti , laddove si parla del libro dei scgreti dclle feinmine , come T criidito illustra- tore non ahbia dilncidato il nostro du])l)io, die questo altro nou sia se non la versione del libro de secretis mulie- riini , die corre sotto il nome di Alberto Magna . e tanto pill ci conferniiamo in questo dubbio, perclie si dice nei titolo quel libro traslatato di latino in vol;^are , e si sog- giugne che non dee lasciarsi leggere ad ogni maniern di gente, perche la lettura ne e vietata per la santa madre ecclesia, ed appunto il liliro {.["Alberto Mue.no e stato uno del primi riferiti neirindice. Accennerenio di passaggio die nello stesso codice si coatiene un trattato dclle nobili e mirabili proprieta e sante virtiidi del ranierino , che sono in nainero di 26 ; e che vi si trovano ricette di confezioni c lactovarii, la niaggior parte per la ciira del ciso , o cosme- tici , r uno dei quali si dice spedito da Papa Innocentio (dV abate di S. Paolo di Pisa , ed una polvere pure per il yiso dicesi inventata o insegiiata dal cardinale Bianco. Senza procedere pin oltre nelPesame di questo fasci- colo , e bramosi soltanto di veclere continuata e condotia a biion esito questa nobile iiu|iresa , soggiugneremo sol- tanto due osservazioni , che cadono snlla gcneralitii del lavoro, e ove non si sprezzino i nostri avvisi, possono forse servire a renderlo meno arduo e piii vantaggioso. I codici illustrati e da illustrarsi , come si e detto in principio , oltrepassano il numero di 1400. Tra questi , che tutti non sono certamente di egual nierito, ne di egnale iniportanza , aUuni ve ne avra (e forse non pochi ) , die non meritino ne per Tela loro, nc per le mnteric che contengono , un" accurata dcscrizione , ne molto meno Bibl. /(al. T. LX\[. 5 66 APPENDICE. r estr.itto ill cjnalclie sciuarcio , o di qnalclie saggio ilello stile deir autore ; e ijneste tlescrizioni e qnesti scjnarci , anziche recar giovanieato ai leggitori , noii servono die ad imbarazzarli e disgustarli, perclie essl soveiite si trove- ranno trasportai da iin codice pregevolisslnio di Dante , del Petrnrca o del Boccaccio, ad un volume nojosissimo di ser- monl fi-atesclii, a qnalclie opera ascetica di nissun conto, o a qualche frammeato di cronaca nieiio iiiteressante. Sarebbe dunqne pregio dell' opera , die V illnstratore seguisse pure il sue nietodo e si difFondesse a descrivere niiiiutaiueute i manoscritti piu anticlu, piii preziosi, piu iniportanti, e cjiielli in generale die presentano qualche interesse, sia per la lingua, sia per le malerie che vi sono trattate, e scorresse coUa maggicre lirevita su qucili die trattano di cose iiiu- tili o poco vantaggiose , sulle insnlse coir.pilazloni , sulle controversie monacali, sni manoscritti moderni, ecc. Podii bensi, ma alcuni ne aliliiamo trovati anchc in questo prime fascicolo , die non uieritavano una cosi accurata , iie cosi lunga descriziqne. L' altra nostra osservazione cade sugli sqnarci di ciascuno di cjuegU scritti, citati o piuttosto Inseriti per esteso dal dotto illustratore. Fosscro questi alineno modelli di lingua e di stile, o presentassero ncl loro insieme qualche inte- resse! Ma sgraziataniente sono princLpj e iinali de'capitoli, riportati colla loro originale ortogralia, colle loro stram- ]jerie , coi loro spropositi, cosicclie altro non ci presentano &e non clie un complesso di barbarismi. In prova di che addurremo ua escmpio tratto dal codice num. 3 1 intitolato Annali d! Italia die trovasi alia pag. 69 , da noi religiosa- niente trascritto colla stcssa ortografla dell' originale. \i si tratta dei piu anticlii re d" Italia , materia che era si va rifriggendo con piacere. " Intra laltrl principali die prima » arrinasse in questo nostro paese ytalico partendosi della >> confusione dale torre di Baljel si lU Att'ialante ouero detto » Atthalo il quale fu ligliuolo di Tl.agran die fu ligauolo » di Tliyria, il quale iu figliuolo di Gomero die fu prinio >> figliuolo di Gyaffeat. Alu-i denostri iscripsero che questo /; Atthalante ouero Atthalo fu de dlscenti di Cliam figliuolo » di Noe , ecc. » Si puo dare maggicre barbaric e goffag- gine? Nella stessa pagina piii in alto si legge: " Qui fo fine ji ere dallexandria e dcglpto e diro la storia del re inula ;< e suoi disceudcnti i quali furono prindpio di uiolte nrcLiocRAFri ilvlivna. 6t » generationi .\\T^, cloqnali salnta la ma-Iore parte dJi » niomlo. ,, ^ Qnosti s.juarci riportati quasi ad ogni pagina so.io nn- merosissiim ed alc.uii aiiclie assai lan-!,i. Ora .jual hi- sogno VI sarchb'c-li di cjueste intcnnin.djili citazioui , di .inesti squai-ci prolissi die si succedono Y uno airaltro, mas- sime ove si tratti di codici che non coateagono tcsti di lingua, o sono anclie scritti in modo da ricliiaaiare alia ineute i varj dialetti, e forse non i migliori , deir Italia ' be il nosti-o amor proprio non c'inganna, a noi pare ci.e la soppress.one di una gran parte di que' barl,aris,ni o di quelle nnudi allogazioni, Inngi dallo sceniare n.enomaniente 11 mento della cominciata illustrazlone , servirebbe a ren- nendevole, piu chiara , piu succinta , niiV l'i-o.icua alle diverse clas.i dei leggitori , meno faticosa per se stessa, e mcno voluminosa e meno dispendiosa, e quindl pm agevole a procurarsi ne rendereblie IVdizioae. Le quali cose no, proponiamo, non gia mossi da voglia di censu- "re ma portati unicamente dalla stima in cui teniamo il bibhotecaru, della Palatina di Firenze , e dal sincerq nostro des.deno di vedere soliecitameiitc portata a buoa ternune questa bella impresa. Alcuno avrebbe desiderato c. vedere aggiunto alP opera il fac simile delta scrittura Ui cpiald.e codice; ma noi vorremmo limitare questo de- suleno a, soli fac simile dei manoscritli autograli, e di ffneih smgolari per 1' anticliita o per la forma dei carat- ten, e di alcuni pm preziosi braineremmo andie di vedere. se non akro, tratteggiaie a contorni le piu squisite miniature. C. PUnii Seaaidi Ilistoiia- iiaturalis ex rccmsionc fiARDCixi ct rccpntlomm culnutadotdbus. Torniis norms. — - Aug. Taurinormn , i83J, ex typls Jose- pfu Poiiiba. — Tomns dcrlnms. Ibid. i.S.ja. A Anncei Senccce opera omnia qua- snpcrsnnt ex recrw ^'o'.'f. I^'-'icsd rxUHKOPF. Tonius sextos. Ibid. looo, in y.° Sono questi i vohuni 98, 99 e 100 di quella prcgevole codez.one de. latini scrittori, e la lre(,uenza appmuo coa cin c. occorre di parlarne prova la sollecitudine e la luioua edc bbrana (tamo rara ai giorui nostri), cola quale cd.Zioae M va cu.uuieado. Anzi il tipo^rafo torincse coa 6-> A P 1' E N D I C E. prog,ramina ilistribulto col volume ceutesliuo cli questa collezione , avverte die al pnbblicarsi di altri lo vo- Innii conteneiiti le opcre tli Fedro , di Cornelia Nipote, di Marziale, di PetroniO, di Celso , e cio che nianca ancora di Cicerone e di Plinio , essa sara definitivamente coinpiuta, ed aggiugne clie iiicoraggiato da inolti tra gli associati snoi , pronto si mostra a continuare ( o piuttosto arricchire e perfezionare ) questa raccolta colla stampa degli autori latini minori, e quiudi ad aprire una nnova associazione per altri 5o voluini in circa, nella stessa carta e caratteri, e nel sesto della prima, al prezzo di aS centesimi al fo- glio, alia quale non sara dato principio se non terniinata la prima, che si piouiette chiusa nell'anno corrente, e rac- colto il numero di 5oc associati almeno. Questa nnova collezione ( che noi crederemmo quasi ne- cessaria ed inseparabile dalla prima) comprendera L. Flora, Q. Curzio, Giustino, Valeria Massimo, Eutropio , gli scrittori flella storia Augusta, Lucano , Claudiano , Silio Italica , Sta- zio, i Mitografi, i Poeti minori. Aula Gellio . Macrobio, Lat- tanzio , Apulejo e Ausonio; tutti sul modello delle migliori edizioni, coi piii scelti commentarj e coi miglioramenti e cor- redi iiidicati da quei dotti che diressero la prima raccolta. Applaudendo noi sinceramente a questo divisamento, ed esprimendo il nostro voto perche sia condotto ad esecu- rione , vorremmo chiedere a' benemeriti editori , senza iiscire dei limiti della modestia , perche non siansi com- presi tra quegli scrittori anche i Panegyrici vetens , clie forse gioverebbe il vedere in bella forma riprodotti a grande Aantaggio della erudizione; e forse potrebbe trovar luogo tra quelle opere minori, o di una piii bassa epoca, la Giovannide di Corippo , publilicata per la prima volta e nobiluiente illustrata dal nostro MazzucchelU , gia jtrefetto deir ambrosiana biblioteca. Potrebbero fors' anche utilmenie jnserirvi il poemetto di Serena Sarnmonica , e qucllo piu breve di Severa Sanzio , o Eadeleico de mortibus houm, stam- pato in Olanda nella forma dei variorum con belle note, e tuttavia assai raro. Venendo ora ai volumi della grande collezione teste pub- bllcati , diremo che il tomo IX di Plinio contiene i libri della Storia Naturale dal 33." al By." inclusivamente. Dopo il 34.° trovansi cinque digression! (^excursus), o disserta- zioni, la prima delle quali sugli anni di Alessandro Magna BinLIOGRAFlA ITAI.I.VNA. ()() ml illustrazione Jel passo Plininno , ove I.inippo egual- iiieiiLe clie Alessandm souo collocati uella ceuioijuatloidi- •M'sima Olimpiade i il clie si riscliiara colla cicscrizioiie di tri'dici nieda;;lie tratte da varj luusei di Parigi , e colla ta- ^■ola portante il calcolo volgarc delle Oliiiipiadi, e la volgare lle Olimpiadi Pliniaiie. Lfi seconda versa sul ramt e sulle divers;' forme in cui preseatasi quel metallo , latiaanieuie di'tte rrcre/?K7if(i, cioe nativo, protossido, ossido nero, cri- sfalliz/ito, tuheroso, mammelluto, dcndritico, iiliforme, ecc, rame piritoso, carbonato, solforato, ecc, nel die vediamo aiicora con piacere le moderne dottrine dei Gcoffroi , dei Jirongniart , dei Gyersent , dei Chaussier , sul rame, sulle sue }>roprieta , e sulle sue preparazioni emeticlie e purgative , applicnte alia dilucidazione degli insegnameiiti di PUiito, di Galcao, di Dioscoride: la terza tratta del /eno . e sulla sua uiilita anche neiruso medico; la ijuarta <-lel piomho e dello stagno, confusi sovente dagli scrittori latini e dagli arabi , e noii beii indicati da Pliiiio , c'.\e io stagno disss una specie di piombo nero, e il solo piouibo bianco fece diverso dallo stagno. A questo proposito si parla del piomlio pure, deir argentifero, della galena, e solo ci duole di vedere accennate niolte ntiniere di ])iombo nelT Italia, co- me nella Spagna e nella Gerniania, meiiirc nell' Italia sono scarsissime ; si parla delle virtii mediche di quel metallo , de' suoi ossidi, del minio, del litargirio, e cpiindi anche del mercuric solfurato, o del cinabro, dagli antichi cont'uso col minio. Uarsenicn iinalmente forma T argomento ilella quinta dissertazione, e le sue jjroprieta tanco nel servizio di alcune arti , qiianto le veneiiche e le medicinali, vengono ben esposte colle parole del signor Cadet de Gassicourt. Una breve nota irovasi anclie in line al libro XXXV , e questa clie e del celebre Falconet, tendente a provare clie Pliiiio sotto il nome di toreutica non d" altro ha inteso di parlare se non die della sculturui nel die non siaiiio del suo avviso , nomlnati vedendo da Plinio pictores . sta- tuarios , toreittas, sotto il qual titolo egli indlco forse 1 ce- sellatori. Tale nota farit jjiacere agli amatori delle belle arti; ma nioito pin si compiaceranno questi e gli studiosi della storia deir arti niedesime, vedendo inserito per intero alia line del liliro XXXVII il Sagslo del valentissimo si- gnor TTmo/ro A/i/t/ , menibro dell" Isiituto di I'raniO a cui ponea ninno, povclic aVtbraccia cpiasi tntto 1' uinann snpcre, non avrelihe potuto nccostarsi alia jicrft'zioiie spnza il counorso cU molti , ccrco 11 consrj;lio c la coonprazioiie til parecciii cnuliii \ e cosi il suo Dizioiiario ( clie gia e coiiipiuto ) rr.(Tit6 di cssci- lodato in molti giornali italiani c stfanicri. Nondimeiio Pegrp^io antore, piii s«>vero d'ogni nltro nol giudicnrp il ]iropiio lavoro , trovo necessario di nE;2;i'.iiigprvi un-Ajippudicp , di ciii una parte gin s" e pnb- })licata , c il restante possiamo asscrire con sicnrezza che vedva in breve la Ince. La spiPg.Tzionc etlinnlogica di nn voca])olo adottato dai coltivatori di una scienza o di nn' arte eijuivale ad una delinizione ; e pero rpipsto Dizionario, in cio solo ch'esso e una raccolta di etimologie , potrel)be considerarsi come un ropertorio di compendiosa sapienza. 11 prof. Marclii jioi ha \oliito clie os^ni etimologla fosse accompagnata da qndla erudizione cli'e necessaria a conoscere Toggetto in- toruo al cjoale essa aggirasi \ donile e veauta al suo li]>ro una niolto inaggiorc iiiiportaaza , e rntili'.a di quest'opera non si rcstringe dentro gli angusti conliai coiiinnemente asspgnati a sitlatti lavcri. Nelle niateric priiK-ipalmrntc d: archoologia e di filologia non e alcnno di si j>ro("onda erudizione, clie possa presn- niere di conosco'e con slcnrezza !a A'era defuiizione di tntti i vocaholi, li- originl di tutcc le usanze. e il perche di tutte le denominazionl ; laonde poi clii va in traccia delle cti- niologie, per diligenza clie adoperi, resta non di rado nol re quella uniformita di segni e di punteggiatura ch" e di tanta importanza nelle opere di cpiesto genere. AH" au- tore non possianio augurare se non la riconoscenza e la lode de' suoi conclttadini ; perclie questa e stata e sara forse sempre la sola ricompensa delle letterarie fatiche. Al tipografo auguriamo uiio spaccio del libro cosi fortunate, che lo incoraggi ad altre consimili imprese. A. Vocabolario picmontcse italiano di Michele Ponza. Vo- lume II {E~PUV). — Torino, i832, stamperia reale , in 8.°, di pag. 3^8. Lir. 4. 5o itaL Quest' opera, di cui gia parlammo a pag. 38o del tomo 66.% giugno i832, del nostro Giornale , procede innanzi alacreniente. Piii volte abbiamo dimostrato 1' utillta dei la- vori di questa specie , e piu volte altresi abbiamo detto come per essere vantaggiosi davvero fa d'uopo che i voca- bolarj di dialetto, piu che d'altro, si diano pensiero di quelle voci vernacole che rappresentano oggetti proprj dei tre regni della natura e della famiglia immensa delle arti. Que- ste voci sono per solito le piu discordi e dalla lingua il- lustre della nazione e dai varj dialetii di essa ; e per que- sle e necessario c!ie il vocabolarista somministri quelle 74 A r p E N D T c r. corrlspondcnzo die spesso mettoiio in pcnsiei'O c inilotti e tlottl. Per nvere somministrato (jaesta specie di vocaholi tornarono utilissir.ii il Vocal)olario del dialetto siciliano del Pasqualino , e quello del dialetto veiieziano del Boerio , e ]jer qnesto pregio essi ottennero la priinazia su tutti i vo- cabolarj di dialetto loro confratelli. Noi speriamo pertanto -che anclie qnesto nuovo Vocaliolaino piemontese-italiano non tocchera afFatto la meta seiiza averc soddisfatto anclie a si utile mira , al quale effetto potranno seaza dulihio riuscirgli di noii poco soccorso i molti trattati delle arti scrltti da antori pieuiontesi e ricclii di voci tecniche loca- li , le IMemorie dell' Accadeinia toriuese , le Flore locall , il Catalogo degli uccelli picniontesi del Bonelli, e parecchi altri libri di conslmile natura. X' Annotatore picmontese , o sla Ciarnalc dclln lingua italiant , di Michcle PoNZA sncerdotc. Fascicolj i.° di pcig. 96. — J^orino, i832, dai tipi di Cassono , Marzoraii c Vercelloui. Frczzo lir. i. 20. ital. — Fascicolo 2° di p'^g- ()^^. Torino , dai tipi di Giu- seppe Fodratti. Questo nuovo gipr.iale snccede oggidi sW Annotatore de- gli errori di lingua cVie usci gia dai torclii di Torino e di Susa negli anai i83o e i83i, e die noi annunziammo a pag. 3 80 del tomo 66.°, giuguo i832, di questo nostro foglio. Vaglia il vero, cotesto aversi dinanzi ua par di cento pagine da potersi leggere cosi a balzi di goiiiltolo noa e la peggio cosa del niondo , checche se ue possa dire in contrario da clii loda la ferma e biasima la svariata let- tura. Concediamo anclie noi che e proprio di uno stomaco tiTtto nausea F andare assnggiando piii ci!)i i quali , ogni volta die e' sono parecchi e diversi , imbrattano anziche alimentare. Ma i giornali , pigliali di che sorta vuoi , no-.i sono libri da leggio e da luceraa , ed lianno per appunto strettissima parentela con quegP intingoletti e con quelle insalate il cui oflicio e dar vita al palato. Ne' penetrali del sapere essi tengono quel luogo che organi e saJtcrj so- gliono tenere ne' santuarj della relialone : sviano per u:i verso i cervellini , ma invitano per 1" altro i novizzi e i ritrosi, e guidano d'armonia in annonia i cuori e le menti che si meritano davvero ua tal nonie. Qnesta loro natnra ninLiocniFiA italiana. ~d i\\ si chc in un convo^no iV ottanta occhi afTnccendnti in- lorno a rjiinranta fop;lietti r[uali ch' ci siansi, e'v'e da gin- rare die tn noil vciU melcnsauicnte incliiodato su certi eterni iiuitipl colonniui die cjualciie mlscro pajo di pupillacce le (fiiali nutiano piii presto profcssione di coprire imljoscate il" (irecclii che non di leggere. Qiiesto nnovo Annotatore ci a^icnra di non voler fare scinpo di carte e carte per es))orre la solita canzon dcl- r iicccllino ora in tone maggiore ed ora in minore, ora per consonanze ed ora per disscnanze , nia silihene cli" ei \iiole esercitare Y opera sua in argomenti variati e svohi tanto dilettevnlmente quanto conceder possa il venerando lucco gramniaticale. In aniho i fascicoli die qui annunzia- iiio esistono varj quesiti di graniatica scritti con suHltiente ginstezza , come pure la storia delle graniatidie italiane iiscite in luce dal i5i6 al 1700, uno spoglio di frasi celliniane , un frasario picmontese italianizzato, e una ricca lista delle voci niancanti nel noto Vocabolario italiano- latino del Pasini , stato ristampato in Torino nel 1818. Oltre cio nel primo fascicolo leggonsi alcuni cenni hiogra- fici suir esimio autore del Vocabolario niilitare italiano, e inoki arlicoli biltliograllci sul!e opere del Balljo, del I\Ianno, tlel Carena e di altri scriitori peilemi.atani gia note fra uoi. In (juesta rivista Ijiljliografica abl^.iamo trovato annun- ziate due opere die stanno per puMilicarsi delle qiiali cre- iliamo sia ben fatto il dare qui notizia. Esse sono un Di- zionnrio geografico storico statistico commerciale clegli Stati Sardi ed una Bihlioteca scclta di srienze ed arti scicntijiche . ricra spechdmciite di quantn riguardn la storia naturale de"::. 100. JLir. I. 20 aiist. In una nota posta a pag. 8 di cjuesto libro il heneine- lito coinpilatore ci dice che una dclle piu Ijellc ed utili lezioni d' umane lettere italiane consiste in quelle |)arole del Cesarotti , le (jnali , a clii vuol riuscire buon parlatore c coiretto scrittore , avvisano essere necessario conoscere le regole, i modi e le forniole e lo nianiere native della lingna , il tar conseiya de' costrutti piu vaglii di lingua e delle grazie piii elette di stile clic iiicontrinsi negli aii- lori di Ijiion conlo , il disaniinarne lo stile , T esercitare il proprio , il torieggere , il niutare il giro , la colloca- y.ione , le voci ecc. delle proprie scritture , e cosi va discorrendo. E noi , a' quail accade talvolta di uscire spa- ventati da un segno che ci ahbia sgraziataniente ricac- ciati al posto de' gregarj scolastici jier vina pagina del De- colonia ricopiata ad pensum venti volte , e forse appunto per questo non intesa aft'atto, quasi nulla ricordata, e peg- zio recitata , noi diamo mille ragioni a quelle parole del Cesarotti. L" Istitutore che 1" ha inentovata in principio di queste istruzioni the un volonteroso precettore va impar- tendo al proprio discente . porge con esse una breve , ma ben ordinata , serie di precetti rettorici che puo riuscire utile a' maestri e scolari. Pictro di Russia , pocma di Angela Cvrti , con an- notazioni dell autore. — Torino, i83i, dalla Reale tipografia, in 8.° L' autore di qtiesto poema ( nacque uel 1761 ) visse a' giorni in cui prevaleva aucora T opinione di alcitni scrit- tori francesi , che colloco , senza esitazione , il nome di Pietro di Russia fra gl' institutori di popoli , fra i rigene- ratori di uazioni. Non e quindi da niaravigliarsi s" ci la seguito religiosamente, sel)bene incoiuinciasse il poema alia sua eta di oltre sessant' anni , com' egli dice. L'etae nulla, che le idoe nate dalle priiue irapressioni non si cancellauo mai , rigcrniogliano anzi nc' vecchi , per la contraddizione. 73 . A P r E N B I C E. pill vigoroscv e questo poema incominclato al tlodlcl anni probabiliuente sarebbe riuscito lo stesso. Ora pare die quella opinione declini, e v' lia noii pocUi che seriza negare a Pietro una forza di volonta non ordinaria , credoiio che le sue rlforme fossero piuttosto neir apparenza clie nella sostauza. Ma lasciamo agii storici , ai politic!, e priiicl- palniente agU accord viaggiatori che possoiio sui luoghl instituire esami e confronti , piu utilL delle girandole de' gabinetti de' iilosoii, il decidere la quistione, se pure non e decisa. A noi liasti il dire che Pietro di Russia non ci senibra argomento degno dl poema ne per isjjiendidezza cli fatti , ne per subliiiiita d' indole dell" eroe. Chi difende che il bene deljba operarsi anche per forza s' arrischia ad un mare di conseguenze pericolose i la dottrina della neces- sita puo sovente divenire un' infausta dottrina i ma ne Tuno, ne P altro principio arrivereblie mai , a quanto sembra , non clie a glustiiicare ad attenuare il fatto delPuomo die si costituisce carnelice volontario de' suddlti e del figlio , fossero pure giustamente condannati per fellonia. Percio lo stesso Voltaire, seljbene cosl inclinato a lodarlo, lo chiamo tuttavia mezzo uomo e inezzo tigre. E se Fontenelle nel suo elogio alP Accademia di Francia non ardi usare di frasi si risentite , fn, primo perclie in un elogio si deve lodar sempre , die il titolo assolve il libro della menzogna, secondo ]3erclie negli accademici , come tutti sanno , piii d' ogni altra dote dovrel^be spiccare la mitezza dclla natura. I poeti antlchi e i seguitatori della loro scuola davano molta importanza alia scclta dell' argomento^ e clo die ne risultava era precisamente in ragione composta dell" argo- mento e della loro facoka poetica ; e P argomento non comunicaya certo all' opera la porzione minore di poesia. Ma alcuni moderni assai content! e confident! del " Dio e in noi» non curarono di cercare la poesia fuori dl se stessi , e vestirono della loro immaginazione quel soggetto qualunque die primo venne loro sott' occhio , e credettero capace di portarla. Ne sempre infelicemente ; ne uscirono talvolta miraliili opere di coraggio e di passione; e bisogna anzi ridere di quell! che sono ancora ostinat! nel pregiu- cUzio d! considerarle come inodernita leggiere e disprez- zabili. Per le qual! cose taluno potrel)lje forse dimandare, se , conceduto pure che non sia posslljile un poema nar- rativo , verameiite poetico, delle gesta di Pietro di Russia, UIBLIOGKU'IA ITALIANA. 79 r autoro ci vcrsasse almono la jiocsia dclla sua aniiiia. La tliiiiaiula i.' {^iiista , e nol stiiuiainu ili essere corte&i verso I'aiitorc a i-ispoiiclcre ; che questo e nn poenia in ottave in iloilici cantii die si nanano in essu i fatti jjlii nicinorabili ilella vita di Pietro , coinpresa la morte ; die i i'atii sono uarrati come nvrehbe potuto fiirlo la gazzetta oHiciale di I'ietroburgo , conipresa la nocrologia ; e die lo stile del ])ot'nia e pari air iavenzionc. Uuino trcelso per I' opre tiie ammiriirule jk'rui nuiiie immortal di Pietro il Grarule. Qiiesti due versi diiudoao il poenia , e ne contengono tiitta la ragione. ^ Del qnndro di Raffjcllo detto lo Spas'uno c dcU inta- glio ill ramr fattone dal cavalierc Tosclii. Discorso di rictro CioRn.iNi a S. E. Clnlletta di J^illc- nriuc. — Milano , iSoS , prcsso Pietro e Giuseppe- Vullurdi , coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola , di peg. 2^ , ill ]a.° Lir. i itai. Lcttciu di S. E. il piincipe di Canino coiitenente he dcstnzioiie del sua iniiseo di autichild etriische , og- giunlovi an artirolo inedito sopra una coppa eke rajypresciita VEieolc Assirio. — Milano^ i833, jnesso git editori Pietro e Giuseppe Vcdlardi , di png. 22, ill 8.° Eir. I ital. Ceitni storici sopra una cnppella antica ricostruita in oratorio a Moncnceo nclla proiiiicia di Milan) dal cavalicre Giocondo Alblrtolli prof, cinerito di or- nato neU I. R. Accadcmia di Milano , ccc. , ag- giuntavi un iUustrazioiie critica di Giuseppe Val- LAnDi con tuvolc in rame. — Milano , presso gli stessi , di pug. ii, in 8.° Lir. i. 5o itul. Sal inatisoleo di Pio VII in S. Pietro al Vatieano opera di Tliorwaldsen , cenni eritici di Franceseo GAspEnoNi. — Milano , presso gli stcssi , di pag. lo, in 8." Cent. rS ital. II sig. Giuseppe J'dllardi, iiistancaljile proinotore di tutto (|Uollo die alle bijlc arti si riferiscc, aveva divisato d'in- trapiciideic la puijblicazionc di un Ciorruik dclle arti 8o A 1> P E N U I C J. medesluie, giornale die avrebbe potuto riescire utile e deco- loso agli artisti ed agli amatori italiani. Ma cjue'collabora- tori, ch'egli credeva d'essersl accaparrati In Roma, avendo amato meglio di prevenirlo coUa pubblicazione del Tibe- rino , altro giornale , di cui abbiam fatto cenno in questa Biblioteca , esternando altresi qualche dubbio sulla sua du- rata, il Vallardi giudico opportuno di sospendere il suo divisamento ^ ne volendo per questo defraudare il pubblico di alcuni articoli cli' egli erasi gia procurati , determinossi a farli di pubblica ragione , preseniandoli iu separati opu- scoli^ ed erco Torigine dei quattro libretti soprannvinziati. I. Non parleremo del Discorso di Pietro Giordani sul quadro di Raffaello detto lo Spasimo, e suW intoglio in rame fattone dal cav. Tosclii : i ." perclie gia coinparve stampato nella riproduzione clie si fece in quest' anno dell' almanacco intitolato la Strenna ; 2° perclie di quel nobilissiiiio inta- glio si e gia difFusaniente parlato in questa Biblioteca (torn. 6g.% marzo i833, pag. 389). Noteremo soltanto die il Qiordctni , dojjo di essersi alcun poco divagato suUe avven- ture di quel famosissimo dipinto, sulle incisioni clie vedute se n' erano innanzi quella del Toschi , e sulle mire die prefiggersi dovrebbe qualunque valente incisore e che il Toschi certamente non trascuro, dopo di essersi giustanieute «steso nelle lodi di quel celebre artista e della mirabilissiiua di lui opera , non entra gia ma dice in una nota finale di entrare in quel luogo a discorrere di RafFaello, paragonan- dolo al Canova , a ragionare dello Spasimo , a trattare del- r invenzione , della composizione , della dimostrazione degli affetti e delle profonde intenzioni del filosofo pittore , il die fa sembrare il discorso mutilato ed imperfetto e non in esatta corrispondenza col frontispizio. II. Ben fortunate dee riputarsi il sig. Vallardi per avere ottenuta dal principe di Canino una lettera descrittiva del suo nnovo museo di anticliita etrusche, con un articolo inedito sopra uno di que" monumenti , e la graziosa con- cessione della facolta di pubblicare V uno e 1' altro di que- gli scritti interessanti. La descrizione del museo, per dir vero, e assai concisa, e scritta si riconosce con rapidita e franchezza di penna. Quel museo, recentemente aperto in Canino a comodo degli archeologi e degli amatori, conta cinque camere i nella prima delle quali trovansi le pietre coa iscrizioni di niru.iixju \riA it.vmvna. oi ipogei , e leggonsi in esse i iioini di varie fainiglie etrii- bclie; ne!l:i secomla 400 vasi ueri intatti , iion clipinti, ma j>r«'/iosi |ior la varieta e Teleganza delle i'orme , per gli oiiiaiiicuti ffi getto sovrapposti , per iigiue di Iconi , di sliiigi ed altre , di gusto egizio. Vi si veggomt aiicora fran- fiiiiii ili terra cotta e bronzi trovati in una toniba scoperta iH'l inaggio del i83i, collocati tutti come lo erano in ijuella grotta se|5oIcraIe, con tre grandi tazze al centre ed un tiipode carico di piccoli vasi , di Ijalsamarj , ecc, die vi erano so^pesi. In qnella grotta si rinvennero anche brac- cialetti iP ore di prezioso lavoro , una collana di grosse perle ed allri monili: eranvi altresi vasi di l)ronzo conte- nenti delle ossa, ma tutti (fiiesti assai gnasti, benclie il sepolcro, scavato in un tufo compatto, fosse benissiino con- servato. Si aggiunsero a questi oggetti venti giare di terra, lutte col marciuo della fablirica o della famiglia. La terza camera contiene 400 A'asi dipinti, gli uni ricciii di ornamenti e fogliami, gli altri di figure nere, bianclie, rosse , violette e gialle. Riunite si sono in questo Inogo le pitture del ])iii antico stile , e gli oggetti appartenenti airinfanzia o alia dccadenza dell' arte : alcuni argomenti sono mitologici , altri afl'atto incogniti , allusivi proljabil- mente a tradizioni storiche dell' antica Italia, perdnte nella notte de' secoli anti-greci ed anti-romani. In qnesta camera veggonsi .disjiosti alcuni vasi , foggiati a mode di teste umane , balsamarj d' ogni maniera , idoletti non dissimili dagli Egiziani, ed altre curiosita. Segiiono uella qiiarta ca- mera oco pezzi di bronzo, come simpule, strigili, conche, patere ed altri vasi , scudi e gambiere , e alcuni di quei bronzi sono ornati di teste di rettili , di cani ed"arieti;, i vasi sono in parte lien cesellati, e un elmo trovossi cinto da una ghirlanda di foglie d' oro. Nella quinta fuialmente sono collocati 3oo vasi dipinti, tutti di buono stile etrusco. Onde far conoscere la ricchezza di questo nuovo museo , bastera 1" annuny.iare die questa coUezione conta piii di i5oo oggetti di anticliiia etrusca , ed inoltre niolti monili d' oro e alcuni vasi dipinti che per la bellezza loro si tengono persontilmente riservciti , ma che T illustre possessore otfre di mostrare agli archeologi e agli artisti a qualiuiqite loro richiesta. A questa descrizione il Vallanli ba premossa una pre- lazione. piii lunga della descrizione medesima , e in essa £ibl. Ital. T. LXM. 6 8a vrPEJsDicE. ha iuseriti alcuul cenni su la situazloue di Caniao e I« scoperte dl varie antichita fatte in quel territorio , tratti dal siio Iti ne ratio d' Italia puliblicato nell' anno i833. Egli chiude quella sua prefazione coll'annunziare ]#• lusinga die il cliiarissimo prof. Jlomagnosi voglia concedergli le dotte sue osservazioni su Ic controversie suscitate dal Gerhard. in proposito de' vasi Yolceuti. Alia citata descrizione del museo tien dletro un bellis- slmo articolo, tratto dal secondo volume inedito del museo del prlncipe di Canino , del quale si e gia pubblicato il primo. ( Vedi Bibl. ital. tomo 58, aprile i83o, pag 28.) Queir articolo serve ad illustrare una coppa con figure nere e violette , su la quale si vede un Ercole che atterra un lione, e intorno a cinscun gruppo, ripetuto a"due latl, Jeggonsi le parole Noino Noinia , dalle qunli T il'nstre pos- sessore trae argoinento a giudicare ciie quello sia YErcole Assirio, dal quale Ero'loto fii discendere Alceo, Belo , Nino cd Agrone clie fu il primo degU Eraclldl clie regnarono a Sardi. QneiriTrcoZe doveva essere di mold secoli anteriore aU'U/Ze«o, come molti ne corsero fra Belo e Priamo, giac- che non meno di ventitre regnanti stabiliti sono da Diodoro tra Belo e Priamo, ai quaii aggiugnendosi Alceo padre di Belo ed Ercole padre di Alceo, si trovano venticinque regni tra YErcole menzionato da Erodoto e YErcole Elleiio , con- tandosi dai cronologi almeno di mille anni la durata del regno d'Assiria avanti la guerra di Troja. Belle sono cer- tamente le ricerche esposte dal Principe illustratore intorno a questo vaso ed al passo di Erodoto , clie pone fnori di dubbio la sua tesi; con molta destrezza poi si toglie dalla obbiezione che , prendendosi queirUrcoZe antico , uno de' primi fondatori dell' inipero d"Assiria , per lo stesso Nein- brod, si vogliano far rimontare i vasi di Canino al diluvlo cd alia torre di Babele. Osserva dottaraente al proposito di que' vasi dipinii , che non se ne trovano nella Lidia per decidere in favore de' Lidii ; clie il sig. /"ea avvicina di troppo r epoca della colonia di Tirreno , collocandola dopo la guerra di Troja , anzi dopo Oinero stesso, mentre da Erodoto apparisce clie quella colonia era anteriore alia guerra trojana ; rigetta saviamente i norai di vasi Etrusco- Lidii , di vasi Grcci , di vasi Canipani , di vasi Siculi , Ve- neti ed Euganei che dare si voUero modernamente ni vasi Etruschi, f> air Etruria rivcndica la gloria di avere fabbricati uiiii iO(;n.\.n.i italiaxa. 83 c nonilnati (|we' vasi ; propone cjnalclie diibl)io nnclie sh la cleiioiuiiiaz.ione tlci vasi Folcenti, e rcttilica alcuiie idee tlel Ccrhciid, e linalmente chiude qiicsta l)el!a Disserta- zioiie col deplorare che gl" Italiani non &i occupino di proposito dclla illiistraz.ione dei tcsori della loro patria :, che nessuna Socicta italiana aliljia rotto sinora il silcn- zio, e clie quella iilustrazioiie sia tnttora dovuta ad ua Istiluto di dotti Prussiani. Weriui certamente lode il prin- cipe di Caiiiiio per aver dato uii Imninoso esenipio colla stanipa, giii coniinciatn , del suo Jluseo , e doljbianio sa- per Ijuou grndo al J'allurdi per avere puljJjllcato (juesto iiii])ortante articolo. Jll. Va antica cappella eslsteva annessa al convento di S. Francesco in Lugano, crednta per tradizione e su Tap- jjoggio dello stile, opera di Bramante. Yenduto essendosi fjuel convento , voleva deniolirsi 1' acceniiata cappella , e non essendosene potuta dissnadere la distruzione , si pro- pose al defu'ito conte Cian Mario Andrcani la compera delle ])elle pietre e la ricostruzlone di quel liellissiuio monumento in altra sitnazione. II cliiarissimo prof. cav. Giocondo Al- bertolli^ c\\e disegnata aveva gik da molti anni in abljozzo tale cappella , fu incarlcato del trasporto e della rico- struzlone della niedesima in IMoncucco nella provincia di Milano. L' operazione , condotta da quel valentuomo, riusci coir esito il piii felice , e V Albertol i nel renderne conto In questo suo scritto , non tralascio di addurre le ragioni piii j>lausi])lli , per le quali 1' opera puo credersi di Bra- mante Lazzari, clie lungo tempo soggiorno tra di noi. !Ma che ' ... II sig. Vallardi che alie sue qnalita di cal- cografo, liljrajo, cditore, ecc, quello pure ag^iugnere vor- rehbe di autore , e avido si mosti'a di questa clie i Latini chiamerehhono inanem gloriolnm , non contento di avere premessa a questo scritto una prefazioncella , ha pure vo- luto appiccarvi in line una sua illustrazione , la quale non e che una pretta confutazione dell' opinione del eel. Al- hcrtolU . storzandosi il Vallardi di inostrare che quella non e altriinenti opera di Bramante. Si appoggia egli princi- painicnte al!e date iSio e i55i, e proponendo alcuni duhhj auche su lo stile, che appartenere potnbbe a qualch* arcliitetto louibardo, e d'avviso clie Taltra d.xia del 1067, )'osteriorc di moito a Bramante, indichi I" epoassa il Gasperoni airesame parziale del nioaumento , per I' impoitanza . die' egli , di si rara occasione di luvoro (che f>er6 riiorre pur troppo di frequente , essendovi anche in "jigi ihie Papi che attendono T onore della tomba conve- iievolc al loro grado), e per la sornma pcrizia e fama del- i artist a ( poco jirima depresso ed avviiito), sull' opera del t|uale si propone di ragionare con quella ingenuita , diligenza c studio maggiore che /" opera di un tanto arte/tce iiiiponc , liinitaiidosi pero soltanto , per la tenuita del suo ineegno , alia coniposizione ed all' imenzione , quasi non fossero que- ste le parti che nell" esame loro richiesTgono tntto racnine ileir ingegno piii vigoroso. TiiUo e cattivo nel luoiiuniento, al dire del critico , infelice la situazione , scarsa T elcva- yione a fronte del inonunienti viclni ; persuaso lo scukore, se forzato fu al collocamento del suo lavoro in quel luogo, che V opera non dovesse riuscire affatto o molto poco. e ca- dnto in forte, abbaglio , se fu sua la scelta; uon forse ben iinmaginate le due statue in piedi, rapprcsentanti la Pru- dcn/a e la Fortczza , precipue virta del Pontelice ; male a proposito aggiunti tli poi a fpiclle statue genii con al- tre decorazioiii architettoniclie ; trascurato 1" efFetto gene- rale dflla coniposizione : // monitmento mi suo assienie sventuratamente piccolo, di cattivo garbo e goffo ( pag. 8 )i h- due virtii aidentemente lavorate per vedersi da vicino , cosicche s' impiccolire1)bero di troppo se il moauinento vo- lesse rialzarsi ; 1" azione delle dotte virtii moiiotona , e le niedesime nud collocate , coine V architettura circostante rtud ordiiuita, mancnnte di unita , di grandezza , di maniera , di eleganza e di decora : il Pontefice nialainente posto a sedere , uicntre avrebbe dovuto esser ritto in atto di pro- teggere , di pacificare , di benedirc, atto maestoso, imponente, f degno del sommo gerarca della chiesa di Dio ; il forte di- stficco dell' opera dal muro , non occompngnato dn nulla . da nulla collegato , die non potrebhe giamnuii satisfnre verun 86 APPENDICE ocdiio piirgato , ne tampoco di fucile coraeiitatura. Mn questo e ancor poco : le ligure locate sugli stilobati , oltre T es- ser monotone , non legano col tutto , ma hanno un' azione tutta a se . benche non affatto caratteristica , non rispon- clono al suggetto, e fauno clie il mausoleo non abhia uni- tk ; si accorda tuttavia ad esse , isoiatamente considei-ate , maesta , bellezza di forme grecbe , invenzione snljlime, viva espressione , un vestir largo , un andar di pieghe schietto e naturale ; ma ad esse punto non corrisponde la figura del Pontefice , clie alcuno, dice il Gasperoni , non credere])]3e opra uscita dalle niani di Thorwaklsen, essendo quella figura goffa, gihbosa , in sonima troppo somigliante al vero , meutre T arte doveva abbe!lirla , ingentlliria , e mostrarne la grandezza morale colV imponenza esteiiorc. Nou bene intendiamo per verita , come a questo proposito si faccia dire alia storia : il mio eroe era insecdiito , zop- po , dilomhato , era raggiiardevole per una sforzo di gotica architettura , die lo reggeva e puntellava. Non vediamo come Tarchitettura gotica applicare si possa al sostegno dell' uo- mo vivente;, meno poi come possa aver luogo nel mansoleo. La niccbia dietro la sedia del papa tiene , sccondo il critico, a una maniera mezzo djiquccentisiica, il cbe pure non e cliiaro a intendersi ; i genii sono alati , in huona parte ignudi, gentili e graziosi , ma le loro sdiiene sono loZ- tate pill al Pontefice die alia parete ; quelle aggiunte ser- virono a tiitare il monumento in carr.hio di ingrandirlo. V opera sarebbe stata meglio senza cotali frasdierie : il Ga- speroni affetta tuttavia di credere quelle aggiunte, non gia d' invenzione del Thorwaldsen, ma bensi a lui suggerite da, una furibonda e stolta critica , tutta fuor di se dalla gioja per lo abbaglio preso da un grand' uomo nella coniposizione e collocazione deW opera; e questo abbaglio, se pure ebbe luogo , era stato pel primo notato ed acremente censu- rato dal Gasperoni. Abbiamo riportato in questo breve sunto le sue stesse parole , peiclie si vegga lino a qual grado d' impudenza pub portare , massime negli oggetti (T arte , la smania di censurare ! Noi non al)biamo vediuo il mausoleo ; non ci attenteremo dunque a giudicare , se le censure apposte al medesimo sieno ben fondate o zop- picanti ;, ma conoscendo molte opere eccellenti , il merito incontrastabile, e il nome grandissimo di Thorwaldsen, non dnbiteremo nel pronitnziare che non potevano cssere BlUl.lOCK \ri V IT.VI.IAW. 8~ pill sgiijijalnmcntc esjjostc cli quello c)ie lo sono in (jucsio o|)us(olo. K il signer Vallfirdi nella sua prcf'arione rico- nosce neirniitorc di que' ccnni nnn lodci'olc pen^piruilix . colla qitiilc siwra il iiKiiisolco adopcra la pin sann critica .' ! ! II j)nl)lilico gli sar:i c:rato per Tedizione delle altrc, no.i di cjnesta inesciiiiiissiiua prodnr.ione. Ma coa iiiio stil<^ iioa disstniile da rjueHo doi Cenni del Gn<:pprorti , vedem- )i)() , non ha guari , scritta una Icttora da Venezia , rozya rd insulraiile a rignardo dl alciini nostri valenii artisti , dal sig. Defend cute S^ccln laita con poca dilicatezza iiise- rii-e nel llko'^litorc. Bossi. S C I h jV z f. Trattati) tcorlco c pratir.o dell! arte di ediflcure di G. Rondelct, prinm traduzione Jlaliuita per ciira di Basiiio Sonr.srNA , dal fascicoh i° s'uio at 12." IjC associuzijiil si ricevono in Blautova alia tipo- grafia Firgilian^ di I.. C.iranniii , e in Mihuio da Angela Monti librajo in contrada del Cfqipcllo. Prezzo d associazionc cent. 20 ituliani per ognl foglio di stampa , c dl siinUl cent. 40 per ciuscun ramc. Fedi questo Glonialc, tomo 6-f.", diceuiOre iSii , pag. 3 I -J. L'ltaliana odizione dell' ojipra importantissima di Ronde- let, di cui furono gia pubblicati dodici fascicoli, coiitinna a rendersi degna del publ)lico favore jier la bellezza non oidi- iiaria dei rami e ])er la diligeiiza del tijiografo; uia niolto ])iii ancora per Tesattezza ed il buon garbo dcUa traduzione, non die per il pregio delle anuotazioni. Le note sono di dne specie, le une fnrono agginnte da llondflet nelle ultime cdizioni francesi ; Ic altre poi fiirono compilate ilal traduttore e ricavate in gran parte dai pia accreditati recenti scrittori italiaui e s;.ranieri. Fra le note tlelP autore se ne distingue una assai inte- ressante nel i." fascicolo , sullo scavamento dei graniti in Russia , ed in ispecialita sopra quello delle trentasei co- lonne monoliii che fonnano i poriici della chiesi di S. Isacco a I'ietroliurgo; le qnali liauao "^ piodi parigini di dianietrt* 88 APPENDICC. soprii piedi 56 tU lunghezza ; nientre le celebii colonne di granito clie ammiransi nel portico del Panteon a Roma non hanno die 36 pledi ed 8 pollici di lunghezza. A questa bella notizia sarebbe stato desiderabile che se ne fosse aggiunta una analoga* sopra la grandiosa colonna pure di granito , scavata recentemente e che deve essere eretta sopra una piazza di Pietroburgo ad onore deir imperatore Ales- sandro. Questp monolito veraraente colossale, e il maggior che si conosca ; ha ottanta piedi di lunghezza e pesa l,5oO,ooo libbre parigine, cioe tre volte altrettanto quanto r obelisco di Tjuxor trasportato non ha guari dall' Egitto in Francia. L' ingegnere Moiitferrand fece estrarre Penorme masso dalle cave della Finlandia , ne diresse il trasporto a Pietroburgo ed immagino i mezzi i piii semplici ed i pill convenevoli per eseguirne poi Y erezione colla massima facilita ed economia. Sarebbesi pure desiderato un qualche cenno sopra il suddetto obelisco di Luxor, e sopra il me- todo riinarchevolissimo usato per atterrarlo ed inibarcarlo. II vicere d' Egitto avendo offerto in dono al re di Fran- cia i due obelisclu che adornavano 1' ingresso del palazzo di Sesostri a Luxor, un bastimento espressanieate costrutto per efFettuarne il trasporto , sorti da Tolone nel mese di marzo i83i avendo a bordo Pabilissimo ingegnere M. Le- bas. S' incontrarono grandi difficolta per risalire il Nile ; cinquant' ore vi vollero per fare una sola lega nelle vici- nanze di Panapolis , mentrc il termometro di Reaumur segnava 58°. Giunta la spedizione a Luxor furono primie- ramente sgomberate le macerie che attorniavano gli obe- lischi ed i piedestalli su cui riposavano^ in allora si rico- nobbe che sono perfettamente conservati , e che il lavoro di essi e mirabile per finitezza e precisione. L'uno ha yS piedi d'altezza, P altro ne ha 72 , ed e quello che fu ri- mosso e trasportato in Francia. Le iscrizioni ieroglifiche di cui sono coperti contengono le lodi di Sesostri e I'enu- merazione delie sue gesta. Delle figure di cenocefali ne adornano i dadi. L' atterramento delP obelisco fu eseguito con mirabile prontezza e facilita. Una goniena fu assicu- rata alia sonimita delP obelisco , e fu attaccata da un lato ad una forte ancora distante i5o metri, e dalP altro fu avvolta ad una stabile bite di legname. Poi s'introdusse sotto la base del monolito un cilindro di rovere avente 20 centimetri di raggio;, questo supporto durante venticinque KIBMOGRU'IA ITAMANA. 89" miiiuti una presslone di 5oom. libbre francesi senza detri- inento rerimo. L' obelisco trovandosi cosi in bilico , otto soli uomini applicatl agli opportuni apparecchi di ritenuta bastarono per moderainc a piaciinento la caduta : rimase sospeso per due niinuti sotto ua angolo di 3o° poi scese dolcemente sullo scnlo. L" inibarco ebbe luogo il giorno susseguente. Qiiando V obelisco giunse ad lui metro dalla poppa del basliiuento, si fece in essa un intaglio colla sega e se ne distacco un pezzo clie fu sollevato e sospeso ad una capra forniata di due travi collegate in alto^ cosi 1' obelisco pote entrare nel Imstimento ; e finalmente la parte della popjia distaccata fu rimessa a luogo con tutta precisione. La singolare uiaestria con cui fu eseguita una si diflicile operazione e una prova evidente dei grandi progressi clie la nieccanica pratica ba fatto a' nostri giorni. Fra le note dell' editore distinguonsi per la loro utilita quelle sui niattoni, sulla calce , sulla sabbia e sui cenienti; registro in esse varie pregevoli indicazioni , nia sarebbe stato desideral)ile clie piii a lungo avesse discorso delle iuiportantissime indagini di Vicat , e cbe parlato avesse del ceniento di cui il celebre Brunei si prevalse nel Tunel di Lonclra. A questo proposito crediamo di dover qui far cenno del niiraliile speriinento istituito da cjuel ingegno- sissimo uomo. Non ba guari un gran nuniero di scienziati e d' inge- gneri accorse a Rotberbitbe presso il Tunel, per assistere agli sperimenti cbe si facevano sopra due semi-arcbi di ponte cbe Brunei fece espressamente costruire , alTine di dimostrare cbe merce un particolare suo cemento , d' or in- nanzi potransi costruire le volte della massima dinien- sione senza centinatura , e cbe anzi una grande porzione di volta , luancante di sostegno , da una parte potra reg- gersi da se inedesima. I due semi-arcbi partono da un medesimo piedritto , sulla niedesinia linea , ma in direzioni opposte ; 1' uno dei due e la nieta d' un arco di 100 piedi , T altro di uno di 80 ; la largbezza loro e di 4 pledi. Brunei fece sospendere alia estreniita libera d'' una delle semivolte un peso di 25,000 libbre senza cbe ne fosse alterata la stabilita , ad onta del gran braccio di leva su cui agiva. Le persone die assistettero a cjuesto straordinario spe- rlniento discesero poi nel Tunel sotto il Tamigi, c videro go K t T I: N D I G V. che quel graadloso lavoro prende col tempo tenijca italiana non el)l)e mai occasione di parlare di proposito del celeljie Tunr^l, dara qui a'suoi leggitori un" idea cclla cliiarezza possibile mancando il sus- sidio dellc tavole. La citia di Londra die un secolo fa era tutta c:oncen- trata aU'ingiro della cattedrale di San Paolo, e non avea die un ponte, col siio rapido ingrandiniento non solo si e congiunia a Westminster la cui abbazla riniane due mi- glia di.-coi^ta da San Paolo , ma va continuamente allar- gandosi cd nllungandosi all" insu ed all" ingiii sulle duo sponde del Tamigi die ne forma il suo porto per le navi tli commercio. iJalla necessita da un canto di non dimi- nnire la lunghezza di questo porto con un altro ponte in- feiiore al piii antico denominato il ponte di Londra , e dal bisogno dalPiiltro canto di accrescere le comuuicazioni fra le due sponde , nacque 1' idea di un ponte sotterraneo cbe si e chiamato Tunel ( Tunnel ) parola inglese die si- gnifica imbuto. Sul iinire del secclo scorso coltiva^'asi quest" idea per mandnrla ad cfi'etto a Gravesend , ventuna miglia inglesi al disotto di Londra, c dleci anni dopo ne fu invano ten- tata 1" esecuzione al medcsimo luogo in cui era riscrvata t)2 A P V E N D I C 11. all'lngegno prepotente del Brunei til reallzzarla almeno in parte. II Tunel fu cominciato nel iSaS suUa riva destra a Rotherhithe , e dovea terminare a Wapping suUa riva si- nisti'a, due siti di circa tre miglia inglesi al dlsotto del ponte di Londra , ai qaali fan capo varie grandi strade commerciali , e stan vicini i piu grandiosi Doks , o bacini per custodia , carico e scarico di bastinienti mercantili , per il che i Docks sono vere ampliazioni del porto di Londra clie e il Taiiiigi , col quale comunicano per mezzo di solidissime chiuse a ])orte. II Tunel distinguesi in due parti, cioe negl' iuihocclii per disceudere a livello della galleria di passagt;io ira Tuno e Taltro imbocco, e nella galleria stessa, il cui piano quasi orizzontale rimane circa trenta piedi (i) solto ii piu de- presso fondo del Tamigi. Gl' imbocclii sonosi chiamati an- che elici dalla llgura spirale che la strada di discesa do- veva presentare. Per 1' imliocco destro e gia eseguita la gran muraglia a torre circolare alta piedi 40, grossa piedi 3 , e del diametro interno di piedi So. Questa muraglia do- Veva poi contenere iina scala a chiocciola pei pedoni , e servire d' appoggio alia -strada pei carri. E singolare 1' ar- tificio usato per la costruzione della torre. 11 primo ed infinio letto di muratura fu appostato al livello quasi na- turale di Rotherhithe sopra un cerchio robustissimo di legni riuniti con chiavarde , al disotto del quale si escavava a piccoli strati il terreno per farlo discendere lentamente senza smovere la mm*atura ;, e questa si andava di mano in mano rialzando in proporzione degli abbassamenti del cerchio. Co si la torre d' imbocco rivisci di perfetta figura e solidissima, e si risparmio il dispendio e I'irabarazzo di una escavazione interinale esterna alia medesima torre (2). Secondo le fondatissime presunzioni del Brunei, appog- giate a scandagli , la galleria dovea cadere tutta in uno (i) Questa misura e iuglese ; ogni piede inglese corrisponde a metri 0,8048. Saranno iuglesi anclie tutte le misure che ac- cennereuio in seguito. (2) Senza nulla sottrarre al nierito del sommo Brunei dobbia- nio notare die un tal nietodo e in piccolo usato da molto tempo in Lombavdia, speclalmente nel Cremonese per fondare ranne muvavie di pozzi (T acqua potabile fra terreni cretosi. r>ii!i,io<,R vri.v iTAi,i\x.\. (^3 *imt() cli tcnciio crctoso , e per escavarlo cgli iiiunagino nil tongoj!;'io chianiato scudo , jjerche servlva cU difesa agU fscavatori. (^on <|iiosto egli amlava faceiido uu f'uro oriz- zoiitnlc i|iiailiilater(), largo piedi 3j ed alto piedi 22, siato iiuuiiiiinciatu contro la torre. II foro avanzava di mezzo in mezzo )>iei!e e \'eniva riiiipiazzato da un*" opera miiraria di ugiiaiisslme dimeusioiii , la cpiale potrebbe dirsi massiccia se ill essa non si fosse fignrata la galleria : ha tjiiesta un. medio ordiiie di pllastri die sorreggono arcate longitudinali destinate a rendere pin robusta T opera, a dividere la strada per gli nttiragli in due parti, ed a contenere le lampaiie d'illnminazione, onde una sola fila di lainpane iliuiiiinasse ambe le parti carreggiabili , e non oil'endesse la vista dei ]iassanti. Le arcate serrate nel inassiccio murario, colle tjnali compongonsi i due passaggi , giraiio anche sotto il piano carreggiabile, e sono bene collegate cogli archi lon- gitudinali. Ogni passaggio presenta I'altezza alia serraglia di |)KHli 16 e la larghezza magglore di piedi 14. Ogni strada di |»assaggio iia un niarciapiede contro i pilastri , alfjnanto 2)iu rialzato , come lo e in tutte le contrade di Lomlra. Sarenuno troppo pi-olissi se ci proponessimo di riportare le dimensioni delle mininie parti della grand' opera, e di descrivere minutamente tutti i nieccanismi spesso col sus- sidio del vapore posti in attivlta per facilitare i lavori di escavazione di terre ed esaiirimento di accpie sorgenti , di trasporto di terre escavate e di niateriali impiegati ecc. : non tacereino pero afiatto di due oggetti , cioe dello scudo di escavazione e del ceniento della muratura. Lo scudo, che e V invenzione veramente originale e piii importante e della maggiore ntilita fra le molte sortite dal genio del Brunei, componevasi di dodici casse senza fondo, ciascuna delle (|uali aveva tre ripartimenti 1' lino sopra I'aliro, larghi, alti e profondi quanto bastava a contenere un iiomo in piedi. Le casse che occupa^■ano tntta la larghezza ed altezza del foro da scavarsi, eraro del peso di 120,000 rhilogrammi , in ferro fuso , e tanto robuste da reggere nllo sforzo che con chiavarde appostate semprc alia mn- ratura facevasi per farle avanzare alternativamente di mezzo in mezzo piede dopo che gli uomini in esse rin- chinsi a (|natiro lati avevano di altrettanto oscavata la terra postcriore. (fj^. APPENDICE. La muratura del Tanel e tatta in mattoni della niigllore cottura, uniti con cemerito chiamato anche in Inghilterra romano perche prende lo stesso indurimento clie si^rav- visa nei ruderi antichi della bassa Italia composti colla pozzolana. II cemento romano d' Ingliilteri'a si forma con una pietra di un grigio Ijruno compatta a granl iini, dura, tenace , e suscetdljile di bella pulitura , la quale contiene oltre piix di sei decimi di carbonato di calce , un po' di carbonato di ferro , manganese e magnesia , quasi un cjuinto di silice , e delF allumina. Qnesta pietra non in un solo luogo della grand' isola si escava, si cuoce e si riduce in polvere , e si pone in commercio in barili f, da quella poivere bagnata moderatamente si ha senz'altre miscliianze il cemento romano od idraulico, die prodigiosamente in- dura sott' acqua (i). La parte del Tunel eseguita e nella galleria lunga piedi 45o; una sola delle due strade e maatenuta aperta alio sguardo del pubblico con bella illuminazioae e colle pa- reti ben lisce ed imljiancate; al curioso clie dopo avere retribuita una moneta scende a contemplare questa strada. (i) Guidatl daJranalisi di quella pietra luolti dotti, fra cui Vicat e Winard in Francia, lianno tentato, e sono anche riiisciti a fare niischianze acta a dare un buon cemento idraulico tanto utile ill ogni augolo della terra. Sarebbe inij^ortante clie esperi- menti consimili fossero regolarniente autorizzati anche fra noi, ma in grand e, onde procurare di enianciparci dall use della poz-' zolaua troppo costosa per la lontananza da cui si deriva. — In- tanto noi credianio che la natura non sia stata tanto parziale , come si suppone, nello spargere sulfa crosta della terra i suoi doni indipendenti dai climi, e che conviene scandagliaria di piii per fare uiaggiori scoperte; infatti sappiamo era dove sono mi- niere di luetalli preziosi che T antichita nou conosccva, e quasi annualmente se ne scoprono altre. Parlando pid particolarmente della pietra da calce, dobbianio osservare che e produzione la piii generalizzata e sotto il niapgior numero di miniaie modificazloni , che vi fanno entrare in minor dose o maggiore vai'j subalterni coraponenti. Anzi pare che alcuui dei ciottoli che raccolgonsi alio sbocco del Bremho per formare la calce comune a Wilano, abbiano T aspetto della pietra inglese sopra descritta colle parole dell' Hassenfratz. Sarebbe da teutarsi una scelta di quei ciottoli grigi per farli cuocere separatamente nella piu conveniente rua- niera. Forse qualche angolo della V'alle del Brenibo ne potra toimninistrare in grande quantita. BiDLiocnvri.v italiana. qS paif^li dl tssere in liiogo dcrjliiiato al jjiacerc , e &i sot- trai' alle iuipressioiii del maraviglioso o\e, distratto dalla l)iioiia societa in cui si trova, e dallo spccchio die posto all' estreinita ripete i liuiii e le arcatc, dinienticlii per an istantc che sovra la sua testa mugge il Tamigi agitato e tial vento, e dalla scia d' innimierevoli bastiinenti d' ogni nazione conosciuta , die cercano o lasciaao il porto del iiiDudo civilizzato. I, a galleria del Tiinel doveva giungere alia lungliezza di piedi i,3oo, ma fii sospesa a piedi 480 in coasegnenza di due atxidcnti avvenuti nel 1827 die lasciaroavi pene- trare le acqne del Taaiigi; <|uegli accident! prodotti da una discontinuita dello strato argilloso , discontiniiita che era il rcsto di nno scavo sul Ibndo del iiume formato per avere zavorra , tornarono a inaggior lode deirarcliitettoi < sso seppe scacciare il neniico terribile senza perniettergli di scnotcre la sua creazione ; ina le spese richieste per rifare in certa manicra il guasto fondo del Tamigi , c^ii- snnsero quel danaro che doveva servire alia continuazione deir opera sotterranea alia quale non si lavoro pid dopo il I "27 se non per conservarla. Speriamo senipre che a gloria non solo deir architetto, non della sola Ingliilterra tanto ricca di glorie di questo cenere, ma della nostra eta, 1' opera come cosa unica, venga j)resto ripigliata e con sollecitudine coudotta a termine. A novo sistnna di riiotaje a scippcuia per trasport^ d nnmini e di niercl a distanzc iiidelcrinhiate con rlspanniu di potcnza in proporziune dell i- crleiiui e del peso. Froposto dit Lui^i De Cristoforis. — • Milaiio , per Vinccuzo Fcrraiio, iii ja.°, di pfig- 3a. Prezzo cent. 5o it(d. Benefattore del sociale consorzio merita a giusto titolo i sottilo tanto e leggicra , seiiza difetto di robustezza, che » tu r al)l)ia da recare teco senza incoinodo , ed anche a >/ disfare e mcttere in tasca. Puoi scemare non poco gli at- '/ triti col muiiirla di assi d' acciajo temprato girevoli in '/ cuscini di metallo e meglio di pietra dura la quale esclude >/ il bisogno degli unti. Puoi fare che il sedile ne sia mor- >/ bidamente iiubottito o ricolino di aria; nel vuoto interno >i del sedile puoi avere il bauletto opportuuo al trasporto >i della roba tna. Aggiungi se ti place i.° oj>portuni soste- " gui ai piedi , alle mani , alle reni , e tettoja di tafFetta ; ti 2.° mote d" ingranaggio clie ti avvisino sur un quadrante >/ la lungbezza del cammino percorso ; 3.* Pindicatore della >i velocita ; 4.° il regolatore della giusta velocita delle di- '/ scese ■, 5.° un ingegno di molla disposta a vokna la quale >i faccia serbo della jiotenza genernta nella caJuta del pe- »» so , e la icstituisca a tuo beneplacito nelle diflicolta del- ./ r ascendere \ 6." una vela utilizzabile nelle vaste pianure •» ove i venti sono periodici ; 7° una molla d' acciajo a " semicercbio fissa sul davanti del carretto , larga niezz'on- >/ cia e distante un punto dal piano della sbarra ; la molla >i precede sgombrando il piano stesso da ogni impaccio di » fango , polvere , nevi , sabbia , sozzure , e comunica il " moto senza molestia di urti ad un altro scappavia su >i cui possono essere scdute altre persone; 8." membri mec- '< canici tali da permettere P impiego della potenza del >» viaggiatore come locomotrice tanto colP uso delle mani •I che con quello de' piedi ; f).* spedienti ovvj per distac- n care istantaneamente un cavallo ribelle; io.° ritegni che •/ riplegati sotto ai labbri dei regoli sporgenti dal piano n della sbarra tolgano i pericoli di caduta. Alle botti. alle »/ casse , ai colli d' ogni forma possono applicarsi quattro '/ rotelle come alio scappavia , affinche la sbarra giovi '/ eziandio ai trasporti commerciali. » Un numero plii o men grande di carrucci addossatl P uno all' altro possono essere raossi slmultaneamente da uno o pill uomini , da un cavallo oppure anche , come suggerisce P autore , da un cane. Qnalora un uomo debba servire di motore si porra a cavalcioni sopra uno scappavia e pre- niendo alternativamente il terreno coi piedi spingera il voicolo scorrevole sulla sbarra. II sig. De Cristoforis alTerma JJiU. Itul. T. JAM. ()8 A P P E N D I C E. die il moto comunicato da qnattro o cinque alterne spinte di piedi tesl all' indietro si conserva per an tratto di ses- santa e piii braccia. " Economizzare le spinte ( soggiugne >/ egli ), e goderne tranquillamente gll eft'etti e fatica no- II tevolmente minore clie non sia il camminar pedestre; e '/ arte clie s' acquista con dieci giorni d' esercizio e che II mette il viaggiatore in istato di percorrere dieci niiglia II ogni ora. >i L' invenzione del sig. De Cristoforis sembraci ingegnosa e comniendevole ; la consideriamo come un germoglio che, giudiziosamente coltivato , e atto a produrre buoni frutti. -Scorgiarao bensi degli ostacoli che nella pratica applicazione si svilupperanno , ina non dubitiamo che 1' ingegno e la perseveranza sua sapranno felicemente superarli. Uno forse dei pill difficili da togliersi intieramente s'incontrera quando trasportare si vorranno sui proposti veicoletti degli oggetti Volurainosi cjiiali sono le legne , il carbone , la calce , il fieno , la granaglia, i licjuidi ed i conclmi , come 1' autore vorrebbe. In questo case evidentemente si scorge che molta essendo I'elevazione del centre di gravita e -viccola la lar- ghezza del piano che serve di base, nascere ne dee una instabilita d' altrettanto piix risentita quanto piii voluminosi saranno gli oggetti posti suiveicoli, di modo che, tenden- do essi di continuo a cadere, premeranno i ritegni con uno sforzo il cui vigore s' aumentera di mano in mano che il centro di gravita sara piix alto , talche ne nascera un at- trito che distruggera se non in tutto, in gran parte alme- no , r efFetto utile. Se per diminuire quest' inconveniente allargare si volesse il piano superiore della sbarra, in al- lora sarebbe d" uopo di rinunziare alFuso della forza mo- trice deir uomo impiegata nel modo indicato dal sig. De Cristoforis. Se poi , ritenendo la prescritta sua larghezza, si volesse all' invece dare ai veicoli una grande lunghezza, oppure impiegarne molti contemj^oraneaniente , s'incontre- rebbero in generale dei gravi imbarazzi e degf incagli non lievi nelle voltate in ispecialita. Se le imperfezioni che ancora presenta I'indicata inven- zione potessero esscre tolte ( come non e improbabile ), ne emergerebbe 1' importantissimo risultamento di rendere pro- licua una copiosa sorgente di forza locomotrice che ora e o negletta oppure profusa con poca utilita ; la credianio degna adunque della solerzia e dell' acutezza d" ingegno del sig. De Cristoforis. r.iriI.IOORA.FI\ IT,VLI\N.\. 99 A Jir vero T uso dolle solido piattafurme pensili per sceinare gli attriti ac" trasporti cle* uiaieriali non e del lutto imovo^ alcuiii ingopneri lie fecero uso in lavori di scava- inenti. Un appareccliio di tal geticre e iadicato da Borgnis - Traiti- coniplc.t de mecanUjue appUqaee anx arts - Composi- tion des nuidiines pagina 260, e tavola 3.1, fig. i3, 14, i5. Notare si dee pero clie le piattaforme pensili sinora pro- poste od eseguite si limitavano a piccole distanze e ad ope- razioiii tenii)oranee ; nientre il sisteina dl ruotaje a scap- pavia del sig. De Cristoforis sarehl)e adattabile a tuite le stradc postali esistenti , e servirebbe perenneinente a piu sorta di trasporti. Ricerche sopra i mezzl piu cconomlci diretti a preser- vare dull azionc del fuoco gli abitl dl wdforine che nsatio gl indUidui addcttl al corpo dr vigill per gV incendj, del manhesc Giuseppe Orico. — Ronia , 1833, presso 3Iichele Puccinelli, in S.°, di p. lO. II sig. colonnello Origo, dope avere organizzato il corpo do'poinpieri o vigili iu Roma, mai non cesso dMmpiegare le piu indefesse cure nel ricercare e proniovere tuiti i iiiigliorauienti clie giovare possono od alia piu soUeci'a « ^linzione dcgl'incendj, od alia preservazione degrindividui (oraggiosi appartenenti a quel benemcrito corpo. Avendo egli letto in Ulpiauo che gli antlclii Roniani estinsero for- tissimi incendj con un composto di aceto ed argilla in so- \ rabbondanza , risolse di farnc gli sperimenti sostituendo alTaceto un solfato d'' alluinina perclie meno costoso. Fece aduncjue disporre due botti , clie servito avevano a conte- iicre Polio etereo di trementina , entro le quali fiu-ono in ugual modo poste delle sostanze combustibilissimei prepa- rata una tromba idraulica , ordino die venisse appiccato il fuoco ad una delle botti coniljustibiii: cpiando questa fu nella niassima arsione fece manovrare la tromba con acqua ^emplice: si ottenue la totale estinzione in tre minuii ]>riuii e ventisette secondi, col consunio di trentacinque barili di acqua circa. Indi fece appiccare il fuoco all" akra boUe egualmeute coinbustibile , e quando essa ancora fu nel Jiiassinu) dell" arsione , vi fece lanciare con la stessa mac- t liiua ilcir acqua preparata con solfato if alluuiina ed ar- gilla : si ottenne la totale estinzione in quarantasette se- condi , e col coiisiuiio di soli cinque barili di liquido. ICO A P P E N D I C li. Siccoine non sempre puo estlnguersi un incenJio col- Tacqua o per la mancanza totale di essa nel luogo stesso o per la scarsezza di cpantita sufficiente, ed ia particolare allorquando V incendio e molto esteso , in simili casi lo zelantissimo colonnello avverle che di due metodi princi- pali si e piu volte prevalso con felice esito per la estin- zione del fuoco: consistono qnesti nel soiFocamento e nella coiTipresslone. Nel prime si cliiudono tutti i passaggi al- Taria che circuisce Tincendio, talche in pocliissimo tempo illanguidlsce e si estingue. Del secondo , cioe della com- pressione, si fa use negrincendj di sostanze di molto vo- lume raccolte in gran massa come paglia , fieno , cotone ed altre consimili : in allora , quantunque si abbia acqua disponibile, meglio e con maggior celerita si ottiene Tin- tento non facendone uso , ma calcando e comprimendo le sostanze in combustione, le quali non essendo in tal modo bagnate si salvano senza loro detrimento ; ma acciocche i pompieri possano bene eseguire questa difficile manovra e d' nopo che siano vestiti di abiti incombustilnli. II cav. Aldini propose di vestire i pompieri d' amianto ricojjerto di maglia metallica e di adattare al loro volto una maschera a cappnccio pure rivestita di maglia. Molti grandiosi sperimenti furono eseguiti in varie citta d' Eu- ropa per dimostrare 1' efficacia preservativa delle proposte vestimenta. Questi sperirrlenti valsero al dotto professore premj ed applausi ben meritati: nulladimeno il metodo suo non soddisfece pienamente il signor Origo. " Perche ( cosi )/ egli si esprime) fare d' amianto, materia tanto rara, l.i )) vesta con la quale vuol ricoprirsi il pompiere ' Non vi » sono forse vestimenta di costo sommamente minore , » assai piu facili a trovarsi ed a farsi , peggiori condui- >i tori del calorico ( a grossezze uguali ) che non e V a- >i mianto , piii flessibili di quello , ed atte ad essere per » arte rese non meno incombustibili ' Se si vuole adope- » rare vuia sopraccoperta di rete metallica , a che serve » Tincombustibilita della veste sottoposta , dacche quando » anche questa fosse combustibile , la combustione e im- » pedita dall' interposizione della maglia metallica ' E se >i il tessuto e incombustibile , perche aggiungervi la rete " metallica, la quale non puo altro fare che rendere piii '' difficili i movimenti, piii carico e percio meno agile il ■; pompiere , piii costoso il vestimeuto ' nillLIOOKAFIA. lT.U.r\N\. Ht >/ Dovetti dunque persuatlermi the i niozzi jifoposti dal •( cav. AKUiii erano suscettibili di grandi mij;Iiorainenti. e >' per provaic col falto cirio non m' ingannava, feci prt-n- >> dcre due inlieri ahill da travaglio l)en risarcili , e prc- II cisameiite di que' mcdesimi che i ponipiei'i usano tutti " i gioriii. Aggiunsi loro inoltre dello stesso drappo un •I pajo di sopra-stivali con la scarpa ititera , un pajo di " guaiiti ed un cappuccio adattabile alia testa, e che rico- • > prisse le spalle ed il collo. Di piii , per la parte che II corrisponde al viso, feci prcndere una maschera di carta » pesta , coperta sempre del panno medesimo e guarnita •I alia l)Occa ed alle narici di una spugna fina e agli oc- .; chi di due vetri da oroloc;io , e 1' attaccai ad un sopra- " berretto da soprapporre al cappuccio, onde rispanniare II il bisogno delle legature e rcnderc capace ciascun pom- " piere di uietterla e levarla alFopportunita. E preparato .' tutto cio, diedi ordiiie che queste cnsp fossoro inuuerse II dentro soliizionl snture di solfato d'allumina, di solfato II di calce e di zinco ; poi fossero prosciugnte, indi lia- >i gnate con soluzione di sapone ; poi di nuovo ritoruate •• dentro le prime acqiic , e cosi alternativamente , finche •( tutto apparisse Ijen carico delle mater ie die dovevano .; dare 1" incombustibilita. u II l)enenierito colonnello istltui poi varj speriraenti che diniostrarono nel niodo il piii convinccnte 1" efllcacia pre- scrvatrice delle descritte vesti. In uno di questi sperimenii due pompieri ricoperti delle suddette si lanciarono nel cuore d' una grande pira iufiammata , e per piu di dieci volte vi passnrono in mezzo senza che il piii piccolo nocumento ne venisse alle persone o alle vcstimenta. Que"" pompieri levarono pure co" loro guanti delle legna accese e varj ferri infncati. Si vede che non sono giunte a notizia del sig. Origo le sperienze affatto analoghe alle sue fatte dal sig. Aldini in diversi lut)ghi e specialmenle a Parigi , ove il celebre sig. Darcet lo sovvenne de" suoi consigli nella ricerca delle pre- parazioni cliimiche le piu opportune a rendere incomltusti- liili le stoflo. Cio nulla ostante le indagini deU'egregio sig. Origo per la loro grande iniportanza ed utilitii nicritan d" esser presc in considerazione ed e da desiderarsi die siano ovunque diffuse e sperimentate. I02 A r P E IS! D I C E. Sui pnhhlici stabilimenti per gl' infcttt di contaglo , Bicerche di Giovanni Larber scritte V anno 1817. — Padova, i832,per Volentino Crescino , di pag. 82, l> o in o. La preseiite produzlone di publjlica igiene veniva com- pilata e scritta sullo spegnersi del tifo petecchiale nella regia citta e distretto di Bassano V anno 18 17. In appresso I'autore la mise da banda " ne posevi piii mano , ne piu , come » agevolmente e a scorgersl , profitto ad illnstrazione della >i medesima di qualsia altro successive analogo trattato , >i avvegnaclie ne sleno stati dati fnori di pregiatissimi >> e di molto relativo interesse , divisando di concederlo » forse al publjlico diritto soltanto qualora da una nuova )> irruzione epidemica di contagio queste provincie state >i fossero minacciate ( pag. 3-4) »■ Laonde il caso del in'nacciante colera indusse il sig. Larber " a farsi co- » scienza "di non consentire die la propria produzione , » quantunque da considerarsi non piii noveliina , vedesse II la pubblica luce per sei ragioni » delle quali noi qui non ricorderemo che Tultima, siccome la piii importante, e la quale sarebbe quella di « mostrare in pien meriggio )i una verita di stragrande rilievo, ma non per anco a tutto M giusto valore lilsrata , come appunto gli stabilimenti per >t gpinfetli di contagio abbiano di lunga mano titoli mag- II giori di benemerenza appo la societa degli spednli gene- II rali o comuni , malgrado gli egregi redditi , i larghis- II simi compensamenti, i facili sciupi di questi , e mal- II grado r autore si professi positivamente alieno dal pen- II samento nimicbevole a gli stessi dei piii venerati fdosofi, >i dei piu classici trattatisti di legislazione , i quali d' una >i voce ne preconizzarono la disutilita, lo svantaggio, il ridi- II colo di toUerarli (pag. lo);;. E in fatto stringendo il contenuto nella presente scrittura, ricavasi essere suo scopo dimostrare che " nessuno piii eflicace partito a profilassi It di ogni qual.uiique violento contagio si possa aljbracciare, II quanto quello di formare ospedali stanziali pei soli am- II morbati o sospetti ad opportune distanze ed in numero u relativo al bisogno della popolazione ». La qual proposi- zione verrebbe rinfrancata dal fatto die nella epidemia di tifo petecchiale sviluppatosl Panno 18 17 nella provincia di Bassano , le vittime furono assai mnggiori ncllc case BinLiocn vFi.v itai.iana. io3 private, c.ho non nol pnl)l)li(:i speilali, in nioilo cho I,i pro- porzione rinsci come loooa i53a. Parci pero clie in una tircostanza tli ijuesta iiatura non dehba accjnietarsi ad ana hola osservazione, e dietro essa statuire rilcvantisslmo ca- none di puliblica igiene ; ina clie f'accia niestlero venirla accertando in piu luoghi ed in piu incontii , tanto i)iu clie linora s"'avrel)I)e che ove si ammucchiano persone traman- / guigno billoso , affetta da qualche tempo da epatalgia , » nella primavera del i83i fu colpita d' un cloasuia epa- 11 tico die le invadeva la fronte , il niento , il basso ven- >i tre ed il dorso con sommo e stracrdinario prurito. Con II 1 5 fumigazioni solforose si libero dal cloasma perfetta- II mente » (pag. 6a). « XLVIII. A. T. d' anni 17, di tem- II peramento sanguigno , da due mesi era inferma per una )/ scabbia die le attaccava oltre il capo , tutto il corpo II ed il metacarpo con singolare eruzione. Fece i5 fumi- )i gazioni e guari radicalniente u (pag. 35). II slg. Trez- zolani fece uso delle fumigazioni di solfo , di preparati niercuriali , di noce vomica , di giosciamo , di camomilla , di Valeriana, di nitro , ora ciascuna di queste sostanze da se , ora combinandone due , ora associaudovi anche i vapori acquei. E noi non possiamo non pienamente couvenire con lui die i felici risultamenti die con questi riniedj si ottengono sono in vero dovuti alle materie di cui si carica il calorico od il vapor acqueo ; ma die quando non si sappia graduar l)ene il calore, giusta 1' indole e la natura delle malattie , la loro complicazione e la speciale dispo- sizioue deir ammalato , gli eftetti che se ne ottengono an- zicbe utili divengoiio dannosi; e die " le fumigazioni secche od umide anziclie essere sprezzate o diraenticate vogliono aversi a' tempi nosiri siccome uno dei mezzi terapeutici piu idonei a debellare molte malattie finp ad ora credute incurabili , e come tali abbandonate >/. V A R 1 E T A. BELLE ART I. XJi un mnsni/tco qundro di fra Bditolommeo da San Marco e deW indsiofic del mrdcsimo eseguita dul sig. Giuseppe San- ders , espnsizione del profcssore Metchiorre Missirini. — Alia gloria tielle arti italiane appartenere in ispecial mocio due graiuli tavole, cUcca Antonio Canova , le quali poste a lato di cpialnnquc altro esimio dipinto, vincerebbero senipre nel complesso del lore merlti il difficile paragone, cioe 11 magnifico fjuadro dt-lP Assnnta di Tiziano , e T altro della Vergine dclle Misericordie di fra Bartclommeo. Amcndue cjuesli capiiavori recarono alia possibile eccellenza tutte le parti delP arte : amcndue segnarono i termini della pit- toresca esecuzione. L' Assunta del principe dclla scuola veneta fn non ha guari ritornata felicemente al doxTtto splendore. Gli artisti la si propongono ad eseinpio: gli amatori ne formano sog- getto di estasi : gli studiosi la ricopiano in mille forme : e gP Incisori e i litografi ne spargono nel mondo la ma- raviglia. La tavola di fra Bartolonimeo lia diritto al medesimo cnlto : perche noi alcun istante de' nostri studj rivolti al- Tesaltazione delle buone arti, a questo portento della pit- tnra di buon grado consacreremo : e tanto piu volentieri assumeremo qxiesta cura , che ci avverra peter dir cose da altri ancora su questo argomento non tocclie. Gia Bartolonimeo della Porta era salito in grido per opere di un fare squisitissinio , ma di non molio larga maniera per le figure niinori del vero , slcconie furono le piccole storie colle quaii adorno la 4nllisslma Vergine del Dona- tello. Perche sentendosi gli spiriti piii elevati , e vogliosis- sinio di ammirare anche i lavori celebratissimi operati da soinnii arteiici in Roma, si condusse sul Tebro , e cola sperialniente fn tratto alia vasta e terribile maniera di Miclielangelo : laonde come quegli che tanto bene avea saputo ritrarre in se la preziosita ilel jiennello di Leo- nardo, si propose far sua eziandio la copia, magniticenza I06 V A R I E T a'. o audacia miclielangiolesca , temperata pcro con una sua specialc amabilita , soavita e morbidezza. Ritornato qaindi in Firenze die subito luminosa prova di quanto gli si fosse accresciuto I' ardire e la larghezza del pennello in quella copiosa tavola , clie poi fa porta in dono al re di Francia : onde essendo in piii grande cele- Ijrita cresciuto un Montecatini goafaloniere di Lucca, per la chiesa di S. Romano una grandiosa storia gli allogo. Fu Targomento nobilissimo, e pe'' suoi moki accldcnti assai air efFetto dell' arte acconiodato : conciossiaclie essendo gli animi dei cittadini di Lucca compresi di alcuno spa- vento per le niinacce fiorentine che a nuova guerra li provocavano , voile il Gonfaloniere clie la tavola rappre- sentasse la nostra Donna misericordiosa nell' atto d' inter- cedere pace dal glorioso suo Figlio. Al frate clie quanto valoroso , era altrettanto di spec- cliiato costume, piacque d' assai questo pio argomento : ond' e che per la grandezza del subbietto, e per la molta pubblica aspettazione, si senti infiammato ranimo a ten- tare un componimento cosi ricco , cosi diverse , cosi fer- tile di bellezze die potesse in se tutti i pregi dell' arte e tutti gli sforzi del suo massimo ingegno accumulare. Avventurosamente I'efFetto alia magnanima speranza ri- spose : avvegnache ei condusse un portento d' arte cosi mirabile, che giustilico la senteuza di quelli che afFerma- vano lo stesso divino RafFaello avere derivato dalla con- dizione dello stile di lui utili principj per la dovizia del comporre , pel regale decoro del panneggiare e pel succo e il vigorc del colorire. Figuro adunque la Vergine in trono eminente e gia surta sui gradi di quello. Li una sua divina Maesta tende la destra al cielo, e' solleva alcun poco la virginea senibianza, la quale tra mesta e severa luostra un' imniensa compas- sione pel suo popolo, e gia diresti I'afFettuosa sua preghiera far forza ai decreti del Salvatore, cui ella invoca propizio. Due Angeli le sorreggono il gran manto latamente apcrto sul numeroso stuolo degli oranti a' pie del trono. Gli spi- rit! celesti sono di quella milizia che ministra alle grazie di Maria, e composta di Serafini e di Gherubini , osanna cantano con eterna melodia alia grandezza della loro Rei- na. Quel ricco poi svilupparsi del peplo materno , quel riempiere tutto il largo spazio dclla tavola , fa inanifesta VARIETA. 107 r aniplitiuliiie dclP nniore ilolla nostra Donna verso i suoi li'dcli , cosi lienc signiiicato in qiioi vcrsi ilol itivino Ali- ghicri : Donna, se' tanro grande e tanto inili, Che qual vuol grazia e a te non ricorre , Sua disianza vuol volar senz' alt. La tun henignita non pur socrorre A clii diniandn , ma moke fiate Jjcnignamcnte al domandar precorre. Jn te niisericordia : in te pietatc : In te magnificenza : in te s' aduna Qunntunque in creatnra e dl bontate. E certamento si pare il dipintorc avcre avnto prcsentc ([iiesta lode liellissinia della niisericordia di Maria , e per farla andie piu palese scrisse nel liasaniento del trono parole ciie rispondono a qneste : Di pieta madre e di niisericordia. Intanto il fVrvido vote di Maria, come nuvoletta di fuoco d' aniore e salito dinanzi il divino cospetto : gia il Salva- tore del niondo incUina a secondarlo l)eniguo : gia egli appare I'ulgenie in mistico nemlio , e 1' aria del volto au- gnsto e coni]iosta al perdono. L'idealita di fra Bartolouimeo srppe iinprinierlo di quel Jjelio eterno , Oie viso solo sewpre amore acccnde. In tanta clemenza e mansuetndine egli apre le Ijraccia della sua niisericordia per accorre al suo seno il popolo laccomandato, e distornare i fati avversi die gia il ren- deano calamitoso: e qui pure un Angioletto, alquanto piu ill ])asso del Verbo divino, sostiene uno scritto die dice: Del popol mio dolce pieta mi prcnde. Ai uanclii di questo putto sono due altri Angioletti in niovenza tanto graziosa , e facenti con quello un compo- uiniento cosi leggindro , da vincere le glorie bellissime c stupende nolle qnnli poi il Domenidiino fu si prode mae- stro. E vuolsi lodare il senno dell" autore di aAere attem- j>erato coH" episodic di quest! Angioli la gravita e inefFa- bili(a dclla vista dolla nostra Donna e del Salvatore , die vince ogiii sguardo niortale. Perdie qnegli spiriti festanti in un celeste loro gioco ci aflidano . ci rincorano a peter anclie lissare la virtu visiva nel divino centro dellc nostrc spcranze. ic8 V A R I E T a'. Qnesto senso della pittura emana dalla meclesima tanto chiarainente , clie egli pare cosa impossibile noii interjire- tarlo a prima giunta, e non c perdonabile poi attrihnirgli un significato opposto. Eppure Giorgio Vasari parlando di un soggetto di si grande considerazione , non degno farsi presente il vero sulil^ietto della tavola e dice falsaniente: = Che ivi e un Cristo in alto clie manda saette e folgori addosso a" popoli. == La quale sentenza, oltre essere falsa , non serba qnella orrevolezza , che si dovea alia Vergine, le parole della quale hanno mii-ablle eflficacia sul Figlio. II Salvatore benche niostri i luminosi vestigi della du- rata passione , e stato pero ritratto dall'artista in tntta la frescliezza e inconsntilita della sua deificazioiie. Una ce- leste verginita lo A'este ; e una dolcissima impassibilita lo fa fiorente di eterna gioventii. Cosi il pennello lia artinto al subbme dell'ideale! La turba inferiore si moltiplica in un gran popolo presso che di quaranta figure. Questo concetto ardito per la sua vastita , e spiegato con un' economia nella distribuzione , con un' opposizione di contrasti , una saviezza di gruppi , un' intelligenza di piani che acquistano a Bartolommeo il nome di sublime compositore. Tra le figure principali a destra e un nudo dipinto con raro sapere : il pittore ne' suoi primi anni fu dedito a ri- trarre il nudo dal vero , e vi ebbe singolare attitudine. Ma poiche i molti suoi studj del corpo uniano ei com- mise al fuoco , quando pei furori superstiziosi del Savo- narola , co' manoscritti autografi del Petrarca e di altri preclarissimi scrittori furono arsi barbaramente infiniti disegni e pitture di artisti valentissimi. E poiche egli stesso Bartolommeo dalla Porta dal consorzio de' Piagnoni si lego a' voti monastici, cjuella pratica del nudo del tutto intermise. Se non che 1" amor proprio dopo vai-j anni lo rimosse da quel proposito , imperclocclie venendo proverbiato da taluni di piii non conoscere il vero linguaggio dell' arte riposto nel nudo , voile far chiari i rivali , come ei fosse attissimo ad ogni eccellenza di lavoro anche in quella parte, e dipinse un San Sel^astiano con si vera imitazione della carne , che perche le femmine lo ammiravano con piu compiacimento che a cosa dipinta e santa non si convenia, fu dalla pubblica vista allontaiiato. V A K I E T A . 1 09 Cli o nio. — S'iiiiina- gini nn uonio , il quale, ballaiido, S|iicclii un salto , ac- comodando le hvaccia e le gainlie in istudiata maniera f, c tntta I'a/ione si supponga divisa in dieci tempi. Or bene, lino do' cartoni rappresenta, disposti in giro d'intorno al^ sue centro, dieci Hgurine , le c{iiali difi'eriscono Puna dal- I'altra solaniente in cio, clie la ]iriiTia ne inostra qneiraomo uel prinio Leni]>o, la seconda nel secondo, e cosi di seguito. L' elletto singolarissimo clie risnita da tale disposizione di cose si e clie si vedono le figurine a ballare , alzarsi , di- scendere e ninoversi in somma come se assolutaniente dan- zassero. Ad accrescere poi la sorpresa si aggiugne clie Inngo una perit'oria piu ampia vi soiio dipinte altre dieci figurine die suonano. IMa qui pure 1" azlone di portar F arco sulle corde dello stromento, di spingerlo avanti e di ritirarlo , noil clie di scorrere coUe dita della sinistra lungo il manico dello stromento medesinio e divisa in dieci tempi, ed ogni singola figurina ne rappresenta uno: per conseguenzaj qnando i ilisclii girano, si vedono neilo sjiecchio i sonatori a muover le braccia con tanta illusione, cosicche si scommet- terehlie che suonano propriamente. Con un altro cartone si vede il maglio discender dall" alto , mosso da un giuoco di varie ruote, percuotere un ferro rovente cbe il falj!)ro va niovendo suirincudine, e rialzarsi per discender di nuovo. Con un terzo altre ruote mettono in azione i pistonl di un bellissimo Ijrillatojo a vento. E linalmente con un quarto (per non dire di tntti e dodici) vedonsi de' giovinotti prender la corsa , porre lo inani sulle spalle di altri clie stanno fenni, slanciarsi , saltar loro davanti. Pcccato clie per godere di (juesto beir eft'etto bisogna rnotare il cartone , contro il solito, da deslra a sinistra! — II movimento degli oggetti non e sempre a seconda del movimento della macchinetia. Talvolta, mentre alcuni girano per un verso, altri girano per r altro. Ve ne sono insino di quelli cbe ruotano , por- tandosi fiiori del piano del risjietlivo cartone; e sin anclie la velocita non e sempre eguale ]ier tntti. Questi dischi banno nome di niagici, e sono magici veramente. .3.° Specrliio chincse. II sig. Bre^vstel• lia ricevnti da Cal- cutta degli scliiarimenti sopra un singolare specciiio metal- liro da poco provenuto dalla Cliina , il quale forma 1" am- mirazione di tutti i curiosi. Ha desso cinque poHici di \ J20 V A R I E T a'. apertura , ed e di tale convessita da ripercuotere T imma- gine di chi vi si mette dinaiizi della grandezza meta della naturale. Nel centro della sua parte posteriore avvi un bottone die serve a tenerlo ^ e in tutto il restante della parte stessa vi sono de'' disegni in rilievo. Osservando di- rettamente la superlicie pulita, nulla vedesi di rimarche- vole ;, nia , qaxando si projettino sopra un muro i raggi del sole riflessi dalla medesima, si vedono, con molta ma- raviglia , dipinti sul detto muro ( probabilmente in ombra) gli oggetti rilevati dell' altra faccia. Questi specchi non sembrano molto frequenti nella stessa Cliina ; assicurasi pero die una nave olandese ne abbia portati parecchi dal Giappone. 4.° Paradosso prodotto col soffio. Si prenda un cannello di vetro di una linea e piix di diametro , ed alia lucerna se ne pieghi una parte in direzione perpendicolare all'altra piu lunga ; ' poi con una laminetta circolare metallica si formi d' intorno all' apertura del braccio piu corto vma piccola * coppa perforata nel centro; alia quale sovrap- pongasi in seguito ( tenendo questo braccio corto in posi- zione verticale ) un pezzettino di carta rotondo. Adattando adesso la bocca all' estremita libera , e poi soffiando , chi non crederebbe di spinger via la carta' Tutt' altro. Quanto piu soffierete , tanto meglio stark al suo posto ; cosicche , mentre dura il soflio alquanto forte , si puo fin anche ruo- tare il tubo , capovolgendo la sua porzione verticale, e il cartoncino non cade. 5.° Pennanenza della scrittura sul metaUo fuso. Prendete un crogiuoletto metallico , quale sarebbe un ditale d'ottone, e poi procuratevi un pezzetto di piombo , o di stagno e piorabo , che si adatti all' interna capacita del medesinio ; cio che puo conseguirsi agevolissiniamente fondendo nel piccolo recipience un po' del iiominato metallo , o meglio versandovelo dentro gia fuso, indi lasciaiidolo ralFreddare. Scrivete sulla superficie di questo cono qualche parola coir incliiostro comune, lasciatela asciugare, indi mettete il cono stesso nel svio cvogiuolo. Sovrapponendo poscia il semplicissimo apparecchio alia fiamma di una candela (senza pero toccarla , accio il detto crogiuolo non si afFumichi ) , il metallo si fondera prontamente. Ritiratelo allora , e la- sciatelo di nuovo solidificare. II die avvenuto , estraetelo , e troverete con vostra sorpresa le parole tuttora al loro YARIET\. J2I j>osto, cjuaniranthe avesle mescolaio alcpuinto etl agiuto il nietiillo alio staio di I'usione. Per operar ijuesta coiiio- damente e heiie Tavere mi anello uu po' piii stretto della bocca del ditale , e nuinito di iin luanicliPtto di legno : il ditale si fa passare attraverso a tale aiiello, a cui si ap- poggia col proprio orlo. E pur bene T avere un piccolo treppiede su cui posare il crogiiioletto , nientre si rail'redda. — Tale fenoiueno e dovuto al signer canonico Bellani , il quale ne ha f'atto conoscer contemporaneainente anclie im altro , costituente una nuova proprieta della lacriuia l>a- tavica. 6.° Rottitra de' bicrhieri coUe lacriinc butcn-idie. E notis- simo ciie queste lacrime consistono in gocce di vetro fnso lasciate cadere nelK acqua fredi.la , e cosi solidificatesi re- pentinamente. E pine notissimo clie la loro parte piii grossa e tahnente salda da resistere ai colpi del niartello, nientre basta ronipere appena la punta della coda , perclie tiitto il corpicello si slanci alP intorno in tanti minuzzoli. A qiie- sto fatto , gia per se stesso riniarclievolissinio , il signer canonico Bellani , come dicevauio , ne aggiunse un altro : se la roltura vieue operata sott' acqua , il biccliiere od altro vaso di vetro clie la contiene va tosto in pezzi. Si puo tenere la lacriuia tra P indice ed il poUice della sini- stra, e roniperne la coda colla destra mediante una tana- glietta , clie nen avvi pericolo alcuno. Bisogna per altro evitare i liiccliieri troppo sottili ed nniformi, giacche ab- bianio trovato die in qiie«ti casi 1' esperinieuto talvolta fallisce. Ne possedianio nno di vetro verde colle pareti non piii grosse di un luillinietro , clie gia sostenne ben dieci di cpelle forti percosse. Riguardo alle lacriine in di- scorso alibianio pure trovato clie si puo loro legliere ogni caratteristica proprieta col riscaldarle e poi lasciarle rat- freddar lentaniente; nia non direuio di piii per nen allon- tanarci dal prinio proponiuiento. Dobbiaino piuttosto fare un* osservazione generale; ed e che la felice riuscita di tutti i descritti sperinientini pos- sianio assicurarla dietro la nostra propria sperienza. Solo non abl)ianio vediito alcuno speccbio cbinese , di cui ne abbianio sempliceniente leita una descrizione nel secondo fascicolo di quest' anno del Memorial encyclopedique. Tale circostanza , unitaniente alia troppa straordinarieta del fe- nouieno , ne induce a non tacere la spiegazione clie ne lia 12a V A R I E T A . data il Brewster. Egli aJunqne giudica i jillevi della po- sterior superiicie introdotti dair artefice puramente per ingannare T osserv^atore , e fa dipendere tutto T efFetto da altri siinili disegiii fatti sulla faocia anteriore , ma con tanta squisitezza condotti che sfnggono alia risioae diretta. A conferma di clie ricorda certe sne prove fatte con bottoni metallici, le quali danno qvialche appoggio all' addotta ra- gione. Noi abbiamo ripetute con buon esito sifFatte prove, ma ne seinbra , se non erriamo , die si possa i-icorrere 'non senza vantaggiO agli specclii vitrei di divergenza. Sce- gliendo masslmamenle una palla di vetro del diametro di quattro in cinque pollici, coperta nelPinterno di amalgania, e facendo cadere su di essa un fascio di raggi solari, si ottiene sopra di nn bianco cartone un bellissimo alternare di strisce e di maccbie splendenti ed oscure. Qneste , clie riescono piii spiccate sperimentando in una stanza chiusa, non possono , a parer nostro , ascriversi se non die alle ineguaglianze della principale snperficie riflettente die in tali specclii non mancano mai, sebbene si piccole da non essere senipre direttamente riconosciute. G. R. I. EPIGRAFIA. VERI . IVI- . MAXIRHM Pll . FEL . AVG . GKR MAMCl . riLio D . D EX . INDVLG M . ANT . CORDIANI ril . FEL . AVG EDENTE . M . MAMlLIO EVTYCHIANO . IllI . V . 1 • n Tm . PINNESIS . S . V • VAL . VALEEIAM . NAT . P.AET DOCET . FAA'^STVS Antica lapide con iscrizione da anibe le parti rinvennta viltiniamente sotto le mura di Bergamo, intorno alia quale il sig. prof. Aldini di Pavia lia scritta un" erudita lettera diretta al sig. consigliere delegato Mazzoleni , in cui dan- done r interpretazione dimostra la grande sua relazione coir antica storia, e si conferma Tesistenza di un anfitea- tro in quella illustre citta; dove si davano anche spettacoh V \ It I E T a\ 1 23 di gladiatori . ad onore tli uno de' (|uali veiine eretta la iiiemoria contcniita nella secoiida di codeste isci'izioni. Ci e grave 11 noii aver potiUo dar hiogo nella nostra Biblio- teca del cori-eiite nicse. per difetto di sjiazio sufliciente, air crudito lavoro del prof. Aldini. VFAGGI. Kotizie di Birardo Lander. — I gloraali d' Ingliilterra gia annunziato aveano il nuovo viaggio di Ricnrdo Lander pel Niger, ed il suo arrivo al Capo Corso, dove giunto era il 7 ottobre del i832. II Liverpool Courrier lia dato recenti notizie di fjuesto giovane e coraggioso viaggiatore. I due navigli a vajjore il Quorra e Y Elburka pervennero verso la meta delF anzidetto mese alK imboccatura del llio Nun, braccio del Kouara pel (juale il Lander uscito era nel i83c) ( Veggasi questo Giornale toni. 69.", gennajo l833, pag. 88 e segg. ). II traverso da Sierra Leona al Rio Nun stato era t'elice; ma il capitano Harris comandante il Quorra era morto vittima del clima : avveniinento fafale , per cui la spedizioue venue a perdere il sussidio dei talenti e delle cognizioni di quest" aliile uniciale. I due na\igU innoltraronsi per uu braccio laterale del fiunie verso il territorio di Brass, consistente in due isole sotto il governo dei capi Boy e Jacket, qualiiicati come re da' marinai. II primo e quel desso clie tenne prigionieri i due fratelli e non li rilascio se non coUa promessa d'un considerevole dono, promessa ch' eglino nou potettero poi manteuere. Senibrava clie Boy non ne conservasse rancore alcuno : fecesi a visitare i navigli ; dimostri) amichevoli disposizioni e quand'essi ripresero il canmiino A'oUe accom- paguarli. — La spedizione giunse quindi al paese d'Eboe, il cui re avuto avea iu poter suo i due fratelli, e gli avea cortesemenie trattaii. II Liveqwol Courrier spera clie cpieslo viaggio contribuira non poco a stabilire relazioni di buona amicizia co'diversi capi del paese, e lagnasi percbe la condotta dei commer- cianti die traflicare sogliono lungo la costa, non si mostro sempre la piu adatta per guadagnarsi lo spirito e la con- lidenza de" natii. Notizie intorno a' due egregi botanici italiani Bertero e Biularb. — Congiungiamo le notizie che nc venne fatto 1^4 V A R I E T A . (li raccogllere intorno a quest! due dotti Italiani , perclie in niolte paitl li troviamo tra loro conformi. Nati entramln in citta soggette a S. M. Sarda , entrainbi medici di pro- fessione uia caldissimi amatori ed abilissimi cultori della hotaiiica. e dal proprio zelo coiidottl in americane comrade ornate di bella e moltirorme vegetazione , dove un d'essi certamente, e Taltro assai probabilmente , ebbero fine misera ed immatura. Giovanni Battista Badaro nacque in Laigiteglia terra del ducato di Geneva. Studio belle lettere e filosofia in Ge- neva nel liceo convitto a' tempi dell' Impero istituito in qitella citta. Trasferitosi a Pavia nel i8i5 vi rifece gli studj filoso/ici, occnpandosi con molto zelo delle matenia- tiche e della lettura de' classic!, massime latin! , perclie vivamente ne sentiva e squisitamente ne gustava le bellezze: percorse poscia gli studj medici, cui diede comjjimento ottenendo in Torino la laurea dottorale. Tra queste cure in lui nasceva, sin da quando era applicato alia filosofia, e mirabilmente cresceva in appresso, T amore alle cose botaniclie. Esso trovo in Pavia pascolo e stimolo non clie ottiiuo indirizzamento, non tanto per le comodita che ai botanic! stulj vi si trovano preste, quanto per la coui- pagnia di cletti amici della botanica zelantissimi , e mas- sime per le liberal! cure del Moretti che gli fu maestro ed amico, che sel fece compagno di escursion! ed esercita- zioni botaniche. II Badaro, dopo qualche dimora in patria, recoss! T anno 1827 a Rio Janeiro con animo di praticarvi medicina, pascendo al tempo stesso gli sguardi e la scien- tifica curiosita in quella stupenda vegetazion del Brasile. Fuvvi, mediante i favor! dell'imperatrice Leopoldina, eletto direttore del giardino di cliinatizzazione istituito nella citta di S. Paolo, e gia si era procacciato da! professor! Moretti, Bertoloni , e da altri , i semi delle piante economiche coltivate in Italia, affine di educarvele e moltipllcarvele ; ma una morte violenta tronco nel i83i, sul fior degli anni, le speranze che eransi di lui concette, e che certa- mente non sarebbero andate , durandogli la vita, fallite , tanto era in lui I'ingegno, si intenso e retto lo studio, si fervido il desiderio di allargare i confini della scienza a beneficio dell' umanita. II Badaro, voglioso com' era di un' istruzione botanica dedotta dalla vera contemplazione della natura fece, oltre T A 11 1 F. T Jk.'. tl5 b1I(,- hrovi lua frcijuciitissiiiie escuisioni , parecchi viaggi hotanici , e vi mettea ta!e arilorc die non solo valeva a rendorgli licve ogni disagio, ma, preseiitaiulosegli qual- clie specie tli vegotal^ile o desiderata o iiinspettaia, a det- targli vive estlamazioni e parole, che alia piaiita volgeva (|iiasi a (hi avesse seiiso di inteiiderle. Percorso , oltre ai iiioiui del Cenovesato, qiiclli del lago di Como, quasi tutta la pianura della Loniliardui austriaca, i colli di S. Coloin- baiio e del jiavese Oltiepo. Yisito due volte il monte Ce- nisio, due volte la Sardegna, ove non altriuicnti il poteudo e a dnro partito niettendosi per hraiiia di botaniche in- vestigazioni, recavasi in compagnia de'pescatori del tonne, cui prestava gratuita T opera di medico. La sua famiglia conserva un copioso erbario di piante liguri da lui rac- folte, e stava in aspettazione di una coUezione da lui fatta di piante non che d" animali d'America ; cara e dolorosa menioria di si diletta persona. Le cose dal Badaro pul)blicate sono le seguenti , tutte comprese nel Ciornale di fisica-cliimica di Pavia. " Osservazioni intorno all' importanza di alcune parti del iiore per il classil^icatore botanico (Dec. II. Vol. V, P- 147 )• » Osservazioni sopra diverse piante della Liguria occi- denule e della Sardegna (Dec. II. Vol. VII, p. 363). » Intorno ad una specie di Brassica che cresce spontanea nelle rupi marittime della Liguria occidentale (Dec. II. Vol. IX, p. 411 ). » Pluatarum Ligurice occidentalis Centitricp. decern. Queste centurie fanno parte delle discussioni sulla Flora italica del prof. ]\Ioretti (Dec. II. Vol. IX, p. 64, 160, 240 ). 1/ Carlo Bertero ebbe i natali in Alba, studio medicina , a mo e coltivo con trasporto la botanica. II raccoglier piante divenne in lui tal passione cui non sapeva reslstere, e in una delle uliime sue lettere annunciando di volersi accin- gere a nuove botauithe imprese, comunque per la natura «ie" luoghi che ad eseguirle avea scelti , assai pericolose , diceva di se medesinio; si je creve, on pourra toujours dire que Bertero , faiseur de beaux echantillons , est mort victime de son ecluintilloinanie. Perlustrava il Pienionte , ed altre vicine contrade , ma non sapea darsi pace se non vedeva rAmerica. patria delle piii belle piante, sede di ricca , molUrorme e vigorosa vegetazione. N"" ando quindi, senza 126 V A K I E T \\ cliieder soccorsi ad alcun goveriio, lieto e baldo all' Ame- rica. Percorse le Antille ed anche la Terra ferina, e questo suo viaggio, nel quale impiego lien cinque anni , divenne fecondissimo di botaniche novita. Tomato in Enropa , e fatta copia generosamente ai Ijotanici di sue peregrine raccolte, vi stette alcun tempo; ma TAnierica di nuovo il chiamava^ quindi ottenuta con 1' alienazione de'proprj averi buona provvision di danaro, vi fece ritorno coir in- tento di recarsi al Cliili , e compilarne la Flora. Partite da. Havre die Grace agli ulti mi di settembre 1827, pervenne dopo un viaggio di 112 giorni al Chili. Vi si diede ad e^rcitar medicina nelP atto stesso clie attendeva alle pre- dilette botanicl\e occupazioni ; ma la rozzezza delP interno paese , la selvatichezza degli abitanti , e la ferocia delle dissensioni politiche a cui si diedero in preda , V incle- menza del cielo o per ardore o per pioggia , opposero osta- coli forti a' divisamenti del Bertero, die soli la sua tenacis- sinia perseveranza e il suo nobilissimo ardore poterono in gran parte superare. Si occupo durante gli anni 1828 , 1829, i83o iiella disaniina botanica del Chili, e dotato com' egli era di finissimo giudicio e di maravigliosa me- morla , sapea da se discernere , in que' canipi quasi in- tentati della natura , quali nuove specie tra le gia note a lui si presentassero. Tuttavia iiso sempre , cosi a mag- gior conferma delle sue scoperte , come a maggior van- taggio della scienza ed a soddisfazione di chi la coltiva, di distriljuire a'ljotanici d' Enropa i saggi delle piante rac- colte ciie sapea con maravigliosa arte apprestare, e alcuni de' quali pervennero anche all'orto botanico di Pavia. Frat- tanto stampava nel giornale intitolato Mercurio Chile se , che pnlDblicasi nella citta di S. Jago, un saggio de' materiali che andava raccogliendo per coinporne la Flora del Chili ; saggio che venue riprodotto negli Annali di storia naturale di Bologna, e nel Bidletia Uiiiversel di Ferussac , ne' quali glornali trovansi anche sparse sue lettere in cui parla delle proprie avventure e fatiche. Recossi anche a visitare I'isola poco nota di Juan Fernandez, non molto lontana dal Chili , e rese istrutti i botanici intorno alia sua vege- tazione. Finalmente t)-ovato un bastimento che partiva per Otaiti , voile portarvisi; infatti vi giunse , e raccoltavi buona copia di piante , riparti per il Chili sopi-a un bastimento state fabljricato nell'isola stessa di Otaiti. Ma tal Ijastimento V \ H I E T \ . 127 iiial iioii giunse al Cliili, gia son tre anni die Ignorasi la sorte tli Bertero, eel e a temersi pur troppo clie noii sia perito ill quel mare fnnesto per si frequenti naufragi. II D(! Caadolle oiiora di iiiolte lotli la nienioria di Bertero in nil ariicolo sui progress! della botanica nel i832 inserito nella Bihliotheque uimerseUe (genn. febb. i833), e da cjuesto articolo sono tratte parecchie delle notizie da noi riferite iatoruo ail" illustre botaaico piemontese. NECROLOGIA. II Marclicse Lidgc Cagnola. Oe noi affermassimo clie Milano colla morte del nnircliesc Liiigi Cagnola ha perduto uno de^piii splcn- didi siioi Imiuuari, e 1 arte arcliitettonica un esimio professorc, diremmo cose clie da tutta la colta Eu- ropa approvate sareljljero come verissime; ne temer potremmo clie le parole nostra nella taccia incor- ressero di esagerazione. IMa noa a tutti essere pos- sono uguahnente palesi le virtu delT illustre defunto come uom private, virtii specchiatissime , per le quali i buoni ravvisavano in lui Tuomo retto , Tuomo ve- ramente modellato sulle norme delia Sapienza. Bel- lissima niirabile unionc ! Tuttavia se le opere del- r ingegno ci sollevano su' nostri simili in terra; quelle della virtu c' innalzano al cielo, e come il ra<>;o;io della divinita splendono puiissime ed immortali. Luigi Cagnola nacque in Milano 1" anno 1762 dai niarcliesi Gaetano C;igno!a ed Emilia Serponti. La pro- sapia Cagnola e antiihissima ed una delle piu cospicue tra le pairizie nostre. La sua 2;enealogia ebbe principio da Ariprando, che annoverato veggiamo tra'consoli mi- lanesi nel 1117. Uno de'suoi discendenti Giovan An- drea, celcbcrrimo giurcsconsulto, die prova d'iuespu- gnabili' virtu poigcndo il coUo al ceppo della morte , aiizi clic cedere ad in^iuste vo2:lie ed a scellerate lii^iiighe, c quelle UKauorabili parole a chiiira voce 1 j3 V a n I e t a". proferendo, essere megUo morii' innocente che vwere malfattore ; parole per le quali il duca Galeazzo Sforza gli salvo la vita e lo fe' siio indmo consigliere. Que- st' avvenjmento somininistro al Bandello il tenia per una noljilissima novella, al nostro niarrhese il soggetto per un magniiico mausoleo die alfinclito antenato ergere voile nel suo giardino d* Inverigo. Vedremo cl\' egli non niai declino dalle virtu e dalla gloria de' suoi niaggiorj. II inarchese Ca^nola fece i primi suoi studj nel coUegio Clcmentino di Roma , dove per volere del padre recato erasi nel 1776. ]\Ientre attendeva cola alle umane lettere, spinto quasi dal suo stesso genio , tutto nelle ore di ozio rivolgievasi alio studio dell'ar- chitettura sotto la disciplina di certo professore Tar- quini. Nelle ore del passeggio staccavasi da' suoi coadiscepoli e solitario visitava gli avanzi dcgli an- ticlii edilicj di quella citta dell' arti belle regina, e tutto in essi alli>savasi, e di essi avidamente pasceva la fantasia e la niente. Compiuti gli stud) e gia mo- vendosi per ritornare in patria ebbe dal maestio suo, che in lui ravvisata avea una maravigliosa attitudine a progrcdirc nelFarte, il seguente ricordo : « Giunta cli' ella sara a Milano , si ricordi di non farsi disce- polo d'alcun architetto, se prima nelle opere di lui non abbia ella riscontrata q lalclie cosa che veramente le aggrada e che regga al confronto co" graiidi mo- niuuenti da lei c|ui discgnati. Quando nulla le dia nel genio. f'acciasi a studiare Vitruvio e Palladio. w Cosi diportossi il giovane cavaliere. A quell' epoca domi- nava tuttavia in Milano il goffo, il barocco , la de- pravata nianiera del Borromini. Vitruvio e Palladio furono dunque i suoi unici precettori. Nel 1781 recossi a Pavia per intraprendere gli stud) della gmrisprudenza e riportarne la laurea. Ma dalla stessa bocca di lui abbiam piu volte udito, che la gravita di Temide non totalmcnte bene all' nidole sua s'addiceva, e ch'ci pereio sottraevasi talvolta alle lezioni dell' Uaiversita per darsi tutto a' suoi V A R I E T A . I 29 predilctti studj . al disegno ed all' arte aichitettonica. Kestituitosi a Rlilaiio passo tra gli alutmi del gover- no pel- ronsiglio cd opera del conte di Wilczecli nii- nistio plenipotcnziario dell' Augnsto Giuseppe II : fu ascritto airufficio diplomatko cui era aftidata la tiitela de'eoniini de^li Stati austiiaci in Italia. Ma T infer- luita del padre ed il niinaccevole stato in cui per mala amministrazionc e per soperchianza del dispen- dio trovavansi le fortune dclla fainiglia, lo costrinsero a ritirarsi dagli incarichi del governo ed a consecrarsi tucto alle domestiche faccende. Ne guari scorse che riparali i pericoli dclla rami2;lia fu eletto probo vlro, ossia difensore de'carccrati, carica ch' ei sostenne per due anni. I\Ia in mezzo a tali pubbliche incumbenze e a tanta distrazione d'impcgni, memore del precetto diApelle, non mai scorrere lasciava un giorno senza condurre qualclie linea, e notti intere vegliava sul Vitruvio, sul Palladio, sul Desgodetz. E ricca e preziosa suppellettile procacciavasi pure di modelli e delle piu celebri edizioui di libri d' arte e di opere architetto- niche. Diseguava dunque indefessamente, e i disegni snoi riscontrava co'precetti di que'grandi e co'mo- nuuienti del Lazio e della Grecia, nulla curandosi del gusto di que' tempi , ne degli architetti che in allora fra noi tencvano il piu alto seggio. II primo lampo , diremmo quasi, del suo genio rifulse coiravvenimento che impreadianio a narrare. L'Arciduca Ferduiando , governator generale della Lontbardia, couimesso avea allarchitetto Pier Marini r innalzamcnto del dazio o dclla barriera di Porta Orientalc. II nostro Cagnola ciuientarsi voile col me- desinio tenia : fece tre disrgui , ne' quali costante- mente introilufeva un arco di trionfo iiel mezzo ed analoghi casini ne' lati. Andava e2,li mostrando agli amici e nelle roiiversazioni que' suoi progetti , e ne riscuotcva laude e incoraggiamcnto. UArciduca ne fu iuibnuato c voile vederli: fe" plauso all'autore e nel faruc la re.stituzione si diilubC in ouoLcvoii parole. Bild. Ital. T. LXXl. 9 I 3o I V A R I E T A . Pure il discgno Piermaiini prevalse, fors'anco perche reputavasi meno dispendioso di que' del Ca2,nola. Avveune poi che iu uno de' palclii del R. Teatro delta Scala , ov' ei trovavasi , nacque la quistione intorno all' impossibilita di condurrc un ben distri- buito casino in un triangolo equilatero. II Cagnola la sera vegnerite presento nel medesimo palco lo scioglimento del quesito. Gli astanti presi da ma- raviglia se ne dimostrarono convinti. Divolgatasi la cosa , ei ne riporto plauso anclie dai provetti nel- r arte. Ma gli emu'i e gl'invidiosi, che non man- cano mai, fecersi a detrarre alia crescente lama del giovane artista , spacciando che quel disegno altro non era che un niiscrabile furto , un imitazione di altro non dissiniile edificio del Palladio. 11 Cagnola co' disegni del Palladio nell'una mano e col suo nel- Paltra presentasi all' improvviso nella ragunanza don- d' era uscita cotal censura, c al confronto delF un di- segno e dt'ir altro costrigne i suoi oppositori a disdirsi solennemente. Qucst'avvenimcnto desto nella citta gran runiore; cd il Cagnola acquistossi novella fania di gio- vane studiosissinio e neirarte-espcrto c valoroso. Ma qut'sta medesima foma risveglio contro di lui le cri- tiche c la malcvolenza degli architetli viventi, quasi che voless' egli mettere mano in una messe che non £;U apparteneva. I patrizj ancora mal sofferivano che nn giovane appartenentc alia loro nobile condizione si dedicasse ad uri arte da capomastro (sono sue pa- role). Tali censure anzi che distorlo dalla ben inco- minciata carriera gli furono sprone a continuare im- perterrito e ardimentoso. 11 cisterciense padre Fuma- galli ed il barnabita padre Caronni , amici di casa, ne lo incoravano, quasi esca alia tiamma aggiugnendo. Egli di fatto introdusse nel suo studio certo Aureglio, buon disegnatore di prospettiva , e valente nel con- durre linee e nel uianeggio deiracquerello. Col sus- sidio di lui levo la pianta delle terme di Massimiauo Erculeo delle quali veggonsi le tracce sotlo la basilica VARIETA. I^I di S. Lorenzo c ne' vicinl sotterranei , e delle quali sussistono tuttora scdici grandiose colonne , da lui poscia ml 1812 per ordiue del Governo italico assi- curate. Questo suo lavoro vide poi la luce nel pri- mo volume delle Antichltd lombardico-milanesi del padre Fuma2;alli. Eietto a membro della Societa pa- triotioa londata dali' immortale Maria Teresa , e si ne' paesi uostri benenierita dcH'agricoItura, delle arti e de' mestieri , ebbe I'incarico per la costruzione di varj iorni che servire doveano agli esperinienti per porcellana, terraglia, stoviglie e simili: i forni ven- nero di fatto da lui costrutti nel luogo stesso dtlla I'abbrica di majolica die tuttora sussiste presso la chiesa di S. Angelo; nia essi al sopraggiuguere delle politiche vicende disfatti furono nel I7y6. II Cagnola do[)o la morte del padre divenuto egli stesso pa Iroiie di niolte rase in Milauo fu ascritto al Consiglio dclla citta , dal quale venne poi nel 1799 noininato al difficile incarico di altro de' Commissarj presso gli cscrciti austriaci, rnentre piii fervida ardeva neiritalia la 2;nerra contro deTranccsi. E qui ci e dolce il rammemorare com' egli in tale carira costitviito nioki die per ispirito di parti o di novita traviavano sal- vasse , o lettere sopprimendo o per essi perorando , od aminonendoli ed al retto camniino ricliiamandoli. Al cangiarsi delle cose politiche si ricovero in Ve- nezia , dove per otto niesi ebbe un nuovo ubertoso campo per 1' arte sua , studiando costanteinente le opcre stupende delle quali quella mirabile citta va si fastosa. Di ritorno in patria ebbe dai fratelli Zurla di Creina suoi amici I'incarico pel disegno e per I'esecuzione di una lore casa di canipagna a Vajano. E gia la casa trovavasi pressoche a conipimento , quando il terre- nioto del 1802 la scosse immaneniente, e non quella solo danneggio , ma pivi altre ancora de' dintorni e specialmeute di Orziuovi. Cola accorsc egli pron- tanicntc e tuttc rcstauro c a tutte provvide cvu l32 V A U I E T A\ mirabile prestezza. Questa e la prima occaslone nella quale egli presentato siasi in pubblico come vero arcliitetto. Ne pero vogliamo qui ricordare le opere sue tem- porauee e quasi fuggitive, nell' esecuzione deiie quali procacciossi nondinicno rinomanza e in patria e al- trove ; essend' esse altresi applaudite come le prime the in simil genere di lavori si presentassero scevere dalle viete goH'aggini, e modellate con uno stile gran- dioso e di mirabilissimo effetto. Tali fra le altre molte sarebbero i grandiosi catafalchi per le esequie del- r arcivescovo Visconti , del patriarca Gamboni e del conte Anguissola ; il primo de' quali fu da lui con analoga descrizione e con niagnificenza pubblirato nel 1802 co' tipi della stampcria e fonderia del Genio tipografico. E tali sarebbero non meno gli apparati ' c i disegni ch' egli mentr' era membro del Consiglio municipale fece per la coronazione di Napoleone, pre- sedendo al municipio T attuale e degnissimo nostro podesta il conte Antonio Durini ; tali ancora il suo arco di trionfo sul terrazzo della gradinata ne' pub- blici giardini all' occasion delle nozze deir imperator de' Franccsi con Maria Luigia d'Austria , e rimniensa altissima colonna ad imitazione della trajana da lui eretta sul corso di Porta Orientale fcsttggiandosi la nascita del Re di Roma. Ne ricordare pur vogliamo tuttc le opcre sue minori , ne i molti disegni ch' ei condusse per private commissioni, e die tuttora ncl suo studio conservansi. Bensi rammentare debbonsi i tre disegni o progetti da lui proposti per la fac- ciata del duomo alF epoca in cui Napoleone prescritto avea il compimento di questo fra ogni altro suljlime maravigliosissimo tempio. Uno di tali suoi disegni fianclieggiato da due campanili tutto di gotico stile e quindi perfettamente conforme all' architettura del- r editicio , fu presentato all'Accademia di belle arti ; ma non saprejnmo per qual ragione ( forse per quelle prevenzioni ed invidie cui vanno soggetti i giudizj V A R I E T a\ I 33 (logli uomini in consorzio uniti) 11 progctto Cagnola noil el>bc luogo ; lii prefci'ito il dlscgno di un altio architctto, e ne provcnne quello strano accozzamento di sdli, cjuclla misciia, quella poverta die la facciata della nostra nietropolitana rendono si diiTorme dai lati e dalla stiipeiidissmia parte posteriore. Ne var- rebbe il dire ( giovaci qui ripetere cio clie altrove esposto abbiamo sii questo medesimo argomento), ne varrehl>e il dire, siccome allora afiermavasi da qiia!- clie ai chitetto die per awentura poco addentro seii- tiva nellarte, doversi cioe rispettare que' pezzi di stile romano dal rellegrini disegnati , cd essere di troppo dispendio il volcre tutta la facciata uniformare al godco stde del restante. Che quanto alia deforiniia deir accozzamento , essere ne possono giudici anciie i giovani appcna nell arte iniziati: qu;uiLo poi al di- spendio , questo non poteva certaiiicnie trovare ostii- colo nel Principe die ordinato nc avea il lavoro. Col crescere della fania del Cagnola crescevano pure le onorevoli commissioni che a lui venivano tiitto di aflidate. Ne' primi del gennajo ioo6 il Municipio niilanese feste2;giar volendo I'arrivo de'reali sposi il principe Eagenio e la principessa Amalia di Baviera commise al nostro marcliese \ incariro d" innaizare suir interior corso di Porta Orientale , per dove pas- sar dovea V inclita coppia, un grandioso arco tenipo- raneo die dcgnaraeute corrispondessc al suo iiobile divisanieuto. L'arco venne in poclii giorui, quasi per magica jiossanza, eretto con discgno d'ordine corintio. Si grande fu la maraviglia non de' Milanesi soltanto, rna degli stranieri ancora ( die iiioltissimi erano in tale epoca alia citta nostra accorsi), si straordinario I'applauso alio spettacolo di si fatta mole, tanto I'et- fetto dclle ben adatte proporzioni e del bello ed ima- ginoso <'oucepimento , die lo stesso Municipio ndla sua radunanza dell' Ji febbrajo del medesimo anno decrcto die quclT arco gia di tela , plastica e leguanie losse in piu convenevole luogo ed in marmi eretto quasi l34 A' A R I E T a'. a trofco cU memorando avvenimento. A quest' nopo fu scelto il lato settentrionale della gi'an Piazza d" arnii , dove r opera ebbe principio nell" autuniio del 1 807. In essa tutta fu conservata 1' integrita della prima composizjone architettonica; solo variad ne vennero i soggetti della srultura. DaU'anzidetta epoca sino al 19 aprile del 1814 Tarco fu dalle fondamenta elevato sin quasi all' imposta delle due niinori arcate. Ma le so- pravvenute politiclie e guerresche vicende impedirono rhe r opera fosse proseguita, comeche gia pronti se ne trovassero mokissinii materiali e in niarmo e in Ijronzo. E da notarsi clie il bel marnio di Creola, di cui e costrutto quest' arco, trattone pei6 i capitelli clie sono di niarmo di Carrara , fu dal Cagnola inedesimo ri- trovato , quando a quest' uopo ei perogrinava sullc nostra montagne col capomastro Bignetti e con alcuni scarpellini. L' opera per tanto giaceva solitaria ed imperfetta ; e gli amatori e gV intelligenti dolevansi che la ricca suppellettile delle gia apprestate materia rinaner do- vesse dimentica ed in balia delle ingiurie del tempo e mozzo il monuracnto a quasi all' obblio dannato. Ai voti pubblioi univansi i suHragi dell' I. R. Governo , susseguiti dalle clementissime parole dell' augusta Maesta di Francesco I, clie accompagnata dallo siesso autore dagnossi ncl 1816 di parti tanienta visitare To- pera tutta ad esprimerne la sovrana sua conipiarenza. Percio la Congregazione centrale di Lombardia ma- nifastar volendo alia stessa Maesta sua la propria gratitudine, perche degnata si fosse d'innalzara quasti Suoi aniiclii Stati alia dignita di Regno, lascio tra- sparire il desiderio che 1 arco fosse e proseguito e al IMonarra dedicato, qual perenne monumento della pace universale da tanto tempo, da tutti i popoli de- siderata, e linalmente conseguita, merce della formi- dabila iinione degli eserciti della Maesta sua alia pos- sanza de prodi a magnanimi alleati. Tale idea vcnne dal munifico Iniperatore e Re favorevolmente accolta. V A n I E T \'. i3a 11 Cagnola die snbito niano al prosegnimento deU' o- j)cra, e questa gia trovasi ventiirosamente pressoche al rotale suo termine condotta. E qui ancora iion possiani a meno di sotrermarci , le j);irole ripetcndo gia da noi altrove ragionate in- torno a ({iiesto jiiedesinio nionuinento. Fu detio da alcLini cli' esso nulla picsenta di nuovo, anzi non nl- tro essere die nn imagine, un'imitazione di altii simili iiTinnmenti. Tiittavia se istituiro se ne voglia il con- I'ronto co' piu colcbri roniani edificj del uiedesimo fi^enere , apparira ad evidenza , essere quest' arco il pill grandiose, il piu bello di quant' alfri mai ven- nero sin ad ora imaginati ; essere tale in somina da stabilire la gloria dell" architetto inventorc, ed ono- rare la citta , il secolo , la nazione. II solo arco di Gostantino gareggiar potrebbe con esso in altezza. Ma le proporzioni del costantiniano gia riscntonsi dclla decadenza dell* arte ; le sue yoke manc;uio d" orna- menti e ne e piir niancante rarchiirave, la cui baiida inferiore incastrata vedesi stranauiente nel capiiello delle colonne, perche queste sono piu alte de'pilastri: ha poi lo sconcissimo diietto de' Iiassorilievi usurpati in gran parte a tutt' altro mouumento e ad esso di olirc a due secoli anteriore. Queste pociie o^servazioni bastar possono per confutar la critica di clii per avventiir.i non ravvisasse ncU' arco nostro fuorche una copi.i od una servile imitazione del costantiniano. Percioc- che col vocabolo arco non meno clie con quello di porta, viene scnijire ad esprinicrsi un'idea itleutica e coinnnc a tutti gli edificj d'ugual geuere, ne il sog- getto da quest' idea espresso puo in alcuu modo va- riarsi. I\Ia diversilicare o perlezionarc so ne pos'ouo bensi le proporzioni, le esreriori forme, gli ornui e quelle cose tutte che il bello, il grande, il distin- tivo costitniscono de" triontali monumenii. Quest'e la meta cni debb" agognare il valente architetto, c que- sta fu a parer nostro dal Cagnola ragginnta. Laonde il suo arco , per la sublimita stess.i del mirabile l36 V A K I E T a'. roncepimento e per la squisitezza del lavoro, troveia, non ci ha dubbio, deti-attori e nialevoli (clie amplis- simo e il campo della critica ed aperto sempre al- r iiividia ed alia maldicenza ) , ma difficilmente ergersi potra giammai alcun altro mornimento che lo paieggi; e qiiindi a noi sembia die su di csso ancora incidersi potrebbe cio che Zeusi scritto avea sott' il siio famoso Adeta : Fla chl V Invldl piu che chi lo Imiti. Tuttavia mentrc la morte coinpiangiamo deirillustre architetto , ci e quasi di soUievo al cordoglio nostro il raniinentare che quest" edificio, certamente il piu sublime fra quaati costrutti mai furoiio in si fatto genere , sta per raggiugnere il suo coinpimonto , meixe delle provvide cure dell I. R. Governo : e lo rap;2;iu2;nera senz'alterazione o canibiamento. Percioc- clie que niedesimi che quasi le braccia formavano del Cagnola, che ben addentro penetrato aveano nelle idee e ne' concetti di lui , e ch' egli tenevasi somma- mente cari , i signori Peverelli e Moglia , architetto r uno , egregio professore d" oi'nato Taitro, a lui so- pravvivono ; ne altro far delibesi se non conipierne e collocarvi le parti che il frcgio ed il fastigio ri- guardano. Ne vuoisi qui tacere un singolare beneficio che da questo monumento provennc ben anco all' in- finia scukura. Imperocche gli artieri che stati erano assunti al lavoro come semplici tagliatori di pietre , ne uscirono cpiasi maestri e scultori. Un altro trionfale edificio , e di altro stile , e la grandiosa jonica trabeazione che dall' operosissimo Marchese venne innalzata a Porta Ticinese , e che ne forma magniHco ingresso. L' edificio fu costrutto a spese o come ora suol dirsi con azioni di alcuni di- stinti e benemeriti nostri concittadini , c nel 1816 venne esso ancora alia Pace intitolato. 11 Cagnola gio- vandosi dell' arte e del sapere del defunto Nicola Pi- rovano , industrioso e valentissimo operajo , die con V A R I E T a'. 137 questo monuiticnto una prova solenne dclla squisitezza e perfezione con che condurre si possono le opcre in granito lombardo. La trabeazione di Porta Ticiuese apparve come un modello in si fatto genere di co- struzioni a granito *, e quindi ne derivo qncUa mac- stria colla quale cotal durissimo e quasi intrattabile sasso si lavora e si connette si mirabdmente in tutte le opere die ora freqnentissime nella patria nostra sorgere veggiamo. Air cpoca del regno d' Italia appartengono ancora pill altri concepimcnti e disegni deiraichitetto no- stro, i quali per le vicissitudini de' tempi o per altre circostanze non ebbero esecuzione. Tali sono il pro- getto pel compimento del palazzo ne' giardini pub- blici in modo che piii utihnente servir potesse al popolo ed al municipio; quello di case e botteghe da sosdtiiirsi alT odierno portone del corso di Porta Ticinese ; il progetto d" un monumento costrutto a guisa di tempio in greca architettura da innalzarsi sul tombone di Porta Niiova , all' in^resso del navi- glio ; i progetti per le case Aresi e Sapoiiti , per la facciata del Santuario di Ro , pel Panteone , per la gran sala delle radunanze deU'jtalico Senato, per un casino da ergersi alia Malmaison , di commissionc deir imperatrice Giuseppina , pel serraglio di (iere ordinato clal Governo italico e che eseguirsi dovca fuori di Porta Nuova tra il Lazzaretto ed il naviglio , linalmente il disegno pel grandiosissimo monumento con anuesso osjjizio , da innalzarsi al Moncenisio con 144 colonne, del diametro ciascuna di 10 piedi pa- rigini. A' tempi posteriori al 18 14 appartengono questi al- tri: i progetti affidatigli dalla Maesta di Francesco I Imperatore e Re per la facciata dell' imperial palazzo di Vienna , e per una porta di quella metropoli , delta quale porta gia gettate eransi le fondamenta ; ma avend' egli dovuto ritornare in patria per la morte dclla niadrc , essa venne poi proseguita con altro i38 - V A n I E T a'. dJsegno; quello d'una cappella sepolcrale tli famiglia , avutane la commissione dal Principe di Mettornicli , progetto clie non solo gradevolissimo riusci all" Al- tczza Sua , ma clie nel suo genere considerarsi puo qiial tipo od esemplarc; esso ci richiania T idea de' bei templi peripteri degli antichi: inoltre i pron;etti per la facciata del Santnario di Vaiallo, gia in pai'te eseguita; quello per decorare la torre delle cainpane nel borgo di Chiari, disegno quest' ancora stupendo, clie fu dall'autore proposio per commissione di quel comune ncIP anno poc' anzi scorso; quello pel dazio od ingresso di Porta Oiientale, da lui imaginato per la faustissima epoca del solenne ingresso delle loi'o Maesta II. PvR. AA. nel 1826; bellissima corintia tra- beazione, coUa quale provveduto sarebbesi agli sconci dello sporgente lazzaretto e dcU' obliquo stradonc , ed anzi clie impedirsi nell' intcrno corso T aspetto delle montagne e della doppia iila di pioppi , rac- colta sarebbesene la veduta quasi in campestre pro- spettiva contoi-nata da amplissima superba cornice. Essa venne poi condotta in bronzo a spese del nobile e defunto Giovanni Peccis , ed c destinata a pregevole ornamento dclla Biblioteca Amljrosiana (*). Ed e cer- tamcnte a dolersi chc il milanese I\Iunicipio dato non abbia la prel'crenza a questo venustissimo edificio anzi clie a quello clie vedesi ora formarne la barriera, con- sistente in un gran cancello ed in due case alia foggia di catafalclii o fornaci o colombai, commique vogliansi esse cliiamare; e tanto piu, quanto clie minore state ne sarebbe il dispendio. Di tutte le quali composizioni trovansi i disegni in grandiose tavole con isquisitezza (*) II raarchese Cagnola sorvegliava e quasi dirigeva co- tal lavoro in bronzo. Morto il Peccis, la marchesa Parra- "vicini di lui sorella ed erede voile die il legato avesse compimento. Ma la Biblioteca Ambrosinna per ridnrlo a termine e per dorarlo si e assoggettata alia spesa di oltre a trentasei mila lire di Milauo. V A R I E T a\ I 39 romlotte , cd alcune gla da valenti Indinl intagliate. Sarel)l)e anzi bcllissima cosa se qucsta si pregevole sunj)ellettile vedesse la pubblica luce a vantaggio delle ai ti ed al decoro delT inclito autoie. Tra le opere alle qiiali jl marrhcse dar pote ese- cuzione , oltre quelle die gia venaero da noi incn- tovate , cd oltre la spina pel corso nottuino ed il luonumento tempoianeo clie a tie archi l"u con suo disegno innalzato in vece dell' anzidetta trabcazione nella niedesima faustissima epoca, ricordarsi debbono la cappella di Santa IMarcellina nella basilica di S. Am- brogio; la Cliiesa di Concorrezzo; il campanile d' Ur- gnano. provincia di Bergamo, a piii ordini, coronato da cariatidi; la rotonda o tempio di Ghisalha con nia- gniHco atrio, parimente nella provincia di Bergamo; la grandc e ben decorata sala coll' annesso apparf^- mento nel palazzo dclla nobile Societa, opera da luL condotta a compiniento nel brevissimo spazio di 64 giorni e nel cuore dell* inverno ; col clie die sicuris- sima prova, clie quando dal bisogno cosi ricliiedevasi , condurre sapcya i lavori colla niassima cclerita , c senza diparrirsi giammai da quclla precisione clie in ogni sno edificio riscontrasi perfetta ed eminence; il tabernacolo per la Cliicsa delle Signore della Guastalla escguito in bronzo dorato, e posto in opera da po- cliissimi giorni; in fne il quadrifionte gigrntesco sno palazzo d' Invcrigo . pel quale rispose coi falti alle dicerie clie contro di lui lacevansi , cioe essere es^li coir oro altrui valente ma dijpendioso arcliitetto , a j)ropric spese nulla aver ardiitettato giammai. Per tutte le cpiali opere del Cagnola maravi2.1iarci non dobbiamo , se gli studiosi deli' arte agognassero ad essere nello studio di lui ammessi. Egli accoglie- vali con cjnella benevola effusione clie tutta era pro- pria del suo bel cuore, e loro prestavasi da padre piu che da prercttorc. Percio non pochi valorosi giovani uscirono dallo studio di lui arcliitetti e professori: un Vcrgani di bella rinomanza , ora protessore a Mantova ; 140 V A R I E T a'. im Dnca Serra dl Falco, palerniitano , cgregio arti- sta ed archcologo ; un Dordoiii , autore di parcc- chie fabbriclie nella patria nostra; un Bianchi, T au- tore del nnovo tempio di S. Francesco di Paola a Napoli ; un Durelli, professore nelle scuole dell' I. R. Accademia di Brera; ua Boara di Lecco, franco disc- gnatore , di cui abbiamo le belle Chiese di Valmadrei a c di Calolcio ed altri lavori arcliitettonici nella pro- vincia di Como ; un Gilardi, architetto dell" iinpera- trice di Pvussia , ed autore di moltissime tabbrirhe in que' paesi; unPeverelli, clie dallo studio delT ar- chitetto Pollak e dair Accadeniia di Brera passo alio studio del Cagnola nel loio: era questi P indivisibile suo compagno nell" operare ; molio ei lo amava , ed in uno de' togli da lui disposti pel suo testaniento co- stituivagli annua pensione cliiaiiiandolo architelto di- stintissimo. £ seco loro convcrsando istruivali d'aurei precetti, e le menti loro modellava sugli esempi de' greci e romani edificj e sugli insegnamenti de" grandi maestri : avvertivali che le commissioni c ie aanuini- strazioni cui sottoposti vengono non rare volte i di- rettori d' un' opera , sono per lo piu in detrimento del- 1' opera stessa; perciocche i membri d'una rommis- sione mostrausi sempre di vaiio parere e incagliano e rovinano il buon andamento del lavoro. Qiiindi se stesso fortunatissimo cliiamava, perclie in tante sue opere a lui solo stata ne fosse aflidata reseruzione, senza che associato gli venisse alcun aliro arrhitetto. Per le medesime ragioni parlando delle Accademie, alle piu cospicue delle quali era egli aggregato, ne discorreva in modo di lasciar apparire non molto ca- lergli dell'onore che da esse venivagli compartito , sebbene ne venerasse i membri : dir soleva che aste- nevasi dalPintervenire alle radunanze temendo delle troppo calde discussioni, le quali non bene addice- vansi alia sensiliilita dellanimo suo. Geloso mostra- vasi della propria fania, e molto amava le sue opere, ed amava ancora che molto se ne parlasse ; nondmieno VARIETA. 141 prcstava lacilc roieccliio alle altriii censure, ne di- sdegnava di far cangiamenti, quando gli ahriii consigli senibravangli ragionevoli. Non altro poi piu dolce sol- lievo ci trovava dalle gravi occupazioni quanto nel- Fagricoltura , alia quale era sommamente dediio, mas- sime negli iiltimi suoi anni. Tale lu il Cagnola come artista : ma gli elogi die fare si jiossono del suo carattere e dellc virtu sue snperano di gran lunga le iaudi ch' ei procacciossi com' architctto : queste splcndono quasi per riverbero di lume stianiero, quelle rifulgono di propria non pre- stata luce. Nel fehbrajo del 1816 congiuntosi iu matri- monio colla nipotc sua Francesca de' niarcliesi d Adda, dama coltissima e de' piu bci costunii adorna , nulla tralasciava , indagandone per fino i desiderj , perche cUa chiamarsi potesse contenta nella nuova sua con- dizione : cd ella di fatto non mai cbbe a dolersi di lui , fuorthe al vedcrselo cadere tra le braccia da indomabile apoplessia colpito. Retto , di buona fede , incapace a dir male ed a sofferire clie altri ne di- cesse ; giusto , leale , caritatevole , amico vero ed af- fettunso , uom di pace nella propria famiglia e di pace nelle altrui conciliatore , sincerissimo c della sola verita aniante. Alliabile e ad un tempo schiettissimo con clii che siasi , discorreva , trattava con un falegname o con un muratore , usando de' medesimi modi , de' quali usato avrebbe trattenendosi co' grandi. Abborriva le cerimonie e la cortigianeria: vago del vivere riti- rato scliivava le grandi societa; avea pocliissimi ma scelti amici , ma con cpiesti ancora era riserbatissi- mo , talvolta misterioso ; facile parlatore con idee cliiaro , ma non rare volte acuto di troppo. 11 suo naturale non era gran che festevole o lieto , scmpre nondiiiicno piacevole e gioviale. Prcniiu-oso per gli amici sovvcnivali nclle avverse fortune e di consiglio e di sussidj con maniere commoventissime. Uomo ve- ramente beneiico non mai ricusavasi dal soccorrere 143 V A R I E T a'. r altrui mlseria con limosine vistose , seguendo a J un tempo il vangelico precetto, die una mano non sappia cio clie va dall' altra facendosi. Religiose sino alio scru- polo, e tuttavia delle altrui opinioni tolle rands simo. Aveva per massima die ai torti , alle ingiurie corri- spondere debbesi con altrettanta cortesia e beneficenza. Percio nutrire non sapea rancore od odio alcuno, ne niai da' suoi awersarj dipartivasi, se prima ottenuto lion ne avesse la sicurezza ed il pegno della concor- dia e della pace, della quale virtu die non ha guari la pill lummosa testimonianza. Ne le parole nostre rigufjrdarsi debbono come uno squarcio di rettoriclie laudi o di funerea orazionc : 111a esserne puo testimonio clii per ben diciassette anni non niai interrotti f'u nella casa di lui ammesso, c con lui convivea non come amico , ma come ainan- tissimo fratello. E queste laudi appimto di lui face- vansi e di bocca in bocca passavano , mentr' egli era tuttavia fra' viventi. Cotanta virtu con si splendido sapere congiunta lo resero a tntt'i successivi 2;overni di Lombardia carissimo. Che V uonio sapiente sa irre- prensibile e immacolato conservarsi in qualsivoglia condizione della vita; e la virtu emerge sempre tul- gida , radiante anche nelle tempestc e nelT oscurita delle nubi. Snddito integerrimo e delle sovrane risolu- zioni non pel solo ossequio, ma per coscienza osservan- tissimo, ne inculcava agli altri ancora la sommessione e r obbedienza. Fu per piu anni direttore degl' im- periali regj Teatri. II governo di Lombardia iiomi- nato avealo nello scorso anno a direttore di ambedue le classi dell' I. R. Istituto , del quale nel 18 12 stato era eletto a menibro onorario. L'Augusto Francesco I Imperatore e Re allorclie nel 1826 onoro della Maesta sua la patria nostra degnossi decorarlo dell' Ordine della Corona di ferro. II Cagnola giacque da apoplessia colpito al 14 ago- sto, mentre da Como ritornava al suo diletto Inveri- go: i suoi estrenii aneliti crano accompagnau da una V A R I K T a'. I 43 calina angelica; spirava, e sul letto della morte com- ponevasi quasi con ridente fisonomia, e dir sembi-a- va; passo da qiiesta vallc di sciagure a quella patria ove la beatitudine picnissima soriide ed eterna. Anima bella , clie a noi pure prodiga fosti di cousigli e di rortcsie , non isdegnare quest' omaggio d' amore e di riconoscenza; omaggio teuuissiino , ma di lagrime aspcrso ! ERRATA-CORRIGE. Tomo 70.° Pug. 3a7 lln. 27 temperatura, leggi temperatura, costituiscono una verita clie >' 33 1 M 4 stampa >■ stamjiano Tomo 71.° » 91 M ai uu' idea « un' idea cli quest' opera straorJiaarLsima R. GiitONi, F. Carlini, I. Fumagalli e G. Brvgnatelli ^ direttori ed editori. rubblicato il ili 6 settembre i833. Osservazioni meteorologiche fatte all' I. R. Osservatorio di Brera. L U G L I 0 i835. IM A T T I N A. « Sera. - O O es N N - < 6 t-. —I 0 0 s "^ 3 n 0 -r' 0 ~ 0 n s -5 '-' S 2 ■i ^ (- _ Stalo del cielo. 6 .::= ^ 0 s 5 0 6 .2 p Slato del cielo poll lin. 1 poll. liu. 0 "^"^ I 27 10,0 +i5,5 N 0 N Nuv. ser. 27 9,7 +20,7 S 0 Sereno. 1 27 8,6 +17,0 SOS Ser. nuvolo. 27 8,4 + iq,o S 0 Sereno. 6 27 9,5j+i5,5 N 0 Ser. nuv. 27 9,'i + 18,5 S E Nuvolo. 4 27 I. >, 1:4 14,7 0 i7 S E S Nuvolo. 27 7,5 +17,6 N E N Ser. luiv. 9 27 8,5 +i4-)0 s 0 Sereno. 27 8,6 +17,5 SOS Nuvolo. y 10 27 7,6 ■^14,7 N E Ser. nuA'. 27 7^8 +18,5 S E Ser. nuv. 1 1 1 27 8,0 + i5,o 0 Sereno. 27 8,3 +19,5 SOS Sereno. ■ 12 27 8,q +16,5 NO N Sereno. 27 8,5 +19,0 so Sereno. ■ i3 27 8,0 +i5,5 S E S Pioggia. 27 7,6 +14,5 N E Pioggia. H u 27 7,8 + 13,7 0 Ser. nuv. 27 8,3 +17,0 S 0 Sereno. • ■ i5 27 8.9 +i5,o N N E Nuvolo. 27 8,9 +17,0 SOS Nuvolo. y iG 27 8,7 +i3,7 N 0 X Nuv. ser. 27 8,8 +16,5 S E S Sereno. 1 '7 27 q,3 +12,5 N 0 N Nebb. ser. 27 10,0 +17,5 SO Sereno. n i8 27 10,5 + i5,5 N N E Sereno. 27 10,9 +"7,7 SOS Sereno. 1 19 27 11,0 +i5,o NO Sereno. 27 10,4 +20,0 0 Sereno. I 20 27 9/+ +i5,5 N 0 Nuvolo. 27 8,7 +20,0 SOS Ser. nuv. I 21 27 7,5 +16,5 N 0 N Nuvolo. 27 6,9 +i5,4 N Pioggia. 22 27 6,8 +i3,5 NN 0 Nuvolo. 27 8,4 +16,7 N NO Sereno. 2'6 27 10,2 +i3,o NN 0 Sereno. 27 11,0 +20, u N 0 N Sereno. 24 27 1 1,0 +i5,3 N K 0 Sereno, 27 11,0 +19,7 S 0 Sereno. 25 27 11,8 +16,0 N 0 N Sereno. 27 I ',4 +20,5 S E S Sereno. 2G 28 0,6 +i5,7 E Sereno. 28 0,0 + '7-7 N E N Sereno. 27 28 0,2 +i5,o E Sereno. 28 0,0 + 19,4 S E S Sereno. 28 27 11,4 +16,5 E Sereno. 27 9v +2 1 ,0 S E S Sereno. 2q 27 io,q +14,0 N E Nuvolo. 27 ii,.i +i5,3 N E N Pioggia. :)o 27 11,6 +i4,o s 0 s'NuvoIo. 27 11,6 +18,5 S S E Sereno. Ji 27 11,9 + i5,o| N 1; Seveuo. 27 10,5 +19,5 Is 0 s Sereno. Allcii^a iiKiss. del bar. poll. 28 liu. 0 ,2 Altezza mass, del lerni. + 21 0 miuima II 27 " 6 ,8 minima . . . . + i2,5 1 ^74 media + i6.6m QuanLita della plog gia linec 90,205. 1 1 145 BIBLIOTEGA ITALIANA c/Oiiob AdOD. PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Classicorum auctoruin e vatlcaids codlclbiis edltoritm tonius F, co'7iplecteiis caic tores aliguot ile re grani- nuiticali , cariniaa chrlsiiaiia , et alia qua-dam : cu- rcuite Aiigclo Maio vaticanoe bibllothecce prcefecto. — Romce , io33, typis vaticanls , in 8.'^ Vedi Biblio- tcca Italiana tomo 65.", febbrajo 1882 , pag. 168. jnLssai varia , come apparisce dall" enunciato fronte- spizio , e r antica materia manoscritta die tratta dai codici vaticani merce le cure del benemento j\Ionsi- gnor Mai, e data alia luce per la prima volta in cpiesto volume, clie forma il quiato dcUa coUezione. La maggior parte di esso e occupata da grammatici latini , i quali sembra , a dire il vero, che si molti- plicassero mirabilmente tra il 4.° e 1 8.° sccolo cri- stiano, a misura die la lingua piu degenerava e im- barbariva. I loro sforzi , come quei di molti medici in una disperata malattia , non valsero a risanarla ; e malgrado dei loio libri e dei loro precetti , 1' ini- periosita de' tempi e delle circostanze la vinse , in- ducendo nel nobilissiino idioma la maggior corruzio- ne , e condannandolo a vivere in modo assai meschino soltanto presso poclii scrittori , e presso i numerosi Bibl Ital. T. LXXI. ic 146 CLASStCORUM AUCTORUM CtC. nijnistri dell' akare. Ad onta die la grammatica co- stituisse la prima arte del trivio , che unitamente al qiLCidrivio forniavano tiitto il sapere di quelf epoca ; ad onta che le piu famosc scuole di Europa fossero grammaticali , e che i maestri di grammatica fossero onorati coUa dignita e col nome di dottori; cio non ostante la lingua latina cesso dull uso comune del Yolgo , e divenne assai volgare presso i pochi che continuarono ad usarla. Ne si dee pcrcio credere di poca o di niuna utilita la cognizione dei libri di co- lore che , in mezzo alia miseria e alle tenebre di c[ue' tempi , s' ingegnarono a mantenerla viva , e ad insegnarla. Imperocche gran luce scnza dubbio no ridonda alFistoria dcllc lettere: nuovi vocaboli, nuovi scrittori , nuove notizie sono per essi manifestate; e quindi non puo essere certamente ne scarso ne dis- pregevole il tiutto che 1' umana curiosita e posta in grado di trarre dalla lettui-a di silTatti libri. II primo scrittore di grammatica che ci si presenta in questo volume e un tal Virgilio Marone, che sem- bra vissuto nel VI secolo, nativo di Tolosa nelle Gal- lie, cristiano, e talmente sconosciuto, che ncssun li- bro stampato lo aveva mai nominato finora. Ma in varj altri codici inediti si fa mcnzione di esso , ed in alcimi leggonsi squarci dellc opere sue gramma- ticali. II dotto editore neila prefazionc parla con fi- nissima critica e con opportuna erudizionc dcU'eta, del nome, dei libri e del merito di codesto Virgilio. Due sono i suoi principali libri , ed ambiduc sono inseriti in cjuesto volume ; il primo sulle otto parti deir orazione in altrettante lettere a Germano diacono ; ed il secondo deW epitomi grammaticali in i5 lettere al fanciullo Fabiano in Africa. Egli compose inoltre cinque altri opuscoli di vario argomento , quasi tutti pero relativi alia grammatica, com© apparisce dal loro titolo unicamente noto sin qui per le indefesse ricerche deir editore. II codice barbaramente scritto intorno al secolo XI , che ha conservato i sopra indicati li- bri, esiste nelia regia biblioteca di Napoli, eve sino CURANTE ANGEtO MAIO. 1 47 dalPanno 1829 fu tiascritto con molta dilYicoltii, ne senza frctta dal Mai , die penso ben tosto a renderlo di piibblico diritto. Tntanto uno squarcio di codice ro- inano conteiicnte gran parte del quinto capo dell' epi- tomi Virgdiaiie , ed esistciite nella biblioteca Angelica deo;li A2.ostiniani di Roiua e venuto lortunataincnte in soccorso dell' editore , ov' era maggiore il bisogno per la peg2;iore scrittura del codice napoletano, e per la maggiore importanza ddla materia. Imperocche Icggesi in quel capo 1' inandita notizia die docliei erano i generi di latinlta; e di ciascun genere sc nc da il nome ordinariainente barbaro, c Tidea ristrctta in poche parole. La prima latinita e delta nsltata^ \a 2."" asseiia; la 3/ scmedia; la z^!^ nameria ; la 5." me- trofia; la 6.'' Iriml/rosa ; la 7." sliicolla ; To.* belsa- bia ; la 9." bresina ; la i c" militana ,• T 1 1 .'^ spela ; la J 2.'' polemcu II certo pero si e the la latinita usata dal gram- matico Virsillo fa mcravisiiarc 02:ni lettore per la novita dei molti voraboli benche di origine latina nou meno die per moltissimi altri d* indole gallica o cel- tica, mlsterio i , liloiolici, com' egli stesso li cliiama, inintelligibili. Del cjuale abnso non c egli certamente ne unico , ne priiiio a dar l" esempio ; poiclie molti altri scriitori prima di lui, e sino anclie lo stesso Fioiitone , il maestro dell' imperatore Marco Aurelio , avevano fatto conoscere una tale maniera di scriver latino, ma con as^ai piu di moderazione e sobrieta, jierclie i loro tempi conservavano ancora assai del- Tantica gravita ed eleganza dell" aUisonanie lingua del Lazio. Sono piu di '600 i nuovi vocabo'i adoprati dal graminatico Tolosano , e circa 100 £;li autori da esso nominati , e sconosciuti nel maggior niimero , come risulta dagli accurati cataloghi , che dellc nuove parole e degli autori citati dal medesimo ne olVre il diligentls-iuio editore. Tra i nomi degli autori ve ne lia degr illustri e famosi al pari di quello del nosiro grammatico, die bene a ragione poteva audarne orgo- glioso : tab sono qiici di Tcreiizio , PlaiUo , Sallustlo, 148 CLA.SSICORUM AUCTORUM CtC. Catone , Cicerone, Orazio , Vcnrone, ecc. oltre qiici di due akri Virgilj VAslajio e il Trojano: nonii ccr- tamente immoitali , ma liprodotti e adottati per sola vanagloria da uomini ben diversi da quegli antichi clie seppero innalzarli a tanta fonia. CosturiTc pur troppo invalso a que' tempi infelici , senza die sia rimasto mai spento interamente per la falsa e fiicile supposizione clie possa supplirsi con un gran noine alia mancanza del vero merito e del vcro valore ! Alle opere granimaticali del Tolosaiio ne siegue mi' altra dello stesso genere , clie senza nonie di aii- tore presenta un piii lodevole stile e una pin orJi- nata materia. II codice da cui fu tratta e vaticano , antichissimo , membranacco con lettere quadrate . e assai voluniinoso : senibra sciitto nel secolo VI o VII deir era cristiana ; e V autore non nomin;Yndo alcuno scrittore piu recentc di Plinio Secondo , si deve cre- dere piu antico del codice , ma non al di la del 4.° secolo , facendo menzione delle lernie diocleziane. Non apparisce cristiano almcno con qnella cliiarezza colla quale vi apparisce 1" amanucnse. Coloro clie in diversi tempi lessero il codice hanno poriata diversa opinione sull" autore del medesimo. Alcuni lo hanno creduto di Probo , altri di Palemone , ed altri di Do- nato. L' editore coUa sua solita perspicacia e dottrina lo crede di Probo, appoggiato a moiti e jdausibili ar- gomenti , bcnche si limiti a cliiamarlo col nome ge- nerico di grammatico vaticano. Altre opere I'urono scritte dal medesimo , com' egli stesso dichiara , e quasi tutte granimaticali , sopra i metri cioe , su le sil- labe , gli accenti , Tortografia, ecc. Nomina alcuni autori , e tntti classic! di nome e di fatto : la sua inaniera di scrivere e piuttosto arida e povera di erudizione , ma chiara , magistrale , ordinata e pura a tal segno clie giusto a noi sembra il giudizio da- lone daU' editore : romanum genuinumque gustum tarn sapit , quam ille Virgilius celdcum et peregrinum. Vengono in seguito le questioni grammaticali cli Abhone monaco di Flcury uno dci piu dotti e piu CUUANTE ANGELO MAIO. 1 49 icligiosi tlel decinio secolo, nel quale visse , essendo niorto niartirc nell' anno 1004. Egli fii autore di varj scritti gia noti per lo stampe , e porzione di questo stesso opuscolo iraita da un altro codice fu pid^bli- cata dal Rlabilioii nel IV tonio de' suoi Annali bene- dettini. Oia per le cure del nostro editore compari- sce al piihhliro nclla sua integriia, e niolto opportu- nanipnte in rompagnia di altri grammatici latini. Tra gU altri autori che noniina ne' suoi scritti liavvi Vir- gilio Tolosano ; ed e precisamente da una tal fonte che il ]Mai acquisto la notizia della patria di quel grainmatico fregiato del nome illustre di Virgillo Marone. Sono anclie inseriti in questo volume alcuni papiri egizjani scritti in greco , due de' quali colla loro tra- dnzione latina corredata di note ; altri tre col solo tcsto greco , c leggonsi nolle ultinie pagine del vo- lume. Havvi in oitrc un papiro raveiinate alquanto mulilo , e relativo a cose di quflla clricsa , uscito , non si sa per qua I caso , dcdla Bihlioteca vaticana , cui in origine apparteneva, e rientratovi ultimamente per lo zelo e per 1" industria di Monsignor i)/«i, che con tanfa udlita pubbiica 1" ha preseduta sinora. Que- sto papiro ravennate latino, inedito come i greci so- praindicati , fu posseduto da Fiihio Orslni , e non fu noto al Marini , il quale non ha potuto percio dargli luogo nel suo volume dei papiri diplomatici. I papiri egiziani che ora compariscouo alia luce, al pari del- r altro gia inserito ntl IV volume della medesima rac- colta vaticana , sono i piu antichi che si conoscauo tra i puljblicati sinora , vale a dire di oltre un secolo e mezzo avanti T era cristiana nel regno del VI To- lomeo , ossia del Filometore. Sono molto simili tra di loro, e contengono una specie di supplica o petizio- ne , che sembra fatta dal medesimo autore , e a un dipicsso coUe medcsinie parole , speci:dmente i due tradotti in latino , per cui oplna I echtore , ne senza ragione , che nelf uno si possa riconoscere la minuta deir altro. Ad ogni modo rilevasi che V argomenio 1 5b classicorum auctoruim etc. di questi e di altri consimlli pnpirl egizianl, dai qiiali alcuni filologi si aspettavano gran luce e gran frutto, non si aggira clie sopra cose private di lieve o di niuna importanza pel pubblico ; e convicn credere die per cpianto se ne nioitipliclii la pubblicazione , poca utilita sia da ritrarsene , come avverte il me- desimo editore. Con piacere leggonsi in qvrcsto volume molte an- ticlie poesie latine di autori cristiani per lo piu santi, tratte da codici vaticani. I due primi carmi furono gia stampati per la prima volta dni ]\Iai insieme con alcuni opuscoli di S. Niccta sino dall' anno 18^7; ed ora sono opportunamente ristaiupati insieme con altre poesie cristiane di prima edizione Essi iipparten2;ono a S. Paolino vescovo di Nola , del quale conos^consi altre opere , essendo egli state illustre per santita non mcno che per dottrina. Di questi due carmi in- dirizzati ambiclue a sua divina Maesta , il pi imo t'u composto 'lopo la sua conver^ione e ii suo battesimo; il secondo aggirasi intorno alle sue domesticlie cala- mita. Quello che siegue e di Vittoriuo nativo di ]\lar- siglia nel V secolo, sidla nascita , la vita, la passio- ne e la risurrezione di Crista. L'altro e di 5'. Adclmo vescovo inglese di Stiburn, che fiori nel secolo VII, e che dicesi essere stato il primo dcgl' Inglcsi che abbia scritto in latino, e che introdusse la poesia la- tina in quell* isola. II suo componimento e snlia ba- silica edificata da Bugge figlia del re Sassone d'ln- ghilterra Centuino: piccola parte di questa poesia fu gia data alia luce scorrettamente dal Bahtzio , che non ne conobbe il vero autore. Di questo stesso santo e dotto scrittore si offre al pubbhco un lungo ed eru- dito trattato inedito dc scptenario ct de re grammatica et metrica ad Acircium regem , ossia ad Alfredo re d' Inghilterra , ove con nio'.io sapere e buon senso si park prima dell' uso e della virtu del numero sette- nario, e quindi delle diverse specie di metro c di poesia latina. Siegue il poema medico tra il VII e r VIII secolo , di 1^. Benedetto Crispo arcivescovo della CDRANTE ANGELO MAIO. iSl nostra citta di Milano , clie noi ci pregiamo di venc- rar su gli altari : egli lo scrisse, essendo diacono, c ]o indirizzo a Mauro suo discepolo , prcposto di Rlan- tova. In questo poerna ordito sulle tracce di quello di Quiiito Sereno Sammonico , ma con maggior bre- vita , e forse anche con maggior giudizio si parla delle malattie le piu comuni colle rispetdve medici- ne , incominciando dai mali del capo sino a quelli de' piedi , ossia dall' emicrania alia podagra. Quindi viene il suo epitafiio in onore del re Anglo-sassone Cudual morto in Roma c sepolto nella vecchia chiesa di S. Pietro. Molti dei versi inediti clie leggonsi in questo volume appartengono all' eta dei Carolingi tra r ottavo e il nono sccolo: distinguonsi tra essi quei di un esule Irlandcse anonimo diretti a Carlo Magno , perche a que' tempi 1' Irlanda aveva molti uoraini eru- diti , come pure la Francia , ma soprattutto V Italia per opera specialmente de' monaci e degli ccclesia- stici, i quali coltivando una specie di poesia amavano di scrivere in versi con frequenza. II celebre Giovanni Scolo (Erigena) fu di questo numero: in mezzo agli altri suoi studj si occupo a scriver versi greci e la- lini , molti de' quali indirizzati a Carlo il Calvo leg- gonsi ora stampati per la prima volta. Ve no sono anche del lamoso arcivescovo di Reims Incmaro, il quale , siccome e noto , dilettavasi molto di poesia. Ma il componimento poetico clie in questo volume si fa leggere con maggior piacere, perche piii fluido e piu festivo, e quello non breve che, ben diverso dagli alti'i quasi tutti sacri e teologici , si aggira in- torno alia favola di Alcmena e Anfitrione , sulle orme di Plauto ,• rimane ignoto il suo autore , che per la lingua e per lo stile dee credersi di tempi migliori: la facilita c la fluidita de' suoi versi possono dirsi ovi- diane , benclie lasci qualche volta a desiderare 1' esat- tezza del metro. Una di quelle lettere di 5. Scrapione vescovo , tanto lodatc da S. Girolamo , e non mai pubblicate , unita alia sua traduzioac. latina , accre- sce il pregio di questa edizione. 1 52 CLASSICORUM ATTCTORUM etC. Apparisce verso il fine un saggio di qiieir inusitato e poco intelligibile genere di latinita descrilto dal grammatico Virgilio , ove con parole arcane e mi- stiche si parla delle cose le pid varie senza farsi in- tendere abbastanza per giudicarne. Qnest' opuscolo tratto da un antico codice vaticano e indtolato hlspe- jica famina; ed incomincia percio Toscurita e la sti-a- nezza dal titolo stesso delF opera. Pur tuttavia sara sempre cosa utile per T istoria della lingua latina il possedere un saggio di sifFatto arcano e inusitato ge- nere di latiaita , del quale aveva gia data una qual- che idea il PoUptico di Attone Vercellese inserito nel VI volume deir altra coUezione vaticana di antichi scrittori. Una tavola in rame clie orna il principia deir opera offre un saggio interessante di scrittura notaria o tlroniana esprimente T intera parola con una sola lettera o cifra. i53 Saggi di Ermes Visconti intorno ad alcutii quesiti concernenti il Bella. — Milano , presso Giuseppe Crespi sulla Corsia de' Seivi, at n° 609 , in 1 6°, di pag. 356. Lir. 2. V i sono del libri clie procedendo con metodo sicnro e con un ragionamento profondo e ferino, ed alibracciando con questo tutta quanta per ogni lato si estende la pre- fisga materia , si fan largo fra gli altri , e divengono fon- danienti della scienza rispettiva e guide sicure alle rifles- sioni ed agli studj ; ed altri pur ve ne sono, nei quali gli autori facendo a brani i loro argomenti , e nel trattarli sonimettendo 1' ordine al talento , ed ora leggerniente sugli oggetti trascorrendo, ora investigando profondamente, ora sfoggiando erudizione , ora arriscliiando cougetture , non presentano quella serie ben connessa di principj e dl no- zioni, da cui proprianiente la scienza e costituita, ma pero giovano alia scienza stessa col presentarne le parti disgiunte sotto aspetti divcrsi, col mostrare relazioni prima non os- servate, coiraprire il campo a niiove vedute, coU'incitare le menti a novelli pensieri ed a ricerche novelle ; nella stessa guisa che alcuni sparsi ruderi servono talvolta di stimolo a praticare nuovi scavamenti , ad immaginare il monumento o T edifizio di cui facevano parte , e ad indo- vinare il significato delle sigle clie in essi si scorgono. Fra i libri di questo secondo genere devesi noverar quello che ora annunziamo , a cui percio molto aggiustatamente il cli. autore diede il titolo di Saggi. Questi Saggi pertanto, da cui il libro s' intitola ed in cui si parte, sono quattro. Dei quali il primo, clie di po- che pagine si compone , contiene prima d' ogni altra cosa una protesta dell' autore con cui egli si manifesta non di sovercliio in se conlidente, non sprcgiatore delle altrui idee, non ischiavo delle altrui osservazioni, e si propone " non di ofl'riie ai lettori una estetica compiuta ma di circoscrivere le sue ricerche a una tenue porzione di essa >; , e " di tener seuipre iissati gli sguardi neU'onesto e nel giusto »: senti- menti retti e nobilissimi clie procacciano all' autore la bene- volenza e la stinia del lettori. A questa protesta succedoao l54 SAGGI SUL BELLO nel primo saggio alcunl cenni general! sulla natura del bellot sullo scopo deir estetica , sul niodo di defmire il bello e sopra alcune distinzioni da farsi previaniente;, tra le quali distinzioni Tautore ne staljilisce una fondamentale die « in proposito della bellezza si puo investigaie die cosa ella sia, considerandola come una qualita delle cose , e si puo nieditare, non gia sulle qualita delle cose belle, ma sibbene suirefFetlo die producono nell'animo nostro, vale a dire die si puo considerare la bellezza inerente agli oggetti , e si puo considerare il sentimento del bello provato da noi. >i Dopo questa dlstinzione I'autore progredendo nel sue ragionamento afFerma " die le qualita belle sono niolte ne subordinabili ad una sola fondamentale , e die quindi stima giustissimo il concetto: essere vano il cercare una definlzione del bello % se intendesi che , per definirlo bi- sogni rinvenire un attributo esistente del pari , ed identico in tutti gli oggetti che lo possedono. » L'autore quindi soggiunge: " Ma se abbandoniamo la considerazione delle qualita delle cose e ci niettiamo a riflettere sulla specie di diletto prodotto nell' animo delP uorao quando son belle ; allora si die non sara malagevole di riconoscere die co- desto diletto lia un carattere fondamentale , invariabile. II sentimento del bello si puo definire. .» Tutti questi con- cetti si studiosamente sviluppati, tradotti die siano in altre parole , eqttivalgono alia seinplice e uotissima teorica die per indirizzare gli studj estetici ad uno scopo concreto ed Utile non si deve esaminare la bellezza in se stessa, ma bensi nella influenza die eserclta suU' animo uniano ; e tradotti nel linguaggio delle scuole equivalgono alia vieta sentenza die la ijellezza dev* essere considerata subbiettwa- mente e non obbiettwamente. II primo saggio si conchiude coir indicazione delle materie die saranno trattate nei tre saggi susseguenti. Col secondo saggio intende 1" autore a dimostrare la ve- rita del suo asserto: che le qualita belle sono molte ne subordinabili ad una sola fondamentale. Quindi egli di buon animo " si accinge alia impresa di fare una rivista dclla immensa moltitudine delle qualita estetiche sparse nella natura e nelle arti » della quale noi ci limiteremo ad accennare i sommi capi. i.° II bello nasce da qua- lita materiali dilettevoli airocdiio, ed in tal caso cliiamasi visibUe e fsico. Queste qualita sono o colori o forme DI EIIMES VI8C0NTI. l55 tlivisamente , od unloni dl color! e dl forme , a cul talvolta si conglunwono alcune cose pregevoli ma non aventi pro- priamente bellezza, quali sono gli odori, i sapori , T aere , r esalazioni mattutine ecc. 2.° II bello risulta non solo dalle qnalita materiali sopra indicate, ma eziandio dalla indica- ziono in esse riposta di cose clie non cadono sotto i sensi. Qivesta bellezza e cliiamata dall'autore visihile mista, ed e costituita o da una costante analogia tra certi colori e certe forme ed alcune qnalita morali, come tra la bianchezza e la Innoccnza, o dalle intlme relazioni clie sonovi tra le interne emozioni ed alcuni moti ed alcune figure , o dalle perfette coirispondenze clie osservansi tra la struttura dei corpi ed i loro fini ed usi. Qui I'autore esamina in un'ap- pendice " se le bellezze visibili, sien fisiche o miste^ di- pendano sempre dalla unita e varieta felicemente accop- piate » e lo nega perche in alcuni oggetti belli questo accoppiamento non si veriiica, e perche negli altri le pro- porzioni sono s\ svariate che non pub la bellezza loro esser attribuita ad una sola cpialita sempre identica. Forse su questo proposito 1' autore avrebbe offerto una nozione piu giusta e piu utile a'suoi lettori, ed avrebbe ad essi ed a se stesso risparmiato la pena di una lunga discus- sione , se invece di esaminare se la combinazione della unita e della varieta generi la bellezza avesse insegrato che sifFatta combinazione e della bellezza medesima con- dizione necessaria e generale , salve le eccezioni a cui qualsivoglia masslma e soggetta. 3.° " Belli A'engono nomi- iiati non pochi suoni emessi naturalmente dairuomo, dagli animali , e per sino da diversi corpi senz' anima. Belli ancora piii sovente chiamansi i suoni artificiali della musica. Bellezza acustica. t> 4.° " Vi ha un bello sentito daU'ani- nia deiruomo nel riflettere all' idea di un' azione magnani- ma, di un onesto e gentile affetto: si puo dargli il titolo di bellezza morale , il quale epiteto qui si contrappone a fisico non a colpevole od illecito. » L'eroismo e gli atti che sebbene non abbiano questo carattere pure diconsi belle aziotii possedono una manifestissima bellezza morale. Diflicilmente I'uomo gli eseguisce, e questa diflicolta si ar- gomenta o dalla natura intrinseca dell' atto , o dagli sforzi deiragente il cjuale per operai-li o vince veementi dolori o resiste a squisiti piaceri. Anche pero alle espressioni della pieta, della cortesia, della tenerezza o consimili compete l56 SAGGI STTL TJKLLO un carattere estetico di bellezza morale, qiiancranche non ne provengano azioni di cospicua e non ordinaria viitii. Tuttocio e giustissinio ; ma non e giusto del pari die I'autore voglia « nella laellezza morale comprender lien anco quel bello clie pur troppo sentono i cuori perx'^ersi nel pensare a certe azioni riprovevoli , a certe passioni fascinanti e sregolate, ad una certa asUizia d'ingegno^ed energia di volonta, che mandano ad efFetto diflicili disegni di scelleratezza, le quali fanno stordire pe'loro straordi- narj risultamenti. » Perocche se si toglie quel vincolo as- soluto, quella intima affinita clie la Eterna Sapienza voile che vi fosse tra la bellezza e la virtu, si distrugge il piii Valido presidio dei costumi , il decoro piii splendido delle lettere e delle arti. Ne giova che 1' autore aljbia avvertlto nella sua Protesta che se " guidato dal suo tenia alleghera talvolta bellezze le quali riescono accette solamente alia umana corruttela , egli non manchera di notare che sono riprovevoli: » bellezza riprovevole e tal concetto che in ul- tima analisi implica contraddizione. 5.°" Impiegando 1' epi- teto morale con latitudine di senso, la morale bellezza ab- braccia quella altresi, cul propriamente viene assegnata la denominazione di scientifica e intcllettuale. » In questa parte della sua rivista estetica sembra che T autore confonda i fenomeni fisici coUe nozioni fisiclie ; quelli sono evidente- mente belli , queste forse nol sono. Sembra altresi che egli inutilmente si aifatichi a dimostrare come e perche si chiamino talvolta belli i ragionamenti, belli gli aforismi , i coroUarj, gli argomenti^ i trattati, in vece di spiegare la ra- gione di tale attributo , era piii spediente notare 1' abuso della parola. 6.° Havvi la bellezza fetter aria " la quale e composta di qualita comiini a piii d' una tra le specie di bello gia annoverate, ed inoltre di attributi snoi propri. » Questo genere di bellezza, secondo T autore, proviene dalle immagini di cose visibili e dalFelogio di costumi, di affe- zioni , di morali accidenti che piacereljbero se fossero reali e jiresenti , da acute, gentili, profonde riflessioni sulla natura umana ; dalle emozioni di tenerezza , di pieta , di sdegno , di tragico terrore , di soave nialinconia , dalla ec- citata curiosita, dalla forza comica, dalla disposizione delle parti, dalla elegaaza della elocuzione , e soprattutto dalla originalita. Sebbene tenue, gretto e povero di iilosolia a noi sia sembrato questo articolo, pure non poche osservazioni DI ERMES VISCONTI. 1 5? glnsic ed importanti iii esso si Icggono^ ti*a Ic cfuali a noi place per la sua verita ed utilita riferii- la seguente. Parlando delle immagini di cose visibili che sono precipua sorgente di bellezza letteraria , quali sono le descrizioui di giardini, di palagi , di animali, ecc. , T autore scrive. " Ma gli autori di poesia, di ronianzi, di novelle, di qiial- sivoglia composizione letteraria , pongano ben mente alia natm-a dello stromento di cui loro e d'uopo sei-virsi per esternare le loro idee, il quale e la parola. Non si per- dano in certi sniinuzzamenti ed in certe descrizioni scru- polose degli oggetii visibili, sperando di cosi imitare la pit- tura, e mettere sotto gli occlii le cose con iraggior evidenza ed in guisa piu aggi-adevole. La pittura rappresenta a me- raviglia i corpi, disegnandone visiliiliuente le parti, le sem- bianze, la conligurazione ; ma quelli cbe auilnscono nei loro libri di descriverle per mimtto con vocaboli e con frasi , non ne trasmettono agli altri immagini adequate e cliiare:, sicclie rascoltante rimane freddo e spesse volte si annoja. Lo stile letterario non e tavolozza e pennelli. <> Jl secondo saggio si conclude col capo VIII che tratta deir infinito. Per due vie insegna 1" autore clie T intellotto uinano puo arrivare a gustar la bellezza dell' infinito. In primo luogo vi arriva contemplando cose per se stesse linite, ma tanto superiori alle forze nostre che ci pajono senza confini , senza numero e senza misura ; tali sono r innnenso oceano, la innumerabile congerie degli oggetti componenti Tuniverso, ed eziandio qualunque gocciola di acqua , qualunque piccolissimo petalo di liore , la punta delle ali di un insetto, rocchio di una formica, poiche la mente nostra puo dividere questi corpi e suddividerli al- r infinito in una inesauribile moltitudine di parti sempre divisibili. Questa prima specie d' inlinito chiamasi dall' au- tore infinito fantastico o relativo a noi. In secondo luogo arriva la mente nostra a gustar le bellezze dell' infinito contemplando 1' infinito stesso vero ed assoliito. II quale e veramente lo spazio ed il tempo considerati in se stessi e fatta astrazione dai limitl che li circoscrivono e da tut- toclo che in essi si comprende. Ma qiti F autore osserva che lo spazio vuoto ed il tempo astratto considerati da soli non sogliono darci piacer estetico, perocche " la du- rata astratta ci comparisce alio spirito come un die indefi- uibile, esistente e non esistente , ed il vitoto ci appresenta ,l58 S\GGI SUL BELLO la nozione negativa e torraeiitosa del nulla, v L'uomo Ama contemplare T infiiiko , ma vuole che sla cosa e realta : egli vuole un infinito cui possa unirsi colla intelligenza e col cuore che anelaiio al positivo. E qui Tautore inualza la mente a Dio Ottimo Massimo, e si esteiide in gravi e devote riflessioni sulla bellezza infinita dell' Elite Supremo. Cosi ha line il secondo saggio, il cjviale tratta e fa il novero delle quallta costituenti la hellezza. Trascorrendo questo novero anche per sommi capi ognuno puo cono- scere die una enumerazione si arida e lunga, compren- dente tanti oggetti che nou devono in essa trovar luogo , e fatta colla vista nou gia di congregare tutte le qualita belle e di unirle con un vincolo comune , ma bensi di mostrare che sono fra loro disgiunte ed afFatto slegate , in vece di far concepire ai lettori un' idea ampia e ade- guata della universale bellezza deve generare nella mente loro una incertezza , una confusione , uno smarrimento. Forse meditazioni piu profonde sulla indole deJla bellezza avrebbero porto all'autore il filo con cui trarre se ed i lettori dal laljerinto in cui inevitabilmente s' intricano quelli die senza la scorta di un principio semplice e luniinoso vogliono discoiTere sugPinfmiti apparimenti e sugU effetti svariatissimi della bellezza. I limiti prefissi alia nostra di- samina non ci permettono di esporre le moltiplici osser- vazioni die far potremmo sulle uiaterie comprese in questo saggio: basti riferirne qui la concluslone con cui Tautore mostra che le prove da lui addotte corrispondono al primo suo assunto: « Le qualita intriaseche , dice egli, costituenti il hello sono molte. A bastanza lo diniostrano i fatti finora raccolti ed assoggettati al giudizio di chi non isdegna ba- dare a questo scrittarello. » Quand' anche i fenomeni del bello noverati da noi si possano ridurre ad un numero di dementi minore di quello che apparisce dalle precedent! descrizioni dei fenomeni stessi, ad ogni mode la congerie delle cose notate ci rende sicurissimi essere vana qualunque speranza di stringerle tutte, e tutte subordinarle ad una sola reale qualita sempre identica. " A questo punto fermiamoci: riconoscentl al Munifico, cui e piaciuto di prodiu're non gia un solo bello, ma molti per conforto air lunana vita bisognevole di ricreazione e letizia. DI ERMES VISC6"NTI. iSg u Al Provvido, il quale cl rivela die tante cUfFerentl bel- lezze sono uii nulla in paragone della Sua^ affinche i nostri cuoi'i non fermandosi alle avvenenze create salgano co'de- siderj verso a quell'Iacreato Sole, che nei secoli eterni ci vuole investire de'suoi raggi, noi e tutte assorbire nella gloria le stelliizze della estetica umana. >i Se pero le varie qnalita della bellezza non avendo un comune carattere non possono essere con una comune for- niola definite, possono esserlo i sentimenti del belio die da quella provengouo. Alia qviale definizione procedendo il nostro autore nel suo terzo saggio egli osserva prima di ogni altra cosa die " al riniirare un l^el fiore, un edifizio ornato , una statua , vm quadro, un bassorilievo di mano maestra noi abliiamo percezione di cose , la cui jjresenza dilettaci. Tali cose sono per noi uno spettacolo al quale badiaino , che osserviamo con simpatia. II piacere nasce dalla presenza di quegli oggetti, cioe del fiore, del pala- gio, del bassorilievo, in quanto sono contemplati da noi: gustiaruo il diletto concemplativo di uno spettacolo. » Queste verita << sebbene ovvie per non dire trivial! »> contengono il principio su cui 1' autore fianda la sua defi- nizione del sentimento del iiello ; la quale forma, per cosi dire, il punto centrale del liljro, ed e dalP autore esposta ne' termini segnenti : " II sentimento del liello e un pia cere essenzialmente contemplativo di oggetti corporei od incorporei, i quali sono dilettevoli come spettacoli e per- clie ci si ofTrono come Spettacoli. »» Fatte sopra qiiesta definizione le piii attente e mature riflessioni , noi dubi- tiamo , se il dire a dirittura che il sentimento del hello e un piacere non sia per avventura uno spiegare la cosa per la cosa istessa , poiciie il piacere e un compagno per tal modo indivisibile ed anzi un eiFetto cosi necessario del hello die 1" uno facilmente si prende per Taltro, ed ainbe- due quasi una sola ed identica cosa si riputano^ duhitiamo se Tattributo di contemplativo, il cjuale serve a dare a quel piacere un carattere speciaie , serva del pari a spie- garlo ed a renderne ragione; duhitiamo in fine se il piacere medesiino derivi egualmeute dagli oggetti corporei ed in- corporei , in quanto questi ci si ofFrono come spettacolo , poiche sebbene sappiamo che il sentimento del hello per la sua intima natura risulta da un affetto e da itna irama- giiie, nou sappiamo pero se tale condizioue sia dalle l6o SAGGI SUL BELLO parole usate nella definizione propriamente e conveniente- mente sigiiilicata. Ogiiun vede che questi dubbj dar potreb- bero argomento a gravi ricerclie ed a lunghe discussioni , tanto piu che Tautore impiega il i.° capo del sue terzo saggio a sviluppare ed a chiarire la offerta definizione. Ma il dJscorrere piii a lungo su quel dubbj ci e vietato dai limiti prefissi al preseute articolo: e noi gli abbiamo accennad soltanto per dimostrare die tengliiamo in tal pregio le idee del ch. autore da fame soggetto di mature e diligenti disainine. Nel secondo capo del Saggio dl cui era trattiamo T au- tore insegna che " sendovi bellezze maestose e bellezze delicate , rklenti e mestamente patetiche ; venuste e severe » queste costituiscono '< altrettante cagioni per le quail il sentimento contemplativo si modifica , assumendo varj su- balterni caratteri „ dei quali egli si contenta di analiz- zare due soli: cioe T aminirazione viva o tenue , e I'af- fezione. L' ammirazlone consiste nel pregio maggiore o iiiinore clie da noi si attribuisce ad un oggetto stiraato ; quindi T anunirazione si unisce al diletto estetico procac- ciato dal contemplare le alte e nobili qualita delP animo , la sul^llmlta delle nature angelidie , la maesta d'lddio, le splendide invenzioni poetiche , la forza, la vastita , la pe- rennita dei corpi , gli oggetti che Incuton terrore, la magni- ficenza, il fasto. " E se Tuomo tributa stima e amuiira- zione a molti oggetti clie non ne sono degni , cio accade perche I'intelletto e ottenebrato in parte e la volonta e pervertita dal veleno trasfuso nella carne dal peccato na- tivo. I) Soggiunge poi 1" autore: " Giacche I'ammirare e uno dei secondarj caratteri del sentinieuto contemplativo della bellezza, risulta palesemente che il sublime e una sorta di hello, n L" altro secondario carattere del sentimento del bello e r affezione , la quale " puo signiJicare la disposi- zione che sentiauio di giovare altrui, il desiderio che altri abbia del bene e ad esso procacciarlo secondo 1' opportu- nita : significazione straniera al presente proposito^ ma piu sovente una certa affezione che risiede principalmcnte nella fantasia la quale affezione primeggia in moltissimi fra i mul- tiforini piaceri del l^ello d e che viene destata dalle piii soavi virtii, dall'avvenenza del fanciuUi, dalle lagrime della pieta, dalla modestia fenuninlle , dalla temperata ilarita, dalle svisceratezze materne, dai vaghi animaletti, dai fiorij dalle DI ERMES VISCONTr. l6l frntta ecc. Pero T ammirazione e T afFezione , sebbene co- stitaiscano due modalita iiiseparahili da qnalsivoglia sentl- mento del bello, pure o Tuna o I'altra predouiina negli oggetti a secoiida dei casi ed in varie proporzloni , come quaiido contem]>liamo con diletto le terribili cose, si seiite del tiniore e del coraggio; '< si lianno due idee nella mente e nel cuore ; » siuimo deboli e simpatizziamo colle cose piu possenti e strepitose. II primario carattere del sentimento del hello che e la dilettazione contemplativa , e i due se- condaij, die sono ranimirazione e T afFezione, lianno una specie di atfinita con tre virtu a tre vizi contrapposte : la dilettazione contemplativa e affine col disinteresse vir- tuoso che si oppone alia sregolata cupidigia, la amniira- zione estetica e contraria all" orgoglio ; all' egolsmo F afFe- zione. QuintU conclude F autore " die il bello puo es- sere sorgente ed occasione di molti pensieri conducenti a virtu ; Farmaco eflicacissimo a molti gravi morbi dello spirito : » condusione, la cui verita non puo essere rivo- cata in dubbio , ma die da principj piii alti, piii intimi e pill sicuri esser poteva dedotta. Nel quarto Saggib il di. autore si propone Tesame e la soluzione dei due seguenti quesiti: se abljiavi un bello sen- tito universalinente dagli uomini ? Se aljbiavi un bello die a huoii diritto sia gustato ed animirato ed amato? L' autore considera il primo queslto come un proljlema storico e rapidamente tratta di esso; ed accenna le varie impressioni operate negli uomini dagli oggetti naturali e dai morali , le varie costumanze delle nazioni , i vari giudizj die si pronunziano sui vizj e stdle virtii , i vari criterj die si adoprano in materia di arti e di lettere. " Quanto nume- rose pertanto, egli dice, non sono le cause di dissenso tra gli uomini in Fatto di estetica ? II rozzo non sente come il dotto, il bene istruito non giudica come 1' educate a scuole Fallacij Forganizzazione rispettlva delle varie razze del genere umano Fa parere bello ad una cio die spiace ad un' altra ; le virtii False ci ofFuscano lo splendore delle vere : certe virtu vere, se sono tutte umane, ci scemano il gusto a cose per se stesse pregevoli i le circostanze dei govenii e degli usi domestici ottenebrano ai nostri sguardi quelle bellezze che sono troppo aliene dai nostri costumi. Brevemente: ai dissensi degli uomini in proposito del bello Bill Ital. T. LXXI. II l62 S.VGCI SUL EELLO contrilniiscono in gcncrale tntte le disngunglianze niorr.li e f)siclie tlegli individui e delle nazioni tra loro. )/ L'autoi"e chiauia teorico il secondo quesito, il quale coa- siste nel sapere se ablsianio un Jjello die a Inion diritto sia gustato ed amuiirato ed amato '' Afline di scioglicrlo egli stabilisce il principio " clie la ragione giustrfica ed approi'a alcuni dei nostri giudizj sul Lello, die altri giu- dizj vengono disapprovati da lei , che sopra altri giudizj iinalmente essa non prominzia ne appro vazioiie ne con- danna >> e cliiarisce questo principio con alcnni esempi tratti dairottica, dall' acustica, dalla eloquenza, dalle qna- llta lisiche , morali , intellettuali , ed intine lo confenna con " nn poco di paralello tra il buon gusto in fatto di bellezza ed il buon gusto non estetico conccrnente i sapori giudicati dal palato. " Dope questo confronto I'atto a t-uo niodo r autore proccde a stabilire « che le condizioni fon- damentali del buon gusto perfttto relativamente alle cose del bello sono le segueiiti : non compiacersi mai di cio ch'e riprovevole moralinente, o erroneo scientilicamente o iiiesatto storicamente ; ravvisare negli oggetti estetici ogni pregio, per quanto esser possa recondite, senza perder di vista nemmeno le bellezze piii tenui e per contrapposto di- scernere ogni difetto , ogni neo ; apprezzare ed aniarc gli oggetti estetici in esatta proporzione al grado di nierito che posseggono. » Cio detto, Tautore domanda se ruonio possa jnai giunger al veraraente perfetto buon gusto ' E franca- inente lo nega, perche Tuomo non puo sapere si bene la storia e le ragioni politiclie dei popoli da avvedersi sem- pre di ogni inesattezza; ne conoscere gli usi, le abitiidini, le opinloni delle nazioni e dei tempi in modo da accor- gersi di ogni fallacia e di ogni inverisimiglianza nci lavori dei pocti ;, ne si bene giiidicare di tutte le azioiii degli aonaini da cUscernere ogni inenomo grado di nierito o di colpa in esse riposto;^ ne comprender con mcnte si ade- guata tutte le parti e tutti i fenomeni della universale na- tura da poter conoscere se cpiesta sia ben iiiiitata e rap- presentata; ne ben valutare in line i gradi coaiparativi di nierito che nascono dalla diflcrenza delle qualila belle ncgli oggetti, dalla mistura del bene e del male, dalla" varieta dei tempi, dei luoghi, delle condizioni. " In soiunia, conclude i'autorc, noi non possedianio il perfetto Jjuon gusto il quale vcrra conseguito dairuomo quaiido di pcricttijnle. DI liRMES VISCONTI. l63 come ora e, jinssera atl cssere perfetto egli medeslmo. Ove questa si alta fortuna '' Nel Paradiso. " Noi pero credlauio clie la buoaa filosolia iasegiii a conslderare le cose eiitro i limiti iVa i quali sono necessariamente ristrette^ e qnesti ritenuti, se im iionio ad ua valido intelletto unisce un cuore scnsitivo, e dilicate iDjre, e pronta fantasia, e se una sapiente disciplina gli aljljia appreso a bilanciare fra loro ((iieste varie f'acolta in mode che ne risuiti una plena e Sana ragione, noi credianio che quest'uonio possa acqui- stare un gusto tanto perfetto quanto puo essergli dalla uiiiana condizione consentito e cjuanto A^aler pno a guidarlo rettaniente nelle lettere e nelle arti: cio clie basta a dare uno scopo siciuro e prolittevole agli studj estetici , i quali per la sconfortante sentejiza deirautore parrebbe che fos- sero inutili e quasi trascendenti la uuiana capacita. Ai quattro saggi , dei qnali abJjianio finora renduto conto, succedono undici discorsi intitolati framnienti^ dei quali nia- lagevole , per non dire iaqiossibile , sarebbe il presentar qui un estratto , poiche ad un solo e coinune argomento non riguardano e comprendono idee inoltiplici, disgregate, disparatissime. Per far conoscere jjero le mire ch' ebbe Tantcre nel pubblicarli, riputiamo opportuno di qui ripor- tare lu due riijte di esordio ch'egU ad essi prejnise. " Dopo aver dimostrato, dice 11 signor Visconti, che i gludlzj degli uomlni per uecessita sono varj tra loro iielP estiniare gli oggetti jjossedentl bellezza;, e che intlnite devono essere le vicende del gusto , la cul perfezione non e di questa vit;\, quantl altri probleiul non si presentano a chi consi- dcra Ic cose esteticlie ' » Klcerche storiche intorno al progress! , decadiaienti , ri\oluzioni dclle arti del l)ello in generale e di quella o <|uesta tra esse in pariicolare : Investigazioni lilosoliclie , teculchc, luorali sul carattere delle arti medeslme, sulfuso ed aljuso che ne fn fatto: osservazioui critiche sugli scrit- lori di un dato sccolo paragonatl con quelll dl un altro ; e perfino su qualche indi\'iduo scrittore che bisogna collocare in un posto distinto tra 1 sixui couteinporanel, sia in bene sia in male. " Lettorl amorevoli , tollerate se pubbllchiamo de'/ram- niciiti. Figuratevi di visitare un dilettante di anticaglie, che nou esscndo denaroso possa spendcre a mala pena qual- clie rado zecchino nel prornrciarsenc. Mdla -^tauza di lui 164 SAGGl SUL BELLO CCC vedete nno spadone del medio evo, un vaso etrusco, alcuni dittici, due o tre vetri sepolcrali romani, alcune medaglie, una itiagra iscrizione dissotterrata nella villa ove egli re- casi per accudire al cuo poderetto, un libro miniato verso il tempo di Cimabue, un vecchio uiliziolo manoscritto su pergamena colle iniziali rabescate e che so io. ? Scarsa suppellettile : eppure essendo vol affezionati airarcheologo, non isdegnereste di rovistare quella cameretta per una mezz' ora. Se avessi denari , dice l' ospite mal in arnese , farei coUezioni maggiori e migliori i ma le doppie di Ge- neva non mi vogliono beiie. » La lettura di questo libro piia volte desto in noi il de- siderio die P illnstre autore nel darvi opera ponesse mente eon piu soUecita cura a cio che molti scrittori e stranieri e nostrali sulP argomento del bello prima di lui insegna- rono, e che egli fosse di la partito dove gli altri arriva- rono. Perocche allora veramente un libro e utile ed impor- tante, quando fa progredire la scienza oltre i segni a cui gli anterior! studj la fecero giungere. Ad ogni modo ripe- tiamo che V opera del signor Visconti puo recar non lieve giovamento alle discipline estetiche e perche molte belle e nuove osservazioni comprende , e sovente alcune idee presenta in un aspetto prima non ravvisato, e perche quella stessa folia confusa , quella stessa frequente minutaglia di particolarita danno al lettore una grave istruzione, facen- dogli conoscere quanto sia necessario che in un libro di tal genere domini sempre un principio vero , semplice , generale, intorno a cui le diverse parti in acconcio e lu- cido ordine si raccolgano ed in forza di cui gli sparsi element! in certa guisa si assimilino in lui solo corpo bea disposto e bene orgaaato. i65 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Tconografia delta Fauna italica, dl Carlo Luciano Bo- NAPARTE^principe di Musignano. — Roma, i(S3:i-33 tlpografia Salviucci. Ossewazioni di Giuseppe Geke , professore di zoologia nella R. Universita di Torino. r inalmente Y Italia vede comparire nella sua citta piu cospicua im' opera zoologica che condotta a buon termine compira gran parte del desiderio die noi noa sapremmo se maggiore abbiasi a dire in noi stessi Italiani o negli strauieri. Un paese si favorito dalla natura per varieta di clima e si ben circoscritto dalle alpi e dal mare, meri- tava gia innanzi tempo, che siccome fu argomento di in- fmite scritture che ricliiamano T attenzione e la maravi- glia dei dotti sulle sue istituzioni , i monumenti dell'antica grandezza, il culto delle umane lettere e delle arti belle, Tamenita delle sue comrade, la soavita del suo cielo, cosi lo fosse anche nel rispetto delle produzioni animali'onde ericca. Rossi, Olivi, Poli, Risso e Savi, per tacer d'altri Italiani, i di cui lavori furono di minor estensione, intra- presero ciascuno per la propria contrada I" enumerazione e la storia degl' insetti , dei testacei , dei pesci e degli uccelli, nel che molta fania conseguirono e molti mate- riali prepararono per la Fauna della penisola. Ma nissuno oso mai por mauo ad opera di tanto rilievo; ne gia per mancanza d'ingegno, che qui forse piii che aJtrove e dono frecpiente di Dio, ma per la diificolta delle comunicazioni da paese a paese*, pel pensiero delP enorme dispendio che necessariamente si accompagua a quello di si grande lavoro, e pel poco favore, osiamo dirlo , che i concittadini del Redi e dello Spallauzani accordano a questo genere di scien- tifiche produzioni. Un personaggio che alia celebrita dei natali aggiunse lino dalla prima gloviaezza quellu di una 166 iroNOCRAri.v della. fvuna italica, profoncia e classica dottiina zoologica, e nel quale Tinge- gno e 11 bnon volere sono ajntati da mezzi qnali si vogliono per le grantli imprese scieiitlfkhe, il Principe di Musigna- no, gia si e accinto alia parte piu importaiite, se nou la piu diflicile, di cjuesto lavoro, pigliando a descrivere gli animali delle quattro classi sujieriori, cioe i Vertelirati (i). Seguendo pero qiianto da molti altri naturalisti fu in pari clrcostanze praticato, egli manda avanti al corpo di quel- r opera una sorta di Prodromo , o come egli la chiania Iconograjia , in cui trovansi descritte e rapprfscntate le specie clie da lui credonsi nnove , o non iiiai efligiate a dovere , o nieritevoli di illustrazione per qualsivoglia tito- lo. La Blblioteca Italiana rese gia conto del piano e della natura di quest' opera, e promise altresi di parlarne diste- samente come si ricliiede dalla sua importauza e rispetto alia scienza clie servl a dettaria , e rispetto all' arte clie servi ad eseguirla (2): noi ci assumiamo di Imon grado quest' ufficio perclie pienamente consentaneo agli abituali nostri studj , e perclie statoci racconiandato da persona cui ci stringono molte e assai nobili obhligazioni. Ci pro- poniamo adnnf[ue di tener dietro colle nostre osservazioni ai fascicoli dell' Iconografia a niisura che ci saranno tras- messi;, e nel modo di esporre i nostri pensamcnti sulle diverse parti di essa non ci gioverem tanto della liberta clie ciascuno puo raglonevolmeute arrogarsi intorno ad opere fatte di pubblica ragioiie, fjuanto della benevolenza che il ch. autore ci porta e della modestia che in lui conosciamo eguale alia dottrina. Pero, siccome rare volte ci avverra di dissentire dalle sue opinion! , e ancor piii raramente di coglierlo in fallo, cos'i siam ceiti lln d' ora di dover riiiscire piuttosto sposltori clie censori del sno nobile lavoro. Nel qual pronostico , se altro non fosse , gia ci confermano i due primi fascicoli che abbiamo fra le mani. La copia delle cose nuove in essi comprese non e, a vero dire, ne tanta, ne di tal natura da soddisfare pienamente a coloro che in essa fanno consistere il piu gran pregio delle opere di storia naturafe : ma le copiose osservazioni che veggonsi aggiunte alle specie comunque gia conosciitte , I'esame accurato dei loro rapporti e delle (i) Vedi Blblioteca italiana t. 64.°, dicenibre l83i, p. Sqi. (2) Vedi tomo 69.% raarzo l833, pag. 400. DI C. L. BONAPARTE. 167 loro differenze , e le dotte dlgresslonl alle ffiiali porgono materia , ornano gli stessi artlcoli die ne parrebbero nieno suscettivi , di una tal veste di no vita , che sommamente alletta ed istruisce. In qiianto poi alle tavole noi non vogliaiuo qui perinettcrci dei paragonl , ma ben ci pare clie si dal lato del disegno , che da quello della pittura , siano da porsl fra le piu esatte e le piu belle che col nietodo litografico sono iinora uscite in Enropa a servizio della stoiia natni-ale. Ognuno sa che non basta essere buon disegnatore e bnon pittore per rappresentare colla voluta esattezza i prodotti della natura : vi si esige conoscenza sisteiiiatica dei jjrodotti medesimi , famigliarita con quelle parti donde il iiaturalista deduce i caratteri di distinzione, ed ill alcnni casi alinegazione ben anche deiramor proprio proponeiido la yerita e la chiarezza air effetto. Noi ravvi- siaino queste doii nel dlsegnatore e nel coloritore delle tavole, ne crediamo di andar errati ; e nel porgere che loro ne facciaino la dovuta lode, ci rallegrlamo coll' illu- stre autoi'e che abbia avuto e la buona Ventura di cono- scerli , e i niezzi di associarli alia sua nobilissima impresa. II metodo seguito dal Principe di Musignano in cpiesto Prodronio della Fauna italica e quello stesso ch' egli pub- 3)lic6 nel i83i in Roma col titolo di Saggio di una distri- buzlone metodica degU aiiiinali i'ertcbrati : il qual metodo , quantunque rivestito di forme e di nomenclatura, che forse non si possono dn-e totalniente famlgliari o grate agl" Ita- lian! , consuona pero nelle principali sue parti con quello di Cuvier. E ad esso rimettiarao innanzi tutto gli studiosi che il testo della Iconografia voglLono con frutto e con cognizione di cause leggere e meditare. Noi diamo intanto principio alia nostra rassegna attenendocl alio stesso ordine e alia stessa snccessione con cui gli articoli deir opera sono fra loro disposti, ed avvertendo che in ogni caso in cui ci manchino fatti proprj da aggingnere o emendazioni da proporre , non faremo che porgere un breve estratto di quanto V autore stesso avra scritto. Fascicolo I. I. Canis melanogastcr. Sp. nov. La volpe dei coutorni di Roma , della Toscana , del regno di Napoli, della Sicilia e della Sardegna, confrontata l68^- ICONOGRAFIA DELLA FAUNA ITALICA, con quella del rlmanente d' Italia e delle parti setten- trionali e medie dell' Europa presento al ch. autore alcune particolarita costanti nella struttura , ed altre poco varia- bili nel colore, per le cjuali si tenne autorizzato a crederla ed a proporla siccome afFatto distinta dalla seconda, ossia dal Canis vulpes di Linneo. Sulle prime noi avemmo grave dubbio sulla giustezza di siffatta distinzione , che sembra- vaci suggerita da considerazioni topograticlie pinttosto che da reali ed al)bastanza importanti diflerenze organiche ; e ill questo dubbio ci aveva spinti una osservazione da noi fatta nel IMujeo torinese: di sei volpi di varia eta, sesso e paese , che vi si conservano , tutte rispondevano piii o meno perfettamente alle descrizioni del Canis melanngaster : eravani dunque per indurne o che la volpe llnneana man- casse anche alle contrade subalpine dell' Italia , il che sa- rebbe stato contrario all' asserzione del cli. autore, o che le difFerenze da lui accennate fossero di natura troppo piii fugace od equivoca , di quanto egli le avea preconizzate. Sovvenutaci pero la perspicacia somma dell' autore mede- simo , e considerata 1' insufficienza di un esame fatto sopra aniniali secchi ed impagliati , nei quali le propor- zioni S23ecialmente sogliono riuscire piii o meno diverse dalle naturali , pregammo il sign or cav. Bernardi , luogo- tenente colonnello dei feali guardacaccia , perclie inviasse al Museo tutte le volpi che nei distretti delle cacce reali venissero prese od uccise. Ne il nostro desiderio stette lunga pezza ad essere soddisfatto : fra molte volpi prese alia tagliuola , che imniediatamente ci furono portate , alcune, e fra queste tre volpicini presi a una stessa tana, presentarono i caratteri del Canis melanogaster , altre quelli del Canis vulpes, e le loro difFerenze, a riscontro osser- Vate 5 ci apparvero abbastanza reali e cospicue perche noi pure abbracciassimo 1' opinione del ch. autore , che le risguarda e propone siccome animali distinti; ne vuolsi ta- cere che trovamrao un' esatta conformita fra le sue idee e quelle dei reali guardacaccia , i quali per la natura del loro istituto perfettamente conoscono questi dannosissimi animali. Essi distinguono due sorta di volpi nelle pianure e nelle basse montagne del Piemonte : P una dal cajDo grosso e dalle gambe anteriori corte, I'altra dal capo pic- colo e dalle gambe anteriori piu alte ; quella tinta di ne- rastro sulle parti inferior! del corpo , questa cenericcia ; m C. E. BONAPARTE. 1 69 1 quali carattcrl sono preclsamente qiielli che a mente del Principe di Musignano distingiiono il Canis melanogaster dal Canis viilpes Linn. — Noi ci asterremo dal pronunciare se veramente specie , anziche razza o varieta , debbasi la nuova volpe nominare. L' antore inclina alia prima opi- nione , appoggiandosi all' esempio di que' natnralisti che ri- tengono per ])uone e distinte specie il Canis falous, il Canis cinereo-argenteus, e il Canis niloticus , quantimque fra loro soniigliantissinie; ma siccome il ricorrere ad esempi die po- trebbero essi medesimi porgere materia di controversia equi- vale ad una ripetizione di principio, cosi noi prescegliarao una via piu lenta , ma piii sicura ; attenderemo cioe che qualche abile e paziente osservatore venga con esperimenti analoghi a quelli che gia fnrono istituiti tra lupi e cani , tra cani e volpi , ecc. , a dichiararci quale delle espresse congetture debbasi come giusta adottare e ritenere. — Un fatto intanto che merita d'essere conosciuto si e la esistenza di anibedue quelle volpi nel Piemonte, esistenza che pro- babilmente verrk riconosciuta anche in Lombardia e negli altri paesi subalpini d' Italia. Un difetto ci seml^ra di ravvisare nel nome specifico imposto alia nuova volpe. L' autore dichiara che la cir- costanza del ventre nero non e ne la sola, ne la piu sicura per cui si distingue dal Canis vulpes 'di Linneo, giacche questo nero svanisce nelP estate , e neppure nelle altre stagioni e sempre di una medesima intensita ; e poi la specie liiineana assume anch' essa qualche volta le tinte scure del Aentre , ecc. Non sarebbe quindi stato piu lode- vole e pill lilosofico partito il desumere qttrl nome da qua- lita pill stabile ed importante , p. e. dalla grossezza del capo o dalla ineguaglianza degll arti ? 2. Sylvia icterina Vieill. , e per confr onto Sj7wa ftzppofai^. II signor Vieillot nelle sue varie opere e segnatamente nella Enciclopedia ricorda siccome propria della Francia una Sylvia icterina , la quale o perche non piii veduta , o perche oscuramente definita dalP autore stesso , fu posta in dimenticanza da tutti gli ornitologi che scrissero dopo di lui. Con tutlo cio questa silvia esiste, e, secondo il Principe di Musignano , e vera e distinta specie , ne solo da coinpreudersi iiella Fauna di Francia , lua ia qu-ella I-O ICONOGRAFI\ DELL\ FAUNA. ITALICV, ben aiiche tritalla. II sig. Cantraine, conservatore il*"! Mii- seo zoologlco cli Leyda, jie uccisc mi indiviclao nelle paludi d'Ostia , trovandovisi in compagnia del Pi-incipe suddetto , neir aprile dello scorso anno ; e dallo stndio clie da ambi- due qncsti oculatissinu zoologi ne fn fatto , risulta quasi a non dubitarne Tidentita sopraccennata. Qnesto rarissimo nccelletto si distingue da tutte le altre silvle pahistri , fra le qunli debli" essere collocato , per la forma della coda die e smarginata , cioe con le peune di mezzo piu brevi , mentre tutte le altre 1" lianno attondata , anzi perfino graduata. In questo , e nella distrt- buzione e nella vlvezza dei colori somiglia nn poco ai lui , cioe alle silvie del sotto genere Pliyllopneusta (i); i costumi pero, la statura, la forma del becco e qtiella delle timoniere sono cose aft'atto diverse. Si avvicina anche piii alia Sylvia hippolais , clie sul particolare dei colori e pari- mente analoga ai lui: ma la coda smarginata, il becco sottile e simile a quello della Sylvia palustris , non gia lungo, largo e depresso , e le remiganti men largbe la fanno distinguere bastantemente da qnella. Resta ora clie si conosca per altre osservazioni se la nuova specie sia di accidentale , oppur regolare passaggio in Italia, e se la sua eccessiva rarita dipenda da naturalc condizione della specie stessn , o non sia piuttosto effetto di confusione ciie di essa si faccia colle analogbe , di cbe non mancano eseiiipi nella storia dell" ornitologia. 3. Coluber Jliccioli, Metaxa. Questo serpente fa trovato, or sono piii di dieci an- ni , dal signor lliccioli mineralogo lomano e come nuovo descritto dal signor prof. ]\lotaxa nella Monogralia dei ser- ])enti di Roma e de' suoi contorni, puljljlicata nel 1823(2). Quantunque piuttosto comune nci contorni inimediati di Roma, semlira clie sia poco sparso o aluieno rarissimo in altri siti anclie vicini. Fu pero trovato dal sig. Gacliet sulle sponde della Garonna (3), il clie da argomento, come (1) Vedl Saggio di una distribiizioae metodita dcgli auiiiiall vcrtebrati, di Carlo Luciano Bonajjarte ecc. Roma, l83l. (2) Vedi Biblioteca italiana t. 32.°, novembre 1823, p. 198. (3) Coluber ruhcns ^ Gacliet. Bull. Sec. Linn. Bordeaux, III. p. 255. — Bull. Sc. nat. Fevnssac, XXI p. 199, art. 95. L' autore ci ha reccnteiiicnte notificato il sospetto che a questa Di c. L. BOisrArAmE. 171 Si espriine il nostro cli. autore, a giudicare clie possa tro- varsl altresl nei paesl intei'inecij , e foi-se in altre parti del- I'Europa merldionale. II Museo torincse ne possiede uu individuo , il quale secondo clie si legge sur ixii aniiesso polizzino e stato ucciso sulla Riviera di Ponente presso Sestri, nel glugno del 1824. Del resto noi non Tabbiamo ancora veduto ne in Piemonte, ne in Lombardia, ne sap- pianio positivamente cbe altri ve P abbiano incontrato. II prof. Wetaxa diede di questo serpente una figura del tutto mediocre e insufTiclente: delle abitudini poi nulla scrisse , clie forse non erano ancora state a quel tempo esplorate. II Principe di Musignano supplisce ad amendue questi difetti col darne una eccellente figura, e col farcelo conoscere pel piu mansueto fra i serpenti indigeni, di sibilo leggerissimo, di mosse piuttosto lente, abitatore delle sas- saje poste sui colli piu aridi , ecc. L" aiitore prende da questa specie argomento di fare una breve digressione intorno ai caratteri , clie in modo piu sicuro distlnguono i veri serpenti da tutti gli altri rettili , e intorno alia loro metodica classificazione. In fin della quale ristrettosi a considerare i soli ofidj innocenti d'Europa, i quali voglionsi tutti riferire a una sua sotto- famiglia detta dei Colubriiii , li distrilmisce in tre generi Natrix , Coronella e Coluber. Nel primo si comprendono le serpi a squame carenate , cbe per lo piu vivono neir acc[ua : nel secondo sono le serpi d' albero , di coda limghisslma , di corpo sottile , con le squame alcune volte carenate , altre no , disposte in distinte serie ti*asverse : al Coluber finalmente si rijiortano gli altri colubrini di squame lisce ma imbricate e di coda mediocre , e qui spetta il Coluber JUccioU. 4. Triton cristatus , Triton carnifex , Triton putictatus , Triton exiguus. Era opinione del Cuvier, e la e pure del dottlssimo signor ]M. Rusconi , clie V unico o piii sicuro carattere , specie, in ^iovane eta, dcbbaiisi anclie riferire il Coluber versicolor (la chatiiyaiLtc) di Razouniow sUy, Hist. nal. ciu Jurat., il Coluber vieridionalis di Daiidln , ed il Coluber tetraaglia, qnando non lia che poco e cattivo pane ])er nu- triniento e quaudo jier niancan/a di strade deblje riinanere isolato otto uiesi dell' anno? Noi dnntfue crediamo Tautore a dovizia fornito della niolta filosofia che stiniiamo necessaria alia trattazione del suo argonicnto di natura complicatissimo: esterniamo questa opinione inentre non possianio dubitare che Fautore non posseda in uno tutte le cognizionl tecniche alFuopo mede- sinio abbisognevoli. Studioso scinprc sino dall' infanzia dclle iisico-niateniatiche discipline, i\\ ofliciale del genio, diret- tore deirullicio topogralico e poi del deposit© della guerra lino al 1824, anno in cui fn proniosso a direttore generale de'ponti e strade, delle acque c foreste e della caccia. In •jucst' ultima carica da lui sostenuta con tanta dignita ed inielhgenza si acquisto nicritaniente una rinonianza ciiropea , ]iubblicando Anrj scritti dei quali avcmnio gia ad intrat- icnerc i nostri Icttori (i). (I) Considerazioni &11I proLiettu di )ir()jcin|:;,are il Li;^o riicino , f di coiiLiiiiiigcrt; il mar Tirrciio aW Adrialico per mezzo di un i.aiialc di a.i\i^a/.i()iu". — Tumo 4~.''. s>cttcm)3ii- i"2'', jiag. 3i)l. lui'iui-Lo ^t!ucralc oulLi sitiiizimic dclk- siiado. biilic buai- 176 OPERA SULl'eCONOMIA TUBBLICA Colla cei'tezza qiilncli clie Tautore e al llvello del suo cjuantunque sulilime argomento, tenteremo di dare un' idea possibllmente chiara del modo e deirordine con cul lo ha svolto. Avvei'tiamo pero clregli nomina la Sicilia ulteriore quasi unicamente per incidenza e si occupa di proposito della sola Sicilia a I di qua dal Faro. Comincia egli il primo volume di pagine SyO con un cenno suUa situazione politica delle due Sicilie da tempi antichi sino alia restaurazione della monarchia sotto i Bor- honi accaduta come e noto nel 1734. In questo capitolo di venti pagine da una rapida ma esatta idea della confor- mazione geologica delle due Sicilie e della loro condizione fisica antica,dei tempi nei quali vaste foreste coprivano le creste degli Appennini e della loro continuazione fino al capo Bovo attraverso alia Sicilia, interrotta pero dal ca- nale di Messina. A quell' epoca anteriore alia barbarie delle conquiste dei Cartaginesi in Sicilia e dei Romani nella bassa Italia, sorgevano popolose in riva al mare e poco lungi dal lido moke citta di cui appena se ne ricorda ora il nome, come Cuma, Pesto, Petilia, Velia, Locri, Caulonia, Sibari, Eraclea, Metaponto, Egnazia, Salapia, Argirippa, Segesta ecc, al cui fertile e salubre suolo succedettero le maremme prodotte dalla protrazione dei lidi, efletto mortale del ta- glio dei iDOSchi e della coltivazione dei terreni inclinati e niontuosi, dal quale derivo anche il cambiamento in tor- renti di alcuni fiumi gia navigabili. In queiralta antichita, ai raccolti clie ora traggonsi dai terreni coltivati fra monti suppliva una piu diligente col- tura degli sl^occbi delle valli , alia quale dovevano concorrere anche le irrigazLoni ora pressoche sconosciute;, alle irri- gazioni servivano sicuramente i numerosi accpiedotti co- strutti in fablji'ica od intagliati nelle rocce di cui ora ri- mangono soltanto le vestigia. Da cio si scoj-ge come jjotesse agiatamente sussistere la numerosa popolazione della Magna ficazlotii e sugli edificj pubblici dei reali doiiiinj al dl qua dal Faro. • — Toiiio 4?'.°, ottobre 1827, pag. 8a. Mfinoiia iutonio alle devastazioni prodotte dalle acqiie a cagione dei diboscaiuenti. — Toiuo Sij.", luglio i83o, pag. ill. Cii'colari concernenti il serviglo degP ingegneri di acque e etrade. — Tonio 60.°, ottobre iBSo, pag. 118. DELLE DUE SICILIE. 1 77 Grccia che tutti 1 clati fan presnniere ossere stata dopjjia. e forse tripla deirattuale delle Due Sicilie; posta nel piii ridente cliina del mondo e nel ceutro del Mediterraneo, essa non aveva d'liopo che di tranquillita per goderne i vantaggi in tntta la latitndine, uniti ai heneficj del piii facile ed am- pio conimercio. Ma disputata la Magna Grecia per due secoli / mini di genio con passi sicuri e giganteschi valicavano >/ il bujo spazio di molti secoli caliginosi, le riforme del- i> Famiuinistrazione civile iion potevano procedere a paro i> con la dilfusione dei lumi. Non era per certo agevcle >/ r attaccar di fronte od atterrare le gotiche istitnzioni » del reggimeiito feudale che aveA^ano gettato profonde » radici uello spazio di oltre sette secoli. Quelle radici erano state vieppiu intralciate nelle due Sicilie dalle for- me doi legisti , i quali nei tempi dello spagnuolo dominio erauo la sola sebbene debolissima ancora dei popoli con- tro la possanza e prepotenza dei baroni. Tale e tanta fa la forza di quelle abitudini che comunque conosciute si perniciose al buon andauiento sociale, non poterono essere del tutto estirpate neppuve dalle riforme del 1806 porta- tevi da un governo derivato da principj ben tliversi da (juelli in massima seguiti dai governi precedent!. Gio non jiertanto la tendenza generale della popolazione vej'so ogni sorta di porfezionamenti, scljljcne sia mancato seiupra- uii piauo geuerale cUe li dirigesse, opcro molti i8o OPERA, sull'economia pubblica migliorameiiti. L'agricoltiira e la pastorlzia, fonti priinarie di ricchezza in ogni Stato, migliorarono malgrado Tostacolo dei vincoli feudali dei fedeconimessi e del troppo ineguale riparto delle terre ia gran parte spettanti a pochi individui ed in tennte troppo estese; a cio contribui soiuniamente I'esempio dei sovrani clie fecero coltivare colla niaggiore industria i reali possedimenti, introducendovi anclie le ir- rigazioni procurate o con trombe a fuoco o con ardite e costose costruzioni. Alcune opere publjlicbe di strade e porti marittinii, di canali per asciugamento di paludi , fra cui tengon distinto posto quelle per il ristabiliniento del- I'antico emissario di Claudio al lago Fucino, un auniento nella marina militare protettrice del commercio, gl' incorag- giamenti agli studj ed alle artl belle posero le Due Sicilie in un aumento di prosperlta progress! vo sino al 1796, nel qnal anno il pujjblico Censo climostro cite la popolazione trovata aU'avveniinento al trono di Carlo ni di a,ioo,oco abitanti erasi in circa sessant'anni aumentata sino a 4,85o,ooo. Dal 1798 dopo la prima occupazione di Napoli da im esercito i'rancese sino alia pace generale furono diverse le vicende giierresche e politiche delle Due Sicilie: riunitesi linalmente nel 181 5 sotto un solo domiuio, scomparvoro i prestigi deU'etlimero vantaggio provato dalla Sicilia ulte- riore col caro prezzo dei generi di prima necessita pro- dottovi dair occupazione inglese; e mentre in essa il popolo si trovo a quel cambiamento involto in una luaggiore miseria, !a Sicilia citeriore fece fronte ad ogni disgrazia prodotta da diciassette anni di guerreschi trand^usti unicamente per- clie avea in quel periodo migliorato le sociali istituzioni, rimaste al di la dello stretto o stazlonarie, o guaste da co- stumanze non confacenti alia patria tli Cerere. Quei sociali miglioramenti sofFrirono dalPesito delle vi- cende del 1830, dalle quali fu accresciuto sommamente il debito pubblico ed arrestato il progresso della pubblica prosperita ; cio pose le Due Sicilie in un rapporto inferiore alia civilizzazione di altri Stati coi quali andava prima del pari. Si tratta percib, dice I'autore, di ristaurare i disordini che nel corso di tanti secoli harnio operato le calamitd poli- tiche e la barbaric; imitando cio che hanno prad- cato gia da Kcnti secoli indietro i nostri remoti antenati. L' imitazione |)er altro crediamo che dovra essere mo- dificata dall' innegabile cambiamento nel costumi e nella legislazjoae avvenuto ia si lungo periodo in tutta Europa, DTtm: CTTE srciLiR. l8l In nn successivo cnpitolo portante la descrizlone topo- gralica ed iilrograllca della Sicilia citerlore, il signer de llivera traccia niiuntaineiite la condgurazione degli Appen- nini clie la dividono longitudinaliuente , e quella dei loro rami clie stac:cansi e dirigonsi o verso TAdriatico o verso r lonio o ver5o il Tirrcno mare, formaudo cosi varj ba- cini solcati da corsi d'acqua, clie prima torrentizj , e poi in forma di ri%'iere o fiumi sboccano in quei mari ; i niaggiori sono : verso TAdiiaiico, il Tronto , il Vomano , la Pescara, il Sangro, il Trigno, il Biferno , il Fortore e rOfanto:, verso il mar lonio, il Crati ed il Neto , e verso il Tlrreno , il Sele , il Voltnrno ed il Garigliano. L'autore considera Tinsieme dei diversi bacini e dimostra i varj rapportl che alcuni hanno fra loro per uniformita di condizioni agrarie e maggiore facilita di comunicazlone per mezzo delle molte strade pubbllche accavallate alPAp- pennlno cd alle snbalterne creste accuratamente descritte dal nostro autore ; di due delle quali sono una sottomarina continuazione T isola di Capri e le isole di Procida ed Ischia. Le strade avvicinano in certa maniera fra loro le tre co- ste, e questo avvicinamento procurato coll" arte pare che la natura abbia voluto favorlre col mezzo delle insenature nelle coste niedesime. Cosi i golli di Salerno, Policastro e S. Eufemia snl Tirreno rendono minore la distanza geo- grafica di Barletta snU'Adriatico e dei golll di Taranto e Squillace sul mare lonio. Con tale descrizione Tautore osserva come la Sicilia ci- teriore dividasi geologicamente e fisicamente in tre grandi parti, e poi entra a trattare rlpartitamente e piii minuta- niente con altrettanti capitoli dei seguenti bacini, cloe " del >i bacino del fiume Voltnrno, del bacino del Lirl cbe quindi II prende il norae di Garigliano, del bacino del lago Fu- 11 clno, del bacino della Pescara e de" suoi rapportl coi II tre Abruzzi, del bacino della Capitanata, del bacino del II Sele, del bacino della parte della Basllicata che versa II le acque nel mare lonio, del bacino della terra d' Otranto, 11 del bacino della terra di Barl, del liaclno del Crati e " di quello che si comprende fra 1 corsi del Neto e del » Corace e finalmente de" bacini del Lamato e del Mesima " e Petrace, e della costa dalla punta del Pezzo alia foce >i del Corace. >/ In questa piii minnta trattazione l'autore implega la maggior copia di pagine del volume primo e via via iSa OPERA sttll'economia PUBBLTCA accenna i tlannl a cui ogni bacino e soggetto ed 1 lavori die sarebbero indispensaliili per impedlrne il progresso e per trarre dal siiolo il massiiiio agrario prodotto ed utilizzare le acque per il movlmeiito di vantaggiosi opificj. Dipinge egli con ameno stile la vai-iata fonna delle pla- nure, dei colli e delle coste o vulcaniche o scogliose, in- dicando quelle die sono o piii o meno popolose od aft'atto abbandonate a cagione della mal aria, e presenta la schiera delle attuali produzioni die sono frumento, grauo di Tur- cliia^ legumi, lino, canapa, iilivi in grande abbondanza, uve, fichi ed altri frutti e specialmente agrumi squisitissimi; accenna le poclie montagne vestite ancor di piante d' alto fusto specialmente nelle Calabrie, nella qnal privilegiata regione s"" incontrano tutti i cliini e tntte le produzioni delle Due Sicilie;, piit, coltivavasi la canna a zncdiero e scavansi tuttora le miniere di ferro. Questa piii lunga ed interes- sante parte del lavoro del nostro autore non sarebbe su- scettibile di analisi senza estenderci oltre quel die com- porterebbe il nostro scopo; in essa il geologo trovera la piii minuta confignrazione dei monti principali e delle lore diramazioni cbe degradano poi in coUine ed in piannre e sono tramezzate dal corso di torrenti, iiumi e rigagnoli sorgivi dai quali molte pianure sono impaludate; lo storico trovera indicata la precisa situazione di antiche citta scorn- parse alfatto o delle quali rimane appena qualche rudero; lo statista trovera la descrizione di tutte le strade o riparate e rese carreggiabili o da ripararsi, il quantitativo della popolazione coniparata col quantitatiA^o del terreno immenso che potreljbe essere ridonato airagricoltura togliendolo agli impaludanienti, e sapra quali popolazioni intisichiscano nel- Tabbondanza del terreno atto a cereali, e quali sono le po- polazioni prosperanti, nm costrette alle emigrazioni tem- porarie onde procacciarsi una sussistcnza che non possono trarre dai loro scarsissinii poderi. Lo statista trovera pure qual valore 1" agricoltura dia ai terreni , vario nelle varie provincie , essendo di due a quindici e fino a venticinque ducati per moggio il loro prodotto depurato (i). (i) Jl diicato equivale a fratidii 4. aS ed iJ mogt^io a nietri quadrat! 35 19, circa pertidic niUauesi 5. Si dice che vicino a Reggio di Calabria il prodotto di al- cuni terreni giuuga a 3oo ducati al aioggio , ma questa asser- zione non e giustificata ^ come dovcva egseiio , con iiiolti dettagh. DELLE DUE SI6ILIE. 1 83 I provvedlmenti die I'autore propone per ridonare la perduta prosperita a varie proviacie , e far progredire ia altre i vantaggi gia ottenuti con varj lavori di Ijonificazione sare))bero in inassima applicabili anche ad altre contrade, poiche riduconsi sostanzialmente : i.° Air imljoscamento dei terreni Inclhiati e montuosi dalla cui coltivazione dipendono la gran pai-te dei mali , cloe rigagnoli ridotti a torrentacci ; letti di iiumi e torrenti rialzati , sbocclii nel mare dei medesimi protratti , scoll impeditl alle pianure , invasione dei furiosi torrenti nei caseggiati di popolose borgate , ecc. 2.° Al dissodamento dei terreni in pianura abbandonati inconsideratamente alia pastorizia errante , il cui costume dannoso alia buona agricoltura, rimonta alle epocbe romane. 3." Alle opere clie promovono le bonificazloni, cioe: di- struzioni d''inciampi attraverso ai finmi, con cui per faci- litare il movimento delle macine rendonsi difficili gli scoli: argini per inipedire il traboccamento delle piene de' Iiumi e torrenti ; canali di scolo a beneficio delle bassure Impa- ludate , ma ancora superiori al livello del mare ; colma- mento delle bassure al livello del mare ; rialzo con ban- chine dei bordi dei laglii separati dal mare da dune pro- dotte dair ondeggiamento , per avere ovunr{iie un' altezza d' acqua di cinque palmi almeno die e T abbisognevole a impedire la putrefazione del fondo per riscaldamento ; ca- nali di comunicazione tra il mare e quei laghi. 4.° A promovere le irrigazioni o con acque ti'atte dai pozzi, o colFutilizzare le acque perenni in vece di lasciarle andare al basso a produi're impaludamenti. 5.° Ad utilizzare le alglie gettate dai cavalloni del mare sulle spiagge , approfittandone e come ingrasso e come mezzo da cui trarne la soda, genere d'lndustria altre volte prolicuo tanto, ed ora quasi perduto. 6.° Al miglioramento delle strade non per auco atte al carreggio. 7.° Alia costruzione ed al miglioramento di porti di mare, pei quali insiste essere neccssario Tuso dei moli traforati, accio non s'interrino, o possano tenersi naturalmente cspur- gati dal movimento litorale dei mari. 8." A promuovere gli stalnlimenti manufatturieri di cui il paese tanto manca, osscrvando che molti corsi ^I'acqwa perenne potrebbero in varj luoglu somministrare senza inconvenienti la forza gratuita pel movimento di meccanisiui. J 84 OPERA SULL ECONOMiA, PUBBLTCA n." A toglicre ove ancora eslstono promiscnita di pos- sesso sul medesimo terreno tra diversi individui esercitanti chi la pastorizia, clii F agricoltura , clii il godimento degli all)ei-i, scoiici econoiiiici dai quali rlinangouo sofFocate tutte le industrie. L' antore indica nelle varie provincie i lavovl gia ese- gniti all' intento a cui mirano le sue assidae e rispettabili cure : dei lavorl die potrebljero eseguirgi air intento me- desimo fa un cenno abljastanza circostanziato per chi co- nosce le localita minutamente, ma noii entra a parlare ne di dimensioni precise , ne di dispendio ;, cio non sarchl^e stato a Ini fattibile se non per qnei progetti clie la dire- zione de' ponti e strade lia fatto gia maturare dai proprj ingegneri, i qnali progetti sono pero in piccolo numero in confronto della totalita degl' immaginati soltanto. Egli , a quanto ci senibra , si abbandona con sovercbia facilita a troppo grandi speranze, nel mentre die si lagna delle dif- ficolta economidie die la realizzazione d' ogni progetto ha sempre incontrato e sempre incontra , qualche volta per sola ignoranza degl' interessati , e piu sovente per la na- turale inerzia. Pare che aiiche nel regno delle Due Sicilie non man- cbino i nemici degl' ingegneri , di quegli uomini cioe che dopo avere avuta una solida e costosa educazione lette- rario-scientiflca , per un deterniinato appannaggio, pei piii tenue e ineschino , sagrificano la vita alio studio e ad iniprolsa fatlca in sociale vantaggio ; a questo proposito il nostro autpre parlando delle bonificazioni gia ottenute sui canipi del Candelaro in Terra di Lavoro, calcola raunieii- tato prodotto , in aggiunta al miglioramento dell' aria , ad annul ducati 100,000, ed e costretto a rliriarcare (p. 102) die per qm sta sola opera la dli-ezione generate avrebbe aumentata la rlcchezza nazionale di un valore che e plit del trlplo niagglore dl quanto importavano i soldi di tutti gl' ingegneri e degli altri luipiegati addettl alia stessa di- rezlone generale. E certo che Tesecuzlone dl tuttl 1 miglioramenti addltati dai sig. de Rivera ha un rapporto con tutte le Istltuzloni del regno , dalle quail ognuno dei sette milioni di sudditi e legato ad un solo sovrano ^ e lo sviluppo di tantl fill intralclati d'unione non pub essere T opera che o dl savie leggi guidate dai tempo a paro colla generale istruzione DELLE DUE SICILIE. 1 85 e crescente civilta, o di un assoluto comando che obblighi gl' ignorant! ed inert! a migliorare , quasi loro malgrado , la loro sorte. Abbiamo dalla storia lontana e vicina molti esempi dell' ottima riuscita per promovere gli agrai-j mi- glioranienti tanto del primo , quanto del secondo mezzo. Termina il signor de Rivera il primo A'olume con due append ici : la prima contiene varie Osservazioni sulV esccu- zione del Im'ori alV einissario cli Claudio per rabbassamento del lago Fucino. D! questo emissario Fautore ci diede fino dal 1823 la storia in un'altra sua opera di cu! abbiamo gia fatto conoscere il pregio (i). Ora Tautore c" in for ma die allora avendo egl! dovuto aflidarsi a dati di fatto die non aveva potuto verificare in persona , cadde in alcuni en-ori dei quali fa un' ampia confessione. Aggiunge poi la storia dei lavori intrapresi a tale oggetto sotto il regno di Ferdinando I ed ora sospesi , essendo riservata la gloria a Ferdinando II di ripigliarl! e niandarli a termine col dispendio che ancor rimane a farsi calcolato in ducati 5,ooo,oco e col vantaggio di Ilmitare le piene del lago e di porne in asciutto costantemente la superticie di moggia ventimila di ottimo terreno da cui traevano alimento le popolazioni delle scomparse citta dei Marsi. L' appendice seconda piu diffusa in jDag. 25 contiene le Osserwzioni su la questione se convenga affrancare i canoni del 'lavoUere di PugUa. Chiamas! con questo nome un'estesa pianura di piii di mille miglia quadrate, con paludi e sta- gni di ragione sovrana, suUa quale in A'arie epodie furono faite contro il pagamento di un canone annuo, o di un prezzo capitale , varie concession!, o per dissodare, o per pascolare, e furono eretti vast! caseggiati raggruppat! a for- ma di comune per comodo degli agricoltori. La quistione or ora accennata rimane tuttora indecisa , poiclie quella pianura non puo essere quanto e possiljile utilizzata se non con un piano di lavori uniform! ^ cosi opiniamo che la superiorita so\Tana su quel posscsso debb' essere con- servata in quanto puo riuscir utile alia savla prescrizione ed esecuzione di quei lavori; per tutto !I resto lo svincolo sarebbe da preferirsi. Attualmente la sola parte del Tavo- liere regio coltivata a grano , che non e piii del quinto (i) Yedi Biblioteca italiana t. 47.°., settembre 1027, p. 3f)ii. l86 OPERA. STTLL'eCONO^^TIA Ptr-nBLICA della totale estensione , giunge a 5oo,ooo moggia , esten- sionc grandissima di terreuo , dalla cui uljertosita sono spesso avviliti i prezzi dei gratii di tutto il regno. Ma ubertosi non sono clie i terreni di i*ecente dissodati, avendo Tesperienza dimostrato essere pochissimi i terreni die reg- gano per mold anni alia ripetuta coltivazione colF aratro. Di cio non istrutti alcuni jfittajuoli non trovarono poi il lore conto nelle speculazioni fatte, e si videro presto nella necessita di lasciar riposare molti anni i teiTeni onde po- terne trarre ancora abbondante raccolto. Queste circostanze, ed il disastro ne'raccolti del i8aa per effetto d'intemperie, ridussero tntti i coltivatori del Tavoliere a mal partito , ne valse a riscattarli una diminuzione di 100,000 ducati accordata sui canoni , ne nna diJazione al pagamento dei canoiii arretrati. I magglori danni li risentono que' iittajuoli clie lusingati dalla speranza spesso delusa di un abbon- dantlssimo raccolto , prendono danaro a prestito per im- piegarlo nelle spese di coltivazione , mentre i censuarj o livellarj clie sieno , i quali godono soltanto il naturale pro- dotto del pascolo, mandano meglio avanti le loro bisogna. L' antore quindi inclina a frenare anziche fiivorire il dlssodamento nel Tavoliere e crede die sara pii proficno alio Stato destiiiandolo in gran parte alia pastorizia , non pero alia pastorizia errante, della quale dimostra il danno d' altronde troppo ben conosciuto. II Tavoliere di Puglia e da se solo V argomento di un libro voluminoso , e noi crediamo averne detto abbastanza per annunciarlo i note- renio soltanto die questo argomento Iia quel piu stretto rapporto con tutte le altre condizioni fisiche ed economi- clie dello Stato , del quale abbiamo gia fatto menzione. E tornando all' argomento dello svincolo o non svincolo dei canoni , mentre lo vediamo trattato da tanti altri sci'it- tori, aggiungeremo una nuova osservazione a sostegno della nostra qui sopra riportata opinione. II Sovrano relativa- niente al Tavoliere di Puglia veste dat caratteri affatto distinti ; I'uno e di direttario, ed in questo non e superiore a qualnnque altro private proprietario di un diretto do- minio separate dal dominio utile ;, T altro e iH legislatore , e con questo mirar deve alia meta di procurare rauniento nella massa delle produzioni del suolo assoggettato al suo alto potere. comliinandolo colla salubritii dell' atmosfera. I lavori idraulici e di fabbrica, per questo secondo scopo. DELLE DUE SICILIE. iSt non possono mai intraprendcrsl senza V accordo di tutti I possessor! , od almeno della maggior parte , interessati anche privataniente a raggiungerlo , sui qiiali ne va poi ripartito il dispendlo. Ma Tesj^erienza insegna essere tanto piii difficile a conseguirsi simile accordo , quanto e mag- giore il numero degl' interessati e piu grande T estensionc dei loro possessi suscettibili di miglioramento. Cio posto, e chiaro clie nel Tavoliere di Puglia va man- tenuto il riaforzo alia cjualita di legislatore di cjuella tanta parte della qualita di direttario unico , che puo essere van- taggiosa a proinovere 1' accordo dell' inlinito numero di pic- coli livellarj o proprietarj di utile dominio sopra piccole fra- zioni di terreno compreso in quel Tavoliere, per sostenere il dispendio aliliisognevole al suo integrale miglioramento con canali di scolo ed altri idraulici lavori, e con rego- lamenti che impediscano il danno ad alcuni terreni per fatto dei possessor! di alcitni altri. Questa teoria sara con- dannata da coloro che , guidati da semplici astrazioni die non fiu-ono linora realizzate in alcun angolo della ten*a , vorreljbero la proprieta sciolta da ogni vincolo. Nel caso del Tavoliere di Puglia pare a noi che il Sovrano perde- relibe meno a rinunciare alia percezione di tutti i canoni , anziche al uiinimo grado del potere per promoverne il mi- glioramento. ( Sara continuato. ) Fenanti. % APPENDICE. PARTE L SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage au Congo ^ etc. Viaggio al Congo e nelV interno deU Africa cqidnoziale fatto negli annl 1828, 1829 e i83o da J. B. Douville , segretario della So- cietd geografica di Parigi per T anno i832, ecc. ; opera alia quale la Societd geografica ha decretato il premio nclla sua radunanza del 3o marzo ]832. — Paiigi , 1 832-33, Renouard, tomi 3, in 8.°, con atlante in 4." Prczzo fr. 3o a Parigi. Vedi il fa- scicolo di giugno p.° p°, tomo 70.°, pag. 348. Articolo II. Nc Costumanze de' Negri ne' paesi del Congo dipendenti dal Portogallo. I ol lasciammo il sig. Douville a Loanda , citta capitale di tutto il Congo portoghese e residenza di un vescovo. Essa giace all" 8° Sa di latitudine snd e 10° 5o' di longi- tlidine del mei-idiano di Parigi , e disposta ad anfiteatro , dividesi in alta e Ijassa, e presenta un maraviglioso aspetto. La cittadella di S. Michele le sovrasta in forma quasi di corona. Contrade larglie, hen livellate, con marciapiedi di conchiglie nella calce incrostate f, chiese moltissime e di regolare architettura ; case ben fabbricate a mattoni ed a pietre : tutto cio sorprende gli occhi dello straniero clie non mai aspettavasi di ti'ovare in un angolo dell' Africa , in un paese , terra d'esilio pel Portogallo, una citta emula delle nostre citta d" Europa. II sig. Douville ne loda spe- cialmente lo spedale , vasto e ben tenuto , dove ognuno APP. PARTE STUANIERA. 1 89 clie si ammali pno farsi trasferire ed essere bene assistito ill una camera distinta e Ijene assettata , cosa importan- tissima sotto un clima si nialsano : consiglia cp.\indi i fo— restieri anche piii agiati a ricoverarvisi , se mai la loro salute venga a sofferire , cib die facLlmente avviene. Ini- perocclie Tacqua v' e insalubre, non di fonte, ma di pioggia conservata nelle cisterne ;, rari vl sono i vegetabili , rare le piogge, funeste le esalazioni delle paludose selve e delle pozzani^liere prodotte dal viciao Beiigo, iiume che nel marzo e neiraprile inouda tutte le vicine campagne e che pu- trido scorre e melmoso per 1' immondizie della citta , pe' cadaver! de' coccodriili e per le foglie e le alglie che in esso depongonsi dai torrenti. Pero i ricclii traggono Taccjua dair isola che porta pure il nome di Loanda , dove sca- vando uella saljl^ia se ne trova di dolce , limpida e assf^ai gustosa. CaUhssima e sofFocante vi e 1' atmosfera, il suolo si coceiite che le piante de'' piedi se ne risentono crudel- niente. II termometro di R. il 4 del gennajo segnava il 35° air ondira , ed il 44°, 4 jrl sole , a due ore dopo il mez- zogiorno. La popolazione di Loanda nel i8a8 era di SiSa indi- vidui , compresi gli schiavi domestic!. Prima della proil)i- rione della tratta de' Negri vi s' imljarcavano pel Brasile dai 22 ai aSooo schiavi, per ciascuno de' quali pagavansi al govefno 9100 reis (55 franchi). Ora il negoziante piu raggiugnere non puo le Ijrillantl e rapide fortune di un tenqjo. Egli non ha ora alcua altro mezzo d'arricchiie se non il trafhco della ccra e dclPolio, da' quali oggettl pre- sentansi ben pochi affari. Non di meno questa citta e tut- tora r emporio del cominercio coll' interno del paese. II minuto negozio e fra le mani delle qidntadere , negre agiate e talvolta assai ricche. Elle vestono indiane panneggiate con eleganza , e adornansi d' una moltitudine di catene e di anelli d' oro : ergono nelle principal! contrade su quattro bastoni piantati nella sabbia una specie di piccole capanne coperte di tela, e vi si assidono nel mezzo tra le loro niercanzie, che talvolta vanno altresi ad ofFerire nelle case col seguito delle loro schiave cariche di tutto cio che vo- gliouo vendere. Seinl)ra (cosi opportunamente osserva il sig. Larenau- diere di questo viaggio ragionando), sembra che quanto piii un paese e caldo ed insalubre, tauto piu la teniperaiiza IQO APPENDICE essere dovrebbe rigorosa, e tanto piu praticare dovrebbesi tutto cio clie riguarda la salute. Pure tutt' altrimenti accade. La firagilitii della vita vien posta ad ogni istaute a repen- taglio co' piaceri. E cosa notissima clie a Batavia , a Cal- cutta, a Madras e nella piu gran parte deirOriente la morte ill pochi di miete T europeo che alibaudonasi alle volutta, ai liquoi-i inebbrianti, alle delizie della tavola. Cio appunto avviene anche sotto I'infocato clima delFAfrica. La crapola vi decima gli abitanti. A Loanda non sussiste alcun pub- blico divertimento; ma la tavola supplisce a cotale priva- zione. Presso i ricchi i festinl, le danze, le gozzoviglie si succedono senz' alcun intervallo. Le vivande acconciansi con moltissimo pepe, e quasi tutti i cibi mangiansi caldis- simi. I migliori vini di Porto e di Lisbona si tracannano a grandi carafte. Ne le donne sono degli uomini piii so- brie. Elleno anzi partecipano volentieri di tutte le feste , le quali terminano sempre con si fatte scene che la vere- condia ne rimane offesa. Quelle di alta condizione non escono die raramente e soltanto di notte allorche splende la luna. Sono poi accompagnate da un si gran numero di scliiave, che al primo aspetto di cotanto corteggio ii viag- giator nostro s'avviso di vedere da lungi una processione. I Negri della classe inferiore vanno a perdere nelle ta- verne quel poco di forza che loro lasciasi dairimmoderato uso delle donne. Perciocclie la religioae coUe rimostranze e minacce sue, il braccio civile colle prigioni e co'castighi non hanno potuto giammai distruggere la poligaiuia in questa razza d' uomini. II negro non di meno suole di inattina conservarsi so- brio, appagandosi d' un quarto di cola, frutto saporoso, e di un bicchiero d' acqua. Ma di sera mangia un Jjollito di farina della manioca^ arboscello della cui radice si fa una specie di pane , con un po' di pesce e di fagiuoli conditi coirolio di palraa. Egli non lavora che per sussistere ; ed allor quando gli e permesso dal guadagno della giornata , assidesi alia porta di qualclie taverna , dove alternando fuma la sua 'pip^ 5 bee delP acquavite , e si unisce alle danze, che di continuo praticansi dinanzi a tali radunanze. Egli dispettosamente risponde , e senza neppur volgere la testa , a clii lo richiede se darsi voglia a qualche occupa- zione : io son nobile e non lavoro. Le negre pingonsi in x:osso Ogni niattina i piedi e le gambe con una terra dei PARTE STRANIEHA. I9I contonii della citta. Colla raedesima sostanza fannosl strisce sulla fronte , sulle guaace , sul naso , sul inento e fra i due occhi ^ recansi poi al lavoro danzando al suoao de' loro harljaiici strumenu i) caiisnr e V hango , consistenti il priino in uii bastone d'una specie di paliiia coo mold in- tagli, ed il secoiido ia ua arco, la cui corda e forteuiente tesa : mandauo ambidue ua suono noa disaggradevole al- lorclie pcrcossi vengono con una bacchetta^, ma V hango e ancor piii melodioso se attaccato trovasi ad una lunga zucca , clie il negro appoggia alio stomaco suo. Grandissima passione nutrono i Negri per la danza : il loro corpo niettesi in movimento al rainimo tocco della hatouca o del tamtam. II priino di questi stromenti consiste in im tronco d'albero scavato: nelFuna estremita e ricoperto d' un cuojo ben teso, verso Taltra va diminuendo alia fog- gia di un cono tronco. II soaatore slede sovr' esso a ca- valcioni, batte colle due mani con incrediljile celerita sul disteso cuojo conservando senipre la misura. Ecco la de- scrizione che il sig. Douvilie ci vien facendo d'' una delie danze le piii in uso. « I ballerlni dispongonsi in circolo : un uomo s'inuokra nel mezzo, fa molte contorsioni e va ei solo capriolando per lungo tempos corre poi verso di una donna, di ciii batte il ventre col proprio ventre : la donna clie lo vede venire tende il suo si fattamente , die 1' urto dei due corpi rimbomba pin forte del suono della musica, die non di meno essere suole clamorosa. La donna in tal modo provocata abbandona il proprio posto , innoltrasi a viccnda nel mezzo del circolo, fa capriole finche le piace, e terraina col rivolgersi ad un uomo nella guisa medesima con cui fu dessa invitata. La danza va cosi continuando finclie i souatori non ristiano per istanchezza. Talvolta per vie piu animare il trattenimento i danzatori e le dan- zatrici iingono di 25l■o^'Ocare cjualcuno , e nell'' istante di toccarlo rinculano e danno ad altri il bramato colpo di ventre. » II lettore s' imagini , se pur lo puo , 1" oscenita di cotali danze in un paese , ove 1' intensita del caldo e bastevole per tenere i sensi in una specie di febbre con- tiuua e ardente , febbre la quale non pito clie aumentarsi colle bevande, coi toccamenti , colla quasi perfetta nuditii, colle piii oscene parole e canzoni ! Non debb' essere maraviglia se tra si ributtante liber tinag- gio concludansi proatameute i matriiuonj. Quando ua negro 192 APPENDICE di Loanda o de'contorni vede una giovane clie gli piaccia, ne fa la dimanda al genitore, alia madre, od a chi fa le veci loroi ne tratta del prezzo e lo paga in merci od in bestiami. Ma la giovine innanzi di seguire il suo comperatore passa otto giorni in una tapanna , dove lo stregone od il mago incaricato di circonciderla recasi tutti i giorni a vederla in determinate ore. Costui la stropiccia in alcune parti del corpo, la racconiancla alia ^Ji'otezione del fetice, ossia del- r idolo, prega il nume perche conseguire le faccia per sempre Pamore del suo consorte, e ne la renda feconda. Spirati gl> otto giorni, i parent! vanno a ricercarla in ce- rimonia: la rivestono di sontnosi abiti ; quindi ascendere la fanno sur una specie di palco. AUora succedono le la- scive danze e le rappresentazioni delle Volutta die col sue novello sposo Tattendono. La cerimonia ha termine col- 1' inginocchiarsi degli astanti ai piedi di questa infelice , ' cui danno il titolo di regina ; ma passate poche ore la regina dopo d' aver esausta la passione del consorte di- viene tra le serve di lui la prima. IMolte altre costitmanze viene il signor Douvllle ripor- tando de' negri di Loanda , i quali conservato non hanno de' loro anticlii costumi die la dissolutezza , cui aggiunsero la cupidita e 1' astuzia, e i vizj portati loro daH'europeo. Laonde quauto piu c' innoltreremo con lui nelF interno del paese , ci si presentera questa razza con altri lineanienti , con tutt' altro carattere , e cio non ostante con numerosi difetti, raa ad un tempo con energiche virtu e con alti sentimenti di coraggio e di valore. Al 6 del febbrajo del 1828 tutto era pronto per la partenza del nostro viaggiatore da Loanda. II signor lose Manuel Viera da Silva jjrocurato gli avea tutt' i negri che all'impresa richiedevansi, e giusta gli ordini di lui spediti ne avea innanzi coUe bagaglie ed in diversi luoglii ben trecentotrenta. Altri quattrocento doveano attenderlo al- 1' imboccatura del Bengo, dove alle sei pomeridiane dello stesso giorno sbarco, corteseraente accolto da quel reggente ( e da Monenbergo , marota o nobile negro, che governava un gran villaggio dipendente dal distretto della Barra del Bengo. Quivi , merce della gelosia de' Portoghesi , ei gia trovavasi in un vero territorio di scoperte. Non parleremo ne delle noje ch' egli ebbe a sofFerire a cagione de' negri da lui assoldati , i quali avvezzi a Loanda a gitatlagaare PARTE STKA.NIERA. I()3 in podiissiiuo tempo qnanto loro basta per vivere tutta la settimaiia , sottoponevaasi a stento a portare un fardello per tjnattro o cinque ore; ne della lUllicolta di rinvenire alcuu luo^o in cui coinodameiite sotrermarsi. Pero ua gra- devolissiiiio soUievo ebb* eglL nel convento di S. Antonio, eve giunse iunanzi de' snoi negri non accouipagnato che da nn servo e da un domestico. II frate Bernardo da Bor- gio priore della provincia di Palermo in Sicilia, e poi prefetto delle missioni d'AngoIa e di Congo era il solo monaco clie in cpiel convento sussistesse. II signer Dou- ville conosciutolo a Loanda ricevuto avea da lui i plii fervidi inviti perclie in jjassando sotfermar si volesse nel suo convento ;, e vi fu di fatto cordialmente accolto. II convento di S. Antonio e il pin bello di quanti sus- sistono ne' regni di Angola e di Benguela. " I suoi giar- dini ( cosi scrive il signor Douvllle ) essere possono para- gonati a quel delle reali case di Francia. II Beugo ne costeggia e ne feconda il terreno, che e ben coltivato. VI si giugne per viali d'aranci, di cedri , di tamarindi, di peri indiani , ed anche di vigneti che hanno la forma di verdissimi pergolati, pel cui denso fogliame penetrare non possono i raggi d' un cocentissimo sole. Lungbi grappoli d'uva scfuisitissinia obbliar fanno eh' ivi 1' uomo trovasi gi vicino all" equatore. Qui vedesi nn boschetto d' alberi del cocco , e di varie altre specie di pal me ; piu lungi un altro di nuifigiferi (Maiigiferu indica) , clie le loro altis- sime frondi su tutti gli akri alberi innalzano. Qua e cola scopronsi le abitazioni dei negri schiavi del convento. Da qualsivoglia lato volgasi lo sguardo , il colpo d" occhio in- canta ed alio spettatore annunziar sembra che in nessuna parte del mondo trovera un luogo, la cui vaghezza superl quella del giardino ch' egli sta contemplando. Tuttavia e d' uopo confessare che la natura colmandolo de' suoi doni non riia punto guarentito dalla insalubrita del clima. Le inondazioni del fiume lasciando molt'acc^ua stagnante ne'din- torni nascere fanno pestifere esalazioui. II convento lia piii di cento schiavi , a ciascuno de'quali e assegnata una capanna , per lui e per la famiglia sua. Costoro tra' negri alia schiavitu ridotti sono certamente i piii felici ; godono auzi d' una perfetta tranquiliita , dono che ben di rado gustasi dai negri indipendenti. Eglino con Iianno altra occupazione fuorche quella tli coltivare i £tbL Iial T. LXXl. i3 194 APPENDICE giardiiil : semlnano e piantano. Secondo gli ordliil clie loro impongonsi, conipiono i lor lavori piacevolmente cantando, hen consapevoli ch' egliiio aiicora avranno una porzione de' friitti clie colle lor faticlie jjiodurrannosi. II monaco clie quivi abita passa due mesi qnestuando ne' dintorni : e tanta e la raccolta clie ne riporta clie l)a- stercbbe per mantenere neirabbondanza cinquanta de' suoi conffatelli ; e nondimeno egll e solo. " Ho assistito ( dice il sig. Douville) a due battesimi civ egli amministro e ad un inatrhnonio clfei benedisse: ne fu ben pagato. Le der- rate clie ne ritrae gli procurano una liuona rendlta , di cui pub in ore convertirne il valore. L'isolata solitudine nella quale el passa la sua vita lo ha indotto a ricercare una societa ed una diversione negli animali doniestici, de' quali e circondato: i suoi polli , i suoi piccioni , le capre sue ed i suoi porcl conoscono il fiscbio col quale suoi egli cliiamarli per dar loro gli alimenti. Per quanto I'intendano essi da lontano, accorrono tutti confusamente, e si raccol- gono sotto le finestre di lui. Saziati disperdonsi, ritornando ciascuno al luogo clie piii gli aggrada. » Questo monaco , benclie chiuso in un deserto , ha buoni cuciiiieri : unico sollievo in tanta solitudine. Perciocche il suo zelo apostolico ha pochissime occasion! in cui segna- larsi. II negro non viene mai a deporre dinanzi a lui le sue colpe coUa confessione. Cestui riguarda la messa come una cerimonia, e non come il piii augusto degli olocausti. Se detto gli venga che il battesimo e necessario per I'eterna salute , ei fa qualche volta battezzare il proprio iigliuolo , suppoiiendo che con tal mezzo otterra nell' altro mondo un protettore ;, perche I'anima sua passi al piii presto in i\n corpo piii venturoso di cjuello in cui quaggiii trovasi. Assistendo alia messa indirizza i suoi voti a Quibuco , il suo die delle ricchezze, a. Muta Cahunho , il dio della cac- cia , a Lamba Sianquita , signore della folgore , del quale ci paventa sommamente , di modo clie quantunque volte la tempesta sul capo di lui romoreggia ei s' imagina die quest'iddio lo minacci di qualche sciagura, o sia contro di lui sdegnato. II sig. Douville abbandonb il monaco e il delizioso di lui soggiorno ascendendo lungo il Bengo , clie ad una lega dal convento riprende il vero e primitive suo nome di Zenza. Le spiagge jip sono ridenti. " Questo (dice egli ) c r.VRTE STRANIERA. 10)5 un pacse verameiite romantlco , die dl contiiiuo iiivlta alia ineditazione. La diversita del frutti dell' Europa naLuratisi a questo clinia e in marariglloso modo crescenti a iiaiico di quel delP Africa , rimproverar sembrano air uouio die s' ei non piio qnivi vivere , attrilinirne dee la causa uni- cainente all'incontiiienza e inteinperaaza sua. >i E qui apresi al nostro viaggiatore una copiosa messe in ogni genere di scienze : morale, statistica , topografia, storia naturale , fi- sica, geologia; la qual messe va vie piu crescendo quanto pill vien eg'.i nel paese inoltrandosi. Ne pero con lui ci tratterremo o nelle moltiplici sue vicende , o ne' varj e nioltiplici luoghi da lui visitail ; perdie sareb])e lunga e dillicile cosa il farlo , e perdie tante volte non faremmo die ripetere notizie , per cosi dire , d' un medesimo colore. Piuttosto anderenio qua e cola sliorando Ic cose die piii degne ci sem])rarono di qualche attenzioue. II sig. Douville di ritorno da un villaggio capo Inogo dclla reggcnza d'/co/o e Beiigo, posto sur una costa cliia- niata Gregorio Alto (ad 8° 35' di lat. S., e 1 1° 07' di long. E. ), trovo presso dl quel reggcnte una moltitndine di niu- latri a difVcreate gradazione di colore cola dalla curiosita attratti : tra i quali vedevansi plii donne avvenenti e gio- vani , dalla ciii fisonomia annunzlavasi la modestia. Nella conversazione cli' el)l)e con questa Iniona gente , niolti gli manifestarono la loro maraviglia , perdie osasse egli slidare la iiiorte viagglando in un paese ove 1' aria e si pestilen- 7.iale , e pin ancora pcrclie la consorte avesse il coraggio d' accompagiiarlo. Ma T attenzione di lui fu speclaliiiente attratta da una glovinetta bella , ricca , ai'bitra d'ogni sua fortuna ed aniinata tutta dal desiderio d' abl^andonare il proprio paese per TEuropa, ove diceva trovarsi la vera fellciui. " Ella sembrava ( dice il sig. Douville ) or vaneg- giante, ora inquieta ed agitata e quasi parlar volendo e non osandolo : all' istante , detto avendo la madre sua die il mio coraggio le facea stupore , la giovinetta grido : ah, perdie non ho io la medesima fortuna di questo sig nor e ! Ci ha forse una piii nobile, una piii bella esistcnza, quanto quella di visiuire paesi stranieri, ed una meta piii gloriosa quanto quella d' esporre la vita per dar fania al proprio nome ''. Se potessi segnirlo , conoscerei la felicita die da lungo tempo vo ccrcando. Non pretendo gia d' esservi a carico ; le niie fonune sono babtevohnente considcrevoli 196 APPENDICE per contraccambiare le spese del viaggio : v\ sussidierel nelle vostre ricerche , sarei tutta agli ordini vostri. II mio desiderio non e clie quelle di trascorrere il uiondo ; noii ne ho mai trov^ata T occasione : ora ch' ella mi si presen- ta, non la lascero gia sfuggire. " Anche il sig. Douville aiTiato avrebbe di cogliere una si bella occasione ond' avere a compagna delle sue avventure iTna giovinetta plena di vita e d' entusiasmo , die perfettamente parlava 11 porto- ghese e la lingua abunda, e vaga era al pari di lui d'in- traprendere lunghl e dlsastrosi vlaggi. Ma eravi una ma- dre die cedere non voile ai capricci dell' unlca sua figlia, ed egli ragionevolissimo uomo passar non voleva per un seduttore. Quale fa mai il rammarico della nostra eroina, quando il sig. Douville da uomo educato cerco un pulitis- simo pretesto per colorire il suo rlfiuto? La giovinetta non si lascio gla scliernire , ma die termine all' azione come un' offesa regina da teatro: si colloco nel suo tipoi e sparve. II nostro viagglatore superati non pochi dlsastrosi in- contri ne'quali fu a pericolo di perdere le sue bagaglle , lascio il fiume Zenza al nord per oltrepassare i monti die dividono il dlstretto d' Icolo e Bengo da quello di Zenza do Golungo all'elevazione di 339 tese sul livello dcirOceano. Egli trovossl in mezzo a foltlssinii bosclii, ma die I'aspetto ofFerlvano il piu triste; tutto eta arldezza, non vedevasi un sol iiore, le foglie stesse e I'erbe semliravano diseccate, e non di meno erano essi bagnati da numerosi ruscelli. In- darno voile egli rlntracciare la causa di si strano fenomeno. La sua carovana innoltravasi nel miglior ordlne e colla piu grande tranquilllta, quand'ecco 11 suono d'una campa- nella e dl un tainburo annunzlo la viclnanza d'una truppa di ammallatori intenti alle loro maglche operazlonl. Costoro godono di grande autorita in tutti gP interni paesi del- I'Africa ; sono ad un tempo medici ed Indovini e consul- tati vengono in ogni impresa quanto gli auguri de'Romani. II nome loro rlsuona tremendo alPorecclilo d'un negro. " La costernazlone ( cosi il sig. Douville ) si sparse tosto nelle nostre tile , ed un moto di spavento si manifesto in tutti i volti. Se non die i ciurmatori essendosi di noi accortt cessarono per un istante da° loro soriilegl : allora i miei negri ripresero coragglo e rapidamente passarono innanzi senza pur volgere la testa verso il lato di que' tremendi. J portatori degli stromenti d' osservazione che non lui PARTE STRANIERA. 1^7 abbandonavano glammai seguir vollero i loro compagnl. La- scial clic andassero ed io rimasi con un solo iiiterprete in mezzo alia turba di que'ciarlatani : promisi il segreto se continuar volessero la loro cerimoiiia. II niio interprete, die era pur ua negro, gU assicuro die io era partigiano della loro professione. » Essi foriiiaroiio un cerciiio intorno ad una pentola c\\2 stava sul fuoco e fccero varie pratiche ri- dicole e rilonttanti. Perciocclie eransi uniti per conoscere donde procedesse la malattia della figliuola del loro soha o capo, la quale da quindici giorni perduto aveva Tuso delle membra. II supremo capo di tali ciurmatori dicbtaro cbe la ma- lattia proveniva dal cordoglio della fanciuUa clio perduto aveva T amante. Appena costui cessato ebbe di parlare , la truppa comincio un ballo a cui die fine col movere un'ampia pietra die copriva una grande apeitura sotto una specie di altare : ivi deposero la pentola Lnsieme a molti amuleti e poi diligentemente ridiiusero Tapertura. Tutti allora circondarono ansiosamente Teuropeo facendogli giu- rare clT ei nulla al reggente paleserebbe di cio die veduto aveva. Peroccbe i reggenti delle provincie portoghesi per conformarsi agli ordini della superiore autorita ed anclie per appagare la propria cupidigia adoperato banno inutll- mente tutt' i mezzi possibili per distruggere la superstizione. La necessita stessa in cui i governatori generali trovaronsi di nominare de' mulatri o de' negri per reggere le provincie , e una delle principali cause die ricader fa nell' idolatria co- loro die abbandonata aveanla. Percbe questi mulatri o negri sono sempre addetti agP iddii de' loro maggiori , sebbene siano essi battezzati ed in apparenza jiuoni cattolici^ vanno alia messa per conservare le cariclie, ma neU'interno delle abitazioni adorano i loro idoli , e sovente riuniscono gli aniici alle feste cb' eglino celebrando vanno in onore de' dii fetici. Ed il vitupero giugne al segno die que' pretesi maglii fanno anche da giudici nelle piii importanti con- troversie , ponendo dlnanzi a ciascuno de' due contendenti una coppa ripiena d' un' infusione tratta da' vegetabili, nel- I'una delle quali per mantenere il loro credito mescono sempre del veleno. Guai a quel negro cui essa tocca in sorte ! Ei diviene vittima della superstizione. II sig. Douville raggiunse la carovana. I suoi negri erano persuasi cite i maghi gli getterebbero una sorte per la quale ne andereblje iqS atpendick egli estlnto. Quale fu mal la loro maraviglia veggendolo arrlvare salvo e sano' II sig. Douville trovandosl a Trombetta citta o grosso A'il- laggio a 220 niiglia geografiche da Loanda vers' orieate nella provincia di Gohmgo-Alto e])he una prova della temperatura di quesd paesl. Dopo venti giorni da clie andava egli percor- rendovi, il termoinetro di Reaumur di glorno segno senipre dai 36 ai 38 gradi ; ed il jirluio giorno del viaggio il caldo giunto era al segno clie tutt' i vasellami di latta ne'' quali con- tenevansi le vivande si disciolsero. Si ardente ne era Tat- mosfera ! Neiresaniinare i paesi di quella provincia non jjote a meno di fare una visita al soba o principe bango, che prevenuto delParrivo di lui lo stava aspettando da'suoi iiobili circondato. Egli era ^'estlto da militare coUe spallette da capitano. Una sottana alia iiioda de* negri gli serviva anclie di Ijracliesse, ma aveva i piedi calzati di scarpe;, al sopraggiungere del sig. Douville alzossi ne prima di lui assidersi voile. L'europeo gli presento in dono due bolti- glie di tafia, una di \'ino e cjualche ornamento per le sue mogli. Egli ne bevette dopo d'averne chiesta licenza aH'o- spite suo una bottiglia col grandi della sua corte , pcro senza troncare la conversazione e rispondendo sempre alle incbieste clie fatte gli venlvano, ma scuipre con cjueiraria di contegno o diffidenza clie forma il distintivo carattere d'lin negro allorche questi trattiensi con un Ijianco. Questo principe e cattolico, lia una moglie legittima e piii concu- bine. La sua abitazione e la piu bella , la ])iu comoda , la pill salubre e la meglio fornita di suppellettili fra quelle ilal sig. Douville vedute in questi pacsi. Egli conta piii di tre mila case sotto la sua dipendenza , nuniero assai conside- reA'oIe ne' possedimenti de' Portoghesi. Pei'cloccbe questi al- I'epoca della conquista s'accorsero clie non avrebbcro giam- mai acrpiistato un'assoluta possanza se non dividendo quella de' negri : smeinbrarono dunque i cantoni cli'essi andavano conquistando , e di ciascuna porzione diedero il comando a varj inacoti o nobili die investirono del titolo di sobi o principi dicbiarandoli loro vassalli. Questi principi di nuova istituzione ingannati daH'onorevoIe dominazione che veniva lore conferita non s'accorsero clie semplicemente cangia- vano di qualificazione senz' acquistare di possanza e die un soba sotto il governo portoghese era da meno che un macota sottoposto ad itn soba negro, al cui consiglio PARTE STnANlERA. I 99 era egll amraesso ^ laddove nella nuova sua cnrica oljbedir doveva ciccamente ai bianclii. Questa sete delle dignita fu la cansa della totale rovina de'negri. Uuiti potuto avrelj- bero annichilare i bianchi. Non ci ha cortesla che dal principe Bango usata non siasi al nostro vlaggiatore , ma questi al suo rltorno da nn giro ne' dintorni trovo che la moglle sua stata era assallta da' prhni sintomi delle febbri del paese. Ella ne' tre glorni success! vi ne risenti i piu terrlbili elTct.'i. Tuttavia la forza della sua lisica costituzione le fece vincere ben tosto i pe- rlcoli, ed otto giorno dopo piu non dolevasi che di un'estre- ma de])olezza. Not vedremo quest' infelice ben presto sog- giacere vittiraa di quelF inesorabile clima e dell' amor suo conjugale. I negri di questa provincia difFeriscono in tutto dai po- poli inciviliti , ma specialmente nella loro condotta verso le donne. I popoli inciviliti le ripudiano od acremenfe le puniscono allorclie sorprese sono in adulterio. Da questi negri al contrario sono tanto piii amate quanto e piii grande il nuniero delle amorose loro vicende. Percio le donne quivi ancora conoscono Parte di fingere, e sanno qulndi met- tere in pratica qualsivoglia mezzo di seduzione. Una negra se accorgesi die I'amore del consorte va verso di lei sce- maudo fa sublto ricerca di qualche amante ed a lui rivolge tutt' i suoi favori. Alia prima avventura ella vien suliito distinta : il marito comincia ad avvedersi deiravvenenza di lei veggendo crescere la propria fortuna. Ad una seconda, non solo le rende il suo amore , le liuone sue grazie e I'onore d'essere la sua piu prediletta moglie, ma egli stesso ne proclama il nome che poscia vien di bocca in bocca ripetuto. Se poi o per astiizia o per la sua stessa avve- nenza le riesce di avere una terza avventura, essa diviene allora la deita del giorno. II suo marito ne e da tutti fe- steggiato , invidiasi la sorte di Ini perchi; egli e posses- sore d'una si distiiUa moglle ^ la sua ibrtuna e sicura. Glo- rioso ne va non meno 1' uomo clie giunse ad ottenere i favori di si fatta donna, benclie sla egli sempre costretto a pagarli a carlssimo prezzo e talvolta con g^a^•e danno della propria salute. Tutto il vanto d" un negro consiste nelF avere mogli av- venenti e numerose , sperando di ottenere molta figliolanza. Amjiisce pero le feinminc a prefercnza de* niascbi perche 20O ArPENBICE esse gli recano maggioi- gnadagno. Egli sa che per clascnna ritrarne potra iSaoo reis e che i suoi generi saranno ob- hligati ad assisterlo in qnalstvoglia bisogno. Tosto die ne lia maritata alcuna, o qnando ha nn figlio atto al lavoro, egli passa felici i gioriii. Assise alia jiorta della sua ca- panna consnma il tempo nel filare o iiel tessere uii grem- ])inle ( col che i negri copronsi le parti vergognose ) , e reputasi rlcco se in nn anno ne fa qnanti l^astar possono per ciascuno della sua famiglia. Tutla la cura deiralleva- mento de' fanclulli, del lavoro dei campi e delle domesti- che faccende e alle donne affidata. Quando e stance di fi- lare sdrajasi suUa porta della sua capauna e s'addormenta: allorche si sveglia ponsi a fumare il suo cachimho , cioe la sua pipa. Non debb''essere percio maraviglia se questi popoli portano T indolenza al segno di rifiutarsi dal traspor- tare un pacchetto di mercanzie ad una distanza di venti leghe, quand'anche ne venisse lore oflerto per salario un altro del medesimo A'alore. E siccome questi paesi jnancano totalmente di bestie da somma e quindi e d'uopo servirsi degli uomini per ogni genere di trasporti , cosi il governo portoghese ne ha stabilito il prezzo che suol essere tennis- sinio. Ad onta di tutto clo senza rautorita de''reggenti nulla otterrebbesi. E siffattl portatori pronti sono sempre ad ab- bandonare il fai-dello ad ogni piccolo pretesto ed ogni qual A'olta deporlo possono impunemente. Pe' quali incon- venienti il sig. Douville trovossi non rare volte in grandis- simo irabarazzo. Molto il signor Douville si trattenne ne' paesi dei Dem- bo , e tale sua vdsita somministro alia geografia importanti e nnovi documenti. Perclocche nelle carte questa grande pro- A'incia giaceva all" est del ventesimo meridiano di Parigi ; estendevasi tra il 5° ed il 10° parallelo, ed era alPest circo- scritta dal fiuine Couango. Per tal modo confondevasi cogli Stati di Cassanga , dal nostro viaggiatore diligentemente indicati. I Dcmho occupano tutt' altro luogo. Questa pro- vincia comprendesi presso che tutta tra il iS" ed il iS" meridano, e si estende tra il 7° ed il <)" parallelo. Si giu- diclii ora quanto strana fosse la confusione de'fatti e de' no- mi nelle antiche relazloni. E d'uopo per tanto riscontrare in oggi la provincia dei Dembo assai piii aU'ovest, e nella sua parte meridionale ravvicinarla al gran fiume Couenza. Questa provincia anticamente faccva parte degli Stati del I PARTE STRANIERA. 201 re cU Congo: e estesa e montuosa, massime nelJa parte occiileiitale. II signer Douville calcolo a 62a tese sopra il livello cloirOcenno Tuna ilelle stazioni in cui ebbe egH a cola posarsi. Gli Stati ilei Denil)o, dove i Portoghesi non mantengono ora alcnna forza militare, sono circoscritti al nord ed all' ovest dai Mahun^os , popoli indipendenti , die ogni di guadagnano tevreno (*). Costoro si sono inipa- droniti di tiitta la parte del paese che ini tempo separava questa provincia dalla costa. Laonde per si fatta posizione traflicar possono direttamente co' capitani die vengono ad Atnhriz , od all^imboccatura del Loge deVllezo e AelYOnzo. I capi dei Demlio distingnonsi per la quantita delle mo- gli, delle qnali talnno ne ha sino a dugento, e per una ceriinoniosa rappresentazione die ha una tal quale appa- renza di feudismo. Essi accolgono lo straniero colla piii gran pompa ;, ma aU'indoniane come i re da teatro spo- gliansi d' ogni apparato ed al inedesimo straniero presen- tansi sotto i cenci della miseria. II popolo meno infelice die qiiello delle altre parti del regno d"Angola, meno sog- getto alia servltii, non e tnttavia piu addetto ai Portoghesi. Ei sogna giorni di liherta , sdegna di dipendere dalia vo- lonta di un capo , e medita uii avvenire di vendetta e di rappresaglia. Se cio avvenisse, le tenipeste politiche sareb- bero in questi jjaesi assai piii tremende die quelle del cielo, le quali per altro imperversano si spaventose. Curiosa e la costumanza per la quale i capi, o principi dembo per antica consuetudine offerir sogliono le loro liglie agli stranieri. II dembo Cabunda, presso il quale il nostro (*) I Portoghesi diedero a questi paesi, die un tempo apparte- nevano al re del Congo, il noiue di provincia dri Dembo Ecco r origiiie di questa parola nclla lingua del Congo. II nome Dembo signillca un generale d''aniiata, e corrisponde al vocabolo jaga in lingna biinda. Tale era il tirolo di ciascun governatove d'' un cantone. Un rfc///^o ( e tutti erano ereditarj ) aveva sotto di s^e pin sobi. Sotto la doiiiinazione de' Portoghesi le cose rimascro come erano : la digniti di dembo e turtora ereditaria. La sola difi'erenza in cio consiste, che i dembo in luogo di riconoscere la suprema autorita del re del Congo sono sott(>posti al niouarca clie regna a Lisbona. Wa ticcome ciascuno d'' essi puo essere considerato pill come un alleato che come un vassallo del monarca di Lisbo- na, cosi il loro potere non ha limite alcuuo, cd i pin forti re- gnano da jjrincipi assoiuti. 202 APPENDICE viaggiatore trovavasi aggravato da malattia, nell'atto d'csprl- mere il suo cordoglio per T infermita dell' ospite suo non meno insisteva perche quests accetCasse una delle sue figlie 'clie era bellissima, e die sempi-e ei seco conduce va. Cestui pensava certamente al dono clie ne riporterebbe^ ma sopra. tutto bramava ch' essa rimanendone incinta partorisse ua maschio clie diverrebbe celebrc e fors'anciie i*eggeate della provincia. Finalmente ordino al suo interprete di condurla al signor Douville e di lasciarla presso di lui, ingiugnendo ancora di dirgli che se mai egli avesse per lei qualche ri- pugnanza , potrebbe fra le altre scegliere quella clie piu gli convenisse. II dembo avea pur ordlnato a' suoi sudditi di fare simili ofFerte agl" interpreti ed ai domestici del slg. Douville i e le loro iiglie pavoneggiarsi seniljravaiio di si bella Ven- tura. Ma cotali esibizioni costano sempre carlssime a chi le accoglie, poiclie dee innanzi tutto avvertire il principe del dono clie per simile favore egli iutende di fargli :, lo clie trascurando incorre iiella pena di schiavitii, dalla quale non puo sottrarsi se non coll' ammenda di uno schiavo. Percio gravissimi inconveiiienti erano per succedere, se il signor Douville colla feniiezza e sagacita sua non avesse saputo altamente imporne al dembo. La piii grande delle provincie del regno d' Angola , la pill remota verso 1' est e ad un tempo la piii popolosa e quella d'Ambacca. Essa , secondo le osservazioni lunari e cronometriclie del signor Douville, giace tra il 9° 9' 48" di lat. Slid, e i5° 17' i5" di long, est di Parigi. Alia fine di maggio, clie In questo paese e il principio deirinverno, il termometro di R. segnava da 24° al 27° a mezzodi, dal 10° al 14° a quattro ore del mattino; e l' igrometro clie di giorno tenevasi dal 16° al 20% alzavasi nella notte dal 70° air co°. Immenso e percio il vapore che di giorno as- sorbito viene dal caldo, senza di clie si umide non sareb- bero le notti. La reggenza trovasi in un fondo paludoso al 9° 16' di lat. N. e 14° 5o" di long. E. Fertllissimi ne sono i dintorni. Le raccolte rendono il dugentesimo. Gli ana- nas crescono ad una grandezza prodigiosa e sono succosis- slmi; gli aranci ed i cedri rigogUavano di frutti^ la radice della manioca era grossa e pienissima di sostanza i i prati coperti d' ogni genere di bestiame : sembrava clie da per tutto regnasse Tagiatezza, vi si distingueva altresi un lusso che dal nostro viaggiatore incontrato non erasi altrovci ma r\RTE STRANIEUA. 2o3 r ignoranza c T infinganlaggine vi domiiiavano come nogll altri paesi. II sigaor Douville trovo nel gov ernatore por- toghcse un uonio scliietto , giusto , cllsintcressato , nguale co' ricchl e co' poveri. La guaniigione consiste in due pic- coli cannoni da campagna ed in alcuni soklati ^ a'(|uaU e pur affidato il servizio della polizia per arrestare i iiegri rei di qualche delltto. Ci ha altresi una cliiesa ed un con- vento , nia con un solo monaco , cui e aflidato T incarico della cura d' anime. Egli pero non lia grandi occupazioni , essendo die 1 negrl prestansl jnu volentleii al culto de'loro idoli ed alle fattucchierie de' loro maghi o sacerdoti. Dalla reggenza d'AmJjacca il signor Douville diresse il suo caimnino A^erso la provincia di Pungo Andongo discen- dendo verso il sud e passando con fatica per hoschi ino- spitali , dove non udivasi die il ruggito del signor dei de- serti, il leone. Giunto alia reggenza di Pungo Andongo di tjuelle bizzarre rocce cliiamate pietre iiegre nelle anticlie carte, e dai niissionarj descritte senz' esattezza alcuna , ne determino la posizione al 9° 29' di lat. S. e 1 3° 89' di long. E. Consistono in oUo principali ed immense rocce di granito assai grossolane forinanti un circnito , la cui interna circonferenza e di circa una mezza lega: sono ta- gliate a picco , di uiodo die riesce impossibile il raggiu- gnerne la sommita, la cjuale sembra piana: la loro altezza e tU circa 400 piedi. Ci ha tutti gPindizj per credere clie qiieste immani rocce siano i resti giganteschi di una inontagna mutilata da qualche grande conxTilsione della natura. Piu avanzi di sostanze vulcaniche proverelibero anzi die in questo luogo anticamente sussistesse un vul- cano. Quivi e V ultimo presidio de' Portoghesi , composto d' una trentiua di soldati blanchi e negri , e destinato alia difesa del paese contra 1' invasione de' negri indipendeiiti , e quivi e pure la diniora del reggente e di un piccolo nuinero di biandii discendenti da' Portoghesi gia da piii d' un secolo condannati all' esilio su queste estreme spiag- ge. II presidio e a 679 tese sul livello delf Oceano. E da notarsi die il terreno va costantemente elevandosi ed in un uiodo maraviglioso quanto e piii distante dal mare e quaiito piu s' accosta al mezzo del continente. L* aria vi e puris- sima , le acque eccellenti ; la vite da grappoli uguali in grossezza a quelli del Portogallo : sembra nn paese sin- golarmente favorito dalla natura. II signor Douville cola 204 APPENDICE incontrossi coU'infelice Candklo d' Almeida Sandoval con- dannato alia deportazione pei- una satira da lui scritta con- tro del ministro portogliese: conobbe in lui un uomo istrut- tissimo e che niolta pratica avea del paese in cui trovavasi prigioniero. Egli stabilito avea presso del presidio nna piantagione di cafFe che assai bene prosperava: anche il cacao ed il pepe gli producevano abJjondanti raccolte. II nostro viaggiatore giunto era finalmente ai confini del Congo sottoposto al Portogallo, e gia stava per inoltrare i passi ne'paesi de'negri indipendenti. La sua salute molto avea sofferto , e piu ancora quella della moglie. Quest'im- pareggialiile donna fu a pericolo di rimanere vittima del- r ardore suo nel sussidiare lo sposo, nel dividere con lui le fatiche anche nelle piu penose ed ardue ricerclie. 11 signor Douville preso avea per medicina nn enietico in cui versato erasi insidiosamente una dose di veleno. Ne risenti nello stomaco e nella gola nn calore insofFribile e divorante. Finabnente la sua robustezza trionfo ed egli dopo un vomito riprese lo spirito e le forze. II suo viag- gio tra' negri indipendenti formera il soggetto d' un terzo ed ultimo estratto. G. ObservadoJis sur la Guide diplomatique. Osseivazioni sidla Guida diplotnatica del sig. harone C. Martens, scritte dal conmiendatore Pinheiro-Ferreira. — Parigi, io33, Key e Gravier , in 8.°, di pag. ix e 190. Prezzo a Parigi fr- 3. Questo volume fa serie colla GuiJa diplomatica del signor di Martens, della quale parlato abbiamo nel t. 66.% giugno 1 832, pag. 354, ed anzi ne forma il compimento. Percio deb- b'essere a quella Guida aggiunto. II sig. commendatore Pin- heiro-Ferreira gia pulil)licate avea alcune sue osservazioni suir opera che il sig. di Martens diede alia luce nel i833 sotto il titolo di Manuale diplomatico , da cui fu susseguita in piit ampia forma quella , che poi intitolo Guida diplo- matica, opera veramente classica nel genere suo. Vedendo il sig. Commendatore che il sig. di Martens compiaciuto erasi di cortesemente accogliere le sue osservazioni e d'in- serirne anzi alcune nella suddetta Guida , s' avviso di far cosa utile e grata agli studiosi della dlplomazia col ]mb- blicarle tutte nel volume che amiiinziauio. Esso dividesi PARTE STRANIERA. 205 in uiidici capltoli. Ncl i.° trattasi del mlnlstero degli afFari esteri e del suo capo; nel 2.° de' minlstri e delle missioni diplomatiche in generale ; nel 3.° della classillcazione degli agenti diplomatici; nel 4.° della spedizione delPagente di- plomatico , e dello stabilimento del suo carattere pubblico; nel 5." dei diritti e delle prerogative , di cui godono gli agenti diplomatici ; nel 6." delle cerimonie d' ambasclata ; nel 7.° del seguito del miaistro; nell' 8.° dei doveri e delle funzioni delF ageiite diploinatico ; nel 9." della fine delle missioni diplomatiche ; nel io.° dei consoli ;, nell' ii.° del ceriinoniale straniero e della precedenza. Segue poi una giiuita sidle coinposizioid diplomatiche , cioe sui manifesti , sngli atti di guarentlgia, sui trattati pubblici, sui processi verbali e sui protocolli. - G. Essays etc. Sagglo sulle mediche istitiizioni di NapolL del D. La-Roche medico di Filadelfia. — Filadel- fia , i83o, in 8." Fa in vero stupore e dispiacere il vedere noi Italiani star- cene silenziosi intorno i patrj istituti pertinenti alle cose me- diche, e lasciare che estranei ne vadan tratto tratto publdican- do pill o meno particolarizzati rag2;uagli. De' quali ora uno ne giunse d' America, in cui Tautor suo, il dott. La-Roche si limita per ora ad intrattenere il Icttore sopra le istitiizioni mediche del Regno di Napoll, promettendo di occnj^arsi in ulteriori pnbblicazioni di quelle delle altre parti d^ Italia. " Napoli , egli dice , attira 1' attenzione de' viaggiatori pill per gli oggetti che oiFre di naturale curiosita e di arti che ]5er le cose mediche. I varj caritatevoli e pii stabili- menti ch' essa racchiude, per cjuanto possano aver relazione diretta od indiretta colla medicina , meritano piix 1' am- mirazione de' curiosi che le indagini de' medici " Sembrercbbe che il professore Tommasini nella sua breve dimora in Napoli sia statp di preferenza colpito da qiiesta ammirazione. Avendo noi calcato lo stesso terreno poco tempo dopo di lui , ed avendo avuto opportunita di osser- Vazioni molto superiori a quelle della generalita de' viag- giatori medici , siamo pronti ad asserire che la pittura abbozzata dal professore bolognese delle sensazioni da liii avute nel visitare Napoli, e della grandezza ed interessante natura che attiraiio 1' attenzione del medico scrutatore , 2o6 API' EN DICE tutto clic tracciata con uno stile ampolloso onde ottenerc un poelico eff'etto , non e jsero del tutto esagerata ; ma non possiamo convenire di essere rimasti ugualmente sod- disfatti , laddove il Toinmasini sembra esserlo stato, tanto in rapporto alle istitnzioni degli stabilimenti saiiltaij di Napoli, qiianto in rapporto alio stato attuale della medi- tina napolitana. Nella succinta relazlone ch'' egli lia dato al publjlico sopra di essa, i suoi pregiudizj nazionali T hanno fatto talvolta ]irevaricare , e la gloriola di vedere la sua dottrlna prevalere nella mente de'piii cliiari medici di quella cltta, la tenia di offendere 1' orgoglio di alcuni, non die il dcsiderio di lusingare T amor proprio di chi bene lo accolse , sono forse state le cagioni per cui egli per avventura niodifico il suo gindizio, facendogli farede'com- 2)Iiinenti e dar incensi a cose e persone clie in senso di pura verita e giustizia avrebbe dovuto censuiare. >i Noi pero scevri di qualsivoglia considerazione di tale natura , ed incapaci da credere necessario doversi sacrifi- care la verita al puro timore di offendere 1' amor proprio tli jioclii individui, o airandiizione di essere ammessi alle scicntiliclie associazioni di quel paese , onore non dimanda- to, ma dovutamente apprezzato :, noi non nasconderemo la nostra opinione, quakinque essa sia, intorno alle istituzioni ed agli stabilimenti medici di Napoli, daremo lode a clii me- rita lode, e censura a cio clie in coscienza credcremo censu- rabile. n Ed in fatti leggendo lo scritto pubblicato ultimanieu- te in Filadellia dal D. La-Roche noi troviamo die egli si e strettamente attenuto al vero, mostrandosi scevro da quello spirlto di partito die tanto nuoce agli scrittori di siffatte ma- terie.Egli non si liniita gia ad ammirare colla phiralita de' viag- giatori in Italia la purita di un cielo die ci sorride , il bel clima die ci offre piaceri e salute, la campagna e le citta die ci danno istruzione sulla gloria passata, sorgenti tutte di lunghe e profonde Jiieditazioni f, ma si esteude a rap- presentare quest" Italia nostra , gia una volta mater scientia- rum et artium come culla della moderna medicina europea. Se argomentar dol)))iamo da quanto cspoiie il medico del nuovo mondo, assai minutamente e con verita, intorno alio iiniversita, agli spedali , ai professori di scienze mediche a Napoli , ecc. quel cir egli si propone di esporre sul rima- ncnte della medicina di altre citta d" Italia , noi dobbiamo larglicne auticipatamente de" coinpUmenti e saj^erglicne ))Uon grado. B. 31 PAKTE ITALIAN \. 207 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATUSA E BELLE ARTI. Nuovo Dlzioiiario de sinonimi della lingua italiana. — Fircnze , i83c-33 , dalla tlpografia di Lidgl Pezzati , ill 8.°, di pag. 6"5. Qiiella sentenza del celebre du Marsals 11 quale esternb doversi dedurre la riccliezza di una lingua dal numei-o dei }iensicri clie vale ad espriniei-e , non giii da quello dalle articolazioni della voce, comprende la vera teorica dei si- nonimi e dimostra nel tempo stesso il Ijisogno , 1" utilita ed il metodo di applicare ad essi la mente e lo studio. Perocche in fatti e naturale e credibile die non abbiano pensato i jn-imi padri della favejla ad inventare plu voci per esprimcre la stessa idea , cjuando una sola all' uopo liastava ; e che piuttosto abbiano voluto colla moltiplicita delle voci signilicare le difFerenze anclie minime , le gra- duazioni anche nieno apparentij le moditicazioni anclie ac- cidentali che negli oggetti iisici e morali accade continua- jnente di notare , onde la lingua si rendesse accomodata e bene si adeguasse alPampiezza dell' universe, e alFinfi- nita varieta dei pensieri e degli afFetti degli uomini. Per- cib nessuno giungera niai ad esprimersi con clilarezza e con quella proprieta , per cui le idee cmergono dal di- scorso nette , evident!, e per cosi dire sensibili ^ se non apprende a discernere nelle jjarole quelle difl'erenze, quelle gradnazioni , quelle modificazloni che abljiamo di sopra accennato ;, per cui ginstamente si fissa il loro valore , ed il significato loro si circoscrive logicamente : cio die ot- tiensi in primo Inogo col rimontare all' origine delle parole e col discoprirne 1' etiinologia ^ in secondo luogo coH' os- servare gli esempli di quegli scrittori die sono maestri di Icttere c di sapienza , ed ai (juali non gia uii' aura di fa- vore c di jjjauso. ma il voto concorde di piii genti e di 2o8 APPENDIGE piu eta concesse il titolo di classic!;, e per ultimo col con- senso di quella buoua ed utile metafisica che non conduce gli uomini a vaneggiare neli' idealismo , ma che apre ad essi gli arcani delle sostanze spirituali , come quelli dello sostanze materiali disvela la chimica. Soltanto coU'uso con- temporaneo di questi tre mezzi iioi crediamo che lo studio de' sinonimi riuscir possa prolittevole , poiclie I' etimologia dimostra il signiJicato originario ed il primitivo valore dei vocaboli , gli esemjili dei graiidi scrittori fanno conoscere a quali variazioni quel significato e quel A^alore siano aii- dati soggetti collo scorrer del tempo, e I'analisi metafisica insegna sino a qual punto sifFatte variazioni sieiio compa- tibili colle convenienze logiche e coUa ragione eterna del pensiero ; cosicche da tale procedimento tutta la materia e abbracciata compiutamente. Non sembra pero che fosse di questo avviso il chiaris- simo slg. Tommaseo , ch' e F antore del libro che ora an- nunziamo, quando si accinse all' ardua impresa di fare la rivista dei sinonimi italiani e di notarne le diflerenze. Poi- clie in vece di giovarsi dei mezzi che abbiauio di sopra significato, egli dicliiara di volersi attenere alFuso, e pre- teude die T autorita di questo uso debba ad ogni altra prevalere. E seljliene egli nella prefazione voglia far cre- dere che r uso da lui seguito sia quello di tutta Italia , nulladimeno e dalla prefazione stessa e meglio ancora dal contesto dell' opera si rileva che in sostanza pose mente alia lingua parlata in Toscana e 1' uso di questa osservo principalmente. Cio rende la materia del libro diversa da quella annunziata nel frontispizio, poiche, adottata questa luassima , non piu gli si addiceva il titolo di dizionario de' sinonimi italiani : ed in secondo luogo nasce da cio che una parte delle osservazioni con somiiia diligenza fatte dair autore sulle sinonimie da lui esaminate da molti non sono intese o restano inutili per molti ; poiche natu- ralmente gli abitanti delle ahre provincie dell' Italia non conoscono e non si curano di conoscere quelle voci die fanno parte non gia della lingua comune , ma del parti- colare dialetto toscano, e niente ad essi importa di sapere quali dilferenze vi sieno tra quelle voci e le altre affini. Cio tanto e vero che moltissime voci sono notate ed esaminate nel Dizionario del sig. Tommaseo ■, le quali ne 6Dnt> usate fuori della Toscana, ne trovausi registrate nel VVRTE ITALIANA. 209 wraii Vocaholario ilella Crusca. Lo die a noi sembra dis- ordiiie gravissiino: poiclie quel Vocaholario, coia' e il solo testo clella lingua viveute , cosi e il vero c legittiiuo foii- damento clie la logica e la filologia pongoao d'accordo agU stndj ed ai lavori riguardanti alle sinoaimie itnliane. Dice bensi T autore nella sua prefazioiie die " quelli die trovassero inutile la determinazioae del vero siguiilcato di alcuiie voci al piu degli scrittori d'ltalia non note possono lascinr queste da un canto, poiclie sono un sopra piii die, coniunque si giudiclii, non ha nessuna induenza siil metodo die dirige e suUo spirito die anima il rimanente lavoro. PARTE ITALIANA. Jll iinniutaljile eel Iiievltal)ile, felice ocl infausto die sia, e clie fiiiicsto si fonna da farms afferens egli avrelibe presentato al lettore nette e spiccate le differenze die vi soiio nel sigiiificato di queste due voci senza bisogno di altrc osser- Vazioni. Cosi patria non e die patris term e paese , pro- venendo da 7T-/)yri fonte , ricorda colla sua etimologia Taii- tichissimo costume degli uoiiiini di fondare le loro aljita- zioni jiresso alle fontl ; e V autore esponendo queste no- zioni avrel)l)e potuto abbreviare il relative articolo e farlo luigliore. Llolte altre osservazioni di tal genere noi far potreinino , se i liiniti del tempo e i riguardi dovuti alia pazienza de' iiostri lettori lo concedessero. La uiaggior parte delle parole esamiiiate nel nuovo Di- zionario riguardatio oggetti corporei;, ed in quanto alle pa- role esprimenti le idee astratte e le afTezioni niorali I'au- tore penso n che il senso e le ditlerenze delle prime sieno precisameute deterniiaate dalFuso dei dotti, e die all' nso delle seconde sia maestro il naturale istinto e quel scntl- uicjito di convenienza ch' e quasi un istinto anch''esso nelie persone fornite di sociale coltura e di senno. >> 11 quale pensiero , a parer nostro , non e utile ne giusto : perclie i lil;ri del genere di quello di cui pnrliamo si stampano priiicipalmente per quelli die non sanno e non per quelli che sanno , e non t:into per glovare ai dotti quanto per servire d" istruzione agli studiosi e di guida agl' inesperti ^ e quel senso che T autore chiama istinto e una facolta assai oscura, una norma incerta e mal fida , la cui applicazione alle questioni lilologidie semljra veramente strana ed in- solita. Cio premesso , reputiamo uon esservi dublno die le parole delle qnali piii iinporta di bene determinnre il signilicato per togliere fra loro ogni apparente sinonimia siano appunto quelle cli' esprimono idee astratte ed afle- zioni niorali. Imperciocche delle prime parlando, le astra- zioni non essendo che un coniplesso d" idee pariicoiari le- vate dai singoli oggetti per formare nella iiiente umana un tipo i-azionaie in cui tutte si convengano , ne segue che ogni idea che da esse si tolga o ad esse si aggiunga, ognl luodilicazione a cui c[ueste idee elementari vadano soggette serve a dare una varia qualita e quindi un vario nomc alle astrazioni medesime; nella stessa guisa che nclle com- posizioni farmaceutiche un nuovo ingrediente od un di- verso procedimento fanno che sia diverso il prodotto e 213 APPENDICE cliiedono nn norae clifFerente. Ed in quanto alle aflezioni morali chi abbia saputo porsi bene addentro nelle cose deir anima non ignora come le umane passioni sor^ano semplici ed ingenue da' loi-o reconditi principj , come nei lore progress! o si serbino dolci , temperate , Ijenevole , o divengano dnre, maligne , contumaci , battagliere, e come negli ultlmi loro spiegamenti conglungendosi, intrecciandosi e quasi confondendosi , ne segue clie talvolta brutti vizj insidiosi prendano la maschera di A^rtii generose e ne usur- pino gli splendidi nomi , e che all' incontro modeste e schlette virti rimangano celate sotto un nome spreg;iato. Onde vuolsi acre ed esperimentato ingegno ed osservazioni diligentissime per distinguere nelle afFezioni morali queste qualita , questi gradi , queste ditFerenze , e per discernere in pari tempo quali nell' ampia ofllcina della lingua sieno le voci atte ad esprimerle, affinche le espressioni siano pro- prie ed accomodate , e sia evitato il pericolo di secondare coUa confusione deUe parole i torti o fallaci giudizj del volgo. Pertanto se non e malagevole discernere e significare le difFerenze fra gli oggetti corporei, i quali a tutti cadono sott' occhio , e i nomi dei quali sono da tutti usati conti- nuamente , difficile pero per non dir imposslbile impresa pel maggior numero quella si e di penetrare coU' acume della mente negli arcani delle astrazioni e delle afFezioni morali, e di trascegliere nell' immensa copia delle voci italiane quelle che alle intime loro qualita esattamente cor- risj3ondono. II sig. Tommaseo grandemente accrebbe la mole del sua dizionario de' sinonimi prendendo ad esaminare molte voci die sinonimi non sono. In questo modo egli dilungossi dal suo proposto e fece che la sua opera eziandio dal titolo appostole si dilungasse. Perche ella e senza dubbio opera utile e degna di ogni nobile ingegno quella di chiarire il senso delle parole , soccorrendo cosi ai men provetti scrit- tori e rendendo piu. agevol Parte di scrivere con quella proprieta civ e il bellissimo dei pregi deilo stile: ma questo genere di utilita non vuolsi ritrarre da uu dizionario di sinonimi , il ctti vero f copo e quello di bene distinguere le voci che per una mala contratta ovvero mal valutata affinita si crcde che abbiano lo stesso significato, e di to- gliere in tal maniera il pericolo che le une sieno usate per le altre iadistintameute. Quijidi ogauno comprende die PARTE ITALIANA. 2l0 fuori tU proposlto si voile nel dizionarlo di cni parliamo detenuinai'e e paragonare il signilicato di molte voci, che nessmio reputa siuouiiiie , die nessuno confonde, e le cui relative idee sebljene da nno dei loro lati si tocchino, da tutti gli altrl pero appariscono anche ai meno veggenti diverse e disparatissime. Voci di tal fatta sono edifizio e casa, amore e amicizia, alba e aurora, carnagione e carni , amante e sposo , evideiiza e chiarezza , lasagne e gnocchi , sdrajarsi e giacere , vocca e giovenca , ed altre infinite che per amor di brevita si tiasandano. La quale mal coUocata fatica tanto pin riesce increscevole in quanto che queste ne vere, ne apparenti sinonimie si usurpano il luogo ad altre sinonimie di considei'nzione e di piii degne e piii bisognose: tali sono misericordia e pieta , fedelta e lealta , verecondia e pitdore , adolescenza e gioventu, motto e detto, genero- sita e liberalita , gentilezza e cortesia ed altre parecchie che non si trovano nel dizionario del ' sig. Tommaseo , ma di cui nelle antiche scritture italiane e singolariuente nelle prose del gran maestro Alighieri si trovano non solo esempli del loro giiisto e legiitinio uso, ma eziandio adeguate spie- gazioni delle difterenze che nei loro significati notare si devouo. E poiclie la fama di cui gode il nostro autore ci ha indotti ad esaniinare il libro da lui pubblicato con niag- giore e plu scrupolosa diligenza, non lasceremo di osser- vare che non era necessario ch' egli si adoperasse a dichia- rare il diverso significato delle voci Alina , aletta , aluccia ; AncUiao , anelletto, anelluccio; Bellino, belluccio , beUocciof, Bocchina , bocchetta , boccuccia ^ Cavallino, cavalletto, ca- valluccio e di tante altre di taTgeuere; perocche le stesse regole cOMUini della lingua insegnano quali difFerenze si fatte alterazioni dei nomi primitivi producano nel loro signifi- cato , e qualunque meno esperto gramniatico sa che la desinenza in etto dimostra una semplice diminuzione, che havvi un non so che di vezzeggiativo nella desinenza in iiio ed un non so che di peggiorativo nelle desinenze in astro , in accio , in ucc;o , in occio. Forse era piii utile e piu spediente consiglio ricordare queste regole nella pre- tazione , illustrarle con accomodati esempli e mostrare a quali eccezioni vadano soggette. Parimente la particella ri preposta ad un verbo annunzia comunemente la ripetizione dell'azione del verbo stesso significato. Percio non era di 214 APPENDICK jTiestierl clie il sig. Tommaseo si affaticasse ad investlgare la differenza fra cjnelle voci a cui si r.ggiugne e quelle die non ne sono foriiite come pur fece per la parola Bollirc e ribollire , Conciliare e riconciliare ed altre simili: e giu- stainente il Ral)bi trasaiido interamente questa classe di parole contentandosi di accennare la norma generale in un luogo acconclo del sue dizionario. Sonovi poi nella lingua nostra alcuni modi , alcune varieta , alcnne desinenze clie vennero in essa introdotte soltanto per giovare aU'armo- nia e per servire a seconda dei casi air eleganza e per cosi dire ai comodi del periodo. Ora tra le voci clie per sifFatti mutamcnti si modilicano , come per esempio tra quieto e cheto , fra trasciuanza , trascuratezza , trascurag- gine, tra servizio ^ servigio , tra seccatura e scccaggine, il nostro autore con grande studio si adopera per stalnlire Vina difFerenza clie propriamente non esiste, poiclie I'uso di quelle parole non dev'essere regolato dai precetti e dagli csempli, ma hensi dairaccoi'gimento e soprattutto daU'orec- cliio fine ed esercitato dello scrittore. Nella stessa guisa sonovi nella lingua italiana infmite parole clie non si di- stinguono fra esse se non clie jier un grado magglore o minore di nobilta in ciascliednna riposto , per cui si fanno accomodate ai varj generi di scritture , da'la prosa piii uinile alia piii elevante poesia , dal capitolo benaiesco al canto epico, e questa pcculiare acconcezza delle parole ad espri- mere le idee o importanti o lievi , o basse o suljlimi, o splendide o volgari e appunto cio die da alia nostra favella quella forza logica , quella vagbezza , quel colorito per cui fassi dalle altre singolare e fra tutte maravigliosa. Ora per mosU'are il vario oiiizio di qucste parole basta a parer nostro accennare silFatta gvaduazione ; e lo stillarsi il cervello die fa il sig. Tommaseo per rin\'enire piii iutime e piu sostanziali difl'erenze nel loro signilicato , come per €sempio fra aldjajare e latrare , fra grande e magno , fra pranzo e dcsinai-e , fra nulje e niivola ecc, lo conduce a sottigliezze e raflinamcnti, in una parola a vanita filolo- gicbe die non recano giovamento ed a cui iiessuno abbada. Tutte queste disamine di cui sinora abbirano fatto parola accrescono il volume ma non T utilitli delFopera. e for- mano piattosto ingrombro die riccliezza. Noi abbiamo esposto tutte queste csservazioni senza rl- giiardo perche sianio persuasi die in un lavoro di Umga PARTE ITALIANA. ai5 lena le impei-fezloni e le mancanze slono una cosa ordi- naria e naturale per non dire necessaria ed inevitablle. Dei frizzi 2:>oI clie in gran nuniero si trovano sparsi in questo libro e delle piccanti allusioni che sono cliiare ed aperte ad ogni men veggente intelletto, noi non parleremo per- clie alle nostre considerazioni non si attengono in alcun modo, come sono cerumente mal collocate in un liJjro che tratta di materie filologiclie. JJ itullano istruito nella cognlzione dclla lingua spa- gnuola. — Roma, i833 , in 8." L" Italia mancava tuttora di una ])uona grammatlca spa- gnuola. Che tali dirsi non potcano quelle del Franciosini e- del Borroni. A si fatta mancanza ha ora provveduto il Rev. D. Francesco Marin, cappellano della regia cliiesa nazionale di S. Giacomo e S. Maria di ]\Ionserrato degli Spagnuoli 5 e uomo nella sua patria lingua e nell' italiana peritissimo. II suo libro , che qui viene da noi annunziato, dividesi in due sezioni , nella grammatica e nel supplemento. La prima contiene cincpie trattati, cioe della pronuncia , della prosodia, deli' ortografia , delle parti del discorso , dclla sintassi ; la seconda presenta utlli osservazioni sulla analogia fra le due lingue ?, vi si aggiungono vina specie di dizionario manuale , un' abbondante raccolta di frasi famigliari , il metodo con cui tessere un discorso su qual- sivogha materia in conversaiido , squarci di prose e poesie spagnuole per esercizlo del logger e e del tradnrre, un saggio dello stile epistolare in ispagnuolo, e finalmente im elenco de' classici scrittori in quella lin-ua per chi formarsene volesse una scelta biblioteca. II libro e scritto con semplicita, evi- denza e precisione: e poi impresso in bcUa carta e nitidi tipi. Fortnnatus Sicnlus , o sia V Avvcntiiroso CiciUano di BvsoNK da Guhbio. Romanzo storico scritto ncl MCCCXI, ed ora per la pjimu lolta pnhblicato da G. F. NoTT, socio deWAccadcniia d antiq. di Lon- dra. — Fircnze , iSSa, alT insegna di Dante, in 8.°, di pug. XXXVI e 359. Lir. 6 ital. La critlca deve far coato d' ogni libro perclie la lette- ratura pub giovarsi di tutti : il punto sta nei saper collo- care ogmmo al suo posto , ed usarnc a proposito. 21 6 ATPENDICE QuIntUcl anni fa qnesto Awenturoso Ciciliano sarebbe stato publjllcato come testo di lingua , come un nuovo soc- cor^o al Voca])olario della Crusca , come un tesoro cl'ele- ganze , e sopra cento die lo avrebbero rubato per i-en- dere piu ridicoli i loro mosaici , tre o quattro a]:)pena se lie sariciio forse giovati da maestri per illuminare le ori- gini del nostro idioma , ed allargarne i confini. Ora die tutte le idee concorrorio e si aggruppano nel romanzo siorico , o in qualche cosa di simile, era necessario di notare anche qtiesto cadavere disseppellito, tlel marcbio del romanzo storico, secondando la nioda piii clie la verith. Per la qual cosa, cbi allettato dal titolo , o amasse 11 ro- manzo storico o ne sospettasse la parodia, compro il libro c si promise una piacevole lettvira, fu ingannato davvero! Gil convenne leggere una dedica , una jirefazioiie , una vita deir autore , e avvertimenti e osservazioni , e note e cliiose anticlie e moderne, e intrecciata a tutto qiiesto una squallida narrazione composta o scomposta di brani di vec- cbi racconti cuciti insieme , e quindi senza ordine , senza disegno preconcetto , in uno stile, generalmente pariando , pill ancora spossato e cadente clie iiivecchiato e fuor d'uso. Ripetiarao clie quasi da tutti i libri si puo ritrari'e qualclie vantaggio , e da questo in particolare , cbi lo cerclil diliiijenlemente , noiizie di lingua , di costumi e di anticbe tradizioni , e qualclie tratto inoltre di prosa semplice , e leggiadra nella sua semplicita. Ma V amore pel suo codice esagero all' editore T Importanza del libro e dell' autore. Pcrclie si narra cbe Bnsone albergasse Dante nel i3i8, e gli fosse prima compagno r.ell' esiglio , questi due grandi iLOmini debbono essere amici, debbono avere afTinita d'anima e d'ingegno, debbono proporsi uno scopo uguale nelle loro niediLazioni i, e come Dante si occupcua allora a for- mare uno stile perfetto e coiivencvole alia poesia itaUana , cosi cercasse Busone di formare un elevato e nobile stile di prosa , che convenisse alia hcllezza e alia capacita della liagua italiaiia. IVia 1' appajare questi due uoniini , per ri- flettere gloria e splendore sopra Busone , e cosa piii della rettcrica cbe della critica o della storia. Dante non ebbe se non questo pensiero , la vendetta della sua grande cd in- felice passione ; e se paria di lingua e di stile e solaiuente perche tutto congiuii alia sua pi-incipale intenzioue di di- struo;gere oa;ni vanto , ogni prevaleaza munitipale. Chi PARTE ITALIANA. 217 immaginH Dante intcnto a ordlnare, armonizzare periodi, a polir versi come «n accademico dei nostri giorni, o come nn poeta didascalico , va errato d'assai. Certo Parte era grande neirAligliieri , e assiduamente da lui coltivata , ma era se- coiida alia sua passione politica ; ed egll cercava non gia di dare uno stile perfetto e convenevole all- italiana poesia , ma clie anche lo stile di questa fosse tale da raggivignere il suo primo ed uuico scopo. Se poi fu scopo di Busone di dare uno stile perfetto alia prosa italiana, convien dire che le sue forze fossero mlnori del suo buon volere , perclie quasi tutti gli scrittori toscani suoi contemporanei , non che I'aA'anzino lo lasciano dopo di se dalla lunga. Chi voi-rebbe assomigliare la prosa deirAvventuroso Ciciliano a quella di Giovanni Yillani , di Bartolomuieo da S. Con- cordio , di Fra Giordano , di Dino Compagni '' Chi A'orrebbe nemmeno assomigliarla al libro d'amore, che si dice leggcs- sero Francesca e Paolo, libro scritto anterlorniente a Bu- sone , e il cui stile conserva tuttavia una freschezza ed una evidenza che jier poco ti sembrereblje scritto jeri , se certe grazie native potessero fiorire ancora sui nostri stili passati per tanto artilizio di varia imitazione , e non mai ravvivati dalla lingua parlata ? Se questo importasse , vi sarebbe un' altra ragione , che c*" indurrebbe a credere non poter essere stata in Dante e in Busone luedesiniezza d'idee, ed e la ragione principale del libro di quest' ultimo. L' argomento ne e il seguente ; citiamo lo stesso Busone perclie altri possa formarsi un concetto del suo stile indipendentemente dalle nostre parole: " Questo libro si chiama Avventm'oso Ciciliano, nel quale si ccnipone Tavventure di cinque Baroni dell'Isola, i quali andarono per lo mondo cercando loro avvenlure. In questo libro faremo menzione d' alquante notaboli avventure le quali a loro intervennono ^ e d' altri signori e baroni per operazioni de' detti cinque Baroni ; e come alquanti di loro ne tornarono in Cicilia con molta moneta j e alquanti ne morirono ^ e fmiremo il libro nel tempo cli'elli si com- puosono :, e sarannoci iscritti molti belli essempri per am- maestrauiento di tutti quelli che saranno percossi dalla For- tuna del mondo, a donare loro conforto che non si disperinO)». Cinque baroni si partono adunque dalla Sicilia , e vanno cercando Aarie contrade come il Tunisino , laKascia, PAr- nienia, 1' Inghilterra e incontrano molte avventure. In qual 2l8 APPENDICE. momento abbandonarono la loro tei-ra ? Dopo la famosa vendetta del Yespri , perche proljabilmente aderenti alia parte francese , vendetta clie Bnsone cliiama tnnta pistolcnza. Ora clii potrebbe credere clie sarebbe venuto in pensiero a Dante , a qnello clie pianse la morte di Manfred! e di Curradino , a qnello che esecrava Carlo e la sua parte , come altro uon'o non seppe esecrar mai , di far soggetto d' un sno libro e della sua ammirazione cinque baroni die seguendo la mutata fortuna di Carlo fuggivano alle gioje della loro patria? Ma di mille cose clie si potrebbero dire a tale propcsito basti J' aA'ere toccato quest'' una. Noi vogliamo adesso citare uno de' pivi bei passi del libro , a detta dello stesso editore , a fine di non essere accusati di averlo calunniato con. quell' unica citazione, ed e la A'isione di Gianni di Procita. Gianni di Procita la racconta nioribondo , quasi per giustificarsi dinanzi al prete clie sta confessandolo e gli rimprovera la grande monalitade di cui fu cagione. " lo mi trovai una fiata a una caccia in una fonda fo- resta ; ed esscndo scorso sopra un cierbio per tanto spazio cli'io perdei la vista dei compagni , onde la scura notte sail in parte ove era la luce ;, ed essendo solo e perduto il cammino , c compagni e lume , non vedea salvo clie alcuno baleno mi scorgeva uno stretto sentiero. La pioggia tutto mi bfignava. Ond' io abbandouato , e non sapeva che via tenermi , puosi la mia gamba sopra il coUo del mio jialafreiio, e a lui lasciai preiidere il cammino col freno abbandonato. La paura mi viene intanto , clie quasi presso clie caduto fu* per lo tricmito che mi veniva. E cosi an- tlando jDarve a me essere cavalcato da sei Icghe. Onde uno baleno faciendomi spesso lame vldi una larga prateria , sopra la quale viddi alquanti cavalieri altissimi, e co' ri- lucenti armi ; e gli uomini mi parevano di maggiore sta- tura che non sono i presenti cavalieri. Onde la paura mi percosse sicche io caddi a terra del mio palafreno ^ e ritto in piedi m'' appoggiava ai fianchi del mio cavallo. Li ca- valieri inverse di me s* appressano , e passando per lo cammino io, assicurato, domandal die gente quella era. E piu volte domandato alcuno di quelli , e niuno rispon- deva. Alia perfine , dopo grande quantita di cav^nlieri pas- sati , uno degli diretani parlo contro a me dicendo cosi : Gianni ! Gianjii ! per Divina gmzia . e non per rnoi meriti , PARTE ITALIANA. 21^ IiUio ha provveduto sopra lo scampo cU molto mcJe. Ae vo- luto a te mostrure la compagnia die LIdio ti manda ad ajuto dl te , sicdie la tua patria si spoi:li della signoria noii doviua I). La descrizione dell' uomo clie , solo , smarrito in una selva , si lascia andare all' istinto del suo cavallo , non e certo senza vagliezza. Ne rjnesto e il solo passo degno dl lode ; talvolta lo stile di Biisone fa immagine c pittura. Snona V aria del romorc delle spade per le spesse ripercus- sioni dell' armi; rovesciansi li cavalieri , alcuni fediti , alcuni morti ; la hattaglia si fa grande ; di la e di qua rosseggia la terra per lo sparto sangue. Ma non ostante questo ■ nial potrebbesi riconoscere Busone dal velo deirapoteosi in cui lo ra\'^'olse il suo editore. Un letterato italiano , clie forse fa troppo lodato vl- vente ed ora e troppo dimenticato , Ginlio Perticari , dopo avere speso un' inlinita di tempo e di studio nella oorre- zione del Dittamondo, si avvide sulla fine ch' egli s' area niolto esagerato la bouta di cfuel libro , e che quand' anchc fosse giunto a ridurlo nella forma ■piii desideraliile da leg- gersi ed intendersi , forse il libro non valeva cbe fosse letto ed inteso. Niuna meraviglia adunque se uao stranicro, benche dotto e delle cose italiane profondo conoscitore, pote forse illudersi o essere illuso sul valor e del suo co- dice. Dobbiamo in vece maravigliarci dell'amore cli' egli porta al nostro paese , della stima ch'egli fa della nostra letteratura , della gentilezza , della riverenza con cui egli risguarda tutto cjuello die si rifcrisce all' Italia. Esempio raro , se non unico , in tanta petulanza di viaggiatori ignoranti , che corsa 1" Italia di posta in posta credono di poterla descrivere e giitdicare i, clie senza intendere slllaba di questa lingua si fanno scrutatori di cuori e dipintori di costumi; clie disprezzano perclie mancano della facolta d' amniir.ire ; che raccolgono sulle piazze o nelle osterie qualche magra novella,, raccontata da qualche furljo , sulla nosU'a storia e sulla nostra letteratura ; e poscia ritoruano ai loro paesi , dotti e sicuri di non poterci altro concedere che il sole e gli stiletti , il sole pel vivcre moUe e scio- pcrato , gli stiletti per assassinare. 220 APPENDICE. Sal modo da tenersi nel coireggere gli antichi codici, e sopra Jllonna Nina Siciliaiia, e Oddo delle Coloiuie, che poetaiono in volgaj-e nel sccolo XIII di cui si recano i versi emendati e illustrati , Lettera crkica di Agostino Qallo all ornatissimo cav. Antonio di Giovanni Mira. — Palermo, i833, tipografia di Filippo Solli, di pag. 38, in 8.° L' eruditissimo signor Agostino Gallo , cui la Sieilia va debitrice della illustrazione di parecchi tra i snoi piii an- tichi scrittori , provossi a ridurre alia primitiva genuina lezione, o almeno alia piii tollerabile e soddisfacente , gli antichi riniatori di quell' isola , guasti sovente e corrotti dalla crassa ignoranza dei copisti, e per tal modo alterati, che ricavare non se ne poteva il pensiero, non che il costrutto. Con afFannosa pazienza egli si accinse air opera, e dotato al pari di molti suoi comiazionali , di Indole vi- vacissima , dovette usare sforzi e violenza alia medesima per sottoporsi a si penoso lavoro. Quindi egli trasse, con una operazione che dire potrebbesi sintetica, I'idea del inetodo di correggere gli antichi codici, massime de'riina- tori 5 e presentarli in forma lodevole ai leggitori odierni. Consiste questo nell* esaminare attentamente le edizioni conosciute di quegli antichi poeti, rappresentando essi i varj codici dia cui furon tratte , nel confrontarne le varianti , e nello studiarsi di ottenere la vera (noi aggiugneremmo o verisimile) lezione colla riflessione e colla guida del buoii senso, autorita piii valevole degli stessi codici. In questo modo il signor Gcdlo ridusse a piena intelligenza alcune canzoni dei IMessinesi Guido ed Oddo delle Colonne , senza alterarne gran fatto il testo, e senza usare altra liberta , fuorche quella di ravvicinare talvolta le sillabe della parola pre- cedente con la posteriore, onde vedere se ne usciva nuova composizione di voci in senso piii acconcio, e in coerenza coUe idee sparse in tutto lo scritto. Gli antichi codici pre- sentano sovente le parole strettamente ravvicinate e quasi accavallate , senza virgole , punti e apostroli, donde nac- quero frequenti equivoci nelle copie e nelle stampe ^ e quindi si perpetuaron gli crrori ■■, oltre di che si sono tal- Yolta scambiate le lettere , e alcune facilmente confuse tra loro , come le m n u i, c e t, c e g ecc. Conviene dunque leggere con maggiore intelligenza que' passi , ove PARTE ITALIVNA* 321 pvuWnteinente e uno storpio, e penetrare quant'e pos- sibile nclla inente cielFautore, saltare, ove occorra , qual- clie lettera, o altra aggiugnerne, o suppoi-ne, cambiajidola anclie talora ove semljri ragionevole , ed approssimando airattuale Pantica ortografia afFatto diversa. Qualora in ua passo di qualche autore vi abbia varieta di lezioni poco soddisfacente , e non si trovi aJcun senso , e d' uopo sup- porre il testo magagnato, o gia da altri accomodato alia nieglio; e siccome e preferibile che T autore esprima qual- clie concetto coerente alle propria idee , anziche dir nulla o dire scempiataggini , o cose contraddittorie , cosi lodevoli saranno certamente le emendazioni fatte con questi prin- cipj e nella nianiera soprindicata. Questo pero dee farsi con una certa sobrleta; e qui il signer Gallo non puo trattenersi dal deplorare 1' ardire di alcuni leiterati tedescbi, che hanno fatto crudelissimo strapazzo del classici greet e latini , credeno'o di emendarli, ed aljusato banno deir arte critica , sostituendo arbitrarianiente passi interi , o caml^iando del tutto il sentimento dell' autore per sosti- tuirvi il proprio pensamento. Una guida infallibile dic'egli di aver ritrovata nelJa misura stabilita del verso e nel- I'artilizio della rima, del clie si e giovato a ridurre a mi- gliore lezione i poeti Siciliani. Cio va bene per i com- ponimenti poetici , niassime ove sieno rimati ; ma per gli scritti in prosa le diflicolta delle correzioni sussistouo an- cora in gran parte. Con tutto cio il metodo additato dal signer Gallo puo rie scire sovente opportune, e soltanto vorremnio , se non fosse troppo ardito il suggerimento , veder canibiato il titolo della sua bella lettera , e in vece del modo da tenfrsi nel correggere ^li antichi codiri, il che a prime aspetto pub presentare T idea di un barbarismo , praticato talvelta dai monaci , petreljl^e dlrsi del modo di ridurre alia piii vera lezione i codici antichi , o le antiche scritture. Non ci fermeremo lungamente sopra Oddo delle Colonne , del quale si disputa se cugino fosse o fratello di Guido , se ad esse debbane o no attribuirsi alcuni componimenti che corrono sette il di liii nome ; quindi sui versi di Monna Nina, die si fa vedere la piii antica fra le poetesse di Sicilian sul conte in che eran tenute in Italia nel secolo XIII le rime dei primi poeti Siciliani ; sulla Gaja, figlia di Gherardo da Camino , altra peetessa di quella regione , e sulla retta aggiiidicaziene di alcuni 222 AI'PENDIGE compoalnieatl ad uno o ad altro poeta. Si cliiude il vo- lu.jietto con alcuai saggi delle rime di quegll antichissliiii poeti, dai quail puo desnmersi un' idea del loro stile, e degli sCorzi adoperatl per rldurre gli scritti loro ad una corretta, o piuttosto ragionevole , lezione. — Ecco il fine di una canzone di Odcio delle Colonne, nella quale il poeta studiossi di persuadere la sua donna a noa credere a co- lore die le han parlato male di lui : Fannomi noja e pesanza Di vol , mia vita placetite , Per mantenef loro usanza La nojosa e falsa gente , Ed io com' auro in bilanza Vi son leale , sovrana Flore d' ogni cristiana , Per cui il mio cor s' irui\>anza. A clii scliililtoso si niostrasse e poco soddisfatto di qucsto uiodo di poctare, ricorderenio coll'autore della lettera, clie questi sono gli illustri pqdri della lingua e pocsia volgare. Memorle storiclie della contea di Novellara e del Qoii- zag/ii die vi dominarono, scrltte dal canonico Via- cenzo Davolio, — Milano , i833, tip. del dottar Giulio Ferrario, di pag. 68, in 4.° con luia mappa della contea di Novellara e Bagnolo. Per quanto alcuni opuscoli sembrar possauo di un inte- resse tutto particolare e quasi direbljesi privato , pure al- lorche sono ben fatti, non inutili possono riescire, ed anzi di qualche importanza, perclie inservienti alia corograiia, alia storia, alle nozioni jjiii esatte di un tratio di territorio, clie forma ora parte di un paese fmitimo al nostro. Tale appunto ci sembra quello clie ora annunziamo, e dobbia- mo sapere buon grade della sua pubblicazione al signor conte Pompeo Litta. Lo stato di Novellara e un tratto di paese tra gli attuali stati Estensi ed il ducato di Mantova; i-imasto fino all' anno 137I attaccato alia provincia di Reggio, fn da Feltrlno Gon- zaga, signore di quella provincia, a se riserbato nella ces- sionc di Reggio fatta a Barnabb Visconti; sottratto qnindi alia giurisdizione della citta dalla quale dipendeva, formo uno Stato n parte; lasciato dal dctto Feltrlno , tjglio di Luigi PARTE ITALIANS. 223 Gorazaga signore di Mantova, ai snol disceiideiiti col titolo di principato, e cosi duro la faccenda, finche piacque a Giumpietro, uno di essi, di cliiederne a suo favore Terezione ill feudo imperiale all' imperatore MaisiiniUano. Allora No- vellara fa eretta in contea, e la sorie di que' coiiti progredi fino air anno 1728, nella quale epoca ricadde al fisco, c fu poscia vcnduto il feudo dall' imp. Carlo VI n Rinaldo cV Este duca di Modena. In 3a paragrali sono acconciamente esposte queste me- morie. In esse veggonsi I'origine e rantico stato di Novel- lara piantata quasi in mezzo all' antico campo Rainieri, circoscritto dai liuml Enza, Po e Secchia, e appellata per la sua uniida situazione Nubilaria , Nebularia, e Nuvelaria (e perclie non nova, o novella, ara, con piii nobile e foi-se pill proljaJjile deaoniinazione , giacche non mai, o lien di rado pigliaronsi i nomi dei paesi dalle loro circosLanze sfa- vorevoli'); veggonsi le antiche divisioni, e le vicende del territorio; le successioiii dei Malapresa e dei Gonzaga , e cpiella specialmeiite dei conti di Novellara; le notizie di alcuni signori Estensi; i Novellaresi benemeriti della loro patriae tinalmente si cliiude 1' operetta con un alliero genea- logico della famiglia Gonzaga di Novellara. Le notizie sono tolte in gran jjarte dagli avanzi dell' archivio Gonzaga di Novellara, e da altre fonti clie ne guarentiscono la genui- nita: la lingua e lo stile dello scrittore non sono inime- ritevoli di lode, il clie vorreinmo poter dire di tutti que- gl'Italiani clie fannosi ad illiistrare parzialmente cose patrie. Discorso di Favoriiio filosofu , sul debito die lianno le madri di allattare i proprj figliuoli , volganzzalo da G. 1. MoNTANARl. — Pcsaro , per Awiesio No- bili , bi 8.° Il Nomotclasmo, ecc. Opuscolo di Qlrolaino Mcrcariale forlkese, profcssore dcLlo Studio di Padova riel i6.° secolo , volgarizzato cd accresciiito dai dolt. Q. B. Grandi medico. — Faeiiza per JMoiitaiiari e Mara- bini , ill 8.° Ecco due aurei opuscoli pnbl^licati in occasione di nozze illustri. E certamcnte gli editori presentar non potevano di piu IjeU'oniaggio la sposa, quanto col dono di due leggia- dri libricciuoli . die rii^guardano il nuovo e prossiiuo di lei 224 A P P E N p I C E. stato, ed uii Importaiitissirao principio contengono di buona educazione. Precetti pTutici per determinare le ombre e gli sbattl- mend sulla superficie e sui carpi delle parti piit in- terne in architettura y raccold da varj autori e posti in jegolare Compendio per uso degli stiidcnd in questa classe da Francesco Carlo Astori, agginnto alia scuola di architettura nell I. R. Accademia di belle arU in Venezia. — Venezia, 1 832-33, presso Giuseppe Picotti editore , in fog. ( Si pitbhlica per fascicoli : fascicolo I e II). Dopo i molti trattati clie inipressl furono intorno al nietodo con cui geometricamente dellneare le ombre , die dagli oggetti niaiidansi o sopra se stessi o sopra qualsi- voglia altra superficie atta a riceverue gli sbattiiiienti, noii sarebbe cosa si facile il pujjblicarne alcun altro che dirsi potesse verauiente uuovo. Perciocche il risultamento delle oiulire , cjuand' esse ottenuto siasi giusta le leggi della na- tixra e dell' arte , riusclre dee sempre il iiiedesimo , tjua- lunque ne sia il metodo , qualuncpie il libro che ne tratti. II preteiidere di fare altrimenti sarebbe lo stesso che il credere potersi iiell' aritmetica da due diversi calcolatori co' raedesimi numeri ottenere una diversa somma. E nella natura stessa della prospettiva e inconcusso e generale prin- cipio, che determinata che siasi T inclinazione de' raggi del sole, I'onibra che ne risulta non va piii soggetta a varia- zione alcuna. II signor Astori per tanto persuaso, siccome senilira, di tale massima si fece a raccogliere le dottrine altrui su questo argomento , ed in regolare compendio ri- dncendole ne formo nn corpo di lezioni per quegli studiosi che con un metodo facile e geometrico apprendere voles- sero a tracciare le ombre. Egli percio incomincia il suo proemio , ossia la sua Informazlone , che cosi viene da lui chiamata , coUe seguenti parole : " Leonardo da Vinci , Leon Battista Alljerti, il Vignola, Gio. Paolo Lomazzo, TAccolti e qualclie altro hanno espo- ste le generali teorie dell' ombreggiare , senza pero dare alcnni precetti die guidar potessero la mano degli artisti nellc pratiche operazioni;, e le loro regole d' ottica , op- portixnissime alia pi'atica, essendo iaaccessibili pel niaggior PARTE ITALIANS. 22$ nmnero deg,li artisli, noii sono d" alcuu uso neir arte del- I'ombreggiare. Dicasi lo stesso di quaiito Iianno insegnalo i celebri niateuiatici Tiamontini e Bordoiii colle classiche loro opere. II Delagardette , rAniati , il Rossi ed il Mar- coni supplirono coi loro eccellenti trattati al difetto dei priiiii u. Soggingiie poi che meiitre egli " stava racco- glieiido dalle opere de' snminentovati autori qiianto v' ha di pill jiregevole e di piii vantaggioso per fonuarne un corso metotlico a proprio uso e per iniziare in tale studio i privati suoi allievi >/ venne per la prima volta a conoscere r utilissima opera del Vannini, e trovandola combinare colle stesse sue niassime , incoraggiato da tale scoperta e spinto altresi dall" amico consiglio di clii egli stima, con- dusse a termine il presente suo trattato. Ora a noi senibra che il Vinci, TAlberti e tutti quegli altri antlchi e sominl artefici astenuti siansi dalP esporre precetti sul niodo di tracciare le ombre , nou per altro niotivo fuorche pel tiiiiore che con essi recar potessero danno anzi che vaiitaggio agli studiosi dell" arte. Perciocche eglino coir insegnare determinate regole per descrivere le oaibre non altro avrebbero fatto che ridurre ad un puro nieccanismo il metodo d" ombreggiare. Qnindi T allievo e gli artefici loro seguaci tenuto sempre avrebbero per mag- glore comodo un sol panto iisso di luce ; siccome gene- ralmente far sogliono i maestri, forse pci" isbrigarsela piii presto, i qiiali non osano giammai uscire dall'inclinazione dei raggi solari , detenuinata costantemente in tutte le loro lezioni a gradi 45. Intanio la pittura , o direin meglio la parte di essa che chiauiasi chiaroscuro , non pno clie di- Venire monotona ^ e tale ci si presenta in tutti i disegni ombreggiati da' moderni architetti. Ma 1 liguristi die in ogni loro conij^osizione per ottenere il massinio effetto saper debbono scegliere la Ince di qualsivoglia punto del giorno, inceppati dalle regole lisse non mai giugnerebljero al loro intento. Laonde per essi il piu bel trattato ottico e la natnra stessa , la quale addita loro le ombre e come sono e come debljono essere fatte , senza che alibisognino di veruna scala per giudicare se in qiialche cosa maiicUino od eccedano : cose tutte ai soli precettisti riservate, per- che questi dare delibono scrupolosa prova d'ogni loro ope- razione. Que'sommi maestri per tanto sape\'ano lienissimo che trattare poteasi scientilicaineate delle ombre e dell' ottica Bibl. ItaL T. LXXI. i5 226 APPENDlCr. ia generale , ma sapevano ancora che non conveniva sta- bilirne alcuna rcgola fissa e speciale per le ragioni da noi poc' anzi accennate. II signor Astoii ricorda in seguito le opere dei due illustri niatematici Tramontini e Bordoni : e noi sianio pie- namente del parere di lui , cioe die quelle due opere ^ conieclie classiche nel loro genere , essere non possono convenevoli per gli artisti, appunto perche trattate colic sole ragioni della niatematica : e la piu gran parte degli artisti o ne va diginna o rifugge dal fame uno studio. Qnanto poi agli altri autori da lui citati , a noi pare che il Delagardette vada a tutti innanzi. Perciocche pel priuio compose un metodico trattato per tracciare geometrica- inente le ombre de' corpi , lasciando agli altri 1' oscurita : e noi siamo d'avviso che poco o nulla di nuovo aggiu- gnere si possa a cio ch' egli c'insegna, se pure non deljba dirsi novita il cangiare materialmente le figure. L' opera dunque del ch. signor Astori (per qnanto giu- dicar puossi dai primi due fascicoli sinora publtlicati ) seb- bene non abbia il pregio d' un' assoluta novita , non di nieno nella chiarezza , nella precisione e nelle figure ar- chitettoniche supera tutte le altre che abbiamo di slmil I genere, e quindi ci sembra utilissima per se stessa, som- mamente poi adatta agli studiosi dell' arte. Glornale di Belle Aid e Tecnologia. — Venezia, ]833 , PaoZo Lampato , tipografo editore , in 8°grande{'). Con vero dolore vedemmo restar senza efFetto il dise- guo d' un giornale di Belle Arti che il nostro Vallardi si (*) Di questo giornale esce ogni mesa un fascicolo di circa cento pagine, con una o piu tavole in rame. Qnattro fascicoli foiniano un voUinie , corredato degli opportuni indici. Ognuno ha materia appartenenti ad aujbe le sezioni, ma stam- pate in modo cha possono star divise fra loro , a ciascuna sazioue riunirsi in ordine successivo a volume compiuto. U associazione annusle costa par Venezia austriache lire 24; per tiute le provincie del Regno e per I'estero, fi-anco ai con- iini, austriache lire '60. — La quadrimestrale il terzo dei siid- detti prezzi. Le associazioiii si ricevono in Venezia dall' editore alia sua tipogralia; in Milano dagli editori degli Annali iiniversali delle sfienze e delfindustria, Galleria De-Cristoforis , n.° 53 5 altvove dai principali hbrai e dagli Uffici postali. r\UTE ITAL1,VNA. 22/ proponcva tU pabl)licar cjui in IMilano; perclie le sue niolte cognizioni, la rlcca suppellettiie cli stampe e tlisegai da lui posseclute, i suol continiii viaggi e le molte relazioni ch'egli ha con tanti artisti e amatori, dovcA'ano inetterlo ill grado di fare opera utile e decorosa all" Italia. II tlpo- grafo Paolo Lampato sottentra ora all" incarico del Vallardi con questo giornale di Belie Aiti e Tecnologia, al quale auguriaino un fortnnato successo per onore e vantaggio del nostro paese. II fascicolo pnljblicato iinora ( comprende i iiiesi di maggio e giiigno ) fa concepire assai buone spe- ranze; e la citta di Venezia dove Pamore delle Arti quasi ereditario, e nudrito da tanti capolavori, e il nome di Leo- poldo Cicognara ci sono caj>arra di ottimo riuscimento. L'edizione e molto bella e dili^ente. A, Nuovo Dizinnario geografico portatile , clic conticne la dcscrizlonc generale e paitlcolare delle cinque parti del motido conoscinto , riveduto accuratamente per M(dte-Bruii , anmentfito ccc. dai signori Fric- iille e LuUcment: Traduzione dal francese con «g"- gluntc , ampUaziojd, rettificazioni, ecc, opera intic- rametue nuova di A. F. Falcon etti , ccc. , 2." cdizionc. — Venezia^ i833 , presso Giambatdsta Mtssiaglia , coi tipi di Francesco Andreola , in 8.° grande , di pag. 1 390. Non e che la prima edizione , della quale si e parlato ncl tomo 52.°, dicenibre 1828, pag. 371 di questo gior- nale, cangiato il solo frontispizio , e conservate per iino le medesime e nuuierose Rettificazioni in line del volume. Caita itinera] ia del Regno Lonibardo- Veneto , indi- cante tuUe le stazioiu postali e militari, colle rispet- tuc distanze in paste e miglia italiane, e corredata di varie altre nozioid topografiche e stadstichc , ecc. gr. in r Annunziaino di Jjuon animo questa carta ; perclie coUa sua nitidezza ci dimostra i progressi della litografia di Cius. 'Ycye in" Venezia, giustamente premiata, e perclie puo cssere utile a clii viaggia uel regno Lomljardo-\cncto : e U,2.U APPENDICE. disegnata da Ettore Lanza ni , ed incisa , o meglio dlreb- besi riportata sulla pietra , da Ant. Magnaron :, ne e edi- tore e proprietario Giuseppe Giuliani di Vicenza. * Del Laocoonte, o sia Dei liinitl delict plttiira e della pocsia. Dlscorso di G. E. Lessiiig , recato dal te- desco in italiano dal cavaliere C G. Londonio. — Milano , i833, per Antonio Fontaaa, in S°, dl pag. VIII e 242. Lir. 4 auslr. Cofnmedie pei fanciidli scritte da Massimina Eosel- LiNi, nata Fantastici , scconda edizionc. — Fi^ renze , 1882, dalla tipogrrtfia Pezzati , in 8.° Non ci ha certajnente scopo piu lodevole, studio piii santo di quello che risguarda I'edncazione de' fanciulli. In luogo di andare tutto di Ijiasiniando con dure parole V eta pre- sente , e scagllare inutili' invettive contro il vizio die poco plii poco meno fa quasi sempre uguale in tutti i tempi , ci sembra che sarebbe cosa assai mighore che gli uomiiii consacrassero la lore opera a promuovere il bene con vie dirette. Uno de' pill efficaci argouienti a nudrir speranza che il niondo migliori si e quello di bene iiidirizzare la mente cd il cuore della crescente generazione. Se pur iroppo sino a poco fa venne neglelto questo importantissimo fra gli altri oggetti delle civili instltuzioni , or possiiamo conipia- cerci nel veder ad esso rlvolte le speciali cure di molti uomiui dabbene. AUe stolte favole , agli spaventosl racconti onde solevansi riempiere le menti de' fanciulli omai ven- gono sostituite storie e letture , le quali mentre che ser- vono a piacevolmente trattenerli , vanno eziandio nella lore tenera anima improntando massirae di rettiludine ed amore pel bene, e cosi educano nel loro cuore la religione, I'af- fetto , r ubbidienza verso i genitori , il desiderio di buqne fizioni. Per la qual cosa e hello il vedere come tutto d\ si stam- pino giornali, biblioteclie , operette morali ed istruttive adattate a vieppiii svegliare le menti de' fanciulli. AUe prime letture pe' fanciulli di tre in quattro anni pub- Mitate dalla signora Bianca Milesi Mojon , alia quale non PARTE ITALIANA. 229 sapi'emmo render lode die basti a rimerltaria delle sue sol- lecitudiiiL consacrate a questo utile line, ci sembra che po- trebljero assai lieue tener dietro le commedie pe' fanciulli della signora Massimina Rosellini Fantastici. Con vero piacere abbiauio veduto ristampato cjnesto suo libro che piacque alia cbiarissima antrice di arricchire di due nuove commedie a nostro giutlizio Ijelle non meno delle prime. La semplicita. degli argomenti , lo stile con cui soho dettate , le buone massime, il buon sapore onde sono sparse ci traggono a tribixtar questa donna di sincera e grata lode. II saper favellare a' fanciulli come si conviene , non e cosa facile, e noi crediamo die assai pochi saprebbero lin- gersi fanciulli , e parlare e far parlare colla raente dei cinque e sei anni: la signora Rosellini lo seppe e lo seppe assai bene. Noi dunque sollecitiamo tutti quel genitori che amano di dilettare ed istruire i proprj ligliuoli , a far acquisto di tale liljretto , e dare per tal guisa sufFragio a tutte quelle opere che vengono publilicate ad un cosi hello ed utile intendiipento. G. M. Storia delV antica Icgislazioue del Piemonte ^ del conte Federigo Sclopis. — Torino, i'i2)'6, presso Q. Bocca, in 8.°, di pag. 489. Quest" opera intrapresa collo scopo di raostrare le Ori- glni delle istituzioni ci\ili che in oggi reggono 11 Pienionte, abbraccia il corso di tre secoll dal 12,00 al regno di Ema- nuele Fililierto. L'autore ha diviso il suo lavoro in otto capitoli: ne" prinu due sono descritti gli ordini di governo pubblico staljiliti nelF Italia occldentale al secolo XIII , e sono discusse le leggi politiche, i fondaraenti e le vicende della sovranita dei principi di Savoja sul Pienionte. Gli altri sei capitoli die succedono trattano degli statuti munlci- pali , deir amniinistrazione deUa giustizia e delle leggi ci- vili, criminali , feudal! ed ecclesiastiche. II sig. Sclopis ha omesso di parlare di que' regolamenti aniministrativi che riguardano specialmente alle linanze ed al patrimonio dello Stato. Tali regolamenti , a parer suo , non jiortano il ca- rattere di coinuiie precetto , e d'altronde furono gia esposti dal Cibrario in una dissertazione inserita negli Atti del- rAccadeuiia di Torino. a30 APPENDICE. Non poclie lodi merlta T opera dello Sclopls. Essa offre agli studiosi iin mezzo facile per conoscere le antiche leggi del Plemonte presentandole ravvicinate per ordlne di ma- teriel e trovasi inoltre arriccliita di alcuiie notizie riguar- danti la storia del Pieuioiite tratte da documenti inediti. Tintavia non possiamo dissimulare clie 11 metodo seguito dall" autore non sempre corrisponde ai pregi della parte filologica deir opera. Per dimostrarlo cl e d' uopo premet- tere die le parole di storia e di legislazione coi progress! delle scienze morali hanno acrjuistato un senso profondo e trovansi associate alia scienza della perfettilnlita uniana. Se il concetto di storia non esprime esclusivamente I'idea del progresso come lo prova il fatto delle decadenze, esso pero raccliiude essenzialmente idea di un movimento vitale del consorzio nmano diretto da leggi invariabili. Gli avve- nimenti, le istituzioni, le scienze, le arti di uu popolo non sono fenomeni isolati die si siiccedano a caso, ma intima- niente coUegati fra di loro non sono die la consegnenza inevitabile del rapporti sussistenti fra riiomo, la naturae la societa. La storia quindi la quale abliraccia la serie degli atti social], e tutto quel corredo d'invenzioni e di scoperte die accompagnano riiiciviliinento, dovra essere descritta die- tro la cognizioiie di quel procediuiciito or Jinariamente pro- gressive per cui sono posti in azione i rapporti su cui poggia la societa. Senza di questa cognizione si potranno raccogliere del fatti, si potra seguire Tordlne cronologico degli avveni- menti, ma non si potra sapere ne qnanto presnppongono gli avvenimenti, ne la Icro importanza e il luogo die devono occupare nella storia. Quanto alia legislazione, fu detto dallo Schelling die la storia rcalizza la nozioiie del diritto scol- pita nel cuore degli uoniini. II principio e assolutamente falso, poiche colla civilta si equi'ibrano i poteri, ma non si niette in azione il sentiaiento del dovere : pero T idea di Schelling e desunta dal fatto incontrastabile die me- diante rinclviliuiento si vanno pareggiando i poteri del consocj, e gli sforzl deU'egoisino indivlduale si fanno tor- nare a vantagglo di tutti. Le leggl esprimono appunto le condlzioni dell' equa convivenza. Esse sono piti o meno eque secondo die sono piii o meno ordinati al bene co- mune i poteri e grinteressi degrindividiii. Percio le leggi positive non si devono considerare come attuazioni delle idee nstratte della giustizia , ma hensi devono riguavdarsi PVUTE ITALI\NA. 23 I come r espresslone fcdele dello Stato „ delle social! transa- zioni e della civilta, in ultima analisi, come ruldmo rias- sunto della storia di quel periodo di (mipo a cui appar- tengono. Premesse queste nozioni, non e difficile il desumei'e quale sia r ufllcio di clii vuol descrivere la storia di una legisla- zione. Esso dovra mostrare quale condizione civile sup- pongano le leggi che descrive , quail ne siano i motivi dl fatto ossia le urgenze sociali a cui il legislatore ha inteso di provvedere, e dovra mostrare Teffetto istorico delle leggL in relazione all' incivilimento. Non e clie lo storico sia te- nuto a dare ne le teorie , ne i rlsultamentl della filosofia della storia , ma deve giovarsi di essa per dlsporre le no- tizie clie gli sono foruite dai document! e per intenderne lo spirito. Voleudo gludicare con quest! princlpj II lavoro dello Sclopis no! lo troveremo maucante in alcune parti. Qui hastera T indicare che nel prinio capitolo imperfettamente s! descri-ve la posizione del feudalismo nel medio evo da cui dipcndono gli ordini civil! e gran parte gli avvenimenti politic! deirEuropa moderna. Non sappiamo po! come Tau- tore potesse paragonare I'autorita degl' imperatorl d! Ger- niania coll'autorlta degl! antichi imperatorl romanl, e spe- clalraente dl Teodosio, di Onorlo e di Valentlniano (V. p. 4). I prim! avevano i dirltti dl un condottiero llmitati dalle estese prerogative de' baroni; gl' imperatorl romanl massime air epoca della decadenza erano path'oni assolutl dl fatto, e non devesl gludicare T autorita loro da alcune massime inserite nel dirltto romano. li risorglmento del dirltto ro- mano, favorito dagrimperatori, non doveva essere soltanto accennato dall" autore , ma doveva essere spiegato coUo stato de'municipj, i quali trovavano in quel diritto il Jus arxjiium hojiiim invocato dai nuovi progress! della llbertiv e del commerclo. Aiiche la redazione dcgli statutl delle clita. Piemontesi ci sembra che esigesse alcune ricerche sulla natura delle innovazioni che venivano col loro mezzo sta- bllite. — L" autore non ha tralasciato di avvertire la sa- viezza di certe leggi, di certe massime sanclte ne! decreti di Amedeo YIII, ma I' idea ili far riimere i fnitti deU'espe- rlenza dc nostrl nuiss.iori. non e 11 vero scopo che si deve ricercare nella storia del diritto. L' esperlenza , se si pro- gredisce . e necessariauiente tradlziouale e non ha d' uopo 202 ATPENDICE di tlocumfiitl istorici 2:icr riuscirc profitteA'ole. Quantranche s" igiiorasse la storia della pittnra , della sculinra , della innsica, ecc , queste arti non sarebbero meno utili: lo stesso si dica della legislazione che associata all' inciA'ilimento, noi consideriamo, secondo le dottriiie del Romagnosi, siccome 11 n" arte. Tutt' al piii la storia delle leggi potra avvalorare cogli esempi i precetti gia noti delT espcrieiiza; ma il suo vero scopo si e di ricercare Torigiiie tlelle leggi e I'ordine con Cui si pei'fezionaiio onde fornire nuovi dati alia scienza delle Cose uniane. Colle nostre osservazioni noi abbiamo inteso non di cen- surare Tautore, ma di mostrare in cjnal modo egli avrebbe potnto accrescere Pinteresse scientilico delFopera. Del resto noi le avremmo A'olontieri omesse, se il titolo dell'opera e r idea deir autore di rendere ragione colla storia degli or- dini civili attualmente stabiliti nel Piemonte, non ci aves- sero destato il desiderio di vedere la storia di vina legisla- zione trattata con un metodo corrispondente alia aspetta- tive del nostro secolo. s C I E N z E. Iiidire generale delle mntcrie coiitenute nel Catechismo universale Venczia, tip. G. B. Bragolin, ecc. in 8.° Con qiiesto volume , die e il centesimo , compiesi la collezione , della quale fatto aljbiamo qualche cenno nel torn. 58.°, aprile i83o, pag. io8, di questa Biblioteca. L'utilita degl'indici generaU , specialmente nelle opere vo- Inminose , e gia abbastanza dimostrata. Guida de navigant.i nelle osservazioni astronomiche , se- gnita dcdla sposizione di un niiovo metodo per la riduzione delle disLanze del sole alia luna , o della luna a una stella nel calcolo della longitudine , per opera di Andrea Tonello , /. R. cdunno ingegnere e capitano della marina mercantile. — Venezia, io33, dalla tipografiu di G. B. Merlo. In 8.°, di pag. 64, con tavole nnmeiiche. Prezzo lir. 4 austr. Quest'ntlle operetta contiene due dissertazioni, nella prima Tautore csnmina brevemente le varie cause clic in mare PARTE ITALIANA. 233 sl oppongono all' esattezza delle osservazlonl , ed accenna i iTietodi pill acconci per diminuire i nocivi loro influssi. Giu- diziosi ci sembrano i riflessi deH'autore, e tali da essere di giovamento ai giovani che all' arte inarinesca si destinana. La seconda tlissertazione contiene Tesposizione d'un me- todo usato dai navigatori aniericani per ridurre le distanze apparent! della luna'dal sole e dalle stelle in distanze vere; metodo che fu comunicato all' autore da un capitano di tjuella nazione , die gli permise di prender copia d' una tavola manoscritta da Ini tenuta con molta cura. Questa tavola per altro non e ne nuova ne inedita ; essa fu pub- lilicata per la prima volta nel 1810 dal sig. Elford capi- tano americano e ristampata otto anni dopo in uno scritto di sole otto pagine in 8.° col titolo Second edition of lon- gitude tables for correcting tlte distance etc., Charleston 18 18. II barone di Zach 1' ha pel primo fatta conoscere in Italia, rischlarandola con nunierosi esenipi , nella sna Corrispon- denza astronomica , torn. 6, pag. 209. In un successivo fascicolo del inedesimo giornale il sig. Plana prof, astro- nomo a Torino ne ha data la dimostrazione , ed ha fatto vedere che tutto il merito del nuovo metodo del signer Elford consiste in un' ingegnosa decomposizione d'una for- mola del celebre Legendre in tre parti, delle quali la prima e la pill considerabile , e si trova moltiplicata per la pa- rallasse della luna , la seconda e piii piccola ed e molti- plicata per la rifrazlone dei due astri e la terza piccolis- sima, perche dipende da quantita di second' ordine e pub in un calcolo approssimativo essere trasciu^ata. RagionanLend , spcrlcnze ed osscivazioiil patologiclie comprovand V antagonismo nervosa , esposd e rac- cold da Carlo Francesco Bellingeri. — Torino , 1833, presso Qaetano Balbino, pftg- 400, in 8° Lir. 5 ital. In Milano si lende da Ant. Fort. Stella € figli in contrada di S. Margherita. II sistema nervoso fu in questi ultimi tempi oggetto delle disquislzioni de' iisiologi. Fra quelli che spaziarono pel nobile aringo e da annoverarsi il dottor Bellingeri. Egli fece di gia di pubblico diritto varie scritture relative alia midolla spinale ed all' antagonismo de'ner\i. In qiresta nuova opera accumulo le osservazioni e gli s[>errnienti : e 234 APPENDICE di piu raccolse le osserva/ioni e gll sperimenti degll altri autori. Incorainceremo ad avvertire die lo scrittore e d' o- pinione: i." cUe la midoUa spinale sia divisa in sei cordoni o fascetti , due anterior i , due posteriori, due lateralis 2.° die la sostanza corticale serva al sense e la midollare al niovimento;^ 3.° die le parti del cervello die sono so- pra i ventricoli lateral! servano alld funzioni piii nobili deiranimo: mentre le inferiori sono destinate alia vita sensifera e motrice. Ora venendo alTantagonismo egli sta- bilisce i." die il cervellctto, i cordoni posteriori della mi- dolla spinale e le radici posteriori dei nervi spinali pre- siedono a'movinienti^ 2." die i lobi cerebral! , moiti nervi cerebrali , i cordoni anteriori della niidoila spinale e le radici anteriori dei nervi spinali servono a' moviinenti j 3.° die vi esiste un antagonismo nervoso neU'iride, nella mandibola inferiore , e specialmente fra il nervo interco- stale ed il pneumogastrico •, 4.° die i lobi cerebrali pro- ducono i movmienti di flessione; 5.° die il cervelletto serve a'movimenti di estensione^ 6." die i cordoni anteriori della midolla spinale e le radici anteriori de' nervi spinali ser- vono a" moviinenti di flessione ; 7.° die i cordoni ])OSte- riori della midolla spinale e le radici posteriori de" nervi spinali servono a' movimenti di estensione. Molte sono le osservazioni patologidie addotte in conferma di ciascuna delle dette proposizioni. Tnttavia rifletteremo die in pa- recclii punti il diiarissimo Bellingeri dissente da Magen- die , Des-Moulins , Carlo Bell , e dal nosiro immortale Scarpa. E percio giusto duliitare die quanto egli ammette non possa riguardarsi come costantissinio. Egli nella sua prefazione muove acerbe doglianze die il dottor Carlo Bell abbia rapito a liii cjuello die propose sulla struttura e sulle funzioni de' nervi della faccia. Non si puo niegkre die non rari sono 1 furti fra gli scienziati, ma per questa Volta non possiamo in verun niodo concepir sospetto su un Carlo Bell. La fania di Ini e troppo grande per dovere valersi di simili inganni. Noi lodiamo ed animiriamo tntti colore i quali consacrano le loro veglie a far nuove sco- perte nella fisiologia : ma e troppo incrcscioso il veder tante dissidenze. Facclamo voto die le Accademie ricbia- iTiino ad una severa disamlna i pi\nti controversi, e met- tano in cliiaro la verlta con irrefragabili sperimenti. Cia- scuno iielle sue private osservazioni e spcrienze puo di PARTE IT \ LIANA. 235 legglerl lasciarsi sedurre dalle sue preconcettc opinloni. La gloria di ciascuno degl' investigator! della natura noii verreblie punto a scemarsi, perche I'unico scopo citi deb- bono teudere tntte le nostre speculazioni e la verita. Intaato facciain plauso al Belliiigeri clie abbia ofFerta materia da discutere a' progressi della fisiologia. Lezioni intorno alle priiicipali bevande dell umaii genere cd in ispecie alia birra , ecc. di Miclielc BuNiVA , professore emerito di medicina , conispoii- dente dell' Istituto R. -di Francia , ecc. — Torino , 1 832, dai tipi di Cassoiie , Marzorati e Vercellotti, ill 8.", di pag. 344, con a tavole. Lir. 3 ital. Da prlncipio 1' autore con una serie di considerazioni intorno agli iisi ed agli eft'etti delle bevande in generate , e segnataniente dell' acqiia , indi delle alcooliche ; e qui avreniino voluto die non si fosse oniesso di far parola della prima Ijevanda e primo nutrimento delP uomo e di tutti i mammali , cioe del latte. Per la stretta analogia che passa tra il vine e la birra, dopo aver esposto quanto gli parve opportune intorno al jirimo, rammenta quant' e piii notabile rispetto ai compo- nenti della seconda , alia sua utilita. ed all' erroneita delle leggi clie fossero per proscriverne 1' uso. Questi ai-goinenti danuo materia alle due prime lezioni ^ la terza si aggira particolarniente suU' utilita sanitaria della birra. L' autore premette alcune nozioni intorno al mosto preparato con 1' orzo ; alia birra fatta col malto torrefaito non fermentato, ne luppolizzato; a quella preparata con orzo poco arrostito e poco fermentato ^ alia leggiera non lup- polizzata e fatta con infusione della dreccia, alle birre lup- polizzate, fermentate, lievltate e collate;, passa poi a parlare della notevole facolta nutritiva della birra, ed in particolare dei buoni effetli clie produce bevuta con moderazione, dopo violenti esercizj ginnastici di ogni genere. In qnesta lezione si ragiona della birra moderatamente aromatizzata , nfe e oinessa la discussione sopra ben inolte sorta di birre che ricliieggono attenzioni particolari, a niotivo delle loro qua- lita piu rimarclievoli come sono le dette forti , le resinose , le medicinali. ed in proposito di queste ultime sono esposti i risultanienti delle esjjerienze particolari coniprovanti le 236 APP. PARTE ITALIANA. Varie sue qualita terapeutiche, dalle qiiali sperlenze emerg? essere del tutto assurde le opposizioni che fannosi tutto giorno all'uso della medesinia , e che anzi come salutevol bevanda convenga favorirne la fabljricazione. La quarta lezione consiste in particolari nozioni intorno alia coltivazione dell' orzo col quale precipuamente si fab- brica la birra, contenute in una Memoria del sig. Tliiebaut de Bernaud die I'autore ci porge tradotta. Similmente nella quinta lezione ci da, munito di annotazioni, il volgarizza- mento di an' istruzione de' signori Payen , Clievallier e Chappelet intorno alia coltivazione e alF uso del luppolo , tanto proficuo nella fabbricazione della birra« La sesta e settima lezione trattano di questa fabbricazione ;, la prima non e altro die vina riproduzlone dell'articolo Blrra del Dizio- nario di fisica e clumica del prof. G. Pozzi, la seconda e un trattato del Payen. Nell'ottava lezione sono compresi i piii acconci mezzi per riconoscere e correggere ne' casi possi- bili le alterazioni e le adulterazioni della birra, e questa parte e proprio lavoro dell' autore. Finalmente la lezione nona consta di una lettera scritta al Baniva dal eel. Huzard suirutilita sanitaria della birra rispetto agli animali domestici. Le tre ultime lezioni sono scritte in lingua francese , del die , come del non averci dato un solo trattato intorno alia fabbricazione della birra , ma tale che fosse dall' au- tore medesimo dichiarato d' ogni altro migliore, non glie ne sappiamo dar lode ; ma diamo lode bensi alia rettitu- dine delle sue intenzioni rivolte a promuovere e miglio- rare fra noi la fabbricazione della bevanda di cui si parla. V A R I E T A. GEOGRAriA. JL erre australi. — Scoperta d' un condnente. — Parlasi della scoperta d'un nnovo continente nel grande Oceano australe, ed ecco come i giornali inglesi ne discorrono. II capitano Biscoe sul brick il Tula accompagnato dal cutter il Livelly noleggiati dai signori Enderby per la pesca della balena, ha presentato alia Societa di geografia il suo gior- nale in cui rilevasi la scoperta d' una terra nel grande V \ R I E T a\ •li'J Oceano anstrale. Qnesta terra, per quanto puo supporsi, farehbe ])arte d'uii ampio continente clie esieuderebbesi tlal 47° 3o cli longitudine E. al 6c^'' 29' tU longitudine O. II capitaiio Biscoe la vide al 38 del febbrajo i83i e resto in vicinanza di essa tutto il susseguente mese. Egli con tutta facilita distingneva le nere sosnniita delle montagne clie innalzavansi al di sopra delle nevi ; ma per lo stato delTatinosfera e per la quantita de' gliiacci non pote ac- costarsi a minore distanza di trenta miglia. La procellaria III il solo uccello cli'ei veduto abljia in questo spazio di mare; ma non vi osservo pesce alcuno. Le diede il nome di terra d'Enderby-, e fu riconosciuta sopra un'estensione di circa 3oo miglia geograiiche. Le catene delle montagne cor- rono all'E. N. E. II capitano pel cattivo stato di salute nel- Tequipaggio fii costretto a ritornare nelle latitudini piu calde: sverno alia terra di Van-Diemen e fit cola raggiunto dal cutter, dal quale stato era diviso per un tempo pro- celloso nelle latitudini elevate. NeH'ottobre i83i fece vela per la Nnova-Zelanda ed al principio del febbrajo 18 3a trovavasi neir innnediata vicinanza d'nna iminensa mon- tagna di ghiaccio clie all' istante si fracasso con ispaven- tevole rinibombo. Al i5 vide una terra al S. E., longitu- dine 69° 29' O., latltfidine 67° i5' N. ; era dessa un'isola vi- cina ad una grande terra principale clie potrebbe cliiamarsi il Continente australe. Sovra quest' isola a 4 miglia dal lido ci ha nn picco elevato e qualclie altro piii piccolo. II piix elevato ad un terzo circa della sua altezza vedevasi co- perto d'un letto di neve fina e molle; gli altri due terzi erano coperti di neve compaita e di ghiaccio. II picco ha un aspetto degno di considerazione: e d'nna forma co- nica, ma la sua base e larga ed estesa. Quest' isola venne nominata Isola Adelaide. Si notarono alciine montagne al Slid nell' interno ad una distanza di circa 90 miglia. II a i del febbrajo i832 il capitano Biscoe approdo ad una spa- ziosa baja del continente e ne prese possesso a nome di Gnglielmo IV. Tutto presentava I'apparenza della desola- zione , nulla essendosi in c[uesta terra riscontrato di vi- vente sia vegetale, sia animale. (^Litt. guz.J S T o R I A. Collczione degli scrittori di storia degli Stati dl Sardegna , Savoja , Genova e Piemonte , dai piii antichisino a quellidi 233 V A R I E T a'. tutto il secolo XVII. — S. M. il Re Carlo Alberto veggendo ill cjuanto onore siano a' di nostri gli stuclj storici e i van- taggi grandissimi clie da essi derivar possono e ai regnanti e ai popoli , lia emanato un regio brevetto, in data del ao aprile i833 (Torino, i833, dalla stamperia di Giuseppe Fodrattl, in 8.*^) col quale crea una Deputazione sovra gli studj di storia patria , iiicaricata di soprantendere alia pub- bliciizione di una collezione di scritton della storia , e di un codice diplomatico de regj Stati. Nel brevetto leggonsi le seguenti risoluzioni : I. E cref.ta una Deputazione sopra gli studj di Storia patria, alia quale aflidiamo T incarico di sojirantendere , sotto la superiore direzione della nostra segreteria di Stato per gli afiari dell' interno , alia pubblicazione di una col- lezione di opere inedite o rare , appartenenti alia nostra istoria, e di un codice diplomatico dei nostri Stati. II. Nella Deputazione , die avra il titolo di Regia , sa- ranno un presidente , quattro vice presidenti , e due se- gretarj. III. A presidente della Deputazione nominiamo il conte Prospero Balbo , ed a vice presidenti , in Torino il conte Alessandro Saluzzo , il conte Gaspare Michele Gloria , il cavaliere Cesare Saluzzo ; ed in Geneva il marchese Gi- rolamo Serra. A menibri residenti ia Torino nominiamo i seguenti soggetti : il barone Giuseppe Manno, il cavaliere Lodovico Sauli , il conte Cesare Balbo , il conte Fedcrigo Stlojjis , Tavvocato collegiato Lodovico Costa, il noliiluomo . Luigi Cibrario , il cavaliere Pietro Datta , il cavaliere Amcdeo Pcyron, 1' abate Costanzo Gazzera, il cavaliere Luigi Pro- vana del Sabbione , Domenico Promis , e T avvocato Fe- lice Duboin. A niembri non residenti in Torino nominiamo il cava- liere Lodovico Bailie in Cagliari; il cavaliere Giambattista Spotorno , 1' avvocato Matteo Molfino , ed il sacerdote pro- fessore Giambattista Raggio in Genova; il conte Francesco Mouxy de Locke, e Giorgio Maria Raimond in Ciaraberii il presidente conte Illarione Sjjitalieri di Cessole in Nizza ; il cavaliere Giacomo Giovanetti in Novara ; e Carlo ]\Iu- Ictti in Saluzzo. A segretarj della Deputazione nominiamo il uobiluomo Luigi Cibrario e P abate Costaazo Gazzera. V A n 1 E T a'. 289 IV. Semprcclie la Deputazione lo creda conAeniente , potra per maggioranza di voci , e per mezzo del nostro priino segretario dl Stato per gli aflari deU' interno , pro- porci la nomina di altri membri. V. La Deputazione avra sua sede ncl nostro palazzo , e si adunera in niia delle sale de' nostri archivj di corte. VI. Pe' suoi lavori potra la Deputazione valcrsi di tutti gli archivj , e di tutte le Ijiblioteclie dipendenti dalla no- stra podesta , si veramente c'.ie , ove occorra dl estrarne docuinenti o lihrl , uno dei segretarj ne rilasci ricevuta da esso soscritta a scarico degli archivisti e de'' Ijiljliotecarj, e clie per cnra del medesimo sieno i docni»enti od i liljri resUtuiti subito dopo T uso che se ne sara voluto fare. VII. II nostro primo segretario di Stato per gli afifari deir iutcrno ci fara la relazione delle rappresentanze, che ci 'saranno rassegnate dalla Deputazione , ed esso prirao segretario di Stato le signirichera all'uopo i nostri coniandi. Al Brevetto segue il Santo di una Relazione {di L. Costa) al primo Segretaiio di Stato per ^li affari delV interno, sulPan- zidetto divisainento tanto della Storica Collezione , quanto del Codice diplomatico. Nel quale sunto si danno le norine da SI guirsi in anibidue i lavori , e si accennano i vantaggi che per essi coiiseguirne potranno i regj Stati. BIBLIOGRAFIA. Su dl una pretcsa lettcra di Clonata VII Imperatore della Cina, ecc. Lcttera ai Dircttoii della Bibl. Ital, Leggo nel fascicolo di glugno p.° p.° dell' ottinio vostro giornale a pag. 872 T estratto di tre operette state recente- niente pul^blicate per nozze. Trovo per prima una pretesa lettera di Gionata VII imperator della Cina diretta al pon- teiice Clemente XIV pubblicata per le nozze Castellano- Zamljelli. lo non lift veduta e forse non vedro mai Tedi- zione della quale ivi si parla , ma per quanto vi si dice serabra che Teditore abbia creduto di far dono agli sposL di cosa rarlssima c sconosciuta, qitando aU'opposto non solaniente e antica e conosciutissima , ma fu anche puli- blicata colle stampe lino dal 1765. II preteso gesuita mis- sionario del passato secolo ; 1' altro preteso gesuita missio- nario , arabo di nazioae, interprete della lettera, altro non sono die itna ed istessa persona, cioe il uostro lepidissimo 240 V A R 1 E T a'. Girolanio Gigli; e la supposta lettera tU Glonata VII altro noil e die il primo articolo del suo spiritosissiuio Gazzet- tino ch' egli compose nel 171a ( e pero e da correggersi Id sbaglio della stampa, ove deve dire Clemente XI e non gla Clemente XIV), e di cui tante copie girano mano- scritte per le mani di tutti, e fu anche dato alle starape, come ho detto, in Londra per Giovanni Nourse 1768 in vm volumetto in 12.° intitolato Scelta di prose e poesie ita- liane , del quale tornero a parlare. II signor G. C. puo dunqixe francamente scartare dalla sua collezione di mano- scritti quest uno, il quale altro non e che un frammento niutilato di quel bizzarro componimento. Era solito il Gigli di far delle burle di questo genere, ed il suo famoso Col- legia Petroniano ne somministra un luminoso esempio. In un bel codice manoscritto di opere diverse del Gigli in gran parte inedite, appartenente a questa I. e R. libreria Palatina, e die forse e migliore di quanti ne vanno attor- 110, il Gazzettino suddetto e preceduto da un avviso al lettore che mi piace di riportare, poiclie fn omesso nella stampa di Londra. Eccolo: " Trovandosi il Gigli in Roma, per soddisfare alia cu- riosita di alcuni amlci suoi di Siena, soleva spesso comporre foglietti di fuite ingegnose novelle , e quelli mandare al canonico Mariani, il quale , coUa sua solita facilita a cre- dere tutte le cose e confortare gli altri a crederle ancora , dava occasione al novellista di calcar sempre la penna. Fra le altre novelle una fu certa lettera die si finse venir dalla Cina , la quale non solo passo per vera appresso il detto canonico, ma da lui divulgata a diversi amici, e da questi ad altri amici lontani, per cosa certa ; capito finalmente at gazzettieri d'Olanda e degli Svizzeri , e dagli uni e dagli altri fu stampata nelle loro puntate, colle riflessioni ancora politiclie sopra i motivi che avevano indotto T imperator della Cina a far questa spedizione a Re na. II Papa, a cui la lettera si fingeva indirizzata , ne rise di cuore f, e sa- pendo che certo personaggio palatino aveva coniidenza coU'autor della frottola, chiese di vedere alcun'altra delle simili di quelle che si scrivevano al credulo canonico, e cosi fu fatto; onde conoscendo I'autore qualche gradimento nel santo Padre, ritornato ch'egli fu a Siena, continuo dalla stessa citta la composizione delle ideali novelle, formandole d'inventati accideati nella Toscana , in Roma ed altri luoglii ecc 'I V V R I E T .V . 241 t! cosa nssai oni'iosa die nel i833 dopo die quest' opera e circolata in tante iiiani, e die tanto 11' e stato parlato , si ricada nel nieilesimo errore nel quale incorsero verso il 1712 i gazzettieri d'Olanda e della Svizzera. Non biso- ffna pero azzardarsi niai a pubblicar come inedita qual- clie proJnzione, se non se ne ha prima una positiva cer- tpzza , essendo troppo facile il cadere in errore. Avrei ginrato, per esempio, die fosse inedito uii certo discorso del JMachiavelii , il ijuale conservasi autografo nella sud- detta Bililioteca Palatina , e questo perdie quel discorso non si trova in nessuna delle piu moderne edizioni , sebbene ]ioriino il titolo di opere complete del snddetto. Ho poi irovato che fn esso dato in Ince fino dal luglio 1822 nel fascicolo di cpiel mese della nostra Antologia. Passando ora a parlare del qui sopra citato libretto, esso e quello medesimo citato a pag. VI della prefazione nl vol. Ill delle Cene del Lasca stampate dal vostro Sil- vestri nel i8i.5. Di fatto alia pag. 233 e seg. vi si ritrova, sotto il titolo di Novdla della Giulleria , la prima delle due novelle del Lasca nel detto volume terzo pubblicate, e vi si dice che essa era stata " trovata in tine di un libro, o qi\aderno tli lettere attenente a Gherardo Bartolini e Bar- tolomoo Lanprediiii e compagni di Firenze, scritto nel iSSf) nella libreria Gaddiana. » Posseggo io gia da niolti anni un esemplare di questo rarissimo volume il quale ol- tre i due gia nominati componimenti contiene il panegirico in prosa detto della Carita pelosa e varie poesie , alcune delle quali non e lecito di nominare ed avrebbe operato ))enissiiiio Tanonimo editore a non frammischiarle alle opere suddette. Altri tre esemplari mi venne fatto di ritrovarne casualinente in Londra uel i83o in un fondo di magazzino, e chi sa che forse non ne esistano ignorati molti altri esem- plari presso qualche liljrajo di quella immensa citta. Snltando ora, come suol dirsi , di palo in frasca , Ben- vennto Cellini nella sua Vita , dopo di avere interpretato in assai strano modo il Pape satan deirAlighieri, termina colla seguente assai giudiziosa riflessione " di modo che io dico e credo, che questi commentatori gli fanno dir cose le quali egli luai non ajjbia non che pensate ma sognate v (*). (*) Cosi leggono le veccliie edizioni. NelF autografo pero dice gli fanno dir cose le quali lui non pcnsb niai. Bill. Ital T. LXXI. 16 a4a V A R 1 E T a'. Trovo ripetuta ora la medesima espressione quasi parola per parola a pag. 87 1 del niedesimo fascicolo di giugno^ il che sia detto di passaggio; ma cio che xxii ha sorpreso si e che da quanto si dice in detta pagina, sembra che resti ancora indecisa la controversia insorta non ha gran tempo sulla retta interpretazione del verso Poscia piit che 7 dolor pote 'I digiuno. Mi si perdoni di grazia se, dope tanti altri della presente nostra letteratura che hanno scritto sopra questo soggetto, mi fo ardito nella tenuita del mio ingegno di aggiungere una o due pagine al grosso volume che, come ivi si dice, potrebbe formarsl dalla riunione de'molti scritti che sono ve- nuti in luce su questo proposito , ma non so trattenermi dal sottoporvi una osservazione la quale a me semlna decisiva. Prima di parlare del verso sul quale cade la questione, 10 ricorro al principio del racconto ove il conte Ugolino dice al poeta che non fa di mestiero ch' ei gli narri cio ch' egli gia doveva sapere , cioe per T effetto de' raggiri del Ruggleri egli fosse stato preso e morto; ma bensi vuol raccontargli cio clie egli non jJOteva avere inteso da altri, cioe come la mort.e sua fu cruda. Voleva cioe narrargli minutamente le circostanze che cagionarono ed accompa- gnarono la sua morte. E questo senza dubljio cio che il poeta si propone di fare , e tale minuta e circostanziata narrazione di quel pietoso avvenimento forma il pin bello episodio della divina Commedia. Termina essa col verso in questione. "Poscia piii che 'I dolor pote'l digiuno," onde e incontrastabile che in questo verso vuole il poeta fjirci sapere, come aveva promesso fino da principio, qual fosse la fine del misero conte. Or dunque se in quel verso avesse egli voluto darci ad intendere die questi si cibo delle carni dei proprj figli , avrelibe F autore mancato di mantenerci la sua promessa, giacche ponendo line con cjiiel verso alia sua narrazione, avrebbe omesso di ragguagliarci del come e del quando avvenisse di fatto la morte d' Ugolino. E chiaro che essendogli morti i figli fra il quinto di e il sesto , ed avendogU poscia l" infellce padre chiamati per altri tre giorni , se non dopo questi nove giorni la fame lo avesse indotto all' orrendo partito di pascersi delle carni loro , avrebbe trovato pasto bastante da sostenersi ancora in vita per parecchi giorni , ed il poeta il quale tanto mi- niUawente ci narra i fatti dei giorni precedents, non avrebbe V A R 1 E T a'. 243 3I ccrto mancato tli dirci qualche cosa doUa dolorosa situa- zione del misero coute in quegli ultiini p;iorni di continua guerra al proprio cuoi-e che taiito ci era stato dipiuto amo- roso pei ligli iiel precedente racconto. Aggiungo di piii: Se fosse egli stato capace sol di peiisare a si orrido pi'o- poniuiento non lo avreltb" egli dovnto porre ad e/Tetto gia fino dal inomento die Gmldo ^li si i^ittb disteso a piedi, e cosi proluiigare alincno di (jualclie altro gloruo la iiiisera vita dei ligli snpeistiti , niettendoli a parte della cena or- renda imliaiidita delle lueiubra aiicor palpitaiiti dell" estiiito fanciullo ? Pare a me die T amore pnterno il ([iiale tanto primeggia in tiitto quel racconto avrebhe sominiuistrato iu questo caso una sciisa a qnesia sceua da caaibali. Non e pero da mettersi in dubbio die voile Dante dirci in quel verso cio die aveva lino dal principio del racconto promesso, cioe in qnal modo MOIUSSE il conte; e dlcen- doci die il digiuno pote piii die il dolore, altro non voile significare, se non die non avendo potuto ucciderlo il do- lore, gli f'u lolta la vita dal digiuno. Firenze , 3i agosto i833. G. M. C H I M I C A. Programme da prix propose par la rlusse des sciences matheniatiques et physiques de I'Academie impe.iiale des scien- ces lie St. Peter shourg a la seance publique f?ft; 39 decenihre 1 832 - 10 Janvier i833. — Les experiences des MM. Gay- Lussac et Tlienard sur la maniere dont le potassium se comporte dans le gaz ammoniaque, out fait connaitre un compose d'une nature particuliere anquel ces savants ont donne le nom A\izotare aimimniacal da potassium. Quol- que ce nom exprime un mode de comblnaison particnlier, neanmoins les experiences des diiniistes francais ne deter- minent pas avec une exactitude suffisante la composition elementairc de cette 6ul)stance , d'autant plus que ces experiences repetees par H. Davy ont fourni des resultats differents. On demande done des experiences faites avec toute la precision que comporte Tetat actuel de la scien- ce, sur la composition de I'azoture ammoniaccd du potas- sium. Ces experiences seront precedees d"un expose de celles des MM. Gay-Lussac et Tlienard, et 4e celles de H. Davy. On aura aussi egard a ce qui est dit sur ce eujet dans le second volume de reditioii franraise du traitc de chiniie de M. Berzelius. 244 V A n I E T A . L'anteur du M^moire cle concours tachera , apres avoir determine avec precision la composition elementaire de la substance dont il s'agit , d'appuyer sur des experiences le mode de combinalson qu'il croira pouvoir admettre avec le plus de vraisemblance pour exprimer la nature de la substance analysee. Les pieces de concours peuvent etre ecrites en langne russe , allemande , francaise ou latine , et adressees par les auteurs anonymes an Secretaire perpetuel de TAcade- mie avant le premier aout 1834. Le prix, de 100 ducats de Hollande , sera decerne dans la seance publique qui aura lieu le 29 decembre de la meme annee. La piece qui aura remporte le prix sera imprimee aux frais tie TAcademle. Esposiz'ione degll oggettt cli belle arti iielt I. i?. Pa- lazzo di Brera. Ne leiraccingerci a stendere la rivista de' principali oggettJ che fecero decorosa ed imponente Tesposizione di quest'anno Bpertasi nelle sale a cio destinate nell' I. R. palazzo delle scienze e delle aiti, crediamo di dover ommettere ogni ul- teriore dichiarazione d' imparziali sentimenti , nella ferma fiducia cbe i leggitori nostri abbiano gia una bastante guaren- tigia del nostro procedere negli anni addietro. Saltiamo quindi senz' altro proemio in materia, e innanzi tutto ci facciamo a discorrere intorno due monumenti stati collocati in questa occasione, I'uno posticcio, percbe modello, sul riplano di una delle due rampe dello scalone ; 1" altro stabile sotto i portici superior! pel quali vassi nelle sale dell" esposizione. Monumenti. II prime consacrato ad onorare la memoria del mar- chese Cesare Beccaria, Tillustre autore del libro Dei delitti e delle pene , consiste in una statua colossale sorretta da iin corrispondente pledistallo : la benemerita societa degli azionisti die prese a sdebitare la patria di un tributo si sacrosanto ne comr^^^se T esecuzione del pensiero e del- r opera al valente scalpello del cavaliere Pompeo Marche- si, professore di scultura deir L K. Accademia , e questi V A n I E T a'. 245 divlatamente rispose a si importante incarico da esimio artista , qual e, e in modo il piii soddlsfacente. E cio di- clamo con vera compiacenza perclie sembra die in questo suo lav'oro siasi ej^,!! innalzato col di lui concetto in guisa da porsi a livello del grand' uomo ch' egli doveva effigiare. L' attitudlne nor. poteva trovarsi piu acconcia , ne piix dl- gnltosa di quella con cni ti si presenta. Avendo il celebre giureconsnlto sotto gli augnsti auspicj dell' Imperatrice Maria Teresa tenuto cattedra di diritto nello stesso palazzo in cui gli viene eretto il monumento , il dotto artista lo rappre- sento seduto sopra una seggiola colla desti'a sollevata in atteggiamento di dettarne i precetti e colla sinistra appog- giata al di lui immortale volume. L' aria di bonta che tra spare da quel volto mentre coincide coll' umaniia dei suoi dettati e coi lineamenti del ritratto , contribuisce di molto ad aggiungere maesta a tntta la figura. Anco la parte inferiore si direbbe composta con si iino accorgi- mento da far trasparire 1' intenzione deU' artefice : in per- fetto accordo con tutto il rimanente senza alterare la di- gnita ci porge un' idea dell' abitudine di un carattere fisico pienotto di tutta quanta la persona. Discendendo agli altri pregi artistic! , le parti ignude scorgonsi modellate con somraa niaestria , i volumlnosi cincinni di una parrucca , destinata a cpie' tempi a coprire la calvezza , saviamente suppliti da una acconciatura naturale; la veste talare poi o zimarra di cui e avvolta la figura , non saprebb' essere meglio adattata per far risaltare le totali forme , e nel tempo stesso per coprire con Ijell' artifizio di maestose pieghe il sottoposto moderno abliigliamento ; tutto in fine combina a costituire un' opera di genio ideata con sublimita di concetto ed ese- guita col possesso dell' arte. Non per tanto credlamo che non possa riuscire inopportuna una osservazione la quale benclie di poco momento non e alFatto da trascurare ia un lavoro di tanto merito ed importanza f, e siccome trat- tasi di un modello in gesso da tradursi in marmo e percio suscettlvo di miglioranienti , non esitiamo a manifestarla. Se per avventura andassimo errati, vorra T autore risguar- darla qual prova di lealta e d' interessamento nel tempo stesso alia felice riuscita delle sue produzioni. Osservata la sua statua dal sotto in su e nel pianerottolo ove si trova , ci e sendirato che le mani e specialmente la de- stra apparissero alquanto gravi in confvonto della testa ; 346 V A R I E T a'. contemplata tlal piano snperiore leggiera trovammo la testa in corrispondenza alia massa di tiitto il corpo , e viceversa le mani in armouia con quella. Ove dunque Tartefice merce di un nuovo e&anie consenta al giudizio dell' occhio nostro , la conseguenza n' e cliiara : siam certi che nella esecuzione in marnio egli daia opera a far discomparire sifFatta menda , forse V unica In mezzo a tante bellezze. Di rincontro a questo monumento devesi collocarne un'al- tro destinato a ricordare a'posteri refligie di vm altro illustre. Parini, il srblime Cantore del Giorno, come Beccaria il Di- ritto, detto egli Testetica, quindi non poteva trascegliersi un sito pill conveniente per onorarlo di una memoria patria: la stessa societa di azionisti diede I'incarico dell' esecuzione alio scultore accademico Gaetano Monti , nome clie suona distinto nell"" esercizio dell' arte sua^ e a noi gode I'animo di annunziare questo divisamento, persuasi che coloro che amano i gentili studj vorranno cooperare a si nobile ira- presa. II secondo monumento di sopra accennato che compiuto ammirasi ne'portici superior!, rimpetto all'ingresso delFI. R. Biblloteca^ venne eretto alF insigne poeta Vincenzo Monti, delle di cui opere andra superba la moderna letteratura ita- liana linche saranno in onore la sublimita dei concetti, la nobllta dello stile e la purezza della lingua. A far si che 11 monumento rlusclsse condegno a tanta fama s" Implegarono i pill distlnti artistl. L* esimio plttore Pelaglo Palagi ne concepi e dellneo il disegno ; la parte ligurata venne ese- gulta in plastlca dalP accademico scultore Abbondlo San- giorglo , gia celebre pel modelli della sestiga die deve ser- A'ire dl sopraornato deir Arco della Pace ; la fuslone in bronzo fu aliidata alle cure dell* accademico scultore ed incisore Luigl Manfredinl. II monumento ha per base due zoccoll di granlto levigate , su cui s" innalza 11 monu- mento tutto di bronzo , composto di un pledestallo deco- rato dl un bassorilievo rappresentante la Poesla dolente , e coronato dl un timpano con modanature intagliate e con fastlglo elegantemente ornato ^ su questo e posto un altro zoccolo , dal quale in mezzo a due maschere sceniche s' innalza T efllgle , piii grande del vero, in forma d'erma deir alt.issinio pocta: 11 di lul solo nome a caratteri rllevati si legge nella base , la qual cosa ci pare convenientissima ed insleme dignitosa , glacclie 11 solo nome di Monti basta V A R I E T a'. 247 per rammentare la sua gloria p'lii di qiianto sarebbesi po- tuto acceiinarla col mezzo dell" epigralia. A clii riguarda ill coiiiplesso e a ])arte a parte tutti (|uesti lavori, gli e gioco forza il confessare clie tutto spira attica eleganza , e die in faito di arti lielle (fucsta citta puo vantarsi di felici rultori e di calcli proiiiolori. PlTTURA. Pittiira storica. Chi avesse trascorao le sale deir esposizione ne ripreii- desse di naovo a far a tutt* agio la rivista col divisamento di render conto di tutti quanti gli oggetti , potrebbe pa^ ragonarsi non altrinienti die a colui il quale s" Imbarca. per visitare tutte le *piagge di un Vasto mare ; tant' b la copia e la varieta specialmente dei cosi detti quadri di genere ! Ben lungi noi dal seguire tal proponimento cl li- miteremo a rattenere T attenzione nostra sulle opere prin- cipali , e tra queste scegliendo innanzi tutte la piii grande per dimensione e per soggetto daremo principio alle nostre osserv^azioni. II sigiior cavaliere Carlo Bntlloff cui tribu- tammo in questi stessi fogli elogi ben meritati per altre sue produzioni esposte negli anni addietro , incaricato dal slgnor Anatolio De DeniidofF dell'esecuzione di un quadro di soggetto libero , prese a trattare una di quelle catastroli che dopo il cataclismo universale del globo ben di rado s' incontrano nella storia , e qulndi secondando il suo vasto genio prese a lottare colla poesia , che un poema rappre- senta il suo quadro. In una tela lunga quasi quattordici braccia milanesi ed alta in proporzione ci ofFerse l' ultimo giorno di Pompei. Da due lettere scritte alio storlco Ta- cito da Cajo Plinio Cecilio , nlpote del gran naturalista , e testimonio oculare di si deploraliile avvenimento trasse i particolari ; e tutto cio clie per presentarsi in un punto avrebbe destata la disperazione in tutt'altra fantasia, pare ch' abbia servito di fermento , di pascolo e di compiaci- niento alia sua : recossi sul luogo ove un tempo sorgeva quella citta , e dai superstiti avanzi emersi dagli scavi neir antica via del borgo Ajigusto Felice spalleggiata dalle tombe, la quale estendevasi per un breve tratto lungo la via Ercolanen , delineo la situazione della scena altrettanto terriblle quanto commovente. Da quel luogo appunto an- dando verso la porta di Pompei si scorge a mano destra 248 V A n I E T a'. il torreggl.inte aspetto del VcsuaIo , cd il pittore ne ap- profitto pel fondo , attenendosi cosi alia storia e facendolo servile al migliore effetto del suo quadro. Ma ferniata la sceua prospettica di esso composta della via dei sepolcri sul davanti die a maiio a mano restringendosi conduce r occliio nel cuore della citta illniiiiiiata dal VesuA'io erut- tante fuoco , lava squagliata , gloln di cenere , fumo e nero lapillo , diajiio alcuiii hraiil del racconto di Plinio , giacclie da questi i leggitori potraiino piii agevolmente fonnarsi nn'adequata idea del concetto adottato dall'artista e della disposizione dei grnppi ond" ha animata la scena medesima " Durante quindici giorni erasi fatto sentire un )i terremoto che ci aveva tanto meno sorpresi , in quanto » che le borgate , ed anco le citta della Campania vi sono » spesso soggette; esso raddoppio in tutta quella notte (i) » con tanta violenza che si sarebbe detto essere non agi- » tata , ma rovesciata ogni cosa. La madre mia entro bru- n scamente nella mia camera , e trovo che mi avviava It verso di lei alio scopo di svegliarla , se fosse stata ad- >i dormentata. Noi ci sediamo nel fertile che separa il fab- >/ bricato dal mare per un piccoUssimo spazio . . . Fa'ano » gia le sette del mattino e tuttavia non compariva che » un debole raggio come una specie di crepuscolo. Allora » gli edifizj furono sgominati da si forti scosse che non ,1 ci eblse piu sicurezza di trattenersi in un luogo , alio » scoperto si, ma angustissimo. Ci risolviamo ad abban- » donare la citta : il popolo intimorito ci segue in folia , „ ci stringe , ci urta , e , cio che nello spavento tien luogo ti di prudenza, ciascitno non Vede niente di piu sicnro di >; quello che Vede fare gli altri. Dopo che fummo usciti I, dalla citta ci arrestiamo , e la nuovi prodigi , nuovi spa- II venti ... II mare sembrava arrovesciarsi sopra se stesso, II ed essere come respinto dalla riva . . . AlFojjposto un'atra II ed orribile nube solcata da fnochi che scagliavansi guiz- II zanti, si apriva e lasciava sfugglre dei lunghi razzi si- II mili ai lampi , ma con maggior copia di luce ... La II cenere cominciava a versarsi in piccola quantita : volgo )/ la testa e mi veggo inseguito da ini denso fumo che si 11 spandeva sulla terra come un torrente. IMentre vediamo >i ancora , abbandoniamo la strada , dissi alia madre mia , (t) Era la notte del 23 agosto deiranuo 72. V A R I E T A . 249 H ppl liniorc che sopragglungenJo la folia di coloro die »/ seguono le nostre orme , 11011 ci soiroclu nelle teneljre. >i A mala pena ci eravamo allontaiiati cli' esse aunienta- » rono ill guisa che si sarebbe creduto trovarsi noa gia » in una di quelle notti buje e senza luna, ma in una " camera dove fosse stato spento ogni lume. Voi' non >; avreste ascoltato die pianti femminili , gemiti di fan- » ciulli , gricia di uomini ; 1' uno chiamava sue padre, Tal- >/ tro il Jiglio , altri la coiisorte : non riconoscevansi che yi alia voce ; compiangeva quegli la sua sventura , questi » la sorte de' suoi congiuiiti : ci era taluiio che il timore » della morte faceva invocare la stessa morte ; mold im- » ploravano il soccorso degli Del^ mold si ricredevano che » esistessero e contavaiio per ultima quella notte, Teterna » notte in cui il mondo doveva essere sepolto ». Tal e la narrazione da cui il pittore doveva cavare le sue im- inagini e rappreseiitarle sopra una tela : il solo pensiero di rannodare tante e si svariate idee , e dar loro in un complesso col disegno e colorito una forma , una A'ita, un' espressione in modo che lo spettatore le vegga rafligu- rate e le riconosca , avreblie , come gia si disse, fatto ar- restare gF ingegni anclie piii esperti v ma il cavaliere Brul- lofF avvezzo da gcneroso artista, qual egli e, ad aflrontare le difUcolta , lo accolse a preferenza di qualunque altro argoinento , giacche n' era in sua facolta la scelta. S' egli vi sia riuscito a superarle lo giudlcheranno i leggitori nostri dalla disposizione della scena che ablnamo disopra gia accennata , e dalla descrizione dei gruppi onde il pittore 1' ha animata. Nella parte superiore del quadro P atra nube addensata di sulfurei A'apori, qual ci viene descriita da Plinio , so- vrasta ; e dalla destra del riguardante partono scoppj di vivissima luce biancastra qual suole appai'ire quella del lam 230 per la circostante oscurita: il bujo della nube sol- cato dalla folgore va grado grado scendendo a confondersi coir avvampante vapore vesuviano. In mezzo del quadro e nella parte piii illuminata giace una donna miseramente estinia alia quale e aggruppato un tenero j^argoletto che con una maiio ancora semiattaccata al pannoliuo pendente dal petto materno , e coll" altra appoggiata al terreno si scioglie in pianto; dalla sua attitudine ogiiun s'accorge che la niatU-e , nel suo cadere essendole in braccio, abbia aSo V A R I E T A*. salvata questa Innocente creatura: la giacitura tanto deiruna quanto deir altra figura , che non saprebbersi immaginare pill naturali , ue meglio composte , dimostra esser elleuo state arrovesciate da una biga. A fame chiara la evidenza mostransi i jjreziosl ornameati ed arredi, clie seco traspor- tava la matrona , sparsi sul selciato al di qua della testa , una ruota in cui sta inflsso un pezzo del rotto asse, poco discosta dai piedi, e la biga medesima in maggior distanza strascinata da sbrigliati e scalpitanti cavalli , da cui stra- mazza 11 consorte. Chi ha veduto il vero e sa vederlo , non pub a meno di non raccapricclare alia vista di si miserando spettacolo e sentirne tutta la pieta. Questo pezzo sia per gli scorti si liene intesi delle due figure die pel tuono vero e svariato delle tinte , pel tocco e per l' aria de'volti ricorda assaissimo il fare del Domenichino. Che se alcuno vi fosse che a questo nostro avviso ci tacciasse di esagerazione , gli diremmo che sentiamo anzi in noi stessi essere il pezzo medesimo degno di quell' autore. A fare contrapposto all' accennato gnippo e sopra un piano pill inferiore a destra dello spettatore, tu vedi TafFac- cendarsi di tre figli per sottrarre a si fatale sclagura i loro genitori : il veccliio padre alzato sulla spalla dal piii ro- bust© di essi, gia soldato, e sostenuto nella parte inferiore del corpo dal pin adolescente volge lo sguardo all' ira del cielo e colla destra alzata fa schermo alia cadente cenere, coll' altra s'avviticchia al figlio, che animoso guarda di non porre orme in fallo;, il secondogenito sta in atto di sollevare la madre gia grave degli anni sediita sul margine della via, par cli' egli la incuori a seguirlo mentr' essa lo esorta a salvar liii , ed a lasciarla vittima gia rassegnata alia faralita del destino , come segui di Plinio colla niadre sua. II giuoco della luce che percuote i contorni di queste figure, situate quasi fuori del raggio, e maraviglioso, come sono mirabili le proporzioni, i caratteri delle diverse eta, la singola espressione di esse, il vigore delle tinte succose e trasparenti. La nuda spalla poi non che il braccio del soldato che assicura sull'altra il caro peso del genitore sono dipinti in modo da non potersi altrimenti conseguire mag- gior naturalezza, ne inaggior rilievo. Del restante, sebbene la maggior parte di questo gruppo sia posta in ombra per servire all'etTetto, pure non lascia piii oltre desiderare per risguardo alia varletii del tinteggiare , ai giusti riflessi, ed al distacco dai circostanti oggetti. V A RI E T a'. 25 1 II destro lato del quadro vien cliiuso da due eplsodj non itieno importanti e per tenerezza e per ispavento, Sul davanti un giovine sposo sostiene la svenuta o fors'anco moribonda avveneiite donzella , a cui ben poche ore prima Imene avevalo a lei in dolci nodi congiunto: e dessa tut- tora adorna del flanimeo nuziale che discendendole alquanto al disotto degl' ignudi omeri avvolge ancora la parte in- feriore; il di lei capo serba ancora una corona di rose: r abbandono delle di lei membra , e 1' oppresslone dello sposo clie non pur anco colse il frutto de' suoi amori , e che tiene fissi gli occbi sul caro oggetto delle sue cure , appariscono in tutta la verita, ti fanno impletosire. Anche qui la luce vedesi maneggiata collo stesso artiiicio del grup- po antecedente; si ammira del pari un bel disegno accop- piato a pregevole colorito; tranne che ci sembra nel torso femminile, sel)ben tratto dal vero, non essersi bastantemente renduto conto deirattaccatura deH'omero sinistro, ne dello sbattimento ombroso del braccio che superiormente il tronco sostiene. Sappiamo pero che T esimio artista dopo aver un" altra volta riformato questo medesimo gruppo non ne andava soddlsfatto ed aveva quindl in animo di modifi- carlo, o variarlo coUa vista di qualche altro modello. Cosi operano i grandi artisti. Dietro quest' atto di comraozlone tutta pietosa , due im- minenti pericoli ti fanno rabbrividlre. Un cavaliere sta in procinto d" essere balzato dal dorso del suo destriero men- tre su di csso s' immaglnava piu certo vmo scampo : si I' uomo che il cavallo sono colpiti dal fulgore piii Imme- diato della meteora e dal rlmbombo del tuono :, tu vedi quest" ultimo impennarsi e furiosaniente sbufFare dalle aperte nari mentre il cavaliere riparando gli occlii all" abbagliante splendore, procura di bilanciarsi nella persona onde non perdere Tequilibrio: que' che gli stanno d" attorno per non essere calpestati dal cavallo si adoperano ad afFrancarsi con diversi atteggiamenti i chi s'appoggia sulla groppa, chi Tallontana ]\Ia nell" istante medesimo sovrasta agli uni ed agli altri un maggior dannof, al crollo del terremoto due sta- tue collocate sul fastigio di un A'icinissimo sepolcro (i) non pill sorrette dalle lesene che gia si sfrantumano, pendono a (^) Qufste statue infatti furono nello scavai'c ritrovate a pie del Sfjiolcro. aSa V A R I E T A. certa rovina. Noi lasciando di enumerate le akre piu dl- stinte bellezze, e qui, diclamo, i\ove il Ijalenare della luce foriera della folgore , merce degli accennati contrapposti appare piix vera che in qnaliinque altro luogo ed illude. Passando ad osservare il lato sinistro del gruppo di mezzo gia da noi descritto , ti si affaccia suUa stessa llnea una povera fainigliuola che dal terrore invasa si afFretta alia fuga. Oltre le attitudini slanciate , ti fan certo della sua sollecitudine la nudita de' fanciulli , le scalze membra dei genitori e lo scomposto loro abbigliamento. II padre, abbracciata colla destra la consorte che a lato lo segue di pari passo, tiene stretto colla mano stessa 11 leinbo del proprio pallio onde per silFatto tetto guarentire nel miglior niodo dalle ceneri e dai lapilli scagliati gli oggetti dell' amor suo ; ma la mano sinistra lo aljljandona al vento a mo' di Vela per seguire la naturale direzione degli sguardi alPim- perversare del nembo e degli spessi baleni. In fatti in quegli ocelli conversi all'insu e spalancati, in quella bocca aperta sta dipinto tutto 1' interno terrore ; in quella mano alzata tutta la disperazione di uno scampo : il vlso pau- roso e crucciato della consorte si volge anclr esso agli scoppj e manif'esta tutto lo smarrimento di un' anima amo- rosa ; prem' ella al suo seno un tenero pargoletto die ignaro dell' ira degli elementi china intanto gli sguardi per mirare un vago augellino palpitante sul sottoposto terreno ( sublime concepimento che mette in chiaro gli effetti clie sogliono avvenire in simili convulsioni della terra e del- I'aere), 1' altro fanciulio posto in fra due rifugge alle ma- terne ginocchia. La gran massa ombrosa di questo gruppo, non interrotta che da pochi lumi si sporge iiinanzi con tant' apparenza che pare avvicinarsi a chi lo riguarda ; una mano specialmente che campeggia sul chiaro, le estre- mita della quale sono esse pure lumeggiate si spicca dal quadro , e piii la osservi , piii ti sorprende come 1' autore abbia si felicemente superata tal diiTicolta. Piii lungi e dietro questo liellissimo gruppo nella parte percossa piii direttamente dal lampo F occhio trascorre sul sepolcro di Scauro piu elevato dei vlcini : ivi il popolo si accalca, grida , si urta , e risponde perfettaniente al rltratto che ne fece Plinio nella sua narrazione , col se- guire cioe , ed imitare cio che vede fare agli altri. Ma osserviamo prima la iigma collocata prcsso il centro del V A R I E T A . 253 qnailro. £ qnestl nn sncenlote pagano clie seco recando e tripode e lituo ed altri vasi ad uso de' sagrilicj nel salire il margine della via volgesi a sguardare il cielo iu atto si dispettoso e maligno die il diresti disperato e niiscre- dente. Alia forte espressione della tiniida sua fnga tien dietro iin' altra nieno precipitosa : tii Aedi un pittore die ti-asporta sul capo gli attrezzi dell" arte sua ; mira egli coa aniiHO pill pacato i perlcoli e gli effetti straordiiiarj della luce, e ti si ofFre quasi in istato di tranquillo osservatore per trarne argomento di qualclie sua produzione. In fatti e c{uesto il ritratto del cavaliere BrullolF posto in mezzo a due avveiienti donne disposte in un piano piu in qua : r una come suole darsi naturalmente nei casi di repen- tino terrore e di trambusto reca nelle mani una spenta lucerna ; sorregge il capo delP altra un vaso die gia e fiiori di plombo , perche abbandonato dalla mano die lo teneva , all' istante medesimo die un' altra donna avverte ed indica die il vicino monumento sta per crollare. All' in- gress© del sepolcro di Scauro , a cui si sale per alcitni scaglioni ,*maggiore e lo scompiglio : alcuni cli' ivi eransi ricoverati colla speranza di rimanervi sicuri , escono at- territi alio scuotersi dell" edlficio ed urtano in altre per- sone die si avviavano all' asilo stesso jier deporvi le pre- ziose masserizie end" erano caricate. Bellissimo e 1" aggrup- pamento di tante e si svariate azioni, e non meno pia- cevole riesce il contrasto di tanti afFetti : uno cli" esce , rista ancora sulla porta estremamente sbigottito , si volge aH'interno del monumento e guata, un altro in diversa movenza fa lo stesso con una lanterna in mano , ed urta in un avaro die impassil)ile a qualunque scossa della terra, all' infuriare di qualunque meteora s" incliina a raccogliere alcune monete cadnte dal sacco die a stento tiene stretto neir altro hraccio , mentre un altro di rincontro s' avanza incurvato sotto il peso di un dorato sedile , ed e ajutato a salire da un seguace. Queste figure nella maggior parte ignude attraggono specialmente Tocdiio dell'artista, il quale non puo die rimanere per lunga pezza estatico a contem- plare gli stupendi scorci , le giuste attitudini , il pensiero del pittore, resccuzione , e quindi non fa die lodare la somma di lui intelligenza del corpo umano attestata dalla proporzione e dall" espressione de'muscoli, la varieta delle tinte si bene appropriate secondo la diversita del caratteri, iniine la verita si bene colta cd espressa. a54 V A R I E T a'. Compiscono flnalmente la desolante scena sul davanti due Interessanti episodj die pienamente testificano fin dove giunga la squisitezza di concepu-e deU'autore e la di lui erudizione. Da ua lato I'afFetto materno e posto al piu doloroso cimento ; dall' altro sorprende 11 coraggio e la rassegnazione ai divini voleri : uua madre posto an glnoc- cliio a terra in mezzo a due sue figlie inginoccluate esse pure col piu tenero atteggiamento le abbraccia, e par che dopo aver ripregato gl' Iddj al rinnovarsi del forte romo- reggiamento , alio scoppiare de' fuochi celesti , all' ondula- mento della terra in cuor presenta esser questa 1* ultima volta che al seno le stringe e die le sia date di A-^ersare su di esse lo sviscerato amor suo. Smorta in viso , stretta dair angoscia non ha il conforto delle lagrime , fissa i pau- rosi sguardi in cielo , e qual altra Niobe par trasmutata nel dolore istesso. Un vecchio venerando per canuta barlja presso questa si avanza, soUeva egli il dolce aspetto a ri- mirare tanta rovina e tanto spavento;, ha il segno di reden- zlone che lo manifesta cristiano ^ i sacri stromenti del culto ravvolti in un panno di cni e gelosa custode la syiistra ma- no , lo qualificano per sacerdote : qui lo adduce un senti- mento di carita. Reca egli nella destra un' accesa face per soccorrere di luce i suoi fratelli nell" orrore di quelle te- nebre e in quell" alta sciagura. Noi qui ci ristiamo senz' af- ire parole suUe beUezze di questi episodj per non ripetere le stesse espressioni. II quadro si compone di trentadue figure, non comprese le accessorie poste in lontananza , che non ci siamo fatto carico di accennare ^ ciascun gruppo forma un quadro da se , ma die cospira insieme cogli altrl a formare un tutto sorprendente e meraviglioso. Diciamo meraviglioso perche r occhio non puo tutte in un sol colpo discernerne le bel- lezze :, ad esso fa d' uopo il riposo ed 11 rinnovamento tratto tratto della sua attenzione. Quella qualunque sensazione che si prova al primo colpo d' occhio nel quadro in dlscorso e cio che ancora riniane a manifestarsi dal canto nostro; e ci sta pure 11 carico di fare qualche cenno , sebbene non lo abbiamo qua e la risparmiato, intorno 1 parziali gruppi, sul merito generate del pittore e suU' efFetto totale del quadro. Nel chiudere pertanto con questi coroUarj 11 nostro dlscorso opiniamo innanzi tutto che il cavaliere BrullofF ha afFron- tato sorame dilficolta quali erano quelle cli presentarci V \ R I E T v'. a55 rolle^ato il duplice effetto del fnoco e del lanipo, e che il di liii ardimeiito f"u coronato generalraente di un esito Fe- lice , giacclie in qiialclie parte rimane tntlavia a desiderarsi quella fusione intermedia e prospettica che lia saputo spar- gere cjnasi da per tutto. Cio che Intorno a questo parti- colare degrada a nieraviglia dal principio sino alia fijie si fe cjuella Ince fredda del haleno che vivida incomlncia a per- cnotere il terreno ed i fabbrlcati e grado grado va a con- fondersi interrotta in liel modo dalla cenere e dai lapilli col caldo riverhero della luce vesuviana che brilla nel fondo ( artificio sublime ) ; non cosi precede con uguale eftetto in risn;uardo alle figure. Quel sacerdote pagano ve- stito di bianclii lini , come ricliiedeva il costume , ci sembra tagliare alquanto il Ijel passaggio da noi avvertlto nella situazione in cui si trova : cosi di quel consorte trascinato nel carro , ci sembra parimente che quelle tre o quattro figure che ad esso snccedono a non molta distanza e che sono lumeggiate dall" igneo riflesso , in ragion prospettica siano ahfuanto ])iccole , ed in ragione di efFetto alquanto rapido risulti il passaggio della tinla fredda alia calda. Queste nostre avvertenze pero, se giuste sono, denno con- «iderarsi come scrupoli dettati da chi vorreljbe dimostrare di aver esaminata palmo a ^^^.Imo questa grand' opera, giacche i pregi sono in tanta copia e si evidenti da far diuienticare qualancpe menda di maggior rilievo , se anco ci fosse. La composizione del tutto insieme e dei singoli gruppi e frutto di nn ingegno ferace e di un alto pensa- niento concitato dall* addentrarsi nella storia del fatto, r espressione di un profondo sentire e di una piena cono- scenza del modo con cui si manifestano le passioni. Se consideriamo poi il disegno, si scorge il pittore educato alle opere de" sommi , e seguace del vero ^ contorni attinti al bello , fluldi e a tempo a tempo risenliti secondo il bi- sogno lo rlthiede e nulla piu oltre ;, per rispeito ai carat- teri or lo vedi imitatore dell' Urlnnate , or del Miclielan- gelo, del Doraenichino , di Guido, de* Caracci e d' altri illustri. Se ci facciamo a contemplare il colorito , troviamo fare grandiose e largo, forza , succo, fluidita , tocco, de- gradazione, e fa d' uopo conchiudere ch* egli e signore dell' arte sua. Passando era all'esame di aUre opere di minore dimen- sione di quelLi da cui abbiamo preso le mosse nella nostra 256 V A R I E T a'. rivista dclle pittnre , noti cl dlliiiiglieremo in molte descri- zloni , ne discenderemo rf'-v^iiixuziosi particolari , quand-O anche il soggetto storico di e^e -fosse farraghioso, per av^r gia altre volte intrattennto,!'- leggitori nostri sul fare degli antori di cui slamo per fttvellare e per aver loro gia tes- suto i meritati elogi. Premessa qnesta dichiarazione, eccoci davanti ai qiiadri di Francesco Hayez , meinbro dell' I. R. Accademia, non\e che ricorda una distintissima fama. Sono del suo pennello una Maddalena nel deserto , tre ritratti dci qiiali tiao composto con un putto , uno studio di una testa dal vero, a cui vi aggiunse il dlstintivo di Seqatore veneziano , V ultimo addio di Giulletta e Romeo , Loth in mezzo alle figlie, il rifiuto di Foscarini di dar la mano di sposo a Valenza Gradenigo nelP atto stesso in cui era di- sposta la cerimonia nuziale , e una barca di pirati greci col rapimento di due donne. La Maddalena e atteggiata in bel modo , ne poteva essere altrimenti ; che V abilita del comporre di questo valente artefice e abbastanza nota, ne ha d' uojjo di ulteriori encomj ^ in quanto all' espres- sione , tranne un certo languore , togllete a cjuesta figura i simboli della penitenza , il teschio e una croce connessa da due canne, e vi si presenta un ritratto di vaga donna ignuda , in cui il pittore si e studiato d' aggiugnere quelle belle forme, come talnn dii-ebbe I'ideale, onde il luodello n'era sprovvisto : le carni sono vere e di rilievo, ma pec- cano a senso nostro se non in tutto , alineno in qualche parte di mezze tinte alquanto fredde e plombee , prodotte dair aver voluto staccarla da un fondo cliiaro merce di ombre degradate sino al nero , o dal soverchio ricercare le parti , senza avvertire che 1' aria aperta e gli oggetti circostanti di un deserto diversilicano da quelli dello studio dell'artista. Lo scorcio di una gamba, sia pel rlflesso troppo risentito al disotto del ginocchio, sia per Fombra non ba- stantemente dilatata non accontenta del tutto 1" occhio dei rigoristi. Con tutto cio noi vediamo sotto la cute di questa jigura scorrere il sangue, le parti egregiamente tondeggiare, accurate le minlme flessioni e ondulazioni cagionate dalla posizione delle membra, e capelli che reggono a raffronto del vero. Ne' ritratti Hayez conta ben pochi emuli ; a malgrado pero di questo vanto talora per voler render conto di tutti gU aecidenti della pelle e modellare tutte le parti fa si che V A R I E T A . 207 da questa sua diligenza ne risnlta qualche leggiere altera- zione la quale si couiunica alle liaDnoiuie;, quaiito agli ac- cessor] puc) coiiipetere coi soiq^i dell' arte sua si modernl die anticlii: iia quelli ch' egli ha esposto in quest'' anno si fece da taluno osservare questo peccato veniale. DeH'Ad- dio di Giulietta e Romeo lia esibito una replica di altra sua produzione gia stata nieritaniente encomiata ; Fattuale poro fu da lui Aariata S])ecialmente nel fondo e nell" av- vicinaniento dei due volti per darsi il bacio di loro separa- zioiie, die gli esinij pittori di mala voglia ripetono a puntino gli stessi loro lavori. II quadro di Loth coUe figlie, figure alquanto di sotto della meta del vero, e opera che conferma sempre piii I'alta riputazione delTautore, perche racchiude tutte le eminenti qualita die costituiscono il genio educato alle finezze dell'arte: T abliandono e Tassopimento nel pa- triarca , prodotto dalla potenza di iin nettare sconosciuto , i seducentissimi atteggiamenti delle figlie, gli accessor], Tartifizio con cui e composto il tutto insieme coUima a far patente V argomento i, i nudi poi sono disegnati e di- pinti con quel gusto e cp^iella maestrla che a dovlzia tanto risplendoao nelle opere deir autore. Ne altre parole sa- premuio adoperare nel dar contezza del rimanente delle sue produzioni da noi accennate. Favellando del quadro che rappresenta la sospensione delle nozze del giovane Foscarini con Valeaza Gradenigo facciamo astrazione del soggetto , se sia tratto da cronache private esistenti in uno degli ardiivj delle dette due case patrizie venete , oppure cavate da un romanzo, e diciamo solo che il coramettente ha esatto dal dipintore che gli rappresentasse un fatto in- trattaliile, o per io meno difficilissimo a potcr essere ese- guito in pittiira. In fatti come esprimere con quest' arte un no , ed indicare simultaneamente i raotivi di tal nega- tiva ' Se la stessa mimica la quale e soccorsa da gestl an- tecedent! e dal moviaiento de' contemporanei non arriva sovente in simili casi ad esprimerli colla debita chiarezza , come potra questa ottenersi coi muti mezzi rappresentativi della pittura? Eppure Hayez si mise alia diflicil prova ^ e ben si puo dire che per quanto fosse ardua, abbia supe- rato lo scoglio e raggiunto lo scopo. L' invenzione come- che non potcsse couservare quel principlo d' unita cli' e rlchiesto da una causa sola motrice delle altre azioni che concorrono a prescntare una data idea , pure fu da lui Blbl. Ital T. LXXI. 17 258 V \ R I E T a'. composta e concertata in niodo per mezzo della Ince , die chlaro apparisse T argoiiieiito. II pretesto del riliuto per parte del giovane Foscarini era il giuramento fatto di non. legarsi in inatriinonio con una donzella clie liionda avesse la capellatura. Che fece Hayez ' colloco nel mezzo della sala dove celebrarsi dovevano le nozze, I'altare domestico die soleva concedersi alle illustri famiglie senatorie : il patriarca di Venezia pregato a presiedere a questo rito sorpreso del rifiuto riniane colla mano alzata in atto di benedire , appoggia V altra all' altare : alia destra di questo apparato il giovine garzone afFerrato per un braccio da Gradenigo padre della fanciulla e inquisitore di Stato , e spinto dalle istanze del projirio padre e de' cougiunti die gli stanno dalF altro lato , pallido e smarrito risponde alia interrogazlone. Maravigliosa e V espressione d' imponenza nel futuro suocero , di timidezza nel volto e nell' attltu- dine del giovane costretto ad appalesare il motivo di un'onta si grave , e non meno lien dimostrata scorgesi 1' amorosa sollecitudine del vecchlo di Ini padre. Alia sinistra delP al- tare colloco la bionda lidanzata in istato di svenimento sostenuta da una pronuba matroua e da un prossimo pa- rente, e soccorsa dalle invitate. Disposti quegti gruppi, concentro la luce e i colori con tale artifizio sovra di essi die il riguardante e cosu-etto a non j^oter partire 1' atten- zione e a riconoscere la coesione die corre fra queste con- temporanee azioni. La curiosita de' convenuti die si muo- vono per cliiarirsi dell' accaduto e alF evidenza; si direbbe i iieir osservarii questi lo sa, questi n' e ancora digiuno. I Ad aggiungere poi maggior jDerspicacia al suo concetto , j r esperto pittore introdusse eziandio alcuni dei pareati die udita Y oltraggiosa ripulsa pongono la marjo all' elsa ' della spada in atto di accorrere alia vendetta. Quanti at- teggiaraenti e caratteri , quante fogge di abiti , quanti co- lori ! In mezzo pero a tanta varieta come il tutto e armonia , come sono distaccate quelle piccole iigure , come bella e ingegnosa n' e la disposizione , come V aria gira interposta da per tutto ! ... II fondo presenta uno di que' partiti gioviali delle cene di Paolo Veronese, ed il dipinto ricorda | affatto il brillante tocco di pennello , la lucentezza , la trasparenza e la forza delle tinte di quel corifeo della veneta scuola. VARIETY. 2^9 Noil inciio prcgevole e il qiiadretto in cui veggoiisi sette jiirati greci che in una fragile barca in mezzo all" onde spuinanti fanno tiitti gli sforzi onde raggiungere il lido coUa loro preda : tre di qiiesti con lacertose braccia vo- gano arditi , mentre gli altri sono in posizione di riposo per riprender Icna e sottentrare ai priiiii. Nel mezzo sie- dorio due giovani donne rapite e mostrano con atti i plii compassionevoli la loro sventura ; una di queste indossa r abito monacale , il clie ajuta a render piii sensibile il coatra|iposto dello stato d'innocenza e di virtu clie quelle del delitto e della rapina. L' espressione del dolore e del- r aljliandoiio nelle figure femminili , e dell' audacia e fred- dezza ne' rapitori e degna del massimo elogio : del trovato , del pensiero e della composizione , del colorito , di quel cielo , di quelle onde si vere ciascun artefice amljirebbe di esserne 1" autore. Francesco Podtsti, Anconknno. E questa la prima volLa die ci vien dato di parlare di quest' artista die gia si era fatto vantaggiosamente conoscere lo scorso anno con una Deposlzloiie di croce . ordinatagli dal inarcliese Carlo Bourbon del Monte , tanto uell" esposizione roraana, quanto nella pontilicla di Bologna. Egli face mostra in questa no- stra dello stesso quadro , e a qtiesto ne agginnse tre altri, rappresentanti un i-itratto d'un capo masnadiere di Sonino , r ultimo giorno d" Ercolano e un giovine greco ferito a morte die dal ridotto da lui difeso , e sul quale arde nuova la misdiia col nemico sta scrivendo col sangue alia madre sua di aver soddisfatto al dovere verso della patria. La summentovata Deposizione di croce , o per dir meglio una Pieta coll' aggruppamento della Maddalena , di diversi angeli che in atto dolente mostrano gli embleml della pas- sione del Salvatore , e opera che raccomanda 1' artista pel bello stile attinto a diverse scuole sia in risguardo del disegno , die del colorito. Nell' ultimo giorno di Ercolano, cli' e una specie di parodia di quello di Pompei , non si scorgono che due o tre episodj , il maggiore de' quali cora- posto con un certo sforzo, o diremmo artificio troppo pa- lese ; e questi non porgono una bastante idea di cjuella miseranda catastrofe ^ per rispetto al partlto della luce lascia indecisi se sia quella del fuoco o della folgore, nia in generate viene reputato un buon dipinto. Piii di qiiesto par che il piibblico abbia gustato T indicate fasto della 260 V A R I E T a'. storia greca : la fignra del protagonlsta , Spiro AUostro di Zante , e ritratta con molta espressione ; si vede in essa un' aniina forte che ancoia si sostiene a dispetto delle forze fisiche che a poco a poco vanno cedendo la lore sede al fatale letargo ; appoggiato il destro braccio alia sua carabina , volge ancora uno sguardo generoso misto di coiTuccio al combattimento: uon cosi ci sembra in quanto all' espressione de'snoi compagni, alcuni de' quali mostransi alquanto freddi nelle rispettive lore movenze ; il colorito poi non inanca di nna certa forza e di pastosita di tinta. A questo piacevole lavoro succede la mezza figura del ma- snadiere di Sonino colta totalmente dal vero in nn mo- mento di effetto pittoresco : i raggi del nascente sole la illuminano di dietro ;, qiiindi la parte anteriore a riserva di poclii lumi sparsi qua e la con bell' artilicio e maestria rileva tutta in riflesso e con effetto si naturale che attrae le lodi specialmente di coloro cui vanno a grado siffatti ritrovamenti : il carattere delia testa e si animato che quand' anche non si vedesse un coltello stretto in fra denti, si direbbe in guardarla : questi in mezzo a tratti regolari ]ia una fisonomia d' assassino. Ti'e quadretti espose il signer Lodovico Lipariiii , pro- fessore dell' I. R. Accademia di Venezia : il soggetto del niaggiore in dimensione degli altri e tratto dall' Ivanohe , romanzo di Walter Scott , ed e il niomento in cui il tem- jilario cavaliere Brian de Bois Guilbert rapisce ad Ivanohe giacente in un letto per le riportate ferite la bella Rebecca; gli altri due presentano la niorte di Giovanni Galeazzo S forza , e la toeletta di Venere , cui naturahnente sono ac-\ coppiate le Grazie e sta vicino Amore. Noi abliiamo gia r anno scorso renduta una testimonianza della nostra stima \ a questo valente professore , ne gli abbiamo risparniiato i dovuti encoiuj , in occasione ch' egli niostrossi col suo Achille , col Giove allattato dalle Grazie e col Bacco ed Arianna nell'isola di Nasso ; quindi nel confermarglieli diciamo solo che dei tre indicati quadretti sebbene sparsi di bellezze , preferiaiuo il secondo, siccome quello die dal lato della composizione e del colorito ci va piii a grado : ben vero si e che Fargomento stesso era sviscettivo di maggipr espressione e di piu niovimento degli altri, ma ci sendira eziandio che dal lato della succosita, e forza delle tinte, come pure per P effetto generale del cliiaroscuro sia V A R I E T a'. 26 I stato pill nrcnrato tlolle nitre iluo protluzioni „ nelT ainmi- rare le qunli provamino il desulcrio di veder sagriiicata la sovercliia vivacita d'l colori ne' panneggiainenti delle figure secoridarie onde vlcpplu lirillassero le principali. Lodevole poi trovamino un ritratto graiide al vero del inedesimo autore perclie dipinto di un tuono ciie si avviclna d'assai al fare della scuola veneta aiitica. La niorte di Pier Luigi Farnese. figure grand i al vero, csegnito dal signor Lorenzo Toncini per cominissione del signor Conte Prospero Lodi Trissino di Piacenza, e quadro die avreimno ])en volontieri veduto ridotto a compimento, giacclie il fondo specialmente puo considerarsi tuttora come semplice abhozzo , perche mancante del necessario vigore e della generale armonia. Sappianio anzi che T antore fu costretto suo malgrado a mostrare il suo lavoro nello stato d' imperfezione in cui si ritrovava , e clie ad avanzarlo alia meglio onde minore apparisse un tal difetto contiuuo a dipingere nel luogo stesso dove trovasi attuahnente col- locato , sine al giorno dell' aprimento delle sale di esposi- zione. Se ci e cosa alia quale in questo suo dipinto deve porre nlteriormente ogni studio, si e quella di concentrare maggiormente la luce sul protagonista e difTonderla con bella gradazione sulle altre figure principali poste in azio- ne , conservando nel tempo stesso le grandiose masse di cliiaro e di ombra; cosa die gli sara agevole di conseguire per averia egli stesso si bene indicata nell' esistente giudi- ziosa prcparazione, e perche ce ne fa garanti un altro di lui quadretto gia condotto a finimento per commissione del gia menzionato cavaliere Pompeo Marcliesi , professore del- r I. R. Accademia, die rappresenta il gran Cardinale Fe- derico Borromeo, si ben dipinto nei Promessi sposi di Ales- sandro Mauzoni, die entrato uella rtistica abitazione di un sarto di cninpagna raccomanda 1* infelice Liicia alle cure della di lui famiglia onde venga ricoverata e sottratta alle ulteriori ricerclie del lual talento de'signorotti di qnel tem- po. La scena e ben disposta , la composizione coUegata a rigore d'arte; il nobile porporato occupa il sito piii digni- toso del quadro, i gruppi laterali ricevono quella luce che ad essi conviene , li vedi disegnati ed espressivi , staccati da un colorito succoso e ben inteso. Di Cesare Poggi cl e occorso molte volte di far menzione in questi nostri fogli , c si puo dire che ajjbiamo a luano 262 V A R I E T \'. a mano segnitl e notati i di lul andamenti neir arte. Di sua fattura contansi diversi ritratti , due iiiezze figure ve- stite air uso del cinquecento , una delle quali guardando un pugnale che tiene nella destra , pregusta il compiaci- meiito della vendetta , e due quadri , in uno de' quali, di figure minori della meta della naturale grandezza , ci da Beatrice Cenci nel momento in clie vien tratta dalla car- cere per essere tradotta al patibolo ; mentr' essa sosta al- quanto dinanzi ad un grande Crocifisso attaccato alia pa- rete e riceve i conforti di frate Luca che la sostiene , riconosce alia voce il giureconsulto Farinata di lei difen- sore ch'egli pure si presta ad un atto si pietoso , imba- cucato neir abito di confratello della Misericordia : coll" altro quadro piu piccolo del primo ci rappresenta la fuga di Giselda con Saladino , tratta dai Crociati del Grossi. Nei ritratti e nelle summentovate mezze figure il giovane Poggi lia provato di aver progredito nell'arte sua e si e mo- strato piu accurate esecutore che in addletro , perche ri- scontrammo magglore diligenza nel modellare le parti, piii fuso il tocco e maggior impegno di finitezza. In fatto il quadro della Cenci attesta il suo avanzamento : non po- chi pregi luisti a pochissimi difetti e questi emendabili. Trovammo per esenipio, che dando altre forme alle pie- ghe deir al^ito del frate, specialmcute a quelle che ca- scano sovrabliondanti sul braccio , perclie non confacenti per r abbondaiiza e pel numero degli occhi al grossolano tessuto del panno che indossano i cappuccini , avrebbe il pittore accresciuto veritii^ siccome pare che indicando con un sol tratto di ombra la posizione del ginocchio destro della Cenci, non obbligherebbe Tosservatore a dover istu- diare in qual modo si attacchi il sottoposto piede che non e coperto dalle vestimeuta ; e cosi di qualche mano, che riA'eduta con maggior diligenza sul vero e modificata su questo indispensabile esemplare avrebbe risparmiato airaii- tore qualche censura. Per ridurre un bel qiiadro ad un punto migliore bastano talvolta ben lievi eniende. La fuga di Saladino, sebbene offertaci con un abbozzetto, si vede animata di molta espressione ; ben immaginato il cavallo che impaziente d" indugio scalpita il terreno, bel fondo, tocco saporito, ed armonia di tinte , non che altri pregi ;, ma la figura di Giselda riesce piccola a rafFronto di quella di Saladino che ad essa sporge aaiendue le mani per aju- tarla a salii-e in sella. V A. U 1 E T a'. 263 II giovane Carlo Arienti lia confermatn col fntto sem- prepiix la favorevole aspettazione , die gia inaiilfestammo altre volte, del suo noa. comune ingegno, e andiamo pur lieti di annunziare clie aiiche in qucst'anno le di lui pro- duzioni attrassero i snfTragi del puljlilico e le lodi degriii- telligeuti. Risonavaiio queste alia vista di Rlzzio traiitto alia presenza di Maria Stnarda per ordine di Edovardo ; quadretto pregevole particolarmente pel gruppo de*" feritori e del musico die sottosta ai loro colpi , pel lodevole arti- iicio deir introduzione della luce e pel gusto di colore e di esecuzione. Piacquero siinilmente due ritratti diplnti con verita di tinte ed un altro quadretto in cui , coUa scorta della bella descrizione dataci dal marcliese D^Azeglio iiel suo rojnanzo storico, tolse a figurare V amante Fieramosca clie si accommiata da Ginevra la sera antecedente del comliat- timento die doveva aver luogo nella pianura di Barletta tra tredici Italiaai, di cui era del numero, ed altrettanti prodi del canipo francese. In un altro quadro di maggior dimen- sione T autore non ando esente di qualche osservazione : la fisonomia di Beatrice Tenda parve a taluno non alaba- stanza nobile ne corrispondente all' eta die doveva avere secondo la storia dopo le inal avventurate seconde nozze contratte con Filippo Maria Visconti ;, parve ad essi die il pittore avrebbe potuto piii opportunamente trascegliere per tipo uno de' volti die a nialgrado degli anni conser- vano lineamenti dilicati i, ne in mezzo a nioltissime parti lodevoli non isfuggi a qualche osservatore la sproporzione die corre tra i piedi feniminili e quelli del vecchio romita die al cenno di Beatrice sospende la lettura end" ella possa ascoltare il lontano canto di Orombello. II cpiadro pero die piu di tutti i suUodati lavori riscosse meritamente maggior plauso ed amniirazione si e una luezza ligura di una donna greca die si prepara alia difesa del proprio figlio. Non puo dirsi quanto il concetto sia felice, quanto aggradevoli sieno le linee componenti T aggruppamento , quanto accurato il disegao , quanto nobile e naturale I'espressione di queste due figure: il fanciullo tiinoroso con bel modo s'aiinoda al corpo della madre , mentre questa in atto di sguainare un nanjar volgesi in fiero atto per difendere la propria prole : di belle forme e il viso, sebbene si aggrottino le clglia, I'occbio sfavilli, e la bocca seiuiaperta accoinpagiii il movimento dell' ira : air aspetto 264 V A r. I E T a'. di qiiesta fignra si cllrebbe suscitarsi in essa mtto il ca- raggio e la fierezza tntta, non altrimenti della tigre co' suoi nati alia vista del cacciatore si niaravigliosainente clescritta dal Cantore del Furioso. Se riguardi Tesecuzione, la viscon- tri gnercinesca sia nella scelta , nell' armonia e nel tuono de'colori, sia nel modo di tingere quelle grandiose masse di chiaro sciu'o delle carni e de' panneggiamenti clie rile- vano su di un bel fondo aereo. Al favorevole giudizio pronunciato su V Arienti , un al- tro ci compiaciamo di pronunciare intorno a Giuseppe Sa- batelli, figlio dell' egregio professore di pittui-a dell" I. R. Accademia, il cpiale segue le luminose pedate del padre, ed e incamminato a dividerne seco lui le glorie. Incai-icato di rappresentare su vasta tela , destinata per la clueea di Santa Croce di Firenze, la conversione di un incredulo alia vista di una mala genuflessa dinanzi all" Ostia Eucaristica processionalmente portata da S. Antonio nelle strade di Rimino, adempi col massiuio impegno a si importante com- missione , e s' egli ne sia uscito con onore da c[uesto ci- mento , non esltiamo di afFermarlo. Tralasceremo di par- lare della composizione, perche fu scorta all" opera sua un abbozzetto gia disposto dal padre sul medesimo argomen- to;, il nome solo del prof. Luigi Sabatelli basta per assi- cm-arne le sublimi qualita. Diremo quindl clie il solo pen- siero di ridurle a quelle dimensioni ch" erano volute dalle dimensioni del qviadro, il disporne gli analoglii studj in grande, il colorirla tornava impresa di non lieve momento anclie per chi vl si accingesse dopo un lungo esercizio suUa tavolozza , giacche per le figure da collocarsi sul piano nnteriore esigevasi una dimensione clie sovercbiasse la naturale grandezza di quelle die ad esse succedevano. II soggetto poi ricbiedendo per la sua qualita molta varia- zione di caratteri onde porgere I'ldea di un popolo spet- tatore di un prodigio, fu mestieri al diplntore di riunirli, e far si clie servissero e alia espressione generale e alle singole convenienti attitudini , conservando il decoro ine- rente al fatto. Com' egli sia rluscito in questo proponi- mento, ne fece bella testimonianza la moltitudine accorsa a contemplare il suo lavoro, la quale non sapeva cbe ri- nianere estatica alia vista di tauto vero conibinato col verosimile , e dare sfogo alle esclamazioni di lode e di plauso. V A n I E T a'. 265 Prima cU allontanarci dai quadri di pittiira storica ben e dovere di accennare con lode due cp^iadretti di Napoleone Mellini, in cui espresse, in uno una scena del Diluvio lo- data per beiraggruppamento, molta espressione e buon co- lorito , in un altra due ninfe in un fiunie siuiihnente com- mendevoli. Ne cliiudereino questi cenni senza una menzione di onore del Samaritano , quadretto dipinto con gusto di colore da Eugenio Bosa. Rlguardata poscia la Madonna col Bambino e S. Giuseppe, dipinto di Luigi Pedrazzi , diamo la preferenza al qnadro , ch' egli espose lo scorso anno :, non cosi di un ritratto dello stesso autore clie lo ti"ovam- mo condotto con amore. Similmente un cenno di ben me- ritata lode e da noi do\'uto al giovane Giuseppe Penud per un ritratto ed un piccolo quadro in cui ha effigiato Ottone Visconti cbe vincitore del gigante Volluce nella guerra di Palestina ne mostra il trofeo innalzando 1' elmo del vinto ( il di cui cimiero formo j^oscia lo stemma della illustre suafamiglia): si Tuno che 1* altro sono dipinti con intelligenza di disegno , con forza e sapore di tinte. Prima pero di sceudere a far parola de'ritrattisti non dob- biamo ti'alasciare d'applaudire eziandio ad una bella copia di una gran lav^ola da altare di Bernardino Luvino esistente nella cliiesa prepositurale di Legnano, eseguita dal signor Fenno Pedretti, perche ci ha ricliiamato il diletto di vedere se non tutte molte alnieno di quelle celestiali fisonomie onde quel sonnno soleva auimare le sue madonne ed i suoi putti. Trattando ora di coloro che singolarmente si distin- sero nei ritratti non sara inopportuuo il premettere clie allorquando abbiamo favellato di Hayez e di alcuni altri pittori storici non fu da noi ommessa 1" indicazione delle loro produzioni anche in sifl'atto genere di dipinti ^ per la quale considerazione deve necessariamente risultare minore il numero di quelle che ci accingiamo a rlvedere e tanto piu die intendianio ai-restarci sulle principali. Ritratti. Due bellissimi ritratti del gia lodato cav. Bndloff furono coUocati verso il chiudimento della es^josizione, Tuno del quali commessogli dal principe La Pochin, fu dalPautore eseguito in meno di cinque giorni. Oltre il pregio della somiglianza, hanno quello di una corrispondenza di parti e di un insieme si giusto nella situazione in ciu trovasi 266 V A R I E T a'. atteggiato il soggctto, clie quelle memlira non ]>otrebbersi applicare ad altra figura fuori di quella die vl sta da- vanti. In quanto al dipinto , la sua tavolozza sorpreiide e pare cli'egli siasl continuameiite esei-citato nel copiare le opere di Wandik e di Rubens, tanto se n' e ^gli impos- sessato del loro tinteggiare e della loro maestria nel trat- tare il pennello. I nostri pittori hanno avuto campo sul finire deU'espo- sizione di poter osservare un ritratto della celebre cantante signora Giuditta Pasta in eroica acconciatura, clie, per quanto venne asslcurato, fu dijjinto dal barone Gerard^ nome che suona illustre non solo in Francia, ma eziandio tra i cultori dell'arte italiani. Esso non lia pero riscossa tra gli artisti tutta quella ammirazione che d'ordinario so- gliono destare anco le opere meno accurate quand'appar- tengono a grandi uomini, e forse questa specie di apatia potrebl^e derivare dal principio clie ben poclii sogliono apprezzare quelle produzioni che si discostano dalla loro propria nianiera. Cliecche ne sia, noi lasceremo dal canto nostro vergine la questione sul dubbio promosso da taluni che il smnnientovato ritratto potess'essere una replica eseguita da qualclie allievo di quel gran maestro e ritoccata da lui stesso, e diremo soltanto aver ben meritato la espo- sitrice da^suoi concittadini coll'aver loro procurato un mezzo di conoscere il metodo di pingere di una scuola straniera. Del pittore sig. Giuseppe Molteni consigliere delFAccade- mia Parmense, che negli scorsi anni soleva occupare a lungo Taltrui curiosita con grandi apparati delle sue opere non fece mostra in quest'anno che di quattro ritratti. L' uno di S. M. PArciduchessa Maria Luigia Duchessa di Parma e Piacenza venne gustato per un tocco fluido e spedito, una trasparenza di tlnte, e per I' impronta vera delForiginale aggraziato nella movenza della testa ^ tutta quanta P ac- conciatura di que' merletti e leggerissimi veli e trattata con quelPaereo ch' e proprio di simil sorta di ornamenti e con quella disinvoltura con cui questo artista suol ritrtfrre an- che le parti accessories Pintelligente poi in esso apprezzo r evidente velocita e la francliezza del pittore impiegate nel colpire un sembiante che non doveva trattenere lungo tempo in azione. Gli altri tre erano aggruppati come con- sanguinei in una sola tela e dijiinti con molt' anima, seb- bene gli esperti si accordassero nel giudicare che cpelle V A R I E T a'. 267 tre avvenentl sorelle tli diversa eta erano tante rose tron- cate sul tiorire da una falce fatale e clie il pittore aveva dovuto ricoiTere a i-eiiiiniscenze, a confronti di lineamenti superstiti della st^ssa preziosa loro origine e a qiialche mitiiatnra. Questa tela fa al pittore conimessa da S. A. I. e R. la Serenissiuia Arciduchessa Viceregina. Trascor- riamo sui motivi pe' quali 11 consigliere Molteni mostrossi in quest' anno avaro verso del pubblico delle sue produ- zioni, e passiamo a dare contezza di un gran quadro di famiglia esposto dal sig. Antonio Bottazzi cremonese, qua- dro condotto con molta diligenza , ma die fra tantl indi- vidui posti in un convegno di ricreazione , qual si e quelle di un Caffehnus in un giardino, non ofFre un'unita di pen- siero, un nesso di idee die mettesse in cliiaro Tabilita del pittore: ciascuno pensa a se, e i singoli sguardi sono rivoiti al riguardante nientre i genitori hanno vicini e ac- carezzano gli oggetti delle loro piii tenere afTezioni, e cp-iesti sono in uno stato d' inazione accanto ai loro inno- centi trastuUi, di una farfalla e di un augelletto attaccati a un filo. Dalla cpiale niancanza di concatenazione di af- fetti ne deriva die fredda riesca tutta la scena e vi domini una certa quale mnlinconia o espressione estatica in cia- sclieduna ligura, die appagliera i componenti la famiglia stessa nel riscontrare le loro seniliianze, ma non puo ag- gradire aU'esservatore. Oltre la diligenza di esecuzione die abbiamo gia accennata, non mancano in questo quadro un complesso di tinte naturali ed una forza di colorito die a tempo a tempo lascia scorgere una mano capace di fare di pill, ma gia assuefatta ad una maniera. II medesimo^impasto riscontrasi negli altri ritratti , e in una Madonna col putto destinata per la cliiesa di S. Rocco di Soresina. In due ritratti e in un Sacro Cuore di Gesu del sig. Carlo Picozzi in mezzo a moltissima diligenza ed accuratezza di contorni apparisce un sovercliio rimestare di pennello suUe stesse tinte, lo die fa si cli'esse emergano appannate e prive di quella lucentezza propria del colore impastato vergine o lasciato di tocco. Qui pongliiamo fine alle nostre parole intorno i rltrat- tisti operatori a olio per dar luogo alia rivista delle opere sculte, non senza prima pero ricordare con onore due saggi del sig. Giovanni Servi, ne' quali piace un certo sa- pore di tinteggiare , un bel fondo , e speciahnente una 268 V A R I E T a'. graziosa composizione nel ritratto ill una noliil donna se- duta accanto a un platano clie accarezza nn piccolo fanciullo, eseguito dairautox-e jdcI sig. conte Yitaliano Borromeo: ne saranno da noi defraudati di una inenzione di plauso la dilettante signora Paolina Turri ed il sig. Ambrogio Bianchi per avere spiegato ne' lore saggi di questo genere una fe- lice disposizione a farli maggioruiente ammirare in av- venire. SCULTURA. Dall'arte dl Apelle passiamo a quella di Fidia die ha pur molti e valorosi seguaci. Del grandioso modello del cav. prof. Pompeo Marcliesi pel monumento a Beccavia ab- biamo detto piii sopra quanto c'inspiro la bellezza del lavo- ro, e il desiderio civ esse corrisponda all'autore, al luogo e al personaggio. Qui cominciamo dal ritratto di un putto, iigura intiera , aggruppata con un coniglio. II grazioso fanciullino seduto su picciol letto e appoggiato ad un ele- gante guanciale porge con una mano un trifoglio al pau- roso animaletto , su cui posa lieve lieve 1' altra mano sia per iinpedirgli la fuga se pur vale a tanto, sia per carez- zarlo con infantile semplicita. E uno di que'teniii pensieri clie tutto ricevono dalla grazia con cui sono svoiti e pre- sentati : e qui la grazia e sonima perclie tutto e natura. Se non clie una certa languidezza in tutta la persona ti avvisa clie T artefice ritraeva non gla il brio elettrico della prima eta, ma una fievole vita che sentiva la morte senza accorgersi cU' ella fosse. Cosi voleva per avventura la ma- dre , che il niarmo le rapprcsentasse il figlio in que" ino- menti ne' quali I' amor materno era fatto piii tenero e profondo dalla paura di perderlo: se questo fu il di lei desiderio, 1' artefice lo ha compiuto anche troppo. Concetto pieno di anacreontica gentilezza e vina piccola Psiclie la quale sta contemplando una farfalla, con cui Til- lustre artefice voile presentare un simbolo gentile della vita con tutto quell' ideale che suolsi adottare ne'genietti. Quan- do un illustre personaggio, il conte di Colowrat, visitava lo studio del cav. Marchesi , rimaneva si preso dalla va- gliezza di questa piccola Psiche che gliene ordinava una ripetizione , come uno dei ricordi del suo viagglo in Itaha. Non faremo parola di alcuni ritratti eseguiti dallo stesso scultore, perche lodando la somigUanza cogli originali e V A R I E T a'. 269 la scfiiisitezza deir esecuzione e gli altri pregi che si am- mirano in questo genere di lavori, non farenimo che ri- petere qnanto gia disser piu volte questi iiiedesirai fogli : solo accennereiiio di volo che quello ordinatogli dal cav. Franck pno stare coi piu belli che in altri anni ahbiamo veduto per niano dello stesso scultore cosi per I'aria di- gnitosa del volto, come per Parte con cui sono trattati i capegli e le pieghe del manto. Non pero taceremo d'ua altro busto che vuolsi rappresentante un'Eleonora d'Este: se questo volto e ideale ei ne sembra un po' lontano di quella liellezza che cagiono sosplri e piii che sospiri al po- vero Torquato; s'egli e un ritratto noi ci limiteremo alia sola eseciizione degna proprio di lodi non comunif, che s'egli fosse una mistura d' ideale e di vero, non sapendo i liniiti delFuno e deU'altro possiamo considerare il pensiero delFartefice come un gentil compliniento, possiamo anche lodare le diflicolta ch'egli vinse; ma lo confesseremo male avvisato in cio ch'egli diede a questa figura un nome che ci promette assai piii di quanto il marmo risponde. Questa osservazione potrebbe essere in qualche parte ap- plicata anche ad un' opera di maggior mole , die rappre- senta una gentil donna seduta con una cetra al lianco in atto di contemplazione. Anche qui ben si vede che I'egre- gio arteiice contempero V ideale di una musa col vero di una nobile donna, ma seppelo fare con piii fino accorgi- mento ^ conciossiache, mentre nel succennato busto egli pose chi sa quanta realta in luogo di un concepimento poetico, in questa bella statua in vece egli chiamo solo in soccorso del vero quel tanto di linzione che giovar poteva a renderlo pill dignitoso ed efficace. Delia composizione di questo lavoro abbianio alcun che ragionato sin da cjuando fu esibito il mo- dello aU'esposizione, onde per non ripeterci passiamo avanti rapidamente. Non vogliamo pero stare dal congratularci di due cose, dell' una con noi medesimi e delFaltra coll'e- simio maestro. E una qualche aura di lusinga per noi ch'egli abl)ia tenuto conto di alcuni nostri consigli, massime intorno airacconciatura del capo, rifacendola intleramente; e questo ci val conforto per dir sempre liberamente il nostro avviso, ed anche di risposta ad altri artefici di trojjpo fa- cile irritabilita. E quanto a lui gli confessiamo candidamente che per riguardo alle pieghe delle vesti egli seppe idearle ed eseguirle quali appena potevaiao augurarle varie, sem- plici; iiatiurali- elcgauti. 270 V A R I E T a". Una statuetta dl grandezza naturale sorge in mezzo a queste opere e tostamente si aniiunzia pel dodicenne Naz- zareno in atto di rivedere la sua legge di grazia e di amore. Moke statue isolate non sanno I'icevere un nome se non lianno qualche simbolo che le distingua^ raa quest' amabile figura per T aria soavissima del volto e per tntta T attitu- dine della persona si fa subito conoscere per quello che rappresenta. L' illustre artefice, sia per propria elezione, o sia per desiderio del commettente sig. conte Tosi di Bre- scia, ideo il piccolo Nazzareno in quel moniento, die, di- leguatosi da' suoi, stava nel tempio disputando coi dottori. Delineate un'architettura, distribuite in cerchio alcuni sa- cerdoti e farisei, e nel mezzo sopra un piano piii alto collocate un fanciullo stante, se vi place, o sedente come dice il sacro testo, e voi avrete un' imagine cliiara e subito significativa del soggetto: ma quante difficolta, se si debba rappresentarlo in una sola figura e se si voglia che 1' im- maginazione dello spettatore supplisca al difetto di quelle circostanze? II fanciullo divino in attitudine di muoversi favellando addita il citor colla manca per esprimere che tutta la legge e amore , e levata un poco la destra con aperte due dita significa i due capi di questo precetto. I capegli che la forbice ancora non ha toccato, gli cadono in molli ciocche ed anella, com' e proprio ne' fanciulli, e si richiede nel Nazzareno: il volto spira un' aura di man- suetudine e di dolcezza che innamora, e forse innanzi tempo ne richiama un poco quella fisonomia di convenzione clie si snol dare al Redentore. Se non che, o sia che la parte inferiore delle tre della mascliera ecceda un qvialche poco, o sia che il mento si appunti vm po' troppo , per quanto squisita ne sia I'esecuzione, non si saprebbe in questo volto ravvisare il piii vago tra i figU degli uomini. E questo V unico desiderio che ne lascia questo per ogni altra parte invidiabile lavoro. E pare che I'artefice mede- simo si accorgesse di non aver potuto dai-e a questo volto tutta la grazia e leggladria ch'egli voleva; poiche in ri- cambio ne diffuse quanta mai ne poteva in tutta la per- sona. Gentilisslme sono le estremita e tutte le parti nude, e I'altre che copri con una tunica s\ bene aggiustata che meglio noi| saprebbe I'arte Ideare. E perche gli era pur necessario che un qualche panno scendesse sino a terra per non lasciar isolate alFatto le gambe e dare una maggior V A R I E T A . 271 solidita a tutta la fignra, eglL sovrappose alia tunica un leggerissimo nianto che con uioUi j>ieghe s'aggira raccolto verso il iianco sinistro, passa sul Jn-accio e quindi cade con assai naturalczza. Alcuno jjotra desiderar in questa sta- tuetta cpialclie cosa di piii perclie i desiderj lianno sempre una giusta niisura; nia ove si consideri quanta semplicita richiedevasi per adomhrare qnesto soggetto, quanta delica- tezza, quanto ideale contemperato con un carattere nel tempo stesso naturale, non si potra che aramlrare I'autore, come il conte Tosi potua compiacersi di possedere uno de' piu bei lavori di un artefice si valente e si appassionato per I'arte sua. II cavaliere Marchesi imprime in ogni opera qualche lanipo del suo genio creatore; in questa egli im- presse anclie i segni di una tal quale predilezione, come ben si rileva dalla cura e dallo studio ch'egli pose in ogni minimo particolare. Opera osserva1)ile di Democrito Gandolfi e un gruppo rappresentante Flora incoronata da Zefiro, figura di gran- dezza il vero. Se le lodi si vogliono concedere in ragione della fatica sostenuta, dello studio, della diligenza nel con- durre le parti tutte di un grande lavoro, questo artefice ha diritto di ottenerle abl)Ondevohiieute: le due figure sono aggruppate con molti e dilFicili trat'ori, le parti nude e mas- sime quelle della Dea sono condotte con morbidezza, ben variate sono le vesti die coprono alia medesima Ic parti inferiori del corpo, e le estremita sono lavorate con niolto garbo. Ma cpiante altre doti si vorrebbero che qui non sono? E oltre il concetio generale che non esce dall'ordi- nario, la figura di Flora, massime dal mezzo in su non ci da r immagine di una vaga fanciuUa nel primo fiore degli anni; si direbbe piuttosto la madre che Tamante di Zefiro. Nella parte inferiore in vece ne semhra immiserirsi un poco particolarmente verso le ginocchia, le quali strin- gendosi formano un angolo alquanto acuto colle anche e lasciano credere le accennate attaccature troppo asciutte e tendenti al virile: le forme super iori della Dea forse piu del dovere carnose e pasciute fanno parere troppo svelte quelle delfalato amatore, il quale per lo sforzo di proten- dersi in alto le rende alquanto risentite e quasi diremmo da ballerino. Alcuni avvisarono che il ginocchio destro guar- dandolo per di dietro riuscisse troppo rastremato alia giun- turai alti'i in vece trovarono un po' corto il braccio sinistro 272 V A R I E T A . e pensarono die Tartefice venutogli meno il manno non abbia potnto dargli una curvatura maggiore. Eppure questa figura ha un bell' insieme ed ua carattere conveniente al soggetto rappresentato; il grnppo e sparso di molte bel- lezze e dimostra molte difficolta superate con maestria e fa bella testimonianza del sapere del signor Gandolfi ancbe in opere di siniil mole^ cbe in opere rainori, massime in piccoll ritratti a tondo e a bassorilievo modellati in cera, egli possiede tale squisitezza da non essere facilmente superato. Un giovane di fresca eta. il sig. Benzoni di Lovere die pochi anni sono intagliando per diletto senza alcuna rego- lare direzione eccitava la meraviglia e guadagnavasi il pa- trocinio di alcnni mecenati , e recatosi quindi a Roma vi fece sorprendenti non die rapidi progressi , ofFerse due saggi della sua non comnne abilita in una statuetta e in un piccolo grvippo. La prima rappresenta Amore e sembra da Amore stesso ideata e condotta, tanta e la grazia delle forme , la morbidezza de' contorni e 1' armonia delle parti tra loro : non vogliamo pero tacere qualclie piccola menda riscontrata nella maschera del volto , tanto piii trattandosi di un giovinetto , ed fc che la bocca risulta piii piccola del naso , il die detrae alquanto di quella venusta onde ri- splende tutto il rimanente. II secondo lavoro e un S. Gio- vanni ancor fanciuUetto con naturalissimo vezzo aggrujj- pato e scherzante con un agnellino: il marmo si vede trat- tato con molta diligenza sia nelle carni, die ne" leneri velli end' e coperto il simbolo del divin Precursore ; ma ci parve che il carattere di tutta la ligura propenda alquanto all'a- diposo. Arteiice die ben rispose all' aspettazione ed alle lodi die meritossi al primo operare da solo, e il sig. Francesco So- rnaini, del quale vedevansi un modello colossale di mi an- gelo in adorazlone , un genio mortviario ed un monuniento funebre in basso rilievo. Piacque il primo per la divota espressione del sembiante, per la dlgnitosa compostezza dell'attitudine e per un giro di pieglie fluido e largo, ma lascio desiderare agli osservatori piu diligenti uu' armonia tra la parte superiore e T inferiore della persona. Pieno di grazia e di afFetto e quel genio die piange su di un'urna cineraria , e fa ben conoscere quanto il giovane artista sia avauti nella perizia del nudo , e nella scelta del vero e V A R I E T A*. 273 del bello. Concetto pleno ili tenerezza e felicemente espresso e quello In ciii vedesi dair Angelo Custode presentata al- r Eterno Padre I' aiiima di un estinto a cui vengono in- contro due figlie chc lo precorsero al regno de' beati. II genitore e genuflesso dinanzi alia Maesta deir Eterno Padre clie sc gli rivela adesso faccia a faccia ; P Angelo clie lo presenta niostrasl lieto di averlo felicemente scorto nel pe- riglioso viaggio della vita ; e le due figlie gia cittadlne del clelo niostrano nel viso e negli atti la gioja di avere il padre conipagno della felicita clie sinor gli pregarono. Evi- dente e P espressione del concetto, elegante e assennata la distrihuzione delle jiartl :, ma qualclieduno si cliiari poco contento della figura dell" Eterno Padre troppo bassa e stiacciata, siccome riconobbe alquanto duro P atteggiamento del nuovo eletto. Ci gode P animo di poter nnnunclare alcuni lavori del lien valente sig. Qaetatio Monti , Ravennate , membro del- P I. R. Accademia , e di aver qulndi occasione di mento- varlo con deblto elogio. Mentre alcuni artefici sono tanto corrivi ad esporre quahinque produzione del loro inge- gno , questo scultore per P opposto mostrasi cosi diffi- cile e ritruso , che sovente delude afFatto P aspettazione e il desiderio del puV)ljlico, e quasi diremmo le sue mede- slnie proniesse. Quest' anno ( clii sa per qual cosa ? ) egli consent! di farsi vedere , uia come se gli penasse di rom- pere quel suo propo-ito , e fosse tratto fuori per altrui istanze , egli invio solo ire busti , abbenche si sappia che piii altre opere e d' alta importanza egli condusse a buon fine. Gli perdonianio in parte questa sua riservatezza , quando trattasi di opere destinate al puljlilico in questa iiiedesinia citta ; cosi possiamo ammirare quando e quanto ne piaccia la sua statua di S. Carlo collocata insieme col S. Ambrogio del cav. Marcliesi suUa loggia interna della porta maggiore del nostro Duomo, e nella Chiesa parroc- cliiale del Carinlne due Angell oranti ai fianclii di quel- Paltare rifatto ed aliljellito ; ma perche fraudarci di tanti altri lavori che sono destinati a passare dal suo studio al palazzo di un privato , o a qualche paese lontano ? Che se P Esposlzioni sono fatte non per solo diletto del pub- blico , ma l^en anche per onore ed ammaestramento degli artisti, egli uiedesiino dovra vedere come non gli sia Jjello di privarsi di questi due vantaggi. Ei puo rinuuciare se Bibl. Ital. T. LXXl. 18 374 V A R I K T a'. tanta e la sua modestia a quelle lodi che gU sarehbero a buon diritto compartite e gli mostrerebbero clie il pubblico non e accettator di persone ; non dee pero dissimulare , che artefici di be! nome profittarono noa poche volte delle osservazioni che snile opere loro furono fatte dagP intel- ligenti : testimonio , non che altri , il cav. Marchesl. Dei tre biisti , che sono occasione a qneste parole, quelle rapjiresentante il barone Smancini porge un' idea di quel fare grandioso e dlligente che aspettar si puo da un arti- sta di tanto valore: quelle destinato a perpetuare le sem- bianze del celebre Gio. Battista Palletta e di una tale so- miglianza che quasi quasi direbbesi sgradevole per troppa verita , e li vive e parlante quel gran maestro di mediclie e chirurgiche discipline , la cui vista parea sceniasse in taluno r ammlrazione che il sue nome destava : il terzo consolava il lunge deslderio di molti colleghi e dlscepoli deir estinto professore di scultura Cnmille Pacetti , veden- dosi che pur s' era pensate una A'olta di declicnrgli una luemoria si degnamente meritata , ma non semljrava loro che intieramente richiamasse le fattezze di un si care amice e lacrimato maestro. Accanto a quest! lavori del sig. Gaetane Monti eccone tre di un gia suo discepolo il sig. Qio Antonio Lahiis figlio del rinemate archeologo. Ne certe scnpitano per una tal vicinanza, conclossiaclie, senza dire dei due busti in isca- gliola modellati con assai franchezza e disinvoltura, quelle recate in marmo rappresentante il fu monsignor Gabrio Maria Nava gia vescovo di Brescia sarebbesi tenuto opera del lodato maestro. Oltre alia perfetta somigllanza, nen si poteva stare dall'ammirar I'aria dignitosa e soave del ve- neraliile originale , qvielle carni morbide ancora di vita e qiiegli accessor] episcojiali condotti con tal finitezza come se lavorati fossero piuttosto in cera che in marme. Ci parve rivaleggiare con quel grandiose buste di Pie VII che il di Jui maestro scolpiva, son gia piu anni, pel sig. ingegnere Francesco Medici. Anche il sig. Claudio Monti esooneva un buste femmi- nlle cendotto in marmo con assai diligenza ; se non che r acconciatura de' capegli tornava piu capricciosa che ele- gante : per secondare la moda e il desiderio de' commet- ten'i non e lecite dipartirsi dalle leggi del bello nella scul- tura piu determinate e con cio piit rigida della pittura. V 4 n T K T A . 2'^3 Citando ppro qiiesto rigore clelle loggi sciiltorie nnn in- tendiamo condannare ogiii novita per qnesto solo c.li' ella e novita. Chi fosse cosi severo, come nni perdonar potrebbe al sig. Alessandro Pntdnnti di averci esiliifo dei ritratti a flgura intiera co' moderni abbigliamenti ' I jmritani delParte sappiamo bene che se ne offesero come di mio scandalo e di una eresia ^ ma noi siamo iin poco pin andanti, e in vece di scagliar anatema contro un innocente tentative, incliniamo a lodar T antore per T artificio ch'egli adopero nel piegare anche gli a))iti nostri alia pompa scnltoria. 11 lavoro che abliiamo principalmente di vista e una statuetta in marmo raffigurante Tommaso Grossi , nome gia si caro alia musa lombarda , ed or carissinio a tufte le muse ita- liane. L' atteggiamento suo e naturale, espressivo, signifi- cantissimo: egli sta seduto in forma di contemplazione , portando una mano al niento, e tenendo coll' altra nn li- liro a|)ertG snlle ginocdiia accavallate: ci sembra proprio vcdei-lo in nno di qiie' moraenti d' inspirazione, in cui fatto padrone di una viva e delicata immagine sta cercando il modo di renderla intiera e vergine com'' egli la vede c la sente. I suol intimi trovarono fedelissima anche la ripro- duzione delle fattezze per T accordo col carattere morale ; non cosi subito lo ravvisarono t]uelli cho lo conoscono sol di vednta. Piii feUce ancora , d;il Into delln soniiglianza , e qneir altro ritratto di pci-sona adagiata sopra una specie di elegante sofii in atto di lettura. E qui conveniamo sn- ])ito che la famigliare hlnnse ond' essa e cnperta , porse al modellatore un piii facile parfito di accordare il moderno vestire che qui si voleva , coIF antico di cui la scultura pill si diletta. Cio pub jiiacere e lodarsi dal lato dell' arte, non cosi forse dal lato della dignita; che quell'abito troppo domestico ed usuale scema non poco la reverenza che le statue devono inspirare , come quelle che per lo piii de- stinate sono al pujiblico e all' avveaire. La pittura ha po- tuto trasandare qualche volta sino alle comiche fiammin- gherie ; la scultura serb6 sempre una maggior gravita. Opera dello stesso si'X- Puttlnati e il piccolo modello di nil monumento che s'intende erigere a Maria Gaetana Agnesi. Qitesta celebre donna che datasi con nuovo esem- pio e successo felicissimo ai severi studj della matema- tica liberava il suo sesso dal gratuito rimprovero ch' ei non sia fatto se non per le cose gentili e leggiere , pago 376 V A R I E T a\ ancli' elLi 11 suo deliito alia sventura e forse lo pago per questo solo che rifiuto di piacere, ma voile giovare : ella moriva nel Luogo Pio Trivulzio. In questo paese di tar- diva giustizia in cni sorgono i nipoti a riparai'e T indifFe- renza de' loro padri e vanno ergendo monmnenti a quelli che altamente meritarono della sapienza, le donne non rimasero addietro per generosita e per gratitudine : pen- sarono all'Agnesi e le destinarono una statua. E il solito : vivente fu derisa , come se per desio di singolarita avesse falsata la t.ua vocazionei, estinta ha un siraulacro per que- sta sua medesima singolarita. Queste anomalie sono si frequenti che scambiano 1' etimo lor nome e quasi diven- gon regole generali. In questi ultimi anni , quante sotto- scrizioni per monumenti a jjassata celebrita? Se ne mostri una sola aperta c fiorente di nomi non per placar un'om- bra sdegnosa , ma per fornire una decorosa ed agiata vec- chiaja a qualche Anassagora: Pericle arrivo troppo tardi. Ma del soggetto anclie troppo ; diciamo della forma, che di essa parlando non e pericolo d'esser tratti a si gravi pensieri. II piccolo , anzi troppo piccolo aljbozzo di questo monumento ne sembro immaginato felicemente , ma non essendo qui esposto se non per dar ragione del suo in- eieme , ci limitiamo ad augurare che riceva nel maggior modello e poscia nel marmo quella maggior grazia ed espressione che a si degna donna si addice. Ma desiderio pill intense e che si faccia il monumento, che il bel sesso concorra a gara a contribuire per si gentile e sacrosanto divisamento ; che quanto al mode, ne ingegno manca al sig. Puttinati per operar bene, ne gli mancheranno anche troppi consigli per avviarlo e forse sviarlo nell' esecuzione. Tra gli altri iDUSti ben modellati di cpesto giovlne artista abbiamo sicuramente lodato quello rappresentante Tesimio pittore BruUoff, il quale comeche lavorato di fretta e dietro poche sedute , offriva una si perfetta somiglianza coll' ori- ginale da rllevarne subito non che le fattezze finance il miraljile ingegno: certi volti sono proprio P espressione deir animo. Per le suespresse belle qualita del lavoro e per onorare gP ingegni la nobile Contessa Giulia de Sa- moyloff ne ordino la traduzione in marmo. In mezzo a tanta copia di opere scultorie due sole si presentarono in bassorilievo, il monumento sepolcrale gia sopra lodato per maiao del sig. Francesco Somaini ed una V A R I E T A , 277 Deposizione dalla croce eseguka in gesso dal slg. Luigi Marchesi, fratello del cavallere professore Pompeo. L'af- fettuoso concetto ci richiamava qualche fratenia retnini- scenza , avendo noi ancora Vive nella menioria la Depo- sizione clie il lodato professore scolpiva pel Santuarlo di Saronno. In simili argomenti come si puo essere nuovi o alnieno come si puo noii far senno delle bellezze clie si veggono riprodotte in tanti lavori d' esimj maestri? II signer Luigi Marchesi raffiguro la Donna del dolore die sostiene . sulle ginocchia V estinto Figliuolo in attitudine clie pinge al vero T afFanno e la rassegnazione. La Maddalena prona dinanzi all' esanime Redentore scalda co' baci e bagna dl lagrime quella salma divina , altre due Marie stanno piu indietro quasi paurose di accrescere I'altrui dolore col- r espressione del proprio ; mentre il diletto tra gU Apostoli lasciato in luogo di liglio alia desolata fra le donne si sforza di sorreggere un poco V estinto Maestro. Questo concetto , con poche varianti , e ormai si ripetuto in tanti quadri e sculture clie non farebbe gran lode all' artefice , se questi non trovasse nel proprio ingegno , come qui fece il Mar- ches! , qualche nuovo tratto ne* particolari. Ne parleremo pill stesamente se ci verra di vederlo eseguito in marmo, dove sara facilmente emendata qualche durezza e scorre- zione clie qui ravvisiamo. Un gran candelabro in marmo fu abllmente lavorato dal slg. Giacinto Qalll sopra disegno dell' ingegnere Turconi, II concetto generale e attlnto ad ottlme fonti, buona e la scelta degll ornamenti e la loro composizione e giudlzio- sa; I'esecuzione poi lascla ben poco a deslderare. Quattro ritratti a cesello in rame dorato sono pregevo- lisslmi lavori del slg. Desiderio Cesari ; uno de' pochissimi die in tutta Italia sostengano questo bel ramo d' arte. Ed e veramente a deslderare die la di lui speclale abilita trovi plii che sempllci lodatori, e venga da piu frequent! commlssloni promossa e favorita. Tra questi quattro ritratti assai bello ne parve quello del fa professore Gio. Battlsta Palletta, e oltre ogni dire belllssimo quell' altro del celebre Thorwaldsen ; nel giro di questo T abile artlsta introdusse alcuni ornamenti di assai buon gusto e li lavoro con arti- ficio senza pari. 278 V A R I E T a'. QUADKI DI GEKERE. Ogiii anno 1' esposizione nostra diventa sempre piii pei paesani di tutti i ceti e di tutte le condizioni un ogj^etto di vero compiacimento , perche dal coufronto che istitui- scono con quello degli anni addietro , risiilta loro un au- iiiento sia di cjnantita , clie di pregio suUe produzioni di che gli artisti di tutte le parti d' Italia concorrono ad ar- rlcchirla. In fntti per quanto ampie sieno le sale a do destinate , convien dire che vadano in ragione degli og- getti sempre piii perdendo della loro capaclta. Per porgere ai leggitori nostri 11 n' adcquata idea del solo qiiantitativo de' dipinti cosi detti di genere , cioe paesaggio , marine , llori , battaglie , prospettive si interne clie esterne di fab- hrjcati ecc, bastera I'accennar loro che il nuniero di questi ascendeva in quest' anno a cento sessanta circa. E buoa j)er noi che nell'apprestarci a «liscorrerne alibianio gia ren- duto conto della maggior parte degli antori soliti a com- parire in quest' arena , perche cosi non ci riniarra che di indicare i loro principal! lavori , e ridurre specialmente le uostre osservazioni su quelli tie' nuovi arteiici che scesero seco loro a far mostra di abilita e sapere. 11 sig. Giuseppe Canella , socio corrlspoudente dell'Acca- deniia nostra, desto, come in passato, la nieraviglia degli intelligenti e dei non intelligenti , ed attrasse particolar- niente 1' attenzione della moltitndine con due soggetti mu- nicipali , che quasi ogni giorno ofTronsi alio sguardo della maggior parte della popolazioae per essere luoghi i piii frequentaii della nostra citta. Eran questi la Corsia dei Servi il di cui punto di veduta fu preso dirimpetto alia ♦^alleria De-Cristoforis , ed il prospetto della Chiesa di Santo Stefano veduto dalla contrada di S. Clemente , sito adiacente al Verziere e al maggior mercato de' conimestiljili di ]VIilano. Egli com' e noto ritrae con verita, e ad esein- pio de' migliori arteiici liamminghi sa imprimere le tinte locali , cogliere i panti di veduta i piii pittoreschi , e far scostare i suoi piani con tale evidenza che 1' osservatore vi passeggia e per rispetto agli orizzonti 1' occhio ne mi- snra la distanza; le sue macchiette sono vere, toccate con brio e con una facilita si iniraitabile, che avvicinandosi ti pajono create con pochi mezzi ; sieno desse uomini o aui- luali , sieno esse iu muvinienio , ferme o aggruppate ne V A R I E Tf A. 279 distingui le loro azlonl dalla piii viclna alia piu lontana , per quanto uiiiiutissinia ella sia. Nella sua piazza ilelle Erbe di Veroiia , iielle sue vedute di Norinaudia popolate di figure pill graiidi delle altre sparse nei diversi quadri rnostrossi il moderijo David Teniers perche lo eiiiulava perfettamente. Veniisei eraiio i pezzi costituciiti 1' apparato del caVa- liere Giovanni Misjiara, il qviale voile con cio snpplire alia, niancanza delle sue opere osservata lo scorso anno. Noi non facciamo confrond. Anclie qnesto pittore col suo ge- nere e colia sua nmiiiera sorprende , trattiene , si fa am- inirare e riscuute meritaniente sonime lodi. Fra i rjuadri piu mirabili distinguevansi le tre vedute della Badia di Hautcombe ordinategli da S. M. la regina Maria Cristlna di Savoja , il cortile interne del Palazzo di giustizia di Firenze con efFetto di lume di notte , eseguito per com- missione di S. A. Serenissima il Principe di Metternicli; la degradazione di quella luce sulle circostanti parcti e sugli oggetti accessor] , la prospettiva lineare ed aerea, I'efFetto di tutta la scena non si sapevano desiderare maggiori, e per poco die il riguardaate si sofFerniava ne rimaneva il- iuso. Similniente non era da nieno e per tuono di tinte e per verita la vednta del lato nieridionale della Cliiesa di S. Marco in Milano, presa al di qua del Canale Naviglio, di cui vedevasene una porzione con uno de' sostegni die Id rendono navigabile : anzi a giudlzio di qualche artista questa scena non solo per lo stupendo contrasto degli og- getti reali clie la conipongono, ma per essere toccata piii briosamente delle altre andava piii loro a genio: in esse sem- bra clie il Migliara alibia voluto esaurlre tutta la finilezza del suo pennello anche sulle anticlie fabbriclie ad esempio di Poeleiiil)urg , la qual cosa secondo alcuni da una luci- dezza die non soddisfa del tutto e detrae alquanto di ve- rita. A nialgrado pero di tal inenda , die cbiamarsi po- trebbe di eccessiva diligenza, noi vorremmo essere i pos- sessori di siffatte produzioni. II siguor iiiarchese Massimo d'AzegUo, die da dilettante quale egli e gareggia gia da qualche anno coi piii valenti nelParte, espose diciassette dipinti di varia dimenslone. Noi ci siamo altre volte eslesi in questi stessi fogli suUa non comune di lui attitudine a copiare con verita la iiaiura cainpestre e le marine, ad animare i suoi cpiadri con pre- ziosi episodj o corrisponJent-i alia situazione o cavati dalla 280 V A R I E T a'. storia o da' romanzi , come pure a ben rappresentare con evidenza combattimenti , miecliie di cavalieri e tutto cio clie gli snggerisce la fervida di lui fantasia. Per cio anche nella serie delle sue produzioni di quest'aniio non sapremmo a quale di esse attribuire magglor lode , perche variati punti di vista , illuminati da diversa luce e sempre ben colta, partiti pittoresclii e gi'adevoli al maggior segno, va- rieta e verita dappertutto, rendereljjjero indeciso chiunque die dovesse pur fame una scelta. NuUadimeno , serliati intatti i pregi di ciascun quadro , non secondando clie il nostro propno gusto, forse solleticato dalia bellezza stessa della sceaa naturale , diciamo clie la veduta piii grande delle altre del paese di Cernobbio bagnato dal Lario ci ti-atteneva con maggioi- diletto di quello che provavanio nel fissare le altre tutte. La veduta della Sassella snlla strada dello Stelvlo In vicinanza di Sondrlo presentata dall' accademico pensionato Marco Gozzi , annuo saggio prescrittogli dal Governo , fa trovata degna di cjuesto veterano dei paesisti lonibardi. II fondo specialmente spira una indicibile frescbezza , la prospettiva aerea poi e si ben degradata, le tinte si Incide, i diversi piani e le diverse liuee formanti la montuosa ca- tena e si bene intesa clie anche a non aver percorsa quella via se ne segna Tindicazione, e se ne calcola la distanza; non cosi appaga il vicino colle su cui e situato il paese suddetto per una tinta verdastra doniinante ne' sassi e specialmente in alcuni arclii , i qnali a primo aspetto 11 prendi per arclii artificial! onde soglionsi ombreggiare i viali de' giardini. In otto vedute e studj dal vero dell' accademico Giuseppe Bisi 1 ' occhio pascolavasi con gran piacere , ma in quella di S. Lucia di Napoli ritratta con effetto di notte per la contessa Giulia SamoylofF nata Pallien , siccome In cpiella del golfo di Baja preso dalla parte di Pozzuolo pel conte Lodovico Taverna provava uii incanto piii dilettoso. Intorno ai particolari in cui magglormente si distingue questo egre- gio paesista abbiamo piu volte fatto parola negli articoli degli anni antecedenti, quindi trascorriam oltre. Per la prima volta il signor CnmpedelU di Bologna ral- legro de'suoi paesi la nostra esj^osizione. E questo un pit- tore che sembra essersi fatto sulle opere di Gaspare Pous- sin, e di tant'altri che videro la natura nel sue aspetto V A R I E T A*. 28 I pill Iinponente ; le sue arie sono brillantissime e ti pare di respirarle , le sue nubi leggiere , in quanto alia luce distingui ne' siioi quadri le diverse ore del giorno ;, per r opposto le tinte de' suoi verdi e de' suoi terreni non di- sturbano con colori vivacissimi, ma contrappongonsi si bene alia luce delParia die le trovi vere e affatto arnioniche; la gradazione della luce e dell' aria interposta tra gU oggetti li stacca e ne indica le distanze: il suo frondeggiare facile, vero , variato piace, come 1' artificio ch' egli adopera per comporre i grnppi de' suoi alberi : se vi scorgi animali o raacchiette , non sapresti ne meglio situarle , ne dar loro una tinta diversa di qixelia di cui si servi il pittore : in una parola il Campedelli e artista nel suo genere cbe puo competere con qualunque altro di faraa la piu distinta. Alle vedute prospettiche di Venezia del professore Bor- sato non mancammo giammai di tributare encomj ; tra le cinque cli' erano esposte di sua mano, cioe 1' interno e r esterno di S. Marco , la Plazzetta , il Teatro e il Canal grande veduto quasi di prospetto all' albergo della regina d' Ingliikerra , preferimmo qviest' ultima percbe ci parve condotta con assai piu di araore e di armonia di tinte delle altre. E sebbene ad alcuni tornasse piu gradlta della nostra scelta la veduta della piazzetta pel maggior impegno e la maggior fatica superata dall' autore nell' avervi intro- dotta la comparsa di una parata militare, pure noi ci confermammo nel nostro avviso perche ci parve die la quantita e vivacita de' colori di quelle macchiette detraes- sero non poco al prestigio di que'fabbricati gia per se stessi si pittoresdii e brillanti di ornamentale riccliezza. I slgnori Roberto Garavaglia e Luigi Riccardi , allievi amendue dell' ottimo Blsi con ventidue quadretti , nella maggior parte vedvite dal vero , diedero non equivoche prove delle loro occupazloni e dello stimolo da cui sono animati oude distinguersi dal ceto medio degli artisti e formarsl una riputazione. Si dell' uno die dell' altro abbia- mo altre volte lodato la bella disposizlone e il buon volere ; nelle opere loro non manca il brio e la leg- gerezza del tocco, una succosita di tinte, una tendenza ad una buona iraitazione del A'ero; ma noi non sapremmo die raccomandare , massime al secondo , una maggior dili- genza, giacche dalle qualita sovrenunciate del loro pen- nello non ci e che un passo per degenerare in mauiera. aSa V A R 1 E T a'. Una grotta In viclnanza di Conio, ed una veduta dl Mor- begno in Valtellina presa dalla sponda di un fiumicellfr, dipinti dal primo ottennero spcciali suffragl : del secondo gustaronsi, oltre alcuue vedute a olio, alcime altre dipinte air acquerello a colori con molto spirito ed altrettanta francliezza. AI signor cav. Maffei, nonie cliiarissimo nella lettera- tura, andarono debitori i nostri artisti del piacere di po- ter ammirare il gusto dominante della modeina scuola tedesca nel trattare paesi , animali e feste cainpestri in quadri di plccola dimensione. Quattro cavalli slaaciati a gran galoppo con fondo a paese del signor Adam confer- marono la fama ch' era gia percorsa dell" alto merlto suo nel genere suindicato. Un ballo villereccio intrecciato di- nanzi ad una osteria da aljitanti tirolesi , del signor Lo- renzo Quaglia mostrava fin dove si pno giungere colla dili- genza nel ritrarre a olio piccole figure, sebbene nel com- plesso il quadro lasciasse de^iderare un maggior efFetto di chiaroscuro : un antico castello nella Franconia del signor Domenico Quaglia e due paesi con bestiami , 1' uno del signor Burkel e 1' altro del signor Ott erano egualmente aramirati per una preziosa finitezza. Ponendo a CDnfronto questi due quadrettl con altri sei del signor Luigi Villeneiive si sarebliero ottenuti, dlremnio quasi, i due estremi. Ab- biamo gia richianiato altre volte questo giovane ad una uiaggior accuratezza, giacche allorquando fa da lui seguita , le sue opere vennero dal publjlico piii considerate ed ap- plaudite : il genio traspare d" ordinario dalle sue produ- zloni , perclie belle arie pittoresclie , buone tinte variate nelle parti lontane, ma quand' egli cl presenta degll alberi, seml^ra andar schiavo della sua maniera e non poter dare ad essi quella leggerezza e varieta di forme clie in poco tempo il suo pennello assvimerebbe , ove lo esercitasse sul vero. A nialgrado pero di queste nostre osservazioni dettate da un principio di amore, perclie vorremmo pur vedere che i talenti non declinassero dalla retta via, la magglore delle opere di Villeneuve rappresentante il mulino di Barzaguta nella Valle dell' Oro e generalmente degna di un buon pit- tore e quindi di encomio. Un paese in grande e trattato sullo stile di Salvator Rosa, del cav. StorelU torinese , se non fu ammirato da colore che non sanno deliziarsi che delle minuterie e dei V A R I E T a'. 283 qCtacIri da gabinetto, ebbe pero il suffragio degl' intelligenti e venne consulerato come dipinto degno di coUocarsi in qualunque gallerla. E composto maestrevohnente per uii grandioso effetto, la luce e ben intesa e ben riservata nelle parti clie devono sporgere sul davanti, il dipinto e di mac- cliia facile e vigoroso: le ruj^i sono poi iratteggiate colle loro asprezze ; I'acqua, sia die spumeggi coniro 1 niaci- gni 5 sia che scorra pei diversi rigagnoli ch' essa si apre nel traboccare dall' alto, la vedi maravigllosaniente ritratta e a tutta A'erita. Tanto il conte Rinaldo BeIs.iojoso, quanto il signer Pom- peo Calvi si direljbe cbe ogni anno acqnistino un diritto ad una nostra ricordanza di lode percbe ogni anno questi dilettanti si ricordano ai loro concittadini con senipre niiovi lavori, ne'qnali reiTetto corrisponde al costante loro amore di far bene. Prescindendo dall' annoverarli nella totalita , del primo possiamo asserire die le vedute prospetticbe del lato posteriore della diiesa di S. Lorenzo e del ponte di S. Teresa in questa nostra citta , come pure la veduta della piazza comunale di Monza ben poco lasciavano a desiderare si in riguardo dell' effetto del cbiaroscuro die dal lato della verita delle tinte e della prospettiva aerea e lineare. Egli si esercita a copiare sul vero^ ed e questa r unica via per poggiare al sublime nelle arti , niassime in questo genere che dev' essere un materiale ritratto di quanto vediamo^ cosa che udita , e al primo percuoter deir orecchio sembra di poco raomento ; ma che richiede disposizione naturale, ingegno, cognizioni ottiche, costanza di esercizio. Se a questi requisiti aggiungonsi poi gl'inco- modi e le faticlie da superarsi nell' operare sul vero, si fanno questi piii apprezzabili nel considerare i lavori di un dilettante. II secondo con un gran quadro prospettico tU un interno di un claustro di frati domenicani ci richia- mo le sue tele migliaresche da lui esposte prima della di lui visita alia capitale delle arti. Bramantesco e lo stile del fabbricato, perclo si presta ad un miralnle effetto: nella composizione scpp'egli introdurre altri pezzi di fabbricato di ottimo gusto, talche la scena non potrebbe apparirti pill gradevole e dilettosa : la luce del sole e le belle tinte trasjjarenti delle omlire ricordano il Migliara : gli altri tre quadri di minor dimensione ond* era composto il di lui ap- parato ci trasportano a Roma davanti I'arco di Costantino, 284 V A R I E T a'. Tatrio degll oreficl e la tomlia di Cecilia Metella nella campagna romana. In questi la luce e pid calda e vibrata e rammenta gli effetti di quel cielo piu meridionale del nostro ; 11 disegno e esatto , ma troviamo di dover insi- nuare all' egregio dilettante di evitare i puntl prospettici troppo precipitosi , perche sarebbe d' uopo per lo nieno collocare le vednte a quell' altezza della visuale da cut fiirono copiate onde mettere in grado la moltitudine di meglio apprezzare la di lui abilita. Degli accennati dipinti, I'atrio degli oreficl e quello, a nostro avviso, in cui I'efFetto risalta di piu per le masse pin grandiose di chiaroscuro meno interrotte delle altre da mezze tinte alquanto forzate da macchie di vetusta imitanti que' fabbricati , le quali ri- dotte in piccolo, devono necessarianiente apparire in realta piu legglere in ragione della distanza in cui si trova I'osser- vatore. A questi niinuti particolari noi siamo discesi anche non volendolo ; ma il desiderio di sentire maggiormente acclamato il merito del modesto autore che stlmiarao, vi ci ha condotti senza avvedercene. Con saggi di bella aspettazione si misero quest' anno in ischiera due nuovi prospettivi e paesisti , e nuovi infatti sonarono i nomi in questo genere di pittura di Costantino Rosa Zutter e di Giuseppe Elena , benche questi fosse gia ritenuto come buon artefice per opere litograiiclie altre volte esposte. Dalle vedute della citta di Bergamo escguite dal prlmo per que' cittadini , congetturasi che egli stanzii cola e cola siasi egli esercitato in questi studj. La gran piazza di Bergamo ed il ponte di Almeno presentano mag- gior verita degli altri paesi composti quantunque provano anche questi lavori ch' egli siasl gia da gran tempo dedi- cato air arte , glacche non s' improvvisano belle arti , ne si trattano con tanta varieta e gusto le frondi degli albcri e i terreni. II sig. Giuseppe Elena, per le sue prime vedute prese da diversi siti della citta di Milano , non che per tin paese ci fa cliiari ch'egll calca un retto sentiero e che il vero e I'unico scopo delle sue imltazionl : si dlrebbe che merce della contemplazione sui quadrl del Canella si sludil di attlngere quel modo di esecuzione, e che colla scorta di quanto gli rimane impresso dipinga scrupolosamente sul slto le sue vedute. II sIg. Gio. Battista DelV Acqua , dilettante tra i miglia- reschi , mostrossi ancora eguale 3 se stesso specialmente V A R I E T a'. 285 ne' plccoll diplnti ; clove pero la maggior dimensione del quadro richietleva una maggior francliezza ed un piu lungo esercizio , come nella veduta del Casciiwtto dello Spedale Maggiore di JNIilano , e in una marina con luce di luna, taluni rilevarono tra molti pregi qnalclie secchezza nelle tinte piu cliiare. Argomento di congratulazioni ci diede la giovane dilettante signora Morand per alcuni paesi e ve- dute distinte da notaljili progress! in questa sua occupa- zione a cui pare ch'' essa siasi totalmente dedicata in ra- gione del numero da lei esposto. Ci rallegriamo poscia col dilettante signer Au^usto Eckerlin per aver riscontrati piii cliiari del solito gli orizzonti de' suoi paesi , con clie a nostro avviso ne ha migliorato d'assai Teffetto: consigliamo inoltre 11 dilettante sig. Micliele Maestrani ad ammorzare alquanto le tinte infocate clT egli ha dato ai suoi fondi uei due paesi esibiti in quest' anno : cosi jjure nell' inco- raggiare il sig. Butti di Trieste ad ambire maggiori distin- zioni gli raccomandiamo di attenersi alia diligenza, giacche ne' copiosi suoi saggi esposti disvela una cert'ansia di far niolto, e finalmente chiudiamo questa ri vista del quadri di genere col nienzionare con lode il sig. Bison per alcune tempere architettonlche (e tra queste riuterno del Duorao di Milano ) eseguite con trasparenza e sapore di tinte , e da lui esposte unitamente a tant' altri quadri svariati di soggetto e di modo di operare. Intorno ad alcuni liori e frutti che vedevansi di mano dei signori Jngelo Raina e Tommaso Castellini, diciamo di aver trovato preferibili i saggi del secondo a que'del primo per maggior armonia ed efFetto, per un bel tocco vergine, per maggior leggerezza , vivacita di tinte e bel modo di coniporre. Volendo fare un cenno di alcuni smalti del sig. Bagatti Vahecchi bastcra T annunciare che in quanto alle difficolta deir arte da lui superate furono lo scorso anno rimeritati col premio dell"!. R. Istituto, e per rispetto alia preclsione di disegno ed armonia di tinte non dili'erenziano dalle sue belle miniature, una delle quali, tratta daH'Ajace di Hayez, vedevasi esposta unitamente ad altri piccoli ritratti da lui dipinti a olio con somma diligenza e pregevoli per somi- glianze, esattezza di disegno, belle tinte e fluidita di tocco. A questo abilissinio dilettante congiungeremo il nome del sig. Messandro ilartelli, altro iniuiatorc, ma ancor ben 286 V A R I E T a'. lungl tlal raggiungere i pregi suindicatl, degno pero lo ri- conosciaino di molta lode per una serie di ritratti , che pel confronto cogli antecedent! di lul lavori davano indizio di avanzamento nell' arte sua. Meritevoli di molti encomj furono giudicati due ritratti dipinti dal sig. Michele Bisi , membro dell' I. R. Accademia icd incisore, e da lui composti con fondi, animali ed altre figure trattati con molto brio, forza e facilita; I'uno di que- st! e di una gentildonna a cavallo, clie percorre una strada campestre , seguita da un compagno posto in rpialche di- stanza; Taltro di un nobil uomo esercitato scliermitore, in atto di prepararsi ad un assalto coU' avversario, mentre un altro compagno vedesi in istato di riposo. Per quanto lusingliiere sieno a quest' artista le espressloni che gli si profondono in vista di questo genere d' occupazione stra- niero al suo originario esercizio , noi lo esortiamo pero a non desistere dal priaio , perche per 1' abilita gia da lui spiegata gli fruttera sempre maggior lucro e maggior ripu- tazione del secondo. Se non a maggiori almeno a pari encomj ci seml^ra poter pretendere la sigiiora Camilla Guiscardi gia avvezza a riscuoterne per due ritratti piu grandl di cpielli del Bisi egualaiente composti e condotti all' acquerello a colori con facilita , disinvoltura di tocco e succoso tinteggiare. Ne deve ouimettersi il nome del sig. Suter di Zurigo per un bel ritratto dipinto coll' accemiato metodo, e per un altro a matita disegnato con molta diligenza. Toccando linalmente dei diversi disegni tanto all* acque- rello, quanto a matita andiamo lieti di dover ripetere come negli anni passati che veraiuente ammirabili , grandiosi , e in buon dato furono stimati quelli esposti dagli allievi della scuola di prospettiva. Freziosi similmente e diligenti vennero tenuti i due eseguiti a matita dal sig. Francesco Longhi dappresso un S. Bassiano , mezza figura di Raf- faello e di un' Addolorata che serve ad esso di rincontro, di scuola Leonardesca. Molto merito riscoatrossi eziandio per una certa facilita di esecuzione e di souiiglianza in diversi ritratti a matita esposti dal sig. Picassi , pitiore genovese, come non isfuggi all' attenzioae del colto osser- vatore il commeiidevole impegno con cui il sig. Addo Fio- roni incisore adoperossl nel ritraiTe a matita la gran meda- glia dipiiita da Appiaiii in una delle sale dell" I. R." Palazz4> V A U I E T 4.'. 287 detto ilolla Villa rappresontantc Apollo In mezzo alle nove Muse. Dovendo pero questo disegno servlre per 1' csercizio del sno Inilino, non sapreinmo a meno di consigliare I'au- tore a dimenticarlo per qiialclie tempo , onde poscia rian- dnre snll' opera sua colla vista dell' originale , perclie col riposo deir occliio suo gli si faranno cliiare diverse parti da emendnrsi specialmente dal lato della pesantezza. Nel cliiudere cjnesta nostra rivista ben ci avvediamo di aver dovuto trascorrere con troppa brevita sopra diversi cajii d' arte die avrebbero dovuto essere raccomandati con iiiaggior copia di parole e di aver passato sotto silenzio il nome di alcuni artisti cli'esposero le loro opere a silFatto confronto ; ma il numero die abbiamo accennato ci assol- vera presso i leggitori nostri e del nostro laconismo e della nostra ommissione. In queste nostre sale, die possono cliia- marsi iin porto franco, ormai traggono i migliori artisti d' Italia: qui trasmettono i loro lavori anclie i lontani , e bene spesso trovano uno smercio alle lore lodevoli fatiche. Non e ijuesto un luminoso argomento di gloria pel nostro jiaese ' IMa cio clie piii d' ogni altra cosa ci lusinga si e r amore delle arti difTuso tra i nostri signori e fiicoltosi , il quale coopera coi munifici raezzi die accorda la Sovrana munilicenza al fiorimento di esse, e di ogni utile disci- plina ; una incontrastabile prova di questa asserzione e quanto abhiamo esposto nel miglior modo die per nol e stato possibile colla sollecitudine richiesta dalla circostanza. /. F. EDUCAZIONE. Manuale di educazione ed amniaestramento per le scuole infa/itili. Edizione a proftto e di prnprieta delle Scuole Jnfan- tili di carita in Cremona. — Questo libro dopo una breve prefazione si divide in due parti, la prima delle quali tratta delV Educazione , e la seconda contiene gli Animaestramend projirj deU'eta infantile. Nella prefazione si discorre brevemente dell'origine pri- ma de* Brcfotrof] , degli Orfanotrofj , delle Scuole pie, e ia line delle Scuole infantih di Carita erette in Cremona. La prima parte lia per assunto di rilevare partitamente gli e rori die soglionsi commettere nella educazione _/?i/c«, morcde e intellettuale dclV infanzia, condurre il lettore a rav- visarae i danni imniensi incalcolabili , e a cavare quindi 288 V A R I E T A* le massime da segulrsi per evitarll. Da queste idee si apre la strada a parlare deirordinamento dato alle Scuole in- fantili, dimostrando come per esse vengano evltate tutte le sregolatezze della domestica educazione del binibi, e so- stitulti tali esercizj che valgano a dare sviluppo e robu- stezza al corpo, alFanimo, all' intelletto. La seconda parte abbraccia gl' insegnamenti da impartirsi al fanciulU di ancor tenera eta ed espone i inetodi dlnio- strati per Tesperienza fatta efficaci onde coniunicarli alia meiite: e i nietodi e gl' insegnamenti sono diretti ad era- dire 1' intelletto , edificare il cuore e perfezionare i sensi. Soggetto deir insegnamento sono le preci quotidiane, una estesa nomenclatura di oggetti sensibili, delle loro qualita, azioni, ecc, i cantici sacri coUe nielodie piii adatte all' eta puerile, gl' iniziamenti all'aritmetica mentale, al leggere, alio scrivere ecc, e i primi erudimenti della storia sacra distesi in brevi e facili lezioni, cui e soggiunta la maniera di avviare i fancinlli ad apprendere il piccolo Catechismo. Cliiude la serie degli ammaestramenti un breve indice con descrizione analoga dei giuochi ginnastici, nella scelta dei quali si ebbe principalmente in mira che servissero a dare buon garbo e forza al corpo de' fanciuUi, escluso ogni pe- ricolo. Si unisce in fine I'orario per la distribuzione quo- tidiana degl' insegnamenti e delle occupazioni. L'autore voile donare il frutto delle sue fatiche alle ScuOle infantili di Carita: laonde sia per la novita e utilita somma dell'argomento, sia per la santa causa dell' educazione e del sovvenimento dei fanciulli poveri cui va consecrato il libro; i sottoscritti quant'^l^bero gratissimo il presente, al- trettanto lo giudicarono commendevolissimo appo tutti che hanno amore ail' umanita. Nell'angustia pero de' mezzi ap- plicati alle nascenti nostre istltuzioni (angustia derivante non da piccola carita degli ottimi nostri concittadini, ma dal copioso numero dei concorrenti bisognevoli di soccorso) invochiamo I'ajuto dei buoni, onde avere colle commis- sioni, di cui vorranno onorarci, il modo per eseguirne la stampa. E specialmente ci lusinghiamo di ottener conforto dalle madri di famiglia sollecite della ragionevole educa- zione de'proprj figliuoli, imperciocche ad esse, ne siamo certi, riescira gradito di essere ajutate nella difficilissima arte di ben allevare la prole dalle osservazioni e dagli avviamenti contenuti nel presente libro. V A R I E T a'. :i89 L'edizione sara cli iin solo volume in (>.' in carta c ca- rattfii simili al niaiiifest(j cd il prezzo noii giungera alle lire 3 austriaclie. . Cremona i5 giugiio i83 3. GU AiniiiiiiiiCrutori delle Scitole infantili ili Carita. S T O R I A. Onori fiittiii in Ovaihi agli avanzi del celebre capitaiio Coot. — I sigaori Tyermanu e Bennet nel viaggio da essi fatto nelle isole del mar paciiico, annimciano clie ad Ovadii venne lore da una guida indicata la cavita della niassa vulcanica , ove il corpo del capitano Cook stato era ar- rostito, e lU la iion molto limgi il Inogo, ove le braccia e le gambe di liii state ei'ano sottoposte alia medesima operazione. " Questo ( sogginngono essi ) era 11 piu grande onore, die que'inicidiali selvaggi , glusta le loro stravaganti idee , rendere j)otessero agli avanzi di quell* infelice capi- tano i giacche i cadaveri dei loro sovrani e de* loro cap! sono iu si fatta guisa preparati, onde possa la carne piii facilmeute essere separata dalle ossa , e poscia lo schele- tro riunlrsi e conservarsi come un oggetto non solo di diseccamento , nia anclie di culto religioso. Gli avanzi di Cook f'urono la tal modo adorati In un tempio di Roiw , imo degl' iddii di Ovailii:, perciocche gli abitanti creduto aveano che Tillustre navigatore inglese non alu'o fosse che rijnaiiine e fors"anclie rincarnazione stessa di tale delta. NECROLOGIA. A'^ostlno Masetti. Le scienze iisico-niateiiiatiche nella piu iitile e vasta loro applicazione , e le pubbliclie e private virtu hanno or ora ])erdiUo un egregio modello uella persona del sig. Agostino Masetti Direttore generale delle Publ^liche Costruzioni in Lombardia. Ma siccome la somnia modestia , la vita riti- rata e tutta domestlca , lo sprezzo in line di ogni appa— renza e vanita di ([uest' uonio insigne lo tolsero a quelle splendore die poteva tornare di utile stimolo e di conforto a molti i cosi ci crediamo in dovere di conunendarne la memoria , lui spento : ufBclo cui liberamente ci abbando- niamo , in quanto die le nostre parole nou potranno essere JJlOL I tal. T. LXXI. iq 290 V A R I E T A . attribuite se non a quella gratitiidine e profonda venera- zione clie la fortuna di essergU vicini e dipendenti seppe ispirarci, seiitimenti die ci rimarranno vivi nelF animo iino all" ultimo respiro. — Ali si , venerate capo e maestro , tu fostl r aiTiico de' tuoi simili, il fermo sostenitore del vero e del giusto , il probo e vigilante magistrato ; ne mai altro sentimento prevalse in te se non di onorare e confortare i migliori , e di provvedere con leale convincimento al bene ed alia prosperita dell" importante ram o di pubblico servl- zio alle tue virtii confidato ! Agostino Masetti, figlio di un medico coltissimo ed assai riputato per qnell' integerrimo esercizio e carattere di lealta che seppe cost bene is^jirare nel figlio , naccjue in Revere nel 1757. Fino dall' adolescenza il padre stesso gli apriva r adito alio studio della geometria e delle scienze fisiche , e ne educava la mente airamore delle arti belle, si che contrasse adulto una certa predilezione per esse ed un fi- nissimo gusto. Trasferitasi la famiglia in Mantova nel 1772, pote il giovine progredire nella carriera delle matematiche e filosoJiche discipline, e dar opera sjjecialmente alio studio deir idraulica e dell' architettura civile sotto la guida di chiarissimi precettori , quali erano fra gli altri il matema- tico abate Mari e 1' architetto Paolo Pozzi die F amarono poscla come ainico e compagno, anziche come discepolo. — Primeggio fra i giovani della sua eta per acutezza di mente, "pev fervore nell'istruirsi e ne fu amato sen/a invidia ; pe- rocche lontano dal dare veruna sorta d' importanza al pri- mato che occupava , ne traeva anzi vantaggio per se e per gli altri assistendoli in quanto loro si presentava di piii arduo , e facendosi sopra tutto loro guida e compagno nello studio pratico ed in quello delle acque ; divenuto per tal luodo fino d' allora capo di una sciiola che , assistito da maggiori lunii e da maggiori mezzi , stabili ad onore di se ed a tanto vantaggio di queste Provincie. Nel principio del 1777 fn ascritto a quel Colleglo d'ln- gegnerl camerali ed ammesso in qualita di alunno a far parte dell' Officio della R. Camera. La perseveranza nello studio ed il A'ivo impegno con che seppe corrispondere ai doveri assunti gli fecero in breve percorrere i diversi gradi, e gia per disposizione Aulica 3o maggio 179 1 tro- vavasi Viceprefetto alle acque del Mantovano e suppliva il regio mateuiatico abate Mari ^ allorche nel giugno del V A R I E T A . 29T 1797 fu nominato capo egli stesso di qucsto ramo inipor- tautissimo: carica ben grave e per la natura delle niansio- ni , e per la soinma degli oggetti e per la celebrita di noii poclii die aveanlo preceduto , come furono uu Moscatelli , iin Ceva , un Bertazzoli , un Azzalini ed il suddetto abate Mari. II Masetti giovandosi d'ognl circostanza, e penetrato della massima clie 1' esperienza e F osservazione sono le graiidi niaestre delle cose , studiava ne' piu minuti pavticolari le condizioni topogratiche della provincial consultava i pratici e procurasrasi notizie d' ogni maniera suUe vicende di quel territorio e di quei fiuiiii e sui metodi dlversi stati prati- cati pel loro governo ; ne indagava attentamente i pregi , i vizj , le lacune , i bisogni e ne meditavia i riniedj. In- tanto coir istituzione nel 1784 del Mantovano Censiniento ebbe la consolazione di vedere adottata una riforuia di cui aveva con insistenza rappresentato ii bisogno , Tabolizione cioe di quelle piccole societa alle quali era aflidata la cura dei fiumi e dei colatori puljblici, e clie non rette da emi- nenti vedute di publjlico bene , non legate da unita di principj , e mancanti di mezzl proporziouati, impedivano quel generate vantaggio clie poteva aspettarsi da un nii- glior ordine amministrativo. Siffatte cure vennero avocate alia provincia e si apri per tal modo al JMasetti un A'asto campo per fare il bene clie meditava. Educo gl' ingegneri alio studio del terreno , al diligente rilevaniento dei fatti , ed a notomizzare i fuuni collo scan- daglio alia mano : mostro loro couie importasse di corabi- nare I'esame del j'assato e del presence per dedurne i pro- babili eventi futuri, e per adeguare i rimedj al coinplesso delle circostanze : nelle quali cose tale fu la sua perspi- cacia che tutti sorpasso nella ginstezza di veclcre e nella opportunita dei provvedimenti. Dicliiarate in appresso le spese dei fiumi e dei colatori pviljblici a carico dello Stato, e resa percio la pubblica araministrazione ancor piii vi- gorosa ed unifonne, pote il IMasetti e come consultore idrau- lico ed in seguito come ingegnere in capo operare con piu fermezza ed efficacia anclie la riforma nei metodi d' arte. Vario quindi il sistema di riparazioni dei fiumi, ideo nuovi metodi di difesa , stabili il modo e la forma della coinpi- lazione de' progetti , che ridusse alia maggior evidenza e semplicitk, e ne consegno i principj e le norjne in alcune 292 V A U I E T \ . elegant! Memorie, la prima dello quali soltanto vcnne stam- 2:>ata in Mantova nel i8io:, Memorle rcputate dagl" inge- gneri come il deposito di quei sapientl consigli , cui uo- mini insigui fecero plaiiso, e come ammaestramenti d'arte, che il fatto ed il felice esito di treiit' anni hamio conclamato. Anclie prima che il Masetti fosse chiamato a Milano per attendere a piu vaste funzioni ed a far parte dell' eletto stuolo degl' ispettori d' acque e strade, tale era la fama del suo ingegno e dottrina che fu onorato di diversi gra- vissimi incarichi per disposizione specialmente dell' I. R. Corte. — Ne per la ditlicolta de' tempi che successero al 1796 gli mancarono qual prova dell' illimitata confidenza aache de'snoi concittadini iiicumbenze del tutto Municipali , fra le qnali molte , essendo stato destinato ad occviparsi dei mezzi di migliorare 1' aria di Mantova , suggeri egli pel primo la gran diga alia casa Zenetti, opera che matm-ata ed intrapresa dappoi dal Genio militare voile onorarsene un celehre generale francese dandovi il proprio suo nome. Fu memljro della Commissione idraulica stahilita a Mo- xlena che raccoglleva il flore dei matematici ed ingegneri Italiani, incaricata di occuparsi dei grand i provvedimenti per migliorare la sorte dei dipartimenti del Panaro, del Reno, del Rublcone, del Basso Po, del Mincio e del Po- lesine di Rovigo, e che si rivolse ai piii spinosi argomenti dell' arte. — In cjuell' occasione consiglio la chiusura per- petua di tutti i dlversivi dell'Adige come radicale rimedio del disordine e dei crescenti danni di questo liume , e ne stese una breve ma stringente Memoria, che pose termine a tutte le opposizionl che una sifTatta misura aveva sino al- lora incontrate. Consiglio la famosa botte sotto il Panaro per bonificare il Basso Mantovano alia destra del Po, il Basso Modenese e parte del Ferrarese. Stese un vasto piano per la bonilicazione delle valli grandi Veronesi e delle valH Ostigliesi , ed eljbe parte principale nel progetto di un canale navigabile tra il lago di Garda ed il Po. II cavaliere Bonati, il Guglielmini, il Cassiani , il Vandelli, il Rufiini, il Genta , il Bi-unacci , lo Stratico ed altri insigni mate- matici ne cominendavano il modesto sapere e I'esperienza, e lo aA^evano carissimo. E quando nel 1811 come ispettore generale stabili la sua residenza in Milano, il marchese Cossoni allora direttore generale delle acque e strade , personaggio di distinta fama , e certo acutissimo quanto V A U 1 E T a'. 293 severe ne* suoi giudizj , ne apprezzava siffattamente i con- sigli che U precUlesse senipre, e lo destinava alle piii gravi incuinbenze nel Ferrarese, nel Bolognese , ncl Veneto, nel Modenese e do\e o le minacce dei iiumi , o i seguiti iil- fortiinj esigevano una mente consumata neir operare. Ma merce di quest* uomo la rotta di Po delta di Ravalle nel Ferrarese, seguita nell'ottobre del 181 3, fu T ultimo di si- mili disastri , gia poco prima si famigliari ; e la Direzione generale pote cpiindi valersi deir opera di lui in ogni e cpialunque altro oggetto anclie di ordine amministrativo , su di che si liamio scritture di tale iinportanza , che non ben saprebbesi se piii sia da ammlrarvisi la vastitii della dottrina e la logica rigorosa , la niaschia fennezza , o la probita ed il candore del suo carattere. Passato il marchese Gossoni ad altre funzioni , S. M. I. e R. con Sovrana Uisoluzione 14 luglio 1820 presceglieva r Ispettore Masetti a Dircttore generale delle pubbliche co- struzioni in Lombardia^ e se i Innghi servigi ed il cono- sciuto di lui sapere guidarono la scelta dell' Augusto So- vrano , il Masetti la giustilico in tutta la pienezza colla matura sua prudenza , con uno zelo incessante, colFordine e coU'energia che seppe Introdurre e mantenere nel serA'izio anche nelle pin difllcili circostanze , e sopra tutto col sa- ]ier render caro a' svioi dipendenti I' esercizio del proprio doverc al punto di condurli a qualsiasi maggiore sforzo , paglii di vederne contento il ben amato lor Capo. Era mi- rabile il tatto del INIasetti per rilevare V attitudine e P in- clinazione di ciascuno e per saperne trarre il maggior pro- fitto possil)ile ; e quietamente e con dolcezza dirigendone i principj ed ispirandone le massime giunse a fare di si nunierosa famiglia quasi un solo individuo. Con tali disposizioni , e merce dei generosi assegni che la Sovrana muniticenza accorda annualmente al ramo im- poi"tantissimo delle Pubbliche Costruzioni , pote poi il Ma- setti perfezionare P opera inconiinciata. II Po , POglio, il Mincio , tiitti i fiumi arginati e non arginati di Lonibar- dia , i pul)blici colatori , i canali navigabili e quant' alti-o di simil genere , tutto e condotto a tale si sterna di go- verno e di difesa , che mentre P amministrazione ne e semplice ed uniforme , le piene piu straordinarie nulla poterono contro la sagacia e P insistenza dell' uomo , die seppe alia fine carpire ai fiumi il segreto della loro 294 V A R I E T a'. potenza. Era massima del Masetti, die essi sono tal nemico clie la sola difesa ed anche la fuga opportuna possono procurarci la vittoria. E tali sono in fatti i principj di- rettivi del sistema vigente, temperato con quelle piii ener- giche misure che casi speciali obbligano ad adottare, ma sempre colla minor vlolenza , e rispettando quelle leggi immortal! cui i deboli mezzi dell' uomo tenterebbero in- vano di sottoniettere o variare. Ne i soli fiumi, non le acque soltanto furono per cura del Masetti o dirette al maggior utile pubblico o ristrette nei loro confmii ma as- sistito come trovavasi da uomini insigni, e da que' raede- simi cui siamo debitori di tante opere che onorano il paese nostro, seppe con uguale previdenza estendere ovunque le comode strade, compiere le incominciate , migliorare le esistenti , far sorgere robusti e comodi edificj per varcare ogni fiume, tal che anco le belle strade e lo stato di re- golare e permanente loro conservazione, se hanno portato al piu alto grado la prosperita di queste provincie , for- mano non raeno la maraviglia dello straniero. Peccato clie la stessa loro bellezza e comodita , avendo reso oltremodo facili e poco dispendiosi i trasporti d' ogni natura , e quasi fatto abbandonare la navigazione , anche per viste di mag- giore prontezza , generate ne abbia un nemico che aglsce potentemente alia loro distruzione , nemico tanto plii ter- ribile in quanto che gli enormi j'esi che per esse si tra- scinano sono superior! alia resistenza d' ogni piit eletto raa- teriale impiegalsile ! Ma quest' uomo caro e benemerito glunto ai 77 anni del- I'eta sua e col peso di oltre cinquantasei di non mai inier- rotto puliblico servizio, doveva correre esso pure il destino d'ogni altro e ritornare al suo Creatore. Egli medesimo e pochi giorni prima della sua morte scriveva rispettosa sup- plica a S. A. I. r ottimo nostro Vicere , accio si degnasse accordargli onorato ritiro, allegando clie le sue forze e la memoria indebolita gli toglievano la speranza di poter piu degnamente corrispondere al carico impostogli. — E troppo era vero! quasi il giorno dopo spiegatasi violenta peri- pneumonia lo tolse nel 24 settembre ora decorso all' a- more di tanti, ed al sosteguo e conforto della condegna sua famiglia. — Oh quanto tal perdita torno dolorosa e quale spettacolo commovente ofFriva nel seguente mattino anche il luogo de' suoi lavori , del suo pubblico officio ! V A R I E T a'. 295 r uno cercava dell'' altro , ciascuno voleva sapere , rispon- dere, parlare, nia le parole appena glutite sul labbro man- cnvano. — Si, tntti plangevano, dirottamente piangevano. Se r uomo di cul parliamo lascia fra il consorzio de' suoi tuttora alcaiii soggetti ben distlati ed illustri ; se lascia un numeroso stuolo di Ingegneri e di eletti giovani informati alle sue massime ; se larcia in fine nell' ingegnere Luigi Dari un allievo ed un genero di Lui ben degno, e vero erede depositai-io de'suoi luini e della sua esperienza, con- vien confessare clie le eminenti qxialita del cuore hanno fra gli uomini tale attrattiva e stabiliscouo tal vincolo eterno di riconoscenza e di ajnore, che Agostino Masetti sara sempre caro a tutti , sara sempre il desiderate. Holla. Rettificazione alia Necrologia del marchese Luigi Cagnola. Tomo 71.' Pig. 129 //') >i IVl » i38 .. 141 » ivi . i3 ossia tlifensorc de' carce— le^ rati , carica ecc. 29 Pier Marini 7 applaudite come le prime a4 clie il milaiiese Municipio dato non abbia 27 iisaodo de'medesimi modi, de' quali usato avrebbe trattenendosi co' grand! 4 tollerantissimo 33 Iniperatore e Be gi carica cbe qualche somi- gliauza aiiea con quella degli edill di Iloma, e • riermarini ■ annoverate fra le prime > cbe data non siasi I usando degli stessi corte- si modi, de' qiiati usato avrebbe trattenendosi co* primarj artisti > tollerante 1 Imperatore e Re , di cni era egli altresi ciambellano It. GmoNi, F. Carlini, L Fomacalli e G. Brvgnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il di 18 ottobre i833. Milano , dull' L II. Stamperia. Osservazioni meteorologiche fatte all' I. R. Osservatorio di Brera. A G 0 S T 0 i833. IM A T T I N A. Sera. "5 o o N 6 3 £ ^' 0 u S 0 « 5 u 6 Stato del cielo. d « '- < *- 5 13 g i i OJ — 0 0 ■^1 Stato del cielo. poll ''"^ i ..° poll. li... 0 I 27 8,.') +i5,o 0 Sereno. 27 8,0 +20,0 NO Sereno. 1 27 9,0+10,7 NO N Sereno. 27 8,8 +21,0 N N 0 Sereno. 3 27 8,5 +1 5,0 N E Nuvolo. 27 8,5 +20,5 0 Sereno. 4 27 8,8lfi5,7 E Sereno. 27 8,7 +2 T ,0 S S 0 Sereno. 5 27 10,0 +16,2 N E N Nuvolo. 27 10,2 27 8,8 +20,0 S S E Sereno. 6 27 q,6 + i5,(i E Nuv. ser. + 19,5 SO Sereno. n 27 8,5 +16,0 s E S|Nuvolo. 27 7,8 + 18,5 S £ Nuvolo. 8 27 8,q +14,7 N E Nu^olo. 27 9:2 + 19,5 S E S Sereno. 9 27 9,4 +i4,o KEN Ser. nuvolo. 27 9^ + 18,4 N E Ser. nuv. 1 10 27 9><^ + i5,o E Nuvolo. 27 9:5 + 17,3 N E Sereno. ] 1 1 27 9.8 +i5,o >" N E Sereno. 27 9'6 + 19,5 SOS Sereno. 12 27 ii.G +i5,5 SE Sereno. 27 i",9 + '9,6 SOS Sereno. I '6 27 q,5 +i4,7 E Sereno. 27 8,9 + 19,5 S E S Nuv. sereno. ^4 27 7/4 +i6,o E Nuvolo. 27 ^,9 +19,4 S E S Temp, pioggia. li) 27 /-.« + iti,3 N E Nuvolo. 27 7,9 +20,5 s 0 Sereno. i6 27 7/4 +16,5 N E N Nu\. ser. 27 7,4 +'7'7 N 0 Sereno. I? 27 9,^ *ii,b NN E Sereno. 27 9,3 +17,5 SE Sereno. iS 27 9i^ + ■4,7 N E Nuvolo. 27 9,2 +16,4 E Nuv. pioggia. 19 27 7.« +13,5 0 Nuvolo. 27 7,9 +19,0 SOS Sereno. 20 27 10, .5 N E N Sereno. 27 9,9 +18,5 SOS Sereno. 21 27 q,3 +i3,7 0 Sereno. 27 9,0 +19,5 SOS Nebb. ser. 22 27 q,o +i5,5 E Nuv. sereno. 27 8,8 +20,0 s 0 Sereno. 23 27 8,4 +i5,o 0 Sereno. 27 8,5 +19,7 S 0 Sereno. 24 27 7,8 +i5,o N 0 Sereno. 27 8,0 +20,8 .s 0 Nebb. ser. 25 27 9-7 + 16,5 s E sjScreno. 27 10,0 +17,0 E Nuvolo. 26 27 10,3 +•4,1 N E N Nuvolo. 27 9,4 + 17,5 S E Nuv. scr. 27 27 11,5 +i4,o E Ser. nu\. 27 u,o + 17,5 S S E Nuv. ser. 28 27 "v +i5,4 E Sereno. 27 >',; +18,5 N 0 K Sereno. iq 27 'I59 +12,^ N N E Sereno. 27 11,6 + 18,5 s Sereno. 00 27 10,(5 •*-i4,o S E Ser. nebb. 27 9,5 +19,5 SOS Sereno. 3i 27 6,5 +i5,7 N E Nuvolo. 27 3,8 +'7,7 S E S Nuvolo. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. i ,9 Allezza mass, del torm. + 21,0 1 minima »; 27 " J, 8 minima . . . . + i2,3 media »/ 27 » 8, Quaatita della piogf ;ia linec i6,548. 1 I 297 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Scrlptoruni i^etenim nova collectio e Vaticanis codlcibus cdita ab Angela Maio Bibllothecce Vadcanoe prce- fecto. — Romoe , i833 , typls Vaticanis , torn. VII e VIII, in 4.° Vedl Blblcoteca italiana tomo 68.°,- ottobre 1 832, pag. 3. 1 clue volumi della Collezione vaticana, che sono dati nello stesso tempo alia luce merce \ opera del benemcrito ed indefesso monsignor il/af, costituiscono una somma di circa i5oo pagine in 4.°; e nella nias- sinia parte non presentano che il solo testo greco di autori non niai stampati sinora. II VII volume puo esser considerato come un vero tesoro di sacra teo- logia , poiche contiene opere intere, o considerevoli framiiienti di opere inedite , di padri greci tratte da codici vaticani. Vi sono aggiimti alcuni opuscoli di padri Luiui egualmente inediti, oltre il trattato dom- Miatico di scrittore piu reccnte, Girolamo Donati ve- ueziano, il quale scrisse nella bella eta di Leaned, e certamente in bella nianiera, di un antico argo- mento, qual e la processione dello Spirilo Santo contro i Greci scismatici. II numero deJle opere teologiche comprese in questo volume asceude in tutto a 28 , Bibl ItaL T. LXXI. 20 2g° SCKIPTORUM VETEKUM NOVA. COLLECTIO tlelle quali 14 precisamente , ma le piu voluminose, sono di aatori greci , e le altre 14 assai piii brevi , lueno quella gia indicata del Donati, bastantemeate lunga , sono scritte in latino. Tra le greche distin- ^uonsi quelle di Anastasio suU' incarnazione del Verbo , di Leonzio gerosolimitano c di Gioaiini, di S. Gregorio Tawnaturgo^ (\i Sabino vescovo, di Euloglo patriarca Alessandrino , di Anastasio abate , di Giusliniano im- peratore coatro i Monolisiti, ecc. delle quali opere alcime erano conosciute per la sola versionc latina pubblicata da altri ; e di alcune altre si e creduto bene dall' editore romano di non pubblicare che i soli frammenti ignoti de' Santi padri che vi si con- tengouo. Tra le opere latine , oltre la summentovata del Donatio si distin2;uono alcuni opiiscoli di S. Am- broglo vescovo della nostra Milano , altri di Paolo e Pictro diaconi e monaci Casinensi ; e quel gia coiio- sciiiti di S. Niccta vescovo di Aquileja pubblicati ja parte a Roma dal medesimo editore, ed ora ri- prodotti con maggiore accuratezza. E inserita in questo stesso volume una breve pre- fazione italiana di monsignor G(tetano Marini all' opera sua tuttora inedita delle iscrlzioni anllche doliari , o sieno in terra cotta ; la quale opera , benche ap- parlenga a sci'ittore quasi contemporaneo , essendo pcro relativa a cose anticlie , e dcpositata nella Bi- blioteca vaticana , poteva pure aver luogo in sitl'atta raccoha. Vogliamo anzi speiare die sia data quanto prima alia luce nella sua integrita, essendo di molta importanza per Tarclieologia, e redatta da uomo di sommo valore, specialmente in tal genere di ricerclie. Cliiude finalmente il volume un catalogo o prospetto generale di un Tipucito legale, ossia repertorio di leg- gi coi supplementi dei libri giuridici conosciuti sotto nome di bas'dici, o pcrche compilati per oidine del greco imperatore Basilio il Maccdone ^ o perche con- tenenti le leggi reali c imperiali greco-romane. II co- dice unico, da cui sono tvatti qucsti interessaatissimi pezzi di anticQ dixitto, che ora veggono per la prima E VATICANIS CODICIBUS. 299 volta la Iiicc , csistc nclla vaticana , ctl era gia stato conosciuto da altii. Leone ALlaccl })rcclecessoi'e del Mai nclla prefettura di quella Biblioteca , ne fece copia not! abbastanza esatta; e Giuseppe Assemanni ne aveva gia pubblicato il somniario o catalogo assai scorrettamente. Ora, oltre I'clenco degli argomenti o titoli di tiitti e sessanta i suddetti libri basilici , si olTrc nil prezioso saggio di §upplementi alle tante lagune dei medesimi iibri , sapendosi generalmente esserne molii muuli e molti altri perduti e alTatto mancanti. II Fabrut dotto ginrisperito francesc fra il sccolo 1 6.° e 17.° proctao di snpplire con varj squarci e scolj raccapezzati qua e la ai 19 libri mancanti : ma i supplementi fabrotticmi sono troppo niesciiini ed insulVirienti a riparare a tanta pcrdita. La gran Ince, il gran rimedio non possoiio sperarsi clie dal Tipncito vaticano qiiando sara dato alle stampe nclla sua iutegrita. La romana giurisprudenza ne guada- gnera certo mokissimo , poirlie tutti sanno il ])ro!itto clic ne trasse per gli stud) di Cujaccio sopra tali libri, ed ogni giurisperito iutende bene che nelT oscurita del tcsto latino non d'altronde die dal teste greco puo attendcrsi schiarimento ed istruzione. Dei ses- santa Whu'i basilici , i quali comprendono le istituzioni, il digesto , il codice , le novelle ed altri editti e de- crcti inipcriali posteriori a Giustiniano e a Teodosio, ne furono fatti successivamente varj compendj , ma- nuali o ristretti per ordine de' principi o per indu- stria de' particolari. JMalgrado di tutte queste varieta di fonne recate alia veste greca del diritto roniano- bisantino, le lagune sarebbcro ancora deplorabili e disperate scnza il soccorso del Tipucito vaticano. I supplementi piu considerevoli , che \ editore romano ollre a modo di csempio , sono quci del libro VI, XVI, XVII e I'altro tanto pin esteso del lil^ro XIX per- duto alTatto nella collezione de' basilici , supplito me- schinamente dal Fabrot mex'cc delle siuoj)si e degli scoliasti ; e del quale Icggiamo ora per la prima volta il principio compreso in varic paginc di siainpa toUa 300 SCRIPTORUM VETERUM NOVA COLLECTIO sicurezza di sua contlnuazione quasi totale. Siaci dun- que peimesso di spcrare , che qualche dotto giuris- perito si accinga presto all' intera pubblicazione e traduzione di questo codice prezioso. Ora special- niente che il Mai , esseiido s;ato chiamato ad altri oflicj e ad altre funzioni lurigi dalla Biblioteca vati- cana , con utilita f'oise maggiore per la religione , ma non per le Icttere , non possianio attendeilo da lui. In quaiiLo alValtro volume, T ottavo della coUezione, se graude fu la compiacenza ed il plauso, con cui i letterati d' ogni nazione accolsero la prima edizione della Cronica inteiiy Si Euseblo , tanto niagsiore deve esser ora che ne veg2;ono una nuova tanto piu ricca, accnrata e conipleta a se2;no da non lasciar quasi piu nulla a desiderare. E noto gencralmeute come merce di un antico codice armeno trasportato da Gerusalemme a Costaiitinopoli, e quindi tiascritto dal benemerito Zolirab sia stato recato alia repubblica letteraria un benelicio cotanto insigne. Ma e certo altiesi che ad onta della doppia pubblicazione seguita, quasi ad un tempo di quclF opera tanto desiderata, molto iimaneva ancora a farsi per soddisfare com- pletamente ai bisogni cd alle brame degli eruditi. Imperocche neppur la veiicta edizione che poco dopo segui r edizione principe milanesc, nialgrado dei mag- giori pregi che prescnto corredata del testo armeno e di piu copiose annotazioni, non giunse a riunire tutto cio cli" era necessario alia sua perfezione. II solo e identico testo armeno non sempre intero ed illibato, per colpa forse di chi lo tradusse dal greco in queir idioma o di chi lo trascrisse, servi di norma tanto air una che all' altra edizione, la lombarda e la veneta. Le pregevoli aggiunte cd illusti'azioni re- cate al secondo libro per opera di S. Glrolamo , cui ne dobbiamo la conservazione in latino , non appa- riscono in nessuna delle due-, e vanno inoltre prive anibedue di tutta quclla luce e riccliezza che il con- fronto dei diversi codici vaticani , e la lettura dei libri greci c latini sono capaci di spargere ampliando E V\TTCANIS CODTCIBUS. 3o I ed illiistrando tanto il primo che il sccondo libro del la cronica eusehiana. E ([aantuiiqiie gll editori di Milauo come quci di Veiu-zia si sieno dati la ciira di aggiun2;eie a pie di pa> n Bayram consiste nei tre giorni finali del Ramazan , nei quali il Turco celebra la mondezza dell' anima ch' egli pensa racquislata coUa penitenza quaresimale. E festa di giubilo sommoi e finche ella dui-a ognuno mette in pubblica m A. BARATTA.. SOQ niostra i meglio abiti die possiede : " Tutti, all' Imbattersi per via, si stenclono amichevohnente la luano, s'abbrac- ciano, si salutano con apposita formola, quasi a dar pe- gno clie ogni odio e spento , ed a testimonio di religiosa Concordia nella fede professata. Ne il ricco rifiuta il suo amplesso al povero, e Talto al piii liasso ^ poiclie quella e pace di religione , ed ogni distinzione tace quando essa parla. Visitansi gli amici , visitansi i parent! , si visitano tutti, per poco che si conoscano in viso. Mimi , saltim- banchi, giocolatori saltano , cantano, schianiazzano per le piazze innanzi a folte turbe accercliiate : i verdi prati del Bosforo , i colli di Pera , di Ejiib, le incomparabili pianure delle Acqiie Doici sono ricoperte di turbe se- dute festevolmente a sollazzo. — Evidente e la somiglianza che ha il Bayram Turco colia Pasqua Israelitica; ma a renderla vie piu perfetta aggiungesi I'uso divoto e piacevole di niangiare in tal giorno I'agnello: e i ricchi ne dispen- sano a'poveri, accio niun fedele nianclti alia partecipazione di quella comune vivanda. » II Bayram e altresi contrad- distinto da una solennissima visita che suol fare il Gran Signore ad una delle principal! nioschee della capitale e dalla pubblicazione delle promozioni , delle nuove leggi e de' piu important! firmani di Stato delP annata. Le lega- zioni eiu'opee sogliono assistere privatamente a questa vi- sita solenne che dicemmo. II Curbam-Bayram , die tiene dietro quasi che subito al Bayram perpetua fra i Musulmani la ricordanza de' riti patriarcali dell' antica legge. In quel giorno il Gran Sultano esce di citta , e in una delle vicine pianure a cielo sco- perto fa la sua preghiera e sagrilica un caudido agnello alia Divinita. " II Mevliit ed 11 Miracc sono feste destinate a celebrare la nascita e la morte del Profeta , e differiscono in poco dalle forme che costituiscono le precedent!. >> Fra i Musulmani non si conoscono Santi. Se alcun uonio si merlto col candore e coUa utilita della vita vene- razione speclale , il popolo ne da segno sulla svia tomba, " la quale e per lo piu rinchiusa in piccole stanze co- perte, ed apparisce a' devoti visitatori col mezzo di grandi inferriate pratlcate nelle facce laterall. Accorrono ad es- se, quasi per uaturale istinto, i fedel! e pregano, e chie- dono grazie , promettendo preinj e voti ove le grazie sieno 3lO COSTANTINOPOLI NEL 1 83 1, concesse. Ma questi voti sono poveri c sempllcissimi ; un luinicino acceso avanti al sepolcro , od anche un semplice nastro cli vario colore, annodato alle barre dell' inferriata. Neir interno la stanza e nuda d' ornamenti , meno qualche versetto del Corano rozzamente scritto sul muro. Sovra- stano per lo piii al sarcofago le vesti e'l turbante del Santo , lacere , polverose , empiamente corrose dal tarlo indevoto. » Altre volte le feste religiose clie aceennammo erano fonte di schietta e spontanea generale giovialita cosi fra i Tur- chi come fra gli altri popoli di Costantinopoli ; ma dopo la strage dei giannizzeri , dopo le innovazioni religiose , dopo r insm-rezione greca, quella gioja non esiste piii a quanto asserisce il nostro autore , perche il parteggiare ha prodotto diffidenze e timori , e questi avvelenauo ogni piacere , e hanno bandito insieme colla cordialita anche la gioja dal suolo bizantino. Una bella filattcra di superstizioni annovera il nostro autore come tuttora vivissime fra i Turchi, e infinite altre asserisce di tacerne per non infastidire i lettori. Fra quelle prime avvisa F idolatria al color verde, la fede pre- stata al cos\ detto mal occhio , o per meglio dire alP esi- stenza di certe persone malaugurose , 1' idolatria alia pa- rola ynaasciallah ( Dio ti salvi ) considerata qual materiale amuleto, la fede ai favolosi tagliatori di morbi e altrettali inipostoreschi operatori di miracoli. Aggiunge da ultimo la smodata benevolenza ai cani ed ai gatti, per la quale al- cuni fra i Turchi sogliono perlino intitolare causa pia ne' loro testamenti i legati di squisite vivande che vogliono apprestate in perpetuo o privatamente o publjlicamente a quelle adorate loro bestie. Tutti sintomi d'ignoranza, escla- ma Tautore, i quali spariranno insieme coa essa dal suolo turco a suo tempo, e della quale noi pure avemmo la no- stra buona parte in altre eta. Noi usiamo rimproverare ai Turchi Teccesso d'acerbita nei giudizj penali , e la frequenza dello inconsiderate giu- stiziare a che sogliono trascendere , e specialmente in quelle frequenti epoche d' interno sconvolgimento dello Stato, nel cui bollore e legge antica e universale che poche cose riescano fatte secondo T onesto. L' autore conviene esse ])ure in tale rlmprovero , ma lo circoscrive ai tempi an- dati , ne' quali troppi erano i punitori di diritto , troppi DI A. B\U,VTTA. 3ll pill qiTci cU fatto e cU fatto licenzioso , troppa la facilita del puiiire , troppa V acerbita delle pene. Oggidi Malunud lia posto rimedio a questi errori , ed ha risei-\ ato alia po- lizia 1' indagare e T arrestare i malfattori , ai tril)unali il portar seiitenza sulle loro colpe , a' giustizieri 1' esegulrla. Egli ha fatto scoinparire quegli aliusi pel quali cosi il pri- mo e ininiino come il centesiiiio e niassiino furto erano pariiicati fra loro nel castigo , ne periiiette piii che un ca- porale di guardia , fattosi di sua autorita podesta di Sini- gaglia , leghi , sentenzii e impali da se solo il jjrinio ub- briaco clie ha la mala sorte di capltargli dinanzi. Oggidi in Costantinopoli V uomo noii e piii aggnagliato ai poUi nello essere dinasato, sdlsocchiato e inlilzato sur uno schi- dionc od iiii palo. Alle colpe sono ragguagliate le pene coll' ordine scgnente : " I rei di Stato, colore che commisero qualche grave violazione della religione, gli apostati , ed iu genejale le persone plii distinte , sono puniti col taglio della testa. Qnando qnesta si fa dal gellaat ( carnefice ) 1' operazione non saprelihe essere molto dolorosa, perche le armi iinis- sinie adoperate, e la somma destrezza di chi le adopera, rendono il supplizio non solo breve, ma istantaneo. Nessim sito speciale , nessun palco, nessuna pubblicita rumorosa accompagna o precede tali disgnstose funzioni. 11 condannato viene estratto dalle carceri, e condotto, spesso non legato, in iin luogo popoloso qnalunque. Ivi giunto^ i cdi'uss o tufck-gi (giandarmi) che lo scortarono, si accerchian in- torno ad esso: gli si fanno piegare le ginocchia, inclinare alqnanto il capo sopra una spalla , e riceve cosi il colpo fatale. L* arma destinata a tal uopo e un coltellaccio corto, lai-go , bitagliente , appuntato : II gelnat , asciuga il col- tello sanguinolento , lo rinfodera , e quindi compoae il ca- davere nel niodo prescritto. Se il giustiziato era Turco, il corpo e steso snpino, col braccio destro alquanto ripiegato, e nel vacuo intermedio, sotto I'ascella, e riposta la testa recisa. Se in vece egli fu Cristiano, Ebreo, o di un culto cfiialnnque non maomettano, il corpo e steso bocconi , e la testa ignominiosamente coUocata tra le gambe. La sentenza, scritta in una pergamena tagliata a guisa di cuore , e so- vrapposta al cada^ere stesso col mezzo di una pietra che la" tien fernia, od inchlodata nel muro piii vicino. II corpo rcstii csposto in tal uiodo per tre glorni alia pubblica 3 la COSTANTINOPOLI NEL l83l , vista. II terzo gionio le gnardie die hanno assistito al sup- plicio ritornaiio, ed afterrati c{uanti ebrei lor vengono sotto alle niani iii que'dintorni, gli sforzano a portar via il ca- davere , die viene trasciiiato con una corda fino al mare , e precipitate. I hindoli e la piu vile canaglia del jjaese sono solito corteggio di questi funerali. Talvolta il governo concede a' parenti del giustiziato di ritirare il cadavere , e seppellirlo nel pubblico ciinitero. Questa grazia e pero quasi sempre comprata con vistose soinnie , ed i rlcchi soli possono aspirarvi. Molti individui decapitati o diver- saniente suppliziati da' Turclii , sono sepolti nel campo grande di Pera, ed e facile il riconoscerne le tombe , al basso rilievo soprastante, 4n cui sono efligiati nell' atto di subire la pena incontrata. )/ Se il giustiziando e un personaggio Turco distinto, come un ministro, od altro tale, allora si adopera diversamente. L' esecuzione si fa in tal case quasi sempre privatamente ; e nulla essendo in essa die paja disonorevole , e ufEcio d' impiegati nobilissimi il procurarla. Quantnnque i Turchi siano piii di ogni altro popolo iadifferenti alia morte , pure il tempo in cui il cordone mortifero pareva regalo e pas- sato; percio clii ha la missione di uccidere procede oggi giorno con precauzioni maggiori. Consegnato il fatale lir- luano, e concesso il tempo necessario per raccomandarsi a Dio , il paziente e per lo piii strangolato, genere di morte die g!i orientali risguardano come meno penosa e pill onorevole degli altri. Immediatameute dopo , la di lui testa e recisa dal busto , e portata al serraglio. All'' indo- mani essa e esposta in una delle nicdile esteriori di Bab- Oitmajun, assieme alia sentenza. Talvolta il capo e traspor- tato ed esposto intero ; talvolta e scorticato, ed allora se ne appende ad un chiodo, nella niccliia , la sola pelle. II cadavere e alcune volte lasciato alia famiglia, e sepolto onorevolmente ; alciin' altra volta e gettato in mare di nascosto. In generale pero la pubblica vendetta non va , cpianto alia persona, oltre la morte ; e ne sono prova i cimiterl della capitale , dove liauno tomlDe splendidissime cento e cento grandi deirimpero, stati suppliziati pulD- blicaraente , anche a titolo di fellonia. E liasti per tutti , ad esempio, quella di All Fascia di Giannina, presso alia Porta d'Adi-ianopo!i. " I ladri recidivi, gli assassini, gli omicidi, i falsi inone- tarj, e gli altri malfattori maggiori sono ordinarianiente DI A. BARAITA. 3l3 inipiccatl. Noa occorre peio a tal uopo ne forca, ne alcua corredo apposlto. Le guartUe stesse clie scortano il paziente, visto UQ trave, iiii' iiiiposta, mi aiietlo od altro sporto qua- Iiinque atto a sostenere, slaaciano sovr' esso una corda, e fattala discorrere abbasso dalF altra parte . innalzano con essa lo sciagurato , il quale ritrova in Jjreve uel proprio peso in cagione di morte. La sentenza viene alfissa sul davanti del corpo alle vesti. II cadavere riaiane per tre giorni attaccato al canape patil)olare ; il corpo di guardia piu. vicino manda una sentinella a custodirlo. Giunto il terzo giorno , gli ebrei sono al solito costretti a levarlo, ed in mezzo agli strapazzi crndeli sovradescritti , trattolo pel collo al mare, ve lo precipitano. " Le donne cadute in alcuna delle colpe medesime per cui gli uomini incontrano il capestro, sono ancli' esse ini- piccate; ma avanti di levarle in alto, sono poste e cliiuse in una specie di sacco od involto die le nasconde da' piedi al capo. Quaato alle adultere, ossia die esse siano state colte con un Cristiano, o con persona di altro rito, esse sono inevitaljilmente affogate uel mare. » La fucilazione , modo di supplizio incognito iinora tra' Turdii , fn oggidi adottata pe' soli militari. » L' esiglio dei Turclii ( surgiin ) e propriamente cio clie noi diciamo rilecazione. Ordinariamente sono esigliati i nii- nistri ed i grandi , caduti in disgrazia per colpa o negli- genza commessa neU'esercizlo delle loro fnnzioni. Una volta r esiglio era quasi senipre foriero della pena capitale. Ma da cinque o sei anni la sorte degli esigliati e meno infelice. » I fornaj die vendono j^ane di cattiva qualita , o di un peso niinore della publjlica tai-a, vengono incliiodati per un oreccbio alia porta della loro bottega. Gli esecutori agginnsero a poco a jjoco 1* nso di esporre il condannato in faccia del sole, e 1" altro non meno barbaro di piantare r oreccbio tanto alto, die lo sgraziato fosse costretto di rinianersi 1' inter o giorno su la pnnta de" piedi !!. . Qnando le lagnanze intorno alia cattiva qualita del pane sono grandi e generali, non i soli fornaj principally ma tutti sono iae- sorabilmente incliiodati. " Ma la pena corporale piu comune in Turcliia si e quella delle bastonate , le quali sono applicate per lo piii su le piante dei piedi. Due sgberri battono alter nativa- UJenie su T una e su 1" alu'a pianta . mcntre un ullitiale di L'lbl. Ital. T. L.XXI. 21 3 14 COSTANTINOPOLI NEL l83l , giustizia coiita i colpi ad altissima voce. Se i battitori sono troppo indulgent! e percuotono leggiermente, sono scain- hiati, e suljiscono essi stessi una parte dl quel castigo. CInquanta coljii sono la dose minima inflltta: duecento, trecento sono termine medio i, mille , mille duecento , o jjoco piu , si e il numero massimo cui si condanni. Iniiniti sono i delitti puniti con cpiesto supplizio: tutte le colpe piii comiini e leggier e sono scontate a moneta di bastone. Esse equivale fra' Turchi alia nostra prigionia piu breve. >> Poche assai sono le autorita cui non competa in Tur- chia il diritto di far bastonare , e sebbene , come dicem- mo, si vada in giornata con maggior parsimonia, pure le Jiastonate date e ricevute sono tuttavia moltissime. II che deriva dalla niuna importanza che si unisce a cotale casti- go , il quale altronde non lascia infamia o vergogna di sorta. Lilseralissimi dispensatori di bastonate sono fra tutti, il Nizam-Agassi , e '1 Tufek-gi-basci , nfficiali incaricati , il primo di vegliare su 1' osservanza delle prammaticlie e r esattezza dei pesi e delle misure ; il secondo dl sopra- stare all' ordine pidablico , alia quiete delle taverne , de' siti infami , ed in generale delle piazza e delle vie. 01- tre gli affari spediti pro-tiibnnali , questi temutlssimi per- sonaggi percorrono notte e glorno la citta a cavallo , seguiti da fortl pattuglie armate, e udite lagnanze, o colto alcuno in fallo, lo fanno rovesciare e battere tostamente su i ciottoli della strada nel modo descritto. Ne formola alcuna di sentenza puo essere plii laconica dl quella da essi implegata in tali occasioni ; percUe senza tanti pream- boli , visti e considerando, essi si contentano di pronun- ciare il solo nome numerale dei colpi da darsi: sottinten- dendo , per economla maggiore di llato , 1' essenzialissimo attributo bastonate. Cosi, per esemplo, essi dicono cinquanta, sessanta, cento, e si capisce benissimo che cio vuol dire cinquanta, sessanta, cento colpi di bastone. E T ordinarli , il darli , 1' andarsene e tutto un punto. Salutare per chi vende e per chi compra si e il timor panico perpetuate dalle improvvise apparizloni di tali comete flagellatricl : nessun intrlgo, nessun favore, nessuna mano intermedia sottrae i colpevoli alia pena dovuta. E somma , bisogna dirlo, e P equita e la A'eggenza dl chi ricopre carlche cosi importanti. Ne la moda di cammlnare per la citta ad in- sjiettare di per se le cose , c propria soltanto di costoro : Dl A. BAUATTA. 3l5 ma tutti i ministri indistintameate , ed 11 sovraiio niedesi- luo, la sleguono per antichissiina nazionale costumanza. » II carcere non e pena fra' Turclii tanto usitata quaiilo fra noi. La coulisca tie' beni era sempre associata altre volte alia pena ili inorte. Saltan IMahnmd ha recente- niente abolito quest'uso. Del resto, rarissimi sono fra'Tur- chi i delitti , e quanto a Costantinopoli specialmente , co- tale rarezza e tanta , clie a molti parra nilracolo. I furti e gli assassin) sono colpe pressoche inaudite, specialmente se parlisi di Musulmani. E iioto clie le bottcglie, sebbene ricche di merci preziosissime, rare volte si cliiudono : e questa cliiusura per moke consiste in una rete di sottili funicelle pendente a modo di cortina dall' alto dell' en- trata. E poi tanto, quasi, vale il cliiudcrle corae il non chiuderle; perche le porte orientali, paragonate alle nostre, sono ostacoli da riderne, e T aprirle sarebbe opera facile e vulgare pel piu novizlo de'malfattori. Quale e mai adun- que la sorgente di una buona fede cosi singolare , di una castigatezza di mano cosi esemplare ''. La vigilanza della giustizia ottomana, il rigore delle pene comminate, la spa- ventevole brevita de' processi , la sobrieta estreraa e le poche contrattazioni sociali. » In Tnrchia risiede nel clero la somma del gindizj clvlli. II Sceik-Islam e una specie di gran giudice ;, il divaiio fa le veci di cassazione ; il Mekieine prcseduto dal MoUa o dal Molla Kadi fa ufticio di prima istanza , e i Kadi non sarebljero male paragonati ai giudici di j)ace di varj paesi europei. Ristrettissimo e fra loro il numero delle leggi ci- vili scritte i semplicissime sono le forme adoperate ne' gin- dizj relativi. E proiliita ogni eloquenza ne' giudizj , e non vi sono av^'ocati propriamente detti, ma soltanto alcuni vekil o sostituti alle parti totalmente incapaci di esporre il fatto loro da se. Tra per questa ragione , e tra per la li- mitatezza estrema cosi delle leggi come delle contrattazioni fra i Turclii , non e cosi facile ad essi , come a molti al- tri Europei , di far d' un jirocesso civile un fideicommisso di famiglia. I retaggi pingui , die sono quasi sempre quelli de' pubblici fuiizionarj , ricadono al fisco , e ad esso pure ritornano le eredita intestate :, cjueste due usanze tagliano la via a forse una buona meta de' soliti piati forciisi. Le usure vietate dalla legge; i testamenti validi in qualunque modo sieno o estesi o proferiti^ I'assoluto non uso del cam- bio i, il raro prendere a prcstanzai T aiitita veuerazione pel 3l6 COSTANTINOPOLl NEL I 83 I , ginramento; I'uso del cosl detti atti publjlici ed insinnati reso famigliare dalla tenuita delle tasse inerenti ; e la somma spicciatezza ne' gindizj sono altrettanti oppositori alia ter- ribile mania del litigare. Clu sa qnanti fra gl' iniziati ai misteri di cio clie noi cliiamiamo societa saramio tentati di turclieggiare in questo proposito forense, e preferire un dieci per cento ingiusto ina spiccio a un novantacinque per cento assai giiisto, ma giugnente solo allorche sei alle porta del cimitero a cul t'lia avviato! Per le cause miste, cioe vertenti tra i Franclii e i Tnrclii, e istituita da poco tempo una cancelleria in Galata^ nella quale entrano spesso e Turclii e Franclii a giu licare. L'auiore i:)assa quindi a farci conosccre le forze militari dell'impero. E prima di tutto ci avvisa clie e generalissimo delle truppe o il Gran Sidtano medesimo o il Gran Visir. Sott' esso vengono i Serrasdderi ( protomiliti ) i quali cor- rispondono in qualclie modo ai feJdmarcscialli europei; sotto questi i hascia scinpUci, a due code e a tre code, corri- spondenti in qualclie modo ai magsiori geiieraU , ai luogo- tenenti generaJL e ai genendi di. divisione di certe nazioni europee. Vengono qnindi i bey , i beyllerbei , gli agd e i musselini ai qnali mal si jmo trovare corris]iondenza euro- pea stante 1' infinita estensione di signiiicazioai a clie real- mente si piegano que'titoli nostrali di principi, coinandanti e governatori. Mahmud lia istiluito a*di nostri nuove truppe regolari all'europea, e di queste ecco il quadro clie ci fa il nostro autore. " L' infanteria regolare ottomana si comjione di brigate comandate da un ufficiale snperiore clie dicesi Miralai , e suddivise in tre reggimenti di due hattaglioni (tabur), ciascuno de' qnali ha per cajio un Bim~basci (capo di mille) e due maggiori, detti VAgd di destra e VAga di sinistra {Sol-Agdssi , Col-Agdssi). Meno le guardie imperiali , le quali, fino a quest' epoca, haiino ritenuta 1' antica deno- minazione di Bostangl , le altre Irrigate e reggimenti non lianno ne numero , ne noine particolare , ma vengono indicate col nome della persona die le comanda. Ogni bat- taglione e poi suddiviso in sei compagnie (orta-luk), ed in dodici iielotoni (bceliic), componenti in tutto una massa di quattrocento circa persone. )/ II caporale, iniimo tra i gradi della inillzia, prcnde il nome dai dieci uomini clie compongono la sua squadra , DI A. i;VRATT\. 3 17 pd e Hvtto On-hnsn (capo di died). I sotto nfliciali o sar- genti soiio cliiamati ini-listiiitainente I'idux. Fra i sotto nf- liciali eil il capitaiio noii vi ha clie nil graJo intermedio, corrispoiideiite al nostro Tciiente : cjuesto dicesi Mulazim. Finalmt'iite il cajjitauo j)rende anch' esso il titolo dal nu- niero de^li uoiiiiiii sotLoposti al suo coniando imniediato, ed a])|iellasi /a5-Z>a.sri (capo di cento). I tamlmrini [Troni- pet-i^i-ler), i za|ipatorl (Balta-iii-ler) ed i musicanti liaiino an- ch'essi na sott'uHiciale clie li coinaiida, e die da essi e noiiii- nato Tronipec-gi-bascl (capo dei taiiiburini ) , Baltagibiisci (capo de" zappatori, e Cialahegi-basci (capo dei sonatori ). » Tiitti i gradi , fiiio al MiruhiL , sono indicati da stelle e mezze lime, diversamente foggiate, ed apposte snlla meta sinistra deir abito , viciiio al cuore. II caporale lia una Stella seaiplice iu argenlo. II sergente ha la stella medesima, \>m nua mezza luna in argento , die le sta ac- caiito laterahnente, colle punte da sinistra a dritta. II te- nente ha una stella semplice in oro. II capitano ha la Stella e la mezza Inna snddescritta , amhedue in oro. II maggiore di dcstra e qnello di sinistra lianno la stella e la mezza Inna in oro come i capitani , piu un diamante incassato nel mezzo della stella. II Biin-basci , o colon- nello ha la stella e la mezza luna , ambedne in diamanti. II Miralui ha la stella e la mezza luna circondate da una corona di querela, tutte in diamanti. I gradi superior! a quello di il///'uZ((i, lino al Snltano , si'distinguono con questi medesimi segni, cinti da maggiori e piii ricchi ornamenti in diamanti, ma la loro forma non e detenninata da al- ciin preciso moilello. » L' abito generalmente adottato per le trnppe regolari , aljito detto alT europea, si compoae di un Fez, die copre il capo del soldato, di un uniforme o dwisa, rotonda, cloe senza falde pendenti indietro, e di un pajo di pantaloni. II Fez e un berretto di lana rossa , rotondo in cima , e senza alcuii orlo o visiera in fondo , ed e privo di ognf qualsiasi ornamento , meno un liocco pendente dal mezzo della calotta. La divisa e essa pure in generale sempli- cissima, non avendo altra vaghezza die una lista di di- verso colore alio maniche ed al coUetto per indicare i varj battaglioni. I bottoni non lianno linora potuto fare gran fortuna co' Turclii, i quali preferiscono servirsi di feriua- gUetti, cucitl internamonte allc due estremitu die voglionsl 3l8 COSTANTINOPOLI NEL i83t, conglungere. I pantaloni sono oggigiorno tagliati alia co- sacca, eel lianno snile cucitnre lateral! due righe o sU'isce rosse da cima a fondo. La calzatiira del soldato consiste negli stivali all' europea sotto a' pantaloni. NeU' inverno ed in tempo di pioggia i soldati soprappongono alia divisa un cappotto di panno oscuro tagliato alia russa. Anticamente questo cappotto ( clie essi dicono jarmur-luk , dalla parola jamitr , pioggia) iiiiiva in un gran cappuccio appuntato, entro al qitale il soldato nascondeva la testa ed il Fez : ma in seguito si sacrilico 1' utilita all" apparenza , ed i cap- pucci furono aboliti , sicconie inelegand. II L' uniforme degli utliciali e de' capi superior! non e diverso, quanto alia forma, da quello de' soldat! semplici , constando, com'esso, di un Fez, ixna divisa rotonda , ed un pajo di larghissimi pantaloni. I ministri di Stato, ed il Sultano stesso, vestono costantemente in tal guisa. Le dif- ferenze consistono unicamente nelle piii ricclie distinzioni , npposte, come dicemmo , snlla sinistra della divisa; nelia iinitczza della stofl'a, ed anclie nel di lei colore: perche il governo si contcnta die gl! ufficial! e talora anche ! sot- tufficial! e soldati vadano, presso a poco^ vestiti con abiti di ugual taglio, e lascia poi che ognuno scelga quel colore clie megiio gli garba. In luogo de\r janiurlak dato a'soldati, gl! ufliciali porta vano prima d'ora una specie di largo uian- tello senza maniclie, detto Karvani : ma ancli' essi lianno rccentemente adottato il cappotto all' europea, ed i piu gia lo portano. II Le arm! della nuova infanteria turca sono il fucile e la liajonetta. I bass' nfficial! e gli ufliciali lianno soli la sciabola. Ma se si eccettuino poche compaguie delle Guar- die hvpcriidi ( Bostangi ) , queste arm! sono quasi tiitte in pessimo stato , ed incapac! d! resistere al lungo e spesso uso della guerra. La fonderia detta Tufek-kane, vicino al Fanale , comincio a fabbricare i nuovi fucili per I'esercito, e gia alcune migliaja di quest! stanno, come dicemmo, fra le man! ilelle guardie imperial!. Ma il modello tolto ad iinitare non e de'migliori, essendo lungo e soverchiamente pesante. n Pazza cosa fu il lasciare le eccellent! sciabole antiche per correr dietro nlle scial^ole ingles! e francesi, piix ele- gant! ma iiil'eriori alle lame damascene. Al capriccio delle sciabole alia parigina tenne dietro I'altro delle spade dritte; DI A. BARATTA. OlQ e gia molii ufilciaii si pavoneggiano di portai-le. Pazienza se lo studio della schenua andasse di pari passo con qneste inezie puerili. >; I corami die servono all" armamento del soldato sono neri. Le giberne sono piccole, e tanto mal faldjricate, clie oltre al jierdere le cartucce , V acqua entia spesso ad allagarle. Una fascia o cintura di cuojo nero, legata intorno alia vita col mezzo di una grossa horcliia di ottone , clie Taffibbia sul davanti, le tiene ferme al posto loro. Anclie i zaini , o sacchi alle spalle , stati recentemente introdotti , hanno le coregge di pelle nera. » Primi fra tiitti i corpi deirarinata sono i Bostangi. Ve ne lia tre reggimenti e sono soldati sceltissinii. Hanno per distintivo , in vece delle stelle e delle mezze lune , una specie di sole, cucito , al solito, sulla nieta sinistra del- r abito ; e le difFerenze de' gradi appariscono dal diverse numero e materia de' raggi clie lo circondano. II loro uni- forme e, oltre a cio, ornato sul davanti con ampie rivolte o mostre alia Buonaparte : le quali sono rosse pel primo reggimento, celesti pel secondo , e biancbe pel tei-zo. » Dopo questi, gli altri corpi deirarmata regolare pro- cedono indistinti senza preminenze di sorta. n I cannonieri ed i Iiombardieri ( Top-gi-ler, Comhara-gi- ler) intieramente rifoniiati ed istruiti gia nella tattica euro- pea a' tempi di Sultan Selim , erano per cosi dire un quid jiiediiun tra T antico ed il nuovo sistema. Sultan-Mahnmd gli assoggetto ad una seconda e piii assoluta riforma, mu- tando intieramente le vesti e le regole speciali del loro corpo. Stenima carissimo de' cannonieri era altre volte un berretto di feltro nero, stretto, rotondo , e tanto alto quanto lo sarebbero sei de' nostri cappelli sovrapposti I' uno al- r altro. Difficilissima impresa si fu il farli risolvere a la- sciarlo, per assumere in sua vece il Fez detestato. Malimud, poco uso ad indietreggiare , esito per alcuni anni ; flnal- mente si venne a composizione amicbevole , ed in vece del Fez i cannonieri ricevettero un sakb di nuovo mo- dello, il quale somiglia per meta al loro antico berrettone, e per altra meta a quelli delle nostre truppe. E di feltro nero, alquanto piii largo in cima clie in fondo, senza vi- siera, e coperto di rosso ^ sul davanti lia un piccolo scu- detto di ottone , cinto da due rami di alloro , con entro in basso rilievo un piccolo cannone pei cannonieri, ed un 320 COSTANTINOrOLI KKL l83l , mortajo pe' bombardieri. II materiale deirartigUeria e stato anch' esso riordinato e rinnovato. .; II manuale adottato per I' istruzloae delle truppe re- golari si e il I'egolainento francese , letteralmente tradotto in turco. Incredibile si e i'aititndine de' Turcbi al per- fetto maneggio del moschetto ed alia esecnzione di tutti i movimenti che conceniono la persona. Uguale si e la felicita con cni eseguisconsi dalie nnov^e truppe le evolu- zioni di reggiuiento : ma se i corpi sono molti , allora le evoluzioni vanno ordlnariamente assai male. Frequentissimi ed anzi continui sono gli esercizj con clie si animaestrano le truppe turche; e Sultan Mahimid ha introdotto I' uso di dare varie volte nelT anno granili siuuilacri di battaglJe nelle vicinanze della capitale , eseguiti alia presenza delie Legazioni europee. }> La cavalleria ha subiti anch'essa i candjianientl intro- dotti nella fanteria , e sono celebri fra i reggimenti die la compongono, quelli della guardia imperiale di cui fu maestro Calosso. II Sultano si compiace di assistere in persona alle manovre di essi, e iiancheggiato da quest'Ita- liano, le comanda alcuna volta di propria bocca. L'unifor- me di tal corpo e distiuto per molti ricami all'ussera sul petto, al collo ed alle maui, clie gli ufficiali portano in oro. >» Abbondantissimi ed eccellenti sono i viveri sommini- strati a' soldati ; ma poca e la paga, massimamente per gli ufliciali. Un tenente riceve i5o piastre circa per mesa (5o lire italiane), un capitaca trecento: il Bimbascl cin- quecento. » Ogni reggimento ha qnatti-o preti, e fa, in ordine di liattaglia, le preghiere alia loro presenza tre volte al giorno. Quando il reggimento e in marcia, i nuovi Imam lo pre- cedono coUa sciabola sguainata, camminando sopra una linea tra i tamburini ed il colonnello. Negli altri movi- menti essi attorniano la bandiera. II color verde deirabito e il solo loro distintivo. » La leva militare non si fa in Turchla anno per anno, ma sibbene per molti anni alia A^olta, giusta il bisogno e la volonta del Sultano. — Quasi tutti i regolari sono perb volontarj , e si ascrivono per mercede. » Le bande turche sono fra le buone che si abblano in Europa, e specialmente quella dei Bostangi. Questa mu- sica militare fn formats dal piemontese.Donizetti. Ogni sera. DI A. BVRATTA. 32 T al declinare del sole , la musica tlegli Aga ( die tale e il suo noma ) eseguisce sotto alle imperlali finestre le piu difficili comjjosizioni che vanti in giornata la scienza. Molti sono attualniente i reggimenti regolari turclii i quail hanno la musica-militare. » Le truppe turclie hanno ancli' esse i tamhurini ed i pifferi montati all' europea. Le marce , o sonate scelte per essi sono quelle stesse che si odono fra di noi. ./ Quasi tutti gristrnttori tolti a sei-vizio dalla Porta erano stati , ne' loro l^ei giorni , caporali o sergenti : uno o due appena avevano avuti gli spallini da uiiiciali. Uoraini di tutte le nazioni e di tutte le lingue del niondo : Italiani, Frances!, Tedesclii , Bavarl , Inglesi, e di quanti altri po- poli verranno alia valle di Giosafat. La cura di istruire i nuovi difensori dell' impero fu commessa a questi uomini« che furono chiamati iist.a , cioe maestri. Nessun grado mi- litare e unito alia carica d' istruttore, e gli unifortni che rivestono sono di loro libera scelta. In generale gli usta sono assai lien trattati e ricompensati, ricevendo oltre un'ab- bondante razione (tajm) cinqueceuto piastre al mese, e piii ancora. E vuole giustizia che si nominino fra i migliori i jMemontesi Ricchini e Grasso , lodatissimi istruttori della guardia a piedi; i francesi Gaillard, Thevenin, e Monier, applicati al Serraschiere , e 1" inglese Kelly. » Oltre ^V istruttori , i Turchi tolsero a stipendio molti medici , chirurghi e spcziali pel servigio della truppa re- golare. Questi pure vestono uniforme militare , ma non portano spada. » In generale pero sono poco istrulti. " L'armata regolare turca non conta oggidi piii di '70m. soldati, il terzo de' quali forina il presidio della capitate e del Bosforo. >i Fra le truppe irregolari stabili , animesse a stipend] fissi e perpetui, primeggiano i Cavass, i quali sono soldati sceltissimi , presi tra le antiche truppe, e sovrastanti agli altri ])er forme gigantesche, per forza erculea, per ferocia di animi incredibile , e per certo piglio marziale tutto pro- prio del loro corpo. Quando non vi e guerra , i Ctwass costituiscono la guardia d' onore , ed il satellizio armato del Gran Vlsir, del Serraschiere, del Capudan-Pascia e de'priucipali ministri: se poi vi e guerra ed i loro padroni vanno al canipo, essi li seguitano e combattono a' loro lianchi. Ua alto bastoue inunito di un gran pomolo nietallico 322 OOSTANTINOPOLI NEL l83r, DI A. RARATTA. e il distintivo della loro anna: 11 diverso colore del ha- stone medesimo indica il ministei-o cui sono attaccati. » Prossimi, ma inferlori ai Cavass, sono i Tufek-gi, cosi detti da tufek, carabina , quasi carabinieri. Si distiaguono dai Cavass : i." per Tabito clie e alquanto piii niodesto, non permettendosi loro ornanientl d' oro nelle vestiraenta; 2.° dal bastone , il quale e di leguo bianco , seiiza po- molo alcuno; 3.° dal loro uflicio , il quale si e quello di fare la polizia , portare le cltazloni , arrestare e far la pattuglia di notte e di giorno assieme al Tufek-gi-basci loro capo. Da questo corpo si estraggono li Jassaci , ossia guardie date ai Miuistri per custodire i palazzi ed accom- pagnarli quando passeggiano. " Oltre a queste due schiatte eslstono tuttavia alcuni altrl drappclli di vecchi soldati irregolari , clie compongono la guariiigione de' castelii rovinosi e meno importanti. Tutti gli altri corpi di truppe iiTegolari stabili sono ora aboliti. It Ma il grosso delle truppe irregolari si mostra a' di no- stri soltanto quando il Gran Signore , sovrastando all' Im- pero un grave pericolo, cliiama alle armi il suo popolo. I finnani di cliiainata parlano in tal caso, di quelli solo die vivono tra i quindici ed i ciuquant'anni : ma la carita della patria, immensa tra' Turclii, fa si clie tutti indistin- tamente , ragazzi , giovani , vecclii , corrano a mettersi in fila contro al comune neniico. Ognuno e arraato, vestito, equipaggiato secondo il genio proprio e 1' use della sua pa- tria e quasi sempre a proprie sjiese. >i I Deli-Basci sono soldati di ventura , i quali fanno vita errante e paladinesca , percorrendo , armati fino agli ocelli, le provincie piii interne delfimpero, a cerca di cimenti e di briglie pericolose. Grandi sono le braverie che fanno o dicono di aver fatte questi Orlandi Musul- mani : grande la paura che spandouo intorno al loro muo- versi per alia guerra. II nome di DeVi-Bascl ( teste-matte ) con che sono designati, indica meglio di ogni altra parola le regole del loro istituto. Vestono proprio a foggia di matti, riunendo nel loro abito quanto di pin pazzo e stra- vagante imagino I'oriente antico e moderno. Hanno lancia, lianno spada, hanno fucile; pistole lunghe e corte ammon- ticcliiate suUa pancia all' infinito. Portano per distintivo un berrettone di feltro altissimo, attorniato in fondo dal turbante turcliesco. ( Sara continuato. ) 323 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Nuovl Saggl delV I. R. Accadcmia dl scienze , lettere ed nrti in Padova. — Padova , i83r , dalla tipo- grafia della Minerva. Volume terzo , in 4.°, di pag. XIII e 378 con due tcwole in rame. X er render conto di quanto comprendesi in questa colle- zione seguiremo il metodo altre volte tenuto ; ci limitere- mo cioe a dire sommariamente git argomenti trattativi , non potendo, senza riiiscire soinniamenie prolissi , discen-^ dere sui risnltamenti e sui singoli fatti od osservati o scoperti^ e ci varremo bene spcsso, per sicurezza maggiore, delle espressioni medeslme degli scrittori. Cenni biograficl degli Accadeniici di Padova mancati a vivi dopo la pubblicazione del primo volume dei Nuovi Saggi I 8 1 7 : del iocio atmo Antonio MenegheUi. 1 dotti rammentati in questi Cenni ( il cui scopo e anche dl riparare all' ommissione comniessa nel secondo volume dei iYuori Saggi pubblicato T anno iSaS) sono : Giuseppe Greatti, Angelo Maria Bignami , Antonio CoUalto , Simone Assemani, Giovanni Farini , Giovanni Braus , Giovanni Coi , Angelo Dalla Decima , Giuseppe Avanzini, Angelo Ridolfi , Francesco dott. Bertirossi-Busata , Jacopo Penada, Stefano Andrea Renier , Anton-Claudio De Galateo. La brevitii die s' e proposta il redattore di queste biograficbe notizie lo lia costretto per lo piii a limitarsi alia nuda indicazione de' fatti principal!^ e gli ha tolto I'adito d'ia- fiorare la sua narrazlone in niodo da renderne amena la lettura. Delia generazione delle linee nello spazio e delle superficie. Memoria del socio attivo Carlo Conli. Nel tomo VII degli Aui dcW Accademia di Padova questo geometra aveva glh consegnata una Memoria sulla genera- zione delle linee in un piano. Ben vedesi clie il presente scritto e una continuazione di qnella Memoria, Esso consta 3^4 SAGGI dell' I. K. AGO ADEMt V di due parti: nella prima sotto il titolo di Esercizj gencrnli. si espongono i principj da teiiersi per ritrovare le equa- zioui si delle liaee, come delle snperficie , data la legge della loro generazione; nella secoiida intitolata Eserazj pnr- ticolari si additano varie applicazioiii de' precedent! prin- cipj. La massima seguita dal Conti in rjnesto stio lavoro d' analisi si e ( pag. ao ) « Che lo stabiiire tutte I'eqna- zioni , e qninJi procedere alia eliminazione , sia il mezzo piu generate ed opportuno, separando cosi le due parti, qnella cioe di tradurre il problema in equazioni, Taltra di ottenere da queste le equazioni delle linee o stiperlicie ricercata. " E ne adduce il inotivo immediatamente perrhe It per tai modo procedendo ^ si rende piu palese lo spiriio della soluzione. » L" analisi e tutta piaua e naturale : i problemi sono copiosi e assai eleganti. Coinunicazioni di tre fattl fisicl relativi alle terme padovcuie. Memoria dtl socio attiio Gio. Maria ZecchincUi. II primo fatto e 1' esistenza dello zolt'o nelie terme di Abano , e il modo di ottenerlo con f arte. Narrate con luolta erudizione le varie discordanti opinioni snlT esi- stenza o niancanza di zolfo nelle dette terme, si racconta il come siasi riuscito a porne in chiaro I' esistenza, e quale maniera siasi tenuta per procurarne la produzione. II secondo fatto e 1' esistenza di on sale ferrnginoso presso le sorgenti termali di S. Elena alia Battaglia. Schierati da prima i differenti giudizj clie ammettono od escludouo P esi- stenza del ferro nelle terme di Al^ano e di S. Pietro, aste- nendosi pero dal proferire il proprio , {jerciie non ancora abbastanza lia ricercato, il socio Zeccliinelli riferisce d" a- vere ritrovato un sale ferrnginoso alle terme di S. Elena ; e lo mostro agli Accademici, quale T aveva ritrovato nel 1 82 1 in agosto sopra il sasso nudo del colle di S. Elena alia Battaglia. Rimarrebbe il dubbio se il ferro entri come componente delle acque di S.Elena, o solamente nel sasso del colle da cui scaturiscono , per decidere la qual cosa il defunto professore Girolarao Melandri-Contessi aveva in- tenzione di ricorrere alia chimica analisi : ignorasi linora se questi alibia eseguito il suo pensiero. Finalmente il terzo fatto e T esistenza di un' erba viva e vegetante nel fango termale di Montegrotto. E qui pure alia dicliiarazione del fatto nuovamente osservato si fa precedere una narrativa , enumerandosi i molti pareri DI PADOVA. 3^5 trantichi e tnotlern'i scrittori sulla questlone se nelle terme f\i nltissinia temperatiira nascnno e vivano dei vegetabili, L'erha scopertasi e inostrata agli Accaclemici e il Samulus Vulfrandi L. clie avea le ratlici nel fango terniale. II fango era alia temperatnra di 64° ( non si dice di qual teraio- inetro ) , e 1' acqua clie lo copre all' altezza di mezzo piede era al 58°. Fu trovata la detia pianta in fresca vegeta- zione. Ma cio clic senibra im|)ortante e degno d'attenzione e die lo Zecciiinelli e d'avviso che il Samulus nasca e si svilnppi in quelle terme pei semi trasportati nel fango di esse, fango non proprio di quelle acqne termali , ma levato nell' aatnnno dai fossi della campagna e posto nelle con- serve dove trovansi sorgenii di acqua ad altissima tem- pera tura. Considerazioni suW utilita del metodo analitico per conoscere le cause e le leggi delle azioni morali dell uomo. Menioria del socio attivo Stefaiw Gallini. L*'autore ricluania da prima alcune capitali proposizioni sulla fisiologia del corpo umano da lui dedotte o difese sino dal 1793 e nel 1824, sempre intento a ricercare se T e- same e II paragone deiia tessitura del corpo umano e della relazione delle sue parti potesse condurre a "palesare le cause delle diverse azioni dell' nomo vivente. In seguito esamina una teorica di Torombert, di cul paria la Biblio- theque universclle del gennajo del 1826. L' opinione di To- rombert che per conoscere 1' uomo e le sue operazioni noa , si deblia seguire il metodo analitico si adatto in tutte le aitre ricerclie puramente fisiclie, ma esclusivamente im- piegar si debba il metodo sintetico, lo trae a svolgere alquanto T accennata teorica, mostrandone i lati deboli. E cio gli fa strada al prccipuo oggetto del suo discorso che e di dimostrare : quanto il metodo analitico valga a coa- vincerci esistere nel ceiitro massimo dei nervi e nel cer- vello una facolta sino;olare, la quale, sjjecialmeute nell' uo- mo , nierce dell' attenzione prestata alle impression! fatte sui sensi , gli cagiona la moltiplicita delle sensazioni, vi crea idee, determinazionl diverse, e concorre iln anche alia formazione dei sentimenti morali, tra <;ui il senso del bello e il senso di discernere la morale qualita delle azio- ni , senso che dal Torombert giudicasi innato e non acqui- stato. Non e pero la prima volta che 1' aixtore passeggia per questa proyincia, nientre in altre sue opere aveva gia 3a6 svGGi dell' i. k. accademia rese pubbliche le sue opinioni. Qui 1' oggetto primario a discutersi e T utiliia del metodo analitico nella divisata fon- damenCale ricerca. Noi ameieinmo clie uii iinguagglo piii naturale e men contorto gli servisse di stromento a mani- festare i suoi pensieri ; che raffrenasse la sniania di di- gressioni o di accessorj , o aliueao in niodo tale li pre- sentasse da non fare die smarrisse di vista clo die e scopo principale. Sopra alcune quesdoni di matematica pura. Meinoria del socio attivo Carlo Conti. Dopo alcune osservazioni di fatto sulla maniera saituaria e sconnessa con cui vennero perfezionandosi i varj rami delle niatematiclie astratte , e coUa quale vanno in generale apprendeudosi dagli studiosi , ne concliiude con ragione che la mancanza di un legame tra le successive dottrine, le- game che le scienze tutte richiederebbero , soltanto dopo ayerle tutte percorse ci e dato di fonnarci una meno im- perfetta idea delle matematiche astratte. Questa riflessidne lo induce a presentare i principj della geoinetria analitica in guisa che vadano collegati colla poligonometria e po- liedrometria analitica. Questo e uno degli argonienti della Meraoria, hella quale si considerano i punii sopra una linea, sopra una superficie , nelio spazio : in seguito 1' au- tore si occupa della rappresentazione delle linee e delle superficie si nei sistemi stal^ili di coordinate, come ne' si- sterai variabili , della rappresentazione dei poligoni e dei poliedri , dell' uso dei differenti sistemi di coordinate , della rappresentazione de' sistemi di linee e superficie, della rap- presentazione delle posizioni relative dei punti, senza aver riguardo alle loro distanze. Bene ha fatto il Conti addi- taado varie guise di convenzioni per esprimere algebrica- mente le posizioni e le proprieta dei punti delle linee e delle superficie, si isolate die in sistema, e come or Tuna or r altra convenga trascegliere a seconda della questione che si tratta. Dopo i paragrafi relativi alia geometria analitica segue nella Memoria del Conti una sua particolare teorica delle permutazioni ordinarie , indi un' altra sulle funzioni sim- metriche. Fu oggetto del Conti di apportare maggior sem- plicith combinata colla generalita a quei due argomenti d' analisi. Di r^DovA. 3^7 Memoria per senire alia storia delta silice considcrata come un acido. Del socio attivo Girolamo Melandrl-Conussi. La silice eserciio lungo tempo indarno la perspicacia e rattivita de" cliimici e de' naturalist! : e fii soltanto in qiiesti ultimi tempi clie a Smitson da prima, poscia a Berzelius riusci di meglio conoscerne la natura. Persuasi entrambi cli' essa sia un principio salificante^ anzi che una base salificabile , stabilirono una teorica ormai gene- ralmente adottata. La silice fu da Berzelius chianiata ossklo silicico. Forse , dice il Melandri , perche non riconobbe ia essa bastanti caratteri per cliiamaria acido. II cliimico ita- liano dipartesi dallo svedese in cio ch' egii riguarda la silice come un acido silicico non come un ossido silicico. A pro- vare questo assunto e diretta la Memoria, nella quale al tempo stesso si vanno descrivendo varj sperimenti fatti dair autore relativamente a quest' acido, e sponendovisi quali ancora rimangano a praticarsi per avere i materiali Sulla Critica della ragio/ie para di Kant, Di.scorso analilico del socio attivo ah. Jacopo Bonfadini. IMemoria di cui una parte e storica, dove si fan cono- scere sonmiarianiente i passi fatti prima e dopo di Kant nclla teorica dell' origine delle nostre cognizioni : I'altra e critica e prende in considerazione i principj dell' illustre inetafisico alemanno. Seguono quattro Memorle di argomento astronomico del prof. Gio. Santini , delle quali si parlera nella continua- zione del Saggio Storico sui lavorL astronomici eseguiti in Italia in questi ultimi anni Eccone pero i titoli : Intorno al calcolo degli eclissi solari, ed in particclare dell'e- clisse solar e osservalo al zcj novemhre dell' anno 1826. Osservazioni delle conic te fatte negli unrd iSiS . 1826, 1827 e 1828 neW I. R, Specola di Padova , precedute da brevi cenni storici intorno alia loro scoperta ed alia loro orhita. Considerazioni intorno al calcolo delV orhita ellittica di una conieta , applicate alia cometa scoperta nella costellazione delta Balena al 28 di febbraj'o i8a6, per servire di ap- pendice alia precedente Memoria sulle comete apparse dopo il 1825. Fornwle e precetti per la costruzione degli oculari a quattro Icnti pei cannoccliiali te.rrestri tanto per ingrandimcnii e/c- lerniinuti , come per ingrandinienti variabili. 332 S VGGl dell' 1. K. ACCADEMIA JYuove esperienze ed osservaz'oni elettro-magneticlie. Del socio attivo abate Salvator Dal Negro. Adopero il Dal Negro nelle sue sperlenze cilindri tU ferro dolce piegati a guisa di ferro da cavallo, avvolti con fill di mine a spirale , secoiido aveva iunnaginato Sturgem iiel 1825, e pi-aticato il prof. Moll dopo di esso. Nelle sperienze ha cercato di scoprire 1' influenza delia diversa qualita del ferro, delia forma della verga d'incurvarsi a foggia di ferro da cavallo ( avendo adoperati anche dei paralleiepipcdi ) , della massa del ferro, dell' armatiira si rispetto al peso come rispetto alia figiira di essa. Provossi a magnetizzare piu masse contemporaneamente per isco- prirne de' rapporti coUe magueiizzazioni isolate; a corau- nicare a una sola calamita una forza eguale alia risultante delle forze che in esse potrebbe indurre un dato elettro- motore. Ne' suoi sperimenti impiego due sorte d' armature, I'armatura piana e rarmatura convessa , e due elettronio- tori , r un niaggiore, T altro ininore, mettendotie in tavole gli efFetti massimi e medj di varj sperimenti. Ha cercato altresi di paragonare 1' efficacia di due spirali con quefUe di una spirale unica , d' una spirale a immediato contatto col ferro, e d" una spirale avvolta sopra la seta, ecc. Da quest' ultima maniera di modificazione ha dedotto un in- ganno del prof. Moll. Questi infatti, volendo rintracciare il rapporto tra 1' efticacia delle spirali di ferro e quella delle spirali di rame, ha impedito il contatto tra ferro e ferro coprendo la calamita di seta prima d' invilupparla nel lil di ferro. E cosi operando trovo che la spirale di ferro ha una maggiore azione di quella di rame. Ma , giu- stamente osserva Dal Negro, sarehbe stato d" uopo niettere nelle stesse circostanze si il fil di ferro , come quello di rame , cioe avvolgere anche qaesto non immediatamente sul ferro , ma sul ferro coperto da seta , per pronunziare il confronto. Sebbene il [)rof. Dal Negro abbia sempre sperimentato con iili di ferro, non di meoo promette di adoperarue in seguito anche di rame per istituire la com- parazione tra Tuna e I'altra sostanza. Si volse poscia ad alcune indagini sulla miglior forma da darsi all' elettromo- tore affinche produca il massimo possibile efl^etto coUa mi- nima su]ierficie di zinco 5 ricerca utilissima percb.e lo zinco assai facilmente si vien consumando in tali sperimenti. Ul- timo argomento della sua Memoria si e I'annunziare come DI PAUOVA. 333 clella for/a elettromagnetica abbia inimnglnato di vnlcrsi per luettere in moto niia macchina (jiinlunLjue , accennando i varj niocli con cni porsi in niovimerito nii bilancierc. Ma sn di quest" articolo si liramerebl^ero piii ample dicliiara- ziotii : ed egli le fa sperare in seguitp. Saggio di espcrimcnti relntivi alia velocitd inlziale dci projetti. D?U' ab. donor Salvator Dal Negro, Qiiesto Saggio clie, come e detto in nota , serve di ap- pendice alia Memoria pul)ljlicata nel tomo II del Nuovi Saggi deir I. R. Accademia di Padova , contiene i risulta- menti di bnon nnmero di esperienzo praticate dall' abate Dal Negro coll' Intcnzione di semplificare il metodo da lul invent.ato per niisnrare la velocita dci projetti. La velocita media per le palle lanciate dai fncili d' infanteria fn tro- vata cosi di 420 metvi , lo cbe sta tra i nietri 428 adottati in pratica e i 390 trovati coll' apparato di Grobert. Men- tre pero 1' apparcccliio del Groljei't per nii piccolo saggio di sperimenti importo la somma di 20,000 franchi, e per istitnirne una lunga serie amnionterebbe a 80,000 , come il Dal Negro afferma , e molto maggiori spese ebbe a so- stenere Hulton per la stessa indagine , T appareccliio ita- liano costa soltanto 3 00 franchi e somministra il niodo di fare dieci a dodici sperimenti in un' ora. II Dal Negro cerco anche di acquistare nuovi lumi sugH eifetti delle cariche crescenti con data legge ; e siccome dai rlsultati ottenuti , sebbene in angusti confini di prove, argomenta di poterne in seguito scoprire la legge, cosi anierebbesi cb' egli proseguisse con fervore in questa indagine utiiis- sima alia baiistica. Si volse in seguito a saggiare la forza delle varie specie di polvere (fina, niezzana, da mosclietto, da mina , da cannone ) serbate dalla Direzione delle pol- veri in Treviso : e trovaronsi gli ottenuti risultati conformi con quelli avuti con altri metodi dalla Direzione stessa praticati. In fine il Dal Negro ragguaglia gli Accademici dei perfezionamenti apportati al da Uti imjnaginato oligo- cronometro , nei quali ebbe sollecitudlne di profittare delle osservazioni cli' erangli state fatte in proposito. Per qiial ragione la fonnola cardanicn conduca ad espressioni immaginarie quando tutte e tre le radici sono reali. Memoria del prof. Giuseppe De Bernardi socio attivo. Le espressioni immaginarie ( o comunque vogliansi cbia- mare ) sono un argomento sul quale s' e raccolta in questi 334 sAGci dfxl"t. r.. accademia iiltimi tempi Tattenzione cli piii d' ua niatematico. La qnc- stione del prof. De Bernaidi fn toccata, benclie ia altro ir.odo e noii di proposito, ma solo per correlazione col resto, dal prof. Giuseppe Grones (V. Bibl. Ital. tomo 64.", dicembre i83i,pag. SjS). Con molta maggior latitndine, e, come dices! , ex professo^ tratta il De Bernardi nn sifFatto tema. Ed ecco a clie si riducano i fatti analitici da lui osservati : I." Propostasi 1' equazione x^ — mx — « = O le cui radici x\ x", x" sleno tutte reali, le solite posizioni X =: p ^ q , 3pq — m = o non possono contemporaaeamente sussistere , conducendo ad nn evidente assurdo, cioe al rlsnltamento ^^>C-^)' clie e in contraddizione con un noto teorema di massimi e minimi. Ed a questo assurdo si giiuige tanto prendendo per a- la massima delle tre radici, quanto prendendone un' altra , purche p, q sieno tra i llmiti di zero e della radlce stessa. Dal clie concliiude die la soliia trasformata e assurda , ovvero " che non si puo abbassar di un grado la proposta per mezzo di quelU relazione stabilita fra i coefBcienti e le radici , senza introdurvi risultamenti con- tra dd it to rj. " 2." Eschiso il caso clie sia p^o, o q = o, che non introdurrebbe novita nell' analisi, passa a mostrare che spezzando le radici in due parti p, q, qualunque , cosi che F una possa ammettersi di quella grandezza che si vuole purclie alf altra dissi un comi)etente valore e se- gno, r ipotesi X = p -^ q combinata colla conjugata 3pq = m e ancora assurda, e pero condur deve a ri- sultamenti immaginarj. 3." Si da a provare come il celebre Ruflini mentre , seguendo una via dottissinia, ha creduto di risolvere le equazioni del terzo grado evitando ogni falso supposto, in sostanza vi giunse introduccndovi le stesse immaginarie relazioni. DI PADOVA. 335 4." Che essendo disegnali le raJici , x' la massima , e posto d= x"- x'" si lianno le due relazioui da ciii otiiensi 1/27 «^ — 4/rt^ = {omd — d') [/— 1: e ben si sa come gluochi nella forniola cardanica il radi- cale del primo mendoro. 5." CoUe due antecedent! relazioni si ha evidentemente r equazione colla quale, dopo alcune riduzioni, giunge alia formola cardanica. " Senza ammettere, riflette egli , o implicito od esplicito questo valore / , . I /Am — c?^\ I cioe a [/. — I nel valore di X, X = §/ I non otterremo mai di piegare alia formula die da la so- luzione cercata. " 336 Corso elemeiitare dl fisica dl Ranicri Qebbi, P. prof, di fisica nelU I. e R. Uiiivcrsitd di Fisa. — Pisa, 1 83 1-32, prcsso Raiiieri Prosperi. Cimjae tomi di pag. 346, 348, 623, 488, 449, con tavole in ra- me. Terza edizione. T? XjccocI a mantenere la iiromessa di rendei* conto de cam- biamenti e delle aggiunte die abbiaino iiicontrato nel con- frontare 1" ultima edizione del Corso di lisica del valentissimo sig. profestiore Gerbi colPantecedente del Corso medesimo. Neir occasionc di parlare di questa gia dicemmo clie i princijjali mutamenti in quella da noi vednti consistevano neir avere Y egregio autore innestate ne' luoglii opportuni le nuove scoperte e le nuove opinioni E cosi infatti ci e sembrato, dietro il rapidissimo sguardo clie allora le ab- biamo dato, incalzati dalia ristrettezza del tempo; e cosi parimente potreniino ripetere adesso, qiiando Timportanza delle variazioni si volesse desumere dai maggiori bisogni in cui r oj^era si trovava, stante il moltissiiiio incremento della scienza. Ma T attivissimo professoi-e uon ;ia limitate a cio solo le cure : clie, non pago della meta gia si bene toccata da prima, voile portare il iavoro in molte parti a perfezione maggiore, ancbe la dove la scienza non fece rilevanti progressi. Ove poi questi furono di molto niomen- to, ed ove al detto professor e si fe" sentire la possibilita di conseguive un ordine migliore ed una connessione piix bella, i parziali trattati si mostrano ampliati, variati , e C[uasi interamente rifusi. In prova di clie citar potremmo relettrodinamica, quanto risguarda i vapori , la doppia rifrazione , la diffrazione e la polarizzazione della luce , la colorazioue dei corpi, ecc. Ma per procedere gradatamente cominceremo dal ri- marcare clie parecchie cose lianno mutato opportuna— mente di posto. E pero i fenomeni dei tubi capillari si trovano adesso in fine afFatto dell" idrodinamica, raccolti in un particolare capitolo, clie forma appendice a quelli deir equilibrio e del moto dei fluidi. I fenomeni termo-elet- trici non sono piu sul limite estremo delle cTottrine del ma- gnetismo, ove da principio gli avea ridotti la loro ti'oppo CORSO ELEMENTARE DT FISICA , CCC. 337 tarda comparsa. E reudiometria segue immedlatamente le proprieta dei fluldi elastic! ordinariainente permanenti. — I due primi di questi niedesinii esempi fanuo vedere di pill, come veramente I'autore abbia modilicato in varie parti il suo lavoro , anche indipendentemente dalle nuove scoperte. A maggior confenna di cio ne giovi per altro r aggiugneriie appostatamente ancora qiialcuno. Preceda a tutti quelle che vedemmo con tanto piacere, perclie diret- to , a nostro avviso , a distruggere la diflicolta forse piii forte , che siasi mai mossa contro 1' ipotesi frankliniana deli'unico fluido : vogliamo dire del sunto succoso della Me- nioria de' valentissimi professori Conligliachi e Brugnatelli, relativa ai tanto famosi conduttori unipolari e bipolar i del- r Ermann. II terniometro ebbe anch' egli qualclie aggiunta del genere di cui parliamo (i). Alio svlluppo de'colori dovuto alle lamine sottili tiene dietro quello prodotto dalle lainine grosse. Ed alia meteorologia fa seguito un assai giudizioso ra- glonamento sul terremoto, ove in compendio si riscontrano le idee sviluppate dal Bertholon e d.il Sarti, ed ove quindi si scorge quanta parte si debba ascrivere alP elettrico nella produzione di questo terribde fenomeno. — Per ultimo di- verse asserzionl, in conseguenza di recenti sperienze, non sono pill esposte in nianiera dubitativa, o sono ben anche totalmente cangiate : in proposito di che citererao il modo di conqjortarsi dell'acciajo calamitato, esposto ad un gran caldo o ad un gran freddo^ la non troppa fidanza che por si deve nella lucerna di sicurezza del Davy ^ i limiti entro ai quail e certa la legge di Mariotte ^ la compressibilita indubitata dell' acqua. In modo piii franco avremmo forse (l) Crediamo di non dover lasciare inosservato im cenno del- r autore risgiiardante la storia del termometro. Alia pag. 1 36 del tom. Ill egli noUi come lo Stuniiio (Sturm) abbia descritto nel suo Collegium experiinentale (p. 49, 84) lino stromento inimaginato in sul declinare del secolo XVII, identico nella sostanza a quelli clie , riprodotti nioderuaiiieute , si conoscono sotto i nomi di ter- niosropio di Rwnford, e di terniometro differenziale di Leslie. E questo cenno ne fa sovvenire delF altro (p 46 del detto tomo ) ove si noininano gli antichi termonietri degli Accadeniici del Ci- mento, trovati ultimaaieute dal ch. signor cav. Autinori ne' nia- gazzini del IMuseo fisiro di Firenze , e de' quali il sig. Libri lia reso conto si bene airAccademia delle scienze di Parigi ( Ann. de ch. et ph. t. XLV, p. 354 ). 338 CORSO ELEMENTARE DI FISICA , Veduta asslcurata anche la facolta magnetizzante del raggio violetto, se Tautore avesse potuto consultare le ultime cose, scritte su tale soggetto dallo Zantedeschi. Almeno a noi sembra die questo Ijravo professore, cli' egli cita piu d'una volta, aljljia linalraeiite decisa la questione del tutto (i). Fin qui , se iioii fu facile , noii fu ue anco di somma difficolta lo scegliere fra tanti i poclil esempi , ai qnall dare la preferenza per offrirli in appoggio delle nostre parole. Ma, volendo dire delle aggiunte nuove del tutto, in qual modo farenio, se per molti estesissimi tratti quasi ad ogni passo se ne incontra qualcuna ? Non esitiamo a porre per prima quella clie nell'opera occupa Tultimo posto: e dessa una bella appendice , in cui sono raccolte le novls- sime famose scoperte del Faraday, dei Nobili ed Antinori, e del Dal Negro. E dopo questa ricorderemo la discussione spettante alia celebre teoria elettro-chimica, nell' assalire e nel difender la quale fanno si distinta iiiostra di se i due valorosissiml camploni ]\Iarianini e De la Rive. Ma poi prendendone qiia e la, piu clie altro , all'azzardo, ci limi- teremo a nominare 1' ignizione spontanea de' gas esplo- sivi , o i fenonieni del platino spugnoso , e gli altri affini a questi; i cenni risguardanti la complicata macchina elet- tro-dinamica dell'Ampere (2); le linee brillantl ed oscure, osservate dal Fraunhofer nello spettro solare ed in altri ; la difFrazione operata dalle finissime reti ; e i tanti inge- gnosissimi ritrovanienti deirAmici , del « rinomatissimo » nostro P. Amici , il quale par destinato dalla natura a >> portare la perfezione in tutti gli apparati ottici ch'egli crede " meritevoli dell" opera sua. » A tutto qitesto aggiugneremo le accurate sperienze igroraetriclie del Melloni, fatte in se- guito a quelle del Gay-Lussac; il semplicissimo temiometro di contatto del Fourier ^ 1' ingegnoso temio-barometro del Bel- lani ; r utile ajiplicazione dell'Aldini delle reti metalliclie ^ il salutare ventilatore del Wettings, la uiagnifica metallo- cromia del Nobili; i singolari fenomeni delle gocce d'ac- qua sui nietalli roventi ;, gli energici effetti delle lenti di (i) Pnligrafo di Verona, t. VI, uiaggio lo3l, pag. Sa. (2) L'autore ha preso pai'ticolarmeute a descrivere le parti princlpali deirapparato del gabiuetto di Firenze ; ma fa nieuzione aiiclie di quelle di Pisa. Koi approlittereuio di quest' incontro per farla del bcUisbiuio, che si trova nel gabinetto di Pavia. ni lUNIERI CF.RBI. 339 tliamante ccc. — Insomnia, per raccogliere il molto in po- clie parole , tlirenio clie T infaticaliile professore e andato jndefessaniente snggendo 1' umore piii eletto da ogni opera del maggiore interesse, e da ogni scritto migliore, di tutto facendone prezioso tesoro. Ond' e che ad ogni tratto t' iu- contri nei nomi dei piu distinti lisici che vantar possono speciahnente la Francia , 1' Inglulterra , la Germania e T I- talia ; oud' e ( per nominarne qualcuno tra qnelli che non apparivano neirantecedente edizione) che in cjuesta nuova sono citate , cpasl diremmo ad ogni pagina , le cose che si rinvengono nel celebratissimo corso di Fisica di M. Poull- let 5 che A'i si raccoglie tutto il piu hel fiore dell' aureo Saggio di sperienze clettrometriche , e delle molte rinoniate Memorie del professor Marianini ; e che soventi volte si trovano riportati non poclii delicati esperlmenti del dottor Fusinieri ; ond' e finalmente che I' opera ebbe a ricevere siffatto incremento, che 1' insieme di tutte le aggiunte ver- rebbe a formare un intero grosso volume. Ma , appunto per cjuesto, e per la molta sottigllezza della piu parte di tali aggiunte, prolialjilmente ne si dira che il Corso del signor Gerbi non puo piu essere adesso alia portiita di tutti. L' osservazione non e sfnggita alia sagacita dell' autore ^ e qitindi, con saggio dlvisamento, egli ha adottati i due caratteri anche pei tre volumi della fisica particolare. Cosicche i paragrafi in carattere grande of- frono im seguito ben ordinate di cognizioni elementarissime; equesti, unitamente agli altri, ne ofFrono uno alquanto piu elevato, ove, fra i tanti pregi, e ad ammirarsi 1' ottima scelta delle materie , e il fino accorglmento col quale 1' autore discute le varie opinioni dei lisici. A facilitare poi rapprendiniento della successioue delle diverse dottriue, questa volta molto lodevolniente egli 1" ha resa esplicita con apposite intitolazioni. Ecco le rllevanti mutazioni che si presentano nella nuova edizione. Ad onta pero delle stesse T autore non si e " al- II lontanato ne per la forma, ne per la sostanza dal metodo II che avea seguito primitivamente. n In coiiseguenza di che rispetto al piano generate dell" opera non possiamo che riportarci a quanto abbiamo detto nel tomo LXX (inaggio 1 83.3, pag. 0.0.2.) di questo giornale. Cio per altro che di- cemmo in quell' occasione , solo abbiamo inteso di esporlo in via di parere ; e ben sappiamo -che non tutti crederanno 340 CORSO ELEMENTAI5E DI FISICA , CCC. cU convenire con noi. Che die ne sia perb, ci faremo lecito / E il signor Mari afFerma « che e preferibile e di buon interesse economic© tenere le capre nei boschi a folteto vernino , poiche di gran lunga maggiore e lo scapito a rispettarlo a uso di Icgna e carbone ; e di piu che nei boschi di piante di alto fusto a foresta , come anche nei UELL'ACCADEMIA. DEI CEORCOFILI. 848 castagnetl , vi si possono impuneinente introdiirre a pa- stura , negli antecedenti anni a cjuelli del taglio , nel qiial tempo apportano utilita manifesta. >> I concorrend si sono speciahiiente occnpati delle capre unite in greggi numero- si 5 ma la Commissione clie loro aggindico il preniio giu- stJimente raccomanda ai coloni T industria dell' allevarsi una o due capre per ciascuno , come si fa del majale , tenendo quella air ovile , come questo si tiene stabbiato. Pascolando senza danno la capra lungo le siepi dell' orti- cello e del campo, profittando deir cr])a s])ontanea dei re- sedi o dci cigli clie lianclieggiano le vie, utilizzando il foraggio clie altri aiiimali riciisano , apportereljlje intanto latte , prole ed ingrassi al padrone . clie nel tempo stesso si abituerelibe per essa all* ecoiiomia dal veder continua- inente raccolti e condotti ad utilita molti prodotti die vaniio ordinariamente per trascuranza perdiiti. II discorso fatto intorno alle capre clie senza buon go- verno riescono di tanto danno alle piante , ne conduce a far cenno di altri aniniali anch' essi all' agricoltura nocivi. II sig. Bellucci ha osservato clie le chiocciole (liclix poma- tia) riescono in alcuni anni infestissime alle viti, ne avervi altro rimeJio tranne il fame caccia tlopo le piogge estiva od antunnali , sortendo esse aJlora dai proprj nascondigli; le chiocciole raccolte debbonsi stiacciare e sotterrare, o por- gere in cibo ai majali, poiche questi ne sono avidi. II valente eutomologo sig. Passerini fece conoscere nel brucio della Procris ampelophaga un animale infesto an- ch'esso alia vite e, descrittane la storia , insegno i mezzi clie servir possono ad alleviare le viti che ne sieno in- festate. Nella stessa occasione parlo del Lixus octoUiieaCns il quale , sebbene linoi-a non sia stato annoverato fra gU Insetti nocivi all' agricoltura , debb' es^crvi ascritto, come eri d' alto fusto spe- gnc la vrgetazione d' ogni frutice e d" ogiii pianta luinore PELL'aOCATIKMIA DEI GEORCOFII f. 849 nnnualo o perenne. II marchese Ridolli lia coafeiMiiato que- st'' osservazioiie non solo rispetto all' H. fuha , ma anclie rispetto alia //civa ed alia grammea. II Mauetti riferisce coaie negl' II. IIR. Giardini di Monza prosperino qnerce aineri- cane , venate da innesto fattone sopra pedal'i di querce in- digene, e il Ridolli coiifermava con altri esenqii a lul som- iTiinistrati dalla propria pratica, il prosperure, se innestate sopra soggeiti indigeni, di tali piante esoticlie, che ad ngual prosperita mai non vengono se ci sono apportate dal seme. Racconta in line come gli avvenisse di conoscere clie le silique della Bignonia catalpa posson formarsi a guisa di signri , le quali silique se non ec[nivalgono al buon tabacco ne sono alineno un passabile succedaneo. II signor PelU-Fabbroni presento airAccadeniia de''Geor- goiili esenqilari di varie sorta di saggina o sorgo, il seme di alcuna ilelle quali ebbe dalla spedizione toscana che viaggio r Egitto , e di un' altra ebbe da Livorno venutavi dairAfTrica, tutte le quali saggine ottenne clie vegetassero nel ]iroprio terreno. Una di essa e rossa , e notabile per la gi-ossezza del seme, se paragonisi a quello mesciunis- simo della saggina comune ; sembra V Holduis sorguni di Linneo. Varieta di questa dimostra essere un"" altra di seme giallo , seppure non e identica a una certa specie del Te- tuan che la detta H. rubens. Una terza il cui seme e bianco, e qualificata dal Raddi coine dourra , die e una celebre saggina , onde molte jiopolazioni d'Aralna , d'Etiopia, ecc. traggono loro principale alimento , sembra V Holcus cerdus di Arduino. Inline e H. hicolor al certo una quarta specie che rispetto alia bianchezza del seme non e molto discosta dalla precedente. " Utilissimo sarebbe , al dire del signor Pelli-Fabbroni , che qneste due ultime specie di saggiaa venissero coltivate, e quindi estesa delle medesime al pos- sibile tra noi la semente per sOstituirle quindi alle nostrali, che sono per tutti i rapporti a questa si int'eriori -^ ed ottener con esse un miglior pane, sia per la qnalita piu nutriente della loro farina , quanto per averlo di uieu tristo e bruno colore. >> Notizie intorno alia coltivazione dei pomi di teri'a, delle vecce lenti, dei cocomeri d' Egitto, trovaiisi s[)arse neU'A- grario giornale. IX. Ora iinalineute parleremo di quelle cose che souo attenenti alia iisica ed alle arti. OOO CONTTNUAZTONE BEOLI ATTI II professore Taddei parlo della inemoraljile brlna del I. inaggio 1829, afline di conoscere quali circostanze po- tei-ono influire sui guasti da essa cagionati. II signer Forti fece la descrizione di nn uragaiio clie devasto la Val di Nievole nella notte precedente al giorno 2 5 Inglio i832; il signor Pellini quella degli sclierzi sin- golari di uii fiilmine , e di quanto accadde a persona die ne fn colpita* II marcliese Ridolii volendo far prova de' paragrandini prescelse al metodo del Belti-anii , quello di aruiare di jninte di ferro le vette degli alberi piii alti , ed esegui resperimento nella sua fattoria di Jleleto. Osservo in quelle punte iiianifesti segiii di passaggio d' elettricita , e di piii vide clie niun ramo degli alberi arinati di paragrandine lia potuto superar Taltezza della piinta di ferro, clie anzi i rami piii vicini e che naturalmente dovevano prolungarsi in direzioue pressocbe verticale , cominciarono a diver- gere , e giunsero persino a stendersi orizzontali. Quindi ne trasse argoinento che veramente i paragrandini eser- citano una loro particolare azione. II professore Taddei fece soggetto di Inngo lavoro le leggi ed applicazioni del calorico. Volendo investigare i mezzi adatti a far del calorico il miglior iinpiego possiliile esa- mino in prinio luogo, nelle loro iisiclie e chiniiche pro- prieta, le materie adoperate per uso di combustibili. Provo il carbonio essere Pagente priniario della generazion del calore , e quindi in ragione della sua quantita contenuta ne' combustibili stare la inisura del loro poter caloriiico. Ma siccome un tal potere dipende altresi dalla coesione , cosi perch' ei sia energico converra che alia condizion sud- detta congiungasi una tal coesione del combustlljile che ne renda facile la combustione. II perche ( dice il signor Tar- tini Salvatici nel dar la relazione della IMemoria del prof. Taddei ) , il perche accade che il legno di maggior gravita specifica, ancora senza considerare gli altri elementi di cul oltre il carbonio e formato , non puo produrre effetti ca- lorilici eguali a quelli ottenuti da egnal peso di altro legno di minor gravita specifica , ma che piii facihnente puo ardere. Del qual fatto si puo avere ua riscontro nel paragonare gli effetti prodotti dalle due specie di legno eomnaemente detto legno duro e legno dolce; e del jiregio diiferente in cui sono tenuti dai consumatori. Imperocche DELL ACCADEMIA DEI CEORGOFILI. 65l sebbene sotto un volume eguale il legno duro cost! piu clie non il dolce;, sotto egual peso il dolce costa assai piii che non il duro, il clie non tanto dee accadere per Tav- vertita dlfferenza delle qualita fislche di quei jnateriali , quanto ancora per la differenza delle qualita chiiiiiclie , poiche alle particelle del carbonio contenute nel legno duro sono franimiste sostanze refrattarie alia conilnistioiie, nientre sostanze prontissime ad ardere sono mischiate col carbonio del legno dolce. >/ Tratta il prof. Taddei in una secouda Menioria della natura e degli efFetti della liamma e del fumo; e in una terza fa iadagine delle principali cause per le quali i cammini versano fumo nelle stanze , e dei mezzi e rimedj atti a riparare a siffatto iuconveniente. Delle case di legno trasportabili , invenzione del signor Bloom svezzese, ed usate in Isvezia ed altrove, ragionava il signor Graberg di Hemso, le quali ca.se possono con somma facilita e tenuissima spesa ovunque esser collocate, avendo nondimeno tutti i buoni requisiti delle ordinarie case di legno. II medesimo signor Graberg di Heniso , come quegli die dal governo di Svezia fu mandato con onorevolissima incumbenza a Marocco, di varie cose re- lative a quell' impero trattenne TAccademia de' Georgoiili, descrivendo particolarmente Taratro e la pastorizia dei Mauri die ne sono abitatori. II cav. Aldini descrisse il metodo inventato dal signor d'Arcet per estrarre la gelatina dalle ossa degli animali , e la macchina die impiegasi a qitesto fine ( Ved. Bibl. Ital. t. 61.° p. 244). Leggesi nel Giornale agrario una notizia estratta dal Messager des Chainbres intonio alia facolta nutriente di varie sostanze adoperate per vitto uniano. Le riccrcbe sono state fatte dai signori Percy e Perring, e ne risulterebbe die lib- bre cento di pane contengono di parti nutritive libbre 80 ^ ugual peso di carne comune vaccina f)2 ; di fave 98^ di lenti 54, di j'iselli 8; di carote 4; di rape 8, di jjatate 2. 5 . Una commissione de' Georgofili approvava e lodava la costruzione di un apparato destinato a feltrar Tacqua, in- A'enzione del signor Tarcliini. Qucsti esponeva altresi al- TAccademia un suo progetto di sistema da tenersi nella verilicazione dei pesi e niisure per iiupediie le frcdi e gU alnisi nelle contrattazioni. OJ2 CONTINUAZIOXE DEGLI ATTI eCC. Lod.1 il coiite GulcciarcUiii la correzlone immaginata clal signer Jessop alia operazione delle mine, clie consiste neir omettere di calcar la polvere da cannoae nel coi'po della mina, soltanto soprapponendovi sabbia asciutta, con che si evita ogni peficolo, si reade 1' operazione piii pronta e pill facile, e si aumeuta la probabilita dl un inaggior effetto. Afferma pero clie qnesta stessa correzione iisa- vano da tempo molto remoto i contadini del Chianti per rompere le ceppe piu voliiniinose e piii resistenti degli al- herl atterrali in quelle vetuste ]50scaglie. X. Dobbiamo per ultimo annunciare: la parte istorica deirAccadeinia de'Georgolili, le relazioni del Segretario deglL atti, e di quello delle corrispondenze ileU'Accademia me- desima; un discorso del dottor Giusti per la publilicazione del programma dei premj proposti nell' adunanza solenne del 1 8 settemlDre i83i:, gli elogi di RadJi , delP avvocato CoUini , del conte Baldeili Boni , del Gonfaloniere di Fi- gline Cristiano llestoni; alcuni estrattl del Calendario geor- gico di Torino, del Repertorio d' agricoltura , del Journal dcs coniiaissunces utiles ; la nota dei prezzi correnti ecc. 353 Iconografia della Fauna italica , dl Carlo Luciano Bo- nap art E^ principe di Musignano. — Roma, 1 832-33, tipografia Salviucci. — Continuazione ( Vedi I' an- tecedente quadcnio di agosto pag. 1 65 ). Fascicolo II. 7. _t alp a cceca Savi , e per confronto Talpa europcea Linn. II professore Paolo Savi che in giovane eta prese posto fra i piii celebri naturalisti de' nostri tempi , trovo nel 182a ed illustro una talpa, la quale e veramente cieca , a difFerenza della nostrale od europea , clie lia oc- chi piccolisslmi , ma pur veggenti. La scoperta di codesta specie , nella quale non si tardo a riconoscere VAspalax di Aristotile , e la talpa di Plinio, di Aldrovandi , di Au- relio Severo, di Jonston e di Schelhamm , diniostro che non erano altrimenti favolose , siccome gia da tre secoli andavansi predicando, le asserzioni di assoluta ceclta tra- mandateci da tanli autori , e che T errore dei moderni provenne daH'aver preso a scopo de'loro giudizj una spe- cie diversa da quella a cui le narrazioni degli antichi si riferivauo. Vuolsi pero esser giusti. Se mai fuvvi errox-e scusabile in zoologia , questo lo fu , giacche la souii- glianza di (jneste due talpe sono si grandi , e le loro difFe- renze si piccole e sfuggevoli, da render piuttosto maravi- gliosa la perspicacia di chi si accorse di queste , che la inavvertenza di coloro che alie prime soltanto posero I'at- tenzione. — L' Italia intanto possiede ambedue le specie, e il ]iriucipe di Musignano le vien descrivendo coll' usata sua diligenza e con quel corrcdo di erudizione che ben lo chiarisce autore originate , anche laddove non fa che ripetere sostanzialmente quanto l"u gia detto da altri. Per cio clie spetta alle diil'erenze speciiiche di questi due ani- rnali , egli le ravvisa primieramente negli occlii , che sono aperti nella Ttilpa eiirnpieu, chiusi nell' altra ; poi ne' due denti incisivi anteriori della mascella superiore, che neila tnlpa cieca sono un poco piii grandi dei rimanenti , men- tre nella europea sono di eguale grandczza. " Alcuni au- tori, dice egli, hanno preteso che nella prima fosse piii 3o4 ir.oN'OGn\Ft\ dfjxa f\un\ itm,ic\, schiacclnta la punta del niuso , altri hanno aggiunto die essa ha i piedi piii bianchi e men pelosi di qnelli deireu- ropea ; ma queste difterenze noi non le ald)iamo trovate costantl. II prof. Savi ha creduto clie ci fosse diversita. nella statura , ed ha scritto die la talpa cieca e piu pic- cola di quella ad ocdii aperti. Forse la stazione montana contribuisce a mantenere in questi aniniali proporzioni piii ristrette , ed il Savi lia cura di dirci die tutti i suoi esem- plari di talpe venivano dall" Apennino. Fra noi pero la talpa cieca vive anche nelle pianure , anzi alibonda nelle campagne di Koma , e siamo certi die essa giiigne ad ugnaghare e a superare perfino la grossezza di quella illu- niinata della Lombardia. » In quanto poi alia distribuzio- ne geografica di queste talpe esse vivono ainliedue in Italia , come gia si e detto, ma sembra che si siano di- viso il possesso delle sue regioni : alnieno non consta che si trovino promiscuamente in alcun luogo della peiiisola. La talpa dagli occhi aperti , che e quella stessa di tutta r Europa setteiitrionale, trovasi nelT Italia superiore, ne ci e noto con precisione quant* oltre si estenda verso il mez- zogiorno : Taltra con ocelli chiusi vive in Toscana e nel resto dcir Italia media e inferiore ; e stata rinvenuta in qnalche parte della Francia meridionale , e se dobbiamo attendere alle parole d''Aristoti]e, che sono chiarissime , tjuesta e appunto la talpa nativa della Grecia ; ne v' e bisogno di andar a cercare nel Mas trphlus di Pallas I' A- spalax dei Greci antichi. Molti zoologi riuniscono le talpe alle fiere e le riguar- dano percio come fiere insettivore. Federico Cuvier le col- loca in iino stesso ordine coi pipistrelli e coi marsupiali appoggiato alP analogia che questi aniniali presentano nella forma e nella struttura dei denti. L' autor nostro in vece e d' opiiiione che codeste fiere insettivore , cioe le talpi- dae, le soricidae e le erinacidae , debbano costituire un or- dine da se, equivalente in tntto agli altri ordiui dei mam- miferi , al quale destina il nome di Bestme , gia usato en- tro liniiti poco diversi dal Linneo. La qnal provvisione sistematica fu gia dall' autore indicate e proposta nel gia citato suo Saggio di una distribuzione metodica degli animali vertebrati a pagine laS e 126. 8. Numenius tenuirostris Vieill. Questo uccello^ descritto per la prima volta dal signor Vieillot die lo ebbe in conto di specie egiziana, fu trovato m n. t. EONAPAUTF. 6iib nei contorni di Viterljo nel 1820 dal prlncipe dl Musi- gnano , poscia in Toscana dal prof. Paolo Savi , nel Ve- neziano del dott. Pajola , e nel Piemoiite dal Bonelli : per Id che e verisimile clie si trovi in piii altri luoghi d' Ita- lia , anzi in tutta 1' Europa orieutale. I suoi costumi noa difFeriscono in nulla da quelli del IVumenius arquatus : i caratteri poi die lo distinguono da cfiiesto e dagli altri nnmenii consistono nel pileo die e tutto vai'iegato , senza fascia mediana ; nel groppone e nel fondo della coda che sono Inanchl ; nelle penne ascellari , candide, immaculate, e nel rostro die e piuttosto breve e niediocremente arcato. <). Coluber ^abinus Metaxa (i). Come il Coluber Riccioli , cosl anche questa specie di serpe fu puliblicata per la jirima volta dal dotto signer prof MeUixa col noiue di Coluber gabinus (a). Somiglia assai al Coluber natrix di Linneo , ma ne differisce per avere la parte inferiore ornata di una tinta rossastra, e molto pill per la forma del capo, die nolabilmente si ristringe verso T estremita. E animate acquatico e viva piuttosto nelle acque profonde die nei pantani. Nuota vi- vaceinente ad ogni profondita, si tufla, galleggia, e si ferina a lungo nel fondo. Secondo il cli. autore non pub dlrsi molto frequente nei contorni di Roma, ed accenna, sicco- me luoghi nei quail fu veduto piu comune , il lago di Gabi , I'Arone e il lago del Monte Vulture nel regno di Napoli. Noi non sappiamo se il prof. Bendiscioli nella sua ]\Ionografia dei serpenti niantovani (3) abliia verameute (1) II cliiarissiiuo autore ebbe recentemente ad accorgersi clie questa serpe non e altro die la Natrix tessellata; avvertasi pero die questo nome spedfico vieuc a torto usato da alruiiL natiira- listi ti!desclii come sinouiuio del Coluber viperiiius l^axr. ecc. {Na- trix 1,'iperiiia , Bonap. ) , al quale, lo du-eiii qui per uicidenza , vuolsi riportare slccoiue identico d Truindonotus Bonelli dl Fitzin- ger ( Isis ). E qui ne piace aggiugnere die T autore e pur venuto in ([ucsto fratteuipo nella certezza che il Coluber Riccioli ( vedi pag. i~0 del fascicolo d''agosto prossiuio scorso dl questa Biblio- teca) e identico del Coluber versicolor Razoum. , del Coluber meri- dionalis Dand. , ecc, di che avevanio gia uiesso innanzi il sospetto nella nota terza di quella stessa paguia. La confusioue che regna nella sinoulmia dei rettili indigeni e pressoche incredihile, e noi dobhiaiuo sapere grazie hen grand! al Principe di Miisignauo, die Con tanto studio e con tania perseveranza »i occupa nello strigarla. (2) Vedi Wonogralia dei Serpenti di Roma e suoi contorni, p. 3l. (.'?) Giornale di lisica. ere, di Bayia, anno 1836. 356 ICO^IOCRVFIA DF.LL\ FAtJN.V ITALIC.V, descritto sotto il nouie cU Coluber gahinus questa specie <, o non piuttosto una varieLa del Coluber natrix ; il non ve- dei" fatta di lui alcnna inenzione dal nostro autore ci fa quasi sospettare del secondo caso^ ma coiiiunqtie cio siasi, noi possiaino con asseveranza dicbiarare die questa biscia noa e rara ncdle acque di Lombardia, ove da alcuni vien delta Vipera d'acqud, e clie e poi conmnissima nelle ri- saje del Novarese. In questi ultimi luogbi suol tenersi al- r apeftura degli argini, alio sliocco de'rigagnoli, ecc, ove I'acqun e piii cliiara e coj-j-eiito. 11 suo morso dicesi da chi Id provo dolorosissiiuo e cagione di lunga e gi'ave enliatura» del qual fatto pero noi non vogliamo essere mallevadori. lo. Serranus hepatus Risso, Cuv. ecc. — J/illdus sneer. Bonap. non Bloch. — ■ Anthias huplttalmos , Spec. nov. Le figure ciie in una sola tavola rappresentano questi tre pesci furono condotte con particolare aniore e diligen- za, ne crediamo cbe di piu si possa ottenere colla matita litografica e col pennello. Certaiuente devesi parte del lore eftetto alia bellezza istessa di que' pesci , rivestiti come sono e screziati di piacevolissime tinte f, ma ajjpunto per- cbe queste tinte sono varie e per delicate gradazioni me- scolate, esigevano molta jierizia e cura per essere, come sono^ felicemente e naturalmente espresse : la qual riuscita tenia a molta lode degli artisti. Serraiius liepatus. Questo Serrano, cbiaiuato volgar- mente porcliet.to a Roma, eastagna 9 perchia di foiidale in Toscana, sacchetto nel Veneziano , perciuda a Palermo, e lueerna nel Genovesato, e ua piccolo pesce coaiunissinio in tutto il bacino del Mediterraneo; e siccome hannovi gia di lui buone descrizioni nelle opere recenti e specialmente nella Storia dei pesci dei celeb. Cuvier e Valenciennes (torn. 2, pag. a3i), cosi crediamo die non per altro fine r abbia il cli. autore introdotto nella sua Iconografia , die per darne una figura niigliore d' ogni gia esistente, o per manifestare un suo nuovo e particolar modo di pensare rapporto alia metodica composizione e divisione della fa- miglia delle Percidi (Percoides di Cuvier), alia quale il genere Serranus appartiene. II qual modo di pensare sem- braci potersi espiimere sommariamente cosi. Egli vuole innanzi tutto , cbe si escludano da questa famiglia le sfi- rene , percbe lianno i pezzi opercnlari integri e non spi- nosi , le pinne ventrali veramente addominali , ed una DI C. L. BONAVAIITK. ,357 fisonoinm propria. Kiilotta con cio a niaggior seiiiplicita e naturalez/.a cfuella faiiiiglia, propone di dividerla non piii in qnattro sotto-famiglie , siccouie egli ha fatto nella sua Distrihuzionc inctodica degli nninmli vertehrad ( pag. 90), ma in cinqne, formnndo la cjninta, cui da il nome di Holocentrini , col togliere da qnelia del Peicini le specie che portano piii di cinqne raggi alle pinne ventrali, e piii di sette alle membrane branciiiosteghe. Resterebliero per- tanto nella sotto-famiglia dei PercinL le specie toraciche inunite di soli cinqne raggi alle pinne A'entrali , e che non ne iianno piii di sette alle niemjirane liranchiosteghe. Sic- come poi, a malgrado di sifl'atta sottrazione, la sotto-fami- glia s:essa abbraccerebbe aucora per lo meno 400 distinte specie, egli avverte che per biiona sorte in questa nume- rosa tiirba di pesci s' incontrano caratteri , sni quali senza oftendere le uatnrali aliinita si possono staliilire altre divi- sion! inferior!, che vennero dal Cuvier medesinio accen- nate. Da un lato si possono schierare quei generi , che hanno meno di sette raggl alia membrana branchiostega i dair altro quelli ancor piii nnmerosi , che ne hanno sette precisamente, ripartiti poi in due gruppi, il primo de' quali comprende i percini di sette raggi con la pinna dorsale divisa in due, 1' altro tutti quelli che hanno la pinna dor- sale continua. Qneste due suddivisioni costituiscono due serie cosi esattamente jiarallele , giusta 1' osservazione di Cuvier , che molti caratteri dell" ima si ripetono sinvnetricamente nell'altra. La prima serie comprende pesci per lo piii d' ac- qua dolce, e fra questi il genere Perca, tipo della fami- glia; nella seconda sono quasi tutte specie marine, e in essa jlgura il genere Serrunus cui spetta il pesce sacchetto. Aiitldas sneer. Questo pesce , detto a Roma , ove non e gran fatto conosciuto, canario o canario lars,o , in Sicilia monaceddn di forte , in Francia Barhier e a Nizza sarpa- mmsa^ fu posto da Cuvier fra i Serrani togliendolo dai generi Labrus , Lutjanus , Aiithias , Aylopon e Pcrca , nei quali era stato forzatamente annicchiato da Linneo, da Lace- pede, da Bloch, da Ralinesque e da altri. Ma per quanto sia giudizioso e lodevole il posto assegnato da CuAier a questa specie , il nostro autore stima miglior partito lo stabilire per essa e per le afhnl un genere a parte col nome di Antldas , corrispondente alia sczione del Serrans- JJiirbicrs ^ del sommo Franccse , nel qual genere riuniscc Obo ICONOORVFIA DELL A. FAUNA ITALICA, per conseguenza qne' percini , i qnali oltre all' avere sette I'aggi brancliiosteghi , la pinna clorsale indivlsa , e denti incurvi frammisti a quelli a scardasso , ofFrono anclie al- r apice della mandibola due denti inipiantati orizzontal- mente , diretti all' infuori , e cosi pure alcuni dei canini della mascella superiore ; il mascellare fornito di sqname assai risentite, la bocca piuttosto piccola, e la pinna can- dale ( talvolta anche la dorsale e le ventrali ) con qualche raggio eceessivamente prolungato : la lor coda conta due vertebre di piii cbe nei serrani , e le lacinie delle bran- cliie soao piu sottili , plii lungbe ed in niaggior nuniero. Questo genere, clie a noi pure sembra naturale e da buoni caratteri avvalorato, se astrattamente lo si considera, deve dirsi affatto nuovo e di assoluta creazione del principe di Musignano, iniperciocclie , come egli stesso lo avverte , nulla lia di comune col genere di egual nome formato da Bloch , il quale e cosi mal costituito cbe il principal carat- tere generico su cui si fonda non s' incontra neppure nelV Anthias sacer , cbe e tipo del genere per ambidue gli scrittori: nia storicamente esaminato esso non e, per quanto abbiani gia accennato, cbe la sezione cuvieriana dei Bar- biers elevata a maggior grado sisteinatico e fortiilcata da piu numerosi ed espliciti caratteri. Anthias huphtalmos. Al genere Anthins , di cui si tenne pur era discorso, appartiene ancbe questa nuova specie, cbe i pesci^^etidoli rouiani cbiamano caiiario tondo per an- titesi a canario largo , cbe aVibiani gia riferito indicare in loro dialetto Y Anthias sacer. L'autore osservo per la prima volta questo Ijellissimo pesce fra gli altri cbe si portano a vendere nel mercato di Roma : 1' ha poi ricevuto si da Civitaveccbia cJie da Gaeta ^ e quando la stampa dell' ar- ticolo die lo risguarda toccava gia al suo termine, seppe cbe era stato trovato ancbe nei mari di Sicilia dal dottore Anastasio Gocco. Con tutto cib questo pesce non puo dirsi dei pill comuni in (juelle acque ; Ijensi par men raro del- Y Anthias sacer , cui somiglia grandemente pei colori. II suo corpo e piu allungato e assai meno scliiacciato cbe in questo, alia qual particolarita si riferisce il nome volgare cbe porta: lia gli occlii senza paragone pin grandi, end' e cbe per iperbole cbiamasi dall'autore baphtalinos, cioe oc- chio di hue : la parte posteriore della pinna dorsale s' in- nalza piit dell' antcriore , e tanto essa dorsale quanto le ni C. r,. EONAl'ARTF. 359 ventrali sono sforaite di quel prolungamenti cosi cospicui nel sacer. I lo1>i ilella coda terininauo in due filaiiieiiti lunghissiini, il superiore de' qnali eccede , ma di poco, rinferiore. Da ultimo, il margiue dei pezzi operculari e tutto iiitero, raeiitre e dentellato miniitamente in tutte le specie restanti. Questo pesce non deve credersi afFatto straniero ai marl deir Italia superiore , quantunque non veggasi com- preso nella Ittiologia di Risso, nel catalogo di Spinola, ecc. Nel 1824 ne fu pescato un individuo non lungi da Nizza, e dal signer Verany mandato al Museo di Torino, eve tuttavia si conserva. — II prof. Boaelli, come recente- inente il dottor Cocco, lo aveva riferito al genere Bodia- nus di Bloch, e credendolo a huon dritto specie nuova e jnnoniinata lo aveva cliiainato Bodlaniis forficatus, volendo con tal nome alludere al notevole prolungamento dei raggi marginali delta coda. Nella nuova distribuzione dei pesci per noi fatta, non ha guari, nel Museo torinese, secondo il nietodo di Cuvier , lo abbiamo collocato nel genere Ser- raniLS , sezione dei Barhlcrs ( Anthias Bonap. ) : ma cio ab- biam fatto piuttosto per congettura, die per la esatta conoscenza de' suoi caratteri , imperocclie quell' unico eseni- plaie e preparato a secco , inverniciato fortemente sugli operculi e privo di denti. La nostra congettura poro fu giusta, ne ci rimane alcun dubbio sulla perfetta sua iden- tita coWAnthias huphtalmos del principe di Musignano. II. Myliohads noctula, Nov. Sp. e per confronto Mylio- hatis aquila Dumer. Piu che usanza lodevole , a noi par deblto del natu- ralista il frequentare la conversazione degli uomini del volgo , il preuder nota dei nomi diversi die in una stessa contrada vengono applicati ad oggetti che egli crede iden- tici , e il ricercar poi nella natura la ragione di quelle varie appellazioni. Molte volte si rinvenne miglior giudizio delle cose nel volgo che negli scienzlati , e gia sapersi da quello cio che questi ignoravano , o siccome nuova ed importante scoperta andavano divulgando. Di che il pre- sente articolo ci porge hello e notevole esempio. Vivono nei nostri mari due Milloljati ( sorta di Razze ) niolto souiiglianti , anzi diremo somigliantissime fra loro. Frequcnti amendue nclle stesse acque , ne piii difficili a pigliarsi Tuna deiraltra, egli non sembra questo il caso 36o IC0N0GRAFI4 DELLA. FAUNA ITALICA. di supporre che una soltanto di esse sia venuta m maiio degli studios!, e die T altra sia costantemente sfuggita alle loro ricerche: piu verisimile e che i natiu-alisti le abbiano r una coir altra confuse e per una medesima specie con- siderate. Cio non ostante , la loro diversita specifica , resa or nianifesta al dotti dal principe di Musignano , era gia nota, Dio sa da quanto tempo 1 al volgo. Son esse la Myliohatis aquila Dumer., chiamata dai pescatori romani Aqiula, o Aquila di mare, e la Myliohatis noctula Bonap., cui danno esclusivamente il nome di Nottola (*). II primo di questi pesci, gia ben descritto e rappresen- tato in niolte opere ittiologiche , giugne ad acquistare il peso di 3oo libbre , ed e raro che non passi le dieci. II suo corpo presenta una figura romboidale allargata ; i due lati anteriori sono pochissimo curvi alPinfuox-i^ i po- steriori sono molto inarcati all'indentro, specialmente verso I'apice, cjuindi le ali sono un poco falciform i ; la loro punta e acuta. II contorno della parte liljera del capo e fra il triangolare e il parabolico, essendo i lati quasi rettilinei verso la base , e i' apice essendo rotoiidato. La tinta generale della parte superiore e un cinereo-verdastro 0 bronzino ; ma sul dorso appariscono sette o otto fasce trasverse d' un colore alquanto piii fosco, due volte piii strette degli intervalli che le separano. La Nottola in vece non pare clie acquisti niai quelle dimensioni gigantesche, ne che ecceda il peso di 60 libbre: ha il mnso assai piii rotondato ed assai uieno spoigente , ed anche le pinne pettorali sono meno acute e non si incurvano a modo di falce: inline, per tacere d'altre meno cospicue ditferenze , la parte superiore e di un colore piu uniforme e non segnato da fasce trasverse. Sulla tavola ove questa specie e rappresentata vedesi anche disegnato il sistema de' suoi denti , il quale corri- sponde esattamente a quello di tutte le altre miliobati. ( Sara coiuinuato. ) (*) Anche i pescatori veueziani liaaao un nouie proprio e di- stinto per ciasciino di questi due pesci. Essi cliiauiauo Vescjue I'aquila deiroinaui, e Colombo Ja nottola. — • Questa uotizia , die ci e stata coniunicata dal ]>raicipe di Musi£,uaiio , ci lascia iiel desiderio di sapere con cjuale ajjpellaziout? disringuasi la 71/j *. unctula dai Toscaui e dai Genovesi, i qii-ili cliiauuiu FcrraccLU 1 altra specie. 36 1 Coiisiderazioni sid mezzi da restUidrc II icdorc proprlo ai done che ha la uatura lurgameiite concedut.t al Regno dclle Due Sicllie, del Comincndutorc C irlo Afan de Rivera. — Articolo secondo ed uldnio. Vedasl il prima aitlcolo nel fascicolo di agosto P'" p" p"g- I r5- J 1 secondo volume dell' insigae opera del sig. De Rivera e di pagine 5i2, e diviso in ventisette capitoli tutti di speciali argomenti interessantissinii, nei quali moke delle gia dette cose nel volume primo sono ripetute quasi per necessita onde servire al concatenamento delle idee. Per tenia di lasciare inosservata qualcheduna delle prolbnde viste dell'autore noi riporteremo i titoli d" ogui capitolo, e vi aggiungeremo di mano in niano qualche rimarco. i.° Delia necessicii di coordinare a piaiii generali hca cal- colati i grnndi miglioramenti che si possono operare nellu Sicilia clteriore. — A giustificazione delle speranze forse troppo alte a cui si al)])andona I'autore richiama la civilta de' popoli die gia abitavano contrade ora quasi deserte , e saggiamente la deduce dai monumenii che rappreseutano le donne non in croccliio a tilare nia atteggiate in eleganti modi , ed intente a consultare le fogge onde rendersi av- venenti i e della leggiadria di quelle fogge trova sicura argomento nell" imitazione die do^jo venti secoli ue fanno le moderne dame che dettano leggi cdla voluhilissima moda. Quindi ricordata la sua opera stampata nel 1827 In due volumi , contenente un rapporto generate su le strade, siille bonilicazioni e sugli edilicj pubblici della Sicilia citeriore, diniostra la necessita di raccogliere colla maggiore accura- tezza i dati statistici finora tanto trasciirati, ai quali ap- poggiare i calcoli di bonilicazione in ogni bacino. •2° Della bciiejica influenza dti monti su le sottoposte valli € pianure. — Questa e una verita oramai f'atta co- niune. Tutti conoscono die i bisogni d' ogui societa si sod- disfano con produzioni altre del monti ed altre delle pia- niu'e. Le nevi , le piogge sui monti aumentindo i iiumi rendono fertili le pianure , ma i monti non danuo acijue perenni , ne possono dare pascojlo estivo alio mandre se JSWl. Itul. T. LXXI. 24 362 OPERA. SULl'eCONOMIA. PUBBLICA sono svestiii cli Ijoschi e di zolle erbose ;, T idea dunque di proniovere Y imboscamento delle terre montuose state sconsigliatamente dissodate e la dominante anche in questo capitolo riccliissimo di particolarita , fra cui rimarcansi Cj[nelle giustilicanti la necessita di sbandire con legislative disposizioni la pastorizia erfante ora al monte in estate , era al piano nell' inverno. 3." Delle triste conseguenze derwate dalla distruzione del boschi e dalle dissodazLoni die negli ultimi tempi specialmente si sono eseguite ne monti. — Siamo anche in questo capi- tolo alia niedesima idea dominante sopra rimarcata. Si ri- corda che dopo 1" abolizione de" Gesuiti si posero in vendita molti beni gla spettanti a*' corpi niorali ecclesiastici per forniare la Cassa sagra con cui si riparo ai danni cagionati nelle Calabrie dai tremuoti del i^SS^ s' istituirono anche le cosl dette colonne fruinentarie che prestavano contro tenue interesse sementi ed altro ai piccoii coloni e proprietarj. I)a cio ebbe 1' agricoUura qnalche incremento; ma dalla ripartizione di que' beni gia goduti e mantenuti in niassa da corpi morali, dallo svincolo di molti feudi e dallo scio- glimento delle jjromiscuita nelle proprieta rustiche che in massima fu Vantaggioso alia nazionale prosperita , nacque Un ripartimento di terreni ed il dissodamento di molti di qiielli a bosco ed in pendio , dal che il maggiore danno risente ora il paese :, le montagne sono spalniate , i gia iimili rigagnoli convertiti in torrentacci, i sottoposti piani ingombri di ghiaje ed i iinmi inipoveriti d' acque estive , come e gia stato avvertito. Malgrado una legge forestale , Stata pero indeljolita nel 1826, il paese e generalmente povero di comlmstibili e di legnl da costruzione , poiche tutto coUimo alia distruzione dei boschi montnosi. Cio non pertanto alcuni privati domandarono la facolta di vendere air estero alcuni legna4ni da costruzione il cui prezzo non e nell'interno alterato in parita della scarsezza ^ perche scarsissimo ne e anche il consumo:, se il permesso venisse accor^iato , non mancherebbero speculatori acquirenti per conto delle marine di varie nazioni, ed il paese rimarrebbe in lireve tempo spoglio afFatto di un genere di prima ne- cessita qnal e il legname da costruzione. Queste circostanze pongono r interesse dei privati in opposizlone colF inte- resse generate , e provano quanto difficile sia la materia fo- testaria, alia quale noi pensiamo che non sono applicabili \ 1 - •- ULLLli DLE SICILIE. o6o le general! iDasslme di ecoiioinia politica foudata siil prin- cipio ilella lihertii clrl conimercio. Del genere clie non puo essere i-iprodotto clie in ana lunga serie di aiini convieue regolarue il coiisunio. 4.° Delia ni:ccssi[a di rioidinare V iiidustria caitipestre dei monti , concurrendo in quesui ojierazione V interessc jfubblico con quello de privati. — Per otteuere questo intento dopo nnove e calde imniagini dei danni gia ripetntamente dipinti c!ie il dissodauiento dei montuosi terreni produce , spiega r autore la necessita che di concerto e con persceranza ^li aeenti forestali e le autoritd anvninistrative e giudiziarie con- corrano ad csigere la rii^orosa osseivanza delta le^ge forestale del 21 ac^osto 1826. Tale legge , della quale noa aljbiamo sott' occliio il testo che pur ottimo Uiogo avrel)lDe trovato in una nota dell' autore , comauda il riuiboscauiento delle terra inontuose dissodate dopo il 1825, ed impone alia libera proprieta dei Ijoschi e terreni in pendio la sola li- uiitazione di non dissodarli, liniitazione clie a quanto pare viene frequenteniente violata. liidi T autore crede che il governo potreljlje facilmente far riordinare a bosco i molti terreni uiontuosi di ragione dei comuni che uello stato attuale assai scarso prolitto ne ritraggono; e tennina que- st' articolo ricordando una inassinia foudamentale di econo- inia politica che il governo ed i corpi viorali non debbono possedere ed aimninistrare fondi rurali : poiche meiitre ne ri- traggono scarsissimo profitto , la deteriorazione dei fondi e dannosa alia prosperitd pubblica. Vorrelibe percio 1' autore che tutti i boschi dopo il loro niiglioramento per cura del governo , passassero in proprieta dei privati. Non e ttetto poi come il governo possa arrivare a tanto , ne noi sa- premino indovinarlo. 5.° Delia comenicnza di abolire gli usi civici per promo- vere la prosperita dei boschi. — Sotto la denominazione di usi civici cadono i diritti dei coinunistt di coglier legna e di far pascolare auiiuali sui fondi comunitativi ^ e questi diritti per male determinata confinazione sono in alcuni terreni csercitati dagli abitanti di piii d' un comune , dal che frequenti nascono le contestazioni. L'abolire duncjite tali diritti sareblie mezzo di faciliiare 1' incivilimento d' interi comuni se interinalmente si potesse provvedere in altra maniera al sostentauiento delle popolazioni ^ a c(uesto line r autore suggerisce che per parte dei comuui sia pagato 3^4 OPERA sull'economia pubblicv r aflitto de' pascoli abbisognevoli ai comnnisti che fanno speculazione di un piccol numero dl animali. Ma quale norma si prendera per accordare questo sussidio ? 6.° Dei mezzi oiide rimedinre ai danni che potrebbero deri- I'are dolla coltura dei terreni in pendio. — Mentre I'autore lui trovato necessarlo, come abbiamo veduto , la stretta os- servanza della legge forestale del 1826, dichiara qui die quolunque energia potessero dispiegare V ammirdstrazione civile ed il ramo forestale per conseguire lo scopo di restituire salde c bnscosc le groiide de' monti coltivate a piante cereali , tro- ierebbesi che i proprietarj vi si opporrebbero con ostinazione. Se ill cib siavi im principio di contraddizione , lo giudi- chera chi avra camjjo di leggere tutto il testo dell' opera. Come moderazione della legge del 1826 I'autore propone lion gia il riiiiboscamento di tutti i terreni in pendio di recente dissodati, ma soltanto di fasce orizzontali dei nie- desiini. In alcuni casi particolari ci sembra che Tespediente possa eflettnarsi con vantaggio dei proprietarj di que' fondi senza danno dei possessoi'i dei foiuli sottoposti , ma I'in- dicazione precisa di que' casi, comunque appoggiata al grade d'inclinazione ed alia natura de' varj terreni, sareljbe cosa iiialr <^evole per un regolare atto di legge. 7.° Della necessitd ed importanza di bonipcare i terreni che sojio sotto V influenza delle acque stagnanti. — Clii mai pub dubitare di questa verita ? Tali terreni di natura fer- tilissimi sono tutti collocati lungo le cinquecento miglia di coste della Sicilia citeriore, ed ascendono secondo I'autore a tremila miglia quadrate in circa, od a oltre tre milioni di fiioggia , quasi da per tutto spopolati, in parte incolti ed insalvaticbiti ed in parte mal coltivati. Suppouendo clie la sola meta sia incolta e ricuperabile , stando alle idee dell'autore si potreblie aumentare di un milione e mezzo di moggia il terreno j^rodiittivo in pianura , per la cui col- tivazione abbisognerebbe 1' aumenlo nella popolazione di almeuo cinquecento mila piccole famiglie di agricoltori. Kicordando le pocbe Ijonilicazioiii gia conseguite, I'autore appoggiato aU'esperienza assicura cbe per la piu gran parte tlelle speraljili ancora non occoiTe che lo scavo di canali di scolo o verso i iiuini o verso il mare , sempre d' infe- riore livello , e dice che piii volte ha invocato V umanita e I interesse pubblico per dare opera alle bonificazioni e che Unonx noil e venuto il aiouiento di vedere esauditi i suoi DELLE WE SICII.TE. 365 Voti. In qnesto capltolo sono ripetnte le idee contenute In tanti altri , le qiiali tutte tendono al rlstaurameiito delle moiitaijne per relegarvi hi pastorizia ed alia boniricazione delle pianure destiiiandole alia coltivazione dei cereali ed air iadustria. Si pronuncla poi Tantore contro 1" effettnata I'ipartizione dei terreni demaniali fra gli agricoltori dalla quale fa de- teriorata la loro condizione e minorata ia uno la prosi)e- rita e fonnna puhblioa. II danno e una consegnenza di una mancanza o di unita d'interesse o di forza nei niiovi propi'ietarj dirette a procurare a cotnuui spese la bonili- cazione di una piannra. Su di cio ci I'iferiamo al gia detto parlando del Tavoliere di Puglia. ^.° Delia necessita di una legge specinle per promuovere le hon'ificazioni e le alt.re gramii opere pubhlkhe. — In questo capitolo si osservano cose importantlssiiue. Per difetto di legislazione moke l)onificazioni , fra cni quelle del Yallo dl Diano e quelle dei regj Lagni di Terra di Lavoro fiirono eseguite con grave dispendio a solo regio carico senza alcnn contributo per parte dei proprietarj dei fondi bonilicati , molti de' quali qnintuplicarono in valore. Rilevato questo disordlne die annunciava una confnsione fra gP interessi general! ed i privati , s' intrapresero altre boniiicazioni assoggettando i proprietarj dei fondi ad una tassa, la quale veniva regolata in difl'erente nianiera nei diversi casi secondo la mente delT architetto civile a cui affidavasi r opera ; quindi tutto era arbitrio e cattiva direzione , perche gli architetti civili per lo piu mancavano di Inmi idraulici all' uopo tanto indispensaljili e clie non erano obbligati di possedere : da qnesto doppio disordine nasce- vano luolte parzialita , molti errori , uioltl dispendj senza frutto , e conseguentemente molte contestazioni. Per fare nieglio d' oggi innanzi F autore propone die sia applicata al regno la legge francese sulle boniiicazioni dei terreni paludosi i6 setteinl^re 1807 della qnale presenta Tanalisi. Questa legge e fondata sul principio die trattandosi colla bonificazione d' intraprendere un"" opera d" utilita generate, ciascun individno dello Stato puo darvi mano , ed olibli- gare i proprietarj dei terreni lionificabili od a contribuire alle spese in ragione del vantaggio die risentiranno, od a vendere quei terreni al prezzo anteriore alia bonificazione. L'esperieiaza diraostra anche in Loudjardia , ove e vigente 366 oPFnA, sum,"fconoimt\ purbltca. una legge consimile , ffiianto sla difiicile il ritUirre i pro- pi-ietarj clei terreiii bonificabili od all' uiio od all'altro par- tite , tanta essendo la complicazione dei giudizj all' uopo richiesti dalla stessa legge. L' interesse generale vorrehbe die quei giudizj fossero assal minorl in numero e piu pronti ed inappellabili, non essendo piccolo il vantaggio pubblico tii far sconiparire una palude clie e , come la chiamo un celeberrimo Italiano , una vera piaga della terra. 9." Dei mezzi opportuni ptr intraprendere le bonificazio- ni. — L'antore ripassa in rivista i terreni bonificabili, fra cui i pill estesi sono nel Jiacino del lago Fucino , nelln Capitanata e nella terra d' Otranto , ed insiste perche i singoli progetti di bonificazione siano accuratamente elabo- rati da abili ingegneri idranlici e corredati da corografie e molte livellazioni. Osserva poi saggiamente che niolti ter- reni danno scarso prodotto non gia perche alibiano bisogno di lavori di bonilicazione , ma perche sono dominati dalla mal aria ^ entra quindi nelle dette condizioni di contribute richieste non dalla sola Ijonificazione dei terreni, ma anche dal miglioramento deiratmosfera , argomento compHcatis- simo che riceve una solnzione diversa in ogni caso par- ticolare. lo." Dei rapporti della nnvigazione marittima con le co- municazioni interne. — Fatto un cenno dell' importanza di ogni maggiore o minore facilita nelle comunicazioni in generale, F autore traccia rapidamente i vantaggi da cpjesto Into deiringliilterra e dei popoli degli Stati Uniti d'Ame- rica che nell' industria , nella solerzia e nelP abitudine al- r esatto calcolo imitano gl'Inglesi^ trova la Francia in con- dizioni topografiche meno favorevoli a facilitare le comu- nicazioni dair uno all' altro punto del suo per altro uber- toso terrltorio. llipete poi la descrizlone geologica della penisola e passa a dimostrare come la Sicilia citeriore e per lo sviluppo delle sue 900 miglla di coste con varie spiagge ove soglioasl tirare a terra i bastimenti sottili , e per r innoltrata posizlone fra tre mari, e per T interna di- sposizione delle localita che hanno , o sono suscettibili di avere buone strade , sia nella condizione topografica atta a favorire il commercio csterno e la facilita negl'interni trasporti ^ al qual oggetto poche operazioni d" arte riman- gono ad eseguirsi , avendo la natura fatto quasi tutto. Le distanze tra le coste ed i monti da unirsi unicamente colle DELLK DUE SICII.IE. 36j strade stanno nel llmiti di venti a ventiqimttro mlglla. Ali- mentando le speranze die la Sicilia citeriore possa acqui- stare anche ana rlccliezza manifatturicra , alia quale e ne- cessario molto coniliustibile , asserisce che forse la natura non e stata iwara nel preparare cola abbondanti minierc di carbon fossile , ed indica i luoghl in cni se ne videro delle tracce state linora trascurate. Ma I'aiitore crede che al bisogno delle nianifatture possan bastare come forze motrici le cadnte d'acqua heae utilizzate , e come combiistlbili i carboiii vegctalL dei qitali presume il prezzo medio in carlini cinque al cantajo (i). 1 1 ." Dei monti frumentarj , dei mercati e delle fiere. — Per sottrarre gli agricoltori agli effetti dell'usura e del monopolio dei trafficanti di mestiere in granaglia , Tautore vorrebbe generalizzati i monti frumentarj tuttora esistenti in varj comuui. Questi monti hanno un capitale in grani che prestano per semente ai poveri agricoltori i qtiali li restituiscono dopo il raccolto coll" auniento del decimo in quantita. E certo che quegli aumenti accrescendo il fondo del monte, ove venissero accumulati con altre rendite co- munali , potrebljero servire alle beiieficenze in favore di quegli agricoltori clie diventano iucapaci di lavorare e man- cano di una famiglia obbligata a pensare al loro nutrimento. Ai monti attuali presiedono gratuitamente i piii distinti individui del clero e della cittadinauza. II bisogno di questi monti e un diretto rimprovero alia moralita e previdenza degli agricoltori e dei proprietarj , e se da un lato presentano qualche vantaggio , hanno con se tali inconvenienti che gli ban fatti abbandonare in tutti i paesi nei quali la civilizzazione progredi. D'altronde r usura del decimo per un tempo molto minore di un anno , e superiore alia comune autorizzata dalla legge , e ove fosse minore , in moltl luoghi forse non basterebbe a supplire alle spese di locali e di custodia del grani da anticiparsi. Lasciando dunque per lo meno dubbia Tutilita dei monti frumentarj , associeremo la nostra opinione a quella del- r autore sulP utilita dei mercati periodici in uno , due e fin tre giorni per settimana , che sono centrl di ricambio di (i) Un cai-lino vale franchi c,435, ed un cantajo corrisponde a chilosrammi 8q,io. 368 OPFPxV St'LL'ECOKOMI.V PURnLICA ogfijetti tli contliino b'lsogno, come grani e commestibili , e siiirntilita delle fiere che sono ceiitri di ricambio d'l altri oggetti di bisogno annuale o di stagione. I mercati van dlstribuiti in modo che la popolazione die vi accorre abbia a perdervi il minor tempo possibile e farvi la minoi* spesa per vitto fnori di casa. E le fiere devono essere tanto ricclie da rendere quasi nuUo 1' au- niento nelle nierci dipendente dal costo e dalla manuten- zione dei locali clie rimangono fuori d' uso tutto il resto deir anno. 1 2.° De>^K nntichi dcpoaid commercinli. i3.° Delia neces- slta di ristnhilidl. 14.° Delia scelta dei siti pel low stabili- niento. i5.° Delia loro foadazione ed ammitiistrazione. — In qnesti qnattro capitoli T autore ricorda gli anticbi emporj ( chiamatl ancbe caricalori) di grani, altri regj ed altri ba- ronali, e vorrelibe persuaderne lo ristabilimento. Gli emporj come mezzi di faciiitare il passaggio dei grani dal sito di produzione al sito del consumo sono importantissimi qnando non generino nn sensibile aumento nel prezzo delle derrate. II porre quindi a bilancio lo stabilimento di un emporio colle circostanze commerciali che possoao alimentarlo o supplire alle spese di costruzione e manutenzione, e cal- colo difficilissimo dipendente dallo stato della marina e da tante altre minute circostanze che puo essere azzardato solo da un oculatissimo speculatore. In generale simili stabilimenti vanno lasciati come lo sono nelle prime citta commerciali d' Europa alle cure private , e sottratti per quanto e possibile all" immediata o diretta governativa in- fluenza, riservando al governo la sola influenza della pro- tezione. Ove gli emporj si riconoscessero indispensabili e mancassero ai privati i mezzi di farli edilicare, il governo potrebbe assnmere la spesa dell' editicio, per concederlo poi ad un privato o ad una societa di azionisti contro una tenue pigione : cio che il governo vi perderebbe , sarebbe ceiituplicato a guadagno indiretto dello Stato. L' autore pro- pone egli pure le societa di azionisti per gli emporj , ma con molte condizioni vincolanti che gli economisti piii in- telligenti non saprebbero interamente approvare. 1 6." Dei i'antasgi che per I'edificazione dei porti offre il seiio compreso tra le punte di Miseno e di Coroglio (dirinipettn a Nisita ). — I vantaggi del golfo di Napoli sono indubitati come che dlpendenti da condizioni lisiche necessarie alia PELLE DUE SICILIE. 869 bontk del port! , e buonl porti ei-ano anticamenfe reputati quelli cli Pozzuoli , Miseno e Nislta, ai quali fa piu tardi aggiunto il porto Giullo di cui poche tracce rimangouo. Dei quattro porti Y autore da qui la descrizione e storia. II porto forato di Pozzuoli e tuttora ammirabile nei resti de' suoi antichissiml piloiii, T ultimo dei quali o il piii sporto nel mare e fondato alia profondita di pahiii sessanta sotto il pelo delle acqtie ; esso sarebbe per se solo argomento di un grail volume in foglio. II porto di Pozzuoli era ai hei tempi di Roma il porto del Mondo ove il commercio facea sorgere gigantesche private fortune maggiori di quelle di alcuni re d'allora. A quel porto corrisponde a' giorni nostri il porto di Londra. 17.° Osservaziffiii sal metodo degli antichi e su qiiello dei modenii nella costruzione dei porti. — A due sommi capi pift ridursi il metodo antico italiano di costruire i porti ; alia fondazione cioe dei moli col mezzo di cassoni rieni- piti di umratura composta con cemento idraulico clie ra- pidamente e solidamente indura sott"" acqua , ed alia pratica di for.mare i moli a piloni disgiunti al isasso e riuniti da aixate all' alto, onde i porti potessero mantenersi espurgati per eifetto di una corrente sottomariua, e presentassero la superficie abbastanza calma , comecbe difesa da quegli arclii. A comporre il cemento idraulico concorrono poten- teniente le produzioni vulcanicbe die sotto il nome di Poz- zolana sono anche in commercio nei varj porti d" Italia. Ove ai moli a piloni ti-aforati si voUero sostituire i moli formati a gettata di ^^ietre sul fondo del mare , si ebbero porti nei quali T ingombro di arene andava contiuuamente aumentando e giungeva in breve giro di anni fuio al punto di rendere i porti inaccessibili anche ai legni meuo pescanti. E quesia trista esperienza si e fatta ai moli di Trani, Bar- letta , JManfredonia , Ortona e Cotrone. II meriio delP indagine del principio sotto cui gli antichi porti del napoletano erano costrutti , e dovuto al sig. De Fazio ; e tal principio sostenitore de' moli a trafori fu ar- gomento di dotti suoi lavori pubblicati nel 1824, 1826, 1828 e i832 (i). E secondo questo principio che trovo non pochi oppositori omai ridotti al silenzio , sono gia ap- )irovati varj lavori , cioe la ristaurazione del porto di Pozzuoli , e la costruzione dei j>orti di Gallipoli , di Bari (I) Conosciauio qiiello del 1828. 370 OPIRA, SULl'tCONOMIV rUBBLICA. p di Mola di Barl di cul si e occupato lo stesso signor De Fazio Ispettore generale iiella direzione. Essendosi a Pozzuoli trovato i due nioli minori a doppla fila di piloni, situati in modo die il pieno di maggiore ain- piezza di quelli della seconda fila corrisponde al vuoto di quelli della prima , si giustifica come tale disposizione sia necessaria a frenare i cavalloni superficiali senza impedire le sotioccorrenti marine da cui tiensi ripniito il porto (i). 1 8.° Cenno del lavori eseguiti, per restituire V antico poito di Nisita. — I lavori eseguiti nell' anno i832 sono : al molo di ponente, il rialzo di tre antlchi piloni, due archi per unire i tre piloni ed il parapetto sugli archi alto a i palmi e lungo palmi iBo clie costituisce la lunghezza ag- giunta al molo : ed al molo di levante 1^ fondazione ed il rialzo di 3 nuovi piloni, e a contro piloni. Gli antichi piloni di ponente sono fondati tra palmi 5i e palmi 84 d''acc{uaj (l) Un reale reacritto 24 luglio i83o ordino T esecuzione del lavori pel niiovo porto di Gallipoli , citta situata nella provincia di Lecce , ma nt'l golfo di Taranro o sul niai'e Joiiio, nelU quale provincia e pure situate , uia siilP Adriatico la citta di Brindisi die possedeva nei bei tempi di Roma uno de'' piu celebri porti, e contava nel suo recinto treutamila abitanti. Quel reale decreto fece alzare la voce ai Brindisiesi, il cui procuratore ed avvocatn pubblicarono una Memoria (Difesa della citta e porto di Brindisi, seconda edizioiie aumentata e conelta. JVapcdi , 1 83a, nel gabiiietto bibliogrofico e tiiiotirafico , in 4.°, di pagine I 20, ccn due corografic del porto , una delle quali secondo lo state del 1799 e I' oltra se- conda lo state attuale ) per dimostrare die al porto nuovo di Galiipob doveva per equita e giustizia e grado di speranza di buon csito essere preferito il ristauro del porto di Brindisi ridotto oraniai a paUide pestifera, alia cui influenza la popolazione, gia al disotto di seimiia abitanti, va continuauiente diminuendo. La Memoria e interessante principalmente dal lato delP erudizione die richiama le glorie delle romane flotte e ricorda tutte le flotte die da quel porto uscirono posterionnenle , comunque fino dai tempi di Cicerone il sito non fosse rejiutato niolto salubre. Si prende altresi nella IVlemoria a ragioiiare dei lavori al porto fatti da Cesare per danueggiare la flotta di Pompeo, e dei lavori sulle tracce di quei di Cesare fatti eseguire da Ferdinando I con di- segno del sig. Pigouati , del cui talento si pronuncia poco favo- revole seutenza ; ma le sentenze degli avvocati e dei procui-atori non hanno gran forza a danno degP ingegneri. Ci compiaciamo di aver colta questa opportunitii per amuiirare anche delta Me- • Hioria , di un si stretto rapporto coir opera del signor Afan De Rivera. .... I DCLLT5 DUE SICILIE. 3^1 distnatl fra loro palini 3o; sono larglil 40 palmi e lungUi due 5o ed uno 28 palmi; i rialzi furono di palini 24 sul terzo, di palmi 20 siil secondo e di palmi i3 sul primo piu prossimo all" isola. I cinque nuovi piloni di levante sono larghi palmi 40 e lunglii palmi 5o , parimente discosti fra loro palmi 3o e sono alti sott'acqna, il primo palmi i3, il secondo palmi 20, il terzo palmi 24; due contro-pilooi sono internamente di froute agP intervalli tra il primo ed il secondo, e tra il secondo ed il terzo (i). Le operazloni piii difllcili furono la ripulitura della testa dei piloni antichi accio il rialzo si conglungesse colla vec- chia fabbrica, e lo scavo sottomarino per fondare i nuovi piloni die fu spinto a circa tre palmi. In tutto il lavoro nessun valutabile sinistro accidente e occorso, meno la distruzione della cassa del rialzo al primo pilone di po- nente clie per essere contiguo alia terra ferma presentava le minori difllcolta. II male fn causato da una furiosa tempesta avvenuta nel 4 maggio , quasi per far prova deir abilita degli operatori e della loro costanza e forza d" animo nel perseverare nell' intrapresa opera, stata col seguito coronata dal piii felice successo. Chi ha veduto il mare, non diremo burrascoso, ma soltanto grosso, e sa immaginarsi quelle grandi casse di legno nel mare af- fondate, e destinate a contenere i piloni pel breve tempo necessario al loro consoiidamento, potra farsi idea delle difti- colta superate dai signori De Fazio e De Rivera per condurre al punto a cui sono i lavori del porto di Nisita, e potra sen- tire una parte delle angosce da essi sopportate quando furono spettatori del disastro del 4 maggio. Intanto la causa dei moli traforati sembra vinta con questo solo primo esperimento, che sara in mezzo secolo susseguito da tal numero d' altrl da fare per fino dimenticare la sofFerta contraddizione. 19.° DeU'emporio piincipalc della Sicilia citeriore. — Grandi sono i vantaggi di posizione dei porti di Napoli relativa- mente al commercio di tutto il Mediterraneo ed Adriatico, mari uniti col Jonio , e divisi in due conche dalle due Sicilie ; e perche il giro marittimo della divisione non fosse troppo lungo , provvida natura ha aperto la conmnicazione centrale che appellasi strctta 0 canale di Messina o del Faro. Questi vantaggi di posizione fecero acquistare una supre- mazia a Napoli , ove T autore vorrebbe che si edificassero (i) II palmo corrisponde a metri c,263^i7. 372 OPERV SULL'eCONOMIA. PUBBLICA nuinerosi mngazzini disposti in modo die riescano facili. e poco dispendiose I' introduzione c V estmzione delle dernite. Quest'Idea e consentanea ad altre gia daH'antore esteniate, la cni realizzazione deve lasciarsi al governo nel solo caso die i privati manchino dei mezzi all'iiopo al)V>isogiievoli. 20. ° OsservaziotiL sid porto dl NapoU. 21.° Del deposito delle derrate da stabilirsi, in Pozznoli. 22.° Del gran lazza- retto da peste da stabilirsi in Miseno. 28.° Del porto franco da stabilirsi in Nisita. — Miseno , Pozzuoli e Nlsita sono i porti clie ron quello di NapoU formano un porto solo diviso in qnattro parti coineclie in un sol golfo. Asse- gnando a ciascuna parte un diverse nflicio I'autore entra in si minuti particolari die noi ammiriaino senza pero so- scrivere a tutte le sue idee. 24." Dei difetti delle nostre antiche strade e dei danni che ne derivano. — Viaggiando per una strada agevole e senza pericoli , o trasportando per essa , o sopra un canal Na- viglio con tenue spesa le proprie derrate , o attraversando per un ponte un fiume pericoloso , o vivendo sani in una contrada cui siasi restituita con utili lavori la saluljrita , o ricovrandosi in un porto , qnando il bastimento sia bat- tuto dalla tempesta, bisogna, dice Tautore, avere un anima hrutale per nan benedire riconoscenti la memoria di coloro che hanno fatto ?7iandare ad effetto tali opere; qnalche grado di riconoscenza meritano ]5ure quegli uomini die nel iiian- darle ad efFetto pongono la parte mentale con tanto pnb- blico vantaggio e si scarsa ricompensa. A questi uomini per altro manca tuttora in alcuni Stati d'Europa un centro die sia sostegno e faccia tesoro de' loro stndj , mentre da secoli sono coinnnemente favoriti gli studj teologici , legali e medici ; ma e a sperarsi die in breve si accordera ovun- qiie la medesima protezione agll studj di utilita positiva accoppiati ad improl^a fatica. Qiiesta osservazione a proposito di strade non senilirera strana ove riflettasi die la facilita delle coniunicazioni e il priino elemento della riccliezza e civilta delle nazioni. Parlando specialmente dellef strade montuose nel regno di Napoli , V autore le trova mal tracciate per due cause : i.° perche trattandosi in generate le questioni di tanta ini- portanza , si giudicava che ognuno che portava il name di architetto fosse abile a dirigerne i lavori ; 2.° perclie i me- scliini interessi locali talvolta, anzl spesso la vincono sul- Tinteresse universale. Cosi quasi tutte le strade riparate DELLE DUE SICILIE. 3'/3 anche dopo la ristaurf^zlone della nionarchia sono troppo ei'te e iiial conclotte sulle creste. Le localita in cul iiicon- transi questi difetti sono niinutaniente indicate a confronto di quelle nelle qnali sono stati con arte evitati. Si calcola die la strada delle Piiglie dalla salita di Monte Forte sino alia discesa degli Appennini nel vallo di Bovino cagiona colle sue forii jjendenze I'aumento di ducati aaSooo all'anno nelle spese di trasporto, mentre circa ducati 480000 bastereb- bero a farle scomparire, od a ridurle dal i5 al 5 per cento. 2 5.° Dclle relazioni che hanno le comunicazioiii interne colla navis,azione marittinia. — E clilaro clie la navigazione airingiro della Sicilia citeriore corrispontle ad una piii facile strada parallela a qiiella di terra dalla quale si staccano le diverse ramiiicazioni clie accavallaiio gli Ap- pennini cd lianno le estremita fi-a punti important! sulla costa. Tutti i passaggi sugli Ap|.iennini lianno dei prolun- gamenti clie si raggruppano a Napoli , e questo sistema di strade , giudicandolo sulla carta topograllca , si direblje perfetto , nia le pendenze troppo forti da cul e in gene- rale viziato , rendono ancora penosissinie quasi tutte le coniunicazionl per terra. 2.6.° Dei luczzL Glide costniire prontamente le strcule di niag- giore utilitci. — Le strade nella Sicilia citeriore sono di- stinte in regie od a carico della tesoreria reale , in provin- ciali od a carico delle varie provincie , ed in coniunali quelle a carico dei comuni. Le provincie e i coaiuni sono autorizzati ad un' iinposta parziale per le opere pubbliche che giunge gia per le provincie a ducati 35o,ooo, e pei comuni ad 1,000,000 di ducati. L* autore , fatto un cenno dei inetodi d' imposta stradale usato in Ingliilterra, propone r auinento di quelle che sono gia in attivita nella Sicilia citeriore, onde giungere alia meta di vedere iu lireve giro d* anni tutte le strade ben sistemate ^ e per rion rendere eccessivo quell' aumento , suggerisce i prestiti da scontarsi scalarmente. Queste ottime idee andreljhero giudicate in confronto a tutte le altre costituenti il generale metodo di riparto delle imposte , e di forma governativa, cio clie non put) essere da noi. Crediamo pero che le strade pri- niarie mentre a guisa delle vene e delle arterie del corpo iijiiano sono necessarie nel loro coniplesso , possono essere raggruppate in un sito sterile, e pochissime in numero e lunghezza nelle piii estese e fertili pianure. Lc imposte provmciali quindi dovrebbevo avcre uu limite, c iu quelle 374 OPERV SULL'eCONOMIA. rUBBLlCA provincie in cui il prodotto non bastasse a tutti i bisogni dovrebbero essere soccorse dalla tesoreria generale. Decli- nando da que^to priiicipio si pno urtare o neirinconve- niente di vedere alcune strade in nn eterno al)ljandono , o neir altro inconveniente ancora niaggiore di sofi'ocare con nna troppo gravosa imposta ogai prosperita agrai-ia e com- merciale. Lo stesso principio conduce facilmente all' altro di fare delle strade regie e provinciali una classe sola a regio carico , e cfuesto e il sistema praticato da quasi trenta anni in Lombardia con tanto felice risultamento. In ogni Stato per altro il fondo destinato alle strade ed alle aitre pubbliclie opere di generale vitilita dev' essere possibilmente accresciuto, poiclie la publjlica prosperita die col suo mezzo si puo promovere non lia limite se non nel fondo medesimo :, quel fondo rendendo alle popolazioni il cento per uno , ed essendo sacro ai loro bisogni , non dcve essere confnso con altri fondi ai quali e lecito por mano onde supplire a bisogni impreveduti. Uno Stato clie distragga in altri usi un fondo destinato alle opere di pub- blica utilita e paragonabile aH'agricoltore ciie sciupa le sementi ed abbandona alia sterilita il campo nel quale do- vea spargerle. ay." Delia necessita d'istituire su solide basi una corpora- zione di scienziati-artisti che debbono progettare e dirigere le graridi opere della restaurazione. — Per dire di questo im- portante oggetto, ci gioveremo delle parole dell' autore. " L'essenziale opera della restaurazione consiste nel rior- dinare I'industria canipestre dei nionli e delle pianure e I'economia delle acqite. Trattandosi di operazioni iliflicili e complicate clie dipendono da scienze positive , 1' annuini- strazione deve adoperare ogni cur a nell'istituzione di una corporazione di scienziati artisti clie possa abilmente pro- gettare e dirigere le grandi opere. Nel 1809 tra noi fu organnizzato un corpo d' Ingegneri di ponti e strade spe- cialmente incaricato di questo importaiite ramo di servizio pubblico. Non furono pero definite con precisione le loro attribuzioni e le loro relazioni con ramministrazione pub- blica. Senza la distinzione dei limiti corrispondenti ai di- versi instituti, doveano necessariamente risultarne coUisioni e sconcerti. Per promuovere in un corpo di scienziati ar- tisti una solida istruzione , passione pel proprio niestiere ed amor di gloria , faceva d' uopo mettere in azione tutte le nioUe die nuiovono il CHore umano. Apparticusi alia DELLE DUE SICILIE. S'/S sperlenza del mestiere la determinazione della qualita, della corrispondenza ai )>rogetti e del prezzo dei lavori. La com- plicazioue dolle forme amniinistrative dlsturba questa parte iiiH>ortaiite del servizio , da cui dipeiidono la bonta e la riuscita delle opere. Deve percio T anuninistrazione pub- Mica adoperare tutt' i mezzi per rendere meritevoli della sua lidiicia coloro die deve associare a' suoi disegiii , per r esccuzioiie delle grandi opere pubbliche. La considera- zioiie, reiiiulazione, le ricoinpense ed il prospetto di una luniiaosa carriera sono i niezzi i piii efl'icaci per conse- guire uii tale scope. Una corporazLone di scienziati artlsti desiiiiata a trauiandare alia posterita i monumenti della civilui della generazlone aituale , ha piii di tutti gli altri interesse alia loro riuscita. Deve percio regolarsi il servizio in inodo che la riuscita delle opere publiliche sia confidata alia vigilanza ed al concorso deirintera corporazione, ser- baiidosi il regolare ordine della gerarcliia. Per riguardo alia istrnzione , si e migliorata seinpre piii Tistituzione della Scuola di applicazione degP ingegueri di ponti e strade, e per estendere le conosceiize del mestiere una spedizione composta di un ispettore e di tre ingegneri fti incaricata di osservare le grandiose opere che si eseguivano nell'Italia superiore, uella Francia e neiringhilterra. Sono stati frutto delle cognizioni acquistate in questo giro i perfezionanienti apportati nei lavori delP emissario di Claudio e nella co- struzione dei ponti sospesi a catene di ferro. La restitu- zione dell" emissario di Claudio e dell' antico porto di Ni- sita rannodano le opere della civilta moderna a quelle dell'antica, valicandosi a nn tratto il bujo spazio di molti secoli. Nel modo stesso possono risorgere la piu florida coltura e la prosperita uelle fertili pianure in riva al mare che furono un tempo abitate da coltissimi ricchi e potenti popoli ed ora trovansi incolte e diserte. Questi vasti campi di gloria sono apertl innanzi ad un magnanimo Monarca, che pub ricondurre i suoi Stati al piii elevato grade di grandezza , splendore e prosperita. » Dell'opera di cui abl)iamo dato un'idea con parole forse troppo prolisse , ma certamente ancora insuHicienti alia vastita dell' argomento , se ne fecero gia due edizioni che diremo conformi, essendo di nessuna importanza le poche variant! tra la prima coUa data del i833 e la seconda colla data del i833. Ferranti. 376 APPENDICE. SCIENZE, LETtERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATUBA E BELLE ARTI. Atlante storico, geografico , gcnealogico, cronologico c letterario di M. A. Le Sage, in ogni sua parte cor- rctto , ampllato e prosegidto ecc. Prima Veucta edi- zione. — Venezia, 1 826-33, Qirolamo Tasso edi- tore ccc. , in foglio piccolo ( Si pubblica per dispense , al prezzo di centesimi ital. 76 per ogni foglio mi- niato e lir. i itcd. per ogni carta geografica su mezzo foglio e rjnrlle su foglio intero lir. i. 5o. Dispense 28.", 20.*, So."^ e 3i.", ital. lir. i. 5o per ciascuna). !, JX ir appai-ire di quest" opera co' primi snoi fascicoli , noi tributate le aljliiamo giusiissime lodi, indicaiidone la na- tura ed i pi'egi, e ad un tempo alcune nostra osservazioni soggiungeiido, comeclie deterniinato avessiino di non par- larne se non dopo clie fosse al suo termine pervenuta o clie almeno tauti fascicoli ne fossero usclti da poterne con- venevolmente ragioiiare ( veggasi il tonio 48.°, dicembre 1837, pag. 398 di questo giornale), e cio andavamo tuttavia divisando di fare. Intanto siccoine praticamino con altre non meno belle e nialagevoli imprese, e al pari di questa leate per la qualita del lavoro e della coinpilazione, credemma di far cosa utile all' opera stessa e gradevole alFeditore non meno clie al compilatore coiraccennare nel fascicolo del p.° ]>.° marzo, tomo 69.°, pag. 877 lo stato in cui trovavasi Fedlzione, ed il punto cui aveva dessa raggiunto. Se non clie per un puro equivoco annunciammo le dispense 16.^ e 17." in luogo delle 36." e 37.", equivoco per altro di poca o nes- suna importanza. Ma per alcune ragioni clie non vogliain qui riferirc, crcdiamo ora necessario di rauuucutare una norma API'. BinLIOGRVFI\ ITVLUNA.. 877 adoltata da tiUti i g'lornali letterarj e scienufici e ad ogai classe (li lettori notissima. Tale noriiia rlsguarda la forma ocl il inodo coa cui compilarsi .gogliono gll acticoli. Perciocclie questi essere possono di due specie, cioe articoli analitici e critic! , ne'quali si prende ad esame Tojiera e se ne addi- tano s\ i pregi che i difetti; articoli di seivipUce annun- zio , ne'quali non si fa che -acceniiare roggetto, il tema o lo scope dcir opera, talvolta con qiialche cenno critico, ma senza eiitrare in analisi o discnssioui. Alia prima specie appai'tiene i'anzidetto articolo inserito ncl tome 48.°, e in esso ragionato abhianio di questa nnova edizione ilci Le Sage e de' miglioramenti e delle ginnte, in inodo di togliere ogni dubbio che noi accpcati da piitrio zelo fossiino ingiusti col veneto compilatore che ci e onniuameate ignoto, non conoscendo noi che il solo editore Girolamo Tasso alP o- pera sottoscritto. E per qnal ragione avreinmo noi dovuto nutrire si bassi, si ignobili sentimenti ' Ne appelliamo a tutti i nostrl lettori. Dicaiio essi se mai asteuuti ci siamo per aniore di mnnicijiio tlal lodare le opere qnando esse ci sembraroiio di laude meritcvoli, quahuKjiie ne fosse la patria od il luogo loro natale , lo che fatto al'l'iamo con cjue- st' opera ancora; e dicano essi se per carita di patria tra- lasciammo giannnai di criticare e talvolia con rigore ed asprezza i libi'i nella cit'.a nostra publilicnti, c[naiitniique volte meritevoli ci sein1)rarono di censnra. L"operare od il pensar altrimenti non po!rcbb"e-sere proprio se non di ■chi accusato ci avesse iH siflatte niiserie. Delia seconda specie e Tarticolo che iiitorao alia mede- sima opera contiensi neiranzidetto ultimo fascicolo. QuivL r intento nostro fu seuq)licemente qnello di far conoscere coirannunzio delle ultime due dispense il punto in cuL questa lodtvolissinia. e inala^evole iinprsa trovavasi, pro- CUraado pure di aggiugaere qualche cenno di giustiHca- zione per la leiitezza di cui venne da taluno accusata quanto al sno procedimento. Laonde, siccome far suolsi in simili annunzj, appagati ci eiamo di copiare i titoli de'diversi capitoli come letteralmcnte trovansi negli annunziati fa- scicoli, tralasciando hen anche di fare quel confronto che j)ure potuto avremmo piaticare tra il teste francese di Jarry de INIancy e Ferdinando Denis e la libera tnnhizione italiana; pero avvertendo che le cose in questi capitoli contenute ap- partengoijo agU aggiugninienti fatti (al Le Sage) da" veneti JSibl I ted. T. LXXI. 25 3;3 A P P E N D I C F. etlitori. Quaiito poi alle part'icolarl giunte fatte dagli stessi ve- neti editori al Jarry ed al Denis, creduto noii al)hiaino di do- ver discendere a troppo minute notizle, appunto perclie non trattavasi clie d'un seinplice annunzio, e perche nel primo articolo gia erasi da noi baste volniente indicata la natura di tali giunte, ed altresi avvertito die tutte le pagine anoninie erano opera del coinpilatore italiano. Tuttavia espresso ab- biamo il desiderlo nostro clie nell' Elenco di alcurie opere e traduzioni europee attenenti alle Ictterature onentaU omessi non si fossero alcuni noini italiani, e per esempio quello del Conte Carlo Ottavio Castiglioni, sebbene non ignorassimo che il conipilatore rammentato lo avea in altri luoglii. Perciocche avendo I'edltore saggiamente divisato di vendere anclie se- parate le carte di quest' Atlante letterario, ci sembrava che nel suddetto elenco relativo alia letteratura orientale la- sciare non si dovesse cotale lacuna, onde i compratori avessero una parte separata bensi, ma in se stessa perfetta e si fatta die anclie separatamente formasse un compiuto lavoro. ]Ma troncando questa disamina, che forse non sara iiitesa se non da pochissinii, e tempo oggimai che ritor- niamo alle tre dispense sovr'annunziate. Koi non faremo die riferirne i titoli de'capltoli siccome fatto abbiamo colle dispense 26.^ e 27.'' Tali titoli sono il Cap. IX: Letteratura francese dalla sua origine sino a'giorni nostri ecc. = Cap. XI: Letteratura del- I'Olanda e del Belgio dalla sua origine ecc. = Cap. X: Regno di Francia, sulla storia di Francia in generale , periodo me- rovingio ecc. = SuTito storico sulle tre regie case di Francia, Capeti , Valois e Borboni. = Cap. XVI: Letterature setten- trionali. = Cap. XYII: Letteratura Americana: e questi titoli sono i medesimi che a caratteri rruxjuscoli leggonsi nelle annunciate dispense. Colla prima occasione daremo relenco di tutte quelle parti deiropera che condotte trovansi a compimento. In- tanto giovaci 1" incoraggiar I'editore in questa sua bellissima impresa. Ne ora ommettere vogliamo di nuovamente ecci- tare gli studiosi a farne I'acquisto, a'quali percio ramnien- teremo che in quest' opera tutto rltrovasi in altrettanti ben imaginati quadri esposto cio che la geografia , la storia e le scienze loro affini o relati\'e hanno di piii importante. Non posslanio jjoi che applavidire al divisamento per cm r editor e vende anco separatamente le carte deVi Atluntc BIBLIOCRAFIA 1TALI\NA. O'C) Letterario. In tal modo puo ognl stndioso acqiiistare quelle sole parti che risguardano i suoi particolari studj. Bello anzi sareb!)e il vedere alcune di queste tavole (e quelle special- mente die si riferiscono alia geografia od alia storia uni- versale) appese nelle scuole elementari e ginnasiali, di uiodo che potessero ad ogni bisogno prontamente consultarsi e dai discepoli e dai maestri. G. I.ettere storichc scrltte dalV anno 3IDIX al MDXII da Liiigi DA Porto vicentino priino autore della celebre novella Glnlietta e Romeo. — Venezia, 1882, dalla dpografia di Ahisopoli. In 8°, pag. xxxiii e 256. Liiigi da Porto patrizio vicentiiio nacque al 10 agosto 1488. Attese con diligente cura aHo studio delle lettere e milito non senza gloria ^ ma pare che dir si possa che s' egli con egual valore tratto la penna e la spada , questa certamente con minor fortana clie quella tratto. Imper- ciocche malconcio dalle ferite dovette alia patria ripai'arsi nel ventesimo sesto anno delF eta sua e nel quarantesimo sesto vi mori. Scrisse la storia de' pietosi casi di Giulietta e Romeo , della quale niun' altra ando jiiii famosa per le italiclie e straniere contrade , e niuna diede maggior fac- cenda ai poeti, ai maestri di musica ed ai roniantici ;; scrisse eziandio le lettere istoriche che annunzianio, delle quali alcune furono in addietro pubblicc.te da Francesco Testa in occasione d' illustri nozze (*) , e le altre furono tratte dai chiai-isslmo Gamba dai codici della Warciana eil era insieme colle prime escono alia luce E per far bene conoscere le circostanze a cui queste lettere riguardano e gr intendimenti con cui furono dettate, AOgliamo riportar qui un brano di prefazione in cui 1" autore medesinio rende cento di cio a' suoi lettori. Scrive pertanto il da Porto: '< Molti eccellenti uomini di dottrina e di eloquenza le pass.ate istorie gia scrissero , ed altri per fuggire 1' ozio di ogni virtuoso e saggio cuore nemico , altri per lunga fania e lumga immortalita acquistare , alcuni altri per la grazia di alcun gran principe in esse da lor celebrato e per alcun guiderdone forse doverne avere, lo fecero : ma io, coineche (*) Vrdi Bihlioteia Italiaiia toiiio 39.", luglio iojC, pa:;. i^3. 38o APPENDICE. il basso niio uome tra quei de' sommi scrittorl non intendo ne credo per cosa alcuna che si debba porre , le present! epistole per veruna delle dette cause nou scrissi giammai. Perche la prima non fu mai in me dalla mia nemica for- tuna lasciata la quale per quasi fermo segno di ognl sua pill fiera sciagura mi ebbe sempre; e delle altre due, merce de'cieli, non ebbi io mai si gran disio cbe ad alcuna molto grave fatica per acquistarle mi fossi posto. Scrissile adun- que per un certo diletto cbe in me fu sempre di ragionar cosi cogli amici alia lunga de' fatti del niondo , e massi- mamente di que' della guerra ; e raccolsile poi per farue utile a coloro die dopo me A'erranno ; i quali le cose de' nostri tempi e di questo paese in aperta e distesa storia, in pill alto stile e forse in piu lodata lingua (non ostante die qnesta bene osservata non sia da sprezzare ) ordinare volessero ecc. >i II volume si divide in due parti ; delle quali la prima comprende trenta lettere e dodici la seconda. A ciasclieduna precede una breve introduzione dettata dall' antore :, e ad ambedue la vita di Luigi da Porto scritta con diligenza elegante dal vicentino Giacomo IMilan. Cbe narrate con brevi parole le vicende di una vita vissuta tra 1" armi e gli studj , intende principalmente a due fini i primo a li- berare Luigi da Porto dalla taccia ajjpostagli di aver tra- dito la causa del sno principe per aderire alle parti del Savorgnano ; secondo a provare cli' egli fu il primo che scrivesse I'istoria di Giulietta e Romeo, da cui, come da unico germe, sorsero poscia e si difiYisero tanti canti e tanti snoni , tante dolcezze e tante lagrime. Le lettere poi si aggirano tutte sui fatti della guerra die fu congiurata a Cambray contro la Kepubblica di Venezia , e die princi- palmente nella Lombardja e nel Friuli fu combattuta ; e r antore racconta questi fatti con tanta verita , con tanta diligenza , con tanta diiarezza die qualdie erudito non dubito di afFermare trovarsi in quelle lettere grande istru- zlone e grande diletto^ e confrontandole col Guicclardiai e con altri , scoprirsi alcuna inesattezza da correggere in quei libri a cui tanta fede e si meritamente si jjresta. Lo stile e gentile , vigoroso e corretto ; ed liavvi una grande attrattiva in quella confidenza amiclievole, con cui I'autore apre ai lettori Tanimo stio, non altro aiiiore mostrando p!;e qnt'llo dolla verita , non altra intcnzlone die {(uella di BIBLIOGRA^FIA ITALIANA. 38t tsporla schlettamente e purainente. Per clo cfedlamo die quest' anreo libretto sara letto da tutti con piacere squi- sito, e coil vero giovameiito da colore die volessero acqiii- stare plena ed iiitiiiia conosceiiza delle vlceiide e delle ra- gioni di qiiella gnerra di Canibray di ciii si gravi, si varj e si coinplicati fnroiio gli avvenlnienti , i inntainetitl di fortuiia si meravigliosi , cosi segnalate le fazioni niilitari e gli aA'vediniCiiti jiolitici si efficaci e sottili. Elogio stoiico di Franco Andrea Bonclll arcadcmico e profcssore torinese scritto dfdl" accadcniico professore Giuseppe Gr.AE. — Torino , 1 833 , dalla stamperia reale. In 4.° II tesser elogio al celebre Bonelli a niuao meglio si competeva che al sno ainico e snccessore prof. Gene, zoo- logo aiich' egli , come il Bonelli medesimo , in singolar modo valeute nella eiitomologia. La sincerita e abbondanza d'aftetto e di estiniazione del Gene verso il Bonelli viva- mente apparisce in tntto P elogio , e iie forma 1" adorna- mento :, e si coinpinte lodi trilaitate al Bonelli qnal restau- ratore del Museo zoologico torinese da quegli die gli sot- tentro nel governo dello stesso stabillmento , non leggonsi senza ammirare ringennita e delicatezza onde furon det- tate. Del resto avendo noi gia riferiti alcunl ceniii intorno alia vita , alle opere e ai meriii scientific! del Bonelli (Bibl.. ital., t." 61. °, pag. i33, genn. i83i) non lie faremo soggetto d'nlteriore discorso indirizzando aU'eloglo del Gene clii ne bramasse pin ainpia informazione. Franco Allecri. Racconto delle avventiire proprie e di altri niemorabili futti del secolo XVI. — Mi~ lano , 1833, per Giuseppe Tiulli c comp. Toini 5 in 12.'' piccolo. Dagl' incerti connulij di una zingara nacqne Franco AI- legri nel territorio di Bergamo nell'anno i545. Fa allevaio da un pastore \ e qnindi derulinto il suo padre adottivo e fuggito da questo si condusse a Milano, dove fu ricoverato da una locandiera che lo colloco nella bottega di un bar- biere in qualita di garzone. Qnivi nella compagnia degli sfaccendati e dei dissolnti che vi convenivano da ogiii parte, 002 A P P F. N D I C E. e fra le sconce Icpiclezze e gli sclierzi inverecondi Franco apprende ogni arte malvagia , ogni tristo costume: ma ap- prende in pari tempo la lingua francese , la musica ed anche un poco a leggere. Una Principessa s' innamora di lui , e lo tragge in molti pericoli ; la figlia del barbiere vuole ad ogni costo farlo suo marito ; e Franco , abban- donata la sua protettrice locandiera, fugge con quella verso Pavia, ma raggiunto a Binasco dal Barbiere gli restituisce la iiglia, e si salva a Pavia. Di la con una conipagnia di ciarlatani si reca a Ferrara ; e cacciatone da quel duca passa a Modena, indi a Firenze dove si pone agli stipendj della faniiglia Strozzi : ma llcenziato anche da questa si porta a Llvorno, dove per oltre un anno istruisce i chie- rici nel canto ; linclie volendosi formare in Italia una com- pagnia di cantori e sonatori per la celebre e sventurata Maria Stuarda , Franco viene ad essa aggregate e parte per la Scozia. A Edimburgo il nostro eroe viene accolto e trattato con particolar lienevolenza da Davide Rizzio , ed in mezzo a lievi e svariati accidenti, in mezzo alle feste ed agli amori e testimonio dei tumulti e delie turljolenze religiose e po- litiche die sconvolgevano miser amente quel regno, dei rag- giri di Darnlcy per usurpare il ]:)0tere supremo , e final- mente della tragica morte di Davide. Per la quale avendo perduto il suo principale sostegno, egli ablaandona la Sco- zia , e parte per la Francia raccomandato dalla regina Maria al Cardinal di Lorena. Passando per FOlanda, Franco viene per vani sospetti cacciato in prigione, ma a Parigi ottiene dal Cardinale una benigna accoglienza ed un utile inipiego. Poscia gna- dagnatasi la protezione della duchessa di Nemours, passa in qualit.T. di pasgio ai servigi di Caterina de' Medici re- gina di Francia. Innumerabili casl , vicende d*" ogni sorta , assalti di nemici , insidie di amici , trame di potenti , in- triglii di vili , odj , amori , persecuzioni , favori , tuttocio da materia a lunghissime narrazioni, linche Franco fattosi mediatore tra il duca di Angio ed una dama da lui amata, viene colto in questa turpe opera , e subito mandate pri- gione nella bastiglia. Ivi sta rinchiuso per piii niesi , ma ottenuto il perdono per intercessione del Cardinal di Lo- rena , egli n' esce e si alloga di nuovo nella casa di quel porporato. Intanto il duca di Angio sendo stato eletto re BIBLIOGRAFXA ITALIANA. 383 di Poloaia J Franco parte con lui per quel regno, e con lui ritorna cjuando quel prlncipe muta la corona cli Polonia con quella cli Francia. Ma essendo divenuto la spia secreta di tutti gl' intrighi amorosi che nascevano nel palazzo, in- corre nella disgrazla della regina regnante e siiigolarmente del duca d'Alansone, die lo percuote lirutalmente, e quindi 10 fa bandire per senipre dalla corte e dal regno di Francia. EsiliaLo per tal niodo della Francia il povero Allegri torna a Milano , e volendo riveder !e comrade native e imprigionato alia porta di Bergamo per ordine di quel po- desta e quindi a guisa di malfattore legato e strascinato a Venezia. Cola gl' inquisitorl di Stato lo tengono in duris- sinio cai'cere , finche il processo dilegua ogni sospetto e gli viene ridonata la liberta. Cacciato poscla successivamente da Venezia e da Padova passa a Ferrara , dove trova un'antica amante ed a Firenze dove trova nn antico amico. 11 quale lo rlconosce , lo soccorre , lo conduce a Napoli , e gli procura 1' ufllzio d' intendente nella casa della dix- chessa di Ovieda. In questa casa prima congiura col mag- giordomo e colla governante per rubare insieuie alia pa- drona , poscia quei due gli fanno guerra e molto si ado- prano per perderlo. Ma la vecchia ducliessa lo ama, e vuole sposarlo : se non che vinta dagli auni e dai morbi muore , e lo istituisce suo erede. Franco divenuto ricco vuole anclie divenir nobile, e in- vano spende grandi somme per ottenere un diploma. Que- sto finalmente gli viene promesso dal vicere di Napoli, a condizione clie armi coi proprj danari tre navi die cor- rano a' danni dei Yeneziani. II valore delle prede viene in gran parte consumato dalle spese ed il rimanente si deve divider tra la moglie ed i partigiani del vicere. Ma la Repubblica di Venezia reclama la restituzione della preda, ed il Re di Spagna la comanda. Percio Franco che nulla lia guadagnato deve tutto restltuire ^ e del dovizioso patri- monio ereditato appena gli rimane quanto per viver fa d' uopo. Si ritira in campagna , e la si marita con una saggia donna die lo fa padre di tre figli. Ma perduto.e figli e sposa vende tutte le sue sostanze, ritorna in Lom- bardia, rivede i Inoghi nativi ed acquista un j)odere nella Brianza , dove passa tranquillainente gli ultimi giorni della sua vita. 384 APPENDICE Di siffatte itiezle , di tntti qnesti accidenti or tristi eil ora giocondi , ma sempre inconcludeuti e frivoli si com- pongono i cinque volinni che noi dnrammo la eroica fa- tica di leggere per poterne dare r|iialclie notizia ai nostrl lettori. Ne qnesta fatica in conibrtata gianimai da im tratto di virtii o da nn esempio di ]>ellezza , ne da queila ele- ganza di stile clie fassi talvolta liicida veste a bassi con- cetti , ne da quel fiore d" iagegno clie si cliiama comune- luente .spirito , e che forma il concUmento piii pregiato e forse pill necessavio di questo genere di scritture. II pro- tagonista del romanzo e un avventuriere ignorante e ple- beo , rotto ad ogni llcenza e ad ogni vizio, sempre pronto a prestarsi alle azioni piii vili, ai piii svorgognati mestieri; le sue regine sono donuicciuole volgari ciie si dilettano di oscene tresche , di laide facezie, d' iiisipide bnrle; i prin- cipi, i duchi, i conti lianuo tntti in quel lilji-o le maniere, le tendenze, le abitndini e sino le parole del trivio; onde la narrazione si strascina e si avvolge in tanta bruttura che per sapere e credere quanta sia convien leggere. Ed appunto perclie i nostri lettori sappiano e credano piena- mente, noi vogliamo qui riferire due brani di questo rac- conto, di cui nulla giammai di piu strano e di piii scou- cio ci avvenne di leggere a questo mondo: " La notte seguente, dice il prode Franco, ritornai nel mio primo letto, ed un pizzicore che mi sentiva tra pelle lascioninii poco dormiie : ne a cio per allora badai, ma alcuni giorni dopo mi accorsi clie lo sconcio letto di Nojone m' aveva attaccato un vergognoso malore. Non si tosto me ne avvenne il sos]5etto , corsi alia spezieria lontana assai dal palazzo, dove fattomi visitare fni accertato che realmente quel pru- dore proveniva da vera rogna;ondemi feci dare i rimeuj a sanarla. lo li pagai caro prezzo, e vero , ma in meno di dieci giorni ne fni libero affatto, prima clie si accorgesse alcuno della famiglia ecc. n In un altro luogo narra Franco che trovandosi alia corte di Francia , dovendo presentarsi al re '• senza perdermi di animo fra tanti ganimedi , io che mi teneva piii di essi leggiadro vi passai in mezzo con aria baldanzosa , ed ac - coslatomi al sovrano e piegando un ginocchio cominclai il mio complimento che aveva studiato a niemoria , ma come accade sovente in simili incontri , egli , con impazlenza frnnccse, non me lo lascio gia terininare, iaterronq^endoml BIBI.10GR\FIA. ItALIANA. 385 con queste parole : Basta , basta , capltano senza soldati , ho inteso , non occorre di piii. A die uuo sventato cer- vellino con aria grave vi agginnse;, perdono, inaesta: non e vero che non al>l)ia soldati ; egli sta recliitando un reg- gimento di pulci nei territorj delle damigelle di vostra madre, e appena sara completo ve lo presentero onde ac- crescere le vostre forze. II sentire que sta curiosa scappata e mettersi tutti a ridere siccome pazzi fu nn punto solo. II Re che pareva si scomplsciasse cercava pur trattenerai per rispetto alia madre che mi aveva niandato , ma non potendolo , mi fece cenno col capo che mi permettea di partire. lo mi provai per dire una qualche parola , ma tutta la mia franchezza era perduta, ne seppi pronunciare una siilaba. Cosi deriso ed avvilito mi ritirai. Aveva dato cagione a questo motto una pulce che scherzosamente presa a Monceo , sopra il fazzoletto di una damigella , eranik stata materia a trastuUar la lirigata ecc. » Ecco un esempio ben singolare di quello die comune- mente si cliiama gusto depravato. E non per altro con- sentimmo a citare questi brani, se non perche i nostri lettori innalzando il pensiero all' altezza dei Promessi sposi e delta Battaglia di Beaevento possano considerare Tottimo principio, e la pessima degenerazione, e conoscere quanto sia pericoloso aprir certe vie insolite e mal sicure , e la- sciare che dietro ai grandi ingegni , che ginngono con tre passi alia meta , tutti gli altri vi corrano in folia ignari per la maggior parte del line a cui devono arrivare , mal conscj delle proprie forze, ed immemori di cib a cui sono tenuti per la comutie utilita e pel decoro della patria e delle lettere. La Rastremazlonc delle coloniie secondo } itruvio die si prova desniita dull a prospetdva , delta differenza che passa fra il iedere nalnrale ed il prospeuico , e delta rcg/one per cui molte cose in belle arti iion fnnno quell" effctto che si cerca , con altre osseiva- zioni consimili. Opuscolo dell architetto pittore sce- vico Paolo Landriani , membro delV I. R. Accademia di belle arti. — Milano , coi tipi di Felice Rusconi 1 833 . presso gli editori Fietro e Giuseppe Vcdlardi , in 4.° di pag. 48 , con due tat ale. Frczzo lir. 5 ital. Ecco un alu-o bel dono che 1" indefesso ed egregio sig. professore Landriani vien faceudo al colto pubblico ed alle 386 A P P E N T) I C E. arti del disegno. La sua operetta e in quattro capitoli di- visa. Nel pi-inio T autore imprende a chiarire uno de' piu osciiri Inoghi di Vitruvio , relatlvameiite alia rastremazione deile colonne ; dimostra colle regole di prospettiva e co' fatti essersi il romano architetto servito realniente di sif- fatta scienza od arte per sistemare la rastremazione delle colonne nel modo e nella ragione ch' egli intese e che spiego ne' suoi insegnamenti , e quindi a lui concede cio di che aveva altre volte dubitato, una glusta e cliiara co- gnizione di prospettiva. — Nel secondo giovandosi d' un eseinpio sensiliile e famigliare dimostra qnale diflferenza passi fra il vedere prospettico ed il naturale , e quali ne siano le ragioni ; ei soggiugne non potersi egli si di leg- gieri arrendere all' altro precetto di Vitruvio la dove que- sti insegna che '< le colonne d' angolo devono avere il dia- " metro un cinquantesimo maggiore di quello delle altre, » perche circondate dall'aria aperta, sembrano piii sottili; n e clie le stesse colonne debbono farsi in luogo cliiuso » piu piccole che nell' aperto. " L'autore nel capitolo terzo discorre sull'obbligo degli ar- tisti di far belle le loro opere e di far in modo che que- ste convenevolmente compajano a quella distanza in cui vengono collocate : due cose assai diflicili , ina piu la se- conda che la prima , specialmente quanto alle opere di scultura che collocarsi vogliansi in lontano ed all' aria li- bera ; al quale scopo e necessario il ben conoscere 1' ef- fetto della distanza in cui verranno collocate. Viene quindi a stabilirsi il canone che quanto piii le opere vedere si debbono da lontano, tanto meno essere vogliono finite ed accarezzate. Di cio abbiamo un evidente esempio nella statua colossale di S. Ambrogio da Pompeo Marchesi scol- pita , la quale veduta da vicino bella appariva all' occliio de' circostanti , jjerche in ogni sua parte condotta con fini- tezza ; collocata ora suU' interno balcone del nostro Duomo tutto ha perduto il suo bello, si che non piii direbbesi essere quella medesima che fu applaudita nella pubblica esposizione. Lo stesso piii o meno dirsi dee della sua compagna , la statua cioe di S. Carlo scolpita dal Monti di Ravenna. Per la stessa ragione gli angioli colossali in bron- zo, che un tempo formavano bell'ornamento alia volta ed alia nicchia ove nello stesso tempio conservasi il Santo Chjodo , toiti di la su , c vedutl da vicino apparivano BIBLIOGRAFIA ITALIANV. 387 infoi-mi e grossolani, comeche disegnati fossero da celebre maestro. L' autore imprende poi a dimostrare la verita del suddetto canoiie, recando T esempio della nostra chiesa di S. Fedele , dove il Pellegrini molto ingentili 1' ordine co- rintio deir interno , perche T aria in luogo cliiuso poco o nulla airocchlo nostro consuma de' contorni, ma voile nieno finite lo stesso ordine nell' esterno , ben consapevole che in luogo aperto ogni finitezza a grande distanza svanisce, perche I'aria se la mangia : e nondimeno 1' ordine si nel- r interno che nell' esterno condotto sembra con ugualissima finitezza. Nel capitolo quarto cercasi la ragione " perche quasi a >i nessuna delle nostre fabbriche moderne , anche le piu " sontuose , possa darsi jl fastoso nome di palazzo. » E r autore ne accagiona la troppa sterilita delle decorazioni neir inferior parte della facciata , dal che ne risulta un mescuglio di meschino e di ricco; di ricco nella parte su- periore , di meschino nella porta , nel basaraento , ed in tutta la parte al primo piano sottoposta. E cio vien egli dimostrando col para gone delle moderne anche piii magni- fiche case con alcnni de' sontuosi edificj del cinquecento che tuttora sussistono nella patria nostra, e meritano ve- ramente il nome di palazzi. Segue un' Appendice intorno al modo d' intendere e di chiarire il precetto di Yitruvio, la dove questi nel libro III, capo 3." vieta la rastremazione nelle colonne o ne' pilastri d' angolo , secondo il parere del nostro autore , il quale cerca di spiegare cotal insegnamento col disegno della bar- riera alia Porta Orientale di questa citta. Perciocche, fattosi egli ad esaminaria piii volte coUe regole dell' arte e colla massima attenzione, gli senibro che tutte le lesene ornanti il prospetto d' uno de* lianclii strapiombassero in dietro i cosa che non mai gli era accaduta in vedendo altre fab- briche consimili. Cercatane la ragione, trovo che lo stra- piombo era prodotto dalla rastremazione del pilastro d' an- golo, il quale obbligava , per cosi dire, tutte le lesene a secondarlo nella medesima forma: quindi osservate di pro- file era forza vederle tutte fuori di piombo. Da cio venne egli a concliiudere chiaro essere il precetto di Vitruvio , non doversi cioe rastremare le colonne od i pilastri d' an- golo, e quindi ne meno le lesene. Curiosissima cosa in vero, come mai da uno de" moltissimi sconci di qi\ella APPENDICE. barriera emerso sia il cliiaiunento d' un oscuro luogo del romano arcliitetto ! Chiudere pero non dobblaino quest' artlcolo senza fare altresi qnalche ceaiio sul bellissimo frontispizio di quest' o- peretta. Esso e vagamente inciso in i-ame e condotto ad ncquerello : rappresenta una facciata corintia con bassori- lievi , busti e statue , il tutto relativo alle arti del dise- gno , e di correttissimo stile. G. X' Jpe (Idle cogiiizloni udll , o'ssia scelta delle migliori notizie 1 iiivenzioni , cognizioid c scoperte relative al commercio , alle arti , all agricoltura , econoinia rit- rale e domestica , coldvazione degli orti e glardiid , igiene pratica , stabilitneiid udli e filantroplci , le- gislazione economica , ecc. Ic quail per I' uso praUco possono pill specialmente iiitercssare il pubhlico. — 5"^ ne pubblica un fascicolo al mesc di 32 pagiiie ' in 8.° in due colonne , ed in numero di 6oco csetn- plari pel prezzo d associazione di franchi i , cen- tesimi 5o per ogni semestrc. — Capolago { presso Mendrisio ncl Cantone Ticino. Tipografla e Ubreria ElveUca ) a spese degli editori. la Milano le asso- ciazioid si ricevono da P. M. Visaj in contrada de tre Alberghi {tre Re), dicontro a S. Gio. Late- rano; a lir. 2. 5o anslr. pel second j semestrc io33. Pubblicad tre fascicoli. Molto opportunaraente gli editori del preseiite giornale , suir esempio di cio die da graii tempo si pratica oltremonte , hanno voluto oflVire all' Italia un repertorio di notizie di uso pratico che per la mediocrita del prezzo e pel inodo semplice e popolare con cui e dettato potesse piix facil- mente difFondersi anche fra le classi meno agiate e meno istrutte della societa (i). (l) Una intrapresa di siinil genere abbianio noi anuunciata nel fascicolo dello scorso giugno, pag. 418, la quale si e couiinciata dai fratelli Ostinelli stauipatori a Coiuo. La iiiesse a raccogliersi nei campo delT iudustria e tale e taiita , che ci da niotivo a spe- rare che la concorrcnza delle due opere periodiche pubblicate in luoghi fra loro cosi viciui non debba nuocere aj^f interesei de' ri«pettivi editori. niBMOCRAriV ITAMANA. Sftg L' Ape tlelle cogaizioni utili non si propone soltanto di rncco2;Iiei-e cio che nei giornali stranieri si puo ricavare di piu convenevole alio stato attuale deiritalia; ma pro- inette di dar fuori degli articoli originali stesi da niani niaestre , e tntti i-elativi ad oggettl di pratica utilita che dagli editori si classiiicano nel niodo seguente : I." Agricoltura , pastorizia , ecouomia domestlca e ru- rale , coltivazione di orti e giardini , ecc. 2." Invenzloni , scoperte , perfezionamenti relativi al cominercio , alT iiidnstrin , alle arti. 3.° Esperiuieiiti e risnltati della cliiiuica e della fislca applicati alF industria , all' agricoltura , ecc. 4." IMedicina pratica e cure igieiiiche utili e necessarie air econoniia della vita e alia conservazione della salute , inassime a quelli che esercitano certe profession!. 5.° Notizia lie' buoni stabilimeuti d'utilita, come casse di risf.arir.io , scuule agrarie , istituzioui lilaiitropiche, ecc. 6.° Notizia delle principali leggi nuove, massime quelle che si pulililicherauao dai varj governi d' Italia, e che giova al pubblico di conoscere spccialmeate rispetto al cominercio. Srranno pure ammessi gli articoli clie risguardaao la morale e la religione, principale foadamento della pul)blica e della privata prosperita ^ e quelli che tendessero a mi- gliorare la lingua comune italiana e a distrnggere col pa- ragone di un' esatta dicitura i vizj di lingua piii comuni in diverse provincie nella bocca del popolo. Ma tutti gli articoli di mero diletto o puramente letterarj e quelli se- gnatamente di politica sono assolutamente esclnsi. La tanta varieta di pesi , di misure e di monete die sono in corso in varj Stati d'lialia sarebbe stato d'inciam- po alia facile intelligenza delle cose esposte nel giornale , percio i compilatori di csso hajino con ottimo consiglio stabilito di seguire unicamente il nuovo sistema metrico decimale , e di premettere itna taljella dei rapporti fra i pesi, misure e monete giusta il suddetto sistema e quelle nsate nei principali paesi d' Italia. Ma mentre facciamo plauso al pensiero, non ne possiamo approvare in tutto 1' esecuzione, sembrandoci che sia stata aflidata a persona non abbastanza esperta in tali materie per esporla colla nccessaria esattezza e precisione di termini. Nella delinizione per esempio del chilogramma ( che da aoi Italiani deve scriversi con cli corrispondente al v. greco 590 XTTSTiDICU. e non col k come per evitare un errore di pioniiucia sono costi'ettl di fare i Frances! ) doveva avvertlrsi die i 4° so- pra zero sono del termometro centigrado e non del deci- male , e che 1' acqua pesata nel vuoto debb' essere acqua disttllata e non comune; cosi la lega metrica doveva dirsi non simile ma eguale alia millesima parte della di stanza deir equatore dai poli, e T Hectare doveva definirsi per uno spazio quadrato di 100 metri di lato. Nel corso poi del giornale vediamo nsata la pertica metrica, della quale non e stata premessa la definizione. Questa confusione fra le dimensioni lineai-i e superficial! s'incontra sovente anclie nel confronto delle misure nuove colle anticlie. Fra le altre la pertica railanese si definisce imperfettamente cosi : per- tiche ( corrige pertica) 34 tavole quadrate , tavola e quattro trabucchi , trabucco hraccia 4 once 4 e |, mentre doveva dirsi pertica eguale a 24 tavole, tavola eguale a quattro trabucchi quadrati, ossia ad un quadrato di a trabucchi lineari di lato ; trabucco lineare eguale a braccia milanesi 4, once 4 , punti 8. Sai-a poi per solo errore di stampa che la mina milanese si e fatta eguale a moggia ventotto. Noi avremmo desiderato inoltre che i compilatori d'un giornale, i quali si propongono d'istruire il popolo nell' uso della buona lingua piu coU' esempio clie coi precetti aves- sero fatto uno studio particolare della proprieta delle pa- role ed avessero evitati gli errori di slntassi , quali sono per esempio i seguenti : D' altra pane non tiitte le strade sono ben lungi d' essere nello stato di pcrfetto essere. Le mote sono generalmmte pintte , ma terminanti da or- letti o risalti che impediscono d' uscir fuori dai cordoni. In tal caso il mezzo intcrmedio consisterehbe allora, dopo aver bene sciaquato il vaseUo con acqua. fredda , a supplire il solfariello con preparato alcoolico , ed altri non pochi. Giornale de Faticiulli. — Piacenza, i833, del Mojno. '< II nostro Giornale sara tutto di educazione , e prln- cipalmente di educazione domestica ; e possiamo accertare che per I'ltalia la nostra fatica e del tutto nuova. » Ove potremo, daremo sempre la preferenza agli scrit- tori italiani ; ma siccome pare che i nostri abbiano dimen- ticata r eta fanciullesca , cd abbiano sdegiiato, mcno alcuni r.IBLIOORAFI.V ITALIAN V. 891 poctii , ell rivolgerle un pensiero , trarrenio dagll stranieri qiiello che per aA'ventnra non troveremo uei nostrl. » Avremo a ciiore die, oltre rinsegnamento della huona morale, vengano proposti ai fancinlli esemplari di cor- retto e polito parlare, restriiigendoci sempre entro i con- fini di quella maggiore sem|)licita , die e tanto necessaria nei libri eleineiitari , ne trascuraudo di al^ljellire i nostri insegnanienti con le jjiii schiette grazie d' uno stile facile e vivace. » E siccome siamo persuasi per noi stessi, e siamo «tati confermati dalT esperieiiza nella nostra persuasione , die la fanciuUesca eta piii dilettasi di vedere le cose, per COS! dire , in azione , ed annojasi del sermoneggiare , cosi sara nostra principalissima ciira d' impedire questa noja , che e tanto nociva al progredimento d'ogni istruzione, ed esporremo i nostri aniniaestramenti coperti o col velo della favola, o presentandoli con la verita della storia. » Qiiindi novelle , apologhi , hrani di storia (e per lo piu gli eroi dei nostri racconti saranno fanciulli ), dialoglii: ecco la piincipale materia nel nostro Giornale. Ne trascn- reremo di tratto in tratto di dare cliiare ed esatte nozioni di geogra/ia, e modelli di facile stile epistolare. >i II Giornale dei Fanciulli sara distribuito in dodici fascicoli Tanno, composto ciascuno di tre fogli di stampa in 4.°, impressi in buona carta , belli e nitidi caratteri. >i Ne nscira immancabilmente un fascicolo ogni mese. >i II prezzo d'associazlone e di lire italiane cinque ogni semestre, da pagarsi anticipatamente. !> Le associazioiii si ricevono in Piacenza dal tipografo Del Majno editore di qnesto Giornale ; in Milano da P. M. Yisaj , contrada de' tre alberglu ( tre re ) , dicantro a S. Gio. Laterano , e nelle altre citta presso i principali librai e presso i direttori delle Poste. » Cosi gli editori. Mentre pero lodiamo il nobile loro di- visamento , non possiam si di leggieri sottoscrivere a quelle parole colle quali ci dicono che per V Italia la loro fatica e del tutto nuova. Perciocclie appunio a tali jiarole tornaci alia mente un altro non dissimile giornale che sotto il titolo di Miscellanea pel fanciulli fu non ha guari pubbli- cato nella citta nostra dal tipografo Pirotta , e da noi per giustissiini titoli encomiato (Bib. Ital. , t. 65.% febbrajo, p.ag. 33.) c t 66.", aprile i832, pag. laa). Che anzi al 392 APPENDICE. solo percorrere il Sommario delle materie die contengonsi ne'due fascicoli finora pubblicati e facile ravvisarvi quasi una medesiraa fisonomia con quelle della suddetta Miscel- lanea. Un'altra operetta di non dissimile natura va pure pub- blicandosi a Venezia in 13.° dal sig. Paolo Ldmpato , ti- pografo editore. Essa e intitolata Biblioteca di educazione morale e intellettuale pel fanciulli. Finora non ne abbianio ricevuto die il primo fascicolo. Ne parleremo allor quando ci sara perveiiuto tutto il primo tonio. S C I E N Z E. Saggio della vita e delle opere di cloqae/iza del P. Gio- vanni Rado , del nubile Gian Jacopo Fontana vi- niziano. — Venezia, iSoa, tipogr. di G. B. Merlo. Vol. /, in, 8." Li opera sard divisa in fascicoli , di fogli 1 o circa ciascnno , e saranno al piii quattro: ogni fascicolo avrd il prezzo fisso di austr. lir. 2. L' Antologia di Firenze ( gennajo 1882 ) scrlvendo la necrologia del padre Giovanni Rado , gia provinciale dei cherici legolari Somascbi, cavalifre dell' I. R. Ordine della legione d' onore , ecc, lo riconobbe per uno de'prt dot.ti , ingegnosi e facondi ecclesiasdci di Venezia, per uno di quedi uomini che infaticabili al bene , inspirano stinia di una re- ligione necessariamente benefica m lie mani di chi sa prati- carla: or di tanto uomo il sig. Fontana ci pone sott'occhio diversi saggi e brani di orazioni e panegirici , non cite alcuni pensieri di argomento sacro e morale. Giova 1" av- vertire cbe per la maggior parte i ragionamenti del Rado furono improvvisati, e clie il sig. Fontana jion cbbe clean ajuto nel racrogliere le opere di lui, tranne qucllo della nic- moria. Egli le raccolse dalla viva voce dell' oratore per lo spazio di oltre due lustri , e T avidita con die egli bevea dal suo labbro la singolare facondia ne agevolo la raccoka. " Qaindi gettai in carta , rosi il signer Fontana va lesti- ficando , vestiti talvolta de' suoi stessi vocaboli e iVasarj , i suoi concetti ; a poco a poco scelta copia di orazioni compos! , dalla massa delle quail ne cavai di presente il fiore nei fascicoli » , che nol annunziamo. Per tal mod.) conipajono alia pubblica luce queiti L.aggi dc-lF ingegno e BIBLIOGUAFIA ITALIANA. 3g3 delPerudizione del P. Rado, ai qnali andraniio aggluntl Tin- tero coinmentario sul libro di Giosue ed altri commeuti scritturalL , dal Fontana raccolti , lezione per lezione , ad ogni domenica , e Insieme poi congegnati , essendovisi in- trodotta null' altra mutazione die lo spoglio di alcune cose noil, interessanti i lettori, e attinend al pastore. che per do- ver d' istitulo sferza il costume, e la ^erga della disciplina hrandisce. Felice per certo e degna di bella invidia e la facolta del signer Fontana nel ritenere cosi tenacemente e neir affidare con tale sicnrezza aile sne carte gli estenipo- ranei ragionamenti del Rado ! Ma perche talnno non sia ritroso a prestargU f'ede , egli si appella intorno la realta di questa sua attitndine alle parecchie persone che hanno contezza di Ini, alle abitiidini ed agli studj suoi, ai qnali noil sarebbero conformi le teologiche dispute , i biblici coiiienti , le morali lezioni ; si appella pure alia singolare impronta di ciie e segnato lo stile del Rado ed alle coa- snete forme del suo ragionare. Per ultimo egli fa ampia dicliiarazione di garantire , come si tiene responsahile di un solo jota, che si dicesse in questo saggio medesimo introdotto die delV estinto non fosse. A noi pero e d' uopo riflettere , che quel solo jota intender si deblia delle idee e de' pen- sieri del Rado , non dei termini o delle frasi con clie i pensieri furono rappresentati; perciocche in case dilFerente non sapremmo ben conciliare colle anzidette parole un si- gniiicantissimo avverbio riferito sopra, laddoVe disse, die " vesti talvolta de'suoi stessi A'ocaboli e frasarj i concetti » del Rado. Ora appunto perclie nel presente saggio noa dobbiam supporre a quando a quando introdotta la dizione del Rado ; sara dessa del raccoglitore ; e se le idee del Rado ci vengono rappresentate ora con forme di favellare sne proprie , ora colle altriii , non sapremmo con troppa sicurezza giudicare intorno lo stile dell' autor medesimo ; se non che siamo dal raccoglitore ammoniti , che " lo stile del Rado ablDondava di neologisnii e di arbitrj taluieiite , da provarsi egli suscettibile iii conseguenza al non coniune sapere , di aumentare la lingua , come a cib fare si ado- prarono nella pura sua origine cfuei nostri primi creatori e padri della favella. >i Ci perdoni il sig. Fontana se a questa sua sentenza noi vorremmo apposta qualche niodi- ficazione ed eraenda ; ma con minor dillicoltii accogliamo queiraltro suo giudizio, che " non e la Crusca un U'ibuaal Bibl. Jtal. T. LXXI. 26 894 A P P E N D I C E. SI dispotico da disputare agl' ingegnl la liberta , costrin- gendo per esempio ua raro e pensante intelletto a mettere vincolo alle sue idee coi limiti delle regole. » Racconti moi'ali scritti per iiso del popolo della cam- pagiia e pubhlicati per ciira di Giuseppe Sacchi. — - Milano , io33, tip. Fontana. Vol. VI della Biblio- teca di ricreatioiie morale e religiosa, prig, v 11- 1 Si. Prezzo lir. austr. i. 5o. Uno stile semplice ed insieme animato , un dialogo clie spontaneamente nasce e concilia evideii?.a alle cose , non comparendo ne artilicio, ne studio di jiersuadere, una scelta di argonienti tutti acconci all' ordinario vivere ed agli usi del volgo , cai'atteri ben sostenati, un amore pel buono e pel giusto alimentato dai premj con che la virtu si coui- jjensa , ed in contrario il vizio screditato, deriso , punito: ecco i principali pregi che noi ravvisiarao in questi rac- conti. Nessuno , per nostro avviso , leggera : / vantaggL della cassa di risparmio. — Sul lusso del vestiario. — L' eco- nomia del tempo. — Sidle durezze verso le bestie. — Le lid. — La scoria di Pierino e Gian Aiilrea , ecc. . nessuno leggera sifFatti dialoglii, il quale non auguri di buon senno, che si propaghiuo essi ampiamente fra il volgo di ogni nostro contado , o che alnieno qualche tilantropo si tolga a pro- moverne la lettura fra quelle ore festive che il volgo suole tlividere sbadigliando collo stolido novellare e colle insipide risa , ora ne' sofFocanti ricetti del lor bestiaine , or sotto la scarja oiubra delle domestiche grondaje. Opere filosofiche di Francesco Petrarca recate in volgare favella. — Milano , i833 , Silvestri , di p. 3l8, in 16.", col ritratto in rame del Petrarca. Questo e il volume 33.° di altra Biblioteca scelta del Silvestri, che s' intitola di opere greche e latine , tradotte in lingua italiana. E qui troviamo aicun che a dire sul fron- tespizio, perche le opere filosoficlie di quel grand' uomo in si piccolo volume non chiuderebbonsi, e intitolare dovevasi questo Opere filosofiche scelte di Francesco Petrarca, non con- tenendo esso che tre o quattro opuscoli di quell' esimio scr it- tore, impinguati con proemj degli editori, con avvertimenti , BIBI,IOGU\FIA 1T\MAN.\. SC)5 con arnomenti a ciascun libro , can prefazioni ccc. Altra cosa die ci ha fatta trista iinpressione fii U vT^.ere (jucl- Tuomo grandissimo, quel cnltissimo scrittore , rir.ramente rigettato nel proenuo tra queUL uella media cd infima la- tiriitci , qnando il buon Gio. Alberto Fahricio si accontento di collocarlo nelP eta di mezzo, e nomino solo gli scrittori della latinita media ed infima per porsi in qualclie relazione col lessico del Du Cange, al quale ben poclie voci forni il Petrarcn , scrittore quant' altri mai terso e purgato tra i latlnlsti del suo secolo. Ne ci semljra per avventura ben chiaro , come una versione manoscritta clie porta la data del i'j'40, possa dirsi appunto di quell' eta in cui si co- mincio a tenere il mezzo Tra lo sdl de' moderni e 'I sermon prisco ; giacche perduto si era gia avanti quell' epoca, noji gia il sermon prisro , ma il cattivo gusto del secolo precedente, e molti scrittori avevano gia ripurgata la loro lingua, cd infiorato alia foggia de' jnoderni il loro stile. Dette le quali cose pero , noi converremo lacilmente cogli editor!, die buone per se stesse , fedeli e non ineleganti soiio queste Version!, benche forse ajiparir possano talvolta un pochino stentate :, die ben a proposito ad alcuni opuscoli , come a quello per es. degli uffici e delle virdi di un capitano , si e premesso un argomento', e si sono aggiunte note illustra- tive ; die le note in complesso sono pregevoli, e quali sempre esser dovrebbono , solirie , istruttive e ben appli- cate, e rinaknente die il Silvestri anclie pec questa edizion- cella merita lode ed incoraggiamento. Dlscorso per V inaiigttrazione della Societd economica delht valle di Catania^ del viceprcsidentc di essa dott. Salvature Scuderi pronwiziato iielln gran sala deir /i/fendenza di Catania il di 8 settemhre 1802. — Catania, ]832, dulla tipografia SciiUo. Opu- scolo in 8.*^ Lo stabilimento delle Societa economiche provincial! e deir Istituto centrale d' incoraggiamento e uno de' provve- dimenti imaginati per togliere la Sicilia dallo stato di av- vilimento in cui si trova. Ecco , secondo il signer Scu- deri, la precisa destinazione delle societa economiclie. " II loro scopo ,' egli dice , e quello di riunire la teoria colla 896 APPENDICE pratica ne' clivers! rami dell' indnstrla nmana , di convali- •darne i principj cogli esperimenti , di rischiararne i fatti coUe dottrine, di essere in somma come un anello di comu- nicazione tra le braccia operose che sostengono e compiono il travaglio e le persone istruite in quelle scleiitifiche co- nosccnze che lo spingono al maggior punto di perfezione. >/ Lo sviluppo di quest' idea in relazione all'agricoltura, alle manifatture , alle arti ed al commefcio forma il soggetto del breve discorso deH'autore. Nelle altre parti dell' Europa i progressi della cultura intellettuale hanno moltiplicati i mezzi di produzione ; I' uflicio quindi deila nuova istitu- zione sara di accelerare il corse della civilta nazionale per raggiungere i progressi dell' incivilimento europeo. L' idea di promovere 1' indnstrla col sussidio delle scienze e giustissima ; il fatto lia deciso dell' utilita pratica delle scienze, e d'altronde ha giii misurato la potenza dei go- vernl sulla sorte dei popoli. Rcstava pero all' egregio an- tore di determinare le condlzioni necessarie perche le scienze possano venire utllmente applicate all' indnstria , ed in questa ricerca egli avrebbe agevolmente potuto indicare altri oggetti i quali invocano una riforina pin urgente. — • Ogni miglioramento nei mezzi di prodnzione presuppone nuovi progressi nella prosperita della nazione e un aumento nelle domande dei prodotti. Dore mancano i capitali e lo spaccio delle merci a che giovera il proporre nuovi metodi per accrescere la produzione "' Raddoppiando 1' attivita , la rendjta della Sicilia sarebbe anmentata del doppio senza alcuna innovazione nei procedimeuti industrial!. I mali adunque di quella nazione non procedoiio dail' ignoranza , come in generale il progresso economico non dipende uni- camente dalla cognizione astratta di nuovi procedimeuti industriali. Nelle aspettative e riposto il principio primo jnotore deirindustria e del commercio. Dove manca questo movente le j^iii ntili invenzioui sono trascurate, ed il po- polo oppone un' indolenza invincibile ad ogni innovazione. Di fatto ogni azione siq^pone un desiderio ed una speranza ^ se il desiderio non e sorto si jiensa all' azione, se la spe- ranza manca non la s'intraprende. Lo sviluppo de' bisogni e de'desiderj e F opera della natura Un istinto irrequieto spinge di continuo ognuno a migliorare la propria condi- zione , e cio solo basta a trarre tutte le classi nei movi- mento ascendente della civilta. Per quest' istinto il lavoro BIBLIOCRAFIA ITALIAISA. Sq? tlopo la soddisfazlone clei hisogiii prinii non cessa ma anz' acquista nuove forze, s" impadronisce di niille oggetti, su- pera iiiille ostacoli, e col tempo altera tutto e contribuisce alia gran metamorfosi delP incivilunento. Ma 1" opera della natura puo essere contrariata od anclie distrutta dniraomo. Se alle speranze si oppongono o la mancanza di sicurezza o gli altri ostacoli politici qual motive potra spingere al lavoro ? Spettera quindi al governo il proteggere e Tassi- curare le i.spettative per niodo che ognuno trovi nel lavoro iin mezzo certo per soddisfare ai proprj bisogai. I popoli non invocano incitaitienti artilizlali ma protezione e sicu- rezza. Dove il governo eseguirk il suo mandato lasciando libera in tntta la sua forza la spinta della natura, il pro- gresso sara indefinito come lo sono i desiderj delT uomo. Cosi limitata la protezione del governo a promovere Tasso- ciazione contro gli ostacoli fisici e morali, sara facile di realizzare la formola dell' equita civile e Tincivilimento che viene da essa abljracciato in tntte le sue diramazioni. — Cio posto, ognuno vede che le prime cure delle Societa eco- nomiche dovranno rivolgersi a dirigere ed assicurare le aspet- tative, senza di cui la rivelazione delle scoperte del piii alto incivilimento non potrebbe accelerare d' un momento la civilta. Del resto le invenzioni non mancano dove sussiste il l)isogno e non sono troncate le aspettative. Si osservino le nazioni piii isolate senza comunicazloni , e si trovera che cia senna nello sviluppo graduato e progressive della stessa serie di bisogni produce nel suo corso la serie corrispondente delle invenzioni e delle scoperte. Quando. col difFondersi dei lumi sorgeva il nuovo bisogno della coltura intellettnale , la stampa moltiplicava i libri neU'egual modo alia China e in Europa. La tipografia inventata al- cuni secoli prima sarebbe caduta in dimenticanza o sa- rebbe stata trascurata come lo furono le arti dell' antico incivilimento nel medio evo e come lo e attualmente presso le popolazioni selvagge I'esempio dell' industria europea trapiantata in Africa ed in America. Le proposte tecnolo- giche quindi per migliorare i mezzi di produzione, e in gene- rale per tornare utili dovranno essere precedute da iin mi- glioramento nello stato economico propriamente detto. Al i-iferire dello Scuderi la facile circolazione delle proprieta rustiche, lo scioglimento dei diritti promiscui, la divisione dei latifondi merce le assegnazioni volontarie e forzose, il oqS a p p e n d I c e. censimento del benl coniunali, la riforina delle servitu pre- diali rustiche, la illiinitata estrazione del prodotti del suolo, la legge snlle acque e foi'este , quella sulla macellazione ed aspoi'tazioae del bestiaini , le scuole di agroiiomica istru- zione e la legge doganale del 3o novembre 1824 fondata sul principj di Colbert sono iniiovazioni clie hanno miglio- rato I'agricoltura ed il comnierclo della Sicilia. Quest! sono appmito gli argomeutl clie merltano di preferenza 1" atten- zione delle societa econoiuiche, e certamente resta ancora niolto a fars' sulle itnposte, suUe coniunicazloni , sui di- ritti delle diverse classi , prima di applicare 1 progress! delle scieiize fisiche all' agricoltura ed all' industria. Repertorlo legale intorno ai diritti reall e ad alcuni atd di processura dclV avvocato Qiambatdsta Pagan t. — Brescia, 1 833, />> Nel ripor- tare questa dicluarazione e nostro dovere di avvertire che 51 voto deir egregio avvocato di esser utile al niaggior nu- mero sara pago, poiclie il suo libro potra servire di co- modo mauuale ad ogni lettore digiuno di studj legali. Della jnaniera di misurare la lesione enorme Jic' con- tratti: opera dell abate Marco Mastrofini. — Roma, 1833, tipografia delle belle arti. In 8.° Non ci lia dubbio die I'argomento della lesione ne'con- tratti e stato niolto nialnienato dagl' interpret! della legge degli ultimi tempi, per cui gran confusione e clamore 11 e provenuto al foro. II Mastrofini, nome cliiarissimo nella re- pubblica letteraria per tanti altri suo! libri, v! ha sparsa sopra una gran luce colla perspicacia del suo ingegno e colla forza del suo ragionare. Prendendo egli ad esarainare niBLIOGUAFIA ITALIANA. 899 la legge relnt'iva del codice Giustinianeo coi liiml della na- tiirale equita , e con nn metocio ed uno stile assai di- Terso dal forense, diinostra in questo sno libro , giusta il retto pensai-e degli antichi e contro rabiiso invalso dei trihunali, clie tanto il venditore die il compratore trovano il medesimo freno ed 11 medesimo appoggio nella suddetta legge. Imperocclie iiicomincia pel venditore la lesione detta enonne, (juando abbia ricevuto nieno della meta del prezzo vero della cosa coiitrattata , ed iiicomincia egualinente pel compratore qiiando al)bia dato piii di una meta sopra il prezzo vero di una cosa contrattata; e non gia quando 11 compratore abbia dato piu del doppio di esso prezzo vero, come i modernl in gran parte presumono senz'alcnn titolo. Egll in somnia sostiene una perfetta reciprocita di dovere e di dirltto tanto nelPuno cbe nelPaltro dei contraenti; e partendo sempre dal nicdeslml principj parla opportuna- mente del contrattl di appaiccchio, delle permute, del vl- tallzj, delle vendite con patto di redimere, e concliiude cbe la lesione enorme per natnra lo e egualmente pel vendi- torl e compratorl , locatorl e condnttori ecc. , ogni qual volta si da o si rlceve una meta al disotto o al disopra del prezzo vero della cosa contrattata Lo SpcUatore del Vcsuvio c de Campi Flcgrcl. Glornale compilato dai signori F. Cassola e L. Filla. Fa- scicolo primo, composto di tre niimcri. Lnglio a di~ cembre lUSa. — Napoll , dai torchj del Tramatcr ( Ved. V annuazio , Bihlioteca Italiana torn. 60 , pag. 382, die. I (S3 2). II Vesuvio, vulcano frequentemente in azione e con varj gradl dl energia, variatissimo ne' suol prodotti, facilmente accessiljlle e sltuato nelle plii felicl condizionl per essere studlato , e dl continuo visitato da' curlosl e dai dottl. Ma noji basta una dlmora temporanea e passeggiera a fame glusto studio, e fra'l nuiiieroso stuolo dl dotti non napo- letanl die hanno pubblicato lavorl Intorno al Vesuvio, non v'ba die 1 signori Hamilton, Tliomson e Breislak die ve- ramente hanno arricclilta la serie delle nostre conoscenze su questo vulcano, per la ragione die quest! tre natura- listi fissarono per Inngo tempo la loro dimora nelle falde 400 A P P E N D I C E del medesimo. Qnlndi lo studio del Vesuvlo spetta propria- niente agli abitanti di Napoli , e in vero senza rimontare al di la del secolo corrente, non si puo far a meno di noil amniirare i nobili sforzi e le generose cure che alio studio suddetto hanno consagrato gli illustri napoletani- Dnca deila Torre, Ramondini , Rnggiero, Monticelli e Co- velli : e se un acerbissimo fato noa avesse nel verde degli anni suoi rapito quest' ultimo, la scienza de'vulcani avrebl^e tra le sue mani non piccolo passo fatto nel sentiero del perfezionamento. Non conviene pero dissimulare che lo stu- dio dei fenomeni e prodotti del Vesuvio maggiore attivita ricliiederebbe per parte dei naturalist! napolitani, e soprat- tiitto una pill grande coinunione di sforzi:, ma ora appunto congiunti insieme i signori Cassola e Pilla, cui spettano i sensi e pressoche tutte le parole sin qui riferite , si pro- pongono d' impiegare alio scopo suddeito tutta la loro at- tivita , e consegnarne i frutti al Gioruale che hanno preso a pubblicare , i primi saggi del quale ne danno argomento del pregio di tali frutti, e del vantaggio die la orittogno- sia, la geognosia e la geografia fisica saranno per trarne. Comincla il Giornale con la narrativa di un' escursione fatta al Vesuvio il giorno 5 luglio i83a. Essa porge una minuta descrizione dcUo stato del cratere del Vesuvio , oil' e pero preceduta da un quadro degl' importanti can- giamenti avvenuti nel cratere stesso da poco piii di un anno e mezzo prima del tempo dell' escursione. Dopo de- scritto il cratere trattengonsi i signori Pilla e Cassola a ragionare de' prodotti die vi riscontrarono , dividendoli nel fame esame in quattro classi , cioe lave in correnti ed in inassa, sostanze rigettate, sostanze saline, sostanze vo- latili e gasose. Quanto alle lave fanno il racconto de' loro caratteri fisici, mineralogici e diimici, e trovano che prin- cipali componenti ne sono F aniigeno e il pirosseno. Tra le sostanze rigettate, che in massiiiia parte se non in tutto componeansi di scorie globolose di color nero di ferro , descrivono le piii singolari per la loro forma non meno che per la loro struttnra. Vengono poscia alle sostanze saline di cui espongono i caratteri e la iiatura determi- nano, avvertendo in proposito che uno degli spettacoli piu piccanti che offra 1' interno del cratere del Vesuvio si e il tappeto di sostanze saline di cui si ricopre la siiper- ficie del suo tavolato, non che delle eminenze che lo BTBLIOGRAFIA ITALIVNA. 40I intersccano, il qual tappeto, atteso 1 snoi gal e variopinti colori , forma il piii bel contrasto col fondo nero cnpo cU tutto il cratere. Parlano in line delle sostanze volalili e gasose, che uscivano da parecchi fumajuoli in piena atti- vita ; uon altro gas svolgevasi da kili fmriajuoli tranne Pidroclorico, ma questo esalava anclie da parecchie cre- pacce, massime da quelle aperte in luoglii la cui tempera- tura era in alto gi-ado elevata. Mentre i signori Cassola e Pilla erano in procinto di dare in luce il primo numero del loro Ciornale , in cui contiensi il racconto dell' escursione suddetta , il Vesuvio passando dallo stato di riposo , in cui era giaciuto per lo spazio di circa quattro mesi , a quello di attivita , lia operate un' energica eruzione la quale incominciata nella mattina del 2 3 lu2,lIo si e spenta totalmente nel giorno 16 agosto (1832). Quindi ne eliber motivo tre escursioni de' suddetti Cassola e Pilla fatte ne' giorni i, 9 e 16 agosto, la relazione delle quali occupa il secondo numero, e por- zione del terzo. II vulcauo dal giorno 16 agosto sino agli ultimi di settembre giacque in perfetto riposo ^ ma comin- cio in appresso a commuoversi novellamente, e seguitando giunse a versare da un de' lati una piccola corrente di lava. Quindi per osservare questo nuovo fenomeno, come anche per esaminare lo stato interno del cratere dopo I'avvenuta eruzione, fecero i signori Cassola e Pilla una quinta escur- sione al Vesuvio nel giorno 17 ottobre (di cui danno rag- gnaglio nel numero terzo ), avendo in essa a compagno il dottor Danzi , assistente alia cattedra di Storia naturale neiri. R. Universita di Pavia , da cui udimmo piena con- ferma delle cose da' suddetti narrate. Un'altra eruzione an- cora pill vigorosa di quella deU'agosto avvenne nel dicem- bre, comlnciando il giorno 16, termlnando il 25. Questa e stata una di quelle che porgono tutta quanta 1" oppor- tunlta di poterle studiare sul ci2;lio stesso del cratere, cio che da nol, dicono i due compagui naturalisti, scrupolo- samente si e praticato. Daremo opera, cosi continuano , ne' numeri seguenti a narrarne i particolarl, ed a far co- noscere le osservazloni che abljiamo avuto 11 destro di raccogliere. Tnrnaiido allc relazionl risguardanti reruzlon dell* agosto (i832) avvertiremo com'elle sieno accompagnate di osserva- zloni meteorologiche fatte in tempo dell' eruzione stessa , e di 402 \ r P E N D I C F. un esame tle^ suol prodotti. Qnanto alle prime e a sapersi clie oltre alle osservazioni nieteorologiche quotidiane rac- colte neirOsservatorio di Napoli durante reriizione, trovansi rapportate alcune notlzie sui fenomeni meteorologici di maggior rilievo clie «i sono manifestati in diverse parti del regno e ne' dintorni del Vulcano. Quanto al secondo, cioe air esame de' prodotti , annunciamo esser condotto coiile qnello precedentemente accennato , cioe in guisa clie tratti ordinatamente degli oggetti seguenti , lave, sostanze riget- tate , prodotti delle sublimazioni e delle chiiniclie rea- zioni , sostanze volatili e gasose. Tra i prodotti ultima- mente menzionati il cloruro di sodio e stato, non diversa- mente dal consueto, il piii abbondante, il cloruro di rame e stato fra tutti il piu vago ?, raccolsero inoltre gli autori tina sostanza stalattitica al tutto particolare , e ne fecero la chimica analisi. Dentro i fumi di un fumajuolo scoper- sero il cloruro di piombo , e trovarono che il gas acido murlatico non esalo dal vulcano in tempo dell' eruzione , ma ne scaturi dopo di essa copiosamente , sicche il fumo clie veniva espiilso dal cono interno e dai fumajuoli del tavolato non si poteva senza molto pericolo respirare. Dalle cose narrate ognun riconosce quanto qnesto Gior- nale si diversiiiclii da ogn"" altro conosciuto e per il sog- getto, e perche i compilatori ne raccolgono materia a trat- tarlo, non dalle altrui , ma dalle loro pro]>rie faticlie. II soggetto II e i mportantissimo per propria grandezza e mae- sta , e per esr.er atto , se attento studio se ne faccia , a molto contribuire a'progressi della geologia e d'altre scienze naturali. Un tal soggetto , cioe i fenomeni e le operazioni vulcaniche , in niun luogo piii comodamente e con mag- giore assiduitk puo contemplarsi di cpiello die in Napoli eve gli autori hanno fissato il soggiorno. Questi poi, abili nella orittognosia, nella geognosia, nella chimica, pronti alle chimiche analisi , gia per molta pratica esperti osservatori delle operazioni vulcaniche ;, mossi inoltre da quello zelo che non conosce fatica e vince le difiicolta , che si tra- sfonde anche negli scritti con parole animate dalla gran- dezza e belta degli spettacoli della natura ; sifFatti com- pilatori crel novello Giornale vanno certamente muniti di cjuelle doti che a ben condurlo convengono. Dimandano per altro anche T altrui ajuto e consiglio , e massime rlie loro sia suggerita 1' idea di quelle sperienze , ricerche e BIBLIOGRiiriA. ITALTANA. 4C3 osservazloni, che potrebbonsi opportunamente istltuire siil Vesuvio. e che non pertanto fossero per isfnggire al loro spirito. Si propongono inoltre , come gia dissero nel ma- nifesto deir opera , di dare In essa notizia del lavori che sul Vesuvio e sui campi Flegrei pubblicheranno i dotti naturalisti che alia giornata recansi a visitare le dette classiche contrade ; e nel numero primo danno contezza tji un' opera relativa al Vesuvio cosi intitolata : Vues da Vesuve avec un precis de ses eruptions principales , depuis le commencement de I'ere chretienne jusqu'ci no s jours, par Jean Auldjo. Naples i83a. — Bello ci parrebbe che il Giornale de'signori Cassola e Pilla fosse ornato di tavole lltografi- che rappresentanti i principali spettacoli Aulcanici che vi si descrivono , ma, non che Ijello, necessario ci sembra che sia muiiito di una rappresentazione topografica de' contorni del Vesuvio, affinche il lettore che non n' e pratico, possa alia meglio tener dietro agli autori che ne fanno si fre- quente soggetto di lor narrazione. PerrJie? Pcrche . . ., o sia spiegazione del piii comuni ferioineni delta natiira. — Firenze , i83 >, tipogra- fia della Speranza. In 24.*^ dip. 142. Grazioso ed elegante libricciao, desunto " dal Memorlale di meteorologia di M. Fellens , al quale pero souo state fatte notabili illustrazioni. i> Esso contiene as:!ai piii che duecento Perche ? scelti con molta avvedutez za , e tutti concernenti ai fenomeni della natura piu comun'l , e quindi piu generalmente interessanti. Ciascuuo poi dei detti Per- che.? e seguito dalla rispettlva breve risposta , stesa con vocaboli che nulla sentono deirausterita della sciienza. Per la qual cosa a noi sembra che quest' operetta possa costi- tuire un buon preseute pe' giovlnetti lodevolmenti; curiosi, e che possa trovare grata accoglienza presso le stesse signore. Per darne un' itiea trascriveremo alcuui degli accennati Perche? — Perche le bottiglie di vetro piatte de' viaggia- tori si rompono qualche volta bevendone il contenuto ? — Perche un braciere ardente si spegiie, esponendolo ai raggi del sole d' estate' — Perche un uomo grasso nuota piu facilinente di un magi'o ' — Perche i gatti si i'jattano le orecchie colla zampa quando vuol piovere' — Perche dal fondo di un pozzo vedonsi le stelle in pieno giorno? — 404 APPENDICE Perclie qnalche volta vedonsi i lampi senza udire il tuo' no' ecc. A tutti qnesti Perche? ne aggiugneremo uno anclie noi. Perclie noii abbiamo iudicata qnalche menda del libro ? Perche a cio suppliscono in parte alcune annotazioni che si riscontrano in fine, e perche n' e semlirato indiscrezione il ricercare minntamente nn' operetta cosi gentile. Non pos- siamo pero dispensarci dal dire che il desiderio di maggioi* esattezza in alcuni luoghi si fa forse sentire un po'troppo G. E. F. Sagglo analidco-chimico sopra i colon minerali, e sid modo dl procurarsl gli arf:efutd, gli smald e le Ver- mel, di Lorenzo Mjrcucci, accademico d onore di S. Luca , con osservazioni fatte dal mcdesimo sopra la pratica del dipingere a olio tenuta ne migliori tempi dalle scnole fiorentina , veneziana e fiamminga , con note di Pietro Palmarolt , ristaaratorc di qua- dri andchi Terza edizione con tavole e figure. — Milano ^ 1 833, Silvestri, dipag.2.'76, in 16° Lire 3 austriache. Ella e qtiesta una delle operette pubblicate dal Silvestri a corredo della sua Biblioteca scelta di opere italiane and- che e moderne, della quale forma gia il volume Sao. Essendo essa la terza edizione del Saggio del slgnor Marcucci sopra i colori minerali ecc. , del quale diconsi esaurite le due prime del i8i3 e 1816, ci dispensiamo dal ragionarne estesamente. Alcuna cosa tuttavia avremmo a dire su quel titolo di anaUtico-chimico attribuito al Saggio nel frontispi- zio. Se si dicesse conipendioso , noi saremmo d'accordo; ma nel senso dei chimici analitico non lo I'avvisiamo, ve- dendovisi accennate brevemente e imperfettamente alcune poche analisi, che plii ampiamente esposte, non avreblDero potuto capire nel libro. Dopo un avviso del tipografo, una dedicatoria dell' autore a suo padre , un discorso prelimi- nare in cni si parla deH'origine della pittura, delle ricer- che degli alchimisti, e dei metodi tenuti dalle diverse scuole nel far uso dell' olio e della vernice , ed una lunga intro- duzione , nella quale si accennano le princlpali operazioni chimiche , la divisione de' corpi natiu'ali coUe loro affiiiita BIBLIOCnAFlA ITAMANA. 4o5 rispettive, i gas, gli acicli e gli alcali (e nella quale nol incontentabili vorremmo vedere alcuue sostanze nieglio de- finite), coniincia la prima jjarte del colori rninenili e futcizj ; e qui ancora ci I'icorre uu dubljio , che in noi surse al vedere il frontispizio. Accennandosi in quelle i colori mine- rali , ed il metodo di procurarsi iili artefatti , e parlandosi nel tito'o di questa priuia parte dei colori mineraU e fat- tizj , ognuno crederebbe che si dessero colori niinerali non artefatti, o nativi, e di questi se ne danno, benclie assai di rado ; uia non se ne fa quasi parola ncl Sas^nio, e solo si tratta degli ossidi metallici, degF inchiostri, degli azzurrl, delle ocre, dei liipis o delle matite, della Ijiacca, del niiiiio, del litargirio, del verderame , del cinabro, del porporiiw , o oro musivo , deWa. porpora di Casiio, ecc, poi dei Ijitunii (clie poco o nulla abliisognano di artifizio e di preparazione ), del bianco di calce , della scagliuola, della allumina, degli smalti di varj colori, ecc. La jjarte seconda versa sui colori vegetabili fattizj , sulle vernici ed altri pro- dotti del regno vegetale utill alia pittura , ove si tratta delle lacche, delTindaco e d' altre fecole , delle gomme, degli olj, della cera , delle vernici, dei carboni e delle ceneri. La terza indica i colori animali fattizj , le colle , le tempcre^ o i glutini animali uniti con altre sostanze, poi i pennelli, dopo di clie seguono le osservazioni sulla pratica di dipinsere a olio di diverse scuole; e qui vediamo, mas- sime nelle note, qualche nuova idea, giacche in tutto il libro non ci sembra di vedere se non clie un estratto di alcune opere francesi, di Montamy , di JBrongninrt, di Cha- ptal, di Pelletier, di Bouillon la Grange , ecc. Domanderem- mo, se ci fosse lecito, all' autore o agli editori , perclie sia staccata dalle gomme e riferita in separato capitolo la gomma lacca; quali sieno i carboni di nocchie, e die cosa sieno le nocchie, nominate anclie nolFindice, giacche quella voce non si trova ne'nostri dizionarj ^ perclie si cbianii con pretto franciosismo stil di grana il giallo santo , clie inutilmente si insegna a trarre dal legno giallo del Brasile, mentre lo stil de grain dei Francesi si ricava pi it comoda- niente dal Rhamnus catharticus di Linneo , o spincervino. Ma non intondianio con queste osservazioni di defraudare della del)ita lode il Marcucci, ne di scoraggiare il Sihestri clie ha riprodotta quell" operetta , giovevole senza dubbio ai pittori che poco in addietro curavansi di conosccre la iiatura delle bostanze clic tutto giorao adopcravano. ^06 APPIiNDlCE L' unica tavola in rame aggiunta a questo llbro contiene la delineazione a seniplici contorni di alcuni vasi ed ap- parecchi distillatorj , che noi crediamo inutile per quelli che sono iniziati nei priucipj della cliimica, ed insuihciente per (juelli che- non ne hanno alcuna idea. Bossi. Sugli Smalti. Lettera dl Cesare Cantu. — Mllaiio , l833, presso Branca e Dupuy, llbraj in contrada dl S. Paolo n° gSo ( dalla tipografia e llbrerla dl Felice Rnsconl) In contrada del due Muri n° 1(j33, dl pag. 32, in 8*° Eellissimo libretto, sia per lo stile elegante con cui e scritta questa lettera ad una coltissinia signora, sia per la materia die vi si tratta , sia per Y edizione eseguita in buona carta e con nitidi caratteri. La caducita delle pit- ture , inassime sulle tavole e sulle tele, giustamente deplo- rata da quella signora, come diede ne' secoli passati motive alia ricerca di mezzi piu solidi e pid darevoli per rap- presentare in pittura gli oggetti, cosi porse argomento alio scrittore della lettera di versare su quella materia, per se Svjessa curiosa ed interessante. Nell' applaudire cli' ei fa alle savie osservazioni della signora, e nel confermarle cogli esempi del deperiniento di molti celebri dipinti, ci fa mara- viglia, come senza allontanarsi dalla patria nostra non abbia egli menzionato a tutta prima il Cenacolo di Leonardo , vit- tima non tanto delie ingiurie del tempo, quanto delle ofFese portate a quella grand' opera da mani imperite. Ma forse il signer Cantii non ne fece parola in questo luogo , perche tornare doveva in breve sulla copia di quell" opera , ese- guita in musaico appunto ad oggetto di perpetuarne la ricordanza. II nome chiarissimo dello scrittore della lettera e 1' inipor- tanza della materia ci hanno mossi a stendere con mano dubitativa alcune brevi osservazioni, che sottoponiamo al suo giudizio, e che giammai potrebbero in alcun modo diminuire il merito dell'opuscolo, gia da noi annunziato come degno di lode. — Tra i modi di perpetuare i colori si annoverano ben a ragione il musaico, le pitture sul vetro, sulla porcellana e sullo smalto. SuUo smalto propriamente non si dipign«: ma bensi cuopresi con colori di smalto una superficie metallica. BlBLIOGRAFIiV ITALI\NA. 407 come Tautore stesso viene a dire in seguito , e per questo i lavori di quel genere piii comunemente si chiamano smalti , e pitture di smalto , o in ismalto, clie non siillo siimlto. — Ben descritto in poche parole e 1' ariilizio dei musaici ; ma a proposito di quelli eseguiti in Italia nei mezzl tempi potevano citarsi quelli dell' antica cattedrale di Torcello, nnteriori a quelli di S. Marco di Venezia. Cosi nell'accen- nare gli smalti per inusaici che si traggono da Roma , in vece di dire che in parte si raccolgono da avanzi de' la- vori antichi, in parte 5e ne coloruno di nuovi , si poteva dare una succinta idea di cpielle paste vetrose , e partico- larmente di quelle che si preparano per uso de' mosaic! sotto il nome, volgare in Roma, di pasta filata. E si po- teva pure aggiugnere a conforto dei Milanesi, che sebbene sia stata distrutta la scuola di quell' arte, fondata dal va- lente signer Raffaelli, alcuni suoi allievi lianno date innanzi air I. R. Istituto Italiano prove evidenti della perizia da essi acquistata nella composizione di quelle paste , e fino del cosi detto porporino , die altre volte credevasi un se- greto privativo dell' alma citta. — 11 colorire i vetri c aji- iico quanta il farli (pag. B). Questo pito forse ammettersi; ma questo non prova 1' antichita delle pitture sul vetro , trovandosi solo le piii antiche nei vetri illustrati dal Buo- narroti e dal Clampiiii; altronde gli smalti trovati negl'in- volti delle mumraie egizie sono stati da molti riguardati come porcellane, anziche vetri colorati. — Nell'annunziare le diverse mauiere di plttura sul vetro (alia pag. medesi- ma) si accenna quella che fassi applicando sul vetro bianco un colore trasparentf. Questo si fa benissimo impiastriccicando il vetro con sugo d'aglio, o altri sughi tenaci che formano un intonaco al vetro, o una base al colore; ma questi non possono riguardarsi come pitture durevoli, da aftron- tare i secoli , benche ne rimangano tuttora alcune fatte nei secolo XVI alle qxiali applicavasi dietro la lastra di vetro , e guarentivasi da poi con una sottile lamina di piombo, nientre la pittura vedevasi suUa superlicie opposta. Questo non aveva punto die fare cogli smalti. Alcune postille troviamo pure necessarie alia seguente pag. 9. Vi si dice potersi ottenere nei vetri gran varieta di colori , vedendosi non per riflessione , ma per rifrazione. Questo non ci sembra troppo esatto , perche il vedersi gli oggetti dipiati per rifrazione, auziclie per riflessione. 4o8 APPENDICE Inflnisce piuttosto sulla lucentezza, sulla vivacita, suUa in- tensita dei colori , clie noii sulla loro varieta. ■ — Ci ha poi fatto maraviglia il leggere dopo poche linee, che i colori piii felici sul vetro sono il carmino , o porpora , i rossi , i rasa , ecc. Se si voile con questo indicare che tra i colori piu belli e quello del carmino, noa vi ha diflicolta ^ ma la nuda idea dell' applicazione del carmino sui vetri che debbono cuocersi, potrebbe indurre in errore qiialche ar- tista, perclie il carmino e colore aniniale che si trae dalla cocciniglla, e i soli colori minerali , non mai gli animali e i vegetali, resistono all'azione del faoco. Lo stesso dicesi della porpora, se si intende parlare di quella degli aniichi tratta dai murici, o di quella di alcuni moderni, tratta da alcuni vermi marini, egualmente inapplicabile ai vetri che si colorano coU' azione del fuoco : potrebbe dunque inten- dersi clie sotto il nome di porpora si trattasse del colore purpureo; raa anche in questo caso e d'uopo avvertire , che il cav. Rosa ed altri dopo di esso provarono all' evi- denza essere tutt' altra cosa la porpora rossa degli antichi dallo scarlatto, dal carmino , dal chermisino e da tutti i colori traiti dalla cocciniglla. — Cos! non crediamo di poter ammettere in generale I'asserzione die i gialli moderni a distinzione degli antichi divengono opachi ; di fatto lo scrittore della lettera accenna in appresso alcuni moderni lavori, nei quaU fu ammirato il giallo dorato, formato colPossido di pioinbo, che al pari di noi gli antichi ado- peravano. Alia pag. i o , giova avvertire che il celebre Wedawood appunto concepi Tidea di contraffare i vasi Etruschi , perche gia si erano avanti la meta del passato secolo simili contraffazioni tentate in Italia, ed una di esse si era perJino introdotta nella R. galleria di Capo di ]\Ionte, benche i poveri falsiScatori Italiani mancassero dei mezzi che a dovizia posscdeva il iiguUno artista peritissimo del- r Inghilterra. — Alia pag. 1 1 , poteva notarsi che non solo trovansi nei cimelj delle chicse antiche chiodi smaltati , ma altresi jtlcune paci , ed altri lavori in ismalto anclie con diversi colori. — Cosi giova avvertire die i vasi della spezieria di Loreto, e molti di quelli usciti dalle faljbriche di Casteldurante e di Urbino, dipinti in gran parte sni disegni di Giulio Romano , non sono ordinariamente mono- cronuitici , ma avvivati spesso da bcllissiir.i colori, che finno j.-isaltare il merito deile ben intese composizioni. Moiiocro~- BIBLIOCRAFIA ITALTANA. 409 matici in gr.in parte sono bensi gli smalt'i die in gran uumero si eseguivano in qaella eta nella Germania, quasi tutti siii ilisegni di Alberto Durero. Se parlasi di disegno corretto, certamente non se n' e vednta niai traccia sulle anticlie porcellane della Cina ^ ma alcune veggonsi pero dipinte con cjiialche letit:iadria: nioite ne ha fatte rappreseiitare in tavole in rauie un Tedesco^ che coiuinciato aveva a pubblicarne una raccoita , e basta gettar Tocchio sulla mascberata dipinta su di un piattello clie trovasi tra le tavole unite all' Jntroduzione alio studio delle belle arti del dises:no , publjlicata nel 18 17 dal signor Giuseppe Vallardi , la quale non manca di Ijrio, ne di leg- giadria, massinie nelle teste e nelle diverse niovenze. — Avvertiremo jjure , che la porcellana cbe anticamente fa- cevasi alia Cina, tutta rossa, era biscottata e priv^a di ver- nice, benche sovente ornata di bassirilievi , e che alcuni dei vasi piii antichi verniciati sono di color verde , pro- dotto coll'ossido di rame. — Tra le fabbriclie di porcellana europee potevano noniinarsi con onore cpielle di Berlino e di Monaco, come tra le itaiiane j)otevano pure ricordarsi quella dei marchesi Ginori presso Firenze, qnella sostennta per qualche tempo a Vinovo presso Torino dal eel. cliimico Gioaunetti, e le due che da poco tempo cessarono in Ye- nezia, dalle qnali uscirono in quantita lielbssimi lavori. — ]Ma se in generale // fnndo di (pieste porcellane, come dice r autor della lettera , fosse una fritta di un uiisto d' alcidi fisso, e di pietre vetrificabili . non si otterrchbe mai se non che una porcellana vetrosa, come que!le di Venezia ed alcun' altra ( specialmente delle comiini e poco costose di Parigi ), non gia una porcellana refrattaria , come rpielle di Sassonia , di Sevres, di Vienna, di Napoli, del Gioan- netti ecc. Avremmo amato di trovare nella lettera questa distinzione, tanto piii c-ie si era parlato nella pagina pre- cedente degli elementi della porcellana cinese , la t[uale e tutt' altro clie una fritta vetrosa , come sono tutt" altro le porcellane refrattarie europee ; e quella distinzione sarebbe riuscita grata e giovevole agli artisti e agli amatori tli quelle stoviglie. Non defraudereuio di un aiiisto tribnto di lode la storia della pittura in ismalto, !)revemente deliiieata da'la pag. i5 ill avanti : nella quale pero si sarel)be poluto far qualche cenno degli smaltatori iuiliani che liorirono nel secolo XVI, BUd. Ital. T. LXXI. 1- 4tO A P 1> E N D 1 G E alcuni dei qnali sono i-ammentati dal Vasari , dal Jlidolfi. ecc. Certo e clie in quel secolo moltissimi smalti specialincnte sul rame si lavorarono in Italia, come lo provano le iscrizioni, i niotti e i diversi caratteri, aggiunti specialmente a varie teste d'' Imperatori , di Papi , o di altri principi :, quegli smalti pero erano quasi tutti nionocromatici o eseguiti seinplice- niente in chiaroscuro, Non possiaino poi trattenerci dal far eco agli elogi giustamente fatti nella lettera ai talenti ed alia instancabile operosita del signor dottore Bagatd Valsecchi , che ginnse tra di noi a ripristinare quell' arte , se non perduta , almeno caduta in languore dal 5oo in avanti , e saggi niirabili ne produsse nelle pulibliche espo- sizioni delle belle arti e dell' industria nazionale , cosicche recentemente fii onorato del maggior premio nell' ultima distribuzione fatta quest' anno in Venezia. Ci compiaciamo quindi sonimamente clie 1' amicizia del Bagatd per lo scrittore della lettera abbia potato dar campo a quest' ul- timo di seguitare da vicino il suo artifizio, i snoi metodi, onde poterne rendere in breve tin conto esatto , fruituoso certamente per chiunque A'olesse apjilicarsi a qucsto nobile non meno die laborioso esercizio. Qnalche difficolta ci fa nascere quella qualificazione di naturale data al cinabro, clie dee combinarsi col quarzo calcinato e con altre ma- terie nella composizione degli smalti, perche, se si intende sotto quel nome il cinabro nativo , questo e rarissimo in natura , e in commercio non si trova se non che il fattizio j ma forse si voile indicare con quel nome il cinabro pre- parato nel modo ordinario e piii comune , non quelle conosciuto sotto il nome di cinabro di fuoco. Alcuna cosa sareblje a dirsi anche sulla derivazione dei colori dei di- versi ossidi metallici, perche noi abbiamo veduto suUe porcellane un icrde vivo tratto dal cromo, come un verde cupo tratto dal rame, e un bel rosso, non il solo bruno cupo, tratto dal ferro anche in poca quantita, come dalle argllle bolari dal ferro colorate. Cosi la dove s'insegna che il fondente opportune a mescolarsi coi colori dello smalto e il vetro , poteva aggiugnersi che da molti pra- tlci si preferisce nell' uso il vetro bianco risultante dal j^olverizzamento delle piu esill ampolline, o boccette degli speziali , che si trova essere il piii puro ed il migliore fondente. I\Ia con queste osservazioni non pretendiamo di voler fare da maestri, che anzi le sottoponiamo al giudizio BIBLIOCRAPIA ITALIANA. 4I I del signer Contii e tlell' amlco sno il signor Bagatti , av- vertendo clie proposte non le abbiaino, se non per pro- vare il conto altissimo in clie teniamo quest' opuscolo curioso ed istruttivo, ed il suo autore gia nolo per altre belle produzioni. Bossi. ^ Memorie mediche del dott. G. Francesco CinELLi. — Brescia, i833, per Q. Venturiiii tipografo , in 8.°, di pag. 168. Lire a austriache. Cinque sono queste Memorie lette gla dali'autore nelle adunanze deirAteneo di Brescia cui e ascritto. La prima porta a titolo : Sa2gio di iin prospetto clinico-mcdico delle malattie curate neW ospedale maggiore di Brescia V anno 1827, parte prima, delle febbri. In essa viene rapportata in iscorcio la storia dei sintomi delle febbri intennittenti , delle continue o piressie, delle reuiaaticlie , cutarrali, saburrali, non che di una fehbre etica mesenterica; e il metodo curative che i signori dottori Bonetti, Belnschi ed Alberti, medici primarj di esso spedale vi adoperarono. II sig. dott. Girelli tiensi con coloro cbe non amraettono febbri essenziali, feb- bri male per se, da alcune intermittenti in fnori, ma vo- gliono cbe dipendano da speciali llogosi, delle quali non sa- rebbero che I'espresslone. Cio ammesso, noi non sapremmo perche si voglia fame una classe di nialattia a parte, a vece di rapportarle tra I'altre infiammazioni co' rispettivi nomi, tanto piu clie anche queste ordinariamente non vauno senza febbre. Osservnzioni anatomico-patologiche intorno ad alcune in- Jiwnmazioni occulte del pohnoiit : lettera al signor dottore Stefano Giacomazzi. — Espongonsl con tutta ingenuita cinque casi di mnlattia andati a mal termlne , e in sugli apparenti sintomi giudicati tutt^alt'O di quelle che la sezione del ca- davero poi diinostro in realta fossero. Donde il signor Girelli conchinde che " mortali infiammazioni di polmone ( poiche di questa natura si riscontrarono quelle malattie ) ponno esistere talvolta sotto le apparenze di disfagia , di enterite, di leggiera emoftisi senza febbre, di febbre infiam- matoiia semplice e persino d' intennittente- » Nella c(ual sen- tenza non sapremmo se i sommi pratici potranno del tutto convenire; posciache ella poti'ebbe for s" anche procedere da errore di diagnosi. Pur troppo iii meditina intcrviene: 412 APPENDICE. che alcuiii plii apparent! fenomeni, e certe rilcvanti coiii- plicazioni ginngano talvolta ad illudere e ridmre a noii far conto clie di loro, mentre vi ha ben altre importanti lesioni d' organi essenzialissimi della vita, die sordaniente van questa minando, e clie solo la profondissiina ed annos.i pratica puo farle ravvisare. S' aggiugne poi che anche le simpatie possono trarre in inganno iiitorno la vera sede del male. Di presente pero le infiammazioni di petto per co- verte che corrino, non possono si di leggieri celarsi a chi le rintraccia col plessimetro e collo stetoscopio. Cenni intorno ugli umani ermafroditi e storia di un nato di dubhio sesso con alcune question' medico-legali . — Rifcriti in brieve i diversi pensamenti intorno Tesistenza delTer- mafrodismo e libratene le rispettlve ragioni, il sig. Girelli conchiude " clie non esiste ne puo esistere il perfetto er- mafrodito. >> La natura di qnesto Giornale non perniette di recare la descrizione delie morbose defonnita dei geni- tali del neonate, per le cpiali sorgeva il dnbl)io del sesso, che pero dietro attento esaine per indnbbie ragioni il no- stFO dottore ebbe chiarito feniinino. E in attenenza a tali deformita parve a lui poter piantare e delinire certe qne- stioni medico-legali di alcnn moinento. Era quell' individno idoneo a protrarre la vita e a divenire adulto ' — Sarebl^e riuscito abile a procreare '' — Ed ove inabile I'impotenza sarebbe assoluta, perpetua, incurabile o relativa, jier a tempo e guaribile? — Se guariliile per I'opra di chirurgo, fia lecito al genitore ordinare ed al chirurgo eseguire operazione o mutilazione al fine di agevolare una funzio- ne, che sebbene di altissima iniportanza , pur non e es- senziale alia vita? Prospetto clinico-medico dei peUagrosi curad neW ospedale maggiore di Brescia negli anni 1827-1828-1829, ed osser- vazioni medico~pratiche sulla pellagra. — Diligente fu il sig. Girelli neirenumerazione de' diversi sintonii presentati dalla pellagra, la quale stando a questo prospetto, cola mieterebbe pill vittime che non tra noi. Ei voile altresi largheggiare di erudizione, nelia quale per altro pare a noi che non si sia forse senipre bene apposto e che riinanga desiderio di alcun noine d'autore che intorno al male in dlscorso eljbe scritto non senza applause e clie qui venue lasciato da banJa. Per cio poi che concerne la causa della pellagra ve- diamo giudiziosainente Hbrata e ribattuta Topinione che la BIP.LlOGRAFtA ITALIANA. 4l3 fa dipenclero esclnsivamente dal pane di zeanuiiz cattivo ed agro. E meiitre conveniaino col sig. Girelll die essa opi- nione pertiene alio Zanetti e noii al sig. doit. Ti'iberti, il quale eijbela rimessa in cauipo non ha iiiolto , senza pur citarlo, ricoidereino die di mezzo alio Zanetti ed al Triberti sono niolti altri e piii speclalmente il sig. dott. Alberico Cerri con un sue articolo inserito in questo stesso Giornale nel setiembre deiranno 1824 (V. torn. 35." pag. 370) iii- titolato Causa e rimedio sicuro della pellagra. Noi non sa- jiremmo infine come si possa reggere 1' idea di avei'e " per condizione patologica primitiva nella pellagra Tato- » nia o stato di controstimolo del ventricolo e del tubo n intestinale, .... pel quale ne nasce indebolimento delle " forze deir infermo e ne scema la vitalita, ed in egual » iiiodo e proporzione s' impoverisce il nutrimento di ogni " orgaiio e sistema del corpo umano » e die da questa condizione dell' organismo vivente ne debba in progress© surgere " un processo di reazione vitale die ascende yi prontamente al grado d' infiammazione e die spesso e tanto >/ inaggiore e p'lii ostiiiato quanto piu grande e 1' impove- >» riniento vitale delle altre parti e 1' universal debolezza. » Vero languore viiale, e accresciuta azione nei moti della vita non jjossono andar assieme , die uno esclude 1" altro. Storia d' un' idrofohia umana con osservazioni. — Egli e pur troppo verita sconsolante die finora s' e invano ado- perato onde trovare un rimedio alia rabbia canlna svoltasi; ma non percio senz' utile vuolsi estimare la narr azione delle esatte e genuine istorie di questa tenibile infermit.a. Tale noi trovammo la presente del sig. Girelli, e conseguente- mente commendabile. Gil ricorderemo soltanto die da un sol fatto nou e lecito al medico rltrarne com' ei fa geiie- rali induzloni. 4'4 V A R I E T A. P 0 E S Ii A. z. jettera di Pietro figlio di Giason Norcs a Gioan Vin- cenzo Pinelli a Padova e due sonetti del Tasso. ('") — Mando a V. S. due sonetti del nostro Tasso: neir mio loda e si raccomanda, come suol far senipx-e: nell' altro celebra I'an- niversario dell' incoronazione del Papa N. S. Clemente VIII, la Santita del quale ha mostrato di gradirli somraamente, ed ha rimunerato Fautore, avendole due giorni sono man- dato ie Bolle, spedite per duecento scudi in Italia. Ne per tntta la Gerusalemme liljerata ha avuto mai altrettanto. Non si pno dir la festa die ne ha fatto. Porto la spedizione nionslgnor Paolino, ed essendosi poi fermato quella mattina a desinar con il signor cardinale Cinthio, il Tasso voile servirlo nel lavar le inani, dandogli d' asciugarle , per molto, che il uiedesiiiio monsignor ed il sig. Cardinale ricusassero, e noi altri facessimo ogni sforzo per levargli il tovagliolino dalle mani , e disse monsignor Datario ( pare a me con molta ragione ) che non voleva altr' annotazione ^ulla sua sepoltura che deironore che riceveva quel giorno dal Tasso. L' azione tanto piii fu considerabile , quanto egli di sua natura e piuttosto altero ed alieno da ogni termine di adu- lazione che acconcio alle scurrilita cortigiane. Nel trattar seco ml fa spesso ricordar di quello che cost! udii piu volte dire il sig. Ansaldo Ceba : " ch' egli si credeva potcr conoscere 1' animo e 1" interna propensione di un uomo solamente col vedere i suoi versi ». Vede V. S. , come quelli del Tasso sono gravl e sostenuti , lontani da ogni sorte di bassezza si nel concetto che nello stile. Tale si iiguri esser lul nel parlare , nel volto, nel moto ed in ogni suo gesto. Conosce se stesso, e da luogo a qualche atto di superbia, non pero disordinata^ ma quasi un accidente (*) Dobbianio alia gentilezza del sig. Francesco Testa di Vi- cenza questa lettera e questi sonetti : egli la trovo fra tante altre dello stesso Nores inedite ma non ignote ne al Zeno nl- al Font.Tniui ; e noi ne facciani dono ai nostri lettori. V \ n I r. T A.". 41 5 insepai'aUile dalla coscienza del proprio merito. Non e iiiolto, cir io lo pregai clie mi dicesse con ingenuo can- dore di verita c degiio di lui, quale giudlcava fra i nostri poeti meritare il priiiio luogo. Ei mi rispose : " A niio giudizio air Ariosto si deve il secondo ». E soggiungendo io subito : e il priino ? Sorrise e volto le spalle , volendo cred' io che Intendessi clie il primo lo serl)aA'a a se. la questa secoiida Gernsalemme o Gerusalemme riacqiiistata , com' egli la chiama , dice qualclie cosa di se stesso i e sebbene modestamente, non di meno si pai-agona, e si an- tepone all' Ariosto. I versi sono : E d' angelico suon canora tromba Faccia quella tacer , ch' oggi rimhomba. Si dlscorreva un giorno nell' anticameia del poema di Dante del quale il Tasso e parzialissimo , come so d' aver scritto a V. S. altre volte ed era per avventura presente il P. Biondo predicatore celebre e confessore del mio sig. Car- dinale che per qualclie accidente non pote essere introdotto subito , e si tratteneva con noi altri. Disse il Padre : che Dante merltava d' esser ripreso , perche avesse parlato di se con trop])a jattanza ; e soggiunse di aver veduto un Dante postillato dal Mureto ed a quel verso : Si ch' io fui sesto fra cotanto senno . il Mureto avea scritto di sua mano nel margine " Col ma- lanno che Dio ti dia ». II Tasso si levo in collera, e disse: " che il IMureto era un pedante che non toccava lui pro- nunziare in siniili materie , clie poeta era cosa divina , e i Greci il chiamano con un attrllmio che si da a Dio, quasi voleiulo inferire che nel mondo non ci e chi meriti nonie di Creatore e facitore che Dio e il poeta, e ch'era ben ragione che conoscesse la sua eccellenza , e se ne tenesse in pregio ; e cito un luogo di Platone nel Lisia , dove non solo non biasima il poeta che loda se stesso , ma gli da per precetto che non s' avvilisca >». Io A'oUi ve- dere il luogo e lo trovai siibito e quasi sul principio di quel dialogo , e vi trovai una postilla di mio padre che dice : " Ob fuinc rationem mnlus poeta est judicandus Liido- vicus Ariostus , qui ait in principio Se da Colei che ted quasi m' ha fatto, ecc. <> Ed avendo pochi giorni presso il Tasso favorito le mie stanze , come suol far spesso , gli mostrai questa postilla che n' ebbe gran piacere. e pro^a la penna vi ?crissc sotto 41 6 V A R I E T a'. « divlnamente >;, onore rlie nil fa stlitiar quel libro, qiianto abbia stimato iiioiisignor Paolino V avergli 11 Tasso clato d" ascliigar le mani. Tuttl quest! franiiDeml sono Ito niet- tendo insieme , ricordandomi della soddisfazione che V. S. dimostro d' aver ricevuta da una lettera scrittale or e quasi r anno In proposito del Tas?o , e nil ricordo ancora della promessa fatta di comunicarle alcuni suoi concetti sopra Dante, ma non ho mai avuto uno scrittore a niodo mio. Pigli in buona parte cio che vie;ie da desiderio di servirla, e a V. S. bacio le mani. Di Roma a j5 di marzo 1595. Sonetto I a S. S. Clemente YIII. Mentre fulmiaa il Trace, e i moritl, e i campi Di moi te ingnmbra , e d' atro sa/igue inonda ; Mentre Francia di guerra ancor feconda Produce il fitoco (i), onde se stess' awampi ; Tu da Ionian prevedi i tiwni e i lampi , E le tempeste , e il mar turbato (2), e V onda; E per fortuna awersa . e per seconda Da gran perigli altnd difendi , c scampi. E benche sian pensieri Imperio , e Regno (3) DelV aha mente , in me pietoso inchina Gli occhi quasi a (4) negletto , e umil verme. Tul Provvidenza di la su divina , Perche il del volga , gia non prende a sdegno La bassa Terra, e le sue parti infemie. Sonetto II per 1" incoronazione di S. S. Clemente VIII. Ecco I' alba , ecco il di cite in se ritorna Per V alta via delle serene stelle , E mentre in giro Ei vien tra quest' e quelle. Pur se medesmo coronate adorna. (1) Le st.iiiipc : il seme; lua la naova lezlone e migliore. (2) E i veritl iiicerti e 7 del turhato ecc. (3) E hench'e sia pensler I' imperio e il regno. Cosi le stanipe ; ma forse e da preferire la iuiL»\a lezione. (4) Til negletto ed umil ecc. V A R I E T a'. 417 Da quest' arnica luce, ove soggiorna (i) , Lunge state ognor Vol nembi e procelle , Lunge Vol Spird , e Genti al Ciel rubelle- Gia una Corona U gran Clemente adorna. Cinser le genvue la sacrata chioma , Ma fan le virtu sacre il sucro Regno All' alma saggia oltre misura ardenti : Fanno diadema ancor divine mentl , Quasi in tre giri all' alto e chiaro ingegno . . . O bella, 0 cliiara (2) al Cielo Italia,, e Roma. BELLE ART!. Delia scoperta di un biisto niannoreo colossale dl Me- cenate , moiiunieiito uiiico e firiora ignoto. Commcn- tario {inedlto) di Melchiorre Missirini. Capo I. Unione delle lettere co' monumenti delle arti. Saturno fu gia Hgnrato con pittoresca immaglnazione armato della falce nell' atto di abbattere come recisi vir- gulti il drappello de" Genj delle buone arti. Essi cadevano cogli emblemi della lore professione , e in quel terribile eccidio il solo Genio delle lettere campava furtive sotto il braccio del nume divoratore , e ofFrivasi alia posterita col libro della storia. Con quest"* invenzione si voile sigaiiicare come per la forza edace del tempo le esiniie dipinture antiche , e la piu parte delle statue , e le stesse sulDliini arcliitetture fossero distrutie, e la sola storia abl3ia sottratto aU'eterno silenzio i loro noini e le loro descrizioni. Con sapiente consiglio 1' alto cantore Meonio fu detto pittore perche le A'etuste cose al morso di Saturno con magnitico carme sot- trasse , e fu de' prisclii monumenti quasi nuovo creatore. (j) Qupsta quartina si legge nclle stampe mlglioii cosi : Da questa arnica luce, onde s'aggiorna, Lunge siate vol pur nemhi e procelle , Lunge vol spirti e posse al ciel rubelle^ Cii^ eblie corona il gran Clemente adoi"na. Nel prime versn daremnio volentieri la preferenza alLa lezionc sraiupara; e fnrs\iiK'lie nel tcrzo non e da sostituir genti ^ posse. (2) O fflra, lianno le staiupe ; e ci par lezinnc niigiiore. 4l8 V A R I E T A.'. E per Verita le lettere colla loro immensa potenza ri- produttiice e vivificatrice raccolgono le sciiitille del prisco genio , e con queste, come col raggio imbolato da Pro- meteo , danno esisteaza a nuovi end , traggono dal sepol- cro gli estinti , li riproducono sulla scena del niondo , e prodigiosamente wtili e leggiadre verita vlvificano. Riven- dicando esse per tal modo i dritti delP umano ardire ed ingegno , e di preziosissima niercede gratiticando al valore de' passati sono dette largitrici di gloria e d' immortallta. II quale sacro ministero specialmente si addice alle let- tere qnando sono applicate alle arti, per cpiel dolce e stretto vincolo che le congiunge , e allora munito di tutte le armi tleirarcheologia, fanno pullulare sotto i loro passl le crea- zioni, sforzano la taclturnita de' tempi a rispondere , car- piscono di mano ad Uranio la sua preda e recano le pre- senti geaerazioni a vivere nelle trapassate. Ingrali d'assai, e stremi d'anlmo e di senno, diremo adun- €pie colore die taiita scienza osano appellare sterile, vana e ostentatrice ministra di mendacj. Pur troppo qxiesto sara vero per coloro che digiuni de'' grandi elementi necessarj per entrare in quest! santuarj ne profanano con istoltezze e clamori il grave ufTicio ^ ma non per gli altri die re- cando lo sguardo eve la moltitudine non vede , meditano suir antica civilta , scoprono il nesso che strinse assieme gli antichi popoli, e dai mezzi diversi, onde quelli le loro idee significarono, indagano i riti, le costumanze, le leggi, I'arti e i misteri antichi. Quest! sapienti si vogliono annoverare fra i benefattori e eta di Mecenate e sue fisiche indisposizioni rappresentnte dal marmo. Leggesl in Svetoiiio che IMeceiiate oltrepasso Teta d'anni sessanta , e il marmo appunto rappresenta una sembianza che ben potresti credere piix die sessagenaria ma non meno. E inoltre la scultura ci offre i vestigi della svia abituale valetudine. Da Plinio, da Seneca, da Vellejo e da altri molti a])bianio come Mecenate fosse soggeito a varici vi- sibili , e di questo dilatamento ancora trovasi mi cenno nella gonfiezza delle vene del naso. Indi e noto come ei fosse costantemente assalito da parosismi febbrili, e come questa lunga infermita avesse indotto nel suo fisico una spossatezza e un languore, come d'uomo stance e trav'aglia- to , onde che gli scrittori antichi aff'ermano ch' cgli per la lassezza della libra , per la vita sedentaria , per la natura de' cibi e per la lisica complessionc incliinava ad una 424 V A U I E T A . floscia pinguedliie dl nn adipe vlzzo, cascaiite, tlnto di pal- lidezza , e con pelle niolle e pendente specialmente sotto il mento che gli cadea in due giogaje , di esso solo ca- ratteristiclie. Tutte queste condizioni della sua sembianza si veggono fedehnente ritratte dal valoroso statuario , il quale pero levando T arte de' ritratti a cinella sublimita , alia quale la volea condotta anche il sublime Canova , non solo queste note fisiche coUo scarpello signilico , ma seppe imprimere nella sembianza la parte metafisica , cioe T armonico del- r anima , il carattere dell' indole , 1' iudizio dell' ingegno e del cuore , in somma i pregi dello spirito. VIII. Indizj che si leggono nel marmo della digiiita e honta di MeceiiaCe. £ fama pel che nel volte di Mecenate sedesse una di- gnitosa orrevolezza , un' aria di fisonomia fatta per signo- reggiare ed una maesta mista a niolta dolcezza. E percio, come Appiano racconta , Atigusto si giovo di questa sua venerabillta per sedare i moti de' Romani ne' c.ivili dissidj. Col solo decoro dell' aspetto ei ricompose le parti che teu- deano a novita , e senza ulzioni e senza rigori il popolo a devozione revoco. Similmente avendo INIecenate sortito dalla sua benigua natura un' indole recata alia benelicenza , alia niaiisuetu- dine, alia concordia, alia pace, gh sedea nel volto una Serena tranquillita e una ilarita iinperturbal)ile , nunzio della quieta e buona coscienza. Odiatore acerrimo delle inimiclzie, quelle non fomentava con arti volpigne ed avare per fondare la sua esakazione sugli animi sconnessi, lua versava ne' petti sentiment! di amore. Percib ad ammansare gli spirit! tempestosi de'giovani, ad instituire il secolo delle lettere e delle arti Angusto consigliava : ne gli man- cava I'ardire, siccome narra Dione, d' inspirare anche al piii grande monarca della terra avvisi virtuosissimi, cioe: "Non consentire, o Augusto, clie la tua immensa potenza ti strascini ad abusarne , perche se anche non farai ogni tua voglia, il tuo potere per questo non iscema: anzi, come pill sei arbitro di operare cio che ti attaleata , tauto piu devi volere solo cio che e glusto. Miiioraniento della tua dignita e moderazione sareblje T inchuiarti a credere clie lo splendidissimo tuo nonie potesse essere da l)occa mq^tira olluscato. Le tue oreccliie sieuo aperte alie pucgiiiere e V A R 1 E T A . 420 cliittse ni delator!. E se con vincoli cU ])enevoIenza vuoi stringerti i servi, intendi non solo a beneticarli, nia cerca far loro onore , chlaniali del loro uonie. Uilire suonare 11 proprio nome sulla bocca del priiiclpe e cosa dolcissiina. Sia privata tua dote la doiiiestica parsimonia. Sia tuo jiriiuo solenne fregio la pid)l>!'ica inuailiceiiza. Sii insieme giusto e clemente , Ijenigno a'tuoi, terribile ai neinici. Vigilante, jierdonatore , porgl esempio grandissimo d" ogni virtu, e noa temere poterti luancare preinj e siiuulacri di gloria sempiterna. » L'autore di questl alti sensi manlfestasi nella scultura clie tutte lia le improiito della boiita , deila dignita e della niansuetudine del suo subbietto. Esso rivela la sua parte intelletta, cioe cjuella sua vasta niente clie anche delle cose massiuie tutte le relazioni abbraccio. E indica la parte af- fettuosa , cioe quel suo animo geueroso die oso magnani- iiieuiente votarsi al solo vero anche in faccia alia potenza. IX. Difcsa di Mtcenate. Al quale proposito c' incumbe farci contro ad una ca- lunnia clie oltraggiando al personaggio rappi-esentato nel niarnio, disonesta il jjregio del nionumeato medesimo. AI- , cuni acrimoniosi die si pascono di mordere e dileggiare , mentre consentono con noi sulla simiglianza del soggetto e sui merit! della scultura, dicono essere ben vero iscor- gersi in questa sembianza i vestigj di una Ir.iga rilascia- tezza e depressione, ma clie tuttavia que' segni sono uni- camente la conseguenza della vita molle, effeminata e siba- ritica condotta da IMecenate: e soggiungono non doversi poi credere il monuniento di tanto pregio da amljirsene 1' ac- quisto e da occuparsene in minute diciiiarazioni , quando si considera rappresentare esso ua marcio epicureo e ua vile adulatore die dissuase al magnaninio Augusto la piii eroica delle sue azioni : quella di restitulre Roma nel suo primo gloriosissimo arbitrio di se stessa. Perclie adunque non si paja ai creduli aver noi gittato T opera e il tempo nello scrivere queste parole, diremo suU'appoggio degli anti- dii scrittori che s' egli si concesse alle mondiali delizie, se a lautezza di banchetti sedette , se uso squisitezza di vini , non sel fece ad ozio o a turpe diletto, ne a pravita d'in- dole e di costuini, ma jier sedare, se fosse stato possil^ile, e temperare 1" aflanno delle sue perpetue Inlerniita , per avere mezzo di raccorre in fraterna alleanza gli uoinini Blbl Ital. T. LXXI. 28 426 V \ n I E t a\ {)iu cosp'icui del sno tempo , per rimunerare le faticlie de' genj iiispirati , e perclie da esso il mondo togliesse esem- plo del come si vogUano onorare le ai'ti e le lettere. At- testano specialmente gli storici sovra citati die a revocare 11 sonno, inflessibile a' stioi prieglii ^ ebbe freqilente rifugio al suono delle arpe e delle tibie, al blando mormorio delle acque cadenti , al refrigel-io de' vezzi campestri , all' uso de' vini medicati e agli altrl argomenti de* quali gli furono amorevoli consigliatorl i valorosi amici die P eccelso sue grado, Tampia fortuna e il suo faf o ingegno gli acquistarono. Chiunque abbraccia adunqite tutto il vasto sistema del suo vivei'e non discorrera cosi facilmente Cello stoico mor- dace a dirlo uoiiio evirato dalla fortuna e sommerso nelle feliclta j e se pure vorra annoverarlo nella setta epicured tiol credera seguace delT Epicui-o definito dal volgo : come Vipositore del sommO bene nelle morbidezze e negli agi. Ma devoto del Veto Epicuro laudato magnificamente dai pill alti fdosofi , e dallo stesso Luciano cbe pitre prover^ l)iava ogni setta, la dove dice nello scherno del falso pro- feta : die il solo Epicuro fra' tanti iilosofi avea ritrovato il vero. Dico che riferendoci al tempi antidii romani, 1 quail non erano chiariti dal vero lume nfe conoscevano la morale sublimiore , e quando niolte cose venivano dalle stesse leggi ftcconsentite e anclie prescritte cbe si disdirebbero a noi, Mecenate non fa cosi corrotto da estimarsi persona ggio feccioso : e penso doversi avere di lui quel concetto cbe il divino Tullio professo de' veri iilosoli epicurei , dove scrive nel libro secondo deiFini: " Niuno poter negare il capo di questa setta non essere stato iin Homo buono , compagnevole , nmano : molti suoi seguaci essere fedeli e costanti nelle amicizle : gravi ne* pericoli della vita, e nio- deratori de' lore consigli non a piacimento della voluttk , ma secondo i dettami della giilstizia. » Altreitanto certa- mente avrebbe detto il sommo oratore del nostro Mece- nate , siccbe niuno oltre i termini della discretezza lo gravi di coipe non sue. Clie se in fine come si obbietta , ei ri^ mosse lo imperatore da quella sua improvvisa sentenza di dimettersi dal reggimento del niondo , si vuol credere es- 6ere anzi stato questo consiglio la conseguenza di una pro- fonda meditazione e di un compiuto conoscimento dello stato dell'impero: ei disse difatto: " Parere forse grande e ^agnanima quella deliberazione ^ ma essere poi in effetto piil V A K I E T A. . ^27 specidsa die vera, e in se Involvere gravi difficolta e pe- ricoli. Non raccontarsene esempio nelle stoi-ie di tanti se- coli, a fronte di una massima gloria aggiuiita a questo fatto esser prova di cosa non praticabile. Se Silla pavento precipizj magglori col ritenere la dittatura che col deporla , a clie si allega T esempio di Silla' Ricordossi Aiigusto per le prese vetidette non dovergli mancare nemici piii terri- ])ili ad uomo private : gli animi esser inviliti , le menti corrotte , le genti gia use al giogo: ambiziosl non manche- rebhero per istabilirsi sulla pubblica depravazione: percio sedizioni e parti ; T erario manoinesso , piii gravi catena tessersi dal piii fortunato, una rozza obbedienza dover galleggiare sopra fiumi di sangue : Augusto solo potere annodare gli animi discordi e ad un mite reggimento, coi beneiicj della pace tutti volontariamente sottomettere »/. Queste cose ci parve dover qui iiotare a maggior dimo- strazione dell' importanza di questo monumento, e aflinclie, sicconie scrisse Jacopo Gaddi , si porgesse pegno di gratl- tudine al primo favoreggiatore delle lettere e degli scrittori. CHIRURGIA. Sulle contiisioni prodotte dalla palla da cannone. — II ch. dott. Pelletan , professore alia Scuola medica di Parigi, ha schiarito un punto interessantissimo di chirurgia mllitare. E fortunatamente glunta I'epoca in cui si vuole, e con ragione, che i medici abbiano delle cognizioni profonde in ogni ramo delle scienze naturali come facienti queste la liase degli studj sanitarj. No , non e era piii permesso il dire che la fisica non e applicabile che alia locomozione e alln visione ; e pur la fisica che niette a calcolo la forza impellente degli uniori nel sistema angiologlco ; che ri- guarda Torecchio quale stromento d'acustica e tutto il corpo vivo qual apparato elettromotore. La chimica ci mostra i fenonieni della sanguificazione, della calorilicazione , del respiro , della digestione , e la natura piu intima de' com- posti organici. E la storia naturale degli animali che rende piu chiara la natura dell' uomo. Data questa felice inipul- sione alle scienze salutari , non e orniai piii permesso ai chirurghi di riguardare certe enormi contusioni e delle escare profonde come dovute al solo vento prodotto dal rapido passaggio vicino al nostro corpo d' una palla da cannone , senza che alcuna parte di esso sia stata tocca dal projettile. 4 2 la p'rima si movera quasi jjerpendicolar- mente alia direzione della secomla. Ma tjuesta prixiia V A R I r. T A , 429 biglia pero non riceve alciui movimento dlretto; essa 11011 e punto strascinata iiel corso di quella die Ja urta , ne prende alcun moto di rotazioiie sopra il suo asse verticale. Qniiidi e die una palla da caniione iiicontrando tangeii- zlalinente delle parti niolli, non deve gia jjortariie via iiii fi-ammento, ma puo, anzi deve depriniere, contundere pro- foiidameiite e ridurre in escare le parti toccate. A niisura die la porzione della circonferenza del projetto die iii- contra le jiarti moUi otTre niagglore estensione, la risul- taute del moto conmnlcato diviene jjiii olililiqua alia super- ficie fiiio al punto die esso lo diveuga talniente da dividere le parti moUi. Oltreclie le parti percosse non seguiranno inai la direzione della palla da cannoned il loro movimento fa al contrario sempre tin angolo considerevole con qiiesta stessa direzione ; dal die ne avviene die essend" esse ri- calcate e ammaccate sopra le parti profonde, questa specie di olTesa e sempre accompagnata da grande contnsione. E qiiindi evidente 11011 essere necessai'io di ricorrere al- r intermezzo d'uii fluido aerlforme per intendere la parti- colare natura delle lesioni di ciii parliamo. Proveremo inol- tre die la spiegazioiie data dai dilrurglii non lia alcun fondamento , e die P aria messa in moto dalla palla da cannone non puo mai produrre alcuno degli elfetti cli''essi le attribuiscono. Una palla slanciata dal cannone e animata da una celerita die le fa percorrere 5oo circa metri in un secondo. Questa velocita diminuisce prontamente per TefFetto della resistenza deir aria ^ e quando questa palla produce una ferita , non le si puo supporre una rapidita maggiore di 400 metri. Allorclie un corpo sferico si muove in un fluido , ne prova una resistenza die e press' a poco la meta di quella die provereblje con la stessa velocita una superlicie piana eguale alia sua sezione. — Da cio si deve concliiuclere die il fluido die presenta questa resistenza prende lui stesso un moto laterale la cui celerita e proporzionale all' impul- sione. Quiiuli e die 1' aria urtata dalla palla da cannone non potra mai ricevere da questa die una celerita di 200 metri per niinuto secondo. Per valutare I'efl'etto vulnerante del fluido elastico inesso in azione con questa velocita , bisogna calcolare la sua quantita di moto, inoltiplicando le masse per le celerita. — La densita dell' aria essendo 554 4 volte mliiore di quella del metallo di cui e costituita la palla da caauone , si 43o V A R I E T a'. , trova, facendo i dovuti calcoli, clie un volume d*arla uguale a quelle della palla, mosso con una celerita di 200 metri, puo produrre un efFetto dinamico simile a quelle che pro- durrebbe la palla stessa , se venisse mossa con una cele- rita di 4 centimetri per secondo ; efFetto nullo ed inca- pace di cagionare la menoma lesione. Risulta quindi dalle considerazioni teoriche, ugualmente die dalle osservazioni sperinientali che Taria messa in moto da una palla da cannone nel suo tragitto non puo in alcun caso produrre il menomo effetto vulnerante od anche contundente ; e che ogni teorica fondata su di questa credenza dovrebbe essere rigettata a priori come contraria a tutti i fatti osservati. Non si creda gia che si tratti di qualche novita ne' prin- cipj e ne' fatti qui emessi ; tutto era gia nolo , e chiara- mente esposto all' epoca stessa che la teorica del vento prodotto dalla rapidita di una palla slanciata dal cannone era generalmente ammessa. Non mancava adunque ai chi- rurghi che hanno potuto adottare questa teorica , che di essere al giorno delle cognizioni ilsiche della lore epoca per eVitare un tanto errore e rettificare le loro idee seuza attendere una tardiva esperienza. II far conoscere un errore val sovente quanto lo sco- prire una novita, e percio dobbiamo lode al prof. Pelletan che chiamo I'attenzione de' suoi colleghi a non piii valersi di falsi giudizj per ispiegare de' fenomeni che cadono tutto giorno sotto i loro occhi. B. Mojon. CORRI SPONDENZA. Ai signori Direttori della Bihlioteca Italiana. Annunziando nel loro Giornale (dicemljre i83i) il Nuovo Dizionario dei sinonimi del sig. Tommaseo , dissi che tor- nerei forse a parlarne quando il lavoro fosse venuto al suo fine. Trovo percio necessario di pregare le signorie loro a voler dichiarare al piit presto, che 1' articolo inserito nel- r agosto del corrente anno non e mio. Sono con tutta stima Dev-" Francesco Ambrosoli. NECROLOGIA. Non dee per questo nostro Giornale inonorata giacer e sepolta la memoria del cav. Giovanni de Lazara, che nato in PadoAa nel 27 settenibre 1744 ivi mori nell' 1 1 feb- brajo 1 833. — Sin dagli anni suoi primi investigatore, e per genio natio raccoglitore studioso di quanto puo illu- strare la storia delle belle arii e degli artisti italiani, cosi V A H I E T A.'. 43 f poi prosegui, non sazio niai nelle sue riccrclie sagaci, fino agli ultinii nionienti del lungo suo vivere ; clie in circa ottanta voluminosi manoscritti , tutti di suo pugno, in pic- ciolo foglio, lascio ricca messe di erudite e peregrine no- tizie. — Aveva frequentato in patria le scuole dei Gesuiti, e conversando coi grandi uomiui die allor vivevano ia Padova , si accese in lui desiderio e piacer di sapere , e quindi amore agli studj. — Erasi iin da que' tempi pro- pagate il genio d' investigare e rivedere le ricchezze auti- che d' Italia , piuttosto die d' accrescerne il novero con fatti nioderni; e fu per questo die il cav. de Lazara die- desi tutto a quel genere di applicazioni, clie aI)biamo so- praccennate. — Visito le piii distinte cltta d' Italia; fii iii Sicilia ed in Malta lodevolmente curloso di conoscere da per tutto i inigliori ed il meglio. — Non eran pcro le sue Raccolte da lui serbate avaramente per se solo; die anzi generoso e prodigo e" si faceva a spiegarle ad istruzione ed utilita di cliiunque gliene facesse dimanda. — Quindi jl Brandolese nella ripuiata Guida di Padova, e poi il Lanzi ed il Cicognara nelle Storie della pittura e della scnltura ebbero a larga mauo tutto quel niolto ch' ei pote dare a servigio e lustro di quelle opere insigni. — Nominate per- eio il troviamo con lode e gratitudiue negli scritti loro , al par die in quelli di parecdii altri eruditi, fra' quali rl- corderemo Gennari , Tiraboscbi , Verzi, Morelli , Poggiali , Colomljo, Gamba, ecc. — Rara e scelta biblioteca si pro- cacclo, ed una collezione ancor piii rara d'incisioni in le- gno ed in rame particolaniiente anticiie; e 1' una e I'altra gelosamente ei custodiva , compiangendo bene spesso la perdiia di qiiel nuiseo che nel secolo XVII era uno degli ornamcnti piii belli della sua faniiglia. — Nella lunga sua eta molti scienziati e dotti conobbe , e crebbe sempre in istima ed amore di tutti si come a buona ragion meritava. — Troppo lungo sarebbe ricordare le virtu di lui doinestidie € sociali , delle quali lascio in tutti desiderio vivissimo. — Che non facea pegli amici a costo pur di togllersi alle predilette sue occupazionl! — Recossi a bella posta in Bas- saiio per invigilare su P edizlone della Storia del Lanzi , facendosi egli stesso a correggerne pazienteniente anche le prove per la stanipa. ■ — Che stucclievole lavoro non fu mai quello a cui si assoggetto di compitare insieme coir abate Colombo tutte le Novelle del Pecorone , cor- reggendo la niaschera della faniosa edizione di INIiiano 452 VAEIETA. suiresemplnre ]iosseduto dal conte Borromeo'' — E do tntto per servire alle premure del Pogf^iali, il quale ne fece poi la ristaiupa in Livorno , dedicandola alio stesso nostro de Lazara, clie tanto ben meritevole se n'era fatto. — Qnindi quel line suo, clx egU quasi rideudo prevedeva, per legge di natura , doveva pur essere lagrimato e grave a tutti quelli ch* ebbero il bene di conoscerlo : e tal fu in fatti in ogni ordine di persone. Passarono le cose sue in mano del nipote conte Nlcolo de Lazara cbe salvera sicuramente dalla dispersione e gli scritti e la biblioteca e le stauipe raccolte dallo zio: e at- tenendosi all' esempio di lui ne sapra far copia agli ar- tlsti ed ainatori delle belle arti; dai quali desideriamo grata ricordanza dcirottimo cavaliere Giovanni de Lazara, tutte Ic volte /ilmeno cbe gioverannosi a lor profitto delle luughe e geniali sontuose di lui fatlcbe e raccolte. Antonio Fortunato Stella ( nato in Venezia I'anno 1757 e mono in Milano il 2 1 maggio i833) esercitando la pro- fessione del tipografo-librajo con singolare perizia e con illibata ouesta nierito , mentre visse , la stima di quanti ebbero a fare con lui^ e, niorto, non e da lasciare senza un tributo di lode. Lo Stella non entro nella professione libraria sprovve- duto di quelle cognizioni clie giudicavansi necessarie a bene esercitarla quando fu esercitata con gloria del nome ita- liano: uia studio nella sua giovinezza la buona letteraturaj e finclie visse attese poi seuipre ad arriccbirsi di utili co- gnizioni. Gli giovarono a cio grandemente due viaggi ch' ei fece a Parigi, dove pote visitare le ofTicine de'tipografi di maggior grido : e di molto profitto gli tornarono pure i consigli del sonuuo Bodoiii, e I'amicizia di molte persone coke, fra le quali bastera ricordare I'Albergati, il Pepoli, il Goldoni, il Monti, il Compagnoni, il Leopardi. Coniin- cio -la sua carriera tipogralica ristampando la Storia della letteratura icaliana del Tirabosclii ; e con una diligente correzione vinse I'edizione modenese clie pnr s'era eseguita sotto i proprj occlii delPautore. II Goldoni, che lo conobbe in Parigi Tanno 1787, lo incoraggio a pubblicare il Teatro modenio applaudito dove lo Stella in molte prefazioni e note fece raostra di lielle cognizioni e di sicuro giudizio. ISel 1793 poi pubblico in Venezia un Prodromo per una CoUezione di opere atte a ditloudcre nell" universale le V A. R I E T a', 433 cognizioiii piii necessarle; e raccolse una socleta cU personc concorrenti con lui all' impresa , la quale I'u coiuinciata con niolta speranza , ma sventuratamcnte dovctte inter- ronipersi assai presto. I pratici ne incolpano il troppo gran nuniero clegli esemplari , e Tecccssiva tennita del prezzo: ma conuuique cii) fosse , chi legge quel Prodromo e pensa r utilita che poteva riuscire da un' iuipresa siffatta, deve i 204 Essays, etc. Saggio sulle mediche istituzioni di Napoli, del D. La-Roche » 2o5 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANS. Arti belle. — Finacoteca dell" I. R. Accademia veneta illustrata da F. Zanotto » S<) Discorsi letti nelV I. R. Accademia di belle arti in Ve- nezia per la distribuzione de" premj delV anno i833 » 60 Miscellanea , primo saggio col metodo d' incisione calcocuprografico perfezionato ed eseguito da L. Rados >t 61 Del quadro di Raffaello detto lo Spasimo , lettera di F. Giordani " 79 Lettera del principe di Canino contenente la descri- zione del suo Museo di antichita etrusche . . . » Ivi Cenni storici sopra una cappella antica ricostruita a Moncucco , da G. Albtrtolli » ivi Sul mausoleo di Fio VII, di Thorwaldsen; cenni di F. Gasperoni » ivi Trattato teorico e pratico delV arte di edificare , di G. Rondelet: traduzione per cura di B. Soresina » 87 Obelisco di Luxor » 88 Sul Tunel » 91 Frecetti pratici per determinare le ombre , di F. C. Astori « 234 Giornale di belle arti e tecnologia >; 226 La rastremazione delle colonne secondo Vithivio , di P. Landriani » 385 Del Laocoonte, 0 sia Dei limiti della pittura , e della poesia , di G. E. Lessing : traduzione di C. G. Londonio » 228 I N D I C E. 487 Arti c mesderi. — IVtiovo sistema di ruotaj'e a scappavia p. 95 Saggio analitico-cldinico sopra i colori mineraU , di L. Miircucci » 404. Sugli smalti, lettera di C. Cantit >; 406 Lezioni intonio nlle principali bevande » 235 Bihliografia. — Codici maiioscritti italiani , delV I. R. Biblioteca Pulutina di Firenze, illustrati dii G. Molini ,) 63, Chindra. — Ricerche sopra i mezzi di preservare dcd- r azione del fuocu gli abiti dei pompieri , di G. Oris.0 99 Ecouomia puhblica. — Discorso per V inaugurazione delhi Societa economica della Valle di Catania di S. Scuderi „ 3(^6 Educazione. — Giormde de'fanciulli » 390 Miscellanea pei fanciulli >» 391 lilologia. — Dizionario tecnico-etimologico-filologico di M. A. Marcid » 70 Vocabolario piemontese-italiano di M. Ponza . . . » 78 Giomale dclla lingua italiana di M. Ponza . . . . » 74 Compendia della Grammadchetta di M. Ponza . . » 76 Precetti d''umane lettere italiane di M. Ponza . . » 77 JYuovo dizionario de'' sinonimi della lingua italiana di iV. Tommaseo >/ 207 Lettera di F. Ainbrosoli >; 43o L Italiano istruito iiella cognizione della lingua spa- gnuola , di F. Marin >/ 2 i 5 Sul modo da tenersi nel correggere gli antichi codici, di A. Gallo ,1 220 Filosofia, e Morale. — L. Annoei Seneccc opera omnia n 67 Opere filosqfche di F. Petrarca „ 394 Racconti morali per uso del popolo della campagna , di G. Sacchi „ ivi Discorso di Favorino sul debito die haniio le madri di allattare i proprj figli »; 22 3 Jl Nomotelasmo , di G. Mercuriale » ivi Fisica. — Perche ? . . . Perche ? . . . o sia Spiegazione dei pill comuni fenomeni della natura >* 408 Geografa. — Nuovo dizionario geografico^portatile di Malte-Brun « 227 Carta itineraria del regno Lombardo-Veneto . . . . » ivi Legislazione. — Storia dell' antica legislazione del Pie- monte, di F. Sclopls ,1 229 438 1 N D I G E. Delia maniera cli nmurare la lesione enorme nei contratti, di M. Mastrofini p. 398 Repenorio legale di G. B. Pagani » ivi Marina. — Guida de' naviganti nelle osservazioni astro - noniiche, di A. Tonello »/ a3a Mediciiia. — Sid pubblici stabilirnenti per gV infetti di contagio, di G. Larber » 102 Prospetto storico di moke malattie curate col nietodo fumigatorio e vaporoso, di P. Trezzolani . . . . » io3 Ragionamenti ^ sperienze ed osservazioni patologiche comprovanti V antagonismo nervosa, di C. F. Bel- lingeri " 2 33 Memorie mediche di G. F. Girelli » 4 1 1 Musica. — Lezioni di declamazione e d! arte teatrale , di A. Morrocchesi '/ 5o Teorica e pratica del canto fermo , di F. Tettamanzi » 53 Poesia. — Cornelia Bentivoglio ed Alfonso d'Este, no- vella " 55 Pietro di Russia, poema di A. Curti " 77 Fortunatus Siculus , romanzo storico di Busone da Gubbio " 2 1 5 Franco Allegri , racconto delle avventure proprie ed altri memorubili fatti del secolo i6.° »; 38i Comniedie pei fanciidli , di Mctssimirui Rosellini . , » 228 PoUgrafia. — L'Ape delle cognizioni utili , giornale . » 388 Religione. — Indice generale delh inaterie eontenute nel Catechismo universale >» 2 3 2 Saggio della vita e delle operd di Gio. Rado, di G. J. Fontana " 392 Storia. Geografia. — I monumenti t-sU'Egitto e della Nubia illustrati ecc. da I. Rosedini » Sj Memorie storiche della contea di Novellara e dei Gonzaghi die vi dominarono, di V. Davolio . . n 22a Atlante storico , geografico ecc. di Le Sage . . . . » 376 Lettere storiche di L. Da Porto » 379 Elogio storico di Andrea Bonelli , di G. Gene . . . » 38i Storia naturale. — C. Plinii Secundi Historia naturalis it 67 Lo Spettatore del Vesuvio e de' Cainpi Flegrei . . . » 3<)g VARI ETA. Arti belle. — Di un magnifico quadra di fra Barto- lomeo da S. Marco , e dell' incisione del medesimo eseguita da G. Sanders, di M. Missirini . . . . » io5 1 N D I c r. 43g Esposizione degli oggetti di belle arti nelV I. R. Pa- lazzo di Brera p. j^a Delia scoperta di un busto marmorco colossale di Mecenate, commentario di Missirini "417 Chimica. — Programma di premio dell' I. i?. Accade- mia di Pietroborgo per una memoria suit azotaro ammoniacale di potassio >/ 248 (llirurgia. — Sulle contusioni prodotte dalla palla di cannone, del dott. Pelletan "427 Educazione. — Manuale di educazione ed ammaestra- mento per le scuole infantili »; 287 Epigrafia. — Antica lapide scoperta a Bergamo . . » 12a Filologia. — Sopra una pretesa lettera di Gionata VII imperatore della Cina >» 239 Sul lerso di Dante : Poscia piit che 'I dolor pote il digiuno „ 24a Eisica. — Azione delV elettridta sulla vegetazione . . » ii5 Giuochi fisici „ nj Osservazioni meteorologidie di luglio ......... 144 agosto 296 ' settembre ,/ 440 Geografia e Viaggi. — Notizie risguardanti Ricardo Lander „ 1^3 Terre australi. Scoperta di un continente „ 2,36 Onori renduti a Cook in 0(,aihi >/ 289 Necrologia. — Bertero e Badarb botanici italiani morti in America „ j^S Cagnola Luigi architetto „ lay " n 295 Masetti Agostino „ ^Sg De Lazara Giovanni „ a3o Stella Antonio Fortunato v 482 Poesia. — Lettera di P. De Nores e due sonetti del Tasso „ ^i^ Storia. — CoUezione degli scrittori di storia degli Stati di Sardegna, Savoja, Genova e Piemonte ordincua dal re Carlo Alberto „ 387 rubblicato 11 tli 9 novembre ]833. Milano f dall L R. Stamperia. Osservaz lonl meteorologiche fatte aU'I. 7? . Osscnmtorio di Brera. S K T T E M 13 R E i853. M A T T I N A. Sep. K. •" ■r 0 ^ t. - ™ ~ 0 < 2 re E S 5 -3 ^ n u _ Stale del cielo. P«U lin. - poll. lin. „ I 27 2,7+10,3 N 0 Sei-eno. 27 3,5 +16,4 N ON Sereno. 2 27 5.0+1 1,0 N Nuvolo. 27 6,0 +i5,o NO N Sereno. 0 27 8,9 + 9,5 N Nuvolo. 27 9,6 +i4,o N E Sereno. 4 27 7^3 410,0 N E N Temp, pioggia. 27 7,4 +10,3 N E Pioggia. t) 27 «,^. + 9,5 N E N Nuv. tem. piog. 27 8,3 +10,5 N 0 N Nuvolo. 6 27 7,6 + 9,6 N E Temp, pioggia. 27 8,2 +11,7 N E N Pioggia. n 27 »,9 + 9,i) E Nuvolo. 27 9,^ +10,4 N E Temp, pioggia. S 27 9^7 +10,0 NE N Ser. nuvolo. 27 9,6 +10,7 SO Nuv. piog. ser. 9 27 q,o +10,0 E Nuv. pioggia. 27 9,^ +i5,o N E K Ser. nuv. 10 27 9,« + IO,0 S E S Nuvolo. 27 10,2 +i4,3 S S E Nuvolo. II 27 ,0,4 + 10,5 0 Sereno. 27 10,6 + '4,- N 0 N Ser. nuv. 12 27 q.2 +10,5 NO Nuvolo. 27 8,7 +16,5 N 0 N Sereno. i5 27 10,5 + 8,6 N 0 Sereno. 27 10,0 + i5,5 N N 0 Sereno. x4 27 II, I + 8,0 N N E Sereno. 27 10,8 +i4,4 SOS Sereno. i5 27 9.8 + 8,5 0 Ser. nebb. 27 9,5 +14,7 S 0 Sereno. i6 27 9,5 +12,0 E Nuvolo. 27 9,0 + 12,3 N £ Nuv. pioggia. '7 27 8,6 +1 1,0 S E Nuv. pioggia. 27 8,8 +i3,7 £ Sereno. i8 27 9.^ + 10,5 S E S Nuvolo. 27 8,9 +14,5 S S E Nuv. ser. iq 27 6,7 +11,0 N E Nuvolo. 27 6,3 +i3.4 0 Nuvolo. 20 27 6,2 +10,5 N N 0 Nuvolo. 27 6,5 +14,3 S S E Nuvolo. 21 27 7,6 + 10,6 E Nuvolo. 27 8,8 +,4,5 S E Nuv. sereno. 22 27 9,4 +10,0 N E Nuv. ser. 27 8,8 +i5,4 SOS Ser. nuv. piog. 2^) 27 9.6 +10,0 E Nuv. ser. 27 9,7 +i4i6 s 0 Ser. nuv- 24 25 27 10,6 +10,0 N 0 Sereno. 27 10,8 +i5,5 N 0 N Sereno. 27 10,5 +10,0 N 0 Sereno. 27 10,0 +i5,5 0 Sereno. 27 9,9 +11,4 SO Nuvolo. ■^7 9^7 + 16,5 S E S Ser. nuv. 27 -^8 27 9,(3 +1 1,5 N E N Nuvolo. 27 9,6 + iL>,b E Nuvolo. 27 8,8 +1 1,0 N EN Nuvolo. 27 8,6 +i4,i N Ser. nuv. 29 5o 27 «,9 +1 1,0 N E Nuv. pioggia. 27 9^' +14,0 N N E Pioggia. 27 11,4 +10,2 N EN Pioggia. 27 11,8 +12,0 NN E Nuvolo. Altezza innss. del bar. poll. 27 lin. 11,8 Altezza mass, del term. + 16,4 | minima media . 7 minima . . . . + 8,0 8 media + 12,1 1 . ...» 27 .- 8, Quaiilita della ploggia linee 96,170. % / v,!'v ' ■Ml,, ^\ / // ^Xi'wm 'ri^-k. ?v,^7 si^ jt..^ t^'S:' .\-c.